Biblioteca Isc ordinata per nome autore, C2

“CASTRONOVO Valerio; ANTISERI Dario”,”Le origini del sindacalismo riformista (Castronovo); Popper e le basi teoriche del riformismo (Antiseri).”,”Relazione di Castronovo al convegno internazionale nel centenario della nascita di Bruno Buozzi, Torino, novembre 1981 L’organizzazione sindacale agiva non soltanto come correttivo pratico ai “”mali originati dal capitalismo”” (per dirla con Bernstein), ma, ponendo in gioco la divisione dei vantaggi e dei costi del processo produttivo, collegava più strettamente le iniziative quotidiane di lotta della classe operaia al conseguimento di obiettivi politici e di mutamenti negli assetti costituzionali (Castronovo)”,”TEOP-016-FGB”
“CASTRONOVO Valerio”,”Giovanni Agnelli.”,”Valerio Castronovo è nato nel 1935 ed è stato ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino. Tra le sue opere: ‘Economia e società in Piemonte dall’unità al 1914’ (1969) e ‘La stampa italiana dall’unità al fascismo’ (1970) I rapporti con la Germania nazista. La “”Deutsche Fiat””. “”La Fiat, in coincidenza con il notevole impulso dato dal regime nazista allo sviluppo della motorizzazione, aveva anzi voluto portarsi in Germania su un piano di «collaborazione costruttiva», passando dal semplice commercio d’esportazione alla fabbricazione sul posto, nel Württemberg, di propri modelli in serie con manodopera e tecnici tedeschi: nell’ambito dello stesso «piano quadriennale» elaborato dal governo tedesco per il riassorbimento della disoccupazione e il potenziamento dell’economia. Dalla NSU – ricostruita con l’appoggio della Dresdner Bank e alla cui sovrintendenza Agnelli aveva dislocato uno degli uomini più abili del suo ‘staff’, Piero Bonelli -, uscivano più di diecimila vetture l’anno. E nell’agosto 1938 Mussolini aveva voluto che proprio nella fabbrica di Heilbronn venisse sancita, anche a livello operaio, la rinnovata intimità di rapporti con la Germania nazista. Più di duecento lavoratori della Fiat erano stati così trasferiti in Germania, per una settimana, tra l’8 e il 13, ospiti del Fronte del lavoro, per una serie di cerimonie di «cameratismo e di solidarietà», che avevano visto, fra l’altro, la presenza ufficiale della delegazione italiana al grande raduno indetto da ‘gauleiter’ Julius Streicher per la demolizione della sinagoga di Norimberga. Ciò non toglie che, dietro l”entente’ politica e la stessa consistenza dei rapporti economici stabiliti con il governo di Berlino, continuassero ad agitarsi difficili problemi di convivenza tra la Fiat e l’industria tedesca, allorché il confronto si spostava sul mercato internazionale, in particolare nei paesi dell’Europa orientale”” (pag 570-571) [Valerio Castronovo, ‘Giovanni Agnelli, Utet, Torino, 1971] La guerra imminente. La questione dei carri armati pesanti (1939) “”Di fatto i tecnici della Fiat, sulla base dell’esperienza in Etiopia, ma anche in Spagna, sul materiale inviato dai tedeschi e dai russi, si erano preoccupati nel settembre 1939 di stendere un inventario dell’armamento italiano nel campo dei mezzi corazzati e degli autotrasporti. Ne erano venute fuori valutazioni estremamente scoraggianti. Per cominciare, i carri d’esplorazione, presi in esame dal Ministero della Guerra nel lontano 1928 e modificati nel 1935, dovevano considerarsi superati sotto tutti gli aspetti, quanto ai carri di rottura e di accompagnamento per la fanteria, il materiale era meno decrepito (i capitolati d’appalto risalivano al 1937), ma era già stata una fatica far accettare allo stato maggiore una modifica di peso di otto tonnellate. Oltretutto, i reparti che li avevano avuti in dotazione non erano motorizzati che in minima parte e le commesse passate alla Fiat non erano andate più in là di un centinaio di unità, ripartite in dieci esemplari al mese. In sostituzione del carro leggero da tre tonnellate, armato di mitragliatrice e difeso da una corazza che arrestava solo il tiro della fucileria, la famosa «scatoletta di sardine», la Fiat-Ansaldo aveva proposto nel settembre 1938 un carro di cinque tonnellate, meglio munito e protetto; ma il progetto era stato respinto e, poiché le due aziende avevano continuato a proprie spese a costruirne dei campioni, il ministero della Guerra era intervenuto per autorizzarne la fabbricazione soltanto per la richiesta dei governi esteri! Quanto ai carri medi, l’andamento delle operazioni belliche in Spagna aveva dimostrato – secondo i dirigenti della Fiat – la necessità di aumentare tonnellaggio, velocità e protezione dei carri. Ragion per cui Agnelli aveva pensato di accantonare il carro M. 11 per proporne un altro, l’M. 13 da 14 tonnellate e mezzo. Ma come per il carro L. 6, così anche per quest’ultimo modello non era stata presa alcuna decisione da parte dell’autorità militare, che aveva preferito risparmiare soldi e scorte di benzina. Ma le note più dolenti cadevano a proposito dei mezzi pesanti, per via – così si legge nel documento della Fiat – dell’«ossessione del ponte militare in dotazione al Genio Pontieri, che ha contenuto il tonnellaggio dei carri armati»; né del resto erano mutate le vetuste concezioni di una guerra alpina, di semplice posizione. Ferma era rimasta anche la produzione di autoblindo-mitragliatrici, i cui campioni erano pur stati allestiti nel secondo semestre del 1937: alcuni esemplari erano finiti alla polizia coloniale, ma l’iniziativa non aveva avuto altri sviluppi. In conclusione, al settembre 1939 la Fiat aveva in corso di produzione per l’esercito italiano un solo tipo di carro armato, l’M 11, che sarebbe uscito dalle officine soltanto nella tarda primavera del 1940. Quanto all’autotrasporto militare, la situazione non era meno arretrata, dato che decine di milioni continuavano ad essere spesi a foraggiare e custodire un vastissimo parco di «trazione animale». Soltanto dopo ripetute pressioni di Balbo si era evitato di imbarcare per la «quarta sponda» vecchi automezzi, buoni tutt’al più per le strade alpine, con motori che si usuravano dopo 2.000 km. e con ruote che si insabbiavano appena fuori dalla litoranea”” (pag 582-583) [Valerio Castronovo, ‘Giovanni Agnelli, Utet, Torino, 1971] wikip: Valerio Castronovo (Vercelli, 15 febbraio 1935 – Torino, 6 marzo 2023) è stato uno storico e giornalista italiano. Nacque a Vercelli il 15 febbraio 1935 e si laureò con lo storico Guido Quazza all’Università di Torino con una tesi sull’evoluzione della stampa in Europa. Ottenne poi un contratto di ricerca presso la sezione Relazioni Culturali della Olivetti di Ivrea e successivamente divenne dipendente della STIPEL (Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda). Fu dal 1967 al 1971 professore incaricato di Storia moderna all’Università degli Studi di Milano e dal 1972 al 2004 ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi di Torino. Negli anni Novanta insegnò al corso di dottorato in Scienze Storiche della Scuola Superiore di studi storici dell’Università degli studi di San Marino, mentre negli anni Duemila tenne il corso di “”Storia dell’impresa e dell’organizzazione aziendale”” presso il Dipartimento di Impresa e Management dell’Università LUISS Guido Carli di Roma.Fu socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino, e direttore scientifico dal 1983 al 2020 del trimestrale di scienze e storia Prometeo. Autore in un primo tempo di studi sulla cultura e l’amministrazione degli Stati Italiani tra Cinque e Seicento, si dedicò a ricerche sulla classe politica e l’Industria nell’Italia del secolo scorso. Spiccano in questo ambito la biografia del fondatore della FIAT Giovanni Agnelli e un profilo dell’economia piemontese dall’Unità al 1914; inoltre realizzò un quadro delle vicende dell’economia italiana durante l’ultimo secolo scritto per la “”Storia d’Italia”” Einaudi. Sempre per Einaudi curò l’edizione italiana della “”Cambridge Economic History of Europe””, collaborò a un volume degli “”Annali””, scrisse il volume sul Piemonte nella collana “”Storia delle regioni””. Scrisse poi “”La Stampa Italiana dall’Unità al Fascismo”” e coordinò con Nicola Tranfaglia una “”Storia della stampa italiana”” edita da Laterza in sei volumi. La sua Storia dell’economia italiana fu tradotta nel 2000 in Cina e alcuni suoi saggi in Francia, Germania e Spagna. Dal 1981 al 2020 presiedette la Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini di Torino, divenendone presidente onorario dal 2021 fino alla morte. Alla Fondazione donò le sue carte personali confluite nel Fondo Valerio Castronovo[1]. Nel 1982 fondò il Centro Studi per la documentazione storica ed economica dell’impresa di Roma che diresse fino al 2020[2]. Dal 2000 fu presidente dell’Archivio del cinema industriale e della comunicazione d’impresa dell’Università “Carlo Cattaneo” di Castellanza[3]. Fu presidente fin dalla nascita nel 1985 del MUSIL, la Fondazione Museo italiano dell’industria e del lavoro “Eugenio Battisti” di Brescia[4]. Fu coordinatore scientifico del Centro studi sul giornalismo “Gino Pestelli” di Torino, e membro del Comitato scientifico dell’Istituto universitario di studi europei di Torino. Nella sua lunga vita di studioso curò numerose trasmissioni TV per la Rai, fra cui una serie dedicata nel 1984-85 all’evoluzione dell’industria italiana, e una serie di venti puntate, nel 1999-2000, sulla storia complessiva del capitalismo italiano. Con Renzo De Felice e Pietro Scoppola curò la realizzazione per l’Istituto Luce del documentario in cinquanta puntate L’Italia del Novecento (1993-1996). Collaborò dal 1976 al 1998 alle pagine culturali de la Repubblica; e dal 2000 fu editorialista de Il Sole 24 Ore e del suo supplemento culturale domenicale.”,”BIOx-038-FSD”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINÀ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI G. SUSINI C.R. WHITTAKER”,”Storia della economia mondiale. Dall’antichità al Medioevo. Dal neolitico agli albori del primo millennio. Vol. 1.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-209-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Elio LO CASCIO Aldo SCHIAVONE Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Piero CORRADINI Robert FOSSIER Massimo MONTANARI Gèrard SIVÉRY Giorgio CHITTOLINI Steven A. EPSTEIN Jacques DUPÂQUIER Christopher DYER Ugo TUCCI Louis BAECK”,”Storia della economia mondiale. Dall’antichità al Medioevo. L’Occidente dei signori feudali e i commerci con l’Oriennio. Vol. 2.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-210-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad van der WOUDE”,”Storia della economia mondiale. L’Europa al centro del potere. Le conquiste coloniali e i ricchi traffici transoceaninio. Vol. 3.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-211-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDOM Philippe MINARD Michel MOLLAT DU JORDIN Herbert S. KLEIN”,”Storia della economia mondiale. L’Europa al centro del potere. principi e finanzieri, compagnie commerciali e mercanti-imprenditonio. Vol. 4.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-212-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE”,”Storia della economia mondiale. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vaponio. Vol. 5.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-213-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgenij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES”,”Storia della economia mondiale. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisnio. Vol. 6.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-214-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LAFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA”,”Storia della economia mondiale. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialisnio. Vol. 7.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-215-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Carlo CAROZZI Emilio FRANZINA Giuseppe BERTA Maria MALATESTA Donald SASSOON Bernard P. ATTARD Marcello CARMAGNANI Kozo YAMAMURA Gerd HARDACH Daniel NELSON James R.MILLER Michael A. BERNSTEIN Peter HERTNER Barry EICHENGREEN”,”Storia della economia mondiale. Tra espansione e recessione. Le domocrazie e le dittature prima e dopo crisi del decennio. Vol. 8.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-220-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Brian TEW Ronald L. FILIPPELLI Jean-Paul THOMAS Cristiano ANTONELLI Franco AMATORI Edward J.T. COLLINS Youssef CASSIS Emilio REYNERI Giovanni SOMOGYI Antonio VARSORI Louis BAECK Ulrich WENGENROTH Derek H. ALDCROFT François BÉDARIDA”,”Storia della economia mondiale. Fra modernizzazione e arretratezza. La stagione aurea del neocapitalismo euro-atlantinio. Vol. 9.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-221-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Giorgio MORI Lars MIØSET Nick SALVATORE Kozo YAMAMURA Carlo BOFFITO Edoarda MASI Marcello CARMAGNA NI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Eswaran SRIDHARAN Matteo PIZZIGALLO Maurizio FERRERA Ian GOUGH Nico SIEGEL Jacques VÉRON”,”Storia della economia mondiale. Fra modernizzazione e arretratezza. I profondi divari fra Nord e Sud del mondo. Vol. 10.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-222-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Charles P. KINDLEBERGER Umbero COLOMBO Luciano GALLINO Cristiano ANTONELLI Aris ACCORNERO Detlef K. MÜLLER Gérard LAFAY Sergio VACCÀ Antonello ZANFEI Philip G. CERNY Pier Carlo PADOAN Federico ROMERO Peter RUTLAND Kozo YAMAMURA Andrew GAMBLE Michel ALBERT”,”Storia della economia mondiale. Nuovi equilibri in un mercato globale. Un’economia transnazionale e l’implosione dell’Est comunisnio. Vol. 11.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-223-FL”
“CASTRONOVO Valerio a cura, Saggi di Giorgio RUFFOLO Giuseppe ARE Keith GRIFFIN Carlo Mario GUERCI Amilcare MANTEGAZZA Luigi ORSENIGO Robin MANSELL Peppino ORTOLEVA Tony SAICH Eswaran SRIDHARAN Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH”,”Storia della economia mondiale. Nuovi equilibri in un mercato globale. Le sfide dell’Asia e le tempeste del turbocapitalismo finanziarnio. Vol. 12.”,”Valerio Castronovo (Vercelli 15/2/1935 – Torino 06/03/2023) è stato storico e giornalista italiano.”,”ECOI-224-FL”
“CASULA Carlo Felice”,”Cattolici – comunisti e sinistra cristiana (1938-1945).”,”CASULA Carlo Felice (1947) è contrattista presso l’ Istituto di scienze storiche della Facoltà di Magistero di Roma. Ha collaborato a diverse riviste su problemi di storia contemporanea ed è autore del sagio ‘Lo scioglimento della sinistra cristiana’ apparso in ‘I cattolici fra fascismo e democrazia’ a cura di P. SCOPPOLA e F. TRANIELLO (1975). La strategia di Togliatti. “”Il terzo momento della strategia togliattiana nei confronti dei cattolici, che si porrà in termini sempre più di preponderanza e di priorità rispetto agli altri due, con le conseguenze che si vedranno nei confronti della sinistra cristiana, è quello che contiene i maggiori elementi di novità e originalità nei confronti della precedente storia del PCI. La novità per quel che riguarda i rapporti con la DC, ferma restando sostanzialmente l’ equazione cattolici-contadini, consiste nel fatto che l’ alleanza fra classe operaia e masse contadine passa non più attraverso il superamento dialettico – il “”suicidio politico”” lo chiama Gramsci – del partito cattolico, che lo rappresenta, bensì attraverso la mediazione. Per quel che concerne poi i rapporti con la Chiesa, si passa dal riconoscimento politico della sua esistenza e della sua forza (era stata questa la posizione centrale della frazione ordinovista in polemica con il laicismo liberale e l’ anticlericalismo massone e socialista) al tentativo di spostare e coinvolgere la Chiesa, la sua gerarchia e il suo clero in una posizione se non di diretto impegno democratico e antifascista, almeno di neutralità.”” (pag 176-177)”,”ITAA-090″
“CASULA Carlo Felice”,”Domenico Tardini (1888-1961). L’azione della Santa Sede nella crisi fra le due guerre.”,”CASULA Carlo Felice Facoltà di Magistero Univ. La Sapienza di Roma. Riserve di Tardini sul Concordato. “”Riserve sull’efficacia duratura del Concordato pare che non fossero assenti neppure in Gasparri”” (pag 77)”,”RELC-279″
“CASULA Carlo Felice a cura, saggi di Roberto PALLOTTINI Annamaria SIMONAZZI Gianni LOY Gaetano BONETTA Agostino GIOVAGNOLI Mario MARAZZITI”,”L’Italia dopo la grande trasformazione. Trent’anni di analisi CENSIS 1966-1996.”,”Carlo Felice Casula è ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari, dove dirige il Dipartimento storico politico internazionale.”,”ITAS-057-FL”
“CASULA Carlo Felice DELLA-PORTA Donatella FLORES Marcello LEONI Loredana MANACORDA Paola M. PASQUINI Rita PEPE Adolfo TADDEI Francesca TAMBURINI Gualtiero TASSANI Giovanni”,”Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXV. Nuovi equilibri e nuove prospettive.”,”Contiene i saggi: – ‘La crisi del sindacato, 1972-1985’ di Adolfo Pepe – ‘La programmazione in Italia’, di Gualtiero Tamburini – ‘Inflazione e crescita in Italia’, di Gualtiero Tamburini”,”ITAS-068-FL”
“CASULA Tonino”,”Impara l’arte.”,”””C’è un proverbio cinese che dice così: “”Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”” .. (premessa) Tonino Casula è nato nel 1931 presso Nuoro. Ha insegnato un una scuola elementare di Cagliari, ha un interesse speciale per il disegno infantile, è pittore e critico d’arte.”,”VARx-016-FMB”
“CATALANO Franco”,”Ludovico il Moro.”,”Franco CATALANO, nato a Fidenza, laureato alla Scuola Normale Superiore di Pisa con Luigi RUSSO, insegna storia sociale contemporanea presso la facoltà di Economia e Commercio di Modena. Ha pubblicato tra l’altro: -Storia del CLNAI -L’ Italia dalla dittatura alla democrazia -Luigi Luzzati, la figura l’opera -La crisi del sistema monetario internazionale -La grande crisi del 1929 -Una difficile democrazia -Filippo Turati – Fiat e sindacato nella crisi economica”,”ITAG-008″
“CATALANO Franco”,”La grande crisi del 1929. Conseguenze politiche ed economiche.”,”Franco CATALANO è nato a Fidenza (Pavia). Dopo essersi laureato con Luigi RUSSO alla Scuola Normale di Pisa, ha partecipato alla Resistenza. Fu arrestato all’inizio del 1945 e deferito al Tribunale speciale di Bergamo. Attualmente (1976) insegna storia contemporanea presso l’Univ Statale di Milano. Ha collaborato alla ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani, alla ‘Storia d’Italia’ di Mondadori e pure a quella della UTET. nel 1956 ha pubblicato la ‘Storia del CLNAI’ e poi: -Dall’unità al fascismo, 1961 -L’ Italia dalla dittatura alla democrazia, 1962 -Potere economico e fascismo, 1964 -Storia dei partiti politici italiani, 1965 -Europa e USA negli anni della guerra fredda, 1972 -La crisi del sistema monetario internazionale, 1972 -Stato e società nei secoli. Antologia -I movimenti studenteschi e la scuola in Italia, 1938-1968, 1969″,”ECOI-050″
“CATALANO Franco”,”Metodologia e insegnamento della storia.”,”Franco CATALANO si è laureato alla Scuola Normale di Pisa con Luigi RUSSO. Attualmente (1976) insegna storia contemporanea all’ Università di Milano. Ha scritto varie opere tra cui una ‘Storia del CLNAI’ e una ‘Storia del periodo sforzesco’ (nella Storia di Milano, della Fondazione Treccani). (vedi retrocopertina).”,”STOx-063″
“CATALANO Franco”,”La crisi del sistema monetario internazionale.”,”CATALANO è docente di storia contemporanea presso l’ Università Statale di Milano. Ha collaborato alla Storia della Fondazione Treccani e alla Storia d’ Italia della UTET.”,”ECOI-108″
“CATALANO Franco”,”Storia del comitato di liberazione nazionale alta Italia.”,”Franco CATALANO insegna storia contemporanea all’ Università Statale di Milano. Autore di numerosi studi sul fascismo e sulla resistenza, ha pubblicato con Ermanno REA, ‘Mezzogiorno: realtà sociale e università’, e da solo ‘Potere economico e fascismo’. “”Si era venuta a determinare una situazione del tutto nuova e che poteva presentare pericoli non solo per noi, incapaci di resistere all’ espansionismo di Tito, ma anche per gli Alleati occidentali, che temevano di veder crollare da un momento all’ altro le posizioni su cui avevano fatto affidamento”” (pag 262)”,”ITAR-032″
“CATALANO Franco”,”Storia del CLNAI.”,”Volume pubblicato sotto gli auspici dell’ Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. “”Il Bonomi però agì molto abilmente: sapeva che un governo senza i rappresentanti delle sinistre non avrebe avuto autorità e perciò indirizzò, il 4 dicembre, una lettera ai tre partiti di massa, democratico cristiano, socialista e comunista, che “”essendo i rappresentanti dei più larghi movimenti popolari, avevano la maggiore responsabilità nel mantenere l’ unità e la concordia nazionali, così necessarie in questo momento.”” Dopo aver affermato di ritenere “”di essere, nelle presenti condizioni, l’ uomo politico che troverebbe minori ostacoli nel difendere e far progredire la posizione dell’ Italia nei rapporti internazionali””, invitava i tre partiti a collaborare con lui nella soluzione della crisi, e offriva loro due vicepresidenze, che avrebbero permesso di “”condividere più da vicino con lui… la responsabilità della direzione politica del governo””. Era un altro tentativo di staccare l’ uno dall’ altro i partiti antifascisti (…).”” (pag 307)”,”ITAR-071″
“CATALANO Franco FIETTA Emilio PIZZIGONI Orazio”,”Origini della Repubblica.”,”””A loro volta, il regime e Mussolini ottenevano dal Concordato una cosa a cui tenevano molto, cioè il completo controllo sull’Azione cattolica, che si era andata, in quegli ultimi anni da quando erano stati soppressi i sindacati dei lavoratori, gonfiando a dismisura per l’apporto dei vecchi sindacalisti, i quali speravano di poter continuare, sotto la sua salvaguardia, l’azione sociale che avevano svolto un tempo. Perciò, da un lato, il papa otteneva il controllo sulla famiglia (cristiana), sull’istruzione, oltre ad altre concessioni per lui molto importanti, mentre il duce otteneva uno stretto controllo sull’Azione cattolica, i cui dirigenti non sarebbero più stati eletti dagli organismi locali, ma imposti dal centro, il che gli consentiva di eliminare qualsiasi possibilità di una risurrezione dell’azione sociale, che doveva ormai rimanere un ricordo del passato. Si chiudeva, quindi, un “”periodo di storia”” (…)”” (pag 44) (Saggio di Franco Catalano)”,”ITAR-178″
“CATALANO Franco”,”L’Italia dalla dittatura alla democrazia 1919-1948. Volume I.”,”””Questa via quasi obbligata percorsa dai prodotti tedeschi doveva rafforzare nella classe dirigente di quel paese la vecchia aspirazione a realizzare l’unione con l’Austria, che poteva essere considerata la porta dei Balcani, lo Stato che avrebbe facilitato la penetrazione economica nella zona; inoltre, come ha messo in rilievo la Wiskemann, in quegli ultimi tempi il ‘trust’ tedesco dell’acciaio si era quasi del tutto impadronito delle azioni della ‘Osterreichische Alpinen-Montan Gesellschaft’, che sfruttava le miniere di ferro della Stiria, le quali rendevano l’Austria molto importante per la Germania. A sua volta, il Mussolini considerava (così dichiarò all’inizio del 1933 al capo della ‘Heimwehren’ austriache, Stahremberg) il bacino danubiano come il naturale retroterra dell’Italia, senza il quale questa sarebbe stata costretta a fare “”la parte insignificante di una penisola ai margini dell’Europa.”” Egli temeva anche molto la spinta nazista verso Trieste: “”Il pangermanesimo – aveva detto nel giugno del 1932 allo stesso Stahremberg – sta estendendo i suoi tentacoli verso l’Adriatico””, cosa che l’Italia non avrebbe potuto assolutamente permettere, se non voleva cessare di essere una grande potenza””. (pag 183-184)”,”ITAF-325″
“CATALANO Franco”,”Storia dei partiti politici italiani.”,”””Il Mussolini, invece, era sempre più convinto che lo scopo ultimo del fascismo dovesse essere quello di giungere al governo, ma, ora, sembrava aver mutato tattica se esasperò la polemica contro il “”caos di partiti di democrazia liberale e democrazia sociale””, nei confronti dei quali non si poneva più in posizione subordinata: “”Ritengo che attorno a noi si raggrupperanno i frammenti degli altri partiti costituzionali. Noi assorbiremo i liberali e il liberalismo, perché col metodo della violenza abbiamo sepolto tutti i metodi precedenti””. (…) Il programma da lui esposto era piuttosto misero – ed anzi lo svalutò sostenendo che non importava affatto “”dar fondo all’universo, se non [vi erano] energie necessarie per raggiungere la mèta comune”” -, ma era tale ad ogni modo da attirare sul fascismo le simpatie di determinati ceti: infatti, il Mussolini accennò prima di tutto ad un “”imperialismo economico di espansione commerciale””; poi sostenne la necessità che lo Stato ritrovasse “”la sua autorità, altrimenti si va al caos”” e ripeté la sua acuta diffidenza per lo Stato monopolistico, lo Stato burocratico, lo Stato economico (“”Io restituirei – proclamò con foga – le ferrovie e i telegrafi alle aziende private, perché l’attuale congegno è mostruoso e vulnerabile in tutte le sue parti””; dichiarò anche di rinunciare allo spirito “”tendenzialmente repubblicano”” delle origini, perché aveva capito che un movimento repubblicano sarebbe stato votato all’insuccesso (…)”” (pag 270)”,”ITAP-199″
“CATALANO Franco”,”La grande depressione. Le conseguenze politiche ed economiche del ’29.”,”Citati all’interno del testo (1° parte) molti articoli e libri editi negli anni ’30. Nella 2° parte molti testi degli anni del secondo dopoguerra ‘In un romanzo di Anna Seghers, ‘Die Toten Bleiben jung’ [I morti restano giovani], Berlino, 1949, in cui sono descritti venti anni di storia tedesca, dal 1918 al 1945, cioè tutta la parabola della repubblica di Weimar e del nazismo, oltre alla tesi marxista sulla origine della dittatura, viene, con maggior senso di verità storica, narrata anche la disgregazione di una famiglia, quella di Geschke, sotto gli effetti della crisi economica. Il padre, autista socialdemocratico, ha preso parte, nel 1920, alla resistenza degli operai berlinesi contro il putsch di Kapp e Lüttwitz, ma dal ’29 in poi, rimasto disoccupato, è stato incapace di provvedere ai bisogni della sua famiglia. Un suo figlio si iscrive alla gioventù hitleriana, ed un altro va nella gioventù comunista. Ma quest’ultimo è costretto ad assistere al mutamento dei suoi compagni che, sempre più numerosi, abbandonano le file comuniste e rivestono la divisa delle S.A. (‘Sturmabteilungen’). Questi vengono nutriti e vestiti nei campi di lavoro, trovano una via d’uscita alla crisi ed i loro familiari hanno una sistemazione. Il fatto è che i giovani, che avevano avuto l’impressione di essere del tutto abbandonati sotto Weimar, ora sentono che ci si occupa di loro (cfr. A. Reszler, op. cit., ed anche il romanzo di H. Broch, ‘Gli incolpevoli’, Torino, 1963, in cui l’autore condanna gli spettatori passivi – gli ‘incolpevoli’ – che hanno permesso la vittoria del nazismo con il loro lassismo morale e non prendendo attiva parte alla vita politica). Questo fenomeno del crollo verticale di interi strati delle classi lavoratrici in favore del nazismo era messo in rilievo anche da Trotsky (cfr. ‘Et maintenant?’, nel vol. «Ecrits, 1928-1940», cit., v. la trad. ital. nel vol. cit. «Scritti, 1929-1936»): «Per mezzo del suo agente fascista, la borghesia mette in moto le masse della piccola borghesia irritata, le bande dei declassati, i sottoproletari demoralizzati, tutti questi esseri innumerevoli che lo stesso capitale finanziario spinge alla disperazione e alla collera». Ed in uno scritto ‘La clef de la situation internationale est en Allemagne’, parlando degli Stati Uniti affermava giustamente che le masse americane, colpite improvvisamente dalla crisi catastrofica, abbattute dalla disoccupazione o dalla minaccia di essa, non potevano trarre conclusioni politiche valide sulla calamità che le aveva prostrate; avrebbero potuto farlo, invece, ed avrebbero potuto anche radicalizzarsi non in un periodo di bassa congiuntura, ma quando si fosse ritornati ad una nuova attività e ad un nuovo sviluppo produttivo. E’ proprio ciò che anche noi riteniamo esatto, perché è un dato di fatto inoppugnabile che nei duri momenti di crisi e di depressione le masse popolari si abbattono e rinunciano alla lotta (), alla quale ritornano nei momenti di ‘essor’ e di progresso economico. Ed ancora il Trotsky (sempre nel saggio ‘Ed ora?’, scritto attorno al ’31) affermava, descrivendo molto bene questi fenomeni sociali: «Gli operai non sono affatto assicurati una volta per tutte contro l’influenza dei fascisti. Il proletariato e la piccola borghesia costituiscono dei vasi comunicanti, soprattutto nelle condizioni attuali in cui l’esercito di riserva non può non fornire piccoli commercianti, venditori ambulanti, ecc., e la piccola borghesia proletari e sottoproletari. – Gli impiegati, il personale tecnico e amministrativo, certi strati di funzionari costituivano in passato una delle più solide basi della socialdemocrazia. Oggi questi elementi sono passati o passano ai nazionalsocialisti. Possono trascinarsi dietro, se non è già avvenuto, lo strato dell’aristocrazia operaia. Su questo piano, il nazionalsocialismo penetra nel proletariato ‘dall’alto’. – Molto più pericolosa è, tuttavia, la possibile penetrazione ‘dal basso’, attraverso i disoccupati. Nessuna classe può vivere a lungo senza prospettive e senza speranza. I disoccupati non sono una classe ma uno strato sociale non troppo compatto e stabile che tende invano a uscire da una situazione insopportabile (…). Gli operai che lavorano – egli proseguiva – non si oppongono alla riduzione dei salari perché temono i disoccupati. Non c’è niente di sorprendente: con la presenza di alcuni milioni di disoccupati, la lotta per mezzo di scioperi, organizzata sindacalmente alla maniera tradizionale, è evidentemente disperata. E’ ancor più disperata con l’antagonismo tra gli operai che lavorano e i disoccupati (…)». Ecco i motivi che consentirono al nazismo di diventare un grosso partito di massa: esso poté anche sfruttare lo stato d’animo della media e piccola borghesia, di cui ha parlato L. Varga (cfr. ‘La genèse du National Socialisme. Notes d’analyse sociale’, in “”Annales d’histoire economique et sociale””, novembre 1937), uno stato d’animo ostile al capitalismo moderno e animato da nostalgie precapitalistiche (…)’ (pag 192-195)] INSERIRE IN OPUSCOLI STRATI SALARIALI”,”STOx-275″ “CATALANO Franco”,”Storia dei partiti politici italiani.”,”””Il Mussolini, invece, era sempre più convinto che lo scopo ultimo del fascismo dovesse essere quello di giungere al governo, ma, ora, sembrava aver mutato tattica se esasperò la polemica contro il “”caos di partiti di democrazia liberale e democrazia sociale””, nei confronti dei quali non si poneva più in posizione subordinata: “”Ritengo che attorno a noi si raggrupperanno i frammenti degli altri partiti costituzionali. Noi assorbiremo i liberali e il liberalismo, perché col metodo della violenza abbiamo sepolto tutti i metodi precedenti””. (…) Il programma da lui esposto era piuttosto misero – ed anzi lo svalutò sostenendo che non importava affatto “”dar fondo all’universo, se non [vi erano] energie necessarie per raggiungere la mèta comune”” -, ma era tale ad ogni modo da attirare sul fascismo le simpatie di determinati ceti: infatti, il Mussolini accennò prima di tutto ad un “”imperialismo economico di espansione commerciale””; poi sostenne la necessità che lo Stato ritrovasse “”la sua autorità, altrimenti si va al caos”” e ripeté la sua acuta diffidenza per lo Stato monopolistico, lo Stato burocratico, lo Stato economico (“”Io restituirei – proclamò con foga – le ferrovie e i telegrafi alle aziende private, perché l’attuale congegno è mostruoso e vulnerabile in tutte le sue parti””; dichiarò anche di rinunciare allo spirito “”tendenzialmente repubblicano”” delle origini, perché aveva capito che un movimento repubblicano sarebbe stato votato all’insuccesso (…)”” (pag 270)”,”ITAP-014-FV” “CATALANO Franco”,”Le classi popolari nel Risorgimento.”,”Secondo Catalano “”né lo Engels né il Marx [avevano] capito la situazione italiana..”” (pag 564) “”La situazione italiana verso la metà del secolo scorso era veramente complessa e presentava aspetti particolari tali da non poter essere avvicinati a quelli di altri Paesi europei. Essa trasse in inganno anche osservatori acuti che la giudicavano in base ad altre esperienze o partendo da altri presupposti: fu, questo, il caso di Marx ed di Engels, dei quali sono stati pubblicati recentemente tutti gli scritti relativi al Risorgimento italiano (1). Il 20 febbraio 1848 lo Engels, dopo la notizia della concessione della costituzione da parte di Ferdinando II a Napoli e di Carlo Alberto a Torino, scriveva che la borghesia si era posta decisamente alla testa del movimento nazionale avviando la sua costituzione in classe e che una rivoluzione a Napoli aveva raggiunto «il suo obiettivo una volta che [fossero state] conquistate istituzioni decisamente borghesi». Poco dopo, il 1° giugno, commentando la vittoria del Borbone sui costituzionali nella giornata del 15 maggio, affermava che i lazzaroni, «che sono stati sempre sanfedisti», si erano alleati in quella occasione con il sovrano e con i mercenari borbonici per sconfiggere la guardia nazionale. Eppure, proprio con quel colpo di Stato assolutista, Ferdinando di Borbone aveva posto «la prima pietra della Repubblica italiana. Già la Calabria è in fiamme, un governo provvisorio è proclamato a Palermo; anche gli Abruzzi insorgeranno, gli abitanti di tutte le esauste province marceranno su Napoli e, uniti al popolo della città, trarranno vendetta del regal traditore e dei suoi brutali lanzichenecchi». Come si vede, peraltro, poco dopo avere affermato che i ceti popolari della città, i «lazzaroni», erano sanfedisti, lo Engels esprime la speranza e la certezza che proprio questo popolo (a meno che non si debba dare alla parola ‘popolo’ il significato che allora le dava il Mazzini, cioè di piccola e media borghesia, il che però, sembra molto improbabile) possa e voglia riprendere la lotta contro il Borbone e sconfiggerlo con una estesa e generale ribellione. Ed era appunto tale fiducia che dimostrava come né lo Engels né il Marx avessero capito bene la situazione italiana; forse, fra i due, chi meno l’aveva capita era il Marx, il quale cercava di applicare ad essa i suoi schemi e le sue impostazioni, senza rendersi esattamente ragione di quanto, in realtà, quella situazione fosse diversa. Infatti, quando parlava, il 21 settembre del ’48, di «proletariato europeo affratellato» a Vienna come a Parigi, a Berlino come a Francoforte, a Londra come a Milano, evidentemente non faceva troppa attenzione alle caratteristiche peculiari dei movimenti rivoluzionari dei vari Paesi. Di battaglie del proletariato si poteva allora parlare soltanto per Parigi, mentre in tutti gli altri Paesi non era stato affatto posto il problema «dell’abbattimento del dominio politico della borghesia»; e ciò tanto meno in Italia dove, come giustamente osservava lo Engels, le rivoluzioni si presentavano essenzialmente come rivoluzioni borghesi. Perciò, non era vero che il popolo «generalmente inerme», dovesse «combattere non soltanto contro il potere dello Stato burocratico e militare organizzato, assunto dalla borghesia, ma anche contro la stessa borghesia armata». Non era vero, perché in Italia il ’48-’49 ha rappresentato lo sforzo della borghesia di abbattere il predominio dei ceti feudali e di sostituirsi ad essi come nuova classe dirigente (il che, come è noto, si chiuse con una sconfitta, con un fallimento, solo apparente, peraltro, perché gli eventi di quei due anni praticamente eliminarono i ceti feudali: nel ’52 il Cavour realizzando, in Piemonte, il ‘connubio’, dimostrò di avere appreso tale lezione, egli fece infatti assumere al Regno di Sardegna mediante l’accordo con il Rattazzi, una funzione di guida nel processo di costruzione della nuova nazionalità e gli occhi di tutta la borghesia italiana si volsero a quell’esempio). Perciò, la lotta del proletariato contro la borghesia era assolutamente prematura per l’Italia, dove il proletariato non si presentava come l’elemento rivoluzionario. Lo Engels tornava sull’impostazione del Marx il 5 aprile del ’49, dopo la sconfitta di Novara e dopo quella che poteva apparire la disfatta definitiva della rivoluzione italiana. Egli allora scrisse che la borghesia era andata incontro esultando agli Austriaci: «Queste simpatie austriache della borghesia rivelano un notevole progresso nello sviluppo italiano. Esse dimostrano che gli entusiasmi nazionalistici [forse sarebbe stato meglio tradurre ‘nazionali’] di tutte le classi sono finiti, che i movimenti dell’autunno e dell’inverno hanno portato alla luce l’antagonismo di classe, hanno spinto il proletariato e i contadini in aperta opposizione contro la borghesia e hanno messo in pericolo l’esistenza politica della borghesia a tal punto che essa è stata costretta ad allearsi col nemico esterno». Di conseguenza, lo Engels (che dimostrava in tal modo di avere appreso molto bene gli insegnamenti del suo compagno) poteva affermare che avendo la borghesia tradito la causa della rivoluzione, in Piemonte, come già prima a Roma e a Firenze, «la lotta per l’indipendenza [era] diventata in pari tempo una lotta contro la borghesia italiana». Ed anche questo non era affatto vero, perché la scissione nel campo rivoluzionario non era avvenuta, in quei due anni, fra proletariato e contadini da un lato e borghesia dall’altro, bensì tra piccola borghesia e media borghesia radicale e alta borghesia, unita quest’ultima a quella nobiltà liberale che si era schierata inizialmente a favore della rivoluzione. Ed anche Carlo Alberto non aveva rivelato paura della «sollevazione in massa, della insurrezione generale del popolo», cioè dei ceti popolari, ma diffidenza ed anche timore delle tendenze repubblicane della piccola borghesia, che, nel ’49, aveva imposto la ripresa della guerra contro l’Austria. Se paura degli strati più umili ci fu nella borghesia del ’48 essa fu piuttosto un riflesso di quanto stava accadendo in Francia, le cui vicende sembrarono preannunciare quella che sarebbe stata la lotta politica e sociale degli anni seguenti. Ma, per allora, questo problema era ancora scarsamente sentito dalla nostra borghesia che, anche se appariva divisa da profonde fratture era tuttavia unita di fronte al pericolo reazionario delle masse popolari. Perché veramente queste ultime si trovavano su posizioni reazionarie: esse infatti rimpiangevano la vecchia società feudale che offriva alcune istituzioni ed alcuni vantaggi (quali, ad esempio, il pascolo comune e la conduzione a mezzadria in luogo di quella ad affittanza propria del sistema capitalistico o delle corporazioni nelle città) che consentiva di condurre una vita meno precaria. (…)”” [Franco Catalano, ‘Le classi popolari nel Risorgimento’, ‘Problemi del socialismo’, n. 6, giugno 1960] (pag 564-565) [(1) K. Marx F. Engels, ‘Sul Risorgimento italiano’, a cura di E. Ragionieri, Editori Riuniti, Roma, 1959]”,”MAES-182″ “CATALANO Franco a cura, Saggi di ANZILOTTI Antonio, THOMAS Ashton BABEUF François BRAUDEL Fernand CHABOD Federico ENGELS Friedrich FANFANI Amintore GUIZOT François HILL Christopher LEFEBVRE Georges LUZZATTO Gino MATHIEZ Albert MONTESQUIEU Charles-Louis MORANDI Carlo RICHELIEU Armand-Jean SAINT-SIMON Louis SMITH Adam SPINI Giorgio TOCQUEVILLE Alexis WEBER Max LUTERO Martin, ed altri”,”Stato e società nei secoli. Pagine di critica storica. Vol. II. L’età moderna.”,”Catalano Franco, storico italiano (1915 – viv.). Ha scritto nella ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani: L’età sforzesca; La fine del dominio spagnolo in Lombardia, 1630-1706; Vita politica e questioni sociali, 1859-1900; Milano fra liberalismo e nazionalismo, 1900-1915. Ha pubblicato inoltre: Storia del C.I.N.A.I.; L’Italia dalla dittatura alla democrazia.”,”STOx-054-FL” “CATALANO Franco a cura, Saggi di AMENDOLA Giovanni BAKUNIN Mikhail Aleksàndrovic BEER Max BERNSTEIN Edouard BISMARCK Otto BLANCH Luigi CAVOUR Camillo Benso DE SANCTIS Francesco GENTILE Giovanni GIOLITTI Giovanni LENIN Nikolaj LUZZATTO Gino MARX Karl MAZZINI Giuseppe MOSCA Gaetano MUSSOLINI Benito NIEVO Ippolito PARETO Vilfredo PAPINI Giovanni PISACANE Carlo PROUDHON Pierre-Joseph RICARDO David RUSSELL Bertrand SALVATORELLI Luigi SCHUMPETER Joseph AloisTOLSTOI Lev TROTZKY Lev Davidovic TURATI Filippo, ed altri”,”Stato e società nei secoli. Pagine di critica storica. L’età contemporanea. Vol. III. Parte prima dal 1815 al 1915.”,”Catalano Franco, storico italiano (1915 – viv.). Ha scritto nella ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani: L’età sforzesca; La fine del dominio spagnolo in Lombardia, 1630-1706; Vita politica e questioni sociali, 1859-1900; Milano fra liberalismo e nazionalismo, 1900-1915. Ha pubblicato inoltre: Storia del C.I.N.A.I.; L’Italia dalla dittatura alla democrazia.”,”STOx-055-FL” “CATALANO Franco a cura, Saggi di G. SALVEMINI C.E. GADDA Nikolaj LENIN W. WILSON Rosa LUXEMBURG A. LUNACARSKIJ G. LUKÁCS Antonio GRAMSCI P. FRÖLICH Piero GOBETTI Benito MUSSOLINI Giuseppe SARAGAT Benedetto CROCE Palmiro TOGLIATTI J. STALIN, ed altri”,”Stato e società nei secoli. Pagine di critica storica. L’età contemporanea. Vol. III. Parte seconda dal 1915 al 1945.”,”Catalano Franco, storico italiano (1915 – viv.). Ha scritto nella ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani: L’età sforzesca; La fine del dominio spagnolo in Lombardia, 1630-1706; Vita politica e questioni sociali, 1859-1900; Milano fra liberalismo e nazionalismo, 1900-1915. Ha pubblicato inoltre: Storia del C.I.N.A.I.; L’Italia dalla dittatura alla democrazia.”,”STOx-056-FL” “CATALANO Franco”,”Turati.”,”Franco Catalano, nato a Fidenza, laureato alla Scuola Normale Superiore di Pisa con Luigi Russo, insegna ora Storia sociale contemporanea presso la Facoltà di Economia e Commercio di Modena. Ha pubblicato fra l’altro ‘Storia del CLNAI’. “”La Dichiarazione [mozione di Turati accettata dal Congresso di Bologna, ndr] riassumeva tutto il pensiero di Turati e il Partito, accettandola, mostrava di accettare anche l’alleanza con i partiti affini per il conseguimento del programma minimo, cheera detto programma non socialista, ma genericamente democratico, compatibile col fondamentale orientamento economico di un dato momento. Sulla base, poi, della lettera dell’Engels pubblicata nella ‘Critica sociale’ del 1° febbraio ’94 e sulla base anche dell’esperienza della socialdemocrazia tedesca, il programma minimo era detto un «progrmma d’agitazione», che andava inteso non come «fine», ma come «mezzo», e le sue soluzioni diventavano solo «facilitazioni» per il conseguimento della socializzazione dei mezzi di produzione. Certo, per Turati diventava normale ciò che per l’Engels conservava un aspetto eccezionale, solo per i casi in cui il movimento, promosso dai radicali e dai repubblicani, avesse un carattere veramente nazionale. In questo senso era ben lontano dall’essere un programma d’agitazione quotidiano; e, poi, da Turati era anche formulata l’esigenza di un’alleanza quasi permanente con i partiti affini per ottenere quelle forme superiori che consentissero un più cosciente svolgimento della lotta di classe, forme superiori che avrebbero potuto esser sempre ritenute non ancora raggiunte, facendo nascere con ciò la necessità di non infrangere l’alleanza”” (pag 125-126) (inserire)”,”MITS-001-FC” “CATALANO Franco”,”Storia dei partiti politici italiani.”,”Catalano Franco, storico italiano (1915 – viv.). Ha scritto nella ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani: L’età sforzesca; La fine del dominio spagnolo in Lombardia, 1630-1706; Vita politica e questioni sociali, 1859-1900; Milano fra liberalismo e nazionalismo, 1900-1915. Ha pubblicato inoltre: Storia del C.I.N.A.I.; L’Italia dalla dittatura alla democrazia. Franco Catalano ha studiato alla Scuola Normale di Pisa e si è laureato con Luigi Russo. Dal 1954 è libero docente in Storia moderna. Ora insegna Storia contemporanea nell’Università di Milano.”,”ITAP-030-FL” “CATALANO Franco”,”Politica economica e classe dirigente. Primo volume: 1968-1971. Vol. 1.”,”Catalano Franco, storico italiano (Fidenza, 1915 – viv.). Ha scritto nella ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani: L’età sforzesca; La fine del dominio spagnolo in Lombardia, 1630-1706; Vita politica e questioni sociali, 1859-1900; Milano fra liberalismo e nazionalismo, 1900-1915. Ha pubblicato inoltre: Storia del C.I.N.A.I.; L’Italia dalla dittatura alla democrazia. Franco Catalano ha studiato alla Scuola Normale di Pisa e si è laureato con Luigi Russo. Dal 1954 è libero docente in Storia moderna. Ora insegna Storia contemporanea nell’Università di Milano.”,”ITAE-096-FL” “CATALANO Franco”,”Politica economica e classe dirigente. Primo volume: 1968-1971.”,”Catalano Franco, storico italiano (Fidenza, 1915 – viv.). Ha scritto nella ‘Storia di Milano’ della Fondazione Treccani: L’età sforzesca; La fine del dominio spagnolo in Lombardia, 1630-1706; Vita politica e questioni sociali, 1859-1900; Milano fra liberalismo e nazionalismo, 1900-1915. Ha pubblicato inoltre: Storia del C.I.N.A.I.; L’Italia dalla dittatura alla democrazia. Franco Catalano ha studiato alla Scuola Normale di Pisa e si è laureato con Luigi Russo. Dal 1954 è libero docente in Storia moderna. Ora insegna Storia contemporanea nell’Università di Milano.”,”ITAP-040-FV” “CATALANO Franco”,”Le classi popolari nel Risorgimento.”,”””Perciò, la lotta del proletariato contro la borghesia era assolutamente prematura per l’Italia, dove il proletariato non si presentava come l’elemento rivluzionario. Lo Engels tornava sull’impostazione del Marx il 5 aprile del ’49 dopo la sconfitta di Novara e dop quella che poteva apparire la disfatta definitiva della rivoluzione italiana. Egli allora scrisse che la borghesia era andata incontro esultando agli Austriaci: «Queste simpatie austriache della borghesia rivelano un notevole progresso nello sviluppo italiano. Esse dimostrano che gli entusiasmi nazionalistici [forse sarebbe stato meglio tradurre ‘nazionali’] di tutte le classi sono finiti, che i movimenti dell’autunno e dell’inverno hanno portato alla luce l’antagonismo di classe, hanno spinto il proletariato e i contadini in aperta opposizione contro la borghesia e hanno messo in pericolo l’esistenza politica della borghesia a tal punto che essa è stata costretta ad allearsi col nemico esterno»”” (pag 565) Altri libri citati nell’articolo: Bertoni Jovine ‘I periodici popolari’; ‘La lotta delle classi nella storia d’Italia’, Ed. Riun.; Mack-Smith ‘Garibaldi e Cavour nel 1860’; ‘L’Unità d’Italia 1859-1861’, a cura di P. Alatri, R. Romeo, ‘Risorgimento e capitalismo’, 1959; Mack-Smith, ‘Storia d’Italia dal 1861 al 1958’, 1959.”,”MAES-011-FGB” “CATALANO Giorgio LOMBARDO-RADICE Lucio”,”Minialgebra.”,”Giorgio Catalano è tornato recentemente agli studi di matematica, dopo lunghi periodi trascorsi negli USA, in India e nel Medio Oriente come esperto di training industriale. Svolge anche attività giornalistica come collaboratore scientifico di giornali e riviste scientifiche. Lucio Lombardo-Radice, ordinario di geometria all’Università di Roma, è da molti anni impegnato nei problemi della didattica della matematica e, più in generale, nel dibattito pedagogico (dirige la rivista Riforma della scuola).”,”SCIx-274-FL” “CATALANO Franco”,”L’Italia dalla dittatura alla democrazia, 1919-1948. Volume II.”,”Franco Catalano è nato a Fidenza nel 1915 e morto a Milano nel 1990. È stato professore incaricato di storia contemporanea all’Università di Milano. Visita di Churchill in Italia (1944). “”(…) Churchill decise, all’inizio di agosto per “”sciogliere il nodo politico di cui Roma era il centro””. A Napoli ebbe colloqui con Tito, in cui questi lo rassicurò dicendogli di non avere “”alcun desiderio””, così riferisce Churchill nelle sue ‘Memorie’, “”d’introdurre il sistema comunista in Jugoslavia, non foss’altro perché la maggior parte dei paesi europei avrebbe probabilmente avuto dopo la guerra regimi democratici””. Ma aggiuse pure che “”lo sviluppo degli avvenimenti nei piccoli paesi dipendeva dai rapporti fra le grandi potenze””, lasciando capire che se la Jugoslavia fosse stata liberata dalla Russia, non avrebbe potuto opporsi alla predominante influenza di questa. Tuttavia, il Churchill uscì da questi colloqui abbastanza soddisfatto; poi, si recò in Corsica per dimostrare come, pur avendola avversata, si interessasse all’operazione Dragoon; ma il suo pensiero era fisso al fronte italiano, ed egli era sempre più assalito dal timore di non poter giungere a Vienna prima dei russi. Il 31 agosto, scriveva al feldmaresciallo Smuts di sperare ancora di riuscire ad “”aggirare e spezzare la linea gotica, irrompere nella valle del Po, e, finalmente, avanzare attraverso Trieste e la sella di Lubiana su Vienna””. A tal fine era adnato, nei giorni precedenti, a trovare i generali Alexander e Clark nella speranza di poter assistere all’inizio della grande offensiva. Ma avendo subito, questa, un lieve rinvio, tornò a Roma dove si incontrò con il presidente del consiglio greco, Papandreu. La situazione greca era stata “”una delle principali ragioni che [lo] avevano indotto a venire in I>talia, “”ed egli fu contento di sentirsi appoggiato dal Roosevelt nell’intento di mandare in quella penisola un corpo di spedizione (10-12.000 uomini con un po’ di carri armati, di cannoni e di autoblindo) per impedire che ai tedeschi si sostituissero i comunisti”” (pag 111)”,”ITAF-325-B” “CATALDO Mario”,”Storia dell’industria italiana dalle origini ai giorni nostri.”,”Mario Cataldo, nato nel 1954, ha ricoperto incarichi universitari e ha collaborato con la Scuola di specializzazione post-universitaria in Studi europei Alcide De Gasperi.”,”ITAE-077-FL” “CATALINI Paola”,”Uguali Anzi Diverse. I nuovi obiettivi legislativi oltre le pari opportunità.”,”Paola Catalini, giurista. Docente di diritto del lavoro e diritto sindacale presso l’Università di Ancona. Consigliere di parità della regione Marche.”,”DONx-081″ “CATALUCCIO Francesco”,”Storia del nazionalismo arabo.”,”Ambizioni e problemi dell’ Irak (pag 83) “”Il primo re dell’ Irak mostrò subito fermezza di carattere. Nel regolamento dei rapporti tra nuovo Stato e Potenza mandataria, combatté risolutamente il principio del mandato. Anche a Londra si era convinti dell’ impossibilità di conciliare il riconoscimento dell’ Irak quale regno indipendente e le limitazioni di sovranità che il regime di mandato comportava e, fin dal 17 novembre 1921, il rappresentante britannico al Consiglio della S.d.N., Fisher, aveva avvertito che era intenzione del suo governo di adempiere gli obblighi verso la S.d.N. incorporando i principi dell’art. 22 del Patto in un trattato di alleanza da stipulare con l’ Irak. Il trattato, firmato il 10 ottobre 1922 da Percy Cox e dal Primo ministro irakeno Abdur-Rahman, fu però il risultato di una situazione particolare di tensione (…)””. (pag 87) “”Londa si orientò definitivamente verso l’ ammissione dell’ Irak nell’ organismo ginevrino, preoccupandosi di conservare per il futuro i maggiori vantaggi strategici ed economici. Il trattato del 30 giugno 1930 regolò appunto i rapporti anglo-irakeni per il periodo successivo all’ ingresso dell’ Irak nella S.d.N.. L’ Irak riconosceva tra l’ altro il diritto dell’ Inghilterra di mantenere basi aeree a Bassora e ad ovest dell’ Eufrate e di tenere truppe a Mosul e a Hinaidi.”” (pag 91)”,”VIOx-140″ “CATALUCCIO Francesco”,”Antonio di San Giuliano e la politica estera italiana, dal 1900 al 1914.”,”Guerra nei Balcani “”La tensione con la Grecia che nella prima metà del 1913 raggiunse una fase acuta, è l’esempio tipico della fermezza con la quals il di San Giuliano affrontò la situazione succeduta all’improvviso sconvolgimento dello ‘status quo’ nei Balcani”” (pag 114)”,”ITQM-262″ “CATASTINI Francesco”,”Lev Trotsky. Morte annunciata di un rivoluzionario.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. È membro corrispondente dell’Ehess. Francesco Catastini è uno storico, lavora all’Università di Padova ed è segretario di redazione della rivista accademica “”Ricerche storiche””. Si occupa prevalentemente dei movimenti antifascisti nati in Europa fra le due guerre mondiali e della storia culturale degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Fucilazione per ordine di Stalin di 170 (156 secondo Catastini) prigionieri politici, tra cui Rakovskij e Olga Kameneva, moglie di Kamenev e sorella di Trotsky. (pag 120) da Wikip: “”A differenza di molti imputati, come Bucharin e Rykov, uccisi poco dopo il processo in virtù della sentenza di morte, Rakovskij ed altri furono condannati a lunghe pene detentive. Tuttavia nella tarda estate 1941, mentre Rakovskij era internato nella prigione di Orël, non lontano dal confine occidentale dell’URSS, e le truppe tedesche in avanzata si stavano pericolosamente avvicinando, l’NKVD, su ordine del nuovo ministro degli interni Berija, il 5 settembre preparò un elenco di centosettanta prigionieri politici incarcerati nella prigione locale i quali avrebbero dovuto essere soppressi immediatamente per evitare il rischio che cadessero nelle mani degli invasori. L’elenco, che includeva Rakovskij, fu sottoposto all’attenzione di Stalin in persona, con la raccomandazione di Berija che fossero tutti fucilati «per aver condotto propaganda disfattista tra i carcerati e per aver progettato la fuga dalla prigione allo scopo di rinnovare le loro attività sovversive». Stalin, l’indomani, approvò e emise l’ordine esecutivo. L’11 settembre Rakovskij ed altri 156 prigionieri, tra cui la socialrivoluzionaria di sinistra Marija Spiridonova e Olga Kameneva, sorella di Trockij e vedova di Kamenev, furono tradotti in una sala comune, costretti ad ascoltare la condanna a morte formulata nei loro confronti e quindi trasportati nei boschi detti Medvedevskij les (Foresta degli orsi). Lì furono sommariamente fucilati e interrati in fosse preparate precedentemente, che poi furono ricoperte di terra. In tutta la zona vennero quindi ricollocati gli alberi precedentemente espiantatati, in modo da rendere così irriconoscibile il luogo. Nel 1990 nei boschi del Medvedevskij les è stato eretto un cippo commemorativo delle vittime del terrore staliniano. L’esatta ubicazione delle fosse non è mai stata ritrovata.[23]”””,”TROS-370″ “CATELLANI Stefano CIAVARELLA Patrizia GARIBALDO Francesco GHETTI Chiara MANCINI Giulia MARAFFI Cristina MERINI Alberto REBECCHI Emilio”,”Il Tempo Spezzato. Orario di lavoro e tempo soggettivo.”,”Autori, responsabili della ricerca.”,”DONx-083″ “CATERINO Roberto ANDREINA-PERNIOLA Giusi PICCOLI Edoardo”,”Tra Guarini e la scuola antonelliana. Il fondo Franco Rosso all’Archivio di Stato di Torino.”,”‘Camillo Guarino Guarini (1624-1683) è stato un architetto, matematico e teologo italiano, noto per il suo stile barocco innovativo. Nato a Modena, Guarini si formò a Roma, influenzato da artisti come Francesco Borromini. Tra le sue opere principali spiccano la Cappella della Sacra Sindone, il Palazzo Carignano e la Chiesa di San Lorenzo a Torino 2. Guarini combinava elementi barocchi, gotici e rinascimentali, creando edifici di straordinaria bellezza e complessità. La scuola antonelliana prende il nome dall’architetto Alessandro Antonelli, celebre per la progettazione della Mole Antonelliana di Torino, simbolo della città e dell’Italia. Originariamente concepita come sinagoga, la Mole fu completata nel 1889 e raggiunge un’altezza di 167,5 metri4. Antonelli era noto per il suo stile eclettico e per l’uso innovativo delle proporzioni e dei materiali’ (f. copilot)”,”VARx-015-FMB” “CATHALA Jean”,”L’ URSS contre la guerre. Essai sur les principes de la politique etrangere sovietique depuis la victoire.”,”””L’ origine della guerra non deve dunque essere ricercato nella psicologia o nella morale. “”La guerra non è nata dalla cattiva volontà dei rapaci capitalisti”” (Tesi d’ Aprile). La guerra costituisce una delle proprietà dell’ imperialismo. Jean Jaures pensava la stessa cosa, quando diceva: Il capitalismo porta la guerra, come le nubi portano la tempesta. Ma Lenin dà al fenomeno una formulazione scientifica. In conseguenza della legge dell’ ineguale sviluppo economico e politico, espone nelle sue Note per la nostra Delegazione all’ Aia (1922), “”nel capitalismo, non c’è altro mezzo possibile per ristabilire volta a volta l’ equilibrio spezzato che le crisi nell’ industria e le guerre in politica””””. (pag 12-13)”,”RUST-115″ “CATINO Maurizio”,”Miopia organizzativa. Problemi di nazionalità e previsione nelle organizzazioni.”,”Maurizio Catino è docente di Sociologia dell’organizzazione nella Facoltà di sociologia dell’Università Milano-Bicocca e condirettore della rivista ‘Studi organizzativi’. Ha pubblicato: “”Da Chernobyl a Linate. Incidenti tecnologici o errori organizzativi?”” (Mondadori, 2006)”,”TEOS-249″ “CATONE Andrea”,”Sotto il segno del capitale. Quattro saggi su Stato-nazione, nazionalismi e razzismi.”,”””Non vi è in Marx una riflessione specifica sullo Stato nazionale, che egli assume il più delle volte nel significato di Stato borghese-capitalistico moderno, caratterizzato dalla sovranità popolare. Il Programma di Gotha (1875) si riferisce allo Stato nazionale come un presupposto già dato: “”La classe operaia agisce per la propria emancipazione nell’ambito dell’odierno Stato nazionale, essendo consapevole che il necessario risultato del suo sforzo, che è comune agli operai di tutti i paesi civili, sarà la fraternità internazionale dei popoli””. E nella sua critica, Marx nota che “”i diversi Stati dei paesi civili, malgrado le differenze di forma hanno tutti in comune il fatto che poggiano sulle basi della moderna società borghese, che è soltanto più o meno sviluppata da punto di vista capitalistico””. Il partito operaio tedesco che “”dichiara espressamente di muoversi entro l'””attuale Stato nazionale”” e quindi entro il proprio Stato, l’Impero tedesco prussiano (…) non dovrebbe dimenticare il punto principale, e cioè che tutte quelle belle cosette implicano il riconoscimento della pretesa sovranità del popolo e perciò sono al loro posto solo in una Repubblica democratica”” (Marx, 42-44). Un’attenzione specifica alla forma dello Stato nazionale viene riservata da Kautsky, e, successivamente, da Lenin. In ‘Die Moderne Nationalität’ (1887) Kautsky individua nello Stato nazionale lo strumento principale della formazione della nazione moderna, il prodotto dello sviluppo del modo di produzione capitalistico; il mercato è l’agente storico della sua formazione e la lingua, vera e propria materia prima attraverso cui si realizza la coesione e l’unità della nazione, lo strumento che gli conferisce identità (Haupt, 24). Tale impostazione sarà confermata da Kautsky negli articoli sulla ‘Neue Zeit’ del 1907-1908 in polemica con Otto Bauer, che, nel suo ampio lavoro sulla socialdemocrazia e la questione della nazionalità (1907), esclude la necessità della costituzione di uno Stato nazionale, propugnando invece l’autonomia nazionale all’interno degli Stati esistenti. Lenin riprende e articola la tesi di Kautsky nei suoi appunti di studio sulla questione nazionale e in quello che appare il suo saggio più organico sull’argomento, ‘Il diritto delle nazioni all’autodeterminazione’ (1914), conferendo all’unità linguistica un ruolo determinante: “”per la vittoria completa della produzione mercantile è necessaria la conquista del mercato interno da parte della borghesia, l’unità politica dei territori la cui popolazione parla la stessa lingua, la soppressione di tutti gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo di questa lingua e al suo fissarsi nella letteratura. La lingua è il mezzo più importante per le relazioni tra gli uomini; (…)”””” (pag 58-59) [Andrea Catone, Sotto il segno del capitale. Quattro saggi su Stato-nazione, nazionalismi e razzismi, 1997]”,”TEOP-018-FL” “CATONE Andrea”,”La transizione bloccata. Il «modo di produzione sovietico» e la dissoluzione dell’URSS.”,”Il volume raccoglie e rielabora articoli e saggi – di diversa natura e dimensione – apparsi su varie riviste tra il 1985 e il 1997. Andrea Catone (Bari, 1950), ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università di Urbino con la tesi Per l’analisi della struttura economico-sociale dell’URSS – lettura critica di alcune categorie dell’economia politica del socialismo; ha collaborato con numerose riviste (Alternative, AltrEuropa, Argument, La Contraddizione, Democrazia proletaria, L’Ernesto, Giano, Lineamenti, Marx 101, Marxismo oggi, Marxistische Blätter, Politica e classe, Questioni del socialismo, Realitat) con articoli dedicati, oltre che ai problemi teorici del marxismo, all’analisi della struttura economica sovietica, ai problemi della transizione, all’URSS della prerestrojka, all’analisi della ideologia sovietica. Ha pubblicato (insieme con G. Baratta) Tempi moderni – Gramsci e la critica dell’americanismo e Antonio Gramsci e il “”progresso intellettuale di massa””. Nel 1997 è apparso, per le Edizioni Laboratorio politico, sotto il segno del capitale – quattro saggi su Stato-nazione, nazionalismi e razzismi.”,”RUSU-024-FL” “CATONE Andrea SUSCA Emanuela a cura, relazioni di Alessandro MAZZONE Domenico LOSURDO Alexander HÕBEL Gianni FRESU Adriana CHIAIA Gianfranco PALA Fausto SORINI Aldo BERNARDINI Lorenzo PACE Cristina CARPINELLI Ruggero GIACOMINI Alessandro LEONI Marcello GRAZIOSI Kurt GOSSWEILER Ferdinando DUBLA Guido OLDRINI Hans Heinz HOLZ Andrea MARTOCCHIA”,”Problemi della transizione al socialismo in URSS. Atti del Convegno Napoli 21-23 novembre 2003.”,”Il libro raccoglie relazioni e comunicazioni, presentate al Convegno tenuto a Napoli dal 21 al 23 novembre 2003.”,”RUSU-131-FL” “CATTANEI Giovanni”,”Mito e realtà della famiglia.”,”Complesso di Assalonne. “”Il Complesso d’Assalonne, dunque, attiene ad un contrasto frequentissimo, spesso latente ma non assente, per esempio, mercè riduzione della personalità del figlio ad una stabile soggezione. Infatti, a ben guardare la storia dell’umanità, i genitori che non abbiano accettato d’essere sconfitti dai figli l’hanno fatto pagare a caro prezzo a questi ultimi. E se costoro non hanno accettato quel caro prezzo, ammesso che ne potessero essere accorti, si son trovare a dovere infrangere la sacralità del vincolo, spogliando il padre dei suoi diritti. Il giuoco dei diritti e dei doveri tra genitori e figli è sempre difficile e delicato, e rischia di far vittime, di quà o di là.”” (pag 106)”,”GIOx-086″ “CATTANEO Carlo”,”L’ insurrezione di Milano nel 1848.”,”Carlo CATTANEO nacque a Milano nel 1801. Nel 1824 dopo aver frequentato la scuola privata del grande giurista Domenico ROMAGNOSI, si laureò in legge all’Univ di Pavia. Nel 1832 cominciò a collaborare agli ‘Annali Universali di Statistica’ e nel 1837 pubblicò le ‘Interdizioni Israelitiche’. Nel 1839 fondò con altri amici il ‘Politecnico’ a cui, per un lungo periodo, dedicò molte energie. Il volumetto ‘Notizie naturali e civili sulla Lombardia’, che è una delle cose sue più notevoli, è del 1844. Dopo aver partecipato, alla testa del Consiglio di Guerra, alla rivlta armata delle Cinque Giornate, CATTANEO pubblicò a Parigi ‘L’Insurrection de Milan’, poi da lui stesso rifatta in italiano e ampliata, qui pubblicata. Ritiratosi con la moglie presso Lugano qui lavorò al suo ‘Archivio Triennale delle cose d’Italia’. Nel 1860 fu a Napoli cn GARIBALDI. Tramontate, con il trionfo della tesi unitaria, le sue speranze federaliste, visse isolato anche se nl 1867 venne eletto deputato, Morì nel 1868.”,”ITAB-015″ “CATTANEO Carlo, a cura di Giansiro FERRATA”,”India Messico Cina.”,”””Chi reputa immobile la Cina, se consulterà le istorie, la vedrà in agitazione continua”” (pag 207) “”Le grandi nazioni musulmane non sono una flessibile materia di conquista. Li inglesi sudano in Afgania e in Arabia, come i Francesi in Algeria, come i Russi in Circassia e Chirghizia. Li Stati, dove l’ islamismo è fede di popolo, sono ben diversi da quelli dove esso tiranneggia popoli cristiani o bramisti, noncuranti di mutazione e forse desiderosi””. (pag 102) “”Se non che, tutte queste pie fatiche oramai da tre secoli si spendono indarno; i cristiani non sono pure la centesima parte del popolo indiano; e l’ autore che seguiamo, conchiude con dolore:””Non solo il cristianesimo non acquistò terreno, ché anzi perde ogni giorno i primi acquisti; né il futuro promette più felici eventi; e i missionari stessi che sacrificano a questa impresa la vita, sono quelli che ne mostrano meno speranza. (Penhoen, L’ Inde, vol II 138). “”La società indiana, egli prosegue, è più profondamente pia che non fu la romana e la greca, presso le quali li atti del culto si racchiudevano nel recinto del tempio; e il pensiero viveva ben altrove che a pié dell’ altare”””” (pag 73)”,”ASIx-059″ “CATTANEO Carlo, a cura di Gaetano SALVEMINI”,”Le più belle pagine di Carlo Cattaneo scelte da Gaetano Salvemini.”,” L’ accentramento francese. Parigi. “”In Francia poco s’intende l’ ordine municipale, che combina coll’ unità delli Stati la vitalità delle provincie; nè si afferrò ancora il principio delle libere associazioni; onde mentre l’ Inghilterra e l’ America sono venate per ogni senso da strade ferrate, la Frnacia fu costretta ad aspettarle dall’ onnipotenza officiale. Invano il secolo scorso sperò trapiantarvi un governo americano; invano questo secolo vi costituì un governo britannico; invano si annunciò da ultimo non so qual colleganza di ambo i principii; sempre risurge l’ unità prefettizia, l’ unità universitaria, il principio assoluto che il gran Cardinale aspirò dalle tradizioni del secolo di Costantino. (…) La moltitudine intende una sola lingua; adora un solo vessillo; ambisce una sola gloria; vanta a un tratto una sola credenza o una sola miscredenza; tien fissi li occhi in una sola città; la quale pensa e vuole per le altre tutte; la quale per tutte si ribella o si arrende per tutte.”” (pag 16)”,”ITAB-198″ “CATTANEO Carlo”,”Le più belle pagine scelte da Gaetano Salvemini.”,” Critica di Cattaneo alla teoria del valore-lavoro di Smith. “”Falso è dunque che il lavoro per sé sia il padre della ricchezza, come pensò Adamo Smith e come dopo di lui viene ripetuto dal vulgo. La vita del selvaggio è sommamente faticosa e sommamente povera. La fonte d’ogni progressiva ricchezza è l’ intelligenza: l’ intelligenza tende con perpetuo sforzo a procacciare a un dato numero d’uomini una maggiore quantità di cose utili, o la stessa quantità di cose utili a un numero d’uomini sempre maggiore””. “”La volontà è il principio di ricchezza quanto l’intelligenza””. (pag 77)”,”ITAB-229″ “CATTANEO Carlo, a cura di Giuseppe GALASSO”,”Antologia degli scritti politici di Carlo Cattaneo.”,”Su alcuni opuscoli di F. Lassalle (pag 157)”,”TEOP-398″ “CATTANEO Carlo; a cura di Carlo G. LACAITA”,”I problemi dello Stato italiano.”,”Contiene la recensione di Cattaneo a un opuscolo di Lassalle (pag 263)”,”ITAB-280″ “CATTANEO Carlo”,”Vita e scritti scelti.”,”””1839-1844. Fonda il mensile “”Il Politecnico””, che si occupa di questione legate alla cultura sociale e collettiva dell’Italia, sostenendo la necessità di creare un punto d’incontro verso l’Europa. A questa rivista collaborano molti intellettuali, studiosi di ogni materia (…)”” (pag 9)”,”BIOx-264″ “CATTANEO Carlo, a cura di Paolo ROSSI”,”L’ insurrezione di Milano nel 1848.”,”Cattaneo, nel 1839 fonda conun ristretto gruppo di amici il “”Politecnico”” a cui, per un lungo periodo, dedicherà le sue migliori energie Dalla ritirata alla disfatta. “”La verità penetrò infine; ma non per questo si dimise il proposito d’ingannare i popoli e tradire i volontarii. Era fra questi una voce sola: a Milano, a Milano! ma quell’ardore, anziché fomentato, venne represso. Si ripeteva, ancora e sempre, che “”l’esercito regio basterebbe ‘a tutto’; che li Austriaci sarebbero ben presto in ritirata; che i volontari dovevano attenderli al varco, ‘al ritorno’, e annientarne le religuie”” (1). Dalla presunzione della vittoria si volle che il popolo di repente piombasse nell’avvilimento della disfatta; poiché prima di udirla, ebbe, per così dire, a vederla nelle turbe dei soldati fuggiaschi, che vennero con perfido consiglio sospinti verso Milano. E senza necessità e senza verun pudro militare, attraversavanla da un capo all’altro, scalzi, scollati, laceri, col capo involto in luridi fazzoletti, con visi scarni e febrili, fra lo stupore e lo sgomento del popolo, non senza pietà veramente, ma eziando non senza sdegno dell’improviso disinganno. E qui abbiamo diritto ad affermare che non si poteva dirigere a quella volta la ritirata, se non per un malvagio proposito”” (pag 183-184) (1) ‘Récit authentique’, etc. par A. Tedesco, major etc.”,”ITAS-171″ “CATTANEO Carlo ROMAGNOSI Giandomenico FERRARI Giuseppe, a cura di Ernesto SESTAN”,”Opere.”,”9 “”Il debito pubblico degli Stati dovrebbe servire appunto a ripartir sovra più generazioni la spesa di quelle opere che danno potenza, sicurtà e forza produttiva alla nazione. Il debito pubblico , ch’é una cambiale tratta sulle future generazioni, non è mai men riprovevole che quando s’investe in costruzioni stradali o navigabili, le quali non potendo produrre immantinente un pedaggio che rimborsi la spesa, possono mettersi in parte a carico dell’avvenire, a cui se ne servano i sicuri frutti; ma diviene vituperevole usurpazione quando pone a peso dei posteri le stoltezze dei viventi. L’Inghilterra collocò ai giorni nostri in siffatte opere tre miliardi di franchi. Solo un’industria avvalorata dal tempo poteva reggere a tanto sforzo; e solo dove l’industria e l’agricoltura hanno confederato le loro potenze, possono questi strumenti di comunicazione adeguare il servigio dalle spese. L’opera dell’industria diviene dunque causa dell’industria. Le arti utili trapassarono continuamente di città in città, dalla Fenicia all’Asia Minore, alla Grecia, all’Italia, alla Fiandra, all’Ansa, all’Olanda, all’Inghilterra. L’Inghilterra da più secoli fu l’asilo comune delli esuli e dei perseguitati. Già nel XII vi si rifugiavano i lanaiuoli fiamminghi; li Italiani vi portarono l’uso delle cambiali; li Israeliti di Francia e di Spagna vi portarono le relazioni lontane e grossi capitali; i mercanti d’Ansa decadente ambirono la cittadinanza inglese; ogni moto civile o religioso del continente fece approdare a quelle rive uomini e ricchezze”” (pag 140-141) [Carlo Cattaneo, Dell’economia nazionale di Federico List]”,”TEOP-447″ “CATTANEO Mario A.”,”Libertà e virtù nel pensiero politico di Robespierre.”,”Storiografia francese e Marx sul pensiero economico sociale di R. (pag 165-171) Sul ruolo di Sieyes (rappresentante del ‘terzo stato’) (dette il segnale di inizio della rivoluzione, votò per la morte del re, e poi dette il segnale di chiusura della rivoluzione partecipando al colpo di stato del 18 brumaio). Una nuova classe per cui il linguaggio rivoluzionario era un velo ideologico per la conquista del predominio economico e sociale. L’interpretazione di Marx è contenuta nell’opera ‘La sacra famiglia’ del 1845. Si parla anche dell’interpretazione di Tocqueville. (pag 214-215) Nota su Marx (‘Zur Jugenfrage’ (1843). Robespierre intendeva la rivoluzione come instaurazione della morale del ‘citoyen’ e non come movimenti al servizio degli interessi e degli egoismi del bourgeois’. Perciò la sua concezione – dice Cattaneo – può essere anche definita come l’interpretazione ‘morale’ della rivoluzione francese. (pag 218-219) “”Esaminiamo ora, nei loro punti essenziali, le principali interpretazioni che sono state date del pensiero economico-sociale di Robespierre: di esse si può fare (con un richiamo a cose già dette nell”Introduzione’) una tripartizione. Da un lato l’interpretazione che fa capo soprattutto al Mathiez, e vede in Robespierre un precursore del socialismo: al lato opposto la tesi del Guérin, che considera la politica di Robespierre come volta a tutelare esclusivamente gli interessi della borghesia, contro le rivendicazioni dei sanculotti, dei «bras-nus»; e in mezzo la tesi del Lefebvre e del Soboul, che indica nel pensiero di Robespierre un esempio di concezione politico-economico-sociale «piccolo-borghese». Consideriamo anzitutto l’opinione del Mathiez: questi afferma che Robespierre «s’est appliqué courageusement, dans une lutte de tous les jours, à améliorer la cité présente et à la rendre habitable pour le prolétariat. A ce titre, les socialistes ont le droit de le revendiquer, pour un des leurs»: salvo, però, aggiungere subito: «La question sociale ne se posait pas en 1789 dans les termes où elle se pose aujourd’hui. Il ne s’agissait pas encore de la lutte des salariés contre les capitalistes, mais de la lutte du Tiers-Etat contre les privilégiés» (16). Successivamente, egli afferma che Robespierre «opposa sans cesse au droit bourgeois le droit humain, aux intérêt d’un peuple et de l’humanité… Les quelques communistes qui existaient alors regardaient Robespierre comme un allié et comme un chef» (17). Il discorso sopra esaminato del 2 dicembre 1792, è considerato dal Mathiez come un esempio di critica del liberalismo economico: egli afferma addirittura: «Robespierre, devançant la théorie de la lutte des classes, mais guidé, comme il le disait, par le simple bon sens, affirmait avec une sincérité émouvante le droit à l’existance» (18). Secondo il Mathiez, per Robespierre «la révolution politique n’était rien ou peu de chose si elle s’aboutissait pas à une révolution sociale» (19). In tal modo il Mathiez ha interpretato in senso socialista anche i decreti del ventoso, qualificandoli una «immense expropriation nouvelle», un «vaste transfert de propriété d’une classe politique à une autre» (20): e ha anche indicato uno stretto legame fra il pensiero di Robespierre e quello di Babeuf, basandosi su varie dichiarazioni di quest’ultimo (21). La tesi del Mathiez è stata ripresa anche da altri autori: in particolari dal Korngold, il quale ha addirittura intitolato la sua opera «Robespierre e il Quarto Stato», e ha affermato che Robespierre voleva fondare una repubblica giacobina, «nella quale predominasse non l’influenza borghese, ma quella proletaria… Perciò quello ch’egli contemplava non differisce essenzialmente da ciò che il linguaggio moderno si dice una “”dittatura del proletariato””» (22). (…) Completamente opposta è, come ho ricordato, l’interpretazione del Guérin. (…)”” (pag 165-166) [(16) Mathiez, ‘Etudes sur Robespierre’, cit, p. 18; (17) Mathiez, op. cit, p. 112; (18) Mathiez, op. cit. p. 119; (19) Mathiez, op. cit., p. 24; (20) Mathiez, ‘Girondins et Montagnards’, Paris, 1930, p. 109, cit. da Guérin, ‘Lalutte de classes’, cit., vol. II, p. 98; (21) Mathiez, ‘Etudes, cit., p. 237-250; (22) Korngold, ‘Robespierre e il Quarto Stato, trad. it., Torino, 1947, p. 253] “”Tutta l’opera dedicata da questo autore [Guérin] alle lotte di classe durante la prima Repubblica, ispirata a schemi rigidamente classisti, è volta a sostenere la tesi che la politica del governo montagnardo fu una politica borghese, di classe, contraria agli interessi dei sanculotti: ed egli ha criticato particolarmente il ruolo esercitato da Robespierre a questo riguardo. Non è qui possibile esaminare a fondo la tesi del Guérin, in quanto si tratterebbe di riassumere i due lunghi volumi che costituiscono il suo libro, il quale è basato su una indagine delle vicende rivoluzionarie dal 1793 al 1797, e non prende in considerazione a fondo i discorsi di Robespierre: secondo il Guérin, la posizione di Robespierre fu quella di un intermediario fra la borghesia e la plebe, fra i montagnardi e i sanculotti, ma al servizio, nell’interesse dei primi; ciò è testimoniato dall’aspra lotta condotta da Robespierre contro gli ‘enragés’ e gli hebertisti. La caduta di Robespierre sarebbe essenzialmente dovuta, secondo il Guérin, alla rottura con i colleghi della borghesia montagnarda sui due problemi religioso e militare (26). Il Guérin svolge una decisa critica della tesi del Mathiez, qualificando, in particolar modo, i decreti di ventoso una «manovra demagogica» del governo montagnardo contro l’hebertismo (27), e nega ogni rapporto di derivazione tra l’ideologia di Babeuf e quella di Robespierre, sostenendo che le affermazioni contrarie dei babuvisti erano frutto della loro incapacità di vedere chiaro nel gioco della borghesia rivoluzionaria (28). L’interpretazione che ho definito «intermedia» parte da una garbata critica al Mathiez, al quale rimprovera di avere troppo «modernizzato» la posizione di Robespierre, fino a farlo apparire un socialista: il più insigne fra i sostenitori di questa tesi è il Lefebvre, cioè proprio un allievo di Mathiez. Per il Lefebvre, come per il Mathiez, Robespierre, «apôtre de la démocratie politique… a fini par s’inscrire aussi, avec Saint-Just, parmi les protagonistes de la démocratie sociale»: tuttavia il Lefebvre nega che Robespierre avesse l’idea «de bouleverser l’organisation de la société et de retirer à la bourgeoisie la prédominance que la Révolution de 1789 lui avait assurée»; in realtà, egli aveva una formazione puramente letteraria e giuridica, per la quale «l’analyse de l’économie et de la structure sociale cédait le pas au rapport des forces politiques…» (29). L’ideale sociale di Robespierre è un ideale piccolo-borghese: «c’est une societé de petits producteurs, chacun possédant une terre, un petit atelier, une boutique, capable de nourrir sa famille et échangeant ses produits directement contre ceux de ses égaux» (30). Per il Lefebvre, inoltre, la portata dei decreti di ventoso era assai minore di quella che era sembrata al Mathiez (31). La tesi del Lefebvre è stata ripresa ed approfondita dal Soboul (…). Anche il Soboul ritiene esagerata l’importanza attribuita dal Mathiez ai decreti di ventoso, che, fatta salva la buona fede di Robespierre e di Saint-Just (contrariamente a quanto pensa il Guérin), devono «être ramenés à la mesure d’une manoeuvre tactique, pour contrecarrer la propagande avancée» (33). Da un angolo visuale non dissimile si muove l’interpretazione del Galante Garrone, il quale polemizza da un lato con il rozzo schematismo classista del Guérin, e ritiene dall’altro eccessiva la tendenza del Mathiez «a sopravalutare il significato sociale del robespierrismo» (34) (…). Anche per Galante Garrone Robespierre non è un precursore del socialismo, bensì un democratico piccolo borghese (36). Lo storico sovietico Manfred ha anch’egli criticato l’interpretazione del Mathiez, qualificandola «eine starke Modernisierung» (37), e ha definito Robespierre come «ein grosser bürgerlicher Revolutionär (…)» (38). Anche il Manfred, criticando l’interpretazione di Louis Blanc, afferma l’esistenza di numerose contraddizioni nella dottrina di Robespierre (39). L’interpretazione di questo autore (come quella di Lefebvre e del Soboul) si riallaccia al pensiero di Marx, alla concezione marxiana del significato della Rivoluzione francese: questa è per Marx la tipica rivoluzione politica, e ciò costituisce il suo limite, spiega la sua incapacità, anche nel momento di massima energia politica rivoluzionaria, espresso dalla Convenzione, di risolvere la questione del pauperismo: «Die klassische Periode des politischen Verstandes ist die französische Revolution. Weit entfernt, im Prinzip des Staats die Quelle der sozialen Mängel zu erblicken, erblicken die Heroen der französische Revolution vielmehr in der sozialen Mängeln die Quelle politischer Überstände. So sieht Robespierre in der grossen Armut un dem grossen Reichtum nur ein Hidernis der reinen Demokratie. Er wünscht daher eine allgemeine spatanische Frugalität zu etablieren» (40). (…) Marx ha ragione quando afferma che i Giacobini vedevano nel pauperismo un male essenzialmente politico, e che Robespierre considerava la povertà e la ricchezza estreme un ostacolo alla pura democrazia politica. In realtà, il robespierrismo consiste nel tentativo di costruire una democrazia pura, rigenerata moralmente, non legata a una struttura di classe: quanto ora detto si ricollega alle osservazioni fatte in sede di esame del pensiero morale di Robespierre, relative alla sua concezione della Rivoluzione come rinnovamento morale totale, e non come mero trasferimento del potere di una classe all’altra. La concezione sociale robespierriana tende a una comunità di individui retti da un sistema di media eguaglianza tra loro, aventi una proprietà di limitate proporzioni: anche a questo scopo sono rivolti il principio della virtù e la morale del cittadino. Il tentativo di Robespierre costituisce il supremo sforzo di far uscire, dall’alveo stesso della Rivoluzione «borghese», una democrazia pura, non classista, formata da ‘citoyens’ e non da ‘bourgeois’. Lo stesso Mathiez, che pure vede in Robespierre un pre-socialista, ha confermato questo, affermando che Robespierre contrapponeva il diritto ‘umano’ al diritto borghese, i diritti di un popolo e dell’umanità intera ai diritti di una classe”” [Mario A. Cattaneo, ‘Libertà e virtù nel pensiero politico di Robespierre’, Milano, 1968] [(26) Guérin, ‘La lutte de classes’, cit., vol. II, cap. XIV; (27) Guérin, op. cit., vol. II, pp. 95-98; (28) Guérin, op. cit, vol. II, pp. 349-354. Si può ricordare a questo proposito una frase, vicina alla tesi del Guérin, nella sostanza, nonché nella preconcetta e violenta avversione per Robespierre, di uno studioso italiano (che pure parte da premesse ideologiche assi diverse): M. Ciardo, ‘Illuminismo e Rivoluzione francese’, Bari, 1942, pp. 96-97: «Se il Robespierre fosse stato un rivoluzionario dalla logica chiara e diritta, e, sul serio, l’unico e sincero amico del “”povero popolo”” e non già, quale egli in realtà era, un’anima di livido e vile ambizioso sotto la maschera ipocrita dell’incorruttibilità e della virtù, avrebbe certamente avuto la risolutezza e il coraggio, per la felicità del suo popolo, di tentare il passaggio dalla democrazia politica e spirituale del Rousseau a quella economica, ottusa e antispirituale del Babeuf»; (29) G. Lefebvre, ‘À la mémoire de Maximilien Robespierre’, nel volume cit. a cura di W. Markov, p. 10; (30) Lefebvre, ‘Sur la pensée politique de Robespierre’, in Etudes sur la Révolution française’, Paris, 1963, pp. 146-7. Il Catalano, ‘Robespierre destalinizzato’, “”Avanti!””, 8 maggio 1957, p. 3, afferma che il socialismo di Robespierre «ha ben poco del successivo socialismo scientifico, se è vero che questo non approva e non difende una società di piccoli proprietari, bensì il passaggio dei mezzi di produzione della terra, ecc., in proprietà collettiva». Analogamente il Dal Pane, ‘Una biografia di Robespierre’ (recensione al Korngold), in ‘Fatti e teorie’ (Quaderni di scienze storiche e sociali), Milano, 1948, p. 80, afferma: «…un progetto volto a creare dei nuovi piccoli proprietari non è socialismo, anzi è l’opposto del socialismo. L’ideale della piccola proprietà è oggi, se mai, quello del riformismo cattolico!»; (31) Lefebvre, ‘Sur la pensée’, cit-, pp. 48-49; (33) Soboul, ‘La Révolution française’, Paris, 1962, vol. II, pp. 80-81; (34) A. Galante Garrone, ‘Buonarroti e Babeuf’, Torino, 1948, pp. 233-4; (35) Galante Garrone, op. cit., p. 234; (36) Galante Garrone, ‘Robespierre riabilitato’, in ‘La Stampa’, 13 aprile 1962, p. 3; (37) A.Z. Manfred, ‘Zum Meinungsstreit über Robespierre’, nel volume a cura di W. Markov, cit., pp. 552; (38) Manfred, ‘Maximilien Robespierre’, ibid, p. 40; (39) Manfred, ‘Zum Meinungsstreit, cit., p. 540; (40) Marx, ‘Kritische Randglossen’, Mega I, vol. III, p. 15 ss; cit. da A. Cornu, ‘Karl Marx’ Stellung zur Französischen Revolution und zu Robespierre (1843-1845), nel volume a cura di W. Markov, cit., p. 519. Sul pensiero di Marx relativo alla Rivoluzione francese v. anche J. Bruhat, ‘La Révolution française et la formation de la pensée de Marx’, in ‘Annales Historiques de la Revolution française’, 1966, pp. 125-170]”,”FRAR-417″ “CATTANEO Carlo”,”L’insurrezione di Milano nel 1848.”,”Carlo Cattaneo nacque a Milano nel 1801. Nel 1824 dopo aver frequentato la scuola privata del grande giurista Domenico Romagnosi, si laureò in legge all’Univ di Pavia. Nel 1832 cominciò a collaborare agli ‘Annali Universali di Statistica’ e nel 1837 pubblicò le ‘Interdizioni Israelitiche’. Nel 1839 fondò con altri amici il ‘Politecnico’ a cui, per un lungo periodo, dedicò molte energie. Il volumetto ‘Notizie naturali e civili sulla Lombardia’, che è una delle cose sue più notevoli, è del 1844. Dopo aver partecipato, alla testa del Consiglio di Guerra, alla rivlta armata delle Cinque Giornate, Cattaneo pubblicò a Parigi ‘L’Insurrection de Milan’, poi da lui stesso rifatta in italiano e ampliata, qui pubblicata. Ritiratosi con la moglie presso Lugano qui lavorò al suo ‘Archivio Triennale delle cose d’Italia’. Nel 1860 fu a Napoli con Garibaldi. Tramontate, con il trionfo della tesi unitaria, le sue speranze federaliste, visse isolato anche se nl 1867 venne eletto deputato, Morì nel 1868. ‘I padroni erano tornati servi’ “”Le città che i soldati del re, al loro arrivo, avevano trovato pronte a valorose difesa, al loro ritorno dal Mincio erano cadute in profonda inerzia. (2)”” (pag 131) [(2) troviamo nel ‘Diario di un ufficiale’ del Ferrero, a pag 15, in data dal 5 aprile: “”Giungemmo a Cremona: nei dintorni della città le strade erano interrotte da barricate e fossati. Anche all’interno erano stati fatti dai preparativi di difesa, al fine di opporre al nemico una viva resistenza, qualora avesse tentato l’attacco: noi vi ricevemmo la più cordiale accoglienza!””. Troviamo a pag. 103, in data del 30 luglio: “”Nella città regnava la calma; tutto il bellicoso apparato militare del mese di aprile, era scomparso per dar luogo alla rassegnazione ed alla tristezza!””. I padroni erano tornati servi]”,”ITAB-007-FMP” “CATTANEO Carlo, a cura di Giuseppe ARMANI”,”Notizie sulla Lombardia. La città.”,”La città considerata come principio ideale delle istorie italiane in risposta all’ Histoire des révolutions d’Italie’ di Ferrari.”,”ITAS-007-FGB” “CATTANEO Mario A.”,”Anselm Feuerbach, filosofo e giurista liberale.”,”Il nome ‘Feuerbach’ evoca normalmente, alla mente degli uomini di cultura, la figura del filosofo Ludwig: ciò avviene sopratutto in Italia, dove l’autore di ‘Das Wesen des Christentums’ continua ad attirare l’attenzione degli studiosi. Meno conosciuto è invece il padre di Ludwig, e iniziatore della famiglia molto dotata sul piano intellettuale, parlo di Paul Johann Anselm Feuerbach, il grande giurista vissuto fra il 1775 e il 1833, che ha dato un contributo determinante alla scienza penalistica germanica della prima metà dell’Ottocento (pag 9) (introduzione)”,”DIRx-019-FMB” “CATTANEO Carlo, a cura di Giansiro FERRATA”,”India Messico Cina.”,”””Chi reputa immobile la Cina, se consulterà le istorie, la vedrà in agitazione continua”” (pag 207) “”La società indiana, egli prosegue, è più profondamente pia che non fu la romana e la greca, presso le quali li atti del culto si racchiudevano nel recinto del tempio; e il pensiero viveva ben altrove che a pié dell’ altare”””” (pag 73)”,”INDx-005-FFS” “CATTANEO Gino BRUNAZZI Marco BRAVO Gian Maria PAVIOLO Angelo”,”Sessant’anni dopo per non dimenticare. Convegno. 8 settembre 1943 – 8 settembre 2003. Castellamonte 7 settembre 2003.”,”Armistizio segreto di Cassibile firmato dal Gen. Castellano il 3 settembre 1943 (Siracusa) “”Eppure già il 3 settembre a Cassibile, presso Siracusa, era stato firmato l’armistizio segreto da parte del generale Castellano. Questo per dire che in realtà l’ambiguità che caratterizza i 45 giorni tra l’accantonamento di Mussolini e l’armistizio si rivelano in tutta la loro drammaticità e con sconfortante senso di inadeguatezza quanto più andiamo a leggere dietro le quinte, nei documenti riservati d’archivio, come si mossero le supreme autorità dello Stato. È comprensibile che sia difficile uscire da una guerra disastrosa e che il nemico non sia particolarmente ben disposto e che si tratti quindi di superare una diffidenza profonda. Ma in quei quarantacinque giorni, vediamo soltanto una serie di confuse e a volte contraddittorie iniziative diplomatiche, formali e informali, che ruotano tutte intorno al tentativo del governo italiano di arrivare ad un armistizio che eviti all’Italia l’umiliazione di una resa incondizionata che militarmente si sarebbe dovuta concretizzare nella consegna agli Alleati di tutte le armi, della Marina e dell’Aviazione e di quanto restava e, altro punto molto delicato, la questione del governo del paese che non sarà più amministrato da proprie istituzioni ma direttamente dalle forze di occupazione. Comprensibile quindi il tentativo di alleggerire questo.”” (pag 23) [Marco Brunazzi, Presidente dell’ Istituto storico Salvemini), saggio: ‘Una data con forte ambiguità’ (pag 17-27) [(in) ‘Convegno. 8 settembre 1943 – 8 settembre 2003. Sessant’anni per non dimenticare. Castellamonte 7 settembre 2003’]”,”QMIS-002-FMB” “CATTARUZZA Marina DOGO Marco PUPO Raoul a cura; saggi di Alexandre POPOVIC Marco DOGO Giorgos KRITIKOS Zafer TOPRAK Georgios A. YIANNAKOPOULOS Fikret ADANIR Hans LEMBERG Detlef BRANDES Marek WALDENBERG Bernd FAULENBACH Wlodzimirz BORODZIEJ Raoul PUPO Marina CATTARUZZA Roberto SPAZZALI e Orietta MOSCARDA Antonio SEMA Marta VERGINELLA Luciano GIURICIN”,”Esodi. Trasferimenti forzati di popolazione nel Novecento europeo.”,”Saggi di Alexandre POPOVIC Marco DOGO Giorgos KRITIKOS Zafer TOPRAK Georgios A. YIANNAKOPOULOS Fikret ADANIR Hans LEMBERG Detlef BRANDES Marek WALDENBERG Bernd FAULENBACH Wlodzimirz BORODZIEJ Raoul PUPO Marina CATTARUZZA Roberto SPAZZALI e Orietta MOSCARDA Antonio SEMA Marta VERGINELLA Luciano GIURICIN.”,”EURx-174″ “CATTARUZZA Marina a cura; saggi di Marina CATTARUZZA Philippe BUTON Dieter LANGEWIESCHE Bruno BONGIOVANNI Leonardo RAPONE Detlef BRANDES Malgorzata SWIDER Gaetano QUAGLIARIELLO Elena AGA-ROSSI”,”La nazione in rosso. Socialismo, Comunismo e “”Questione nazionale””: 1889-1953.”,”Saggi di Marina CATTARUZZA Philippe BUTON Dieter LANGEWIESCHE Bruno BONGIOVANNI Leonardo RAPONE Detlef BRANDES Malgorzata SWIDER Gaetano QUAGLIARIELLO Elena AGA-ROSSI Contiene il saggio di Bruno BONGIOVANNI, ‘Il socialismo contro la nazione: il caso di Amadeo Bordiga (1911-1918) (pag 83-106) ed il saggio di Gaetano QUAGLIARIELLO ‘Il PCI, il PCF e le conseguenze del patto Molotov-Ribbentrop’ (pag 241-296) Marina CATTARUZZA è professore ordinario di storia contemporanea generale (Neueste allgemeine Geschichte) all’ Università di Berna. Ha scritto vari libri v. risvolto copertina. “”Ancora nella bordighiana ‘Storia della sinistra comunista’ (1964) comparirà, del resto, nella parte antologica, anonimo, e quindi come testo “”di partito”” e rivoluzionario, l’ articolo di Mussolini ‘Tregua d’armi’, uscito su “”l’ Avanti!’ del 12 giugno 1914, vale a dire al chiudersi della settimana rossa. Il che – c’è tutto Bordiga in questa affermazione prima dubbiosa e poi inchiodata alle certezze del collettivismo sovrapersonale – varrà “”ad illustrare la strana evoluzione dell’ uomo Mussolini nei secondari limiti in cui le vicende di una persona anche notissima interessano la ricostruzione marxista dell’ andamento dei moti collettivi””. Bordiga giudicherà comunque sempre repentina, improvvisa, e appunto “”strana””, la conversione di Mussolini, solo dopo non poco tempo definito “”rinnegato””, e esempio, e ancor più sintomo, del fatto che la “”senescente”” e “”putrescente”” borghesia si poteva rilanciare solo acquisendo via via brandelli di un socialismo disponibile alla collaborazione. Il subbuglio, ad ogni buon conto, fu notevole. La fascinazione esercitata dall’ interventismo rivoluzionario di Mussolini sui giovani Gramsci e Togliatti è d’ altronde cosa su cui si è discusso in sede storiografica. Bordiga, invece, davanti alle tentazioni della neutralità attiva e operante, ribadì con nettezza, soprattutto contro “”i sovversivi guerrafondai””, la neutralità assoluta. Comprese comunque il processo politico, e anche psicologico, che, in assenza dell’ emergere dell’ autonomia di classe del proletariato, poteva fare della nazione, non assimilabile per lo stesso Bordiga alla borghesia, il nuovo soggetto rivoluzionario””. (pag 100-101, Bruno Bongiovanni)”,”SOCx-133″ “CATTARUZZA Marina”,”Socialismo adriatico. La socialdemocrazia di lingua italiana nei territori costieri della Monarchia asburgica: 1888-1915.”,”CATTARUZZA Marina è professore ordinario di storia contemporanea presso l’ Università di Berna. Ha studiato presso le università di Trieste Vienna ed Amburgo e presso il politecnico di Darmstadt. E’ autrice di molti volumi (‘La formazione del proletariato urbano’ (1979) ‘Arbeiter und Unternehmer auf den Wrften des Kaiserreichs’ (1988) ecc.). “”La posizione di Valentino Pittoni uscì definitivamente consolidata dal congresso del 1904, dopo che, proprio in tale occasione, egli aveva minacciato le proprie dimissioni per l’ ingratitudine e l’ indisciplina degli iscritti, venendone dissuaso solo grazie alla lunga e paziente opera di convincimento da parte di Ellenbogen. Valentino Pittoni sarebbe stato il dirigente socialista che avrebbe più di ogni altro contribuito ad omologare la realtà politica del Litorale con quella della socialdemocrazia nel resto dell’ Impero. Temperamento rigido e intransigente, inflessibile in primo luogo con se stesso, avrebbe guidato il partito con pugno di ferro, espungendone dalla linea ogni elemento di specificità locale, estraneo alla strategia elaborata al centro. A ragione Enzo Collotti lo definiva “”la personalità più rappresentativa del socialismo a Trieste, l’ esponente che meglio seppe tradurre nella pratica quotidiana e sociale l’ esperienza della II Internazionale, nella sua grandezza e nei suoi limiti, e in particolare i modelli culturali, organizzativi, ideali e politici, mutuati dalla socialdemocrazia austriaca””.”” (pag 60) “”Saul. – Petit berger, je veux savoir. Je suis ton roi. David. Votre droit ne va pas plus loin que votre pouvoir.”” (pag 61)”,”MAUx-029″ “CATTARUZZA Marina”,”L’Italia e il confine orientale.”,”CATTARUZZA Marina è professore ordinario di storia contemporanea generale nell’Historisches Institut dell’Università di Berna. Tra i suoi libri: ‘Socialismo adriatico’ (2001). “”Nel frattempo scoppiava in Italia la crisi che avrebbe portato alla caduta del ministero Nitti: in occasione dell’anniversario dell’entrata in guerra, una violenta manifestazione di studenti universitari a Roma veniva repressa con rigore dalla forza pubblica con numerosi morti da ambedue le parti. Nei giorni successivi, dopo che l’ammiraglio Millo aveva segnalato al governo la partenza da Zara di pericolosi agitatori, venne ordinato l’arresto di tutti i cittadini fiumani e dalmati presenti in Italia. La misura fu applicata in modo draconiano e non risparmiò neppure le donne e i bambini. Si innescò una dura polemica contro il governo sulla stampa nazionalista. Nitti cercò di corere ai ripari ricevendo una delegazione fiumana e facendo trasferire in Sicilia il questore responsabile della retata. Tuttavia la posizione del politico lucano era compromessa. Il 9 giugno il governo veniva messo in minoranza su un decreto che prevedeva l’aumento del prezzo del pane. L’11 giugno 1920 Giovanni Giolitti riceveva l’incarico di formare il nuovo governo, agli esteri era eletto il conte Carlo Sforza”” (pag 161)”,”ITQM-172″ “CATTARUZZA Marina”,”Angelo Ara fra Nazione e Impero: biografia e storiografia.”,”‘Angelo Ara è stato il maggiore storico italiano dell’Austria della sua generazione’ (pag 236) ‘Gerald Stourzh, il Néstore della storiografia austriaca. (…)”” (pag 237) Nestore /nèstore/ è una figura della mitologia greca. Appare nell’Iliade e nel III libro dell’Odissea. Figlio del re di Pilo Neleo e di Cloride, divenne re dopo l’uccisione del padre e dei fratelli da parte di Ercole. Fu il più vecchio e il più saggio tra i sovrani greci che, sotto la guida di Agamennone, assediarono Troia. Ancora oggi molti modi di dire lo citano come sinonimo di vecchio saggio. In gioventù Nestore fu un valente guerriero e partecipò a molte imprese importanti, tra le quali la lotta dei Lapiti contro i centauri, la caccia al cinghiale di Calidone sotto la guida di Meleagro e la ricerca del vello d’oro con gli Argonauti. Salito al potere a Pilo,[1] Nestore sposò Anassibia (o Euridice, a seconda delle versioni), la quale gli diede numerosi figli: Antiloco (che morì a Troia), Trasimede (che fu tra coloro che entrarono nel cavallo di legno), Echefrone, Stratio, Perseo (omonimo dell’eroe figlio di Zeus), Areto, Pisistrato (che Omero ci dice essere l’unico scapolo), Pisidice e Policasta (la più giovane). Benché già anziano, quando iniziò la guerra di Troia partì con gli altri eroi greci per combattere contro i Troiani.[1] Avendo governato per generazioni, godeva fama di uomo saggio e giusto e dispensò consigli ai Greci durante il conflitto. Dopo la caduta di Troia, Nestore ritornò a Pilo, dove ospitò Telemaco quando il giovane vi si recò per informarsi sul destino di suo padre Ulisse. Il nome di Nestore ricorre anche in un’iscrizione poetica incisa su una coppa detta appunto di Nestore, il più antico documento di lingua greca, coevo ai poemi omerici. Studi Trentini Fin dal momento della sua nascita, nel 1919, la Società di Studi Trentini di Scienze Storiche si è impegnata per la pubblicazione di una rivista che fosse eredità e prosecuzione di diverse riviste storiche che avevano animato il panorama culturale del Trentino prima della prima guerra mondiale: “Archivio Trentino”, “Pro Cultura”, “Rivista Tridentina” e “Tridentum”. Dal 1920 esce dunque il periodico “Studi Trentini” che, calcolando la sospensione bellica del 1944 e 1945, nel 2012 è giunto alla sua novantunesima annata. Le due sezioni (storica e storico-artistica) in cui la rivista si è articolata dopo il 1976 hanno preso nel 2011 i nomi di “Studi Trentini. Storia” (diretta da Emanuele Curzel) e “Studi Trentini. Arte” (diretta da Antonio Carlini). “”Studi Trentini”” pubblica saggi (dotati di abstract in italiano e in inglese), note e comunicazioni, cronache di convegni e segnalazione di ricerche in corso, recensioni e informazioni di carattere bibliografico, notizie sulla vita della Società. Il comitato editoriale, che riunisce alcuni dei migliori storici della Regione (attivi nell’ambito accademico, nelle istituzioni di ricerca, nei settori della pubblica amministrazione dedicati alla conservazione dei beni archeologici, storico-artistici e archivistici) garantisce la qualità di quanto vi viene pubblicato. Direttore responsabile: Gianni Faustini”,”STOx-216″ “CATTELL David T.”,”I comunisti e la guerra civile spagnola.”,”La penetrazione dei comunisti nell’ esercito. “”I comunisti, al pari degli altri, parteciparono a questa lotta per la supremazia. Si potrebbe sostenere che il loro machiavellismo fu un po’ più spietato; ed ebbe meno riguardi per il legame che doveva unire tra loro i vari partiti. Tuttavia, in quanto a sistemi, è difficile dire se, con gli stessi vantaggi dei comunisti, gli altri avrebbero agito diversamente. L’ unica cosa che contraddistinse il Partito Comunista nella sua lotta per il potere fu che, a differenza degli altri, era l’ agente di una potenza straniera””. (pag 127-128) La potenza dell’ aiuto sovietico. “”La Catalogna era quasi completamente dominata dagli anarchici, i quali, a differenza di Largo Caballer e dei socialisti, non avevano nessuna intenzione di seguire la strada tracciata dai comunisti, e di soprassedere alla rivoluzione fino all’ esito vittorioso della guerra, anche se avevano accettato di partecipare al governo e di sottomettersi ad un unico comando centrale. Gli anarchici erano particolarmente restii all’ idea di inserire le loro milizie particolari in un esercito regolare, e di conseguenza i comunisti per piegarli decisero di usare il potere che gli veniva dal loro controllo sulla distribuzione delle armi russe.”” (pag 138)”,”MSPG-188″ “CATTELL David T.”,”I comunisti e la guerra civile spagnola.”,”David Treadwell Cattell, dell’Università di California, analizza in questo volume la tattica seguita dai comunisti nel corso della rivoluzione spagnola.”,”MSPG-048-FL” “CATTELL David T.”,”I comunisti e la guerra civile spagnola.”,”David Treadwell Cattell, Università di California, analizza in questo volume la tattica seguita dai comunisti (PCE) nel corso della rivoluzione spagnola. “”Questo libro non intende studiare l’attività del Partito Comunista soltanto: l’azione politica da esso svolta è anzi considerata nella sua complicata relazione con gli altri gruppi politici, in rapporto con una situazione minata dalle diverse spinte autonimstiche, dalle divergenze di sviluppo, e dai localismi caratteristici della Spagna””. (risvolto di copertina) L’eliminazione fisica di membri del gruppo dirigente e dei militanti del Poum da parte dello stalinismo “”La sconfitta di Caballero ad opera dei comunisti ebbe conseguenze molto gravi per il POUM che era la loro bestia nera. Pretendendo che il governo mettesse fuori legge il POUM, i comunisti avevano precipitato la crisi ministeriale e, ottenuto il successo, ne colsero la ricompensa e mossero senza indugio all’annientamento totale dell’avversario. Il 16 giugno 1937, dietro loro pressione, Julian Zugazagoitia, ministro dell’interno, ordinò l’arresto del Comitato Centrale del POUM. L’ordine venne immediatamente eseguito e poco tempo dopo il popolare leader del partito Andrés Nin sparì dalla prigione. Pare che sia stato prelevato dalla Ceka e quindi ucciso o mandato in Russia. Dopo l’arresto del Comitato Centrale, tutti gli iscritti al POUM diventarono bersaglio del terrore comunista e corsero il rischio di finire in galera. Si dice che gli arrestati furono più di un migliaio. In seguito, Prieto sostenne che il governo non aveva mai dato il suo consenso a questi arresti. La cosa può essere vera, ma altrettanto vero è che nessuna misura venne presa per far cessare il terrore (8). Quest’ondata di arresti e di vendette contro il POUM fece una pessima impressione all’estero tra gli elementi d’opinione liberale, e in tutto il mondo i partiti operai insieme a quelli di sinistra non comunisti condannarono l’operato dei comunisti. Due diverse delegazioni internazionali di sinistra furono inviate in Spagna per condurre un’inchiesta sull’attività del POUM, e per vedere se realmente questo partito fosse colpevole di tradimento. Ambedue le delegazioni conclusero che il POUM e i suoi leaders erano innocenti e che la polizia li aveva arrestati abusivamente senza l’autorizzazione del governo (9). Di fronte alla reazione sfavorevole suscitata in Spagna e all’estero, il processo contro il Comitato Centrale del POUM fu fatto rimandare dai comunisti al mese di ottobre, quando le proteste si sarebbero calmate. Visto che i leaders erano in prigione e non potevano nuocere, non c’era immediata necessità di processarli. Nel frattempo i comunisti prepararono il loro atto d’accusa contro il POUM, accompagnandolo con un’accurata campagna di propaganda come avevano già fatto in Russia per giustificare lo stesso genere di epurazioni. L’obiettivo principale dei comunisti era quello di seguire in Spagna la stessa linea adottata in Russia”” (pag 219-220) [(8) In un’intervista con Prieto, apparsa su ‘La Flèche’ il 18 agosto 1937, il ministro esponeva il suo punto di vista dicendo: “”Ciò che è grave è che l’arresto dei leaders del POUM non era stato deciso dal governo, e che la polizia aveva proceduto a questi arresti di propria iniziativa. I responsabili – continuava non sono i capi della polizia ma i loro collaboratori che si sono lasciati prendere la mano dai comunisti nell’esercizio delle loro normali mansioni…”” (citato in Paul Lapeyre, ‘Révolution et contre-révolution en Espagne’, Paris, Spartacus Cahiers Mensuels, Nouvelle Série, n. 9, febbraio 1938, p. 28); (9) Per le conclusioni della seconda delegazione capeggiata da James Maxton, deputato del Partito Laburista Indipendente inglese, vedi Lazarillo de Tormes, ‘España cuna de la libertad’, pp. 182-185]”,”MSPG-004-FGB” “CATTELL David T.”,”La diplomazia sovietica e la guerra civile spagnola.”,”Gli incidenti della “”Deutschland”” e del “”Leipzig”” avvenuti su istigazione del governo sovietico allo scopo di rompere il Patto di non-intervento. ‘Sebbene la Gran Bretagna fosse indignata dagli eccessi tedeschi, la sua preoccupazione maggiore rimase, però, il ritiro della Germania e dell’Italia dal sistema di controllo navale, e la possibilità che le due potenze abbandonassero per sempre il Comitato di non-intervento. Il Comitato era diventato lo strumento principale della politica estera inglese, e il governo di Londra lo riteneva l’unico elemento di garanzia contro un conflitto generale. Di conseguenza, il suo primo interesse non quello di censurare la Germania, ma di trovare il modo di riportarla nel Comitato. Il pensiero che l’incidente della ‘Deutschland’ (l’attacco aereo condotto dai repubblicani contro la corazzata tedesca ‘Deutschland’ il 29 maggio 1937, ndr) avesse potuto avvenire dietro istigazione del governo sovietico allo scopo di rompere il Patto di non-intervento, dovette evidentemente attraversare la mente dei leader inglesi. L’ambasciatore americano a Londra riferì in data 1 giugno al segretario di stato: “”…Feci notare a Eden che, in parecchie occasioni, per disgraziata coincidenza, ogni qual volta le cose sembravano andar meglio, sopraggiungeva qualche incidente imprevisto a guastare la situazione e ad aumentare i rischi e i pericoli (…) (3)””. La grande influenza che i comunisti esercitavano in quel periodo sul governo democratico spagnolo, e in particolare sulle forze aeree spagnole, giustifica questa supposizione (4) (…). Mentre i colloqui tra le quattro potenze erano in via di sviluppo l’URSS protestò perché il suo governo e gli altri non erano stati chiamati a partecipare ai negoziati (5) (…). L’Unione Sovietica era solita guardare con sospetto qualsiasi trattativa in corso tra le quattro potenze per paura che esse potessero arrivare ad un patto, diretto contro di lei (…)’ (pag 110-111) [(3) Foreign Relation of the United States, 1937, I, 318 (…); (4) Cattell, op.cit., cc. X, XV; (…)]”,”MSPG-005-FGB” “CATTINI Giovanni C.”,”Nel nome di Garibaldi. I rivoluzionari catalani, i nipoti del Generale e la polizia di Mussolini (1923-1926).”,”Giovanni C. Cattini insegna storia contemporanea presso l’Universitat de Barcelona e si occupa in particolare della storia degl iintellettuali e dell’identità culturale in Catalogna. Ha collaborato al ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani’. L’alleanza internazionale di repubblicani, socialisti, anarchici, ex arditi, ex fiumani che ne fu alla base (della lotta per l’indipendenza della Catalogna e contro la dittatura di Primo de Rivera) e la condotta equivoca dei nipoti di Garibaldi…”,”SPAx-152″ “CATTINI Giovanni C.”,”Prat de la Riba i la historiografia catalana. Intel-lectuals i crisi politica a la fi del siglo XIX.”,”Giovanni C. Cattini è professore al Dipartimento di Storia contemporaneo dell’Università di Barcellona. È autore di ‘Historiografia i catalanisme. Josep Coroleu i Inglada (1839-1895), Editorial Afers (2007). Enric Prat de la Riba i Sarrà (1870-1917) è stato un avvocato, giornalista, saggista e politico spagnolo, noto per il suo ruolo cruciale nella rinascita del sentimento nazionale catalano nel XIX secolo. Nato a Castellterçol, Barcellona, Prat de la Riba è stato il primo presidente della Mancomunitat de Catalunya dal 1914 fino alla sua morte nel 1917. Durante la sua carriera, ha partecipato alla redazione delle Bases de Manresa, un documento fondamentale per la costituzione regionale catalana¹. È stato anche un fervente sostenitore dell’autonomia catalana, dedicando molte delle sue opere teoriche a questo tema, tra cui il famoso saggio “”La nacionalitat catalana”” pubblicato nel 1906².”,”SPAx-042-FSD” “CATTO Michela”,”La Compagnia divisa. Il dissenso nell’ordine gesuitico tra ‘500 e ‘600.”,”Michela Catto, dottore di ricerca in discipline storiche della Scuola Normale di Pisa.”,”RELC-017-FMB” “CATTON Bruce”,”The Coming Fury. The Centennial History of the Civil War. Volume One.”,”Primo di una serie di tre volumi sulla guerra civile americana pubblicati in occasione del centenario, tra il 1961 e il 165. The Coming Fury copre il periodo dall’aprile 1860 al luglio 1861. Manca il nome di Ulisse Grant (v. volumi seguenti) Il comandante finale dell’Esercito dell’Unione durante la guerra civile americana fu Ulysses S. Grant1. Era già famoso per le sue vittorie nel West quando fu promosso Tenente generale e comandante generale dell’Esercito dell’Unione nel marzo 1864. La sua leadership e strategia furono cruciali per la vittoria dell’Unione contro gli Stati Confederati d’America. La guerra civile americana, combattuta dal 12 aprile 1861 al 23 giugno 1865, vide l’opposizione delle armate sudiste guidate dal generale Robert E. Lee, ma alla fine dovettero cedere alla supremazia dell’esercito nordista al comando di Grant2. (copil)”,”USAQ-002-FSD” “CATULLO, a cura di Mario BONARIA”,”I carmi.”,”””Ma fra lirici ellenistici e lirici neoterici c’è una differenza fondamentale, che fu ben notata dal Funaioli: il cantar d’ amore, che negli scrittori ellenistici è segno di mano stanca, di senilità, nei poeti romani è laboriosità e conato giovanile, è ricerca affannosa dei mezzi di espressioni per concretare sentimenti che fremevano e non aveva ancora saputo trovare la via per sbocciare all’ aperto.”” (pag 3)”,”VARx-148″ “CATULLO PROPERZIO TIBULLO Albio, CORPUS TIBULLIANUM, a cura di Paolo FEDELI”,”Poesia d’amore latina.”,”Non esistono dubbi sull’origine veronese di Catullo, perchè ne resta traccia sicura non solo nelle testimonianze di Ovidio, di Plinio il Vecchio, di Marziale, di san Gerolamo, ma addirittura in un accenno dello stesso Catullo a Verona quale sua patria. La biografia di Properzio si desume esclusivamente dalla sua opera. La nascita viene fissata intorno al 50 a.C.: ma si tratta di data del tutto ipotetica, calcolata sulla base della pubblicazione giovanile del I libro di elegie nel 28 a.C. e della lista ovidiana dei poeti elegiaci, in cui Properzio viene dopo Tibullo. Nel 28 Properzio pubblica il primo libro di elegie (Monobiblos), in epoca in cui il panorama politico è ormai sotto il saldo controllo di Ottaviano. Le scarse notizie sulla biografia di Tibullo provengono, oltrechè dalle sue elegie e da carmi a lui dedicati da poeti contemporanei (Orazio, Domizio Marso, Ovidio), da una vita Tibulli di possibile origine svetoniana che compare in alcuni manoscritti. In essa si legge che “”Albio Tibullo, cavaliere romano di Gabi, bello d’aspetto e distinto nel portamento, fu amico soprattutto dell’oratore Messalla Corvino e suo compagno d’armi nella guerra aquitanica. A parere di molti occupa il primo posto fra gli scrittori di elegie. Anche le sue epistole d’amore, sia pure brevi, sono senza dubbio finissime. Morì giovane, come rivela l’epigramma scritto sopra””.”,”STAx-101-FL” “CAUDWELL Christopher”,”La fine di una cultura.”,”Christopher CAUDWELL (pseudonimo di Christopher ST. JOHN SPRIGG) nacque a Putney nel 1907, e morì sul fiume Jarama nel 1937 combattendo nella guerra civile di Spagna. Della sua vasta produzione ricordiamo il romanzo ‘This My Hand’ e due saggi ‘Illusion and Reality’ e ‘The Crisis in Physics’.”,”TEOP-059″ “CAULLERY Maurice”,”Le tappe della biologia.”,”CAULLERY Maurice professore onorario alla Sorbona”,”SCIx-345″ “CAUSA Clara, a cura”,”La resistenza sestrese. Fatti e avvenimenti raccontati da coloro che ne furono i veri protagonisti.”,”Cita libro di G. OTTONELLI, La storia di Sestri Ponente, Valenti, 1975 Clara CAUSA è la figlia del partigiano Emanuele Causa ucciso a Portofino il 2 dicembre 1944″,”ITAR-156″ “CAUSERET Charles”,”Beranger.”,”Pierre Jean BERANGER (1780-1857) fu un poeta francese autore di versi di satira politica rivoluzionaria su canzoni in voga.”,”FRAD-034″ “CAUSI Marco”,”La Grande Crisi e il New Deal. Gli Stati Uniti d’ America tra le due guerre.”,”Il libro illustrato riporta un’ ottima documentazione fotografica sulla situazione sociale americana degli anni Trenta a seguito della crisi del 1929, le condizioni di vita e lavoro, il movimento operaio e sindacale, la disoccupazione, la città e la campagna, la povertà, la politica economica del New Deal ecc.”,”USAS-091″ “CAUTE David”,”Le sinistre in Europa dal 1789 ai nostri giorni.”,”Nato nel 1936, CAUTE è oggi (1966) docente all’ All Souls College di Oxford. E’ autore di un libro sul ‘Communism and the French Intellectuals, 1914-1960′, di due romanzi e di un’opera teatrale.”,”SOCx-069 MEOx-011″ “CAUTE David”,”Le Communisme et les intellectuels francais, 1914-1966.”,”CAUTE è un giovane scrittore e storico inglese (1967). Nato nel 1936 ha compiuto gli studi per diventare Fellow di All Souls’ College dal 1959 al 1965. Ha scritto ‘Communism and the French intellectuals’ (1964) ‘La Gauche en Europe depuis 1789′ (1966). PCF, stalinismo e intellettuali. “”Il partito francese non disponeva evidentemente di alcun apparato di Stato, di alcun mezzo per ritirare a Sartre la sua carta di razionamento o per cacciarlo dalla letteratura francese attendendo il magnanimo intervento di rue de Châteaudun; non poteva contare che sulle esortazioni degli staliniani i più feroci. Mentre Elsa Triolet faceva appello a un’ arte veramente nuova, espressa in linguaggio chiaro, accessibile alla folla, Garaudy forniva la definizione di buon libro: era “”una forza, un utensile, un’ arma per far passare i sogni di oggi nella realtà di domani””. Da parte sua, André Stil precisava che occorreva finirla con la concezione idealista di un’ ispirazione artistica fragile e misteriosa. La vita era una massa di contraddizioni e di difficoltà; il compito di scrittore comunista consisteva dunque nell’ aprire un cammino attraverso queste difficoltà, e questo in termini politici immediati. Con lo stesso spirito, Aragon dichiarava: “”La parola d’ ordine scientifica degli scrittore deve essere l’ Ecrivez la verité! staliniana””. Eluard non era di meno; nel momento più alto del periodo zdanovista, aveva gridato, dopo Edgar Morin: “”Senza il partito, non avrei che da girare il rubinetto del gas””. (…)””. (pag 398)”,”PCFx-038″ “CAUTE David”,”The Fellow-Travellers. A Postscript to the Enlightenment. The twentieth century intellectual-artist, writer, educator, scientist – and his affections for and disaffections with Communism.”,”FELLOW-TRAVELLERS Intellettuali compagni viaggiatori, pellegrini politici. “”In settembre, la Commissione Dewey decise che i processi dell’ agosto 1936 (Zinoviev) e del gennaio 1937 (Radek) erano stati “”montati””. Nessuna difesa dei processi fu più sfruttata dai comunisti di quella dello scrittore Feuchtwanger. Egli in seguito ricordò come, osservandolo dalla Francia, il processo Zinoviev sembrò a lui ridicolo, ma come mise piede nella stanza della corte dove Radek era alla sbarra “”ogni mio dubbio si sciolse naturalmente come il sale nell’ acqua. Se quello era menzogna o precostituito, allora non sapevo cosa fosse la verità””. (pag 121)”,”TEOC-362″ “CAVAGLION Albero”,”La resistenza spiegata a mia figlia.”,”Alberto Caviglion lavora presso l’Istituto piemontese della resistenza e della società contemporanea. Tra le sue pubblicazioni: Per via invisibile, Italo Svevo, La filosofia del pressappoco, Ebrei senza saperlo.”,”ITAR-018-FL” “CAVAGLION Alberto”,”Otto Weininger in Italia.”,”Alberto Cavaglion è nato a Cuneo nel 1956. Si è laureato in Lettere a Torino. Svolge attività di ricerca presso la Fondazione Einaudi di Torino. ‘Vita e pensiero di Otto Weininger Otto Weininger nacque il 3 aprile 1880 a Vienna, in una famiglia ebrea. Studiò filosofia e psicologia all’Università di Vienna, dove conseguì il dottorato nel 1902 con una tesi sulla bisessualità 2. Poco dopo, si convertì al protestantesimo 2. Weininger è noto principalmente per il suo libro “”Sesso e carattere”” (1903), in cui esplora le relazioni sessuali e le differenze tra i sessi. Nel libro, Weininger sostiene che tutti gli esseri umani sono composti da una miscela di elementi maschili e femminili. Secondo lui, il “”maschile”” è attivo, produttivo, cosciente, morale e logico, mentre il “”femminile”” è passivo, improduttivo, inconscio, amorale e illogico 2. Le sue idee erano estremamente controverse e includevano elementi di misoginia e antisemitismo. Weininger credeva che gli ebrei e le donne fossero inferiori e privi di dignità reale 2. Nonostante le sue opinioni problematiche, il suo lavoro influenzò pensatori come Ludwig Wittgenstein e August Strindberg 2. Weininger soffriva di depressione e, il 4 ottobre 1903, si suicidò a Vienna 2. La sua opera “”Sesso e carattere”” divenne popolare dopo la sua morte e continuò a essere discussa e criticata per molti anni 2. (f. copil.)”,”TEOS-016-FMB” “CAVAGNARO Roberto NOVELLI Silverio PALOSCIA Annibale PELLEGRINI Edgardo TURI Gianandrea, a cura; brani di Luigi SALVATORELLI e Giovanni MIRA, Giorgio CANDELORO, Pietro NENNI, Vittorio POZZO, Aristide CAMPANILE, Alessandro BIASETTI, Filippo Tommaso MARINETTI, Guido PALLOTTA, Annibale PALOSCIA; Umberto MASSOLA, Denis MACK-SMITH, Mario BERNARDO, Ada GOBETTI, Benito MUSSOLINI, Pietro BADOGLIO, Umberto TERRACINI, Francesco FLORA Giaime PINTOR, Concetto MARCHESI, Annibale PALOSCIA”,”Regime: L’Italia fascistizzata 1927-1934; II. Il crollo del regime e l’otto settembre 1943.”,”Intervista: ‘Umberto Terracini: ‘Io, comunista eretico, espulso dal partito’. “”Ma tu non concordavi con la linea dei compagni Soccimarro, Secchia, Li Causi, Roveda ed altri, anche per altre questioni””: “”Innanzi tutto avevo condannato, all’immediata vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, il Patto di mutua assistenza fra Germania e Unione Sovietica. In secondo luogo, avevo dato un’interpretazione estensiva al manifesto-appello lanciato dal partito subito dopo l’aggressione nazista all’Urss per un’alleanza di tutte le forze antifasciste. Secondo i dirigenti al confino, tale direttiva doveva valere solo nei confronti di quei partiti che potessero muoversi nell’ambito del fronte popolare. Secondo me, l’appello era invece rivolto a tutte le forze e a tutti i partiti che fossero disposti a combattere il fascismo, non esclusi, quindi, i liberali, i conservatori e i monarchici””. “”La «svolta» che Togliatti avrebbe poi imposto a Salerno. Ma come andò a finire con la tua espulsione? Come fosti riammesso nel partito?””: “”Nell’impossibilità di poter mantenere contatti direttamente con Togliatti e con gli altri dirigenti che non avevano condiviso la mia attività in carcere e al confino, dovetti aspettare la fine della guerra e, con essa il ricongiungimento dell’Italia del Nord, ove avevo continuato a combattere nell’Ossola, con il Centro-sud. E fu proprio Togliatti, in base alla mancata ratifica superiore della proposta di espulsione, a non considerarla valida. Fu per Togliatti una battaglia piuttosto dura. La mia vita di uomo e di militante è dovuta a Togliatti, alla sua serenità di giudizio, alla sua obiettività. Per salvaguardare l’unità del partito, mi chiese di non riaprire più il caso con i compagni che l’avevano provocato; e altrettanto fece con quei compagni nei miei confrnti. La mia designazione a importanti incarichi di partito e alla stessa presidenza dell’Assemblea costituente mi riscattarono completamente del passato”””,”ITAF-398″ “CAVALCANTI Guido, a cura di Marcello CICCUTO”,”Rime.”,” ‘Guido Cavalcanti, nato intorno al 1258 a Firenze, è stato un poeta e filosofo italiano del Duecento. Appartenente alla corrente poetica del dolce stil novo, fu un esponente di spicco tra i poeti fiorentini dell’epoca. Partecipò attivamente alla vita politica della Firenze del XIII secolo, schierandosi con i guelfi bianchi. Ecco alcuni punti salienti della sua vita: Origini Familiari: Guido proveniva da una nobile famiglia guelfa di parte bianca, con una posizione sociale e politica rilevante a Firenze. Suo padre, Cavalcante dei Cavalcanti, fu esiliato nel 1260 dopo la sconfitta di Montaperti, ma successivamente la famiglia riacquistò prestigio. Matrimonio e Famiglia: Nel 1267, Guido fu promesso in sposa a Beatrice, figlia di Farinata degli Uberti, capo della fazione ghibellina. Da Beatrice, ebbe due figli: Tancia e Andrea. Coinvolgimento Politico: Guido partecipò alla pace tra guelfi e ghibellini nel 1280 e sedette nel Consiglio generale al Comune di Firenze. Si dice che intraprese un misterioso pellegrinaggio a Santiago di Compostela, nonostante la sua fama di ateo e miscredente. Esilio e Morte: Nel 1300, Dante Alighieri, priore di Firenze, esiliò Guido insieme ai capi delle fazioni bianca e nera. Guido si recò a Sarzana e compose la celebre ballata Perch’i’ no spero di tornar giammai. Tuttavia, la lontananza di cui parlava potrebbe essere stata più immaginaria che letterale. Il 29 agosto 1300, poco dopo essere tornato a Firenze, Guido morì, probabilmente a causa della malaria contratta durante l’esilio. Amicizia con Dante: Guido è ricordato non solo per i suoi componimenti, ma anche per essere stato citato da Dante come ‘primo de li miei amici’ nella Vita Nova, l’opera che segna l’inizio del loro legame di amicizia 123. (f. copil.) La nascita di Guido avviene intorno al 1250. La prima data da registrare con sicurezza è quella del suo fidanzamento con Bice, figlia di Farinata degli Uberti nel 1267. Guido aveva una personale acerrima inimicizia verso Corso Donati, capo di parte nera. Secondo il cronista Dino Compagni ci fu un agguato ordito dallo stesso Corso mentre Guido era in viaggio verso Santiago di Compostella, in Galizia e ci fu una successiva vendetta del Cavalcanti in cui egli fu ferito ad una mano. Cavalcanti aveva rapporti con alcuni tra i più noti rimatori del suo tempo e strinse amicizia con Dante Alighieri, che riconosce in lui il suo “”primo amico”” e il maestro della poesia amorosa (anche se l’evoluzione di Dante verso un più ampio sperimentalismo e verso sfere di pensiero inconciliabili con quelle cavalcantiane porteranno a una brusca interruzione dei rapporti). Il grave deterioramento della situazione politica a Firenze costringe i Priori del Comune (tra cui Dante Alighieri) ad allontanare i rappresentanti più faziosi e turbolenti all’interno dei gruppi politici; lo stesso Guido incorre nel provvedimento e viene esiliato a Sarzana, allora malsana zona di confino, in data 24 giugno 1300. Richiamato poco tempo dopo proprio a causa del clima insopportabile, muore, probabilmente di febbri malariche, il 27 (o 28 agosto) dello stesso anno, come risulta dal registro dei necrologi di Santa Reparata (oggi Santa Maria del Fiore). (fonte Guido Cavalcanti, Rime, a cura di Marcello Ciccuto, Rizzoli, 1989, pagina 29-30, ‘La vita’)”,”VARx-060-FSD” “CAVALIERI Renzo FRANCESCHINI Ivan a cura; saggi di Guido SAMARANI Marina MIRANDA Emma LUPANO Gianluigi NEGRO Silvia POZZI Luigi TOMBA Valeria ZANIER Flora SAPIO Simona GRANO Renzo CAVALIERI Ivan FRANCESCHINI”,”Germogli di società civile in Cina.”,”Renzo Cavalieri è professore di diritto dell’Asia Orientale nell’Università di Venezia Ca’ Foscari e avvocato in Milano. Ivan Franceschini è dottorando di ricerca in lingue orientali presso l’Università di Venezia. Dal 2006 vive e lavora in Cina dove si occupa di problematiche legate al mondo del lavoro. Ha pubblicato per Cafoscarina ‘Cronache dalle fornaci cinesi. E’ uno dei fondatori del blog: http://www.cineresie.info Contiene i saggi: – ‘Governare da lontano? Flessibilità e controllo nelle comunità operaie di Shenyang’ di Luigi Tomba – Tra sindacato ufficiale e organizzazioni della società civile: nuove strategie di tutela dei diritti dei lavoratori nella Cina popolare, di Ivan Franceschini Ristrutturazione industriale e sociale “”Shenyang e il Nordest del paese erano il centro di quell’industria pesante su cui per tre decenni si è basato il modello di sviluppo cinese. Uno dei distretti urbani di Shenyang, Tiexi, separato dal resto della città dai binari della ferrovia, è l’area principale in cui è stata condotta la ricerca. Qui avevano sede molti dei 156 grandi impianti industriali costruiti negli anni Cinquanta con i finanziamenti sovietici. Ancora oggi, quando si chiede agli abitanti di Shenyang quale sia il fondamento della cultura cittadina, la risposta più comune è “”la sua cultura industriale””. Nella Shenyang di oggi è tuttavia rimasto ben poco di quella cultura industriale”” (pag 120-121); “”Questo potente discorso sulla qualità pone la sofferente classe operaia di Shenyang in una posizione specifica nella scala di civilizzazione della società cinese. Da un lato, grazie ai suoi privilegi tradizionali, questa classe operaia rimane ben al di sopra degli immigrati delle campagne, percepiti dai lavoratori locali come coloro che si appropriano delle loro opportunità di lavoro e dalle autorità locali come degli attaccabrighe per la loro bassa “”qualità””. Dall’altro, la qualità dei lavoratori è relativamente inferiore rispetto a quella dei nuovi gruppi sociali che popolano Tiexi, dove ampie porzioni di quello che era terreno industriale ora stanno diventando proprietà immobiliare della classi medie. Un direttore di comunità ha espresso con parole crude un sentimento molto comune: “”Questo vicinato è davvero in rovina e la qualità delle persone è bassa. Io vivo in una zona commerciale e lì la situazione è migliore. Penso che la qualità delle persone dipenda dalla loro situazione economica. Se sei povero, sei di scarsa qualità””””. (pag 134-135) (dal capitolo ‘Governare da lontano? Flessibilità e controllo nelle comunità operaie di Shenyang’ di Luigi Tomba)”,”MCIx-053″ “CAVALLARI Alberto, testimonianza, FONTAINE André, articolo, dibattito di Gianni GRANZOTTO Domenico BARTOLI Raniero LA-VALLE Augusto LIVI Italo PIETRA Giuseppe TAMBURRANO Giorgio VECCHIETTI Ambrogio DONINI Luca PIETROMARCHI Ignazio SILONE Giovanni SPADOLINI Vittorio VERONESE”,”Dove va l’ URSS? Dibattito, testimonianze.”,”Testimonianza di Alberto CAVALLARI, articolo di André FONTAINE, dibattito di Gianni GRANZOTTO Domenico BARTOLI Raniero LA-VALLE Augusto LIVI Italo PIETRA Giuseppe TAMBURRANO Giorgio VECCHIETTI Ambrogio DONINI Luca PIETROMARCHI Ignazio SILONE Giovanni SPADOLINI Vittorio VERONESE”,”RUST-074″ “CAVALLARI Alberto, testimonianza, FONTAINE André, articolo, dibattito di Gianni GRANZOTTO Domenico BARTOLI Raniero LA-VALLE Augusto LIVI Italo PIETRA Giuseppe TAMBURRANO Giorgio VECCHIETTI Ambrogio DONINI Luca PIETROMARCHI Ignazio SILONE Giovanni SPADOLINI Vittorio VERONESE”,”Dove va l’ URSS? Dibattito, testimonianze.”,”Testimonianza di Alberto CAVALLARI, articolo di André FONTAINE, dibattito di Gianni GRANZOTTO Domenico BARTOLI Raniero LA-VALLE Augusto LIVI Italo PIETRA Giuseppe TAMBURRANO Giorgio VECCHIETTI Ambrogio DONINI Luca PIETROMARCHI Ignazio SILONE Giovanni SPADOLINI Vittorio VERONESE”,”RUSU-141″ “CAVALLARI Giovanna”,”Sorel critico del marxismo.”,”Si trova nello stesso volume dell’ Estratto: BADALONI Nicola, Labriola politico e filosofo. Segue: Dieci lettere inedite di Antonio Labriola ad Alessandro D’Ancona. ESTRATTO DA ‘CRITICA MARXISTA’. ROMA. ANNO 9 N° 2 MARZO-APRILE 1971″,”TEOC-626″ “CAVALLARI Alberto”,”La Russia contro Kruscev.”,”Alberto Cavallari era a Mosca nei giorni della caduta di Krusciov.”,”RUSU-256″ “CAVALLARI Giovanna”,”Classe dirigente e minoranze rivoluzionarie. Il protomarxismo italiano: Arturo Labriola, Enrico Leone, Ernesto Cesare Longobardi.”,”Paragrafo 16 (capitolo I). Darwin ed Engels ispiratori del neomarxismo di Enrico Leone Paragrafo 10 (capitolo III). Marx, Mazzini, Lenin: La ‘Conferma del marxismo’ (1921)”,”TEOP-490″ “CAVALLARI Alberto”,”Vicino & lontano.”,”Contiene ritaglio di giornale, recensione al libro di Cavallari di Domenico Bartoli Alberto Cavallari è nato nel 1927. Giornalista dal 1945, ha riunito le sue famose inchieste in vari volumi. Fino al 1981 è stato corrispondente del ‘Corriere della Sera’ a Parigi, dove ha insegnato all’Università di Parigi II. E’ stato anche direttore del ‘Corriere della Sera’. Questo libro raccoglie le rubriche che l’autore ha scritto ogni mercoledì sul “”Corriere della Sera”” dall’inizio del 1979 alla metà del 1981. [‘Il «boat-people» planetario. La vicenda dei vietnamiti erranti sui loro battelli, rigettati in mare dalla Malaysia, dalla Thailandia, dall’Indonesia, ha sollevato la solita ventata di astratti furori. Prima si è fatto il processo ai governi che hanno deciso l’espulsione. Poi questi governi sono stati assolti perché poveri, in via di sviluppo, quindi scarsamente colpevoli: avendo agito in stato di necessità. Così si è aperto un nuovo processo ai paesi ricchi che lasciano andare alla deriva i poveri vietnamiti, tra un’isola e l’altra nel sud-est asiatico. Infine, è nato il processo all’ONU, responsabile di non aver fatto nulla in quattro anni per risolvere lo scandalo internazionale di migliaia di esseri umani abbandonati da tutti e respinti da tutti. Certamente in questa storia tutti hanno torto: cominciando dal Vietnam, paese che espelle; passando per la Cina, paese che dichiara guerra al Vietnam, ma non muove un dito per aiutare i vietnamiti espulsi; e terminando coi governi occidentali che, dal ’75, non hanno dato ordine a una loro nave di rimorchiare in zone più ricche questi battelli fantasma. Bisogna poi rammentare che gli inglesi sono tra gli occidentali che hanno ancora più torto, avendo impedito ai battelli di ormeggiare a Hong Kong per i minimi rifornimenti. Ha perfettamente ragione Bernard Chapuis quando dice che c’è uno scandalo nello scandalo; ed è quello di constatare che dieci anni fa milioni di persone manifestavano per il Vietnam; mentre non s’è trovato più nessuno quando si trattava di manifestare per i vietnamiti. Si deve poi aggiungere che i vietnamiti non sono soli al mondo: visto che, mentre la Malaysia gettava a mare migliaia di profughi, paesi occidentali come la Francia varavano severe leggi contro l’immigrazione straniera, col prevedibile effetto che decine di migliaia di algerini, tunisini, malesi, thailandesi, indonesiani, presto verranno cacciati via dall’Europa perché la crisi energetica fa diminuire le dimensioni della torta da spartire. Certamente si tratta di un fenomeno meno drammatico, ognuno partirà con un foglio di via, col viaggio pagato, magari con una piccola liquidazione nella valigia di fibra. Ma sul piano della difesa della propria torta si constata una tendenza universalmente diffusa. I paesi poveri non vogliono spartire la tazza di riso. I paesi ricchi non vogliono spartire il timballo di riso e tartufi. Comunque: sono finiti i tempi delle «terre d’asilo». L’epoca aperta dalla convenzione francese del 1793 s’è chiusa. Grazie al progresso e alla democrazia possiamo dimenticare che persino la monarchia di luglio spalancò le porte a decine di migliaia di profughi; e che nel 1838 distribuì addirittura seimilacinquecento pensioni a rifugiati polacchi, spagnoli e italiani. Ma lasciamo stare il problema della solidarietà internazionale e gli astratti furori che solleva. In tutta la vicenda, sono soprattutto stato colpito dalla dichiarazione ufficiale del governo malese che annuncia di voler accompagnare l’espulsione dei vietnamiti con una legge per poter disporre della «legittimità di sparare a vista» sui battelli dei rifugiati. Infatti, qui si passa dalla degradazione della solidarietà internazionale alla degradazione totale del diritto internazionale’ [20 giugno 1979]] (pag 90-91)”,”EDIx-200″ “CAVALLARI Giovanna”,”A proposito di uno studio su Arturo Labriola.”,”””Il sindacalismo – aggiunge Gramsci – è un debole tentativo dei contadini meridionali, attraverso i loro intellettuali più avanzati (Labriola, Leone, Longobardi, Orano), di guidare il proletariato. Il carattere “”meridionalista”” del sindacalismo viene ritrovato proprio nei tempi che aprono la strada alle sue involuzioni nazionaliste: l’emigrazione e il libero scambio”” (pag 179)”,”MITS-005-FGB” “CAVALLARI Giovanna”,”A proposito di uno studio su Arturo Labriola.”,”””Il sindacalismo – aggiunge Gramsci – è un debole tentativo dei contadini meridionali, attraverso i loro intellettuali più avanzati (Labriola, Leone, Longobardi, Orano), di guidare il proletariato. Il carattere “”meridionalista”” del sindacalismo viene ritrovato proprio nei tempi che aprono la strada alle sue involuzioni nazionaliste: l’emigrazione e il libero scambio”” (pag 179)”,”MITS-005-FGB” “CAVALLARI Giovanna a cura; saggi di Alessandro PANDOLFI Gustavo GOZZI Franco LIVORSI Maurizio RICCIARDI Maria Antonietta FALCHI-PELLEGRINI Francesco BERTI Raffaella GHERARDI Maria Pia PATERNÒ Michela NACCI Gian Mario BRAVO Corrado MALANDRINO Sabino CASSESE”,”Comunità, individuo e globalizzazione. Idee politiche e mutamenti dello Stato contemporaneo.”,”Givanna Cavallari è ordinario di Storia delle dottrine politiche presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’. Ha pubblicato tra l’altro l’edizione critica degli ‘Scritti politici e filosofici’ di Georges Sorel (1975) e ‘Georges Sorel. Archeologia di un rivoluzionario’ (1994). “”L’idea del carattere collettivo più che “”singolare”” dello stesso pensiero pensante, e della connessa volontà volente, era stata di Hegel prima, e forse più ancora, che di Marx”” (pag 102) (F. Livorsi, ‘L’idea della comunità senza classi e senza stato’) Marx 1873: «Il fine auspicato dal capitale inglese non è più il salario continentale ma il salario cinese»”” “”D’altra parte, è noto che il Marx del ‘Capitale’ – sociologo, economista e storico dell’economia – dedicò vigile attenzione ai problemi del “”mercato mondiale””, studiando il contrasto nascente fra le prospettive tecniche della produzione, avviate e rafforzate dal capitalismo, e le “”barriere sociali”” imposte dall’esistente formazione economica e sociale. Nel mercato mondiale, secondo Marx (1867), poteva anche essere “”indifferente”” il carattere di produzione delle merci, frutto di capitale industriale ovvero di apparati primitivi. Per Marx, la produzione e il commercio capitalistico, sempre a livello mondiale, avevano avuto come conseguenza immediata lo “”sfruttamento”” del lavoro salariato, in un primo tempo del lavoro nelle regioni sconvolte dalla rivoluzione industriale quindi sull’intero pianeta, «su popoli come quello cinese, indiano, arabo, ecc.». Aggiungeva Marx (‘Il Capitale’, Libro II, cap. I): la produzione capitalistica di merci, in un secondo tempo, «là dove essa ha affondato le sue radici, distrugge tutte le forme della produzione di merci fondate o sul lavoro personale del produttore o soltanto sulla vendita del prodotto eccedente come merce. All’inizio essa generalizza la produzione di merci e poi trasforma gradualmente tutta la produzione di merci in produzione capitalistica». Quindi nel 1873 (nella terza edizione del Libro I del ‘Capitale, cap. VII) riprendendo le parole di un deputato alla Camera dei Comuni, Marx fece un’osservazione pregnante e confermata dalla posteriore vicenda della crescita economica mondiale: «Oggi siamo un bel pezzo più avanti grazie alla concorrenza del mercato mondiale, sorta da allora [secolo XVIII]. Il membro del Parlamento Stapleton dichiara ai suoi elettori: “”Se la Cina diventa un grande paese industriale, non vedo come la popolazione operaia europea possa sostenere la lotta senza scendere al livello dei suoi concorrenti» (“”Times””, 3 settembre 1873)». Marx così concludeva: «Il fine auspicato dal capitale inglese non è più il salario continentale ma il salario cinese»”” [Gian Mario Bravo, La globalizzazione. Scelte politiche e democrazia’, (in) ‘Comunità, individuo e globalizzazione. Idee politiche e mutamenti dello Stato contemporaneo’, a cura di Giovanna Cavallari, Carocci, Roma, 2001]”,”TEOS-038-FMB” “CAVALLARO Maria Elena”,”La Spagna oltre l’ostacolo. La transizione alla democrazia: storia di un successo.”,”Maria Elena Cavallaro è ricercatrice presso l’ IMT Alti Studi Lucca e docente di Storia dell’integrazione europea presso la Luiss Guido Carli.”,”SPAx-017-FSD” “CAVALLERI Ottavio”,”Il movimento operaio e contadino nel bresciano, 1878-1903.”,”””Per la festa del 1° Maggio 1894 la Commissione Esecutiva della Camera (del Lavoro, ndr) rivolgeva un pacato appello agli operai perché si astenessero dal lavoro dei campi, delle officine, dei cantieri, degli uffici, delle botteghe, ecc. “”dappoiché in quel giorno deve essere ferma la macchina sociale””. La Commissione Esecutiva invitava inoltre i proprietari a lasciar liberi dal lavoro i propri dipendenti per la festa del primo maggio.”” (pag 177)”,”MITT-201″ “CAVALLI Luciano a cura; scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS Emile DURKHEIM Max WEBER Gaetano MOSCA Vilfredo PARETO Roberto MICHELS Sigmund FREUD William OGBURN Robert S. LYND Karl MANNHEIM Joseph A. SCHUMPETER Arnold J.TOYNBEE Talcott PARSONS C. WRIGHT MILLS Ralf DAHRENDORF”,”Ordine e mutamento sociale.”,”Antologia scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS Emile DURKHEIM Max WEBER Gaetano MOSCA Vilfredo PARETO Roberto MICHELS Sigmund FREUD William OGBURN Robert S. LYND Karl MANNHEIM Joseph A. SCHUMPETER Arnold J.TOYNBEE Talcott PARSONS C. WRIGHT MILLS Ralf DAHRENDORF”,”TEOS-077″ “CAVALLI Alessandro MARTINELLI Alberto a cura”,”Gli studenti americani dopo Berkeley.”,”Scritti di Greg CALVERT Robert GOTTLIEB Gerry TENNEY David GILBERT Carlo NEIMAN Jeff GORDON Jerry RUBIN Naomi JAFFE Bernardine DOHRN Staughton LYND Martin OPPENHEIMER Robert PARDUN Neil BUCKLEY Carl DAVIDSON Paul POTTER Hal BENENSON Hal JACOBS James PETRAS Mark RUDD Dave GILBERT Jack MINNIS Tom HAYDEN Norm FRUCHTER Robert KRAMER Mikes JAMES Bobby CIECIORKA Jack NEWFIELD Carl OGLESBY. “”Calvert e Neiman non soltanto non comprendono la natura dell’ imperialismo, ma distorcono completamente i fatti della vita americana. Come sottolinea l’ ultimo numero della rivista “”Fortune””, il saggio di profitto degli investimenti economici va diminuendo, non aumentando; le grandi aziende americane esportano sempre maggiori quantità di capitali all’ estero nel loro tentativo di massimizzare preoftti attraverso lo sfruttamento del lavoro a buon mercato. Una delle riviste più importanti degli ambienti economici capitalistici, “”Business Week””, scrive: “”A partire dagli anni ’40, e con ritmo sempre crescente negli anni più recenti,… le aziende americane, settore dopo settore, hanno constatato che i loro proventi sugli investimenti all’ estero erano spesso molto superiori ai proventi degli investimenti negli Stati Uniti.”” (pag 84, L’ imperialismo: fase suprema e finale del capitalismo, di Jeff Gordon)”,”GIOx-040″ “CAVALLI Luciano”,”Max Weber religione e società.”,”ANTE1-41 Luciano CAVALLI, laureato in lettere, è libero docente dal ’59. Della stessa materia è stato professore iincaricato all’Università di Genova e al Politecnico di Milano. Poi ha insegnato alla facoltà di scienze politiche C. Alfieri di Firenze. Ha sviluppato con altri una corrente di sociologia critica. Ha scritto tra l’altro ‘La città divisa’ e ‘La democrazia manipolata’. Ha studiato Weber, Marx e gli elitisti.”,”WEBx-021″ “CAVALLI Luciano”,”Introduzione alla ricerca sociologica.”,”Contiene la parte: ‘Ipostesi iniziali per una ricerca sui giovani operai’ (pag 107-135) e la parte: ‘Nuovi dati circa la disoccupazione “”registrata”” (pag 136-168) “”Si è potuto stabilire l’esistenza di una “”sindrome della secessione””, determinata dall’associazione tra la negazione del valore patria, il rifiuto delle leggi civili e morali sulla proprietà, la condanna dell’attuale gruppo dirigente ed altri atteggiamenti. Qui vorremmo solo soffermarci un istante sul fatto, già rilevato, che la “”sindrome della secessione”” non è, invece, strettamente associata con l’affiliazione ai partiti di sinistra: ci sono molte persone che hanno avversione per quei partiti, eppure negano la patria, negano l’onestà come comunemente intesa, e condannano l’attuale gruppo dirigente; anche se è vero che negli oppositori dichiarati dell’attuale governo e fautori di un rivolgimento politico la “”sindrome secessionistica”” è più forte. Questa è, anzi, la più notevole differenza rispetto alla prima stesura dello studio-pilota: allora, questa associazione, (tra gli atteggiamenti politici e gli atteggiamenti studiati), pur poco marcata, ci aveva impedito di cogliere appieno l’essenza del fenomeno osservato- come forse stiamo ora facendo”” (pag 133-134)”,”GIOx-090″ “CAVALLI SFORZA Francesco”,”Scienza e razzismo.”,”Il testo non è stato rivisto dall’autore “”Per chi voglia scoprire come mai sia stato l’uomo bianco a conquistare il pianeta e non siano stati i cinesi o piuttosto gli africani, vi consiglio di leggere “”Armi, acciaio e malattie””, un bellissimo libro di Jared Diamond che descrive la storia degli ultimi 30.000 anni”” (pag 7)”,”SCIx-416″ “CAVALLI Luciano”,”Carisma e tirannide nel secolo XX. Il caso Hitler.”,”Luciano Cavalli insegna Sociologia politica nella Facoltà di Scienze Politiche C. Alfieri di Firenze. Ha pubblicato nel 1981 ‘Il capo carismatico’.”,”GERN-007-FV” “CAVALLI Libero STRADA Carlo”,”Nel nome di Matteotti. Materiali per una storia delle Brigate Matteotti in Lombardia, 1943-45.”,”Libero Cavalli e Carlo Strada, seguendo il filo degli avvenimenti determinati o vissuti attivamente dai socialisti nella Resistenza lombarda, compiono una ricognizione che ci consente di conoscere meglio un fondamentale e drammatico momento della nostra storia recente. I due autor, che non sono storiografi nel senso convenzionale del termine, ripercorrono le tappe della lotta antifascista in Lombardia ponendo in evidenza il pensiero e l’azione di una componente politica-militare della Resistenza, senza trascurare le altre forze del Cln, con le quali i rapporti non furono sempre facili e sereni. (pag 7); Le Brigate Matteotti condividono naturalmente il modello di repubblica che il Psiup progetta e propone agli italiani con le risoluzioni dei propri organi. I partigiani non sono ciechi strumenti di azione militare. Al «credere, obbedire, combattere» dello stato gerarchico fascista essi conrappongono l’autodisciplina basata sulla partecipazione collegiale alla scelta degli obiettivi ed alle decisioni necessarie per raggiungerle. L’ampiezza del dibattito che appassionò le forze della Resistenza si ritrova leggendo ‘Il vento del Nord’ e ‘Nel nome di Matteotti’, i due volumi ora editi a cura dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio”” [dalla prefazione di Libero Biagi, Presidente dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio’ (25 aprile 1982)] “”Va ricordato inoltre che il Psiup era nato nell’agosto del 1943, dopo le esperienze del Fronte interno del 1934 e del Movimento di unità proletaria (Mup) del gennario 1943, quindi il movimento iniziale aveva visto il partito impegnato nella sua ricostruzione politica”” (pag 30)”,”ITAR-299″ “CAVALLI-SFORZA Luca e Francesco”,”Perché la scienza. L’avventura di un ricercatore.”,”Degli stessi autori nella collezione Oscar, ‘Chi siamo’,’La scienza della felicità’. Luca CAVALLI-SFORZA è professore emerito di genetica a Stanford, California. Ha iniziato prestissimo a interessarsi di evoluzione genetica delle popolazioni avvalendosi del contributo di altre discipline. E’ autori di molti libri. Francesco CAVALLI-SFORZA, laureato in filosofia, lavoro nella comunicazione come autore e regista cinetelevisivo. E’ il figlio di Luca.”,”SCIx-332″ “CAVALLI-SFORZA Luigi Luca MENOZZI Paolo PIAZZA Alberto”,”Storia e geografia dei geni umani.”,”Luigi Luca Cavalli-Sforza è professore di Genetica alla Standard University, in California. Di lui Adelphi ha pubblicato ‘Geni, popoli e lingue’ (1996). Paolo Menozzi è professore di Ecologia all’Università di Parma, Alberto Piazza di Genetica umana all’Università di Torino. Tentativi classici di distinguere «razze» umane (pag 28-33) Fallimento scientifico del concetto di razza nell’uomo (pag 33-35) Cicli di crescita demografica e di migrazione (pag 28) CAVALLI-SFORZA Luigi Luca MENOZZI Paolo PIAZZA Alberto, Storia e geografia dei geni umani. ADELPHI EDIZIONI. MILANO. 1997 pag XXII 791 8° prefazione all’edizione italiana, ringraziamenti, tabelle grafici cartine, aggiornamento per l’edizione italiana, bibliografia, indice argomenti, tavole e mappe genetiche a colori; traduzione di Rosaria Maria GRIFFO, Giuseppe MATULLO, Sabine RENDINE, Nazario CAPPELLO. Luigi Luca Cavalli-Sforza è professore di Genetica alla Standard University, in California. Di lui Adelphi ha pubblicato ‘Geni, popoli e lingue’ (1996). Paolo Menozzi è professore di Ecologia all’Università di Parma, Alberto Piazza di Genetica umana all’Università di Torino. [‘La migrazione di massa ha reso possibile in molti casi la formazione di nuovi gruppi che si sono separati dalla popolazione originaria e da essa hanno cominciato a divergere. Spesso ciò ha messo in contatto gruppi geneticamente molto diversi, che potevano mantenere la loro individualità genetica o anche scambiare immigranti in una o entrambe le direzioni. Si definisce ‘flusso genico’ la migrazione che avviene prevalentemente in una direzione (da un gruppo verso un altro)’ (pag 27); ‘All’inizio dell’Ottocento, furono suggeriti altri sistemi per distinguere le razze umane, e alcuni studiosi misero in discussione la completa interfertilità entro la nostra specie, mettendo in dubbio l’idea di una specie umana unica. La sintesi del problema che Charles Darwin (1809-1882) offrì nel libro ‘L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto al sesso’ (Darwin, 1871) è particolarmente chiarificatrice: egli enumerò le argomentazioni pro e contro un’interfertilità completa tra gli esseri umani (oggi non ci sono dubbi sull’assenza totale di limitazioni all’interinfertilità umana). Sfidando le testimonianze contrarie del suo tempo, Darwin concluse che la specie umana è probabilmente una sola, dal momento che «ogni razza confluisce gradualmente nell’altra»; inoltre «le razze umane non sono abbastanza distinte tra loro da abitare la stessa regione senza fondersi; e l’assenza di fusione offre la prova usuale e migliore della distinzione tra specie». Egli affermò poi che le differenze tra le razze, anche se vistose, sono perlopiù irrilevanti, mentre vi è una grande uniformità nelle caratteristiche veramente importanti, comprese quelle mentali: nonostante le differenze esteriori tra aborigeni americani, neri africani ed europei egli era «continuamente colpito … dai tanti piccoli aspetti del carattere che dimostrano quanto le loro menti siano simili alle nostre». Riguardo ai problemi di classificazione, Darwin citava dodici autori nessuno dei quali concordava sul numero di razze esistenti (da 2 a 63): questo disaccordo era una prova ulteriore del fatto che «è difficile scoprire caratteri distintivi chiari» tra le razze, poiché esse «confluiscono gradualmente l’una nell’altra»’ (pag 30-31)] Darwin concluse che la specie umana è probabilmente una sola”,”SCIx-484″ “CAVALLI-SFORZA Luca e Francesco”,”Chi siamo. Storia della diversità umana.”,”Luca Cavalli Sforza (Genova, 1922) medico e ricercatore, docente di genetica all’Università di Stanford, California, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche e diversi libri. Francesco Cavalli Sforza (Cambridge, 1950) ha studiato a Berkeley, Trento e Milano dove si è laureato in filosofia. Lavora come regista cinematografico e televisivo. Dei due autori Mondadori ha pubblicato pure: ‘La scienza della felicità’. Razza e razzismo. Capitolo IX. (pag 351) “”Vari elementi congiurano a rendere il razzismo una deviazione tutt’altro che inattesa. Il razzismo è solo una manifestazione particolare di una sindrome più vasta, la xenofobia: la paura o l’odio per gli stranieri e più in generale per chi è diverso. Quest’ultima accezione comprende anche la misoginia; per indicare le donne che odiano i maschi bisognerà coniare una parola che designi la fobia opposta alla misoginia, la misoandria; per non parlare poi della fobia per gli omosessuali, per i preti, i negri, gli ebrei e di altre ancora. Il gruppo sociale cui la persona appartiene gioca un ruolo molto importante nella vita dell’individuo, e sembra ragionevole pensare che vi sia una sostanziale pulsione a sentire e agire in modo da essere in accordo con il proprio gruppo, per ottenerne l’appoggio e per fornirlo, se necessario. Il fatto che sia ragionevole pensarlo non significa che questa pulsione esista, ed è difficile fornire prove solide della sua esistenza. Ma permettiamoci di fare l’ipotesi che vi sia realmente una pulsione, cioè una tendenza innata, a considerare il gruppo cui noi apparteniamo come una entità, che chiameremo Noi, definita in opposizione a coloro che al gruppo non appartengono, che sono gli altri, Loro. Se accettiamo questa ipotesi dobbiamo anche riconoscere che la definizione del Noi varia secondo le circostanze. Può essere che il Noi sia la famiglia; o magari la famiglia con l’esclusione di qualche membro che riteniamo non meriti il nostro appoggio e fiducia. (…) Molti di questi Noi possono essere in antitesi con altri Noi: la famiglia può non volere che noi frequentiamo certi amici o compagni, creando così conflitti che possono essere importanti nella vita di un individuo. (…) Questi diversi Noi che influenzano tanta parte della nostra vita sono di enorme importanza emotiva come fonte di gioie e di preoccupazioni, di senso di lealtà e di appartenenza (in certi casi possiamo parlare di identità, come per il patriottismo nelle sue varie forme, campanilismo incluso), di gelosie, rabbie, sensi di colpa. La loro importanza nella vita di ogni giorno fa pensare che vi sia una tendenza innata a fabbricare questi Noi, che sono una estensione del nostro Io e ci aiutano formando una cintura di protezione intorno a noi stessi. Questa tendenza può essere in alcuni più forte che in altri. Se alcuni di questi Noi acquistano un’importanza speciale, perché ci aiutano a rimpiazzare altri Noi (per esempio la famiglia) che, a torto o a ragione, non ci danno le soddisfazioni desiderate, possono generarsi situazioni di grave conflitto. Tuttavia, da sola questa spiegazione non basta per capire il razzismo. Vi sono altri elementi importanti che aiutano a determinarlo. Uno di essi è la forza del pregiudizio, che può raggiungere il livello di una nevrosi grave. Non sappiamo bene per quali motivi, ma spesso assistiamo a prese di posizione così decise e così stupide, a volte anche da parte di persone molto intelligenti, che talora sembra necessario catalogarle come nevrosi”” (pag 351-353)”,”SCIx-500″ “CAVALLI-SFORZA Luigi L.”,”Introduzione alla genetica umana.”,”Luigi Luca Cavalli-Sforza nato a Genova nel 1922 si laureò in medicina all’Università di Pavia. Fu in seguito assistente all’Istituto di genetica dell’Università di Cambridge e dirigente del reparto ricerche microbiologiche dell’Istituto Sieroterapico Milanese. Per molti anni si è occupato di batteri compiendo osservazioni sui meccanismi di incrocio batterico e sull’origine della resistenza agli antibiotici. Divenuto professore di genetica all’Università di Parma, cominciò ad occuparsi di genetica umana, dedicandosi in particolare allo studio dei fattori demografici e alla deriva genetica nell’evoluzione dell’uomo. In seguito divenne direttore dell’Istituto di genetica di Pavia e professore di genetica all’Università di Stanford in California e si occupa del comportamento e di evoluzione culturale. Le razze umane (pag 146) Razza e genetica (pag 148)”,”SCIx-501″ “CAVALLO Guglielmo FEDELI Paolo GIARDINA Andrea, direttori; volume a cura di Maurizio BETTINI Giulia PICCALUGA Gian Biagio CONTE Alessandro BARCHIESI Paolo FEDELI Domenico MUSTI Giuseppe CAMBIANO Alessandro PERUTELLI Mario CITRONI Paolo FEDELI Andrea GIARDINA Mario BRETONE Piergiorgio PARRONI”,”Roma antica. Volume 6. Dall’oralità alla scrittura. Generi letterari e saperi strumentali a Roma.”,”Contiene il saggio di Domenico MUSTI ‘Il pensiero storico romano’ (pag 177-240) all’interno di questo saggio c’è il paragrafo ‘L’idea di crisi in Livio, Sallustio, Tacito “”Livio teme che il grande corpo dell’impero, in forza della sua stessa grandezza, possa imboccare la via di un irreversibile declino: eppure, poiché i suoi timori per il futuro sono ancora indefiniti, più incubi che previsioni, e sono più che altro ancora il segno del trauma profondo arrecato dalle guerre civili appena chiuse (il I libro sembra concepito tra il 29 e il 25 a.C.), in lui c’è ancora posto per la speranza di una ripresa, se nella ‘Praefatio’ egli considera il futuro come una trama tutta ancora da decifrare ed esplicitamente si interdice di gravarlo del sinistro presagio di troppo insistite inquietudini. Meglio dunque rifugiarsi (alla greca, si direbbe) nello spettacolo rassicurante e rasserenante della nascita e dell’ascesa di Roma: perché lo spettacolo del passato, e di quel passato, è di per sé sottratto alle minacce e agli incubi delle incertezze, che gravano invece sul presente e soprattutto sul futuro, e perché la Roma dei primi tempi, senza alcun dubbio almeno fino alla guerra annibalica (si direbbe, in un’ottica polibiana) è moralmente e politicamente all’altezza del compito storico che si è assunta. Non a caso l’idea, tipicamente polibiana, ma anche catoniana e pisoniana, della crisi morale, esplosa con l’impegno di Roma in guerre transmarine, trova forti riecheggiamenti o perfino sviluppi in Livio (si pensi ad esempio alle considerazioni sullo sviluppo del lusso, anche in ambito culinario, fatte a Livio, XXXIX, 6 6-9) in relazione agli esiti che nel costume sociale derivarono dalla spedizione di Gn. Manlio Vulsone contro i Galati. (…) L’opera di Sallustio e quella di Livio appaiono dunque fatalmente improntate dall’intero contesto delle guerre civili di Roma, dal conflitto tra Mario e Silla, a quello tra Cesare e Pompeo e (per quanto riguarda Livio) anche naturalmente dalla guerra tra Ottoviano ed Antonio: Sallustio scrive negli anni che seguono immediatamente la morte di Cesare (44 a.C.), Livio nel quarantennio e più che visse dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), la quale chiudeva di fatto, in favore di Ottaviano, la guerra con Antonio. Ma per Livio Azio, e la situazione che ne deriva, è ancora evidentemente una pausa piena di incognite, che pur si profila come l’inizio di una svolta decisiva, dagli orrori delle guerre passate verso una nuova storia e una nuova ascesa: non c’è qui un’attesa messianica di una palingenesi, ma la possibilità tutta intrinseca e razionale, di una rinascita. In Tacito, per il quale (hist, I 1) Azio costituisce una netta soglia storica (e a ragion veduta, sulla base dell’esperienza acquisita di un secolo e più di regime imperiale) il trionfo di Ottaviano, che nel 27 aC diviene l’Augusto, coincide con la fine della ‘libertas’ e con l’inizio di un regime che sarà caratterizzato dalla ‘servitus’, dalla volontà di prostrarsi di uomini già liberi, dall’arbitrio , dalla crudeltà, dalle efferatezze e dissolutezze dei despoti, dalla storia inquietante di un impero che non riesce ad essere all’altezza del compito storico che gli compete quasi fatalmente, quello di estendersi, di ‘proferre fines’, se non vuole soccombere a realtà esterne sempre più evidenti e minacciose. La battaglia di Azio doveva essere per Livio un primo segnale di speranza, così come essa è invece per Tacito l’inizio di un lungo declino, a cui metter, se fosse possibile, la parola fine. Le opere di Sallustio e di Livio appaiono dunque come la risposta, sul piano della coscienza storica e critica, alle bufere delle guerre civili; in esse si riassume quella intera sofferta esperienza, con in più connotati biografici emblematici, quando si pensi che Sallustio rappresenta il punto di vista di chi ha militato, almeno per vari anni, nelle file di Cesare, mentre Livio fu a tal punto ammiratore di Pompeo, da essere definito pompeiano da Augusto, in un giudizio in cui, su un’ironia pur sempre inquietante, prevale senza alcun dubbio la tolleranza”” (pag 209-212)”,”STAx-336″ “CAVALLO Guglielmo FEDELI Paolo GIARDINA Andrea, direttori; volume a cura di Aldo Luigi PROSDOCIMI Alfonso TRAINA Gioachino CHIARINI Adriano PENNACINI Giancarlo SUSINI Guglielmo CAVALLO Paolo FEDELI Paolo CUGUSI Gian Franco GIANOTTI Isabella GUALANDRI Emanuele NARDUCCI Andrea GIARDINA e Marina SILVESTRINI”,”Roma antica. Volume 7. La letteratura incontra il pubblico: lingue, luoghi, comunicazione.”,”Contiene il saggio di Andrea Giardina e Marina Silvestrini, ‘Il principe e il testo’ (il contenuto del Panegirico: ideologia imperiale e nuova aristocrazia senatoria, circolazione del Panegirico, Poeti e retori per la politica, Il Panegirico tra storia e “”propaganda”” (pag 579-) Non provocare guerre, non cercare inutili trionfi “”L’elezione divina dell’imperatore è un tema dell’ideologia imperiale romana fin dall’origine del principato, soprattutto impiegato per dare una giustificazione al potere assunto con la forza; in questo caso, come è stato opportunamente rilevato, la sua utilizzazione contribuisce a fondare ideologicamente la nuova dinastia: nello stesso tempo l’elezione divina minimizza il contributo di Nerva alla designazione, esaltando la posizione di superiorità del principe rispetto alle istituzioni umane (25). Pur collocata all’interno di un quadro complesso di propaganda ideologica e politica, questa designazione, tutta risolta nella presentazione pliniana, dalla ‘providentia deorum’ (10 4), suscita qualche perplessità, andando a intrecciarsi con un ritratto dell’imperatore che ne esalta gli aspetti «repubblicani». Né d’altra parte nel richiamare l’adozione è possibile prescindere dagli elementi di discontinuità – di vera e propria rottura secondo Syme – tra il principato di Nerva e quello di Traiano: è ipotesi plausibile e autorevolmente prospettata che la cerimonia svoltasi sul Campidoglio, guidata da una perfetta regia, celasse un’adozione imposta, comunque già decisa, forse una guerra civile evitata (26). La notizia dell’adozione prima, della morte di Nerva poi, raggiunsero il nuovo principe in provincia: nel 97 era governatore della Germania Superiore; si trattenne per tutto il 98 e parte del 99 sul ‘limes’ germanico e danubiano (11 19), ristabilendo; come si addice ad un generale della Repubblica, presso i nemici la ‘maiestas imperii’ (12 2), presso i soldati la disciplina. Pur allevato nel culto della gloria militare, Traiano, che è figlio di un ‘vir triumphalis’, è indotto dal senso della misura che gli è proprio a non provocare guerre, a non cercare inutili trionfi (16 1). Risale al secondo consolato, al 98 appunto, l’emissione di una moneta con l’effigie della Germania con un ramo d’olivo, la ‘Germania pacata’. Il contrasto con gli aurei di Domiziano che lo rappresentano enfaticamente sulla quadriga trionfale con la leggenda ‘Germanicus’ non potrebbe essere più stridente (27)”” (pag 588-590) [(27) Cfr Belloni, ‘Significati storico-politici’, cit., pp. 1087 e 1068] Andrea Giardina Marina Silvestrini, ‘Il principe e il testo’“,”STAx-337” “CAVALLO Guglielmo FEDELI Paolo GIARDINA Andrea, direttori; saggi di Luciano CANFORA Mario CITRONI Mario GEYMONAT Cesare QUESTA Renato RAFFAELLI Sofia BOESCH GAJANO Giovanni POLARA Oronzo PECERE Maddalena SPALLONE Gian Carlo ALESSIO Vincenzo FERA Leopoldo GAMBERALE Mario DE-NONNO Rita LIZZI”,”Roma antica. Volume 8. La trasmissione del testo dai lettori della Roma antica a oggi.”,”Gli scoli, un modo di leggere anche testi difficili. “”Via via che un’opera letteraria si allontanava nel tempo, quando termini, echi e riferimenti si facevano oscuri e impedivano il contatto diretto fra autore e lettore, cominciò a farsi strada sui margini e nell’interlinea dei manoscritti latini una serie di glosse occasionali prima, di note e commenti completi poi. Nella stessa pagina si duplicarono i testi che il lettore aveva di fronte: quello principale, da leggere integralmente in modo approfondito, e quello secondario, disposto umilmente in caratteri assai più minuti al suo fianco e in qualche modo complementare al primo, da consultare saltuariamente o anche per intero se si voleva non solo comprendere l’originale ma anche cercare di conoscerne il contesto culturale più vasto. In antico e nel medioevo infatti le note marginali e i commenti servirono anche a questo scopo: le citazioni di testi più antichi ad esempio, usate per illustrare una parola o un fatto, fornivano ai lettori anche qualche conoscenza di storia letteraria, davano quella patina di cultura così pateticamente in contrasto con la ristrettezza effettiva delle conoscenze reali. In questo senso si può dire addirittura che se alcune glosse servivano a rendere il testo più semplice, i commenti più ampi servivano piuttosto a rivelarne la ricchezza e la complessità nascosta. Dal periodo tardo antico ci sono giunti sia codici attentamente annotati (Il Virgilio Veronese, il Terenzio Bambino), sia manoscritti con glosse e varianti saltuarie, sia codici di grande eleganza e del tutto puliti, che non mostrano addirittura nessun segno di correzione coeva (è il caso ad esempio del codice cosiddetto Augusteo di Virgilio, CLA 13). Si trattava con ogni evidenza di testi destinati ad un uso e ad un pubblico molto diverso: il lettore specialista, quello ordinario che consultava solo saltuariamente un libro e infine colui che non lo leggeva affatto, ma voleva solo mostrare un simbolo esterno della sua appartenenza alla classe dirigente dell’Impero. I primi due tipi di lettori si mescolavano a volte tra oro, e non è raro il caso che un lettore di epoca diversa aggiunga una sua annotazione personale sui margini, magari una nota estratta da un commento diverso. Sarà questo anzi uno dei motivi del carattere testuale così problematico – fluido, aperto, a volte disorganico – degli antichi commenti. Basti pensare alle grandi esegesi a Virgilio, l’autore latino più estesamente commentato sia nel mondo antico che nel medioevo, il classico per eccellenza che seppe resistere come fonte di scienza, di stile, di lingua anche quando la cultura classica era ormai lontanissima e tutto l’Occidente si era fatto cristiano. Nel suo caso i diversi commenti non servivano certo ad affermare l’eccellenza del poeta, ormai incrollabilmente attestata, ma cercavano piuttosto di colmare almeno in parte la distanza che si faceva sempre maggiore fra il lettore e Virgilio (23)”” (pag 293-294) [Mario Geymonat, Le mediazioni]”,”STAx-338″ “CAVALLO Guglielmo LEONARDI Claudio MENESTO’ Enrico a cura, saggi di Dieter SCHALLER Jan M. ZIOLKOWSKI Jill MANN Giuseppe CREMASCOLI Paul Gerhard SCHMIDT Giovanni POLARA Ferruccio BERTINI Peter Von MOOS Alfonso MAIERU’ Claudio LEONARDI Francesco DEL-PUNTA e Concetta LUNA Guy LOBRICHON Giampalo ROPA Girolamo ARNALDI I DEUG-SU Enrico MENESTO’ Gian Carlo GARFAGNINI Maria Teresa FUMAGALLI BEONIO-BROCCHIERI”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo latino. Volume 16. Gli autori mediolatini. Dai modelli classici al superamento dei generi.”,”Contiene il saggio di Enrico Menestò ‘Relazioni di viaggi e di ambasciatore’ (pag 535-600)”,”STAx-347″ “CAVALLO Guglielmo LEONARDI Claudio MENESTO’ Enrico a cura, saggi di Gualtiero CALBOLI Maurizio PERUGI Piergiuseppe SCARDIGLI Peter STOTZ Stefano PITTALUGA Ovidio CAPITANI Giovanni TABACCO Giuseppe SERGI Carla FROVA Lorenzo PAOLINI Giuseppe SCALIA Franco MORENZONI Malcolm PARKES Massimo OLDONI Fabrizio DELLA-SETA Roberto RUSCONI Guy PHILIPPART Peter DINZELBACHER Francesco SANTI Chiara FRUGONI”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo latino. Volume 17. La storia dei testi tra lingue, luoghi e simboli della cultura.”,”Contiene il saggio di Roberto PAOLINI, ‘L’eresia e l’inquisizione. Per una complessiva riconsiderazione del problema (pag 361-408) e quello di Carla FROVA ‘Scuole e Università (pag 331-360) “”La povertà volontaria e il pauperismo in tutte le più varie espressioni raccoglievano valori non applicabili in assoluto né alla Chiesa, n alla società assomedieali. Ne era venuta conferma dalla vicenda di Arnaldo, il “”maestro di povertà””. (…) Egli voleva una Chiesa totalmente povera di beni e di potere, ma questa sua ideologia pauperistica fu respinta sia dal papa che all’imperatore”” (pag 391)”,”STAx-348″ “CAVALLO Guglielmo LEONARDI Claudio MENESTO’ Enrico a cura, saggi di Jacques LE-GOFF Paolo VITI Carlo OSSOLA Mario SCOTTI Enrico ARTIFONI Giuseppe GIARRIZZO Renato BORDONE Corrado BOLOGNA Siro FERRONE e Sara MAMONE Vito ATTOLINI Teresa BUONGIORNO Franco PIPERNO Sergio VALZANIA Rossana ROSSAGLIA Claudio LEONARDI”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo latino. Volume 19. Oltre il Medioevo. Immaginario, fortuna, presenza.”,”Contiene il saggio di Jacques Le Goff: L’immaginario medievale (immaginario scientifico, religioso, urbano, politico, geografico) (pag 11-44)”,”STAx-350″ “CAVALLO Guglielmo CHARTIER Roger, a cura; saggi di Robert BONFIL Jean-François GILMONT Anthony GRAFTON Jacqueline HAMESSE Dominique JULIA Martyn LYONS Malcolm PARKES Armando PETRUCCI Paul SAENGER Jesper SVENBRO Reinhard WITTMANN Guglielmo CAVALLO Roger CHARTIER”,”Storia della lettura nel mondo occidentale.”,”Guglielmo Cavallo è professore di Paleografia nell’Università di Roma La Sapienza. Roger Chartier è Directeur d’études all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS).”,”STOS-029-FSD” “CAVALLOTTI Felice”,”La lucerna di Parini. Ode.”,”Versi in ricordo di Benedetto CAIROLI v. pag 23 (note) versi parini su guerra”,”VARx-298″ “CAVATERRA Eric”,”La Banque de France et la Commune de Paris 1871.”,”CAVATERRA è insegnante di lettere e storia. Attualmente conduce delle ricerche del terzo ciclo sulla questione del credito tra gli operai e il movimento operaio nel XIX secolo in Francia.”,”MFRC-037″ “CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura saggi di Francois BOURRICAUD, Juan J. LINZ, Gianfranco PASQUINO, Giorgio GALLI, Giovanni SARTORI, Leopoldo ELIA, Gabriele DE-ROSA, Charles P. KINDLEBERGER, Andrew SHONFIELD, Suzanne BERGER, Alessandro PIZZORNO, Francesco FORTE, Romano PRODI, Stanley HOFFMANN, Karl KAISER, Arrigo LEVI, Cesare MERLINI, Robert N. BELLAH, Francesco ALBERONI, Gerald HOLTON, Alessandro ALBERIGI QUARANTA, Jacques LE-GOFF, Girolamo ARNALDI”,”Il caso italiano.”,”Futurismo e guerra. “”Secondo Gramsci perfino il movimento futurista, apparentemente così esoterico, esercitò un certo richiamo sui lavoratori. In una serie di manifesti e di lavori teatrali Marinetti dichiarava che tutta la cultura tradizionale era ormai superata: fra l’ altro pretendeva che a Venezio fossero riempiti i canali e abbattuti i palazzi per costruire ferrovie e fabbriche, la vera poesia del futuro. Gramsci sosteneva che prima della guerra molti operai “”avevano visto nel futurismo gli elementi per una lotta contro la cultura accademica dell’ Italia mummificata ed estranea alle masse popolari””, e che quattro quinti dei lettori della rivista di marinetti, “”Lacerba””, che aveva una tiratura d 20 mila copie, appartenevano alla classe operaia. Ma la cosa fondamentale che differenziava tutti gli attivisti, come D’Annunzio, Marinetti e Mussolini, da un socialista di sinistra come Gramsci e da un liberale conservatore come Croce, era la glorificazione che essi facevano della guerra, e in particolare il loro violento interventismo allo scoppio della prima guerra mondiale””. (Robert N. Bellah, Le cinque religioni dell’ Italia moderna) (pag 458)”,”ITAP-018″ “CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura, saggi di Francois BOURRICAUD Juan J. LINZ Gianfranco PASQUINO Giorgio GALLI Giovanni SARTORI Leopoldo ELIA Gabriele DE-ROSA Charles P. KINDLEBERGER Andrew SHONFIELD Suzanne BERGER Alessandro PIZZORNO Francesco FORTE Romano PRODI Stanley HOFFMANN Karl KAISER Arrigo LEVI Cesare MERLINI Robert N. BELLAH Francesco ALBERONI Gerald HOLTON Alessandro ALBERIGI QUARANTA Jacques LE-GOFF Girolamo ARNALDI”,”Il caso italiano. Italia anni ’70. Un dibattito su problemi e prospettive del nostro paese negli interventi di autorevoli studiosi italiani e stranieri di economia, sociologia, scienze politiche. Volume secondo.”,”Scritti di CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura, saggi di Francois BOURRICAUD Juan J. LINZ Gianfranco PASQUINO Giorgio GALLI Giovanni SARTORI Leopoldo ELIA Gabriele DE-ROSA Charles P. KINDLEBERGER Andrew SHONFIELD Suzanne BERGER Alessandro PIZZORNO Francesco FORTE Romano PRODI Stanley HOFFMANN Karl KAISER Arrigo LEVI Cesare MERLINI Robert N. BELLAH Francesco ALBERONI Gerald HOLTON Alessandro ALBERIGI QUARANTA Jacques LE-GOFF Girolamo ARNALDI. “”Perché in Italia le imprese piccole e medio-piccolo sono così importanti e dinamiche? Secondo alcuni la spiegazione dovrebbe trovarsi soltanto nel minor grado di sviluppo dell’ economia italiana, rispetto a quelle più avanzate occidentali e, oramai, a quella giapponese. Secondo tale tesi, man mano la nostra economia cresce, questo settore di imprese – salvo ottenga o conservi privilegi particolari – dovrebbe perdere terreno e aggressività: ed è bene che sia così. Senonché, come si è visto nel passato decennio, queste imprese non hanno perso terreno. Inoltre, nella più recente ripresa, il settore che va meglio appare quello delle imprese piccole e medio-piccole mentre le grandi si trovano in difficoltà””. (pag 347)”,”ITAA-106″ “CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura; saggi di François BOURRICAUD Juan J. LINZ Gianfranco PASQUINO Giorgio GALLI Giovanni SARTORI Leopoldo ELIA Gabriele DE-ROSA”,”Il caso italiano. Volume primo.”,”CAVAZZA Fabio Luca Contiene il saggio di Giorgio GALLI: ‘L’intersecazione delle classi sociali nei partiti’ (pag 183-) e quello di Giovanni SARTORI ‘Rivisitando il ‘pluralismo polarizzato’ (pag 196-) e quello di Gabriele DE-ROSA ‘La “”meridionalizzazione”” dello Stato (pag 231-)”,”ITAP-198″ “CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura; saggi di François BOURRICAUD Juan J. LINZ Gianfranco PASQUINO Giorgio GALLI Giovanni SARTORI Leopoldo ELIA Gabriele DE-ROSA”,”Il caso italiano. Volume primo.”,”Fondo Davoli”,”ITAP-021-FV” “CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura, saggi di Francois BOURRICAUD Juan J. LINZ Gianfranco PASQUINO Giorgio GALLI Giovanni SARTORI Leopoldo ELIA Gabriele DE-ROSA Charles P. KINDLEBERGER Andrew SHONFIELD Suzanne BERGER Alessandro PIZZORNO Francesco FORTE Romano PRODI Stanley HOFFMANN Karl KAISER Arrigo LEVI Cesare MERLINI Robert N. BELLAH Francesco ALBERONI Gerald HOLTON Alessandro ALBERIGI QUARANTA Jacques LE-GOFF Girolamo ARNALDI”,”Il caso italiano. Volume secondo. Italia anni ’70. Un dibattito su problemi e prospettive del nostro paese negli interventi di autorevoli studiosi italiani e stranieri di economia, sociologia, scienze politiche.”,”Scritti di CAVAZZA Fabio Luca GRAUBARD Stephen R. a cura, saggi di Francois BOURRICAUD Juan J. LINZ Gianfranco PASQUINO Giorgio GALLI Giovanni SARTORI Leopoldo ELIA Gabriele DE-ROSA Charles P. KINDLEBERGER Andrew SHONFIELD Suzanne BERGER Alessandro PIZZORNO Francesco FORTE Romano PRODI Stanley HOFFMANN Karl KAISER Arrigo LEVI Cesare MERLINI Robert N. BELLAH Francesco ALBERONI Gerald HOLTON Alessandro ALBERIGI QUARANTA Jacques LE-GOFF Girolamo ARNALDI. Fondo Davoli”,”ITAP-022-FV” “CAVAZZA Stefano SCARPELLINI Emanuela a cura; saggi di Enrica ASQUER Patrizia BATTILANI Lorenzo BENADUSI Alberto BENTOGLIO Alberto CADIOLI Paolo CAPUZZO Silvia CASSAMAGNAGHI Stefano CAVAZZA Ferdinando FASCE Elio FRANZINI Giulia GUAZZALOCA Stephen GUNDLE Carol HELSTOSKY Giovanni MORETTO Chiara OTTAVIANO Federico PAOLINI Elena PAPADIA Alessandra PARODI Eugenia PAULICELLI Irene PIAZZONI Nicola SBERTI Emanuela SCARPELLINI Jeffrey SCHNAPP Carlotta SORBA Luigi TOMASSINI Anna TONELLI Giovanna TONELLI”,”Storia d’Italia. I consumi. Annali 27.”,”Saggi di Enrica ASQUER Patrizia BATTILANI Lorenzo BENADUSI Alberto BENTOGLIO Alberto CADIOLI Paolo CAPUZZO Silvia CASSAMAGNAGHI Stefano CAVAZZA Ferdinando FASCE Elio FRANZINI Giulia GUAZZALOCA Stephen GUNDLE Carol HELSTOSKY Giovanni MORETTO Chiara OTTAVIANO Federico PAOLINI Elena PAPADIA Alessandra PARODI Eugenia PAULICELLI Irene PIAZZONI Nicola SBERTI Emanuela SCARPELLINI Jeffrey SCHNAPP Carlotta SORBA Luigi TOMASSINI Anna TONELLI Giovanna TONELLI “”Non è forse azzardato dire che fu più al cinema che nella vita quotidiana che gli italiani tra le due guerre fecero esperienza del telefono: alla fine di quel decennio, infatti, la media nazionale era ancora ferma all’1,11 abbonati ogni 100 abitanti”” (pag 637)”,”ITAS-217″ “CAVAZZOLI Luigi a cura; saggi di Maurizio DEGL’INNOCENTI Gilberto ZACCHE’ Luigi CAVAZZOLI Paolo BIANCHI Arnaldo MARAVELLI Luigi GUALTIERI Rinaldo SALVADORI Antonio MAGNANI Selvino BIGI Giancarlo CIARAMELLI”,”Achille Menotti Luppi e il socialismo padano tra la fine dell’ Ottocento e il fascismo. Atti del Convegno di Mantova 21 aprile 1990 Suzzara 22 aprile 1990.”,”Saggi di Maurizio DEGL’INNOCENTI Gilberto ZACCHE’ Luigi CAVAZZOLI Paolo BIANCHI Arnaldo MARAVELLI Luigi GUALTIERI Rinaldo SALVADORI Antonio MAGNANI Selvino BIGI Giancarlo CIARAMELLI”,”MITS-174″ “CAVAZZONI Ermanno”,”Le tentazioni di Girolamo. Romanzo.”,”Ermanno Cavazzoni insegna all’Università di Bologna. Ha pubblicato: ‘Il poema dei lunatici’ (Bollati). Caso simile a quello di San Girolamo che vorrebbe stare tranquillo a leggere, ma è invece assillato da una torma ossessiva di distrazioni. È patrono di diverse città e categorie di persone, tra cui archeologi, bibliotecari, dotti, librai, pellegrini, traduttori e studiosi in genere “”Non mi è concesso un solo angolo di solitudine Mi permettano almeno di stare in silenzio”” San Girolamo, Lettera XVII del deserto della Calcidia (in apertura) ‘San Girolamo, noto anche come Sofronio Eusebio Girolamo, è stato un biblista, traduttore, teologo e monaco cristiano romano. Nato a Stridone (oggi in Croazia) nel 347, San Girolamo è considerato Padre e Dottore della Chiesa. La sua opera più importante è stata la traduzione della Bibbia in latino, nota come Vulgata. Ecco alcuni dettagli sulla sua vita e contributi: Biografia: San Girolamo studiò a Roma e fu allievo di Mario Vittorino e di Elio Donato. Successivamente, si dedicò agli studi di retorica e si trasferì a Treviri. Qui apprese l’anacoresi egiziana insegnata da Sant’Atanasio durante il suo esilio. In seguito, si recò ad Aquileia e successivamente nell’Oriente. Nel deserto della Calcide, visse una vita di anacoreta, ispirando numerosi pittori che lo rappresentarono come San Girolamo penitente. La leggenda narra anche dell’episodio del leone che gli tolse una spina dalla zampa. Tornò poi ad Antiochia, dove frequentò le lezioni di Apollinare di Laodicea e divenne presbitero1. Opere: Oltre alla Vulgata, San Girolamo scrisse numerosi commentari, omelie, epistole, trattati e opere storiografiche. Il suo De Viris Illustribus contiene le biografie di 135 autori, dimostrando quanto la cultura cristiana fosse degna di confronto con quella classica2. Iconografia: San Girolamo è spesso raffigurato con una clessidra, un crocifisso, un galero cardinalizio, un leone, un libro e un teschio. È patrono di diverse città e categorie di persone, tra cui archeologi, bibliotecari, dotti, librai, pellegrini, traduttori e studiosi in genere1. La sua eredità continua a influenzare il campo della storia e della teologia cristiana.’ (Copilot)”,”VARx-055-FSD” “CAVAZZUTI Filippo”,”Privatizzazioni, imprenditori e mercati.”,”Filippo Cavazzuti, sottosegretario al Tesoro e al Bilancio nel governo Prodi è professore di Scienza delle finanze e Diritto finanziario nella facoltà di Economia dell’Università di Bologna (1996). “”Si narra che la quasi totalità delle Casse di risparmio e dei monti di pegno nacquero nei secoli lontani per svolgere una funzione «pubblica» ma non «statale», quale era la lotta all’usura. Tali istituzioni, guidate da uomini «pii», che perseguivano il benesser dela loro collettività sono poi cresciute fino a svolgere esclusivamente la funzione bancaria come ogni altra azienda di credito”” (pag 62)”,”ITAE-424″ “CAVAZZUTI Francesco”,”Capitale monopolistico, impresa e istituzioni. Le teorie giuridiche e ideologie.”,”Francesco Cavazzuti è nato a Modena nel 1939. Attualmente è professore incaricato di Diritto commerciale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena. E’ autore di numerosi contributi apparsi nelle principali riviste giuridiche italiane. Veblen: Thorstein Veblen ; a cura di Francesco De Domenico, Opere, introduzione di Franco Ferrarotti. – Torino : UTET, stampa 1969. – 1022 p., (Contiene in trad. italiana : The theory of leisure class; Imperial Germany and the industrial revolution; An inquiry into the nature of peace and the terms of its perpetuation; The engineers and the price system) “”Dietro a [Walther] Rathenau possiamo scorgere facilmente la particolare vicenda del capitalismo tedesco (15), specie nella sua fase del capitalismo di guerra (16). In Germania la nascita e l’affermazione del sistema capitalistico, sin dai suoi inizi, ebbe, di caratteristico il fatto che l’autoritarismo prussiano svolse una funzione di primo piano nella formazione e nello sviluppo dell’industria moderna tedesca (17). Ciò che in altri paesi si sviluppava per opera di una borghesia liberale che allo stato attribuiva unicamente la funzione ‘of granting contracts’, in Germania avveniva anche direttamente all’insegna della stretta alleanza fra grande industria e pubblici poteri (18) culminante nella politica degli armamenti (19). Di questa specificità della storia del capitalismo in Germania è un esempio indicativo che solo nel 1923 si giunge a una, peraltro assai debole, legislazione anticartellistica (20), mentre per tutto il periodo precedente i processi di concentrazione erano stati espressamente favoriti dai pubblici poteri (21); tendenza che si era ulteriormente rafforzata nel corso del primo conflitto mondiale durante il quale il processo di concentrazione e razionalizzazione dell’economia aveva costituito il presupposto e lo strumento dello sforzo bellico (22). Si comprende allora come le opinioni di Rathenau (23), che vengono, particolare di non secondaria importanza, espresse negli anni attorno al primo conflitto mondiale, insistano sull’impresa come «colonna dello Stato», portatrice di interessi obiettivi, svincolata dalle remore «utilitaristiche» degli azionisti. Si comprende come Rathenau affermi che la stessa forma azionaria non è più rispondente al profondo mutamento verificatosi. Gli interessi pecuniari dei piccoli azionisti diventano un ostacolo al raggiungimento di scopi che ormai trascendono il «lucro» per coincidere invece con quello generale del paese (24)”” (pag 17-19) [(15) Sul che si veda Böhme, ‘L’ascesa della Germania a grande potenza’, Milano-Napoli, 1970. Sullo stesso argomento restano ancora di grande interesse le osservazioni di Veblen, ‘La Germania imperiale e la rivoluzione industriale’, a cura di F. De Domenico, Torino, 1969; (16) Cfr. ‘L’economia nuova’, cit., p. 93: «la nostra economia di guerra, sebbene in singoli luoghi possa essere fallita ed anzi essersi demolita, offre appunto la dimostrazione, se la si osserva rettamente, che i sistemi apparentemente più immutabili possono essere trasformati non in una sola, ma in molte maniere e che lo Stato, in quanto esso sia opportunamente diretto, può coi suoi organi e le sue istituzioni adattarsi e muoversi efficacemente in ogni campo del lavoro»; (17) Il fenomeno si accentuò, dopo una parentesi liberista (c.d. periodo Delbrück), a seguito della crisi del 1873 (cfr. Böhme, ‘L’ascesa della Germania’, cit., pp. 352 ss.) che portò alla organizzazione, prima, alla fondazione della Federazione dell’industria pesante (1874), poi della Confederazione generale dell’industria tedesca (1875) e quindi ad una generale riconversione della politica economica in senso protezionista e di stretta alleanza fra grande industria e apparato statale; (18) La specificità della politica economica perseguita dai governanti prussiani «è ancora di tipo cameralistico» scriveva Veblen, ‘La Germania imperiale’, cit., p. 490: questo autore poco dopo aggiungeva: «In perfetto accordo con le tradizioni cameraliste e con la linea politica perseguita con un così ragguardevole successo dalla lunga successione degli statisti prussiani, il governo degli Hohenzollern nella Germania imperiale ha posto correntemente le esigenze dello stato, o della dinastia, a supremo oggetto della su cura… si trattava però di una saggezza dinastica e quindi di una politica sostanzialmente mercantilistica, o perfino cameralistica». Si veda in proposito anche quanto afferma Pietranera nella ‘Introduzione’ a Hilferding, ‘Il capitale finanziario’, Milano, 1961, p. XXXVI, sul periodo antecedente il 1870: «In Germania, nell’ambito della politica mercantilistica, lo Stato aveva una funzione attiva nel promuovere la fondazione della società per azioni. Molto più tardi, prevalse ancora, nel campo del diritto societario, il principio che la fondazione di una società azionaria derivasse sempre da una «concessione» statale e tale concezione perdurò sino al 1870… Il che costituisce un’anticipazione formale del rapporto fra Stato e Capitalismo finanziario che ha forse richiamato l’attenzione di Hilferding». E’ chiaro che nella storia tedesca la specificità non è tanto rappresentata, quanto alle modalità di fondazione delle società per azioni, dal particolare intervento statale nell’epoca mercantilistica: la vicenda delle grandi ‘companies’ inglesi ed olandesi del secolo XVII ci dà in questo senso esempi ben più rilevanti; essa discende piuttosto dal perdurare di tali modalità anche in un periodo dove negli altri paesi, la costituzione delle società per azioni si era ormai svincolata da ogni remora pubblicistica; (19) Cfr., sul punto, Fischer, ‘Assalto al potere mondiale. La Germania nella guerra 1914-1918’, a cura di E. Collotti, Torino, 1965, p. 11 ss., dove si trova un ampio panorama sul ruolo svolto da stato e grande industria nella formulazione della politica imperialistica tedesca; (20) Cfr. Liefmann, ‘Die Unternehmungen und ihre Zusammenschlüsse’, II. Kartelle, Konzerne und Trusts’, Stuttgart, 1930, pp. 203 ss; (21) Vedi quanto dice Fischer, ‘Assalto al potere modiale’, cit., p. 17, sulla definitiva affermazione dei cartelli e delle grandi società per azioni in corrispondenza dell’introduzione del protezionismo doganale nel 1879. Sulla funzione dei cartelli nella pianificazione dello sforzo bellico tedesco cfr Liefmann, ‘Die Unternehmungen’, cit., pp. 117 ss.; (22) Si noti che Rathenau, personalmente, giocò un ruolo non irrilevante sia nella formulazione degli obiettivi della politica imperiale tedesca (la formazione di una «Mitteleuropa» sotto l’egemonia germanica e l’espansione coloniale per la formazione di un’Africa centrale tedesca), sia come organizzatore dello sforzo bellico (dal 1914 gli venne affidata la direzione della Divisione per le materie prime belliche presso il Ministero della Guerra). Cfr. Fischer, ‘Assalto al potere mondiale’, cit., pp. 28, 111, 128, 185 s., 299; (23) Queste vennero esposte principalmente nell’opera ‘Vom Aktienwesen-Eine geschäftliche Betrachtung’, in Gesammelte Schriften, Berlin, s.d. (ma 1925), vol. V, della quale si cita la trad. it. a cura di L.M. e A.M. in «Riv. soc.», 1960, pp. 918 sa. Ciò che Rathenau prospetta come un modello era stato già in precedenza oggetto di quella che resta una indagine fondamentale sul ruolo della grande società per azioni nel quadro dell’economia capitalistica. Mi riferisco ad Hilferding, ‘Il capitale finanziario’, cit., pp. 121 ss. Tutti i temi della polverizzazione della proprietà azionaria, della trasformazione della posizione del socio in quella di semplice titolare di un diritto di credito sono trattati nell’opera di questo scrittore, il quale anticipa la problematica propria della grande impresa nei motivi che verranno poi via via toccati dalla letteratura successiva. Già del resto Marx, ‘Il capitale’, 1965, vol. I, p. 687, e vol. III, pp. 517 ss, aveva individuato nella società per azioni lo strumento principale della concentrazione dei capitali. Come è noto per Marx (vedi Pietranera, ‘Introduzione’, cit., p. XLI) la società per azioni fa parte del sistema creditizio nel suo complesso che include oltre che le banche vere e proprie anche ogni altra istituzione finanziaria; Marx (così Pietranera, ‘Introduzione’, cit., p. XLIII) «rileva che, con la formazione della società per azioni, si ha la trasformazione del capitalista realmente operante, in semplice dirigente, amministratore dei capitali altrui». Anche se in queste sede non si possono richiamare le differenze fra la impostazione di Marx e quella di Hilferding, (sul che vedi sempre Pietranera, ‘Introduzione’ cit., p. XLIII), va comunque sottolineato che il secondo degli autori citati insiste particolarmente (‘Il capitale finanziario’, cit., pp. 142 ss.) sulla funzione della banca mista nella formazione delle grandi concentrazioni industriali e sulla crescita di un apparato di burocrati non proprietari in posizione di dominio sulla società: tema questo che rappresenterà il filo conduttore, anche se in chiave radicalmente diversa, di tutto il pensiero c.d. managerialista] (pag 18-19) [Francesco Cavazzuti, ‘Capitale monopolistico, impresa e istituzioni. Le teorie giuridiche e ideologie’, Il Mulino, Bologna, 1974] (a proposito della nota 24): La realtà della società per azioni, riflessioni suggerite dall’esperienza degli affari Copertina anteriore Walther Rathenau A. Giuffrè, 1960 – 35 pagine 0 Recensioni Cosa dicono le persone – Scrivi una recensione Nessuna recensione trovata nei soliti posti. Informazioni bibliografiche QR code for La realtà della società per azioni, riflessioni suggerite dall’esperienza degli affari Titolo La realtà della società per azioni, riflessioni suggerite dall’esperienza degli affari Autore Walther Rathenau Editore A. Giuffrè, 1960 Lunghezza 35 pagine anche in rivista ‘Riv. Società’, 1960, p. 918 ss. ; vedi anche ‘L’economia nuova’; Bari, 1922, p. 49 ss.”,”DIRx-056″ “CAVE-BROWN Anthony”,”Una cortina di bugie. Storia dei servizi segreti nella seconda guerra mondiale.”,”Crittografia. Cifratura e decifrazione, decrittazione, del messaggio. ‘Alfred Knox era andato a Eton con una borsa di studio reale ed era diventato capitano della scuola. Aveva vinto il primo premio in matematica, il premio Tomline, e poi aveva seguito la nota strada degli etoniani verso il King’s College di Cambridge, dove era divenuto Chancellor’s Medallist e professore associato. Durante la prima guerra mondiale era entrato all’ufficio criptoanalisi dell’Ammiragliato, stanza OB-40, e si diceva che il suo primo successo nella lettura dei cifrari fosse stato la soluzione di un codice di bandiere a tre lettere tedesco mentre era in bagno. Fu anche coinvolto nell’episodio del «Telegramma Zimmermann» che fece entrare in guerra gli Stati Uniti. Rimase alla criptoanalisi anche dopo la guerra, trasferendosi alla scuola governativa codici e cifrari del Foreign Office, a Bletchley, a 60 km a nord di Londra. Mentre lavorava alla scuola, Knox dimostrò il proprio genio intellettuale: completò il lavoro prezioso del suo grande amico e mentore, il defunto professor Walter Headlam, traducendo i settecento versi di Herodas, un poeta greco del terzo secolo. Lavorando sul manoscritto di Headlam e il papiro originale scoperto a Fayum al volgere del nostro secolo, Knox completò la traduzione in otto anni, un successo criptoanalitico e letterario immenso. Era una combinazione di analisi matematica e di erudizione che rendeva la mente di Knox tanto preziosa per il recondito lavoro della decifrazione. Alan Turing, il suo assistente, era un genio matematico autentico, anche se un po’ eccentrico. Aveva studiato alla Sherborne School nel Dorset, e al King’s College, dove aveva conseguito due lauree in logica matematica. Poi aveva frequentato l’Institute for Advanced Studies di Princeton, dove aveva studiato con Einstein, e mentre era a Princeton, gli era stato offerto il posto di assistente personale del professor John von Neumann, il cervello che avrebbe ideato il primo computer americano. Invece tornò in Inghilterra, per divenire assistente di Knox al Foreign Office; e là, in gran segreto, cominciò il suo lavoro in un’arte antica quanto i geroglifici, la criptoanalisi. Non abbandonò le sue ricerche. Turing era uno dei pionieri nelle teorie dei computer ma aveva anche studiato il concetto della «Macchina universale», non un calcolatore, ma una macchina che, fornita di programmazione adatta, avrebbe imitato il comportamento di un’altra macchina. O, come diceva a titolo di spiegazione Turing: «Un sonetto scritto da una macchina potrà essere meglio apprezzato da un’altra macchina»’ (pag 27-28)”,”QMIS-009-FER” “CAVICCHIOLI Gian Giacomo”,”Ottobre 1917. 100 anni, 100 militanti della rivoluzione.”,”Lenin, ‘Lettere sulla tattica’, aprile 1917 (pag 121-122) ‘L’organizzazione diretta e immediata della ‘maggioranza’ del popolo: i soviet’ “”Esaminiamo la questione da un altro lato, per chiarirla meglio. Il marxista non deve mai abbandonare il solido terreno dell’analisi dei rapporti di classe. Al potere c’è la borghesia. Ma i contadini non sono ‘anch’essi’ una borghesia d’un altro strato, d’un altro genere, d’un altro carattere? Da che cosa si deduce che ‘questo’ strato ‘non può’ arrivare al potere «portando a termine» la rivoluzione democratica borghese? Perché questo sarebbe impossibile? Così ragionano spesso i vecchi bolscevichi. Rispondo che questo è perfettamente possibile. Ma il marxista, per valutare una situazione, deve procedere dal reale e ‘non’ dal possibile. Ora la realtà ci addita il ‘fatto’ che i deputati dei contadini e dei soldati, liberamente eletti, entrano liberamente nel secondo governo, nel governo collaterale, lo integrano, lo sviluppano e lo perfezionano liberamente. E, non meno liberamente, ‘cedono’ il potere alla borghesia: fatto che non «contrasta» in alcun modo con la teoria marxista, poiché noi abbiamo sempre saputo e indicato più volte che la borghesia rimane al potere ‘non’ soltanto con la violenza, ma anche in virtù dell’incoscienza, dell’abitudinarismo, della passività e della disorganizzazione delle masse. (…) Non si rischia però di cadere nel soggettivismo quando si desidera «saltare» dalla rivoluzione democratica borghese ancora incompiuta – che non ha superato il movimento contadino – alla rivoluzione socialista? Se dicessi: «Niente zar, ma un governo ‘operaio’» incorrerei in questo pericolo. Ma io ‘non’ dico questo, dico tutt’altra cosa, dico che ‘non’ vi ‘può’ essere in Russia un altro governo (escluso il governo borghese) ‘se non’ i soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei soldati e dei contadini. Dico che oggi in Russia il potere può passare da Guckov e L’vov ‘soltanto’ a questi soviet, nei quali predominano ‘appunto’ i contadini, i soldati, predomina la piccola borghesia, per usare un termine marxista, scientifico, per usare una definizione di classe e non un’espressione corrente, filistea e puramente professionale. Nelle mie tesi mi sono ben premunito contro ogni tentativo di saltare al di sopra del movimento contadino o piccolo-borghese in generale, che non ha ancora esaurito le sue possibilità, contro ogni tentativo di ‘giocare’ alla «presa del potere» da parte di un governo operaio, contro ogni avventura blanquista, perché mi sono richiamato espressamente all’esperienza della Comune di Parigi. E quell’esperienza, come è noto e come Marx ha esaurientemente dimostrato nel 1871 e Engels nel 1891, escluse del tutto il blanquismo, garantì il dominio diretto, immediato e incondizionato della ‘maggioranza’ e l’iniziativa delle masse soltanto nella misura in cui questa maggioranza intervenne ‘coscientemente’. Nelle mie tesi ho ricondotto tutto, nel modo più esplicito, alla lotta ‘per l’influenza all’interno’ dei soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei contadini e dei soldati. E, per non lasciare in proposito nemmeno l’ombra di un dubbio, nelle tesi ho sottolineato ‘due volte’ la necessità di un lavoro di «spiegazione», paziente e tenace, che «si conformi ai bisogni ‘pratici delle masse’». Gli ignoranti o i rinnegati del marxismo, come il signor Plechanov e i suoi simili, possono gridare all’anarchia, al blanquismo, ecc. Chi vuole invece riflettere e imparare non può non capire che il blanquismo è la presa del potere da parte di una minoranza, mentre i soviet dei deputati operai, ecc. sono ‘notoriamente’ l’organizzazione diretta e immediata della ‘maggioranza’ del popolo. Un’azione ricondotta alla lotta per assicurare la propria influenza ‘all’interno’ dei soviet non può, ‘non può’ assolutamente, portare nel pantano del blanquismo. E non può condurre neanche nel pantano dell’anarchismo, perché l’anarchismo è la negazione della ‘necessità dello Stato e del potere statale’ nel periodo di ‘transizione’ dal dominio della borghesia al dominio del proletariato. Io ‘sostengo’ invece, con una chiarezza che esclude qualsiasi possibilità di malinteso, la necessità dello Stato in questo periodo, però, d’accordo con Marx e con l’esperienza della Comune di Parigi, non di uno Stato parlamentare borghese ordinario, ma di uno Stato ‘senza’ esercito permanente, ‘senza’ una polizia opposta al popolo, ‘senza’ una burocrazia posta al di sopra del popolo. (…)”” [V.I. Lenin, ‘Lettere sulla tattica’ (scritte tra l’8 e il 13 (21 e 26) aprile 1917; pubblicate in opuscolo nell’aprile 1917)] [(in) ‘Ottobre 1917. 100 anni, 100 militanti della rivoluzione’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017, a cura di Gian Giacomo Cavicchioli] (pag 121-122)”,”ELCx-227″ “CAVICCHIOLI Gian Giacomo”,”Ottobre 1917. 100 anni, 100 militanti della rivoluzione.”,”Lenin, ‘Lettere sulla tattica’, aprile 1917 (pag 121-122) ‘L’organizzazione diretta e immediata della ‘maggioranza’ del popolo: i soviet’ “”Esaminiamo la questione da un altro lato, per chiarirla meglio. Il marxista non deve mai abbandonare il solido terreno dell’analisi dei rapporti di classe. Al potere c’è la borghesia. Ma i contadini non sono ‘anch’essi’ una borghesia d’un altro strato, d’un altro genere, d’un altro carattere? Da che cosa si deduce che ‘questo’ strato ‘non può’ arrivare al potere «portando a termine» la rivoluzione democratica borghese? Perché questo sarebbe impossibile? Così ragionano spesso i vecchi bolscevichi. Rispondo che questo è perfettamente possibile. Ma il marxista, per valutare una situazione, deve procedere dal reale e ‘non’ dal possibile. Ora la realtà ci addita il ‘fatto’ che i deputati dei contadini e dei soldati, liberamente eletti, entrano liberamente nel secondo governo, nel governo collaterale, lo integrano, lo sviluppano e lo perfezionano liberamente. E, non meno liberamente, ‘cedono’ il potere alla borghesia: fatto che non «contrasta» in alcun modo con la teoria marxista, poiché noi abbiamo sempre saputo e indicato più volte che la borghesia rimane al potere ‘non’ soltanto con la violenza, ma anche in virtù dell’incoscienza, dell’abitudinarismo, della passività e della disorganizzazione delle masse. (…) Non si rischia però di cadere nel soggettivismo quando si desidera «saltare» dalla rivoluzione democratica borghese ancora incompiuta – che non ha superato il movimento contadino – alla rivoluzione socialista? Se dicessi: «Niente zar, ma un governo ‘operaio’» incorrerei in questo pericolo. Ma io ‘non’ dico questo, dico tutt’altra cosa, dico che ‘non’ vi ‘può’ essere in Russia un altro governo (escluso il governo borghese) ‘se non’ i soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei soldati e dei contadini. Dico che oggi in Russia il potere può passare da Guckov e L’vov ‘soltanto’ a questi soviet, nei quali predominano ‘appunto’ i contadini, i soldati, predomina la piccola borghesia, per usare un termine marxista, scientifico, per usare una definizione di classe e non un’espressione corrente, filistea e puramente professionale. Nelle mie tesi mi sono ben premunito contro ogni tentativo di saltare al di sopra del movimento contadino o piccolo-borghese in generale, che non ha ancora esaurito le sue possibilità, contro ogni tentativo di ‘giocare’ alla «presa del potere» da parte di un governo operaio, contro ogni avventura blanquista, perché mi sono richiamato espressamente all’esperienza della Comune di Parigi. E quell’esperienza, come è noto e come Marx ha esaurientemente dimostrato nel 1871 e Engels nel 1891, escluse del tutto il blanquismo, garantì il dominio diretto, immediato e incondizionato della ‘maggioranza’ e l’iniziativa delle masse soltanto nella misura in cui questa maggioranza intervenne ‘coscientemente’. Nelle mie tesi ho ricondotto tutto, nel modo più esplicito, alla lotta ‘per l’influenza all’interno’ dei soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei contadini e dei soldati. E, per non lasciare in proposito nemmeno l’ombra di un dubbio, nelle tesi ho sottolineato ‘due volte’ la necessità di un lavoro di «spiegazione», paziente e tenace, che «si conformi ai bisogni ‘pratici delle masse’». Gli ignoranti o i rinnegati del marxismo, come il signor Plechanov e i suoi simili, possono gridare all’anarchia, al blanquismo, ecc. Chi vuole invece riflettere e imparare non può non capire che il blanquismo è la presa del potere da parte di una minoranza, mentre i soviet dei deputati operai, ecc. sono ‘notoriamente’ l’organizzazione diretta e immediata della ‘maggioranza’ del popolo. Un’azione ricondotta alla lotta per assicurare la propria influenza ‘all’interno’ dei soviet non può, ‘non può’ assolutamente, portare nel pantano del blanquismo. E non può condurre neanche nel pantano dell’anarchismo, perché l’anarchismo è la negazione della ‘necessità dello Stato e del potere statale’ nel periodo di ‘transizione’ dal dominio della borghesia al dominio del proletariato. Io ‘sostengo’ invece, con una chiarezza che esclude qualsiasi possibilità di malinteso, la necessità dello Stato in questo periodo, però, d’accordo con Marx e con l’esperienza della Comune di Parigi, non di uno Stato parlamentare borghese ordinario, ma di uno Stato ‘senza’ esercito permanente, ‘senza’ una polizia opposta al popolo, ‘senza’ una burocrazia posta al di sopra del popolo. (…)”” [V.I. Lenin, ‘Lettere sulla tattica’ (scritte tra l’8 e il 13 (21 e 26) aprile 1917; pubblicate in opuscolo nell’aprile 1917)] [(in) ‘Ottobre 1917. 100 anni, 100 militanti della rivoluzione’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017, a cura di Gian Giacomo Cavicchioli] (pag 121-122)”,”RIRO-450″ “CAVICCHIOLI Gian Giacomo GIANNI Emilio”,”1919. L’Internazionale Comunista. 100 anni, 100 militanti del partito mondiale.”,”L’autore degli articoli della Parte I è di Gian Giacomo Cavicchioli; il testo ‘Gli uomini che diedero vita all’Internazionale Comunista’ è di Emilio Gianni; “”I prigionieri di guerra e l’Internazionale’ è di Sergey Salnikov.”,”ELCx-263″ “CAVICCHIOLI Gian Giacomo GIANNI Emilio”,”1919. L’Internazionale Comunista. 100 anni, 100 militanti del partito mondiale.”,”L’autore degli articoli della Parte I è di Gian Giacomo Cavicchioli; il testo ‘Gli uomini che diedero vita all’Internazionale Comunista’ è di Emilio Gianni; “”I prigionieri di guerra e l’Internazionale’ è di Sergey Salnikov.”,”INTT-347″ “CAVICCHIOLI Gian Giacomo GIANNI Emilio a cura”,”Pcd’I 1921. 100 anni. 100 militanti del Partito comunista d’Italia.”,”L’autore degli articoli della Parte I è Gian GIacomo Cavicchioli, il testo “”Gli uomini che diedero vita al Partito comunista d’Italia’ è di Emilio Gianni. Le biografie dei 100 militanti sono state redatte in collaborazione dell’ABMO (Archivio Biografico del Movimento Operaio) di Genova”,”MITC-145″ “CAVICCHIOLI Gian Giacomo GIANNI Emilio a cura”,”Pcd’I 1921. 100 anni. 100 militanti del Partito comunista d’Italia.”,”L’autore degli articoli della Parte I è Gian GIacomo Cavicchioli, il testo “”Gli uomini che diedero vita al Partito comunista d’Italia’ è di Emilio Gianni. Le biografie dei 100 militanti sono state redatte in collaborazione dell’ABMO (Archivio Biografico del Movimento Operaio) di Genova “”Anche la storia del giovane movimento rivoluzionario della nostra classe è lastricata di sconfitte: sia il 1848-49 sia la Comune di Parigi furono delle sconfitte, e anche il grande ciclo di lotte avviatosi nel 1917 con la Rivoluzione d’Ottobre terminò con una gravissima disfatta internazionale. Non sempre, però, la sconfitta della classe deve necessariamente coincidere con quella del suo partito. Anche il 1905 russo fu una sconfitta per il proletariato, ma non lo fu per i bolscevichi, che anzi riuscirono a trasformare una sconfitta di classe in una vittoria del partito. Nel febbraio 1909 Lenin scrive: «Le grandi battaglie della storia, i grandi problemi della rivoluzione sono stati sempre risolti perché le classi d’avanguardia hanno rinnovato più di una volta il loro assalto, riportando la vittoria dopo aver fatto tesoro dell’esperienza delle disfatte. Gli eserciti sconfitti imparano molto». Mai le rivoluzioni hanno vinto con l’assalto iniziale e sempre i partiti rivoluzionari hanno posto le premesse della vittoria facendo tesoro dell’esperienza delle sconfitte e apprendendo la «scienza della ritirata». Una scienza che non è meno importante della «scienza dell’offensiva». Commenta Arrigo Cervetto ne ‘L’involucro politico’: «Una delle condizioni principali del successo del bolscevismo, dice Lenin, è di essere sorto da una granitica base teorica». Ciò permise ai bolscevichi di apprendere dalle inevitabili disfatte subite dal movimento rivoluzionario. «Per questo – continua Cervetto – «fra tutti i partiti d’opposizione e rivoluzionari battuti, il partito dei bolscevichi si ritirò con maggior ordine, con le minori perdite per il suo “”esercito””, conservando meglio il suo nucleo, con le scissioni minori (per profondità e insanabilità), con la minore demoralizzazione e con la maggiore capacità di riprendere il lavoro nel modo più ampio, giusto ed energico». Dunque, solo una visione oggettivistica e meccanicistica può spiegare la sconfitta dell’Internazionale Comunista (IC) e, in particolare, quella della sua sezione italiana come un risultato necessario e inevitabile della disfatta subita dalla nostra classe negli anni Venti e Trenta per effetto della controrivoluzione socialdemocratica, fascista e stalinista che seguì il grande assalto proletario mondiale del 1917. Semmai, annota Cervetto in ‘Forze e forme del mutamento italiano’, una granitica base teorica e la conseguente capacità di apprendere dall’esperienza della sconfitta non possono che rafforzare il partito: «Il Partito leninista, forte della sua scienza e della sua strategia, non può subire la disfatta che investe la classe operaia quando ne ha compreso tutte la cause; anzi, più assimila questa esperienza e più è destinato a rafforzarsi e a svilupparsi in tutti i sensi»”” (pag 9-10, introduzione) [‘Pcd’I 1921. 100 anni. 100 militanti del Partito comunista d’Italia’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 1920, a cura di Gian Giacomo Cavicchioli e Emilio Gianni]”,”ELCx-295″ “CAVICCHIOLI Silvia CERATO Sabina MONTALDO Silvano”,”Fare l’Italia. I dieci anni che prepararono l’unificazione.”,”Silvia Cavicchioli è assegnista di ricerca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato ‘L’eredità Cadorna. Una storia di famiglia dal XVIII al XX secolo’, Carocci, 2001 Sabina Cerato è borsista e autrice di saggi. Collabora con il Museo Nazionale del Risorgimento italiano a Torino. Silvano Montaldo è ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato: ‘Medici e società’ (1998), ‘Patria e affari’ (1998).”,”ITAB-004-FMB” “CAVIGLIA Enrico”,”Le tre battaglie del Piave.”,”CAVIGLIA Enrico Bibliografia dell’autore: – La battaglia della Bainsizza’ (pag 272) – ‘La dodicesima battaglia (Caporetto)’ (pag XVI 310) La preparazione. “”I comandanti di corpo d’armata e di divisione sono i preparatori e gli esecutori dell’offensiva. Se saranno allenati all’attacco, studieranno minutamente le linee nemiche; ne fisseranno le posizioni di tutte le armi e di tutte le difese; predisporranno i mezzi per paralizzarle o schiacciarle. Se l’armata avrà tendenze offensive, sarà sempre moralmente e tecnicamente preparata all’eventualità di passare all’attacco. Invece un’armata con tendenze difensive ha bisogno di tempo e di sprone per prepararsi all’offensiva, e difficilmente riuscirà ad ottenere il successo. I suoi corpi d’armata e le sue divisioni svolgeranno un eventuale attacco burocraticamente, applicando il metodo, senza nulla aggiungervi di proprio. Dove esiste un tratto di fronte sul quale non è mai stato lanciato un attacco, vi è maggior probabilità di successo che nei tratti già provati dall’offensiva. In questi ultimi l’attenzione del nemico è più sveglia e più attiva, la preparazione difensiva più perfezionata; la sorpresa vi fallisce. Nel primo la riuscita dell’attacco, quando non mancano i mezzi, dipende quasi completamente dagli esecutori – comandanti di corpo d’armata e di divisione -. Ad essi spetta lo studio analitico delle posizioni per conoscere le abitudini delle truppe avversarie, le postazioni delle mitragliatrici, dei cannoncini da trincea, delle batterie e di tutte le altre parti delle difese nemiche, comprese le sedi dei comandi di prima linea, dei centralini, ecc. Tutte queste particolarità debbono essere stabilite su carte panoramiche. Poi bisogna predisporre analiticamente i mezzi per batterle, distruggerle o paralizzarle”” (pag 123-124)”,”QMIP-124″ “CAVIGLIA Enrico”,”Le tre battaglie del Piave.”,”””Dove esiste un tratto di fronte sul quale non è mai stato lanciato un attacco, vi è maggior probabilità di successo che nei tratti già provati dall’offensiva. In questi ultimi l’attenzione del nemico è più sveglia e più attiva, la preparazione difensiva più perfezionata; la sorpresa vi fallisce. Nel primo la riuscita dell’attacco, quando non mancano i mezzi, dipende quasi completamente dagli esecutori – comandanti di corpo d’armata e di diviosne -. Ad essi spetta lo studio analitico delle posizioni per conoscere le abitudini delle truppe avversarie, le postazioni delle mitragliatrici, dei cannoncini da trincea, delle batterie e di tutte le altre parti delle difese nemiche, comprese le sedi dei comandi di prima linea, dei centralini ecc. (…)”” (pag 124)”,”QMIP-012-FV” “CAVOUR Camillo, a cura di Alfonso BOGGE”,”Diari (1833-1856). I.”,”Testo in francese, note in italiano”,”ITAB-350″ “CAVOUR Camillo, a cura di Alfonso BOGGE”,”Diari (1833-1856). II.”,”Testo in francese, note in italiano”,”ITAB-351″ “CAZENEUVE Jean”,”I poteri della televisione.”,”CAZENEUVE Jean è stato professore di sociologia alla Sorbona “”””E’ incontestabile che la propaganda politica nella sua forma moderna è stata inaugurata dal bolscevismo e in particolare da Lenin e da Trotsky”” (1)””. (pag 123) (1) J.M.Domenach, La propagande politique, PUF. 1959 (pag 29) “”Questo prodigioso tentativo (di Goebbels, il promotore del programma di persuasione, ndr) di fabbricazione dell’ opinione pubblica ha ispirato a Ciacotin un libro celebre: Le viol des foules par la propagande politique. (2)””. (2), Ediz Gallimard, 1939 Un nuovo tipo di uomo politico. (pag 195)”,”EDIx-067″ “CAZZANIGA Gian Mario saggio introduttivo con i confronti antologici da E. WILLIAMS P. FARB T.R. DEW A.C. CAMERON S. PERLMAN W.J. BRYAN H.E. EVANS M. HILLQUIT S. GOMPERS P. RENSHAW F.W. TAYLOR H. FORD TRADE UNION UNITY LEAGUE A.M. SCHLESINGER STEEL-LABOR UNITED MINE WORKERS JOURNAL LANDRUM-GRIFFIN-ACT MALCOLM X C. OGLESBY”,”La Questione sociale negli USA.”,”Un saggio introduttivo con i confronti antologici da E. WILLIAMS, P. FARB, T.R. DEW, A.C. CAMERON, S. PERLMAN, W.J. BRYAN, H.E. EVANS, M. HILLQUIT, S. GOMPERS, P. RENSHAW, F.W. TAYLOR, H. FORD, TRADE UNION UNITY LEAGUE, A.M. SCHLESINGER, STEEL-LABOR, UNITED MINE WORKERS JOURNAL, LANDRUM-GRIFFIN-ACT, MALCOLM X, C. OGLESBY”,”MUSx-054″ “CAZZANIGA Gian Mario LOSURDO Domenico SICHIROLLO Livio a cura; saggi di Domenico LOSURDO Nicola BADALONI Jacques D’HONDT Gian Mario CAZZANIGA Nicola DE-DOMENICO Jacques TEXIER Luciano AMODIO André TOSEL Livio SICHIROLLO Emilio AGAZZI Hens Heinz HOLZ Volkbert M. ROTH Alessandro MAZZONE András GEDÖ Eric WEIL”,”Marx e i suoi critici.”,”Saggi di Domenico LOSURDO Nicola BADALONI Jacques D’HONDT (in francese) Gian Mario CAZZANIGA Nicola DE-DOMENICO Jacques TEXIER Luciano AMODIO André TOSEL (in francese) Livio SICHIROLLO Emilio AGAZZI Hens Heinz HOLZ Volkbert M. ROTH Alessandro MAZZONE András GEDÖ Eric WEIL La metafora dello spettro (il comunismo) (pag 75-77) Marx Hegel Lenin e la dialettica (pag 51-52) (metodo) “”Mais le défaillances de la traduction de Joseph Roy ne tiennent pas seulement à une certaine négligence, à un certain manque de rigueur, à une incompréhension et à des partis-pris injustifiés du traducteur. Il est impossible de vraiment assimiler de façon profonde la pensée de Marx si l’on en ignore les sources. Parmi ces sources, certaines se révèlent relativement accessibles, et à Joseph Roy aussi; par exemple, l’économie politique classique, la tradition socialiste française, et d’autres. Mais il y a une source à mon avis plus importante, qui fournit des éléments plus fondamentaux, qui propose en fait une manière originale de penser, avec des procédés de recherche et de découverte, des procédures de raisonnement, un vocabulaire tout à fait nouveaux et importants, c’est la philosophie de Hegel. Ceux qui connaissent bien celle-ci savent combien Marx lui est immensément redevable, bien qu’il n’ait pas exposé cette philosophie de Hegel pour elle-même. Or, non seulement beaucoup de lecteurs et de traducteurs ignorent tout de cette philosophie hégélienne, mais même, généralement, et c’était aussi le cas de Joseph Roy, ils sont spontanément et directement inspirés par une philosophie, implicite ou explicite, toute contraire – et en ce qui concerne Roy, c’est le positivisme. Cette relation profonde entre Marx et Hegel, qui fait l’objet de mes études personnelles les plus constantes, il serait trop long de la présenter ici, et d’ailleurs, j’ai déja eu l’occasion de le faire, il y a quelques années. Mais une anecdote me permettra de la signifier dans toute son ampleur, et d’en faire éclater ce que je pourrais appeler le problématique théorique dans son caractère étonnament dramatique. Entre 1914-1916 Lénine, ayant mis le nez dans les ‘Oeuvres’ de Hegel, se rend compte, en cette période de préparation directe de la révolution de 1917, qu’il n’y a pas de tâche plus urgente pour lui que de lire, et même d’étudier Hegel. Et c’est alors qu’il écrit cet aphorisme: “”On ne peut parfaitement comprendre le ‘Capital’ de Marx et en particulier son premier chapitre sans avoir étudié à fond et compris ‘toute’ la Logique de Hegel. Donc pas un marxiste n’a compris Marx un demi-siècle après lui!”” (6). Cet aphorisme de Lénine se trouve cité parfois par les disciples de Lénine, mais très rarement, car il ne peut que leur rappeler désagréablement leur propre indifférence fautive à l’égard de Hegel et de l’hégélianisme. Mais même ceux qui consentent à le rappeler parfois, négligent l’un de ses enseignements les plus pathétiques: en réalité, cet aphorisme, même s’il présente l’exagération d’une boutade, représente un aveu de Lénine lui-même, concernant sa propre formation actuelle. Cet aphorisme signale en effet, avec une franchise rarement présent aussi ouvertement chez un théoricien, que Lénin reconnaît que jusq’alors, donc jusqu’en 1916, il n’a pas compris Marx à fond. Car c’est seulement en cette année1916 que Lénine s’est mis, et avec quelle ardeur, et avec quel sérieux, à lire, ou mieux à l’étudier Hegel, sur lequel il a fait des remarques tout-à-fait judicieuses et pertinentes. Huit ans avant sa mort! Encore lisait-il, lui, Hegel et Marx en allemand! En fait, l’ignorance de Hegel, entraîne de graves erreurs et de graves contre-sens, chez les lecteurs, qu’ils soient favorables ou défavorables, non seulement concernant la dialectique marxienne mais aussi le matérialisme marxien. Ce matérialisme n’est pas ce qu’un vain peuple pense, et les Français devraient se rendre mieux compte du fait qu’il diffère profondément du matérialisme des philosophes français du XVIIIe siècle. Mais Hegel, qui constitue si je puis dire l’une des clefs de Marx, est lui-même très difficile à comprendre et à traduire”” [Jacques D’Hondt, “”En relisant Marx…””] [(in) ‘Marx e i suoi critici’, Urbino, 1987, a curad i Gian Mario Cazzaniga Domenico Losurdo e Livio Sichirollo] [(6) V.I. Lénin, Cahiers philosophiques’, Paris, 1955, p. 149] (pag 51-52) Il modo marxista di pensare è dialettico. “”La manière marxienne de penser est dialectique. Cela ne manque pas de susciter des effets sur la manière spécifique de lire Marx. D’une manière qui peut paraître paradoxale, mais qui en fait est simplement dialectique, la contestation althussérienne aura aidé à en prendre mieux conscience, et c’est l’un de ses mérites, parmi d’autres qui sont grands. Ce qui est difficile, dans la manière dialectique de penser, c’est de tenir à la fois tous les moments du processus dialectique, de conquérir l’universel sans perdre pour autant le particulier, et inversement, de gagner l’unité et l’identité sans faire l’économie de la différence et de la dispersion. C’est-à-dire: penser et être ‘tout’, à la fois, sans se résigner à laisser rien d’extérieur et d’étranger. Cette difficulté (les adversaires préfèrent dénoncer ici une impossibilité), et cette richesse, s’expriment bien, et plus clairement peut-être que par un long discours conceptuel, dans quelques images et dans quelques constats. La difficulté de conserver la diversité dans l’unité, de ne rien perdre de cette richesse par le fait même de la comprendre, elle se manifeste dans une formule de Hegel, que j’isole, d’ailleurs peut-être abusivement, de son contexte, en l’occurence religieux: “”Je ne suis pas seulement l”un’ de ceux qui sont engagés dans le combat, mais je sui les deux combattants et je suis le combat lui-même”” (7). Il faut être à la fois synoptiquement le combat total, et réflexivement ou dogmatiquement, l’un des combattants. Or ceux qui sont durement engagés dans le combat, et même souvent cruellement, comprennent et admettent difficilement ce point de vue de l’identité synoptique. Que devaient penser les combattants vaincus, humiliés et meurtris, lorsque Marx proclamait la nécessité et l’utilité de leur défaite, et donc la nécessité et l’utilité de l’existence et du succès de leurs ennemis? Dans ‘Le 18 Brumaire de Louis-Bonaparte’, après la victoire de Napoléon III sur ses adversaires républicains et socialistes, Marx a l’audace d’écrire: «La révolution va jusqu’au fond des choses. Elle ne traverse encore que le purgatoire. Elle mène son affaire avec méthode. Jusqu’au 2 décembre 1851, elle n’avait accompli que la moitié. Elle perfectionne d’abord le pouvoir parlementaire, pour pouvoir le renverser ensuite. Ce but une fois atteint, elle perfectionne ‘le pouvoir exécutif’, le réduit à son expression la plus pure, l’isole, dirige contre lui tous les reproches pour pouvoir concentrer sur lui toutes ses forces de destruction et, quand elle aura accompli la moitié de son travail de préparation, l’Europe sautera de sa place et jubilera: “”bien creusé, vielle taupe!””» (8). Il faut être dialecticien pour entendre sans désarroi et sans indignation de pareilles déclarations! Il y a dans la philosophie de Marx un universalisme qui veut ne pas effacer le particulier et le singulier, ce qui aboutit, chez lui, à une sorte d’universalité du particulier et de nécessité du hasard. On comprend que, dans ces conditions, il soit très dangereux d’isoler et de privilégier arbitrairement, dans les ‘Oeuvres’ de Marx, tel ouvrage, tel chapitre, tel passage!. La lecture schématique, la lecture parcellaire, si elle est inévitable, présente bien des inconvénients. Notamment celui-ci: elle implique qu’on ne découvre certaines choses dans les textes de Marx qu’après coup, rétrospectivement, quand l’événement vient confirmer ce contre quoi Marx avait mis en garde, mais à quoi on n’avait pas prêté attention d’abord”” [Jacques D’Hondt, “”En relisant Marx…””] [(in) ‘Marx e i suoi critici’, Urbino, 1987, a cura di Gian Mario Cazzaniga Domenico Losurdo e Livio Sichirollo] [(7) ‘Werke’, éd. Glockner, tome XV, pp. 80-81; (8) ‘Le 18 Brumaire de Louis-Bonaparte’, Paris, Ed. Sociales, 1969, p. 124] (pag 52-53) Teoria degli stadi (Stufentheorie) (pag 59) [Due testi inseriti]”,”MADS-692″ “CAZZANIGA Gian Mario a cura; scritti di David UNDERDOWN Pietro ADAMO François TRICAUD Frank LESSAY Mario REALE Yves Charles ZARKA Agostio LUPOLI Mario MIEGGE Elizabeth CRAVEN Hyppolite TAINE Gian Mario CAZZANIGA”,”L’Inghilterra e l’Europa moderna: storie di donne, di uomini, di idee. Omaggio a Christopher Hill.”,”Testi in varie lingue”,”EURx-004-FMB” “CAZZOLA Franco”,”Della corruzione. Fisiologia e patologia di un sistema politico.”,”CAZZOLA insegna scienza della politica all’ Università di Catania. Ha pubblicato varie opere (v. retrocopertina).”,”ITAP-055″ “CAZZOLA Franco a cura; saggi di Franco CAZZOLA Elio ROSSITTO Salvo SCIBILIA Marina BONACCORSI Orazio LANZA Piero SPANO'”,”Anatomia del potere DC. Enti pubblici e “”centralità democristiana””.”,”””Non stupisce naturalmente che sia la DC ad avere il maggior numero di presenze nei consigli d’amministrazione degli enti: ben 557 su 1.862, cioè il 30%; e questa cifra sarebbe stata sicuramente ancor più alta, se si fosse riusciti ad identificare un maggior numero di individui. Purtroppo, di 850 persone non è stato possibile appurare il colore politico. Con 112 presenze il Partito socialista è al secondo posto, seguito dai 91 socialdemocratici. La posizione di questi due partiti si inverte, però, se guardiamo la colonna dei posti annui (…). Una quota di presenze non del tutto trascurabile in questi 34 enti ha avuto anche il Partito comunista: 88 consiglieri d’amministrazione (solo tre in meno dei socialdemocratici), che però non hanno mantenuto a lungo le loro cariche negli organi dirigenti degli enti (…)””. (pag 109)”,”ITAP-172″ “CAZZOLA Roberto RUSCONI Gian Enrico a cura, saggi di BOTZ Gerhard PELINKA Anton BUNZL John MATTL Siegfried STUHLPFARRER Karl RATHKOLB Oliver SCHMIDT-DENGLER Wendelin”,”Il ‘Caso Austria’. Dall’Anschluss all’èra Waldheim.”,”Gerhard Botz è professore di storia moderna, contemporanea e sociale all’università di Salisburgo, dove dirige il Ludwig-Boltzmann-Institut für historische Sozialwissenschaft; Anton Pelika è professore di politologia all’università di Innsbruck; John Bunzl, sociologo, lavora all’Österreichisches Institut für Internationale Politik a Laxenburg presso Vienna; Siegfried Mattl e Karl Stuhlpfarrer insegnano storia contemporanea all’università di Vienna; Oliver Rathkolb storico e giurista lavora alla Stiftung Bruno Kreisky Archiv; Wendelin Schmidt-Dengler è professore di germanistica all’università di Vienna.”,”AUTx-001-FL” “CAZZULLO Aldo”,”La guerra dei nostri nonni. 1915-1918: storie di uomini, donne, famiglie.”,”Aldo Cazzullo (Alba, 1966) ha lavorato per 15 anni a ‘La Stampa’ e dal 2003 è inviato editorialista del ‘Corsera’. Ha pubblicato pure ‘Testamento di un anticomunista’ (con Edgardo Sogno) (2000), ‘Outlet Italia’ (2007) e ‘Possa il mio sangue servire’ (2015). Prigionieri di guerra. “”L’inverno del 1917 fu durissimo per i 600 mila prigionieri di guerra italiani. Caffé d’orzo al mattino, un minestra con qualche foglia di cavolo a pranzo, un poco di pane nero per cena (“”Ogni tre giorni si divideva la pagnotta in 32. Potete immaginare che bella razione ci è toccata. Oggi abbiamo una bella razione di pane di mezzo etto: vuol dire che una pagnotta si divide in 28″” ha scritto un soldato). Meno di mille calorie al giorno, un terzo di quelle che sarebbero servite per resistere alle notti gelide nelle baracche, in condizioni igieniche precarie che favorivano la diffusione del colera e del tifo. Morirono in centomila. Solo a Mauthausen, il campo che Hitler avrebbe trasformato in lager, tra il novembre 1917 e l’aprile 1918 spirarono cinquecento italiani di enterite. A Sigmundsherberg almeno duemila moririono di fame e di malattie legate alla denutrizione. I campi per i prigionieri di guerra, in tedesco Krieggefanlager, erano stati ribattezzati in dialetto lombardo “”Crist, che fam del lader!””. Si trovavano a Terezin in Moravia, a Pilsen in Slesia, e poi in Ungheria, in Boemia, in Bulgaria. Anche le condizioni degli ufficiali erano durissime. Lo testimonia lo stesso Gadda, prigioniero nel campo tedesco di Celle, detto “”il cimitero dei viventi””. Da ingegnere, Gadda racconta così il modo in cui venivano diviese e assegnate le razioni: “”Trangugiavo, divoratolo a morsi, l’esiguo pane: la solita fetta, un quinto, impastata di castagne d’india, dicevano, e poi di tritume di paglia, forse di segale. Questo quinto risultava da una divisione meticolosa della pagnotta: le cinque porzioni; tagliando, si misuravano per successivi confronti, cubandole al millimetro, soppesandole al grammo (…).Va detto che gli austriaci dopo Caporetto si trovarono tra le mani 300 mila prigionieri, e ne avevano già altrettanti nei campi. Il governo italiano fu l’unico a rifiutare qualsiasi aiuto di Stato ai propri uomini, e a tentaere di impedire alle famiglie di mandare pacchi di viveri e vestiti attraverso la Croce Rossa: i prigionieri erano considerati alla stregua di disertori – “”imboscati d’Oltralpe”” li chiamava D’Annunzio -, che non avevano “”ben meritato”” in combattimento; qualsiasi tentativo di alleviare le loro sofferenze era considerato un modo di incoraggiare altre rese. Oltrettutto la tattica di Cadorna – assalti frontali cui seguivano spesso contrattacchi nemici – esponeva interi reparti al rischio di essere isolati e circondati. La somma tra inadeguatezza del comando e disprezzo dei “”vinti”” fece sì che la mortalità tra i prigionieri italiani fosse la più alta di tutti gli eserciti in lotta. Le lettere che i reclusi spedivano alle loro famiglie sono impressionanti”” (pag 196-197)”,”QMIP-241″ “CAZZULLO Aldo”,”Le italiane. Il Paese salvato dalle donne.”,”Aldo Cazzullo (Alba, 1966) già inviato e editorialista del Corriere della Sera.”,”DONx-092″ “CECCARELLI Fabio”,”Sorriso e riso. Saggio di antropologia biosociale.”,”Fabio Ceccarelli, nato nel 1941, fa parte della Missione etnologica italiana nello Zaire. Ha pubblicato tra l’altro ‘Il tabù dell’incesto’ e ‘L’istinto linguistico’.”,”TEOS-007-FSD” “CECCARELLO Franco DE-FRANCESCHI Francesco a cura; scritti di C. PASSARELLI F. DE-FRANCESCHI L. MURARO C. SARACENO G.M. SALA R. ROZZI A. GARAMPELLI M. FALGHERA L. MELANDRI F. CECCARELLO A. PAVONI M. TREPPO L. COMBA A. TUROLLA G. AZZAROLI E. GATTI A. PIRELLA E. FACHINELLI P. BORRELLI G. JERVIS G. CONTRI F. BASAGLIA”,”Psicologi e società. Atti del Convegno nazionale “”Psicologia, ruolo dello psicologo e istituzioni””, tenuto a Padova il 19-20 maggio 1973.”,”Scritti di C. PASSARELLI F. DE-FRANCESCHI L. MURARO C. SARACENO G.M. SALA R. ROZZI A. GARAMPELLI M. FALGHERA L. MELANDRI F. CECCARELLO A. PAVONI M. TREPPO L. COMBA A. TUROLLA G. AZZAROLI E. GATTI A. PIRELLA E. FACHINELLI P. BORRELLI G. JERVIS G. CONTRI F. BASAGLIA”,”TEOS-273″ “CECCARINI Ennio introduzione; brevi saggi di Gennaro SASSO Francesco DE-ALOYSIO Giuseppe TALAMO Ugo LA-MALFA Michele BISCIONE Guido CALOGERO Giancarlo SCODITTI Sandro BONELLA Francesco COMPAGNA Renato GRISPO Angelo SABATINI Gianpaolo GANDOLFO Licisco MAGAGNATO Raffaele SIMONE Achille MANGO, Vittorio STELLA, Renzo DE-FELICE”,”Benedetto Croce la storia la libertà.”,”Brevi saggi di Gennaro SASSO, Francesco DE-ALOYSIO, Giuseppe TALAMO, Ugo LA-MALFA, Michele BISCIONE, Guido CALOGERO, Giancarlo SCODITTI, Sandro BONELLA, Francesco COMPAGNA, Renato GRISPO, Angelo SABATINI, Gianpaolo GANDOLFO, Licisco MAGAGNATO, Raffaele SIMONE, Achille MANGO, Vittorio STELLA, Renzo DE-FELICE. Secondo GRISPO, di una concreta partecipazione ala politica attiva di CROCE non si può parlare sino all’inizio della 1° GM. Ma è indubbio che tra la fine del secolo e il conflitto avvenne in CROCE un processo di maturazione politica. Nel luglio del 1914 scese in campo elettorale partecipando alle amministrative napoletane come presidente di un ‘Fascio dell’ ordine’ costituito da liberali, moderati e cattolici contro il Blocco di socialisti e massoni.”,”CROx-021″ “CECCARINI Ennio CALCHI-NOVATI Giampaolo BENZONI Alberto CALOGERO LA MALFA Luisa, saggi di”,”La Nato nell’ era della distensione.”,”””Quali le ragioni strutturali di questa incapacità francese di attingere i livelli della grande potenza scientifico-militare moderna? Uno studioso ben informato, il Colonna, ne ha enumerate (Amerigo Colonna, L’ atomo difficile, Il Mondo, 4 maggio 1965) alcune che si sembra interessante riportare: – la Francia anzitutto, non prende un premio Nobel per le scienze dal 1935, mentre, nel frattempo gli americani ne hanno collezionati cinquanta e gli inglesi ventisette (per non parlare dei sovietici e dei tedeschi che hanno fatto pure la loro parte); ciò anche perché in Francia troppo poche persone si laureano nelle scienze esatte (330 nel 1959 contro 1700 in Germania e 2700 in Inghilterra); – la Francia non spende molto per la ricerca scientifica (certo il doppio dell’ Italia ma, proporzionalmente, non più dell’ Olanda e meno della metà dell’ Inghilterra; – il prodotto nazionale francese è limitato e gli impianti estremamente costosi…”” (pag 39)”,”RAIx-133″ “CECCATO Silvio ZONTA Bruna”,”Linguaggio, consapevolezza, pensiero.”,”””Il maggiore errore metodologico consiste forse nel pretendere di giungere ad una definizione del pensiero per via chimica o fisica, cioè attraverso l’individuazione di un organo ed allora del suo funzionamento. Questa pretesa rappresenta un assurdo, in quanto suppone di poter partire da una individuazione dell’organo prima di aver precisato in termini di minute operazioni, indicate senza negazioni e metafore irriducibili, quale sia la funzione alla quale si intende attribuirlo. L’individuazione dell’organo avviene infatti considerando che, se l’organo da solo non basta ad assicurare una certa funzione, la sua soppressione la sopprime ed una sua alterazione la altera. Questa errata strada conserva dunque qualcosa di magico, si muove fra incognite; ma forse proprio per questo eccita lo scienziato ed il filosofo della scienza, per esempio con il sogno di due “”organizzazioni”” che, una volta raggiunta la grande complessità, sarebbero già per questo in grado di risponderne (come se bastasse la rete telefonica mondiale o la rete ferroviaria continenale a “”rispecchiare”” il pensiero. Una soluzione con ammissione ma svilimento del pensiero ed impreziosimento del linguaggio si trava nel linguista che considera il pensiero “”una massa amorfa ed indistinta””, “”caotico per sua natura””. Soltanto le unità discrete delle parole lo frammenterebbero e lo forzerebbero a precisarsi (Ferdinand Saussure, ‘Cours’, pp. 155-7).”” (pag 69)”,”SCIx-470″ “CECCATO Silvio”,”Il Punto. 1. Sulle esperienze e nuove del maestro inverosimile.”,”Silvio Ceccato affronta in questi volumi l’impresa forse più ardua per un cibernetico, di applicare i risultati delle sue lunghe indagini sulla mente umana ad una didattica in particolare orientata verso il secondo ciclo della scuola elementare e di interesse per ogni essere pensante. Ceccato è vice Presidente di IPSOA.”,”GIOx-016-FV” “CECCATO Silvio”,”Il Punto. 2. Sulle esperienze e nuove del maestro inverosimile.”,”Silvio Ceccato affronta in questi volumi l’impresa forse più ardua per un cibernetico, di applicare i risultati delle sue lunghe indagini sulla mente umana ad una didattica in particolare orientata verso il secondo ciclo della scuola elementare e di interesse per ogni essere pensante. Ceccato è vice Presidente di IPSOA.”,”GIOx-017-FV” “CECCHELLA Aldo”,”Microeconomia.”,”Aldo Cecchella, Italian economist. Recipient Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana 1966.”,”ECOT-221-FL” “CECCHELLA Aldo”,”Esercizi di Microeconomia.”,”Aldo Cecchella, Italian economist. Recipient Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana 1966.”,”ECOT-222-FL” “CECCHELLA Aldo”,”Microeconomia. Supplemento.”,”Aldo Cecchella, Italian economist. Recipient Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana 1966.”,”ECOT-223-FL” “CECCHI Alberto a cura”,”Storia del PCI attraverso i congressi. Trent’anni di vita di un partito dal dopoguerra ad oggi.”,”CECCHI Alberto nato a Firenze nel 1924, pubblicista, è stato redattore dell’ Unità e di Rinascita. Già segretario della federazione fiorentina e successivamente del Comitato regionale toscano del PCI fa parte attualmente (1977) del Comitato Centrale del PCI ed è deputato al Parlamento.”,”PCIx-077″ “CECCHI Ottavio a cura; saggi di Franco DE-FELICE Gastone MANACORDA Giorgio MORI Leonardo PAGGI Giuliano PROCACCI Ernesto RAGIONIERI Enzo SANTARELLI Paolo SPRIANO Rosario VILLARI Renato ZANGHERI”,”La ricerca storica marxista in Italia.”,”pag 126 Giorgio Mori: “”Occorre avvertire di un rischio che in più di un caso non è rimasto tale e le cui implicazioni vanno assai al di là dell’area storiografica. Intendo riferirmi alla sordità spesso constatabile di fronte alle pur limpide conseguenze ricavabili da una avvertenza che, esplicitata in un’opera giovanile di Marx e di Engels, si può dire percorra tutta l’opera dei fondatori del socialismo scientifico. E che, a parte Eric Hobsbawm, quando non è stata ridotta a distratta citazione, ha finito per diventare il pretesto per divagazioni al limite del farneticante o una specie di trastullo intellettuale nelle mani di qualche aspirante economista, non sempre provveduto, dedicatosi all’esame del nesso, teoricamente carico di ambiguità, fra sviluppo e sottosviluppo. Scrivevano dunque i due giovanissimi prussiani nel 1845: “”…La grande industria universalizzò la concorrenza, stabilì i mezzi di comunicazione ed il mercato mondiale moderno, sottomise a sé il commercio, trasformò ogni capitale in capitale industriale e generò così la circolazione rapida e la centralizzazione dei capitali. Con la concorrenza universale essa costrinse tutti gli individui alla tensione estrema delle loro energie… Essa produsse per la prima volta la storia mondiale, in quanto fece dipendere dal mondo intero ogni nazione civilizzata, e in essa ciascun individuo, per la soddisfazione dei suoi bisogni, e in quanto annullò l’allora esistente carattere esclusivo delle singole nazioni…”””” [Giorgio Mori] [in La ricerca storica marxista in Italia, a cura di Ottavio Cecchi, 1974]”,”PCIx-327″ “CECCHI Alberto a cura”,”Storia del PCI attraverso i congressi dal dopoguerra ad oggi.”,”Alberto Cecchi nato a Firenze nel 1924, pubblicista, è stato redattore dell’ Unità e di Rinascita. Già segretario della federazione fiorentina e successivamente del Comitato regionale toscano del PCI fa parte attualmente (1977) del Comitato Centrale del PCI ed è deputato al Parlamento.”,”PCIx-034-FV” “CECCHI Alberto, a cura”,”Storia del PCI attraverso i congressi dal dopoguerra ad oggi.”,”Alberto Cecchi nato a Firenze nel 1924, pubblicista, è stato redattore dell’ Unità e di Rinascita. Già segretario della federazione fiorentina e successivamente del Comitato regionale toscano del PCI fa parte attualmente (1977) del Comitato Centrale del PCI ed è deputato al Parlamento.”,”PCIx-005-FER” “CECCHINI Ezio”,”Storia della violenza politica.”,”CECCHINI, laureato in scienze politiche, ha seguito i corsi dell’ Accademia militare di Modena ed è stato ufficiale dei bersaglieri durante la 2° Guerra mondiale. Già docente di storia politico-militare alla Cattolica, è giornalista e collaboratore di riviste militari.”,”TEMx-014″ “CECCHINI Ezio”,”Storia della guerriglia. Dall’antichità all’era nucleare.”,” Hung hsiu-chuan. “”Le sommosse nelle campagne erano sempre state endemiche in Cina per molti secoli; inoltre, le guerre contadine era sempre state combattute su di una scala molto più vasta che non in Europa. Alla più sanguinosa di queste – la ribellione T’ai Ping del 1847, guidata da uno studente-contadino cattolico, Hung Hsiu-ch’uan – parteciparono tre milioni di insorti e furono uccisi diversi milioni di civili. Hung si può definire un precursore di Marx in chiave religiosa, poiché invece di un mondo comunista, aveva come scopo la creazione del Regno Celeste o della Grande Pace, basato ideologicamente sui principi della Cristianità. Nel 1852, partendo dalla sua base d’origine nel Kwangsi, con un esercito che aveva raggiunto i 50.000 guerriglieri, si diresse a nord conquistando Hankau, Wuchang e Hanyang e, nel marzo del 1853, risalendo lo Yangtze, occupò Nanchino; nell’ottobre s’impadronì di Tsien Tsin e marciò su Pechino, ma fu fermato da una grossa forza di cavalleria imperiale. Le potenze occidentali – Gran Bretagna, Francia, Russia e Stati Uniti, che stavano espandendo il loro interessi commerciali in Cina- preoccupate dalle riforme di Hung, incominciarono a fornire armi alla dinastia Manchu, la quale fu in grado di organizzare così un poderoso esercito che, nel 1864, distrusse l’armata del Regno Celeste. Con il suicidio di Hung e l’esecuzione dei suoi principali luogotenenti, la ribellione si disintegrò”” (pag 195) “”Non si può concludere l’esame della guerriglia in Europa durante il XIX secolo senza citare brevemente due grandi rivoluzionari antesignani delle moderne lotte del proletariato contro il capitalismo e delle guerre di liberazione: Friedrich Engels e Karl Marx. Engels, che aveva partecipato alla guerra rivoluzionaria del Baden nel 1849 ed aveva così conosciuto per esperienza la guerriglia, si era convinto che essa, condotta con iniziativa ed abilità, avrebbe potuto rivelarsi molto efficace. In molti dei suoi scritti, ed in particolare nelle ‘Ausgewählte militärische Schriften’, dove vengono esaminate e sottoposte a critica tutte le principali guerre di guerriglia del secolo, emerge un quadro realistico di questo tipo di lotta come forma particolare, ed essenzialmente pratica, di azione rivoluzionaria. Con molta acutezza, anticipando tempi futuri, riconobbe l’enorme forza di una resistenza popolare, attuata con i mezzi della guerriglia, contro un esercito di invasione e di occupazione. Ma si rese conto anche che la guerriglia, come guerra popolare totale contro potenti eserciti regolari nemici, avrebbe avuto qualche prospettiva di successo soltanto se in suo appoggio fossero intervenuti altri eserciti regolari. Nel pensiero di Engels, il concetto di guerriglia si collegava all’azione armata di masse popolari rivoluzionarie che combattessero per la loro libertà, sia in senso nazionale, sia in senso sociale e mirassero insieme ad un rivolgimento politico e sociale. Anche Marx si richiamò spesso alle lotte dei guerriglieri spagnoli e prussiani contro Napoleone, ma si soffermò principalmente sulla guerriglia dei francesi contro i prussiani: “”Comunque dovesse terminare la guerra, essa ha addestrato il proletariato francese all’uso delle armi e questa è la migliore garanzia per il futuro””; ed ancora: “”La lotta della classe operaia contro la classe capitalista è entrata con la Comune di Parigi in una nuova fase: è stato conquistato con essa un nuovo punto di partenza di importanza storica mondiale””. Il fatto che nella guerra di barricxate nella città i comunardi non seppero ricorrere alla partecipazione dell’intera popolazione – compresi donne e bambini – per raggiungere il loro scopo con il peso travolgente delle masse popolari, viene considerato uno dei massimi errori decisivi dei loro capi”” [Ezio Cecchini, Storia della guerriglia. Dall’antichità all’era nucleare, 1990] ((pag 103-104), [(10) Karl Marx, Briefe an Kugelmann, Berlin, 1924, pp. 92 e 102] Hung Hsiu-ch’üan Gale Encyclopedia of Biography: Hung Hsiu-ch’üanTop Home > Library > Miscellaneous > Biographies Hung Hsiu-ch’üan (1814-1864) was a Chinese religious leader and founder of the Taiping sect. His beliefs led to the Taiping Rebellion. Hung Hsiu-ch’üan was born on Jan. 1, 1814, not far from Canton to a poor peasant family of the Hakka minority group. Because the young boy displayed some intelligence, his family pooled its resources in order to give him an education. In 1827 Hung participated in the official civil service examinations for the first time, and, although he passed the preliminary examination, he failed the district examination in Canton. Despite repeated attempts he was never successful and became one of those frustrated scholars who eked out a living as a low-paid teacher and who in times of crisis often provided the leaders and supporters of rebellious movements. Birth of a Religion In 1836, when in Canton for another unsuccessful attempt at the examinations, Hung heard a Christian missionary preach and was given some religious tracts. In the following year, after failing again, he suffered a nervous collapse. While in a coma he had visions of a fatherly old man who complained that men had forsaken him and were worshiping demons. A middle-aged man also appeared who instructed Hung in the slaying of demons. The true significance of his visions did not become apparent to Hung until 1843, when he took the trouble to read the Christian tracts he had been given 7 years earlier. Hung suddenly realized that the old man was God the Father and the middle-aged man, Jesus Christ, the Elder Brother and that Hung, as the Younger Brother, was commissioned to stamp out the worship of demons. In 1844 Hung converted the members of his family to his new religion and then, because of local Chinese animosity, went to Kwangsi to preach among the Hakka. The religious group that Hung founded was known as the God Worshipers Society and was initially a purely religious organization, but government persecution and local opposition eventually forced it to assume a political role. Taiping Rebellion In July 1850 Hung and his followers decided to resist the government forces that had been sent to wipe them out, and the Taiping Rebellion began. As avowed rebels with dynastic aspirations, the God Worshipers changed their name to the T’ai-p’ing T’ien-kuo, “”Celestial Kingdom of Peace,”” and Hung was declared T’ien-wang, or “”Celestial King.”” The Taiping forces swept northward in the spring of 1852 and by March of 1853 had taken Nanking, which became the “”Celestial Capital.”” Thousands of desperate peasants joined Hung’s theocratic state. Although his understanding of Christianity was rather limited, it did not prevent Hung from developing his own ideas, which were accepted by his followers as the word of God. Prostitution, foot-binding, and slaves were prohibited, as were opium smoking, adultery, gambling, and the use of wine and tobacco. All property belonged to the state, which in turn provided for the needs of the people. Women were allowed to hold land and serve in the army and administration, but the sexes were rigidly separated. Monogamy was the rule, and, contrary to the Chinese custom of religious tolerance, all followers had to believe in the one true God. The Manchus, whom Hung regarded as alien conquerors and the personification of evil, were slated to be eliminated, as were Confucian culture and the gentry-literati-official class. The competent leadership, tight military organization, and fanatical devotion to the cause which had made the Taiping forces almost invincible was, however, dissipated by jealousy and intrigue. In 1856, after an attempted usurpation, Hung ordered a bloodbath of his closest advisers, withdrew to his harem, and left the governing of the Taiping kingdom, which encompassed most of central China, to his incompetent relatives. Under the leadership of Tseng Kuo-fan, the imperial forces began to reverse the tide in 1860. With two new imperial armies in the field, one under Li Hung-chang in Kiangsu and the other under Tso Tsung-t’ang in Chekiang, Nanking was finally taken on July 19, 1864. Hung Hsiuch’üan, who had placed his trust in divine guidance, had committed suicide on June 1. The victors found his body wrapped in yellow satin embroidered with dragons in a sewer under his palace. Further Reading A full biography of Hung appears in Arthur W. Hummel, ed., Eminent Chinese of the Ch’ing Period, 1644-1912 (2 vols., 1943-1944). The most extensive study of the Taiping Rebellion in English is Franz H. Michael, The Taiping Rebellion, vol. 1 (1966). Vincent Yu-chung Shih, The Taiping Ideology (1967), discusses in depth the sources, interpretations, and influences of Taiping thought. Read more: http://www.answers.com/topic/hung-hsiu-ch-an#ixzz2pjJ8DC11″,”QMIx-208″ “CECCHINI Folco GABELLI Giuseppe a cura”,”Italia. Pagine del Risorgimento e dell’Unità.”,”Giuseppe Mazzini: ‘Lo sfruttamento dei fanciulli italiani a Londra’ (pag 36-39) (da Mazzini, Note autobiografiche)”,”ITAB-345″ “CECCUTI Cosimo a cura; scritti di Adolfo OMODEO Mario BERLINGUER Guido DORSO Gabriele PEPE Mario BRACCI Aldo GAROSCI Aldo CAPITINI Alessandro GALANTE GARRONE Norberto BOBBIO Francesco GABRIELI Luigi RUSSO Ernesto CODIGNOLA”,”L’ Acropoli, 1945-1946. Antologia di una rivista della “”terza forza””.”,”Scritti di Adolfo OMODEO Mario BERLINGUER Guido DORSO Gabriele PEPE Mario BRACCI Aldo GAROSCI Aldo CAPITINI Alessandro GALANTE GARRONE Norberto BOBBIO Francesco GABRIELI Luigi RUSSO Ernesto CODIGNOLA “”Da questo punto di vista, è assurdo assumere atteggiamenti marxistici. Essi sono fondamentalmente contrari all’ ethos, e alla formazione mentale del Partito d’ Azione; si cancellerebbe l’ originalità del contributo dato e la forza che al partito viene dall’ intima rinnovata forma mazziniana. E’ bene non dissimularcelo, i partiti socialistici sono meno freschi di quanto possa far credere il loro momentaneo rigoglio, portano il peso di errori commessi, l’ angustia di limiti non superabili, date le premesse.”” (pag 90, Adolfo Omodeo) “”D’ altra parte l’ aver dato al partito questo carattere di agitazione solo verbalmente rivoluzionaria, complicò i rapporti con gli Alleati, disposti ad atterrirsi di ogni irrequietezza nelle retrovie e non sempre agili nell’ intendere il linguaggio degli italiani. Però molti sintomi mostrano che l’ errore è stato notato non solo dal grosso del partito nell’ Italia liberata, ma anche dagli Italiani d’oltre le linee. La decisione di non partecipare alle responsabilità del secondo governo Bonomi, che sorgeva con auspici reazionari, può avere anche risultati buoni, pur nella parvente continuità con l’ astensionismo aventiniano. Infatti è venuta meno l’ assurda associazione delle audaci rivendicazioni programmatiche con la fiacchezza indicibile dei ministeri Bonomi””. (pag 92, Adolfo Omodeo)”,”EMEx-062″ “CECCUTI Cosimo; scritti di Fernando SCHIAVETTI Filippo TURATI Antonio GRAMSCI Guido BERGAMO Piero GOBETTI Giovanni AMENDOLA Gaetano SALVEMINI Giustino FORTUNATO Anna KULISCIOFF Giovanni CONTI Giovanni ZIBORDI Pietro NENNI Luigi SALVATORELLI Giovanni ANSALDO Carlo ROSSELLI Giacomo MATTEOTTI Antonio GRAMSCI Palmiro TOGLIATTI Giuseppe DONATI Ferruccio PARRI Paolo VALERA SCOTINO Riccardo BAUER Giovanni GIOLITTI Benedetto CROCE”,”Mussolini nel giudizio dei primi antifascisti (1921-1925).”,”Scritti di Fernando SCHIAVETTI Filippo TURATI Antonio GRAMSCI Guido BERGAMO Piero GOBETTI Giovanni AMENDOLA Gaetano SALVEMINI Giustino FORTUNATO Anna KULISCIOFF Giovanni CONTI Giovanni ZIBORDI Pietro NENNI Luigi SALVATORELLI Giovanni ANSALDO Carlo ROSSELLI Giacomo MATTEOTTI Antonio GRAMSCI Palmiro TOGLIATTI Giuseppe DONATI Ferruccio PARRI Paolo VALERA SCOTINO Riccardo BAUER Giovanni GIOLITTI Benedetto CROCE “”””Un’altra questione si presenta. E’ possibile, oggi, nel periodo della rivoluzione mondiale, che esistano “”capi””, fuori della classe operaia, che esistano capi non-marxisti, i quali non siano legati strettamente alla classe che incarna lo sviluppo progressivo di tutto il genere umano? Abbiamo in Italia il regime fascista, abbiamo a capo Benito Mussolini, abbiamo una ideologia ufficiale in cui il “”capo”” è divinizzato, è dichiarato infallibile, è preconizzato organizzatore e ispiratore di un rinato Sacro Romano Impero. Vediamo stampato nei giornali, ogni giorno, diecine e centinaia di telegrammi di omaggio delle vaste tribù al “”capo””. Vediamo le fotografie: la maschera più indurita di un viso che abbiamo già visto nei comizi socialisti. Conosciamo quel viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato””.”” (pag 137, Antonio Gramsci, “”Capo””, 1924) pag 25-26″,”ITAF-226″ “CECHOV Anton”,”Tutte le novelle. Teste in fermento. – Tutte le novelle. Il fiammifero svedese.”,”2 volumi della Bur rilegati in uno L’esame d’avanzamento. “”-Il dettato è soddisfacente, – disse l’ ispettore. – Oso recare a conoscenza di vossignoria illustrissima, – disse rinfrancato Fèndrikov, sbirciando di traverso il suo nemico Galkin, – oso riferire che la geometria l’ho studiata sul libro del Davidov, in parte poi l’ ho appresa dal nipote Varsonofi, giunto in vacanza estiva dal seminario Troitse-Serghìevski, alias Vifanski. Anche planimetria ho studiato, e stereometria… proprio tutto. – La stereometria dal programma non è prevista. – Non è prevista? E io ci son stato un mese sopra… Che peccato! – sospirò Fèndrikov. – Ma lasciamo per ora la geometria. Volgiamoci alla scienza che a voi, come impiegato dell’ amministrazione postale, probabilmente piacerà. La geografia è la scienza dei portalettere. Tutti gl’ insegnanti sorrisero rispettosamente. Fèndrikov non era d’accordo che la geografia fosse la scienza dei portalettere (ciò non stava scritto in nessun posto: né nelle norme postali, né nelle ordinanze di circolo), ma per deferenza disse: “”Proprio così””. Egli tossì nervosamente, e con terrore stette ad aspettar le domande. Il suo nemico Galkin si arrovesciò sulla spalliera della sedia, e, senza guardarlo, domandò strasciconi: – E… ditemi, che governo c’è in Turchia?””. (pag 127-128)”,”VARx-222″ “CECHOV Anton”,”Tutte le novelle. Lo studente – Tutte le novelle. I contadini.”,”””Seduto più tardi dalla sorella e leggendo un romanzo storico, egli rammentò tutto ciò e si sentì offeso che al suo magnifico, puro e generoso sentimento si fosse risposto in modo così misero; non lo amavano, ma la sua proposta era stata accolta, probabilmente solo perché era ricco, cioè si era data la preferenza in lui a ciò ch’egli stesso apprezzava in sé meno di tutto. Si poteva ammettere che Jùlia , pura e credente in Dio, nemmeno una volta avesse pensato al denaro, ella però non l’amava, ed evidentemente aveva un suo calcolo, anche se, forse, non del tutto cosciente, ma pur sempre un calcolo. La casa del dottore gli era odiosa per il suo arredamento borghese, il dottore stesso gli si presentava come un meschino e grasso avaro, qualcosa come il Gaspare dell’ operetta ‘Le campane di Corneville’, lo stesso nome Jùlia aveva per lui ormai un suono volgare. S’immaginava com’egli e la sua Jùlia sarebbero andati all’altare, in fondo, assolutamente sconosciuti l’uno all’ altro, senza un briciolo di sentimento da parte di lei, come se una mediatrice avesse combinato il loro matrimonio, e gli rimaneva adesso un’unica consolazione, ugualmente dozzinale come quel matrimonio stesso, la consolazione ch’egli non era il primo né sarebbe stato l’ ultimo, che così si ammogliavano e si maritavano migliaia di persone e che Jùlia col tempo, quando l’avesse conosciuto più da vicino, forse l’avrebbe amato””. (pag 111-112)”,”VARx-224″ “CECHOV Anton”,”Tutte le novelle. Uno scherzetto – Tutte le novelle. Il giudice istruttore.”,”2 volumi della Bur rilegati in uno Il dono dell’arte. “”(…) Il pittore vuota un bicchierino, e la cupa nube che ha sull’anima a poco a poco si schiarisce, ed egli prova una sensazione come se ne suo ventre tutte le viscere sorridessero. Comincia a fantasticare… L’ immaginazione gli dipinge come sta diventando una celebrità. Le sue future opere non se le può figurare, ma vede chiaramente come i giornali parlano di lui, come nei negozi si vendono le sue fotografie e con quale invidia lo seguono gli sguardi degli amici. Si sforza d’immaginarsi in un ricco salotto, circondato da graziose ammiratrici, ma l’ immaginazione gli disegna qualcosa di annebbiato, di confuso, poiché nemmeno una volta in vita sua ha veduto un salotto; (…). Gli uomini che non conoscono la vita se la raffigurano di solito dai libri, ma Jegòr Savvic’ non conosceva nemmeno i libri; si proponeva di leggere un poco Gogol, ma fin dalla seconda pagina si era addormentato…””. (pag 177-178)”,”VARx-227″ “CECHOV Antòn”,”Tutte le novelle. I contadini.”,”””Ma la definitiva, la classica e più celebre pittura cechoviana dei contadini noi la troveremo nel racconto che ad essi s’intitola e a proposito del quale taluno ha voluto ricordare Balzac e Rembrandt. In verità , si tratta di una pittura realisticamente corposa, colorita e gagliarda: nulla qui di retorico e convenzionale, nulla di falso e dolciastro, e neppur di arbitrario e tendenzioso, nulla insomma di tutto ciò che in precedenza aveva spesso, nella letteratura russa sui contadini, forzato e sciupato la nuda verità artistica, tirandola verso il mulino di tesi sociali o politiche o religiose, idealizzando i contadini stessi facendoli portatori di simboli di idee storiche o metafisiche più grandi di loro. Il Cechov lasciò così un perfetto modello di più alla successiva generazione di scrittori russi, nella quale, come è noto, non gli mancarono epigoni di valore, quali Kuprin e Bunin.”” (pag 13) (introduzione)”,”VARx-457″ “CECHOV Antòn”,”Racconti e teatro.”,”””(…) cresce la sua fama di scrittore, ma egli la considera scetticamente, con coscienza pudica. «Non inganno forse il lettore – si chiede – dal momento che non so dare una risposta alle domande più importanti?»”” (pag XIX); “”Ma se si vuol citare e lodare qualcosa, debbo ricordare anzitutto ‘Una storia noiosa’, l’opera narrativa di Cechov che mi è più cara, un’opera decisamente straordinaria e affascinante che per tranquilla e malinconica singolarità non ha riscontro in tutta la letteratura; e già comincia con lo stupire che questa storia, annunciatasi «noiosa» e invece appassionante, il giovane non ancora trentenne la ponga con profondissima sensibilità in bocca ad un vecchio – uno studioso di fama mondiale, generale per il suo rango, eccellenza, che nelle sue divagazioni allude sovente a se stesso dicendo: «La mia eccellenza». Per quanto molto in alto nella gerarchia ufficiale, egli si trova su di un piano spirituale, autocritico e critico, per cui ritiene assurde la fama e la devozione che gli vengono tributate ed è nel profondo dell’anima di un uomo disperato, perfettamente conscio che alla sua vita, ad onta di tutti i meriti, è mancato un centro spirituale, una «idea generale», che – insomma – la sua è stata la vuota vita di un disperato. «Ogni sentimento – scrive – ogni pensiero vive in me separatamente, e in tutti i miei giudizi sulla scienza, sul teatro, sulla letteratura… la più sottile analisi non saprebbe trovare ciò che si chiama un’idea generale, ossia il dio dell’uomo vivente. ‘Ma se non c’è questo, vuol dire che non c’è nulla…’. Non c’è perciò nulla di sorprendente nel fatto che io abbia oscurato gli ultimi mesi della mia vita con sentimenti e pensieri degni di un’anima servile o barbarica, che io mi senta adesso indifferente a tutto e non scorga la luce di un’aurora. Quando in un individuo manca quello che è più alto e più forte d’ogni esterna influenza, basta in verità un forte raffreddore a fargli perdere l’equilibrio… E tutto il suo pessimismo e il suo ottimismo, insieme ai suoi grandi o piccoli pensieri, non hanno allora altro significato che quello d’un sintomo e niente più. Io sono un vinto. Se è così, è inutile continuare a pensare, è inutile discorrere oltre. Me ne starò qui ad aspettare in silenzio quello che sarà». «’And my ending is despair’»; queste ultime parole di Prospero tornano in mente quando si ascoltano le confessioni del vecchio, famoso Nikolaj Stépanic, che dice: «Ma io non amo neppure la popolarità del mio nome. Mi sembra quasi che mi abbia tradito». Antòn Cechov non era vecchio, ma giovane, quando mise in bocca al suo personaggio queste parole e quelle che abbiamo prima citato, non doveva però vivere a lungo, ed è forse ciò che egli rese possibile intendere in anticipo lo stato d’animo della vecchiaia con una sensibilità incredibile, quasi diabolica. Egli ha conferito all’immagine del vecchio studioso morente molti tratti personali, e soprattutto questo: «Io non amo neppure la popolarità del mio nome». Perché anche Cechov non amava la sua fama crescente, che gli ispirava «per qualche motivo un senso di angoscia». Non ingannava forse i suoi lettori, mentre li abbagliava con il suo talento, «ma non sapeva rispondere alle domande più importanti»? Perché scriveva? Qual’era il suo scopo, la sua fede, «il dio dell’uomo vivente?». Dove «l’idea generale» del suo vivere e scrivere, «senza la quale nulla assolutamente esiste»? «Una vita cosciente senza una precisa visione del mondo – scrisse ad un amico – non è vita, ma oppressione e angoscia». Al celebre studioso la sua pupilla Katja, un’attrice fallita, l’unico essere cui il suo cuore sia ancora attaccato, per il quale egli nutre una segreta passione senile, chiede disperata: «Che debbo fare? Ditemi, presto, in nome di Dio, che debbo fare?». Ed egli è costretto a rispondere: «Non posso dirti nulla, Katja… in coscienza, Katja, non lo so». Allora essa lo lascia. La domanda del «Che fare?» è sempre presente, in modo volutamente confuso, nelle opere di Cechov; ed è quasi resa ridicola attraverso il modo singolare e l’atteggiamento straordinariamente ricercato che i suoi personaggi assumono verso di essa, verso il problema della loro vita”” (pag XXIII-XXIV) (dall’introduzione di Thomas Mann)”,”VARx-083-FV” “CECHOV Anton, a cura di Fausto MALCOVATI”,”Sulla letteratura. Lettere ad Aleksej S. Suvorin.”,”””Non molto tempo fa ho composto un racconto umoristico di otto pagine (‘Dusecka’), e adesso mi scrivono che L..N. Tolstoj lo legge ad alta voce, e lo fa straordinariamente bene. Conoscete il letterato Gorkij? E’ un talento indubbio. Se non l’avete letto, chiedete le sue raccolte e leggete per una prima conoscenza due racconti: ‘Nella steppa’ e ‘Sulle zattere’. Il racconto ‘Nella steppa’ è fatto in modo esemplare: è una cannonata, come dice Stasov”” (lettera del 27 gennaio 1899, Jalta)”,”RUSx-190″ “CECHOV Anton Pavlovic”,”Tutto il teatro. Il gabbiano – Zio Vània – Una domanda di matrimonio – L’orso – Le tre sorelle – L’anniversario – Il fumo fa male – Il canto del cigno – Tragico contro voglia – Platonov – Liescii – Sulla strada maestra – Le nozze – Il giardino dei ciliegi – Ivànov.”,”””I giovani di oggi, leggendolo, come «considerano» Cechov? Commettono il nostro errore di un tempo? E leggendo i lavori teatrali di Anton Pavlovic si dilettano della malinconia dei suoi personaggi? Cechov, proprio come Molière, è, sia nelle commedie lunghe che nelle brevi, un «farceur». I personaggi sono, per lo meno, buffi e nelle ore più dolorose del loro piccolo destino, qualsiasi cosa capiti, qualsiasi cosa dicano, ed anche quando attentano alla loro vita, appartengono al mondo dell’ironia. Cechov non è il Labiche della disperazione. Lo so, c’è Treplev, c’è Nina… o Ivànov e molti altri. Ma il genio tipico di Cechov, la sua propria natura, lo spirito satirico che sempre fu, almeno a teatro, ha fatto entrare nel regno della Commedia la morte e il suicidio, senza che l’una e l’altro sembrino fuori luogo. Medico di professione e malato, conosce troppo bene la realtà fisiologica per prendere sul serio il romanticismo o il decadimento dei suoi personaggi. La morte, in questo teatro, fa parte del magazzino degli attrezzi comici e la derisione è qui uno strumento della farsa. Insomma, io non vedo nessuna tristezza in queste sconfitte, in queste delusioni, in questa estrema vecchiaia. La morte di un giovane è anch’essa un fatto semplice. Siamo lontani da Chatterton. Con questi personaggi di ‘ogni giorno’, Cechov, sorridendo, esorcizza i romanticismi del fallimento e della morte. Perciò, amico lettore, dobbiamo leggere, dobbiamo recitare le opere di Cechov come delle commedie. Sono buffe. Sono ironiche. Sono vive. «La storia non fa nulla a metà; attraversa molte fasi quando vuol condurre alla tomba una vecchia forma sociale. L’ultima fase di una forma storica, è la sua commedia. Gli dei della Grecia, tragicamente colpiti a morte una prima volta nel ‘Prometeo incatenato’ di Eschilo, dovettero subire una seconda morte comica nei ‘Dialoghi’ di Luciano. Perché questo cammino della storia? Perché l’umanità si separi ‘serenamente’ dal suo passato». La storia comparata delle arti e della società conferma questo pensiero di Marx? Sembra di sì. E questa frase di Marx è assai seducente. Il meglio, il più vero, il più autentico di ciò che giunge fino ai nostri giorni è la vena critica, la farsa, l’ironia, la satira (Marivaux, Regnard, Lesage, Beaumarchais, Musset, Mérimée, Giraudoux). La letteratura drammatica inglese conferma l’opinione del filosofo tedesco. E similmente, le nostre satire e le nostre farse del Medioevo impediscono la sopravvivenza dei misteri. Non mi faccio nessuna illusione circa le parole che mi permetto di aggiungere al giudizio di Marx, ma vedo concludersi il V secolo, quello di Eschilo e di Sofocle, con l’opera critica, con l’opera di risanamento, con l’opera di mordace ironia, senza rispetto per gli dei e le leggi del tempo, con l’opera politica e comica di Aristofane. E Brecht, in Germania, dopo Goethe l’eroe, Schiller l’eroe, Kleist l’eroe. All’alba del XX secolo, tredici anni prima di quella Rivoluzione d’ottobre che doveva sconvolgere il mondo, o per lo meno la Russia, muore colui che, sui palcoscenici, ha fatto, quasi scherzando, il quadro crudele di quella società moribonda, di quegli animi infelici, di quei corpi inutili”” (pag 5-6) [presentazione di Jean Vilar in Anton P. Cechov, ‘Tutto il teatro. Il gabbiano – Zio Vània – Una domanda di matrimonio – L’orso – Le tre sorelle – L’anniversario – Il fumo fa male – Il canto del cigno – Tragico contro voglia – Platonov – Liescii – Sulla strada maestra – Le nozze – Il giardino dei ciliegi – Ivànov’, Gherardo Casini, Roma, 1966]”,”VARx-011-FGB” “CECI Giovanni Mario”,”Renzo De Felice storico della politica.”,”CECI Giovanni M. (1979) è dottore di ricerca in storia contemporanea presso l’Univ. degli Studi di Roma Tre. Fa parte della redazione di ‘Mondo contemporaneo’.”,”STOx-141″ “CECIL Algernon”,”Metternich, 1775-1859.”,”””Quella cosa rara, un libro ben concepito e bene svolto”” (H.A.L. Fisher) (in apertura) Il carattere di Metternich. “”Per quanto illustri siano tutti costoro, non ve n’è uno attraverso i cui occhi uno studioso possa vedere altrettanto bene il significato e l’importanza della Restaurazione quanto con gli occhi del Metternich. Non solo l’influsso da essi esercitato sugli eventi fu più casuale ed oscuro, ma anche, per lo più, essi raggiungono la loro massima grandezza in elementi relativamente poco familari alla comune degli uomini, poiché si potrebbe quasi immaginare che essi vivano, si muovano ed abbiano l’essere loro nel gelo o nel diluvio, nell’aria o nell’oceano, o addirittura sotto il fuoco, Metternich sta coi piedi sulla terraferma; nessun uomo de suo tempo ci stette con piedi più saldi. Non in lui si troverà quella sensibilità romantica da cui nascono l’occhio sognante del poeta, la lontana visione del profeta, il cuore del patriota, la semplice fede nel proprio dovere del soldato. Egli appartiene a una compagnia di uomini più nel mondo; le sue opinioni sono pratiche, anche se, a volte, opportunistiche; il suo ben noto ‘sistema’, come egli sostiene, non è altro che senso comune; il suo fine, la pace e l’ordine, cui gli uomini semplici aspirano. Egli si fa un vanto della sua capacità di vedere le cose come sono realmente, della sua mentalità prosaica. Il suo comportamento come uomo di stato è libero da ogni fanatico zelo, e non privo di una gradevole specie di cinismo.”” (pag 99)”,”AUTx-030″ “CECOV Anton”,”Ivànov. Dramma in quattro atti.”,”Anton CECOV (nato nel 1860 nella Russia meridionale e morto nel 1904) visse, nella sua età matura quel cupo decennio dell’ 80, che vide il crollo desolante e il dolore muto dell’ Intellighenzia russa. (…). (pag 5, prefazione) (pag 6…) Il dramma qui tradotto “”è il primo lavoro di Cècov. In esso, (…) il teatrale ha una notevole prepoderanza (…) sebbene non appaia mai né ostentazione né sforzo evidente (…). Questo dramma, in cui il pessimismo dell’ autore trova la sua espressione più violenta, è forse quello che riesce di più facile esecuzione da parte degli attori e di più rapida comprensione da parte di un vasto pubblico, appunto per i suoi toni forti e decisi.”” (pag 14) “”Sciabielskij. – Uomo ristretto, rettilineo, il dottore! (lo scimmiotta). “”Largo al lavoro onesto!”” va strillando ad ogni passo come un pappagallo e pensa di essere in realtà un Catone redivivo. Chi non strilla come lui è un essere spregevole. Vedute stupefacenti per la loro profondità! Se un contadino è benestante e vive da cristiano, vol dire che è un mascalzone e uno strozzino. Io porto una giacca di velluto ed ho un cameriere che mi aiuta a vestirmi, ecco: sono un vigliacco e un despota. E’ così prbo, così scrupolosamente probo che ci si gonfia tutto, per questa sua probità. Non c’è posto degno di lui. Io ne ho perfino paura… Parola d’ onore!…Sembra quasi che, per il suo sentimento del dovere, da un momento all’ altro ti lasci andare un ceffone sul muso o ti dia del mascalzone””. (pag 64-65)”,”VARx-161″ “CECOV Anton”,”Teatro maggiore. Commedia senza titolo (Platonov) – Il gabbiano – Le zio Vania – Le tre sorelle – Il giordino dei ciliegi.”,”””Non c’è nessuna ragione di separare lo spirito dalla materia, tanto più che, forse, lo spirito stesso risulta da un aggregato di atomi materiali”” (pag 249) (Il gabbiano, atto primo)”,”VAR-110-FV” “CECOVINI Manlio”,”Ponte Perati. La Julia in Grecia.”,”””Qualcosa si muoveva. Cominciarono ad affluire in Albania nuovi reparti combattenti e ospedali da campo, mentre in patria venivano apprestate le divisioni ‘Parma, Siena’ e ‘Piemonte’. Lo schieramento che fino a quel momento era rivolto al nord, per una possibile azione contro la Jugoslavia, veniva bruscamente spostato al sud, mentre trapelavano notizie della mobilitazione generale greca, che interessava particolarmente il fronte settentrionale, senza peraltro dimenticare la frontiera bulgara, tradizionalmente ostile. In tutto, secondo dati raccolti a guerra finita, i greci alle armi dovevano assommare in quel momento a 250.000. E proprio in questo momento, inspiegabilmente, Mussolini ordinava in patria la smobilitazione di 600.000 uomini; sicché quando l’attacco alla Grecia venne ufficialmente deciso, 300.000 risultarono già congedati. Quali possono essere state le ragioni di questo incredibile gesto, da parte di chi si era proclamato capo di tutte le forze armate e quindi responsabile della condotta generale della guerra, rimane un mistero. Forse Mussolini era stato informato che anche l’industria e l’agricoltura avevano bisogno di braccia per alimentare il paese in una guerra guerreggiata; forse si trattò d’un diversivo psicologico a fini interni; forse anche egli non pensava più a un’azione d’attacco, ben sapendo che Metaxas mai avrebbe attaccato a sua volta, quando fu raggiunto dalla notizia dell’occupazione da parte di Hitler della zona petrolifera rumena di Ploesch: e si sa che perdette le staffe, perché l’alleato tedesco non lo aveva preavvisato. L’occupazione della Grecia, ritenuta da Ciano «utile e facile», dovette sembrargli in quel momento l’unica possibile rivalsa a rapido effetto. Come si pervenne alla decisione irrevocabile è una storia che meriterebbe un capitolo a parte. Badoglio, capo di Stato maggiore generale, che nel passato era sempre stato tenuto all’oscuro delle altalene politiche di Mussolini e Ciano, ricevette istruzioni di emanare il 13 ottobre l’ordine di azione per il giorno 26: ma ancora il 14 Roatta, sottocapo di Stato maggiore, e Visconti Prasca, comandante delle forze in Albania, e Iacomoni, luogotenente del Re per l’Albania, non ne sapevano nulla! Non si sapeva neppure se la Jugoslavia sarebbe rimasta neutrale o sarebbe intervenuta nel conflitto; se la Bulgaria sarebbe scesa a fianco delle forze italiane o avrebbe preferito la neutralità, liberando così contro gli italiani 100 mila dei 250 mila soldati greci disponibili! Si temeva, evidentemente, che la notizia trapelasse e la sorpresa (per Hitler, che doveva apprenderla dai giornali a cose fatte!) andasse perduta. La decisione finale porta la date del 15 ottobre e fu presa in una riunione presieduta da Mussolini, colla partecipazione di Ciano, Badoglio, Roatta, Iacomoni, Soddu e Visconti Prasca: tutti ad eccezione di Mussolini, Ciano e Visconti Prasca, imbottiti di riserve mentali, ma nessuno disposto a contraddire pubblicamente il ‘duce'””.”,”QMIS-001-FGB” “CEDERNA Camilla”,”Pinelli. Una finestra sulla strage.”,”Questo è il primo libro politico di Camilla CEDERNA che dal 1958 ha pubblicato varie opere tra cui ‘Noi siamo le signore’ , ‘La voce dei padroni’ (1962), Fellini 8 1/2 (1963), Signore e signori (1966) ecc.. Linguaggio legale. “”Mi sono andata abituando anche al gergo del tribunale; quello legale, fatto apposta per rendere oscura qualsiasi decisione, anche delle più semplici; quello dei verbali, particolarissimo, che anch’ esso non chiama mai le cose col loro nome, e quello del giudice presidente che, siccome ha letto verbali tutta la vita, detta al cancelliere le frasi dei testimoni tutte tradotte a modo suo, e con un tantino di eleganza in più, in confronto a come parlano i subalterni. “”Avevo l’ abitudine””, dice semplicemente il teste o l’ imputato, ed “”ero uso”” traduce il giudice.”” (pag 98)”,”ITAC-081″ “CEDERNA Camilla”,”Giovanni Leone. La carriera di un presidente.”,”Camilla Cederna giornalista dell’Espresso. Ha pubblicato opere sulle vicende italiane e su personaggi della società civile e della politica, la polizia, i ‘Padroni’, il regime DC.”,”ITAP-004-FB” “CEDERNA Camilla”,”Casa nostra. Viaggio nei misteri d’Italia.”,”Camilla Cederna nel 1945 fu tra i fondatori dell’ “”Europeo”” a Milano. Nel 1958 dientò redattore e inviato speciale dell’ Espresso con cui ha collaborato fino al 1980 per poi passare a Panorama. Ha pubblicato molti libri tra cui ‘Milano in guerra’ (1979).”,”ITAS-003-FER” “CEDERNA Antonio”,”La distruzione della natura in Italia.”,”Antonio Cederna lasciati gli studi di archeologia combatte la sua battaglia giornalistica dal 1951, prima su ‘Il Mondo di Pannunzio e poi dal 1967 sul ‘Corriere della Sera’. E’ autore pure di ‘I vandali in casa’.”,”ITAS-001-FMDP” “CEDRANGOLO Ugo CONSIGLIO Luigi SCOTT Walter G. D’ANGELO Domenico BOSCARELLI Lorenzo TERRANOVA Luigi CONSIGLIO Mario CARRARA Andrea FASCINA Gianpaolo SVIOKLA John GIANNETTI Luciano TELLARINI Fabrizio FERROZZI Claudio IANSITI Marco KONSYNSKY Benn ROMANOWSKI Dominique VITALI Sergio”,”Management made in Italy. Il modello italiano delle imprese di successo.”,”GEA Consulenti Associati è ritenuta tra le più prestigiose società che operano nel nostro paese nella consulenza di direzione su temi di strategia e di organizzazione aziendale.”,”ECOG-014-FL” “CELINE Louis-Ferdinand”,”Viaggio al termine della notte.”,”CELINE (pseudonimo) nacque a Courbevole dipartimento della Senna nel 1894 e morì presso Parigi nel 1961. Partito volontario per la prima guerra mondiale fu gravemente ferito e decorato. Dopo la guerra si laureò in medicina e prese a vagabondare fra l’Africa coloniale, gli Stati Uniti dove lavorò alla catena di montaggio della Ford a Detroit. Tornato in Francia esercitò come medico condotto nei quartieri poveri della periferia di Parigi. Durante l’occupazione nazista scelse la parte degli invasori unendosi nell’ultima parte del conflitto ai tedeschi in ritirata. Per il suo collaborazionismo e per alcuni suoi scritti violentemente antisemiti venne arrestato nel dopoguerra e condannato in contumacia dato che era fuggito in Danimarca esiliato dal 1945 al 1951. Amnistiato poté tornare in Frnacia. Il suo romanzo d’esordio (1932) è Viaggio al termine della notte, e il suo capolavoro. Ma pubblicò altri romanzi”,”VARx-316″ “CELLA Gian Primo a cura”,”Il movimento degli scioperi nel XX secolo. Una ricerca condotta da Guido Baglioni, Lorenzo Bordogna Cella Pietro Kemeny, Giancarlo Provasi, Guido Romagnoli, Gian Enrico Rusconi.”,”Gian Primo CELLA insegna sociologia economica nella facoltà di Magistero all’Univ di Cagliari. Tra le sue pubblicazioni: ‘Divisione del lavoro e iniziativa operaia’ (DE DONATO, 1976), ‘Uguaglianza e rivendicazione’ (ED LAVORO, 1978)”,”MITT-003″ “CELLA Gian Primo”,”Il sindacato.”,”CELLA (Milano, 1942) ha insegnato nelle università di Trento, Cagliari, Trieste, Brescia e Milano, dove attualmente è ordinario di sociologia economica presso la facoltà di scienze politiche.”,”SIND-016″ “CELLA Gian Primo MANGHI Bruno PIVA Paola”,”Un sindacato italiano negli anni sessanta. La Fim-Cisl dall’ associazione alla classe.”,”CELLA Gian Primo (Milano 1942) ha pubblicato sudi di sociologia industriale e di sotria del movimento operaio su ‘Studi di sociologia’, ‘Dibattito sindacale’ ‘Quaderni di rassegna sindacale’. E’ autore con MANGHI Bruno di ‘La concezione sindacale della Cgil’ (Roma, 1969). Insegna sociologia del lavoro a Trento. MANGHI (Torino 1941) asisstente di sociologia alla Cattolica fino al 1969 lavora a tempo pieno per la Fim-Cisl di Milano. E’ autore con G. BAGLIONI, di ‘Il problema del lavoro operaio’. PIVA Paola è nata a Bergamo nel 1945 e laureata in sociologia a Trento nel 1967. Lavora dal 1971 alla Fim.”,”MITT-087″ “CELLA Gian Primo”,”Divisione del lavoro e iniziativa operaia.”,”CELLA Gian Primo è nato a Milano nel 1942. Laureato a Trento in sociologia ha pubblicato studi di sociologia industriale e di storia del movimento operaio (‘La concezione sindacale della CGIL’, ‘Un sindacato italiano negli anni sessanta’). Il consenso dei dipendenti. “”Considerando tutta la forza-lavoro di una azienda a produzione di massa, possiamo vedere come la combinazione dei due elementi varia da un valore massimo per i tecnici ad alto livello datati di ampio potere discrezionale (elevato contenuto professionale della mansione, buone possibilità di carriera sia sostanziale che formale) ad un valore minimo per la forza-lavoro comune (nessun contenuto tecnico-professionale della mansione, nessuna possibilità di carriera sostanziale, minime possibilità di carriera formale).”” (pag 108) “”Sulle nuove funzioni del cottimo si veda l’ ottima analisi di M. Regini E. Reyneri, Lotte operaie e organizzazione del lavoro, Marsilio, Padova, 1971.”” (pag 109, nota)”,”MITT-215″ “CELLA Gian Primo a cura, saggi di Guido BAGLIONI Lorenzo BORDOGNA Pietro KEMENY Giancarlo PROVASI Guido ROMAGNOLI Gian Enrico RUSCONI”,”Il movimento degli scioperi nel XX secolo.”,”Guido Baglioni (1928) è ordinario di sociologia economica nella facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Parma. Lorenzo Bordogna (1950) è borsista del CNR presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. Gian primo Cella (1942) è straordinario di sociologia economica nella facoltà di Magistero dell’Università di Cagliari. Pietro Kemeny (1944) è incaricato di sociologia delle relazioni industriali nella facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. Giancarlo Provasi (1947) insegna sociologia economica nella sede staccata di Brescia dell’Università di Parma. Guido Romagnoli (1944) è incaricato di sociologia del lavoro nella facoltà di sociologia dell’Università di Trento. Gian Enrico Rusconi (1938) è straordinario di sociologia nella facoltà di Magistero dell’Università di Torino.”,”MOIx-004-FL” “CELLA Gian Primo”,”Il sindacato.”,”Gian Primo Cella (Milano, 1942) ha insegnato nelle università di Trento, Cagliari, Trieste, Brescia e Milano, dove attualmente è ordinario di sociologia economica presso la facoltà di scienze politiche (1999).”,”MITT-037-FL” “CELLA Giorgio”,”Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi.”,”Giorgio Cella è dottore di ricerca in Istituzioni e Politiche all’Università Cattolica di Milano, dove svolge attività di docenza nell’ambito del corso di Storia e politiche; Russia e Europa orientale. Come analista geopolitico ha all’attivo decine di articoli, saggi e pubblicazioni scientifiche di politica internazionale, ed è stato osservatore elettorale per l’OCSE nelle elezioni in Ucraina del 2019. Lenin. “”Lo sviluppo più inaspettato degli accordi siglati da Lenin con gli imperi centrali a Brest-Litovsk riguardò però l’Ucraina, che Mosca fu costretta a riconoscere come Stato autonomo e dalla quale le fu altresì ingiunto di ritirare le sue guarnigioni. L’Ucraina diveniva in questo modo indipendente dalla Russia anche dal punto di vista giuridico-istituzionale (11). Nonostante la momentanea indipendenza da Mosca, l’Ucraina era però, in pratica, diventata un protettorato di Berlino e Vienna, i cui eserciti occupavano gran parte del suo territorio in quanto prezioso avamposto strategico-logistico (12). Gli imperi centrali, come del resto previsto dal trattato di Brest-Litovsk, iniziarono perciò a sfruttare a pieno le terre ucraine per rifornire le loro armate di risorse alimentari (e di prodotti industriali). Il trattato passò quindi alla storia anche sotto il nome di ‘pace del pane’ (13). Ancora una volta, dunque, vediamo il cronico, ripetersi di questa linea profonda che ciclicamente torna nella traiettoria storico-diacronica d’Ucraina, ossia l’incontro – malevolo o benevolo che sia – di quest’ultima con il mondo germanico. Questa linea profonda è rintracciabile, in ultima istanza, in quell’impulso connaturato alla geopolitica tedesca che, come osservato in diversi periodi storici, vede la sua potenza in una sistematica proiezione verso est. Germania e Austria non avevano in realtà a cuore, come non l’avrà il Terzo Reich vent’anni più tardi, l’indipendenza e la sovranità ucraina: ciò che a loro davvero interessava era l’approvvigionamento di rifornimenti dal ‘granaio d’Europa’. Inoltre, nonostante la presenza delle truppe degli imperi centrali, gli equilibri interni del paese erano assai fragili e scoppiarono vari disordini e manifestazioni di ostilità sia contro il governo ucraino sia contro le truppe imperiali. Così, nell’aprile del 1918, poco dopo che la Rada aveva istituito la carica di presidente della Repubblica popolare ucraina, il governo fu rovesciato da un colpo di Stato appoggiato dai vertici dello stato maggiore tedesco”” (pag 197) [Giorgio Cella, ‘Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi’, Carocci editore, Roma, 2022] [(11) In questo storico frangente, molti illustri espatriati ucraini tornarono a Kiev da Mosca e da Pietroburgo per contribuire alla nascita della nuova Ucraina (…); (12) L’occupazione dell’Ucraina vedeva stanziate nella parte centro-settentrionale del paese le unità dell’esercito tedesco note come il gruppo d’armate di Kiev, mentre nella parte orientale del paese erano le truppe austroungariche che controllavano militarmente i governatorati di Carson e di Podolia. Si trattava dunque di un’occupazione a tutti gli effetti, anche se non esercitata sulla totalità del territorio ucraino; (13) La pace separata di Kiev firmata con gli imperi centrali nella storica Brest-Litovsk prevedeva infatti, oltre al riconoscimento della neo-repubblica ucraina e alla sua difesa militare da parte degli eserciti imperialregi a fronte dell’offensiva bolscevica, anche ingenti rifornimenti di derrate alimentari e la possibilità di stanziare i propri eserciti in territorio ucraino. Il trattato, che per via di questi ingenti rifornimenti alimentari passò alla storia come la ‘pace del pane’, consentirà dunque alla neorepubblica popolare ucraina di continuare a esistere, per qualche anno, anche se ciò fu ottenuto a scapito della reale sovranità dell’Ucraina, che entrò in questo modo nell’orbita degli imperi centrali] Lenin e la politica sovietica delle nazionalità. “”Prima di proseguire con gli eventi conseguenti a quest’accordo è opportuno ricordare che i problemi che avevano avuto i bolscevichi in Ucraina nel 1919 avevano spinto Lenin a cambiare strategia nell’approccio con il popolo ruteno. Egli, memore dei disastri e delle reazioni provocate dalle politiche coercitive russificatrici al tempo degli zar e al nazionalismo russo imperiale del XIX secolo, specie sotto il governo dello zar Nicola II, aveva realizzato come l’assenza di una sensibilità politica verso la questione delle nazionalità avrebbe potuto risultare fatale per l’avvenire del neonato progetto sovietico. Lenin aveva infatti ben presente come la scintilla dell’etnocentrismo avrebbe potuto portare danni incalcolabili alla causa socialista, del tutto simili a quelli che il fenomeno del nazionalismo portò alla causa imperiale zarista. Il programma prevedeva perciò l’armonizzazione delle svariate esigenze delle etnie e culture non russe rimaste nei perimetri del nuovo Stato sovietico, con quell’impostazione di tipo fortemente centralista tipica di quella che diverrà l’Unione Sovietica (32). Era quella politica che, dal 1921 in poi, prese il nome di ‘korenizacija’, etimo derivante dal termine russo ‘koren’ (“”radice””), nell’evidente senso di rivalorizzazione delle radici etnonazionali. Sarebbe stata la politica della ‘korenizacija’ che avrebbe reso possibile il veicolare dei principi marxisti in tutti i territori dell’Urss, creando repubbliche e quadri di partito su base etnica, sebbene, naturalmente, subordinati a Mosca. (…) Lo sforzo da parte del governo sovietico a guida Lenin fu ancor più arduo se si tiene conto di come, specie in Europa, la tendenza politica che si andava consolidando era quella degli Stati-nazione etnicamente unitari (leggi germanizzazione, polonizzazione, magiarizzazione ecc.). Le élite bolsceviche cercarono il dialogo con i vari movimenti nazionali sostenendone le istanze autodeterministe: la proclamazione della Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia fu lo strumento col quale – quantomeno in teoria – le discriminazioni su basi etniche e nazionali sarebbero state abolite (34). Così, già negli ultimi mesi del 1919 e agli inizi del 1920, l’esercito bolscevico in Ucraina venne spinto a ricorrere all’uso della lingua ucraina nei rapporti con la popolazione. Il processo di russificazione o sovietizzazione ostile alle specificità nazionali fu per il momento abbandonato. Il concetto di ‘korenizacija’ era qui declinato dai bolscevichi in ‘ucrainizacija’, “”ucrainizzazione”””” (pag 204-205) [Giorgio Cella, ‘Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi’, Carocci editore, Roma, 2022] [(32) E. Hula, The Nationalities Polich of the Soviet Union: Theory and Practice’, in ‘Social Editor’, 11, 2, 1944, pag 169; (…); (34) Su questo tema si veda ad esempio G. Codevilla, ‘Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa. Traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali’, Franco Angeli, 1996]”,”EURC-141″ “CELLARD Jacques”,”Ah! ça ira ça ira … Ces mots que nous devons à la Révolution.”,”Sull’ insurrezione. “”Ce que nous avons dit plus haut des caractères constitutifs de l’insurrection, l’a été à l’epoque par un orfèvre en la matière, Marat, en juin 1792: “”Ce n’est pas assez que les ‘insurgens’ profitent des circostances, si les mesures ne sont pas ‘concertées en commun’, et les opérations ‘conduites de concert'”” (dans ‘Les chaînes de l’esclavage’. C’est nous qui soulignons). Il faut donc considérer la journée du 20 juin 1792, prélude à celle du 10 août, comme la première insurrectio de la période révolutionnaire. Ministre de la Justice, Danton fait officiellement l’éloge du “”l”insurrection sainte’ et mille fois heureuse du 10 août””. On parle dès lors du ‘droit insurrectionnel’ de la Nation. Mais le conflit entre les vainqueurs, girondins et jacobins, va poser l’année suivante un problème de définition.”” (pag 224) L’A non considera insurrezione il colpo di forza (1795) tentato dalle sezioni realiste e sedato da Bonaparte. Come non considera l’azione di Babeuf come insurrezionale (1795) quando ha formato un “”comité insurrecteur de la conspiratio pour l’Egalité”” che dirige con Sylvain Maréchal e Buonarroti. (pag 225)”,”FRAR-348″ “CELLA-RISTAINO Paola”,”Dinamica sociale e ordine politico nel pensiero di Montlosier.”,”Contiene dedica manoscritta dell’autrice a GM. Bravo. ‘François Dominique de Reynaud, Comte de Montlosier, è nato il 16 aprile 1755 a Clermont-Ferrand e morì il 9 dicembre 1838. È stato un politico e scrittore politico francese durante il Primo Impero Francese, la Restaurazione Borbonica e la Monarchia di Luglio1. Montlosier proveniva da una famiglia nobile ma povera e fu eletto come deputato supplente della nobiltà del baliato di Clermont-Ferrand agli Stati Generali nel 1789. Difese con ostinazione e talento la monarchia francese e contribuì alla redazione del giornale “”Les Actes des Apôtres””1. Dopo la dissoluzione dell’Assemblea nel 1791, fuggì in Germania e successivamente si trasferì a Londra, dove pubblicò il “”Courrier de Londres””. Durante il periodo napoleonico, Montlosier fu incaricato di scrivere una storia della monarchia francese, ma il suo lavoro fu respinto a causa delle critiche alle limitazioni feudali dell’autorità reale. Nel 1826, pubblicò il “”Mémoire à consulter sur un système religieux, politique…”” che passò rapidamente attraverso otto edizioni 1. Nel 1829, pubblicò “”De l’origine, de la nature, et des progrès de la puissance ecclésiastique en France””. Montlosier non partecipò alla rivoluzione del 1830, ma sostenne il governo di Luigi Filippo e nel 1832 entrò nella Camera dei Pari.’ (fonte copilot)”,”TEOP-017-FMB” “CELLETTI Franco”,”Il grande arsenale. Le armi nucleari tattiche in Europa: coso sono? a che servono?”,”CELLETTI, ricercatore dello IAI per i problemi di strategia e di controllo degli armamenti, è autore di articoli e di pubblicazioni tra cui ‘La lancia e lo scudo: missili e antimissili’ (1970), ‘TNP: problemi del negoziato di Ginevra’ (1968), ‘Fra l’ orso e la tigre. Dottrina, strategia e politica militare cinese’ (1972). “”Secondo Thornton Read le armi nucleari costituiscono il punto terminale di un processo iniziatosi praticamente dalla scoperta ed utilizzazione della polvere da sparo e che negli ultimi cento anni in particolare ha visto un rapido e iperbolico aumento della potenza di fuoco delle armi impiegate nei numerosi conflitti che si sono succeduti. I calcoli di Read rivelano che dalla guerra civile americana alla seconda guerra mondiale la potenza di fuoco è aumentata di almeno 100 volte – intendendo per potenza di fuoco l’ area coperta giorno per giorno dalla artiglieria che appoggia un dato numero di uomini”” (pag 36)”,”EURx-159″ “CELLUCCI Carlo”,”Teoria della dimostrazione. Normalizzazione e assegnazioni di numeri ordinali.”,”Carlo Cellucci nato nel 1940 si è laureato in filosofia all’Università di Milano e ha perfezionato i suoi studi all’Università di Oxford. Ha insegnato nelle Università del Sussex, di Siena, di Roma, e della Calabria.”,”SCIx-219-FRR” “CELONA Toti, collaborazione di CHIERICATI Cesare MADERA Nuccio F. PAMPURI Leonardi BIFFI Annamaria”,”Le grandi famiglie d’ Europa. Gli Asburgo (I).”,”””Contro la Riforma protestante, Carlo (V, ndr) fu fermo e deciso dopo che, alla Dieta di Worms del 1521, aveva ascoltato Lutero, chiamato davanti all’ imperatore per esporre le sue teorie. L’ Asburgo però, uomo di vasti orizzonti e aperto a tutte le idee, non abbandonò tanto presto il tentativo di comporre la controversia che muovevano contro la chiesa di Roma i seguaci di Lutero, e continuò a insistere perché un concilio provvedesse alle inevitabili e inderogabili riforme. Vinta la resistenza degli ambienti conservatori romani, il Concilio venne finalmente convocato in Trento nel 1545. Vi furono invitati anche i protestanti, che però non si presentarono, mantenendo una posizione di estrema intransigenza. Carlo fu costretto a prendere la spada ed era , per i suoi fini, torppo tardi: anche distruggendo a Mühlberg l’ esercito dei principi luterani (1547), non estirpò certo il protestantesimo, come si era proposto.”” (pag 13-14)”,”EURx-202″ “CELORO PARASCANDOLO Giovanni”,”Cronache inedite della rivoluzione di Masaniello.”,”Giovanni Celoro Parascandolo è stato un attento studioso di storia stabiese.”,”ITAG-057-FV” “CENSER Jack R.”,”The French Press in the Age of Enlightment.”,”CENSER è Prof di storia alla George Mason Univ. La sua più recente pubblicazione è ‘The French Revolution and Intellectual History’ (1989).”,”FRAA-022″ “CENTERS Richard”,”The Psychology of Social Classes. A Study of Class Consciousness.”,”Gli operai americani e il collettivismo. “”The very striking differences with respect to the issue of “”Individualism vs. Collectivism”” represent a truly tremendous antagonism of view with respect to one of the oldest traditions of American life. This issue is regarded by many observers as the central one in all today’s class strife. Whereas nine-tenths of large business owners and managers and over three-fourths of professional and small business men cling to the traditional belief that the role of government should be limited to the insuring of good opportunities for the individual’s pursuit of his own economic destiny, only about three-tenths of semi-skilled and unskilled workers profess such a convinction. Fully two-thirds of the workingmen in each of these strata display a socialist or collectivist view in their assertion that it is government’s function to guarantee the citizen’s economic sufficiency. Individualism is a crumbling faith.”” (pag 60-64)”,”TEOS-148″ “CENTI Beatrice”,”Antonio Labriola dalla filosofia di Herbart al materialismo storico. Il ‘ragionevole determinismo’ tra etica e psicologia.”,”CENTI Beatrice si è laurata in filosofia nel 1977. Ha studiato presso la Scuola Normale di Pisa dove è attualmente ricercatrice. Si è occupata di alcuni aspetti del pensiero tedesco del Settecento e dell’ Ottocento e in particolare della filosofia morale di KANT e delle sue interpretazioni.”,”LABD-029″ “CENTNER Léon a cura”,”Les Revolutions du XIXe siècle. 1. 1834-1848; 2. 1852-1872. Du Second Empire a la IIIe République; 3. 1848. La révolution démocratique et sociale.”,” In ‘Annales historiques de la Révolution française Année 2002 Volume 329 Numéro 329 pp. 173-176, c’è il necrologio, autore Marcel Dorigny, e il profilo biografico di Léon Centner (Varsavia, 1919 – Parigi 2002), storico della rivoluzione francese, fondatore e direttore della Casa editrice Edhis, Editions d’Histoire Sociale (1966-1995) specializzata nella ristampa, reprint, di opere rare sulle rivoluzioni, movimento operaio e socialismo.”,”ARCx-050″ “CENTORRINO Mario BARCELLONA Pietro a cura; saggi di Robert J. GORDON David COBHAM Robert O. KEOHANE Laurence WHITEHEAD Pat DEVINE Henry PHELPS BROWN Milivoje PANIC Rob E. ROWTHORN”,”Economia e politica dell’ inflazione.”,”Saggi di Robert J. GORDON David COBHAM Robert O. KEOHANE Laurence WHITEHEAD Pat DEVINE Henry PHELPS BROWN Milivoje PANIC Rob E. ROWTHORN. “”L’ internazionalizzazione del capitale, in quanto riflessa nella rapida crescita dei mercati internazionali nella scorsa decade, ha rafforzato il potere politico degli interessi finanziari nel capitalismo moderno. Il Rapporto McCracken afferma che i governi si sono avvalsi sempre più, per i finanziamenti, dei mercati finanziari privati: prendere a prestito capitali da altre fonti ufficiali è diventato “”solo di limitata importanza””. (pag 104)”,”ECOI-141″ “CENTRO STUDI MARXISTI (elaborazione e stesura di Silvano ANDRIANI Edy ARNAUD Angelo BOLAFFI Guido BOLAFFI Franco BONIFAZI Carlo CICERCHIA Roberto di GIOACCHINO Gino GUERRA Pino LA-BARBERA Angelo LANA Marco LIPPI Michele MAGNO Giuseppe MARCHESANO Giacinto MILITELLO Gioia OTTOLINI Vanni PIERINI Giselda ROSATI Luisa ROSATI Mario ROSATI Franco SCARNATI Riccardo VARANINI”,”Leninismo e rivoluzione socialista.”,”Libro dedicato a Galvano DELLA-VOLPE All’ elaborazione e alla stesura del volume hanno partecipato: Silvano ANDRIANI Edy ARNAUD Angelo BOLAFFI Guido BOLAFFI Franco BONIFAZI Carlo CICERCHIA Roberto di GIOACCHINO Gino GUERRA Pino LA-BARBERA Angelo LANA Marco LIPPI Michele MAGNO Giuseppe MARCHESANO Giacinto MILITELLO Gioia OTTOLINI Vanni PIERINI Giselda ROSATI Luisa ROSATI Mario ROSATI Franco SCARNATI Riccardo VARANINI “”E’ interessante notare, a tale proposito, la particolare importanza che Lenin attribuisce all’ ‘apparato’ di controllo ‘capitalistico’ costituito dalle banche, tanto da spingerlo ad affermare:””‘Senza le grandi banche il socialismo sarebbe irrealizzabile'””. “”Le grandi banche ‘sono’ l'””apparato statale”” che ci è ‘necessario’ per la realizzazione del socialismo e che ‘noi prendiamo già pronto’ dal capitalismo. Perciò il nostro compito, consiste soltanto nel ‘tagliare’ da questo magnifico apparato ciò che ‘lo deturpa in senso capitalistico’, per renderlo ancora ‘più grande’, più democratico, più universale. ‘La quantità si trasformerà in qualità'”” (quest’ ultimo corsivo ‘ ‘ è dell’ autore, gli altri sono di Lenin) (nota 11 pag 132-133) (Opere XXVI)”,”TEOC-394″ “CENTRO FILIPPO BUONARROTI, a cura”,”Da Yalta all’Euro. Il processo di unificazione europea nel sistema delle relazioni internazionali del secondo dopoguerra.”,”””Non ridere, non piangere, non maledire, ma capire”” (Spinoza).”,”EURx-068-FL” “CENTRO FILIPPO BUONARROTI, a cura”,”L’Irak e il Golfo. L’antica Mesopotamia terreno di scontro tra le potenze dalla “”Questione d’Oriente”” alle guerre del Golfo.”,”””Non ridere, non piangere, non maledire, ma capire”” (Spinoza).”,”VIOx-141-FL” “CENTRO FILIPPO BUONARROTI, a cura”,”Il millennio della borghesia. Prima parte: La nascita del capitalismo.”,”””Non ridere, non piangere, non maledire, ma capire”” (Spinoza).”,”BORx-006-FL” “CENTRO FILIPPO BUONARROTI, a cura”,”Il millennio della borghesia. Seconda parte: La borghesia rivoluzionaria.”,”””Non ridere, non piangere, non maledire, ma capire”” (Spinoza).”,”BORx-007-FL” “CENTRO FILIPPO BUONARROTI, cura”,”Il millennio della borghesia. Terza parte: la borghesia reazionaria. Il lungo secolo dell’imperialismo.”,”””Non ridere, non piangere, non maledire, ma capire”” (Spinoza).”,”BORx-008-FL” “CENTRONE Marino”,”Logica formale e materialismo.”,”Marino Centrone è nato a Molfetta nel 1947. Svolge attività di ricerca in Filosofia della scienza presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Bari. Si occupa prevalentemente di logica e matematica. Oltre al presente volume, ha già pubblicato un saggio su La Logica di B. Russel (Dai Principi della matematica ai Principia Mathematica).”,”FILx-027-FL” “CENTRONE Marino”,”Logica formale e materialismo.”,”Marino Centrone è nato a Molfetta nel 1947. Svolge attività di ricerca in Filosofia della scienza presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Bari. Si occupa prevalentemente di logica e matematica. Oltre al presente volume, ha già pubblicato un saggio su La Logica di B. Russel (Dai Principi della matematica ai Principia Mathematica). “”Le deviazioni a carattere metodologistico che si sono succedute nella interpretazione del pensiero di Marx rappresentano la riemergenza, nell’ambito del marxismo, di una separazione fra pratico e teorico che la complessità del materialismo dialettico non può accettare. (…) In questo contesto è inquadrabile il lungo e complesso dibattito che interessò la socialdemocrazia tedesca (Luxemburg, Kautsky, Bernstein) durante il periodo della Seconda Internazionale: i rapporti di confronto e di scontro che intercorsero fra le varie posizioni e l’opera e la strategia politica di Lenin e dei bolscevichi, l’elemento di rottura rappresentato dagli avvenimenti del ’17 nei confronti del gradualismo evoluzionista della Seconda Internazionale (15). La critica di Lenin all’empiriocriticismo risulta, da questo punto di vista, non tanto una presa di posizione isolata nei confronti di una teoria che vuole assorbire le datità oggettuali nelle strutture interpretative e nei dati osservazionali della realtà, bensì la difesa che la classe, in quanto alternativa materiale e culturale oppone ai tentativi di occultamento e di mediazione a basso livello dello scontro di classe. L’istanza materialistica si presenta, pertanto, come esigenza fondamentale di un modo nuovo di appropriarsi del mondo contro il riemergere di concezioni ideologiche a chiara impostazione positivistica e idealistica (16). «Dal principio alla fine Marx ed Engels furono in filosofia uomini di parte, seppero scoprire le deviazioni dal materialismo e le concessioni all’idealismo e al fideismo in tutte le correnti moderne» (17). Le stesse ambiguità ideologiche, l’eclettismo filosofico hanno rappresentato la copertura della politica opportunistica dei partiti della II Internazionale che ne ha determinato la crisi profonda. «Il carattere relativamente pacifico del periodo 1871-1914 ha alimentato l’opportunismo, ‘stato d’animo’ dapprima, ‘tendenza’ in seguito e, infine, ‘gruppo’ o ‘strato’ composto dalla burocrazia operaia e dai compagni di strada piccolo-borghesi. Questi elementi potevano sottomettere il movimento operaio soltanto riconoscendo a parole i fini rivoluzionari e la tattica rivoluzionaria; potevano cattivarsi la fiducia delle masse soltanto giurando che il lavoro pacifico non era che la preparazione alla rivoluzione proletaria. Questa contraddizione era l’ascesso che da un giorno all’altro doveva scoppiare, e che è scoppiato» (19). Il fallimento della II Internazionale sarebbe, pertanto, dovuto alla strategia opportunistica dei partiti aderenti. L’alleanza della aristocrazia operaia con elementi della borghesia nazionale, la svendita delle esigenze delle grandi masse, l’attenuazione della validità dell’internazionalismo proletario e gli stessi ambigui giudizi sulla natura della guerra imperialistica costituirebbero l’espressione più evidente del cedimento dei partiti operai occidentali al blocco dominante. «Il contenuto politico dell’opportunismo e quello del socialsciovinismo sono identici: collaborazione fra le classi, rinuncia alla dittatura del proletariato, all’azione rivoluzionaria, riconoscimento senza riserva della legalità borghese, mancanza di fiducia nel proletariato, fiducia nella borghesia» (20). Kautsky e il kautskysmo sono, secondo Lenin, i principali responsabili della profonda involuzione di parte della socialdemocrazia tedesca che identifica, ormai, la causa del proletariato con quella nazionale. «Il rappresentante più in vista di questa teoria, che è al tempo stesso, Kautsky, si è rivelato un ipocrita di prim’ordine, un virtuoso della prostituzione del marxismo» (21). La contaminazione ideologica del marxismo è l’esatto risvolto dell’opportunismo politico; il gradualismo rivoluzionario, evidente nel fiancheggiamento delle istituzioni parlamentari borghesi, si manifesta anche nel compromesso che i sedicenti machisti russi tentano di stabilire con il pensiero di Mach e Avenarius. «Il kautskysmo non è un caso, ma il prodotto sociale delle contraddizioni della II Internazionale, del connubio tra la fedeltà verbale al marxismo e la sottomissione all’opportunismo nei fatti» (22)”” (pag 20-23) [Marino Centrone, ‘Logica formale e materialismo’, Dedalo libri, Bari, 1977] [(15) E. Ragionieri, Il marxismo e l’Internazionale’, Roma, 1968, E.H. Carr, ‘La rivoluzione bolscevica’, 4 vol., Torino, 1964; (16) V.I. Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo, Roma, 1973; (17) V.I. Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo, Roma, 1973, cit., p. 280; (18) V.I. Lenin, ivi, p. 281; (19) V.I. Lenin, L’opportunismo e il fallimento della II Internazionale’, in Opere scelte, vol. II, p. 430; (20) V.I. Lenin, ivi, p. 431; (21) V.I. Lenin, Il fallimento della II Internazionale, in Opere scelte, cit., p: 374; (22) V.I. Lenin, Il socialismo e la guerra, in Opere scelte, cit., p. 390] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TEOC-791″
“CEOTTO Claudio”,”Un giorno con il comandante. “”Gino”” e i ragazzi della Cichero.”,”Claudio Ceotto vive a Genova dove si è laureato in Lettere. Ha al suo attivo varie pubblicazioni.”,”ITAR-304″
“CEPRANO Anna IZZO Luigi”,”Una storia di lotta e resistenza operaia a Napoli: I Cantieri Navali Partenopei 1933-1998.”,”Gli autori (uno dei quali, Luigi Izzo, è un partecipe dei fatti e delle lotte con funzione dirigente) si sono cioè mescolati con i testimoni, i testimoni sono gli attori stessi della storia, l’operazione storiografica diventa intervento sociale, opera di molti. Luigi Cortesi, docente di Storia contemporanea presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli.”,”MITT-036-FL”
“CERARDI Cosimo”,”Gramsci e la costruzione dell’egemonia.”,”CERARDI Cosimo è nato in provincia di Brindisi nel 1955, laureato in filosofia presso l’Università di Urbino dove si è laureato anche in sociologia. E’ insegnante di scuola media. Ha scritto il saggio ‘Possibilità e speranza”” (Dibattito tra Jurgen MOLTMAN e Ernst BLOCH) (1999) “”Ed è proprio in questa fase che Gramsci va ad elaborare, all’interno di un contesto teorico più ampio, la categoria di rivoluzione passiva; tale formula viene mutuata dall’opera, dall’elaborazione di Vincenzo Cuoco, fatta a proposito del 1799, concorda al punto di assumere la sua elaborazione all’interno dell’orizzonte teorico, del suo piano strategico, ovviamente, traslandolo dal punto di vista storico: “”Vincenzo Cuoco ha chiamato rivoluzione passiva quella avutasi in Italia per contraccolpo delle guerre napoleoniche. Il concetto di rivoluzione passiva mi pare esatto non solo per l’Italia, ma anche per gli altri paesi che ammodernarono lo Stato attraverso una serie di riforme e di guerre nazionali, senza passare per la rivoluzione politica di tipo radicale-giacobino””.’ (pag 82-83)”,”GRAS-068″
“CERARDI Cosimo”,”Eugenio Curiel. Antifascismo e democrazia progressiva.”,”‘In lui vi era una perfetta combinazione di lavoro giornalistico illegale con quello di dirigente della gioventù e con quello dell’organizzazione del “”Fronte della cultura””, e ciò indicava quali capacità egli avesse, non solo culturali, ma anche politiche, morali ed ideali, doti di un combattente generoso. Quando giunse la notizia della morte di Giovanni Gentile, Curiel, tagliando netto ad ogni possibile obiezione, sostenne che la morte di Gentile rappresentava la grandezza della Resistenza, di quella Resistenza che non guardava in faccia nessuno e che colpiva duramente chi aveva scelto di allearsi con l’occupatore nazifascista. Con la Resistenza, l’Italia dell’eterna commedia trasformista, dove tutto finisce a “”tarallucci e vino””, finalmente giungeva alla catarsi della giustizia riparatrice, invocata da tutti coloro che avevano subito la violenza del regime mussoliniano. Per Curiel la Resistenza si presentava come un vero antidoto non solo alla barbarie nazifascista, ma anche a quel trasformismo che costituiva il vero “”morbo italico””, assai caratterizzato da quell’arte del continuo compromesso generale, dove alla fine i vecchi reazionari e i nuovi conservatori avrebbero, a guerra finita, trovato i termini di una reiterata alleanza: proprio questo accadde, successivamente, alla fine del conflitto. Egli allora non poteva saperlo, ma probabilmente lo intuiva. Curiel venne ucciso il 24 febbraio a Milano, a Piazzale Baracca. È stato il suo sacrificio crudele, avvenuto proprio alla vigilia della liberazione, a fare del giovane antifascista triestino, medaglia d’oro della Resistenza, un simbolo: il capo della gioventù della Resistenza il fondatore del Fronte della Gioventù del Comitato di Liberazione Nazionale’ (pag 60-61)”,”ITAR-313″
“CERARDI Cosimo”,”Le radici del Comunismo Scientifico: genesi e struttura de “”Il Manifesto””.”,”Cosimo Cerardi, nato a Torchiarolo (Brindisi) nel 1955, laureato in Filosofia presso l’Università di Pisa, perfezionato in Filosofia presso l’Università di Urbino dove si è anche laureato in Sociologia. Vive a Busto Arsizio (Varese) e insegna a Gallarate, presso un istituto di Scuola media superiore. Fa parte dell’Associazione culturale Eugenio Curiel di Busto Arsizio di cui ne è anche il responsabile. Idiotismo. Errate interpretazioni del termine usato da Marx Engels: idiotismo delle popolazioni agricole. Non si riferivano alla ‘stupidità’ ma agli ‘orizzonti ristretti’, all’ isolamento’ della gente delle campagne. Il termine tedesco ‘idiotismus’ riecheggiava il significato originale della parola greca ‘idiotes’ che designava ‘una persona interessata soltanto ai propri affari privati e non a quelli della comunità più ampia’ da cui è derivato il significato corrente di idiota o idiozia. Nel corso dei decenni successivi alla pubblicazione del Manifesto si è perso il senso originale della parola e l’espressione è stata fraintesa (pag 16-17) La fortuna del Manifesto (citato brano sui ricordi di Friedrich Lebbner, ‘Aus der Enstehungszeit des kommunisteschen Manifestes. Persoliche Erinnerungen’, Sozialistiche Monatshefte’, I, 1897, pp. 557-58 (pag 70) Citato lo scritto di Jaurès, ‘Questione di metodo’ (J. Jaurès, ‘Questione di metodo’ in saggio di Gian Mario Bravo, ‘Jean Jaurès, il marxismo e il manifesto comunista’ (in Archiv, AAVV, Jaures et la classe ouvriere, 1981) (JAUx-036), (pag 93) (note)”,”MAES-200″
“CERARDI Cosimo”,”Note sulla dialettica. Karl Marx: dall’ Idealismo al Materialismo.”,”Cosimo Cerardi, nato a Torchiarolo (Brindisi) nel 1955, laureato in Filosofia presso l’Università di Pisa, perfezionato in Filosofia presso l’Università di Urbino dove si è anche laureato in Sociologia. Vive a Busto Arsizio (Varese) e insegna a Gallarate, presso un istituto di Scuola media superiore. Fa parte dell’Associazione culturale Eugenio Curiel di Busto Arsizio di cui ne è anche il responsabile.”,”MADS-793″
“CERASI Laura a cura; saggi di Giovanni SBORDONE Denis VIDALE Alberto TRENTINI Elisabetta NOVELLO e David CELETTI Omar FAVARO Giovanni FAVERO Simone SELVA Elena PETROSINO Laura CERASI Mirko ROMANATO”,”Cent’anni di sindacato nel Veneto. Lavoro, lotta, oganizzazione.”,”Direttore di Venetica Mario Isnenghi Dono di Mario Caprini”,”SIND-205″
“CERCENA’ Vanna”,”La Rosa Rossa. Il sogno di Rosa Luxemburg.”,”””L’ anno dopo (1910, ndr) si consuma lo strappo doloroso con Kautsky. Il sistema elettorale tedesco, che favorisce sfacciatamente i conservatori, provoca una serie di manifestazioni e di scioperi spontanei in tutto il paese. Rosa scrive un articolo molto argomentato in cui sostiene che non basta chiedere una riforma del sistema elettorale; è necessario soprattutto modificare dalle fondamenta lo stato germanico e trasformarlo da monarchia imperialista a repubblica. Kautsky rifiuta di pubblicarglielo sulla “”Neue Zeit””, perché la sua tesi è in disaccordo con le istanze del partito. Rosa capisce che ormai Kautsky percorre strade troppo divergenti dalle sue e interrompe ogni relazione con lui, nonostante l’ antica amicizia. Come sempre, è incapace di continuare un rapporto che non poggi più sulla chiarezza e sulla stima””. (pag 97)”,”LUXS-034″
“CERCHIA Giovanni”,”Giorgio Amendola. Un comunista nazionale. Dall’ infanzia alla guerra partigiana (1907 – 1945).”,”CERCHIA Giovanni (Svizzera, 1965) laureatosi in Scienze politiche presso l’ Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’ nel 1991. E’ dal 1997 dottore di ricerca in ‘Storia dell’ Europa tra istanze nazionali e sovranazionali’. “”Ma del declino capitalistico gli interessavano soprattutto le conseguenze socio-politiche che parevano inverare la previsione di uno scontro di classe a livello m ondiale. Come ha osservato Hobsbawm, era la radicalizzazione della lotta a persuadere il giovane Amendola che i comunisti avevano ragione. Mentre l’ economia dell’ Occidente capitalistico rovinava, l’ Unione Sovietica, grazie ai piani quinquennali, non veniva sfiorata dalla tempesta; rappresentava, cioè, un’ alternativa realistica e vincente al mercato, alle sue regole, alla sua supposta capacità di liberare gli uomini dall’ indigenza. Era un’ illusione; ma in quell’ autunno del 1929 molti, convinti di trovarsi davanti al principio di un process di inarrestabile decadenza capitalistica, approdavano alla riva del comunismo (…)””. (pag 197) “”Giorgio aderiva formalmente al partito durante una riunione clandestina indetta per festeggiare la presa del Palazzo d’ inverno. Il primogenito di Giovanni Amendola comunicava ai compagni la sua decisione in modo solenne; a convincerlo, dichiarava, erano stati i nuovi amici operai; grazie a loro era diventato comunista. Sereni, che tanto si era adoperato nell’ opera di catechesi politica ed ideologica, non si adombrava di fronte a tanta ingratitudine del neofita, anche se gli ricordava quanta strada doveva ancora percorrere per diventare un comunista (…)””. (pag 197)”,”PCIx-217″
“CEREGHINO Mario J. SUMMA Giancarlo a cura, scritti di Frei BETTO”,”Lula. Storia di un leader brasiliano.”,”Il Brasile come superficie territoriale è il 5° stato più grande al mondo, dopo Russia, Canada, Cina, Usa, Brasile, Australia, India, Argentina…. Mario J. Cereghino (Buenos Aires, 1959), giornalista G. Summa (Melfi, 1965) giornalista, redattore de l’Unità Frei Betto, brasiliano uomo di chiesa e intellettuale”,”AMLx-009-FV”
“CEREJA Federico MANTELLI Brunello a cura; saggi di Walter BARTEL Anna BRAVO Barbara BROMBERGER Alberto CAVAGLION Federico CEREJA Enzo COLLOTTI Filippo COLOMBARA Andre DEVOTO Vittorio E. GIUNTELLA Hermann LANGBEIN Alberto LOVATTO Gisa MAGENES Cesare MANGANELLI Brunello MANTELLI Carlo MANZIANA Guido QUAZZA Rudolf SCHNEIDER Sergio VIZIO Georges WELLERS”,”La deportazione nei campi di sterminio nazisti. Studi e testimonianze.”,”Contiene tra l’altro i saggi di: – Brunello Mantelli, ‘Untermenschen’ ed industria di guerra. Il lavoro nelle fabbriche dei lager’ (all’interno della Parte II. Riflessioni a partire dalla ricerca piemontese) (pag 83-106) [Il tempo e l’immagine dl lager: pianificazione e caos; Lager ed officine, lavoro e identità nell’esperienza degli operai della Fiat; Lavoro e sopravvivenza, solidarietà e conflitti nelle Rüstungbetriebe; Wunderwaffen, scienziati e deportati. Sui poco nobili inizi di una tecnologia «alta»] – Barbara Bromberger, ‘La Resistenza antifascista tedesca, 1933-1945’ (all’interno della Parte III. La dimensione europea) (pag 305-318) [La situazione prima del 1933; L’opposizione al tempo della costituzione del sistema fascista nel 1933-34; La Resistenza nella guerra del 1939-1945] “”Si noti che si parla qui dei cosiddetti ‘Zivilarbeiter’, dei lavoratori civili. La massa dei deportati, politici, razziali, asociali o comunque considerati non degni di far parte dell’ ‘Herrenvolk’, verrà organicamente trasformata in forza-lavoro da spremere e annientare «scientificamente» mediante il lavoro, in seguito alla direttiva emanata dal generale Oswald Pohl, capo della WVHA (Ufficio centrale per l’amministrazione economica delle SS), il 30 aprile 1942. «La sorveglianza dei detenuti, per ragioni di sicurezza, rieducazione o prevenzione, non deve più essere posta in primo piano. Il centro di gravità si è ora spostato verso l’economia (5)». Sarà ancora Pohl a scrivere, in un rapporto del febbraio ’44 destinato al Reichführer SS Himmler, che risultavano al momento occupati ben 35.839 operai specializzati, «reclutati» fra i prigionieri del KZ, nelle principali fabbriche addette alle costruzioni aereonautiche, senza contare quindi gli occupati in altre attività, sia industriali sia di costruzione, fino al puro e semplice disboscamento ed ai lavori di sterro. Centinaia e centinaia le imprese del Reich che si serviranno di lavoratori schiavi, dalla Siemens alla Bmw, dalla Steyr alla Wiener Graben, senza dimenticare la ben nota I.G. Farben (6). «Nel solo mese di gennaio del 1944 gli schiavi hanno fornito al Reich 8.733.495 ore di lavoro per quanto attiene alla sola industria aeronautica (7). «I quarantamila prigionieri di Sachsenhausen producevano quanto una città tedesca di cinquecentomila abitanti» (8)”” [(5) Lettera di O. Pohl al Reichführer SS H. Himmler, del 30 aprile 1942, riportata integralmente in ‘Buchenwld. Mahnung… cit., pp. 250-252. Tra le varie traduzioni del passo ha scelto quella in E Calic, op. cit., p. 62; (6) In E. Calic, ‘Hitler ed il suo impero’, Feltrinelli, Milano, 1971, p. 81; (7) Ivi, p. 82. L’autore si rifà ad un dato fornito da J.R. Tournoux, ‘L’Histoire secrète’, Plon, Paris, 1962, p. 220 (2° ed. Union générale d’éditions, Paris, 1965; (8) E. Calic, op. cit., p. 48] (pag 85-86) “”La presa del potere politico e l’instaurazione della dittatura furono possibili ai nazisti solo perché consistenti parti delle classi dominanti tedesche li finanziarono e li utilizzarono come propri strumenti. Subito dopo il 30 gennaio 1933 ebbe inizio l’eliminazione del movimento operaio organizzato. Già nel 1933 e nel 1934 furono arrestati migliaia di funzionari delle organizzazioni operaie, molti dei quali furono assassinati. Il terrore si rivolse dapprima contro i funzionari del Partito comunista; i socialidemocratici e i sindacalisti furono risparmiati per alcuni mesi. I fascisti presero a pretesto l’incendio del Reichstag, da loro stessi causato, per eseguire arresti in massa e per introdurre le leggi speciali Il «decreto di emergenza per la difesa della sicurezza dello stato e del popolo» servì di fatto a mettere fuori legge il partito comunista. Con la «legge sulla riorganizzazione della burocrazia» fu vietato ai socialdemocratici, ai comunisti e naturalmente anche agli ebrei di svolgere impieghi negli enti pubblici. Il 2 maggio 1933 vennero occupati gli edifici dei sindacati e sequestrate le loro proprietà. Al loro posto subentrò un’organizzazione obbigliatoria per tutti gli operai e gli impiegati, il «Fronte tedesco del lavoro». Nel giugno del 1933 l’SPD venne dichiarata fuorilegge. Con la «legge per l’ordinamento del lavoro nazionale» del 20 gennaio 1934 vennero aboliti di diritti dei lavoratori nelle aziende; gli imprenditori vennero proclamati capi assoluti (Führer) delle proprie aziende. Gli impiegati e gli operai furono degradati a «seguito obbediente» (Gefolgschaft). Funzionari del movimento operaio, del partito e del partito socialdemocratico, furono deportati nei cosiddetti campi di prigionia selvaggi, frettolosamente costruiti a questo scopo; essi erano l’anticamera dei veri e propri campi di concentramento, in primo luogo Dachau, istituiti già nel 1933. L’istituzione dei campi di comcentramento fu la conferma che si combatteva una guerra civile, una guerra contro il proprio popolo, una guerra civile che i fascisti ritennero necessaria perché sapevano dell’esistenza di forze che avrebbero potuto ostacolare i loro obiettivi e progetti. Di questa guerra civile sono testimonianza i rapporti della Gestapo sui processi contro gli antifascisti e sulle pene loro inflitte: nei primi anni furono intentati 5.425 processi contro 20.883 antifascisti, in totale furono inflitti 39.792 anni di carcere; 110 degli imputati furono condannati a morte e 60 giustiziati. Nei primi anni della dittatura fascista l’obiettivo principale degli antifascisti fu quello di creare un fronte unitario tra i militante del movimento operaio. Nello stesso giorno della presa del potere, il 30 gennaio 1933, il comitato centrale del KPD avanzò, senza successo, alla presidenza dell’SPD e dell’ADGB (Allgemeine Deutscher Gewerkschaftsbund, Federazione unitaria dei sindacati tedeschi) la richiesta di organizzare uno sciopero generale per far cadere il governo di Hitler. Tuttavia il Fronte unito fra le direzioni del SPD e del KPD fece progressi nel corso del 1934 e degli anni seguenti. Il primo accordo fu stipulato nel circondario Assia-Francoforte, altri seguirono a Berlino a Dortmund, nel Baden, nel Württenberg, nella Bassa Sassonia e nel territorio della Saar. Un importante successo di questa collaborazione fu la sconfitta dei nazionalsocialisti alle elezioni dei fiduciari aziendali, dove ottennero solo il 25% dei voti. In questi anni, nonostante l’acutizzarsi del terrore, ebbero luogo scioperi soprattutto nelle fabbriche dell’industria degli armamenti, nei cantieri navali, nelle miniere e nell’industria automobilistica. Nella fase iniziale il Partito comunista era impegnato a mantenere vive anche nell’illegalità le strutture dell’organizazione e a ricostruire le fila del partito ogni volta che venivano disperse dall’ondata di arresti della Gestapo. Uno degli impegni principali era quello di distribuire tra la popolazione volantini stampati in proprio o opuscoli provenienti dall’estero. Gruppi clandestini del Partito socialdemocratico distribuivano giornali che la direzione del partito faceva stampare a Praga, dove era emigrata, e che faceva pervenire clandestinamente. Gruppi socialisti autonomi, come il gruppo ‘Neubeginnen’ (Nuovo inizio), distribuivano pubblicazioni proprie. Un ruolo importante ebbero gli scritti degli esiliati politici che denunciavano all’opinione mondiale i crimini del fascismo tedesco e che sostenevano dall’esterno la Resistenza in Germania. Come esempio citiamo il ‘Braunbuch über Reichstagsbrand und Hitler Terror’ (Libro nero sull’incendio del Reichstag e sul regime di terrore di Hitler), pubblicato nel 1933 a Basilea, che faceva luce sulla provocazione fascista dell’incendio del Reichstag”” (pag 307-308)”,”ITAR-330″
“CERETI Giovanni MOROZZO DELLA ROCCA Roberto RICCA Paolo saggi, a cura di Giovanni FILORAMO e Daniele MENOZZI”,”Storia del cristianesimo. L’età contemporanea.”,”Daniele Menozzi insegna Storia della chiesa all’Università degli Studi di Firenze. Giovanni Filoramo insegna Storia del cristianesimo all’Università degli Studi di Torino. Giovanni Cereti Istituto di Studi Ecumenici di Venezia. Roberto Morozzo della Rocca Università di Roma Tre. Paolo Ricca già della Facoltà Teologica Valdese”,”RELC-064-FL”
“CERETTA Manuela a cura; saggi di Gian Mario BRAVO Regina POZZI Madeleine REBERIOUX Claudio DE-BONI Gianfranco RAGONA Cristina CASSINA Salvatore CINGARI Innocenzo CERVELLI Aurelia CAMPARINI Bruno BONGIOVANNI Monica QUIRICO Pier Paolo PORTINARO Domenico LOSURDO Carlo MARLETTI”,”Bonapartismo cesarismo e crisi della società. Luigi Napoleone e il colpo di stato del 1851.”,”Saggi di Gian Mario BRAVO Regina POZZI Madeleine REBERIOUX Claudio DE-BONI Gianfranco RAGONA Cristina CASSINA Salvatore CINGARI Innocenzo CERVELLI Aurelia CAMPARINI Bruno BONGIOVANNI Monica QUIRICO Pier Paolo PORTINARO Domenico LOSURDO Carlo MARLETTI “”Cesarismo è per Ferrero una categoria più ampia rispetto a quella definita da un capo accentratore, riguardando infatti il più complesso sistema in cui la borghesia media, quella che in Inghilterra e in Germania fa da motore socio-economico, è dipendente dal governo. In tal modo la società appare tutta sottoposta ad una macchina burocratica che va a vantaggio di una ristretta oligarchia che, sfruttando il lavoro produttivo, cerca di legittimarsi con una permanente mobilitazione ideologica megalomane e patriottico-militarsita, che copre l’ artificio elettoralistico teso a perpetuare lo stesso tipo di governo. Se in Francia, tuttavia, ciò porta comunque ad un buon tenore di vita per tale media borghesia, in Italia, invece, fa difetto anche questo aspetto positivo, facendo del nostro cesarismo, dunque, una tirannia ancora più odiosa che poi, nel Novecento, Ferrero avrebbe messo a monte del fascismo e spiegato con la distruzione dei principi di legittimazione ad opera delle armate napoleoniche.”” (pag 103-104, Salvatore Cingari)”,”TEOP-225″
“CERETTA Manuela TESINI Mario a cura; saggi di Mario TESINI Françoise MELONIO Adolfo NOTO Laurence GUELLEC Sandro CHIGNOLA Michela NACCI Tom GARVIN Manuela CERETTA Michael DROLET Diana THERMES Matteo TRUFFELLI Marzia PONSO Cheryl WELCH Guido M.R. FRANZINETTI Maria Teresa PICHETTO Gian Mario BRAVO Domenico LETTERIO”,”Gustave De Beaumont. La schiavitù, L’Irlanda, la questione sociale nel XIX secolo.”,”Saggi di Mario TESINI Françoise MELONIO Adolfo NOTO Laurence GUELLEC Sandro CHIGNOLA Michela NACCI Tom GARVIN Manuela CERETTA Michael DROLET Diana THERMES Matteo TRUFFELLI Marzia PONSO Cheryl WELCH Guido M.R. FRANZINETTI Maria Teresa PICHETTO Gian Mario BRAVO Domenico LETTERIO Contiene il saggio ‘Marx ed Engels. Riflessioni sull’Irlanda e su Beaumont’ (pag 298-315) Ceretta insegna storia del pensiero politico (Scienze politiche, Univ. di Torino) Tesini insegna storia del pensiero politico (Facoltà di Lettere e fil. Univ. di Parma) “”In una sua ‘Storia d’Irlanda’, elaborata nel 1870, Engels sviluppò l’argomentazione partendo dalle “”condizioni naturali””, per poi passare alla preistoria e all’Irlanda “”antica””, fondandosi sia sulla corrispondente letteratura inglese, francese e tedesca, sia su fonti letterarie e storiche antiche e medievali, su codici e trattati giuridici, su studi archeologici, e così via, citando circa 150 documenti. Riuscì a scrivere solo il primo capitolo e il testo restò allo stadio di manoscritto (Fu pubblicato per la prima volta in russo nel 1948; cfr. ora F. Engels, [The History of Ireland] (maggio-luglio 1870, ivi, vol XXI, pp. 147-185). L’opera incompiuta era accompagnata da una cospicua messe di materiali preparatori, una cronologia sistematica per il periodo 258 d.C. – 1646 e notizie varie di taglio politico, storiografico e geografico. Comunque, anche con Marx, egli raccolse moltissimi materiali, sia sulla politica contingente sia sulla storia e sulla cultura del paese, non sempre databili in modo preciso, ma risalenti all’incirca agli anni fra il ’67 e il ’70 (F. Engels [From ‘The Preparatory Material for the History of Ireland’], in K. Marx F. Engels, Ireland and the Irish Question’, cit., pp. 211-269). Ancora fra le carte engelsiane c’erano gli appunti per una lunga recensione fortemente critica dei volumi della ‘Storia irlandese’. ‘Il carattere irlandese’, dello storico Goldwin Smith, fautore della politica coloniale inglese nell’Isola; facevano seguito, ancora, materiali varie sulle “”confische”” nel XVI e XVII secolo, “”piani”” e “”frammenti”” della programmata “”storia d’Irlanda”” e documenti, assai diversi e spesso disordinati, raccolti per la prevista monografia (i diversi testi raccolti in K. Marx F. Engels, Collected Works, cit., vol XXI, pp. 283-314. L’opera di cui Engels discuteva era: G. Smith, ‘Irish History and Irish Character’, 1861). Naturalmente, a questi scritti disorganici si accompagnavano le moltissime lettere di corrispondenti irlandesi nei carteggi fra Marx ed Engels e fra essi e numerosi interlocutori, e decine di interventi, prevalentemente di Marx e anche di carattere genericamente culturale, nel Consiglio generale dell’Internazionale. Engels, soprattutto attraverso le frequenti lettere, forniva a Marx documenti, e questi tenne una conferenza sul tema della storia e della politica irlandese nella londinese sede della Società Operaia Tedesca d’Istruzione (‘Deutscher Arbeiterbildungsverein’) nel dicembre 1867: ne restano gli schemi assai minuziosi, con una fitta serie di dati quantitativi sulle difficoltà, passate e presenti, dello sviluppo economico dell’Isola (‘Record of a Speech on the Irish Question Delivered by K. Marx to the German Workers Educational Society in London on December 16, 1867′, in K. Marx F. Engels, Collected Works’, cit, vol. XXI, pp. 317-319). Di elevato interesse resta infine la monografia di Marx, appena abbozzata ma già con una sua organicità, sull”Irlanda dalla Rivoluzione americana all’Unione del 1801′, elaborato in inglese fra l’ottobre e il novembre 1869, come materiale preparatorio per deliberazioni da assumere nell’Internazionale. Marx aveva tra le fonti studi irlandesi classici e recenti e la pubblicistica contemporanea (K. Marx, Ireland from the American Revolution to the Union of 1801, in K. Marx F. Engels, Collected Works, cit., vol. XXI, pp. 212-282); ricostruiva – anche sulla base di citazioni assai lunghe di fatti storici ufficiali e di carte d’archivio – le ripercussioni in Irlanda, sia politiche sia sociali, della rivoluzione americana, la partecipazione ad essa dei volontari irlandesi, le discussioni al Parlamento di Dublino e a Westminster, seguiva con rapidi cenni le attività degli United Irishmen, denunciava la corruzione del sistema inglese di amministrazione, descriveva i movimenti insurrezionali, l’influenza delle correnti giacobine, dava ulteriori resoconti delle discussioni parlamentari in Gran Bretagna, metteva in luce le opinioni e le contraddizioni sia dei liberali sia dei radicali inglesi nei confronti della questione irlandese, per giungere infine alla “”sconfitta”” della dichiarazione del 1801 dell’Unione, riportando anche quadri sistematici di quanto aveva esposto o trascritto. Il tema centrale restava, secondo Marx, quello della rivendicazione della repubblica indipendente dell’Irlanda, come frutto di un movimento di liberazione poggiante sulle affermazioni dell’internazionalismo “”di classe””, che però doveva necessariamente assumere una configurazione nazionale. E Marx vedeva nell’Irlanda il prototipo di uno Stato nazionale, tenuto a freno e soggiogato dal sistema di dominio inglese. Sull’Irlanda, anche Jenny Marx scrisse in francese una serie di articoli, pubblicati su “”La Marseillaise”” di Parigi nel marzo-aprile 1870, sulla condizione dei nazionalisti irlandesi arrestati in Irlanda e in Inghilterra.”” (pag 313-315) [Gian Mario Bravo, Marx ed Engels, Riflessioni sull’Irlanda e su Beaumont] [in ‘Gustave De Beaumont. La schiavitù, L’Irlanda, la questione sociale nel XIX secolo’, a cura di Manuela Ceretta e Mario Tesini, 2011]”,”IRLx-011″
“CERETTA Manuela RAGONA Gianfranco a cura; scritti di Angelo D’ORSI Alberto BURGIO Gianfranco RAGONA Aldo AGOSTI Maria Luisa PESANTE Franco M. DI-SCIULLO Frank DEPPE Corrado MALANDRINO Cristina CASSINA Gabriella SILVESTRINI Manuela CERETTA Pietro ADAMO Mario TESINI”,”«Due secoli (e più) dalla parte del torto». Studi e testimonianze in ricordo di Gian Mario Bravo (1934-2020).”,”Tra i vari saggi: – Alberto Burgio, Per un “”comunismo tranquillo””. Gian Mario Bravo storico del marxismo (pag 29-42) – Gianfranco Ragona, Gli ultimi studi su Marx (pag 43-56) – Aldo Agosti, Socialismo e mondo operaio (pag 57-68) Testimonianza di Giuseppe Bonfratello (Edizioni Marx-Engels, Pantarei, Lotta comunista, Abmo, Isc) Altre testimonianze: Alfio Mastropaolo, Luigi Bonanate, Giuseppe Bonfratello, Aurelia Camparini, Gian Mario Cazzaniga, Lucia Delogu – Leonardo Lenti, Andrea Farina, Bartolomeo Gariglio, Raffaella Gherardi, Lorenzo Gianotti, Anna Maria Lazzarino Del Grosso, Manfredo Montagnana, Guido Neppi Modona, Maria Teresa Pichetto, Simonetta Ronchi Della Rocca, Piero Violante, Claudio Palazzolo”,”STOx-347″
“CERETTA Manuela”,”Nazione e popolo nella rivoluzione irlandese. Gli United Irishmen, 1791-1800.”,”Manuela Ceretta, laureata in filosofia alla Statale di Milano, è dottore di ricerca in Storia del pensiero politico presso il Dipartimento di Studi politici dell’Università di Torino, dove lavora. Ha studiato al Trinity College di Dublino svolgendo ricerche in vari arhivi e ha tradotto e curato l’edzione italiana di ‘In difesa dei cattolici d’Irlanda’ di T.W. Tone. “”Quasi nessuno rinunciò, dopo gli United Irishmen, allo specifico elemento culturale nella definizione della nazione irlandese. Michael Collins (1890-1922), negoziatore del trattato di pace del 1921, riprese con insistenza il tema in alcuni interventi pubblicati postumi nel 1922 (31). «L’Irlanda non è stata sottomessa solo grazie all’occupazione britannica. Lo è stata grazie alla distruzione, dopo grandi sforzi, della nostra civiltà gaelica. (…) Noi avevamo una cultura indigena. (…) la civiltà gaelica era completamente differente, (…) l’amore per il sapere e per le arti militari era una tradizione che apparteneva al popolo intero. (…) L’anima gaelica del popolo irlandese è ancora viva. In se stessa è indistruttibile. (…) Gli inglesi hanno rovinato la nostra lingua, l’hanno annientata (…). Il compito maggiore sarà ripristinare la lingua. Come possiamo esprimere i nostri pensieri più sofisticati e i nostri sentimenti più delicati in una lingua straniera? (…) La nostra musica, la nostra arte e la nostra letteratura debbono vivere nel popolo stesso. (…) Ci troviamo di fronte alla grande opera di costruire la nostra nazione». La tendenza sopradescritta non rimase però incontrastata, anche perché essa considerava protestanti e ‘dissenters’ di cultura anglofila come un elemento da inglobare oppure, se portata alle estreme conseguenze, come un elemento da escludere. Negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, emerse il ‘topos’ storiografico delle “”due nazioni”” (32). Mentre, nel 1913, la Irish Revolutionary Brotherland (33) indiceva una grande manifestazione nel luogo di sepoltura di Wolfe Tone (34), presentandolo come il padre della nazione irlandese, la pubblicazione, avvenuta nello stesso anno, di ‘The Two Irish nations’ di William Monypenny negava recisamente che si potesse parlare di nazione al singolare nel caso dell’Irlanda. Patrick Pearse, futuro leader dell’insurrezione di Pasqua del 1916, nel discorso pronunciato sulla lapide di Tone, aveva dichiarato che lo United Irishman aveva dato “”all’Irlanda un chiaro, preciso e concreto concetto di nazionalità”” (35); Monypenny teorizzò, al contrario, che i protestanti concentrati in Ulster e i cattolici presenti in maggioranza nel resto del paese appartenevano a due nazioni diverse. Con questa tesi, Monypenny si schierò contro l’ Home Rule (il progetto di autonomia sotto la Corona britannica), rifiutando di considerarlo un progetto attuabile e sostenendo che “”l’unica speranza di unità”” fra irlandesi era, ancora una volta, “”l’Unione con la Gran Bretagna”” (36)”” [Manuela Ceretta, ‘Nazione e popolo nella rivoluzione irlandese. Gli United Irishmen, 1791-1800’, Franco Angeli, Milano, 1999] [(31) M. Collins, ‘La nostra cultura specifica. L’antica civiltà irlandese. Le glorie del passato’ in Id. ‘La strada per la libertà’, a cura di G. Giorello, Raffaele Cortina, 1997, pp. 97-108; (32) W.F. Monypenny, ‘The Two Irish nations. An Essay on Home Rule’, London, J. Murray, 1913; (33) Il movimento nazionalista e rivoluzionario feniano, la Irish Revolutionary Brotherhood, fu fondato a Chicago nel 1858 da J. O’Mahoney: esso attirò notevole attenzione da parte della sinistra europea. Karl Marx, ad esempio, scriveva: «All’accumulazione della rendita fondiaria in Irlanda si accompagna di pari passo l’accumulazione degli irlandesi in America. L’irlandese scacciato dalle pecore e dai buoi rinasce al di là dell’Oceano come ‘fenian’. E di fronte alla vecchia regina dei mari si leva minacciosa, sempre più minacciosa, la giovane gigantesca repubblica» (‘Il Capitale’, cit., Libro I, p. 895; (34) T.J. O’Keefe, “”Who fears to speak of ’98?””, The Rethoric and Rituals of the United Irishmen Centennial’, 1898, “”Eire-Ireland, XXVII, 1992, n. 3, pp. 67-91); (35) P. Pearse, ‘Theobald Wolfe Tone. An Adress Delivered at the Grave of Wolfe Tone in Bodenstown Churchyard, 22 giugno 1913, in ‘How Does She Stand? Three Adressess by P.H. Pearse “”Ireland of today””, 1915, pp. 3-7; (36) W.F. Monypenny, ‘The Two Irish nations’, cit., pp. 67-68]”,”IRLx-001-FMB”
“CERF Marcel”,”Edouard Moreau. L’ ame du Comité central de la Commune.”,”Altra opera dell’ autore: Le d’ Argagna de la Commune, le colonel Maxime Lisbonne, (LE PAVILLON, ROGER MARIA ED., PARIS) “”Edouard Moreau, il rappresentante più qualificato del Comitato Centrale, aveva ragione quando denunciava le debolezze della Comune sul piano militare, ma il Comitato Centrale sarebbe stato capace di prendere in mano la direzione completa delle operazioni? Se ne può dubitare; non aveva dato prova di una mancanza totale di discernimento quando aveva nominato il traditore Lullier a capo della Guardia Nazionale? (…) L’ Internazionale, sotto l’ impulso di Varlin, aveva capito troppo tardi l’ importanza del Comitato Centrale, quando, dal primo giorno, essa avrebbe dovuto rafforzarlo con la presenza dei suoi militanti provati. Disgraziatamente non si fece niente per raddrizzare la situazione, benché il Comitato Centrale malgrado le sue pretese, fosse incapace di riorganizzare efficacemente l’ amministrazione della Guerra.”” (pag 125-126)”,”MFRC-076″
“CERI Paolo BORGNA Paola a cura; contributi di BALDISSERA Alberto BARBA NAVARETTI Giorgio BONIOLO Bruno BORGNA Paola CERI Paolo FERRERO Giovanni GALLINO Luciano LANDES David S. RICCIARDI Mario SINISCALCO Domenico TOURAINE Alain VICARI Serena ZAGREBELSKY Gustavo”,”La tecnologia per il XXI secolo. Prospettive di sviluppo e rischi di esclusione.”,”Contributi di: BALDISSERA Alberto, professore associato di Sociologia all’ Università di Torino. BARBA NAVARETTI Giorgio, ricercatore alla Università di Milano, dove insegna Economia dello sviluppo. BONIOLO Bruno, direttore del Centro interstrutture di servizi informatici e telematici per le facoltà umanistiche. BORGNA Paola, ricercatrice in Sociologia alla Università di Torino. CERI Paolo, professore ordinario di Sociologia all’ Università di Roma “”La Sapienza””. FERRERO Giovanni, dirigente del settore Informatica, Telecomunicazioni e Statistica della Provincia di Torino. GALLINO Luciano, professore ordinario di Sociologia all’ Università di Torino. Dal 1967 dirige la rivista “”Quaderni di Sociologia””. LANDES David S. è Coolidge Professor of History e Professor of Economics alla Harvard University (Cambridge, Mass). MARTINOTTI Guido, professore ordinario di Sociologia urbana all’ Università di Milano e docente di Sociologia all’ Università della California. MILANACCIO Alfredo, professore associato di Sociologia all’ Università di Torino. ORTOLEVA Peppino, direttore scientifico di Cliomedia. Insegna Teorie e tecniche della comunicazione all’ Università di Siena.- RICCIARDI Mario, professore ordinario di Diritto civile all’ Università di Roma “”La Sapiennza””. Presiede l’ Autohorità Garante per la protezione dei dati personali. SINISCALCO Domenico, professore oridnario di Economia politica all’ Università di Torino. TOURAINE Alain, directeur d’études all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. VICARI Serena, ricercatrice all’ Università di Pavia. ZAGREBELSKY Gustavo, professore ordinario di Diritto costituzionale all’ Università di Torino Dal 1955 è giudice della Corte Costituzionale.”,”ECLT-004″
“CERINO Angelo a cura”,”I Krupp e la guerra come industria.”,”‘Nella sua autodifesa, Alfried dichiarò disinvoltamente che per i Krupp l’ uomo era sempre stato più importante del denaro. “”Era sicuro. SOlo che parlava degli uomini tedeschi. Gli Sklaven non erano ‘kruppianer’. E, non essendo esseri umani, bisognava ignorarli”” (cit da W. Manchester, I cannoni di Krupp)’ (pag 96)”,”GERQ-047″
“CERINO Angelo a cura”,”I Fugger e la banca d’affari.”,”””La Riforma, per lo stesso fatto di minacciare dall’interno il potere di Carlo V dava, in un certo senso, maggiori preoccupazioni dell’avanzata dei turchi. Essa andava diffondendosi negli Stati Scandinavi (Danimarca, Svezia e Norvegia), presso gli Stati Baltici (Finlandia) e specialmente in Svizzera, Francia ed Inghilterra dove assunse aspetti peculiari. In Svizzera, Huldreich Zwingli (1484-1531), di preparazione umanistica e seguace del celebre umanista Erasmo da Rotterdam (1466-1536), aveva cominciato la sua azione riformatrice accettando alcune idee di Lutero ma su molti altri punti giungendo a contrasti teologici insanabili. Dal punto di vista politico, Zwingli caratterizzò la sua opera facendosi in un certo senso interprete di orientamenti borghesi cittadini in opposizione all’autoritarismo feudaleggiante di tipo luterano. Il governo teocratico da lui instaurato a Zurigo portò anche Berna (1528) e Basilea (1529) sullo stesso piano riformatore mentre i cinque Cantoni cattolici, insieme con Friburgo e il Vallese, stringevano alleanza sotto la protezione di Ferdinando d’Asburgo. La guerra scoppiata tra i due schieramenti ebbe breve durata e si concluse con la battaglia di Kappel (1531) nel corso della quale lo stesso Zwingli fu ferito e fatto prigioniero dai cattolici. E quando egli rifiutò di confessarsi e di «invocare i santi e la Madonna» fu ucciso e il suo cadavere squartato. Lo zwinglianismo cominciò a farsi strada anche tra la borghesia di Augusta dove ormai vivo era il fermento tra i cattolici e gli aderenti alla Riforma. Anton Fugger manifestò apertamente la sua opposizione allo zwinglianismo ma il governo della città, considerando questo atteggiamento del banchiere come atto di ribellione, lo fece incarcerare. La prigionia durò poco, né poteva essere altrimenti stante la posizione e le protezioni di cui godeva il Fugger, ma, una volta tornato libero, Anton preferì allontanarsi subito da Augusta trasferendosi nel suo feudo di Waissenhorn. (…) Nel maggio del 1547 i Fugger versarono trentamila fiorini per conto dell’imperatore. Anton cominciava ad essere seriamente preoccupato per la gravosa esposizione finanziaria legata a filo doppio con case regnanti che principiavano a non tenere alcun conto dei diritti dei creditori. Sul piano internazionale Anton fu chiamato a difendersi da una crisi di carattere mondiale, quella che correttamente è passata alla storia con l’espressione «rivoluzione dei prezzi». Il fenomeno ebbe inizio intorno al 1550 per effetto della conquista dell’America centrale e meridionale con il conseguente afflusso di argento ed oro. I Fugger erano esposti come concessionari di miniere di metalli preziosi che calavano di prezzo; ma l’ampia gamma di investimenti, insieme con l’aumento di valore della proprietà immobiliare, consentì ad Anton di uscire più che indenne dalla fase acuta di quella «rivoluzione» che poté dirsi passata solo intorno al 1580″” (pag 82-83-84-85)”,”EURE-111″
“CERKESOV Vitalij Ivanovic”,”Logica e marxismo in Unione Sovietica.”,”In appendice uno degli ultimi scritti di Plechanov ‘Dialettica e logica’, è tratto da G.V. Plechanov, ‘Le questioni fondamentali del maxismo’, Milano, 1947, a cura di Antonio D’AMBROSIO pag 145-159 Lenin “”Gli anni venti rappresentano un tappa importante per lo sviluppo e la divulgazione del marxismo in Urss. All’inizio degli anni venti apparve il primo numero della rivista marxista socio-politica “”Sotto la bandiera del marxismo”” [“”Pod znamenem marksisma””]. Sulle pagine di questa rivista fu pubblicata la storica lettera di V.I. Lenin ‘Sull’importanza del materialismo militante’, nella quale era esposto il programma dell’attività della rivista e di tutti i marxisti sovietici del tempo. Era ancora enorme la pressione che l’ideologia borghese esercitava sul materialismo dialettico e sull’ideologia proletaria sovietica in genere e proprio per questo la rivista “”Sotto la bandiera del marxismo”” doveva necessariamente costituire, come indicava Lenin, l’organo di battaglia del materialismo militante. In primo luogo essa doveva coraggiosamente e costantemente smascherare e perseguitare tutti i “”lacché accademici dell’oscurantismo clericale”” contemporanei, in secondo luogo doveva costituire un organo dell’ateismo militante. La risoluzione di questi compiti presupponeva un grande e complesso lavoro teorico nel campo della filosofia. Per una critica puntuale delle speculazioni idealistiche e per un’interpretazione materialistica delle stesse scoperte scientifiche, era necessario, come sottolineava Lenin, uno studio attento dei progressi delle scienze naturali. A questo lavoro, indicava Lenin, era necessario far partecipare gli scienziati della natura stringendo con loro una forte collaborazione. Ma per essere scientemente predisposti a questo lavoro, era necessaria anche una solida base filosofica, una solida concezione del mondo. Infatti Lenin scriveva: “”In mancanza di una base filosofica solida non vi sono scienze naturali né materialismo che possano resistere all’invadenza delle idee borghesi e alla rinascita della concezione borghese del mondo (1)””. Per “”una base filosofica solida”” Lenin intendeva tutto lo sviluppo possibile della teoria della dialettica materialistica. I quadri filosofici che si unirono intorno alla rivista “”Sotto la bandiera del marxismo””, all’inizio degli anni ’20, non erano numerosi e non sempre erano uniti dal punto di vista teorico-ideologico. In quel periodo Abram Moiseevic Deborin, formatosi sotto l’influenza di G.V. Plechanov, era uno dei più importanti rappresentanti del materialismo dialettico e aveva ricoperto, ancora prima del 1917, un ruolo di primo piano. Egli fondò una scuola (‘Scuola di Deborin’) formata dai suoi allievi dell’ ‘Istituto dei professori rossi’ tra cui I. Luppol, I. Podvolotskij, N. Karev, Ja. Sten ed altri, ed inoltre anche da studiosi che vi aderirono successivamente (Hessen, Bammel ed altri). Il gruppo deboriano occupava le posizioni dominanti nell’insegnamento e nell’elaborazione della filosofia marxista; la rivista “”Sotto la bandiera del marxismo”” ben presto, infatti, si trasformò nell’organo teorico di questo gruppo”” [Vitalij Ivanovic Cerkesov, ‘Logica e marxismo in Unione Sovietica’, Bari, 1976] [(1) V.I. Lenin, ‘Sul significato del materialismo militante’, in ‘Opere scelte in sei volumi, vol. VI, Roma, 1975, p. 630] (pag 7-9) Plechanov “”In Hegel la ‘dialettica’ coincide con la ‘metafisica’; in noi, la ‘dialettica’, si regge sulla dottrina della ‘natura’. In Hegel, il demiurgo della realtà – per servirci della espressione di Marx – era l’ ‘idea assoluta’. Per noi, l’idea assoluta non è che l”astrazione del movimento’, dal quale sono provocate tutte le ‘combinazioni’ e tutti gli ‘stati della materia’. Secondo Hegel, il pensiero progredisce grazie alla scoperta ed alla soluzione delle ‘contraddizioni’ contenute nei ‘concetti’. Conformemente alla nostra teoria materialista, le contraddizioni contenute nei concetti non sono che il riflesso, la ‘traduzione nel linguaggio del pensiero’ delle contraddizioni che risiedono nei fenomeni, come conseguenza della natura contraddittoria del ‘movimento’, loro base comune. Secondo Hegel il corso delle cose è determinato dal corso delle idee; secondo noi il ‘corso delle cose, il corso del pensiero col corso della vita’. Il materialismo pone la dialettica «sui piedi» e, con ciò, le toglie quel velo mistico nel quale Hegel l’aveva avviluppata. Ma, con ciò, mostra il ‘carattere rivoluzionario’ della dialettica. «Sotto la sua forma mistica – dice Marx – la dialettica divenne una moda tedesca, perché sembrava che cingesse di una aureola lo stato di cose esistente. «Nella sua forma razionale, la dialettica non è, agli occhi della borghesia e dei suoi portaparola dottrinali, che scandalo ed orrore, perché, assieme al lato della comprensione positiva di ciò che esiste, essa contiene nel tempo stesso la comprensione della negazione, della rovina necessaria dello stato di cose esistente; perché essa concepisce ogni forma nel flusso del movimento, e, quindi, sotto il suo aspetto transitorio; perché non si inchina davanti a niente ed è per sua essenza, critica e rivoluzionaria» (). Che la borghesia, pregna di spirito reazionario, consideri con orrore la dialettica materialista, è nell’ordine normale delle cose. Ma che dei sinceri simpatizzanti col movimento rivoluzionario se ne allontanino, è una cosa ridicola ed estremamente triste: è il non ‘plus ultra’ dell’assurdo. (…) Volete sapere come la dialettica ha conquistato i suoi diritti nella biologia? Rammentate le discussioni sulla ‘specie’ sollevate dalla teoria dell’evoluzione. Darwin ed i suoi seguaci affermavano che le differenti specie di una sola e stessa famiglia di animali o di piante non sono altro che i discendenti differenziati di una stessa forma primitiva. Inoltre, secondo la teoria dell’evoluzione, tutti i generi di uno stesso ordine provengono egualmente da una forma primordiale, e bisogna dire altrettanto di tutti gli ordini di una stessa classe. Secondo l’opposta opinione – quella degli avversari di Darwin, – tutte le specie di animali o vegetali sono completamente indipendenti l’una dall’altra e soltanto gli individui appartenenti ad una stessa specie provengono da una forma comune. La stessa concezione della specie era stata espressa da Linneo in questi termini: «esistono tante specie, quante ne ha create primitivamente l’Essere Supremo». E’, questa, una concezione puramente metafisica; perché il metafisico considera le cose ed i concetti come «oggetti distinti, immutabili, rigidi, dati una volta per sempre; e da esaminare l’uno dopo l’altro, e l’uno indipendentemente dall’altro» (Engels). Il dialettico, secondo Engels, considera invece, le cose ed i concetti «nella loro connessione, nel loro concatenarsi, nel loro movimento, nel loro avvento e nella loro scomparsa»”” [Vitalij Ivanovic Cerkesov, ‘Logica e marxismo in Unione Sovietica’, Bari, 1976] [() Vedere la prefazione alla seconda ed. tedesca del vol. I del ‘Capitale’] (pag 142-145)”,”TEOC-720″
“CERKESOV Vitalij Ivanovic; PLECHANOV G.V. (appendice)”,”Logica e marxismo in Unione Sovietica (Cerkesov); Dialettica e Logica (Plechanov).”,”Vitalij Ivanovic Cerkesov, prestigioso rappresentante sovietico in questo settore, ci offre una breve storia dei rapporti tra logica formale, logica dialettica e teoria della conoscenza in Urss, rivelandoci aspetti e problemi sinora in Italia poco noti.”,”PLED-006-FL”
“CERNIGOI Enrico”,”U-Boote. Battaglia nell’Atlantico.”,”Dalla breve bibliografia presentata dall’autore, le opere su temi navali citate pubblicate in Italia: – J.P. Mallmann Showell, La marina tedesca nella seconda guerra mondiale, Fratelli Melita, La Spezia, 1993 – E. Rössler, I sommergibili tedeschi, tecnica ed evoluzione, Fratelli Melita, La Spezia, 1995 – L. Peillard, La battaglia dell’Atlantico, Mondadori, Milano, 1998 ‘La battaglia dell’Atlantico, combattuta dal 1939 al 1944, decise le sorti della seconda guerra mondiale. Nella lotta contro l’Inghilterra e le sue vie di commercio, i sommergibili tedeschi furono l’unica arma capace di offrire serie prospettive di successo per la Germania. Tanto da far dire a Winston Churchill che solo una cosa lo aveva seriamente preoccupato durante il conflitto: l’attività degli U-Boote, i “”lupi grigi. Ma gli uomini di Karl Dönitz avrebbero pagato un tributo di sangue altissimo alla follia della guerra’ Laureato all’Università di Trieste, Enrico Cernigoi si occupa di storia militare. E’ coatore, fra l’altro di ‘Sui sentieri della guerra mondiale – alla ricerca della storia – da Murzli al mare’ (La Laguna) e del Cd-Rom ‘Larmata dell’impero. Organizzazione e struttura dell’esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale’ (Totem).”,”QMIS-258″
“CERNYSCEVSKI N.G.”,”Arte e realtà.”,”””Ma le facoltà intellettuali dell’ uomo non ancora evoluto sono tanto deboli da non riuscire a rilevare la differenza che corre tra l’ idea e la sua manifestazione nel singolo oggetto; l’ uomo deve vivere molto a lungo, molto osservare, molto riflettere per comprendere che il singolo oggetto non può esprimere tutta l’ idea che si manifesta in una certa misura in esso; la caratteristica dell’ infanzia sta appunto nel fatto che il singolo oggetto sembra perfetto, assai migliore forse di ogni oggetto dello stesso genere. Tutti noi abbiamo creduto che nella grammatica, su cui abbiamo cominciato a studiare, fosse racchiusa tutta la sapienza grammaticale, che non esistesse altra scienza all’ infuori della grammatica su cui abbiamo cominciato a studiare. Il nostro primo maestro ci è sembrato il più grande scienziato del mondo, è stato per noi la “”sapienza stessa””. Così accade in tutti i campi dell’ attività intellettuale (…)””. (pag 36) “”Ma le facoltà intellettuali dell’ uomo non ancora evoluto sono tanto deboli da non riuscire a rilevare la differenza che corre tra l’ idea e la sua manifestazione nel singolo oggetto; l’ uomo deve vivere molto a lungo, molto osservare, molto riflettere per comprendere che il singolo oggetto non può esprimere tutta l’ idea che si manifesta in una certa misura in esso; la caratteristica dell’ infanzia sta appunto nel fatto che il singolo oggetto sembra perfetto, assai migliore forse di ogni oggetto dello stesso genere. Tutti noi abbiamo creduto che nella grammatica, su cui abbiamo cominciato a studiare, fosse racchiusa tutta la sapienza grammaticale, che non esistesse altra scienza all’ infuori della grammatica su cui abbiamo cominciato a studiare. Il nostro primo maestro ci è sembrato il più grande scienziato del mondo, è stato per noi la “”sapienza stessa””. Così accade in tutti i campi dell’ attività intellettuale (…)””. (pag 36) Aggiunta testo: in introduzione: “”Come scrive Marx nel poscritto alla seconda edizione tedesca del primo volume del Capitale, Cernyscevski, che fu senza dubbio il maggior economista russo, seppe “”magistralmente mostrare la bancarotta dell’economia politica borghese””. Una parte notevole dei suoi scritti di economia politica recò un contributo originale alla elaborazione del pensiero economico premarxista. Così, mentre gli ideologi della borghesia in ascesa avevano criticato le forme economiche del feudalesimo; credendo che l’economia capitalistica fosse la forma definiftiva della produzione sociale, Cernyscevski criticò il feudalesimo da un punto di vista più avanzato, democratico rivoluzionario, giacché, nell’individuare il carattere storico, transitorio del sistema feudale, egli comprese che la stessa sorte sarebbe toccata a quello capitalistico. La sua critica dello sfruttamento feudale si trasformò, insomma, nella critica di ogni forma di sfruttamento””. (pag XXII)”,”FILx-268″
“CERNYSEVSKIJ Nikolaj Gavrilovic”,”Che fare? Dai racconti sugli uomini nuovi.”,”La KRUPSKAIA disse che “”nessuno, forse fu tanto amato da Lenin quanto Cernysevskij’. Non come onore casuale, ma come un legame con C. dev’essere intesa l’assunzione, da parte di LENIN del titolo del romanzo, per il suo libro sul partito rivoluzionario.”,”MRSx-006″
“CERNYSEVSKIJ Nikolaj, a cura di Ignazio AMBROGIO”,”Che fare? Dai racconti sugli uomini nuovi.”,”La forza del pregiudizio. “”E’ la forza del pregiudizio, la cattiva abitudine, la falsa attesa, il falso timore. Se un uomo pensa di “”non potere””, realmente non può. Si è detto alle donne: “”Siete deboli””, e loro si sentono deboli e lo sono di fatto. Tu stessa sai di persone assolutamente sane, che cominciano a infiacchirsi e finiscono col morire, solo perché si sono persuase che devono infiacchirsi e morire. Non basta, alcuni esempi riguardano grandi masse, popoli interi, il genere umano. Uno dei più clamorosi ci è fornito dalla storia militare. Nel medioevo la fanteria riteneva di non poter nulla contro la cavalleria e di fatto non poteva nulla. Interi eserciti di fanti venivano sbaragliati, come un gregge di pecore, da poche centinaia di cavalieri, e fu così, fin quando non sbarcarono sul continente i fanti inglesi, che erano uomini reclutati tra i piccoli agricoltori, orgogliosi e indipendenti, che non sapevano cosa fosse la paura e che non si arrendevano senza combattere. Non appena giunsero in Francia questi soldati, a cui era sconosciuto il pregiudizio di dover fuggire dinanzi alla cavalleria, i cavalieri, pur essendo più numerosi, furono sgominati in ogni scontro. Pensa alle celebri sconfitte subite dai grandi reparti della cavalleria francese per opera di un esiguo esercito di fanti inglesi nele battaglie di Crécy, Poitiers, Azincourt. La stessa storia si ripeté quando i fanti svizzeri ritennero di non doversi considerare più deboli della cavalleria feudale. La cavalleria austriaca, e poi burgunda, pur essendo preponderante di numero, cominciò a prendere batoste in ogni scontro. In seguito si misurarono con i fanti tutte le altre cavallerie e furono regolarmente battute. Allora tutti dissero: “”Sì, la fanteria è più forte della cavalleria””. Eppure, per secoli la fanteria era stata molto più debole della cavalleria solo perché era ritenuta tale””. (pag 439-440)”,”RUSx-167″
“CERNYSEVSKIJ Nikolaj”,”Saggi critici.”,”Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij (1828-1889), eminente democratico rivoluzionario, materalista e socialista utopista, è senza dubbio una figura centrale nell’estetica russa premarxista e più in generale nella filosofia, uno dei più famosi critici letterari. Lenin scrisse che Cernysevskij fu l’unico vero grande scrittore russo che dagli anni ’50 all’88 seppe rimanere al livello di un integrale materialismo filosofico. Cernysevskij però, annotava Lenin, non “”ha saputo o meglio non ha potuto, a causa dell’arretratezza della vita russa, sollevarsi sino al materialismo dialettico di Marx e di Engels””. Cernysevskij veniva dai ceti medi. Era nato a Saratov, nella famiglia di un sacerdote, aveva frequentato il seminario locale. Lasciato il seminario fu ammesso alla facoltà di filosofia dell’Università di Pietroburgo.”,”RUSx-193-FL”
“CERNYSEVSKIJ Nikolaj Gavrilovic”,”Che fare? Dai racconti sugli uomini nuovi.”,”””Il romanzo ‘Che fare?’, di cui abbiamo già detto le eccezionali condizioni di composizione, fu conosciuto attraverso copie clandestine, durante la vita dell’autore, e apparve integralmente e pubblicamente nel 1905. Da allora fu formativo della nuova generazione rivoluzionaria dei tempi di Lenin. È stato definito da Kropotkin «breviario di ogni giovane russo»; riferisce Plekhanov che «nessun romanzo, nessuno scritto, da quando esiste una tipografia in Russia, ebbe mai il successo del romanzo di Cernysevskij»; la Krupskaia, di cui le memorie serbano spesso impressioni e idee sulle letture del grande rivoluzionario che fu suo compagno, dice che «nessuno, forse, fu tanto amato da Lenin quanto Cernysevskij». Non come un onore casuale, ma come un legame con Cernysevskij dev’essere intesa l’assunzione, da parte di Lenin, del titolo del romanzo, per il suo libro sulla concezione del partito rivoluzionario. (…) Vera Pavlovna è il personaggio portante del romanzo, attraverso anzitutto le sue relazioni con Lopukhov, studente di medicina, e con Kirsanov, medico. La vita di lei è oggettivamente considerata, senza introspezioni psicologiche, ma con problematicità attentissima sia per le decisioni attive che per gli stati emotivi e le consuetudini di vita. Queste persone sono da Cernysevskij stimate «normali» modelli di scelta rivoluzionaria, per la partecipazione agli atteggiamenti innovatori del tempo e per la passione e tensione nella scelta stessa. Invece Rakhmetov è figura di capo di questi uomini nuovi cioè dirigente rivoluzionario. Non dobbiamo intenderlo come eroe positivo, ma come proiezione dell’autore stesso; e, attraverso una sua offerta generosa di denaro al «più grande pensatore europeo del XIX secolo, un tedesco padre di una nuova filosofia» (Feuerbach) narrata nel romanzo, dobbiamo intenderlo come nesso esplicito di tipo storico-filosofico. Ciò che ci sorprende oggi è l’approfondimento morale di queste persone invece che la loro partecipazione diretta ad avvenimenti di azione politica, qui inesistenti o quasi. (…) D’altra parte viene a costituire, in questo romanzo unico di un grande dirigente politico rivoluzionario e della sua vita d’azione giovanile e di lunghissimo esilio, un prototipo di eccezionale prestigio della problematica interna dell’«uomo nuovo»”” [Nikolaj G. Cernysevskij, Che fare?, Garzanti, Milano, 1974, dal ‘Profilo storico-critico dell’autore e dell’opera’ a cura di Eleonora Fiorani e Francesco Leonetti]”,”RUSx-006-FSD”
“CERQUETTI Enea”,”Le Forze armate italiane dal 1945 al 1975. Strutture e dottrine.”,”Enea Cerquetti è nato nel 1936 ed è laureato in sociologia. Già specializzato in problemi di sociologia dell’educazione, nel 1969 pubblicò un primo saggio ‘Che cos’è la Nato?’ per Jaca Book. Dirigente politico della Federazione milanese del Pci e sindaco di Cinisella Balsamo, con questo lavoro riconferma il suo interesse per lo studio di problemi dello stato. (1975) I problemi della smobilitazione postbellica. L’epurazione mancata. “”I problemi della smobilitazione postbellica da parte loro concernevano oltre 200.000 combattenti del Corpo volontari dela libertà, circa 300.000 combattenti delle forze regolari, nonché circa 600.000 prigionieri di guerra che rifluivano nel paese. Momentaneamente non si poneva i problemi della dissoluzione delle forze della RSL, ma entro alcuni anni, dopo la rottura dello schieramento antifascista, sarebbe stato imposto il recupero alle Forze armate anche di questa componente militare, fino ad equipararne la condizione, anche agli effetti dell’anzianità di servizio. La smobilitazione del Corpo volontari della libertà fu affrontata in termini traumatici dal Comando alleato, che ne chiese lo scioglimento immediato, in quanto forza armata, e senza alcuna contropartita per chi non era militare di professione. Testimonia in proposito il presidente dell’ANPI Boldrini (…). Con tali premesse, anche la rifusione dei membri del CVL nelle nuove forze armate, a scopo di riconoscimento del servizio prestato e come garanzia di orientamento democratico, venne presto insabbiata. (…) Eppure i bilanci ufficiali della guerra di liberazione davano il tributo di perdite umane delle forze partigiane e del CVL superiore di ben 3 volte in incidenza percentuale a quello pagato dalle forze regolari che, del resto, ebbero la maggior parte delle vittime negli episodi di resistenza ai nazisti poco dopo l’8 settembre nei Balcani e nelle isole della Grecia (1). La smobilitazione delle forze regolari non fu traumatica, ma si dovette poi affrontare lo sfoltimento dei quadri militari di professione provenienti dalla esperienze belliche ormai le più disparate. Poiché si procedette senza un quadro di riferimento preciso, ci vollero anni e almeno trenta confusi e parziali provvedimenti di legge. Nel frattempo l’epurazione dei fascisti dalla Forze armate andava a rilento, fascisti ovviamente presenti soprattutto tra i reduci della prigionia o che riemergevano dallo sbandamento, quando ancora non era stata ben definita la posizione di chi aveva militato nella RSI. Dopo la rottura dei governi di unità antifascista e con la svolta atlantica, come abbiamo già detto, si sarebbe messo in movimento il processo inverso, culminato col riconoscimento giuridico, agli effetti della carriera, del collaborazionismo coi nazisti (legge 23 febbraio 1952, n. 93). Testimonia ancora in proposito Boldrini: “”L’epurazione non fu mai portata a termine nonostante il ministro della Guerra Jacini nell’agosto 1945, annunciasse che ben 688 generali e 83 colonnelli erano stati collocati a riposo. In realtà si trattava di una scelta fatta in modo abbastanza caotico, che non colpiva gli ufficiali compromessi col passato regime. Furono celebrati alcuni processi a carico di vari generali, quali Pentimalli e Del Tetto, con larga erogazione di assoluzioni ed amnistie. Particolare importanza rivestì il processo Roatta-Suvich, conclusosi a Roma nel marzo 1943, che mise a nudo interessanti aspetti della politica interna ed estera del fascismo”” (2). La volontà politica che Boldrini denuncia essere mancata ebbe la sua origine nelle imposizioni della Commissione alleata e nei contrasti latenti e manifesti all’interno dei governi di unità antifascista”” (pag 11-13) [(1) Dati ufficiali sulle perdite e sulle forze combattenti nella guerra di liberazione sono contenuti in ‘La politica estera’, in ‘Documenti di vita italiana’, gennaio-febbraio 1953; in ‘Perdite di vite umane dell’esercito, della marina e dell’aviazione durante la seconda guerra mondiale’, ibid. agosto 1952; in ‘Dati sulla lotta partigiana nel decimo annuale della Resistenza, ibid., aprile 1954 (…); (2) in A. Boldrini e A. D’Alessio, Esercito e politica in Italia, Roma, 1974 (1° capitolo)]”,”ITQM-254″
“CERRETI Giulio”,”Con Togliatti e Thorez. Quarant’anni di lotte politiche.”,”Giulio CERRETI è nato a Sesto Fiorentino nel 1903. Operaio metallurgico entrò giovanissimo nel movimento socialista. Aderì poi al PCI ricoprendo cariche politiche e sindacali. Perseguitato dai fascisti, nel 1927 espatriò in Francia. Nel 1932 entrò nel CC del PCF e diventò uno stretto collaboratore di Maurice THOREZ da quale ricevette l’ incarico di dirigere il Comitato internazionale per gli aiuti alla Spagna repubblicana. Durante la guerra visse in URSS e collaborò con TOGLIATTI. Nel dopoguerra, parlamentare, è stato P della Lega Nazionale delle Cooperative. “”Conoscevo troppo bene la fama di Ercoli in fatto di libri “”prestati”” senza ritorno. Lo faceva per gioco, per amore dell’ edizione importante e rara e, perché non dirlo? per tirchieria. Ma io penso sinceramente che l’ intento scherzoso fosse prevalente in lui, che non aveva molte distrazioni. Si divertiva un mondo a studiare le reazioni del “”derubato”” che accusava di “”egoismo””, di “”amare la proprietà…””. E le penne stilografiche! Un vero macello, come si dice a Roma””. (pag 126)”,”PCIx-090″
“CERRITO Gino contributo; altri contributi di Luigi CORTESI Claudio COSTANTINI Giorgio DORIA Antonio GIBELLI Edoardo GRENDI Aurelio LEPRE Pier Carlo MASINI Georges HAUPT Jules HUMBERT-DROZ Giuseppe MICCICHE’ Renato MONTELEONE Gaetano PERRILLO Carlo PINZANI Ernesto RAGIONIERI Enzo SANTARELLI Paolo ARVATI”,”Movimento operaio e socialista. Indice ventennale 1955-1974.”,”Rivista trimestrale di storia e bibliografia edita dal Centro Ligure di Storia Sociale (CLSS). La rivista iniziò le pubblicazioni nel gennaio 1955 col titolo ‘Movimento operaio e contadino in Liguria’. Dal 1962 ha assunto il titolo attuale avendo perduto il carattere regionale precedente. In ‘studi e ricerche’ si riportano i riferimenti di due lavori di Arrigo CERVETTO. Tra gli altri vi sono contributi di Gino CERRITO, Luigi CORTESI, Claudio COSTANTINI, Giorgio DORIA, Antonio GIBELLI, Edoardo GRENDI, Aurelio LEPRE, Pier Carlo MASINI, Georges HAUPT, Jules HUMBERT-DROZ, Giuseppe MICCICHE’, Renato MONTELEONE, Gaetano PERRILLO, Carlo PINZANI, Ernesto RAGIONIERI, Enzo SANTARELLI, Paolo ARVATI.”,”MITC-018″
“CERRITO Gino”,”Dall’ insurrezionalismo alla settimana rossa. Per una storia dell’ anarchismo in Italia 1881-1914.”,”Gino CERRITO, docente di storia contemporanea dell’ Università degli Studi di Firenze, studioso del movimento operaio e socialista, ha già pubblicato fra l’altro: -Radicalismo e socialismo in Sicilia, 1860-1882 (MESSINA-FIRENZE, 1958) – I periodici di Messina- Bibliografia e storia (MILANO, 1961) – L’ antimilitarismo anarchico nel primo ventennio del secolo (PISTOIA, 1968) – Il ruolo dell’ organizzazione anarchica (PISTOIA 1973)”,”ANAx-079″
“CERRITO Gino”,”Dall’ insurrezionalismo alla settimana rossa. Per una storia dell’ anarchismo italiano (1881-1914).”,”CERRITO è stato storico e militante anarchico della FAI. “”Se gli anarchici non se ne curano la storia la faranno i loro nemici”” (Gaetano Salvemini)”,”ANAx-157″
“CERRITO Gino”,”Il ruolo della organizzazione anarchica. L’ efficientismo organizzativo, il problema della minoranza, il periodo transitorio, classismo e umanesimo.”,”La prima parte del libro contiene il saggio di CERRITO. Il capitolo VI si intitola ‘L’ esperienza dei “”Gruppi anarchici d’ azione proletaria””. (pag 140-168). In esso si parla di P.C. MASINI e di A. CERVETTO. “”””Resistenzialismo piano di sconfitta (note critiche sull’ indirizzo della rivista ‘Volontà’), suppl. al n° 2 del 1950 de L’ Impulso, pp. 6. Il supplemento porta le firme di A. Cervetto, P.C. Masini, U. Scattoni, R. Sbricioli ed è edito a cura del ‘Comitato interregionale tosco-laziale'”” (pag 140, nota) “”Le stesse considerazioni introduttive, i limiti imposti ai compagni, la conformazione dei gruppi, i compiti delle commissioni costituite dalla F.A.F. vengono riprodotti in Italia dal “”movimento orientato e federato””, che dopo la sua espulsione dalla F.A.I. decisa dal Congresso nazionale di Ancona del dicembre 1950, assume il nome di “”Gruppi Anarchici d’ Azione Proletaria””. Le norme organizzative e funzionali dei G.A.A.P. diventano sempre più “”efficientiste””, fino all’ approvazione della clausola di “”responsabilità collettiva””, alla decisione di partecipare alle elezioni politiche, alla definizione del problema della “”fase transitoria””, nella misura in cui queste questione vengono trattate e risolte in Francia. Diverso è invece il discorso riguardante l’ analisi della società capitalista come giustificazione “”realistica”” del nuovo “”anarchismo””. Impostato sulle medesime linee di quello di G. Fontenis, esso è ricco di alcune varianti che ne rendono più astruso il senso e inattuale (ottocentesca) l’ impostazione marxista. Autore del discorso è il giovane savonese Arrigo Cervetto””. (pag 147) “”Il socialismo di Cervetto “”tende al massimo grado di omogeneità””, cammina di pari passo con il progresso dell’ industria ed è in rapporto diretto con la società capitalista. Esso non è un fatto umanistico, è un fatto di carattere economico di produzione e di distribuzione. Esso nasce dalle viscere della società capitalista e dalle sue contraddizioni. Giacché tende “”al massimo grado di omogeneità””, la società socialista escluderà qualunque possibile diversa sperimentazione: per Cervetto quindi la società socialista sarà un convento o una caserma in cui “”l’ uniforme volontà degli uomini”” regnerà sovrana, evidentemente… sotto il pugno di ferro di una dittatura che non permetta agli uomini di essere difformi! Niente di nuovo e di originale, dunque, se non la difficoltà del lettore di comprendere i ragionamenti pesanti e involuti dell’ autore, la cui preparazione è la conseguenza di disordinate e mal digerite letture (1). Il discorso può essere completato ricordando che nel dicembre del 1952 il Comitato Nazionale dei GAAP inviava ai gruppi per la discussione una specie di riassunto del documento di Arrigo Cervetto, riprodotto in forma indubbiamente più chiara e comprensibile””. (pag 153) “”Nel 1954, constatando “”l’ obbiettivo”” aggravarsi e generalizzarsi della crisi imperialistica, i GAAP davano i suggerimenti necessari sulle “”prospettive di lotta, di strategia e di tattica””, allo scopo di contribuire al confluire di questa crisi nella rivoluzione, formando in primo luogo una minoranza cosciente, “”un’ insieme di quadri ideologicamente solidi e ferrati”” (2). “”In occasione della VI Conferenza del 1956, facendo seguito ad un discorso precedentemente iniziato e sviluppando, in fondo, la stessa sua tesi del 1951, Arrigo Cervetto si pronuncia apertamente per l’ accettazione della “”dittatura del proletariato””, giustificata da necessità “”obbiettive””. Altri suoi allievi, fra cui Cesare Saletta, richiamandosi anche alle affermazioni di George Fontenis sul rapporto anarchismo-marxismo, ritengono che la divergenza fra queste due teorie non è una questione di principi bensì di tattica (…)””. (pag 161) “”Ma all’ interno del nuovo movimento, il conflitto già esistente fra i militanti dell’ ex-F.C.L. si acuiva per ovvie ragioni. Coloro che credevano ingenuamente di essere rimasti sempre in linea con l’ anarchismo, anche se con un anarchismo “”ammodernato””, vedevano assai chiaramente che il nuovo movimento non aveva nulla di anarchico. Degli altri, i marxisti di Cervetto avevano ormai iniziato un discorso proprio e non vedevano perché dovessero affrontarlo in condizioni di inferiorità con i capi riconosciuti di questo movimento (…)””. (pag 167) “”Degli altri: un gruppo rientra deluso nel movimento anarchico “”tradizionale””; un secondo gruppo segue Cervetto che diverrà poi il teorico e il capo di “”Avanguardi operaia””, una piccola formazione extraparlamentare ligure di orientamento rigidamente marxista; un terzo gruppo con P.C. Masini aderisce al Partito socialista (…)””. (pag 168) La seconda parte del libro è documentaria: Parte II: L’ esperimento neo-marxista dei GAAP. (pag 363): – Testo del progetto di organizzazione federativa dei GAAP (Genova 24-25 febbraio 1951) – La nuova carta statutaria dei GAAP (Pisa, 30-31 ott – 1 nov 1955) – Tesi programmatiche sui rapporti fra organizzazione rivoluzionaria e masse popolari (Genova-Sestri, 1 marzo 1956) – Abbozzo di tesi “”per una tattica d’ intervento rivoluzionario nelle campagne elettorali””. (Qui si critica l’ astensionismo e si parla di “”cretinismo astensionista””. – La conclusione dell’ esperimento gaapista. Comunicato. (pag 384)”,”ANAx-183″
“CERRITO Gino a cura di Adriana DADA'”,”Gli anarchici nella resistenza apuana.”,”Gino CERRITO fu professore ordinario di storia contemporanea nell’ Università di Firenze. I suoi primi interessi relativi alla storia della Siciali si sono successivamente allargati al più vasto panorama del socialismo e del movimento operaio italiano e internazionale fornendo contributi su queste tematiche. Ha scritto ‘Radicalismo e socialismo in Sicilia 1860-1882’ (1958), ‘L’ antimilitarismo anarchico nel primo congresso del secolo (1968), ‘Dall’ insurrezionalismo alla Settimana Rossa (1977), Andrea Costa nel socialismo italiano (1982). Manovra contro la Camera del Lavoro. “”Nel settembre 1921, i fascisti creavano i “”Sindacati economici carraresi”” e mediante la prefettura avanzavano subito la proposta di unificare i due organismi operai. Al rifiuto opposto dalla CdL essi rispondevano accusando l’ organismo camerale di prestarsi all’ utilizzazione dei suoi locali da parte di associazioni e partiti politici e richiedendo garanzie atte ad evitarlo. La Commissione Esecutiva della CdL si prestava allora al gioco fascista accettando la nomina di una commissione di controllo sull’ uso dei locali dei due organismi sindacali, composta da 3 membri del Consiglio di Pacificazione, tuttavia in vita, un membro della CdL e uno dei sindacati economici. Ma giacché i fascisti tendevano al monopolio operaio, continuarono e intensificarono l’ opera di intimidazione; e taluni industriali per appoggiare questa politica, cominciavano a minacciare di licenziamento coloro i quali non si fornivano della tessera dei Sindacati economici.”” (pag 13)”,”ANAx-196″
“CERRITO Gino”,”Il movimento anarchico dalle sue origini al 1914.”,”””Se si esclude il volume di carattere generale pubblicato nel 1907 da Ettore Zoccoli, che dedica alcune pagine all’ anarchismo italiano e che, nonostante la serietà documentaria, risente di una aritficiosa angolatura decisamente contraria, non rimangono che le recenti edizioni italiane delle brevi storie dell’ anarchismo di Max Nettlau e di George Woodcock. L’ opera di Nettlau è coerente con quelli che sono i limiti propri di tutta la produzione storiografica di questo importante ricercatore ed erudito anarchico. Essa rispecchia fedelmente l’ opinione dell’ autore, secondo cui la letteratura anarchica non ha un’ origine determinata, non è l’ espressione di un sistema inventato e progressivamente elaborato: egli afferma che gli anarchici sono sempre esistiti e perciò la sua opera, dovendo dimostrare questo assunto, non può dedicare più di una decina di pagine all’ anarchismo italiano; ancor meno cioè di quante ne abbia scritte per la lacunosa biografia di Errico Malatesta, che pure rimane la migliore traccia delle vicende del movimento anarchico italiano fino al 1922. Più soddisfacenti sono le venti pagine che Woodcock dedica all’ anarchismo italiano nel suo volume, anche se in fondo non fa che utilizzare la biografia malatestiana di Nettlau. E’ invece abbondante la letteratura storica sul periodo della Prima Internazionale in Italia. Si ricordano i volumi di Nello Rosselli, Max Nettlau, Elio Conti, Leo Valiani, Aldo Romano, Richard Hostetter.”” (pag 5)”,”ANAx-217″
“CERRITO Gino”,”Radicalismo e socialismo in Sicilia (1860-1882).”,”””La Comune, insomma, entusiasmò l’ambiente democratico italiano. L’esempio del proletariato parigino infuse nuova forza a talune società operaie e la stampa democratica prese decisa posizione a favore della rivoluzione comunarda che, specialmente all’inizio, venne giudicata in modo conforme alle tendenze di ogni singolo gruppo. Così i circoli democratici che con più difficoltà e solo parzialmente si sarebbero più tardi allontanati dal Mazzini, ritenevano che la Comune fosse un fenomeno di natura patriottica e democratica, sorta per reazione al malcostume dell’Assemblea francese, e affermavano che coloro i quali diffondevano false notizie su un presunto socialismo comunardo intendessero “”fare due cose, cioè assumere la maschera di liberali ultra e screditare la Rivoluzione col porre l’allarme alla proprietà…””. La posizione del Garibaldi rispetto all’Assemblea di Bordeaux, e le parole da lui rivolte nel maggio “”Agli amici di Nizza”” confermavano, in fondo; quanto i repubblicani socialmente meno avanzati sostenevano.”” (pag 141-142)”,”MITT-260″
“CERRITO Gino a cura”,”I periodici di Messina. Bibliografia e storia.”,”Scheda periodico: Titolo Sottotitolo Tipografia Durata Periodicità Direttore Gerente Formato Pagine Note tip. “”In merito alla guerra di Libia, ‘Il Riscatto’ fu inizialmente d’accordo con la Direzione nazionale del Partito, che opponeva all’impresa “”ragioni ideali di principio avverse alla barbarie della guerra, in nome di una civiltà più umana e più universale; ragioni concrete, ispirate agli interessi materiali e morali, prossimi e remoti, della gente del lavoro, della società proletaria”” (cfr. 23 mar. 1912, a. III, n. 13: manifesto del Comitato centrale di agitazione contro la guerra; 12 mar. 1912, (…)). Conclusa poi la pace, il periodico assunse un contegno inspiegabilmente incoerente, con un articolo gravido di bellicismo inopportuno: “”Noi – scriveva la redazione – siamo stati sempre avversi alla guerra e quindi favorevoli alla pace. Ma questa pace è stata conclusa in un momento poco adatto; poiché l’Italia, dopo tanti sacrifici sostenuti, avrebbe potuto raggiungere un maggior successo, se in seguito alla situazione della Turchia, attaccata dalla Confederazione balcanica, avesse continuato nella lotta, determinando così lo sfacelo completo dell’Impero Ottomano”” (23 ott. 1912, a. III, n. 44: ‘La guerra e la pace’).”” (pag 145)”,”MITT-261″
“CERRITO Gino”,”Il ruolo della organizzazione anarchica, l’efficientismo organizzativo il problema della minoranza il periodo transitorio classismo e umanesimo.”,”Gino Cerrito nato a Messina nel 1924, morto a Firenze nel 1982. Si era accostato all’anarchismo nell’immediato dopoguerra partecipando intensamente alla vita del movimento soprattutto in Sicilia, Autore di numerosi volumi: Radicalismo e socialismo in Sicilia, L’antimilitarismo anarchico, Il ruolo dell’organizzazione anarchica, Andrea Costa nel socialismo italiano. Saggi, nonchè collaboratore della stampa anarchica. Cerrito era professore di Storia all’Università di Firenze. Ebbe anche una attiva presenza nei progetti di lavoro del Centro Studi Libertari ‘Pinelli’ di Milano.”,”ANAx-014-FL”
“CERRITO Gino”,”Radicalismo e socialismo in Sicilia (1860-1882).”,”Biagio Cerrito, detto Gino, nasce a Messina l’11 febbraio 1922. Ben presto orfano di padre, prosegue gli studi lavorando al Comune di Messina. Si forma politicamente negli anni della seconda guerra mondiale. Aderisce agli inizi del 1943 al movimento antifascista clandestino ‘Sicilia libera’ di orientamento indipendentista, costituito dall’avvocato comunista dissidente Giovanni Millimaggi e dai suoi figli Spartaco e Libero. Nel 1944 si escrive al Partito comunista, ma già il 3 e 4 settembre 1944 partecipa a Palermo, come osservatore, al primo convegno degli anarchici siciliani. Si dimette dal PCI nell’agosto 1945. Accanto a Vincenzo Mazzone, reduce dalla guerra di Spagna, ed altri,costituisce il gruppo anarchico giovanile ‘M. Bakunin’ divento presto uno degli artefici della ripresa dell’anarchismo a Messina e in Sicilia (…) (pag XIII) (da Profilo biografico di Carmelo Ferrara …)”,”ANAx-005-FB”
“CERRITO Gino MUSARRA Natale ROSE Giuseppe ORTALLI Massimo CAFIERO Carlo SCHIRONE Franco”,”Le origini dell’anarchismo in Italia.”,”Contiene lettera di Carlo Cafiero ad Engels del 12-19 giugno 1872 (pag 163-169) Sono trascorsi centocinquant’anni da quando, a Rimini, venne organizzata una Conferenza delle Sezioni italiane dell’Internazionale dei Lavoratori che si opponevano alla svolta autoritaria che Marx ed Engels tentavano d’imprimere all’intero movimento socialista. Fu costituita la Federazione italiana dell’Internazionale e nello stesso tempo promosso il congresso internazionale che, un mese dopo, a Saint-Imier nel Jura svizzero, darà vita all’Internazionale Antiautoritaria e Anarchica. Quelle vicende che hanno segnato così profondamente, e anche drammaticamente, lo sviluppo di una forte idea di emancipazione sociale, sono in questo testo analizzate da storici libertari come Gino Cerrito e Giuseppe Rose dei quali riproponiamo alcuni saggi pubblicati in occasione del centenario della conferenza di Rimini e, nel caso di Gino Cerrito, successivamente ampliati ed approfonditi. Scritti che costituiscono il culmine di un percorso di revisione e rivalutazione della Prima Internazionale anarchica in Italia, nei confronti della storiografia marxista, iniziato da Pier Carlo Masini nell’immediato secondo dopoguerra e proseguito dallo stesso Masini, Gino Cerrito, Giuseppe Rose e pochi altri, fra silenzi, incomprensioni, distinguo ideologici ma anche riconoscimenti crescenti. Scritti che forniscono un quadro storico-politico critico e distaccato dello scontro consumatosi in Italia, all’interno della Prima Internazionale, tra marxisti e bakuninisti, affrontando di petto anche questioni ideologiche estranee alla tradizione marxista ma ancor oggi vitali per il movimento anarchico. [Gennaio 2023]”,”ANAx-470″
“CERRONI Umberto a cura”,”Il pensiero politico dalle origini ai giorni nostri.”,”””(…) le macchine , che sono il mezzo più potente per abbreviare il tempo di lavoro, si mutano nel mezzo più infallibile per trasformare tutta la vita dell’operaio e della sua famiglia in tempo di lavoro disponibile per la valorizzazione del capitale; così accade che il sopralavoro degli uni diventa il presupposto della disoccupazione degli altri e che la grande industria che dà la caccia a nuovi consumatori su tutta la superficie terrestre, in patria riduce il consumo delle masse ad un minimo di fame e così mina il proprio mercato interno. “”La legge che ‘equilibra costantemente sovrappopolazione relativa, ossia l’esercito industriale di riserva, da una parte’, e ‘volume e energia dell’accumulazione dall’altra’, incatena l’operaio al capitale in maniera più salda che i cunei di Efesto non saldassero alla roccia Prometeo. Questa legge determina una ‘accumulazione di miseria’ proporzionata all”accumulazione di capitale’. L’accumulazione di ricchezza all’uno dei poli è dunque al tempo stesso accumulazione di miseria, tormento di lavoro, schiavitù, ignoranza, brutalizzazione e degradazione morale al polo opposto, ossia dalla parte della classe che ‘produce il proprio prodotto come capitale'”” (Marx, Das Kapital, P. 671)”” [F. Engels] [in Umberto Cerroni, Il pensiero politico dalle origini ai nostri giorni, 1975)”,”TEOP-006″
“CERRONI Umberto”,”Teoria della crisi sociale in Marx. Una reinterpretazione.”,”Umberto CERRONI è nato a Lodi nel 1926. Libero docente di filosofia del diritto è (1971) professore incaricato di Storia delle dottrine politiche e di storia delle dottrine economiche nell’ Univ di Lecce. Ha pubblicato numerosi volumi (‘Kantt e la fondazione della categoria giuridica’, ‘Marx e il diritto moderno’, Metodologia e scienza sociale’, ‘Il pensiero giuridico sovietico’, ‘Le origini del socialismo in Russia’ ‘La libertà dei moderni’, ‘Tecnica e libertà’. Ha tenuto corsi in università estere.”,”MADS-220″
“CERRONI Umberto”,”L’ identità civile degli italiani.”,”Umberto CERRONI (Lodi, 1926) è professore ordinario di scienza politica nell’ Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato a lungo nelle Università di Lece, Salerno e Napoli. Tra le sue opere ‘Marx e il diritto moderno’ ‘Kant e la fondazione della categoria giuridica’ ecc. (v. retrocopertina). Il volume contiene un paragrafo su DANTE politico e il ‘De Monarchia’.”,”ITAS-059″
“CERRONI Umberto”,”Marx e il diritto moderno.”,”””La storia della cultura e della società appare dunque a Marx organizzabile come oggetto di scienza in quanto sia rapportata alla storia di tipi di rapporti di produzione: la scienza completa la storia reale così come la storia reale completa la scienza, la scienza è scienza storica o sociale così come la storia è storia-scienza.”” (pag 169)”,”MADS-307″
“CERRONI Umberto”,”Teoria politica e socialismo.”,”Alla fine del XIX secolo, quando il “”marxismo”” (un marxismo) circolava ormai largamente in Italia, le opere disponibili in lingua italiana (sulle 23 che stiamo considerando) erano soltanto 10 (…). Sul finire del secolo, dunque, in Italia la conoscenza di Marx era assai ristretta dal punto di vista delle traduzioni…”” (pag 16). Contiene il paragrafo ‘Il problema dei due Marx’ (pag 24) “”Lenin tronca anche questa tradizione, spezza cioè l’ alternativa slavofilia-occidentalismo: (…)”” (pag 116) “”Non v’è alcun dubbio che Lenin conoscesse tutto il Marx edito: e la sua non era una conoscenza di seconda mano. Conosceva quindi anche la ‘Questione ebraica’. V’è anzi una circostanza molto singolare: nella seconda metà del 1914 (in un periodo dunque abbastanza vicino agli studi sullo Stato), compilando un “”breve saggio biografico ed esposizione del marxismo”” per la voce ‘Karl Marx’ del Dizionario enciclopedico Granat (VII edizione), Lenin aveva dovuto far cenno dei due scritti di Marx sui ‘Deutsch-Französische Jahrbücher’ e aveva addirittura scritto che “”negli articoli pubblicati su questa rivista Marx parla già come un rivoluzionario, assertore di una “”critica inesorabile di tutto ciò che esiste””, e in particolare della “”critica delle armi””, come un rivoluzionario che fa appello alle ‘masse’ e al ‘proletariato'””. Ma né qui, né in ‘Stato e rivoluzione’, e neppure nella più tarda lezione all’Università Sverdlov ‘Sullo Stato’, Lenin avverte le implicazioni profonde della critica dello Stato rappresentivo abbozzata da Marx nella ‘Questione ebraica’ (1). Ovviemente Lenin non era solo nel non avvertire quelle implicazioni: tutta la tradizione marxista si era formata senza grande considerazione e curiosità scientifica per il “”primo”” Marx. La ‘Questione ebraica’ doveva in seguito assumere una luce assai nuova e significativa con la pubblicazione delle altre opere giovanili di Marx e specialmente della ‘Critica’ antihegeliana. La visione organica di tutto il primo nucleo dell’opera di Marx consente oggi di stabilire non soltanto che la riflessione teorica di Marx era incominciata proprio sul terreno dello Stato e del diritto (cosa risaputa), ma anche che il passaggio da questo campo agli studi economici e all’organizzazione della lotta politica non era avvenuto senza che Marx avesse sbozzato un’essenziale motivazione proprio sul piano della teoria dello Stato e del diritto””. (Umberto Cerroni, Teoria politica e socialismo, 1973) (pag 133) Nota (1) il primo studioso marxista che abbia utilizzato seriamente la ‘Questione ebraica’ è stato E.B. Pasukanis di cui si veda ‘La teoria generale del diritto e il marxismo’ in ‘Teorie sovietiche del diritto’, Milano, 1964″,”TEOC-220″
“CERRONI Umberto”,”Lessico gramsciano.”,”Umberto CERRONI (Lodi, 1926), insegna Scienza della politica nell’ Università di Roma. E’ membro del CC del PCI e del Comitato direttivo dell’ Istituto Gramsci. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina). “”Partito. “”E’ in embrione una struttura statale”” (Q. pag 320, P.P. pag 76), cioè “”uno Stato in potenza””, un embrione che si sviluppa nel guscio degli interessi sociali di una classe da cui va poi progressivamente distinguendosi e addirittura separandosi nella misura in cui il partito vuol porsi come centro direzionale complessivo della società. Pertanto “”se è vero che i partiti non sono che la nomenclatura delle classi, è anche vero che i partiti non sono solo una espressione meccanica e passiva delle classi stesse, ma reagiscono energicamente su di esse per svilupparle, assodarle, universalizzarle”” (Q. pag 387, PP pag 78) (pag 59)”,”GRAS-037″
“CERRONI Umberto”,”Tecnica e libertà.”,”””Ognuno è gli Altri e nessuno è se stesso”” (Heidegger) ‘(…) l’esortazione di Russel Ackoff: “”Dobbiamo smetterla di agire come se la natura fosse organizzata in discipline allo stesso modo in cui lo sono le università””.’ (pag 10) “”E’ fatale che questo terzo regno sia un regno individualistico e asociale (se non proprio antisociale) perché – sono le parole di Schiller – “”le gioie dei sensi noi le godiamo solo come individui (…). Le gioie della conoscenza le godiamo solo come specie””.”” (pag 65-66) “”Viene in mente, per qualche aspetto, la figura del nichilista russo della metà del secolo XIX che si autodefiniva “”un uomo perduto alla società”” (Necaev)””. (pag 66) “”Per l’uomo affamato non esiste il carattere umano del cibo, bensì soltanto la sua astratta esistenza di cibo: questo potrebbe indifferentemente presentarsi al lui nella forma più rozza; e non si può dire che in questa attività nutritiva si distingua da quella bestiale”” (K. Marx, Opere filosofiche giovanili) (pag 80) “”Hume: “”Nel mondo tutto si compra col lavoro””; Locke: “”Qualunque cosa egli (l’uomo) trasformi dallo stato in cui la natura l’ ha creata e lasciata, egli l’ha mescolata col suo lavoro e l’ ha legata con qualcosa che gli appartiene””.”” (pag 81)”,”TEOC-386″
“CERRONI Umberto”,”Materialismo storico e scienza.”,”””Sarebbe illusione credere di trovare altrove quello che la scienza non può darci””. (Sigmund Freud) “”L’ idea di un mondo esterno indipendente dal soggetto che lo esplora è propria di ogni scienza naturale”” (Albert Einstein) in apertura, U. Cerroni, Materialismo storico e scienza Umberto CERRONI (Lodi 1926) è ordinario di scienza della politica all’ Università di Roma. Studioso di filosofia politica e giuridica e di storia del marxismo ha pubblicato varie opere (v. risvolto copertina) “”Troppo a lungo i marxisti hanno creduto che la crisi del capitalismo significasse il crollo economico (…)””. (pag 139) “”Una teoria della crisi della società capitalistica moderna avrebbe comportato – nel seguito dell’ incompiuto Capitale – (come possiamo desumere dai Grundrisse) l’ esame non solo del meccanismo della crisi economico-sociale (fermatasi al capitolo delle classi) ma del meccanismo politico, cioè dello Stato rappresentativo””. (pag 139) “”Stiamo ancora aspettando la “”critica della politica e del diritto”” cui Marx voleva metter mano dopo la “”critica dell’ economia politica””.”” (pag 140) [Umberto Cerroni, ] ‘La dottrina di Marx matrice della strategia politica di Lenin’ “”Più complesso, si diceva, è il discorso su Lenin. Molti dei rilievi fatti dagli studiosi in questi ultimi decenni circa l’aggancio testuale che la tradizione del materialismo dialettico sovietico troverebbe nel pensiero di Lenin sono sostanzialmente esatti. Ma l’opera intellettuale di Lenin è assai più articolata di quanto quegli studiosi non lascino intravedere. L’aggancio di cui si parlava viene generalmente rintracciato, oltre che in qualche articolo, in ‘Materialismo e empiriocriticismo’ (1909) e nei ‘Quaderni filosofici’. D’altra parte il grosso dell’opera scientifica di Lenin non è, a vero dire, di carattere filosofico. Gli studi che lo affermarono in Russia e che costituirono tanto la sua sperimentazione della dottrina di Marx, quanto la matrice della sua strategia politica, furono gli studi di economia che lo impegnarono tra il 1892 e i primi anni del nuovo secolo e a cui fecero seguito, principalmente, gli scritti polemici destinati alla lotta per l’organizzazione del partito e per la delineazione di una strategia e di una tattica politica per la rivoluzione russa. Né il primo né il secondo gruppo di scritti consente di avallare il giudizio che solitamente si pronuncia. Al contrario: v’è negli studi economici di Lenin una vera e propria riscoperta del Marx scienziato e cioè propriamente del ‘Capitale’. E v’è addirittura – in ‘Che cosa sono gli amici del popolo e come lottano contro i socialdemocratici’ (1894), ‘Il contenuto economico del populismo e la sua critica nel libro del signor Struve’ (1895), ‘Le caratteristiche del romanticismo economico’ (1898), ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ (1898) – un marxismo profondamente nutrito di indagine scientifica, nettamente avverso alle “”teorie generali””, polemico contro l'””accusa banale che attribuisce al marxismo la dialettica hegeliana”” (1): accusa che il populista Michajlovskij portava a Marx volendo intendere che questi risolveva “”tutti i problemi di sociologia secondo le leggi della triade di Hegel”” (2). In tutti questi testi, che costituiscono senza dubbio il nerbo dell’opera teorica di Lenin (…), il tema centrale è proprio quello della configurazione del marxismo come indagine scientifica dei rapporti sociali capitalistici, fuori dalle escogitazioni di “”leggi generali”” che terranno invece il campo negli studiosi del materialismo dialettico. Non era davvero poco in un’epoca in cui il marxismo era ancora dominato da Bernstein, Kautsky, Plechanov e dalla loro inclinazione a “”completare”” Marx con Kant, Hegel o Spinoza. Quanto al secondo gruppo di scritti, più schiettamente politici, i rimandi filosofici sono rari, ma colpisce l’impostazione anticonformista e innovatrice della problematica sociale e politica, il distacco radicale di Lenin dalle tradizioni del marxismo ufficiale della chiesa socialdemocratica tedesca. In seguito l’attività teorica di Lenin è essenzialmente legata alla pratica politica e prendono spicco due opere che per la loro originalità difficilmente possono essere inventariate nel ‘background’ del bizantinismo filosofico del ‘Diamat’ (Dialekticeskij Materializm, ndr): L”Imperialismo fase suprema del capitalismo’ (1916) e ‘Stato e rivoluzione’ (1917) che, come sono testi di analisi economica e politica, fanno prova della genialità di Lenin e del suo antidogmatismo”” [Umberto Cerroni, Materialismo storico e scienza, 1976] (pag 35-36) [(1) V.I. Lenin, Opere complete, cit, vol I, pp. 159-160. Ecco un’altra formulazione interessante: “”il metodo dialettico non consiste affatto nelle triadi, ma consiste per l’appunto nella negazione dei metodi dell’idealismo e del soggettivismo in sociologia”” (op. cit., p 181); (2) V.I. Lenin, op. cit., vol I, p. 161. Le pagine successive sono dense di importanti precisazioni sul metodo di Marx in contrapposizione radicale al metodo di Hegel]”,”TEOC-425″
“CERRONI Umberto”,”Il pensiero politico italiano.”,”””Antonio Labriola è il primo teorico del socialismo di ispirazione marxista in Italia. Egli si forma a Napoli in un ambiente culturale storicista influenzato da Hegel e dal 1874 insegna nelle università di Roma e Bologna. Dopo un periodo di studio delle opere di Marx ed Engels aderisce verso il 1890 alle idee socialiste e inizia un lungo carteggio con Engels. Il suo scritto ‘In memoria del Manifesto dei comunisti’, che ottiene il giudizio positivo di Engels, esce nel 1895 e può considerarsi come il primo testo teorico del marxismo italiano. Labriola presenta la teoria di Marx soprattutto come analisi “”morfologica”” della società moderna e accoglie il criterio della essenzialità del modo di produzione nella determinazione dei tipi storici di società. “”Bisogna – scrive Labriola – rivolgersi allo studio delle differenze che corrono tra le varie forme della produzione, quando si tratti di epoche storiche nettamente distinte””. La successione di questi tipi di società (un tema che studiavano anche Durkheim, Toennies e Weber) può essere compresa solo esaminando il dissolversi e il succedersi dei differenti modi di produzione. Labriola concludeva con una esortazione realistica: “”Siamo alla prosa; ed anche il comunismo diventa prosa: ossia è scienza… Non lamenta il pauperismo per eliminarlo. Non spande lacrime su niente…””. Nel 1896, usciva un altro saggio di Labriola intitolato ‘Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare’, che Croce – un anno dopo – giudica come “”la più ampia e profonda trattazione dell’argomento””. L’assunto rivoluzionario e la meta della nuova dottrina – scrive Labiorla – è di contrapporre e poi sostituire al miraggio di ideazioni non critiche, veri e propri “”idoli della immaginazione””, i “”soggetti reali, ossia le forze positivamente operanti, ossia gli uomini nelle varie e circostanziate situazioni sociali”””” [Umberto Cerroni, Il pensiero politico italiano, 1995] (pag 71)”,”TEOP-030-FL”
“CERRONI Umberto / MAGRI Lucio”,”Per una teoria del partito politico (Cerroni) / Problemi della teoria marxista del partito rivoluzionario (Magri).”,”””Il problema dell’organizzazione di un partito rivoluzionario – diceva Marx – non può essere affrontato che partendo da una teoria della rivoluzione”” (pag 61)”,”PARx-042″
“[CERRONI Umberto]”,”Considerazioni sugli scritti di Rosa Luxemburg.”,”Articolo firmato u.c. probabilmente Umberto Cerroni Sono considerazioni sul volume di ‘Scritti scelti’ di Rosa Luxemburg curato da L. Amodio, Edizioni Avanti, 1963 pp. 716 “”Ciò che resta fuori campo è il fatto che i singoli problemi esaminati – lo Stato, la democrazia, le classi intermedie, le nazioni – non sono soltanto dei ‘problemi’ attorno a cui disputano le classi in lotta, ma prima di tutto ‘istituti’ storici reali il cui impianto non è dovuto alle deliberazioni volontaristiche delle forze politiche, ma a processi economico-sociali oggettivi e regolari. Le classi stesse, che costituiscono le ‘dramatis personae’ della lotta sociale moderna, non sono soltanto dei ‘soggetti’ dotati di una consapevolezza e di una inziativa, ma primariamente degli ‘oggetti’ mossi e strutturati da una dinamica oggettiva. “”Queste classi – ebbe a scrivere Marx – sono una parola priva di senso se non conosco gli elementi su cui si fondano”” (7)”” (pag 416) (7) K. Marx, Introduzione alla critica dell’economia politica, 1954 “”E’ merito della Luxemburg aver affrontato con grande chiarezza e franchezza critica il problema del “”ristagno”” nel marxismo, proprio perché avvertiva, come si è visto, l’urgenza di una crescita teorica del movimento. Ma quale spiegazione ci dà di quel ristagno? Ella scrive: “”Se noi (…) ora percepiamo nel movimento un ristagno teorico, non è perché la teoria marxiana, a spese della quale viviamo, sia incapace di sviluppo o sia ‘superata’, ma al contrario perché noi abbiamo già attinto all’arsenale marxiano le armi spirituali più importanti, che ci erano necessarie nello stadio di lotta trascorso, senza con ciò esaurirlo; non perché noi si abbia ‘superato’ Marx nella lotta pratica, bensì al contrario, perché Marx nella sua creazione scientifica ci ha anticipati in quanto partito di lotta attivo sul piano della prassi; non perché Marx non basti più per le nostre necessità, ma perché queste non bastano ancora per l’utilizzazione dei pensieri marxiani”” (R. Luxemburg, Scritti scelti, 1963, pp. 264-265). Ma è una spiegazione che, facendo un gran complimento a Carlo Marx, ne fa uno assai meno apprezzabile alla scienza da lui creata ritenendola tutto sommato incapace di alimentare sul piano delle idee il fenomeno più tipico ed esemplare della scienza: l’anticipazione”” [u.c., Considerazioni sugli scritti di Rosa Luxemburg, Critica marxista, Roma, n° 4-5 luglio ottobre 1964] (pag 420) Sulla teoria dello Stato “”Di fatto, la Luxemburg individuava l’angustia della soluzione tradizionale proprio in quella identificazione dello Stato con una “”macchina”” o “”strumento”” creato dalla classe dominante che nel passato era sembrata a lei stessa ovvia e quasi banale”” (pag 422) Sul concetto di giusto, giustizia in Marx. “”Il sociologo tedesco Ralf Dahrendorf, già noto in Italia per la sua opera ‘Classi e conflitto di classe nella società industriale’, ultimamente tradotta presso Laterza, riprende l’argomento [il concetto di giustizia in Marx, ndr] in modo sistematico in un suo nuovo libro: ‘Marx in Perspektive. Die Idee des Gerechten im Denken von Karl Marx’, Verlagbuchhandlung J.,H.W. Dietz, Hannover, 1963. Ma è veramente legittimo parlare, come egli fa nel sottotitolo, di un concetto specifico del giusto in Marx, e quindi del relativo problema? L’autore sa benissimo che il termine ‘giustizia’ (‘Gerechtigkeit’) non gode buona fama presso Marx (pp. 14-16), usato com’è, assai spesso, per ridicolizzare la fede proudhoniana o filantropica nella giustizia eterna. Egli ammette anche che Marx “”non usa mai la parola e il concetto di giusto a proposito della società comunista”” (p. 141). Queste sono difficoltà di non poco conto, quando si ponga mente alla rigorosità con cui Marx sceglieva i termini e con cui talvolta li mutava o ne coniava di nuovi, in armonia col proprio sviluppo intellettuale, al fine di adeguare perfettamente il linguaggio al pensiero: basti come esempio la faticosa genesi dell’espressione ‘forza-lavoro’, la cui storia, dai primi scritti economici, dove si parla ancora soltanto di ‘lavoro’ e poi di ‘capacità lavorativa’, fino al ‘Capitale’, si confonde direttamente con la genesi della categoria ‘plusvalore’. Però al Dahrendorff, che oltretutto dichiara di volere unicamente “”far parlare Marx con le sue parole””, è sufficiente una premessa logico-linguistico-speculativa (pp.21-39) per arrogarsi il diritto di ricercare nelle opere marxiane un problema che, posto in quei termini, a Marx non interessa affatto (tanto più che, se gli fosse davvero interessato, non avrebbe avuto alcun bisogno di sottacerlo, né avrebbe esitato a chiamarlo per nome). (…) Marx ha indicato con chiarezza il carattere storico di tutti gli ideali, quindi, ammesso che se ne sia preoccupato, anche dell’ideale di giustizia (p. 49) che, in quanto componente della sovrastruttura, non può non seguire la sorte della base economico-sociale su cui si fonda. E qui il Dahrendorf, in modo un po’ schematico, ma sostanzialmente corretto, ce ne dà un’argomentata conferma (pp.40-71). In questo ambito il problema sembrerebbe dunque risolto. Senonché ecco l’incalzare del vero problema di Dahrendorf, che è quello del giusto in sé: “”Non è l’opera di Marx una infiammata protesta contro la società borghese e il modo capitalistico di produzione? E non è una protesta contro la sua ingiustizia? (p. 69). “”Che cosa contrappone Marx alla “”giustizia dell’ordine borghese””, che è in realtà “”aperta ferocia e vendetta senza legge””? Forse un nuovo concetto relativo del giusto? Oppure c’è un’altra idea, un’idea assoluta, su cui si fonda il pathos della sua critica?”” (p. 71). Così, spingendo il lettore ad ammettere una premessa in cui giuocano solo elementi soggettivi e sentimentali (la definizione dell’opera di Marx come “”infiammata protesta””), dandone poi una gratuita traduzione mediante l’espressione “”protesta contro l’ingiustizia”” (…) si deduce la possibilità in Marx di un’idea assoluta di giustizia. Ma questa deduzione reca naturalmente in sé l’ambiguità delle premesse a cui si appoggia”” [g.g., Il concetto di giusto in Marx] [(in) Critica marxista, Roma, n° 4-5 luglio ottobre 1964] (pag 437-440) Nota g.g. probabilmente Giuseppe Garritano Biografia U. Cerroni UMBERTO CERRONI: MORTO A ROMA ALL’ETA’ DI 81 ANNI IL FILOSOFO MARXISTA. sabato 28 aprile 2007. Altre brevi 16 dicembre: DEMOCRAZIA “”REALE””: CHE COSA SIGNIFICA? CHE COSA E’? Alcuni chiarimenti, con approfondimenti – a c. di Federico La Sala 15 dicembre: MANDELA E LA FILOSOFIA. Lettera a Primo Moroni (in memoria) da ’Johannesburg’ – di Federico La Sala 7 dicembre: GIAMBATTISTA VICO: OMERO, LE DONNE, E I “”NIPOTINI”” DI PLATONE 26 novembre: COSTANZO PREVE. MEMORIA. Una nota di Enrico Peyretti 16 luglio: CARMELITANI SCALZI: STORIA E MEMORIA. Ritrovato nel salernitano “”file”” perduto del tardo Rinascimento 2 maggio: IL SOGNO DI UNA “”COSA”” DI BENEDETTO XVI: UNA CHIESA “”PER MOLTI””, NON “”PER TUTTI””. Cinque note per un Convegno 12 febbraio: SAN PAOLO, COSTANTINO, E LA NASCITA DEL CATTOLICESIMO. La “”donazione di Pietro””, la “”donazione di Costantino”” e noi, oggi. 22 gennaio: RICORDO DI BIANCA CEVA, MAESTRA DI CIVILTA’. Nel trentennale della scomparsa Morto Umberto Cerroni, filosofo marxista * Il filosofo Umberto Cerroni, uno degli intellettuali protagonisti del dibattito sul marxismo italiano dell’ultimo mezzo secolo, i cui studi hanno avuto un posto significativo anche nel dibattito teorico internazionale, è morto a Roma all’età di 81 anni. Con opere come «Kant e la fondazione della categoria giuridica» (1962) e «Marx e il diritto moderno» (1962), Cerroni recuperò il giovane Karl Marx e criticò la dialettica hegeliana, proponendo, in aggiunta, una riflessione pionieristica nel campo degli studi giuridici di impostazione marxista. In seguito ha sviluppato i temi del rapporto tra democrazia e impresa, arrivando a teorizzare un «comunismo liberale». Infine Cerroni ha sviluppo il problema chiave della storia italiana, che a suo parere sta nel singolare contrasto tra una straordinaria precocità della cultura italiana e un enorme, plurisecolare ritardo della unificazione politica, come ha esposto nei saggi «L’identità civile degli italiani» (1996) e «Precocità e ritardo nell’identità italiana» (2002). Umberto Cerroni era nato a Lodi il 5 aprile 1926. Ha studiato a Roma con Pilo Albertelli (come Lucio Colletti, suo amico per un lungo tratto di strada accademica) e si è laureato nel 1947 in Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma. Ha ottenuto nel 1964 la libera docenza in Filosofia del diritto e l’incarico di Storia delle dottrine economiche e di Storia delle dottrine politiche nella Facoltà di Filosofia dell’Università di Lecce. Nel 1971 è diventato professore di ruolo di Filosofia della politica e ha insegnato a Salerno e all’Istituto Orientale di Napoli. Dal 1976 ha insegnato Scienza della politica nella Facoltà di Sociologia dell’Università «La Sapienza» di Roma. Partito dallo studio della categoria giuridica e delle sue caratteristiche storico-istituzionali, Umberto Cerroni ha successivamente sondato i nessi tra diritto, economia e politica in vista della fondazione di una scienza sociale capace di sviluppare la critica alle invasioni filosofiche nelle scienze sociali avviata dai classici della moderna sociologia scientifica. La sua attenzione è andata soprattutto verso il nesso teorico tra la tradizione dello stato di diritto e le nuove implicazioni della democrazia basata sul suffragio universale e sulla società di massa. In questo quadro ha ripensato il rapporto tra liberalismo e socialismo nato nell’Ottocento, attraverso lo studio di numerosi classici del pensiero politico, economico e giuridico. Cerroni è autore di una trentina di libri, tra i quali figurano: «Le origini del socialismo in Russia» (1965), «Il pensiero politico» (1966), «Tecnica e libertà» (1970), «Teoria della crisi sociale in Marx. Una reinterpretazione» (1971), «Teoria politica e socialismo» (1973, «Società civile e Stato politico in Hegel» (1974), «Lessico gramsciano» (l978), «Teoria del partito politico» ( l979), «Regole e valori nella democrazia» (1989), «La cultura della democrazia» (1991). In anni più recenti ha pubblicato «Taccuino politico-filosofico» (2000), «Le radici culturali dell’Europa» (2001), «Globalizzazione e democrazia» (2002). * l’Unità, Pubblicato il: 28.04.07, Modificato il: 28.04.07 alle ore 13.03 CRITICA MARXISTA Siamo un gruppo di intellettuali e militanti politici che dal 1992 hanno rilevato Critica Marxista, rivista bimestrale di riflessione politica e culturale, dopo che il suo vecchio proprietario, il Pci divenuto Pds, ne aveva deciso la chiusura. Abbiamo editato in proprio la rivista, dando vita alla sua “seconda serie”, diretta da Aldo Tortorella e Aldo Zanardo, con lavoro volontario e senza fini di lucro, al solo scopo di non far morire una testata storica della cultura e della sinistra italiane, nella convinzione che fosse più che mai necessaria una sede che offrisse spazio ad «analisi e contributi per ripensare la sinistra», come recita il sottotitolo che decidemmo allora. Questo abbiamo cercato di fare nell’ultimo decennio, ospitando analisi sulla realtà politica e sociale contemporanea e saggi di riflessione teorica o di ricostruzione storiografica, ponendoci dal punto di vista di chi pensa che una sinistra degna di questo nome debba rinnovarsi ma non rimuovere il proprio passato, debba dialogare con punti di vista diversi senza rinunciare a priori ai propri strumenti di comprensione della realtà. Negli anni abbiamo incontrato nuovi amici e stabilito sinergie. Innanzitutto con l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, che è animata dallo stesso spirito di ricerca, e della quale spesso pubblichiamo materiali, atti e documenti. E con gli Editori Riuniti, già editrice storica della testata e casa editrice di area Pci, ora come noi indipendente e libera nel cercare di dare un contributo alla cultura della sinistra italiana. Ma la storia di Critica Marxista inizia ovviamente molti anni prima, nel 1963, anno in cui il bimestrale nacque come rivista teorica del Partito comunista italiano. Si sono succeduti nella direzione di questa “prima serie” intellettuali e politici di rilievo, da Luigi Londo e Alessandro Natta a Emilio Sereni e Luciano Gruppi, da Aldo Tortorella e Giuseppe Chiarante ad Aldo Zanardo. Critica Marxista è stata la sede privilegiata dell’elaborazione politica e culturale dei comunisti italiani, tra le più prestigiose riviste teoriche del marxismo internazionale. Ha ospitato il dibattito sui temi di fondo della società contemporanea e sui nodi centrali dei diversi “marxismi” del Novecento, primo fra tutti quello che risale ad Antonio Gramsci. Hanno collaborato tra gli altri alla “prima serie” della rivista Louis Althusser, Nicola Badaloni, Franco Cassano, Umberto Cerroni, Biagio De Giovanni, Cesare Luporini, Giacomo Marramao, Giuseppe Prestipino, Silvano Tagliagambe, Mario Tronti, Giuseppe Vacca.”,”LUXS-058″
“CERRONI Umberto”,”Teoria della crisi sociale in Marx. Una reinterpretazione.”,”””Questo complesso incastro di società e natura, di logica e storia, può esser bensì reso – in via paradigmatica – nella formula struttura-sovrastruttura, ….. (finire) (pag 243-244)”,”MADS-002-FR”
“CERRONI Umberto”,”La libertà dei moderni.”,”‘I referenti di classe, le specificazioni storiche delle diverse dimensioni del concetto di libertà’ Umberto Cerroni è nato a Lodi nel 1926 ed è ordinario di Storia delle dottrine economiche nell’Università di Lecce (1973). Ha pubblicato numerosi volumi e autore di molti saggi pubblicati su riviste italiane ed estere. – Il suggerimento di Marx (p. 48) – Marxismo tra scienza e filosofia (p. 102) – Marx ed Engels (p. 107) – Marxismo e teoria del diritto (p. 111)”,”TEOC-755″
“CERRONI Umberto”,”Le origini del socialismo in Russia.”,”Tra i moti ‘costituzionali’ del 1825, guidati da ufficiali della nobiltà, e la rivoluzione di ottobre, diretta dal partito bolscevico, corre meno di un secolo, nel quale le correnti rinnovatrici assumono in Russia le più varie coloriture, dalla democrazia rivoluzionaria al socialismo contadino, dal populismo, con la variante estremista del terrorismo, al socialismo proletario. Tkacev P.N.: pag 62, 87, 120, 125, 126, 131, 134-141, 178, 179, 185, 210, 215 “”Nell’articolo di Lavrov che aveva suscitato la polemica di Engels v’era anche un accenno al dissenso con Tkacev. Giunto in Inghilterra dopo essere fuggito dal confino, Tkacev si era accostato a Lavrov collaborando al suo giornale. (…) finire (pag 134)”,”MRSx-022-FL”
“CERRONI Umberto”,”Crisi del marxismo? Intervista di Roberto Romani.”,”Intervista a Umberto Cerroni di Roberto Romani. ‘La teoria alla prova della società di massa’ Umberto Cerroni è nato a Lodi nel 1926. Professore di scienza della politica nell’Università di Roma, membro del Comitato centrale del PCI e del comitato direttivo dell’Istituto Gramsci, ha condotto studi sul pensiero politico-giuridico moderno e sulle istituzionisociali e statuali contemporanee. Tra le opere principali si segnalano: ‘Marx e il diritto moderno’ (1962), ‘Kant e la fondazione della categoria giuridica’ (1962), ‘Il pensiero giuridico sovietico’ (1969), ‘La libertà dei moderni’ (1970), ‘Tecnica e libertà’ (1970), ‘Teoria della crisi sociale in Marx’ (1971), ‘Teoria politica e socialismo’ (1973), ‘Società civile e Stato politico in Hegel’ (1974), ‘Il rapporto uomo-donna nella civiltà borghese’ (1975), ‘Introduzione alla scienza sociale’ (1976), ‘Materialismo storioco e scienza’ (1976), ‘Crisi ideale e transizione al socialismo’ (1977), ‘Carte della crisi (1978), ‘Lessico gramsciano’ (1978). Mancanti: Kant Libertà moderni Hegel Rapporto uomo donna”,”ITAC-005-FV”
“CERRONI Umberto”,”Il rapporto uomo-donna nella civiltà borghese.”,”””Per Marx il rapporto uomo-donna non scade a mero rapporto ‘naturalistico’ (maschio-femmina) proprio perché esso é osservato attraverso la dimensione della storia, mentre il tema della spiritualità non viene mai contrapposto a quello della materialità del godimento. Pertanto proprio questo livello sensibile del rapporto giunge a caricarsi di possibilità prospettiche nelle quali si realizza compiutamente il rapporto storico del genere”” (pag 56)”,”DONx-072″
“CERRONI Umberto”,”Società civile e stato politico in Hegel.”,”‘Da Hobbes in poi (…) la ‘genericità’ degli uomini, il fatto di essere tutti membri dello stesso genere, è soltanto il punto di partenza per legittimare che ognuno ha diritto a stare da sé: la comunità serve solo per garantire la solitudine. E’ proprio l’eguaglianza naturale di tutti a fondare teoricamente la libertà come separazione di ciascuno dagli altri, come rapporto di isolamento e di esclusione. Hegel non fa eccezione a questa tradizione e la sua enfasi sulla necessità di ‘superare’ la società civile nello Stato non fa che ribadire l’impossibilità di rendere umana (cioè adeguata al ‘genere’ umano) la società sprovvista di una coazione politico-giuridica. Anche per Marx, in definitiva, la società civile è una società solo per modo di dire, uno stare assieme soltanto per dividersi, nella quale la ‘genericità’ dell’uomo può “”realizzarsi”” solo astrattamente (politicamente), ma per Marx ciò rende “”astratta”” la stessa società civile come tale, ne fa una non-comunità che non può essere surrogata dalla “”comunità illusoria”” dello Stato. (…) Per Marx il “”superamento”” della società civile, perciò, non può consistere nel passaggio allo Stato, ma nella soppressione della società civile stessa e dello Stato che essa esprime (dello Stato politico). Si comprende che la critica di Marx alla concezione hegeliana (e tradizionale) della società come unità necessaria di società civile e Stato è al tempo stesso una critica della unità ‘storica’ (e perciò relativa) della società civile moderna con il moderno Stato politico. E’ pertanto una critica teorica che trapassa in una critica pratica nella esatta misura in cui intende che la costruzione teorica tradizionale si modella su una struttura pratica, la cui mancata dissezione analitica si converte in valorazione teorica. Da una parte Marx critica il modo in cui Hegel (e la cultura borghese moderna in genere) rappresenta la società, perché non spiega il meccanismo storico che la dissocia, dall’altra denuncia la stessa società contemporanea come una società dissociata’ (pag 35-36)]”,”HEGx-037″
“CERRONI Umberto”,”Il pensiero politico del Novecento.”,”Umbero Cerroni (Lodi, 1926) è professore ordinario di scienza della politica alla facoltà di sociologia dell’Università La sapienza di Roma.”,”TEOP-074-FL”
“CERRONI Umberto COLLOTTI PISCHEL Enrica DAVIDDI Renzo DE-VINCENTI Claudio MINUCCI Sergio PADOAN Piercarlo REGIS Giuseppe SALVINI Gianni SIDDIVO’ Marisa”,”Urss e Cina: le riforme economiche.”,”Tra i saggisti Gian Carlo Padoan ‘Riforma economica e rapporti con l’estero: lo sviluppo cinese come sviluppo sbilanciato’ ed Enrica Collotti Pischel ‘Riforme e classe dirigente’ (Cina)”,”RUSU-280″
“CERRONI Umberto”,”Crisi ideale e transizione al socialismo.”,”Questo articolo è la prima parte di una conferenza tenuta all’Università di Lecce. La seconda parte è stata pubblicata da ‘Rinascita, n. 36, 1975 col titolo “”Cosmopolitismo e vie nazionali””. “”La civiltà politica cristiano-borghese è stata sostanzialmente soltanto il surrogato di una autentica comunità universale degli uomini. Abbiamo avuto, in effetti, una raffinata civiltà dell’individuo (cioè del privilegiato), non della comunità umana e perciò i presupposti tecnico-pratici imponenti che per la vita sociali sono stati forniti dalla scienza e dalla tecnica si sono concretati socialmente nella nascita di gigantesche metropoli piuttosto che di grandi unità cittadine, di grandi potenze piuttosto che di grandi comunità nazionali, di grandi imperi piuttosto che di grandi civiltà umane. Il grande limite di questo tipo di civiltà è stato dato, a ben vedere, dalla illusione di poter unificare il genere umano soltanto ed esclusivamente nella astrattezza della ‘speranza’ celeste cristiana o della ‘libertà politica’ formale, lasciando che la concretezza del presente e la realtà dell’esistenza affondassero nella divisione, nella separazione, nella contrapposizione. È stata – quella cristiano-borghese – soprattutto una civiltà ideale o, se si vuole, una ‘civiltà pensata’ che ha saputo indicare grandi traguardi senza concretamente condurre la massa degli uomini ad una esistenza comunitaria reale. L’unificazione del genere umano si è verificata sul piano materiale perché «in luogo dell’antico isolamento locale e nazionale, per cui ogni paese bastava a se stesso, subentrava un traffico universale, una universale dipendenza delle nazioni l’una dall’altra» (K. Marx, F. Engels, ‘Il manifesto del partito comunista’). Ma se ora «la storia diventa sempre più storia universale» (‘L’ideologia tedesca’) e anche «i prodotti spirituali delle singole nazioni diventano patrimonio comune» (‘Il manifesto’), il genere umano resta spaccato nella vita pratica sia sul piano verticale della divisione in classi sia sul piano orizzontale della divisione per nazioni. E così l’anima della nostra convivenza resta in ogni senso la «selvaggia libertà» della lotta di classe e della guerra. È ben vero che anche lo spirito borghese riesce a immaginare la formazione di «uno Stato di popoli (civitas gentium), che si estenda sempre più, fino ad abbracciare da ultimo tutti i popoli della terra» (Kant, ‘Per la pace perpetua’). Ma questa, come ogni altra idealità, resta soltanto un traguardo morale perché gli Stati «rigettano ‘in ipotesi’ ciò che ‘in tesi’ è giusto» sicché «in luogo dell’idea positiva di una ‘repubblica’ universale, perché non tutto debba andar perduto, fanno ricorso al surrogato ‘negativo’ di una ‘lega’ permanente sempre più estesa, che ponga al riparo dalle guerre e arresti il torrente delle tendenze ostili contrarie al diritto, ma col continuo pericolo della sua rottura» (ibidem). Così il modello della unificazione politica universale resta un modello impossibile concretamente sostituito dal modello surrogato di una organizzazione internazionale degli Stati. Anche qui il diritto e cioè la forza politicamente organizzata in coazione sociale surroga una reale unificazione degli uomini in comunità. Così, l’universalismo borghese resta per un verso confinato nella anonima integrazione mercantile del mondo pratico e per un altro nell’astratta predicazione di una comunità soltanto ideale: in concreto esso è sempre sostituito dalla divisione egoistica, della scissione in classi, dalla separazione statuale delle nazioni, da un vero e proprio ‘bellum omnium contra omnes’ nel quale l’eguale possibilità giuridica si traduce in prevaricazione del più forte, del privilegiato, del potente”” (pag 34-35) [Umberto Cerroni, ‘Crisi ideale e transizione al socialismo’, Critica marxista, n. 1, genn-febbr. 1976 (pag 33-52)]”,”SOCU-003-FGB”
“CERRONI Umberto PIERONI-BORTOLOTTI Franca CASTELLINA Luciana PITTALUGA Marisa DE-FEO Alessandro AMATO-VINCENZI Diana, interventi di Laura CONTI Emilio SERENI Angiola MASSUCCO COSTA Pio MARCONI Tullio SEPPILLI Giovanni CESAREO Giorgio ROSSI Luciano ASCOLI Nilde JOTTI Ada GOBETTI Giuseppe CHIARANTE Edda STOCCHI Rossana ROSSANDA Carmen CASAPIERI Vittorio BOARINI”,”Famiglia e società nell’analisi marxista. Atti del Seminario organizzato dall’Istituto Antonio Gramsci nei giorni 14-15 maggio 1964.”,”Il rapporto fra l’uomo e la donna per Marx come per Engels e per Lenin, diviene un essenziale parametro per giudicare le epoche e le civiltà “”Da qui i due limiti estremi del rigorismo moralistico e della dissolutezza irresponsabile che si saldano tra loro con il nesso tradizionale dell’ipocrisia. Questo nesso risalta soprattutto nelle rilevazioni letterarie e artistiche cui il matrimonio e la famiglia moderna hanno tanto spesso dato occasione, ma anche nella diffusione dei reati sessuali, negli adulteri, nelle unioni di fatto, nella proliferazione delle unioni «’illegittime’» e dei «’figli illegittimi’» che mostrano quanto poco la legge moderna riesca a razionalizzare i rapporti reali. Simbolo forse insuperato di questa situazione è la doppia concezione della dona «’angelo del focolare’» e «’demonio tentatore’» per la tradizione religiosa; «’soggetto giuridicamente eguale all’uomo’» e al tempo stesso, ‘oggetto’ esposto alla sopraffazione mascolina per la tradizione borghese. In relazione a questa doppia moralità val la pena di riportare un testo di Marx tratto dall”Ideologia tedesca’: «Il borghese si comporta verso le istituzioni del suo regime come l’ebreo verso la legge. La elude ogni volta che sia possibile, in ogni caso particolare, ma vuole che tutti gli altri la osservino (…). Il borghese dissoluto infrange il matrimonio e commette adulterio di nascosto. Il commerciante inganna l’istituzione della società privando altri della loro proprietà con la speculazione, la bancarotta ecc. Il giovane borghese si rende indipendente dalla sua famiglia se può per suo conto e dissolve così, per suo conto, praticamente, la famiglia. Ma in teoria il matrimonio, la proprietà, la famiglia restano inviolati perché in pratica sono le basi sulle quali la borghesia ha edificato il suo dominio. Perché nella loro forma borghese sono le condizioni che del borghese fanno un borghese, precisamente come la legge sempre elusa fa dell’ebreo religioso un ebreo religioso» (42). Fra gli altri testi di Marx concernenti la famiglia, dai quali si può ricavare qualche convalida delle nostre argomentazioni critiche, uno sembra fondamentale, contenuto nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844′. Vi si legge: «(…) Il rapporto dell’uomo alla donna è il più naturale rapporto dell’uomo all’uomo, in esso si mostra dunque fino a che punto il comportamento naturale dell’uomo è divenuto umano, ossia fino a che punto la sua umana essenza gli è divenuta esistenza naturale. In questo rapporto si mostra anche fino a che punto il bisogno dell’uomo, è divenuto un bisogno per l’uomo e fino a che punto l’uomo nella sua esistenza, la più individuale, è ad un tempo comunità» (43). Non si potrebbe in modo migliore fissare la rilevanza davvero emblematica che assume il rapporto fra l’uomo e la donna: esso è la più immediata esplicazione individuale del rapporto dell’uomo (ragione) e la natura (materia), la cui mediazione consapevole pare a Marx il termine più essenziale di una generale razionalizzazione della vita, tanto che egli configura il comunismo proprio come compiuta consustanziazione di società (umanità) e natura, come e riconoscimento naturalistico della società. È ben per questo che il rapporto fra l’uomo e la donna per Marx come per Engels e per Lenin (44), diviene un essenziale parametro per giudicare le epoche e le civiltà. In tale specifico rapporto, infatti, è dato al livello più diretto ed evidente misurare in che grado il rapporto generale tra gli uomini abbia riconosciuto la sua propria struttura naturale e in che grado questa struttura naturale del rapporto umano abbia guadagnato una consapevole umanità”” (pag 36-38) [Umberto Cerroni, Considerazioni sul rapporto famiglia-società’, (in) AaVv, ‘Famiglia e società nell’analisi marxista. Atti del Seminario organizzato dall’Istituto Antonio Gramsci nei giorni 14-15 maggio 1964’, Critica marxista – Quaderni, Roma, n. 1, 1964] [(42) K. Marx F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma, 1958, p. 174; (43) K. Marx, Opere filosofiche giovanili, Roma, 1950, p. 257; (44) Cfr. in particolare: K. Marx, Opere filosofiche giovanili, Roma, 1950; F. Engels, Op. cit.; V.I. Lenin, ‘Opere scelte in due volumi’, Mosca, 1948, p. 477 («La vera ‘emancipazione della donna’, il vero comunismo incomincerà soltanto là e allora, dove e quando incomincerà la lotta delle masse (diretta dal proletariato che detiene il potere dello Stato) contro la piccola economia domestica, o, meglio, dove incomincerà la ‘trasformazione in massa’ di questa economia nella grande economia socialista») e p. 25 («Finché le donne non saranno chiamate, non soltanto alla libera partecipazione alla vita politica generale, ma anche al servizio civico permanente e generale, non si potrà parlare non solo di socialismo, ma neanche di democrazia integrale e duratura»)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”PCIx-007-FER” “CERRONI Umberto; GEFTER M.; GLEZERMAN G.; KASIN V.; ABALKIN L., GORBUNOV V.; STYKALIN S.; KRASNOV I.; LENIN V.I.”,”Il centenario di Lenin. Protagonista del secolo (Cerroni); Aspetti della teoria leniniana dell’egemonia proletaria (Gefter); Lenin e il problema della previsione storica (Glezerman); Lenin contro il dogmatismo in economia (Kasin); Metodologia ed economia nell’opera di Lenin (Abalkin); Lenin e il problema della continuità della cultura (Gorbunov); Lenin e la satira proletaria (Stykalin); Inediti di Lenin sui rapporti sovietico-americani (Krasnov); Cinque citazioin (Lenin).”,”Comitato di redazione: Ignazio Ambrogio, Umberto Cerroni (direttore), Irina Colletti (vice direttore), Giovanni Crino, Lisa Foa, Liliana Panzarani, Felice Piersanti, Pietro Zveteremich Numero speciale dedicato a Lenin Lenin e il problema della previsione storica (di G. Glezerman) (pag 49-66) “”«La profezia taumaturgica è una leggenda. Ma la profezia scientifica è un fatto»: con queste parole si apre l’articolo di Lenin ‘Parole profetiche’ (1). Scritto in un periodo duro per la giovane Repubblica dei Soviet – verso la metà del 1918 – esso è dedicato alla previsione formulata tre decenni prima da Engels circa i possibili risultati di una guerra mondiale. Con sorprendente capacità di previsione Engels aveva descritto le distruzioni e le perdite che una guerra avrebbe determinato, il crollo degli imperi borghesi e l’inevitabile vittoria del proletariato. Rivolgendosi ai re e agli statisti borghesi Engels ammoniva: «Se scatenerete forze che non sarete più in grado, poi, di dominare (…) alla fine della tragedia sarete dei ruderi e la vittoria del proletariato sarà o già conquistata o comunque inevitabile». La previsione del corso storico non è per i marxisti, per gli esponenti politici della classe operaia, oggetto di domenicale curiosità, ma una vitale necessità. Senza una giusta comprensione delle prospettive dello sviluppo sociale non può esservi una politica lungimirante. (…) L’importanza della previsione scientifica non si esaurisce peraltro nella possibilità che essa offre di determinare il giusto corso dell’attività pratica. Essa consente altresì di ispirare al partito della classe operaia e alle masse che lo seguono fiducia nella possibilità di ottenere la vittoria, saldezza di spirito, il che è essenziale nella dura lotta rivoluzionaria, irta di difficoltà. Appunto perciò Lenin in uno dei più pericolosi momenti della Repubblica dei Soviet contrappose agli sfiduciati caduti in balia dello sconforto e della paura della borghesia, la calma fiducia di Engels nell’avvenire, la sua previsione scientifica confermata dalla storia”” (pag 49-50) [G. Glezerman, ‘Lenin e il problema della previsione storica’, (in) ‘Rassegna Sovietica’, Roma, n. 4, ottobre-dicembre 1969 (numero speciale dedicato a Lenin)] [(1) V.I. Lenin, ‘Polnoe sobranie socinenij’, vol. 36, p. 472] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LENS-007-FGB”
“CERRONI Umberto; TOMASEVSKIJ B; EJCHENBAUM B.”,”Contributi alla storia delle correnti letterarie russo-sovietiche. Costruzione delle tesi (Tomasevskij); Tendenze stilistiche fondamentali nel linguaggio di Lenin (Ejchenbaum); Non fate mercato di Lenin.”,”Comitato di redazione: Ignazio Ambrogio, Umberto Cerroni (direttore), Irina Colletti (vice direttore), Giovanni Crino, Lisa Foa, Liliana Panzarani, Felice Piersanti, Pietro Zveteremich Numero speciale dedicato a Lenin “”‘La lotta contro la “”frase rivoluzionaria”” si incontra in tutti gli articoli e in tutti i discorsi de Lenin, l’uno dei temi costanti della sua ironia o della sua derisione, e talvolta anche oggetto di un dibattito serio. Egli dedica particolare attenzione all’argomento nel periodo 1917-1923, dato lo sviluppo allora preso dalla letteratura politica, data l’ondata di manifesti, parole d’ordine, ecc. Nel 1917, nella ‘Pravda’ (n. 69) appare un suo articolo dal titolo caratteristico di ‘Sul danno delle frasi’ (Opere, XIV, 222-4). Qui Lenin si fa beffe dello stilo usato da ‘Delo Naroda’ (La causa del popolo): «Tono minaccioso, esclamazioni rivoluzionarie di grande effetto, come “”sappiamo magnificamente che””… “”la fede nel trionfo della nostra Rivoluzione”” (sempre con la maiuscola), “”da questo o quel passo.. compiuto dalla democrazia rivoluzionaria … dipendono le sorti… dell”intera’ Insurrezione (sempre con la maiuscola) dei lavoraotri così trionfalmente iniziatasi…””. (…) Della lotta contro la “”verbosità”” e il “”vaniloquio”” Lenin continuerà a parlare sino alla fine, rivolgendosi spesso non agli avversari, ma ai propri seguaci, ai compagni del suo partito. In un fascicolo del 1919, intitolato ‘La grande iniziativa’ egli scrive: «Nel ‘Capitale’ Carlo Marx si fa beffe della banalità e magniloquenza del grande partito democratico-borghese delle libertà e dei diritti dell’uomo, di tutto questo gran parlare di libertà, uguaglianza, fratellanza ‘in generale’, che acceca i piccolo borghesi e i filistei d’ogni paese, compresi gli attuali abietti eroi dell’infame Internazionale di Berna. Marx contrappone a queste magniloquenti dichiarazioni dei diritti l’impostazione del problema – semplice, modesta, pratica – proposta dal proletariato… Le “”formule”” del comunismo autentico si distinguono dalla verbosità solenne e raffinata di Kautsky, dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari, compresi i loro “”fratelli”” minori di Berna, proprio perché ridocuono tutto ‘alle condizioni del lavoro’. Meno chiacchiere sulla “”democrazia lavoratrice””, sulla “”libertù, uguaglianza, fratellanza””, sul “”potere del popolo”” e via dicendo… Meno frasi maniloquenti, e più semplice azione ‘quotidiana’, maggiore attenzione al quintale di grano e al quintale di carbone… Dobbiamo riconoscere tutti che tracce di un atteggiamento borghese-intellettuale, pieno di verbosità, nei confronti della Rivoluzione si riscontra ad ogni passo e dovunque, anche nello nostre file» (Opere, XVI, 255-6). Lenin si preoccupa non soltanto della verbosità, intenta a operare con parole altisonanti, ma anche della trasformazone delle parole che gli sono care e che gli appaiono dense di un profondo contenuto, in termini banali, di uso corrente. Lo preoccupa la trasformazione di queste parole in “”segni”” quotidiani, lo preoccupa lo svuotamento, l’immiserimento della parola”” (pag 137-138) [B. Ejchenbaum, ‘Tendenze stilistiche fondamentali nel linguaggio di Lenin’, (in) ‘Rassegna Sovietica’, Roma, n. 4, ottobre-dicembre 1969 (numero speciale dedicato a Lenin)] [(1) V.I. Lenin, ‘Polnoe sobranie socinenij’, vol. 36, p. 472] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] “”Così, la tendenza stilistica fondamentale di Lenin è la lotta contro le “”frasi””, contro la “”verbosità””, contro le “”grandi parole””. Uno dei suoi intenti di sempre, formulato già nel 1903, è quello di «smascherare la verbosità e la mistificazione, ovunque si riscontrino, nei “”programmi”” degli avventurieri rivoluzionari, negli orpelli della loro letteratura, o nelle prediche elevate sulla verità delle verità, sulla fiamma purificatrice, sulla purezza cristallina, e su molte altre cose» (Iskra, 1903, n. 48, e ‘Opere’, IV, 245). Tutto ciò che sa di “”poeticità”” o di sublime filosofia, suscita in Lenin sdegno e derisione. In questo senso egli è ascetico e austero come Tolstoj. Se il suo stile viene considerato sullo sfondo di quell’altro stile filosofico e pubblicistico tanto pomposo che predomina in seno all”intelligencija’ russa agli inizi del XX secolo (V.I. Solovev, Merezkovskij, Berdjaev, ecc.), la differenza diverrà particolarmente palese. Lenin evita qualsiasi astrazione, definendola “”chiacchiera””. Egli protegge le grandi parole dal logorio quotidiano, dalla loro trasformazione in semplici nomi: «La dittatura è una grande parola. E le grandi parole non devono essere gettate al vento» (Izvestija, 1918, n. 85 e ‘Opere ‘, XV, 215). (…) Lenin ricorre abbastanza spesso a proverbi latini, apprezzandone, a quanto pare, la concisione e la potenza espressiva. È da notare che il proverbio viene spesso accompagnato da un vero e proprio commento, che riprende la costruzione latina… La tendenza fondamentale di Lenin – quella di adoperare nel linguaggio scritto e oratorio le forme del linguaggio colloquiale quotidiano – non si limita al settore lessicale, ma abbraccia anche quello della sintassi, dell’intonazione. La consueta forma oratoria delle ripetizioni sintattiche che formano il periodo s’incontra in Lenin abbastanza di frequente, però questi periodi, uniti al lessico usato normalmente da Lenin, non rivestono un carattere patetico, “”elevato””, ma realizzano semplicemente l’intonazione di una violenta affermazione categorica, agendo come periodici colpi di maglio: «’Con un partito saldo e bene organizzato’, un singolo sciopero può trasformarsi in una dimostrazione politica, in una vittoria politica sul governo. ‘Con un partito saldo e bene organizzato’ , l’insurrezione in una data località può trasformarsi in una rivoluzione vittoriosa (…)»”” (pag 140-141) [B. Ejchenbaum, ‘Tendenze stilistiche fondamentali nel linguaggio di Lenin’, (in) ‘Rassegna Sovietica’, Roma, n. 4, ottobre-dicembre 1969 (numero speciale dedicato a Lenin)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LENS-007-B-FGB”
“CERRONI Umberto”,”Teoria della società di massa.”,”‘Marx, il capitale e il plusvalore relativo e il ‘modo di produzione ‘specificatamente’ capitalistico’ “”Nessuno ha notato , fra gli innumerevoli commentatori di Marx, che l’ipotesi appena abbozzata di una continuità organica ed eziologica fra quelli che possiamo chiamare il primo e il secondo capitalismo può trovare importanti agganci nell’analisi del ‘Capitale’ e dei manoscritti preparatori. Questa analisi trova infatti una essenziale articolazione nella distinzione che Marx fa tra due meccanismi assai diversi di funzionamento del capitalismo moderno, basato l’uno sulla percezione del plusvalore assoluto e l’altro sulla percezione del plusvalore relativo, meccanismi che peraltro, pur nella diversità profonda che li caratterizza, costituiscono due modi diversi di funzionamento del medesimo modo di produzione capitalistico. Tali meccanismi vengono designati da Marx anche con altri nomi più comprensivi: quelli di subordinazione formale del lavoro al capitale e di subordinazione reale del lavoro al capitale. Notiamo subito che v’è in Marx una certa imprecisione nella costruzione dell’analisi e soprattutto nella puntualizzazione delle funzioni ‘storiche’ delle due forme di percezione del plusvalore ma non v’è dubbio, nel complesso, che esse sono appunto due varianti del medesimo modo di produzione. La seconda, anzi, viene addirittura definita da Marx «modo di produzione ‘specificatamente’ capitalistico» (1). È inoltre fuor di dubbio che, a una attenta considerazione, Marx intende designare come modo di produzione specificatamente capitalistico quel tipo di rapporto sociale nel quale al tempo stesso la produzione di plusvalore avviene mediante prevalente percezione di plusvalore relativo e nel quale perciò la relazione di subordinazione tr ale classi sociali non ha più bisogno di vincolazioni formali (politico-giuridiche) per il semplice fatto che il rapporto sociale suddetto ha raggiunto una maturità storico-economica tale da consentirgli, per impiegare un’espressione di Marx, di riprodurre come risultati i suoi stessi presupposti, vale a dire la separazione della forza-lavoro dei mezzi di produzione e l’appropriazione privata del prodotto sociale”” (pag 25-26) [Umberto Cerroni, Teoria della società di massa’, Editori Riuniti, Roma, 1983] [(1) È da notare che la tendenza a distinguere «due modelli» nel capitalismo sembra più netta in taluni testi marxiani pubblicati postumi (specie il ‘Capitolo VI’ del ‘Capitale’ e i ‘Grundrisse’). Che la distinzione sia meno netta nei testi editi in vita può indicare l’incertezza teorica di Marx sul problema. In sostanza la distinzione fra plusvalore assoluto e plusvalore relativo e quella fra sussunzione formale e sussunzione reale del lavoro al capitale appare, specie nelle opere pubblicate da Marx, più una distinzione teorica che storica. Ciò mette in luce la difficoltà di estrarre dall’opera di Marx le categorie di analisi del «nuovo» capitalismo, ma anche la non-impossibilità dell’impresa: un’impresa comunque di grande utilità per ricondurre ad unità i due moduli del capitalismo moderno senza offuscarne la distinzione] Capitolo VI. Tesi (di Cerroni) su Marx. I. A partire da Marx (92 punti o tesi) II. Proprietà e lavoro (46 punti o tesi) III. Capitalismo, Scienza, Crisi (104 punti o tesi)”,”TEOC-813″
“CERRONI Umberto, a cura, scritti di ENGELS Friedrich MARX Karl LENIN V.I. GRAMSCI A.”,”I giovani e il socialismo.”,”””Schiacciati dalla formidabile forza dimostrativa dell’esposizione, molti ostentano dell’ammirazione per Marx, lo lodano e, nello stesso tempo, perdono completamente di vista il contenuto fondamentale della dottrina e continuano, come se niente fosse, a ripetere i vecchi ritornelli della “”sociologia soggettiva””. Non si può non ricordare a questo proposito l’epigrafe molto giusta scelta da Kautsky per il suo libro sulle dottrine economiche di Marx: ‘Wer wird nicht einen Klopstock loben? Doch wird ihn jeder lesen? Nein. Wir wollen weniger erhoben Und fleissiger gelesen sein!'”” (‘Chi non loderà un Klopstock? Ma forse che ognuno lo leggerà? No. Noi vogliamo essere meno onorati, ma letti un po’ più attentamente!’ (nota 2, Lessing). (V.I. Lenin, La scienza della società, Opere complete, v. I, cit., pp. 128-141) pag 164) “”Il comunismo per noi non è ‘uno stato di cose’ che debba essere instaurato, un ‘ideale’ al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento ‘reale’ che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente. D’altronde la massa di ‘semplici operai’ – forza lavorativa privata in massa del capitale o di qualsiasi limitato soddisfacimento – e quindi anche la perdita non più temporanea di questo stesso lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il ‘mercato mondiale’. Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano ‘della storia universale’, così come il comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza «storica universale». Esistenza storica universale degli individui, cioè esistenza degli individui che è legata direttamente alla storia universale”” (K. Marx F. Engels, ‘L’ideologia tedesca’, in ‘Opere’, v. V, cit., pp. 31-34) [Marx, Engels, Lenin Gramsci, ‘I giovani e il socialismo’, a cura di Umberto Cerroni, Editori Riuniti, Roma, 1979]”,”GIOx-006-FGB”
“CERRUTI Luigi”,”Bella e potente. La chimica del Novecento fra scienza e società.”,”Luigi CERRUTI è professore associato di storia della chimica all’ Universtià di Torino. Tra i suoi interessi attuali vi sono l’ etica dell’ ambiente e la didattica delle scienze sperimentali. Ha al suo attivo diversi volumi. Scienza e sionismo. “”Il suo interesse per le biotecnologie non fu puramente scientifico, e anzi la spinta più forte nacque dal suo credo religioso e politico. Weizmann era infatti fortemente impegnato nel movimento sionista, e dopo una visita in Palestina nel 1907 si era convinto che il destino economico degli insediamenti ebraici fosse legato allo sviluppo di un rapporto integrato fra agricoltura e industria, lo stesso rapporto che giustificava le ricerche poi sfociate nella posizione accademica di Orla-Jensen, nell’ opera di Ereky, e – come vedremo – nel contributo importante dato dallo stesso Weizmann. I tempi della visita in Palestina segnano uno spartiacque nella vita del nostro chimico, anche perché dopo l’ VIII Congresso Sionista, ancora nel 1907, egli diventa uno dei maggiori esponenti del mvimento. Negli anni successivi, malgrado gli impegni presi con un finanziatore austriaco, Weizmann non conclude nulla di decisivo per certi impianti agro-alimentari che si sarebbero dovuti installare in Palestina, e nel 1909 decide quindi di approfondire le sue conoscenze di batteriologia presso l’ Istituto Pasteur.”” (pag 139)”,”SCIx-189″
“CERUTTI Furio BELLITI Daniela a cura, saggi di Carlo BATTAGLIA Paolo BENVENUTI Luciano BOZZO Franco CARDINI Stefano GUZZINI Carlo JEAN Nicola LABANCA Rodolfo RAGIONIERI”,”La guerra, le guerre.”,”Furio Cerutti è professore ordinario di Filosofia politica nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Firenze e Visiting Scholar presso il Center for European Studies, Harvard University, Cambridge, Massachusetts. Daniela Belliti è dottore di ricerca in Filosofia politica e membro del gruppo di ricerca sulla globalizzazione presso il Dip. di Filosofia dell’Università di Firenze.”,”QMIx-036-FL”
“CERVANTES Miguel de”,”Novelle esemplari”,”””L’avvocato Vetrata è la storia di un povero giovane che riesce a studiare grazie ai suoi sforzi e ad arricchirsi con esperienze di viaggi, specialmente in Italia, che il Cervantes descrive con toni molto simpatici. A causa di una strana pozione che gli è fatta bere, l’avvocato va parzialmente fuori di senno. Crede di essere fatto di vetro e quindi esige di essere trattato come tale: per trasferirlo da una città all’altra, bisognerà per esempio imballarlo bene in casse in modo da proteggerlo da rotture. L’avvocato conserva però una strana lucidità mentale che gli permette di dire a tutti il fatto loro, riguardo ai più svariati atteggiamenti degli uomini e alle più divcerse professioni. Il racconte assume quindi una nota di saggezza svagata e accorata, mista a un sorriso umoristico, quale può sorgere dalle meschinerie del mondo agli occhi semplici di un bimbo che non conosce mezze misure ma ha una strana acutezza per osservare ogni cosa”” (dalla introduzione di Giuseppe Mariani, pag 11)”,”VARx-062-FGB”
“CERVELLERA Bernardo”,”Missione Cina. Viaggio nell’ Impero tra mercato e repressione.”,”B. CERVELLERA ringrazia l’ editrice l’ Ancora che lo ha spinto a scrivere questo libro, ed è grato al PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) per aver sostenuto da sempre la sua missione giornalistica. L’ A ringrazia anche l’ Avvenire e Radio Vaticana. CERVELLERA è un missionario del PIME responsabile dell’ Agenzia Asia News. E’ stato direttore, dal 1997 al 2002 di ‘Fides’, l’ agenzia di informazione internazionale del Vaticano. Dal 1995 al 1997 ha insegnato all’ Università di Pechino (Beida) come docente di Storia della civiltà occidentale. Collaboratore del quotidiano cattolico ‘Avvenire’ è intervenuto come esperto di politica internazionale in trasmissioni televisive. Atteggiamento verso le religioni. “”Visitando la Cina di quel periodo ho assistito a situazioni davvero tristi. Nel Sichuan un noviziato di suore è stato trasformato in un palazzo di 7 piani, con annesso albergo “”per rendere le suore economicamente autosufficienti””: La diocesi di Shantou (Guangdong) ha ottenuto di abbattere la vecchia chiesa e costruirne una più grande a patto di costruire anche un palazzo di 7 piani (secondo il piano regolatore nazionale), che comprende un supermercato e negozi per “”elevare la capacità di autofinanziamento della diocesi””. Templi buddisti sono stati trasformati in attrazioni turistiche, con monaci che vendono biglietti o preparano pasti ai visitatori; perfino le moschee hanno il loro shopping centre. Mentre i soldi vanno a finire nelle mani delle associazioni patriottiche (e non delle chiese), preti, suore, monache, bonzi sono assorbiti così tanto dal lavoro che non hanno più tempo per la pastorale, la predicazione, la preghiera, il silenzio””. (pag 87) Il Partito abbandonato dagli operai. (pag 75)”,”CINE-003″
“CERVELLI Innocenzo”,”Gioacchino Volpe.”,”CERVELLI Innocenzo è nato a Roma nel 1942. Insegna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università degli Studi di Venezia. Ha pubblicato Machiavelli e la crisi dello Stato veneziano (Napoli, 1974) oltre a saggi di storia veneziana del Cinquecento e di storia delle idee politiche e della storiografia in Italia e in Germania tra Otto e Novecento. 1917. “”(…) il Croce poteva passare ad altre basilari considerazioni: “”Ma ora, dopo più di venti anni, il Marx ha perduto in gran parte l’ufficio di maestro, che allora tenne; perché, in questo mezzo, la filosofia storica e la dialettica sono risalite alle loro proprie fonti e vi si sono rinfrescate e rinnovate per trarne lena e vigore a più ardito viaggio, e, quanto alla teoria politica, il concetto di potenza e di lotta, che il Marx aveva dagli Stati trasportato alle classi sociali, sembra ora tornato dalle classi agli Stati, come mostrano nel modo più chiaro teoria e pratica, idea e fatto, quel che si medita e quel che si vede e tocca””. Ragionamenti, svolti dal Croce nel settembre 1917, della massima importanza per intendere il suo giudizio sul Volpe nelle diverse formulazioni. La prefazione alla terza edizione del ‘Materialismo storico’, infatti, nel soffermarsi sul trapasso dalle classi sociali allo Stato, esemplificava l’itinerario che si è voluto vedere, da parte dello stesso Croce, da un Volpe prima maniera a un Volpe seconda maniera, con in mezzo la guerra (…)”” (pag 554)”,”STOx-127″
“CERVELLI Innocenzo”,”La Germania dell’Ottocento. Un caso di modernizzazione conservatrice.”,”CERVELLI Innocenzo (Roma, 1942) insegna presso il Dipartimento di studi storici dell’Università di Venezia. ha piubblicato tra l’altro: ‘Machiavelli e la crisi dello stato veneziano’ (Napoli, 1974); ‘Gioacchino Volpe’ (Napoli, 1977), ‘Liberalismo e conservatorismo in Prussia, 1850-1858’ (Bologna, 1983). Nei quattro capitoli del libro: il primo di storia sociale, il secondo di storia economica, il terzo dedicato alla composizione delle assemblee legislative, il quarto di storia politico istituzionale Tesi Carl Schmitt (pag 178-179) “”Una cultura politica certo emancipatrice ma comunque elitaria come quella liberale è destinata ad essere inevitabilmente sopraffatta, se non si attesta sull’unico fronte che alla lunga può garantire la sopravvivenza ad essa stessa e a quanto da essa dipende circa la vita dello Stato e della società civile: il garantismo senza regole, la difesa ad oltranza delle regole del giuoco, la tenace, ostinata resistenza contro ogni tentativo palese o mascherato di alterare delle norme vigenti e delle prescrizioni costituzionali, l’opposizione ad ogni forma di sanatorie ‘a posteriori’ e di compromesso. L’anno 1866 fu “”epocale””, a ben guardare, proprio perché tutto questo non si verificò. E non si trattò semplicemente del tramonto di un’ideologia comunque progressiva, quanto piuttosto, e ancor più, della premonizione di un tragico destino storico, che sarebbe divenuto soprattutto un tragico destino costituzionale. Se ne sarebbe reso conto nel 1934, dal suo punto di vista, Carl Schmitt, attualizzando non arbitrariamente in chiave nazionalsocialista la portata del conflitto costituzionale: “”Il conflitto costituzionale prussiano dal 1862 al 1866 fece per breve tempo venire in luce scopertamente il problema insolubile di un compromesso tra lo Stato militare tedesco e lo Stato costituzionale borghese. Questo conflitto, per la nostra odierna coscienza del diritto costituzionale e della costruzione statale, diventa sempre più il foco in cui s’accentrano tutti i problemi interni dello Stato, un processo che, come nello sviluppo di una malattia il “”momento patognomico””, fa conoscere in un istante, improvvisamente, la vera situazione altrimenti nascosta. Esso è l’avvenimento centrale della storia tedesca interna dell’ultimo secolo. Esso mostrò, invece della confusa e falsa esagerazione della differenza fra governo costituzionale e parlamentare, l’opposizione di essenza tra ‘soldato’ e ‘borghese liberale’. Ma tutta una rilettura dello scritto di Schmitt ‘Compagine statale e crollo del Secondo impero tedesco’ meriterrebbe di essere fatta (…)”” (pag 178-179) Patognomico leggi: Patognomonico è un termine medico che si riferisce a segni o sintomi che consentono di riconoscere una malattia, nel senso che sono associati univocamente ad essa, cioè tipici di essa e non di altre. Si può distinguere tra: ? Sintomo patognomonico imperfetto: la presenza di questo tipo di sintomo indica la certezza della malattia, ma l’assenza del sintomo non indica l’assenza della malattia; ? Sintomo patognomonico perfetto: la presenza di questo tipo di sintomo indica la certezza della malattia, e l’assenza del sintomo indica l’assenza della malattia.”,”GERx-129″
“CERVELLI Innocenzo”,”La Germania dell’Ottocento. Un caso di modernizzazione conservatrice.”,”CERVELLI Innocenzo (Roma, 1942) insegna presso il Dipartimento di studi storici dell’Università di Venezia. ha piubblicato tra l’altro: ‘Machiavelli e la crisi dello stato veneziano’ (Napoli, 1974); ‘Gioacchino Volpe’ (Napoli, 1977), ‘Liberalismo e conservatorismo in Prussia, 1850-1858’ (Bologna, 1983).”,”GERE-001-FC”
“CERVELLI Innocenzo”,”Le origini della Comune di Parigi. Una cronaca (31 ottobre 1870 – 18 marzo1871).”,”Innocenzo Cervelli è stato docente di discipline storiche presso le Università di Venezia, Ca’ Foscari, e Trento. Tra le sue pubblcazioni ‘Machiavelli e la crisi dello Stato veneziano’ (1974) ‘Gioacchino Volpe’ (1977), ‘Liberalismo e conservatorismo in Prussia 1850-1858’ (1983), ‘La Germania dell’Ottocento. Un caso di modernizzazione conservatrice’, Roma, 1988, ‘Rivoluzione e cesarismo nell’Ottocento’ (2003), ‘Questioni sibilline’ (2011) Risentimento tra Delescluze e Chaudey (pag 306) “”Poteva trattarsi anche di una vecchissima ruggine, e forse qualcosa di più, risalente al contrasto dell’ottobre-dicembre 1848 tra il ‘Peuple’ di Proudhon e “”La revolution democratique et sociale”” di Delescluze – congiuntura dell’elezione di Luigi Bonaparte a presidente della Repubblica – protattosi poi nel tempo, mai sopito (ma doveva esserci stato anche dell’altro, risvolti più personali, che Vuillaume non riuscì a sapere), fino a coinvolgere chi di Proudhon fu esecutorie testamentario nonché rivisore della postuma ‘Capacité politique de la classe ouvrière’; Chaudey, appunto”” (pag 306)”,”MFRC-177″
“CERVELLI Innocenzo”,”Un comunista «libero». Nota su Gustave Lefrançais.”,”Bibliografia: Gustave Lefrançais Souvenirs d’un révolutionnaire. De juin 1848 à la Commune, La Fabrique, Paris, 2013, pag 506 Euro 27.0 Préface de Daniel Bensaïd Jeune instituteur sur les barricades en juin 1848, premier président élu de la Commune de Paris en mars 1871, la trajectoire révolutionnaire de Lefrançais est fulgurante. Dans ces Souvenirs, on le suit de prisons en exils, de meetings en batailles sanglantes, on participe à ses enthousiasmes, à ses détestations. Souvent drôle, toujours modeste, toujours clairvoyant, Lefrançais est un étonnant mémorialiste. Communiste, il n’a que mépris pour les socialistes à la Louis Blanc. Libertaire, il fait partie de la minorité de la Commune, opposée aux tendances autoritaires d’une majorité jacobine-blanquiste. Élu député du IVe arrondissement, il manque démissionner (« Je ne reconnaîtrai jamais aucune validité au suffrage universel, tant qu’il se manifestera au moyen d’un scrutin secret »). Lefrançais est notre ami, notre contemporain. Comme l’écrit Daniel Bensaïd dans sa présentation, « On est à mille lieux de la République prêtre, de la République pionne, de la République d’ordre, disciplinaire et inégalitaire ; à mille lieux d’une gauche servile aux possédants, de ses reniements et de ses renégations ; de ses révérences et de ses génuflexions. Avec Lefrançais, on est en bonne compagnie. » Gustave Lefrançais”,”MFRC-003-FGB”
“CERVERA PERY José”,”La guerra naval del 98. A mal planteamiento, peores consecuencias.”,”La guerra ispano-americana fu combattuta nel 1898 tra gli Stati Uniti e la Spagna in merito alla questione cubana. Secondo alcuni studiosi il conflitto segnò la nascita dell’imperialismo americano. Dopo quattro secoli dall’inizio della colonizzazione dell’emisfero occidentale, verso la fine del XIX secolo, alla Spagna rimanevano ben pochi possessi coloniali, sparpagliati nel Pacifico, in Africa, e nelle Antille. La maggior parte dei possedimenti dell’ex-impero spagnolo avevano già acquisito la loro indipendenza e molti altri territori sotto il controllo spagnolo puntavano ad acquisirla. Nelle Filippine e a Cuba operavano, già dalla seconda metà del XIX secolo, gruppi di guerriglieri indipendentisti. Il governo spagnolo non aveva né le risorse finanziarie né quelle militari per gestire queste rivolte e a Cuba decise quindi di spingere con la forza la popolazione ad allontanarsi dalle campagne e a riversarsi nelle città e in apposite aree urbane fortificate, cercando di isolare i ribelli dalle loro fonti di sostegno logistico, situate proprio fra la popolazione contadina. In tali aree di “”concentramento e controllo”” della popolazione le condizioni di vita erano terribili, e si stima vi abbiano avuto luogo in pochi mesi molte decine di migliaia di decessi, a causa delle precarie condizioni igieniche, sanitarie e alimentari. (Wikip)”,”QMIx-306″
“CERVETTI Gianni”,”Partito di governo e di lotta. Il testo della relazione svolta al Comitato Centrale e alla Commissione Centrale di Controllo il 13 dicembre 1976.”,”L’ organizzazione del PCI. “”Negli anni recenti, invece, la nostra organizzazione non solo si è mantenuta salda, ma si è ulteriormente estesa e rafforzata. Si guardi ad esempio ai dati degli iscritti. La diminuzione che proseguiva quasi senza soluzione di continuità dal 1965 si è arrestata proprio nel periodo ’69-’70 e da allora l’ espansione è stata costante. Gli iscritti – è noto – sono aumentati di ben 300 mila, essendo divenuti, con il tesseramento del 1976, un milione e 814 mila.”” (pag 24)”,”PCIx-196″
“CERVETTI Gianni”,”L’ oro di Mosca. La verità sui finanziamenti sovietici al PCI raccontata dal diretto protagonista.”,”CERVETTI Gianni milanese (66 anni, 1993), laurato in economica nell’ università di Mosca, ha avuto incarichi di primo piano nel PCI ed è stato deputato. Esperto di questioni internazionali e presidente del gruppo parlamentare europeo è autore di vari saggi. “”Tuttavia, quell’ attivismo si giustificava con motivazioni più contingenti e terra terra; e i risultati non si fecero attendere. (…) Il balzo permise di elevare la quota di autofinanziamento (cioè l’ insieme delle entrate, escluso il finanziamento pubblico) dal 59.6 per cento del 1975 al 71.5 per cento del 1979. Si trattava di successi finanziari mai ottenuti, né prima né dopo, nella storia del PCI e, forse, di qualsiasi altro partito italiano, successi dovuti, come è ovvio, oltre che a un impegno specifico, all’ apporto generoso di tanti, a una storia precedente e alla particolare stagione politica. Malgrado ciò, rimaneva l’ assillo di non farcela o di farcela a costi troppo elevati, che potevano tradursi in seri danni politici e organizzativi. Il ragionamento che facevo era molto semplice, forse un po’ rozzo ma, credo, realistico. Cessava un’ entrata, quella moscovita, che pur rappresentando il 10% del bilancio ordinario era tutta a disposizione del centro, si inseriva nei canali della stampa, era al riparo della inflazione in quanto costituita in dollari. (…)””. (pag 81)”,”PCIx-229″
“CERVETTI Valerio a cura; saggi di Umberto SERENI Gino REGGIANI Rinaldo SALVADORI Gian Biagio FURIOZZI Lorenzo GESTRI Maurizio ANTONIOLI Ivo BIAGIANTI Giuseppe PALETTA; tavola rotonda con Roberto FINZI Alceo RIOSA Idomeneo BARBADORO”,”Lo sciopero agrario del 1908: un problema storico. Atti del Convegno tenuto a Parma l’ 1 e 2 dicembre 1978.”,”Saggi di Umberto SERENI Gino REGGIANI Rinaldo SALVADORI Gian Biagio FURIOZZI Lorenzo GESTRI Maurizio ANTONIOLI Ivo BIAGIANTI Giuseppe PALETTA; tavola rotonda con Roberto FINZI Alceo RIOSA Idomeneo BARBADORO Il Psi e la piccola proprietà agricola. La questione agraria. “”Dalle notizie pubblicate risulta che durante il dibattito nel corso del congresso di Bologna solamente il Ferri e il Gatti ritennero che il partito dovesse organizzare economicamente la categoria dei piccoli proprietari. Gatti in particolare condivideva l’analisi implicita nell’odg che verrà approvato, dato che anche per lui la piccola proprietà “”si è associata alla borghesia per far argine al socialismo””, ma proprio per questa ragione egli riteneva che il partito dovesse “”opporre la propria (organizzazione della piccola proprietà) a quella borghese della stessa””. Infatti risultava evidente che nell’odg sopra citato era implicito il pericolo di allontanare dal partito socialista la simpatia dei piccoli proprietari e si insisteva sulla impossibilità di un’alleanza per la contradditorietà degli interessi fra proletariato agricolo e piccoli proprietari. Troppo lungo sarebbe in questa sede rintracciare le origini lontane dell’odg approvato nel 1897 a Bologna e ripercorrere l’ampio dibattito in Italia e in vari paesi europei svoltosi in quegli anni.”” (pag 170)”,”MITT-257″
“CERVETTI Gianni a cura; saggi di Franco AMATORI Francesco SILVA Ugo FINETTI Gianluigi DA-ROLD Edoardo BORRUSO Luca MICHELINI Gianfranco PETRILLO Valeria SGAMBATI Luigi VIMERCATI Sergio SOAVE Mario PERUGINI Gianni CERVETTI”,”Giorgio Amendola. La politica economica e il capitalismo italiano.”,”Il volume raccoglie gli atti del convegno dedicato a “”Giorgio Amendola. La politica economica e il capitalismo italiano’. Saggi di Franco AMATORI Francesco SILVA Ugo FINETTI Gianluigi DA-ROLD Edoardo BORRUSO Luca MICHELINI Gianfranco PETRILLO Valeria SGAMBATI Luigi VIMERCATI Sergio SOAVE Mario PERUGINI”,”PCIx-294″
“CERVETTI Valerio a cura; saggi di Umberto SERENI Gino REGGIANI Rinaldo SALVADORI Gian Biagio FURIOZZI Lorenzo GESTRI Maurizio ANTONIOLI Ivo BIAGIANTI Giuseppe PALETTA; tavola rotonda con Roberto FINZI Alceo RIOSA Idomeneo BARBADORO”,”Lo sciopero agrario del 1908: un problema storico. Atti del Convegno tenuto a Parma l’1 e 2 dicembre 1978.”,”Saggi di Umberto SERENI Gino REGGIANI Rinaldo SALVADORI Gian Biagio FURIOZZI Lorenzo GESTRI Maurizio ANTONIOLI Ivo BIAGIANTI Giuseppe PALETTA; tavola rotonda con Roberto FINZI Alceo RIOSA Idomeneo BARBADORO “”Con lo stesso spirito, non disgiunto in questo caso dalla malcelata soddisfazione di procurare qualche fastidio al PRI, il giornale socialista acocglieva poi un documeno emesso dal «Circolo Mazzini» di Parma in polemica con «La Ragione» di Ghisleri per il suo atteggiamento giudicato ostile agli scioperanti. L'””Avanti!”” pubblicava insieme all’ordine del giorno anche una lettera di “”un autorevole repubblicano di Parma””, facilmente riconoscibile in Alfredo Bottai, che conteneva un duro attacco a Ghisleri per aver ospitato sul quotidiano repubblicano un articolo diffamatorio nei confronti dei dirigenti dell’agitazione, e per voler mantenere una equidistanza nei confronti dei due contendenti”” (pag 111) Umberto SERENI, Lo sciopero di Parma del 1908: un episodio della lotta di classe Gino REGGIANI, per una storia del sindacalismo rivoluzionario nel parmense Gian Biagio FURIOZZI, Il sindacalismo rivoluzionario italiano: appunti storiografici Lorenzo GESTRI, Scioperi agrari e letteratura nell’età giolittiana (Virgilio Brocchi, Luigi Campolonghi, Pietro Belli) Marizio ANTONIOLI, USI ultimo atto: il convegno nazionale di Genova (28-29 giugno 1925) Ivo BIAGIANTI, Il “”sindacalismo”” fra i minatori Giuseppe PALETTA, Alcuni problemi relativi ai rappoti fra riformisti e rivoluzionari alla Camera del Lavoro di Milano (1900-1904) Tavola rotonda: Roberto FINZI, “”Tradizione”” comunista e sindacalismo rivoluzionario”,”MITT-024-FV”
“CERVETTO Arrigo”,”La difficile questione dei tempi.”,”I tempi dell’oceano Pacifico. “”Nello scritto sulla “”Revue”” dell’ottobre 1850, Marx ed Engels passano ad occuparsi dell’America: “”il fatto più importante che si è qui verificato, più importante ancora della rivoluzione di febbraio, è la scoperta delle miniere d’oro in California. Già ora, dopo solo diciotto mesi, è possibile prevedere che essa avrà conseguenze ancor più grandiose che non la stessa scoperta dell’America… Una costa di trenta gradi di latitudine, una delle zone più fertili e belle del mondo, finora praticamente disabitata, va trasformandosi a vista d’occhio in una paese ricco e civilizzato, densamente popolato da gente di tutte le razze, dallo yankee al cinese, dal negro all’indiano al malese, dal creolo al meticcio all’europeo. L’oro californiano si riversa a fiumi sull’America e sulla costa asiatica dell’oceano Pacifico e trascina gli indocili popoli barbarici nel commercio mondiale, nella civiltà. Per la seconda volta il commercio mondiale subisce un colpo di timone””. Dopo aver previsto, con impressionante lungimiranza, il ruolo della California nello sviluppo del mercato americano e di quello asiatico, Marx ed Engels scrivono che “”ben presto”” New York e San Francisco soppianteranno Londra e Liverpool quali “”empori del commercio mondiale””. Dicono di più: “”Il fulcro del traffico mondiale – nel medioevo l’Italia, nell’epoca moderna l’Inghilterra – sarà ora la metà meridionale della penisola nordamericana. (…)””. (pag 30) [Arrigo Cervetto, La difficile questione dei tempi, 1990] “”Marx ed Engels scrivono che “”ben presto”” New York e San Francisco soppianteranno Londra e Liverpool quali “”empori del commercio mondiale””. Dicono di più: “”Il fulcro del traffico mondiale – nel medioevo l’Italia, nell’epoca moderna l’Inghilterra – sarà ora la metà meridionale della penisola nordamericana. L’industria e il commercio della vecchia Europa debbono impegnarsi a fondo se non vogliono finire nella stessa decadenza toccata all’industria e al commercio italiani dal XVI secolo in poi, e se Inghilterra e Francia non vogliono ridursi a quello che oggi sono Venezia, Genova e Olanda…Grazie all’oro californiano e all’instancabile energia degli yankees, presto ambedue le coste dell’oceano Pacifico saranno popolate, aperte al commercio e industrializzate quanto lo è attualmente la costa da Boston a New Orleans. Allora l’oceano Pacifico avrà la stessa funzione che ora ha l’oceano Atlantico, e che nel medioevo fu del Mediterraneo, la funzione cioè di grande via marittima del traffico mondiale; e l’oceano Atlantico si ridurrà al ruolo di mare interno, come è ora il Mediterraneo””. Alla luce di queste chiare affermazioni non si può proprio dire che Marx ed Engels avessero una visione ristretta del mercato mondiale e che ne limitassero la potenzialità alle possibilità espansive del capitalismo inglese””. [Arrigo Cervetto, La difficile questione dei tempi, 1990] (pag 31) “”Senza teoria rivoluzionaria del tempo storico non vi può essere movimento rivoluzionario nel presente. La teoria rivoluzionaria che riguarda i tempi dei processi sociali e dei conseguenti movimenti politici è, in definitiva, una applicazione della fondamentale teoria dello sviluppo capitalistico elaborata da Marx e da Engels. Questa teoria ebbe uno dei suoi intensi momenti creativi dopo il fallimento delle rivoluzioni del 1848. Nell’agosto 1849 Marx si rifugia a Londra, dove passerà gran parte della sua vita. Nel 1850 rilancia la “”Neue Rheinische Zeitung, Politisch-Oekonomische Revue””, della quale, con tiratura di 2500 copie, usciranno pochi numeri prima di cessare per mancanza di mezzi finanziari. Con la “”Revue”” pensa di utilizzare il tempo della tregua per approfondire i tempi della rivoluzione, ossia di fare un bilancio del 1848-1849, per tracciare la prospettiva del futuro. Marx si propone di “”…fornire una trattazione scientifica completa dei rapporti economici che costituiscono la base del movimento politico complessivo””. E’ quello che lui ed Engels faranno nel primo anno londinese. Nell’ultimo numero della “”Revue””, in ottobre, le conclusioni sono tratte: “”Data questa prosperità universale, in cui le forze produttive delle società borghese si sviluppano con quella sovrabbondanza che è, in generale, possibile nelle condizioni borghesi, non si può parlare di una vera rivoluzione. Una rivoluzione siffatta è possibile solamente in periodi in cui entrambi questi fattori, le forze moderne di produzione e le forze borghesi di produzione, entrano in conflitto tra di loro. Le diverse beghe, a cui attualmente si abbandonano i rappresentanti delle singole frazioni del partito continentale dell’ordine e in cui si compromettono a vicenda, ben lungi dal fornire l’occasione di nuove rivoluzioni, sono al contrario possibili soltanto perché la base dei rapporti è momentaneamente così sicura e, ciò che la reazione ignora, così borghese. Contro di essa si spezzeranno tutti i tentativi reazionari di arrestare l’evoluzione borghese, come tutta l’indignazione morale e tutti i proclami ispirati dai democratici. Una nuova rivoluzione non è possibile se non in seguito a una nuova crisi. L’una perà à altrettanto sicura quanto l’altra””. Nel 1895 Engels, pubblicando una nuova edizione di “”Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850″”, aggiunse, come quarto capitolo, parti dell’articolo dell’ultimo numero della “”Revue””, affermando che costituivano “”una reale conclusione al tutto””. Segno che, a quasi cinquanta anni di distanza, le riteneva sempre valide. Il bilancio steso nel 1850 non è, perciò, una semplice riflessione sulla rivoluzione del 1848 ma è, soprattutto, una teoria per la rivoluzione del futuro. La “”trattazione scientifica completa dei rapporti economici””, che culminerà ne “”Il Capitale””, analizzerà “”la base del movimento politico complessivo””; analizzando il mercato mondiale viene impostata scientificamente la questione dei tempi del “”movimento politico complessivo””. In tutti i sensi e per tutte le classi e non solo per il proletariato. Nel momento in cui Marx stabilisce la base oggettiva della rivoluzione nella crisi sottolinea l’impotenza dei reazionari e dei democratici di fronte alla evoluzione delle forze produttive. La lotta delle frazioni della classe dominante diventa, perciò, non una occasione di crisi ma una possibilità di evoluzione della borghesia. Nel secondo fascicolo della “”Neue Rheinische Zeitung, Politisch-Oekonomische Revue””, del febbraio 1850, Marx ed Engels pubblicano, in forma anonima, una “”Rassegna”” di politica internazionale nella quale, oltre ad una infinità di significative valutazioni, troviamo alcuni passi di estrema importanza: “”Mentre negli ultimi due anni il continente è stato in preda a rivoluzioni, controrivoluzioni e al fiume di eloquenza che inevitabilmente vi si accompagna, l’Inghilterra industriale si è dedicata a tutt’altro articolo: la prosperità””. La rivoluzione di febbraio ha allontanato “”la concorrenza dell’industria continentale”” e “”ha aiutato gli inglesi a superare la crisi nel giro di un anno e in maniera del tutto tollerabile”””” (pag 27-28-29) [Arrigo Cervetto, La difficile questione dei tempi, Edizioni Lotta Comunista, 1990]”,”ELCx-012″
“CERVETTO Arrigo”,”Forze e forme del mutamento italiano.”,”””Il determinismo tecnologico ha tradizioni nobili nel pensiero borghese in quanto, spesso, si è alimentato con le riflessioni di grandi scienziati della natura, i quali vedevano l’evoluzione sociale come il prodotto dell’evoluzione della scienza e lo sviluppo delle forze produttive essenzialmente come lo sviluppo della “”scienza applicata”” o traduzione della scoperta scientifica nello strumento tecnico. In certi momenti della sua storia il determinismo tecnologico si è intrecciato con il materialismo meccanicista formando una potente miscela dirompente nelle società precapitalistiche, dove predominavano ideologie reazionarie di conservazione e di rassegnazione. L’idea che la conoscenza della natura potesse tradursi nella macchina e che la macchina dovesse cambiare inevitabilmente una società statica era una invicibile idea-forza che sorreggeva la classe d’avanguardia, che la incoraggiava di fornte alle idee dominanti sulle masse, che le impediva di sentirsi soffocata e immobilizzata. Ogni profondo mutamento ha bisogno di idee-forza che abbiamo la grandezza della verità semplice, ed ha ragione Bordiga quando, in una memorabile battaglia in difesa dell'””ortodossia””, irride a chi crede di sminuire i testi classici del marxismo definendoli la Bibbia dei comunisti. Magari fossimo già ad una tale diffusione del comunismo, pensa Bordiga ricordando che i grandi movimenti storici hanno marciato con i Corano e le Bibbie in mano e in testa. Il determinismo tecnologico deveva entrare in crisi quando la scienza stessa applicata alla società umana scopriva il meccanismo di riproduzione dei rapporti sociali che determinano la forma tecnica delle forze produttive. Non è la macchina a vapore che ha determinato la borghesia, ma è la borghesia che ha fatto della macchina a vapore una forma tecnica della produzione di capitale, così come lo farà con la macchina ad elettricità, ieri, e con la macchina automatizzata, oggi. Marx rimetterà uomini e macchine con i piedi in terra nella sua polemica con Proudhon, polemica ricordata più per la miseria della filosofia che per quella del determinismo tecnologico. Anche se la tentazione di analizzare lo sviluppo dei rapporti sociali partendo dall’analisi dello sviluppo tecnico ha fatto spesso capolino nella scuola marxista (basti pensare a certe pagine di Bukharin), la lezione di Marx ha trovato in Lenin un valido allievo. Purtroppo il lavoro di Lenin ha avuto scarso seguito.”” (pag 130-131) [Arrigo Cervetto, Un fallito tentativo di ristrutturazione inflazionistica][(in) Arrigo Cervetto, Forze e forme del mutamento italiano, Edizioni Lotta Comunista, 1997]”,”ELCx-018″
“CERVETTO Arrigo”,”Lenin e la rivoluzione cinese.”,”Guerra e rivoluzione sono, perciò, gli aspetti contradditori della ineguaglianza dello sviluppo economico e politico “”come legge assoluta del capitalismo””.”,”ELCx-024″
“CERVETTO Arrigo”,”L’ involucro politico.”,”[‘Durante la prima guerra mondiale Lenin porta a termine una elaborazione teorica, iniziata negli anni ’90, di portata storica. (…) La guerra 1914-1918 è un fenomeno economico, sociale, politico e militare inedito: è la prima guerra mondiale ed è la prima guerra mondiale imperialistica. Questo fenomeno, le cui cause economiche Lenin individua nella sua teoria sull’imperialismo sintetizzandole in cinque grandi contrassegni, è il risultato della concentrazione del capitale. Essenzialmente a questa conclusione giunge l’analisi di Lenin. Il capitalismo genera guerre come la nube tempeste: ciò è una costante che ogni marxista conosce. Lo stesso Kautsky lo dice. Ma per la prima volta il capitalismo genera una guerra mondiale: ciò è specifico, e particolare. Perché lo stesso modo di produzione capitalistico, che ha la costante di generare guerre, determina un fenomeno nuovo, specifico? Perché determina una guerra mondiale? Perché si è sviluppato in un processo di centralizzazione del capitale, di concentrazione dei mezzi di produzione e di fusione tra capitale bancario e capitale industriale. Questo processo oggettivo si riflette nella sovrastruttura, nello Stato. Come? E’ questo l’oggetto dello studio di Lenin sullo Stato e sulle forme politiche, studio che occupa il suo periodo di guerra. (…) Lenin non accetta la teoria di Bucharin basata sulla assolutizzazione della tendenza alla concentrazione perché sa che ogni tendenza opera nel tempo storico e non in modo rettilineo ed è soggetta a fattori che la frenano. Per Lenin, il piccolo capitalismo non solo esiste ma risorge in particolari congiunture economiche come, ad esempio, la guerra e, ancor più, la guerra mondiale imperialistica. Bucharin vede la pianificazione di guerra. Lenin vede, ad esempio in Germania, lo sviluppo del capitalismo di Stato come controllo e il contemporaneo sviluppo del piccolo capitalismo e, addirittura, del baratto. La contraddizione è nella realtà sociale e non nella teoria. Occorre individuare in questa realtà il contenuto e la forma prevalente perché il processo di concentrazione del capitale non è un movimento generalizzato ed uniforme bensì il movimento determinato dall’ineguale sviluppo capitalistico tra imprese, settori e mercati’ (pag 191) [Arrigo Cervetto, ‘Le forme politiche della concentrazione’) (in) ‘L’involucro politico’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 1994] “”K. Kautsky afferma: «Non è affatto vero che la guerra sia puramente imperialista». «Ma allora che cosa diamine è?» si chiede Lenin. E’ anche «nazionale». «La dialettica si trasforma nella sofistica più vile, più abietta!» commenta Lenin e aggiunge: «l’elemento nazionale, nella guerra attuale, è rappresentato solamente dalla guerra delle Serbia contro l’Austria… ». Possiamo dire che la guerra imperialista è la «lotta» degli «opposti». Lenin ricorda che: «La dialettica di Marx, la quale rappresenta l’ultima parola del metodo evoluzionista scientifico, proscrive appunto l’esame isolato, vale a dire unilaterale e mostruosamente deformato d’un oggetto. Il fattore nazionale della guerra serbo-austriaca non ha e non può avere alcuna seria importanza nella guerra europea». Ed è proprio la conoscenza “”multilaterale”” a permettere una valutazione, che si avvicina alla realtà, della importanza del singolo fattore. Tanto più che: «Non esistono e non possono esistere fenomeni “”puri””, sia nella natura che nella società. Precisamente questo insegna la dialettica di Marx, mostrandoci che lo stesso concetto della purezza è una certa limitazione e unilateralità dell’umano intelletto, incapace di abbracciare completamente un oggetto in tutta la sua complessità». Possiamo così comprendere perché la guerra imperialista non possa essere un fenomeno “”puro””. Lenin sottolinea che: «Nel mondo non esiste e non può esistere un capitalismo “”puro””, poiché in esso vi è sempre un miscuglio di feudalesimo, di piccola borghesia, oppure di qualcos’altro ancora». Lo sviluppo della guerra mondiale lo dimostrerà nell’area slava”” [Arrigo Cervetto, “”La dialettica multilaterale””, Lotta comunista, n. 221, gennaio 1989, in Arrigo Cervetto, “”L’involucro politico””, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 1994] La critica democratica dello Stato del giovane Marx. “”Marx inizia la sua carriera di scienziato rivoluzionario come democratico e non come comunista. E quindi naturale che il suo interesse sia rivolto prima alla politica che all’economia. Giovane hegeliano critica, nel 1843, Hegel il quale vede la politica come incarnazione dell’idea assoluta. Per Marx invece: «La democrazia è l’enigma risolto di tutte le costituzioni». Per Marx democratico conseguente e non ancora comunista la democrazia chiarisce definitivamente il problema della natura della politica. Cosa è la costituzione politica, l’istituzione politica, lo Stato? E’ il rapporto tra l’economia e la politica. «Così la democrazia è l’essenza di ogni costituzione politica, l’uomo socializzato in una particolare costituzione politica». Qui Marx crede di individuare la contraddizione: «L’emancipazione politica è la riduzione dell’uomo, da un lato a membro della società politica, all’individuo egoista ed indipendente, dall’altro al cittadino, alla persona morale». La contraddizione in questi scritti giovanili è vista tra l’economia e la politica. «Lo Stato non può eliminare la contraddizione tra lo scopo determinato e la buona volontà dell’amministrazione da un lato e i suoi mezzi e le sue possibilità dall’altro, senza eliminare se stesso, poiché esso poggia su tale contraddizione. Esso poggia sulla contraddizione tra la vita privata e pubblica, sulla contraddizione tra gli interessi generali e gli interessi particolari. L’amministrazione deve perciò limitarsi ad una attività formale e negativa, poiché proprio dove ha inizio la vita civile e il suo lavoro, là termina il suo potere». Marx non è ancora giunto al comunismo e vi giungerà quando, come vedremo in altra occasione, supererà la posizione della ‘Vera democrazia””. Intanto ha enunciato una critica democratica dello Stato che da sola basta a smascherare i moderni democratici dell’ideologia imperialista”” [Arrigo Cervetto, L’involucro politico. Edizioni Lotta Comunista, Milano, 1994] Lo Stato poggia su una contraddizione tra gli interessi generali e quelli particolari’. “”Marx inizia la sua carriera di scienziato rivoluzionario come democratico e non come comunista. E quindi naturale che il suo interesse sia rivolto prima alla politica che all’economia. Giovane hegeliano critica, nel 1843, Hegel il quale vede la politica come incarnazione dell’idea assoluta. Per Marx invece: «La democrazia è l’enigma risolto di tutte le costituzioni». Per Marx democratico conseguente e non ancora comunista la democrazia chiarisce definitivamente il problema della natura della politica. Cosa è la costituzione politica, l’istituzione politica, lo Stato? E’ il rapporto tra l’economia e la politica. «Così la democrazia è l’essenza di ogni costituzione politica, l’uomo socializzato in una particolare costituzione politica». Qui Marx crede di individuare la contraddizione: «L’emancipazione politica è la riduzione dell’uomo, da un lato a membro della società politica, all’individuo egoista ed indipendente, dall’altro al cittadino, alla persona morale». La contraddizione in questi scritti giovanili è vista tra l’economia e la politica. «Lo Stato non può eliminare la contraddizione tra lo scopo determinato e la buona volontà dell’amministrazione da un lato e i suoi mezzi e le sue possibilità dall’altro, senza eliminare se stesso, poiché esso poggia su tale contraddizione. Esso poggia sulla contraddizione tra la vita privata e pubblica, sulla contraddizione tra gli interessi generali e gli interessi particolari. L’amministrazione deve perciò limitarsi ad una attività formale e negativa, poiché proprio dove ha inizio la vita civile e il suo lavoro, là termina il suo potere». Marx non è ancora giunto al comunismo e vi giungerà quando, come vedremo in altra occasione, supererà la posizione della ‘Vera democrazia””. Intanto ha enunciato una critica democratica dello Stato che da sola basta a smascherare i moderni democratici dell’ideologia imperialista”” (pag 35-36). LEGGERE IN: CERVETTO Arrigo, L’ involucro politico. EDIZIONI LOTTA COMUNISTA. MILANO. 1994 pag 380 8° nota redazionale introduzione indice dei nomi [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75DIGIT (ELCx-030)”,”ELCx-030″
“CERVETTO Arrigo”,”Lotte di classe e partito rivoluzionario.”,”””Da tutto ciò si vede come era radicalmente diversa la premessa da cui partiva Trotsky. Già nella sua opera sul 1905 e, a più di vent’anni di distanza, nella sua “”Storia della rivoluzione russa”” Trotsky enuncia alcune “”particolarità”” della storia russa che secondo il suo pensiero, hanno permesso la Rivoluzione d’ ottobre e la cui teorizzazione, a nostro avviso, costituisce un fondamento della sua strategia. Anche per questa parte del pensiero di Trotsky possiamo lamentare quanto abbiamo già detto nei confronti della teoria dello sviluppo capitalistico di Lenin: che sia stata troppo trascurata e che non abbiamo la possibilità di illustrarla. Livio Maitan, che per la pubblicistica borghese e del PCI passa come il maggior studioso di Trotsky in Italia, nella sua introduzione alla recente ristampa della “”Storia della rivoluzione russa”” neppure ne parla! Su una di queste particolarità teorizzate da Trotsky sarebbe bene, però, soffermarci: cioè sull’ estrema lentezza dello sviluppo del capitalismo in Russia e sulla conseguente influenza del capitale finanziario europeo sull’ economia russa. I due fenomeni per Trotsky sono interdipendenti e, in qualche modo, complementari: da questa particolarità della situazione russa deriva, perciò, non solo la necessità ma soprattutto la possibilità dello sviluppo della rivoluzione socialista come tappa ravvicinata della rivoluzione in permanenza durante la quale il proletariato, mentre è costretto a risolvere i problemi che la borghesia non è capace di risolvere, pone già problemi socialisti ed instaura di fatto la sua dittatura. Partendo dalla premessa di un lento sviluppo capitalistico in Russia Trotsky non poteva che arrivare a quelle conclusioni strategiche. Ma è la premessa che non è dimostrata, mentre le conclusioni strategiche di Lenin sgorgano da una analisi di fondo e sono dimostrate e verificate scientificamente””. (pag 161-162) “”inscindibile dipendenza della strategia dalla analisi scientifica”” (pag 162) Il saggio “”Sugli scioperi”” si può considerare la prima trattazione sistematica del marxismo sulle lotte operaie “”Alla fine del 1899, dalla deportazione, Lenin scrive il saggio “”Sugli scioperi””, che sarà pubblicato per la prima volta nel 1924 sulla rivista “”Proletarskaja Revoljutsija””. Lenin doveva scrivere tre articoli per il giornale “”Rabocaja Gazeta’ su questo argomento: negli archivi è stato trovato solo il primo e non si è potuto stabilire se gli altri due articoli siano stati effettivamente scritti. E’ veramente un peccato che non si sappia se Lenin ha proseguito l’elaborazione organica annunciata nel primo articolo, non tanto perché la sua elaborazione possa ritenersi incompiuta (Lenin svilupperà in varie occasioni e in vari articoli le sue tesi), quanto perché “”Sugli scioperi”” si può considerare la prima trattazione sistematica del marxismo sulle lotte operaie. Anche se il primo articolo ha tutta la sua compiutezza, molto probabilmente gli altri articoli successivi ci avrebbero fornito un materiale interessante ai fini della ricostruzione di tutto il pensiero di Lenin in quel periodo e ai fini di uno stretto collegamento con le tesi sul Partito del “”Che fare?””. Sintomatico davvero, quasi a dimostrare la mancata assimilazione del metodo scientifico del marxismo da parte di coloro che da varie sponde pretendono di richiamarvisi o di confutarlo, è il fatto che la elaborazione di Lenin venga analizzata o declamata a spicchi. Tipico è l’esempio sul “”Che fare?””, testo che ha già fatto versare fiumi di inchiostro e riempire scaffali di biblioteche. La concezione del Partito viene estratta attraverso una serie di citazioni, da questo testo e, così isolata, è sottoposta ad un giudizio che non può avere alcunché di scientifico anche per il modo in cui viene posto. Ora, è praticamente puerile studiare in questo modo un problema, una tesi, una concezione organica di tutta una serie di fenomeni sociali. Pensiamo di avere già dimostrato che il “”Che fare?”” è già nel metodo scientifico del “”Capitale””, è già nello “”Sviluppo del capitalismo in Russia””. Possiamo aggiungere che, sempre secondo il nostro criterio scientifico, il “”Che fare?”” è già nel “”Sugli scioperi””, esattamente come la lotta politica è nella lotta economica, così come la concezione leninista del Partito comprende la concezione leninista delle lotte delle classi e della lotta della classe operaia”” (pag 71-72) [Arrigo Cervetto, Lotte di classe e Partito rivoluzionario, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2004]”,”ELCx-075″
“CERVETTO Arrigo”,”Ricerche e scritti. Savona operaia dalle lotte della “”Siderurgica”” alla Resistenza.”,”””La nuova tattica fascista di occupare i posti di lavoro ogniqualvolta si verifichi uno sciopero sta diventando pericolosissima, in quanto tende a scalzare il proletariato dal suo tradizionale ed organico luogo di lotta. Il 4 aprile, in occasione di un’ agitazione sorta tra i portuali italiani in seguito alla minacciata riduzione delle tariffe, i fascisti savonesi vogliono ritentare la prova, forse ringalluzziti dal gran fracasso con cui si annuncia che trecentomila squadristi presidieranno tutti i porti d’ Italia. Ma al cospetto di un’ impresa così ardua, passibile di trasformarsi in una battaglia campale a largo raggio, la demogogica minaccia fascista si perde in una bolla di sapone.”” (pag 188)”,”ELCx-078″
“CERVETTO Arrigo”,”Die politische Hülle.”,” Opera l’ involucro politico. TEORIA POLITICA MARX QUESTIONE PRIMATO POLITICA CRISI TEORIA BORGHESE CRITICA LIBERALE BERNSTEIN CONTENUTO ECONOMICA INVOLUCRO DEMOCRATICO CRITICA TROTSKY RESTAURO TEORIA MARXISTA CRITICA NORMATIVISTA KELSEN CRITICA REVISIONISTA CUNOW TEORIA LENIN CRITICA OGGETTIVISTICA STRUVE DIALETTICA E POLITICA IMPERIALISMO CARATTERI DEMOCRAZIA IMPERIALISTICA”,”ELCx-087″
“CERVETTO Arrigo”,”La controrivoluzione indonesiana.”,”””E’ logico che se si ritenesse possibile una dominazione superimperialistica, cioè un accordo pacifico tra tutte le potenze grandi, medie e piccole (Kautsky vedeva, invece, solo le grandi), tutta la strategia proletaria sulla questione coloniale cadrebbe a pezzi. Ma, allora, bisognerebbe concludere che tutta la natura del capitalismo è mutata. La Rivoluzione d’Ottobre dimostrò invece, la validità della concezione leninista perché la rivoluzione proletaria fu il frutto, come Lenin non si stancò mai di ricordare, della concorrenza delle potenze imperialistiche e dello squilibrio mondiale da queste provocato. Ma lo squilibrio provocato dall’irruzione sull’arena mondiale di nuovi e giovani capitalismi si ripercuote anche nel paese che lotta per l’indipendenza o che l’ha raggiunta e si ripercuote, soprattutto, sui suoi rapporti interni di classe””. (pag 7) “”Sukarno avrebbe dovuto dire che l’imperialismo olandese aveva creato la nazione indonesiana con un atto di forza e non di diritto. Sukarno avrebbe dovuto dire che, così come era nata dalla violenza, l’Indonesia dalla violenza avrebbe tratto il diritto di essere uno Stato unitario e indipendente. Ma è nella natura del sukarnismo la mancanza di una chiarezza teorica e la necessità di essere «doppio-giochista» anche nella ideologia. Sukarno non riesce a trovare la giustificazione teorica della nazione indonesiana nelle «patrie democratiche» del diritto: è costretto a trovarla nella «patria del fascismo». È questa un’altra delle beffe che la storia gioca agli ipocriti sostenitori democratici della «libertà dei popoli»! L’unica teoria che nella sua logica potesse adattarsi alla realtà mondiale dell’imperialismo era la geopolitica che programmaticamente era antidemocratica ed imperialista, che sosteneva la creazione di imperi basati sullo «spazio vitale», che apertamente dichiarava superate tutte le mistificazioni della borghesia liberale. Ecco come Haushofer la definisce: «La geopolitica è la base scientifica dell’arte della attuazione politica nella lotta per la vita o la morte degli organismi statali per lo spazio vitale» (cfr. H.W. Weigert, Geopolitica, London, 1942). Acutamente Bucharin notava nel 1935, in uno dei suoi ultimi saggi: «I filosofi fascisti hanno alzato la categoria di “”spazio”” molto più in alto di quella di “”tempo””». Acutamente, perché l’errore di fondo delle previsioni della teoria geopolitica è proprio il “”tempo””. E “”tempo””, nella nostra epoca imperialistica, significa ritmo di sviluppo economico, ritmo di potenziamento economico e, quindi, militare: «spazio» è solo territorio, e spesso territorio agricolo””. (pag 27) pag 8: cit. libro su Estremo Oriente: CADY, John F., Storia dell’Asia Sud-Orientale. Firenze, 1965 La Nuova Italia (1). In-8, pp. XXIV-966, numer. ill. e cartine f. t t. editoriale. Ben tenuto € 35.00 (ordinato a Sforzini, Roma) Chesneaux uno dei massimi revisionisti della questione nazionale (pag 18)”,”ELCx-106″
“CERVETTO Arrigo”,”L’ enveloppe politique.”,”La république démocratique est la meilleure enveloppe politique possible du capitalisme, Lenin, L’Etat e la révolution La république démocratique est la meilleure enveloppe politique possible du capitalisme, Lenin, L’Etat e la révolution. Lenin definisce la dialettica. “”Dans son essai sur ‘Karl Marx’ écrit au début de la guerre mondiale de 1914, époque où il travaillait à la rédaction de ses ‘Cahiers philosophiques’, Lénine expliquait ce qu’était la dialectique en ces termes: “”Un développement qui semble reproduire des stades déjà connus, mais sous une autre forme, à un degré plus élevé (“”négation de la négation); un développement pour ainsi dire en spirale et non en ligne droite; un développement par bonds, par catastrophes, par révolutions, “”par solution de continuité””; la tranformation de la quantité en qualité; les impulsions internes du développement, provoquées par la contradiction, le choc des forces et tendances diverses agissant sur un corps donné, dans le cadre d’un phénomène donné ou au sein d’une société donnée; l’interdépendance et la liaison étroite, indissoluble, de tous les aspects de chaque phénomène (et ces aspects, l’histoire en fait apparaître sans cesse de nouveaux), liaison qui détermine le processus universel du mouvement, processus unique, régi par des lois, tels sont certains des traits de la dialectique, en tant que doctrine du développement plus riche de contenu que la doctrine usuelle””.”” (pag 199) Errore di Trotsky (pag 117)”,”ELCx-118″
“[CERVETTO Arrigo, materiali], AAVV”,”Rivoluzione ungherese, 1956. Ritagli di stampa e appunti [1986]. Volume 1.”,”Gli appunti manoscritti sono di A. Cervetto. Materiale raccolto e selezionato e annotato da A. Cervetto nel corso degli anni. Composto in volume da GB nel 1986 Utilizzato per la preparazione dell’opuscolo di LC sull’Ungheria”,”MUNx-066″
“[CERVETTO Arrigo, materiali], AAVV”,”Rivoluzione ungherese, 1956. Ritagli di stampa e appunti [1986]. Volume 2.”,”Gli appunti manoscritti sono di A. Cervetto. Materiale raccolto e selezionato e annotato da A. Cervetto nel corso degli anni. Composto in volume da GB nel 1986 Utilizzato per la preparazione dell’opuscolo di LC sull’Ungheria”,”MUNx-067″
“CERVETTO Arrigo”,”Il ciclo politico del capitalismo di stato, 1950-1967.”,”””La tattica si applica nelle condizioni oggettive esistenti e non in quelle fantastiche o desiderate. Occorre studiare queste condizioni prima di lanciare formule tattiche e studiare le condizioni oggettive, in tutta la loro complessità, èi il compito della strategia rivoluzionaria. “”La tattica – scrive Trotsky – si limita ad un insieme di misure concernenti un problema particolare all’ordine del giorno o un settore delimitato della lotta di classe, mentre la strategia rivoluzionaria si estende a un sistema combinato di azioni, che nella loro connessione e successione, nel loro sviluppo, debbono condurre il proletariato al potere””. Non si tratta, perciò, di escogitare una tattica che, apparentemente, possa stabilire un maggiore contatto con le masse anche nelle occasioni in cui le masse perdono la pur minima spontaneità di classe e si muovono completamente a rimorchio dell’opportunismo. Stabilire un contatto con le masse in queste occasioni, come in quella elettorale, senza porre al centro della propaganda e dell’agitazione politica le grandi linee di “”un sistema combinato di azioni””, significa scivolare inevitabilmente nel pantano dell’opportunismo. Troppo grossi ed impegnativi sono i problemi della strategia rivoluzionaria nella fase imperialistica per permettere dilettantismi tattici superati da tempo. Occorre al proletariato ben altro che stantie e monotone ripetizioni degli errori passati! Il proletariato ha bisogno di una scienza strategica e di uno stato maggiore di strateghi-scienziati addestrati ad assimilarla ed applicarla. I compiti storici del proletariato sono talmente grandiosi che, se non riuscirà a forgiarsi questo stato maggiore, esso navigherà a lungo nelle nebbie dell’opportunismo, dello spontaneismo e del massimalismo”” (pag 212-213) [A.C., La strategia del partito ed il partito della strategia, Azione Comunista, 31 luglio 1963] “”Il “”vecchio”” Marx ha tracciato un chiarissimo programma di azione “”pratica”” e “”concreta””, che gli ignoranti scopritori delle tattiche “”concrete”” dovrebbero rileggere dieci volte al giorno: lotta per la riduzione della giornata lavorativa e lotta per l’aumento del salario. La lotta di classe guidata su questo piano strategico, “”incide”” veramente sulla realtà capitalistica e veramente “”modifica”” il rapporto tra capitale costante e capitale variabile. Marx spiega che se il salario aumento in rapporto al capitale costante il capitalista, per pagare meno la merce forza-lavoro, è costretto ad impiegare più macchine e ad elevare il livello tecnologico. Non solo: dovrà accentuare la concorrenza ed eliminare i capitalisti più deboli che non riescono ad adeguarsi al nuovo livello tecnologico. Risultato della lotta di classe sarà, quindi, una più alta composizione organica, una più alta concentrazione capitalista e una più alta disoccupazione, ma anche una classe operaia più concentrata, più combattiva, più aperta dalla lotta alle idee rivoluzionarie. In questo processo incessante della lotta di classe, processo che per sua natura non può trovare una soluzione economica, si forma un forte e radicalizzato proletariato ed un capitalismo altamente concentrato. La tendenza alla polarizzazione sociale trova ostacoli debolissimi. Il capitalismo, pressato dalle lotte immediate della classe operaia che tendono a ridurne il saggio del profitto, è portato a sviluppare la sua concentrazione in tutte le branche economiche, è portato a ridurre la piccola borghesia, è portato, insomma, a ridurre le quote che nella distribuzione del plusvalore lascia all’interesse e alla rendita. La concentrazione capitalistica si estende, allora, nell’industria, nell’agricoltura e nel commercio. Il capitalismo, in una lotta di classe incandescente alimentata dalla continua polarizzazione, tende a giungere alla sua forma, per così dire, “”pura””. Questo è lo schema generale della strategia rivoluzionaria nella lotta di classe, la direttrice di marcia in cui il partito rivoluzionario proletario utilizza e strumentalizza le lotte economiche immediate, anche in una fase che non prevede crisi rivoluzionarie a breve scadenza. Naturalmente lo schema strategico tracciato dal marxismo non si delinea in modo così semplice ma trova la sua applicazione in un modo più complesso in cui lotta di classe, concentrazione capitalistica e proletarizzazione diventano fenomeni sociali tumultuosi di un sistema che ingigantisce i suoi fattori di crisi”” (pag 205-207) [Arrigo Cervetto, Il ciclo politico del capitalismo di stato, 1950-1967, Edizioni Lotta Comunista, 1989]”,”PARx-043″
“[CERVETTO Arrigo LA-BARBERA Guido]”,”Terrorismo reazionario – europeismo imperialista – internazionalismo comunista.”,”””Le specifiche condizioni della “”fase imperialistica dell’economia mondiale”” che Cervetto ricordava negli anni Cinquanta come fattori condizionanti per “”il 1789 e il 1848 del mondo coloniale””, qui hanno significato una lotta accanita tra potenze europee, Stati Uniti, Russia e ora anche le nuove potenze dell’Asia. La posta è stata prima la spartizione dell’area e poi l’interdizione, attraverso il gioco di bilancia, della sua unificazione sotto un’unica forza egenmone regionale. Specifici accordi, come le intese Sykes-Picot del 1916 tra Gran Bretagna e Francia, hanno sancito le spartizioni, e specifiche dottrine, come la “”dottrina Carter”” degli Stati Uniti nel 1980, hanno codificato come “”interesse vitale”” alla “”porta aperta”” nel Golfo Persico l’azione di bilancia volta a giocare l’uno contro l’altro gli attori regionali”” (pag 11)”,”TEMx-068″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. I. Scritti teorici.”,”1 Catastrofe politica. (pag 244-245) [Arrigo Cervetto, ‘Democrazia e catastrofe politica’, ‘L’involucro politico’] [(in) Arrigo Cervetto, Opere I. Scritti teorici] I tempi fra le due guerre. “”nella sua analisi dell’imperialismo Lenin, durante la Prima guerra mondiale, scoprì che la legge dell’ineguale sviluppo capitalistico avrebbe portato, nella fase imperialistica, ad una più estesa e più rapida diffusione del modo capitalistico di produzione nel mondo. Registrando la validità della legge dell’ineguale sviluppo capitalistico, elaborata scientificamente da Marx, anche nella fase imperialistica Lenin non solo si contrapponeva ad altri studiosi dell’imperialismo che la negavano, non ne tenevano conto o no la ritenevano più valida, ma riconfermava la previsione di Marx sullo sviluppo del bacino del Pacifico. Se la maturità imperialistica, che aveva provocato la Prima guerra mondiale, non solo non bloccava lo sviluppo capitalistico ma addirittura lo accelerava, questi avrebbe proseguito la sua marcia nel bacino del Pacifico, ossia nell’area più popolata del globo e nella quale si sarebbe giocato il destino della rivoluzione proletaria internazionale. La previsione di Marx trovava così una collocazione concreta nei tempi della storia delle lotte delle classi. Se la fase imperialistica avesse, invece, come alcuni pretendevano, comportato una stagnazione delle forze produttive ne sarebbe derivato che la marcia del capitalismo nel bacino del Pacifico poteva essere considerata un processo abortito come era occorso, parecchi secoli prima, a quello nel bacino del Mediterraneo. Le tesi di Lenin dovevano rappresentare una potente traduzione in sede politica contro ogni forma di socialimperialismo, ossia contro coloro che sostenevano un riformismo pacifista per sviluppare le forze produttive che l’imperialismo non avrebbe più sviluppato e contro coloro che sostenevano che l’imperialismo, sviluppando le forze produttive, compiva comunque un’opera progressita. Lenin dimostra, contro queste forme di opportunismo, che l’imperialismo sviluppa le forze produttive nel mondo ma che questo sviluppo non è progressista poichè prepara ed allarga un maggiore parassitismo ed una maggiore distruzione in crisi e guerre. Non aver raccolto le indicazioni strategiche di Lenin ha significato per il proletariato rivoluzionario, tra le due guerre, durante e dopo la Seconda guerra mondiale, aggravare la sua sconfitta”” (pag 164)”,”ELCx-196″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 6. Quaderni. Metodo e scienza.”,”6 “”Il materialismo francese sfocia direttamente nel comunismo (p. 101). “”Come il ‘materialismo cartesiano’ va a finire nella ‘scienza’ naturale vera e propria, così l’altro orientamento del ‘materialismo francese’ sfocia ‘direttamente nel socialismo e nel comunismo’”” (43). Nota. Questa tesi di Marx-Engels è importantissima perché 1° è alla base della teoria della “”coscienza portata dall’esterno””; 2° dimostra che questa teoria non solo non è specificatamente ‘leninista’ ma è dello stesso ‘Marx giovane’; 3° comprova la tesi di ‘Lenin’, il quale non conosceva l'””Ideologia Tedesca””, per cui ‘Marx-Engels’ diventano ‘comunisti’ nel 1844 ‘essendo’ dei ‘materialisti conseguenti’. Ecco quindi il processo di sbocco “”diretto”” dal ‘Materialismo al Comunismo’. (pag 37 [Arrigo Cervetto, Opere. 6. Quaderni. Metodo e scienza’, introduzione, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2015] [(43) Per le citazioni di pp. 101-102 dal Dal Pra, cfr. Marx; Karl – Engels, Friedrich: “”La sacra famiglia””, op. cit, pp. 145-146] Tesi Mandel. (…) 3) Crisi: raccorciamento dei cicli comparati a quelli anteguerra (recessione Usa = 1949, 1953, 1957, 1960) a causa del “”ritmo accelerato dell’ innovazione tecnica e della riproduzione del capitale fisso””. 4) “”Interpenetrazione internazionale del capitale””: Società Multinazionali dove il capitale Usa non ha sempre il dominio . (…) (pag 750)”,”ELCx-197″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 10. Quaderni. Studi sull’imperialismo (I).”,”10 [La ‘profezia di Engels sulla Prima guerra mondiale. “”(F. Steinberg, “”Le conflit du siècle. Capitalisme et socialisme a l’épreuve de l’histoire””, Ed du Seuil, Paris, 1958) p.177. Le opinioni di Friedrich Engels sulla prossima guerra. [Sternberg defiisce il giudizio di Engels “”profetico””] “”La pace assicurerebbe dunque bene la vittoria del partito socialdemocratico tedesco da qui a dieci anni circa. …Una guerra cambierebbe tutto… Essa significa: la Francia e la Russia da un lato, la Germania, l’Austria e forse l’Italia dall’altra. Se la guerra scoppierà malgrado tutto, una sola cosa è certa: questa guerra in cui quindici o venti milioni di uomini armati si scateneranno devastando l’Europa intera come mai prima, questa guerra deve provocare nello stesso tempo la vittoria del socialismo, oppure rovesciare a tal punto il vecchio ordine di cose e lasciare dietro di sé un tale ammasso di rovine che la vecchia società capitalista apparirà allora più assurda che mai. In questo caso la rivoluzione sarà forse ‘ritardata da dieci a quindici anni’, ma solamente per trionfare di una vittoria ancora più raprida e più radicale”” (F. Engels, “”Il socialismo in Germania””, “”Neue Zeit””, a. 1891-1892, vol. I, p. 580) (109)””. Nota (109) F. Engels, “”Il socialismo in Germania””, traduzione italiana di Pasquale Martignetti in ‘Critica Sociale’, a. 2, 1892, nn. 2-3.] (pag 65) [“”(Lenin, “”Gli armamenti e il capitalismo””, “”Pravda””, 3 giugno (21 maggio) 1913, riportato in Lenin, “”Sul movimento operaio italiano””, Roma, 1962, p. 61) (120). [Cfr. Luxemburg, “”Accumulazione””, introduzione Sweezy (121), e R. Banfi, “”Appunti sull’accumulazione””, in “”Rivista Storica del Socialsimo””, ott. 1960, per la polemica sull’imperialismo Lenin-Luxemburg]. Nota (120) Lenin, “”Gli armamenti e il capitalismo””, “”Opere””, vol 19, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2002, pp. 88-89; la raccolta di scritti sul movimento operaio italiano è edita dagli Editori riuniti; (121) Rosa Luxemburg, “”L’accumulazione del capitale””, introduzione di Paul Sweezy, Einaudi, Torino; 1960] (pag 79) [“”Fritz Sternberg, “”The coming crisi””, Left Book Club Edition, ed. Victor Gollanz, London, 1947, pp. 221 Introduzione: Il timore dell’imminente crisi. Prima parte: La crisi e le due guerre mondiali. Cap. II. La non liquidata crisi del 1929 50 Nessuna espansione tra la Crisi e la Guerra 53 Il capitalismo mondiale intraprende la Guerra in uno stato di crisi latente Cap. III. L’espansione imperialista 82 Perché la rivoluzione sociale non ha avuto luogo in un paese capitalista altamente sviluppato’] (pag 240)”,”ELCx-199″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 11. Quaderni. Studi sull’imperialismo (II).”,”11 1972. Teoria del capitalismo di Stato. Mattick. 1972 (P. Mattick, “”Marx and Keynes. The limitis of the mixed economy””, Gallimard, Paris, 1972. Recensione Pierre Souyri, “”Annales””, n 6, nov.-dic. 1972, p. 1416. Libro di una densità di pensiero eccezionale che dimostra che il marxismo è capace di analizzare la realtà capitalistica. Mattick critica le tesi keynesiane e dimostra che molti marxisti si sono lasciati trascinare verso una alterazione keynesiana della concezione di Marx sullo sviluppo capitalistico. Per molti aspetti Bernstein anticipava Keynes perché sosteneva che il capitalismo sviluppato avrebbe risolto le sue contraddizioni. Per Mattick, Keynes è la conferma di Marx perché dimostra che il capitalismo funziona ormai solo con l’intervento dello Stato. Lo sviluppo del capitalismo è la storia delle contraddizioni del processo di accumulazione che hanno trasformato il funzionamento del sistema e condotto all’economia mista in cui lo Stato è strumento indispensabile della riproduzione allargata. Dalla fine dell’800 gli Stati intervengono per proteggere e allargare i mercati e l’armamento diventa un motore della crescita. Con il 1914, per la prima volta l’espansione viene non più dalla crisi economica ma dalla guerra. Fino al 1929 il prodotto cresce, ma la parte utilizzata per la riproduzione decresce. Dopo il 1929, solo gli armamenti operano un nuovo sviluppo delle forze produttive. La recessione Usa 1949 dimostra che, questa volta, la guerra non apre la prospettiva di una nuova fase di espansione automatica. Solo l’armamento massiccio della guerra fredda rovescia la tendenza. Ormai il ciclo economico si confonde con la produzione determinata dal governo, cioè prodotti che non hanno la forma di merci (atomica, razzi, armi, ecc.)”” (pag 80)”,”ELCx-200″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 14. Relazioni 1970-73.”,”14 Concetto leninista di quadro operaio . Molto importante (p. 318). Formazione teorica, politica, organizzativa”,”ELCx-203″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 3. L’imperialismo unitario.”,”Volume 3 “”E’ naturale che storicamente il valore della forza lavoro muti, ciò risiede nell’intimo processo di sviluppo della merce forza lavoro stessa che non è una merce inanimata, ma è una merce vivente, umana, che ha bisogno di sostentarsi e di riprodursi. Con lo sviluppo del processo di produzione capitalistico, specie nelle sue forme tecniche, cambiano anche le condizioni di sostentamento e di riproduzione. Un padre operaio di cinquanta anni fa, ad esempio, doveva riprodurre un figlio operaio comune; oggi lo stesso padre deve riprodurre un figlio operaio altamente specializzato che abbia tutta una serie di nozioni tecnico-scolastiche, poiché è questo il tipo di operaio richiesto dalla moderna produzione capitalistica. Le spese supplementari di istruzione e di ulteriore sostentamento incidono logicamente – aumentandolo – sul valore della forza lavoro. Ciò significa, forse, annullamento dell’impoverimento del padre operaio? E’ assurdo sostenere una simile interpretazione. Si dirà che il salario reale già esprime questo fenomeno; ma ciò è vero solo in parte, poiché solo in ritardo, cioè solo al termine della rotazione e della riproduzione del capitale, il salario tende a realizzare il prezzo del valore della forza lavoro. In realtà si tratta della lotta tra capitale e lavoro per la realizzazione della forza lavoro al suo valore: il capitale cerca di mantenere i salari al minimo necessario ed i lavoratori tendono a realizzare il valore della forza lavoro per soddisfare i bisogni determinati dalle condizioni sociali concrete. Ma la tendenza è a favore del profitto capitalista ed è in questo senso che Marx conclude che la tendenza è alla diminuzione e non all’aumento dei salari medi. Difatti più la forza lavoro si avvicina a realizzare il suo valore in salario più aumenta il capitale costante nella composizione organica del capitale e, quindi, diminuisce il valore della forza lavoro in un mercato in cui aumenta l’offerta della merce forza lavoro. La disoccupazione è, appunto, un fattore di diminuzione del valore della forza lavoro, è cioè un fattore di impoverimento. I revisionisti obiettano che ciò non accade nei paesi dove esiste “”il pieno impiego””, nei paesi dove, secondo loro, non agirebbe la legge della pauperizzazione. Dimenticano di considerare un fattore economico importantissimo ai fini della valutazione della merce lavoro: l’esportazione di capitali nelle zone arretrate. L’eccedenza di capitali, sotto l’aspetto che stiamo trattando, è il tentativo da parte del capitalismo di sfuggire alle conseguenze cui andrebbe incontro impiegando tutto il capitale nella madrepatria. Se ciò avvenisse, per una ipotesi puramente astratta, la riproduzione del capitale sarebbe interrotta da una crisi mortale. Quindi l’esportazione del capitale evita tale crisi e diminuisce il valore della forza lavoro con l’estrazione di un sovrapprofitto dalle zone arretrate. In questo modo si ha una specie di equilibrio. Da un lato si evita che l’eccedenza del capitale provochi la crisi e, dall’altro, il sovrapprofitto alimenta la composizione del capitale nella misura più adeguata a mantenere basso il mercato della forza lavoro. Non si crea una eccessiva disoccupazione e non si permette che il salario si avvicini al valore della forza lavoro. Anche su questo filo del rasoio sul quale cammina il capitalismo esiste, quindi, l’impoverimento dei lavoratori. E’ quella «incertezza dell’esistenza» per i lavoratori che Engels volle abbinare al concetto di “”miseria””. Del resto Engels, rifiutando categoricamente la “”legge ferrea della miseria””, ritiene – proprio come Marx con il concetto «aumento della massa della miseria», contrabbandato dai vecchi revisionisti come «aumento della miseria delle masse» – che la legge della pauperizzazione assoluta sia un fenomeno inevitabile di accrescimento della miseria, al quale solo la lotta dei lavoratori può contrapporre una diga arginante. Ciò significa che i lavoratori possono frenare il fenomeno ma non annullarlo a loro favore”” [Arrigo Cervetto, ‘””Neocapitalismo”” e pauperizzazione’, Capitolo VIII ‘Marx non è superato a Detroit’ (in) ‘Opere’. 3. ‘L’imperialismo unitario’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2016] (pag 530-531)”,”ELCx-206″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 15. Relazioni, 1974-75.”,”Volume 15 Teoria marxista della famiglia (pag 7-14) Due modelli di sviluppo del partito: Trotsky (intermedismo) Lenin (centralismo) (pag 182-187) Tesi trotskista sulla stagnazione assoluta del mercato mondiale (pag 316) Tesi Mandel sul ciclo ventennale (pag 399) Teoria di Marx della crisi (pag 524-27) Teoria di Lenin dello sviluppo-crisi (pag 530)”,”ELCx-207″
“CERVETTO Arrigo”,”La controrivoluzione indonesiana.”,”2° copia Opuscolo di G. Poggi “”Le conclusioni implicite di questi signori [Barrat-Brown, Mattick, ecc., ndr] sono che esistono paesi capitalisticamente maturi che sono «neocolonialisti» ed altri no, conclusioni tirate dall’ineffabile «teorico» del PCI Luigi Longo quando scrisse che il monopolio è solo una sovrastruttura del capitalismo. Niente di diverso fanno i teorici del colonialismo che estendere in campo internazionale le esperienze italiane del PCI. Niente di diverso aveva già fatto il Kautsky demolito in tutta l’opera di Lenin sull’imperialismo. Quando Kautsky ed Hilferding dicevano che l’imperialismo è una politica, cioè una sovrastruttura negavano ch’esso potesse essere una fase storica ed oggettiva dello sviluppo capitalistico. Sostenevano, infatti, che siccome l’imperialismo è un atto politico, una scelta, un atto volontario di certi gruppi capitalistici, la classe operaia deve e può impedire questa scelta. Sostanzialmente i sostenitori della teoria del «neocolonialismo» dicono, in modo peggiore, le stesse cose e non a caso nelle «potenze neocolonialiste» non includono né l’URSS né le potenze imperialistiche che a loro fa comodo mettere in disparte. Non solo: arrivano persino a negare la natura capitalistica di un paese che, invece, la sta sviluppando. Difatti, una delle tesi dei teorici del «neocolonialismo», tesi presa di peso dalle teorie populistiche, è che il commercio estero di tipo «neocolonialistico» impedisce lo sviluppo economico del paese «arretrato». Ora, per il marxismo la natura sociale di un paese non è determinata dal grado di sviluppo economico in assoluto, ma dai rapporti di produzione predominanti nella struttura di quel paese. In altri termini, la natura capitalistica dell’economia indonesiana non è determinata da un saggio più o meno alto di accumulazione di capitale, ma dalla presenza di un processo di accumulazione. Il tasso di accumulazione indonesiana riguarda essenzialmente il ritmo dello sviluppo capitalistico in Indonesia. Questo ritmo è stato ed è oscillante, ma soprattutto ciclico e soggetto, come in tutti i paesi, a crisi sulle quali il mercato mondiale ha certamente influenza, ma delle quali è soprattutto determinante lo squilibrio provocato dallo sviluppo del mercato interno. In nessun caso, e tanto meno in Indonesia, il commercio estero ha impedito ed impedisce che lo sviluppo dei rapporti mercantili provochi una accumulazione di capitali e formi una borghesia ed una economia capitalistica. Il commercio estero influisce sul ritmo di sviluppo di questa formazione, e può influire, mai però in modo determinante, sia fermandolo, ma anche accelerandolo. In una serie di cicli, l’ingresso dell’imperialismo nei rapporti mercantili precapitalistici dell’Indonesia ha rappresentato quella «diffusione del capitalismo» di cui parlano Marx e Lenin”” (pag 39-40) [Arrigo Cervetto, ‘La controrivoluzione indonesiana’, Edizioni Lotta Comunista, Roma, 1969]”,”MASx-036″
“CERVETTO Arrigo”,”Lenin e la Rivoluzione Cinese.”,”Copia di G. Poggi “”Guerra e rivoluzione sono, (…), aspetti di uno stesso fenomeno “”inevitabile”” perché prodotto dai rapporti di produzione capitalistici giunti ad un determinato livello storico che, per il loro stesso sviluppo, non possono che manifestarsi su scala mondiale, manifestarsi come “”ineguaglianza dello sviluppo economico e politico””. Guerra e rivoluzione sono, perciò, gli aspetti contraddittori della ineguaglianza dello sviluppo economico e politico “”come legge assoluta del capitalismo”””” (pag 28) “”Uno Stato capitalista diventa una potenza imperialista ed è in grado di “”mettere alla prova la sua forza reale”” per rompere l’equilibrio mondiale e per crearne uno nuovo, solo nella misura in cui ha sviluppato nel suo interno il suo mortale nemico proletario. Lo Stato capitalista esporta non solo la sua forza, ma, soprattutto, le contraddizioni di classe che ha creato nel suo sviluppo economico, anzi esso ha una forza imperialistica solo nella misura in cui ha sviluppato al massimo le sue contraddizioni di classe. Solo l’incapacità del capitalismo a risolvere sul suo mercato nazionale le contraddizioni fra le forze produttive e i rapporti di produzione, generate nel suo sviluppo, crea l’espansione imperialistica, e con l’imperialismo le contraddizioni di classe – che essenzialmente sono costituite dall’incessante lotta di classe – vengono esportate ed estese su scala mondiale. L’imperialismo è il prodotto della crisi del capitalismo e la negazione di un suo sviluppo pacifico. Ne deriva che l’imperialismo è nello stesso tempo la dilazione della crisi capitalistica e la condizione della sua generalizzazione”” (pag 30-31)”,”MASx-037″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 4. Prima e dopo Yalta.”,”Volume 4 Cosa segna e insegna Yalta. “”Roosevelt e Stalin si accordarono per spartirsi ciò che Hitler non aveva unito e agitando le bandiere e le illusioni della democrazia e del socialismo portarono a compimento la infernale dinamica della guerra europea. Yalta segna la sconfitta storica della Germania, della Gran Bretagna, della Francia. Incapace di unificarsi l’imperialismo europeo si è autodistrutto in due colossali guerre e ha partorito mostri di ogni genere, dal genocidio al nazismo. I marxisti rivoluzionari, eredi del destino progressista dell’umanità, tentarono di uscire da una tale barbarie autodistruttiva innalzando l’internazionalismo della Rivoluzione d’Ottobre. Non vi riuscirono ma la storia dell’umanità li ricorderà, un giorno, come gli sfortunati precursori di un valore universale che cancella classi e razze. Mancando l’internazionalismo proletario, anche la spartizione dell’autodistrutto imperialismo europeo ad opera dell’America e della Russia non doveva incontrare ostacoli. Non era la prima volta che i vincitori si spartivano il bottino. Era la prima volta che una delle più brutali rapine imperialistiche e la più grande in assoluto produceva una colossale ideologia di massa che la giustificava e la esaltava. Il proletariato internazionale pagava duramente con il servaggio morale la sua perdita di autonomia teorica, politica ed organizzativa. La paga e la pagherà ancora finché in nome del comunismo il capitalismo di stato continuerà ad opprimere la classe operaia. Yalta fu imposta con la forza e fu accettata con il consenso propagandato e organizzato. I pochi internazionalisti che non accettarono la pax dell’imperialismo unitario furono eliminati fisicamente. Il conto è sospeso nella partita doppia del movimento rivoluzionario, nel dare e nell’avere della storia. Yalta è il punto più basso dell’internazionalismo. Ecco perché oggi riappare il fantasma e la sua ideologia. Sennonché la spartizione imperialistica è il risultato del rapporto di forze ed oggi questo rapporto è mutato”” (pag 95) [A. Cervetto, ‘Riappare il fantasma di Yalta nella Polonia della nuova contesa’, gennaio 1982] [(in) Arrigo Cervetto, ‘Opere. 4. Prima e dopo Yalta’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2016]”,”ELCx-208″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 17. Relazioni 1978-79.”,”Volume 17 Volume tratta tra l’altro, tra i moltissimi temi, il 100° anniversario dell’Antidühring di Engels, la tendenza all’astensionismo proletario, il testamento di Trotsky: “”…Per quarantatre anni della mia vita cosciente sono rimasto un rivoluzionario; per quarantadue ho lottato sotto la bandiera del marxismo. Se dovessi ricominciare tutto dapprincipio, cercherei naturalmente di evitare questo o quell’errore, ma il corso della mia vita resterebbe sostanzialmente immutato. Morirò da rivoluzionario proletario, da marxista, da materialista dialettico, e quindi da ateo inconciliabile. La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente, anzi è ancora più salda, che nei giorni della mia giovinezza. Natascia si è appena avvicinata alla finestra che dà sul cortile, e l’ha aperta in modo che l’aria entri più liberamente nella mia stanza. Posso vedere la lucida striscia verde dell’erba ai piedi del muro, e il limpido cielo azzurro al di sopra del muro, e sole dappertutto. La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza, e goderla in tutto il suo splendore”” (Coyoacan, 27 febbraio 1940, L. Trotsky”” (pag 471)”,”ELCx-209″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 20. Relazioni 1984.”,”Volume 20″,”ELCx-210″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 19. Relazioni 1982-83.”,”Volume 19″,”ELCx-211″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 12. Quaderni: Cina, Stati Uniti, America Latina.”,”Volume 12 Marx, Lenin e la ‘questione dei neri’ “”«Perciò, negli Stati meridionali dell’Unione americana, il lavoro dei negri conservò un carattere patriarcale moderato, finché la produzione fu prevalentemente orientata sui bisogni locali immediati. Ma, nella stessa misura che l’esportazione del cotone divenne interesse vitale di quegli Stati, il sovraccarico di lavoro del negro e qua e là il consumo della sua vita in sette anni di lavoro, divenne fattore d’un sistema calcolato e calcolatore. Non si trattava più di trarre dal negro una certa massa di prodotti utili. Ormai si trattava ‘della produzione di plusvalore stesso’ [sottolineato da Marx]. Analogo il processo per la corvée, p. es. nei principati danubiani» [Karl Marx, ‘Il Capitale’, I, I, Sez. III, cap. 8, “”La giornata lavorativa””, pp. 256-7, Torino 1975, p. 285)]; «Negli Stati Uniti, i negri (così come i mulatti e gli indios) costituiscono solo l’11,1% della popolazione e ‘debbono essere considerati come nazione oppressa’» [Lenin, ‘Statistica e sociologia’, gennaio 1917, (“”Opere””, vol. 23, pp. 276-77, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2002] pubblicato nel 1935 in “”La lucha de los pueblos””, Mosca, 1935] (pag 332) [(in) Arrigo Cervetto, ‘Opere. 12. Quaderni: Cina, Stati Uniti, America Latina’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2016]”,”ELCx-213″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 2. Il ciclo italiano.”,”nota redazionale di Luigi PISANI, prefazioni foto illustrazioni note appendice: ‘Cervetto storico del movimento operaio’, ‘Un año de Peronismo’, ‘La Società Savonese di Storia Patria e i problemi dell’età presenet’, ‘Autobiografia di Maman Jones’, ‘Spagna clandestina’, ‘La concezione critica del socialismo libertario’, Un decennio di storia italiana (1914-1924) – La nascita del fascismo’, ‘Il socialismo anarchico in Italia’, ‘Piccola enciclopedia del Socialismo e del Comunismo’; indice bibliografico, profili biografici, elenco delle sigle e delle abbreviazioni, indice analitico, indice delle illustrazioni e delle cartine; Coordinatore del progetto Luigi PISANI, impostazione editoriale Alfio ALOISI, impaginazione e grafica Patrizia MENIN, volume a cura di Giacomo AUGENTI Pagine inedite sulla storia locale della Resistenza in provincia di Savona e in particolare in Valbormida (tra cui anche nella zona di Bormida) (pag 269, 273, 275, 286, 365) (in ‘Studi sulla storia della Resistenza savonese’ (pag 235-380))”,”ELCx-220″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 13. Quaderni Miscellanea (2).”,”nota redazionale di Luigi PISANI presentazione, Parte prima – Marxismo, note appendice – Generazioni, note; Parte seconda – Appunti da libri, note, appendice; Repertorio delle fonti bibliografiche, profili biografici, elenco delle sigle e delle abbreviazioni, indice analitico; Coordinatore del progetto Luigi PISANI, impostazione editoriale Alfio ALOISI, impaginazione e grafica Andrea SCHENONE – Edoardo GRI, volume a cura di Andrea SCHENONE Zinoviev nel 1925 (dal libro di Moshe Lewin, ‘Contadini e potere sovietico’) nel 1925 sarebbe “”stato sul punto di rivedere la sua adesione al principio dell’unanimità di ferro bolscevica come principio guida di una partito di governo”” (R. Fischer, ‘Stalin and German Communism, pp. 545-6) “”Secondo Ruth Fischer, che afferma di aver conversato a lungo con Zinoviev in quel periodo, questi era convinto che “”se non siamo capaci di elaborare un pensiero ed un’azione comunista poliedrica siamo perduti””. Zinoviev pensava ad ammettere nel soviet i menscevichi nonché un partito contadino…”” (pag 180)”,”ELCx-221″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. 5. Quaderni. Sviluppo italiano e Partito strategia.”,”5 nota redazionale di Luigi PISANI, tabelle note appendici note Repertorio delle fonti bibliografiche profili biografici elenco delle sigle e delle abbreviazioni indice analitico; Coordinatore del progetto Luigi PISANI, impostazione editoriale Alfio ALOISI, impaginazione e grafica Enrico BEVIGLIA-CANE’, volume a cura di Ivo BERGAMINI (Ernest Germain pseudonimo di Ernest Mandel, ndr) “”(E. Germain, “”1903-1953. Les sources théoriques de la conception d’organisation bolchévik””, “”Quatrieme Internationale””, n. 8-10 (vol.11), nov. 1953). “”La conscience communiste de l’exterieur dans le mouvement ouvrier”” (8). p. 40 “”3) Anche il più grave rimprovero rivolto alla concezione organizzativa leninista toccò, al di là di Lenin, l’insieme delle concezioni organizzative marxiste. Cioè la famosa tesi sviluppata nel “”Che fare?”” [secondo la quale la coscienza di classe nella sua forma più alta (concezione marxista del mondo) deve essere introdotta dall’esterno nella classe operaia da parte di intellettuali comunisti]. Questa tesi è stata formulata in effetti non da Lenin ma da Kautsky e prima di lui da Victor Adler sul Programma di Hainfeld della socialdemocrazia austriaca. Essa era parte integrante della concezione organizzativa della II Internazionale nel suo periodo più bello, vivente Engels. [Germain cita due passi di articoli di Kautsky (uno dell’aprile 1901 e l’altro dell’ottobre 1901) che dice sembrano aver dovuto ispirare direttamente il passo analogo del “”Che fare?”” e così li commenta:] E’ tuttavia esagerato affermare che il proletariato – più correttamente: gli elementi più avanzati del proletariato – sia incapace d’arrivare da se stesso alla coscienza socialista. Ciò è vero per la classe in generale, non è vero per l’avanguardia… ‘l’esperienza della lotta di classe’ conduce inesorabilmente gli elementi più avanzati, più intelligenti, i più rivoluzionari della classe operaia a conclusioni marxiste. E’ solamente in questo senso, che non toglie nulla al fondo del ragionamento, che occorre mitigare l’affermazione di Kautsky-Lenin. Lenin stesso ha operato questa correzione quando riedita nel 1908 i suoi articoli redatti nel corso di diverse polemiche interne alla socialdemocrazia russa [cita dalla Prefazione a “”Dodici anni””, v. scheda]. “”Les deux fondaments du bolchevisme”” p. 41. Non è solo la costituzione di tutti gli elementi comunisti della classe operaia in un partito separato dalle masse, come strumento necessario alla vittoria della rivoluzione socialista, che fa l’essenza del bolscevismo. Vi è un altro [il secondo] elemento indispensabile per integrare questa concezione dell’organizzazione nell’insieme della concezione marxista del mondo: è la necessità del legame più intimo tra l’avanguardia organizzata e «la classe veramente rivoluzionaria sollevantesi spontaneamente alla lotta», la necessità di una partecipazione incondizionata dell’avanguardia a ogni movimento reale delle masse, quali che siano le sue forme, i suoi errori, i suoi pregiudizi. Contrariamente agli individui d’avanguardia, le masse non imparano né attraverso la lettura, né con la propaganda orale, né con l’esempio. Esse apprendono solo mediante l’esperienza. La loro esperienza essenziale è la loro esperienza di lotta. Senza partecipare alle loro lotte reali non si ha modo di influenzare questa esperienza, né soprattutto di far accettare le conclusioni che si traggono. Il bolscevismo è contemporaneamente la proclamazione della separazione dell’avanguardia dalla classe, e della sua integrazione nella classe. Come tutto ciò che esiste, il bolscevismo è una unità di contrari. [Se si stacca l’un elemento dall’altro si ha: nel caso si prenda solo il primo: uno «sterile settarismo», nel miglior caso e nel peggiore una «direzione burocratica» e la «violenza sul proletariato da parte di un gruppo di “”dirigenti”” avventuristi e arbitrari». Nel secondo caso si arriva a «dissolvere la coscienza comunista nella coscienza media della classe, che è, politicamente, una coscienza piccolo-borghese prigioniera di pregiudizi e idee piccolo-borghesi»]. Questa concezione – dice Germain – risale a Marx e Engels, alla loro critica del socialismo premarxista, delle sette e della «attitudine settaria dei lassalliani verso i sindacati» e cita un brano di una lettera di Engels a M.me Wischnewetzky del 28 dicembre 1886 (da “”Correspondance Fr. Engels, K. Marx et divers””,II, 1884-1895, publiée par F.A. Sorge, Costes, Paris, 1950, p. 68) (9) in cui si dice che occorre «integrarsi (marcher pour)» in ogni movimento generale della classe operaia reale, accettarne il punto di partenza di fatto come tale e condurlo gradualmente al livello teorico, facendo risaltare come ogni sbaglio fatto, ogni sconfitta subita, sia una conseguenza necessaria di errori d’ordine teorico nel programma originale. Essi avrebbero dovuto, come dice il “”Manifesto””, «rappresentare nel presente del movimento l’avvenire del movimento»”” [(in) Arrigo Cervetto, ‘Opere. 5. Quaderni. Sviluppo italiano e Partito strategia’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017] [(8) «La coscienza comunista “”dall’esterno”” nel movimento operaio». Nel seguito Germain fa riferimento al programma del Partito socialdemocratico austriaco approvato al Congresso socialista svoltosi ad Hainfeld nel 1888; (9) Cfr. Engels, Friedrich: “”Lettera a Florence Kelley-Wischnewetzky del 28 dicembre 1886″”, in Engels, Friedrich, “”Lettere aprile 1883 – dicembre 1887″”, Edizione Lotta comunista, Milano, 2009, pp. 422, 423] (pag 354-355-356) (Ernest Germain pseudonimo di Ernest Mandel, ndr) [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”ELCx-222″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 22. Relazioni 1987-91.”,”Volume 22 Teoria marxista della politica. Causalità e casualità politica “”«La ‘teoria marxista’ della ‘politica’ non è un ‘eclettismo pluricausale’». Non è neppure la ‘teoria’ che «ripiega sulla ‘struttura’ come “”ultima istanza”” della ‘determinazione’ della ‘politica’». Lettera di Engels a Bloch del 1890 (1): «Secondo la concezione materialistica della storia il fattore che in ‘ultima istanza’ è ‘determinante’ nella ‘storia’ è la ‘produzione’ e la ‘riproduzione’ della ‘vita reale’. Di più non fu mai affermato né da Marx né da me». Dire che il «il ‘fattore economico’ sarebbe l”unico fattore determinante’ non è esatto perché «la ‘situazione economica’ è la ‘base’ ma 1. «le ‘forme politiche’ della ‘lotta di classe’» e 2. «i suoi ‘risultati’», 3. le «’forme giuridiche’» e 4. «persino i ‘riflessi’ di tutte queste ‘lotte reali’ nel ‘cervello’ di coloro che vi partecipano» «esercitano pure la loro ‘influenza’ nel corso delle ‘lotte storiche’ e in molti casi ne ‘determinano’ la ‘forma’, in ‘modo preponderante’». «Vi è azione e reazione ‘reciproca’ di ‘tutti’ questi ‘fattori’ ed è attraverso di essi che il ‘movimento economico’ finisce per ‘affermarsi’ come ‘elemento necessario’ in mezzo alla ‘massa infinita’ di ‘cose accidentali’ (cioè di ‘cose’ e di ‘avvenimenti’ il cui ‘legame intimo reciproco’ è così lontano e difficile a dimostrare che possiamo considerarlo come non esistente, che possiamo trascurarlo). Se non fosse così, l”applicazione’ della ‘teoria’ a un periodo qualsiasi della storia sarebbe ‘più facile’ che la soluzione d’una semplice equazione di primo grado». Causalità e casualità politica. «La ‘tesi’ della ‘azione’ e ‘reazione reciproca’ tra ‘base economica’ e ‘sovrastruttura’ è stata, a volte, interpretata in termini di ‘relativismo’ e di ‘doppia causalità’. Invece è un esempio profondo di ‘dialettica materialistica’ e, per quanto ci interessa, di ‘scienza politica’. Essa spiega il ‘reale processo’, ossia un ‘processo complesso’, di ‘determinazione economica’ della ‘politica’. Questa ‘determinazione’ non avviene perché il ‘fattore economico’ è l”unico determinante’. In questo caso non vi sarebbe ‘determinazione’ ma ‘identità organica’, dato che ‘tutto’ sarebbe ‘base, tutto economia’, tutto struttura’. La ‘determinazione’ avviene, invece, perché la ‘sovrastruttura’ reagisce sino a dare la ‘forma’, ma non il ‘contenuto’, alle ‘lotte storiche’ di ‘lungo periodo’. ‘Azione’ e ‘reazione reciproca’ di ‘tutti i fattori strutturali’ e ‘sovrastrutturali’ creano una ‘massa infinita’ di ‘cose accidentali o casuali’ per cui è proprio attraverso i ‘fattori sovrastrutturali’ e ‘politici’ che “”il ‘movimento economico’ finisce per affermarsi come elemento ‘necessario'””, ossia come ‘elemento regolare’ e ‘causale’ di fronte alla ‘accidentalità’ e al ‘caso’. La ‘scienza marxista’ ci consegna, in questa pagina di Engels, uno strumento insuperabile di ‘teoria’ e di ‘lotta’ per comprendere i ‘nostri giorni’ per assolvere ai nostri ‘compiti’»”” (pag 296) [Arrigo Cervetto, ‘Opere. 22. Relazioni 1987-91’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017] [(1) Friedrich Engels, ‘Lettera a Joseph Bloch’, 21 settembre 1890, in K. Marx F. Engels, ‘Opere’, cit., vol. XLVIII, p. 491] ‘Per portare il movimento la livello teorico bisogna dirgli perché ha perso, e non perché e come ha vinto’ Il problema dall’analisi degli errori, l’importanza di studiare le sconfitte “”Dato che la classe dominata non ha la consapevolezza di sé, è destinata necessariamente a compiere errori, sconfitte etc. E’ proprio attraverso queste sconfitte che si può portarla al livello teorico, alla consapevolezza di sé e quindi della formazione economica e sociale. Quindi, un’agitazione fatta in questi termini. Per quanto mi riguarda, è quello che abbiamo sempre fatto (fare testi più brevi degli articoli, perché possa scrivere titoli più lunghi). Voi avete perso: è per questo che dovete diventare leninisti. In questo modo si forma la coscienza portata dall’esterno, altrimenti è illuminismo, predica alla bordighista (fra di loro). L’agitazione va fatta nell’azione politica e con l’analisi scientifica sviluppata dal partito. Non restare condizionati però da quelle sconfitte, quando proprio da queste si deve partire per alzare il livello del movimento reale. Il partito deve accettare il movimento generale della classe operaia come punto di partenza, dice Engels; occorre accettare il movimento come punto di partenza. Invece il bordighismo: ad es. sul referendum, Bordiga direbbe che la classe operaia è nella degenerazione massima, strumento dell’imperialismo, e quindi occorre difendere il programma. Trotsky su questo sarebbe assolutamente d’accordo, occorre applicare una tattica etc. Di fronte a un Trotsky mi tolgo il cappello: però tu, Trotsky, puoi fare una tattica, ma tutti gli altri diventano dei tatticisti, e il partito si riempe di tatticisti! Per portare il movimento al livello teorico bisogna dirgli perché ha perso, e non perché e come ha vinto. Ecco la concezione di Lenin sulla ritirata ordinata che noi abbiamo ripreso anni fa. E’ la storia del marxismo in fin dei conti. La diffusione della scuola marxista si ha quando ci sono grosse sconfitte: il marxismo in Francia si sviluppa dopo la Comune, e dopo, quando Marx ed Engels in forma pubblica, difesero la Comune ma anche la attaccarono, senza timore di essere accusati di affossatori, di maramaldi. Lo stesso si può vedere anche nel movimento operaio in Italia, partito da garibaldini delusi. Marx, Engels, Bakunin in queste lotte intervengono, precisando errori e sconfitte, e attorno a quelli si raggruppa una minoranza cosciente. E’ quello che farà Lenin con i populisti. Quanto Lenin attacca i populisti, attacca una generazione gloriosa (perfino suo fratello lo era), sapendo superare inevitabili risvolti sentimentali. E così attira parecchi populisti, che stanno ragionando sulle cause della sconfitta. Se nel movimento reale non ci sono forze che ragionano sulla sconfitta, allora è grave. Occorre coagulare queste forze, che si pongono questi problemi, e lo si può fare solo attaccando, criticando apertamente gli errori e le sconfitte subite. Poi certamente una parte di questo movimento passerà dall’altra parte, una parte verrà selezionata in questo processo. Come in tutti i problemi, non c’è una facile soluzione. Il nostro non deve essere un partito consolatorio, che “”consola”” delle sconfitte subite dal movimento. Passano anni dalla ripresa dalla Comune di Parigi, e la ripresa viene da uomini che, pur difendendo lotte sbagliate e i loro artefici, non si fanno problemi a criticarle. Anzi, è proprio criticandole che si difendono questi uomini. Così come noi difendiamo il patrimonio di un Trotsky o di un Bordiga proprio attraverso una analisi critica delle sconfitte. Se non si fa una analisi critica delle sconfitte, si fa un partito consolatorio, e tale era anche il gruppo bordighista. Attribuire le cause delle sconfitte all’opportunismo diventa non solo consolatorio, ma auto assolutorio, e quindi si cade nel nullismo. Bisogna portare al livello teorico, portare la coscienza dall’esterno; il partito è coscienza esterna che si è resa consapevole del perché vi sono state delle sconfitte”” (pag 301-302) [Arrigo Cervetto, ‘Opere. 22. Relazioni 1987-91’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017]”,”ELCx-228″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 9. Quaderni. Scienza Strategia Politica.”,”Volume 9 Lunga critica di C. alla tesi bordighista (nota di C.) ‘conseguenza logica del determismo’ (pag 108-109): “”[Tesi bordighista attuale]: «Come un atteggiamento caratteristico del moderno stadio di sviluppo della società borghese costretta, corrispondentemente alla fine di ogni liberismo economico, a forme di ‘totalitarismo politico’ capaci di fronteggiare con ‘unità e disciplina’ di classe la pressante necessità storica della spinta rivoluzionaria del proletariato». Nota. L’accento sul ‘Totalitarismo’, tipica tesi bordighista degli anni ’50 che nella sua unilateralità conduceva al liquidatorismo quando non ne era già la premessa teorica, preclude la visione di due fenomeni. A. L’imperialismo italiano. Non a caso in tutta l’analisi non si accenna neppure alla maturità imperialistica del capitalismo italiano. Si parla solo della borghesia. Non si riesce, quindi, a spiegare il ‘reale processo di tutte le frazioni borghesi, grandi-medie-piccole, nel fascismo e, di conseguenza, nello Stato Fascista. Si spiega unicamente questo processo in ‘funzione di una sola’ classe, il ‘proletariato’, cioè in funzione ‘antiproletaria’. La tesi bordighista è, perciò, costretta a idealizzare il proletariato, a trasformarlo in proletariato rivoluzionario, cioè a dare un aggettivo invece di una valutazione scientifica. E’ una conseguenza logica del ‘determinismo’. Con quali criteri oggettivi e scientifici (quelli usati ad esempio da Lenin in “”Sulla statistica sugli scioperi”” (2): preponderanza numerica, concentrazione, dinamicità, ‘resistenza’ [ad es. in Italia questa fu scarsa] ecc.) viene misurata la capacità ‘rivoluzionaria del proletariato italiano’ nel 1919-1920? Con nessuno! Semplicemente con criteri soggettivi, desunti dalle manifestazioni più esterne: carovita, occupazione delle fabbriche ecc. [ad esempio, e non a caso, due studiosi opportunisti hanno potuto, non senza ragione, discutere se considerare rivoluzionaria l’occupazione delle fabbriche]. E’ come giudicare le ‘caratteristiche’ di un fenomeno fisico esaminando solo le sue manifestazioni esterne. Puro idealismo, puro soggettivismo!! Mancando del metodo scientifico (Leninismo), il bordighismo è costretto ad introdurre nella sua ricostruzione deterministica-meccanicistica una buona componente di volontarismo. Il proletariato era rivoluzionario, il PSI ha tradito, il PCI doveva costituirsi nel 1919, la rivoluzione sarebbe andata avanti (il fatto che in questo saggio si veda la necessità di anticipare la costituzione del PCI è già un passo avanti, anche se è una critica implicita al ‘bordighismo’ e anche se non vede che le premesse del processo rivoluzionario si dovevano porre già nel corso della guerra imperialistica). Certamente il problema della maturità rivoluzionaria 1919-20 è ancora aperto, deve essere risolto; ma lo sarà sulla base di una analisi imperniata su criteri scientifici. In questa analisi un peso importante viene ad assumere il grado di maturità dell’imperialismo italiano, le sue tendenze ecc. Solo nel contesto internazionale dei gruppi imperialisti può essere posto il problema della possibilità (e maturità) della rivoluzione italiana. Il bordighismo lo vede, invece, come ‘rapporto esclusivo borghesia-proletariato italiani’. Perciò nello stesso rapporto vede la natura del fascismo in Italia (anche se poi, naturalmente sempre in termini soggettivi, estende la categoria a tutto il mondo borghese con la presunta generalizzazione di un non definito ‘totalitarismo politico’). Ne deriva la liquidatoria tesi che alla fase rivoluzionaria è subentrata la fase ‘totalitaria politica’. O bianco, o nero! Anche le contraddizioni che permarrebbero nel capitalismo e di cui si proclama continuamente l’esistenza, come recitando un rosario, come potrebbero esserci se il ‘totalitarismo politico unifica la borghesia’? Le contraddizioni, perciò, permangono a livello di ‘Stati totalitari’, unificati all’interno, che si ‘contendono l’unificazione mondiale, cioè come guerre imperialistiche’. Siccome non esistono contraddizioni interne (anche se la “”preghiera bordighista”” afferma il contrario) ‘non rimane che attendere il crollo generale’, poiché muoversi significa integrarsi nel ‘totalitarismo politico’. Questa, spogliata a ogni orpello “”ortodosso’, è la vera teoria del ‘bordighismo’ degli anni ’50! Puro liquidatorismo. Teoria “”nuova”” (altro che invarianza!!), teoria “”revisionista”” della concezione marxista e dialettica delle contraddizioni ‘nella società e in seno ad ogni classe!! (…)”” (pag 108-109) [Arrigo Cervetto, ‘Opere. 9. Quaderni. Scienza Strategia Politica’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017] [(2) V.I. Lenin, “”Statistica degli scioperi in Russia”” (1910), “”Opere Complete””, XVI, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2002, da p. 365. Cfr. anche A. Cervetto “”Lotta di classe e partito rivoluzionario””, ora in “”Opere””, I, “”Scritti teorici””, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2015, capitolo secondo, pp. 33-76] A pag 165 cita il volume di Z.A. Zeman ‘Nazi Propaganda’ (Oup, London, 1964, p. 226) recensito dal Mulino n: 1 1965: 60 mila volumi pubblicati in Germania durante il nazismo sono raccolti nella Wiener Library di Londra fondata nel 1964. L’opera fa parte di una serie promossa dalla Wiener Library. Esamina la manipolazione ed il controllo dell’opinione pubblica ad opera della propaganda nazista, la sua organizzazione ecc.”,”ELCx-229″ “CERVETTO Arrigo”,”Unitary Imperialism. Volume I. 1950-1967.”,”Arrigo Cervetto (1927-1995), a metalworker at ILVA in Savona, Liguria, participates the July 1943 antifascist demonstrations and after 8 September, becomes a partisan, fighting fiercely until the defeat of the Nazi-Fascists in the spring of 1945. Returning to civilian life in April 1945, he commits himself to revolutionary militancy. The three following articles, published in March, April, and May 1995, follow Arrigo Cervetto’s later political evolution up to the foundation of the ‘Lotta Comunista’ newspaper and the political group of the same name in 1965. They are the tribute paid to him on the occasion of his sudden death by his long-time comrade Lorenzo Parodi a member of the Resistance, a metalworker at Ansaldo Meccanico Nucleare (Genoa) and the author of analyses of the formation and development of Italian capitalism.”,”ELCx-233″ “CERVETTO Arrigo”,”Unitary Imperialism. Volume II. 1959-1980.”,”Arrigo Cervetto (1927-1995), a metalworker at ILVA in Savona, Liguria, participates the July 1943 antifascist demonstrations and after 8 September, becomes a partisan, fighting fiercely until the defeat of the Nazi-Fascists in the spring of 1945. Returning to civilian life in April 1945, he commits himself to revolutionary militancy. The three following articles, published in March, April, and May 1995, follow Arrigo Cervetto’s later political evolution up to the foundation of the ‘Lotta Comunista’ newspaper and the political group of the same name in 1965. They are the tribute paid to him on the occasion of his sudden death by his long-time comrade Lorenzo Parodi a member of the Resistance, a metalworker at Ansaldo Meccanico Nucleare (Genoa) and the author of analyses of the formation and development of Italian capitalism.”,”ELCx-234″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 8. Quaderni. Stati nazionali e questione militare.”,”Volume 8 (Marc Ferro, “”La grande guerra, 1914-18″”, Mursia, Milano, 1972). p. 163. par. L’imbottimento dei cervelli. [Nota. Sulla determinazione delle ideologie]. La 1° guerra mondiale imperialista, proprio a dimostrazione della tesi di Marx (3) che l’aspetto ‘militare’ della lotta delle classi è quello che più chiaramente illustra la concezione materialistica del rapporto struttura-sovrastruttura, è un limpido ed enorme esempio della ‘determinazione’ delle ‘ideologie’. Se, in generale, le ‘ideologie militari’ riflettono le strutture economiche che le determinano, in particolare sono le ‘ideologie belliche’ della fase imperialistica a portare alla massima chiarificazione tale determinazione. Ciò per varie ragioni. 1. …. (pag 379-380)”,”ELCx-238″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 23. Carteggio 1948-53.”,”Volume 23 Lettera di Cervetto a Vinazza del 16 gennaio 1952 (economia, Usa- Urss, caduta del saggio del profitto, minoranza organizzata di quadri ecc.) (pag 476-478) Appendice: … ‘L’abitudine e i suoi mali’… (pag 772-774) Questione ‘repressione rivolta di Kronstadt’ in appendice, e lettera al riguardo di Masini a Cervetto (26 maggio 1949) (pag 27) Lettera di Masini a Cervetto su formazione e crescita teorica e politica di Cervetto (pag 37) (15 giugno 1949) Cervetto a Masini ricorda il motto di Gramsci “”Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”” (pag 45) (19 luglio 1949) (… nell’anarchismo non mi ci trovo…non sono anarchico…) Lettera di Masini a Cervetto del 16.11.1949 (rapporto di C. col movimento anarchico, questione stato operaio e partito…) Segue risposta di Cervetto e di Giovanni Tambuscio (pag 79-82)”,”ELCx-239″ “CERVETTO Arrigo”,”Appunti su una piccola enciclopedia del socialismo e del comunismo.”,”Carattere capitalistico statale raggiunto dall’ economia tedesca nel corso della guerra mondiale (pag 256) “”Lenin riteneva che lo sviluppo del capitalismo di stato in Germania fosse giunto ad un grado molto avanzato per cui le contraddizioni economiche e poltiche operanti nel suo seno potevano non solo radicalizzare la lotta di classe in senso rivoluzionario ma altresì elevare la coscienza ideologica con estrema chiarezza e vigore. In un’economia capitalistica-statale, per Lenin, la radicalizzazione della lotta di classe costituisce una spinta oggettiva ed irresistibile che porta rapidamente il proletariato a maturare la propria consapevolezza teorica, a liberarsi e ad infrangere i miti della egemonia borghese che gli sono stati trasmessi dal riformismo e dall’opportunismo”” (pag 256) “”Per le nuove generazioni che si avvicinano agli ideali del socialismo non esistono in Italia dei testi che non siano di estrema volgarizzazione o di specializzazione monografica: questa osservazione è particolarmente valida per quanto riguarda, ad esempio, la storia della rivoluzione russa, la storia del Partito Comunista (bolscevico), la storia della socialdemocrazia tedesca e dello spartachismo, la storia della guerra civile spagnola, la storia del movimento internazionale. A questa deficienza – che in una soluzione ideale potrebbe sparire con una trentina di volumi ben scelti; di 300 o 400 pagine ciascuno, corredate di ampie ed esaurienti bibliografie, si potrebbe parzialmente ovviare, come in parte si cerca, con buone traduzioni attingendo ad una vasta letteratura che in altri Paesi e per certi settori ha raggiunto risultati notevoli. Per molte opere e per molti aspetti rimarrà sempre il problema di una corretta interpretazione marxista ma in generale avremo almeno il risultato di divulgare una pregevole informazione. Spesse volte, in Italia, non abbiamo nè la prima nè la seconda”” (pag 258)”,”ELCx-241″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 21. Relazioni 1985-86.”,”Volume 21 Occorre un’analisi della realtà in movimento, individuare i punti dove ci sono le maggiori contraddizioni sociali “”Collegamento fra l’analisi che facciamo dello sviluppo delle stratificazioni sociali e il problema dello sviluppo del partito. Il reclutamento è solo un aspetto. Per un partito già sviluppato come il nostro c’è anche il problema del mantenimento delle posizioni, che è un problema che non va dimenticato. Dall’analisi del ciclo di ristrutturazione noi vedemmo che non ci dovevano essere dei movimenti sociali che tutti pronosticavano, riproponendo gli stessi schemi degli anni ’29-’30. Se ci fossimo fermati all’esperienza, non avremmo visto la crisi di ristrutturazione; ci saremmo fermati alla cosa che fa più piacere, aspettare dei movimenti di disoccupati ecc. Aver impostato il problema come abbiamo fatto è stata un’applicazione all’analisi della stratificazione sociale, che ci ha permesso di svilupparci. La Liguria è in testa come calo demografico, come reddito, come capitalismo di Stato etc.; noi in Liguria abbiamo fatto una battaglia politica, nella quale abbiamo usato anche la carta sindacale. Quando si fa un lavoro sindacale in fabbrica, non si è dei salarialisti; quando si fa lavoro sul fumo nei quartieri, non si è ecologisti; quando si fa lavoro nella scuola non si è riformisti, come quando i bolscevichi fecero una tattica sulla pace non erano pacifisti. Noi abbiamo fatto una battaglia sindacale con l’uso della nostra sigla, non ci siamo nascosti. Occorre superare il semplicismo massimalistico, attaccando le forme che sono massimalistiche. Tesi nostra è che il partito si sviluppa con la scienza e la strategia. Se un partito analizza a fondo il movimento della realtà, si sviluppa; se riesce ad analizzare in che forma avviene la stratificazione sociale si sviluppa; e non si sviluppa perché c’è, o non c’è, il plurireddito. Il salto dialettico avviene per condizioni oggettive che esplodono e che non dipendono da noi. Se si riesce ad analizzare, è inevitabile che il partito si sviluppi, perché affina il suoi strumenti di lavoro e di intervento, e affina i suoi uomini. Partito-scienza significa analisi della realtà in movimento, che significa individuare i punti dove intervenire, dove ci sono le maggiori contraddizioni. Il movimento della realtà porta a delle esplosioni, al rovesciamento della prassi. (…) Non è che il partito si sviluppi di più sui principi o sulla tattica; questo è massimalismo, perchè la tattica si sviluppa sulla strategia. I principi sono dei condensati di esperienza storica, sono collegati alla strategia (…)”” (pag 438)”,”ELCx-242″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 16. Relazioni 1976-77″,”16 Contiene tra l’altro: – Gli insegnamenti politici della campagna dei sostenitori. (pag 493) “”Abbiamo voluto verificare se era possibile stabilire un ‘rapporto politico specifico’ con i ‘vasti e profondi strati del proletariato’. La risposta ‘pratica e inconfutabile’ è possible e fattibile.”” (pag 493) Indicazioni derivanti dal risultato: Migliorare la macchina organizzativa Intensificare il lavoro di talpa propaganda e organizzazione Affinare metodo e stile di lavoro Impostare scadenze politiche di partito (pag 494)”,”ELCx-244″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 24. Carteggio 1954-58.”,”Volume 24 “”(…) La questione della denominazione. Concordo pienamente con le considerazioni che fai. Praticamente ho potuto constatare come la qualifica di anarchico ci danneggi. Può darsi che in alcune zone tradizionali dove l’anarchismo ha rappresentato e rappresenta una istanza rivoluzionaria, primitiva, inorganica e confusionaria di fronte alla degenerazione riformista, la nostra attuale denominazione ci consenta di mantenere dei legami e dei ponti di un futuro recupero di forze sane. Ma tale situazione non esiste certo nelle zone più industriali dove la tradizione anarchica è conosciuta per i suoi aspetti più negativi. Inoltre vi sono delle zone nelle quali l’anarchismo non è nemmeno conosciuto tradizionalmente. In generale però, possiamo constatare che le forze che verranno ai gruppi rivoluzionari nel futuro verranno perché saranno rappresentate, come gruppi o individualmente, da “”comunisti rivoluzionari”” che rompono con la linea del “”comunismo riformista””. Tutta la tendenza di sviluppo politico, specie in relazione alla crisi del PCI, marcia verso la creazione di una tale condizione soggettiva. Nella misura in cui noi, anche nella denominazione, sapremo presentarci come l’alternativa “”comunista rivoluzionaria”” avremo maggiori, per non dire grandi (e ciò in rapporto alla nostra rete organizzativa), possibilità di contatti, di rafforzamento e di controllo sugli “”sbandati di sinistra””. Il movimento generico non è in grado di seguire la tendenza di sviluppo politico e quindi di raccogliere i frutti. Certamente ha una presenza capillare che nessuna altra minoranza ha attualmente e quindi ha e può avere un contatto spontaneo che, però, non ha la capacità organica di concretizzare. Penso che come “”Partito Comunista Libertario”” potremo continuare sempre i nostri attuali rapporti non ufficiali con il movimento generico, anzi verso certi settori potremo presentarci come elemento chiarificatore in quanto, anche per loro, contribuiremo con la nuova denominazione a togliere un equivoco. Su questa linea dovremo cercare di mantenere sempre dei contatti franchi e sereni, dato che l’assumere la nuova denominazione significherà, anche formalmente, il superamento e la chiusura di una fase storica di travaglio polemico. Per il resto, per le forze sane che sono in seno al movimento generico, non sarà certo la denominazione che impedirà loro di spostarsi sulle nostre posizioni quando queste si saranno rafforzate organizzativamente. (…)”” [Cervetto a Masini e p.c: ai membri del CN (dei GAAP), Milano, 20 giugno 1956] (pag 402-403)”,”ELCx-245″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 25. Carteggio 1959-65. Con un’appendice di lettere 1966-79.”,”Volume 25 Indicazioni di studio di Cervetto a Quaini e Ricci “”Sto proseguendo lo studio sul problema del partito anche rileggendo tutta una serie di libri e conto di riunire parecchio materiale da aggiungere alla relazione che feci sulle fonti storiche del partito leninista e gli articoli che ho già scritto (44). Rifondendo tutto questo materiale penso di tirarne fori un opuscolo. Ma mi occorrerà del tempo, sia perché i libri da leggere e rileggere sono parecchi sia perché ci sono parecchi problemi da sviluppare e su cui oggi potrei dire solo qualcosa di provvisorio. Sostanzialmente si tratta, da una parte, di studiare attentamente la storia del Partito bolscevico in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi momenti, seguendo il numero più largo possibile di storie, memorie ecc. e, dall’altra, di esaminare tutto il processo di formazione del pensiero di Lenin sul problema del partito. I problemi che sorgono sono parecchi. Intanto, della concezione del partito in Lenin, cioè studiare, da questo angolo visuale, tutta l’esperienza politica del movimento operaio europeo (blanquismo, tradunionismo ad esempio). In questa direzione non ho ancora iniziato una ricerca sistematica. In secondo luogo, occorre allargare la concezione del partito in Lenin a tutta la storia del Partito bolscevico in cui Lenin operò. Sorge, però, l’esigenza di distinguere – in sede teoretica, ovviamente, e non in sede politica – tra leninismo e bolscevismo, cioè di trovare non solo il rapporto tra teoria e azione in tutta la storia del partito ma, soprattutto, le componenti non leniniste del bolscevismo. Certamente leninismo e bolscevismo non sono separabili in alcun modo, ma all’internodi questa unità teorico-politica esistono peraltro problemi che potremmo definire di diffusione del leninismo e di contributi non leninisti. …. finire (pag 696-698) (pag 699-701)”,”ELCx-246″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 7. Quaderni. Strategia e marxismo.”,”Lunga scheda su saggio di Domenico Settembrini, “”Le contraddizioni del capitalismo nelle opere giovanili di Lenin, 1893-1902″”, Nuova Rivista Storica, n. 3-4, maggio-giugno 1969 (pag 503-530) Trotsky di fronte alla 2° guerra mondiale imperialista (pag 1333) (v. opera di Trotsky, Guerra e rivoluzione, Mondadori 1973, Di fronte a una nuova guerra mondiale (9 agosto 1937) (pag 1334 e seguenti: pag 1339-1341 (finire) Nota: Esistono due ‘compagne’ di Kautsky (Luise e Louise) Luise Kautsky, la prima (ma in secondo matrimonio) e Louise la seconda compagna? (controllare) (pag 606, Luise Kautsky; pag 573 Louise Kautsky nata Strasser) indice (pag 881) riporta le pagine 573, 606″,”ELCx-255″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 27. Archivi (2).”,” Pseudonimi di Bordiga: Alfa, Orso Pseudonimi di Castoriadis: Chaulieu, Cardan, Noiraud Pseudonimo di Fontenis: Fontaine Pseudonimo di Michalis N. Raptis: Pablo “”Sulla questione della rivoluzione nel 2° dopoguerra. (ricordare posizione Marty e Tillon). 1). Il Foster scrive (“”Il crepuscolo del capitalismo””, p. 59). «Il popolo americano è democratico, vuole la pace: ed ha la forza sufficiente per imporla. Questa sua volontà è dimostrata dal fatto che, per quanto molti americani siano ingannati dalla propaganda degli imperialisti (purtroppo come scrive in altre pagine, anche una buona parte della classe operaia), le masse hanno tuttavia manifestato la loro opposizione alla guera e la militarismo. Infatti, alla fine della guerra, si ebbero negli Stati Uniti grandiosi movimenti di massa per far ritornare i soldati dai diversi fronti… la lunga e tenace resistenza popolare all’introduzione del servizio militare obbligatorio in tempi di pace…». 2) Ciò viene a smontare i sofismi controrivoluzionari degli stalinisti (soli metodi argomentativi del loro collaborazionismo) sulla resistenza delle truppe Usa, sull’indifferenza delle masse popolari nordamericane, sul non intervento rivoluzionario del proletariato nordamericano ecc. Le condizioni obiettive offrivano simultaneamente: a) intervento del proletariato e delle masse popolari europee nella rivoluzione; b) movimenti grandiosi di massa negli Stati Uniti per far ritornare i soldati dai diversi fronti; la rivoluzione europea avrebbe intensificato ed aumentato al massimo questi movimenti che avrebbero costituito l’aiuto più valido alla rivoluzione (come nel ’18 la lotta degli inglesi per impedire l’invio di truppe in Urss). 3) Spostata completamente sarebbe la questione della rivoluzione nel 1945 in Italia. Perché: a) la rivoluzione greca era stata sacrificata; b) in Francia vi era il collaborazionismo; c) così pure in tutti gli altri paesi. (…)”” (pag 1022)”,”ELCx-260″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 28. Archivi (3).”,”Scienza politica: Bucharin e Lenin (pag 389-396) “”Bucharin, 1916. (Lenin “”Lettera a Sljapnikov””, marzo 1916. “”Opere complete””, 35 (…). p. 146 [Lenin spiega a S. la necessità di sopprimere la rivista “”Kommunist”” per i dissensi sorti con Bucharin-Pjatakov e Bos che non possono essere redattori per le «esitazioni imperdonabili (forse a causa della gioventù? Allora aspetteremo tra un cinque anni forse si raddrizzeranno» Rosdolsky Genesi e struttura del ‘Capitale’ di Marx (pag 230-231) “”«Con questa prognosi “”catastrofica”” termina sostanzialmente la III sezione del Rohentwurf. (La tesi che Marx non abbia mai formulato una “”teoria della catastrofe”” è da ricondursi in primo luogo all’interpretazione in senso revisionistico della sua opera economica e dopo la prima guerra mondiale. Sotto questo aspetto nn si apprezzeranno mai abbastanza i contributi teorici di Rosa Luxemburg e Henry Grossmann)» …. finire (pag 230)”,”ELCx-262″ “CERVETTO Arrigo”,”Opere. 13. Quaderni Miscellanea (1).”,” Le calunnie contro Lenin (p. 389-) Importante: La calunnia. Schema di saggio (pag 395-396) Marx ed Engels sul bacino del Pacifico (pag 455) “”1. E’ necessario fare un lavoro tipo “”La nostra morale e la loro”” (14), incentrato sulla calunnia e la diffazione come arma controrivoluzionaria, cioè come arma contro il marxismo e il partito marxista. … finire (pag 395-396)”,”ELCx-264″ “CERVETTO Arrigo”,”Lotte di classe e partito rivoluzionario.”,”Rapporti di produzione e di distribuzione “”Il Partito come punto d’approdo della scienza, dunque. Perché? Si potrebbe rispondere che il Partito, nella concezione leninista, è il punto massimo della coscienza teorica del processo storico-naturale della società, che esso è la parte consapevole di tutto il processo e che, in quanto tale, è storicamente la prima ‘coscienza organizzata’ del genere umano. Ma saremmo ancora nel vago. Occorre illustrare maggiormente la dimostrazione riallacciandosi ad un problema che Marx solleva nel “”Capitale”” e che ci permette di vedere come Lenin lo affronterà in sede ‘politica’. «L’analisi scientifica del modo di produzione capitalistico – scrive Marx – dimostra che … le condizioni della distribuzione sono in sostanza identiche alle condizione della produzione, costituiscono il rovescio di queste ultime, sicché le une e le altre hanno uno stesso carattere storicamente transitorio… Il salario presuppone il lavoro salariato, il profitto presuppone il capitale. Queste forme determinate di distribuzione presuppongono quindi determinati caratteri sociali delle condizioni della produzione e determinati rapporti sociali tra gli agenti della produzione. Un determinato rapporto di distribuzione è, di conseguenza, solo l’espressione di un rapporto di produzione storicamente determinato… ». Questa, esposta da Marx, è una legge oggettiva che regola tutti i rapporti sociali della società capitalistica per cui i rapporti di distribuzione corrispondono ai rapporti di produzione. Invalidare questa legge significa non comprendere lo stesso processo di produzione capitalistico, la riproduzione allargata, l’accumulazione. Alla base di tutta la elaborazione marxista di Lenin è ben presente questa legge che gli permetterà di ricostruire il processo di riproduzione allargata e di accumulazione capitalistica nell’economia russa, di comprendere come le «forme determinate di distribuzione» di quella economia erano l’espressione di un «rapporto di produzione storicamente determinato» in quella fase storica della Russia. Ovviamente, nell’esposizione di Marx la legge enunciata a quel grado di astrazione concerneva una identità tra rapporto di produzione (lavoro salariato-capitale) e rapporto di distribuzione (salario-profitto) ma, come ci ha spiegato Lenin, Marx ci mostra tutte le «manifestazioni sociali concrete dell’antagonismo delle classi inerenti ai rapporti di produzione», cioè a tutte le manifestazioni sociali dei rapporti di distribuzione. Marx, e Lenin sulla sua strada maestra, ci mostreranno tutte le manifestazioni sociali dell’accumulazione capitalistica, dell’appropriazione di valore, della produzione del plusvalore e della suddivisione del plusvalore stesso in profitto industriale, profitto commerciale, interesse e rendita. L’identità rapporti di produzione – rapporti di distribuzione ci mostrerà tutta la vita della formazione sociale capitalistica nelle sue lotte di classi, negli aspetti politici e ideologici che queste lotte assumono come riflesso di rapporti di produzione storicamente determinati e di rapporti di distribuzione ad essi inerenti, ci mostrerà un unico e complesso processo di movimento di tutti questi rapporti che fonde “”economia”” e “”politica”” in una realtà contraddittoria la cui conoscenza scientifica è il presupposto oggettivo della concezione marxista e leninista del Partito”” (pag 64-65) [Arrigo Cervetto, ‘Lotte di classe e partito rivoluzionario’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2022]”,”ELCx-303″ “CERVETTO Arrigo”,”Dopoguerra rosso e avvento del fascismo a Savona.”,”””Nella prima settimana del 1921 si riunisce a Genova il Comitato regionale della Frazione comunista che, discutendo sulla condotta dei delegati comunisti liguri al congresso, delibera di impegnare i delegati ad attenersi strettamente alla mozione d’Imola e di agire in modo che dallo stesso Congresso di Livorno esca fuori la scissione del Partito socialista e la costituzione del Partito comunista (66). L’impegno è mantenuto dai comunisti savonesi e dopo Livorno la scissione è un fatto organizzativo. Il 29 gennaio è costituita a Savona la sezione del Partito Comunista d’Italia alla quale aderisce la grande maggioranza degli iscritti al Partito socialista: il giornale ‘Bandiera Rossa’ diventa organo della costituenda Federazione Regionale Comunista e in provincia parecchie sezioni socialiste, come quelle di Vado e Altare passano al nuovo partito. Il Consiglio delle Leghe, riunito il 12 febbraio, decide a sua volta, di approvare a maggioranza una mozione comunista: su 21.697 tesserati alla C.d.L., 17.347 sono rappresentati dai comunisti e 4.350 dai socialisti (67). Anche il Comune, il 6 febbraio, passa ai comunisti che formano una loro giunta essendosi dimessi sei assessori socialisti d quella precedente (68). Mentre è in corso il mutamento della direzione politica del proletariato savonese, l’offensiva antioperaia comincia a delinearsi anche a Savona, in una serie di azioni che, seppur autonome, trovano l’unità nel loro fine. in fondo è in questo momento – che vede l’assalto fascista all’Emilia e la Toscana – che il fascismo comincia a configurarsi a Savona come attacco concentrico sul proletariato da tre direzioni: dai gruppi economici della borghesia, dall’apparato statale legato ad essa e dal nuovo movimento politico fascista. Mentre la pressione esercitata da quest’ultima direzione è minima, quella proveniente dalle prime due ha una certa forza obiettiva e praticamente lavora per il risultato finale comune. Le azioni delle prime squadre fasciste sono irrilevanti e si limitano ad invadere, di notte, il Comune socialista di Albissola Superiore per strapparvi le bandiere (69). Ben più forte è l’attacco del capitalismo, che, stretto dalla crisi economica, stringe a sua volta il cerchio sulla classe operaia. Come prima conseguenza aumenta la disoccupazione particolarmente nella zona di Vado”” (pag 533-534) [(66) Cfr. ‘Bandiera Rossa’, 15 genn. 1921, a. II, n. 2. La mozione del Comitato regionale della frazione invita, inoltre i delegati a non accettare alcun compromesso «fatto dagli unitari o (…) dalla circolare Marabini». Nell’editoriale ‘Disciplina internazionale’, di Arturo Cappa, si ribadiscono i motivi che dividono i comunisti dagli unitari, motivi legati al fallimento della Seconda Internazionale ed alla disciplina verso i 21 punti di Mosca; (67) Ibidem, 19 febb. 1921, a. III, n. 7. La segreteria della C.d.L., dopo un breve periodo in cui vi fu un certo Enrico Honning, viene assunta e retta sino all’avvento fascista dal comunista Giovanni Michelangeli, costretto a fuggire nell’agosto del 1922 ed a riparare a Parigi dove morì, nobile figura di militante operaio, nel 1938. La mozione, presentata dalla maggioranza comunista della C.E., propugna per il congresso della C.G.L., l’adesione all’Internazionale Sindacale Rossa e la modifica dello Statuto confederale «nel senso che abbiano diritto al voto gli organizzati per C.d.L. e non per Federazione Nazionale ed il rinnovamento annuale di un terzo dei componenti il Consiglio Direttivo della Confederazione»; (68) Ibidem, 12 febb. 1921, a. III, n. 6; inoltre ‘Relazione Andrea Aglietto’. Mario Accomasso fu riconfermato Sindaco e della Giunta comunista fanno parte Luigi Bertolotto (che sostituirà in seguido Accomasso), Giuseppe Gabrielli, Nicolò Aschiero, Giuseppe Crotta, Carlo Sugherini, Giovanni Rossello, Giulio Maggetti ed Ernesto Pio; (69) Cfr. G.A. Chiurco, ‘Storia della Rivoluzione Fascista’, Firenze, Vallecchi, 1929, vol III, p. 311. Il fatto stesso che la «spedizione punitiva» ad Albissola avvenga di notte, mentre nessuno è presente, dimostra quanto debole essa sia. I nuclei, inoperanti del resto, poi si limitano a poche località e a pochissime persone (Santino Poggi ad Albissola, Pippo Pertini alle Stelle, Cosmin a Quiliano, Filippo Noceto a Zinola, Garroni a Noli, Corrado Ricci a Vado, Lombardini e Martini in Val Bormida)]”,”ELCx-001-FGB” “CERVETTO Arrigo”,”Lenin e la rivoluzione cinese.”,” “”Lenin definisce quindi chiaramente il criterio metodologico per l’analisi del fattore fondamentale che è al centro del movimento delle forze imperialistiche: «In regime capitalistico gli Stati Uniti d’Europa equivalgono ad un accordo per la spartizione delle colonie. Ma in regime capitalistico non è possibile altra base, altro principio di spartizione che la forza… Non si può dividere se non secondo la forza. E la forza cambia nel corso dello sviluppo economico. Dopo il 1871 la Germania si è rafforzata tre o quattro volte più rapidamente dell’Inghilterra e della Francia, e il Giappone dieci volte più rapidamente della Russia. Per mettere a prova la forza reale di uno Stato capitalista non c’è e non può esserci altro mezzo che la guerra. La guerra non è in contraddizione con le basi della proprietà privata, ma ne è lo sviluppo diretto e inevitabile. In regime capitalistico non è possibile un ritmo uniforme dello sviluppo economico, né delle singole aziende né dei singoli Stati. In regime capitalistico non sono possibili altri mezzi per ristabilire di quando in quando l’equilibrio scosso, all’infuori della crisi nell’industria e della guerra nella politica. Certo, fra i capitalisti e fra le potenze sono possibili accordi temporanei. (…) Lo sviluppo economico di un singolo Stato capitalista nei confronti degli altri Stati capitalisti è, quindi, il fattore fondamentale del movimento delle forze imperialistiche e la base oggettiva del rapporto tra queste forze. Il ritmo di sviluppo ed il grado di sviluppo economico diventano, quindi, il criterio metodologico per definire tale rapporto di forze. Il problema dell’equilibrio e della guerra perde, nel pensiero di Lenin, ogni valutazione soggettiva, idealistica e moralistica per diventare il risultato di una valutazione oggettiva, materialistica, dialettica. (…) La concezione leninista sul problema della guerra viene, di proposito, confusa con una generica concezione sulla inevitabilità della guerra, e viene confinata in una antimarxistica e irrazionalistica concezione fatalistica della inevitabilità della guerra. Da quanto abbiamo sopra citato, risulta chiaramente che la concezione di Lenin è quanto di più antifatalistico abbia concepito il pensiero umano, e non per un rifiuto “”volontaristico”” della fatalità della guerra, bensì per la conquista conoscitiva del processo inevitabile, o determinato, dei fenomeni sociali di cui la guerra è solo un aspetto, e della stessa inevitabilità che le contraddizioni che hanno determinato tali fenomeni diventino cause di crisi rivoluzionarie e condizioni oggettive per i movimenti rivoluzionari. Guerra e rivoluzione sono, quindi, aspetti di uno stesso fenomeno “”inevitabile”” perché prodotto dai rapporti di produzione capitalistici giunti ad un determinato livello storico che, per il loro stesso sviluppo, non possono che manifestarsi su scala mondiale, manifestarsi come “”ineguaglianza dello sviluppo economico e politico””. Guerra e rivoluzione sono, perciò, gli aspetti contraddittori della ineguaglianza dello sviluppo economico e politico “”come legge assoluta del capitalismo”””” (pag 23-26) [A. Cervetto, ‘Lenin e la rivoluzione cinese’, Lotta Comunista, Genova, 1979] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”ELCx-001-FER”
“CERVETTO Arrigo”,”La controrivoluzione indonesiana.”,”””E’ logico che se si ritenesse possibile una dominazione superimperialistica, cioè un accordo pacifico tra tutte le potenze grandi, medie e piccole (Kautsky vedeva, invece, solo le grandi), tutta la strategia proletaria sulla questione coloniale cadrebbe a pezzi. Ma, allora, bisognerebbe concludere che tutta la natura del capitalismo è mutata. La Rivoluzione d’Ottobre dimostrò invece, la validità della concezione leninista perché la rivoluzione proletaria fu il frutto, come Lenin non si stancò mai di ricordare, della concorrenza delle potenze imperialistiche e dello squilibrio mondiale da queste provocato. Ma lo squilibrio provocato dall’irruzione sull’arena mondiale di nuovi e giovani capitalismi si ripercuote anche nel paese che lotta per l’indipendenza o che l’ha raggiunta e si ripercuote, soprattutto, sui suoi rapporti interni di classe””. (pag 7) “”Sukarno avrebbe dovuto dire che l’imperialismo olandese aveva creato la nazione indonesiana con un atto di forza e non di diritto. Sukarno avrebbe dovuto dire che, così come era nata dalla violenza, l’Indonesia dalla violenza avrebbe tratto il diritto di essere uno Stato unitario e indipendente. Ma è nella natura del sukarnismo la mancanza di una chiarezza teorica e la necessità di essere «doppio-giochista» anche nella ideologia. Sukarno non riesce a trovare la giustificazione teorica della nazione indonesiana nelle «patrie democratiche» del diritto: è costretto a trovarla nella «patria del fascismo». È questa un’altra delle beffe che la storia gioca agli ipocriti sostenitori democratici della «libertà dei popoli»! L’unica teoria che nella sua logica potesse adattarsi alla realtà mondiale dell’imperialismo era la geopolitica che programmaticamente era antidemocratica ed imperialista, che sosteneva la creazione di imperi basati sullo «spazio vitale», che apertamente dichiarava superate tutte le mistificazioni della borghesia liberale. Ecco come Haushofer la definisce: «La geopolitica è la base scientifica dell’arte della attuazione politica nella lotta per la vita o la morte degli organismi statali per lo spazio vitale» (cfr. H.W. Weigert, Geopolitica, London, 1942). Acutamente Bucharin notava nel 1935, in uno dei suoi ultimi saggi: «I filosofi fascisti hanno alzato la categoria di “”spazio”” molto più in alto di quella di “”tempo””». Acutamente, perché l’errore di fondo delle previsioni della teoria geopolitica è proprio il “”tempo””. E “”tempo””, nella nostra epoca imperialistica, significa ritmo di sviluppo economico, ritmo di potenziamento economico e, quindi, militare: «spazio» è solo territorio, e spesso territorio agricolo””. (pag 27) [Arrigo Cervetto, ‘La controrivoluzione indonesiana’, Edizioni Lotta Comunista, Roma, 1969] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] pag 8: cit. libro su Estremo Oriente: CADY, John F., Storia dell’Asia Sud-Orientale. Firenze, 1965 La Nuova Italia (1). In-8, pp. XXIV-966, numer. ill. e cartine f. t t. editoriale. Ben tenuto € 35.00 (ordinato a Sforzini, Roma) Chesneaux uno dei massimi revisionisti della questione nazionale (pag 18)”,”ELCx-002-FER” “CERVETTO Arrigo”,”Lotte di classe e partito rivoluzionario.”,”””Quella che l’ideologia borghese definiva «scienza politica» non era altro che una sociologia positivista e soggettiva che generalizzava i fenomeni politici e che costruiva «soggettivamente» alcune «leggi» della politica senza avere determinato scientificamente, con il criterio materialistico, il loro rapporto con le leggi oggettive della struttura economica. La «scienza politica» leninista, che ha le sue «idee generalizzatrici» in Marx, nel «Capitale», nel «Diciotto Brumaio», nella «Guerra civile in Francia» ecc., è una «forma» della scienza marxista. Ripetiamo ancora una volta che, anche in questo caso, uniamo i termini «politica» ed «economia» esclusivamente a scopo illustrativo, poiché non esiste una scienza economica marxista che sia fine a se stessa, ma esiste il principio scientifico dell’astrazione di rapporti di produzione determinanti la sovrastruttura, ad esempio la politica. La concezione leninista del partito, è appunto, la scienza che analizza, descrive, definisce in quali forme, con quali caratteristiche, con quali manifestazioni il «determinato» si comporta, si muove, agisce, reagisce, sopravvive od esplode nella fase imperialistica della formazione economico-sociale capitalistica. E in quanto scienza, il partito analizza, descrive e definisce il suo comportamento e la sua azione, la sua strategia; e lo può fare perché dalle «idee generalizzatrici» del marxismo ha tratto la sua piattaforma scientifica e l’oggetto della diffusione del marxismo nella classe operaia come principio scientifico da verificare nel processo «materialistico» di formazione della coscienza politica proletaria. Pervenuto ad essere oggettivamente una vera e propria «coscienza collettiva» il Partito può accumulare la conoscenza di un «Monte Bianco di fatti concreti politici» che le contraddizioni del capitalismo, le lotte sempre più acute delle classi, le manifestazioni sempre più estese a tutte le forme degli antagonismi sociali, la dimostrazione sempre più evidente della subordinazione totale dello Stato al capitalismo, pongono alla esperienza politica della classe operaia. In questo materiale enorme di fatti politici concreti il partito costituisce il laboratorio scientifico in cui trovano la verifica, il principi di astrazione e di reiterabilità dei fenomeni sociali, delle lotte sociali, delle lotte politiche. L’esperienza accumulata diventa grandissima e preziosa, su piano nazionale e internazionale, e permette la definizione esatta di fenomeni costanti e regolari che si manifestano in tutte le forme di connessione tra i rapporti di produzione ed i rapporti sociali, in tutte le lotte delle classi, in tutte le lotte politiche. Ne risulterà la definizione esatta di alcune «leggi», che potremo chiamare «leggi oggettive della sovrastruttura». Tutta l’opera di Lenin è ricchissima del contributo che egli ha dato ad una più approfondita descrizione delle «leggi oggettive», ad una più minuziosa analisi della loro «interna articolazione», ad una più concreta conoscenza della «determinazione». Tutta la sua opera è una miniera inesauribile di descrizioni, di analisi, di conoscenza, di esperienza, di definizione delle lotte delle classi, delle loro lotte politiche, delle «leggi oggettive» della sovrastruttura politica: una miniera che ha già dato una sua organica sistemazione in tutto il suo complesso e che in molti suoi filoni è ancora da scoprire. Con la sua concezione del partito, Lenin applicava il metodo scientifico per definire tutte le forme che regolano il rapporto struttura-sovrastruttura, tutti gli aspetti «tipici» e tutti gli aspetti «peculiari» che caratterizzano questo rapporto nel suo movimento storico, nella sua fase ascendente e nella sua fase di convulsione e di disgregazione. La strategia del partito, la strategia della classe operaia, era ormai maturata politicamente a scienza dell’azione conseguente alla possibilità della rivoluzione socialista. La scienza diventava, ormai nella pratica quello che teoricamente era sempre stata, la scienza della rivoluzione”” (pag 30-31) [Arrigo Cervetto, ‘Lotte di classe e partito rivoluzionario’, Edizioni Lotta Comunista, Roma, 1966] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] Sviluppo del concetto di forma in filosofia: (Trecc). “”(…) Un ulteriore sviluppo subisce l’idea di f. con Kant: liberata dal presupposto oggettivistico e naturalistico per cui essa costituiva un principio sussistente nella realtà extracoscienziale, la f. è l’attività con la quale il soggetto, sintetizzando la materia, o contenuto, della conoscenza, l’organizza in un oggetto, dà a essa universalità e necessità. Così la f. si chiarisce come l’attività pensante. Per Hegel la f. è il carattere proprio del pensiero in quanto tale e cioè in quanto si distingue dal sentimento, dall’intuizione e dalla rappresentazione, che sono i modi con cui il contenuto umano della coscienza, prodotto dal pensiero, dapprima si manifesta. È questo il senso con cui Croce e Gentile hanno parlato di «forme dello spirito».”,”ELCx-004-FER”
“CERVETTO Arrigo”,”Opere. Archivi supplemento.”,”Schede e ritagli, schede bibliografiche”,”ELCx-348″
“CERVETTO Arrigo”,”Opere scelte.”,”I tempi lunghi di Karl Marx “”«Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!». La mente di Karl Marx aveva cessato di pensare da poche ore e già Friedrich Engels la consegnava al futuro. Un secolo è passato e sono passate alcune generazioni di militanti marxisti. Di tanti avversari, detrattori, calunniatori, affossatori di Karl Marx la polvere della storia non ha lasciato traccia come non ne lascerà dei loro epigoni moderni professionalmente intenti a decretare ogni giorno il superamento del marxismo. L’opera di Marx, invece, vive e si appresta a proseguire il suo lungo cammino nel secondo secolo accompagnata dalla serena certezza del vecchio Engels. Essa vive perché gli uomini possono fermarsi ma non la storia. Essa vive perché ha ancora da rivelare e dispiegare tutta la sua potenza di comprensione scientifica e di trasformazione rivoluzionaria del mondo. «Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana – dice Engels – … la produzione dei mezzi materiali di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un’epoca in ogni momento determinato costituiscono la base sulla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte ed anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venire spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora». L’opera di Marx vivee perché è la scoperta scientifica di ciò che determina il movimento storico. L’enorme montagna dei fatti concreti dell’ultimo secolo, l’infinita somma dei rapporti sociali stabiliti e movimentati da miliardi di uomini, la sterminata mappa di risultati oggettivi, il gigantesco cimitero delle idee, delle volontà, dei desideri, delle passioni degli individui e delle classi stanno a testimoniare come la storia è stata determinata dai fattori costanti che il genio di Marx ha scoperto e definito come legge di sviluppo. I detrattori di Marx sostengono che la sua opera è utopica e millenaristica perché affida alla storia un fine che non può avere. La concezione materialistica della storia non può attribuire fini allo sviluppo della specie umana, sviluppo che è un aspetto della dialettica della natura: quando Engels paragona Marx a Darwin questo lo sa perfettamente. Invece di perdere tempo in noiose confutazioni dell’inesistente, i critici di Marx dovrebbero cercare di dimostrare che la storia di un secolo ha avuto un corso diverso dal movimento scoperto da Marx. Ma non possono farlo. La storia si è sviluppata secondo la legge scoperta da Marx. Creazione di un mercato mondiale, estensione del modo capitalistico di produzione nell’interno pianeta, centralizzazione del capitale e centralizzazione dei mezzi di produzione, maturazione del capitalismo in imperialismo, imputridimento parassitario, burocratizzazione, militarizzazione, ingrandimento dello Stato che nelle varie forme politiche rappresenta la dittatura del capitale, sono tutti aspetti di un processo di evoluzione sociale che alla luce della scoperta scientifica di Marx è possibile cogliere nella sua complessità e comprendere nella sua essenzialità”” (pag 196-197) [Arrigo Cervetto, ‘Opere scelte’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2025, Biblioteca giovani]”,”ELCx-350″
“CERVI Mario a cura”,”25 luglio – 8 settembre ’43. Album di una disfatta.”,”Mario Cervi è nato a Crema (Cremona) nel 1921. È morto nel 2015. Laureato in legge, ufficiale di fanteria durante la seconda guerra mondiale, per molti anni inviato speciale del ‘Corriere della Sera’ è passato poi al ‘Giornale’. Ha scritto una decina di libri di storia e saggi, tra cui una ‘Storia della guerra di Grecia’. “”Alcuni protagonisti militari della grande disfatta. Giacomo Carboni, giovane ambizioso e mondano generale, capo del Servizio informazioni dell’esercito e comandante del Corpo motocorazzato schierato attorno a Roma. Fu, prima e dopo l’8 settembre, frivolo, volubile, sommamente inetto; il maresciallo Ugo Cavallero, Capo di Stato Maggiore dopo la destituzione di Badoglio, (novembre 1940-febbraio 1943). Era considerato filotedesco, e odiato da Badoglio, che durante i 45 giorni l’aveva fatto rinchiudere a forte Boccea, e interrogare da Carboni. Morì in una villa del Quartier generale tedesco di Frascati, il 14 settembre 1943, suicida o ucciso. Dichiarerà Kesselring: «Il maresciallo Cavallero, dopo un lungo colloquio avuto con me, si è ucciso nella notte nel giardino della villa che gli avevo messo a disposizione». (…) Mario Roatta: Capo di Stato Maggiore dell’esercito, lasciò l’esercito senza istruzioni, dopo l’8 settembre, e si precipitò al seguito del Re e di Badoglio, imbarcandosi con loro sulla corvetta Baionetta; Raffaele Cadorna, figlio del generale che nella prima guerra mondiale fu a capo dell’esercito italiano fino a Caporetto, comandava la divisione Ariete, e avrebbe voluto agire contro i tedeschi. Paracadutato nel nord Italia, fu successivamente capo militare della Resistenza; Enrico Caviglia, maresciallo d’Italia, ottantaduenne, condottiero della prima guerra mondiale, antagonista di Badoglio e, diversamente da lui, afascista se non antifascista. Riapparve sulla scena dopo l’armistizio per tentar d’affermare la presenza d’una autorità italiana a Roma. Tentativo fallito”” (pag 271); “”Mario Roatta, 56 anni, Capo di Stato Maggiore dell’esercito, era un generale intelligente e intrigante (…) ma non ebbe un ruolo determinante nella trama della Corte contro Mussolini. Pur emarginato da Ambrosio e scavalcato da Carboni, Roatta non ebbe tuttavia alcuna tentazione di distinguersi da loro. Approvò pienamente la defenestrazione di Mussolini, anche se era ritenuto meno ostile ai tedeschi di quanto lo fosse Ambrosio. A guerra finita fu condannato all’ergastolo per peccati di fascismo, ma evase dall’Ospedale miiltare di Roma e fuggì in Spagna. In un libro ‘Otto milioni di baionette’ aveva riconosciuto, a posteriori, tutte le carenze dell’esercito italiano, senza alcun accenno di autocritica, bneché ne fosse stato uno dei capi”” (pag 92)”,”FOTO-108″
“CERVI Mario a cura”,”L’8 settembre.”,”250 generali si assiepano sul molo di Ortona a mare. … (pag 46-47) Kesserling: “”Fucilare i sabotatori e gli scioperanti”” (pag 94) Quadro della composizione del governo Badoglio (pag 154)”,”ITQM-020-FV”
“CERVI Mario”,”Storia della guerra di Grecia.”,”””Il ragionamento dei greci era, più che semplice, semplicistico: noi abbiamo tenuto a bada l’Italia, tocca agli inglesi il compito di metterci in grado di affrontare la Germania. Veniva così scaricata sugli inglesi una responsabilità gravosa. E gli inglesi, a loro volta, si trovavano di fronte ad un dilemma drammatico: dovevano abbandonare la Grecia al suo destino, e impegnare ogni sforzo nella prosecuzione dell’offensiva africana, da Bengasi verso Tripoli (in Africa sbarcava intanto il corpo di spedizione di Rommel) o dovevano invece sforzarsi di parare la minaccia tedesca sui Balcani? Era più importante Atene o era più importante Tripoli? Churchill, con una delle sue caratteristiche decisioni che infrangevano la «prassi» burocratica e la «routine» protocollare, inviò nel Medio Oriente, nella seconda metà di febbraio, il ministro degli esteri Anthony Eden (1), accreditato della più ampia libertà di apprezzamento e anche di decisione. Eden doveva ascoltare e riferire: ma il modo in cui egli avrebbe riferito al primo ministro sarebbe stato evidentemente risolutivo per le conclusioni del gabinetto di guerra. Per viatico di Eden aveva avuto queste parole: «Non consideratevi costretto a una campagna di Grecia se in cuor vostro sentite che sarà un altro fiasco norvegese. Se non può essere messo a punto un piano soddisfacente, ditelo»”” (pag 314-315)”,”GREx-001-FSD”
“CERVO Martino”,”Willi Münzenberg il megafono di Stalin. Vita del capo della propaganda comunista in Occidente.”,”CERVO Martino è caporedattore del quotidiano ‘Libero’. Con Mattia Ferraresi ha scritto ‘Obama, l’irresistibile ascesa di un’illusione’ (2010). “”Martino Cervo ha realizzato, utilizzando una documentazione tedesca inedita non solo in Italia (…) una sorta di straordinario reportage storico (…). Willi Münzenberg fu protagonista di quel movimento [comunista internazionale] per oltre quindici anni, intersecando la stessa vita del Pci. La cancellazione di Münzenberg e della sua creatura, il Soccorso operaio internazionale, comporta infatti anche l’oblio di pagine e di personalità del comunismo italiano. Giuseppe Di Vittorio, prima di diventare il leader della Cgil nel dopoguerra, durante la lotta clandestina svolse un ruolo importante nella organizzazione di Münzenberg. Altra personalità del comunismo italiano che ha subito la “”seconda morte”” è proprio uno dei suoi principali fondatori, Francesco Misiano (a cui solo Claudio Natoli, tra gli storici italiani, ha dedicato un importante saggio nel 1996). Bollato da Antonio Gramsci come elemento “”da defecare””, fu il principale collaboratore di Münzenberg nella produzione cinematografica. Abbiamo così, grazie a Cervo, un quadro realistico di che cosa siano stati gli anni della crescita del bolscevismo in un panorama di rapporti internazionali. Münzenberg, giovane antimilitarista seguace della sinistra socialista tedesca di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, diventa il leader dell’Internazionale giovanile che anima la protesta contro la guerra nel 1914 e il cui giornale costituisce la principale tribuna di Lenin fino al 1917. Successivamente è a Münzenberg che Lenin affida l’orgaizzazione della solidarietà alla causa comunista in campo capitalistico, facendo base a Berlino”” (dalla prefazione di Ugo Finetti) (pag 9)”,”RIRB-140″
“CERVONE Pier Paolo”,”I signori della Grande Guerra. Storie di generali e di battaglie.”,”CERVONE Pier Paolo, nato a Finale Ligure (Savona) si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Genova. Giornalista professionista, è stato caposervizio a ‘La Stampa’ di Torino. “”Questi provvedimenti mettono in cattiva luce gli ufficiali di Stato Maggiore agli occhi degli ufficiali di fanteria. Se le cose vanno male la colpa è dei comandanti delle truppe. Se vanno bene il merito è degli altri che giocano sul velluto”” [Caviglia a Montuori, ndr]. Montuori non cambia programma e il Sabotino [monte al confine tra Italia e Slovenia, a nord di Gorizia, ndr] finisce per qualche mese in seconda linea. L’esercito italiano deve pensare a difendersi. Il 15 maggio, con alcuni mesi di ritardo rispetto alle previsioni, gli austriaci scatenano l’offensiva in Trentino. E la “”Strafexpedition””, la spedizione punitiva contro gli italiani traditori voluta da Franz Conrad von Hötzndorf, capo di Stato Maggiore dell’esercito imperiale, anche se non riesce a ottenere l’appoggio tedesco. Abbiamo già raccontato la battaglia. Caviglia contribuisce ad arrestare l’avanzata. Raggiunge l’Altopiano dei Sette Comuni insieme al comando della divisione e alla brigata “”Piacenza””. Appena arriva a Castelfranco è promosso generale di divisione, gli viene assegnata la 29ª nella grande riserva istituita da Cadorna dopo aver spostato molte truppe dal fronte isontino,. Il 15 maggio Caviglia è nella trincea di Fozza, alla testa dei fanti della 29ª divisione. Si accorge che i reparti austriaci attraversano un momento di crisi e, senza attendere ordini dal comando supremo, si fa aprire un varco tra i cavalli di frisia o ordina l’attacco che porta alla conquista del Gallio. Dimostra coraggio e una grande forza morale. E anche di essere antiburocratico: i suoi attacchi sono improvvisi, quando più il momento è opportuno. Al capitano Filippo Tommaso Marinetti, poeta futurista, confida: “”Purtroppo si vuole fare una guerra da sagrestani o da pazzi sfrenati. Io non ho mai avuto paura nella mia vita. Il giorno in cui avessi paura, mi farei saltare le cervella. Ma a me piace la guerra come uno sport. Bisogna praticarla sportivamente, con disinvoltura e serenità””. Due mesi dopo l’esercito italiano si rimette in marcia. E ottiene l’unica vittoria di un certo significato dei primi dodici mesi di conflitto: la conquista di Gorizia, la regina del Carso, il 9 agosto 1916. Caviglia apprende dal solito bollettino firmato Cadorna che il Sabotino è in nostre mani e che tutto il merito dell’azione è di Pietro Badoglio, promosso a maggiore generale (più tardi arriverà anche il marchesato, appunto del Sabotino). Il generale Montuori si lamenta con Caviglia e parla apertamente di un’ingiustizia. “”Il progetto è mio – osserva Montuori – e anche gran parte della preparazione””””. (pag 151)”,”QMIP-140″
“CERVONE Pier Paolo”,”Vittorio Veneto, l’ultima battaglia.”,”CERVONE Pier Paolo è nato a Finale Ligure e si è laureato in Scienze politiche all’Università di Genova con una tesi sulla ‘Storia dell’apartheid in Sudafrica dal 1652 ai giorni nostri’. Giornalista professionista è capo servizio de ‘La Stampa’. Ha pubblicato nella collana ‘Storia e documenti’ la biografia di Caviglia: ‘Enrico Caviglia, l’anti Badoglio’ (1992). Il disastro di Caporetto. L’errata disposizione delle forze. “”Nelle febbrili giornate che precedono l’ora X, grazie alle preziose informazioni fornite da ufficiali disertori di varie nazionalità (cechi, romeni, boemi), numerosi reparti vengono spostati per potenziare l’ala sinistra del nostro schieramento. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, i rinforzi arrivano a destinazione o alla vigilia dell’offensiva o a battaglia già iniziata. Con un contributo, quindi, pressoché nullo. Scrive il generale Faldella: “”Il 23 ottobre, nella notte e nella giornata del 24, sulle strade immediatamente dietro il fronte, si svolse un movimento caotico di truppe a piedi e in autocarro, di artiglierie trainate da cavalli e da trattori, di convogli di carri e automezzi, con gli inevitabili disguidi e intasamenti””. Si commette l’errore di modificare alla vigilia di un’offensiva, attesa come imminente, i limiti di settore fra due corpi d’armata, il IV (Cavaciocchi) e il XXVII (Badoglio). (…) Risultato: la strada di fondo valle non viene difesa e la 12° divisione slesiana può tranquillamente raggiungere Caporetto. Il XXVII, che avrebbe dovuto sbarrare il fondovalle Isonzo tra Monte Plezia e la riva destra, destina a questo compito un solo battaglione della Napoli (poco più di 400 uomini) diluito su un fronte di due chilometri in zona ripida e boscosa. Il generale Cavaciocchi, dopo aver chiesto assicurazioni a Badoglio, ritira da quella zona il 2° e il 9° bersaglieri, e li dirotta sulla sinistra Isonzo, sotto il Monte Nero, che diventerà una grande trappola. Un altro favore agli avversari lo concediamo nel settore della 46° divisione (generale Giulio Amadei) del IV Corpo. Cadorna aveva prescritto che la difesa delle linee avanzate fosse affidata a poche truppe. Invece qui, sotto la cresta dello Sleme e del Monte Mrzli, fino al fondo valle Isonzo (Molini di Gabrie) vengono lasciati ben 13 battaglioni e nove batterie di medio calibro (obici da 149) oltre a numerose batterie da campagna e someggiate. “”Bisogna esserci stati – commenta Faldella – per rendersi conto di come fosse impossibile resistere su questa linea ad un attacco di notevoli forze. Era dominata dalle trincee austriache, al punto che ogni movimento provocava raffiche di mitragliatrice e salve di batteria. Dalle trincee nemiche rotolavano su quelle italiane sassi e talvolta scatole piene di escrementi, a scherno degli infelici che si logoravano a tenere una linea assurda che non offriva riparo alcuno (…)””. Invece sulla linea di difesa a oltranza, che dal Monte Nero scende a Selice e all’Isonzo, per natura fortissima, rimangono fino al 22 ottobre due soli battaglioni, rimpinguati all’ultimo momento da altri quattro. Chiude Faldella: “”Naturalmente gli austro-tedeschi poterono in tre ore mettere fuori combattimento, per il favore del terreno e il mancato sbarramento delle artiglierie, i tredici battaglioni, più un quattordicesimo, e poi sfondare la linea di difesa a oltranza nel fondo valle, dov’era rimasto un solo battaglione di fanteria. Non sarebbe stato possibile fare una più assurda distribuzione delle forze, né il nemico avrebbe potuto essere meglio favorito””. Eppure dagli ufficiali disertori di Paesi ostili all’impero asburgico, veniamo a sapere praticamente tutto”” (pag 29-30-31)”,”QMIP-177″
“CERVONE Pier Paolo”,”Enrico Caviglia, l’anti-Badoglio.”,”CERVONE Pier Paolo Fiume. “”Tra Caviglia e D’Annunzio l’atmosfera si guasta per i continui colpi di mano degli «uscocchi», come il Comandante aveva chiamato i suoi legionari più spericolati. Il dirottamento di piroscafi e navi da guerra, la cattura di alcuni cavalli dell’esercito complicano ulteriormente la situazione. A D’Annunzio basta avere beffato il comandante militare della Venezia Giulia ma anche in questa occasione Caviglia, come sottolinea Spinosa, si comporta con classe e sangue freddo. In un ordine del giorno alle truppe scrive: «Certo, sarebbe molto comodo per me dire, usando il linguaggio per molti divenuto abituale: “”Io me ne frego, io mi chiamo Caviglia”” e pestar sodo. Ma ora bisogna avere pazienza. Voi sapete che parlo poco e mantengo le promesse: ebbene metteremo a posto tutto». Particolarmente grave l’episodio del rapimento della bandiera di un reggimento delle truppe regie. Caviglia s’inalbera e scrive a D’Annunzio: «Alcuni atti recenti della S.V. mi hanno dolorosamente impressionato facendo sorgere in me il dubbio che Ella non sia mosso unicamente dal bene d’Italia, ma anche da ambizioni personali non pienamente pure e che nello stesso tempo Ella non domini più completamente l’ambiente di Fiume””. Quindi chiede la restituzione della bandiera (…). Nuovo incontro il 27 agosto. La situazione internazionale è migliorata per l’uscita di scena del presidente americano Wilson e dalla nuovo politica di Francia e Inghilterra che sembrano disinteressarsi della Jugoslavia. Caviglia convoca D’Annunzio per un esame della questione adriatica e il Comandante ne approfitta per leggere al generale le bozze dello Statuto della Reggenza Italiana del Quarnaro, la sua nuova creatura, facendogliene poi dono. (…) E la nascita della Reggenza introduce un nuovo periodo di intrighi e sospetti, di incontri segreti con gli emissari delle varie correnti politiche. Il governo teme che il movimento rivoluzionario inaugurato a Fiume da D’Annunzio si estenda alla penisola. Riferendosi a quel periodo, Caviglia accenna persino a un interessamento di Lenin alla questione fiumana: «A Fiume» sostiene, «dove D’Annunzio e i suoi legionari vivevano in stato di ribellione, si rivolsero le speranze dei partiti più o meno costituzionali della borghesia nonché di altri partiti anticostituzionali e anche anarchici. E specialmente Lenin sperò in Fiume come punto di partenza per una rivoluzione in Italia. Anche Mussolini, dopo la prima idea del 25 settembre 1919 di un direttorio di governo Giardino-Caviglia-Rizzo presieduto da D’Annunzio, verso la fine di settembre, o ai primi di ottobre del 1920, compila un particolareggiato memoriale per un «colpo di Stato dannunziano». Mussolini pensa che un’azione armata su Roma possa riuscire soltanto con il concorso delle truppe regolari e in tal senso compie, e fa compiere, sondaggi più o meno cauti con alte autorità militari. In particolare con Caviglia che, nella sua veste di comandante delle truppe della Venezia Giulia, avrebbe potuto avere influenza determinante nella prima fase di un movimento rivoluzionario iniziato dalle forze legionarie fiumane. Il 10 ottobre il Poeta incontra il generale e fa pressioni perché aderisca al complotto. Caviglia afferma: «Non ebbi mai il minimo dubbio sulla via da seguire. Obbedire alle leggi, opporsi ad ogni rivoluzione, perché in quel momento di grave crisi economica sarebbe stata l’estrema rovina del nostro Paese, anche se fosse riuscita, e fidare nel buon senso del nostro popolo italiano, che doveva finire col prevalere»”” (pag 143-144-145)”,”QMIP-261″
“CESA Claudio”,”Il giovane Feuerbach.”,”CESA Claudio nato nel 1928 allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha frequentato poi come borsista le università di Friburgo, Gottinga e Parigi. Dal 1956 è professore nei licei. Nel 1955 ha pubblicato ‘Apostolato cattolico e condizione operaia’ (De-Silva). Ha tradotto in italiano per la Laterza l’ antologia della Sinistra hegeliana. “”Proprio in questo senso si era pronunziato Goethe in un colloquio con Eckermann: “”La convinzione della nostra immortalità nasce, per me, dal concetto dell’ attività; perché se io opero senza posa sino alla mia morte, la natura è obbligata ad assegnarmi un’ altra forma di esistenza quando questa mia attuale non può più continuare a contenere il mio spirito””. L’ universo, nella prospettiva goethiana, non aveva un ‘centro’; era la stessa vita a pulsare nel più piccolo animale e nella stella più lontana. Diversa è la posizione di Feuerbach: anch’egli è convinto che la vita sia una perenne attività; ma le varie forme di essa sono viste, se è lecita l’ immagine, come una piramide la cui cuspide è la terra, e , in essa, il genere umano. Come l’ embrione, scrive il filosofo, è la preparazione dell’ uomo, pur essendone ancora infinitamente diverso, così i corpi celesti sono soltanto gradini che conducono alla terra. “”In cielo la natura celebra la festa dei santi; le luci che tu vedi là in alto non sono niente più e niente altro che ceri sulle tombe del passato. Le stelle non sono altro che annali, documenti del passato della terra””. “”…La piccola terra è il frutto del grande universo.”” Un tempo, continua Feuerbach, l’ umanità credeva che tutto fosse stato fatto per l’ uomo, e che la terra fosse il centro dell’ universo; da poco tempo questa credenza è stata sostituita da un’ altra, che Alles zum Mittelpunkt macht, Nichts zum Mittelpunkt. Gli uomini hanno perduto di vista l’ autentico tutto, l’ unità della vita, e si sono dedicati a raccogliere nella loro coscienza, quasi essa fosse uno specchio o un magazzino dell’ universo, il maggior numero possibile di dati sensibili; il loro motto potrebbe essere: “”Tutto ciò che merita di esistere, merita di essere conosciuto””; (…)”” (pag 169-170)”,”FILx-309″
“CESA Claudio”,”Hegel filosofo politico.”,”Contiene tra l’altro i capitoli: – Gli scritti di Hegel sulle vicende politiche del suo tempo (pag 13-) – Hegel e la rivoluzione francese (pag 45-) – Stato e libertà negli scritti politici di Hegel (pag 145-) – Considerazioni sulla teoria hegeliana della guerra (pag 171-) Claudio Cesa è nato a Novara nel 1928, ed è stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa. Dopo essere stato per molti anni docente nei licei, ha insegnato Storia della filosofia moderna e contemporanea alla Università di Firenze. In seguito è diventato professore di filosofia politica presso l’Università di Siena. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il giovane Feuerbach’ (1963), ‘La filosofia politica di Schelling’ (1969), ‘Studi sulla sinistra hegeliana’ (1972), ‘Fichte e il primo idealismo’ (1973). Ha tradotto in italiano opere di Hegel, Feuerbach, Zeller e Ranke. “”(…) Hegel accetta e rovescia giudizi che erano correnti nella valutazione illuministica: questa faceva risalire la guerra al lato irrazionale dell’uomo (le passioni e le ambizioni dei sovrani, il fanatismo e la stupidità delle folle): Hegel accetta il giudizio di «irrazionalità» (le «forze dell’inorganico») ma insieme lo rovescia: è un irrazionale che, nella sua elementarità, è necessario, che ‘può’ (non deve) liberare da un altro irrazionale, da quella forma di «follia» nella quale cade lo spirito privato abbandonato a se stesso. Questi accenni alla guerra come un fenomeno «naturale» si ritrovano puntualmente nella ‘Filosofia del diritto’; «Questa necessità – si legge al § 324 – ha da un lato la figura di potere naturale»; e negli appunti presi dagli uditori delle lezioni di Hegel, e recentemente pubblicati da K.H. Ilting, su questo aspetto si insiste più di una volta: la guerra viene paragonata al diritto superiore che il genere ha nei confronti degli individui, e lo stato viene definito «il corrispettivo della natura» «una natura della volontà» (23). Se era un giudizio che risaliva almeno a Hobbes, ripetuto in Germania di recente anche da Fichte, che gli stati sono tra loro in un rapporto di stato di natura, in un rapporto cioè non ordinato da leggi costrittive vincolanti, Hegel, come si è visto, ne allarga la portata. Egli sa bene che tra le nazioni civilizzate le guerre sono iniziate per qualche motivo, per respingere una offesa o per conseguire un vantaggio; e spiega, anche, che non si può dare su di esse un giudizio sulla base del giusto e dell’ingiusto, perché, quando gli stati si affrontano, sono due diritti, e non un diritto e un torto, a venire in contrasto. Ma egli non esclude, anzi, suggerisce, che al di là di queste «cause» la guerra possa avere origine da una esplosione di vitalità; l’illustrazione più banale – anche se storicamente corretta – di questo comportamento è offerta dalle irruzioni delle popolazioni barbariche sui vicini. Ma ci sono altre considerazioni a mostrare come questo aspetto non sia, per Hegel, da relegarsi nel passato, ai tempi dei germani, dei tartari o dei mongoli, ma sia un elemento costitutivo di molti, anzi, di tutti i conflitti. Di tutti dal punto di vista dell’aggredito, il quale deve scegliere se resistere o piegarsi – e non può illudersi che la guerra gli serva a difendere la vita e la proprietà: «questa sicurezza non viene ottenuta col sacrificio di ciò che deve essere garantito, al contrario» (24). Di molti dal punto di vista dell’aggressore: «Molte guerre sono iniziate perché si era annoiati dalla pace», o perché la «politica» ha saputo scatenare verso l’esterno quel «fermento» o quell’«impulso ad agire» (Trieb der Tätigkeit) che altrimenti si sarebbe volto all’interno, a scardinare le istituzioni (25); un ultimo esempio (Hegel pensava alla Francia?) è infine quello di un popolo che, nel pericolo di perdere la sua indipendenza, vede accorrere i cittadini alla difesa di essa: «Quando così l’intero è divenuto sua potenza, e dalla sua vita interiore, in sé, è stato trascinato verso l’esterno, allora la guerra difensiva si trasforma in guerra di conquista» (26). In tutti questi casi, come si vede, la spinta reale non è offerta da un motivo limitato e ben individuabile – si tratta di una vera e propria manifestazione di vitalità che il caso o il calcolo spingono verso l’esterno, contro altri popoli”” (pag 186-187) [(23) ‘Rechtphilosophie’, ed Ilting, cit., Bd. I, p. 205, Bd. 3, p. 841; (24) Phil. d. Rechts (ed. Hoffmeister), Hamburg, 1955, p. 280; (25) ‘Rechtphilosophie’, cit., III, pp. 829-30; cfr, Phil. d. Rechts, p. 281; Rousseau, invece, condannava energicamente il sistema di prevenire le guerre tra i privati cittadini con guerre tra gli stati «mille volte peggiori»; cfr. S. Hoffmann, ‘Rousseau on War and Peace’, “”American Political Science Review, 1963, p. 323; (26) Phil. d. Rechts, p. 282]”,”HEGx-043″
“CESA Claudio a cura; saggi di Norberto BOBBIO Manfred RIEDEL Giuliano MARINI Eric WEIL Hans MAIER Z.A. PELCZYNSKI Hermann LÜBBE Ernst TOPITSCH Jacques D’HONDT”,”Il pensiero politico di Hegel. Guida storica e critica.”,”Claudio Cesa introduce al pensiero politico di Hegel attraverso i saggoi di N. Bobbio (Hegel e il giusnaturalismo), M. Riedel (Natura e libertà nella ‘Filosofia del diritto’), G. Marini (La società civile hegeliana), E. Weil (Hegel e il concetto di rivoluzione), H. Maier (Hegel e la Costituzione del Reich), Z.A. Pelczynski (Hegel e la Costituzione inglese), H. Lübbe (Hegel e la società politicizzata), E. Topitsch (Critica degli apologeti di Hegel), J. D’Hondt (Hegel-Amleto) “”È a partire da Marx e da Engels che si deve, senza dubbio, situare la rottura con l’impostazione specificamente hegeliana del rapporto tra teoria e prassi e con il modo pericolosamente mitologico di trattare un problema come questo. Ma si deve constatare, anche, che persino per questi autori il punto di partenza è stata la visione politica hegeliana; e che il mutamento avverrà non senza lentezze e giri viziosi (59). Engels, nella sua giovinezza, si limita a recepire i temi della discussione. Li ha colti nella loro espressione francese? O li ha ricavati dall’opera di Hegel, e in particolare da quella ‘Estetica’ di cui egli, sino ai suoi ultimi giorni, consiglierà ai discepoli la lettura? (60). Nel 1840 Engels, ventenne, dedica un articolo a ‘K. Gutzkow als Dramatiker’ (61). Parla tra l’altro del dramma di Gutzkow ‘Hamlet in Wittenberg’ e rimprovera all’autore di essersi servito di Faust per «introdurre il dubbio nel cuore di Amleto». Un simile ripiego non era necessario in quanto il dubbio (qui Engels riassume e sintetizza le idee di Hegel, di Duvergier de Hauranne, di Börne) è «l’elemento tedesco» (‘der Zweifel, das deutsche Element’). E questo «elemento tedesco» è «innato» (‘angeboren’) in Amleto (62) come se, presso i tedeschi, esso fosse l’esito di una implacabile maledizione. Engels accetta dunque come una ovvietà questa analogia di Amleto de del carattere nazionale tedesco, e l’eredità del dubbio presso i tedeschi. Ora, non si tratta affatto del dubbio cartesiano, artificiale, metodo, sistematico, che permette di accostarsi meglio alla verità e che non impedisce l’azione: «La mia seconda massima – dice Cartesio proponendo la sua morale provvisoria – era di essere nelle mie azioni più fermo e risoluto che mi fosse possibile…». Né si tratta di quell’atteggiamento indicato da Marx come suo «motto»: «Dubita di tutto» (63). Si tratta, piuttosto, dell’incapacità di decidere e di agire la quale rende i tedeschi un popolo non pratico e non politico. Engels detesta questo «dubbio germanico», ed anche Amleto, l’anti-eroe che lo incarna sulla scena. Per scongiurare questo ricordo malefico, per sbarrare la strada di Wittenberg, egli inviterà i tedeschi della sua generazione ad un altro pellegrinaggio, per Xanten, dove è nato un eroe completamente diverso: Sigfrido! L’ultima vittoria di Sigfrido sarà doppiamente anacronistica: uccidere Amleto nell’anima tedesca! Si passa da un eroe all’altro, ma non si abbandona la leggenda; ora, in tutta questa storia, ciò che è più leggendario, cioè incredibile, è proprio la credenza in una «anima tedesca» – o francese – eterna, in un «carattere nazionale» immoto che, da sé solo, e senza che intervengano altre forze più decisive, susciterebbe le grandi rinascite e i grandi sconvolgimenti della storia. Nel 1840, agli occhi di Engels, Amleto cessa di essere la Germania. Nell’articolo che egli intitola ‘Siegfrieds Heimat’ (La patria di Sigfrido), e che pubblica soto il suo pseudonimo dell’epoca, Friedrich Oswald, esclama: « … finire (pag 217-218-219-220-221) [Jacques D’Hondt, ‘Hegel-Amleto. Il problema del passaggio all’atto politico’] [(in) Claudio Cesa, a cura, ‘Il pensiero politico di Hegel. Guida storica e critica’, Laterza, Roma, Bari, 1979]”,”HEGx-048″
“CESA Marco”,”Alleati ma rivali. Teoria delle alleanze e politica estera settecentesca.”,”Marco Cesa è Resident Professor di Relazioni Internazionali presso il Bologna Center della Paul H. Nitze School of Advanced International Studies, The Johns Hopkins University e professore ordinario della stessa materia nell’Università di Bologna.”,”RAIx-057-FL”
“CESA Claudio”,”Introduzione a Fichte.”,”””È nel 1804 che Fichte sembra assegnare all’idealismo, anche nella sua forma “”superiore”” (aveva dimenticato la protesta di Kant, in in nota dei ‘Prolegomeni’, contro questa espressione?) un rango inferiore a quello del “”realismo””, che egli, per distinguere da quello comune, qualifica pure di “”superiore””. La nuova gerarchia tra i due termini, che ribalta quella che Fichte aveva professato per oltre un decennio, non vuol essere una semplice palinodia; e se non convincono i suoi tentativi di far credere che avesse sempre pensato queste cose, e soltanto non le avesse dette con l’incisività necessaria, si deve riconoscene che Fichte limita la portata dell’idealismo “”soggettivo”” onde dargli un fondamento più solido di quella certezza di sé (“”fattuale””, come egli la chiama) che si può attingere con l’autocoscienza”” (pag 130) ‘La palinodia è un termine che indica ogni componimento poetico che si configura come una ritrattazione di parole o idee precedentemente espresse. Questa parola deriva dal greco e, secondo la definizione del lessico Suda, significa ‘canto opposto’ o ‘dire il contrario rispetto a quanto detto in precedenza’ 1. In altre parole, la palinodia rappresenta un atto di revisione o cambiamento di opinione, spesso espresso attraverso la poesia o il discorso. Un esempio antico di palinodia risale a Stesicoro, che nell’ode Palinodia trattò il mito di Elena in modo diverso dalla tradizione comune. Mentre la versione tradizionale considerava Elena come la causa principale della guerra di Troia, Stesicoro propose una visione alternativa 2. Questo esempio illustra come la palinodia possa sfidare le opinioni consolidate e offrire nuove prospettive. In termini filosofici, la palinodia può essere vista come un invito alla riflessione critica e alla revisione delle nostre convinzioni, aprendo la strada a una maggiore comprensione e consapevolezza’ (f. copil.)”,”FILx-013-FSD”
“CESA Claudio”,”Fichte, i romantici, Hegel.”,”””I «momenti» nei quali lo Stato si articola sono i «poteri»: il legislativo, il governo e il principe (Hegel non accetta lo schema di Montesquieu, mentre è più vicino a quello di Locke)”” (pag 81)”,”HEGx-002-FMB”
“CESARANO Filippo”,”Gli accordi di Bretton Woods. La costruzione di un ordine monetario internazionale.”,”CESARANO F. è capo ufficio ricerche storiche della Banca d’Italia. Ha studiato all’Università di Chicago. E’ stato ‘Visiting’ in varie università tra cui la UCLA., Stanford, Harvard e la Nederlandse Economische Hogeschool.”,”ECOI-280″
“CESARANO Giorgio”,”Manuale di sopravvivenza.”,”””Dal momento che l’uomo non viene al mondo con uno specchio, né da filosofo fichtiano (Io sono io), egli, in un primo tempo, si rispecchia in un altro uomo. L’uomo Pietro si riferisce a se stesso come a un uomo soltanto mediante la relazione all’uomo Paolo come proprio simile. Ma così anche Paolo, nella sua corporeità Paolina, conta per lui come forma fenomenica del ‘genus’-uomo”” (K. Marx) “”…apparirà allora che il mondo possiede da tempo il sogno di una cosa di cui deve soltanto possedere la coscienza, per possederla realmente”” (K. Marx, “”Lettera a Ruge, sett. 1843. ‘Un carteggio del 1843 e altri scritti giovanili’, Ed. Rinascita, p. 40) (pag 45)”,”FILx-037-FV”
“CESARE Caio Giulio”,”De Bello Gallico. Libro I.”,”””Cesare trovava anche nella sua inchiesta; quanto al combattimento equestre sfavorevole che era avvenuto pochi giorni prima, che l’ inizio di quella fuga era stato fatto da Dumnorige e dai cavalieri di lui (…) e che la restante cavalleria era rimasta atterrita dalla fuga di quelli. (…) (Cesare) pensava abbastanza di causa esservi, perché o egli stesso rivolgesse l’ animo contro di lui o ordinasse alla popolazione di rivolgerlo. Una sola considerazione si opponeva a tutti questi motivi, il fatto che aveva ben conosciuto la grandissima devozione del fratello Diviziaco verso il popolo Romano, il grandissimo affetto verso di lui, la lealtà, non comune, l’ equità la moderazione: perché temeva di offendere col castigo di lui l’ animo di Diviziaco.”” (pag 62)”,”STAx-103″
“CESARE Gaio Giulio, a cura di Adriano PENNACINI”,”Opera Omnia. Volume I.”,”Gaio Giulio Cesare nasce a Roma il 13 luglio 100 a.C. dal patrizio Gaio Giulio Cesare (pretore nel c.92), e da Aurelia, della famiglia degli Aurelii Cottae e forse sorella dei consoli del 75, 74 e 65. Nel 84 Cesare sposa Cornelia, figlia di Cinna. Nello stesso periodo per volere del suocero, riceve la nominatio per il sacerdozio di flamen Dialis, ma, non possedendo i requisiti necessari per l’arcaica dignità, non giunge alla consacrazione. Nel 81-80 Cesare compie le sue prime esperienze militari in Asia Minore agli ordini di Marco Minucio Termo, si distingue nella presa di Mitilene e viene decorato con la corona civica. Nel 77-76 ritornato a Roma, in due successivi processi accusa i sillani Gneo Cornelio Dolabella e Gaio Antonio Hibrida di malversazioni in Grecia e, pur non ottenendo la loro condanna, si impone all’attenzione per la grande abilità oratoria.Nel 60 Cesare viene eletto al consolato per il 59 grazie all’appoggio di Pompeo e Crasso.”,”VARx-146-FL”
“CESARE Gaio Giulio, a cura di Adriano PENNACINI”,”Opera Omnia. Volume II.”,”Gaio Giulio Cesare nasce a Roma il 13 luglio 100 a.C. dal patrizio Gaio Giulio Cesare (pretore nel c.92), e da Aurelia, della famiglia degli Aurelii Cottae e forse sorella dei consoli del 75, 74 e 65. Nel 84 Cesare sposa Cornelia, figlia di Cinna. Nello stesso periodo per volere del suocero, riceve la nominatio per il sacerdozio di flamen Dialis, ma, non possedendo i requisiti necessari per l’arcaica dignità, non giunge alla consacrazione. Nel 81-80 Cesare compie le sue prime esperienze militari in Asia Minore agli ordini di Marco Minucio Termo, si distingue nella presa di Mitilene e viene decorato con la corona civica. Nel 77-76 ritornato a Roma, in due successivi processi accusa i sillani Gneo Cornelio Dolabella e Gaio Antonio Hibrida di malversazioni in Grecia e, pur non ottenendo la loro condanna, si impone all’attenzione per la grande abilità oratoria.Nel 60 Cesare viene eletto al consolato per il 59 grazie all’appoggio di Pompeo e Crasso.”,”VARx-150-FL”
“CESARETTI Gino a cura; CANOBBIO-CODELLI Federico CHERSI Tullio LEMBI Adriano MALDACEA Lucia MOLTENI Roberto M. PARISI Federico POGLIANI Giuliano SCOLARI Giuseppe TESTA Donatella CORDA Giuseppe CORDINI Carla PIANA Annapaola, redazione; fra gli autori delle biografie: E. AGAZZI D. BARRUCAND M. BATAILLON Y. BELAVAL K.R. BIERMANN C.W. BODEMER J. BRACHET A.M. BRIZIO W.H. BROCK L. BULFERETTI G. CANGUILHEM A.A. CAPOCACCIA V. CAPPELLETTI E. CARRUCCIO S.L. CHAPIN S.D. CHAPMAN P. COSTABEL J.S. CREASEY M.P. CROSLAND Z. DADIC J. D’AGUILAR L.M. DAVEY G. DE-BEER L.S. DE-CAMP A. DELAUNAY D. DE-MOULIN T.K. DERRY G. DIAMBRINI PALAZZI D. DUGUE L. DULIEU A.M. DUNCAN J.F. FISCHER E.G. FORBES A. FRAJESE W. FRANK L. GEYMONAT C.S. GILLMOR M. GLIOZZI L. GODEAUX H. GOERKE M. GOUREVITCH I. GRATTAN-GUINNES A.T. GRIGORJAN M.D. GRMEK R.E. HALL P.M. HEIMANN J. HERIVEL H. HERMS P. HUARD H. HERMES A.P. JUSKEVIC T. KAHN B.M. KEDROV F. KLEMM V. KRUTA Y. LAISSUS H.H. LAUER H.M. LEICESTER T.H. LEVERE G.A. LINDEBOOM L. LOMBARDO-RADICE C. MACCAGNI P. MAFFEI M. MARKOVIC S.R. MIKULINSKIJ P.V. MOLLER-CHRISTENSEN I. MULLER M.P. MULTANOVSKIJ S. NAKAYAMA H. NEUBER G. NICOLE-GENTY J. PAYEN G. PICCOLI J. PIVETEAU . POYNTER L. PREMUDA A. QUILICO M. REUCHLIN S. RICHTER J. ROGER E. ROSEN P. ROSSI G. SCHERZ F. SCHILLER C.J. SCHNEER R. SCHRIMPF E.N. SIVOWITCH N.A.F. SMITH J.I. SOLOVEV J. STANNARD I. STRUBE S.V. SUHARDIN M.D. SWORDS A. SZABO R. TATON E. TOGLIATTI J. TREFOUEL R. VISSER H.H. WALSER H. WUSSING H. WYKLICKY J. ZEMPLEN”,”Scienziati e tecnologi dalle origini al 1875. Volume I. Da Abano, Pietro d’ a Gibbs, Josiah Willard.”,”Comitato scientifico: AGAZZI Evandro CAPPELLETTI Vincenzo GEYMONAT Ludovico GRMEK Mirko D. QUILICO Adolfo SILVESTRI Mario BULFERETTI Luigi MACCAGNI Carlo, Direttore editoriale MACORINI Edgardo. Fra gli autori delle biografie: E. AGAZZI D. BARRUCAND M. BATAILLON Y. BELAVAL K.R. BIERMANN C.W. BODEMER J. BRACHET A.M. BRIZIO W.H. BROCK L. BULFERETTI G. CANGUILHEM A.A. CAPOCACCIA V. CAPPELLETTI E. CARRUCCIO S.L. CHAPIN S.D. CHAPMAN P. COSTABEL J.S. CREASEY M.P. CROSLAND Z. DADIC J. D’AGUILAR L.M. DAVEY G. DE-BEER L.S. DE-CAMP A. DELAUNAY D. DE-MOULIN T.K. DERRY G. DIAMBRINI PALAZZI D. DUGUE L. DULIEU A.M. DUNCAN J.F. FISCHER E.G. FORBES A. FRAJESE W. FRANK L. GEYMONAT C.S. GILLMOR M. GLIOZZI L. GODEAUX H. GOERKE M. GOUREVITCH I. GRATTAN-GUINNES A.T. GRIGORJAN M.D. GRMEK R.E. HALL P.M. HEIMANN J. HERIVEL H. HERMS P. HUARD H. HERMES A.P. JUSKEVIC T. KAHN B.M. KEDROV F. KLEMM V. KRUTA Y. LAISSUS H.H. LAUER H.M. LEICESTER T.H. LEVERE G.A. LINDEBOOM L. LOMBARDO-RADICE C. MACCAGNI P. MAFFEI M. MARKOVIC S.R. MIKULINSKIJ P.V. MOLLER-CHRISTENSEN I. MULLER M.P. MULTANOVSKIJ S. NAKAYAMA H. NEUBER G. NICOLE-GENTY J. PAYEN G. PICCOLI J. PIVETEAU . POYNTER L. PREMUDA A. QUILICO M. REUCHLIN S. RICHTER J. ROGER E. ROSEN P. ROSSI G. SCHERZ F. SCHILLER C.J. SCHNEER R. SCHRIMPF E.N. SIVOWITCH N.A.F. SMITH J.I. SOLOVEV J. STANNARD I. STRUBE S.V. SUHARDIN M.D. SWORDS A. SZABO R. TATON E. TOGLIATTI J. TREFOUEL R. VISSER H.H. WALSER H. WUSSING H. WYKLICKY J. ZEMPLEN”,”SCIx-200″
“CESARETTI Gino caporedazione; CANOBBIO-CODELLI Federico CHERSI Tullio LEMBI Adriano MALDACEA Lucia MOLTENI Roberto M. PARISI Federico POGLIANI Giuliano ROGNONI Bruno TESTA Donatella CORDA Giuseppe CORDINI Carla PIANA Annapaola, redazione; fra gli autori delle biografie: G.E. ALLEN G. AUJAC E. BELLONE E.H. BERNINGER G. BIRARDI H. BOLZA R. BRANDT-MANNESMANN D.S. CARDWELL A.V. CAROZZI P. CASINI R. CASSINIS O.E. CLARK E.J. COLLINS C. COURY J.S. CREASEY . CRESPI C.A. CULOTTA P. DI-PIETRO R.G.A. DOLBY S. DONADONI H.M. EVANS F. FERRACUTI G.D. FRIEDLANDER K. VON FRITZ F. GABRIELI V. GIACOMINI W.C. GIBSON L. GLESINGER F. GREENWAY M. GUEDES M.B. HALL A. HERMANN C. HILL E. HINTZSCHE J.E. HOFMANN K. HUDSON A.J. IHDE H. KANGRO K.D. KEELE J.T. LLOYD J.M. LOPEZ PINERO R.E.W. MADDISON S. MARACCHIA V. MATHIEU H.W. MATIS M.G. MINNAERT G. MONTALENTI G. MORUZZI J. NICOLLE R. OLBY P. OMODEO G. ONGARO H.J. PARISH M.L. PEARL J. PELSENER F. PERRIN R. PRACCHI E.H. ROBINSON G. RUDOLPH S. SCHWANN W.L. SCOTT G. SEMERANO P-J. SHORT P. SMIT J. STEUDEL H. STUBBE F. STUSSI L. SUHLING G. TABARRONI G.E. TAUBER U. TROITZSCH M. TWYMAN J. VIVIE’ O.T. VOLK O.H. WANGENSTEEN R.S. WESTFALL E. YAGI”,”Scienziati e tecnologi dalle origini al 1875. Volume II. Da Gilbert, Grove Karl a Rankine, William John M.”,”Comitato scientifico: AGAZZI Evandro CAPPELLETTI Vincenzo GEYMONAT Ludovico GRMEK Mirko D. QUILICO Adolfo SILVESTRI Mario BULFERETTI Luigi MACCAGNI Carlo, Direttore editoriale MACORINI Edgardo. Fra gli autori delle biografie: G.E. ALLEN G. AUJAC E. BELLONE E.H. BERNINGER G. BIRARDI H. BOLZA R. BRANDT-MANNESMANN D.S. CARDWELL A.V. CAROZZI P. CASINI R. CASSINIS O.E. CLARK E.J. COLLINS C. COURY J.S. CREASEY . CRESPI C.A. CULOTTA P. DI-PIETRO R.G.A. DOLBY S. DONADONI H.M. EVANS F. FERRACUTI G.D. FRIEDLANDER K. VON FRITZ F. GABRIELI V. GIACOMINI W.C. GIBSON L. GLESINGER F. GREENWAY M. GUEDES M.B. HALL A. HERMANN C. HILL E. HINTZSCHE J.E. HOFMANN K. HUDSON A.J. IHDE H. KANGRO K.D. KEELE J.T. LLOYD J.M. LOPEZ PINERO R.E.W. MADDISON S. MARACCHIA V. MATHIEU H.W. MATIS M.G. MINNAERT G. MONTALENTI G. MORUZZI J. NICOLLE R. OLBY P. OMODEO G. ONGARO H.J. PARISH M.L. PEARL J. PELSENER F. PERRIN R. PRACCHI E.H. ROBINSON G. RUDOLPH S. SCHWANN W.L. SCOTT G. SEMERANO P-J. SHORT P. SMIT J. STEUDEL H. STUBBE F. STUSSI L. SUHLING G. TABARRONI G.E. TAUBER U. TROITZSCH M. TWYMAN J. VIVIE’ O.T. VOLK O.H. WANGENSTEEN R.S. WESTFALL E. YAGI”,”SCIx-201″
“CESARETTI Gino caporedazione; CANOBBIO-CODELLI Federico CHERSI Tullio LEMBI Adriano MALDACEA Lucia MOLTENI Roberto M. PARISI Federico POGLIANI Giuliano ROGNONI Bruno TESTA Donatella CORDA Giuseppe CORDINI Carla PIANA Annapaola, redazione; fra gli autori delle biografie: ra gli autori delle biografie: E. AGAZZI D. BARRUCAND M. BATAILLON Y. BELAVAL K.R. BIERMANN C.W. BODEMER J. BRACHET A.M. BRIZIO W.H. BROCK L. BULFERETTI G. CANGUILHEM A.A. CAPOCACCIA V. CAPPELLETTI E. CARRUCCIO S.L. CHAPIN S.D. CHAPMAN P. COSTABEL J.S. CREASEY M.P. CROSLAND Z. DADIC J. D’AGUILAR L.M. DAVEY G. DE-BEER L.S. DE-CAMP A. DELAUNAY D. DE-MOULIN T.K. DERRY G. DIAMBRINI PALAZZI D. DUGUE L. DULIEU A.M. DUNCAN J.F. FISCHER E.G. FORBES A. FRAJESE W. FRANK L. GEYMONAT C.S. GILLMOR M. GLIOZZI L. GODEAUX H. GOERKE M. GOUREVITCH I. GRATTAN-GUINNES A.T. GRIGORJAN M.D. GRMEK R.E. HALL P.M. HEIMANN J. HERIVEL H. HERMS P. HUARD H. HERMES A.P. JUSKEVIC T. KAHN B.M. KEDROV F. KLEMM V. KRUTA Y. LAISSUS H.H. LAUER H.M. LEICESTER T.H. LEVERE G.A. LINDEBOOM L. LOMBARDO-RADICE C. MACCAGNI P. MAFFEI M. MARKOVIC S.R. MIKULINSKIJ P.V. MOLLER-CHRISTENSEN I. MULLER M.P. MULTANOVSKIJ S. NAKAYAMA H. NEUBER G. NICOLE-GENTY J. PAYEN G. PICCOLI J. PIVETEAU . POYNTER L. PREMUDA A. QUILICO M. REUCHLIN S. RICHTER J. ROGER E. ROSEN P. ROSSI G. SCHERZ F. SCHILLER C.J. SCHNEER R. SCHRIMPF E.N. SIVOWITCH N.A.F. SMITH J.I. SOLOVEV J. STANNARD I. STRUBE S.V. SUHARDIN M.D. SWORDS A. SZABO R. TATON E. TOGLIATTI J. TREFOUEL R. VISSER H.H. WALSER H. WUSSING H. WYKLICKY J. ZEMPLEN G.E. ALLEN G. AUJAC E. BELLONE E.H. BERNINGER G. BIRARDI H. BOLZA R. BRANDT-MANNESMANN D.S. CARDWELL A.V. CAROZZI P. CASINI R. CASSINIS O.E. CLARK E.J. COLLINS C. COURY J.S. CREASEY . CRESPI C.A. CULOTTA P. DI-PIETRO R.G.A. DOLBY S. DONADONI H.M. EVANS F. FERRACUTI G.D. FRIEDLANDER K. VON FRITZ F. GABRIELI V. GIACOMINI W.C. GIBSON L. GLESINGER F. GREENWAY M. GUEDES M.B. HALL A. HERMANN C. HILL E. HINTZSCHE J.E. HOFMANN K. HUDSON A.J. IHDE H. KANGRO K.D. KEELE J.T. LLOYD J.M. LOPEZ PINERO R.E.W. MADDISON S. MARACCHIA V. MATHIEU H.W. MATIS M.G. MINNAERT G. MONTALENTI G. MORUZZI J. NICOLLE R. OLBY P. OMODEO G. ONGARO H.J. PARISH M.L. PEARL J. PELSENER F. PERRIN R. PRACCHI E.H. ROBINSON G. RUDOLPH S. SCHWANN W.L. SCOTT G. SEMERANO P-J. SHORT P. SMIT J. STEUDEL H. STUBBE F. STUSSI L. SUHLING G. TABARRONI G.E. TAUBER U. TROITZSCH M. TWYMAN J. VIVIE’ O.T. VOLK O.H. WANGENSTEEN R.S. WESTFALL E. YAGI”,”Scienziati e tecnologi dalle origini al 1875. Volume III. Da Ransome, Robert a Zukovskij, Nikolaj Egorovic. Annali della scienza e della tecnica dalle origini al 1900.”,”Comitato scientifico: AGAZZI Evandro CAPPELLETTI Vincenzo GEYMONAT Ludovico GRMEK Mirko D. QUILICO Adolfo SILVESTRI Mario BULFERETTI Luigi MACCAGNI Carlo, Direttore editoriale MACORINI Edgardo. Fra gli autori delle biografie: E. AGAZZI D. BARRUCAND M. BATAILLON Y. BELAVAL K.R. BIERMANN C.W. BODEMER J. BRACHET A.M. BRIZIO W.H. BROCK L. BULFERETTI G. CANGUILHEM A.A. CAPOCACCIA V. CAPPELLETTI E. CARRUCCIO S.L. CHAPIN S.D. CHAPMAN P. COSTABEL J.S. CREASEY M.P. CROSLAND Z. DADIC J. D’AGUILAR L.M. DAVEY G. DE-BEER L.S. DE-CAMP A. DELAUNAY D. DE-MOULIN T.K. DERRY G. DIAMBRINI PALAZZI D. DUGUE L. DULIEU A.M. DUNCAN J.F. FISCHER E.G. FORBES A. FRAJESE W. FRANK L. GEYMONAT C.S. GILLMOR M. GLIOZZI L. GODEAUX H. GOERKE M. GOUREVITCH I. GRATTAN-GUINNES A.T. GRIGORJAN M.D. GRMEK R.E. HALL P.M. HEIMANN J. HERIVEL H. HERMS P. HUARD H. HERMES A.P. JUSKEVIC T. KAHN B.M. KEDROV F. KLEMM V. KRUTA Y. LAISSUS H.H. LAUER H.M. LEICESTER T.H. LEVERE G.A. LINDEBOOM L. LOMBARDO-RADICE C. MACCAGNI P. MAFFEI M. MARKOVIC S.R. MIKULINSKIJ P.V. MOLLER-CHRISTENSEN I. MULLER M.P. MULTANOVSKIJ S. NAKAYAMA H. NEUBER G. NICOLE-GENTY J. PAYEN G. PICCOLI J. PIVETEAU . POYNTER L. PREMUDA A. QUILICO M. REUCHLIN S. RICHTER J. ROGER E. ROSEN P. ROSSI G. SCHERZ F. SCHILLER C.J. SCHNEER R. SCHRIMPF E.N. SIVOWITCH N.A.F. SMITH J.I. SOLOVEV J. STANNARD I. STRUBE S.V. SUHARDIN M.D. SWORDS A. SZABO R. TATON E. TOGLIATTI J. TREFOUEL R. VISSER H.H. WALSER H. WUSSING H. WYKLICKY J. ZEMPLEN G.E. ALLEN G. AUJAC E. BELLONE E.H. BERNINGER G. BIRARDI H. BOLZA R. BRANDT-MANNESMANN D.S. CARDWELL A.V. CAROZZI P. CASINI R. CASSINIS O.E. CLARK E.J. COLLINS C. COURY J.S. CREASEY . CRESPI C.A. CULOTTA P. DI-PIETRO R.G.A. DOLBY S. DONADONI H.M. EVANS F. FERRACUTI G.D. FRIEDLANDER K. VON FRITZ F. GABRIELI V. GIACOMINI W.C. GIBSON L. GLESINGER F. GREENWAY M. GUEDES M.B. HALL A. HERMANN C. HILL E. HINTZSCHE J.E. HOFMANN K. HUDSON A.J. IHDE H. KANGRO K.D. KEELE J.T. LLOYD J.M. LOPEZ PINERO R.E.W. MADDISON S. MARACCHIA V. MATHIEU H.W. MATIS M.G. MINNAERT G. MONTALENTI G. MORUZZI J. NICOLLE R. OLBY P. OMODEO G. ONGARO H.J. PARISH M.L. PEARL J. PELSENER F. PERRIN R. PRACCHI E.H. ROBINSON G. RUDOLPH S. SCHWANN W.L. SCOTT G. SEMERANO P-J. SHORT P. SMIT J. STEUDEL H. STUBBE F. STUSSI L. SUHLING G. TABARRONI G.E. TAUBER U. TROITZSCH M. TWYMAN J. VIVIE’ O.T. VOLK O.H. WANGENSTEEN R.S. WESTFALL E. YAGI”,”SCIx-202″
“CESARETTI Claudio”,”I comunisti in casa. La via italiana al comunismo.”,”””L’onorevole Foa, il cui figlio tra l’altro è iscritto alla Federazione giovanile comunista, è sempre stato considerato dal PCI come il “”numero due”” della CGIL, benché in realtà la carica di segretario generale aggiunto fosse ricoperta dall’onorevole Fernando Santi. Ma la schiacciante maggioranza dei ‘carristi’ in seno alla già esigua corrente socialista della Confederazione, rendeva e rende puramente onoraria quella carica conferita ad un “”autonomista””.”,”PCIx-319″
“CESARETTI Claudio”,”I comunisti in casa. La via italiana al comunismo.”,”La via italiana al comunismo: Il frontismo pacifista, Il culturame strategico, I compagni tutti d’oro (conti in tasca al Pci); I mercanti rossi (società commerciali, coop rosse, finanziamenti dai paesi oltre-cortina); Sindacalisti d’assalto (Cgil, Inca); I soldati di Togliatti (scuole e giovani ecc.) Paragrafo: Il turismo rosso (pag 75-84) (Arci, Italturist, Uisp ecc.) (in capitolo Il frontismo pacifista)”,”PCIx-010-FB”
“CESARI Severino”,”Colloquio con Giulio Einaudi.”,”Severino Cesari (Città di Castello 1951 – Roma 2017) ha curato l’inserto domenicale del “”manifesto”” e fondato e diretto (con Paolo Repetti) la collana Stile Libero Einaudi.”,”EDIx-012-FSD”
“CESARINI Francesco FILIPPI Enrico GALLO Pier Domenico BATTISTA Maria Luisa DE ANGELI Sergio”,”La ricapitalizzazione del sistema bancario. Atti del convegno sulla ricerca AREL. Roma 29.5.1981″,”Indice – Una prima valutazione dei risultati della ricerca sul problema della ricapitalizzazione delle banche, di CESARINI-F. – Autofinanziamento e ricapitalizzazione del sistema bancario, di FILIPPI-E. – Efficacia e fattibilità degli interventi per ricapitalizzare le Casse di risparmio, di GALLO-P.D. – La recente evoluzione quali-quantitativa del capitale proprio delle aziende di credito, di DE-ANGELI-S. – Le funzioni del capitale proprio nella normativa concernente l’operatività delle aziende di credito, di DI-BATTISTA-M.L. – Metodologia della ricerca, di NATALE-S. – Appendice statistica. L’ AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) è costituita da 38 parlamentari del grupp Dc che, assieme ad esperti, ricercatori, imprenditori e sindacalisti, hanno promosso un centro di ricerche, di documentazione e di dibattito sui problemi dello Stato e dell’ economia italiana, come presupposto per un buon lavoro legislativo.”,”E1-BAIT-009″
“CESARINI Francesco”,”Le aziende di credito italiane. Aspetti strutturali e lineamenti di gestione.”,”Indice PARTE PRIMA: POLITICA MONETARIA E ATTIVITA’ BANCARIA 1. I mutamenti della struttura finanziaria nella negli anni dell’inflazione. 2. Controlli amministrativi del credito e e ruolo delle banche. 3. I provvedimenti monetari del 31.1.1981. 4. I principali strumenti di controllo del credito a partire dal 1973. PARTE SECONDA: PROBLEMI DI GESTIONE. 5. Opinoni e comportamenti degli operatori bancari: i risultati di un sondaggio. 6. Tecniche di gestione della tesoreria e nuovi strumenti di mercato. 7. Gestione titoli e intermediazione nel mercato mobiliare. 8. Linee evolutive del rapporto banca impresa sotto il profilo delle tecniche di finanziamento. 9. Disintermediazione e politica di raccolta delle aziende di credito. 10. Il problema della ricapitalizzazione delle banche: aspetti quantitativi.”,”E1-BAIT- 010″
“CESARINI Francesco”,”Le aziende di credito italiane. Aspetti strutturali e lineamenti di gestione.”,”Francesco Cesarini insegna Tecnica Bancaria e Tecnica e ordinamento delle borse nell’Università Cattolica di Milano, dove coordina anche l’attività di ricerca e aggiornamento professionale promossa dalla Facoltà di Economia e Commercio in collaborazione con l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa. Tra i suoi scritti: Il mercato mobiliare italiano, Struttura finanziaria, sistema creditizio e allocazione delle risorse in Italia, Alle origini del credito industriale, e l’antologia, curata con M. Onado, Struttura e stabilità del sistema finanziario.”,”ECOG-008-FL”
“CESARINI Francesco a cura; saggi di Arturo PATARNELLO Paolo GUALTIERI Davidia ZUCCHELLI Melania SAVINO Cristiana SCHENA Fiorenzo DI-PASQUALI Mario ANOLLI Francesco CESARINI”,”La gestione degli istituti di credito speciale tra riforme e mercato.”,”Francesco Cesarini insegna Tecnica bancaria e Tecnica di borsa nella Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica di Milano.”,”ITAE-009-FP”
“CESARINI Francesco”,”Alle origini del Credito Industriale. L’IMI negli anni trenta.”,”Francesco Cesarini insegna Tecnica Bancaria e Tecnica e ordinamento delle borse nell’Università Cattolica di Milano, dove coordina anche l’attività di ricerca e aggiornamento professionale promossa dalla Facoltà di Economia e Commercio in collaborazione con l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa. Tra i suoi scritti: Il mercato mobiliare italiano, Struttura finanziaria, sistema creditizio e allocazione delle risorse in Italia, Alle origini del credito industriale, e l’antologia, curata con M. Onado, Struttura e stabilità del sistema finanziario.”,”ITAE-153-FL”
“CESCHIN Daniele”,”Gli esuli di Caporetto. I profughi in Italia durante la Grande Guerra.”,”Daniele Ceschin (1971) professore associato in Storia contemporanea, studioso della Grande Guerra, è autore e curatore di volumi che spaziano dalla storia della cultura tra Otto e Novecento al movimento cattolico, dalla storia dell’assistenza al sindacalismo, dall’internamento degli ebrei stranieri in Italia alla Resistenza. Sulla Prima guerra mondiale ha curato con Mario Isnenghi il volume ‘La Grande Guerra: dall’Intervento alla “”vittoria mutilata””‘ (Utet, 2008). “”Il concetto di «esilio in patria», per certi versi icastico della condizione dei profughi, acquistava a questo punto nuovi e plurimi significati. «Non siamo come gli altri cittadini italiani?», si chiedeva un profugo di Udine residente a Bellaria. Da Livorno si scriveva che tanto l’Alto commissariato che il locale Comitato erano rimasti sordi alle richieste dei profughi, «e per dire il vero noi friulani ebbimo promesse e sempre promesse che hanno concluso col farci sdegnare quasicchè noi Friulani non fossimo veri Italiani». Molti di loro si consideravano non solo esuli «dall’ira nemica, ma vittime innocenti della indifferenza dei compatrioti», ancora più dolorosa in quanto inaspettata: «La barbarie tedesca ci incoraggiava a resistere, ma l’indifferenza dei fratelli che non hanno sentito da vicino la guerra, ci avvilisce e deprime». Altri facevano presente che avevano abbandonato i loro beni agli austriaci per essere italiani – «tutto abbiamo sacrificato alla Patria, è doloroso da questa madre essere trattati da figliastri» – e ora venivano trattati senza alcuna gratitudine. Era evidente che non tutti attribuivano il loro essere «in esilio» una valenza patriottica o comunque positiva. Si noti che il modo in cui venivano trattati i profughi non poteva che destare una pessima impressione nei parenti e amici militari che venivano in licenza; richiamare l’attenzione su questo aspetto significava sottolineare una volta di più il significato che la loro condizione poteva rappresentare per la tenuta del fronte interno (…)”” (pag 205)”,”QMIP-269″
“CESERANI Gian Paolo”,”I falsi adami. Storia e mito degli automi.”,”Gian Paolo Ceserani è nato a Genova nel 1939. Ha lavorato per cinque anni in un quotidiano locale, si è poi spostato a Milano lavorando in una grande industria di calcolatori elettronici. Poi ha lavorato come redattore in un’agenzia di pubblicità. Obsolescenza del robot (pag 144-)”,”SCIx-491″
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia”,”Dall’Alto medioevo alla società urbana. Vol. I.”,”Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.”,”STOS-026-FL”
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia”,”La società dell’antico regime. Vol. II.”,”Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.”,”STOS-027-FL”
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia, a cura, saggi di ARTIFONI Enrico GRAGLIA Rosalba TURLETTI Francesco”,”La crisi dell’Antico regime. Riforme e rivoluzioni. Vol. III.”,”Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.”,”STOS-028-FL”
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia, collaborazione di Cesare PIANCIOLA”,”Società e cultura della borghesia in ascesa. Vol. IV.”,”Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.. Cesare Pianciola è nato a Torino nel 1939. Ha lavorato come assistente di Pietro Chiodi nell’Università di Torino, e insegna filosofia nella scuola secondaria superiore. Collabora a varie riviste, e ha curato i volumi antologici Il pensiero di Karl Marx e Filosofia e politica nel pensiero francese del dopoguerra.”,”STOS-029-FL”
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia, collaborazione di Cesare PIANCIOLA CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia ARTIFONI Enrico D’AGOSTINI Franca GRAGLIA Rosalba MORO Claudia TURLETTI Francesco”,”La società industriale avanzata: conflitti sociali e differenze di cultura. Vol. V.”,”Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.. Cesare Pianciola è nato a Torino nel 1939. Ha lavorato come assistente di Pietro Chiodi nell’Università di Torino, e insegna filosofia nella scuola secondaria superiore. Collabora a varie riviste, e ha curato i volumi antologici Il pensiero di Karl Marx e Filosofia e politica nel pensiero francese del dopoguerra.”,”STOS-030-FL”
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia”,”Dall’Alto medioevo alla società urbana. Vol. I.”,”Dono di Mario Caprini Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.”,”REFx-198″
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia”,”La società dell’antico regime. Vol. II.”,”Dono di Mario Caprini Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.”,”REFx-199″
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia, a cura, saggi di ARTIFONI Enrico GRAGLIA Rosalba TURLETTI Francesco”,”La crisi dell’Antico regime. Riforme e rivoluzioni. Vol. III.”,”Dono di Mario Caprini Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.”,”REFx-200″
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia, collaborazione di Cesare PIANCIOLA”,”Società e cultura della borghesia in ascesa. Vol. IV.”,”Dono di Mario Caprini Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.. Cesare Pianciola è nato a Torino nel 1939. Ha lavorato come assistente di Pietro Chiodi nell’Università di Torino, e insegna filosofia nella scuola secondaria superiore. Collabora a varie riviste, e ha curato i volumi antologici Il pensiero di Karl Marx e Filosofia e politica nel pensiero francese del dopoguerra.”,”REFx-201″
“CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia, collaborazione di Cesare PIANCIOLA CESERANI Remo DE FEDERICIS Lidia ARTIFONI Enrico D’AGOSTINI Franca GRAGLIA Rosalba MORO Claudia TURLETTI Francesco”,”La società industriale avanzata: conflitti sociali e differenze di cultura. Vol. V.”,”Dono di Mario Caprini Remo Ceserani è nato a Soresina (Cremona) nel 1933. Allievo di Mario Fubini a Milano, si è perfezionato alla Yale University con René Wellek e alla University of California. Ha insegnato a Milano, alla Scuola Normale di Pisa e in università statunitensi e australiane. É attualmente professore di letteratura moderna e comparate. Si occupa fra l’altro di teoria letteraria, di storia della critica, di letteratura del Rinascimento e dell’età moderna. Collabora al Giornale storico della letteratura italiana, a Belfagor, a L’Indice e a il Manifesto. Lidia De Federicis è nata a Torino. Ha insegnato per anni in un liceo classico torinese. Si occupa attivamente di teoria e pratica della letteratura, di sperimentazione didattica, di preparazione e aggiornamento degli insegnanti. Fa parte del comitato direttivo dell’Indice dei libri del mese, dove cura in particolare la sezione dedicata ai libri per la scuola.. Cesare Pianciola è nato a Torino nel 1939. Ha lavorato come assistente di Pietro Chiodi nell’Università di Torino, e insegna filosofia nella scuola secondaria superiore. Collabora a varie riviste, e ha curato i volumi antologici Il pensiero di Karl Marx e Filosofia e politica nel pensiero francese del dopoguerra.”,”REFx-202″
“CESSI R. GARIN E. LUPORINI C. TOGLIATTI P. ALDERISIO F. BOBBIO N. CAMBARERI S. CARACCIOLO A. CERRONI U. D’ALESSANDRO A. DAL SASSO R. FORTUNATI P. GEYMONAT L. GRAZIANO S.G. GRUPPI L. MANELLI R. MARTANO G. MASSUCCO COSTA A. PAPI F. PETRONIO G. SABETTI A. SALVUCCI P. SERONI A. SICHIROLLO L. TAMBURRANO G. TREVISANI G. TRONTI M. VACCARO N. ZANARDO A. ZANGHERI R.”,”Studi gramsciani. Atti del Convegno tenuto a Roma nei giorni 11-13 gennaio 1958.”,”Saggi di E. GARIN P. TOGLIATTI C. LUPORINI R. CESSI F. ALDERISIO N. BOBBIO S. CAMBARERI A. CARACCIOLO U. CERRONI A. D’ALESSANDRO R. DAL SASSO P. FORTUNATI L. GEYMONAT S.G. GRAZIANO L. GRUPPI R. MANELLI G. MARTANO A. MASSUCCO COSTA F. PAPI G. PETRONIO A. SABETTI P. SALVUCCI A. SERONI L. SICHIROLLO G. TAMBURRANO G. TREVISANI M. TRONTI N. VACCARO A. ZANARDO R. ZANGHERI. “”Gramsci insiste – ed è questo suo insistere che ci convince circa la ricchezza, l’ importanza, la originalità del suo concetto di “”egemonia””, rispetto al concetto leninista – che un gruppo sociale può, anzi deve essere dirigente ancor prima della conquista del potere; è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere: “”non appena conquista il potere diventa dominante ma deve continuare ad essere dirigente””. Qui è Rodi e qui salta! Il marxismo-leninismo è tale che lo si supera solo se se ne assimila la sostanza profondamente, e noi crediamo che il pensiero di Gramsci rappresenti una esperienza ulteriore, più avanzata rispetto al marxismo-leninismo.”” (pag 93, Serafino Cambareri)”,”GRAS-043″
“CETTE Gilbert TADDEI Dominique”,”Reduire la durée du travail. De la theorie à la pratique. Experiences et politiques contemporaines. Temps de travail et temps social. Organisation de l’ entreprise. Negociations et interventions publiques. Emploi, chomage, salaires, loisirs.”,”CETTE è capo del servizio studi macro-economici sulla Francia della Banque de France e professore di economia all’ Università di Aix Marseille II. TADDEI è professore di economia all’ Università Paris-Nord.”,”MFRx-162″
“CEVA Lucio”,”La condotta italiana della guerra. Cavallero e il Comando supremo, 1941-1942.”,”CEVA Lucio, è nato nel 1929 a Milano dove vive e fa l’ avvocato. Si occupa di storia della resistenza e di storia militare. Ha pubblicato nel 1966 ‘Una battaglia partigiana’. Dispersione delle forze. “”Si è visto che il concorso italiano in Russia non era desiderato da Hitler e che Mussolini, conversando con Cavallero il 30 maggio, ne aveva motivato la necessità dichiarando che non si poteva rimanere estranei alla “”lotta contro il comunismo””) (v. capitolo III, nota 12). Nella decisione di Mussolini influivano certamente altri motivi oltre al timore di offuscare la primogenitura della lotta anticomunista: partecipare a una vittoria ritenuta sicura e clamorosa, acquisire meriti presso l’ alleato, “”controbilanciare”” in qualche modo l’ intervento tedesco nel Mediterraneo. Non risulta dal ‘Diario’ che Cavallero abbia spiegato la minima opposizione al progetto né che, prima d’ imbarcarsi nella nuova impresa, ne abbia approfondite tutte le possibili implicazioni strategiche. Eppure l’ interdipendenza fra Russia e Mediterraneo gli era ben presente (…)””. (pag 84-85)”,”ITQM-121″
“CEVA Bianca”,”Cinque anni di storia italiana, 1940-1945. Da lettere e diari di caduti.”,”CEVA Bianca ha insegnato nei licei classici e collaborato a ‘Nuova rivista storica’. Nel 1949 ha partecipato in Milano alla fondazione dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.”,”ITAR-172″
“CEVA Lucio / PANZANELLI Marino / ESPOSITO Assunta / ALOSCO Antonio / ROMANO Sergio”,”Appunti per una storia dello Stato Maggiore generale fino alla vigilia della «non belligeranza» (giugno 1925 – luglio 1939) (Ceva). / L’attività politica di Eugenio Curiel (1932-1943) (Panzanelli). / La valutazione dell’opera di Bismarck nella Germania nazionalsocialista attraverso l’esame della storiografia e della pubblicistica (parte seconda) (Esposito). / Il Partito d’Azione dell’Italia liberata e la «svolta di Salerno» (Alosco). / Storia d’Italia e cultura italiana all’estero: nota di lavoro (Romano).”,”Appunti per una storia dello Stato Maggiore generale fino alla vigilia della «non belligeranza» (giugno 1925 – luglio 1939) (Ceva). / L’attività politica di Eugenio Curiel (1932-1943) (Panzanelli). / La valutazione dell’opera di Bismarck nella Germania nazionalsocialista attraverso l’esame della storiografia e della pubblicistica (parte seconda) (Esposito). / Il Partito d’Azione dell’Italia liberata e la «svolta di Salerno» (Alosco). / Storia d’Italia e cultura italiana all’estero: nota di lavoro (Romano). “”””Ma che cosa intendete fare a Roma? Questo ci inquieta tutti: a Roma non si sta senza avere dei propositi cosmopoliti. Che cosa intendete di fare?””. La domanda è di Theodor Mommsen e fu rivolta a Quintino Sella, a Roma, in una sera del 1871″” (pag 377)”,”ITAG-113″
“CEVA Bianca”,”Benedetto Croce e l’antifascismo.”,”La posizione crociana sul fascismo da inizi a caduta regime. L’origine dell’ opposizione di Croce nata da un imperativo morale (pag 102) Perplessità di Croce di fronte al fascismo nascente “”«[C]hi rammenta le origini e il primo prorompere del fascismo in Italia, e ne ha seguito con attenzione lo svolgimento o piuttosto le vicende e le avventure, sa che il fascismo trovò i suoi fautori e sostenitori in tutte le classi e in tutti gli ordini economici e intellettuali, in industriali e in agrari e in vecchi democratici, in proletari e in piccolo borghesi, in operai e in rurali; ma trovò del pari oppositori ardentissimi in tutte queste classi (…)» (B. Croce, Scritti e discorsi politici, Laterza, 1963, vol. II, pag. 47). Da tali considerazioni nasce la nota interpretazione del Croce intorno alle origini del fascismo che per lui fu piuttosto: «un fatto o un morbo intellettuale e morale, non già classistico ma di sentimento, d’immaginazione, e di volontà genericamente umana, una crisi nata dalla smarrita fede non solo nel razionale liberalismo ma anche nel marxismo; che era a suo modo razionale sebbene materialistico (…)» (B. Croce, op. cit., vol. II, pagg 48-49). Il carattere indeterminato di tali considerazioni può forse spiegare quelle innegabili perplessità che, come altri, anche il Croce ebbe di fronte al fascismo nascente: perplessità che furono interpretate in modo diverso a seconda dell’animo stesso di chi le interpretava e che da qualche critico severo furono senz’altro giudicate come atteggiamenti favorevoli al nuovo movimento ed agli uomini che lo rappresentavano. Tali atteggiamenti, che ebbero allora la loro manifestazione più sconcertante nei voti di fiducia dati al governo Mussolini dopo la Marcia su Roma e dopo il delitto Matteotti, sarebbe erroneo interpretare come derivati da un particolare ossequio verso il fascismo, determinato da un’adesione incondizionata (…). Non era, perciò lontano dalla verità l’Omodeo quando affermava che «il Croce osservava i primi passi del fascismo come una prova che avrebbe dovuto insegnare ai troppo vacui democratici dell’epoca i primi rudimenti di ciò che è la dura politica» (‘La Rassegna d’Italia, febbraio-marzo, 1946, pag 367). Anche per lui, come è noto, si dovrà giungere al 3 gennaio 1925 perché, caduta ogni illusione ed apparso nella sua realtà il volto del nuovo regime, che ormai poggiava saldamente sopra i suoi naturali sostegni della violenza e dell’arbitrio, il Croce passasse ad una nuova netta opposizione, della quale eloquente testimonianza fu, il 1° maggio di quell’anno, la “”Protesta contro il manifesto degli intellettuali fascisti”” che egli stese per invito di Giovanni Amendola”” (pag 190-191)”,”CROx-055″
“CEVA Lucio”,”Vecchio e nuovo sulla campagna d’Africa settentrionale.”,”Non concorde valutazione del contributo italiano nella campagna d’Africa, 1940-42 “”Il volume pubblicato negli Stati Uniti da Jack Greene e Alessandro Massignani sulla fase più importante della campagna nordafricana, ‘Rommel’s North Africa Campaign. September 1940 – November 1942 (Conshahocken, Combined Books, 1994, pp. 272, sip), va segnalato forse più per le intenzioni e le percezioni degli autori che per i risultati. (…) La valutazione del contributo italiano è fatta con intelligenza e senso della misura: alla trascuratezza o agli apprezzamenti offensivi di gran parte della pubblicistica anglosassone non si è reagito con esagerazioni in senso opposto come è avvenuto per anni in taluni scritti italiani e come accade anche ora in qualche isolato contributo “”revisionistico”” d’autore anglosassone. E’ possibile che se – come immaginava von Thoma – i tedeschi avessero potuto impostare la campagna nell’autunno 1940 su 4 Panzerdivisionen e senza presenza italiana, i risultati sarebbero stati rapidi e definitivi. Ma poiché non fu così e dalla primavera 1941 Rommel dovette accontentarsi nei momenti migliori di due Panzerdivionen, la disprezzata fanteria italiana divenne indispensabile per difendere le posizioni irrinunciabili, per “”fissare”” il nemico anche senza poterlo distruggere, per sottrarre all’usura quotidiana i preziosi mezzi corazzati, per far sì che l’ostacolo passivo rappresentato dai campi minati non fosse alla mercé di sminatori indisturbati, per coprire le artiglierie e per stringere o assaltare apprestamenti avversari non attaccabili direttamente dai carri (come a Tobruk, all’Halfaya, a Bir Hacheim, a El Alamein e altrove nel 1941 e nel 1942). Nella situazione ‘reale’ la fanteria italiana non rappresentava quella zavorra (‘ballast’) logistica di cui scrisse Martin Van Creveld (‘Sirte-El Alamein’, in ‘Supplyng War: Logistic from Wallenstein to Patton’, Cambridge, University Press, 1977, pp. 181-201) e contro la quale imprecava Rommel nei momenti di rabbia. Se così fosse stato, Rommel non avrebbe protestato perché la fanteria italiana gli veniva negata in linea nei primi mesi del 1942 dopo la seconda corsa da El Agheila a Mechili, e non ne avrebbe sollecitato l’afflusso a El Alamein nel luglio 1942. Non si sarebbe curato di migliorarne l’addestramento come fece nel 1941 specialmente con la divisione ‘Pavia’, non avrebbe insistentemente chiesto che ne venisse migliorato l’armamento specie anticarro e neppure avrebbe cerato di salvarne più che poteva nella ritirata del 1941-42. E poiché la consistenza della Panzerdivisionen di Rommel fu quasi sempre molto al di sotto perfino dei ridotti organici tedeschi del 194, l'””Ariete”” giocò una parte importante”” (pag 158-159) La recensione del volume di Greene e Massignani del 1994 ‘Rommel’s North Africa Campaign. September 1940 – November 1942, Combined Books, 1994. Pubblicata poi in Italia come ‘Rommel in Africa settentrionale’ di Jack Greene, Alessandro Massignani, Ugo Mursia Editore, 200, 226 p. Euro 12.0 Esperto di storia militare e italiana, oltre ai libri scritti con Jack Greene, è autore, tra gli altri, di La Guerra navale 1914-1918 (2002), con Achille Rastelli, e La guerra moderna (2016), con Paolo Ferrari. (siito Mondadori) Biografia Alessandro Massignani. Alessandro Massignani ha sviluppato lo studio della storia militare nel corso del servizio militare prestato dal 1974 al 1977 al 3º Bersaglieri collaborando alla stesura della storia del reggimento, e continuando gli studi di storia militare dopo aver lasciato l’esercito. É socio della:Società di storia militare, del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico militari, della Society for Military History (USA), dell’ International Naval Research Organization di US Naval Institute di Annapolis e di International Intelligence History Study Group di Amburgo Attualmente collabora con: Military History Workshop International, con il Gruppo di studio industria bellica promosso e coordinato dal prof. Andrea Curami (Politecnico di Milano), anche con Università Popolare di Arsiero e con il Gruppo storico Valle dell’Agno. (zam.it)”,”QMIS-255″
“CEVA Bianca, a cura, scritti di Riccardo BAUER Filippo SACCHI Ferruccio PARRI Vincenzo TORRACA Giustino ARPESANI Umberto CAO Giovanni MIRA Tommaso GALLARATI SCOTTI Novello PAPAFAVA Vincenzo PORRI Silvio NEGRO Eugenio MORANDI Lelio BASSO Luigi DEGLI-OCCHI Benedetto CROCE Luigi SIMONAZZI Maro BORSA Luigi RUSCA Ettore LATRONICO Giulio CAPRIN Vincenzo CENTO Giacomo FALCO Luigi EINAUDI”,”Antologia del Caffè. Giornale dell’antifascismo, 1924-25.”,”Contiene tra l’altro ‘Lettera aperta a G. Volpe di Giovanni Mira (‘A cuore aperto’) (pag 372-377)”,”ITAD-002-FP”
“CEVA Bianca”,”Cinque anni di storia italiana, 1940-1945. Da lettere e diari di caduti.”,”Bianca Ceva ha insegnato nei licei classici e collaborato a ‘Nuova rivista storica’. Nel 1949 ha partecipato in Milano alla fondazione dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. “”Il fatto che il raggio delle testimonianze fin qui seguite non abbia quell’ampiezza che solo quello che non abbiamo inteso fare, cioè un’antologia di lettere e di scritti, avrebbe dovuto richiedere, è in rapporto alle esigenze imposte dalla particolare architettura di questo lavoro, che percorre un arco di ben cinque anni di storia in cui, se nessuna linea e nessun frammento può essere trascurato a comporre nella contrastante e drammatica varietà degli aspetti l’armonia di un tutto, pure, linee e frammenti devono rappresentare un momento vivo e qualitativamente valido. Tale scelta è stata, peraltro, condotta non tenendo alcun conto di quella distinzione che prevale nel libro dell’Omodeo, il quale rivolse la sua attenzione soprattutto verso un settore più selezionato, la gente colta, in genere coloro in cui dal più al meno erano vivi gli interessi i problemi sociali, politici, religiosi e che vissero l’esperienza della guerra alla luce di quelle loro intime meditazioni. Questo criterio, che ha senza dubbio una sua attrattiva, venne spontaneo all’Omodeo, da un lato per il fato che, permettendo i tempi la libertà di parola, era più facile negli scritti dei combattenti ritrovare l’espressione sincera ed aperta del pensiero e dell’argomentazione polemica, note distintive di un mondo di cultura e spesso di un raffinato atteggiamento intellettuale; dall’altra parte, vi era nell’Omodeo un minor interesse verso il mondo degli umili, che, in fondo, nella sua modestia non gli pareva che potrebbe rappresentare una testimonianza particolarmente efficace: «Di solito molto persuaso il soldato non era; non sempre capiva il suo ufficiale che vedeva la guerra sotto la visuale storico-politica. Però finiva a rimettersi, come Sancio al suo signore, per l’oscuro intuito che v’eran cose che non capiva bene. E dava all’ufficiale un’adesione di fede: ma non piena, non del tutto convinta, un po’ come al curato del villaggio, o alla fattucchiera che gli svelano i misteri del paradiso e degli spiriti; e non nascondendo qualche riserva del suo naturale e rozzo buon senso» (203). (…) Noi abbiamo ascoltato le voci di tutti; se nelle pagine precedenti ci si può obbiettare che sono prevalenti le documentazioni venute da professionisti e studenti, da quelle categorie cioè che formano i quadri degli ufficiali, osserviamo che questo non deriva da un criterio selettivo, ma solo dal fatto che dal penoso oblio che avvolge i caduti fra il 1940 e il 1943 qualche cosa di più si è salvato da parte di famiglie della borghesia; le testimonianze che ci sono venute da semplici soldati, o inedite o edite in modo frammentario, sono state da noi accolte con un interesse qualche volta anche più vivo”” (pag 175-177)”,”QMIS-003-FGB”
“CEVA Lucio”,”Africa settentrionale, 1940-1943 negli studi e nella letteratura.”,”Lucio Ceva è nato nel 1929 a MIlano dove è vissuto e ha svolto la professione di avvocato. È morto nel 2016. È stato anche professore a contratto di storia delle istituzioni militari all’Università di Pavia, Facoltà di Scienze politiche. Ha pubblicato: ‘Una battaglia partigiana’ (1966), ‘La condotta italiana della guerra. Cavellero e il Comando supremo, 1941-1942’ (1975), ‘Le forze armate’, (1981). ‘Mussolini non tanto si curava di combattere i nemici dichiarati quanto di ‘far guerra alla Germania” “” Il soccorso tedesco giunge, ma nella più assoluta ignoranza italiana del superiore piano strategico in base al quale esso è elargito. Solo all’indomani dell’aggressione all’Urss, Hitler chiarirà il senso puramente difensivo del proprio impegno in Africa Settentrionale (A.S.). Siamo così giunti alla «guerra subalterna» (dopo la «guerra parallela», ndr) e alla sua strategia. Al riguardo gli studi, non numerosi, partono in fondo da una premessa posta nel 1949 da Canevari in modo solo apparentemente paradossale: e cioè che Mussolini non tanto si curasse di combattere i nemici dichiarati quanto di far guerra alla Germania, nel senso di imporre la nostra partecipazione alle sue imprese sì da guadagnarci meriti peril momento della spartizione del bottino (55). E per quanto Canevari non tragga tutte le conseguenze di questa esatta premessa (egli in fondo sembra favorevole all’invio in Russia di forze italiane), gli studi successivi non hanno fatto che confermarne la validità. Il carattere difensivo dell’apporto tedesco in A.S. non escludeva naturalmente maggiori ambizioni da parte di Rommel: abbiamo visti i suoi progetti dell’estate 1941, ben documentati dall’Ufficio storico (56). Allo stesso modo, pur negli angusti orizzonti della «guerra subalterna», restava un mimimo spazio per una strategia italiana «concorrente» se non indipendente. Ogni progresso in Egitto avrebbe anticipato qualche cosa sul previsto sfruttamento medio-orientale della sperata vittoria in Russia. E anche dal punto di vista del prestigio e delle ipoteche italiane sulla futura pace, meglio valeva arrivare al Canale coi tedeschi che, non arrivarci affatto. Non si può negare che il comando Mussolini-Cavallero abbia visto queste opportunità. Ma i documenti provano che esse furono posposte ad altri miraggi”” (pag 168-169) [(55) E. Canevari ‘La guerra italiana…’, cit., II, pp. 704-705 e passim; (56) USE, ufficio Storico dell’Esercito, ‘ La prima controffensiva italo-tedesca’, in A.S…., cit,, pp. 43-44, 130-132, 167-170 e all. 9.] ‘Lucio Ceva’ di Antonio Carioti (Corriere della Sera, 11 ottobre 2016) ‘È morto Lucio Ceva, storico militare. Studiò i disastri della guerra fascista. Nato nel novembre 1929, figlio di un cospiratore antifascista morto in carcere nel 1930, aveva compiuto ricerche pionieristiche sui rapporti tra forze armate e grande industria. Il padre, morto suicida in carcere, era un martire dell’antifascismo, ma lo storico Lucio Ceva, scomparso a Milano all’età di 86 anni, era molto schivo e riservato circa le vicende della sua famiglia. Non voleva in alcun modo passare per figlio di Umberto Ceva: la sua fama veniva invece dagli studi importanti e per molti versi pionieristici che aveva compiuto sulle forze armate italiane e sul loro rapporto con la grande industria. Da avvocato civilista era divenuto nel 1987 docente universitario di Storia delle istituzioni militari all’Università di Pavia e aveva condotto ricerche di rilievo, concentrandosi negli anni più recenti sulla guerra civile spagnola. Nato a Milano il 3 novembre 1929, era rimasto orfano in tenerissima età, poiché il padre Umberto, chimico, scacchista e militante di Giustizia e Libertà, era scomparso tragicamente nel 1930. Arrestato con altri antifascisti a causa della delazione di una spia, era stato accusato falsamente di essere coinvolto nella strage alla Fiera di Milano del 12 aprile 1928 (venti morti) e sottoposto a forti e subdole pressioni dalla polizia fascista. Si era tolto la vita nella notte di Natale, sottraendosi così ai tranelli dei suoi carcerieri. Lucio era stato allevato, insieme al fratello Edoardo (nato tre anni prima di lui), dalla madre Elena Valla, insegnante e poi impiegata della Biblioteca di Brera, alla cui coraggiosa figura era molto legato, tanto che usava firmarsi Lucio Ceva Valla in suo ricordo. Nel 1971 Ceva aveva esordito come autore con un libro di narrativa, Teskeré e altri racconti (Garzanti), cui era seguito il romanzo fantastorico, Asse pigliatutto (Mondadori, 1973), in cui immaginava che Germania e Italia avessero vinto la Seconda guerra mondiale. Ma nel contempo aveva condotto ampie ricerche d’archivio, dalle quali scaturirono diversi volumi sul secondo conflitto mondiale, tra cui La condotta italiana nella guerra (Feltrinelli, 1975), Guerra mondiale. Strategie e industria bellica (Franco Angeli, 2000) e Teatri di guerra (Franco Angeli, 2005). Pur dedicando grande attenzione all’epoca fascista, in particolare al modo irresponsabile in cui il regime aveva avviato e condotto il conflitto al fianco del Terzo Reich, Ceva aveva studiato anche periodi precedenti, su cui aveva prodotto i saggi L’alto comando militare 1848-1887 (Le Monnier, 1981) e Monarchia e militari dal Risorgimento alla Grande guerra (Le Monnier, 1986). Più di recente si era concentrato sulle vicende iberiche, pubblicando il libro Spagne 1936-1939. Politica e guerra civile (Franco Angeli, 2010). Negli ultimi tempi Ceva era intervenuto nel dibattito storiografico per dimostrare con argomenti inoppugnabili la falsità dei pretesi diari di Mussolini e aveva da poco completato un libro di ricordi sul periodo 1940-45, intitolato Case di guerra, che rimane al momento inedito. Chi lo ha letto assicura che si tratta di una testimonianza preziosa e interessante, da pubblicare al più presto'”,”QMIS-025-FSD”
“CEVASCO Roberta GEMIGNANI Carlo Alberto POLI Daniela ROSSI Luisa a cura; scritti di Giorgio MANGANI Filippo CELATA Valeria DE-MARCOS Leonardo RAMBAI Francesco SURDICH Valentina DE-SANTI Giuseppe DEMATTEIS Alberto MAGNAGHI Francesco VALLERANI Anna MARSON Paola PRESSENDA Maria Luisa STURANI Daniela POLI Marcello TANCA Carlo A. GEMIGNANI Roberta CEVASCO Diego MORENO Anna STAGNO Vittorio TIGRINO Alessandro PANETTA Valentina PESCINI Claudio GREPPI Nicola GABELLIERI Annalisa D’ASCENZO Elena DAI-PRA’ Anna GUARDUCCI Carla MASETTI Massimo ROSSI Luisa ROSSI Valentina DE-SANTI”,”Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio. Scritti su Massimo Quaini.”,”Contiene i saggi: – Giorgio MANGANI, L’Alto e il Basso’ (pag 4-33) – Filippo CELATA, ‘Intorno a Geografia Democratica. Fra Marx e Foucault, l’Italia e l”Ammerica’ (pag 27-48) – Valeria DE-MARCOS, ‘Massimo Quaini e la geografia di avanguardi: dal Marxismo e geografia all’Anarchismo e geografia (pag 49-64) ‘Massimo Quaini (1941-2017) è stato uno dei protagonisti della geografia. Un gruppo di studiosi gli dedica questo libro per continuare a dipanare, nel labirinto del mondo, il filo delle sue riflessioni, che hanno collocato la geografia tra le scienze del territorio per farne oggetto di impegno civile. Il suo pensiero critico, transdisciplinare, non ha mai riconosciuto confini ma solo feconde differenze di prospettiva: la sua più alta eredità sta forse in questo impulso a integrare competenze diverse (di storici, poeti, archeologi, ecologi, pianificatori…) per rimettere in valore i luoghi del mondo. Questo non è quindi il classico libro ‘in memoria’ sui temi di Quaini…’ (dalla quarta di copertina) Roberta Cevasco, Associata di Geografia e Ecologia storica all’Università Scienze Gastronomiche di Pollenzo; Carlo Alberto Gemignani, Associato di Geografia all’Università di Parma; Daniela Poli, Ordinaria di Tecnica e pianificazione urbanistica all’Università di Firenze; Luisa Rossi, già Associata di Geografia all’Università di Parma e docente del Dottorato in Geografia storica diretto da Massimo Quaini. “”Trovare una geografia di Marx, o metterla a punto, è un tema che evidentemente emerge con evidenza nel pensiero di Quaini, che anche nei confronti del filosofo di Treviri non ha particolari devozioni sacrali. Commentando sul n. 0 di ‘Hérodote-Italia’ nel 1978 la tesi della edizione originale francese di Yves Lacoste (geografo marxista francese allora ‘guru’ de geografi radicali latini) a proposito della tradizionale constatazione di Lacoste di un Marx prevalentemente attento al tempo, Quaini recupera la sua tesi del 1974: Marx ha avuto interessi geografici, scrivi; la prevalenza del tempo come criterio di analisi è effettivamente dovuta all’influenza dell’idealismo, ma il fatto che si sia occupato tanto di Smith, Ricardo e Malthus, invece che di Ritter o di Humboldt, è spiegato dalle caratteristiche epocali della problematica spaziale, che allora era meglio rappresentabile da riflessioni di tipo socio-economico (5)”” [Giorgio Mangani, ‘L’Alto e il Basso’, (pag 10), in ‘AaVv, ‘Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio. Scritti su Massimo Quaini’, Firenze University Press, Firenze, 2021] [(5) Lacoste, 1978, chiose di Quaini alle pp. 40-41] “”Questa comprensione (della natura, ndr), sottolinea Quaini, segna il rifiuto di Marx di accettare le spiegazioni che abbiano un carattere di determinismo geografico (per esempio il ricorso al determinismo climatico per spiegare l’uso agricolo del suolo o la necessità di deforestazione per promuovere lo sviluppo economico) e la necessità che trova, tramite l’uso del materialismo storico e della dialettica, di mettere in evidenza l’articolazione delle strutture socio-economiche di occupazione del suolo, le scelte politiche (fatte dallo Stato e da altre forze politiche), le conoscenze delle comunità e delle società per affrontare i problemi di ordine naturale che possono sorgere. Per quanto riguarda lo studio dell’agricoltura, un altro punto importante del pensiero marxista oltre a quello della natura è quello del ‘reddito fondiario’. Quaini richiama l’attenzione sul fatto che Marx, coerentemente con la sua concezione della natura, considera la fertilità del suolo non come un carattere immutabile, ma come intimamente legata e in gran parte determinata dai rapporti sociali e dalle applicazioni delle conoscenze scientifiche. Marx criticava il carattere antistorico e la scarsa conoscenza delle condizioni geografiche della teoria del reddito fondiario di Ricardo, e, già nella sua epoca, rifletteva che l’applicazione moderna della chimica cambiava continuamente la natura del terreno e che la fertilità di un terreno non era una qualità soltanto naturale, come si poteva credere, ma era intimamente legata agli attuali rapporti sociali ivi, 60) (9). Rifacendosi alla lettera di Marx a Engels del 26 novembre 1869, Quaini richiama due punti centrali per capire lo sviluppo dell’agricoltura nel capitalismo e i suoi effetti sulla natura socialmente prodotta. Primo, l’importante discussione del ruolo del reddito fondiario nello sviluppo dell’agricoltura dal punto di vista sia della dinamica storico-sociale dello sviluppo capitalista delle campagne sia della dinamica geografica della colonizzazione agraria. Secondo, ma legato al primo, la discussione sulla direzione dell’avanzamento delle aree di coltivazione dai terreni più fertili a quelli meno fertili, inizialmente ritenuto indiscutibile, o viceversa, alla quale Marx contrappone che ciò che di fatto occorre è che “”ora si produce contemporaneamente in ambedue le direzioni, ora predomina in alcune epoche l’una e l’altra tendenza”” (Quaini, 1979, 61) (pag 56) [Valeria De Marcos, ‘Massimo Quaini e la Geografia di avanguardia’ in ‘AaVv, ‘Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio. Scritti su Massimo Quaini’, Firenze University Press, Firenze, 2021] [(9) Il lavoro marxiano preso in considerazione è ‘Miseria della filosofia’ (ed. it. 1971] “”Insieme alla discussione del reddito fondiario, Quaini sottolinea anche la comprensione del ‘senso storico della separazione tra uomo e natura’ (intesa come condizione naturale della produzione), “”che in termini geografici può essere espressa come progressiva dissociazione tra l’uomo e il suo territorio, dopo la trasformazione del territorio da valore d’uso in valore di scambio”” (ivi, 66). Questo processo di separazione avviene in modi diversi e si conclude quando, nel mercato, si trovano da un lato il produttore trasformato in lavoratore libero, proprietario soltanto della sua forza-lavoro perché previamente espropriato dalla proprietà delle condizioni obiettive della realizzazione del lavoro, dall’altro il capitale come proprietario di queste condizioni e mezzi di lavoro. Perché ciò sia possibile, è necessario che “”anche la terra e porzioni sempre più grandi del territorio diventino merce. Da valore d’uso si trasformano in valore di scambio, cioè assumono l’esistenza astratta e alienata propria del mondo delle merci”” (ibidem). Detto questo, Quaini richiama l’attenzione sul fatto che «Marx esprime chiaramente il senso storico di questa separazione dell’uomo riguardo alla natura e alle condizioni naturali di produzione, il che costituisce il lato negativo o contraddittorio della storia del dominio scientifico, tecnologico e produttivo della società sulla natura (o dello sviluppo delle forze produttive) (ivi, 61)». Nel soffermarsi sulla differenza tra le società precapitalistiche e quelle capitaliste e sulle origini dell’ ‘accumulazione primitiva’ o la ‘formazione primitiva del capitale’, Quaini ha lasciato importanti spunti che si sono approfonditi con il tempo e hanno permesso la comprensione dialettica della forma dello sviluppo del capitalismo agrario in Brasile. (…)”” (pag 57-58) [Valeria De Marcos, ‘Massimo Quaini e la Geografia di avanguardia’ in ‘AaVv, ‘Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio. Scritti su Massimo Quaini’, Firenze University Press, Firenze, 2021] [‘Massimo Quaini (Celle Ligure, 5 maggio 1941 – Genova, 21 novembre 2017) è stato un geografo italiano di grande rilievo. Professore di geografia presso l’Università di Genova e, tra il 1990 e il 1996, presso l’Università di Bari, è considerato uno dei massimi esponenti delle idee marxiste nella storia della geografia¹. Quaini ha iniziato la sua carriera accademica in modo piuttosto casuale, trovandosi a dover “”inventarsi”” geografo per lavorare presso il Magistero di Genova nel 1966¹. Il suo lavoro più noto, “”Marxismo e geografia””, pubblicato nel 1974, è stato tradotto in diverse lingue, tra cui olandese, portoghese, inglese e spagnolo¹. Oltre alla sua attività accademica, Quaini è stato un fervente ambientalista e ha fondato l’associazione “”Memorie&Progetti”” a Pieve Ligure nel 2003, che ha poi dato origine all’Osservatorio dei due Golfi Paradiso e del Tigullio’ (f. copilot)]”,”TEOC-816″
“CEVOLI Marida”,”Donne e Organizzazione del Lavoro. Dal taylorismo alle risorse umane la cultura d’impresa riscopre la differenza.”,”Marida Cevoli, sociologa. Ricercatrice presso l’Isfol (Istituto per la formazione professionale dei lavoratori).”,”DONx-082″
“CEYRAT Maurice”,”La trahison permanente. Parti communiste et politique russe.”,”Sembra che con il viaggio di MOLOTOV a Berlino del 1941, STALIN, non soddisfatto del patto di non aggressione, abbia proposto ad HITLER una alleanza militare ‘totale’ contro le potenze occidentali e che questa proposta sia stata rifiutata. I verbali di questi colloqui sarebbero in mani americane. Ne parla sul New York Times del 25 marzo 1946 la giornalista americana Dorothy THOMPSON.”,”PCFx-008″
“CEZANNE Paul MONET Claude RENOIR Pierre-August VAN-GOGH Vincent; a cura di Fabrizio D’AMICO”,”Lettere dalla luce.”,”””Caro Bernard, approvo abbastanza le idee che svilupperete nel vostro prossimo articolo destinato a “”L’Occident””. Ma ritorno sempre sullo stesso punto: il pittore deve dedicarsi interamente allo studio della natura e deve cercare di produrre quadri che siano un insegnamento. Le discussioni sull’arte sono pressoché inutili. Il lavoro che permette di realizzare un progresso nel proprio mestiere è un risarcimento sufficiente del fatto di non essere capiti dagli imbecilli. La letteratura si esprime con astrazioni, mentre il pittore rende concrete, attraverso il disegno e il colore, le proprie sensazioni e le proprie percezioni. Non si è né troppo scrupolosi, né troppo sinceri, né troppo sottomessi alla natura; ma si è più o meno padroni del proprio soggetto, e soprattutto dei propri mezzi espressivi. Penetrare ciò che si ha davanti e perseverare a esprimersi il più logicamente possibile. (…)””. Picto P. Cézanne.”” Aix, 26 maggio 1904, A Emile Bernard (pag 49)”,”VARx-381″
“CGIL-CISL-UIL a cura”,”Statuto dei diritti dei lavoratori.”,”Art. 18 sui licenziamenti”,”SIND-012-FB”
“CGIL-CISL-UIL”,”Il Vietnam chiama.”,”Slogan retrocopertina: ‘Mille lire per il Vietnam!'”,”SIND-009-FAP”
“CGT”,”Les femmes salariées. Travaux de la V° Conference nationale (17-18 mai 1973).”,”Ma la discriminazione si ritrova nel fatto che l’ avanzamento professionale delle donne è ritardato: sono meno notate degli uomini e non hanno le stesse responsabilità. Ciò provoca un fatto paradossale: le donne non chiedono di andare in pensione a 55 anni perché lavorando al di là di questa data recuperano il loro ritardo nell’ avanzamento e possono uscire con una pensione uguale a quella degli uomini. (pag 60)”,”MFRx-187″
“CHABAL Patrick ENGEL Ulf GENTILI Anna-Maria a cura; contributi di Miriam DE-BRUIJN Christopher CRAMER Han VAN DIJK Gerti HESSELING Andreas MEHLER Donald ROTHCHILD Theodore TREFON Klaas VAN WALRAVEN”,”Is Violence Inevitable in Africa? Theories of Conflict and Approaches to Conflict Prevention.”,”Mirjam De Bruijn, is an anthropologist with the African Studies Centre in Leiden whose work has a clear interdisciplinary character. She has done fieldwork in Chad and Mali and an important theme throughout her work is how people manage risk (drought, war, etc.), both in rural and urban areas. Her fields of interest are: nomadism, social (in) security, poverty, marginality/social and economic exclusion, violence, slavery, and human rights. Patrick Chabal, a political scientist, is a professor at the University of London (King’s College). He has taught and carried out research in a number of African countries as well as in the USA, France, Italy, Portugal and the UK. He has published widely on the history, politics, and culture of African countries. His main book publications are A History of Postcolonial Lusophone Africa, Africa Works: disorder as political instrument, The Postcolonial Literature of Lusophone Africa, Power in Africa: an essay in political interpretation, Political Domination in Africa: reflections on the limits of power, and Amìlcar Cabral: Revolutionary Leadership and People’s War. Christopher Cramer, a political economist, is a senior lecturer at the School of Oriental and African Studies (SOAS), London. He teaches on the political economy of Africa and runs the MSc in ‘Violence, Conflict and Development’. He has worked in a number of African countries, including Mozambique, South Africa, Tanzania and Ethiopia: working on poverty reduction, aid policy, commodity processing policy, privatisation, and labour markets. Han Van Dijk, is an anthropologist with the African Studies Centre in Leiden and studied forestry. His research focuses around a number of topics such as political decentralization, land tenure, natural resource management and farmer-herder strategies in response to climate variability and development policy. Ulf Engel, a political scientist, is associate professor ‘Politics in Africa’ at the Institute of African Studies, University of Leipzig. He has published widely on German Africa policy, crisis prevention and conflict management, and politics in particular in Southern and Eastern Africa. He published Die Afrikapolitik der Bundesrepublik Deutschland 1949-1999, Rollen un Identitäten. Die beiden deutschen Staaten in Afrika: Zwischen Konkurrenz und Koexistenz 1949-1990, The Foreign Policy of Zimbabwe. Anna Maria Gentili, is full professor of History and Institutions of Afro-Asian countries at the Faculty of Political Science of the University of Bologna where she is chairperson of an interdisciplinary course on Development Cooperation. She has been working since the 1970s at the University of Bologna and in various African Universities, notably in Dar es Salaam and at the Centro de Estudos Africanos of the Eduardo Mondlane University in Maputo, Mozambique. She is the director of the Amilcar Cabral Library on Africa, Asia, and Latin America of the city of Bologna. Gerti Hesseling, is a researcher in legal anthropology and former director of the Africa Studies Centre in Leiden.She was appointed by the Minister for Development Cooperation as Chair of the Netherlands Development Assistance Research Council (RAWOO) in 2003. Andreas Mehler, a political scientist, is Director of the Institute of African Affairs (Hamburg). Previously he was senior researcher at the EU Conflict Prevention Network (managed by the Stiftung Wissenschaft und Politik, Berlin). He has published extensively on causes of violent conflict, conflict prevention, state and statehood in Africa, democratisation processes and elections in Francophone Africa. Donald Rothchild, professor of Political Science at the University of California, Davis (USA). His recent books include Managing Ethnic Conflictin Africa: Pressures and Incentives for Cooperation and Sovereignty as responsibility: Conflict management in Africa. Theodore Trefon does political science and anthropology research on centrale Africa at the University of Brussels and is currently visiting professor at the Katholieke Universiteit Leuven. A DR Congo area specialist, his research interests focus on state-society relations, forestcity links, urban anthropology and environmental governance. After completing his Ph.D. in Political Science at Boston University, he has worked on European Union-funded projects and was an advisor to as a consultant to CIFOR, UNESCO, CARE and the World Bank. He is also visiting professor at ERAIFT (University of Kinshasa). Klaas Van Walraven, a political scientist, is senior researcher at the African Studies Centre in Leide, The Netherlands. He has published on international politics, democratisation, conflicts and resistance in sub-Saharan Africa, with special emphasis on the West African region. He published Dreams of Power: The Role of the Organization of African Unity in the Politics of Africa, 1963-1993, The Pretence of Peacekeeping: ECOMOG, West Africa and Liberia. Preface, Introduction, List of Contributors, Notes, Index, African-Europe Group for Interdisciplinary Studies, Volume 1,”,”AFRx-007-FL”
“CHABAUD Alfred”,”Jules Michelet. Son oeuvre.”,”””Le passioni intellettuali hanno divorato la mia giovinezza”” (Michelet) Michelet rifiuta il giuramento all’Impero e viene destituito. “”Les journées de juin 1848, par lequelles la bourgeoisie arrachait au peuple le bénéfice de la révolution, furent pour Michelet un coup très sensible. Néanmoins il continua du haut de sa chaire au Collège de France, à prêcher sa morale basée sur l’éducation du peuple et sur l’amour. Mais son cours restait le théâtre de violentes manifestations, et comme depuis plusieurs années scolaires, il ne faisait qu’une leçon par semaine au lieu des deux exigées par le règlement, le Ministre suspendit son enseignement en mars 1851. En avril 1852, Michelet fut destitué de sa chaire au Collège de France; et juin, il refusa le serment de fidélité à l’Empire et fut révoqué aussitôt de sa place aux Archives. Il quitta alors Paris et vint s’installer près de Nantes, au seuil de la Vandée. C’est là qu’il termina son histoire de la Révolution en utilisant des archives locales. Ici finit la première partie de sa vie; plus près de la nature et bercé par un bel amour, il va renouveler son talent”” (pag 31)”,”STOx-212″
“CHABOD Federico a cura di Fausto BORRELLI”,”Alle origini della rivoluzione francese. Appunti delle lezioni tenute all’ Università di Roma nell’ anno accademico 1951 – 1952.”,”Fausto BORRELLI ha studiato con Federico CHABOD e Carlo ANTONI. Lavora alla Direzione Studi dell’ ENEA. Ha pubblicato ‘Heidegger e la crisi ambientale’, ‘Dizionario dell’ energia’ ed ‘Europa ed energia’. Secondo CHABOD, “”L’ 89 può essere bene riassunto nelle opere di Sieyes e in quelle di Mounier. In Sieyes c’è la carica rivoluzionaria, mentre invece Mounier cerca ancora accordi.”””,”FRAR-183″
“CHABOD Federico”,”L’ Italia contemporanea, 1918-1948.”,”””L’ adesione di molti può essere sincera, ma non così profonda da divenire una fede che permetta di valicare certi limiti. Questi limiti saranno sorpassati fra il 1938 e il 1939. Lo stesso Mussolini se ne accorge. Talvolta egli si fa minaccioso, e sembra voler riprendere gli atteggiamenti rivoluzionari ostentati nel 1911-12. Lo indispone la pietà verso gli ebrei perseguitati; lo irrita l’ amore per la pace che avverte nel popolo. Talora o si intende dire: “”Questi piccoli e medi borghesi son gente che val nulla. Ora devo sistemare le questioni di politica estera, poi bisognerà che faccia i conti con questi borghesi…””. (pag 100)”,”ITAD-053″
“CHABOD Federico, a cura di Ernesto SESTAN e Armando SAITTA”,”Storia dell’idea d’Europa.”,”Federico Chabod (Aosta,1901 – Roma, 1960), per i nostri tipi è autore anche di Storia della politica estera italiana, L’idea di nazione, Lezioni di metodo storico.”,”EURx-106-FL”
“CHABOD Federico”,”Storia della politica estera italiana. Dal 1870 al 1896. Vol. 1.”,”Federico Chabod nacque ad Aosta il 22 febbraio 1901. Studiò a Torino con Pietro Egidi a Firenze con Salvemini e a Berlino con Meinecke. La sua tesi di laurea pubblicata con il titolo ‘Del Principe di Niccolò Machiavelli’ (1925), fu il primo di una serie di saggi che C. dedicherà allo stesso argomento, ora raccolti in volume. Convinto antifascista sin da quando, nel 1925, guidava sui passi alpini Salvemini in fuga verso la Francia, C. ebbe una parte di primo piano nella direzione politica della Resistenza in Val d’Aosta, di cui, nel dopoguerra, fu il primo presidente regionale. E’ morto a Roma nel 1960.”,”ITQM-004-FC”
“CHABOD Federico”,”Storia della politica estera italiana. Dal 1870 al 1896. Vol. 2.”,”Federico Chabod nacque ad Aosta il 22 febbraio 1901. Studiò a Torino con Pietro Egidi a Firenze con Salvemini e a Berlino con Meinecke. La sua tesi di laurea pubblicata con il titolo ‘Del Principe di Niccolò Machiavelli’ (1925), fu il primo di una serie di saggi che C. dedicherà allo stesso argomento, ora raccolti in volume. Convinto antifascista sin da quando, nel 1925, guidava sui passi alpini Salvemini in fuga verso la Francia, C. ebbe una parte di primo piano nella direzione politica della Resistenza in Val d’Aosta, di cui, nel dopoguerra, fu il primo presidente regionale. E’ morto a Roma nel 1960.”,”ITQM-004-B-FC”
“CHABOSEAU A.”,”De Babeuf à la Commune.”,”La seconda parte del libro contiene scritto di Alexandre ZEVAES ‘De la semaine sanglante au Congres de Marseille, 1871-1879’.”,”SOCx-053″
“CHACE James”,”Acheson. The Secretary of State who Created the American World.”,”CHACE è Henry Luce Professor in Freedom of Inquiry and Expression al Bard College e direttore del ‘World Policy Journal’. E’ autore di 5 libri sui rapporti internazionali.”,”USAP-029″
“CHADEAU Emmanuel”,”Louis Renault.”,”Louis Reanult muore nei primi giorni dell’ottobre 1944, dopo essere stato portato fuori, in coma, dalla prigione di Fresnes dove era stato rinchiuso dopo l’arresto per tradimento a favore dei tedeschi. Renault lascia dietro di sè un mistero e una leggenda. Il mistero è quello della sua morte: Si avanza il sospetto che sia stato assassinato. La leggenda è quella che fa di Renault, fin dal 1918, a 41 anni, un salvatore della Francia, a fianco di Pètain, ch’egli ritroverà a Vichy nel 1940. Renault è l’uomo dei “”carri della vittoria”” ma è anche il potente “”miliardario”” degli anni venti e trenta, che controlla governi e banche e che ha la meglio sul suo autentico rivale, Citroen. Reanult è colui che fa le auto dei primi “”week-ends”” e i blindati del riarmo. Ma Reanult è anche una leggenda cupa: è il signore di Billancourt, l’uomo che i comunisti e il fronte popolare vogliono abbattere. Un uomo che stringe la mano di Hitler nel 1939, che gli alleati e la Francia libera additano al primo posto nella collaborazione franco-tedesca degli anni neri. Grazie agli archivi pubblici e privati fino ad ora chiusi o ignorati, e alle testimonianze degli ultimi sopravissuti, Cahdeau scrive la prima biografia completa e sincera di Louis Renault. Egli racconta i particolari della sua tragica morte e le molte avventure di un uomo il cui motto fu “”vivere, significa diventare grande””. CHADEAU-E è professore all’ Universitè Charles-de-Gaulle di Lille, dove egli insegna storia contemporanea. Ha pubblicato numerose opere, fra cui parecchie biografie, come quella di Saint-Exupery (Plon, 1984)”,”E1-AUIN-007″
“CHADHA Yogesh”,”Gandhi. Il rivoluzionario disarmato.”,”””La risposta di Gandhi fu il suo ultimo messaggio al mondo: il bombardamento atomico, disse, non doveva impaurire i soldati della non-violenza, che non hanno bisogno di scendere nei rifugi essendo sorretti dalla fede nell’ indistruttibilità dell’ ahimsã. Se le migliaia di persone che avevano trovato la morte a Hiroshima fossero uscite allo scoperto e rimanendo ben salde avessero rivolto lo sguardo verso l’ alto, osservando senza alcun timore, e pregando per il pilota, “”il loro sacrificio non sarebbe stato vano””. Il giorno precedente il Mahãtmã aveva dichiarato allo scrittore americano Vincent Sheean: ‘Dicono che una sola bomba atomica abbia cambiato l’ intero corso della guerra e avvicinato notevolmente la fine delle ostilità. Ha forse domato lo spirito giapponese? Non lo ha fatto e non poteva farlo. Ha forse sconfitto la Germania come nazione? Non lo ha fatto e non poteva farlo. Per far ciò bisognerebbe ricorrere ai metodi di Hitler, ma a che scopo? Alla fine sarebbe stato l’ hitlerismo a trionfare’.”” (pag 535)”,”INDx-081″
“CHADWICK Owen”,”The Secularization of the European Mind in the Nineteenth Century.”,”Reprint dell’edizione 1975 Un capitolo è dedicato alle posizioni di Karl Marx (e Engels) sulla questione (pag 48-87) Ci sono anche riflessioni sulle posizioni di Darwin, Mill, Comte, Renan, Taine, Michelet ecc.”,”TEOC-744″
“CHAFFARD Georges”,”Les carnets secrets de la decolonisation. 1.”,”Dopo ‘Indocina, dieci anni di indipendenza’ Georges Chaffard ci fornisce con questo volume una seconda opera consacdata all’evoluzione degli ex-paesi dell’Union française’. Più che uno studio storico esaustivo, l’autore ha scelto di presentare una serie di episodi particolarmente significativi. Sulla fine (e l’inizio) della guerra in Indocina, riporta dei documenti ufficiali citati integralmente, sull’inizio della decolonizzazione africana mostra il comportamento di alcuni governatori rispetto alla politica di Parigi, le incomprensioni e i conflitti. Certi episodi superano il quadro coloniale. Così l’alleanza militare franco-spagnola stabilita semiclandestinamente sotto la Quarta repubblica per opporsi alle rivendicazioni marocchine sul Sahara… L’autore ha lasciato volutamente da parte episodi già ben conosciuti. G. Chaffard, 36 anni, ha compiuto una carriera militare in Marocco e in Indocina. Poi ha viaggiato in Africa e Asia in qualità di giornalista. (1967)”,”FRQM-061″
“CHAFFARD Georges”,”Les carnets secrets de la decolonisation. 2.”,”In questo secondo volume l’autore continua a smontare i meccanismi poco conosciuti attraverso i quali le ex colonie francesi sono arrivate all’indipendenza…”,”FRQM-062″
“CHAIGNE Louis”,”Ritratto di Giovanni XXIII.”,”””La sua missione [in Bulgaria] consisteva nel riordinare il cattolicesimo di rito orientale, nel raccogliere i fedeli sparsi su tutto il territorio, porgere un aiuto morale e materiale ai quattrocentomila rifugiati non cattolici venuti dalla Tracia e dalla Macedonia. La diplomazia era estranea a questa prima missione, che solo più tardi ebbe modo di esercitarsi direttamente, ma il nuovo arcivescovo manifestò ben presto, una volta di più, la sua perfetta conoscenza degli uomini. Ciò avvenne in modo particolare in seguito a un rapporto straordinario sulla situazione in Bulgaria e delle Chiese nel quale affermava, in conclusione, come fosse assolutamente necessaria la presenza di un vescovo che risiedesse in mezzo alla popolazione cattolica. Roma propose tre nomi, secondo l’ordine dei meriti. Mons. Roncalli scelse il terzo, Stefano Kurteff, che doveva in seguito rivelarsi come l’uomo provvidenziale. A Sofia, mons. Roncalli si fece rispettare e stimare per il tatto col quale svolse la sua missione, rispettando scrupolosamente le istituzioni e gli usi. (…) La Turchia all’inizio dell’anno 1935 si trovava in pieno rinnovamento. All’ultimo dei suoi sultani, Mahomet VI, è succeduto nel 1922, il generale Mustapha-Kémal, primo presidente della Repubblica. Nel 1934, quest’ultimo aveva adottato il nome di famiglia di Ataturk, e il suo nuovo Stato era in piena trasformazione. Istanbul scomparirà, come capitale, davanti ad Ankara. La nuova costituzione proclamerà l’assoluta laicità dello Stato, l’adozione dell’alfabeto europeo, del calendario, del codice civile e del codice penale; la soppressione del giorno di preghiera musulmana (il venerdì) e l’adozione del riposo la domenica, la emancipazione della donna. I cristiani, liberati dalla pressione di uno Stato estraneo alle loro credenze, non sapevano come li avrebbe trattati uno Stato nettamente agnostico, che domandava loro, in massima, solo di sottomettersi alla legge. (…) La situazione di mons. Roncalli era complicata dal fatto che, destinato a Istanbul aveva, inoltre, la carica di Delegato in Grecia, paese ostile alla Turchia, e che, come questa, comprendeva tra i cristiani, i riti più diversi…Il rappresentante di Pio XI fece fronte alle complessità, a modo suo, cioè con la discrezione, la calma, «grande segreto di successo». La sua missione, anche questa volta, non era diplomatica, ma episcopale (…). Il governo non ce l’aveva con i ‘cattolici’; ma applicava indistintamente a chicchessia la ‘costituzione’ rivoluzionaria! Perciò il governo l’ignorava. Il meno che si possa dire è che non gli mostrava nessuna simpatia, non a causa della sua persona, ma perché l’agnosticismo regnava come una moda, in reazione contro il potere decaduto e il suo carattere spirituale. La stampa cattolica fu a poco a poco abolita o ridotta a una pietosa espressione. Scuole importanti dirette dai Fratelli o da altri religiosi furono chiuse. I più liberali tra i ministri stimavano di aver reso un vero servizio ai cattolici «liberandoli per sempre dalla religione musulmana e preparando il terreno per la penetrazione cristiana, magari in un lontano avvenire» (7). Da poco aveva imparato la lingua bulgara: ora si era messo, non senza grande sforzo, allo studio della lingua turca. Non nascose il suo penoso stupore di fronte all’ignoranza di questa lingua negli ambienti cattolici. Come già aveva fatto a Sofia, prese l’abitudine, nelle chiese, di far leggere in turco un testo evangelico prima di pronunciare i suoi discorsi. (…) I diplomatici ammiravano e invidiavano il famoso «modo di fare» di mons. Roncalli (…). Sono stati interpretati in vari modi, i suoi rapporti con von Papen, ambasciatore ad Ankara, che si disponeva già a farsi «sdoganare» nel caso in cui la Germania, come egli prevedeva, fosse stata battuta. Il cattolicesimo dell’ex-cancelliere, le virtù della sua famiglia non erano senza valore agli occhi del prelato, ma egli vedeva al di là del presente, (molto chiaroveggente anche sulle ombre, le macchie, le responsabilità), egli voleva salvaguardare l’avvenire di una Germania libera dal giogo hitleriano e capace di ritrovare la vocazione ricevuta fin dall’ottavo secolo attraverso san Bonifacio, e di cui Fulda rimane il simbolo incancellabile. Meditò ogni giorno sulle crocifiggenti realtà della guerra, «dura lezione per tutti», come scrisse nel suo ‘Giornale’ (25 maggio 1940) (…)”” (pag 82-89) [(7) Tale era l’opinione manifestata dal ministro degli Interni, Chukru Kaya Bey, all’ambasciatore d’Italia. Cfr. Algisi, op. cit., p. 136]”,”RELC-351″
“CHAISON Gary”,”Unions in America.”,”CHAISON Gary è Professore di relazioni industriali alla Graduate School of Management di Clark University in Worcester, Massachusetts. Questione corruzione, attività illecite di alcuni sindacati americani. Legge Landrum-Griffin. “”Revelations of Union Corruption. Although leadership corruption was present to some degree since the earliest days of unions, by the late 1950s it seemed rampant, at least according to news reports. The wrongdoings of union officers received tremendous publicity over two years during the hearings before the Congressional Commitee on Improper Activities in the Labor Management Field, chaired by Senator John L. McClellan. The McClellan Committee found that the officers of several unions (e.g., those of truck drivers, bakery workers, and construction workers) were engaged in such corrupt activities as extortion from employers and union members and the emblezzlement of union funds. In reaction to these revelations, Congress passed legislation in 1959 directed at both weeding out corrupt union officers within unions and encouraging democracy in union governance, under the belief that the absence of democratic union governance set the stage pfr the emergence and continuation of corruption. The Labor-Management Reporting and Disclosure Act (the Landrum-Griffin Act of 1959) gave union members a bill fo rights that included the right to vote in elections, to attend and vote at union meeting, and to partecipate in union deliberations. Members were also given freedom of speech and assembly, the right to vote on increases in dues, the right to sue their union, safeguards against improper disciplinary action by union officers, and the right to have copies of their unions’ collective agreements.”” (pag 19)”,”MUSx-213″
“CHAKRAVARTY Sukhamoy”,”La planification du developpement. L’ experience indienne.”,”CHAKRAVARTY Sukhamoy (1834-1990) ha avuto una brillante carriera universitaria. Ha pure avuto alte funzioni di governo presso la Commissione del Piano in India.”,”INDx-038″
“CHALIAND Gerard BLIN Arnaud; collaborazione di Alain BRU Bruno COLSON Pierre CONESA Hervé COUTAU-BEGARIE Michel FOUCHER Pierre GALLOIS Francois GERE’ Eric GROVE Lucien POIRIER Maurice PRESTAT”,”Dictionnaire de Strategie militaire des origines à nos jours.”,”Hanno collaborato all’opera: Alain BRU, Bruno COLSON, Pierre CONESA, Hervé COUTAU-BEGARIE, Michel FOUCHER, Pierre GALLOIS, Francois GERE’, Eric GROVE, Lucien POIRIER, Maurice PRESTAT. Arnaud BLIN ha compiuto i suoi studi a Georgetown e a Harvard. E’ D del Beaumarchais Center for International Research a Washington DC. Gerard CHALIAND è D del Centre d’etude des conflits (FED). E’, tra gli altri, autore di ‘L’anthologie mondiale de la strategie’, (BOUQUINS), dell”Atlas strategique’ (con J.P. RAGEAU) e de l”Empires nomades’ (PERRIN). la cronologia si compone di due parti: 1. opere strategiche e dottrine militari, 2. le grandi battaglie della storia”,”QMIx-046″
“CHALIAND Gerard”,”Lotta armata in Africa. Come un popolo africano esce dalla tradizione: dalla non-libertà alla libertà attraverso la guerriglia.”,”CHALIAND Gerard, autore di ‘L’Algerie est-elle socialiste?’ ha partecipato alla fondazione del settimanale algerino ‘Revolution africaine’ di cui è stato redattore capo aggiunto nel 1963. Ha pubblicato in ‘Les Temps Modernes’ numerosi studi sull’ Africa. Nel maggio-giugno 1966 è stato a fianco di Amilcar CABRAL leader dei maquis della Guinea portoghese.”,”PVSx-010″
“CHALIAND Gérard BLIN Arnaud a cura; scritti di G. CHALIAND A. BLIN O. HUBAC-OCCHIPINTI Y. TERNON P. MIGAUX F. GERE’ R. GUNARATNA”,”Histoire du terrorisme. De l’ Antiquité à Al Qaida.”,”Scritti di G. CHALIAND A. BLIN O. HUBAC-OCCHIPINTI Y. TERNON P. MIGAUX F. GERE’ R. GUNARATNA “”Sempre durante l’ estate, il Partito bolscevico conduce la distruzione sistematica delle protezioni legali dell’ individuo. La guerra civile, secondo alcuni membri, non conosce “”leggi scritte””, essendo queste riservate alla “”guerra capitalista””. Il terrore è già in marcia, quando il potere è ancora lontano dall’essere assicurato, e permette ai bolscevichi di imporsi definitivamente. La logica rivoluzionaria è la stessa di quella della Francia nel 1793-1794. Lenin approfitta di due incidenti per scatenare una campagna di terrore. Il 30 agosto 1918, due attentati, senza relazione l’ uno con l’altro, colpiscono il capo della Ceka a Pietrogrado e lo stesso Lenin. (…)””. (pag 235)”,”TEMx-036″
“CHALIAND Gérard”,”Revolution in the Third World.”,” Contiene il capitolo 6: ‘The theory and practices of Marxism-Leninism’: 1. A Retrospective Glance at the Bolsheviks and the Marxist Project (pag 147-158) Lenin e la coscienza rivoluzionaria portata dall’esterno della classe operaia (p. 155) Sul processo di formazione di quadri operai rivoluzionari “”As of the early twentieth century, capitalism’s capacity for survival-unexpected from a Marxist standpoint – had the effect of strengthening reformist tendencies within working-class movements in industrialized countries. In his theoretical effort to adapt to this state of affairs, Lenin, for one, tried to redefine the prospects for both revolution and capitalism’s development in its “”imperialist”” stage, and to integrate the peasantry into Marxist theory and strategy as a revolutionary ally. But without doubt, his major contribution was his theory of a vanguard party: a party made up of professional revolutionaries, intellectuals, and semi-intellectuals. “”The workers, we have said, ‘could not yet have’ (1) social democratic consciousness. That could come only from outside.The history of all countries shows that through its own efforts, the working class can arrive only at trade-union consciousness, that is, at the conviction of the need to get together in unions, fight the bosses, demand that the government pass such and such laws required by the workers, and so on… As for Socialist doctrine, it is the product of philosophical, historical, and economic theories elaborated by the educated representatives of the propertied classes, that is by intellectuals. The very founders of scientific socialism themselves, Marx and Engels, were by their social position bourgeois intellectuals””. From this Lenin concluded that what was needed to get the working class going was a vanguard party, distinct from the majority of the proletariat and embodying its real class consciousness”” [Gérard Chaliand, ‘Revolution in the Third World’, New York, 1989] [(1) Lenin’s emphasis in ‘What Is to Be Done?’] (pag 154-155)”,”PVSx-062″
“CHALIAND Gérard RAGEAU Jean-Pierre”,”Atlante geopolitico. La fine degli imperi 1900-2015.”,”‘Gli uomini fanno la storia, ma non conoscono la storia che fanno’ Hegel”,”RAIx-029-FL”
“CHALIAND Gérard”,”Memoria della mia memoria.”,”Gérard Chaliand, uno studioso francese di origini armene, per un lungo periodo della sua vita ha cercato di rimuovere le vicende che nel 1915 avevano distrutto la sua famiglia. Solo oggi, attraverso questo racconto, ha deciso di fare i conti con il proprio passato e la storia della sua gente: questo esile libro accoglie infatti la storia dei terribili massacri subiti dal popolo armeno, in un reticolo di ricordi rimossi per anni e alla fine fatti riscorrere sulla pagina, quasi come un pegno.”,”BIOx-403″
“CHALIAND Gérard RAGEAU Jean-Pierre, cartografia di Catherine PETIT, edizione italiana a cura di Sergo A. ROSSI”,”Atlante strategico. La geopolitica dei rapporti di forze nel mondo.”,”Dono Mario Caprini Edizioni del Club France Loisirs, Parigi, Librairie Arthème Fayard, 1983 Questo Atlante è dedicato al geopolitico britannico Halford J. Mackinder (1861-1947), al teorico della potenza marittima, l’americano Alfred T. Mahan (1840-1914), al pioniere della geopolitica tedesca Friedrich Ratzel (1844-1904), e al geografo francese Pierre Vidal de la Blache (1845-1918)”,”ASGx-072″
“CHALINE Claude”,”Il Regno Unito e la Repubblica d’ Irlanda.”,”Claude CHALINE, nato a Orleans il 18 maggio 1929, agregé de philosophie, è docente di geografia, specializzato nella conoscenza di problemi dell’ Inghilterra e incaricato di corsi presso l’ Institut Francais de Royaume Uni.”,”UKIS-014″
“CHALLAYE Felicien”,”Histoire de la proprieté.”,”Alcune opere di CHALLAYE: – Syndicalisme revolutionnaire et syndicalisme reformiste. FELIX ALCAN. 1909 – Le mouvement ouvrier au Japon, LIBRAIRIE DE L’ HUMANITE’, 1921 Comunismo degli esseni esséniens Membres d’une secte juive qui, du IIe s. av. J.-C. au Ier s. apr. J.-C., menèrent en Palestine, sur la côte nord-ouest de la mer Morte et dans la région d’Engaddi, une vie communautaire très austère et presque autarcique. Philon d’Alexandrie, Flavius Josèphe et Pline l’Ancien ont laissé des témoignages sur ces sectateurs, qui auraient été quelque 4000 au Ier s. Ils se caractérisaient, entre autres, par leurs vêtements blancs, leur renonciation, pour la plupart, au mariage, leur refus de sacrifier des animaux ou de participer au culte du Temple de Jérusalem. Ne reconnaissant d’autre autorité que celle de leurs anciens, ils enseignaient l’égalité entre les hommes, attribuaient tout au destin et rien au libre arbitre. Quoique les éléments majeurs de cette doctrine soient judaïques, leurs idées, proches de celles des pharisiens, révèlent la grande influence de courants étrangers tels que le parsisme et le néopythagorisme. C’est pour cette raison qu’elles ne furent jamais adoptées par le judaïsme officiel. La découverte des manuscrits de la mer Morte, dans le site de Qumran (1947), a contribué à élargir le champ d’étude consacré aux esséniens.”,”TEOP-082″
“CHALMERS Douglas A.”,”The Social Democratic Party of Germany. From Working-Class Movement to Modern Political Party.”,”CHALMERS è assistente professore di scienze politiche al Douglass College, Rutgers University. E’ stato membro del Social Science Research Council Fellow in Francoforte, Bonn ed Amburgo. Qui ha studiato gli archivi di partito. “”Organizzativamente, la più importante conseguenza della repressione era stata quella di fermare temporaneamente lo sviluppo dell’ organizzazione centrale del partito, forzandolo ad edificarsi attraverso l’ introduzione di più o meno legali, informali, gruppi locali, che dipendevano dalla disponibilità e attività di individui posti in una situazione difficile. L’ organizzazione nazionale era limitata a meri simboli – una o due dozzine di deputati a cui era ancora permesso di mantenere il proprio seggio al Reichstag e il giornale di partito, Der Sozialdemokrat, pubblicato principalmente a Zurigo sotto la direzione di Eduard Bernstein e diffuso clandestinamente intorno alle 12 mila copie. Nonostante la formale assenza di una organizzazione nazionale, il partito ebbe molto successo nel corso di questi anni ottenendo i voti della classe operaia tedesca.”” (1) (pag 5) (1) (es. 1877, 493 mila voti, 1890 1.417 mila voti, dal 9 al 20% del totale, da 12 seggi a 35)”,”GERV-051″
“CHAMBARLHAC V. DURY M. HOHL T. MALOIS J., testi riuniti e presentati da”,”L’ Entreprise socialiste. Histoire documentaire du Parti Socialiste. Tome 1, 1905-1920.”,”CHAMBARLHAC V. insegna storia – geografia ed è membro dell’ IHC. DURY laureato in scienza politiche è membro del CER.PO. HOHL e MALOIS sono membri dell’ IHC. Gli autori ringraziano l’ OURS, il polo SIG della MSH e il CER.PO. Gambetta. “”La Francia ha verso Gambetta questo doppio debito di riconoscenza: essendo stato, in un momento decisivo, sicuramente il più doloroso della nostra storia contemporanea, l’ amor di patria invasa e mutilata, egli si dedica in seguito a preservarla dallo scoraggiamento che segue le grandi scosse tipo quella del 1870; e poi dal 1871 al 1881 fece nascere in Francia la democrazia; assicurò stabilità e l’ avvenire delle istituzioni libere per lo stabilimento delle quali la Francia si era esaurita in convulsioni impotenti per un secolo. Il rialzamento materiale della Francia attraverso la democrazia, attraverso l’ accesso lento, ma progressivo degli strati popolari, alla direzione degli affari del paese, fu l’opera di Gambetta. E a quest’opera il proletariato è debitore dello sviluppo ulteriore avuto dal socialismo””. (pag 84)”,”MFRx-277″
“CHAMBARLHAC V. DURY M. HOHL T. MALOIS J., testi riuniti e presentati da”,”La Maison socialiste. Histoire documentaire du Parti Socialiste. Tome 2, 1921-1940.”,”CHAMBARLHAC V. insegna storia – geografia ed è membro dell’ IHC. DURY laureato in scienza politiche è membro del CER.PO. HOHL e MALOIS sono membri dell’ IHC. Gli autori ringraziano l’ OURS, il polo SIG della MSH e il CER.PO. “”C’est là ce que, avec Compère-Morel, j’ai pu souligner en citant un passage du fameux discours de Jaurès en 1911, lorsqu’il s’agit de ratifier l’ accord franco-allemand qui, tout en écartant les complications internationales d’alors avait pour résultat immédiat de confirmer notre protectorat sur le Maroc. (…) Mais si nous ne domandons pas l’ évacuation du Maroc, nous ne voulons pas que les événements militaires nous entraînent à une recrudescence de charges et de périls. Là encore nous croyons devoir distinguer notre attitude de celle des bolshevisants francais. Nous ne nous associerons pas à leur tactique d’exaspération des nationalismes coloniaux sous le prétexte de communisme. Nous ne pousserons pas à des révoltes armées des indigènes qui ont pour contrecoup inévitable des incidents de guerre dans lequels, des soldats, nos frères trouvent la mort.”” (pag 311, fonte Pierre Renaudel, Le socialistes et le Maroc, Le Populaire 3 juin 1925)”,”MFRx-278″
“CHAMBARLHAC V. DURY M. HOHL T. MALOIS J., testi riuniti e presentati da”,”Les Centres socialistes. Histoire documentaire du Parti Socialiste. Tome 3, 1940-1969.”,”CHAMBARLHAC V. insegna storia – geografia ed è membro dell’ IHC. DURY laureato in scienza politiche è membro del CER.PO, ed è maitre de conferences en sciences politique Université de Borugogne e a Sciences-Po, Paris. HOHL e MALOIS, professore agregé di storia il primo e dottorando in storia il secondo, sono membri dell’ IHC. Gli autori ringraziano l’ OURS, il polo SIG della MSH e il CER.PO.”,”MFRx-307″
“CHAMBELLAND Colette”,”Pierre Monatte une autre voix syndicaliste.”,”Colette CHAMBELLAND, storica, è stata conservatore della biblioteca del CEDIAS- Musée Social a Parigi. Ha avuto accesso agli archivi personali di Pierre MONATTE. Pierre MONATTE (1881-1960) occupa un posto originale nel movimento operaio francese. Figlio di un maniscalco dell’ Alta Loira, fantaccino, impiegato di libreria, correttore di bozze, non ha volontariamente occupato una funzione dirigente. Attorno a lui si sono raggruppati i sindacalisti rivoluzionari quando creò nel 1910 il giornale sindacale ‘La Vie Ouvriere’. Poi riunì i sostenitori dell’ internazionalismo durante la 1° GM e nel 1919 i sindacalisti comunisti. Infine nel 1924, rifiutò tanto lo stalinismo quanto il riformismo e fondò assieme ai suoi amici Alfrend ROSMER, Robert LOUZON, Maurice CHAMBELLAND, Ferdinand CHARBI, ‘La Revolution proletarienne’.”,”MFRx-134″
“CHAMBELLAND Colette a cura; saggi di Janet HORNE Francoise BLUM Christophe PROCHASSON Michel LEYMARIE Pierre ARDAILLOU Michel DREYFUS Antoine SAVOYE Emile POULAT Michel WINOCK Roger Henri GUERRAND Susanna MAGRI André GUESLIN Lion MURARD e Patrick ZYLBERMAN Isabelle LESPINET Christian TOPALOV Yannick MAREC Bernard GIBAUD Alicia NOVICK Patrizia DOGLIANI”,”Le Musee social en son temps.”,”Saggi di Janet HORNE Francoise BLUM Christophe PROCHASSON Michel LEYMARIE Pierre ARDAILLOU Michel DREYFUS Antoine SAVOYE Emile POULAT Michel WINOCK Roger Henri GUERRAND Susanna MAGRI André GUESLIN Lion MURARD e Patrick ZYLBERMAN Isabelle LESPINET Christian TOPALOV Yannick MAREC Bernard GIBAUD Alicia NOVICK Patrizia DOGLIANI”,”MFRx-169″
“CHAMBELLAND Colette”,”Le syndicalisme ouvrier français.”,”CHAMBELLAND Colette “”Et comment ne pas rappeler ici la pensée de Pelloutier: “”Nous sommes des révoltés de toutes les heures, des hommes vraiment sans dieu, sans maître, sans patrie, les ennemis irréconciliables de tout despotisme moral ou matériel, individuel ou collectif, c’est-à-dire des lois et des dictatures (y compris celle du prolétariat) et les amants passionnés de la culture de soi-même””. (…) Quand Pelloutier déclare qu’il faut “”un moyen d’action purement économique, excluant la collaboration des socialistes parlementaires, pour n’emprunter que l’effort syndical””, Guesde lui répond: “”Nous sommes pour l’action ‘politique’ du prolétariat”””” (pag 25)”,”MFRx-347″
“CHAMBERLAIN Neil W.”,”The Labor Sector. An Introduction to Labor in the American Economy.”,”CHAMBERLAIN Neil W. Professor of Economics Yale University”,”MUSx-256″
“CHAMBERLAIN Lesley”,”The Philosophy Steamer. Lenin and the Exile of the Intelligentsia.”,”Lesley Chamberlain is a writer and reviewer distinguished for her wide-ranging work from travel (In the Communist Mirror) to philosophy (Nietzsche in Turin). In 2003 she published her first novel, Girl in a Garden. Her most recent book is Motherland: A Philosophical History of Russia. In the autumn of 1922, Lenin personally drew up a list of some 220 ‘undesirable’ intellectuals – mostly philosophers, academics, scientists and journalists – to be deported from the country in preparation for the creation of the Soviet Union in December that year. Two ships sailed from Petrograd that autumn, taking around 70 of these eminent men and their families away to what became permanent exile in Berlin, Prague and Paris. List of Illustrations, Acknowledgements, A note on translation, A note on transliteration, Introduction, Appendix: One) GPU Report on the Arrests of 16/17 August 1922, Two) The List of Deportees from Moscow and Petrograd, Three) The Lives, Notes, Bibliography, Index,”,”LENS-014-FL”
“CHAMBERLAIN Lesley”,”Motherland. A Philosophical History of Russia.”,”Lesley Chamberlain is a writer and reviewer distinguished for her wide-ranging work from travel (In the Communist Mirror) to philosophy (Nietzsche in Turin). In 2003 she published her first novel, Girl in a Garden. Her most recent book is Motherland: A Philosophical History of Russia. In the autumn of 1922, Lenin personally drew up a list of some 220 ‘undesirable’ intellectuals – mostly philosophers, academics, scientists and journalists – to be deported from the country in preparation for the creation of the Soviet Union in December that year. Two ships sailed from Petrograd that autumn, taking around 70 of these eminent men and their families away to what became permanent exile in Berlin, Prague and Paris. Preface, Acknowledgements, A Note on Transliteration, A Comparative Chronology of Russian and Western Philosophers, Notes, Suggested Reading, Index,”,”RUSx-130-FL”
“CHAMBERLIN William Henry”,”L’età del Ferro della Russia.”,”CHAMBERLIN ha vissuto per oltre dieci anni in Russia come corrispondente di grandi giornali americani. Ha potuto così, con la collaborazione della moglie, russa di nascita, acquistare una esperienza della nuova Russia. L’A non ha voluto trattare la storia della Russia dalle origini ma ha concentrato la sua attenzione sugli anni dopo l’inizio del primo piano quinquennale”,”RUSU-091″
“CHAMBERLIN William Henry”,”L’età del ferro della Russia.”,”L’autore di questo libro è vissuto per oltre dieci anni in Russia, come corrispondente di grandi giornali americani; ed a potuto così, anche per la collaborazione della moglie, russa di nascita, acquistare una esperienza della nuova Russia forse vietata ad ogni altro pubblicista straniero.”,”RUSS-098-FL”
“CHAMBERS Raymond Wilson”,”Tommaso Moro.”,”””La condanna pronunciata da Moro nell’ Utopia contro simili guerre di conquista non era l’ espressione di una isolata protesta, ma interpretava un sentimento tangibilmente diffuso, in Inghilterra come in tutta l’ Europa””. (pag 279) “”Ma sebbene Moro, come laico, non avesse immediata responsabilità nella condanna a morte degli eretici, egli era però del parere che in definitiva lo Stato, non la Chiesa, era responsabile di quelle esecuzioni. La Chiesa- osservava Moro – giudicava, sì, e condannava gli eretici: ma non infliggeva loro altra punizione che la scomunica; e non era la Chiesa- insisteva- ma i principi temporali, che. per assicurare la pace ai propri sudditi, avevano sancito leggi comminanti agli eretici la pena di morte””. (pag 372) “”Là dove è questione di ignoranza e non di arroganza o malizia”” scrive Moro “”vorrei si mostrasse poco rigore e molta misericordia””. (pag 373)”,”UKIx-080″
“CHAMBOST Edouard”,”Le piége suisse. Roman. Derrière la fiction, la révélation de quelques mécanismes secrets de la finance internationale.”,”CHAMBOST Edouard avvocato e scrittore è autore di ‘Guide des paradis fiscaux’ e di ‘Guide mondial des secrets bancaires'”,”ECOI-332″
“CHAMBRE Henri”,”Le marxisme en Union Sovietique. Ideologie et institutions leur evolution de 1917 a nos jours.”,”””Prima del Rivoluzione, Lenin è partigiano di uno Stato centralizzato e vasto, perché “”un grande Stato (si tratta qui di uno stato capitalista) centralizzato costituisce un enorme passo storico di fronte alla dispersione medievale verso la futura società socialista del mondo intero, e non si può avere altra via verso il socialismo che passando per questo Stato (indissolubilmente legato al capitalismo).”” Lenin era allora sostenitore di un centralismo democratico in uno Stato forte, combinato con “”l’ autonomia delle regioni a condizioni economiche e familiari particolari, con popolazione di una composizione nazionale particolare””. Alla vigilia della rivoluzione d’ Ottobre, in agosto – settembre 1917, Lenin ritorna alla formula del Manifesto Comunista: “”lo Stato, ovvero il proletariato organizzato in classe dominante””, – “”organizzazione speciale della forza, organizzazione della violenza per reprimere una certa classe, … la sola classe sfruttatrice, ovvero la borghesia””, – in altri termini: “”la dittatura proletaria, il dominio politico del proletariato””. Il suo ruolo sarà, “”di proteggere la proprietà comune dei mezzi di produzione, di proteggere l’ eguaglianza del lavoro e l’ eguaglianza nella ripartizione dei prodotti””””. (pag 293)”,”RUSU-177″
“CHAMBRE Henri”,”Il marxismo nell’Unione Sovietica. L’ideologia e le istituzioni sovietiche nella loro evoluzione dal 1917 ai nostri giorni.”,”Fu Destutt de Tracy a creare la parola “”ideologia”” per caratterizzare la “”scienza che ha per oggetto lo studio delle idee…”” (pag 4) Benché il termine sia anteriore a Karl Marx, il problema dell’ideologia è strettamente legato al marxismo (pag 5) Sul piano ideologico vi sarà un’opposizione tra le “”idee dominanti”” e le “”idee rivoluzionarie”” (pag 14) L’ideologia è sempre ideologia di un gruppo sociale (pag 16) Lenin sul concetto di ideologia proletaria (pag 24-27) “”Sin dal 1902, l’opera polemica intitolata ‘Che fare?’, per una voluta reminiscenza del celebre romanzo di Cernyscevskij che ebbe una vasta eco negli ambienti rivoluzionari dell’epoca (90), mette in rilievo l’importanza capitale dell’ideologia rivoluzionaria agli effetti del movimento rivoluzionario. In questo opuscolo, Lenin si scaglia contro l’opportunismo che, con Bernstein, Millerand ed alcuni altri, ha invaso i partiti socialisti europei (91) ed ha contaminato il Partito social-democratico russo. Essi negano, egli afferma, la possibilità di dare al socialismo un fondamento scientifico e di dimostrare la necessità del movimento socialista dal punto di vista di una concezione materialistica della storia. Questo opportunismo, egli scrive, «dichiara inconsistente la concezione stessa dello “”scopo finale”” e respinge categoricamente l’idea della dittatura del proletariato» (92), che tuttavia Marx aveva indicato come il proprio contributo essenziale alla teoria socialista (93). I riformisti arrivano così a «negare la ‘teoria della lotta delle classi’» (94). Fondandosi su F. Engels (95), dopo aver constatato che una tal situazione è divenuta possibile solo perché «la vasta diffusione del marxismo è stata accompagnata da un certo abbassamento del livello teorico» (96), Lenin proclama, per opporsi a questa corrente: «Senza teoria rivoluzionaria, nessun movimento rivoluzionario» (97), affermazione che sarà spesso ripresa dopo di lui. E’ questo un punto fondamentale. Egli constata che, «abbandonata alle sue sole forze, la classe operaia non può accedere che alla coscienza tradeunionista, vale a dire alla convinzione che bisogna unirsi in sindacati, condurre la lotta contro il padronato, reclamare dal governo queste o quelle leggi necessarie agli operai, ecc.» (98). La coscienza sociale nata dalla lotta sul piano economico o sociale è insufficiente: essa non può condurre ad una coscienza politica veramente rivoluzionaria. Il movimento operaio è incapace di elaborare da solo un’ideologia rivoluzionaria, un’«ideologia indipendente» nell’ambito di una lotta puramente economica (99). Ritornando senza citarle alle affermazioni di Carlo Marx sulla genesi dell’ideologia, egli prosegue: «In una società dilaniata dagli antagonismi di classe, non potrebbe mai esistere ideologia alcuna al di fuori o al di sopra delle classi» (100). La scelta è ‘unicamente’ tra ideologia borghese e ideologia rivoluzionaria: non vi è via di mezzo: «L’umanità non ha elaborato una “”terza”” ideologia» (101). Ogni sviluppo ‘spontaneo’ del movimento operaio, lo sottomette di fatto alla ideologia borghese. Da cui il rifiuto della «spontaneità» degli opportunisti russi e la condanna dell’«economismo» di questi stessi ambienti (102). La coscienza politica non può essere formata negli operai all’interno della loro lotta economica, basandosi unicamente e principalmente su questa lotta. «La coscienze politica di classe non può esser fornita all’operaio ‘che dall’esterno’, cioè dall’esterno della lotta economica, dall’esterno della sfera di rapporti tra operai e padroni» (103). Troviamo qui qualcosa di nuovo rispetto alle tesi di C. Marx, per il quale pare che la condizione proletaria in senso stretto fornisca la coscienza proletaria. Per accedere ad una coscienza politica autentica, bisogna acquistare la comprensione della ‘totalità’ dei rapporti sociali ed economici. «Il solo campo in cui sarebbe possibile acquistare questa conoscenza è quello dei rapporti di ‘tutte’ le classi e tutti gli strati della popolazione con lo Stato ed il governo, il campo dei rapporti di ‘tutte’ le classi tra loro» (104). Questa vera coscienza politica si acquisterà e si svilupperà sul piano teorico e pratico; Lenin insiste qui soprattutto sulla necessità, per la coscienza politica della classe operaia russa, di una formazione «fondata sull’esperienza della vita politica» (105). Essa dovrà sforzarsi di acquistare una «rappresentazione chiara» della natura economica, del contenuto politico e sociale delle differenti classi sociali. Essa l’acquisterà, prosegue Lenin (106), soltanto «con esempi viventi, con rivelazioni ancora tutte palpitanti su ciò che accade intorno a noi», con «rivelazioni politiche che investano tutti i campi» (107). In questa educazione politica attiva (108), la stampa avrà una parte importante, su cui egli insiste a lungo (109) così come i «rivoluzionari professionisti» (110) che avranno una funzione permanente di agitazione politica clandestina (111)”” [Henri Chambre, ‘Il marxismo nell’Unione Sovietica. L’ideologia e le istituzioni sovietiche nella loro evoluzione dal 1917 ai nostri giorni’, Torino, 1957] [(90) Cernyscevskij, Cto delat’? (1863). Cfr. J.W. Bienstock, ‘Histoire du mouvement révolutionnaire en Russie’, I. (1790-1894)’, Payot, Paris, 1920, pp. 84-85 – N. Valentinov, ‘Vstreci s Leninysm’, Izdat. Imeni Cehova, New York, 1953, p. 103; (91) E. Halévy, ‘Histoire du Socialisme européen’, Gallimard, Parigi, 1948, pp. 191-192, 201-204; (92) Lenin, ‘Que faire?’ in ‘Oeuvres choisies en deux volumes’, Mosca, Tomo I, 1946, p,. 177; (93) K. Marx, Lettera a Weydemayer (5.3.1852): «Per quel che mi riguarda, non è a me che va il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna, né la loro lotta tra loro. Molto prima di me degli storici borghesi avevano descritto lo sviluppo storico di questa lotta delle classi e degli economisti borghesi ne avevano espresso l’anatomia economica. Ciò che io feci di nuovo, fu: 1°, di dimostrare che l”esistenza delle classi’ non è legata che a delle ‘fasi di un determinato sviluppo storico della produzione’; 2°, che la lotta delle classi ‘conduce’ necessariamente alla ‘dittatura del proletariato’; 3°, che questa stessa dittatura costituisce solo la transizione all”abolizione di tutte le classi’ e ad una ‘società senza classi’ …», in K. Marx et F. Engels, ‘Etudes Philosophiques’, p. 118; (94) Lenin, op. cit., p. 177; (95) F. Engels, ‘La guerre des paysans’, Prefazione, Ed. Soc. , Parigi, 1952, p. 24: «Bisogna riconoscere che gli operai tedeschi hanno saputo approfittare della loro situazione con rara intelligenza. Per la prima volta, da quanto esiste il movimento operaio, la lotta è condotta nelle tre direzioni: teorica, politica ed economico-pratica (resistenza contro i capitalisti) con armonia, coesione e metodo»; (96) Lenin, op. cit., p. 191; (97) Lenin, op. cit., p. 192; (98) Lenin, op. cit., pp 197, 238] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] (pag 24-25-26)”,”RUSU-269″ “CHAMPARNAUD François, testi di BOGDANOV BUCHARIN LUNACHARSKIJ KOLLONTAI”,”Revolution et contre-revolution culturelles en Urss de Lénine a Jdanov. Textes de: Bogdanov, Boukharine, Lounatcharsky, Kollontai.”,”Testi di Bucharin [‘Rivoluzione proletaria e cultura’ (1923), ‘Del metodo formalista in arte’ (1925), ‘Il leninismo e il problema della rivoluzione culturale’ (1928)], Bogdanov [‘L’arte e la classe operaia’ (1918)], Lunacharskij [‘Il proletariato e la lotta per la sua educazione’, ‘Tesi sui problemi della critica marxista’ (1928), ‘Il marxismo e l’arte’ (1928)], Kollontai [‘La famiglia e lo Stato comunista’ (1919)] Marx e Engels… “”Marx et Engels déclarent fort justement: «Des ‘idées’ ne puvent jamais mener au-delà d’un ancien état de choses, elles ne peuvent que mener au-delà des idées de l’ancien état de choses. Des idées, d’ailleurs ne peuvent ‘rien réaliser’. Pour la réalisation des idées, il faut des hommes qui mettent en jeu une force pratique» [Marx-Engels, ‘Sur la littérature et l’art’, Paris, 1954, p. 139] (pag 31) Lenin si oppone alla ‘Proletkult’… “”A ceux, qui, dans le gouvernement, penchent pour des solutions précipitées comme la culture prolétarienne, Lénine décrit le vrai tableau culturel de la Russie. On connaît en effet les sympathies de Lounatcharski pour les théories de Bogdanov, il faut y ajouter la ligne tortueuse de Boukharine à propos de la question culturelle. En 1923, «l’enfant chéri» du Parti publie une brochure de facture légèrement proletkultienne, ‘La Révolution et la culture prolétarienne’, en 1924 il semble la désavouer plus ou moins nettement: «N’oubliez pas que le problème culturel diffère du problème militaire en ce qu’on ne peut pas le résoudre par une application de la violence mécanique» (28). Lénine s’oppose brutalement au Prolétkult et déclara: «Pendant que nous dissertions sur la culture prolétarienne et sur son rapport avec la culture bourgeoise, les faits nous fournissaient des chiffres témoignant que même en ce qui concerne la culture bourgeoise les choses vont très mal chez nous» (29). Lénine va s’attacher à montrer le retard culturel des masses russes. Cette démonstration est faite en appuyant les termes, en forçant les différences. D’un côté la Russie barbare: «nous sommes illettrés» (…) «nous avons par contre, ressenti avec une acuité d’autant plus grande toutes les difficultés de l’oeuvre de rééducation des masses, d’organisation et d’instruction, de diffusion des connaissances, de lutte contre l’ignorance, le manque de culture, la barbarie et l’abrutissement» (…) «nous devons nous engager dans la voie juste afin de triompher du manque de culture, de l’ignorance et de la barbarie dont nous n’avons jamais cessé de souffrir» (…) «nettoyer la Russie de cette barbarie, de cette honte» (…) «des millions de paysans opprimés pendant des siècles par les propriétaires fonciers, terrorisée, incultes» (…) «il s’agit de cette inculture semi-asiatiques dont nous ne sommes pas sortis jusqu’à ce jour» (30). De l’autre côté, la bourgeoisie internationale dont dépend le sort de la Révolution russe: «Nous ne devons pas oublier à quel ennemi nous avons affaire. Les ennemis auxquels nous avons eu affaire jusqu’à présent: Romanov, Kerenski et la bourgeoisie russe stupide, inorganisée, inculte, qui baisait hier la botte de Romanov (…). Ces ennemis représentent-ils quoi que ce soit en comparaison de cette bourgeoisie internationale qui a fait de toutes les conquêtes de l’esprit humain une armée servant à réprimer la volonté des travailleurs et qui a su adapter toute son organisation à l’extermination des hommes? Tel est l’ennemi qui s’est abattu sur nous» (31). Pour combattre cet ennemi il faut liquider l’analphabétisme, acquérir les connaissances les plus modernes applicables dans tous les domaines de la vie sociale. Les idées de Lénine sont particulièrement nettes: «Il faut prendre toute la culture laissée par le capitalisme et bâtir avec elle le socialisme. Il faut prendre toute la science, la technique, toutes les connaissances, tout l’art» (32). Il ajoute: «Il faut nous mettre (…) à l’école de nos ennemis» (33)”” [(28) Cité par Victor Serge, “”Une littérature prolétarienne est -elle possible?””, Clarté n. 72, 1° mars 1925, p. 122; (29) Lénine, ‘Culture et Révolution culturelle’, p. 187; (30) Lénine, ‘Culture et Révolution culturelle’, p. 71, 75, 157, 64, 189; (31) Lénine, ‘Oeuvres’, tome 2, p. 169-170; (32) Lénine, ‘Culture et Révolution culturelle’, p. 58; (33) Lénine, ‘Ecrits sur l’Art et la Littérature’, p. 129] [François Champarnaud, ‘Revolution et contre-revolution culturelles en Urss de Lénine a Jdanov. Textes de: Bogdanov, Boukharine, Lounatcharsky, Kollontai’, Paris, 1975] (pag 93-94) Lenin non ha scritto sistematicamente sulla cultura. Lenin e l’uso della parola ‘cultura’ (dalle opere complete): cultura: 52.5% culturale: 25% coltivato 20% incolto 1,25% incultura 1.25% Totale 100 (pag 73)”,”LENS-283″ “CHAMPEAUX Jacqueline”,”La religione dei romani.”,”CHAMPEAUX Jacqueline insegna cultura e letteratura latina alla Sorbona. Ha pubblicato ‘Fortuna dans la religion archaique’ (Ecole Francaise de Rome). CHAMPEAUX Jacqueline insegna cultura e letteratura latina alla Sorbona. Ha pubblicato ‘Fortuna dans la religion archaique’ (Ecole Francaise de Rome). “”Non si pensi che un tempio romano funzioni in modo simile a una chiesa cristiana. Ogni santuario, isolato dallo spazio profano all’interno del ‘templum’, ha il proprio regolamento (lex templi), redatto dai pontefici, dove sono stabilite le modalità di gestione, le esclusioni rituali (donne, schiavi), ecc. Nel tempio non si può entrare liberamente. Per farlo aprire, per accedere alla cella in cui l’immagine di culto del dio riposa nella penombra e si accumulano gli oggetti votivi offerti al suo venerabile simulacro (vasi, statue, fra le quali possono esservi effigi dello stesso dio), bisogna rivolgersi al custode (aedituus) che svolge le funzioni di un sagrestano””. (pag 85)”,”STAx-186″ “CHAN Anita”,”China’s Workers under Assault. The Exploitation of Labor in a Globalizing Economy.”,”Anita Chan ha ottenuto il Ph.D. in Sociologia dall’Università del Sussex. E’ ricercatrice presso l’Australian National University e condirettore del ‘The China Journal’. Ha pubblicato tra l’altro ‘Children of Mao’.”,”CONx-273″ “CHANCEL Claude PIELBERG Eric-Charles”,”La façade asiatique du Pacifique.”,”CHANCEL Claude PIELBERG Eric-Charles. Il primo è agregé d’ histoire, e professore de Chaire superieure al liceo Camille-Guerin a Poitiers. Anche il secondo insegna allo stesso liceo come professore agregé e incaricato di corso all’ Università di Poitiers. “”Alla Conferenza di pace del 1919, il Giappone, il cui sforzo di guerra era stato limitato, riceve le spoglie dell’ impero coloniale tedesco nel Pacifico: le isole Caroline, le isole Marshall e le isole Marianne. Approfitta della debolezza della Russia bolscevica, in guerra civile, per penetrare in Siberia. La base di Kiao Tchéou (ex-tedesca), che recupera, gli permette di completare il suo dispositivo, come pure le sue mire sulla Corea che occupa, e sulla Manciuria e la stessa Cina che brama.”” (pag 37)”,”ASIE-015″ “CHANCELLOR Edward”,”Un mondo di bolle. La speculazione finanziaria dalle origini alla “”new economy””.”,” Edward Chanchellor ha studiato Storia nelle Università di Cambridge e Oxford e ha lavorato per la banca d’investimenti Lazard. Scrive per il ‘Financial Times’ e l”Economist’. Il mercato di ‘future’ sui tulipani, chiamato ‘windhandel’ (“”commercio del vento””) ‘Negli anni Trenta del XVII secolo, in Olanda esistevano le condizioni favorevoli per una fiammata di euforia speculativa. Era un periodo di crescente ottimismo commerciale, dovuto in parte alla definitiva scomparsa della minaccia militare spagnola e in parte allo straordinario sviluppo del commercio tessile olandese che seppe trarre vantaggio dai torbidi in Europa centrale all’inizio della Guerra dei Trent’anni. La Borsa di Amsterdam si era spostata in un nuovo edificio nel 1631. La Compagnia delle Indie Orientali si stava proficuamente insediando in Batavia e le sue azioni crescevano di valore con un ritmo mai registrato in alcun periodo precedente del XVII secolo. Anche i prezzi degli immobili aumentavano rapidamente, determinando uno sviluppo repentino nella costruzione di abitazioni residenziali. La Repubblica olandese, come i suoi abitanti che godevano dei redditi più alti d’Europa, perse una parte della propria austerità calvinista per trasformarsi in una nazione di consumatori. Nel tulipano si trovò un oggetto che consentiva di accoppiare all’amore per l’ostentazione l’avida ricerca della ricchezza. (…) L’inizio della ‘tulpenwoerde’ o, come fu chiamata nel periodo vittoriano, “”tulipomania””, coincise con l’arrivo sul mercato dei tulipani, verso il 1634, di estranei che erano stati probabilmente attratti dalle storie dei prezzi crescenti dei bulbi di tulipano che circolavano a Parigi e nel nord della Francia. Tra i nuovi arrivati sul mercato – più tardi sprezzantemente chiamati dai fiorai olandesi “”nuovi dilettanti”” – c’erano tessitori, filatori, calzolai, fornai, salumieri e contadini. Anche se la follia dei tulipani coinvolse gran parte delle classi sociali, due gruppi, che altrimenti avrebbero potuto garantire una certa stabilità al commercio, si tennero in disparte: i ricchi amatori, collezionisti di bulbi, che da tempo si erano dimostrati pronti a pagare somme elevate per le varietà più rare, rinunciarono alla loro abitudine appena i prezzi cominciarono ad impennarsi, mentre i grandi mercanti di Amsterdam continuarono ad investire i loro profitti commerciali nel mercato immobiliare cittadino, nelle azioni della Compagnia delle Indie Orientali, in lettere di cambio; per loro i tulipani rimasero soltanto una dimostrazione di ricchezza e non un modo per ottenerla. La natura del mercato dei tulipani cambiò con l’aumentare degli scambi. Le negoziazioni private tra individui furono sostituite da incontri informali nelle sale delle locande, chiamati “”collegi””, dove commercianti e speculatori potevano contrattare in un ambiente conviviale. (…). Gli speculatori che ottenevano profitti o contavano di ricevere quanto era loro dovuto spendevano il denaro guadagnato in carrozze e cavalli. «Si sognavano tutti i lussi possibili. Nessuno poneva limiti alle ricchezze che avrebbe ottenuto». Nessuna effettiva consegna di tulipani ebbe luogo durante la fase più acuta della mania tra la fine del 1636 e l’inizio del 1637, dato che i bulbi rimasero sepolti per terra. Si realizzò un mercato di future sui tulipani, chiamato ‘windhandel’ (“”commercio del vento””): i venditori promettevano di consegnare un bulbo di un certo tipo e di un certo peso nella primavera successiva, i compratori ottenevano il diritto alla consegna e nel frattempo regolamenti in contanti potevano essere effettuati ad ogni fluttuazione del prezzo di mercato. Gran parte delle transazioni furono però regolate con note di credito personali che scadevano anch’esse in primavera quando i bulbi avrebbero dovuto essere dissotterrati e consegnati. Avidone si vanta di aver guadagnato 60.000 fiorini con le speculazioni sui tulipani, ma ammette di aver ricevuto soltanto «scritti di altre persone». Negli stadi successivi della mania il congiungimento del ‘windhandel’ con i crediti cartacei creò una perfetta simmetria di inconsistenza: gran parte delle transazioni riguardavano bulbi che non avrebbero mai potuto essere consegnati perché non esistevano ed erano pagati con note di credito che non potevano essere onorate perché mancava la moneta. Il salario medio annuale in Olanda oscillava tra i 200 e i 400 fiorini. Una piccola casa in città costava 300 fiorini e il più bel dipinto di fiori fu venduto per un prezzo non superiore ai 1.000 fiorini. Nel confronto con queste cifre possiamo misurare l’eccessività dei prezzi dei tulipani. Secondo i ‘Dialoghi’ un bulbo di Gouda di un quinto di grammo aumentò da 20 a 225 fiorini; un Generalissimo di mezzo grammo che valeva 95 fiorini raggiunse i 900; tre etti e mezzo di un banale Croenen giallo che ne valeva circa 20 aumentò in poche settimane fino a 1.200 (vale a dire che il prezzo passò dall’equivalente di un mese a cinque anni di salario) (…). Il 3 febbraio del 1637 il mercato dei tulipani crollò improvvisamente. Non c’era una ragione logica per giustificare il panico, tranne che la primavera si stava avvicinando e con essa il momento della consegna e quindi della fine dei giochi. Ad Haarlem, il centro del commercio dei fiori, cominciarono a circolare voci che non c’erano più compratori e negli ultimi giorni era impossibile vendere i tulipani, a qualsiasi prezzo. I contratti non furono saldati e i fallimenti si susseguirono. I fiorai professionisti cercarono invano di ottenere pagamenti da speculatori insolvibili. Ma il crollo della “”tulipomania”” non determinò una crisi economica nazionale. N.W. Posthumus, lo storico della tulipomania, parla di un più modesto «sussulto nell’estrema zona occidentale della repubblica». I maggiori mercanti, dal credito dei quali dipendeva l’economia, non erano stati affatto toccati. Ma molti di quelli che si trovavano un gradino più sotto non furono altrettanto fortunati. Quelli che avevano ipotecato le loro proprietà e scambiato il loro bestiame contro la speranza di un rapido guadagno devono aver patito una perdita irrimediabile di ricchezza”” (pag 24-29)”,”ECOI-371″ “CHANDAVARKAR Rajnarayan”,”The Origins of Industrial Capitalism in India. Business strategies and the working classes in Bombay, 1900-1940.”,”CHANDAVARKAR Rajnarayan is Assistant Director of Resarch, History, University of Cambridge, and Fellow of Trinity College. “”The development of the cotton-textile industry in Bombay had been predicated upon low wages. As they lost the competitive advantage of cheap labour between the wars, the millowners struggled to suppress wage costs. As a rule, millowners attempted to buy labour in the cheapest market. But the cheapest cost of labour to the industrial employer not only required the payment of a subsistence wage for the worker and his family but, in addiction, its price had to cover the costs of migration, the additional expenses of city life and a margin to attract smallholders and field labourers in the city”” (pag 308)”,”INDE-014″ “CHANDAVARKAR Rajnarayan”,”Imperial power and popular politics. Class, resistance and the state in India, c. 1850-1950.”,”CHANDAVARKAR Rajnarayan è Fellow al Trinity College, Cambridge e Lecturer in HIstory. Ha pubblicato pure ‘The origins of industrial capitalism in India’ (Cambridge, 1994).”,”MASx-032″ “CHANDLER David”,”Waterloo. I cento giorni.”,”CHANDLER, specialista di storia militare, è uno dei maggiori studiosi del periodo napoleonico. Dirige il Department of War Studies della Royal Military Academy di Sandhurst ed è P della British Commission for Military History e membro della Society for Army Historical Research e della Royal Historical Society. Ha rappresentato questi istituti nelle conferenze internazionali di Mosca, Teheran e Washington ed è stato Visiting Professor alla Ohio State University. Nel 1991 ha ricevuto la laurea ad honoris causae in lettere dalla OUP per i suoi studi di storia militare. Autore di vari saggi pubblicati su riviste specializzate e sulla ‘New Cambridge Modern History’.”,”FRAN-018″ “CHANDLER Alfred D. jr”,”La mano visibile. La rivoluzione manageriale nell’ economia americana.”,”CHANDLER Alfred D. jr è uno dei più noti storici americani. Professore di ‘business history’ alla Graduate School of Business Administration dell’ Università di Harvard, ha precedentemente insegnato alla J. HOPKINS, al MIT e al All Souls College di Oxford.”,”USAE-019″ “CHANDLER Alfred D. jr”,”Strategia e struttura. Storia della grande impresa americana.”,”CHANDLER Alfred D. jr è uno dei più noti storici americani. Professore di ‘business history’ alla Graduate School of Business Administration dell’ Università di Harvard, ha precedentemente insegnato alla J. HOPKINS, al MIT e al All Souls College di Oxford.”,”USAE-020″ “CHANDLER Alfred D. jr con la collaborazione di Takashi HIKINO”,”Dimensione e diversificazione. Le dinamiche del capitalismo industriale.”,”CHANDLER Alfred D. jr è il massimo studioso vivente di storia d’ impresa.”,”USAE-021″ “CHANDLER David G.”,”Austerlitz 1805. La battaglia dei tre imperatori.”,”Nel 1812 de SEGUR disse di KUTUSOV che il suo “”valore era incontestabile, ma che egli lo regolava a seconda dei propri interessi; infatti calcolava tutto. Nella sua genialità era lento, vendicativo e soprattutto astuto- un vero tartaro!- e conosceva l’ arte di una politica fatta di adulazione, flessibilità e pazienza””. NAPOLEONE stesso aveva curato l’ organizzazione del proprio Stato maggiore; nel 1805 quet’ ultimo era costituito da 400 ufficiali e 5 mila uomini (contando la sua scorta). Lo SM era diviso in tre parti: 1. il quartier generale personale di NAPOLEONE, detto Maison (a sua volta diviso in più parti: il Gabinetto dell’ imperatore che comprendeva il punto di controllo vitale e cioè il Bureau Topographique, l’ Ufficio topografico gestito da BACLER d’ ALBE e da una dozzina di consiglieri di spicco, la Residenza di Napoleone (ufficiali, aiutanti, segretari, e servitù che si occupava della sua persona) gestita da DUROC, e il suo Petit-Quartier General, o Quartier generale tattico, con una dozzina di ufficiali chiave sotto la guida del capo di Stato maggiore BERTHIER che accompagnava NAPOLEONE in qualsiasi momento). 2. Il Grande Quartier Generale (anch’esso guidato da BERTHIER) includeva quattro uffici principali con compiti speciali. 3. il Quartier generale amministrativo, gestito da DARU, che spesso operava dalle retrovie e si curava della logistica. Vi erano inoltre altri quartier generali (degli affari esteri, della Guardia imperiale; dell’ artiglieria e del genio). Quartieri generali in miniatura strutturati allo stesso modo del Grand Quartier General erano presenti nei corpi d’ Armata e perfino nelle varie divisioni.”,”FRAN-045″ “CHANDLER David G.”,”Jena 1806. Napoleone distrugge la Prussia.”,”NAPOLEONE vedeva “”una cosa soltanto, e cioè il corpo principale dell’ esercito nemico”” e si adoperava in ogni modo per “”sconfiggerlo consapevole che gli aspetti secondari si sarebbero sistemati di conseguenza”” NAPOLEONE riuscì a concentrare in un punto preciso quasi 100 mila uomini in appena 24 ore, o quasi 150 mila in 38 ore, pronti a combattere con 48 ore di anticipo rispetto alla data prevista inizialmente, dimostrando la sua grande maestria nell’ affrontare problemi di tempo e distanza. “”L’ arte della guerra””, scriveraà in seguito, “”è come qualsiasi altra cosa bella e semplice. Le mosse più semplici sono sempre le migliori””. (pag 23). Dal punto di vista puramente militare le imprese di NAPOLEONE nel 1806 furono tra le più grandi: l’ avanzata preventiva in Sassonia, l’ efficace padronanza del battaglione quadrato, l’ uso della iniziativa incessante per arrivare alla battaglia decisiva in una data non stabilita e in due località non pianificate contro un avversario migliore di quanto non si sia spesso ritenuto a livello reggimentale e di divisione: queste sono le componenti del blitzkrieg napoleonico: “”Muovetevi in ordine sparso; combattete compatti””. Seguirà poi una delle più famose operazioni di inseguimento della storia. NAPOLEONE potrà essere stato sorpreso o preso in contropiede diverse volte nel 1806 ma la sua innata audacia e abilità di ottenere, e anche di assorbire, soprese era basata in larga misura sulla difesa in profondità fornita dal “”battaglione quadrato “” a livello di corpo d’ armata. Aveva saputo condurre una guerra basata sull’ uso flessibile del piano alternativo. Sotto molti aspetti la guerra non sarebbe più stata la stessa (pag 86).”,”FRAN-046″ “CHANDLER Alfred D. jr, collaborazione di Takashi HIKINO”,”Scale and Scope. The Dynamics of Industrial Capitalism.”,”ANTE3-6 Alfred D. CHANDLER Jr è Isidor Strauss Professor of Business History, Emeritus, alla Harvard Business School e vincitore del Bancroft Prize e del Pulitzer Prize in History per ‘The Visible Hand: The Managerial Revolution in American Business’ (Harvard). pag 346″,”ECOG-022″ “CHANDLER Alfred D. jr AMATORI Franco TAKASHI Hikino a cura, saggi di Geoffrey JONES Ulrich WENGENROTH Harm G. SCHRÖTER Patrick FRIDENSON Hidenasa MORIKAWA Andrei Yu. YUDANOV Alice H. AMSDEN Marìa Inés BARBERO”,”Grande impresa e ricchezza delle nazioni, 1880-1990.”,”Alfred D. Chandler, Jr. è professore emerito di Business History alla Harvard Business School. I suoi tre grandi lavori, Strategy and Structure, The Visible Hand, Scale and Scope, hanno profondamente inciso sugli studi aziendali e sulla storiografia d’impresa. Franco Amatori insegna storia economica nell’Università Bocconi ed è presidente della Fondazione Assi per la storia e gli studi sull’impresa. É autore di numerosi saggi e monografie sulla storia dell’impresa italiana. Takashi Hikino è stato per anni alla Harvard Business School il più stertto collaboratore di Alfred Chandler. Attualmente è professore di Economia nell’Università di Kyoto.”,”ECOG-010-FL” “CHANDLER David G. a cura; scritti di John R. ELTING T.A. HEATHCOTE T.A. Charles RAEUBER Charles ESDAILE Alan SHEPPERD David G. CHANDLER Philipp COATES-WRIGHT James D. LUNT Michael GLOVER Peter HOFSCHRÖER Donald D. HORWARD Gunther E. ROTHENBERG Alan HANKINSON John L. PIMLOTT James MARSHALL-CORNWALL Jan F.W. BECKETT Randal GRAY Tim PICKLES Peter YOUNG Paul Britten AUSTIN Georges OSTERMAN Nigel de-LEE David D. ROONEY Paddy GRIFFITH Jeanne A. OJALA James R. ARNOLD”,”I marescialli di Napoleone.”,”David G. Chandler, specialista di storia militare, è uno dei maggiori studiosi del periodo napoleonico. Ha diretto il Department of War Studies della Royal Military Academy di Sandhurst ed è stato Presidente della British Commission for Military History. Tra le sue opere ‘La Campagne di Napoleone’. “”Questi ventisei uomini erano tenaci combattenti più che ossequiosi cortigiani e pochi erano per temperamento inclini a svolgere quel secondo ruolo; anzi, alcuni, tra cui il mio trisnonno, si distinguevano per il loro carattere adamantino. Come soldati, i loro servigi venivano regolarmente e spietatamente sfruttati in cambio di onori, titoli, proprietà e appannaggi elargiti loro doviziosamente. Ma quei privilegi non li avrebbero certamente sottratti al rischio di buscarsi una pallottola o una granata in battaglia. Lo stesso Napoleone fu ferito a Ratisbona, benché lievemente, e non meno della metà dei marescialli riportarono ferite in battaglia, alcuni più di una volta, tra il 1804 e il 1815. Tre di essi – Lannes, Bessières e Poniatowski – morirono l’uno per le ferite riportate, l’altro ucciso sul colpo e l’ultimo annegato dopo essere stato mortalmente ferito. Lo ‘status’ di maresciallo dell’Impero era lungi dall’essere una sinecura”” (pag 16) [Victor-André Massena, V duca di Rivoli, VII principe di Essling, prefazione, 2 dicembre 1985, (180° anniversario della battaglia di Austerlitz)]”,”QMIx-044-FV” “CHANDLER David”,”The Art of Warfare in the Age of Marlborough.”,”MARLBOROUGH, John Churchill, primo duca di (Treccani): Nacque ad Ashe (Devonshire) nel maggio o giugno 1650. Il padre e il nonno erano gentiluomini di campagna, assai danneggiati durante le guerre civili per la loro fedeltà alla corona. Perciò, come paggio del duca di York e come militare (prese parte alla campagna contro l’Olanda, nel 1672-73, a fianco dei Francesi) il Churchill dovette contare soprattutto sulla propria abilità per vivere. Fu nominato colonnello nel 1678, anno che per lui fu reso memorabile da due altri avvenimenti: il primo incontro con Guglielmo d’Orange, a cui portò, in Olanda, una comunicazione di Carlo II; il suo matrimonio con Sara Jennings che egli aveva sposata già segretamente, data l’avversione dei genitori di lui a quelle nozze. Il matrimonio segreto dei due era stato noto alla duchessa di York: e i due sposi si trovarono legati al servizio della casa di York. Essi accompagnarono la famiglia nell’esilio a Bruxelles e il Churchill si recò col duca in Scozia, dove fu creato pari di Scozia, con il titolo di lord Churcill di Eyemouth. Dopo il matrimonio della principessa Anna figlia del duca di York col principe Giorgio di Danimarca, Sara Churchill divenne una delle sue dame, legandosi strettamente a essa. Con l’avvento di Giacomo II, Churchill fu creato barone Churchill di Sandridge, pari d’Inghilterra. Correggendo gli errori del comandante ai cui ordini egli si trovava, ebbe gran parte nel domare la ribellione del duca di Monmouth nella battaglia di Sedgemoor pur senza incrudelire dopo la vittoria; ché anzi, si mostrò allora, come sempre, umano nella condotta della guerra. La politica religiosa del re lo turbò, perché era schiettamente anglicano e nel 1687 osò anche, a quel che riferisce il Coxe, fare rimostranze al re. Nel maggio 1687 e di nuovo nell’agosto 1688, Churchill scrisse a Guglielmo d’Orange. Continuò tuttavia a mantenere una posizione di fiducia presso Giacomo II; e quando Guglielmo sbarcò sul suolo inglese, egli era luogotenente generale delle forze del re a Salisbury. Ma nella notte del 24 novembre, fuggì e andò a raggiungere il principe, giustificando quella diserzione, in una lettera a Giacomo II, col suo amore per la religione anglicana. È probabile che Churchill fosse spinto soprattutto dall’interesse: in ricompensa dei suoi servigi, divenne membro del consiglio privato (febbraio 1689) e conte di Marlborough (aprile 1689). Nello stesso anno, si distinse, nella campagna dei Paesi Bassi, contro i Francesi, a Walcourt e l’anno seguente organizzò una brillante campagna in Irlanda. Frattanto, con molti altri tories, egli aveva cercato di mettersi in contatto con Giacomo II: ma lo tradirono gli agenti giacobiti che sospettarono il M. intrigasse a favore di Anna piuttosto che di Giacomo. Fu perciò privato, da Guglielmo d’Orange, dell’ufficio (1692) e non ricuperò il perduto favore fino al 1698, quando fu nominato governatore del figlio di Anna, duca di Gloucester, e riebbe il grado militare e il posto nel consiglio privato. Circa questo tempo due delle sue figlie andarono spose l’una (1698), a sir Sidney Godolphin, con il quale il M. strinse intima amicizia; l’altra (gennaio 1701) a lord Spencer. L’alleanza era compromettente per un tory, e costituì il primo passo verso la rottura col suo antico partito. Nel 1700, la morte di Carlo II di Spagna mise fine a quella tregua che la pace di Ryswick aveva imposto a un’Europa stanca di guerre; e si venne alla nuova guerra. Guglielmo morì nel marzo 1702, dopo aver nominato il M. comandante in capo delle forze olandesi che stavano riunendosi; nel maggio, l’Inghilterra dichiarò guerra alla Francia. La regina Anna, che subiva completamente l’influsso della moglie di M., creò il M. cavaliere della Giarrettiera e il suo amico Godolphin lord tesoriere. Il 23 dello stesso mese, il M. lasciò l’Inghilterra per assumere a l’Aia il comando affidatogli. La campagna che nel 1702 condusse in Fiandra, fu per il M. una serie ininterrotta di contrarietà, a causa dell’apatia dei generali olandesi e dell’esitazione dei reggenti d’Olanda che non gli permisero di attaccare il generale francese Boumers. Tuttavia, la linea della Mosa fu presa fino a Maestricht; in settembre cadde Venlo e in ottobre Rurimonde. Tornato in Inghilterra, il M. fu creato duca. La campagna del 1703 fu poco felice. Nuovi rifiuti degli Olandesi gl’impedirono di ottenere con l’offensiva una soluzione della guerra: a essi bastava di difendere la loro frontiera. Il piano di un’offensiva tra Anversa e Ostenda, per contrastare l’attività dei Francesi contro l’imperatore, finì in nulla, sebbene il M. riuscisse a riconquistare tutto il territorio tra la Mosa e il Reno. Ma l’imperatore si trovò a mal partito; e la vittoriosa collaborazione dell’elettore di Baviera con i Francesi per poco non portò, nel 1.704, alla caduta di Vienna. Si ebbe allora, fra il M. e il principe Eugenio di Savoia, generale dell’imperatore, un segreto piano che condusse alla campagna di M. in Germania e alla battaglia di Höchstädt-Blenheim del 1704, con una manovra d’insieme paragonabile soltanto alla campagna d’Italia di Napoleone nel 1796. Il M., raccolte le sue forze eterogenee a Bedburg sul Reno, il 19 maggio iniziò la marcia su Coblenza, con l’intenzione dichiarata d’attaccare Parigi, ma in realtà per dirigersi invece verso sud-est e congiungersi con il principe Eugenio. L’organizzazione penfetta di quella marcia costituisce probabilmente la maggiore impresa del M. I due generali s’incontrarono il 9 giugno a Mundelsheim e si stabilì che mentre Eugenio avrebbe sorvegliato il maresciallo Tallard sul Reno, il M. e il principe del Baden, comandando un giorno per ciascuno, avrebbero avanzato lungo il Danubio. L’elettore di Baviera s’era trincerato dinnanzi a Donauworth e stava fortificando gli Schellenberg. Il 2 luglio il M., che aveva il comando, raccolse le truppe intorno alla fortezza considerata inespugnabile, e dopo due attacchi ebbe ragione di ogni resistenza. L’elettore si ritirò ad Augsberg dove fu raggiunto da rinforzi francesi al comando di Tallard. Eugenio e il M., congiuntisi il 12 agosto, marciarono contro il nemico che si era stabilito con forze superiori sopra una linea di 4 miglia tra il Danubio e il Nebel, con l’ala destra appoggiata su Blenheim. Il 13, il M. assalì il fianco destro nemico a Blenheim, distraendo l’attenzione dell’avversario dal centro. Allora lanciò l’attacco principale contro la parte più debole della linea, tagliando in due i Francesi e Bavaresi, e aggirando sul fianco Blenheim, che s’arrese. Intanto, Eugenio respingeva l’ala sinistra bavarese. La vittoria fu decisiva per le sorti della Germania e dell’impero. Gli eserciti si ritirarono nei quartieri d’inverno sulla Mosella e il M. tornò in Inghilterra, passando per Berlino dove ottenne promesse di nuovi contingenti di truppe per la campagna dell’anno successivo. Ma l’anno 1705 riuscì meno favorevole per il M. che si trovò in mezzo a continui dissensi politici. I tories Harley e St John, suoi protetti, erano divenuti rispettivamente segretario di stato e segretario della guerra; e ciò contrariò i grandi lords whigs, noti con l’appellativo di Junto e capeggiati dal Somers. Per il M., questo sistema politico basato sui partiti era una vera disdetta. E tuttavia, data la vigorosa politica di guerra dei whigs, egli era costretto a cercare il loro appoggio. Nel frattempo, si manifestarono crescenti segni d’attrito fra la regina e la duchessa di M., la cui arroganza crebbe ogni giorno, sicché Anna si rivolse con sollievo al tatto e al buon senso d’una giovane donna, Abigail Hill, che attendeva il momento opportuno per entrare nelle grazie della sovrana. Anche la campagna nelle Fiandre riuscì poco soddisfacente, perché i cauti Olandesi impedirono di nuovo al M. di avanzare su Parigi attraverso la Mosella: per cui, sebbene egli dimostrasse grande abilità tattica contro il Villeroi, presso Namur, non ottenne altro risultato, se non la distruzione delle linee francesi. L’autunno trascorse in missioni diplomatiche a Vienna, Berlino, Hannover e l’Aia, per mantenere la coesione nella Grande Alleanza, nonostante le crescenti divergenze d’interesse. Al suo ritorno in lnghilterra, il M. persuase la regina ad affidare la carica di cancelliere al whig lord Cowper; e così, poté tornare in Olanda nel 1706 con l’appoggio compatto del partito inglese favorevole alla guerra. Aveva sperato di partecipare alla campagna del principe Eugenio in Italia; ma l’attività del Villars sul Reno superiore rese inopportuna un’assenza di lui dai Paesi Bassi. Nell’aprile si recò a l’Aia e avanzò contro il Villeroi che marciava verso est. I due eserciti si scontrarono a Ramillies (23 maggio). Anche questa volta il M. operò una finta, simulando un attacco contro la sinistra del Villeroi. Riuscì pienamente con la resa delle fortezze di Bruges, Gand e Oudenarde, mentre Ostenda cadeva in giugno. Gli Olandesi avevano ormai raggiunto il loro obiettivo: ma le ambizioni imperiali, nonostante i brillanti successi di Eugenio in Italia, non erano ancora appagate, e i Borboni rimanevano tuttora in Spagna. I Francesi fecero agli Olandesi offerte di pace separata, mentre l’imperatore esacerbò i sentimenti dell’Olanda, offrendo il governo dei riconquistati Paesi Bassi al M. Questi rifiutò di accettare senza l’approvazione olandese che, naturalmente, non venne. I Francesi lo accusarono di volere il prolungamento della guerra per i proprî interessi e le proprie ambizioni, e l’accusa conteneva sufficienti elementi di verità per riuscire pericolosa. Ancora una volta il M. cercò di cattivarsi gli Olandesi: e fu tenuto a l’Aia un congresso, il quale dichiarò che non sarebbero state accolte particolari proposte di pace senza il concorso degli alleati. Nel frattempo l’appoggio dei whigs fu rafforzato in Inghilterra dalla nomina del Sunderland a segretario di stato; ma quest’atto alienò dai whigs la regina, legata indissolubilmente ai tories dal proprio anglicanesimo della Chiesa Alta. Il successivo anno 1707 fu, sotto l’aspetto militare, sterile, sebbene il M. facesse utile opera diplomatica, ottenendo che il giovane Carlo XII di Svezia rimanesse inattivo. L’imperatore ottenne il possesso di Napoli per un trattato segreto con la Francia, in forza del quale le truppe francesi uscirono dall’Italia senza molestie. Anche in Spagna la vittoria francese di Almanza mutò le sorti della guerra, mentre nelle Fiandre l’inclemenza del tempo, l’apatia olandese e lo stato del M., scoraggiato e malfermo in salute, produssero una strana inattività. In Inghilterra il M. fu criticato da tutti i partiti. Abigail Hill, divenuta signora Masham, aveva rafforzato il proprio ascendente sulla regina ed era la confidente di Harley, aperto antagonista del M., già suo patrono. Ma lo spirito combattivo del M. fu risollevato da queste difficoltà. Egli placò i whigs assicurandoli che erano pronti i piani per una campagna energica in Spagna nell’estate successiva, e insieme con Godolphin forzò la mano della regina, rifiutando di partecipare al consiglio finché Harley fosse in carica. Quest’ultimo fu costretto nel febbraio 1708 a dimettersi, pur mantenendosi in contatto con Anna per mezzo della signora Masham. Nei Paesi Bassi i Francesi erano riusciti a riconquistare Gand e Bruges. Il M. ed Eugenio stabilirono di unirsi, apparentemente per un attacco sulla Mosella, ma in realtà per una rapida marcia contro i Francesi in Olanda. Il Vendôme aveva investito Oudenarde e stava avanzando con il grosso delle proprie forze per proteggere gli assedianti. Le truppe del M. e del principe Eugenio lo prevennero. La vittoria del M. e di Eugenio di Savoia fu troncata solo dal sopraggiungere della notte. La battaglia d’Oudenarde fu seguita dall’assedio di Lilla, considerata dagli esperti del tempo la maggiore impresa del M. e del principe Eugenio. Il 9 dicembre il Boulners e i suoi uomini abbandonarono la città assediata con l’onore delle armi. Anche Gand e Bruges caddero e i Francesi si ritirarono dai Paesi Bassi. Luigi era ormai più che pronto alla pace e nel maggio 1709 il M. fu, insieme col Townshend, autorizzato a trattarla, ma solo alla condizione umiliante che Luigi aiutasse a espellere il proprio nipote, Filippo V, dalla Spagna. Il M. rifiutò di firmare il trattato che garantiva la frontiera dell’Olanda senza impegnare gli Olandesi a contribuire all’evacuazione della Spagna, e sebbene nei negoziati di pace egli agisse in base a istruzioni, pure è chiaro che, nonostante il rapido declino della sua potenza in patria, egli avrebbe potuto esercitare un maggiore influsso a favore della pacificazione se lo avesse sinceramente desiderato. Luigi, naturalmente, rifiutò la condizione impostagli e la guerra continuò a trascinarsi. Il M. ed Eugenio investirono e presero Tournai e avanzarono su Mons dove il Villars si concentrò, deciso a salvare la Francia dall’invasione. L’11 settembre 1709 ebbe luogo la battaglia di Malplaquet, nella quale gli alleati, pur vittoriosi, subirono gravi perdite (sopportate in massima parte dalle truppe olandesi) e non si trovarono in grado d’inseguire il nemico; sicché, sebbene Mons capitolasse, lo scoraggiamento colse entrambi gli eserciti. Nello stesso anno il M. chiese alla regina la carica di comandante in capo a vita; Anna, adirata per ciò, nominò a un comando militare il fratello di Abigail Hill, senza interpellare il M. Si giunse a un dissidio che fu composto; ma durante il 1710 il governo whig cadde. Fuori d’Inghilterra, il Villars evitò battaglia. Nell’agosto 1710 il Godolphin fu rimosso dal suo ufficio e Harley divenne lord tesoriere. Il parlamento venne sciolto e quello nuovo, adunatosi nel novembre, aveva nella Camera dei comuni una forte maggioranza tory. Nel dicembre anche la duchessa di M. fu privata di tutte le sue cariche e contro il M. pullularono libelli d’accuse. Egli desiderava dimettersi, ma il Godolphin ed Eugenio insistettero perché rimanesse al suo posto fino alla conclusione della pace. Nel maggio 1711 scese in campo per l’ultima volta, sventò i progetti del Villars, traversò la Schelda e prese Bouchain; ma prima che potesse prendere Quesnay divennero palesi i negoziati per la pace che Harley aveva aperto con Luigi e che dovevano condurre al trattato di Utrecht. Nel novembre il M. tornò in Inghilterra per affrontare le accuse d’estorsione e d’appropriazione del denaro pubblico e per essere privato, il 31 dicembre, di tutti i pubblici uffici. Nel novembre 1712 egli lasciò l’Inghilterra, recandosi a vivere a Francoforte e ad Anversa fino alla morte di Anna. Tornò allora in patria e riebbe l’ufficio, ma non prese parte al nuovo governo. Morì a Blenheim Palace nel giugno 1722. La strategia e la tattica del M. si distinguevano per intelligenza e libertà dalle convenzioni. La sua indiscutibile grandezza di soldato oscurò la sua abilità di diplomatico, ma anche in questo campo egli fu eccellente. La mancanza di grandi idealità o di principî elevati nocquero alla sua grandezza come uomo; ma l’invidia dei contemporanei lo ha probibilmente calunniato sotto molti aspetti. Nella vita del M. ebbe notevolissima parte la moglie, Sara Jennings (nata nel 1660, morta nel 1744), che dominò alla corte della regina Anna per lunghi anni, approfittando dell’ascendente che aveva su Anna, anche prima dell’avvento di questa al trono. Fu così preziosa alleata del marito e cooperatrice della sua fortuna; così come, più tardi, con i suoi contrasti personali con la regina, contribuì a indebolire la posizione del M. Bibl.: Memoirs of the Duke of M. with his original correspondence, ed. da W. Coxe, voll. 3, 3ª ed., Londra 1847-48; E. Thomas, The life of the duke of M., Londra 1915; F. Taylor, The wars of M., voll. 2, Oxford 1921; G. M. Trevelyan, England under Queen Ann, I: Blenheim; II: Ramillies, Londra 1931-32; W. Churchill, M., voll. 3, Londra 1933-35.”,”QMIx-142-FSL” “CHANDLER David”,”Waterloo. I cento giorni.”,”David Chandler specialista di storia millitare è uno dei maggiori studiosi del periodo napoleonico. Ha al suo attivo molte importanti pubblicazioni tra cui, in italiano, ‘I marescialli di Napoleone’ (1996).”,”FRAN-001-FAP” “CHANG Iris”,”Lo stupro di Nanchino. L’ olocausto dimenticato della II guerra mondiale.”,”Iris CHANG ha 29 anni, vive e lavora come scrittrice in California. Dopo la laurea in giornalismo ha vinto una borsa di studio per un corso di specializzazione in scrittura della Johns Hopkins University. E’ autrice di un altro libro, ‘Thread of the Silkworm’ accolto positivamente dalla critica, e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Tesi: Nanchino olocausto dimenticato della 2° seconda guerra mondiale.”,”JAPx-026″ “CHANG Jung HALLIDAY Jon”,”Mao. The Unknown Story.”,”JUNG CHANG è nata Yibin, provincia Sichuan. Ha svolto un breve periodo nelle guardie rosse all’ età di 14 anni, ha lavorato come contadina ed altri mestieri, per diventare poi studente di lingua inglese e poi assistente dottore alla Sichuan University. Ha lasciato la Cina nel 1978 per la Gran Bretagna. Ha ricevuto il Ph.D. da una università britannica. “”Il professore rosso ritornò a Yenan nel tardo agosto. Mao immediatamente convocò Wang Ming e gli altri ad un plenum del Comitato Centrale per “”ascoltare le istruzioni del Comintern””. Questa fu la prima volta che il CC era stato convocato dalla Lunga Marcia, ben più di quattro anni prima. Wuhan, la capitale provvisoria, era sotto duro attacco da parte dei giapponesi. Eppure Mao richiamò i principali comandanti e gli uomini al vertice a Yenan che era un villaggio tranquillo. Wang Ming obiettò, dicendo che questo non era il tempo per l’ assenza dell’ intera leadership dalla capitale della nazione, e suggerì di tenere l’ incontro a Wuhan. “”Io non vado da nessuna parte!”” dichiarò Mao. Il professore rosso, telegrafò a Wang Ming minacciandolo: ‘Obbedisci al Centro, o vedi’. Wang Ming riluttante venne il 15 settembre. Il Red Prof per prima cosa scrisse al Politburo, citando le osservazioni fatte da Dimitrov, sulle quali disse che Mao avrebbe voluto fornire un rapporto politico al Plenum – ristabilendo così la posizione di N° 1. Wang Ming non fece resistenza. Quando il Plenum fu aperto il 29 nella Cattedrale francescana di Yenan, il Red Prof, seduto sotto una quadro di Lenin sull’ altare, ripeté le parole di Dimitrov alla riunione allargata. Così fu fissato nella mente dell’ alto comando del PCC che Mosca aveva esplicitamente nominato Mao come loro leader””. (pag 222)”,”CINx-181″ “CHANG KUO-T’AO”,”The Rise of the Chinese Communist Party, 1921-1927. Volume One of the Autobiography of Chang Kuo-t’ao.”,”””La disintegrazione del campo rivoluzionario. La lotta interna al Kuomintang. Dopo lo formazione del governo nazionale, scoppiò un grosso conflitto all’ interno del KMT. La banda ‘Western Hills Conference’ che si opponeva alla leadership del governo di Canton, in quell’ epoca era cresciuta. Allo scopo di ridurre l’ effetto sulla sulla rivoluzione nazionale di questa crisi scoppiata per via del conflitto interno al KMT, il CC del PCC propose di battere la banda Middle-of-the-Road del KMT per isolare gli elementi di destra. Noi sentivamo anche che la base del governo nazionale si sarebbe allargata. Questa politica si scontrò con la cosiddetta dittatura rivoluzionaria di Borodin. (…) A quell’ epoca il CC del PCC dedicava tutte le energie per collegarsi con il Movimento del Trenta Maggio; di conseguenza non discusse il mio rapporto nel dettaglio ed esso fu archiviato. Ch’en Tu-hsiu, che conosceva bene la situazione interna del KMT, espresse alcune delle sue preoccupazioni. (…).”,”MCIx-023″ “CHANG KUO-T’AO”,”The Rise of the Chinese Communist Party, 1928-1938. Volume Two of the Autobiography of Chang Kuo-t’ao.”,”Bucharin (v. indice) “”Dopo il 6° Congresso del PCC, i rapporti di Ch’en con il Comintern peggiorarono, e la sua insoddisfazione verso la leadership del PCC di Li Li-san cresceva ogni giorno. Nel frattempo, Liu Jenching, un importante membro della frazione trotskista, ritornò in Cina da Mosca. Comunque, dato che Ch’en Tu-hsiu era ben noto come un opportunista di destra, Liu Jen-ching pensava che egli non avrebbe dovuto unirsi alla fazione trotskista – sebbene le opinioni politiche di Liu e Ch’en erano molto vicine. Pare che Trotsky, che viveva all’epoca in esilio in Messico, abbia criticato la posizione di Liu Jen-ching come ingenua. Si dice che Trotsky scrisse a Ch’en Tu-hsiu, esprimendogli la massima stima e invitandolo alla cooperazione nella lotta contro lo stalinismo. Di fatto Ch’en formalmente si unì alla fazione trotskista. Sebbene all’ epoca Ch’en avesse molti seguaci, i trotskisti erano così pieni di teorici di sinistra, che parlavano senza fine senza avere alcunché di concreto da suggerire creando così circoli ristretti, che persino la reputazione di Ch’en ebbe difficoltà a risollevare la frazione dal suo affondamento. Li Li-san fu soddisfatto con se stesso per aver risolto “”il caso anti-Partito di Ch’en Tu-hsiu senza particolari attriti””. Questo fu seguito dal peggioramento delle sue relazioni con i rappresentanti del Comintern di base in Cina. I rappresentanti del Comintern mandati in Cina nell’ estate del 1929 erano due famosi dirigenti tedeschi della frazione compromessa di destra di nome August Thalheimer e Heinrich Brandler. A causa della loro opposizione alla leadership di Thalmann nel Partito Comunista Tedesco (KPD), essi erano stati definiti dal Comintern moderati di destra e non gli fu più consentito di prendere parte attiva negli affari del Partito comunista tedesco.”” (pag 126) “”Il Comintern pose le sue speranze su Ciu en-lai, e guardò a Li Li-san come a un mero millantatore. Ciu al contrario, deteneva vero potere e poteva condizionare le azioni di Li Li-san. Per questa ragione Ciu fu invitato a Mosca per essere indirizzato nell’ azione.”” (pag 127)”,”MCIx-024″ “CHANG HSIN-HAI”,”America e Cina. (Tit.orig.: America and China: A New Approach to Asia)”,”Fondo RC La divisione del mondo in due blocchi avversi, prodottasi alla fine dell’ ultimo conflitto mondiale, sta per essere superata in seguito alla crescente affermazione di un terzo protagonista della grande politica, la Cina. (4° di copertina) L’A di questo libro, CHANG HSIN-HAI, nato e vissuto a lungo in Cina, già ambasciatore del Kuomintang, si è poi trasferito in America dove, formatasi una famiglia, risiede e svolge il proprio lavoro (è professore alla Fairleigh Dickinson University). Gli Stati Uniti e la Cina. “”Finché la Cina fu debole, la sua forza e la sua bellezza si assopirono, ma quando, come è già accaduto nella sua lunga esistenza, essa ripercorre i cicli di una trasformazione interiore e arriva al momento in cui le forze primordiali convergono a suscitare la scintilla, allora tutta la sua latente energia rifiorisce con brillante iridescenza. Quel momento è arrivato. Tutti i veri cinesi lo sentono; lo avvertono nel sangue. E’ una sensazione indefinibile. Qunado centinaia di milioni di cinesi capiscono che nelle loro vene riprende a scorrere un’ energia vitale, vuol dire che è pronta la scena ad ospirare un nuovo grande dramma. Sta per avere inizio un nuovo periodo creativo, nato dall’ antichissimo concetto di armonia cosmica. Circa un centinaio di anni fa, un membro del Congresso, un un momento in cui l’ Alaska era contesa agli Stati Uniti dalla Russia; fece una predizione. Era il 28 luglio 1868. L’ uomo che pronunciò quelle inquietanti parole davanti al Congresso era il deputato Nathaniel Prentiss Banks. Chissà perché, sentiva che per gli Stati Uniti, da quel momento, essere divisi dall’ Asia dalle poche miglia dello Stretto di Bering significava essere chiamati ad una funzione nuova e non prevedibile. Disse: ‘L’ oceano Pacifico sarà il teatro del trionfo delle civiltà del futuro. Colà si combatteranno le battaglie di domani; le istituzioni mondiali del futuro saranno forgiate su quell’ incudine; lì sarà deciso il destino del mondo. Non si parlerà più di “”civiltà europea”” o di “”destino europeo””. Vedremo nascere una civiltà superiore, prepararsi un destino più alto.”” Sono le parole più profetiche mai pronunciate.”” (pag 103)”,”CINx-192″ “CHANG Leslie T.”,”Operaie.”,”Titolo originale ‘Factory Girls. From Village to City in a Changing China’. Leslie T. CHANG ha trascorso dieci anni in Cina dove è stata corrispondente del ‘Wall Street Journal’. Vive in Colorado. “”La forza lavoro cinese, economica e motivata, era adatta al business intensivo delle scarpe, e negli anni Novanta la Cina divenne il leader globale del settore. Dopo che i grandi marchi americani furono attaccati dalle organizzazioni sindacali e dai movimenti per i diritti dei lavoratori per via delle durissime condizioni di lavoro nelle loro fabbriche, Nike e Adidas cominciarono a premere sui fornitori affinché le migliorassero. La Yue Yuen passò all’orario di undici ore e diede a tutti i lavoratori le domeniche libere; molti se ne andarono, lamentandosi che gli straordinari non erano più remunerativi. L’azienda nominò una commissione che monitorava le condizioni di lavoro e un centro di sostegno dove i dipendenti potevano chiedere assistenza e inoltrare reclami. Incrementò le misure di sicurezza, eliminò le sostanze chimiche dannose e abolì gli esercizi ginnici di sapore militaresco”” (pag 116)”,”MCIx-049″ “CHANG Iris”,”Lo stupro di Nanchino. L’ olocausto dimenticato della II guerra mondiale.”,”Iris Chang ha ventinove anni (1990), vive e lavora come scrittrice in California. Dopo la laurea in giornalismo ha vinto una borsa di studio per un corso di specializzazione in scrittura della Johns Hopkins University. E’ autrice di un altro libro, ‘Thread of the Silkworm’ accolto positivamente dalla critica, e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. “”Nel corso dello Stupro di Nanchino, i giapponesi uccisero bambini e neonati, spesso solo perché erano d’impiccio. Testimoni oculari parlano di bambini soffocati dagli stracci ficcati loro in bocca per tenerli in silenzio, o anche assassinati a colpi di baionetta perché piangevano mentre le loro madri venivano violentate. (…) Un numero incalcolabile di uomini vennero abbattuti mentre tentavano di proteggere i loro cari dalla violenza carnale. Quando dei giapponesi strapparono una donna dalla sua catapecchia di paglia e il marito cercò di fermarli, i soldati «perforarono il naso dell’uomo con filo di ferro e andarono a legarlo a un palo come se fosse stato un toro». Dopo di che, gli inflissero innumerevoli colpi di baionetta, sordi alle invocazioni della madre che piangeva disperatamente. I soldati ordinarono alla donna di rientrare nella capanna se non voleva fare la fine del figlio, che morì pochi istanti dopo per le ferite d’arma da taglio. A Nanchino, l’abisso della degradazione umana e di perversione sessuale dei giapponesi parve non avere fondo. Mentre alcuni soldati allestivano gare di uccisioni per rompere la monotonia, altri soldati, nel momento in cui anche il sesso veniva a noia, inventavano competizioni di stupro e di tortura. Forse una delle più brutali forme di intrattenimento fu l’impalamento delle vagine. Le strade di Nanchino erano costellate di cadaveri di donne a gambe divaricate, con gli orifizi genitali sventrati da bastoni di legno, rami d’albero, arbusti. E’ un tormento, è qualcosa che ottenebra la mente, pensare a quali altri oggetti vennero usati per torturare le donne di Nanchino, vittime di intollerabile sofferenze. (…) Non tutte le violenze furono di sesso femminile. Gli uomini vennero spesso sodomizzati, oppure costretti a compiere ogni sorta di atti repellenti di fronte a frotte di soldati giapponesi ghignanti. (…) Alcuni degli episodi più sordidi di tortura sessuale riguardarono la degradazione di intere famiglie. Ci fu un sadico piacere da parte dei giapponesi nel costringere uomini cinesi a commettere incesto (…). Nel momento in cui una donna cadeva nelle mani dei soldati giapponesi, aveva ben poche speranze di sopravvivere: dopo essere stata stuprata, veniva immediatamente assassinata. Ma non tutte le donne si sottomisero senza lottare. (…)”” (pag 97-99) Nanchino sterminio dimenticato della Seconda seconda guerra mondiale.”,”CINx-002-FC” “CHANG Jung”,”Cigni selvatici. Tre figlie della Cina.”,”La storia vera delle “”Tre figlie della Cina””, l’autrice, sua madre e sua nonna, le cui vite e le cui sorti rispecchiano un secolo di vita cinese.”,”BIOx-008-FC” “CHANG Leslie T.”,”Operaie.”,”Leslie T. Chang ha trascorso dieci anni in Cina dove è stata corrispondente del ‘Wall Street Journal’. Vive in Colorado. “”La vita in città modifica le aspettative sul matrimonio delle ragazze venute dalla campagna. Le statistiche dicono che le migranti tendono a conoscere il compagno per conto proprio, a sposarsi più tardi, a volere meno figli, a partorire in ospedael, a desiderare un rapporto paritario e considerare accetta bile il divorzio. Più del 60% delle migranti ha affermato in un’indagine che lo scopo del matrimonio è «formare una famiglia felice» o ?avere un partner in campo professionale», e meno del 10% ha sceto «avere qualcuno cui appoggiarsi nella vita»”” (pag 216)”,”MCIx-004-FC” “CHANG Iris”,”The Rape of Nanking. The Forgotten Holocaust of World War II.”,”Lo stupro di Nanchino. L’olocausto dimenticato della II guerra mondiale. Conquistata la città antica di Nanchino, la soldataglia dell’esercito giapponese per settimane si abbandonò all’uccisione degli abitanti cinesi, uomini, donne bambini e dei soldati. Essi furono sistematicamente rapiti, torturati, e uccisi, un assassinio di massa che fece più vittime di quelle prodotte dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.”,”QMIS-060-FSD” “CHANTRAINE Pierre”,”Morphologie historique du grec.”,”Avant-propos, Note Bibliographique, Liste des Abréviations, Introduction, Index Mycénien, Index Grec, Libraire Klincksieck, série linguistique 2,”,”VARx-158-FL” “CHAPLIN Ralph”,”Wobbly. The Rough-and-Tumble Story of an American Radical.”,”Ralph Chaplin critico nei confronti della linea del PC americano. Colloquio di Haywood con Lenin a Mosca sulla situazione della Russia bolscevica e la dittatura del proletariato. Chaplin concorda con Lenin sul carattere internazionale della rivoluzione russa. E’ in disaccordo con la linea di Trotsky sulla questione sindacale in Urss, rapporto Stato – classe operaia. Sul viaggio di Haywood in Russia. “”I didn’t hear from him again until he reached Moscow. Haywood’s first letter, smuggled out through the ‘cordon sanitaire’, described his introduction to Lenin by Michael Borodin. “”I asked Comrade Lenin,”” wrote Bill, “”if the industries of the Soviet Republics are to be run and administered by the workers””. Lenin’s reply was, “”Yes, Comrade Haywood, that is communism””. Even that reassuring statement did not enable me to overcome my revulsion against the ideologies of the mill run of American Communists. I was already in disagreement with them at too many points”” (pag 302-303) Accordo con Lenin, disaccordo con Trotsky. “”The Communist party already had too much power, we thought, and was too greedy for more. We agreed with Lenin that “”unless the Communist movement captures other countries, its whole meaning is lost and Russia is a failure””. But we wanted the dictatorship of the proletariat to add up to something more than a dictatorship over the proletariat. More than once somebody around the rock pile would bob up with quotations like this from Trotsky: “”The State considers itself empowered to send every worker to the place where the State considers his work necessary. And not one serious Socialist will begin to deny the State the right to lay its hands on the worker who refuses to execute its orders””. We didn’t approve of sentiments like that”” (pag 314-315)”,”MUSx-315″ “CHAPONNIERE Jean-Raphel”,”La Republique de Coree. Un nouveau pays industriel.”,”””La comunità cristiana comprende 7.1 milioni di persone ossia intorno al 18% della popolazione; in Asia; solo le Filippine hanno una percentuale più importante di cristiani (in Giappone 17%, a Taiwan 5%). Le diverse Chiese coreane, particolarmente dinamiche, hanno raddoppiato i loro effettivi in dieci anni dal 1940, facendo concorrenza alle comunità religiose buddiste”” (pag 123)”,”ASIE-010″ “CHAPOUTOT Johann”,”Les irresponsables. Qui a porté Hitler au pouvoir?”,”Johannes Chapoutot è professore di storia contemporanea alla Sorbona. Specialista della Germania e della modernità occidentale, è autore di una decina di opera tradotte in quindici lingue tra cui, per le edizioni Gallimard, ‘La loi du sang: penser et agir en nazi’, ‘La révolution culturelle nazie’ e ‘Libres d’obéir’. Dal liberalismo autoritario al nazismo. Un consorzio liberale autoritario, intessuto dalla solidarietà del mondo degli affari, di partiti conservatori nazionalisti e liberali, di media reazionari e di elites tradizionali, perso ogni sostegno popolare nel corso delle elezioni tanto che si riduce dal 50% al 10%, si chiede come mantenere il potere senza la maggioranza, senza il parlamento, ossia senza democrazia. Questo centro estremo si pensa destinato a governare per natura: ritiene la sua politica la migliore e pensa che porterà ben presto i suoi frutti…. In questo volume si traccia la storia della Germania tra il marzo 1930 e il gennaio 1933. (v. quarta di copertina)”,”GERG-001-FMB” “CHAPPELL Mike”,”L’esercito britannico negli anni ’80.”,”””L’orgoglio viene prima della distruzione, e uno spirito arrogante prima di una caduta”” (Proverbi, 16:18) in apertura “”L’Esercito britannico non è più universalmente e regolarmente preso in giro sui nostri schermi televisivi: i documentari e gli sceneggiati attuali mostrano di norma il soldato d’oggi sotto una luce ragionevolmente favorevole. Non si deve però credere che il pregiudizio possa essere sradicato dai cuori e dalle menti degli inglesi dalla sera alla mattina. I sentimenti espressi, magari in termini sgradevoli tuttavia veritieri, in ‘Tommy Atkins’ di Kipling continuano ad aleggiare sull’Esercito britannico odierno. In nessun altro luogo lo si può notare più che nelle città di guarnigione, dove l’ostilità del passato riemerge alla superficie ogni volta che il comportamento dell’attuale generazione di “”Tommies”” (i soldati inglesi, N.d.T.) dimostra che anch’essi non sono stinchi di santo. Per fortuna, dal momento che la maggior parte dei cittadini della Gran Bretagna entra in contatto con il suo Esercito solo di rado, la buona reputazione di quest’ultimo può continuare a essere alimentata da strenui sforzi di pubbliche relazioni e da una stampa benevola”” (pag 9)”,”UKIQ-006″ “CHAPPET Alain MARTIN Roger PIGEARD Alain”,”Le Guide Napoléon. 4000 lieux pour revivre l’ épopée.”,”ANTE1-3 Gli autori sono membri del Souvenir Napoleonien.”,”FRAN-084″ “CHARASCH A.”,”Lenin. Mit einem vorwort von Paul Axelrod.”,”contiene dedica dell’ autore”,”LENS-085″ “CHARBY Jacques”,”L’ Algérie en prison.”,”Fondo ABA “”Ne nous y laissons pas prender. A avoir nié que l’ Occident tout entier ait bel et bien consenti au génocide du peuple juif, ce même Occident a gagné ceci; quinze ans après sa mort phisique, Hitler est plus vivant qui jamais. Qu’y gagnerait l’univers des hommes si, pour éviter des souvenirs trop douloureux, nous laissions supposer demain à nos descendants devenus bien vite nos victimes que l’ Algérie, le Maghreb et l’ Afrique se sont fait autrement que par la volonté des Algériens, des maghrébins, des Africains?”” (pag 14, A. Mandouze) “”Ceux que la presse, la radio, la télévision appellent les “”tueurs””, les “”terroristes””, les “”rebelles””, ceux qui “”assassinent”” ou qu’on “”abat”” au cours des opérations de “”nettoyage”” ou de “”pacification””, qui tiennent en échec de facon permanente plus de 500.000 soldats francais, ont su faire reconnaître par la “”justice francaise”” le droit de chanter leur hymne national dans les prisons. Mais on n’en continue pas moins à leur appliquer le statut et le peines prévues pour les traîtres ou les malfaiteurs de grands chemins! “”Association de malfaiteurs””, le FLN?”” (pag 45) Fonte Wikip: La Guerra d’Algeria o Guerra d’indipendenza algerina (1954-1962) fu il lungo periodo di scontri urbani, attentati, guerriglia e repressione che segnò la fine della presenza coloniale francese in Nordafrica e si concluse con l’indipendenza dell’Algeria. Il conflitto vide opporsi l’esercito francese e i Francesi d’Algeria da un lato e il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN, Front de Libération Nationale) assieme ad altri gruppi indipendentisti dall’altro. La resistenza fu innescata dal FLN nel 1954, appena due anni prima del ritiro francese dalla Tunisia e dal Marocco. Indice [nascondi] 1 L’inizio delle ostilità 2 FLN 3 Il massacro di Philippeville 4 Svolgimento della guerra 5 Il Comitato di Salute Pubblica 6 La strategia di de Gaulle 7 Il colpo di stato di Algeri e gli accordi di Évian 8 Voci correlate 9 Collegamenti esterni L’inizio delle ostilità [modifica] Nelle prime ore della mattina del 1° novembre 1954, guerriglieri del FLN eseguirono molteplici attacchi organizzati in varie parti dell’Algeria contro installazioni militari, posti di polizia, magazzini e mezzi di comunicazione. Dal Cairo, il FLN emise via radio un comunicato in cui esortava il “”popolo algerino”” e i “”militanti della causa nazionale”” ad insorgere per la “”restaurazione dello Stato algerino, sovrano, democratico e sociale, all’interno dei principi dell’Islam, e per il rispetto di tutte le libertà fondamentali senza distinzioni di razza e di religione””. Il ministro degli Interni francese, l’allora trentasettenne François Mitterrand, affermò che “”la ribellione algerina può trovare un unica forma terminale: la guerra””. Toccò al primo ministro francese Pierre Mendès-France, che solo pochi mesi prima aveva portato a termine lo sganciamento della Francia dalle colonie dell’Indocina, stabilire il corso della politica francese per i cinque anni seguenti. Il 12 novembre Mendès-France prese la parola all’Assemblea Nazionale e dichiarò che “”non si può giungere a compromessi quando si tratta di difendere la pace interna della nazione, l’unità e integrità della Repubblica. I dipartimenti algerini sono parte della Repubblica Francese. Sono francesi da lungo tempo e sono irrevocabilmente francesi (…), tra loro e la Francia metropolitana non è concepibile alcuna secessione””. FLN [modifica] L’insurrezione del Fronte di Liberazione Nazionale pose ai gruppi nazionalisti la questione se adottare la rivolta armata come principale modalità d’azione. Durante i primi anni di guerra l’Unione Democratica del Manifesto Algerino (UDMA, Union Démocratique du Manifeste Algérien) di Ferhat Abbas, gli ulema e il Partito Comunista Algerino (PCA, Parti Communiste Algérien) mantennero un’amichevole neutralità nei confronti del FLN. I comunisti, che inizialmente non avevano fatto alcuna mossa per cooperare alla rivolta, tentarono in seguito di infiltrarsi nel FLN, ma il loro sostegno venne pubblicamente ripudiato dai leader del FLN. Nel 1956 Abbas volò al Cairo, dove aderì formalmente al FLN; tale mossa arricchì il Fronte di Liberazione Nazionale di nuove adesioni provenienti dal vecchio movimento di Abbas. Fin da subito la resistenza algerina fu fiaccata al suo interno dalle divisioni politiche tra i vari gruppi antifrancesi. Messali Hadj formò il Movimento Nazionale Algerino (MNA, Mouvement National Algérien) con analoghi scopi di rivoluzione violenta e indipendenza totale, ma a differenza del FLN era di ispirazione di sinistra. Il MNA fu ben presto emarginato dall’ala militarista del FLN, l’Armata di Liberazione Nazionale (ALN, Armée de Libération Nationale), ma poté ottenere il supporto della maggioranza dei lavoratori algerini in Francia attraverso i relativi sindacati. Il FLN creò tuttavia una forte organizzazione in Francia per combattere il MNA: durante gli anni della guerra d’Algeria le faide tra i due gruppi ribelli provocarono quasi 5.000 morti in Francia, spesso con la tecnica degli attentati nelle caffetterie. Dal punto di vista politico il FLN fece di tutto per persuadere – talvolta forzare – le masse algerine a sostenere la causa dell’indipendenza. Sindacati, associazioni professionali, organizzazioni studentesche e femminili vicine al FLN furono fondate per avvicinare vari segmenti della popolazione. Frantz Fanon, uno psichiatra originario della Martinica che era diventato il principale teorico politico del FLN, espose una sofisticata giustificazione intellettuale per l’uso della violenza al fine di ottenere la liberazione nazionale. Dal Cairo, Ahmed Ben Bella ordinò di liquidare i cosiddetti interlocuteurs valables, ossia quei rappresentanti indipendenti della comunità musulmana accettati dai francesi, attraverso i quali si sarebbe potuti giungere a compromessi o riforme all’interno del sistema. Man mano che la campagna del FLN si diffuse per le campagne, molti coloni francesi dell’interno (i pieds-noirs) vendettero le loro proprietà e cercarono rifugio ad Algeri, dove si fecero sempre più forti le richieste di dure contromisure, tra cui la proclamazione dello stato di emergenza, la pena capitale per crimini politici e la denuncia di tutti i separatisti. Unità di vigilantes, sguinzagliate illegalmente dai coloni con la passiva complicità della polizia francese, furono incaricate di effettuare “”cacce al topo”” (ratonnades, che in questa accezione dispregiativa erano sinonimo di uccisione di arabi algerini) contro sospetti membri del FLN. Nel 1955 gruppi di azione politica all’interno della comunità dei coloni francesi riuscì ad intimidire il governatore generale inviato da Parigi per risolvere il conflitto. Un grande successo fu la conversione di Jacques Soustelle, che arrivò in Algeria come governatore generale nel gennaio 1955 con la ferma determinazione di ristabilire la pace. Soustelle, già di sinistra ma poi convertitosi al gollismo, iniziò un ambizioso programma di riforme (il “”Piano Soustelle””), destinato a migliorare le condizioni economiche della popolazione musulmana. Il massacro di Philippeville [modifica] Un importante spartiacque nella guerra di indipendenza algerina fu il massacro di civili commesso dal FLN vicino alla città costiera di Philippeville nell’agosto 1955. Prima di questa operazione, la politica del FLN si limitava ad attacchi contro obiettivi militari o governativi. Il comandante della regione di Costantina tuttavia decise che una veloce escalation era necessaria. L’eccidio, da parte del FLN e di suoi sostenitori, di 123 civili, tra cui anziane donne e bambini, provocò la reazione di Soustelle che pretese misure più repressive contro i ribelli. Il governo affermò di aver ucciso 1.273 guerriglieri, mentre secondo il FLN furono in 12.000 a cadere vittima delle forze armate, della polizia e di gruppi di coloni. Dopo i fatti di Philippeville, Soustelle proclamò misure più dure e la guerra si fece totale. Nel 1956 le dimostrazioni dei coloni francesi obbligarono il governo francese ad accantonare ogni idea di riforme. Il successore di Soustelle, il socialista Robert Lacoste, sciolse l’Assemblea Algerina, in quanto quest’ultima, dominata dai pieds-noirs, veniva da lui considerata un ostacolo alla propria amministrazione, che da quel momento avvenne per decreto. Lacoste favorì le operazioni militari francesi e garantì all’esercito poteri di polizia eccezionali – una concessione di dubbia legalità in base alla legge francese – per contrastare la crescente violenza politica. Allo stesso tempo, Lacoste propose una nuova struttura amministrativa che avrebbe dato all’Algeria un certo grado di autonomia e un governo decentrato. Pur rimanendo parte integrante della Francia, l’Algeria sarebbe quindi stata suddivisa in cinque distretti, ciascuno dei quali dotato di un’assemblea territoriale eletta dal popolo. I deputati dei coloni riuscirono però a ritardare fino al 1958 l’approdo della proposta all’Assemblea Nazionale di Francia. Il 20 agosto del 1956 a Ifri-Ouzellaguen, in una piccola abitazione berbera nella valle della Soummam, nel dipartimento di Bugia, si tenne il “”Congresso della Soummam””, dove si discussero e si posero le basi del futuro Stato algerino. Il testo che ne uscì costituisce la cosiddetta “”Piattaforma della Soummam””, fortemente ispirata dal pensiero politico di Abane Ramdane. Dal punto di vista organizzativo, la leadership interna del FLN decise di istituire un direttorio per sincronizzare le attività politiche e militari del movimento. La massima autorità del FLN fu eletta all’interno del Consiglio Nazionale della Rivoluzione Algerina (CNRA, Conseil National de la Révolution Algérienne), del quale il Comitato di Coordinamento e di Esecuzione (CCE, Comité de Coordination et d’Exécution), di cinque membri, costituiva l’esecutivo. Gli esterni, tra cui Ben Bella, erano al corrente della conferenza in corso ma non vi parteciparono. Nell’ottobre 1956 l’aereo della Air Maroc che trasportava da Rabat a Tunisi quattro capi storici del FLN, venne intercettato, dirottato e costretto ad atterrare ad Algeri. Ahmed Ben Bella, Mohammed Boudiaf, Mohamed Khider e Hocine Aït Ahmed vennero arrestati e rimasero prigionieri fino alla fine del conflitto. Quest’azione indusse i leader ribelli rimasti ad un atteggiamento ancora più duro. La Francia vedeva in modo apertamente ostile l’assistenza materiale e politica prestata dal presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser al FLN, fattore che alcuni analisti francesi ritenevano decisivo per il sostentamento dell’attività degli insorti algerini. Questa fu una delle ragioni che spinsero la Francia a partecipare, nel novembre del 1956, al tentativo britannico di impossessarsi del canale di Suez durante la Crisi di Suez. Durante il 1957 il supporto del FLN subì un certo indebolimento con l’allargarsi della spaccatura tra gli interni e gli esterni. Per arrestare il fenomeno, il FLN allargò il proprio comitato esecutivo fino ad includere Abbas, così come arrestò leader politici come Ben Bella. Il Fronte di Liberazione Nazionale convinse anche alcuni stati arabi e comunisti delle Nazioni Unite ad esercitare pressioni diplomatiche sul governo francese per negoziare un cessate il fuoco. L’intellettuale francese Albert Camus, nato in Algeria, cercò invano di persuadere entrambe le parti a lasciare per lo meno i civili da parte, ma fu ritenuto un pazzo dal FLN e un traditore dalla maggioranza dei pieds-noirs. Svolgimento della guerra [modifica] Dalle sue origini nel 1954 come gruppo di un centinaio di guerriglieri mal equipaggiati con un assortimento di vecchi fucili da caccia ed armi leggere, l’Armata di Liberazione Nazionale fece in pochi anni un notevole salto di qualità: già nel 1957 si era ben organizzata come forza di combattimento di quasi 40.000 uomini. Più di 30.000 uomini furono arruolati in unità esterne in Marocco e Tunisia lungo il confine algerino ed adoperati con lo scopo primario di effettuare azioni diversive per allontanare truppe francesi dai principali teatri dell’attività di guerriglia; ad essi si aggiunsero migliaia di combattenti estemporanei. Durante il 1956 ed il 1957, l’ALN mise in pratica con successo la tattica della guerriglia, specializzandosi in imboscate e raid notturni per evitare il confronto diretto col fuoco francese. Con questo sistema, grazie anche alla copertura presso parte della popolazione rurale, le forze ribelli attaccarono pattuglie dell’esercito, accampamenti militari e posti di polizia, nonché fattorie di coloni, miniere e stabilimenti, così come mezzi di trasporto e infrastrutture di comunicazione. Il ricorso a rapimenti, uccisioni e mutilazioni nei confronti di militari e coloni francesi, sospetti collaborazionisti e traditori divenne sempre più diffuso. Inizialmente le forze rivoluzionarie attaccarono solo ufficiali musulmani compromessi col regime coloniale, mentre in seguito cooptarono o uccisero quei civili che semplicemente si rifiutavano di collaborare con loro. Durante il primo biennio del conflitto, i guerriglieri uccisero circa 6.000 musulmani e 1.000 non musulmani. Pur essendo riuscita con successo a creare un’atmosfera di terrore e incertezza presso ambedue le comunità in Algeria, la tattica coercitiva dei rivoluzionari dimostrò che questi ultimi non erano ancora riusciti a provocare nelle masse della popolazione musulmana un sufficiente spirito di ribellione contro il potere coloniale francese. Gradualmente tuttavia FLN e ALN raggiunsero il controllo di certi settori della regione dell’Aurès, la Cabilia e altre regioni montagnose intorno a Costantina e a sud di Algeri e Orano. In questi luoghi, l’ALN istituì una semplice quanto efficace – seppur spesso temporanea – amministrazione militare capace di raccogliere tasse e cibo e di reclutare nuove forze. Nel frattempo, molti musulmani in tutta la nazione iniziarono a formare clandestinamente organizzazioni sociali, civili e giudiziarie, con ciò creando gradualmente l’assetto del nuovo stato. La perdita di comandanti competenti sia sul campo di battaglia sia a causa di defezioni e purghe creò difficoltà al FLN. Un altro fattore di debolezza fu la lotta per il potere nei primi anni della guerra, che divise la leadership nelle singole wilayat (province algerine), soprattutto nell’Aurès. Alcuni ufficiali crearono addirittura propri feudi personali, utilizzando unità sotto il proprio comando per risolvere conti in sospeso o per farsi vendetta privata contro militari rivali all’interno dell’ALN. Nonostante queste lotte tra fazioni fossero note e sfruttate dallo spionaggio francese, le stesse non impedirono materialmente l’effettività globale delle azioni militari dell’ALN. Per aumentare l’interesse internazionale e francese sulla sua lotta, il Fronte di Liberazione Nazionale decise di estendere il conflitto alle città e di proclamare uno sciopero generale nazionale. La più notevole manifestazione della nuova guerriglia urbana fu la battaglia di Algeri, immortalata dall’omonima pellicola di Gillo Pontecorvo, che iniziò il 30 settembre 1956 quando tre donne piazzarono delle bombe in tre luoghi diversi della città, tra cui l’ufficio centrale dell’Air France. Durante la primavera del 1957 l’ALN diede luogo ad una media di 800 tra sparatorie e bombardamenti al mese, causando numerose vittime civili e provocando una durissima reazione da parte delle autorità. Lo sciopero generale del 1957, fatto coincidere col dibattito sull’Algeria alle Nazioni Unite, fu imposto ai lavoratori e alle imprese musulmane. Il generale Jacques Massu, che aveva avuto istruzioni di utilizzare qualsiasi mezzo necessario per riportare l’ordine in città, combatté frequentemente il terrorismo con atti di terrorismo. Con l’aiuto dei paracadutisti fermò lo sciopero e distrusse sistematicamente le infrastrutture del FLN. Tuttavia, il Fronte di Liberazione Nazionale ottenne un indubbio successo, mostrando al mondo la propria abilità di organizzare uno sciopero nel cuore dell’Algeria francese e catalizzando una reazione delle masse tra la popolazione urbana musulmana. Nello stesso periodo le truppe di Massu si scagliarono contro villaggi sospettati di offrire rifugio ai ribelli attaccandoli con truppe mobili e bombardamenti aerei (reminiscenza della tattica dei tedeschi contro la Resistenza francese) e rastrellarono circa 2 milioni di algerini in campi di concentramento. La notizia secondo cui per vincere la battaglia di Algeri l’esercito aveva operato con metodi brutali, tra cui il largo ricorso alla tortura, ebbe una vasta eco internazionale e pose in questione la stessa presenza francese in Algeria: la pacificazione si era trasformata in una guerra coloniale. Nonostante le lamentele dei comandi militari ad Algeri, il governo francese fu per mesi restio ad ammettere che la situazione in Algeria era ormai fuori controllo e che ciò che ufficialmente era stata descritta come un’operazione di pacificazione era degenerata in una grande guerra coloniale. Fino al 1956 la Francia aveva inviato più di 400.000 uomini in Algeria. Nonostante che le unità speciali aerotrasportate e la Legione Straniera godessero di grande notorietà, circa 170.000 uomini delle truppe regolari francesi in Algeria erano arabi algerini, la maggioranza di essi volontari. La Francia inviò anche unità aeree e navali nel teatro degli scontri. L’esercito francese assunse un ruolo importante nell’amministrazione locale algerina mediante la Sezione Amministrativa Specializzata (SAS, Section Administrative Spécialisée), creata nel 1955. La SAS aveva come missione lo ristabilimento dei contatti con la popolazione musulmana e l’indebolimento dell’influenza dei nazionalisti nelle aree rurali sostenendo la presenza francese in loco. Ufficiali della SAS, chiamati képis bleus (berretti blu), reclutarono e addestrarono bande di irregolari lealisti musulmani, noti come harkis. Armati con fucili e avvezzi a tattiche di guerriglia analoghe a quelle dell’ALN, gli harkis, che alla fine superavano le 150.000 unità, furono utilizzati come strumento ideale di controrivolta. Nel tardo 1957 il generale Raoul Salan, comandante dell’esercito francese in Algeria, introdusse una suddivisione del paese in settori permanentemente guarniti da truppe responsabili della repressione delle operazioni ribelli nel territorio loro assegnato. La tattica di Salan ridusse drasticamente gli atti di terrorismo del FLN, ma costrinse un grande numero di truppe a prestare una difesa statica. Salan istituì del pari un sistema di barriere massicciamente pattugliate per limitare le infiltrazioni dalla Tunisia e dal Marocco: la più famosa di queste fu la “”Linea Morice”” (così denominata in onore del ministro della difesa francese, André Morice), che costituiva un insieme di reti elettrificate, filo spinato e mine per una lunghezza di 320 km lungo il confine tunisino. Le forze armate francesi applicarono spietatamente il principio della responsabilità collettiva ai paesi sospettati di ospitare, rifornire o collaborare con la guerriglia in qualunque modo. I villaggi che non erano raggiungibili dalle unità mobili furono soggetti a bombardamenti aerei. I francesi diedero inoltre avvio ad un programma per concentrare gran parte della popolazione rurale, compresi interi villaggi, in appositi campi sotto sorveglianza militare per impedire la collaborazione coi ribelli o – secondo i comunicati ufficiali – per proteggerli dalle estorsioni del FLN. Nei tre anni in cui fu attuato il programma di sfollamento (1957-1960) oltre 2 milioni di algerini vennero sradicati dai loro paesi d’origine, principalmente nelle aree di montagna, e sistemati nelle aree pianeggianti, dove molti faticarono a ricostruire le proprie abitudini di vita economica e sociale. Le condizioni di vita nei campi erano dure. Centinaia di villaggi deserti vennero devastati e in centinaia di altri vennero distrutti campi e frutteti. Questi trasferimenti di popolazione non ebbero un grande effetto strategico per l’esito della guerra, ma le dirompenti conseguenze sociali ed economiche di questa drastica operazione si sarebbero fatte sentire per una generazione. Verso la fine del 1958 le forze francesi cambiarono tattica e si specializzarono in missioni distruttive contro le roccaforti dell’ALN. Nel corso dell’anno seguente il successore di Salan, il generale Maurice Challe, parve aver domato la resistenza dei ribelli. Ma gli sviluppi politici avevano già superato i successi militari francesi. Il Comitato di Salute Pubblica [modifica] Manifestazione a Parigi contro la guerra d’AlgeriaLe ricorrenti crisi di governo in Francia spostarono l’attenzione dell’opinione pubblica sull’intrinseca instabilità della Quarta Repubblica e aumentarono l’apprensione delle forze armate e dei coloni che la sicurezza dell’Algeria era minata dalla politica dei partiti. I comandanti dell’esercito si irritarono per quello che ritenevano un sostegno governativo inadeguato e incompetente agli sforzi militari di sedare la ribellione: negli ambienti militari era diffuso il timore che dopo l’Indocina (1954) si stesse avvicinando un’altra débacle e che il governo avrebbe ordinato un altro ritiro precipitoso, con ciò sacrificando l’onore della Francia alla convenienza politica. Molti videro nell’anziano generale de Gaulle, che non ricopriva cariche pubbliche dal 1946, l’unica figura carismatica capace di incoraggiare la nazione e di indirizzare il governo francese. Dopo il suo mandato da governatore generale, Soustelle aveva fatto ritorno in Francia per organizzare il supporto al ritorno di de Gaulle al potere, mantenendo al contempo stretti legami con l’esercito e i coloni. Nei primi mesi del 1958 Soustelle organizzò un colpo di stato, riunendo ufficiali dissidenti dell’esercito, coloni e simpatizzanti gollisti: una giunta armata comandata dal generale Massu prese il potere ad Algeri nella notte del 13 maggio. Il generale Salan assunse il comando di un Comitato di Salute Pubblica, formato per rimpiazzare l’autorità civile, e sostenne le richieste della giunta militare affinché il presidente francese René Coty domandasse al generale de Gaulle di formare un governo di unione nazionale investito di poteri straordinari per prevenire “”l’abbandono dell’Algeria””. Il 24 maggio, paracadutisti francesi dall’Algeria atterrarono in Corsica, prendendo possesso dell’isola senza spargimenti di sangue in seguito alla cosiddetta “”Opération Corse””. Subito dopo in Algeria venne dato avvio ai preparativi per l'””Opération Résurrection””, che aveva come obiettivo la presa di Parigi e la rimozione del governo francese. L’operazione sarebbe scattata in tre ipotesi: se de Gaulle non fosse stato nominato capo del governo dal Parlamento, se lo stesso de Gaulle avesse chiesto assistenza militare per salire al potere, oppure se forze comuniste avessero tentato da parte loro di prendere il potere in Francia. La candidatura di de Gaulle venne approvata dal parlamento francese il 29 maggio, quindici ore prima del previsto avvio dell’operazione. Ciò evidenzia che nel 1958 la Quarta Repubblica francese non godeva più dell’appoggio dell’esercito in Algeria, e che anzi era alla mercé di quest’ultimo anche in questioni politiche civili. Questo spostamento decisivo dell’equilibrio tra poteri civili e militari nella Francia del 1958 così come la minaccia dell’uso della forza furono i fattori determinanti del ritorno di de Gaulle al potere. La strategia di de Gaulle [modifica] Numerose persone, cittadini francesi e non, salutarono il ritorno al potere di de Gaulle come la svolta necessaria per terminare le ostilità. In occasione della sua visita in Algeria del 4 giugno, il presidente si rivolse con un trascinante quanto intenzionalmente ambiguo appello a tutti gli abitanti, dichiarando “”Je vous ai compris”” (“”vi ho capiti””). Charles de Gaulle ravvivò le speranze dei coloni e dei militari, disaffezionati dalle indecisioni dei precedenti governi, con la sua esclamazione “”Vive l’Algérie française”” alle folle urlanti a Mostaganem. Allo stesso tempo propose riforme economiche, sociali e politiche per migliorare la situazione degli arabi algerini, anche se lo stesso de Gaulle avrebbe in seguito ammesso che all’epoca nutriva al contrario un forte pessimismo sull’esito della situazione algerina. Nel frattempo si mise a cercare una “”terza forza”” tra la popolazione algerina, intermedia tra gli estremismi del FLN e dei coloni, con cui poter giungere ad una soluzione della questione. Charles de Gaulle nominò immediatamente un comitato incaricato di redigere la bozza di una nuova costituzione per la ventura Quinta Repubblica francese. La nuova carta costituzionale (che sarebbe stata proclamata nei primi mesi dell’anno seguente) conteneva già un’importante concessione: in base ad essa l’Algeria sarebbe stata non più parte integrante, bensì territorio associato alla Francia. Tutti i musulmani, incluse le donne, vennero registrati negli elenchi elettorali per partecipare ad un referendum sulla nuova costituzione, da tenersi nel settembre 1958. L’iniziativa di de Gaulle minacciava il FLN con la prospettiva di perdere il sostegno da parte di quella (crescente) parte della popolazione musulmana che era stanca della guerra e che non aveva mai dimostrato se non un tiepido convincimento per un’Algeria totalmente indipendente. Come reazione, il FLN instaurò il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina (GPRA, Gouvernement Provisionel de la République Algérienne), una sorta di governo in esilio retto da Abbas e con base a Tunisi. Prima del referendum, Abbas esercitò pressioni affinché il GPRA fosse internazionalmente riconosciuto, ottenendo ben presto non solo il riconoscimento da parte del Marocco, della Tunisia e di numerosi altri paesi arabi, ma anche da stati asiatici, africani, dell’Europa orientale e dall’Unione Sovietica. Nel mese di agosto del 1958 dei commandi dell’ALN commisero numerosi atti di sabotaggio in Francia, mentre il Fronte di Liberazione Nazionale instaurò una disperata campagna di terrore sul suolo algerino, al fine di intimidire i musulmani e di boicottare il referendum. Nonostante le minacce di rappresaglia tuttavia l’80% dell’elettorato musulmano si presentò al voto approvando massicciamente (96%) la bozza di costituzione. Nel febbraio del 1959, de Gaulle venne eletto presidente della nuova Quinta Repubblica. De Gaulle visitò la città di Constantine in ottobre per annunciare il suo programma di cessazione della guerra e di creazione di un’Algeria strettamente legata alla Francia. L’appello del generale ai leader ribelli di cessare le ostilità e di partecipare alle elezioni fu disatteso con un deciso rifiuto. “”Il problema di un cessate il fuoco in Algeria non è semplicemente un problema militare,”” disse il presidente del GPRA Abbas. “”È essenzialmente politico, e le negoziazioni devono riguardare l’intera questione algerina””. Nel contempo vennero interrotte le negoziazioni segrete che si susseguivano da tempo. Nel biennio 1958-1959 l’esercito francese raggiunse il controllo militare dell’Algeria e si avvicinò come non mai alla vittoria. Tuttavia, in quel periodo in Francia l’opposizione al conflitto crebbe presso numerosi strati della popolazione: migliaia di parenti di coscritti e soldati di riserva avevano patito la perdita di familiari; le rivelazioni delle torture e indiscriminate brutalità commesse dall’esercito contro la popolazione musulmana provocavano generale riprovazione; infine, era sempre più accettato il principio dell’emancipazione nazionale. Del pari si moltiplicarono le pressioni internazionali per garantire l’indipendenza all’Algeria; dal 1955 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva toccato annualmente la questione algerina e le posizioni del FLN stavano guadagnando consenso. L’apparente intransigenza francese nel risolvere una guerra coloniale che teneva occupata metà delle sue forze armate destava anche preoccupazione negli alleati della NATO. In una dichiarazione del settembre 1959, de Gaulle rivide drasticamente la propria posizione ed espresse il concetto di “”autodeterminazione””, che considerò decisivo per ottenere un consenso maggioritario in un’Algeria formalmente associata alla Francia. A Tunisi Abbas riconobbe che quanto detto da de Gaulle poteva essere accettabile come base per una negoziazione, ma il governo di Parigi si rifiutò di riconoscere la legittimità del Governo Provvisorio come rappresentante della comunità araba algerina. Asserendo di essere stati traditi da de Gaulle, i coloni, supportati da unità dell’esercito, organizzarono nel gennaio del 1960 un’insurrezione ad Algeri che ottenne in Europa il sostegno delle masse. Quando la polizia e l’esercito si avvicinarono, i coloni manifestanti ersero barricate per le strade ed espugnarono edifici del governo. Da Parigi de Gaulle fece appello all’esercito di rimanere leale e chiamò i francesi a sostegno della sua politica algerina in un appello televisivo. Gran parte dell’esercito diede ascolto al presidente e ad Algeri il generale Challe soffocò velocemente l’insurrezione. Il fallimento della rivolta e la perdita di molti leader estremisti che furono imprigionati o trasferiti ad altre aree non dissuase tuttavia i coloni militanti: gruppi di guardie altamente organizzate e ben equipaggiate aumentarono le loro attività terroristiche, dirette sia contro gli arabi sia contro i francesi filogovernativi, man mano che la strada verso una pace negoziata ed un’autodeterminazione dell’Algeria trovava sempre più consensi. Alla ribellione del FLN contro la Francia si aggiunsero guerre civili tra estremisti nelle due comunità, nonché tra gli estremisti e il governo francese in Algeria. Il colpo di stato di Algeri e gli accordi di Évian [modifica] Nel 1961 un referendum organizzato nella capitale algerina ebbe come esito una maggioranza a favore dell’autodeterminazione dell’Algeria; in seguito ad esso il governo francese iniziò segretamente delle negoziazioni col governo provvisorio di Abbas. Quando nel mese di aprile venne comunicato un imminente incontro franco-algerino, una parte delle sfere militari in Algeria si sentì tradita da de Gaulle dopo sette anni di dura lotta contro gli insurrezionalisti. Un gruppo di generali (Salan, Challe, Jouhaud e Zeller) contrario ai progetti di indipendenza per l’Algeria si mise quindi ad organizzare un colpo di stato. Nella notte tra il 21 ed il 22 aprile 1961 i generali presero possesso dell’aeroporto, del municipio e del governatorato generale. Nel giro di tre ore tutti i punti chiave della città erano in mano dei golpisti. Il colpo di stato fu reso noto alla cittadinanza alle 7 di mattina, quando alla radio venne comunicato che “”l’esercito ha preso il controllo dell’Algeria e del Sahara””. Il giorno seguente il presidente de Gaulle comunicò in televisione che “”un potere insurrezionale si è installato in Algeria in seguito ad un pronunciamiento militare… vieto ad ogni francese e, soprattutto, ad ogni soldato di eseguire alcuno dei loro ordini””. L’accorato appello di de Gaulle ebbe effetto e il colpo di stato fallì nei giorni successivi. Il “”putsch dei generali”” costituì il punto di svolta nell’atteggiamento ufficiale verso la guerra d’Algeria. De Gaulle era ormai pronto a voltare le spalle ai coloni e l’esercito, che aveva perso prestigio in seguito al putsch, avrebbe mantenuto un profilo politico basso per tutto il resto del conflitto. I negoziati col Fronte di Liberazione Nazionale vennero riaperti nella città francese di Évian-les-Bains nel maggio 1961; dopo numerose false partenze il governo francese decretò infine che un cessate il fuoco avrebbe avuto effetto dal 19 marzo 1962. Nella loro forma definitiva, gli Accordi di Évian garantirono ai coloni uguale protezione legale rispetto agli altri algerini per un periodo di tre anni. Questi diritti includevano il rispetto della proprietà, la partecipazione alla vita pubblica e un largo elenco di diritti civili e culturali. Alla fine di tale periodo tutti i residenti in Algeria sarebbero però stati obbligati a diventare cittadini algerini o ad essere classificati come stranieri, con la conseguente decadenza dai diritti. Gli elettori francesi approvarono gli accordi di Évian con una maggioranza del 91% in un referendum tenuto nel giugno 1962. Durante i tre mesi che trascorsero tra il cessate il fuoco ed il referendum sul futuro dell’Algeria, l’Organisation armée secrète (OAS) tentò di provocare una rottura della tregua ottenuta dal FLN ed avviò una nuova, indiscriminata campagna terroristica senza precedenti. Si trattò della più gratuita carneficina avvenuta in Algeria dopo otto anni di guerra: nel solo mese di marzo 1962 l’OAS fece esplodere una media di 120 ordigni al giorno, non risparmiando nemmeno ospedali e scuole. Alla fine i terroristi fallirono nei loro obiettivi e stipularono una tregua col FNL il 17 giugno 1962. Nello stesso mese, più di 350.000 coloni abbandonarono l’Algeria. Di fronte alla scelta se rimanere in Algeria come cittadini algerini o se intraprendere la via dell’esodo, nel giro di un anno 1.400.000 rifugiati (ossia la stragrande maggioranza dei pieds-noirs, nonché l’intera comunità ebraica e alcuni musulmani filofrancesi) si riversarono in Francia. Il 1° luglio del 1962 circa 6 milioni di elettori algerini, su un totale di 6,5 milioni, andò alle urne per il referendum sull’indipendenza. Il voto fu quasi unanime e de Gaulle proclamò l’Algeria indipendente il 3 luglio. Il governo provvisorio tuttavia fissò il 5 luglio, 132esimo anniversario dell’arrivo francese in Algeria, come festa nazionale dell’indipendenza.”,”FRAV-118″ “CHARDAK Henriette”,”Elisee Reclus. L’homme qui aimait la Terre.”,”Cineasta e giornalista, Henriette CHARDAK è nata nel 1952. E’ autore di ‘Kepler, le chien des etoiles’, LIBRAIRIE SEGUIER. 1989″,”ANAx-051″ “CHARDONNET Jean”,”Les conséquences économiques de la guerre, 1939-1946.”,”Jean Chardonnet, agrégé de l’Université, Docteur ès lettres “”In un libro scritto dopo la prima guerra mondiale e intitolato ‘Il declino dell’Europa’, Albert Demangeon aveva brillantemente mostrato quali fossero, sul piano economico, le conseguenze del conflitto, come in particolare l’Europa fosse uscita dal conflitto indebolita a vantaggio di belligeranti meno impegnati nello scontro, Stati Uniti e Giappone. Ci sono, certo, delle analogie tra la situazione economica dopo la prima guerra mondiale e quella che ha creato la seconda: stessa corsa alla produzione industriale, stessa progressione americana, stesso pericolo di sovrapproduzione dopo la guerra, stesso indebolimento commerciale e finanziario dell’Europa. Tuttavia, la spinta industriale, durante la seconda guerra mondiale, è stata molto più potente: grandi volumi della produzione raggiunti, fuori proporzione rispetto al conflitto precedente; inoltre l’indebolimento economico dell’Europa è stato molto più pronunciato ; l’economia tedesca è stata smantellata, quella francese in parte rovinata, quella della Gran Bretagna, pressoché intatta nel 1918 è stata pericolosamente colpita; il declino annunciato nel 1914-1918, sembra questa volta definitivo. Infine uno dei beneficiari della prima guerra mondiale è stato gravemente colpito, il Giappone; inversamente l’Urss fa ormai la figura di grande potenza economica, in parte grazie alla guerra. La seconda guerra mondiale lascia di fronte uno all’altro due colossi economici, gli Stati Uniti e l’Urss”” (introduzione)”,”QMIS-200″ “CHARLE Christophe”,”La Republique des universitaires 1870-1940.”,”Christophe CHARLE è nato nel 1951, ex allievo dell’ Ecole Normale Superieure, dottore in lettere, è D di ricerca al CNRS (IHMC) e Prof di storia contemporanea all’Univ di Paris-I e all’ IEP (Institut Etudes Politiques). All’inizio del XIX secolo l’organizzazione dell’ insegnamento superiore in FR differisce profondamente da quello degli altri paesi EU. Anche se degli universitari inspirati in parte al modello tedesco si sono collocati nella 3° Repubblica, le loro strutture si sono trovate a mal partito durante le sfide del XX secolo.”,”FRAV-056″ “CHARLE Christophe”,”Histoire sociale de la France au XIXe siècle.”,”Nato nel 1951, ex allievo dell’ ENS, dottore in lettere e scienze umane, C. CHARLE è directeur de recherche presso il CNRS. Ha pubblicato tra l’ altro, Les élites de la République’ (1987) e ‘Naissance des “”intellectuels”””” (1990). Bonapartismo sociale. “”Di tutti i regimi del XIX secolo, il Secondo Impero è il primo che ha avuto un programma sociale volontarista. Primo eletto dall’ intero popolo, Luigi Napoleone Bonaparte si vede al di sopra delle classi e pretende risolvere la questione sociale con metodi autoritari che ripugnano alle classi dirigenti tradizionali. Questo “”bonapartismo sociale”” si propone di correggere il gioco cieco delle forze economiche con un’ azione dello Stato ma anche di liberare queste forze affinché esse aumentino il benessere di tutti.”” (pag 120) Antropologia: l’ usura della classe operaia. “”Il discorso igienista della prima metà del secolo XIX aveva contribuito a far prendere coscienza della questione sociale attraverso lo studio sanitario delle classi popolari. La limitazione degli abusi più palesi o delle carenze croniche del sistema produttivo (sparizione progressiva delle carenze di viveri, arretramento dell’ età dell’ entrata al lavoro, schizzi di politica sociale di qualche impresa) dovevano tradursi nella condizione fisica delle classi operaie.”” (pag 294)”,”FRAS-031″ “CHARLE Christophe, edizione italiana a cura di Roberto PERTICI”,”Gli intellettuali nell’Ottocento. Saggio di storia comparata europea.”,”””Ho imparato – diceva – alle lezioni di filosofia che porre un limite significa già superarlo. A questo principio mi sono sempre attenuto”” (Th. Mann, Doctor Faustus) CHARLE Christophe insegna storia contemporanea alla Sorbona e all’ IEP Institut d’Etudes Politiques. Ha scritto vari saggi sul tema tra cui, in italiano, ‘Letteratura e potere’.”,”EURx-246″ “CHARLES Jean GIRAULT Jacques ROBERT Jean-L. TARTAKOWSKY Danielle WILLARD Claude a cura”,”Le Congres de Tours. 18° Congres national du Parti Socialiste, texte integral.”,”I partecipanti furono 370 dei quali una dozzina donne. biografie personaggi schede per dipartimento dati SFIO, dati partecipazione Congresso, introduzione”,”PCFx-001″ “CHARLES-ROUX Francois”,”Huit ans au Vatican, 1932-1940.”,”””Un umorista, che cercava la stranezza senza preoccupazioe per la verità, aveva detto una volta: “”La Francia è la figlia maggiore della Chiesa e la minore delle sue preoccupazioni””. Questo non era mai stato vero: era più falso che mai””. (pag 213)”,”RELC-184″ “CHARLES-ROUX Francois”,”Bonaparte gouverneur d’ Egypte.”,”CHARLES-ROUX Francois, ambasciatore di Francia, membro dell’ Institut. Bonaparte capo di uno stato orientale. “”Per la prima volta nella sua carriera, ancora molto corta, Bonaparte governa un paese intero. Non è più solo il comandante di una armata; esercita il governo di un territorio conquistato, ove la sua autorità è praticamente quella di un capo di Stato.”” (pag 72) “”Bonaparte ha sempre amato la stampa, a condizione che essa fosse ufficiale, ben inteso. All’ armata d’ Italia, aveva un giornale che redigeva Regnault de Saint-Jean d’ Angély: La France vue de l’ armée d’ Italie’. A Malta, ove era rimasto lo stesso Regnault, un giornale fu pubblicato per lui.”” (pag 144)”,”FRAN-068″ “CHARLES-ROUX F.”,”Cinq mois tragiques aux affaires étrangeres (21 Mai – 1er Novembre 1940).”,”CHARLES-ROUX F. ambasciatore di Francia membro dell’ Institut. Cap. III proposta inglese di un’unione intima Franco-Britannica Cap. V La flotta francese oggetto principale di ansietà inglese. Con l’ armistizio e Vichy rottura relazioni diplomatiche fra Francia e Inghilterra Cap. IV (della 2° parte) Errori a Vichy su questione vulnerabilità dell’ Inghilterra ai bombardamenti aerei e sui discorsi sulla presunta disfatta inglese Cap VI. Mosca diffida sempre più della Germania Terza Parte. L’ Africa equatoriale francese si separa da Vichy “”Fu accennata la questione di scegliere Lione per sede del governo. Perché non fu accolta quest’idea? A questo proposito ebbi, due sorte di spiegazioni: una ufficiale ed una di voci. La versione ufficiale era che Lione non sembrava offrire molti locali disponibili, edifici amministrativi e hotels di viaggiatori, per alloggiare le amministrazioni centrali dello stato, senza mettere in difficoltà la vita municipale e dipartimentale. Insomma, non si voleva rinnovare, almeno, l’ esperienza di Clermont. Quanto alle voci, si diceva che il governo non gradiva chiedere asilo ad una città il cui sindaco era M. Edouard Herriot e la cui popolazione comprendeva una forte proporzione di operai””. (pag 109)”,”FRQM-038″ “CHARLESWORTH James C. a cura; saggi di David EASTON Heinz EULAU Mulford Q. SIBLEY William FLANIGAN Edwig FOGELMAN Robert T. HOLT Oliver BENSON Andrew HACKER Morton A. KAPLAN Herbert J. SPIRO James A. ROBINSON R. Roger MAJAK James A. ROSENAU Thomas C. SCHELLING Martin SHUBIK Karl W. NORTH Fred W. RIGGS Karl von VORYS”,”Teorie e metodi in scienza politica.”,”CHARLESWORTH James C. insegna scienza politica all’ Università della Pennsylvania. E’ Presidente dell’ American Academy of Political and Social Science fin dal 1953. Saggi di David EASTON Heinz EULAU Mulford Q. SIBLEY William FLANIGAN Edwig FOGELMAN Robert T. HOLT Oliver BENSON Andrew HACKER Morton A. KAPLAN Herbert J. SPIRO James A. ROBINSON R. Roger MAJAK James A. ROSENAU Thomas C. SCHELLING Martin SHUBIK Karl W. NORTH Fred W. RIGGS Karl von VORYS”,”TEOP-110″ “CHARLESWORTH James C. a cura, saggi di EASTON david EULAU Heinz SIBLEY Mulford Q. FLANIGAN William and FOGELMAN Edwin HOLT Robert T. BENSON Oliver HACKER Andrew KAPLAN Morton A. SPIRO Herbert J. ROBINSON James A. and MAJAK Roger R. ROSENAU James N. SCHELLING Thomas C. SHUBIK Martin DEUTSCH Karl W. NORTH Robert C. RIGGS Fred W. VON VORYS Karl, contributors”,”Contemporary Political Analysis.”,”James C. Charlesworth is Professor of Political Science at the University of Pennsylvania. He has been President of the American Academy of Political and Social Science since 1953. Is the author of Governmental Administration, and he is a frequent contributor to a wide range of professional journals.”,”TEOP-289″ “CHARNAY Maurice”,”Les Allemanistes.”,”””””Parti allemaniste”” (Partito allemanista) non era dunque che il soprannome della frazione distaccata del Partito possibilista al Congresso di Châtellerault. Il nuovo partito porta nella storia del socialismo francese il titolo di Parti ouvrier socialiste révolutionnaire come risulta dalla decisione, votata dal Congresso nazionale del 1891: (…)””. (pag 27-28) “”E’ in effetti, la caratteristica essenziale del movimento a cui Jean Allemane ha dato il suo nome, che la separazione molto netta dei due elementi antagonisti – da un lato, quelli che hanno un interesse diretto e immediato alla trasformazione sociale, i lavoratori salariati, gli sfruttati, le vittime della potenza capitalista; dall’ altro, quelli che, occupando nella società una posizione privilegiata, non possono apportare al movimento d’ emancipazione proletaria che il concorso della loro intelligenza, della loro parola o del loro denaro, con un disinteresse assoluto, senza speranza di un ritorno, che è inverosimile””. (pag 29-30) “”Gli allemanisti erano dunque rivoluzionari; ma a differenza dagli altri partiti, dal partito guesdista in particolare, essi non aveva mira di mantenere nllo spirito dei lavoratori l’ illusione funesta di una rivoluzione possibile in colpo solo. Pensavano, e lo mostravano come punto luminoso verso cui deve marciare la coscienza operaia, ma che può essere spostato e può obbligare, di conseguenza, i lavoratori a modificare essi stessi le loro tendenze e i loro metodi.”” (pag 56) “”””La società futura dovrà essere comunista egualitaria. Essa avrà come organi “”i comuni liberi aventi possibilità assoluta di gestire la loro amministrazione, ma federati tra di loro, regionalmente, nazionalmente e internazionalmente per l’ aministrazione delle cose di interesse comune e generale””””. (pag 57, 14° congresso nazionale del Partito, Parigi 1896)”,”MFRx-272″ “CHARNAY Maurice – STACKELBERG Frédéric”,”Crosse en l’air. Le mouvement ouvrier et l’armée (1900-1914). A celui que part – Catéchisme du soldat. La patrie – La caserne – La guerre – La grève (Charnay, 1894) – Mystification Patriotique et Solidarité Prolétarienne (Stackelberg, 1907) – La Révolte du 17e, Gloire au 17e°.”,”La forte influenza di una minoranza energica nell’esercito. “”L’enseignement qui se dégage de la mutinerie du 17e c’est que la discipline est une force illusoire qui se réduit en poussière dès qu’on la secoue; c’est que l’armée est le meilleur milieu de propagande antimilitariste et l’exemple le meilleur moyen de persuasion. Elle est enfin une démostration éclatante de l’influence préponderante d’une minorité énergique”” (pag 41)”,”QMIP-264″ “CHARNY Israel W. direttore generale della pubblicazione, direttori della pubblicazione R.P. ADALIAN Steven L. JACOBS Eric MARKUSEN Samuel TOTTEN, direttore scientifico Marc I. SHERMAN direttore tecnico Pauline COOPER, collaboratori principali Yair AURON Patere BALAKIAN Jennifer BALINT Albert BANDURA Dan BAR-ON M. Cherif BASSIOUNI Yehuda BAUER Michael BAZYLER Michael BERENBAUM Alan BERGER Eric H. BOEHM Daniel BROM Ward CHURCHILL Abraham COOPER Robert CRIBB Vahakn DADRIAN Seymour DRESCHER Sidra Dekoven EZRAHI Helen FEIN Stephen C. FEINSTEIN Bill FRELICK William C. GAY Leonard B. GLICK Ted Robert GURR Ian F. HANCOCK Barbara HARFF Herbert HIRSCH Robert HITCHOCK Stig HORNSHOJ-MOLLER Irving Louis HOROWITZ Marjorie HOUSEPIAN Fumikatsu INOUE Kurt JONASSOHN George KENT Ben KIERNAN Rosanne KLASS Dennis KLEIN David KOPF Robert KRELL George M. KREN David KRIEGER Bill LEADBETTER Lyman H. LEGTERS René LEMARCHAND Robert Jay LIFTON Yves TERNON Martin Van BRUINESSEN Elie WIESEL Simon WIESENTHAL e altri”,”Le livre noir de l’ humanité. Encyclopedie mondiale des genocides.”,”Direttore generale della pubblicazione I.W. CHARNY, direttori della pubblicazione R.P. ADALIAN Steven L. JACOBS Eric MARKUSEN Samuel TOTTEN, direttore scientifico Marc I. SHERMAN direttore tecnico Pauline COOPER, collaboratori principali Yair AURON Patere BALAKIAN Jennifer BALINT Albert BANDURA Dan BAR-ON M. Cherif BASSIOUNI Yehuda BAUER Michael BAZYLER Michael BERENBAUM Alan BERGER Eric H. BOEHM Daniel BROM Ward CHURCHILL Abraham COOPER Robert CRIBB Vahakn DADRIAN Seymour DRESCHER Sidra Dekoven EZRAHI Helen FEIN Stephen C. FEINSTEIN Bill FRELICK William C. GAY Leonard B. GLICK Ted Robert GURR Ian F. HANCOCK Barbara HARFF Herbert HIRSCH Robert HITCHOCK Stig HORNSHOJ-MOLLER Irving Louis HOROWITZ Marjorie HOUSEPIAN Fumikatsu INOUE Kurt JONASSOHN George KENT Ben KIERNAN Rosanne KLASS Dennis KLEIN David KOPF Robert KRELL George M. KREN David KRIEGER Bill LEADBETTER Lyman H. LEGTERS René LEMARCHAND Robert Jay LIFTON Yves TERNON Martin Van BRUINESSEN Elie WIESEL Simon WIESENTHAL e altri.”,”TEMx-021″ “CHARPAK Georges GARWIN Richard L.”,”Feux follets et champignons nucléaires.”,”””Non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra mondiale, ma so che la Quarta sarà combattuta con bastoni e pietre”” (Albert Einstein) “”Ridere di ogni cosa che si dice o si fa è di uno sciocco. Non ridere di nulla è di un imbecille”” (Erasmo) (in apertura prefazione) Charpak è un fisico premio Nobel della fisica, Garwin è fisico membro dell’Accademia nazionale delle Scienze di Washington, uno dei migliori specialisti mondiali del nucleare civile e militare. Volume contiene in allegato ritaglio di giornale”,”QMIx-227″ “CHARPENEL Françoise, a cura (concezione e presentazione dei documenti), brani di V.I. LENIN, A. GIDE, A. SARRAUT L. TROTSKY, M. THOREZ, T.A. YENBE, G. DONNAT, M. MOURRE, Y. DECHEZELLES K. KOUADIO, O. SEMBENE, S. TOURE’, R. BARBE’, R.U. NYOBE’, M. WILL-ORE, M. DIOP, D. BAKARY, M. BETI R. LUXEMBURG”,”Luttes indépendantistes et luttes des classes dans les colonies françaises d’Afrique subsaharienne (1918-1960).”,”Centre d’Etudes et de Recherches trotskyste et Révolutionnaires internationaux, Paris, France trotsky.com.fr In fondo allo ‘speciale’ dei Cahiers du Cermtri: Dibattito marxista su questione autodeterminazione, diritto di indipendenza delle nazioni V. Droits des nations à disposer d’elle-mêmes: – L’état-nation et le prolétariat, R. Luxemburg, 1908 – Du droit des nations à disposer d’elles-mêmes, Lénin, 1914 (estratti) – Bilan d’une discussion sur le droit des nations… , Lénine, 1916 (estratti)”,”MAFx-011″ “CHARPIER Frederic”,”Histoire de l’ extrême gauche trotskiste. De 1919 à nos jours.”,”CHARPIER è nato nel 1955 ad Avignone. Scrittore, autore di film documentari, è attualemente giornalista d’ investigazione al ‘Vrai Papier Journal’.”,”TROS-074″ “CHARPIER Frédéric”,”Histoire de l’Extrême Gauche Trotskiste. De 1929 à nos jours.”,”Frédéric Charpier est né en 1955 en Avignon. Écrivain, auteur de films documentaires, il est actuellement journaliste d’investigation au Vrai Papier Journal. Prologue, Épilogue, Notes, Index,”,”TROS-077-FL” “CHARYN Jerome”,”Sténo sauvage. La vie et la mort d’Isaac Babel.”,”Jerome Charyn è autore di più di trenta romanzi e saggi critici. Vive a New York e al Parigi dove insegna all’Université américaine. Nel 1938 Iegov è sostituito da Beria. 1939 Beria fa arrestare e portare Iegov alla Lubianka. Sotto tortura, costui coinvolge Babe in un complotto per assassinare Stalin. Babel è arrestato qualche giorno dopo la ‘confessione’ di Iegov. La Ceka sequestra tutti i suoi manoscritt. Il mattino del 27 gennaio del 1940 Stalin fa fucilare Babel. (pag 26)”,”RUSS-255″ “CHASE William J.”,”Workers, Society, and the Soviet State. Labor and Life in Moscow, 1918-1919.”,”CHASE William J. ha studiato al Lafayette College e al Boston College. E’ un ex Senior Fellow al Harriman Institute, Columbia University. Si è occupato di movimento operaio sovietico, demografia ed elite del partito comunista. E’ associate professor of history all’University of Pittsburgh.”,”RIRO-371″ “CHASE Malcolm”,”Le chartisme. Aux origines du mouvement ouvrier britannique (1838-1858).”,”Cartina con le contee della Gran Bretagna (pag 468) Questione antisemitismo. L’antisemitismo cartista era ordinario ed economico piuttosto che razzista e sistematico (pag 368) Marx e i cartisti d’Inghilterra. “”Pendant ce temps, parmi les émigrés allemands entraînés dans l’orbite du chartisme par les Fraternal Democrats, se trouvait un certain nombre de juifs laïques, notamment le Dr Charles Marx; “”célèbre auteur de livres d’économie politique et de philosophie sociale””, selon le ‘Northern Star’ (50). Karl Marx, pour lui donner le nom sous lequel il devint bientôt connu, s’était rendu en Grande Bretagne – et avait rencontré Harney – en 1845 et 1847. En 1846, il co-rédigea des textes détaillés pour le ‘Star’, vantant les mérites d’O’Connor et du “”seul journal anglais qui mérite d’être lu par les démocrates européens””. En novembre 1847, Marx prit la parole lors de la fête organisée par les Fraternal Democrats pour célébrer la révolution polonaise de 1830, en allemand mais avec une traduction simultanée, et fut salué par de “”terribles acclamations”” pour ces propos: “”Les chartistes d’Angleterre étaient les vrais démocrates (…) dès qu’ils obtiendraient les six points de la Charte, la route de la liberté s’ouvrirait pour le monde entier. Atteignez ce noble objectif, travailleurs d’Angleterre, et vous serez salués comme les sauveurs de toute la race humaine”” (51)”” (pag 368-369) [Malcolm Chase, Le chartisme. Aux origines du mouvement ouvrier britannique (1838-1858), 2013] [(50) NS, 4 décembre 1847; (51) NS, 18 et 25 juillet 1846, 4 décembre 1847]”,”MUKC-038″ “CHASE J. William”,”Enemies Within the Gates? The Comintern and the Stalinist Repression, 1934-1939.”,”William Chase is Professor in the History department at the University of Pittsburgh. Acknowledgments, A Note on the Documents, List of Abbreviations ad Acronyms, Chronology, Introduction, Notes,. Biographical Sketches, Index of Documents, General Index, Illustrations Follow,”,”RUSS-084-FL” “CHASE J. William”,”Workers, Society, and the Soviet State. Labor and Life in Moscow, 1918-1929.”,”William Chase is Professor in the History department at the University of Pittsburgh. Chase was educated at Lafayette College and Boston College. He has received grants from the ACLS, the NEH, and National Council for Soviet and East European Research. A former Senior Fellow at the Harriman Institute, Columbia University, he has published articles on Soviet labor, demography, and the Communist Party elite. Acknowledgments, Glossary of Terms and Abbreviations, Introduction, Appendices, Bibliography, List of Maps and Tables, A Note on the Author, Index, Series The Working Class in European History,”,”RIRO-209-FL” “CHASLES Pierre”,”Lenín, el dictador rojo.”,”Foto della Duma, di soldati alla caduta dello zar, della guardia rossa, della Krupskaja a un comizio, di Trotsky, dei funerali delle vittime della rivoluzione ecc.”,”LENS-190″ “CHASSAGNE H.”,”Coblence 1789-1792. Des francais au service de l’ etranger.”,”Coblenza, città tedesca della Renania Palatinato residenza prima degli arcivescovi di Treviri e poi dei principi elettori di Treviri, durante la rivoluzione francese fu quartier generale degli emigrati.”,”FRAR-229″ “CHASSARD Yves MEURS Dominique CORDELLIER Christian SANDOVAL Veronique CHARBONNEL Jean-Michel PEROTIN Virginie SAHUT d’ IZARN Catherine LEVELEUX Martial a cura”,”Les Francais et leurs revenus. Le tournant des années 80.”,”””Tra scuola e impiego c’è un periodo di transizione fortemente segnato dall’ instabilità e la precarizzazione del lavoro svolto dai giovani”” (pag 177) emplois”,”FRAS-027″ “CHASSARD Pierre”,”12 Théories de l’État et de la Société.”,”Egualitarismo di Dworkin, libertarismo di Hayek, formalismo giuridico di Kelsen, dottrina generale dello Stato di Koellreutter, totalità e comunità di Krieck, non-Stato di Marx, Stato totalitario di Mussolini, Stato minimo di Nozick, società aperta di Popper, liberalismo politico di Rawls, Stato cattolico-fascista di Carl Schmitt, Società contro comunità di Tönnies Pierre Chassard, filosofo, è autore di varie opere pubblicate presso le edizioni Albatros, Copernic, Thomas, Mengal. Le non-État de Karl Marx. ‘la notion scientifique de dictature ne signifie rien d’autre qu’un pouvoir s’appuyant directement sur la force ‘Il concetto scientifico di dittatura non significa altro che un potere che si appoggia direttamente sulla forza’ (pag 111-127) “”Marx refuse […] la description que fait Hegel, dans ses ‘Principes de la philosophie du droit’, du statut des hauts fonctionnaires qui seraient la réalisation historique des philosophes serviteurs et maîtres de l’État, et qui incarneraient la rationalité la plus pure dans leur impartialité supposée à définir l’intérêt général. D’après Hegel, il seraient totalement du côté de l’État, en dehors en quelque sorte de la société civile. La bureaucratie, respecteuse par essence des normes constitutionnelles, est une bureaucratie idéale, sans motivations personnelles ni intérêts de classe. Marx n’en croit pas un mot qui souligne que le fonctionnaire est partie prenante dans le conflits internes de la société civile. Il vend aussi sa force de travail, exerce une profession et glisse insensiblement, mais inévitablement, dans la position du citoyen rémunéré, matériellement et idéellement. C’est une illusion de croire que sa fidélité à l’État le soustrait aux contradictions de l’économie bourgeoise. (…) La position théorique de Marx, quand il fait la critique de l’État germano-chrétien, pourrait donner l’impression qu’il envisage la création d’un État post-bourgeois correspondant à ce qu’il nomme l’État réel. Mais c’est d’abord d’un État tout autre qu’il se propose de constituer à la prise du pouvoir par le prolétariat. C’est en effet, non plus un État ideal, mais un État prolétarien entre les mains de la classe ouvrière. Qu’est qu’un État prolétarien? C’est tout simplement une dictature, celle du prolétariat sur la bourgeoisie. Et la dictature, du point de vue marxiste, c’est d’abord un pouvoir illimité se fondant non sur la loi mais sur la force. Pour bien faire comprendre ce que signifie la formulation marxista ‘dictature du prolétariat’, Lénine déclarera ultérieurement que ‘la notion scientifique de dictature ne signifie rien d’autre qu’un pouvoir s’appuyant directement sur la force que rien ne limite, qu’aucune loi et qu’aucune règle ne restreignent’ (Lénine, Werke, Band 14). (…) La théorie marxiste promet aussi, pour le futur, un tout autre destin à l’État bourgeois. Si le prolétariat le détruit en tant que tel et s’érige en classe dominante, il détruit également, prévoit Marx, son régime de production et en même temps les conditions de l’antagonisme des classes. Celles-ci alors se dissolvent, le prolétariat perdant, avec le temps, sa domination en tant que classe pour laisser la place à une société civile sans plus de classes sociales. La dictature post-révolutionnaire dépérit alors peu à peu, au fur et à mesure de la transition du socialisme au communisme, au fur et à mesure de la marche vers le communisme. L’État perd son caractère politique pour se réduire à une association de gestion de la production. Au moment du ‘Manifeste’, Marx jugeait purement utopique la transformation de l’État en une simple administration quand il parlait des socialisme et communisme critico-utopiques, mais il prévoyait la même chose au même moment, allant plus loin encore que l’endormissement de l’État des théoriciens libéraux. De toute façon, la suppression de la proprieté privée devait rendre inutile un État chargé de la défendre et la suppression des classes devait même la rendre impossible comme appareil d’oppression d’une classe sur un autre puisque celles-ci disparaissent. ‘Le but du mouvement prolétaire – abolition des classes – une fois atteint, le pouvoir de l’État….’, écrit Marx dans ‘Les prétendues scissions dans l’Internationale’ de 1872, ‘disparaît et le fonctions gouvernementales se transforment en de simples fonctions administratives’. Comme le dit Engels dans ‘Socialisme utopique et socialisme scientifique’, le gouvernemen des personnes fait place à d’administration des choses et à la direction des fonctions de production. Ainsi, l’intervention du pouvoir politique devient superflue et l’État tout à fait inutile. Celui-ci ne sera pas aboli, mais il s’eteindra de lui-même. D’État il deviendra peu à peu un non-État. Sa fonction publique de liquidation des classes vaincues s’estompera au fur et à mesure de leur disparition. La fonction de l’ancien État changera au point de se résorber dans la société civile après que celle-ci est parvenue au niveau de conscience et de connaissance nécessaire aux fonctions d’organisation. Ainsi, l’État socialiste n’est plus tout à fait un État au sens plein du terme. C’est un semi-État qui se situe entre l’État et le non-État. Finalement, la société n’abandonnera pas l’État pour rien mais pour le non-État, c’est-à-dire en un sens second très différent de l’État dont parlait précédemment Marx, pour une forme d’organisation qui aura perdu tout caractère politique (Platkowski). On ne sait si Lénine avait aperçu, avant sa mort, le caractère absolument utopique de telles déclarations quand il déclarait que ‘nous n’avons le droit de parler que du dépérissement inévitable de l’État, en soulignant la durée de ce processus, sa dépendance de la rapidité avec laquelle se développe la phase supérieure du communisme, en laissant complètement en suspens la question des délais ou des formes concrètes de ce dépérissement'”” (pag 111-127) [Pierre Chassard, ’12 Théories de l’État et de la Société’, Paris, 2007] traduzione approssimativa: “”Marx rifiuta […] la descrizione che fa Hegel, nei suoi ‘Lineamenti di filosofia del diritto’, dello status degli alti funzionari che sarebbe stato il risultato storico dei filosofi servitori e maestri dello stato, e che incarnerebbero la razionalità più pura nella loro supposta imparzialità riguardo all’interesse pubblico. Secondo Hegel, essi sarebbero del tutto dalla parte dello stato, al di fuori in qualsiasi modo della società civile. La burocrazia, rispettosa per essenza delle norme costituzionali è una burocrazia ideale, senza motivi personali o interessi di classe. Marx non crede a una parola e sottolinea che il funzionario è coinvolto nei conflitti interni della società civile. Inoltre vende la sua forza lavoro, pratica una professione e scivola inspiegabilmente, ma inevitabilmente, nella posizione del cittadino pagato, materialmente e ideologicamente. È un’illusione credere che la sua lealtà allo Stato lo tolga dalle contraddizioni dell’economia borghese. (…) La posizione teorica di Marx, quando critica lo stato tedesco-cristiano, potrebbe dare l’impressione di considerare la creazione di uno stato post-borghese corrispondente a quello che chiama Stato reale. Ma è innanzitutto uno stato molto diverso che propone di costituire alla presa del potere da parte del proletariato. In realtà non è più uno stato ideale, ma uno stato proletario nelle mani della classe operaia. Che cosa è uno stato proletario? È semplicemente una dittatura, quella del proletariato sulla borghesia. E la dittatura, dal punto di vista marxista, è innanzitutto un potere illimitato basato non sulla legge, ma sulla forza. Per spiegare cosa significhi la “”dittatura del proletariato”” nella formulazione marxista, Lenin successivamente dichiarerà che “”la nozione scientifica della dittatura non significa altro che un potere basato direttamente sulla forza che non limitato da nulla, che nessuna legge e nessuna regola lo limita ‘(Lenin, Werke, Band 14). (…) La teoria marxista promette, per il futuro, un destino completamente diverso per lo Stato borghese. Se il proletariato lo distrugge in quanto tale e si erge in classe dirigente, distrugge, predice Marx, il suo regime di produzione e nello stesso tempo le condizioni dell’antagonismo di classe. Queste poi si dissolvono, perdendo il proletariato nel tempo il suo dominio come classe per lasciare il posto a una società civile senza più classi sociali. La dittatura post-rivoluzionaria, poi, decade gradualmente, mentre la transizione dal socialismo al comunismo progredisce nella misura in cui progredisce la marcia verso il comunismo. Lo Stato perde il suo carattere politico per essere ridotto ad un’associazione per la gestione della produzione. Quando nell’epoca del ‘Manifesto’, Marx giudicava puramente utopica la trasformazione dello Stato in semplice amministrazione quando parlava di socialismo e comunismo critico-utopico, ma ha predetto la stessa cosa nello stesso tempo, andando più lontano ancora rispetto all’assopimento dello stato dei teorici liberali. In ogni caso, la soppressione della proprietà privata dovrebbe rendere inutile uno Stato incaricato di difenderlo e la soppressione delle classi dovrebbe anche rendere impossibile opprimere una classe da parte di un’altra perché scompaiono. ‘L’obiettivo del movimento proletario – l’abolizione delle classi – una volta raggiunto, il potere dello stato ….’, scrive Marx in ‘Le presunte divisione nell’Internazionale’ del 1872 ‘scompare e le funzioni di governo si trasformano in semplici funzioni amministrative “”. Come dice Engels in «Socialismo utopico e socialismo scientifico», il governo del popolo cede il posto all’amministrazione delle cose e alla direzione delle funzioni produttive. Così, l’intervento del potere politico diventa superfluo e lo Stato abbastanza inutile. Questi non sarà abolito, ma se ne andrà via da solo. Da stato diventerà gradualmente un non-stato. La sua funzione pubblica di liquidazione delle classi sconfitte svanirà mentre queste scompaiono. La funzione del vecchio stato diventerà così fragile in una società civile che ha raggiunto il livello di coscienza e conoscenza necessari per le funzioni organizzative. Pertanto, lo stato socialista non è più uno stato nel pieno senso del termine. È un semi-stato che si trova tra lo stato e il non-stato. Infine, la società non abbandonerà lo stato nient’altro che per il non stato, vale a dire in un senso molto diverso dallo stato di cui Marx ha già parlato, per una forma di organizzazione che avrà perso tutto il carattere politico (Platkowski). Non è noto se Lenin avesse visto prima della sua morte, percepito il carattere assolutamente utopico di tale dichiarazione, quando ha detto che ‘noi non abbiamo il diritto che di parlare dell’inevitabile estinzione dello Stato, lasciando completamente in sospeso la durata di questo processo, e le forme concrete di questo deperimento'”””,”TEOP-296″ “CHASSIN L.M. Generale”,”Storia militare della seconda guerra mondiale.”,”‘La prima arma segreta usata dai Tedeschi nel 1939 fu la mina magnetica che tanti danni provocò al naviglio alleato. L’ultima è stata la «V2», missile da 12 tonnellate capace di raggiungere cento chilometri di altezza e seimila chilometri orari di velocità, che poteva trasportare una tonnellata di esplosivo a centinaia di chilometri di distanza’ (pag 13) (Progressi nel materiale bellico e nuove armi)”,”QMIS-009-FSD” “CHASTEL André”,”Luigi D’Aragona. Un cardinale del Rinascimento in viaggio per l’Europa.”,”André Chastel (Paris, 1912) è uno dei maggiori storici dell’arte italiana. Direttore di studi alla IV Sezione dell’Ecole des hautes études en sciences sociales, è docente al Collège de France. E’ autore di opere fondamentali sul Rinascimento e sull’arte italiana fra cui: ‘Arte e umanesimo a Firenze al tempo di Lorenza Magnifico’ (Torino, 1979). ‘I centri del Rinascimento’, (Milano, 1965). “”I quindici giorni passati ad Avignone non sono perduti per il piacere degli occhi; dopo un rilievo critico sui ciottoli che stancano il piede, si legge (): «Bellissime donne; sono vestite alla francese, ma, invece dei cappucci in uso in Francia, portano in genere un copricapo particolare molto più grazioso. A palazzo le signore sono numerose e più che attraenti». Ed è proprio ad Avignone che ebbe luogo una festa gradevole: l’ultima sera «il cardinal legato offrì a palazzo un banchetto pubblico; vi assisterono molte donne graziose; dopo cena si ballò fino a mezzanotte con la maggior licenza possibile e con piacevoli tratti lascivi». A Milano il governatore francese Lautrec offrì, in onore dei viaggiatori, «un banchetto sontuoso, con quaranta nobili signore, tutte belle o, per lo meno, riccamente vestite e piene di grazia». Quest’ultima annotazione offre un preciso orientamento sulla condizione femminile alla corte di Francia. Dappertutto conviene che le donne si presentino con uno splendore, degli ornamenti, delle vesti che indicano il loro rango e incantano i visitatori. La pompa per loro è un dovere. Com’è noto una delle grandi idee del regno che cominciava fu di creare a corte un punto d’incontro della grazia e della bellezza. A quel che pare non eravamo ancora a questo punto: il cardinale lo avrebbe sottolineato. Ma si vede nascere presso i Francesi l’intenzione di entrare in gara con le corti di Mantova e di Ferrara dove dominavano gran signore molto al corrente delle questioni di moda e di alta sartoria, superbe organizzatrici di banchetti, balli e ricevimenti, informate quanto mai di musica e di poesia”” [(*) da ” ‘Itinerario’ testo steso dal canonico Antonio de Beatis, segretario e cappellano di Sua Eminenza (pag 7)] (pag 118-119)”,”RELC-352″
“CHASTELAND Jean-Claude CHESNAIS Jean-Claude a cura; saggi di Jean-Claude CHASTELAND Shapan ADNAN Carlos Eugenio de CARVALHO FERREIRA e Bernadette WALDOGEL Michel CARTIER Daniel M. SALA-DIAKANDA Philippe FARGUES Dennis AHLBURG Bhakta GUBHAJU P. SADASIVAN NAIR e Jacques VERON Youssef COURBAGE Marie LADIER-FOULADI e Bernard HOURCADE Shunichi INOUE Maria Eugenia COSIO-ZAVALA Paulina MAKINWA-ADEBUSOYE Zeba A. SATHAR Jean-Louis RALLU e Gabriel PICTET Alexandre AVDEEV e Alain BLUM Cem BEHAR Magali BARBIERI Jean-Claude CHESNAIS Henri LERIDON e Laurent TOULEMON M. KHLAT e S. LE-COEUR France MESLE’ e Jacques VALLIN Michel LORIAUX Ellen BRENNAN-GALVIN David COLEMAN Michel VERNIERES Philippe COLLOMB”,”La population du monde. Géants démographiques et défis internationaux.”,”Saggi di Jean-Claude CHASTELAND Shapan ADNAN Carlos Eugenio de CARVALHO FERREIRA e Bernadette WALDOGEL Michel CARTIER Daniel M. SALA-DIAKANDA Philippe FARGUES Dennis AHLBURG Bhakta GUBHAJU P. SADASIVAN NAIR e Jacques VERON Youssef COURBAGE Marie LADIER-FOULADI e Bernard HOURCADE Shunichi INOUE Maria Eugenia COSIO-ZAVALA Paulina MAKINWA-ADEBUSOYE Zeba A. SATHAR Jean-Louis RALLU e Gabriel PICTET Alexandre AVDEEV e Alain BLUM Cem BEHAR Magali BARBIERI Jean-Claude CHESNAIS Henri LERIDON e Laurent TOULEMON M. KHLAT e S. LE-COEUR France MESLE’ e Jacques VALLIN Michel LORIAUX Ellen BRENNAN-GALVIN David COLEMAN Michel VERNIERES Philippe COLLOMB. Il ciclo delle potenze economiche e il calo della mortalità. ‘Il fenomeno più impressionante dei due ultimi secoli è l’ascesa e il declino del Regno Unito. Alla vigilia della Prima Guerra mondiale, l’egemonia di Londra era tale che quasi la metà del pianeta era sotto il dominio britannico. Una simile espansione non sarebbe stata concepibile senza la straordinaria spinta demografica che ha caratterizzato le isole britanniche nel corso del periodo 1790-1900 (incremento di cinque volte del numero); è la regione del mondo, con la Russia, ove la progressione demografica è stata, di gran lunga, la più rapida. Il rallentamento non tarda a farsi sentire, soprattutto tra le due guerre, quando anche il declino della mortalità e quindi la crescita demografica si trasmette alle colonie britanniche’ (pag 443)]”,”DEMx-040″
“CHASTENET Jacques”,”Churchill.”,”CHASTENET è accademico di Francia”,”UKIx-034″
“CHASTENET Jacques”,”La vita quotidiana in Inghilterra ai tempi della regina Vittoria.”,”Jacques CHASTENET (Parigi 1893) giornalista, ha dedicato la sua opera di storico all’ Inghilterra contemporanea. Tra i suoi volumi figurano ‘Wellington’, ‘La siecle de Victoria’, Winston Churchill et l’ Angleterre du XX siecle’.”,”UKIS-013″
“CHASTENET Jacques”,”Le Parlement d’ Angleterre.”,”L’ alternanza al potere dei grandi partiti è, in Gran Bretagna, la regola tradizionale. Ma è una regola che è lungi dall’ essere assoluta. Certo, tra il 1807, anno in cui si disloca il “”ministero di tutti i talenti””, e il 1915, anno in cui si costituisce un governo di coalizione tripartita, ci furono sempre (salvo un intervallo tra il 1852 e il 1855) sia i conservatori soli, sia i liberali soli, ad occupare il Governo. Ma, dopo, l’ Inghilterra, per vent’anni su trentuno, ha vissuto sotto dei Governi detti di “”coalizione””, d’ “”unione”” o di “”cooperazione””. (pag 141)”,”UKIx-077″
“CHASTENET Jacques”,”De Pétain a De Gaulle, Juillet 1940 – Aout 1944.”,”CHASTENET fa parte dell’ Academie Francaise. E’ giornalista ed esperto di politica estera. Negli anni Trenta è stato condirettore del giornale ‘Le Temps’, il giornale più grande della Terza Repubblica, periodo storico sul quale ha scritto una storia in sette volumi. Vichy di Darlan. “”Comunque il governo di Vichy sembra ormai molto lontano da una stretta collaborazione con il Reich. In febbraio, Darlan ha dichiarato al ministro delle finanze Yves Bouthillier che si lamentava delle riscossioni tedesche: “”Sto per scrivere a Stülpnagel per dirgli che essendo soldato, non dovrà stupirsi il giorno in cui, pure io soldato, riprenderò le armi contro la Germania.”” In marzo il governo rifiuta di dare il suo consenso alla partenza di 150 mila operai requisiti dall’ occupante per andare a lavorare oltre-Reno. Quasi nello stesso tempo rifiuta di ridurre la circolazione dei treni per favorire i trasporti tedeschi, rifiuta di consegnare del materiale ferroviario, rifiuta di mettere a disposizione dei tedeschi 9 mila ferrovieri specializzati. Roosevelt dichiara che “”mai le relazioni tra Stati Uniti con il governo di Vichy sono state migliori”” (E’ a questa dichiarazione, che lo fa uscire dai gangheri, a cui De Gaulle risponde nel suo discorso del 1° aprile). Molto inquieti, i tedeschi decidono che occorre disfarsi di Darlan a qualsiasi costo e rimpiazzarlo con Laval (…)””. (pag 66-67)”,”FRAV-087″
“CHASTENET Jacques”,”La République des Républicains, 1879-1893.”,”CHASTENET Jacques membre de l’ Institut. Georges Clemenceau giovane di sinistra. “”A vingt ans, il est à Paris, étudiant en médecine, écrivant dans de petits journaux d’opposition, fréquentant les cénacles d’extrême gauche, hantant aussi les salles d’armes et ne manquant pas une occasion d’aller sur le pré. (Il y aura toujours en lui à la fois du Blanqui et du Gramont-Caderousse). En 1862, il s’entend contamner à un mois de prison pour provocation à attroupement armé. Mais il rêve d’aventures véritables et, la guerre de Sécession ayant éclaté, il passe, en 1865, aux Etats-Unis et s’engage, comme médicin, dans l’ armée antiesclavagiste. Celle-ci définitivement, victorieuse, notre garcon – il s’est, dans l’intervalle, marié civilement à une Américaine – songe à offrir ses services aux républicains mexicains en révolte contre l’ empereur Maximilien que soutient Napoléon III (…).”” (pag 114) 1870: a Parigi con i blanquisti. “”Le projet mexicain n’a pas de suite et Clemenceau rentre en France. 1870 le trouve sur sa terre vendéenne exercant le métier de médecin de campagne. La guerre déclarée, il pressent l’ effondrement de l’ Empire et se précipite à Paris à temps pour parteciper, avec les blanquistes, à la journée du Quatre Septembre. Il s’installe a Montmartre et le gouvernement de la Défense nationale le nomme maire provisoire du XVIII° arrondissement, nomination que les électeurs ratifient un mois plus tard. Inutile de dire qu’il se montre, pendant le siège, adversaire de toute négociation avec l’ envahisseur et partisan de la lutte “”jusqu’au bout””. (pag 115) Durante la Comune cerca di trovare una formula di conciliazione tra Parigi insorta e el’ Assemblea di Versailles. Quindi si ritira, scompare fino alla fine della Comune per essere poi eletto consigliere municipale per il quartiere di Clignancourt. (pag 115)”,”FRAD-076″
“CHASTENET Jacques”,”Wellington. 1769-1852.”,”CHASTENET Jacques de l’ Institut. De l’ Academie Francaise. Wellington fortifica le linee di Torres Vedras. “”Incertain, Masséna demeure cinq semaines devant les lignes de Torres Vedras, puis il donne l’ ordre de lever le siège. Dans le brouillard de novembre l’ armée francaise s’eloigne et prend position autour de Santarem à cinquante kilomètres au nord-est de Torres Vedras. Wellington ne l’a pas poursuivie. “”Je pourrais, dit-il infliger quand je voudrais une râclée à ces gens; mon armée est la dernière de l’ Angleterrre, il me faut prendre soin””. Et il ajoute, non sans fierté: “”Je suis à la tête de la seule armée de la Péninsule, et aussi bien d’Europe, qui puisse et veuille se mesurer avec les Francais””. (pag 131) “”Wellington, qui s’est décidé a sortir des lignes de Torres Vedras, l’a suivie avec prudence n’engageant que des actions d’avant-garde. Il est maintenant assuré de n’être point chassé du Portugal et, se permettant pour une fois une anticipation, il déclare: “”Buonaparte ne pouvant nous expulser, il va lui falloir modifier son système européen””. (pag 131) Quarta offerta di pace di Napoleone, fatta prima di raggiungere la Grande Armée in marcia verso la Russia, al governo britannico (17 aprile). Evacuazione della Francia dalla Spagna, evacuazione dalla Sicilia delle forze inglesi, restaurazione sul trono del Portogallo dei Braganza, garanzia dell’ integrità della Spagna. (pag 141) Scacco di Wellington davanti a Burgos. Si ritira in Portogallo. (pag 150) Limiti e meriti di Wellington (pag 206)”,”UKIx-104″
“CHASTENET J.L.”,”La République des Banquiers.”,”CHASTENET J.L. député de l’ Isère. “”Les Financiers soutiennent l’ Etat comme la corde soutient le pendu”” Montesquieu Jaures sulle banche e i banchieri. “”Leurs bilans sont incomplets et obscurs, leurs opérations restent inconnues et énigmatiques… Maintenant, le pays républicain est averti; le pays républicain sait qu’il y a là une puissance formidable qui a le véritable monopole de la banque, qui a détruit, absorbé toute la vielle banque autonome de nos départments et de nos provinces, une sorte de monstre qui a pu se produire selon les lois normales de la concentration capitaliste et financière, mais qui est arrivé à ce degré de puissance que l’Etat ne tolérera pas qu’il manoeuvre ainsi, par des procédés irresponsables, les milliards de l’ épargne.”” pag 29-30) Anni 1919 1920 “”Come aveva detto Clemenceau: “”Dal punto di vista finanziario abbiamo ottenuto una vittoria di Pirro”””” (pag 225)”,”FRAE-026″
“CHASTENET Jacques”,”L’ enfance de la Troisieme, 1870-1879.”,”CHASTENET Jacques membre de l’ Institut. Il progetto istituzionale di Broglie. “”Il veut maintenant faire son devoir de conservateur et de patriot. Il veut maintenant faire son devoir de philosophe politique et, le 15 mai 1874, il dépose sur le bureau de l’ Assemblée un projet de loi concernant la création d’une seconde Chambre. Cette seconde Chambre, pivot de toute son système, le duc ne la nomme pas Sénat – le mot fleure trop l’ Empire – et il lui préfere celui, plus évocateur de la monarchie légitime, de ‘Grand Conseil’. A peine connu, le projet suscite chez toutes les gauches une clameur de réprobation. On crie à la pire réaction, à l’ installation, au centre de l’ Etat, d’une oligarchie sans contact avec les pays. Quelle est en effet la composition proposée du Grand Conseil? D’abord des membres de droit: cardinaux, maréchaux, amiraux, présidents de la Cour de cassation et de la Cour des comptes. Ensuite des membres à vie choisis par le président de la République parmi els anciens ministres, les hauts fonctionnaires, les officiers généraux, les membres de l’ Institut, les évêques. Enfin, des membres élus pour sept ans, dans chaque départment, par un collège électoral composé de gros bonnets. Aucune place dans ce collège n’est faite aux représentants du petit commerce; du monde ouvrier, ni des travailleurs agricoles. C’est, en bref, un retour aux assemblées de notables de l’ Ancien Régime. “”Le Grand Conseil, déclare Broglie, sera la représentation de l’ intelligence et des intérêts opposés à la brutale représentation du nombre””. Et Gambetta de répliquer: “”Si le projet est adopté, la démocratie en France est reculée de cinquante ans””.”” (pag 172-173)”,”FRAD-077″
“CHASTENET Jacques”,”Jours inquiets et Jours sanglants. 1906-1918. Histoire de la Troisième République.”,”Avant-propos, conclusion, notes, table des matières, Histoire de la Troisième République. Governo Poincaré, 1912 “”Désigné comme président du Conseil, Poincaré mène ses négociations avec prudence, et les décrets ne paraissent au ‘Journal Officiel’ que le 15 janvier; le chef du gouvernement a pris pour lui les Affaires étrangères, Briand est garde des Sceaux, Millerand ministre de la Guerre, Delcassé ministre de la Marine; le portefeuille de l’Intérieur va à Steeg, solide radical-socialiste, celui de l’Instruction publique à Guist’hau, intime de Briand, celui des Travaux publics à Jean Dupuy (Poincaré n’a pas négligé la force que représente ‘Le Petit Parisien’); le vénérable Léon Bourgeois a accepté le Travail; au Commerce on trouve Fernand David, représentant des radicaux indépendants; le radical-socialiste Klotz et le modéré Lebrun restent respectivement aux Finances et aux Colonies. Quatre sous-secrétaires d’Etat seulement dont le jeune modéré Léon Bérard, chargé des Beaux-Arts,. Equipe solidement charpentée, harmonieusement balancés du point de vue politique et comprenant plusieurs fortes personnalités. Toutefois le président du Conseil n’a pas cru devoir offrir de portefeuille à Clemenceau…”” (pag 97) Poincaré. Nacque a Bar-le-Duc, Lorena, Francia, figlio di Nicolas Antoinin Hélène Poincaré, un distinto funzionario civile e meteorologo. Educato all’Università di Parigi, Raymond venne chiamato all’ordine degli avvocati e fu per qualche tempo editore del Voltaire. Servì per oltre un anno al dipartimento dell’agricoltura, quando nel 1887 venne eletto deputato per la Meuse. Si fece una grande reputazione alla Camera come economista, e sedette alla commissione bilancio del 1890-1891 e 1892. Fu ministro per l’educazione, le belle arti e la religione nel primo gabinetto (aprile-novembre 1893) di Charles Dupuy, e ministro per le finanze nel secondo e nel terzo (maggio 1894- gennaio 1895). Nel gabinetto di Alexandre Ribot, Poincaré divenne ministro della pubblica istruzione. Anche se venne escluso dal gabinetto radicale che seguì, lo schema revisionato di imposte sulla successione proposto dal nuovo ministro si basava sulle sue proposte dell’anno precedente. Divenne vicepresidente della Camera nell’autunno del 1895, e nonostante l’aspra ostilità dei Radicali mantenne la sua posizione anche nel 1896 e nel 1897. Nel 1906 ritornò al ministero delle finanze nel breve governo Sarrien. Nel 1912 divenne Primo Ministro e ministro degli esteri, l’anno dopo succedette ad Armand Fallières come Presidente della Repubblica. Preoccupato per la sicurezza nazionale, si impegnò a rafforzare la Francia, anche tramite l’alleanza stretta con Regno Unito e Russia (alleanza franco-russa), assistette alle manovre dell’esercito russo e s’intrattenne con Nicola II (luglio 1914). Rimase presidente per tutto il corso della prima guerra mondiale. Al termine del conflitto si batté per una dura punizione della Germania e per ottenere garanzie circa la sicurezza della Francia, al punto da considerare il trattato di Versailles troppo indulgente. Dopo la fine del mandato presidenziale venne nuovamente nominato primo ministro (1922) e come tale, nel 1923, fece occupare la regione della Ruhr dalle truppe francesi, poiché la Germania non era in grado di pagare le pesantissime riparazioni di guerra. Dopo aver ceduto l’incarico nel 1924, Poincaré tornò di nuovo a occupare la posizione di primo ministro nel 1926, durante un periodo di crisi finanziaria, e si ritirò definitivamente dalla scena politica nel 1929. Mantenne la sua attività di avvocato per tutta la carriera politica e pubblicò diversi saggi di politica e letteratura. Suo fratello, Lucien Poincaré (1862), era un famoso fisico, divenne ispettore generale dell’istruzione pubblica nel 1902 e fu l’autore di La Physique moderne (1906) e L’Electricité (1907). Il geniale matematico e fisico Henri Poincaré (1854) appartiene a un altro ramo della stessa famiglia.”,”FRAV-152″
“CHASTENET Jacques”,”Les Années d’illusions. 1918-1931. Histoire de la Troisième République.”,”CHASTENET Jacques de l’Académie française. Prima guerra mondiale Bilancio danni di guerra per la Francia. Perdite umane, vittime, perdite in beni, perdite finanziarie. “”Pertes humaines: 1.315.000 Français métropolitains – 16,5 pur 100 des mobilisés, 27 pour 100 des hommes de dix-huit à vingt-sept ans – ont trouvé la mort soit directement au feu, soit dans les ambulances ou hôpitaux militaires; 2.800.000 ont été blessés, dont la moitié au moins deux fois; 600.000 restent plus ou moins invalides; 60.000 ont été amputés d’un membre. Ce sont, en premier lieu, la classe intellectuelle, en second lieu, celle des employés de commerce, en troisième lieu celle des paysans qui ont été les plus durement éprouvées (23 pour 100 des mobilisés appartenant aux professions libérales ont péri, 16 pour 100 des mobilisés du commerce et 13 pour 100 des mobilisés paysans). (…) Dammages aux biens: Près de 7 pour 100 du territoire national dévasté, de beaucoup la partie la plus industrialisée et la plus riche de ce territorie; 222.132 usines, bâtiments d’exploitation ou maisons totalement détruits et 342.000 partiellement; 3.259.564 ectares de sol bouleversés; (…) 6.000 kilomètres de chemins de fer et 52.000 kilomètres de routes anéantis; la moitié de la flotte marchande coulée; la production annuelle de charbon tombée de 40.844.000 à 26.259.000 tonnes, celle des aciers fondus de 4.687.000 à 1.800.000 tonnes; celles de céréales de 174 millions à 106 millions de quintaux (…). Pertes financières: Le ministre des Finances va bientôt estimer la valeur des dommages matériels subis par la France du fait de l’ennemi à 134 milliards de francs-or.”” (pag 14-15)”,”FRAV-153″
“CHASTENET Jacques”,”Winston Churchill et l’Angleterre du XX siécle.”,”CHASTENET Jacques de l’Academie Française. Capitoli IV, V, VI, e parte del VII sulla prima guerra mondiale e le trattative di pace a seguire, XII XIII XIV, XV, XVI e XVII alla seconda guerra mondiale Churchill per spezzare lo sciopero minaccia di mandare gli operai al fronte. “”De la part des milieux syndicalistes pourtant, le gouvernement se heurta parfois à de sérieuses résistances. En août 1914, les ‘Trade Unions’ s’etaient engagés à ne pas réclamer, pendant la guerre, d’augmentation de salaires. Mais, au milieu de 1915, ils revinrent sur cette promesse et force fut d’instituer des tribunaux spéciaux qui, à plurieurs reprises, accordèrent des augmentations substantielles. D’autre part, les ‘Trade Unions’ refusèrent absolument de renoncer au droit de grève. Une première cessation concertée de travail eut lieu en 1915 dans le mines de charbon du Pays de Galles, d’autres se produisirent en 1917 et 1918 dans les usines d’armement. Celle qui atteignit les ateliers d’aviation fut particulièrement sérieuse. Pour la briser, il fallut que Churchill, alors ministre des Munitions, déclarât que les ouvriers qui ne reprendraient pas le travail verraient leur sursis d’appel supprimé et seraient envoyés au front. Dans l’ensemble, la guerre a favorisé le syndicalisme”” (pag 188)”,”UKIx-122″
“CHASTENET Jacques”,”Jours sanglants. La guerre, 1914-1918.”,”Jacques Chastenet de l’Académie française de sciences morales et politiques. I progressi scientifici e tecnologici dovuti alla guerra. La tenuta del fronte interno. Il controllo operato dalle grandi centrali sindacali. Il ruolo della grande stampa. La propaganda, la censura e il “”lavaggio del cervello””. “”En regard d’un écrasant passif figurent cependant des éléments positif. La guerre a déterminé d’importants perfectionnements dans l’art médical et chirurgical (traitement des plaies, chirurgie des nerfs et de la face, greffes osseuses, nouveaux procédès d’anesthésie); elle a aussi fait progresser plusieurs techniques industrielles, celles notamment des construction navales, de l’hydroélectricité, des fabrications chimiques, de l’automobile, celle surtout de l’aviation (à la fin des hostilités, les monoplans atteignent une vitesse de 220 kilométres à l’heure et peuvent monter à 4.000 mètres en douze minutes). Parallèlement, l’organisation de la production s’est fort améliorée par l’utilisation de la méthode Taylor et le développement de la standardisation. (…)”” (pag 193-194) “”A l’arriere les “”défaitistes”” avoués furent rares, et les voix qui ça et là s’élevèrent pour mettre en doute l’utilité d’une lutte poursuivie “”jusqu’au bout”” furent couvertes par des clameurs de réprobation, A aucun moment ne se produisirent des manifestations de masse en faveur de la cessation des hostilités et le pacifistes “”zimmerwaldiens ne parvinrent jamais à conquérir la majorité au sein des grandes centrales ouvrières. Suspect à l’extrême gauche, abominé par le centre et la droite, Caillaux resta un isolé. Le vieux jacobin Clemenceau incarna au contraire la volonté de vaincre qui animait la quasi-totalité de la nation (…)”” (pag 208-209); Dans quelle mesure la presse (la diffusion des informations par radio n’existait pas encore) contribua-t-elle à entretenir ce bon moral? Surveillés de près par une censure qui du domaine militaire ne tarda point à s’étendre au domaine politique, conseillés à partir du début de 1916 par la “”Maison de la Presse””, ancêtre des futurs ministères de l’Information, les grand journaux ne cessèrent pas, pendant toute la guerre, d’amplifier les nouvelles encourageantes et de laisser dans l’ombre celles qui ne l’étaient pas; leurs chroniques militaires étaient rédigées sous le contrôle de l’Etat-major et ne faisaient guère que commenter les communiques du G.Q.G.; les auteurs de talent qui écrivaient dans leurs colonnes manifestaient, en toutes circonstances, les plus réchauffant optimisme. Sans doute quelques feuilles se montrérent moins conformistes, mais leur audience demeure assez restreinte. Au total, l’effet cherché fut obtenu et les combattants eurent beau plaisanter le “”bourrage de crâne””, ce “”bourrage fut incontestablement efficace”” (pag 200-201)”,”QMIP-237″
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. L’Enfance de la Troisième 1870-1879. Vol. I.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Note liminaire, conclusion, notes, Annexe, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-011-FL”
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. La République des Républicains 1879-1893. Vol. II.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Note liminaire, conclusion, notes, Cartine, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-012-FL”
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. La République Triomphante 1893-1906. Vol. III.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Avant-propos, notes, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-013-FL”
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. Jours Inquiets et Jours Sanglants 1906-1918. Vol. IV.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Avant-propos, notes, cartine, conclusion, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-014-FL”
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. Les Années D’Illusions 1918-1931. Vol. V.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Note Liminaire, notes, conclusion, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-015-FL”
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. Déclin de la Troisième 1931-1938. Vol. VI.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Note Liminaire, notes, cartine, conclusion, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-016-FL”
“CHASTENET Jacques”,”Histoire de la Troisième République. Le Drame Final 1938-1940. Vol. VII.”,”Jacques Chastenet de l’Académie Française, de l’Académie des sciences Morales et Politiques Note Liminaire, notes, cartine, Épilogue, Index des noms cités, Histoire de la Troisième République.”,”FRAV-017-FL”
“CHATEAUBRIAND Francois-René de”,”Génie du christianisme. Tome premier.”,”Chateaubriand (François René, visconte di), scrittore francese (Saint-Malo 1768 – Parigi 1848). Decimo figlio di un cadetto di antica famiglia aristocratica, trascorse gli anni dell’infanzia parte a Saint-Malo, parte in collegi di città bretoni (Dol, Rennes, Dinan) e nel severo castello di Combourg dove, accanto alla prediletta sorella Lucilla, visse anni di solitudine, tra sogni malinconici ed esaltanti, che molto influirono sulla formazione del suo carattere e della sua arte. Entrato nell’esercito, fu luogotenente nel reggimento di Navarra e assistette allo scoppio della Rivoluzione. In seguito, l’8 aprile 1791, partì per l’ America per scoprire come egli disse il passaggio a Nord-Ovest; e di questa avventura ci lasciò una descrizione nel libro Viaggio in America, relazione poco attendibile e in gran parte frutto della sua fantasia. Il 2 gennaio 1792 rientrò in Francia per combattere contro i rivoluzionari. Ferito durante l’assedio di Thionville, si rifugiò in Inghilterra dove visse per qualche anno in miseria. Nel 1797, pubblicò un Saggio storico, politico e morale sulle rivoluzioni antiche e moderne considerate nei loro rapporti con la Rivoluzione francese, opera in cui Chateaubriand, pur essendo nutrito di letture del Settecento e in posizione critica nei riguardi del cristianesimo, rivela tuttavia confuse esigenze religiose. Le morti della madre e di una sorella, avvenute mentre egli si trovava a Londra, lo scossero profondamente e maturarono la sua conversione: al ritorno in Francia (maggio 1800), aveva con sé una prima stesura del Genio del cristianesimo, che fu poi pubblicato nel 1802. L’opera contiene, oltre alle dissertazioni teologiche e apologetiche, due ‘episodi’, il breve romanzo Atala (apparso l’anno precedente, il 2 aprile 1801) e il Renato, che tanta influenza ebbe sulle giovani generazioni. Bonaparte cercò in ogni modo di legare alla sua causa Chateaubriand: l’inviò come segretario di ambasciata a Roma, poi lo nominò ministro di Francia nel Vallese. Ma dopo la fucilazione del duca di Enghien (1804), Chateaubriand si dimise dalla carica e si dedicò al suo lavoro di letterato, manifestando apertamente sul Mercure de France la sua opposizione all’ imperatore. Nel frattempo aveva iniziato un poema in prosa, I martiri, che venne pubblicato nel 1809. Inoltre intraprese un viaggio attraverso la Grecia, la Turchia, la Terrasanta e la Spagna, il cui resoconto venne pubblicato nel 1811 sotto il titolo Itinerario da Parigi a Gerusalemme. In quello stesso anno venne eletto all’ Accademia francese ma non poté pronunziare il discorso per la sua ammissione perché ritenuto sedizioso dall’ imperatore. Con il ritorno dei Borboni, che egli aveva auspicato nel libello intitolato Di Bonaparte e dei Borboni (1814), riprese la sua attività politica. Accompagnò Luigi XVIII durante i Cento giorni e fu allora ministro degli interni. Durante la seconda Restaurazione fu escluso bruscamente dal ministero e appoggiò allora la tesi degli oltranzisti monarchici. Luigi XVIII lo nominò nel 1820 ministro di Francia a Berlino, poi ambasciatore a Londra (1821). Ministro degli affari esteri dopo il congresso di Verona, fu il più efficace promotore della guerra contro i liberali di Spagna per restaurarvi l’ assolutismo monarchico. Nel 1828 fu nominato ambasciatore a Roma da Carlo X. All’avvento di Luigi Filippo, si rifiutò di servire il nuovo re e ostentò la sua fedeltà alla dinastia caduta. Nel 1826 aveva pubblicato un poema in prosa, I Natchez, e una novella storica, Le avventure dell’ultimo Abenceragio nel 1831 pubblicò Studi storici e, infine, Vita di Rancé (1844). Nel frattempo aveva terminato (1841) Memorie d’ oltretomba opera iniziata nel 1809 e che, secondo il suo desiderio, non doveva venire pubblicata che dopo la sua morte; essa era stata però già letta e ammirata nel salotto di Madame Récamier alla quale Chateaubriand era legato da un’appassionata amicizia. L’influenza di Chateaubriand fu grandissima ed egli dominò tutta la letteratura del suo tempo, portandovi un’ispirazione e una tematica proprie del Romanticismo. Il sentimento religioso, l’indefinibile senso di malinconia, l’interesse per la storia e particolarmente per il medioevo, l’amore per la natura (tutti motivi che hanno ispirato il Genio del cristianesimo) sono elementi che si riflettono su tutta la letteratura francese dell’Ottocento. Fu sepolto, per suo espresso desiderio, in un isolotto solitario, il Grand-Bé, vicino a Saint- Malo, di fronte all’oceano. (RIZ)”,”RELC-152″
“CHATEAUBRIAND Francois-René de”,”Génie du christianisme. Tome second.”,”””Un uomo imparziale che legga attentamente gli scrittori del secolo di Luigi XIV percepirà ben presto che nulla è sfuggito al loro sguardo; ma che, contemplando gli oggetti da un’ altezza maggiore della nostra, hanno disdegnato le strade in cui noi siamo entrati, e alla fine delle quali il loro occhio penetrante aveva scoperto l’ abisso. Possiamo appoggiare questa asserzione con mille prove. E’ per colpa d’ aver conosciuto le obiezioni contro la religione che tanti grandi uomini sono stati religiosi? Si dimentica che Bayle pubblicava in quest’ epoca anche i suoi dubbi e i suoi sofismi? Non si sa più che Clarke e Leibnitz non erano occupati che a combattere l’ incredulità? che Pascal voleva difendere la religione; che La Bruyere preparava il suo capitolo degli Esprits forts, e Massillon il suo sermone de la Vérité d’un avenir; che Bossuet infine lanciava queste parole folgoranti sugli atei: “”Che cosa hanno visto, questi rari genii, che cosa hanno vissuto più degli altri? (…)””.”” (pag 321, Vol 1) “”Se esistesse in Europa un tribunale che giudicasse in nome di Dio, le nazioni e i monarchi, e che prevenisse le guerre e le rivoluzioni, questo tribunale sarebbe il capolavoro della politica, e l’ ultimo grado della perfezione sociale: i papi, per l’ influenza che esercitano sul mondo cristiano, sono stati sul punto di realizzare questo bel sogno. Montesquieu ha ben provato che il cristianesimo è opposto per spirito e consiglio al potere arbitrario, e che i suoi principi fanno più che l’ onore nelle monarchie, la virtù nelle repubbliche, e la paura negli stati dispotici.”” (pag 210, Vol. 2)”,”RELC-153″
“CHATEAUBRIAND Francois-René de, a cura di Alberto CAPATTI”,”Atala. René. Le avventure dell’ultimo Abenceragi.”,”Le avventure dell’ultimo Abenceragi sono inspiegabili senza la rivoluzione francese: rappresentano la reazione di un aristocratico alla violenza delle idee…”,”VARx-002-FFS”
“CHATELET Francois”,”Il capitale (libro primo) di Karl Marx. Il materialismo storico l’ enigma della merce giornata lavorativa: plusvalore e profitto teoria politica di Marx.”,”Francois Chåtelet (Parigi 1925) ha studiato alla Sorbona. Oggi (1977) insegna all’ Ecole Normale Superieure di Parigi ed è uno dei maggiori studiosi francesi di teoria marxista. Fra le sue opere: -Logos et praxis. Recherches sur la signification theorique du marxisme (1961) -La nascita della storia (1962) – Hegel (1968) Ha diretto l’opera collettiva ‘Storia della filosofia’ in 8 volumi (edita in IT da Rizzoli nel 1976)”,”MADS-002″
“CHATELET Francois”,”La naissance de l’ histoire. La formation de la pensée historienne en Grece.”,”ERODOTO. Storico greco (Alicarnasso ca. 485-forse Atene ca. 425 a. C.). Appartenne a una famiglia assai influente nella quale il sangue greco si mescolava con quello cario. Per sfuggire alle persecuzioni di Ligdami II, che governava sotto il protettorato persiano, E. sarebbe fuggito a Samo, di dove rientrò in patria dopo la cacciata del tiranno. Già nel 454 a. C. intraprese una serie di viaggi, che lo portarono ad Atene, dove pare abbia iniziato la composizione dei suoi scritti, in Egitto, Fenicia, Mesopotamia e sulle coste del Mar Nero. Via via raccoglieva materiale storico ed etnografico; nel 446 era di nuovo ad Atene, intento alla stesura di altre parti della sua opera. La loro pubblica lettura suscitò nella città fortissimo interesse; se ne trovano echi nel teatro di un grande amico di E., Sofocle. A sua volta il contatto con la capitale culturale del mondo greco d’allora, dominata dalla personalità di Pericle, agì profondamente non solo sulla cultura, ma anche sulla visione storica di E. e fece maturare più chiaramente il disegno della sua opera. Nel 444 egli partiva alla volta dell’Italia merid. con una spedizione inviata da Pericle a fondare la colonia di Turi, sul luogo dell’antica Sibari. Gli eventi”,”STOx-036″
“CHATELET Francois a cura; saggi di Jacques BOUVERESSE Gilles DELEUZE Christian DESCAMPS Michel FICHANT Gerard GRANEL Pierre KAUFMANN Evelyne PISIER-KOUCHNER”,”Storia della filosofia. Volume VIII. La filosofia del XX secolo.”,”Saggi di Jacques BOUVERESSE Gilles DELEUZE Christian DESCAMPS Michel FICHANT Gerard GRANEL Pierre KAUFMANN Evelyne PISIER-KOUCHNER”,”FILx-201″
“CHATELET Francois MAIRET Gerard a cura; contributi di Luc BRISSON Francois CHATELET Pierre GEOLTRAIN Michel GITTON Pierre GRIOLET Jacques HARMAND Ahmad HASNAWI Jean LAGERWEY Charles MALAMOUD Francis SCHMIDT Joel SCHMIDT Mohammed-Allal SINACEUR Jean-Louis TRISTANI”,”Storia delle ideologie. Volume primo. Dall’ antico Egitto al XVII secolo.”,”Contributi di Luc BRISSON Francois CHATELET Pierre GEOLTRAIN Michel GITTON Pierre GRIOLET Jacques HARMAND Ahmad HASNAWI Jean LAGERWEY Charles MALAMOUD Francis SCHMIDT Joel SCHMIDT Mohammed-Allal SINACEUR Jean-Louis TRISTANI. “”Il culto per l’ imperatore, pilastro dell’ ideologia romana, non è stato soltanto avvertito contro un dovere, ma come un atto di fede nell’ aeternitas di Roma””. (pag 159) “”L’ impero si fraziona, ogni regione si rinchiude in se stessa per difendersi meglio, e strade non sono più sicure, le idee e gli uomini non circolano più. L’ ideologia di un’ impero universale diventa una derisione: non corrisponde più alle circostanze, non si considera più infallibile.”” (pag 159) “”Tutte queste restrizioni limitano considerevolmente l’ azione del cavaliere e spiegano perché l’ uso della cavalleria sia poco importante nelle guerre antiche. Serve solo a proteggere le ali, a inseguire i fuggitivi mettendogli il ferro alle costole, o anche, come facevano gli Sciti, a volteggiare a distanza dall’ avversario, tempestandolo di frecce, ma evitando lo scontro. Con la staffa, un uomo a cavallo diventa molto più temibile. Forma con la sua cavalcatura un’ unità cinetica e può sfruttare a fondo la potenza dell’ impatto del suo cavallo lanciato al galoppo. (…) Questa violenza è tale che si modifica rapidamente la forma delle armi (…). Un piccolo esercito di crociati, ossia poche centinaia di cavalieri (…) avrebbe polverizzato le legioni di Cesare. (…) Questa rivoluzione nell’ arte della guerra ha attirato nel suo solco modifiche sociali e politiche assai profonde. Al genio politico di Carlo Martello va il merito di averne visto tutte le conseguenze per iniziare una rifusione generale di tutte le istituzioni del suo regno; e, per integrare la staffa, d’ aver creato, in un certo senso di sana pianta, il feudalesimo e la cavalleria, che sono una sola e identica cosa. Come ogni progresso, il nuovo modo di combattere costa molto caro.”” (pag 351)”,”STOS-099″
“CHATELET Francois MAIRET Gerard a cura; contributi di Francois CHATELET Helene CLASTRES Christian DESCAMPS André GLUCKSMANN Michel KORINMAN Gerard MAIRET Pierre-Francois MOREAU Evelyne PISIER-KOUCHNER Rafael PIVIDAL Maurice RONAI”,”Storia delle ideologie. Volume secondo. Dal XVIII al XX secolo.”,”Contributi di Francois CHATELET Helene CLASTRES Christian DESCAMPS André GLUCKSMANN Michel KORINMAN Gerard MAIRET Pierre-Francois MOREAU Evelyne PISIER-KOUCHNER Rafael PIVIDAL Maurice RONAI. “”Se la dichiarazione non sfugge alla tentazione secolare di giustificare l’ associazione politica e la potestà dello Stato con entità morali universaliste quali l’ uomo o la natura, la sua novità fondamentale consiste però nell’ aver fatto della resistenza all’ oppressione un diritto e quindi un vero e proprio dovere. Nel suo progetto per una nuova Dichiarazione presentato il 24 aprile 1793, Robespierre propone il seguente articolo (art. 27): “”La resistenza all’ oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell’ uomo e del cittadino””. Dedurre la resistenza dai diritti dell’ uomo, in altri termini fare di essa, come la libertà o l’ eguaglianza, un diritto naturale, significava fare del diritto naturale un’ arma contro se stesso. Non l’ intendevano certo così la Convenzione e Robespierre in particolare. Se infatti la resistenza è un diritto, dipende soltanto da me, in virtù della mia libera volontà, essa stessa costitutiva di questo diritto, giudicare tirannica la società elaborata su quello stesso diritto naturale””. (pag 65)”,”STOS-100″
“CHATELET Francois a cura, saggi di Anouar ABDEL-MALEK Abderrhaman BADAWI Benedhkt GRYNPAS Patrick HOCHART Jean PEPIN”,”Storia della filosofia. Volume secondo. La filosofia medievale. Dal I al XV secolo.”,”””I primi grandi filosofi arabi sono aristotelici. Tali sono al-Kindi e al-Farabi, che vivono a Bagdad nel IX e X secolo; il primo ha una curiosità troppo vasta per dominare a fondo il suo sapere; il secondo traduce e commenta Porfirio e l’ Organon aristotelico; intraprende inoltre, nello spirito del medio platonismo, la concordanza di Platone e Aristotele. Più tardi Avicenna (Ibn Sina, 980-1037) è altrettanto celebre come medico e come filosofo; lettore paziente della Metafisica di Aristotele, elabora un sistema personale combinando dati aristotelici e neoplatonici; mentre Aristotele riduceva l’ anima a forma del corpo organizzato, Avicenna la ricostituisce nella sua dignità di sostanza sprirituale; egli è più fedele all’ aristotelismo quando precisa la distinzione fra l’ intelletto agente, unico per tutto il genere umano, e l’ intelletto paziente, proprio a ciascun individuo. Averroè (Ibn Rushd, 1126-1198) è un arabo di Cordova; i suoi avversari medievali gli hanno attribuita la famosa teoria della “”doppia verità””, secondo la quale due dottrine contraddittorie possono essere vere nello stesso tempo, una per la ragione e la filosofia, l’ altra per la fede e la religione; ciò equivaleva sicuramente ad andare oltre la sua penetrante distinzione fra i vari livelli del sapere. Averroè si rese conto d’altra parte che l’ aristotelismo era stato corrotto da interpretazioni platoniche; egli volle dunque promuovere un ritorno al vero Aristotele: Aristotelis doctrina est summa veritas””. (pag 105)”,”FILx-302″
“CHATELET Francois a cura, saggi di Ferdinand ALQUIE’ Jean BERNHRDT Jean-Marie BEYSSADE Jean-Toussaint DESANTI Rafael PIVIDAL Marianne SCHAUB Helene VEDRINE”,”Storia della filosofia. Volume terzo. La filosofia del nuovo mondo. Cinquecento e seicento.”,”””Galileo ricapitola gli argomenti tradizionali a favore dell’ immobilità della Terra. Da Copernico a Bruno, la maggior parte di queste argomentazioni erano state oggetto di lunghe dispute. (…) In che cosa consiste su questo punto l’ originalità di Galileo? Nel fatto che in lui il profilo del campo della razionalità è meglio disegnato e più preciso che nei suoi predecessori. Aggiungiamo che se Galileo non ebbe (restandone anzi assai lontano) l’ audacia cosmologica di Bruno, fu in compenso un vero geometra: dinanzi a lui il campo epistemologico era (almeno idealmente) governato da norme rigorose. (…)””. (pag 52-53)”,”FILx-303″
“CHATELET Francois DUHAMEL Olivier PISIER Evelyne”,”Dictionnaire des oeuvres politiques.”,”Francois CHATELET è morto alla fine del 1985, qualche mese prima della pubblicazione di questo dizionario al quale aveva consacrato le ultime forze. Collaborazione di Miguel ABENSOUR Pierre ANSART Paul-Laurent ASSOUN Jean BEAUDOUIN Yves BENOT Jean-Michel BESNIER Mario BETTATI Jacqueline BLONDEL Frederic BON Dominique BOUREL Pierre BOURETZ Jean-Denis BREDIN Jacques BRAUNSCHWIG Christine BUCI-GLUCKSMANN Jean-Yves CAMUS Helene CARRERE D’ENCAUSSE Gerard CHALIAND Francois CHATELET Yves CHEVRIER Colette CLAVREUL Dominique COLAS Jean-Francois COURTINE Roger DADOUN Dominique DAMMAME Didier DELEULE Olivier DUHAMEL René Jean DUPUY Michel-Pierre EDMOND Jacques ELLUL André ENEGREN Steven ENGLUND Bruno ETIENNE Francois EWALD Pierre FAVRE Michel FEDOU Gerard FERREYROLLES Marc FERRO Jean-Marc FERRY Luc FERRY Elisabeth DE-FONTENAY Francois FURET Alain GAROUX Marcel GAUCHET Claude GAUTIER Jacques GERSTLE’ Raoul GIRARDET Alain GUILLERMOU Ilan HALEVI Stanley HOFFMANN Dick HOWARD HU CHI-SI Mark HUNYADI Claudio-Sergio INGERFLOM Albert JACQUARD Lucien JAUME Pierre-Jean LABARRIERE Bernard LACROIX Georges LAVAU Armelle LE BRAS-CHOPARD Jean LEBRUN Jean LECA Dominique LECOURT Claude LEFORT Edmund LEITES Daniel LINDENBERG Claude LUTZ Thierry MACLET Jeffrey MACY Gerard MAIRET Pierre MANENT Bernard MANIN Christian MERLIN Gilbert MERLIO Francois MONCONDUIT Olivier MONGIN Antonio NEGRI Michel OFFERLE’ Mona OZOUF Pasquale PASQUINO Guy PETITDEMANGE Alexis PHILONENKO Evelyne PISIER Jean-Bertrand PONTALIS Hugues PORTELLI Jean-Luc POUTHIER Philippe RAYNAUD René REMOND Pierre-Marc RENAUDEAU Alain RENAUT Olivier REVAULT D’ALLONNES Dominique REYNIE’ Paul RICOEUR Jean RIVERO Pierre ROSANVALLON Yves ROUCAUTE Bernard ROUSSEL Marie-Claude ROYER Maximilien RUBEL Marc SADOUN Shlomo SAND Marianne SCHAUB René SCHERER René SEVE Schuyler STEPHENS Marie-Therese SUR Nicolas TERTULIAN Jacques TEXIER Jean-Louis THIREAU Michel TROPER Paul VALADIER Leon VANDERMEERSCH Michel VILLEY Gilbert VINCENT Henri WEBER Jacques ZYLBERBERG. Tra le voci del dizionario: ADORNO ALAIN ALTHUSSER ARENDT ARISTOTELE ARON AGOSTINO BABEUF BAKUNIN BALLANCHE BARRES BAUER BECCARIA BENJAMIN BENTHAM BERLIN BERNSTEIN BEZE BLANC BLANQUI BLOCH BLUM BOBBIO BODIN BONALD BONAPARTE NAPOLEONE BOSSUET BOULAINVILLIERS CASSIRER CHATEAUBRIAND CICERONE CLASTRES CLAUSEWITZ COMTE CONDORCET CONFUCIO CONSTANT CORANO CROCE DANTE ALIGHIERI DARWIN DICHIARAZIONE DIRITTI UOMO DESCARTES DURKHEIM FANON FEDERALISTA FENELON FEUERBACH FICHTE FOUCAULT FOURIER FREUD DE-GAULLE GENTILE GOBINEAU GRAMSCI GROTIUS GROZIO GUGLIELMO D’ OCKHAM GUIZOT HABERMAS HAN FEI-ZI HAYEK HEGEL HEIDEGGER HERDER HERZL HITLER HOBBES HORKHEIMER HUMBOLDT HUME HUS IBN KHALDUN IBN TAYMIYYA JAURES GIOVANNI XXIII JEFFERSON JONAS KANT KAUTSKY KELSEN KOJEVE KOLLONTAI KORSCH LA-BOETIE LABOULAYE LAMENNAIS LANGUET LE-BON LEIBNIZ LENIN LEROUX LEROY-BEAULIEU LINCOLN LINGUET LOCKE LOLME LOYOLA LUKACS LUTERO LUXEMBURG MABLY MACHIAVELLI MAIMONIDE DE-MAISTRE DE-MAN MANDEVILLE MAO TSE-TUNG MARCUSE MARITAIN MARSILIO DA PADOVA MARX MAURRAS MERLEAU-PONTY MESLIER MICHELET MICHELS MILL MOISE MONTAIGNE MONTESQUIEU MORE MORO NIETZSCHE ORTEGA Y GASSET ORWELL OWEN PAINE PARETO PASCAL SAN PAOLO PEGUY PLATONE POPPER PROUDHON PUFENDORF RAWLS RAYNAL REHBERG REICH RENAN RENOUVIER RICHELIEU ROBESPIERRE ROSENBERG ROSENZWEIG ROUSSEAU SAINT-JUST SAINT-PIERRE SAINT-SIMON SARTRE SCHMITT SHOLEM SCHUMPETER SENECA SIEYES SOREL SPENGLER SPINOZA STALIN STIRNER STRAUSS SUAREZ SULTAN GALIEV SUN YAT-SEN SUN TZU TAINE CHERNICHEVSKY TOMMASO D’ AQUINO TUCIDIDE TOCQUEVILLE TROTSKY VICO VOLNEY VOLTAIRE WEBER WEIL WOLFF SENOFONTE ZOLA Mancano le voci ENGELS F., MOSCA, BUCHARIN…”,”TEOP-206″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Pierre AUBENQUE Jean BERNHARDT Francois CHATELET”,”Storia della filosofia. Volume I. La filosofia pagana (dal VI secolo aC al III secolo dC).”,”Pierre AUBENQUE (Università di Parigi IV), Jean BERNHARDT (CNRS), Francois CHATELET (Univ. Parigi VIII) Sesto EMPIRICO limiti empirismo. “”Il terzo periodo della storia dello scetticismo è legato al nome di Seste Empirico, di cui sappiamo solo che visse nel II-III secolo d.C. L’ attributo “”empirico”” che è rimasto legato al suo nome significa “”uomo d’ esperienza”” e designava di fatto un medico. Questo medico filosofo ci ha lasciato un’ opera in undici libri “”Adversus mathematicos”” (ossia “”contro quelli che fanno professione di sapere””), che è una vera summa delle argomentazioni scettiche contro la scienza. Questi argomenti sono riassunti nelle Hypotyposes (o “”schizzi””) pyrrhonianae (Ipotesi pirroniane), le quali si presentano come la quintessenza del pirronismo. Sesto Empirico è la nostra fonte principale per la conoscenza dello scetticismo antico. Le Ipotiposi, tradotte da Henri Estienne nel 1562, forniranno ragioni di dubbio a tutti i “”pirroniani”” del Rinascimento e dei secoli seguenti, a cominciare da Montaigne.”” (pag 137) “”””Alla scienza esatta e a priori dei dogmatici, egli (Sesto Empirico, ndr) vuol sostituire ancora timidamente e non senza qualche incertezza una sorta di scienza e d’ arte fondata unicamente sull’ osservazione, sullo studio dei fenomeni e delle loro leggi di successione.”” (V. Brochard, Les scheptiques grecs, Imprimerie Nationale, Paris 1887). Sesto meriterebbe dunque appieno il suo soprannome di “”empirico.”” (pag 137)”,”FILx-333″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Anouar ABDEL-MALEK Abderrhaman BADAWI Benedykt GRYNPAS Patrick HOCHART Jean PEPIN”,”Storia della filosofia. Volume II. La filosofia medievale (dal I al XV secolo).”,”””La ‘asabiyya’ è il sentimento che porta a resistere, a respingere il nemico, a proteggere i propri amici, a vendicare le ingiurie subite. Il popolo che ne è sprovvisto non potrebbe fare niente di valido (…).”” (pag 97) “”Sull’ arte e sulle servitù del comando, Ibn Khaldun osserva: “”Il capo deve avere un partito forte che lo sostenga (…). Il diritto di comandare non risiede in ciascun ramo (della tribù), bensì in una sola famiglia, la quale deve superare le altre in forza e in ‘asabiyya’ (…). La ‘asabiyya’ si trova solo nelle famiglie illustri che posseggono l’ arte del comando (…). In una tribù composta da varie grandi famiglie aventi ciascuna interessi particolari, occorre che una di esse abbia la meglio su tutte le altre in virtù della sua ‘asabiyya’ e le rovesci come un sol fascio. Allora la tribù stessa viene a formare un solo partito. Occorre che uno fra i suoi membri abbia il potere di imporre la volontà agli altri””. Da questa solidarietà all’ autorità che fonda lo Stato c’è una transazione fondata su una distinzione fra questi due momenti: “”Il dominio esercitato dal capo è la sovranità, autorità assai superiore a quella di un capotribù poiché questi possiede solo un potere morale: egli può guidare i suoi ma non ha il potere di costringerli a seguire i suoi ordini (…). La sovranità è il termine in cui sfocia la ‘asabiyya’. Un popolo che il proprio capo è riuscito a dominare servendosi della influenza del partito che lo sostiene, si lascia portare a dominare le genti che gli sono estranee””. (pag 97)”,”FILx-334″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Ferdinand ALQUIE’ Jean BERNHARDT Jean-Marie BEYSSADE Jean-Toussaint DESANTI Rafael PIVIDAL Marianne SCHAUB Helene VEDRINE”,”Storia della filosofia. Volume III. La filosofia del mondo nuovo (Cinquecento e Seicento).”,”””Se la Chiesa luterana ha in definitiva tradito Lutero è perché Lutero si era già in qualche modo “”rinnegato”” da sé. Questo mutamento di direzione ebbe luogo quando Lutero ruppe con Carlostadio (Karlstadt) e con Müntzer, quando concluse l’ alleanza con i principi contro i contadini insorti. Se infatti il giovane Lutero aveva difeso la fede come la sola via di salvezza, se aveva vituperato il clero corrotto, avido di ricchezze e di potere, se aveva fustigato la gerarchia ecclesiastica, se aveva proclamato il sacerdozio universale e la fine del regno dei teologi, il riformatore, rompendo definitivamente con coloro che preconizzavano la realizzazione delle riforme a opera della stessa comunità dei fedeli, schierandosi con veemenza a favore dei principi contro la grande rivolta contadina del 1525, ruppe l’ autentico spirito dell’ evangelismo per diventare il riformatore dei grandi, l’ organizzatore di una Chiesa di nuovo prigioniera, incapace di propagare l’ autentica fede cristiana.”” (pag 7, Marianne Schaub)”,”FILx-335″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Jacqueline ADAMOV-AUTRUSSEAU Ferdinand ALQUIE’ Gilles DELEUZE Roland DESNE’ Francois DUCHESNEAU Claire SALOMON-BAYET”,”Storia della filosofia. Volume IV. La filosofia dell’ Illuminismo (Il Settecento).”,”Scritti di Jacqueline ADAMOV-AUTRUSSEAU Ferdinand ALQUIE’ Gilles DELEUZE Roland DESNE’ Francois DUCHESNEAU Claire SALOMON-BAYET. “”La Prussia, in cui, a partire dal 1740, regnava Federico II, aveva certo acquisito una reale preponderanza politica (la quale aumenterà dopo il 1770 grazie alle vittorie conseguite da Federico nella Guerra dei Sette Anni), ma occorre ammettere, come fa Kant, che il secolo dei Lumi meriti il nome di “”secolo di Federico””? Ciò equivarrebbe a ignorare i limiti di un progressismo in fin dei conti abbastanza formale. Federico, preoccupato di popolare il suo regno e soprattutto di aumentare gli effettivi del proprio esercito, accoglie a braccia aperte gli stranieri, e la revoca dell’ Editto di Nantes è per lui un’ occasione di reclutare, dimostrando al tempo stesso la sua liberalità di spirito, un buon numero di soldati: tutti i mezzi sono buoni per raggiungere questo risultato, ivi compreso il rapimento puro e semplice. Egli tollera in Prussia le due religioni, ma continua ad assegnare ai protestanti le cariche più vantaggiose. Parla francese e invita Voltaire, ma in che cosa il suo cosmopolitismo prestigioso differisce, fondamentalmente, da quello che regna meschinamente a Stoccarda o a Francoforte? QUanto all’ audacia del pensiero essa non va, a Berlino, molto oltre i limiti della corte, dove il francese La Mettrie viene considerato l’ “”ateo del re”” (l’ ateismo di Diderot e degli enciclopedisti sarà accolto molto male a Potsdam e a Berlino). Inoltre, se Kant professa a Königsberg, gli scrittori e i pensatori che tentano di dare al loro paese una letteratura nazionale, Klopstock, Wieland, Winckelmann, Herder, Lessing, si guardano bene dal risiedere nella Prussia, che Lessing definisce “”il paese più schiavo d’ Europa””.”” (pag 80-81, J. Adamov-Autrusseau)”,”FILx-336″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Wanda BANNOUR Francois CHATELET Jean-Luc DALLEMAGNE Louis GUILLERMIT Sami NAIR Alexis PHILONENKO Nicos POULANTZAS René VERDENAL”,”Storia della filosofia. Volume V. La filosofia e la storia (1780-1880).”,”Scritti di Wanda BANNOUR Francois CHATELET Jean-Luc DALLEMAGNE Louis GUILLERMIT Sami NAIR Alexis PHILONENKO Nicos POULANTZAS René VERDENAL. “”Nel campo unificato della lotta delle classi, costituito dall’ insieme delle contraddizioni di classe, la lotta economica, la lotta politica e la lotta ideologica, benché relativamente distinte, sono beninteso sempre strettamente articolate. Ma ciò che non è ancora deciso una volta per tutte è sottoil primato di quale lotta queste varie lotte di classe si articolino. E’ qui che Lenin, approfondendo Marx, ha messo le cose a punto. Può darsi, spiega Lenin, che sia la lotta economico-sindacale a detenere il primato nella lotta della classe operaia, soprattutto attraverso la mediazione di sindacati che pretendono di essere “”apolitici””, sostenendo di non condurre altro che la lotta economica: è questo il fenomeno del “”trade-unionismo””. In questo caso la lotta economica rimane sempre articolata sulla lotta politica, ma è la politica borghese nella classe operaia a prevalere: limitarsi alla sola lotta economica (tradeunionismo) equivale ad assecondare la politica dell’ avversario””. (pag 205)”,”FILx-337″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Jean BERNHARDT Jean-Toussaint DESANTI Francois DUCHESNEAU Alexis PHILONENKO René SCHERER René VERDENAL”,”Storia della filosofia. Volume VI. La filosofia del mondo scientifico e industriale (1860-1940).”,”Scritti di Jean BERNHARDT Jean-Toussaint DESANTI Francois DUCHESNEAU Alexis PHILONENKO René SCHERER René VERDENAL. “”Per risolvere questo problema, Mill formula i suoi quattro metodi di ricerca sperimentale e ne definisce la funzione: eliminare le ipotesi inadeguate alla spiegazione dei fenomeni confrontandole con l’ antecedente incondizionale, fondamento empirico della relazione causale: correlativamente l’ ipotesi adeguata deve risultare convalidata. I primi due metodi sono quelli della concordanza (agreement) e della discordanza (disagreement). Il canone della prima specifica che se due o più casi del fenomeno che si cerca di spiegare hanno in comune solo una circostanza, questa circostanza, in virtù della quale tutti i casi concordano, è la causa o l’ effetto del fenomeno in questione. Il canone della seconda indica che se ci troviamo di fronte a un caso in cui il fenomeno si produce e di un caso in cui non si produce, purché i casi differiscano di una sola circostanza, questa è necessariamente parte integrante della causa o dell’ effetto del fenomeno. Il canone del terzo metodo, quello dei residui, ci raccomanda di sottrarre da ogni fenomeno la parte di cui sappiamo da precedenti induzioni che è l’ effetto di determinati antecedenti, poiché il residuo del fenomeno è l’ effetto degli antecedenti rimanenti. Il quarto metodo, quello delle variazioni concomitanti, corrisponde al canone secondo cui quando due fenomeni variano in modo correlativo uno di essi è la causa e l’ altro l’ effetto, oppure si ricollegano l’ uno all’ altro in virtù della mediazione di qualche causa””. (pag 83)”,”FILx-338″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Andre AKOUN Michel BERNARD Francois CHATELET Yves LACOSTE Daniele MANESSE Louis-Vincent THOMAS”,”Storia della filosofia. Volume VII. La filosofia delle scienze sociali (dal 1860 ai nostri giorni).”,”Scritti di Andre AKOUN Michel BERNARD Francois CHATELET Yves LACOSTE Daniele MANESSE Louis-Vincent THOMAS. “”Consideriamo per esempio, la storiografia tedesca dell’ inizio dell’ Ottocento. L’ iniziatore è B.G. Niebuhr. Egli definisce, in modo chiaro ma astratto, le condizioni del discorso storico “”oggettivo””: “”innanzitutto; dobbiamo conservare intatto in noi l’ amore per la verità, evitare anche ogni falsa apparenza, non dare come certo neppure il più piccolo particolare senza essere pienamente convinti della sua certezza. (…) La sua ‘Römische Geschichte’ – i cui due primi volumi apparvero nel 1811 e 1812 – manifesta questa volontà di controllo, tipica delle scienze naturali. Le testimonianze sono sottoposte a critica (…). In una prospettiva analoga considera il suo lavoro anche Ranke. Anch’ egli aderisce a quest’ idea decisiva della critica autentificatrice. Egli dà però l’ avvio anche a un orientamento nuovo. Egli va – come si dice per gli etnologi – “”sul campo””. E il campo, in questo settore, è l’ archivio. Ranke esce dalla sua biblioteca; egli percorre l’ Europa (una piccola Europa) per raccogliere fonti, analizzarle, verificarle; (…). In questo stesso periodo la storiografia francese è meno meticolosa, per essendo peraltro non meno probante. Tralasciamo Guizot, che è triste e che, nonostante la sua rigidezza, possiede poco rigore. Augustin Thierry applica il metodo definito da Ranke, gettandosi con pari passione sulle informazioni tratte dagli erchivi e desumendone risultati di un’ efficacia sorprendente. Jules Michelet, sostenuto dauna diversa passione, quella della totalità viva, si sforza di far risorgere il passato in tutto il suo spessore; la sua documentazione è di una ricchezza sbalorditiva; nella sua ‘Histoire de France’ coglie la vita popolare nei suoi particolari e nella sua profondità; nella sua opera sono presenti gli avvenimenti politici, il ritmo delle stagioni, le forze demografiche, le immaginazioni del popolino, le evoluzioni oscure della tecnica, le lotte individuali e collettive per il potere o per il piacere. In verità Niebuhr, Ranke, Thierry e Michelet, con Hume come geniale precursore, definiscono il campo in cui si svilupperà la storia come disciplina scientifica. (…) E’ chiaro, in particolare, che i risultati esemplari ottenuti dal gruppo riunito attorno alle “”Annales, économie, société , civilisation””, fondate da L. Febvre e da M. Bloch, si iscrivono in questa prospettiva, la quale ripudia sia la raccolta di aneddoti sia le visioni disinvolte delle varie filosofie della storia””. (pag 144-145)”,”FILx-339″
“CHATELET Francois a cura; scritti di Jacques BOUVERESSE Gilles DELEUZE Christian DESCAMPS Michel FICHANT Gerard GRANEL Pierre KAUFMANN Evelyne PISIER-KOUCHNER”,”Storia della filosofia. Volume VIII. Il XX secolo.”,”Scritti di Jacques BOUVERESSE Gilles DELEUZE Christian DESCAMPS Michel FICHANT Gerard GRANEL Pierre KAUFMANN Evelyne PISIER-KOUCHNER. Bernstein intraprende una triplice revisione, filosofica, economica e politica del marxismo e tenta una nuova giustificazione “”etica”” della marcia al socialismo. Bernstein rompe innanzitutto con la dialettica: “”Ciò che Marx ed Engels hanno fatto di grande, non l’ hanno fatto grazie alla dialettica bensì nonostante essa””. Il processo dialettico cede qui a un’ evoluzione graduale e Bernstein rompe così la totalità storica qual era stata concepita da Marx: il socialismo non deve nascere dall’ aggravarsi delle condizioni oggettive bensì da una trasformazione del capitalismo grazie all’ azione del partito socialdemocratico, ispirato da un ideale.”” (pag 171)”,”FILx-340″
“CHATELET Francois MAIRET Gérard a cura; scritti di Francois CHATELET, Helene CLASTRES Christian DESCAMPS André GLUCKSMANN Michel KORINMN Gerard MAIRET Pierre-Francois MOREAU Evelyne PISIER-KOUCHNER Rafael PRIVIDAL Maurice RONAI”,”Historia de las ideologias. II. Saber y Poder. Del siglo XVIII al XX.”,”Scritti di Francois CHATELET, Helene CLASTRES Christian DESCAMPS André GLUCKSMANN Michel KORINMN Gerard MAIRET Pierre-Francois MOREAU Evelyne PISIER-KOUCHNER Rafael PRIVIDAL Maurice RONAI. Si può segnalare “”che la 2° Internazionale vede la apparizione di questa nozione di Stato-classe, nozione che Marx denunciò con forza, nel 1875, quando criticò il programma lassalliano di “”stato operaio tedesco””: che il marxismo come strumento di emancipazione sparisce quando questa nazione di stato-classe si confonde nel segno di un paese multinazionale in cui domina, di fatto, la nazione russa, con il cui partito, di cui Lenin fu l’ iniziatore; (…)””. (pag 174)”,”TEOS-120″
“CHÂTELET Francois PISIER-KOUCHNER Evelyne VINCENT Jean Marie a cura; scritti di LENIN V.I. BORDIGA A. GRAMSCI A. TROTSKY L. LUXEMBURG R. STALIN J. e altri”,”Los marxistas y la politica, Tomo II. La revolucion en el poder de la Europa atrasada al asia avanzada (1917-1948).”,”””Noi – dice Lenin – siamo un partito di classe e per questa ragione quasi tutta la classe (e in tempo di guerra, in epoca di guerra civile, la classe nella sua integrità) deve agire attraverso la direzione del nostro partito, deve tenere con il nostro partito il contatto più stretto possibile; ma sarebbe “”manilovismo”” (immaginazione oziosa, da Manilov, uno dei personaggi della novella di Gogol, Anime morte, n. del t.) e “”codismo”” credere che quasi tutta o tutta la classe possa essere un giorno, sotto il capitalismo, in condizioni di elevarsi al grado di coscienza e di attività del suo distaccamento di avanguardia, del suo Partito socialdemocratico””. (pag 131)”,”TEOC-370″
“CHÂTELET Francois PISIER-KOUCHNER Evelyne VINCENT Jean Marie a cura; scritti di L. ALTHUSSER N. POULANTZAS V. CHERPAJOV L. BASSO R. ROSSANDA J. KURON K. MODZELEWSKI CHE GUEVARA E. MANDEL C. CASTORIADAS C. MARIGHELA F. FANON J.P. SARTRE F. CASTRO N. KRUSCIOV LIN PIAO A. GLUCKSMANN”,”Los marxistas y la politica, Tomo III. La critica marxista de la Revolución (1949 – 1974)”,”””Nel 1873 W. Liebknecht e A. Bebel furono incarcerati; l’ anno seguente, contro ogni speranza, i “”socialisti”” ottennero alle elezioni 350 mila voti e nuovi seggi. All’ uscita dal carcere, Liebknecht e Bebel giudicarono che era il momento opportuno per creare in Germania una organizzazione unitaria. Si elaborò un progetto comune, che fu inviato a Marx, il quale consegnò a Bracke la Critica da cui si sono attinte le pagine seguenti. Le quali pongono in rilievo il fatto che, sotto le apparenze di un “”estremismo”” democratico, il “”Programma di Gotha”” lasciava la classe operaia in mano ad un preteso “”Stato popolare””. Nello stesso testo Marx proporrà per la prima volta in modo esplicito l’ idea di una dittatura del proletariato.”” (pag 73-74) “”Lenin criticò severamente queste assurdità di Kautsky. Le fustigò in questi termini: ‘Solo degli stupidi o persone in cattiva fede possono credere che il proletariato debba conquistare prima la maggioranza partecipando alle elezioni affrontando a testa bassa il giogo della borghesia, il giogo della schiavitù salariata, e solo dopo di ciò conquistare il potere. Questo è il colmo della stupidità e dell’ ipocrisia; è sostituire la lotta di classe e la rivoluzione con le elezioni dell’ Antico Regime, dell’ antico potere””. (Saluto ai comunisti italiani, francesi e tedeschi, Opere tomo XXX). E riguardo alla via parlamentare propugnata da Kautsky osservò Lenin molto pertinentemente: “”E’ l’ opportunismo più puro e stupido, rinunciare di fatto alla rivoluzione riconoscendola a parole”” (Stato e rivoluzione, Opere tomo XXV).”” (pag 86-87)”,”TEOC-371″
“CHATELET François a cura; scritti di Luc BRISSON Odilon CABAT François CHATELET Pierre GEOLTRAIN Michel GITTON Pierre GRIOLET Jacques HARMAND Ahmad HASNAWI Jean LAGERWEY Gérard MAIRET Charles MALAMOUD Pierre-François MOREAU Luis SALA-MOLINS Francis SCHMIDT Mohammed-Allal SINACEUR Jean-Louis TRISTANI”,”Historia de las ideologias. I. Los Mundos Divinos (Hasta el siglo VIII de nuestra Era). De la Iglesia al Estado (Del siglo IX al XVIII).”,”Scritti di Luc BRISSON Odilon CABAT François CHATELET Pierre GEOLTRAIN Michel GITTON Pierre GRIOLET Jacques HARMAND Ahmad HASNAWI Jean LAGERWEY Gérard MAIRET Charles MALAMOUD Pierre-François MOREAU Luis SALA-MOLINS Francis SCHMIDT Mohammed-Allal SINACEUR Jean-Louis TRISTANI”,”TEOP-437″
“CHATELET François a cura; scritti di François CHATELET Hélène CLASTRES Christian DESCAMPS André GLUCKSMANN Michel KORINMAN Gérard MAIRET Pierre-François MOREAU Evelyne PISIER-KOUCHNER Rafaël PRIVIDAL Maurice RONAI”,”Historia de las ideologias. II. Saper y poder. (Del siglo XVIII al XX)”,”Scritti di François CHATELET Hélène CLASTRES Christian DESCAMPS André GLUCKSMANN Michel KORINMAN Gérard MAIRET Pierre-François MOREAU Evelyne PISIER-KOUCHNER Rafaël PRIVIDAL Maurice RONAI”,”TEOP-438″
“CHATELET François PISIER-KOUCHNER Evelyne VINCENT Jean-Marie a cura; scritti di MARX ENGELS LENIN TROTSKY KAUTSKY LUXEMBURG BORDIGA GRAMSCI REICH BUCHARIN DIMITROV STALIN PASUKANIS KOLLONTAI NEUBERG BAUER BLUM THOREZ MAO TSE-TUNG GORTER BELA KUN ALTHUSSER POULANTZAS TCHEPRAKOV L. BASSO R. ROSSANDA K. NKRUMAH J. KUPRON K. MODZELEWSKI A. DUBCEK MANDEL CASTORIADIS CHE GUEVARA MARIGHELA GIAP DEBRAY D. BRAVO LIU CHAO-CHI W. ROCHET F. FANON F. CASTRO N. KRUSCIOV LIN-PIAO A. GLUKSMANN”,”Les marxistes et la politique.”,”Antologia con molti brani di Lenin, Marx, Engels Interessante la cronologia comparata (data di pubblicazione dei testi e gli avvenimenti politici dell’anno) Il parlamentarismo secondo Lenin. “”Les formes parlementaires “”historiquement ont fait leur temps””. C’est vrai au sens de la propagande. Mais chacun sait que de là à leur disparition ‘dans la pratique’, il y a encore très loin. Depuis des dizaines d’années on pouvait dire à bon droit que le capitalisme “”historiquement avait fait son temps””; mais cela ne nous dispense nullement de la nécessité de soutenir une lutte très longue et très opiniâtre ‘sur le terrain’ du capitalisme. Le parlementarisme a “”historiquement fait son temps”” au point de vu de l”histoire universelle’, autrement dit l”époque’ du parlementarisme bourgeois est terminée, l”époque’ de la dictature du prolétariat a ‘commencé’. C’est indéniable. Mais à l’échelle de l’histoire universelle, c’est par dizaines d’années que l’on compte. Dix ou vingt ans plut tôt ou plus tard ne comptent pas du point de vue de l’histoire universelle; c’est au point de vue de l’histoire universelle une quantité négligeable qu’il est impossible de mettre en ligne de compte, même par approximation. Mais c’est justement pourquoi, en invoquant, dans une question de politique pratique, l’échelle de l’histoire mondiale, on commet la plus flagrante erreur théorique. Le parlementarisme a-t-il “”politiquement fait son temps””? Là, c’est une autre affaire. Si c’était vrai, les communistes “”de gauche”” seraient en bonne position. Mais il faudrait le prouver par une analyse trés sérieuse; or, les communistes “”de gauche”” ne savent même pas aborder cette tâche”” [Lénine, 1920, ‘La maladie infantile du communisme’, Editions de Moscou, s.d., pp. 44-54] [in) ‘Les marxistes et la politique’, di ‘François Chatelet, Evelyne Pisier-Kouchner, Jean-Marie Vincent, Paris, 1975] (pag 222-223)”,”LEND-658″
“CHATELET Francois”,”Hegel.”,”Grafico a pag 63: Cerchio del Sapere assoluto nella ‘Fenomenologia dello Spirito’ Contro Marx. “”Ripetiamo ancora che ogni critica «realista» è inefficace. All’hegelismo onn manca affatto un oggetto empirico a partire dal quale (o contro il quale) il sistema si edificherebbe: né il soggetto di Kierkegaard, né l’uomo empirico di Marx del ‘Manoscritto’ del 1844 e ancora meno i «fatti» invocati successivamente, – i fatti che sono «ostinati» solo nella testa di chi non pensa – non rifiutano l’empirismo hegeliano. Cià che invece può contestare realmente il sistema è il «metodo» implicito adottato: «fin dal principio» – dell’Essere e del Pensiero – l’ordine razionale è già lì, intento a elaborare, in anticipo, per così dire, la serie delle proprie domande e risposte. «Fin dal principio» – un principio a un tempo e confusamente storico, logico, pedagogico, letterale -, ciò che oggi si chiama il significante, vale a dire il registro indistinto in cui s’incrociano e s’impongono i comportamenti, le parole, gli scritti, i desideri, le reazioni del patire e le conseguenze di cià che s’è convenuto di chiamare la volontà, s’inscrive come riflesso (o ‘riflessione’) di un ordine. Quest’ordine è presupposto, è l’ordine di un certo tipo di linguaggio, il linguaggio razionale che prende come criterio della propria legittimazione la chiarezza, la distinzione, la trasparenza del proprio svolgersi, il linguaggio della metafisica…”” (pag 139)”,”HEGx-058-FF”
“CHÂTELLIER Louis”,”La religione dei poveri. Le missioni rurali in Europa dal XVI al XIX secolo e la costruzione del cattolicesimo moderno.”,”Louis Châtellier, nato nel 1935, è docente di Storia Moderna all’Università di Nancy, collabora con il CNRS e fa parte del Comitato di redazione di Histoire Economic et Société e della Revue d’Histoire de l’Eglise de France. É uno dei massimi specialisti di storia del cristianesimo.”,”RELC-068-FL”
“CHATTERON E. K.”,”La tragica fine del Königsberg.”,”CHATTERON E. K. Ufficiale della Marina inglese Articolo pubblicato su Ariannaeditrice.it: ‘La cattura di una finta nave ospedale a Lindi è l’inizio della fine per l’incrociatore «Königsberg»’ di Francesco Lamendola – 26/07/2010 Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte] S.M.S. Königsberg im Rufiji Abbiamo già narrato la strana ed esaltante epopea africana dell’incrociatore tedesco «Königsberg» del capitano Max Looff che, nel corso della prima guerra mondiale, diede molto filo da torcere alla marina britannica, prima di finire irrimediabilmente imbottigliato nei meandri del delta del fiume Rufiji, ove, nel luglio del 1915, due monitori fatti venire appositamente dall’Inghilterra ebbero infine ragione della sua ostinata e coraggiosa resistenza, riducendolo ad un ammasso di lamiere contorte. (cfr. «La crociera dell’incrociatore “Königsberg” e le azioni navali nel Rufiji (6 e 11 luglio 1915», sul sito di Arianna Editrice in data 22/09/2008). L’aspetto più interessante di quella vicenda, dal punto di vista logistico, sono state le operazioni di “intelligence” da entrambe le parti, che caratterizzarono l’intera crociera della nave germanica e che videro Inglesi e Tedeschi impegnati in un mortale gioco a rimpiattino lungo le coste orientali del continente africano. I secondi dovevano lottare in condizioni di netta inferiorità strategica: isolati dalla madrepatria, con una sola nave da guerra veramente efficiente in tutta la colonia dell’Africa Orientale Tedesca e con incessanti problemi di carbonamento, nel contesto di un Oceano Indiano dominato dalle flotte nemiche, le quali, secondo le esigenze strategiche, avrebbero potuto ricevere qualunque tipo di rinforzo o di supporto dalla lontana Europa. Lungi dal lasciarsi prendere dallo sconforto, i Tedeschi seppero giocare al meglio le poche carte a loro disposizione e, in virtù di una organizzazione efficientissima, riuscirono a tenere in scacco, per mesi e mesi, un nemico infinitamente superiore. Non si può non fare un paragone con lo sbandamento che avrebbe colto i Comandi italiani nell’Africa Orientale durante la seconda guerra mondiale e la misera fine della flotta di incrociatori, cacciatorpediniere e sommergibili ivi dislocata, della quale le unità più fortunate non fecero altro che fuggire in Giappone o a Bordeaux, senza prendere la benché minima iniziativa contro il traffico navale avversario o contro le sue stazioni radio e di rifornimento (se si esclude l’incursione suicida verso Port Sudan che, se fu gloriosa, si risolse però in un sacrificio inutile). Di solito, quando si pensa alla macchina militare tedesca, ci si immagina che una delle ragioni dei suoi reiterati successi sia stata la sua schiacciante superiorità, se non in uomini, certamente in qualità e quantità dei mezzi a disposizione; ma questo è un cliché decisamente logoro ed è venuto il tempo di sfatarlo. In Africa orientale, ad esempio (ma la stessa cosa vale per tutte le colonie tedesche durante la prima guerra mondiale e per tutte le navi da guerra che si trovavano sugli oceani nel 1914, a cominciare dalla Squadra navale dell’ammiraglio von Spee), il rapporto di forze era di almeno 10 a uno in favore dell’Intesa; e, per quanto riguarda le forze di terra, almeno nella decisiva campagna del generale Smuts del 1916, di venti o trenta a uno. In simili condizioni, ciò che desta maggiormente l’ammirazione dello studioso di cose militari sono il sangue freddo, la meravigliosa organizzazione, la disciplina e l’intelligenza con cui ogni risorsa a disposizione, per quanto limitata o insufficiente, venne utilizzata nel modo più razionale e vantaggioso e, allo stesso tempo, il modo in cui non venne trascurato alcuno sforzo per limitare l’efficienza del nemico, cercando di prevenire le sue mosse e di depistare e vanificare le informazioni di cui veniva in possesso, sia con la ricognizione navale ed aerea, sia con la rete di spie che aveva a disposizione lungo tutto il litorale, isole comprese. Ad esempio, lungo tutta la costa della colonia tedesca erano stati stabiliti, in catena, numerosi posti di osservazione e di segnalazione, collegati fra loro da un cavo telefonico, in grado di seguire e segnalare tempestivamente ogni movimento delle navi inglesi. Anche parecchie isole possedevano il loro apparato di segnalazione. Mediante tale catena di posti avanzati, per il cui funzionamento erano impiegati sia indigeni, sia coloni tedeschi della riserva mobilitati allo scoppio della guerra e ufficiali dell’esercito e della marina in servizio effettivo, qualsiasi movimento della flotta britannica veniva telegrafato alle quattro stazioni radiotelegrafiche dell’interno, ossia Tabora, Muanga, Bukoba e Mgau Mwania; le quali, a loro volta, le trasmettevano al «Königsberg», il cui ancoraggio segreto si trovava nel dedalo di canali difficilmente navigabili nell’estuario del fiume Rufiji. A sua volta, la stazione di Tabora poteva comunicare con la potente stazione di Windhoek, nell’Africa Sud-Occidentale Tedesca; e quest’ultima poteva comunicare direttamente con Berlino (l’altra grande stazione africana germanica, quella di Kamina, nel Togo, era stata distrutta dagli Alleati fin dall’agosto del 1914). Kamina, Dar-es-Salaam e Windhoek costituivano i vertici del grande triangolo radiotelegrafico tedesco nel continente africano. Di conseguenza, l’Ammiragliato tedesco poteva tenersi in contatto anche con i suoi avamposti più piccoli, seguire i movimenti della flotta avversaria e prendere, volta a volta, le necessarie misure. Per gli Inglesi, il problema di trovare e distruggere il «Königsberg» (come, del resto, le altre navi tedesche dislocate sui mari extra-europei) era soprattutto un problema di intelligence: perché, una volta individuata la pista giusta, essi disponevano di tali risorse umane e materiali, da poter agire a colpo sicuro e con la certezza del risultato favorevole. Esistevano dunque le condizioni per trasformare questa guerra di spionaggio in una specie di inchiesta poliziesca in perfetto stile alla Conan Doyle: la stessa storiografia britannica si compiace di tale paragone e ama porre in evidenza non solo l‘aspetto poliziesco e deduttivo, ma anche quello per così dire sportivo, quasi si fosse trattato di una partita a scacchi fra gentiluomini, da disputare in uno scenario esotico, alla Conrad o alla Kipling. Essi, infatti, avevano di fronte un avversario astuto, ingegnoso e, come si è visto, perfettamente organizzato. Agli Inglesi piace descrivere in questo modo la condotta delle loro operazioni navali, tanto nella prima che nella seconda guerra mondiale (parlando di quest’ultima, sarà appena il caso di ricordare che la distruzione della famosa corazzata «Bismarck» fu resa possibile dalla decifrazione di un radiomessaggio tedesco, dato che Londra ne possedeva il codice). Ciò appaga il loro senso sportivo e li esenta dalla spiacevole necessità di ammettere che l’elemento risolutivo fu, in ultima analisi, ed in entrambi i casi, la loro schiacciante superiorità materiale e l’assoluto dominio delle rotte marittime: il che, dopo tutto, potrebbe gettare un’ombra importuna sull’altissima opinione che essi coltivano di se stessi e dei propri meriti guerreschi. Un discorso analogo si potrebbe fare per l’esercito britannico e, in particolare, per il vincitore di El Alamein, il maresciallo Montgomery, che attaccò solo quando poté disporre di una tale supremazia materiale, che sarebbe stato impossibile non vincere, a lui o a chiunque altro nelle sue condizioni; ma questo sarebbe un altro discorso e, semmai, lo faremo un’altra volta. In tutti i loro racconti, sia storici che romanzeschi, gli Inglesi e i loro cugini Americani tendono a presentare le proprie operazioni navali e terrestri come dei piccoli o grandi capolavori di bravura e determinazione, riuscendo a lasciare in ombra il fatto che avevano di fronte delle forze estremamente esigue. Così, per fare solo un esempio tratto dalla letteratura, nel romanzo di Edgar Rice Burroughs dedicato alla partecipazione di Tarzan alla campagna inglese contro l’Africa Orientale Tedesca, intitolato «Tarzan the Untamed», del 1919, viene presentato il solito cliché dei soldati tedeschi numerosissimi e, naturalmente, spietati, al punto da torturare a morte i prigionieri. Per fare giustizia della loro arroganza, il Re delle Scimmie non esita a sguinzagliare nella loro trincea perfino un leone, che ne mena strage. Uno studioso inglese della campagna che condusse alla distruzione del «Königsberg», E. K. Chatterton, ufficiale della Marina di Sua Maestà britannica, ha ricostruito nei dettagli la vicenda che condusse all’individuazione del nascondiglio segreto della nave tedesca, ossia l’ispezione a bordo di una finta nave ospedale nel porto di Lindi, ove furono trovate le prove che svelarono il segreto di Max Looff. Dopo essersi sbizzarrito a citare Poe, Gaboriau e Conan Doyle, per mostrare come tutta la faccenda sia stata terribilmente simile a una eccitante inchiesta alla Sherlock Holmes, egli così narra l’episodio decisivo della perquisizione compiuta sul piroscafo «Präsident» (E. K. Chatterton, «La tragica fine del “Königsberg”», traduzione italiana di Alberto Tedeschi, Milano, Omero Marangoni Editore, 1933, pp. 63-68): «La cattura dell’Adjutant” [avvenuta il 10 ottobre 1914 presso Mozambico, mentre dirigeva a Lindi] aveva un’importanza assai maggiore di quanto non potesse sembrare a prima vista. E si deve proprio a quella preda che la squadra inglese si trovasse di fronte a una prima traccia attendibile. Per le navi britanniche la cattura del rimorchiatore, rappresentava infatti ciò che potrebbe essere per Scotland Yard l’arresto di un complice del delinquente ricercato. Spesso da un particolare, se ne può dedurre un altro; se l’incrociatore era diretto a Lindi, doveva esservi un importante motivo: e se il “Präsident” si fosse trovato effettivamente in quel porto, vi sarebbe stata una ragione di più per presumere che il “Königsberg” non si trovasse molto lontano. Verso Lindi dovevano dunque volgersi le attenzioni delle nostre navi. Il 17 ottobre [nel corso di un primo sopralluogo], per cause diverse, il “Chatham” non aveva potuto esplorare l’interno del porto e il fiume; così possiamo immaginarci questo incrociatore, il quale alle 6 e 45 a.m. del 13 giunge nuovamente e sosta presso l’imbocco del porto. In un attimo la località fu sottosopra; i cannocchiali erano tutti puntati sulla nave da guerra; una cinquantina di soldati fu frettolosamente raccolta, nel piccolo forte presso la città, e i coloniali attesero ansiosi ciò che sarebbe accaduto. Il “Chatham” mise in mare una delle sue lance, sulla quale si imbarcò il comandante Fitzmaurice, che portava una lettera da consegnare al governatore tedesco del luogo. La piccola imbarcazione a motore, con i suoi marinai vestiti di kaki, attraversò rapidamente le acque del porto, passò oltre il forte, e si inoltrò nelle calme acque del fiume; non un colpo partì dall’una o dall’altra parte. Dopo un tragitto di circa 3 miglia e mezzo, la lancia giunse presso un vapore tedesco attraccato alla riva settentrionale. Era di 3.335 tonnellate, ma la sua linea di immersione si trovava di tanto sollevata dal livello dell’acqua, che si comprendeva che le sue stive dovevamo essere vuote. Sul suo fianco era stata dipinta una croce bianca, e all’albero maestro sventolava una bandiera con la Croce di Ginevra; ma il suo scafo appariva rosso, e pel minio delle sottovernice non dipinto secondo le regole internazionali prescritte per le navi ospedale. Il nome della nave era “Präsident”. Alle 9,45 antimeridiane il Comandante Fitzmaurice discese nuovamente il fiume: ciò che aveva veduto giustificava la consegna della lettera del capitano Drury-Lowe. Essendo giunto presso il forte, egli fece fermare il motore e gli venne incontro un’imbarcazione che batteva bandiera bianca. Nell’imbarcazione si trovava il segretario del Governatore tedesco, al quale il comandante Fitzmaurice consegnò la lettera, il cui testo erra il seguente: “R. N. Chatham, 19 ottobre 1914. Al Governatore residente a Lindi, Africa Orientale Tedesca. Tutti i vapori che si trovano attualmente in porto siano mandati fuori immediatamente. Il comandante R. Fitzmaurice, della R. Marina, latore di questa lettera, ha opiena autorità di agire per me. Qualora la mia richiesta non sia eseguita entro mezz’ora, prenderò quei provvedimenti chwe reputo necessari. S.R. Drury-Lowe, Capitano della R. Marina Britannica.” La lancia fece ritorno alla nave, e fu notato che una bandiera bianca veniva issata sul forte; in seguito a ciò il “Chatham” issò del pari una bandiera bianca. Il comandante Fitzmaurice fece il suo rapporto al capitano che gli consegnò una seconda lettera, e alle 10,45 la lancia partiva nuovamente. Questa volta portava un certo numero di macchinisti, i quali avrebbero dovuto rendere inservibili le macchine del “Präsident”. Il segretario del Governatore uscì per portare la risposta del suo superiore. Questa era scritta in tedesco e diceva: “Ufficiale distrettuale dell’Impero N. 9388 Lindi, 19 ottobre 1914. Al Comandante della R. N. Chatham. In risposta alla lettera da voi inviata, in data odierna, in relazione al vapore attraccato nel Lukuledi Creek, mi permetto informarvi che il piroscafo “Präsident”, della Compagnia Tedesca Africa Orientale, è stato fin dallo scoppio della guerra trasformato in nave ospedale. Dall’inizio delle ostilità abbiamo reputato necessario trasportare i nostri ammalati e le donne in luogo sicuro, a Lindi. E questo è risultato possibile soltanto a bordo della nave “Präsident”. La nave non è in condizioni di navigare essendo le sue macchine in riparazione,. Non sono quindi nella possibilità di farla uscire al largo, e devo rimettermi alla vostra discrezione. L’Ufficiale distrettuale Wends.” Al segretario fu consegnata la seconda lettera del Capitano Drury-Lower, ma quegli informò il comandante Fitzmaurice che, come segretario, non aveva autorità di decidere nella faccenda in questione. A questo il comandante rispose che avrebbe proceduto ai passi che considerava necessari e, abbassando prontamente la bandiera bianca, che sventolava sulla lancia, risalì il fiume. La seconda lettera del capitano Drury-Lowe diceva quanto segue: “Dal comando della R. N. Chatham Al Signor Commisario distrettuale, Lindi Data 19 ottobre 1914. Sono informato dal comandante Fitzmaurice che il vapore Präsident batte la bandiera ospitaliera di Ginevra, e ha una Croce Bianca dipinta sullo scafo rosso. Se ciò tende ad indicare che si tratta di una nave ospedale, io non posso riconoscerla come tale, poiché il suo nome non è stato comunicato al Governo di S. M. Britannica, né lo scafo è dipinto di bianco con strisce rosse o verdi, secondo gli articoli della Convenzione dell’Aia (1907). Invio quindi una compagnia armata a bordo, per far condurre fuori il vapore, se è possibile, e diversamente per rendere inservibili le sue macchine. Devo chiedervi di dare una immediata risposta al comandante Fitzmaurice, e se questa sarà soddisfacente, lascerò issata la bandiera bianca; domandovi di fare altrettanto. In caso contrario, abbasserò la bandiera bianca, e prenderò i provvedimenti del caso. S. R. Drury-Lowe, capitano.” Non vi può essere dubbio sulla doppiezza impiegata per ingannarci, poiché il “Präsident” non era certamente una nave ospedale. La Convenzione stesa all’Aia, il 18 ottobre 1907, stabiliva che: “le navi ospedale dovevano essere dipinte in bianco, con strisce orizzontali verdi di circa un metro e mezzo di larghezza; e che il loro nome doveva venire comunicato alle nazioni belligeranti, all’inizio o durante le ostilità e, in ogni caso, prima che entrassero in funzione”. Ora, prima di tutto, nessuna di queste condizioni era stata osservata. Si noti, in secondo luogo, che quando i macchinisti del “Chatham” salirono a bordo del “Präsident” non vi trovarono alcuna cosa che giustificasse la denominazione di nave ospedale: nessun ammalato, nessun medico, nessuna provvista di medicinali, nessun impianto speciale. Non vi erano neppure donne o bambini. Viceversa alcuni documenti, molto istruttivi, furono rinvenuti, dai quali si poté trarre la prova conclusiva che il 15 settembre, cioè cinque giorni prima dell’affondamento del “Pegasus” [un piccolo incrociatore inglese distrutto dal «Königsberg», con azione fulminea, nel porto di Zanzibar], una provvista di carbone era stata trasbordata per mezzo di sambuchi, dal “Präsident” che si trovava a Lindi, al “Königsberg”, ancorato a Salale. Così vi era ancora un altro indizio che faceva supporre che l’incrociatore irreperibile fosse sulla costa, e ancora una volta un vago accenno ad un certo villaggio, in qualche punto del poco noto fiume Rufji.» Si sarà notato il sussiego e l’ineccepibile correttezza formale di quello scambio di lettere fra il comandante inglese e il governatore tedesco, quasi un anacronistico balletto diplomatico, più confacente alla cornice della Guerra dei Sette Anni che al primo confitto mondiale. Ad ogni modo, il copione è sempre lo stesso: gli Inglesi sono dei gentlemen, ma gli altri – e specialmente i Tedeschi – non lo sono. Gli Inglesi vorrebbero condurre una guerra sportiva e cavalleresca, ma gi altri – e specialmente i Tedeschi – usano armi sleali e agiscono con doppiezza. Gli Inglesi vorrebbero mantenere qualunque conflitto entro i limiti della correttezza e della civiltà, magli altri – e specialmente i Tedeschi – sferrano colpi bassi e ricorrono a qualunque espediente, pur di vincere. La guerra sottomarina è un esempio di questo moralismo ipocrita e di questa continua autoapologia della storiografia di parte britannica. Che cosa si può immaginare di più brutale, di più barbaro, di più criminale di un freddo, spietato comandante di U-Boote che se ne sta in agguato sul fondo dei mari, pronto a colare a picco coi siluri, senza il minimo scrupolo, navi cariche di donne e bambini, magari di nazionalità neutrale? Raramente viene in mente, agli storici anglosassoni, che l’arma sottomarina era l’unica risposta possibile ad una tecnica di guerra, quella inglese, consistente nel bloccare le coste nemiche e nel ridurre alla fame l’intera popolazione degli Stati avversari, condannando a morire milioni di persone, e specialmente vecchi, donne e bambini, per scarsità di cibo, di medicinali e di altri generi indispensabili alla sopravvivenza. Tornando alla vicenda del «Königsberg»: scrittori come il Chatterton si soffermano enfaticamente sulla doppiezza tedesca per aver utilizzato, come nave appoggio dell’incrociatore, una finta nave ospedale; e levano alte strida per il mancato rispetto della Convenzione dell’Aia da parte dei loro avversari. Ammirevole spirito legalitario e commovente esempio di umanità, in una guerra trasformata da leale torneo cavalleresco in gigantesco massacro di tipo industriale, sempre più cinico ed anonimo. Ma che dire dell’assoluto disprezzo delle convenzioni internazionali di guerra, allorché tre incrociatori inglesi, dopo una caccia durata mesi e mesi, sorprendono l’incrociatore «Dresden» presso l’Isola Juan Fernandez, il 15 marzo 1915, e aprono il fuoco su di esso, costringendolo ad autoaffondarsi, benché si trovi a soli 500 metri dalla costa e, dunque, in acque territoriali del Cile, ossia di una nazione neutrale? Il fatto è che la storiografia inglese è sempre pronta a puntare il dito contro i Paesi nemici e a denigrarli sistematicamente; ma non ha mai la memoria altrettanto buona quando si tratta di ammettere le proprie responsabilità e le proprie colpe. In fondo, il punto fermo psicologico da cui partono gli storici e gli scrittori inglesi è sempre lo stesso: la loro Patria rappresenta le forze del Bene, in lotta per la libertà e specialmente per la libertà dei mari (formula assai disinvolta per intendere il loro strapotere marittimo e il monopolio mondiale dei propri commerci); per cui i loro avversari non possono essere che dei “delinquenti”: l’espressione adoperata da Chatterton non è certo casuale. Ma erano dei gentlemen gli Inglesi, quando aggredivano la Cina per imporle di aprire i suoi porti al commercio dell’oppio? Erano dei gentlemen, quando sterminavano interi popoli – benché assolutamente pacifici e innocui, come i Tasmaniani – per fare spazio ai propri coloni? Erano dei gentlemen, quando istituivano i primi campi di concentramento della storia, ai danni delle donne e dei bambini boeri? Ed erano dei gentlemen, quando decidevano freddamente la distruzione delle città tedesche mediante le bombe al fosforo liquido, che ne bruciavano vivi gli inermi abitanti? Era un gentleman l’ammiraglio Nelson, quando faceva processare e impiccare, contro tutte le leggi di guerra, l’ammiraglio di un’altra marina, il napoletano Caracciolo, e ciò solo per compiacere i rancori della sua spregevole amante, la famigerata lady Hamilton? Quello di rappresentare se stessi come i soli combattenti umani e rispettosi delle norme internazionali, e tutti gli altri come sistematicamente sleali e criminali, è un vizio tipico di chi è affetto da un complesso di superiorità e non si fa scrupolo di deformare la verità storica, anche a distanza di molto tempo, pur di conservarlo ad ogni costo. Chissà che, prima o poi, la storiografia inglese incominci a guarire da questa malattia. Ma, per farlo, l’intera società inglese dovrebbe guarire dal proprio complesso di superiorità, che è quanto di più tenace si possa immaginare. Forse, un buon punto di partenza sarebbe una riflessione sulla storia più recente: ad esempio, sul ruolo svolto dall’Inghilterra, e particolarmente dall’esercito inglese, nelle due guerre del Golfo Persico (quella del 1991 e quella del 2003) e sulle atrocità commesse ai danni dei prigionieri di guerra iracheni e della popolazione civile, nel settore di Bassora.”,”QMIP-159″
“CHATTERTON E. Klebe”,”The Story of the British Navy. From the Earliest Times to the Present Day.”,”La storia della marina britannica. Dai primi tempi ai giorni nostri.”,”QMIN-084-FSL”
“CHATTOPADHYAY Amal”,”Bhupendranath Datta. And his Study of Indian Society.”,”CHATTOPADHYAY Amal è nato nel 1942. Ha studiato a Calcutta e ha otteneuto il suo M.A. nel 1979 e il suo Ph.D nel 1989 dall’Università of Burdwan. Attualmente (1994) è Joint Secretary presso il Governo del Bengala Occidentale. E’ un pioniere della sociologia indiana. Tra le sue aree di interesse c’è il marxismo. “”The conception of superstructure has, however, been never confined to showing two dependent social levels, viz, the state and social consciousness. It had been used by Marx for the consciousness or world view of a class. In the Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon , Marx had put it thus: “”Upon the several forms of property, upon the social conditions of existence, a whole superstructure is reared of various and peculiarly shaped feeling, illusions, habits of thought and conception of life. The whole class produces and shapes these out of its material foundation and out to the corresponding social conditions. (…)”” (…) The classic formulation of the relationship of the economic basis and superstructure has been given by Marx in a passage in the preface to the critique of Political Economy. “”In the social production of their life, men enter into definite relations that are indispensable and independent of their will, relations of productions which correspond to a definite stage of development of their material productive force. The sum total of these relations of production constitute the economic structure of society, the real foundations on which rises a legal and political superstructure and to which correspond definite forms of social consciousness. The mode of production of material life condition the social, political and intellectual life processes in general”” (Karl Marx, Preface to A critique of Political Economy). This formulation contains elements that tend to overemphasise aspects of necessity and predetermination in the relationship between economic basis and the superstructural elements. Marx, however, perceived that the conception of determination of the superstructure by the economic basis might lead to a sort of economic reductionism. Keeping this danger in view, Marx asserted that “”in order to examine the connection between spiritual production and material production it is above all necessary to grasp the latter itself not as a general category but in definite historical form. Thus, for example, different kinds of spiritual production correspond to the capitalist mode of production and to the mode of production of the Middle Ages. If material production itself is not conceived in its specific in the spiritual production corresponding to it and the reciprocal influence of one on the other”” (K. Marx, Theories of Surplus Value, Vol 1. chap. IV). According to Marx, the specific spiritual production is determined by the specific historical form of material production but the spiritual production is also capable of exerting ‘reciprocal influence’ on the material production. We, therefore, find that the superstructure was never conceived by Marx as a passive reflection of the economic basis”” [Amal Chattopadhyay, Bhupendranath Datta. And his Study of Indian Society, 1994] (pag 168-169)”,”INDx-117″
“CHATWIN Bruce THEROUX Paul”,”Ritorno in Patagonia.”,”Bruce Chatwin (1940-1989) Paul Theroux (1941-)”,”AMLx-003-FMP”
“CHAUCER Geoffrey”,”The Canterbury Tales.”,”‘The Canterbury Tales’ (1386-1400) (1° ediz 1478) fa parte delle grandi acquisizioni letterarie del Medio Evo. Racconta in versi di un una gioiosa processione di pellegrini – cavalieri, preti, agricoltori, lavoratori e cuochi, un percorso, un pellegrinaggio verso le alle reliquie di Thomas Becket. Essi presentano un quadro della nazione che prende forma. Nato nel 1357, paggio alla corte di EDOARDO III nel 1359, prese parte alla spedizione in Francia e fu fatto prigioniero. Al suo ritorno a Londra si diede agli studi legali. Gli furono affidate delle missioni diplomatiche e fu in Italia nel 1372-73 per trattare con mercanti genovesi e ottenere un prestito dai banchieri fiorentini per la corona inglese. Nel 1378 è a Milano per assicurarsi l’ alleanza dei Visconti contro i francesi. L’ esperienza diretta della vita in tre città come Genova, Firenze, Milano e la conoscenza di uomini e opere della cultura italiana modificarono profondamente la poesia chauceriana, fino allora posta sotto il segno del Roman de la Rose e dei suoi epigoni francesi. (Le garzantine, letteratura)”,”VARx-167″
“CHAUDHURI Kirti N.”,”L’ Asia prima dell’ Europa. Economie e civiltà dell’ Oceano Indiano.”,”CHAUDHURI Kirti N. è docente di storia economica dell’ Asia all’ Università di Londra e direttore del centro di studi dell’ Oceano indiano. Insegna attualmente all’ Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Ha pubblicato il volume: ‘The Trading World of Asia and the English East Asia Company 1660-1760″”. “”Niente mostra il ruolo storico della città eterna meglio della mappa politica dell’ Oceano Indiano occidentale. Costantinopoli, Damasco, Baghdad e Fustat erano i significanti del significato permanente del potere. Ma c’è tutta una serie di città minori che potrebbe andare ad aggiungersi a quelle prime quattro. Nessun capo islamico che aspirasse al califfato avrebbe potuto sottovalutare la funzione di quei luoghi nella teoria e nella pratica delle legittimazione imperiale. Non a caso i vari invasori, dai Turchi selgiuchidi ad Amir Timur, agli Ottomani, cercarono, uno dopo l’ altro, di catturare almeno una delle tre città chiave del mondo islamico e del Medio Oriente””. (pag 214)”,”ASIx-050″
“CHAUDHURI Nirad C.”,”L’ induismo.”,”””Il secondo contributo alla teoria dell’ interscambio di elementi ariani e non-ariani nell’ induismo proviene dai missionari. Questi incontrarono le resistenze più accanite alla conversione del cristianesimo nelle alte caste indù e, in modo speciale, nei dotti sacerdoti che basavano il loro tradizionalismo su testi in sanscrito. I missionari videro giustamente in quella lingua la fonte della resistenza ideologica al cristianesimo, per cui cominciarono a diffondere l’ idea che qualcuno dei linguaggi popolari indiani non fosse indoeuropeo, ma dravidico o turanico. Anzi, un missionario giunse a dire che il bengalese era più turanico che indoeuropeo, il che è pura fantasia. Inoltre, anche qualche amministratore inglese, improvvisatosi antropologo dilettante avanzò la teoria che il popolo bengalese non fosse ariano, ma dravidico-mongolo””. (pag 139)”,”RELx-032″
“CHAULIEU Pierre”,”I rapporti di produzione in Russia.”,”Un paragrafo dell’ introduzione di MUGHINI si occupa di ‘Socialisme ou Barbarie’.”,”RUSU-104″
“CHAUNU Pierre”,”Eugene Sue et la Seconde Republique.”,”Marie-Joseph detto Eugene SUE, scrittore francese (Paris 1804 Annecy 1857). I suoi romanzi ‘Les Mysteres de Paris’ e ‘Le Juif errant’ apparvero in feuilletons su giornali dell’epoca riportando grande successo. D’ispirazione sociale e umanitaria, descrivevano la miseria dei bassi-fondi di Parigi.”,”QUAR-018″
“CHAUNU Pierre; edizione italiana a cura di Romain RAINERO”,”L’ espansione europea dal XIII al XV secolo.”,”””Il Mediterraneo trasformato progressivamente in Europa e la Cina sono i due settori dell’ umanità che hanno maggiormente contribuito alla nascita dei rapporti tra i popoli. All’ inizio del XV secolo, la Cina ha parecchie lunghezze di vantaggio sull’ Europa.”” I lavori di J. Needham (‘Science and Civilisation in China’) lo dimostrano: per ciò che concerne le due tecniche necessarie alle lunghe navigazioni d’ altomare (costruzione di una nave maneggiabile e acquisizione di tecniche astronomiche) la Cina possiede un notevole vantaggio sui popoli del Mediterraneo. (pag 222-223)”,”EURx-143″
“CHAUNU Pierre, edizione italiana a cura di Francesco SURDICH”,”La conquista e l’ esplorazione dei nuovi mondi (XVI secolo).”,”””L’ impero portoghese dell’ Africa e dell’ Asia è costruito sul sistema della fattoria monopolistica il cui sfruttamento è controllato dalla Corona. (…). Tutt’altra cosa sono gli imperi atlantici delle isole dell’ America. Le isole dell’ Atlantico hanno conosciuto una lunga fase di feudalesimo. “” (pag 211)”,”ASGx-023″
“CHAUNU Pierre”,”L’ axe du temps.”,”Pierre CHAUNU, storico, professore all’ Università di Parigi-Sorbona, articolista del Figaro, è membro dell’ Institut.”,”STOS-095″
“CHAUNU Pierre DOSSE Francois”,”L’ instant éclaté. Entretiens.”,”Pierre CHAUNU, nato nel 1923, membro dell’ Institut, professore emerito alla Sorbona, è l’ autore di una cinquantina di opere di storia. F. DOSSE nato nel 1950, maitre de conferences all’ IUFM di Versailles, insegna all’ Università Paris X Nanterre.”,”STOS-096″
“CHAUNU Pierre”,”La civiltà dell’ Europa dei lumi.”,”CHAUNU Pierre professore di storia moderna alla Sorbona, ha creato il “”Centre de Recherches d’ Histoire Quantitative”” di Caen. E’ autore di numerosi saggi, molti dei quali tradotti in italiano: ‘La civilisation de l’ Europe classique’ (1966), ‘Seville et l’ Amerique’ (1977), ‘La conquista e l’ esplorazione di nuovi mondi’ (1977), ‘L’ espansione europea dal XIII al XV secolo’ (1979), ‘L’ America e le Americhe’ (1984). “”L’ opera è intimamente associata, in secondo luogo, a una innovazione capitale dell’ Italia barocca: la scena illusionistica. Il poema musicale costruisce il suo spettacolo convenzionale su una scena lontana dal pubblico, isolata dal proscenio e dalla fossa dell’ orchestra. Fu in Italia che il teatro assunse nel XVII secolo la forma che il XVIII secolo ha, per l’ essenziale, trasmessa al XIX. Helene Leclerc riassume così quello che è, forse, il lascito essenziale dell’ Italia all’ Europa dei lumi: “”La scena illusionistica prospettica, con i suoi macchinari, collocata come inuna piattaforma magica dietro la cornice del proscenio e la sala scandita dalle fila dei palchi che hanno accolto indistintamente tutte le forme del dramma sino alla recente reazione a favore della “”scena aperta””, è un’ invenzione dell’ Italia del Rinascimento e del Seicento, la cui vena letteraria languiva ma il cui genio plastico si trasformava e proliferava””””. (pag 331-332) “”””L’ Italia ha trovato una delle più originali forme di espressione del suo genio plastico nella scenografia, quest’ arte dell’ illusione ottica la cui nascita e la cui evoluzione sono intimamente legate alle trasformazioni della prospettiva (…)””. La scenografia diviene nel Seicento un’ arte della prospettiva applicata al palcoscenico teatrale. Le prime basi erano state gettate da Sebastiano Sarlio nel 1545″”. (pag 332)”,”FILx-325″
“CHAUNU Pierre”,”L’America e le Americhe. Storia del continente americano.”,”CHAUNU Pierre (1923) docente di storia moderna nelal Facoltà di lettere e scienze umane dell’Università di Caen e all’Istituto di superiore di studi latino-americani dell’Università di Parigi, allievo di Lucien FEBVRE e di Fernand BRAUDEL, è autore di importanti lavori tra cui ‘La civilisatio de l’Europe classique’, ‘Histoire de l’Amerique latine’.”,”STOS-151″
“CHAUNU Pierre”,”Storia dell’America latina.”,”Pierre Chaunu uno dei maggiori storici contemporanei ha pubblicato tra l’altro ‘Seville et l’Atlantique’ nel 1955-60 (12 volumi) sulla colonizzazione dell’America Latina e ‘La civilisation dell’Europe classique’ (1966).”,”AMLx-009-FFS”
“CHAUPRADE Aymeric”,”Geopolitique. Constantes et changements dans l’ histoire.”,”Le ragioni dell’ ascesa della civiltà arabo-islamica sono endogene ed esogene. I fattori endogeni sono etnico (l’ ascesa degli arabi dovuta all’ esaurimento della lotta tra Bisanzio e i persiani), linguistico (declino del greco come lingua unificatrice del Medio Oriente; dopo il ciclo della potenza romana, dall’ inizio del VII secolo il Medio Oriente attende una nuova lingua di unificazione politica ed economica), religioso (il MO all’ inizio del VII secolo è profondamente diviso dal punto di vista religioso, sorge il bisogno dell’ unificazione religiosa), socio-economico (e sua combinazione con il fattore religioso) (la nuova religione deve essere guidata dalle borghesie cittadine che controllano il sistema economico mediorientale. Si noti il legame tra città e agricoltura e il dominio di un capitalismo commerciale e della rendita terriera, ma non del capitalismo d’ impresa). La combinazione tra il fattore etnico e religioso fa dell’ Islam la religione nazionale degli arabi (pag 449). CHAUPRADE Aymeric è dottore in scienze politiche, ricercatore all’ Università Paris V e professore al College Interarmées de Defense. Assieme a Francois THUAL ha scritto ‘Dictionnaire de Geopolitique””.”,”RAIx-114″
“CHAUSSINAND-NOGARET Guy”,”Una donna nella rivoluzione. Madame Roland (1754-1793).”,”CHAUSSINAND-NOGARET Guy dell’Istituto superiore di scienze sociali è autore di opere di storia delle elites. Ha scritto ‘La nobiltà nel XVIII secolo’ (1976) e una biografia di Mirabeau (1982).”,”FRAR-393″
“CHAUSSINARD-NOGARET Guy”,”Mirabeau.”,”ANTE3-23 CHAUSSINARD-NOGARET Guy dell’ Ecole des hautes études en sciences sociales, specialista della storia del XVIII secolo ha scritto altre opere ‘Vie quotidienne des Francais sous Louis XV’ (1979) e ha collaborato alla ‘Histoire de la France urbaine’ t. III. (1981). Wikip: Honoré Gabriel Riqueti conte di Mirabeau (Bignon-Mirabeau, 9 marzo 1749 – Parigi, 2 aprile 1791) è stato uno scrittore, diplomatico e rivoluzionario, agente segreto e uomo politico francese. Una sua frase celebre fu: «Solo gli imbecilli non cambiano mai opinione». Figlio maggiore di Victor Riqueti, marchese di Mirabeau, economista di fama, e di Marie-Geneviève de Vassan, fu caratterizzato da una “”bruttezza grandiosa e folgorante””. Nacque con un piede storto, due grandi denti e soprattutto una testa enorme, cosa che fece pensare che fosse idrocefalo. All’età di tre anni fu sfigurato da vaiolo mal curato. La sua infanzia fu segnata dalla severità di suo padre. Dopo aver partecipato alla campagna di Corsica negli anni 1768-1769, sposò Émilie, figlia del potente marchese de Marignane, con la quale ebbe un figlio morto da piccolo. Sua moglie chiese il divorzio nel 1782 e fu assistita da quello che sarebbe divenuto uno degli estensori del Codice napoleonico: Jean-Étienne-Marie Portalis. Mirabeau, avvocato egli stesso, si difese da sé in questo divorzio che suscitava scandalo; perse tuttavia la causa, serbando in seguito un eterno rancore verso Portalis. Per sottrarlo ai creditori suo padre lo fece rinchiudere diverse volte nel castello di Vincennes e infine esiliare nel castello di Joux, nel dipartimento del Doubs, da dove fuggì in Olanda con Sophie de Ruffey, moglie del marchese de Monnier, il presidente della Corte dei conti di Dole. Mirabeau fu condannato a morte in contumacia, poi catturato, estradato e imprigionato nel castello di Vincennes dal 1777 al 1780. Vi scrisse delle lettere, pubblicate dopo la sua morte con il titolo di Lettere a Sophie, capolavoro della letteratura di passione, e un virulento libello contro l’arbitrarietà della giustizia del suo tempo, Des lettres de cachet et des prisons d’État (Sulle lettre de cachet e le prigioni di Stato). Fu anche redattore del Journal l’Apocalypse. Piatto commemorativo della morte di Mirabeau. 1791 circa, Museo Carnavalet, Parigi. La Rivoluzione francese [modifica] Al Panthéon è rimasta questa statua di Mirabeau, ma non la salma che, come è noto, è stata riesumataIl 7 maggio 1789 il giornale pubblicato dal 2 maggio da Mirabeau (il Courrier de Provence) venne sequestrato e fu emessa un’ordinanza di divieto a pubblicare le cronache delle sessioni degli Stati generali. Mirabeau non ne tenne conto e continuò a pubblicarli, insieme ad analisi sulle questioni politiche all’ordine del giorno, prima con la testata di Lettres du comte Mirabeau à ses commettants dal 10 maggio al 25 luglio 1789, poi con la testata Courrier de Provence, che continuò le pubblicazioni anche dopo la morte di Mirabeau, cessandole il 30 settembre 1791. Mirabeau uscì da Vincennes e si presentò in Provenza alle elezioni degli Stati generali del 1789. Respinto dalla nobiltà, pubblicò un duro discorso indirizzato ai nobili provenzali. Fu quindi nominato dal Terzo Stato, a Aix-en-Provence e a Marsiglia. Rapidamente divenne uno dei più energici oratori dell’Assemblea Nazionale. La difficoltà della monarchia causò il suo mutamento di politica, divenendo segretamente il più solido sostenitore di Luigi XVI e di Maria Antonietta. Morì a Parigi, il 2 aprile 1791, di una malattia che fece anche pensare a un avvelenamento, ma la causa della sua morte è in genere considerata la sua vita dissoluta. Poco prima della morte era stato eletto presidente dell’Assemblea Nazionale. Il suo corpo fu trasportato in gran pompa al Pantheon di Parigi. Tuttavia la scoperta di documenti segreti, nel novembre 1792, rivelò i suoi continui contatti clandestini con il re e la sua corte: con la speranza di divenire ministro di una monarchia costituzionale, aveva prodigato consigli e dato informazioni. Le sue spoglie furono quindi tolte dal Pantheon il 21 settembre 1794, la sua tomba fu profanata e i suoi resti mortali vennero gettati nelle fogne di Parigi. Mirabeau era anche chiamato L’oratore del popolo.”,”FRAR-353″
“CHAUTHARD Sophie”,”L’Iran face au monde. Géopolitique et enjeux.”,”CHAUTHARD Sophie insegna storia geografia e geopolitica in varie scuole superiori. Ha scritto varie opere apparse in ‘Studyrama’.”,”GOPx-012″
“CHAUVET Didier”,”Georg Elser et l’attentat du 8 novembre 1939 contre Hitler.”,”Tra si siti che si consiglia di visitare si cita il Memoriale della resistenza tedesca: ‘Gedenkstätte Deutscher Widerstand’, Berlino (pag 130) Tra le istituzioni storiche e culturali tedesche in Francia si citano: Goethe Deutsches Historisches Institut DHI CIDAL Centre d’information et de documentation sur l’Allemagne Institut Franco-Allemand Didier CHAUVET è già autore di ‘Sophie Scholl, une résistante allemande face au nazisme’ (L’Harmattan) si interessa della cultura tedesca e della storia d’Oltre Reno.”,”GERR-039″
“CHAUVIN Sébastien”,”Les Agences de la précarité. Journaliers à Chicago.”,”CHAUVIN Sébastien “”On peut d’abord écarter l’idée que la précarité serait synonyme de “”mobilité””, l’une et l’autre inscrtes dans les projets du Capital (3). Il suffit de rappeler que l’une des catégories professionnelles les plus mobiles de France est celle des fonctionnaires, qui ont pourtant un emploi garanti à vie (4). Par ailleurs, les dernières décennies de fragilisation néolibérale des salariés sur le marché du travail ne se sont pas traduites en moyenne par des durées d’emploi plus courtes. Pour la France, Damien Sauze a démontré que, au niveau agrégé, la durée de la relation d’emploi n’a pas, au cours des trente dernières années, substantiellement diminué (5). Aux Etats-Unis, entre 1996 et 2008, l’ancienneté moyenne des habitants chez leur employeur n’a diminué que très légèrement pour les hommes et est restée stable pour les femmes (6). La durée moyenne dans leur emploi le plus long pour les hommes de 58 à 62 ans est elle aussi restée stable durant les dernières décennies, passant de 21.9 ans en 1969 à 21.4 ans en 2002 (7), En France comme aux Etats-Unis, derrière cette stabilité apparente, ce sont en fait la “”mobilité libre”” (mesurée au nombre de démissions) qui s’est réduite, et la “”mobilité contrainte”” (mesurée au nombre de licenciements) qui s’est, elle, développée (8). On peut donc suggérer que, du point de vue des salariés, l’opposition pertinente n’est pas entre “”stabilité”” et “”mobilité””, mais entre “”automobilité”” et mobilité contrainte (9). Dans cette perspective, il a paru judicieux de distinguer entre flexibilité des employeurs et flexibilité des salariés: la flexibilité est par définition une relation de pouvoir asymétrique qui suppose qu’un groupe soit flexible au service d’un autre. Ce qu’on appelle la “”précarité”” renvoie à la flexibilité des seconds: non à une simple “”condition”” redevable d’une description naturaliste, mais à un “”rapport social de temps”” fondé sur un partage inégal de l’incertitude”” “” (pag 333-334) (3) J.P. de Gaudemar, Mobilité du travail et accumulation du capital, op.cit (4) T. Amossé, “”Interne ou externe, deux visages de la mobilité professionnelle”” Insee Première, n° 921 2003 (5) D. Sauze, Le Recours aux contrats de travail à durée déterminée en France: une analyse sur données d’entreprises (1985-2000), thèse de doct. Univ. Paris I, 2006 (6) Bureau of Labor Statistics, 2008 (7) A.H. Stevens, The More Things Chage, The More They Stay the Same: Trends in Long-term Employement in the United States, 1969-2002, NBER, working paper, 2005 (8) C. Ramaux, Emploi: éloge de la stabilité, Mille et Une Nuits, 2006 (9)Y. Moulier-Boutang, De l’esclavage au salariat, op. cit.”,”CONx-195″
“CHAUVIN Jean-René”,”Un Trotskiste dans l’Enfer nazi. Mauthausen-Auschwitz-Buchenwald (1943-1945).”,”Arrêté le 15 février 1943 aux abords de la Gare du Nord à Paris par la police française, Jean-René Chauvin, membre du Parti ouvrier internazionaliste, principale organisation trotskiste pendant la guerre, va connaître une plongée dans un enfer qui ne s’achèvera qu’en 1945. De la rue des Saussaies, il est transféré à Fresnes puis à Compiègne. Déporté à Mauthausen, affecté dans le kommando du Loibl-pass, il est ensuite déplacé à Auschwitz et au kommando de la mine de Jawischowitz. Il connaîtra sa première marche de la mort vers Buchenwald d’où il sera envoyé dans le Schwalbe-kommando. Ce sera alors sa seconde marche de la mort vers Leitmeritz où il sera libéré par les Soviètiques le 8 mai 1945.”,”TROS-098-FL”
“CHAVAGNEUX Christian”,”Une brève histoire des crises financières. Des tulips aux subprimes.”,”CHAVAGNEUX Christian è redattore capo aggiunto al mensile ‘Alternatives économiques’ e redattore capo della rivista ‘L’Economie politique’. Viene disegnata una “”economia politica delle bolle”””,”ECOI-311″
“CHAVANCE Bernard a cura”,”Marx en perspective.”,”Opera pubblicata con il concorso del Centre National des Lettres Saggi di E. TERRAY J. ROEMER G. COHEN L. NOWAK U. PAGANO B. CHAVANCE P. VAN PARIJS G. DE STE. CROIX G. BOIS R. BRENNER E. WRIGHT A. MOHL C. BELLELHEIM K. POMIAN P. GAREGNANI A. LIPIETZ M. DE VROEY R. BOYER B. CORIAT B. HORVAT I. STEEDMAN E. BALIBAR P. ROSANVALLON F. FURET E. HOBSBAWM D. LINDENBERG D. GROH G. STEDMAN JONES J. ESTER L. COLLETTI M. MARKOVIC A. WOOD A. HELLER”,”MADS-328″
“CHAVANCE Bernard”,”Marx et le capitalisme.La dialectique d’un système.”,”CHAVANCE Bernard è professore all’Universitò Paris Diderot, ricercatore associato all’ EHESS. Ha scritto varie opere (v. in apertura) Principali opere e testi di Karl Marx, 1818-1883. (pag 9) “”On peut se demander d’où vient cet étrange phénomène: le marché est occupé par un groupe d’acheteurs, possesseurs de la terre, des machines, des matières premières, des moyens de subsistance, toutes choses qui, excepté la terre à l’état vierge, sont des produits du travail; et en face, un groupe de vendeurs, qui n’ont rien d’autre è vendre que leur force de travail, leurs bras et leurs cerveaux en action?”” [K. Marx, Salaire, prix et profit , 1865] [in Bernard Chavance, Principali opere e testi di Karl Marx, 2009] (pag 136)”,”MADS-545″
“CHAZE’ H. a cura”,”Chronique de la revolution espagnole. Union Communiste 1933 – 1939.”,”La cronaca della rivoluzione del 1936-37 è costitutita dagli articoli apparsi su ‘L’ Internationale’ giornale e poi rivista del gruppo Union Communiste (dal 1933 al 1939). Dopo la guerra il gruppo non è più esistito. L’A diresse l’ Union Communiste, raggruppamento che oscillò tra le posizioni dei trotskisti e quelle della sinistra comunista italiana CHAZE’ pseudonimo di Gaston DAVOUST”,”MSPG-046″
“CHEBEL Malek, a cura di Gianni DE-MARTINO”,”La cultura dell’ harem. Erotismo e sessualità nel Maghreb.”,”Malek CHEBEL è nato a Skikda (Algeria) nel 1953 e risiede a Parigi dove si è laureato in psicopatologia clinica, antropologia psicanalitica e scienze politiche. Ha pubblicato varie opere.”,”AFRx-025″
“CHELINI Jean”,”La vita quotidiana in Vaticano sotto Giovanni Paolo II.”,”L’A è uno studioso di storia della Chiesa.”,”RELC-012″
“CH’EN Jerome”,”Mao Tse-Tung e la rivoluzione cinese.”,”CH’EN insegna storia dell’Asia presso l’Univ di Leeds. E’ autore di un’opera su YUAN SHIH-KAI Presidente provvisorio della Repubblica cinese nel 1912 e capo del movimento di restaurazione monarchica. Ha scritto numerosi saggi di storia contemporanea della Cina e tradotto poesie cinesi.”,”CINx-015 BIOx-009″
“CHEN DUXIU (o CHEN TU-HSIU), a cura di Gregor BENTON”,”Last articles and letters, 1937-1942.”,”Georges BENTON è Professore di studi cinesi all’ Università di Leeds. CHEN DUXIU (o CHEN TU-HSIU) (1879-1942) fondò il Partito Comunista cinese nel 1921 dopo una carriera di rivoluzionario che prese parte al rovesciamento della dinastia Manciù e alla nascita della Repubblica cinese. Tra il 1915 e il 1919 guidò il movimento della Nuova Cultura che fece proseliti tra gli studenti e pose le basi intellettuali per la Cina moderna. Nel 1929, aiutò a fondare e guidò l’ opposizione trotskista cinese, Nel 1932 finì in prigione per un tentativo di rovesciare il governo. Tra il suo rilascio e la morte (1937-1942) scrisse lettere e articoli raccolti in questo volume. Chen Tu-hsiu (1879-1942) fondatore e Segretario Generale del PC Cinese; dopo aver rispettato la linea dettata dal Comintern di alleanza con il Kuomintang, accusò questa politica d’ esser stata la causa del fallimento della rivoluzione. Si unì all’ OSI (Opposizione di Sinistra Internazionale) e fu espulso dal PCC. È considerato il fondatore del trotskismo cinese.”,”MASx-006″
“CHEN FOU-CHOEN”,”La Révolution Chinoise.”,”””Sous le règne des grands principes, tout ce qui est sous le ciel était à tous”” (Confucius) La vittoria del Kuomintang. “”Il 10 ottobre 1928, in occasione del 17° anniversario della Repubblica Cinese, il governo di Nanchino ha ricevuto la sua consacrazione solenne come governo nazionale della Cina. La città di Nanchino è stata scelta ormai come la capitale per varie ragioni. Innanzitutto, per costruire un regime nuovo, occorre avere uomini nuovi in un’atmosfera libera. Ora, Pechino conserva attraverso molti secoli un’atmosfera impregnata di assolutismo. (…) Pechino è situata troppo a nord per poter controllare facilmente le province del sud mentre Nanchino si trova al centro della Cina.”” (pag 65) “”””Noi apprezziamo molto l’ erudizione di Karl Marx, dice Sun Yat-sen, solo che noi non possiamo adottare i suoi metodi in Cina. La cosa è facile da comprendere: la Russia che li ha adottati dopo la rivoluzione, deve applicare oggi una nuova politica per ciò che concerne le questioni economiche, perché lo sviluppo economico non è così grande come quello dell’ Inghilterra o degli Stati Uniti”” (1). I metodi di Karl Marx non sono appunto, per conseguenza, applicabili in Cina, paese più arretrato della Russia da questo punto di vista. Tutto ciò che si può adottare, è l’ ideale del principio di Karl Marx””.”” (pag 122) (1) Sun Yat-sen, Il Principio della Vita del Popolo, pag 60″,”CINx-202″
“CHEN DUXIU”,”Il mondo nel dopoguerra e altri scritti.”,”CHEN DUXIU (1879-1942) intellettuale cinese di primo piano, fondatore del PC cinese nel 1921 e suo primo segretario, dirige la rivoluzione del 1927 e fonda l’ opposizione di sinistra contro il corso staliniano del partito, scelta che pagherà con il carcere e la persecuzione. “”Mi piacerebbe domandarti: 1. Come possono i partiti rivoluzionari in Inghilterra e Francia, soto la minaccia del nazismo, assemblare forze più facilmente: con l’impiego di slogan contro il nazismo o con parole d’ordine contro il loro proprio governo? 2. Se una forza democratica in Germania avesse cominciato una guerra civile contro i nazisti, proporreste di combattere sia essa che i nazisti simultaneamente o verreste allearvi con i nazi per combattere i democratici? O proporreste (come Yi Yin (Zhen Chaolin)) di assumere una posizione equidistante da entrambi?”” (Lettera a Liangen, 31 luglio 1940) (pag 64)”,”MCIx-048″
“CHEN DUXIU, a cura di Gregor BENTON”,”Chen Duxiu’s. Last Articles and Letters, 1937-1942.”,”Gregor Benton is an internationally recognized expert on the theory of China’s revolutionary movements, about which he has published numerous books and articles. He taught history and anthropology at the university of Amsterdam before moving to Leeds University. Chen Duxiu (1879-1942) founded the Chinese Communist Party in 1921, after a revolutionary career in the movement that overthrew the Manchus and brought in the Republic. Foreword by Wang Fanxi, Introduction, Chronology, Editor’s Introduction, A Note on the Texts and on Recent Studies of Chen Duxiu, Appendices: 1) Zheng Chaolin, “”Chen Duxiu Had No Wish to Rejoin the Chinese Communist Party on Leaving Prison””, 2) Leon Trotsky, “”Letter to Frank Glass””, 3) Chen Duxiu, “”My Feelings on the Death of Mr Cai Jiemin””, 4) Gao Yuhan, “”Oration at the Funeral of Mr (Chen) Duxiu””, 5) Ming-yuen Wang, “”The Struggle with Chen Du-hsiu””, 6) Shuang Shan, “”On Chen Duxiu’s Last Views””, 7) Wang Fanxi, “”Chen Duxiu, Founder of Chinese Communism””, 8) Zheng Chaolin, “”Chen Duxiu and the Trotskyists””, 9) Xiao Ke, “”Preface to the Collected Poems of Chen Duxiu””, Glossary, List of Figures, Maps, Index,”,”MCIx-011-FL”
“CHEN DUXIU”,”Il mondo nel dopoguerra. E altri scritti.”,”Chen Duxiu (1879-1942), intellettuale cinese di primo piano, fondatore del PC cinese nel 1921 e suo primo segretario. Dirige la rivoluzione del 1927, fonda l’Opposizione di sinistra cinese contro il corso staliniano del partito, scelta che pagherà con il carcere e la persecuzione.”,”TROS-082-FL”
“CHENAUX Philippe”,”L’Église Catholique et le Communisme en Europe. (1917-1989). De Lénine à Jean-Paul II.”,”CHENAUX Philippe è professore di storia della Chiesa moderna e contemporanea nell’Università del Laterano a Roma. Capitolo I: La chiesa e la rivoluzione d’Ottobre Equiparazione bolscevismo e giudaismo “”L’historien italien Giovanni Miccoli a bien montré que les juifs sont relativement absents de la polémique sur les origines de la Révolution française. Ils ne jouent par exemple aucun rôle dans les fameux ‘Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme’ (1802) de l’abbé Augustin Barruel, qui devait pendant longtemps servir de référence pour l’interprétation des faits. Ce n’est qu’à partir des années 1870-1880 qu’ils commencent à occuper une place de premier plan dans la conspiration antichrétienne: l’idée se fait jour, dans une certaine presse catholique, qu’ils “”ne sont pas seulement les principaux bénéficiaires de la révolution”” (à travers les lois d’émancipation), mais qu’ils “”en sont aussi les véritables artisans souterrains”” (4). La surreprésentation des juifs dans le instances dirigeantes de la revolution (17 su 21 dans le Conseil des commissaires du peuple) ne tendait-elle pas, du reste, à faire du bolchevisme une simple variante du judaïsme et à accréditer la réalité d’un complot judéo-bolchevique à l’échelle mondiale? Les diplomates du Saint-Siège ne manquaient pas de souligner ce rôle prédominant des juifs dans leurs rapports à Rome. Ainsi peut-on lire dans une dépêche de la nonciature de Munich en avril 1918: “”Les chefs de tous les ministères sont des juifs. Seuls des postes de moindre importance sont occupés par des ouvriers intelligents et de bonne volonté. Ces ouvriers sont pourtant flanqués de filles juives qui les dominent et les font travailler dans le sens du gouvernement. L’amie d’un ministre a dit à un agent secret que la révolution est principalement l’oeuvre des juifs et qu’elle est fondée sur l’idée d’un gouvernement juif mondial”” (1). La révélation spartakiste dans la capitale bavaroise et celle de Béla Kun en Hongrie viendront renforcer la thèse d’une équation entre communisme et judaïsme”” (2).”” (pag 33-34) (1) Schioppa a Gasparri, 6 avri 1918, ASV, AES III, Russia 345 (2) G. Petracchi, p. 130 (qui cite trois articles de la revue des jésuites français ‘Etudes’ en 1920 et 1921) (4) G. Miccoli, “”Un nouveau protagoniste du comploit antichrétien à la fin du XIX siècle””, dans ‘Juifs et chrétiens: entre ignorance, hostilité et rapprochement (1898-1998), A. Becker, D. Delmaire, F. Gugelot (dir), Villeneuve d’Asq, 2002, p. 22″,”RELC-310″
“CHENEY Margaret”,”Tesla (1856-1943). La passion d’inventer.”,”Nato nel 1856 in Croazia, Tesla compie i suoi studi alla Scuola Politecnica di Graz”,”BIOx-342″
“CHENG Anne”,”Histoire de la pensée chinoise.”,”CHENG, ex allieva della Ecole Normale Superieure, è professore universitario all’ Institut national des langues et civilisations orientales.”,”CINx-040″
“CHENKIN Kirill”,”Andropov. Abbozzo di un ritratto di uno zar.”,”L’autore, Chenkin, nato nel 1916 a Pietrogrado, partito per la Francia a 7 anni, laureato alla Sorbona, antifascista a 21, combattente in Spagna, insegnante in America a 24 anni, tornato in Russia nel 1941, arruolato nei servizi segreti e poi trasferito a radio Mosca (20 anni dopo) mandato a Praga come redattore della rivista post-Kominform ‘Problemi della pace e del socialismo’. Nel 1968 dimostra simpatie per la primavera di Praga ed è rispedito a Mosca. Cinque anni dopo riesce a scappare in Occidente, nel flusso dell’emigrazione ebraica. Per un po’ vive a Tel Aviv, poi si trasferisce a Monaco di Baviera. Questo libro, il primo in assoluto dell’autore, è scritto apposta per Rizzoli (a soli quattro mesi dalla successione a Breznev) su Jurij Andropov. Dopo la morte di Stalin e l’arrivo di Krusciov al potere, Andropov viene allontanato dalla carriera del partito e spedito in diplomazia e così trasforma una mezza disgrazia in una grande occasione per la vita. C’è di mezzo la rivolta ungherese e in quei giorni di sangue, il 42enne diplomatico in erba gioca la sua partita più rischiosa. In Ungheria da ambasciatore diventerà in realtà proconsole. In seguito diventerà potente capo del KGB. “”Lenin trovò una degna mossa contro gli avversari che di questa fraseologia si valevano. Al X congresso del partito nel 1921 egli li privò della possibilità ‘legale’ di condurre una lotta politica all’interno del partito, approvando risoluzioni che vietavano la formazione di gruppi e di frazioni intrapartitiche. Dopo di che la lotta contro gli avversari ideologici poté essere affidata agli Organi di Sicurezza. Così Lenin introdusse il principio della lotta contro gli avversari ideologici condotta con metodi puramente polizieschi. Principio secondo il quale chiunque dissenta dal putno di vista del partito, o più precisamente, della sua direzione o del suo capo è considerato un criminale comune. Il presidente della VCK (Commissione straordinaria per la lotta contro la controrivoluzione e il sabotaggio), Dzerzinskij, si rese conto presto che, nonostante la delibera del congresso, molti vecchi membri del partito ritenevano gli oppositori come propri compagni e si rifiutavano di deporre contro di essi. Allora egli esigette dal Politburo una decisione ufficiale che obbligasse ciascun membro del partito a deporre a carico di altri membri, appena questi prendevano parte alla fronta contro la direzione. Malauguratamente per sé, fu Trotsky ad appoggiare Dzerzinskij. Gli costò caro. Così la delazione divenne principio dell’etica partitica bolscevica, cardine della morale sovietica. E’ un dettaglio che non va dimenticato”” (pag 32-33)”,”RUSS-264″
“CHENTALINSKI Vitali”,”De los archivos literarios del KGB.”,”CHENTALINSKI Vitali scrittore sovietico ha investigato sulle archivi letterari del KGB. “”La vita! Babel amava la vita e la conosceva bene! Lo si chiamava appunto l’ “”artista della vita””. Un vero scapestrato. “”Babel era il più intelligente di tutti””, diceva Ehrenburg. Epicureo e ‘bon vivant’, aveva successo con le donne sebbene non fosse molto bello. (…) “”Babel era perduto, però combatté fino all’ ultimo momento per gli altri. (…) – No, non mi riconosco colpevole. Tutto quello che ho confessato durante la fase istruttoria è falso. In passato frequentai i trotskisti. Li frequentai, e niente più…”” (pag 100-101)”,”RUSS-146″
“CHENU A.”,”Les conspirateurs. Les sociétés segrètes. La préfecture de police sous Caussidière. Les corps-francs.”,”CHENU A. ex-capitano delle guardie del cittadino CAUSSIDIERE “”Nei nostri incontri, parlavamo sempre delle nostre speranze nell’ avvenire. “”Se dovessimo trionfare, dicevamo, ricordiamoci che siamo degli operai: sosteniamoci, non apriamo la strada agli intriganti, completiamo la nostra formazione al fine di metterla all’ altezza degli avvenimenti che possono arrivare. Non abbiamo che una sola scuola di pensiero, che un solo fine, l’ affrancamento della classe operaia””. (pag 30-31)”,”QUAR-051″
“CHEREL Albert”,”La pensée de Machiavel en France.”,”CHEREL Albert corrispondente dell’ Institut professore all’università di Bordeaux.”,”TEOP-356″
“CHERNEV Borislav”,”Twilight of Empire. The Brest-Litovsk Conference and the Remaking of East-Central Europe, 1917-1918.”,”Boris Chernev è Lecturer in Modern European History at the University of Exeter”,”RIRO-485″
“CHERNOW Ron”,”I Warburg. L’odissea di una grande dinastia di banchieri.”,”L’A laureato in letteratura inglese a Yale e Cambridge, è autore di articoli di economia, politica e storia. Il suo primo libro ‘The House of Morgan’ ha vinto il National Book Award nel 1990.”,”ECOG-003″
“CHERNOW Ron”,”Il tramonto del banchiere. Dal declino delle grandi dinastie finanziarie al trionfo del piccolo investitore.”,”La progressiva liberalizzazione dei movimenti di capitale, la capillare diffusione della rivoluzione digitale e i mutamenti struturali della dinamica demografica, che interessano le società occidentali, hanno fatto sì che il volume di capitali giornalmente negoziati sui mercati finanziari internazionali raggiungesse cifre inimmaginabili ancora pochi anni fa. Solo negli Usa oltre 60 milioni di persone investono oggi i loro risparmi in azioni, facendo della Borsa di New York una sorta di potente piano previdenziale nazionale. Anche il destino di grandi società dipende in parte dagli umori di questa anonima massa di piccoli investitori, giunti al mercato azionario grazie alla mediazione di fondi comuni e fondi pensione. L’A ricostruisce la storia relativamente recente di questa evoluzione e osserva come gli attuali, anonimi gestori di fondi, pur amministrando flussi di liquidità spesso più grandi della ricchezza di un intero paese, non hanno p iù nulla del potere sovrano esercitat0, fra Ottocento e Novecento da quelle titaniche figura di banchieri che dominarono la scena”,”E1-BAIN-006″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; saggi di Mario DE-MICHELI Luisa FINOCCHI Enrico FUBINI Ludovico GEYMONAT Mario ISNENGHI Roberto MAIOCCHI Claudio MINOIA Luigi PESTALOZZA Mario SPINELLA”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XVI Pensiero e cultura nell’ Italia unita.”,”Autori dei saggi: Mario DE-MICHELI (Vicenda artisti dall’ unità agli ani della Resistenza e del dopoguerra), Luisa FINOCCHI (la scuola e l’ alfabetizzazione), Enrico FUBINI (la cultura musicale dall’ unità ad oggi), Ludovico GEYMONAT (la scienza e l’ industria), Mario ISNENGHI, Roberto MAIOCCHI (la scienza e l’ industria), Claudio MINOIA (v. Luisa FINOCCHI), Luigi PESTALOZZA (Istituzioni musicali e pubblico), Mario SPINELLA (intellettuali, società, stato).”,”ITAG-020″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; saggi di Roberto ROMANO Idomeneo BARBADORO Maurizio ANTONIOLI Mario SPINELLA Salvatore Massimo GANCI Camillo BREZZI Emilio AGAZZI Umberto LEVRA”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XIX La crisi di fine secolo.”,”Autori dei saggi: Roberto ROMANO (Gli inizi del capitalismo italiano), Idomeneo BARBADORO (L’ inchiesta Jacini: intervento pubblico, liberismo e protezionismo), Maurizio ANTONIOLI (Il movimento operaio da Bakunin alla fondazione del partito socialista, Mario SPINELLA (Antonio Labriola e l’ origine del marxismo in Italia), Salvatore Massimo GANCI (‘Il decennio crispino’ e ‘I Fasci siciliani’ e ‘L’ opposizione democratico-borghese. Repubblicani e radicali’), Camillo BREZZI (La ‘Rerum novarum’ e il movimento cattolico), Emilio AGAZZI (Benedetto Croce. Dalla revisione del marxismo al rilancio dell’ idealismo), Umberto LEVRA (La crisi del 1898).”,”ITAG-052″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; saggi di Aldo Alessandro MOLA Roberto ROMANO Duccio BIGAZZI Annarita BUTTAFUOCO Alberto DE-BERNARDI Idomeneo BARBADORO e Piera GALBIATI Alessandro ROVERI Paolo FAVILLI Filippo MAZZONIS Umberto SERENI Silvio LANARO Paolo ALATRI”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XX. L’ Italia di Giolitti.”,”Autori dei saggi: Aldo Alessandro MOLA (Giolitti e il giolittismo), Roberto ROMANO (L’ industrializzazione nell’ età giolittiana), Duccio BIGAZZI (‘Grandi imprese e concentrazione finanziaria’ e ‘La Pirelli e la Fiat nel mercato mondiale’), Annarita BUTTAFUOCO (Condizione delle donne e movimento di emancipazione femminile), Alberto DE-BERNARDI (Socialismo e movimento contadino), Idomeneo BARBADORO e Piera GALBIATI (Il socialismo riformista), Alessandro ROVERI (Salvemini, le grandi riforme e i contadini meridionali), Paolo FAVILLI (La sinistra socialista), Filippo MAZZONIS (Da democratici cristiani al patto Gentiloni), Umberto SERENI (I gruppi antigiolittiani), Silvio LANARO (La cultura antigiolittiana), Paolo ALATRI (La crisi del giolittismo).”,”ITAG-053″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; saggi di Paolo ALATRI Idomeneo BARBADORO Francesco BOGLIARI Emilio FRANZINA Renato MONTELEONE Giovanni GOZZINI Mario G. ROSSI Aldo Alessandro MOLA Adriana DADA’ Santi FEDELE Alessandro ROVERI Massimo LEGNANI Giorgio ROCHAT Ariane LANDUYT”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XXI. La disgregazione dello Stato liberale.”,”Autori dei saggi: Paolo ALATRI (L’ interventismo e la guerra), Idomeneo BARBADORO (La condotta della guerra: strategia, tattica e scelte politiche), Bruno BEZZA (La mobilitazione industriale: nuova classe operaia e contrattazione collettiva), Francesco BOGLIARI (Le campagne italiane nella prima guerra mondiale), Emilio FRANZINA (La chiusura degli sbocchi emigratori), Renato MONTELEONE (‘La prospettiva riformistica di Nitti. Borghesia e nazionalismo’ e ‘La questione fiumana’), Idomeneo BARBADORO ‘Biennio Rosso: lotte sociali e direzione socialista’, Giovanni GOZZINI (La costituzione del Partito comunista d’ Italia), Mario G. ROSSI (Partito popolare e sindacalismo cattolico nella crisi del dopoguerra), Aldo Alessandro MOLA (Massoneria e fascismo sulla ‘questione nazionale’), Adriana DADA’ (Gli anarchici italiani tra guerra di classe e reazione), Santi FEDELE (I repubblicani nel primo dopoguerra), Alessandro ROVERI (‘La crisi economica del 1921’ e ‘La squadrismo agrario’), Massimo LEGNANI (Industriali e fascismo),”,”ITAG-054″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; saggi di Alberto PRETI Domenico PRETI Ivano GRANATA Giulio SAPELLI Carlo A. CORSINI Camillo BREZZI Gianpasquale SANTOMASSIMO Emilio AGAZZI Aldo BERSELLI Teodoro SALA Enzo COLLOTTI”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XXII. La dittatura fascista.”,”Autori dei saggi: Alberto PRETI (La politica interna fascista e l’ organizzazione del consenso), Domenico PRETI (Fascismo, grande capitale e classi sociali), Ivano GRANATA (Classe operaia e sindacati fascisti), Giulio SAPELLI (Grande industria e organizzazione del lavoro), Carlo A. CORSINI (La mobilità interna della popolazione nel periodo fascista), Camillo BREZZI (I Patti lateranensi e il mondo cattolico), Gianpasquale SANTOMASSIMO (Cultura, intellettuali e fascismo), Emilio AGAZZI (Croce e l’ antifascismo moderato: fra ideologia italiana e ideologia europea), Aldo BERSELLI (L’ antifascismo imperialistico del 1922 – 1940), Teodoro SALA (Fascismo e Balcani. L’ occupazione della Jugoslavia), Enzo COLLOTTI (L’ alleanza italo-tedesca, 1941 – 1943).”,”ITAG-055″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; saggi di Maurizio BERGOMI Elvira CANTARELLA Marco CHESI Marzio DELL’ACQUA Maurizio DEGL’INNOCENTI Valerio EVANGELISTI Giovanni FEDERICO Eduardo GROTTANELLI DE’ SANTI Maristella MIGLIOLI Adolfo PEPE Roberto RONCHINI Paolo SORCINELLI Marco SORESINA Giorgio TRIANI”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XVII. Le strutture e le classi nell’ Italia unita.”,”Saggi di Maurizio BERGOMI Elvira CANTARELLA Marco CHESI Marzio DELL’ACQUA Maurizio DEGL’INNOCENTI Valerio EVANGELISTI Giovanni FEDERICO Eduardo GROTTANELLI DE’ SANTI Maristella MIGLIOLI Adolfo PEPE Roberto RONCHINI Paolo SORCINELLI Marco SORESINA Giorgio TRIANI. “”Non avevamo nulla””, affermava con qualche forzatura Francesco Saverio Nitti nel 1901, “”e abbiamo costruito, non possedendo né ferro, né carbone, 15 mila chilometri di ferrovia, in condizioni difficili, anzi nelle condizioni più difficili d’ Europa””. (pag 101) “”In questa luce, allora, vale rilevare che all’ avanzata della rete delle ferrovie non si accompagnarono effetti di portata rivoluzionaria; che l’ apporto delle ferrovie all’ intensificazione della meccanica, qualitativamente significante, fu nel quantitativo (ma in termini ancora tutti da ridiscutere) circoscritto; che veicolando per la via di terra sulla distanza parte di quello che il paese produceva e consumava il sistema dei trasporti globalmente valutato funzionava a basso regime; che, se non furono strumento del sottosviluppo meridionale, i collegamenti ferrati peninsulari neppure poterono ricucire l’ andamento sezionale del’ economia per poli indipendenti di crescita e di impovermimento relativo. Elementi probanti tutti dell’ essere le ferrovie principalmente ma non solo in un paese ritardatario più facilmente dei pseudofattori d’ avvio che non dei prerequisiti sufficienti o la precondizione per eccellenza del decollo industriale.”” (pag 107, Elvira Cantarella)”,”ITAG-128″
“CHERUBINI Franco DELLA-PERUTA Cosimo Damiano FONSECA Giuseppe GALASSO Lucio GAMBI Giorgio RUMI comitato scientifico; contributi di Michela BARZI Annarita BUTTAFUOCO Roberto CAMPARI Giovanni CARPINELLI Carla COLOMBELLI Luigi GANAPINI Ada GIGLI MARCHETTI Antonio LAZZARINI Alberto MIONI Chiara OTTAVIANO Gianfranco PETRILLO Stefano PIVATO Daniele RIVA; ricerca iconografica di Elisa DAL CANTO Enrica MELOSSI”,”Città, fabbriche e nuove culture alle soglie della società di massa, 1850-1920.”,”Comitato scientifico di Giovanni CHERUBINI Franco DELLA-PERUTA Cosimo Damiano FONSECA Giuseppe GALASSO Lucio GAMBI Giorgio RUMI Contributi di Michela BARZI Annarita BUTTAFUOCO Roberto CAMPARI Giovanni CARPINELLI Carla COLOMBELLI Luigi GANAPINI Ada GIGLI MARCHETTI Antonio LAZZARINI Alberto MIONI Chiara OTTAVIANO Gianfranco PETRILLO Stefano PIVATO Daniele RIVA Ricerca iconografica: Elisa DAL CANTO e Enrica MELOSSI Autori: DELLA-PERUTA Franco PETRILLO Gianfranco OTTAVIANO Chiara MIONI Alberto e BARZI Michela LAZZARINI Antonio GANAPINI Luigi PIVATO Stefano CAMPARI Roberto RIVA Daniele COLOMBELLI Carla BUTTAFUOCO Annarita CARPINELLI Giovanni MARCHETTI Ada Gigli “”Sul terreno politico la crescita degli strati intermedi, borghesi, ebbe una prima sanzione con la caduta della Destra storica (1876), erede di Cavour, nella quale prevalevano ancora i grandi proprietari e alcuni ristretti circoli bancari, e con la formazione dei governi della Sinistra di Agostino Depretis, un gruppo assai più sensibile alle esigenze della progrediente industria, come avrebbero dimostrato le vicende delle tariffe doganali, elevate nel 1887 all’interno di un meccanismo protezionistico che mirava a difendere soprattutto le industrie tessili e quelle siderurgiche””. (pag 15, F. Della Peruta)”,”ITAS-100″
“CHERUBINI Giovanni DELLA PERUTA Franco LEPORE Ettore MORI Giorgio PROCACCI Giuliano VILLARI Rosario direzione; coordinamento di Idomeneo BARBADORO; saggi di Bartolo ANGLANI Idomeneo BARBADORO Stefano CAMMELLI Zeffiro CIUFFOLETTI Piero DI SIENA Giovanni LANDUCCI Luigi MASCILLI MIGLIORINI Filippo MAZZONIS Franco MOLFESE Lorenzo PICCIOLI Maurizio PUNZO”,”Storia della società italiana. Parte V Vol. XVIII. Lo stato unitario e il suo difficile debutto.”,”Saggi di Bartolo ANGLANI Idomeneo BARBADORO Stefano CAMMELLI Zeffiro CIUFFOLETTI Piero DI SIENA Giovanni LANDUCCI Luigi MASCILLI MIGLIORINI Filippo MAZZONIS Franco MOLFESE Lorenzo PICCIOLI Maurizio PUNZO. “”Quell’ esame di coscienza nazionale avviato da De Sanctis nel 1872 fu tradotto in cifre nelle inchieste di Franchetti e Sonnino e trovò in Villari un appassionato e coraggioso continuatore, specie negli scritti pubblicati sulla “”Rassegna Settimanale”” che furono inseriti nella seconda edizione delle ‘Lettere meridionali’ (1885). La rivoluzione politica, scriveva il Villari (ma era un’ idea anche del suo maestro e amico De Sanctis), non aveva avviato una rivoluzione economica, sociale e intellettuale; i mali ereditati dai passati governi non erano stati guariti (…). Si potrebbe aggiungere che con Spaventa (morto nel 1883) spariva l’ intelletto filosofico più dignitoso che l’ Italia unita aveva avuto; che con De Sanctis (morto nel 1884) se ne andava uno dei più inquieti e lucidi testimoni dei primi decenni di vita dello Stato unitario; che dopo il 1880 Ardigò si avviava a diventare il filosofo ufficiale di un positivismo che, dal 1881 al 1890, ebbe anche un organo ufficiale: la “”Rivista di Filosofia Scientifica””; che Villari aveva ereditato alcuni degli aspetti migliori del positivismo e dell’ hegelismo.”” (pag 247-248, Giovanni Landucci)”,”ITAG-142″
“CHERUBINI Giovanni”,”Agricoltura e società rurale nel medioevo.”,”Si parla tra l’altro di progresso tecnico in agricoltura, di investimenti, della questione demografica e il sovrappopolamento delle campagne, della comunità rurale e della proletarizzazione”,”STOS-194″
“CHERUBINI Arnaldo”,”Esigenze scientifiche ed influenze politiche nello sviluppo dell’esercizio sanitario.”,”Arnaldo Cherubini incaricato di Medicina Sociale nell’Università di Siena. La formazione scientifica ed umanistica del medico. La sua attività necessita di una «idea generale» “”Il ritorno all’umanesimo non va certo inteso nel senso nozionistico bensì – starei per dire – ambientale. Occorre cioè fornire al medico, nella sua educazione universitaria e nel suo aggiornamento post-universitario, strumenti comprensivi della società in cui vive ed opera. La conoscenza tecnica, pur indispensabile, non basta. L’attività necessita di una «idea generale», e, sotto questa specie, probabilmente, quello che manca alla Facoltà è – fra l’altro – un insegnamento storico adeguato, non tanto però del pensiero medico antico, quanto delle istituzioni mediche attuali. Fermo restando che, in ogni caso, l’aneddotica scientifica (quale ad oggi si è ridotta in Italia la storia della medicina) a nulla vale, se non a screditare la ricerca, e fermo restando che la storia del pensiero medico antico (per ciò, intendendone lo svolgimento fino alla metà del XIX secolo) anch’essa ha i suoi meriti, quello che però i medici devono conoscere e intendere è la vicenda dei loro rapporti con la società nell’epoca contemporanea. Perché loro si chiedono certi impegni, sconosciuti nel passato, e sarebbe opportuno conoscessero come simili impegni siano nati e cresciuti, contemporanei e congiunti a tutto il volgere civile. Molti errori sono prodotti dall’ignoranza, molti difetti intervengono per inerzia. E solo la «conoscenza» può ovviarvi. Mai forse, come oggi, Bacone indicò la strada: «Tantum possumus quantum scimus», «scientia et potentia idem sunt». La formazione di una cultura medica valida sui due piani, scientifico ed etico, resta ancora la salvaguardia della professione. Certo, anche l’assistito deve venir «educato», e certo anche le strutture sanitarie devono rispondere al compito, distinguendo quanto spetta all’organizzazione e quanto all’individuo. La libertà (nelle sue articolazioni) deve mantenersi fino al limite compatibile con una efficiente organizzazione, caso mai intervenendo con maggiore efficacia ai livelli più naturali. Così ad esempio per i farmaci, in cui le colpe della prescrizione non devono far dimenticare quelle, più dense e tenaci, della produzione e della distribuzione. La burocrazia va snellita di tutti gli adempimenti inutili (che sono forse la maggioranza), dettati da criteri parassitari”” (pag 402-403)”,”SCIx-003-FP”
“CHERUBINI Arnaldo”,”Dei medici e del (loro) costume. Estratto dalla rivista ‘L’Inadel’, n. 8 – agosto 1969.”,”Arnaldo Cherubini incaricato Cattedra di Medicina Sociale nell’Università di Siena.”,”SCIx-005-FP”
“CHERUBINI Arnaldo”,”«Individuale» e «sociale» nella professione medica. Estratto dalla «Rassegna Clinico-Scientifica», Anno LI, n. 9-10 – Settembre-ottobre 1975.”,”Arnaldo Cherubini incaricato Cattedra di Medicina Sociale nell’Università di Siena.”,”SCIx-006-FP”
“CHERUBINI Marcello ROSSI Tommaso Maria, a cura; scritti di Tommaso Maria ROSSI Bruno MICHELETTI Marcello CHERUBINI”,”Libertà e Eguaglianza. Benabbio in Val di Lima fra il 1799 e il 1802 in una inedita cronaca.”,”Nel 1796, all’arrivo dell’esercito francese in Italia, tutti gli antichi stati del centro-nord caddero sotto le armi del govane Generale Napoleone Bonaparte. La Repubblica di Genova cambiò governo e fu soggetta ad una nuova costituzione; nel nord fu creata la Repubblica Cisalpina che comprendeva gran parte degli antichi ducati e principati dell’Emilia Romagna e della Lombardia Austriaca. La Toscana, per poco, rimase immune da tale sorte. Solo Lucca riuscì, ancora per tre anni e a costo di grandi sacrifici, a mantenere la ‘Libertas’ e non cedere alla ‘Liberté transalpina”” (pag 25) (Bruno Micheletti) Dono di Mario Caprini”,”ITAB-362″
“CHESNAIS Jean-Claude”,”Storia della violenza in Occidente dal 1800 ad oggi. Un libro che offre una base concreta a tutti i discorsi sulla violenza.”,”CHESNAIS, nato nel 1948 e diplomato presso l’Institut d’etudes politiques di Parigi, è economista e demografo. Attualmente ricercatore presso l’Institut National d’Etudes Demographiques (INED). E’ docente dell’Ecole Nationale d’Admninistration (ENA). E’ autore di una tesi di dottorato su ‘Les mortes violentes’ (1976). Nel libro non si parla di violenza degli apparati dello Stato.”,”TEMx-007″
“CHESNAIS Jean-Claude MINGLEI Sun”,”Il futuro della popolazione cinese. Declino demografico e crescita economica.”,”CHESNAIS Jean-Claude è Direttore delle ricerche presso l’ Institut National d’ Etudes Demographiques di Parigi. MINGLEI Sun è ricercatore presso l’ Institut National d’ Etudes Demographiques di Parigi. “”L’ equazione della potenza (P) è assai complessa e richiede l’ inserimento di molti parametri. In maniera largamente approssimativa potremmo tuttavia intenderla come il prodotto di tre elementi: il numero di abitanti (A), la qualità delle istituzioni (I) e la padronanza delle tecnologie di punta (T). L’ espressione: P = A x I x T rappresenta dunque la massa critica””. (pag 177)”,”CINx-110″
“CHESNAIS Jean-Claude SUN MINGLEI”,”Il futuro della popolazione cinese. Declino demografico e crescita economica.”,”CHESNAIS Jean-Claude è Direttore delle ricerche presso l’ Institut National d’ Etudes Demographiques di Parigi. MINGLEI Sun è ricercatore presso l’ Institut National d’ Etudes Demographiques di Parigi. “”L’ equazione della potenza (P) è assai complessa e richiede l’ inserimento di molti parametri. In maniera largamente approssimativa potremmo tuttavia intenderla come il prodotto di tre elementi: il numero di abitanti (A), la qualità delle istituzioni (I) e la padronanza delle tecnologie di punta (T). L’ espressione: P = A x I x T rappresenta dunque la massa critica””. (pag 177)”,”CINx-009-FV”
“CHESNEAUX Jean”,”I movimenti contadini in Cina nel XIX e nel XX secolo.”,”CHESNEAUX (Parigi, 1922) compì nel 1947 la sua prima visita in Cina, dove tornò poi numerose volte. Dal 1955 è Directeur d’etudes alla Ecole Pratique des Hautes Etudes. Tra le opere in italiano: -La Cina contemporanea, 1963 -L’Asia nella storia di domani, 1967 -Perché il Vietnam resiste, 1968 -Storia del Vietnam (1968)”,”CINx-011″
“CHESNEAUX Jean”,”L’ Asia orientale nell’età dell’ imperialismo. Cina Giappone India e Sud-Est Asiatico nei secoli XIX e XX.”,”Nato nel 1922, l’A si è laureato in storia generale e in cinese alla Sorbona. Nel 1946-48, nel 1957 e nel 1960 ha compiuto viaggi di studio in Estremo Oriente e in particolare in Cina e in Vietnam. Dal 1955 è Directeur d’etudes alla Ecole Pratique des Hautes Etudes, professore all’Istituto di Studi Politici di Parigi e all’Univ Cattolica di Lovanio. Tra le sue opere: -Contribution à l’histoire de la nation vietnamienne (1955) -Le Mouvement ouvrier chinois de 1919 à 1927 (1962) -Introduction aux etudes d’histoire contemporaine de la Chine, 1898-1949 (in collaborazione con John LUST, 1965)”,”ASIx-004″
“CHESNEAUX Jean BASTID Marianne”,”La Cina. Volume Primo. Dalle guerre dell’ oppio al conflitto franco-cinese 1840 – 1885.”,”Jean CHESNEAUX, nato nel 1922, ha compiuto numerosi viaggi di studio in Estremo Oriente e dal 1955 è D d’Etudes alla Ecole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona.”,”CINx-016″
“CHESNEAUX Jean”,”Storia del Vietnam.”,”Bibliografia: – Chesneaux, Jean; Una lectura política de Julio Verne. Ed. Siglo veintiuno, > 1973, México. 18×11. 264 pgs 1.500.- ptas.”,”ASIx-023″
“CHESNEAUX Jean”,”L’ Asia nella storia di domani.”,”Nato a Parigi nel 1922 CHESNEAUX durante l’ occupazione tedesca venne arrestato dalla Gestapo parigina e trascorse in carcere il periodo dal maggio 1943 all’ agosto 1944. Tra il 1946 e il 1948 compì un lungo viaggio in Asia dal quale data l’inizio della sua attività di studioso di problemi asiatici e specialmente cinesi. In quell’ occasione si trattenne in Cina per cinque mesi assistendo alla fine del regime del Kuomintang. Tornò in Oriente (Cina Vietnam) nel 1957 e 1960. Docente presso l’ Ecole des Hautes Etudes ha scritto varie opere.”,”ASIx-028″
“CHESNEAUX Jean GODELIER Maurice SURET-CANALE Jean BOITEAU Pierre PARAIN Charles ANTONIADIS-BIBICOU Helene LY Boubacar MELEKECHVILI G.A. BANU Ion MANIVANNA Keo SEDOV Leonid COQUERY-VIDROVITCH Catherine DAMBUYANT Marinette, saggi di”,”Sur le “”mode de production asiatique””.”,”Saggi di CHESNEAUX Jean GODELIER Maurice SURET-CANALE Jean BOITEAU Pierre PARAIN Charles ANTONIADIS-BIBICOU Helene LY Boubacar MELEKECHVILI G.A. BANU Ion MANIVANNA Keo SEDOV Leonid COQUERY-VIDROVITCH Catherine DAMBUYANT Marinette. “”Così, il carattere fondamentale delle società dell’ Oriente è la coesistenza di diverse forme di sfruttamento, di diversi regimi socio-economici, mentre le ampie cerchie di popolazione conservano l’ indipendenza economica e la libertà personale, e che esistono delle sopravvivenze notevoli della struttura comunista primitiva. Tutto ciò caratterizza in modo generale le società di transizione””. (pag 266)”,”TEOC-292″
“CHESNEAUX Jean”,”La Cina contemporanea. Storia documentaria dal 1895 ai giorni nostri.”,”””(…) la vera casua della fine della guerra non è stata la vittoria della potenza militare alleata sulla potenza militare tedesca, ma la vittoria del socialismo tedesco sul militarismo tedesco. Non è stato il popolo tedesco ad arrendersi di fronte alle armate delle potenze alleate, ma il Kaiser tedesco, i militaristi e il militarismo che si sono arresi di fronte alle nuove tendenze della situazione mondiale.”” (pag 205, Li Da-zhao) “”Un giornalista chiese una volta alla Kollontai, un’ eroina di quel partito, che cosa significasse “”bolscevichi””, e l’ eroina rispose: “”Il significato è chiaro solo se si guarda a ciò che essi fanno””. Secondo la spiegazione di questa eroina dunque, “”bolscevichi significa solo ciò che essi fanno””, (…)””. (pag 206, idem)”,”CINx-164″
“CHESNEAUX Jean DE-SANCTIS Sergio DIVITCIOGLU Sencer GODELIER Maurice NGUYEN LONG BICH PARAIN C. SURET-CANALE J. VARGA Evgenji; a cura di Danilo GORI”,”Sul modo di produzione asiatico.”,”””Studiosi e uomini politici cinesi hanno attribuito scarso interesse al concetto marxiano del modo di produzione asiatico. Nel cercare di capirne la ragione dovremo riferirci a due distinte fasi della storia contemporanea cinese: la fase pre e post rivoluzionaria. E’ ovvio infatti che la “”scomunica”” di Leningrado del 1931 fu un motivo determinante nell’ evitare l’ uso di tale concetto per spiegare lo sviluppo del passato storico cinese. Questo perché si partiva dal principio stalinista che l’ unilateralità della storia inizia con la comunità primitiva e termina con il socialismo passando attraverso le fasi della schiavitù, del feudalismo e del capitalismo. Qualunque altr tipo di spiegazione che facesse rientrare in tale sviluppo altri modi di produzione “”oggettivamente falsi”” era tacciata di trotskismo. Tali furono le accuse a Chu Chiu Pai per liquidarlo dalla segreteria in seguito agli insuccessi della politica dell’ Internazionale in Cina (e imputabili solo agli inviati speciali dell’ Internazionale: Borodin, Marin, Voitinski, ecc…), e tali rimasero una volta passata l’ ondata rivoluzionaria, come una spada di Damocle sospesa sul capo dei dirigenti del PCC che attribuissero alla Cina uno sviluppo storico diverso da quello Occidentale.”” (pag 75) (introduzione)”,”TEOC-405″
“CHESNEAUX Jean”,”Sun Yat-sen.”,”Sun Yat-sen rivoluzionario cinese, giunto in Inghilterra viene rapito e incarcerato a Londra (1896) da Scotland Yard che chiede a Pechino che cosa farne, se tradurlo in Cina. Nasce una campagna per la sua liberazione e viene quindi liberato. (pag 79-80) I tempi della rivoluzione. “”Devenu brusquement, grâce à cette publicité inattendue, une grande figure de la politique mondiale, Sun resta néanmoins plusieurs autres mois à Londres, fréquentant assidûment la salle de lecture du British Museum, s’initiant à la pensée de Karl Marx, ou aux thèses de l’ économiste progressiste américain Henry George et du théoricien anglais du libéralisme Adam Smith, conversant avec d’autres émigrés chassés comme lui de leur pays. S’il ne rencontra probablement pas Lénine, comme le voudrait la tradition, il fut certainement en contact avec des révolutionnaires russes, nombreux alors à Londres. Plus tard, il se plaira à évoquer la lecon de prudence qu’un jour il recut d’eux. “”J’avais rencontré divers Russes dans une bibliothèque de Londres où je travaillais, racontera-t-il en 1924, lors du Congrès de réorganisation du Kouo-min-tang. Après quelques échanges de vues, nous découvrîmes que nous étions tous des camarades révolutionnaires. Les Russes me demandèrent: “”Combien de temps mettra la révolution chinoise pour réussir?””. Cette question me laissa perplexe et je ne sus que répondre j’étais alors en exil et venais de subir ma première défaite… je ne voulais pas répondre à la légère et leur fis part de mon évaluation la plus prudente: “”peut-être réussira-t-elle en trente ans!””. Les Russes furents stupétaits et remarquèrent: “”dans un vast pays comme le vôtre, pouvez-vous vraiment réussir en trente ans?””. Je luer demandai: “”Et combien de temps mettra votre révolution pour réussir?””. Ils répondirent: “”Si nous pouvons soulement réussir en cent ans, nous serons satisfaits; pour le moment, nous luttons””.”” (pag 81-82)”,”BIOx-124″
“CHESNEAUX Jean LE-BARBIER Françoise”,”La Chine. La marche de la Révolution, 1921-1949. De la fondation du parti communiste à la Libération.”,”Dedica manoscritta di uno degli autori CHESNEAUX Jean professore alla Sorbona, LE-BARBIER Françoise laureata in lingua cinese. I capitoli 5,6 e 8 e l’indice sono redatti dalla LE-BARBIER, gli altri da CHESNEAUX. “”Mais, pour l’essentiel, la vague de luttes ouvrières de 1921-1923 est bien à mettre à l’actif des communistes. Ils animent les grèves, ils fondent des organisation ouvrières combatives. Chez les cheminots des lignes du Nord et du Centre, par exemple, ils lancent plusieurs grandes grèves et fondent des “”clubs”” (julebu) ouvriers, terme neuf qui permet une meilleure implantation que celui du “”syndicat””. Les communistes sont aussi très actifs au Hubei et au Hunan (…). En revanche, la grève des 50 000 mineurs de charbon de Tangshan en octobre 1922 est u échec , de même qu’en août celle des filatures de soie de Pudong, dans la banlieue de Shanghai; celle-ci étant la première grande grève de femmes de l’histoire chinoise. On compte cinquante grèves importantes en 1921, quatre-vingt-onze en 1922. (…)”” (pag 38-39)”,”CINx-245″
“CHESNEAUX Jean”,”Les syndicats chinois, 1919-1927. Reportoire – Textes – Presse.”,”CHESNEAUX Jean”,”MCIx-062″
“CHESNEAUX Jean”,”Le mouvement paysan chinois, 1840-1949.”,”CHESNEAUX Jean specialista di storia contemporanea dell’Estremo Oriente. Professore all’Università di Parigi VII. “”Il n’existe pas à cette époque de frontière rigoureuse entre les sociétés secrètes et le banditisme. Que vienne une vague de mécontentement populaire, et leur outillage politico-religieux, leur expérience, leur infrastructure leur permetten d’en prendre la tête. Que vienne une période de reflux, et elles se réfugient dans le racket, le pillage, les trafics clandestins. Le banditisme, en tant que tel, est une forme plus dégradée encore de la protestation paysanne; c’est une solution de fuite individuelle, qui conduit le paysan ruiné et le déclassé rural à s’isoler de sa communauté naturelle, à vivre en marge de la société. Les années 1920 et les années 1930 sont la grande période du banditisme chinois, et reflètent l’acuité de la crise rurale. En 1923, les bandes de brigands d’un chef nommé Yang Laoren sont assez audacieuses pour arrêter en rase campagne le “”train bleu””, le grand express de luxe qui réunissait Tientsin et Nankin. Une trentaine d’Occidentaux sont faits prisonniers, dont un membre de la famille Rockefeller”” (pag 97) Forme di luddismo. “”Le même caractère paysan primitif se retrouve dans les débuts du mouvement ouvrier chinosi. Les ouvriers, pour la plupart, n’étaient que des paysans transplantés de fraîche date à la ville. Cet environnement industriel leur était totalement étranger, hostile. Quand éclatait leur mécontentement contre les trop longues heures de travail, les bas salaires, la tyrannie des contremaîtres et des “”labour contractors””, le mouvement ne s’organisait pas en comité de grève, on n’elaborait pas une plate-forme revendicative détaillée, on ne menait pas la grève avec discipline. Ces ouvriers.paysans s’échauffaient brusquement, brisaient les machines, démolissaient les installations et les bâtiments: c’était un ‘dachang’ (“”frapper l’usine””), forme primitive de lutte ouvrière tout empreinte encore de spontanéité paysanne”” (pag 99)”,”MCIx-068″
“CHESNEAUX Jean”,”L’Asia Orientale nell’età dell’imperialismo. Cina, Giappone, India e Sud-Est asiatico nei secoli XIX e XX.”,”Jean Chesneaux, nato a Parigi nel 1922,si è laureato in storia generale e in cinese alla Sorbona. Ha compiuto numerosi viaggi di studio in Estremo Oriente, e dal 1955 è Directeur d’études alla Rcole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona. Dalle sue opere Einaudi ha tradotto Perchè il Vietnam resiste e l’Asia orientale nell’età dell’imperialismo. Cina, Giappone, India e Sud-Est asiatico nei secoli XIX e XX. In questa Collana, dello stesso autore, ‘I movimenti contadini in Cina nel XIX e nel XX secolo’.”,”ASIE-002-FL”
“CHESNEAUX Jean BASTID Marianne”,”La Cina. Dalle guerre dell’oppio al conflitto franco-cinese 1840-1885. Volume primo.”,”Jean Chesneaux, nato nel 1922, ha compiuto numerosi viaggi di studio in Estremo Oriente, e dal 1955 è Directeur d’études alla Rcole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona. Dalle sue opere Einaudi ha tradotto Perchè il Vietnam resiste e l’Asia orientale nell’età dell’imperialismo. Cina, Giappone, India e Sud-Est asiatico nei secoli XIX e XX. Marianne Bastid è Chargée de recherche al CNRS.”,”CINx-013-FL”
“CHESNEAUX Jean BASTID Marianne BERGÈRE Marie-Claire”,”La Cina. Dalla guerra franco-cinese alla fondazione del Partito comunista cinese 1885-1921. Volume secondo.”,”Jean Chesneaux, nato nel 1922, ha compiuto numerosi viaggi di studio in Estremo Oriente, e dal 1955 è Directeur d’études alla Rcole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona. Dalle sue opere Einaudi ha tradotto Perchè il Vietnam resiste e l’Asia orientale nell’età dell’imperialismo. Cina, Giappone, India e Sud-Est asiatico nei secoli XIX e XX. Marianne Bastid e Marie-Claire Bergére sono entrambe Chargée de recherche al CNRS.”,”CINx-014-FL”
“CHESNEAUX Jean”,”La Cina contemporanea. Storia documentaria dal 1895 ai giorni nostri. Volume I.”,”Jean Chesneaux, nato a Parigi nel 1922, ha compiuto numerosi viaggi di studio in Estremo Oriente, e dal 1955 è Directeur d’études alla Rcole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona. Dalle sue opere Einaudi ha tradotto Perchè il Vietnam resiste e l’Asia orientale nell’età dell’imperialismo. Cina, Giappone, India e Sud-Est asiatico nei secoli XIX e XX. In questa Collana, dello stesso autore, ‘I movimenti contadini in Cina nel XIX e nel XX secolo’.”,”CINx-018-FL”
“CHESNEAUX Jean”,”La Cina contemporanea. Storia documentaria dal 1895 ai giorni nostri. Volume II.”,”Jean Chesneaux è nato a Parigi nel 1922. Arrestato dalla Gestapo nel maggio 1943, rimase in carcere fino all’agosto 1944. Dopo un primo, lungo viaggio in Asia tra il 1946 e il 1948, è tornato in Oriente, particolarmente in Cina e Vietnam, numerose altre volte. Dal 1955 è Directeur d’études alla Ecole Pratique des Hautes Etudes. In questa collana, dello stesso autore: I movimenti contadini in Cina nel XIX e nel XX secolo. Una storia della Cina dal 1895 ai nostri giorni attraverso documenti politici, diplomatici, letterari, artistici, economici e sindacali.”,”CINx-019-FL”
“CHESNEAUX Jean”,”Storia del Vietnam.”,”Il rischio di vedere il governatore dell’Indocina francese, Decoux, fare un voltafaccia alla Badoglio “”La collaborazione (francese, ndr) con il Vietminh, formato dai loro avversari di sempre, è per essi inconcepibile. Secondo l’espressione del generale Sabattier, prima di ogni altra cosa essi vogliono «avere le spalle coperte in caso di aggressione giapponese». Gli appelli che a più riprese il Vietminh indirizza alla resistenza francese restano senza risposta. E tale atteggiamento è assunto dalle autorità francesi anche quando, dopo l’agosto 1944, la Francia Libera diventa il governo provvisorio della Repubblica francese. Ci si preoccupa più della riconquista per quando sarà finita la guerra che della cooperazione con il Vietminh contro il Giappone, si pensa insomma a «salvaguardare le fortune della Francia in Estremo Oriente». Insolubile contraddizione alla quale, nello stesso momento, si trova di fronte Mountbatten con i guerriglieri antigiapponesi in Malesia e in Birmania e Mac Arthur con gli ‘hukhalahaps’ nella Filippine. Ciò che il governo provvisorio progetta per «fare un bel gesto» di fronte ai suoi alleati ed in pari tempo per assicurarsi l’avvenire, è di utilizzare nella lotta contro il Giappone le truppe francesi d’Indocina, che gli accordi firmati da Decoux (governatore dell’Indocina francese, ndr) avevano ridotto all’inazione. La crescente forza militare del Vietminh e il rischio di vedere Decoux effettuare un voltafaccia alla Badoglio costituiscono il duplice motivo della vigorosa replica giapponese nella primavera del 1945. Il 9 marzo le truppe giapponesi disarmano di sorpresa le truppe coloniali francesi d’Indocina. Solo alcuni gruppi riescono a fuggire e a ritirarsi verso la Cina con i generali Alessandri e Sabattier; nel territorio Thai, essi riescono coraggiosamente a impegnare dei combattimenti di retroguardia. Ma alla resistenza ch’essi pretendono di organizzare contro il Giappone manca l’arma essenziale: l’appoggio della massa contadina. Questi militari francesi non sanno e non vogliono assicurarsi l’appoggio dei civili vietnamiti o thai, come lo stesso generale Sabattier conferma nei suoi scritti. Le truppe giapponesi che li inseguono da Nghia Lo a Son La, da Na Som a Lai Chau ed a Dien Bien Phu non hanno difficoltà a ricacciarli in Cina. Tuttavia, il disarmo delle truppe francesi non è che un aspetto della nuova politica giapponese: bisogna contemporaneamente, se non addirittura per prima cosa, sconfiggere ‘politicamente’ il Vietminh i cui successi stanno diventando preoccupanti, bisogna «liberare», almeno in apparenza, il Vietnam dal «colono francese»; bisogna ridurre l’influenza del Vietminh creando un Vietnam indipendente inserito nella «più grande Asia»”” (pag 251-252) [Jean Chesneaux, ‘Storia del Vietnam’, Editori Riuniti, Roma, 1971] ‘Jean Decoux fu un ammiraglio francese che servì come Governatore Generale dell’Indocina francese durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante il suo mandato, l’Indocina fu occupata dai giapponesi nel 1940, ma Decoux mantenne una certa autorità amministrativa sotto il controllo giapponese1. Decoux cercò di bilanciare le pressioni giapponesi con la necessità di mantenere l’ordine coloniale francese. La sua amministrazione fu caratterizzata da tensioni e difficoltà, poiché doveva navigare tra le richieste giapponesi e il crescente movimento indipendentista vietnamita1.’ (fonte copil.)”,”ASIx-003-FSD”
“CHESSA Pasquale VILLARI Francesco a cura; scritti di MACK SMITH Denis LYTTELTON Adrian SABBATUCCI Giovanni PERFETTI Francesco MILZA Pierre LAZAR Marc”,”Interpretazioni su Renzo De Felice.”,”Altra opera di Pasquale CHESSA: ‘Rosso e nero’. Alla base di quella reazione politica e culturale di critica alle posizioni storiografiche di DE-FELICE vi sarebbe la posizione critica di CANTIMORI. Dal libro che mette a confronto una serie di interpretazioni su Renzo DE-FELICE emerge la complessità della biografia mussoliniana analizzata nel saggio di F. PERFETTI (professore di storia contemporanea alla Luiss di Roma). Nel saggio di LYTTELTON (Univ. di Pisa, professore di storia dell’ Europa) si parla della svolta totalitaria che parla di ‘totalitarismo incompiuto’. Marc LAZAR (Prof. di storia e sociologia politica, IEP di Parigi) approfondisce la questione del totalitarismo come uno dei temi fondamentali dell’ incontro di FURET con l’ opera di DE-FELICE. SABBATUCCI (prof. di storia contemporanea alla Sapienza di Roma) si occupa della definizione di Mussolini come rivoluzionario. MILZA (prof. emerito di storia contemporanea IEP di Parigi) è stato il tramite principale tra FURET e DE-FELICE. “”Le tesi più discusse di De Felice riguardavano la distinzione tra fascismo movimento, con aspirazioni rinnovatrici, e fascismo regime, con funzioni di conservazione; l’ individuazione di una componente rivoluzionaria di sinistra all’ interno del fascismo; il ruolo dei ceti medi emergenti visto come determinante per l’ affermazione del movimento; la profonda differenza tra il nazismo, connotato dal richiamo al passato e alla tradizione dei valori germanici, e il fascismo, proiettato verso l’ idea di progresso e creazione di un uomo nuovo””. (pag 102)”,”ITAF-169″
“CHESSA Federico”,”L’ economica e la guerra.”,”””La guerra civile (americana, ndr) compì ancora una rivoluzione industriale in un altro senso. Il nord deteneva le industrie meccaniche del paese che naturalmente, stimolate dalla guerra, ebbero un grande sviluppo provocando al paese tutti i vantaggi che le macchine davano alle grandi nazioni. Ora il sud, paese agricolo, non poteva lottare col nord e le sue macchine. Ma la guerra, mutando il regime del lavoro, l’obbligò ad adottare i sistemi che esistevano altrove e da quel tempo s’iniziò l’ introduzione delle macchine negli Stati che lo compongono. Prima della guerra, eccezione fatta della superficie delle terre coltivate, il suo sviluppo economico era assai ristretto.”” (pag 154) Wright, L’ evolution industriele des Etats Unis, Giard et Briere, 1901 Benefiche influenze esercitate dai vinti sui vincitori. “”La caduta di Alessandro il Macedone, dell’ impero dei Cesari, di Napoleone non apportarono di fatto l’ annientamento dei paesi e delle civiltà ch’essi impersonavano. L’ Ellade vinta trasforma anzi l’ arte e il pensiero di Roma, e se pure decade politicamente, rinasce spiritualmente nei popoli venturi. L’ arte di Fidia non si arresta in vero ad Atene o a Roma, ma si diffonde nel mondo intero, così come l’ etica epicurea, sebbene si svolga nel periodo della decadenza greca, supera Atene per trapiantarsi a Roma e universalizzarsi. A Roma, infatti, Epicuro non genera solo due uomini diversissimi, Orazio e Lucrezio, ma inculca il senso della posività con missione e lingua giuridiche.”” (pag 155-156)”,”QMIx-171″
“CHESSA Pasquale”,”Guerra civile : 1943 1945 1948. Una storia fotografica.”,”Foto della sfilata per Milano della Volante rossa organizzazione illegale che dava la caccia agli ex-fascisti fondata da Giulio PAGGIO detto ‘Alvaro’, forma di militanza parallela al PCI ma non riconosciuta ufficialmente (pag 148) CHESSA (Alghero, 1947) vicedirettore ad personam di Panorama ha insegnato Storia dei fascismi in Europa all’Università La Sapienza di Roma. E’ autore di ‘Rosso e nero’ (1995), libro intervista con Renzo DE-FELICE, ‘Guerra civile’ (2005), ‘Dux’ (2008) e con Francesco COSSIGA ‘Per carità di patria’ (2003). Infine ‘Italiani sono sempre gli altri’ (2007).”,”ITAR-127″
“CHESTER Lewis HODGSON Godfrey PAGE Bruce”,”An American Melodrama. The Presidential Campaign of 1968.”,”Messicani americani. (pag 313-317)”,”USAS-131″
“CHESTERNIA Nikoai”,”La Santé publique. L’Urss.”,”Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”RUSU-005-FAP”
“CHEVALIER Jean-Marie”,”Les grandes batailles de l’ énergie. Petit traité d’ une économie violente.”,”CHEVALIER Jean-Marie è professore di economia all’ Università Paris-Dauphine ove dirige il Centre de géopolitique de l’ énergie et des matières premières (CGEMP). E’ pure direttore presso il Cambridge Energy Research Associates, una società americana di consulenza energetica (CERA). Ha scritto vari libri. “”Questa evoluzione inversa dei paesi esportatori e dei paesi importatori di petrolio ha contribuito a modificare in qualche modo il rapporto di forza, come sottolinea John Mitchell. Allorché nel 1973 i paesi del Golfo brandirono l’ arma del petrolio, i paesi importatori tremarono. Essi tremerebbero ancora oggi ma sono meno dipendenti e sono sovente i paesi produttori a soffrire delle sanzioni decise contro di loro dai paesi importatori, gli Stati Uniti in particolare, e l’ ONU: sanzioni contro l’ Irak, l’ Iran, la Libia. I paesi esportatori sono adesso molto preoccupati della “”sicurezza della domanda””.”” (pag 318)”,”ECOI-188″
“CHEVALIER Haakon”,”Cominciò ad Hiroshima.”,”””Il tempo è uscito dalle sue connessure: me infelice che dovevo essere nato a raddrizzarlo!”” (Shakespeare, Amleto, citato da Goethe, in apertura) (‘Il tempo è fuori di sesto…’) Fermi. “”Ad una data imprecisata fra agosto e novembre, quando le prospettive della guerra si presentavano alquanto oscure, nel corso di una conversazione avvenuta fra noi, Opje [Oppenheimer, Opje per gli amici] fece uno dei suoi pochissimi accenni al lavoro che stava svolgendo. Avevamo parlato dello scoraggiante andamento della guerra: della probabilità che le armate sovietiche, allora in lotta disperata per difendere Stalingrado, fossero costrette a ritirarsi oltre gli Urali, che i nazisti occupassero l’Egitto e il canale di Suez imbottigliando il Mediterraneo e che i giapponesi dilagassero consolidando la loro posizione in tutta l’Asia orientale. «Così come stanno le cose, disse Opje, e dato il rapporto di forze attuale, le potenze dell’Asse sono quasi sicure di vincere». Mi lanciò un’occhiata misteriosa e nello stesso tempo gli occhi gli brillarono. «Ma forse noi possiamo pensare a qualche trucchetto» aggiunse quasi scherzando. Quindi scosse la testa: «Potrebbe essere la nostra sola via d’uscita». Fu proprio allora, o qualche tempo dopo, per essere precisi, il 2 dicembre 1942, a Chicago, nel cortile dell’università, che Enrico Fermi e il suo gruppo attuarono l’esperimento per cui si poté ottenere per la prima volta una reazione a catena autosufficiente. Fino ad allora la possibilità di controllare la fissione atomica in modo da consentire la fabbricazione di una bomba non era stata ancora dimostrata. Adesso Opje e gli altri suoi colleghi a parte del segreto sapevano che ciò era possibile”” (pag 80-81)”,”QMIS-308″
“CHEVALLIER Jean-Jacques”,”Le grandi opere del pensiero politico. Da Machiavelli ai giorni nostri.”,”CHEVALLIER “”(…) ognuna di queste tappe di sviluppo della borghesia si accompagna a un progresso ‘politico’ corrispondente. Classe oppressa sotto la dominazione dei signori feudali, associazione armata ed autonoma nel comune; qui repubblica urbana indipendente, là terzo stato, passibile di taglie da parte della monarchia; dopo essere stata, all’epoca della manifattura, un contrappeso alla nobiltà, sia nelle monarchie affiancate da stati provinciali sia nelle monarchie assolute, e fondamento essenziale delle grandi monarchie in generale, la borghesia ha finalmente conquistato dopo la creazione della grande industria e del mercato mondiale, la sovranità politica esclusiva nello Stato rappresentativo moderno. Il ‘governo moderno non è che una delegazione che gestisce gli affari comuni di tutta la classe borghese'”” [Marx, Engels, Manifest] [in J.J. Chevallier, Le grandi opere del pensiero politico, 1968] (pag 350-351)”,”TEOP-017″
“CHEVALLIER J.J.”,”Histoire des institutions et de régimes politiques de la France moderne, 1789-1958.”,”CHEVALLIER J.J. è stato professore presso la facoltà di diritto e all’ Institut d’ Etudes Politiques de Paris, Membre de l’ Institut. Ferry e i rapporti tra Chiesa e Stato. “”Le programme républicain de 1869 réclamait non seulement l’enseignement laïque, mais aussi la ‘séparation’ de l’Eglise et de l’Etat. On verra pourquoi et comment Ferry conduisit, contre l’enseignement catholique, au nom de l’indépendance de l’Etat et de la laïcité, une opération de très grande portée, qui eut bien des côtés pénibles. Quant à la séparation, il faut dire que Ferry, au pouvoir, en était bien revenu. Conscient, en tant que chef de gouvernement, de détenir l’héritage de Bonaparte, qui avait fait le Concordat contre les philosophes de son temps, il jugeait que le premier Consul, en signant ce contrat avec la Papauté, n’avait pas agi sans de bonnes raisons. (…) Le pouvoir ecclésiastique, disait-il, depuis 1870, par la concentration, la centralisation de l’autorité au profit du pontife infaillible, était devenu un véritable césarisme, un gouvernement absolu de la catholicité, disciplinant et fondant les églises nationales dans une comune obéissance – ces églises nationales, d’où l’esprit d’indépendance, qui avait été si fort pendant des siècles, en aprticulier dans l’Eglise de France, allait complètement disparaître.”” (pag 377-378)”,”FRAD-083″
“CHEVALLIER François-Xavier”,”Le bonheur économique. Les trente glorieuses sont devant nous.”,”CHEVALLIER François-Xavier laureato in Hautes Etudes commerciales e MBA dell’Università di Chicago. E’ direttore di strategie d’investimento di una grande banca francese. Ha una lunga pratica borsistica. Sostiene la fine imminente della lunga crisi aperta nel 1973 con lo shock petrolifero. La fase depressiva o di distruzione creatrice dura da sette a dieci anni: 1990-1997: depressione giapponese; 1930-1937 gli anni Trenta; 1873-1883 la grande depressione del XIX; 1825-1835 ‘Le spleen Charles X’. (pag 69)”,”ECOT-226″
“CHEVALLIER François-Xavier”,”Le bonheur économique. Le 30 glorieuses sont devant nous.”,”CHEVALLIER François-Xavier Coincidenza del picco del debito con il crack della borsa. “”Coïncidence du pic de la dette et d’un krach boursier. L’endettement étant un des grandes moteurs de la bulle financière qui caractérise la phase de prospérité factice ou spéculative et la seconde moitié du plateau, dès qu’il plafonne, le moteur se grippe, faute de combustibile, et la bulle éclate brutalement. [vedi grafico: Figure 13. Service de la dette hypothécaire des ménages américains en % du revenu dispinible, Source ISI, p. 55]. Le pic de la dette coïncide donc, par construction, avec un krach boursier majeur, dont l’incidence sur l’économie réelle va être dévastatrice puisque ce sera le début de la phase de dépression ou de destruction créatrice. Ce mécanisme de “”déflation de dette””, qu’on doit à Irving Fisher, est exposé plus loin, dans la description chronologique du troisième cycle.”” (pag 55-56)”,”ECOI-354″
“CHEVALLIER Jean-Jacques”,”Le grandi opere del pensiero politico. Da Machiavelli ai giorni nostri.”,”Jean-Jacques Chevallier è nato nel 1900 a Parigi, dove si è laureato in Diritto pubblico. Dopo aver insegnato Diritto internazonale pubblic e Diritto costituzionale a Grenoble, è passato alla facoltà di Giurisprudenza e all’Istituto di Studi politici di Parigi. E’ membro dell'””Institut”” e presidente dell’Associazione Francese di Scienze politiche. Inquadra negativamente e criticamente il ‘socialismo’, il ‘comunismo’, Marx ed Engels, Il Manifesto di cui le due ultime parti “”sono invecchiate””, la diffusione del ‘Manifesto’ avrà difficoltà e rimarrà all’inizio in “”secondo piano””, in seguito ristampato “”senza modificazioni, né correzioni””, Marx non poteva ammettere che “”Proudhon aveva avuto ragione”” (la questione della rivoluzione era prematura) ecc. ecc.”,”TEOP-128-FF”
“CHEVALLIER Jean-Jacques”,”Le grandi opere del pensiero politico. I. Dalla città-stato all’apogeo dello Stato monarchico.”,”J.J. Chevallier è nato nel 1900 a Parigi dove si è laureato in Diritto pubblico. Ha insegnato in varie università francesi, ed è divenuto membro dell’Istituto di Studi politici di Parigi e professore onorario nelle Università di Parigi e Grenoble.”,”TEOP-129-FF”
“CHEVALLIER Jean-Jacques”,”Le grandi opere del pensiero politico. II. Il declino dello Stato nazionale monarchico.”,”J.J. Chevallier è nato nel 1900 a Parigi dove si è laureato in Diritto pubblico. Ha insegnato in varie università francesi, ed è divenuto membro dell’Istituto di Studi politici di Parigi e professore onorario nelle Università di Parigi e Grenoble. Governo dispotico. “”«Di fatto – ha scritto Raymond Aron – ciò che è decisivo per Montesquieu non è tanto il fatto che il potere sovrano sia di molti o di uno solo, quanto che l’autorità venga esercitata secondo le leggi e il senso della misura oppure con l’arbitrio e nella violenza. …. finire (pag 124-125)”,”TEOP-130-FF”
“CHEVRIER Yves”,”Mao Zedong e la Rivoluzione Cinese.”,”Yves Chevrier dirige il gruppo di studi sulla Cina contemporanea presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Insegna all’Ecole des Langues orientales (INALCO) e all’Institut d’Etudes politiques. La vita di Mao si intreccia in modo indissolubile con quella della Cina. É il Grande timoniere ad accompagnare e guidare le profonde trasformazioni dell’universo cinese; dalla caduta dell’ultimo imperatore Puyi nel 1912 alla lotta contro il Guomindang di Chiang Kai-Schek, dalla fondazione della Repubblica popolare nel 1959 alla Rivoluzione culturale del 1966.”,”CINx-020-FL”
“CHEW Allen F.”,”An Atlas of Russian History. Eleven Centuries of Changing Borders.”,”The maps in this atlas depict, generally in chronological order, the important changes in Russia’s boundaries and possessions from the formation of the embryonic state of Kievan Rus in the ninth century to the most recent revisions resulting from the Second World War. Map, Preface to Revised Edition, Preface, Appendix: Name changes of Selected Russian Cities and Towns,”,”RUSx-170-FL”
“CHIAIA Adriana a cura; testi antologici di E.J. DRABKINA M.V. FOFANOVA V. ANTONOV-OVSEENKO A. ILIN-ZENEVSKIJ S. URALOV S. PESTKOVSKIJ G. CUDNOVSKIJ I. FLEROVSKIJ N. (FLEROVSKY, BERVI) PODVOJSKIJ A. ANDREEV F. RASKOLNIKOV G. LOMOV A. PODGORNYJ J.B. GAMARNIK A. PLATONOV F.J. MACHARADZE K. VOROSCILOV VOROSILOV P. LEBEDEV P. FROLOV V. VILENSKIJ SIBIRJANOV M. GUBELMAN D.A. FURMANOV N.P. GORBUNOV V. BONC-BRUEVIC N.A. SEMASKO G.I. PETROVSKIJ J. PETERS V. KAJUROV A.V. LUNACHARSKI LUNACARSKI A.G. SCHLICHTER A.M. KOLLONTAJ (KOLLONTAI) M. LEMKE NICOLA II A. VERCHOVSKIJ P. MALJANTOVIC P.N. KRASNOV”,”La rivoluzione d’Ottobre. Memorie e testimonianze dei protagonisti.”,”Testi antologici di E.J. DRABKINA M.V. FOFANOVA V. ANTONOV-OVSEENKO A. ILIN-ZENEVSKIJ S. URALOV S. PESTKOVSKIJ G. CUDNOVSKIJ I. FLEROVSKIJ FLEROVSKY BERVI N. PODVOJSKIJ A. ANDREEV F. RASKOLNIKOV G. LOMOV A. PODGORNYJ J.B. GAMARNIK A. PLATONOV F.J. MACHARADZE K. VOROSCILOV VOROSILOV P. LEBEDEV P. FROLOV V. VILENSKIJ SIBIRJANOV M. GUBELMAN D.A. FURMANOV N.P. GORBUNOV V. BONC-BRUEVIC N.A. SEMASKO G.I. PETROVSKIJ J. PETERS V. KAJUROV A.V. LUNACHARSKI LUNACARSKI A.G. SCHLICHTER A.M. KOLLONTAJ M. LEMKE NICOLA II A. VERCHOVSKIJ P. MALJANTOVIC P.N. KRASNOV”,”RIRO-346″
“CHIAIA Adriana a cura, saggi di DRABKINA Elisaveta Jakovlevna, VASIL’EVNA FOFANOVA Margherita, ANTONOV-OVSEENKO Vladimir, IL’IN-ZENEVSKIJ Aleksandr, URALOV Sergej, PESTKOVSKIJ Stanislav, CUDNOVSKIJ Grigorij FLEROVSKIJ Ivan, PODVOJSKIJ Nikolaj, ANDREEV Andrej, RASKOL’NIKOV Fëdor, LOMOV Georgij, PODGORNYJ Aleksandr, GANARNIK Jan Borisovic, PLATONOV Aleksej, JESEJEVIC MACHARADZE Filipp, VOROSILOV Klim, LEBEDEV Pëtr, FROLOV Prokopi, VILENSKIJ (SIBIRJAKOV) Vladimir, GUBEL’MAN Moisej, ANDREEVIC FURNANOV Dmitrij, PETROVIC GORBUNOV Nikolaj, BONC-BRUEVIC Vladimir SEMASKO Nikolaj Aleksandrovic, IVANOVIC PETROVSKIJ Grigorij, PETERS Jakov, KAJUROV Vastlij, VASIL’EVIC LUNACARSKI Anatolij GRIGORIJEVIC SCHLICHTER Aleksandr, MICHAJLOVNA KOLLONTAJ Aleksandra, LEMKE Michail, NICOLA II, VERCHOVSKIJ Aleksandr, MALJANTOVIC Pavel, NIKOLAEVIC KRASNOV Pëtr,”,”La Rivoluzione d’Ottobre. Memorie e testimonianze dei protagonisti.”,”Un libro per ricordare – contro ogni revisionismo e negazionismo – il valore universale dell’evento che pose fine alla preistoria e segnò l’inizio della storia dell’umanità, e per rivendicare l’attualità dei suoi insegnamenti. 1917-2007 Novantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.”,”RIRO-078-FL”
“CHIANESE Gloria a cura; saggi di Andrea DE-SANTO Alexander HÖBEL Giuseppe ARAGNO”,”Fascismo e lavoro a Napoli. Sindacato corporativo e antifascismo popolare (1930-1943).”,”Gloria Chianese, storica e saggista, è vicedirettore degli “”Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio L’opposizione comunista (pag 363-) “”Al Vomero operano due comunisti di vecchia scuola: Antonino Tarsia in Curia, un docente liceale che dal 1940 anima con Luigi Mazzella il gruppo clandestino “”Spartaco””, e il fratello Ludovico, libero docente di patologia chirurgica, la cui vicenda conduce direttamente all’esperienza del “”Soviet””, al gruppo di Bordiga, che a Napoli per anni è il “”comunismo”” (243), e agli esordi del fascismo al potere, quando, con Ugo Arcuno e Leonardo Russo, dirige il Comitato Provinciale del Soccorso Rosso e finisce in carcere due volte. Per anni se n’è stato in Brasile a curare la povera gente a Botucatù poi, tornato in Italia, ha riallacciato lentamente i fili delle antiche conoscenze ed ha preso ad incontrarsi col collega Cicconardi, specialista in malattie polmonari agli “”Incurabili””, con Ugo Arcuno, Antonio Cecchi, che è stato segretario della Camera del Lavoro di Napoli e, quando passa per Napoli, anche con Natangelo. Attorno a sé ha raccolto “”una fitta schiera di intellettuali e professionisti antifascisti (…) esercita una grande influenza sulla gioventù studentesca”” e, quando il terreno gli appare fertile, indirizza giovani a Bordiga, perché non s’atrofizzi né rimanga isolato come raccontano i suoi non pochi detrattori e pare, anzi, “”che susciti sempre nuove simpatie ed abbia larghe aderenze nel campo della borghesia”” (…)”” (pag 367) [(243) Dopo aver fatto parte del Comitato esecutivo della frazione comunista costituitasi dopo il congresso di Bologna del PSI attorno al “”Soviet””, Ludovico Tarsia fu tra i più attivi collaboratori di Bordiga e partecipò al congresso di fondazione del PCdI entrando a far parte dei 15 membri del Comitato Centrale. Il suo nome figura tra i documenti sequestrati a Genova nella sede clandestina dell’Esecutivo del PCdI alla fine del 1924 (…)]”,”MITT-371″
“CHIANESE Gloria”,”Sindacato e Mezzogiorno: la Camera del Lavoro di Napoli nel dopoguerra (1943-1947).”,”Nel libro vengono ripercorse le tappe salienti della rinascita del sindacalismo democratico e unitario meridionale, con epicentro Napoli, sulla scorta della ricca documentazione messa a disposizione da Clemente Maglietta, artefice e guida in larga misura di tale processo. Curato da Gloria Chianese – storica versatile e attiva dirigente dell’Istituto Campano per la storia della Resistenza -“,”SIND-014-FL”
“CHIANG Alpha C.”,”Introduzione all’economia matematica.”,”Di origine cinese, Alpha C. Chiang insegna da molti anni economia all’Università del Connecticut.”,”ECOT-188-FL”
“CHIARA Pietro”,”Vita di Gabriele D’Annunzio.”,”In allegato molti ritagli di articoli di giornali L’impresa di Fiume “”Contrariamente alle speranze di D’Annunzio e alla sua nota metafora, il fuoco acceso a Fiume non si propagò. Nitti non cadde, le popolazioni dalmate non insorsero e Fiume non entrò a far parte dell’Italia”” (pag 315) “”A Fiume, dove tutti si attendevano la caduta di Nitti, la delusione fu profonda. D’Annunzio parlò dall’alto del suo palazzo per affibbiare al presidente del Consiglio il nomignolo di Cagoja, da nome o soprannome di un popolano triestino d’anteguerra arrestato dagli austriaci durante la dimostrazione dei “”leccapiattini””. Finì il suo discorso auspicando l’entrata di Vittorio Emanuele III in Fiume, contrapponendosi con questa mossa agli atteggiamenti antimonarchici di Mussolini e di alcuni legionari, come Marinetti e Vecchi, che arrivò a espellere dalla città”” (pag 317)”,”BIOx-291″
“CHIARA Piero”,”Vita di Gabriele D’Annunzio.”,”””Nessuno meglio e più di Piero Chiara poteva offrirci del divino Gabriele una demitizzazione così probante e così storicamente ineccepibile”” (Giuseppe Tedeschi, Il Mattino) ‘[D’Annunzio] riapparve in pubblico il 3 aprile, per tenere un discorso commemorativo degli aviatori Roberto Prunas, Luigi Bresciani, Fausto Lari e Vittorio Pontoni. Il 7 aprile 1917, quando si sparse nel mondo la notizia dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, inviò un messaggio alla Associated Press che lo diramò a tutta la stampa statunitense: una serqua di paroloni, di voli lirici e di richiami storici, col «rullo di tamburo di Mannata», Lincoln, Washington e una quantità d’altri prelievi da qualche manuale di storia americana, inframmezzati da esortazioni e constatazioni a volte sorprendenti: «Eravate una massa enorme e ottusa di ricchezza e potenza. Ed ecco vi trasfigurate in spiritualità ardente e operante». Ormai completamente ristabilito, chiese di ritornare all’azione. Venne destinato al gruppo di squadriglie da bombardamento del maggiore Oronzo Andriani e tornò a Cervignano dove si applicò a stendere un lungo rapporto per Cadorna sull’impiego dell’aviazione da bombardamento, rapporto al quale aveva già lavorato a Venezia col figlio Veniero, laureato ingegnere in Svizzera, e con l’ingegner Caproni. I calcoli di peso e di velocità e perfino di costo, le considerazioni strategiche e tattiche e lo studio delle forme d’impiego più appropriate del mezzo aereo corroborano il documento, steso senza dubbio oltreché nell’interesse della Caproni, ai fini di una più incisiva presenza dell’aviazione non solo nelle immediate retrovie del nemico per disorientarne le manovre e rompere l’impeto dei suoi attacchi, ma anche in azioni a lungo raggio, con l’obiettivo dell’industrie di guerra e degli apprestamenti di resistenza. Le sue proposte, prese in giusta considerazione dal Comando Supremo, ebbero senza dubbio notevole influenza sul corso della guerra nei mesi successivi. (…) In luglio, sospese le commemorazioni e i discorsi, si diede a studiare una serie d’incursioni aeree contro gli impianti militari di Pola dov’era all’ancora la flotta austriaca. La prima spedizione ebbe luogo nella notte tra il 2 e il 3 agosto con 36 apparecchi che ritornarono la notte dopo sui medesimi obiettivi con buon risultato. La terza avvenne la notte tra l’8 e il 9 con 28 apparecchi. D’Annunzio partecipò alle tre operazioni meritandosi un encomio. Durante l’ultima incursione ebbe l’idea di sostituire al grido di guerra barbarico «Hip, hip, hurrah!» un nuovo grido di sua invenzione «Eia, Eia, Eia, Alalà!», che venne poi adottato dalle squadre fasciste. Promosso maggiore, tornò quattro giorni dopo all’azione prodigandosi, durante la grande offensiva spiegata dalla Bainsizza al mare, in una serie di voli sulle linee nemiche. Bombardò, mitragliò, esplorò, fotografò, scendendo talvolta fino a 50 metri dal suolo tra l’imperversare del fuoco contraereo, una volta con l’apparecchio colpito in sedici punti, un’altra volta tornando ferito al polso e con 127 fori nella carlinga, nelle ali, nel radiatore e nell’elica, almeno a quanto scrisse un testimone di quei fatti. Ancora una volta, la quinta, venne proposto per una medaglia d’argento, commutata poi nella croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Il 26 agosto, stanco di tanta gloria, si concesse una vacanza a Venezia, dopo aver provveduto, tra un volo e l’altro, a spedire al Senatore Borletti, proprietario dei Grandi Magazzini Bocconi di Milano, il nome che gli era stato richiesto per i rinnovati locali, i quali da allora si chiamarono, ribattezzati dal Poeta, «La Rinascente»’ (pag 293-295)”,”ITAF-368″
“CHIARAMONTE Umberto”,”Arturo Vella e il socialismo massimalista.”,”Umberto CHIARAMONTE ha pubblicato articoli e saggi di storia contemporanea e del Risorgimento. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina). “”In Italia “”la questione dei giovani”” ebbe un rilievo particolare. Per restare nel campo socialista, risultano non trascurabili neppure le dimensioni quantitative: a parte la Fngs, che si accostò al Comitato per l’ azione diretta di Parma, la Fgsi vantò già nel 1908 3000 soci, saliti nel settembre 1912 a 5398 in 203 sezioni, e nel 1914 a circa 10000 (più del 20% degli iscritti al Partito). Il ruolo della gioventù anche nell’ affermazione della frazione intransigente rivoluzionaria di Lazzari e Lerda al congresso nazionale del Partito a Reggio Emilia nel 1912 fu implicitamente riconosciuto con la nomina di Vella a vicesegretario. Non si può tacere poi il fatto che di lì a qualche anno, al congresso nazionale di Livorno nel 1921, fu proprio il grosso della Fgsi a dare vita al PCdI””. (pag V, premessa di M. DEGL’INNOCENTI).”,”MITS-192″
“CHIARAMONTI Gabriella”,”Perú, Ecuador e Bolivia. Le Repubbliche impervie (1860-1990).”,”Gabriella Chiaramonti lavora come ricercatrice presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Padova. Si occupa da tempo di storia del Perú repubblicano, con particolare interesse per le problematiche legate alla riforma agraria, ai caratteri dell’emigrazione italiana nell’800, all’evoluzione politica e istituzionale dello stato liberale, al pensiero politico del ‘900. Ha scritto diversi saggi, pubblicati su riviste italiane e straniere.”,”AMLx-027-FL”
“CHIARANTE Giuseppe; ALBERIGO Giuseppe; CARDIA Carlo; DI-MEO Antonio; LOMBARDO-RADICE Lucio; TASSANI Giovanni; POLITI Marco; NITTI Silvana; VECA Salvatore; BIANCHI Giovanni; DE-MATTEIS Vittorio; SANTINI Alceste”,”La Chiesa cattolica a vent’anni dal Concilio. Problemi e aspetti del cattolicesimo conciliare e post-conciliare – Il Concilio e la realtà italiana – Alcuni temi di discussione.”,”””Con lo sguardo rivolto alla fine del secondo millennio ed ai problemi complessi che lo sviluppo economico, sociale e tecnologico pone sul piano politico e morale, Giovanni Paolo II ha voluto indicare con l’enciclica ‘Laborem exercens’ come la Chiesa si colloca di fronte alla questione sociale che ha, ormai, assunto dimensioni mondiali. Lo ha fatto con la considerazione che «siamo alla vigilia di nuovi sviluppi nelle condizioni tecniche, economiche e politiche», i quali non potranno prescindere dalla considerazione che «molto probabilmente» nei paesi industrialmente più sviluppati vi sarà una diminuzione o una crescita più lenta del benessere materiale, mentre nei paesi del terzo mondo milioni di uomini poveri potranno sperare in un miglioramento delle loro condizioni. Anzi, proprio in questa prospettiva i nuovi sviluppi «richiederanno un riordinamento delle strutture dell’economia odierna, nonché della distribuzione del lavoro» attraverso una nuova sintesi culturale e politica, rispetto ai sistemi esistenti ed alla crisi delle ideologie, che abbia al centro l’uomo visto nella sua dimensione personale e nella sua attività creatrice nel processo produttivo. Ecco perché oggi, secondo Papa Wojtyla, che tende così a riproporre con i dovuti aggiornamenti l’umanesimo cristiano sia di fronte al sistema capitalista che a quello collettivista nelle forme realizzate, «il lavoro umano è la chiave essenziale di tutta la questione sociale» (‘Laborem exercens’, p. 12). Nello sforzo di questo approccio nuovo con la problematica sociale del mondo contemporaneo, in cui si dispiega tutta la sua visione etico-antropologica già enunciata nella ‘Redemptor hominis’ (la prima enciclica di Giovanni Paolo II, 15 marzo 1979) ma con varianti ed approfondimenti, si misurano la distanza, le novità ed i limiti della ‘Laborem exercens’, a livello metodologico e dei contenuti, rispetto alla ‘Rerum novarum’ (1891) di Leone XIII da cui il nuovo documento prende lo spunto. E’ una costante negli interventi in materia sociale dei pontefici di questo secolo partire sempre, per aggiornarla in rapporto ai diversi contesti storici, dalla ‘Rerum novarum’ di Leone XIII. Così Pio XI con la ‘Quadragesimo anno’ (1931), Pio XII con il “”Radiomessaggio”” del 1941, Giovanni XXIII con la ‘Mater et magistra’ (1961), Paolo VI con la ‘Octogesima adveniens’ (1971) e Giovanni Paolo II con la ‘Laborem exercens’ (1981). Indubbiamente, Leone XIII fu il primo papa ad affrontare la questione operaia nel quadro di un’azione di riconciliazione tra la Chiesa ed il mondo moderno, dopo il pontificato di Pio IX, e, soprattutto, per dare una risposta «cristiana» ai problemi che lo sviluppo industriale poneva alla fine del secolo scorso, mentre i lavoratori si andavano organizzando nei movimenti di ispirazione marxista. Allora il fantasma che si aggirava per l’Europa si chiamava comunismo e il mondo cattolico era assente dagli spazi che andavano occupando i sindacati e i socialisti. Di qui la preoccupazione di papa Pecci di prospettare, teorizzandola con la sua enciclica «sulla condizione operaia», una presenza della Chiesa e dei movimenti cattolici nella società rivendicando, al tempo stesso, un potere sulle strutture della comunità politica nel quadro di un ordine sociale discendente dalla rivelazione e dal diritto naturale in opposizione alla laicità borghese ed al socialismo ritenuto un «falso rimedio». (…)”” [Alceste Santini, ‘L’insegnamento sociale della Chiesa. Note sulla «Laborem exercens»’] (pag 181-182)”,”RELC-346″
“CHIARANTE Giuseppe”,”La rivolta degli studenti.”,”Giuseppe Chiarante è stato responsabile della sezione scuola della Commissione culturale del Partito comunista italiano ed è stato relatore al convegno ‘I comunisti e la scuola’ (Roma, 6-7 aprile 1968). ‘Crisi dell’università e della scuola e crisi della società: le radici di un movimento che ha sconvolto le tranquille abitudini degli atenei italiani’ (in copertina) In apertura: “”La dottrina materialistica della modificazione delle circostanze e dell’educazione dimentica che le circostanze sono modificate dagli uomini e che l’educatore stesso deve essere educato. Essa è costretta quindi a separare la società in due parti, delle quali l’una è sollevata al di sopra di essa [società]. La coincidenza del variare delle circostanze dell’attività umana, o auto-trasformazione, può essere concepita o compresa razionalmente solo come ‘prassi rivoluzionaria’”” (K. Marx, Terza tesi su Feuerbach) (pag 9) [Giuseppe Chiarante, La rivolta degli studenti, Editori Riuniti, Roma, 1968]”,”PCIx-008-FAP”
“CHIARETTI Giuliana a cura; scritti di Laura BALBO Marina BIANCHI Franca BIMBI Anna BRAVO Giuliana CHIARETTI Yasmine ERGAS Mariuccia GIACOMINI Laura GRASSO Marina PIAZZA Simonetta PICCONE STELLA Chiara SARACENO Marina ZANCAN”,”Doppia presenza: lavoro intellettuale, lavoro per sé.”,”Laura Balbo, docente di sociologia all’Università di Milano.”,”DONx-061″
“CHIARINI SCAPPINI Rina (Clara)”,”La storia di “”Clara””.”,”CHIARINI SCAPPINI Rina è nata nel 1909 a Empoli da famiglia operaia e fieramente antifascista. Dopo l’attività clandestina nel Pci, sposerà Remo Scappini nel 1943. Insieme parteciperanno alla resistenza: “”Negli anni del fascismo migliaia di donne furono arrestate e perseguitate: di queste, 124 furono processate e condannate dal Tribunale speciale a molti anni di carcere, 119 furono inviate al confino di polizia. Le partigiane riconosciute nella Guerra di liberazione furono 35.000: di queste ben 4.635 furono arrestate, 625 furono fucilate o caddero in combattimento, 2750 furono deportate nei campi nazisti (in Liguria, le partigiane riconosciute furono 1615, di cui 50 furono uccise, numerose le arrestate e deportate nei campi nazisti)””. (pag 83)”,”ITAR-176″
“CHIARINI Roberto a cura; saggi di Paolo POMBENI Roberto CHIARINI Giovanni SABBATUCCI Alfredo CANAVERO Piero CRAVERI Giuseppe GALASSO”,”Alle origini dell’età giolittiana. La “”svolta liberale”” del governo Zanardelli-Giolitti, 1901-1903.”,”Atti del Convegno “”La svolta liberale del governo Zanardelli-Giolitti, 1901-1903″”, Brescia, 26 ottobre 2001 “”Divergenze profonde esistevano certamente anche tra i giovani, in particolare tra Meda e Murri. Essi avevano idee differenti sia sui metodi che sugli scopi ultimi. Meda e il gruppo dei milanesi, tra cui era Mauri, non volevano la creazione di organizzazioni democratico-cristiane, ma intendevano lavorare all’interno dell’Opera dei Congressi per conquistarla alle loro idee. Accolsero quindi con freddezza il Fascio democratico-cristiano che Ludovico Necchi fondò a Milano nell’agosto 1899. Murri avrebbe desiderato creare invece una associazione con carattere autonomo, anche se aderente all’Opera dei Congressi.”” (pag 75-76) (Alfredo Canavero, I cattolici e il nuovo secolo) “”In realtà l’esperienza concreta di un decennio di lotte combattute insieme in difesa delle libertà democratiche (e delle stesse “”libertà liberali””) ha per la sinistra italiana il valore di una esperienza fondante. Per i socialisti, in particolare, una cosa è ammettere la possibilità di temporanei compromessi con lo schieramento “”borghese””, altra è trovarsi per anni a combattere le stesse battaglie. Una cosa è riconoscere – sulla scorta della famosa prefazione di Engels a ‘Lotte di classe in Francia’ – che la democrazia è il quadro naturale entro cui il movimento operaio può crescere ed affermarsi, altra è misurare in concreto e in prima persona la distanza che corre tra diversi quadri politico-istituzionali proprio in rapporto alla possibilità di operare o addirittura di esistere”” (pag 66) (Giovanni Sabbatucci, I socialisti e l’estrema sinistra nella svolta del secolo)”,”ITAA-140″
“CHIARLE Aldo”,”Psiup Savona. 25 luglio 1943 – 9 gennaio 1947.”,”””Le file degli oppositori si erano nuovamente diradate e soltanto un piccolo gruppo di uomini era rimasto irriducibile. Alla testa un giovine pallido, magro, dalla maschera robesperriana, infaticabile, che Savona riconosce subito come uno di quelli che non avrebbe mai piegato. Questo era il nostro Sandro (Pertini, ndr). Si abbatterono su di lui percosse, persecuzioni, arresti che non diminuirono né la fede né l’ ardore, ad ogni colpo, invece sempre più vivi.”” (pag 73)”,”ITAC-056″
“CHIARLE Aldo”,”La “”fuga”” di Filippo Turati e il processo di Savona.”,”Volume dedicato ad Anna Kuliscioff e Angelica Balabanoff.”,”ITAD-130″
“CHIARLONE Stefano”,”L’ economia dell’ India.”,”CHIARLONE Stefano è un economista dell’ Ufficio Research and Strategy di Unicredit Group e professore a contratto di economia internazionale all’ Università cattolica di Milano. Ha lavorato all’ ONU e all’ Università Bocconi. Per Carocci ha pubblicato,con Alessia AMIGHINI, ‘L’ economia della Cina’ (2007). Con Paola BONGINI e Giovanni FERRI ha curato ‘Emerging Banking System’. “”L’interpretazione favorevole all’impatto positivo delle riforme degli anni novanta (la cosiddetta ‘pro-market view’) è sostenuta, fra gli altri, da Srinivasan e Tendulkar (2003). Secondo questa visione, la crescita lenta dell’economia indiana era dovuta a uno Stato altamente interventista e al regime di sostituzione delle importazioni. Nel 1991, l’India ha adottato una strategia pro liberalizzazione e la liberazione degli ‘animal spirits’ imprenditoriali ha portato ad aumentare l’accumulazione di capitale e l’efficienza dell’economia. Questa interpretazione non è in grado di spiegare il fatto che la crescita economica in India è accelerata già dagli anni ottanta come mostrano vari autori, né quello che negli anni novanta (e fino al 2003) la crescita industriale non ha ecceduto quella degli anni ottanta. De Long (2003) è fra i primi a mettere in dubbio questa interpretazione. Egli si chiede quali siano state le cause dell’accelerazione della crescita indiana e sostiene che, sebbene la visione convenzionale ritenga che esse vadano ricondotte alle riforme degli anni novanta, il fatto che la crescita iniziò già negli anni ottanta implica che le politiche riformiste iniziate da Indira e Rajiv Gandhi erano state sufficienti a risvegliare l’economia. Kohli (2006) fornisce una spiegazione di questo fenomeno legata all’evoluzione del ruolo dello Stato in India. Negli anni ottanta, in particolare, l’abbandono della retorica anticapitalista e la prioritarizzazione della crescita economica, contestuale al concludersi di un’alleanza fra capitalisti e governo indiano realizzatasi durante le presidenze di Indira e Rajiv Gandhi, hanno favorito gli interessi e la crescita delle imprese esistenti (‘pro-business view’). Esse, peraltro, venivano protette dalla scarsa apertura internazionale del paese e dal limitato favore verso la liberalizzazione dei mercati domestici, con ovvi vantaggi per i consumatori. Inoltre, veniva posto un freno alla crescita del settore pubblico e alla protezione eccessiva dei lavoratori””. (pag 117)”,”INDE-004″
“CHIAROMONTE Ferdinando”,”Nuove forme di organizzazione del lavoro. Job enrichment, Job enlargement, Job rotation. Con esempi di applicazione in imprese americane.”,”F. CHIAROMONTE (1939) è docente presso il Centro IRI per lo studio delle funzioni direttive (IFAP). “”Il signor Proudhon… propone all’ operaio di fare non soltanto la dodicesima parte di uno spillo, ma tutte le dodici parti successivamente. L’ operaio arriverebbe così alla scienza ed alla coscienza dello spillo”” (Karl Marx, Miseria della filosofia) “”Ora, senza cadere in una “”mistica del lavoro””, e non dimenticando affatto che il lavoro operaio nelle industrie americane dell’ epoca presentava caratteristiche di faticosità, di pericolosità e di penosità, occorre però sottolineare che esso presentava anche caratteristiche di autoprogrammazione ed autocontrollo, si poteva considerare ancora un lavoro “”professionale”” e costituiva certamente uno strumento di promozione sociale”” (pag25)”,”MITT-140″
“CHIAROMONTE Nicola, a cura di Miriam CHIAROMONTE”,”Scritti politici e civili.”,”Durante la sua vita Nicola CHIAROMONTE (1905-1972) scrisse per vari periodici italiani ma pubblicò due soli libri: ‘La situazione drammatica’ (1959) di critica teatrale e ‘Credere e non credere’ (1972) di speculazione storica e filosofica.”,”ITAD-099″
“CHIAROMONTE Gerardo”,”Agricoltura, sviluppo economico, democrazia.”,”Tutto questo numero della rivista è dedicato ai problemi dell’agricoltura italiana e alle lotte dei lavoratori della terra. Altri saggi sono di Reichlin, Colajanni, Celso Ghini, Pio La-Torre ecc.”,”ITAS-167″
“CHIAROMONTE Gerardo”,”Le scelte della solidarietà democratica. Cronache, ricordi e riflessioni sul triennio 1976-1979.”,”‘Nel luglio, l’on. Andreotti si recò negli Stati Uniti. Secondo le corrispondenze giornalistiche più informate, nei colloqui con Carter venne affrontata anche la questione comunista in relazione alla vita stessa del governo italiano, ma, come notava Ugo Stille sul ‘Corriere della sera’, «con pragmatismo». Andreotti parlò di «forza delle cose», di «stato di necessità», di «mancanza di alternative reali». Pare che Carter eliminò, dalle sue dichiarazioni e dalle sue proposte per il comunicato congiunto, ogni riferimento polemico sul Pci, che pur avrebbe voluto inserire. Andreotti precisò però, pubblicametne, riferendosi alle posizioni della Dc, che l’accordo programmatico non significava l’ingresso del Pci nel governo e non ne costituiva il preludio’ (pag 86)”,”PCIx-493″
“CHIAROTTO Francesca, con un saggio di Angelo D’ORSI”,”Operazione Gramsci. Alla conquista degli intellettuali nell’Italia del dopoguerra.”,”Contiene dedica dell’autrice a GM Bravo Francesca Chiarotto collabora alla Commissione per l’Edizione Nazionale degli Scritti di Gramsci. Ha curato con Angelo d’Orsi i volumi: ‘Luigi Salvatorelli’ (2008), ‘Egemonie’ (2009), ‘Intellettuali. Preistoria, storia e destino di una categoria’ (2010)”,”GRAS-002-FMB”
“CHICK Victoria”,”La macroeconomia dopo Keynes.”,”Victoria Chick insegna Economia nell’University College di Londra. Ha pubblicato su argomenti di economia monetaria e di macroeconomia e in anni recenti è stata Visiting Professor o Guest Lecturer in Gran Bretagna, Nord America Europa ed Australia.”,”ECOT-142-FL”
“CHICKERING Roger”,”Imperial Germany and the Great War, 1914-1918.”,” CHICKERING Roger è professore di storia presso il Center for German and European Studies, Georgetown University. Ha curato: ‘Imperial Germany: A Historiographical Companion’ (1996) e con Manfred F. BOEMEKE e Stig FÖRSTER ‘Anticipating Total War: The United States and Germany, 1871-1914′ (1999). Guerra e classi sociali. Germania. “”Il lavoratori che erano impiegati in imprese meno immediatamente coinvolte nella produzione di guerra affrontavano la più grande minaccia dovuta all’ erosione dei loro livelli di esistenza. La categoria più vulnerabile di lavoratori comprendevano i cosiddetti colletti bianchi o lavoratori impiegati, che lavorano in occupazioni non manuali in cambio di salari o commissioni. La loro vulnerabilità era dovuta a caratteristiche centrali della loro esistenza sociale in guerra: la tendenziale mancanza di capitali e della protezione del contratto collettivo. Alcune statistiche suggeriscono la dimensione del problema.”” (pag 111)”,”GERQ-066″
“CHIERICI Sandro a cura”,”Budapest 1956. Antologia di documenti.”,”Il 23 ottobre 1956 una dimostrazione di studenti e operai nel Centro di Budapest dava inizio a una vera e propria rivolta popolare contro la politica repressiva del governo filosovietico. Nel breve arco di due settimane la rivoluzione fu stroncata con l’intervento dell’esercito russo.”,”MUNx-006-FL”
“CHIESA Giulietto”,”Cronaca del golpe rosso.”,”Giulietto Chiesa, nato ad Acqui Terme nel 1940, vive da più di un decennio a Mosca, dove attualmente è inviato della ‘Stampa’ per tutti i paesi dell’Est. In precedenza è stato corrispondente dell’Unità. Le sue analisi siscitano da anni interesse e apprezzamento di studiosi in campo internazionale. Ha pubbòicato studi fondamentali sul nuovo corso sovietico: L’Urss che cambia, scritto in collaborazione con Roy Medvedev, La rivoluzione di Gorbacev, tradotto anche in inglese e in giapponese, la prefazione al libro di E. Shevardnadze, Crisi del potere e diplomazia internazionale, e un ampio studio sperimentale, unico per ora nel suo genere, in collaborazione con il Congresso dei deputati del popolo, Transizione alla democrazia, di cui e imminente la pubblicazione anche in inglese e in russo.”,”RUSS-029-FL”
“CHIESA Giulietto MEDVEDEV Roj”,”La rivoluzione di Gorbacev. Cronaca della perestrojka.”,”Giulietto Chiesa, nato ad Acqui Terme nel 1940, vive da più di un decennio a Mosca, dove attualmente è inviato della ‘Stampa’ per tutti i paesi dell’Est. In precedenza è stato corrispondente dell’Unità. Le sue analisi siscitano da anni interesse e apprezzamento di studiosi in campo internazionale. Ha pubbòicato studi fondamentali sul nuovo corso sovietico: L’Urss che cambia, scritto in collaborazione con Roy Medvedev, La rivoluzione di Gorbacev, tradotto anche in inglese e in giapponese, la prefazione al libro di E. Shevardnadze, Crisi del potere e diplomazia internazionale, e un ampio studio sperimentale, unico per ora nel suo genere, in collaborazione con il Congresso dei deputati del popolo, Transizione alla democrazia, di cui e imminente la pubblicazione anche in inglese e in russo. Dialogo tra Medvedev e Chiesa.”,”RUSU-097-FL”
“CHIESA Giulietto”,”La guerra infinita.”,”Giulietto Chiesa, nato ad Acqui Terme nel 1940, vive da più di un decennio a Mosca, dove attualmente è inviato della ‘Stampa’ per tutti i paesi dell’Est. In precedenza è stato corrispondente dell’Unità. Le sue analisi siscitano da anni interesse e apprezzamento di studiosi in campo internazionale. Ha pubbòicato studi fondamentali sul nuovo corso sovietico: L’Urss che cambia, scritto in collaborazione con Roy Medvedev, La rivoluzione di Gorbacev, tradotto anche in inglese e in giapponese, la prefazione al libro di E. Shevardnadze, Crisi del potere e diplomazia internazionale, e un ampio studio sperimentale, unico per ora nel suo genere, in collaborazione con il Congresso dei deputati del popolo, Transizione alla democrazia, di cui e imminente la pubblicazione anche in inglese e in russo.”,”VIOx-109-FL”
“CHIESI A.M. a cura; scritti di A. BALDISSERA A.M. CHIESI C. CIBORRA A. PIZZINATO P. SANTI”,”Ricerche su lavoratori non manuali e sindacato in Italia.”,”CHIESI è responsabile dell’ unità di ricerca sull’ organizzazione del lavoro presso l’ Ires lombardo e collabora all’ insegnamento di sociologia nell’ Università Bocconi. Ha scritto tra l’ altro ‘Il sistema degli orari’ e ‘ I Grandi imprenditori italiani’ (con A. MARTINELLI e N. DALLA CHIESA), ‘La gestione del tempo di lavoro’.”,”MITT-067″
“CHILANTI Felice”,”Trotsky vivo. L’ assassinio di un intellettuale contemporaneo. Con un’ intervista e il racconto del film di Joseph Losey.”,”””A Prinkipo, T. aveva cominciato a scrivere un libro su Marx ed Engels basato sul loro carteggio (uno dei documenti culturali ed umani più importanti degli ultimi secoli della storia europea). Ma con quell’ opera non andò avanti. Alla data del 13 febbraio annota: “”Il Cristianesimo creò l’ immagine del Cristo per umanizzare l’ esclusivo Signore degli Eserciti, per ricondurlo più vicino ai miseri mortali. In confronto all’ olimpico Marx, Engels è più “”umano””, più abbordabile. Come s’ integrano bene l’ un l’ altro. O meglio, come Engels si sforza di integrare Marx…””. Il quale è sempre lo stesso, eppure “”contro lo sfondo delle loro esistenze quotidiane, Engels cresce enormemente rispetto a Marx, sebbene ciò, inutile dirlo, non diminuisca in nulla la statura di Marx. Ricordo che avendo letto la corrispondenza fra Marx ed Engels nel mio treno militare, parlai a Lenin della mia ammirazione per la figura di Engels, sostenendo appunto questa tesi: che, visto nei suoi rapporti col titanico Marx, il fedele Fred aumenta di statura. Lenin approvò la mia idea con entusiasmo, perfino con gioia…””. (pag 25-26).”,”TROS-087″
“CHILANTI Felice”,”Longo.”,”””Quale che sia stata la vera storia della lettera di Gramsci non è possibile dire con certezza. (…) Il resto della storia è noto: Togliatti ha ricevuto la lettera a Mosca, mentre infuriava il contrasto tra Stalin e Trotsky in forme tali che precludevano, materialmente, ogni possibile dibattito, ogni margine al consiglio, alla critica, alla proposta. Cominciava lo “”stalinismo””. E c’era ben poco da fare. Credo di poter affermare che proprio in quella occasione Togliatti decise il suo comportamento, oggi così esposto alle critiche di storici e giudici che non vissero quelle vicende e non si trovarono nella stretta di quelle situazioni. Togliatti ha scritto a Ferrata d’aver consegnato la lettera a Bucharin ma che d’accordo con questo essa non venne inoltrata alla direzione del PCUS (a Stalin). Praticamente Togliatti non volle che Stalin venisse a conoscenza della lettera di Gramsci””. (pag 92-93)”,”PCIx-201″
“CHILANTI Felice”,”La Cina fa parte del mondo.”,”””Il sindacalista afferma che senza le proposte degli operai sarebbe stato impossibile riattivare la miniera. Dopo la sconfitta dei giapponesi, finito il sistema schiavistico coloniale, i capitalisti del Kuomintang hanno tentato di riattivare quella grande impresa, ma non vi sono riusciti neppure parzialmente. (…) Che cosa è accaduto dopo la liberazione? E’ questo che occorre capire per spiegarsi tutto quanto sta accadendo nella Cina di oggi. Il sindacalista Liu racconta ad esempio i fatti avvenuti, con parole che forse non sono chiare per i nostri lettori, ma che riproduco testualmente: “”Dopo la liberazione la classe operaia ha grandemente sviluppato la sua coscienza patriottica e la sua mentalità nuova di padrona dell’ industria, dello Stato, della Cina. E’ sorta l’ emulazione; (…)””””. (pag 172) “”Solo quando vedrai piangere una tigre avranno ragione i buoni e i poveri saranno felici come i ricchi””, diceva un’antica sentenza cinese (pag 181)”,”CINx-205″
“CHILANTI Felice”,”Ex.”,”Copia n° 181 Chilanti è nato nel 1914 in Alto Polesine. Ha cominciato a scrivere pubblicando su giornali e riviste dall’età di 14 anni. E’ stato redattore del Lavoro fascista, dfel Corriere padano, Stampa, Tempo, Corriere della sera, Paese sera ecc. Si è occupato di cultura. E’ stato il solo giornalista italiano che si è dimesso dal Corriere della sera per incompatibilità ideologica (dopo la vittoria della DC nel 1948) passando alla stampa di sinistra. Ha compiuto molti viaggi nel mondo. Ha pubblicato molti libri tra cui ‘Vita di Giuseppe Di Vittorio’. Si è occupato anche di mafia.”,”PCIx-280″
“CHILANTI Felice”,”Gastone Sozzi.”,”‘Di Gastone Sozzi, una delle prime vittime della lotta contro il fascismo, solo pochi scritti avevano sinora illustrato l’eroica e generosa giovinezza. Questo volume di Felice Chilanti offre ora una biografia completa di questo militante della classe operaia: e la sua formazione nella Romagna del dopoguerra ’14-’18, la sua partecipazione alle prime lotte del partito comunista contro il regime fascista, gli anni della emigrazione e degli studi in URSS permettono di ricostruire situazioni e ambienti nuovi e interessanti per la storia della Resistenza. E la commossa vicenda umana e sentimentale del giovane rivoluzionario, le sue esperienze – raccontate anche attraverso le lettere ai familiari – rendono ancora più viva nella sua nobiltà morale la figura del martire e la indicano come esemplare alle nuove generazioni’ (risvolto di copertina) Arrestato alla fine di ottobre del 1927, muore nel febbraio 1928, ufficialmente suicida in carcere, molto probabilmente ucciso dal regime fascista Il volumetto contiene il paragrafo ‘Trotski e la questione contadina’ (pag 214-219) (si schiera contro Trotsky e Bordiga) “”Il 6 febbraio 1928 muore nel carcere di Perugia l’antifascista cesenate Gastone Sozzi. Giovanissimo dirigente socialista, nel 1921 aveva partecipato a Firenze al congresso fondativo della Federazione Giovanile Comunista d’Italia. A Cesena nel 1922, nonostante la giovanissima età, è reggente di fatto della locale sezione del partito insieme a Roberto Viroli. Incarico che lascia dopo pochi mesi in quanto trasferitosi a Cesenatico per ricoprire l’incarico di viceragioniere del Comune. In quel tempo Cesenatico è una delle poche realtà italiane guidate da un sindaco comunista e Gastone, oltre alle funzioni tecnico amministrative, assume nel comune rivierasco anche un ruolo di carattere politico. Pochi mesi prima Gastone aveva sofferto la perdita della mamma Ida Ceccaroni, di soli 39 anni, già dirigente delle donne socialiste di Cesena. La madre era stata la sua prima guida politica. Sono anni di grande fermento e scontro politico. Cominciano le scorribande delle squadracce fasciste e lo stesso Partito Comunista per contrastarle organizza ‘gruppi di difesa’ per proteggere militanti e sedi che, comunque, subiscono pestaggi ed incendi. Non sono poche le Case del Popolo distrutte in quel periodo e numerose anche le persone malmenate e uccise nel territorio romagnolo. A fine luglio 1922, mentre è in corso uno sciopero teso ad impedire la conquista della Romagna da parte dei fascisti, in Piazza Garibaldi a Cesenatico è istituito un posto di blocco. Fermata un’auto con a bordo il capo dei fascisti bolognesi Leandro Arpinati si accende uno scontro a fuoco in cui viene ucciso lo squadrista Clearco Montanari. In seguito a ciò l’intero gruppo dirigente comunista di Cesenatico e di Cesena è colpito da mandato di cattura e Gastone Sozzi si vede costretto a rifugiarsi a Torino, dove partecipa, il 22 dicembre 1922, alla difesa di ‘Ordine Nuovo’, il giornale di Antonio Gramsci, attaccato dai fascisti. Prima di allontanarsi dalla Romagna Gastone riesce a salutare la fidanzata Norma che vive a Forlì. La situazione nazionale è precipitata, in ottobre c’è stata la marcia su Roma e Mussolini è divenuto capo del governo. Sono tempi durissimi per i comunisti, soprattutto per quelli ricercati come Gastone che, viene fatto espatriare a Mosca dove rimane fino all’estate del 1925. Questi anni trascorsi in Russia sono anni di intensa formazione politica per Gastone. Ne sono testimonianza le lettere che invia a Norma, al fratello Sigfrido e ad alcuni compagni cesenati. Ha poco più di vent’anni ma è considerato un dirigente di valore tanto che è invitato alle riunioni dell’Internazionale Comunista e, alla morte di Lenin, viene chiamato a far parte della guardia d’onore all’interno del Cremlino. Una volta risolti i problemi penali rientra in Italia dove viene immediatamente chiamato a svolgere servizio militare. Congedato il 16 ottobre 1926, a 23 anni si sposa con Norma. Va sottolineato che Gastone arriva tardi alla cerimonia perché è impegnato in una riunione per predisporre l’organizzazione clandestina del partito. Il governo fascista ha emanato da alcuni mesi le leggi speciali, il Parlamento è stato sciolto e i partiti sono stati dichiarati illegali. Il viaggio di nozze li porta nel nord Italia dove Gastone con Cesare Ravera assume la responsabilità dell’Ufficio Militare del Partito con l’impegno di provare a “”sovvertire”” l’esercito. Incarico pericoloso al termine della gravidanza, sul finire dell’estate del 1927, Norma rientra a Forlì dove il 2 ottobre nasce Sergio. Gli incarichi politici clandestini lo portano in Svizzera, dove incontra Togliatti. Al suo rientro in Italia, con l’intento di raggiungere Forlì per conoscere finalmente il figlioletto, il 31 ottobre in seguito ad una spiata, è arrestato a Milano, su mandato di cattura del Tribunale Militare. Durante la perquisizione della sua abitazione sono sequestrati copie di giornali da lui stesso curati: “”Caserma”” e “”il fanciullo proletario”” e documenti sull’organizzazione delle forze armate. Il Tribunale Speciale lo trasferisce nel carcere di Perugia, dove viene sottoposto a pesanti interrogatori e sevizie. Nella notte tra il 6 e il 7 febbraio 1928 è trovato impiccato nella propria cella. Le autorità tentano di accreditare la tesi del suicidio, ma la moglie Norma che ha visto la salma di Gastone ha sempre sostenuto che nel collo non vi erano ecchimosi tali da far pensare all’impiccagione, mentre aveva notato una profonda ferita sulla fronte. Anche da morto Gastone fa paura e perciò ne sono vietati sia l’affissione di manifesti funebri sia il funerale. La stessa vedova è “”invitata”” a non vestire abiti a lutto. La morte di Gastone diviene un caso internazionale e nel 1936, durante la guerra di Spagna, una centuria di garibaldini viene intestata al martire antifascista cesenate. Più tardi, durante la guerra di Liberazione i gappisti romagnoli dedicano la loro 29^ Brigata a Gastone Sozzi. Uno dei primi atti della Giunta Comunale della Cesena Liberata, presieduta dal fratello di Gastone, Sigfrido, fu quello di cambiare il nome di Corso Umberto I in Corso Gastone Sozzi”” (Fonte RomagnaPost , by Davide Buratti, 27 Gennaio 2018)”,”MITC-147″
“CHILCOTE Ronald H.”,”The Brazilian Communist Party. Conflict and Integration, 1922-1972.”,”CHILCOTE Ronald H. è professore associato di scienze politiche nell’Università della California, Riverside. E’ autore pure di ‘Portuguese Africa’ e ha curato il volume ‘Protest and Resistance in Angola and Brazil: comparative Essays’. Ruolo dei militari “”There are several characteristics distinguishing the Brazilian party from other Latin American Communist parties. For one thing, the PCB sprang from the anarchist movement, and was only slightly influenced by socialist developments of the late nineteenth and early twentieth century. Further, since the 1930’s it has had connections with military men, a result of the popularity that Prestes maintained with his former comrades in the armed forces. Then too, Prestes’ role made the party distinctly more personalist than other Communist units in Latin America”” (pag 11)”,”MALx-052″
“CHILCOTE Ronald H.”,”Theories of Comparative Political Economy.”,”Ronald H. Chilcote is professor of political science and economics at the University of California, Riverside. He is founder and managing editor of Latin American Perspectives, and the is also the author and editor of numerous books and articles on related subjects, including Comparative Inquiry in Politics and Political Economy.”,”ECOT-260-FL”
“CHIMENTI Anna”,”Storia dei referendum. Dal divorzio alla riforma elettorale.”,”Anna CHIMENTI (Roma, 1962), specializzata in Diritto parlamentare presso l’ Istituto “”Cesare Alfieri”” dell’ Università di Firenze. “”Con lo “”scambio”” fra l’ approvazione della legge sul divorzio e la possibilità introdotta frettolosamente di abrogarla, l’ ipotesi referendum è diventata realtà.”” (pag 26) “”E’ curioso che, trovandosi ad esaminare per la prima volta il meccanismo che dà il via al referendum, i giudici costituzionali non si siano soffermati sulle carenze e le lacune di una legge frettolosa e incompleta come quella sulle modalità di attuazione. Una legge “”nata sotto una cattiva stella- osserva Valerio Onida- (…) in omaggio alla necessità di assicurare alla DC e a una parte del mondo cattolico la possibilità di utlizzare l’ arma referendaria nel momento dalla controversa introduzione del divorzio”””” (pag 28)”,”ITAP-067″
“CHINARRO DIAZ Eduardo”,”Sindicatos prohibidos (Sevilla, 1966-1975).”,”CHINARRO DIAZ (1943) è laureato in filosofia e teologia e diplomato in sociologia. E’ stato redattore o corrispondente di Cambio 16, e altri periodici. Capo della sezione ‘mondo del lavoro’ de El Correo de Andalucia, tra il 1970 e il 1977, dal 1978 lavora in organismi sindacali. “”CC.OO coltivò, negli anni della clandestinità, il militante-simbolo. Incarcerati i più rilevanti pionieri sevigliani, Eugenio (Lopez Sanchez, ndr) fu, per un anno, il conforto sollevato che manteneva, con impagabili sacrifici, la reputazione comunista del movimento operaio””. (pag 67)”,”MSPx-043″
“CHINELLO Cesco”,”Classe, movimento, organizzazione. Le lotte operaie a Marghera-Venezia: i percorsi di una crisi. 1945-55.”,” L’ accordo interconfederale sulle CI (agosto ’47). Le Commissioni Interne. “”Nonostante l’ esperienza quotidiana del movimento portasse le CI a debordare da quella autolimitazione per esercitare un potere-contrattuale in fabbrica, anche a Venezia-Marghera i dirigenti – con alcune diversità tra loro – preparano il terreno all’ accordo contro quello che il segretario della CdL di Mestre chiama “”il disordine creato nel campo sindacale dalle deviazioni delle CI che trascuravano quelli che avrebbero dovuto essere i loro specifici compiti per invadere il campo riservato ai sindacati o, peggio ancora, quello di competenza della Camera del lavoro””, e contro quelle CI che Sannicolò, tecnico dell’ Ina e autorevole dirigente comunista dei Cdg, definisce sbrigativamente come “”il peggior nemico del sindacato””.”””,”MITT-217″
“CHINSKY Pavel”,”La fabbrica della colpa. Microstoria del terrore staliniano.”,”Pavel Chinsky, nato nel 1974, si è laureato all’École Normale Supérieure di Parigi, insegna a Mosca e dirige la collana di letteratura russa per le edizioni francesi Cherche Midi. É autore di Staline, Archives inédites (1926-1936) (Berg International, Paris 2001).”,”RUSS-047-FL”
“CHIODI Giulio Maria MARINI Giuliano GATTI Roberto a cura, saggi di G. MARINI G. DUSO V. FIORILLO B. HENRY A. LORETONI D. MAZZU’ F. PAPA F. SCIACCA M. TOMBA F. VALORI E. VITALE F. GONNELLI S. VECA F. GONNELLI S. VECA L. BAZZICALUPO N. DE-FEDERICI A. FERRARA G. FIASCHI E. MACERA V. MARZOCCHI S. PETRUCCIANI M.C. PIEVATOLO T. SERRA L. ALFIERI”,”La filosofia politica di Kant.”,” “”Ed è proprio l’ambito internazionale, quello relativo alle controversie tra le ‘summae potestates’, che presenta caratteri di maggiore arretratezza: “”La natura umana in nessun altra campo si dimostra così poco amabile come nei rapporti dei popoli tra loro”” (4). In questo senso, il problema della mancanza di un ordine internazionale viene inteso da Kant come la testimonianza del fatto che il progresso segue ritmi differenti nei vari ambiti dell’agire umano. (…) Senza voler semplificare una riflessione sulla storia che rimane ancora oggi tra gli aspetti più complessi del pensiero kantiano, è indubbio che negli scritti che vanno dal 1793 al 1798 ci troviamo di fronte ad un pensiero maturo, che poco ha in comune con quelle parti dell”Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico’ in cui Kant arriva addirittura ad esprimere l’auspicio della nascita di un nuovo Keplero o di un nuovo Newton in grado di studiare la storia del genere umano come si studia il corso dei pianeti, formulando leggi altrettanto necessarie. L’originalità della riflessione kantiana non si ferma tuttavia a queste poche considerazioni. E’ opportuno ricordare che trattando della pace tra gli Stati Kant assume una posizione atipica rispetto alla riflessione filosofico-politica prevalente, che aveva di fatto rinunciato alla prospettiva del superamento del disordine internazionale e lo aveva piuttosto accettato come dato naturale e immodificabile, non assumendo questa dimensione dell’agire politico come oggetto di riflessione e di indagine”” (Anna Loretoni, L’ordine tra gli Stati: pace e progresso nella prospettiva kantiana) pag 58-59 (4) Gemeinspruch, VIII, p. 312; trad. it. cit. p. 280″,”FILx-479″
“CHIODI Giulio Maria MARINI Giuliano GATTI Roberto a cura; saggi di C. CESA G. DUSO M. BOVERO S. VECA G. FIASCHI Nico DE-FEDERICIS M. TOMBA F. VALORI F. RICCI D. MAZZU’ E. MIRRI A. RIZZACASA E. BAGLIANI S. MARCUCCI V. PAZE’ G.M. CHIODI”,”La filosofia politica di Hegel.”,”””Nel 1982 il politologo statunitense Marshall Berman scrisse un brillante libro sul tema della modernità. Con mossa originale e stravagante scelse per il titolo una frase: ‘All that is solid melts in to air’ (1). La frase è di Marx (‘Manifesto’, ndr): originariamente era riferita alle trasformazioni continue dell’economia capitalistica e della società moderna in generale, in cui sembra che nulla possa consolidarsi e permanere. A me pare un’immagine particolarmente felice. Non è proprio una definizione del concetto di modernità, ma suggerisce la natura del problema. Questa specie di definizione, o meglio rappresentazione intuitiva, in ‘silhouette’, è riconducibile non già all’interpretazione hegeliana del carattere distintivo del moderno – che Hegel identifica con l’avvento della libertà soggettiva e il riconoscimento del suo valore, dunque con l’emancipazione dell’individuo da canoni e ordini la cui validità sia semplicemente presupposta -, bensì alla preoccupazione, ripetutamente e variamente manifestata da Hegel, delle possibili ‘degenerazioni’ del principio moderno. Ma nel nucleo della stessa intepretazione hegeliana della modernità – forzandone il significato al di là dei limiti di compatibilità con lo spirito dell’hegelismo – potrebbe essere rintracciata l’idea che quelle degenerazioni non sono affatto tali, o che non sono patologie evitabili o comunque arginabili: che la ‘natura’ del moderno non può non comportare un progressivo e incessante allentamento dei vincoli, legami, regole, tendenzialmente (o asintoticamente) la loro sparizione”” [Michelangelo Bovero, Hegel e i confini della modernità] [(in) ‘La filosofia politica di Hegel’, a cura di G.M. Chiodi G. Marini e R. Gatti, 2003] [(1) Il libro è stato tradotto in italiano col titolo: ‘L’esperienza della modernità’, Bologna, 1985] (pag 61) ‘Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria’ “”Se Napoleone ha rappresentato per l’autore della ‘Fenomenologia dello spirito’ l’ “”idea a cavallo””, se la Rivoluzione francese ha fatto emergere la forza della ragione, entrambi hanno segnato l’avvento della ‘civitas’, erede moderna piuttosto della ‘polis’ greca che non della ‘res publica’ romana, tranne che per insegne ed espressioni rappresentative esteriori. E’ la centralità dello stato, in cui il primato della legge e poi la codificazione, sua cristalizzazione, saranno l’espressione più diretta, costituiranno la lezione francese epocale che lascerà una sua impronta molto netta nella costruzione giuridico-istituzionale della ‘Staatsphilosophie’ tedesca”” (pag 185) (G.M. Chiodi, Buone e cattive affinità: Hegel politico) Berman: Addio a Berman, marxista e moderno di FEDERICO RAMPINI 14 Settembre 2013 6 http://www.eddyburg.it/ Scomparso a New York l’autore de “”L’esperienza della Modernità””, caposaldo spesso sottovalutato degli studi urbani contemporanei, e critico spietato del conformismo progressista, di cui aveva raccontato magistralmente le miserie. La Repubblica, 14 settembre 2013, postilla (f.b.) NEW YORK – Nelle più diffuse traduzioni italiane, la frase è fin troppo esplicitata: «Tutto ciò che era stabilito e rispondente alla situazione sociale svanisce», oppure «si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi». Nella versione originale del Manifesto comunista di Karl Marx e Friederich Engels l’immagine è più astratta, misteriosa. Citata da sola richiama un trattato di fisica. «Tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria». Significa che il potere rivoluzionario del capitalismo non risparmia nulla: ha travolto società feudali scaraventandole nella modernizzazione, e prima o poi la sua furia distruttiva dissolverà la stessa borghesia. È quella frase che Marshall Berman scelse come titolo del suo libro più bello e più fortunato, pubblicato in Italia dal Mulino. Fu una fatica durata dieci anni, cominciò a scrivere nel 1971 e finì nel 1981. Ne valeva la pena: fu all’origine di un revival d’interesse americano per il marxismo, capace di sopravvivere alla caduta del Muro di Berlino. Trent’anni prima della grande crisi del 2008 o di Occupy Wall Street, Berman aveva riscoperto una lettura marxista del suo tempo, rifiutandosi di abbandonare quei testi alla critica dei roditori. Edmondo Berselli in Adulti con riserva lo ricordò come «una specie di elefante barbuto, nello stesso tempo goffo ed agile, divertentissimo da osservare mentre in un bar veneziano mangiava la pizza con le mani impiastricciandosi le dita, se la ficcava in bocca sporcandosi la barba»… È morto come lo ricordava Berselli: stroncato da un infarto l’11 settembre, a settantatre anni, mentre mangiava in uno dei suoi “diner” preferiti, il Metro dell’Upper West Side. Newyorchese fino al midollo, nato nel South Bronx, laureato alla Columbia, docente al City College, Berman negli ultimi anni si era dedicato proprio alla storia della sua città, curando un’opera collettiva sulla Grande Mela “dal blackout a Bloomberg”. Teorico della modernità, la studiava nei grandi fenomeni sociali così come nella vita personale. Pubblico e privato facevano tutt’uno per lui, questo contribuiva al fascino dei suoi scritti: «Essere moderno, vuol dire sperimentare la propria vita personale e sociale come un vortice, trovarsi in una perpetua disintegrazione e trasformazione, fra turbamento e angoscia, ambiguità e contraddizione ». Cioè, appunto, essere parte di un universo in cui tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria. Berman era capace di scrivere con la stessa prosa seducente sul Faust di Goethe, su Dostoevskij, o sull’architettura di Manhattan. Al centro del suo pensiero c’è la potenza creatrice e devastante della modernità. Non lo convinceva il pensiero “leggero” dei post-moderni. Anche in questo incrociava la sua filosofia con la sua esperienza di vita, segnata da tragedie come il suicidio della prima moglie. Da Dissent a The Nation alla New York Review of Books,la sua firma è stata su tutte le riviste più radicali e impegnate, dove l’intellighenzia newyorchese non rinuncia a esercitare la critica del presente. Era convinto, con Marx, che non basti interpretare la storia, occorre cambiarla. postilla Un ruolo particolare Marshall Berman avrebbe potuto avere, e magari avrà in futuro, chissà, per gli studi urbani in Italia, ben oltre la vaga eco del suo L’Esperienza della Modernità, praticamente noto soprattutto per lo svarione del traduttore sottopagato, autore dell’improbabile neologismo “scure di carne” attribuito al modernizzatore autoritario per eccellenza, Robert Moses. Il rimescolare personale e politico di Berman, ricordato da Rampini, nel caso di Moses cascava benissimo ricordando l’infanzia a West Tremont, nel Bronx ancora sereno quartiere popolare e di ceto medio nell’anteguerra, trasformato nell’anticamera dell’inferno dagli sventramenti voluti dallo zar delle opere pubbliche Moses per una autostrada urbana. Vicenda replicata in migliaia di altre città del mondo, più o meno identica anche se non nelle dimensioni, ma che Marshall Berman ci propone secondo una prospettiva diciamo difficile da digerire per la critica italiana: è l’accettazione acriticamente tecnocratica dell’urbanistica razionalista, del ruolo indiscutibile della pubblica amministrazione dotata del diritto di esproprio per pubblica utilità, a produrre danni e cicatrici difficili da rimarginare nel tessuto urbano e sociale, replicando le fratture dell’industrializzazione ottocentesca nel segno della città-macchina corbusieriana che ruota attorno all’automobile. E che fa passare in secondo piano anche l’autoritarismo militaresco degli sventratori classici, da Haussmann (a cui pure Moses diceva di ispirarsi) al nostro Mussolini stigmatizzato da Cederna. Perché la distruzione di questi sventramenti non riguarda semplicemente le sedimentazioni del passato, spesso del tutto inesistenti nelle città del mondo prive di storia degna di questo nome. Il solidificarsi di ciò che era sospeso nell’aria è invece un esercizio spietato di potere nel segno di una razionalità astratta, di cui la cultura razionalista non ha saputo davvero liberarsi, e che non è assente neppure in certe culture urbane contemporanee, pur frammentate tra lobbies settoriali. Così l’Esperienza della Modernità di Marshall Berman ci resta a efficace testimonianza e monito: non solo diffidate dei falsi profeti, ma badate bene a come interpretare quelli autentici! (f.b.) Su Mall la versione italiana di alcune considerazioni di Berman a proposito dell’immaginario urbano a Times Square, vetrina delle merci e della società, aggiungono molto al profilo oggi santificato dell’amministrazione Bloomberg Qui un breve filmato sull’autostrada del Bronx raccontata da Berman Enc. Treccani. modernità Carattere di ciò che appartiene ai tempi più recenti. Riferito a persone o a manifestazioni, indica adesione allo spirito e al gusto dei tempi, e quindi originalità ed emancipazione dalla tradizione. Lo spirito della m. spesso connotato da un carattere utopico (nella consapevolezza che un’era si sta aprendo), dalla ricerca del nuovo e dall’interesse per lo specialismo e l’avanguardismo. MODERNO E POSTMODERNO Nella riflessione contemporanea viene spesso usato il termine postmoderno, per indicare la crisi e il tramonto della m. nelle società del capitalismo maturo, entrate, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, in una fase caratterizzata dalle dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati finanziari, dall’aggressività dei messaggi pubblicitari, dall’invadenza della televisione, dal flusso ininterrotto delle informazioni sulle reti telematiche. In contrasto con i caratteri tipici dell’ideologia modernista, la condizione culturale postmoderna si caratterizza soprattutto per una disincantata rilettura della storia, definitivamente sottratta a ogni finalismo, e per l’abbandono dei grandi progetti per l’uomo, elaborati a partire dall’Iluminismo e fatti propri dalla m., dando luogo, sul versante creativo, più che a un nuovo stile, a una sorta di estetica della citazione e del riuso, ironico e spegiudicato, del repertorio di forme del passato, in cui è abolita ogni distinzione tra i prodotti ‘alti’ della cultura e quelli della cultura di massa.”,”HEGx-028″
“CHIODI Pietro”,”Il pensiero esistenzialista.”,”CHIODI Pietro Il pensiero esistenzialista si diffonde dopo la Grande guerra “”L’esistenzialismo contemporaneo si è deliberatamente presentato come una Kierkegaard-Renaissance, come una rinascita di Kierkegaard. Veniva così alla ribalta del pensiero mondiale un filosofo fino allora pressochè ignoto; vissuto in ambiente culturale secondario come la piccola Danimarca”” (pag 7) “”Ma solo dopo la prima guerra mondiale, dopo cioè il fallimento degli ideali ottimistici della fine secolo, il pensiero di Kierkegaard, col suo potente senso tragico dell’esistenza individuale, con la sua consapevolezza della radicalità del male e del nulla, emerse dall’oblio quasi centenario per ispirare tutta una complessa corrente di pensiero che dalla Germania doveva a poco a poco dilagare in tutto il mondo della cultura”” (pag 11)”,”FILx-485″
“CHIODI Giulio Maria MARINI Giuliano GATTI Roberto a cura; saggi di C. CESA G. DUSO M. BOVERO S. VECA G. FIASCHI Nico DE-FEDERICIS M. TOMBA F. VALORI F. RICCI D. MAZZU’ E. MIRRI A. RIZZACASA E. BAGLIANI S. MARCUCCI V. PAZE’ G.M. CHIODI”,”La filosofia politica di Hegel.”,”””Nel 1982 il politologo statunitense Marshall Berman scrisse un brillante libro sul tema della modernità. Con mossa originale e stravagante scelse per il titolo una frase: ‘All that is solid melts in to air’ (1). La frase è di Marx (‘Manifesto’, ndr): originariamente era riferita alle trasformazioni continue dell’economia capitalistica e della società moderna in generale, in cui sembra che nulla possa consolidarsi e permanere. A me pare un’immagine particolarmente felice. Non è proprio una definizione del concetto di modernità, ma suggerisce la natura del problema. Questa specie di definizione, o meglio rappresentazione intuitiva, in ‘silhouette’, è riconducibile non già all’interpretazione hegeliana del carattere distintivo del moderno – che Hegel identifica con l’avvento della libertà soggettiva e il riconoscimento del suo valore, dunque con l’emancipazione dell’individuo da canoni e ordini la cui validità sia semplicemente presupposta -, bensì alla preoccupazione, ripetutamente e variamente manifestata da Hegel, delle possibili ‘degenerazioni’ del principio moderno. Ma nel nucleo della stessa intepretazione hegeliana della modernità – forzandone il significato al di là dei limiti di compatibilità con lo spirito dell’hegelismo – potrebbe essere rintracciata l’idea che quelle degenerazioni non sono affatto tali, o che non sono patologie evitabili o comunque arginabili: che la ‘natura’ del moderno non può non comportare un progressivo e incessante allentamento dei vincoli, legami, regole, tendenzialmente (o asintoticamente) la loro sparizione”” [Michelangelo Bovero, Hegel e i confini della modernità] [(in) ‘La filosofia politica di Hegel’, a cura di G.M. Chiodi G. Marini e R. Gatti, 2003] [(1) Il libro è stato tradotto in italiano col titolo: ‘L’esperienza della modernità’, Bologna, 1985] (pag 61) ‘Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria’ “”Se Napoleone ha rappresentato per l’autore della ‘Fenomenologia dello spirito’ l’ “”idea a cavallo””, se la Rivoluzione francese ha fatto emergere la forza della ragione, entrambi hanno segnato l’avvento della ‘civitas’, erede moderna piuttosto della ‘polis’ greca che non della ‘res publica’ romana, tranne che per insegne ed espressioni rappresentative esteriori. E’ la centralità dello stato, in cui il primato della legge e poi la codificazione, sua cristalizzazione, saranno l’espressione più diretta, costituiranno la lezione francese epocale che lascerà una sua impronta molto netta nella costruzione giuridico-istituzionale della ‘Staatsphilosophie’ tedesca”” (pag 185) (G.M. Chiodi, Buone e cattive affinità: Hegel politico) Berman: Addio a Berman, marxista e moderno di FEDERICO RAMPINI 14 Settembre 2013 6 http://www.eddyburg.it/ Scomparso a New York l’autore de “”L’esperienza della Modernità””, caposaldo spesso sottovalutato degli studi urbani contemporanei, e critico spietato del conformismo progressista, di cui aveva raccontato magistralmente le miserie. La Repubblica, 14 settembre 2013, postilla (f.b.) NEW YORK – Nelle più diffuse traduzioni italiane, la frase è fin troppo esplicitata: «Tutto ciò che era stabilito e rispondente alla situazione sociale svanisce», oppure «si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi». Nella versione originale del Manifesto comunista di Karl Marx e Friederich Engels l’immagine è più astratta, misteriosa. Citata da sola richiama un trattato di fisica. «Tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria». Significa che il potere rivoluzionario del capitalismo non risparmia nulla: ha travolto società feudali scaraventandole nella modernizzazione, e prima o poi la sua furia distruttiva dissolverà la stessa borghesia. È quella frase che Marshall Berman scelse come titolo del suo libro più bello e più fortunato, pubblicato in Italia dal Mulino. Fu una fatica durata dieci anni, cominciò a scrivere nel 1971 e finì nel 1981. Ne valeva la pena: fu all’origine di un revival d’interesse americano per il marxismo, capace di sopravvivere alla caduta del Muro di Berlino. Trent’anni prima della grande crisi del 2008 o di Occupy Wall Street, Berman aveva riscoperto una lettura marxista del suo tempo, rifiutandosi di abbandonare quei testi alla critica dei roditori. Edmondo Berselli in Adulti con riserva lo ricordò come «una specie di elefante barbuto, nello stesso tempo goffo ed agile, divertentissimo da osservare mentre in un bar veneziano mangiava la pizza con le mani impiastricciandosi le dita, se la ficcava in bocca sporcandosi la barba»… È morto come lo ricordava Berselli: stroncato da un infarto l’11 settembre, a settantatre anni, mentre mangiava in uno dei suoi “diner” preferiti, il Metro dell’Upper West Side. Newyorchese fino al midollo, nato nel South Bronx, laureato alla Columbia, docente al City College, Berman negli ultimi anni si era dedicato proprio alla storia della sua città, curando un’opera collettiva sulla Grande Mela “dal blackout a Bloomberg”. Teorico della modernità, la studiava nei grandi fenomeni sociali così come nella vita personale. Pubblico e privato facevano tutt’uno per lui, questo contribuiva al fascino dei suoi scritti: «Essere moderno, vuol dire sperimentare la propria vita personale e sociale come un vortice, trovarsi in una perpetua disintegrazione e trasformazione, fra turbamento e angoscia, ambiguità e contraddizione ». Cioè, appunto, essere parte di un universo in cui tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria. Berman era capace di scrivere con la stessa prosa seducente sul Faust di Goethe, su Dostoevskij, o sull’architettura di Manhattan. Al centro del suo pensiero c’è la potenza creatrice e devastante della modernità. Non lo convinceva il pensiero “leggero” dei post-moderni. Anche in questo incrociava la sua filosofia con la sua esperienza di vita, segnata da tragedie come il suicidio della prima moglie. Da Dissent a The Nation alla New York Review of Books,la sua firma è stata su tutte le riviste più radicali e impegnate, dove l’intellighenzia newyorchese non rinuncia a esercitare la critica del presente. Era convinto, con Marx, che non basti interpretare la storia, occorre cambiarla. postilla Un ruolo particolare Marshall Berman avrebbe potuto avere, e magari avrà in futuro, chissà, per gli studi urbani in Italia, ben oltre la vaga eco del suo L’Esperienza della Modernità, praticamente noto soprattutto per lo svarione del traduttore sottopagato, autore dell’improbabile neologismo “scure di carne” attribuito al modernizzatore autoritario per eccellenza, Robert Moses. Il rimescolare personale e politico di Berman, ricordato da Rampini, nel caso di Moses cascava benissimo ricordando l’infanzia a West Tremont, nel Bronx ancora sereno quartiere popolare e di ceto medio nell’anteguerra, trasformato nell’anticamera dell’inferno dagli sventramenti voluti dallo zar delle opere pubbliche Moses per una autostrada urbana. Vicenda replicata in migliaia di altre città del mondo, più o meno identica anche se non nelle dimensioni, ma che Marshall Berman ci propone secondo una prospettiva diciamo difficile da digerire per la critica italiana: è l’accettazione acriticamente tecnocratica dell’urbanistica razionalista, del ruolo indiscutibile della pubblica amministrazione dotata del diritto di esproprio per pubblica utilità, a produrre danni e cicatrici difficili da rimarginare nel tessuto urbano e sociale, replicando le fratture dell’industrializzazione ottocentesca nel segno della città-macchina corbusieriana che ruota attorno all’automobile. E che fa passare in secondo piano anche l’autoritarismo militaresco degli sventratori classici, da Haussmann (a cui pure Moses diceva di ispirarsi) al nostro Mussolini stigmatizzato da Cederna. Perché la distruzione di questi sventramenti non riguarda semplicemente le sedimentazioni del passato, spesso del tutto inesistenti nelle città del mondo prive di storia degna di questo nome. Il solidificarsi di ciò che era sospeso nell’aria è invece un esercizio spietato di potere nel segno di una razionalità astratta, di cui la cultura razionalista non ha saputo davvero liberarsi, e che non è assente neppure in certe culture urbane contemporanee, pur frammentate tra lobbies settoriali. Così l’Esperienza della Modernità di Marshall Berman ci resta a efficace testimonianza e monito: non solo diffidate dei falsi profeti, ma badate bene a come interpretare quelli autentici! (f.b.) Su Mall la versione italiana di alcune considerazioni di Berman a proposito dell’immaginario urbano a Times Square, vetrina delle merci e della società, aggiungono molto al profilo oggi santificato dell’amministrazione Bloomberg Qui un breve filmato sull’autostrada del Bronx raccontata da Berman Enc. Treccani. modernità Carattere di ciò che appartiene ai tempi più recenti. Riferito a persone o a manifestazioni, indica adesione allo spirito e al gusto dei tempi, e quindi originalità ed emancipazione dalla tradizione. Lo spirito della m. spesso connotato da un carattere utopico (nella consapevolezza che un’era si sta aprendo), dalla ricerca del nuovo e dall’interesse per lo specialismo e l’avanguardismo. MODERNO E POSTMODERNO Nella riflessione contemporanea viene spesso usato il termine postmoderno, per indicare la crisi e il tramonto della m. nelle società del capitalismo maturo, entrate, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, in una fase caratterizzata dalle dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati finanziari, dall’aggressività dei messaggi pubblicitari, dall’invadenza della televisione, dal flusso ininterrotto delle informazioni sulle reti telematiche. In contrasto con i caratteri tipici dell’ideologia modernista, la condizione culturale postmoderna si caratterizza soprattutto per una disincantata rilettura della storia, definitivamente sottratta a ogni finalismo, e per l’abbandono dei grandi progetti per l’uomo, elaborati a partire dall’Iluminismo e fatti propri dalla m., dando luogo, sul versante creativo, più che a un nuovo stile, a una sorta di estetica della citazione e del riuso, ironico e spegiudicato, del repertorio di forme del passato, in cui è abolita ogni distinzione tra i prodotti ‘alti’ della cultura e quelli della cultura di massa.”,”HEGx-036-FL”
“CHIOSSONE Edoardo, a cura di Alfredo LIVI”,”Lettere dal Giappone (1875-1895). Ad un amico genovese, GB Villa.”,”Nel giugno del 1895 EC [Edoardo Chiossone, ndr] è testimone della prima prova politica e militare del Giappone moderno. E ne scrive a G.B. Villa: «Più volte avrei voluto parlarti delle vicende politiche di questo paese, ma gli avvenimenti si sono succeduti con tale furia che il narrarli avrebbe domandato più tempo e voi eravate informati dal telegrafo intanto che i miei scarabocchi avrebbero viaggiato. Ora resta fiducioso: speriamo che non vengano altre complicazioni e ora il Giappone possa godere il frutto dei suoi sacrifici e vittorie. Mi ha fatto immenso piacere che l’Italia abbia seguito l’Inghilterra nella sua politica e così si è cattivata la stima di questo popolo e Governo, intanto che la Francia e la Germania, facendo la corte alla Russia, hanno l’odio e il disprezzo di tutti. L’Imperatore è tornato il 30 scorso in Tokio, in pompa magna, il ricevimento fu entusiastico». EC si riferisce alla conclusione della guerra cino-giapponese dal 1893-1895″” (pag 41)”,”JAPx-001-FMP”
“CHISHOLM Michael”,”Geografia dello sviluppo economico.”,”Michael Chisholm, è un geografo noto e apprezzato per i suoi studi sul rapporto tra dinamiche economiche e assetti territoriali. E’ docente di Geografia nell’Università di Cambridge. Profezie scientifiche “”Vi è una storia nella vita di tutti gli uomini che rappresenta la natura dei tempi defunti; osservando questa storia un uomo può profetizzare quasi a colpo sicuro le principali cose probabili ancora, non nate a vita, e che stanno chiuse come tesori nel loro seme e nelle loro timide gemme”” (W. Shakespeare, Enrico IV, Parte II”” (pag 207)”,”PVSx-080″
“CHITARIN Attilio”,”Lenin e il controllo operaio.”,”«Uno degli aspetti della grandezza di Lenin consiste proprio nell’aver compreso che il volontarismo, il soggettivismo, il rifiuto della scienza possono costituire un momentaneo ‘eccitante rivoluzionario’, ma non possono essere il fondamento di una solida dottrina rivoluzionaria». Sebastiano Timpanaro. «La classe operaia non ha da realizzare degli ideali, ma da liberare gli elementi della nuova società, di cui è gravida la vecchia e cadente società borghese». Karl Marx”,”LENS-058-FL”
“CHITARIN Attilio a cura”,”Le Izvestija di Kronstadt. Articoli dal 3 al 16 marzo 1921.”,”Pubblichiamo una raccolta di articoli delle Izvestija di Kronstadt apparsi dal 3 al 16 marzo 1921. Il 16 marzo l’esperienza di autonomia dei marinai e dei cittadini di Kronstadt terminava. La città era presa dall’armata bolscevica.”,”RIRO-157-FL”
“CHITAROW R.”,”Der Kampf um die Massen. Von 2. zum 5. Weltkongress der KJI.”,”La lotta contro il trotskismo. “”L’ importante questione politica, che questo Plenum ha affrontato, è stata la questione del trotskismo. L’ intero anno 1926 è stato occupato dall’ offensiva furiosa da parte degli “”ultrasinistri”” trotskisti contro il Comintern, sia in Germania che in URSS.”””,”INTT-194″
“CHIUSANO Italo Alighiero”,”Vita di Goethe.”,”ANTE1-35″,”BIOx-135″
“CHLEVNJUK Oleg”,”Stalin e la società sovietica negli anni del terrore.”,”Francesco BENVENUTI è docente di Storia dell’ Europa Orientale all’ Università di Bologna. Oleg CHLEVNJUK, nato nel 1956, è uno dei più brillanti rappresentanti della nuova generazione di storici russi. Ha pubblicato a Mosca, in Francia e negli Stati Uniti i suoi lavori sul sistema economico e sociale della Russia staliniana.”,”RUSS-084″
“CHLEVNJUK Oleg V.”,”Storia del Gulag. Dalla collettivizzazione al Grande terrore.”,”Oleg Chlevnjuk (1956) è ricercatore presso l’Archivio di Stato della Federazione russa. Le sue opere di storia sovietica sono state tradotte negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia e Germania.”,”RUSS-015-FL”
“CHO SE-HUI”,”Le Nain.”,”””Noi siamo tutti dei nani””, constata un giorno, prostrata, una delle eroine di questo libro. E di fatto, in questo quartiere di Seul, che ha, per una strana ironia, il nome di “”Distretto della felicità””, sono riuniti gli umiliati e gli offesi di una società sottomessa al capitalismo selvaggio e alla violenza della speculazione. Vera radiografia dei giorni più bui dell’espansione coreana, questo romanzo in forma di racconti brevi è un’opera forte, iperrealista, con uno stile che ti trascina, rivela, fissa e stigmatizza gli atteggiamenti e i comportamenti con l’ossessione di mettere in luce una realtà vera di ingiustizia e solidarietà., dolcezza e dolore che sono la sorte dei miseraili. Per certi versi straziante, la storia del nano e dei suoi compagni di sventura fa risuonare una delle voci più impegnate della letteratura coreana.”” (dalla quarta di copertina) ???? ?? ?? ?? ? (Nanjang-iga Ssoa-olin Jaageun Gong), 1976. Traduzione dal coreano in inglese di Chun Kyung-Ja. “The Portable Library of Korean Literature”, Seoul, Jimoondang, 2002 Questa edizione contiene uno dei testi narrativi interconnessi, quello che titola l’intera serie di dodici del libro forse più noto di Cho, nel quale si raccontano le vicende di una famiglia sud-coreana negli anni Settanta, durante il boom economico da cui gli strati non abbienti descritti dall’autore vennero esclusi, colpiti anzi dalla speculazione edilizia montante e da un’economia che perseguiva fini esclusivi con una postura etica priva di scrupoli. Nel volumetto della “Portable Library”, leggiamo uno dei capitoli più significativi, in cui “dwarf” (nano) è il soprannome, dovuto alla statura, del padre dei narratori in prima persona che si alternano in varie sezioni di questa storia e la fanno progredire a episodi e con angolazioni ogni volta diverse pur mantenendo un andamento cronologico e progressivo. Già questa tecnica è indicativa di una tendenza a costruire un realismo non banale e non interamente documentario e naturalistico, sebbene la denuncia sociale sia mordente e l’incisività dei fatti venga resa con periodare breve e scarno. La speculazione edilizia avanza nel quartiere, cosicché la famiglia è costretta a cedere la casa d’abitazione a un costruttore che si è procurato un permesso relativo al “programma di rinnovo urbano del quartiere Paradiso”, come sarcasticamente è denominato il nucleo in cui abitano i protagonisti. Il compenso per l’appropriazione dell’immobile è risibile, per cui la famiglia si riduce ancora più in miseria. Si disintegrano anche i rapporti umani, se la figlia scappa di casa, raccontando da quel punto in poi l’ultima parte della storia. In questa narrazione conclusiva, inizialmente abbiamo l’impressione che la narratrice per disperazione si sia venduta all’imprenditore edile che l’ha sfrattata, ma apprendiamo che ha invece architettato una vendetta raffinata, profittando della debolezza di lui che ne fa la sua amante per appropriarsi dei documenti dell’abitazione e farla di nuovo registrare a nome della famiglia originaria, ma scoprendo due anni dopo, al momento del ritorno al focolare domestico, il trasloco in altra zona dei genitori e apprendendo la morte del padre. L’intreccio, anche in traduzione, scorre con fluidità notevole. Ogni particolare è marcato e significativo. Gli scherzi drammatici del destino si accompagnano alla sfortuna dell’essere nati tra il proletatriato. Anche il ricco privo di compassione non è però del tutto disprezzabile, perché per lo meno ha un sentimento in qualche modo autentico, pur se basato sull’attrazione fisica, nei confronti della ragazza. Ella stessa ottiene i suoi scopi infrangendo la legge etica. In breve nulla è semplice e scontato se non la realtà dell’emarginazione e dello sfruttamento che si annidano alle spalle dello sviluppo. Roberto Bertoni Nato nel 1942 a Kapyong, nella provincia di Kyonggi, Cho Sehui ha studiato lettere a Seoul. L’insieme dei racconti consacrati al ‘Nain’ ha avuto grande successo in Corea. Cho Se-hui From Wikipedia Cho Sehui was born on August 20, 1942, in Gapyeong, Gyeonggi-do. Cho attended Seorabeol Art College and Kyonggi University in Seoul.[2] Cho was a member of the so-called “”hangul generation,”” which was called that because its member were the first to be educated in the Korean language (the previous years had been under Japanese domination and language, and before the colonial period most scholars had studied Chinese). Work Cho’s writing is sparse and explicit, though it can also seem surreal. His most famous work is The Dwarf. The Dwarf is a yonjak sosol (linked novel) or collection of separately published short stories which can stand alone or supplement each other. This fractured structure, along with Cho’s jump-cutting, juxtapositional, and un-sign-posted narrative portrays a society that “”severs men from the natural rhythms and shape of creation.””[3] It is a powerful work of social criticism focusing on the forced redevelopment of Seoul in the 1970s, and the human costs that accompanied it. It combines biting realism with an often fantastic structure that pulls a reader into the difficult and fragmented era the work describes. Cho combines a kaleidoscopic narrative approach, powerful use of scientific symbols, and a dead-flat and deadeye narrative tone. Reading The Dwarf requires some attention, but the interlocking narrative arcs and often disconcerting internal shifts in narrator or time frame are both supportive of the theme of the book and ultimately rewarding. Koreans consider this work to be one of the critical works of the 1970s.[4] Works in Translation[edit] The Dwarf University of Hawaii Press (October 2006); translated by Ju-chan and Bruce Fulton ISBN 0-8248-3101-2 The Voice of the Governor-General and Other Stories of Modern Korea (Contributor) Eastbridge (June 2002) ISBN 1-891936-06-9 City of Machines Korea Journal Vol.30 No.3 March 1990 pp. 68–74 On the Overhead Bridge Korea Journal Vol.20 No.10 October 1980 pp. 30–35 Der Zwerg (???? ???? ?? ? ) ???? ????? ???????? ?????? ???????? (???? ???? ?? ?) A Törpe (???? ???? ?? ?) La Petite balle lancée par un nain (???? ???? ?? ?) Works in Korean[edit] Dwarf Launches a Little Ball (1978) Time Travel (1983) Root of Silence (1985) References[edit] Jump up ^ “”??? “” biographical PDF available at: http://klti.or.kr/ke_04_03_011.do# Jump up ^ Kenneth M. Wells, South Korea’s minjung movement: the culture and politics of dissidence University of Hawaii at Manoa. Center for Korean Studies p. 214 Jump up ^ Lukács, Realism in Our Time Jump up ^ Peter H. Lee, ed. A History of Korean Literature. Cambridge: Cambridge University Press (2003), p. 477.”,”ASIx-106″
“CHOMSKY Noam”,”I nuovi Mandarini. Gli intellettuali e il potere in America.”,”CHOMSKY Noam nato a Baltimore nel 1928 da una famiglia di immigrati russi, è professore di linguistica al MIT.”,”USAQ-079″
“CHOMSKY Noam”,”Per ragioni di Stato. Ideologie coercitive e forze rivoluzionarie.”,”CHOMSKY Noam nato a Baltimore nel 1928 da una famiglia di immigrati russi, è professore di linguistica al MIT.”,”USAQ-080″
“CHOMSKY Noam”,”Sulla nostra pelle. Mercato globale o movimento globale?”,”‘Noam Chomsky (1928) oltre ad avere rivoluzionato la linguistica contemporanea con la teoria generativista, è uno degli intellettuali militanti più ascoltati negli Stati Uniti’. (1999)”,”ECOI-018-FV”
“CHOMSKY Noam”,”L’America è finita? Il mondo che lasciamo e il compito che ci attende.”,”E’ la traduzione di una conferenza tenuta da Chomskyy il 17 settembre 2012 al Politeama Rossetti di Trieste”,”USAE-132″
“CHOMSKY Noam”,”Problemi di teoria linguistica.”,”Noam Chomsky nacque a Filadelfia il 7 dicembre 1928, figlio di un immigrato russo. Sotto la guida di Zellig Harris, studiò linguistica all’Università di Pennsylvania dove ottenne nel 1951 la laurea e nel 1955 il dottorato. Dal 1955 è entrato a far parte del corpo insegnante del Mit (Massachusetts Institute of Technology, dove dal 1956 è staot professore di Lingue moderne e linguistica.”,”VARx-066-FRR”
“CHOSSUDOVSKY Michel”,”La crisi albanese.”,”Michel Chossudovsky è docente di economia presso l’Università di Ottawa; ha pubblicato: La globalizzazione della povertà. L’impatto delle riforme del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.”,”EURC-079-FL”
“CHOUEIRI Youssef M., edizione italiana a cura di Enzo PACE”,”Il fondamentalismo islamico. Origini storiche e basi sociali.”,”Youssef M. Choueiri sociologo e storico di origine libanese; insegna nella Università di Exeter in Gran Bretagna. Tra le sue pubblicazioni “”Arab History and the Nation-State, 1820-1980″” (1989) “”Nel 1964, Sayyd Qutb pubblicò il libro ‘Idee Guida’ come risposta all’ideologia socialista del nasserismo. Nel frattempo era stato rilasciato dal carcere e si era dato da fare per reclutare nuovi adepti per una nuova organizzazione. Nell’agosto 1966 fu condannato a morte, dopo che le autorità egiziane avevano scoperto una congiura di alcune cellule clandestine della sua nuova creatura. La trama prevedeva di compiere una serie di atti di sabotaggio, far saltare in aria centrali elettriche e ponti e colpire obiettivi di vitale importanza economica. Queste azioni, insieme con un piano per assassinare il Presidente Nasser, il Primo Ministro e un certo numero di funzionari del servizio segreto, avrebbero dovuto paralizzare la vita quotidiana nelle principali città egiziane e allo stesso tempo permettere una rapida presa del potere politico. Nella sua deposizione Qutb sostenne che l’acquisto delle armi e la preparazione delle giovani reclute erano semplici misure di autodifesa, concepite per evitare il ripetersi dei fatti del 1954. Egli considerava la nuova organizzazione uno strumento necessario per contrastare la repressione dello Stato risoluto a distruggere i movimenti radicali islamici. Il siriano Marwan Hadid, uno dei discepoli di Qubt, fu implicato nella stessa trama, ma riuscì ad evitare l’arresto e fuggì in Siria verso la fine del 1965. Come il suo maestro, egli decise di rinunziare sia ai metodi tradizionali adottati dai Fratelli Musulmani in Egitto, che a quelli elaborati da Isam al-‘Attar, il leader dei Fratelli Siriani. Hadid reclutò gruppi sociali scelti di combattenti pronti alla lotta armata, con il compito di scatenare una guerra contro lo stato baathista «secolare e pagano». Nel 1971 l’Isam al’-‘Attar nel frattempo si era già spaccato in due fazioni: l’ala sinistra di Damasco, guidata da al-‘Attar, che si opponeva ai propositi avventuristici di Hadid, e un’ala radicale, concentrata nel nord del paese, sotto la guida di Sa’id Hawwa e ‘Adnan Sa’d al-Din. Hadid fu infine catturato dalle autorità nel 1975 e morì l’anno successivo nella sua cella. Sei anni più tardi i membri militanti dei Fratelli Musulmani della città di Hama, centro operativo di Hadid, organizzarono una rivolta armata contro il regime. Presero il controllo dei quartieri popolari. Gli speciali squadroni dell’esercito siriano impiegarono quasi un mese a riprendere il controllo della situazione. Nel frattempo vaste aree della città vennero rase al suolo; solo alcuni anni più tardi esse furono ricostruite con strade più ampie e servizi migliori. Nonostante la sua assenza dalla scena politica, Qutb continuò ad attirare seguaci dentro e fuori l’Egitto. La sconfitta degli eserciti egiziano, siriano e giordano ad opera di Israele nella guerra del giugno 1967 ebbe conseguenze di vasta portata. La più importante di esse fu l’umiliazione subita da due stati socialisti – l’Egitto e la Siria – e il fallimento della sfida da loro portata all’esercito israeliano. Sotto il peso del discredito, tanto da un punto di vista ideologico che militare, i gruppi dirigenti dei rispettivi paesi non riuscirono a sostenere l’onda d’urto della protesta delle masse popolari che si propagò in tutto il mondo islamico”” (pag 189-190) Youssef M. Choueiri Professor History Program Reader (Associate Professor) in Islamic Studies, University of Manchester; 2010-2011. Director-General, Centre for Arab Unity Studies; 1998-2004. Reader in Middle Eastern History, University of Exeter 1986-97. Lecturer in Modern Middle Eastern History, University of Exeter. His next project will consist of a comparative study of the historical emergence and development of monarchical and republican states and regimes in the Arab world in the twentieth century. Author and editor of a number of books in both Arabic and English. These include Modern Arab Historiography (2003); Arab Nationalism :A History (2000,2005); Islamic Fundamentalism (2010): and A Companion to the History of the Middle East (2005, 2008). Education: Corpus Christi College, University of Cambridge, PhD (1986). School of Oriental & African Studies, University of London, MSC (1978). American University of Beirut, BA (1974). Languages: Arabic, English”,”VIOx-201″
“CHOUKROUNE Leïla”,”La Chine et le maintien de la paix et de la securité internationales. Une relation complexe et multiforme entre independance, souveraineté et multilateralisme.”,”CHOUKROUNE Leïla è ‘doctorante’ in Diritto Internazionale all’ Università di Paris I Sorbonne e lavoro sui vari aspetti dell’ adesione della Cina al Diritto internazionale moderno.”,”CINx-096″
“CHOURY Maurice”,”Bonjour, Monsieur Courbet!”,”Giudizio di Marx sulla colonna. “”Per segnare significativamente la nuova era della storia che essa aveva coscienza di inaugurare, sotto gli occhi dei prussiani vincitori da un lato, e dell’ esercito di Bonaparte, condotto dai generali bonapartisti dall’ altro, la Comune abbatte questo colossale simbolo della gloria guerriera, la colonna Vendôme.”” (pag 169, La guerra civile in Francia)”,”MFRC-091″
“CHOW Gregory C.”,”Conoscere la Cina.”,”Gregory C. Chow (1913) è Professore di Economia, Politica e Professore emerito di economia alla Princeton University. E’ stato consulente dei massimi funzionari statali di Taiwan e della Cina continentale. E’ autore di numerose pubblicazioni sulla Cina e sull’Asia. “”(…) l’Istituto di Statistica subisce pressioni politiche per falsificare le statistiche? Durante il Grande Balzo in Avanti, il presidente Mao Zedong voleva che la produzione agricola aumentasse del 50 per cento nel giro di un anno e alcuni villaggi registrarono un fenomenale incremento della produzione. Tuttavia, l’Istituto di Statistica si dette come obiettivo quello di verificare tali irragionevoli pretese e di riportare i dati in modo corretto”” (pag 65)”,”CINx-003-FC”
“CHOWDHURY Anis ISLAM Iyanatul”,”The Newly Industrialising Economies of East Asia.”,”Anis Chowdhury è Senior Lecturer in Economics all’University of Western Sydney, Australia.”,”ASIE-037″
“CHRIST Michel”,”Le POUM. Histoire d’ un parti révolutionnaire espagnol, 1935-1952.”,”CHRIST Michel è dottorando all’ Università di Parigi VIII. “”Da parte sua, il primo rapporto che Moulin scrisse da Madrid il 24 agosto 1936, era pieno di critiche riguardo alla politica del POUM: “”Il fatto che abbia accettato di sedersi nel consiglio economico della Catalogna, i suoi legami con l’ ufficio di Londra, il fatto che abbia lasciato parlare Marceau Pivert ad una assemblea…”” “”Il POUM si è convertito in partito governativo””. (Servizio di stampa e d’ informazione per la VI Internazionale n° 2, Paris il 21 ottobre 1936″”, ibid. Augustin Guillamon, pag 55-56. I trotskisti tentarono di introdursi in seno al POUM e di spinger alla trasformazione di questo partito nel senso voluto dalle direttive della IV Internazionale. (Moulin “”La dualité de comités””, (…)). (pag 52-53)”,”MSPG-154″
“CHRIST Karl”,”Breve storia dell’Impero Romano.”,”Karl Christ ora professore emerito, ha insegnato Storia antica all’università di Marburgo. É autore di un’importante monografia: Geschichte der römischen Kaiserzeit. In italiano ha curato con A. Momigliano L’antichità nell’Ottocento in Italia e Germania e con E. Gabba L’impero romano fra storia generale e storia locale.”,”STAx-046-FL”
“CHRISTENSEN Chr. A.R.”,”Norvegia. Una monarchia democratica.”,”””Negli anni intorno al 1905 la marina mercantile attraversava un periodo assai difficile, per la trasformazione della navigazione a vela in quella a vapore. Durante gli anni del ‘Windjammer’, nel diciannovesimo secolo, la Norvegia godeva di una posizione di guida: nel 1870 la sua marina mercantile era la terza del mondo, con un tonnellaggio superato solo dalla Gran Bretagna, e dagli Stati Uniti. Ma mentre altri paesi, come per es. la Gran Bretagna, giòà nel 1905 aveva praticamente realizzato la trasformazione dalla vela al vapore, la Norvegia era solo all’ inizio di questo processo.”” (pag 17)”,”EURN-006″
“CHRISTIE Stuart MELTZER Albert”,”The Floodgates of Anarchy.”,”””I lavoratori francesi avevano perfezionato l’ arma dello sciopero e tutte le forme della lotta industriale, inclusa l’ occupazione delle fabbriche – a cui, anni dopo, nel 1936 e ancora nel 1968, essi ricorsero, molto tempo dopo che il parlamentarismo aveva dimostrato di prevalere. Secondo la loro visione lo sciopero generale avrebbe dovuto essere non più che una occupazione delle fabbriche, dopo di che i lavoratori avrebbero dovuto riprendere il lavoro ma tenere fuori gli imprenditori e lo stato. Questo diventa ben più che una occupazione. E’ una espropriazione: la sfida finale al capitalismo””. (pag 43)”,”ANAx-220″
“CHRISTIE-MURRAY David”,”I percorsi delle eresie. Viaggio nel dissenso religioso dalle origini all’età contemporanea.”,”CHRISTIE-MURRAY ha studiato all’Univ di Londra e Oxford dove ha anche frequentato Wyclif Hall. Ventisette anni dopo aver preso i voti ne è stato sciolto essendosi allontanato dalle posizioni teologiche della Chiesa anglicana per approdare al protestantesimo più radicale della ‘Società degli amici’.”,”RELC-051″
“CHRISTOPHE Robert”,”Danton.”,”””Danton morirà senza aver rivelato questo provvedimento. Roederer lo farà conoscere solo nel 1815, prima di Lamothe-Lagon, che lo riferirà nelle sue Memorie. E’ vero o inventato questo aneddoto? Vero, lo confermerebbe la asserzione secondo cui, d’ accordo con Lafayette, Danton avrebbe ricevuto 50 mila scudi dalla Corte alla vigilia del 10 agosto. E giustificherebbe l’ esclamazione della sorella de re: “”Non c’è alcun pericolo, Danton ci protegge!””. (pag 208)”,”FRAR-312″
“CHROMOV S.S. e altri”,”Feliks Dzierzynski.”,”DZERZINSKI (1877-1926).”,”RIRB-054″
“CHU TEH, a cura di Agnes SMEDLEY”,”La lunga marcia. Dal crollo della dinastia Manciú alla Cina di Mao. Conversazioni con Chu Teh raccolte da Agnes Smedley.”,”Questa è la storia dei primi sessant’anni di vita del generale Chu Teh, comandante in capo dell’Armata popolare di liberazione della Cina. Sebbene il generale Chu mi abbia autorizzato a scriverla, non è una biografia ufficiale.”,”CINx-034-FL”
“CHU Teh”,”La lunga marcia. Dal crollo della dinastia Manciú alla Cina di Mao.”,”””Mao Tse-tung era anch’egli un contadino colto, che aveva combatutto come soldato semplice nelal rivluzione del 1911 e aveva avuto una parte di primo piano nel movimento del 4 maggio, nella provincia nativa dell’Hunan. Vi aveva fondato il primo gruppo di studi marxisti e più tardi il primo nucleo del partito comunista. Mao era stato delegato al primo Congresso, che aveva dato via al Partito comunista cinese, il 1° luglio 1921. Quest’uomo, straordinariamente erudito e incline alla meditazione, era anche redattore di giornali e di una rivista, era un saggista, un poeta e nel 1925 aveva posto le basi del primo movimento clandestino di contadini nella sua provincia. Sotto il governo di Sun Yat-sen aveva organizzato a Canton la prima scuola per dirigenti del movimento contadino ed era stato eletto nel Comitato esecutivo del Kuomintang. Il movimento contadino, fondato nella provincia del Kwangtung da Sun Yat-sen, era filtrato nella provincia vicina, l’Hunan, dove, come già nel Kwangtung, si erano formate le leghe contadine e i Corpi di difesa contadini. Si aprima che dopo la spedizione contro il nord i proprietari di terre e i miliaristi locali avevano stroncato il nascente movimento con la selvaggia crudeltà propria delle epoche feudali. Vi erano state battaglie campali in cui i contadini erano stati uccisi a migliaia. Vi erano stati rapimenti e decapitazioni dei dirigenti e degli organizzatori dei contadini. I padroni delle terre avevano dalla loro i banditi, per bruciare i villaggi e massacrare i contadini nel sonno. Quando la spedizione contro il nord passò da Kwangtung alle pianure dell’Hunan, i contadini insorsero poco prima del suo arrivo, disarmarono la milizia dei proprietari di terre, il Min Tuan, si impadronirono dei villaggi e misero in fuga i signori delle terre. Il programma di riforma agraria del Kuomintang parlava di riduzione di fitti e abolizione dell’usura, ma molte leghe contadine erano andate oltre; avevano confiscato e diviso la terra, come già era accaduto nella storia cinese in tutte le insurrezioni contadine. Quando il generale Chu arrivò a Wuhan, due milioni di contadini erano organizzati nelle leghe nella sola provincia di Hunan e, con le loro famiglie, rappresentavano almeno dieci milioni di contadini organizzati, ossia la metà della popolazione rurale dello Hunan”” (pag 220) inserire”,”CINx-014-FV”
“CHÜN-TU HSÜEH a cura; scritti di Franz MICHAEL M. YAP KWAN-WAI SO Eugene P. BOARDMAN CHIU PING Stephen UHALLEY CHÜN-TU HSÜEH CHIN CHUNG-CHI HU SHENG-WU Melville T. KENNEDY Howard L. BOORMAN YU-JU ZHI Maurice MEISNER Edgar SNOW CHUN-TU SUEH C. Martin WILBUR KAI-YU XU”,”Les dirigeants de la Chine révolutionnaire, 1850 – 1972.”,”Scritti di Franz MICHAEL M. YAP KWAN-WAI SO Eugene P. BOARDMAN CHIU PING Stephen UHALLEY CHÜN-TU HSÜEH CHIN CHUNG-CHI HU SHENG-WU Melville T. KENNEDY Howard L. BOORMAN YU-JU ZHI Maurice MEISNER Edgar SNOW CHUN-TU SUEH C. Martin WILBUR KAI-YU XU “”Allorquando nel 1909 Sun Yat-sen lascia Singapore con destinazione Europa, Wang ritorna in Giappone. Per un po’ di tempo, si dedica all’ edizione di una traduzione clandestina ma effimera del Min-bao, pubblicata ufficialmente a Parigi da giovani anarchici cinesi discepoli di Sun, ma di fatto, stampata segretamente a Tokyo. I rivoluzionari cinesi esiliati in Giappone subirono in quest’ epoca la forte influenza degli anarchici russi, di cui in gran numero si erano rifugiati in Giappone, dopo lo scacco della rivoluzione del 1905 in Russia.”” (pag 233)”,”CINx-182″
“CHUQUET Arthur”,”Dumouriez.”,”CHUQUET Arthur, membro del l’ Institut. Piano per la difesa della Gran Bretagna. “”La più importante memoria di Dumouriez, una memoria lunga, minuziosa, che fu molto apprezzata, è quella che terminò nel mese di maggio 1804 sulla difesa dell’ Inghilterra. Egli enumerava subito gli ostacoli che il paese doveva opporre ai francesi: le batterie di costa; i campi trincerati e le piazzaforti; le truppe in particolare i cacciatori e quei tiratori il cui sistema, nato nella Francia del 1792, aveva “”sconcertato e vinto tutti gli eserciti d’ Europa””, i principi ai quali si dovevano conformare i generali incaricati dell’ esecuzione del piano difensivo. Poi, dopo aver diviso l’ Inghilterra in sei distretti militari, mostrò come si poteva proteggere tutte le strade che conducevano a Londra, come si poteva proteggere il litorale, proteggere Jersey e Guernesey. Studiò i porti da cui sarebbe partita la spedizione francese; consigliò lo stato maggiore inglese di prendere Walcheren, la chiave dei Paesi-Bassi: operazione costosa e che avrebbe incontrato resistenza, ma che, secondo lui, sarebbe riuscita. Raccomandava, così, l’ offensiva, perché, nel segreto del suo cuore, non credeva che i francesi fossero, questa volta, così arditi e così forti per eseguire una incursione””. (pag 248-249) Altro piano: per la difesa dell’ Irlanda.”,”FRAR-316″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale.”,”1. Da guerra a guerra, 2. Guerra in sordina, 3. Il crollo della Francia, 4. Isolati, 5. Germania a Oriente, 6. Investe l’ America, 7. Il Giappone attacca, 8. Bbattaglia d’Africa, 9. La campagna d’ Italia, 10. Da Roma a Teheran, 11. Onda della vittoria, 12. Cortina di ferro”,”QMIS-013″
“CHURCHILL Winston”,”Memorie (1874-1903).”,”(La Rosselli nacque in Francia nel 1930, perché in Francia il padre era fuggito nel 1929, una fuga che segnò in qualche modo quella che doveva divenire una vita tormentata, perennemente alla ricerca di un’appartenenza mai acquisita. Nel 1940 con la madre si trasferì in Inghilterra prima e negli Stati Uniti dopo, per tornare poi in Italia nel 1946 e scoprire che gli studi compiuti all’estero non le potevano essere riconosciuti. Ritornò così in Inghilterra dove si dedicò allo studio della musica e della composizione, quel linguaggio universale, quello dei suoni e dei ritmi, che, unitamente all’avventura linguistica che la accompagnò per tutta la vita, resero unica la poesia di questa scrittrice apolide. Fu inoltre anche con la traduzione che la Rosselli si cimentò, quando, ritornata in Italia nel 1948, a Firenze prima e a Roma in seguito, dopo la morte della madre, cominciò a lavorare per alcune case editrici e a dedicarsi a studi letterari e filosofici. Sono gli anni in cui comincia a frequentare gli ambienti letterari conoscendo nel 1950 lo scrittore Rocco Scotellaro che le presenta Carlo Levi, mentre è degli anni Sessanta la conoscenza dell’ambiente dell’Avanguardia, da cui quasi subito si distaccò, lontana forse dalle sperimentazioni prevalentemente linguistiche e dall’impronta in qualche modo maschile del gruppo. Se nella sua opera possiamo parlare di sperimentazione, intesa come neologismi, di una lingua come abbandono a un flusso, come unione di più lingue, è perché la lingua della Rosselli fu una lingua del buio, del privato, e, in quanto tale, labirintica e priva di codici. Fu Pasolini a scoprire la poesia di questa scrittrice, pubblicando nella rivista letteraria «Il Menabò», nel 1963, ventiquattro sue poesie e definendo la sua scrittura poetica una scrittura di lapsus, versi fatti di distrazione quindi, di una grammatica di errori nell’uso delle consonanti e delle vocali. Spazi metrici, opera del 1962, spiega proprio l’uso di questa forma dei versi, una grammatica dalle mille possibilità metriche, una musica dalle forme non codificabili, un confronto, come dice Maria Corti, tra «la durata del tempo fra una nota e l’altra in musica e quella fra una sillaba e l’altra in poesia». Ma è Variazioni belliche la prima grande opera del 1964 pubblicata per Garzanti, una raccolta in cui si legge il ritmo faticoso della sofferenza, la fatica del vivere di un’infanzia dolorosa che aveva marchiato la sua vita di donna. Aggettivi come “lattante” e “latitante” mostrano l’impronta della vita inconscia e psichica dell’autrice, che latita, che è all’origine, liberando e chiudendo il verso in un frammentazione di emozioni che devono essere rimesse insieme. Una lingua personale quindi, una lingua privata che brucia «in un ardore che non può sorridersi». Anche in Serie ospedaliere, raccolta del 1969, troviamo “schegge” del suo corpo, «vasi di tenerezze mal esaudite», «incontrollabile angoscia», come se fosse una decomposizione-ricomposizione di una scrittura in cui la ragione tenta di dominare la passione, fallendo, alla ricerca di una certezza, in continua nostalgia, urlata e soffocata, al ritrovamento di una tenerezza che potrebbe rasserenare, ma che è malata all’origine. Disse bene il critico Pier Vittorio Mengaldo a proposito della lingua della Rosselli definendola come «un organismo biologico, le cui le cellule proliferano incontrollatamente in un’attività riproduttiva che come nella crescita tumorale diviene patogena e mortale». Una poesia furiosa fatta di solitudine, di silenzio, di morte è anche quella di Documento (1966-1973). I versi «Mi truccai a prete della poesia ma ero morta alla vita» rappresentano alcuni dei versi più esemplificativi della poesia della Rosselli, una poesia dove «la speranza è un danno forse definitivo», e dove il mondo è popolato da «elefanti ottusi». Ottuso. Come a intendere ciò che non è compreso; e come comprendere del resto, se non vivendolo un conflitto interiore così forte,un buio fatto di interrogativi, alla ricerca della verità impossibile? Diario ottuso (1954-68) è un esempio di prosa della scrittrice ma di una prosa «difficile, interiore quanto la poesia» dice la stessa autrice, evidentemente autobiografico. Ma cosa poteva non essere autobiografico in una donna mossa eternamente dall’amore e dal dolore? Verbi come partire, fuggire, non sapere, non capire accompagnano quest’opera, fatta di pensieri, seppur in prosa, profondamente poetici, di un avventura verso il «terreno nero». «Ah, potessi avere la leggerezza della prosa» dichiarava essa stessa. Ma la leggerezza non le appartenne mai. Le appartennero piuttosto la provocazione, la furia, la perentorietà, l’immaginazione delirante. La passione che cercava una collocazione, la lingua che cercava una risposta, in tutte le lingue che sapeva, che conosceva, come l’esperienza della raccolta Sleep (1992) ci dimostra, «la vita scritta su carta, là scorre il mio seme folle alla morte». «Io non sono quello che apparo» aveva scritto in Documento. L’envers dit la verité, aggiungiamo noi. Amelia Rosselli, fragile e coraggiosa, visse gli ultimi anni della sua vita a Roma, dove, morì suicida nel 1996. Nel 1987 usci L’Antologia poetica arricchita dalla raccolta dei Primi scritti (1952-63). Ma è con un piccolo ma significativo libro, anticipato da una prefazione di Giovanni Giudici, e soprattutto da una lettera della poetessa all’editore, che ci piace ancora una volta far parlare Amelia Rosselli. Da Impromptu (1981), parte XII: Lo spirito della terra mi muove per un poco; stesa o seduta guardo non l’orologio; lo tasto e lo ripongo al lato della testa,che non sonnecchiando ma nemmeno pensando, si rivolse al suo dio come fosse lui nelle nuvole! Rinfiacchita l’infanzia muraria di questi versi non sono altro che pittorica immaginazione se nel campo di grano rimango a lungo stesa a pensarci sopra. (Fonte: a cura della Redaz Virtuale Milano, 15 ottobre 2003)) “”In un certo senso, una carica di cavalleria somiglia molto a ciò che avviene normalmente nella vita. Fino a quando voi siete incolumi, fermi in sella, col cavallo in pugno e bene armati, potete tener testa alta anche a molti nemici. Ma se perdete una staffa, se vi si spezza una delle redini, se lasciate cadere le armi, se siete ferito o se è ferito il vostro cavallo, allora è il momento che i nemici si lanciano contro di voi da tutte le parti. Tale è stato il destino di molti miei camerati nei plotoni che si trovavano immediatamente alla mia sinistra. Arrestati nella loro corsa in mezzo alla massa nemica, serrati da tutti i lati, feriti e lacerati dalle lance e dalle spade, essi furono trascinati giù dai loro cavalli e fatti a pezzi dal nemico infuriato.”” (pag 195)”,”UKIx-082″
“CHURCHILL Winston”,”Passo a passo. (Step by step)”,”””L’Italia resistette allora, con successo, a “”cinquantadue nazioni guidate da una sola”” ed è questa sola che pone ora il suo sigillo al trionfo di Mussolini, se pure è un trionfo. Comunque, la situazione è ben diversa da quella di fronte a cui ci troviamo noi oggi. Nuovi eventi d’importanza capitale hanno profondamente alterato l’equilibrio e i rapporti esistenti fra le potenze europee. Ogni paese è rimasto paralizzato dalla sorpresa di fronte alla conquista dell’Austria da parte della Germania e l’incorporazione di Vienna con tutto ciò che Vienna rappresenta, sotto la sovranità del Reich tedesco. Ognuno deve rendersi conto di questo profondo e violento mutamento. L’effetto prodotto sul popolo italiano dalla occupazione dell’Austria è stato intensissimo. Il loro orgoglio ha subito un duro colpo, mentre invece si sono rafforzati i loro timori. L’ambasciatore italiano a Vienna, il quale fino a pochi mesi fa era quasi vicerè dell’Austria e aveva nella capitale una carica assai simile a quella dell’Alto Commissario britannico al Cairo, è stato ora sostituito da un cosnole generale. Gli italiani si trovano dunque di fronte alla più formidabile potenza militare europea schierata lungo una frontiera che, per quanto montagnosa, si estende per circa duecento miglia. Le montagne sono barriere infide e la storia militare offre numerosissimi esempi della facilità con cui quesi bastioni possono vernir superati””. (pag 230) pag 63 Poum pag 118 pag 157 Amicizia con la Germania pag 165 La guerra non è imminente.”,”UKIx-108″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume primo. L’addensarsi della tempesta. Da guerra a guerra. Guerra in sordina.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-007″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume secondo. La loro ora più bella. Il crollo della Francia. Isolati.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-008″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume terzo. La Grande Alleanza I. (gennaio 1941 – gennaio 1942). La Germania punta a Oriente.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-009″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume quarto. La Grande Alleanza II. (gennaio 1941 – gennaio 1942). La guerra investe l’America.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-010″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume quinto. La svolta fatale I. Il Giappone all’attacco.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-011″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume sesto. La svolta fatale II. La battaglia d’Africa. La campagna d’Italia I.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-012″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume settimo. La morsa si stringe. La campagna d’Italia II. Da Teheran a Roma.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-013″
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume ottavo. Trionfo e tragedia. L’onda della vittoria. La cortina di ferro.”,”CHURCHILL Winston”,”FOTO-014″
“CHURCHILL Winston S.”,”La crisis mundial, 1911-1918.”,”CHURCHILL Winston S.”,”QMIP-070″
“CHURCHILL Winston S.”,”Crisi mondiale e Grande Guerra, 1911-1922. Vol. I. 1911-1914.”,”CHURCHILL Winston S. Si tratta di una narrazione storica scritta da un protagonista e di un’analisi completa e rigorosamente documentata della “”Grande Guerra”” intesa nel senso più ampio, con tutti i suoi corollari: gigantesco cataclisma storico sociale che dal 1911 ha sconvolto l’Europa e non solo, e si protrasse in Russia fino agli anni Venti con la tragica fase post-rivoluzionaria e la guerra civile russa tra bianchi e bolscevichi. Nel volume viene dato grande spazio alla guerra navale. “”Nel 1900 Churchill entra in Parlamento come rappresentante del partito conservatore per il collegio di Oldham e da allora la sua carriera politica non conosce esitazioni o rallentamenti. Nel 1904 lascia il partito Tory e si unisce ai liberali che vincono le elezioni nel 1905 e lo propongono come sottosegretario al Ministero delle Colonie. Nel 1908 entra nel Governo come Ministro del commercio e nel 1910 è Ministro degli Interni. Attua una serie di riforme in campo sociale e diventa uno dei politici più popolari della Gran Bretagna. Ma la sua fama cresce anche in Parlamento: Churchill è un grande oratore, prepara i suoi interventi meticolosamente e quando parla calamita l’attenzione di sostenitori e avversari. Nel 1911 diventa Primo Lord dell’Ammiragliato, è in pratica Ministro della Marina. In piena guerra mondiale torna al governo come Ministro dei Rifornimenti e dal 1919 al 1921 è Segretario di Stato per la guerra e per l’aria: è in questo periodo che entra in conflitto con autorevoli esponenti del partito liberale. A differenza di molti, Churchill è convinto che occorra stroncare la rivoluzione bolscevica e che contro il comunismo si debba usare la forza. Dal 1921 è Ministro delle colonie ed è uno dei maggiori sostenitori della causa sionista in Palestina. Nel 1924 lo scontro con il suo partito arriva al culmine: Churchill lascia il partito liberale per tornare nello schieramento dei conservatori e viene nominato Cancelliere dello Scacchiere”” (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/winston-churchill/43/default.aspx) “”A me pareva pertanto che il piano francese in vista della possibile invasione tedesca avrebbe dovuto essere, nelle sue grandi linee, il seguente. Trincerarsi convenientemente lungo la frontiera e in prossimità di essa costruendovi un vasto sistema di fortificazioni campali palesi e nascoste, fittizie e reali, con tutti i perfezionamenti tecnici allora noti, e aspettare lì il primo urto dei tedeschi (…). Naturalmente non doveva trattarsi, per i francesi, di formare lungo tutta la loro frontiera una linea unica e continua, ma bensì di approntare la frontiera stessa con intelligente criterio, resistendo a qualunque costo in certe posizioni e abbandonandone altre (…). Scopo di questa prima fase tattica avrebbe dovuto, in altri termini, essere quello di obbligare i tedeschi a subire in campo aperto il fuoco della fanteria e dell’artiglieria francesi opportunamente riparate e difese. (…) Nel frattempo una massa di manovra composta di almeno due quinti dell’esercito francese (…) avrebbe dovuto essere concentrata a nord-est di Parigi senza troppo preoccuparsi degli aiuti al Belgio (…). Naturalmente io condividevo la convinzione del nostro Stato Maggiore che cioè il movimento avvolgente dell’ala destra tedesca si sarebbe compiuto attraverso il Belgio, con forze molto considerevoli, a ponente della Mosa belga, e contavo che i francesi usassero contro di queste la loro massa di manovra dopo che esse si fossero logorate, come sopra ho detto, attraverso l’intero fronte. (…) Le idee del generale Joffre erano invece radicalmente diverse. Il famoso “”Piano XVII”” prevedeva infatti un’offensiva generale con 4 armate in direzione di est e di nord-est, con una 5° Armata tenuta in riserva dietro il centro dello schieramento. Si confidava che l’ala destra di questo avrebbe potuto penetrare profondamente in Alsazia e Lorena mentre ci si rifiutava ostinatamente di credere che l’ala sinistra potesse venire aggirata da un movimento avvolgente dei tedeschi attraverso il Belgio a ponente della Mosa. Entrambe queste supposizioni erano destinate a ricevere una crudele smentita fino dai primi momenti (…)”” (pag 242-243) Triplice alleanza (1882) La Triplice alleanza fu un patto militare difensivo stipulato il 20 maggio 1882 a Vienna dagli imperi di Germania e Austria (che già formavano la Duplice Alleanza) e dal Regno d’Italia. Inizialmente fu voluta principalmente dall’Italia desiderosa di rompere il suo isolamento dopo l’occupazione francese della Tunisia alla quale anche lei aspirava. Successivamente, con il mutarsi della situazione in Europa, l’alleanza fu sostenuta soprattutto dalla Germania desiderosa di paralizzare la politica della Francia. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, l’Italia, dopo un lungo percorso di avvicinamento e di accordi con la Francia, con la Gran Bretagna e con la Russia, in forza dell’articolo 4 del trattato, dichiarò la sua neutralità. Nel 1915 la Triplice intesa propose all’Italia, in cambio della sua entrata in guerra contro l’Austria, ampliamenti territoriali a scapito di Vienna e una posizione di dominio nell’Adriatico. Lo stesso anno l’Italia rifiutava le inferiori proposte dei governi di Vienna e Berlino, denunciava la Triplice alleanza ed entrava nel conflitto contro l’Austria. (Wikip)”,”QMIP-104″
“CHURCHILL Winston S.”,”Crisi mondiale e Grande Guerra, 1911-1922. Vol. II. 1915.”,”CHURCHILL Winston S. Si tratta di una narrazione storica scritta da un protagonista e di un’analisi completa e rigorosamente documentata della “”Grande Guerra”” intesa nel senso più ampio, con tutti i suoi corollari: gigantesco cataclisma storico sociale che dal 1911 ha sconvolto l’Europa e non solo, e si protrasse in Russia fino agli anni Venti con la tragica fase post-rivoluzionaria e la guerra civile russa tra bianchi e bolscevichi. Nel volume si parla anche del ruolo svolto da Churchill come ministro dei rifornimenti. Questo volume è stato pubblicato nel 1927. Attriti tra Marina ed esercito britannici. “”Ma dal momento in cui si cominciò ad intravvedere la disponibilità di un certo numero di truppe, tanto Sir Henry Jackson che Lord Fisher cominciarono a insistere per impiegarle attivamente ai Dardanelli. “”Occorre non perdere mai di vista”” scriveva il primo in data 15 febbraio “”la necessità di avere sotto mano delle truppe che siano pronte a raccogliere i frutti dell’azione navale: i trasporti relativi dovrebbero tenersi pronti a entrare negli Stretti non appena i forti dell’entrata siano ridotti al silenzio… Il bombardamento navale non può venir mai considerato come fine a se stesso, onde è necessaria una forza militare adeguata che sia pronta a cooperare con le navi o almeno a entrare in campo non appena queste abbiano ridotto i forti al silenzio””. Questo concetto era però poco chiaro, data la differenza fondamentale che esisteva fra “”cooperare con le navi”” ed “”entrare in campo appena i forti siano ridotti al silenzio””: Fisher, dal canto suo, era invece chiarissimo e domandava che la penisola di Gallipoli fosse conquistata e tenuta dall’esercito, cosa questa a cui né Lord Kitchener né il Consiglio di Guerra avevano ancora neanche pensato. “”Voglio sperare”” mi scriveva il Primo Lord del Mare in data 16 febbraio “”che sarete riuscito a ottenere da Kitchener le divisioni da mandare ‘domani’ a Lemno! Finché gli Stretti non saranno occupati militarmente neanche un chicco di grano potrà uscire dalla Russia, e i nostri posteri non riusciranno mai a capire come mai, con mezzo milione di uomini disponibili in patria, abbiamo lasciato la Marina operare da sola senza cooperazione dell’Esercito. ‘Questa è la guerra delle occasioni mancate! Perché è caduta Anversa?’ I trasporti devono partire ‘subito’ per Lemno, altrimenti qualcun altro sbarcherà a Gallipoli quanto prima”””” (pag 170)”,”QMIP-105″
“CHURCHILL Winston S.”,”Crisi mondiale e Grande Guerra, 1911-1922. Vol. III. 1916-1918.”,”CHURCHILL Winston S. Si tratta di una narrazione storica scritta da un protagonista e di un’analisi completa e rigorosamente documentata della “”Grande Guerra”” intesa nel senso più ampio, con tutti i suoi corollari: gigantesco cataclisma storico sociale che dal 1911 ha sconvolto l’Europa e non solo, e si protrasse in Russia fino agli anni Venti con la tragica fase post-rivoluzionaria e la guerra civile russa tra bianchi e bolscevichi. Nel volume si parla anche del ruolo svolto da Churchill come ministro dei rifornimenti. Questo volume è stato pubblicato nel 1927. “”All’inizio del 1917 si ebbero tre grandi avvenimenti: la dichiarazione della guerra a oltranza dei sommergibili fatta dalla Germania, l’intervento degli Stati Uniti e la rivoluzione russa. Presi insieme questi avvenimenti costituiscono la seconda grande svolta della guerra. L’ordine in cui essi si produssero ebbe importanza decisiva. Se la rivoluzione fosse accaduta in gennaio anziché in marzo o se i tedeschi avessero atteso fino all’estate per dichiarare la guerra dei sommergibili o oltranza, questa non sarebbe avvenuta e in conseguenza gli Stati Uniti non avrebbero preso parte alla guerra. Qualora gli alleati avessero dovuto fronteggiare la situazione derivante dal crollo della Russia, senza il concorso degli Stati Uniti d’America la Francia non avrebbe, di certo, resistito più di un altro anno e la guerra sarebbe finita con ua pace negoziata e cioè con la vittoria tedesca. Se dunque la Russia avesse resistito due mosi di meno o la Germania avesse saputo attendere due mesi di più, l’intero corso degli avvenimenti sarebbe stato profondamente diverso. Nell’ordine in cui gli avvenimenti si succedettero, vediamo la mano del destino. Il prolungamento della resistenza dei russi e l’impazienza germanica occorevano ambedue per assicurare l’intervento degli Stati Uniti d’America, e ambedue si produssero. La disfatta tedesca fu dovuta a tre errori fondamentali: la decisione di marciare attraverso il Belgio senza tener conto della possibile entrata in guerra dell’Inghilterra, la decisione di iniziare la guerra a oltranza dei sommergibili contro il traffico marittimo dell’Intesa senza preoccuparsi del possibile intervento degli Stati Uniti e infine la decisione di usare le forze tedesche rese disponibili dal crollo della Russia, per tentare di dare il colpo finale alla Francia nel 1918. Senza il primo errore i tedeschi avrebbero facilmente battuto Francia e Russia in un solo anno; senza il secondo errore essi avrebbero potuto ottentere una pace soddisfacente nel 1917; senza il terzo errore avrebbero potuto opporre agli alleati un fronte infrangibile sulla Mosa o sul Reno e porre qualche condizione per acconsentire alla fine della guerra”” (pag 225-226) “”Nel 1900 Churchill entra in Parlamento come rappresentante del partito conservatore per il collegio di Oldham e da allora la sua carriera politica non conosce esitazioni o rallentamenti. Nel 1904 lascia il partito Tory e si unisce ai liberali che vincono le elezioni nel 1905 e lo propongono come sottosegretario al Ministero delle Colonie. Nel 1908 entra nel Governo come Ministro del commercio e nel 1910 è Ministro degli Interni. Attua una serie di riforme in campo sociale e diventa uno dei politici più popolari della Gran Bretagna. Ma la sua fama cresce anche in Parlamento: Churchill è un grande oratore, prepara i suoi interventi meticolosamente e quando parla calamita l’attenzione di sostenitori e avversari. Nel 1911 diventa Primo Lord dell’Ammiragliato, è in pratica Ministro della Marina. In piena guerra mondiale torna al governo come Ministro dei Rifornimenti e dal 1919 al 1921 è Segretario di Stato per la guerra e per l’aria: è in questo periodo che entra in conflitto con autorevoli esponenti del partito liberale. A differenza di molti, Churchill è convinto che occorra stroncare la rivoluzione bolscevica e che contro il comunismo si debba usare la forza. Dal 1921 è Ministro delle colonie ed è uno dei maggiori sostenitori della causa sionista in Palestina. Nel 1924 lo scontro con il suo partito arriva al culmine: Churchill lascia il partito liberale per tornare nello schieramento dei conservatori e viene nominato Cancelliere dello Scacchiere”” (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/winston-churchill/43/default.aspx) La Triplice intesa (in inglese Triple Entente dal francese entente (“”agreement”” “”accordo””) fu un sistema di alleanze politico-militare tra l’Impero britannico, la Terza repubblica francese e l’Impero russo, e venutasi a creare in seguito ad una serie di accordi bilaterali, culminati nell’accordo anglo-russo del 1907. Conseguenza diretta fu la ripresa delle tensioni tra l’Impero Russo e l’Austria-Ungheria, per il dominio dei Balcani, e lo scatenarsi di un gioco di alleanze, che avrebbe portato le potenze mondiali dell’epoca a scendere in campo in quello che sarebbe stato il conflitto più sanguinoso mai accaduto prima. (wikip)”,”QMIP-106″
“CHURCHILL Winston S.”,”Crisi mondiale e Grande Guerra, 1911-1922. Vol. IV. 1919-1922.”,”CHURCHILL Winston S. All’inizio del capitolo ‘Il miracolo della Vistola’ (pag 253-) si riporta la citazione di Trotsky: “”Il nostro primo passo sul cammino che conduce alla vittoria mondiale è la distruzione della Polonia”” “”L’immenso cerchio di truppe degli stati deboli, divisi, esitanti e confusi, che circondavano la Russia sovietica, era incapace di esercitare simultaneamente una pressione. Nel novembre gli eserciti di Denikin si sciolsero e tutto il suo fronte disparve con la velocità di una pantomima.”” (pag 247) “”La Polonia fu la chiave di volta del Trattato di Versailles. Questo antico Stato, smembrato in tre parti dall’Austria, dalla Prussia e dalla Russia, fu alla fine liberato dai suoi oppressori e riunito nella sua integrità dopo 150 anni di schiavitù e di divisione. (…)”” (pag 253) “”Si dice che Foch osservasse con molto acume che “”questi eserciti di Kolchak e di Denikin non potevano durare a lungo, perché non avevano alcun governo civile dietro ad essi”””” (pag 265) “”L’intervento (contro la rivoluzione d’Ottobre ndr) ebbe anche un altro risultato più pratico. I bolscevichi furono assorbiti per tutto l’anno 1919 dalla lotta contro Kolchak e Denikin. La loro energia fu rivolta a questa lotta interna. Tutta la serie di paesi recentemente liberati, che stavano lungo le frontiere occidentali della Russia, ebbero così un periodo di respiro di importanza inestimabile. Kolchak e Denikin e quelli che li seguirono sono morti e dispersi, la Russia è paralizzata dal gelo in un inverno senza fine di dottrine subumane e di tirannia sovrumana. Ma la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e soprattutto la Polonia furono in grado nel 1919 di assumere la forma di Stati civili e di organizzare i loro eserciti nazionali. Alla fine del 1920 il “”cordone sanitario”” che proteggeva l’Europa dall’infezione bolscevica era costituito da organismi nazionali viventi, vigorosi, ostili al morbo e immuni dalle sue devastazioni per l’esperienza che ne avevano fatto. In questo periodo cominciarono pure fra i socialisti francesi, inglesi e italiani quelle delusioni che si sono largamente sviluppate, dando origine al forte senso di repulsione dei giorni nostri”” (pag 267)”,”QMIP-107″
“CHURCHILL Winston Spencer”,”Great Contemporaries.”,”Profilo biografico di Leon Trotsky (pag 123-129)”,”BIOx-290″
“CHURCHILL Winston STALIN J.”,”Carteggio Churchill-Stalin (1941-1945).”,”Messaggio personale e segreto del primo ministro W. Churchill al maresciallo J.V. Stalin. 17 aprile 1943. “”In un recente telegramma mi dicevate: “”Saluto con gioia i bombardamenti di Essen e Berlino e altri centri industriali della Germania. Ogni bomba sganciata dalla vostra aviazione sui centri vitali tedeschi provoca in molti milioni di cuori una vivissima eco che si diffonde in lungo e in largo nella nostra nazione””. (…) Abbiamo effettuato tre buoni bombardamenti questa settimana su La Spezia, Stoccarda e la scorsa notte sia sulla Skoda Works Company di Plzen sia a Mannheim. Nel primo 174 aerei hanno sganciato 460 tonnellate di bombe ma hanno colpito di più la città di La Spezia che le navi in porto, a causa della foschia e del fumo. Il secondo a Stoccarda è stato uno strepitoso successo, vi hanno preso parte 462 bombardieri sganciando 750 tonnellate. La notte scorsa abbiamo mandato 598 aerei sui due obbiettivi e sono state sganciate circa 850 tonnellate. I rapporti finora ricevuti sui danni alla Skoda sono buoni, ma non disponiamo ancora di fotografie. Era particolarmente importante bombardare la Skoda perché a causa dei danni provocati a Essen operai e lavori vitali sono stati trasferiti lì dalle officine Krupp. In queste tre incursioni abbiamo perduto 81 bombardieri, dei quali 64 pesanti con circa 500 aviatori perfettamente addestrati. (…)”” (pag 152-153); Messaggio personale e segretissimo di W. Churchill al Maresciallo Stalin. 25 giugno 1944. “”(…) Non preoccupatevi delle vanterie dei tedeschi per i risultati delle loro bombe volanti, che non hanno avuto effetti sensibili sul lavoro e sulla vita di Londra. Durante i sette giorni di bombardamento le vittime sono state fra le 10 e 11.000. Le vie e i parchi sono ancora pieni di gente che si gode il sole nelle ore libere. I dibattiti parlamentari continuano anche durante gli allarmi. Lo sviluppo dei missili potrà essere assai più temibile, quando verrà. La popolazione è orgogliosa di dividere in piccola parte i pericoli dei nostri soldati e dei vostri, che sono tanto ammirati in Gran Bretagna. Possa la fortuna arridere al vostro nuovo attacco”” (pag 303)”,”RAIx-344″
“CHURCHILL Winston”,”Marlborough. Volume I.”,”””E altrove (Churchill) conclude deciso: «La storia dell’umanità è la guerra»”” (pag XLI, introduzione di E. Radius Un parallelo tra Churchill e Marlborough: controllare un grande conflitto e sostenere una coalizione “”(…) Raramente negli scritti storici è accaduto che l’autore e il soggetto sembrino fatti l’uno per l’altro come Churchill e il duca di Marlborough. L’abilità letteraria di Churchill ci consente di capire Marlborough, ma per contro ‘Marlborough’ contribuì all’educazione di Churchill e la migliorò. Certamente questa ricerca storica che assorbì per cinque anni le energie di Churchill può considerarsi una preparazione provvidenziale per quegli anni a venire in cui avrebbe dovuto, figura più grande di Marlborough, controllare un conflitto e presiedere a una battaglia ben più vasta, comandare una più nutrita coalizione i cui destini erano carichi di un più grande significato,. Non è una distorsione vedere in Marlborough un Churchill in embrione che recita su una scena che ci appare meno vasta quello stesso ruolo che Churchill avrebbe impersonato con tanto splendore e bravura su scala mondiale. Come Marlborough, Churchill venne chiamato a liberare l’Europa dalla stretta di un tiranno, a presiedere una prodigiosa coalizione politica e militare, a sostenere alleati che vacillavano o cadevano, a infiammare gli animi dei riluttanti, a calmare quanti pensavano di contribuire più del dovuto, a persuadere il popolo britannico a sopportare, in quegli anni duri, il sangue, la fatica, le lacrime e il sudore della guerra. Com’era avvenuto per Marlborough, anche sulle sue spalle gravava la direzione di campagne militari, politiche, e perfino diplomatiche. Come Marlborough, aveva sopportato in silenzio gli strali della sorte, ma soltanto per prepararsi a dei compiti che nessun altro avrebbe potuto assolvere; come Marlborough, anch’egli aveva cambiato partito ma non certo per incostanza, bensì seguendo solo la devozione al proprio sovrano e al proprio popolo.Come Marlborough fu chiamato, in un solenne momento storico, a salvare la nazione e dopo averlo fatto venne respinto per tornare, alla fine, a godere del favore e della devozione della sua gente. Tutto ciò potrebbe spingere i paralleli troppo lontano ma non per Churchill, che leggeva la storia come i puritani leggevano le Scritture. Non è possibile affermare che se non avesse scritto ‘Marlborough’, una esperienza profondamente personale quanto pubblica, Churchill non sarebbe stato pronto alla grandiosa prova degli anni quaranta. Tuttavia si può sostenere che l’aver scritto questo libro contribuì a prepararlo per la prodigiosa sfida che stava profilandosi. (…) Marlborough aveva una grande personalità politica ed era un grande guerriero, ma non c’è dubbio che, quanto meno in questa opera, Churchill è più efficace quando narra la storia del soldato di quanto districa i labirinti del politico o del cortigiano. (…)”” (pag XLVI-XLVIII) [Emilio Radius, Introduzione al 1° volume ‘Marlborough’]”,”UKIQ-007″
“CHURCHILL Winston”,”Marlborough. Volume II.”,”””E altrove (Churchill) conclude deciso: «La storia dell’umanità è la guerra»”” (pag XLI, introduzione di E. Radius “”E’ strano che Marlborough abbia scelto per la Spagna un comandante che per carattere, qualificazioni e metodi differiva così nettamente da lui. Peterborough, come afferma Hoffmann, non aveva esperienza né come soldato né come marinaio. Era irascibile e vanaglorioso. La sua fantasia, o la sua ispirazione, era imprevedibile. Era notoriamente temerario, violento e prodigo. In quale misura quindi Marlborough agì secondo il proprio discernimento, e in quale misura s’affidò invece all’istinto di Sarah? In ogni modo, alla fine di maggio del 1705 un’armata di navi da guerra britanniche e olandesi, con numerosi vascelli minori e 6.500 soldati, salpò da Portsmouth verso Lisbona al comando di Peterborough e di Shovell”” (pag 722-723)”,”UKIQ-008″
“CHURCHILL Winston S.”,”Libertà e stato sovrano.”,”La Restaurazione. I primi martiri della causa di un partito. “”La venerazione che tutti gli inglesi nutrivano per la monarchia, e la grande popolarità personale di Carlo (II ndr), con le sue maniere affabili e i sui vizi pericolosamente affascinanti, furono rafforzate dalla paura che la sua porte avrebbe portato al trono quel papista di suo fratello. Da questo momento, il trionfo di Carlo fu completo. Halifax insisteva per la convocazione di un altro Parlamento. Ma il Re, di tutte queste convulsioni, ne aveva abbastanza. Col sussidio di Luigi XIV, poteva pagarsi il gusto di fare a modo suo. Pensando alle trenta vittime cattoliche che erano state uccise in base a false testimonianze, e a come Carlo fosse stato costretto a firmarne la condanna a morte, non è da stupire ch’egli si abbandonasse all’onda vendicatrice della marea avanzante. Due personaggi celebri ne furono travolti. Né William Russell né Algernon Sidney avevano pensato di attentare alla vita del Re; ma Russell era al corrente dei preparativi di rivolta, e Sidney era stato trovato con un manoscritto di carattere erudito, in cui si giustificava la resistenza all’autorità regia. Il partito tory-cavaliere, sollevato ora dalle sue paure, e a sua volta spinto ad agire, gridò vendetta. Carlo classificò Russell e in minor grado Sidney, con Sir Harry Vane, fra i nemici della monarchia. Dopo un processo pubblico, entrambi salirono al patibolo. Russell rifiutò di comprarsi la vita inchinandosi al principio della non resistenza; Sidney ribadì con l’ultimo fil di voce le dottrine fondamentali di quello ch’era ormai divenuto il partito ‘whig’. Dignitari della Chiesa e dello Stato ebbero vivaci discussioni con questi uomini di acciaio. Essi non cedettero di un millimetro. In un passo vibrante, Ranke scrive: «In questo è l’impronta peculiare del secolo: che, nell’urto fra idee politiche e religiose aspiranti alla supremazia, si formano convinzioni inalterabili che danno al carattere una fermezza interiore grazie alla quale, per contraccolpo, esso si leva al disopra delle lotte e competizioni di parte. A seconda di come il dado cade, gli uomini o raggiungono il potere ed aprono un più largo respiro alle proprie idee, o devono offrire il collo alla vindice scure». Queste esecuzioni ebbero un significato permanente. Di martiri per la religione ve n’erano stati in quantità. Protestanti, cattolici, puritani, presbiteriani, anabattisti, quaccheri, avevano percorso senza batter ciglio l’orribile cammino. Grandi ministri di Stato e uomini pubblici erano caduti nel crollo della loro politica. I regicidi avevano affrontato la morte con orgoglio. Ma qui erano i primi martiri della causa di un partito”” (pag 356-357)”,”UKIx-001-FER”
“CHURCHILL Winston”,”Memorie di guerra.”,”I tre errori capitali dei tedeschi secondo Churchill. “”La completa disfatta della Germania si dovette a tre errori capitali: la decisione di marciare attraverso il Belgio senza tener conto del fatto che trascinava così la Gran Bretagna nella guerra; la decisione di iniziare la guerra sottomarina ad oltranza, senza tener presente che provocava con essa l’intervento degli Stati Uniti; e, in terzo luogo, la decisione di usare le forze tedesche ritirate dalla Russia nel 1918 per un attacco finale in Francia”” (pag 96)”,”QMIP-005-FGB”
“CHURCHILL Winston S.”,”Mes aventures de jeunesse.”,”Tempi torbidi (anni Trenta) “”Sfogliando di nuovo questo libro, percepisco che ho tracciato, di fatto, il quadro di un’epoca scomparsa. La società, le basi della politica, i metodi della guerra, tutto è cambiato e a un punto tale che non avrei mai creduto possibile in un così breve lasso di tempo senza una violenta rivoluzione interna. Non voglio, comunque, aver l’aria di pretendere che questi cambiamenti siano stati migliori da tutti i punti di vista. Ero un ragazzo dell’età vittoriana quando la struttura del nostro paese sembrava fortemente assestata, quando la situazione del commercio e sui mari era senza rivali e si manifestava giorno dopo giorno la grandezza del nostro impero e il nostro dovere di preservarla. In quel tempo là le forze dominanti in Gran Bretagna erano sicure di loro stesse e delle loro dottrine. Pensavano di poter insegnare al mondo l’arte di governare e la scienza economica. Erano certe della loro superiorità sui mari e di conseguenza con ciò si sentivano fiduciose. Riposavano dunque nella convinzione della loro potenza e della loro sicurezza. I tempi ansiosi e dubbiosi nei quali noi viviamo sono ben differenti, e il lettore giudizioso deve prendere questi cambiamenti in considerazione”” (pag 7-8, prefazione dell’autore)”,”BIOx-008-FSD”
“CHURCHILL Winston S., edizione a cura di Henry Steele COMMAGER”,”Marlborough.”,”La guerra di successione spagnola fu combattuta tra il 1701 e il 1714, e vide schierati da una parte la Francia e la Spagna, e dall’altra l’Inghilterra, i Paesi Bassi, l’Impero, la Prussia, il Portogallo e la Savoia. I paesi europei coinvolti nella guerra di successione spagnola furono quindi: Francia Spagna Inghilterra Paesi Bassi Impero Prussia Portogallo Savoia Marlborough è il nome di una famiglia nobile britannica, nota per il suo ruolo nella storia militare e politica del Regno Unito. Il primo e più famoso membro della famiglia fu John Churchill, I duca di Marlborough (1650-1722), che fu un celebre generale e statista, vincitore di numerose battaglie contro la Francia durante la guerra di successione spagnola. Egli ricevette il titolo di duca da Anna di Gran Bretagna nel 1702, e fu anche nominato principe del Sacro Romano Impero da Giuseppe I nel 1704. Il suo palazzo, Blenheim Palace, fu costruito in suo onore dalla regina Anna. (bing) John Churchill, I duca di Marlborough (1650-1722) è stato un generale e politico britannico. Ha combattuto in numerose guerre, tra cui la guerra di successione spagnola, durante la quale ha vinto molte battaglie contro la Francia. È stato uno dei maggiori generali della storia britannica e ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi successi militari. Inoltre, è stato il primo duca di Marlborough e il fondatore della famiglia Churchill. Nel corso di dieci successive campagne militari durante la guerra di successione spagnola il Duca, attraverso profonde innovazioni tattiche e logistiche, trasformò anche l’esercito inglese, rendendolo per la prima volta dopo secoli una potente forza operativa in grado di operare sul continente europeo. Sebbene non sia riuscito ad ottenere la totale capitolazione del suo grande nemico, il Re Sole di Francia, Marlborough è stato una figura di primaria importanza nella storia del suo Paese e dell’Europa, avendo assicurato la fine dei sogni egemonici di Luigi XIV e, così facendo, avendo posto le basi per l’ascesa dell’Inghilterra a potenza globale. Tornò in primo piano con gli eventi che portarono alla guerra di successione spagnola nel 1701. Filippo, Duca di Anjou, nipote del re di Francia, Luigi XIV, fu proposto come erede al trono di Spagna, ma piuttosto che consentire alla Francia di estendere il suo potere a una così ampia parte del continente europeo, si predispose allo scontro armato una coalizione di potentati europei che comprendevano la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, l’Austria e la maggior parte dei piccoli Stati e dei principati dell’Impero, sostenendo il pretendente austriaco, l’Arciduca Carlo. Il Portogallo e la Savoia si unirono all’alleanza poco dopo. Guglielmo d’Orange morì nel 1702, ma non prima di aver organizzato con successo l’alleanza anti-francese, e la guerra fu condotta anche senza di lui. A quel punto giunse l’ora fatidica per Marlborough che gli dette il destro per mettersi in mostra sul campo di battaglia come nessun generale britannico aveva fatto prima di lui e anche la sua posizione e la sua carriera in patria raggiunsero il culmine. La successione di Guglielmo con sua cognata la Regina Anna avvenne sotto l’influenza della moglie di Marlborough, ed egli godé della fiducia e del favore della nuova sovrana. Immediatamente dopo la sua ascesa al trono Marlborough fu nominato cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera (da qui l’abbreviazione post-nominale “”KG””, Knight of the Garter), fu nominato Capitano-Generale delle truppe inglesi, e nominato Master-General dell’Ordnance (Sussistenza). Lo stesso anno scoppiò la guerra di successione spagnola contro la Francia e il Capitano-Generale Lord Marlborough fu nominato comandante in capo delle forze alleate. Prime Campagne La Campagna del 1703 non produsse alcun risultato, ma Marlborough guadagnò un vantaggio sostanziale nel frustrare i piani di Luigi XIV d’invadere i Paesi Bassi, occupando le fortezze olandesi nord-orientali dei Paesi Bassi, Venlo e Roermond, e devastando l’Elettorato del Principe-Elettore di Colonia, come pure i domini del Principato vescovile di Liegi, due alleati tedeschi di Luigi. Per queste vittorie fu creato Marchese di Blandford e Duca di Marlborough, il titolo col quale è rimasto più noto. Venne altresì accreditato della fondazione di una nuova scuola di strategia militare. I generali europei fino ad allora provenivano dalla vecchia scuola, che era convinta assertrice dell’impetuoso attacco armato a ranghi contrapposti secondo una logica “”propria dei gentiluomini””, dove la vittoria era usualmente guadagnata a costo di gravi perdite. Sul campo di battaglia egli era sempre vigile ed energico, anche se era spesso meno vigoroso nelle operazioni precedenti alla battaglia per assicurarsi il minimo vantaggio, come l’aggirare i fianchi e le posizioni degli avversari, e l’ingannare e l’attaccare il nemico quando esso meno se l’aspettava. In una occasione egli costrinse ad arretrare un esercito francese di 60.000 uomini e s’impadronì di metà del Ducato di Brabante (oggi Belgio) con perdite minori di 80 uomini. Anche quando erano necessarie battaglie cruente e aggressive, egli mai si allontanava dai suoi uomini e condusse personalmente i suoi soldati nelle più infuocate mischie con un coraggio imperturbabile che gli valse l’universale ammirazione. Ritratto di John Churchill Godfrey Kneller, 1703 Marlborough fu anche un innovatore nel campo della logistica e della sussistenza. In un’epoca in cui gli eserciti spesso vivevano foraggiandosi e alimentandosi a spese delle contrade che li ospitavano, le campagne di Marlborough si distinsero per il fatto che i suoi uomini erano ben nutriti e riforniti. Blenheim e altre vittorie Marlborough scrive da Blenheim una lettera alla moglie Sarah, in un dipinto di Robert Alexander Hillingford. “”Non ho tempo per dirti di più se non di perorare il dovere da me svolto verso la regina, e falle sapere che le sue armate hanno riportato gloriosa vittoria””.[4] Il 1704 portò la prima notevole vittoria campale con la quale Marlborough fu in grado di mostrare appieno tutte le sue capacità. Al principio il suo esercito era dislocato fra la Mosa e il Basso Reno, a protezione dei Paesi Bassi contro la Francia. Tuttavia Luigi XIV aveva portato un altro esercito in Germania meridionale e lo aveva unito ai suoi alleati bavaresi e la forza così combinata aveva occupato la valle dell’Alto Danubio, minacciando seriamente l’Austria. Marlborough rapidamente capì che il teatro d’azione di maggior rilevanza strategica era in Baviera, non sulla Mosa. Di conseguenza celermente marciò con le sue forze, compresi i riluttanti olandesi, attraverso la Germania verso la Baviera, mentre lungo la strada portava a compimento una serie di brillanti simulazioni che indussero i francesi a credere che egli si stesse preparando ad attaccare l’Alsazia. Mentre costoro si affrettavano a contrastarlo colà, egli repentinamente penetrò nel Württemberg e giunse nella vallata del Danubio. Qui attaccò il campo fortificato bavarese a Schellenberg, vicino Donauwörth, si frappose fra il nemico e l’Austria e ostacolò ogni ulteriore avanzata su Vienna. Egli si congiunse così all’esercito austro-tedesco comandato dal Principe Eugenio di Savoia e la forza combinata era abbastanza consistente per scontrarsi con successo con l’intero esercito franco-bavarese, che contava 56.000 uomini. Attaccandola egli conseguì una grande vittoria nella battaglia di Blenheim. Conquistò l’intera Baviera e l’Austria fu così salva. La sconfitta fu così devastante che Luigi XIV fu obbligato a ritirarsi dietro il Reno e non fu più in condizione di minacciare la Germania. Rapidamente come era giunto, Marlborough s’affrettò a muoversi verso la frontiera olandese e si presentò ancora sulla Mosa in primavera, minacciando i Paesi Bassi spagnoli e la loro frontiera orientale. Ultime battaglie Ritratto allegorico di John Churchill a cavallo eseguito da sir Godfrey Kneller. Nel 1705 Marlborough fu costretto a rinunciare a un ambizioso attacco contro la Francia attraverso la vallata della Mosella, perché il Principe Eugenio era stato inviato a combattere in Italia. Nondimeno decise un’offensiva nei Paesi Bassi spagnoli. I francesi, sotto il comando del Maresciallo Villeroi, s’erano concentrati in una lunga linea che andava da Anversa a Namur, coprendo ogni punto vulnerabile con fortificazioni. Ritratto settecentesco del Duca Marlborough voleva impegnare una battaglia campale a Waterloo, ma il governo olandese sgomberò le sue forze e si defilò da ogni impegno determinante. La sua occasione si presentò tuttavia in primavera, quando egli indusse Villeroi a concentrare tutte le forze francesi nei Paesi Bassi spagnoli per difendere la fortezza di Namur. La conseguente battaglia di Ramillies (1706) rappresentò una devastante sconfitta per i francesi e come risultato Bruxelles, Anversa, Gand, Bruges, tutte le Fiandre e la Contea di Hainaut caddero nelle mani di Marlborough. Tutto ciò che rimaneva ai francesi sul territorio erano le fortezze di Mons e di Namur. George Savile, I marchese di Halifax, John Somers, barone Somers e John Churchill, I duca di Marlborough Marlborough fu parimenti abile come diplomatico, oltre che come generale. Nessun altro personaggio dell’alleanza anti-francese avrebbe potuto mantenere unito un assortimento di eserciti tanto diversi e frazionati. Senza la sua guida astuta, essi sarebbero piombati in una litigiosa disunione. Egli aveva tutte le qualità dell’uomo di Stato: paziente, geniale, raffinato e pratico. Nel 1707 Carlo XII di Svezia, un antico alleato della Francia, invase la Germania da settentrione, perseguendo una contesa che lo contrapponeva all’Elettore della Sassonia. In grande apprensione per il timore che la Svezia potesse interferire nella guerra a aiutare la Francia, Marlborough s’affretto alla volta della Sassonia, visitò Carlo nel suo accampamento e lo blandì persuadendolo a ritirarsi senza sparare neppure un colpo. Sopportò la periodica intransigenza delle sue truppe olandesi e l’erculeo compito di condurre così tanti eserciti e nazionalità alla vittoria. I successi di Marlborough continuarono a sommarsi e portarono alla sua nomina, nell’ambito dell’Impero, a Principe del Sacro Romano Impero e a Principe di Mindelheim. Il principe Eugenio di Savoia, feldmaresciallo imperiale, ebbe del pari successo in Italia, conquistando Milano e il Piemonte nel settembre 1707 e obbligando i francesi a ritirarsi al di là delle Alpi. Anche Luigi subì rovesci nella stessa Spagna, in cui i Catalani insorsero in favore dell’Arciduca Carlo, e le invasioni anglo-austriache portarono alla perdita di buona parte della Spagna orientale, incluse Madrid e Barcellona. Luigi infine chiese la pace, offrendo di rinunciare alle pretese di suo nipote al trono di Spagna, come pure a tutti i Paesi Bassi spagnoli, se gli fosse stato permesso di mantenere i domini spagnoli in Italia. Mentre olandesi e tedeschi erano favorevoli ad accettare, la proposta fu respinta essenzialmente perché l’Imperatore asburgico mirava a ottenere Milano e anche perché Marlborough bramava le ricchezze e la gloria che la guerra gli avrebbe offerto e convinse Londra a respingere la proposta francese. La controffensiva francese che ne derivò nel 1708 costò agli alleati assai più dei loro guadagni in Spagna e una nuova invasione nelle Fiandre che permise la riconquista di Gand da parte di Luigi XIV. Allo stesso tempo la duchessa di Marlborough ritenne che la propria influenza sulla regina stesse venendo meno e che la posizione del duca stesse diventando per questo meno salda. Il duca di Marlborough alla Battaglia di Oudenaarde Nondimeno Marlborough riunì le sue forze e attaccò i francesi, sconfiggendoli nella battaglia di Oudenaarde. L’11 luglio del 1708 ciò che rimaneva dell’esercito francese si ritirava nei confini francesi. Marlborough, rinforzato dalle truppe austriache del Principe Eugenio, le inseguì, spingendosi fino in Francia e conquistando la piazzaforte settentrionale di Lilla al termine d’un lungo assedio (9 dicembre 1708). Luigi fu umiliato, anche più che nel 1706. Ancora una volta avanzò le sue condizioni per una pace ma gli Alleati resero impossibile il loro accoglimento, chiedendogli di consegnare loro Strasburgo e numerose fortezze di confine, come pure di assicurare l’invio d’un esercito in Spagna per ostacolare suo nipote qualora questi avesse rifiutato di rinunciare alla Corona spagnola. Luigi non poteva andar contro il suo stesso sangue. Si sa che disse: «Se devo combattere, allora fatemi combattere i miei nemici piuttosto che il mio stesso sangue»[senza fonte]. Si appellò alla nazione perché rimanesse salda e resistesse agli invasori. I suoi eserciti erano affamati e le casse del tesoro vuote, ma con un supremo sforzo la Francia rispose al suo appello e un nuovo esercito di 100.000 uomini, al comando del Maresciallo Villars, fu levato e inviato per costringere Marlborough a togliere l’assedio di Mons. Malgrado le forti difese francesi, Marlborough attaccò e li sconfisse nella battaglia di Malplaquet nel 1709, sebbene al costo di pesanti perdite. Come conseguenza Mons cadde e Marlborough procedette a porre l’assedio alle fortezze di Artois e delle Fiandre francesi. Allontanamento da Corte Tuttavia, nel 1710, due avvenimenti posero fine agli exploit militari di Marlborough e alla sua preminenza a Corte. In primo luogo, la regina Anna si liberò del tutto della duchessa di Marlborough, allontanandola dai suoi incarichi e bandendola dalla Corte. In secondo luogo si verificò la caduta del Gabinetto Whig che aveva a lungo sostenuto la prosecuzione della guerra. Incidentalmente il Primo Ministro Whig, Sidney Godolphin, I conte di Godolphin, era strettamente solidale con i Churchill, dal momento che il figlio di Godolphin era sposato con la figlia di Churchill. Il nuovo Gabinetto Tory cominciò subito a negoziare con la Francia. Marlborough, che abilmente era riuscito a irrompere attraverso le linee fortificate di Villars, aveva appena conquistato Bouchain e si preparava ad avanzare in Piccardia, quando fu richiamato in Inghilterra e sostituito dal Duca di Ormonde. Al suo arrivo, fu accusato di corruzione, cosa della quale egli era senza ombra di dubbio colpevole. Nel 1711 si dimostrò che egli aveva incamerato una tangente del 2.5% dall’Imperatore Giuseppe I su tutti i sussidi britannici pagati all’Austria, ammontanti alla somma di 150.000 sterline. Aveva anche preso bustarelle per più di 60.000 sterline dai fornitori che avevano rifornito i suoi eserciti. Invano egli riconobbe le somme e protestò che esse erano pagamenti propri e consueti in tempi di guerra. Malgrado i suoi sostenitori fra gli Alleati avessero difeso le azioni di Marlborough, la sua reputazione ne soffrì grandemente ed egli si ritirò sul continente europeo. Gli inglesi siglarono la pace con la Francia nel 1713 (Trattato di Utrecht). Il principale legato delle vittorie di Marlborough fu la distruzione dell’egemonia francese in Europa.”,”BIOx-022-FGB”
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume primo. L’addensarsi della tempesta 1919-1940 – Parte I. Da guerra a guerra, 1919-1939. Parte II. Guerra in sordina, 3 settembre 1939 – 10 maggio 1940.”,”Ringraziamenti a Sir Henry POWNALL, il commodoro G.R.G. ALLEN, il Col. F.W. DEAKIN, Sir Edward MARSH e i signori Denis KELLY e C.C. WOOD CHURCHILL Winston: Morale dell’opera: In Guerra: Decisioen Nella Disfatta: Fermezza Nella Vittoria: Magnanimità Nella Pace: Buona Volontà (in apertura) ‘Come i popoli di lingua inglese per imprevidenza, per noncuranza e gentilezza d’animo, permisero ai malvagi di riarmarsi’ “”La domanda che si presenta ovvia a questo punto è: «Perché restare passivi mentre la Polonia veniva annientata?». Ma in realtà la battaglia era stata perduta qualche anno prima. Nel 1938, quando esisteva ancora la Cecoslovacchia, la vittoria era assi probabile se non certa. Nel 1936 i tedeschi non avrebbero potuto offrire una resistenza effettiva. Nel 1933 sarebbe bastato un rescritto d Ginevra per ottenere un’incruenta obbedienza. Il generale Gamelin non può esser l’unico a portare il biasimo per aver ricusato nel 1939 di affrontare pericoli, enormemente accresciuti dopo quell’ultima crisi che aveva fatto retrocedere sia la Francia sia l’Inghilterra. I capi del nostro Stato Maggiore ritenevano che alla data del 18 settembre i tedeschi avessero mobilitato almeno 116 divisioni, di tutte le classi, suddivise nel seguente modo: fronte occidentale, 42 divisioni; Germania centrale, 16 divisioni; fronte orientale, 58 divisioni. Dai documenti tedeschi che sono venuti in nostro possesso abbiamo appreso più tardi come queste congetture fossero pressoché esatte. La Germania possedeva un totale variante da 108 a 117 divisioni. Contro la Polonia ne furono inviate 58, scelte tra le meglio addestrate: ne restavano quindi 50 o 60 di varia efficienza. Di queste ne furono schierate 42 (14 attive, 25 di riserva e 3 Landwehr) sul fronte occidentale, da Aquisgrana alla frontiera svizzera. Le divisioni corazzate di cui la Germania poté disporre più tardi non erano ancora state create, quelle già in efficenza operavano in Polonia e la grande produzione di carri armati si trovava appena agli inizi. (…) Hitler era certo che il sistema governativo francese fosse corrotto sino al midollo e che la sua corruzione si fosse propagata all’esercito. Conosceva la forza di cui il comunismo poteva disporre in Francia e sapeva come esso avrebbe indebolito o paralizzato ogni azione, una volta che von Ribbentrop e Stalin erano giunti a un accordo e che Mosca aveva denunciato Francia e Gran Bretagna come responsabili di una guerra capitalista e imperialistica. Era sicuro che in Inghilterra dominasse uno spirito di pacifista decadenza. Secondo il suo convincimento, per quanto una bellicosa minoranza britannica avesse indotto Chamberlain e Daladier a dichiarare la guerra, ambedue questi uomini politici intendevano arrischiare il meno possibile e appena la Polonia fosse stata vinta avrebbero accettato il fatto compiuto come un anno prima nei riguardi della Cecoslovacchia”” (pag 538-540)”,”QMIS-031-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume secondo. La loro ora più bella. Parte I. Il crollo della Francia. Parte II. Isolati.”,”CHURCHILL Winston: Morale dell’opera: In Guerra: Decisioen Nella Disfatta: Fermezza Nella Vittoria: Magnanimità Nella Pace: Buona Volontà (in apertura) “”L’amicizia tra il popolo britannico e quello italiano risaliva ai tempi di Garibaldi e di Cavour. Ogni fase della liberazione dall’Austria dell’Italia settentrionale e ogni apsso verso l’unità e l’indipendenza italiane aveva avuto le simpatie del liberalismo vittoriano. Ciò aveva generato una calda e durevole corresponsione. La clausola segreta nel Trattato della Triplice Alleanza fra Italia, Germania e Impero austro-ungarico stipulava che in nessun caso l’italia si sarebbe lasciata trascinare in una guerra contro la Gran Bretagna. L’influenza britannica aveva contribuito notevolmente alla partecipazione dell’Italia alla causa alleata nella prima guerra mondiale. L’ascesa di Mussolini e lo stabilirsi del fascismo in funzione antibolscevica avevano nei primi tempi diviso l’opinione britannica secondo criteri di partito, ma senza incidere sulle profonde fondamenta di buona volontà su cui si basavano i rapporti fra i due popoli. Abbiamo visto che, fino al giorno in cui le sue mire sull’Abissinia aveva sollevato gravi questioni, Mussolini s’era sempre schierato con la Gran Bretagna in opposizione all’hitlerismo e alle ambizioni germaniche. Ho detto nel precedente volume la malinconica storia di come la politica di Baldwin-Chamberlain per l’Abissinia ci offresse soltanto il lato peggiore della situazione, di come ci inimicassimo il dittatore senza infirmare il suo potere e di come la Società delle Nazioni venisse lesa senza che si potesse salvare l’Abissinia. Abbiamo anche visto gli sforzi diligenti ma vani, compiuti da Chamberlain, Sir Samuel Hoare e Lord Halifax, per riconquistare, nel periodo di riconciliazione, i favori del dittatore. E infine la sempre più radicata convinzione da parte di Mussolini che il sole della Gran Bretagna fosse al tramonto e l’avvenire dell’Italia potesse, con l’aiuto della Germania, fondarsi sulle rovine dell’Impero britannico. Quindi era nato l’Asse Berlino-Roma, in base al quale c’era d’aspettarsi che l’Italia entrasse fin dal primo giorno in guerra contro la Gran Bretagna e la Francia. Fu solo per Mussolini questione di banale prudenza stare a vedere che piega prendesse la guerra, prima di buttare irrevocabilmente allo sbaraglio se stesso e il suo popolo. Quell’attesa non si rivelò affatto infruttuosa. L’Italia fu corteggiata da ambo le parti e s’ebbe molte attenzioni pei suoi interessi, oltre a numerosi contatti fruttuosi e tampo per migliorare i propri armamenti. Così erano passati i mesi della guerra in sordina. È un’ipotesi interessante, quali sarebbero state le fortune dell’ItalIa se questa politica fosse rimasta immutata. (…) Pace, prosperità e potenza sempre maggiore sarebbero state il compenso di una tenace neutralità. Una volta che Hitler si fosse impelagato con la Russia, questo felice stato di cose avrebbe potuto prolungarsi indefinitamente con sempre maggiori benefici e Mussolini erigersi, con la pace o anche nell’ultimo anno di guerra, come l’uomo politico più avveduto che l’assolata penisola e il suo popolo industre e prolifico avessero mai avuto. Situazione indubbiamente più lieta di quella in cui avrebbe finito col trovarsi”””” (pag 122-123)”,”QMIS-032-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume terzo. La Grande Alleanza, (gennaio 1941 – gennaio 1942). Parte I. La Germania punta a Oriente. Parte II. La guerra investe l’America.”,”CHURCHILL Winston: Morale dell’opera: In Guerra: Decisioen Nella Disfatta: Fermezza Nella Vittoria: Magnanimità Nella Pace: Buona Volontà (in apertura) L’Impero britannico, l’Unione Sovietica, ed ora gli Stati Uniti, accomunati in uno sforzo unico con tutte le loro energie, superavano, secondo i miei calcoli, di due e anche tre volte la potenza dei loro antagonisti. “”Non pretendo di essere stato in possesso di dati precisi per valutare il potenziale bellico del Giappone. In quel momento sapevo solo che gli Stati Uniti erano impegnati nella guerra, impegnati fino al collo, per la vita o per la morte. Avevamo vinto, dopo tutto! Sì, dopo Dunkerque, dopo la caduta della Francia, dopo l’orribile episodio di Orano, dopo la minaccia dell’invasione quando, tolte l’aviazione e la marina, eravamo un popolo quasi disarmato, dopo il mortale duello con i sommergibili tedeschi – la prima battaglia dell’Atlantico era stata vinta di stretta misura – dopo diciassette mesi di lotta solitaria e dopo ventun mesi in cui il mio senso di responsabilità era stato posto a durissima prova. Avevamo vinta la guerra. L’Inghilterra avrebbe sopravvissuto, la Gran Bretagna avrebbe sopravvissuto. il Commonwealth delle nazioni e l’Impero avrebbero sopravvissuto. Nessuno poteva sapere quanto sarebbe durata la guerra, in quale modo sarebbe finita né io mi curavo di tale problema in quel momento. Ancora una volta nel corso della nostra lunga storia di isolani saremmo usciti, per quanto pesti e mutilati, salvi e vittoriosi dalla lotta. Non saremmo stati sterminati. Il nostro ciclo storico non sarebbe finito. Forse saremmo sopravvissuti anche come singoli individui. Il destino di Hitler era segnato. Il destino di Mussolini era segnato. In quanto ai giapponesi, sarebbero stati ridotti in polvere. Tutto il resto era solo una questione di intelligente impiego delle forze schiaccianti a nostra disposizione. L’Impero britannico, l’Unione Sovietica, ed ora gli Stati Uniti, accomunati in uno sforzo unico con tutte le loro energie, superavano, secondo i miei calcoli, di due e anche tre volte la potenza dei loro antagonisti. Senza dubbio ci sarebbe voluto molto tempo. Mi aspettavo terribili rovesci in Oriente, ma si sarebbe trattato solo di eventi passeggeri. Uniti potevamo vincere chiunque al mondo. L’avvenire ci avrebbe riservato parecchi disastri ed enormi spese e tribolazioni, ma non vi erano più dubbi sull’esito della lotta. Gli sciocchi – ve n’erano molti, e non solo nei paesi nemici – potevano misconoscere la forza degli Stati Uniti. Alcuni dicevano che l’America era debole, che non sarebbe stata mai unita. Gli americani, secondo loro, avrebbero fatto i tonti, stando al largo, non sarebbero mai venuti ai ferri corti, non avrebbero mai potuto sopportare uno spargimetno di sangue proprio. La loro democrazia e il loro sistema di elezioni periodiche ne avrebbero paralizzato lo sforzo bellico. Essi sarebbero rimasti solo un vago miraggio all’orizzonte sia per gli amici che per i nemici. Ora ci sarebbe stata palese la debolezza di questo popolo, grande come numero, ma lontano, ricco e chiacchierone. Io invece avevo studiato la storia della guerra civile americana, combattuta con accanimento, palmo per palmo. Sangue americano scorreva nelle mie vene. Mi venne in mente un’osservazione che Edward Grey aveva fatto circa trent’anni prima: che gli Stati Uniti assomigliano «a una grande caldaia: una volta acceso il fuoco, non vi sono limiti alla potenza che essa può generare». Saturo e sazio di emozioni e di notizie sensazionali, andai a letto e mi addormentai, del sonno di chi è lieto d’essere giunto in salvo”” (pag 759-759)”,”QMIS-033-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume quarto. La svolta fatale. Parte I. Il Giappone all’attacco. Parte II. La battaglia d’Africa.”,”CHURCHILL Winston: Morale dell’opera: In Guerra: Decisioen Nella Disfatta: Fermezza Nella Vittoria: Magnanimità Nella Pace: Buona Volontà (in apertura) Le difficoltà di Rommel. “”La comunicazioni di Rommel erano veramente sottoposte al massimo degli sforzi; le sue truppe erano esauste e solo una dozzina di carri armati tedeschi era ancora in buona efficienza. La superiorità dell’aviazione britaninca, soprattutto in fatto di caccia, tornava a essere un fattore dominante”” (pag 536) L’operazione ‘Torch’. “”Ma, come Stalin sapeva, Gran Bretagna e Stati Uniti si stavano preparando per una gigantesca operazione durante il 1943. Proprio a tale scopo era stato ora deciso che un milione di soldati americani dovesse trasferirsi nel Regno Unito per raggiungere le località di concentramento nella primavera del 1943, così da formare un corpo di spedizione di 27 divisioni, alle quali il Governo britannico era pronto ad aggiungerne altre 21. Per circa metà, tali forze sarebbero state corazzate; sino a quel momento solo due divisioni e mezzo erano giunte nel Regno Unito, ma il grosso del trasferimento avrebbe avuto luogo nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Mi rendevo perfettamente conto, dissi, che tale piano non avrebbe recato alcun sollievo alla Russia durante il 1942, ma ritenevo anche possibile che quando, durante il 1943, il piano fosse pronto, i tedeschi disponessero a occidente d’un esercito più forte di quello che vi possdevano in quel momento”” (pag 589-590) “”Era venuto il momento di far entrare in scena l’operazione “”Torch””; io dichiarai di voler tornare al problema d’un secondo fronte nel 1942, che era la ragione per la quale ero venuto a Mosca. (…) A questo punto Stalin parve afferrare improvvisamente i vantaggi strategici dell’operazione “”Torch””. Egli riassunse in questi termini le quattro ragioin principali che giustificavano l’impresa: primo, avrebbe colpito Rommel alle spalle; secondo, tre armati tra tedeschi e francesi in Francia; quarto, avrebbe esposto l’Italia a tutta la durezza della guerra”” (pag 593-595)”,”QMIS-034-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume quinto. La morsa si stringe. Parte I. la campagna d’Italia. Parte II. Da Teheran a Roma.”,”CHURCHILL Winston: Morale dell’opera: In Guerra: Decisioen Nella Disfatta: Fermezza Nella Vittoria: Magnanimità Nella Pace: Buona Volontà (in apertura) Sforza entra in azione “”A questo punto il conte Sforza fece la sua comparsa sulla scena politica italiana. Prima della rivoluzione fascista egli era stato ministro degli Esteri e ambasciatore a Parigi. Esule durante il regime mussoliniano, era diventato figura di grande rilievo tra gli italiani d’America. S’era dichiarato favorevole all’entrata in guerra dell’Italia a fianco degli Alleati e in una lettera scritta di recente a un alto funzionario del Dipartimento di Stato aveva espresso la sua volontà di collaborare con Badoglio. Allorché la situazione si fece più tesa, egli vide l’opportunità di giungere al massimo potere in Italia, e si convinse di avere il diritto di farlo. Poteva contare su buoni aiuti americani e anche sopra un discreto numero di voti italo-americani. Il Presidente sperò che si potesse portarlo entro il nuovo sistema di governo senza sconvolgere il Re e Badoglio, su cui si basavano le nostre considerazioni militari relativamente alla campagna italiana”” (pag 211) Carlo Sforza (Montignoso, 23 settembre 1872 – Roma, 4 settembre 1952) è stato un diplomatico e politico italiano. Fu Ministro degli esteri del Regno d’Italia dal 1920 al 1921 e della Repubblica Italiana dal 1947 al 1951. Ha sottoscritto il Trattato di Rapallo (1920), il Trattato di Pace fra l’Italia e le potenze alleate del 1947, il Patto Atlantico (1949), l’accordo per la creazione del Consiglio d’Europa e il trattato istitutivo della CECA – Comunità europea del carbone e dell’acciaio (1951). (f. cop.)”,”QMIS-035-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Volume sesto. Trionfo e tragedia. Parte I. L’onda della vittoria; Parte II. La cortina di ferro.”,”CHURCHILL Winston: Morale dell’opera: In Guerra: Decisioen Nella Disfatta: Fermezza Nella Vittoria: Magnanimità Nella Pace: Buona Volontà (in apertura) La Conferenza di Potsdam (luglio 1945). “”Truman propose che l’Italia entrasse nelle Nazioni Unite, e che i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Russia, Cina, Francia e Stati Uniti redigessero i trattati di pace e le sistemazioni confinarie dell’Europa. Io avevo i miei dubbi su entrambi questi suggerimenti. Sebbene avessimo subito gravi perdite navali nel Mediterraneo noi eravamo molto ben disposti verso l’Italia, e avevamo fornito quattordici delle quindici navi che la Russia rivendicava della marina italiana. Ma io dissi chiaro e tondo che il popolo britannico non avrebbe facilmente dimenticato che l’Italia aveva dichiarato guerra al Commonwealth nell’ora del suo massimo pericolo, quando la resistenza francese era sull’orlo del collasso; né poteva sorvolare sulla lunga lotta sostenuta nell’Africa settentrionale prima che entrasse in guerra l’America. Stalin aveva altrettanti dubbi circa l’opportunità di invitare la Cina a entrare nel Consiglio dei ministri degli Esteri. Perché avrebbe essa dovuto trattare questioni che erano soprattutto europee? E perché creare questo nuovo organismo? Noi avevamo la Commissione consultiva europea, e a Jalta avevamo convenuto di tenere riunioni regolari dei tre segretari agli Esteri. Un’altra organizzazione avrebbe soltanto complicato le cose, e comunque quando si sarebbe tenuta la Conferenza della Pace? Il Presidente sostenne che la Cina, siccome faceva parte del Consiglio Mondiale di Sicurezza, avrebbe dovuto aver voce in capitolo nella sistemazione europea, e ammise che la nuova organizzazione delle Nazioni Unite avrebbe lasciato ben poco adito a incontri dei segretari agli Esteri dei “”Tre Grandi””. Tutto questo mi sembrava un po’ prematuro. Io temevo una dissoluzione della Grande Alleanza. Una Organizzazione Mondiale, aperta a tutti e pronta a tutti perdonare, poteva essere tanto diluita quanto impotente. Erano più attuali le libere elezioni in Polonia, e rammentai ai miei colleghi che questo problema pratico stava ancora davanti a noi insoluto. Qui ci separammo”” (pag 730)”,”QMIS-036-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 1. The Gathering Storm.”,”””Once Hitler’s Germany had been allowed to rearm without active interference by the Allies and former associated Powers, a second World War was almost certain. The longer a decisive trial of strength was put off the worse would be our chances at first of stopping Hitler without serious fighting, and as a second state of being victorious after a terrible ordeal”” (pag 166) Anni Trenta. “”Una volta che alla Germania di Hitler fosse stato permesso di riarmarsi senza interferenze attive da parte degli Alleati e delle potenze precedentemente associate, una seconda guerra mondiale era quasi certa. Quanto più a lungo fosse stata rimandata una prova di forza decisiva, tanto peggiori sarebbero state le nostre possibilità di fermare Hitler in un primo momento senza combattimenti seri e come seconda condizione di vittoria dopo una terribile prova”””,”QMIS-063-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 2. The Twilight War.”,”””Hitler was sure that the French political system was rotten to the core, and that it had infected the French Army. He knew the power of the Communists in France, and that it would be used to weaken or paralyse action once Ribbentrop and Molotov had come to terms and Moscow had denounced the French and British Government for entering upon a capitalist and imperialist war”” (pag 69) 1939-1940 “”Hitler era sicuro che il sistema politico francese fosse marcio fino al midollo e che avesse infettato l’esercito francese. Conosceva il potere dei comunisti in Francia e che sarebbe stato utilizzato per indebolire o paralizzare l’azione una volta che Ribbentrop e Molotov fossero venuti a patti e Mosca avesse denunciato il governo francese e britannico per aver intrapreso una guerra capitalista e imperialista.”””,”QMIS-064-FSD”
“CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 3. The Fall of France.”,”””There was of course a darker side to Dunkirk. We had lost the whole equipment of the Army to which all the first fruits of our factories had hitherto been given: 7.000 tons of ammunition; 90.000 rifles, 2300 guns, 82.000 vehicles, 8.000 Bren guns, 400 anti-tank rifles. Many months must elapse, even if the existing programmes were fulfilled without interruption by the enemy, before this loss could be repaired. However, across the Atlantic in the United States strong emotions were already stirring in the breasts of its leading men. A precise and excellent account of these events is given by Mr. Stettinius (1), the worthy son of my old Munitions colleague of the First World War, one of our truest friends. It was at once realised that the bulk of the British Army had got away only with the loss of all their equipment. As early as June 1 the President sent out orders to the War and Navy Departments to report what weapons they could spare for Britain and France. At the head of the American Army as Chief of Staff was General Marshall, not only a soldier of proved quality, but a man of commanding vision. He instantly directed his Chief of Ordnance and his Assistant Chief of Staff to survey the entire list of the American reserve ordnance and munitions stocks. In forty-eight hours the answers were given, and on June 3 Marshall approved the lists. The first list comprised half a million of *30 calibre rifles out of two million manufactured in 1917 and 1918 and stored in 250 cartridges apiece. There were 900 ‘soixante-quinze’ field guns, with a millions rounds, 80.0000 machine-guns, and various other items. In his excellent books Mr. Stettinius says: ‘Since every hour counted, it was decided that the Army should sell (for thirty-seven million dollars) everything on the list to one concern, which could in turn resell immediately to the British and French””. (…)”” (pag 126-127) [(1) In ‘Lend-Lease – Weapon for Victory, 1944] Dopo Dunkerque, arriva l’aiuto americano “”C’era ovviamente un lato oscuro di Dunkerque. Avevamo perso l’intero equipaggiamento dell’esercito al quale erano stati finora donati tutti i primi frutti delle nostre fabbriche: 7.000 tonnellate di munizioni; 90.000 fucili, 2.300 cannoni, 82.000 veicoli, 8.000 cannoni Bren, 400 fucili anticarro. Dovevano trascorrere molti mesi, anche se i programmi esistenti fossero stati realizzati senza interruzione da parte del nemico, prima che questa perdita potesse essere riparata. Tuttavia, al di là dell’Atlantico, negli Stati Uniti, forti emozioni si agitavano già nei petti dei suoi uomini di spicco. Un resoconto preciso ed eccellente di questi eventi lo fa il signor Stettinius (1), il degno figlio del mio vecchio collega delle Munizioni della Prima Guerra Mondiale, uno dei nostri più veri amici. Il grosso dell’esercito britannico riuscì a farla franca solo con la perdita di tutto il suo equipaggiamento. Già dal 1° giugno il presidente inviò ordini ai dipartimenti della Guerra e della Marina per riferire quali armi si potevano risparmiare per la Gran Bretagna e la Francia. Il capo di stato maggiore dell’esercito americano era il generale Marshall, non solo un soldato di provata qualità, ma un uomo dalla visione imponente. Ordinò immediatamente al suo capo di artiglieria e al suo vice capo di stato maggiore di esaminare l’intero elenco delle scorte di artiglieria e munizioni di riserva americane. In quarantott’ore furono date le risposte e il 3 giugno Marshall approvò le liste. Il primo elenco comprendeva mezzo milione di fucili calibro 30 su due milioni prodotti nel 1917 e 1918 e conservati con 250 cartucce ciascuno. C’erano 900 cannoni da campo “”soixante-quinze””, con un milione di colpi, 80.0000 mitragliatrici e vari altri materiali. Nel suo eccellente libro il signor Stettinius dice: “”Poiché ogni ora contava, fu deciso che l’esercito avrebbe venduto (per trentasette milioni di dollari) tutto ciò che figurava sulla lista ad una ditta, che avrebbe potuto a sua volta rivenderlo immediatamente agli inglesi e ai francesi””.”,”QMIS-065-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 4. The Commonwealth Alone.”,”Sostegno alla Francia di De Gaulle ma anche rapporti con Vichy. “”It was our first duty to give loyal support to General De Gaulle in his valiant constancy. On August 7 I signed a military agreement with him which dealt with practical needs. His stirring address were made known to France and the world by the British broadcast. The sentence of death which the Pétain Government passed upon him glorified his name. We did everything in our power to aid him and magnify his movement. A the same time it was necessary to keep in touch not only with France, but even with Vichy. I therefore always tried to make the best of them. I was very glad when at the end of the year the United States sent an Ambassador to Vichy of so much influence and character as Admiral Leahy, who was himself so close to the president. I repeatedly encouraged Mr. Mackenzie King to keep his representative, the skilful and accomplished M. Dupuy, at Vichy. Here at least was a window upon a courtyard to which we had no other access””. (pag 186-187) “”Era nostro primo dovere sostenere lealmente il generale De Gaulle nella sua valorosa costanza. Il 7 agosto ho firmato con lui un accordo militare che trattava di esigenze pratiche. Il suo commovente discorso è stato reso noto alla Francia e al mondo dalla trasmissione britannica. La sentenza di morte pronunciata contro di lui dal governo Pétain glorificava il suo nome. Facevamo tutto il possibile per aiutarlo e magnificare il suo movimento. Allo stesso tempo era necessario restare in contatto non solo con la Francia, ma anche con Vichy. Ho quindi sempre cercato di trarne il meglio. Sono stato molto felice quando alla fine dell’anno gli Stati Uniti hanno inviato a Vichy un ambasciatore di così grande influenza e carattere come l’ammiraglio Leahy, lui stesso così vicino al presidente. Ho ripetutamente incoraggiato il signor Mackenzie King a mantenere il suo rappresentante, l’abile ed esperto M. Dupuy, a Vichy. Qui almeno c’era una finestra su un cortile al quale non avevamo altro accesso””.”,”QMIS-066-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 5. Germany Drives East.”,”Tentativi diplomatici di Stalin di migliorare i rapporti con i nazisti alla vigilia dell’invasione “”A German attack on Russia would only give the British new moral strength. It would be interpreted there as German uncertainty about the successor of our fight against England. We should thereby not only be admitting that the war was going to last a long time yet, but we might actually prolong it in this way, instead of shortening it. On May 7 Schulenburg hopefully reported that Stalin had taken over the chairmanship of the Council of People’s Commissars in place of Molotov, and had thereby become head of the Government of the Soviet Union. ‘The reason for this may be sought in the recent mistakes in foreign policy which led to a cooling off of the cordiality of German-Soviet relations, for the creation and preservation of which Stalin had consciously striven. In his new capacity Stalin assumes responsibility of all acts of the Government, in both the domestic and foreign fields… I am convinced that Stalin will use his new position in order to take part personally in the maintenance and development of good relations between the Soviets and Germany. The German Naval Attaché, reporting from Moscow, expressed the same point in these words: “”Stalin is the pivot of German-Soviet collaboration’. Examples of Russian appeasement of Germany increased. On May 3 Russia had officially recognised the pro-German Government of Rashid Ali in Iraq. On May 7 the diplomatic representatives of Belgium and Norway were expelled from Russia. Even the Yugoslav Minister was flung out. At the beginning of June the Greek Legation was banished from Moscow. As General Thomas, the head of the economic section of the German War Ministry, later wrote in his paper on the war economy of the Reich: “”The Russians executed their deliveries up to the eve of the attack, and in the last days the transport of rubber from the Far East was expedited by express trains”””” (pag 330-331) Un attacco tedesco alla Russia non farebbe altro che dare agli inglesi nuova forza morale. Ciò verrebbe interpretato lì come un’incertezza tedesca circa la continuazione della loro lotta contro l’Inghilterra. In questo modo non solo dovremmo ammettere che la guerra durerà ancora a lungo, ma potremmo addirittura prolungarla invece di abbreviarla. Il 7 maggio Schulenburg, per fortuna, riferì che Stalin aveva assunto la presidenza del Consiglio dei commissari del popolo al posto di Molotov ed era quindi diventato capo del governo dell’Unione Sovietica. «La ragione di ciò può essere ricercata nei recenti errori di politica estera che hanno portato ad un raffreddamento della cordialità delle relazioni tedesco-sovietiche, per la creazione e la conservazione delle quali Stalin si era coscientemente adoperato. Nella sua nuova veste Stalin si assume la responsabilità di tutti gli atti del governo, sia in campo interno che estero… Sono convinto che Stalin utilizzerà la sua nuova posizione per prendere parte personalmente al mantenimento e allo sviluppo di buone relazioni tra i Sovietici e Germania». L’addetto navale tedesco, riferendo da Mosca, espresse lo stesso punto di vista con queste parole: “”Stalin è il perno della collaborazione tedesco-sovietica””. Gli esempi di pacificazione russa nei confronti della Germania aumentarono. Il 3 maggio la Russia aveva riconosciuto ufficialmente il governo filo-tedesco di Rashid Ali in Iraq. Il 7 maggio i rappresentanti diplomatici di Belgio e Norvegia sono stati espulsi dalla Russia. Anche il ministro jugoslavo è stato cacciato da Mosca all’inizio di giugno, così come il generale Thomas, capo dell’economia del Ministero della Guerra tedesco, scrisse più tardi nel suo articolo sull’economia di guerra del Reich: “”I russi hanno effettuato le consegne fino alla vigilia dell’attacco, e negli ultimi giorni il trasporto della gomma dall’Estremo Oriente è stato accelerato da treni espressi”””” (pag 330-331)”,”QMIS-067-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 6. War Comes to America.”,”Dall’indice: – My meeting with Roosevelt – The Atlantic Charter – Aid to Russia – Pearl Harbour! – Washington and Ottawa – Anglo-American Accords (…) Aiuti all’Urss in materie prime. Alluminio per l’industria bellica (in particolare per l’aviazione). “”The Soviet appeal was very naturally supported by our Ambassador in Moscow in the strongest terms. To this also I sent what I deemed a reply which would arm him in future arguments. Prime Minister to Sir Stafford Cripps, 5 Sept 41 (…). In response to one of Stalin’s request I sent on September 9 the following telegram to our Ambassador in Moscow: «(…) Please inform M. Stalin from Prime Minister that we are arranging to supply 5.000 tons of aluminium from Canada as soon as arrangements for shipment are completed, and 2.000 tons monthly thereafter. First shipments will be via Vladivostok, unless Persian route would be preferable to Russia Government»”” (pag 75-77) “”L’appello sovietico è stato naturalmente sostenuto dal nostro ambasciatore a Mosca nei termini più forti. Anche a questo ho inviato quella che ritenevo una risposta che lo avrebbe attrezzato per future argomentazioni. Primo Ministro a Sir Stafford Cripps, 5 settembre 41 (… ). In risposta ad una richiesta di Stalin ho inviato il 9 settembre il seguente telegramma al nostro Ambasciatore a Mosca: «(…) Si prega di informare il signor Stalin da parte del Primo Ministro che stiamo provvedendo a fornire 5.000 tonnellate di alluminio dal Canada non appena saranno completati gli accordi per la spedizione, e successivamente 2.000 tonnellate al mese. Le prime spedizioni avverranno via Vladivostok, a meno che la rotta persiana non sia preferibile al governo russo»”” (pag 77)”,”QMIS-068-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 7. The Onslaught of Japan.”,”Dall’indice: – The Fall of Singapore – The U-Boat Paradise – The Invasion of Burma – India: The Cripps Mission – American Naval Victories. The Coral Sea and Midway Island. – The Arctic Convoys 1942. – ‘Second Front Now’! – The Molotov Visit – My Second Visit to Washington Atlantic Defence Organisation, 1942. “”As last on April 1 it became possible for the United States Navy to make a start with a partial convoy system. At first this could be no more than daylight hops of about a hundred and twenty miles between protected anchorages by groups of ships under escort, and all shipping was brought to a standstill at night. On any one day there were upwards of a hundred and twenty ships requiring protection between Florida and New York. The consequent delays were misfortune in another form. It was not until May 14 that the first fully organised convoy sailed from Hampton Roads for Key West. Thereafter the system was quickly extended northward to New York and Halifax, and by the end to the month the chain along the east coast from key West northward was at last complete. Relief was immediate, and although the U-boats continued to avoid destruction the shipping losses fell”” (pag 108) Organizzazione per la difesa atlantica, 1942. “”Lo scorso 1° aprile è stato possibile per la Marina degli Stati Uniti iniziare con un parziale sistema di convogli. All’inizio questo non poteva essere altro che un balzo diurno di circa centoventi miglia tra ancoraggi protetti da parte di gruppi di navi sotto scorta, e tutta la navigazione fu fermata di notte. Al giorno c’erano più di centoventi navi che richiedevano protezione tra la Florida e New York. I conseguenti ritardi furono una sfortuna in un’altra forma. Il primo convoglio completamente organizzato salpò da Hampton Roads per Key West. Successivamente il sistema fu rapidamente esteso verso nord fino a New York e Halifax, ed entro la fine del mese la catena lungo la costa orientale da Key West verso nord fu finalmente completata. Sebbene gli U-Boot continuassero a evitare la loro distruzione, le perdite di navigazione diminuirono”” (pag 108)”,”QMIS-069-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 8. Victory in Africa.”,”Dall’indice. – Decion for ‘Torch’ – My Journey to Cairo. Changes in Command – Moscow: The First Meeting – Moscow: A Relationship Established – Soviet ‘Thank You’ – The Battle of Alamein – The Darlan Episode – The Casablanca Conference – Russia and the Western Allies – My Third Visit to Washington – Italy the Goal “”The use of the expression ‘unconditional surrender’, although widely hailed at the time, has since been described by various authorities as one of the great mistakes of Anglo-American war policy. It requires to be dealt with at his point. It is said that it prolonged the struggle and made recovery afterwards more difficult. I do not believe that this is true. (…) My principal reason for opposing, as I always did, an alternative statement on peace terms, which was so often urged, was that a statement of the actual conditions on which the three great Allies would have insisted, and would have been forced to public opinion to insist, would have been far more repulsive to any German peace movement than the general expression ‘unconditional surrender’. I remember several attempts being made to draft peace conditions which would satisfy the wrath of the conquerors against Germany. They looked so terrible when set forth on paper, and so far exceeded what was in fact done, that their publication would only have stimulated German resistance. They had in fact only to be to the written out to be withdrawn”” (pag 248-249) ‘L’uso dell’espressione “”resa incondizionata””, sebbene all’epoca ampiamente acclamato, è stato poi descritto da varie autorità come uno dei grandi errori della politica bellica anglo-americana. A questo punto, richiede di essere affrontato. Si dice che prolungò la lotta e rese più difficile la successiva ripresa. Non credo che questo sia vero. (…) La mia ragione principale per oppormi, come ho sempre fatto, a una dichiarazione alternativa sui termini di pace, così spesso sollecitata, era che una dichiarazione delle condizioni reali su cui i tre grandi alleati avrebbero insistito e avrebbero costretto l’opinione pubblica a insistere, sarebbe stata molto più ripugnante per qualsiasi movimento pacifista tedesco dell’espressione generale “”resa incondizionata””. Ricordo che furono fatti diversi tentativi per elaborare condizioni di pace che soddisfacessero l’ira dei conquistatori contro la Germania. Sembravano così terribili messi su carta, e superavano di gran lunga ciò che era stato fatto in realtà, che la loro pubblicazione avrebbe solo stimolato la resistenza tedesca. Apparivano infatti scritti per essere ritirati’.”,”QMIS-070-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 9. The Invasion of Italy.”,”- The Command of the Seas. Guadalcanal and New Guinea – The Conquest of Sicily – The Fall of Mussolini – The Quebec Conference: ‘Quadrant’ – Italy: the Armistice – The Invasion of Italy. At the White House Again – The Battle of Salerno. A Homeward Voyage – Tensions with General De Gaulle – The Broken Axis – Deadlock on the Third Front – Foreign Secretaries’ Conference in Moscow – Advent of the Triple Meeting. The High Commands ‘Francia libera’: lotta al vertice tra De Gaulle e Giraud. “”The struggle for power between de Gaulle and Giraud went on unabated as the weeks passed, and frequent clashes took place over both civil and military appointments. The fault did not lie always with de Gaulle, and there were unnecessary incidents over the liberation of Corsica, where Free French elements on the island had occupied Ajaccio on the night of September 9. Giraud ordered a French expedition to Corsica two days later, and the unfortunate disputes between his military commander and the de Gaullist leaders on the spot still further worsened relations. The liberation of the island, from the military point of view, was slowly but successfully accomplished”” (pag 162) ‘La lotta per il potere tra de Gaulle e Giraud continuò senza sosta con il passare delle settimane e si verificarono frequenti scontri sia per le nomine civili che per quelle militari. La colpa non fu sempre di de Gaulle, e ci furono incidenti inutili durante la liberazione della Corsica, dove elementi francesi liberi sull’isola avevano occupato Ajaccio nella notte del 9 settembre. Giraud ordinò una spedizione francese in Corsica due giorni dopo, e gli sfortunati contrasti tra il suo comandante militare e i capi gollisti sul posto peggiorarono ulteriormente i rapporti. La liberazione dell’isola, dal punto di vista militare, fu portata a termine lentamente ma con successo'”,”QMIS-071-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 10. Assault from the Air.”,”Dall’indice. – Cairo – Teheran: The Opening – Conversation and Conferences – Teheran: Conclusions – Cairo again. The High Command – Marshal Tito and Yugoslavia – The Anzio Stroke – Italy: Cassino – The Greek Torment – Strategy against Japan – Preparation for ‘Overlord – Rome A Teheran sul tavolo c’è la questione polacca. “”What we wanted was a strong and independent Poland, friendly to Russia. Stalin said that that was true, but that the Poles could not be allowed to seize the Ukraine and White Russian territory. That was not fair. According to the 1939 frontier, the soil of the Ukraine and White Russia was returned to the Ukraine and White Russia. Soviet Russia adhered to the frontiers of 1939, for they appeared to be ethnologically the right ones. Eden asked if this meant the Ribbentrop-Molotov Line. ‘Call it whatever you like’, said Stalin. Molotov remarked that it was generally called the Curzon Line. ‘No’, said Eden, ‘there are important differences’. Molotov said there were none. I then produced a map and showed the Curzon Line and the 1939 line, and indicated also the line of the Oder. Eden said that the south end of the Curzon Line had never been defined in terms. At this point the meeting broke into groups”” (pag 61) “”Quello che volevamo era una Polonia forte e indipendente, amica della Russia. Stalin disse che era vero, ma che non si poteva permettere ai polacchi di impadronirsi del territorio dell’Ucraina e della Russia bianca. Ciò non era giusto. Secondo la frontiera del 1939, il suolo dell’Ucraina e della Russia Bianca fu restituito all’Ucraina e la Russia Sovietica aderì alle frontiere del 1939, perché etnologicamente sembravano quelle giuste. Eden chiese se questo significasse la Linea Ribbentrop-Molotov. ‘Chiamala come vuoi’, disse Stalin. Molotov osservò che veniva generalmente chiamata la linea Curzon. “”No””, disse Eden, “”ci sono differenze importanti””. Molotov disse che non ce n’erano. Poi io produssi una mappa mostrando la linea Curzon e la linea del 1939, e indicai anche la linea dell’Oder. Eden disse che l’estremità sud della linea Curzon non era mai stata definita in particolari. A questo punto la riunione si divise in gruppi”” (pag 61).”,”QMIS-072-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 11. The Tide of Victory.”,”Dall’indice. – Normandy to Paris – Balkan Convulsions. The Russian Victories – Rome. The Greek Problem – Alexander’s Summer Offensive – The martyrdom of Warsaw – The Second Quebec Conference – Advance in Burma – The Liberation of Western Europe – October in Moscow – Paris – Counter-Stroke in the Ardennes – British Intervention in Greece La corsa in Europa centrale. ‘Another matter lay heavy on my mind. I was very anxious to forestall the Russians in certain areas of Central Europe. The Hungarians, for instance, had expressed their intention of resisting the Soviet advance, but would surrender to a British force if it could arrive in time. If the Germans either evacuated Italy or retired to the Alps I much desired that Alexander should be enabled to make his amphibious thrust across the Adriatic, seize and occupy the Istrian peninsula, and try to reach Vienna before the Russians. It seemed much too early to start sending his troops to South-East Asia. The C.I.G.S. agreed that there should be no question of withdrawing any of Alexander’s troops until Kesserling had benne driven across the Piave. Our front would then be considerably less than the half its present width’ (pag 131) ‘Un’altra questione mi assillava con forza la mente. Tenevo molto a prevenire i russi in alcune zone dell’Europa centrale. Gli ungheresi, ad esempio, avevano espresso l’intenzione di resistere all’avanzata sovietica, ma si sarebbero arresi alle forze britanniche se fossero arrivate in tempo. Se i tedeschi avessero evacuato l’Italia o si fossero ritirati sulle Alpi, desideravo fortemente che Alexander avesse la possibilità di effettuare la sua offensiva anfibia attraverso l’Adriatico, impadronirsi e occupare la penisola istriana e tentare di raggiungere Vienna prima dei russi. Sembrava troppo presto per iniziare a inviare le sue truppe nel sud-est asiatico. Il C.I.G.S. convenne che non si sarebbe trattato di ritirare nessuna delle truppe di Alexander finché Kesserling non avesse attraversato il Piave. Il nostro fronte avrebbe dovuto essere quindi considerevolmente inferiore alla metà della sua larghezza attuale'”,”QMIS-073-FSD” “CHURCHILL Winston”,”The Second World War. 12. Triumph and Tragedy.”,”- Preparations for a New Conference – Yalta: Plans for Worder Peace – Russia and Poland: The Soviet Promise – Yalta finale – Crossing the Rhine – Western Strategic Divergences – Growing Friction with Russia – Alexader’s Victory in Italy – The German Surrender – The End of the Coalition – The Defeat of the Japan – Potsdam: The Atomic Bomb – Potsdam: The Polish Frontiers L’uso della bomba atomica. Il consenso britannico. “”British consent in principle to the use of the weapon had been given on July 4, before the test had taken place. The final decision now lay in the main with President Truman, who had the weapon; but I never doubted what it would be, nor have I ever doubted since that he was right. The historic fact remains, and must be judged in the after-time, that the decision whether or not to use the atomic bomb to compel the surrender of japan was never even an issue. There was unanimous, automatic, unquestioned agreement around our table; nor did I ever hear the slightest suggestion that we should do otherwise. It appeared that the American Air Force had prepared an immense assault by ordinary air-bombing on Japanese cities and harbours. These could certainly have been destroyed in a few weeks or a few months, and no one could say with what very heavy loss of life to the civilian population. But now, by using this new agency, we might not merely destroy cities, but save the lives alike of friend and foe”” (pag 274) ‘Il consenso britannico in linea di principio all’uso dell’arma era stato dato il 4 luglio, prima che avesse luogo il test. La decisione finale ora spettava principalmente al presidente Truman, che aveva l’arma; ma non ho mai dubitato di ciò che sarebbe stato, né ho mai dubitato da allora che avesse ragione. Resta il fatto storico, e dovrà essere giudicato in seguito, che la decisione se usare o meno la bomba atomica per costringere il Giappone alla resa non è mai stata nemmeno un problema. Intorno al nostro tavolo c’è stato un accordo unanime, automatico e indiscusso; né ho mai sentito il minimo suggerimento che dovremmo fare diversamente. Sembrava che l’aeronautica americana avesse preparato un immenso assalto mediante normali bombardamenti aerei sulle città e sui porti giapponesi. Queste avrebbero certamente potuto essere distrutte in poche settimane o in pochi mesi, e nessuno potrebbe dire con quali pesantissime perdite di vite umane tra la popolazione civile. Ma ora, utilizzando questa nuova strumento, potremmo non solo distruggere le città, ma anche salvare la vita di amici e nemici'”,”QMIS-074-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte prima. L’addensarsi della tempesta (1919-1940). Come i popoli di lingua inglese per imprevidenza per noncuranza e gentilezza d’animo permisero ai malvagi di riarmarsi. Volume I. Da guerra a guerra (1919-1939).”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-083-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte prima. L’addensarsi della tempesta (1919-1940). Come i popoli di lingua inglese per imprevidenza per noncuranza e gentilezza d’animo permisero ai malvagi di riarmarsi. Volume II. Guerra in sordina.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-084-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte seconda. La loro ora più bella (maggio – dicembre 1940). Come il popolo britannico resistette da solo finché coloro che erano stati semichiechi furono semipronti. Volume I. Il crollo della Francia.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-085-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte seconda. La loro ora più bella (maggio – dicembre 1940). Come il popolo britannico resistette da solo finché coloro che erano stati semichiechi furono semipronti. Volume II. Isolati.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-086-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte terza. La grande alleanza (gennaio 1941 – gennaio 1943). Come il popolo britannico tra le più aspre rinunce continuò la lotta finché Russia e Stati Uniti furono trascinati nel grande conflitto. Volume I. La Germania punta a oriente.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-087-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte terza. La grande alleanza (gennaio 1941 – gennaio 1943). Come il popolo britannico tra le più aspre rinunce continuò la lotta finché Russia e Stati Uniti furono trascinati nel grande conflitto. Volume II. La guerra investe l’America.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-088-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte quarta. La svolta fatale. In qual modo le forze della grande alleanza divennero preponderanti. Volume I. Il Giappone all’attacco.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-089-FSD” “CHURCHILL Winston”,”La seconda guerra mondiale. Parte quarta. La svolta fatale. In qual modo le forze della grande alleanza divennero preponderanti. Volume II. La battaglia d’Africa.”,”CHURCHILL Winston Morale dell’opera In guerra: Decisione Nella disfatta: Fermezza Nella vittoria: Magnanimità Nella pace: Buona volontà (in apertura)”,”QMIS-090-FSD” “CHUZEVILLE Julien”,”Zimmerwald. L’internationalisme contre la première guerre mondiale.”,”Julien Chuzeville, storico specialista del movimento operaio, ha pubblicato ‘Militants contre la guerre 1914-1918′ (Spartacus, 2014) e la biografia di uno del leader di questa corrente: Fernand Loriot (2012). J.N. Ducange lavoro sulla storiografia della rivoluzione francese, i movimenti socialisti e socialdemocratici della prima metà del XX secolo. Zimmerwald diventerà il simbolo della lotta contro la guerra e della rinascita dell’ internazionalismo”,”INTS-069″ “CHUZEVILLE Julien, scritti di Léo FRANKEL”,”Léo Frankel. Communard sans frontières.”,”Nella seconda parte del volume si riportano ‘Articoli, discorsi e lettere’ di Léo Frankel (pag 165-248), tra cui 5 lettere a Karl Marx (1871, 1872, 1876, 1881) e una a Johann Philip Becker, e una bozza di lettera (‘Brouillon de lettre) di Marx à Varlin et Frankel, 13 mai 1871 (in francese, la lettera inviata è scomparsa) Bozza di lettera di Marx a Frankel e Varlin, 13 maggio 1871: …… (pag 191-192)”,”MFRC-188″ “CHUZEVILLE Julien”,”Un court moment révolutionnaire. La création du Parti communiste de France (1915-1924).”,”SFIC Section Française de l’Internationale Communiste Julien Chuzeville Julien Chuzeville, storico specialista del movimento operaio, ha pubblicato ‘Militants contre la guerre 1914-1918’ (Spartacus, 2014) e la biografia di uno del leader di questa corrente: Fernand Loriot (2012). J.N. Ducange lavora sulla storiografia della rivoluzione francese, i movimenti socialisti e socialdemocratici della prima metà del XX secolo.”,”PCFx-131″ “CHUZEVILLE Julien”,”Militants contre la guerre, 1914-1918. Formation et actin du Comité pour la reprise des relations internationales.”,”‘Il capitalismo porta con sé la guerra come la nube porta la tempesta’ (Jaures) Capitolo III: L’appello di Zimmerwald Capitolo IX: Rivoluzionari senza rivoluzione”,”INTx-072″ “CIACOTIN Serghej”,”Tecnica della propaganda politica.”,”Psicologia sociale, psicologia come scienza esatta, sistema nervoso coscienza PAVLOV intuizione intelligenza psichiatria psicologia negli affari economici pubblicità, teorie sociologiche sulle masse, LE BON folle, quattro dottrine fondamentali FREUD, Alfred ADLER, Carlo MARX, cristianesimo, simbolismo e propaganda politica, segreto del successo di HITLER, resistenza al nazismo, violenza psichica in politica mondiale, minacce situazione attuale, costruzione avvenire.”,”FOLx-011″ “CIAFALONI Francesco”,”Kant e i pastori. Ovvero: il mondo e il paese.”,”Francesco Ciafaloni (Teramo 1937) ha studiato ingegneria a Roma e negli Stati Uniti. E’ stato redattore dei ‘Quaderni piacentini’.”,”ITAC-140″ “CIALDEA Basilio”,”L’Italia nel concerto europeo (1851-1867).”,”Basilio Cialdea, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Genova Le manchevolezze diffuse del resto nella classe politica postcavouriana. Visconti Venosta. “”Ma se teniam presente l’acuto ritratto che del Visconti Venosta ha fatto Federico Chabod, comprendiamo le debolezze e le contraddizioni di Visconti Venosta in quella sua prima esperienza quale Ministro degli Esteri: «era perfettamente a posto – scrive Chabod – per dirigere la politica estera di uno Stato che aveva bisogno di calma, di requie, di assestamento, e le cui necessità di carattere internazionale erano, per il momento, soltanto di far definitivamente accettare dagli altri i fatti compiuti». Chabod si riferisce al Visconti Venosta Ministro degli Esteri negli anni posteriori al 1870. «Sarebbe stato, quindi fuori posto se avesse dovuto dirigere la politica italiana – afferma sempre Chabod – un un momento in cui occorresse osare e giocare di gran gioco». Noe grandi momenti, aveva bisogno delle pressioni dell’opinione pubblica – e ne vedremo la prova durante la crisi polacca – e di una forte personalità che lo pungolasse: «non era l’uomo dalle pronte, decise risoluzioni, dagli improvvisi lampeggiamenti d’intuito e dalla energia secca e scattante»: manchevolezze diffuse del resto nella classe politica postcavouriana. … finire (pag 269-271)”,”ITAB-361″ “CIAMPANI Andrea PELLEGRINI Giancarlo a cura”,”La storia del movimento sindacale nella società italiana. Vent’anni di dibattiti e di storiografia.”,”CIAMPANI Andrea è professore associao di storia contemporanea presso l’ Università LUMSA di Roma. Ha condotto ricerche sul movimento sindacale nelle relazioni internazionali. PELLEGRINI Giancarlo professore straordinario di storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’ Università degli Studi di Perugia. E’ autore di ricerche sul sindacalismo in generale e britannico in particolare: ‘Dal modello sociale al modello politico: il dibattito sulle Trade Unions’ (Firenze, 2003). “”Del resto, come ha avvertito lucidamente A. Accornero, “”il crollo del partito comunista e il disfacimento dell’ URSS cancellano un sistema senza precedenti di gestioni politico-statali del capitale e del lavoro.”” Ma soprattutto, “”in un ventennio, è declinato un modello di produzione che aveva contrassegnato tutto il ‘900.”” La cultura “”conflittuale”” del sindacato, delineatasi fin dai tempi del decollo industriale italiano, aveva accompagnato per quasi settant’anni l’ intero ciclo della produzione fordista, privilegiando la centralità della fabbrica e gli interessi dei lavoratori manuali. Ora, negli anni Novanta, era il settore terziario – quello dei trasporti, dei servizi, delle telecomunicazioni e della distribuzione – a registrare il maggior numero di addetti, che spesso, in forme nuove e autonome, avevano organizzato forme di lotta a forte valenza corporativa. Concordi o meno che fossero le istituzioni sindacali con le nuove forme di conflittualità che stavano emergendo, esse si trovarono oramai nella necessità di rivedere modi e forme di prassi rivendicative e negoziali su cui avevano costruito la loro identità””. (pag 62)”,”MITT-221″ “CIAMPANI Andrea, a cura; saggi di Manuel Espadas BURGOS Joanna SONDEL-CEDARMAS Csorba LASZLO Maria Cristina CHATZIJOANNOU Stefan WEDRAC Werner DAUM Ion CARJA Laura FOURNIER FINOCCHIARO John A. DAVIS Andreas GOTTSMANN Gabor ANDREIDES Raluca TOMI Malgorzata KIWIOR-FILO Antonio D’ALESSANDRI Fernando GARCIA-SANZ Jean-Yves FRETIGNE’ Roland SARTI Ferdinand Nicolas GOHDE Emiel LAMBERTS Andrea CIAMPANI”,”L’unità d’Italia in Europa. Prospettive / Perspectives, Vol. III.”,”Il volume contiene il saggio di Jean-Yves Frétigné, 1852. L’anno della rottura definitiva di Mazzini col socialismo (pag 269-288) e quello di Roland Sarti, Mazzini in Europa e negli Stati Uniti (pag 289-308)”,”RISG-098-FSL” “CIAMPI Alberto”,”Futuristi e Anarchici. Quali rapporti? Dal primo manifesto alla prima guerra mondiale e dintorni (1909-1917).”,”Alberto CIAMPI e Aurelio CHESSA (copyright) 1989 Aiuto nel lavoro di ricerca è venuto dai cataloghi bibliografici e in particolare dalla Bibliografia dell’ Anarchismo, vol 1, di L. BETTINI. “”E’ l’ anarco-individualismo che ha avuto maggiori rapporti con il futurismo; l’ attenzione per Nietzsche o Stirner è un tema comune, assieme a Bergson, negli interessi intellettuali e militanti di parte, a volte anche ampia, sia del movimento anarchico che futurista. Non sono altresì mancati infuocati scontri all’ interno di area anarchica fra individualisti e non.”” (pag 105)”,”ANAx-202″ “CIAMPINI Raffaele”,”Napoleone.”,”Hegel chiama Napoleone “”l’ anima del mondo”” (pag 276 dell’edizione Utet Torino 1945 collana Biografie). Ruolo della Polonia nella strategia di Napoleone (pag 204-205) Campagna di Russia del 1812 (pag 285-286): Napoleone prevedeva la durata della campagna di un mese (pag 286), i soldati avevano pane per 4 giorni, a seguire l’ armata i convogli avevano farina per 20 giorni. Napoleone perde agilità in battaglia: i nemici imparano (pag 296) “”Ma la Francia aveva bisogno di vittorie diverse; aveva bisogno di distruggere eserciti come un tempo; la conquista dei campi di battaglia non poteva bastare. Era evidente che uno spirito nuovo regnava nei suoi nemici, una volontà di resistenza ignota fino a quel giorno, un ordine, una disciplina e un coraggio davanti alla sconfitta che prima non conoscevano. Le guerre che ormai si combattono non sono più dinastiche, ma nazionali, e Blücher non è solamente un generale, ma qualche cosa di più; è la tenacia e il furore del popolo prussiano che afferma il suo diritto alla vita. La battaglia di Lutzen, non decisiva per Napoleone, e non vittoriosa per gli alleati, serviva ai disegni di Metternich; il qualle manda subito Bubna da Napoleone, per sviluppare la propria offensiva diplomatica. Bubna offrirà la mediazione armata””. (pag 258) “”Il disegno di Metternich è ora di attirare Napoleone in trattative di pace che egli non accetterò, perché equivarranno alla dissoluzione dell’Impero. Ma perché Napoleone accetti di trattare, gli si farà credere che l’Austria mette come condizione della pace assai meno. Durante le trattative, quando Napoleone vedrà qualis sono le esigenze degli alleati, avrà uno dei suoi scatti di collera, le romperà, tornerà a prender le armi. Allora anche l’Austria; che intanto avrà pronto un esercito di 300 mila uomini in Boemia, si dichiarerà contro di lui””. (pag 259)”,”FRAN-083″ “CIAN Vittorio a cura; PINELLI Pier Dionigi”,”Carteggi di Vincenzo Gioberti. Lettere di Pier Dionigi Pinelli a Vincenzo Gioberti (1833-1849) pubblicate con proemio e note a cura di Vittorio Cian. II Serie: Fonti. Vol. VII.”,” ‘Nel 1831, i bolognesi insorsero contro il governo pontificio. In un clima carico di tensioni, il prolegato, anziché fare intervenire le milizie papali a sedare la sommossa, autorizzò la costituzione di una Commissione di governo provvisoria formata dai conti Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi, Cesare Bianchetti, dal professor Francesco Orioli, dagli avvocati Antonio Zanolini e Antonio Silvani e presieduta dal marchese Francesco Bevilacqua. Il primo atto del nuovo organo di governo fu quello di istituire una Guardia Nazionale, seguito poi dalla formalizzazione del Governo Provvisorio della città e della provincia di Bologna’. (f. cop-bing) Papa Gregorio XVI, il cui nome di nascita era Bartolomeo Alberto Cappellari, è stato il 254º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 2 febbraio 1831 alla morte, avvenuta il 1º giugno 1846 1. Durante il suo pontificato, Gregorio XVI si oppose alle idee liberali e progressiste del tempo, sostenendo la restaurazione dell’ordine tradizionale e la difesa dei diritti della Chiesa 1. Inoltre, egli fu un grande sostenitore dell’arte e dell’architettura, e promosse la costruzione di numerose chiese e monumenti a Roma 1. (idem)”,”RISG-005-FSL” “CIANCIULLO Antonio FONTANA Enrico”,”Ecomafia. I predoni dell’ambiente.”,”A. Cianciullo giornalista a ‘Repubblica?. Enrico Fontana giornalista.”,”ITAS-002-FMP” “CIANETTI Tullio, a cura di Renzo DE FELICE”,”Memorie dal carcere di Verona. Lavoro e organizzazione sindacale in epoca fascista nella testimonianza inedita dell’ultimo ministro delle Corporazioni.”,”Tullio Cianetti nacque nel 1899 ad Assisi da una modesta famiglia di mezzadri. Al momento della marcia su Roma era un piccolo quadro fascista impegnato localmente ni sindacati. Ma nel volgere di un ventennio fece carriera prima nei sindacati, poi nel governo, fino al posto di ministro delle Corporazioni e di membro del Gran Consiglio in cui nella notta del 25 luglio 1943 votò l’ordine del giorno Grandi che determinò la caduta di Mussolini. Poi ritirò il suo voto. Arrestato dopo l’8 settembre fu processato a Verona con Ciano, De Bono e gli altri firmatari. Fu il solo a sfuggire alla pena di morte. Dopo la guerra si trasferì in Mozambico dove visse fino alla morte avvenuta nel 1976. Scioperi del marzo 1943. “”Rientrai a Roma con la convinzione della necessità che gli accordi salariali entrassero in vigore anche per evitare che le agitazioni si propagassero ad altri centri industriali ed in modo particolare a Milano e Genova. Mussolini decise però di attendere ancora qualche giorno con l’intesa che la decorrenza sarebbe stata sempre quella del 23 marzo. Ma il previsto si verificò quasi subito: a Milano ebbero luogo le prime astensioni, timide agli inizi e poi sempre più preoccupanti. La cosa non mi sorprese perché avevo avuto notizie abbastanza precise sul lavorio degli esponenti clandestini del Partito Comunista. Sapevo che il noto agitatore Roveda (6) era scomparso alla fine di una licenza concessagli mentre si trovava al confino. La polizia aveva la convinzione che ROveda si fosse nascosto a Milano e da lì preparasse e muovesse i fili dell’agitazione politica. Non conoscevo il Roveda, ma di lui avevo inteso parlare durante il periodo della mia dirigenza ai sindacati operai torinesi: sapeva che era un uomo intelligente e deciso. L’estendersi degli scioperi a Milano preoccupò enormemente le sfere centrali del Regime. Confesso che tra i più preoccupati non c’ero io: invece se un tormento mi agitava in quel momento era quello di constatare la quasi assoluta mancanza di direttive politiche che fossero atte a fronteggiare la situazione. Si era vissuti talmente alla giornata e ciascuno nel suo guscio, che quando giunse il momento di richiamare tutte le forze del Regime per affrontare una avversità, non si sapeva chi dovesse essere il primo a muoversi e come i compartimenti stagni del Regime dovessero comunicare tra loro. Un pomeriggio, dopo la riunione del Comitato dei Prezzi a Palazzo Venezia, Mussolini chiamò nel suo ufficio il Segretario del Partito, Albini, il Direttore della Confederazione Industriali (7), il presidente della Confederazione Lavoratori Industrie Landi, il Segretario del Comitato dei Prezzi Venturi (8) e me. Ci parlò degli scioperi milanesi, ma lo fece con aria tanto sconsolata che tutti ne rimanemmo impressionati: in quel momento Mussolini mi fece pena e mi deluse”” (pag 361) (6) Giovanni Roveda. Esponente comunista. Nel 1922 segretario della Camera del Lavoro di Torino, arrestato nel 1926, scarcerato per indulto nel 1937, riarrestato e assegnato al confino, da cui era fuggito nel gennaio 1943. Ebbe parte nella organizzazione degli scioperi del marzo successivo a Milano; (7) Giovanni Belella; (8) Augusto Venturi, dal 25 gennaio 1942, in precedenza vice-segretaroi del PNF Giovanni Roveda Nato a Mortara (Pavia) il 4 giugno 1894, morto a Torino il 17 novembre 1962, dirigente politico e sindacale, primo sindaco di Torino alla Liberazione. Faceva l’operaio litografo quando, nel 1909, era diventato un militante della Gioventù socialista. Da ragazzo aveva partecipato alle dimostrazioni popolari contro la guerra di Libia e poi a quelle contro la Prima guerra mondiale. Attivista e poi funzionario sindacale, nel 1919 divenne segretario nazionale della Federazione italiana lavoranti in legno. Membro dell’Esecutivo della Sezione socialista di Torino e collaboratore dell’Ordine Nuovo, nel 1920 Roveda fu tra i dirigenti dell’occupazione delle fabbriche e, nel 1921, tra i fondatori del Partito comunista, del quale diresse la Sezione torinese. Segretario generale della Camera del Lavoro di Torino, con l’affermarsi del fascismo fu più volte aggredito dagli squadristi. Dopo le Leggi eccezionali fasciste del 1926, Giovanni Roveda – che era membro del Comitato centrale del PCdI – fu arrestato e deferito al Tribunale speciale, che il 20 febbraio 1928 lo condannò (con Antonio Gramsci, Umberto Terracini ed altri dirigenti del suo partito) a venti anni e quattro mesi di reclusione. Scarcerato (per condoni ed amnistie), dopo undici anni di prigione Roveda, “”per mancanza di segni di ravvedimento””, fu mandato al confino a Ponza. Era il 14 aprile del 1937. Ponza fu solo una tappa. Di lì il confinato fu trasferito a Ventotene, dove rimase fino al marzo del 1943, quando riuscì a fuggire approfittando di una licenza. Di corporatura molto robusta Roveda – che durante il confino utilizzava gran parte delle poche lire della “”mazzetta”” per mandare un aiuto a sua moglie e alla sua bambina e che aveva sempre rifiutato il piccolo contributo in denaro che gli poteva arrivare dal “”soccorso rosso”” – aveva perso oltre quaranta chili di peso, ma non la sua determinazione. All’indomani della caduta del fascismo eccolo a Roma, dove è designato dal governo Badoglio tra i commissari alle Federazioni sindacali. Dopo l’armistizio trova rifugio in un’organizzazione del Vaticano, ma nel dicembre del 1943 è arrestato e tradotto a Verona. È liberato dal Carcere degli Scalzi il 14 luglio 1944, dopo un’audacissima, sanguinosa azione dei GAP veronesi, ed è designato a far parte della Direzione provvisoria del PCI per l’Alta Italia. La Liberazione vede la nomina di Roveda a sindaco di Torino. Regge l’amministrazione della città sino al 1946, quando è eletto deputato alla Costituente. Ripresa l’attività sindacale, Roveda dirige prima la Camera del Lavoro di Torino, poi la FIOM nazionale e quindi, dal 1956, la Federazione sindacale mondiale dei metallurgici. Egli è stato anche membro della Direzione del PCI, senatore (di diritto dal 1948), rieletto nel 1953, presidente dell’INCA dal 1953 al 1956. È mancato per una flebite, causata da una pallottola che l’aveva colpito durante l’evasione dal Carcere degli Scalzi e che non gli avevano mai potuto estrarre. A Giovanni Roveda sono intitolate strade a Torino e in altre città. (ANPI)”,”ITAF-283″ “CIANFEROTTI Stefano”,”La regolamentazione e l’operatività del sistema bancario e finanziario inglese (1930-93).”,”Rielaborazione della tesi di dottorato in Banking and Financial Regulation di Cianferotti.”,”UKIE-001-FP” “CIANFLONE Franco”,”L’algebra di Boole e i circuiti logici.”,”Franco Cianflone, ricercatore nucleare e giornalista scientifico, ha svolto per molti anni attività sperimentale come Capo del Servizio di Fisica Tecnica e Strumentazione del CISE.”,”SCIx-116-FL” “CIANO Galeazzo”,”Diario. Volume secondo, 1941-1943. Primo semestre del 1941 – Secondo semestre del 1941 – Primo semestre del 1942 – Secondo semestre del 1942 e gennaio-febbraio del 1943.”,”””7 giugno 1941. Notizie da Berlino sempre meno favorevoli, il che accentua la punta antigermanica nello spirito e nelle parole del Duce. Infatti pensa persino di rinviare ad altra data il discorso che intendeva pronunciare alla Camera il 10, anniversario dell’entrata in guerra. «Dovrei fare l’apologia della collaborazione con la Germania e ciò adesso ripugna al mio spirito». 8 giugno 1941. (…) De Gaulle è entrato in Siria. Quale sarà la reazione dei Francesi? Mussolini se la prende coi tedeschi. «Non sono intelligenti: ecco tutto. Avrebbero dovuto occupare tutta la Francia all’atto dell’armistizio. 9 giugno. Nessuna particolare novità. Le notizie dalla Siria sono ancora abbastanza incerte, ma sembra che un notevole contingente delle forze di Dentz abbia fatto lega con i degaullisti. Il che non mi dispiace affatto: l’allineamento della Francia di Vichy a fianco dell’Asse avverebbe soltanto a scapito dell’Italia. Il Ministro della Guerra ungherese, Generale Bartha, in visita a Roma, ritiene che lo scontro russo-germanico sia ancora più che inevitabile, addirittura imminente. È ottimista nelle previsioni. Non ritiene che l’esercito russo possa resistere per più di sei o otto settimane, perché l’elemento umano è «molle». Resta però da vedere come e quanto hanno operato su questo elemento umano venti anni di rivoluzione comunista. 10 giugno 1941. Strano anniversario dell’entrata in guerra! Mussolini prendendo lo spunto dalla crescente invadenza germanica in Croazia ha pronunciato contro la Germania la più dura requisitoria ch’io abbia mai sentito. Era il Mussolini polemico, quindi il miglior Mussolini. «Non ha importanza – ha detto – che i tedeschi riconoscano sulla carta i nostri diritti in Croazia, quando in pratica si prendono tutto ed a noi lasciano un mucchietto di ossa. Sono canaglie in mala fede e vi dico che così non potrà durare a lungo. Non so nemmeno se gli intrighi tedeschi permetteranno ad Aimone di salire veramente sul trono croato. Io, del resto, ho la nausea dei tedeschi da quando List fece l’armistizio con la Grecia alle nostre spalle ed i fanti della divisione Casale – forlivesi che odiano la Germania – trovarono al ponte di Perati un soldato germanico, a gambe larghe, che sbarrava loro il cammino e rubava il frutto della vittoria. E personalmente ne ho le tasche piene di Hitler e del suo modo di fare. Questi colloqui preceduti da una chiamata col campanello non mi piacciono: col campanello si chiamano i camerieri. Poi che razza di colloqui sono? Debbo per cinque ore assistere ad un monologo, abbastanza noioso e inutile. Ha parlato per ore ed ore di Hess, della ‘Bismarck’, di cose più o meno afferenti alla guerra, ma senza un ordine del giorno, senza sviscerare un problema, senza prendere una decisione. Io intanto continuo le fortificazioni del Vallo Alpino. Un giorno serviranno. Per il momento, non c’è niente da fare. Bisogna urlare coi lupi. Ed è così che oggi alla Camera farò una sviolinata alla Germania. Ma il mio cuore è pieno di amaro» (…)”” (pag 42-44) “”21 giugno 1941. Numerosi segni fanno ritenere che l’inizio delle operazioni contro la Russia è ormai ben vicino. Bismarck dice segretamente a Filippo [Anfuso] che attende un messaggio di Hitler nel corso della nottata. L’idea della guerra alla Russia è popolare in se stessa, in quanto la data del crollo del bolscevismo dovrà essere annoverata tra quelle fondamentali della civiltà umana. Ma non piace come sintomo. Poichè manca una ragione evidente e persuasiva, l’interpretazione corrente è che questa guerra sia un ‘pis-aller’, un tentativo di trovare una via d’uscita da una situazione che si è sviluppata in modo diverso dalle previsioni e comunque non favorevole. Quale sarà il decorso della guerra? I tedeschi pensano che nel giro di otto settimane tutto sia finito, e ciò è possibile perché i calcoli militari di Berlino sono sempre stati più esatti di quelli politici. Ma se così non fosse? Se l’esercito sovietico trovasse una forza di resistenza superiore a quella di cui hanno dato prova i paesi borghesi, quali reazioni ciò susciterebbe nelle profonde masse proletarie del mondo? 22 giugno 1941. Alle tre del mattino, Bismarck mi porta una lunga missiva di Hitler per il Duce. Spiega le ragioni del suo gesto, e benché la lettera cominci con la rituale affermazione che la Gran Bretagna ha perso la guerra, l’intonazione è tutt’altro che euforica. (…) Mussolini invece dà domani la sua risposta a Hitler. La cosa che sta più a cuore al Duce è la partecipazione di un nostro contingente, ma da quanto scrive Hitler è facile capire che ne farebbe a meno volentieri. Riccardi mi fa un grande sfogo sull’andamento delle questioni economiche e conclude con questa frase: «Ormai, nel regime, la sola cosa che potrebbe ancora sorprendermi sarebbe vedere l’uomo gravido: fuori di questo abbiamo veduto tutto»”” (pag 46-47)”,”QMIS-027-FGB” “CIANO Galeazzo”,”Diario. Volume I. 1939-1940.”,”””31 agosto (1939): Brutto risveglio, Attolico telegrafa alle 9 che la situazione è disperata e che, tranne vi sia un fatto nuovo, tra poche ore sarà la guerra. Vado subito a Palazzo Venezia. Bisogna creare il fotto nuovo. D’intesa col Duce telefono a Lord Halifax per dirgli che il Duce può intervenire persso Hitler solo se è latore di un grosso pegno: Danzica. A mani vuote, non può chiedere niente. Per parte sua, Lord Halifax mi chiede di far pressioni su Berlino perché alcune difficoltà procedurali vengano superate ed abbiano inizio i contatti diretti tra Germania e Polonia. Telefono in tal senso ad Attolico, sempre più pessimista. Dopo poco, Halifax comunica che la nostra proposta circa Danzica non sembra suscettibile di realizzazione. L’orizzonte è sempre più scuro. RIcervo François Poncet. È un colloquio senza scopo ed è quindi vago e imprecisato. Dalle due parti si ripete la volontà di pace. Cerca di sapere quale sarà il nostro atteggiamento ma io non rispondo. È romantico, triste e nostalgico. Aggiungerò anchee, sincero. Vedo ancora il Duce. Tentativo estremo: proporre a Francia e Inghilterra una conferenza per il 5 settembre, con lo scopo di rivedere quelle clausole del Trattato di Versaglia che turbano la vita europea. Appoggio con calore l’iniziativa, se non altro perché approfondirà il solco tra noi e Hitler che non vuole conferenze e lo ha detto più volte”” (pag 154)”,”ITAF-006-FER” “CIANO Galeazzo”,”Diario. Volume II. 1941-1943.”,”””1 aprile (1942). Il Duce ha saputo da un industriale alto Altesino che in Germania circola questo ‘witz’: «Vinceremo in due mesi la guerra contro la Russia, in quattro mesi contro l’Inghilterra e in quattro giorni contro l’Italia». Ha voluto che ne chiedessi conferma ad Alfieri mentre «per parte sua cominciava a preparare le nuove divisioni perché non si sa che sorprese e da quali parti potrà riservarci il 1943». Mussolini è anche molto indignato per un rapporto di Anfuso circa il contegno tenuto a Budapest da due Comitive di italiani andati in Ungheria per la Fiera agricola: sbronze nei ‘tabarins’ e assalto ai prosciutti in vendita nei negozi. Il fatto ha dato lo spunto ad una violenta filippica contro la borghesia. Pareschi è piuttosto ottimista per la saldatura del grano: viceversa fa pronostici sempre più scuri per gli anni venturi”” (pag 144)”,”ITAF-007-FER” “CIARAMELLA Michele”,”The Heritage fo English Literature. 1. British Authors.”,”Viaggio in Italia. “”E’ stato anche ipotizzato che durante questi due anni Shakespeare può aver viaggiato in Italia e direttamente lì attinto la profonda conoscenza delle scene italiane e la vita che egli mostra in alcune opere che scrisse subito dopo che l’ epidemia era finita.”” (pag 69)”,”UKIx-091″ “CIARDI Marco”,”Breve storia delle teorie della materia.”,”CIARDI M. è ricercatore in storia della scienza presso il dipartimento di filosofia dell’ Università di Bologna. E’ autore di varie opere (v. retrocopertina). “”Tale convinzione è sintetizzata in una delle sue frasi più celebri, contenuta in una lettera indirizzata a Max Born il 4 dicembre 1926: “”La meccanica quantistica è degna di ogni rispetto, ma una voce interiore mi dice che non è ancora la soluzione giusta. E’ una teoria che ci dice molte cose, ma non ci fa penetrare più a fondo il segreto del gran Vecchio. In ogni caso, sono convinto che questi non gioca a dadi con il mondo”” (Einstein, ed. 1988, pag 709). Einstein dedicò gli ultimi trent’anni della sua vita alla ricerca di una teoria unificata che raccordasse la teoria della relatività generale con l’ elettromagnetismo e che rendesse parziali e circoscritti a casi particolari i risultati della meccanica quantistica.”” (pag 100)”,”SCIx-186″ “CIARDO Manlio”,”Scienza e mito nella dottrina di Carlo Marx.”,”Libro dedicato dall’ A alla memoria di Carlo ANTONI. Contiene dedica manoscritta dell’ A “”Scopriva il Croce, com’è noto, nel marxismo “”un hegelismo assai più vivo e concreto”” che non quello che gli era solito “”incontrare presso scolari ed espositori””; e, visto di questa dottrina assai più l’ aspetto di asprezza storicistica che quello giusnaturalistico, era ovvio che di essa dovesse attrarlo tutto quanto lo “”riportava alle migliori tradizioni della scienza politica italiana mercé la ferma asserzione del principio della forza, della lotta, della potenza e la satirica e caustica opposizione alle insipidezze giusnaturalistiche, antistoriche e democratiche, ai così detti ideali dell’ ’89″”, ingenua”” quindi, dice il Croce, la meraviglia di coloro che, come non credendo a se stessi, appresero che il “”Marx caldeggiava le guerre, ammirava Bismarck e i Moltke e giubilava delle vittorie tedesche in Francia””””. (pag 161)”,”TEOC-346″ “CICALESE Maria Luisa”,”La luce della storia. Gioacchino Volpe a Milano tra religione e politica.”,”Maria Luisa Cicalese insegna storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano ed è coordinatore del Dottorato di ricerca in Società europea e vita internazionale nell’età moderna e contemporanea. Oltre a numerosi volumi tra i quali La formazione del pensiero politico di Giovanni Gentile, Note per un profilo di Pasquale Villari, Dai carteggi di Pasquale Villari, Corrispondenze con Capponi, Mill, Fiorentino, Chamberlain, nelle nostre edizioni ha pubblicato Democrazia in cammino, Il dialogo politico fra Stuart Mill e Tocqueville. Polemica con Croce su nazionalismo e fascismo “”La ‘Storia d’Italia’ «contro il pessimismo dei contemporanei di allora, contro certi superbi dispregi dei moderni è quasi l’elogio del giovane Stato», e a Volpe che deve guardarsi da chi vorrebbe una “”storia fascista”” questo piace perché consentaneo con la sua ispirazione di sempre, ma rimprovera a Croce che, a suo avviso rimane uomo di parte più che storico, certe simpatie e antipatie: troppa indulgenza per la politica estera italiana attorno all’1880 e per Di Rudinì, troppa incomprensione per lo sforzo di Crispi di avviare una politica estera autonoma ed elevare il sentire della vita italiana, troppa simpatia per il «liberalismo assai spurio di Giolitti», portato come modello, con effetto di malinconica comicità (in un libro scritto dopo la guerra e dopo l’affermazione del fascismo), infine, troppa avversione per il nazionalismo, la cui responsabilità viene scaricata «tutta in quel malo modo che offende il lettore sulle spalle di Giovanni Gentile!» (44). E questo rilievo, molto più indiretto e sfumato nella famosa ‘Prefazione’ alla terza edizione del 1928 dell”Italia in cammino’, suggerisce al lettore d’oggi il gran motivo del contendere: l’attribuzione anche a Croce della paternità del nazionalismo e, poi del fascismo, che aveva indotto Gentile a definire un fascista senza camicia nera l’antico amico il quale rifiutava recisamente, ora, la comune responsabilità. Da qui partiva, poi, la questione scientifica che divideva Croce e Volpe sul modo di intendere la storia. Un’anticipazione chiara della ‘querelle’ si trova in una lettera di Croce a Volpe dell’estate del ’27, ancora legata alle memorie della lunga amicizia, dell’interessamento vivissimo per i lavori del giovanissimo storico che pure ormai in un articolo aveva sostenuto che Croce aveva «civettato col fascismo. E voi sapete che questo non è vero – gli scriveva Croce -, che io non ho mai carezzato, o adulato o in qualsiasi modo mi sono mai offerto al fascismo, e anzi ho lasciato sempre cadere le ‘avances’ a me fatte. Ho bensì per certo tempo sperato e creduto che esso non si sarebbe sostanzialmente allontanato dalla via liberale dell’Italia, e questo, se mai, è amore (che mal si direbbe civettamento) per l’Italia della quale sono devoto figliuolo» (45). A questa ricostruzione si legava il rimprovero a Volpe di avere da giovane accettato il materialismo storico senza critica filosofica (per la quale confessava di non essere attrezzato), seppure con lo sforzo originale che a Croce “”piaceva””, di aggregarvi nuovi elementi, e, in seguito, di non aver raggiunto la sostituzione critica del materialismo storico con una filosofia veramente rinnovatrice come l’idealismo. Nella lettera Croce ricordava d’aver già sostenuto nel 1926 sulla “”Critica”” che Volpe era pervenuto alla «storia concepita col criterio dello “”Stato””, alla storia in fondo dei Treitschke e degli altri nazionalisti tedeschi (…) cioè a un concetto altresì materiale ed economico, che è l’opposto correlativo dell’altro». Così nella maturità aveva cercato una via d’uscita dal materialismo storico sbagliata, come Salvemini l’aveva cercata nell’astratto moralismo”” (pag 148-149) [(44) G. Volpe, ‘Storia d’Italia dal 1871 al 1915’, in ‘Corriere della Sera’, 17 febbraio 1928. Sul “”Corriere della Sera”” l’8 ottobre 1927, a proposito di una raccolta delle più belle pagine di Giuseppe Ferrari, Volpe maliziosamente attribuiva le critiche mosse dal Croce alla storiografia ferrariana alla irritazione per «non poterlo cacciare né tra i neoguelfi, né tra i neoghibellini». Con grande apertura Maturi si riferiva al Volpe ricordandolo come «uno dei più autorevoli nostri storici» e se ne serviva per ridimensionare la critica crociana, di cui pure condivideva la preoccupazione, per un tipo di storia fortemente sintetica e poco curante della disciplina (cfr. W. Maturi, op. cit., p. 165); (45) B. Croce, ‘Lettera’ del 28 agosto 1927 a Gioacchino Volpe in ‘Epistolario I, Scelta di lettere a cura dell’autore, 1914-1935’, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Storici, 1957, pp. 140-141; (46) Ibidem]”,”STOx-286″ “CICALESE Maria Luisa”,”Democrazia in cammino. La formazione del pensiero politico di Stuart Mill nel dialogo con Tocqueville.”,”Maria Luisa Cicalese insegna storia delle dottrine politiche e teoria e storia della storiografia presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha scritto tra l’altro: ‘La formazione del pensiero politico di Giovanni Gentile’ (1972) e ‘Note per un profilo di Pasquale Villari’ (1979). Contiene dedica dell’autrice a GM Bravo Marx Mill e Tocqueville, pag 117-118-1190 ‘La rinuncia al fondamento scientifico della società in Tocqueville e Mill. Marx fissa l’evoluzione nel momento della contraddizione obiettiva del processo di produzione’ “”Attraverso lo studio del movimento intellettuale americano, dei sentimenti e dei costumi, Tocqueville mette a fuoco la questione ancor oggi più importante delle scienze sociali: «quel est le rapport entre la production des idées et des représentations et les autres niveaux de l’existence sociale» (40)?. Questo è l’interrogativo che il giovane Marx, più o meno nel medesimo tempo, cerca di risolvere attribuendo, però, allo stato sociale elementi obiettivi e materiali, le forze produttive e i rapporti di produzione, mentre Tocqueville va direttamente «au coeur du social sans préablement passer par l’économique, inexistant dans son type d’analyse; et ce sociale est en réalité culturel» (41). (…) Tocqueville non ha bisogno di ridurre la sfera politica a quella economico-sociale perché si occupa del rapporto tra il principio della società e il comportamento degli uomini, studia il senso dell’azione individuale e collettiva. «Il rompt ainsi avec l’obsession du fondement du social, si caractéristique du XVIII siècle, et de Marx, qui en est à cet égard l’héritier; il se place délibérement en aval, le principe fondateur lui paraissent une sorte d’acquis historique à la fois évident et irréducible à la démonstration causale, l’essentiel étant d’en tirer les conséquences sur la vie de la société» (43). La rinuncia al fondamento scientifico della società è pure lo sforzo faticoso di Mill in questi stessi anni, che si compirà dopo la ‘Logica’ nei ‘Principii di economia politica’ rendendo il suo cammino parallelo a quello di Tocqueville. Marx ha fede nell’eguaglianza come fondamento sociale. Tocqueville e Mill constatano il fatto che essa è divenuta la legittimazione delle società moderne e studiano l’uomo reale dei loro tempi, mutavole in mille guise, come nello stesso periodo dirà Pasquale Villari. Il realismo della previsione, superiore in Tocqueville e in Mill rispetto a Marx, è legato non tanto al realismo dei rispettivi punti di partenza, quanto alla loro intuizione che il progresso contemporaneo ha in sé democrazia e libertà. Tocqueville è preoccupato dall’egualitarismo che storicamente non sembra un tratto fondamentale della società europea alla metà dell’Ottocento, Mill dall’utilitarismo che lascia a ciascuno la possibilità di svolgere i propri interessi e da un progetto di educazione sociale proprio mentre la miseria delle classi operaie è così grave. Marx fissa l’evoluzione nel momento della contraddizione obiettiva del processo di produzione, Tocqueville crede nell’avvenire dell’eguaglianza non come ad una situazione statica, ma come ad un principio dinamico di cui cerca non le cause, ma le conseguenze. Da qui la sua passione per lo studio dei rapporti tra stato amministrativo o accentrato e democratizzazione. Il suo punto di osservazione è al centro della storia d’Europa dopo la rivoluzione francese e gli permette di scoprire che «l’univers de l’égalité et les comportements qu’il induit sont des phénomènes durables, irréversibles, déterminants pour l’avenir» (44). Così Mill, dal suo osservatorio all’interno di un paese industrializzato scopre non attraverso la scienza – perché il progetto etologico fallisce – che per lunghi anni ancora l’economista farà i conti con una società del profitto e dell’interesse individuale e su questa base di esperienza propone una serie di considerazioni solo qualche volta troppo legate alla contingenza sui rapporti tra l’individuo e lo Stato con uno studio che rispetta le differenze tra il sociale, il politico e l’economico e gli permette di formulare, dopo una critica feroce alla società borghese sui tre livelli, l’ipotesi di un suo sviluppo sempre nei tre ambiti”” (pag 117-118-119) [Maria Luisa Cicalese, ‘Democrazia in cammino. La formazione del pensiero politico di Stuart Mill nel dialogo con Tocqueville’, Franco Angeli, Milano, 1988] [(40) F. Furet, ‘Prefazione a A. de Tocqueville, ‘De la democratie en Amerique’, Garnier, Flammarion, Paris, 1981, p. 38; (41) Giustamente, nota il Furet, che nella impostazione tocquevilliana, in cui il movimento d’autonomia conflittuale teso all’eguaglializzazione è proprio di tutto il sociale, rappresentazioni comprese, non si crea «ce fossé, que Marx n’a jamais pu combler, entre production de la vie matérielle et production des idées» (F. Furet, Prefazione, cit., p. 38); (…); (43) F. Furet, ‘Prefazione’, cit., p. 40; (44) Ivi, p. 43]”,”TEOS-021-FMB” “CICCARELLI Angelo”,”Dalla Società Esercizio Bacini alla Fincantieri. Breve storia dei Cantieri Navali di Riva Trigoso.”,”Angelo CICCARELLI è nato a Riva Trigoso (Ge), dove risiede. E’ stato dirigente sindacale CGIL nella Camera del lavoro di Chiavari. Si è interessato alla storia locale. Ha scritto ‘Storia di navi’ (2010).”,”LIGU-076″ “CICCARONE Giuseppe DE-VINCENTI Claudio a cura; saggi di Laura DRAGOSEI Alessandro PITZALIS, Giuseppe CICCARONE Corrado POLLASTRI”,”Sulla strada del federalismo. Rischi e opportunità per il sistema del welfare. X rapporto CER-SPI.”,”Saggi di Laura DRAGOSEI Alessandro PITZALIS, Giuseppe CICCARONE Corrado POLLASTRI”,”TEOS-018-FV” “CICCIOMESSERE Roberto”,”L’ Italia armata. Rapporto sul Ministero della guerra.”,”CICCIOMESSERE Roberto (Bolzano 1946) è stato segretario nazionale del Partito Radicale. Incarcerato nel 1972 per obiezione di coscienza è deputato da due legislature (1982) e membro della Commissione difesa della Camera. “”(…) può essere utile riportare il pensiero del Presidente dell’ Oto-Melara, Gustavo Stefanini, che sicuramente non può essere tacciato di militarismo: “”E’ infatti da tener sempre ben presente che, malgrado l’ enorme disparità dei prelievi per la difesa, ricerca e investimenti, la rimanenza residua a disposizione per la vita privata del cittadino e per pagare i rimanenti servizi pubblici (Giustizia, scuola, etc.) è per il cittadino tedesco 2,53 volte e per il francese 1,95 volte quella del cittadino italiano. Il che vuol dire che i prelievi, ancorché molto inferiori, incidono già, se non sul pane almeno sul burro del cittadino italiano, mentre incidono forse sulla terza macchina del cittadino tedesco e sulla seconda casa di quello francese””. (pag 46)”,”ITQM-098″ “CICCOTTI Ettore”,”Attraverso la Svizzera. Note politiche e sociali.”,”””Accade così che, dove le condizioni mutano o alcuni prevalenti interessi lo esigono, si deroga in qualche punto al liberismo prima imperante. Questo stesso senso pratico, che più facilmente si educa e più facilmente può spiegare la sua azione in piccoli ambienti, tempera il rigore della legge, la ravvia, ne corregge la lettera e lo spirito. (…) Gli uomini molte volte sono migliori delle loro leggi; e non sono migliori perché oltre il Rodano e oltre il Gottardo sieno fatti di pasta divese, ma perché più facilmente ciascuno impara a trovare e subire un limite, quando, sorpassandolo, s’ imbatte in una resistenza””. (pag 50)”,”EURx-171″ “CICCOTTI Ettore”,”Psicologia del movimento socialista.”,”””Il notomista, il fisiologo e l’ istologo cercano negli elementi dell’ organismo le condizioni e le ragioni della sua vita; perché non dovrebbe tentare un simile esame il sociologo?”” (pag 9) “”Il fatto, poi, che il movimento socialista costituisce una magnifica piattaforma, che la sua organizzazione è un grande strumento e serve come una leva, può suggerire, in concorrenza oppur no di altri motivi disinteressati, l’ idea di dominarlo, di servirsene per mettersi in vista, per salire alto. Ma anche qui accade non di rado, come in certi matrimoni di convenienza, che l’ amore nasce dalla convenienza, e il sentimento disinteressato, per abitudine e per la forza delle cose, prende il sopravvento sull’ originario motivo calcolato e volontario. In ogni modo, la grande forza del movimento socialista, come di ogni grande movimento storico, sta anche nell’ avvalersi di tanti di questi motivi inferiori e anche interessati. Potersi e sapersi valere di tutte le forze vive è sempre un gran problema di meccanica sociale””. (pag 89-90)”,”SOCx-117″ “CICCOTTI Ettore”,”Il fascismo e le sue fasi. Anarchia, dittatura, deviazioni.”,”Lenin e la rivoluzione in Europa. “”Il viaggio dei massimisti russi nel luglio-agosto 1917 in Italia, fatto tra grandi parat e rumorose dimostrazioni, mentre servì a preparare le giornate di Torino – su cui tanto assegnamento facevano gli Imperi Centrali – suscitò in Russia la falsa speranza di una insurrezione italiana, e avvalorò e incoraggiò i leninisti russi, i quali, nella loro fantasia di una rivoluzione generale, si sentivano sempre più rafforzati da questo assegnamento che facevano sull’ estero. In alcuni acuti articoli della Neue Zeit sul bolscevismo russo, il Roedec, reduce della Russia, racconta con quanto illusorio fanatismo Lenin stesse al telefono, al tempo dei movimenti spartachisti, aspettando, di ora in ora, l’ annunzio della rivoluzione tedesca che non veniva””. (pag 58) Ciccotti: fascismo legittimato da crisi parlamentarismo. “”Ora, il fascismo ha avuta la sua legittimazione, in quanto movimento di restaurazione dell’ ordine mediante una reazione contro una degenerazione parlamentaristica che aveva paralizzato lo Stato mettendolo alla mercé delle fazioni in combutta o in contrasto. E non è il fascismo, come tale, nella sua essenza, che è fallito. E’ fallito nella sua deviazione, in quanto, giunto al potere, invece di restaurare l’ autorità dello Stato, ha preteso, in molti casi, di confiscarla a pro di una fazione sempre più male reclutata e demoralizzata.”” (pag 439-440)”,”ITAF-172″ “CICCOTTI Ettore”,”Il tramonto della schiavitù nel mondo antico.”,”””Intanto la notevolissima mortalità degli schiavi, le loro fughe, la difficoltà d’ impiegarli stabilmente nell’ agricoltura, l’imposta, per quanto lieve, da pagare allo Stato per ognuno di loro, erano tanti fatti, che, presi insieme, dovevano indurre ad eliminare, per quanto fosse possibile, il lavoro servile per surrogarlo col lavoro libero. E il lavoro libero, dal canto suo, tendeva a questo punto, sotto la pressione del bisogno e per necessità di cose, a prendere il posto del lavoro servile””. (pag 139-140) La bassa produttività del lavoro servile. “”La schiavitù, per compensare la sua scarsa produttività e mantenersi, ha bisogno di terre sempre nuove e più feconde. Finché questo bisogno potè essere facilmente appagato, la scarsa produttività del lavoro servile era facilmente dissimulata; e, anche quando questa possibilità fu meno agevole o fu esclusa, la reazione contro la concorrenza dei cereali stranieri prese le forme di trasformazione di cultura e di un sopravvento della pastorizia sull’ agricoltura””. (pag 309) “”Una delle conseguenze più prossime e visibili dell’ economia da schiavi è l’ abbandono delle terre meno feconde, che così rimangono incolte; ed era ciò appunto che cominciava ad accadere nel dominio romano; ma non tutti riportavano il fatto alla sua vera causa, né per molti latifondisti, specialmente finché il male non giunse al suo culmine, il danno dovè riescire molto grave e sentito. In un certo senso, benché in maniera non perfettamente consapevole, si può dire che Columella rilevasse ciò, ma come uno stato di fatto (…)””. (pag 310) Viene citato: Cairnes, The slave power”,”STAx-171″ “CICCOTTI Giovanni CINI Marcello DE-MARIA Michelangelo JONA-LASINIO Giovanni DONINI Elisabetta”,”L’ ape e l’ architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico.”,”CICCOTTI è professore incaricato di statistica nella facoltà di scienze dell’ Univ di Roma. CINI è ordinario di istituzioni di fisica teorica delle particelle universali all’ Univ di Roma. DE MARIA è professore incaricato di fisica (Univ Perugia). JONA-LASINIO è prof ordinario di metodi matematici della fisica (Univ Roma). “”L’ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che find da principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nella ‘idea del lavoratore’, che quindi era già presente ‘idealmente’. Non che egli ‘effettui’ soltanto un cambiamento di forma dell’elemento naturale; egli ‘realizza’ nell’elemento naturale, allo stesso tempo, il ‘proprio scopo’ da lui ben ‘conosciuto’, che determina come legge il modo del suo operar, e al quale deve subordinare la sua volontà””. (in apertura, K. Marx, Il Capitale, ER, 1964, pag 212). “”Al che non sembri fuori luogo qui contrapporre che, come dice Cartesio, ‘la facoltà di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso (che è propriamente quel che si dice buon senso o ragione) è uguale per natura in tutti gli uomini, e che la diversità delle opinioni non deriva dal fatto che gli uni siano più ragionevoli degli altri, ma solamente dal condurre i nostri pensieri per vie diverse e dal non considerare le stesse cose””.”” (pag 70)”,”SCIx-268″ “CICCOTTI Francesco”,”Com’è governata la Russia. Le istituzioni e le leggi della Repubblica federale russa dei Soviets.”,”CICCOTTI Francesco deputato al Parlamento appendice: Istituzioni scolastiche, I soviets e i contadini, ‘Ai lavoratori dei campi’ discorso di Lenin al I. Congresso Panrusso per il lavoro nelle campagne, Impressioni inglesi, I punti di vista dei bolscevichi sulla situazione internazionale e sulla politica dell’Intesa esposti nel congresso della Internazionale comunista di Mosca, 2-6 marzo 1919]”,”RIRO-369″ “CICCOTTI Ettore”,”Il tramonto della schiavitù nel mondo antico. Tomo secondo.”,”Sviluppi tecnici in agricoltura: “”E non è senza interesse il notare come la maggior parte de’ miglioramenti ne’ mezzi di produzione e specialmente negli strumenti rustici venisse dalle provincie, specialmente dalle Gallie”” (pag 207) “”scarsa produttività del lavoro servile”” (pag 216) E. Ciccotti (1863-1939) si formò a Napoli sotto la guida di E. De Ruggiero. A Milano dal ’91 al ’98 insegna Storia antica alla R. Acc. Scient. Lett., collabora alla “”Critica sociale””, partecipa alla vita del paritto socialista. Ma la reazione del ’98 lo priva della cattedra e lo spinge a rifugiarsi in Svizzera. Professore poi all’Univ. di Messina, nel ’15, interventista, si stacca definitivamente dal socialismo. Senatore del regno dal ’24, entrerà in seguito nell’area dell’opposizione al fascismo.”,”STAx-323″ “CICCOTTI Ettore”,”Il tramonto della schiavitù nel mondo antico. Tomo primo.”,”E. Ciccotti (1863-1939) si formò a Napoli sotto la guida di E. De Ruggiero. A Milano dal ’91 al ’98 insegna Storia antica alla R. Acc. Scient. Lett., collabora alla “”Critica sociale””, partecipa alla vita del paritto socialista. Ma la reazione del ’98 lo priva della cattedra e lo spinge a rifugiarsi in Svizzera. Professore poi all’Univ. di Messina, nel ’15, interventista, si stacca definitivamente dal socialismo. Senatore del regno dal ’24, entrerà in seguito nell’area dell’opposizione al fascismo.”,”STAx-323-B” “CICERCHIA Carlo”,”Accumulazione capitalistica questione agraria e movimento operaio (scritti 1960-1973).”,”Contiene tra l’altro il capitolo: ‘Per una giusta interpretazione della “”questione meridionale”” (scritto inedito, che doveva far parte di un libro non ultimato sulla questione meridionale, 1971) (pag 203-214). Il sottotitolo è ‘Marx e la cosiddetta accumulazione originaria’ “”Intanto, è chiaro che la teoria di Marx sull’accumulazione originaria, a parte i pregi già evidenziati, contenga un merito innegabile: quello di scoprire l’origine del ‘risparmio’, quale parto dei nuovi rapporti di produzione, e conseguentemente quello di spiegare come detto risparmio, sotto forma di pluvalore, si possa trasformare in capitale ‘che mantiene sé stesso e che accumula’”” (pag 210) Un altro capitolo ‘Leninismo e rivoluzione socialista’ è tratto dal libro omonimo (De Donato, Bari, 1970)”,”SIND-169″ “CICERONE M.T., a cura di Alfio NICOTRA”,”De Re Publica. Libro Primo.”,”””Nel gennaio 1820 Angelo Mai annunciò il ritrovamento, in un palinsesto della Biblioteca Vaticana, del De Re Publica di Cicerone sotto la scrittura più recente delle Enarrationes in psalmos di S. Agostino, ottenendo universali consensi e l’ omaggio commosso di Giacomo Leopardi, che gli dedicò la canzone “”Ad Angelo Mai, quand’ebbe ritrovato i libri di Cicerone della Repubblica””””. (pag 3) “”Dopo un paziente lavoro di riordino e di ripristino dei fogli superstiti, il Mai fu in grado di pubblicare nel 1822 i primi due libri (…)””. (pag 3) “”Questo solo definisco: è tanta la spinta nautrale alla virtù (data) dalla Natura al genere umano ed è tanto l’ amore dato per la difesa della comune salvezza civile, che tale spinta vince tutti gli allettamenti del piacere e del riposo””. (pag 5, Cicerone)”,”STAx-138″ “CICERONE Marco Tullio”,”Le quattro arringhe contro Catilina. – Due scandali politici (I processi di Murena e di Sestio).”,”2 volumi della Bur rilegati in uno Pro Lucio Murena. “”Non meno del biasimo di Catone mi ha toccato la doglianza di quell’ uomo sapientissimo ed egregio che è Servio Sulpicio: il quale si è detto acerbamente e duramente colpito dal fatto che io, dimentico degli stretti rapporti di amicizia con lui, mi sia fatto contro di lui difensore di Lucio Murena. Di che io voglio rendergli conto, voi giudici invocando ad arbitri. Grave è, infatti, tra amici, l’essere oggetto di accusa; ma non può neppure trascurarsi un’accusa infondata. Io riconosco, o Servio Sulpicio, che in virtù della nostra amicizia ero tenuto a dare alla tua candidatura ogni premuroso appoggio; e penso di averlo dato. Nulla da parte mia è mancato a te che aspiravi all’ufficio consolare, di quanto tu potessi richiedere all’ amico, al cittadino influente, al console. Ma l’ ora è passata; altro è oggi il criterio a cui ispirarci. Io ritengo, e ne sono fermamente convinto, che tutto quanto tu reclamasti a me in opposizione alla condidatura di Murena io ti dovessi; ma nulla ti debbo contro la sua rispettabilità. Ti fui vicino quando miravi al consolato; ora che tu prendi di mira la persona stessa di Murena, non ho alcun dovere di prestarti lo stesso aiuto. Non solo non è degno di lode, ma sarebbe addirittura inammissibile che ci fosse negato difendere taluno, sia pure a noi del tutto estraneo, sol perché accusato da amici nostri””. (pag 18)”,”STAx-176″ “CICERONE M. Tullio”,”La vecchiezza (Cato maior de Senectute).”,”””Non la canizie né le rughe possono trarre a sé d’un tratto il prestigio, ma la vita precedente onoratamente vissuta raccoglie i frutti ultimi dell’autorità. Anche quegli atti, infatti, che pur sembrano ordinari e di poco conto, bastano di per sé a conferire onore: l’essere, cioè, salutati e ricercati, il vedersi cedere il passo, l’essere accompagnati e riaccompagnati, il sentirsi chieder consiglio; cose che si praticano non solo qui da noi, ma anche in altri paesi, con tanto maggiore osservanza, quanto migliore è la loro educazione”” (pag 57) “”come non tutti i vini, così non tutti i caratteri inacidiscono diventando vecchi”” (pag 59) Morte e mortalità “”E poi, chi è così sciocco da affermare con certezza, sia pur giovine quanto si voglia, che camperà fino a sera? Anzi, la giovinezza presenta molti più casi di morte che non l’età nostra; i giovani più facilmente si ammalano, vanno soggetti a malattie più gravi, sono più impazienti alle cure. Così è che pochi arrivano alla vecchiaia; e se non fosse così, si vivrebbe meglio e più saggiamente. Ché nei vecchi si trova intelligenza, senno e ragione; e se non ci fossero stati i vecchi, non ci sarebbe stata neppur l’ombra del consorzio civile”” (pag 60-61) “”In generale, secondo il mio modo di vedere, la sazietà di tutte le aspirazioni genera la sazietà del vivere. La fanciullezza ha sue particolari aspirazioni; ma le rimpiangono forse i giovani? La prima giovinezza ha pure le sue; ma sono forse quelle che ricerca l’età virile, la così detta età di mezzo? Anche questa ha le sue aspirazioni, ma neppure queste si ricercano nella vecchiezza. Ultime vengono certe aspirazioni della vecchiaia. Orbene, come tramontano le aspirazioni delle età precedenti, così tramontano anche quelle della vecchiaia; e quando questo succede, la sazietà del vivere porta con sé il momento giusto per morire”” (pag 65-66)”,”VARx-524″ “CICERONE Marco Tullio”,”Il processo di Verre. Orazioni I e II.”,”””Ognuno afferrava quello che poteva, strappava, rubava. Tutto si divise in parti e quelli dilaniavano lo Stato che stava tra loro. Lo Stato veniva governato dall’arbitrio di pochi. Avevano in mano il tesoro, le province, le cariche, le glorie e i trionfi. Gli altri cittadini erano oppressi dalla povertà, oberati dal servizio nelle legioni. I capi spartivano le prede con pochi, mentre le persone venivano cacciate dalle loro terre se, per disgrazia, queste erano desiderate da un potente vicino””. Il quadro dipinto nelle ‘Historiae’ da Sallustio, secondo marito di quella Terenzia che aveva dato a Cicerone due figli e lui stesso accusato d’avere accumulato con la corruzione e il ladrocinio la montagna di sesterzi necessari a comperare una grande proprietà a Tivoli, già appartenuta a Cesare, e a farsi costruire la villa principesca tra il Pincio e il Quirinale celeberrima per i giardini, riassume bene la situazione di Roma nel I secolo avanti Cristo. D’altra parte, come avrebbe testimoniato, più di un secolo dopo, Giovenale, «a Roma tutto si compra»”” (pag V, prefazione di G.A. Stella)”,”STAx-294″ “CICERONE Marco Tullio”,”L’amicizia.”,”””L’ossequio partorisce amici, la verità odio”” (pag 91) (Obsequium amicos, veritas odium parit) “”Quantunque dice bene Ennio: ‘L’amico certo nella incerta sorte si discerne’ (87). Tuttavia questi due fatti accusano i più di volubilità e d’incostanza: e cioè o se nella fortuna disprezzano gli amici o se nell’avversità li abbandonano. Colui che dunque nell’una circostanza e nell’altra si sia mostrato in amicizia serio, costante, stabile, costui dobbiamo giudicarlo d’una razza rarissima e quasi divina. Fondamento, poi, di quella stabilità e costanza che cerchiamo nell’amicizia è la buona fede: niente, infatti, che sia infido è stabile”” (pag 71)”,”STAx-025-FV” “CICERONE Marco Tullio”,”Il processo di Verre. Orazioni I e II. La denuncia della corruzione.”,”””Ognuno afferrava quello che poteva, strappava, rubava. Tutto si divise in parti e quelli dilaniavano lo Staot che stava tra loro. Lo Stato veniva governato dall’arbitrio di pochi. Avevano in mano il tesoro, le province, le cariche, le glorie e i trionfi. Gli altri cittadini erano oppressi dalla povertà, oberati dal servizio nelle legioin, I capi spartivano le prede con pochi, mentre le persone venivano cacciate delle loro terre se, per disgrazia, queste erano desiderate da un potente vicino”” (Dalle Historiae di Sallustio) (pag V, prefazione di G.A. Stella)”,”STAx-028-FV” “CICERONE Marco Tullio”,”L’amicizia.”,”Cicerone (106-43 aC), oratore; grande divulgatore del pensiero greco, spirito eclettico e coltissimo.”,”STAx-029-FV” “CICERONE Marco Tullio, a cura di Anna RESTA BARRILE Dario ARFELLI”,”Opere politiche.”,”Marco Tullio Cicerone nasce ad Arpino (patria di Caio Mario) da un’agiata famiglia equestre; ben presto si ntrasferisce a Roma insieme al fratello minore Quinto per prepararsi alla vita pubblica. É uditore dei celebri oratori Marco Antonio, Lucio Crasso e più tardi di Molone di Rodi; studia il diritto sotto la guida dei due Scevola (Augure e Pontefice); apprende i primi rudimenti della grammatica e della filogia con Elio Stilone; frequenta personaggi di alta cultura, tra cui il poeta Archia, Lutazio Catulo e il circolo di poeti che si riuniva intorno a lui; fa in tempo a conoscere anche il drammaturgo Accio, ormai vecchissimo, fatto che ricorderà con orgoglio. Approfondice la conoscenza delle dottrine filosofiche frequentando l’epicureo Fedro, l’accademico Filone di Larissa e lo storico Diodoto. Cicerone viene assassinato da sicari di Antonio nella sua villa di Formia (7 dicembre 43).”,”STAx-089-FL” “CICERONE Marco Tullio, a cura di Adolfo DI VIRGINIO Guerino PACITTI”,”Opere morali.”,”Marco Tullio Cicerone nasce ad Arpino (patria di Caio Mario) da un’agiata famiglia equestre; ben presto si ntrasferisce a Roma insieme al fratello minore Quinto per prepararsi alla vita pubblica. É uditore dei celebri oratori Marco Antonio, Lucio Crasso e più tardi di Molone di Rodi; studia il diritto sotto la guida dei due Scevola (Augure e Pontefice); apprende i primi rudimenti della grammatica e della filogia con Elio Stilone; frequenta personaggi di alta cultura, tra cui il poeta Archia, Lutazio Catulo e il circolo di poeti che si riuniva intorno a lui; fa in tempo a conoscere anche il drammaturgo Accio, ormai vecchissimo, fatto che ricorderà con orgoglio. Approfondice la conoscenza delle dottrine filosofiche frequentando l’epicureo Fedro, l’accademico Filone di Larissa e lo storico Diodoto. Cicerone viene assassinato da sicari di Antonio nella sua villa di Formia (7 dicembre 43).”,”STAx-090-FL” “CICERONE Marco Tullio, a cura di Enrica MALCOVATI Giannicola BARONE Filippo CANCELLI”,”Opere retoriche.”,”Marco Tullio Cicerone nasce ad Arpino (patria di Caio Mario) da un’agiata famiglia equestre; ben presto si trasferisce a Roma insieme al fratello minore Quinto per prepararsi alla vita pubblica. É uditore dei celebri oratori Marco Antonio, Lucio Crasso e più tardi di Molone di Rodi; studia il diritto sotto la guida dei due Scevola (Augure e Pontefice); apprende i primi rudimenti della grammatica e della filogia con Elio Stilone; frequenta personaggi di alta cultura, tra cui il poeta Archia, Lutazio Catulo e il circolo di poeti che si riuniva intorno a lui; fa in tempo a conoscere anche il drammaturgo Accio, ormai vecchissimo, fatto che ricorderà con orgoglio. Approfondice la conoscenza delle dottrine filosofiche frequentando l’epicureo Fedro, l’accademico Filone di Larissa e lo storico Diodoto. Cicerone viene assassinato da sicari di Antonio nella sua villa di Formia (7 dicembre 43).”,”STAx-091-FL” “CICERONE Marco Tullio, a cura di Bruno MOSCA”,”Le Filippiche.”,”Marco Tullio Cicerone nasce ad Arpino (patria di Caio Mario) da un’agiata famiglia equestre; ben presto si ntrasferisce a Roma insieme al fratello minore Quinto per prepararsi alla vita pubblica. É uditore dei celebri oratori Marco Antonio, Lucio Crasso e più tardi di Molone di Rodi; studia il diritto sotto la guida dei due Scevola (Augure e Pontefice); apprende i primi rudimenti della grammatica e della filogia con Elio Stilone; frequenta personaggi di alta cultura, tra cui il poeta Archia, Lutazio Catulo e il circolo di poeti che si riuniva intorno a lui; fa in tempo a conoscere anche il drammaturgo Accio, ormai vecchissimo, fatto che ricorderà con orgoglio. Approfondice la conoscenza delle dottrine filosofiche frequentando l’epicureo Fedro, l’accademico Filone di Larissa e lo storico Diodoto. Cicerone viene assassinato da sicari di Antonio nella sua villa di Formia (7 dicembre 43).”,”STAx-092-FL” “CICOGNA Edda TEDESCHI Sergio a cura; interventi di Alex ZANOTELLI Gianni ITALIA Franco PATRIGNANI Alberto CASTAGNOLA Carla RAVAIOLI Giulio GIRARDI Emilio MOLINARI Gianni TAMINO Giovanna RICOVERI Don Luigi CIOTTI Giancarlo CASELLI Mario ROCCA”,”Costruiamo un mondo diverso. Materiali per alternative alla globalizzazione neoliberista.”,”‘Rete Contro G8 per la globalizzazione dei diritti’ Interventi di Alex ZANOTELLI Gianni ITALIA Franco PATRIGNANI Alberto CASTAGNOLA Carla RAVAIOLI Giulio GIRARDI Emilio MOLINARI Gianni TAMINO Giovanna RICOVERI Don Luigi CIOTTI Giancarlo CASELLI Mario ROCCA”,”PVSx-044″ “CICUREL Michel”,”La France quand même.”,”CICUREL Michel nato nel 1947, enarca, Michel Cicurel ha occupato importanti funzioni al ministero dell’economia e delle finanze a partire dal 1973. E’ attualmente (1983) incaricato di missione in un gruppo bancario francese. Maitre de conferences a Sciences Po da dieci anni, scrive su Le Monde e L’Express. “”La France, plus voltairienne que rousseauiste, n’échappe pourtant pas complètement à ce mouvement de réaction contre le progrès”” (pag 204)”,”FRAE-048″ “CIGLIANO Giovanna”,”Liberalismo e rivoluzione in Russia. Il 1905 nell’ esperienza di M.M. Kovalevskij.”,”CIGLIANO Giovanna svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Discipline Storiche dell’ Unviersità di Federico II di Napoli. I suoi studi riguardano la storia della Russia nel periodo tardo imperiale. Tra le sue pubblicazioni ‘Il Partito delle riforme democratiche’ (2000), ‘Riforme dell’ Impero e questione nazionale’ (2001), ‘Riforma dell’ Impero e questione nazionale’ (2001), ‘Il modello inglese nel costituzionalismo russo’ (2002). “”Alle quattro del pomeriggio di sabato 12 agosto, mentre si trovava nella propria dacia sull’ isola Aptekarskij, il primo ministro Stolypin fu oggetto di un sanguinoso attentato: una fortissima esplosione uccise 27 persone, lasciandolo miracolosamente indenne, ma ferendo un figlio e una figlia, quest’ ultima a entrambe le gambe. La gravità dell’ atto e le modalità brutali con le quali era stato realizzato, senza tenere in alcun conto la carneficina che avrebbe causato tra coloro che si trovavano in quel momento nella dacia, produssero una profonda impressione e innalzarono notevolmente la temperatura dello scontro politico, rendendo più difficile la posizione dell’ opposizione democratica, che condannava il ricorso alla violenza tanto da parte dei terroristi quanto da parte del governo e rifiutava di schierarsi con gli uni o con gli altri.”” (pag 395)”,”RIRx-121″ “CIGLIANO Giovanna”,”La Russia contemporanea. Un profilo storico (1855-2005).”,”Giovanna Cigliano insegna Storia dell’Europa orientale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università ‘Federico II’ di Napoli. É autrice del libro Liberalismo e rivoluzione in Russia.”,”RUSx-091-FL” “CIGLIANO Giovanna”,”Liberalismo e rivoluzione in Russia. Il 1905 nell’esperienza di M.M. Kovalevskij.”,”Giovanna Cigliano insegna Storia dell’Europa orientale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università ‘Federico II’ di Napoli. É autrice del libro Liberalismo e rivoluzione in Russia.”,”RIRx-097-FL” “CIGOLINI Edoardo”,”America profonda. Alt-right, tensioni razziali, disagio sociale. Racconto di un paese diviso.”,”L’autore, giornalista, scrive nelle pagine piemontesi de Il Giornale e per il mensile Espansione. Si è occupato di “”destra alternativa””. “”America profonda”” è il suo primo libro.”,”USAS-001-FRR” “CILIBERTO Michele”,”Figure in chiaroscuro. Filosofia e storiografia nel novecento.”,”””Quando la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e, dal chiaroscuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere””. (G.W.F. HEGEL, Lineamenti di filosofia del diritto) Contiene i capitoli: ‘Rinascimento e riforma nei Quaderni di Gramsci’ (pag 91-122) ‘Gramsci e il linguaggio della ‘vita” (pag 297-324) ‘Cosmopolitismo e Stato nazionale nei Quaderni del carcere’ (pag 325-344) Umanesimo, Rinascimento, Modernità. “”Del resto, questo appare chiaro dalla netta presa di distanza dalla ‘vulgata’ burckhardtiana che viene attribuita all’ Italia (…). Tuttavia, in sé e per sé la modernità non germina neppure dalla Riforma protestante, alla quale Gramsci attribuisce un rilevantissimo significato, ma senza aderire, in sostanza, allo schema della genesi del ‘moderno’ di matrice hegeliana. Fondamentalmente, la modernità scaturisce da quel “”Rinascimento spontaneo”” iniziatosi dopo l’ anno Mille che – si è visto – in essenza è stato appunto una ‘riforma’ (in senso largo, non strettamente confessionale). (…) Ed è in questa struttura di lungo periodo della storia europea moderna che si situa Niccolò Machiavelli; segnalandone, con il suo pensiero politico, caratteri fondamentali, ma anche possibili limiti, carenze, insufficienze. Assumendo, al tempo stesso, il punto di vista dell’ Italia e dell’ Europa, Machiavelli è riuscito ad essere, simultaneamente, il primo teorico e il primo critico della modernità””. (pag 112-113) Gramsci e l’ Umanesimo. “”Machiavelli-Marx: è dunque un nesso cruciale. E questo sia in senso ‘positivo’ che in senso ‘critico-negativo’. Nei Quaderni, infatti, esso si oppone, frontalmente, a nessi teorici e politici altrettanto decisivi per Gramsci: a cominciare da quello Croce-Erasmo e da quello Croce-Guicciardini, sui quali, sia pure in modo sommario, vale la pena di richiamare l’ attenzione, almeno per due motivi specifici (al di là, insomma, del quadro critico generale in cui si inscrivono).”” (pag 113)”,”ITAG-125″ “CILIBERTO Michele”,”Figure in chiaroscuro. Filosofia e storiografia nel novecento.”,”Copia firmata RC”,”FILx-351″ “CILIBERTO Michele”,”Giordano Bruno.”,”Michele Ciliberto (Napoli, 1945) è titolare della cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea nell’Università di Trieste, dove è anche direttore del Dipartimento di filosofia. Oltre ad alcuni volumi su Giordano Bruno, ha pubblicato una storia del Rinascimento e un volume sul rapporto tra intellettuali e fascismo (Cantimori). “”In effetti solo una filosofia «pittorica» può essere una filosofia «silenica», e cogliere anche nei dettagli quei valori universali che i filosofi volgari non sono in grado di afferrare, Tra filosofia, pittura, «silenicità» c’è un nesso intrinseco, fondato sul comune riconoscimento del significato della vita in tutte le sue manifestazioni. Solo i veri filosofi, come i veri pittori, sanno, infatti, che «cose minime et sordide son semi di cose grandi» e che «sciocchezze et pazzie sogliono provocar gran consegli, giudizii et invenzioni». E’ anche questo un punto sul quale merita riflettere. Oltre a considerarsi un Mercurio donato agli uomini dagli dei, Bruno tende a presentarsi come un Sileno (), destinato a riportare alla luce una verità che è strutturalmente «ambigua» anche per oggetto, pubblico, destino. Ma che tale è in primo luogo per il carattere stesso della Vita universale e della pluralità infinita delle sue manifestazioni, tutte piene di valore e dignità. Alla luce delle battute ora citate si potrebbe dire che tutta la filosofia bruniana è uno sforzo teso a sollevare, in modo sistematico, le cose minime, a svelare il «segreto» che esse celano, riscattandone la funzione e significato nell’ordine del mondo. Ma questo lavoro di «rivalorizzazione» non è comune, né è condiviso da tutti. All’opposto: è possibile solo a chi abbia appunto un occhio «silenico» , capace di scorgere , oltre la superficie, la sostanza delle cose. E’ dunque opera di pochi, o di uno solo, anche se «un solo, benché solo può et potrà vincere, et al fine avrà vinto, et trionfarà contro l’ignoranza generale». In effetti , sta in questo vedere il carattere della antica-nuova filosofia. Osservata con occhio «silenico» la Vita universale consuma opinioni e costumi consolidati; spezza antiche gerarchie sia sul piano cosmologico che su quello etico-politico. Dissolvendo il velo delle tenebre, mostra su ogni piano, antiche-nuove verità”” (pag 70) () Sileni, figure mitologiche fra le più diffuse nella letteratura, nell’arte, nelle credenze popolari della Grecia antica (Trecc.)”,”FILx-545″ “CILIBERTO Michele”,”Filosofia e politica nel Novecento italiano, da Labriola a «Società».”,”Contiene il capitolo: ‘L’idea di «società moderna» in Antonio Labriola’ (pag 33-100) “”Il marxismo può progredire, senza che ci sia la crisi del marxismo”” (A. Labriola ) (in apertura, p. 33)”,”STOx-306″ “CILIBERTO Michele”,”La fabbrica dei Quaderni. Studi su Gramsci.”,”M. Ciliberto ex militante della federazione giovanile del Partito socialista italiano (vicino alle posizioni di Riccardo Lombardi, lettura quotidiana dei suoi editoriali sull’Avanti). Ha cominciato a studiare Gramsci anni dopo all’Università di Firenze, seguendo seminari che Lanfranco Caretti, titolare della cattedra di Letteratura italiana aveva comiciato a tenere riunendo intorno a sé giovani allievi e qualche collega. Maestro di Ciliberto fu Eugenio Garin che lo spinse a preparare un lessico di Giordano Bruno ell’ambito del Lessico Intellettuale Europeo diretto d Tullio Gregory. L’autore ringrazia Giuseppe Vacca che lo ha sollecitato a raccogliere i propri esercizi gramsciani e Francesco Ghezzi che ha li ha curati per la stampa. Analisi fascismo. “”Altrettanto ricca e articolato è l’analisi che Gramsci svolge delle origini e dei caratteri economico-sociali del fascismo e delle successive trasformazioni che esso sperimenta in questo campo (fino a modificare intimamente il sistema originario di alleanze) Come principio analitico assume, dall’inizio, il problema della piccola borghesia, la crisi delle classi medie. Non è, ovviamente, un caso. Si muove sulla base di una persuasione ‘generale’: i periodi di trapasso – sottolinea nel 1921 – sono caratterizzati da «fenomeni di pazza disperazione delle classi medie». Ma questo non riguarda solo l’Italia. Anzi: è un tutti i paesi che la piccola e media borghesia pensa di poter risolvere con «mitragliatrici» e «revolverate» i problemi giganteschi di produzione e di scambio lasciati aperti dalla guerra: Non solo: questo è lo strato che, ovunque, «alimenta il fascismo, dà gli effettivi al fascismo». Ma come si è già visto sul piano politico, così anche su quello sociale Gramsci ‘particolarizza’ il campo e la forma dell’indagine. Nell’analisi differenziata conviene anzitutto individuare i caratteri specifici della piccola borghesia italiana. E, in primo luogo, interessa mettere a fuoco un dato fondamentale, che spiega sia la radicalità della crisi, sia l’avvento al potere del fascismo: in Italia – osserva nel 1924 – «dato lo scarso sviluppo dell’industria stessa, non solo la piccola borghesia è molto numerosa, ma essa è anche l’unica classe “”territorialmente”” nazionale». Sta qui un motivo essenziale del successo in Italia del fascismo, che è stato, appunto, l’espressione del mutamento della funzione politica della piccola borghesia, coincidente, a sua volta, col processo di dissoluzione del parlamentarismo giolittiano”” (pag 106-107) Marx, il Machiavelli del proletariato. Marx legge e apprezza Machiavelli proprio sul tema del conflitto sviluppato nei ‘Discorsi’ “”Certo Machiavelli ha dato un contributo alla scienza politica moderna, ma è stato anche altro, e per certi versi di più «Machiavelli – scrive nel Quaderno 13 – non è un mero scienziato; egli è un uomo di parte, di passioni poderose, un politico in atto, che vuol creare nuovi rapporti di forze e perciò non può non occuparsi del “”dover essere””, certo non inteso in senso moralistico (…). Il “”dover essere”” è quindi concretezza, anzi è la sola interpretazione realistica e storicistica della realtà, è sola storia in atto e filosofia in atto, sola politica. L’opposizione Savonarola-Machiavelli non è l’opposizione tra essere e dover essere (…) ma tra due dover essere, quello astratto e fumoso del Savonarola e quello realistico del Machiavelli, realistico anche se non diventato realtà immediata, poiché non si può attendere che un individuo o un libro mutino la realtà ma solo la interpretino e indichino la linea possibile dell’azione» (17). Insomma, Machiavelli è stato un uomo della moralità e – lungo la linea che porterà ai giacobini francesi – un pensatore politico, consapevole delle potenzialità della volontà: e come avevano compreso Alberigo Gentili e, sulle sue tracce, Bento de Spinoza, è stato «pro libertate», dalla parte della libertà. Ed è proprio qui che risalta un altro elemento di forte differenza tra Gramsci e Croce. Croce, come si sa, fa ampi riconoscimenti a Marx sia nell’intervista sulla «morte del socialismo» sia nella prefazione alla seconda edizione del ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, secondo una linea di ragionamento affine in entrambi i testi. Marx, si legge nell’intervista del 1911, ha teorizzato l’importanza della lotta e del conflitto, tenendosi ben lontano dalle utopie democratiche e massoniche. E, sulla stessa linea, nel 1917 Croce afferma che il vecchio rivoluzionario ha mostrato come la politica sia forza, vaccinando chi lo leggesse contro le «alcinesche» seduzioni della dea giustizia e della dea libertà: in questo senso egli era stato il «Machiavelli del proletariato». Una formula efficace che ha avuto una vasta fortuna e, occorre aggiungere, non priva di verità sul piano dei fatti, se è vero che Marx legge e apprezza Machiavelli proprio sul tema del conflitto sviluppato nei ‘Discorsi’ (18)”” (pag 247-248) [Michele Ciliberto, ‘La fabbrica dei Quaderni. Studi su Gramsci’, Edizioni della Normale, Pisa, 2020] [(17) Q. 13 (XXX), pp. 1577-8; (18) B. Croce, ‘Due conversazioni, I. La ‘mentalità massonica’ (1910) e II. ‘La morte del socialismo’ (1911), in Id., ‘Cultura e vita morale: intermezzi polemici’, Bari, Laterza, 1955, pp. 142-59; Id., ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, Roma-Bari, Laterza, 1968, p. XIV] Nato a Napoli nel 1945, si è formato alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze ed è stato allievo di Eugenio Garin, con cui si è laureato nel 1968 discutendo una tesi sulla fortuna di Niccolò Machiavelli. Dopo la laurea ha lavorato per alcuni anni come borsista presso il Lessico Intellettuale Europeo, diretto da Tullio Gregory, per il quale ha preparato il Lessico di Giordano Bruno[2] edito nel 1979. Nominato nel 1971 assistente alla cattedra di Storia della filosofia della Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze tenuta da Eugenio Garin e da Paolo Rossi, ha insegnato a vario titolo prima nella stessa Università, poi in quelle di Trieste e di Pisa, dove ha diretto, dal 1996 al 2002, il Dipartimento di Filosofia. Dal 2002 insegna Storia della filosofia moderna e contemporanea[3] alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Nella Scuola Normale ha ricoperto vari incarichi tra cui la presidenza della Classe di Lettere e Filosofia, la direzione del Centro di Filosofia, la presidenza delle Edizioni della Normale. Dal 1996 è Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze[4]. Dal 1998 è presidente di IRIS – Associazione di Biblioteche Storico-Artistiche e Umanistiche di Firenze[5]. È stato presidente dei Comitati nazionali per le celebrazioni di Giordano Bruno[6], Marsilio Ficino[7], Benedetto Varchi[8], Giovanni Della Casa[9] e Lodovico Castelvetro[10]. Ha fatto parte del Consiglio Nazionale per i Beni culturali, fa parte del comitato direttivo del Dizionario Biografico degli Italiani[11] e del consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana[12]; è membro dell’Advisory Committee della Tatti Renaissance Library della Harvard University e del comitato dei garanti della Fondazione Gramsci[13]. È direttore scientifico dell’edizione delle opere latine di Giordano Bruno per la casa editrice Adelphi[14] e ha coordinato l’enciclopedia Giordano Bruno. Parole, concetti, immagini[15] e i volumi Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia[16] e Croce e Gentile. La cultura italiana e l’Europa[17] per l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Dirige la rivista Rinascimento[18], oltre a far parte del comitato scientifico della Rivista di storia della filosofia[19], del Giornale critico della filosofia italiana, degli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere[20], di Dianoia[21], di Philosophia e di Studi storici[22]. È socio nazionale dell’Accademia dei Lincei[23]. (wikip)”,”GRAS-158″ “CILIBERTO Michele a cura; collaborazione di Olivia CATANORCHI e Francesca DELL’OMODARME; testi di VALLA POMPONAZZI MACHIAVELLI BRUNO SARPI VERRI LEOPARDI SPAVENTA VICO CASANOVA FILANGIERI GUICCIARDINI VANINI GIANNONE GENOVESI MAZZINI MARSILIO DA PADOVA CAMPANELLA GALILEI ACCETTO BECCARIA MANZONI CATTANEO CAVOUR”,”Biblioteca laica. Il pensiero libero dell’Italia moderna.”,”””E però sappi che se alcuno comandassi cosa che fusse contra el ben vivere, tu non hai ad ubbidire. – O frate, se el Papa el comandassi? – Dico: neanche al Papa. Io gliel direi in sulla faccia, se io fussi là. È si vuole resistere a chi comanda contro a Cristo e contro al ben vivere.”” (Girolamo Savonarola, Prediche sull’Esodo, VI) Giacomo Leopardi ‘La religione cristiana è contraria alla natura’ (pag 392-400)”,”ITAG-007-FSD” “CILIBERTO Michele AQUILECCHIA Giovanni QUAGLIONI Diego”,”Giordano Bruno. Note filologiche e storiografiche. I giornata Luigi Firpo, 3 marzo 1994.”,” ‘Giordano Bruno, il filosofo e frate domenicano italiano, fu arrestato a Venezia il 23 maggio 1592. Dopo il suo arresto, fu trasferito nelle carceri romane dell’Inquisizione il 27 febbraio 15932. Il processo a Giordano Bruno si concluse il 17 febbraio 1600 con la sua condanna al rogo per eresia, eseguita in piazza Campo dei Fiori a Roma. Bruno era noto per il suo pensiero innovativo e per le sue convinzioni sulla Sacra Scrittura, sulla Trinità e sul Cristianesimo, che lo portarono a essere giudicato eretico. La sua filosofia sopravvisse alla sua morte, influenzando profondamente il pensiero moderno e aprendo la strada alla Rivoluzione scientifica. (f. copilot)”,”STOx-015-FMB” “CILIGA Ante”,”Il labirinto jugoslavo. Passato e futuro delle nazioni balcaniche.”,”CILIGA, nato nel 1898 in Istria da una famiglia di contadini croati, è stato un importante personaggio della politica jugoslava e del comunismo internazionale tra le due guerre, e nel dopoguerra della sinistra europea. Nei primi anni 1920 fu segretario del Partito Comunista Jugoslavo per la Croazia e D del quotidiano ‘Borba’. Fu uno dei promotori di un dibattito rimasto famoso sulla Q nazionale. Dal 1926 fu a Mosca a lavorare al Comintern e dirigere la scuola jugoslava di partito. Dopo una rivolta della scuola contro la politica del Comintern in JUG, CILIGA venne arrestato, poi rilasciato ed espulso nel 1935. Durante la detenzione sviluppò una critica della pratica e teoria del partito comunista dal quale uscì nel 1932. Rifugiatosi a Parigi scrisse il suo primo libro sulla Russia: ‘Dieci anni nel paese della grande menzogna’. Ritornato durante la 2° GM in JUG nella Croazia di Ante PAVELIC, fu arrestato e condannato a morte. Liberato collaborò con i gruppi filoccidentali. Dopo la guerra ha vissuto tra Parigi e Roma svolgendo attività di pubblicista. Ha pubblicato: ‘La crisi di Stato nella Jugoslavia di Tito’.”,”EURC-019″ “CILIGA Ante”,”Il paese della menzogna e dell’ enigma. 1. Dieci anni dietro il sipario di ferro.”,”Ante CILIGA è stato una delle più eminenti personalità del comunismo jugoslavo. Fondatore del Partito Comunista e Segretario del Partito stesso per la Croazia, fu chiamato nel 1926 a Mosca per un lavoro nel Comintern. Rimase in Russia dal 1926 al 1935, attivo membro del Partito per quattro anni; in prigione e in esilio per gli altri cinque. Notò il contrasto stridente tra la miseria materiale e morale delle masse lavoratrici e i privilegi dei dirigenti sovietici. Le sue critiche gli fruttarono la prigione e l’ esilio in Siberia. CILIGA sia libero che in prigione studiò il fenomeno sociale sovietico. L’ analisi della società sovietica e staliniana, delle sue fonti e delle sue prospettive, è presentata in questo libro pubblicato per la prima volta nel 1938 col titolo ‘Il Paese della grande Menzogna’ e sequestrato dai tedeschi subito dopo la loro entrata a Parigi.”,”RUSS-080″ “CILIGA Ante”,”Il paese della menzogna e dell’ enigma. 2. Siberia”,”Nella prefazione CILIGA affronta la Q del mancato crollo di STALIN ovvero della tenuta politica e sociale del regime stalinista dopo l’ invasione tedesca del 1941.”,”RUSS-081″ “CILIGA Anton”,”Lenine et la revolution. Les “”Maitres”” du pays. Qui commande en URSS?”,”L’A ex dirigente del PC Jugoslavo ha guidato la lotta dell’ opposizione di sinistra in Jug poi proseguita nel Comintern.”,”LENS-077″ “CILIGA Ante”,”Come Tito si impadronì del partito comunista jugoslavo.”,”L’articolo qui pubblicato è stato pubblicato originariamente in ‘Corrispondenza Socialista’ (7, 1961, pag 393-399). CILIGA uno dei fondatori del PCJ fu membro del CC e del Politburo del partito nonché redattore-capo del Borba e segretario regionale per la Croazia. Trasferitosi dapprima a Vienna nel 1925 come locale rappresentante del PCJ si spostò in URSS dove visse dall’ ottobre 1926 al dicembre 1935. In Russia insegnò all’ Università comunista di Leningrado. Arrestato dalla GPU finì deportato in Siberia. Dopo 5 anni fu espulso dall’ URSS. Da allora ha vissuto in Francia e in Italia. Nel 1929 era già stato radiato dal PCJ. Si è spostato su posizioni socialiste e democratiche senza entrare in nessun gruppo politico.”,”RUST-095″ “CILIGA Ante”,”L’ insurrezione di Kronstadt e il destino della rivoluzione russa.”,”Tra i punti del programma di Kronstadt. (…) II. Accordare la libertà di parola e di stampa agli operai e ai contadini, agli anarchici e ai partiti socialisti di sinistra. III. Garantire la libertà di riunione e di associazione alle organizzazioni sindacali e contadine. VII. Sopprimere tutte le politotdyel (sezioni politiche del partito comunista esistenti nella maggior parte delle istituzioni statali, nota di Ante Ciliga) (…) XI. Riconoscere ai contadini il diritto di lavorare la loro terra come desiderano, nonché di avere del bestiame, ma tutto questo per la propria attività lavorativa, senza alcun impiego di lavoro salariato. XV. Autorizzare la libera produzione artigianale, senza impiego di lavoro salariato. (pag 5)”,”RIRO-254″ “CILIGA Ante, a cura di Paolo SENSINI”,”Nel paese della grande menzogna. URSS 1926-1935.”,”Sapronov 216 223-224 232 250 490 V. 4° cop retro biografia CILIGA… Paolo SENSINI.. Euro 35.0″,”RUSU-200″ “CILIGA Ante, a cura di Paolo SENSINI”,”Nel paese della grande menzogna. URSS 1926-1935.”,”””Dal punto di vista politico, quest’ambiente si divideva essenzialmente in due classi. L’una comprendeva i resti del gruppo di Zinoviev, l’altra gli uomini di destra di Leningrado, giunti al potere dopo la caduta di Zinoviev. Si incontravano raramente dei veri staliniani. L’emissario di Stalin, Kirov, veniva considerato in questi ambienti al pari di uno straniero che Mosca aveva inviato per mantenere l’ordine e impedire loro di raccogliere tutti i frutti della vittoria riportata su Zinov’ev. Kirov regnava sulla Casa del partito e sulla città, ma rimaneva isolato, come un conquistatore straniero che non può pretendere né la simpatia né la fedeltà dell’amministrazione locale. Il che non impediva a Stalin e Kirov di maltrattare l’opposizione di destra di Leningrado, di cacciare dai loro posti una parte dei suoi membri, di trasferirne un’altra dal loro “”vespaio”” di Leningrado a Mosca. Odiavano perciò Kirov di un odio tanto feroce quanto impotente. La vita privata di Kirov costituiva il tema di tutte le conversazioni alla Casa del partito, e non mancava di certo di tratti salienti. Ne citerò soltanto uno, di cui si parlò in tutta la Russia, e a cui la “”Pravda”” dedicò una serie di articoli. Durante un viaggio nel mezzogiorno del paese Kirov portò con sé i suoi due cani. In treno non v’era posto, e quindi ordinò di far scendere i viaggiatori da uno scompartimento per sistemarvi i suoi cani. Il giornale non menzionava il nome di Kirov – una svista, si disse – ma l’autore degli articoli, Zoric, perse il suo impiego al giornale.”” (pag 101) Ante CILIGA è nato nel 1898 in un villaggio istriano vicino a Pola (Croazia). Membro della frazione pro-comunista del Partito socialdemocratico croato, dal 1922 al 1925 ricopre la carica di segretario del Partito comunista della Croazia. Rappresentante del KPJ a Vienna, nell’ottobre 1926 è inviato a Mosca dalla frazione di sinistra in qualità di insegnante nella Scuola di partito e membro della sezione balcanica del Comintern. Nel 1929 aderisce all’opposizione e prende parte alla “”rivolta”” della scuola contro la politica del Comintern in Jugoslavia. Arrestato nel maggio 1930, sconta 3 e anni e mezzo di carcere e di Siberia. Espulso dall’URSS nel 1935, nei primi mesi del 1936 si stabilisce a Parigi dove inizia a scrivere questo libro. pubblicato nel 1938, a cui seguirà una seconda parte ‘Sibérie, terre de l’exil et de l’industrialisation’ (stampato nel 1950). Dal 1958 risiede a Roma. Nel 1990 si trasferisce a Zagabria e muore nel 1992. Paolo Sensini (Cesena, 1970) laureato in filosofia, è impegnato in una ricostruzione della genealogia socioeconomica del mondo presente. E’ autore di ‘La rovina antica e la nostra: Sei lettere di Guglielmo Ferrero a Bruno Rizzi’ (Roma, 2006). Ha preso parte alla redazione del Dizionario biografico degli anarchici italiani. Ha curato e introdotto la prima edizione integrale del libro di Bruno Rizzi ‘La Burocratizzazione del Mondo’ (2002). Ante CILIGA è nato nel 1898 in un villaggio istriano vicino a Pola (Croazia). Membro della frazione pro-comunista del Partito socialdemocratico croato, dal 1922 al 1925 ricopre la carica di segretario del Partito comunista della Croazia. Rappresentante del KPJ a Vienna, nell’ottobre 1926 è inviato a Mosca dalla frazione di sinistra in qualità di insegnante nella Scuola di partito e membro della sezione balcanica del Comintern. Nel 1929 aderisce all’opposizione e prende parte alla “”rivolta”” della scuola contro la politica del Comintern in Jugoslavia. Arrestato nel maggio 1930, sconta 3 e anni e mezzo di carcere e di Siberia. Espulso dall’URSS nel 1935, nei primi mesi del 1936 si stabilisce a Parigi dove inizia a scrivere questo libro. pubblicato nel 1938, a cui seguirà una seconda parte ‘Sibérie, terre de l’exil et de l’industrialisation’ (stampato nel 1950). Dal 1958 risiede a Roma. Nel 1990 si trasferisce a Zagabria e muore nel 1992. Paolo Sensini (Cesena, 1970) laureato in filosofia, è impegnato in una ricostruzione della genealogia socioeconomica del mondo presente. E’ autore di ‘La rovina antica e la nostra: Sei lettere di Guglielmo Ferrero a Bruno Rizzi’ (Roma, 2006). Ha preso parte alla redazione del Dizionario biografico degli anarchici italiani. Ha curato e introdotto la prima edizione integrale del libro di Bruno Rizzi ‘La Burocratizzazione del Mondo’ (2002).”,”RUSS-198″ “CILIGA Anton”,”Au Pays du Mensonge Déconcertant. Dix ans derrière le rideau de fer.”,”L’auteur: membre du comité central du PC yougoslave, membre du Komintern, se rend en Russie en 1926. Devenu bientôt oppositionnel de gauche, il est arrêté, emprisonné, puis déporté en Sibérie durant cinq ans. Expulsé en 1936. Introduction par Max CHALEIL, préface de la nouvelle édition, Tiré de l’avant-propos de la 1° édition, note, Série ‘Noir et Rouge’ dirigée par Max Chaleil n. 1158,”,”EURC-025-FL” “CILIGA Ante”,”Il labirinto Jugoslavo. Passato e futuro delle nazioni balcaniche.”,”Ante Ciliga (nato nel 1898 in Istria da una famiglia di contadini croati) è stato un importante personaggio della politica jugoslava e del comunismo internazionale tra le due guerre, ed è ancor oggi una grande figura della sinistra europea. Nei primi anni Venti fu segretario del Partito Comunista Jugoslavo per la Croazia e direttore del quotidiano Borba; fu uno dei promotori di un dibattito rimasto famoso sulla questione nazionale. Dal 1926 fu a Mosca per lavorare al Comintern e dirigere la scuola jugoslava di partito. Dopo una rivolta della scuola contro la politica del Comintern in Jugoslavia, Ciliga fu arrestato, per essere rilasciato ed espulso nel 1935. Rifugiatosi a Parigi scrisse: Dieci anni nel paese della grande menzogna. Ritornato durante la seconda guerra mondiale nella Croazia di Ante Pavelic, fu arrestato e condannato a morte. Liberato, collaborò con i gruppi filooccidentali. Dopo la guerra vive tra Parigi e Roma, svolgendo attività di pubblicista. In Italia ha pubblicato La crisi di stato nella Jugoslavia di Tito.”,”EURC-066-FL” “CILIGA Anton”,”Lénine et la Révolution. Les «Maitres» du pays. Qui commande en U.R.S.S.?”,”L’auteur: membre du comité central du PC yougoslave, membre du Komintern, se rend en Russie en 1926. Devenu bientôt oppositionnel de gauche, il est arrêté, emprisonné, puis déporté en Sibérie durant cinq ans. Expulsé en 1936.”,”RUSS-096-FL” “CIMONE WEILL-SCHOTT”,”La vita e le opere di Ferdinando Lassalle.”,”Il volume contiene una dedica. Un profilo biografico dell’ autore, Cimone WEILLSCHOTT, banchiere scrittore di cose sociali ispiratore di cooperative collettivistiche, si trova nel libro di Filippo TURATI, ‘Uomini della politica e della cultura’ (LATERZA, 1949).”,”LASx-022″ “CIMONE (alias Emilio FAELLI)”,”Una setta di giornalisti.”,”Treccani.it: FAELLI, Emilio Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 44 (1994) di Rosanna De Longis FAELLI, Emilio. – Nato a Parma il 16 genn. 1866 da Narciso, medico di idee liberali, e da Carolina Naudin, fu avviato agli studi classici e pubblicò giovanissimo alcune operette di erudizione letteraria. Abbandonò ben presto gli studi per dedicarsi al giornalismo, iniziando a collaborare ai parmensi Il Presente e La Gazzetta di Parma. Ventenne, si trasferì a Roma, dove divenne redattore del Capitan Fracassa. Intorno alla testata si riuniva uno dei gruppi giornalistici più attivi e brillanti del tempo, tra cui spiccavano L. Lodi, L. A. Vassallo (Gandolin), P. Turco, L. Bertelli (Vamba), col quale il F. strinse un sodalizio che durò a lungo. Fu soprattutto legato al Vassallo, che riconobbe sempre come proprio maestro, tributandogli ammirazione per aver innovato il giornalismo italiano e inaugurato col Fracassa “”un tipo di giornale che doveva servire un’idea ma nel quale era costante e prevalente la preoccupazione della forma squisita, dell’ossequio all’arte, della misura dell’espressione, del rispetto all’italianità, del reverenziale culto, anche esteriore, per la bellezza”” (Una setta di giornalisti, p. 13). Da allora il F. partecipò a tutte le iniziative giornalistiche del Vassallo che, abbandonato nel 1887 il Capitan Fracassa per dissenso sull’orientamento filocrispino del giornale, fondò con Lodi, Bertelli e lo stesso F. il Don Chisciotte della Mancia (20 dic. 1887-4 apr. 1892), divenuto poi Don Chisciotte di Roma (15 ott. 1893-9 dic. 1899). Il Don Chisciotte, di tendenza liberale progressista, finanziato da alcuni circoli affaristici e immobiliari capitolini, era un giornale di satira e commenti politici “”pupazzettato””, illustrato cioè da vignette e caricature di mano di Bertelli e dello stesso Vassallo. Il F. vi scriveva come redattore della cronaca parlamentare, genere congeniale alla sua vena di bozzettista, cui principalmente fu dovuta la sua notorietà negli ambienti del giornalismo politico del tempo. I suoi pezzi satirici erano firmati con lo pseudonimo di “”Cimone””. Lo stesso gruppo di giornalisti fu l’animatore di altri periodici romani, come Il Giorno (10 dic. 1899 – io genn. 1901), nato dalla fusione del Don Chisciotte con il Fanfulla, e La Domenica italiana (dicembre 1896 – ottobre 1897). Nel 1891 il F. fondò, sullo stile del Fracassa e del Don Chisciotte, Il Folchetto – di cui assunse la direzione dall’ 11 nov. 1892 al 16 marzo 1893 -, che cessò le pubblicazioni il 12 nov. 1894. Nei tre anni di vita Il Folchetto condusse una tenace campagna contro i ministeri Rudinì, sollecitando l’unione di tutte le componenti della Sinistra “”contro i goffi errori e le dementi prepotenze della reazione””, e salutò il ministero Giolitti del 1892 come il primo passo di un’apertura in senso liberale della società italiana. Il giornale fu per il F. tribuna di battaglie appassionate e aggressive, giocate anche sul piano della polemica personale, come quella che lo portò nel 1893 ad essere sfidato a duello da S. Barzilai. Conclusasi l’esperienza del Folchetto, il F. prese a lavorare per La Provincia di Brescia, giornale che, insieme con il Don Chisciotte, rappresentava nella tribuna della stampa parlamentare. Nel 1901 rilevò la vecchia testata del Capitan Fracassa, cessato dieci anni prima, e rifondò il giornale che visse, sotto la direzione sua e di G. Bistolfi, fino all’ottobre del 1905. Il nuovo Capitan Fracassa non ebbe, come giornale satirico, lo smalto brillante di quelli che lo avevano preceduto: fu infatti scopertamente allineato con la politica giolittiana e ne seguì passo passo l’ascesa, allo stesso modo che Il Folchetto aveva accompagnato la parabola discendente della Destra. Nel 1904, anche grazie al sostegno della Gazzetta di Parma, fu eletto deputato nelle liste liberali per il collegio di Parma-Borgotaro: il clima di dilagante corruttela nella provincia emiliana fu più tardi l’oggetto di alcuni schizzi autobiografici sull’esperienza elettorale. Deputato, sempre per lo stesso collegio, nelle due successive legislature fino al 1919, ebbe a cuore, nella sua attività parlamentare, lo sviluppo economico e culturale dell’area parmense con numerosi interventi attinenti l’agricoltura, la zootecnia, la sistemazione idrica di alcuni territori, la scuola veterinaria, sollecitando vari provvedimenti a favore della Biblioteca Palatina di Parma. La sua esperienza di giornalista e le sue convinzioni liberali lo resero soprattutto sensibile alle tematiche connesse alla libertà di stampa. Nel 1906 fu relatore del disegno di legge presentato dal ministro di Grazia e Giustizia E. Sacchi sull’abolizione del cosiddetto “”sequestro preventivo”” dei giornali previsto dalle leggi sulla stampa sulla base dell’art. 28 dello statuto e propose di estendere a tutti gli stampati l’abrogazione delle misure restrittive. In più occasioni ebbe modo di ribadire come la libertà d’espressione fosse principio inderogabile per una società autenticamente liberale quale quella italiana ambiva ad essere: in pieno periodo bellico, nel 1917, criticò l’insensatezza della censura e si schierò con Turati a difesa di O. Morgari, accusato di reati a mezzo stampa. Sotto la gestione politica giolittiana l’Italia era, per il F., al riparo dai pericoli della reazione e sicuramente avviata sulla strada del progresso democratico, tuttavia minacciata dai socialisti con i quali ebbe momenti di dura polemica in occasione degli scioperi del 1908. Testimone delle agitazioni agrarie nel Parmense, difese, infatti, il comportamento dei proprietari terrieri, pur criticando i metodi sommari e scorretti con cui le autorità di polizia avevano proceduto agli arresti, e sostenne l’opportunità di un intervento di mediazione e pacificazione da parte del governo. Non nascose le sue preoccupazioni per i crescenti successi elettorali del partito socialista e la sua ferma convinzione che l’accelerazione liberale impressa alla società italiana dalla politica di Giolitti sarebbe stata insufficiente se non fosse stata coronata da un coraggioso piano di riforme sociali capace di allontanare i ceti popolari dalle tentazioni sovversive. Alla vigilia delle elezioni del 1913 intensificò gli inviti al partito liberale a non arretrare su posizioni conservatrici e a non considerare le recenti riforme politiche e l’allargamento del suffragio come un approdo definitivo, bensì come punto di partenza per un nuovo slancio riformistico. Sempre attivo nel giornalismo, in quegli anni lavorò ai quotidiani liberali romani L’Alfiere (21-22 apr. 1910-9 febbr. 1911) e La Patria (20 apr. 1911-20 apr. 1913) e fu corrispondente politico da Roma del Secolo XIX, di cui fu direttore dal 1897 al 1906 il Vassallo. Anche allo scoppio del conflitto mondiale fu solidale con Giolitti e ne condivise la scelta neutralista. Nell’ottobre del 1917 aderì alla Unione parlamentare, gruppo capeggiato da F. Cocco-Ortu, nel quale si riunirono i giolittiani che contribuirono alla caduta del governo Boselli e alla formazione del governo Orlando. Dopo la guerra fu capo dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio durante il quinto governo Giolitti dal giugno 1920 al giugno 1921, abbandonando, per quel periodo, altri incarichi giornalistici. Il 3 ott. 1920 fu nominato senatore per la terza categoria. In occasione delle elezioni del 1924 ricevette l’invito a dare la propria adesione al “”listone””, ma declinò la proposta in quanto appoggiava già la lista guidata da Giolitti. Negli anni successivi si allontanò progressivamente dai suoi impegni pubblici. Una rapida sintesi della sua esperienza di giornalista è racchiusa nelle parole, venate di rimpianto, con cui in un breve intervento del 1935 su F. De Sanctis ricordava i tempi in cui “”nel giornalismo si entrava per vocazione; per passione politica; o, se si preferisce altra locuzione, partigiana; per amore di discussione; per isfogo di non più fortunate tendenze letterarie””. Morì a Bra (prov. Cuneo) il 25 febbr. 1941. Tra gli scritti principali si ricordano: Bibliografia mazzoliana cioè di F. Mazzola detto il Parmigianino, Parma 1884; La politica in provincia, Roma 1885; Lo spirito di Voltaire: racconti, inediti, giudizi, ibid. 1885; Contro il teatro, Parma 1886; Bibliografia allegra. Gli amori di un frate erudito, in Cronaca bizantina, VI (1886), 12, 21 marzo; Saggio delle bibliografie degli incunaboli, Città di Castello 1887; Il quaresimale di Padre Agostino: sunti e impressioni illustrate, Parma 1889; [Cimone] 1508 di Montecitorio, Torino 1906; Lo sciopero di Parma: note di un testimonio, in Nuova Antologia, 10 luglio 1908, pp. 140-145; Il cinquantenario del plebiscito parmense: discorso pronunziato nel teatro Farnese il 5 sett. 1909, Parma 1909; I partiti, le elezioni politiche e l’eremita di Lampedusa, in Nuova Antologia, 16 nov. 1912, pp. 280-286; I moribondi di Montecitorio, Milano 1920; [Cimone] Una setta di giornalisti, ibid. 1921; [Cimone] Le memorie di un candidato e altre cose dimenticabili, Bologna 1924; Il De Sanctis giornalista, in Studi e ricordi desanctisiani, Avellino 1935. Curò inoltre la pubblicazione di G. B. Bodoni, Alcune lettere inedite…, Parma 1884; O. Giordani, Alcune lettere inedite riguardanti varie edizioni di opere sue, Bologna 1884. Oltre che sui giornali citati, scrisse su Il Bibliofilo, La Rivista politica e parlamentare, La Politica nazionale, Rivista d’Italia e d’America, La Nuova Rassegna, Biblioteca italiana di filosofia e lettere. Per i suoi interventi parlamentari si rinvia agli indici degli Atti parlamentari. Camera dei deputati, XXII legislatura (1906-1909); XXIII legislatura (1909-1913); XXIV legislatura (1913-1919). Fonti e Bibl.: Necrol.: IlSecolo XIX, 26 febbr. 1941; La Stampa, 26 febbr. 1941; Per E. F., Parma 1941 (omaggio di alcuni amici nell’anno della sua morte; contiene anche un suo scritto, L’edile Bibulo); P. Vigo, Storia degli ultimi trenta anni del secolo XIX, VI, 1891-1894, Milano 1913, p. 310; Cronaca. L’on. F. senatore, in Gazzetta di Parma, 5 ott. 1920; L. Lodi, Giornalisti, Bari 1930, pp. 33-47, 144-154; S. Barzilai, Luci ed ombre del passato. Memorie di vita politica, Milano 1937, p. 76; S. Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d’Italia. Da Novara a VittorioVeneto, IV (1909-14), Napoli 1939, p. 18; VII (1917-18), Roma 1948, pp. 52 s.; B. Melossi, Dizionario dei Parmigiani…, Parma 1957, pp. 67 s.; Dalle Carte di G. Giolitti. Quarant’anni di politica italiana, I-III, Milano 1962, a cura di C. Pavone-P. D’Angiolini-G. Carocci, ad Indices; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, ad Indicem; Enc. biogr. e bibl. italiana, A. Malatesta, Ministri deputati e senatori, I, Milano 1940, pp. 392 ss. Per uno sguardo d’insieme cfr. anche V. Castronovo-L. Giacheri Fossati-N. Tranfaglia, La stampa italiana nell’età liberale, in Storia della stampa italiana, III, Roma-Bari, 1979, pp. 83-121, passim.”,”EDIx-154″ “CINA Ottavio”,”La commedia socialista.”,”In questo libretto, oltre a criticare il socialismo, l’A vuole soprattutto denunciare l’ utilizzo della tribuna socialista da parte degli ideologi del socialismo per trascinare le masse per il proprio successo personale, anche economico. A mo’ di esempio, l’A afferma che alla sua morte, il patrimonio di BEBEL ammontava a un milione e duecentomila lire. Egli dispose che fossero versate alla cassa del partito trentamila lire ovvero il 2,5%. Gli eredi pagarono la tassa di successione ed entrarono borghesemente in possesso dell’ eredità.”,”MITS-170″ “CINANNI Paolo”,”Emigrazione e unità operaia.”,”CINANNI Paolo è nato a Gerace nel 1916 ed è stato dirigente del PCI fin dalla clandestinità. E’ membro della FILEF Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie “”Una pagina di Lenin sull’emigrazione”” (pag 166-167) “”””Il capitalismo ha creato un tipo particolare di migrazione di popoli. I paesi che si sviluppano industrialmente in fretta, introducendo più macchine e soppiantando i paesi arretrati nel mercato mondiale, elevano il salario al di sopra della media e attirano gli operai salariati di quei paesi”” (Lenin)”” (pag 166)”,”CONx-175″ “CINANNI Paolo”,”Emigrazione e imperialismo.”,”””Possiamo, pertanto, affermare che il concetto di ‘sovrappopolazione’ non è valido in assoluto, ma solo in rapporto allo sviluppo delle forze produttive, e che il fenomeno della cosiddetta ‘sovrappopolazione’ si manifesta come conseguenza di un determinato ordinamento economico-sociale. “”Una legge astratta della popolazione – afferma Marx – esiste soltanto per le piante e gli animali nella misura in cui l’uomo non interviene portandovi la storia””: “”di fatto ogni modo di produzione storico particolare ha le proprie leggi della popolazione particolari, storicamente valide””; e la legge della popolazione, ‘peculiare del modo di produzione capitalistico’, è, secondo Marx, la seguente: “”La popolazione operaia produce in misura crescente, mediante l’accumulazione del capitale da essa stessa prodotta, i mezzi per rendere se stessa relativamente eccedente”” (K. Marx, Il capitale, libro I, sez. VII, cap. XXIII, 3). (…) Già Malthus riconosceva che “”la sovrappopolazione è una necessità dell’industria moderna””, ma egli la faceva derivare – come gli rimprovera Marx – “”da un aumento eccessivo assoluto della popolazione operaia””, mentre lo stesso Marx dimostra che la popolazione lavoratrice è “”posta in soprannumero”” dal modo di produzione capitalistico, in quanto “”alla produzione capitalistica non basta affatto la quantità di forza-lavoro disponibile che fornisce l’aumento naturale della popolazione. Per avere mano libera essa abbisogna di un esercito industriale di riserva ‘indipendente da questo limite naturale'””. E’ questo, in verità, il caso di tutte le odierne economie capitalistiche sviluppate. Marx si sofferma a lungo a illustrare il meccanismo di formazione della sovrappopolazione nel capitolo che tratta della legge generale dell’accumulazione capitalistica (Il capitale, libro I, sez. VII, cap. XXIII) (…)”” [Paolo Cinanni, Emigrazione e imperialismo, 1971] (pag 233-234) Mortara. “”Nell’opera già citata, il prof. Giorgio Mortara si sofferma a lunga sulla forza-lavoro fornita un tempo col mercato degli schiavi, dimostrando come “”il venditore (allevatore di schiavi)”” cercava sempre di ottenere un prezzo, con la loro vendita, che lo rimborsasse “”della spesa media netta di allevamento dello schiavo fino all’età x (compresa la quota pre-morti), aumentata dagli interessi calcolati al saggio corrente…””; e come, nella determinazione del prezzo, fosse anche presente “”il prevedibile reddito medio netto futuro dello schiavo di età x””. Sarebbe veramente strano se il lavoratore, ‘libero proprietario’ delle proprie capacità di lavoro, non riuscisse ad ottenere oggi il rimborso della medesima “”spesa media netta di allevamento”” che otteneva “”il venditore (allevatore di schiavi)””!”” (pag 218)”,”CONx-007-FPA” “CINGARI Gaetano a cura; contributi di I. BIAGIANTI L. BRIGUGLIO A. CARDINI G. CINGARI V. D’ALESSANDRO M. D’ANGELO B. DI-PORTO A. DONNO G. DONNO S. FEDELE V. FIORE G. GIARRIZZO F. GRASSI F. MAZZA M. NASSISI G. PECORA U. SPADONI F. TESSITORE A. VENTURA R. WÖRSDÖRFER”,”Gaetano Salvemini tra politica e storia.”,”Contributi di I. BIAGIANTI, L. BRIGUGLIO, A. CARDINI, G. CINGARI, V. D’ALESSANDRO, M. D’ANGELO, B. DI-PORTO, A. DONNO, G. DONNO, S. FEDELE, V. FIORE, G. GIARRIZZO, F. GRASSI, F. MAZZA, M. NASSISI, G. PECORA, U. SPADONI, F. TESSITORE, A. VENTURA, R. WÖRSDÖRFER.”,”ITAA-032″ “CINGARI Gaetano”,”Reggio Calabria.”,”Gaetano CINGARI nato a Reggio Calabria nel 1926 è Prof ordinario di storia moderna nella facoltà di scienze politiche dell’Univ di Messina. Amico di SALVEMINI, si è interessato alla Q meridionale. Ha pubblicato nel 1955 ‘Giustino Fortunato e il Mezzogiorno’.”,”ITAS-026″ “CINGARI Gaetano GALASSO Giuseppe ROSSI-DORIA Manlio SACCO Leonardo JANNAZZO Antonio ZANOTTI-BIANCO Umberto”,”Giustino Fortunato.”,”””Torino sarà ben stata una “”medioevo scientifica”” come l’ ha definita in un impeto di malumore Bertrando Spaventa: Torino sarà stata una “”città sorda”” come si lamentava Ruggero Bonghi: eppur tutti gli esuli meridionali che erano andati lassù a cercarvi libertà e dignità di vita, sentivano che quella “”gente buona, ma seria; destra, ma non vivace; furba, ma tranquilla”” – sono parole felici del Bonghi stesso – che quei cittadini che sapevano virilmente e fortemente aspettare, che è la facoltà più preziosa dei popoli liberi, “”navigavano tanto meglio e più sicuri che muovevano appena l’ onda”” e che in loro era riposta la maggiore speranza per la formazione in una sicura compagine, di quell’ unità italiana che il Fortunato considerava il maggior avvenimento politico del secolo decimonono””. Dobbiamo veramente dolerci ch’egli non abbia scritto quella pagina di storia, a me tante volte promessa: nessuno avrebbe potuto interpretare l’ intimo sentimento di quei “”piemontesi”” che ritenevano allora che i “”napoletani”” “”a bsogna mandeie avanti a pugn e a causs”” meglio di lui…”” (pag 116)”,”ITAS-069″ “CINGARI Salvatore”,”Il giovane Croce. Una biografia etico-politica.”,”Salvatore CINGARI (Firenze 1966) ha studiato scienze politiche al Cesare Alfieri di Firenze e Scienze Storiche presos la Scuola superiore di studi storici dell’ Università di San Marino. Borsista dell’ Istituto italiano di studi filosofici di Napoli collabora con l’ Università di Firenze. Contiene i capitoli: -Gli studi marxiani e l’ avvicinamento al socialismo (1895-1897) -Fra socialismo e radicalismo borghese (1897-1898) -Il distacco dal marxismo (1898-1899) (pag 139-191) Sull’ impegno politico di Croce: “”Quanto al giolittismo, fin dall’ inizio non ci fu, da parte sua, una vera apertura di credito al nuovo corso successivo al gabinetto Saracco. Colapietra ha difatti giustamente valutato la possibilità di un’ influenza determinante che, in questo senso, ebbe la rottura della collaborazione con l’ amministrazione commissariata a Napoli nel 1901. L’ attività febbrile, improntata a criteri di risparmio, imparzialità e razionalizzazione, in cui lo studioso si era speso fino a quel momento, avranno un brusco arresto a seguito della caduta del gabinetto Saracco e la conseguente sostituzione, nel nuovo governo Zanardelli, del ministro dell’ istruzione Gallo “”di largo liberalismo orleanista”” con Nasi, anticlericale, di origine massonica e crispina – che, interessandosi di Napoli, fece alcune scelte da lui non condivise (…)””. (pag 257-258)”,”ITAA-076″ “CINGARI Gaetano BRANCATO Francesco GANCI Massimo”,”La Sicilia contemporanea.”,”””La struttura – come si è detto – era per federazione delle sezioni categoriali. Valga per tutti l’art. 6 dello Statuo del Fascio di Catania: “”I soci sono divisi per arti, professioni e mestieri, e tante sono le sezioni del Fascio, quante sono le arti e le professioni e quanti i mestieri esercitati dai singoli soci.”” La quota di associazione si aggirava sui 25 centesimi e quella annua sulla lira e cinquanta, suddivisa in cinque rate, a partire dal 1° maggio. In caso di sciopero, tutti i soci non scioperanti avrebbero versato settimanalmente 10 centesimi alla Cassa del Fascio, per costituire il fondo di resistenza. Come è facile vedere, i Fasci cittadini non si proponevano alcun fine insurrezionale: erano una sintesi tra la vecchia società di mutuo soccorso e la lega di resistenza. Delle varie sezioni facevano parte categorie politicizzate e contestatrici come i tipografi (guidati a Palermo da Rosario Bracciante), i fonditori e i metallurgici e categorie “”integrate”” come i domestici, i cocchieri padronali, i dolcieri, gli impiegati e addirittura i piccoli redditieri. L’entusiasmo per la nuova organizzazione della difesa del lavoro fu enorme tra gli operai e, come poi vedremo, tra i contadini. I Fasci si moltiplicarono rapidamente (…)””. (pag 251)”,”MITT-256″ “CINGARI Gaetano FEDELE Santi a cura; saggi di”,”Il socialismo nel Mezzogiorno d’Italia, 1892-1926.”,”Gaetano CINGARI (Reggio Calabria 1926) insegna storia moderna nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Messina. Tre le sue pubblicazioni ha scritto pure: ‘Giustino Fortunato e il Mezzogiorno’ (1955). Santi FEDELE (Messina, 1950) insegna storia contemporanea nella facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Messina. Tra le sue pubblicazioni: ‘Guido Dorso. Biografia politica’ (1986). ‘Visione nordcentrica del socialismo italiano’ “”L'””Avanti!””, periodico socialista dei comuni vesuviani, iniziò le pubblicazioni il 30 novembre 1895 (oltre un anno prima, quindi, di quello nazionale) sotto la direzione di Giovanni Domanico, reduce da Roma dove aveva diretto il quotidiano socialista “”L’Asino””, stabilitosi a Resina (Ercolano) e iscritto alla sezione di Portici. In questo ambito locale prese corpo l’iniziativa di Domanico, coadiuvato da un gruppo di collaboratori tra i quali spiccava Giuseppe Cautiero, farmacista, capo del gruppo socialista di Portici, “”giovane di agiate condizioni economiche, onesto, mite e istruito, ma fanatico e attivo propagandista””, secondo il rapporto di polizia a lui riferito. Il nome della testata di per sé non rappresentava una novità, avendo avuto – come si sa – già dei precedenti significativi nella tradizione del giornalismo operaio italiano e internazionale. Dei giornali socialisti italiani aventi questo titolo è indubbiamente memorabile quello stampato a Imola nel 1881 da Andrea Costa, ma le ricostruzioni storiche trovano anche l’occasione per menzionare gli “”Avanti!”” di Milano, Livorno ed altri, ignorando quasi del tutto – tranne qualche citazione del tutto marginale – quello napoletano. Ciò è dovuto, a mio avviso, a una visione “”nordcentrica”” del socialismo italiano, che trova giustificazione nel fatto che esso nacque nel Nord mentre al Sud fu refrattario ad affermarsi. La tiratura del primo numero fu abbastanza contenuta (700 copie), mentre per i numeri successivi essa variava a seconda delle richieste dei compagni””. (pag 251-252) (Antonio Alosco, La stampa socialista a Napoli alla fine dell’Ottocento, 1890-1898)”,”MITT-351″ “CINGARI Salvatore SIMONCINI Alessandro a cura; saggi di Piero BEVILACQUA Andrea FUMAGALLI Alessandro ARIENZO Salvatore CINGARI Maria Rosaria MARELLA Ugo MATTEI Tamar PITCH Damiano PALANO Mario PEZZELLA Alessandro SIMONCINI”,”Lessico postdemocratico.”,”Contiene: – Populismo. In nome del p opolo sovrano? La questione populista nelle postdemocrazie contemporanee, di Damiano Palano – Populismo come spettacolo. Critica della ragion populista, di Mario Pezzella Neo-liberismo e post-democrazia (postfazione di Salvatore Cingari): “”Il termine “”post-democrazia”” è entrato nel linguaggio politico europeo con il libro di Colin Crouch del 2003 (2). Esso intende enucleare la costituzione materiale dei paesi capitalistici, così come si è andata assestando fra anni Ottanta e svolta del secolo. Una realtà politico-sociale, cioè, in cui, a causa di una progresiva deregolamentazione dei mercati e della finanza, le concentrazioni di capitale privato si sono particolarmente rafforzate, sovrastando il potere degli Stati sovrani e quindi della cittadinanza democratica. Non sono più le aziende che cercano di guadagnarsi il favore degli Stati, ma viceversa. Di conseguenza, sulle grandi decisioni che riguardano la vita delle persone, influiscono sempre più le grandi ‘lobbies’ economico-finanziarie. I partiti non hanno più il ruolo di mettere in connessione i bisogni delle persone e dei corpi sociali con le istituzioni, ma di collegare queste, appunto, ai poteri forti dell’economia privata. In questo scenario le istituzioni pubbliche, e, in particolare, le istituzioni di ‘Welfare’, vengono progressivamente erose da processi di privatizzazione, giustificati con le retoriche dell’efficienza e della produttività, ma, in realtà, mosse dall’esigenza di mettere a disposizione dei guadagni privati e di borsa più ampie fette di beni comuni. Il risultato di questi processi è, quindi, una riapertura drammatica della forbice delle diseguaglianze sociali e un arretramento dei diritti individuali e collettivi. Non solo il lavoro diventa sempre più precario e non tutelato, oltre che scarsamente disponibile, ma i salari e gli stipendi vengono sempre più compressi in favore di rendite, prevalentemente finanziarie, e profitti. L’economia basata su delocalizzazioni, investimenti in marketing e nella finanza, fa sì che la produttività o i guadagni non corrispondano più allo sviluppo collettivo. Non più denaro-merce-denaro’, ma denaro-denaro’. La capacità del capitalismo di generare ricchezza collettiva sembra quindi spenta e, così, anche rotta la relazione fra capitalismo e democrazia. (3)”” (pag 217-218) [(2) C. Crouch, ‘Postdemocrazia’, Roma-Bari, Laterza, 2003; (3) Cfr. A. Burgio, ‘Senza democrazia’, Derive-Approdi, 2009, L. Gallino, ‘Finanzcapitalismo’, Einaudi, 2011, P. Bevilacqua, ‘Il grande saccheggio. L’età del capitalismo distruttivo’, Laterza, 2011]”,”TEOP-517″ “CINGARI Salvatore”,”Benedetto Croce e la crisi della civiltà europea. Tomo I.”,”Salvatore Cingari (Firenze, 1966) insegna Storia delle dottrine politiche e Studi Culturali all’Univesità per stranieri di Perugia e Storia e filosofia del moderno alla ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. ha pubblicato tra l’altro ‘ Alle origini del pensiero civile di Benedetto Croce. Modernismo e conservazione nei primi vent’anni dell’opera’, Editoriale Scientifica, Napoli, 2002. Contiene il paragrafo: ‘Gli studi sul marxismo’ (pag 37-) L’idea crociana del valore-lavoro marxiano e il significato attribuito al ‘sopravalore’ “”Consapevole che la storia è il complesso di tutta una serie di “”fattori”” – politici, etici, economici, culturali -, Croce – e così sarà anche per Weber – poteva considerare il marxismo come un contributo parziale alla storiografia: positivo per la sua parte, ma incompleto. Queste tesi erano già enucleate nel saggio del ’96 ‘sulla concezione materialistica della storia’. L’anno successivo l’analisi di Croce si spinge più a fondo, sviluppando le tesi critiche. Nel saggio ‘Per l’interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo’ (80), egli sosteneva che ciò di cui si parla nel ‘Capitale’ non è questa o quella società, ma una società “”ideale e schematica, dedotta da alcune ipotesi, che potrebbero anche non essersi presentate mai nel corso della storia”” e che tuttavia “”rispondono in buona parte alle condizioni storiche del mondo civile moderno””. Non di una ‘descrizione storica’ si trattava, ma di una ‘ricerca astratta’. Il valore-lavoro non funzionava perciò come legge dell’economia che, secondo Croce, andava individuata invece nell’ ‘utilità’ della scuola edonistica. Esso aveva invece, a suo avviso, una valenza “”tipica”” (81) (di cui è stata segnalata la somiglianza con la “”stenografia dei concetti”” weberiana (82)) che intendeva “”mostrare con quali divergenze da tal misura si formino i prezzi delle merci nella società capitalistica e come la stessa forza-lavoro acquisti un prezzo e diventi una merce””. Benché non si trattasse della legge del capitalismo, tale operazione era legittima: “”non è forse procedimento solito di analisi scientifica – spiegava – considerare un fatto non solo così come è dato, ma anche in ciò che sarebbe se uno dei fattori di esso venisse a variare, e nel paragonare il fatto ipotetico col reale, concependo il primo come divergente dal secondo che si assume come fondamentale, o il secondo dal primo, che si assume nel senso medesimo? (…) L’errore potrebbe cominciare solo quando, egli o altri, confondesse l’ipotesi con la realtà, e il modo del concepire e del giudicare col modo dell’essere””. Ora, se nel saggio sopra citato del ’96 e in quello su Loria dello stesso anno, Croce attribuiva al “”sopravalore”” un significato “”morale”” (prefigurazione di una società in cui l’eguaglianza diffusa misura l’ingiustizia della società attuale), nel saggio del ’97, egli cambia posizione (83). La valenza del concetto di sopravalore non è più ‘morale’, se non in riferimento alle intenzioni soggettive di Marx (84). Il tipo ideale di una società in cui il valore è uguale a quello socialmente necessario è un’astrazione che individua una parte della società storica stessa separandola dal resto. Solo che il valore proveniente dal lavoro è, nella realtà, una ‘forza tra le forze’, un fatto fra i fatti; in ipotesi si poteva anche pensare ad una società dove i beni fossero indipendenti dal lavoro. Con quell’astrazione Marx non elaborava una rigorosa ‘legge scientifica’, ma studiava il ‘problema sociale del lavoro’ e mostrava come questo problema venisse risolto nella società capitalistica. Solo in tal modo si poteva giustificare il concetto di sopravalore che, altrimenti, non avrebbe senso in economia”” (pag 39-41) [Salvatore Cingari, ‘Benedetto Croce e la crisi della civiltà europea. Tomo I’, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003] [(80) ‘Atti dell’Accademia Pontaniana’, 1897, mem. n. 17, pp. 46; (81) Già nel saggio su Loria, Croce parlava infatti di “”concetti generali, o concetti tipici, o concetti-limite”” di cui “”son piene tutte le scienze”” (‘Le teorie storiche del prof. Loria’, in ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, Milano-Palermo, 1900; pp. 54-55; (82) Cfr. R. Racinaro, ‘La crisi del marxismo nella revisione di fine secolo, Bari, 1978, p. 150. Su un accostamento fra Croce e Weber a questo proposito cfr. anche D. Venturelli, ‘Labriola, Croce e Gentile interpreti di Marx’, in “”Giornale di metafisica””, 1979, p. 369n. Tuttavia rispetto a Weber, e allo stesso concetto di “”tipo”” che Sombart – con il conforto di Engels – analogamente assegnava alla concettualizzazione marxiana, l’idea crociana del valore-lavoro marxiano non aveva caratteri morfologico-sociologici e – rimarcava Labriola -, confondeva piuttosto il “”tipo”” con l’ “”ipotesi””. In tal modo sia il consenso engelsiano a Sombart, che la proposta labrioliana, sarebbero stati oggetto, da parte di Croce, di una forzatura semantica: cfr. G. Marramao, ‘Marxismo e revisionismo in Italia’, Bari, 1971, pp. 140-142. Croce cita Sombart e Engels a proprio conforto in ‘Per l’interpretazione (…)’, cit., pp. 5-6 e ‘Recenti interpretazioni della teoria marxistica del valore e polemiche intorno ad esse’, in ‘Riforma sociale’, 1899, p. 420; (83) ‘Per l’interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo’, cit., p. 12n; (84) Nel saggio su ‘Marxismo e economia pura’, Croce faceva emergere il nesso fra considerazione sociologica e morale: l’opera di Marx, sebbene non scientifica, forniva il suo contributo veritativo – si noti la vicinanza con le coeve tesi di Durkheim – col richiamare “”fortemente alla coscienza la ‘condizionalità sociale del profitto’: di che lacrime grondi e di che sangue”” (‘Rivista italiana di sociologia’, 1899, p. 739]”,”CROx-002-FMB” “CINGARI Salvatore”,”Benedetto Croce e la crisi della civiltà europea. Tomo II.”,”Salvatore Cingari (Firenze, 1966) insegna Storia delle dottrine politiche e Studi Culturali all’Univesità per stranieri di Perugia e Storia e filosofia del moderno alla ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. ha pubblicato tra l’altro ‘ Alle origini del pensiero civile di Benedetto Croce. Modernismo e conservazione nei primi vent’anni dell’opera’, Editoriale Scientifica, Napoli, 2002. Contiene il capitolo 5. Il problema Machiavelli – Il giovane Croce, Machiavelli e il marxismo (pag 283-) “”In uno scritto della tarda maturità, Croce sostenne di essere onorato di potersi dire machiavelliano (2). Anche se il filosofo non dedicò mai un volume intero al segretario fiorentino, né un singolo studio, se si eccettua l’agile paragrafo a metà con Vico negli ‘Elementi di politica’, Machiavelli è certamente uno dei punti di riferimento della sua opera (3). È stato anche ipotizzato non a torto (4) che non fu Marx a far scoprire a Croce il realismo machiavelliano, ma che si astato proprio quest’ultimo – vero e proprio elemento originario nella sua formazione, di cui si ha traccia nei primissimi anni di studioso (5), e unitamente allo storicismo vichiano e al realismo di certa cultura napoletana da Galiani a Cuoco a Colletta – ad orientare il suo interesse per l’autore del ‘Capitale’. Tuttavia è vero che soltanto nella fase degli studi su Marx – che presupponevano l’apertura alle questioni teoriche dopo il 1893 – che Croce fa emergere una significativa meditazione sull’eredità machiavelliana. In questo periodo Croce, sebbene kantiano in etica, si professa “”realista”” nella visione della storia, come abbiamo visto nel primo capitolo (§3 e 4), con un esplicito segno anti-hegeliano influenzato dal neo-criticismo. (…)”” (pag 284); L’interesse per Marx rispondeva perciò alle esigenze di una cultura che tenesse conto delle “”verità effettuali””. Marx è infatti, per Croce, il “”Machiavelli del proletariato”” (17). Un pensatore, cioè, che rinnova la tradizione realistica machiavelliana, utilizzandola alla luce di una più ampia visione ermeneutico-storica incentrata sulla strutturalità del fenomeno economico e del conflitto di classe. In una nota aggiunta (18) nella prima edizione in volume dei suoi saggi, nel 1900, Croce poneva infatti un parallelo fra la questione della “”moralizzazione del socialismo”” e quella della moralizzazione di Machiavelli. Come nel primo caso, anche in quest’ultimo agiva a suo avviso un’incomprensione della questione del realismo politico. Machiavelli non si proponeva di negare la morale, né, per altro verso, era obbligato ad una tematizzazione del problema. Si limitò invece alla questione ‘politica’. Le massime del segretari fiorentino, cioè, “”non sono né morali né immorali, né benefiche né malefiche; diventano una di queste cose secondo i fini subiettivi e gli effetti obbiettivi dell’azione, secondo cioè le ‘intenzioni’ e i ‘risultati'”” (pag 288) [Salvatore Cingari, ‘Benedetto Croce e la crisi della civiltà europea. Tomo II’, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003] [(2) B. Croce, ‘Scritti e discorsi politici’, vol. II, cit., p. 190; (3) Cfr., su ciò, anche F. Chabod, ‘Scritti su Machiavelli’ (1964), Torino, 1993; pp. 253-254); (4) Cfr. G. Gentile, ‘Il marxismo di B. Croce’, in ‘Il resto del Carlino’, 14.6.1918; ora anche in append. a ‘La filosofia di Marx’, cit., pp. 293-299; e E. Nuzzo, ‘Il “”giovane”” Croce e l’illuminismo’, in ‘Atti dell’accademia pontaniana’, Napoli, 1970-71, pp. 105-153. Su questo problema cfr. anche E. Vander, op. cit. p. 25; (5) Si veda la lettere di Labriola del febbraio del 1886 (cfr. A. Labriola, ‘Epistolario’, vol. I, Roma, 1983, pp. 217-218) in cui il cassinate, non risparmiando la sua consueta ironia, scriveva a Croce, a proposito dei ‘Critical and historical essay’ del Macaulay: “”uno die saggi sul Macchiavelli lo conoscerete di certo (…). Nel saggio su Macchiavelli (badate che scrivo con due ‘c’ per tradizione e non si so adattare alla neo-grafia) parla delle idee politiche dell’illustre (come si crede) fiorentino””; (…); (17) Nella prima versione l’espressione era: “”il più insigne continuatore dell’italiano Nicolò Machiavelli””; ‘Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo’, in ‘Atti dell’Accademia Pontaniana, 1897, mem. n. 17, p. 45. Nell’edizione del 1907 Croce aggiunge, appunto, anche l’espressione suddetta (cfr. ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, Milano-Palermo, p. 134). Su ciò cfr. anche quanto scrive G. Sartori, ‘Stato e politica nel pensiero di Benedetto Croce’, Napoli, 1966, pp. 132-139. Per Sartori Croce si ispira a Machiavelli anche nella misura in cui egli si regola sempre sul valore della “”patria”” come insieme di cittadini e non come Stato ad essi esterno (ivi, p. 43); (18) Né G. Sasso (‘Il pensiero politico’, in “”Terzo programma””, num. unico su Croce, fasc. 2, 1966, pp. 66-67), né F. Janovitz (‘Croce e Machiavelli. Note ed appunti per una ricerca’, in ‘Rivista di studi crociani’, 1970, pp. 25-34 e 1971, pp. 162-177), né G. Zarone (‘Classe politica e ragione scientifica. Mosca, Croce, Gramsci’, Napoli, 1990, p. 140 e n.) sembrano aver notato l’assenza di questa nota nella prima edizione del ’97 del saggio]”,”CROx-003-FMB” “CINGARI Salvatore”,”Alle origini del pensiero “”civile”” di Benedetto Croce. Modernismo e conservazione nei primi vent’anni dell’opera (1882-1902).”,”‘Di rado s’incontra un intelletto così schiettamente storico come quello di Marx…’ “”Se si volesse indicare un qualche punto di riferimento che ha avuto l’effetto di allargare in senso “”sociale”” la storia “”intima”” crociana, dovremmo forse pensare, oltre alle sollecitazioni del Nitti e dei Fortunato, agli scritti storici di Marx stesso, dal ‘XVIII Brumaio di Luigi Bonaparte’, e a ‘Lotte di classe in Francia del 1848 al 1850’, a ‘Rivoluzione e controrivoluzione’ o il ‘1848 in Germania’ (169). Dovremmo pensare inoltre a Labriola, che nell”88-’89 aveva effettuato un corso sulla rivoluzione francese e dal 1891 al 1894 altri corsi sulla storia del socialismo e sulla storia ripercorsa attraverso Marx, Engels e Morgan (170). In una delle lettere solo di recente pubblicate, del 16.11.1998 (171), Croce consigliava infatti al maestro di lasciare da parte “”le questioni generali e metodiche”” e di mettere in esecuzione “”qualche lavoro di indole storica”” che da tempo progettava, sulla rivoluzione francese, su Fra Dolcino o sull’Italia moderna. E ciò benché Croce stesso non avesse mai abbracciato, dal punto di vista metodologico, il materialismo storico, attenendosi sempre ad un’euristica multifattoriale (172), che di quello rifiutava il rischio di ipostatizzare i concetti (173)”” (pag 181) [Salvatore Cingari, ‘Alle origini del pensiero “”civile”” di Benedetto Croce. Modernismo e conservazione nei primi vent’anni dell’opera (1882-1902)’, Editoriale Scientifica, Napoli, 2002] [note (pag 204-205): (169) Curando e introducendo un’edizione italiana di quest’opera, Croce sottolineava infatti che quei libri erano “”in grado di dar l’impressione la nozione di ciò che la storia dev’essere per sua natura: indagine di un complesso di fatti, alla quale siamo spinti non da oziosa curiosità ma dal bisogno di procacciarci lume pei problemi che agitano il nostro spirito (…) di rado s’incontra un intelletto così schiettamente storico come quello di Marx, ossia così abile a discernere tra le cause apparenti quelle fondamentali, e sotto la maschera delle parole la realtà delle azioni””: cfr. ‘Prefazione’ (1899), Milano, 1921 (seconda ristampa), pp. III-VIII. Al nesso fra l’attenzione per la storiografia marxiana e quella crociana ha accennato anche G. Mastroianni, in ‘Antonio Labriola e la filosofia in Italia’, Urbino, 1978, pp. 81-82; (170) Cfr. L. Dal Pane, ‘Antonio Labriola nella politica e nella cultura italiana’, Torino, 1975, pp. 202-208, 253-256 e 485-490; (171) Cfr. dal Fondo Dal Pane, nell’Archivio storico per le province napoletane’, 1990-1991, p. 739; (172) Secondo Croce (‘F. De Sanctis e i suoi critiic recenti’, cit., pp. 10-11) “”la storia di un fatto è di necessità legami e relazioni, ed influenze attive e passive con altri fatti””. “”La vita e la società – scriveva inoltre – possono presentare in un dato tempo una concordia dominante di sentimenti e di opinioni, ma possono anche presentare due o più grandi correnti diverse, o una corrente principale e altre secondarie; ed è naturale che le prime distinzioni ed aggruppamenti in quella folla di opere letterarie si debbano fare da questo punto di vista; (173) Nel saggio del 1897 ‘Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo’ (in ‘Atti dell’Accademia Pontaniana’, cit., p. 40) Croce, pur continuando a sottolineare gli aspetti positivi del nuovo approccio, criticava già l’uso di talune sue categorie, come il concetto di lotta di classe: “”talvolta le classi”” – scriveva infatti – “”non hanno avuto interessi antagonistici, e molto spesso non ne hanno coscienza”” (ivi, p. 25); o come quello sulla primazia del fatto economico sugli altri, che, in queste pagine, subisce un riassorbimento, rispetto al saggio del ’96, nell’originaria adesione al principio dell’ “”interdipendenza e concorrenza dei fattori sociali”” (ibidem). Sottolineava inoltre che era necessario evitare di ipostatizzare concetti soprastorici come l’Ente-famiglia o il matriarcato dell’Engels dell’ ‘Origine della proprietà privata, della famiglia e dello Stato’; e altresì di confondere le ‘forme economiche’ con le ‘epoche economiche’ o non prendere per buoni concetti come la ‘legge ferrea dei salari’ o il ‘concentramento della proprietà privata in poche mani’, o come l’eredità che la filosofia classica tedesca avrebbe lasciato al proletariato (cfr. ivi, pp. 27-28). A componenti “”realistiche”” nella storiografia del giovane Croce influenzata da Labriola, ha accennato anche C. Carini in ‘Benedetto Croce e il partito politico’, Firenze, 1975, p. 30]”,”CROx-004-FMB” “CINGOLANI Stefano”,”Le grandi famiglie del capitalismo italiano.”,”CINGOLANI Stefano (1949) è giornalista dal 1973 prima all’Unità (capo servizi economici e inviato speciale), poi al settimanale Il Mondo. Ha pubblicato ‘L’autogestione in Italia’ (1975), e ‘San Paolo da banco a bank’ (con G. MARANDINI)”,”ITAE-274″ “CINGOLANI Stefano”,”Guerre di mercato.”,”Stefano Cingolani (Recanati, 1949) ha studiato a Roma Filosofia ed Economia. Giornalista professionista specializzato in economia e politica internazionale, prima per ‘L’unità’ e poi per ‘Il Mondo’, dal 1986 per il ‘Corriere della Sera’ ha ricoperto il ruolo di giornalista economico, corrispondente da New York, capo redattore dei servizi esteri, corrispondente da Parigi. Ha pubblicato: ‘Le grandi famiglie del capitalismo italiano’ (1990). Guerra e bevande. “”E un’altra spinta viene dal proibizionismo, che ha vietato le bevande alcoliche. La compagnia di Atlanta, così, riesce a sfuggire al crack di Wall Street e supera a gonfie vele il New Deal rooseveltiano. Ma è il secondo conflitto mondiale a proiettare davvero la Coca-Cola in tutto il mondo e, soprattutto, a farla entrare nell’universo simbolico del “”secolo americano””. La Coca segue le truppe nei tre continenti in cui si combatte. “”Subito dopo Pearl Harbor dove la flotta americana venne attaccata dai giapponesi, Robert Woodruff emise un ordine straordinario: ‘Noi faremo in modo che ogni uomo in uniforme abbia per cinque centesimi una bottiglia di Coca-Cola ovunque egli sia e qualunque sia il costo per la nostra compagnia’. Fu un atto di genuino patriottismo, ma il suo astuto senso degli affari e l’occhio per la pubblicità superarono anche la sua magnanimità (3)”” (pag 378) (3) Mark Pendergrast, ‘For God, Country and Coca-Cola’, Phoenix, London, 1996, p. 199″,”ECOG-041″ “CINGOLI Mario”,”Il primo Marx (1835-1841).”,”””Quando abbiamo scelto la professione nella quale possiamo maggiormente operare per l’ umanità, allora gli oneri non possono più schiacciarci, perché essi sono soltanto un sacrificio per il bene di tutti..”” (Marx, 1835) “”Il concetto è certo ciò che media forma e contenuto. In uno sviluppo filosofico del diritto, quindi, ciascun elemento deve generarsi dall’ altro; la forma, anzi, può essere solo la continuazione del contenuto””. (pag 42) “”Ciò che deve essere risolto è dunque presupposto”” (pag 142) “”La dichiarazione di Prometeo: “”detto francamente, io odio tutti gli dei”” è la sua propria dichiarazione, la sua propria sentenza contro tutti gli dei celesti e terreni che non riconoscono come divinità suprema l’ autocoscienza umana. Nessuno deve stare a fianco di questa””. (pag 219).”,”MADS-312″ “CINGOLI Mario a cura; scritti di ANGELINI L. BERGMANN T. BIDUSSA D. DEFREITAS-BRANCO J.M. BRAVO G.M. BURGIO A. CATONE A. DELLA-PERUTA F. FAVILLI P. FIORANI E. FORABOSCHI P. FRASCONI L. GERVASONI M. GUERRAGGIO A. HECKER R. KESSLER M. LIBRETTI G. LOSURDO D. LUCCHINI C. MANTEGAZZA R. MERKER N. MICHELI G. MORFINO V. RONCHETTI E. SCHÜRMANN V. TAGLIAGAMBE S. TEXIER J. TOMASONI F. TRIAS J. TURCHETTO M. VANZULLI M. VIDONI F. VINCENT J.M. ZANI R.”,”Friedrich Engels cent’anni dopo. Ipotesi per un bilancio critico. Atti del Convegno internazionale di studi, Milano 16-18 novembre 1995.”,”Scritti di ANGELINI L. BERGMANN T. BIDUSSA D. DEFREITAS-BRANCO J.M. BRAVO G.M. BURGIO A. CATONE A. DELLA-PERUTA F. FAVILLI P. FIORANI E. FORABOSCHI P. FRASCONI L. GERVASONI M. GUERRAGGIO A. HECKER R. KESSLER M. LIBRETTI G. LOSURDO D. LUCCHINI C. MANTEGAZZA R. MERKER N. MICHELI G. MORFINO V. RONCHETTI E. SCHÜRMANN V. TAGLIAGAMBE S. TEXIER J. TOMASONI F. TRIAS J. TURCHETTO M. VANZULLI M. VIDONI F. VINCENT J.M. ZANI R. “”Ad ogni modo, per lo meno a livello delle questioni di principio; possiamo ricordare che, nel ‘Feuerbach’ del 1886, Engels ha ribadito il principio fondamentale di non identificare immediatamente l’ evoluzione riferita alla storia della società con quella della natura. E’ vero, egli scrive, che la natura va considerata come “”un processo di evoluzione storica””, allo stesso modo della “”storia della società in tutti i suoi rami””; la “”storia dell’ evoluzione della società si rivela però in un punto come essenzialmente differente da quella della natura””.”” (pag 192, F. Vidoni, Engels e la concezione del mondo evoluzionistica)”,”MAES-069″ “CINGOLI Mario”,”Il II Libro del Capitale.”,”Possibilità di crisi (pag 58) “”Chiamato A il capitale variabile di 500 sterline che compie 10 rotazioni nell’anno, “”supponiamo ora che venga anticipato per un anno intero (cioè qui per 50 settimane) un altro capitale variabile B di 5000 sterline, e compia perciò una sola rotazione nell’anno”” (p.312). In tutti i due i casi, ogni settimana si trova nel processo lavorativo un capitale variabile di 100 sterline: ma nel caso A dopo 5 settimane si possono realizzare valore e plusvalore, nel caso B ne occorrono 50. La massa della forza-lavoro sfruttata e il grado di sfruttamento sono per ipotesi uguali. (…) La difficoltà viene risolta da Marx con una importante distinzione tra capitale anticipato e capitale impiegato: (…)””. (pag 59) “”La cosa è importante per la teoria della crisi, come nota Marx in un passo importante anche per la delineazione della futura società comunista: “”(Nel caso del capitale B) al mercato vengono sottratti forza-lavoro, mezzi di sussistenza per questa forza-lavoro, capitale fisso nella forma dei mezzi di lavoro impiegati sub B e materie di produzione, e in loro sostituzione viene gettato sul mercato un prodotto per sostituire gli elementi materiali del capitale produttivo ad esso sottratti. Se si immagina la società non capitalista ma comunista, innanzi tutto cessa interamente il capitale monetario, dunque anche i travestimenti delle transazioni che per suo mezzo si introducono. La cosa si riduce semplicemente a ciò, che la società deve calcolare in precedenza quanto lavoro, mezzi di produzione e mezzi di sussistenza essa può adoperare, senza danno, in branche le quali, come la costruzione di ferrovie ad esempio, per un tempo piuttosto lungo… non forniscono né mezzi di produzione né mezzi di sussistenza, né un altro qualsiasi effetto utile, ma al contrario sottraggono alla produzione totale annua lavoro, mezzi di produzione e mezzi di sussistenza. Nella società capitalistica invece, in cui l’ intelletto sociale si fa valere sempre soltanto ‘post festum’, possono e devono così intervenire costantemente grandi perturbameni””. (p. 331). Marx si sofferma su questi “”perturbamenti””, ma in questa sede non possiamo seguire la sua lucida, minuziosa e assai interessante analisi; (…)””. (pag 60-61)”,”MADS-405″ “CINGOLI Mario”,”Il giovane Marx. I. (1842-1843).”,”In copertina Prometeo incatenato Mario CINGOLI (Ascoli Piceno, 1943) insegna storia della filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si è occupato di Hegel, del pensiero marxiano ed engelsiano e dei possibili rapporti tra marxismo, tradizione empirista e tradizione materialistica. E’ coordinatore nazionale di un progetto di ricerca cofinanziato dal MIUR su ‘Gli esiti della filosofia classica tedesca: edizioni di testi e studi critici’. Tra i suoi lavori ‘Marxismo, empirismo, materialismo’ (Milano 1986), (v. 4° cop) “”Marx poi commenta: ‘Hegel ci dà una descrizione empirica della burocrazia; in parte, secondo come essa è realmente, in parte secondo l’opinione che essa stessa ha del proprio stesso essere. E con ciò è sbrigato il difficile capitolo del suo potere governativo’. Marx insiste invece due volte sul fatto che il potere governativo è ilpiù difficile da spiegare, poiché dovrebbe essere quello che richiede la massima attenzione nello sviluppo, invce della semplice descrizione empirica che Hegel ne dà.”” (pag 93) Nota 71: p.50: “”(…) tuttavia l’ amministrazione propriamente detta è il punto più difficile da spiegarsi””. P. 61: “”Il potere governativo è il più difficile da sviluppare. Esso appartiene all’intero popolo in grado moltopiù alto che non il potere legislativo””. (pag 93) “”””La “”burocrazia”” è il “”formalismo di Stato”” della società civile”” (p. 52) “”Essa è la “”coscienza dello Stato””, la “”volontà dello Stato””, la “”forza dello Stato”” in quanto è ‘una corporazione'”” (idib.). (Marx, Dalla ‘Critica della filosofia del diritto di Hegel) (pag 95)”,”MADS-412″ “CINGOLI Mario MORFINO Vittorio a cura; saggi di Luca BASSO Gian Mario BRAVO Salvatore TINE’ Fabio FROSINI Vittorio MORFINO Roberto FINELLI Stefania MAZZONE Zaira RODRIGUEZ VIEIRA Romano MADERA Massimiliano TOMBA Roberto FINESCHI Riccardo BELLOFIORE Etienne BALIBAR Jacques BIDET André TOSEL Silvano TAGLIAGAMBE Ferdinando VIDONI Paolo FAVILLI Marcello MUSTO Emilio GIANNI Roberto RACINARO Marco VANZULLI Nicola SIMONI Giuseppe CACCIATORE Rita MEDICI Fulvio CARMAGNOLA Domenico LOSURDO Claudio LUCCHINI Cristina DEGAN Marzio ZANANTONI Stefano BRACALETTI Fortunato Maria CACCIATORE Francesco VITALE Alberto BURGIO Georges LABICA”,”Aspetti del pensiero di Marx e delle interpretazioni successive.”,”Saggi di Luca BASSO Gian Mario BRAVO Salvatore TINE’ Fabio FROSINI Vittorio MORFINO Roberto FINELLI Stefania MAZZONE Zaira RODRIGUEZ VIEIRA Romano MADERA Massimiliano TOMBA Roberto FINESCHI Riccardo BELLOFIORE Etienne BALIBAR Jacques BIDET André TOSEL Silvano TAGLIAGAMBE Ferdinando VIDONI Paolo FAVILLI Marcello MUSTO Emilio GIANNI Roberto RACINARO Marco VANZULLI Nicola SIMONI Giuseppe CACCIATORE Rita MEDICI Fulvio CARMAGNOLA Domenico LOSURDO Claudio LUCCHINI Cristina DEGAN Marzio ZANANTONI Stefano BRACALETTI Fortunato Maria CACCIATORE Francesco VITALE Alberto BURGIO Georges LABICA Contiene il saggio di Emilio GIANNI ‘Tradizioni democratiche e ritardo storico del marxismo in italia alle soglie del secolo dell’Asia e del proletariato mondiale’ (pag 303-315) “”Idealisti preda di miti ed a loro volta artefici di nuove mitologie: ecco il cortocircuito, mai completamente interrotto, che ha accompagnato la storia del movimento operaio italiano sino ai nostri giorni. Come non furono sufficienti ieri “”quarant’anni di sviluppo della scienza positiva”” ad invertire questa tendenza, anche oggi lo sviluppo della scienza della rivoluzione non ammette scorciatoie. Anche gli immensi progressi compiuti in tutti i campi dello scibile umano nell’ultimo secolo e mezzo trascorso dagli avvenimenti che stiamo indagando e, soprattutto, la potenziale fruibilità di massa di queste conoscenze, nemmeno paragonabile a quella passata, servirebbero ad intaccare questa tradizione. In una lettera del 27 luglio 1871 a L. Kugelmann, Marx ammoniva: “”Finora si era creduto che la formazione di miti cristiani sotto l’impero romano fosse stata possibile soltanto perché non era ancora inventata la stampa. Proprio all’inverso. La stampa quotidiana e il telegrafo, che ne dissemina le invenzioni in un attimo attraverso tutto il globo terrestre, fabbricano più miti (e il bestione borghese ci crede e li diffonde) in un giorno, di quanto una volta se ne potevano costruire in un secolo”” (Marx Engels, Opere, vol XLIV, 1990, p. 253). Se alla stampa e al telegrafo si aggiungesse anche solo la radio e la televisione si capirebbe allora il senso concreto ed ineluttabile della famosa affermazione del 1874 di Engels: “”Sarà dovere di tutti i dirigenti chiarire sempre più tutte le questioni teoriche, liberarsi sempre più completamente dell’influsso delle frasi fatti proprie della vecchia concezione del mondo, e tenere sempre presente che il socialismo, da quando è diventato una scienza, va trattato come una scienza, cioè va studiato”” (F. Engels, ‘Prefazione’ (1.07.1874) alla terza edizione de ‘La guerra dei contadini in Germania’ (1850)), in vol X, 1992, p. 674)”” [Emilio Gianni, Tradizioni democratiche e ritardo storico del marxismo in Italia] [in Aspetti del pensiero di Marx e delle interpretazioni successive’, a cura di M. Cingoli e V. Morfino, 2011] (pag 310)”,”MADS-584″ “CINGOLI Mario”,”Marxismo, empirismo, materialismo.”,”Molto spazio dedicato al libro di Giulio Preti, ‘Praxis ed empirismo’ “”Un aspetto della dialettica marxiana sulla cui validità mi sembra che molti concordino è quello (più specificamente attinente al mondo umano) per cui essa è un “”modo di vedere”” critico-negativo che riconosce il ‘dato’ come ‘posto’, e quindi come trasformabile. Sono gli uomini, nella loro storia, che hanno dato origine al loro mondo, alle loro istituzioni; questo mondo, queste istituzioni, per quanto solidi e immutabili possano apparire, sono un ‘risultato’, e quindi sono trasformabili – anzi, vengono continuamente trasformati. La datità è auto-oggettivazione, e un’auto-oggettivazione alienata può essere soppressa. Una espressione classica di ciò è nel “”Poscritto”” del 1873 alla seconda edizione del ‘Capitale’: “”Nella sua forma razionale, la dialettica è scandalo e orrore per la borghesia e pei suoi corifei dottrinari, perché nella comprensione positiva dello stato di cose esistente include simultaneamente anche la comprensione della negazione di esso, la comprensione del suo necessario tramonto, perché concepisce ogni cosa divenuta nel fluire del movimento, quindi anche dal suo lato transeunte, perché nulla la può intimidire ed essa è critica e rivoluzionaria per essenza (3)””. Un simile modo di vedere è al tempo stesso, ovviamente, ‘critica dell’ideologia’, cioè dell’opposta concezione che vede in modo mistificante la datità (per esempio la società capitalistica) come qualcosa di “”naturale””, di eterno, di immutabile. Di solito il “”Poscritto”” viene messo in relazione con il manoscritto del 1843 sulla “”Critica della filosofia hegeliana del diritto””(4), e certo ci sono appigli per questo (specie là dove si dice che “”per Hegel il processo del pensiero, che egli trasforma addirittura in soggetto indipendente con il nome di Idea, è il demiurgo del reale, che costituisce a sua volta solo il fenomeno esterno dell’idea o processo del pensiero”” (5); ma a me sembra che ancora più utile (anche per capire in che cosa consista il famoso “”rovesciamento””) sia il confronto con la critica della dialettica hegeliana che si trova nei “”Manoscritti del ’44″”: questo, mi sembra, è il vero e proprio luogo d’origine del discorso marxiano (6)”” [Mario Cingoli, ‘Marxismo, empirismo, materialismo’, Milano, 1990] [(3) K. Marx, ‘Il capitale’, libro I, a cura di Delio Cantimori, Roma, 1956, tomo I, p. 28; (4) Cfr. Mario Dal Pra, ‘La dialettica in Marx’, Bari, 1965, p. 67 ed ivi nota 11 dove è richiamata l’analoga interpretazione di Galvano Della Volpe; (5) K. Marx, ‘Il capitale’, libro I, cit., p. 27-28; (6) Ciò non toglie che quando Marx dice nel “”Poscritto”” di “”aver criticato il lato mistificatore della dialettica hegeliana quasi trent’anni fa”” si riferisce probabilmente ad un testo pubblicato, p. es. alla ‘Sacra famiglia’ del 1845 (il che, tra l’altro, spiegherebbe meglio il “”quasi””): ma questo non incide sul nostro discorso]”,”MADS-696″ “CINGOLI Janiki a cura, saggi di Amos LUZZATTO Stefano LEVI-DELLA-TORRE Ugo CAFFAZ Guido FUBINI Corrado VIVANTI Roberto FINZI Shlomo AVINERI David MEGHNAGI Giorgio SACERDOTI Janiki CINGOLI”,”Sinistra e questione ebraica. Marxismo diaspora sionismo. Confronto con le ragioni di Israele.”,”Contiene tra l’altro due capitoli: – Il marxismo e la questione ebraica, di Roberto FINZI (pag 95-102) (tesi difficoltà del marxismo nei confronti della questione ebraica) – Isaac Deutscher: un ebreo di confine, di David MEGHNAGI (pag 115-128) “”Nella tradizione (e poi nella vulgata) pare consolidarsi, o comunque avere un ruolo cospicuo, la distinzione nazioni storiche / nazioni senza storia, dovuta alla penna di Engels ma condivisa da Marx. Più di lunghi discorsi vale qui una citazione. «Il principio di nazionalità – scrive Engels nel 1866 – pone due tipi di questione (…). Il problema delle frontiere fra (…) ‘grandi popoli storici’ e secondariamente problemi concernenti il diritto all’esistenza nazionale di quei molteplici ‘resti di popoli’ che, dopo aver figurato durante un periodo più o meno lungo sulla scena della storia, sono stati definitivamente incorporati nell’una o nell’altra delle nazioni più potenti che la loro superiore vitalità rendeva capaci di vincere ostacoli più grandi» (9). Se, sulla scorta di questi enunciati, si va a riprendere l’asserto leniniano, poi nella sostanza condiviso da Stalin, per cui agli ebrei sono negati gli «attributi fondamentali (…) del concetto di nazione» in quanto essi formano una comunità «la cui lingua è un gergo e il cui territorio è la zona di residenza obbligatoria» (10), si comprendono diverse cose» (pag 98, saggio di Roberto Finzi) (9) F. Engels, ‘Qu’est-ce que les classes laborieuses ont à voir avec la Pologne?’ in E. Haupt, M. Lowy, C. Weill, ‘Les marxistes et la question nationale, 1848-1914. Etudes et textes, Paris, 1974, p. 92 (corsivi di Finzi) (10) V.I. Lenin, ‘La posizione del Bund nel partito’, in Id., ‘Opere’, 7, Roma, 1959, pp. 93-94″,”EBRx-065” “CINGOLI Mario”,”Hegel. Lezioni preliminari.”,”Mario Cingoli (Ascoli Piceno 1943) è stato docente di Storia della filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si è occupato di pensiero marxiano ed engelsiano, nell’ambito della filosofia classica tedesca e nei suoi rapporti con la tradizione materialistica e con quella empiristica. Negli ultimi anni si è dedicato alla logica hegeliano, dirigendo un gruppo di ricerca CNR. Ha pubblicato ‘Studi sul primo Marx’ (1981), ‘Marxismo, empirismo, materialismo’ (1986, 1990), ‘Il secondo e il terzo libro del Capitale’ (Milano, 1996), ‘La qualità nella Scienza delle logica di Hegel’ (1997). Ha curato con Nicolao Marker il primo volume delle Opere complete di Marx ed Engels: Marx 1835-1843. “”Come abbiamo più volte ricordato, Feuerbach e poi Marx hanno criticato l”inversione di soggetto e predicato’, presupposto della ‘logica’ hegeliana, sostenendo che bisogna invece ritornare alle ‘cose singole’, all’ ‘individualità delle cose reali’ di cui i predicati sono solo delle astrazioni. Potremmo dire che c’è in questa critica l’esigenza di recuperare una posizione «normale» di partenza (in certo modo quella stessa del «senso comune»), in cui il ‘soggetto’ sono le cose, e i ‘predicati’ sono i concetti, i pensieri sulle cose. (…) La posizione di Hegel, in fondo, lascia le «cose» ‘come sono’, e ‘le vede’ soltanto ‘in un altro modo’, cioè come ‘poste’ dall’universale; ma così facendo, allo stesso tempo, le ‘assolutizza’ perché ciascuna diventa una specificazione dell’universale e quindi della razionalità immanente alla realtà. In questo si presenta un «rischio politico», che si manifesta soprattutto quando Hegel parla delle istituzioni dello Stato; ed è questo appunto il pericolo che Marx segnala nel discorso hegeliano. Cioè, cosa fa Hegel? Prende le istituzioni dello Stato prussiano e le deduce come derivazioni razionali dell’universale, ‘lo Stato’ che si deve dare certe determinazioni e non altre. Ora, guarda caso, queste determinazioni razionali dello ‘Stato’ sono proprio quelle già presenti realmente nella forma dello Stato prussiano, le quali però in questo modo vengono ‘assolutizzate’, e quindi ‘viste’ come determinazioni assolutamente razionali dell’idea di Stato. Dunque l’inversione di soggetto e predicato, operata dalla preposizione speculativa, è anche una ‘assolutizzazione’ di ciò che c’è, dell’elemento empirico che viene così innalzato alla razionalità dell’universale: è un ‘legittimare come razionale l’esistente’. Ecco il perché della famosa «tesi» di Marx che i filosofi finora han visto in modi diversi il mondo, ma ciò che veramente conta non è solo interpretare la realtà, bensì cambiarla (1). In tutte le filosofie speculative, nel loro tentativo di comprensione e razionalizzazione del reale, si cela quindi il pericolo di una legittimazione dell’esistente. A questo riguardo ci sono, nelle opere del giovane Marx dal 1843 in poi, delle pagine molto importanti che rappresentano una delle più puntuali critiche a Hegel, perché in esse, superando il discorso di Feuerbach sull’inversione di soggetto e predicato, si fa il passo avanti di vedere il rischio politico implicito in tale inversione. C’è da notare che il giovane Marx era stato un hegeliano fervente e aveva aderito proprio alla predicazione speculativa. (…)”” (pag 50-51) [Mario Cingoli, ‘Hegel. Lezioni preliminari’, Ed. Ghibli, Milano, 2000; ‘La critica di Marx’, cap. 8] [(1) Cfr. di Karl Marx, la XI delle “”Tesi su Feuerbach””, in MEOC, vol. V, a cura di F. Codino, Roma, Ed. Riun., 1972, p. 5]”,”HEGx-005-FGB” “CINNELLA Ettore”,”La rivoluzione bolscevica. Partito e società nella Russia sovietica.”,”Nato a Miglionico (MT) nel 1947, CINNELLA insegna storia dell’ Europa Orientale nella Facoltà di Lettere dell’ Università di Pisa.”,”RUSU-103″ “CINNELLA Ettore”,”La tragedia della rivoluzione russa.”,”CINNELLA Ettore insegna storia contemporanea e storia dell’ Europa orientale all’ Università di Pisa. E’ autore di studi su Marx, sulle rivoluzioni russe del 1905 e 1917, sulla storia della società sovietica. Ha condotto ricerche presso l’ ex Archivio centrale del partito a Mosca, collaborando anche all’ edizione di alcuni volumi di documenti in russo.”,”RIRO-200″ “CINNELLA Ettore”,”1905. La vera rivoluzione russa.”,”””Non c’è strada maestra per la scienza, e possono sperare di raggiungere le sue vette luminose soltanto coloro che non temono la fatica d’inerpicarsi per i suoi ripidi sentieri”” (Karl Marx) (in apertura) CINNELLA Ettore nato a Miglionico (Matera) insegna storia contemporanea e storia dell’Europa orientale all’università di Pisa. La sua opera maggiore è ‘La tragedia della rivoluzione russa, 1917-1921’ uscita nel 2000 e ristampata nella ‘Storia universale’ del Corriere della Sera.”,”RIRx-159″ “CINNELLA Ettore”,”Makhno et la révolution ukrainienne (1917- 1921). Suivi de: Quarante jours à Gouliaï-Polié. Journal de Galina, compagne du batko Makhno.”,”Ettore Cinnella insegna storia contemporanea e storia d’Europa dell’Est nell’Univesità di Pisa. E’ pure autore di ‘La tragedia della rivoluzione russa, 1917-1921’ (2000)”,”RIRO-416″ “CINNELLA Ettore”,”L’altro Marx. Una biografia.”,”CINNELLA Ettore, “”sovietologo””, ha insegnato per molti anni ‘Storia dell’Europa Orientale e Storia contemporanea’ all’Università di Pisa ed è considerato uno dei massimi esperti di storia russa in Italia. Dopo il crollo del regime dell’URSS ha lavorato spesso all’Archivio centrale del partito di Mosca (oggi RGASPI). Il capitale in Russia (pag 54-55) “”Nella lettera affidata a Ljubavin, Daniel’son annunciava a Marx che un editore di Pietroburgo intendeva stampare la versione russa del primo ed eventualmente anche del secondo volume del ‘Capitale’, chiedendogli un ritratto (da riprodurre nel libro in preparazione) e domandandogli, altresì, indicazioni bibliografiche sul movimento operaio negli Stati Uniti. Lo pregava anche di mandargli le altre sue opere (ad eccezione della ‘Miseria della filosofia’, del ‘Manifesto del partito comunista’ e della ‘Critica dell’economia politica’, da lui posseduti) o di dirgli almeno dove reperirle, in modo da farle conoscere al pubblico russo (3). La prima reazione di Marx fu di gioia. Il 4 ottobre, appena ricevuta la lettera, la mandò a Engels dicendosi ben lieto dell’iniziativa e informandolo che avrebbe spedito al più presto agli sconosciuti amici quanto gli veniva richiesto (4). Ma poi la tradizionale diffidenza verso i russi ebbe ancora una volta il sopravvento. (…)”” . (pag 54-55) “”L’edizione russa del ‘Capitale’ vide la luce a Pietroburgo all’inizio della primavera del 1872. Ne furono tirate 3000 copie, di cui 900 si vendettero in un mese e mezzo, come annunciò Daniel’son all’autore il 23 maggio (4 giugno), soggiungendo che “”la maggior parte delle riviste e di giornali ha pubblicato recensioni del libro”” (13). (…) Marx apprezzò molto la traduzione russa del suo libro, definendola “”eccellente”” (‘vortreffliche’) nella lettera a Friedrich Adolph Sorge del 23 maggio 1872 (15). Non meno grande fu la sua gioia nell’apprendere che, in Russia, ‘Il Capitale’ veniva accolto da numerose recensioni e segnalazioni, quasi tutte elogiative. Non è il caso di ripercorrere qui le varie fasi del dibattito sul capolavoro marxiano, proseguito ininterrottamente nel corso degli anni Settanta (16). Ma non è privo d’interesse ricordare almeno che, nella Russia di quegli anni, accadeva talvolta che persino nel mondo accademico si discutesse della dottrina economica di Marx. Già nel 1871, all’Università di Kiev, Nikolaj Ivanivc Ziber aveva conseguito il titolo di ‘magister’ presentando una tesi di dottorato sulla ‘Teoria del valore e del capitale di D. Ricardo in relazione alle più recenti integrazioni e spiegazioni’, in cui si esaminava anche la teoria economica di Marx. Illustrando ai colleghi la dissertazione, il relatore ufficiale precisò comunque che essa analizzava soltanto la teoria del valore e del denaro, non il “”lato pratico”” della dottrina del pensatore socialista (17) Conseguita la docenza universitaria, Ziber continuò a illustrare e a difendere le tesi del ‘Capitale’, scendendo in campo ripetute volte contro i critici liberali di Marx. Questi, per parte sua, scrivendo nel gennaio 1873 la postfazione alla seconda edizione tedesca del ‘Capitale’, volle rendere omaggio al professore russo, il quale aveva dimostrato come la sua “”teoria del valore, del denaro e del capitale”” fosse in sostanza il “”necessario perfezionamento”” (‘Fortbildung’) della dottrina di Smith e Ricardo”” (18). E, all’inizio del 1881, ebbe anche occasione di conoscerlo personalmente, quando lo studioso russo si recò a Londra per lavorare nel British Museum. (19). Prima di concludere questo rapido schizzo sulla fortuna del ‘Capitale’ in Russia, converrà ricordare la recensione dello scrittore e sociologo Nikolaj Kostantinovic Michajlovskij apparsa nelle “”Otecestvennyja zapiski”” nell’aprile 1872″” [Ettore Cinnella, L’altro Marx. Una biografia’, Pisa, 2014] [(3) MER pp. 158-159 (MER: ‘Marx, Engels e la Russia rivoluzionaria’, Moskva, 1967 (in russo)); (13) MER, p. 244; (14) le relazioni de censori si possono leggere in [‘Karl Marx e la censura zarista’ (in russo), Krasnyj archiv, t. 1 (56), 1933, pp. 6-10; (15) MEW, Bd 33, p. 469; (16) Si vedano, a questo proposito, i capitoli quarto e quinto di A.L. Reuel’, op. cit.; (17) A.L. Reuel’, op. cit., p. 327, nota; (18) MEW, Bd 23, p. 22; (19) All’incontro con Ziber, Marx accenna nella lettera a Daniel’son del 19 febbraio 1881 (MEW, Bd. 35, p. 157). Sulla figura dell’economista russ, si veda V. Zilli, La rivoluzione russa del 1905. La formazione dei partiti politici (1881-1904), Napoli, 1963, pp. 198-203] (pag 58-59-60)”,”MADS-677″ “CINNELLA Ettore”,”La tragedia della rivoluzione russa (1917-1921).”,”Ettore Cinnella insegna storia contemporanea e storia dell’Europa orientale all’università di Pisa. É autore di studi su Marx, sulle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917, sulla storia della società sovietica. Negli ultimi anni ha condotto ricerche presso l’ex Archivio centrale del partito a Mosca, collaborando anche all’edizione di alcuni volumi di documenti in russo.”,”RIRO-097-FL” “CINNELLA Ettore”,”Ucraina. Il genocidio dimenticato. 1932-1933.”,”Ettore Cinnella ha insegnato per molti anni Storia dell’Europa Orientale e Storia contemporanea all’Università di Pisa. Dopo il crollo del regime comunista nell’URSS, ha lavorato spesso nell’Archivio centrale del partito di Mosca (oggi Archivio statale russo di storia politico-sociale, RGASPI). Ha pubblicato vari volumi tra cui ‘La Russia verso l’abisso’ (2012). I due principali collaboratori di Stalin: Molotov e Kaganovic (pag 167) Stalin definì Bucharin (settembre 1930) in una lettera a Molotov “”il principale istigatore e aizzatore”” degli oppositori di destra: per lui non c’era dunque posto nel partito, “”dove egli può essere soltanto un disfattista, marcio dalla testa ai piedi, e un cadaverico opportunista”” (pag 166) La piattaforma Rjutin. (Ryutin, Riutin) (pag 171-172) “”Il generale caos economico-sociale, aggravatosi oltre misura nel corso del 1932, cominciò a lambire le file dello stesso partito comunista. Beninteso, neppure adesso l’autorità di Stalin fu messa in discussione, ma i dubbi serpeggianti circa la giustezza delle sue scelte politiche sboccarono, tra la fine dell’estate e l’autunno, in un episodio clamoroso che, pur non avendo vistosi effetti immediati, tradì più di ogni altro evento il disagio nel partito e preparò il terreno per la sanguinosa epurazione del 1936-1938. Val la pena soffermarsi sulla cosiddetta «piattaforma di Rjutin», perché punto centrale di essa era proprio la fiera denuncia della catastrofe abbattutasi sulle campagne sovietiche. Sui gruppi di opposizione a Stalin, formatisi all’inizio degli anni Trenta, per lungo tempo si è saputo pochissimo, perché i documenti che li riguardavano son rimasti per decenni sepolti negli inaccessibili archivi comunisti. Solo nel «Bollettino dell’opposizione» di Trockij e in pochi altri fogli di opposizione, che uscivano all’estero, trapelarono allora scarne notizie su frange bolsceviche insofferenti della politica e dei metodi di Stalin. Avvolto nel mistero restò soprattutto il pugnace gruppo che cercò, nel 1932, di battersi per una radicale alternativa alla politica ufficiale: il gruppo creato e capeggiato da Martem’jan N. Rjutin. Dopo l’arresto di Rjutin, nel settembre 1932, intorno alla schiera di militanti bolscevichi da lui guidata circolarono pochissime informazioni, a parte i comunicati ufficiali, apparsi nella «Pravda». Soltanto qualche anno più tardi nella rivista menscevica «Socialisticeskij vestnik» (‘Messaggero socialista’), che si pubblicava a Parigi, uscì un lungo articolo in due puntate dal titolo ‘Com’è stato preparato il processo di Mosca. Lettera di un vecchio bolscevico’, che raccontava i retroscena della lotta politica nell’URSS dal 1932 al 1936, cioè dall’affare Rjutin fino al mostruoso processo contro Zinoviev e Kamenev. La ‘Lettera di un vecchio bolscevico’, uscita tra la fine del 1936 e l’inizio del 1937, fu subito tradotta in francese e in inglese; e da allora i sovietologi non hanno cessato d’interrogarsi sulla sua autenticità e attendibilità. Nel secondo dopoguerra lo storico menscevico Boris Ivanovic Nikolaevskij rivelò di essere stato lui a scrivere la celebre ‘Lettera’, sulla base delle conversazioni avute con Bucharin nella primavera del 1936. Ancora oggi, non mancano coloro che contestano fieramente l’attendibilità del documento, mentre altri studiosi sono inclini a ravvisarvi una fonte di straordinaria importanza per la comprensione della storia politica dell’URSS negli anni ’30. Il dibattito è troppo complesso perché possa esser qui rievocato nei dettagli o brevemente riassunto (10). Vorrei comunque dir subito che io sono tra quelli propensi ad attribuire valore documentario alla ‘Lettera’, pur essendo consapevole dei tanti difficili problemi interpretativi che essa pone”” (pag 171-172) [(10) Si veda A. Liebich, «I Am the last» – Memories of Bukharin in Paris’, ‘Slavic Review’, n. 4, Winter 1992, pp. 767-781. Si legga anche, nelle pagine successive della rivista (782-785), la noterella di Robert C. Tucker ‘On the ‘Letter of an Old Bolshevik’ as an Historical Document’] Sui rapporti Stalin – Kirov e i diversi toni riguardo all’ascesa di Hitler in Germania (pag 207)”,”EURC-122″ “CINNELLA Ettore”,”La Rivoluzione Bolscevica. Partito e società nella Russia Sovietica.”,”Ettore Cinnella insegna storia contemporanea e storia dell’Europa orientale all’università di Pisa. É autore di studi su Marx, sulle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917, sulla storia della società sovietica. Negli ultimi anni ha condotto ricerche presso l’ex Archivio centrale del partito a Mosca, collaborando anche all’edizione di alcuni volumi di documenti in russo.”,”RIRO-160-FL” “CINNELLA Ettore; SANTARELLI Enzo; AGOSTI Aldo”,”Il programma agrario della socialdemocrazia russa alla vigilia della rivoluzione del 1905 (Cinnella); Nenni dal repubblicanesimo al socialismo (1908-1921). Contributo ad una biografia (Santarelli); Rosa Luxemburg e il pensiero marxista (Agosti).”,”Dal 18 al 22 settembre 1973 ha avuto luogo a Reggio Emilia una “”Settimana internazionale di studi marxisti’ sul tema ‘Il contributo di Rosa Luxemburg allo sviluppo del pensiero marxista’, introduzione ai lavori di Lelio Basso (pag 953, Aldo Agosti, Rosa Luxemburg e il pensiero marxista’, ‘Cronache’) Pubblicato in ‘Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista. Atti della prima settimana internazionale di studi marxisti promossa dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco e dalle amministrazioni provinciale e comunale. Reggio Emilia, 18-22 set. 1973, in «Annali della Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco», Roma, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco; Milano, G. Mazzotta, 1976. (LUXS-009)”,”SOCx-002-FGB” “CINNELLA Ettore”,”Storia Universale. La Rivoluzione Russa.”,”Ettore Cinnella (Miglionico, 4 maggio 1947) è uno storico italiano. Ha studiato all’Università di Pisa ed è stato allievo della Scuola Normale Superiore. Si è laureato nel 1970 con una tesi su La prima Duma nella rivoluzione russa del 1905 e ha proseguito le ricerche all’estero grazie ad alcune borse di studio. Ha insegnato Storia contemporanea e Storia dell’Europa orientale presso l’Università di Pisa.”,”RIRx-116-FL” “CIOCCA Pierluigi a cura; saggi di Gianni VAGGI Paolo SYLOS LABINI Giorgio LUNGHINI Giorgio GILIBERT Giacomo BECATTINI Piero BINI Nicolò DE VECCHI Marcello DE-CECCO Alessandro RONCAGLIA Milton FRIEDMAN Paul A. SAMUELSON Luigi L. PASINETTI”,”Le vie della storia nell’ economia.”,”CIOCCA Pierluigi è vice direttore generale della Banca d’ Italia e direttore della rivista ‘Rivista di storia economica’. Ha scritto ‘L’ economia mondiale nel Novecento’ (1998) e ‘La nuova finanza in Italia’ (2000). Saggi di Gianni VAGGI Paolo SYLOS LABINI Giorgio LUNGHINI Giorgio GILIBERT Giacomo BECATTINI Piero BINI Nicolò DE VECCHI Marcello DE-CECCO Alessandro RONCAGLIA Milton FRIEDMAN Paul A. SAMUELSON Luigi L. PASINETTI”,”ECOT-072″ “CIOCCA Pierluigi TONIOLO Gianni a cura; saggi di Piero BEVILACQUA Luciano CAFAGNA Umberto CERRONI John A. DAVIS Stefano FENOALTEA Giuseppe GALASSO Charles S. MAIER Paolo MALANIMA”,”Storia economica d’ Italia. 1. Interpretazioni.”,”Saggi di Piero BEVILACQUA Luciano CAFAGNA Umberto CERRONI John A. DAVIS Stefano FENOALTEA Giuseppe GALASSO Charles S. MAIER Paolo MALANIMA CIOCCA è vice direttore generale della Banca d’Italia e codirettore della ‘Rivista di Storia economica’. TONIOLO insegna storia economica all’ Università Tor Vergata e codirettore della stessa rivista. “”In Italia, sia pure tardivamente, quest’ ambito fondamentale delle risorse è entrato finalmente nel quadro della ricerca e della riflessione storiografica. Gli studi sull’ industria elettrica, iniziati prevalentemente come storia di impresa, hanno assunto, ad esempio, nella fase della nostra prima industrializzazione. Fra il 1902 e il 1914 l’ energia elettrica permise all’ industria manifatturiera nazionale di raddoppiare il volume di forza motrice disponibile. E anche se il carbone rimase per circa l’ 80-85 per cento la fonte principale di produzione di energia motrice, resta il fatto che alla vigilia della guerra l’ Italia si collocava al quarto posto nel mondo per volume di energia idroelettrica prodotta. Si è trattato di un contributo importante a tutto il processo di sviluppo industriale intanto perché – come è stato osservato – tale nuovo settore agì da elemento moltiplicatore delle attività industriali, mobilitando capitali, nuove figure imprenditoriali, tecnici, favorendo lo sviluppo dei trasporti, coinvolgendo le amministrazioni pubbliche, trascinando e stimolando altri settori economici””. (pag 187)”,”ITAE-129″ “CIOCCA Pierluigi TONIOLO Gianni a cura; saggi di R. ARTONI S. BIANCINI G. CARRIERO P. CIOCCA M. DE-CECCO T. DE-MAURO G. FODOR M. MAGNANI M. MARCUCCI L. MUSU G. NARDOZZI M. ONADO M. ROCCAS M. VEDOVELLI”,”Storia economica d’ Italia. 3. Industrie, mercati, istituzioni. 2. I vincoli e le opportunità.”,”Saggi di R. ARTONI S. BIANCINI G. CARRIERO P. CIOCCA M. DE-CECCO T. DE-MAURO G. FODOR M. MAGNANI M. MARCUCCI L. MUSU G. NARDOZZI M. ONADO M. ROCCAS M. VEDOVELLI “”Già nel 1889 un’ inchiesta sulla Banca Romana aveva accertato gravi irregolarità e in particolare un ammanco di cassa di oltre 9 milioni di lire, coperto con emissione abusiva di biglietti. Nonostante la gravità del fatto, in pratica il crimine più grave di cui si possa macchiare un banchiere centrale, l’ inchiesta venne insabbiata e clamorosamente svelata solo nel dicembre 1892 in un appassionato intervento in Parlamento da parte di Napoleone Colajanni, che aveva ricevuto il documento dall’ economista Maffeo Pantaleoni. Lo scandalo fu enorme, non solo per i governi a capo dei quali si erano succeduti Crispi, di Rudinì e Giolitti che avevano coperto i risultati dell’ inchiesta, ma soprattutto perché apparivano sempre più evidenti le connivenze tra il governo e il vertice corrotto della banca. Tanlongo, il governatore, era stato nominato senatore da Giolitti e poco dopo sarebbe stato nominato membro della Commissione di vigilanza del debito pubblico””. (pag 392)”,”ITAE-131″ “CIOCCA Pierluigi TONIOLO Gianni a cura, saggi di Paolo MALANIMA Gustavo DE-SANTIS Giovanni VECCHI Giovanni FEDERICO Stefano FENOALTEA Guido PELLEGRINI Luigi CANNARI e Salvatore CHIRI Renato GIANNETTI Piero BOLCHINI Franco AMATORI e Pier Angelo TONINELLI Giuseppe BERTA Lucio VILLARI Domenico DELLI-GATTI Marco GALLEGATI Mauro GALLEGATI”,”Storia economica d’Italia. 3. Industrie, mercati, istituzioni. 1. Le strutture dell’economia.”,”Saggi di Paolo MALANIMA Gustavo DE-SANTIS Giovanni VECCHI Giovanni FEDERICO Stefano FENOALTEA Guido PELLEGRINI Luigi CANNARI e Salvatore CHIRI Renato GIANNETTI Piero BOLCHINI Franco AMATORI e Pier Angelo TONINELLI Giuseppe BERTA Lucio VILLARI Domenico DELLI-GATTI Marco GALLEGATI Mauro GALLEGATI “”Cipolla (92) a proposito della depressione economica e dell’epidemia di tifo esantematico che colpisce Firenze tra il 1616 e il 1622 scrve: “”Qui si vuol insistere nel mettere in guardia il lettore contro la facile ipotesi di una sequenza ineluttabile meccanicamente determinata da una logica puramente interna. La verità è che accanto ad elementi e meccanismi endogeni operarono anche elementi esogeni e accidentali la cui importanza non va sottovalutata. Al solito la storia è più complessa degli schemi che gli uomini vorrebbero immaginare””. Questo vale soprattutto per l’analisi delle fluttuazioni”” (pag 577) (92) C.M. Cipolla, Il Granduca e i pidocchi, 1979 [(in) capitolo di Domenico DELLI-GATTI Marco GALLEGATI Mauro GALLEGATI, Sulla natura e le cause delle fluttuazioni cicliche in Italia (1861-2000)] (pag 535-578) (Storia economica d’Italia, 3,1, 2003 a cura di Pierluigi CIOCCA e Gianni TONIOLO) “”Le crisi finanziarie del 1889 e 1892 costituiscono, secondo Toniolo (73), “”un caso da manuale di sovrainvestimento””. Ciò che guida l’espansione del reddito, ma anche la sua sensibile caduta, sono gli investimenti (+177% dal 1881 al 1887, e -45% in recessione). In termini di tassi di crescita, le due recessioni sono tra le più pesanti dell’intera storia economica d’Italia, con minimi di 4,6 e 3,9 rispettivamente. A nostro avviso la sensibilità della recessione può essere imputata al saldo demografico negativo delle imprese, che eccessivamente indebitate, abbandonano in maniera consistente il mercato. Ma anche le banche falliscono, secondo i canoni della crisi finanziaria ‘a là’ Keynes (74). Secondo Warglien (75), la ‘crisi bancaria’ si sviluppa in tre fasi: nel 1887 sono colpiti direttamente i protagonisti della speculazione, mentre la recessione del 1889 colpisce le “”retrovie bancarie”” e quella seguente gli istituti di emissione e le banche ordinarie (76). La dinamica di questi cicli può essere interpretata secondo la teoria dell’instabilità finanziaria di Minsky (77)”” (pag 569-570) [(73) G. Toniolo, Storia economica dell’Italia liberale, 1850-1918, 1988; (74) J.M. Keynes, Banks and the Collapse of Money Values’, Vanity Fair, 1932, pp. 21-23; (75) M. Warglien, Investimento industriale e instabilità finanziaria in Italia (1878-1913), Rivista di storia economica, III, 1987, pp. 384-439; (76) L’analisi di Warglien evidenzia un fattore di forte continuità nel modo di finanziamento delle imprese. Le aziende medio-piccole dei settori tradizionali si “”autofinanziano”” e ricorrono alle banche solo per il credito commerciale; quelle dei settori moderni finanziano gli investimenti con indebitamento bancario a breve, mentre solo alcune “”grandi”” accedono al mercato di borsa; (77) H.P. Minsky, Can “”It”” Happen Again? Essays on Instability and Finance, M.E. Sharpe, Armonk, NY, 1982]”,”ITAE-320″ “CIOCCA Pierluigi TONIOLO Gianni a cura, saggi di Pierluigi CIOCCA, Renato FILOSA Guido M. REY e Bruno SITZIA, Giuseppe TATTARA e Gianni TONIOLO, Renato COVINO Giampaolo GALLO e Enrico MANTOVANI, Mariangela PARADISI, Vera ZAMAGNI, Jon S. COHEN, Maria Teresa PANDOLFI”,”L’economia italiana nel periodo fascista.”,”Saggi di Pierluigi CIOCCA, Renato FILOSA Guido M. REY e Bruno SITZIA, Giuseppe TATTARA e Gianni TONIOLO, Renato COVINO Giampaolo GALLO e Enrico MANTOVANI, Mariangela PARADISI, Vera ZAMAGNI, Jon S. COHEN, Maria Teresa PANDOLFI Nell’indice dei nomi non viene citato Beneduce. “”La discesa dei prezzi che seguì la rivalutazione della lira presentò al regime, ormai consolidato, la necessità di intervenire per una decurtazione dei salari monetari. Il regime non poteva infatti non prestare il suo appoggio alla classe imprenditoriale che doveva fronteggiare i costi della stabilizzazione monetaria. Nessuno poteva inoltre a quel tempo prevedere che tali riduzioni non sarebbero rimaste affatto isolate. Si inaugura così un periodo di sostanziale stagnazione dei salari reali che, sia pur in mezzo ad inevitabili oscillazioni, dura fino al 1938. Tale stagnazione è frutto di una ‘deliberata politica’ di intervento da parte del regime ogni qualvolta i salari reali mostravano la tendenza ad allontanarsi troppo da un certo livello minimo considerato “”acquisito”” – di sussistenza – e che si può indicare intorno alle 15 lire 1938 (16). Il primo taglio avvenne “”spontaneamente”” ad opera delle unioni fasciste che “”accettarono”” (ma in realtà proposero) nel maggio 1927 una decurtazione del 10% circa; non rivelandosi questa sufficiente, nell’ottobre del 1927 il direttorio del partito fascista fissò la riduzione (inclusiva di quella del maggio precedente) nella misura del 20% (17). Gli effetti di tali decisioni non si rivelarono interamente sul saggio salariale medio del 1927 (diminuito di un 7% circa e leggermente aumentato in termini reali) ma su quello del 1928. Va notato che il secondo adeguamento salariale fu una misura “”preventiva”” che si rivelò ‘off target’ (se mai aveva voluto essere ‘on target’) e provocò una dimimuizione dei salari reali (cfr. tab. 3) (18). L’ulteriore decurtazione del novembre 1930 (dell’8% circa) risultò invece tecnicamente quasi perfette e mantenne i salari reali sostanzialmente invariati. Si può dunque concludere con Buozzi – a cui si deve il miglior saggio sulle condizioni di vita degli operai del periodo – il quale scrive che nel 1930 “”la detrazione complessiva di salari [reali], benché diversa da industria a industria, si poteva considerare del 15-40% in tutta la nazione rispetto al 1920-21″” (19)”” (pag 338-339) [Vera Zamagni, La dinamica dei salari nel settore industriale] [(16) La “”facilità”” con cui in Italia i lavoratori accettavano riduzioni salarialii era fonte di meraviglia e talora persino di invidia all’estero, come ben documenta G. Salvemini, op. cit. [‘Under the Axe of Fascism’, ndr], pp. 367-368; (17) Si veda per i particolari di questi e dei successivi interventi del regime il volume di G. Merlin, Com’erano pagati i lavoratori durante il fascismo, Roma, 1970, il quale ha però molte parti interamente derivate dal più volte citato volume di Salvemini; (18) Ingiustificata appare quindi la protesta di Targetti che, in una ‘Nota sul livello dei salari in Italia’, del maggio 1930 (“”Rivista di Politica Economica””) afferma: “”Si può ritenere nella gran media che dal 1926 ad oggi le mercedi si siano ridotte del 15%, mentre la diminuizione del costo della vita già l’anno scorso si avvicinava e oggi sicuramente supera il 20%…”” (p. 441). La si comprende solo in relazione al desiderio della Confindustria di ottenere un ulteriore round di tagli salariali, che venne infatti concesso nel novembre successivo; (19) B. Buozzi, Le condizioni della classe lavoratrice in Italia 1922-1943, inedito composto nel 1942-43 e pubblicato in “”Annali”” di Feltrinelli a cura di A. Andreasi 1972, a. XIV, p. 428 (…)]”,”ITAE-321″ “CIOCCA Pierluigi a cura; saggi di Paolo SYLOS LABINI Gianni TONIOLO Immanuel WALLERSTEIN Marcello DE-CECCO Alberto CARACCIOLO Eric J. HOBSBAWM Giorgio LUNGHINI Paul BAIROCH Geminello ALVI Charles P. KINDLEBERGER Giangiacomo NARDOZZI Ernst NOLTE Giovanni ARRIGHI”,”L’economia mondiale nel Novecento. Una sintesi, un dibattito.”,”Saggi di Paolo SYLOS LABINI Gianni TONIOLO Immanuel WALLERSTEIN Marcello DE-CECCO Alberto CARACCIOLO Eric J. HOBSBAWM Giorgio LUNGHINI Paul BAIROCH Geminello ALVI Charles P. KINDLEBERGER Giangiacomo NARDOZZI Ernst NOLTE Giovanni ARRIGHI Pier Luigi Ciocca è vicedirettore generale della Banca d’Italia. Ha pubblicato pure: ‘Disoccupazione di fine secolo’ (Bollati, 1997).”,”ECOI-361″ “CIOCCA Pierluigi NARDOZZI Giangiacomo, con un Saggio di LEVY Aviram e PANETTA Fabio”,”L’alto prezzo del danaro. Un’interpretazione dei tassi d’interesse Internazionali.”,”Pierluigi Ciocca è responsabile della ricerca economica nella Banca d’Italia. É autore fra l’altro, di L’instabilità dell’economia e Banca, Finanza, Mercato. Giangiacomo Nardozzi è ordinario di Istituzioni di economia alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano. É autore, fra l’altro, di I difficili anni Settanta e Tre sistemi creditizi.”,”ECOT-127-FL” “CIOCCA Pierluigi a cura, saggi di Lord COBBOLD Louis RASMINSKY Carlo A. CIAMPI Donato MENICHELLA Luigi EINAUDI Otmar EMMINGER Arthur F. BURNS Jelle ZIJLSTRA Reinhard KAMITZ Lord O’BRIEN of LOTHBURY Guido CARLI Henry C. WALLICH Erik HOFFMEYER Paolo BAFFI G. PATEL David HOROWITZ”,”La moneta e l’economia. Il ruolo delle banche centrali.”,”Pierluigi Ciocca, ha studiato economia a Roma, Torino e Oxford ed è responsabile della ricerca economica nella Banca d’Italia. É autore fra l’altro, di L’instabilità dell’economia e Banca, Finanza, Mercato. Giangiacomo Nardozzi è ordinario di Istituzioni di economia alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano. É autore, fra l’altro, di I difficili anni Settanta e Tre sistemi creditizi. Paolo Baffi, nato a Broni (Pavia) il 5/8/1911, si è laureato in Economia e Commercio all’Università Bocconi di Milano nel 1932. Allievo del professor Mortara sin dal 1928, suo collaboratore dal 1930, è stato assistente effettivo di stastica dal 1933 al 1936, prima presso la Bocconi, con lo stesso professor Mortara, e quindi presso l’Università Statale, sempre di Milano. Ha collaborato alla Bibliografia economica italiana, della quale è stato anche direttore. Assunto dalla Banca d’Italia nel marzo 1936 e assegnato al Servizio Studi, ne è stato direttore dal 1944 al 1956. Nel 1960 viene nominato direttore generale della Banca d’Italia e nel giugno 1975 governatore, ufficio che ha tenuto – con altre cariche, anche sul piano internazionale (Banca Mondiale, Banca Asiatica di Sviluppo, Comitato dei governatori della CEE) – fino all’ottobre 1979. Arthur Burns è nato in Austria, a Stanislau, il 27/4/1904. Si trasferisce ancora molto giovane negli Stati Uniti, ove consegue, nel 1925, il Master of Arts alla Columbia University di New York. Nel 1927 passa, come Instructor di economia, alla Rutgers University di New Brunswick (New Jersey); ivi diventa Assistant Professor nel 1930, Associate Professor nel 1933, Professor nel 1943. Nel 1953 è chiamato da Eisenhower alla carica di presidente del Council of Economic Advisers, che ricopre finmo al 1956. Lasciato il vertice della Riserva Federale, è stato consulente della Banca Lazard Frères. Dal 1981 è ambasciatore degli Stati Uniti nella Repubblica federale tedesca. Guido Carli nato a Brescia il 28/31914, si è laureato in legge presso l’Università di Padova nel 1936. Funzionario dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale nel 1937 e segretario della Commissione per l’unificazione delle contabilità aziendali, istituita presso la Confindustria nel 1939, diviene, nel 1945, membro della Consulta Nazionale e consigliere di amministrazione dell’Ufficio Italiano dei Cambi. Entra nella Banca d’Italia nel 1959 come direttore generale e assume anche le cariche di amministratore nella Banca dei regolamenti Internazionali di Basilea e di membro del Comitato Monetario della Comunità Europea. Un anno dopo è nominato governatore della Banca d’Italia. Lasc ia la carica nel 1975. Nello stesso anno è membro del Gruppo di esperti costituito in seno all’OCSE sui problemi dello sviluppo non inflazionistico. Dal 1976 al 1980 è stato presidente della Confindustria. Carlo A. Ciampi nato a Livorno il 9/12/1920, ha compiuto gli studi universitari a Pisa conseguendo nel 1941 la laurea in lettere e il diploma della Scuola Normale Superiore e nel 1946 la laurea in giuristrudenza. Assunto dalla Banca d’Italia nel 1946.e dall’ottobre 1979 è governatore. dello stesso Istituto. Lord Cobbold, Cameron Fromanteel Cobbolld è nato il 14/9/1904 a Londra. É stato educato a Eton e al King’s College di Cambridge. Ha conseguito il dottorato onorario in legge alla McGill University e in scienze economiche all’Un iversità di Londra. Egli ha percorso buona parte della sua carriera alla Banca d’Inghilterra, nella quale è stato Adviser dal 1933 al 1938, Executive Director dal 1938 al 1945, vicegovernatore dal 1945 al 1949. Ha assunto la carica di governatore nel 1949 e tale carica egli ha mantenuto fino al 1961. Luigi Einaudi nasce a Carrù (Cuneo) il 24/3/1874. Mentre frequenta la facoltà di legge all’Università di Torino, inizia la sua collaborazione alla Critica sociale. Si laurea nel 1895. Si dedica quindi con fervore al giornalismo, entrando come redattore alla Stampa di Torino. A 24 anni consegue la libera docenza in economia politica all’Università di Torino. Alla libera docenza fa seguito, nel 1902, la nomina a professore straordinario in scienza delle finanze all’Università di Pisa. Dal 1915 inizia la sua collaborazione con The Economist, che si intensificherà dopo gli anni venti. L’inizio della sua attività più propriamente pubblica può dadatarsi al 1919, quando venne nominato senatore del Regno. Caduto il fascismo, nel 1943 è nominato rettore dell’Università di Torino, ma – costituitasi la Repubblica Sociale – deve riparare in Svizzera, dedicandosi al giornalismo e all’insegnamento presso l’Università di Ginevra e la Scuola di Ingegneria di Losanna agli studenti italiani. Il governo italiano lo richiama in patria alla fine del 1944, e nel gennaio 1945 lo nomina governatore della Banca d’Italia. Il 2 giugno 1946 entra a far parte dell’Assemblea Costituente. Nel maggio 1947 è nominato ministro nel Gabinetto De Gasperi, con funzioni di vicepresidente del consiglio. Senatore nell’aprile 1948, nel maggio dello stesso anno è eletto presidente della Repubblica. Muore il 30/10/1961 a Roma., Otmar Emminger è nato ad Augsburg, in Baviera, il 2/3/1911. Ha studiato legge ed economia alle Università di Berlino, Monaco ed Edimburgo e alla London School of Economics.L’intera sua carriera e stata caratterizzata da una marcata proiezione nel settore internazionale della politica monetaria. Erik Hoffmeyer nato il 25/12/1924 a Rarup, in Danimarca, è entrato nel 1951 nella Banca Nazionale Danese. Ha studiato negli Stati Uniti, con una Rockefeller fellowship nel 1954-55.Rientrato in patria, è stato lettore di economia all’Università di Copenhagen e ha poi ricevuto, nel 1958, il dottorato in scienze economiche con una tesi sul dollar shortage. Presso la stessa Universitè è professore dal 1959 al 1964. É governatore e presidente della Banca Nazionale Danese 1965. Ha ricoperto, dal 1973 al 1977, la carica di consigliere d’aministrazione della Banca Europea degli Investimenti. David Horowitz nacque a Drohobicz, in Polonia, il 15/2/1899. Si trasferì in Palestina nel 1920 dopo aver compiuto i suoi studi a Vienna e a Lwow. In Palestina fu dapprima, dal 1927 al 1932, giornalista; poi, fino al 1935, consigliere economico della American Economic Commission per la Palestina; quindi fino al 1938, direttore del servizio economico della Jewish Agency. Come governatore della banca centrale del suo paese, egli è ricordato per una politica monetaria incentrata sulla lotta all’inflazione. É deceduto il 10/8/1979. Reinhard Kamitz è nato a Halbstadt, in Austria il 18/6/1907. Ha studiato alla Hochschule für Welthandel (Scuola superiore di economia) di Vienna, ove si è diplomato nel 1929 e ha conseguito il dottorato in economia nel 1934. Lasciato il ministero delle Finanze nel 1960, assunse la carica di presidente della Banca Nazionale, da lui tenuta fino al 1968. Donato Menichella nato a Biccari (Foggia) il 23/1/1896, si è laureato in scienze politiche e sociali presso l’Istituto Cesare Alfieri di Firenze. Funzionario della Banca d’Italia e dell’Istituto Nazionale dei Cambi con l’Estero all’inizio degli anni Venti, passa poi alla Banca Italiana di Sconto in liquidazione, e inizia così la sua lunga esperienza. Direttore generale della Società Finanziaria Italiana. Subentra a Einaudi nel 1948 e mantiene la carica di governatore fino al 1960. Lord O’Brien of Lothbury è nato l’8/2/1908 a Londra. Ha percorso l’intera sua carriera alla Bank of England, nella quale è entrato giovanissimo, nel 1927, dopo aver compiuto i suoi studi alla Wanddsworth School. La sua attività di governatore può essere sinteticamente considerata sotto tre angolazioni: quella internazionale, quella interna e quella istituzionale e organizzativa. Lord O’Brien lasciò la carica nel 1973. Indraprasad G. Patel nato a Baroda, in India, l’11/11/1924, ha compiuto i suoi studi all’Università di Bombay, al King’s College di Cambridge e all’Università di Harvard. Professore di economia all’Università di Baroda nel 1949-50, ha successivamente fatto parte dello staff del Fondo Monetario Internazionale a Washington per quattro anni. Rientrato in India, è stato viceconsigliere economico presso il ministero delle Finanze dal 1954 al 1958. Louis Rasminsky nato a Montreal, il 1/2/1908, ha studiato all’Università di Toronto e alla London School of Economics. Ha dedicato la sua carriera allo sviluppo della cooperazione finanziaria internazionale e all’attività di banchiere centrale. Nel 1940 entra nello staff della Bank of Canada, che era stata costituita come istituto d’emissione del paese appena sei anni prima. Henry C. Wallich nato a Berlino il 10/6/1914, compie i suoi studi universitari in Inghilterra (Oxford, 1932-33) e negli Stati Uniti (Harvard). Acquisisce la cittadinanza americana nel 1944, dopo aver lasciato la Germania dieci anni prima. Entra nel mondo della banca centrale nel 1941, attraverso il Servizio Studi della Federal Reserve Bank di New York. Jelle Zijlstra nato il 27/8/1918 a Barradeel, Olanda, ha studiato alla scuola di economia Rotterdam. Negli anni Cinquanta inizia la sua carriera politica come membro del partito calvinista ed entra, nel 1952, nel governo come ministro degli Affari Economici, carica che terrà fino al 1958. Nel maggio del 1967 succede a Holtrop come presidente della banca centrale, la Nederlandsche Bank.”,”ECOT-145-FL” “CIOCCA Pierluigi”,”La nuova finanza in Italia. Una difficile metamorfosi (1980-2000).”,”Pierluigi Ciocca è responsabile della ricerca economica e vicedirettore della Banca d’Italia. É autore fra l’altro, di L’instabilità dell’economia e Banca, Finanza, Mercato.”,”ITAE-130-FL” “CIOCIA CASTELLANI Enrica”,”L’uomo che conquistò l’Asia. (Alessandro Magno)”,”Presunto complotto nell’esercito uccisione di Filota e Parmenione (pag 142-148)”,”STAx-307″ “CIOFFI Giacomo”,”Che cos’è il calcolatore.”,”Giacomo Cioffi (Napoli, 1937) è professore ordinario di informatica nell’Università La Sapienza di Roma. La sua principale attività di ricerca riguarda l’architettura dei calcolatori.”,”SCIx-110-FL” “CIOFI Paolo”,”Il lavoro senza rappresentanza. La privatizzazione della politica.”,”Paolo Ciofi, economista, è stato segretario della Federazione romana del Pci, parlamentare e vicepresidente della regione Lazio. Ha pubblicato: ‘I monopoli italiani negli anni Cinquanta’ (Roma, 1962), ‘Il Psi di Craxi’ (Roma, 1988), ‘Passaggio a sinistra. Il Pds tra Occhetto e D’Alema’ (Catanzaro, 1995). Collabora con giornali e riviste tra cui ‘Quale Stato’.”,”PCIx-439″ “CIONE Edmondo”,”Benedetto Croce.”,”””La terza tesi sviluppata dal Croce nelle proprie indagini intorno al Marx ha carattere rigorosamente scientifico: riguarda la legge sulla caduta tendenziale del saggio di profitto esposta nella terza sezione del terzo libro del ‘Capitale’. In essa, l’autore asseriva che il progresso tecnico, determinando una crescente diminuzione della quantità di lavoro rispetto all’impiego delle macchine (cioè del rapporto fra capitale variabile e costante) avrebbe logicamente portato ad una continua diminuzione relativa del sopralavoro ed in conseguenza anche a quella assoluta del saggio di profitto, giacchè, com’è noto per il Marx il profitto nasce dal sopravalore, cioè dalla differenza tra il valore della quota di prodotto riferibile al lavoro e il costo effettivo della merce-lavoro, ossia fra il valore del prodotto al netto dell’ammortamento del capitale costante e il prezzo effettivo del salario. E’ logico che chi ammetteva che il profitto nascesse dallo sfruttamento del lavoro, dovesse dedurre che la diminuzione relativa di quest’ultimo rispetto alla massa del capitale costante, avrebbe avuto come effetto la caduta del saggio di profitto. Il Croce pretende di dimostrare l’erroneità della legge accettando, per ipotesi polemica, le premesse ora ricordate del Marx. Secondo il suo parere il progresso tecnico, rendendo possibile che, con l’anticipo di beni che valgono sempre meno, i capitalisti ottengano dagli operai gli stessi prodotti (1) di prima, si abbia non una diminuzione, bensì un aumento del saggio di profitto. Qui non interessa discutere se, in realtà, nella società capitalistica si verifichi un aumento o una caduta del saggio di profitto, bensì porre al vaglio la rigorosità logica della dimostrazione crociana. In realtà essa si fonda su un equivoco concetto del progresso tecnico e perciò, a prima vista, sembra persuasiva. Ma, ove si guardi a fondo, ne apparirà evidente la fallacia. Una massa di prodotti che prima costava, per esempio, 2500, costa ora 1500: si realizza un risparmio di 1000 sul costo. Ma mentre nel 2500 il capitale fisso era d’appena 500 e quello variabile di 2000, ora il primo è salito a 1000 e il secondo è disceso a 500. Se ammettiamo che il profitto nasca esclusivamente dallo sfruttamento del lavoro, non si potrà non dar ragione al Marx”” (pag 187-188) [Edmondo Cione, ‘Croce’, Milano, 1944] [(1) Non bisogna dimenticare, perchè questo è forse il punto di malinteso, che, per i principi di Marx, la stessa quantità di prodotti, avendo conglutinato minor lavoro, vale meno e perciò viene pagata di meno sul mercato]”,”CROx-052″ “CIONI Paola”,”Un ateismo religioso. Il bolscevismo dalla Scuola di Capri allo stalinismo.”,”Particolarmente incentrato su Lenin, Bogdanov, Gorkij, Lunacharskij Paola Cioni, dottore di ricerca, collabora con l’Istituto di Storia mondiale dell’Accademia delle scienze di Mosca. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni dedicate alla biografia politica di Gorkij. Attualmente dirige l’Istituto italiano di cultura di Francoforte sul Meno. Tesi autrice: “”Malgrado la sincera ammirazione per Lenin, Lunacharskij non condivise mai il suo modo di concepire il bolscevismo e per tutta la vita restò convinto che Bogdanov fosse il vero erede di Marx”” (pag 60) Le idee di Lunacharskij [Lunacarskij] su bolscevismo, marxismo e religione. “”[Lunacharskij ] Come Bogdanov , l’attivista bolscevico condivideva con gli empiriocriticisti la radicale critica del materialismo metafisico e affermava il carattere provvisorio della conoscenza umana, ma riteneva necessario diffondere il socialismo come una vera e propria religione antropologica. Nei due volumi ‘Religija i socializm’ [Religione e socialismo], pubblicati tra il 1908 e il 1911, Lunacharskij introduceva l’esposizione delle sue teorie (…). Dichiarava inoltre esplicitamente di voler approfondire le “”reciproche relazioni tra religione e socialismo”” e definire “”il posto del socialismo fra gli altri sistemi religiosi””. Secondo Lunacharskij, “”Marx, non era soltanto uno scienziato della società, ma anche un filosofo morale, addirittura un profeta, nella grande tradizione ebrea di Cristo e Spinoza, e il marxismo, se correttamente inteso, era una sintesi di scienza ed entusiasmo morale”” (77). Secondo questa interpretazione, i bolscevichi, “”marxisti volontaristi””, erano i veri seguaci di Marx; volontaristi, ma non del tutto consapevoli delle implicazioni filosofiche della propria posizione. La loro propaganda, essenzialmente scientifica, difficilmente poteva avere presa emotiva sia sull”intelligencija’ sia sui contadini. Essi invece avrebbero dovuto diffondere il marxismo come una vera e propria rivoluzione antropocentrica: una religione in cui Dio sarebbe stato costituito da un soggetto collettivo e la rivoluzione avrebbe rappresentato “”il più grande e il più deciso atto nel processo di costruzione di Dio”” (78). Qualche anno più tardi, ricordando il periodo prerivoluzionario, avrebbe affermato: “”l’arte e la religione occupavano il centro della mia attenzione, ma non come esteta, bensì come marxista”” (79). La “”conversione al marxismo”” (80), secondo quanto da lui stesso confessato, avrebbe avuto l’effetto di aumentare il suo interesse per la religione inducendolo a occuparsi “”dell’ampiezza e del significato del vero problema della vita”” (81). Tra i filosofi che ebbero maggiore influenza sul giovane Lunacharskij ci fu senza dubbio Joseph Dietzgen (1828-1888), definito da Marx “”un filosofo proletario”” e considerato un esempio di uomo comune che, attraverso la riflessione sulla propria esperienza, sul lavoro e sulla società, era giunto a sviluppare una concezione dialettico-materialistica del mondo di tipo marxista”” (82). Anche Dietzgen naturalmente concepiva il socialismo in termini religiosi (…) (83)”” [Paola Cioni, Un ateismo religioso. Il bolscevismo dalla Scuola di Capri allo stalinismo, Roma, 2012] [(77) S. Fitzpatrick, ‘Rivoluzione e cultura in Russia’, Roma, 1976, p. 23; (78) Ibid.; (79) A. Lunacharskij, ‘Vospominanija i vpecatlenia’ [Ricordi e impressioni], Moskva, 1968, p. 18; (80) Id., ‘Religija i socializm’, cit. p. 4; (81) Ivi, pp. 19-20; (82) Cfr. C. Read, Religion, Revolution and Russian Intelligentsia’, 1900-1912′, London, 1979, p. 78; (83) J. Dietzten, ‘Die Religion der Sozialdemokratie’, Berlin, 1981, p. 1] (pag 60-61-62)”,”RIRB-141″ “CIOTTA Mariuccia, contributi di John LANDIS e J.B. KAUFMAN”,”Walt Disney. Prima stella a sinistra.”,”M. Ciotta è giornalista e critica cinematografica. Codirettore del quotidiano ‘Il Manifesto’ ha sritto sul cinema di animazione e saggi su Clint Eastwood, J. Milios, G.A. Romero, J. Cameron.”,”BIOx-332″ “CIPOLLA LOPEZ FIUMI VERLINDER MAZZONE KEDAR MIRA PONI CASINI ASHTOR GROHMAN TUCCI BERGIER RAU TAGLIAFERRI RUTENBURG TRASSELLI ZANETTI DE MADDALENA TENENTI DORIA CARMAGNANI CIANO IMBERCIADORI KELLENBENZ BRAUDEL SELLA WILSON FELLONI ABRATE BABUDIERI PETINO GIUFFRIDA RAINONE MOLESTI MORI COSTANZA FOHLEN BARUCCI GIURA MATHIAS ASSANTE NUCCIO DELL’OREFICE DEROSA SPAGGIARI DEMARCO IZZO ZANINELLI”,”Fatti e idee della storia economica secoli XII-XX.”,”Altri autori: KEDAR MIRA PONI CASINI ASHTOR GROHMAN TUCCI BERGIER RAU TAGLIAFERRI RUTENBURG TRASSELLI ZANETTI DE MADDALENA TENENTI DORIA CARMAGNANI CIANO IMBERCIADORI KELLENBENZ BRAUDEL SELLA WILSON FELLONI ABRATE BABUDIERI PETINO GIUFFRIDA RAINONE MOLESTI MORI COSTANZA FOHLEN BARUCCI GIURA MATHIAS ASSANTE NUCCIO DELL’OREFICE DEROSA SPAGGIARI DEMARCO IZZO ZANINELLI”,”ECOI-027″ “CIPOLLA Carlo a cura; contributi di Franco BONELLI Alberto CARACCIOLO Giorgio CHITTOLINI C.M CIPOLLA Marcello DE-CECCO Lorenzo DEL-PANTA Luigi DE-ROSA Furio DIAZ Giuseppe FELLONI Stefano FENOALTEA Giulio GUDERZO Michele LUZZATI Giuseppe PETRALIA Marzio A. ROMANI Gianni TONIOLO Giovanni VIGO Pasquale VILLANI Vera ZAMAGNI Sergio ZANINELLI”,”Storia facile dell’ economia italiana dal Medioevo ad oggi. Raccontata a grandi linee.”,”Contributi di Franco BONELLI, Alberto CARACCIOLO, Giorgio CHITTOLINI, C.M CIPOLLA, Marcello DE-CECCO, Lorenzo DEL-PANTA, Luigi DE-ROSA, Furio DIAZ, Giuseppe FELLONI, Stefano FENOALTEA, Giulio GUDERZO, Michele LUZZATI, Giuseppe PETRALIA, Marzio A. ROMANI, Gianni TONIOLO, Giovanni VIGO, Pasquale VILLANI, Vera ZAMAGNI, Sergio ZANINELLI. C.M. CIPOLLA (Pavia, 1922) ha insegnato alla Scuola Normale di Pisa, alle Università di Pavia e Venezia, all’ Istituto universitario europeo di Firenze, alla Univ of Berkeley.”,”ITAE-032″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Uomini, tecniche, economie. (Tit. orig.: The economic history of world population).”,”Carlo Maria CIPOLLA nato a Pavia nel 1922 e morto nel 2000, cultura di storia economica e sociale, ha insegnato in diverse università europee (v. 4° copertina). “”Inoltre, e con particolare riferimento alle società di tipo agricolo, i periodi di pace e di prosperità tendono a ridurre la frequenza delle punte eccezionali di mortalità, mentre i periodi di guerra e di disordine tendono ad aumentarla. Queste circostanze permettono massicce variazioni di popolazione in entrambi i sensi. I “”cicli”” demografici secolari della Cina prima del secolo diciannovesimo e le “”grosse Wellen”” della popolazione tedesca sono esempi tipici di queste variazioni””. (pag 103-104)”,”ECOI-161″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Le avventure della lira.”,”CIPOLLA Carlo M. (1922-2000) è stato uno dei maggiori esperti di storia monetaria cui ha dedicato numerosi lavori dai primi ‘Studi di storia della moneta’ (1948) all’ ultimo libro ‘Conquistadores, pirati, mercanti’ (Mulino; 1996) centrato sul “”real de a ocho”” spagnolo, passando per i saggi su “”Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI”” (Mulino, 1990). “”Nella sua Relazione a termine dell’ anno 1971 il Governatore della Banca d’ Italia parlava apertamente di “”disordine del sistema produttivo e di quello monetario””, avvertiva che “”né l’ impulso della spesa pubblica né l’ espansione creditizia avrebbero restitutito vigore all’ economia se non si fossero raggiunti incrementi nella produttività”” e concludeva citando parole pronunciate nel 1762 dal Cesare Beccaria a proposito di “”disordine del sistema monetario””: ‘nella maggior parte degli uomini manca il vigore per rimontare ai principi grandi e universali e di scomporre con analisi le mal combinate idee; altri si fanno gioco dell’ umana debolezza e colla facile superiorità di alcuni termini non volgari costituiscono un commercio di errori fondato sulla docilità di molti e sull’ impostura di alcuni””. (pag 103)”,”ITAE-128″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Le macchine del tempo. L’ orologio e la società, 1300-1700.”,”CIPOLLA Carlo M. (1922-2000) ha scritto la grande sintesi “”Storia economica dell’ Europa pre-industriale””. E vari libri di saggistica. Il porto di Nagasaki. “”Attraverso questo cordone ombelicale le influenze europee continuarono a insinuarsi in Giappone proprio come si insinuavano in Cina attraverso Canton. In Cina, tuttavia, c’ erano circa 150 milioni di abitanti e le comunicazioni interne con Canton erano generalmente povere. In Giappone c’ erano meno di 25 milioni di abitanti e la rete stradale e delle comunicazioni interne era relativamente buona. Nonostante la politica più intransigente ed ostile del governo giapponese, idee e tecniche europee poterono penetrare e diffondersi in Giappone da Nagasaki ben più facilmente che in Cina via Canton. Su un piano più generale si può anche ricordare che il Giappone dei Tokugawa aveva fiorenti centri urbani quali Edo, Osaka e Nagasaki dove si affermò una vigorosa classe di mercanti che si espresse in una cultura cittadina in fermento e che raggiunse il suo apogeo nel periodo Genroku (1688-1704). Nulla di simile accadde in Cina, dove nelle città il tono della cultura fu sempre di tipo agricolo e burocratico””. (pag 80)”,”STOS-119″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Conquistadores, pirati, mercatanti. La saga dell’ argento spagnuolo.”,”Nella preparazione del lavoro CIPOLLA è stato aiutata da K.N. CHAUDHURI, Giuseppe FELLONI, Giorgio GIACOSA, M. JIANO, Martin PETRI e dal Prof. Giulio GIANNELLI di Genova. “”A Genova nel 1589 si proibì “”qualsivoglia quantità di moneta straniera”” dalla circolazione ma si fece eccezione per “”li reali buoni et di giusto peso””. Per esportare argento dalla Spagna occorreva ottenere una speciale licenza dalla Corona. Particolarmente privilegiati erano i genovesi, che ottenevano licenze d’ esportazione più facilmente e più frequentemente di qualsiasi altro operatore. La loro posizione di privilegio non derivava da particolare benevolenza dei sovrani spagnuoli; ché anzi costoro, a cominciare da Filippo II, odiavano i genovesi a morte perché si sentivano strozzinati da loro. Ma la potenza finanziaria dei genovesi obbligava i re spagnuoli a fare quello che i genovesi richiedevano.”” (pag 59)”,”SPAx-065″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Storia economica dell’ Europa pre-industriale.”,”CIPOLLA mostra che il predominio mondiale acquisito dall’ Europa nei secoli XVIII e XIX non sia stato un fenomeno casuale e improvviso ma l’ inevitabile conseguenza degli sviluppi culturali tecnologici ed economici che si verificarono nel corso del Medioevo e del Rinascimento. “”Nell’ Europa occidentale già in epoca molto remota non mancarono episodi e movimenti di natura vagamente antimonopolistica: se ammettiamo che dal punto di vista economico il signore feudale altri non era che un grosso monopolista (con il monopolio, all’ interno della curtis, del mulino, del forno, della vendita del pane, del vino, del sale, ecc.) dobbiamo concluderne che la lotta contro il feudalesimo; tra il XI e il XIII secolo, fu in parte anche una lotta contro i monopoli. Tuttavia, per trovare i primi veri casi di consapevole lotta ai monopoli dobbiamo spingerci più avanti nel tempo e prendere in esame una realtà specifica, quella dell’ Italia centro-settentrionale in età comunale: è in quel contesto, infatti, che nei secoli XIII, XIV e XV si sviluppò su larga scala una diffusa coscienza antimonopolistica, accompagnata da una politica organica al riguardo. Non v’è dubbio che si sia sviluppata in quei secoli nell’ opinione pubblica una generale e radicata ostilità verso ogni sorta di monopolia, raxe, e conspiraciones.”” (pag 284) ‘Scriveva nel 1675 Alfonso Núñez De Castro: «Lasciamo Londra produrre quei panni così cari al suo cuore; lasciamo l’Olanda produrre le sue stoffe, Firenze i suoi drappi, le Indie le sue pellicce, Milano i suoi broccati, l’Italia e le Fiandre le loro tele di lino… noi siamo in grado di comperare questi prodotti il che prova che tutte le nazioni lavorano per Madrid e che Madrid è la grande regina perché tutto il mondo serve Madrid mentre Madrid non serve nessuno». Con simili idee circolanti nel Paese non stupisce se nel 1659 alla Pace dei Pirenei la Francia ottenne di poter introdurre liberamente in Catalogna ogni sorta di prodotti e se pochi anni dopo nel 1667 l’Inghilterra ottenne l’apertura delle frontiere spagnole ai propri prodotti. Da allora non ci fu nemmeno più bisogno del contrabbando. Già nel 1595 quando ancora l’afflusso di metallo prezioso dava alla Spagna un’euforia di benessere e potenza, l’ambasciatore veneziano Vendramin scriveva: «Pare che non senza ragione gli spagnoli dicano in proposito di quest’oro che dalle Indie se ne viene in Spagna che faccia su di loro quell’effetto appunto che fa la pioggia sopra i tetti delle case, la quale se ben vi cade sopra, discende poi tutta in basso senza che quelli che primi la ricevono ne abbiano beneficio alcuno». Tramite le importazioni, sia legali che di contrabbando, la domanda effettiva spagnola alimentata dal metallo americano finì col sollecitare lo sviluppo economico dell’Olanda, dell’Inghilterra e di altri Paesi europei. (…). Per di più, impantanatasi in guerre senza fine, l’amministrazione spagnola spendeva malamente (cioè improduttivisticamente) i proventi dell’imposizione fiscale e i tesori delle Indie prima ancora di percepirli. Di conseguenza l’amministrazione fu sempre in balia dei banchieri che le anticipavano le somme richieste e gliele trasferivano nelle zone geografiche dove ce n’era il bisogno. Sino al 1555 circa prevalsero i banchieri tedeschi tra cui soprattutto i Fugger che già a suo tempo avevano anticipato a Carlo V le somme necessarie per accaparrarsi il voto degli elettori tedeschi per la nomina a imperatore. Dopo la bancarotta del 1557 i tedeschi si ritirarono in buon ordine e il loro posto fu preso dai Genovesi che dimostrarono un’abilità straordinaria tanto nel maneggiare anticipi (guadagnandoci il tasso di interesse) e trasferimenti (guadagnandoci il tasso di cambio) quanto nel massimizzare i profitti derivabili da queste operazioni. Filippo II li odiava a morte ma non poteva farne a meno e a sua scusante nel febbraio del 1580 scriveva a un suo Consigliere che «esto de cambios y intereses nunca me ha podido entrar en la cabeza». Il predominio dei Genovesi durò sino a circa il 1630, quando dopo l’ennesima bancarotta spagnola i Genovesi cedettero il posto ai banchieri ebrei portoghesi. Nel corso del Seicento l’afflusso di metallo prezioso dalle Americhe diminuì drasticamente (…)’ (pag 361-362)”,”EURE-040″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Between Two Cultures. An Introduction to Economic History.”,”CIPOLLA Carlo M., professore di economia e storia all’ Università di California, Berkeley. Le due classiche vie per gli Stati per rastrellare moneta erano mettere imposte e svalutare il denaro. Nel XII secolo nelle città – Stato italiane inventarono un terzo metodo: il debito pubblico. Il più antico prestito pubblico di cui si ha evidenza fu emesso dalla Repubblica Veneta nel 1167. A Genova nel 1407, al tempo in cui il debito pubblico aveva raggiunto approssimativamente 3 milioni di lire, i creditori dello stato si unirono insieme per formare un’ organizzazione chiamata la Casa di San Giorgio. Questa prese l’ amministrazione delle entrate pubbliche a nome dello stato, con lo scopo di proteggere gli interessi dei suoi creditori privati. Il debito pubblico dello stato di Firenze crebbe da circa 50 mila fiorini d’oro nel 1303 a circa 600 mila fiorini nel 1343, poi intorno a 1.5 milioni di fiorini nel 1364, raggiungendo circa i 3 milioni di fiorini nel 1400. Nel 1345 tutto il debito pubblico statale fu consolidato in un cosiddetto ‘monte comune’ (common heap).”” (pag 115)”,”STOx-110″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Introduzione alla storia economica.”,”Carlo M. CIPOLLA (1922-2000) è autore di moltissime opere. Tasse e moneta. (pag 155) Questione di metodo. Nel 1970 Kenneth E. Boulding scriveva: “”La descrizione di un sistema in un dato punto nel tempo ha da essere astratta, nel senso che è assolutamente impossibile produrre in qual che si voglia linguaggio una descrizione completa dello stato anche di semplici sistemi. Un grande scrittore come James Joyce poté dedicare un intero romanzo a descrivere i processi mentali di una sola persona durante una singola notte: per fare una cosa del genere uno scrittore deve sfruttare le risorse della lingua al limite della rottura e purtuttavia non può coprire che una frazione della realtà. La descrizione della enorme complessità della sociosfera, pur in un solo dato istante nel tempo, implica astrazioni di grado estremo””. Nel capitolo primo (par 1.7) si è detto che una delle differenze tra la metodologia dello storico e quella dell’ economista è che mentre il secondo, per le ragioni che si sono descritte in detto capitolo, limita la sua attenzione ad un numero ridotto di variabili, lo storico economico deve (o dovrebbe) prendere in considerazione un numero molto più elevato di variabili; al limite, tutte le variabili possibili. Se ciò avviene, ne consegue che la descrizione dello storico risulta più completa e realistica della descrizione normalmente paradigmatica dell’ economista. Ciò non toglie purtuttavia che la descrizione più dettagliata della realtà storica fatta dallo storico più pedante e minuzioso risulti pur sempre una estrema semplificazione della realtà””. (pag 88) “”In essenza, il senso storico è il senso della tremenda complessità della vicenda umana”” (pag 89)”,”STOx-111″ “CIPOLLA Carlo Maria”,”Allegro ma non troppo. Con Le leggi fondamentali della stupidità umana.”,”CIPOLLA Carlo Maria (1922-2000) ha scritto una grande sintesi sulla Storia economica dell’ Europa reindustriale””. Ed una arguta saggistica breve, e in particolare “”Miasmi e umori””, “”Il burocrate e il marinaio””, “”Tre storie extra vaganti””, “”Conquistadores, pirati, mercatanti””, “”Le macchine del tempo”” e “”Vele e cannoni””. “”Chiaramente l’umorismo è la capacità intelligente e sottile di rilevare e rappresentare l’ aspetto comico della realtà. Ma è anche molto di più””. (pag 6) “”L’ umorismo va distinto dall’ ironia. Quando si fa dell’ ironia si ride degli altri. Quando si fa dell’ umorismo si ride con gli altri. L’ ironia ingenera tensioni e conflitti. L’ umorismo quando usato nella misura giusta e nel momento giusto (…) è il solvente per eccellenza per sgonfiare tensioni, risolvere situaizoni altrimenti penose, facilitare rapporti e relazioni umane””. (pag 7) “”E’ incredibile come un’ idea possa trasformare un uomo”” (pag 19) “”Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide.”” (pag 72)”,”STOS-131″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Tecnica, società e cultura. Alle origini della supremazia tecnologica dell’ Europa (XIV-XVII secolo).”,”CIPOLLA Carlo M. ha insegnato storia economica a Berkeley nella University of California. “”Quando nel 1543 divenne prossima la guerra con la Francia e si dovette provvedere a un aumento degli armamenti, Enrico era praticamente in situazione fallimentare e l’esigenza di far ricorso all’industria e alle materie prime locali divenne drammaticamente evidente. Per buona ventura di Enrico, nella foresta di Ashdown la fusione del ferro, benché da lui trascurata, non era cessata del tutto. Solo due anni prima, nel 1541, Enrico avevano nominato William Levett sovraintentente delle officine metallurgiche reali di Newbridge. William Levett era rettore della parrocchia di Buxted e sebbene si fosse distinto come delegato dell’esattore delle imposte reali del Sussex, la scelta del re può sembrare piuttosto strana. Sul piano pratico comunque si dimostrò una scelta eccellente. Nel 1543, quando il re ebbe bisogno di cannoni, l’intraprendente parroco si assicurò i servizi di fonditori francesi che lavoravano nelle vicinanze, fece venire da Londra Peter Baude, il migliore fonditore di cannoni in bronzo al servizio del re, e completò il gruppo con Ralph Hogge, un abile artigiano esperto di metallurgia che sapeva come far funzionare una fornace e come provvedere ferro fuso per le colate. Riuniti in tal modo i migliori tecnici disponibili, l’energico parroco li mise al lavoro e in un punto imprecisato della sua parrocchia produsse un successo un certo numero di cannoni. L’avvenimento segnò l’inizio di un periodo di prosperità per l’industria metallurgica del Sussex e inaugurò un nuovo capitolo della storia dell’artiglieria.”” (pag 132-133) Secondo gli storici Jenkins e Schubert i cannoni di ferro del Sussex erano i migliori del periodo (pag 133) “”Come è stato giustamente osservato, “”la fabbricazione dei cannoni fu l’affare più vantaggioso nel commercio del ferro del sedicesimo secolo””. La produzione di cannoni di ferro colato aumentò rapidamente mentre la fama dell’abilità e dei prodotti inglesi si sparse in tutta l’Europa. Da quel momento, i tecnici e i cannoni inglesi furono largamente ricercati in tutto il continente. I cannoni in ferro erano comunque inferiori a quelli di bronzo, erano più facili ad incidenti, ma costavano meno.”,”STOS-139″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Uomini, tecniche, economie. (Tit. orig.: The Economic History of World Population).”,”Carlo Maria CIPOLLA nato a Pavia nel 1922 e morto nel 2000, cultura di storia economica e sociale, ha insegnato in diverse università europee (v. 4° copertina).”,”DEMx-053″ “CIPOLLA Costantino, collaborazione di Stefano MARTELLI”,”Marxismo e religione nella cultura operaia.”,”CIPOLLA Costantino (Univ. di Bologna) è autore di ricerche su temi di sociologia generale, politica e della religione. Stefano MARTELLI (Univ. di Napoli) ha condotto gli studi universitari a Roma e Bologna. Ha curato gli Atti del ‘Convegno ecclesiale (1979) ‘Evangelizzazione e culture oggi in Italia’ (1980). “”Le simpatie del primo Marx, in verità, vanno a Lutero. Questi, infatti, “”vinse la servitù per ‘devozione’ mettendo al suo posto la servitù per ‘convinzione’. Egli ha spezzato la fede nell’autorità, restaurando l’autorità della fede. Egli ha liberato l’uomo dalla religiosità esteriore, facendo della religiosità l’interiorità dell’uomo. Egli ha emancipato il corpo dalle catene, ponendo in catene il cuore. Ma se il protestantesimo non fu la vera soluzione, fu tuttavia la vera impostazione del problema. Adesso bisognava non più che il laico lottasse contro ‘il prete al di fuori di lui’, ma contro il ‘suo proprio prete interiore’, contro la sua ‘natura pretesca’. E se la trasformazione protestante dei laici tedeschi in preti emancipò i papi laici, cioè i principi insieme con il loro clero, i privilegiati e i filistei, la trasformazione filosofica dei preteschi tedeschi in uomini emanciperà ‘il popolo'”” [in Marx K., La questione ebraica ed altri scritti giovanili, 1974]”” [in Costantino Cipolla, collaborazione di Stefano Martelli, Marxismo e religione nella cultura operaia, 1983] (pag 156)”,”RELC-278″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Le tre rivoluzioni, e altri saggi di storia economica e sociale.”,”””Marc Bloch, Gino Luzzatto, Henry Pirenne: tre giganti della storia economica. Con la recente scomparsa dell’ultimo rimasto un ciclo storiografico si è chiuso. I numerosi tratti che, pur provenendo da paesi e scuole diversi, i tre studiosi ebbero in comune sono la più bella testimonianza della realtà di una comune ‘Gelehrte Europa’ che seppe sopravvivere agli attacchi furiosi di follie ideologiche d’ogni tipo e colore. D’altra parte essi stessi, i tre grandi studiosi, furono i portatori di un universalismo insieme scientifico ed umano. Ciascuno di essi affondò il suo lavoro di base nel materiale storico della regione della sua vita: Pirenne nel ricco materiale fiammingo, Bloch nelle carte del nord-est francese, Luzzatto negli archivi italiani e soprattutto veneziani. Inconsciamente ciscuno fu influenzato dall’esperienza del materiale locale. (…) Ma tutti e tre, anche quando scrissero di storia nazionale o locale non furono mai prigionieri del misero punto di vista parrocchiale.”” (pag 157)”,”STOS-158″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Literacy and Development in the West.”,”Carlo M. Cipolla (1922-) professore di storia economica all’Università di Pavia e all’Universiy fo California, Berkeley. “”Every week new writings on education appear’ wrote Melchior von Grimm in 1758, and in 1762 he again remarked, ‘the rage this year is to write on education’. But there was not just talk about education in the eighteenth century; there was progress too, though it was very uneven. England, which at the beginning of the century was one of the most literate countries, made a very poor showing later on. A sample of parishes investigated by W.L. Sargant in the 1860s gives the following results: in 1754-62 about 51 per cent of those who contracted marriage could write their names; by 1799-1804 the percentage had increased only to 54″” (1)”” (pag 62) (1) W.L. Sargant, ‘On the Progress of Elementary Education’, in ‘Journal of the Royal Statistical Society’, 30, 1867, pp. 127-8) “”In England the first phase of the Industrial Revolution was associated with stagnant education. In the continental countries, on the contrary, the industrial ‘take off’ was always associated with educational progress. About 1850, 45 to 50 per cent of the adult population of Europe could not read (see Table 6). If one were to include Russia, the percentage would go up to about 60 per cent.”” (pag 71)”,”STOS-166″ “CIPOLLA Costantino ARDISSONE Alberto a cura; contributi di di Barbara BACCARINI Fabrizio BATTISTELLI Nico BORTOLETTO Gianmarco CIFALDI Alessandro FABBRI Maria Caterina FEDERICI Raffaele FEDERICI Maria Luisa MANISCALCO Alessandra SANNELLA Rosemary SERRA Donatella SIMON Raimondo STRASSOLDO Tatiana Alessandra YUGAY”,”La grande sociologia di fronte alla grande guerra.”,” Contributi di di Barbara BACCARINI Fabrizio BATTISTELLI Nico BORTOLETTO Gianmarco CIFALDI Alessandro FABBRI Maria Caterina FEDERICI Raffaele FEDERICI Maria Luisa MANISCALCO Alessandra SANNELLA Rosemary SERRA Donatella SIMON Raimondo STRASSOLDO Tatiana Alessandra YUGAY Costantino Cipolla è ordinario di Sociologia generale presso l’Università degli Studi di Bologna. Alberto Ardissone è professore a contratto di Sociologia presso l’Università degli Studi d Bologna Campus di Forlì e collabora con numerose ricerche coordinate da C. Cipolla. Paragrafi del saggio di Fabrizio Battistelli: ‘L’interpretazione dei marxisti’ (pag 144-167) [1. Alle origini del socialismo scientifico: guerra ed esercito in Marx ed Engels. 2. Guerra e militarismo come fulcro della critica anti-capitalista: Luxemburg e Liebknecht. 3. La Prima Guerra Mondiale e il fallimento della Seconda Internazionale: la situazione in Europa e in Italia. 4. Lenin: comprendere la guerra per realizzare la rivoluzione. 5. Gramsci: comprendere la guerra per comprendere la società] ‘Marx, operando cronologicamente al centro di una fase storica che è stata definita “”la pace dei cento anni”” [Polanyi, 1974], da quell’irriducibile spirito critico che è, si pone in diretta polemica nei confronti del “”pacifismo borghese””. Con questa espressione egli stigmatizza sia il pensiero di liberali come Bentham, sia quello di socialisti “”utopisti”” come Proudhon, per non parlare del senso comune di una classe media che, se non aveva più da fronteggiare le terribili guerre del periodo napoleonico, era “”spaventata a morte dalla rivoluzione”” [Neumann 1971: 159]. Ben lungi dall’accettare l’Incompatibilità tra la (vecchia) società militare e la (nuova) società industriale teorizzata da Saint-Simon e da Comte, Karl Marx e Friedrich Engels (che pure apprezzavano alcune idee “”socialiste”” del primo dei due antesignani della sociologia) postulavano l’indissolubile legame tra la funzione produttiva del capitalismo e quella distruttiva della guerra [Battistelli 1990]. Contiene la cronologia (1913-1920) (pag 369-381) [‘Marx, operando cronologicamente al centro di una fase storica che è stata definita “”la pace dei cento anni”” [Polanyi, 1974], da quell’irriducibile spirito critico che è, si pone in diretta polemica nei confronti del “”pacifismo borghese””. Con questa espressione egli stigmatizza sia il pensiero di liberali come Bentham, sia quello di socialisti “”utopisti”” come Proudhon, per non parlare del senso comune di una classe media che, se non aveva più da fronteggiare le terribili guerre del periodo napoleonico, era “”spaventata a morte dalla rivoluzione”” [Neumann 1971: 159]. Ben lungi dall’accettare l’Incompatibilità tra la (vecchia) società militare e la (nuova) società industriale teorizzata da Saint-Simon e da Comte, Karl Marx e Friedrich Engels (che pure apprezzavano alcune idee “”socialiste”” del primo dei due antesignani della sociologia) postulavano l’indissolubile legame tra la funzione produttiva del capitalismo e quella distruttiva della guerra [Battistelli 1990]. In luogo della cesura e della reciproca estraneità sancite dai positivisti tra guerra e industria, secondo i fondatori del socialismo scientifico è proprio nelle relazioni di mercato che la classe dominante svela la sua intima natura. “”Nell’economia politica – nota il giovane Marx nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844′ – troviamo ovunque il contrasto ostile degli interessi, la lotta, la guerra come fondamento dell’organizzazione sociale”” [Marx, tr. it. 1968: 52]. Rispetto alle intuizioni di Marx sulla guerra, acute ma disorganiche, Engels si staglia come un profondo conoscitore (anche per l’esperienza personale di ufficiale di complemento in artiglieria e di membro dello stato maggiore rivoluzionario del Baden nel 1849) del fenomeno bellico e dell’organizzazione militare. Nella divisione del lavoro informalmente stabilita fra i due, i temi strategici erano (come vari altri argomenti politici piuttosto che teoretici) assegnati al “”department”” di Engels [Marx, Engels, 1972: 235]. I contributi “”militari”” di Engels spaziavano da corpose analisi nell’ambito di testi di teoria politica come l”Antidühring’, agli opuscoli di guida strategica per il movimento operaio, agli articoli su giornali britannici e americani di commento di campagne militari contemporanee quali le guerre di indipendenza italiane, la guerra di secessione americana, la guerra austro-prussiana ecc. Mentre le prime costituiscono applicazioni del materialismo storico al particolare settore militare, le seconde costituiscono analisi tecniche pressoché prive di connotati ideologici (3). Quest’ultima caratteristica, unita alla loro indubbia qualità, contribuisce alla popolarità di Engels come scrittore militare nel pubblico colto e presso gli esperti senza distinzioni politiche. Ciò, paradossalmente, a differenza delle interpretazioni critiche formulate da lui stesso e da Marx (ad. esempio ne ‘Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte’), le quali avevano ricevuto un’accoglienza alquanto fredda non solo negli ambienti conservatori ma anche nel movimento socialista’ [Fabrizio Battistelli, ‘L’interpretazione dei marxisti’, pag147-148] [(in) Costantino Cipolla, Alberto Ardissone, a cura, ‘La grande sociologia di fronte alla grande guerra’, Milano, 2015] [(3) Nella lettera all’inglese H.J. Lincoln del 30 marzo 1854, Engels scrive: “”Quanto alla politica io la immischierei il meno possibile nella critica militare. In guerra vi è una sola linea politica giusta: attaccare con la massima rapidità ed energia, battere l’avversario e costringerlo a sottomettersi alle condizioni del vincitore (…). Per il resto mi atterrò al principio secondo cui la scienza militare, come la matematica e la geografia, non ha una particolare opinione politica”” (Marx, Engels 1972: 638)]”,”QMIP-249″ “CIPOLLA Carlo Maria”,”Il burocrate e il marinaio. La «Sanità» toscana e le tribolazioni degli inglesi a Livorno nel XVII secolo.”,”Carlo M. Cipolla è stato uno storico economico di fama internazionale. Gli inglesi mal si adattavano alle puntigliose pratiche sanitarie toscane (pag 77) Abuso di potere più che corruzione finanziaria. “”Più potere si concentra nelle mani di una burocrazia, più si creano i presupposti per un suo degrado ed un processo di sua corruzione. Devo precisare che in questo contesto con il termine corruzione non si intendono soltanto la venalità ed il cedimento a fronte di illegali proposte finanziarie, ma anche, e soprattutto, l’abuso del potere o l’uso del potere stesso secondo l’arbitrio anziché secondo regole valide per tutti indistintamente. Che ci fossero casi di corruzione finanziaria non è possibile escludere a priori. Voci circolavano, ma è impossibile dar loro una solida base documentaria. La corruzione è una forma di delitto che tende a non lasciar traccia perché ambedue le parti contraenti hanno tutto l’interesse a far sparire ogni elemento incriminatorio. La mia impressione, dopo aver frugato tra migliaia e decine di migliaia di carte degli Uffici di Sanità delle maggiori città italiane, è che casi di corruzione finanziaria, che certamente ci furono (…), furono molto rari. Frequente invece l’abuso di potere e l’uso arbitrario del potere stesso. In quest’ultimo peccato la Sanità livornese incorse con lamentabile frequenza. Il Magistrato aveva preso la cattiva abitudine di prolungare la quarantena per specifiche navi, non in base a precisi criteri sanitari, ma per punire capitani che riteneva colpevoli di infrazioni o che comunque avevano tenuto un comportamento considerato non sufficientemente rispettoso”” ((pag 67); “”Bisogna dare atto ai toscani che la severità e le prevaricazioni adottate nei riguardi degli inglesi non erano esclusivamente frutto di puntigliosità o di malevolenza burocratiche. Gli inglesi si comportavano in modo esasperante, tale da strappare reazioni rabbiosamente negative ai burocrati toscani – che, sia detto per inciso, non erano stinchi di santi. Si è già detto che in base alle loro categorie logiche gli inglesi consideravano le pratiche sanitarie toscane come degli inutili e costosi perditempo. Ne conseguiva che il disattenderle non pareva loro peccato tanto grave. Gli inglesi, riferiva un documento toscano, «mal volentieri si accomodano alli ordini e riguardi di Sanità». Era convinzione delle autorità sanitarie livornesi che con la «nazione inglese» così come con quella olandese «è bene andare circonspetti, massime che in quelli Paesi non sogliono essere mai del tutto netti». L’epidemia di Londra del 1665 acuì notevolmente la circospezione dei toscani. (…) Ancor oggi la burocrazia italiana tende a considerare il cittadino colpevole sino a che questi può provare la propria innocenza. Se questo è vero oggi, figurarsi nel clima inquisitorio della Controriforma. D’altra parte, le negligenze, le omissioni, le contraddizioni degli inglesi alimentavano i tenebrosi sospetti della già super-sospettosa burocrazia sanitaria toscana”” (pag 77-78)”,”STOS-183″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Miasmi ed umori. Ecologia e condizioni sanitarie in Toscana nel Seicento.”,”CIPOLLA Carlo M. “”Uno degli ‘inputs’ la cui accentuata scarsità relativa creava sovente difficoltà notevoli al contadino rischiando di provocare strozzature vere e proprie nel processo produttivo agricolo erano i fertilizzanti. Il fertilizzante per eccellenza era il letame, cioè in parole povere gli escrementi degli animali. Ma di letame non ce n’era mai abbastanza tanto che i contadini che coltivavano poderi non lontani dalla città acquistavano regolarmente dai vuotapozzi cittadini carrate di maleodoranti rifiuti umani. Volevano però la “”materia soda”” (detta anche “”materia per contadini””) considerata “”bona per concio”” (cioè buona per concimare) e rifiutavano la “”materia tenera”” detta anche “”acquastrone”” cioè il liquame che come fertilizzante non serviva”” (pag 32-33)”,”STOS-187″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Cristofano e la peste.”,”CIPOLLA Carlo M. storico economico di fama internazionale, socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’American Academy of Arts and Sciences, dell’American Philosophical Society a Filadelfia, corrispondente Corresponding Fellow della British Academy, Fellow della Royal Historical Society di Gran Bretagna ecc. Al centro della narrazione la figura di Cristofano Ceffini, Provveditore alla Sanità, che si trovò a dover fronteggiare il dilagare del morbo.”,”STOS-188″ “CIPOLLA Carlo M.”,”Tra due culture. Introduzione alla storia economica.”,”Carlo M. Cipolla socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, socio corrispondente dell’American Academy of Arts and Sciences, socio corrispondente della American Philosophical Society at Philadelphia, Fellow della Royal Historical Society di Gran Bretagna, dottore honoris causa del Politecnico Federale di Zurigo, è professore di storia economica alla Scuola Normale Superiore di Pisa ed alla University of California in Berkeley. Tra le sue opere: Storia Economica dell’Europa preindustriale e Contro un nemico invisibile,”,”STOS-018-FL” “CIPOLLA Carlo M.”,”Le macchine del tempo. L’orologio e la società, 1300-1700.”,”Gli orologiai inglesi ed europei (francesi, svizzeri) Il più importante fattore di crescita e sviluppo dell’industria dell’orologio fu rappresentato dall’immigrazione “”Sino agli ultimi decenni del Cinquecento l’arretratezza inglese in fatto di orologeria rimase un dato di fatto. Quando Enrico VIII volle far eseguire alcuni lavori sull’orologio di Nonsuch Palace, dovette ricorrere ad orologiai francesi. Nicholas Cratzer, «progettista degli orologi del re», era bavarese. (…) Prima che il secolo finisse però la situazione s’andò mutando. La domanda di orologi era in aumento e d’altra parte affluivano in Inghilterra sempre più numerosi artigiani stranieri. Nicholas Urseau, orologiaio della regina Elisabetta, era di origine francese. (…) L’esempio fornito dagli immigranti non andò perduto, perché gli inglesi dell’epoca elisabettiana brillavano per alcune delle qualità che ai giorni nostri noi attribuiamo ai giapponesi. I primi orologi tascabili costruiti dagli artigiani inglesi negli ultimi due decenni del Cinquecento risultarono riproduzioni accurate, anche se prive di originalità. (…) Per quanto pronti ad imitare i prodotti dei loro colleghi stranieri, gli orologiai inglesi non erano per nulla esilarati dal continuo afflusso di artigiani d’oltre Manica. Nel 1622 i «cittadini orologiai e abitanti di Londra» protestarono presso la Corona asserendo di essere «ostacolati e discreditati nello svolgimento del loro mestiere dalle interferenze di molti stranieri che stanno invadendo questo Regno», e accusarono gli «stranieri» di ogni sorta di «abusi». Cinque anni più tardi, i «liberi orologiai della City» lamentavano di nuovo di essere «sommamente oppressi dall’intrusione di orologiai stranieri» e specialmente degli «orologiai francesi». Stando a un elenco di nomi allegato alla protesta del 1622 vivevano allora a Londra sedici «capifamiglia» orologiai inglesi e circa trenta «stranieri» oltre a un certo numero di apprendisti. I nomi degli «stranieri» indicano nella maggior parte dei casi un’origine francese. (…) C’è ragione di sospettare che l’elenco del 1622 sottovalutasse ad arte il numero degli orologiai inglesi ma anche se si raddoppia il numero dichiarato, il rapporto tra orologiai «inglesi» e orologiai «stranieri» proverebbe pur sempre che a Londra come a Ginevra il più importante fattore di crescita e di sviluppo dell’industria dell’orologio fu rappresentato dall’immigrazione di artigiani stranieri. (…) Nonostante ciò bisogna riconoscere che nel corso del Seicento gli artigiani inglesi fecero notevoli progressi, e finirono per acquisire un’indiscussa supremazia sui loro colleghi continentali. Inglesi in genialità inventiva come il dr. Hooke (1635-1703) aumentarono la la precisione degli orologiai e inventarono meccanismi quali per esempio lo scappamento ad àncora che comparve verso il 1670. (…) Nel 1680 l’Inghilterra aveva raggiunto una supremazia indiscussa nel campo dell’orologeria. Nello stesso tempo, nella forma e nella decorazione della cassa venne alla luce uno stile chiaramente inglese: così tipicamente e inequivocabilmente inglese da riuscire indigesto in Francia. Grazie dunque alle migrazioni di cui si è detto, sul finire del secolo diciottesimo, Londra e Ginevra erano i centri di gran lunga più importanti in Europa per la manifattura degli orologi. Con l’ascesa di questi due centri, emersero metodi protoindustriali di produzione”” (pag 62-67)”,”STOS-001-FB” “CIPOLLA Carlo M.”,”Tecnica, società e cultura. Alle origini della supremazia tecnologica dell’Europa (XIV-XVII secolo).”,”””Il progresso tecnologico medievale si estrinsecò sulle tre tipiche direttive: 1. adozione di innovazioi nate altrove (es. bussola, collare per cavalli da traino, carta); 2. adattamento di invenzioni nate altrove (es. mulini a vento) o conosciute già da tempo (es. mulino ad acque) a processi produttivi nuovi; 3. invenzioni autonome vere e proprie (es. orologio, occhiali). Sul progresso tecnologico del Medioevo comunque bisogna intendersi. Non fu mai progresso ispirato de guidato da teorie e paradigmi scientifici. Il termine “”scientia”” esisteva ed era frequentemente citato ma la scienza sperimentale quale la conosciamo noi oggi non era ancora nata. Il progresso medievale fu il frutto di praticaccia artigiana, di tante minute sperimentazioni, di tali piccoli miglioramenti condotti di continuo sul lavoro”” (pag 8, prefazione)”,”EURE-003-FSD” “CIPOLLA Carlo M.”,”The Economic History of World Population.”,”””Manlio, dilectissimo fratri, probo viro necnon medico praeclaro, in omni parte humanitatis versato”” (D.D.D.) (in apertura) (“”A Manlio, mio carissimo fratello, uomo buono ed eminente medico, versato in ogni parte dell’umanità””) (A volte sono presenti le iniziali D. D. D. che stanno per dedicat, dicat, donat a significare che il dedicante dedica, offre, dona la stampa al dedicatario)”,”DEMx-001-FSD” “CIPOLLA Carlo M.”,”Moneta e civiltà mediterranea.”,”Carlo M. Cipolla (1922-2000) è autore di molti saggi tutti editi dal Mulino. Oltre alla grande sintesi ‘Storia economica dell’Europa pre-industriale’ ricordiamo ‘Allegro ma non troppo’, ‘Cristofano e la peste’, ‘Vele e cannoni’ e ‘Le avventure della Lira’, ‘Il fiorino e il quattrino’, ‘Conquistadores’, pirati e mercanti’, ‘La sagra dell’argento spagnuolo'”,”STOS-024-FSD” “CIPOLLA Carlo M.”,”Tre storie extra vaganti.”,”‘Ridentem dicere verum quid vetat?’ (Cosa vieta che dica il vero uno che ride?) (Orazio, Sat., I, 1, 24-25) (in apertura)”,”STOS-003-FMB” “CIPOLLETTA Innocenzo”,”La responsabilità dei ricchi. Dal protezionismo alla solidarietà.”,”Innocenzo Cipolletta (Roma, 1941) è direttore generale della Confindustria e docente di Politica economica e finanziaria nella facoltà di Economia e Commercio della LUISS-Guido Carli. Pubblicista e commentatore economico per Il Sole 24 Ore e Mondo Economico è, tra l’altro, consigliere del CNEL e presidente dell’Osservatorio Centro Studi Monetari della LUISS-Guido carli.”,”ITAE-121-FL” “CIRANNA Giuseppe BATTAGLIA Adolfo BANDIERA Pasquale GALASSO Giuseppe AQUARONE Alberto COMPAGNA Francesco CECCARINI Ennio BARTOLI Edgardo VIRDIA Ferdinando SPERA Michele MAGAGNATO Licisco UNGARI Paolo CERVIGNI Giovanni DIPLOMATICUS FERRARA Giovanni MASSARI Giulia RUSSO Giovanni, scritti di; testimonianze di Michele BISCIONE Leone CATTANI Antonio CEDERNA Michele CIFARELLI Adolfo GATTI Franco LIBONATI Antonio MACCANICO Oscar MAMMI Cesare MANNUCCI Vittoira OLIVETTI BERIA Oronzo REALE Stefano RODOTA’ Rosario ROMEO Alberto RONCHEY Ernesto ROSSI Nina RUFFINI Eugenio SCALFARI Emanuele TERRANA Giuseppe TREMAROLLO Giorgio VIGOLO Lia WAINSTEN”,”I diciotto anni de ‘Il Mondo’.”,”[‘(Pannunzio) ha insegnato a tanti molte cose e certo le più, come sempre quelli che valgono, senza saperlo. Cose di stile umano, vaghe e precise. Cose di stile intellettuale, per esempio scrivere. Qualche collaboratore è stato terribilmente refrattario alla sua lezione, questo è vero, ed oggi deve chiedere scusa. Scrivi chiaro, diceva, leggi molto Tocqueville, è utilissimo. Troppo giovane ed arzigogolato quello rispondeva che le cose difficili si possono scrivere solo in modo difficile. Pannunzio sorrideva e in aggiunta citava Croce; ma tollerava, rispettosissimo dei testi, che accettava o respingeva in blocco. Egli stesso del resto sa come scrivere, e quando vuol farlo sapere, assai di rado, stampa. Si dice che Pannunzio scriveva poco: ma chi può scrivere con tanta personale eleganza e sicura scienza del condurre i pensieri, senza lungo e duro esercizio? Come abbia fatto ad insegnare a scrivere a tanti, questo è un segreto del suo mestiere d’uomo, giornalista e antifascista. Egli sembra credere molto all’istinto (che sa fiutare il colpo) e moltissimo al mestiere. (…) Poiché il suo evidente razionalismo e il suo cortese dispotismo mentale sono fede nei lumi della ragione: perciò il suo scrivere non è disponibile. Non è uno strumento, una tecnica, è tutt’uno con l’opera: La “”coerenza”” di Pannunzio e della sua creatura, il “”Mondo””, di cui tutti hanno sempre parlato e parlano, era obbligata. (…) Pedagogo in qualche modo severo, conosce l’arte liberale di lasciar fare, lasciar crescere e da sé camminare. Passionale e controllato, tempestoso e disciplinato, egli è sempre apparso un saggio. La gente, di solito, ha una strana idea della saggezza, pensa che essa allievi la vita, faciliti l’opera. Naturalmente è tutto il contrario. Per esempio, una saggezza di Pannunzio non si può dire che l’abbia mai reso allegro: quello di sapere che l’uomo e il giovane in specie è ingrato, prende la sua lezione, «fa la sua esperienza», e se ne va convinto di fare da sé altrove e dovunque. Impara a scrivere e a pensare, «collabora» e poi dice: adesso che sono fatto così, che questa scuola mi ha reso tale, che pericoli posso correre ormai? son ben fatto e resterò tale, qualunque cosa faccia. E se ne va, appunto, pel vasto mondo (troppo vasto per essere vero). In tanti anni di quotidiano lavoro e lotta, lotta col tempo redazionale, col menabò e lo spago, le ondate di fotografie (pronto con un colpo secco a scegliere quella buona), la pigrizia dei migliori e la fretta dei peggiori, il conformismo fiero e la dissidenza fasulla, il fervore dei neofiti e la vergogna dei traditori, in tanti anni questa saggezza è divenuta potente maturità e forse, in qualche ora di vera solitudine, impavida stanchezza’ [Giovanni Ferrara, ‘Mario Pannunzio e il “”Mondo””] (pag 118-119-120)] [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75TEC”,”EDIx-166″ “CIRCOLO LA COMUNE”,”La Comune di Parigi, 1871. Documenti storici e politici.”,”Circolo La Comune, Milano”,”MFRC-178″ “CIRILLO Giorgio”,”Budapest. 1956-2006.”,”CIRILLO Giorgio (Roma, 1949) giornalista professionista è capo redattore Rai International si occupa di politica estera e internazionale.”,”MUNx-051″ “CIRINO Robert”,”Menzogna e reticenza nel giornalismo americano.”,”Nato a San Fernando (California), Robert Cirino ha compiuto i mestieri più diversi. Nel 1962 si è laureato al San Fernando Valley State College con una tesi in storia e antropologia. Si è poi dedicato all’insegnamento. La grande lega della censura. L’eccidio di Songmy (guerra Vietnam) (pag 331)”,”EDIx-203″ “CIRRI Rineo a cura”,”L’antifascismo Senese nei documenti della Polizia e del Tribunale Speciale (1926-1943).”,”Daniele Pasquinucci è dottorando in Storia presso l’Università degli Studi di Pavia. Collabora con la cattedra di Storia contemporanea presso la Facoltà di Giurisprudenza – corso di laurea in Scienze politiche – dell’Università di Siena. Ha pubblicato saggi su Italia contemporanea, Spagna contemporanea, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale e Studi Senesi.”,”ITAR-016-FL” “CISNETTO Enrico”,”Il gioco dell’OPA.”,”Enrico Cisnetto (1956-) è un giornalista economico. Scrive su vari quotidiani.”,”ECOG-038″ “CISNETTO Enrico”,”Il gioco dell’Opa.”,”Enrico Cisnetto, 44 anni, è uno dei più noti e affermati giornalisti economici italiani. Da anni descrive e commenta i processi di trasformazione del capitalismo, i punti di incrocio e i motivi di scontro tra le comunità degli affari e il mondo politico, le grandi scelte di politica economica. Già direttore di alcune testate della Rusconi, vicedirettore di Panorama, ora svolge un’intensa attività di editorialista per Il Foglio, Il Messaggero, Il Gazzettino, La Sicilia, Il Mondo e Panorama. Ha una rubrica quotidiana nella trasmissione radiofonica Zapping (Rai Radio 1) ed è ospite fisso di Radio Radicale. Inoltre è docente di Finanza alla Scuola di Giornalismo dell’Università Luiss, e membro del Comitato Scientifico, presieduto dal professor Nicola Matteucci, di Società Aperta di cui è presidente Franco Tatò.”,”ECOG-020-FL” “CITATI Pietro”,”Goethe.”,”CITATI Pietro è nato a Firenze nel 1930, e vive a Roma. E’ stato critico del ‘Giorno’, e oggi (1977) lo è del Corriere della Sera. Insieme ad altri studiosi dirige la collana di ‘Scrittori greci e latini’. Al suo attivo ha molte pubblicazioni. “”Qualcuno diceva: «Perché mai vi affannate intorno a Omero? Tanto non lo capite». Allora io risposi: «Non capisco nemmeno il sole, la luna e le stelle; ma essi passano sopra il mio capo, e io mi riconosco in loro mentre li vedo e considero il loro regolare, meraviglioso movimento e penso: “”chissà che anche da me non possa venir fuori qualcosa di buono””» (Massime e riflessioni, 1037) “”Quando [Goethe] era alla corte di Weimar, trascorreva il tempo «pensando, volendo, riflettendo, comandando e dettando» (XI, 25, 22)”” “”””Torquato Tasso”” di Vofgang Goethe Nella sua famosissima “”Storia della letteratura italiana””, Francesco De Santis dice del Tasso: “” Nella sua vita ci è una poesia martire della realtà, vita ideale nell’amore, nella religione, nella scienza, nella condotta, riuscita a un lungo martirio coronato da morte precoce. Fu una delle più nobili incarnazioni dello spirito italiano, materia alta di poesia, che attende chi la sciolga dal marmo, dove Goethe l’ha incastrata, e rifaccia uomo la statua””. (pag. 538 – edizione Sansoni 1965). A giudicare da queste poche righe, si direbbe che il Goethe abbia fatto un torto grandissimo al Tasso, mummificandolo nel suo dramma “”Torquato Tasso””, e che il De Santis rimproveri il genio tedesco, e dopo “”rifaccia uomo la statua””. Ma basta leggere con attenzione la cinquantina di pagine che egli dedica al poeta sorrentino nella sua Storia della letteratura italiana, per capire che il suo lungo saggio è molto più critico di quanto lo sia il dramma di cui sopra”” Fonte internet”,”VARx-579″ “CITINO Robert Michael”,”The German way of war. From the Thirty Years’ War to the Third Reich.”,”CITINO Robert Michael è professore di storia alla Eastern Michigan University. Tra i suoi libri: ”Blitzkrieg in Europe, 1899-1940′. “”This historical schema has come under attack. Historian Terence Zuber has recently argued, quite forcefully, there never was any such thing as a Schlieffen Plan, at least not as outlined above. Rather, like his predecessors, Schlieffen had drawn up several operational sketches, outlines, and memoranda. Some were more realistic than others, some dealt with hypothetical force structures and manpower levels not then available. He drafted one such document in early 1906. Published in a book by noted historian Gerhard Ritter in 1960, it is still today regarded by most historians as the Schlieffen Plan. In fact, it was little more than a ‘Denkschrift’, a memorandum, not unlike dozens of others prepared during Schlieffen’s tenure. (…) Rather than a plan, then, Schlieffen had merely put together a deployment scheme for German forces.”” (pag 199)”,”GERQ-088″ “CITINO Robert”,”Rommel’s Afrika Korps.”,”Il problema strategico di Rommel dopo la vittoria di Tobruk finire …. (pag 8)”,”QMIS-047-FGB” “CITRINE Walter”,”I sindacati operai in Gran Bretagna.”,”Sir Walter CITRINE dal 1926 è stato Segretario Generale delle Trade Unions.”,”MUKx-021″ “CITRINE Walter”,”I sindacati operai in Gran Bretagna.”,”Sir Walter CITRINE dal 1926 è stato Segretario Generale delle Trade Unions.”,”SIND-004″ “CIUANG ZE, a cura di Mario NOVARO”,”Acque d’ autunno.”,”””Comunione di nobili spiriti, Il vero da gran tempo fu trovato, L’ antico vero abbraccia tu.”” (Goethe) “”Tua mira sia l’ unità”” rispose Confucio. “”Tu non odi con le orecchie, odi con l’ intelletto; tu non odi con l’ intelletto, odi con l’ anima. Lascia l’ udire alle orecchie, lascia il controllo all’ intelletto. Ma l’ anima è sciolta e intiera aspetta le cose. E’ il Tao che abita in questa libertà; questa libertà è il digiuno del cuore””. (pag 51) (Scienza, tecnica e religione) La Gru e il Tao. “”Ze Kung ritornando a Tsin dallo stato di Ciù, venne una volta a passare per un luogo a nord del fiume Han. Vide un vecchio che lavorava nel suo orto. Aveva scavato dei canali per irrigare. Con un secchio attingeva acqua dal pozzo e la vuotava in quelli. La fatica era molta e il risultato meschino. “”C’è un congegno”” disse Ze Kung, “”che in un giorno irriga cento poderi come il tuo. Con poca fatica si ottiene molto. Non lo vorresti avere?””. L’ ortolano levò il viso e disse: “”Che cos’è?””. “”E’ una leva di legno”” rispose Ze Kung, “”che dietro è pesante e davanti è leggera. Attinge acqua come tu fai con le tue mani e versa senza interruzione. Si chiama gru.”” E l’ ortolano lo guardò con ira, rise e disse: Ho udito dire al mio maestro: chi usa macchine, è macchina nelle sue opere; chi è macchina nelle sue opere acquista cuore di macchina. Ma chi ha cuore di macchina ha perduto la pura semplicità. Chi ha perduto la pura semplicità ha lo spirito inquieto; nello spirito inquieto non dimora il Tao. Non ch’io non conosca il vostro congegno; mi vergognerei di usarlo””. Ze Kung restò confuso; guardava a terra e non disse parola. Dopo un poco chiese l’ ortolano: “”Chi siete, voi?””. “”Sono uno scolaro di Confucio””, rispose Ze Kung.”” (pag 80-81)”,”FILx-364″ “CIUFFOLETTI Z. DEGL’INNOCENTI M. SABBATUCCI G.”,”Storia del PSI. 1. Le origini e l’età giolittiana.”,”Zeffiro CIUFFOLETTI (Grosseto, 1944), insegna storia del Risorgimento presso il Dipartimento di Storia dell’Univ di Firenze e Storia contemporanea presso il Corso di perfezionamento in storia della stessa Università. E’ autore, tra l’altro, del Vol 1. di ‘L’ emigrazione nella storia d’Italia’ (Firenze, 1979), di ‘Nello Rosselli. Uno storico sotto il fascismo, 1924-1937’, e di ‘Parigi-Firenze 1789-1794’ (Firenze, 1990). Di recente ha curato, insieme a S. NOIRET, il volume ‘I modelli di democrazia in Europa e il caso italiano’ (Firenze, 1992).”,”MITS-033″ “CIUFFOLETTI Zeffiro COLLINA Vittore DE-BONI Claudio MORAVIA Sergio”,”Progettualità e politica nella Rivoluzione francese.”,”Diderot. “”Morelly aveva pubblicato il Code de la Nature anonimo (1755) e la sua paternità era stata attribuita a lungo a Diderot; Mably, che aveva scritto Des droits et des devoirs du citoyen nel ’58, preferì non pubblicarlo in vita per il timore di probabili sanzioni; il Contrat social (1762) fu condannato ad essere bruciato dalle autorità ginevrine e Rousseau, fuggito da Parigi per la stessa condanna inflitta all’ Emile, poté rientrarvi solo nel 1770. L’ auspicata libertà di stampa è ancora di là da venire e il dispotismo illuminato non ha ancora sostituito l’ assolutismo puro e semplice anche se in Francia questo funziona meglio contro i soggetti meno forti. La gran parte degli scritti politici di Diderot, proprio per queste ragioni, resta manoscritta e ignota al pubblico dell’ epoca: a parte le voci per l’ Encyclopédie (piuttosto generiche e appartenenti alla formazione, non alla maturità), è solo alla fine degli anni settanta che il philosophe si espone con la Vie de Seneque e, indirettamente, con i soi contributi all’ Histoire di Raynal””. (pag 69) Babeuf. “”La definizione, ormai consolidata di “”comunismo agrario”” per il sistema ipotizzato da Babeuf, non significa ovviamente che nella sua utopia esistano solo lavori agricoli: accanto ai contadini (comunque maggioritari) occorreranno anche gli artigiani, per fabbricare gli attrezzi, il vestiario, le abitazioni. Tuttavia, la definizione rimane valida nel senso che la produzione è volta esclusivamente alla sussistenza, ed ha quindi la sua quota più importante nei beni alimentari. Manca in Babeuf qualsiasi idea di sviluppo: anche quando evoca il progresso tecnico, che giudica favorevolmente, non vede in esso uno strumento per aumentare e diversificare i beni disponibili, ma solo un mezzo per ridurre la fatica del lavoro. Ciò non dipende tuttavia, come si crede di solito, dalla disattenzione di un Babeuf prigioniero delle semplici aspirazioni alla sopravvivenza del popolo affamato che ha visto intorno a sé in parecchi momenti della Rivoluzione (e prima). In linea con Morelly (e con una parte consistente della tradizione utopica) egli desidera consapevolmente che la produzione rimanga ai livelli minimi, altrimenti la ricchezza crescente riprodurrebbe i vizi di cupidigia che si vogliono definitivamente espellere dalle aspirazioni dell’ umanità. Occorre “”incatenare la sorte””, “”assicurare a ciscuno e alla sua posterità, per numerosa che sia, la sufficienza, ma nient’altro che la sufficienza; sbarrare, a tutti, ogni possibile via d’ottenere oltre la quota-parte individuale di prodotti della natura e del lavoro””. (pag 195, Babeuf dalla ‘legge agraria’ al comunismo (da pag 187))”,”FRAR-291″ “CIUFFOLETTI Zeffiro”,”Contro lo stalinismo. Il “”Socialismo federalista liberale”” di Carlo Rosselli.”,”La critica allo statalismo e al totalitarismo, secondo CIUFFOLETTI, è la chiave per comprendere il pensiero di Carlo ROSSELLI. Da qui scaturì il tentativo rosselliano di definire la nuova proposta nei termini di “”socialismo federalista liberale””. CIUFFOLETTI insegna storia del risorgimento presso il Dipartimento di storia della Facoltà di lettere e filosofia dell’ Università di Firenze. E’ autore di vari saggi sui ROSSELLI, in particolare ‘Nello Rosselli. Uno storico sotto il fascismo’ (1978). “”Nel movimento socialista, superata la fase messianica ed utopica, si era, però, aperto un crescente divario fra teoria e prassi: “”la prassi diventando sempre più riformista, si (era) allontanata dall’ iniziale ispirazione marxista, mentre la teoria, continuando a richiamarsi a Marx (era) diventata sempre più scolastica, e praticamente sterile se non addirittura dannosa””. Nell’ eliminazione di questo divario consisteva appunto quel “”superamento”” del marxismo al quale Rosselli diede il più originale contributo nel quadro della cultura politica italiana degli anni venti-trenta.”” (pag 46) “”Fra il 1920 e il 1922, Carlo conobbe Salvemini, Gobetti, Einaudi, Claudio Treves, Turati, praticamente tutti gli uomini più autorevoli della cultura politica laica democratica e socialista italiana””. (pag 47) “”Rosselli sentiva il bisogno di una conoscenza diretta del socialismo inglese e nel luglio del 1923 si recò una seconda volta in Inghilterra dove rimase fino al 3 settembre. A lui si unirono Nino Levi e Gaetano Salvemini. In quella occasione contattò membri influenti del Labour Party introdotto dal professor R.H. Tawney, che nel giugno del 1923 aveva tenuto una conferenza sul partito laburista presso il circolo di cultura di Firenze, di cui Carlo era uno degil animatori. Conobbe G.D.H. Cole, esponente del movimento gildista e autore di Social Theory (1921). Frequentò le riunioni fabiane (…)””. (pag 55)”,”ITAD-056″ “CIUFFOLETTI Zeffiro DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura”,”L’ emigrazione nella storia d’ Italia, 1868-1975. Storia e documenti. I.”,”DEGL’INNOCENTI Maurizio nato a Firenze nel 1946 svolge attività di ricerca all’ Istituto di Storia della Facoltà di Lettere di Firenze. E’ autore di ‘Il socialismo italiano e la guerra di Libia’ (1976) e ‘Storia della cooperazione in Italia’ (1977). CIUFFOLETTI Zeffiro nato in provincia di Grosseto (1944) è assistente di storia contemporanea alla facoltà di Magistero di Firenze. Si è occupato di emigrazione e di storia del partito socialista. Aigues Mortes e l’Internazionale. doc. 41. “”Proletari di tutto il mondo unitevi”” (A. Labriola). (pag 272) La cultura socialista fra utopismo coloniale e imperialismo. doc. 48. Intervista ad Antonio Labriola. (pag 322) Impresa di Libia. “”Ma sopra tutto poi bisogna iniziare un?opera continuativa di politica economica e di ‘politica della popolazione’, per cui l’Italia anziché vedere disperse le sue energie demografiche in tutte le parti del mondo, il che costituisce l’aspetto più tristo della nostra inferiorità nel mondo – ed è vano aspettare che queste forze si consolidino in una vera neo-formazione nazionale nell’Argentina! – possa invece stabilmente trasferirle in una regione non lontana come la Tripolitania, dove anche prescindendo dalla cifra teorica del milione di chilometri quadrati, compreso il Barca e il Fezzan, e senza aspettarsi una fertilità pari a quella dell’Egitto o dell’Asia Minore, ‘ci sarebbe certo da sviluppare la nuova Italia’, che non sorgerà mai nel Brasile né nell’Argentina. ‘Qui sta il punto capitale’: il che vuol dire che la nostra impresa sarà vera, se oltre a portare in Tripolitania soldati e funzionari, appaltatori e monopolisti, noi troveremo la via e il modo di trasportarci i lavoratori.”” (pag 323) (da intervista a A. Labriola, raccolta e firmata da A. Torre, pubblicata in ‘Il Giornale d’Italia’, 13 aprile 1902, ora in A. Labriola, Scritti politici).”,”ITAS-120″ “CIUFFOLETTI Zeffiro DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura”,”L’ emigrazione nella storia d’ Italia, 1868-1975. Storia e documenti. II.”,”DEGL’INNOCENTI Maurizio nato a Firenze nel 1946 svolge attività di ricerca all’ Istituto di Storia della Facoltà di Lettere di Firenze. E’ autore di ‘Il socialismo italiano e la guerra di Libia’ (1976) e ‘Storia della cooperazione in Italia’ (1977). CIUFFOLETTI Zeffiro nato in provincia di Grosseto (1944) è assistente di storia contemporanea alla facoltà di Magistero di Firenze. Si è occupato di emigrazione e di storia del partito socialista. Gramsci , Italia riserva operaia del mondo. “”Gramsci. Noi abbiamo una nostra concezione dell’ imperialismo e del fenomeno coloniale, secondo la quale essi sono prima di tutto una esportazione di capitale finanziario. Finora l’ “”imperialismo”” italiano è consistito solo in questo che l’operaio emigrato lavora per il profitto dei capitalisti degli altri paesi, cioè finora l’Italia è solo stata un mezzo di espansione del capitale finanziario non italiano. Voi vi sciacquatesempre la bocca con le affermazioni più puerili di una pretesa superiorità demografica dell’ Italia sugli altri paesi, voi dite sempre, per esempio, che l’Italia demograficamente è superiore alla Francia. E’ una questione questa che solo le statistiche possono risolvere perentoriamente ed io qualche volta mi occupo di statistiche; ora una statistica pubblicata nel dopoguerra, mai smentita, e che non può essere smentita, afferma che l’Italia di prima della guerra, dal punto di vista demografico, si trovava già nella stessa situazione della Francia dopo la guerrà; ciò è determinato dal fatto che l’emigrazione allontana dal territorio nazionale una tale massa di popolazione maschile, produttivamente attiva, che i rapporti demografici diventano catastrofici. Nel territorio nazionale rimangono vecchi, donne, bambini, invalidi, cioè la parte di popolazione lavoratrice in una misura superiore a qualsiasi altro paese, anche alla Francia. E’ questa debolezza fondamentale del sistema capitalistico italiano, per cui il capitalismo italiano è destinato a scomparire tanto più rapidamente quanto più il sistema capitalistico mondiale non funziona più per assorbire l’emigrazione italiana, per sfruttare il lavoro italiano, che il capitalismo nostrano è impotente a inquadrare (…)””. (Discorso di Gramsci, nella seduta della Camera dei deputati 16 maggio 1925 (Rinascita ,9 giugno 1962))- (pag 202-203)”,”ITAS-121″ “CIUFFOLETTI Zeffiro”,”Stato senza nazione. Disegno di storia del Risorgimento e dell’ Unità d’ Italia.”,”L’impresa dei Mille. “”Fra mille difficoltà e mentre Cavour cercava disperatamente di riprendere l’iniziativa attraverso gli uomini della Società Nazionale, che però non poterono far altro che tentare di sorvegliare le mosse di Garibaldi, stava per mettersi in moto dietro la leggendaria figura del generale guerrigliero un’impresa che sembrava contraddire ogni regola di convenienza diplomatica e ogni logica militare. Le carabine Enfield ultimo modello acquistate con il “”Fondo del milione”” furono bloccate da Massimo d’Azeglio (allora governatore di Milano) in pieno accordo con Cavour, che non ne autorizzò il rilascio. Il problema dell’armamento dei volontari divenne allora assai serio e fu risolto in modo fortunoso. Alcune pistole, già sperimentate nel Texas, furono inviate dall’America dal colonnello Colt. Alcune armi da fuoco a canna rigata furono fornite dalle officine del Commissariato britannico. Anche la fabbrica d’armi Ansaldo sostenne segretamente Garibaldi. Infine la Società Nazionale consegnò ai volontari mille vecchi fucili a canna liscia, originariamente a pietra focaia e trasformati a percussione, pressoché inservibili. Nove di questi fucili su dieci non sparavano, come scrisse Garibaldi, ma ciò non avrebbe impedito quegli assalti alla baionetta di cui egli si serviva magistralmente. Nessuna difficoltà materiale e politica era ormai in grado di fermare l’impresa.”” (pag 205-206)”,”ITAB-236″ “CIUFFOLETTI Zeffiro”,”Tre storie, una storia. Italia, Europa, Mondo.”,”Zeffiro Ciuffoletti (San Giovanni delle Contee, 1944) è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze e ha insegnato Storia sociale della comunicazione presso la Facoltà di Scienze politiche della stessa Università. Storico del Risorgimento, si è occupato di storia sociale, politica e della comunicazione. “”In effetti, tutte le crisi italiane – 1918-1925, 1943-1948, 1989-1992, le tre grandi crisi di regime, per parafrasare il titolo di un libro di Massimo L. Salvadori (‘Storia d’Italia e crisi di regime: saggio sulla politica italiana, 1861-2000’, Il Mulino; 2001) (…) – sono legate a tre grandi crisi epocali internazionali: il primo dopoguerra, il secondo dopoguerra e la fine della guerra fredda. Tutte e tre queste crisi hanno avuto in Italia ripercussioni così profonde e di tale portata da minare non solo il sistema politico, ma anche gli assetti istituzionali. Tanto è vero che l’uscita da queste fasi critiche ha condotto, in Italia, a veri e propri cambiamenti di regime e, quindi, ad esiti non sempre paragonabili a quelli di altre nazioni europee. In questo senso, la comparazione con la situazione di altri Paesi del continente, non è almeno a prima vista, del tutto legittima, anche se dalla grande crisi della prima guerra mondiale presero corpo, in alcuni Stati dell’Europa, delle ideologie rivoluzionarie che si trasformarono poi in soluzioni totalitarie, come nel caso della Russia, dell’Italia e, infine, della Germania. Eppure, anche in questo, i contesti politici giocarono un ruolo rilevante, tanto nella crisi quanto nei suoi esiti. Può sembrare utile, quindi, chiedersi se nelle tre crisi italiane sopra richiamate vi sia qualcosa di comune e specificamente collegabile alle caratteristiche istituzionali, politiche e sociali della storia italiana. La storiografia è ormai pressoché concorde nel ritenere che la formazione dello Stato nazionale fu, in Italia, un evento rapido e fortunato. Tuttavia, lo Stato unitario formatosi nel 1861 presentava fin da suo sorgere una serie di elementi strutturali di notevole debolezza: la cosiddetta questione romana da un lato e la questione meridionale dall’altro. Recentemente la storiografia politica ha insistito su un altro elemento, peraltro collegato ai primi due, ovvero la presenza di forze antisistema, o antistato, o, ancora, extraparlamentari, che contribuirono a limitare l’area di consenso delle istituzioni e a contrastare il processo di nazionalizzazione delle masse popolari e contadine”” (pag 17-18)”,”ITAP-239″ “CIUFFOLETTI Tommaso MORGANTINI Lapo, testi”,”Storia e fotografia. Un secolo di immagini. Volume I. 1901-1920. Tra miti e progresso e incubi di guerra.”,”foto di bambini che lavorano alle macchine in una fabbrica tessile (pag 9)”,”FOTO-111″ “CIUFO Angelo”,”Crisi economica e guerra del Golfo.”,”Alla memoria di Lelio Basso Angelo Ciufo è nato e risiede a Roma. Laureato in sociologia ed economia, ha pubblicato saggi e articoli su quotidiani e riviste. Attualmente (1991) collabora con la rivista ‘Ragionamenti’ diretta da Giuseppe Averardi per conto delle Edizioni Avanti. Ho svolto un’attività trentennale per il centro studi della CGIL. E’ stato segretario nazionale di varie federazioni di categoria della Cgil.”,”USAE-121″ “CIUIKOV Vassili Ivanovic”,”La fine del Terzo Reich. Da Stalingrado a Berlino con l’ Armata Rossa.”,”Il maresciallo CIUIKOV è stato vice ministro della difesa. E’ una delle personalità ilitari più conosciute in URSS. Ha preso parte alla battaglia di Stalingrado e ha partecipato tra il 1944 e 1945 all’ avanzata sovietica in Polonia e Germania Orientale fino alla conquista di Berlino. Nel suo libro di memorie non si limita al racconto dei fatti bellici. Per la prima volta un russo osa anche criticare la condotta militare dell’ esercito sovietico e in particolare STALIN e ZUKOV accusati di incompetenza militare e mancanza di tempestività nel giudicare la situazione cosa che sarebbe costata un mese in più di guerra e perdite inutili. E’ polemico anche con la strategia del comando tedesco e con gli storici militari occidentali. “”Cominciò il periodo della guerra difensiva o, meglio detto, della guerra di posizione. In simili casi è indispensabile ricorrere a speciali accorgimenti, per impedire che i soldati perdano il mordente. Se la guerra di posizione si prolunga, essi si “”abituano”” al nemico. Comincia quasi per comune accordo il rispetto reciproco, come se in un certo qual modo dovessero vivere in mutui rapporti “”umanitari””. Non si apriva più il fuoco – per citare un esempio – su di una cucina da campo che attraversava scoperta il campo nemico; non ci si disturbava a vicenda quando si trattava di andare ad attingere dell’ acqua. E’ facile capire questa psicologia dei soldati: “”Se sparo contro un tedesco che va con le sue pentole a prendere la minestra alla cucina da campo, egli monterà su tutte le furie e si rifarà rendendo pan per focaccia. Ed in tal modo la miserabile vita nelle trincee diventerà dieci volte più insopportabile””. (pag 62)”,”QMIS-086″ “CIUIKOV Vassili Ivanovic”,”L’inizio della riscossa. La battaglia di Stalingrado e le premesse per la vittoria finale.”,”V.I. Ciuikov nacque il 12 febbraio 1900 in un villaggio del Governatorato di Tula (regione di Mosca) in una famiglia di contadini. Si arruolò nel 1918 come volontario nell’armata rossa. Dopo un corso di formazione di istruttori militari diventò comandante di compagnia. Nel 1919 comandò un reggimento sul fronte orientale contro le armate bianche di Kolciak e nel 1920, sempre come comandante di reggimento, combatté sul fronte polacco. Nell’aprile 1919 divenne membro del Pc sovietico. Dopo la guerra civile terminò gli studi all’Accademia militare M.V. Frunze e più tardi all’accamedia militare di meccanizzazione e motorizzazione. Nel 1938 ebbe ai suoi ordini un corpo d’armata. Nel 1939-40 prese parte alla guerra finno-sovietica. All’inizio della seconda guerra mondiale ebbe incarichi diplomatici e nel maggio 1942 venne nominato comandante di un’armata. Questa armata nell’estate del 1942 tenne testa nelle steppe del Don, in combattimenti difensivi agli attacchi tedeschi che puntavano su Stalingrado permettendo al grosso delle forze sul Fronte di Stalingrado di schierarsi a difesa. La 62° armata al suo comando difese la città con il contributo della flottiglia da guerra del Volga. La battaglia avvenne casa per casa e strada per strada. Nel 1944 la sua armata prese parte alle operazioni di Nikopol-Krivoi Rog e altre operazioni di attacco. Ebbe parte preponderante nella disfatta della 6° armata tedesca e alla liberazione di Odessa. Nel 1945 la sua armata fu impegnata nella conquista di Berlino. Dopo la guerra comandò le forze sovietiche in Germania per qualche tempo. In seguito fu nominato comandante del distretto militare di Kiev. “”Condottta di combattimento nell’abitato. La battaglia di Stalingrado è un esempio classico di “”difesa attiva””. Noi contrastavamo ogni avanzata nemica sia col fuoco, sia con contrattacchi di sorpresa sui suoi fianchi o alle spalle. I nostri contrattacchi arrecarono ai tedeschi forti perdite, obblicandoli spesso a troncare le loro azioni e a cercare i punti deiboli del nostro schieramento. In questo modo perdevano tempo e erano costretti a rallentare il ritmo che avevano previsto per la loro avnzata. Perchè la nostra difesa fosse efficiente e tale si mantenesse avevano adottato le seguenti misure: (…)”” (esplorazioni preventiva, preparazione del fuoco con varie specie di armi; mascheratura degli accessi alle forze di difesa; collaborazione con i gruppi di assalto ecc.) (pag 329)”,”QMIS-056-FGB” “CIVARDI Christian”,”Le mouvement ouvrier ecossais 1900-1931. Travail, culture, politique.”,”CIVARDI Christian”,”MUKx-079″ “CIVES Giacomo a cura; saggi di Gaetano BONETTA Giacomo CIVES Luigi AMBROSOLI Giunio LUZZATTO Ester DE-FORT Dario RAGAZZINI Remo FORNACA Franco CAMBI Furio PESCI”,”La scuola italiana dall’Unità ai nostri giorni.”,”Saggi di Gaetano BONETTA Giacomo CIVES Luigi AMBROSOLI Giunio LUZZATTO Ester DE-FORT Dario RAGAZZINI Remo FORNACA Franco CAMBI Furio PESCI”,”GIOx-054″ “CIVITELLA Vittorio”,”Casimiro Wronowski e il caso Matteotti: una storia da rivisitare.”,”Il secondo libro di Mauro Canali sul caso Matteotti: ‘Il delitto Matteotti, Il Mulino, 2004. Canali formatosi alla scuola di Renzo De Felice, è ordinario di storia contemporanea all’Università di Camerino. Il primo libro sul delitto Matteotti di Canali era: ‘Il delitto Matteotti. Affarismo e politica nel primo governo Mussolini’, 1998.”,”ITAF-375″ “CIVOLANI Eva”,”Libertà, uguaglianza, solidarietà. Il sindacato in Francia dalle origini al Duemila.”,”Eva Civolani ha svolto attività di ricerca presso le Università di Torino e di Milano (cui tuttora collabora). Ha pubbilcato, fra l’altro: ‘L’anarchismo dopo la Comune. I casi italiano e spagnolo’ (1981). Ha redatto numerose voci del ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani’ (2003-2004). “”La disponibilità ad accettare l’aiuto “”di tutte le forze rivoluzionarie””, pur nella salvaguardia dell’autonomia del sindacato, si traduce nel voto a maggioranza a favore dell’ingresso della CGTU nell’ Internationale des syndicats rouges (ISR). Ma si tratta pur sempre di un’adesione formale, che non lede il principio dell’autonomia decisionale del sindacato francese”” (pag 79)”,”MFRx-386″ “CIVOLANI Eva”,”L’anarchismo dopo la Comune. I casi italiano e spagnolo.”,”Contiene dedica autrice a GM Bravo Eva Civolani ha condotto ricerche all’estero e in Italia sulla storia del movimento operaio e sta concludendo un dottorato (1981) in storia economica e sociale presso l’Università della Sorbona di Parigi. Ha pubblicato ‘La Prima Internazionale e la Spagna’ (1974), ‘Scioperi e agitazioni operaie dell’estate 1872 nei comparti manifatturieri di Milano e Torino’ (1977), ‘La partecipazione di emigrati italiani alla Comune di Parigi’ (1979). Ha redatto diverse voci del ‘Dizionario biografico. Il movimento operaio’, Ed. Riuniti. Attualmente (1981) sta curando la pubblicazione della corrispondenza tra il BSI (Bureau Socialiste) della 2° Seconda Internazionale e la Sfio. L’esule Paul Lafargue e la diffusione del marxismo in Spagna “”L’intrico di polemiche che circondarono la figura di Lafargue, appena apparvero chiari i collegamenti stretti che egli intratteneva con il Consiglio generale di Londra e in particolare con il corrispondente per la Spagna, F. Engels (32), e soprattutto dopo che l’esule ebbe iniziato un’intensa campagna polemica contro l’organizzazione segreta bakuninista «Alianza internacional de la democracia socialista» (33), non facilita certamente la comprensione del ruolo effettivamente svolto dal profugo comunalista in seno ai gruppi internazionalisti madrileni (34). Tuttavia va rilevato che, durante la sua breve residenza nella capitale (dicembre 1871-luglio 1872), egli seppe vitalizzare quella tendenza antilibertaria che, attraverso la riflessione teorica di una parte del gruppo redazionale della «Emancipación», andava faticosamente definendosi nella prospettiva della partecipazione del mondo del lavoro subalterno alla vita politica nazionale. (…) È probabile che Lafargue avesse intuito che tale nuovo indirizzo strategico, ancora nella sua fase di latenza, avrebbe potuto orientars nel breve periodo sulla via preconizzata da Marx qualora gli fossero state fornite le necessarie categorie analitiche per fondare una più organica concezione del mondo e per affrontare, con una sistematicità epistemologica , la complessa problematica connessa all’individuazione delle leggi regolatrici della produzione capitalistica. (…) In un secondo gruppo di articoli dal titolo ‘La organización social’ ascrivibili alla penna dell’esule comunalista e pubblicati sulla «Emancipación» dal 1° giugno 1872, Lafargue sviluppava con maggiore sistematicità la questione del partito politico della classe operaia il cui compito veniva distinto da quello delle organizzazioni professionali delel maestranze la cui funzione consisteva nel «resolver la cuestión del trabajo en todas sus diferentes manifestaciones» (42). L’interesse di questi due gruppi di scritti va ricercato anche nella novità del linguaggio utilizzato dall’esule per delimitare concettualmente il tema del rapporto conflittuale tra il mondo operaio e quello imprenditoriale. Infatti esso si avvaleva di espressioni («explotados», «explotadores», «clase obrera», ecc.) che facevano riferimento ad una situazione di sfruttamento del lavoro (appropriazione di plusvalore) ad opera dei detentori del capitale senza ricorrere alla elementare terminologia usata dalla stampa anarchica che preferiva, in linea di massima, servirsi di termini forniti da una generica connotazione sociologica («pobres», «ricos», «señores y esclavos»(…) ecc.). Che questa nuova impostazione metodologica in chiave marxista avanzata da P. Lafargue, non costituisse una codificazione concettuale occasionael, sembra del resto dimostrato dalla frequenza con cui «La Emancipación» pubblicava estratti di testi marxiani. Dal 13 aprile il giornale riproduceva ampi passi della ‘Miseria della filosofia’ sotto il titolo di ‘Teoria de la lucha de clases’; dal 2 novembre sulle sue colonne appariva a puntate (fino al 7 dicembre) il ‘Manifiesto comunista’ (43), che era stato preceduto dalla pubblicazione, alcuni giorni prima, di una lettera di Marx all’editore francese del ‘Capitale’ (44) e del prologo a tale edizione. Infine il 4 gennaio 1873 veniva riportato integralmente il testo del ‘Manifiesto inaugural de la Asociación internacional de trabajadores’. All’intesa attività di propaganda ideologica, svolta attraverso le nuove teorizzazioni sociali marxiste dal profugo comunalista, riprese dal piccolo nucleo socialista che si era raccolto intorno a lui (composto per la maggior parte dai redattori del «La Emancipación» espulsi nel marzo 1872 dalla Federazione locale madrilena dell’Ait (45), tra cui importa ricordare i nomi di F. Mora (46), J. Mesa (47), P. Iglesias (48), si affiancava anche un’opera di organizzazione politica dei lavoratori il cui primo risultato tangibile era stato la fondazione di un nuovo organismo denominato ‘Nueva federación madrileña’ (8 luglio 1872) (49), il quale aveva ottenuto un primo riconoscimento ufficiale da parte dell’assemblea congressuale dell’Aia (settembre 1872) (50)”” (pag 240-243) [Eva Civolani, ‘L’anarchismo dopo la Comune. I casi italiano e spagnolo’, Franco Angeli, Milano, 1981] [(32) Di tali rapporti costituisce un’interessante testimonianza la corrispondenza scambiata tra Lafargue ed Engels pubblicata in F. Engels, P. et L. Lafargue, ‘Correspondance’, cit., pp. 9-29 (…); (33) L’esistenza di questo organismo segreto era sempre stata negata da parte anarchica. Tuttavia è assai probabile che effettivamente esso raccogliesse la maggior parte dello stato maggiore libertario dell’Internazionale spagnola, cfr. A. Lehing, ‘La lutte des tendances au sein de la Première Internationale…’, cit., in ‘La Première Internationale: L’institution…’, cit.. (…); (34) Per un’analisi complessiva dell’attività di Lafargue in Spagna, cfr. J.J. Morato, ‘Lideres…’, cit., pp. 123-131 e C.L. Lida, ‘Anarquismo y revolución’…, cit, pp. 162 sgg. Un giudizio negativo su Lafargue, da parte anarchica, si trova in M. Nettlau, ‘Documentos inéditos’…, cit., p. 139; (…) (42) «La Emancipación», 22 giugno 1872); (43) Per quel che riguarda in generale la diffusione del ‘Manifesto’ in Spagna, cfr. E. Gasch, ‘Difusió del «Manifest Comunista» a Catalunya i Espanya (1872-1939), in ‘Recerques’, 1975, n. 5, pp. 21-30; (44) «La Emancipación», 26 ottobre 1872; (45) L’espulsione era tata motivata sulla base della pubblicazione, non autorizzata dalla Federazione madrilena dell’Ait, di un appello al partito repubblicano a carattere conciliativo; cif. «La Emancipación», 25 febbraio 1872. (…); (46) Sull’opera e la vita di Mora, cfr, J.J. Morato, ‘Lideres’, cit., pp. 37-53. F Mora fu anche autore di una storia del socialismo spagnolo (‘Historia del socialismo obrero español…’, cit..) ricca di spunti critici e dati; (47) Su J. Mesa, cfr. J.J. Morato, ‘Lideres…’, cit., pp. 107-122. Il Mesa era stato autore di diverse opere storiche, tra cui importa rammentare ‘La “”Commune”” de Paris de 1871: Estudio histórico, Madrid, s.d.; (48) A P. Iglesias sono stati dedicati numerosi lavori in ragion del ruolo di primo piano da lui svolto nella formazione del ‘Partido socialista obrero’ (…); (49) F. Mora, op. cit., p. 138 (…); (50) Cfr. ‘La Première Internationale’, cit., vol. II, pp. 376-377. Anche dopo il suo trasferimento da Londra a New York, il Consiglio generale continuò a riconoscere nella Nfm ‘Nueva federación madrileña’, l’unica rappresentante ufficiale dell’Internazionale iberica e intrattenne con essa uno scambio epistolare di cui una buona parte è stata raccolta da S. Bernstein, ‘Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association’, New York, 1872-1878, Milano, 1962]”,”ANAx-004-FMB” “CIZEK Eugen”,”La Roma di Nerone.”,”Eugen CIZEK è considerato il massimo esperto mondialedi NERONE (Lucio Domizio Enobarbo) e dei suoi tempi. Nello scrivere la biografia si attiene ai documenti e ai fatti. NERONE è morto di pugnale. NERONE non ha avuto buona stampa. Ma in realtà i 14 anni di regno neroniano segnano il trapasso tra le vecchie strutture aristocratico-repubblicane e l’ edificazione di una nuova idea statuale di autocrazia imperiale ispirata a modelli di dominio greco-orientali. Questo tentativo sfociò in una repressione sanguinosa dell’ opposizione senatoriale tradizionalista. Questa forma di satrapismo oscillava tra la paura ossessiva da parte del tiranno e la liquidazione spietata dei familiari. “”Eredi del sistema della clientele, senza il quale non si può comprendere nulla della vita della capitale e dell’ Impero, i circuli erano anche espressione di reti di amicizie: convinzioni filosofiche condivise, affinità letterarie, ma anche appartenenza allo stesso clan o a un medesimo gruppo di pressione, o ancora comunanza d’ interessi, determinavano queste amicizie, oltre ai legami personali che esse presupponevano”” (pag 200)”,”STAx-095″ “CLAEYS Gregory”,”Marx e il marxismo.”,”Gregory Claeys insegna Storia del pensiero politico alla Royal Holloway University di Londra. Ha scritto numerosi libri tra cui ‘The French Revolution Debate in Britain’ (Palgrave, 2007). Le calunnie contro Marx e la Comune di Parigi. “”Intorno al 1871 lo spettro che perseguitava l’Europa aveva ormai un nome: Karl Marx. La Francia venne sconfitta nella guerra franco-prussiana del 1870-71 e nel paese fu proclamata la repubblica. Marx sostenne che era stato Napoleone III ad aver avviato il conflitto e parlò di «guerra di difesa» (19). Pensava però che la classe operaia tedesca fosse «superiore a quella francese sia dal punto di vista teorico sia da quello organizzativo» (20), e sperava che la vittoria della Prussia contribuisse al progresso della situazione in Francia. L’armistizio con la Prussia scatenò un’insurrezione a Parigi. All’inizio Marx condannò ogni avventurismo rivoluzionario, innanzitutto all’interno della stessa Internazionale. Quando fu proclamata la Comune, nel marzo 1871, però, il suo name si legò giocoforza alle sue sorti. Marx auspicava che la Comune potesse portare all’istituzione di un «autogoverno dei produttori» (21). Ma il tutto durò solo due mesi e alla fine la Comune fu repressa nella più insensata violenza. Furono all’incirca ventimila le esecuzioni, spesso di operai disarmati o che avevano già deposto le armi. Fu a partire da questo momento che la Comune divenne un modello di riferimento per il marxismo. Marx aveva capito fin dall’inizio che questa esperienza era destinata a fallire, sia per la vittoria della Prussia sia per l’opposizione del governo francese. Molti leader della Comune, peraltro, non erano neanche socialisti. Comunque sia, per lui fu un evento di primaria importanza, e nel celebre testo ‘La guerra civile in Francia’ (1871) scrisse che si trattava di «un nuovo punto di partenza di importanza storica universale» (22). Avallò addirittura le esecuzioni di ostaggi – tra i quali ‘arcivescovo di Parigi – in risposta al massacro di prigionieri perpetrato dal governo di Versailles (23). Ben presto l’Internazionale fu considerata responsabile dello spargimento di sangue e per la prima volta il terrore Rosso invase l’Europa borghese. Marx divenne suo malgrado celebre come presunto capo della Comune. Contro di lui si scatenò una feroce campagna di propaganda e la stampa lo definì «il dottore del terrore Rosso». «L’uomo più calunniato e più minacciato di Londra» fu assediato da una schiera di giornalisti ansiosi di «veder con i propri occhi il “”monster””» (24). E l’Internazionale venne messa fuori legge in diversi paesi”” (pag 183-184) [Gregory Claeys, ‘Marx e il marxismo’, Einaudi, Torino, 2020] [(19) K. Marx, ‘Primo indirizzo del Consiglio generale sulla guerra franco-prussiana’, in Id. ‘La guerra civile in Francia’, cit., p. 34; (20) Marx a Engels, 20 luglio 1870, in Marx, Engels, ‘Opere complete’, vol. XLIV, cit., p. 5; (21) Marx, ‘La guerra civile in Francia’, cit., p. 82; (22) Marx a Kugelmann, 17 aprile 1871, in Marx, Engels, ‘Opere complete’, vol. XLIV, cit., p. 202; (23) Marx, ‘La guerra civile in Francia’, cit., p. 80; (24) Id., Primo abbozzo di redazione per ‘La guerra civile in Francia’, in Id., ‘La Comune di Parigi. La guerra civile in Francia. Edizione integrale con annessi i lavori preparatori e altri inediti’, cit., p. 218]”,”MADS-788″ “CLARE Bertrand THIEBAUT Dominique, redazione; collaborazione di Karine BERGER Jihane BOUDRAA Mathieu CARBASSE Julie COSTE Sarah DIFFALAH Cédric DOUZANT Damien DUBUC Maxime LEMERLE Alain ROUX Claudine TEXIER Mikael ZENOUDA”,”Atlaséco 2011. Atlas économique et politique mondial.”,”CLARE Bertrand THIEBAUT Dominique, redazione; collaborazione di Karine BERGER Jihane BOUDRAA Mathieu CARBASSE Julie COSTE Sarah DIFFALAH Cédric DOUZANT Damien DUBUC Maxime LEMERLE Alain ROUX Claudine TEXIER Mikael ZENOUDA”,”STAT-098″ “CLARETIE Leo”,”Lesage.”,”Alain René LESAGE (1668-1747) scrittore francese romanziere nei suoi romanzi dipinse con vivace realismo la società del suo tempo. Scrisse anche le commedie ‘Crispino rivale del suo padrone’ e ‘Turcaret’ (1709).”,”FRAA-046″ “CLARICH Marcello”,”Le grandi banche nei paesi maggiormente industrializzati.”,”Marcello Clarich ha compiuto i suoi studi alla Scuola Superiore di studi Universitari e di Potenziamento di Pisa, specializzandosi in diritto amministrativo e bancario. Ha trascorso periodi di studio in Germania e negli stati Uniti nell’ambito del Corso di dottorato di ricerca in Diritto e legislazione bancaria dell’Università di Siena.”,”ECOI-171-FL” “CLARIS A.”,”La proscription francaise en Suisse 1871-72. Les ennemis de l’ Internationale démasqués au Congrès de la Haye. Precedé d’ une etude sur la proscription francaise a Geneve et suivi d’ un bulletin bibliographique socialiste.”,”La polizia versagliese. “”Di tutte le istituzioni delle quali la nostra povera umanità è preda, per grazia dei tiranni, la più infernale, è senza smentita, la polizia. Tutte le anime vili, tutti i bricconi per poco che abbiano di intelligenza o di vizi, hanno il loro posto assegnato d’ anticipo. E’ la cloaca che raccoglie tutti i detriti umani, tutte le decomposizioni sociali. E’ la polizia che mantiene la perturbazione negli Stati e semina la discordia tra i cittadini; è lei che inocula le provocazioni, genera la corruzione e il disordine e porta la disgrazia; (…) (pag 39)”,”INTP-029″ “CLARK Ronald W.”,”Lenin l’ uomo dietro la maschera.”,”Lenin nella Biblioteca di Ginevra (1905) “”Ilic non aveva letto soltanto Marx ed Engels, aveva studiato fra l’altro un gran numero di opere militari e il problema dell’organizzazione di una insurrezione lo aveva occupato assai più di quel che comunemente si ritiene. Il bibliotecario della “”Società di lettura”” ogni mattina vedeva arrivare un rivoluzionario russo, dai pantaloni rimboccati alla moda svizzera, per evitare il fango; costui apriva il libro d’arte militare lasciato il giorno prima, si sedeva come al solito al piccolo tavolo davanti alla finestra, ravviava all’indietro i radi capelli e si metteva a leggere. Di tanto in tanto andava a consultare qualche dizionario, poi ritornava al suo posto, e vergava numerosi fogli di carta con la sua minuta e veloce scrittura”” [N. Krupskaia, La mia vita con Lenin, Napoli, 1944] (pag 83)”,”LENS-025 BIOx-019″ “CLARK Ian”,”Globalizzazione e frammentazione. Le relazioni internazionali nel XX secolo.”,”CLARK Ian insegna politica internazionale nella University of Wales. Ha scritto alcune opere (v.retrocopertina).”,”RAIx-113″ “CLARK Grahame”,”La preistoria del mondo.”,”CLARK Grahame è professore d’archeologia nell’Università di Cambridge.”,”STAx-197″ “CLARK Christopher”,”I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla grande guerra.”,”Christopher Clark è professore di Storia moderna all’Università di Cambridge e fellow del St. Catharine’s College. E’ autore di ‘The Politics of Conversion: Missionary Protestantism and the Jews in Prussia, 1728-1941’; ‘Kaiser Wilhelm II’; ‘Iron Kingdom: The Rise and Downfall of Prussia, 1600-1967’.”,”RAIx-342″ “CLARK Christopher”,”Iron Kingdom. The Rise and Downfall of Prussia, 1600-1947.”,”Parallelo tra Piemonte e Prussia. “”There were also clear parallels between Piedmont and Prussia. Both states were noted for their confident bureaucracies and their modernizing reforms, and both were constitutional monarchies (since 1848). Each had sought to suppress popular nationalism while at the same time manoeuvring to extend its own influence in the name of the nation over the lesser states within its sphere of interest. It was thus easy for small-German enthusiasts of a Prussian-led union to project the Italian events of 1859-61 on the German political map (2). The Italian war also demonstrated that new doors had opened within the European political system. Most important of these was the estrangement between Austria and Russia. In 1848, the Russian had saved the Austrian Empire from partition at the hands of the Hungarian national movement. During the Crimean War of 1854-6, however, the Austrians had made the fateful decision to join the anti-Russian coalition, a move that was seen in St Petersburg as rank treachery. Vienna thereby irretrievably forfeited the Russian support that had once been the cornerstone of its foreign policy (3). Cavour was the first European politician to show how this realignment could be exploited to his state’s advantage. The events of 1859 were instructive in other ways as well.”” (pag 512) [(2) Ernst Portner, ‘Die Einigung Italiens im Urteil liberaler deutscher Zeitgenossen (Bonn, 1959), pp. 65, 119-22, 172-8; Angelow, ‘Von Wien to Königgrätz, pp. 190-200; (3) Mosse, ‘The European Great Powers’, pp. 49-77]”,”GERx-131″ “CLARK Steve RIDDELL John”,”Lenin’s Conception of the Class Forces and Strategy in Making the Russian Revolution (1902-1917) (Clark); Lenin’s Writings on Soviet Power and the Communist International (1918-1919) (Riddell).”,”Indicazioni bibliografiche, scritti Lenin sulla questione della tattica e della strategia rivoluzionaria del partito bolscevico nei due decenni precedenti la rivoluzione d’Ottobre, la questione agraria e l’alleanza prolatariato contadini, il partito comunista tedesco, la nascita della Terza Internazionale e il suo programma”,”LENS-278″ “CLARK Ronald W.”,”Lenin l’uomo dietro la maschera.”,”Misconoscere o sottovalutare l’impatto di Lenin sul XX secolo è oggi praticamente impossibile; la sua carriera politica è stata analizzata in ogni particolare, il suo ruolo nella rivoluzione d’ottobre è stato innumerevoli volte discusso e la sua importanza per il mondo contemporaneo, nel bene e nel male, è stata oggetto di infiniti dibattiti. Tuttavia, rispetto a questa abbondanza di informazioni e giudizi sull’uomo pubblico, ben scarsa attenzione è stata dedicata a Lenin ‘privato’, a quella attività e a quegli interessi che egli condivideva con il resto del mondo, in una parola, al Lenin ‘uomo’ senza ulteriori aggettivi. Ed è appunto tale lacuna che la nuova biografia di Ronald Clark intende colmare.”,”LENS-047-FL” “CLARK Martin, a cura di Andrea DI-GREGORIO”,”Storia dell’Italia contemporanea, 1871-1999.”,”Martin Clark è docente presso il dipartimento di Politica dell’Università di Edimburgo.”,”ITAB-012-FL” “CLARK Grahame”,”La préhistoire de l’humanité.”,”Professore all’Università di Cambridge, Grahame Clark ha cercato di ricostruire in questo libro le diverse tappe della storia dell’umanità dalla comparsa dell’uomo sulla terra e dalla sua espansione sulla superficie della terra.”,”STAx-001-FSD” “CLARK Christopher”,”Iron Kingdom. The Rise and Downfall of Prussia, 1600-1947.”,”Christopher Clark è Reader in Storia Moderna al St. Catharine’s College di Cambridge. Ha pubblicato anche una biografia dell’imperatore Guglielmo II. In apertura: ‘Una storia del Brandeburgo-Prussia in sei cartine (pag XXVI-XXIX) Brandeburgo Il Brandeburgo è uno dei sedici Stati federati della Germania, situato nella parte orientale del paese. La sua capitale è Potsdam, ma altre città importanti sono Cottbus, Brandeburgo sulla Havel e Francoforte sull’Oder. Il Brandeburgo ingloba interamente la città-stato di Berlino e insieme ad essa forma la regione metropolitana di Berlino/Brandeburgo, in cui vivono più di sei milioni di persone1. Il nome “Brandeburgo” deriva dall’antica città capoluogo omonima. Il nome che l’impero diede alla città conquistata agli slavi fu Brennaburg; ma non si è certi se il nome derivasse dallo slavo bran (traducibile con “palude”), o dal germanico brand (“spada”) o dall’indoeuropeo brendh (cioè “attorniato dalle acque”). I chierici imperiali risolsero queste possibilità attribuendo il nome della città al culto di San Brendano1. Il territorio del Brandeburgo è stato abitato da popolazioni slave fin dal VI secolo. Nel XII secolo, i re e gli imperatori Sassoni di Germania conquistarono le terre della Germania meridionale ed orientale, che erano state abitate da popolazioni slave. Nel 1815, il Brandeburgo divenne una provincia del Regno di Prussia e dello Stato Libero di Prussia, con la capitale a Potsdam. Nel 1947, la provincia fu sciolta e il territorio fu diviso tra i distretti di Potsdam e Francoforte sull’Oder. Nel 1990, con la riunificazione tedesca, il Brandeburgo divenne uno dei sedici Stati federati della Germania123.”,”GERx-002-FSD” “CLARK Christopher”,”The Sleepwalkers. How Europe Went to War in 1914.”,”CLARK Christopher (nato a Sydney, Australia, il 14 Marzo 1960). Professore di Storia all’Università di Cambridge. «Questo superbo resoconto delle cause della Prima Guerra Mondiale consegna di fatto il vecchio consensus storico nel cestino…» (Simon Griffith, Daily Mail). «(…) per Clark gli statisti del 1914 erano “”sonnanbuli””, ciechi di fronte alla realtà dell’orrore che stavano per portare nel mondo» (Dominic Sandbrook, Sunday Times). «1914. Re, imperatori, ministri, ambasciatori, generali: chi aveva le leve del potere era come un sonnambulo, apparentemente vigile ma non in grado di vedere, tormentato dagli incubi ma cieco di fronte alla realtà dell’orrore che stava per portare nel mondo.»”,”QMIP-059-FSL” “CLARKE Michael FREEDMAN Lawrence HOLDEN REID Brian SHAW Jennifer TRYTHALL A.J., Editorial Board; saggi di Michael CLARKE Bruce GEORGE e Nick RYAN Claire SPENCER Michael CODNER Joseph LEPGOLD Fraser CAMERON Edwina CAMPBELL Stefanie BABST e Heribert SCHALLER Michael BRATBY Mariano AGUIRRE Jane M.O. SHARP Hugh BEACH Edward M. SPIERS Christopher SMITH Susan WILLETT Mario SANDOVAL Neil PARTRICK John ROBERTS Ron SMITH Neville BROWN Malcolm DANDO David CHUTER”,”Brassey’s Defence Yearbook 1996. Edited by The Centre for Defence Studies, King’s College London.”,”Saggi di Michael CLARKE Bruce GEORGE e Nick RYAN Claire SPENCER Michael CODNER Joseph LEPGOLD Fraser CAMERON Edwina CAMPBELL Stefanie BABST e Heribert SCHALLER Michael BRATBY Mariano AGUIRRE Jane M.O. SHARP Hugh BEACH Edward M. SPIERS (terrorismo chimico e biologico) Christopher SMITH Susan WILLETT Mario SANDOVAL Neil PARTRICK John ROBERTS Ron SMITH Neville BROWN (l’ ascesa del missile) Malcolm DANDO David CHUTER.”,”QMIx-095″ “CLARKE Martin L.”,”Bruto. L’uomo che uccise Cesare.”,”M.L. Clarke nato nel Suffolk, ha studiato a Haileybury e al King’s College di Cambridge, dove ha anche lavorato dal 1934 al 1940 come ricercatore. Ha poi insegnato alle Università di Edinburgo e di Londra prima di ottenere la cattedra di Latino all’Università del Galles. Si è ritirato dall’insegnamento nel 1974. Ha pubblicato il trattato: ‘L’ educazione superiore nel mondo classico’ (1971). ‘Dal Medioevo in poi l’interpretazione di Bruto risente, in maniera più o meno diretta, degli atteggiamenti verso le forme contemporanee di dominazione. Dante manifesta aperta riprovazione contro colui che non solo ha alzato la mano contro il proprio benefattore, ma ha ucciso il restauratore dell’ordine nel mondo romano, il fondatore del dominio universale di Roma destinato a sfociare, secondo il disegno provvidenziale, nell’impero romano-cristiano. Ma già il Boccaccio, proclamando che non vi è sacrificio più accettato del sangue di un tiranno (‘De casibus virorum illustrium’, II, 15), aprirà la via a una diversa valutazione del gesto di Bruto. Arriverà ad esaltarlo il Rinascimento, dopo aver capovolto la visione medievale della storia romana: l’età imperiale è ora quella della corruzione e della decadenza; il fenomeno del tacitismo contribuirà non poco a fomentare questo repubblicanesimo un po’ intriso di elementi retorici. Si è visto come la trattazione di Clarke proceda per grandi medaglioni; era questa una scelta legittima; che del resto ha portato l’autore a risultati fruttuosi, talora di icastica evidenza. Le grandi figure della letteratura e della cultura europea, quando abbiano avuto a occuparsi di Bruto, sono prese comunque in attenta considerazione: Da Dante, al quale già si è accennato, a Montaigne, a Shakespeare, a Milton, a Voltaire. Man mano che la trattazione si avvicina ai nostri tempi, l’autore non nasconde che i suoi interessi fondamentali vanno alla cultura francese e a quella anglosassone; il lettore italiano resterà un po’ sorpreso nel vedere che alla figura di Bruto nel nostro Ottocento è dedicata un’attenzione minore di quella che meriterebbe. Se il ‘Bruto secondo’ di Alfieri è fatto oggetto di un’analisi abbastanza approfondita, le posizioni di altri autori, storici o letterati – magari “”minori””, ma la cui considerazione sarebbe comunque servita ad allargare il quadro storico d’insieme. sono invece passate sotto silenzio’ (pag XIII, introduzione di E. Narducci)”,”STAx-018-FV” “CLARKE Simon”,”The Foundations of Structuralism. A Critique of Lévi-Strauss and the Structuralist Movement.”,”Simon Clarke. Dr Clarke is Lecturer in Sociology at the University of Warwick. He has published major articles in Capital and Class and elsewhere; his previous books are Ptoblems of Growth in the Third World Preface, Abbreviations, The Published Works of Claude LÉVI-STRAUSS, Bibliography”,”TEOS-105-FL” “CLARKE Arthur C.”,”La fabbrica delle lune.”,”Opera di Wernher Von Braun: ‘Esploration of Mars’, di Willy Ley e Wernher Von Braun. Vi si propone l’impiego di due navi spaziali, ambedue costruite nello spazio a un’altezza di 1700 chilometri. Una delle navi dovrebbe essere una sorta di aereo, munito di ali, capace perciò di planare e di scendere su Marte. Poi dovrebbe lasciar cadere le ali e tornare indietro funzionando da razzo. L’altra sarebbe una nave spaziale da carico, che rechi rifornimenti in un’orbita intorno a Marte; una volta assolto il suo compito verrebbe abbandonata nell’orbita (nota 1 a pag 190)”,”SCIx-023-FSD” “CLARKE John Charles”,”British Diplomacy and Foreign Policy. 1782 – 1865. The National Interest.”,”CLARKE John: (1947-) Dottorato in Storia sociale ed economica; Professore di Storia nel 1999. <> (pg 1, 2, 3. Traduz. d. r.)”,”UKIx-001-FSL” “CLASTRES Pierre”,”La società contro lo Stato. Ricerche di antropologia politica.”,”Pierre Clastres (1934) a studiato filosofia e etnologia.”,”TEOS-013-FRR” “CLAUDE Henri”,”Le pouvoir et l’ argent.”,”””Pour comprendre le rôle réel de la grande bourgeoisie il faut se référer aux principes généraux qui guident le comportement d’une classe dominante à l’égard du personnel politique qui la sert. La classe qui détient le pouvoir économique soutient ses instruments politiques dans la mesure – et dans la mesure soulement – où il sont efficaces pour assurer sa domination. Là est le critère essentiel de son attitude. Et c’est un principe de l’économie politique bourgeoise, fondé sur une expérience de près deux siècles, que les meilleurs serviteurs finissent toujours par s’user au gouvernement. C’est ce que ses théoriciens appellent “”l’usure du pouvoir””. Et pour masquer le fait que cette usure est provoquée essentiellement par le mécontentement des masses à l’égard d’une politique contraire à leurs intérêts, il en font un phénomène “”naturel”” conforme à la nature de toute société, la norme de toute la vie politique, une loi sociale universelle””. (pag 127)”,”FRAE-027″ “CLAUDEL Paul GIDE André”,”Carteggio, 1899-1926.”,”””C’ è una frase di Bismarck in un discorso al Reichstag pronunziato alla fine della sua carriera, che dice: “”Alla fine di tutta una vita consumata negli affari e con tutta l’ esperienza che ho acquistata, credo di poter guardare un anno davanti a me. Il resto non è di mia competenza””. (pag 130) (Lettera di Claudel a Gide, 15 gennaio 1910) “”Bisognerà che uno di questi giorni noi parliamo come quei personaggi dei romanzi di Dostoievsky che si dicono cose talmente confidenziali che l’ indomani non osano più guardarsi e sono presi da un odio mortale l’ uno contro l’ altro””. (pag 210) (P. Claudel a Gide, 12 dicembre 1911)”,”FRAV-083″ “CLAUDI Claudio”,”Manuale di prospettiva.”,” “”Alcuni autori e fra essi il Delècluze distinguono due specie di prospettiva: la geometrica e l’ artistica: però in realtà vi è una sola prospettiva ed è la esatta, e la nostra è tale, perché i metodi geometrici, che si adropreranno non sono convenzionali, ma rigorosamente esatti.”” (pag XII)”,”SCIx-253″ “CLAUDIN Fernando”,”Marx, Engels et la revolution de 1848.”,”‘Sulle origini storiche dell’ idea di dittatura del proletariato vedere Alberto SOBOUL, “”Karl Marx et l’ Experience revolutionnaire francaise (Les Origines de la theorie de la dictature du proletariat)””, La Pensée, n° 36, 1951. Nel suo articolo del 1884, “”Marx e la Neue Rheinische Zeitung””, Engels riferisce che leggendo, negli anni sessanta, il libro di Bougeart, Marat, l’ ami du peuple (1865), si era reso conto che Marx e lui avevano incoscientemente seguito su più aspetti l’ esempio di Marat che “”come noi, non considerava la rivoluzione terminata e voleva che la si dichiarasse permanente”” (O.C. t. III pag 175). In effetti, Marx ed Engels conoscevano il concetto e la sua origine storica prima del 1848 poiché ne ‘La Sacra Famiglia, si dice che Napoleone ha “”praticato il terrorismo nella misura in cui ha rimpiazzato la rivoluzione permanente con la guerra permamente””. (nota pag 405, 406).”,”MAES-039″ “CLAUDIN Fernando”,”La crisi del movimento comunista dal Comintern al Cominform.”,”””Un mese e mezzo dopo l’ ascesa di Hitler al potere, Trotsky esprime il seguente giudizio: “”Il ruolo criminale della socialdemocrazia non ha bisogno di commenti; l’ Internazionale comunista è stata creata quattordici anni fa proprio per liberare il proletariato dall’ influenza demoralizzante della socialdemocrazia. Se questo finora non è avvenuto, se il proletariato tedesco si è trovato impotente, disarmato e paralizzato al momento della sua più grande prova storica, la più diretta ed immediata responsabilità ricade sui capi dell’ Internazionale comunista postleniniana. Questa è la prima conclusione che bisogna trarre (1).”” Giudizio eccessivamente tagliente e semplificatore – difetti abituali in Trotsky – ma con una grande dose di verità””. (pag 100)”,”INTT-190″ “CLAUDIN Fernando”,”L’ eurocommunisme.”,”CLAUDIN Fernando era dirigente dei Giovani comunisti spagnoli – assieme a Santiago CARRILLO prima di aderire al PCE nel 1936 – prima della guerra civile. Durante la guerra civile, CLAUDIN è stato eletto nel CC del PCE, poi nel 1947 nell’ Ufficio politico e nel 1956 nella Segreteria. Escluso nel 1964 diventa un indipendente. E’ l’A di ‘La crise du mouvement communiste international’ (1972), ‘Marx et Engels et la révolution de 1848.’ Vive a Madrid. “”Come abbiamo già detto, il PCI ha saputo “”cavalcare la tigre”” nel ’68 con una maggior capacità tattica del PCF, che non significa che il suo scopo fosse sostanzialmente diverso: frenare la dinamica di questo grande movimento di masse invece di orientarlo verso una alternativa globale di transizione; limitare lo sviluppo delle sue forme autonome e canalizzarle nel quadro politico istituzionalizzato in modo che non entrino in conflitto con lui.”” (pag 115-116)”,”PCFx-053″ “CLAUDIN Fernando”,”Marx, Engels y la revolucion de 1848. Teoria, politica y partido a la hora del Manifiesto. La prueba de la práctica. Revolución y contrarrevolución. Análisis global de la revolución y desarrollo de la teoría política.”,”Questione dittatura proletariato e rivoluzione permanente (pag 292) La questione degli slavi e la controrivoluzione. “”E, in effetti, Engels non la prende alla larga. Riferendosi al passo delle promesse prima menzionate da Ruge a Bakunin, Engels esclama: “”Non parlare! Alle chiacchiere roboanti e sentimentali che ci prodigano numerose le nazioni controrivoluzionarie d’ Europa; rispondiamo che l’ odio verso i russi fu ed è la prima ‘passione rivoluzionaria’ dei tedeschi, a cui, dopo la rivoluzione, si aggiunge l’ odio verso i cechi e i croati, e che di concerto con i polacchi e i magiari non possiamo salvaguardare la rivoluzione se non con il terrorismo più deciso contro questi popoli schiavi””. Quando Bakunin dichiara: “”lotteremo inesorabilmente a rischio della morte fino a che non esista al mondo uno Stato slavo alla fine grande, libero e indipendente””, noi, dice Engels, sappiamo quello che dobbiamo fare: “”guerra, “”guerra inesorabile a rischio della morte”” contro gli slavi traditori della rivoluzione; guerra di sterminio e di terrorismo cieco, non nell’ interesse della Germania, ma nell’ interesse della rivoluzione””. (pag 186)”,”MADS-401″ “CLAUDIN Fernando”,”Documentos de una divergencia comunista. Los textos del debate que provoco la exclusion de Claudin y Jorge Semprun del PCE.”,”Spagna in movimento. “”La sopravvivenza delle forme fasciste in uno Stato come quello spagnolo, il cui ruolo nella strategia mondiale dell’ imperialismo e la cui importanza economica, particolarmente nel mercato europeo, sono andate crescendo, entrava ogni volta in contraddizione con dette necessità pratiche della politica imperialista. Problemi concreti, come quello del Mercato Comune, hanno accentuato la contraddizione. Le forze più lucide dell’ imperialismo – il kennedismo e i suoi continuatori, le democrazie cristiane, le correnti rinnovatrici della Chiesa cattolica, diversi gruppi liberali europei – hanno accentuato la propria pressione sulle classi dominanti spagnole consigliandogli una evoluzione liberale delle istituzioni. Le grandi centrali sindacali socialdemocratiche e cristiane, i partiti socialisti, che tanto peso hanno nel movimento operaio della maggioranza dei paesi occidentali, hanno fatto pressione nella stessa direzione.”” (pag 147)”,”MSPx-068″ “CLAUSEN W.V. DALZELL Alexander GOODYEAR F.R.D. GRATWICK A.S. HORSFALL Nicholas KENNEY E.J. LUCK Georg OGILVIE R.M. RUDD Niall WILKINSON L.P. WILLIAMS Gordon WILLIAMS R. Deryck WINTERBOTTOM Michael”,”La Letteratura Latina della Cambridge University. Volume primo. Dalle origini all’elegia d’amore.”,”Clausen, Professor of Greek and Latin, Harvard University. Dalzell, Professor of Classics, Trinity College, University of Toronto. Goodyear, Hildred Carlile Professor of Latin, Belford College, University of London. Gratwick, Lecturer in Humanity, St. Salvator’s College, University of St Andrews. Horsfall, Lecturer in Greek and Latin, University College, London. Kenney, Kennedy Professor of Latin, University of Cambridge. Luck, Professor of Classics, The Johns Hopkins University. Ogilvie, Professor of Humanity, St Salvator’s College, University of St Andrews. Rudd, Professor of Latin, University of Bristol. Wilkinson, Emeritus Brereton Reader in Classics, University of Cambridge. Williams Gordon, Thatcher Professor of Latin, yale University. Williams Deryck, Professor of Classics, University of Reading. Winterbottom, Fellow and Tutor of Worcester College, Oxford.”,”VARx-101-FL” “CLAUSEWITZ Carl und Marie von”,”Ein Lebensbild in Briefen und Tagebuchblättern.”,”Altra copia edizione: VERLAG VON MARTIN WARNED. BERLIN. 1917″,”GERQ-001″ “CLAUSEWITZ Carl von”,”De la guerre.”,”Clausewitz (Karl von), generale e teorico militare prussiano (Burg, presso Magdeburgo, 1780 – Breslavia 1831). Figlio di un ufficiale di Federico II, combatté a Fleurus e nel 1796 fu promosso ufficiale. Chiamato nel 1801 alla scuola di guerra di Berlino, strinse amicizia con Scharnhorst, che esercitò una grande influenza sulla sua formazione militare e politica. Fatto prigioniero a Jena, venne condotto in Francia; poi, liberato, fu chiamato da Scharnhorst, con Boyen e Gneisenau, a far parte della commissione per la riorganizzazione dell’esercito. Per poter meglio lottare contro la Francia, nel 1809 si arruolò sotto la bandiera austriaca, poi, in seguito all’alleanza di Napoleone con l’Austria, passò nel 1811 al servizio dello zar. In qualità di plenipotenziario del comando russo negoziò con Yorck, comandante del contingente prussiano della  grande armata , la convenzione di Tauroggen (1812). Nel 1813,”,”QMIx-048″ “CLAUSEWITZ Carl von, a cura di Marie-Louise STEINHAUSER”,”De la Révolution à la Restauration. Ecrits et lettres.”,”””Mi sembra impossibile di amare veramente lo Stato prussiano senza ten ere la perdita di Stein come il più grande malanno che possa ancora colpire all’ ora attuale, e sono pronto a credere che i suoi stessi nemici dovranno riconoscere che solo un uomo di un talento così eccezionale, così energico e così incorrutibile è capace di mantenere una certa coesione tra le rovine della nostra grandezza passata e di spandere la semenza di un avvenire migliore. Voglio credere che ci restano degli uomini le cui capacità non sono inferiori per nulla alle sue (benché non li conosca); ma, supponendo che essi esistano realmente, il loro merito non è conosciuto, la loro autorità non ha alcuna applicazione, e si perderà di nuovo tempo prezioso a combattere le mille incertezze e le mille difficoltà””. (pag 250, 4 ottobre 1808, lettera di Marie, corrispondenza tra Clausewitz e Marie von Brühl)”,”QMIx-146″ “CLAUSEWITZ Carl von”,”Principes fondamentaux de stratégie militaire.”,”CLAUSEWITZ Carl von “”Redatto nel 1812 per la formazione militare del principe di Prussia, questo manuale condensa in poche dozzine di pagine le tesi del trattato monumentale ‘Della guerra’. Al suo allievo, Clausewitz (1780-1831) offre un vera preparazione mentale al combattimento: prima di battersi veramente, l’apprendista stratega deve armarsi concettualmente ed agguerrirsi con la meditazione. (…) L’ufficiale prussiano che combatté contro la Grande Armée insiste in modo stupefacente moderno sulla dimensione psicologica del conflitto, accordano un largo spazio all’opinione pubblica e sottolineando la necessità dell’audacia, della fermezza e della scaltrezza di fronte all’incertezza e alla confusione della guerra effettiva”” (in 4° di copertina) “”Le premier et le plus important principe que l’on doit se fixer pour atteindre de tels buts [de grandes victoires et la prise de la capitale, ndr] est le suivant: mobiliser ‘toutes’ les forces qui nous sont données; avec la plus grande application. (…) La deuxième principe est: concentrer autant que possible sa puissance là où les chocs principaux doivent se produire; s’exposer à des désavantages sur d’autres points, afin d’être d’autant plus certain du succès sur le point principal. Ce succès vient compenser tous les autres insuccès. Le troisième principe est: ne pas perdre de temps. Lorsqu’on ne retire aucun avantage particulièrement important du fait de temporiser, il importe de régler la chose aussi vite que possible. la rapidité aidant, cent mesures de l’ennemi sont étouffées dans l’oeuf, et l’opinion publique bascule en notre faveur. La surprise joue un rôle beaucoup plus important dans la stratégie que dans la tactique; elle est le principe le plus efficace de la victoire (…). Enfin, le quatrième principe est: exploiter avec la plus haute énergie les succès que nous remportons. Seule la poursuite de l’ennemi battu permet de récolter les fruits de la victoire””. (pag 46-47)”,”QMIx-230″ “CLAUSEWITZ Karl von, LENIN V.I., MAO TSE-TUNG VON DACH H. U.S. SPECIAL FORCES”,”In caso di golpe. Manuale teorico-pratico per il cittadino di resistenza totale e di guerra di popolo, di guerriglia e di controguerriglia. Scritti di Clausewitz, Lenin, Mao Tse-tung, il manuale del maggiore von Dach, testi delle Special Forces americane.”,”Contiene di Clausewitz: Guerra di popolo; di Lenin: Sulla guerra partigiana; di Von Dach: Manuale di guerriglia Lenin sulle forme di lotta (pag 21-23) (pag 29)”,”QMIx-008-FV” “CLAUSEWITZ Karl Von”,”Della guerra. Edizione integrale”,”””La guerra non è dunque solamente un atto politico, ma un vero ‘strumento’ della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi. (…) Si vede dunque, anzitutto, che in ogni caso la guerra deve essere concepita ‘non come cosa a sé stante’, ma come strumento politico. E solo partendo da questa concezione è possibile non cadere in contrasto con tutta la storia militare: è questa la sola chiave dell’analisi razionale di questo grande libro”” (pag 38-39) “”L’idea dell’ attrito è la sola che abbia sufficiente analogia genuina con quanto distingue la guerra reale dalla guerra a tavolino”” (pag 87) “”Diciamo dunque che la guerra non appartiene né al dominio dell’arte né a quello della scienza, ma al dominio della vita sociale. E’ un conflitto di grandi interessi, che ha una soluzione sanguinosa, e solamente in questo differisce dagli altri. Si potrebbe piuttosto paragonarla al commercio che a qualsiasi altra arte, poichép il commercio è anch’esso un conflitto di interessi e di attività: e alla guerra si accosta ancor più la politica, che può anch’essa, a sua volta, considerarsi come un commercio in grande scala. Di più è dal grembo della politica che la guerra trae origine, è nella politica che i caratteri principali della guerra già contenuti allo stadio rudimentale, come le proprietà degli esseri viventi lo sono nei rispettivi embrioni”” (pag 130)”,”QMIx-001-FC” “CLAUSEWITZ Karl Von, a cura di Edmondo AROLDI”,”Della guerra. Volume primo.”,”Antologia critica: brani di F. Engels, Jean Jaures, V.I. Lenin, André Glucksmann, Paul L. von Hindenburg, B. von Bülow, B. Croce, E. Canevari, A. Hitler, G. Stalin, A. Gramsci, G. Bouthoul, W. Hahlweg, Piero Pieri, Cyril Falls, Gerd Stamp, Karl Korsch, Tommaso Argiolas, Gerhard Ritter L’impiego delle forze “”Quanto alle ‘privazioni’, la questione cambia alquanto di aspetto. Esse consistono generalmente in due cose: insufficienza di alimenti e insufficienza di riposo per le truppe sia nei campi sia negli accantonamenti: entrambe si accentuano col crescere delle forze concentrate, in una medesima zona. Ma, d’altronde non è forse per l’appunto la superiorità numerica sull’avversario il mezzo migliore per allargarsi e procurare con ciò alle truppe condizioni migliori di assistenza e di alloggiamento? Se Napoleone nella spedizione di Russia nel 1812 tenne riunite le sue truppe in masse inauditamente enormi sopra una sola strada, e cagionò così a quell’esercito privazioni estreme, ciò deve attribuirsi al suo principio «che non si è mai troppo forti sul punto decisivo». Egli ha spinto all’eccesso, in quel caso, le conseguenze di tale principio? Non è qui il luogo di esaminarlo: ma è certo che, se egli avesse voluto evitare le privazioni che risultavano dal suo dispositivo, non avrebbe avuto che da avanzare su più grande fronte: lo spazio in Russia non mancava, come non mancherà nella maggior parte dei casi. Non si può dunque trarre da questo esempio un argomento per provare che l’impiego simultaneo di forze assai superiori debba essere causa di un maggiore indebolimento. Ma ammettiamo pure che le intemperie, e le fatiche inevitabili della guerra, abbiano prodotto una diminuzione anche in quel soprappiù di forze che si sarebbe potuta riservare ad ulteriore impiego, nonostante il sollievo che la sua presenza ha dato al resto dell’esercito; si dovrà tuttavia considerare sempre il complesso delle cose, domandarci se questa diminuzione avrà tanta importanza quanto il guadagno di energie che possiamo ottenere mediante la nostra preponderanza di forze su più di una strada. Ci resta ancora un punto importante da considerare. Nel combattimento parziale si può, senza troppa difficoltà, valutare approssimativamente la forza necessaria per produrre un grande risultato preventivato; e, in conseguenza, calcolare anche quanto diverrebbe superfluo. In strategia invece una simile valutazione è impossibile, perché il risultato strategico non costituisce un oggetto così determinato e circoscritto come il tattico. Quanto può in tattica ritenersi un eccesso di forze, deve in strategia riguardarsi come un ‘mezzo destinato ad estendere il risultato se l’occasione si presenta’ (…)”” (pag 222-223) Tensione e riposo. La legge dinamica della guerra. Concetto di equilibrio, stasi e tensione delle forze (pag 241)”,”QMIx-296″ “CLAUSEWITZ Karl Von”,”Della guerra. Volume secondo.”,”Antologia critica: brani di F. Engels, Jean Jaures, V.I. Lenin, André Glucksmann, Paul L. von Hindenburg, B. von Bülow, B. Croce, E. Canevari, A. Hitler, G. Stalin, A. Gramsci, G. Bouthoul, W. Hahlweg, Piero Pieri, Cyril Falls, Gerd Stamp, Karl Korsch, Tommaso Argiolas, Gerhard Ritter Influenza dello scopo politico sull’obbiettivo bellico – La guerra è uno strumento della politica (pag 808)”,”QMIx-297″ “CLAUSEWITZ Carl Von”,”Della guerra. Edizione integrale.”,”Carl von Clausewitz (1780-1831) generale prussiano. La guerra Clausewitz l’aveva vissuta sui campi di battaglia d’Europa combattendo per anni contro Napoleone.”,”GERQ-002-FL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”Notes sur la Prusse dans sa grande catastrophe 1806.”,”CLAUSEWITZ Carl von (1780 – 1831) generale, scrittore e teorico militare prussiano. Combattente nell’esercito prussiano durante le guerre napoleoniche, famoso per il trattato di strategia militare “”Della guerra”” (Vom Kriege) pubblicato nel 1832 ma mai completato per la morte dell’Autore. 3 413875 SBN”,”QMIx-160-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”Campagne de 1814.”,”CLAUSEWITZ Carl von (1780 – 1831) generale, scrittore e teorico militare prussiano. Combattente nell’esercito prussiano durante le guerre napoleoniche, famoso per il trattato di strategia militare “”Della guerra”” (Vom Kriege) pubblicato nel 1832 ma mai completato per la morte dell’Autore. Buona parte delle opere di Clausewitz non sono tradotte in italiano. 3 413876 SBN”,”QMIx-161-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”Campagne de 1815 en France.”,”CLAUSEWITZ Carl von (1780 – 1831) generale, scrittore e teorico militare prussiano. Combattente nell’esercito prussiano durante le guerre napoleoniche, famoso per il trattato di strategia militare “”Della guerra”” (Vom Kriege) pubblicato nel 1832 ma mai completato per la morte dell’Autore. La maggior parte dei testi di CLAUSEWITZ non sono tradotti in lingua italiana 3 413877 SBN”,”QMIx-162-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”De la révolution a la restauration. Écrits et lettres.”,”CLAUSEWITZ Carl von (1780 – 1831) generale, scrittore e teorico militare prussiano. “”Della guerra”” opera maggiore. Nell’introduzione a pag 7 è riportato che nel 1793 l’esercito prussiano entra a Magonza occupata dai francesi e il dodicenne portabandiera prussiano è Clausewitz. A pg 478 è riportato (dal necrologio ufficiale) che il 16/11/1831 C. muore di colera mentre ancora svolgeva affari di servizio con la solita concentrazione. In nota si riporta che 2 giorni dopo, a Berlino, morirà anche HEGEL. Il testo tedesco (da cui deriva questa traduzione in francese) è del 1937. Raccoglie alcuni scritti di CLAUSEWITZ tra i 26 e i 32 anni, comprese lettere alla moglie BÜRHL Marie de. Introduzione centrata su vita e opere di C., 3 413878 SBN”,”QMIx-164-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von, a cura di Gian Enrico RUSCONI”,”Della guerra.”,”Carl von CLAUSEWITZ: (nato a Burg – Magdeburgo – il 1° luglio 1780; morto a Breslau il 16 novembre 1831). Generale dell’Esercito prussiano, combattè durante le guerre napoleoniche, teorico e scrittore militare. <> (pag 17, 20). <> (pag 41). (…) <> (pag 230).”,”QMIx-208-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”Della Guerra. Volume I.”,”Carl von CLAUSEWITZ: (nato a Burg – Magdeburgo – il 1° luglio 1780; morto a Breslau il 16 novembre 1831). Generale dell’Esercito prussiano, combattè durante le guerre napoleoniche, teorico e scrittore militare. Guerra coma atto di violenza per imporre la propria volontà; il grado di civiltà non modifica tale tendenza (pag 19, 22). Volume 1/2 in cofanetto. ‘Clausewitz e il suo tempo’, antologia critica, prefazione di Maria VON CLAUSEWITZ, avvertenza dell’autore (1827), nota dell’autore, premessa dell’autore, bibliografia, note a piè di pagina; edizione integrale, traduzione di Ambrogio BOLLATI e Emilio CANEVARI, Collana Oscar Mondadori”,”QMIx-209-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”Della Guerra. Volume II.”,”Carl von CLAUSEWITZ: (nato a Burg – Magdeburgo – il 1° luglio 1780; morto a Breslau il 16 novembre 1831). Generale dell’Esercito prussiano, combattè durante le guerre napoleoniche, teorico e scrittore militare. Volume 2/2 in cofanetto.”,”QMIx-210-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”On War.”,”Carl von CLAUSEWITZ: (nato a Burg – Magdeburgo – il 1° luglio 1780; morto a Breslau il 16 novembre 1831). Generale dell’Esercito prussiano, combattè durante le guerre napoleoniche, teorico e scrittore militare. RAPOPORT Anatol (Lozova, Ucraina 22/5/1911- Toronto, Canada 20/1/2007), curatore dell’edizione (sua Introduzione da pag 11 a pag 80). Matematico americano di origine russa (odierna Ucraina). Professore di biologia matematica e matematico ricercatore. Secondo alcuni giornali fu membro del Partito comunista Americano per tre anni, uscendone nel 1941 per prestare servizio nell’Aeronautica militare americana durante la Seconda guerra mondiale. Studioso della teoria generale dei sistemi. Pioniere del movimento pacifista internazionale. Più volte candidato al Premio Nobel per la Pace. << (…) Se filosofie diverse danno risposte diverse alla domanda “”Che cos’è la guerra?”” ci troviamo di fronte al problema di risolvere le differenze. Un modo è accettare una risposta e rifiutare le altre. Un altro modo, più sofisticato, è concludere che la guerra ha molte sfaccettature e che le varie filosofie della guerra riflettono semplicemente il fatto che diversi pensatori hanno individuato diversi aspetti su cui prestare attenzione. Esiste ancora un terzo modo di vedere queste diverse concezioni della natura della guerra: la natura della guerra stessa è in larga misura determinata da come l’uomo la concepisce. Una caratteristica comune dei fenomeni causati dall’uomo è che, a differenza dei fenomeni naturali, sono influenzati (a volte in modo molto forte) da ciò che pensiamo o diciamo al riguardo. Quindi la risposta alle importantissime domande (…) se la civiltà sarà distrutta da una guerra globale (…) può dipendere (…) da quali filosofie di guerra prevalgono.>> (pag 12 dell’Introduzione di A. Rapoport, trad. d. r.).”,”QMIx-213-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von”,”La Campagne de 1796 en Italie.”,”Carl Philipp Gottlieb von CLAUSEWITZ: (Burg, 1° luglio 1780 – Breslavia, 16 novembre 1831). Generale, scrittore e teorico militare prussiano. Combattente durante le guerre napoleoniche, opera principale il trattato di strategia militare “”Della guerra”” (Vom Kriege). La campagna d’Italia 1796-1797 fu la serie di operazioni militari guidate da BONAPARTE Napoleone alla testa dell’Armata d’Italia durante la guerra della prima coalizione combattuta dalla Francia rivoluzionaria contro le potenze monarchiche europee. Questa edizione francese de “”La Campagna del 1796 in Italia”” di CLAUSEWITZ Carl von costituisce il terzo volume della collezione Biblioteca Storica e Militare. Questo testo riprende la traduzione di J. COLIN (capitaine d’artillerie breveté) dal tedesco al francese, pubblicata nel 1899 presso la Librairie Militaire di L. Baudoin. La presente edizione, terminata di stampare nel novembre 1982, è un’edizione di Aux Trois Hussards, Parigi. La tiratura è stata limitata a 10 esemplari numerati dalla A alla J riservati ai collaboratori; altri 300 esemplari, numerati da 11 a 310. La presente copia è la n. 35. Questa edizione in cofanetto, oltre al testo, è accompagnata da una cartella contenente le tavole dell’edizione originale e cartine. «Clausewitz possedeva, è vero, la raccolta pubblicata da Panckouke, nel 1809-1819, con il titolo “”Corrispondenza inedita di Napoleone””; ma trovò solo una parte delle lettere indirizzate al Direttorio dal Generale in capo dell’esercito d’Italia, troppo poche per apprendere dallo stesso Bonaparte ciò che aveva avuto il primo posto nelle sue preoccupazioni e nei suoi progetti. Non vedeva [Clausewitz] l’irrimediabile separazione tra il Regno Sardo e gli austriaci in Liguria, nè capiva che il fondamento stesso del piano di Bonaparte era quello di occupare il vuoto lasciato tra i due avversari. Non notava la provvisorietà e l’incertezza della situazione creata dall’armistizio di Cherasco, la possibilità di rottura con il Piemonte, l’obbligo per l’esercito francese di restare a portata di Torino per colpire al primo segnale del Direttorio. Infine, non poté conoscere tutte le lettere di Bonaparte al Direttorio né a Carnot, né i suoi proclami ai tirolesi, che dimostravano che l’offensiva in Baviera era, fino all’agosto 1796, l’oggetto principale delle sue operazioni. (…)» (pag VI, dalla Prefazione del traduttore francese).”,”FRAN-131-FSL” “CLAUSEWITZ Carl von, a di Carlo ALTINI”,”Sulla guerra. Testi scelti.”,”Guerra: dall’ancien regime alle guerre napoleoniche “”Una profonda trasformazione nell’immagine moderna della guerra prende avvio con la Rivoluzione francese per svilupparsi nell’Ottocento con le guerre di liberazione nazionale. La guerra non è più un affare di Stato, ma del popolo, che partecipa direttamente ai conflitti su più piani. Da un lato, infatti; il popolo diventa il soggetto della leva della leva obbligatoria di massa per la costituzione degli eserciti regolari non più formati esclusivamente da professionisti e mercenari; dall’altro, inizia a organizzarsi come comunità di lingua, cultura e tradizione che intende costituirsi in nazione attraverso i movimenti rivoluzionari condotti contro i governi dell”Ancien Régime’; infine; diventa soggetto ‘passivo’ delle guerre, in quanto sempre più i conflitti bellici giungono a coinvolgere, con i loro effetti devastanti, la popolazione civile. Questo mutamento della guerra implica la discussione di un principio che aveva contribuito alla naturalizzazione del conflitto in età moderna, quello di non discriminazione morale tra gli attori della guerra. Sul piano teorico tale rischio viene immediatamente notato da Clausewitz che mira a ricomporre la frattura tra la guerra come affare di Stato e la guerra come affare di popolo, frattura che già Hegel e Fichte avevano individuato come conseguenza delle guerre napoleoniche. E’ soprattutto Fichte, nel ‘Reden an die Deutsche Nation’ (1808), ad abbandonare l’ideale repubblicano e cosmopolitico della «pace perpetua» di Kant e a completare la svolta verso il nazionalismo chiamando la Prussia al riscatto contro l’invasione napoleonica e lanciando un appello ai tedeschi per giungere all’unificazione politica della Germania e alla creazione di un nuovo impero fondato ‘organicamente’ sulla comunità di lingua, cultura e costumi. Nonostante la sua grandiosità sistematica, l’ipotesi di Clausewitz viene smentita dagli avvenimenti successivi, che vedono un nesso sempre più stringente – per esempio in molti sostenitori dell’imperialismo e del darwinismo sociale – tra guerra, identità nazionale e ideologia politica. Del resto, è lo stesso Clausewitz, almeno in parte, a essere consapevole di questa possibile ‘deriva’, che non riguarda la distinzione tra guerre limitate (quelle combattute durante l”Ancien Régime’) e guerre di abbattimento (quelle rivoluzionarie e napoleoniche). Di fronte alla realtà classica della guerra tra Stati (sancita dalla pace di Westfalia del 1648 e successivamente incarnata dalla «teoria dell’equilibrio» tra le potenze europee) Clausewitz intravede infatti l’affermarsi di un nuovo tipo di guerra: la guerra partigiana, o guerriglia (la cui prima emergenza storica si ha con le rivolte spagnole di fronte alla dominazione napoleonica)”” (pag 25-26) [Carlo Altini, ‘La politica della guerra in Clausewitz. Tra distinzioni concettuali e trasformazioni storiche’, ntroduzione, (in) Carl Clausewitz, ‘Sulla guerra. Testi scelti’, Edizioni della Normale, Pisa, 2024]”,”QMIx-335″ “CLAVAL Paul”,”L’ evoluzione storica della geografia umana.”,”Paul CLAVAL è un autorevole geografo francese della nuova generazione. Insegna dal 1960 nell’ Università di Besancon. Ha scritto ‘Geographie generale des marches’ (1963), ‘Regions, nations, grandes espaces’ (1968), ‘La theorie des villes’ (1968).”,”ASGx-016″ “CLAVERT Frédéric”,”Hjalmar Schacht, financier et diplomate (1930-1950).”,”CLAVERT Frédéric laureato in storia contemporanea, Clavert ha studiato scienze politiche e storia contemporanea a Strasburgo e Leeds. Studia le relazioni tra i banchieri centrali e la costruzione europea. “”En outre, le Reich a besoin de 960 millions de ‘Reichsmark’ supplémentaires en devises par rapport à 1935 pour couvrir les besoins en matières premières en 1936, à cause de l’augmentation des prix sur le marché mondial, de la demande intérieure et des besoins de Walter Darré. Selon Schacht, il faudrait un bon des exportations de 25% pour répondre à ces besoins, alors qu’elles ne peuvent s’accroître que de 10%. Pour combler ce manque, Göring désire définir une ligne générale de politique économique pour maintenir le rythme du réarmement. Il propose de distinguer des mesures de court terme du programme économique à long terme. Dans l’immédiat, les exportations peuvent être augmentées. Les ‘Ersatz’ et l’amélioration de la production agricole doivent être la pierre angulaire du programme de long terme: Göring veut organiser une économie autarcique. Le Nouveau Plan de Schacht touche à sa fin, d’autant plus qu’à l’été 1936, le manque de devises et de matières premières s’aggrave encore. La situation économique du printemps et de l’été 1936 oblige les autorités du Reich à faire un choix. Deux moyens peuvent corriger les désésquilibres: soit freiner le réarmement et rééquilibrer l’économie allemande pour , à terme, la rouvrir; soit accélérer le réarmement mais aller à la guerre. L’arbitrage entre ces deux solutions est rendu par Hitler pendant le mois d’août 1936, par l’écriture du Mémorandum sur les tâches d’un Plan de 4 ans. Cet arbitrage se fait en faveur de Göring aux dépens de Schacht et l’autorité du ministre de l’Economie est contestée de toute part.”” (pag 272-273)”,”GERN-157″ “CLEGG Edward J.”,”Homo sapiens. Introduzione alla biologia umana.”,”CLEGG Edward J. è un insegnante di biologia e anatomia umana presso l’Università di Sheffield. Influenza eredità e ambiente sull’uomo”,”SCIx-308″ “CLEMENCEAU George”,”Grandezze e miserie di una vittoria.”,”[La controversia sul comando unico in Francia e tra gli Alleati. ‘Dovevo scoprire più tardi, molto tempo dopo la guerra, quando conobbi finalmente la lettera di Poincaré a Jeanneney, che la nuova teoria presidenziale consisteva semplicemente nel togliermi – in virtù del comando unico – una parte di autorità sul maresciallo Foch. Se non avessi avuto il documento sotto gli occhi, non l’avrei creduto. Nel momento culminante della guerra, il Presidente della Repubblica francese offriva argomenti al comandante delle armate alleate, per incoraggiarlo a resistere al suo superiore immediato, presidente del Consiglio, ministro della Guerra. Dimostrava, alla candida anima antigiuridica del soldato, che i governi alleati, conferendogli il potere sui loro eserciti, l’avevano in parte sottratto all’autorità del presidente del Consiglio, Ministro della Guerra. La controversia verte sopra l”azione’ che ne deve risultare. Il generale Pershing non vuole cambiare metodo. Il Maresciallo Foch, a cui Poincaré non può togliere il diritto di comandare a Pershing, non vuol comandare, e Poincaré, il quale non vuole ch’io comandi a Foch di comandare, pretende che restiamo lì tutt’e tre a guardarci, in quell’impotenza di agire nata da una organizzazione suprema del comando effettivo che, per conseguire la vittoria, vorrebbe ora che lasciassimo i nostri soldati senza soccorso! Ecco di che cosa bisognava occuparsi, mentre il sangue dei nostri soldati scorreva a fiotti, mentre ‘due milioni d’uomini’ venuti per soccorrerli dovevano attendere che i nostri grandi arbitri della guerra avessero cambiato d’umore’ (pag 76-77)]”,”RAIx-248″ “CLEMENS Diane Shaver”,”Yalta.”,”CLEMENS Diane Shaver, storica americana, insegna Storia all’ Università di California a Berkeley ed al Kennedy Institute of Politics della Harvard University. Ha tenuto vari seminari a Bucarest, Praga, Budapest e Mosca.”,”RAIx-096″ “CLEMENS Diane Shaver”,”Yalta.”,”Diane Shaver Clemens insegna Storia all’ Università di California a Berkeley ed a Kennedy Institute of Politics della Harvard University. Ha tenuto vari seminari nelle Università di Bucarest, Praga, Budapest e Mosca.”,”RAIx-019-FL” “CLEMENT Karine”,”Les ouvriers russes dans la tourmente du marché. 1989-1999. Destruction d’un groupe social et remolibisations collectives.”,”CLEMENT Karine, sociologa e insegnante all’ Università Paris 8, ha lungamente soggiornato in Russia dove ha effettuate numerose ricerche in una decina d’ imprese raccogliendo testimonianze che le hanno consentito di esplorare la vita quotidiana degli operai russi.”,”MRSx-029″ “CLEMENTE Guido”,”Guida alla storia romana. Eventi, strutture sociali, metodi di ricerca.”,”CLEMENTE Guido (Sassari 1942) è titolare della cattedra di storia romana all’Università di Firenze.”,”STAx-236″ “CLEMENTELLI Elena MAURO Walter a cura; scritti di Paul ELUARD Antonio MACHADO Rafael ALBERTI Cesare PAVESE Mario TOBINO Giorgio CAPRONI Giuseppe UNGARETTI Federic GARCIA LORCA Franco FORTINI Bertolt BRECHT Corrado GOVONI Eugenio MONTALE Heinrich BÖLL Fernando PESSOA Costantino KAVAFIS Stephen SPENDER Sergej ESENIN Bob DYLAN Pablo NERUDA R. TAGORE Salvatore QUASIMODO Boris PASTERNAK E. EVTUSENKO M.I. CVETAEVA e altri”,”Il fiore della libertà. Un’antologia delle più significative poesie di tutto il mondo che hanno dato voce con coraggio e dolore ai diritti inalienabili degli uomini.”,”Elena Clementelli, nata a Roma, laureata in Lettere si dedica alle discipilne classiche e allo studio delle lingue e delle letterature iberiche e anglosassoni. Walter Mauro, scrittore e critico letterario, è nato a Roma, dove svolge intensa attività di studioso delle letterature italiana, angloamericana e francese.”,”VARx-631″ “CLEMENTI Maurizio GALLI Lorena a cura; brani antologici di TUCIDIDE DEMOSTENE ORAZIO TITO LIVIO TASSO T. SHAKESPEARE W. HUGO V. KIPLING R. APOLLINAIRE G. MALAPARTE C. YOURCENAR ESCHILO ARISTOFANE VIRGILIO LUCANO CERVANTES M. TOLSTOJ L.N. HEMINGWAY E. CELINE L.F. ANDRIC I. LEVI P. MORANTE E.”,”Da Tucidide a Primo Levi. La guerra.”,”””Robespierre, mettendo mano alle carte sparse dinanzi a lui, continuò: “”Vi ho letto i messaggi di Prieur de la Marne. Vi ho comunicato le notizie inviateci da Gélambre. Credetemi, Danton, la guerra contro lo straniero è ben poca cosa; la guerra civile è tutto. La guerra straniera una escoriazione a un gomito; la guerra civile è un’ulcera che vi rode il fegato. Dall’insieme delle notizie che vi ho comunicato se ne ricava che la Vandea, finora agli ordini di molti capi, sta per averne uno solo””. [Victor Hugo, Il Novantratré, 2004] (pag 30)”,”QMIx-196″ “CLEMENTI Marco”,”L’Europa e il mondo. La politica estera, di sicurezza e di difesa europea.”,”Marco Clementi insegna Relazioni internazionali nell’Università di Pavia. É autore di numerosi contributi su questioni di politica internazionale apparsi su riviste scientifiche. Con il Mulino ha pubblicato La Nato. Quanto conta l’Europa sul piano Internazionale? Quanto è in grado di difendere gli interessi e la sicurezza dei suoi cittadini e di promuovere la stabilità di un ordine Internazionale sempre più complesso e imprevedibile? Il volume ripercorre questo aspetto ancora incompiuto dell’integrazione europea dal dopoguerra alle minacce del terrorismo internazionale. La sindrome dell’insicurezza che caratterizza l’attuale situazione richiede una maggior cooperazione tra i paesi Europei.”,”EURx-028-FL” “CLEMENTI Marco”,”Storia del dissenso sovietico (1953-1991).”,”Marco Clementi (Roma 1965) insegna Relazioni internazionali nell’Università di Pavia. É autore di numerosi contributi su questioni di politica internazionale apparsi su riviste scientifiche. Con il Mulino ha pubblicato La Nato. Quanto conta l’Europa sul piano Internazionale? Quanto è in grado di difendere gli interessi e la sicurezza dei suoi cittadini e di promuovere la stabilità di un ordine Internazionale sempre più complesso e imprevedibile? Il volume ripercorre questo aspetto ancora incompiuto dell’integrazione europea dal dopoguerra alle minacce del terrorismo internazionale. La sindrome dell’insicurezza che caratterizza l’attuale situazione richiede una maggior cooperazione tra i paesi Europei. Questo volume è la storia dell’incomponibilità del rapporto tra intellettuali e potere in Urss. Vera letteratura può esservi solo laddove non sia prodotta da funzionari obbedienti e servizievoli, ma da folli, eremiti, eretici, sognatori, ribelli, scettici. Evgenij Zamjatin.”,”RUSS-031-FL” “CLEMENTI Marco”,”La Nato.”,”Marco Clementi (Roma 1965) insegna Relazioni internazionali nell’Università di Pavia. É autore di numerosi contributi su questioni di politica internazionale apparsi su riviste scientifiche. Con il Mulino ha pubblicato La Nato. Quanto conta l’Europa sul piano Internazionale? Quanto è in grado di difendere gli interessi e la sicurezza dei suoi cittadini e di promuovere la stabilità di un ordine Internazionale sempre più complesso e imprevedibile? Il volume ripercorre questo aspetto ancora incompiuto dell’integrazione europea dal dopoguerra alle minacce del terrorismo internazionale. La sindrome dell’insicurezza che caratterizza l’attuale situazione richiede una maggior cooperazione tra i paesi Europei. Questo volume è la storia dell’incomponibilità del rapporto tra intellettuali e potere in Urss. Vera letteratura può esservi solo laddove non sia prodotta da funzionari obbedienti e servizievoli, ma da folli, eremiti, eretici, sognatori, ribelli, scettici. Evgenij Zamjatin.”,”QMIx-050-FL” “CLEMENTS Barbara Evans”,”Bolshevik Women.”,”CLEMENS Barbara Evans è Professore di storia all’ University di Akron. E’ studiosa della storia delle donne russe. Ha scritto la biografia della KOLLONTAI (1979) e ‘Daughters of revolution: a history of women in the USSR’ (1994). Molto del materiale statistico del libro deriva dalla elaborazione di dati ricavati dal ‘The Soviet Data Bank’ compilato da William CHASE e J. Arch GETTY (Versione 1.0, 1986), contiene records su circa 28 mila individui, raccolti secondo la categoria di lavoro (e con riferimenti sull’ istruzione; eventuali imprigionamenti, attività nel 1917). In gran parte queste informazioni sonostate prese da documenti del governo e del partito degli anni 1920s e 1930s. La CLEMENS ha disaggregato questi dati per sesso: ha ricavato informazioni su 545 bolscevichi di cui 318 entrati nel partito prima del 1917 e 227 tra il 1917 e il 1921. Le fonti sono memorie biografie articoli di periodici ecc.”,”RIRB-042″ “CLEMINSON Andy HASSELL Keith, a cura di Paolo CASCIOLA”,”Antonio Gramsci e la tradizione rivoluzionaria.”,”””C’è un altro modo per giudicare l’ evoluzione di Gramsci: quale fu il suo atteggiamento rispetto alla base teorica del centrismo del Comintern – il “”socialismo in un paese solo”” – ed alla critica rivoluzionaria di questo – la “”rivoluzione permanente””? I brani dei Quaderni del carcere dedicati a tali questioni non forniscono alcun sostegno alle argomentazioni di coloro che, come Perry Anderson, vedono un’ affinità tra le posizioni di Gramsci e quelle di Trotsky nelle loro rispettive critiche dell’ ultrasinistrismo di Stalin dopo il 1928. La verità è che, a partire dalla metà del 1924, Gramsci fu un critico selvaggio della teoria trotskiana. Il suo ultimo riferimento favorevole a Trotsky a questo riguardo risale al febbraio del 1924. Gramsci esaminò con simpatia gli attacchi dell’ opposizione contro la burocrazia in URSS (…). Tuttavia nel giro di sei mesi, al momento del V Congresso Mondiale, Gramsci aveva abbandonato questo punto di vista e si era schierato con la frazione della troika Stalin-Zinoviev-Kamenev.”” (pag 14-15)”,”GRAS-039″ “CLERICI Alberto”,”Costituzionalismo, contrattualismo e diritto di Resistenza nella Rivolta dei Paesi Bassi (1559-1581).”,”Alberto Clerici è dottore di ricerca in Storia delle dottrine politiche e Filosofia della politica.”,”OLAx-001-FMB” “CLEUGH James”,”Furia española. La guerra de España (1936-39) vista por un escritor ingles.”,”Questo libro è stato terminato da CLEUGH nel 1956. In quell’epoca il clima dominante in Gran Bretagna e negli Stati Uniti non era favorevole ad interpretare il conflitto nella sua giusta prospettiva. Questa atmosfera cominciò a cambiare nel 1959. Nel 1961, due opere ammirevoli sul tema, una britannica e l’ altra americana, vennero pubblicate contemporaneamente: la ‘guerra civile spagnola’ di Hugh THOMAS, molto dettagliato e obiettivo nel ricostruire gli avvenimenti, e ‘il Grande inganno’ di Burnett BOLLOTEN, che si concentrò sulle manovre comuniste per dominare la strategia repubblicana fino al maggio 1937, quando Largo CABALLERO, il principale avversario di quella linea fu costretto ad abbandonare il potere. Il libro di CLEUGH è uscito poco prima degli altri due pertanto i due autori non figurano nella bibliografia. Ma le loro conclusioni confermano quelle dell’ autore.”,”MSPG-096″ “CLIFF Tony”,”A world to win. Life of a revolutionary.”,”Nel 1961 si lancia il giornale ‘Industrial Worker’, in seguito diventa ‘Labour Worker’. Nel giugno 1968 il ‘Labour Worker’ diviene ‘Socialist Worker’. Il 7 settembre 1968 diventa settimanale. Tony CLIFF ha 82 anni.”,”MUKx-062″ “CLIFF Tony”,”Capitalismo di Stato in Russia.”,”‘Capitalismo di Stato in Russia’ di Tony CLIFF è stato pubblicato per la prima volta alla fine degli anni 1940 in Inghilterra e poi tradotto in diversi paesi del mondo. Sinora era inedito in Italia. Tony CLIFF, nato in Palestina nel 1917, aderì negli anni 1930 al trotskismo, dalla cui analisi degli ‘stati operai’ si distaccò con ‘Capitalismo di Stato in Russia’. Stabilitosi a Londra dal 1948 fondò il ‘Socialist review group’ nel Partito laborusta, da cui ruppe nel 1964 per fondare la corrente di ‘International Socialist’ che dal 1977 prese in Gran Bretagna il nome di ‘Socialist Workers Party’ del quale è stato dirigente di primo piano. Ha scritto la biografia critica di TROTSKY e di LENIN.”,”RUSU-115″ “CLIFF Tony”,”Building the Party, 1893-1914.”,”Tony CLIFF è stato dirigente del Socialist Workers Party. Ha scritto molte libri tra cui uno sullo sciopero generale del 1926 in Gran Bretagna: ‘Marxism and Trade Union Struggle: The General Strike of 1926′ (1986, con Donny GLUCKSTEIN. La biografia di Lenin prosegue con il volume: Tony CLIFF, All Power to the Soviets, 1914-1917, BOOKMARKS “”Dopo la rivoluzione, durante cui sono stati veramente molto a sinistra, i Menscevichi hanno virato fortemente a destra. Al congresso unitario di Stoccolma del 10-25 aprile 1906 l’ ala sinistra influenzata da Trotsky e Parvus è stata difficilmente distinguibile. Come Lenin scrisse, “”un cosa che colpisce è la completa assenza tra i menscevichi della tendenza che fu così chiaramente rivelata sul Nachalo, e che nel partito siamo abituati a collegarla ai nomi dei compagni Parvus e Trotsky. Vero, è possibile che ci fossero alcuni ‘parvusisti’ e ‘trotskisti’ tra i menscevichi. Pare ce ne fossero circa 8″”””. (pag 293-294)”,”LENS-132″ “CLIFF Tony”,”Lenin. Volume 1. Building the Party.”,”””Uno sciopero generale degli studenti scoppiò all’ inizio del 1911 per protesta contro le misure repressive prese dal governo, e si diffuse attraverso la Russia. Lenin salutò con entusiasmo il risveglio degli studenti. Egli criticò senza incertezza una lettera di un gruppo di studenti socialdemocratici che cercarono di sminuire l’ importanza del movimento in quanto non era collegato a nessuna azione di massa della classe operaia. La lettera degli studenti diceva, “”Concepiamo l’ azione studentesca solo in quanto coordinata con l’ azione politica generale, e in nessun caso separata da essa. Gli elementi capaci di unire gli studenti mancano. In virtù di ciò noi siamo contro l’ azione accademica””. Lenin commentò severamente: Questo argomento è radicalmente sbagliato (…). L’ agitazione universitaria è l’ espressione del sorgere di un movimento tra la nuova ‘generazione’ di studenti, che più o meno si sono abituati a più stretti gradi di autonomia; e questo movimento sta iniziando quando altre forme di lotta di massa oggi sono mancanti, quando c’è la stasi””. (pag 318)”,”RIRB-066″ “CLIFF Tony”,”Trotskyism after Trotsky. The origins of the International Socialists.”,”Trotsky su un possibile collasso dell’ URSS (pag 9) e comunque sull’ instabilità del regime sovietico. “”(…) in un articolo del 1 febbraio 1935, ‘Stato operaio, termidoro e bonapartismo’, Trotsky sostiene che lo stalinismo, come forma di bonapartismo, “”non può durare a lungo; una sfera in equilibrio sul vertice di una piramide deve inevitabilmente cadere giù da un lato o dall’ altro””; perciò “”l’ inevitabile collasso del regime stalinista”” dovrebbe seguire.”” (pag 9) “”Da qualsiasi prospettiva si consideri, è chiaro che Trotsky era convinto dell’ instabilità del regime stalinista, tanto che il 25 settembre 1939, in un articolo, ‘L’ URSS in guerra’, scrisse che vedere il regime russo come un sistema di classe stabile sarebbe come “”metterci in una posizione ridicola”” perché in quel tempo essa era “”solo a pochi anni o perfino a pochi mesi dalla sua ingloriosa caduta””. (pag 9) “”La predizione del collasso stalinista di Trotsky fu un’ inevitabile conseguenza della sua analisi del carattere di classe della Russia. Se la predizione fu sbagliata allora la sua analisi originale necessariamente entra in questione.”” (pag 16)”,”TROS-144″ “CLIFF Tony GLUCKSTEIN Donny”,”Marxism and Trade Union Struggle. The General Strike of 1926.”,”Lo sciopero generale del maggio 1926 ha coinvolto milioni di operai ma è stato ostacolato dai capi sindacali che hanno tradito le aspirazioni della base. Il libro riesamina la storia di questa lotta in chiave marxista. “”Il fatto che dopo il 1924 il Partito Comunista Britannico perse la sua capacità di discernere la direzione – verso la costruzione di un partito rivoluzionario – fu in gran parte dovuto all’ influenza della burocrazia statale russa all’ interno del Comintern.”” (pag 159) “”C’è una lettura opposta dello Sciopero Generale che fu proposta da Leon Trotsky, che vide gli eventi come una occasione rivoluzionaria perduta. La Gran Bretagna fu in una situazione rivoluzionaria nel 1926?”” (pag 285)”,”MUKx-114″ “CLIFF Tony”,”Rosa Luxemburg (Introducción a su lectura).”,”Luxemburg e la questione nazionale. “”Rosa Luxemburg, come leader di una partito operaio in Polonia, un paese diviso tra tre imperi, Russia, Germania e Austria – doveva prendere, necessariamente, una posizione rispetto alla questione nazionale. Rosa prese posizione, dalla sua formulazione nel 1896, nel suo primo lavoro di investigazione scientifica, Sviluppo industriale della Polonia, fino alla fine della sua vita ed ebbe acuti conflitti con Lenin su questa questione. La sua posizione era sia una continuazione sia una deviazione dell’ insegnamento di Marx ed Engels sulla questione nazionale (…)””. (pag 87) Marx Engels, la questione nazionale e il caso della Polonia. “”Marx ed Engels appoggiavano tutti i movimenti nazionali diretti contro lo Zar e gli Asburgo. Nello stesso tempo, e utilizzando lo stesso criterio, si opponevano ai movimenti nazionali che obiettivamente portavano acqua agli zar o agli Asburgo. L’ indipendenza della Polonia, dicevano Marx ed Engels, avrebbe enormi ripercussioni rivoluzionarie. In primo luogo, si alzerebbe una muraglia tra l’ Europa Occidentale e Centrale democratico- rivoluzionaria e il “”gendarme d’ Europa””. In secondo luogo, l’ Impero degli Asburgo, scosso da un sollevamento nazionale dei polacchi, sarebbe crollato per i conseguenti movimenti nazionali delle altre nazioni; tutte le nazioni di questo impero sarebbero libere, e gli austrotedeschi potrebbero unirsi con il resto della Germania; questa sarebbe la soluzione democratico-borghese più consistente per la questione tedesca. In terzo luogo, l’ indipendenza della Polonia sarebbe un grave colpo contro gli Junkers prussiani, rafforzando così le tendenze democratico-rivoluzionarie della Germania tutta intera””. (pag 88-89)”,”LUXS-037″ “CLIFF Tony”,”In the Thick of Workers Struggle. Selected Writings. Volume 2.”,”Il lavoro nei sindacati. “”La principale strategia industriale del partito comunista (PC) è stata per lungo tempo di conquistare posizioni ufficiali nella gerarchia delle Trade Unions. Con la crescente integrazione della burocrazia sindacale con lo Stato, e la sua giustificazione ideologica sotto il ‘Labour’, l’ irrilevanza della politica del PC è tesa a crescere””. (pag 140)”,”MUKx-127″ “CLIFF Tony”,”Capitalismo di Stato in Russia.”,”‘Può esistere un capitalismo di Stato mondiale?’ (pag 153) Tony CLIFF è nato in Palestina nel 1917 e aderisce al trotskismo negli anni 1930. Con questo si distacca dall’analisi trotskista degli ‘stati operai’. Stabilitosi a Londra dal 1948 fonda il Socialist review group all’interno del Labour Party da cui rompe nel 1964. Fonda la corrente International Socialist che nel 1977 prende il nome in Inghilterra di Socialist Workers Party di cui è stato dirigente. E’ morto nel 2000. Ha scritto ampie biografie critiche di Lenin e Trotsky.”,”TROS-200″ “CLIFF Tony”,”International Struggle and the Marxist Tradition. Selected Writings, Volume I.”,”CLIFF T. (1917-2000) fu un marxista che assunse la posizione “”Né Washington né Mosca ma socialismo internazionale””.”,”TEOC-522″ “CLIFF Tony”,”Lenin. Revolution Besieged, 1917-1923.”,”CLIFF Tony è membro del Socialist Workers Party. Ha scritto ‘Rosa Luxemburg (1959), ‘Russia: A marxist analysis’ (1963) (ripubblicato come ‘State Capitalism in Russia’ (1974)), Lenin (4 volumi [questo volume contiene il 3° e il 4°]), ‘Neither Washington nor Moscow’ (1982), ‘Class Struggle and Women’s Liberation’ (1984), ‘Marxism and Trade Union Struggle: The General Strike of 1926’ (1986, con Donny GLUCKSTEIN).”,”LENS-210″ “CLIFF Tony”,”Rosa Luxemburg.”,”Lenin, Rosa Luxemburg e il tradimento dell’internazionalismo da parte di Kautsky “”Rosa Luxemburg’s reluctance to forma an independent revolutionary party followed her slowness to react to changed circumstances. It was a central factor in the belatedness of building a revolutionary party in Germany. In this, however, she was not alone. Lenin was no quicker to break with Kautsky than Rosa. There is no ground to the Stalinist story according to which Lenin was opposed to the revolutionary Left’s adherence to the SPD and continuing association with Kautsky (). Actually, Rosa Luxemburg made a clearer assessment of Kautsky and co. and broke with them long before Lenin did. For some two decades Lenin looked upon Kautsky as the greatest living Marxist. A few instances: ‘What is to be Done?’ quotes Kautsky as he main authority for its central theme, and praises the German Social-Democratic Party as a model for the Russian movement. In December, 1906, Lenin wrote: some time now as its writer’; he described Kautsky as ‘the leader of the German revolutionary Social Democrats’. (Lenin, ‘Works’, XI, p. 330). In August, 1908, he cited Kautsky as his authority on questions of war and militarism. (Works, XV, pp. 173-176). In 1910, at the time of Rosa Luxemburg’s debate with Kautsky on the question of the path to power, invoked Kautsky as a Marxist authority in his dispute with Rosa Luxemburg on the national question. Only the outbreak of the war and the betrayal of internationalism by Kautsky shattered Lenin’s illusions in him. Then he admitted: ‘Rosa Luxemburg war right; she realised long ago that Kautsky was a time-serving theorist, serving the majority of the Party, in short, serving opportunism’ (‘Letter to Shliapnikov’, 27 October, 1914)”” [Tony Cliff, Rosa Luxemburg, London, 1980] [() See, for instance, J.V. Stalin, ‘Some Questions Concerning the History of Bolshevism’, ‘Works’, Vol. XIII, pp. 86-104; ‘Dokumente’, Vol. II, especially the preface: F. Oelssner, ‘Rosa Luxemburg’, Berlin, 1956] (pag 45)”,”LUXS-071″ “CLIFF Tony”,”Lenin. Volume 2. All Power to the Soviets.”,”La svolta di aprile di Lenin. “”Lenin, the father of Bolshevism, the man who had shaped the slogan of ‘the democratic dictatorship of the proletariat and peasantry’, and who provided its theoretical support, was the best equipped in April 1917 to overcome its limitations. This slogan restricted the revolution to bourgeois democratic ends. Now, after February, it became an obstacle to any struggle for workers’ power that had to go beyond capitalism; to establish workers’ control in industry and above all to put an end to the imperialist war. Now history relentlessly posed the alternative: either the revolution would be bourgeois-democratic or it should culminate in the dictatorship of the proletariat. Tradition plays a great role in the revolutionary movement – both positively and negatively. Tradition is necessary to the revolutionary class, as a rich arsenal from which weapons can be borrowed. However, it can be an inhibiting factor: the wrong weapons can be chosen! How to explain the amazing speed with which Lenin won his victory within the party? How did he manage in less than a month to achieve such substantial success in rearming the party? It is true that the Bolshevik Party, with years and years of struggle behind it, had selected and steeled its members. But in the process of training, as we have seen throughout the history of Bolshevism, a certain conservatism arose, especially among the committeemen. At practically all sharp turning points, Lenin had to rely on the lower strata of the party machine against the higher, or on the rank and file against the machine as a whole. The proletarian mass often sensed sooner than the leaders the real objective situation and the needs of the class. It was part of Lenin’s greatness that he shared this sense, and found the courage to tell the truth, however unpopular; telling the truth is at the heart of revolutionary politics”” (pag 135) “”Lenin, il padre del bolscevismo, l’uomo che aveva plasmato lo slogan della”” dittatura democratica del proletariato e dei contadini “”e che forniva il suo sostegno teorico, era il meglio attrezzato nell’aprile 1917 per superare i suoi limiti. Questa parola d’ordine restringeva la rivoluzione ai fini democratici borghesi Ora, dopo febbraio, è diventato un ostacolo a qualsiasi lotta per il potere operaio che doveva andare oltre il capitalismo, per stabilire il controllo operaio nell’industria e soprattutto per porre fine alla guerra imperialista. L’alternativa è stata implacabile: o la rivoluzione sarebbe stata democratica borghese o avrebbe dovuto culminare nella dittatura del proletariato.La tradizione gioca un ruolo importante nel movimento rivoluzionario – sia positivamente che negativamente La tradizione è necessaria alla classe rivoluzionaria, come un ricco arsenale da cui si possono prendere a prestito gli strumenti, ma può essere un fattore di inibizione: si possono scegliere le armi sbagliate! Come spiegare la sorprendente velocità con cui Lenin ha vinto la sua vittoria all’interno del partito? Come ha fatto in meno di un mese a raggiungere un così grande successo nel riarmare il partito? È vero che il partito bolscevico, con anni e anni di lotte alle spalle, aveva selezionato e temprato i suoi membri. Ma nel processo di formazione, come abbiamo visto nella storia del bolscevismo, è emerso un certo conservatorismo, specialmente tra i membri del comitato. Praticamente in tutti repentini i punti di svolta, Lenin doveva fare affidamento sugli strati inferiori della macchina del partito contro quello superiore, o sulla base contro la macchina nel suo complesso. La massa proletaria spesso percepiva prima dei leader la reale situazione oggettiva e le esigenze della classe. Faceva parte della grandezza di Lenin il fatto che condivideva questa percezione e trovava il coraggio di dire la verità, per quanto impopolare; dire la verità è al centro della politica rivoluzionaria “””,”LENS-299″ “CLIFF Tony”,”Lenin. Volume 3. Revolution Besieged.”,”Lenin sulle difficoltà e inesperienza del potere bolscevico dopo la rivoluzione “”In the period following the revolution, Lenin achieved the highest synthesis of daring in design and prudence in application. …. finire (pag 104-105)”,”LENS-300″ “CLIFF Tony”,”Lenin. Volume 4. The Bolsheviks and World Revolution.”,”Sul libro di Evgenij Preobrazhensky, From NEP to Socialism: a Glance into the future of Russia and Europe’ (1921) (pag 233) “”Was it possible for the German revolution of 1923 to be victorious? Possible, of course, does not mean inevitable … finire (pag 234-235)”,”LENS-301″ “CLIFF Tony”,”Russia From Stalin To Khrushchev.”,”Cap. 7. Esame della definizione di Trotsky della Russia come stato operaio degenerato (pag 116-131) fascicolo in appendice (marxist.org)”,”RUSU-275″ “CLIFFORD Lawrence X.”,”Tukhachevsky and Blitzkrieg. A dissertation.”,”Influenza di Lenin. Il militare Tukhachevsky risponde all’appello bolscevico. “”It was during his captivity at Zorndorf and Oberstadt IX that Tukhachevsky first became exposed to Bolshevik ideas. Some of Lenin’s writings were either smuggled into these prisons by Russians or deliberately made available to Russian POWs by their German captors in hopes of undermining Tsarist Russia’s commitment to the war. Tukhachevsky was receptive to Lenin’s arguments on two grounds. Sensitive from childhood to the class differences in Russia society on the basis of his own mixed parentage, Tukhachevsky had been furthered disillusioned by the lack of concern that Imperial Army officers had shown in the welfare of the common soldier””. (pag 85) “”Tukhachevsky also realized that he needed to broaden and intensify his own study of basic science, literature, history and politics. Because he and de Gaulle discussed so many things while in Oberstadt IX, Tukhachevsky was in later years able to recognize from a distance, de Gaulle’s frustration with the French military leadership.”” (pag 91-92) La battaglia di Varsavia. Il ruolo di Stalin nell’ insuccesso dell’ attacco. “”In the weeks prior to the Battle of Warsaw, Glavkom ordered Budennyi to place his forces under the joint command of Tukhachevsky . But Budennyi, with the support of his political commissar Joseph Stalin refused to respond. The fact that the Southwestern Front did non respond to Glavkom’s orders might have been known to the British and French military advisors and could have influenced their planning for the Battle of Warsaw.”” (pag 227)”,”RIRB-089″ “CLINTON Bill”,”My Life.”,”Nazionalizzazione elezioni metà mandato. “”Gingrich aveva dimostrato di essere un politico assai migliore di me. Aveva capito di poter “”nazionalizzare”” le elezioni di metà mandato con il contratto, attaccando senza tregua i democratici e sostenendo che tutti i conflitti e le amare faziosità di Washington create dai repubblicani fossero da attribuire ai democratici, dal momento che controllavano sia il Congresso sia la Casa Bianca. Impegnato dai compiti della presidenza, non avevo organizzato, finanziato e spinto i democratici a mettere in atto un’ efficace controinformazione a livello nazionale. La “”nazionalizzazione”” delle elezioni di metà mandato fu il maggior contributo di Newt Gringrich alle moderne campagne elettorali. Dal 1994 in poi, il partito che non avesse provveduto a diffondere un messaggio nazionale avrebbe fatto i conti con perdite che avrebbe potuto evitare. Cosa che si verificò ancora nel 2002.”” (pag 183)”,”USAS-119″ “CLINTON Hillary Rodham”,”Scelte difficili.”,”Prestato da PS da restituire Della stessa autrice: ‘La mia vita, la mia storia’ “”Non impiegai molto a capire che quello di segretario di Stato consiste in realtà di tre lavori in uno: primo diplomatico del Paese, principale consulente del presidente sulla politica estera e amministratore delegato di un dipartimento gigantesco”” (pag 29) “”Gli americani sono sempre stati caritatevoli. Agli albori della nostra nazione, Alexis de Tocquevile scrisse delle “”abitudini del cuore”” che avevano reso possibile la nostra democrazia e unito famiglie della frontiera nella realizzazione di trapunte e nella costruzione di granai. Dopo la Seconda guerra mondiale mia madre era stata una delle decine di migliaia di americani che avevano inviato pacchi di aiuti agli europei affamati: ci mettevano dentro generi come latte in polvere, bacon, cioccolato e carne in scatola. E oggi non cessa di stupirmi lo spirito filantropico della cosiddetta “”generazione del millennio””: secondo uno studio, nel 2012, quasi i tre quarti dei giovani americani hanno fatto volontariato in organizzazioni non profit di vario genere”” (pag 687)”,”USAQ-089″ “CLISSOLD Stephen a cura; scritti di H.C. DARBY R.W. SETON-WATSON Phyllis AUTY R.G.D. LAFFAN Stephen CLISSOLD”,”Storia della Jugoslavia. Gli slavi del sud dalle origini ad oggi.”,”Scritti di H.C. DARBY R.W. SETON-WATSON Phyllis AUTY R.G.D. LAFFAN Stephen CLISSOLD”,”EURC-053″ “CLISSOLD Tim”,”Mister Cina.”,”CLISSOLD Tim è nato in Inghilterra e si è laureato in fisica a Cambridge nel 1982. Si è trasferito in Cina per studiare il ciense e poi ha fondato un private equity group con cui ha realizzato investimenti. Vive a Pechino. ‘Un viaggio di mille “”li”” inizia da sotto i propri piedi’ Lao Zi ‘Tre vili calzolai possono battere il saggio più sapiente’ (proverbio) ‘Il vento nella torre avverte dei temporali in montagna’ (poesia di Xu Han)”,”CINE-036″ “CLISSOLD Stephen a cura, saggi di H. C. DARBY R.W. SETON-WATSON Phyllis AUTY R. G. D. LAFFAN”,”Storia della Jugoslavia. Gli Slavi del Sud dalle origini a oggi.”,”Opera di una équipe di specialisti inglesi, questo volume vuole offrire una agile ed esauriente sintesi storica che conduca il lettore alla comprensione della realtà odierna.”,”EURC-056-FL” “CLÔ Alberto”,”Economia e politica del petrolio.”,”CLÔ Alberto è docente di economia industriale all’Università di Bologna. E’ stato ministro dell’industria e del commercio estero nel Governo Dini (1995-1996).”,”ECOI-278″ “CLÔ Alberto”,”Il rebus energetico. Tra politica, economia e ambiente.”,”CLÔ A. insegna economia industriale e economia dei servizi pubblici nell’Università di Bologna. Nel 1995-96 è stato ministro dell’Industria e del commercio estero. Ha pubblicato pure ‘Economia e politica del petrolio’ (2000) e ‘Appunti di economia industriale’ (2005). Tabelle: Classifica paesi produttori petrolio e metano ecc.”,”ECOI-286″ “CLOCCHIATTI Amerigo”,”Cammina frut.”,”””Per anni avevo fatto parte dell’ apparato illegale del Centro del PCI, e a quel Centro dovevo tornare. Mi feci fare la carta d’ identità, il compagno Borghese mi diede tremila lire, ripresi il treno per l’ Emilia dove avevo lasciato i miei quattro stracci. (…) Era l’ 8 settembre 1943, una giornata come le altre. Visitammo alcuni amici e verso sera ci avviammo verso via Battindarno dalla signora Amalia. Amendola continuava ad abitare nella nostra camera, tanto era sicuro di me. Aveva detto a tutti: – State tranquilli che quello si farà ammazzare, ma non parlerà. Roasio aveva espresso la stessa opinione””. (pag 205)”,”ITAR-076″ “CLOGG Richard”,”Storia della Grecia moderna. Dalla caduta dell’ impero bizantino a oggi.”,”Prima professore di storia moderna dei Balcani all’Univ di Londra, Richard CLOGG è attualmente Fellow del St Antony’s College ad Oxford.”,”GREx-004″ “CLOGG Richard”,”Storia della Grecia moderna. Dalla caduta dell’impero bizantino a oggi.”,”Prima professore di Storia moderna dei Balcani all’Università di Londra, Richard Clogg è attualmente Fellow del St Antony’s College a Oxford.”,”GREx-002-FL” “CLOSE Frank”,”Particle Physics. A Very Short Introduction.”,”Frank Close is professor of Physics at Oxford University and a Fellow of Exeter College. He was formerly the Head of the Theoretical Physics Division at the Rutherford Appleton Laboratory, and Head of Communications and Public Education at CERN. Foreword, List of illustrations and tables, Further reading, Glossary, Index, A Very Short Introduction 109,”,”SCIx-191-FL” “CLOSE Frank”,”Nothing. A Very Short Introduction.”,”Frank Close is professor of Physics at Oxford University and a Fellow of Exeter College. He was formerly the Head of the Theoretical Physics Division at the Rutherford Appleton Laboratory, and Head of Communications and Public Education at CERN. Acknowledgements, List of illustrations, Notes, Further reading, Index, A Very Short Introduction 205,”,”SCIx-203-FL” “CLOSTERMANN Pierre”,”La grande giostra.”,”CLOSTERMANN Pierre è stato un asso della caccia. “”Noi avevamo dunque forti probabilità di scontrarci in combattimento solo con piloti molto esperimentati, mentre nel 1942, 1943 e al principio del 1944 la rotazione dei piloti dal fronte ovest al fronte sovietico ci metteva spesso a contatto con unità di valore mediocre, concentrate più tardi solo sul fronte orientale. Infatti per la Luftwaffe il fronte russo era un luogo di riposo nel quale la quantità superava la qualità, mentre le migliori formazioni erano tenute in serbo per opporle alla RAF e proteggere le città tedesche contro i bombardamenti diurni americani. Questo era, grosso modo, lo stato generale della Luftwaffe negli ultimi giorni del 1944″”. (pag 187)”,”QMIS-093″ “CLOSTERMANN Pierre”,”La grande giostra.”,”””I tedeschi, dunque, contrariamente ad ogni previsione, erano in condizioni di mantenere, nonostante i bombardamenti, un ritmo sollecito di produzione, qualcosa come duemila velivoli al mese. Ai tedeschi, dunque, non mancavano gli apparecchi buoni. Che cosa valevano i piloti che li portavano al combattimento? Erano pari al compito massacrante che incombeva loro? Sebbene sia un argomento più delicato, anche a questa domanda si può dare una risposta. Sembra che nella ‘Luftwaffe’ non vi fossero mezzi termini e che si potessero dividere i piloti tedeschi in due categorie ben distinte: 1) gli assi, cioè, il quindici o venti per cento degli effettivi: piloti realmente superiori alla media dei piloti alleati; 2) il resto, che non valeva gran che: molto coraggiosi, ma incapaci di trarre partito dai loro apparecchi. La differenza era soprattutto dovuta alla precipitazione con la quale venivano gettati nella mischia i nuovi equipaggi di volo, in conseguenza delle gravi perdite subite nella battaglia di Gran Bretagna e nella campagna di Russia. Addestramento troppo rapido, poco omogeneo, in cui veniva data una smisurata importanza alla forza morale, alla dottrina della grande Germania e a teorie puramente militari, a detrimento dell’istruzione tecnica propriamente detta. A questi difetti s’aggiunse, a partire dalla fine del 1943, una grave penuria di carburante. V’era così, e si consumava lentamente nella fornace dei cieli d’Europa, l’eroico drappello dei «vecchi della vigilia» duri a morire, con le loro tre o quattromila ore di volo. Piloti formatisi alla scuola della guerra di Spagna, sopravvissuti alle campagne successive della ‘Luftwaffe’ dal 1940 in poi, conoscevano a fondo il mestiere con tutte le sue malizie. Prudenti e sicuri di sé a un tempo e padroni delle loro macchine, erano veramente pericolosi. Dall’altro lato, i giovani fanatici, dal morale elevato, ma tenuti a freno da una disciplina di ferro, erano, in varie circostanze, prede relativamente facili nel combattimento. Comunque sia, lo ‘standard’ dei piloti da caccia tedeschi era, alla fine del 1944 e al principio del 1945, superiore a quello di qualsiasi epoca dopo il 1940. Questo fatto può spiegarsi soltanto, a parte i valori puramente morali, come la difesa della madrepatria, eccetera, con la precedenza assoluta che le unità scelte della caccia avevano nelle assegnazioni di benzina e lubrificanti. Noi avevamo dunque forti probabilità di scontrarci in combattimento solo con piloti molto esperimentati, mentre nel 1942, 1943 e al principio del 1944 la rotazione dei piloti dal fronte ovest al fronte sovietico ci metteva spesso a contatto con unità di valore mediocre, concentrate più tardi solo sul fronte orientale. Infatti per la ‘Luftwaffe’ il fronte russo era un luogo di riposo nel quale la quantità superava la qualità, mentre le migliori formazioni erano tenute in serbo per opporle alla RAF e proteggere le città tedesche contro i bombardamenti diurni americani. Questa era, ‘grosso modo’, lo stato generale della ‘Luftwaffe’ negli ultimi giorni del 1944. La superiorità numerica alleata non poteva contare che sulle riserve, non essendovi aeroporti in numero sufficiente per ospitare, a ragionevole distanza dal fronte, più d’un migliaio dei velivoli da caccia e d’assalto che costituivano l’ottantatreesimo e l’ottantaquattresimo raggruppamento della III Forza Aero-Tattica. La ‘Luftwaffe’, per contro, abilmente disseminata su un centinaio di piccoli aeroporti raggruppati intorno alle grandi basi maggiori del triangolo Arnheim-Osnabruck-Coblenza, poteva operare in forza. I ‘Messerschmitt 262’ potevano spingersi impunemente in ricognizioni tattiche su tutto il fronte alleato, e rivedemmo delle formazioni tedesche importanti fino a cento apparecchi qualche volta, mitragliare e bombardare di giorno in picchiata le nostre truppe e i convogli”” (pag 186-187) [Pierre Clostermann, ‘La grande giostra’, Longanesi, Milano, 1965] Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”QMIS-002-FAP” “CLOUGH Shepard B. RAPP Richard T.”,”Storia economica d’ Europa.”,”CLOUGH è Prof emerito alla Columbia Univ. Tra le sue pubblicazioni: ‘France, 1789-1939: A Study in National Economics’, e ‘Histoire economique des Etats Unis’ (Paris, 1954). RAPP insegna alla State Univ of New York ed è autore di un libro sulla storia economica di Venezia nel XVII secolo: ‘Industry and Economic Decline in Seventeenth Century Venice’.”,”EURE-005 ECOI-039″ “CLOUGH Shepard B.”,”Histoire économique des Etats-Unis depuis la guerre de sécession.”,”””Di tutte le conseguenze economiche sfavorevoli delle due guerre mondiali, nulla fu più disastroso e più persistente della disorganizzazione del commercio internazionale. I belligeranti europei persero non solo una gran parte dei loro mercati esteri a vantaggio di altri paesi industriali, come gli Stati Uniti e il Giappone, ma anche in gran parte, a seguito della distruzione della loro marina mercantile e la liquidazione di un gran numero di possedimenti d’ oltremare, la possibilità che essi avevano di equilibrare la bilancia internazionale.”” (pag 104)”,”USAE-036″ “CLOUGH Shepard B. DE-ROSA Luigi”,”Storia dell’ economia italiana dal 1861 ad oggi. (Tit.orig.: The economic history of modern Italy)”,”CLOUGH Shepard B. è professore di storia europea alla Columbia University di New York. E’ un noto studioso che ha pubblicato dal 1923 ad oggi libri di grande importanza (vedi risvolto copertina). DE-ROSA è ordinario di storia economica nell’ Università di Bari per molti anni, è stato professore alla Columbia University di New York, insnegna ora (1971) nella Facoltà di economia marittima di Napoli. E’ direttore del Journal of European Economic History. “”Confesso ch’è difficile indicare in modo sicuro il modo di ridestare un popolo assopito, per dargli delle passioni e dei lumi che non possiede: persuadere degli uomini che devono occuparsi dei loro affari è, non lo ignoro, un’ ardua impresa…””. (pag 3, A. De Tocqueville, De la démocratie en Amérique) “”Per un certo tempo il paese rimase praticamente senza governo, perché la responsabilità di formare un ministero venne rifiutata da Orlando, De Nicola, Bonomi, Meda e Giolitti. Finalmente fu richiamato Facta (1° agosto 1922), appoggiato dai socialisti; ma ormai l’ autorità del governo era seriamente compromessa, il regime parlamentare non godeva più la fiducia del paese, e la nazione era dilaniata dalle fazioni. Si stava preparando il momento della marcia fascista su Roma. La paralisi politica era però soltanto una parte della mise-en-scène generale. Un altro aspetto importante della situazione era il disordine economico che accompagnò la smobilitazione economica. Il paese fu colpito da una depressione che si protrasse negli anni ’20, e ne risentì in tutti i settori economici; le sue ripercussioni scossero seriamente la stabilità della società italiana””. (pag 272)”,”ITAE-123″ “CLOUGH Shepard B.”,”The Economic History of Modern Italy.”,”Contiene il capitolo: VI. La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra (pag 170-210) VIII. La seconda guerra mondiale e le sue immediate conseguenze. (pag 260-287)”,”ITAE-022-FP” “CLOULAS Ivan”,”Lorenzo il Magnifico. Volume primo.”,”””La Repubblica era abituata al passivo di bilancio. Così nel 1409, i Fiorentini avevano speso 400.000 fiorini in guerra e perduto 200.000 fiorini di mercanzia in mare. Ma la riserva pubblica, il Monte, assommava allora a circa 400.000 o 500.000 fiorini. I principi, lungi dall’ essere debitori dei banchieri, acquistavano titoli di prestito pubblico, come il re del Portogallo che si presentava compratore per 20.000 fiorini. Nel 1422, si stimavano i beni immobiliari dei privati in 20.000.000 di fiorini e i loro beni mobili in 2.000.000. Il traffico internazionale in mare e sulla terra ferma aveva moltiplicato questa ricchezza. Ogni città della cristianità accoglieva filiali fiorentine. Il denaro guadagnato altrove rifluiva a Firenze e nel suo territorio.”” (pag 145-146) Perfetto modello del Signore italiano del Rinascimento, uomo di raffinata cultura umanistica, di straordinario ingegno, di rara abilità politica e diplomatica, sposati a un potere economico senza uguale in Europa Lorenzo de’ Medici appare prospettiva storica un punto di riferimento nell’instabile equilibrio politico di un’Italia dilaniata dall’avidità dei principi, dal nepotismo dei papi, dagli intrighi delle monarchie straniere, delle quali riesce tuttavia ad evitare I’intervento. Ma egli fu anche protettore delle arti e delle lettere, mecenate e poeta, promotore di quella splendida fioritura dell’Umanesimo e del Rinascimento che fanno dell’Italia il centro culturale d’Europa all’alba dei tempi moderni: perciò fu detto Magnifico. II libro di Ivan Cloulas, dopo un rapido scorcio sulla bibliografia laurenziana antica e moderna – a partire dal ritratto che tracciò Machiavelli nelle Istorie fiorentine -, ripercorre le tappe della fortuna di Lorenzo e della famiglia de Medici fin dagli inizi, attraverso una ricostruzione di ampio respiro, sostenuta da documentazione vastissima, la cui presenza tuttavia nulla toglie alla godibilità di una lettura piana e cattivante. Ne emerge un ritratto suggestivo in cui l’immagine dell’uomo pubblico trova una più precisa definizione delle qualità più segrete del Signore di Firenze, mettendo in luce le inquietudini del politico, la profonda sensibilità del poeta lo struggimento interiore dell’uomo.”,”ITAG-160″ “CLOULAS Ivan”,”Lorenzo il Magnifico. Volume secondo.”,”””In queste condizioni si comprende il rigore dell’ interdetto pronunciato dal papatp nel 1486 contro le tesi di Pico della Mirandola: fra le proposizioni pubblicate dall’ amico di Lorenzo si trovava l’ affermazione che la magia e la cabala ebrea, più di ogni altra scienza umana, potevano dimostrare con certezza la divinitàdi Cristo! Pico tentò di controbattere la condanna romana con un’ abile difesa; la redasse sotto forma di apologia dedicata a Lorenzo il Magnifico, che l’ aveva incoraggiato a comporla. Ma non riuscì a convincere i teologi. L’ inquisizione romana decretò il suo mandato d’ arresto e lo perseguitò fino in Francia, dove si era rifugiato: questa disavventura provocò il completo ribaltamento della sua opinione e divenne uno dei detrattori delle credenze esoteriche. Nel momento in cui politicamente Lorenzo si riavvicinava a Innocenzo VIII dopo la condanna di Pico della Mirandola, era necessario dissociarsi dalle idee del suo amico che erano state appena censurate. Così nelle opere scritte in quell’ epoca si trova una denuncia delle pratiche fondate sull’ esoterismo””. (pag 330) Perfetto modello del Signore italiano del Rinascimento, uomo di raffinata cultura umanistica, di straordinario ingegno, di rara abilità politica e diplomatica, sposati a un potere economico senza uguale in Europa Lorenzo de’ Medici appare prospettiva storica un punto di riferimento nell’instabile equilibrio politico di un’Italia dilaniata dall’avidità dei principi, dal nepotismo dei papi, dagli intrighi delle monarchie straniere, delle quali riesce tuttavia ad evitare I’intervento. Ma egli fu anche protettore delle arti e delle lettere, mecenate e poeta, promotore di quella splendida fioritura dell’Umanesimo e del Rinascimento che fanno dell’Italia il centro culturale d’Europa all’alba dei tempi moderni: perciò fu detto Magnifico. II libro di Ivan Cloulas, dopo un rapido scorcio sulla bibliografia laurenziana antica e moderna – a partire dal ritratto che tracciò Machiavelli nelle Istorie fiorentine -, ripercorre le tappe della fortuna di Lorenzo e della famiglia de Medici fin dagli inizi, attraverso una ricostruzione di ampio respiro, sostenuta da documentazione vastissima, la cui presenza tuttavia nulla toglie alla godibilità di una lettura piana e cattivante. Ne emerge un ritratto suggestivo in cui l’immagine dell’uomo pubblico trova una più precisa definizione delle qualità più segrete del Signore di Firenze, mettendo in luce le inquietudini del politico, la profonda sensibilità del poeta lo struggimento interiore dell’uomo.”,”ITAG-161″ “CLOULAS Ivan, edizione italiana a cura di Michele CORRIERI”,”Savonarola.”,”Ivan Cloulas é nato nel 1932. Storico, paleografo e archivista, Cloulas é stato conservatore generale presso gli Archivi Nazionali di Parigi, membro dell’Ecole francaise de Rome e della sezione scientifica della Casa de Velazquez a Madrid. Cloulas é uno dei massimi esperti francesi del Medioevo e del Rinascimento. Chi non lavora non mangia. “”Proseguendo nel suo commento al testo biblico, Girolamo afferma che in cambio Dio concederà a Firenze la supremazia sul mondo. C’è un solo obbligo a cui ognuno è tenuto: praticare attivamente la carità nei riguardi del prossimo. E fissa regole molto precise. “”Voi ricchi, che siete privilegiati, aiutate i poveri…E voi, ricchi; date ai poveri il superfluo; e cominciate voi, sacerdoti, per indicare agli altri la via; così dico alle monache: levate via tante cosuzze vostre e tante superfluità. A voi, poveri, dico: se volete essere aiutati siate buoni e fate bene, e Dio vi aiuterà. Innanzitutto non accettate le elemosine se non siete nel bisogno, altrimenti sareste obbligati alla restituzione; in secondo luogo, se potete sostentarvi per altra via, siete obbligati a farlo e a lavorare, se potete, altrimenti pecchereste, togliendo il pane ai poveri, e sareste obbligati alla restituzione, quia scriptum est: Qui non laborat, non manducet.”” (pag 104)”,”BIOx-105″ “CLOWER Robert LEIJONHUFVUD Axel”,”La nueva teoria monetaria.”,”””Il professor Pigou fu un alleato particolarmente importante. (Fu, tra l’altro, nella London School of Economics in cui si concentrarono gli oppositori di Keynes). Il professor J.R. Schlesinger ha destato scalpore per l’ opposizione a un ribasso salariale che era ampiamente sentito negli Stati Uniti di quel periodo da parte dei politici e degli economisti. Le politiche che più avanti si sono battezzate come “”keynesiane”” sono state attivamente difese da parte degli economisti svedesi dallo stesso inizio della depressione e negli Stati Uniti da professor Jacob Viner e i suoi colleghi di Chicago (1)””. (pag 65-66) (1) Davis J.R. “”Chicago Economists, Deficit Budgets, and the Early 1930’s””, American Economic Review, giugno 1968″,”ECOT-102″ “CLOWES Edith W. KASSOW Samuel D. WEST James L. Edited, Contributors Harley BALZER John E. BOWLT Joseph BRADLEY William C. BRUMFIELD James M. CURTIS Ben EKLOF Gregory L. FREEZE Abbott GLEASON Mary Louise LOE Louise MCREYNOLDS Sidney MONAS John O. NORMAN Daniel T. ORLOVSKY Thomas C. OWEN Alfred RIEBER Bernice G. ROSENTHAL Christine RUANE Charles E. TIMBERLAKE William WAGNER”,”Between Tsar and People. Educated Society and the Quest for Public Identity in Late Imperial Russia.”,”Edith W. Clowes is Associate Professor of Russian at Purdue University West Lafayette, Indiana. Samuel D. Kassow is Professor of History Trinity College Hartford, Connecticut. James L. West Department of History Trinity College Hartford, Connecticut. List of Illustrations, Acknowledgments, Abbreviations, Introduction, Notes, List of Contributors, Index,”,”RUSx-175-FL” “CLUSERET Gustave Paul”,”Mémoires du Général Cluseret. T. I. Le second siège.”,”Da relazione Cervetto Cluseret, militare di professione, viene attaccato da Marx ed Engels. E’ un personaggio strano. In una lettera Marx scrive che si è comportato come un pazzo e come un vigliacco… (vedi allegato dattiloscritto al volume”,”MFRC-147″ “COALE Ansley J. REVELLE Roger WORTMAN S. BROWN L.R. N.S. SCRIMSHAW YOUNG V.R. MAYER J. HARLAN J.R. AMBROGGI R.P. DOVRING F. IDYLL C.P. JENNINGS P.R. LOOMIS R.S. HOPPER W.D. SIGURBJORNSSON B. CURTIS B.C. JOHNSTON D.R. STROBEL G.A. SCANDURRA R. SHOJI K. SPLINTER W.E. PINCHOT G.B.”,”Contro la fame. L’alimentazione nel mondo.”,”””La terra e la tecnologia sono probabilmente in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di una popolazione di 40-50 miliardi. L’aumento della produzione alimentare stabilizzerebbe il numero della popolazione”” (sottitolo del saggio ‘Cibo e popolazione’ di Roger Revelle) (pag 21)”,”DEMx-071″ “COATES W.P. COATES Zelda K.”,”A History of Anglo-Soviet Relations.”,”””Molti sostenitori di Baldwin speravano che il Governo si avvantaggiasse dell’ incidente della “”Lettera Zinoviev”” per troncare le relazioni diplomatiche con Mosca, ma questa non sarebbe stata ora una questione semplice, perché nel corso del 1924 il Governo dell’ URSS era stato riconosciuto de jure da (oltre alla Gran Bretagna) Italia, Norvegia, Austria, Grecia, Danzica, Svezia, Cina, Danimarca, Mesico, Ungheria e Francia. In aggiunta, il Giappone riconobbe l’ URSS de jure nel gennaio 1925. L’ anno 1924 è stato definito l’ “”anno del riconoscimento”” e di conseguenza nella primavera del 1925 la posizione internazionale dell’ URSS fu molto più forte di prima””. (pag 198)”,”RUST-108″ “COATES W.P. COATES Zelda K.”,”World Affairs and the U.S.S.R.”,”Attacco all’ URSS previsto in Mein Kampf. “”Il nuovo accordo dividerà il destino degli altri accordi e diverrà un mero pezzo di carta. I due punti in cui la politica nazista differisce da quella di Mein Kampf sono: la Germania nazista non ha ancora tentato un attacco all’ URSS – la ragione di questo è ovvia, i nazisti realizzano che l’ URSS è più forte di quello che Hitler ha immaginato quando scriveva Main Kampf nel 1923. Secondariamente, essi hanno portato avanti la questione delle colonie tedesche molto prima di quello che contemplava Mein Kampf. La ragione di questo è ovvia. Gran Bretagna e Francia sono state più compiacenti di quanto Hitler non si aspettasse ed egli perciò sente che ora può fare sicuramente le richieste che gli piaccono senza grandi rischi””. (pag XX)”,”RAIx-162″ “COATES Zelda K.”,”Karl Marx: His Life and Teachings. In Commemoration of the Marx Centenary 1818 – May 5th – 1918.”,”COATES Zelda K. “”In Brussels Marx and Engels entered the “”League of the Just””, which, assuming different forms in different countries, finally developed into the Communist League, an open legal propaganda association. In November, 1847, they were commissioned to draw up its complete, practical and theoretical party programme. This they did in the “”Communist Manifesto””. A historical product of its time, this manifesto still forms the ground work of the modern international social democracy. (…) So important is this short work for our movement, so well does it exhibit the spirit of the Marxian teaching, that it will be well worth our while to stop to analyse it.”” (pag 8-9) [in Zelda K. Coates, Karl Marx: His Life and Teachings. In Commemoration of the Marx Centenary 1818 – May 5th – 1918, 1918]”,”MADS-547″ “COATES Zelda K.”,”The Life and Work of Friedrich Engels. In Commemoration of the Engels Centenary, 1820 – November 28 – 1920.”,”COATES Zelda K. “”In 1883 Marx died, and the whole of this work fell on Engels’ shoulders. When Marx died, Engels was already sixty-three years of age, but, nevertheless, not only did he continue to defend with all his wonted vigour his and Marx’s theories, not only did he continue to apply the materialistic conception of history to all the important questions of the day – writing numerous pamphlets and articles – but he continued his own philosophic and historical studies, acted as general adviser to the workers and Socialists of all nations, and last, and what he considered to be most important of all, and as a first duty, he worked on the completion of the work began by Marx. Perhaps we cannot more vividly bring to the mind of the reader the life of Engels after the death of Marx than by quoting Engels’ own description of it in his preface to the third volume of ‘Capital’ in 1874. We shall see from it, too, how much ‘Capital’ is really the work of Engels almost as much as that of Marx. “”In the first place it was a weakness of my eyes which restricted my time of writing to a minimum for years, and which permits me even now only exceptionally to do any writing by artificial light. “”There were, furthermore, other labours which I could not refuse, such as new editions and translations of earlier works of Marx and myself, revisions, prefaces, supplements, which frequently required special study, etc. There was, above all, the English edition of the first volume of this work, for whose text I am ultimately responsible and which absorbed much of my time. Whoever has followed the colossal growth of international Socialist literature during the last ten years, especially the great number of translations of earlier works of Marx and myself, will agree with me in congratulating myself that there is but a limited number of languages in which I am able to assist a translator and which compel me to accede to the request for a revision. (…)””. (pag 34-35) [Zelda Kahan-Coates, The Life and Work of Friedrich Engels. In Commemoration of the Engels Centenary, 1820 – November 28 – 1920, 1920]”,”MAES-105″ “COATES Zelda K.”,”The Life and Teachings of Friedrich Engels.”,”COATES Zelda K. “”Between 1863 and 1867 Marx had not only completed the first draft of the last two volumes of ‘Capital’, and made the first volume ready for the printer, but had also mastered the enormous work connected with the foundation and expansion of the International Workingmen’s Association. The result was the appearance of the first symptoms of that ill-heath which is to blame for the fact that Marx did not himself put the finishing touches to the second and third volumes”” [F. Engels, 1894] [in Zelda K. Coates, The Life and Teachings of Friedrich Engels, 1945] (pag 70)”,”MAES-106″ “COBB Richard”,”Polizia e popolo. La protesta popolare in Francia 1789-1820.”,”Richard COBB è nato nel 1917 e ha studiato al Merton College di Oxford. Ha trascorso lunghi anni in Francia dove ha svolto attività di ricerca. Attualmente è prof di storia moderna all’Univ di Oxford.”,”FRAR-082″ “COBB Richard”,”Paris and its Provinces 1792-1802.”,”L’autore si occupa in particolare della ‘cintura verde’ attorno alla Parigi rivoluzionaria e ai suoi rapporti difficili con la capitale”,”FRAR-177″ “COBB Richard”,”Le armate rivoluzionarie. Strumento del Terrore nei dipartimenti aprile 1793 – floreale anno II.”,”Allievo di Lefebvre e collega, negli archivi, di Soboul e di Rudé, Richard Cobb è membro del comitato scientifico delle Annales historiques de la Révolution française, ed è stato professore di Storia dell’Europa Moderna ad Oxford.”,”FRAR-025-FL” “COBB Richard”,”Reazioni alla rivoluzione francese.”,”Richard Cobb (1917) è stato professore di Storia moderna a Oxford. Nel 1972 ha pubblicato ‘Reazioni alla rivoluzione francese’, considerato un capolavoro della storiografia contemporanea.”,”FRAR-009-FMB” “COBBAN Alfred”,”La società francese e la Rivoluzione. Titolo originale: The Social Interpretation of the French Revolution”,”Alfred COBBAN in questo volume (basato sulle Wiles Lectures da lui tenute nel 1962) la complessa trama dei mutamenti sociali che precedettero e seguirono la rivoluzione francese. COBBAN già con ‘The Debate on the French Revolution’ aveva tentato di illustrare l’incidenza non marginale della Riv Franc sullo sviluppo delle idee politiche in UK. In questo libro analizza il ‘background’ sociale del fenomeno rivoluzionario. L’A avanza l’ipotesi che la Riv Franc abbia rappresentato l’affermaziones storica della classe fondiaria in un processo che vedeva il tramonto dell’ aristocrazia ancorata ai privilegi di sangue e alla cristalizzazione dei rapporti feudali. COBBAN, Prof di storia francese allo University College di Londra e D della rivista ‘History’ fin dagli esordi della sua ricerca con il saggio”,”FRAR-052″ “COBBAN Alfred”,”Storia della Francia dal 1715 al 1965.”,”Alfred COBBAN, nato in Inghilterra nel 1901, ha studiato a Cambridge e insegnato nelle università inglesi e in quelle americane di Chicago ed Harvard. E’ stato docente di storia della Francia all’Univ di Londra.”,”FRAG-005″ “COBBAN Alfred”,”La rivoluzione francese.”,”Tesi: critica a interpretazione riv franc come distruzione feudalesimo da parte borghesia”,”FRAR-153″ “COBOS-SÁNCHEZ Amparo”,”Colonialismo y esclavitud según un reformista español: Cuba en Ramón de la Sagra.”,”Amparo Sanchez Cobos è membro del gruppo Historia Social Comparada de la Universitat Jaume I. Laureata in Geografia e Storia. E’ autrice di ‘Sembrando ideales. Arquistas españoles en Cuba (1902-1925), CSIC, Siviglia, 2008. Ramón Dionisio José de la Sagra y Peris (8 aprile 1798 – 23 maggio 1871) è stato un anarchico, politico, scrittore e botanico spagnolo. È stato il fondatore della prima rivista anarchica al mondo, El Porvenir 1. De la Sagra ha studiato fisica, anatomia, medicina, matematica e farmaceutica all’università locale, dove ha iniziato a diffondere idee liberali. Nel 1821 si trasferì a Cuba come assistente di Agustìn Rodriguez e un anno dopo fu nominato professore di storia naturale di Cuba. Ha viaggiato in America per i successivi dieci anni, fino a stabilirsi a Parigi nel 1835. In Francia, divenne discepolo di Pierre-Joseph Proudhon. Tornò in Spagna nel 1837 e fu eletto quattro volte membro del parlamento come rappresentante del Partito Liberale 1. Nel 1845 fondò la prima rivista anarchica al mondo, El Porvenir, che fu chiusa da Ramón María Narváez, duca di Galizia 1. Dopo la rivoluzione francese del 1848, creò con Proudhon la Banca del Popolo di Francia 1. Wikipedia. (2022, 15 gennaio). Ramón de la Sagra”,”AMLx-003-FSL” “COCAI Merlin (Teofilo FOLENGO), a cura di Alessandro LUZIO”,”Le maccheronee. Volume primo.”,”L’opera di Teofilo Folengo, conosciuto anche come Merlin Cocai, è una raccolta di poesie in latino maccheronico intitolata ‘Le Maccheronee’. La prima edizione fu pubblicata nel 1517 sotto lo pseudonimo di Merlin Cocai. L’opera è composta da diverse composizioni in latino maccheronico, che con il tempo andò arricchendosi di sempre più scritti. Nonostante venisse spesso censurato per l’uso di linguaggio e idee volgari, il Macaronicon conquistò una vasta popolarità e in pochi anni venne ristampato in numerosissime edizioni. All’interno di questo vasto corpus, la fama di Folengo è però legata soprattutto al Baldus, poema eroico-parodistico che narra le avventure di Baldus, un eroe fittizio. L’opera è una parodia dei tradizionali poemi cavallereschi; la ruvida buffoneria di questo lavoro è spesso risollevata da stralci di genuina poesia, come da descrizioni vivide e acute di critica alla società e alle sue abitudini. Il suo stile maccheronico è di difficile comprensione per l’uso frequente di parole e frasi dal dialetto mantovano (f. cop.)”,”VARx-047-FSD” “COCAI Merlin (Teofilo FOLENGO), a cura di Alessandro LUZIO”,”Le maccheronee. Volume secondo.”,”L’opera di Teofilo Folengo, conosciuto anche come Merlin Cocai, è una raccolta di poesie in latino maccheronico intitolata ‘Le Maccheronee’. La prima edizione fu pubblicata nel 1517 sotto lo pseudonimo di Merlin Cocai. L’opera è composta da diverse composizioni in latino maccheronico, che con il tempo andò arricchendosi di sempre più scritti. Nonostante venisse spesso censurato per l’uso di linguaggio e idee volgari, il Macaronicon conquistò una vasta popolarità e in pochi anni venne ristampato in numerosissime edizioni. All’interno di questo vasto corpus, la fama di Folengo è però legata soprattutto al Baldus, poema eroico-parodistico che narra le avventure di Baldus, un eroe fittizio. L’opera è una parodia dei tradizionali poemi cavallereschi; la ruvida buffoneria di questo lavoro è spesso risollevata da stralci di genuina poesia, come da descrizioni vivide e acute di critica alla società e alle sue abitudini. Il suo stile maccheronico è di difficile comprensione per l’uso frequente di parole e frasi dal dialetto mantovano (f. cop.)”,”VARx-048-FSD” “COCCHI Mario”,”La Sinistra Cattolica e la Resistenza.”,”Mario COCCHI è nato a Roma nel 1920. ha partecipato come partigiano alla Resistenza romana, dall’ 8 settembre 1943, facendo parte del gruppo della Sinistra Cristiana. Dopo la liberazione è stato uno dei dirigenti di questo gruppo. “”Si trattava insomma di elaborare una concezione nuova riguardo alla proprietà e all’ uso dei mezzi di produzione ed ai rapporti sociali, dando inoltre vita ad una struttura politica in grado di portare avanti il programma elaborato. Una grande influenza ha su questi giovani il dibattito in atto nelle avanguardie del cattolicesimo francese (Maritain, Mounier) specie per quello che riguarda i problemi “”comunitari””. La denominazione che, in tale contesto, viene scelta dal movimento – siamo nel 1939 – à quella di “”partito cooperativista””. Ne sono principali esponenti: Paolo Pecoraro, Adriano Ossicini, Franco Rodano, Tullio Migliori, Romualdo Chiesa, Mario Vivaldi, Paolo Moruzzi, Amedeo Coccia. Un motivo dominante che guida il movimento è quello della necessità per la Chiesa e i cattolici di riprendere un ruolo attivo, di apostolato, di fronte ai problemi posti dalla società moderna, oltre che dalla situazione contingente determinata dal regime fascista e dalla guerra. “”Lo spirito reazionario, alimentato da chi vedeva nei preti i difensori dello statu quo, non è ancora scomparso, ma deve cessare. (…)””””. (pag 24)”,”ITAR-064″ “COCCHI Mario MONTESI Pio a cura,”,”Per una storia della sinistra cristiana. Documenti 1937-1945.”,”Mario Cocchi, pubblicista, e Pio Montesi docente universitario, sono stati militanti e protagonisti della breve esperienza vissuta dal Partito della sinistra cristiana.”,”RELC-040-FL” “COCCIA Benedetto GENTILONI SILVERI Umberto a cura, saggi di MANCINO Nicola DE ROSA Gabriele MORO Renato VITTORIA Albertini UNGARI Andrea LANCHESTER Fulco RICCARDI Andrea NELLO Paolo PARLATO Giuseppe SCOPPOLA Pietro ARGENTIERI Federigo”,”Federzoni e la storia della Destra italiana nella prima metà del Novecento.”,”COCCIA Benedetto è dottorando (2001) di ricerca nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Univ. di Roma La Sapienza. GENTILONI SILVERI Umberto è ricercatore di storia contemporanea nell’Università degli Studi di Teramo. Ha pubblicato ‘L’Italia e la nuova frontiera. Stati Uniti e centrosinistra, 1958-1965’ (1998), e ‘Conservatori senza partito. Un tentativo fallito nell’Italia giolittiana’ (1999). L’Istituto Luigi Sturzo ha una Biblioteca di circa 75 mila volumi I rapporti Grandi – Federzoni. “”Grandi e Federzoni si conoscevano da molto tempo. Già nel 1913, in occasione delle elezioni politiche, Grandi aveva rotto con la Lega democratica nazionale di Eligio Cacciaguerra e Giuseppe Donati, cattolici postmurriani, per il sostegno da lui dato alla candidatura romana di Federzoni. E quando, nell’ottobre del 1920, Grandi aveva subito, a Imola, l’attentato all’origine della propria adesione al fascismo, era stato Federzoni a occuparsene alla Camera, interotto da Matteotti, che gli aveva rimproverato di difendere un “”fascista””. Grandi era poi stato il sottosegretario di Federzoni al Ministero dell’Interno dopo il delitto Matteotti, e i due avevano lavorato in piena sintonia anche contro l’illegalismo fascista. Questo non significa affatto che i due avessero avuto le stesse idee politiche. Anzi: più volte, in passato, Grandi si era assunto il compito di contestare ufficialmente la tesi nazionalista di una sostanziale identità dei due movimenti (nel segno del nazionalismo); e lo aveva fatto opponendo la natura “”democratica”” del fascismo a quella “”aristocratica”” del nazionalismo. Col tempo, però, le differenze si erano venute attenuando, se non sotto il profilo teorico, almeno sotto quello pratico. Sicché, alla fine, proprio Federzoni risultò, nell’intera vicenda del 25 luglio, il collaboratore più fidato di Grandi”” (pag 219-220)”,”ITAF-331″ “COCCIA Filippo, a curta di MANTICI Giorgio PADERNI Paola VARRIANO Valeleria”,”Sulla Cina (1958-1997).”,”Libro pro-maoista, filo-cinese. Il volume, che raccoglie tutti i saggi pubblicati da COCCIA nel corso della sua vita, è l’ omaggio di amici e colleghi a un sinologo sul quale l’ improvvisa malattia ha rapidamente avuto ragione. La raccolta testimonia di interessi molto compositi e variegati e presenta saggi di letteratura, di storia politica, di analisi socio-economica. Non tutti sono di carattere accademico, ma questo spesso consente una tempestività nell’informazione altrimenti piuttosto difficile. L’interesse di COCCIA per la nascita del moderno giornalismo in Cina è testimoniato dal lungo saggio ‘Sulle origini del giornalismo cinese: equivoci lessicali e storiografici’ (1992). (IND 2000). In scheda allegata appunto manoscritto con giudizio di RC. “”Il discorso ci riporta alla questione dello schema di definizione della situazione mondiale, o all’analisi delle contraddizioni mondiali della nostra epoca. Lo schema elaborato dal PCC in questi ultimi anni ha avuto una ulteriore sistematizzazione nella teoria dei “”tre mondi””, esposta da Deng Xiaoping nell’aprile dell’anno scorso ed è, a mio avviso, un tentativo nuovo – quindi suscettibile di precisazioni e aggiustamenti che possano essere indicati dalla sua applicazione pratica – di riflettere con la maggiore aderenza possibile le grandi trasformazioni intervenute nella situaizone internazionale nell’ultimo quarto di secolo.”” (pag 218-219) “”K[arol] accenna alle difficoltà incontrate dai sovietici per mantenere il controllo sui paesi dell’Est, ma questo tipo di contraddizione gli interessa solo per dimostrare che l’URSS non può nutrire ambizioni espansionistiche verso Ovest. Le spinte all’indipendenza nei paesi satelliti vengono liquidate con la definizione di “”forze nazionali centrifughe””, che sottintende una valutazione negativa che pone le due parti in conflitto sullo stesso piano di “”degenerazione””. Dicendo infine che il blocco orientale è ormai privo di cementi ideologici ed economici, K. dimentica di citare le tesi sovietiche sulla “”sovranità limitata””, la “”dittatura internazionale””, l'””integrazione economica””, la “”divisione internazionale del lavoro”” e la “”specializzazione della produzione””, e l’abbondante documentazione fornita dai cinesi sui reali rapporti di sfruttamento, assoggettamento e condizionamento a cui quelle tesi forniscono una copertura ideologica. La presenza delle truppe sovietiche in quei paesi diventa così un fatto puramente politico, manifestazione esterna di un potere burocratico e autoritario, senza collegamenti con un determinato assetto di rapporti economici”” [1975] (pag 225)”,”CINx-275″ “COCHET Francois PORTE Rémy a cura; collaborazione di Julie ANDURAIN André BACH Jacques BARIETY Jean-Jacques BECKER Ben MAHMOUD Xavier BONIFACE Philippe CHASSAIGNE Francois COCHET Olivier DARD Paul DIETSCHY Clotilde DRUELLE-KORN Frederique DUFOUR Patrick FACON Guy FRANCOIS France-Marie FREMEAUX Jacques FREMEAUX Jean-Noel GRANDHOMME Hubert HEYRIES Gilles KRUGLER Frederic LE-MOAL Michel LEYMARIE Paul MALMASSARI André MARTEL Geoffroy MARY Olivier MAZEL Charlène MAURO Philippe NIVET Nicolas OFFENSDTAT Louis PANEL Damien PARMENTIER Remy PORTE Antoine PROST Cécile PUMA Giorgio ROCHAT Michael SERAMOUR Maurice VAISSE Hervé de WECK, cartografia di Emilie MORON”,”Dictionnaire de la Grande Guerre, 1914-1918.”,”Francois COCHET è aggregato, laureato in storia, professore universitario in storia contemporanea, specialista dell’ esperienza combattente. Remy PORTE tenente colonnello laureato in storia ex direttore di ricerca e della prospettiva presso il Service historique de la Défense-département Terre, affecté à l’ Ecole supérieure des officiers de réserve spécialistes d’état major. Hanno collaborato al dizionario: Julie ANDURAIN André BACH Jacques BARIETY Jean-Jacques BECKER Ben MAHMOUD Xavier BONIFACE Philippe CHASSAIGNE Francois COCHET Olivier DARD Paul DIETSCHY Clotilde DRUELLE-KORN Frederique DUFOUR Patrick FACON Guy FRANCOIS France-Marie FREMEAUX Jacques FREMEAUX Jean-Noel GRANDHOMME Hubert HEYRIES Gilles KRUGLER Frederic LE-MOAL Michel LEYMARIE Paul MALMASSARI André MARTEL Geoffroy MARY Olivier MAZEL Charlène MAURO Philippe NIVET Nicolas OFFENSDTAT Louis PANEL Damien PARMENTIER Remy PORTE Antoine PROST Cécile PUMA Giorgio ROCHAT Michael SERAMOUR Maurice VAISSE Hervé de WECK, cartografia di Emilie MORON Voce Lenin. “”(…) Il prononce dès son arrivée les discours connus sous le nom de “”Thèses d’avril””., dans lesquels il rejette toute coopération avec le gouvernement bourgeois, exige la fin immédiate de la guerre et le pouvoir aux Soviets (conseils). L’échec de la tentive de coup d’Etat de juillet l’oblige à trouver refuge en Finlande, mais il reste en relations étroites avec Trotski, qui développe dans la capitale l’appareil politique et insurrectionnel du parti. La ‘Revue des Deux Mondes’ n’en écrit pas moins dans sa chronique politique du 15 octobre 1917: “”Lénine enfin, Lénine le germanique, est quelque part caché dans Petrograd, où l’on arrête toute sorte d’espions allemands, excepté lui!””, montrant par là perception qu’en ont les démocrates occidentales. Le 7 octobre, il suffit aux bolcheviks d’occuper quelques batîments officiels ou stratégiques de la capitale pour s’emparer du pouvoir.”” (pag ?)”,”QMIP-056″ “COCHIN Augustin”,”Lo spirito del giacobinismo.”,”Cattolico e conservatore, A. COCHIN ha dedicato la sua vita pur breve (1876-1916) allo studio della Rivoluzione francese. A suo parere la rivoluzione non fu un prodotto della follia umana o un complotto massonico ma un comportamento sociale affermatosi in quelle ‘società di pensiero’ che si costituirono nel paese verso la metà del secolo sull’onda dell’ illuminismo trionfante.”,”FRAR-104 FRAR-105″ “COCHRANE Eric, a cura di Julius KIRSHNER”,”L’Italia del Cinquecento. 1530-1630.”,”COCHRANE E. scomparso nel 1985 a soli 57 anni, l’A (1928) era uno storico appassionato della prima età moderna e dell’Italia (Toscana in particolare). Ha insegnato nell’Università di Chicago.”,”ITAG-187″ “COCKBURN Andrew”,”La minaccia. Dentro la macchina militare sovietica.”,”””Benvenuti nel mondo dell’ analisi strategica, dove programmiamo armi che non funzionano per affrontare minacce che non esistono””. (Iva Selin, Capo divisione forze strategiche nell’ ufficio del vicesegretario della difesa (analisi dei sistemi), 1966. “”La percezione è un’ arma a doppio taglio. La nostra percezione dei sovietici è quella di una potenza militare aggressiva mentre, per contro, vediamo noi stessi come un paese o un’ alleanza che ha bisogno delle forze militari al solo scopo di scongiurare e prevenire tale aggressione. Durante gli anni settanta, gli strateghi americani videro in una luce sempre più cupa le intenzioni dei sovietici. Nel luglio 1977, Richard PIPES, pubblicò sulla rivista Commentary un articolo intitolato “”Why the Soviet Union Thinks It Could Fight and Win a Nuclear War””. La conclusione di PIPES is basava in parte sull’ assunto che in una guerra del genere le perdite dei sovietici sarebbero state perfettamente accettabili””. L’A collabora a ‘Defense Week’ e ad altri periodici.”,”RUST-078″ “COCO Antonio”,”Francois Guizot.”,”COCO è nato e lavora a Catania dov’è professore associato di Storia moderna.”,”STOx-070″ “COCOZZA Amilcare Nino”,”Problemi dell’Università di Casalbore e dei suoi feudatari.”,”Amilcare Nino Cocozza nato ad Atripalda (AV) nel 1926. Dottore commercialista e Revisore dei conti, già ordinario di Ragioneria e Tecnica commerciale e assistente di Economia politica, ha tenuto corsi di Economia aziendale nell’Università di Napoli e di Economia dell’impresa in quella del Molise.”,”GIOx-006-FL” “CODDINGTON Edwin B.”,”The Gettysburg Campaign. A Study in Command.”,”Edwin B. Coddington was born in 1905, attended Dartmouth College, and received a Ph.D. from Clark University. A specialist in Civil War and Pennsylvania history, he died shortly before the publication of this book.”,”USAQ-023-FL” “CODEVILLA Giovanni”,”Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa. Traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali.”,”CODEVILLA Giovanni insegna Diritto ecclesiastico italiano e comparato e diritto dei paesi socialisti presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Trieste. Ha scritto pure: ‘The Attitude of the Soviet State towards Religion’ (1971), Stato e Chiesa nell’Unione sovietica (1972), ‘Le comunità religiose in Urss’ (1978) e altri volumi sulla questione religiosa in URSS.”,”RIRO-351″ “CODEVILLA Giovanni”,”Stato e Chiesa nell’Unione Sovietica.”,”CODEVILLA Giovanni Contiene nel primo capitolo: ‘Cenni sulla concezione del diritto in Marx, Engels, Lenin (pag 22-26) Capitolo terzo: ‘Le associazioni religiose dal primo periodo rivoluzionario al 1929’ (pag 109-111) Capitolo sesto: ‘La legislazione rivoluzionaria dei primi anni’ (pag 267-269) Si cita il libro di M.G. Losano, ‘La teoria di Marx ed Engels sul diritto e sullo Stato’, Milano, 1968-69 (pag 22)”,”RUSS-250″ “CODEVILLA Spartaco”,”Giuseppe Alberganti. Vita di “”Cristallo””.”,”Spartaco Codevilla (Milano, 1970), attivista politico e scrittore. Giuseppe Alberganti, ferroviere e operaio, fu tra i fondatori del PcdI, esule in Francia e in Urss, commissario politico in Spagna, rinchiuso nel campo del Vernet e a Ventotene, comandante partigiano durante la Resistenza. Dopo la liberazione segretario del Pc milanese. Senatore per due e deputato per una legislatura. Il ’68 non lo trovò impreparato.”,”PCIx-441″ “CODEVILLA Giovanni”,”Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa. Traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali.”,”Giovanni Codevilla insegna Diritto ecclesiastico italiano e comparato e Diritto dei paesi socialisti presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Trieste.”,”RIRO-192-FL” “CODIGNOLA Luca BRUTI-LIBERATI Luigi”,”Storia del Canada. Dalle origini ai giorni nostri.”,”CODIGNOLA insegna storia del Canada all’Univ di Genova. Ha pubblicato ‘The Coldest Harbour of the Land, 1621-1649’ (MONTREAL, 1988) e con Fernand HARVEY e Pierre HURTUBISE ‘Guide aux Archives du Vatican pour l’histoire de l’Amerique francaise’ (QUEBEC, 1998). BRUTI LIBERATI insegna storia contemporanea all’Univ di Milano. Tra i suoi principali campi di ricerca la politica nordamericana della Santa Sede e le relazioni tra Italia e Canada. E’ autore di ‘Il Canada, l’Italia e il fascismo’ (ROMA, 1984) e ‘La Santa Sede e le origini dell’ impero americano’ (MILANO, 1984).”,”CANx-001″ “CODINO Fausto a cura; saggi di V. Gordon CHILDE Victor EHRENBERG Carl W. BLEGEN Cester G. STARR Alfred HEUSS Denys PAGE Bruno SNELL Eric A. HAVELOCK Fausto CODINO Gustave GLOTZ Guido FASSO’ Gaetano DE-SANCTIS W.G. FORREST Moses I. FINLEY A. ANDREWS Arnold J. TOYNBEE Alfred ZIMMERN”,”L’origine dello Stato nella Grecia antica.”,” Gli armamenti e la guerra. “”La maniera caratteristica del combattimento dei greci era la lotta molto ravvicinata di compatte formazioni di fanteria pesante. Negli eserciti delle proprie città o mercenari al servizio di stati esteri, questi soldati pesantemente armati, che avevano il nome di opliti, si rivelarono una forza formidabile, per diversi secoli della storia del Mediterraneo e del Vicino Oriente. A prima vista è sorprendente che fra le scoscese montagne della Grecia abbia avuto origine questo tipo di guerriero, che poteva agire con piena efficienza in formazioni su terreno piuttosto pianeggiante: ma le pianure coltivate a frumento erano di vitale importanza per la vita delle città; lo scopo di questi eserciti era di impadronirsene, per proteggerle o devastarle. Le rappresentazioni nell’arte greca ci mostrano che questo modo di combattere fu adottato all’inizio del VII secolo, o, in qualche luogo, alla fine dell’VIII. Precedentemente era in uso una tattica più sciolta ed individuale, più simile ai duelli degli eroi dell”Iliade’, benché questi siano, naturalmente, stilizzati e idealizzati in maniera da combattere efficientemente solo in formazione, con lo scudo allacciato saldamente al braccio sinistro, a proteggere il suo lato sinistro e il destro del suo compagno. Tutto questo supponeva un’istruzione adeguata, minor risalto per il valore individuale, e una maggiore consistenza delle formazioni. Di conseguenza, l’esercito formato dagli opliti includeva tutti quelli in grado di procurarsi la corazza e l’armamento necessario: era, nei limiti in cui questo termine può essere applicato qui, l’arma della borghesia, mentre il corpo aristocratico, in epoca classica, era la cavalleria, limitata a quanti erano abbastanza ricchi da mantenere dei cavalli. La cavalleria godeva di notevole prestigio sociale, ma non aveva importanza decisiva nei combattimenti sul suolo greco, dove la sua presenza non bastò mai ad assicurare l’esito di una battaglia. Così raccolti ed istruiti nell’esercito, gli opliti raggiunsero un senso di solidarietà di classe; d’altro lato, il controllo che gli aristocratici esercitavano sul potere venne indebolito dal fatto che essi non erano più i principali difensori della città: era meno facile escludere dalla partecipazione alla vita pubblica la classe che adesso forniva la forza decisiva sul campo di battaglia”” (pag 120-121-122] [A. Andrews, La crisi agraria e la tattica oplitica; i tiranni e Solone] [(in) ‘L’origine dello Stato nella Grecia antica’, Roma, 1975, a cura di Fausto Codino]”,”STAx-278″ “CODINO Fausto”,”Introduzione a Omero.”,”Fausto Codino, nato a Lucca nel 1927, ha studiato filologia classica alla Scuona Normale Superiore di Pisa dove fu allievo di Giorgo Pasquali e all’Università di Zurigo. Ha pubblicato saggi di letteratura greca e numerose traduzioni di autori antichi e critici moderni. Odisseo, Telemaco e l’uccisione dei pretendenti. …. (pag 124-125)”,”STAx-001-FGB” “CODOVINI Giovanni”,”Storia del conflitto arabo israeliano palestinese. Tra dialoghi di pace e monologhi di guerra.”,”Giovanni Codovini, laureato in filosofia e giurisprudenza, svolge attività di giornalista pubblicista e insegna storia nei licei. Storico contemporaneista. si occupa di geopolitica. Tra le sue pubblicazioni: Urlo e geometria, Il contemporaneo come età dell’ansia, Le leggi razziali in Italia.”,”VIOx-043-FL” “CODOVINI Giovanni”,”Geopolitica del conflitto arabo israeliano palestinese.”,”Giovanni Codivini, giornalista ed esperto di storia contemporanea, si occupa di geopolitica. Ha pubblicato ‘Storia del conflitto arabo-israeliano palestinese’ (Mondadori, 2007).”,”VIOx-002-FFS” “COE Michael D.”,”Il Messico fino alla conquista spagnola.”,”Michel D. Coe è nato a New York nel 1929, ha studiato ad Harvard College e nel 1959 si è laureato in antropologia all’università di Harvard.”,”AMLx-002-FSD” “COEN Federico; DELL’ERBA Nunzio”,”Togliatti e i socialisti negli anni del centro-sinistra (Coen); Claudio Treves, un riformista coerente (Dell’Erba).”,”Paficismo. Opposizione di Treves alla guerra di Libia e scelta della neutralità (con Turati) di fronte alla prima guerra mondiale. “”Ogni guerra, afferma con fermezza Treves – aumenta stragi e rovine, non ha virtù, per la complicazione stessa enorme e mondiale dei rapporti umani, di risolvere radicalmente e con giustizia le grandi questioni che interessano la vita dei popoli. La guerra strazia, non liquida”” (pag 142) (Discorso pronnunciato alla Camera il 2.12.1915)”,”MITS-009-FGB” “COFFEY Michael”,”Gli errori del Secolo. Disastri militari e strategici che hanno cambiato il corso del Novecento.”,”Michael Coffey, giornalista, ha scritto per anni sul Los Angeles Times, su The New York Observer e The Village Voice. Ha curato il saggio The Irish in America ed è autore di due raccolte di poesie, Elemenopy e 87 North. Attualmente è nel comitato direttivo di Publishers Weekly. Gli errori di calcolo di Hitler “”Nell’autunno dell’anno successivo (1941), però, i giapponesi divennero sempre più intransigenti nei rapporti diplomatici con l’America, tanto che il ricorso alle armi appariva ogni giorno più probabile. Provocati dall’embargo americano, i giapponesi avevano ormai deciso di andare all’attacco contro la flotta americana dell’oceano Pacifico, convinti che fosse il principale ostacolo alla creazione e al consolidamento dell’impero che volevano creare nel Sudest asiatico e nel Pacifico. Perciò lo stato maggiore del Sol Levante scelse come obiettivo Pearl Harbor, nelle Hawaii, base principale della flotta americana dell’oceano Pacifico, ma Hitler non venne informato. Non si voleva correre il rischio che i piani di Tokyo venissero a conoscenza degli Stati Uniti. Infatti la manovra colse tutti di sorpresa (…). Intanto, Hitler doveva risolvere il problema dello stallo in cui si trovavano le sue truppe nei pressi di Mosca. La colpa era in parte dell’arrivo piuttosto precoce dell’inverno, ma Hitler trovò un altro responsabile: il comandante del Gruppo di armate Centro, impegnato vicino a Mosca; lo destituì e assunse personalmente l’alto comando delle operazioni. I suoi problemi, però, erano appena all’inizio. Senza la minaccia dei giapponesi a est, i russi facevano affluire rapidamente rinforzi per presidiare Mosca e Stalingrado; inoltre, l’ambasciatore giapponese a Berlino fece capire a Hitler che, se la Germania avesse dichiarato guerra agli Stati Uniti forse il Giappone sarebbe intervenuto contro la Russia. Il Führer si accontentò di quella che era soltanto una mezza promessa. Infine, l’11 dicembre 1941, si decise e tenne un discorso al Reichstag: dopo aver accusato Roosevelt e la comunità ebraica americana di essere la vera causa del conflitto in corso, dichiarò guerra agli Stati Uniti. Questo fu uno dei suoi più grandi errori. Non solo il Führer sgravò Roosevelt dall’onere di dichiarare la guerra, ma mise gli Alleati in grado di attenersi all’accordo preso in origine, ossia dare la precedenza nelle operazioni alla vittoria sulla Germania e sull’Italia. Le truppe e la potenza industriale degli Stati Uniti sarebbero stati fattori decisivi nella disfatta che avrebbe subito la Germania nazista. Gli errori di calcolo commessi da Hitler furono anche altri. La sua speranza che il Giappone denunciasse il patto di non aggressione stretto con la Russia si rivelò vana, per cui tutto il potenziale bellico dell’Unione Sovietica poté concentrarsi nella lotta a occidente, dato che non era più necessario tenere impegnate forze ingenti a presidio dei suoi confini orientali”” (pag 111-113) QMIx-053-FL”,”QMIx-053-FL” “COFRANCESCO Dino”,”Sul gramsciazionismo e dintorni.”,”Dino Cofrancesco (Arce, 1942) è ordinario di storia delle dottrine politiche. Dirige il Dipartimento di filosofia e il Centro internazionale di studi italiani dell’Università di Genova. Dal 1997 è presidente del Centro per la Filosofia italiana. E’ uno studioso del pensiero liberale europeo del XIX e ha svolto ricerche sui pensatori francesi (da Tocqueville a Aron) e sulla teoria federalista. Ha pubblicato: ‘Intellettuali e potere. Capitoli di storia della cultura italiana del Novecento’ (Genova, 1999). “”Se si dovesse sintetizzare con una formula semplificatrice checosa fu l’azionismo, si potrebbe dire, in sostanza che esso fu: l”unione del non-conformismo degli anni dieci con i vecchi valori politici espressi dall’età aurea delle ideologie’. Di contro il fascismo fu l’unione del non-conformismo degli anni Dieci con il nazionalismo – radicalizzazione tardottocentesca di un valore pur caratteristico dell’Ottocento: il nazionaltotalitarismo. Per non-conformismo degli anni Dieci (espressione che riprende il titolo dell’importante saggio di Loubet del Bayle, ‘I non-conformisti degli anni Trenta’), s’intende, in primo luogo, la cultura antigiolittiana espressa soprattutto dalle riviste fiorentine di fronda e di opposizione – una cultura portata ad attribuire “”i limiti, le impotenze, i traguardi mancati della società civile”” al sistema di governo giolittiano e alla ‘leadership’ socialriformista che, con le sue complicità, aveva contribuito a spaccare il paese in due: l’Italia protetta delle commessi di Stato e dei privilegi accordati a settori consistenti della classe operaia settentrionale e l’Italia reietta delle masse contadine meridionali, dei produttori in senso lato, esposti alle rapacità fiscali, alla tracotanza burocratica, al perenne disservizio delle istituzioni pubbliche; ma in secondo luogo, si vuole altresì designare il punto di approdo di una concezione dei rapporti tra l”intellighentzia’ e il potere – l’ ‘impegno’ dell’intellettuale – che, lungi dal costituire una felice peculiarità della nostra storia nazionale, rappresenta invece il segno del ‘ritardo’, se il termine di confronto è costituito da quella che i protagonisti liberali del Risorgimento avevano chiamato l’Europa vivente””. (pag 72-73)”,”ITAD-128″ “COFRANCESCO Dino / ALIBERTI Giovanni / PERNA Gianni / GRANATA Ivano / NATOLI Claudio”,”Appunti per un’analisi del mito romano nell’ideologia fascista (Cofrancesco) / Ceti produttivi e questione agraria: lineamenti di un programma liberista nel Mezzogiorno del secondo dopoguerra (1945-1946) (Aliberti) / Il Convegno giovanile di Varese (1901) nel giudizio degli intransigenti e di Murri (Perna) / Storia nazionale e storia locale: alcune considerazioni sulla problematica del fascismo delle origini (1919-1922) (Granata) / Alcune considerazioni in tema di marxismo e «crollo» del capitalismo (Natoli).”,”””Il fascismo nasce nel 1919 come fenomeno tipicamente “”urbano””; ma è nelle campagne, in particolare nella Val Padana, che esso, a partire dalla fine del 1920, acquista consistenza e finisce col trovare la propria dimensione definitiva e il proprio spazio politico. In questo fascismo “”agrario””, che, grazie alla violenza squadrista e approfittando sia degli errori, della ristretta visione politica e delle debolezze dei partiti di massa (PSU e PPI) e della classe dirigente liberale, sia delle incertezze e degli sbandamenti del movimento operaio e contadino, sia della complicità, nella stragrande maggioranza de casi, degli apparati dello stato (esercito, polizia, magistratura), arriverà, pur nell’ambito di dissidi e contrasti interni, al potere nell’ottobre del 1922, si finisce per identificare il fascismo per eccellenza. Su questa linea interpretativa, pur tenendo conto delle distinzioni dovute a diverse premesse sia di ordine metodologico che di natura ideologica, si muove gran parte della storiografia. In realtà i primi successi del movimento mussoliniano erano stati ottenuti non nelle campagne, bensì a Trieste, che tuttavia costituiva un caso a sé stante a causa della particolare situazione ivi esistente, connessa con la problematica delle minoranze etniche. Nella città giuliana infatti, in un’atmosfera nazionalista di «irredentismo trionfante», il fascismo, facendosi sostenitore della «vittoria mutilata», della questione adriatica, della «difesa dell’italianità» contro le manovre degli slavi, si era rapidamente affermato già a partire dal 1919, trascinando dalla sua parte l’opinione pubblica e i «benpensanti» e ottenendo cospicui finanziamenti dai rappresentanti dell’industria, delle banche, degli ambienti commerciali e delle compagnie di assicurazione. Rispetto all’originaria matrice «urbana» il fascismo triestino operava già una prima differenziazione, creando un «fascismo di confine» che appariva «autoctono e caratterizzato da compiti particolari»; tuttavia proprio per questa sua caratteristica, atipica rispetto al contesto generale della vita politica italiana, il fascismo triestino rimaneva fine a se stesso e non poteva essere preso a modello per l’azione di sviluppo di tutto il fascismo. Il fascismo triestino, però, e giova sottolinearlo, aveva dimostrato con l’operato squadrista nella Venezia Giulia che proprio lo squadrismo poteva essere l’arma vincente del movimento; in questo modo veniva indicata agli altri fasci la via da seguire per il proprio consolidamento”” (pag 504-505-506) [Ivano Granata, ‘Storia nazionale e storia locale: alcune considerazioni sulla problematica del fascismo delle origini (1919-1922)’]”,”STOx-263″ “COFRANCESCO Dino / SALOTTI Guglielmo / ROMANO Sergio / SERRA Maurizio / STADERINI Alessandra / CASTELLI Clara / ARA Angelo”,”Il mito europeo del fascismo (1939-1945) (Cofrancesco) / Il dramma di Fiume nel secondo dopoguerra (Salotti) / Opinione pubblica e politica estera (Romano) / Terza forza e fascismo. A proposito di un libro di G.L. Mosse (Serra) / Rivendicazioni territoriali e mobilitazione nazionale nei documenti del 1919 di Giovanni Giuriati e Oscar Sinigaglia (Staderini) / L.S. Aksakov nella vita sociale della Russia delle riforme, di Nicolaj I. Cimbaev (Castelli) / La questione di Trieste. L’azione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954 di Diego De Castro (Ara).”,”Si parla del libro di G.L. Mosse ‘L’uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste’ (Laterza, 1982) (pag 77) e del libro di A. Walicki ‘Una utopia conservatrice. Storia degli slavofili’ (Torino, 1973) (pag 143)”,”ITQM-220″ “COFRANCESCO Dino”,”Introduzione a Tocqueville e altri saggi.”,”Contiene tra l’altro i saggi: – Marxismo e paesi sottosviluppati – Commentatori di Marx: Isaiah Berlin – Pagine sulla guerra di Croce – Introduzione alla ‘Democrazia in America’ di Tocqueville – Frammenti per una teoria federalista”,”TEOP-576″ “COFRANCESCO Dino”,”Per un’analisi critica della destra rivoluzionaria. Dal nazionalismo al fascismo.”,”‘Marx ricercava la borghesia non tra le brume prussiane, né tra la piccola borghesia italiana, ma dove realmente si trovava, cioè tra gli altiforni e i corridoi del Crédit Mobilier’ “”Queste riflessioni sono originate dalla lettura di due saggi ineguali dedicati al fascismo e alla destra da Antonio Capizzi, ‘Alle radici ideologiche dei fascismi’, e da Furio Jesi, ‘Cultura di destra’. Si tratta, com’è noto, di due studiosi di diversa provenienza filosofica e accademica. Capizzi insegna filosofia teoretica ed è autore di numerosi saggi di storia della filosofia; Jesi è uno studioso del mito e uno storico della letteratura tedesca. Se il primo dunque è interessato a un discorso di demistificazione ideologica, fondato storicamente e teoricamente, dei valori e delle idealità etico-politiche borghesi, il secondo è attento a rinvenire dieto i ‘miti’ – non esclusi quelli che s’insinuano nei documenti giornalistici e lettererari – la riprova di un progressivo svuotamento interno di temi culturali classici che, da armi dialettiche di emancipazione, diventano innocui oggetti di lusso, funzionali al progetto borghese di dominio. (…) Alla possible obiezione (…) che la rottura del movimento operaio con ‘tutta’ la borghesia ha sempre favorito l’ascesa del fascismo, determinando quindi ogni volta la sconfitta del proletariato, Capizzi risponde che “”Se per il mondo liberale il fascismo è una orrenda catastrofe, per un modo di pensare rivoluzionario esso è una ‘vittoria del proletariato’. Con il fascismo cade infatti l’ultima ‘aureola’ sopravvissuta alla rivoluzione borghese, quella che circonda il capo del ‘libre citoyen’ e cioè l’aureola liberale. Il fascismo avalla nei fatti le analisi di Marx, svelando la violenza contenuta nel capitalismo come tale e costringendolo a mostrarsi quale veramente è: il fascismo è dunque l’estrema e più valida verifica del marxismo, l’avverarsi della sue previsioni politiche””. Ci si trova dinanzi a uno stile di pensiero che, come può vedersi, ha rinunciato del tutto alla discussione razionale: i protagonisti concreti della storia si dissolvono in puri concetti astratti, sicché la vittoria dell’uno e la sconfitta dell’altro non ha più nulla di reale, ma riguarda unicamente una dubbia gara di maggior preveggenza. Senonché occorre pur ricordare all’autore che quanti affermano essere stato il fascismo un’orrenda catastrofe ‘anche’ per il proletariato, non si riferiscono alla battaglia dei concetti, ma agli operai, ai contadini, agli intellettuali di sinistra torturati, deportati, perseguitati, uccisi nelle guerre civili e nella guerra mondiale; si riferiscono al lento lavoro di ricostruzione post-bellica, ai sacrifici immani, e non solo salariali, che esso ha comportato. Per Capizzi, che si muove nell’orizzonte etico del dottrinario del Komintern, al contrario, c’è stata ‘vittoria’, perché il gioco politico comunque è divenuto ‘più chiaro’, “”è uscito allo scoperto””: quanto peggio, tanto meglio, quindi, non importa a quale prezzo. Ma la lotta per il potere è divenuta veramente più chiara? In vero, nessuno finora aveva osato attribuire a Marx il merito intellettuale di aver previsto il fascismo; anzi s’era sempre detto che non solo la rivoluzione bolscevica, ma anche quella fascista, erano, in un certo senso “”contro il Capitale””, essendo difficilmente inquadrabili nelle solide categorie ottocentesche del materialismo storico e dialettico. Per far rientrare il fenomeno totalitario in questione tra quelli previsti da Marx, occorre in primo luogo procedere a un’operazione di sconcertante superficialità: l’identificazione, pura e semplice, di violenza e fascismo; e in secondo luogo, ascrivere al materialismo storico il dubbio merito di una previsione smentita da tutta la storia contemporanea (e dallo stesso Engels nei suoi ultimi scritti): il progressivo, inevitabile, ricorso alla violenza da parte del capitalismo. Certo è che s’è verificato il contrario: la sempre minore disponibilità dello stato democratico borghese ad armare gli apparati di repressione poliziesca per riportare l’ordine nelle fabbriche e gli scioperanti al lavoro. (…) Come Marx aveva ritenuto esemplari, nella storia del mondo borghese e del suo inevitabile superamento dialettico, l’economia politica inglese, il pensiero illuministico e rivoluzionario francese e la filosofia classica tedesca, così Capizzi delimita, anch’egli, il suo campo d’indagine, per non dover perdere troppo tempo con vicende storiche e politiche meno esemplari. Così, la storia politica francese nell’età orleanistica, il pensiero conservatore e nazionalsocialista tedesco, le vicende italiane del primo dopoguerra e le battaglie culturali del nazionalismo sono le uniche “”stazioni””, in cui vale la pena di sostare in questa fenomenologia dello spirito borghese. (…) Nel discorso che Capizzi cerca “”di portare avanti in qualche modo””, i veri borghesi, quelli che hanno realmente, nel bene e nel male, improntato allo spirito liberale le istituzioni della società civile e della società politica – gli anglosassoni, per l’appunto – hanno un’importanza assai relativa. E poco importa se Marx, che ricercava la borghesia non tra le brume prussiane, dove vecchi junker come Spengler rimpiangevano le antiche civiltà aristocratiche, né tra la piccola borghesia italiana che aveva visto nel Rinascimento la “”grande promessa””, ma dove realmente si trovava, cioè tra gli altiforni e i corridoi del Crédit Mobilier, nella sua strategia rivoluzionaria, assegnava all’Inghilterra industriale la leadership della rivoluzione socialista. A volte bisogna tradire la lettera, per salvaguardare lo spirito del messaggio. Comunque, pur ammettendo la legittimità del criterio selettivo adottato da Capizzi, è almeno rigorosa e critica la chiave di lettura? In realtà, “”la tesi sostenuta con metodo storico”” consiste solo nel mettere a confronto, ogni volta che entrano in gioco fatti storici reali, le analisi di Marx con quelle degli storici contemporanei e non, e nel dare sistematicamente ragione al primo e torto ai secondi, quando le argomentazioni non coincidono. Così Tocqueville, che può ben considerarsi il Marx del liberalismo classico, viene citato con simpatia non per la ‘Democrazia in America’ – ancor oggi il testo più letto dagli studiosi del pluralismo – ma per i giudizi sulla borghesia affaristica del suo tempo, che concorderebbe con quelli di Marx (infatti, laddove l’uno fa riferimento alla “”vanità della classe media””, l’altro parla, più direttamente, di “”frode svergognata””)”” (pag 19-36) [Dino Cofrancesco, ‘Per un’analisi critica della destra rivoluzionaria. Dal nazionalismo al fascismo’, Ecig, Genova, 1984]”,”ITAF-001-FFS” “COFRANCESCO Dino”,”Destra e Sinistra. Per un uso critico di due termini-chiave.”,”Dino Cofrancesco (Arce 1942) ha insegnato Storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Genova. Ha collaborato a ‘Storia contemporanea’ e ‘Il pensiero politico’. Ha scritto tra l’altro ‘Europeismo e cultura. Da Cattaneo a Calogero’ (1981) e ‘Il pugno e la rosa. I radicali: gauchisti, qualunquisti, socialisti?’ (1979). “”Al Maistre e al Bonald, Tocqueville è accomunato in primo luogo dal fatto che in lui come negli altri l’attitudine sociologica è il frutto di una personale esperienza di classe, caratterizzata dalla chiara percezione di nuovi strati e di nuovi valori emergenti come contraccolpo al declino del proprio mondo – e del potere e delle idealità superiori che ad esso inerivano”” (pag 98)”,”TEOS-042-FMB” “COFRANCESCO Dino a cura; scritti di Patrizia GUARNIERI Girolamo DE-LIGUORI Giovanni INVITTO Daniela ANDREATTA Mario QUARANTA Luigi BULFERETTI Luisella BATTAGLIA Paolo BELLINAZZI Walter GHIA Ferdinando VIDONI Martina MINARDI Luciana GARIBBO Santino CAVACIUTI Federico PASTORE Renzo MORCHIO Giuseppe IERACI Francesco SURDICH”,”Filosofia e politica a Genova nell’età del positivismo. Atti del Convegno dell’Associazione Filosofica Ligure. Volume I.”,”Il volume ruota attorno alla figura di Enrico Morselli. Atti del Convegno sul tema promosso nel 1987 dall’Associazione Filosofia Ligure.”,”LIGU-015-FFS” “COGGIOLA Osvaldo”,”Engels o segundo violino. 1890-1995. Centenário da morte de Friedrich Engels.”,”COGGIOLA Osvaldo è dottore in storia per l’ Università di Parigi e professore libero-docente di storia contemporanea della facoltà di filosofia, lettere e scienze umane dell’ Università di San Paolo. E’ membro del consiglio di redazione della rivista ‘En defensa del Marxismo’ pubblicata dal Partido Obrero in Argentina. “”Lenin escreveu que “”a democracia não é idèntica à subordinaçao da minoria à maioria. Democracia é o Estado que reconhece essa subordinaçao, isto é, uma organizaçao chamada a exercer a violência sistemática de uma classe contra outra””. Lenin acrescenta: “”O socialismo é inconcebível sem democracia em dois sentidos: 1) o proletariado não pode realizar a revoluçao socialista se não se preparar para ela através da luta pela democracia; 2) o socialismo vitorioso não poderá consolidar sua vitória e conduzir a humanidade no sentido da extinçao de Estado se não tiver realizado integraalmente a democracia””””. (Lenin, O Estado e a Revoluçao)”” (pag 65)”,”MAES-075″ “COGGIOLA Osvaldo”,”Storia del trotskismo in America latina.”,”””Alla fondazione della Quarta internazionale era presente un solo latino-americano, in rappresentanza di tutti i gruppi trotskisti del subcontinente: il brasiliano Mário Pedrosa, eletto da Comitato esecutivo, di cui facevano parte, tra gli altri, lo stesso Trotsky (membro segreto), Pierre Naville, Cannon, Lesoil e Tresso, il vietnamita Ta Thu Thau. Il figlio di Trotsky, Leon Sedov, assassinato poco tempo prima, aveva svolto un ruolo essenziale nella fondazione della Quarta. Petrosa utilizzava lo pseudonimo di «Lebrun». L’America latina fu sin dall’inizio uan delle preoccupazioni politiche della Quarta, in parrte perché lo stesso Trotsky trascorse lì gli ultimi anni di vita, esiliato in Messico. Questo facilitò le cose: in realtà, l’America latina stava diventando sempre più importante nell’arena politica mondiale (il suo ruolo fino alla Grande guerra, compresa la crisi mondiale del 1930, era stato relativamente marginale). In una risoluzione della Conferenza di fondazione s’invitava all’unità del proletariato del nostro continente e di quello nordamericano «per un’America unita e socialista» (il proletariato statunitense attraversava una fase di grandi lotte, conseguenti alla creazione dei sindacati d’industria). Già l’ultimo manifesto redatto da Trotsky per la Quarta (nel 1940, poco dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale e poco prima del suo assassinio) indicava che: «I paesi dell’America meridionale e centrale non possono liberarsi dall’arretratezza e dalal soggezione se non unendo tutti i loro Stati in una potente Federazione. Questo compito storico grandioso non può essere assolto dall’arretrata borghesia sudamericana, espressione completamente corrotta dell’imperialismo, ma dal giovane proletariato latino-americano che deve imporsi come forza dirigente delle masse oppresse. Per questo la parola d’ordine della lotta contro le violenze e gli intrighi del capitale finanziario internazionale e contro l’azione nefasta delle camarille degli agenti locali è: ‘Stati Uniti Socialisti dell’America centrale e meridionale’» (4). (…)”” [(4) «Por los Estados Unidos Socialistas de América Latina», da manifesto scritto da Trotsky e pubblicato il 26 marzo 1940 [«Per gli Stati Uniti socialisti dell’America latina», in L. Trotsky, ‘I problemi della Rivoluzione cinese e altri scritti’, trad. di L. Maitan, Einaudi, Torino, 1970, p. 592 (ndt)] (pag 13)”,”TROS-351″ “COGNIOT Georges”,”Parti pris. Tome 1. D’une guerre mondiale a l’ autre. 55 ans au service de l’ humanisme réel.”,”Figlio di contadini, l’ intellettuale G. COGNIOT svolse la sua attività professionale nel campo dell’ insegnamento, all’ Ecole Normale poi all’ Internationale des Travailleurs de l’ Enseignment (ITE). Sarà rappresentante dell’ ITE a Vienna, Lipsia, Mosca, Bruxelles, Liverpool, Anversa. Militante del PCF, diverrà parlamentare e giocherà un ruolo attivo nel Comintern, e sarà pure redattore capo dell’ Humanité. Durante la fase del PCF clandestino sarà uno degli esponenti della direzione del partito assieme a DUCLOS. “”E’ a partire dalla tesi sul governo operaio, alla quale il IV Congresso era arrivato con la partecipazione attiva di Lenin, che il VII Congresso nel 1935 aveva avanzato la parola d’ ordine del governo del Fronte Popolare: “”Lenin ci ha chiamato quindici anni fa, diceva Dimitrov, a concentrare la nostra attenzione sulla ‘ricerca della forma di passaggio o di approccio che conduce alla rivoluzione proletaria’. Potrebbe essere il governo del fronte unico in una serie di paesi una delle forme di passaggio essenziali””””. (pag 376)”,”PCFx-024″ “COGNIOT Georges a cura; collaborazione di Jacques CHAMBAZ Henri CLAUDE Jacques DENIS Victor JOANNES”,”La marche de la France au socialisme. Vingt ans après l’ interview de Maurice Thorez au “”Times”” (17 novembre 1946).”,”Opera presentata dall’ Institut Maurice Thorez e a cura di Georges COGNIOT; collaborazione di Jacques CHAMBAZ Henri CLAUDE Jacques DENIS Victor JOANNES La verità è che essendo esaurite le possibilità di uno sviluppo pacifico della rivoluzione, il Partito bolscevico si mise a preparare l’ insurrezione armata. Essa diveniva necessaria in risposta alla violenza del potere borghese. Ma anche in questo periodo nuovo Lenin continuava a stare attento alle possibilità di un impiego delle forme pacifiche. Per esempio, quando Kornilov fu spazzato dalla potenza delle masse sotto la direzione dei bolscevichi, Lenin scrisse in un suo articolo ben conosciuto del 19 (6) settembre: ‘A proposito dei compromessi’, che, per qualche giorno, per otto o quindici giorni, si era aperta la possibilità di costituire assolutamente pacifico un governo responsabile davanti ai Soviets, che avrebbe assicurato la progressione non violenta della rivoluzione russa allo stesso tempo che di forti chances di sviluppo del movimento mondiale in favore della pace e del socialismo””. (pag 63-64)”,”PCFx-061″ ” COGNIOT Georges”,”L’Internationale communiste. Aperçu historique.”,”L’autore: ‘Élève au Lycée Gérôme à Vesoul, il passe ses vacances à Navenne à travailler la vigne ; il suit ensuite des cours de rhétorique supérieure à Lyon. Normalien (promotion 1921), il adhère la même année au Parti communiste français et lutte au sein de l’Internationale des travailleurs de l’enseignement (permanent en 1928). Agrégé de lettres en 1924, il participe ensuite à des meetings en soutien à l’Espagne républicaine et à la lutte contre les accords de Munich. Au début de l’année 1936, il accède au Comité central du Parti communiste, dont il demeure membre jusqu’en 1964, puis les électeurs du XIe arrondissement de Paris l’envoient siéger à la Chambre des députés française lors des élections du Front populaire (1936). Sa connaissance des organismes internationaux – il milite au Comité mondial contre la guerre et le fascisme – le font désigner représentant du PCF au Comité exécutif de l’Internationale communiste (Komintern) de septembre 1936 à octobre 1937. Il quitte brusquement cet organisme pour succéder à Paul Vaillant-Couturier au poste de rédacteur en chef de L’Humanité. (1937-1939, 1944-1947). Cette responsabilité l’amène à assister aux réunions du Bureau politique, instance dirigeante du Parti. En contact avec les milieux intellectuels, il est parmi les fondateurs d’une revue, La Pensée, qui se fixe l’objectif de diffuser et défendre le marxisme parmi les Intellectuels. Le premier numéro paraît en juin 1939. Le sommaire comprend notamment des articles de Paul Langevin, Georges Politzer, Marcel Prenant, Max Barel. Cette revue paraît encore aujourd’hui. Mobilisé en 1939, fait prisonnier lors de la débâcle en juin 1940, il est rapatrié en France pour maladie1. Il est hospitalisé plusieurs mois2, puis incarcéré par la police allemande3 à partir de juin 1941, à Vesoul, d’où il est transféré comme “”détenu politique”” au camp de Compiègne Royallieu. Il s’en évade avec dix-sept autres détenus, le 22 juin 19424. Il prend part à la Résistance en tant que responsable de la presse clandestine communiste. Il reprend en 1944 la rédaction en chef de L’Humanité et est réélu député de la IVe République. Il intervient en faveur de l’éducation nationale et de la laïcité. En 1948, il est un des représentants du PCF au Comité d’information des partis communistes, le Kominform. Proche collaborateur de Maurice Thorez, il dirige son secrétariat particulier après 19495. Après la mort du secrétaire général du PCF, il fonde en 1966 l’Institut Maurice-Thorez. Battu aux élections législatives de novembre 1958, il entre au Sénat en 1959 lors des premières élections sénatoriales de la Ve . Germaine Cogniot est décédée en 1994. (wikip)'”,”INTT-318″ “COGNIOT Georges”,”Réalité de la nation. L’attrape-nigaud du cosmopolitisme. [‘Realtà della nazione. Il tranello del cosmopolitismo’]”,”Contiene alcune pagine su ‘Marx ed Engels sulla questione nazionale’ (pag 11-) Contiene il capitolo ‘Lenin e Stalin contro l’opportunismo della Seconda Internazionale’ (pag 18-) e ‘Lenin e Stalin sull’evoluzione dell’America capitalista’ (pag 84-) Contro il ‘cosmolitismo’ e la ‘fraternizzazione’ tra le classi borghesi, degli oppressori contro gli oppressi… Marx ha messo bene in chiaro il contrasto tra ‘pseudo-cosmopolitismo e universalismo borghese’ e ‘internazionalismo proletario’ “”Friedrich Engels parlait dès 1845 de «la fraternisation des nations, telle qu’elle s’accomplit maintenant partout, grâce au parti extrême, le parti prolétarien, face au vieil égoïsme national originel at au cosmopolitisme hypocrite, à base d’égoïsme privé, du libre-échange». (…) Dans le ‘Manifeste communiste, Marx et Engels eux-mêmes ont montré que seul le pouvoir du prolétariat fait disparaître le séparatisme national et l’animosité des peuples; en renversant la dictature de la bourgeoisie et en construisant la société sans classes, le prolétariat met fin à la domination des nations fortes sur les nations faibles et édifie une union fraternelle des nations, Marx et Engels écrivaient: «Abolissez l’exploitation de l’homme par l’homme et vous abolirez l’exploitation d’une nation par une autre nation. Du jour où tombe l’antagonisme des classes, à l’intérieur de la nation, tombe également l’hostilité des nations entre elles» (1). Dans le discours qu’il prononçait en novembre 1847 au meeting de commémoration de l’insurrection polonaise de 1830, Marx formulait en ces termes le contraste entre le cosmopolitisme bourgeois et l’internationalism prolétarien: «L’union et la fraternisation des nations est une phrase que tous les partis ont aujourd’hui à la bouche, notamment les libre-échangistes. Il existe sans doute un certain genre de fraternisation enre les classes bourgeoises de toutes les nations. C’est la fraternisation des oppresseurs contre les opprimés, des exploiteurs contre les exploités. De même que la classe bourgeoise de tel ou tel pays est unie et fraternellement liée contre les prolétaires de ce pays malgré la concurrence et la lutte des membres de la bourgeoisie entre eux, de même les bourgeois de tous les pays sont liés fraternellement et unis contre les prolétaires de tous les pays, malgré leur bataille et concurrence mutuelle sur le marché mondial. Pour que les peuples puissent réellement s’unir, il faut qu’ils aient un intérêt commun. Mais, pour que leur intérêt puisse être commun, il faut l’abolition des rapports de propriété actuels qui déterminent l’exploitation mutuelle des peuples. L’abolition des rapports de propriété actuels n’intéresse que la classe laborieuse. Aussi bien en a-t-elle seule les moyens. La victoire du prolétariat sur la bourgeoisie est en même temps la victoire sur les conflits nationaux et industriels, qui dressent aujourd’hui les différents peuples en ennemis l’un contre l’autre. C’est pourquoi la victoire du prolétariat sur la bourgeoisie est en même temps le signal de la libération de toutes les nations opprimées». Marx et Engels ont accordé la plus vive attention à l’étude de toutes les formes et de tous les états du mouvement national. Ces fondateurs du communisme scientifique ont soutenu tous les mouvements nationaux qui contribuaient au développement de la lutte de classe du prolétariat. Marx a combattu les proudhoniens qui niaient la question nationale «au nom de la révolution sociale», ne voulaient plus d’«agglomérations immenses» et traitaient l’unité de la Pologne (ou de l’Italie, de la Hongrie, de l’Irlande) d’«épreuve faite», de chose appartenant toute entière au passé (2). En partant des intérêts de la lutte prolétarienne, Marx a mis au premier plan ce célèbre principe de l’internationalisme et du socialisme: un peuple qui en opprime d’autres ne saurait être libre. En réponse à la thèse proudhonienne représentant la nation comme un concept périmé, Marx a montré, dans une lettre à Engels datée du 20 juin 1866, ce qui se cachait derrière cette négation des nations. Dans ce texte, Marx rend compte de la séance tenue la veille par le Conseil de l’Internationale: “”Les représentants (non ouvriers) de la ‘Jeune France’ déclarèrent que toute nationalité et les nations elle-mêmes sont des préjugés surannés… Décomposer tout en petits groupes ou communes, qui forment à leur tour une association, mais pas d’Etat. Et cette individualisation de l’humanité ainsi que le ‘mutualisme’ qui y correspond s’opéreront de la façon que voici: l’histoire s’arrêtra que les Français soient mûrs pour faire une révolution sociale. Alors, ils feront les premiers l’expérience et le reste du monde, entraîné par la force de leur exemple, fera la même chose… Notre ami Lafargue, …qui avait supprimé les nationalités …, semblait entendre par négation des nationalités leur absorption par la nation modèle, la nation française (3)». Dès 1847, Engels avait commenté en ces termes le discours prononcé par Louis Blanc au banquet de Dijon: «’Un Français’, dit M. Blanc, ‘est nécessairement cosmopolite’. Oui, dans un monde où ne régneraient que l’influence française, les moeurs, les us et coutumes, les idées et le conditions politiques françaises! Dans un monde où chaque nation aurait pris les qualités caractéristiques de la nationalité française! Mais, contre cela, les démocrates des autres nations sont justement obligé de protester… Il ne leur suffit nullement que les Français leur donnent l’assurance qu’en qualité de Français il ‘sont’ déjà cosmopolites. Une telle assurance aboutit à exiger que tous les autres ‘deviennent’ Français’ (4)». Du côté allemand, Marx et Engels ont vivement critqué les lassalliens, qui poussaient la sympathie pour le mouvement national jusqu’à la justification du nationalisme bourgeois. A juste titre, Marx a qualifié la tendance lassallienne de «socialisme monarcho-prussien». Marx et Engels ont livré une bataille résolue aux «socialistes vrais», qui considéraient les Allemands comme la nation élue. Marx s’est servi de l’exemple de ces pseudo-socialistes pour montrer que nationalisme et cosmopolitisme vont de pair: «…Nous avons vu quelle mentalité d’un nationalisme, étroit est à la base du pseudo-universalisme et du pseudo-cosmopolitisme des Allemands… Si l’étroitesse nationale est toujours antipathique, elle devient répugnante notamment en Allemagne, puisque ici on l’oppose, avec l’illusion d’être au dessus de la nationalité et de tous les intérêts réels, aux nationalistés qui avouent franchement leur étroitesse nationale et le fait qu’elles se fondent sur des intérêts réels (5). De telles indications de Marx et d’Engels ont une valeur de principe. Elles suffisent à faire la preuve que le marxisme n’an rien en commun avec le cosmopolitisme; elles démontrent, en deuxième lieu, que le cosmopolitisme et le nationalisme sont apparentés, que ce sont des phénomènes complémentaires. Comme dit Lénine, «la théorie de Marx est aussi éloignée de méconnaissance des mouvements nationaux que le ciel l’est de la terre… Une fois que sont apparus des mouvements nationaux de masse, les répudier, refuser de soutenir ce qu’ils ont de progressiste, c’est en fait céder aux préjugés ‘nationalistes’: c’est reconnaïtre «sa» nation come la «nation modèle» (16)”” (pag 11-17) [(1) Cité d’après la traduction Fréville du ‘Manifeste’, “”Les Briseurs de chaînes””, p. 296-297, Editions sociales, Paris, 1948; (2) Cf. Proudhon, ‘Justice, Quatrième étude, Petit catéchisme politique’, V.; (3) ‘Correspondance Marx-Engels, t. IX, p. 75-76, édition Costes, Paris, 1934; (4) Vingt ans plus tard, Louis Blanc demandera dans ‘Le Temps’ que, si la Prusse absorbe les petits Etats d’Allemagne, la France ait la rive gauche du Rhin. Et, tout en appelant les Berlinois à se soulever contre le gouverneme prussiens, Engels flétrira Louis Blanc du nom de «bon démocrate impérial» dans sa lettre à Marx du 1er mai 1866 (Correspondance Marx-Engels, t. IX, p. 54); (5) “”L’Idéologie allemande””, dans K. Marx Oeuvres philosophiques, tome IX, p. 148-149, édit. Costes; (6) V.I. Lénine: «Du droit des nations à disposer d’elles-mêmes», dans ‘Oeuvres choisies, t. 1, p. 712-713, éditions en langues étrangères (textes français), Moscou, 1946. Lénine ajoute en note: «Comparéz encore la lettre de Marx à Engels du 3 juin 1867: «C’est avec une véritable satisfaction que j’ai appris, par la correspondance parisienne du ‘Times’, les acclamantions polonophiles des Parisiens contre la Russie…M. Proudhon et sa petite clique de doctrinaires, ce n’est pas encore le peuple français» (Voir ‘Correspondance Marx-Engels, t. IX, p. 167]C traduzione: “”Friedrich Engels ha parlato nel 1845 di”” fratellanza delle nazioni, in quanto ora porta in tutto il mondo, grazie al partito estremo, il partito proletario, di fronte al vecchio egoismo nazionale originale e al cosmopolitismo ipocrita alla base dell’egoismo privato, del libero scambio “”(…) Nel Manifesto comunista, Marx ed Engels stessi hanno dimostrato che solo il potere del proletariato rimuove il separatismo nazionale e l’animosità dei popoli, rovesciando la dittatura della borghesia e costruendo una società senza classi, il proletariato mette fine al predominio delle nazioni forti sulle nazioni deboli e costruisce un’unione fraterna dei popoli. Marx ed Engels hanno scritto: “”abolite lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo e abolirete lo sfruttamento di una nazione da parte di un’altra nazione. Dal giorno in cui cadrà l’antagonismo delle classi nella nazione, cadrà anche l’ostilità delle nazioni l’una verso l’altra “”(1). Nel discorso da lui pronunciato nel novembre 1847 per commemorare l’insurrezione polacca del 1830, Marx formulò in questi termini il contrasto tra il cosmopolitismo borghese e l’internazionalismo proletario: “”L’unione e la fraternizzazione delle nazioni è una frase che oggi è sulla bocca di tutti, compresi i libro-scambisti. Non c’è dubbio una sorta di fraternizzazione tra le classi borghesi di tutte le nazioni. Esiste senza dubbio una fraternizzazione degli oppressori contro gli oppressi, degli sfruttatori contro gli sfruttati. Proprio come la classe media di qualsiasi paese è solidale e fraterna legato contro i lavoratori di questo paese, nonostante la concorrenza e la lotta della borghesia tra di loro, ed i borghesi di tutti i paesi sono fraternamente legati e uniti contro i proletari di tutti i paesi, nonostante la loro battaglia e la reciproca concorrenza sul mercato mondiale. Perché i popoli si uniscano veramente, devono avere un interesse comune. Ma poiché il loro interesse è comune, è necessario abolire gli attuali rapporti di proprietà che determinano lo sfruttamento reciproco dei popoli. L’abolizione degli attuali rapporti di proprietà interessa solo la classe lavoratrice. Solo essa ha i mezzi. La vittoria del proletariato sulla borghesia è anche la vittoria sui conflitti nazionali ed industriali che oggi si distinguono tra i diversi popoli nemici uno contro l’altro. Ecco perché la vittoria del proletariato sulla borghesia è allo stesso tempo il segnale per la liberazione di tutte le nazioni oppresse “”. Marx ed Engels prestarono la massima attenzione allo studio di tutte le forme e le condizioni del movimento nazionale. I fondatori del comunismo scientifico sostennero tutti i movimenti nazionali che contribuivano allo sviluppo della lotta di classe del proletariato. Marx combatté i proudhoniani che negavano la questione nazionale “”in nome della rivoluzione sociale””, non volevano più “”enormi agglomerati”” e trattavano l’unità della Polonia (o dell’Italia, dell’Ungheria, dell’Irlanda) di “”cosa fatta””, di qualcosa che appartiene interamente al passato (2). Partendo dagli interessi della lotta proletaria, Marx mette in primo piano il celebre principio dell’internazionalismo e del socialismo: un popolo che opprime altri popoli non può essere libero. In risposta alla tesi di proudhoniane che rappresentavano la nazione come un concetto superato, Marx mostrò, in una lettera a Engels datata 20 giugno 1866, cosa si nascondeva dietro questa negazione delle nazioni. In questo testo, Marx rendeva conto della riunione tenutasi il giorno precedente del Consiglio Internazionale: “”I rappresentanti (non operai) della ‘Giovane Francia’ hanno dichiarato che tutte le nazionalità e le nazioni rappresentano dei pregiudizi antiquati .. Decomporre tutto in piccoli gruppi o comuni, che a loro volta formano un’associazione, ma non uno stato. E questa individualizzazione dell’umanità e il corrispondente “”mutualismo”” avverranno nel modo seguente: la storia si fermerà fino ache i francesi non saranno maturi per una rivoluzione sociale. Allora essi faranno per primi l’esperienza e il resto del mondo, spinto dalla forza del loro esempio, farà la stessa cosa … Il nostro amico Lafargue ,. ..che avevano soppresso le nazionalità … sembrava intendere con la negazione delle nazionalità il loro assorbimento da parte della nazione modello, la nazione francese (3) “”.Già nel 1847, Engels commentò in questi termini il discorso di Louis Blanc al banchetto di Digione: “”Un francese””, dice M. Blanc, “”è necessariamente cosmopolita””. Sì, in un mondo in cui prevalgono solo influenze francesi, prevalgono modi, costumi, idee e condizioni politiche francesi! In un mondo in cui ogni nazione dovrebbe aver preso le qualità caratteristiche della nazionalità francese! Ma contro questo, i democratici di altre nazioni sono proprio obbligati a protestare … Non è abbastanza per loro che i francesi diano loro la certezza che, come francesi, sono già cosmopoliti. Tale garanzia porta alla richiesta che tutti gli altri “”diventino”” francesi “”(4). Da parte tedesca, Marx ed Engels criticarono aspramente i Lassalliani, che spinsero la loro simpatia per il movimento nazionale fino alla giustificazione del nazionalismo borghese. Marx ha giustamente descritto la tendenza Lassalliana come “”socialismo monarchico-prussiano””. Marx ed Engels combatterono una battaglia risoluta con i “”veri socialisti””, che consideravano i tedeschi come la nazione eletta. Marx ha usato l’esempio di questi pseudo-socialisti per dimostrare che il nazionalismo e il cosmopolitismo vanno di pari passo:”” … Abbiamo visto ciò che la ristretta mentalità del nazionalismo è alla base della pseudo-universalismo e pseudo-cosmopolitismo dei tedeschi … Se la ristrettezza nazionale è sempre antipatica, essa diviene ripugnante in Germania, perché ci si oppone, con l’illusione di essere sopra la nazionalità di tutti gli interessi reali, ai nazionalisti che mostrano apertamente la loro ristrettezza nazionale e il fatto che si basino su interessi reali (5). Tali indicazioni di Marx ed Engels hanno un valore di principio. Sono sufficienti a dimostrare che il marxismo non ha nulla in comune con il cosmopolitismo; in secondo luogo, mostrano che il cosmopolitismo e il nazionalismo sono collegati, che sono fenomeni complementari. Come Lenin ha detto, “”la teoria di Marx è lontana dalla misconoscenza dei movimenti nazionali come il cielo è dalla terra … Una volta emersi movimenti di massa nazionali, rinnegare, rifiutare di sostenere quelli che sono progressisti, è di fatto arrendersi ai pregiudizi nazionalisti: riconoscere la “”propria”” nazione come “”nazione modello”” (p. di Freville ‘Manifesto’, “”Breakers channel””, p 296-297, Editions sociales, Paris, 1948. (2) Cfr Proudhon, ‘giustizia, quarto studio politica Piccolo catechismo’, V;. (3) ‘Marx-Engels Corrispondenza, vol IX, p 75-76, edizione Costes, Parigi, 1934 .. (4) Venti anni più tardi, Louis Blanc ha chiesto in’ Times’ che se la Prussia assorbe piccoli stati d’ Germania, la Francia ha la sponda sinistra del Reno e, mentre invita i berlinesi a insorgere contro il governo prussiano, Engels definirà Louis Blanc come “”un buon democratico imperiale”” nella sua lettera a Marx del 1 ° maggio 1866 (Corrispondenza Marx-Engels, vol. IX, p. 54); (5) “”Ideologia tedesca””, in K. Marx Philosophical Works, Vol. IX, p. 148-149, editto. Costes; (6) V.I. Lenin: “”Il diritto delle nazioni all’autodeterminazione””, in “”Opere scelte, t. 1, p. 712-713, pubblicato in lingua straniera (testi in lingua francese), Mosca, 1946. Lenin aggiunge in una nota: “”Confrontate ancora la lettera di Marx a Engels del 3 Giugno 1867: “” E’ con vera soddisfazione che ho appreso, dalla corrispondenza parigina del “”Times””, le acclamazioni filo-polacche dei parigini contro la Russia … M. Proudhon e la sua piccola cricca di dottrinari, non rappresenta ancora il popolo francese “”(Vedi”” Corrispondenza Marx-Engels, IX, p 167) Wikip: Georges Cogniot, né à Montigny-lès-Cherlieu (Haute-Saône) le 15 décembre 1901 et mort à Gagny (Seine-Saint-Denis) le 12 mars 1978, est un écrivain, philosophe et homme politique communiste français. Georges Auguste Alexandre Cogniot, fils de Charles Amédée Cogniot et Marthe Poissenot, est né à Montigny-lès-Cherlieu et inhumé à Gagny. Il devient l’époux de Germaine Blum en 1923, puis d’Erna Bielfeld en 1934 ; il s’est remarié en 1975 avec une institutrice, Germaine Weingartner-Cogniot, qui eut aussi des activités politiques communistes. Élève au Lycée Gérôme à Vesoul, il passe ses vacances à Navenne à travailler la vigne ; il suit ensuite des cours de rhétorique supérieure à Lyon. Normalien (promotion 1921), il adhère la même année au Parti communiste français et lutte au sein de l’Internationale des travailleurs de l’enseignement (permanent en 1928). Agrégé de lettres en 1924, il participe ensuite à des meetings en soutien à l’Espagne républicaine et à la lutte contre les accords de Munich. Au début de l’année 1936, il accède au Comité central du Parti communiste, dont il demeure membre jusqu’en 1964, puis les électeurs du XIe arrondissement de Paris l’envoient siéger à la Chambre des députés française lors des élections du Front populaire (1936). Sa connaissance des organismes internationaux – il milite au Comité mondial contre la guerre et le fascisme – le font désigner représentant du PCF au Comité exécutif de l’Internationale communiste (Komintern) de septembre 1936 à octobre 1937. Il quitte brusquement cet organisme pour succéder à Paul Vaillant-Couturier au poste de rédacteur en chef de L’Humanité. (1937-1939, 1944-1947). Cette responsabilité l’amène à assister aux réunions du Bureau politique, instance dirigeante du Parti. En contact avec les milieux intellectuels, il est parmi les fondateurs d’une revue, La Pensée, qui se fixe l’objectif de diffuser et défendre le marxisme parmi les Intellectuels. Le premier numéro paraît en juin 1939. Le sommaire comprend notamment des articles de Paul Langevin, Georges Politzer, Marcel Prenant, Max Barel. Cette revue paraît encore aujourd’hui. Mobilisé en 1939, fait prisonnier lors de la débâcle en juin 1940, il est rapatrié en France pour maladie1. Il est hospitalisé plusieurs mois2, puis incarcéré par la police allemande3 à partir de juin 1941, à Vesoul, d’où il est transféré comme détenu politique au camp de Compiègne Royallieu. Il s’en évade avec dix-sept autres détenus, le 22 juin 19424. Il prend part à la Résistance en tant que responsable de la presse clandestine communiste. Il reprend en 1944 la fonction de rédacteur en chef de L’Humanité et est réélu député de la IVe République. Il intervient en faveur de l’éducation nationale et de la laïcité. En 1948, il est un des représentants du PCF au Comité d’information des partis communistes, le Kominform. Proche collaborateur de Maurice Thorez, il dirige son secrétariat particulier après 19495. Après la mort du secrétaire général du PCF, il fonde en 1966 l’Institut Maurice-Thorez. Battu aux élections législatives de novembre 1958, il entre au Sénat en 1959 lors des premières élections sénatoriales de la Ve République et est réélu en 1968. Il fait partie de la commission des affaires culturelles. En 1966, il est nommé membre de la commission de contrôle chargée d’examiner les problèmes d’orientation et de sélection dans le service public de l’enseignement.”,”PCFx-116″ “COHEN I. Bernard”,”La rivoluzione nella scienza.”,”COHEN, docente di storia della scienza ad Harvard, è noto al pubblico italiano per ‘La nascita della nuova fisica’ (IL SAGGIATORE, 1974) e per la ‘Rivoluzione newtoniana’ (FELTRINELLI, 1982). E’ un grande maestro alla cui scuola si sono formati storici della scienza come Yehuda ELKANA, Frank J. SULLOWAY e Ramunas KONDRATAS.”,”SCIx-009″ “COHEN Joel E.”,”Quante persone possono vivere sulla terra?”,”COHEN-JE dirige il Laboratory of Population della ROCKEFELLER UNIVERSITY. Le sue pubblicazioni spaziano dalla demografia, alla ecologia, dalla genetica all’epidemiologia, dall’etologia alla matematica.”,”DEMx-022″ “COHEN Stephen F.”,”Bucharin e la rivoluzione bolscevica. Biografia politica 1888-1938.”,”Nato nell’ Indiana nel 1938 e cresciuto nel Kentucky, Stephen F. COHEN ha studiato nell’ Università dell’ Indiana e nella Columbia University. Dal 1965 al 1968 ha insegnato al Columbia College ed è attualmente (1975) professore incaricato al Department of Politics della Princeton University. Ha curato, con Robert C. TUCKER, ‘The Great Purge Trial’ (1965). In copertina: foto di Bucharin nel 1917 circa.”,”BUCS-001 RIRB-040″ “COHEN Barry SCHISSEL Howard”,”L’ Afrique australe de Kissinger à Carter. Le rapport Kissinger sur l’ Afrique australe et ses prolongements francais.”,”COHEN è un giornalista canadese, SCHISSEL è un giornalista americano.”,”AFRx-022″ “COHEN Stephen P.”,”India: Emerging Power.”,”COHEN Stephen P. è dal 1998 senior fellow presso la Brookings Institution. E’ autore di vari libri sul South Asia.”,”INDx-044″ “COHEN Stephen Philip”,”The Idea of Pakistan.”,”COHEN Stephen Philip è senior fellow in Foreign Policy Studies program alla Brookings Institution. E’ autore pure di ‘India: Emerging Power’ (Brookings, 2001). “”Sebbene il Kashmir sia un costante refrain negli scritti strategici pakistani e i pakistani sostengano che è la sola seria disputa che impedisce la normalizzazione tra i due stati, questo argomento è poco veritiero dato che il Kashmir è anche una componente molto importante dell’ identità pakistana. I militari, specialmente l’ esercito, offrono anche ragioni strategiche per l’ importanza del Kashmir, sebbene nell’ analisi finale su queste si potrebbe giungere ad una trattativa se i due stati volessero mai raggiungere un accordo. Dato che il Pakistan non potrebbe competere militarmente con l’ India, come notava B.R. Ambedkar negli anni 1940, doveva farsi “”prestare”” della potenza da altre fonti. Questo significa relazioni strette con la Gran Bretagna, poi con un’ alleanza estesa agli Stati Uniti, e successivamente dei legami militari importanti con la Cina. Questi ultimi erano particolarmente importanti perché la Cina, diversamente da britannici e americani, era anche interessata a bilanciare la potenza indiana.”” (pag 121)”,”PAKx-015″ “COHEN Warren I.; BARBIERI Olivo”,”Il secolo del Pacifico. Asia e America al centro del mondo, di Warren I. Cohen. Seguito da: Notsofareast. Immagini tra Pechino e Shanghai, di Olivo Barbieri.”,”COHEN Warren I. è professore di storia presso l’ Università del Maryland ed è il più autorevole storico americano dell’ Estremo Oriente. Olivo BARBIERI ha iniziato la sua atttivitàespositiva nel 1978. Dal 1989 compie con regolarità viaggi in Oriente in particolare in Cina. “”Una corrente che percorre gran parte di questa influenza asiatica sulla cultura americana è indiscutibilmente il buddismo, che è diventato una presenza importante nella vita americana, sia perché i buddisti asiatici emigrano negli Stati Uniti sia perché gli americani europei e africani trovano nel buddismo l’ appagamento e il senso della vita che non sono riusciti a trovare altrove. Il buddismo esiste in America da oltre un secolo, portatovi dai primi immigrati, ma è diventato un movimento di massa solo negli ultimi trent’anni o giù di lì. Nel 2000 i buddisti nel paese erano calcolati tra i quattro e i sei milioni, tra quarti dei quali in comunità di immigrati. Attualmente costituiscono il 2% circa della popolazione degli Stati Uniti, contro il 3% circa di ebrei americani. Anche se ipotizziamo qualche passaggio da una religione all’ altra, probabilmente a metà secolo ci saranno più buddisti che ebrei in America. Il buddismo americano conta già più seguaci di molte sette protestanti. A livello accademico, sono più di centocinquanta gli studiosi che insegnano il buddismo e ne scrivono. Almeno due dozzine di università hanno due o più specialisti di studi buddisti, e parecchie, comprese Harvard, Chicago e Berkeley, hanno ottenuto sovvenzioni per cattedre di studi buddisti. Una scuola, la American University di Washington, ha avuto un cappellano buddista.”” (pag 79-80)”,”ASIx-082″ “COHEN Stephen”,”Nicolas Boukharine. La vie d’un bolchevik.”,”Stephen COHEN, nato nell’ Indiana nel 1938, è dottore dell’Univ di Columbia e diplomato dell’ Istituto di Russia di quella Università. Dal 1968 fa parte del dipartimento di scienze politiche dell’ Università di Princeton.”,”BUCS-017″ “COHEN Jon FEDERICO Giovanni”,”Lo sviluppo economico italiano, 1820-1960.”,”Jon Cohen insegna al Dipartimento di Economia dell’Università di Toronto. Tra i suoi studi Finance and Industrialization in Italy, 1894-1914. Giovanni Federico è ricercatore nel Dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università di Pisa; ha pubblicato Il filo d’oro, L’industria della seta dalla restaurazione alla grande crisi.”,”ITAE-034-FL” “COHEN Stephen F. RABINOWITCH Alexander SHARLET Robert a cura; saggi di BRESLAUER George W. BUSHNELL John GATI Charles GIBIAN George HOFFMANN Erik P. JUVILER Peter H. KANET Roger E. MEDVEDEV Roy A. MILLAR James R. ROBERTSON John D. RUBINSTEIN Alvin Z. SUNY Ronald Grigor TAAFFE Robert N. WRIGHT Arthur W. ZIMMERMAN William The Contributors”,”The Soviet Union Since Stalin.”,”George W. Breslauer is Associate Professor of Political Science at the University of California at Berkeley. He is the author of Five Images of Soviet Future and coauthor of Political Terror in Communist Systems and Soviet Politics and Society. John Bushnell is Assistant Professor of History at Carnegie-Mellon University. He is completing a study of military revolution in Russia, 1905-1907. Stephen F. Cohen is Associate Professor of Politics and Director of the Russian Studies Program at Princeton University. His publications include Bukharin and the Bolshevik Revolution; A Political Biography, 1888-1938. Charles Gati is Professor of Political Science at Union College and Visiting Research Fellow at the Research Institute on International Change, Columbia University. A specialist on Soviet foreign policy and the international politics of Eastern Europe, he is coauthor of The Debate over Detente and editor and coauthor of Caging the Bear; Containment and the Cold War, The International Politics of Eastern Europe, and The Politics of Modernization in Eastern Europe. George Gibian is Goldwin Smith Professor of Russian Literature at Cornell University. He is the editor and translator of Russia’s Lost Literature of the Absurd: Selected Works of Daniil Kharms and Alexander Vvedensky and coeditor of Russian Modernism; Culture and the Avant-garde. Erik P. Hoffmann is Associate Professor of Political Science, Graduate School of Public Affairs, State University of New York at Albany. He is Associate of the Research Institute on International Change, Columbia University, and Coordinating Editor of Soviet Union. He is coeditor of The Conduct of Soviet Foreign Policy and coauthor of In Quest of Progress; Soviet Perspectives on Advanced Society. Peter H. Juviler is Professor of Political Science, Bernard College, Columbia University. He is the author of Revolutionary Law and Order; Politics and Social Change in the USSR and of many studies of Soviet family and criminal policy. He is completing a book on Soviet delinquents and authority. Roger E.Kanet is Professor of Political Science, University of Illinois at Urbana-Champaign. He is editor of The Soviet Union and the Developing Nations and coeditor of Politics and Policy in Gierek’s Poland. Roy A. Medvedev is a nonconformist historian and political thinker who lives in Moscow. His major writings published in English include Let History Judge; The Origins and Consequences of Stalinism, On Socialist Democracy, On Stalin and Stalinism, and (with his brother Zhores A. Medvedev) Khrushchev: The Years in Power. James R. Millar is Professor of Economics, University of Illinois at Urbana-Champaign and former editor ofe the Slavic Review. His publications include The Soviet Rural Community, which he edited, and many articles on various aspects of the Soviet econonomy. Alexander Rabinowitch is Professor of History and Director of the Russian and East European Institute, Indiana University. He is the author of The Bolsheviks Come to Power: The Revolution of 1917 in Petrograd and Prelude to Revolution: The Petrograd Bolsheviks and the July 1917 Uprising and a coeditor of Revolution and Politics in Russia; Essays in Memory of B. I. Nicolaevsky. John D. Robertson, Assistant Professor of Political Science at Texas A&M University, has recently completed a study of post-industrialism and public policy. Alvin Z. Rubinstein is Professor of Political Science at the University of Pennsylvania. He is the author of Red Star on the Nile, Yugoslavia and the Nonaligned World, and The Foreign Policy of the Soviet Union. Robert Sharlet is Professor of Political Science at Union College and an Associate of the Research Institute on International Change, Columbia University. He is the author of a number of studies on law, politics, and political justice in the USSR and Eastern Europe. His recent publications include The New Soviet Constitution of 1977 and (with coeditor Piers Beirne) Pashukanis: Selected Writings on Marxism and Law. Ronald Grigor Suny is Associate Professor of History, Oberlin College, He is the author of The Baku Commune, 1917-1918: Class and Nationality in the Russian Revolution and is writing a book on the modern history of Georgia. Robert N. Taaffe is Professor of Geography and Chairman of the Department of Geography, Indiana University. He is the author of Regional Development in the Soviet Union and coauthor of An Atlas of Soviet Affairs. Arthur W. Wright is Professor of Economics and Department Head, University of Connecticut. His publications include studies of Soviet agricultural and energy policies and also of U.S. energy and tax policies. William Zimmerman is Professor of Political Science at the University of Michigan. He is the author of Soviet Perspectives on International Relations, 1956-1967. Editors’ Preface, Introduction Alexander Rabinowitch, The contributors, Index,”,”RUSS-019-FL” “COHEN Warren I.”,”Gli errori dell’impero americano. Le relazioni internazionali americane dopo la guerra fredda.”,”Un saggio pungente e autorevole sulle relazioni internazionali degli Stati Uniti negli ultimi anni, a partire dalla fine della Guerra Fredda ad oggi. Warren I. Cohen è professore emerito presso l’Università del Maryland, nonchè membro illustre nell’ambito dell’Asia Program, presso il centro studi Woodrow Wilson. Tra le sue più importanti pubblicazioni: America’s Response to China, East Asia at the Center; Four Thousand Years of Engagement with the World e Asian American Century.”,”USAQ-010-FL” “COHEN James”,”À la poursuite des ‘illégaux’. Politiques et mouvements anti-immigrés aux Etats-Unis.”,”James Cohen è professore all’Institut du monde anglophone nell’Università di Paris 3. E’ autore di ‘Spaglish America. Les enjeux de la latinisation des Etats-Unis’ (Le Felin, 2005) e coeditore con Andrew Diamond e Philippe Varvaecke di ‘L’Atlantique multiracial. Discours, politiques, dénis, Karthala-Ceri, 2012′ Gli Stati Uniti si sentono lusingati di essere un paese forgiato dai suoi immigrati, ma dall’inizio del secondo mandato di George W. Bush la questione dell’immigrazione è diventata una fonte di forte polarizzazione politica. Di fronte alla presenza di più di 10 milioni di immigrati irregolari, oltre la metà sono messicani e l’80% latino-americani, la destra militante si oppone frontalmente a qualsiasi misura di regolarizzazione e sostiene delle politiche nazionali e locali di maggiore sorveglianza miranti ad intimidire e allontanare le popolazioni ritenute “”non assimilabili””. Al Congresso degli Stati Uniti, la polarizzazione ha portato ad una situazione di stallo: nessun disegno di legge in materia di immigrazione, anche favorevole agli interessi padronali, è stato presentato dall’entrata in carica di G.W. Bush. Democratici e repubblicani hanno trovato l’accordo sulla costruzione di un muro lungo il confine con il Messico. In assenza di qualsiasi legge che possa “”risolvere”” i problemi di un sistema che tutti sono d’accordo a denunciare come “”sregolato”” – alcuni Stati – lo stato frontaliero dell’Arizona ha mostrato la via – adottano proprie leggi per perseguire gli immigrati in situazione irregolare, senza il timore di promuovere una misura che si profila razziale, dalla costituzionalità sospetta, che minaccia tutti coloro che “”assomigliano”” a un immigrato irregolare. Questo libro fornisce il contesto sociologico e politico necessario per comprendere le radici di questa crisi, su scala nazionale, ma anche transnazionale, le forme di repressione e di stigmatizzazione che essa genera e la resistenza suscitata dalle politiche attuali. James Cohen è professore all’Institut du monde anglophone, nell’università Paris 3. E’ autore di ‘Spanglish America. les enjeux de la latinisation des Etats-Unis’ (Le Félin, 2005) e coeditore di ‘L’Atlantique multiracial. Discours, politiques, dénis’, Karthala-Ceri, 2012. Indice. Introduction Expulser 10 millions de « sans-papiers » ? Note de terminologie Chapitre 1. L’immigration comme enjeu international et transnational. Les États-Unis et leurs voisins du Sud Le réalisme et son biais sécuritaire Enjeux humains, acteurs multiples L’immigration, enjeu « inter-mestic » ? Pour une approche transnationale et systémique des politiques d’immigration Production légale de l?illégalité et théâtre politique Le contexte politique des mouvements nativistes Le Mexique néolibéral exporte sa main-d’oeuvre L’ALENA, instrument de non-gouvernance Nouvelles pistes transnationales : classe et État, race et colonialité Chapitre 2. L’immigration irrégulière comme enjeu de politique intérieure : origines et logiques du tournant répressif Acteurs d’État et acteurs de mouvements sociaux, une hypothèse Genèse et genèses du tournant répressif Le « système migratoire » post-1965 IRCA (Immigration Reform and Control Act, 1986) et ses contradictions « Économie sans frontières, frontière barricadée » L’orientation répressive s?accentue : la loi de 1996 La militarisation de la frontière Après le 11 septembre 2001 : l?immigration prise en otage par la sécurité nationale L’immigration comme enjeu politique après 2001 Le tournant répressif de 2006 : le rôle de la branche exécutive Raids, arrestations, expulsions Poursuites judiciaires et détention des « illégaux » La vérification des numéros de Social Security à des fins de contrôle d’identité « Border enforcement » : le Secure Fence Act de 2006 La nouvelle collaboration entre échelons fédéral et local : du programme « 287 (g) » à « Secure Communities » Jurisprudence et déconstruction de la souveraineté de l’État fédéral Le patchwork des politiques de répression dans les États fédérés Le nativisme comme politique locale De Bush à Obama : changements à la marge et continuité Récits d’exclusion et d’inclusion Chapitre 3. Le nativisme contemporain comme forme de racisme et comme mouvement politique La désignation des immigrés en situation irrégulière Restrictionnisme et « principes » selon P. Schuck Le nativisme contre le « compromis culturel » selon A.Zolberg Le racisme, les racismes Racialisation des Mexicains et colonialité Le nativisme contemporain : indifférence à la race et « réalisme racial » Le nativisme, du discours au mouvement organisé Pistes de recherche sur le nativisme politique contemporain Chapitre 4. Enquête de terrain en Arizona, épicentre et laboratoire des politiques nativistes Un été en Arizona (2008) Tucson, ville (quasi) frontalière Brady McCombs, reporter de la frontière Celestino Fernández, mexicain de naissance et sociologue en Arizona Au service de la première conseillère municipale d?origine mexicaine jamais élue à Tucson Phoenix/Maricopa County, zone des dangers Gabriella Sánchez, rescapée de la vie clandestine, doctorante, spécialiste des trafics humains Sal Reza, organisateur et porte-parole des travailleurs immigrés journaliers Héctor, travailleur au centre de journaliers Macehualli à Phoenix Déchiffrer les relations immigrés-autochtones à Mesa, ville voisine de Phoenix George Gascón, chef de police, adversaire de l?enforcement indiscriminé Todd Landfried, militant démocrate en campagne contre la droite anti-immigrés Les paradoxes du système migratoire selon un juge fédéral Résistances et oppositions aux politiques discriminatoires Conclusion. « Illégaux », nativistes, gouvernants et chercheurs. Quelques pistes de recherche en guise de conclusion Comment justifier le « droit de rester » ? Système de migration et colonialité Pour une sociologie des nativistes en chair et en os Annexes”,”CONx-228″ “COHEN Stephen F.”,”Soviet Fates and Lost Alternatives. From Stalinism to the New Cold War.”,”Contiene: capitolo 1: ‘Bukharin’s Fate’ (pag 1-28) Il lavoro teorico di Bucharin in carcere. “”A leading twentieth-century Marxist and Soviet founding father, Bukharin naturally remained loyal, even in Lubyanka, to Marxism and to the Soviet Union. In addition, Stalin’s modernizing goals, however brutally pursued, were his as well. But Bukharin knew, as he had made clear before his arrest, that the Stalinist regime, much like Hitler’s, was growing into an “”omnipotent ‘total state’ that de-humanizes everything except leaders and ‘superleaders'””. «Socialism and Its Culture» tried to overcome that nightmarish paradox. It argued effusively for the “”humanist”” potential of the Soviet system while pleading with the despot for its humanization, even “”transition to democracy””, so that the nation could play its essential antifascist role. Bukharin believed deeply in those historic Soviet missions, even while knowing they were being terribly deformed under Stalin, and a final opportunity to testify on their behalf was another reason he agree to stand trial. Though he hoped «Socialism and Its Culture» would reach a world “”at the crossroads of history””, it was, in effect, a book-length policy memorandum to Stalin. (…) By the seventh month in prison, September 1937, Bukharin had largely completed a second manuscript, a collection of poems of “”universal scope”” entitled ‘The Transformation of the World’. Though outwardly “”chaotic””, he explained in his letter to his wife, the collection was based on a “”plan””. Most of the nearly 200 poems were reflections on previous centuries – particularly their great thinkers, cultural figures, and rebels – and a epic telling of Soviet history from 1917 to the 1930s, culminating in the ongoing “”struggle of two worlds””, socialist humanism and fascism. In that respect, the second manuscript was an expansive poetic rendition of the first. Whatever the literary quality of the poems – expert Russian opinion is mixed – they are of compelling interest. (…) This third prison manuscript mattered greatly to Bukharin for at least two reason. In 1921 he had published a philosophical work, ‘Historical Materialism’, that immediately became a canon of international communism. Translated into many languages, it established him as a major Marxist thinker and the Party’s “”biggest theorist””. Stalin could not really obliterate that reputation, but serious intellectual and political challenges to Marxism, in addition to the theory and practice of fascism, had arisen since 1921. The still proud and intellectually ambitious Lubyanka inmate wanted to respond to those challenges and complete his long-standing project of bringing nineteenth-century Marxism fully into the twentieth century. Something else equally personal was on Bukharin’s mind. In 1922, while exalting him as the movement’s best theorist, Lenin had added a biting caveat, as only a father figure can: Bukharin “”has never studied, and I think, never fully understood dialectics””. Since dialectical understanding was thought to be at the center of Marxist theorizing, Lenin’s paradoxical qualification rankled and lingered. (Most of all, it reflected generational differences between the two men: Lenin’s Marxism was imbued with nineteenth-century German philosophy, particularly Hegel, and Bukharin’s with early-twentieth-century sociological theory). Now on the eve of his own death, in a last discourse with his dead leader and revered friend, Bukharin undertook, as “”Ilich [Lenin] recommended””, a book the would be “”‘dialectical’ from beginning to end””. Whether or not Lenin would have approved, the result was anything but conformist. When ‘Philosophical Arabesques’ was published in post-Communist Russia, an eminent Moscow philosopher noted the “”illusions Bukharin shared with many Communists of that time”” but emphasised his “”secret polemic with Stalinism”””” [Stephen F. Cohen, ‘Soviet Fates and Lost Alternatives. From Stalinism to the New Cold War’, New York, 2009] (pag 15-16-17)”,”BUCS-031″ “COHEN Stephen F.”,”Bucharin e la rivoluzione bolscevica. Biografia politica 1888-1938.”,”Nato nell’Indiana nel 1938 e cresciuto nel Kentucky, Stephen F. Cohen ha studiato nell’Indiana University e nella Columbia University. dal 1965 al 1968 ha insegnato al Columbia College ed è attualmente professore incaricato al Department of Politics della Princeton University. Ha curato con Robert C. Tucker, The Great Purge Trial. “”(…) Bucharin regnava sul congresso ufficiale, pubblico. Egli ne apriva e chiudeva le sedute, fece le tre relazioni principali e ricevette i suoi abbracci e le sue ovazioni entusiastiche. In superficie, era questo il culmine della sua carriera nel movimento internazionale. Dietro le scene, tuttavia, timidamente riecheggiato nei vari discorsi pubblici, era in corso un “”congresso di corridoio”” contro la sua autorità e la sua linea politica. Esso ebbe inizio quando la maggioranza stalinista della delegazione russa revocò ed emendò alcune tesi fondamentali di Bucharin e si infiltrò rapidamente fra le principali delegazioni straniere, le quali si divisero (per ragioni di principio, per carrierismo e per l’abitudine di imitare il partito russo) in fazioni buchariniste e staliniste. Il congresso cominciò ad essere dominato da voci di corridoio quando agenti di Stalin sussurrarono di “”deviazione di destra”” e di “”sifilide politica”” di Bucharin, affermando che egli era destinato a finire ad Alma Ata, luogo d’esilio di Trotsky. Dopo due settimane il “”congresso di corridoio”” si era sviluppato a tal punto che il Politbjuro sovietico si sentì costretto a emanare una smentita collettiva di una frattura nelle sue file. Pare che nessuno credesse alla smentita e la diffamazione di Bucharin continuò imperterrita. L’esito del congresso ufficiale è stato spesso interpretato in modo erroneo. Esso non decretò un nuovo corso, di ultrasinistra; questo sviluppo si ebbe un anno dopo, sotto gli esclusivi auspici di Stalin. Nell’estate del 1928 la direzione dei principali partiti stranieri comprendeva ancora forti gruppi, spesso maggioritari, alleati a Bucharin o comunque non favorevoli alle proposte radicali di Stalin. Fra questi c’erano i comunisti tedeschi attorno a Heinrich Brandler, August Thalheimer e Arthur Ewert; la direzione ufficiale americana guidata da Jay Lovestone; e la direzione italiana di Palmiro Togliatti (Ercoli). Le risoluzioni unanimi del congresso sui problemi in discussione (come pure il programma) furono pertanto il risultato di compromessi faticosamente raggiunti dopo una dura lotta e, nonostante vistose incoerenze, furono prevalentemente buchariniste. I bucharinisti avrebbero più tardi protestato, a ragione, che la linea stremistica portata avanti nel 1929-1933 era una distorsione delle risoluzioni del Sesto Congresso del Komintern. “”Il congresso [6° congresso del Comintern, 1928, ndr) si risolse nondimeno in un’altra importante vittoria per Stalin. Tre cose andarono a suo favore. Innanzitutto, le ambiguità contenute nelle risoluzioni finali compromisero seriamente la politica internazionale di Bucharin e fornirono una parvenza di legittimità alla linea estremistica di Stalin che già stava delineandosi. In secondo luogo, il “”congresso di corridoio”” portò dalla sua parte molti comunisti stranieri, mobilitò forti fazioni staliniste nei partiti principali e praticamente mise fine al controllo di Bucharin sugli affari del Komintern. Dopo la chiusura del congresso, il 1° settembre, soltanto tre figure importanti nel suo apparato permamente a Mosca restavano fedeli a Bucharin: lo svizzero Jules Humbert-Droz, la tedesca Klara Zetkin e l’italiano Angelo Tasca (Serra). La terza cosa, la più dannosa, fu la principale concessione fatta da Bucharin al congresso. Facendo violenza a se stesso, egli sostenne l’assioma di Stalin che “”la ‘deviazione di destra rappresenta ora il pericolo centrale”” nel Komintern. Egli cercò di minimizzare la concessone, interpretando il deviazionismo di destra come una tendenza impersonale che doveva essere combattuta con metodi ideologici e non organizzativi e citando un passo da una lettera scritta da Lenin a lui e a Zinoviev all’inizio degli anni venti: «Se caccerete via tutte le persone non particolarmente obbedienti ma capaci, e resterete solo con i folli obbedienti, rovinerete con ‘certezza assoluta’ il partito». Le sue riserve non servirono a nulla. A Stalin non restava altro da fare che trasferire la categoria condannata della “”deviazione di destra”” al partito russo e colpire lo stesso Bucharin”” (110)”” [Stephen F. Cohen, ‘Bucharin e la rivoluzione bolscevica. Biografia politica 1888-1938′, Feltrinelli. Milano, 1975] (pag 293-294)”,”BUCS-010-FL” “COHEN Stephen; MUSTI Domenico”,”Bolscevismo e stalinismo (Cohen); Marxismo, sociologia e mondo antico (Musti).”,”””La storia e la sostanza della tesi della continuità [tra bolscevismo e stalinismo, ndr] giustificano un’analisi più attenta. La controversia sulle origini e la natura della singolare politica di Stalin cominciò in effetti in Occidente agli inizi degli anni Trenta. Per molti anni, tuttavia, rimase interesse quasi esclusivo della Sinistra politica, specialmente dei comunisti anti-staliniani, e in particolare di Trotskij. Alla metà degli anni Trenta, dopo un primo periodo di dichiarazioni contraddittorie e inconcludenti, l’oppositore in esilio sviluppò la sua celebre tesi che lo stalinismo non fosse il compimento del bolscevismo, come ufficialmente si proclamava, ma la sua «negazione termidoriana», il suo «tradimento». Nel 1937 Trotskij poteva aggiungere: «L’attuale purga traccia tra bolscevismo e stalinismo … un intero fiume di sangue» (6). L’accusa di Trotskij, inequivocabile anche se un po’ ambigua nella sua logica, che lo stalinismo rappresentasse un regime burocratico controrivoluzionario, «diametricalmente opposto» al bolscevismo diventò il punto focale di un intenso dibattito nella Sinistra occidentale ed anche tra i trotskisti stessi (e gli ex trotskisti). (…) La teoria della «linea retta» tra bolscevismo (o leninismo, come impropriamente si usa dire) e i tratti fondamentali della politica di Stalin è stata recentemente ripresa e diffusa da Aleksandr Solzenicyn. Ma per parecchi anni è rimasta il cardine intorno a cui si sviluppavano gli studi accademici sull’Urss (…). La tesi della continuità non fu soltanto opera di docenti universitari. Un ruolo importante venne giocato da una pletora di intellettuali ex comunisti (Solzenicyn è uno degli ultimi esempi) la cui odissea intellettuale prima li portò lontano dallo stalinismo, poi dal bolscevismo-leninismo e infine dal marxismo. (…) La crescente centralizzazione, burocratizzazione e intolleranza amministrativa del partito dopo il 1917 promosse certamente l’autoritarismo nel sistema monopartitico e favorì il sorgere di Stalin. Ma sostenere che questi sviluppi predeterminarono lo stalinismo, è tutt’altra questione. Anche negli anni Venti, dopo la burocratizzazione e la militarizzazione alimentate dalla guerra civile, il partito ai livelli alti non era (né era mai stato ) quella avanguardia disciplinata che si immaginava nel ‘Che fare?’. Rimaneva un partito oligarchico, secondo le parole di uno dei suoi dirigenti, «una federazione negoziata tra gruppi, raggruppamenti, frazioni e tendenze» (50). In breve, i «principi organizzativi» del partito non produssero lo stalinismo prima del 1929, né lo hanno prodotto nel 1953. (…) Considerando la realtà «efficiente» o interna, parecchi anni fa Robert C. Tucker giunse a una conclusione molto diversa: «Quel che noi chiamiamo con noncuranza “”il sistema politico sovietico”” è meglio visto e analizzato come una successione storica di sistemi politici all’interno di un quadro costituzionale in gran parte continuo». Il sistema bolscevico era stato un sistema di dittatura di partito, caratterizzato da una politica di vertice oligarchica all’interno del partito dominante. Dopo il 1936 e la Grande Purga staliniana, nonostante una «continuità di forme organizzative e di nomenclatura ufficiale» del tutto esteriore, il «sistema monopartitico aveva ceduto il posto a un sistema monopersonale, il partito dominante a una personalità dominante». E’ stato insomma un cambiamento diffuso da un regime partitico oligarchico a un regime «führeristico» autocratico; il che «si riflesse nell’intero sistema di cambiamenti in atto nel processo politico, nel quadro ideologico, nell’organizzazione del potere supremo e nei modelli di comportamento ufficiali» (52). Le continuità visibili regolarmente dettagliate – ‘leader’, il partito, terrore, guerra di classe, censura, marxismo-leninismo, purghe, ecc., – erano sintetiche e illusorie. I termini potevano ancora essere applicabili, ma il loro significato era diverso (53). La conclusione di Tucker che il terrore staliniano «ruppe la spina dorsale del partito, lo eliminò come … classe dominante» è stata ampiamente confermata da prove più recenti (54). Dopo che le purghe ebbero spazzato via tra il 1935 e il 1939 almeno un milione di iscritti, il primato del partito – la «essenza» del bolscevismo-leninismo secondo la definizione degli studiosi – non c’era più. La sua ‘élite’ (praticamente massacrata nel suo complesso), la massa degli iscritti (nel 1930 il 70% risultava aver aderito al partito nel 1929 e dopo), la sua etica, il suo ruolo non erano più quelli del vecchio partito, o anche del partito del 1934. Anche nella sua nuova forma stalinista, l’importanza politica del partito si rivelò di gran lunga inferiore a quella della polizia, e la stima ufficiale di cui godeva inferiore a quella dello Stato. I suoi organi deliberativi – il congresso del partito, il Comitato centrale, e infine il Politbjuro – si rinnovavano assai raramente (55)”” [Stephen Cohen, ‘Bolscevismo e stalinismo’, in ‘Studi storici’, Roma, n. 4 ottobre-dicembre 1978] (pag 687-688, 691, 701-702) [note: (6) L. Trotskij (Trotsky), ‘Stalinism and Bolchevism’, New York, 1972, pp. 15-17; e ‘The revolution Betrayed’, New York, 1945. Si veda anche ‘Does the Soviet Government Still Follow the Principles Adopted Twenty Years Ago?’, in ‘Writings of Leon Trotskij’, New York, 1970, pp. 169-172′; e ‘La loro morale e la nostra’, Bari, 1967; (50) N. Bucharin, ‘K voprosu o trotskizme’, Mosca e Leningrado, 1925, p. 11. Per esporre questo argomento con altre parole, il famigerato bando del frazionismo nel partito non fu, come gran parte degli studiosi pensa, il culmine della tradizione bolscevico-leninista, ma un donchisciottesco tentativo fatto da una direzione spaventata di controllare, o di esorcizzare con metodi legislativi, la propria tradizione. Come gli storici ufficiali hanno lamentato nel corso degli anni, la storia del partito è stata una storia di «lotte di frazione». Cfr. M. Gaisinkij, ‘Borba uklonami ot generalnoj linii partii: istriceskii ocerk vnutripartiinoj borby posleoktiabrskogo’, 2° ed., Mosca e Leningrado, 1931, e Slepov, op. cit., p. 22; (51) Vedi, per esempio, Inkeles, ‘Social Change in Soviet Russia’, cit., p. 41; e B.D. Wolfe in ‘The USSR after Fifty Years’, a cura di S. Hendel e R. Braham, New York, 1967, p. 153; (52) Tucker in ‘Development of USSR, cit., p. 33; ‘Soviet Mind’, cit., pp. 78-79; (53) Sulla «purga» e la «guerra di classe», per esempio, vedi la recensione di R. Slusser, a ‘The Permanent Purge’ di Brzezinski in ‘American Slavic and East European Review’, v. XV, n. 4, dicembre 1956, pp. 543-46; e Tucker, ‘Soviet Political Mind’, cit., pp. 55-56; (54) Ibid., p. 135. Vedi inoltre Conquest, ‘The Great Terror’, cit, capp. 8, 13; e Medvedev, ‘Let History Judge’, cit., cap. 6. Conquest chiama la distruzione del partito «una rivoluzione altrettanto completa, anche se più dissimulata, di ogni altro cambiamento in Russia» (p. 251); (55) Tra il 1918 e il 1933 ci furono dieci congressi del partito, dieci conferenze di partito, e 122 plenum del Comitato centrale. Tra il 1934 e il 1953, ci furono tre congressi (solo uno dopo il 1939), una conferenza e ventitre plenum del Comitato centrale (nessuno nel 1941-1943, 1945-46, 1948 o 1950-51). ‘Sovetskaja istoriceskaja entsikloedija’, vol. 8, Mosca, 1965, p. 275. Secondo Medvedev, l’espressione «soldato del partito» fu sostituita da quella «soldato di Stalin». Vedi ‘Let History Judge’, cit., p. 419. Per un esempio del culto dello Stato, vedi K.V. Ostrovitjanov, ‘The Role of State in the Socialist Trasformation of Economy of the USSR’, Mosca, 1950] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TEOC-778″
“COHEN Stephen F.”,”Rethinking the Soviet Experience. Politics and History Since 1917.”,”Nato nell’Indiana nel 1938 e cresciuto nel Kentucky, Stephen F. Cohen ha studiato nell’Indiana University e nella Columbia University. dal 1965 al 1968 ha insegnato al Columbia College ed è attualmente professore incaricato al Department of Politics della Princeton University. Ha curato con Robert C. Tucker, The Great Purge Trial.”,”RIRO-212-FL”
“COHEN L. Jonathan”,”An Essay on Belief and Acceptance.”,”L.J. Cohen è Emeritus Fellow of The Queen’s College, Oxford and Fellow of the British Academy.”,”FILx-027-FRR”
“COHEN Elie A.”,”Human Behaviour in the Concentration Camp.”,”Elie Cohen , un fisico olandese, fu prigioniero in vari campi di concentramento. In questo classico lavoro si chiede: cosa porta i nazisti a infliggere ogni brutalità sui detenuti e che cosa si può dire circa la spiegazione psicologica data dai prigionieri? Cohen descrive con obiettività senza odio il processo mentale che permette agli ufficiali delle SS di condurre vite familiari apparentemente normali. Questione assenza di odio nei confronti delle SS “”Another remarkable aspect of the camp mentality of the old prisoner is ‘the absence of hatred’ of the SS. Hottinger was struck by this lack of hate after the liberation. To quote: “”It is remarkable how little hatred of their wardens is revealed in their stories”” (73, p. 32). In line with his opinion on the occurrence of pity (this book, p.143), Vrijhof says, “”Hate also has this fundamental feature: the positive relationship with another person, the presence of congeniality. A man is hated because of his ‘human’ qualities, not his ‘inhuman’ ones. The ‘beast’ only inspires fear, abhorrence, or disgust”” (150, p. 66). This view of Vrijhof I endorse without any reservations. The behaviour of the SS often struck us as unreal, we could not understand it”” (pag 197-198)”,”GERN-205″
“COHEN Elie A.”,”Human Behaviour in the Concentration Camp.”,”Bone, Muscle, and Nerve Regeneration and Bone Transpantation Experiments. (pag 91)”,”QMIS-049-FV”
“COHEN Stephen F.”,”Bucharin e la rivoluzione bolscevica. Biografia politica 1888-1938.”,”Nato nell’Indiana nel 1938 e cresciuto nel Kentucky, Stephen F. Cohen ha studiato nell’Indiana University e nella Columbia University. dal 1965 al 1968 ha insegnato al Columbia College ed è attualmente professore incaricato al Department of Politics della Princeton University. Ha curato con Robert C. Tucker, The Great Purge Trial. BIOGRAFIA POLITICA INTELLETTUALE DIRIGENTE TEORICO PARTITO BUCHARIN, RIVOLUZIONE BOLSCEVICA, RUSSIA, URSS, POLITICA BOLSCEVICA, TEORIA MATERIALISMO STORICO, BUCHARINISMO, BOGDANOV, ENGELS, HILFERDING, KAGANOVIC, KALININ, KAMENEV, KIROV, KUIBYSEV, LENIN, MARX, MOLOTOV, OSINSKIJ, PJATAKOV, PREOBRAZENSKIJ, RYKOV, SMIRNOV, STALIN, TOMSKIJ, TROCKIJ, UGLANOV, ZINOV’EV, BIOGR POL BUCHARIN, PARTITO BOLSCEVICO LOTTE STUDENTI EMPIRIO-CRITICISMO MARGINALISMO Q NAZIONALE GIORNALE ZVEZDA DISSENSI CON LENIN GRUPPO DI BAUGY KRYLENKO ROZMIROVIC PJATAKOV BOS IMPERIALISMO TEORIA CAPITALISMO DI STATO SOCIAL-DEMOKRAT 1917 GUERRA CIVILE BREST-LITOVSK TROTSKY ECLETTISMO SINDACATI DIALETTICA MATERIALISMO STORICO NEP SOCIALISMO CONTADINI SOCIALISMO IN PAESE SOLO STALIN BATTAGLIA TEORICA RYKOV TOMSKIJ SCONFITTA PROCESSI MOSCA RIVOLUZIONE STALINISTA DALL’ ALTO BUCHARIN SU PERICOLO 2° SECONDA GUERRA MONDIALE BUCHARIN TEORIA ECONOMICA VS MARGINALISMO SOCIOLOGIA GRUPPO DI BAUGY BUCHARIN VS LENIN SU QUESTIONE NAZIONALE STUDIO IMPERIALISMO CATEGORIA STORICA GUERRA PERMANENTE CRITICA STATO MILITARISTICO RAPPORTI CON TROTSKY IN STATI UNITI QUESTIONE CONTADINI CAMPAGNE VS RADICALISMO DI OSINSKY BUCHARIN GIORNALE KOMMUNIST SINSITRA CONCEZIONE STATO-COMUNE COMUNISMO DI GUERRA SVERDLOV ACCUMULAZIONE SOCIALISTA PRIMITIVA LINGUAGGIO SOCIOLOGICO DI BUCHARIN SCONTRO CON TROTSKY SU QUESTIONE SINDACALE SINDACATI BUCH. NON DIALETTICO MANCANZA DI DIALETTICA CERA MOLLE ECLETTISMO RAPPORTO CON BOGDANOV TRADIZIONI DESTRA E SINISTRA IN PARTITO BOLSCEVICO ACCUMULAZIONE SOCIALISTA E TERZA RIVOLUZIONE TESTAMENTO POLITICO DI LENIN AUTOCRITICA COSTANTE NEP COME BREST-LITOVSK CONTADINA DUE CLASSI MA RISCHIO NUOVA CLASSE BUROCRAZIA APPARATO STATALE PARTITO GRADUALISMO BUCHARINIANO CASO GEORGIANO GRANDE SCIOVINISMO RUSSO CRISI DELLE FORBICI FORBICE CITTA’ CAMPAGNA INDUSTRIA AGRICOLTURA OPPOSIZIONE A RICHIESTA DI ZINOVIEV E KAMENEV DI ESPULSIONE E ARRESTO DI TROTSKY BUCHARINISMO GUERRA CONTADINA E RIVOLUZIONE PROLETARIA INDUSTRIALISMO SENZA CAPITALISMO ALLEANZA STALIN BUCHARIN COMUNISMO NAZIONALE SOCIALISMO IN UN PAESE SOLO CONTADINI POVERI E MEDI PROBLEMA CIRCOLAZIONE E NON PRODUZIONE PLACARE LOTTA DI CLASSE E PARTITO DELLA PACE CIVILE ISTITUTO PROFESSORI ROSSI STRANA MORTE DI DZERZINSKIJ CADUTA DI BUCHARIN E AVVENTO RIVOLUZIONE DI STALIN 6° SESTO CONGRESSO COMINTERN PRESA STALINIANA DI MOSCA E LENINGRADO STALIN POLITICA ORGANIZZATIVA PER VIE SOTTERRANEE STALIN CAPO DEL PARTITO OPPOSIZIONE DI BUCHARIN RYKOV E TOMSKIJ CAPITOLAZIONE DI BUCHARIN 1929 ASSASSINIO KIROV COLLETTIVIZZAZIONE FORZATA CAMPAGNA STAMPA VS BUCHARIN E KULAK PROCESSI DI MOSCA 1936 1938 AUTODIFESA BUCHARIN VS PROCURATORE VISCHINSKIJ DIFESA CON LINGUAGGIO ESOPICO inserire testo su 2GM da files Seconda guerra mondiale”,”BUCS-001-FGB”
“COHEN Paul J.”,”La teoria degli insiemi e l’ipotesi del continuo.”,”Paul J. Cohen, professore di matematica alla Stanford University, si è laureato nell’Università di Chicago nel 1958. Ha rucevuto il premio Bocher dell’American Mathematical Society e, nel 1966 per gli studi presentati in questa opera, uno dei premi dell’International Mathematical Union.”,”SCIx-252-FL”
“COHEN Eliot A. GOOCH John”,”Military Misfortunes. The Anatomy of Failure in War.”,”Elis A. Cohen è Bradley Senior Research Associate presso l’ Harvard Olin Institute for Strategic Studies, autore di ‘Citizens and Soldiers’ e ‘Commandos and Politicians’. John Gooch è professore di storia all’Università di Lancaster, Inghilterra: Storico militare è stato fondatore e direttore del ‘Journal of Strategic Studies’. Ha pubblicato ‘Plans of War’ e ‘Armies in Europe’ Perchè delle armate competenti fallirono? Chi ha deciso l’invasione britannica di Gallipoli nel 1915, uno delle catastrofi più sanguinose della prima guerra mondiale Come ha fatto una dozzina di U-Boat a umiliare la marina militare americana per nove mesi nel 1942, affondando 650.000 tonnellate al mese di naviglio? Perche l’intelligence sofisticata di Israele è stata sorpresa dall’azione combinata degli eserciti arabi durante la Yom Kippur War del 1973? Un noto storico britannico e un analista strategico americano cercano di elaborare una nuova teoria della disfatta.”,”QMIx-041-FSL”
“COHEN Max”,”Ero un disoccupato.”,”Inghilterra 1932-34, crisi, disoccupazione. Un operaio ebanista è senza lavoro per due anni: giorno per giorno le sue sofferenze ed umiliazioin smpre più penetranti ed avvilenti lo prostrano, lo rodono nel corpo e nell’animo. Questa dolorosa odissea è qui narrata dallo stesso protagonista con notevole finezza psicologica. volume intonso”,”CONx-002-FSD”
“COHEN Benjamin J. BASAGNI Fabio”,”Le banche e la bilancia dei pagamenti. Il ruolo del prestito privato nel processo di aggiustamento internazionale.”,”Benjamin J. Cohen dirige il William L. Clayton Center for International Economic Affairs e il Programma di Relazioni d’Affari internazionali, presso la Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University di Boston. Membro dell’Atlantic Institute for International Affairs di Parigi. Fabio Basagni, specializzatosi in economia e relazio ni internazionali ad Harvard e al Massachusetts Institute of Technology, è vice direttore generale dell’Atlantic Institute for International Affairs e membro del Dipartimento affari economici della Presidenza del Consiglio.”,”ECOT-278-FL”
“COHEN-TANNOUDJI Gilles SPIRO Michel”,”La materia. Spazio. Tempo. La logica delle particelle elementari.”,”Gilles Cohen-Tannoudji, premio Thibaud 1971, è fisico teorico presso il CEA a Saclay. Dal 1983 è membro del dipartimento di fisica delle particelle elementari; insegna all’Università di Parigi XI Orsay e all’Institut national des sciences et techiques nucléaires. Michel Spiro, fisico sperimentale presso il CEA a Saclay, premio Joliot-Curie 1983 e premio Thibaut 1985, ha partecipato all’esperimento UA1 che ha permesso di scoprire nel 1983 i bosoni intermedi necessari all’unificazione dell’interazione elettromagnetica con l’interazione nucleare debole. É professore incaricato presso l’Ecole Polytechnique.”,”SCIx-167-FL”
“COHN Paul M.”,”Algebra universale.”,”Paul M. Cohn è dal 1967 professore di matematica al Bedford College dell’Università di Londra. É autore di numerose pubblicazioni tra le quali: Lie Groups, Linear Equations, Solid Geometry, Morita Equivalence and Duality, Algebraic Numbers and Functions.”,”SCIx-160-FL”
“COLAJANNI Napoleone”,”L’ Italia del 1898. Tumulti e reazione.”,”Il 1898 è l’ anno della protesta popolare contro i rincari, la miseria e la fame. A Milano, il Gen. BAVA-BECCARIS spara sugli operai in lotta. Il tribunale di Milano inflisse 1800 anni di galera a 688 imputati, a Napoli 700 a 812 imputati e così via per altre città. Napoleone COLAJANNI nacque nei pressi di Enna nel 1847. Fuggito da casa giovanissimo seguì GARIBALDI nel 1860 e combatté ad Aspromonte, Bezzecca, Mentana. Nel 1866 si iscrisse a medicina all’ Univ di Genova e cominciò a collaborare a ‘Il Dovere’. Nel 1869, accusato di cospirazione repubblicana fu incarcerato per 9 mesi. Nel 1871 si laureò in medicina all’ Univ di Napoli. Nel 1882 collaborò al quotidiano ‘Il Secolo’ e a varie testate repubblicane. Nel 1888 fu nominato professore dell’Univ di Messina. Dal 1890 alla morte fu eletto deputato repubblicano per il collegio di Caltanissetta. Morì nella città natale il 2 settembre 1921. (In retrocopertina v. opere)”,”MITS-081″
“COLAJANNI Napoleone”,”Le responsabilità e le cause della guerra. (Le responsabilità – La ricerca delle cause – Fattori antropologici: Lotta di razze? – Gli antagonismi religiosi – La pressione demografica – Il fattore economico – I fattori politici – I fattori psicologici – L’ imperialismo – L’ avvenire).”,”””Il Durkheim avverte che la mentalità tedesca doveva riuscire dove è riuscita, e soggiunge che i Tedeschi, pure essendo onesti e corretti nella vita privata, hanno commesso atrocità loro riproverate perchè il sistema mentale studiato in loro non è per la vita privata di ogni giorno, ma per la vita pubblica e sopratutto per lo stato di guerra, perché questo è il moment in cui la vita pubblica si fa più intensa. “”Appena la guerra è dichiarata essa s’ impossessa della coscienza tedesca, ne scaccia le idee e i sentimenti, che gli sono contrari e soggioga la volontà””. Soggiunge, però, che un popolo può stimarsi superiore moralmente e intellettualmente agli altri senza sentire il bisogno di dominarli.”” (pag 163) “”L’ imperialismo tedesco per la costituzione della Mittel Europa, contro la esistenza di tante nazionalità indipendenti trova la sua base nei politici e negli antropo-geografi che, immemori dei servizi resi alla civiltà ed al progresso umano dai piccoli stati, dalle piccole nazioni, negano l’ utilità della loro esistenza (1). Prima che la Germania fosse unita la convenienza di fare assorbire i piccoli Sati dai grandi fu sostenuta da Dietrich von Bülow – vissuto tra il 1757 e il 1807 – (Andler); tra i contemporanei eminenti rimettono in onore l’ idea tra gli storici politici il Treitschke; tra gli antropo-geografi il Ratzel (…). Più di recente Federico Naumann, portavoce autorevole dell’ Imperialismo pangermanico, con maggiore franchezza proclama: “”Noi non facciamo una questione di diritto; cerchiamo soltanto il nostro avvenire. I piccoli Stati neutrali come la Svizzera e il Belgio non hanno il diritto di sottrarsi alla nuova formazione della storia del mondo””.”” (pag 202) (1) Py y Margall (Les Nationalités) fu un federalista spagnolo che fece la difesa delle piccole nazionalità.”,”QMIP-047″
“COLAJANNI Napoleone, a cura di Maria CITTADINI CIPRI'”,”La condizione meridionale. Scritti e discorsi.”,”Ferrovie. “”I lamenti sul servizio ferroviario italiano, dopo iniziato l’ esercizio dello Stato in Italia, assunsero proporzioni morbose dappertutto – al Nord come al Sud. Fu facile ad Emmanuele Gianturco rispondere trionfalmente alla valanga delle interpellanze presentate nel 1906. Egli allora poté dimostrare brillantemente: 1. che non era possibile immediatamente sostituire un ben regolato servizio a quello antico per il passaggio rapido, quasi rivoluzionario, e senza alcuna opportuna preparazione, dall’ esercizio privato all’ esercizio di Stato; (…)””. (pag 244) “”6. Nell’ interesse dei lavoratori delle miniere, e non a scopo transitorio: a) si dovrebbe loro consigliare un lavoro più assiduo, che attualmente non arriva alle sacramentali ‘otto’ ore; b) organizzare la compartecipazione agli utili cogli esercenti – proprietari o gabelloti -; c) stabilire con accordi volontari o con la coercizione statale la ‘scala mobile’ dei salari in corrispondenza delle variazioni di prezzi””. (pag 273) “”La delinquenza e la razza in Italia (Curiose spigolature statistiche), in Rivista popolare, 30 ottobre 1906. I dati riportati da Colajanni parlano chiaro: “”il romanzo antroposociologico””, costituito dalle teorie razziali, viene smentito da alcune statistiche. Per quanto attiene alla percentuale dei reati commessi nei bienni 1896-98 e 1900-902 nelle città di Napoli, Milano, Torino e nelle loro province, nonché in altri mandamenti e comuni della Sicilia, le tavole pubblicate dal Nostro e arricchite dalle sue dotte notazioni e dai suoi arguti commenti rappresentano una prova indiscutibile dell’ assurdità di un possibile collegamento tra fattori antropologici e reati di qualsivoglia genere””. (pag 276)”,”ITAS-116″
“COLAJANNI Napoleone”,”Un uomo, una banca. 1946-1991: storia di Enrico Cuccia e della prima Mediobanca.”,”COLAJANNI è nato a Catania nel 1926. Ingegnere, è stato socialista dal 1943 al 1946. Poi è passato al PCI da cui è uscito nel 1988. E’ stato deputato e senatore e ha insegnato storia economica contemporanea alla Luiss. E’ autore di libri e collabora a diverse riviste.”,”ITAE-224″
“COLAJANNI Napoleone”,”Il miracolo americano: un modello per l’Europa?”,”COLAJANNI Napoleone è nato a Catania enl 1926, ed è ingegnere. Socialista dal 1943 al 1946, dal 1946 iscritto al PCI da cui uscirà nel 1988. E’ stato deputato e senatore. Ha insegnato alla Luiss. Ha scritti vari libri sul PCI e sull’economia italiana tra cui la ‘Storia di Mediobanca’. pag 69 Finanza creativa”,”USAE-073″
“COLAJANNI Napoleone”,”Il socialismo.”,”COLAJANNI Napoleone deputato al parlamento “”Se per ‘deboli’ si devono intendere i degenerati intellettualmente e moralmente – i pazzi, i delinquenti – ci sarà una certa concordia se non per la distruzione brutale, almeno per gli ostacoli alla loro riproduzione. Sorpassando sulla possibilità della loro guarigione, data la teoria dell’ereditismo, – nella quaale credo anche io – è conveniente che si faccia ogni sforzo per impedire la loro riproduzione. Alla distruzione diretta si dovrebbe opporre la scuola del Lombroso che ammette la fusione tra genio, follia, epilessia e fors’anco delitto. Chi non vede tutto il bene che può venire dal genio ,da questa energia poderosa che supera l’ostacolo formidabile che oppone l’inerzia delle moltitudini sane ed equilibrate, ma misoneiste? Eppure è la scuola del Lombroso, che inneggia alla distruzione di questa categoria di ‘deboli’ e che piange sempre per l’abolizione della pena di morte in Italia! La lotta dei darvino-.spenceriani si concentra contro i ‘deboli’ economicamente, che si vorrebbero abbandonati alla loro sorte e pei quali non volgiono saperne di una legislazione sociale protettrice, di beneficienza privata e molto meno di leggi in pro dei poveri.”” (pag 255)”,”TEOS-214″
“COLAJANNI Napoleone”,”Preti e Socialisti contro Mazzini.”,”COLAJANNI Napoleone, deputato al Parlamento ‘Rivista popolare illustrata, di Politica, Lettere e Scienze Sociali’ direttore Napoleone Colajanni Volumetto incentrato sulla difesa dei ‘Doveri dell’uomo’ di Mazzini Dedica ‘Alla memoria di Giovanni Bovio maestro altissimo di scienza e di libertà che in Giuseppe Mazzini riconobbe un fondatore di civiltà’ (in apertura) Confronto tra pensiero sociale di Lassalle e quello di Mazzini (pag 24-25) “”Liebknecht considera come pura follia l’espropriazione dei rurali fatta da un governo rivoluzionario”” (pag 40) “”E bene ha fatto il Mormina-Penna a rilevare che la famosa teoria della miseria crescente ad un polo e della ricchezza crescente ad un altro polo enunziata da Marx in alcuni punti del ‘Capitale’, del ‘Manifesto dei Comunisti’ e nella ‘Miseria della Filosofia’ che rimonta al 1846 era stata formulata con molta chiarezza da Mazzini nel 1840 e 1844. Fra Mazzini e Marx poi, per apprezzarne rettamente la azione si deve tener conto di queste due notevoli circostanze differenziali: 1° Mazzini la vita sua consacrò a fare risorgere un popolo che sembrava morto; e quindi la sua azione doveva essere ‘prevalentemente’ politica. Marx non si preoccupò del compito nazionale e tutta la sua energia intellettuale la consacrò allo studio del problema economico. Con ciò non intendo neppur lontanamente menomare la figura del grande tedesco; ma constatare l’ingratitudine superlativa dei socialisti italiani che sconoscono ciò che devono a Mazzini. 2° Il momento storico, in cui principalmente esplicarono la loro azione quei due colossi fu diverso. Mazzini entra in azione all’incirca venti anni prima di Marx e doveva essere assorbito dal problema nazionale ch’era il più urgente e il più vitale – anzi il solo urgente e vitale. La soluzione di quel primo problema poteva rendere possibile la successiva discussione del problema sociale. Se non ostante le cure assorbenti della politica, Mazzini non ‘dimenticò un solo istante’ la questione economica, cui dedicò, non poche ‘frasi e incoscientemente’, ma tutta una serie di scritti e di proposte logicamente coordinati e insistentemente sostenuti per ‘quarant’anni’ consecutivi, ciò sta a dimostrare la grandiosità della sua mente, pari soltanto a quella del suo cuore. I socialisti, poi, si servono sempre della difesa della ‘proprietà privata’ fatta da Mazzini, con evidente malafede o con superlativa ignoranza, tacendo sempre che le origini e le modalità della proprietà difesa da Mazzini non sono quelle della proprietà di Rothschild. Tacciono che non solo alcuni Congressi socialisti francesi, ma anche Kautsky, il più autorevole interprete del marxismo, non esclusero la legittimità della proprietà privata colle origini e colle modalità di quella voluta da Mazzini, e non la ritennero incompatibile col socialismo collettivista. Oh! dove sono più collettivisti ‘totali’? In favore della piccola proprietà, di quella forma di proprietà fecondata dal lavoro, che costituisce l’ideale e il programma di Mazzini, potrei riprodurre le decisioni di parecchi congressi socialisti francesi ed anche il parere di socialisti di altri paesi che non siano la Francia che per i superuomini del marxismo non fa testo; potrei anche addurre il parere di socialisti tedeschi della tendenza riformista e bernsteiana. Ma questi sono degli eretici. Affidiamoci, perciò, al San Paolo del marxismo contemporaneo, a Karl Kautsky. Nel volume: ‘La politique agraire du parti socialiste’ (Giard et Brière, Paris, 1902) riassumendo in ultimo la tattica che bisogna seguire verso i contadini comincia dal constatare che «ciò che li esaspera è l’espropriazione del suolo che essi credono una conseguenza inevitabile della vittoria del partito socialista; il contadino si vede già cacciato dalla sua casa, spogliato di tutto ciò che possiede in profitto dei pezzenti» (p. 201). E poi continua: «E’ l’agricoltura che deve disporre dei migliori mezzi di produzione e de’ migliori operai. Ma ciò non è sempre facile: ogni operaio agricolo può essere impiegato a qualche lavoro industriale, ma non vi è oggi che un piccolo numero d’operai industriali capaci di lavorare nell’agricoltura. Si può in verità sperare che si darà alla gioventù un’istruzione che la renda atta nello stesso tempo al lavoro industriale, agricolo e puramente intellettuale, ma questa speranza lontana non ci aiuterà a vincere la difficoltà del principio. In questa situazione gli operai agricoli ed i piccoli contadini che la società attuale tratta certamente da matrigna, saranno ricercatissimi e giungeranno ad una condizione sociale eccessivamente favorevole. ‘Come da quel tempo ammettere che un regime socialista caccerebbe i contadini dalle loro terre? Ciò sarebbe una follia ben più grande di quelle di cui ci gratificano gli avversari nostri meno scrupolosi e meno provvisti di buon senso’» (p. 205-206). «L’esistenza di qualche piccola coltivazione è così conciliabile con l’agricoltura nel regime socialista, come col mestiere. Ciò che si applica a questo, si applica a quello. ‘E’ molto indifferente che il suolo coltivato da queste piccole coltivazioni sia proprietà particolare o proprietà dello Stato’. Ciò che importa sono gli effetti economici e non le categorie giuridiche. L’esposizione fatta, non è insomma che un’ipotesi, non una profezia. Noi non diciamo ciò che sarà, ma ciò che potrebbe essere; i nostri avversari non sanno meglio di noi ciò che riserva l’avvenire; essi possono come noi appoggiarsi unicamente sui fattori già sufficientemente conosciuti, ma se prolunghiamo la loro azione nell’avvenire, giungeremo all’evoluzione testé descritta». «Le vedute e i desideri che il partito socialista ha espresso nelle sue dichiarazioni ufficiali e nei libri dei suoi più eminenti rappresentanti non sono per nulla in contraddizione colle conseguenze alle quali siamo giunti. ‘Non troviamo in nessun luogo alcuna domanda di espropriazione dei contadini’. Immediatamente prima della rivoluzione di marzo 1848, le autorità centrali della federazione comunista, nella quale erano Marx ed Engels, formularono «le rivendicazioni del partito comunista in Germania». Ecco i tre punti che si riferiscono all’agricoltura: «7° Il dominio principesco e gli altri domini feudali, le cave saranno trasformate in proprietà dello Stato. In questi domini si introdurrà, a profitto della collettività, la coltura in grande, coll’aiuto dei più recenti progressi della scienza». «8° Le ipoteche da cui son gravate le terre dei contadini son dichiarate proprietà dello Stato; i contadini ne pagheranno gli interessi allo Stato. «9° Nelle regioni ove il sistema dell’affitto è sviluppato, la rendita fondiaria o l’affitto sarà pagato allo Stato sotto forma d’imposta». «’Non vi è accenno a toccare i diritti di proprietà del contadino’. Le ipoteche che gravano le terre dei contadini sono nazionalizzate, ma non le terre stesse» (p. 207-208) … «Liebknecht considera come ‘pura follia l’espropriazione dei rurali’ fatta da un governo rivoluzionario». «Il rapido accrescimento dell’industria e del movimento proletario nei centri industriali respinse, dopo gli avvenimenti del 1870, la questione agraria, in ultima linea. La crisi dell’agricoltura la rimise all’ordine del giorno dei partiti proletari come dei partiti borghesi. Nella discussione che essa sollevò Engels prese alla sua volta la parola. Egli ripeté nel 1894 ciò che aveva detto nel 1848 e pose questa questione: «qual’è la nostra situazione di fronte ai piccoli contadini, e come dovremo trattarli il giorno che giungeremo al potere?», e rispose: «In primo luogo, io riconosco la perfetta giustezza di questa frase del programma francese: noi prevediamo la rovina inevitabile dei piccoli contadini ma noi non abbiamo per nulla la missione di sollecitarla col nostro intervento». «In secondo luogo è evidentissimo che se giungiamo al potere, ‘noi non potremo pensare ad espropriare violentemente i piccoli contadini’ (importa poco che ciò sia senza o con indennità) come saremo forzati a farlo per la grande proprietà. Il nostro dovere verso i piccoli contadini sarà primo di spingerli a trasformare la loro coltivazione privata, la loro proprietà privata, in coltivazione, in proprietà collettiva senza alcuna violenza, ma coll’esempio e l’incoraggiamento di cooperative agricole e noi abbiamo certamente molti mezzi per far comprendere ai piccoli contadini i vantaggi che essi possono già ottenere oggi». «Anche parlando dei grandi contadini, Engels dice: «Anche qui noi ci asterremo probabilmente da un’espropriazione violenta; noi possiamo d’altronde contare sul fatto che lo sviluppo economico aprirà anche alla ragione quei cervelli tanto duri» (‘Neue Zeit’, XIII, p. 301, 305). «Queste citazioni concordano perfettamente colle considerazione che abbiamo esposte: queste mostrano che l’espropriazione dei contadini non sarà per nulla vantaggiosa pel socialismo; quelle provano nettamente che i socialisti non pensano affatto ad una simile espropriazione» (p. 210-211). «La base del socialismo moderno è la proprietà collettiva dei mezzi di produzione non quella dei mezzi di godimento. ‘Fra i godimenti che rendono la vita piacevole, il focolare domestico è uno dei più importanti se non il più importante’. Esso non è inconciliabile colla proprietà collettiva del suolo» (p. 212). «Il socialismo non cercherà dunque di spegnere il desiderio che ha ogni persona nel suo completo sviluppo di avere una casa sua; lo generalizzerà, al contrario, creando nello stesso tempo il modo di soddisfarlo. «Che il contadino non abbia dunque nessun timore per la sua casa. Il regime socialista v’imprimerà la sua traccia; ma le modificazioni che vi apporterà non nuoceranno per nulla al focolare domestico del contadino; lo renderanno più sano e più bello. In nessun luogo la decadenza della classe dei contadini si manifesta più chiaramente come nelle loro case» (p. 217)”” [Napoleone Colajanni, ‘Preti e Socialisti contro Mazzini’, Roma, 1903] (pag 37-42)”,”MITS-452″
“COLAJANNI Napoleone”,”Comunisti al bivio. Cambiare fino in fondo o rassegnarsi al declino.”,”Opportunismo. “”Quanto al «nuovo modo di far politica» esso non tende a tradursi in una linea. Al contrario, si fonda sulla possibilità di passare da una linea a un’altra, secondo le esigenze del momento”” (pag 176) Napoleone Colajanni è nato nel 1926. Ingegnere, è iscritto al Pci dal 1947. Funzionario del partito dal 1950, è membro del CC e senatore della Repubblica. Scrive su ‘Repubblica’, ‘Panorama’. Ha pubblicato: ‘RIconversione, grande impresa e partecipazioni statali’ (1976), ‘Programmare in Italia’ (1979), ‘L’economia italiana tra ideologia e programmi’ (1983)”,”PCIx-468″
“COLAPIETRA Raffaele; testi antologici di G. GIOLITTI F. TURATI V. PARETO F. BURZIO R. BACCHELLI V. GALIZZI M. SOLERI B. CROCE F. PAPAFAVA T. PALAMENGHI CRISPI L. ALBERTINI G. SALVEMINI R. ROMEO G. NATALE G. ANSALDO P. TOGLIATTI G. CANDELORO P. ALATRI G. VOLPE N. VALERI G. DE-ROSA G. SPADOLINI G. CAROCCI G. MANACORDA D. MACK SMITH Chr. SETON-WATSON R. VIVARELLI”,”Giovanni Giolitti. Biografia politica e interpretazioni storiografiche.”,”Testi antologici di G. GIOLITTI F. TURATI V. PARETO F. BURZIO R. BACCHELLI V. GALIZZI M. SOLERI B. CROCE F. PAPAFAVA T. PALAMENGHI CRISPI L. ALBERTINI G. SALVEMINI R. ROMEO G. NATALE G. ANSALDO P. TOGLIATTI G. CANDELORO P. ALATRI G. VOLPE N. VALERI G. DE-ROSA G. SPADOLINI G. CAROCCI G. MANACORDA D. MACK SMITH Chr. SETON-WATSON R. VIVARELLI. Il primo sciopero generale in Italia. “”Il momento di crisi più acuta nei riguardi di quest’ultima (la moltitudine lavoratrice, ndr) ebbe a registrarsi nel settembre 1904, in occasione dello sciopero generale suscitato a Milano dai sindacalisti rivoluzionari di Arturo Labriola, e rapidamente estesosi in tutta Italia in dimensioni preinsurrezionali, per protestare contro uno degli eccidi proletari, particolarmente frequenti nel Mezzogiorno (nella circostanza a Buggerru, in Sardegna), attraverso i quali, come s’è visto, il sistema giolittiano era solito reagire terroristicamente dinanzi alle manifestazioni più o meno anarcoidi del sottoproletariato rurale e minerario. L’ importanza di questo sciopero generale, il primo nella storia dell’ Italia unita, realizzato con sostanziale successo al termine di una propaganda intellettuale e demagogica intensissima al centro della quale era la diffusione delle teoria sindacalistiche di Georges Sorel, è di primaria grandezza””. (pag 21)”,”ITAA-109″
“COLAPIETRA Raffaele”,”Napoli tra dopoguerra e fascismo.”,”””Il comunismo astensionista fu senza dubbio un’escogitazione teorica e moralistica di Amadeo Bordiga contro le «morbose degenerazioni del socialismo napoletano» (55): ma le sue fortune si affermarono soltanto nel corso ed in conseguenza della guerra, ebbero un aspetto di classe, di negazione sommaria, di gran lunga prevalente sull’originaria ispirazione localistica. E l’elezione di Misiano fu l’espressione più vistosa della protesta popolare non solo contro la guerra ma contro i fautori incoscienti (i democratici) e gli sfruttatori spregiudcati (i pescicani) di essa, contro il fallimento di un tentativo borghese e capitalistico di trasformazione sociale, che aveva del tutto trascurato le strutture umane della vita civile e del costume economico e politico, per affidarsi esclusivamente all’indiscriminato spirito affaristico di pochi grandi speculatori”” (pag 30) “”(55) E’ il titolo dell’opuscolo di Bordiga che citeremo appresso. L’osservazione del testo è in Giseppe Berti, ‘Il groppo dei Soviet nella formazione del PCI’, in ‘Stato operaio’, VIII, 12 dic. 1934, p. 913: «L’astensionismo nacque come reazione radicalissima a quel passato di tradimenti e d’infamie prima ancora che come pura teoria del cervello di Bordiga…». Non si esageri però questa componente «passionale», questa ‘indignatio’ di giovane neofita in un intelletto se altri mai raziocinante e scheletricamente geometrico come quello di Bordiga!”” “”Pesantissima, dunque, la situazione sociale che Bordiga lasciava a Napoli nelle file del proletariato nell’atto di recarsi a Mosca per l’adunanza del comitato centrale dell’Internazionale Comunista”” (pag 111)”,”MITT-411″
“COLARIZI Simona”,”I democratici all’opposizione. Giovanni Amendola e l’Unione nazionale, 1922-1926.”,”L’A nata a Modena nel 1944, laureata a Roma in Storia moderna, attualmente (1973) insegna Storia del sindacalismo e dei partiti politici all’Univ di Camerino. Collaboratrice della rivista ‘Storia contemporanea’ ha pubblicato ‘Dopoguerra e fascismo in Puglia, 1919-1926’. BARI. 1970″,”ITAF-010″
“COLARIZI Simona, a cura”,”L’ Italia antifascista dal 1922 al 1940. La lotta dei protagonisti. Tomo primo.”,”Simona COLARIZI, nata a Modena nel 1944, insegna Storia dei partiti politici all’Univ di Camerino. Ha pubblicato: -Dopoguerra e fascismo in Puglia. BARI. 1971 -I democratici all’ opposizione: Giovanni Amendola e l’ Unione nazionale. BOLOGNA. 1973 – Classe operaia e ceti medi. VENEZIA. 1976 Collabora alla rivista ‘Storia contemporanea’.”,”ITAD-007″
“COLARIZI Simona”,”Classe operaia e ceti medi. Rosselli, Nenni, Morandi: il dibattito sulle alleanze negli anni trenta.”,”””L’ acuta critica di Trotsky è quindi respinta (dal PCI ndr) in tutte le sue conclusioni; riemergono, invece, molte delle suggestioni del discorso che i comunisti tedeschi avevano portato avanti fin dal 1921 e che, riproposto dopo una fase di eclisse negli anni cruciali immediatamente precedenti all’ avvento di Hitler al potere, era stato accantonato in seguito alla sconfitta subita. Sia la Zetkin che Radek avevano sempre sostenuto l’ importanza delle classi medie nella dinamica politica e sociale del loro paese, affermando la necessità per i comunisti di riuscire a svincolarle dal loro asservimento alla borghesia per convogliarle all’ interno del movimento operaio””. (pag 83-84)”,”ITAC-055″
“COLARIZI Simona BELARDELLI Giovanni CARDINI Franco GUISO Andrea GERVASONI Mario MONDINI Marco ÜBEREGGER Oswald PAOLINI Gabriele RASTELLI Paolo CAZZULLO Aldo CREMONESI Lorenzo GALLI DELLA LOGGIA Ernesto CARIOTI Antonio”,”24 maggio 1915. L’Italia è in guerra.”,” “”Nelle questioni internazionali, poi, la preparazione dei principali dirigenti socialisti è tendenzialmente debole, votata a ragionare più per parole d’ordine e slogan che a guardare lucidamente ai rapporti di forza. Che il Psi si appresti, nella crisi aperta nell’estate del 1914, a svolgere un ruolo del tutto secondario non è una sorpresa. Già meno di tre anni prima, in occasione della guerra italo-turca per la Libia, ha dimostrato infatti di non essere in grado di gestire la situazione. Alle parole d’ordine “”bloccheremo la guerra”” erano seguiti, infatti, il fallimento delle mobilitazioni, la rottura nel gruppo parlamentare e addirittura una scissione e l’uscita dell’unica testa pensante del Psi in materia di politica estera, Leonida Bissolati. Certo, ora il partito è più robusto, ha più consenso nel Paese e sono cresciuti anche i militanti, ma i dati di fondo non sono cambiati: è “”l’inazione”” che lo caratterizza, come del resto si è visto in occasione delle recenti giornate sovversive di scioperi e agitazioni in Romagna e nelle Marche, la cosiddetta “”settimana rossa””. Nonostante i segnali di una drammatica rottura degli equilibri internazionali siano già evidenti da tempo, i socialisti sono colti di sorpresa”” (pag 72-73) [Marco Gervasoni, Perché fallì l’opposizione socialista, p. 72-73] Un autore: Libera Università di Bolzano. Oswald Überegger Mag. Dr. phil. Direttore del CeStoR Studi di Storia e Scienze Politiche all’Università di Innsbruck, dal 2002 al 2010 ricercatore e collaboratore a progetto presso il Tiroler Landesarchiv di Innsbruck e le Università di Innsbruck, Vienna e Hildesheim, dal 2010 al 2013 Coordinatore di un progetto di ricerca della DFG (Deutsche Forschungsgemeinschaft) presso l’Institut für Geschichte dell’Università di Hildesheim, da luglio 2013 direttore del CeStoR della Libera Università di Bolzano. Curriculum completo (tedesco) Ambiti di ricerca: Storia contemporanea regionale, Storia culturale e delle mentalità della Grande Guerra, Storia della violenza e del genocidio, Storia della memoria, Storia del sapere e della storiografia. Pubblicazioni attuali: Gender and the First World War, Basingstoke Hampshire 2014, con Christa Hämmerle e Birgitta Bader Zaar. Introduction: Women’s and Gender History of the First World War – Topics, Concepts, Perspectives, in Christa Hämmerle, Oswald Überegger e Birgitta Bader Zaar (a cura) Gender and the First World War, Basingstoke Hampshire 2014, conChrista Hämmerle e Birgitta Bader Zaar. Katastrophenjahre. Der Erste Weltkrieg und Tirol, Innsbruck 2014, con Hermann J. W. Kuprian.”,”QMIP-217″
“COLARIZI Simona”,”Storia del novecento italiano.”,”Simona Colarizi (1944) insegna storia contemporanea all’Università di Roma, La Sapienza. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943, Storia dei partiti nell’Italia repubblicana, Biografia della prima Repubblica. Questo libro narra le tappe del difficile percorso per conquistare una piena cittadinanza; dai primi passi verso la democrazia nell’Italia liberale alla dittatura fascista, dalla costruzione della Repubblica democratica fino a oggi, passando per due conflitti mondiali, una guerra civile e quasi mezzo secolo di guerra fredda. Eventi, personaggi, intere fasi e soprattutto le tante svolte di questi cent’anni sono state analizzate e discusse dagli studiosi e le interpretazioni storiografiche sono spesso controverse. [Prima guerra mondiale. Fronte interno. ‘Nelle fabbriche che producono materiale bellico si lavora al limite della sopportazione; i salari però non sono cresciuti in proporzione, e non ci si può lamentare e nemmeno licenziarsi. Da giugno del 1915 entra in funzione l’istituto per la mobilitazione industriale (MI), diretto da un alto ufficiale dell’esercito, che via via allarga il suo potere di controllo su 1.976 imprese, oltre ai 60 stabilimenti militari, per un totale di quasi un milione di maestranze sottoposte a una disciplina ferrea. Ogni diritto di sciopero è sospeso e annullate persino le leggi di tutela per la manodopera femminile e minorile. Naturalmente è vietato lo sciopero; ma persino l’allontanamento non autorizzato dal luogo di lavoro, equiparato al delitto di diserzione, viene punito col carcere. Sorveglianti militari circolano nelle fabbriche dove, in condizioni igieniche e di sicurezza quasi inesistenti, gli operai sono costretti a lavorare fino a sedici ore al giorno, con cottimi massacranti e ritmi disumani. I loro rappresentanti sindacali non hanno più voce: esclusi dal MI, solo dopo le agitazioni dell’agosto del ’17 vengono finalmente ammessi al tavolo delle consultazioni tra militari e imprenditori per definire livelli salariali, cottimi e orari. E si deve sempre arrivare alla calda estate del ’17 perché lo Stato mostri qualche interesse per il benessere dei suoi cittadini-operai, attivando una commissione di “”sorveglianza igienica e sanitaria”” e avviando un progetto di assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro. A scalfire il muro di indifferenza dei governanti ci vuole appunto una rivolta, di tali proporzioni da far temere l’esplosione di una rivoluzione. I primi fuochi si accendono fin dalla primavera del 1917 negli stabilimenti metalmeccanici e siderurgici della Liguria, di Napoli, di Terni e di Livorno dove migliaia di operai sfidando i divieti scendono in sciopero. E’ vero che le agitazioni si verificano soprattutto negli stabilimenti non sottoposti alla militarizzazione industriale; ma, a poco a poco, l’onda lunga degli scioperi coinvolge anche le maestranze direttamente dipendenti del MI. Poi, il 22 agosto, si sviluppa il grande incendio a Torino dove una manifestazione per il pane si trasforma in sommossa: nei quartieri operai si alzano le barricate e per tre giorni dura la battaglia tra scioperanti ed esercito, con un bilancio pesantissimo di 50 morti, centinaia di feriti, un lungo elenco di condannati e tanti, tanti operai inviati immediatamente al fronte. La dura repressione non basta però a dissipare i timori della classe dirigente, tanto più che episodi simili si stanno verificando negli stessi mesi in tutti i paesi belligeranti, soprattutto in Germania, Austria e Russia dove gli scioperi degenerano in vere e proprie rivolte. Insomma, in Italia, come negli imperi autoritari, a portare le masse all’esasperazione contribuisce di sicuro il regime oppressivo e violento dei militari e dei governanti (38). E quanto sta avvenendo nella Russia zarista è sotto gli occhi di tutti’ (in) ‘Fronte interno, Prima guerra mondiale’ (pag 76-77). Simona Colarizi (1944) insegna storia contemporanea all’Università di Roma, La Sapienza. Tra le sue ultime pubblicazioni: ‘L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943’, ‘Storia dei partiti nell’Italia repubblicana’, ‘Biografia della prima Repubblica’. Nota (38): Cfr. G. Procacci (a cura di), ‘Stato e classe operaia in Italia durante la prima guerra mondiale’, F. Angeli, Milano, 1983; B. Bezza, ‘Salario e cannoni. Tra la fabbrica e il fronte durante la Grande Guerra’, Ediesse, Roma, 1988; A., Camarda S. Peli, ‘L’altro esercito. La classe operaia durante la prima guerra mondiale’, Feltrinelli, Milano, 1980. Per una prospettiva comparativistica AA.VV., ‘Strikes, Social Conflit and the First World War: An international Perspective’, in ‘Annali dell’Istituto G.G., Feltrinelli, 1990-1991. ”Storia del novecento italiano’ narra le tappe del difficile percorso per conquistare una piena cittadinanza, dai primi passi verso la democrazia nell’Italia liberale alla dittatura fascista, dalla costruzione della Repubblica democratica fino a oggi, passando per due conflitti mondiali, una guerra civile e quasi mezzo secolo di guerra fredda. Eventi, personaggi, intere fasi e soprattutto le tante svolte di questi cent’anni sono state analizzate e discusse dagli studiosi e le interpretazioni storiografiche sono spesso controverse'”,”ITQM-014-FL”
“COLARIZI Simona”,”«Trotsky e il fascismo» di Leonardo Rapone.”,”””E’ in questa assunzione da parte di Trotsky del concetto di crisi generale che Rapone individua il legame teorico con lo schema dell’IC (Comintern, ndr) e ad esso fa risalire l’insufficienza dell’elaborazione trotskista che nonostante l’originalità di una serie di analisi, presenta la stessa carenza di fondo dell’interpretazione del Komintern: «Il limite di Trotsky e dell’Internazionale, – scrive Rapone – non fu quello di aver interpretato gli anni tra le due guerre all’insegna di un concetto di crisi, ma di non aver colto all’interno di questa crisi, concepita erroneamente come generale, gli elementi di maturazione di una nuova epoca della storia del capitalismo» (p. 54). Quali elementi di maturazione? Rapone, a mio parere giustamente, li ritrova in alcune riflessioni del ’26-’28 fatte da Bucharin, l’unica autorevole voce di dissenso dalla linea dell’IC – e non a caso, nello lotta contro Bucharin che accomuna Trotsky al Komintern, Rapone vede una conferma dell’identità di posizioni tra questi ultimi. Bucharin sottolinea alcuni aspetti che caratterizzano sul piano economico la “”terza fase””: l’ingresso della scienza nei processi produttivi, una rivoluzione tecnologica in atto, le nuove forme di organizzazione dell’economia che si vanno tentando in modi diversi in tutti i paesi capitalistici. Questi elementi intervenendo sulle modificazioni avvenute nello sviluppo economico principalmente come risposte del capitalismo alla crisi della guerra – concentrazioni monopolistiche e intervento dello Stato nei processi economici – lungi dal segnare una impasse del capitalismo dimostravano la sua capacità di raggiungere nuovi livelli di sviluppo. Detto questo – e non erano osservazioni irrilevanti – Bucharin confluiva anch’esso, a conclusione del suo discorso, nella previsione catastrofica dell’Internazionale: le contraddizioni insite anche in questo nuovo livello avrebbero portato a una intensificazione della lotta per la conquista dei mercati internazionali da parte dei monopoli, e di conseguenza ad una nuova guerra. Non minore interesse desta il contributo di Trotsky che pur condividendo la teoria dell’IC della crisi generale del capitalismo, aveva arricchito il tema con una serie di osservazioni di estrema validità. In primo luogo – e Rapone lo mette in luce – l’individuazione del concetto di crisi strutturale aveva permesso a Trotsky di presentare lo sviluppo capitalistico come una successione di fasi storiche espansive, caratterizzate ciascuna da una particolare organizzazione del processo di accumulazione e succedentesi l’una all’altra via via che, con l’esplodere traumatico delle contraddizioni interne a ciascun modello di sviluppo, si ponevano le condizioni per un nuovo modello. E, del resto, è proprio da questa consapevolezza che Trotsky, a differenza del Komintern, non intepreta il ristagno della crisi economica del ’29 come un dato permanente, ma ne sottolinea l’aspetto di elemento congiunturale. Certo anche in questa lucida previsione, Trotsky ribadisce la decadenza ineluttbile del sistema determinata proprio dall’andamento complessivo dei cicli congiunturali; ma non esclude la possibilità di una via di uscita alla crisi. In sostanza le carezne di fondo dell’analisi di Trotsky si riducono a due convinzioni tra loro per altro direttamente correlate: la prima basata sul fatto che la curva del capitalismo, al di là di tutti i mutamenti congiunturali, tendesse a declinare, mentre nel passato, fino al 1913, la tendenza era stata quella dell’ascesa; la seconda si traduceva nell’incomprensione delle novità profonde verificatesi nel sistema con l’introduzione di forme di parziale organizzazione del mercato. E questa cecità – come del resto l’affermazione precedente – era determinata dalla radicata credenza che il capitalismo liberistico, il modello classico del capitalismo, costituisce l’unica forma pura e progressiva del capitalismo stesso (p.42). Ritorniamo così alla critica complessiva di Rapone che abbiamo premesso a queste considerazioni: i limiti di questa elaborazione portano Trotsky all’interpretazione del ventennio fra le due guerre alla luce di un concetto errato di crisi generale e gli impediscono così di cogliere «gli elementi di maturazione di una nuova epoca della storia del capitalismo»”” (pag 176-177)”,”TROS-294″
“COLARIZI Simona GIOVAGNOLI Agostino POMBENI Paolo a cura; saggi di Piero CRAVERI Cesare PINELLI Carlo BACCETTI Maurizio RIDOLFI Andrea MANZELLA Guido MELIS Andrea GUISO Paolo DE-IOANNA Filippo CAVAZZUTI Agostino GIOVAGNOLI Daniela SARESELA Emanuele BERNARDI Marco GERVASONI Sandro GUERRIERI Andrea SPIRI Gerardo NICOLOSI Paolo POMBENI Simona COLARIZI Paolo SEGATTI Filippo SBRANA Umberto GENTILONI SILVERI Givanni ORSINA Gianfranco BALDINI Tommaso BARIS Andrea MARIUZZO Roberto CHIARINI Michele PROSPERO Andrea POSSIERI”,”L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta a oggi. Volume III. Istituzioni e politica.”,” S. Colarizi professore ordinario di Storia contemporanea (La Sapienza di Roma; A. Giovagnoli professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Sacro Cuore di Milano. Presidente SISSCO. P. Pombeni, già professore ordinario presso l’Università di Bologna, è direttore dell’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento. E’ membro della direzione della rivista Ricerche di Storia Politica. Saggi di Piero CRAVERI Cesare PINELLI Carlo BACCETTI Maurizio RIDOLFI Andrea MANZELLA Guido MELIS Andrea GUISO Paolo DE-IOANNA Filippo CAVAZZUTI Agostino GIOVAGNOLI Daniela SARESELA Emanuele BERNARDI Marco GERVASONI Sandro GUERRIERI Andrea SPIRI Gerardo NICOLOSI Paolo POMBENI Simona COLARIZI Paolo SEGATTI Filippo SBRANA Umberto GENTILONI SILVERI Givanni ORSINA Gianfranco BALDINI Tommaso BARIS Andrea MARIUZZO Roberto CHIARINI Michele PROSPERO Andrea POSSIERI L'””intreccio””. Stato, politica e banche nella Prima Repubblica (anni Trenta-Settanta). (pag 124-126) ‘Per comprendere la portata effettiva del cambiamento intervenuto all’inizio degli anni Novanta nei rapporti tra sistema politico e sistema bancario, è necessario tracciare un rapido ‘excursus’ storico sul paradigma che a lungo, pur nel mutare delle forme concrete, ha costituito il punto di riferimento di tali rapporti. Un paradigma risalente, nelle sue linee portanti, alla legge bancaria del 1936 (RDL, 12 marzo 1936, n. 375) che metteva capo alla costituzione di un «comando unico del credito», con finalità complessive di riforma e di risanamento del sistema finanziario travolto dalla crisi dell’apparato industriale e produttivo negli anni Trenta (13). Il disegno di riforma si basava su tre pilastri: un intervento pubblico, in parte avviato con la costituzione dell’IRI, teso a sciogliere la «mostruosa fratellanza siamese» (14) tra banca e industria e a trasferire allo Stato i costi del risanamento industriale: la razionalizzazione dell’attività di vigilanza sulle banche con un forte contenuto discrezionale in capo alla Banca d’Italia: la separazione tra credito a breve e credito a medio e lungo termine, con relativa attribuzione ai soli istituti speciali di diritto pubblico la raccolta di medio periodo. Una scelta – è stato detto – dettata più da necessità che da convinzioni ideologiche. Per conservare al paese un meccanismo di allocazione delle risorse e un presidio istituzionale essenziali «lo Stato dovette – artefici Beneduce e Menichella – improvvisarsi banchiere» (15). La nascita dello Stato-banchiere segnava così il congedo definitivo del sistema finanziario italiano dall’esperienza della “”banca mista””. Mutuata dal modello universalistico tedesco, essa aveva avuto un ruolo decisivo nell’accompagnare tutta la prima fase di sviluppo del sistema produttivo del paese (16). Un successo che nascondeva tuttavia molte fragilità. In primo luogo la strutturale scarsità di capitali di rischio, derivante dall’esistenza di una proprietà industriale chiusa e concentrata in sé stessa, refrattaria alla condivisione del controllo, più attenta alla conservazione del potere che alla crescita di lungo periodo delle imprese (il «catoblepismo» di cui parlava Mattioli). In secondo luogo, la scarsa determinazione politica nel disegnare regole atte a favorire la creazione di un moderno ed efficiente mercato dei capitali. E, di conseguenza, la scarsa risolutezza dei governi nell’arginare quelle componenti di ‘moral hazard’ incoraggiate dalla reiterata e deprecabile prassi dei “”salvataggi””, affermatasi sin dai primi anni dell’unificazione. Mediante una complessa ripartizione di funzioni di piano e di gestione, tesa, almeno nelle intenzioni, a favorire una reale indipendenza degli organi tecnici dal governo, la legge bancaria del 1936 istituiva una ‘governance’ pattizia del settore del credito dagli accentuati tratti dirigistici, con cui si venne a sancire di fatto la subordinazione delle banche all’Istituto centrale, perno del nuovo sistema (17). La riforma delineava altresì l’impianto generale di quella concezione amministrativa del credito destinata a svilupparsi compiutamente negli anni Sessanta-Settanta, basata su una visione – la si potrebbe definire una cultura – pessimistica del capitalismo finanziario italiano. Due erano i presupposti di questa visione. Il primo derivava dalla constatazione che in Italia il capitale privato con vocazione e capacità di controllare e gestire in modo autonomo, profittevole e prudente le banche, gli intermediari e altri operatori della finanza fosse storicamente basso. Il secondo, dalla convinzione che in un paese di «capitalisti senza capitale», dotato di un mercato finanziario poco sviluppato, mero strumento di giochi speculativi e della concentrazione del potere, fosse necessario canalizzare il risparmio verso «mani adatte», quelle dello Stato, allo scopo di indirizzarlo a investimenti a lunga scadenza (18). Sicché, come è stato notato, rinunciando a regolamentare il mercato finanziario e riservandolo agli istituti di credito pubblici, gli estensori della legge bancaria finirono per trasformare la loro «ipotesi pessimistica» sul capitalismo italiano in una «profezia autoavverantesi» destinata a condizionare tutta la successiva evoluzione del sistema bancario (19).’ [Andrea Guiso, ‘Politica e sistema bancario tra prima e seconda repubblica’] (pag 124-125) [(13) Sabino Cassese, ‘Come è nata la legge bancaria del ’36’, BNL, Roma 1988; M. De Cecco, ‘Splendore e crisi del sistema Beneduce: note sulla struttura finanziaria e industriale dell’Italia dagli anni Venti agli anni Sessanta’, in Barca (a cura di), Storia del capitalismo italiano, cit.; (14) R. Mattioli, ‘I problemi attuali del credito’, in “”Mondo Economico””, XVII, 1962, 2, pp. 27-31; (15) Ciocca, “”La nuova finanza in Italia””, cit., p. 25; (16) G. Conti, ‘Le banche e il finanziamento industriale’, in “”Storia d’Italia. Annali, 15. L’industria. I problemi dello sviluppo economico’, a cura di F. Amatori, D. Bigazzi, R. Giannetti, L. Segreto, Einaudi, Torino, 1999, pp. 441-504; A. Confalonieri, ‘Banca e industria in Italia (1894-1906), 3 voll., Banca Commerciale Italiana, Milano, 1974-76; (17) G. Guarino, G. Toniolo (a cura di), ‘La Banca d’Italia e il sistema bancario (1919-1936), Laterza, Roma-Bari 1993 (18) Barca, ‘Compromesso senza riforme’, cit., p. 9]”,”ITAV-019″
“COLARIZI Simona”,”Dopoguerra e fascismo in Puglia (1919-1926).”,”Simona Colarizi nata a Modena nel 1944, insegna Storia dei partiti politici all’Università di Camerino. Ha collaborato alla rivista “”Storia contemporanea”” (1977). I rapporti tra socialisti, socialisti rivoluzionari e sindacalisti rivoluzionari. Bordiga. (pag 68-70) “”La spaccatura emersa tra le forze della sinistra all’indomani della rivolta di Bari corrisponde del resto a una divisione tra la rappresentanza politica del proletariato pugliese di ben più antica data. In polemica con i socialisti, che detengono la maggioranza delle organizzazioni e delle leghe contadine, si erano già posti prima della guerra gli anarchici – per altro non molto numerosi – e i sindacalisti rivoluzionari che grazie soprattutto al prestigio personale di alcuni capi, per esempio Di Vittorio, avevano egemonizzato in alcuni centri il movimento contadino. Il fatto nuovo è però costituito nel dopoguerra dallo spazio che all’interno di questa contrapposizione acquista l’ala sinistra socialista guidata dal socialista rivoluzionario Nicola Modugno, figura molto conosciuta in Terra di Bari durante gli anni di guerra (11). Il polo di riferimento per l’estrema sinistra diventa Bordiga e la sua rivista il «Soviet», che infatti comincia con una certa frequenza a pubblicare corrispondenze dalla Puglia, pur con una certa cautela, però, data l’incertezza con cui i socialisti rivoluzionari si muovono tra Psi e sindacalisti rivoluzionari. Il nodo della polemica sta infatti nelle critiche mosse all’organizzazione sindacale e alla direzione del Psi sull’indirizzo da dare alle agitazioni contadine. La tendenza a tenersi fuori dalle organizzazioni della Cgl, accusata di essere incapace «di azioni risolutive e decisive in senso rivoluzionario che l’ora tragica volgente esige», porta i socialisti rivoluzionari ad oscillare tra la costituzione di sindacati autonomi e l’adesione all’Usi che sembra invece allineata su obiettivi rivoluzionari e pronta ad «uscire definitivamente dai metodi di un legalitarismo ammortizzatore di ogni santa iniziativa rivoluzionaria». Da questo punto di vista gli ammonimenti ai compagni pugliesi da parte di Bordiga ribadiscono chiaramente che la linea dell’ala sinistra del Psi è, invece, per un’adesione alle organizzazioni economiche della Cgl allo scopo di trasformarle dall’interno (12). Al momento delle elezioni le polemiche riprendono marcando nuovamente una netta divisione tra astensionisti e partecipazionisti che si risolve al Congresso regionale socialista pugliese, svoltosi a Bari il 2 luglio, con la sconfitta degli estremisti con 200 voti contro i 400 ottenuti dai sostenitori della partecipazione elettorale. Decisi a trarne le immediate conseguenze, gli astensionisti pubblicano sul «Soviet» un articolo preannunciante la rottura col Psi: «…il dovere della gioventù proletaria comunista d’Italia è quello di romperla con l’adesione al partito e di dare tutto il suo appoggio alla frazione estremista che allora si chiamerebbe non più frazione, ma Partito comunista italiano… Adunque bando alle chiacchiere, a Roma gli elezionisti e gli antielezionisti si scinderanno, noi vogliamo la scissione e voteremo per essa, poiché il tempo stringe e non è più possibile andare d’accordo» (13). Ancora una volta Bordiga è costretto a intervenire per moderare e precisare ai socialisti rivoluzionari pugliesi che «è prematuro parlare di scissione del partito» (14). Del resto, la continua necessità di correggere la posizione dei compagni di Puglia ci mostra come in effetti l’ala sinistra socialista capeggiata da Modugno sia molto più vicina ai sindacalisti rivoluzionari che ai comunisti del «Soviet». Una considerazione del resto che non sfugge a Zibordi che nel constatare la diversa qualità politica del discorso astensionista bordighiano rispetto a quello anarchico e sindacalista rivoluzionario, sottolinea che a quest’ultimo i socialisti rivoluzionari pugliesi fanno in realtà riferimento nella loro polemica contro le elezioni (15). Comunque, il grande successo elettorale conseguito dai socialisti, se non fa tacere il dissenso interno della sinistra, certamente rafforza la componente massimalista, che si aggiudica i cinque deputati eletti. Ma proprio i numerosi consensi ottenuti impediscono al partito socialista di rendersi conto dei difetti della propria linea e degli errori compiuti nelle azioni promosse”” [(11) Per la posizione dell’ala sinistra dei socialisti e dei sindacalisti rivoluzionari pugliesi cfr. ACS, Min. Int. Dir. PS, (…) 1919; (12) “”Il Soviet””, 13 luglio 1919, a. II, n. 28; (13) Ivi, 10 agosto 1919, a II., n: 28; (14) Ibid.; (15) Ivi, 7 settembre 1919, a. II, n. 37]”,”MITT-390″
“COLARIZI Simona”,”Per un partito dei ceti medi: l’Unione nazionale di Giovanni Amendola.”,”Il ragionamento di Fovel (pag 313) “”In sostanza per Fovel (1) come per Amendola, il distinguo operato all’interno della borghesia tra ceti propriamente capitalistici, cioè sfruttatori e parassitari, e ceti borghesi lavoratori e produttori sta all’origine della concezione della nuova democrazia e costituisce la base essenziale per impostare il discorso sul reclutamento massiccio delle leve democratiche da cui trarre le nuove élites dirigenti del paese. Ma il ragionamento di Fovel è ancor più articolato e sottile: dal ‘900 ad oggi, contemporaneamente e conseguentemente allo sviluppo dell’economia industriale capitalistica, sono emersi via via nuovi ceti, completamente differenti per le caratteristiche e per gli interessi dalla tradizionale media e piccola borghesia. Quest’ultima era formata per la maggior parte da piccoli proprietari rurali e urbani, dai piccoli ‘rentiers’ e in parte anche dall’artigianato, il cui peso nella vita politica italiana era meramente numerico e poteva essere rilevato solo nel momento elettorale. Privi in sostanza di una reale importanza nelle contese economiche, giacché i loro interessi economici si fondavano quasi esclusivamente sull’elemento morto della proprietà e non sull’elemento vivo del lavoro, dell’attività, della persona, queste classi erano rimaste sostanzialmente passive e chiuse ad ogni interessamento nei confronti del dibattito politico non avendo in effetti alcuna reale volontà di conquistare posizioni di potere nella gestione di quell’immobilismo politico rassicurante e corrispondente alla conservazione delle proprie rendite, anche esse piccole, e della propria collocazione sociale. (E un tipico esempio del comportamento di questi ceti lo aveva offerto la borghesia meridionale). Ma accanto a questi – sottolineava Fovel -, e in numero sempre crescente, si erano andati via via costituendo altri ceti medi: gli impiegati tecnici e amministrativi delle industrie e delle banche, quelli degli uffici pubblici, i liberi professionisti, gli insegnanti, gli intellettuali erano tutti elementi complementari dell’economia e il loro sviluppo e il loro benessere si legavano allo sviluppo dell’economia capitalistica libera, parastatale e statale, e al progredire di uno Stato nazionale considerato da un punto di vista dinamico e non statico, giacché al fondo della loro esistenza non era la proprietà, ma il lavoro, non la rendita, ma l’attività. Liberi dalle caratteristiche di tipo feudale proprie delle tradizionali classi medie, questi ceti possono essere individuati come ceti lavoratori, poiché la loro pressione economica è intensissima, paragonabile a quella dei ceti operai”” (pag 313-314) [(1) N.M. Fovel, Democrazia sociale, Milano, 1925, pag 11-12]”,”ITQM-222-B”
“COLARIZI Simona”,”Storia dei partiti nell’Italia repubblicana.”,”Simona Colarizi (Modena 1944) insegna storia contemporanea all’Università di Roma, La Sapienza. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943, Storia dei partiti nell’Italia repubblicana, Biografia della prima Repubblica. Questo libro narra le tappe del difficile percorso per conquistare una piena cittadinanza; dai primi passi verso la democrazia nell’Italia liberale alla dittatura fascista, dalla costruzione della Repubblica democratica fino a oggi, passando per due conflitti mondiali, una guerra civile e quasi mezzo secolo di guerra fredda. Eventi, personaggi, intere fasi e soprattutto le tante svolte di questi cent’anni sono state analizzate e discusse dagli studiosi e le interpretazioni storiografiche sono spesso controverse.”,”ITAP-052-FL”
“COLARIZI Simona”,”Biografia della Prima Repubblica.”,”Simona Colarizi (Modena 1944) insegna storia contemporanea all’Università di Roma, La Sapienza. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943, Storia dei partiti nell’Italia repubblicana, Biografia della prima Repubblica. Questo libro narra le tappe del difficile percorso per conquistare una piena cittadinanza; dai primi passi verso la democrazia nell’Italia liberale alla dittatura fascista, dalla costruzione della Repubblica democratica fino a oggi, passando per due conflitti mondiali, una guerra civile e quasi mezzo secolo di guerra fredda. Eventi, personaggi, intere fasi e soprattutto le tante svolte di questi cent’anni sono state analizzate e discusse dagli studiosi e le interpretazioni storiografiche sono spesso controverse.”,”ITAP-055-FL”
“COLARIZI Simona”,”L’opinione degli italiani sotto il regime, 1929-1943.”,”Sulla Seconda guerra mondiale: crollo fronte interno (pag 383) e gli scioperi operai (pag 386) Simona Colarizi (Modena, 1944) è professore ordinario di Storia contemporanea nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli. Estate-autunno 1942: il crollo del fronte interno. “”Poi, a partire da settembre, cominciano le cattive notizie: l’offensiva dell’Asse si arresta contro la resistenza russa a Stalingrado; a novembre l’Armata rossa passa al contrattacco. In Libia, Rommel tenta di giocare la carta decisiva contro gli inglsi, ma è costretto a fermarsi: gli manca il carburante, e le navi italiane da rifornimento vengono quotidianamente affondate dal nemico. A ottobre, Montgomery dà inizio alla grande offensiva; a novembre crolla il fronte libico. Del X Corpo d’Armata italiano non si sa più nulla. Contemporaneamente, le truppe americane sbarcano in Algeria e in Marocco e puntano su Tunisi. Non c’è più alcuna speranza di difendere le colonie; il prossimo obiettivo degli alleati non può essere che l’Italia, dove i bombardamenti alleati si vanno intensificando. Con le bombe, il panico esplode e crolla l’ultimo barlume di resistenza del fronte interno. Ormai i fiduciari parlano senza veli di ‘vera e propria ondata di antifascismo’ (141), che dilaga a macchia d’olio tra la folla dei sinistrati e degli sfollati. La precarietà dei ricoveri, l’assenza di un piano o anche solo di un po’ di organizzazione per provvedere ai bisogni delle migliaia di persone rimaste senza tetto, testimonia ancora una volta l’inefficienza colpevole di un regime definitivamente delegittimato agli occhi dell’opinione pubblica: ‘I commenti della popolazione sono qualcosa di impressionante. Nei ricoveri, sui tram, nei locali pubblici non si sente che parlare con una tale violenza di linguaggio contro il Regime e contro il Duce da fare spavento’ (142). I questori di tutta Italia, con toni ovattati e burocratici, confermano i rapporti delle spie: ‘Non si ha fiducia nei dirigenti, specie nei Gerarchi del Partito, definiti incapaci, e ai quali si fa risalire la responsabilità dell’attuale situazione dell’Italia; scarsa fiducia nelle Gerarchie del Partito che talvolta rasenta l’ostilità; incrinata la fiducia nel Regime; frasi minacciose a carico anche di personalità ritenute responsabili; sentimenti di freddezza o di indifferenza, quando non sono di avversione al Fascismo’ (143)”” (pag 384-385; 386) Gli scioperi operai. “”Le ‘pecore italiane’ si muovono, invece, e tutto il mondo rimane stupito a guardare l’incredibile avvenimento di uno sciopero di massa sotto un regime totalitario in piena guerra. La corda, troppo tesa, si spezza nel marzo 1943, ma è dall’ano precedente che cominciano ad arrivare i segnali della tempesta in arrivo. La classe operaia del Nord industriale ha voltato le spalle al fascismo ormai da molto tempo: il dissenso montante che i fiduciari avevano segnalato fin dall’epoca della guerra di Spagna in alcuni settori ancora molto circoscritti del proletariato settentrionale, si è allargato ad ogni tappa dell’escalation bellica del fascismo. Nel settembre 1941 un informatore della polizia riassumeva in questi termini lo stato d’animo delle masse operaie: “”Le masse operaie si mantengono nella maggioranza, in stato di vigilante attesa. Nel corso di questi diciannove anni si sono alternativamente avvicinate ed allontanate dal fascismo: oggi sono nettamente agli antipodi. (…)”” (pag 386)”,”ITAF-392″
“COLARIZI Simona, a cura; scritti di Randolfo PACCIARDI Carlo ROSSELLI Pietro NENNI Gaetano SALVEMINI Palmiro TOGLIATTI (Ercoli) Umberto TERRACINI Ruggero GRIECO Luigi GALLO Guglielmo FERRERO Alberto CIANCA Giuseppe DONATI Giuseppe SARAGAT Mario CAMPOLONGHI Giuseppe BIASINI Fernando SCHIAVETTI Luigi STURZO”,”L’ Italia antifascista dal 1922 al 1940. La lotta dei protagonisti. Tomo primo.”,”Simona Colarizi, nata a Modena nel 1944, insegna Storia dei partiti politici all’Università di Camerino.”,”ITAD-002-FER”
“COLARIZI Simona, a cura; scritti di Michele SCHIRRU Rodolfo MORANDI Francesco Luigi FERRARI Palmiro TOGLIATTI (Ercoli) Lelio BASSO Giuseppe FARAVELLI Alberto CIANCA”,”L’ Italia antifascista dal 1922 al 1940. La lotta dei protagonisti. Tomo secondo.”,”Simona Colarizi, nata a Modena nel 1944, insegna Storia dei partiti politici all’Università di Camerino.”,”ITAD-003-FER”
“COLARIZI Simona”,”Classe operaia e ceti medi. Rosselli, Nenni, Morandi: il dibattito sulle alleanze negli anni Trenta.”,”Simona Colarizi (Modena 1944) insegna storia contemporanea all’Università di Roma, La Sapienza. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943, Storia dei partiti nell’Italia repubblicana, Biografia della prima Repubblica.”,”TEOS-139-FL”
“COLASANTO Michele AMMASSARI Gloria Pirzio”,”Le relazioni industriali nei paesi CEE. Il ruolo della Comunità.”,”COLASANTO è docente incaricato di sociologia del lavoro e dell’ industria all’ Università Cattolica di Milano. PIRZIO AMMASSARI è professore associato di conflitti industriali nel dipartimento sui rapporti di lavoro e le relazioni industriali, Università di Bari.”,”MEOx-051″
“COLDAGELLI Umberto”,”Vita di Tocqueville (1805-1859). La democrazia tra storia e politica.”,”COLDAGELLI è stato vicesegretario generale della Camera dei deputati. Ha conccentrato per decenni la sua attività di studioso su TOCQUEVILLE di cui ha curato ‘Viaggio in America’ (Feltrinelli 1990), l’ edizione degli ‘Scritti, note e discorsi politici, 1839-1852′ (Bollati B. 1994) e l’ edizione completa dei Viaggi (idem, 1997). T. seguì il trapasso dallo stato sociale aristocratico allo stato sociale democratico. Il viaggio in America compiuto in piena età della Restaurazione, tra il 1831 e il 1832, un viaggio di studio attraverso gli Stati Uniti , fu all’ origine della sua grande opera giovanile ‘La democratie in Amerique’. Tutta la fase successiva lo vide protagonista della vita politica francese. Con l’ avvento di NAPOLEONE III si ritirò dalla vita politica per studiare l’ assolutismo dell’ Ancien Regime. Carattere nazionale. Stati Uniti, Francia. Condizione donna. “”E qui l’ epistolario americano si integra in modo certamente più fluido alle stringate annotazioni dei cahiers. Se in esse, per esempio, Tocqueville s’era mostrato colpito dal forte avvicinamento tra le condizioni dell’ uomo e della donna in America rispetto alla rigida separazione ancora dominante in Francia, nelle lettere inviate alle donne della famiglia il tema è ripreso con accenti più distesi e descrittivi, come se, parlando della responsabile libertà di movimento delle ragazze, della spontanea fedeltà delle spose, delle scelte matrimoniali non imposte, volesse comporre il quadro dettagliato d’ un ideale campionario di virtù puritane. E anche questo contribuiva a raffigurare un’eccezionale convivenza sociale che, per essere “”senza radici, senza ricordi, senza pregiudizi, senza routines, senza idee comuni, senza carattere nazionale”” risultava nondimeno “”cento volte più felice della nostra””.”” (pag 54)”,”FRAD-072″
“COLDAGELLI Umberto”,”La Quinta Repubblica da De Gaulle a Sarkozy. L’evoluzione di un sistema presidenziale extra-costituzionale.”,”COLDAGELLI Umberto è stato vicesegretario generale della Camera dei deputati. Ha studiato Tocqueville di cui ha curato ‘Il viaggio in America’ (1990′ e l’edizione di ‘Scritti, note e discorsi politici’ (1994). Nel 2005 ha pubblicato ‘Vita di Tocqueville (1805-1859). La democrazia tra storia e politica’ (2005). “”In questo quadro si è alimentato il mito golliano della ‘grandeur’, la quale, in termini strettamente istituzionali si estrinsecava nel rapporto diretto; continuo e rischioso del capo dell’esecutivo con la fonte della sua legittimità, dunque anzitutto nella sua capacità di ‘rassembler l’opinion nationale’ al di là delle tradizionali divisioni partitiche intorno a un ‘grand dessein’, e di chiamarla poi a ‘trancher’ plebiscitariamente nei momenti alti e difficili della sua attuazione’. (pag 35)”,”FRAV-143″
“COLDAGELLI Umberto”,”Sinistra e società bloccata. 1. Il sistema politico della Terza Repubblica.”,”Ampie note con approfondimenti bibliografici “”Alla fine di ottobre del 1934 Trotsky, allora esule in Francia, spiegava con didascalica chiarezza: «Il fascismo francese non si presenta ancora come una forza di massa. Invece, il bonapartismo ha un appoggio di massa, certo non troppo sicuro né molto stabile, tra i radicali. Tra questi due fatti c’è un interno legame. Per il carattere sociale della sua base, il radicalismo è un partito della piccola borghesia. In altri termini: ‘il fascismo può svilupparsi anzitutto a spese dei radicali’. Questo processo si sta già producendo, anche se ancora non è che all’inizio”” (29) (29) ‘Ou va la France?’, in “”La verité””, 9 nov. 1934, ora in L. Trotsky, ‘Le mouvement communiste en France (1919-1939)’, Les editins du minuit, Paris, 1967, p. 452″,”FRAV-001-FB”
“COLDAGELLI Umberto”,”Forza-lavoro e sviluppo capitalistico. La discussione storiografica sui «prerequisiti» della rivoluzione industriale in Inghilterra.”,”””L’insistenza sul carattere di rottura «rivoluzionaria» insito nell’avvio del processo di industrializzazione è in genere connessa al ruolo privilegiato attribuito ai fattori tecnologici”” (pag 85) “”Sulla scorta del vecchio lavoro del Daniels (‘Early History of Cotton Industry’, 1920), Maurice Dobb sembra ancora dare per scontato che il finanziamento delle nuove tecniche produttive venne in larga misura da case commerciali o da centri mercantili come Liverpool (…)”” (pag 88) “”Per Marx, l’ essenza storica del sistema del capitale è l’esistenza storica della forza-lavoro; il prerequisito assoluto del sistema, condizionante la stessa accumulazione considerata come concentrazione della proprietà dei mezzi di produzione, diventa la figura storicamente determinata dell’ ‘operaio libero'”” (pag 91) “”Nel IV libro Marx afferma: «In un paese dato (prescindendo dal commercio estero), il pluslavoro deve essere anzitutto applicato all’ agricoltura prima che esso sia possibile nelle industrie, le quali ricevono da essa la materia prima» (K. Marx, Teorie sul pluvalore’, I, Roma, 1961, p. 292) (pag 99) Problema della formazione d’una “”popolazione marginale (pag 110)”,”UKIE-069″
“COLE G.D.H.”,”The Payment of Wages. A Study in Payment by Results under the Wage-System.”,”Situazione salario nel mondo industria, sistemi ‘Piece-work’, ‘Bonus Systems’ in generale, sistemi di efficienza, scientific management, Workshop Committees, partecipazione ai profitti ecc.”,”MUKx-014″
“COLE Margaret”,”Beatrice Webb.”,”copia firmata”,”MUKx-060″
“COLE Margaret”,”Growing up into revolution. Reminiscences of Margaret Cole.”,”La COLE ha scritto la biografia della WEBB (‘Beatrice Webb’) e il volume ‘Makers of the Labour Movement’ di storia del movimento operaio britannico.”,”MUKx-103″
“COLE G.D.H.”,”A Guide Through World Chaos.”,”Il futuro degli Stati Uniti. “”Di fatto l’ America, se desidera assicurarsi la continuità del progresso sotto il Capitalismo, deve trovare le vie per correggere le intrinseche crepe nel capitalismo che causano in tempo di prosperità una disastrosa mal-distribuzione del reddito. Ma ciò può essere fatto? Può il capitalismo riorganizzarsi così fino a far crescere lo standard di vita alla stessa velocità della crescita della produttività? No il sistema capitalistico mondiale non ha mai mostrato che ciò può essere fatto; (…)”” (pag 518)”,”ECOI-156″
“COLE G.D.H. a cura, collaborazione di Colin CLARK E.F.M. DURBIN H.T.N. GAITSKELL E.L. HARGREAVES R.F. HARROD G.R. MITCHISON E.A. RADICE Aylmer VALLANCE”,”Che cosa è il denaro?”,”COLE G.D.H. docente di economia all’ Università di Oxford e membro del Collegio Universitario di Oxford. Contiene il saggio: ‘Moneta e crisi mondiale’ di G.D.H. COLE (pag 41-82) “”Non posso tacere che la posizione d’ irresponsabilità delle banche e la mancanza di controllo sul gran volume delle emissioni industriali, con le perdite che il risparmiatore privato ha conseguentemente sofferto, è da attribuirsi al grande sviluppo preso in Inghilterra dalle compagnie d’ assicurazione e dalla fiduciarie d’ investimenti. Non è certo una mera coincidenza se l’ assicurazione vita ha un gran successo nei paesi in cui siste la maggiore attività speculativa in titoli e azioni. L’ assicurazione vita è un metodo di risparmio “”sicuro””; lo è parimenti l’ investimento nelle società di costruzioni: le quali forme sono aumentate grandemente in Inghilterra negli ultimi anni. La “”fiduciaria d’ investimenti”” è un altro commento alle perdite dei risparmi sul mercato dei titoli””. (pag 247)”,”ECOT-125″
“COLE G.D.H.”,”Storia del pensiero socialista. I precursori 1789 – 1850.”,”2° copia Omaggio R. Casella “”(Marx) cercava di trovare una formula per organizzare e disciplinare a fini pratici le energie di classe del proletariato. Come grido di raccolta, il concetto di “”missione storica”” del proletariato aveva un innegabile fascino; e Marx sentiva ch’era suo compito sfruttarlo in pieno. Ma la sua fiducia nell’inevitabilità della vittoria del proletariato non distruggeva la forza di quell’appello? Perché gli uomini dovevano affaticarsi a lavorare per una causa destinata a trionfare anche se essi non facevano nulla? Il modo di vedere di Marx non portava, anziché all’azione, al fatalismo? Egli non lo credeva. Al contrario, scagliava l’accusa di fatalismo proprio contro quei filosofi di cui combatteva le idee. Ciò che conduceva al fatalismo, a suo giudizio, erano le dottrine che esaltavano l””Idea”” al di sopra del fatto, la razionalità al di sopra del quotidiano affaccendarsi degli uomini. Gli ideologi, osservava, guardavano sempre con occhio severo le riforme che implicavano qualche compromesso e i movimenti che ritenevano contaminati da motivazioni egoistiche; e questo li spingeva a starsene lontani dalle lotte contemporanee, anziché prendervi parte e cercar di utilizzare ogni effettiva forza sociale che potesse esser volta a buon fine. A Marx non importava nulla di operare con armi imperfette: era abbastanza realista per sapere che non c’era altro modo per realizzare qualcosa. Ed era anche abbastanza realista per capire che la certezza di vincere induce la maggioranza degli uomini a combattere più duramente, non a ritirarsi dalla lotta. Ciò sarà illogico, senza dubbio; ma psicologicamente è esatto. Tutta quanta la storia del marxismo sta a dimostrarlo; e tanta gente lo sapeva prima di Marx. I guerrieri antichi, quando credevano che il “”dio delle battaglie”” fosse al loro fianco, non se ne tornavano a casa ma combattevano con più ardore””. (pag 307-308) [G.D.H. Cole, Storia del pensiero socialista. I precursori 1789 – 1850, 1972]”,”SOCx-020-B”
“COLE G.D.H.”,”Il socialismo fabiano. (Edizione clandestina)”,”””(…) lo Stato va potenzialmente considerato non tanto come un poliziotto chiamato al mantenimento dell’ordine, quanto come un mezzo di promuovere una vita buona”” (pag 31) Studi di Seebohm Rowntree sul problema della miseria (pag 63) Il capitolo VII del cartismo e del socialismo inglese “”In questo senso, la religione era l'””oppio del popolo””; offriva compensi per il mondo dell’aldilà, che rappresentavano una lusinga per quegli uomini, le cui condizioni in questo mondo non erano così miserevoli da spingerli alla disperazione, ed in complesso erano in continuo miglioramento. Il socialismo inglese degli anni intorno al 1890, il socialismo di Kei Hardie e di Robert Blatchford, ebbe le sue radici in queste condizioni. Hardie e Blatchford, – il secondo molto più violentemente del primo – spezzarono ogni legame con la religione organizzata. Ma il loro socialismo fu, nelle sue fondamenta, piuttosto etico che economico in senso marxista, e non fu mai rivoluzionario. Essi – come pure il generale Booth e l’altro Booth, Carlo, che fondò quella grande rassegna ‘London Life and Labour’ (1) – si erano resi conto, indipendentemente da ogni appello religioso o etico, della grande miseria che si nascondeva sotto la superficie del benessere vittoriano: e ne erano stati profondamente commossi. Blatchford e Keir Hardie furono condotti al socialismo meno dalla convinzione di un’effettiva superiorità economica dell’impresa pubblica, che dal desiderio – troppo acuto per essere respinto – di rimuovere questa miseria arrivando a scalzarne le cause, invece di limitarsi a cercare di alleviarla o di confortarla. Essi crearono il movimento socialista, il cui appello non era rivolto in modo particolare a quel settore relativamente benestante della classe lavoratrice perché cercasse di non farsi più sfruttare dal capitalismo, ma piuttosto era rivolto a ogni persona onesta, perché partecipasse al tentativo di bandire la povertà e la miseria materiale una volta per sempre. Non era nella natura di questo movimento assumere una forma rivoluzionaria. (…) Quel che Blatchford e Keir Hardie desideravano ardentemente era assicurare al maggior numero possibile di vittime del capitalismo una sorte più sopportabile – cioè sollevarli a un tenore di vita che si avvicinasse a quello che i settori più agiati della classe lavoratrice avevano già raggiunto. Essi credevano che il loro scopo non avrebbe potuto esser conseguito se non per mezzo del socialismo; ed è per questo motivo che auspicavano l’avvento del socialismo. Se in seguito essi ricorsero a Marx per sostenere che il socialismo è una necessità storica, lo fecero allo scopo di rafforzare le loro argomentazioni originali, e non per sostituire loro una filosofia rivoluzionaria della guerra di classe”” (pag 134-135) [G.D.H. Cole, Il socialismo fabiano. (Edizione clandestina), 1942] [(1) ‘La vita e il lavoro di Londra’]”,”MUKx-189″
“COLE Margaret”,”The Story of Fabian Socialism.”,”La Fabian Society è stata una delle più famose agenzie di riforma sociale nella storia britannica. Fondata 80 anni fa (1964) continua ad evolvere come politica e organizzazione. Margaret Cole è particolarmente qualificata a scrivere la storia di questo movimento in quanto è stata la sua Segretaria dal 1939 al 1953, ed era pure la moglie di G.D.H. Cole, che al tempo ne era Chairman e ultimo suo presidente. All’esterno il movimento della Fabian Society prese anche le forme di movimenti quali ‘Guild Socialism’, Labour Research Department, Socialist League, New Fabian Research Bureau. Grandi personalità sono rappresentate in questo racconto: i Webbs, Shaw, Wells, Pease, Stafford Cripps e Lord Attlee.”,”MUKx-199″
“COLE G.D.H. a cura, collaborazione di Colin CLARK E.F.M. DURBIN H.T.N. GAITSKELL E.L. HARGREAVES R.F. HARROD G.R. MITCHISON E.A. RADICE Aylmer VALLANCE”,”Che cosa è il denaro?”,”G.D.H. Cole già docente di economia all’Università di Oxford e membro del Collegio Universitario di Oxford. Contiene il saggio: ‘Moneta e crisi mondiale’ di G.D.H. COLE (pag 41-82) Cause di squilibro prima del 1929 “”E’ ora abbastanza facile capire che la ripresa della prosperità e della produzione europea e soprattutto tedesca fra il 1924 e il 1929 era il risultato di condizioni altamente artificiali e dipendeva dall’incessante intervento di una cospicua corrente di capitale americano in Europa””. (pag 43)”,”ECOI-012-FV”
“COLE Peter STRUTHERS David ZIMMER Kenyon, a cura; saggi di Kenyon ZIMMER Dominque PINSOLLE Tariq KHAN David M. STRUTHERS Bieito ALONSO Wayne THORPE Kevan Antonio AGUILAR Saku PINTA Mark LEIER Verity BURGMANN Mark DERBY Peter CLAYWORTH Matthew WHITE Heather MAYER Marjorie MURPHY Paula DE-ANGELIS Johan PRIES Lucien VAN-DER-WALT Bucky HALKER”,”Wobblies of the World. A Global History of the IWW.”,”Peter Cole is Professor of History at Western Illinois University and Research Asssociate in SWOP at the University of the Witwatersrand. E’ autore di ‘Wobblies on the Waterfront’. D.M. Struthers insegna nell’Università di Copenhagen, K. Zimmer insegna storia nell’Università del Texas, Arlington. E’ autore di ‘Immigrants Against the State'”,”ANAx-457″
“COLE Peter STRUTHERS David M. ZIMMER Kenyon a cura; sggi di Dominque PINSOLLE Tariq KHAN David M. STRUTBERS Bieito ALONSO Wayne THORPE Kevan Antonio AGUILAR Saku PINTA Mark LEIER Verity BURGMAN Mark DERBY Peter CLAYWORTH Matthew C. WHITE Heather MAYER Marjorie MURPHY Paula DE-ANGELIS Johan PRIES Lucien VAN-DE-WALT Clark ‘Bucky’ HALKER Kenyon ZIMMER”,”Solidarité forever. Histoire globale du syndicat Industrial Workers of the World (IWW).”,”I tre curatori, Cole, Struthers, Kenyon sono storici americani specialisti del sindacalismo. Dirigono venti collaboratori internazionali che rendono conto di contesti molto vari come la Francia, l’India, il Messico, l’Australia e la Finlandia.”,”MUSx-338″
“COLE P. John, a cura di Renato GRISPO”,”Geografia delle Relazioni Internazionali.”,”John Peter Cole era un geografo britannico. Cole è nato a Sydney, in Australia. Si è laureato all’Università di Nottingham nel 1950, in seguito vi è tornato per entrare a far parte dello staff del Dipartimento di Geografia, diventa ndo professore. Nascita Sydney 09/12/1928 Data di morte 30/05/2020.”,”RAIx-070-FL”
“COLEMAN Terry”,”Nelson. L’ uomo che sconfisse Napoleone.”,”Terry COLEMAN giornalista escrittore, è autore tra l’altro di ‘Passage to America’ (1972) un saggio sull’ emigrazione britannica neli Stati Uniti, The Liners (1976), la storia delle traversate transatlantiche. Nelson e la rivoluzione napoletana. “”Vorrei”” disse Fox “”che le atrocità delle quali tanto si sente, e che io aborro quanto qualsiasi altra persona, fossero davvero senza precedenti. Temo che non siano da attribuirsi solo ai francesi… Napoli è stata, come si dice, “”liberata””, eppure, se sono bene informato, è stata imbrattata e contaminata da omicidi così feroci, e da crudeltà di ogni tipo così abominevoli, che il cuore rabbrividisce all’ enumerarli. (…) No, l’ Inghilterra non è totalmente esente da critiche se le voci che circolano sono vere. Menzionerò un episodio, in modo che i ministri abbiano l’ opportunità, se è falso, di cancellare quella che altrimenti dovrà rimanere come una macchia sul nome britannico. Si dice che un gruppo di abitanti repubblicani di Napoli avessero trovato rifugio nella fortezza di Castel dell’ Ovo. Furono assediati da un distaccamento del regio esercito, al quale rifiutarono di arrendersi, ma chiesero di trattare con un ufficiale britannico, al quale si arresero. Concordarono con lui dei termini, sotto la garanzia del nome dell’ Inghilterra. Si decise che le persone e le loro proprietà sarebbero state salvate, e trasportate a Tolone. Vennero conseguentemente trasferite su una nave ma prima di salire a bordo le proprietà furono confiscate, molti di essi vennero portati via, gettati in prigione, e alcuni, a quanto mi risulta, nonostante la garanzia britannica, letteralmente giustiziati. (…) Nessun resoconto fa il nome di Nelson. Al discorso di Fox non seguì alcuna risposta.”” (pag 220)”,”UKIx-083″
“COLEMAN James A.”,”Origine e divenire del cosmo. (Tit.orig.: Modern Theories of the Universe)”,”Contiene note a margine manoscritte Tendenza all’ immenso vuoto, ad un immenso nulla nello spazio. “”La terza possibilità è che l’ espansione dia luogo per un certo tempo a una fase di contrazione seguita quindi da un’ altra fase di espansione: si avrebbe cioè un universo cicliclo, con un’alternanza di espansione e di contrazione. L’ ipotesi di un siffatto universo oscillante o pulsante, in realtà non è pres in seria considerazione per ragioni teoriche. Esso sarebbe anche privo di interesse da un punto di vista metafisico. Oggi, il giudizio migliore, basato sui più completi dati astronomici a disposizione, è che l’ energia cinetica dell’ universo in espansione è superiore all’ energia gravitazionale potenziale – anzi, molto superiore. Secondo ogni apparenza, allo stato attuale delle nostre conoscenze, l’ universo continuerà a espandersi all’ infinito. Il nostro universo, dunque, è infinito. Le galassie contnueranno ad allontanarsi fino a scomparire completamente, e l’ intensità media della materia diminuirà gradatamente fino ad avvicinarsi allo zero.”” (pag 67)”,”SCIx-227″
“COLEMAN Fred”,”The Decline and Fall of the Soviet Empire. Forty Years That Shook the World, from Stalin to Yeltsin.”,”Fred Coleman has been a foreign correspondent for thirty years, fourteen of them in Moscow, for the Associated Press, Newsweek, and U.S. New World Report. He is now the only American correspondent to have worked in Russia under Khrushchev, Brezhnev, Gorbachev, and Yeltsin. In 1977, his articles on human rights in the USSR won the Page One Award of the New York Newspaper Guild for best magazine reporting from abroad. Mr. Coleman is a graduate of Princeton University. He and his wife live in Paris, where he is bureau chief for U.S. News World Report. Introduction, Acknowledgments, Notes on Sources, Bibliography, maps, foto, Index, About the Author,”,”RUST-041-FL”
“COLEMAN Stephen”,”Daniel De Leon.”,”Stephen Coleman è professore di storia del pensiero politico presso il London Campus of Drew University, New Jersey, USA. Il primo problema cui si trova di fronte De Leon all’interno del SLP è che è un partito a dominio europeo in una società non europea (pag 19) Marx vedeva la tradizione politica americana e le condizioni economiche come un terreno non fertile per l’imminente sviluppo del socialismo. De Leon al contrario credeva che questi fattori agevolassero lo sviluppo del socialismo in America (pag 20) Engels non giudicava bene gli immigrati tedeschi chiamati ‘German ‘Knoten” di mentalità filistea. A suo parere l’esilio di questi socialisti tedeschi a causa delle leggi antisocialiste di Bismarck fu una sfortuna non per la Germania ma per l’America (9) (pag 21) [(9) F. Engels, in Marx-Engels, Selected Correspondence, 1846-95, New York 1934, p. 87] Engels, un attento osservatore della situazione americana, giudica i KoL (Knights of Labor, Cavalieri del Lavoro) un importante fattore per il movimento operaio americano (pag 41) Daniel Leon propagandista socialista e traduttore di Marx in America “”De Leon was much aided in his plans for the SLP’s written propaganda by the party’s ownership of the New York Labor News Company (NYLN), established in 1887 as the first socialist publishing house in the USA. (Although Charles H. Kerr Co: was founded a year earlier, it did non begin to concentrate on socialist publications until 1900). The possession of a printing press enabled the SLP to respond quickly to developments requiring socialist comment, and to do so without the constraints imposed by commercial printing. Furthermore, the NYLN could retain plates of printed matter, allowing the SLP to reprint successful pamphlets many times. The press was also used to produce the party’s several foreign-language newspapers. English translation of Marx’s major writings were made available for the first time in the USA through the NYLN. De Leon himself translated Marx’s ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ and the ‘Critique of the Gotha Programme’, which he considered to be a work of fundamental strategic insight. The NYLN published Engels’ ‘Socialism: From Utopia to Science’, translated by De Leon and with introduction by Sanial. Also to be found in a list of recommended NYLN books from 1903 are translations by De Leon of Karl Kautsky’s ‘The Working Class’, ‘The Capitalist Class’, ‘The Class Struggle’ and ‘The Socialist Republic’; Sanial’s ‘Socialist Almanac’ as well as books by him on taxation and trusts; Belfort Bax’s ‘Short History of the Paris Commune’; James Connolly’s ‘Erin’s Hope’; William Scholl Mc Clure’s lecture on ‘Socialism’; and speeches by De Leon. One of De Leon’s most interesting translations from German Marxism was of August Bebel’s ‘Woman Under Socialism’, the contents of which were to feature later in the dispute with Connolly”” (pag 23-25) [Stephen Coleman, ‘Daniel De Leon’, Manchester University Press, Manchester, 1990, ‘Lives of the Left]”,”MUSx-326″
“COLES Peter”,”Cosmology. A Very Short Introduction.”,”Peter Coles is Professor of Astrophysics at the University of Nottingham. He has co-written two textbooks on cosmology, and over a hundred technical articles on various aspects of the Big Bang theory. Preface, List of Illustrations, Epilogue, Further reading, Index, A Very Short Introduction 51,”,”SCIx-192-FL”
“COLETTI Alessandro”,”Il governo di Ventotene. Stalinismo e lotta politica tra i dirigenti del PCI al confino.”,”In appendice: -Uno ‘statuto’ per il comunista in carcere -Il carcere di Civitavecchia -A Pallanza -Perché espulsione di Camilla Ravera ecc. COLETTI vive e lavora a Roma dove è nato nel 1940. Collaboratore di varie riviste politiche, ha pubblicato saggi sul dibattito sui diritti civili (‘Storia del divorzio in Italia’, Roma, 1970) e ‘L’obiezione di coscienza’ (Milano, 1973). indagini storiche specifiche sui problemi sociali dell’IT post-unitaria (‘Anarchici e questori’ PADOVA, 1971; ‘La questione meridionale’ (Torino, 1973). Ha curato il carteggio per LA-PIETRA di Umberto TERRACINI dal carcere e dal confino (‘Sulla svolta’ e ‘Al bando dal partito’ Milano, 1975 1976).”,”PCIx-004″
“COLETTI Alessandro”,”Il governo di Ventotene. Stalinismo e lotta politica tra i dirigenti del PCI al confino.”,”Alessandro COLETTI vive e lavora a Roma dove è nato nel 1940. Collaboratore di varie riviste politiche, ha pubblicato saggi sul dibattito dei diritti civili (‘Storia del divorzio in Italia’, ROMA, 1970; ‘L’ obiezione di coscienza’, MILANO, 1973) e di indagine storica sui problemi socaili dell’Italia post-unitaria (‘Anarchici e questori’, PADOVA, 1971; ‘La questione meridionale’, TORINO, 1973).”,”PCIx-019″
“COLI Daniela”,”Giovanni Gentile.”,”COLI Daniela è ricercatrice al Dipartimento di Filosofia dell’ Università di Firenze. Col Mulino ha pubblicato “”Croce, Laterza e la cultura europea”” (1984) e “”La modernità di Thomas Hobbes”” (1995). Dirige la rivista ‘Palomar’. “”Alla fine dell’Ottocento, Marx era al centro del dibattito culturale e politico. In Italia, il più attivo in questa discussione era Benedetto Croce. Era nato nel 1866 – nove anni prima di Gentile – ed era nipote degli Spaventa, due liberali protagonisti del Risorgimento. Perse la famiglia nel terremoto di Casamicciola e si trasferì a Roma, a casa Spaventa, dove incontrò Antonio Labriola, un professore di filosofia appassionato di Marx. Il maturo Labriola diventò amico del diciassettenne Croce. Affascinato dalla vivacità del professore romano, andò ad ascoltare le sue lezioni e per alcuni mesi diventò socialista “”marxistico””, come si definì. Nel 1886, però, tornò a Napoli, mise su casa, viaggiò per l’Europa e si dedicò a studi di storia locale, nonostante i rimproveri di Labriola. Nel ’96, a trent’anni, già noto per la sua polemica sulla storia con il positivista Pasquale Villari, iniziò, con la memoria ‘Sulla concezione materialistica della storia’, la revisione del marxismo. Con Bernstein, Sorel, Masarik, Croce condusse la revisione del marxismo europeo. Criticò la concezione della storia e della economia del marxismo e nel 1900 pubblicò ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, con cui ritenne di aver chiuso i conti con Marx. Nel ’96, mentre entrava in crisi la sua amicizia con Labriola, Croce iniziò quella con Gentile, che al materialismo storico stava dedicando la tesi di abilitazione all’insegnamento. Gentile era dunque impegnato nello studio di Marx e doveva inevitabilmente prendere posizione tra Croce e Labriola””. (pag 75)”,”ITAF-240″
“COLI Daniela”,”La modernità di Thomas Hobbes.”,”Daniela Coli è ricercatrice nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze. Si è occupata di Croce, Gentile, De Ruggiero, Sorel, Pareto. “”E va considerato che anche nell’ ‘Anti-Dühring’, scritto da Engels ed approvato da Marx, è la capacità della perfettibilità che stabilisce la differenza tra l’uomo e gli animali. Il Rousseau del ‘Discorso sull’ineguaglianza’ viene citato da Engels come l’antecedente teorico della tesi per la quale ogni progresso comporta un regresso, finché il circolo si chiude ripristinando la situazione primitiva con un uomo modificato dall’uomo: «l’uomo nuovo». Engels individua nel proletariato la possibilità dell’uomo nuovo, Gentile la individua invece nel concetto di «nazione», che rappresenta la volontà di tutti”” (pag 115)”,”FILx-006-FSD”
“COLI Daniela”,”Croce, Laterza e la cultura europea.”,”Daniela Coli si è laureata a Firenze con Cesare Vasoli con una tesi su Guido De Ruggiero. Dal 1979 al 1982 è stata ricercatrice dell’Istituto Universitario Europeo dove ha conseguito il dottorato di ricerca. Attraverso il vasto archivio Laterza e in particolare la corrispondenza di Giovanni Laterza con Croce, permette all’autrice di smentre lo stereotipo di un Croce dittatore ferreo della casa editrice e occhuto censore di ogni novità non riconducibile all’ortodossia idealistica”,”CROx-001-FMB”
“COLINON Maurice”,”Il fenomeno delle sette nel secolo XX.”,”””Un culto inesistente, ma una potente organizzazione. Per uno strano rovesciamento del vocabolario, i ‘Testimoni di Geova’ condannano persino i termini di culto e di religione, che assumono sulle loro labbra un valore di ingiuria. Tuttavia riesce loro difficile non esser considerati, anch’essi, come appartenenti ad una “”religione”” per quanto aberrante essa sia. E i riti che essi compiono, benchè ridotti alla loro più semplice espressione, rappresentano pure un culto. (…) I Testimoni si distinguono tra loro a seconda delle funzioni che esercitano. Costituiscono così tutta una gerarchia che può essere interessante conoscere. A capo si trova il “”Presidente”” Nathan Knorr, assistito da un Comitato centrale di 40 membri, scelti per elezione. Il Comitato centrale elegge un Direttorio di sette persone che risiedono tutte a Brooklyn (USA).”” (pag 47-48) La gerarchia inferiore comprende: Gli evangelizzatori. (…) I missionari. (…) (pag 48)”,”RELP-042″
“COLITTI Marcello”,”Le grandi imprese e lo stato.”,”Marcello Colitti è nato a Reggio Emilia nel 1932. Si è laureato in giurisprudenza a Parma ed è entrato in una grande impresa pubblica di cui ha diretto il Servizio relazioni pubbliche e diretto pure in seguito il Servizio Studi economici.”,”ECOG-001-FAP”
“COLLART Yves”,”Le Parti Socialiste suisse et l’ Internationale, 1914-1915. De l’ Union nationale à Zimmerwald.”,”L’ Internazionale sorpresa dalla guerra (pag 13) Le analisi di lenin: le “”tesi”” di settembre sulla guerra (pag 31) Il libro si incentra molto sul movimento Zimmerwald. “”Si la position de Grimm dans le parti socialiste suisse, à l’époque dont nous nous occupons, est relativement facile à déterminer, il est en revanche beaucoup plus malaisé de retracer avec certitude son évolution politique au cours des premiers mois de la guerre, et plus encore de procéder à la datation des moments décisifs. Sans doute la tendance générale est-elle évidente: s’opposer de plus en plus ouvertement à la ligne politique suivie par le Comité directeur, puis à se lancer lui-même dans des entreprises personelles et concurrentes qui mèneront en fin de compte à la condamnation implicite des autorités du Parti. Faute de pouvoir recourir, pour établir ce cheminement, à des données biographiques dont nous avons relevé déja l’obscurité, c’est dans l’expression de sa pensée et dans son comportement politique qu’il faut aller chercher quelques points de repère. Dans les premières semaines du conflit européen, la position de Grimm ne semble guère laisser place au doute: comme on a pu le percevoir au fil de chapitres précédents, elle ne dénote alors aucune préoccupation oppositionnelle. C’est ainsi, par exemple, que son adhésion réelle à la politique d’union nationale apparaît comme indiscutable, de même que sa réprobation de la violation du Belgique. Il est également établi qu’il n’a nullement combattu, au début, la politique suivie par les dirigeants du Parti pour redonner quelque vitalité à l’Internationale (…).”” (pag 210)”,”INTS-036″
“COLLART Yves; MOLNAR Miklos; HAAS Leonhard”,”La deuxième Internationale et la conférence de Zimmerwald (Collart); Question agraire et culture nationale dans les mouvements d’indépendance en Europe (Molnar); Trotzki: Seher oder Blinder? Stimmen über Leiba Bronstein und Deutscher’s Werk über ihn (Haas).”,”Leonhard Haas: ‘Trotsky: veggente o cieco? Voci su Leiba Bronstein e il lavoro di Deutscher su di lui’ Lenin e la Conferenza di Zimmerwald “”Dès le début de la guerre, Lénine a condamné irrémédiablement la Deuxième Internationale; terrassée par ce qu’il appelle «l’opportunisme», trahie par ses chefs, elle a – à ses yeux – cessé d’exister. Il proclame aussitôt la nécessité de créer une organisation nouvelle, propre à reprendre le flambeau révolutionnaire que la majorité des militants socialistes, en épousant la cause de l’union sacrée, ont abandonné. Formée de ceux qui n’ont pas renié leurs anciens engagements, c’est à cette élite combattante qu’il appartient de reprendre la lutte; mais il ne suffit plus d’offrir à la révolution des révérences de langage, ni de se borner à dénoncer le caractère impérialiste que revêt, dans les deux camps, la guerre mondiale: il s’agit désormais de la transformer en guerre civile pour provoquer la chute des gouvernements bourgeois et ouvrir de la sorte au prolétariat les chemins du pouvoir. Ces idées reviennent constamment sous la plume de Lénine depuis leur première ébauche dans les fameuses thèses de septembre 1914 (4), et leur auteur se dépense sans compter pour les propager. On imagine alors que la conférence de Zimmerwald ait pu lui fournir une occasion particulièrement propice de les soumettre à l’approbation d’une assemblée internationale et de leur conférer, par ce moyen, une autorité supplémentaire. Mais, pour Lénine – et c’est là un point capital -, Zimmerwald n’est pas seulement, ni même principalement, une tribune efficace d’où il puisse faire entériner l’acte de mort de la Deuxième Internationale et annoncer la création prochaine de l’organisation nouvelle appelée à lui succéder. A ses yeux, comme aux yeux de tous ceux qui se sont ralliés par la suite au bolchévisme, la réunion hétéroclite de Zimmerwald est ‘déjà’ une préfiguration de l’organisation future, elle constitue ‘déjà’ l’embryon du Comintern. Voilà le fait qu’il convient de souligner. Peu importe, dès lors, que la conférence de septembre 1915, composée au hasard des circonstances, ne soit loin de triompher comme ils l’escomptaient, n’aient pu rallier à leurs thèses qu’une minorité infime des participants à cette médiocre assemblée; peu importe le rôle mineur joué en fin de compte par les extrémistes de gauche; peu importe enfin que la conférence de Zimmerwald n’ait été nullement destinée, dans l’esprit de ses promoteurs, à jeter les bases de la Troisième Internationale. Il suffira que celle-ci voie effectivement le jour quatre ans plus tard, et qu’elle prenne bientôt un essor considérable, pour consacrer le mérite de ses premiers prophètes et pour gonfler, hors de toute mesure, leur participation à ce modeste conclave où ils avaient tenté, sans beaucoup de succès, d’en suggérer le lancement; il suffira de la création, en 1919, de l’Internationale communiste pour faire rejaillir un éclat inattendu sur ce premier forum international où l’idée en soit apparue, et pour l’inscrire, à ce titre, parmi les pages les plus marquantes de l’Histoire”” [Yves Collart, ‘La deuxième internationale et la Conférence de Zimmerwald’] (pag 437-438) [(4) Lénine, Oeuvres, tome 21, p. 9-13; ef. également les textes rédigés par Lénine dans les mois qui suivent, ainsi que le recueil d’articles du temps de guerre publié avec Zinoviev, ‘Contre le courant’, Paris, 1927, 2 vol.]”,”INTS-056″
“COLLET André”,”Les industries d’ armement.”,”L’A è Controleur General des Armées.”,”FRQM-021″
“COLLETTA Pietro”,”Storia del Reame di Napoli.”,”Pietro Colletta, nato a Napoli nel 1775, in una famiglia borghese di condizioni economiche piuttosto modeste, ebbe una vita avventurosa e non priva talvolta di contraddizioni. Nel 1796 entrò come cadetto nell’esercito napoletano e durante la campagna del ’98 si batté valorosamente contro l’armata rivoluzionaria del generale Championnet.”,”ITAS-081-FL”
“COLLETTI Lucio”,”Il marxismo e Hegel. Sui “”Quaderni filosofici”” di Lenin.”,”La prima parte del libro è la ristampa appena ritoccata del saggio sul marxismo e HEGEL che apparve nel 1958 come introduzione ai ‘Quaderni filosofici’ di LENIN (FELTRINELLI).”,”FILx-072″
“COLLETTI Lucio”,”Il marxismo e il ‘crollo’ del capitalismo.”,”COLLETTI è nato a Roma il 1924. Insegna all’Univ di Roma. E’ autore di diverse opere: ‘Ideologia e società’, ‘Il marxismo e Hegel’, ‘Intervista politico-filosofica’. “”L’errata concezione del mercato estero si unisce comunemente, nei romantici, a cenni sulla «particolarità» della situazione internazionale del capitalismo di un dato paese, sulla impossibilità di trovare un mercato, ecc.; tutti argomenti che tendono a «distogliere» i capitalisti dalla ricerca di un mercato estero. Dicendo «cenni», d’altronde, noi non ci esprimiamo con precisione, poiché il romantico non dà una fondata analisi effettiva del commercio estero del paese, del suo movimento ascendente nel campo di nuovi mercati, della sua colonizzazione, ecc. Lo studio e la spiegazione del processo reale non lo interessa affatto; egli ha bisogno solo della ‘morale contro questo processo’. Perchè il lettore possa convincersi della completa identità di questa morale negli attuali romantici russi e nel romantico francese, prenderemo alcuni esempi dalle argomentazioni di quest’ultimo. Abbiamo già visto come Sismondi facesse balenare ai capitalisti il pericolo che essi non avrebbero trovato un mercato. Egli , però, non si limitò solo a questo; affermò anche che «il mercato mondiale è già sufficientemente rifornito» (II, 328), dimostrando l’impossibilità di seguire la via del capitalismo e la necessità di sceglierne un’altra… assicurò agli imprenditori inglesi che il capitalismo non avrebbe potuto occupare tutti gli operai resi liberi dal sistema delle ‘farms’, nell’agricoltura (I, 255-6). «Coloro ai quali verranno sacrificati gli agricoltori troveranno qualche vantaggio in ciò? Gli agricoltori sono i più vicini e i più fedeli consumatori dei prodotti delle manifatture inglesi; la mancanza del loro consumo inferirebbe all’industria un colpo più fatale della chiusura di uno dei più grossi mercati esterni» (I, 256). Sismondi assicurò ai ‘farmers’ inglesi che essi non avrebbero potuto sostenere la concorrenza del contadino povero polacco al quale il grano non costa quasi nulla (II, 257), e che li minacciava l’ancor più temibile concorrenza del grano russo proveniente dei porti del Mar Nero. «Gli americani» egli esclamava «hanno seguìto un nuovo principio: produrre senza tenero conto del mercato (‘produire sans calculer le marché’) e produrre il più possibile», ed ecco «la caratteristica del commercio degli Stati Uniti: da un angolo all’altro del paese eccedenza di merci di ogni genere sul bisogno di consumo… continui fallimenti sono il risultato di questa eccedenza di capitali commerciali che non possono essere scambiati con reddito» (I, 455-6). Buon Sismondi! Cosa direbbe dell’America di oggi, dell’America che si è sviluppata in modo così grandioso proprio mediante quel «mercato interno», che, secondo la teoria dei romantici, doveva «contrarsi!». La crisi. La terza conclusione che Sismondi trae dall’errata teoria di A. Smith da lui plagiata, sta nella sua teoria della crisi. Dalla concezione di Sismondi che l’accumulazione (l’aumento della produzione in generale) è determinata dal consumo e dalla errata spiegazione della realizzazione del prodotto sociale complessivo (ridotto alle quote del reddito spettanti rispettivamente agli operai e ai capitalisti) è scaturita, in modo naturale ed inevitabile, la tesi che le crisi si spiegano con la mancata corrispondenza tra produzione e consumo. E Sismondi si attiene interamente a questa spiegazione. Anche Rodbertus l’ha accolta, dandole però una formulazione leggermente diversa; secondo Rodbertus le crisi sono dovute al fatto che con l’aumento della produzione diminuisce la parte del prodotto spettante agli operai, il che significa che anche Rodbertus divide tutto il prodotto sociale complessivo in salario e «rendita» (secondo la sua terminologia la «rendita» è il plusvalore, cioè l’insieme di profitto e rendita fondiaria), ricadendo nello stesso errore di A. Smith. L’analisi scientifica dell’accumulazione nella società capitalistica (6) e della realizzazione del prodotto ha scalzato tutte le fondamenta di questa teoria, dimostrando che proprio nei periodi che precedono le crisi il consumo degli operai si eleva, che l’insufficiente consumo (che dovrebbe spiegare le crisi) è esistito con i più diversi regimi economici, mentre le crisi sono un tratto caratteristico di un solo regime: quello capitalistico. Essa spiega le crisi con un’altra contraddizione, precisamente con la contraddizione fra il carattere sociale della produzione (resa sociale dal capitalismo) e il modo privato, individuale d’appropriazione. La profonda differenza di queste teorie potrebbe sembrare tanto chiara da non aver bisogno di altre spiegazioni, tuttavia, dobbiamo soffermarci su di essa più particolareggiatamente, poiché proprio i seguaci russi di Sismondi cercano di ‘cancellare’ questa differenza e di confondere le cose. Le due teorie di cui parliamo danno due spiegazioni delle crisi affatto diverse. (…) La prima (…) vede la radice del fenomeno ‘fuori’ della produzione (…); la seconda vede la radice del fenomeno proprio nelle condizioni in cui avviene la produzione. In altri termini: la prima spiega le crisi con il sottoconsumo (‘Underkonsumation’) la seconda con l’analisi della produzione”” [Lucio Colletti, ‘Il marxismo e il «crollo» del capitalismo’, Bari, 1977] [(6) In connessione con la teoria che il prodotto complessivo, nell’economia capitalistica, consta di due parti, si trova in A. Smith e negli economisti successivi l’errata concezione dell’«accumulazione del capitale singolo». Precisamente essi insegnano che la parte del profitto accumulata è interamente spesa per il salario mentre, in realtà, essa è spesa: 1) per il capitale costante e 2) per il salario. Sismondi ripete anche questo errore dei classici] (pag 238-239-240-241)”,”TEOC-064 MADS-102″
“COLLETTI Lucio intervista di Perry ANDERSON”,”Intervista politico-filosofica. Con un saggio su “”Marxismo e dialettica””.”,”COLLETTI fa il punto sulla ‘crisi’ del pensiero marxista in una intervista raccolta da Perry ANDERSON D di New Left Review. Il libro è completato da un saggio inedito su ‘Marxismo e dialettica’. Lucio COLLETTI è nato a Roma nel 1924. Insegna all’ Università di Roma.”,”TEOC-118″
“COLLETTI Lucio”,”Ideologia e società.”,”””In occasione della pubblicazione del Libro III del Capitale, in una lunga nota inserita nella trattazione di Marx intorno alle società per azioni, Engels accennò alla Grande Depressione allora in corso in questi termini: ‘La rapidità sempre crescente con cui la produzione può oggi essere accresciuta in tutti i campi della grande industria, ha come contropartita la lentezza sempre crescente con cui si estende il mercato che dovrebbe assorbire questa accresciuta quantità di prodotti. Ciò che la produzione fornisce in termini di mesi, il mercato può appena assorbire in termini di anni (…). Le conseguenze sono una sovrapproduzione cronica generale, diminuzione dei prezzi, diminuzione e anche sparizione totale dei profitti; in breve, la tanto vantata libertà della concorrenza non ha più nulla da dire ed è costretta ad annunciare essa stessa il suo evidente e scandaloso fallimento.’ L’ insistenza di questo testo sulla lentezza sempre crescente con cui si estende il mercato, si riferisce, in particolare, a un evento essenziale che maturò in quegli anni e a cui Engels accennò in varie occasioni: la fine del monopolio industriale inglese nel mondo, l’ inizio della lotta internazionale per i mercati – non, ovviamente, per la esportazione di merci, ma per quella dei capitali.”” (pag 76-77)”,”TEOC-241″
“COLLETTI Lucio”,”Tra marxismo e no.”,”COLLETTI Lucio nato a Roma nel 1924 ha insegnato filosofia teoretica nell’ ateneo romano. “”8. Non servono elogi al lavoro compiuto da Geymonat, nell’ arco di molti anni, in difesa della scienza e dell’ epistemologia scientifica. E sono interamente d’accordo con lui nella rivendicazione del realismo “”non essenzialista”” (che è quel che Lenin chiavama il materialismo in gnoseologia) e, quindi, anche del valore oggettivo della conoscenza scientifica (l’unica conoscenza degna di nome). L’ accordo si muta, invece, in totale dissenso (come Geymonat, del resto, sa bene) per quanto riguarda il “”materialismo dialettico””. Credo di aver mostrato, a suo tempo, in modo esauriente la totale inconsistenza teorica di questo indirizzo di pensiero, che è – insieme – un fraintendimento e un calco della filosofia di Hegel (della sua “”dialettica della materia””). Non hanno modificato in nulla questo mio giudizio né i fuggevoli accenni a Hegel contenuti negli scritti di Lakatos, né le estrose affermazioni (molto colorite e anche simpatiche, ma forse non altrettanto meditate) di Feyerabend, sia in ‘Critica e crescita della conoscenza’, sia in ‘Against Method’ (Londra 1975).”” (pag 111-112) “”Quanto a Marx, il carattere dialettico delle sue analisi è emerso più chiaramente dopo la pubblicazione dei lavori preparatori al ‘Capitale’. L’ analisi del capitalismo è svolta da lui in termini di contraddizioni dialettiche. (…)”” (pag 114) “”E’ difficile negare (…) che l’ analisi del capitalismo in Marx non si a coartata in questo senso. Il capitalismo è, per lui, il regno dell’ alienazione, delle contraddizioni, la fase della lacerazione suprema che prepara l’ avvento del comunismo come salto dal “”regno della necessità”” in quello della “”libertà””. Nel comunismo, niente più Stato, niente più denaro, niente più contraddizioni tra gli uomini””. (pag 115)”,”TEOC-421″
“COLLETTI Lucio”,”Fine della filosofia e altri saggi.”,”COLLETTI Lucio nato a Roma nel 1924, già professore ordinario di filosofia teoretica all’ Univesità La Sapienza di Roma. Collamoratore del Corriere della Sera e dell’ Espresso, parlamentare di Forza Italia, ha scritto molti libri (v. risvolto copertina). COLLETTI Lucio nato a Roma nel 1924, già professore ordinario di filosofia teoretica all’ Univesità La Sapienza di Roma. Collamoratore del Corriere della Sera e dell’ Espresso, parlamentare di Forza Italia, ha scritto molti libri (v. risvolto copertina). “”(…) qui Della Volpe non trovò la forza – a mio avviso – di andare fino in fondo, ripetendo, secondo quello che a me pare, l’errore in cui erano già incorsi Feuerbach e Marx. Mi provo a illustrare quest’errore brevemente. Nel biennio 1841-43, Feuerbach aveva demolito da cima a fondo la dialettica di Hegel; ciò non gli impedì, tuttavia, di continuare a parlare della religione in termini di ‘alienazione’: senza che egli si rendesse mai conto che l”alienazione’, essendo un passaggio o un momento del processo dialettico, richiamava in vita ciò che egli si era appena messo sotto i piedi: un palese controsenso. Allo stesso modo, nello scritto giovanile del 1843 già ricordato, Marx aveva impietosamente criticato la logica dialettica di Hegel, arrivando ad accusarla di “”misticismo logico””, ma senza rinunciare peraltro ad interpretare in quello scritto la separazione moderna di società e Stato, di “”società civile”” e “”società politica””, come una ‘contraddizione reale’: il che significa che, parlando di contraddizioni nella realtà, egli restaurava di fatto quella dialettica che aveva appena negato.”” (pag 82)”,”TEOC-452″
“COLLETTI Lucio”,”Il paradosso del Capitale. Marx e il primo libro in tredici lezioni inedite.”,”COLLETTI Lucio è nato a Roma nel 1924. Studioso del pensiero di Marx, allievo di Pilo ALBERTELLI partecipò alla Resistenza elle file del Partito d’Azione. Militante del PCI fino al 1964, ha diretto il mensile ‘La Sinistra’ dal 1966 al 1967. Professore ordinario di filosofia teoretica (La Sapienza di Roma) eletto deputato in Forza Italia dal 1996 al 2001, anno della sua scomparsa. “”Colletti ereditava da Della Volpe l’idea che il marxismo fosse una sorta di “”galileismo morale””, nel quale i risultati della rivoluzione scientifica del XVII secolo venivano trasferiti nell’analisi della società”” (pag 18, Nota del curatore) “”La storia ha ‘già’ conosciuto un mercato mondiale e una unificazione di tutto il mondo allora noto – o quanto meno di gran parte di esso – attraverso il mercato. (…) Ovviamente sarebbe erroneo dedurre da ciò, come fa Rostovzev nella poderosa ‘Storia economica e sociale dell’Impero romano’, che anche l’Impero romano conobbe il capitalismo. L’Impero romano è la migliore dimostrazione, contro Rostovzev ma anche contro Marx, che si può avere la tolleranza religiosa ‘senza’ il capitalismo, così come si può avere la tolleranza religiosa ‘senza’ il liberalismo e lo Stato di diritto (basta non avere in casa una religione monoteistica)”” (pag 27, Nota del curatore) “”Nel poscritto alla seconda edizione del ‘Capitale’, Marx dice: “”Per Hegel il processo del pensiero, che egli, sotto il nome di Idea, trasforma addirittura in soggetto indipendente, è il demiurgo del reale, mentre il reale non è che il fenomeno esterno del processo del pensiero”””” (pag 79) Operaio parziale e operaio totale “”La creazione dell’operaio parziale determina uno straordinario aumento della produttività del lavoro: ripetendo sempre la stessa operazione, l’operaio manifatturiero sviluppa una virtuosità da insetto. Fa sempre quella operazione, e quindi riesce a farla con somma abilità e destrezza, il che significa che in una stessa unità di tempo produce una quantità di pezzi infinitamente superiore a quella che sarebbe stata prodotta da un operaio non altrettanto destro (come sarebbe anche un abilissimo artigiano quando non dovesse ripetere sempre ed esclusivamente quella funzione). Quello che abbiamo definito un virtuosismo da insetto è il primo fattore per cui la divisione del lavoro che si attua nella manifattura determina un aumento della produttività del lavoro. Il secondo fattore è legato alla circostanza che con la divisione del lavoro manifatturiero vengono chiusi i ‘pori’ che ha la giornata lavorativa di un artigiano. Essendo addetto sempre ed esclusivamente a una particolare funzione, l’operaio manifatturiero non deve passare da un tipo di lavoro all’altro, non deve spostarsi nell’ambiente di lavoro, non deve cambiare gli strumenti di lavoro. Dal momento che fa sempre la stessa cosa e con lo stesso strumento, infatti, egli non si deve mai spostare, e può restare nello stesso luogo. L’erogazione della sua forza lavoro è ‘ininterrotta’, e quindi vengono riempiti quei pori che si aprono invece nella giornata lavorativa dell’artigiano, il quale si deve spostare da un punto all’altro del luogo di lavoro. Adam Smith nella ‘Ricchezza delle nazioni’ introduce un’altra considerazione importante. Nel passare da un’operazione all’altra si verifica un allentamento dell’attenzione, e prima di riavere nella nuova fase lavorativa l’intensità e l’impegno che l’artigiano aveva in quella precedente, occorre un certo tempo. Un terzo elemento è il perfezionamento degli strumenti di lavoro. Dato che il processo lavorativo è stato analizzato, scomposto e ridotto a una serie di operazioni semplici, lo strumento di lavoro, ad esempio il martello, perde la sua genericità, cioè la sua fattura che lo abilita a essere usato in vari tipi di lavoro, e assume la forma di quel particolare martello che occorre per compiere quella particolare operazione di battitura. Marx ricorda che a Birmingham si costruivano cinquecento tipi di martelli diversi, diversamente configurati a seconda della particolarità dell’operazione a cui essi erano adibiti. A tale proposito consiglio, a chi voglia approfondire lo studio della manifattura e la sua differenziazione nella grande industria, l’opera di Mantoux, ‘La rivoluzione industriale’. Nella trattazione della divisione del lavoro Marx si serve delle precedenti trattazioni di Mandeville, Ferguson, Smith. A proposito della apologia che questi ultimi fanno della divisione del lavoro, Marx rileva come l’operaio parziale sia certamente più produttivo dell’operaio totale o artigiano medievale; ma rileva anche l’essere sempre addetto alle stesse operazioni determina una deformazione psichica e fisica del lavoratore (…)”” (pag 198-200) [Lucio Colletti, Il paradosso del Capitale. Marx e il primo libro in tredici lezioni inedite, 2011]”,”TEOC-583″
“COLLETTI Lucio a cura; scritti di Karl MARX Eduard BERNSTEIN Heinrich CUNOW Conrad SCHMIDT Karl KAUTSKY Michail J. TUGAN-BARANOVSKIJ V.I. LENIN Rudolf HILFERDING Rosa LUXEMBURG Henryk GROSSMANN”,”Il marxismo e il ‘crollo’ del capitalismo.”,”Bernstein. “”In un passo, che sul momento non mi riesce di trovare, dice una volta Marx – e l’esattezza dell’affermazione può essere confortata da un gran numero di prove – che le contrazioni del mercato monetario vengono superate più rapidamente al suo centro che non sui vari punti della periferia. E nel fare questa affermazione, Marx aveva sott’occhio, nella stessa Inghilterra, un mercato monetario molto più accentrato di quello odierno. Ancora, (Il Capitale, L. III, p. 566), egli afferma che, con l’estensione dei mercati i crediti diventano a scadenza più lunga, cosicché l’elemento speculativo è destinato a dominare sempre più le transazioni. Ma la rivoluzione dei mezzi di comunicazione, che frattanto si è compiuta, ha sotto questo aspetto più che compensato gli effetti delle distanze spaziali (1). Se con ciò non si può dire che le crisi del mercato monetario siano eliminate, tuttavia – e questo è il punto – le restrizioni del mercato monetario sono notevolmente ridotte per l’esistenza di imprese commerciali largamente stratificate e difficilmente controllabili. Il rapporto tra le crisi monetarie e le crisi commerciali non è stato ancora chiarito a tal punto da potersi dire, in un caso concreto di coincidenza delle due, sia stata la crisi commerciale ovvero la sovrapproduzione la causa diretta della crisi monetaria. Nella maggior parte dei casi evidentemente non è stata la sovrapproduzione effettiva, ma la speculazione a paralizzare il mercato monetario e, per questa via, a premere sull’andamento generale degli affari. Ciò risulta dai singoli dati che Marx fornisce nel terzo libro del Capitale, desumendoli dalle indagini ufficiali sulle crisi del 1847 e 1857, ed è anche confermato dalla documentazione che il professor Herkner adduce, su queste e su altre crisi, nel suo schizzo sulla storia delle crisi commerciali contenuto nel ‘Handwörterbuch der Staatswissenschaften”” (1) “”Engels calcola al 70-90% l’avvicinamento dell’America e dell’India ai paesi industriali europei in seguito all’apertura del Canale di Suez, allo sviluppo del naviglio da trasporto ecc., e aggiunge che a causa loro “”questi due grandi focolai di crisi dal 1825 al 1857…hanno perduto gran parte del loro potenziale esplosivo”” (Il Capitale, Libro III, p. 102). A p. 486 del medesimo libro Engels afferma che certe speculazioni legate a manovre creditizie, che Marx descrive come fattori di crisi del mercato monetario, sono state stroncate dall’istituzione della linea telegrafica transoceanica. Per un giudizio sullo sviluppo del credito è importante anche la rettifica che Engels ha interpolato a p. 607 del Libro III”” [E. Bernstein, Socialismo e socialdemocrazia] [in ‘Il marxismo e il ‘crollo’ del capitalismo’, a cura di Lucio Colletti, 1975] (pag 126)”,”TEOC-017-FPA”
“COLLETTI Lucio a cura, testi di Karl MARX Eduard BERNSTEIN Heinrich CUNOW Conrad SCHMIDT Karl KAUTSKY Michail J. TUGAN-BARANOVSKIJ Vladimir ILic LENIN Rudolf HILFERDING Rosa LUXEMBURG Henryk GROSSMANN”,”Il marxismo e il ‘crollo’ del capitalismo.”,”COLLETTI è nato a Roma il 1924. Insegna all’Università di Roma. E’ autore di diverse opere: ‘Ideologia e società’, ‘Il marxismo e Hegel’, ‘Intervista politico-filosofica’. 2° copia Lenin. Sulle caratteristiche del romanticismo economico. (pag 238-)”,”MADS-102″
“COLLETTI Lucio”,”Tramonto dell’ideologia.”,”Contiene il capitolo ‘Contraddizione dialettica e non contraddizione’ (Hegel) “”La filosofia hegeliana, in altre parole, può essere considerata come lo sviluppo e la realizzazione coerente della proposizione spinoziana: ‘omnis determinatio est negatio’ (una proposizione, non a caso, che piacque molto anche al vecchio Marx). Ma con l’avvertenza, che, a differenza di Spinoza, Hegel ha sviluppato entrambi i possibili significati dell’identità affermata nella proposizione: e, cioè, sia che ‘il determinato è negazione’, sia, all’inverso, che ‘la negazione è determinata’. Al primo dei due significati, corrisponde la tesi che “”il finito è ideale””, cioè che ‘il finito è la negazione o contraddizione logica’. Ed è, questo, il punto in cui cadono a proposito le celebri affermazioni della “”dialettica del finito”” o della materia: cioè la tesi di Hegel che ogni finito, o oggetto determinato, è l’unità di “”essere”” e “”non essere”” insieme, ovvero che esso “”è, in se stesso, sé e la ‘mancanza’ [si ricordi Kant a proposito di Leibniz!], sé e ‘il negativo di se stesso’, sotto un unico e medesimo riguardo”” (33); onde, finalmente, Hegel può concludere con l’affermazione generale che “”‘tutte le cose sono in se stesse contraddittorie’, e ciò propriamente nel senso che questa proposizione esprima anzi, in confronto delle altre, la verità e l’essenza delle cose”” (34). Al secondo dei due significati, corrisponde viceversa la tesi che ‘la negazione è il determinato o finito stesso’, cioè che la contraddizione logica ha come propria incarnazione oggettiva e sua ‘esistenza’ esteriore qualsiasi ‘oggetto’ o processo reale: onde Hegel qui afferma che “”la contraddizione non è da prender semplicemente come un’anomalia che si mostri solo quà e là, ma è il negativo nella sua determinazione essenziale, il principio di ogni muoversi, muoversi che non consiste se non in un esplicarsi e mostrarsi della contraddizione””. Ed egli aggiunge: “”Persino l’esterior moto sensibile non è che la sua esistenza immediata. Qualcosa si muove, non in quanto in questo Ora è qui, e in un altro Ora è là, ma solo in quanto in un unico e medesimo Ora è qui e non è qui, in quanto in pari tempo è e non è in questo Qui. Si debbon concedere agli antichi dialettici – conclude Hegel – le contraddizioni ch’essi rilevano nel moto, ma da ciò non segue che pertanto il moto non sia, sibbene anzi che il moto è ‘la contraddizione stessa come esistente'”” (35). (pag 114-115) [Lucio Colletti, Contraddizione dialettica e non-contraddizione] [(in) Lucio Colletti, Tramonto dell’ideologia, 1981] [(33) G.F.W. Hegel, Scienza della logica, cit., II, pp 70-1; (34) Ivi, p. 69; (35) Ivi, p. 70]”,”HEGx-023″
“COLLETTI Lucio LIBERTINI Lucio MAITAN Livio MAGRI Lucio BASSO Lelio”,”Dibattito su ‘Stato e rivoluzione’.”,” La genesi di ‘Stato e rivoluzione’. “”Fu solo leggendo i testi di Marx e di Engels, e raccogliendoli e annotandoli in una quaderno (6), che Lenin si rese conto che quei testi potevano efficacemente servire nella polemica che egli stava conducendo contro Kautsky e contro i kautskiani, cioè contro quella larga corrente della socialdemocrazia internazionale che, pur avendo a suo tempo preso posizione contro il revisionismo in nome dell’ortodossia marxista, non aveva preso posizione contro la guerra imperialistica o si era addirittura allineata a fianco dell’imperialismo. Sul finire del 1916, cioè dopo Zimmerwald e Kiethal, era questa la polemica principale che Lenin conduceva, e di fronte ad essa ogni altra polemica (…). Fu così che nello stendere le 48 pagine del suo quaderno ‘Il marxismo e lo Stato’, Lenin utilizzò degli scritti di Marx e di Engels principalmente quello che gli serviva alla polemica contro Kautsky e non contro Bucharin: era molto importante per lui, nel momento in cui conduceva una guerra aperta e dichiarata contro la Seconda Internazionale, mostrare che colui che ne era stato la guida teorica era completamente fuori del marxismo, talché la Seconda Internazionale non poteva considerarsi erede legittima della Prima e tanto meno depositaria dell’insegnamento di Marx. Questa materia era però allora destinata a diventare soltanto un articolo per il periodico “”Sbornik socialdemokrata””, ma la rivoluzione del febbraio 1917 interruppe la preparazione dell’articolo e addirittura la pubblicazione del periodico (7). Dopo le giornate di luglio che lo costrinsero a lasciare Pietrogrado e a passare alcune settimane in clandestinità, Lenin pensò nuovamente di utilizzare il suo quaderno di cui ci occupiamo, ancora fortemente polemico contro Kautsky, ma, come si è visto, dominato ormai dai problemi della rivoluzione in corso e destinato dal suo autore a fornire le armi teoriche necessarie per guidare il proletariato alla conquista violenta del potere contro il governo di coalizione”” (pag 94-95) [Lelio Basso, Una risposta concreta a un problema concreto’] [(in) Dibattito su ‘Stato e rivoluzione’, Roma, 1975 (con Lucio Colletti, Lucio Libertini, Livio Maitan, Lucio Magri, Lelio Basso)] [(6) La traduzione del quaderno è data in appendice al libro nell’edizione Samonà e Savelli 1963 (pp. 145-246); (7) Sulla genesi del libro cfr. l’interessante introduzione di Valentino Gerratana all’edizione di ‘Stato e rivoluzione’, Editori Riuniti, Roma, 1966]”,”LENS-050-B”
“COLLETTI Lucio LIBERTINI Lucio MAITAN Livio MAGRI Lucio BASSO Lelio”,”Dibattito su «Stato e rivoluzione».”,”«Il tema fondamentale dello scritto – quello che si imprime indelebilmente nella memoria e a cui subito corre la mente quando si pensa a Stato e rivoluzione – è il tema della rivoluzione come atto distruttivo e violento. La rivoluzione non può essere soltanto la conquista del potere, deve essere anche la distruzione del vecchio Stato “”L’essenziale””, dice Lenin , “”è sapere se si conserva la vecchia macchina dello Stato o se essa viene distrutta””».”,”LENS-024-FL”
“COLLETTI Lucio”,”Marxismo e filosofia.”,”‘Il libro di Karl Korsch costituisce insieme a ‘Storia e coscienza di classe’ di Lukács, il testo-chiave del cosiddetto ‘marxismo occidentale” (pag 776)”,”TEOC-745″
“COLLETTI Lucio”,”Marxismo. Enciclopedia del Novecento.”,”Colletti rivaluta l’opera, la concezione filosofica dialettica di Hegel, come una sorta di atto di prefondazione del materialismo dialettico. “”L’originalità del materialismo dialettico (…) consisterebbe nel fatto di aver applicato la dialettica alla materia, cioè di averla estesa dal campo delle idee a quello dei fenomeni storici e naturali. E’ un fatto che questo è il modo in cui il materialismo dialettico presenta se stesso. Il tratto specifico, cui esso affida la sua originalità, è appunto la dialettica della materia. Non a caso, una delle opere, che la dottrina considera tra le più importanti, è la ‘Dialettica della natura’ di Engels. Senonché, a un esame attento, tutto si presenta meno semplice e lineare. Ciò che è difficile concedere, in particolare, è che nella filosofia di Hegel manchi una dialettica delle cose. E’ vero il contrario: tutta la sua filosofia e, in un certo senso, una dialettica della materia. Abbiamo già incontrato, incidentalmente, l’affermazione, contenuta nel libro II della ‘Scienza della logica’, che «tutte le cose sono in se stesse contraddittorie». E’ un’affermazione di principio che ricorre nei suoi scritti infinite volte. Hegel parla esplicitamente di «dialettica del finito». Ricorda, a ogni piè sospinto, che tutte le cose hanno la dialettica in sé. «Quando delle cose diciamo che sono finite – scrive – con ciò s’intende […] che la lor natura, il loro essere, è costituito dal non essere» (v. Hegel, 1812-1815, tr. it, vol. I, p. 128). Non solo: all’affermazione di principio tien dietro sempre l’esemplificazione. I casi più noti di dialettica della natura e della materia son forniti da Hegel per primo. Gli esempi dei ‘salti’ dialettici della quantità in qualità e viceversa si trovano, per indicare uno dei tanti riferimenti possibili, nel paragrafo del libro I della ‘Scienza della logica’ intitolato ‘Linea nodale di rapporti di misura’. Quasi superfluo, d’altra parte, ricordare la ricchezza strabocchevole di casi di dialettica della natura nell”Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio’ e, soprattutto, nelle ‘Aggiunte’ (‘Zusdtze’) che ne integrano i paragrafi. Un esempio può valere per tutti: l”Aggiunta’ 1 al paragrafo 81 dell”Enciclopedia’: «Tutto ciò che ci circonda – scrive Hegel – può essere considerato come un esempio della dialettica. Noi sappiamo che la dialettica del finito, anziché essere un che di saldo e di definitivo, è mutevole e caduco, e ciò non è altro che la dialettica del finito, mediante il quale il finito, come ciò che è in sé l’altro di se stesso, è sospinto al di là di ciò che è immediatamente e ribalta del suo opposto (…). Noi affermiamo che tutte le cose (cioè ogni finito in quanto tale) vanno alla lor fine, e consideriamo perciò la dialettica come quella potenza irresistibile universale dinanzi alla quale nulla può mantenersi, per saldo e sicuro che possa anche sembrare. Con questa determinazione, naturalmente, la profondità dell’essenza divina, il concetto di Dio non è ancora esaurito; essa costituisce però, certamente, un momento essenziale in ogni coscienza religiosa, – La dialettica, inoltre, dà prova di sé in tutti i campi e le sfere particolari del mondo naturale e spirituale. Così per esempio nel movimento dei corpi celesti. Un pianeta sta ora in questo luogo, ma esso è in sé di essere anche in un altro luogo, e porta questo suo esser altro all’esistenza col fatto di muoversi. Parimenti dialettici si dimostrano gli elementi fisici, la manifestazione della cui dialettica è il processo meteorologico. E appunto questa dialettica è il principio che sta alla base di tutti i restanti processi naturali e in forza del quale la natura è insieme sospinta al di là di se stessa”” (v. Hegel, 1927-1930, vol. I). E’ un fatto che tutte le proposizioni principali del materialismo dialettico si trovano già formulate nell’opera di Hegel. Non a caso, quando Plechanov, nei suoi ‘Contributi alla storia del materialismo’, deve indicare che cosa sia, per Marx ed Engels, la ‘dialettica’, non trova nulla di meglio che citare e trascrivere largamente (salvo, beninteso, il riferimento a Dio e alla religione) dalla ‘Aggiunta’ al paragrafo 81 dell”Enciclopedia’, che abbiamo sopra riportato. E’ dubbio, quindi, che si possa parlare di un’originalità teorica del materialismo dialettico. Il vero atto di fondazione della dottrina dovrebb’essere, in ogni caso, anticipato, ben prima della nascita di Marx e di Engels, all’opera stessa di Hegel. Senonché, se non sono originali le proposizioni che il materialismo dialettico deriva da Hegel, è originale il modo in cui esso le interpreta”” (pag 6)”,”MAES-183″
“COLLETTI Lucio, intervista di Perry ANDERSON”,”Intervista politico-filosofica. Con un saggio su “”Marxismo e dialettica””.”,”Lucio Colletti è nato a Roma nel 1924. Insegna all’ Università di Roma. Colletti fa il punto sulla ‘crisi’ del pensiero marxista in una intervista raccolta da Perry ANDERSON D di New Left Review. Il libro è completato da un saggio inedito su ‘Marxismo e dialettica’. Lucio Colletti è nato a Roma (1924-2001), ha insegnato all’ Università di Roma. Colletti qui fa il punto sulla ‘crisi’ del pensiero marxista in una intervista raccolta da Perry ANDERSON D di New Left Review. Il libro è completato da un saggio inedito su ‘Marxismo e dialettica’. Perry Anderson, direttore della New Left Review “”Per il materialismo dialettico la contraddizione è il requisito di ‘ogni e qualsiasi realtà’. Il suo principio cardine sono le proposizioni enunciate da Hegel nel Libro II della ‘Scienza della logica’: «’Tutte le cose sono in se stesse contraddittorie’» (48); «qualcosa è dunque vitale solo in quanto contiene in sé la contraddizione ed è propriamente questa forza, di comprendere e sostenere in sé la contraddizione» (49). Da queste premesse il materialismo dialettico ricava, come ho già detto, che «realtà» e «contraddizione dialettica» sono la stessa cosa, cioè termini e concetti intercambiabili. Per esso, ‘tutto’ è contraddizione. E’ contraddizione il movimento meccanico e la cellula, azione e reazione in fisica, come il rapporto tra lavoro salariato e capitale: non c’è cosa o realtà che non abbia la contraddizione in sé. Nel caso del discorso di Marx, che abbiamo ora esaminato, è invece tutto diverso. La contraddizione capitalistica non deriva per lui dal fatto che il capitalismo è una «realtà» (50). Al contrario: il capitalismo è, per Marx, contraddittorio, perché è una realtà sottosopra, rovesciata, cioè «testa all’ingiù». In breve: mentre, per il materialismo dialettico di ogni oggetto si può affermare con certezza assiomatica e prima di qualsiasi sua analisi che, come a tutte le cose dell’universo, anche ad esso devono inerire contraddizioni; per Marx la contraddizione è invece il tratto ‘specifico’ del capitalismo, la caratteristica o la qualità che lo individua e particolarizza non solo rispetto a tutti i fenomeni del cosmo. «La separazione (‘Trennung’) – scrive Marx – appare come il rapporto normale in questa società. Dove non esiste di fatto, essa viene supposta e, come si è mostrato sopra, con ragione, in quanto (a differenza per esempio della situazione esistente nell’antica Roma o in Norvegia o nel nord-ovest degli Stati Uniti d’America) l”unione appare qui come accidentale, la separazione come normale’, e quindi la separazione è considerata come il rapporto normale, anche quando la stessa persona riunisce le differenti funzioni» (51)”” (pag 107-109) [(48) Hegel, Scienza della logica, cit, vol. II, p. 69; (49) Ivi, p. 71; (50) E’ così, invece, in Lenin, ‘Quaderni filosofici’, cit. p. 345, il quale, afferma, tranquillamente, che «la dialettica della società borghese è per Marx solo un caso particolare della dialettica in generale»; (51) Marx, ‘Storia delle teorie economiche’, Torino, 1954, vol. I. pp. 395-6]”,”MADS-010-FB”
“COLLETTI Lucio”,”Il marxismo come sociologia.”,”In un passo della Dialettica della natura Engels afferma: “”La materia come tale è una pura creazione del pensiero, e una astrazione. Noi non teniamo conto delle differenze qualitative delle cose, nel raccoglierle insieme come corporalmente esistenti, sotto il concetto di materia. La materia come tale, a differenza delle materie determinate, esistenti, non ha perciò alcuna esistenza sensibile» (pag 626) “”Vera e grande opera di storia, è da ritenere proprio e anzitutto ‘Il Capitale’ stesso. Il ’18 Brumaio’, ‘Le lotte di classe in Francia’ ecc., tutti gli scritti cosiddetti storici, non solo hanno le loro radici in quest’opera, non solo la presuppongono e l’hanno per base, ma lungi dal rappresentare «un passaggio ad altro genere» nella ricerca di Marx, restano inclusi nel medesimo orizzonte”” (pag 637) “”[S]i vede come Marx non vada in cerca di leggi «generalissime» o di minchionerie valide per tutte le epoche, ma come egli si apra al contrario una prospettiva generale sulla storia proprio nella misura in cui approfondisce l’analisi del presente, proprio cioè nella misura in cui coglie le differenze estreme o essenziali con cui il presente richiama e illumina, seppure indirettamente, tutto il passato. Qui non si parte dal genere per dedurre poi da esso la specie; non si parte dal processo lavorativo semplice per ricavare poi il processo di valorizzazione. Bensì si muove dall’analisi di quest’ultimo: si constata come esso si presenti sia come processo lavorativo, cioè come formatore di valori d’uso, sia come processo di valorizzazione o, meglio come esso sia un processo di valorizzazione che si realizza ‘attraverso’ il processo lavorativo. (…) Non si parte, dunque, dalla natura per discendere poi alla società; e, dalla società «in generale», a questa società in particolare. Operazioni di questo genere, nonché a Hegel, non riusciranno mai a nessuno. Perché – spiega ad es. Marx (24) – «non c’è ponte attraverso cui si pervenga dall’idea generale di organismo [sia esso, indifferentemente, organismo vegetale o animale o sociale ecc.] all’idea determinata di organismo statale o costituzione politica, e per l’eternità non si potrà gettare tale ponte». Bensì si parte dal presente, dove, a differenza di «tutte le forme (di società) in cui domina la proprietà fondiaria» e «il rapporto con la natura è ancora predominante» – domina invece il capitale, cioè «prevale l’elemento sociale, prodotto storicamente» (25); per comprendere poi, proprio mentre si constata questa «differenza» in cui l’ordine storico-cronologico appare rovesciato, come nelle altre società determinate invece fosse il rapporto con la natura e, ancora più su, come, prima delle società umane, vi fosse solo la natura. Non è escluso che a qualcuno tutto ciò possa sembrare solo un capovolgimento formale. In realtà è un capovolgimento di contenuti in forza del quale, da una parte, abbiamo l’analisi che di dà Marx – Il ‘Capitale’; dall’altra, l’analisi invece che di dà ad es. Kautsky, vale a dire un discorso che muove nel primo libro della ‘Geschichts-auffassung’ da «Spirito e Mondo», passa nel secondo alla «Natura umana» (gli istinti, l’adattamento, il sesso ecc.) e solo nel terzo libro alla «Società umana»; ma, si noti bene, cominciando dalla «Razza» per venire poi all’«antropogeografia», di qui alla «tecnica» (organi naturali e artificiali ecc.), e finalmente, solo dopo mille pagine, a una serie di definizioni impotenti e generiche sulla storia «in genere», le classi «in genere», lo Stato «in genere» ecc. (26)”” (pag 646-647)] [(24) K. Marx, ‘Opere filosofiche giovanili’, Roma, 1954, p. 24; (25) K. Marx, ‘Introduzione alla critica dell’economia politica’, cit., p. 48; (26) K. Kautsky, ‘Die materialistische Geschichtsauffassung’, Berlin, 1927, voll. 2]”,”MADS-764″
“COLLETTI Lucio”,”Il marxismo e Hegel. II. Il materialismo dialettico e irrazionalismo.”,”Lucio Colletti è nato a Roma nel 1924. Ha insegnato nell’Università di Roma. Le sue opere sono state tradotte in varie lingue “”””Il materialismo dialettico”” non è materialismo. La “”dialettica della materia”” è già pienamente sviluppata nell’opera filosofica di Hegel. Ma in Hegel la tesi che “”tutte le cose sono in se stesse contraddittorie”” significa la liquidazione del materialismo e la realizzazione dell’idealismo assoluto. Si spiega così la colluzione del materialismo dialettico cn le forme più oscurantiste della “”reazione idealistica contro la scienza”” e, quindi; dell’irrazionalismo contemporaneo”” (quarta di copertina) Rapporto Marx Feuerbach Hegel Kant (e Rousseau) “”Una discussione significativa, da parte di Marx, della ‘Critica della ragion pura’, nella sua opera, che noi si sappia, non esiste. C’è una presa di posizione, rapida ma essenziale, sulla ‘Rechtlehre’, cioè sullo scritto in cui Kant ha tracciato i lineamenti fondamentali di quello “”Stato di diritto””, che è tanta parte dello Stato con cui la borghesia ha governato in Europa per tutto l’Ottocento. Invece, della ‘Critica’ come tale, un’analisi manca. Il caso è in un certo senso analogo (se non anche più grave) a quello del rapporto con Rousseau. E’ impossibile intendere la ‘Judenfrage’, senza la critica di Rousseau alla scissione dell’uomo moderno in ‘bourgeois’ e ‘citoyen’, impossibile capire la critica della rappresentanza parlamentare, contenuta nella ‘Critica del diritto statuale’ o nella stessa ‘Guerra civile in Francia’, senza l’antiparlamentarismo di Rousseau e la sua teoria della sovranità popolare come sovranità inalienabile. Eppure, le poche volte in cui Marx fa cadere il discorso su Rousseau, è solo per criticarne il (presunto) giusnaturalismo contrattualista. Il caso colpisce, ma non è né raro né impossibile da spiegare. Un pensatore fa delle “”scoperte”” – che in parte, poi, sono anche, come sempre, delle “”riscoperte”” – e tuttavia è incapace di rappresentarsene chiaramente la genealogia. La sua coscienza non riesce a rendere interamente conto del suo essere. Di più: certe influenze gli sono giunte per via indiretta, cioè mediate da un altro autore: quella di Kant ad esempio – soprattutto per ciò che occorreva a Marx – gli pervenne indubbiamente, a noi pare, attraverso l’intermediazione di Feuerbach. Infine, è da mettere in bilancio il clima storico in cui un pensatore si forma (non escluse le infatuazioni stesse e le mode, che non sono un privilegio di oggi): le polemiche tra le varie “”scuole”” hegeliane, i dibattiti all’interno della sinistra stessa, la presenza incombente e maestosa sullo sfondo, del grande pensiero di Hegel e – last but not least – un fatto decisivo: l’orientamento e il forte interesse storico-politico con cui Marx subito debutta, il “”non cale”” in cui da lui è stato sempre tenuto il problema gnoseologico come tale; ciò che non significa, si badi, come talvolta volgarmente si è inteso, nichilismo gnoseologico o un “”volgere le spalle”” sprezzante alla filosofia, ma significa – cosa ben più ardua da intendere – che, proprio per il fatto che quel problema filosofico o gnoseologico gli si era chiarito, esso veniva a disporsi per lui su un altro piano, dove tutto – categorie e materie – cambiavano nome e natura. E’ per certo che – in casi come questi, più che mai – il motto dello storico debba essere: ‘zu den Sachen selbst!’ [tornare alle cose stesse, ndr]. Contare quante volte il nome di Kant ricorra negli scritti di Marx, sarebbe impresa inutile. Il modo di procedere non può essere che quello di andare direttamente ai problemi stessi e qui, cioè nel vivo della questione reale, fare il conto del “”dare”” e dell’ “”avere””, quale che possa essere stata, altrimenti, la consapevolezza o l’autocoscienza del singolo pensatore come tale. Ora, nel caso del rapporto con Kant, noi pensiamo che il luogo, dove l’esperimento possa farsi con un alto grado di precisione, esiste. Si tratta delle prime pagine del § 3 dell”Einleitung’ del ’57 ai ‘Grundrisse der Kritik der politischen Oekonomie’. Marx vi discute e vi critica il pensiero di Hegel. Noi crediamo di aver trovato il luogo della ‘Scienza della logica’ che, nello scrivere, Marx ha avuto presente (e non importa se presente agli occhi del corpo o a quelli della memoria). Il testo di Hegel contiene una critica a Kant. Marx, d’altra parte critica questo testo di Hegel. Sussistono, quindi, le condizioni ragionevoli per tentare di mettere a fuoco il rapporto tra i tre”” (pag 275-276) [Lucio Colletti, ‘Il marxismo e Hegel. II. Il materialismo dialettico e irrazionalismo’, Laterza, Bari Roma, 1973] ‘Il testo di Hegel contiene una critica a Kant. Marx, d’altra parte critica questo testo di Hegel…'”,”HEGx-046″
“COLLETTI Lucio, a cura di Luciano ALBANESE, collaborazione di Mariacristina MASI”,”Lezioni di filosofia politica.”,”Lucio Colletti, filosofo italiano (Roma 1924 – Venturina, Livorno, 2001) ha insegnato filosofia della storia e filosofia teoretica. Antifascista e partigiano, ancora liberale, si laurea con una tesi fortemente critica sulla filosofia di Benedetto Croce. Dopo l’incontro con Galvano della Volpe, abbraccia il marxismo e si iscrive al PCI che lascerà nel 1964. È del 1958 il suo primo lavoro più impegnativo: l”Introduzione’ ai ‘Quaderni filosofici’ di Lenin, mentre nel 1969 pubblica si suoi due libri più noti, il ‘Marxismo e Hegel’ e ‘Ideologia e società’. Dopo un lungo periodo di ripensamenti, nel 1974, vista l’impossibilità di coniugare marxismo e scienza, abbandona anche il marxismo teorico. Altre sue opere: ‘Tra marxismo e no’ (1979), ‘Tramonto dell’ideologia’ (1981), ‘La logica di Benedetto Croce’ (1993), ‘Fine della filosofia e altri saggi’ (1996). Negli ultimi anni della sua vita ha svolto l’attività di parlamentare in Forza Italia. ‘Passando alla fase dell’imperialismo non assistiamo alla fine di quelli che erano i caratteri della prima fase del capitalismo. Questi caratteri, questo capitalismo del primo periodo torna a operare all’interno dell’imperialismo stesso. È l’imperialismo stesso che mentre per un verso nasce proprio dalla progressiva riduzione della sfera della concorrenza e, quindi, della concentrazione capitalistica, d’altra parte questo stesso capitalismo nella fase dell’imperialismo rigenera perennemente le forme da cui si è prodotto; rigenera la concorrenza, rigenera le forme del piccolo imprenditore e del commerciante, ecc. Il problema viene fuori con chiarezza nel dibattito che si sviluppa tra Lenin e Bucharin nell’VIII Congresso del Partito bolscevico. La tesi di Bucharin in apparenza sembrava una tesi più a sinistra di quella di Lenin. Egli sosteneva che nella fase dell’imperialismo fosse inutile continuare l’analisi delle forme originarie del capitalismo. Di conseguenza tutta la prospettiva politica doveva ormai essere costruita soltanto in funzione della dinamica e dello sviluppo dell’imperialismo stesso. Le critiche di Lenin a Bucharin sono particolarmente interessanti perché è da questa diversa analisi economica che si pongono prospettive di alleanza politica, e quindi di sviluppo rivoluzionario, completamente diverse. L’imperialismo puro – dice Lenin – senza la base fondamentale del capitalismo non è mai esistito, non esiste in nessun luogo e non potrà mai esistere. Quella di Bucharin è una generalizzazione errata, come è sbagliato tutto ciò che è stato detto sui sindacati, i cartelli, i trusts, il capitale finanziario, da coloro che presentavano il capitalismo finanziario come se non reggesse su nessuna delle basi del vecchio capitalismo. L’apparente concretezza di Bucharin consiste nell’esposizione libresca del capitalismo finanziario. In realtà noi osserviamo dei fenomeni di diverso genere, e in ogni governatorato agricolo vediamo la libera concorrenza accanto all’industria monopolizzata. In nessun luogo del mondo il capitalismo monopolistico non è esistito e non esisterà mai senza che in parecchi settori dell’economia sussista la libera concorrenza. Descrivere tale sistema al modo di Bucharin significherebbe descrivere un sistema staccato dalla vita e falso. È un errore nel quale si cade molto facilmente. Se ci trovassimo di fronte a un imperialismo integrale,, che avesse rifatto da cima a fondo il capitalismo, il nostro compito sarebbe centomila volte più facile, perché avremmo un sistema nel quale tutto sarebbe sottomesso al solo capitale finanziario. Non ci resterebbe allora che sopprimere la cima e mettere il resto nelle mani del proletariato. Sarebbe una cosa infinitamente piacevole, ma che non esiste nella realtà. In realtà l’imperialismo è una sovrastruttura del capitalismo, e quando crolla ci si trova di fronte alla cima distrutta e alla base messa a nudo. Il capitale finanziario, la concentrazione monopolistica non impedisce che alla base dell’edificio si rigenerino continuamente le figure del piccolo imprenditore, del commerciante, e anche dell’usuraio. Non impedisce, insomma, che si rigeneri continuamente la piccola borghesia, che in base a questa più realistica diagnosi diventa quindi un fattore permanente del quale il politico rivoluzionario deve tener conto e con la quale deve cercare di stabilire un’alleanza. È interessante rilevare che quando non si colga questa interrelazione fra la fase monopolistica, tra il vertice della costruzione e la base della piramide, si cade nella posizione tipica del discorso socialdemocratico. I kautskiani – dice sempre Lenin nei ‘Quaderni sull’imperialismo’ (6) – adducono questi fenomeni, cioè il rigenerarsi continuo del piccolo imprenditore e delle altre figure, come esempio di un capitalismo pacifico, sano, basato sullo scambio pacifico, al quale si opporrebbe il capitalismo finanziario. Ma non cogliendo l’interrelazione fra questi due aspetti l’analisi socialdemocratica è portata a distinguere due lati nel capitalismo: un lato cattivo, il lato bellicista, aggressivo, che sarebbe il lato del capitalismo monopolistico, al quale essa oppone l’altro lato, il cosiddetto lato buono, che sarebbe, invece, espresso in quella base della piramide dove, appunto, si rigenera permanentemente il regime della libera concorrenza. Conseguentemente la socialdemocrazia oppone un capitalismo buono a un capitalismo cattivo, il che è di nuovo il presupposto per capire certi discorsi come quello di Strachey. Secondo Strachey attraverso i semplici modi della democrazia politica (dove per democrazia politica si intende di nuovo il mero funzionamento tecnico del sistema), ci sia la possibilità di imbrigliare e rimuovere progressivamente gli aspetti negativi e deteriori del capitalismo, e, quindi, vi sia la possibilità di costruire uno Stato del benessere senza arrivare a superare le differenze di classe”” (pag 159-162) [Lucio Colletti, ‘Lezioni di filosofia politica’, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2017] [(6) V.I. Lenin, ‘Quaderni sull’imperialismo’, Roma, 1971, pp. 164-165)]”,”TEOC-805″
“COLLETTI Lucio”,”Il paradosso del Capitale. Marx e il primo libro in tredici lezioni inedite.”,”Una serie di citazioni dal ‘Capitolo VI inedito’ del Capitale di Marx. “”Dunque nella figura del capitalismo vengono a congiungersi due ruoli: il ruolo di classe e il ruolo di direzione dei lavori. Questi due ruoli vengono a coincidere in una determinata fase storica dello sviluppo capitalistico, dove il possessore del denaro, il capitalista, diventa oltre che imprenditore, direttore dei lavori. Queste due figure poi si dissociano, e il massimo della dissociazione è nel capitale azionario moderno, dove la proprietà e la direzione manageriale o tecnica non coincidono più. Dunque alla parcellizzazione del lavoro, alla figura dell’operaio parziale, corrisponde la dissociazione e il distacco dal corpo collettivo degli operai, di tutti gli elementi di pianificazione del lavoro, che passano nelle mani del capitale. Le cognizioni, l’intelligenza e la volontà che il contadino indipendente e il maestro artigiano sviluppavano, vanno completamente perse nell’operaio parziale del modo di produzione capitalistico. Deve essere ben chiaro, a tale proposito, che in Marx non c’è nessuna nostalgia romantica né per l’artigiano né per il contadino indipendente. Bisogna stare molto attenti a come viene condotta la critica della parcellizzazione dell’operaio parziale. Se prendete le ‘Lettere sull’educazione estetica’ di Schiller, uno dei testi chiave della filosofia protoromantica, vedrete che questo tema sulla unilateralità o parzialità dell’uomo moderno rispetto all’uomo della città antica, l’uomo greco in particolare, è già al centro dell’analisi di Schiller. In realtà questa analisi può essere fatta in due direzioni: o rinnegando lo sviluppo delle società precapitalistiche – e allora avete il socialismo reazionario; oppure guardando in avanti”” (pag 205-206) [Lucio Colletti, ‘Il paradosso del Capitale. Marx e il primo libro in tredici lezioni inedite’, Fondazione Liberal, Roma, 2011]”,”MADS-008-FC”
“COLLETTI Arturo, Sac.”,”La Chiesa durante la Repubblica Ligure.”,”Fondo Tarcisio Parlanti FTP L’autore: ‘La rivoluzione è l’azione continua di Satana nel mondo’ (pag 6) “”Dovunque scoppiò la Rivoluzione, i giansenisti corsero esultanti a lei: e si allearono prontamente coi giacobini. (…) I giacobini poi sentendoli dire che avrebbero purificato la Chiesa da abusi infiniti, spogliato il papa dell’usurpato immenso potere, capirono che migliori complici non potevano, per allora, avere a sovvertire la Chiesa e ad annientare il cristianesimo; e diedero ad essi il loro favore (…)”” (pag 8) [A. Colletta, La Chiesa durante la Repubblica Ligure, 1950] Il giansenismo fu un movimento religioso, filosofico e politico che proponeva un’interpretazione del cattolicesimo sulla base della teologia elaborata nel XVII secolo da Cornelis Jansen, vescovo di Ypres. L’impianto di base del giansenismo si fonda sull’idea che l’essere umano nasca essenzialmente corrotto e, quindi, inevitabilmente destinato a commettere il male. Senza la grazia divina, l’uomo non può far altro che peccare e disobbedire alla volontà di Dio; ciononostante, alcuni esseri umani sono predestinati alla salvezza, mentre altri non lo sono. Con tale teologia, Giansenio intendeva ricondurre il cattolicesimo a quella che egli riteneva la dottrina originaria di Agostino d’Ippona, in contrapposizione al molinismo (corrente teologica che prende il nome dal gesuita spagnolo Luis de Molina), allora prevalente, che concepiva la salvezza come sempre possibile per ogni essere umano dotato di buona volontà. (f. cop.) Il giansenismo è stato un movimento religioso, filosofico e politico che ha avuto un’ampia diffusione in Europa tra il XVII e il XVIII secolo. Nel corso del tempo, il pensiero giansenista ha subito diverse evoluzioni e ha assunto posizioni sempre più estreme, sia dal punto di vista teologico che etico 1. Inizialmente, il giansenismo si concentrava sulla questione della grazia divina e della predestinazione, sostenendo che l’uomo nasce corrotto e che solo alcuni individui sono predestinati alla salvezza 1. Nel corso del tempo, tuttavia, il movimento si è allontanato sempre più dalla Chiesa cattolica e ha assunto posizioni sempre più estremiste, sia dal punto di vista teologico che politico 1. Il giansenismo ha influenzato anche la pratica della religiosità popolare, e ha avuto un ruolo importante nella storia della Francia durante l’ancien régime 1. In Italia, il giansenismo ha avuto una ramificazione giurisdizionalista e riformatrice nel Sette-Ottocento 1. In Italia, il giansenismo ha avuto una ramificazione giurisdizionalista e riformatrice nel Sette-Ottocento 1. Tuttavia, non è corretto affermare che il giansenismo fosse collegato al giacobinismo. Sebbene i giansenisti abbiano sostenuto la necessità di riformare la Chiesa cattolica, non hanno mai aderito alle idee politiche dei giacobini, che propugnavano la sovversione dell’ordine costituito e la creazione di una società egualitaria e laica 2. (f. cop.)”,”LIGU-008-FSD”
“COLLETTIVO ANTIFASCISTA MILITANTE VAL RICCO'”,”Guerriglia partigiana, 1943-1945 – Lotta antifascista 1919-1945 a Mignanego 5° Zona C:do Brg. S.A.P. “”Garibaldi””. Volume I.”,”[dono di Luigi Grasso] Il caso di Mario Bisio, anarchico che si è consegnò al carnefice Veneziani in cambio della liberazione del padre e della sorella, venne poi torturato e fucilato (pag 151) “”Saranno questi giovani dei GAP “”a scalzare”” operativamente i vecchi e prudenti cospiratori antifascisti della “”scuola di Ventotene”” che proponevano il “”Fronte unico””, contro il settarismo dei nuovi arrivati. Tra queste nuove leve della Resistenza armata ci sarà il leggendario 1° Comandante del Btg. GAP “”Genova””, Giacomo Buranello “”Carlo”” (1° nome di battaglia). Straziato dalle torture questurine del boia fascista Giusto Veneziani (descritto più avanti) e poi dichiarato falsamente fucilato il 03/03/44 (ai genitori fu negato di vedere la salma). Insignito della Medaglia d’Oro al V.M. Suo padre si spense poco dopo in un immensurabile dolore. Buranello fu anche C.te 8° dist. (altrove 1°) 3° Brg. Garibaldi “”Liguria”” con lo pseudonimo di “”Pietro””, 20 uomini (altrove 60) inizialmente stanziati alla Cascina Lombarda (altrove Cascina Menta), poi in Praglia, che fu sede pure del dist. “”Bosio”” 1° Brg. Autonoma Militare “”Alessandria””. Ancora per la cronaca, Veneziani fuggì ma venne catturato dai partigiani a Reggio Emilia e fucilato proprio… da due partigiani genovesi da lui seviziati, confessando prima ben 24 omicidi e d’aver torturato molti patrioti. «Avrei dovuto ammazzarvi tutti e due come cani», le sue ultime parole. A questo punto ci sentiamo obbligati a riportare alcuni passi della breve autobiografia “”La storia di Clara””, scritta dalla gappista Rina Chiarini alias Antonietta Bianchi n. 1909 (moglie del celebre Remo Scappini), ed. La Pietra Milano 1982. Arrestata il 6 luglio ’44 nell’appartamento clandestino del PCI di c.so Firenze (gli altri erano ad Albaro, c.so Carbonara, sal. del Carmine, vico Cartai, via P. Salvago 14/6 sede Btg. GAP “”Genova”” e via Venezia), torturata alla CdS (Casa dello Studente) fino a perdere il feto e il potere visivo ad un occhio (per i postumi delle sevizie non potè avere più figli). «Veneziani fece la faccia feroce e mi dette due schiaffi. (…). Nel pomeriggio, altro interrogatorio. Veneziani e due poliziotti tornarono alla carica. (…). Non mi lasciarono finire e mi coprirono di schiaffi, di pugni nella mascella e di calci, gridandomi che mentivo, che ero una bugiarda. L’interrogatorio durò a lungo e caddi a terra più volte, un po’ per le percosse e un po’ per finta. Dopo altre minacce fui portata in una stanza, dove mi fecero le fotografie, in varie posizioni. Queste foto, ritrovate in questura dopo la Liberazione e riprodotte nel presente libro, mostrano come ero stata conciata nel giro di alcune ore… Ma io continuai a incassare botte senza ammettere nulla di quanto mi chiedevano… Mi resi conto che a Marassi vi erano molti prigionieri politici, perché spesso li sentivo urlare dalle sofferenze. (…) Al pensiero di essere incinta , ebbi un impulso di gioia perché da tempo bramavo un bambino, ma al tempo stesso fui colta dal timore che qui bruti me lo avrebbero ucciso con le torture. Quando da Marassi fui riportata in questura per nuovi interrogatori, mentre i poliziotti si accanivano su di me a un certo momento palesai il mio stato, dicendo che non mi picchiassero sul ventre. Mi ero illusa di commuovere qui bruti, richiamandoli al rispetto della maternità (…) ma mi ero sbagliata. I poliziotti su ordine di Veneziani, si accanirono ancora contro di me. (…) Giunta alla Casa dello Studente… Gli interrogatori, fatti nel sottosuolo affinché dall’esterno non venissero udite le urla dei torturati, erano più lunghi e micidiali di quelli che avevo subito in questura (…)””. (…) “”Clara”” è decorata con la Medaglia d’Argento al V.M., la Stella d’Oro del C.do Brg. d’Assalto “”Garibaldi”” e la Mimosa d’Oro UDI Genova. Purtroppo e ancora “”inspiegabilmente””, le celle sotterranee di tortura della CdS poterono esser visitate dal pubblico soltanto durante un’occupazione della Facoltà di Ingegneria del 1972, per iniziativa del “”Comitato di Lotta di Ingegneria”” (promosso da “”Lotta Comunista””). L’apertura ufficiale … dopo la ristrutturazione dei locali avvenne il 23 aprile 1975″” (pag 688-689) Mignànego (Mignànego in ligure[3]) è un comune sparso italiano di 3.675 abitanti[1] della città metropolitana di Genova in Liguria. La sede comunale è situata nel centro abitato di Ponteacqua. Il comune è situato in alta val Polcevera, nella valle del torrente Riccò, che più a valle, a Pontedecimo, si unisce con il torrente Verde, formando il Polcevera. I principali centri abitati si sono sviluppati lungo la strada provinciale 35 dei Giovi, nel tratto che da Pontedecimo porta al passo dei Giovi (472 m s.l.m.).”,”ITAR-258″
“COLLEY Linda”,”Prigionieri. L’Inghilterra, l’Impero e il mondo.”,”Linda Colley ha insegnato a Cambridge e Yale e attualmente alla London School of Economics. Il suo ultimo “”Britons: Forging the Nation 1707-1837″”, ha vinto il Wolfson Prize.”,”QMIx-288″
“COLLEY Linda”,”Prigionieri. L’Inghilterra, l’Impero e il mondo, 1600-1850.”,”Linda Colley ha insegnato a Cambridge e Yale e attualmente alla London School of Economics.”,”UKIx-017-FL”
“COLLI Andrea”,”Il quarto capitalismo. Un profilo italiano.”,”Andrea Colli (Varese 1966) insegna storia economica all’Università Bocconi di Milano. Si occupa da tempo di tematiche relative alla storia della piccola e media impresa. Ha pubblicato Legami di ferro, Storia del distretto metallurgico e meccanico lecchese tra Otto e Novecento, e con Franco Amatori, Impresa e industria in Italia dall’Unità ad oggi. Il quarto capitalismo è nell’interpretazione che ne dà Andre Colli il nuovo protagonista dell’economia italiana del Duemila. É il capitalismo delle imprese di medie di medie dimensioni, ampiamente internazionalizzate con le radici nel passato industriale del paese.”,”ITAE-026-FL”
“COLLI Giorgio”,”Per una enciclopedia di autori classici.”,”Giorgio Colli (1917-1979) è stato l’ideatore e il realizzatore, insieme con Mazzino Montinari della grande edizione delle Opere complete e dell’Epistolario di F. Nietzsche. Ha curato l’edizione di molte altre opere classiche, e di edizioni critiche e commentate dei testi di pensatori greci antichi Si tratta della ripubblicazione delle prefazioni scritte da Giorgio Colli per una parte dei volumi della Enciclopedia di autori classici, da lui diretta e edita da Paolo Boringhieri, Torino.”,”FILx-539″
“COLLI Giorgio”,”Scritti su Nietzsche.”,”Giorgio Colli (1917-1979) è stato l’ideatore e il realizzatore, insieme con Mazzino Montinari della grande edizione delle Opere complete e dell’Epistolario di F. Nietzsche. Ha curato l’edizione di molte altre opere classiche, e di edizioni critiche e commentate dei testi di pensatori greci antichi”,”FILx-540″
“COLLIARD Jean Édouard TRAVERS Emmeline”,”Les prix Nobel d’économie.”,”COLLIARD Jean Édouard è un normaliano e dottorando all’Ecole d’économie de Paris, TRAVERS Emmeline dottorando all’HEC, Hautes études commerciales:”,”ECOT-183″
“COLLIDA’ Ada DE-CARLINI Lucio MOSSETTO Gianfranco STEFANELLI Renzo”,”La politica del padronato italiano dalla ricostruzione all'””autunno caldo””.”,”””Angelo Costa segue una vecchia linea padronale su tutte le questioni essenziali, ma sul terreno politico cerca, e in buona parte ci riesce, di tenersi in disparte dallo scontro politico diretto. Sono anni di buoni, ottimi rapporti con la Democrazia cristiana, ma prevale nella Confindustria, purtuttavia un generale senso della prudenza e della cautela. Sono anni nei quali, come è documentato dalla famosa inchiesta di Joseph La Palombara, ‘si rinsalda un legame stretto tra gli organi burocratici e aministrativi dello stato e la burocrazia di Piazza Venezia. Ad Angelo Costa preme essere amico di De Gasperi, ma preme altrettanto di consolidare, e rapidamente, quei legami strettissimi tra burocrazia ministeriale e burocrazia confindustriale: solo così ci si può garantire una presenza in ogni fase della formazione, della realizzazione e della gestione di qualsivoglia decisione politica, economica e sociale. Si giunge così, nel periodo “”aureo”” della Confindustria, tra il 1949 e il 1952, ad una vera e propria identificazione organica, di visione e di interessi di classe, ai due livelli strettamente integrati della direzione politica (Costa-De Gasperi) e della esecuzione burocratico-amministrativa”” (pag 60, Lucio De Carlini, ‘La Confindustria’)”,”SIND-121″
“COLLIER Paul”,”L’ultimo miliardo. Perché i paesi più poveri diventano sempre più poveri e cosa si può fare per aiutarli.”,”Paul COLLIER è un esperto in tema di economie africane. Insegna ad Oxford.”,”PVSx-046″
“COLLIER Paul HOROWITZ David”,”I Rockefeller. Una dinastia americana.”,”””La letteratura sui Rockefeller è fondamentalmente manichea: le opere “”ufficiali””, scritte in base a un accesso illimitato alle fonti private, sono sin troppo deferenti nella loro valutazione dell’argomento; i libri “”critici”” sono, o creati in completo isolamento, per lo più in base a ritagli di giornali e congetture, o talmente immotivati nella loro cattiveria da perdere qualsivoglia aspirazione all’auteticità. Quanti trovano vantaggioso esagerare l””impero celato”” della famiglia Rockefeller sono, non meno dei biografi “”mantenuti””, completamente prigionieri del mito Rockefeller”” (pag 624, dalla Nota degli autori)”,”USAE-120″
“COLLIER Richard”,”The Sound of Fury. An Account of the Indian Mutiny.”,”””If there be fuel prepared, it is hard to tell whence the spark shall come that shall set it on fire. …. The causes and motives of seditions are, innovation in religion, taxes, alteration of laws and customs, breaking of privileges, general oppression, advancement of unworthy persons, strangers, dearths, disbanded soldiers, factions grows desperate; and whatsoever in offending people joineth and knitteth them in a common cause”” (Francis Bacon ‘Of Seditions and Troubles’ (in apertura) (R. Collier, The Sound of Fury) “”Se c’è del combustibile accumulato, è difficile dire da dove verrà la scintilla che lo incendierà… Le cause e i motivi delle sedizioni sono l’innovazione nella religione, le tasse, l’alterazione delle leggi e dei costumi, la rottura dei privilegi, oppressione generale, promozione di persone indegne, stranieri, carestie, soldati sbandati, fazioni disperate e qualunque cosa offenda le persone le unisce e le unisce in una causa comune”” (Francis Bacon ‘Of Seditions and Troubles’) La rivolta dei Sepoy, nota anche come ribellione indiana del 1857, fu una violenta e sanguinosa rivolta contro il dominio britannico in India tra i primi del 1857 e la metà del 1858. Questo evento è noto anche come Great Indian Mutiny o Indian Mutiny nelle fonti britanniche e occidentali, mentre nelle fonti indiane viene definita ‘Prima guerra d’indipendenza indiana’ o ‘Prima guerra di liberazione indiana’. La ribellione ebbe inizio con l’ammutinamento di gran parte delle truppe sepoy dell’esercito anglo-indiano del Bengala e si estese maggiormente nell’area centro-settentrionale dell’India, con propaggini nel meridione. Questo conflitto segnò la fine del dominio diretto della Compagnia britannica delle Indie Orientali e portò al governo diretto delle autorità britanniche (Raj britannico) sulla maggior parte del subcontinente indiano nei successivi 90 anni, malgrado alcuni Stati conservassero un’indipendenza nominale sotto i rispettivi sovrani (f. copil.)”,”INDx-008-FSD”
“COLLIER Paul DOLLAR David”,”Globalizzazione, crescita economica e povertà. Rapporto della Banca Mondiale.”,”Paul Collier è direttore del Development Research Group della Banca Mondiale. David Dollar è il coordinatore del settore ricerche del Development Research Group della Banca Mondiale.”,”ECOI-203-FL”
“COLLIER Richard”,”1940. The World in Flames.”,”Si tratta di una ricostruzione delle vicende più importanti dell’anno 1940 durante la Seconda guerra mondiale. L’autore procede cronologicamente a livello globale, dalla guerra in Finladia alle distruzioni prodotte dai bombardamenti su Conventry, dall’affondamento della flotta francese nel porto di Orano all’invasione della Norvegia. Racconta gli episodi principali rivelando risvolti finora sconosciuto del conflitto. Molto amplia la bibliografia. Prime difficoltà incontrate nell’offensiva sulla Gran Bretagna “”In a rare moment of honesty, Göring confessed ruefully to Generale Student: ‘We’d forgotten that the English fought best with their backs to the wall’. But within days he had retreated into fantasy, assuring himself that night bombing alone would break British morale: ‘After all, man isn’t a nocturnal amimal’, was his olemn reasoning. Did the decison rankle with Hitler? No man could be sure. To ‘Oberst’ Martin Harlinghausen, Chief of Staff of 10th Flying Corps, the Führer seemed to take it philosophically: ‘I want coloniles I can walk to without getting my feet wet’. Werner Mölders, though, was less certain”” (pag 240) “”In un raro momento di onestà, Göring confessò con rammarico al Generale Student: ‘Avevamo dimenticato che gli inglesi combattevano meglio con le spalle al muro’. Ma nel giro di pochi giorni si era ritirato nella fantasia, assicurandosi che i bombardamenti notturni da soli avrebbero spezzato il morale britannico: ‘Dopotutto, l’uomo non è un animale notturno’, era il suo solenne ragionamento. La decisione aveva irritato Hitler? Nessuno poteva esserne certo. Per l”Oberst’ Martin Harlinghausen, Capo di Stato Maggiore del 10° Corpo d’Armata, il Führer sembrava prenderla filosoficamente: ‘Voglio colonie su cui posso mettere i piedi senza bagnarmi’. Werner Mölders, invece, era meno certo”””,”QMIS-082-FSD”
“COLLINA Vittore ROVAI Gilberto a cura; testi di COURIER Paul-Louis ABOUT Edmond VEUILLOT Louis LAFARGUE Paul”,”Inventiva e invettiva nell’Ottocento Francese. I pamphlets di Courier, About, Veuillot e Lafargue.”,”testi di COURIER Paul-Louis ABOUT Edmond VEUILLOT Louis LAFARGUE Paul Biografia di Lafargue (pag 119-128) V. Collina è professore associato di storia delle dottrine politiche presso la facoltà di scienze politiche di Firenze. Ha scritto ‘Le democrazie nella Francia del 1840’, 1990.”,”LAFx-035″
“COLLINET Michel”,”Du bolchevisme. Evolution et variations du marxisme-leninisme.”,”””Così, polemicamente contro i blanquisti della “”Svoboda”” (La libertà), che si appellava alle masse contro i capi ai loro occhi troppo moderati, Lenin rispondeva: ‘Essi (i socialdemocratici tedeschi) hanno pure loro avuto dei demagoghi che blandivano centinaia di imbecilli, li ponevano sopra a decine di buone teste, glorificavano il pugno muscoloso della massa, spingevano questa massa ad atti “”rivoluzionari””, irriflessivi, e seminavano sfiducia contro i capi equilibrati e risoluti”” (Che fare?, tomo IV p. 520) (pag 24) “”Sarebbe falso credere che Lenin ripeterà nel 1917 quello che aveva detto e fatto, o provato a fare, nel 1905. Mostreremo nel seguito l’ abisso che separa i due personaggi fotografati a 12 anni di distanza. Su questo abisso, però, è gettato un ponte, che sempre seguirà, e che è la sua concezione del partito rivoluzionario. Al contrario, la nozione di soviet non appartiene a Lenin, ma ai menscevichi.”” (pag 62) “”La parola d’ ordine: ‘tutto il potere ai soviet’ può cadere sotto le riserve indicate da una formula relativamente democratica. Ora, nel luglio 1917, di fronte alla partecipazione dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari al governo provvisorio con l’ accordo dei soviets, Lenin rinuncia a questa parola d’ ordine. “”Reclamare la trasmissione del potere ai soviets sarebbe oggi o donchisciottismo o ridicolo””. Egli deride la nozione democratica di maggioranza. “”Essa è un fattore formale e si compone nel dominio delle realtà dei partiti che aiutano la borghesia a gabbare la maggioranza””. La sola realtà, scrive, è di essere il più forte, “”di vincere al momento decisivo e nel punto decisivo””. (pag 77)”,”LENS-153″
“COLLINET Michel”,”L’ouvrier français. Essai sur la condition ouvrière (1900-1950).”,”Altre pubblicazioni di M. Collinet: – La tragédie du marxisme (1848-1948), Calmann-Levy – Masses et Militants. quelques aspects de l’évolution des minorités agissantes au syndicalisme de masse, Revue d’Histoire Economique et sociale – Un Prolètariat abandonné: Les Travaillerus nord-africains à Paris, La Revolution prolétarienne, Septembre 1950 – Le Syndicalisme universitaire et la Défense de la Liberté, La Revolution prolétarienne, Septembre 1951 – Esprit du Syndicalisme, Editions Ouvrières, 1951″,”CONx-263″
“COLLINET Michel”,”La tragédie du marxisme. Du Manifeste communiste a la stratégie totalitaire.”,”Contiene dedica manoscritta autore Contiene tra l’altro i capitoli: Seconda parte: La rivoluzione. II. La teoria “”catastrofica”” III. Le crisi economiche e la rivoluzione IV. Engels e il marxismo romantico V. Marx e l’alleanza con la borghesia VI. La teoria della “”rivoluzione permanente”” Terza parte. La nazione. IV. Marx e la Grande Germania V. Marx e Bismarck Quinta parte. Il mondo delle potenze. V. I motori della storia VI. Lotte di classe e lotte delle potenze”,”MADS-781″
“COLLINET Michel”,”Du bolchevisme. Evolution et variations du marxisme-léninisme.”,”Contiene dedica manoscritta autore”,”LENS-316″
“COLLINGRIDGE David”,”Il controllo sociale della tecnologia.”,”David COLLINGRIDGE è ricercatore alla Technology Policy Unit della Univ di Aston a Birmingham.”,”SCIx-099″
“COLLINS Henry ABRAMSKY Chimen”,”Karl Marx and the British Labour Movement. Years of the First International.”,”””Scrivendo su Nineteenth Century nel luglio 1878, George Howell disse che “”l’ introduzione dell’ “”idea religiosa”” da parte di un “”dottore”” tedesco di nome Karl Marx portò i semi della discordia e del declino’ alla Conferenza di Londra. Marx a questo punto mandò una replica a Ninteteenth Century. Il direttore rifiutò di pubblicarla ed esso apparve su Secular Chronicle, un mese dopo. ‘Il programma del Consiglio Generale’, sostenne, ‘non contiene una sillaba sulla “”religione””. La questione era stata introdotta su ‘sollecitazione dei delegati di Parigi’ e fu poi ‘lasciata nelle loro mani’. Essi quindi la presentarono al Congresso di Ginevra del 1866 e nessun altro la sollevò””. (pag 110)”,”INTP-038″
“COLLINS M.H.”,”The International and the British Labour Movement: Origin of the International in England.”,”Collins, Brighton, UK. Direzione del Colloquio di Ernest LABROUSSE, Professeur à la Sorbonne “”Marx saw the situation differently. Though he was hardly explicit on the point, he was clearly convinced that the role of the General Council must be one of ‘liaison and guidance’ rather than of continuing ‘leadership’. If, in the opinion of the Bakuninists, the General Council did too much while in the view of the Blanquists after the Commune it did too little, this was entirely due to Marx’s conception of its function. An attempt to provide a world revolutionary leadership – as distinct from liaison and guidance – would, in hiss view, smack too closely of conspiracy and «putschism»”” (pag 38) [Informazioni sull’intero volume: allocuzioni pronunciate da Pierre MONBEIG, Ernest LABROUSSE, foto ritratti di sedici internazionalisti Testi preparati per la pubblicazione da Madame Denise FAUVEL-ROUIF. Allocuzioni iniziali pronunciate da Pierre MONBEIG e Ernest LABROUSSE. (pag 497) introduzione programma sedute lista partecipanti, allocuzioni pronunciate da Pierre MONBEIG, Ernest LABROUSSE, foto-ritratti di sedici internazionalisti, note bibliografie allegate ai rapporti illustrazioni allegati: lista delle opere sull’ AIT pubblicate dai collaboratori dell’ Istituto del Marxismo Leninismo di Mosca; Colloques Internationaux du CNRS LABROUSSE Ernest Direzione; rapporti di H. COLLINS E. STEPANOVA e J. BACH Ch. ABRAMSKY J. ROUGERIE J. DHONDT e C. OUKHOW E. ENGELBERG e R. DLUBEK R. MORGAN M. VUILLEUMIER A. ROMANO R.P.C. MARTI A. LEHNING, C. BOBINSKA, J. BOREJSZA, T. ERENYI e J. JEMNITZ, K. OBERMANN, H. GERTH, M. MOLNAR, B. ITENBERG, Comunicazioni di J. MAITRON, M. DOMMANGET, J. KORALKA, D. DEMARCO, R. LAMBERET, J. TERMES ARDEVOL, C. RAMA, Discussioni di A. BRIGGS, F. BEDARIDA, J. KUYPERS, J. BRUHAT, E. WEILL-RAYNAL, E. JELOUBOVSKAIA, M. MOISSONNIER, E. COORNAERT, J. DROZ, C. OUKHOW, R.P. DROULERS, H. GERTH, M. PERROT, W. SCHIEDER, L. HAMON, G. ECKERT, M. VUILLEUMIER, M. REBERIOUX, I. MIKHAILOV, M. ROUBEL, C. BOBINSKA, P. GIRAUD, discorso di chiusura di E. STEPANOVA STORIA 1° PRIMA INTERNAZIONALE RAPPORTI MOVIMENTO OPERAIO INGLESE CONSIGLIO GENERALE E RUOLO IN AIT, MARX, SEZIONE FRANCESE EFFETTIVI AIT IN FRANCIA, BLANQUISMO IN AIT DA CADUTA COMUNE PARIGI 1871 A CONFERENZA DI LONDRA, MOVIMENTO OPERAIO TEDESCO E 1° PRIMA INTERNAZIONALE, RUOLO COMITATO CENTRALE GINEVRA DI J.P. BECKER IN SVILUPPO AIT IN GERMANIA 1° I. IN AUSTRIA CECOSLOVACCHIA, ITALIA NAPOLI, RAPPORTI MOVIMENTO OPERAIO CATALANO ANARCHISMO, SEZIONE SPAGNOLA SPAGNA AIT, LOTTA TENDENZE MARX-BAKUNIN, QUESTIONE POLACCA IN 1° I POLONIA AIT IN UNGHERIA, OPERAI TEDESCHI IMMIGRATI IN USA E 1° I., SINDACATI TRADE UNIONS AMERICANE, AMERICA LATINA, QUESTIONE CRISI INTERNAZIONALE 1872, MOVIMENTO OPERAIO RIVOLUZIONARIO RUSSO EUROPA FRANCIA GERMANIA SVIZZERA AUSTRIA CECOSLOVACCHIA ITALIA SPAGNA POLONIA USA STATI UNITI UK INGHILTERRA GRAN BRETAGNA AMERICA LATINA RUSSIA]”,”MOIx-046-A”
“COLLINSON Sarah”,”Le migrazioni internazionali e l’Europa. Un profilo storico comparato.”,”Sarah Collinson è ricercatrice nel Royal Institute of Internationali Affairs di Londra. É stata ricercatrice presso la Comunità europea per i problemi riguardanti le migrazioni in Europa e la proliferazione delle armi in Medio Oriente.”,”DEMx-004-FL”
“COLLIS Maurice”,”Confucio.”,”Maurice Collis nato nel 1889 a Killiney, contea di Dublino si laureò in storia moderna nella Università di Oxford. Per 23 anni fece appartenne all’ Indian Civil Service risiedendo in Birmania e nel Siam. Nel 1936 pubblicò il suo primo libro, che, come tutti i successivi riguarda i popoli e le regioni conosciuti durante la sua lunga permanenza in Oriente. Questo è l’ultimo libro di Collis. E’ la storia delle religioni e dei miti, dei santi e degli imperatori che ressero per secoli l’Oriente. Confucio nato 550 anni prima di Cristo e ottant’anni prima di Buddha, precede la fondazione delle grandi religioni che ancor oggi affascinano l’uomo. Ma, bisogna dirlo subito, egli non si occupò mai, né volle mai presentare ai suoi simili, una dottrina mistica per superare i dolori e gli sconforti di questo mondo. Non si considerò mai, in altre parole, né un profeta, né un inviato da Dio: semmai ci può apparire, per la sue prime dichiarazioni, uno storico che rimpiange il passato. (pag III) La civiltà cinese senza Confucio è inesplicabile… (pag IV) Ssu-ma Ch’ien, il primo storico dell’epoca cinese, è autore di una colossale opera storica, lo Shi Chih, che lo Chavannes il suo solo traduttore ha reso con ‘Mémoires Historiques’. Si compone di 130 capitoli e comprende il periodo che va dall’imperatore Giallo (2697 ac) e da cui comincia tradizionalmente la storia cinese alla morte dell’ imperatore Wu nell’ 88 aC. (pag 140-141)”,”CINx-303″
“COLLI-VIGNARELLI Ettore, testi a cura”,”Piemontesi nel mondo. Una storia d’emigrazione.”,”Foto di una incisione di Arnoldo Ferraguti, ‘La nave dei migranti’ presa dal volume ‘Sull’oceano’ di Edmondo De Amicis, Milano, 1890 (pag 13)”,”CONx-004-FFS”
“COLLO Luigi”,”La resistenza disarmata. La storia dei soldati italiani prigionieri nei lager tedeschi.”,”Luigi Collo (1913-1983) è entrato all’Accademia militare divenendo tenente dell’esercito poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Durante la campagna di Russia è comandante di una compagnia e partecipa alle battaglie sul Don e alla ritirata, rimanendo gravemente ferito nella battaglia di Nikolajewka. L’8 settembre viene fatto prigioniero dai tedeschi e inviato per due anni in campi di concentramento (settembre 1943 – settembre 1945). Alla fine della guerra rientra nei ranghi dell’esercito e percorre tutti i gradi fino a diventare generale di Corpo d’armata. ‘La storia dei 650 mila militari italiani catturati dai tedschi e “”internati”” nei lager di mezza Europa, è ignorata dalla maggior parte dei giovani, come se quel passato non esistesse…’ (Nuto Revelli) Il tremendo viaggio (pag 67-68-69) Il soccorso slle donne polacche (pag 81-82)”,”QMIS-293″
“COLLOCA Pasquale CORBETTA Piergiorgio GALLI Enrico MARANGONI Francesco PASSARELLI Gianluca PEDRAZZANI Andrea PINTO Luca TRONCONI Filippo VIGNATI Rinaldo, analisi a cura di”,”Elezioni politiche del 2013. I flussi elettorali in 9 città: Torino, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Ancona, Napoli, Reggio Calabria, Catania – I flussi elettorali a Roma.”,”Il primo interregativo che si pone in queste elezioni è quello relativo all’origine dei voti al Movimento 5 stelle. Naturalmente i contributi maggiori vengono dai partiti maggiori, per cui occorrerà essere molto cauti nell’interpretazione politica di questi dati. Nella maggioranza delle città considerate il principale tributario è rappresentato dal Partito democratico. Questo vale soprattutto nel Centro-Nord. Il flusso maggiore al M5S viene dal PD a Torino, Brescia, Firenze, Ancona. Lo stesso vale per Napoli, ma non vale per le altre due città del Sud analizzate, Reggio Calabria e Catania. Il secondo contributo importante al M5S viene dalla Lega, soprattutto nelle zone “”bianche””: a Brescia il 30% di coloro che hanno votato M5S è rappresentato da persone che avevano votato LN nel 2008, e questa percentuale è ancora superiore a Padova (quasi la metà dei voti del M5S è di ex-votanti Lega). Nelle tre città della ‘Zona rossa’ (Bologna, Firenze e Ancona) il contributo degli ex elettori del Pd è ancora più considerevole: fra il 47 e il 58% del voti al M5S viene da ex elettori Pd. Centro-sud. In tre di queste città (Roma, Reggio Calabria e Catania) e contrariamente a quello che abbiamo osservato fino ad ora, gli ex elettori del Pd rappresentano una quota secondaria del voto al M5S. Ben più consistente invece la quota di elettori proveniente dal centro-destra. Roma. Tra le politiche del 2008 e le politiche del 2013, fatti 100 i voti al M5S si evince che più di un terzo è costituito da ex astensionisti. Tra i partiti, per il centrosinistra troviamo che oltre un quarto dei voti andati a ‘Grillo’ sono ascrivibili a elettori del Pd (11%), dell’ Idv (9%) e della sinistra radicale (7%). Viceversa, tra i partiti di centro-destra il maggior donatore è il Pdl (26% dei voti al M5s), la destra radicale (un decimo dei consensi al partito di Grillo)”,”STAT-585″
“COLLOMP Catherine”,”Entre classe et nation. Mouvement ouvrier et immigration aux Etats-Unis.”,”COLLOMP Catherine è professore di storia e civilizzazione americana. Insegna all’ Università Paris XII ed è attualmente in carica a Paris VII.”,”MUSx-102″
“COLLOTTA Giacomo”,”Il pànico negli eserciti. Appunti fisiologico-militari.”,”Giacomo Collotta, Capitano in riforma Dedica manoscritta dell’autore La teoria della propagazione del panico. “”Il panico cresce in ragione diretta della massa ed in ragione inversa della chiarezza della causa determinante”” (pag 46) [Giacomo Collotta, ‘Il pànico negli eserciti. Appunti fisiologico-militari’ (1909)]”,”QMIx-027-FV”
“COLLOTTI Enzo CASTELLI Luisa a cura; saggi di Enzo COLLOTTI Volker GRANSOW Otto KALLSCHEUER Michael Th. GREVEN Gerogia TORNOW Bodo ZEUNER Jurgen HOFFMANN Rainer ZOLL Kurt SCHARF Rolf LINDEMANN Werner SCHULTZ Carla COLLICELLI Sigmar GUDE Karl HOMUTH”,”La Germania socialdemocratica. Spd, società e Stato.”,”Saggi di Enzo COLLOTTI, Volker GRANSOW, Otto KALLSCHEUER, Michael Th. GREVEN, Gerogia TORNOW, Bodo ZEUNER, Jurgen HOFFMANN, Rainer ZOLL, Kurt SCHARF, Rolf LINDEMANN, Werner SCHULTZ, Carla COLLICELLI, Sigmar GUDE, Karl HOMUTH.”,”GERV-018″
“COLLOTTI Enzo TYCH Feliks studi; altri saggi di Jacques ROUGERIE Edmund SILBERNER Dario TOSI Jean BOUVIER Samuel BERNSTEIN Herbert STEINER Giorgio MIGLIARDI Giorgio ROVIDA”,”Sinistra radicale e spartachisti nella socialdemocrazia tedesca attraverso le ‘Spartakus-Briefe’; -La partecipation des partis ouvriers polonais au mouvement de Zimmerwald. (in)”,”Altri saggi di: -Jacques ROUGERIE (1° Internazionale a Lione) -Edmund SILBERNER (rifugiati politici in Svizzera sec XIX) -Dario TOSI (forme iniziali di sviluppo economico: agricoltura italiana e accumulazione capitalistica) -Jean BOUVIER (interventi bancari francesi in ‘grandi affari’ finanziari italiani, decennio 1860). Documenti: – Lettere di Giuseppe FERRARI a Pierre-Joseph PROUDHON, – Lettere di MAZZINI a Giuseppe MARCORA – Lettere di Heinrich GRAETZ a Moses HESS – Carte del Consiglio Generale della 1° Internazionale a New York (a cura di Samuel BERNSTEIN) Contributi bibliografici: – Scritti editi e inediti di Giammaria ORTES – Bibliografia storia Socialdemocrazia austriaca (1867-1918) (a cura di Herbert STEINER) -Il Partito operaio Social-Democratico Russo (POSDR), 1883-1904. A cura di Giorgio MIGLIARDI – Cartismo e storia sociale (Edoardo GRENDI) – Karl Kautsky, Erinnerungen und Erörterungen (Giuliano PROCACCI) -Werner BLUMENBERG, Karl Kautskys literarisches Werke. Eine bibliographische Übersicht. (Bert ANDREAS) -Documenti su storia movimento operaio italiano in archivi di stato austriaci (Herbert STEINER) -Pubblicazioni recenti su guerra civile spagnola (Giorgio ROVIDA)”,”ANNx-004″
“COLLOTTI Enzo”,”La Germania nazista. Dalla Repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano.”,”COLLOTTI, nato nel 1929, insegna storia contemporanea nell’ Univ di Trieste. Tra i suoi studi sulla Germania e sul nazismo, spicca una poderosa sintesi dedicata alla ‘Storia delle due Germanie, 1945-1968’ frutto di dieci anni di ricerche, apparsa nella ‘Biblioteca di cultura storica’ Einaudi.”,”GERN-057″
“COLLOTTI Enzo SANDRI Renato SESSI Frediano a cura; collaborazione di Ettore GALLO Claudio PAVONE Adriano BALLONE Giuseppe MARAS Giorgio ROCHAT e altri”,”Dizionario della Resistenza. Volume secondo. Luoghi, formazioni, protagonisti.”,”Opera realizzata con la collaborazione della Coop Italia Saggi di Ettore GALLO Claudio PAVONE Adriano BALLONE Giuseppe MARAS Giorgio ROCHAT, altri collaboratori a pagina 875 Nell’ elenco delle medaglie d’ oro della guerra di liberazione la maggior parte sono date alla memoria (in gran parte caduti partigiani), nella parte di medaglie date ai viventi emergono in maggioranza gli ufficiali o i graduati dell’ esercito delle varie armi (esercito, marina, aviazione, carabinieri) si tratta di generali, capitani, tenenti, ecc. e persino qualche cappellano militare). (pag 738-764)”,”ITAR-060″
“COLLOTTI Enzo SANDRI Renato SESSI Frediano a cura; saggi di Luigi GANAPINI Giorgio ROCHAT Enzo COLLOTTI Pier Paolo POGGIO Gloria CHIANESE Nicola LABANCA Brunello MANTELLI Liliana PICCIOTTO Ilio MURACA Giorgio ROCHAT Mario GIOVANA David ELLWOOD Enzo COLLOTTI e Tristano MATTA Anna BRAVO Andrea ROSSI Gianni PERONA Mimmo FRANZINELLI Luciano CASALI e Gaetano GRASSI Ettore GALLO Luigi PONZIANI Giancarlo MONINA e Gabriele RANZATO Paolo GIOVANNINI e Doriano PELA Gianfranco CANALI Antonio GIBELLI Luigi BORGOMANERI Jean Pierre JOUVET e Renato SANDRI Carlo ROMEO e Leopold STEURER Ferruccio VENDRAMINI Galliano FOGAR Marco PUPPINI Milan PAHOR Luisa Maria PLAISANT”,”Dizionario della Resistenza. Volume primo. Storia e geografia della Liberazione.”,”Saggi di Luigi GANAPINI Giorgio ROCHAT Enzo COLLOTTI Pier Paolo POGGIO Gloria CHIANESE Nicola LABANCA Brunello MANTELLI Liliana PICCIOTTO Ilio MURACA Giorgio ROCHAT Mario GIOVANA David ELLWOOD Enzo COLLOTTI e Tristano MATTA Anna BRAVO Andrea ROSSI Gianni PERONA Mimmo FRANZINELLI Luciano CASALI e Gaetano GRASSI Ettore GALLO Luigi PONZIANI Giancarlo MONINA e Gabriele RANZATO Paolo GIOVANNINI e Doriano PELA Gianfranco CANALI Antonio GIBELLI Luigi BORGOMANERI Jean Pierre JOUVET e Renato SANDRI Carlo ROMEO e Leopold STEURER Ferruccio VENDRAMINI Galliano FOGAR Marco PUPPINI Milan PAHOR Luisa Maria PLAISANT. “”Come si è detto in precedenza, dei circa novecentomila italiani e italiane presenti in territorio tedesco negli ultimi venti mesi della seconda guerra mondiale solo ottocentomila vi erano stati trasferiti dopo l’ 8 settembre 1943; gli altri centomila erano arrivati prima, in seguito agli accordi economici bilaterali che avevano previsto l’ invio nel Reich di manodopera agricola e industriale italiana (complessivamente, dal 1938 al 1943, circa cinquecentomila lavoratori – uomini e donne – erano stati assorbiti dall’ economia di guerra tedesca. Il 27 luglio Heinrich Himmler, nella sua qualità di capo della polizia tedesca, bloccò i rimpatri di coloro che erano ancora al lavoro in Germania). Lo status degli operai e dei braccianti italiani precipitò a quello di lavoratori coatti. (…) Il gruppo più numeroso all’ interno degli ottocentomila era rappresentato dagli Internati militari italiani (Imi) (…). Oltre il novanta per cento degli Imi riuscì a sopravvivere alla prigionia (…)””. (pag 124-125)”,”ITAR-059″
“COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”Le origini ideologiche della rivoluzione cinese. Dalla rivoluzione contadina dei T’ai-p’ing alla “”riforma”” dei gentiluomini; dal “”nuovo corso”” di Sun Yat-sen alla “”nuova democrazia”” di Mao Tze-tung.”,”””A questa necessità venne incontro l’ opera di Yen Fu (1853-1921), un cadetto di marina inviato a scopo di studio in Inghilterra e ritrnato in patria affascinato non solo dalla superiorità tecnica dell’ Occidente, ma anche dalle sue dottrine filosofiche e politiche. Lavorando indefessamente per più decenni, egli tradusse, anche se non con scientifica precisione e filologica competenza, ben 112 opere, tra cui The Wealth of Nations di Adam Smith, L’ Esprit des lois di Montesquieu, On Liberty il Sistema di logica di John Stuard Mill, oltre ai Principles of Sociology di Spences e a Evolution and Ethics di Huxley. Il periodico di Tientsin “”Kuo-Wen Lai-pao”” fu pure dedicato da Yen Fu ala diffusione di traduzioni dalla stampa occidentale””. (pag 62) Mao e la dialettica. “”Il concetto, tipicamente cinese, della dialettica come flusso sembra talora avere la prevalenza su quello, hegeliano e marxista, della dialettica come processo””. (pag 222)”,”CINx-167″
“COLLOTTI Enzo”,”Nazismo e società tedesca, 1933 – 1945.”,”Come si diventa nazisti, lo stato nazista, stato e partito, famiglia, donne, giovani, educazione, propaganda, cultura, arte, scienza, “”comunità popolare””, organizzazione del lavoro, disciplina di guerra, razza e società. COLLOTTI Enzo, nato nel 1929, è professore ordinario di storia sociale contemporanea nell’ Università di Modena. Studioso di storia tedesca (La Germania nazista, 1962; Storia delle due Germanie, 1968), ha dedicato numerosi lavori anche alla politica delle potenze fasciste durante la seconda guerra mondiale (L’ amministrazione tedesca dell’ Italia occupata, 1963) e alla storia del movimento operaio internazionale: ha curato tra l’ altro l’ edizione italiana degli scritti di K. LIEBKNECHT, F. ADLER e O. BAUER. Collaboratore di riviste storiche e di cultura, di ‘Italia contemporanea’, e degli ‘Annali’ Feltrinelli, è dalla fondazione tra i condirettori della ‘Rivista di storia contemporanea’. Il cancelliere Brüning tenta di legalizzare il nazismo. (pag 49) “”(…) La prima possibilità per una normale collaborazione in via sperimentale tra il partito del Centro e la NSDAP si presentava nell’ Assia, dove a metà novembre dovevano tenersi nuove elezioni. (…) Espressi confidenzialmente l’ avviso che ritenevo auspicabile che il partito del Centro tentasse con prudenza nell’ Assia l’ esperimento di formare un governo con i nazisti. L’ Assia mi sembrava particolarmente adatta a questo fine, dato che in essa il Centro e i nazisti disponevano da soli di una grande maggioranza e che erano pertanto da escludersi tentativi di disturbo da parte dei tedesco-nazionali, che avrebbero avuto ancora uno o due deputati (…)””. (pag 54, La testimonianza autentica di Brüning)”,”GERN-120″
“COLLOTTI PISCHEL Enrica ROBERTAZZI Chiara a cura”,”L’ Internationale communiste et le problèmes coloniaux, 1919-1935.”,”EKKI: Esecutivo dell’ Internazionale comunista “”Siamo ricorsi alle fonti seguenti: 1. I protocoli dei congressi e delle sessioni dell’ Esecutivo allargato dell’ Internazione Comunista (…) 2. I rapporti d’attività dell’ Esecutivo; 3. I periodici dell’ Internazionale Comunista: Inprekorr, Internationale Communiste, Rundschau; 4. I bollettini pubblicati durante i congressi; 5. I protocolli dei due congressi dei popoli d’ Oriente (Baku, 1920; Mosca, 1922). (…)”” (pag 7, introduzione) “”Abbiamo citato in particolare: 1. Gli interventi di tutti i delegati e di tutti i paesi quando abbiano trattato il problema coloniale (…) 2. Gli interventi dei delegati dei paesi coloniali e dei delegati neri americani, su questioni molto diverse (…) 3. Le tesi e risoluzioni riferite, almeno in parte, al problema coloniale; 4. Gli appelli e le decisioni dell’ Esecutivo sui problemi coloniali generali, (…) 5. Le delegazioni coloniali ai Congressi o agli Esecutivi allargati (…) 6. Gli articoli dell’ ‘Internationale Communiste’ e dell’ ‘Inprekorr’ sui problemi coloniali o sui paesi coloniali.”” (pag 13, introduzione) Fonte Wikip. (Deut.) “”Inprekorr aus Wikipedia, der freien Enzyklopädie Wechseln zu: Navigation, Suche Titelseite der ersten Inprekorr Inprekorr (Internationale Pressekorrespondenz) war von 1921 bis 1939 Zeitung der Kommunistischen Internationale (Komintern) und wurde in bis zu acht Sprachen unter verschiedenen Titeln herausgegeben. Verschiedene Nachfolgeorgane erschienen noch bis zur Auflösung der Komintern 1943. Seit 1971 wird die Tradition der Inprekorr von der Vierten Internationale fortgesetzt. Inhaltsverzeichnis [Verbergen] 1 Gründung der Zeitung 2 Redaktionsadressen bis 1933 3 1933–1943 4 Wiederbelebung 1971 5 Einzelnachweise 6 Literatur 7 Weblinks Gründung der Zeitung [Bearbeiten] Inprekorr von Januar 1924Am 16. Juli 1921 beschloss das Präsidium der Exekutive der Komintern (EKKI) die Gründung der Inprekorr: “”Es wird die Herausgabe eines Korrespondenzblattes in Berlin beschlossen; das Blatt soll in deutscher, englischer und französischer Sprache erscheinen. Es soll aktuelle Korrespondenz der weltpolitischen und weltwirtschaftlichen Fragen, der Entwicklung des Kommunismus bringen, den Kampf gegen die Sozialdemokraten und die Amsterdamer führen, taktische Fragen im Rahmen der Leitsätze des Kongresses erörtern und andere zur Diskussion stellen. Jede Partei ist verpflichtet, einen Korrespondenten zu bestimmen.”” [1] Am 13. August wurden die Details festgelegt: “”Die vom Gen. Thalheimer vorgeschlagenen Richtlinien werden angenommen. Die Korrespondenz erscheint einstweilen wöchentlich zwei- bis dreimal deutsch, zweimal französisch und englisch””. [2] Zu Redakteuren wurden ernannt: für die deutsche Ausgabe: Gyula Alpári und August Thalheimer für die englische Ausgabe: Philipp Price für die französische Ausgabe: Menil und Charles Rappoport.[3] Die Ausgabe erschien am 24. September 1921 auf deutsch; am 1. und 13. Oktober folgten die ersten Ausgaben auf englisch und französisch. Inprekorr war in erster Linie ein Informationsdienst für die kommunistische Presse. Von Januar 1923 bis März 1926 erschien jedoch auch eine Wochenausgabe für die breitere Öffentlichkeit; von Juli 1926 bis Februar 1930 konnte die normale Ausgabe auch über die Post bezogen werden. Redaktionsadressen bis 1933 [Bearbeiten]seit Sept. 1921: Berlin C 54, Rosenthaler Str. 38 seit Dez. 1921: Berlin SW 48, Friedrichstr. 225 seit Dez. 1923: Wien IX, Berggasse 31 seit Jan. 1924: Wien VIII, Lange Gasse 26/12 seit Apr. 1926: Berlin SW 48, Friedrichstr. 225 seit 1928: Berlin, Bülowplatz (heute: Rosa-Luxemburg-Platz) seit ???: Berlin SW 68, Lindenstr 71-72 1933–1943 [Bearbeiten] Das Titelblatt einer Ausgabe der englischsprachigen Inprekorr von 1938Nach 1933 wurde die Arbeit der Inprekorr regionalisiert: Die deutsche Ausgabe erschien unter dem Namen der 1932 gegründeten Rundschau von Basel (später Zürich und Lausanne) aus; die englische zog nach London, die französische nach Paris und die tschechische nach Prag.[4] Wegen verschärfter Repression in der Schweiz wurde die zentrale Redaktion 1935 nach Paris verlegt. Nach dem Verbot der Kommunistischen Partei in Frankreich im September 1939 erschien Inprekorr unter dem Namen Die Welt als deutsche Ausgabe der schwedischen Zeitung Världen i Dag. Mit dem Abdruck der Auflösungsbeschlusses der Komintern vom 15. Mai 1943 stellte Die Welt ihr Erscheinen ein.[5] Wiederbelebung 1971 [Bearbeiten]Aus einer privaten Initiative eines Mitglieds der Vierten Internationale entstand 1971 die Idee einer Wiederbelebung von Inprekorr: “”Ich habe die [internationale] Presse gelesen und gedacht: Das muß man den Leuten doch verbreiten, das ist doch wichtig, was da passiert; Arbeiterkämpfe in Frankreich, Widerstand gegen die Franco-Diktatur in Spanien, Guerillakämpfe in Lateinamerika, Streiks in Britannien. Deshalb habe ich von mir aus Artikel, die ich wichtig fand oder von denen ich begeistert war, übersetzt, habe sie kopiert und verschickt an unsere Leute. So hat das angefangen. Dann haben die ‘Uralt-Trotzkisten’, also Jakob Moneta, Rudi Segall, Willy Boepple gesagt: ‘Ja, das ist doch Inprekorr.'””[6] Die Zeitung erschien unter der formalen Verantwortung des Vereinigten Sekretariats der Vierten Internationale, war jedoch kein reines Parteiorgan: “”Wir haben auch Artikel von befreundeten Organisationen oder von den Befreiungsbewegungen übernommen, zum Beispiel Erklärungen vom chilenischen MIR und Interviews über den Widerstand gegen Pinochet.””[7] Nachdem die deutsche Ausgabe eine Auflage von 500 erreicht hatte, erschienen auch Ausgaben in französischer, spanischer und englischer Sprache. Inprekorr erscheint bis heute, derzeit alle zwei Monate. Die französische Ausgabe erscheint monatlich; die englische und spanische ebenso, aber nur noch als Web-Ausgaben. Einzelnachweise [Bearbeiten]? Die Tätigkeit der Exekutive und des Präsidiums der E.K. der Kommunistischen Internationale vom 13. Juli 1921 bis 1. Februar 1922, Petrograd 1922, S. 15 ? a.a.O., S. 71 ? Irén Komját: Die Geschichte der Inprekorr, Frankfurt am Main 1982 (ISBN 3-88012-650-X), S. 12 ? Irén Komját, a.a.O., S. 35 ? Irén Komját, a.a.O., S. 40-47 ? Interview mit Ingo Speidel in Inprekorr, Nr. 300 (Okt. 1996) ? ebenda Literatur [Bearbeiten]Irén Komját: Die Geschichte der Inprekorr, Frankfurt am Main 1982 (ISBN 3-88012-650-X) Björn Mertens: Die erste Inprekorr. In: Inprekorr, Nr. 299 (Sept. 1996). Weblinks [Bearbeiten]Inprekorr International Viewpoint (englisch) Inprecor (französisch) Inprecor para América Latina (spanisch) ISSN: 0256-4416 Von „http://de.wikipedia.org/wiki/Inprekorr”””,”INTT-225″
“COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”La Cina rivoluzionaria. Esperienze e sviluppi della “”Rivoluzione ininterrotta””.”,”””In questo senso si spiega lo slogan tipico dei cinesi – che vale tanto per i negoziati diplomatici quanto per le prospettive di lotta – secondo il quale si deve “”disprezzare il nemico sul piano strategico, ma tenerne perfettamente conto sul piano tattico””. Sul piano strategico è necessario cioè impostare l’ azione guardando soprattutto alla natura essenziale del fenomeno storico dell’ imperialismo, alla debolezza che lo contraddistingue sul piano sociale e storico di lunga scadenza. e questo è un fatto influenzato in modo assai scarso- almeno secondo i cinesi – dalla “”condizione atomica””, dall’ esistenza cioè delle armi nucleari e dal possesso di esse da parte del fronte imperialista””. (pag 245)”,”CINE-018″
“COLLOTTI Enzo”,”Storia delle due Germanie 1945-1968.”,”COLLOTTI Enzo (1929) 2° copia”,”GERx-116″
“COLLOTTI Enzo”,”Karl Liebknecht e il problema della rivoluzione socialista in Germania.”,”””Una testimonianza certo incompleta e provvisoria di questa riflessione è offerta da quel frammentario abbozzo che è noto con il titolo ‘Studi sulle leggi del movimento dello sviluppo sociale’ (2), che a dire dello stesso Liebknecht lo accompagnò lungo un arco di un venticinquennio della sua vita (3) e che nella forma trasmessaci dal suo editore riflette la redazione elaborata nel carcere di Luckau nel 1916-18. Una testimonianza che si presenta assai più problematica di quanto non appaia immediatamente chiarificatrice. Trattandosi infatti di un abbozzo frammentario e soprattutto di un testo non compiuto non sarebbe evidentemente possibile trarre conclusioni definitive intorno al pensiero politico e filosofico di Liebknecht, tuttavia alcune considerazioni siamo legittimati a fare sulla scorta di questo testo. (…) In questo contesto l’assunzione del marxismo appare piuttosto forzata, gli spunti critici nei confronti di Marx appaiono predominare rispetto ai momenti di consenso non tanto formale quanto sostanziale. (…) Il concetto di rivoluzione non è dedotto dalla lotta di classe ma dal concetto tipicamente positivistico dell’evoluzione, rispetto alla quale la rivoluzione si pone “”come la forma concentrata, intensiva, nella quale si compie l’evoluzione in determinate circostanze critiche […]. Analogia presa dalla biologia: l’atto della nascita, lo strisciar fuori dall’uovo, la metamorfosi degli insetti, la desquamazione dei serpenti e via dicendo […]”” (ivi, p. 235). La definizione del socialismo, “”il movimento sociale del proletariato””, come la “”forma di nascita e di battaglia di questo nuovo umanesimo che tutto abbraccia”” (ivi, p. 250), sottolinea il dissenso da Marx in uno dei punti centrali della sua dottrina. E ciò si sottolinea non per ricercare le prove dell’ortodossia, ma semplicemente per cercare di chiarire entro quale orizzonte ideale vada considerato questo aspetto dell’opera di Liebknecht, che risulta tanto più singolare se si considera che le note di riflessione e di commento politico immediato scritte contemporaneamente al manoscritto nella stessa fortezza di Luckau (ed ora largamente disponibili nel IX volume delle ‘Gesammelte Reden und Schriften’) appaiono segnate da una ispirazione notevolmente divergente. Non è a tutta prima facile collocare la riflessione degli ‘Studi’ appena citati nel quadro complessivo del pensiero e dell’azione politica di Liebkecht né nel periodo anteriore alla guerra mondiale né nel periodo dell’approssimarsi della prova rivoluzionaria sul finire della guerra. Si ha l’impressione che si tratti di un tentativo di sistemazione di letture e di riflessioni considerevolmente astratte rispetto all’attività concreta e alle situazioni reali con le quali Liebknecht si trovava a confrontare e commisurare la sua azione. Ma è anche difficile pensare che Liebknecht non abbia avuto la consapevolezza della frattura se non della contraddizione esistente fra questi due piani di discorso e di iniziative. Nulla nei lavori precedenti, e in particolare nello studio dell’antimilitarismo che è una delle più cospicue analisi di un settore dell’apparato dello stato borghese che abbia fornito la letteratura socialista del periodo della II Internazionale, lascia presagire una così forte propensione all’astrazione teoretica in Liebknecht, anche se la necessità di fare i conti con la tradizione della filosofia classica e della cultura contemporanea può ben essere stata presente in tutto l’arco della sua esistenza politica”” [Enzo Collotti, Karl Liebknecht e il problema della rivoluzione socialista in Germania, estratto da ‘Annali’, Milano, 1974] (pag 327-328) [Karl Liebknecht, ‘Studien über die Bewegungsgesetze der gesellschaftlichen Entwicklung, München, 1922 (“”Aus dem wissenschaftlichen Nachlass im Auftrage der Erben Liebknechts herausgegeben von Dr. Morris””); ed ‘ivi’ nell’introduzione del curatore (R. Marnasse) la storia sommaria delle vicende del manoscritto; (3) Nella avvertenza dello stesso Liebknecht; cit. p. 16; (4) Come già ricordato da Ernesto Ragionieri, nell”Introduzione’ [all’antologia di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, Lettere 1915-1918, Roma, 1967, p. XXI, ndr], le testimonianze più dirette di questa eredità sono offerte dalle note intime contenute nelle lettere dirette da Liebknecht alla moglie e ai figli dal campo e dal carcere, ora in buona parte raccolte in ‘Gesammelte Renden und Schriften’, vol VIII e IX (…)]”,”LIEK-023″
“COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”La Rivoluzione ininterrotta. Sviluppi interni e prospettive internazionali della rivoluzione cinese.”,”Questo libro, in cui Enrica Collotti Pischel ha parzialmente utilizzato e rifuso i suoi ultimi studi sulla situazione cinese, è forse la prima indagine approfondita dei molteplici aspetti (interni e internazionali, ideologici e politici) del problema compiuta da uno studioso di orientamento socialista e marxista e nel quadro delle preoccupazioni e delle prospettive del movimento socialista internazionale. L’autrice si propone di enucleare, al di là delle contingenze occasionali e degli alti e bassi della cronaca, le ragioni profonde e ‘strutturali’ del dissidio o, quanto meno, della divergenza di impostazioni sovietico-cinese che si è andata manifestando negli ultimi tempi.”,”CINx-009-FL”
“COLLOTTI Enzo”,”Esempio Germania. Socialdemocrazia tedesca e coalizione social-liberale 1969-1976.”,”Enzo Collotti nato nel 1929, è titolare della cattedra di Storia contemporanea presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bologna. Specialista di storia tedesca, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione , direttore di Italia contemporanea, e condirettore della Rivista di storia contemporanea. Ha pubblicato: Die Kommunistische Partei Deutschlands 1918-1933, La Germania nazista, L’Amministrazione tedesca dell’Italia occupata, Storia delle due Germanie, Il litorale adriatico nel Nuovo ordine europeo, Le potenze dell’Asse e la Jugoslavia (in collaborazione con T. Sala), collabora inoltre agli annali della Fondazione Feltrinelli.”,”GERV-019-FL”
“COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”La Cina rivoluzionaria.”,”In questo suo nuovo libro, strumento indispensabil allo studio della politica cinese dogg,Enrica Collotti Pishel approfondisce i temi affrontati tre anni fa ne La rivoluzione ininterrotta e fornisce una sintesi ragionata delle esperienze politiche e socio-economiche della Repubblica popolare cinese dal 1949 ad oggi. Dopo un esame penetrante delle prospettive ideologiche generali (elaborate in particolare da Mao) l’autrice affronta i complessi problemi posti dal sorgere e dell’acuirsi della controversia cino-sovietica.”,”CINx-017-FL”
“COLLOTTI Enzo / SANTOMASSIMO Gianpasquale”,”Italia e Weimar: aspetti di una polemica e limiti di certe analogie (Collotti) / Intellettuali e fascismo. Un saggio su Delio Cantimori (Santomassimo).”,”Ciliberto nel suo libro su Cantimori non utilizza due fonti importanti: i lavori di Innocenzo Cervelli e di Salvatore Sechi, due approcci differenziati alla personalità di Cantimori. (pag 89) Si trovano nel libro di Ciliberto manifestazioni frequenti di trionfalismo ingenuo e irritante: “”Il partito di Togliatti sale alla politica, assume il punto di vista delle istituzioni e dello stato, stabilendo le basi reali della egemonia della classe operaia italiana…: la classe operaia, diventa così, la nuova classe dirigente dello stato nazionale italiano”” (pag 237)”,”STOx-253″
“COLLOTTI Enzo”,”Hitler e il nazismo.”,”Enzo Collotti insegna Storia contemporanea all’Università di Firenze. Sulle vicende della Germania nel XX secolo ha pubblicato fra l’altro Storia delle due Germanie e La Germania nazista.”,”GERN-028.FL”
“COLLOTTI Enzo”,”Dalle due Germanie alla Germania unita.”,”Enzo Collotti, 1929, è docente di storia contemporanea presso l’università di Firenze. Ha collaborato a numerose riviste di storia e cultura contemporanea e ha studiato in modo particolare il mondo tedesco. Ha pubblicato: La socialdemocrazia tedesca, Sinistra radicale e spartachisti nella socialdemocrazia tedesca, Die Kommunistische partei Deutschlands, Ein bibliographischer Beitrag, La Germania nazista, L’Amministrazione tedesca dell’Italia occupata, Storia delle due Germanie 1945-1968, Fascismo e fascismi.”,”GERV-020-FL”
“COLLOTTI Enzo”,”Il “”Nuovo Ordine europeo e l’imperialismo nazista.”,”Disegno di ristrutturazione della carta d’ Europa che si proponeva la Germania nazista. (pag 360) Aspirazione a realizzare il ‘grossdeutscher Wirtschafsraum’ l’area economica soggetta alla dominazione grande-tedesca (pag 360) “”Era ancora incerta la sorte che pendeva sulla Francia – sebbene l’ipotesi della sua totale agrarizzazione che sarebbe stata formulata nell’ottobre 1940 dal ministro dell’economia del Reich (doc. n. 21) sembra rispondere in maniera abbastanza coerente al tipo di riparzione del lavoro che si profilava sotto la gestione nazista dell’unità europea – ma non era certo il disegno generale”” (pag 363)”,”GERN-166″
“COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”La Cina. Politica estera di una paese sovrano.”,”E. Collotti Pischel è professore di Storia dell’Asia alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano.”,”CINx-301″
“COLLOTTI Enzo SALA Teodoro”,”Le potenze dell’Asse e la Jugoslavia. Saggi e documenti 1941-1943.”,”Enzo Collotti, docente di storia contemporanea all’Università di Bologna, membro del Comitato direttivo dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, condirettore della rivista ‘Italia contemporanea’, specialista di storia della Germania moderna. Teodoro Sala, docente di storia contemporanea all’Università di Trieste, autore di studi sulla storia della Venezia Giulia, specialista dei rapporti tra Italia e Jugoslavia tra le due guerre mondiali.”,”QMIS-015-FL”
“COLLOTTI Enzo”,”L’amministrazione tedesca dell’Italia occupata, 1943 – 1945. Studio e documenti.”,”L’attività delle bande contro l’organizzazone industriale e i trasporti tedeschi in Italia. Il trasferimento di manodopera italiana in Germania (pag 329-330) Marzo 1944: La lotta operaia nelle grandi città del Nord. ‘La situazione però si manteneva tutt’altro che tranquilla. Gli scioperi avevano fornito alla classe operaia una prima dimostrazione della sua forza e della possibilità di condurre la lotta contro i tedeschi anche su questo terreno. A metà gennaio si ebbe una ripresa degli scioperi. Questa volta il centro dell’agitazione si era spostato a Genova: il 18 gennaio Leyers era costretto a registrare una cifra di scioperanti che si aggirava tra i 35 e i 40 mila lavoratori. Era stato necessario fare intervenire Zimmermann anche a Genova: di fronte a lui le autorità italiane e tedesche si impegnarono a ottenere la ripresa del lavoro. «Ciononostante verranno trasferite 2 o 3 fabbriche, perché i lavoratori di Genova avvertano il pugno forte tedesco (‘die deutsche starke Hand’)», annotava Leyers tra lo scherno e le minacce (40). Il «pugno forte tedesco» si abbatté sistematicamente in ogni centro operaio, ma il suo valore esemplare non valse a recare i risultati che i tedeschi speravano o si illudevano di conseguire. La resistenza operaia, che doveva toccare il culmine nelle giornate dei grandi scioperi di marzo del 1944, così come aveva creato un cuneo tra fascisti e tedeschi, costringendo i tedeschi a diventare gli antagonisti diretti del movimento operaio senza l’inutile e screditata mediazione neofascista, suscitò non pochi contrasti tra gli stessi ufficiali tedeschi, tutti uniti nei propositi di sfruttamento dell’Italia ma disorientati dall’imponenza del fenomeno e impotenti dinanzi alla prospettiva di una repressione indiscriminata che avrebbe comportato come risposta la paralisi completa della produzione. Quanto poi alla considerazione in cui i tedeschi tenevano le autorità fasciste, può essere interessante citare questo giudizio del comandante militare di Milano col. Seeberg, il quale rilevò in un rapporto che ovunque per sedare gli scioperi si erano intromessi gli organi italiani la situazione si era inasprita; l’agitazione era stata invece rapidamente sedata «non appena intervennero le autorità militari tedesche con la loro obiettività, sin qui inconsueta agli italiani» (41). Era, è appena il caso di avvertirlo, il solito tentativo di fare apparire i tedeschi arbitri e moderatori nella rissa civile tra gli italiani, alla quale essi pretendevano di essere estranei, e nello stesso tempo un’ulteriore prova del disprezzo di cui i tedeschi ricoprivano i loro «alleati» fascisti. Di fronte alla nuova ondata di scioperi Leyers non avvertì probabilmente l’eccezionalità e le dimensioni del movimento. Ancora il 1° marzo, in risposta allo sciopero scoppiato al Lanificio Rossi di Schio in segno di protesta contro la deportazione nel Reich di alcuni operai, Leyers raccomandava al gen. Zimmermann di cogliere l’occasione per chiudere la fabbrica e di «statuire con altre deportazioni di maestranze un esempio, che possa avere efficacia intimidatoria nei confronti di ulteriori piani in questa direzione» (42). Leyers, cioè, si illudeva ancora di potere risolvere il problema con qualche esemplare misura intimidatoria e terroristica. Ma la fase in cui sarebbe stato possibile liquidare il movimento con il terrorismo spicciolo era ormai superata. Il primo marzo si ebbe la proclamazione dello sciopero generale in tutta l’Italia settentrionale: come ha scritto il Luraghi, la causa delle rivendicazioni economiche era diventata ora «un vero e proprio obiettivo della guerra civile in cui il proletariato era nelle prime file», mèta dello sciopero era «quella di strappare delle effettive concessioni per salvaguardare l’integrità fisica dei ceti proletari ormai gravemente minacciati dalle orribili condizioni di vita ingenerate dall’occupazione germanica» (43). Lo stesso ministero degli Interni della Repubblica sociale fornì la cifra, certamente inferiore alla realtà, di 207 mila astenuti dal lavoro (44). La reazione dei tedeschi a questo imponente movimento di agitazione fu almeno in un primo tempo contraddittoria. Paradossalmente, chi svolse in apparenza la parte del moderatore fu proprio il Leyers, che aveva sempre caldeggiato la maniera forte e che aveva trovato nel gen. Zimmermann un degno ed efficiente collaboratore”” (pag 197-199) [(41) ‘Lagebericht’ del Gruppo amministrazione della Militärkommandantur di Milano del 12 genn. 1944; (42) Lettera di Leyers a Zimmermann del 1° marzo 1944; (43) R. Luraghi, ‘Il movimento operaio torinese durante la Resistenza’, pp. 171-72 e in generale per i nuovi scioperi a Torino si v. il cap. V della parte II della stessa opera. Sugli scioperi di marzo a Milano possediamo le notizie fornite da Emanuele Tortoreto, ‘Notizie sul movimento operaio di Milano dal 25 luglio 1943 al marzo 1944’, ne ‘Il movimento di liberazione in Italia’, luglio 1956, pp. 38-41. Il significato dello sciopero generale di marzo nel più ampio contesto del movimento di resistenza è pienamente colto nell’opera di Roberto Battaglia, ‘Storia della Resistenza italiana’, pp. 213-223; (44) Comunicato del ministero degli Interni nel ‘Corriere della Sera’ dell’8 marzo 1944. Le fonti partigiane parlarono di oltre un milione di scioperanti]”,”ITAR-280″
“COLLOTTI Enzo”,”Recenti studi sul movimento operaio austriaco.”,”Scaricato da Jstor”,”MAUx-050″
“COLLOTTI Enzo”,”L’Europa nazista. Il progetto di un Nuovo ordine europeo (1939-1945).”,”Contiene il paragrafo: Il saccheggio economico e la schiavizzazione per il lavoro forzato (pag 142-151) Italia e Germania in Jugoslavia. La guerra nei Balcani. Su questo sfondo di carattere militare l’alleanza dell’Asse stava consumando l’usura che sarebbe sfociata nella crisi definitiva. Uno dei teatri dell’ultima fase dell’alleanza fu rappresentato per l’appunto dai Balcani. (pag 240) (pag 240-241) Enzo Collotti ha insegnato nelle Università di Trieste, Bologna e Firenze.”,”GERN-184″
“COLLOTTI Enzo; BATTIFORA Paolo; TIBALDI Italo”,”Totalitarismo, lager e modernità. Totalitarismo, lager e modernità: una questione centrale del Novecento (Battifora); Il sistema concentrazionario nella Germania nazista (Collotti); La geografia della deportazione italiana (Tibaldi).”,”Totalitarismo, lager e modernità. Totalitarismo, lager e modernità: una questione centrale del Novecento (Battifora); Il sistema concentrazionario nella Germania nazista (Collotti); La geografia della deportazione italiana (Tibaldi).”,”GERN-187″
“COLLOTTI Enzo”,”Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia.”,”Enzo Collotti già professore di Storia contemporanea presso l’Università di Firenze, è tra i maggiori storici della Resistenza in Europa. Elenco dei campi di concentramento (pag 108) “”Quanti furono gli ebrei internati in Italia? Gli ebrei stranieri, i quali tutti, senza eccezione, avrebbero dovuto entrare in campo di concentramento furono alcune migliaia. Quanti dei circa 4.000 ebrei stranieri che risultavano ancora in Italia nel maggio del 1940 finirono in campo di concentramento? Neppure su questo aspetto possediamo statistiche sicure, anche perché apparentemente in definitiva il campo di concentramento avrebbe potuto essere un luogo più sicuro, posto come era sotto protezione sia pure del nemico; di fatto però rimase pur sempre un numero di ebrei stranieri che preferì affrontare la clandestinità, non denunciando la propria presenza, talvolta nella segreta speranza prima o poi di potere lasciare l’Italia. Si potrebbe cercare di fissare il numero approssimativo degli internati sommando gli ospiti dei singoli campi ma anche questo è un calcolo di non facile realizzazione, date le variazioni che il numero degli internati subì negli anni e la pluralità di forme dell’internamento che spesso non consente di distinguere anche all’interno dello stesso nucleo familiare la posizione di ciascuno. Sappiamo che all’apice del suo sviluppo, nell’estate del 1943, il campo di Ferramonti dovette ospitare intorno a 2.000 internati, ma non sappiamo quanti esattamente ne siano transitati da Ferramonti. Degli ebrei stranieri almeno un contingente fu vittima di vera e propria deportazione dall’Italia: gli ebrei libici (alcuni di cittadinanza inglese) che furono trasferiti sul territorio italiano al momento dell’abbandono dell’ex colonia italiana, un trasferimento del quale forse non conosceremo mai la ragione: ostaggi per eventuali scambi di prigionieri per trattative di pace? Comunque sia, agli ebrei stranieri che venivano rinchiusi in campo di concentramento in Italia, taluni già reduci da esperienze nei campi di concentramento nazisti e comunque al corrente della sorte riservata ai loro correligionari sotto la dominazione tedesca, l’internamento in Italia appariva il meno peggio che potesse capitare. (…) Gli ebrei italiani che finirono nei campi di concentramento o all’internamento libero in Italia furono molto meno. Neppure di essi si conosce la cifra esatta; da una statistica del Ministero dell’Interno dell’autunno del 1942 risulterebbero a quella data 233; ma quanti effettivamente subirono il provvedimento? Le ricerche degli ultimi anni ridimensionano fortemente le cifre che furono fatte nei decenni passati. Oggi le stime si attestano, secondo criteri diversi di valutazione e sulla base di riscontri documentari lacunosi, su un numero variabile tra le 300 e le 400 unità”” (pag 109-110)”,”EBRx-074″
“COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”Storia della rivoluzione cinese.”,”Enrica Collotti Pischel è tra gli studiosi più autorevoli di storia della Cina e dell’Asia Orientale. Il PCC “”Il passo decisivo fu costituito, in questo processo, dall’arriva a Canton, nell’autunno del 1923, di un gruppo di consiglieri sovietici alla testa dei quali erano Borodin, un vecchio bolscevico vissuto a lungo in America e passato attraverso un’esperienza di lotte armate in un paese sottosviluppato per la sua collaborazione con i rivoluzionari messicani, e Vasilij Blucher, un tipico comandante militare dei “”rossi”” formatosi nella guerra civile”” (pag 172) L’inizio della clandestinità (del PCC dopo la vicenda del Kuomintang): Chen Tu-Hsiu condivide in parte le critiche di Trotsky a Stalin sulla rivoluzione cinese (pag 225)”,”MCIx-001-FF”
“COLLOTTI Enzo SANDRI Renato SESSI Frediano a cura; saggi di Luigi GANAPINI Giorgio ROCHAT Enzo COLLOTTI Pier Paolo POGGIO Gloria CHIANESE Nicola LABANCA Brunello MANTELLI Liliana PICCIOTTO Ilio MURACA Giorgio ROCHAT Mario GIOVANA David ELLWOOD Enzo COLLOTTI e Tristano MATTA Anna BRAVO Andrea ROSSI Gianni PERONA Mimmo FRANZINELLI Luciano CASALI e Gaetano GRASSI Ettore GALLO Luigi PONZIANI Giancarlo MONINA e Gabriele RANZATO Paolo GIOVANNINI e Doriano PELA Gianfranco CANALI Antonio GIBELLI Luigi BORGOMANERI Jean Pierre JOUVET e Renato SANDRI Carlo ROMEO e Leopold STEURER Ferruccio VENDRAMINI Galliano FOGAR Marco PUPPINI Milan PAHOR Luisa Maria PLAISANT”,”Dizionario della Resistenza. Volume primo. Storia e geografia della Liberazione.”,”Saggi di Luigi GANAPINI Giorgio ROCHAT Enzo COLLOTTI Pier Paolo POGGIO Gloria CHIANESE Nicola LABANCA Brunello MANTELLI Liliana PICCIOTTO Ilio MURACA Giorgio ROCHAT Mario GIOVANA David ELLWOOD Enzo COLLOTTI e Tristano MATTA Anna BRAVO Andrea ROSSI Gianni PERONA Mimmo FRANZINELLI Luciano CASALI e Gaetano GRASSI Ettore GALLO Luigi PONZIANI Giancarlo MONINA e Gabriele RANZATO Paolo GIOVANNINI e Doriano PELA Gianfranco CANALI Antonio GIBELLI Luigi BORGOMANERI Jean Pierre JOUVET e Renato SANDRI Carlo ROMEO e Leopold STEURER Ferruccio VENDRAMINI Galliano FOGAR Marco PUPPINI Milan PAHOR Luisa Maria PLAISANT. “”Come si è detto in precedenza, dei circa novecentomila italiani e italiane presenti in territorio tedesco negli ultimi venti mesi della seconda guerra mondiale solo ottocentomila vi erano stati trasferiti dopo l’ 8 settembre 1943; gli altri centomila erano arrivati prima, in seguito agli accordi economici bilaterali che avevano previsto l’ invio nel Reich di manodopera agricola e industriale italiana (complessivamente, dal 1938 al 1943, circa cinquecentomila lavoratori – uomini e donne – erano stati assorbiti dall’ economia di guerra tedesca. Il 27 luglio Heinrich Himmler, nella sua qualità di capo della polizia tedesca, bloccò i rimpatri di coloro che erano ancora al lavoro in Germania). Lo status degli operai e dei braccianti italiani precipitò a quello di lavoratori coatti. (…) Il gruppo più numeroso all’ interno degli ottocentomila era rappresentato dagli Internati militari italiani (Imi) (…). Oltre il novanta per cento degli Imi riuscì a sopravvivere alla prigionia (…)””. (pag 124-125)”,”ITAR-030-FV”
“COLLOTTI Enzo SANDRI Renato SESSI Frediano a cura; collaborazione di Ettore GALLO Claudio PAVONE Adriano BALLONE Giuseppe MARAS Giorgio ROCHAT e altri”,”Dizionario della Resistenza. Volume secondo. Luoghi, formazioni, protagonisti.”,”Opera realizzata con la collaborazione della Coop Italia Saggi di Ettore GALLO Claudio PAVONE Adriano BALLONE Giuseppe MARAS Giorgio ROCHAT, altri collaboratori a pagina 875 Nell’ elenco delle medaglie d’ oro della guerra di liberazione la maggior parte sono date alla memoria (in gran parte caduti partigiani), nella parte di medaglie date ai viventi emergono in maggioranza gli ufficiali o i graduati dell’ esercito delle varie armi (esercito, marina, aviazione, carabinieri) si tratta di generali, capitani, tenenti, ecc. e persino qualche cappellano militare). (pag 738-764)”,”ITAR-031-FV”
“COLLOTTI Enzo SALA Teodoro VACCARINO Giorgio”,”L’Italia nell’Europa danubiana durante la seconda guerra mondiale.”,”Il volume contiene i seguenti saggi: – Enzo COLLOTTI, La politica dell’Italia nel settore danubiano-balcanico dal patto di Monaco all’armistizio italiano (pag 5-72) – Teodoro SALA, Occupazione militare e amministrazione civile nella «provincia» di Lubiana (pag 73-94) – Giorgio VACCARINO, ‘La partecipazione degli italiani alla Resistenza nei Balcani (pag 95-121) Le truppo dislocate oltre mare sacrificate per il forte timore della rappresaglia tedesca sul suolo nazionale. ‘[M]olte delle azioni armate contro i tedeschi, che subito dopo l’8 settembre furono intraprese da interi reparti o da larghi gruppi di militari italiani, spesso affiancati da civili, trascesero il campo di qualsiasi congetturabile forma di obbedienza. Ciò che in particolare fecero molte delle truppe italiane nei Balcani non può essere considerato come un comportamento tradizionale di «servizio», ma come un’azione liberamente voluta di «resistenza». Le forze italiane dislocate in questa parte d’Europa l’8 settembre 1943 [ammontavano complessivamente ad] una trentina di divisioni italiane, forti di circa 700.000 uomini, estremamente disseminati su un vasto territorio ostile, dalle difficili comunicazioni. Il massimo frazionamento era ovviamente rappresentato dai preside nelle isole. Per tali ragioni l’ordine importati tra gli ultimi giorni d’agosto e i primi di settembre dal Comando supremo (da cui dipendevano direttamente tutte le forze suddette, tranne quelle della 2° Armata, dipendenti dallo Stato maggiore dell’esercito), di studiare un piano che consentisse alle truppe di concentrarsi verso la costa (2), era così tardivo, di fronte ad un compito di tale impegno, da essere condannato fin dall’inizio all’insuccesso. Ma, ma così grande era il timore nel governo che il segreto delle trattative con gli Alleati trapelasse, provocando la terrificante rappresaglia tedesca, che esso preferì sacrificare, alla sicurezza dell’esercito sul territorio metropolitano, quello dislocato oltre mare””] (pag 95-96) [Giorgio Vaccarino, ‘La partecipazione degli italiani alla Resistenza nei Balcani’ (pag 95-121)] [(2) Giacomo Zanussi, ‘Guerra e catastrofe d’Italia’, Roma, Casa editrice libraria Corso, 1945, vol. II, p. 140]”,”QMIS-001-FP”
“COLLOTTI Enzo”,”La soluzione finale. Lo sterminio degli ebrei.”,”Enzo Collotti insegna storia contemporanea presso l’Università di Firenze.”,”EBRx-024-FL”
“COLLOTTI Enzo”,”Karl Liebknecht agitatore e uomo politico.”,”Premesse fondazione KPD (pag 186)”,”LIEK-001-FGB”
“COLLOTTI Enzo”,”La seconda guerra mondiale.”,”Contiene tra l’altro il paragrafo 5 della sezione IV (L’aggressione all’Unione Sovietica e il Nuovo Ordine Europeo): «Notte e nebbia»: terrorismo, deportazione, eliminazione fisica dei nemici del Terzo Reich: a) Decreto «Notte e nebbia» del 7 dicembre 1941; b) Istruzioni di Göring del 6 agosto 1942 per la rapina dei territori occupati; c) Il commissario per l’impiego della manodopera Sauckel a Hitler il 15 aprile 1943; d) Direttiva del dirigente della IG-Farben Christian Schneider per il trattamento dei lavoratori orientali del 10 luglio 1943; e) Dalla deposizione del dirigente della IG-Farben Walther Durrfeld al processo contro la IG-Farben del 1946 (pag 136-141) “”Direttiva del dirigente della IG-Farben Christian Schneider per il trattamento dei lavoratori orientali del 10 luglio 1943: “”Ai dirigenti aziendali, ai capi reparto e sottocapi aziendali. Principio supremo rimane di estrarre dai prigionieri di guerra dei popoli dell’est e da tutti i lavoratori orientali il massimo rendimento lavorativo possibile. Tutti questi uomini devono essere nutriti, alloggiati e trattati in modo che possano assolvere al massimo rendimento possibile con la spesa più parsimoniosa che sia possibile”” (pag 140); Dalla deposizione del dirigente della IG-Farben Walther Duerrfeld al processo contro la IG-Farben del 1946: “”1. (…) Ad Auschwitz la IG Farben doveva produrre 30.000 tonn. di buna. Esistevano colà una fabbrica di buna (1) ed un impianto per la sintesi. Entrai nella NSDAP nel 1937. Nel partito non ricoprii cariche né gradi. (…). 2. La IG Auschwitz era una fondazione dei settori I e II, nella quale il settore II, settore Buna (Otto Ambros) aveva la direzione. L’impianto per la sintesi nella IG Auschwitz era sottoposto al settore I (Heinrich Buetefisch). Otto Ambros esplorò la spianata di Auschwitz nell’inverno 1940-41 dopo un viaggio di ricognizione con il dr. Biedenkopf, ingegnere dirigente di Buna-Schkopau. ‘Elemento decisivo per la scelta della località fu la presenza di risorse minerarie’ (carbone e argilla nelle vicinanze, acqua della Vistola) ‘e di manodopera’. Valutai nel 1941 che per la IG Auschwitz occorrevano in totale 12-16 mila lavoratori. Heinrich Buetefisch mi informò che si dovevano impiegare detenuti del campo di concentramento. Supponevo che la quota presumibile di detenuti del ‘Lager’ al numero complessivo dei lavoratori necessari ammontasse a circa il 25 per cento. 3. Nel marzo o nell’aprile del 1941, su invito di Heinrich Buetefisch, presi parte con lui e con l’ingegnere capo Faust ad un colloquio con l’Obergruppenführer delle SS Wolff a Berlino, Albrechtstrasse, in merito all’impiego di detenuti del ‘Lager’ nella IG Auschwitz. In tale colloquio fu concordato che la vigilanza dei detenuti dovesse essere attuata sul posto dalle SS e che non dovesse stabilirsi alcun contatto tra i detenuti e gli altri lavoratori. Fu stabilito il prezzo giornaliero di 3 marchi per lavoratore detenuto non qualificato e 4 marchi per quelli qualificati. Noi accettammo il prezzo. La somma veniva pagata mese per mese alle SS a Berlino. I detenuti stessi non sono pagati (…) dalla IG Farben (…)”” (pag 140-141) [(1) buna s. f. [comp. con le sillabe iniziali di butadiene e natrium «sodio»]. – Nome commerciale di un tipo di gomma sintetica prodotta su larga scala per polimerizzazione del butadiene con sodio, (Treccani)]”,”QMIS-318″
“COLLOTTI Enzo KLINKHAMMER Lutz”,”Il fascismo e l’Italia in guerra. Una conversazione fra storia e storiografia.”,”””(…) Ho l’impressione che anche la questione dei campi di concentramento italiani prima dell’8 settembre non sia molto presente nell’opinione pubblica e non sia neanche stata affrontata in maniera particolare dalla storiografia. Dobbiamo registrare anche in questo campo dei processi di rimozione? A che punto sono le ricerche?”” (L.K.) “”Sono molto indietro. Da parte italiana per esempio sul campo di concentramento di Rab non c’è assolutamente nulla. Esistono solo alcuni studi jugoslavi che avrebbero bisogno sia di aggiornamento che di verifica. Negli ultimi anni si è lavorato molto su Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, il più grande campo di concentramento soprattutto per ebrei stranieri internati in Italia fra il 1940 e il 1943. Gli ebrei che vi si trovavano rinchiusi si salvarono fortunosamente perché pur essendosi trovati, dopo l’8 settembre, in zona occupata dai tedeschi, gli inglesi sbarcarono proprio sulla punta calabra e li liberarono prima che i tedeschi in ritirata potessero occuparsene. (…) Per quanto riguarda invece le ricerche dobbiamo constatare che, a parte il caso di Ferramonti, si è lavorato pochissimo sugli altri campi, forse una cinquantina, sparsi in tutta Italia, nei quali oltre a prigionieri di guerra angloamericani erano stati internati anche ebrei stranieri in Italia e prigionieri fatti in Jugoslavia e in Grecia (ci risulta che siano finiti in questi campi anche politici albanesi portati in Italia, ebrei o meno). Nel controllare gli elenchi di campi di concentramento in Italia, ho scoperto che vicino ad Arezzo, a Renicci, c’è stato probabilmente (vista ancora l’incertezza delle conoscenze) il più grande campo d’internamento in Italia dopo quello di Ferramonti. Anche questo nasce come campo per prigionieri di guerra, però poi vi verranno rinchiusi anche civili jugoslavi, greci, ebrei stranieri e anarchici italiani. Questi ultimi finiscono a Renicci dopo il 25 luglio 1943, portati direttamente da Ventotene, perché il governo Badoglio era riluttante a liberare comunisti e anarchici (in particolare gli anarchici). Un gruppo di studenti che ha fatto con me seminari sull’antisemitismo ha deciso di ricostruire la storia di questo campo. Ma all’Archivio di Stato di Arezzo emergono con difficoltà documenti frammentari. La curia vescovile, pur essendoci stato un parroco che andava regolarmente al campo, non ha informazioni. Al direttore della biblioteca di Arezzo chiedo se hanno del materiale: anche qui niente. L’unico che ne sa qualcosa è un benemerito ex partigiano a Sansepolcro che ha creato di sua iniziativa un piccolo museo della Resistenza in cui esistono un plastico e delle fotografie del campo di Renicci. (…)”” (E.C.) (pag 14-15)”,”ITAF-396″
“COLLOTTI Enzo”,”L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna.”,”La Federazione sindacale internazionale, nota anche come Internazionale di Amsterdam, è stata una organizzazione sindacale internazionale che ha operato tra il 1919 e il 1945, succedendo al precedente Segretariato internazionale di centrali sindacali nazionali. In stretti rapporti con l’Internazionale operaia socialista, fu contrastata dai sindacati controllati dalle forze comuniste. Dopo l’abbandono dell’organizzazione da parte dell’American Federation of Labor, divenne un organismo prettamente europeo di orientamento socialdemocratico. Bibliografia (EN) Geert van Goethem, The Amsterdam International: the world of the International Federation of Trade Unions (IFTU), 1913-1945. Ashgate Publishing, Ltd., 2006, pp. 320. (abbozzo di voce, wikip)”,”INTx-001-FGB”
“COLOMBATTO Enrico”,”L’economia politica del commercio Est-Ovest.”,”Enrico Colombatto ha conseguito il Master e il Ph.D. in economia presso la London School of Economics. É ricercatore alla Facoltà di economia e commercio di Torino e ha pubblicato numerosi scritti di microeconomia e di economia internazionale.”,”EURC-064-FL”
“COLOMBI Arturo”,”Nelle mani del nemico.”,”””Noi dicevamo: “”E’ vero, la tendenza è l’ unione di tutte le forze capitalistiche in funzione antisovietica, ma a questa tendenza si contrappongono le contraddizioni de capitalismo e la grande forza dell’ URSS, forza che, unita alla intelligenza politica, permette al paese del socialismo di manovrare e di impedire che il blocco contro di lei si realizzi””. Vedevamo giusto e fu questa giusta impostazione del problema che ci permise di comprendere subito le ragioni e il significato del patto tedesco-sovietico. Vi furono compagni che stentavano a superare la ripugnanza che ispirava loro l’ idea di un patto con i boia dei comunisti tedeschi, ma ci fu facile dimostrare che, essendo in gioco le sorti del movimento operaio e dei popoli, quello che premeva soprattutto era di impedire che i paesi imperialistici si coalizzassero ai nostri danni. Comprendevano poi l’ importanza che poteva avere per l’ URSS il guadagnare tempo””. (pag 136)”,”PCIx-130″
“COLOMBI Arturo SPRIANO Paolo RAVERA Camilla POLANO Luigi AMADESI Luigi LEONETTI Alfonso GUALANDI Enrico D’ONOFRIO Edoardo ARBIZZANI Luigi SOLAROLI Bruno MARABINI Andrea ZANGHERI Renato TERRACINI Umberto, interventi di”,”La frazione comunista al convegno di Imola, 28-29 novembre 1920. Atti delle manifestazioni celebrative tenute ad Imola il 28-29 novembre 1970.”,”Interventi di COLOMBI Arturo SPRIANO Paolo RAVERA Camilla POLANO Luigi AMADESI Luigi LEONETTI Alfonso GUALANDI Enrico D’ONOFRIO Edoardo ARBIZZANI Luigi SOLAROLI Bruno MARABINI Andrea ZANGHERI Renato TERRACINI Umberto. “”Al congresso socialista di Livorno la mozione comunista aveva ottenuto 58 mila voti. Questi voti di militanti comunisti sparsi in tutta Italia non erano certo molti per dar vita e assicurare l’ esistenza dell’ organizzazione del PCd’I in tanti centri. Occorreva immettere nel partito comunista un buon numero di giovani comunisti, di giovani quadri battaglieri che erano emersi e si erano andati formando alla scuola delle battaglie sociali, sindacali, politiche di quegli anni 1919-20 e particolarmente nelle prime lotte, nei primi scontri col fascismo che diventava sempre più minaccioso e aggressivo. La FGS nel 1920 aveva superato i 60 mila iscritti e quasi tutti rimasero nella FGCI. Fu dunque alla FGCI che il Comitato centrale del PCd’I fece appello, chiedendo il passaggio di giovani militanti della FGCI al PCd’I. L’ appello fu accolto e migliaia di giovani furono trasferiti dalla FGCI al PCd’I. Fu quella un’ operazione che in buona misura dava in tanti centri la possibilità di creare l’ ossatura organizzativa del nascente partito comunista.”” (Luigi Polano, pag 38) “”Il III Congresso dell’ Internazionale comunista, ad appena sei mesi dalla nascita del Partito Comunista d’ Italia, di fronte al riflusso del movimento operaio pose come obbiettivi immediati la difesa delle libertà democratiche, l’ alleanza con i socialisti, il “”fronte unico”” per resistere alla montante offensiva reazionaria, che in Italia assumeva il carattere delle violenze fasciste. Scriverà Gramsci nel 1926, in tono critico: “”Lenin aveva dato la formula lapidaria del significato delle scissioni in Italia quando aveva detto al compagno Serrati: separatevi da Turati e poi fate l’ alleanza con lui””. (Enrico Gualandi, pag 59) “”Bordiga e i suoi acconsentono a rinunciare alla posizione astensionista, anche se la participazione alle elezioni politiche ed amministrative è ammessa dal manifesto-programma al solo fine di “”svolgere la propaganda e l’ agitazione rivoluzionaria, e di affrettare il disgregamento degli organi borghesi della democrazia rappresentativa””. Bordiga riterrà necessario argomentare la sua scelta in un ampio articolo pubblicato sul Comunista il giorno stesso in cui si apre il convegno di Imola, e che è tutto incentrato sul riconoscimento del “”valore della disciplina””, allorché alla base del partito sia posta una chiara e omogenea piattaforma programmatica. E’ invece illusorio e ingannevole, scrive Bordiga, il richiamo alla disciplina quando viene fatto in un partito diviso sui principi e sul programma: i massimalisti unitari si appellano alla disciplina per giustificare la permanenza nel partito dei riformisti. Ma accettato liberamente un programma della maggioranza, “”la minoranza seguace di altri e opposti programmi, anche se offre l’ impegno assurdo della disciplina, deve essere allontanata dal partito””. (Zangheri, pag 106-107)”,”MITC-050″
“COLOMBI Arturo”,”L’ occupazione delle fabbriche.”,”””Ci sembra opportuno sottolineare il concetto, chiaramente espresso nella lettera della FIOM, che non spetta alle organizzazioni dei lavoratori il compito di dimostrare se è possibile o no soddisfare determinate rivendicazioni. L’ organizzazione operaia ha il compito di dimostrare che le rivendicazioni presentate sono legittime e necessarie per i lavoratori; imbarcarsi in una discussione per stabilire se una determinata industria, a un momento dato, può o non può sopportare un aumento salariale o una riduzione dell’ orario di lavoro equivale ad accettare il principio che gli operai si accollano le conseguenze della depressione economica, equivale a rinunciare a qualsiasi azione rivendicativa in quanto i padroni saranno sempre in grado di “”dimostrare”” che la loro industria non può sopportare nuovi oneri””. (pag 16)”,”MITT-151″
“COLOMBI Arturo”,”Socialismo e riformismo, 1900-1914.”,”””Attraverso il protezionismo industriale, per l’ opera dei dirigenti riformisti della Confederazione del lavoro, altre categorie operaie del nord (siderurgici, ecc.) venivano volta a volta a trovarsi in una posizione di compromesso con i grandi industriali che, in un modo o nell’ altro, attingevano copiosamente alle casse dello Stato. Salvemini scriveva: “”Il partito socialista ufficiale è l’ espressione di un angolo visuale gretto e di una politica che identifica il proletariato di tutto il mondo con le organizzazioni privilegiate dei lavoratori dell’ industria della zona ligure e padana. Il partito socialista ufficiale è incapace di vedere i problemi nazionali e pratica una politica di compromesso e di favore verso le cooperative””. (pag 59-60)”,”MITS-223″
“COLOMBI Arturo”,”Il partito socialista e la guerra, 1914-1918.”,”””Non è il numero che importa, ma l’ espressione fedele delle idee e della politica del proletariato veramente rivoluzionario. L’ essenziale non è “”proclamare”” l’ internazionalismo; ma di saper essere, anche nei tempi più difficili, degli internazionalisti di fatto.”” (Lenin, pag 89) “”Quando il deputato Otto Rühle, il compagno più intimo di Liebknecht, ha dichiarato apertamente che di fatto esistono già due partiti – uno che aiuta la borghesia, l’ altro che la combatte, – molti, compresi i kautskiani, si sono scagliati contro di lui ma nessuno lo ha confutato.”” (in ‘Le tesi dei bolscevichi alla Conferenza di Kienthal’ (aprile 1916) (pag 115))”,”MITS-224″
“COLOMBI Arturo”,”Giuseppe Massarenti. Pioniere, Combattente e Martire del Socialismo.”,”””Massarenti pensava che tosto o tardi i proprietari sarebbero stati indotti a passare alla conduzione diretta con salari avventizi. Secondo lui ciò costituiva il primo grande passo verso la “”socializzazione”” della terra da tanto tempo vagheggiata. Massarenti non pensava all’ espropriazione, credeva di poter raggiungere l’ obiettivo mediante l’ affittanza collettiva e poi l’ acquisto della terra da farsi gradualmente. Il sogno sembrava bello””. (pag 38)”,”MITS-231″
“COLOMBI Arturo, a cura di Federico CANEPARO”,”«Per un partito di combattimento». Scritti scelti 1948-1955.”,”Contiene lo scritto di Colombi ‘Orientamenti e compiti della storiografia marxista in Italia’ (pag 166-180) “”Lo storico del movimento operaio deve dimostrare coi fatti come la Chiesa cattolica sia intervenuta nella questione sociale (Enciclica ‘Rerum Novarum’ di Leone XIII) quando non poteva più farne a meno, quando cioè il movimento operaio socialista, nel suo impetuoso sviluppo, conquistava strati sempre più vasti di lavoratori e appariva come una minaccia per l’ordinamento sociale borghese. Le gerarchie della Chiesa hanno esortato il clero e i cattolici ad occuparsi delle organizzazioni dei lavoratori non perché simpatizzassero per la causa delle redenzione del lavoro ma in odio alle idee e alla lotta emancipatrice del socialismo, per tentare di convincere gli operai a tenersi contenti della loro sorte”” (pag 170) “”Marx, parlando del programma di Gotha, in una lettera a Bracke (5 maggio 1875), scriveva “”Anche se l’unità degli operai si rallegra non bisogna dimenticare che questo successo momentaneo è stato acquistato a caro prezzo”” (Marx alludeva al compromesso che aveva portato gli eisenachiani ad accettare le false teorie di Lassalle: la teoria della legge di bronzo dei salari, la teoria dello Stato popolare libero, la teoria della cooperazione di produzione con l’appoggio dello Stato). Che Marx avesse ragione di temere le conseguenze di questo mercato dei principi è stato abbondantemente provato dal fallimento della socialdemocrazia tedesca, rosa dall’opportunismo, di fronte alla crisi della guerra (1914-’18), e a quella del dopo guerra”” (pag 172) [Arturo Colombi, «Per un partito di combattimento». Scritti scelti 1948-1955, 2004]”,”PCIx-358″
“COLOMBINI Chiara”,”Anche i partigiani però …”,”Chiara Colombini, storica, è ricercatrice presso l’ Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “”Giorgio Agosti””. Ha curato tra l’altro il volume ‘Resistenza e autobiografia della nazione. Uso pubblico, rappresentazione, memoria’, Edizioni SEB27, 2012 con Aldo Agosti. E gli ‘Scritti politici. Tra giellismo e azionismo (1932-1947) di Vittorio Foa (con Andrea Ricciardi), Bollati Boringhieri, 2010. E’ anche autrice di ‘Giustizia e Libertà in Langa. La Resistenza della III e della X Divisione GL’, Eataly Editore, 2015. La questione delle stragi. “”Fin dagli anni Novanta del Novecento, le stragi sono state studiate approfonditamente dagli storici e dal 2015 è a disposizione di tutti, online, l'””Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia””, una banca dati frutto di ricerche collettive e ramificate sul territorio che raccoglie informazioni dettagliatissime sulla violenza abbattutasi sulla penisola tra il 1943 e il 1945. L’Atlante censisce uccisioni sia di gruppi sia di singoli, sia di civili sia di partigiani inermi (non uccisi in combattimento, cioè), sia di ebrei, e ricostruisce per ciascun episodio lo svolgimento dei fatti, l’identità delle vittime e, in larga parte, dei responsabili. Un lavoro monumentale, che ha individuato un totale di 5.862 eccidi, nei quali perdono la vita 24.384 persone (per il 53% civili, per il 30% partigiani) (7): «Una violenza costante e diffusa sul territorio» – con una media di 40 uccisi e oltre 9 episodi al giorno nel corso dei venti mesi – scatenata unicamente dai tedeschi nel 66% dei casi, dai soli fascisti nel 22% dei casi e da tedeschi e fascisti insieme nel 14% dei casi (8). Questa ricca stagione di studi ha messo in evidenza alcuni dati fondamentali. In primo luogo dietro la parola “”strage”” si può intravedere un’ampia gamma di situazioni anche molto differenti tra loro. (…) In secondo luogo gli studi sulle stragi mostrano che queste sono strettamente collegate con l’andamento delle operazioni di guerra e lo spostamento del fronte. La violenza, presente in tutto l’arco dei venti mesi, si acuisce nei periodi in cui le truppe tedesche hanno necessità di rafforzare le proprie posizioni per contrastare l’avanzata degli Alleati (prima sulla linea Gustav e poi sulla linea Gotica, lungo le quali il fronte si stabilizza), oppure nelle fasi in cui sono costrette a trasferirsi (dal Sud verso la linea Gustav, nell’autunno del 1943; dal Centro verso la linea Gotica, nell’estate del 1944; dal Nord, alla fine di aprile del 1945) (10). In entrambi i casi, tutto ciò che si frappone tra gli occupanti e i loro obiettivi è un ostacolo inaccettabile, da eliminare. A cominciare dai partigiani: secondo i dati raccolti dall’Atlante, come sottolineano Paolo Pezzino e Gianluca Fulvetti, il 70% degli episodi di strage si verifica nel quadro della guerra che i tedeschi, con l’aiuto dei fascisti, mettono in atto contro i “”ribelli”” (11). Questo dato percentuale va guardato attentamente e da più vicino. Intanto, se la Resistenza – a conferma del fatto che irrilevante non è davvero – spiega molto della condotta brutale degli occupanti, non può spiegare tutto. (…) Inoltre quel dato non vuole dire che per il 70% dei casi le stragi seguano un’azione partigiana. Lo spiega con grande chiarezza Luca Baldissara: «l’esistenza stessa del partigiano – non importa quanto attivo, se realmente presente in un dato territorio, o semplice spettro di una potenziale minaccia – innesca il concreto ‘modus operandi’ dell’esercito tedesco. La Resistenza – per il fatto stesso che ne esiste la possibilità, prima ancora che la concreta azione – costituisce il detonante della guerra ai civili». I partigiani sono «il ‘fattore scatenante’ della violenza» (14), che ci siano a tutti gli effetti o meno, che agiscano o meno”” (pag 58-59-60)”,”ITAR-328″
“COLOMBO Arrigo”,”L’ utopia. Rifondazione di un’idea e di una storia.”,”Arrigo COLOMBO, membro ed anima del Centro di ricerca sull’Utopia dell’Univ di Lecce, è studioso dei problemi della società nel nostro tempo e del progetto che la va trasformando. Tra i suoi scritti: -Martin Heidegger. Il ritorno dell’essere. BOLOGNA. 1964 -Il destino del filosofo. MANDURIA. 1971 -Le società del futuro. Saggio utopico sulle società postindustriali. BARI. 1978 -Utopia e distopia.(ac). BARI. 1993 -La Russia e la democrazia. Il riemergere della democrazia diretta. BARI. 1994″,”SOCU-002″
“COLOMBO Arrigo SCHIAVONE Giuseppe a cura; scritti di ASHTON CERRONI GABRIELI GIARRIZZO MANNING PUNZO QUARTA RECUPERO SCHIATTONE SCHIAVONE SPINI TUNDO”,”L’ utopia nella storia. La rivoluzione inglese.”,”Scritti di ASHTON CERRONI GABRIELI GIARRIZZO MANNING PUNZO QUARTA RECUPERO SCHIATTONE SCHIAVONE SPINI TUNDO. COLOMBO e SCHIAVONE, filosofi, sono entrambi membri del Gruppo di ricerca sull’ utopia dell’Univ di Lecce che opera da dieci anni ed è stato il primo in Italia. Bibliografia di COLOMBO: -Martin Heidegger. Il ritorno dell’essere. BOLOGNA. 1964 -Il destino del filosofo. MANDURIA. 1971 -Le società del futuro. Saggio utopico sulle società postindustriali. BARI. 1978 -Utopia e distopia. MILANO. 1987 SCHIAVONE studioso della rivoluzione inglese e del suo progetto politico ne ha toccato i punti salienti in alcuni saggi. Ha tradotto e presentato ‘La repubblica di Oceana’ di J. HARRINGTON (Milano, 1985). Ha dedicato un’importante monografia a WINSTANLEY (‘Winstanley. Il profeta della rivoluzione inglese’, BARI. 1991)”,”UKIR-013″
“COLOMBO Vittorino”,”Cattolicesimo sociale movimento operaio democrazia cristiana (Acli – Cisl – Sinistra DC – Acpol – Mpl).”,”Vittorino COLOMBO (1925) è senatore della Repubblica e componente della direzione della DC. E’ stato dirigente AC, ACLI e CISL.. Appartenente alla sinistra democristiana e ministro. “”In quel periodo, “”dal 1966 al 1969 – commenterà più tardi Domenico Rosati – le ACLI lanciano e ricevono impulsi per una strategia del cambiamento. Verso e da quali pianeti? Il primo pianeta è la sinistra sociale della DC che si esprime nella corrente di “”Forze Nuove””; essa non nasconde uno stato di insofferenza di fronte alla gestione moderata del partito; non mancano dichiarazioni di singoli e di gruppi che rivelano una disponibilità e una propensione all’ uscita. Il secondo pianeta è la sinistra sindacale della CISL (Macario, Carniti, Marini, Armato) quella, per intenderci, che sta conducendo una dura battaglia per imporre dentro la CISL la linea dell’ unità sindacale e del superamento della discriminazione anticomunista. Il terzo pianeta è la sinistra socialista lombardiana che si trova a mal partito all’ interno del processo di unificazione del PSI con il PSDI””. (pag 111-112)”,”ITAP-089″
“COLOMBO Alessandro FERRARI Aldo FUMAGALLI Matteo REDAELLI Riccardo VIELMINI Fabrizio”,”Il grande Medio Oriente. Il nuovo arco dell’ instabilità.”,”Il progetto Blue Stream e la questione energetica. “”L’ industria energetica è indissolubilmente legata a politica interna e politica estera. Il peso geopolitico e geo-economico di una pese nell’ arena internazionale dipende infatti anche dal ruolo che questo paese ricopre sul mercato energetico internazionale. E questo legame tra energia e politica esiste sia in paesi esportatore che in quelli costretti a importare energia e che devono far fronte perciò a rischi di dipendenza da un numero ristretto di fonti. Come e in quale misura le importazioni vengono diversificate ha ripercussioni del massimo rilievo sulla condotta di politica estera del paese in questione. Questo legame è particolarmente evidente in Turchia – paese importatore sia di petrolio che di gas naturale – per due ragioni. La dissoluzione dell’ Unione sovietica le la conseguente riedizione del “”Grande Gioco”” (questa volta per il petrolio e il gas del Mar Caspio) hanno coinvolto la repubblica turca quale via di transito. Inoltre, la repubblica turca costituisce essa stessa un potenziale mercato di dimensioni tutt’altro che trascurabili (diciassettesima economia mondiale in un paese di sessantacinque milioni di abitanti).”” (pag 142)”,”VIOx-138″
“COLOMBO Cesare FALZONE DEL BARBARO’ Michele a cura; testi di M. Francesca OCCHIPINTI”,”La fatica dell’ uomo. Condizioni di lavoro nei campi e nelle officine dall’ Unità d’ Italia alla prima guerra mondiale.”,”””Alessandro Rossi, imprenditore particolarmente attivo e ideologo del paternalismo aziendale, consapevolmente orgoglioso delle sue scelte e iniziative a favore degli operai, nello scritto ‘Questione operaia e questione sociale’ pubblicato a Torino nel 1879, ne esalta le molteplici realizzazioni e l’ efficienza: asili-nido, case e scuole per i lavoratori, attrezzature igienico-sanitarie, “”il gabinetto di lettura con biblioteca, la scuola di declamazione, il teatro Jacquard, dove di tempo in tempo si rappresentavano dagli operai stessi delle commedie e operette dilettevoli del pari che istruttive, la scuola di ginnastica e scherma, e, volendosi, di musica per gli operai ascritti ai corpi di banda e fanfara del Lanificio””. Ma di diverso avviso si mostra chi, sul ‘Giornale visintin’ di Vicenza, in occasione della morte del ‘Sire della vallata Leogora”” (avvenuta nel 1898), può attribuirgli la responsabilità di avere trasformato un popolo di liberi in una famiglia di schiavi. Alla modernità e alle innovazioni tecnologiche (di cui la fabbrica di Schio è un esempio) “”fa umiliante contrasto la coscienza dell’ uomo ivi ridotta muta, paralizzata dalla ferrea disciplina impositrice di schiavitù anche fuori dal lavoro, in tuttge le manifestazioni della vita””.”” (pag 87)”,”MITT-239″
“COLOMBO Arturo”,”Voci e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer.”,”ANTE1-22 Arturo COLOMBO insegna storia delle dottrine politiche all’Università di Pavia. Collabora al Corsera ed è redattore di Nuova Antologia, e presidente della Fondazione Riccardo Bauer. Ha pubblicato ‘Lenin e la rivoluzione’ (1974).”,”ITAD-097″
“COLOMBO Arturo”,”Voci e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer.”,”COLOMBO A. insegna storia delle dottrine politiche all’Università di Pavia, collabora al Corriere della Sera, è redattore della rivista Nuova Antologia e presidente della Fondazione Riccardo Bauer. Ha pubblicato ‘Lenin e la rivoluzione’ e ‘La resistenza e l’Europa’. DOPPIA SCHEDATURA INSERIRE LE INFORMAZIONI AGGIUNTIVE IN ARCHIV”,”ITAD-103″
“COLOMBO Arturo a cura; saggi di Leo VALIANI Giorgio VACCARINO Altiero SPINELLI Giorgio RUMI Enrico DECLEVA Paolo SPRIANO Arturo COLOMBO Anita GARIBALDI JALLET Gianfranco BIANCHI Antonio SPALLINO”,”La resistenza e l’Europa. Atti del Convegno di Studi storici. Como, 28-31 maggio 1983.”,”Saggi di Leo VALIANI Giorgio VACCARINO Altiero SPINELLI Giorgio RUMI Enrico DECLEVA Paolo SPRIANO Arturo COLOMBO Anita GARIBALDI JALLET Gianfranco BIANCHI Antonio SPALLINO”,”EURx-273″
“COLOMBO Cesare a cura, testi a cura di Francesca OCCHIPINTI”,”Gramsci e il suo tempo.”,”Foto di Salvemini, Bordiga, Tasca, Togliatti giovani Attenzione: mancante: danneggiato in modo irreparabile da caduta acqua dal tetto Isc3 (dicembre 2022)”,”FOTO-049″
“[COLOMBO Yurii]”,”Il trotskismo in Italia (1943-1967).”,”A pag 4 si citano i Gaap con Masini, Parodi e Cervetto in rapporti con Fai e i GCR. La vicenda di Azione Comunista a pag. 7.”,”TROS-284″
“COLOMBO Gherardo”,”Il vizio della memoria.”,”Gherardo Colombo è autore di molti libri tra cui ‘Il riciclaggio’, (Milano, 1990)”,”ITAS-189″
“COLOMBO Cristoforo”,”Giornale di bordo.”,”””Dice inoltre l’Ammiraglio: «Questa gente è molto docile e timida, va ignuda, come ho giò detto, e non conosce né armi né leggi; e la terra è fertilissima, (…). Il paese produce inoltre mille qualità di frutti che mi è impossibile descrivere; e tutto questo dovrà dare grande profitto». Così scrive l’Ammiraglio”” (pag 85)”,”ASGx-058″
“COLOMBO ‘Joey'”,”Memorie di un “”Rand and file””. La via di un’inconscio ribelle.”,” ‘L’America è la terra degli estremi. Là si può incontrare la più calda compassione, e la più fredda indifferenza; la più alta cultura, e la più bassa ignoranza, la più ampia tolleranza religiosa e il più ristretto settarianismo (…)”” (pag 1)”,”BIOx-001-FGB”
“COLOMBO Alessandro STEFANACHI Corrado VILLAFRANCA Antonio TAJOLI Lucia CALÌ Marta FISCHER Omer GIUSTI Serena STRADA Francesca GALLOTTA Simona ZALLIO Franco WEBER Maria BOATI Giacomo MARIGO Nicoletta REDAELLI Riccardo ORTIS Nicolas ZAMPONI Mario FIAMINGO Cristiana MULAZZANI Francesca PALLOTTI Arrigo TINTI Fulvia MORI Antonella GHEZZI Lisa MANCINI Andrea VITALE Alessandro”,”Atlante Geopolitico Mondiale. Regioni, società economie conflitti.”,”Lo shock dell’11 settembre 2001 ha chiuso un decennio di eccezionale disordine nella politica Internazionale, inaugurata, nel novembre 1989 dalla caduta del Muro di Berlino.”,”RAIx-052-FL”
“COLOMBO Valentina, a cura; saggi di Elham MANEA AL-NABULSI Shakir AL-SOUAIHI Monjiya AL -BAGHDADI Ahmad AL-QIMNI Sayyd Afshin ELLIAN Mohamed HADDAD Raja BENSLAMA Magdi ALLAM Abdennour BIDAR Dounia BOUZAR Mohamed LAMSUNI Mona EL-TAHAWY Farag FODA Nonie DARWISH Ali SALEM e altri”,”Basta! Musulmani contro l’estremismo islamico.”,”Valentina Colombo (Cameri, Novara, 1964) è ricercatrice presso l’ IMT (Scuola di Alti Studi) di Lucca.”,”VIOx-013-FV”
“COLOMBO Paolo”,”Varsavia 1944. Storia della distruzione di una città.”,”Paolo Colombo è professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegna anche Storia contemporanea. È autore di molti saggi e monografie. ‘Sia per l’eroismo e la determinazione dei varsaviani, sia per le scelte strategiche dei tedeschi, l’insurrezione viene domata solo dopo 63 giorni. Himmler dà precise istruzioni di non fare prigionieri: “”Bisogna incendiare e far saltare ogni gruppo di case””. Vengono formate squadre speciali addette alla demolizione sistematica di tutto ciò che resta in piedi. Già la fase di repressione dell’insurrezione coincide dunque con l’avvio della distruzione di Varsavia. (…)”” (pag 57); “”Al posto della città, alla fine, si erge un cumulo di 20 milioni di metri cubi di macerie. Si sono rasi al suolo fin i muri bruciati. Di circa un migliaio di edifici di valore storico ed artistico se ne salvano tra i 30 e i 60, dipende ovviamente dai criteri che si impiegano, ma comunque, in sostanza, una percentuale a mala pena del 5% (31). Nella bellissima piazza del Mercato rimangono in piedi due soli palazzi (…). Vengono distrutte 25 chiese, viene incendiato il politecnico e la quasi totalità degli stabili dell’università; vengono distrutte 64 scuole medie e 81 scuole elementari, vengono date alle fiamme 14 biblioteche, tra cui la biblioteca nazionale, e vengono bruciati la maggior parte degli archivi. L’Archivio Centrale perde 1.400.000 unità, corrispondenti all’80% di perdite, l’Archivio degli Atti Antichi 600.000 unità, pari all’85%, l’Archivio del Tesoro 809.000 unità (100%), l’Archivio degli Atti Nuovi 1.200.000 unità (95%) e infine l’Archivio Comunale 363.000 unità (100%). Nella Biblioteca Zamoyski i tedeschi danno alle fiamme circa 100 mila tra stampe, monete, mappe, incisioni ed atlanti antichi. Brucia quanto si era conservato della Biblioteca del Re di Polonia Sigismondo Augusto, una delle maggiori raccolte di diplomi in pergamena, assieme alle più antiche cronache polacche scritte da Dlugosz, Galle e Wincenty, Kadlubek. Due giorni prima che la città venga liberata, la Biblioteca Pubblica viene data alle fiamme, così come i suoi ricchi magazzini. La quasi totalità dei monumenti – quello a Chopin, per dirne uno, o la colonna di Sigismondo, altro simbolo della città – viene distrutta. Si vuole cancellare il ricordo anche visivo di un’identità nazionale. Secondo Adolf Ciborowski (32), al termine dell’occupazione tedesca i danni inferti dai nazisti alla città saranno così ripartiti: Ponti stradali e ferroviari sulla Vistola 100%; Teatri e cinema 95%; Industrie 90%; Strutture sanitarie 90%; Monumenti storici 90%; Infrastrutture tramviarie 85%; Case 72%; Scuole e Università 70%; Alberi in parchi e giardini 60%; Elettricità 50%; Condutture gas 46%; Fornitura acqua 30%; Strade 30%. E mentre a Dresda, Coventry o Rotterdam la distruzione avviene principalmente per via aerea, a Varsavia i danni causati dai bombardamenti sono, proporzionalmente, assai contenuti: qui siamo in presenza di qualcosa di diverso, e per certi terrificanti aspetti, di unico. Qui non siamo neanche a Hiroshima o a Nagasaki. Perché Dresda, Coventry, Rotterdam, Hiroshima, Nagasaki, sono tutti esempi di bombardamenti aerei (tanto tedeschi quanto alleati) di città nemiche non occupate. Varsavia nel 1944 è invece già in mano a chi la raderà al suolo: città ribelle sì, ma comunque occupata. Dopo il primo terribile bombardamento del settembre 1939, agli albori della guerra, va detto che la Luftwaffe torna a bombardare la città durante la rivolta dell’estate 1944 (33): ma, dovrebbe oramai risultare chiaro, non sia lì il punto. Alla fine della guerra l’87% degli edifici è totalmente distrutto. Se ancora una cifra può tornare utile, stiamo parlando di oltre 10.000 edifici”” (pag 68-70)] [(32) Cfr. Adolf Ciborowski, ‘Warsaw: a City Destroyed and Rebuilt’, Varsavia, Intrapress Publishers, 1968; (33) Cfr. Jeffry M. Diefendorf, ‘Rebuilding Europe’s Bombed Cities, New York, St. Martin’s Press, 1990, pag 77-80]”,”POLx-062″
“COLOMBO Arturo”,”Fra rivoluzione e riforme. L’ultimo Lenin.”,”””Di solito considerando questa «svolta» del ’21 (2), i critici della politica leniniana sono inclini a dare gran peso alle deficienze del «comunismo di guerra» (deficienze che, indubbiamente, ci sono state, e notevoli), ma non sembrano altrettanto disposti ad approfondire le ragioni obbiettive di questa strategia obbligata, che doveva sì rafforzare il famoso «pugno di ferro» ma doveva anche permettere, malgrado le rinunce e i sacrifici, la costrizione e la forza, la definitiva sopravvivenza di un regime, ormai condannato a morte dagli altri paesi e costretto a guadagnarsi, nel massimo isolamento, uno spazio per il proprio difficile sviluppo. (…) Emerge così, in tutta la sua forza drammatica ma anche in tutta la sua positività, il senso che Lenin, nel corso di anni memorabili, ha saputo impremere alla difficilissima difesa del potere sovietico da un duplice assalto:; da una parte, impegnandosi a soffocare i focolai della controrivoluzione interna, che si era diramata praticamente in tutto il paese, specie dopo l’estate del ’18, quando erano scoppiate rivolte a Mosca e nelle maggiori città della Russia centrale: e dall’altra parte, preparandosi a sostenere e respingere gli attacchi dell’imperialismo internazionale (come lo chiama Lenin), che si era espresso nell’intervento militare alleato, attraverso l’apporto delle forze inglesi, francesi, americane, giapponesi (e persino italiane), arrivate a occupare, con l’aiuto delle guardie bianche, vaste zone dell’Ucraina o della Siberia, come pure negli Urali e nel Caucaso settentrionale. (pag 38-39)”,”LENS-009-FGB”
“COLOMBO Alessandro”,”Guerra civile e ordine politico.”,”Alessandro Colombo insegna Relazioni internazionali nel Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridicxi e Storico-Politici dell’Università degli Studi di Milano. Dal 2000 è curatore o co-curatore del Rapporto annuale dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). Ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui ‘Tempi decisivi. Natura e retorica delle crisi internazionali’ (2014) Marx Engels Lenin Trotsky Luxemburg su guerra civile e rivoluzione “”In ‘La guerra civile in Francia’, scritta tra il 1870 e il 1871 all’indomani della repressione della Comune, Marx rappresentò la guerra civile come un fenomeno per sua natura controrivoluzionario, intenzionalmente «fomentato» dalla borghesia contro la sollevazione operaia di Parigi (80): in sintesi, come lo strumento per eccellenza della «cospirazione della classe dirigente per abbattere la rivoluzione» (81). Ma, anche questa volta, la contrapposizione finì allo stesso tempo smussata in una rivalutazione della guerra civile quale precondizione e, successivamente, strumento della rivoluzione. Del primo esito furono artefici gli stessi Marx ed Engels. Intanto, la centralità della lotta di classe elevò sociologicamente la guerra civile a condizione normale dei rapporti tra borghesia e proletariato – una condizione di guerra civile strisciante appunto, messa definitivamente a nudo dalal feroce repressione della Comune: «Gli impedimenti posti ancora al potere statale sotto i precedenti regimi dalle divisioni fra le fazioni della classe dirigente, furono rimossi dalla loro unione; e ora, in vista della minaccia di sollevamento del proletariato, esse usarono il potere dello Stato, senza riguardi e con ostentazione, come ‘strumento pubblico di guerra del capitale contro il lavoro» (82). Soprattutto, averla intesa in questo modo consentì a Marx ed Engels di riabilitare la guerra civile quale incubatrice e anticipazione necessaria della rivoluzione. «Tratteggiando le fasi più generali dello sviluppo del proletariato», scrivono già nel 1848 nel ‘Manifesto del partito comunista’, «abbiamo seguito ‘la guerra civile più o meno occulta entro la società attuale fino al momento in cui essa esplode in una rivoluzione aperta’ e, col rovesciamento violento della borghesia, il proletariato stabilisce il suo dominio» (83). (pag 37-40)”,”TEOP-561″
“COLOMBO Furio”,”La città profonda. Saggi immaginari su New York.”,”Furio Colombo, giornalista e scrittore, già Chairman, della Fiat-Usa, Presidente del Gruppo Editoriale Fabbri Bompiani Sonzogno, Etas. Ha insegnato alla Columbia University.”,”USAS-244″
“COLOMBO Adolfo a cura, PETITTI DI RORETO”,”Lettere di I. Petitti di Roreto a Vincenzo Gioberti (1841-1850). II Serie: Fonti. Vol. XII. Carteggi di Vincenzo Gioberti. Volume II.”,”Vincenzo Gioberti (1801-1852) è stato un sacerdote, filosofo e politico italiano. Nato a Torino, Gioberti si laureò in Teologia e fu ordinato sacerdote nel 1825. Nel 1830 entrò a far parte della società segreta dei ‘Cavalieri della libertà’, di ispirazione liberale. Nel 1843 scrisse la sua opera fondamentale, ‘Del primato morale e civile degli italiani’, che darà vita ad un movimento di pensiero detto ‘neoguelfismo’. Tale movimento si proponeva di unire tutti gli Stati italiani sotto la guida del Papa. Nel 1848 Gioberti fu eletto deputato nel primo Parlamento concesso da Carlo Alberto, andando a presiedere la Camera. Nel 1849 fu per un breve periodo primo ministro degli Stati Sardi. Gioberti trascorse gli ultimi anni della sua vita a Parigi, dove morì nel 1852 (f. copil.)”,”RISG-012-FSL”
“COLOMBO Adolfo a cura, BERTINATTI Giuseppe”,”Lettere di Giuseppe Bertinatti a Vincenzo Gioberti (1834-1852). II Serie: Fonti. Vol. XIX. Carteggi di Vincenzo Gioberti. Volume IV.”,”Vincenzo Gioberti (1801-1852) è stato un sacerdote, filosofo e politico italiano. Nato a Torino, Gioberti si laureò in Teologia e fu ordinato sacerdote nel 1825. Nel 1830 entrò a far parte della società segreta dei ‘Cavalieri della libertà’, di ispirazione liberale. Nel 1843 scrisse la sua opera fondamentale, ‘Del primato morale e civile degli italiani’, che darà vita ad un movimento di pensiero detto ‘neoguelfismo’. Tale movimento si proponeva di unire tutti gli Stati italiani sotto la guida del Papa. Nel 1848 Gioberti fu eletto deputato nel primo Parlamento concesso da Carlo Alberto, andando a presiedere la Camera. Nel 1849 fu per un breve periodo primo ministro degli Stati Sardi. Gioberti trascorse gli ultimi anni della sua vita a Parigi, dove morì nel 1852 (f. copil.)”,”RISG-017-FSL”
“COLOMBO Arturo”,”Teorie politiche e dialettica democratica. Saggi di storia e politica.”,”Contiene dedica manoscritta dell’autore, Arturo Colombo, a GM Bravo Tra i vari saggi: – Bakunin e la polemica anti-mazziniana. Documenti: L’inedito di Bakunin in morte di Mazzini – Turati, Impallomeni e il ’80. Documenti: L’inedito di Turati a Impallomeni. (Giovanni Battista Impallomeni è stato un giurista italiano, nato il 29 ottobre 1846 a Milazzo e morto il 7 marzo 1907 a Roma. Dopo essersi laureato a Messina, intraprese la carriera nella magistratura. Fu chiamato al Ministero della Giustizia, dove contribuì significativamente all’elaborazione del codice Zanardelli. (f. copil.)) – Storiografia e politica sulle origini del Pci [ riferisce anche della biografia di Andreina De Clementi su Bordiga (Einaudi 1971) e del pesante giudizio negativo di Silvano Levrero su Critica marxista n. 5, 1970 all’indomani della morte di Bordiga, critica di Colombo al volume di Aurelio Lepre e S. Levrero ‘La formazione del Partito comunista d’Italia’, Ed. Riun. 1970, radiografia che non ha alcuna pretesa erudita…; citato il libro di Franco De Felice ‘Serrati, Bordiga, Gramsci e il problema della rivoluzione in Italia; … assenza pressoché totale di qualunque diverso suggerimento o contributo di ricerca proveniente da ambienti culturali non legati (ufficialmente , o no) alla complessa politica del Pci… una rara eccezione può trovarsi nel saggio di Luigi Compagna, ‘Il pensiero politico di Amadeo Bordiga’, in ‘Nuovi studi politici, 1971, n. 4, pp. 97-118. Su questo “”personaggio scomodo per la storiografia marxista”” lo stesso Compagna ha preannunciato ulteriori contributi] (pag 85-97) “”E poco più tardi, in uno scritto che formerà la prima parte di un violento ‘pamphlet’ su «la teologia politica di Mazzini (11), [Bakunin] aveva rincarato la dose, definendolo «il grande prestigiatore dell’Italia», e facendone un acchiappanuvole «idealista fino al midollo delle ossa», che guarda il mondo «attraverso il prisma della sua immaginazione ossessionata dai fantasmi divini» e pretende di affidarsi al «metodo più facile delle allusioni ingegnose e delle affermazioni azzardate» (12). I motivi di un contrasto così acceso e insanabile erano parecchi, perché Bakunin, soprattutto dopo la Conferenza di Londra del settembre ’71, si troverà impegnato in un difficilissima battaglia politica su due fronti. Da una parte, contro Marx, che attraverso il controllo del Consiglio Generale aveva in mano i poteri dell’Internazionale e veniva sempre più ai ferri corti con la frazione «collettivista e anti-autoritaria» dei gruppi svizzeri, concentrati sulle montagne del Giura (pronti a difendere con accanimento la strategia del loro ‘leader’ anarchico); e dall’altra parte, contro Mazzini, che continuava a denunciare ai quattro venti il pericolo del socialismo materialista e cercava di mettere l’alt alla crescente propaganda dei nuclei filo-internazionalisti (cui dava man forte Garibaldi, col suo confusionario disegno di mettere insieme i massoni e le società operaie, i democratici e i razionalisti, i vecchi repubblicani e le fratellanze artigiane). E non era un caso fortuito che l’Emilia Romagna si trovasse al centro di un dibattito tutt’altro che semplice da risolvere: qui i mazziniani avevano salde radici, che risalivano alle lotte del periodo risorgimentale, ma da un po’ di tempo, fallita anche la speranza di Roma capitale in un’Italia repubblicana, si trovavano di fronte l’agguerrita concorrenza dei primi socialisti anarchici, decisi a far piazza pulita di ogni nostalgia istituzionale, per puntare con tutti i mezzi sulla rivoluzione sociale (13). Contatti, diretti o epistolari, Bakunin ne aveva avuti numerosi, soprattutto dopo il soggiorno italiano tra il 1864 e il ’67; anzi, dal ’71, ormai in rotta con Marx, li aveva intensificati, per disporre di una rete organizzativa che poteva consolidarsi proprio nelle zone romagnole”” (pag 44-46) [Arturo Colombo, ‘Bakunin e la polemica anti-mazziniana’ (pag 43-55) (in) Id., Teorie politiche e dialettica democratica. Saggi di storia e politica’, Ist. Edit. Cisalpino-Goliardica, Milano, 1974] [(11) Cfr. l’originale «L’internationale et Mazzini», in ‘Bakounine et l’Italie’, I parte, cit., pp. 19-77. In italiano se ne veda l’edizione ‘La teologia politica di Mazzini e l’Internazionale’, a cura di Pier Carlo Masini, Bergamo, 1960; (12) ‘Bakounine et l’Italie’, cit., p. 30-32. Nel caratteristico stile polemico e provocatorio Bakunin aggiunge che Mazzini «vivendo in una perpetua illusione, e non considerando il mondo che attraverso il prisma della sua immaginazione ossessionata, dai fantasmi divini, ha sempre esagerato le forze del suo partito e la debolezza dei suoi nemici» (p. 30); (13) Su queste polemiche fra gli opposti gruppi, che proprio in Italia si richiamavano a Bakunin e a Mazzini, oltre ai classici lavori di Nello Rosselli, ‘Mazzini e Bakunin: dodici anni di movimento operaio in Italia dal 1864 al 1872’, Ginevra, 1928, cfr. Leo Valiani, ‘Storia del movimento socialista’, Firenze, 1951, Aldo Romano, ‘Storia del movimento socialista in Italia’, 3 voll., Roma, 1954-56, Richard Hostetter, ‘The Italian Socialist Movement: Origins (1860-1882)’, Princeton, New York, 1958 (tr. it. ‘Le origini del socialismo italiano’, Milano, 1963), Pier Carlo Masini, ‘Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta’, Milano, 1969 (dello stesso Masini, ‘La Prima Internazionale in Italia. Problemi di revisione storiografica’, in ‘Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici’, Atti del Convegno di Firenze del 1963, Milano, 1965, pp. 85 segg.). Vedi inoltre Gino Cerrito, ‘Le origini del socialismo in Italia: il primo decennio di attività del movimento anarchico italiano’ nel numero speciale per il Centenario della Conferenza di Rimini della rivista “”Volontà””, 1972, n. 5, pp. 325 segg.]”,”MITC-001-FMB”
“COLOMBO Arturo”,”Metodologia e storia nelle dottrine politiche. Ricerche e problemi.”,”Dedica dell’autore a GM Bravo Capitolo II. Stato e partito nella dottrina sovietica (pag 27-76) Capitolo V. Antinomie nella dialettica di Trotskij (pag 149-160) “”E come tutti gli Stati borghesi sono «in ultima analisi, obbligatoriamente, una ‘dittatura della borghesia», allo stesso modo «il passaggio del capitalismo al comunismo non potrà non produrre un’enorme abbondanza e varietà di forme politiche, ma la sostanza sarà inevitabilmente una sola: ‘la dittatura del proletariato’» (17). Chiediamoci allora: qual è l’atteggiamento, la posizione di questa «dittatura» verso la democrazia? Se l’ideale democratico – come vuole la tradizione liberale dell’occidente europeo – è la diretta partecipazione del popolo alla scelta dei governanti e all’esercizio del potere, il proletariato dovrà ‘sempre’ servirsi della democrazia per conquistare e conservare un posto di primo piano nel governo dello Stato, come proprio in quegli anni sosteneva Karl Kautsky e come ripeteranno molti altri socialisti europei? Oppure anche la democrazia ha un valore ‘strumentale’, e è destinata a scomparire in un avvenire più o meno prossimo, così come dovrà scomparire tutta la struttura dello Stato? Sotto questo aspetto credo che la posizione di Lenin appaia estremamente esplicita là dove afferma che «la democrazia è una ‘forma dello Stato’, una delle sue varietà. Essa è quindi, come ogni Stato, l’impiego organizzato, sistematico, della violenza (‘nasilie’) verso gli uomini» (18). E da qui egli prende l’avvio per sviluppare la linea direttiva in merito al problema dell’avvenire della democrazia, secondo un indirizzo programmatico, in parte già presente soprattutto nell’ultimo Engels: «Ragionando dello Stato …. si dimentica che la soppressione dello Stato è anche la ‘soppressione della democrazia (‘unictozenie demokratii’) e che la scomparsa dello Stato è anche la ‘scomparsa della democrazia’ (‘otmiranie demokratii’)», poiché «la democrazia non si identifica con la sottomissione della minoranza alla maggioranza. La democrazia è lo Stato che riconosce la sottomissione della minoranza alla maggioranza, ossia l’organizzazione della violenza da parte della popolazione contro l’altra» (19)”” (pag 44-45) [Arturo Colombo, ‘Metodologia e storia nelle dottrine politiche. Ricerche e problemi’, Dott. A. Giuffré editore, Milano, 1964] [(17) Lenin, ‘Socinenija’, p. 385, trad. il, p. 151; (18) Lenin, idem, pp. 443-44; per la trad. it. a p. 194 rimando a quanto ho già detto nella nota 29 del primo capitolo; (19) Lenin, Idem, p. 428; trad. it., p. 182. I corsivi sono miei] [nota (29) primo capitolo: ‘V.I. Lenin, ‘Gosudarstvo i revoljucija’, in ‘Socinenija’, V, ed. 1950, vol. 25, pp. 443-444. Mi sembra opinabile, invece, la traduzione italiana fatta dalle “”Edizioni in lingue estere”” di Mosca, Lenin, ‘Opere scelte’, 1948, vol. II, p. 194, perché il termine russo ‘nasilie’ in questo caso è tradotto con il termine italiano «costrizione», mentre altrove è tradotto, più esattamente, con «violenza». Ora, che i due termini non siano sinonimi identici, e quindi interscambiabili, dovrebbe risultare evidente anche a chi non ha molta pratica con le sottigliezze linguistiche] Bibliografia autore: Arturo Colombo, Idee politiche e società, Guido Miano, Milano, 1963″,”TEOS-010-FMB”
“COLOMBO Arturo”,”Idee politiche e società.”,”Trotsky e la rivoluzione permanente “”Il più fermo convincimento che solo un moto rivoluzionario di ampiezza ‘mondiale’ può costituire la condizione per il trionfo degli ideali comunisti, appare evidente, fin dal 1905, nel programma politico di Lev Davidovic Bronstein, detto Trotskij (1879-1940). ll quale si dichiara sicuro che l’arretratezza delle strutture economiche russe – dove esisteva una società di tipo fondamentalmente agricolo, e la classe operaia era ancora molto esigua rispetto alla massa contadina – non avrebbe mai permesso un esito positivo alla rivoluzione proletaria, se non ci fosse stato un analogo movimento negli altri Paesi più progrediti dell’Occidente. Sul piano logico il pensiero di Trotskij è chiaro e lineare, già dalle pagine del saggio ‘Bilanci e prospettive’ (‘Itogi i perspektivi’), accluso nell’ultima parte dell’opera ‘La nostra rivoluzione’ (‘Nasa revolujucija’, 1907): come il capitalismo, fin dai primi anni del XX secolo, ha superato l’ambito di ogni singolo Stato per assumere caratteri e dimensioni internazionali, così la lotta che il proletariato dovrà condurre a termine per conquistare il potere e aprire una pagina nuova nella storia umana, dovrà essere una lotta senza confini e senza limiti di spazio, con gli stessi caratteri e le stesse dimensioni internazionali. Solo in questo senso, impadronirsi in Russia (o altrove) dello Stato borghese per creare lo Stato proletario e costruire un sistema socialista come premessa del comunismo, significa dare inizio a un processo rivoluzionario, che sarà efficace e risolutivo se riuscirà ‘contemporaneamente’ a fare insorgere altri Paesi e a sconvolgere il mondo intero. Infatti, nelle famose quattordici «tesi», dove Trotskij spiega e sintetizza «che cos’è la rivoluzione permanente» (‘permanentnaja revoljucija’), la componente «internazionalista», che si richiama a Marx e a Engels, risuona sempre con fermezza come il ‘leitmotiv’ assoluto attraverso il quale non può non passare la lotta di classe nella società contemporanea. «La conquista del potere da parte del proletariato – sostiene Trotskij in aperta polemica con Stalin, come vedremo – non pone un limite alla rivoluzione; anzi, non fa che inaugurare la rivoluzione» (IX); e aggiunge subito, per meglio chiarire il suo piano: «La rivoluzione socialista non può esaurirsi nell’ambito nazionale… La rivoluzione socialista comincia sul terreno ‘nazionale’, si sviluppa nel quadro ‘internazionale’ e si conclude a livello ‘mondiale’. Così la rivoluzione diventa permanente in un senso nuovo e più ampio del termine: essa non si conclude che nel trionfo definitivo della nuova società su tutto il nostro pianeta» (X)”” (pag 226-227) [Arturo Colombo, ‘Idee politiche e società’, Guido Miano editore, Milano, 1963] Arturo Colombo, allora assistente ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Pavia.”,”TEOS-358″
“COLOMBO Arturo”,”Lenin e la Rivoluzione.”,”””In effetti, se nell’ultimo decennio che gli resta da vivere, Trotskij insisterà a precisare il significato autentico della «rivoluzione permanente», non lo fa tanto per ribattere le accuse e offrire una ennesima conferma della genuina continuità che lo lega a Lenin, quanto per sottolineare che la pesante rottura col leninismo e tutta la tradizione bolscevica ricade interamente su Stalin, colpevole di aver scelto, e imposto al partito, la scorciatoia «reazionaria» del cosiddetto «socialismo in un paese solo». Lo si avverte in modo persuasivo soprattutto leggendo le pagine scritte a Alma Ata, e fatte conoscere in occidente attraverso le due edizioni americana e francese – del 1931 e del ’32 (38), dove è contenuta l’analisi più ampia e chiarificatrice della teoria, che per i nemici di Trotskij «costituisce il peccato originale del trotskismo» (39). Trotskij non ricorre ai mezzi termini né alle eleganti perifrasi per colpire l’inconsistenza ideologica dei suoi accusatori. Tutt’altro: dice subito, per esempio, che «leggendo il ‘Leninismo’ di Zinoviev si ha l’impressione di soffocare inghiottendo ovatta, mentre le ‘Questioni del leninismo’ di Stalin fanno l’effetto di setole di porco sminuzzate» (40). E quando si mette a ricordare alcuni passi dei propri scritti, dal primo ‘900 fino al ’17 (e più tardi ancora), non lo fa per un puro gusto filologico, ma lo fa col preciso intento di colpire le interpretazioni volutamente equivoche, sleali e grossolane, che permettono ai vari Stalin e Zinoviev, Kamenev e Rykov, Radek e Molotov di costruire i falsi manichini del leninismo e del trotskismo, fino a renderli due concezioni politiche inconciliabili, e avere così facile gioco nel dichiararsi gli unici continuatori «ortodossi» e nel mettere al bando l’ex capo dell’esercito rivoluzionario durante la guerra civile. «Cercar di scoprire due punti di vista – uno mio e uno di Lenin – è il colmo della disinvoltura teorica», esclama Trotskij a un certo punto, aggiungendo con sprezzante fermezza: «almeno rileggete Lenin, e non calunniatelo, non ingurgitate la fredda brodaglia di Stalin!» (41). E per mettere bene in testa a quanti volessero ancora far credere al «socialismo nazionale di Stalin» (43) che anche il Komintern aveva ormai rinunciato all’obbiettivo di un serio internazionalismo, capace di estendere a livello mondiale una coraggiosa politica di lotta di classe, ribadisce il suo convincimento che «la rivoluzione socialista comincia entro i confini nazionali, ma non può essere circoscritta entro questi conflitti» (43), poiché «la sua salvezza risiede unicamente nella vittoria del proletariato dei paesi avanzati. Da questo punto di vista, la rivoluzione nazionale non costituisce un fine in sé, ma è un anello della catena internazionale. La rivoluzione mondiale, nonostante i ripiegamenti e i riflussi temporanei, costituisce un processo permanente» (44)”” (pag 242-244) [Arturo Colombo, ‘Lenin e la Rivoluzione’, Felice Le Monnier, Firenze, 1974] [(38) Per l’edizione americana vedi ‘The Permanent Rvolution’, a cura di Max Schachtman, New York, 1931, per quella francese ‘La révolution permanente’, Parigi, 1932. Comunque, un originale in lingua russa è apparso a Berlino nel 1930 col titolo ‘Permanentnaja revoljutsija’. In italiano l’edizione Trotsky, ‘La rivoluzione permanente’, a cura di L. Maitan, Torino, 1967, che ho utilizzato per i riferimenti alle note seguenti; (39) Trotsky, La rivoluzione permanente, cit., p. 17; (40) Trotsky, idem, p. 35. In riferimento alle pagine staliniane Trotsky accresce la dose, criticandone pesantemente il “”vuoto teorico”” e arrivando a scrivere “”le ‘Questioni del leninismo’ di Stalin sono la codificazione di tutta questa polvere ideologica: è il manuale ufficiale dell’ottusità, è una collezione di banalità», e aggiunge con una punta di sarcasmo: «cerco di usare le espressioni più moderate» (Trotsky, ‘La rivoluzione permanente, cit., p. 35); (41) (42) (43) (44) Trotsky, ‘La rivoluzione permanente’, cit,. rispettivamente a p. 115, 120, 23, 24]”,”LENS-002-FMB”
“COLOMBO Cristoforo, a cura di Riccardo CADDEO”,”Giornale di bordo di Cristoforo Colombo.”,”Dono di Mario Caprini”,”ASGx-004-FGB”
“COLOMBO Arrigo”,”Trilogia della nuova utopia. I. La nuova utopia. Il progetto dell’umanità, la costruzione di una società di giustizia.”,”Arrigo Colombo, lombardo, filosofo attivo nell’Università del Salento-Lecce. Da tempo si è occupato di utopia fondando il Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza (1998). Dal 2006 dirige la ‘Rivista di Studi Utopici’.”,”SOCU-030-FMB”
“COLOMER Eduardo Comin”,”La “”Semana tragica”” de Barcelona.”,”Opuscolo pubblicato in Spagna in epoca franchista, Colomer inquadra Ferrer come massone e istigatore della Semana Tragica, sottolinea gli attacchi contro le istituzioni religiose. (pag 23)”,”MSPx-082″
“COLOMER Josep M. a cura, Saggi di Ian BUDGE Svante ERSSON Hans KEMAN Jan-Erik LANE Yves MÉNY Gianfranco PASQUINO Manfred G. SCHMIDT”,”La politica in Europa. Introduzione alle istituzioni di 15 paesi.”,”Josep M. Colomer è professore di Scienze politiche presso il Consiglio superiore spagnolo della ricerca scientifica a Barcellona. É stato Visiting Scholar nell’Università di Chicago, Visiting Professor in quella di New York e ha scritto numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue. Ian Budge, Università dell’Essex, Colchester. Svante Ersson, Università di Umea. Hans Keman, Vrije Universiteit, Amsterdam. Jan-Erik Lane, Università di Oslo. Yves Mény, Centro Robert Schuman presso l’Istituto universitario europeo, Firenze. Gianfranco Pasquino, Università di Bologna. Manfred G. Schmidt. Università di Heidelberg.”,”EURx-051-FL”
“COLONNA Nicola a cura;”,”Il socialismo riformista tra Giolitti e il fascismo. Turati, Matteotti, Rosselli.”,”COLONNA Nicola (Bari, 1951-) insegna storia del pensiero politico contemporaneo presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università degli Studi di Bari. Ha pubblicato pure ‘Tommaso Fiore un meridionale in Europa’ (2003).”,”MITS-342″
“COLONNA-VILASI Antonella”,”Storia dei Servizi segreti italiani. Dall’Unità d’Italia alle sfide del XXI secolo. Con interviste, documenti e materiale di approfondimento.”,”Antonella Colonna Vilasi è presidente del Centro Studi sull’intelligence (UNI). Ha pubblicato tra l’altro ‘Islam tra pace e guerra (Città del Sole, 2011).”,”ITQM-006-FSD”
“COLONNETTI Gustavo”,”Colonnetti inedito.”,”SBNCLOUD 3 417033″,”GIOx-008-FMB”
“COLORNI Giorgio”,”Storie comuniste. Passato e presente di una sezione del Pci a Milano.”,”Giorgio Colorni, giornalista, è nato a Milano, nel 1921. Membro del Pci dall’aprile del 1944, partigiano, funzionario di partito dopo la Liberazione, ha poi lavorato al ‘Fronte democratico’ di Cremona, all’Unità e a ‘Stasera’. Alla Franco Angeli editore e a’Milanosette’. Dono di Mario Caprini”,”PCIx-519″
“COLOZZA Roberto”,”Lelio Basso. Una biografia politica (1948-1958).”,”Roberto Calozza (Roma, 1979) è stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa e Borsista della Fondazione Lelio e Lisli Basso, ISSOCO di Roma. Attualmente (2010) è borsista dell’ INSMLI di Milano. Lelio Basso, il Psi e la rivista politica ‘Quarto Stato’ ‘La rivista di Basso ‘Quarto Stato’. ‘Priva di un periodico di corrente, la sinistra di Morandi guardava con speranza all’imminente uscita della rivista curata da Nenni, “”Mondo operaio””, che, in caso di alleanza, avrebbe potuto diventare la voce del gruppo. Contemporaneamente anche Basso lavorava alla riapertura di “”Quarto Stato””, la rivista politica, omonima di quella già fondata da Carlo Rosselli e Nenni negli anni Venti, che aveva dovuto chiudere una volta eletto segretario per poter dirigere l’organo di partito “”Socialismo””. Il 5 ottobre, durante la riunione dell’esecutivo, Basso e Nenni chiesero la necessaria autorizzazione alla pubblicazione; a queste si aggiunse anche un’analoga richiesta di Romita. Non volendo dar voce alle opposizioni interne, la maggioranza avanzò l’idea di riaprire “”Socialismo””, sospesa dopo le elezioni del 18 aprile, e di accogliere collaborazioni redazionali da tutte le correnti (77). La proposta fu respinta dagli interessati e la direzione fu ferma nel rifiutare loro i permessi, lamentando che nuove riviste erano insostenibili finanziariamente e foriere di velleità frazioniste. Basso biasimò pubblicamente l’«offesa arrecata al costume democratico» del partito col rifiuto opposto a “”Quarto Stato”” (78). L’apertura di un periodico non ufficiale rientrava nelle facoltà dei dirigenti e Basso aveva bisogno di una tribuna pubblica che gli consentisse di alimentare la propria posizione, tenendola distinta da quella del centro, ma anche da quella di Nenni e della sinistra. Sperando forse di riuscire a dividere le opposizioni consentendo loro di esprimersi liberamente, la direzione cambiò strategia e, in dicembre, diede il nullaosta per l’apertura di “”Mondo operaio””, “”Quarto Stato”” e “”Panorama socialista””, il foglio di Romita. Della rivista di Basso, la cui sede fu stabilita a Milano dopo breve parentesi reatina (79), entrarono a far parte i principali esponenti della corrente: F. De Martino, Luigi Ladaga e Luigi Anderlini, che, inizialmente nominato vicedirettore, cedette poi l’incarico a Laura Conti. Nel presentare la nuova serie, Basso ricordò con quanta speranza fosse sorta la rivista nel clima drammatico ma costruttivo dell’immediato dopoguerra. I progetti d’ascesa del «quarto stato» avevano poi subito l’«assalto reazionario» respinto dal PSI col congresso di Roma del 1947. A quella vittoria parziale non era seguito il necessario lavoro: Basso aveva dovuto sospendere la rivista, accogliendo le richieste della direzione. Ma si era trattato solo di una pausa che non cambiava la vecchia strategia: «riprendendo oggi la nostra fatica, noi ci richiamiamo al nostro primitivo programma» (80). Alla radice di questo programma c’era l’originale impianto teorico messo a punto da Basso rielaborando le fonti del pensiero marxiano integrate con la lezione di Rosa Luxemburg. L’influenza della rivoluzionaria tedesca imprimeva al progetto di Basso una tensione volontaristica estranea alla tradizione kautskiana ed alla visione leninista dell’azione rivoluzionaria. Questa non era, come in Lenin, atto necessariamente violento, ma processo sovvertitore che si evolveva nel tempo, contestualmente alle condizioni socio-economiche date ed all’iniziativa della classe. Il leninismo, secondo Basso, aveva ben adattato Marx all’arretratezza della Russia zarista, dove la costruzione del socialismo aveva richiesto imposizioni e sacrifici. Tuttavia, al di fuori di condizioni così estreme non serviva un trauma bensì un percorso democratico dalla formazione di base all’azione distruttiva anticapitalista (81)’ (pag 44-45)] [(77) P. Nenni, ‘Tempo di guerra fredda’, cit., p. 461 (5 ottobre 1948); cfr. la lettera a Basso di Carlo Ghisolfi ed Arturo Vergeletti (Cremona, 17 dicembre 1948, in FB, LB, s. 15, b. 2, fasc. 11/a; (78) FB, LB, s. 15, b. 2, fasc. 8, intervento di Basso alla riunione dei quadri della Federazione di Milano (20 ottobre 1948); (79) L. Anderlini, ‘Ricordi di Lelio Basso’, in AAVV, ‘La ricerca di Lelio Basso: dai travagli rivoluzionari alla società odierna. Savona, Palazzo della Provincia, 26-27 maggio 1989, Coop. Tipogr. Savona, 1990, p. 7; (80) ‘Ripresa’, in ‘Quarto Stato’, 1948, 1; (81) Sull’impostazione ideologica di ‘Quarto Stato’, cfr. C. Giovannini, ‘Politica e cultura nel “”Quarto Stato”” di Lelio Basso’, in ‘Storia in Lombardia’, 1985, 2]”,”ITAC-154″
“COLSON Bruno”,”La culture strategique americaine. L’influence de Jomini.”,”L’A si è laureato ed è ordinario in filologia classica e in storia, e dottore in scienze politiche. COLSON è assistente e ricercatore alle Facoltà universitarie di Notre-Dame de la Paix a Namur ed è responsabile di un seminario sulle Q strategiche all’Univ cattolica di Louvain. E’ autore di numerosi articoli consacrati ai grandi pensatori strategici (JOMINI, CLAUSEWITZ, MAHAN) e alla strategia degli USA. Parte 1. JOMINI e l’influenza francese sul pensiero militare americano. Capitolo 1. Il divino di NAPOLEONE (JOMINI studia il metodo di NAPOLEONE) Capitolo 2. Le prime letture americane di JOMINI e il debutto di West Point (William DUANE, Jonathan WILLIAMS, John ARMSTRONG, Winfield SCOTT, Sylvanus THAYER, John Michael O’CONNOR (primo traduttore US di JOMINI), la campagna di Winfield SCOTT in Mex) Capitolo 3. Dennis Hart MAHAN e il dualismo offensiva-difensiva Capitolo 4. Henry Wager HALLECK e lo sviluppo del pensiero militare attorno a JOMINI Parte 2. JOMINI e le strategie della guerra di successione Capitolo 5. La diffusione delle idee di J. durante la guerra Capitolo 6. Gli allievi prudenti di J.: McCLELLAN e HALLECK Capitolo 7. Gli allievi audaci di J.: BEAUREGARD e LEE Capitolo 8. GRANT, SHERMAN, LINCOLN: allievi superiori al maestro? Parte 3. Evoluzione e codificazione di una influenza Capitolo 9. J. e l’US Army dal 1865 al 1917 Capitolo 10. Alfred Thayer MAHAN, la marina e la strategia navale Capitolo 11. J. e le due guerre mondiali Parte 4. L’età nucleare Capitolo 12. L’eredità militare dell’America Capitolo 13. La prova del Vietnam Capitolo 14. L’ ‘Airland Battle’ e il rinnovamento della strategia operazionale classica”,”QMIx-034″
“COLTON Joel”,”Leon Blum.”,”COLTON è nato a New York nel 1918. Ha compiuto gli studi al College of City of New York poi alla Columbia Univ. Attualmente è Professore di storia alla Duke University. E’ autore di ‘Compulsory Labor Arbitration in France’ e coautore con R.R PALMER di ‘History of the Modern World’. Collabora con diverse riviste storiche.”,”FRAV-016″
“COLUCCI Michele”,”Carlo Cattaneo.”,”””La posizione di Cattaneo: nessuna annessione al Piemonte, al contrario, rapida creazione di strutture politiche e militari proprie e, solo in seguito, un’alleanza di guerra antiasburgica, ma da pari a pari, finsce per rimanere completamente isolata. I moderati hanno buon gioco ad additarlo come un teorico, un velleitario facinoroso e inconcludente, forse, perfino un agente provocatore austriaco. I mazziniani dal canto loro, pur apprezzandone la statura morale e le doti di capo e di organizzatore, hanno nel massimo sospetto quel federalismo che ad essi ricorda ad ogni passo Gioberti e la intera parte clericale. De resto lo stesso Mazzini è agli antipodi, come mentalità e comportamento pratico, dell’uomo Cattaneo””. (pag 8) “”Ciò che riscatta il suo liberalismo dalla taccia di “”lombardismo”” e lo pone al livello spirituale europeo, è, in un certo senso, proprio la sua stessa “”astrattezza””, l’afflato umanistico di cui è pervaso””. (pag 32)”,”BIOx-222″
“COLUCCI Michele”,”Isaak Emmanuilovic Babel.”,”Gli ultimi anni. “”Babel non rinunciava a frequentare la casa di Ezov, il tristemente famoso Commissario dell’interno, pur rendendosi ben conto di quanto la cosa potesse essergli tragicamente pericolosa. E il particolare si attaglia perfettamente al carattere dell’uomo. L’arresto avvenne a Peredelikno, il ‘villaggio degli scrittori’ in prossimità di Mosca dove Babel aveva da qualche tempo una ‘dacia’, il 15 maggio 1939; era nuovo Commissario dell’interno Lavrentij Beria. Secondo notizie comuncate successivamente alla famiglia, Babel sarebbe morto il 17 marzo 1941, presumibilmente in un lager siberiano”” (pag 198)”,”RUSS-266″
“COMANDINI Federico”,”Che cosa vuole il partito d’ azione.”,”””Socializzazione dei grandi complessi industriali. 14. La plutocrazia capitalista, che ha creato e sfruttato il fascismo a danno di tutti gli altri; che si è ingigantita nel ventennio fascista, che è rimasta in agguato dietro il trono e attraverso la monarchia ha tentato di preparare, dopo il 25 luglio, la propria salvezza: ecco il nemico. La immediata espropriazione e la gestione socializzata (nella varietà di forme snodate, autonome, antiburocratiche, più consone alla loro natura e alle esigenze collettive) dei grandi complessi finanziari, industriali, agrari, assicurativi, e in genere delle imprese aventi carattere di monopolio e rilevande interesse collettivo: ecco lo scopo immediato da raggiungere, che può, che deve essere subito raggiunto, (…)””. (pag 12)”,”ITAP-107″
“COMBA Augusto”,”Valdesi e massoneria, due minoranze a confronto.”,”Augusto Comba, nato a Torino nel 1923, è stato incaricato di Storia del Risorgimento nell’Università di Torino. E’ direttore responsabile del ‘Bollettino della Societù di Studi Valdesi’.”,”RELP-010-FMP”
“COMBA Enrico”,”Introduzione a Lévi-Strauss.”,”Enrico Comba, Pinerolo 1956, è docente di Antropologia culturale presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Torino. Ha pubblicato lavori sui cannibali e uomini-lupo in Canada e Siberia, vita uomini animali della pianure (indiani).”,”TEOS-011-FFS”
“COMBY Louis”,”Leon Trotsky.”,”””C’est dans le train que Trotsky dicte à ses secretaires une reponse à Karl Kautsky. Le theoricien de la social-democratie allemande venait de condamner la terreur rouge. Dans son ouvrage, Terrorisme et communisme, Trotsky demontre que toutes les revolutions se sont appuyées sur la violence, la Commune de Paris exceptée. Il denonce l’ illusion d’ une democratie formelle reposant sur les “”normes juridiques éternelles et invariables””, justifie la dissolution de l’ Assemblée Costituante, le retablissement de la peine de mort, la surveillance de la presse. Car si la Revolution “”n’ implique pas logicament le terrorisme, ni l’ insurrection armée, elle exige par contre de la classe revolutionnaire la mise en oeuvre de tous le moyens pour atteindre ses fins””. (pag 61-62).”,”TROS-082″
“COMEI Marina”,”La regolazione indiretta. Fascismo e interventismo economico alla fine degli anni Venti. L’Istituto di Liquidazioni (1926-1932).”,”Marina Comei è ricercatrice presso il corso di laurea in Scienze Politiche della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari ed insegna Storia contemporanea presso la stessa Facoltà (1998). Ha pubblicato: ‘Le sinistre e la ricostruzione’ (1979) e ‘Credito industriale e crisi bancaria negli anni Venti’ (1991). Contiene il capitolo (quinto): ‘La grande crisi e i “”nuovi”” compiti dell’Istitutoi di Liquidazioni fino alla costituzione del 1930’ (pag 141-200)”,”ECOG-094″
“COMEI Marina a cura; interventi di Antonio PESENTI C. CALVANO Luigi LONGO Emilio SERENI Ruggero GRIECO Mauro SCOCCIMARRO Palmiro TOGLIATTI Alessandro MOLINARI Rodolfo MORANDI Giulio PIETRANERA Raniero PANZIERI Mauro SCOCCIMARRO”,”Le sinistre e la ricostruzione.”,”Marina Comei (Bari, 1951) lavora presso la cattedra di Storia contemporanea della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bari. Ha studiato le vicende politiche economiche e sociali in Puglia negli anni Trenta.”,”PCIx-447″
“COMERO Daniele ROVATI Giancarlo a cura, saggi di Alessandro BUZZI DONATO Alfredo CANAVERO Daniele COMERO Giorgio GALLI Emilio RIZZI Giancarlo ROVATI”,”Milano al voto dal 1919 ai nostri giorni. Geografia elettorale milanese e analisi del comportamento elettorale. Elezioni dirette del Presidente e del Consiglio Provinciale di Milano. Atlante elettorale italiano, 1946-1996.”,”””Nel suo celebre saggio ‘Politik als Beruf’ (Politica come Vocazione) Max Weber costruisce una complessa tipologia delle componenti del ceto politico inteso come insieme di persone a cui è riconosciuta una legittimazione all’uso del potere. Nella tipologia weberiana compaiono i componenti degli staff amministrativi, gli alti dirigenti pubblici, operatori della stampa politica, i “”giuristi”” (tecnici dell’elaborazione delle normative), i membri del Parlamento, i membri del governo, i leaders di partito. Lo schema tipologico si limita a classificare i “”professionisti”” della politica nel sottinteso che gli equilibri tra loro costituiti e le incombenze a loro riconosciute sono inevitabilmente sconvolti dalle interferenze dei poteri informali (spoil systems, corporazioni partitiche, gruppi di pressione economico-finanziari). Weber disegna anche i connotati socio-psicologici “”normali”” della classe politica: distacco dalla realtà delle cose e degli uomini, accettazione del primato della realtà sulla coerenza ideologica, vanità, senso del potere. Più oltre Weber affronta il problema dei rapporti tra etica e politica: egli sostiene che il dissidio, già evidenziato nella filosofia greca e consacrato al rango di divorzio dal culto rinascimentale del Principe-eroe, si sviluppa solo intorno ai pregiudizi che accompagnano “”l’etica dei fini ultimi””, quella che propone visioni generali di un mondo differenziato per aree di esperienza”” (pag 85) [Alessandro Buzzi Donato, ‘Un’ipotesi sulle determinanti strutturali degli atteggiamenti dell’elettorato’] 1919: la “”rivoluzione”” elettorale (a Milano…) (pag 95-)”,”ITAP-005-FC”
“COMIN Alfonso Carlos”,”Qué es el sindicalismo.”,”””Il coordinamento delle organizzazioni sindacali (COS): dalla unità d’ azione all’ unità sindacale? Tutte e tre le grandi centrali sindacali – USO, UGT, CCOO – sono per la rottura sindacale, contro il progetto di riforma e si sono pronunciate già in modo chiaro per l’ urgenza di raggiungere una autentica libertà sindacale per i lavoratori. Allo stesso modo si pronunciano per l’ unità sindacale.”” (pag 62)”,”MSPx-051″
“COMIN COLOMER Eduardo”,”Historia de la Primera Republica.”,”Da pag 149 la prima internazionale in Spagna “”Per quanto riguarda la Spagna, consumata la Rivoluzione di settembre 1868, Michel Bakunin, antagonista di Marx nell’ Internazionale, inviò nel nostro paese due agitatori, Giovanni Fanelli e Carlo Cafiero, dell’ Alleanza per la Democrazia Socialista che operava segretamente e il cui orientamento era tipicamente anarchico, i quali presero contatto con elementi repubblicani e democratici avanzati, riuscendo ad interessare un gruppo di operai di idee esaltate, tra cui figurava Anselmo Lorenzo Asperilla, Angel Cenagorta, Morago, Mora e altri elementi dell’ estremismo madrileno.”” (pag 155)”,”SPAx-088″
“COMISSO Giovanni”,”Giorni di guerra.”,”Questa edizione di Giorni di guerra è definitiva. La prima edizione apparve nel 1930 presso Mondadori. La seconda nel 1952 presso la stessa casa fu accresciuta con alcuni brani (v. pag IX). Questa terza edizione è stata riveduta e corretta. Molti hanno paragonato, erroneamente, questo capolavoro del grande scrittore italiano, scomparso di recente (1969) (Comisso, Giovanni (Treviso 1895-1969), scrittore italiano) al famoso Addio alle armi di Ernest HEMINGWAY. L’ unico punto di contatto tra le due opere è la descrizione della rotta di Caporetto. Ma mentre lo scrittore americano descrive in modo duro e polemico il disordine e le decimazioni con apparente distacco, COMISSO segue la corrente della ritirata attraverso i luoghi familiari, la gente friulana, i personaggi e le situazioni con molta sensibilità (secondo fonte internet Comisso era omosessuale). Comisso Giorni di Guerra Il romanzo ha quasi un andamento circolare nel suo percorso narrativo: da Onigo di Piave parte l’autore-protagonista e ad Onigo di Piave egli ritornma prima di affrontare l’ultima, vittoriosa fase della guerra. Sembra quasi che, girando per la villa di Onigo ridotta a “”simulacro””, egli voglia ritrovare la gioia, l’innocenza, gli affetti della sua infanzia. “”Giorni di guerra””, infatti, ha la guerra per protagonista, ma, forse, sarebbe più corretto parlare di co-protagonista perché, a tratti, è il paesaggio a dominare e l’amore che il protagonista-autore ha per quei luoghi a lui tanto cari e che, a tratti, sembrano vivi, non scenari, non fondali, ma presenze un po’ magiche come in certi racconti di Dino Buzzati: Treviso deserta di notte; le stelle luccicanti nel cielo, la voce del vento. Il legame con questi luoghi è forte, profondo, sempre presente, sentito, forse, scoperto e determinato dalla lontananza da questi stessi paesaggi quando l’autore, ormai adulto, per la sua professione ne è stato lontano e ne ha sentito una profonda nostalgia. In questo splendido scenario, costituito dalla campagna veneta e dal suo trasformarsi in colli, montagne, nel passare dal verde dei boschi e dei prati al grigio delle rocce montane e del paesaggio carsico si insinua, piano, piano la guerra. All’inizio l’entrata in guerra ha un sapore quasi irreale; il viaggio, la fatica, gli accampamenti di fortuna sanno di cronaca. La drammaticità della guerra si insinua poco a poco e corrisponde ad una presa di coscienza dell’orrore della guerra “”vera”” con la sua tragica realtà: Cormons, l’Isonzo, il Carso entrano in scena accompagnati dal cupo rombo del cannone, con i feriti, con la ricerca di volontari per i “”lavori”” più rischiosi. I volontari hanno le sembianze più diverse, le origini più diverse e il protagonista stesso sembra essere consapevole che certi “”lavori”” si accettano anche per vincere la noia o perché l’attesa, l’inattività diventano insopportabili. E’ chiaramente un protagonista giovane quello che entra nell’intimità delle case dei nemici come a volerla violare e così prendere possesso dei nemici, persone senza volto che sente di odiare senza mai averle viste in viso. quasi esseri non-umani. Poi arrivano i feriti, i giovani destinati a sostituirli sulle linee e, con loro, i vecchi volontari che conoscono la realtà della guerra sono pronti ad immolarsi per conquistare le trincee del Podgora, per concludere il Risorgimento con la conquista, la “”redenzione”” di quest’ultimo lembo d’Italia ( la magia del solo nome…….Garibaldi). Il protagonista vive nelle retrovie o è occupato a collocare cavi per stabilire collegamenti telefonici tra i Comandi e le più diverse postazioni. Spesso la sua conoscenza della guerra è, diremmo “”via cavo””, fatta dalla voce dei suoi uomini posti spesso in postazioni appese alle rocce o in anfratti rocciosi. Con tutta l’incoscienza della gioventù egli li vuole conoscere, ne vuole vedere i volti e affronta per questo un avventuroso, pericoloso e fortunoso viaggio in teleferica. Tra loro si sente uomo tra gli uomini. sa di aver accettato una sfida, di aver superato una prova e da quel momento, dai telefono da campo, la guerra è sempre più “”live””, in linea, in diretta. Tanti aspetti della guerra emergono: la morte, gli scoppi, il pericolo, le esplosioni, i grandi occhi dilatati, l’aspetto smunto e precocemente invecchiato, gli abiti a brandelli di chi torna dal fronte e non ricorda neppure il proprio nome, la curiosità e poi il senso di squallore per il postribolo, le poche ore libere riempite di gioia frenetica, infantile, quasi ad esorcizzare la paura del fronte e della morte, i rapporti umani, i caratteri, le abilità e le caratteristiche degli uomini, soprattutto dei “”suoi uomini”” dei quali egli si sente responsabile e dei quali cerca di non rischiare la vita, iI pericolo evitato più per istinto ed incoscienza che per ragionamento. Malgrado sia un libro della memoria, i personaggi che lo affollano, spesso senza nome, hanno una loro personalità, una loro consistenza reale e la guerra non risulta meno cruda e crudele. Il tempo fa decantare le emozioni immediate, ma porta con sé una buona dose di riflessione, così, come in “”Un anno – sull’Altipiano””di Emilio Lussu, si nota a tratti impreparazione degli alti ufficiali italiani, controbilanciata, per quanto possibile, dall’atteggiamento dei giovani ufficiali, passati praticamente dai banchi di scuola al comando delle truppe e che. di questo comando, sentono tutta la responsabilità. Per questo egli cerca di tenere uniti i propri uomini durante la dura, confusa, dolorosa ritirata di Caporetto, per questo divide con loro prima miele e spumante e, più avanti, le provviste trovate nella casa trevigiana abbandonata dai suoi genitori sotto l’incalzare della ritirata. Il suo rapporto con gli altri, con i suoi uomini è profondo, vero ed è con la loro immagine che si chiude il romanzo perché egli è certo che””aspetti simili non sarebbe stato possibile rivedere più”” ed invece vuole imprimerli “”nella memoria””, tenerli con sé per tutta la vita. Il romanzo si chiude, il protagonista è cresciuto: il ragazzo che ha affrontato con beata incoscienza rischi e pericoli, che, a volte, ha pensato di aver fatto un sogno, è diventato adulto si è trovato uomo tra gli uomini ed ormai è in grado di valutare la realtà anche nei suoi aspetti più crudi. Tutto questo raccontato, ricordato con semplicità: né dura critica, né disprezzo, né toni eroici; una guerra narrata con un linguaggio quotidiano, lineare, con forma scorrevole, piana, con periodi piuttosto brevi, l’io narrante che si alterna a un noi corale, un uso del passato remoto che mantiene tutta la vitalità e l’immediatezza del presente perché quello che è vissuto, che è accaduto è diventato parte integrante dell’uomo Comisso: né presente, né passato in senso strettamente grammaticale, ma contemporaneamente presente e passato per chi quegli avvenimenti li ha direttamente ed intensamente vissuti. (fonte http://xoomer.virgilio.it/gianervi/Comisso.htm) pag VII”,”VARx-156″
“COMISSO Giovanni”,”Giorni di guerra.”,”Questa edizione di Giorni di guerra è definitiva. La prima edizione apparve nel 1930 presso Mondadori. La seconda nel 1952 presso la stessa casa fu accresciuta con alcuni brani (v. pag IX). Questa terza edizione è stata riveduta e corretta. Molti hanno paragonato, erroneamente, questo capolavoro del grande scrittore italiano, scomparso di recente (1969) (Comisso, Giovanni (Treviso 1895-1969), scrittore italiano) al famoso Addio alle armi di Ernest Hemingway. L’ unico punto di contatto tra le due opere è la descrizione della rotta di Caporetto. Ma mentre lo scrittore americano descrive in modo duro e polemico il disordine e le decimazioni con apparente distacco, COMISSO segue la corrente della ritirata attraverso i luoghi familiari, la gente friulana, i personaggi e le situazioni con molta sensibilità. Ruolo dell’ artiglieria. “”Quella guerra fu voluta dalle stelle e poi avviata ed eseguita come una guerra di collaudo dell’artiglieria d’assalto. Sul fronte italiano per tutti e tre gli anni di battaglia la suprema sicurezza stava nella artiglieria, perché dalle Alpi al mare era un assedio da compiere, e fu terribile. Avevamo molti cannoni e un corpo di ufficiali abilissimi, usciti da quella competenza di studi tecnici, determinata da una sana coscienza della borghesia italiana”” (pag VII) (presentazione)”,”QMIP-001-FER”
“COMITATO NAZIONALE GAAP”,”Circolare n. 27/Bis (39) – Comitato Nazionale Gruppi Anarchici d’ Azione Proletaria. Casella Postale N. 6. Genova Sestri 1.12.1954.”,”Comunicazione dei nomi dei compagni membri del nuovo Comitato Nazionale nominato alla IV Conferenza nazionale dei GAAP: Organizzazione: Vinazza Aldo Propaganda: Cervetto Arrigo Relazioni Esterne: Parodi Lorenzo Relazioni internazionali: Filosofo Mario Amministrazione ed archivi: Ferrario Achille Problemi culturali: Ferrari Adriano. “”Inchiesta sull’ anarchismo. Sono in corso di stampa le schede per l’ inchiesta sull’ anarchismo che la IV Conferenza Nazionale dei GAAP ha deciso di lanciare. Questa inchiesta deve avere un precipuo carattere di propaganda delle nostre idee. Deve toccare persone di una certa notorietà e di un certo livello intellettuale (pubblicisti, giornalisti, professori universitari, parlamentari, letterati, sindacalisti, studiosi, ecc.) (…). Solo subordinatamente ha uno scopo di rilevazione. Deve dirigersi anche agli avversari e raccolgiere le loro risposte, non importa se critiche. Dovrà essere tenuto conto anche delle risposte negative e delle mancate risposte””.”,”ANAx-197″
“COMITATO NAZIONALE SINDACALE COMUNISTA”,”L’unità sindacale. I comunisti contro la manovra scissionista dei riformisti confederali. In appendice lo Statuto della Confederazione Generale del Lavoro.”,”in appendice: Lo Statuto della Confederazione Generale del Lavoro approvato dal VI Congresso nazionale di Milano 10-13 dicembre 1924″,”MITC-011-FV”
“COMITE’ MEDICAL ET MEDICO-SOCIAL D’AIDE AUX MIGRANTS; saggi di Charlotte PAIN Jean-Jacques ROUSSET Michel LARIVIERE André BASSET Philippe REINERT Pierre STRAUS Hnri COUDREAU Zulmiro DE ALMEIDA Charles SIMONPOLI Ahmed SOMIA Roland GARRIGUES David NICOLADZE”,”La santé des migrants.”,”saggi di Charlotte PAIN Jean-Jacques ROUSSET Michel LARIVIERE André BASSET Philippe REINERT Pierre STRAUS Hnri COUDREAU Zulmiro DE ALMEIDA Charles SIMONPOLI Ahmed SOMIA Roland GARRIGUES David NICOLADZE”,”CONx-072″
“COMITO Vincenzo”,”Multinazionali ed esportazione di capitale.”,”In appendice: -principali imprese multinazionali industriali. – Mitsubishi, Mitsui e l’economia JAP. – Gruppo Rockefeller, le banche e il petrolio – IBM e l’ elettronica – Lo sviluppo dei conglomerati: ITT e Textron – Paribas, Suez e la finanziarizzazione dell’economia francese – Diversificazione ed espansione multinazionale del gruppo IFI-FIAT – La Hoffman- La Roche e le multinazionali della salute – La pubblicità multinazionale”,”ECOI-033″
“COMITO Vincenzo”,”Storia della Cristianità in Giappone nei secoli XVI e XVII. Volume I. Dall’arrivo di Francesco Saverio (15 agosto 1549) alla morte di Nobunaga (22 giugno 1582).”,”Dedica manoscritta dell’autore al Prof. Renzo De Felice (in apertura) (1982)”,”JAPx-001-FFS”
“COMITO Vincenzo”,”Storia della Cristianità in Giappone nei secoli XVI e XVII. Volume II. Dall’avvento di Hideyoshi (22 giugno 1582) ai ventisei Protomartiri posti in croce (5 febbraio 1597).”,”Dedica manoscritta dell’autore al Prof. Renzo De Felice (in apertura) (1982)”,”JAPx-002-FFS”
“COMMAGER Henry Steele”,”Il pericolo del conformismo. (Tit.orig.: Freedom, Loyalty, Dissent)”,”Propaganda, slogan, massime. “”Stiamo soccombendo alla tecnica dei propagandisti e togliamo alle parole un vero significato (…). Ci mettiamo nelle mani di coloro che George Eliot ha chiamato “”gli uomini delle massime””. “”Chiunque abbia un’intelligenza forte ed aperta prova una ripugnanza istintiva per “”gli uomini delle massime””. Poiché ben presto essi arrivano ad intendere che la misteriosa complessità della nostra esistenza non può venire costretta nella semplicità delle massime e che il legarci a formule di questa specie equivale alla soffocazione di tutti quegli stimoli e di tutte quelle aspirazioni che sgorgano da una conoscenza più acuta e da una più vivace simpatia. L’ uomo delle massime è il rappresentante comune di quella mentalità che si fa guidare nei suoi criteri morali soltanto da regole generali, nella convinzione che queste possano condurre alla giustizia in modo chiaro e indubbio, senza che ci sia bisogno di esercitare la pazienza, il discernimento, l’ imparzialità e senza alcuna preoccupazione di stabilire se esse forniscano quella comprensione che deriva da una valutazione, assai difficile da acquisire (…)””. (pag 47) Pragmatismo. “”E’ il pragmatista colui che è in più netto contrasto con l’ uomo delle massime: il pragmatista che – dirò, citando William James – “”cerca di stabilire la portata di ogni differenza di opinione delimitando la discussione, per quanto è possibile, ad argomenti pratici e particolari””. (pag 47) “”Che sanno della lealtà gli uomini che si fanno beffe della Dichiarazione di Indipendenza e della Carta dei diritti; le cui energie sono impiegate nel suscitare odi di razza e di classe, e che vorrebbero mettere la camicia di forza allo spirito americano? Che ne sanno loro dell’ America, dell’ America di Sam Adams e di Tom Paine, di quel Jackson che sfidò la Corte e di quel Lincoln che celebrò il lavoro, del Thoreau che scrisse il saggio sulla ‘Disobbedienza civile’ e di quell’ Emerson che difese John Brown, dell’ America dei Fourieristi e dei Come-Outers, dei tipi bizzarri e dei fanatici, dei socialisti e degli anarchici? Quale eroe americano potrebbe superare le loro prove, chi uscirebbe incensurato dalle loro commissioni? Non Washington, che era un ribelle. Non Jefferson, che ha scritto che tutti gli uomini sono stati creati eguali e il cui motto era “”la ribellione ai tiranni è obbedienza a Dio””. Non Garrison che bruciò in pubblico la Costituzione; e neppure Wendel Phillips, che parlò ovunque in favore dei sottoprivilegiati e definiva se stesso un filosofo anarchico; non il Seward della ‘Higher Law’ o il Sumner della eguaglianza delle razze. Non Lincoln (…). Non Wilson (…).”” (pag 116-117)”,”USAS-152″
“COMMONER Barry”,”Far pace col pianeta.”,”Barry Commoner occupa nel panorama ‘ecologico’ internazionale, una posizione abbastanza particolare. In Italia è indicato, dai media, come il ‘padre dell’ambientalismo’ (pag 7) Barry Commoner (New York, 1917 – ) è professore di scienze ambientali al Queens College di New York e direttore del Centro per la biologia dei sistemi naturali (CBNS) della stessa università. Giorgio Nebbia (Bologna, 1926) è professore di merceologia all’Università di Bari. Senatore ha partecipato all’elaborazione delle norme in difesa dell’ambiente. Virginio Bettini (Nova Milanese 1942) è professore di geografia urbana e regionale all’Istituto di architettura di Venezia. Parlamentare europeo, è membro della Commissione ricerca, scienza e tecnologia.”,”SCIx-481″
“COMMONER Barry, a cura di Enrico TESTA”,”Se scoppia la bomba. Il cittadino di fronte alle scelte nucleari.”,”Barry Commoner, nato nel 1917 è stato direttore del Centro di Biologia dei Sistemi Naturali di Bologna (BNS) alla Queen University di New York.”,”SCIx-004-FGB”
“COMMONER Barry, a cura di Virginio BETTINI”,”Il cerchio da chiudere. La natura, l’uomo e la tecnologia.”,”Barry Commoner è nato a Brookliyn nel 1917, ma più che della città è figlio della campagna e della natura. Laureatosi alla Columbia University nel 1937, compì ad Harvard i suoi studi di perfezionamento in biologia. Biologo ed ecologo di primo piano, è titolare di una cattedra alla Washington University di St. Louis e dirige il Centro per la biologia dei sistemi naturali. Considerato in America il pioniere degli studi ambientali, da anni combatte la sua vigorosa battaglia per portare a conoscenza dell’opinione pubblica i guandi problemi ecologici e per ottenere la collaborazione di tutti nell’opera di risanamento della natura.”,”SCIx-238-FL”
“COMMONS John R. SAPOSS David J. SUMNER Helen L. MITTELMAN E.B. HOAGLAND H.E. ANDREWS John B. PERLMAN Selig”,”History of Labour in the United States. Volume II.”,”note bibliografiche primo volume: nota introduttiva di Henry W. FARNAM, introduzione di John R. COMMONS, note appendici bibliografia Consiglio generale della Prima Internazionale e lassalliani. Le attività negli Stati Uniti nei primi anni Settanta (pag 226-227)”,”MUSx-319″
“COMMONS John R. SAPOSS David J. SUMNER Helen L. MITTELMAN Edward B. HOAGLAND H.E. ANDREWS John B. PERLMAN Selig”,”History of Labour in the United States. Volume I.”,”Ritratto di J.R. Commons “”Immigrants and Riots. With some exceptions organised labour conducted itself peacefully. Serious outbreaks, however, did occur among the unorganised, especially common labourers working on railroads, canals, and docks. Most of tese were foreigners, poor and ignorant who, in redressing their grievances, broke into violence”” (pag 412) “”Immigrati e rivolte. Con alcune eccezioni, il lavoro organizzato si svolse pacificamente, ma si verificarono gravi proteste tra i lavoratori non organizzati, specialmente lavoratori comuni, che lavoravano su ferrovie, canali e banchine, molti erano stranieri, poveri e non istruiti che, portando avanti le loro rivendicazioni, sono caduti nella violenza”””,”MUSx-319-B”
“COMMONS John R. SAPOSS David J. SUMNER Helen L. MITTELMAN Edward B. HOAGLAND H.E. ANDREWS John B. PERLMAN Selig”,”History of Labour in the United States. Volume I.”,”John R. Commons (1862-1945), Institutional Economist and Pioneer Historian of American Labor”,”MUSx-003-FGB”
“COMMONS John R. SAPOSS David J. SUMNER Helen L. MITTELMAN E.B. HOAGLAND H.E. ANDREWS John B. PERLMAN Selig”,”History of Labour in the United States. Volume II.”,”John R. Commons (1862-1945), Institutional Economist and Pioneer Historian of American Labor”,”MUSx-004-FGB”
“COMNENE N.P.”,”I responsabili.”,”COMNENE N.P.è stato un diplomatico francese di lungo corso, con missioni presso la Società delle Nazioni, Berlino e Roma. E’ stato ministro degli esteri.”,”GERN-135″
“COMNENE N.P.”,”Luci e ombre sull’Europa.”,”COMNENE N.P. Inizio 1900: “”Una battaglia memorabile si accese una sera alla sala Wagram, una di quelle riunioni appassionate, tumultuose, nelle quali la foga dell’eloguenza di Jaurés rivaleggiava con quella di Viviani, temperate dagli interventi più calmi del tedesco Kautsky e del chiaro e ponderato belga Vandervelde. Durante quella seduta, Guesde si lasciò andare fino a qualificare Millerand un “”traditore””. Viviani e Briand presero la sua divesa. L’atteggiamento di Viviani non stupì nessuno. Lo si sapeva da qualche tempo disposto a “”sacrificarsi”” e…accettare un portafoglio. Il gesto di Briand fu invece una sorpresa””. (pag 87)”,”RAIx-295″
“COMPAGNA Francesco”,”La questione meridionale. Il problema delle due Italie.”,”COMPAGNA Francesco (Napoli, 1921) laureato in giurisprudenza, ha frequentato l’ Istituto italiano per gli Studi Storici fondato nel 1947 da Benedetto CROCE. Nel 1954 ha fondato a Napoli la rivista ‘Nord e Sud’ di cui è stato direttore. Ha scritto varie opere sul tema del meridionalismo ma anche ‘L’ Europa delle regioni’. Accentramento della popolazione rurale al sud: le “”città contadine””. “”Resta però il fatto che la grandissima parte della popolazione rurale del Sud vive accentrata, mentre nel Nord vi è maggiore equilibrio fra popolazione sparsa e popolazione accentrata; e parallelamente, vi è maggiore equilibrio nella ripartizione della popolazione a seconda delle attività svolte. Comunque, gli insediamenti umani sono nel Sud più “”concentrati””, minori di numero e relativamente più popolosi di quelli di media ampiezza dell’ Italia centro-settentrionale.”” (pag 88)”,”ITAS-094″
“COMPAGNA Francesco”,”La politica della città.”,”Francesco Compagna è nato a Napoli nel 1921. Pubblicista, ha fondato e diretto la rivista ‘Nord e Sud’. Ha pubblicato per Laterza ‘La lotta politica itailana nel secondo dopoguerra e il Mezzogiorno’ (1950) e ‘I terroni in citta’ (1959). Al centro dell’analisi vi sono i vari tipi di città: ‘città milionarie’, ‘metropoli d’equilibrio’, ‘città regione'”,”ITAS-010-FP”
“COMPAGNON Jean Général (C.R.)”,”6 Juin 1944. Débarquement en Normandie. Victoire stratégique de la guerre.”,”Bilancio tattico e strategico dell’operazione Overlord. Lo svolgimento e la conclusione della battaglia di Normandia sono di quattro ordini: materiale, umano, tattico, strategico. Bilancio materiale. L’importanza dei mezzi alleati impegnati conduce a fare quattro riflessioni. a) i mezzi erano enormi per condurre la più grande operazione anfibia mai fatta. L’organizzazione e il coordimaneto che presiedevano al loro impiego sono stati rimarchevoli. E’ inutile insistere, dato che questo aspetto è già stato messo in evidenza in molte pubblicazioni e attraverso i dati forniti precedentemente. Alcune cifre significative possono essere aggiunte a quelle già citate. L’11 giugno alla sera, ossia dopo 6 giorni, quando nessun aerodromo, area delimitata per arrivo e partenza degli aerei, era ancora disponibile, si contano nella testa di ponte, venuti unicamente dalle spiagge: 326.547 uomini, 54.186 veicoli, 104.428 tonnellate (approvvigionamenti e materiali). Un tale risultato è frutto di uan notevole organizzazione e preparazione durante 3 anni, di una superiorità marittima, ma anche ed essenzialmente di una padronanza aerea assoluta progressivamente acquisita dal 1941. Il 12 giugno, solamente, scrive Eisenhower, «i tedeschi reagirono con qualche vigore quando un attacco massiccio degli aerodromi francesi fu effettuato da 1488 “”Fortress”” e “”Liberators”” dell’8ª forza aerea americana… Le perdite alleate non superarono, per settimana, una media di più dell’1% degli apparecchi impiegati». Sul piano dei mezzi, i tedeschi sono superati, ma sanno fare il miglior uso dei materiali di cui dispongono e traggono profitto con grande competenza del terreno favorevole alla difensiva. Due armamenti sono superiori a quelli analoghi degli Alleati: i cannoni da 88 di difesa aerea utilizzati come anti-carri, e ancor meglio, i carri Tigre, armati ugualmente di 88 e dotati di una blindatura a tutta prova. Il centinaio di carri Tigre I e II impiegato in Normandia gioca un ruolo preponderante nella difesa, in particolare a Caen, e nelle ultime fasi nel mantenere aperto tra Argentan e Falaise, verso nord, il corridoio di uscita dalla sacca. Le S.S. ‘Obersturmführer’ Wittmann, comandante del battaglione di carri pesanti del 1° S.S. Panzerkorps, al momento in cui è ucciso nei pressi di Caen il 7 agosto è accreditato personalmente di un bilancio di 138 carri distrutti. Il battaglione di carri pesanti del 2° S.S. Panzerkorps, comandato dal S.S. Obersturmführer Weiss distrugge, tra il 10 luglio e il 20 agosto, 227 carri alleati. Pressoché tutti i Tigre soccombono sotto il fuoco aereo alleato. Qualche unità, da 4 a 6, può essere riuscita a sfuggire dal calderone, a raggiungere la regione di Bernai. Ma nessun carro riesce ad attraversare la Senna”” (pag 223-224)”,”QMIS-273″
“COMPARATO Vittor Ivo”,”Cardin Le Bret. “”Royauté”” e “”ordre”” nel pensiero di un consigliere del ‘600.”,”Le Bret, Cardin Les Oeuvres de Messire Cardin le Bret, … Contenant Son Traité de la Souveraineté du Roy. Ses Décisions sur le Domaine & autres choses publiques, sur les Mariages, les Testaments, les Matières Ecclésiastiques & Criminelles, avec les Arrêts rendus en conséquence. Ses Harangues faites aux Ouvertures du Parlement. Ses Plaidoyers avec les Arrêts de la Cour des Aydes, sur la plus grande partie des Droits du Roy. Et son Traité intitulé Ordo perantiquus Judiciorum civilium. Nouvelle édition, Revûë & augmentée de plusieurs choses notables, & corrigée très-exactement.”,”TEOP-151″
“COMPARATO Vittor Ivo”,”Utopia.”,”COMPARATO Vittor Ivo è professore di storia moderna nella Facoltà di Scienze politiche dell’ Università di Perugia. Ha insegnato per anni storia delle dottrine politiche ed è direttore della rivista ‘Il pensiero politico’. Ha curato un’ antologia di scritti politici dI Jean BODIN (1981). L’ isola dei cavalli sapienti. “”A Laputa e nella vicina isola di Glubbdubdrib lo specchio utopico riflette direttamente l’ inutilità e la futilità delle scienze, così come le vede Swift. Le filosofie sono una moda, gli storici prostitute pronte a scrivere qualsiasi falsità, i titoli fondati su nient’altro che sulla frode e il tradimento. Il tono si fa sempre più aspro e lo scrittore appare quasi impaziente di farsi scorgere, con la sua indignazione morale, dietro la finzione letteraria. Nell’ ultimo viaggio presso gli Houyhnhnms, il lettore è condotto, invece, a specchiarsi negli Yahoos, sorta di uomini scimmia, aggressivi, infidi e vendicativi, alla cui specie, ahimè, anche Gulliver appartiene. Nell’ isola, infatti, sono i cavalli a essere dotati di ragione e di linguaggio e gli Yahoos sono tenuti a distanza in appositi recinti e stalle, come animali pericolosi, odiosi a tutte le altre specie viventi. Gulliver è invitato dai cavalli sapienti a raccontare della sua Europa e della sua Inghilterra. Deve spiegare come mai i principi si fanno la guerra, cosa sono gli avvocati e i giudici, come funziona l’ iniquo potere che consente loro di pronunciarsi contro il comune senso di giustizia e la ragionevolezza del genere umano: si tratta di stabilire un precedente e di seguirlo poi come se fosse una legge. In tanti colloqui con il suo maestro, Gulliver è anche indotto a toccare il tema della moneta, la lussuria, l’ ubriachezza, la medicina e la politica. Il parere del saggio Houhynhnm è che gli uomini debbono essere una specie animale su cui è caduto un frammento di ragione, che usano per aggravare la loro naturale tendenza alle corruzioni e anzi trovarne di nuove.”” (pag 128)”,”SOCU-147″
“COMPERE-MOREL Adéodat”,”Jules Guesde. Le socialisme fait homme. 1845 – 1922.”,”GUESDE Mathieu-Basile dello Jules (Parigi 1845-Saint-Mandé 1922). Socialista, fu più volte condannato al carcere sia durante il Secondo Impero, sia sotto la Terza Repubblica (1871) e dovette espatriare. Tornato in Francia nel 1876, fondò (1877) L’ Egalité, primo organo di stampa socialista, uscito fino al luglio 1878. Al Congresso nazionale operaio di Marsiglia (1879) sostenne la necessità di creare un partito socialista centralizzato. Il programma del partito, steso a Londra con la collaborazione di Marx (1880), prese forma definitiva dopo la scissione dei possibilisti di P. Brousse, con la creazione del Parti Ouvrière (1882) di cui G. assunse la direzione. Deputato dal 1893 al 1898, si oppose alla partecipazione di M. Millerand al governo Waldeck-Rousseau e fu in contrasto con Jaurès, favorevole alla collaborazione con i governi borghesi. Durante il Congresso di Amsterdam (1904), realizzatasi l’unità tra i socialisti (S.F.I.O.), trionfò la linea di Guesde. Rieletto deputato nel 1906, nel 1914 si schierò con l’Union Sacrée e fu ministro di Stato dal 1914 al 1916. La sua opera più importante è l’Essai de catéchisme socialiste (1878). (GE20)”,”MFRx-112″
“COMPERE-MOREL Adéodat a cura; collaborazione di BRAKE P. BRIZON HUBERT-ROUGER Jean LONGUET Paul LOUIS E. POISSON Charles RAPPOPORT SIXTE-QUENIN J.B. SEVERAC; direttore diff. Jean LORRIS”,”Encyclopedie socialiste syndicale et cooperative de l’Internationale Ouvriere.”,”””Si, la Francia socialista può essere – e deve essere – fiera della sua storia! Quanti eroi oscuri hanno sacrificato la vita per le loro idee e se i pavés di Parigi sono stati arrossati di sangue degli insorti, il suolo dei nostri terreni è stato, pure lui, fecondato da quello dei nostri contadini in rivolta! E da Saint-Simon fino a Blanqui, passando per Babeuf, Enfantin, Bazard, Fourier, Considerant, Proudhon, Buchez, Leroux, Cabet, ecc. – per non parlare di quelli morti – una pleiade di belle intelligenze, di innovatori arditi, di pensatori profondi hanno dato il meglio di loro stessi nella lotta senza tregua, contro le forze della menzogna e dell’ iniquità sociale””. (pag II)”,”INTx-035″
“COMPERE-MOREL Adéodat a cura; collaborazione di BRAKE P. BRIZON HUBERT-ROUGER Jean LONGUET Paul LOUIS E. POISSON Charles RAPPOPORT SIXTE-QUENIN J.B. SEVERAC; direttore diff. Jean LORRIS”,”Encyclopedie socialiste syndicale et cooperative de l’Internationale Ouvriere.”,”Contiene il capitolo: ‘Il capitale’ di Marx e la sua portata storica (libro II pag 37-42) Marx e la legislazione operaia. (pag 39-40) “”Marx était un révolutionnaire. Mais il tenait compte de la réalité qu’il étudiait, ‘en détail’, avec le plus grand soin. Il explique lui-même les raisons qui lui ont fait consacrer une grande partie du ‘Capital’ à l’étude de la législation ouvrière. “”Il ne faut point se faire d’illusions. De même que la guerre de l’indépendance américaine au dix-huitiéme siècle a sonné la cloche d’alarme pour la classe moyenne en Europe, de même la guerre civile américaine au dix-neuvième siècle a sonné le tcosin pour la classe ouvrière européenne. En Angleterre, la marche du bouleversement social est visible à tous les yeux; à une certaine période, ce bouleversement aura nécessairement son contre-coup sur le continent. Alors il revêtira dans son allure des formes plus on moins brutales ou humaines, selon le degré de développement de la classe de travailleurs. Abstraction faite des motifs plus élevés, leur propre intérêt commande donc aux classes régnantes actuelles d’écarter tous les obstacles légaux qui peuvent gêner le développement de la classe ouvrière. C’est en vue de ce but que j’ai accordé dans ce volume une place si importante à l’histoire, au contenu et aux résultats de la législation anglaise sur les grandes fabriques. Une nation peut et doit tirer un enseignement de l’histoire d’une autre nation. Lors même qu’une société est arrivée à découvrir la piste de la ‘loi naturelle qui préside à son mouvement’, – et le but final de cet ouvrage est de dévoiler la loi moderne, – elle ne peut ni dépasser d’un saut ni abolir par des décrets les phases de son développement naturel. Mais elle peut abréger la période de la gestation, et adoucir les maux de leur enfantement. Marx se défend contre toute excitation à la haine: “”Pour éviter des malentendus possibles, encore un mot. Je n’ai pas peint en rose le capitaliste et le propriétaire foncier. Mais il ne s’agit ici de ‘personnes’, qu’autant qu’elles sont ‘personnification de catégories économiques’, les ‘supports d’intérêts et de rapports de classes déterminés’. Mon point de vue, d’après lequel le ‘développement de la formation économique de la société’ est ‘assimilable à la marche de la nature et à son histoire’, peut moins que tout autre rendre l’individu responsable des rapports dont il reste socialement la créature, quoi qu’il puisse faire pour s’en dégager”” (pag 39-40) [Aa.Vv., ‘Encyclopedie socialiste syndicale et cooperative de l’Internationale Ouvriere’, Paris, 1913]”,”CONx-208″
“COMTE Gilbert a cura; brani di VOLIN GAPON WITTE TROTSKY NICOLA II CIECHANOWIECKI GORKY GORKIJ BAINVILLE MARKOVITCH FRANCIS ANET BUCHANAN KAIOUROV WRANGEL RODZIANKO KERENSKY PALEOLOGUE S. JONES KLEINMICHEL GILLIARD STANKEVITCH GOUTCHKOV LIFAR DE-MONKEVITZ V. WITTE DENIKIN KRUPSKAIA TSKHAKAIA SUCHANOV METELEV MILIUKOV KANTOROVICH RASKOLNIKOV ORDJONIKIDZE RAVITCH LAZIS V. IAKOVLEVA PALAY CROZIER-LONG DE-CHESSIN TRUBETZKOI CHERNOV KRASNOV STANKEVICH GRAF IALAVA TSYGANKOV RHYS WILLIAMS DESTREE MALAKHOVSKY REED NEVSKI ILINE-GENEVSKI MILIUKOV BELYCHEV P. PAX BLAGONRAVOV DZENISS LENIN MALLIANTOVICH MALLIANTOVITCH SADOUL FLEROVSKI NOULENS NAUMOV DANCKEVITCH DANKEVICH CHALIAPIN PODVOISKI ANTONOV OVSENKO LUNACHARSKIJ NIESSEL DYBENKO KRITCHEWSKI SERGE”,”La révolution russe per ses témoins.”,”Brani di VOLIN GAPON WITTE TROTSKY NICOLA II CIECHANOWIECKI GORKY GORKIJ BAINVILLE MARKOVITCH FRANCIS ANET BUCHANAN KAIOUROV WRANGEL RODZIANKO KERENSKY PALEOLOGUE S. JONES KLEINMICHEL GILLIARD STANKEVITCH GOUTCHKOV LIFAR DE-MONKEVITZ V. WITTE DENIKIN KRUPSKAIA TSKHAKAIA SUCHANOV METELEV MILIUKOV KANTOROVICH RASKOLNIKOV ORDJONIKIDZE RAVITCH LAZIS V. IAKOVLEVA PALAY CROZIER-LONG DE-CHESSIN TRUBETZKOI CHERNOV KRASNOV STANKEVICH GRAF IALAVA TSYGANKOV RHYS WILLIAMS DESTREE MALAKHOVSKY REED NEVSKI ILINE-GENEVSKI MILIUKOV BELYCHEV P. PAX BLAGONRAVOV DZENISS LENIN MALLIANTOVICH MALLIANTOVITCH SADOUL FLEROVSKI NOULENS NAUMOV DANCKEVITCH DANKEVICH CHALIAPIN PODVOISKI ANTONOV OVSENKO LUNACHARSKIJ NIESSEL DYBENKO KRITCHEWSKI SERGE”,”RIRO-353″
“COMTE-SPONVILLE André, testi scelti e presentati da”,”Pensées sur la mort.”,”Pensieri sulla morte di PLATONE MONTAIGNE CONCHE EPICURO SENECA LA-ROCHEFOUCAULD HEGEL PASCAL SARTRE DASTUR SIMONE WEIL EPITTETO LUCREZIO MARCO AURELIO SCHOPENHAUER FREUD SPINOZA KANT WITTGENSTEIN ALAIN DESCARTES CARTESIO NIETZSCHE BERGSON LEVI-STRAUSS COMTE VOLTAIRE JANKELEVITCH pag 31, 32, 43 Bibliografia: – Marcel Conche, La Mort et la pensée, dans Orientation philosophique, PUF 1990″,”FILx-394″
“CONAN Eric”,”La gauche sans le peuple.”,”In occasione dell’ elezione di Francois MITTERAND alla presidenza della Repubblica, gli elettori operai e impiegati erano maggioratari nell’ elettorato socialista. Vent’anni dopo la maggioranza del popolo dei bassi salari ha abbandonato la sinistra. Tuttavia il ‘popolo’ non è scomparso, ma è cambiato e sta alimentando la spinta del Fronte Nazionale e dell’ estrema sinistra. CONAN analizza questo divorzio dei popolo con i grandi partiti della sinistra. CONAN è giornalista all’ Express. “”Il Partito socialista ha persistito a privilegiare l’ abbassamento delle imposte sul reddito per le classi medie superiori, assicurando subito le più basse prestazioni di “”autonomia””, escluse dal mondo del lavoro. Tra queste due mascelle, gli operai e gli impietati che lavorano ne escono male si sono sentiti i dimenticati da un governo che non avrà sempre poche relazioni con i sindacati””. (pag 201)”,”FRAP-082″
“CONAN DOYLE Arthur”,”Sherlock Holmes. The Complete Novels and Stories. Vol. I.”,”Sir Arthur Conan Doyle was born in Edinburgh, Scotland, in 1859. He studied medicine at Edinburgh University and settled in London, but his less than thriving practice left him with a great deal of spare time. He died in 1930. With an Introduction by Loren ESTLEMAN, A Study in Scarlet, The Sign of Four, Adventures of Sherlock Holmes, Memoirs of Sherlock Holmes, The Return of Sherlock Holmes,”,”VARx-054-FL”
“CONAN DOYLE Arthur”,”Sherlock Holmes. The Complete Novels and Stories. Vol. II.”,”Sir Arthur Conan Doyle was born in Edinburgh, Scotland, in 1859. He studied medicine at Edinburgh University and settled in London, but his less than thriving practice left him with a great deal of spare time. He died in 1930. With an Introduction by Loren ESTLEMAN, The Hound of the Baskervilles, The Valley of Fear, His Last Bow,”,”VARx-055-FL”
“CONCARI Tullo”,”Storia letteraria d’Italia. Scritta da una Società di Professori. Il Seicento.”,”CONCARI Tullo professore di lettere italiane nel R. Istituto tecnico di Milano.”,”ITAG-204″
“CONDILLAC (Etienne BONNOT abate di), a cura di Maria GARIN”,”Trattato dei sistemi.”,”Etienne BONNOT futuro abate di CONDILLAC nasce a Grenoble nel 1714, entra in seminario e frequenta la Sorbona. Amico di ROUSSEAU e DIDEROT pubblica nel 1746 l’ Essai sur l’ origine des connaissances humaines’ e nel 1749 il ‘Traité des systèmes’ e nel 1754 il ‘Traité des sensations’. Poi va a Parma come precettore della famiglia ducale, rientrato in Francia nel 1773 si ritira nel castello di Flux dove muore nel 1780. “”Nella materia tutto si verifica per via del movimento. L’ idea del movimento è pertanto una delle più familiari. Quindi era naturale che Malebranche ne facesse uso per spiegare ciò che succede nell’ anima. Ma le difficoltà in cui si va ad impelagare mostrano quanto le idee che si fa sono poco esatte. Il movimento, quale compete alla materia, per noi altro non è se non il passaggio di un corpo da un luogo a un altro. Malebranche definirà allo stesso modo il movimento che attribuisce all’ anima?”” (pag 67) “”La spada, la toga, la chiesa, il commercio, la finanza, i letterati e gli artigiani di ogni specie, ecco le classi dei cittadini. Bisogna che nel sistema di chi li governa ciascuno sia tanto felice quanto è possibile, senza pregiudizio del benessere generale del corpo. E’ questo che conferirà allo stato la costituzione più robusta; due cose vi sono incluse: la condotta da tenere verso il popolo a cui si comanda, e quella che va tenuta con le potenze vicine””. (pag 208)”,”FILx-366″
“CONDILLAC (Etienne BONNOT abate di), a cura di Maria GARIN”,”Trattato dei sistemi.”,”Etienne BONNOT futuro abate di CONDILLAC nasce a Grenoble nel 1714, entra in seminario e frequenta la Sorbona. Amico di ROUSSEAU e DIDEROT pubblica nel 1746 l’ Essai sur l’ origine des connaissances humaines’ e nel 1749 il ‘Traité des systèmes’ e nel 1754 il ‘Traité des sensations’. Poi va a Parma come precettore della famiglia ducale, rientrato in Francia nel 1773 si ritira nel castello di Flux dove muore nel 1780. “”Nella materia tutto si verifica per via del movimento. L’ idea del movimento è pertanto una delle più familiari. Quindi era naturale che Malebranche ne facesse uso per spiegare ciò che succede nell’ anima. Ma le difficoltà in cui si va ad impelagare mostrano quanto le idee che si fa sono poco esatte. Il movimento, quale compete alla materia, per noi altro non è se non il passaggio di un corpo da un luogo a un altro. Malebranche definirà allo stesso modo il movimento che attribuisce all’ anima?”” (pag 67) “”La spada, la toga, la chiesa, il commercio, la finanza, i letterati e gli artigiani di ogni specie, ecco le classi dei cittadini. Bisogna che nel sistema di chi li governa ciascuno sia tanto felice quanto è possibile, senza pregiudizio del benessere generale del corpo. E’ questo che conferirà allo stato la costituzione più robusta; due cose vi sono incluse: la condotta da tenere verso il popolo a cui si comanda, e quella che va tenuta con le potenze vicine””. (pag 208)”,”FILx-422-FRR”
“CONDORCET Jean Antoine Nicolas Caritat de; a cura di Guido CALVI”,”Saggio di un quadro storico dei progressi dello spirito umano.”,”L”Esquisse’ era uno schema teorico di un’opera che CONDORCET avrebbe voluto scrivere. Nell’introduzione, CALVI affronta i seguenti punti: CONDORCET e l’esperienza della rivoluzione, C. e l’ Enciclopedia, C. e il partito dei filosofi, C., la fisiocrazia e il ministero TURGOT, C. e la rivoluzione, la proscrizione e l”Esquisse’.”,”FILx-051″
“CONDORCET J.A. a cura di Luigi MASCILLI MIGLIORINI”,”Lettere di un borghese di New Heaven.”,”Filosofo, scienziato e uomo politico FR CONDORCET (Ribemont 1743-Bourg-la-Reine 1794), collaborò dapprima al Mercure Galant; nel 1791 entrò nella redazione della Chronique de Paris, dove fu tra i primi giornalisti a pronunciarsi per la Repubblica. Come scienziato si rese noto con l’Essai sur le calcul intégral (1765) e il Problème de trois corps (1767), che gli aprirono le porte dell’Accademia delle Scienze (1769). Amico del Turgot, ne appoggiò incondizionatamente il programma, accettandone la dottrina liberale, come ben traspare dalla sua opera Réflexions sur l’esclavage des nègres (1781). Con il saggio Attributions des assemblées provinciales (1788) si fece invece sostenitore di un’Assemblea Nazionale regolare con una rappresentanza eguale e libera dell’intera nazione. Come Rousseau credeva nella bontà naturale dell’uomo e dichiarava che tutto il male veniva dall’ignoranza, dalla superstizione e dalle istituzioni”,”TEOP-044″
“CONDORCET Jean Antoine Nicolas de, a cura di Guido CALVI”,”I progressi dello spirito umano. Saggio di un quadro storico dei progressi dello spirito umano.”,”Marx su Turgot e i fisiocratici (pag 26-27)”,”FILx-249-FRR”
“CONETTI Giorgio MIGLIORINO Luigi SCOVAZZI Tullio”,”Testi di base per lo studio del diritto internazionale.”,”Trattato S. Sede Italia 1929. “”Il trattato del 1929, detto trattato del Laterano, pone fine alla “”questione romana””, sorta con la presa di Roma da parte dell’ Italia (1870), e stabilisce le basi dei rapporti tra l’ Italia e la Santa Sede, suprema autorità di governo della Chiesa Cattolica. L’ 11 febbraio 1929 fu anche firmato il concordato tra la Santa Sede e l’ Italia, in seguito modificato con l’ accordo firmato il 15 novembre 1984″”. (pag 62)”,”DIRx-006″
“CONFALONIERI Carlo”,”Pio XI visto da vicino.”,”Riservatezza. “”Non abbondano i piccoli aneddoti curiosi, che formano la compiacenza di molti. Pio XI non offre al riguardo larghe possibilità. Austero per natura e per educazione, esercitava sopra di sé una tale severa disciplina di parole e di comportamento, da risultarne estremamente vigile e cauto, comprimendo quella scioltezza che sola permette di dire e di fare a getto spontaneo, quasi libero da preventivo controllo””. (pag 10-11) “”Colto, conoscitore di lingue, sacerdote esemplare, devoto alla Chiesa e alla Cattedra Apostolica, prudente quant’altri mai, era proprio indicato per quella missione. Poco dopo eccolo Arcivescovo e Nunzio (28 ottobre 1919); nel 1921 Arcivescovo di Milano e Cardinale; nel febbraio dell’ anno seguente Papa della Chiesa universale. In meno di cinque anni, dalla Biblioteca al Soglio di Pietro””. (pag 15) “”””Il terribile triangolo”” del bolscevismo ateo era entrato in funzione: Russia, Messico, Spagna; mentre in altri Paesi ruggiva minaccioso il tuono. Il Papa ammonì ancora una volta il mondo.”” (pag 204) 1937 “”Nella seconda metà di marzo, a breve distanza l’ una dall’ altra, escono tre Encicliche: La Divini Redemptoris sul Comunismo ateo, la Mit brennender Sorge circa la situazione della Chiesa Cattolica in Germania, la Firmissimam constantiam sulle condizioni religiose del Messico: documeni questi, intorno ai quali aveva preso a lavorare più intensamente, santificandoli col dolore, subito dopo l’ Epifania.”” (pag 341)”,”RELC-210″
“CONFALONIERI Antonio”,”Banca e industria in Italia, 1894-1906. Volume I. Le premesse: dall’abolizione del corso forzoso alla caduta del Credito mobiliare.”,”Intreccio tra la crisi bancaria del 1899 e la speculazione edilizia “”Naufragata la combinazione “”a metà”” con il Banco di Napoli, la Banca Nazionale viene a trovarsi di fronte a responsabilità e problemi anche più gravi. La «crisi di Torino» precipita; vengono anticipati otto milioni al Banco di Sconto e di Sete: invano, perché il 24 agosto 1889 l’istituto chiede la moratoria. Il che pone la Banca Nazionale, ove si voglia procedere al salvataggio della Tiberina – che dal Banco era, come si è visto, emanazione – nella prospettiva di intervenire con somme ben maggiori dei sedici milioni previsti poc’anzi: si parla ormai di 30-40 milioni. D’altro canto Crispi insisteva «affinché si riuscisse a sciogliere la crisi di Torino che lo preoccupava anche per il necessario riverbero che avrebbe avuto in Roma e Napoli e nei riguardi dell’ordine pubblico». A ben vedere, proprio i timori delle conseguenze di una caduta degli istituti torinesi su tutto il mercato del credito (e sulle posizioni della Banca Nazionale, legate a quelle delle banche torinesi) rendevano il massimo istituto di emissione praticamente disarmato di fronte al problema dei salvataggi: non a caso è su questo tasto – al quale [Giacomo] Grillo era oltremodo sensibile – che insiste [Ulrico] Geisser, il principale attore ed interessato nella crisi bancaria di Torino, codesto banchiere che fu definito «il più grande fattore della speculazione edilizia». Geisser – che continua imperterrito a partecipare alle sedute del consiglio superiore della Banca Nazionale – sottolinea appunto «la convenienza materiale e morale per la Banca Nazionale di non lasciar cadere la Banca Tiberina». «Questa caduta» – tiene anzi a precisare – «avrebbe funestissime conseguenze a Torino, a Roma, a Napoli, ci farebbe torto all’estero, e la stessa Banca Nazionale» – aggiunge con quel tono vagamente ricattatorio che coglieremo anche in successive occasioni – «ne riceverebbe grande pregiudizio per l’importante esposizione che ‘ormai’ ha colla Banca Tiberina, col Banco Sconto e Sete e con altri Istituti e Case di Banca che hanno legami ed interessi coi due primi istituti»”” (pag 159-160)”,”ITAE-024-FP”
“CONFALONIERI Antonio”,”Banca e industria in Italia, 1894-1906. Volume III. L’esperienza della Banca commerciale italiana.”,”Due concezioni dell’attività bancaria: la polemica Joel – Noetzlin. (pag 67-86) “”Invano Joel si affannava a precisare il suo pensiero: non si trattava certo di «gettare soldi buoni su soldi cattivi» come pretendeva la controparte; non gli sarebbe mai passato per la mente di aumentare l’esposizione dell’istituto (…)”” (pag 68) “”La Commerciale – così suonano le argomentazioni di Joel – non può esserfe diretta come la Banque de Paris: la sua organizzazione fu modellata in maniera del tutto diversa. La direzione costituisce il centro di gravità della banca, ed ogni tentativo di spostare codesto centro di gravità non può che risolversi a danno dell’istituto”” (pag 73)”,”ITAE-025-FP”
“CONFALONIERI Antonio”,”Banca e Industria in Italia. Dalla crisi del 1907 all’agosto 1914. Il sistema bancario in una economia di transizione. Volume I.”,”Atti del convegno tenutosi il 17 marzo 2015 presso l’Università Cattolica di Milano, nel ventesimo anniversario della scomparsa di Antonio Confalonieri (1922-1995), in collaborazione con l’Archivio storico. Antonio Confalonieri, laureatosi nel 1946 in Economia e commercio presso l’Università Bocconi, lavorò per alcuni anni nell’ufficio Studi economici della Edison. Negli stessi anni collaborava con Pasquale Saraceno, titolare della cattedra di Tecnica bancaria e professionale presso l’Università Cattolica di Milano. Confalonieri dedicò una notevole parte della sua attività di ricerca al sistema bancario italiano.”,”ITAE-139-FL”
“CONFALONIERI Antonio”,”Banca e Industria in Italia. Dalla crisi del 1907 all’agosto 1914. Crisi e sviluppo nell’Industria Italiana. Volume II.”,”Atti del convegno tenutosi il 17 marzo 2015 presso l’Università Cattolica di Milano, nel ventesimo anniversario della scomparsa di Antonio Confalonieri (Milano, 1922-1995), in collaborazione con l’Archivio storico. Antonio Confalonieri, laureatosi nel 1946 in Economia e commercio presso l’Università Bocconi, lavorò per alcuni anni nell’ufficio Studi economici della Edison. Negli stessi anni collaborava con Pasquale Saraceno, titolare della cattedra di Tecnica bancaria e professionale presso l’Università Cattolica di Milano. Confalonieri dedicò una notevole parte della sua attività di ricerca al sistema bancario italiano.”,”ITAE-140-FL”
“CONFESSORE Ornella”,”Conservatorismo politico e riformismo religioso. La “”Rassegna Nazionale”” dal 1898 al 1908. Le tendenze e gli interessi politici, culturali e religiosi di una corrente “”ribelle”” del mondo cattolico italiano fra la fine dell’ Ottocento e l’ inizio del Novecento.”,”CONFESSORE Ornella è laureato in lettere moderne e insegna storia risorgimento nella facoltà di magistero di Lecce. Il rimpianto per l’ opera svolta da Leone XIII. “”Gli atti della Curia vaticana tra il 1906 e il 1907 assumono un ritmo incalzante e decisamente orientato a colpire fermenti di novità e di riforme. L’ enciclica Pieni l’ animo del 28 luglio 1906 che vieta a tutti i chierici e sacerdoti di far parte della Lega democratica nazionale, se non suscita aperti commenti sul periodico, è discussa tra i collaboratori e una voce giunge pure al Bonomelli attraverso la Parravicino, che lamenta l’ effetto “”triste assai”” che su di lei ha prodotto il documento. Anche in una lettera della Parravicino si fa il confronto tra il pontificato di Pio X e quello di Leone (…)””. (pag 325)”,”ITAA-102″
“CONFINO Michaël”,”Autour de “”l’affaire Necaev””. Lettres inédites de Michel Bakunin et de German Lopatin.”,”‘Necaev proveniente dalla Russia nel gennaio 1870 visita Bakunin a Locarno e lo convince a interrompere la traduzione del Capitale di Marx che stava conducendo con energia per dedicare il suo tempo alla causa rivoluzionaria. Necaev si impegna anche a “”regolare la questione”” con l’editore’. (pag 454-455)”,”ANAx-346″
“CONFORTI Olao”,”Guadalajara. La prima sconfitta del fascismo.”,”””La morte passava fra gli ulivi scegliendo i suoi uomini; il suo dito di piombo faceva cenno di continuo”” (volontario inglese John Lepper, poeta) (pag 39) “”L’orrore di quelle giornate è ricordato dal biografo del generale Varela, José Peman: anche Varela, come il collega di guerre coloniali Saenz de Buruaga, incappò nel fuoco delle mitragliatrici repubblicane, buscandosi tre pallottole. Sopravvisse, ma per le fatiche e gli strapazzi di quel periodo cominciò ad accusare i sintomi del male che lo avrebbe codotto a morte parecchi anni dopo”” (pag 40)”,”MSPG-004-FER”
“CONFRANCESCO Dino”,”Appunti sull’ideologia. Marxismo e libertà.”,”Contiene dedica manoscritta dell’autore, Confrancesco al prof. Schiavone, amico e maestro Critiche inconsistenti al ‘Capitale’ di Marx da parte di autori liberali. “”In occasione del centenario de ‘Il Capitale’, la Vallecchi ha edito tempo fa, in un agile volumetto dal titolo ‘1867-1967: Un secolo di marxismo’ le conferenze organizzate dall’Unione Italiana per il Progresso della Cultura e tenute da V. Frosini, C. Harmel, B. Leoni, K. Papaioannou, E. Voegelin. Si tratta di una serie di critiche rivolte da studiosi in prevalenza liberali all’autore de ‘Il Capitale’ e riguardanti gli aspetti teorici e pratici delle dottrine ivi contenute. La raccolta non manca di critiche acute, come vedremo, ma purtroppo è sovente inficiata da un astio polemico ingiustificato sia sul piano scientifico che su quello storico. Ne è prova il discorso di B. Leoni, il quale non riesce a vedere niente nelle teorie economiche marxiane che non sia pseudoscienza, mistificazione, malafede di ricercatore. Significativo il giudizio perentorio con il quale egli conclude il suo breve excursus de ‘Il Capitale’, definito «una discutibile accusa ed una ancor più discutibile profezia; ma non una teoria economica degna di questo nome e men che meno un modello utilizzabile per il preteso conseguimento, ad opera dei lavoratori, del cosiddetto prodotto integrale del proprio lavoro». Esempio, questo, di polemica culturale non certo corretta. Il Leoni tratta i concetti di valore-lavoro e di plusvalore con una sufficienza veramente degna del peggior Pareto, senza compiere alcuno sforzo per intenderne l’esatto significato ideologico e la collocazione storica. Anche economisti come Roll e Schumpeter ritengono, come lui, a ragione o a torto, che le teorie del valore-lavoro e del plusvalore non servano molto all’analisi concreta di precisi fatti sociali. Ma il Roll riconosce che il marxismo rappresenta la conclusione di tutto un modo di ragionare proprio della concezione classica e non una gratuita esasperazione di ipotesi accennate da Smith e da Ricardo; e non sottovaluta l’importanza del principio marxistico che «la identità della produzione e del consumo esiste soltanto se noi ignoriamo la funzione mediatrice svota fra di essi dai rapporti sociali». E, dal canto suo, lo Schumpeter tributa un ancor più profondo riconoscimento all’autore de ‘Il Capitale’, laddove in ‘Capitalismo, democrazia, socialismo’ afferma che Marx «fu il primo grande economista che capí ed insegnò in modo sistematico come la teoria economica possa trasformarsi in analisi storica e il racconto storico in “”histoire raisonné””». Ciò che per l’appunto manca completamente nel Leoni è la consapevolezza di quanto sia stato valido e originale quel criterio della storicità che Marx introdusse nell’analisi dei fatti economici e che lo portò ad intuire l’esistenza di movimenti ciclici. Merito, questo, che ormai tutti gli storici dell’economia … tranne il compianto Leoni gli riconoscono”” (pag 83-84) [Dino Confrancesco, ‘Appunti sull’ideologia. Marxismo e libertà’, Marzorati editore, Milano, 1968]”,”TEOC-807″
“CONFUCIO a cura di Piero CORRADINI”,”La via dell’ uomo. Ricette di saggezza per la vita quotidiana.”,”Piero CORRADINI (Roma, 1933) è ordinario di storia dell’ arte orientale all’ Università La Sapienza. E’ autore di ‘La Mongolia moderna’ (MARZORATI, 1978), ‘Confucio e il confucianesimo’ (ESPERIENZE 1973), ‘La Cina’ (UTET 1968), ‘La città proibita’ (GIUNTI 1992).”,”CINx-089″
“CONFUCIO – MENCIO”,”Testi confuciani.”,”””Confucio disse: – Osserva ciò che un uomo fa, scruta i motivi (che lo muovono), esamina ciò di cui s’appaga. Che cosa ti nasconderà costui? Che cosa ti nasconderà?”” (pag 134) “”Confucio disse: – Studiare senza meditare è inutile, meditare senza studiare è pericoloso””. (pag 135) “”Confucio disse: – Non spiego a chi non si sforza (di capire), non miglioro l’eloquio di chi non (vuole) esprimersi, non ripeto a chi, dato un angolo (di un argomento), non è capace di trarne la prova degli altri tre.”” (pag 163) “”Confucio disse: – Studiate come se (la conoscenza) fosse irragiungibile, come se temeste di perderla!”” (Confucio) (pag 172) “”Mencio disse: – Quando l’uomo ha (la conoscenza di) ciò che non deve fare, poi può agire.”” (pag 363) “”Mencio disse: – Su ciò che si è studiato estesamente e discusso minutamente si può tornar sopra e dirne in breve l’essenziale””. (pag 364) da Confucio – Mencio, Testi confuciani, Utet”,”CINx-215″
“CONIGLIONE Franco”,”Parigi 1871: la Comune libertaria.”,”””L’operaio ha fatto tutto e l’operaio può distruggere tutto, perché può tutto rifare”” (un operaio internazionalista) (in apertura) “”Così, mentre Marx si sforzava di prevenire ogni velleità di abbattere il governo provvisorio, Bakunin e i giacobini si adoperavano a fare l’opposto, considerando, anzi, la caduta di quel governo come il loro compito più urgente”” (pag 28) “”Nella notte tra il 17 e 18 marzo Thiers ordina al generale Lecomte di recarsi con un corpo di armata a Montmartre per impadronirsi dell’artiglieria della guardia nazionale. Ma i Parigini accorrono e si lanciano sui soldati “”mentre il generale Lecomte comanda il fuoco sulla folla, un sottufficiale, uscendo dalle file si pone davanti alla sua compagnia e grida più forte di Lecomte: ‘calcio in aria’. I soldati obbediscono. Era Vardeguerre, che fu per questo fatto fucilare dai Versagliesi qualche mese dopo. La rivoluzione era fatta”” (L. Michel). Era l’alba del 18 Marzo 1871.”” (pag 36) Ruolo di Bakunin in preparazione e organizzazione insurrezione (pag 36-37). Marx ed Engels non hanno nessun ruolo nell’insurrezione parigina (pag 41-42) Gli insorti non toccano la Banca di Francia e non prendono altre misure severe: “”Scrive Marx a Kugelmann: “”Se soccomberanno la colpa sarà della loro bonarietà”” e a Liebknecht “”se i parigini sono sconfitti, sembra che sia per colpa loro, ma è una colpa che in realtà deriva da eccessiva onestà. Il Comitato Centrale e poi la Comune hanno lasciato a quel nefasto aborto di Thiers il tempo di concentrare le forze nemiche, 1) perché ha fatto la pazzia di non voler scatenare la guerra civile, come se lo stesso Thiers non l’avesse scatenata con il tentativo di disarmare a forza Parigi…2) per non aver l’aria di usurpare il potere, hanno perduto tempo prezioso ad eleggere la Comune, la cui organizzazione ecc. ha preso ancora tempo, mentre bisognava impiegarlo per marciare su Versailles subito dopo la disfatta della reazione a Parigi””. (…) Dopo il 18 marzo, perfino i ‘sergents de ville’, invece di essere disarmati e imprigionati, poterono mettersi in salvo a Versailles. Gli uomini d’ordine non furono neanche molestati, anzi ebbero la possibilità di riunirsi e occupare qualche forte posizione all’interno di Parigi. Le prigioni, invece di chiudersi questa volta con dentro gli oppressori del popolo, si spalancarono e a tutti fu concessa la libertà. Questa indulgenza e generosità degli operai armati fu capita come un segno di debolezza, e il 22 marzo una turba di bellimbusti reazionari cercò, con la scusa di una dimostrazione pacifica, di fare quello che a Thiers con i suoi cannoni non era riuscito. Quando la guardia nazionale si parò loro innanzi, sparando una sola salva, li mise in fuga. E ancora una volta gli operai furono generosi: ebbero pietà e la maggior parte neanche mirò giusto, ma sparò in aria. E poi? Non si prese nemmeno la briga di arrestarli, di perseguitarli o almeno di cacciarli fuori da Parigi. Solo verso la fine della Comune, quando i versagliesi fucilavano indiscriminatamente chiunque cadesse nelle loro mani, e sparavano a vista su vecchi donne e bambini, solo allora i parigini fucilarono i prigionieri e gli ostaggi: ma solo perché questo era il mezzo per intimorire Thiers e non farlo eccedere nelle stragi. “”La vita degli ostaggi è stata sacrificata centinaia di volte nelle continue esecuzioni di prigionieri a cui i versagliesi si abbandonavano… Thiers è il vero assassino dell’arcivescovo Darboy”” (Marx). Da parte sua Thiers, quando capì che il decreto della Comune del 7 aprile che ordinava rappresaglie non era che una vuota minaccia, e che, dopo i primi giorni, esso non veniva più applicato, allora non esitò a riprendere la fucilazione in massa dei prigionieri. Un errore ben più grave fu quello di non aver voluto impadronirsi delle riserve auree e monetarie della banca di Francia. “”Il governo fuggendo a Versailles, aveva lasciato le casse vuote, narra la Michel. “”Gli ammalati negli ospedali, il servizio di ambulanza e funerario erano senza risorse; gli uffici in disordine. Varlin e Jourde ottennerro 4 milioni dalla Banca, ma le chiavi erano a Versailles, e non vollero forzare le casseforti; chiesero allora a Rothschild un credito di un milione che fu versato alla Banca””. Cosa spinse Rothschild a concedere tale finanziamento? Probabilmente questa decisione fu influenzata in maniera determinante dalla pressione esercitata dalla borghesia francese cui premeva innanzi tutto che le riserve della Banca non fossero lese. La semplice concessione del prestito da parte del Rothschild avrebbe consentito ai comunardi di continuare la resistenza senza ricorrere alle riserve della Banca, sino a quando non fossero state a disposizione le forze militari sufficienti a batterli definitivamente. Non è da escludere che Bismarck, così come aveva aiutato Thiers restituendo i prigionieri di Metz e Sedan allo scopo di ricostituire l’esercito per combattere contro Parigi, facesse pressione su Rothschild perché concedesse il prestito in nome della solidarietà borghese. Eppure l’impadronirsi delle riserve della Banca avrebbe potuto aiutare molto nella lotta contro la borghesia: solo in questo caso essa avrebbe premuto su Versailles perché si concludesse la pace o, almeno si trattassero meno duramente i comunardi. In definitiva il controllo della Banca di Francia avrebbe loro dato una forza di contrattazione ben più grande di quella che poteva dare la sola forza militare. Avrebbe anche significato avere i mezzi finanziari per alimentare la rivoluzione non solo a Parigi, ma anche nel resto della Francia. Siffatto errore si può spiegare solo per il perdurare di certi pregiudizi borghesi in alcuni settori dello schieramento rivoluzionario, come i giacobini e i blanquisti che da poco tempo avevano radicalizzato le proprie posizioni, e anche per il fatto che i comunardi peccarono di ingenuità politica, data la loro inesperienza, essendo i protagonisti del primo tentativo rivoluzionario del proletariato. Comunque, come già detto da Marx, un errore fondamentale fu quello di perdere tempo nell’eleggere legalmente la Comune, invece di marciare subito su Versailles. Ciò avrebbe permesso di far retrocedere almeno il fronte della battaglia in modo da creare uno spazio vitale intorno a Parigi, necessario non solo per il vettovagliamento, ma indispensabile perché così sarebbero state possibili le comunicazioni con il resto della Francia.”” [Franco Coniglione, Parigi 1871: la Comune libertaria, 1971] (pag 45-50)”,”MFRC-154″
“CONKIN Paul K.”,”The New Deal.”,”CONKIN Paul K. Vanderilt University Inserto fotografico, con belle foto, sulla condizione operaia, i disoccupati e la migrazione dei farmers dalle campagne (da pag 49) La richiesta di aiuto da parte di Hoover e l’inazione di Roosevelt durante l’interregno tra la presidenza Hoover e quella Roosevelt. (pag 28-29) “”(…) Roosevelt’s actions during the long interregnum (November 1932 to March 1933) are hardest to understand and defend. Hoover was absolutely helpless, repudiated and soul sick. After the election he approached Roosevelt about foreign economic issues. Concerned about the European war debts, personally committed to debt reduction and postponed payments as a generous aid to European recovery, he wanted Roosevelt at least to cooperate in choosing delegates to a new commission to explore the debt problem. Later, he tried to get Roosevelt at least to cooperate in choosing delegates to a new commission to explore the debt problem. Later, he tried to get Roosevelt to join in plans for the upcoming London Economic Conference, then scheduled for the spring of 1933. Back of his desire to confer with Roosevelt was his private certainly that the depression could be cured only by international efforts. At two famous meetings, Roosevelt, lost in the array of facts and figures, incapable of understanding the intricacies of Hoover’s ideas, fearful of a trap that would limit his later freedom of action, aware of the political dangers of cancellation, and possibly sensing (Tugwell attests to this) that debt adjustment would aid immoral international bankers, not only refused to cooperate, but was at his vague, bland, enigmatic best. After the first strained meeting, Hoover despaired of any salvation for America and fretted while Roosevelt went on a highly publicized vacation, leaving his “”brain trust”” to work feverishly on legislative proposals. Thus, very early, and without a conscious choice, Roosevelt began to sabotage Hoover’s dream of an honest and generous America coming to the aid of European governments. Roosevelt at least temporarily rejected the old Wilsonian internationalism. If he had been more honest and straightforward, this decision was defensible, possibly even brilliant. It was probably too late to shore up Western European economies, and it was at least debatable whether they deserved shoring up. After January 1 the whole financial system began to collapse, with the depression rapidly worsening. As more and more banks failed, the whole economic system faced complete, immobilizing anarchy. Hoover, without power to act decisively convinced that the bank crisis flowed in part from the fear created among investors by many of Roosevelt’s campaign statement and by the general uncertainly about future policies, wrote a desperate note to Roosevelt in February, apprising him of the severity of the crisis and pleading for help in arresting it. (…) Roosevelt surely had better alternatives than those proffered by Hoover”” (pag 28-29) (ancora da inserire)”,”USAE-107″
“CONLIN Joseph R.”,”Big Bill Haywood and the Radical Union Movement.”,”CONLIN Joseph R. è Assistant Professor of History alla Chico State College, California.”,”MUSx-259″
“CONLIN Joseph Robert”,”Bread and Roses Too. Studies of the Wobblies.”,”””The IWW’s “”revolutionary industrial unionism”” cannot be understood without reference to the American Federation of Labor. The union was organized in conscious reaction to Samuel Gompers’ design for the American working class and offered an alternative to the AFL, at practically every point of its program. The IWW was revolutionary, first of all; the union abjured the AFL’s acceptance of capitalist economy and called instead for the abolition of the system and the institution of a socialist commonwealth. “”The working class and the employing class have nothing in common””, the Wobblies stated unequivocally enough in the famous Preamble, “”There can be no peace so long as hunger and want are found among millions of working people, and the few, who make up the employing class, have all the good things of life””. But the IWW was also a more conventional union, recognizing that the revolution was not imminent and that, in the meantime, it must get at least some of the “”good things”” for the workers. Where the AFL was a loose federation of virtually autonomous unions, however, the IWW was to be centralized, in recognition of the centralization of American capital and industry. The IWW was also like the Congress of Industrial Organizations thirty years later, organized along ‘industrial’ lines. “”The employers’ lines of battle and methods of warfare correspond to the solidarity of the mechanical and industrial concentration, while laborers still form their fighting organizations on lines of long-gone trade divisions””, read the Manifesto [IWW, ndr] in reference to the AFL’s organization according to craft. To the IWW, such divisions “”foster political ignorance among the workers; thus dividing their class at the ballot box, as well as in the shop, mine and factory””. All workers in a given industry belonged to the same union in the IWW. Implicit in the notion of industrial organization was the inclusion of unskilled workers, whom the AFL regarded as unorganizable. Indeed, the organization of the unskilled and other groups traditionally overlooked or excluded in many AFL unions – immigrants, Negroes, women – became an IWW priority. “”What we want to establish at this time””, William D. Haywood told the convention in his opening address, “”is a labor organization that will open wide its doors to every man that earns his livelihood either by his brain or his muscle””. Wobblies excoriated the AFL’s concept of an aristocracy of labor in every particular. It was to be no mere special-interest group but a class organization, a mass movement. The founding convention adjourned amidst high spirits but, in fact, the IWW’s first three years were dismal at best. Although the union fought a few small strikes immediately, the organization dissipated its energies internally in factional struggles for control. The battles were fought with a bitterness that belied their lack of ideological content and bore little relationship to the meager prize at stake. The IWW’s weakness was that, while its charter members agreed on basic principles and program, they harbored deep personal animosities toward one another. Rivalry between the Socialist party of America and the Socialist Labor party erupted during the summer of 1906 to split the little union into two rival groups, one of which, headed by President Charles O. Sherman, gave up the ghost in 1907. Chagrined by this development, the IWW’s largest component, the Western Federation of Miners, left the IWW. In 1908, the movement split once again when nonpolitical unionists, led by Vincent St. John, a Western Federationist who remained with the IWW, forced the Socialist Laborites into bolting”” [Joseph Robert, ‘Bread and Roses Too. Studies of the Wobblies’, Westport, 1969, Introduction] (pag 3-4, introduzione dell’autore)”,”MUSx-314″
“CONNELLY ULLMAN Joan”,”La semana trágica.”,”Contiene due inserti fotografici Joan Connelly Ullman è stata professore emerito nell’Università di Washington e membro corrispondente EEUU della Real Academia de Historia. L’opera è stata pubblicata nel 1968 e viene considerato il miglior lavoro sulla ‘Settimana Tragica’ “”Francisco Ferrer esperaba explotar el caso de estos presos para fines todavía más ambiciosos. Lo que menos le preocupaba era los presos mismos, ya que no tenían ni siquiera el “”mérito de ser luchadores conscientes”” (17). Esperaba convertir la extendida agitación para conseguir su libertad en una huelga general revolucionaria que derrocara la monarquía borbónica y estableciera una república en España. Ferrer estaba dispuesto a utilizar esta cuestión, como lo había estado con ocasión de la huelga de obreros metalúrgicos en el otoño de 1901 o con la huelga de carreteros en el otoño de 1908″” (pag 274)”,”MSPx-106″
“CONNELLY Owen”,”Blundering to Glory. Napoleon’s Military Campaigns.”,”CONNELLY Owen: nome adottato per le pubblicazioni di SERGESON Owen. Storico americano specializzato in storia militare, in particolare delle guerre napoleoniche. È stato Professore emerito di Storia presso l’Università della Carolina del Sud. (nato a Morganton, Carolina del Nord, USA il 29/1/1924 e morto a Hopkins, Carolina del Sud, USA il 12/7/2011). << (…) Napoleone presentò più volte il suo sistema, in parole diverse, come “”l’arte della guerra””. Come disse a Montholon a Sant’Elena: “”Ti impegni e poi aspetti e vedi””. Naturalmente Bonaparte parlava di una battaglia, di una situazione tattica, ma la massima si applica anche alle sue manovre strategiche. Ha pianificato attentamente, prestando particolare attenzione al movimento e massimizzando i suoi numeri. Fatto ciò, si limitava a caricare verso la presunta posizione del suo nemico, spesso con solo una vaga idea di dove si trovasse. La sua unica regola durante la marcia era tenere i suoi soldati vicini in modo che potessero consolidarsi rapidamente. Progettò di raggiungere ogni campo di battaglia con numeri superiori, ma spesso decise che il “”momento”” era più importante e combattè con meno uomini del nemico. (…) la sua mente andava a gonfie vele quando l’azione cominciava.>> (pg 1, trad. d. r.)”,”FRAN-123-FSL”
“CONNOLLY James”,”Labour in Irish History.”,”CONNOLLY James “”It is also curiously sinificant of the conquest of the Irish mind by English traditions that Irish Nationalists should often be found fighting fiercely against Socialism as “”a German idea””, although every social conception which we find in the flower in Marx we can also find in the bud in Thompson, twenty-three years before the publication of the “”Communist Manifesto””, forty-three years before the issue of “”Das Kapital””.”” (pag 74-75) [James Connolly, Labour in Irish History’, 1971]”,”MIRx-004″
“CONNOR Walker”,”Etnonazionalismo. Quando e perchè emergono le Nazioni.”,”Walker Connor, professore di Scienze politiche presso il Trinity College di Hartford (Connecticut), è autore di: The national question in Marxist-Leninist theory and strategy, The politics of ethnonationalism. Collabora a numerose riviste, quali: Ethnic and racial studies, Nations and nationalism, Nationalism & ethnic politics.”,”NAZx-005-FL”
“CONNORS Brendan”,”John J. Pershing.”,”CONNORS Brendan, statunitense ha insegnato storia americana nel Massachusetts e ha un Master’s degree in cultura italiana “”E’ importante ricordare che, durante la guerra, gli Stati Uniti non avevano ancora iniziato a produrre carri armati e, rispetto agli Alleati, l’Aef ne riceveva pochi. Sebbene ufficiali come George Patton fossero divenuti esperti nell’uso di questa nuova macchina bellica che si dimostrava un elemento decisivo per il superamento delle postazioni di mitragliatrici, il numero in dotazione agli americani era minimo rispetto alle formazioni di centinaia di carri armati in servizio nell’esercito britannico. Ciò detto, Pershing rifiutava la strategia difensiva che era stata adottata nelle ultime fasi della guerra e non abbandonava il suo piano per una guerra di movimento. Tuttavia, non c’era spazio per le manovre nella foresta delle Argonne e, dopo qualche settimana, le perdite americane ammontarono a 100.000 uomini (in tutto, l’offensiva sarebbe costata 26.277 morti e 95.786 feriti). Pershing licenziava i subordinati che non avevano raggiunto sufficienti progressi, dichiarando che il fallimento dell’unità era colpa loro. Incastrato fra le posizioni difensive quasi impenetrabili e l’ostinatezza di Pershing, l’attacco andava strappando con fatica pochi metri ai tedeschi. Durante l’offensiva, tutti i generali alleati, con l’eccezione di Pétain, insistettero perché Pershing fosse rimosso per mancanza di risultati. Il 9 ottobre, il comandante supremo delle forze alleate Foch diede l’ordine di sollevare Pershing dal comando della 1° Armata trasferendolo a un settore non attivo. Foch mandò il generale Maxime Weygand per informare Pershing di questa decisione. Nel ricevere questa notizia Pershing ebbe un duro scontro con Weygand al punto che questi telefonò a Foch per comunicare che non era stato possibile dare seguito all’ordine. Quello che i generali alleati contestavano a Pershing non era tanto né la sua incompentenza né il sacrificio di un gran numero di soldati – essi stessi sul Fronte occidentale avevano già mandato milioni di uomini alla morte -, quanto il fatto di non essere stati ascoltati da lui nella loro richiesta di integrare le proprie divisioni”” (pag 106-107) AEF American Expeditionary Force”,”QMIP-185″
“CONQUEST Robert”,”Il secolo delle idee assassine.”,”CONQUEST, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’ Unione Sovietica. Da Mondadori ha pubblicato ‘Il Grande Terrore’ (1970), un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University. “”Settant’anni fa William Butler Yeats scrisse i celebri versi secondo cui in ultima analisi manca ai migliori persuasività, mentre i peggiori abbondano in fervore.”” (pag 5)”,”EUVx-008″
“CONQUEST Robert”,”Stalin. La rivoluzione, il terrore, la guerra.”,”CONQUEST, laureato a Oxford, poi funzionario del ministero degli esteri a Sofia e New York, ha insegnato fra l’ altro alla London School of Economics, alla Columbia University e a Stanford. “”La guerra finlandese aveva portato almeno un vantaggio all’ Unione Sovietica: Stalin si era ormai reso conto che l’ Armata rossa non era in grado di combattere una guerra importante. L’ esercito però, che nel giugno 1941 era tutt’altro che in condizioni ottimali, senza il parziale ripensamento e la ristrutturazione seguiti alla disfatta finlandese sarebbe stato in condizioni ancora peggiori””. (pag 258) Il politburo di Lenin nel 1919: Lenin (morto nel 1924) Trotsky (assassinato nel 1940) Kamenev (fucilato nel 1936) Zinoviev (fucilato nel 1936) Bucharin (fucilato nel 1938) Rykov (fucilato nel 1938) Tomskij (suicida nel 1936) Stalin (sopravvissuto) (da inserto foto) “”La conferenza accolse la linea Stalin (…). Lenin aveva inviato un telegramma (…) in cui chiedeva che non avvenissero “”riavvicinamenti di nessun genere con gli altri partiti””. Era stata avanzata la proposta che i bolscevichi si unificassero con i menscevichi di sinistra. Stalin; che era stato in contatto con Cereteli, la appoggiò, e si pronunciò in favore dell’ unificazione di tutti i socialdemocratici contrari alla guerra. (…) Stalin ottenne l’ autorizzazione, insieme ad altre tre persone, ad aprire il dialogo con i menscevichi (…). La cosa sorprendente è che Stalin avesse insistito sulla sua posizione nonostante la disapprovazione di Lenin. Forse pensava che, una volta tornato, Lenin avrebbe finito per dargli ragione, o almeno si sarebbe sentito in dovere d raggiungere un compromesso con i suoi luogotenenti. Se è così, Stalin si era completamente sbagliato. Non aveva capito che Lenin si sentiva certo di essere pienamente nel giusto. E aveva sottovalutato la sua capacità di dominare i bolscevichi”” (pag 66-67)”,”STAS-040″
“CONQUEST Robert”,”The Harvest of Sorrow. Soviet Collectisation and the Terror-Famine.”,”Lenin sull’ interventismo umanitario. “”Come Bucharin si aspettava, questo portò alla “”deumanizzazione”” del partito, per i cui membri “”il terrore fu d’ora in poi un normale metodo di amministrazione, e l’ obbedienza a qualsiasi ordine dall’ alto una somma virtù””. Il punto di vista di Lenin sulla fame precedente – quella del 1891-2 sul Volga, dove allora visse – può essere utile a indicare l’ atteggiamento dell’ intero partito nei confronti della morte e della sofferenza, individuale o di massa, quando veniva ritenuta contro la causa della rivoluzione. Mentre tutte le classi, inclusa l’ intelligentsia liberale, si gettavano nel lavoro di assistenza, Lenin rifiutò per il fatto che la fame avrebbe radicalizzato le masse, e commentò: “”Psicologicamente, questi discorsi di alimentare gli affamati non sono altro che un sentimentalismo zuccheroso caratteristico dei nostri intellettuali””. (pag 234)”,”RUSS-158″
“CONQUEST Robert”,”Raccolto di dolore. Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica.”,”Robert Conquest, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’Unione Sovietica. Ha lungamente insegnato alla Columbia University, ed è oggi responsabile degli studi sull’Est europeo alla Hoover Institution (Stanford, California). Da Mondadori ha pubblicato Il Grande Terrore, un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University.”,”RUSS-012-FL”
“CONQUEST Robert”,”Il Grande Terrore.”,”Robert Conquest, è nato nel 1917 a Malvern in Gran Bretagna, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’Unione Sovietica. Ha lungamente insegnato alla Columbia University, ed è oggi responsabile degli studi sull’Est europeo alla Hoover Institution (Stanford, California). Da Mondadori ha pubblicato Il Grande Terrore, un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University.”,”RUSS-032-FL”
“CONQUEST Robert”,”Stalin and the Kirov Murder.”,”Robert Conquest, è nato nel 1917 a Malvern in Gran Bretagna, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’Unione Sovietica. Ha lungamente insegnato alla Columbia University, ed è oggi responsabile degli studi sull’Est europeo alla Hoover Institution (Stanford, California). Da Mondadori ha pubblicato Il Grande Terrore, un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University.”,”RUSS-036-FL”
“CONQUEST Robert”,”Il grande terrore. Le «purghe» di Stalin negli anni Trenta.”,”Robert Conquest, è nato nel 1917 a Malvern in Gran Bretagna, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’Unione Sovietica. Ha lungamente insegnato alla Columbia University, ed è oggi responsabile degli studi sull’Est europeo alla Hoover Institution (Stanford, California). Da Mondadori ha pubblicato Il Grande Terrore, un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University.”,”RUSS-062-FL”
“CONQUEST Robert”,”Lenin.”,”Robert Conquest, è nato nel 1917 a Malvern in Gran Bretagna, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’Unione Sovietica. Ha lungamente insegnato alla Columbia University, ed è oggi responsabile degli studi sull’Est europeo alla Hoover Institution (Stanford, California). Da Mondadori ha pubblicato Il Grande Terrore, un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University.”,”LENS-069-FL”
“CONQUEST Robert”,”Stalin. La Rivoluzione, il Terrore, la guerra.”,”Robert Conquest, è nato nel 1917 a Malvern in Gran Bretagna, scrittore e storico inglese, è autore di numerosi studi sulla vita politica, sociale e culturale dell’Unione Sovietica. Ha lungamente insegnato alla Columbia University, ed è oggi responsabile degli studi sull’Est europeo alla Hoover Institution (Stanford, California). Da Mondadori ha pubblicato Il Grande Terrore, un’analisi della dittatura staliniana. Ha insegnato alla London School of Economics e alla Columbia University. Attualmente è Senior Research Fellow alla Stanford University.”,”STAS-043-FL”
“CONQUEST Robert”,”Stalin.”,”Robert Conquest (1917-) è considerato uno dei più autorevoli studiosi del periodo staliniano e più in generale della storia politica dell’Unione Sovietica. “”Lenin istituì una commissione privata composta dalle sue segretarie, cui diede l’ordine preciso di riferire sulla questione georgiana. Il 5 marzo incaricò Trotsky, di dirimere tutta la faccenda, osservando che non si poteva contare sull’imparzialità di Stalin. A quel punto venne a sapere del violento attacco di Stalin contro la Krupskaja, e gli scrisse una lettera (con copie a Kamenev e Zinoviev) (…). Una segretaria di Lenin, Marija Volodiceva, consegnò la lettera personalmente a Stalin. Lui rimase calmo e disse piano: «Non è Lenin a parlare, è la sua malattia. (…)». (…) Certo Stalin non poteva pensare che Lenin avrebbe creduto alla sua versione dei fatti anziché a quella della Krupskaja. La lettera ha tutta l’aria di un documento concepito per difendersi da ripercussioni future, nel caso che Lenin fosse riuscito a sollevare la questione di fronte al partito e ai suoi dirigenti. In realtà non fu mai sollevata. E Lenin non vide la lettera di Stalin. Proprio nel momento in cui scriveva a Stalin, Lenin mandò una lettera ai comunisti georgiani: «Ai compagni Mdivani , Maharadze e altri (copia ai compagni Trockij e Kamenev). “”Cari compagni, seguo con tutto il mio cuore la vostra questione. Sono sdegnato dalla brutalità di Orgionikidze e del favoreggiamento di Stalin e Dzerginski. Preparerò per voi degli appunti e un discorso. Con stima. Lenin ()””. In precedenza aveva detto a Trockij di tenere celati gli appunti sulla questione georgiana a Kamenev, perché questi lo avrebbe riferito a Stalin, il quale avrebbe architettato «un disgustoso compromesso» per poi ingannarli. Ora chiese invece di parlargliene, evidentemente pronto ad aprire le ostilità. E disse alla Krupskaja: «Stalin è privo della più elementare onestà, della più semplice onestà umana». Una segretaria di Lenin disse a Trockij che Lenin stava preparando «una bomba» contro Stalin; e da un’altra Kamenev venne a sapere che Lenin aveva deciso «di distruggere politicamente Stalin». Il giorno dopo, 7 marzo 1923, Lenin ebbe un altro ictus, l’ultimo. Non avrebbe più recuperato la parola, anche se morì soltanto il 21 gennaio 1924. (…) Stalin l’aveva scampata per un pelo. L’odio per la Georgia e la mancanza di autocontrollo avevano rischiato di rovinarlo. È sempre circolata la voce che Lenin fosse stato avvelenato. È vero che Lenin, come riferiscono, in precedenza aveva chiesto a Stalin di mettergli a disposizione del veleno, nel caso che la sua resistenza fisica venisse meno; ma non esistono prove che l’ultimo colpo fosse stato provocato in questo modo, cosa del resto poco probabile. Al contrario, Lenin stava lavorando sodo ai suoi progetti politici fino all’ultimo momento. In realtà Stalin fu salvato soltanto dalla fortuna”” [() Ivi, vol. 45, p. 624] [Robert Conquest, ‘Stalin’, La Biblioteca di Repubblica, Roma, 2005] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”STAS-001-FMP” “CONRAD Joseph, a cura di Giuseppe SERTOLI”,”Cuore di tenebra. (Heart of Darkness)”,”Nel 1890 Conrad ai recò per sei mesi in Africa; ne ritornò quasi in fin di vita, con un bagaglio di ricordi, disillusioni e ‘disgustosa conoscenza’ da cui, nove anni dopo, sarebbe nato Cuore di tenebra. Marlow, il protagonista, viene ingaggiato da una compagnia commerciale e mandato in Congo. Qui, viaggiando tra gli orrori del colonialismo, incontra Kurtz, enigmatico personaggio reso folle dalla solitudine e da una ‘volontà di potenza’ nella quale la civiltà bianca rivela il suo vero volto: quel ‘cuore di tenebra’ che non è tanto l’oscurità della wildrness africana, quanto l’identità – la colpa – dell’uomo europeo.”,”VARx-031-FL” “CONRAD Joseph, a cura di Franco MARENCO”,”La linea d’ombra. (The Shadow-Line)”,”Un ufficiale della marina mercantile, in un porto orientale, ottiene imprevedibilmente il suo primo comando e s’appresta ad un viaggio colmo di drammatiche vicissitudini e di traumi cruciali. La line d’ombra (1916) è la prova folgorante dell’arte di Joseph Conrad (1857 – 1924); l’arte ‘di farvi udire, di farvi sentire – prima di tutto, di farvi vedere’, grazie al nudo ‘potere della parola scritta’.”,”VARx-032-FL” “CONRAD Joseph, a cura di Mario CURRELI”,”Opere. Romanzi e racconti 1895-1903. Volume I.”,”Un ufficiale della marina mercantile, in un porto orientale, ottiene imprevedibilmente il suo primo comando e s’appresta ad un viaggio colmo di drammatiche vicissitudini e di traumi cruciali. La line d’ombra (1916) è la prova folgorante dell’arte di Joseph Conrad (1857 – 1924); l’arte ‘di farvi udire, di farvi sentire – prima di tutto, di farvi vedere’, grazie al nudo ‘potere della parola scritta’.”,”VARx-127-FL” “CONRAD Joseph, a cura di Mario CURRELI”,”Opere. Romanzi e racconti 1904-1924. Volume II.”,”Un ufficiale della marina mercantile, in un porto orientale, ottiene imprevedibilmente il suo primo comando e s’appresta ad un viaggio colmo di drammatiche vicissitudini e di traumi cruciali. La line d’ombra (1916) è la prova folgorante dell’arte di Joseph Conrad (1857 – 1924); l’arte ‘di farvi udire, di farvi sentire – prima di tutto, di farvi vedere’, grazie al nudo ‘potere della parola scritta’.”,”VARx-128-FL” “CONSARELLI Bruna”,”‘Libero pensiero’ e utopia nel ‘Grand Siecle’. Studi sul Seicento.”,”Bruna Consarelli è dal 1980 ricercatrice di Storia delle dottrine politiche all’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato studi sull’utopia francese, su Rousseau e il giacobinismo e sulla ‘Congiura degli Eguali’.”,”FRAG-003-FMB” “CONSARELLI Bruna, a cura, interventi di Vittore COLLINA Lea CAMPOS-BORALEVI Pietro COSTA Gianfranco POGGI Luca SCUCCIMARRA Silvio SUPPA Francesca Livia VIANO Sara LAGI Michele NACCI”,”La politica e gli spazi. I giornata di studio “”Figure dello spazio, politica e società””, Firenze, 25 ottobre 2002.”,”È a un piccolo Stato che Montesquieu riferisce il regime repubblicano, perché solo nell’interazione faccia a faccia la virtù civica può trovare un ambiente favorevole “”Pensare l’ordine politico significa dunque pensare i suoi confini; ma i confini non sono segni indissolubili, bensì tracce mobili, incerte, contese; e infatti quando si va oltre la statica rappresentazione medievale dell’ordine politico, quando si guarda alla ‘civitas’ con il disincantato realismo di Machiavelli, il problema dell’ordine politico e della sua conservazione non appare più separabiel dal movimento della ‘civitas’ nello spazio, dalla sua espansione, dal continuo spostamento dei suoi confini. Al Machiavelli dei ‘Discorsi’ la possibilità di conservare una ‘respubblica’ nella statica tranquillità dei suoi confini originari appare un’ipotesi improbabile: la natura umana è dominata da un’inquietudine e da una ‘libido dominandi’ che rende sostanzialmente impossibile l’arresto ad uno stadio dello sviluppo; proprio per questo la storia dei regni e delle città è un movimento oscillatorio, dove all’inevitabile espansione di un ordinamento segue il suo altrettanto fatale collasso. Il parametro spaziale è ora essenziale per intendere non soltanto la struttura della ‘civitas’, ma anche la sua conservazione e trasformazione: durata ed espansione della ‘respubblica’ sono per Machiavelli profili difficilmente separabili; il tempo della città si misura con la sua dilatazione nello spazio. Assunto però il movimento nello spazio comeuno dei parametri essenziali per la comprensione della città, appare presto evidente che l’espansione della ‘civitas’, lungi dall’essere un fatto meramente quantitativo, incide sull’identità stessa dell’ordine politico. Ed ecco allora una domanda ricorrente: che cosa avviene di una ‘respubblica’ quando essa, spostando sempre avanti i suoi confini, si trasforma da un piccolo Stato in un grande Stato? È un problema con il quale si misura insistentemetne una lunga tradizione, che dal Rinascimento raggiunge, attraverso molteplici itinerari, Rousseau, proprio perché il piccolo Stato non è soltanto uno Stato piccolo, una ‘respubblica’ di limitata estensione territoriale, ma è (o si teme che sia) un tipo di ordine politico entro il quale il momento, caratteriticamente ‘repubblicano’, della partecipazione e dell’impegno civico rischia di diluirsi o di perdersi. Ancora una volta, l’organizzazione dello spazio è un dato qualitativo e contribuisce a valorizzare profili essenziali della comunità politica. È a un piccolo Stato che ad esempio Montesquieu riferisce il regime repubblicano, perché solo nell’interazione faccia a faccia la virtù civica può a suo avviso trovare un ambiente favorevole al suo sviluppo ed è in questa prospettiva che ancora Sismondi guarda con ammirazione e nostalgia alle repubbliche italiane”” (pag 48-49) [Pietro Costa, La ‘civitas’ e il suo spazio: la costruzione simbolica del territorio tra Medio Evo ed età moderna’, (in) ‘La politica e gli spazi. I giornata di studio “”Figure dello spazio, politica e società””, Firenze, 25 ottobre 2002’, a cur adi Bruna Consarelli, Firenze University press, Firenze, 2003]”,”TEOS-031-FMB” “CONSARELLI Bruna, a cura; saggi di Jean Claude BONNET Philippe ROGER Jean SGARD Michel BIARD Hans-Georg GRÜNING Antonie COMPAGNON Mariella DI-MAIO André GUYAUX Vittore COLLINA Michel MURAT Maurizio SERRA Henri GODARD Luigi GOGLIA Maria Luisa MANISCALCO Andrea BIXIO Pietro RESCIGNO Paolo GALLERANI Pietro GRILLI-DI-CORTONA Massimo BRUTTI Bruna CONSARELLI”,”Dire il politico – Dire le politique. Il ‘discorso’, le scritture e le rappresentazioni della politica. Convegno internazionale di Studi, Roma 20, 21, 22 gennaio 2000.”,”Saggi in francese e italiano Marx critico ironico delle messe in scena della politica (pag 158)”,”FILx-020-FMB” “CONSARELLI Bruna a cura; saggi di Eugenio BATTISTI André CORBOZ Franco BUNCUGA Patrick JAGER Eduardo COLOMBO Bruno MIKOL Guido ARISTARCO Jeannette GEFFRIAUD-ROSSO Angela PAFFUMI-DEL-VECCHIO Jean SGARD Georges BENREKASSA Giuseppa SACCARO-DEL-BUFFA Bruna CONSARELLI Ida CAPPIELLO Corrado ROSO Gaetano CALABRO’ Giampietro BERTI Lauro ROSSI Antonio BRANCATI”,”1789. La rivoluzione e i suoi ‘miti’.”,”Contiene il saggio: – Giampietro BERTI, ‘Marxismo e anarchismo di fronte alla Rivoluzione francese. Marx, Stirner, Proudhon, Bakunin’ (pag 341-372) (capitolo III. ‘La rivoluzione e la nascita di un ‘mito” (si parla di Kant, Hegel e del marxismo) Nel capitolo II: ‘La rivoluzione e la chimera dell’eguaglianza’ si parla di Babeuf e degli Eguali “”Non c’è in Marx, mai, ‘una critica etica della dittatura giacobina in quanto dittatura, in quanto forma autoritaria’, ma una critica storica dell’anticipazione politica rispetto all’effettiva situazione economica”” (pag 346) “”In questo senso la Rivoluzione francese, che può essere definita una classica rivoluzione politica (34), è un esempio illuminante: “”Se (…) il proletariato rovescia il dominio politico della borghesia, la sua vittoria sarà solo temporanea, solo un momento al servizio della ‘rivoluzione borghese’, come nel 1794, finché nel corso della storia, il suo ‘movimento’, non sono ancora create le condizioni materiali che rendono necessaria la soppressione del modo di produzione e quindi anche il rovesciamento definitivo del dominio politico borghese”” (35). Tuttavia questa stessa rivoluzione ha dimostrato l’insufficienza di questa oggettività e dunque la necessità dell’azione politica del giacobinismo per accelerare i tempi storici della maturazione economico-sociale: “In Francia il regime del Terrore doveva soltanto servire, con i suoi possenti colpi di maglio, a far sparire come per incanto dal suolo francese le rovine feudali. La borghesia, timida e riguardosa, non sarebbe venuta a capo per decenni di questo lavoro”” (36). Ne deriva pertanto che ‘””Tutto il terrorismo francese’ non [è stato] altro che un ‘modo plebeo’ di finirla con i ‘nemici della borghesia’, con l’assolutismo, il feudalismo e il mondo piccolo-borghese”” (37). Non c’è in Marx, mai, ‘una critica etica della dittatura giacobina in quanto dittatura, in quanto forma autoritaria’, ma una critica storica dell’anticipazione politica rispetto all’effettiva situazione economica. Ciò che viene respinto è l’approccio idealistico, la sua incapacità di comprendere la sfasatura drammatica fra i tempi rivoluzionari dettati dall’istanza politica e i reali tempi storici imposti dalla situazione sociale. È da questa non corrispondenza tra la volontà soggettiva e la situazione oggettiva che deriva il terrorismo politico del potere dittatoriale. Esso scaturisce dalla necessità di stabilire l’armonia fra gli intenti degli uomini e le condizioni della storia; nasce come tentativo di superare questa sfasatura per cui, inevitabilmente, finisce col coartare la vita civile, col piegarla alle esigenze astratte dell’idealismo politico, sganciandosi dalla realtà. “”Nei momenti in cui prevale il suo sentimento di sé, la vita politica cerca di soffocare il suo presupposto, la società civile e i suoi elementi, e di costituirsi come la reale e non contraddittoria vita dell’uomo come genere. Essa può questo, solo attraverso una ‘violenta’ contraddizione con le sue proprie condizioni di vita, solo dichiarando ‘permanente’ la rivoluzione, e il dramma politico finisce perciò altrettanto necessariamente con la restaurazione della religione, della proprietà privata, di tutti gli elementi della società civile, così come la guerra finisce con la pace”” (38). Di qui il possibile esito imperiale della dittatura, come la Rivoluzione francese, ancora una volta, dimostra: “”‘Napoleone’ è stato l’ultima lotta del ‘terrorismo rivoluzionario’ contro la ‘società civile’ (…). Egli ha ‘perfezionato’ il ‘terrorismo’ mettendo al posto della ‘rivoluzione permanente’ la ‘guerra permanente’ (39). L’idealismo giacobino è stato dunque un ‘puro’ idealismo e il suo progetto di instaurare la libertà pubblica quale superamento della prosaica libertà individuale, quindi quale regno democratico della virtù, si è infranto contro il materialismo della vita civile”” (pag 346-347) [Giampietro BERTI, ‘Marxismo e anarchismo di fronte alla Rivoluzione francese. Marx, Stirner, Proudhon, Bakunin’ (pag 341-372) (capitolo III. ‘La rivoluzione e la nascita di un ‘mito”, in Bruna Consarelli, a cura, ‘1789. La rivoluzione e i suoi ‘miti””, Editrice Flaminia, Pesaro, 1993] [(34)””Il periodo classico”” dell’intelletto politico è la ‘rivoluzione francese’. La Convenzione fu il ‘massimo’ dell’ ‘energia politica’, della ‘forza politica’ e dell’ ‘intelletto politico’ (K. Marx, ‘Glosse critiche’ in margine all’articolo “”Il re di Prussia e la riforma sociale. Di un prussiano””. ‘Vorwarts’, 7 agosto 1844, in K. Marx F. Engels, Opere, III, 1843-1844, cit. p. 214); (35) Id., ‘La critica moraleggiante e la morale criticante’, ‘Deutsche Brusseler-Zeitung’, 28 ottobre 1874, in Marx Engels, Opere, VI, ottobre 1845 – marzo 1848, cit., p. 338: “Quanto più evoluto e generale è l’intelletto ‘politico’ di un popolo, tanto più il ‘proletariato’ – almeno all’inizio del movimento, consuma le sue forze in insensate, inutili sommosse soffocate nel sangue. Poiché esso pensa nella forma della politica, scorge il fondamento di tutti i mali nella ‘volontà’ e tutti i mezzi per rimediarvi nella ‘violenza’ e nel ‘rovesciamento’ di una ‘determinata’ forma di Stato” (Id. ‘Glosse critiche’””, cit., p. 217; (36) Id., ‘La critica moraleggiante’”” cit., p. 338; (37) Marx Engels, ‘La borghesia e la controrivoluzione’, cit., p. 158; (38) K. Marx, ‘Sulla questione ebraica’, cit., pp. 168-169; (39) K. Marx, F. Engels, ‘La sacra famiglia’, cit., p. 137]”,”FRAR-008-FMB” “CONSIDERANT Victor”,”I destini sociali.”,”Il libro ‘Destinée Sociale’ qui tradotto fu scritto e pubblicato nel 1837 dall’illustre sociologo V. CONSIDERANT uno dei più valenti adepti di C. FOURIER.”,”SOCU-001″ “CONSIDERANT V.”,”Principes du socialisme. Manifeste de la democratie du XIX siecle. Suivi du Proces de la democratie pacifique.”,”CONSIDERANT era ex-allievo dell’ Ecole Polytechnique, membro del Consiglio generale de la Seine. Nato a Salins nello Jura (1808) e morto a Parigi (1893) è stato propagandista delle teorie di FOURIER sui falansteri (‘Destinée sociale’, 1844-1849). Venne nominato deputato nel 1848.”,”SOCU-043″ “CONSIDERANT V.”,”La solution ou le gouvernement direct du peuple universel. Exposition abregee du Systeme Phalansterien de Fourier (1845)”,”CONSIDERANT era ex-allievo dell’ Ecole Polytechnique, membro del Consiglio generale de la Seine. Nato a Salins nello Jura (1808) e morto a Parigi (1893) è stato propagandista delle teorie di FOURIER sui falansteri (‘Destinée sociale’, 1844-1849). Venne nominato deputato nel 1848.”,”SOCU-044″ “CONSIDERANT Victor”,”Exposition abrégée du Système Phalanstérien de Fourier.”,”CONSIDERANT Victor ancien élève de l’Ecole polytechnique. Cause della ripugnanza del lavoro (pag 29)”,”SOCU-178″ “CONSIGLIO Alberto”,”Vita di Vittorio Emanuele III.”,”Le due trappole per Vittorio Emanuele “”Il Capo dello Stato aveva da scegliere tra due trappole. Se l’Italia fosse entrata in guerra per essere battuta insieme all’Intesa, Giolitti, alla testa dei suoi “”trecento””, sarebbe risorto a fargli il processo. Ma se la soluzione Marcora o Carcano avesse messo, in definitiva, l’Italia alla mercé dei vittoriosi Imperi Centrali, ilprocesso glielo avrebbero fatto coloro che sentivano i tempi nuovi e comprendevano i veri interessi del Paese: costoro gli avrebbero anche rimproverato, e con molta ragione, la liquidazione extra-parlamentare del Ministero Salandra. Il Re scelse la prima trappola, e fu una soluzione perfetta”” (pag 107)”,”ITAP-006-FC” “CONSILIA ALEMANNO Anna”,”Eleonora Duse.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Anna Consilia Alemanno è giornalista di diverse testate.”,”BIOx-379″ “CONSILIA-ALEMANNO Anna”,”Amelia Earhart.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Anna Consilia Alemanno è giornalista e scrittrice. Ha pubblicato: ‘Atene. Epifanie sospese’, Historica Edizioni, 2019″,”BIOx-382″ “CONSOLARO Alessandra”,”Indira Gandhi.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Alessandra Consolaro insegna Lingua e letteratura hindi all’Università di Torino.”,”INDx-142″ “CONSOLARO Alessandra”,”Gandhi. L’arte di morire.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Alessandra Consolaro insegna Lingua e letteratura hindi all’Università di Torino. “”Sembra che Gandhi avesse cominciato a prepararsi a morire da molto tempo, fin da quando era entrato nella vita pubblica in Sudafrica, lanciando quel movimento che molto tempo più tardi Nelson Mandela avrebbe descritto come «la prima organizzazione anticoloniale del Paese, se non del mondo»”” (pag 93)”,”INDx-143″ “CONSOLATI Isabella”,”Sul concetto del politico in Friedrich Ratzel, Spazio, lotta, movimento.”,”Questo saggio mette a fuoco il rapporto tra spazio e politica nel pensiero di F. Ratzel, dove il concetto di spazio e la lotta per lo spazio è centrale nella definizione degli obiettivi dello Stato nella Germania gugliemina. Si colloca la geografia politica di Ratzel nel contesto della filosofia ‘geografica’ e dei dibattiti sociologici intorno alla natura dello spazio.”,”TEOP-006-FGB” “CONSOLI Domenico PETROCCHI Giorgio”,”La letteratura italiana. Tomo III. Arcadia Illuminismo Romanticismo.”,”‘Arcadia e Illuminismo’ è opera di Domenico CONSOLI dell’ Università di Macerata. ‘Dal Goldoni ai romantici’ è opera di Giorgio PETROCCHI.”,”ITAB-039″ “CONSOLI Domenico”,”Dall’Arcadia all’Illuminismo.”,”””Allargato il dominio della gnoseologia al corso delle vicende storiche, il Vico si propone di individuare i principi universali ed eterni per i quali tutte le nazioni sorsero e si conservano, i modi secondo cui «dovettero, debbono e dovranno andare le cose» (119), di ricostruire, insomma, la «storia ideal eterna, sopra la quale corron in tempo le storie di tutte le nazioni ne’ loro sorgimenti, progressi, stati, decadenza e fini»”” (pag 87) (119) G.B. Vico, La Scienza Nuova, op. cit., p. 299″,”ITAG-278″ “CONSTANT Benjamin; a cura di Umberto CERRONI”,”Principi di politica.”,”Lo schema classico della Costituzione liberale moderna nel pensiero di uno dei principali oppositori teorici di ROUSSEAU. CONSTANT “”Non esito a dirlo: bisogna introdurre nella nostra amministrazione interna molto federalismo, ma un federalismo diverso da quello finora a noi noto. Si è denominato federalismo un’associazione di governi che conservano la loro indipendenza e tenuti insieme solo da legami politici esteriori. Questa istituzione è singolarmente viziosa. Gli Stati federati reclamano da una parte sugli individui o sul loro territorio una giurisdizione che non dovrebbero avere e dall’altra pretendono di conservare nei confronti del potere centrale un’indipendenza che non deve esistere. Così il federalismo è compatibile ora con il dispotismo all’interno ora con l’anarchia all’esterno. La Costituzione interna di uno Stato e i suoi rapporti esterni sono intimamente legati. E’ assurdo volerli separare e sottomettere i secondi alla supremazia federale lasciando alla prima una indipendenza completa.”” (pag 150)”,”TEOP-027″ “CONSTANT Benjamin”,”Lo spirito di conquista. Seguito da: La libertà degli antichi e la libertà dei moderni.”,”””A Sparta, dice un filosofo, i cittadini accorrono quando un magistrato li chiama; ma un Ateniese sarebbe alla disperazione se lo si credesse dipendente da un magistrato.”” (pag 92) “”Che il potere si rassegni dunque; a noi occorre libertà, e noi l’ avremo; ma siccome la libertà che ci abbisogna è differente da quella degli antichi, necessita a questa libertà un’ altra organizzazione che quella che potesse convenire alla libertà antica. In quest’ ultima, più l’ uomo consacrava tempo e forze all’ esercizio dei suoi diritti politici, più si credeva libero; nel tipo di libertà di cui noi siamo suscettibili, più l’esercizio dei nostri diritti politici ci lascerà tempo per i nostri interessi privati, più la libertà ci sarà preziosa.”” (pag 110-111)”,”TEOP-303″ “CONSTANT Benjamin, a cura di Antonio ZANFARINO”,”Antologia degli scritti politici di Benjamin Constant.”,”La scuola sansimoniana (pag 201)”,”TEOP-400″ “CONSTANT Benjamin”,”La forza del governo attuale. Sulla necessità di uscire dalla Rivoluzione.”,”Volubilità politica che segna la carriera di Constant. “”Un po’ per compiacenza un po’ per principio, salta sull’occasione e a fine giugno pubblica tre articoli anonimi (9) contro i decreti dei due terzi, lesivi a suo dire della libertà di voto e politicamente inopportuni, in cui attacca l’assemblea che per diciotto mesi ha steso un velo di silenzio sul Terrore e paragona i convenzionali a imputati che paventano il rigore d’una sentenza e per renderla impossibile prendono il posto di giudice. Questa sua prima sortita farà scalpore Salutata con entusiasmo nei salotti di destra e giudicata con freddezza dalla sinistra, si rivelerà un’imprudenza. Le simpatie dei realisti inducono l’autore a ritrattare e a schierarsi con la sinistra repubblicana per la rielezione. Trent’anni dopo doveva riconoscere che nel 1795 la Convenzione, come il senato nel 1814, era una diga di sangue e fango contro l’antico regime: una diga orrenda, che però non si poteva rovesciare (10). L’episodio offre il primo vistoso esempio della volubilità politica che segna la carriera di Constant, il quale com’è noto passerà dall’apologia delle repubblica al sostegno del generale Bernadotte, per poi diventare il teorico della monarchia costituzionale sotto la restaurazione e infine accettare, dopo averlo fortemente osteggiato, il compromesso con Napoleone, convertito nei Cento giorni alle idee liberali dell’Atto addizionale alle Costituzioni dell’Impero. Elastico sui modi di garantire la libertà, il giovane Constant, pur con qualche peripezia, si mantiene intransigente sui principi, anche se solo più tardi dissocerà espressamente la forma di governo dalla questioni di principio (11).”” (pag XX-XXI, prefazione) (9) Lettres è un député de la Convention, 1978, p. 15-24; (10) ‘Mémoires inédites, p. 58; (11) Cfr. Principes de politiques applicables à tous les gouvernements (1806), Genève, 1980, 2 voll.”,”TEOP-430″ “CONSTANT Benjamin, a cura di Umberto CERRONI”,”Benjamin Constant.”,”introduzione di Umberto Cerroni (pag 7-56) “”Naturalmente Constant non è assolutista vecchio stile e perciò chiede l’indipendenza dei nuclei periferici dal centro. Lo fa, tuttavia, perché questo centro è fatalmente centro contrapposto alla periferia. Non riflette, però, che è tale in quanto è stato costituito proprio per progressiva eliminazione della periferia. Ha dunque un bel rivendicare le autonomie contro le sopraffazioni del centro, se prima ha costruito il centro proprio come una progressiva astrazione dai problemi e dalle volontà di base. In poche parole: una volta concentrata la direzione degli affari generali nelle poche mani del “”governo costituzionale”” egli lo ha predisposto alla sopraffazione degli affari particolari. Né il rimedio “”localistico”” che egli propone attenua il male. Lo aggrava anzi, giacché proprio nella misura in cui chiede che le autorità periferiche restino autonome nella propria sfera, le riduce a “”enti locali”” e non fa dunque che ribadire l’opposizione di “”enti locali”” e “”potere centrale””. Ovviamente, non si polemizza con questo schema per rivendicare l’assolutismo e il centralismo dell”ancien régime’, ma per denunciare la contraddizione profonda del sistema del potere municipale nel quadro di un reggimento politico rappresentativo-elitario. E poiché questa concezione domina ancor oggi nella dottrina, vale la pena di contrapporle la concezione, da molti considerata sopraffattrice, del “”centralismo democratico”” di Marx. Scrive per esempio Marx, a proposito della Comune di Parigi: “”In un abbozzo sommario di organizzazione nazionale che la Comune non ebbe il tempo di sviluppare è detto chiaramente che la Comune doveva essere la forma politica anche del più piccolo borgo (…). Le comuni rurali di ogni distretto avrebbero dovuto amministrare i loro affari comuni mediante un’assemblea di delegati con sede nel capoluogo, e queste assemblee distrettuali avrebbero dovuto a loro volta mandare dei rappresentanti alla delegazione nazionale di Parigi, ogni delegato essendo revocabile in qualsiasi momento e legato al ‘mandat impératif’ (istruzioni formali) dei suoi elettori. Le poche ma importanti funzioni che sarebbero ancora rimaste per un governo centrale, non sarebbero state soppresse, come venne affermato falsamente in malafede, ma adempiute da funzionari comunali, e quindi strettamente responsabili. L’unità della nazione non doveva essere spezzata, anzi doveva essere organizzata dalla Costituzione comunale e doveva diventare una realtà attraverso la distruzione di quel potere statale che pretendeva essere l’incarnazione di questa unità indipendente e persino superiore alla nazione stessa, mentre non era che un’escrescenza parassitaria”” (1). Il confronto è eloquente. Constant rivendica bensì il massimo dell’autonomia per gli “”enti locali””, ma quando li ha ormai ridotti a una sfera di portata quasi insignificante, e li tutela contro il potere centrale soltanto per aver rigorosamente contrapposto il potere centrale agli “”enti locali””. E’ insomma, questa, un’antitesi connaturata proprio alla contrapposizione di affari generali e affari particolari e da essa Constant non esce: postula bensì l’indipendenza del potere municipale ma in modo tale che quella stessa indipendenza è ormai soltanto la sanzione della sua impotenza perché è l’accettazione consolidata della competenza esclusiva del “”centro”” sugli affari generali. I prefetti napoleonici stanno lì a vegliare sulla rispondenza degli affari particolari ai “”supremi”” interessi generali. Marx, accusato di centralismo, propone una soluzione assolutamente inedita: che il potere centrale sia tale soltanto in quanto centralizza (organizza) i poteri comunali; esso sarà bensì un potere centrale, ma espresso ‘dal basso’, e pertanto la direzione centrale non cadrà ‘dall’alto’. Le autonomie, insomma, non saranno più un sistema di isolamento degli affari particolari in gestione esclusiva dal momento che gli affari generali non sono più una gestione centrale esclusiva nei confronti dei poteri locali. E se le autonomie dovranno muoversi nell’ambito di una direzione generale centrale, è vero altresì che questa sarà espressa dal concorso in prima persona dei centri autonomi”” (pag 43-44) [Umberto Cerroni, Introduzione (in) ‘Benjamin Constant, a cura di U. Cerroni, Roma, 1965] [(1) Karl Marx Friedrich Engels, Il Partito e l’Internazionale, Roma, 1948, p. 179. Nello stesso senso cfr. V.I. Lenin, La rivoluzione del 1905, II, Roma, 1949]”,”TEOP-443″ “CONSTANT Benjamin”,”Conquista e usurpazione.”,”‘Geniale pamphlet contro Napoleone che dopo l’invasione dell’Europa acquista una mordente attualità’ L’effetto di misure illegali e dispotiche in uno stesso governo regolare. “”Quando un regolare governo si permette l’uso dell’arbitrio, sacrifica lo scopo della sua esistenza alle misure che prende per conservarla. Sta bene che l’autorità reprima coloro che attentano alla nostra proprietà, alla nostra libertà, alla nostra vita. Ma perché dovrebbe fare ciò se non al fine che ci siano assicurate per l’appunto la proprietà, la libertà e la vita? Che se invece la prima può esserci distrutta, minacciata la seconda, sconvolta la terza dall’arbitrio, non si vede quale vantaggio risulti a noi dalla protezione dell’autorità”” (pag 151)”,”TEOP-552″ “CONSTANT Benjamin, a cura di Alfred ROULIN e Charles ROTH”,”Journaux intimes.”,”Volume intonso, esemplare n. 727″,”BIOx-048-FSD” “CONSTANT Benjamin, a cura di Alfred e Suzanne ROULIN”,”Correspondance, 1786-1830.”,”Esemplare n. 1848″,”BIOx-049-FSD” “CONTAMINE Henry”,”Diplomatie et diplomates sous la restauration, 1814-1830.”,”””In diverse pagine del Memoriale di Sant’ Elena, Las Cases ha notato dei propositi di Napoleone che mostrano a qual punto egli stimasse il suo sistema monarchico vantaggioso per i principi – per quelli almeno che non venivano detronizzati dal suo appetito di dominio. Si ritrova la stessa idea nelle Memorie del barone di Méneval, il segretario del governo: “”L’ Imperatore non ha mai potuto credere che i sovrani d’ Europa l’ avrebbero rovesciato, perché giudicava che la sua rovina era contraria ai loro interessi ben intesi… Lo scatenamento delle passioni popolari non era più da temere con lui; egli era stato il sostegno della monarchia in Europa. Ma l’ odio, l’ oro e le eccitazioni dell’ Inghilterra, l’ orgoglio delle dinastie risvegliate dai loro ministri e dall’ aristocrazia hanno ingannato i monarchi stranieri. Più d’uno tra loro ha finito per rimpiangere Napoleone dopo la sua caduta; qualcuno disse pure che avrebbe voluto prevenirla””. (pag 337)”,”FRQM-031″ “CONTAMINE Philippe”,”Guerre, État et société à la fin du Moyen Âge. Études sur les armées des rois de France, 1337-1494.”,”Concezione della guerra (capitolo VII). Libro ‘Livre de Chavaleries’ di Geoffroy de Charny, Cavalleria, cavalieri diritto e giustizia militare, disposizione esercito in battaglia (pag 184-204)”,”QMIx-001-FSL” “CONTE Arthur”,”Jalta o la spartizione del mondo.”,”Arthur CONTE è nato nel 1920 nei Pirenei Orienali. Si è laureato all’ Università di Montpellier e spinto dai suoi interessi di storia contemporanea alla politica attiva. E’ stato ministro, poi presidente dell’ Assemblea dell’ Unione dell’ Europa Occidentale, delegato francese all’ Assemblea consultiva del Consiglio d’ Europa, all’ ONU, all’ Assemblea dei parlamentari della NATO, nonché ambasciatore. Ha scritto pure ‘Grandeurs et erreurs de l’ Alliance Atlantique’.”””,”RUST-022″ “CONTE Carmelo”,”Il Sudan come nazione.”,”””La scarsa paga dei soldati egiziani era integrata da un premio di cinquanta piastre per ogni orecchio, uno per ogni uomo, tagliato sul campo. Alla fine di quella battaglia i servizi amministrativi registrarono circa tremila orecchie da mandare al controllo del Cairo. In verità vi era stata qualche resistenza ad ammettere tutto quel numero, in quanto molte orecchie erano evidentemente di bambini, ma ben presto prevalse il buon consiglio politico di non mortificare, in quell’inizio di campagna, lo spirito di dedizione di quei valorosi soldati””. (pag 86)”,”AFRx-042″ “CONTE Arthur”,”Lénine Staline.”,”CONTE Arthur è nato nel 1920 (Pirenei orientali) in una modesta famiglia di viticoltori. Di lingua madre calatana, impara il francese alla scuola del suo villaggio. Studia al liceo di Perpignan e di Montpellier. Si diploma in studi superiori classici. Deportato STO nel marzo 1943 viene arrestato nell’ ottobre 1943, e quindi internato nei campi di concentramento. Segretario federale dei Partito socialista per la regione dei Pirenei Orientali dal dicembre 1944, eletto sindaco di Salses nell’ottobre 1947, diventa deputato nel giugno 1951. E’ vice presidente della Commissione per gli affari esteri alfianco del presidente M. SCHUMANN. Ex-presidente della delegazione francese alla UEO, presidente della delegazione francese alla Commissione economica ONU per il Pacifico e l’ Estremo Oriente, deputato UDR nel 1968 dopo essersi dimesso dal PS nel 1863. E’ pure giornalista e storico. “”Il problema fondamentale della rivoluzione, ripete (Lenin) a sazietà, è il problema del potere. E spinge tutti, idealisti, opportunisti e ‘falsi rivoluzionari’, a meditare che ‘là dove esiste libertà, non c’è Stato’. A Kautsky, dice che ‘la democrazia pura non è che una ipocrisia liberale destinata a ingannare il proletariato’, non senza ricordare che ‘nell’ Inghilterra del 1699 o nella Francia del 1793, la borghesia rivoluzionaria non ha mai accordato ai suoi avversari la libertà di riunione, di parola o di stampa””. A Kamenev, ricorda che “”il popolo non chiede la libertà, e non comprende questa parola: è il potere che reclama’””. (pag 95)”,”LENS-140″ “CONTE Arthur”,”Jalta o la spartizione del mondo.”,”CONTE Arthur nato nel 1920 a Salses (Pirenei orientali) da una famiglia di viticoltori si è laureato in lettere allì’ univesità di Montpellier e si interessò alla storia contemporanea. Ricoprì anche cariche di responsabilità, fu ministro e poi presidente dell’ Assemblea dell’ Unione dell’ Europa Occidentale. E’ stato delegato all’ assemblea consultiva del Consiglio d’ Europa, all’ Onu, all’ Assemblea dei parlamentari della NATO. E’ stato relatore all’ assemblea nazionale (problemi PVS) ed ambasciatore straordinario. Ha scritto ‘Grandeurs et erreurs de l’ Alliance Atlantique’. DIPLOMAZIA 2° SECONDA GUERRA MONDIALE GRANDI POTENZE ALLEATI RAPPORTI RELAZIONI INTERNAZIONALI ANNO 1945 FRONTE RUSSO OCCIDENTALE ORIENTALE ESTREMO ORIENTE PACIFICO DELEGAZIONI CONFERENZA STALIN ROOSEVELT CHURCHILL TESTO DOCUMENTO COMUNICATO 11 FEBBRAIO 1945 QUESTIONE DISFATTA GERMANIA OCCUPAZIONE E CONTROLLO TERRITORIO RIPARAZIONI ACCORDO SU ENTRATA IN GUERRA URSS VS GIAPPONE ISOLE CURILI KURILI SPARTIZIONE ZONE INFLUENZA ZONE OCCUPAZIONE SMEMBRAMENTO DIVISIONE TEDESCA QUESTIONE POLONIA JUGOSLAVIA CONVENZIONE MONTREUX STRETTI CRIMINALI GUERRA STATI UNITI RUSSIA GRAN BRETAGNA INGHILTERRA USA URSS UK GERMANIA GIAPPONE EUROPA POLONIA JUGOSLAVIA FRANCIA prefazione foto cartine bibliografia (pag 233-240) (bibliografia generale e giornali del febbraio 1945); appendice: Testo integrale degli accordi di Yalta (pag 218-226); traduzione di Maria SGARZI, collana Uomini e tempi Nell’ accordo di Yalta sull’ intervento dell’ URSS contro il Giappone c’è il passaggio delle isole Kurili all’ URSS. (pag 217) “”Il generale Mac Arthur ha molto insistito presso Roosevelt, per due anni, perché si faccia tutto il possibile per portare Stalin a dichiarare guerra al Giappone e ad aprire un secondo fronte in Manciuria. Trovava assurdo che l’ URSS conservasse relazioni pacifiche ed amichevoli con il Giappone impegnato in una guerra feroce contro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, alleate dell’ URSS. Diceva che i Russi avrebbero perso sicuramente Vladivostok e che i Giapponesi sarebbero penetrati in profondità nella Siberia, ma che le distanze erano talmente grandi e così estese le zone desertiche che i Giapponesi non avrebbero certo potuto far diminuire la pressione russa contro la Germania. Invece l’ intervento russo contro il Giappone, aggiungeva, lui, avrebbe cambiato completamente la situazione generale nel Pacifico.”” (pag 47-48)”,”RAIx-222″ “CONTE Francis”,”Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale.”,”CONTE Francis, già allievo del St. Antony’s College di Oxford, e poi delle Università di Harvard e di Leningrado, ha diretto l’Istituto di studi slavi dell’Università di Bordeaux ed è attualmente professore di civiltà russa e sovietica presso la Sorbona a Parigi. Engels. La funzione storica della comune rurale (pag 266-270) Rakovsky su ruolo Ucraina in strategia rivoluzionaria (1919) (pag 270) “”Ecco lo “”spazio russo”” della conquista spontanea, nel cui contesto l’esodo verso la steppa si colloca dal cadere del secolo XVI come vero e proprio fenomeno di controsocietà, contromodello incarnato nei raggruppamenti cosacchi. A questo ‘continuum’ organico si opporrà la politica imperiale dello zarismo. Dal secolo XVIII e durante tutto il XIX infatti, Mosca tenderà a uno “”spazio imperiale”” costituito esclusivamente di conquiste predeterminate. Ricordiamo l’indignazione famosa di Marx, che tuonava contro quella che riteneva piaggeria delle potenze occidentali. “”Lo spudorato consenso, l’ipocrita simpatia o la stupida indifferenza con cui le classi dominanti europee hanno assistito alla conquista della fortezza montana del Caucaso, all’assassinio dell’eroica Polonia per mano dei Russi che mai sono stati contrastati nei loro vasti sconfinamenti, di questa potenza barbara la cui testa si trova a Pietroburgo ma le cui mani agiscono presso tutti i governi europei – tutto ciò ha insegnato ai lavoratori che essi hanno il dovere di penetrare i misteri della politica internazionale…”” (95). A tutte le concause che permettevano di spiegare la sistematica avanzata russa, Marx aggiungeva la deliberata volontà di affacciarsi su mari sgombri di ghiacci: potenza continentale e potenza marittima, le mire della Russia rischiavano di assumere inedite quanto allarmanti proporzioni: “”Ai fini di una semplice espansione territoriale gli sarebbe bastata (a Pietro il Grande) l’acquisizione di qualche nuova provincia da aggiungere al regno moscovita, ma soltanto il dominio sul mare gli appariva indispensabile per realizzare il suo progetto di aggressione universale; e soltanto la trasformazione di una potenza esclusivamente continentale come la Moscovia in un Impero attestato saldamente sui mari gli offriva l’opportunità di superare i limiti tradizionali della politica russa e imporre al mondo quella audace sintesi elaborata mediante la fusione della atavica perizia nell’arte dell’intrigo ereditata dagli schiavi dei mongoli con la tendenza del padrone mongolo alla conquista del mondo che costituisce tuttora la linfa vitale della diplomazia russa”” (96). Per molti osservatori l’Unione Sovietica è oggi l’erede naturale della propensione espansionistica del mondo russo, ma arricchita di una dimensione supplementare assai più dinamica: l’ideologia”” [Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale, Torino, 1991] [(95) C. Marx e F. Engels, ‘La Russie’, trad. fr., Paris, 1971, p. 6; (96) [La citazione di K. Marx, ‘Rivelazioni sulla storia diplomatica segreta del XVIII secolo (escluse dalle edizioni canoniche di Marx)’, trad. it. a cura di B. Bongiovanni, Milano, 1978, pp. 175-76] (pag 71) “”La proprietà collettiva della terra. Il lessico attesta la presenza, fin dai tempi remoti, di un’organizzazione territoriale comunitaria destinata a duratura esistenza. Detta ‘opole’ o ‘osada’ in Polonia e ‘obscina’ in Boemia, fra gli Slavi orientali ha preso almeno quattro denominazioni variamente impiegate secondo le epoche e le regioni. In età kieviana si parla di ‘verv” per designare una comunità rurale fondata sul vicinato (…); successivamente di ‘obscina’ (con la stessa radice che in ceco significa “”comune””), di ‘mir’ (in Russia) e di ‘chromada’ (in Ucraina e in Bielorussia). ‘Zupa’, ‘okolina’ e ‘zadruga’ sono i termini adoperati in periodi e regioni diverse dagli Slavi meridionali. Ciò detto e data per scontata una certa ambivalenza nei modi economici e nella mentalità russe, laddove a una Russia occidentalizzata si contrappone una Russia contadina, sgomberiamo subito il campo dall’idea che il modello comunitario pertenga in esclusiva a un’ipotetica “”razza slava””. Ammoniva Engels, oltre un secolo fa: “”In realtà, la proprietà comune della terra è un’istituzione che si ritrova a un basso grado di sviluppo storico, presso tutti i popoli indoeuropei, dall’India all’Irlanda… ed era generale da noi in Germania: i beni comunali sopravvissuti qua e là ne sono le ultime vestigia…. Invece nella Grande Russia (cioè nella Russia in senso proprio) essa si è mantenuta fino ai giorni nostri, fornendo con ciò stesso la prova che qui la produzione agricola, e i rapporti sociali che le corrispondono nelle campagne, si trovano tuttora a un grado decisamente inferiore di sviluppo…”” (46). Engels, come Marx, non contestava il ruolo svolto dalle comuni rurali o artigianali in Russia; solamente affermava che, lungi dall’essere originariamente un puro connotato della terra russa, vi persistevano a causa della rallentata cadenza dello sviluppo economico e sociale. D’altro canto, l’assolutismo era ad avviso di entrambi il corollario di quel tipo di assetto comunitario, nel quale scorgevano soprattutto una tragica limitazione dell’orizzonte contadino: “”Il contadino russo vive tutto immerso nella sua ‘obscina’: il resto del mondo gli interessa solo in quanto si ripercuote nella sua “”comune””. Ciò è tanto vero, che in russo la parola ‘mir’ significa nello stesso tempo “”il mondo”” o l’universo”” che la “”comune””…”” (47)”” [Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale, Torino, 1991] [(46) K. Marx F. Engels, India Cina Russia’, trad. it. a cura di B. Maffi, Milano, 1965, pp: 225-26; (47) Ibid. p. 226] (pag 238-239) “”Nella prefazione del 1882 alla seconda edizione russa del ‘Manifesto’, Marx indicava nella proprietà collettiva quale esisteva in Russia non solo “”un elemento di rigenerazione”” di quella società ma anche un possibile “”punto di partenza ad uno sviluppo in senso comunistico”” (96). Poiché la materia si prestava a fuorvianti confusioni sulla reale funzione degli arcaismi nel quadro del prossimo rivolgimento sociale e politico, Engels pensò bene di cogliere l’occasione di un quesito postogli dall’economista N.F. Danielson per puntualizzare le idee di Marx e le proprie. Gli premeva innanzitutto prendere le distanze dalle posizioni dei populisti russi, che non avevano smesso di guardare alla comune rurale come a una peculiarità slava e strumento venturo di una palingenesi universale in grado di risparmiare una rivoluzione. Alla domanda di Daniel’son – se non potesse “”…la comune rurale, essere assunta a base del nuovo sviluppo economico”” – Engels rispondeva nelle lettere del 24 febbraio e del 17 ottobre 1893 confutando la tesi di Herzen. Non era il ‘mir’ lo strumento che avrebbe permesso alla Russia di transitare direttamente al socialismo, e convocava a sostegno del proprio assunto i tradizionali argomenti del dibattito, utilizzando però un metodo comparativo accuratamente inserito nella prospettiva storica. E quasi per innescare il confronto, stroncava uno dei più insigni pensatori russi, Aleksandr Herzen (Gercen), cucendogli indosso i panni del proprietario fondiario ignorante la sua parte ma “”dalle pretese rivoluzionarie””, incapricciato di panslavismo se non di “”russità””. Prima di passare in rivista le riflessioni di Tkacev e di Cernysevskij, metteva sarcasticamente a fuoco la figura di Herzen (…). Di Cernysevskij, Engels riportava, ma senza commenti, un’idea che può parere premonitrice a quanti come noi beneficiano della prospettiva della storia. Il rivoluzionario russo collegava infatti la capacità del paese di marciare nella buona direzione – sulla via cioè della collettivizzazione -, con la scarsa dinamica delle libertà individuali nell’Impero zarista, ma secondo un’ottica ribaltata (…). Se Engels era tetragono ai richiami di sirena dell’età aurea delle origini, se non sprecava commenti sulle libertà individuali e collettive, sul loro impatto e sulla loro eventuale capacità di accelerare o viceversa rallentare l’evoluzione verso una forma di vita comunitaria, si mostrava invece sensibile a un altro versante del problema. A suo avviso la risposta alla crisi del capitalismo ch’egli credeva di percepire in Occidente e agli “”antagonismi sociali”” poteva essere reperita nella riorganizzazione della società “”mediante…il passaggio di tutti i mezzi di produzione, e quindi anche della terra, in proprietà sociale””. La questione successiva consisteva nel sapere se la forma comunitaria ancora predominante in Russia fosse la chiave di volta della transizione al comunismo, innalzando a modello il ‘mir’. Ma che prototipo poteva mai essere il ‘mir’ e quali progressi avrebbe indotto, s’interrogava Engels? Poteva concretizzare una “”forma superiore di proprietà collettiva”” dopo aver resistito ai secoli “”senza che nascesse nel suo seno l’impulso a sviluppare”” condizioni nuove?”” [Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale, Torino, 1991] [(96) Gossiaux, Famille et tradition, cit., p. 149 (la citazione da Marx e Engels, ‘India Cina Russia’, cit. pp. 244-246; cfr, anche pp. 237 e 238)] “”(…) Engels vedeva il futuro della comunità agricola tradizionale, ormai «forma relativamente indebolita di comunismo», solo in dipendenza da un mutamento radicale conseguente alle rivoluzioni operaie in Occidente. Ma aggiungeva: «E’ invece non soltanto possibile, ma certo che, dopo la vittoria del proletariato e il passaggio in possesso comune dei mezzi produttivi nei popoli dell’Europa occidentale, i paesi in cui il regime capitalistico ha appena cominciato a imporsi, e che hanno salvato dalla sua offensiva istituzioni gentilizie o loro sopravvivenze, trovino in queste vestigia di possesso collettivo e nelle abitudini popolari che vi corrispondono un mezzo poderoso per abbreviare di gran lunga il processo di evoluzione verso la società socialistica… Ma, per questo, è condizione imprescindibile l’esempio e l’aiuto fattivo dell’Occidente finora capitalistico» (100). Evidentemente Engels puntava molto sulla disgregazione della proprietà comunitaria in Russia, che tuttavia seppe mantenersi, al di là delle riforme di Stolypin (1906-11), fino alla collettivizzazione forzata delle terre avviata dal regime sovietico a partire dal 1929. La ‘zadruga’ [tra le antiche forme di comunità rurale del mondo slavo, ndr] poi – già lo abbiamo detto -, neppure oggi può essere considerata fenomeno marginale nell’ambito della realtà jugoslava. Soprattutto Engels aveva del tutto abbandonato l’idea che la scintilla rivoluzionaria potesse scoccare in Russia e di qui incendiare l’Occidente, polveriera di una rivoluzione che per un ritorno di fiamma si sarebbe propagata in un sol colpo alle terre russe già ad essa predisposte dalle proprie radicate tradizioni comunitarie. Tale era perlomeno lo scenario prefigurato da Marx nella prefazione all’edizione russa del 1882 del ‘Manifesto del Partito comunista’: «… se la rivoluzione russa diverrà il segnale di una rivoluzione proletaria in Occidente, in modo che le due rivoluzioni si completino a vicenda, allora l’odierna proprietà comune della terra in Russia potrà servire come punto di partenza ad uno sviluppo in senso comunistico» (101). Il decorso della storia ha dato ragione a Marx solo per metà; la rivoluzione non divampò in Occidente, malgrado i disordini del 1919 in Germania, soprattutto in Baviera, e in Ungheria. All’epoca i bolscevichi che controllavano la Russia centrale pensavano di servirsi dell’Ucraina come testa di ponte, un percussore che avrebbe innescato le rivoluzioni del proletariato occidentale. Nel gennaio del 1919 il capo dell’Armata rossa e del Partito bolscevico ucraino, Christian Rakovskij, dichiarava: «L’Ucraina sovietica rappresenta il nodo strategico del socialismo. Creare un’Ucraina rivoluzionaria e sovietica significa scatenare la rivoluzione nella penisola balcanica, dare al proletariato tedesco la possibilità di non soccombere alla morte, alla fame e all’imperialismo tedesco» (102)”” [Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale’, Torino, 1991] [(100) Marx Engels, ‘India, Cina, Russia’, cit., pp. 278; (101) Ibid. p. 246; (102) Conte, ‘Christian Rakovskij’, cit.]”,”EURC-119″ “CONTE Francis”,”Christian Rakovski et l’usage de la force armée dans un mouvement révolutionnaire: le cas de l’Ukraine (Janvier-Août 1919).”,”Il potere di Rakovskij in Ucraina, in Russia e nell’internazionale. “”En janvier 1919, Lénine plaçait Christian Rakovski à la tête du gouvernement provisoire de l’Ukraine. Confirmé à son poste de président du Conseil des Commissaires du peuple et ministre des Affaires étrangères de la République soviétique d’Ukraine à la fin de 1919, Rakovski devait y rester près de cinqu ans, jusqu’à son limogeage par Staline en juillet 1923 (37). Le pouvoir et le rôle personnel de Rakovski furent alors beaucoup plus considérables qu’on ne l’admet d’ordinaire. Dans les notes inédites qu’il écrivit sur ‘Rakovski en Ucraine’, Trotski met l’accent sur ce point capital et précise: “”A cette époque, Rakovski était l’âme et le chef véritable de l’Ukraine soviétique. Ce n’était pas une tâche facile… Rakovski pénétrait toutes les questions de la vie de l’Ukraine en concentrant dans ses mains la direction des affaires”” (38). Pendant la plus grande partie de la guerre civile, Rakovski contrôla en effet les trois forces essentielles du pouvoir soviétique en Ukraine: le Parti communiste, l’armée et le gouvernement ukrainiens. En 1919, au moment le plus intense de la guerre civile, il fut nommé président du Conseil de la Défense de l’Ukraine (39). Il combinait à la fois les plus hauts postes dans la hiérarchie du Parti communiste russe et dans celle du Parti ukrainien qui n’en était au début qu’une émanation. Depusi 1919, Rakoski était memre du Comité central du Parti communiste russe, membre du Comité central du parti communiste ukrainien et de son Politburo (ceci jusqu’en 1924). Depuis 1918, il était aussi membre du Comité central exécutif de la RSFSR, puis de l’union et de son praesidium (jusqu’en 1925). Il est enfin capital de noter que Rakovski avait été choisi par Lénine pour être un des membres fondateurs du Komintern lors du premier congrès qui se tint à Moscou en mars 1919 (40)”” (pag 522)”,”RIRB-142″ “CONTE Giuliano”,”Marx: dall’analisi della merce alla teoria della crisi.”,”Lungo passo di Marx a proposito del ‘feticismo’ (Grundrisse) (La nuova italia, 1968, vol I, p. 97-98) Feticismo delle merci “”Qualche parola sul feticismo. Scrive Marx: «La mutua e generale dipendenza degli individui reciprocamente indifferenti costituisce il loro nesso sociale. Questo nesso sociale è espresso nel loro valore di scambio, e solo in esso, per ogni individuo, la propria attività o il proprio prodotto diventano un’attività o un prodotto fine a se stessi; egli deve produrre un prodotto generico – il valore di scambio o – considerato questo per sé e individualizzato, – denaro… Il carattere sociale dell’attività, così come la forma sociale del prodotto e la partecipazione dell’individuo alla produzione, si presentano qui come qualcosa di estraneo, di oggettivo di fronte agli individui; non come loro relazione reciproca, ma come loro subordinazione a rapporti che sussistono indipendentemente da loro e nascono dall’urto degli individui reciprocamente indifferenti. Lo scambio generale delle attività e dei prodotti, che è diventato condizione di vita per ogni singolo individuo, il nesso che unisce l’uno all’altro, si presenta ad essi estraneo, indipendente, come una cosa. Nel valore di scambio la relazione sociale fra le persone si trasforma in rapporto sociale tra cose; la capacità personale, in una capacità delle cose. Quanto minore è la forza sociale del mezzo di scambio, quanto più esso è ancora legato alla natura del prodotto immediato del lavoro e ai bisogni immediati di coloro che scambiano, tanto maggiore deve essere la forza della comunità che lega insieme gli individui, il rapporto patriarcale, la comunità antica, il feudalesimo e le corporazioni… [Nel denaro] Ciascun individuo possiede il potere sociale sotto forma di una cosa. Strappate alla cosa questo potere sociale e dovrete darlo alle persone sulle persone» (15). Ora, può darsi che questo lungo passo dei ‘Grundrisse’ di Marx debbe essere letto unicamente con gli occhiali della teoria del valore-lavoro, ma a me in primo luogo pare indicare quanto segue: l’autonomizzarsi e il solidificarsi delle funzioni della sintesi sociale – connessione sociale e ricambio organico – in una figura estranea e contrapposta rispetto agli individui materiali che pur l’hanno posta in essere. (…)”” (pag 136-137) [(15) Karl Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, Firenze, La Nuova Italia, 1968, vol. I, pp. 97-98] Possibilità della crisi. “”Certo, qui stiamo parlando della merce e della circolazione semplice, quindi solo della possibilità formale della crisi. Ma Marx precisa in un passo illuminante del secondo Libro delle ‘Teorie sul plusvalore’: «Le crisi del mercato mondiale devono essere concepite come la concentrazione reale e la compensazione violenta di tutte le contraddizioni dell’economia borghese. I singoli momenti, che si concentrano in queste crisi, devono quindi manifestarsi e svilupparsi in ogni sfera dell’economia borghese, e quanto più penetriamo in essa ‘da un lato dobbiamo sviluppare nuove determinazioni di questa contraddizione, dall’altro dimostrare le forme più astratte della medesima come ricorrenti e contenute nelle forme più concrete. Si può dire dunque: la crisi nella sua prima forma è la metamorfosi della merce stessa» (55)”” (55) K. Marx, ‘Storia delle dottrine economiche’, cit., vol. II, p. 670″,”MADS-014-FB” “CONTE Domenico”,”Crisi agrarie e crisi politiche. La Germania da Weimar al nazismo.”,”””Fra Nsdap e ‘Reichslandbund’ si era ormai stabilito un solido rapporto di buon vicinato. Il 18 dicembre del 1931 Werner Willikens, rappresentante di Darré nell’Apparato di politica agraria e portavoce dell’ala agricola dei deputati nazionalsocialisti nel Reichstag, viene cooptato nella presidenza del ‘Reichslandbund’. Con ciò, la penetrazione del partito nazionalsocialista nella massima associazione agraria weimariana e il conseguente riconoscimento della Nsdap come ‘partito contadino’ ricevono la loro sanzione ufficiale”” (pag 700)”,”GERG-004-FGB” “CONTE Gian Biagio”,”Profilo storico della letteratura latina. Dalle origini alla tarda età imperiale.”,”Gian Biagio Conte, studioso di fama internazionale, insegna Letteratura latina alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha studiato soprattutto poesia latina di età tardorepubblicana e augustea, combinando con finezza di metodo filologia e teoria della letteratura.”,”STAx-135-FL” “CONTE Gian Biagio BERTI Emanuele MARIOTTI Michela”,”La sintassi del Latino.”,”Gian Biagio Conte, studioso di fama internazionale, insegna Letteratura latina alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha studiato soprattutto poesia latina di età tardorepubblicana e augustea, combinando con finezza di metodo filologia e teoria della letteratura. Emanuele Berti è ricercatore di Latino alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Michela Mariotti è dottore di ricerca in Filologia Greca e Latina. Ha maturato una solida esperienza nella didattica universitaria della lingua latina e lavora da anni nell’editoria scolatica; ha collaborato alla realizzazione del Dizionario della Lingua Latina.”,”STAx-136-FL” “CONTI Ettore”,”Dal taccuino di un borghese.”,”CONTI (Ettore, conte di Verampio), ingegnere e industriale italiano (Milano 1871-1972). Senatore del regno, cavaliere del lavoro, ambasciatore. Contribuì allo sviluppo dell’ industria elettrica come fondatore e presidente di molte società (Volta Orobia, SIP, ecc.). Fu anche presidente della Banca commerciale italiana e della Confindustria.”,”ITAE-030″ “CONTI Giovanni SALVATORELLI Luigi REALE Oronzo INGUSCI Pantaldo SPALLICCI Aldo BELLONI Giulio A. MORANTE Marcello SOMMOVIGO Amedeo SPINELLI Oscar ZUCCARINI Oliviero”,”Figure del movimento sociale-repubblicano in Italia.”,”Scritti di CONTI Giovanni (Movimento sociale repubblicano) SALVATORELLI Luigi (G. Mazzini) REALE Oronzo (Carlo Cattaneo) INGUSCI Pantaldo (Ferrari e Bovio) SPALLICCI Aldo (Bertani e Celli) BELLONI Giulio A. (N. Colajanni) MORANTE Marcello (A. Ghisleri) SOMMOVIGO Amedeo (unificazione italiana) SPINELLI Oscar (mutualismo cooperative) ZUCCARINI Oliviero (movimento sindacale). “”Il concetto di proprietà nel Ferrari si delinea da questi principi. Giuridicamente quel che lo spiega non è l’utile privato, ma l’interesse pubblico, come voleva Platone. E l’ interesse pubblico conduce alla comunanza, perché, se la proprietà è illimitata come diritto naturale in ognuno, questo diritto si afferma con forza in tutti””. (pag 32) “”Bovio riporta nella economia politica il principio di causalità in difesa dei diritti del lavoro; per cui se l’ effetto è l’ equivalente della causa, ‘il prodotto è l’ equivalente del produttore’. Il che porta alla fine dello sfruttamento dell’ uomo sull’ uomo, alla attribuzione a ciascuno del prodotto del proprio lavoro, alla eliminazione del profitto nel lavoro associato. Questa la dottrina sociale di Bovio (…)””. (pag 33) “”Ghisleri fu, in un certo senso, un solitario””. (pag 54) “”L’ importanza del pensiero sociale di Ghisleri non sta tanto nelle mete raggiunte, quanto nel ‘metodo’ che egli usava e suggeriva e che in lui era sostenuto e illuminato da una dignità morale, da una coerenza, da una onestà intellettuale e da un sereno equilibrio certamente fuori del comune””. (pag 55)”,”ITAB-225″ “CONTI Piero”,” Il “”fronte unico”” dalla “”lettera aperta”” alla Conferenza di Berlino (1921-1922). (in)”,”Con il concorso del Fondo Pia Carena Leonetti pag 10 elaborazione teoria offensiva nelle tesi sulla tattica di Thalheimer e Bela Kun. Formula Lenin per definire la nuova politica: “”il faut réculer pour mieux sauter”” (pag 25) UPS Unione dei Partiti Socialisti per l’azione internazionale uscita dalla Conferenza di Vienna del febbraio 1921. Nel comitato esecutivo per i vari paesi: Ledebour, Crispien; Adler, Skaret; Graber, Grimm; Kunfi; Cermak; Konsana. (pag 33)”,”INTT-246″ “CONTI Piero”,”Le divergenze fra gli uffici europei del Comintern (1919-1920). (in)”,”Sotto lo pseudonimo di Carlo NICCOLINI si celava il russo Nikolaj LJUBARSKIJ che scrisse il saltuo al Congresso Nazionale del PSI (1920) (pag 163)”,”INTT-247″ “CONTI Laura / BADALONI Nicola / PRESTIPINO Giuseppe”,”Il progresso scientifico-tecnologico in Marx e nel capitalismo maturo (Conti) / La sottomissione del lavoro e della scienza nel ‘Capitale’ (Badaloni) / La disputa filosofica sulla scienza della natura (Prestipino).”,”””Il significato generale del progresso tecnologico è per Marx “”(l’) istinto immediato e (la) tendenza immanente del capitale ad aumentare la forza produttiva del lavoro ‘per ridurre più a buon mercato’ la merce, e ‘con la riduzione a più buon mercato della merce ridurre più a buon mercato l’operaio stesso'”” (4) e si può dire che questo significato sia rimasto invariato. (…) Di Marx si rammenta, per lo più, che egli ha indicato due meccanismi fondamentali che scatenano la ricerca del plusvalore relativo, chiamando “”‘plusvalore relativo’ il plusvalore che deriva dall”accorciamento’ del tempo di lavoro necessario e dal corrispondente cambiamento nel ‘rapporto di grandezza’ delle due parti costitutive della giornata lavorativa”” (5), cioè di quella parte che corrisponde al tempo di lavoro necessario e di quella che corrisponde al tempo di pluslavoro. Questi due meccanismi sono riconducibili alla concorrenza fra capitalisti, e alla resistenza opposta dal capitale alle pressioni sindacali operaie. Circa questo secondo meccanismo, Marx scrive: “”La macchina non agisce soltanto come concorrente strapotente, sempre pronto a rendere ‘superfluo’ l’operaio salariato. Il capitale la proclama apertamente e consapevolmente ‘potenza ostile’ all’operaio e come tale la maneggia. Essa diventa l”arma più potente per reprimere’ le insurrezioni periodiche degli operai, gli scioperi ecc., contro l”autocrazia del capitale’… Si potrebbe scrivere tutta una storia delle invenzioni che dopo il 1830 sono nate soltanto come armi del capitale contro le sommosse operaie”” (6). L’altro meccanismo che spinge il capitalismo ad aumentare il plusvalore relativo compare come desiderio o necessità di concorrenza nei confronti degli altri capitalisti; esso sorregge l’innovazione tecnologica, e costringe a estenderla quando sia stata già applicata una prima volta. Marx cita: “”Se il mio vicino, facendo molto con poco lavoro, può vendere a buon mercato, io devo fare in modo di vendere a buon mercato come lui. Cosicché ogni arte, ogni mestiere od ogni macchina che operi col lavoro di meno braccia, e di conseguenza più a buon mercato, genera negli altri una specie di costrizione o emulazione, o a usare la stessa arte, mestiere o macchina, o a inventare qualcosa di somigliante”” (7)”” [Laura Conti, Il progresso scientifico-tecnologico in Marx e nel capitalismo maturo] [(in) Critica marxista, Roma, anno 7 n° 4-5, luglio-ottobre 1969] (pag 21-22) [(4) Karl Marx, Il Capitale, Roma, 1953, I, 2, p. 15; (5) Ivi, p. 10; (6) Ivi, p. 143; (7) Ivi, p. 15 (citato da ‘The Advantages of the East-India Trade to England’, London, 1720] (pag 21-22) Sull’usura della forza-lavoro e il declino operaio “”Per contro fu osservato già da Marx, e continua a verificarsi, il fatto che il progresso scientifico-tecnico accelera l’obsolescenza della forza-lavoro: a causa della continua modificazione delle modalità produttive, la vita dell’operaio raggiunge il massimo di rendimento (e quindi anche il salario) ben prima della vecchiaia, già durante l’età matura: e quindi comincia presto il declino. Marx aveva denunciato la minore adattabilità ai nuovi macchinari dell’uomo adulto, in confronto al giovane e al giovanissimo: oggi il problema, da una parte è attenuato per il più tardivo ingresso della gioventù nel processo di produzione, ma dall’altra è aggravato per il più veloce ritmo dei mutamenti. (…) Marx, che fu il primo a condurre un’osservazione scientifica su questo ordine di fenomeni, ebbe il grande merito di denunciare che l’invecchiamento della forza-lavoro non consiste soltanto nella minore capacità di sforzi fisici, e neppure consiste nella perdita di condizionamenti acquisiti: ma nella perdita della capacità di acquisire (o di acquisire velocemente) condizionamenti nuovi. Fatto, questo, del quale non tengono conto gli inventori di nuove macchine e i progettisti di nuovi impianti (il dover usare termini pavloviani per riassumere il pensiero di Marx è misura dell’anticipazione delle osservazioni esposte nel ‘Capitale’ sul successivo progresso delle scienze fisiologiche e psicologiche)”” [Laura Conti, Il progresso scientifico-tecnologico in Marx e nel capitalismo maturo] [(in) Critica marxista, Roma, anno 7 n° 4-5, luglio-ottobre 1969] (pag 33-34)”,”MADS-630″ “CONTI Giulio a cura”,”Cronache del berlusconismo.”,”””””Chi, per lungo tempo e costante impegno, si sforza di analizzare la vita economica e sociale a livello generale ed a livello nazionale si trova obbligato a collegare ogni fenomeno politico a ciò che si muove nel profondo””. Con questa premessa di metodo, Arrigo Cervetto introduceva la riflessione sulla “”concezione materialistica della politica”” iniziata a metà anni ’70 e raccolta ne ‘L’involucro politico’ (Edizioni Lotta Comunista, 1994). Un’indicazione di metodo che ha accompagnato nel corso degli anni la nostra analisi della vicenda politica italiana. Anche l’analisi del ‘berlusconismo’ non poteva che partire dallo stadio di “”ciò che si muove nel profondo”””” (pag XV, introduzione)”,”ELCx-184″ “CONTI Piero”,”Il Manifesto del «Gruppo Operaio» del PCR (b).”,”””La piattaforma politica dell’Opposizione Operaia si fondava su una analisi delle classi, che individuava a fondamento dello Stato sovietico tre componenti sociali: gli operai, che richiedevano «una politica chiara e sana, una marcia forzata verso il comunismo»; i contadini «con le loro aspirazioni di piccoli proprietari», a cui era assimilata la piccola borghesia impiegatizia; infine gli uomini d’affari e i vecchi dirigenti del regime capitalistico. Quest’ultimo strato sociale non era composto dagli industriali, che in generale erano stati eliminati durante la guerra civile, ma dai «tecnici», che avevano costituito l’ossatura del vecchio sistema economico e in quel momento storico continuavano ad esercitare sulla politica governativa una grossa influenza, che si concretizzava «nella tendenza a mantenere ed a rafforzare, a disprezzo di tutto, il sistema burocratico». L’Opposizione Operaia individuava così la causa della crisi attraversata dal partito e dallo Stato nella completa subordinazione degli interessi della classe operaia a quelli delle altre due classi, aggravata dalle misere condizioni di vita delle masse. La soluzione proposta era rimettere la gestione e l’organizzazione dell’economia nazionale nelle mani dei sindacati, con una serie di provvedimenti tendenti ad affidare la direzione della produzione agli stessi produttori anzichè ai «tecnici». Logica conseguenza di questa analisi fu la critica serrata alla burocratizzazione del partito, che secondo l’Opposizione Operaia non era stata affatto originata nè dalla miseria nè dalla abitudine alla centralizzazione contratta sotto il regime militare (come invece affermavano alcuni dirigenti), ma era un fenomeno più profondo derivato dall’influenza determinante di quei gruppi «estranei non solo al comunismo, ma anche alle più elementari aspirazioni del proletariato». Le misure da attuare per combattere la burocrazia dovevano essere drastiche: epurazione nel partito, messa in pratica del principio democratico, preponderanza operaia nella composizione dei comitati direttivi e del C.C., concreta libertà di critica e di opinione, ritorno al principio elettivo nel partito (7). La piattaforma dell’Opposizione Operaia si concludeva con il proposito dichiarato di non voler provocare alcuna scissione e con l’invito ai vertici del partito di tener conto della volontà delle masse: «Non senza ragione l’operaio di base dichiara con fiducia: Ilitch rifletterà, mediterà, ci ascolterà e darà il colpo di timone verso l’opposizione. Ilitch sarà ancora con noi» (8). Invece fu proprio Lenin il principale accusatore dell’Opposizione Operaia, che costituì il bersaglio del suo rapporto «Sull’utilità del partito e sulla deviazione anarco-sindacalista», tenuto il 16 marzo, in cui riproverò all’opposizione di essere troppo astratta e completamente slegata dalla realtà (9). Il Congresso a larga maggioranza condannò la «deviazione» anarco-sindacalista, con una mozione molto dura (10)”” (pag 203-204); “”L’Opposizione Operaia, pur essendosi formalmente sciolta dopo il X Congresso, continuò ad agitare i temi della critica alla linea politica del gruppo dirigente del PCR e si raccolse nel «club di discussione» del partito, che operò a Mosca nella seconda metà del 1921. Al dibattito contribuì attivamente anche Mjasnikov, il futuro fondatore del Gruppo Operaio, che inviò al C.C. un memorandum, da cui ricavò successivamente un articolo, dal titolo «Problemi gravi», pubblicato il 27 luglio; ad esso rispose, cinque giorni dopo, Lenin con una prima lettera, in cui esprimeva alcune critiche e chiedeva chiarimenti riguardo alla richiesta della libertà di stampa per tutti (15). Il 5 agosto, Lenin si occupò di nuovo del memorandum e dell’articolo di Mjasnikov in un’altra lettera, in cui analizzò più estesamente i suoi argomenti, sottoponendoli ad una severa critica. L’errore fondamentale individuato da Lenin era la richiesta di libertà di stampa: «La libertà di stampa nella RSFSR, circondata da nemici borghesi di tutto il mondo, sarebbe libertà di organizzazione politica della borghesia e dei suoi servi più fedeli, i menscevichi e i socialisti rivoluzionari. E’ un fatto incontestabile». Gli errori e le gravi carenze dello Stato sovietico erano apertamente riconosciuti da Lenin (…)”” (pag 205-206); “”A conclusione della questione, l’Ufficio Politico, dopo aver discusso il caso in diverse sedute, il 20 febbraio 1922 fece espellere Mjasnikov dal partito, per violazione della disciplina e per attività antipartito, lasciando tuttavia la possibilità di ripresentare domanda di ammissione dopo un anno. Nel gennaio era stato anche sciolto dalla Commissione Centrale di Controllo il «club di discussione», che aveva raccolto i maggiori oppositori della NEP. Tutto ciò non impedì tuttavia agli ex-membri dell’Opposizione Operaia di difendere il loro punto di vista davanti all’Internazionale Comunista, come già avevano fatto al III Congresso (19). E’ noto che il 26 febbraio essi inviarono una lettera all’Esecutivo Allargato, riunito per discutere la questione del fronte unico; la lettera; firmata da 22 vecchi iscritti al partito, fu accompagnata da un comunicato dell’Ufficio Politico del PCR, che, pur riconoscendo loro il diritto di rivolgersi all’organismo internazionale, sottolineava il fatto che i 22 appartenevano al gruppo condannato al X Congresso per deviazione anarco-sindacalista (20). La lettera dei membri dell’opposizione denunciava la penetrazione dell’elemento borghese nel partito, la sistematica repressione degli oppositori esercitata a tutti i livelli della burocrazia e il completo affossamento della democrazia operaia (…)”” (pag 206-207); “”Secondo Souvarine i membri del gruppo si erano dichiarati «vicini all’Internazionale 2 e mezzo» (28), ma nel loro programma essi si dissociavano sia dai menscevichi che dalla vecchia Opposizione Operaia, affermando di voler lavorare all’interno del partito per un rinovamento di esso (29). Il Gruppo Operaio (30) fu invece più attivo fra i lavoratori delle fabbriche; ad esso diedero vita Miasnikov, Kuznezov e Moiseev, che, basandosi sui già citati scritti di Mjasnikov, redassero il Manifesto, che fu diffuso illegalmente a Mosca agli inizi del 1923, subito prima del XII Congresso del PCR (31). In quello stesso periodo circolò anche un opuscolo anonimo, attribuito da un delegato al Congresso alla opposizione operaia, dove era richiesta l’esclusione dal C.C. della ‘troika’ composta da Stalin, Zinoviev e Kamenev. Ma il momento di maggiore attività del Gruppo Operaio fu nell’estate del 1923, quando la crisi economica (32) provocò una serie di scioperi spontanei, a Mosca, Pietrogrado, Karkov e Sormovo, che colsero di sorpresa gli stessi dirigenti sindacali e del partito; la presenza del Gruppo Operaio in quelle agitazioni fu denunciata anche da Kamenev in un discorso tenuto a Mosca l’11 dicembre, nel quale attacco in maniera dura il gruppo (…)”” (pag 209-210); “”Il Manifesto del Gruppo Operaio del PCR, scritto, come si è visto nel febbraio del 1923, fu pubblicato in forma ristretta a Berlino, dove era stato reso noto probabilmente dallo stesso Mjasnikov, all’inizio del 1924, con una introduzione ed alcune note a cura della KAPD (37). In esso sono riflesse tutte le ripercussioni negative delle scelte interne ed internazionali del gruppo dirigente del PCR. Il bersaglio della critica, espressa in un linguaggio caratteristico, forse volutamente «proletario», è la presunta rinuncia al compimento del processo rivoluzionario in Russia ed in Europa; una buona metà del documento è dedicata infatti al rifiuto della tattica di fronte unico, intesa come ricerca del compromesso con i socialdemocratici. Le tesi sul fronte unico proletario, proposte da Zinoviev, Radek e Bucharin, con l’appoggio di Lenin, erano state approvate dopo una lunga discussione nell’Ufficio Politico del PCR; Zinoviev aveva illustrato la nuova tattica alla Conferenza del partito, tenutasi dal 19 al 21 dicembre (38) (1922, ndr)”” (pag 210-211) [Piero Conti, ‘Il Manifesto del «Gruppo Operaio» del PCR (b)’, Movimento operaio e socialista, Genova, n. 2-3, aprile-settembre 1971] [(9) Lenin disse: “”Dobbiamo dirci che affinchè l’unità sia salda bisogna che una determinata deviazione sia condannata. Poichè essa si è delineata occorre metterla in evidenza e discuterla. Ma se occorre una discussione circostanziata, facciamola pure (…) e se occorre, se è opportuno, porteremo questo problema anche su scala internazionale (…). Ma la discussione teorica è una cosa, e la linea politica del partito, la lotta politica, sono un’altra. Non siamo un circolo di discussione”” (cfr. Lenin, Opere complete, Ed. Riun., Roma, vol. 32, p. 231); (10) Ibid. p. 225-228; (11) Ibidem, pp. 222-224 (…)]”,”RIRO-470″ “CONTI Laura”,”Che cos’è l’ecologia. Capitale, lavoro e ambiente.”,”Laura Conti (Udine, 1921) da giovane ha partecipato alla resistenza nelle brigate del Fronte della Gioventù. Arrestata venne deportata in un lager. Medico, ha rappresentato il Pci nel Consiglio regionale della Lombardia ed è stata segretaria della Commissione consiliare per la sanità e l’ecologia. Ha pubblicato varie opere. “”La polemica che Marx – nel ‘Capitale’ – fa contro Malthus non ha per oggetto (…) la curiosa ipotesi della progressione aritmetica ndelle non meglio identificate «risorse», bensì il concetto di «sovrappopolazione»: «sovra» rispetto a che? Nelle pagine di Malthus riferite più sopra, rispetto alle «risorse»; Marx polemizza invece contro un conetto di «sovrappopolazione» rispetto ai posti di lavoro, che non so se è espresso da Malthus; comunque può darsi che la polemica di Marx fosse ben fondata, nel senso che Malthus può avere parlato di eccesso di popolazione ‘nei confronti delle risorse’ in quanto impressionato dall’eccedenza ‘nei confronti dei posti di lavoro’. … finire (pag 115-117)”,”TEOS-327″ “CONTI Davide”,”L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della “”brava gente””.”,”Davide Conti (Roma, 1977) dottore di ricerca in Storia contemporanea all’Università di Roma “”La Sapienza”” e ricercatore della Fondazione Basso – sezione internazionale. Ha curato per questa casa editrice ‘Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio’ (2006) Tra i temi trattati: Capitolo I. Paragrafi: 1.8 Chiesa cattolica, milizie Ustascia e Regio Esercito: tra collaborazione e conflitti durante l’occupazione (pag 38-42) 1.9 Chiesa cattolica e milizie antipartigiane: Rozman, Stepinac e la “”Bela Garda”” (pag 43-44) 1-10. Le operazioni congiunte ustascia-Regio Esercito Italiano (pag 44-45) Capitolo III. Paragrafi: III.4. La resistenza greca come guerra popolare, la repressione italo-tedesca come politica del terrore (pag 180-183) La resistenza greca. Sabotaggi da parte degli operai “”L’attività delle formazioni combattenti greche costituì per le truppe e le autorità dell’Asse un fronte militare sempre aperto e molto impegnativo. La resistenza greca costrinse Regio Esercito e Wehrmacht all’impiego di numerose divisioni obbligando le truppe dell’Asse a far rientrare e convergere sul tronte interno greco molti loro soldati impegnati al fronte contro gli alleati. Il peso militare delle formazioni partigiane costrinse gli eserciti nazifascisti a combattere con un numero di forze e reparti inferiore al proprio potenziale effettivo determinando un forte vantaggio per le truppe alleate in grado di giovarsi dell’apporto militare delle formazioni dell’ EAM-ELAS sia per le operazioni militari di carattere locale sia per quelle di carattere strategico generale. Le truppe italo-tedesche subirono sempre più frequenti e pesanti attacchi da parte delle formazioni greche, alle quali risposero accentuando il carattere terroristico dell’occupazione. Nel “”Diario”” dell’Alto Comando della Wehrmacht vennero segnalate, nel solo mese di giugno, tutte le azioni di guerra e i sabotaggi operati dai partigiani a danno delle principali vie di comunicazione e delle stesse divisioni militari dell’Asse: 2 giugno 1943: sulla strada principale Larissa-Atene, un treno di soldati italiani in licenza è bruciato (…); 3 giugno 1943: il potendi di Vinosa è saltato (…); 4 giugno 1943: ad Atene vari tentativi di sciopero di funzionari ed impiegati pubblici (…) A sud di Lamia scontro tra italiani e una banda comunista (…) perdite italiane: 150 uomini; 21 giugno 1943: (…) nella notte tra il 20 e 21, la ferrovia Salonnicco-Atene è stata interrotta, in sei punti, da esplosioni (…) autori del presunto sabotaggio sono degli operai greci (…) gli operai sono stati arrestati (…); 22 giugno 1943: (…) nella notte del 22 tutti i collegamenti telefonici Yannina-Atene-Prevesa e con l’Albania, interrotti per atti di sabotaggio; 23 giugno 1943: sono state sabotate le linee telefoniche nella regione di Kozani e i ponti tra Larissa e Trikkala (…). Le disposizioni impartite dalle autorità italiane e tedesche in risposta alla crescente insubordinazione politico-sociale in Grecia inaspriroono le misure repressive e preventive per il mantenimento dell’ordine pubblico e per la lotta antipartigiana (…)”” (pag 180-181)”,”ITQM-251″ “CONTI Simonetta”,”L’ammiraglio del mare Oceano.”,”Dono di Mario Caprini”,”LIGU-206″ “CONTI Laura, saggio bibliografico a cura di”,”La Resistenza in Italia, 25 luglio. 25 luglio 1943 – 25 aprile 1945.”,” Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”ITAR-002-FAP” “CONTI Vittorio”,”Paolo Mattia Doria, dalla repubblica dei togati alla repubblica dei notabili.”,”Paolo Mattia Doria (Genova, 24 febbraio 1667 – Napoli, 25 febbraio 1746) è stato un filosofo e matematico italiano di grande rilievo. Nato in una famiglia aristocratica genovese, Doria ha avuto un’infanzia segnata dalla morte precoce del padre e dall’influenza della madre, Maria Cecilia Spinola. Doria ha compiuto il classico Grand Tour in Italia, che lo ha liberato dalle inibizioni religiose ma gli ha anche instillato nuovi vizi mentali. Stabilitosi a Napoli verso il 1690, ha studiato diritto e ha sviluppato una profonda riflessione filosofica, influenzata dalla tradizione rinascimentale e postrinascimentale. In filosofia, Doria è passato dal cartesianismo al platonismo, opponendosi alle teorie d’importazione straniera e promuovendo un ritorno alle vecchie teorie platoniche ravvivate dalla fede cristiana. Ha avuto stretti rapporti con l’Accademia del viceré Duca di Medinacoeli e con Giambattista Vico, con cui ha condiviso molte riflessioni filosofiche.”,”BIOx-002-FMB” “CONTI Vittorio, a cura; saggi di R. AJELLO M. BAZZOLI V. CONTI F.M. DE-SANCTIS G.M. LABRIOLA M.G. MAIORINI S. MASTELLONE M. MONTANARI F. RUSSO”,”La recezione di Grozio a Napoli nel Settecento.”,”‘Ugo Grozio (1583-1645) è stato un giurista, filosofo e teologo olandese, considerato il padre del giusnaturalismo moderno. Nato a Delft, si distinse fin da giovane per la sua erudizione e divenne avvocato della Compagnia delle Indie Olandesi2. Fu anche procuratore generale d’Olanda e ambasciatore in Francia. Nel 1618, a causa di conflitti politici, fu imprigionato dagli Orangisti, ma riuscì a evadere nel 1621 nascosto in una cassa di libri. Rifugiatosi in Francia, scrisse la sua opera più celebre, De iure belli ac pacis (1625), che contribuì alla formulazione del diritto internazionale moderno3. Grozio sosteneva l’esistenza di un diritto naturale, indipendente dalle leggi umane e valido universalmente. Oltre al diritto, si occupò di teologia e filologia, promuovendo una lettura storica della Bibbia e cercando di conciliare il cristianesimo con la tradizione classica. Morì a Rostock nel 1645, lasciando un’eredità intellettuale che influenzò profondamente il pensiero giuridico e politico europeo’ (f. copil.) Il vero cognome di Ugo Grozio era Hugo de Groot. In olandese, il suo nome si pronunciava mentre in latino venne latinizzato in Hugo Grotius, da cui deriva la versione italiana Ugo Grozio”,”DIRx-026-FMB” “CONTINENZA Barbara”,”Darwin. Una vita per un’idea, la teoria dell’evoluzione.”,”CONTINENZA Barbara insegna storia della scienza presso il dipartimento di scienze storiche filosofico-sociali dell’Univ. di Roma Tor Vergata. Dirige il Centro Resviva. Ha al suo attivo varie pubblicazioni. “”La differenza tra la mente dell’uomo e quella degli animali superiori, per quanto grande sia, è solo di grado e non di genere. Questa è la tesi di fondo e non sono certo le contestazioni sulla presenza o meno del senso del bello – un bello per altro relativo e non assoluto , come invece avrebbe voluto una certa teologia naturale per cui la bellezza della natura è stata creata per il godimento dell’uomo – a incrinare la sua convinzione e la fermezza delle sue argomentazioni”” (pag 189)”,”SCIx-358″ “CONTINENZA Barbara”,”Darwin. Una vita per un’idea, la teoria dell’evoluzione.”,”‘Nel 1894, neanche 40 anni dopo l’uscita dell’ ‘Origin’, il paleontologo americano Henry Fairfield Osborn (1857-1935), autore di una delle prime storia dell’evoluzionismo si resenta come importante esempio di una tendenza da allora in poi fortemente radicata a voler ritracciare in ogni dove anticipazioni dell’idea di evoluzione. Nel suo ‘Dai Greci a Darwin. Disegno storico dello sviluppo dell’idea di evoluzione’, così scriveva: «””Prima e dopo Darwin”” sarà sempre l”ante et post urbem conditam’ della storia biologica». Tutt’altro che nuova, secondo Osborn, l’idea di evoluzione «ha raggiunto la sua attuale pienezza mediante lente aggiunte in ventiquattro secoli. (…) È bensì vero che prima del 1858 la ‘speculazione’ precorse sempre d’assai il ‘fatto’, e che lo svilupo dell’idea a volte s’arrestò e anche retrocedette; tuttavia con l’esame cresce la convinzione che la legge dell’Evoluzione venne raggiunta non con un deciso salto, ma pel progressivo sviluppo di ciascuna idea subordinata, a quella connessa, prima che fosse riconosciuta come un tutto unico da Lamarck prima, e poi da Darwin»’ (pag 4)”,”SCIx-549″ “CONTINENZA Barbara DI-SIENA Giuseppe FERRACIN Alessandro GAGLIASSO Elena, a cura”,”I cartografi dell’impero. Specie, razza, istinto: evoluzione e ideologia.”,”Barbara Continenza si occupa di problemi storici e teorici della biologia; G. Di Siena collabora con alcune riviste con sggi di critica ideologia e rapporto tra marxismo e scienze biologiche. A. Ferracin è assistente oridnario presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma, E. Galiasso è assegnista presso la cattedra di Filosofia della Scienza, Istituto di Filosofia dell’Università di Roma.”,”SCIx-002-FFS” “CONTINI Caterina”,”Non di solo amore. Autocritica di un’educatrice antiautoritaria.”,”Caterina Contini è il ‘nom de plume’ di un’insegnante universitaria che, avendo vissuto una complessa esperienza ha acquisito i suoi strumeni ‘sul campo’. E li mette a disposizione di altri genitori per spiegare le forme di disagio…. “”…i figli dell’educazione democratica, anzichè procedere più spediti sulle vie dell’emancipazione, si attardano sempre più nella dipendenza tra le mura domestiche, avanzando sempre maggiori diritti senza accettare contropartite in doveri….”” (4° di copertina)”,”GIOx-006-FV” “CONTINI Giovanni FOCARDI Filippo PETRICIOLI Marta a cura: saggi di Ken ISHIDA Tokushi KASAHARA Hisashi YANO Aiko KURASAWA Takao MATSUMURA Guido SAMARANI Rosa CAROLI Harumi WATANABE Hiroshi OYAMA Nicola LABANCA Eric GOBETTI Thomas SCHLEMMER Filippo FOCARDI Laura MAGI”,”Memoria e rimozione. I crimini di guerra del Giappone e dell’Italia.”,”Giovanni Contini insegna Storia contemporanea presso La Sapienza, Univ. di Roma, Filippo Focardi insegna Storia contemporanea presso l’Università di Padova, Marta Petricioli insegna Storia del Vicino e Medio Oriente presso l’Università di Firenze. Il volume raccoglie gli atti del Convegno ‘Memoria e rimozione. I crimini di guerra del Giappone e dell’Italia’, Firenze, settembre 2007 Campagna di Russia. “”Per quanto riguarda la campagna di Russia, Thomas Schlemmer (1) dimostra che non si trattò affatto, come a lungo si è affermato esaminandone il tragico esito, di una spedizione militare non sentita e mal sopportata dalle truppe, solitamente raffigurate come vittime di pessimi comandi e del terribile inverno russo. Al contrario, anche da parte italiana trapela una forte motivazione ideologica, di “”crociata”” contro il comunismo non priva di elementi di antisemitismo, rafforzata per altro dalla partecipazione attiva ed efficace della Chiesa cattolica sul piano della propaganda. Fino allo sfondamento del fronte sovietico nel dicembre 1942, l’Asse funzionò bene: le truppe italiane collaborarono in più occasioni con quelle tedesche nella repressione spiccia del movimento partigiano e non esitarono in varie occasioni a consegnare gli ebrei catturati nelle mani dell’alleato-carnefice. Sulla mancata “”Norimberga italiana””, ovvero sulla mancata punizione dei criminali di guerra italiani, si sofferma il contributo di Filippo Focardi (2) (…)”” (pag 13-14) [introduzione dei curatori] [(1) Thomas Schlemmer, ‘Il Regio Esercito sul fronte russo. Esperienza e memoria’ (pag 175-186); (2) Filippo Focardi, ‘Criminali a piede libero. La mancata “”Norimberga italiana” (pag 187-202)]”,”JAPx-094″ “CONTINI Bruno COZZI Terenzio CARAMELLI Vincenzino BRAVO Gian Mario NEJROTTI Mariella ANDREASI Annamaria BONELLI Franco PASSERIN D’ENTRÈVES Alessandro FIRPO Luigi TRANFAGLIA Nicola STORACI Marina”,”Schemi di analisi economica per la valutazione dei disastri naturali (Contini); Un modello per l’analisi della distribuzione ottima degli investimenti (Cozzi); Sulla interazione tra deficit di divise e deficit di risparmio nel quadro della politica di industrializzazione delle economie in via di sviluppo (Caramelli); Profilo intellettuale e politico di Carlo Ilarione Petitti di Roreto (1790-1850) (Bravo); Correnti anarchiche e socialiste a Torino (1870-1888) (Nejrotti); La Federazione edilizia e il movimento sindacale italiano (1900-1915); Osservazioni e dati sul finanziamento dell’industria italiana all’inizio del secolo XX (Bonelli); Due lettere di Luigi Einaudi ad Alessandro Passerin D’Entrèves (Passerin D’Entrèves, a cura); Altre cinque lettere di Luigi Einaudi a Benvenuto Griziotti (1926-1955) (Firpo, a cura); Un articolo sconosciuto di Luigi Einaudi al “”Mondo”” (1950) (Tranfaglia, a cura); L’archivio di Paolo Thaon di Revel (Storaci, a cura).”,”Contiene tra l’altro: Correnti anarchiche e socialiste a Torino (1870-1888) (Nejrotti)”,”ANNx-002-FP” “CONTORBIA Franco CORDIE’ Carlo D’ORSI Angelo GILARDENGHI Roberta LEONETTI Alfonso”,”Duilio Remondino futurista internazionalista.”,”””Nel suo programma politico il futurismo di Marinetti si è messo contro il popolo, facendogli capire che la società avrebbe sempre usato delle braccia strappate al lavoro per combattere a pro di una patria che il popolo conosce soltanto di nome; che per rinforzare la razza e rinnovarla (frase nazionalista) si impiegherebbe sempre la carne del popolo e il suo bel sangue generoso””. (dal discorso di Remondino, pag 7)”,”MITC-066″ “CONTORBIA Franco GRECO Lorenzo, a cura; testimonianze di Norberto BOBBIO Vito DAMICO Alessandro GALANTE GARRONE Massimo MILA Diego NOVELLI, saggi di Guido QUAZZA Luigi ANDERLINI Marco REVELLI Franco CONTORBIA Lorenzo GRECO Vanni SCHEIWILLER Fausto FIORINI”,”Per Franco Antonicelli. Saggi e testimonianze raccolti da Franco Contorbia e Lorenzo Greco.”,”‘Franco Antonicelli (1902-1974) è stato un importante intellettuale, poeta, saggista e antifascista italiano. Nato a Voghera, frequentò il Liceo Classico Massimo d’Azeglio a Torino e si laureò in Lettere e Giurisprudenza all’Università di Torino 1. Durante i suoi studi, conobbe molti intellettuali torinesi come Cesare Pavese e Norberto Bobbio. Antonicelli fu un oppositore del regime fascista e subì arresti e confino per le sue idee. Durante la Resistenza, fu attivo nel Partito Liberale e nel Comitato di Liberazione Nazionale del Piemonte, di cui divenne presidente 1. Dopo la guerra, continuò a lavorare come saggista e editore, contribuendo alla diffusione di opere di autori come Kafka e Joyce in Italia’ (f. copil.)”,”BIOx-018-FMB” “CONVENEVOLE Roberto”,”Processo inflazionistico e redistribuzione del reddito. La dinamica del salario relativo e del saggio di surplus delle industrie manifatturiere.”,”Fondo Davoli CONVENEVOLE Roberto (Chieti 1949) si è laureato nel 1974 in economia all’Università di Roma dove attualmente (1977) lavora come assegnista. E’ stato borsista presso la Scuola italiana di storia del pensiero economico diretta da Claudio Napoleoni. Dibattito sulla crisi degli anni ’70. “”I. (…) ‘l’attuale crisi economica e sociale che investe il sistema produttivo italiano non è una crisi nella quale la caduta del saggio di profitto nel settore propulsivo è causata da una modificazione dei rapporti di mercato a favore della forza-lavoro, e cioè dalla continua ascesa del costo del lavoro, ma è piuttosto una crisi che scaturisce dalla strategia seguita nel far fronte alla “”sovrapproduzione”” e che ha comportato la modificazione dei rapporti di mercato che presiedono alla divisione del surplus prodotto nel settore’. In altri termini, la produzione del “”surplus”” nel settore manifatturiero non è mai venuta meno negli ultimi ventitre anni (il surplus inteso come quota del Prodotto Lordo complessivo e come quota del Prodotto Lordo delle manifatturiere), anzi, solo che sono progressivamente mutati i rapporti di divisione del surplus medesimo e di conseguenza è mutata la ‘destinazione’ del surplus progressivamente prodotto nel processo economico; da qui il suo utilizzo in altri usi che non l’accumulazione. Non è quindi vera la tesi che da alcuni anni è stata riproposta da Glyn e Sutcliffe [1972] in Gran Bretagna, ed in Italia ripresa da De Meo, D’Antonio, Farina, secondo i quali quella che attraversiamo è una crisi di struttura del sistema capitalistico ‘provocata dalle spinte convergenti delle rivendicazioni salariali’ da un lato e dall’inasprirsi della concorrenza internazionale dall’altro. Quest’ultimo aspetto, la concorrenza internazionale, è senz’altro vero ma va inquadrato a sua volta nel più generale contesto del tipo di crisi che attraversa il mercato mondaile; quest’aspetto diventa – però – secondario nella misura in cui la “”lettura”” della crisi che i due autori britannici fanno per il capitalismo del Regno Unito nei suoi due aspetti del crollo della “”quota”” dei profitti e della caduta del “”saggio”” di profitto viene poi generalizzata a tutti i principali paesi dell’Europa occidentale ed agli Stati Uniti [Glyn-Sutcliffe, 1972, capp. II e III]. Certo, la crisi è ‘strutturale’ nel senso che investe verticalmente il sistema economico-sociale e nel seonso che è lo sbocco – il prodotto – di vastissime modificazioni sociali intervenute dalla fine della seconda guerra mondiale; ed è ‘strutturale’ anche nel senso che è una crisi ‘storica’ del ‘modo’ di produzione capitalistico, vale a dire che cumula una serie di effetti delle precedenti e “”ricorrenti”” crisi di questo tipo.”” (pag 229-230) “”(…) un recente studio di Pala (…) interpreta la crisi attuale – come le precedenti – del ‘modo’ di produzione capitalistico sia a livello internazionale che a livello interno come una crisi di ‘sovrapproduzione’ (3). Il punto di partenza dell’analisi della crisi deve essere il “”mercato mondiale””, in quanto espressione dello sviluppo complessivo del ‘modo’ di produzione capitalistico; e dunque si deve studiare tale mercato “”risalendo indietro nel tempo, fino alla precedente fase critica; cioè, fino all’ultima guerra mondiale imperialistica, che ha rappresentato una soluzione più radicale e stabile – attraverso la più grande distruzione di capitale mai messa in atto dalla borghesia mondiale – di quella data alla crisi di sovrapproduzione del 1929 (che, pertanto, è errato considerare come l’ultima grande crisi prima dell’attuale, ma che va invece considerata come la penultima)”” (4). A livello mondiale la genesi dell’attuale crisi sta nella prolungata espansione postbellica di tutto l’occidente capitalistico con l’espansione statunitense in prima linea; espansione che – con rallentamenti ciclici momentanei e non sincronici – si è protratta per un quarto di secolo (5). “”L’insorgenza delle crisi è dovuta, si è detto, allo sviluppo delle ‘contraddizioni intrinseche’ al capitale stesso, al venir meno per tutti i capitalisti delle condizioni di valorizzazione dei rispettivi capitali. “”La perdita per la classe nell’insieme è inevitabile, ma quanto di essa ciascuno debba sopportare, in quale misura debba assumersene una parte, diventa allora questione di forza e di astuzia, e la concorrenza si trasforma in una lotta fra fratelli nemici”” (6)”” (pag 231-232) (3) Pala, 1974, ‘Un contributo per lo studio della crisi mondiale attuale’. L’impostazione metodologica del Pala è quella di “”seguire l’evolversi contraddittorio del processo di accumulazione e isolare gli elementi di crisi che vanno accumulandosi insieme al capitale”” unica via questa per non “”rischiare di accettare desunzioni superficiali o spiegazioni affrettate e fuorvianti fornite dai teorici”” delle analisi dominanti (ibid., p. 6). Il lavoro del Pala riproponendo l’interpretazione della crisi come “”crisi di sovrapproduzione”” rifiuta da un lato le mistificazioni sull’esplosione della “”questione petrolifera”” e l’ambiguità della teorizzazione del “”ristagno””; e dall’altro lato ricerca le cause ‘logiche’ e ‘storiche’ delle interpretazioni del marxismo dell’inizio del secolo che portarono a teorizzare l’interpretazione delle crisi da “”sottoconsumo”” (4) Ibid., pp. 6-7 (5) “”Non può meravigliare, quindi, se questi elementi, le cause fondamentali della crisi, vanno ricercati e vengono trovati – dando ragione a chi già riteneva di avere individuato i prodromi della crisi internazionale intorno alla fine degli anni ’60 – nelle condizioni dello sviluppo capitalistico mondiale che si venivano sempre meglio caratterizzando dalla seconda metà di tali anni. Non può allora essere affatto accettata la giustificazione dell’ultima ora, l’avvenimento clamoroso più recente, per spiegare un processo molto più lungo e che ha ben altre radici. E’ un “”fatto curioso””, secondo Marx che gli scrittori borghesi facciano “”rivivere ancora una volta questa illusione: gli affari sono sempre sanissimi e il loro svolgimento progredisce a un ritmo favorevole, fino a che il crollo avviene tutto in una volta”””” (ibid., p. 7) (6) Ibid., pp. 9-10. la citazione è tratta da Marx 1867, Libro III (I), XV, p. 309″,”ECOT-231″ “CONZE Werner DEL-BO Giuseppe e altri, redazione a cura”,”Répertoire international des sources pour l’ étude des mouvements sociaux aux XIXe et XXe siecles. Volume II. La premiére internationale. Periodiques. Imprimés 1864-1876. Actes officiels du Conseil Général et des Congrès et Conférences de l’ Association Internationale des Travailleurs.”,”Il Repertorio Internazionale delle Fonti per lo Studio dei Movimenti Sociali nel XIX e XX secolo è elaborato sotto la direzione dell’ Ufficio della Commissione Internazionale di Storia dei Movimenti Sociali e della Strutture Sociali composto attualmente: Presidenti: Ernest LABROUSSE, Domenico DEMARCO, Jan DHONDT, Segreteria generale: Denise FAUVEL-ROUIF. Comitato di redazione: Werner CONZE Giuseppe DEL-BO, Tage LINDBOM, Val LORWIN, Jean MAITRON, Carlos RAMA, Eugene STEINEMAN Eugenie STEPANOVA Jaime VICENS VIVES (deceduto).”,”INTP-036″ “CONZE Werner DEL-BO Giuseppe e altri, redazione a cura”,”Répertoire international des sources pour l’ étude des mouvements sociaux aux XIXe et XXe siecles. Volume III. La premiére internationale. Periodiques. Imprimés 1864-1876. Actes officiels des Fédérations et Sections Nationales de l’ Association Internationale des Travailleurs.”,”Il Repertorio Internazionale delle Fonti per lo Studio dei Movimenti Sociali nel XIX e XX secolo è elaborato sotto la direzione dell’ Ufficio della Commissione Internazionale di Storia dei Movimenti Sociali e della Strutture Sociali composto attualmente: Presidenti: Ernest LABROUSSE, Domenico DEMARCO, Jan DHONDT, Segreteria generale: Denise FAUVEL-ROUIF. Comitato di redazione: Werner CONZE Giuseppe DEL-BO, Tage LINDBOM, Val LORWIN, Jean MAITRON, Carlos RAMA, Eugene STEINEMAN Eugenie STEPANOVA Jaime VICENS VIVES (deceduto).”,”INTP-037″ “CONZE Werner GROH Dieter”,”Die Arbeiterbewegung in der nationalen Bewegung. Die deutsche Sozialdemokratie vor, während und nach der Reichsgründung.”,”‘Movimento dei lavoratori nel movimento nazionale. La socialdemocrazia tedesca prima, durante e dopo la fondazione del Reich’ “”Die von Marx wenige Tage nach Ausrufung der Republik verfaßte “”Zweite Adresse der Generalrats des Internationalen Arbeiter-Association über den Deutsch-Französischen Krieg”” warnte die französischen Arbeiter vor jedem Aufstandsversuch und ermahnte sie, die republikanische Freiheit auszunutzen, “”um die Organisation ihrer eigenen Klasse gründlich durchzuführen (Marx-Engels: Werke. Bd. 17 S. 277 f). Den konkreten Hintergrund dieser Warnung bildete die Abreise der französischen Mitglieder der IAA von London nach Paris, “”um dort””, wie Marx am 6. 9. an Engels schrieb, “”Dummheiten im Namen der ‘Internationale’ zu machen. ‘Sie’ wollen die provisorische Regierung stürzen. Commune de Paris etablieren…”” (Briefwechsel. Bd. 4 S. 453). Marx und Engels waren sich darüber einig, daß ein Losschlagen der Arbeiter vor dem Friedensschluß verhindert werden müsse und daß ihre erste Aufgabe darin bestehe, sich besser zu organisieren (‘Engels’ an Marx, 7. und 12.9.1870, a.a. O.S. 457, 459 f.). Auch die Ausrufung der Commune in Lyon änderte nichts an ihrer Zurückhaltung. Marx berichtete under dem 19.10. über Frankreich, daß in Lyon eine revolutionäre Regierung – “”La Commune”” -, die sich aus Arbeitern und bürgerlichen Republikanern zusammensetzt, unter der Leitung Bakunins “”most foolish decrees on the ‘abolition de l’état’ and similar nonsense”” veröffentlicht habe (Ausgewählte Briefe. Berlin 1953. S. 288). Vor dem 18. März 1871 zeigten Marx und Engels zwar Sympathien für die französischen Arbeiter, erwähnten aber weder die Aufstandsversuche vom 5. und 31.10.1870, noch begegneten sie den Versuchen, die Gesellschaft auf kommunaler Basis zu reorganisieren oder gar den “”Staat”” abzuschaffen, anders als mit großer Skepsis”” (pag 127) [Werner Conze Dieter Groh, Die Arbeiterbewegung in der nationalen Bewegung. Die deutsche Sozialdemokratie vor, während und nach der Reichsgründung, 1966]”,”MGEx-229″ “COOK Paul J.”,”Ugo La Malfa.”,”A vent’anni dalla scomparsa, quest’ampia biografia ripercorre la vicenda politica e ilntellettuale di Ugo LA MALFA attraverso il fascismo, l’impegno nel PARTITO D’AZIONE, la battaglia per la Repubblica, il centrismo, il centrosinistra, la crisi degli anni settanta e la solidarietà nazionale. La personalità del leader repubblicano viene messa in relazione con l’ambiente politico, le vicende di governo, le scelte di politica economica e internazionale. Sullo sfondo si delinea la realtà espressa dalla borghesia laica di MATTIOLI-R, dal “”MONDO”” di PANNUNZIO-M, da quell’ambiente illuminista e modernizzatore che sostenne il centrosinistra come opportunità riformatrice. COOK-PJ è specialista di studi europei e di economia internazionale ed è attualmente direttore del comitato economico e delle”,”ITAP-008″ “COOK Chris KIRK Tim MOORE Bob”,”Sources in European political History. Volume 3. War and Resistance.”,”Esempio di una voce: “”CORVETTO Giovanni (fl. 1890-1910) Italian general In the Pagliano collection in the provincial archive at Lucca, Italy, are a number of letters to Corvetto from various military and political figures during the years 1890-1910″” (pag 36)”,”ARCx-044″ “COOK Don”,”De Gaulle.”,”Don Cook, capo dell’ufficio di Parigi del Los Angeles Times, è uno dei corrispondenti più accreditati che si sia occupato degli eventi politici e militari sulla scena europea fin dalla seconda guerra mondiale. É autore anche di Ten Men and History, Floodtide in Europe e Eisenhower.”,”FRAV-010-FL” “COOKE Philip”,”Luglio 1960: Tambroni e la repressione fallita.”,”A pagina 132 riporta testo attinto da ‘Azione comunista’ 5 agosto 1960 riportato da noi in L. PARODI, Critica del sindacato riformista. ELC-009 (c’è una piccola discrepanza). Philip COOKE è nato a Londra. Ha studiato all’ Università di Edinburgo dove ha conseguito il Ph.D. Insegna presso il dipartimento d’italianistica dell’ Università di Strathclyde (Glasgow). Ha pubblicato ‘The Italian Resistance: an anthology’ (MUP. 1997), ‘Fenoglio’ s binoculars’, Johnnny’s eyes: history, language and narrative technique in Fenoglio’s Il partigiano Johnny’ (PETER LANG 2000).”,”ITAC-031″ “COOLEY John K.”,”Una guerra empia. La CIA e l’ estremismo islamico.”,”COOLEY John K., giornalista e scrittore, lavora attualmente ad Atene per la ABC News. E’ stato per oltre 40 anni corrispondente dal Medio Oriente e dall’ Africa del Nord (in particolare seguendo l’ Algeria e i movimenti anticoloniali). ha scritto diversi libri tra cui ‘Payback: America’s Long War in the Middle Orient’ (1991). Per opporsi all’ invasione sovietica dell’ Afghanistan, nel 1979, gli USA strinsero una sorprendente alleanza con gli estremisti islamici. L’A racconta i retroscena di questa alleanza e del modo in cui la CIA pianificò la ‘guerra santa’ in Afghanistan. Racconta anche come, con l’ aiuto dell’ Arabia Saudita, dei servizi segreti pakistani e persino della Cina, vennero armati, addestrati e finanziati 250 mila mercenari islamici di ogni parte del mondo. Le conseguenze di questa operazione sono il trionfo dei talebani, la diffusione mondiale del terrorismo islamico, la destabilizzazione dell’ Algeria e della Cecenia, gli attentati al World Trade Center. Osama Bin LADEN faceva parte di questo grande gioco.”,”USAP-037″ “COOLEY John K.”,”Muammar Gheddafi e la rivoluzione libica.”,”John K. Cooley giornalista dell’ ABC News a Londra è vissuto in Medio Oriente ed è considerato un esperto del Mondo Arabo sul quale ha scritto tre libri. Collabora con il Washington Post, Los Angeles Times, Foreign Polich ecc.”,”VIOx-225″ “COON Carleton S.”,”L’origine delle razze.”,”””Non è razzismo riconoscere che esistono differenze razziali; è razzismo fondare su queste differenze delle discriminazioni morali e politiche”” (quarta di copertina) Antropologo-fisico, professore, prima a Filadelfia e poi a Harvard, Carleton S. Coon è una delle massime autorità nel campo dell’antropologia fisica. Il suo libro ‘The Races of Europa’ del 1939 rimane un punto di riferimento per gli specialisti. Tassonomia: disciplina che si occupa della classificazione, della nomenclatura e della descrizione di un organismo vivente.”,”SCIx-555″ “COON Horace”,”American Tel and Tel. The Story of a Great Monopoly.”,”Cap. IV. Chi ha inventato il telefono? (pag 44-55) La corrispondenza tra Bell e Gray in caso Dowd (pag 47)”,”USAE-133″ “COOPER James Fenimore, a cura di Algerina NERI”,”Viaggio in Italia, 1828-1830.”,”Soggiorno a Genova (pag 105), Confronto tra Napoli e New York (pag 137) Alcune pagine dell’originale che contenevano informazioni storiche sono state omesse (dalla avvertenza)”,”VARx-607″ “COOPER David a cura; scritti di LAING R.D. BATESON Gregory CARMICHAEL Stokely HENRY Jules GERASSI John SWEEZY Paul GOODMAN Paul GOLDMANN Lucien MARCUSE Herbert COOPER David”,”Dialettica della liberazione. Integrazione e rifiuto nella società opulenta.”,” Contiene tra l’altro: – La preparazione sociale e psicologica alla guerra di Jules Henry (L’economia americana, Fattori psicologici) (pag 81-100)”,”TEOS-354″ “COPER Rudolf”,”Failure of a Revolution. Germany in 1918-1919.”,”L’autore è nato nel 1904 a Berlino dove ha frequentato scuola e università. E’ stato giornalista per il Berliner Tageblatt e di altri giornali. Ha ottenuto il Ph.D. in economia e ha svolto servizio civile nel Reich come consigliere economico. Nel 1933 ha lasciato la Germania per il Sudafrica. Ha scritto e viaggiato in vari paesi dall’India alla Cina, al Giappone, al Canada dove si è stabilito ed è stato corrispondente per il Saturday Night e commentatore televisivo. E’ stato poi professore di economia alla Loyola University, New Orleans. Confusione nel movimento rivoluzionario tedesco: Karl Liebknecht contro Emil Barth “”Liebknecht, the leader of the Spartacists, also opposed Barth (1), but for reasons different from Haase’s. In his opinion Barth wanted to ‘make revolution’, and he held that this was impossible. He propagated his old idea of working up a revolutionary mood in the masses through constant demonstrations and partial strikes that would develop into general strike and revolution. In spite of the successful mass action the Stewards had organized in response to the mood of the masses, Liebknecht condemned their technique. The Stewards, on the other hand, clung to their notion that in view of their political training and the history of their union movement the German workers were not prepared for incessant partial actions, and that a few mighty blows were the appropriate technique (p. 60). The meeting compromised by appointing 11 November as the day of action. But Barth had anticipated agreement upon 4 November and had sent out corresponding instructions to his lieutenants in many parts of Germany before the meeting started. He had great difficulty in cancelling these instructions and did not succeed in all places. The confusion was heightened by events in Kiel. The Kiel movement began on 28 October quite spontaneously and was at first unpolitical (pp. 13 and 68). For this reason, and became of Barth’s cancellation, it was not supported by the local representatives of the Revolution Committee. But when these representatives saw that the movement was assuming great proportions they threw themselves into it despite the cancellation and the appointment of 11 November. The Kiel movement then precipitated events elsewhere, including Berlin. Barth might sill have waited until 11 November, but to add to his troubles two further sources of confusion opened up. For one, the twenty-six mass meeting, arranged for the evening of 7 November by the Independents in conjunctions with the Stewards, were forbidden (p. 32). The ban interrupted direct communication with the masses of the workers. And then, the Independent deputy of the Reichstag, Ernst Däumig (p. 51), one of Barth’s closer collaborators, was arrested by the police at noon on 8 November. Barth believed that this was due to a betrayal of their plains; he advanced the date of action and called the workers of Berlin into the streets for 9 November, with the result that the whole organization outside Berlin was at sixes and sevens, although, of course, 9 November became ‘the day’ because Berlin was all-important. In this situation, which was known to him, Ebert performed his brilliant manoeuvre of telling Prince Max that he would call out the workers of Berlin on 9 November unless the Kaiser abdicated (p. 37)”” (pag 72-73) (1) Emil Barth (trade unionist and politician): becomes chairman of Revolutionary Stewards] (presidente dei consigli operai rivoluzionari)”,”MGER-144″ “COPI Irving M.”,”Introduzione alla logica.”,”Irving M. Copi è professore di filosofia all’Università del Michigan.”,”FILx-392-FF” “COPLEY James S.”,”The Copley Press, Aurora, Illinois.”,” “”Nel primo anno di pubblicazioni quotidiane, il giornale spese circa 1200 $ per le notizie telegrafiche e l’ anno successivo 2000 $. Bushyhead e Gunn lavorarono duro per fare un giornale di successo. Alla fine, nel 1873, Bushyhead si ritirò dall’ impresa e Gunn diede a lui 5000 $ per i suoi interessi. Il giornale presto raddoppiò di dimensione, per quei tempi era un boom a San Diego. Poi venne il panico del 1873 e il giornale assieme all’ economia generale fu duramente colpito. Gunn disse in seguito che fu direttore, reporter e l’ intero staff, facendo il lavoro di molti uomini affinchè ‘The Union’ potesse andare avanti.”” (pag 192)”,”EDIx-066″ “COPPELLOTTI Francesco a cura; scritti di Ernst BLOCH Kurt LENK Branko DESPOT Bozidar DEBENJAK Frank CENGLE Milan KANGRGA Herbert MARCUSE Iring FETSCHER Oskar NEGT Hans-Jürgen KRAHL”,”Marx e la rivoluzione.”,”””A ciò va aggiunto un altro elemento che si fece strada anche nella dialettica di Marx e che sorprendentemente risale ad un motivo leibniziano. Nel 1702 Leibniz scrisse una lettera sulla legge di Mariotte, la legge della pressione del gas su una parete esterna non riscaldata. La quantità di gas che spinge e preme sulla parete esterna contiene già in sè il suo futuro, cioè la sua liberazione; questo futuro si riconosce come pressione sulla parete esterna, producendo come effetto finale l’esplosione della parete esterna. Nel XVIII secolo, questa frase della lettera di Leibniz divenne la massima di un’utopia di Mercier sull’anno 2420 circa, svolgendo dunque la funzione di prognosi sociale. Lo scritto di Mercier fu letto da Marx e la sua massima leibniziana divenne il fondamento della frase marxiana secondo cui la violenza è la levatrice di una società, di ogni società che è gravida di una nuova società”” [Ernst Bloch, Marx pensatore della rivoluzione] [(in) COPPELLOTTI Francesco a cura; scritti di Ernst BLOCH Kurt LENK Branko DESPOT Bozidar DEBENJAK Frank CENGLE Milan KANGRGA Herbert MARCUSE Iring FETSCHER Oskar NEGT Hans-Jürgen KRAHL, Marx e la rivoluzione, Milano, 1972] (pag 17) ancora da inserire”,”MADS-017-FL” “COPPENS Yves”,”Storia dell’ uomo e cambi di clima.”,”Lezione conclusiva pronunciata martedi 21 giugno 2005 dal Professor Yves COPPENS (College de France, Cattedra di Paleoantropologia e Preistoria) “”Non è un caso che l’ uomo, così attrezzato, compaia in quel momento. Dieci anni di ricerche nei sedimenti della bassa valle del fiume Omo, ai confini tra Etiopia, Sudan e Kenya, sedimenti depositatisi fra quattro milioni e un milione di anni fa, mi hanno consentito di leggere la crisi climatica che si trova alla sua origine – era la prima volta; globalmente si è trattato di un raffreddamento, e localmente di un periodo di siccità. Il rapporto fra il numero di pollini d’ albero e il numero dei pollini d’ erba passa in effetti, in quello stesso periodo, da 0,4 a 0.01. Cinquanta tonnellate di ossa mi hanno dimostrato, in relazione a questa perdita di umidità, come aveva reagito tutta la fauna dei vertebrati in funzione delle proprie capacità nei confronti del mutamento ambientale. Alcune specie si estinguono (ad esempio i mastodonti, (…)), altre migrano, tutte quante o in parte (…), altre arrivano (…), altre infine si trasformano sul posto: è il caso degli elefanti, che accrescono il diametro dei loro molari e il numero delle loro lamine di smalto (…). E’ anche il caso degli ominidi. (…) La risposta umana è la dissuasione intellettuale; Homo è un ominide col cervello più grosso, più complesso di quello dei suoi predecessori e antenati, sicuramente più inventivo di fronte ai predatori e ai rapaci che gli contendevano i cadaveri, e presenta inoltre questa mascella capace di mangiare di tutto, ce ho sopra descritta, avendo esteso alla carne il suo precedente menu vegetariano””. (pag 32-33-34-35)”,”SCIx-238″ “COPPOLA Pasquale a cura; saggi di Pasquale COPPOLA Franco FARINELLI Vincenzo GUARRASI Roberto GAMBINO e Anna SEGRE Rosario SOMMELLA e Lida VIGANONI Giuseppe DEMATTEIS Gino LUSSO e Pasquale COPPOLA Sergio CONTI e Fabio SFORZI Guglielmo SCARAMELLINI Elena DELL’AGNESE e Guda LUCARNO Paolo BONORA”,”Geografia politica delle regioni italiane.”,”Saggi di Pasquale COPPOLA, Franco FARINELLI, Vincenzo GUARRASI, Roberto GAMBINO e Anna SEGRE, Rosario SOMMELLA e Lida VIGANONI, Giuseppe DEMATTEIS, Gino LUSSO e Pasquale COPPOLA, Sergio CONTI e Fabio SFORZI, Guglielmo SCARAMELLINI e Elena DELL’AGNESE e Guda LUCARNO, Paolo BONORA, BONORA e COPPOLA. P. COPPOLA è ordinario di geografia politica ed economica nella facoltà di scienze politiche dell’Istituto Orientale di Napoli. Tra i suoi lavori: -Geografia e Mezzogiorno. NUOVA IT. 1977 -Una introduzione alla geografia umana. LIGUORI. 1986 -Soggetti economici e gerarchie territoriali. PATRON. 1988 -La forma e i desideri. Saggi geografici su Napoli e la sua area metropolitana. ESI. 1997″,”ITAS-005″ “COPPOLA Francesco”,”La vittoria bifronte.”,”Paese legale e paese reale. “”Se non che la democrazia francese è una strana democrazia, nella quale, all’ opposto di ciò che avviene in Inghilterra, la pubblica opinione, e specialmente la migliore, non ha assolutamente alcun potere sul ceto politico professionale, e quindi sul Parlamento, e quindi sulla oligarchia parlamentare e burocratica che governa a rotazione, e che praticamente determina la politica dello Stato. Charles Maurras, con una formula divenuta ormai celebre, distingue in Francia, l’ uno accanto all’ altro, anzi l’ uno contro l’ altro, un pays réel e un pays légal, che sarebbero quello la vera nazione, questo il mondo profittatore, cinico e demagogico dei professionisti del regime. La distinzione, come sa chiunque abbia consuetudine con la vita francese, è innegabilmente esatta””. (pag 35)”,”ITAF-183″ “COPPOLA Pasquale”,”Geografia e Mezzogiorno.”,”COPPOLA Pasquale è professore di geografia politica ed economica nella Facoltà di Scienze politiche dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.”,”ITAS-166″ “COQUERY-VIDROVITCH Catherine”,”Africa nera: mutamenti e continuità.”,”Catherine Coquery-Vidrovitch, insegnante di Storia contemporanea all’Università di Parigi, lavora al Wilson Centre di Washington. Specialista nella storia socio-economica dell’Africa contemporanea, ha al suo attivo una significativa quantità di opere che la qualificano come una delle più attendibili interpreti dell’evoluzione del continente nero.”,”AFRx-005-FL” “COQUIN Francois-Xavier”,”La revolucion rusa.”,”COQUIN Francois-Xavier è professore assistente di storia slava presso la Facoltà di lettere di Parigi.”,”RIRO-241″ “COQUIN François-Xavier”,” La revolution Russe manquee.”,”Parmi les diverses publications de François-Xavier Coquin, on retiendra plus particulièrement: La révolution russe, La révolution de 1917, ainsi que Les Actes du colloque sur la révolution de 1905. Avant-propos, conclusion, notes, chronologie, bibliographie, index, Collection La Mémoire du Siècle, animée par André Versaille n. 41,”,”RIRx-022-FL” “CORA’ Bruno GIANNOTTI Gianni, contributi; fotografie di Gianni BERENGO GARDIN Luciano D’ALESSANDRO”,”Dentro il lavoro.”,”Contiene poesia di Brecht, Domande di un lettore operaio (pag 23) “”Allora, siccome il mondo della storia è il mondo dell’uomo che lavora e che fatica, ‘la storia del mondo è la storia conflittuale di coloro che operano le scelte e che dirigono e di coloro che eseguono e che sono oggetto delle scelte’. Sotto questo aspetto, i Paesi cosiddetti “”socialisti”” non rappresentano davvero un’alternativa nel senso della dignità umana del lavoro. Ne fornisce ampia testimonianza il libro “”Per un comunismo democratico””, che è costato a Rudolf Bahro, un fervente comunista, l’incredibile condanna ad otto anni di prigione per aver dimostrato che nella RDT come nell’URSS, domina un potere burocratico incontrollato di cui è vittima soprattutto la classe operaia. “”Il socialismo realmente esistente – afferma Bahro – è contrassegnato dalla continuazione del lavoro salariato nella produzione e dal denaro; dalla razionalizzazione della vecchia divisione del lavoro; da una evidente promozione delle disuguaglianze sociali per mezzo di un largo ventaglio di redditi; dalle corporazioni ufficiali per l’inquadramento e la messa sotto tutela della popolazione; dalla liquidazione – invece che dalla conservazione e dalla realizzazione – delle libertà conquistate dalle masse nell’era borghese””.”” (pag 17)”,”CONx-153″ “CORAINI Giovanni VENTURA Pietro”,”La gestione ordini clienti e fornitori. Come organizzarla in una piccola e media impresa con il supporto di un minicomputer.”,”Giovanni Coraini (1946), laureato in economia e commercio presso l’Università Cattolica di Milano, è iscritto al Collegio dei ragionieri liberi professionisti. Autore di numerosi articoli su riviste specializzate, esercita dal 1980 la professione di commercialista. Pietro Ventura (1949) è dal 1969 all’Olivetti, dove ha maturato esperienze commerciali e tecniche come progettista di soluzioni gestionali.”,”SCIx-073-FL” “CORBETTA Piergiorgio PIRETTI Maria Serena”,”Atlante storico-elettorale d’Italia, 1861-2008.”,”CORBETTA è professore ordinario di metodologia della ricerca sociale presso la Facoltà di scienze della formazione dell’Università di Bologna. Maria Serena PIRETTI è professore ordianrio di storia contemporanea e di storia comparata dei sistemi elettorali pressso la Facoltà di scienze politiche Roberto Ruffilli dell’Università di Bologna.”,”ITAP-142″ “CORBETTA Piergiorgio LEONARDI Robert a cura; saggi di Vincent DELLA-SCALA Albert Z. GUTTENBERG Lawrence GRAY Paolo MIGGIANO Pietro BARRERA Douglas A. WERTMAN Joan Barth URBAN Paolo CERI Carlo MARLETTI Michelle B. MILLER Patrizio BIANCHI Sandro MAGISTER”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 1987.”,”Saggi di Vincent DELLA-SCALA Albert Z. GUTTENBERG Lawrence GRAY Paolo MIGGIANO Pietro BARRERA Douglas A. WERTMAN Joan Barth URBAN Paolo CERI Carlo MARLETTI Michelle B. MILLER Patrizio BIANCHI Sandro MAGISTER”,”STAT-516″ “CORBI Gianni”,”Togliatti a Mosca. Storia di un ‘legame di ferro’.”,”Gianni CORBI è stato inviato e D responsabile dell’ ‘Espresso’. E’ editorialista de ‘La Repubblica’ e dell’ ‘Espresso’. Ha scritto, per la Rizzoli, ‘L’avventurosa nascita della Repubblica’.”,”PCIx-028″ “CORBIN Alain a cura di, con Nicole LEMAITRE Françoise THELAMON Catherine VINCENT, collaboratori Astérios ARGYRIOU Sylvie BARNAY Marie-Françoise BASLEZ Guy BEDOUELLE Altri,”,”Storia del cristianesimo.”,”Alain Corbin. Professore emerito di Storia della Francia nel XIX secolo. Università di Paris I-Panthéon-Sorbonne, Istituto universitario di Francia. Nicole Lemaitre, professore di Storia moderna, Università Paris I-Panthéon-Sorbonne. François Thelamon professore emerito di Storia antica, Università di Rouen. Catherine Vincent professore di Storia medievale, Università Paris X-Nanterre.”,”RELC-067-FL” “CORBINO Epicarmo”,”La battaglia dello Jutland.”,”Battaglia dello Jütland Battaglia navale della 1° GM che, svoltasi il 31 maggio 1916, non ebbe esito strategico pur essendo stato l’unico vero grande scontro sui mari. La flotta tedesca, comandata dall’ammiraglio R. K. F. von SCHEER, nel tentativo di forzare il blocco inglese uscì in ricognizione verso lo Skagerrak; gli Inglesi, usciti dalle basi, impegnarono battaglia nel primo pomeriggio con la squadra comandatadall’ammiraglio D. BEATTY che attirò i Tedeschi verso la flotta dell’ammiraglio J. R. JELLICOE. Allo scontro parteciparono ca. 250 navi e i Tedeschi vennero a trovarsi in una posizione assai critica, ma riuscirono a sganciarsi, grazie a un contrattacco effettuato dagli incrociatori da battaglia comandati dall’ammiraglio Franz von Hipper. Ma dopo questo episodio essi non uscirono più dai porti del Mare del Nord e rinunciarono all’idea di contendere il dominio del mare agli Inglesi con flotta di superficie. (GE20)”,”QMIP-017″ “CORBINO Epicarmo”,”L’ Economia Italiana dal 1860 al 1960.”,”La prima vittima monetaria della crisi: la caduta della sterlina. “”La grave crisi dei prezzi verificatasi nel 1930 non poteva non avere serie ripercussioni sulla stabilità di alcune monete, e fra esse veniva per prima la sterlina, sulla quale gravava il fortissimo onere impostole dalla irrazionale decisione del 1919 di ritornare alla vecchia parità aurea. E’ a quella deflazione che si deve attribuire il crollo della sterlina del 1931, anche se i fattori ultimi determinanti del fenomeno possano essere rintracciati nelle vicende monetarie degli altri paesi, e soprattutto nella decisione della Germania di applicare unilateralmente la moratoria ai suoi pagamenti esteri per riparazioni o per movimenti di capitali.”” (pag 260-261)”,”ITAE-150″ “CORBINO Epicarmo”,”La battaglia dello Jutland. Vista da un economista.”,”Battaglia dello Jütland Battaglia navale della Prima guerra mondiale che, svoltasi il 31 maggio 1916, non ebbe esito strategico pur essendo stato l’unico vero grande scontro sui mari. La flotta tedesca, comandata dall’ammiraglio R. K. F. von Scheer, nel tentativo di forzare il blocco inglese uscì in ricognizione verso lo Skagerrak; gli Inglesi, usciti dalle basi, impegnarono battaglia nel primo pomeriggio con la squadra comandatadall’ammiraglio D. Beatty che attirò i Tedeschi verso la flotta dell’ammiraglio J. R. Jellocoe. Allo scontro parteciparono circa 250 navi e i Tedeschi vennero a trovarsi in una posizione assai critica, ma riuscirono a sganciarsi, grazie a un contrattacco effettuato dagli incrociatori da battaglia comandati dall’ammiraglio Franz von Hipper. Ma dopo questo episodio essi non uscirono più dai porti del Mare del Nord e rinunciarono all’idea di contendere il dominio del mare agli Inglesi con flotta di superficie. (GE20) I progressi tedeschi nella precisione e rapidità del tiro. “”Ma i progressi maggiori e più rapidi furono conseguiti nella direzione e nella condotta del tiro. La superiorità tedesca allo Jutland in questo campo era stata notevole (…)”” (pag 349)”,”QMIP-017-FV” “CORCOS Fernand”,”Catechisme des partis politiques. Historique, doctrine et programme de tous les groupements politiques en France, pour les elections de 1928.”,”L’A è dottore in scienze politiche ed economiche”,”FRAV-075″ “CORCUFF Philippe MAILLARD Alain a cura; saggi di Alain MAILLARD Michelle PERROT Thierry HOHL Danile BENSAID Michael LOWY Bruno SCACCIATELLI Philippe CHANIAL Philippe CORCUFF”,”Les socialismes francais à l’ épreuve du pouvoir. Pour une critique mélancolique de la gauche (1830-1947).”,”Saggi di Alain MAILLARD Michelle PERROT Thierry HOHL Danile BENSAID Michael LOWY Bruno SCACCIATELLI Philippe CHANIAL Philippe CORCUFF. “”La préparation du Congrès de Tours est marquée par la discussion des conditions d’adhèsion à la Troisième Internationale (ou Internationale Communiste). La question du pouvoir n’est pas centrale mais participe de la construction du communisme francais dans la réitération de l’interdiction faite aux socialistes/communistes de participer aux “”gouvernements bourgeois””. Comment se présente le Congrès de Tours? A gauche, les partisans de l’adhèsion à la Troisième Internationale issus de l’aile gauche du Comité de la reconstruction, du Comité d’adhésion à la Troisième Internationale. Au centre, les “”reconstructeurs de droite”” sont pour une adhésion sous conditions; à droite, le Comité de résistance regroupe les différents fractions hostiles au communisme. L’issue du Congrés est connue avec la scission qui laisse face à face le Parti communiste, majoritaire, et la SFIO, minoritaire. La sèparation consommée, les socialistes se réunissent à Tours pour lancer un appel aux socialistes francais. Lors de cette réunion, une gauche apparaît, autour des “”reconstructeurs”” et de Jean Longuet (1876-1938), décidés à perpétuer un héritage de l’unité de 1905 et à maintenir la condamnation de la politique d’intégration au pouvoir des “”majoritaires de guerre””.”” (pag 112) “”Face à l’intepellation bolchevique sur les moyens de faire la révolution, d’accéder au pouvoir politique, les reconstructeurs se placent sur le terrain doctrinal fondé sur les textes et les références de l’avant-guerre socialiste. Ils invoquent le texte d’Amsterdam pour bien ancrer leur légitimité hors de toute tentative révisionniste. Leur interprétation est extrêment stricte puisqu’ils refusent les circonstances exceptionnelles de participation au pouvoir acceptées par Kautsky lors de la crise “”révisionniste”” du début du siècle. L’événement révoution russe est gommé au profit de son insertion dans un passé commun déterminé par les textes d’avant 1914. La représentation du pouvoir s’inscrit dans la tradition socialiste la plus “”orthodoxe””. Ce problème est second dans les préoccupations des reconstructeurs engagés dans une revalorisation de l’unité internationale contre la guerre, stratégie opposée à celle de l’Internationale communiste de la révolution. Au-delà des motions, les discours de congrès actualisent les propositions initiales, leur donnent sens dans la controversie interne. Moins connu que celui de Léon Blum (1872.-1950), le discours de Jean Longuet, très long, échelonné sur deux journées, se prèsente comme un bilan de la situation du socialisme international, une démostration des effets pervers que provoquerait la scission sur sa branche francaise.”” (pag 113)”,”MFRx-300″ “CORDELLIER Serge DIDIOT Beatrice coordinamento e realizzazione; consiglio di redazione: Bertrand BADIE Jean-Francois BAYART Francois CONSTANTIN Francois GEZE Gustave MASSIAH Francisco VERGARA. Redazione: Mariam Abou ZAHAB Fariba ADELKHAH Monica ALMEIDA Arnaud D’ANDURAIN Aline ANGOUSTURES Benoit ANTHEAUME Elsa ASSIDON Jean-Christophe AUGE’ Bertrand BADIE Richard BANEGAS Karel BARTOSEK Catherine BAULAMON Roberte BERTON-HOGGE Romain BERTRAND Nicolas BESSARABSKI Sophie BESSIS Diallo BIOS Pierre BOILLEY Pierre-Yves BOISSY Chrispophe BOLTANSKI Bernard BOTIVEAU Xavier BOUGAREL Yves BOUGON Jean-Marie BOUISSOU André BRIGOT Francoise CAYRAC-BLANCHARD Greg CHAMBERLAIN Veronique CHAUMET CHEONG SEONG-CHANG Bertrand CHUNG Etienne COPEAU Serge CORDELLIER Luis COSTA BONINO Jerome CREEL Jean-Marc CREVOISIER John CROWLEY Olivier DAVENE Dominque DARBON Pierre-Marie DECOUDRAS Pascal DEWIT Myriam DESERT Renaud DETALLE Jean-Michel DE-WAELE Jean-Michel DOLBEAU Bruno DRWESKI Anne DULPHY Hervé DUPOUY Akram B. ELYAS Maurice ENGUELEGUELE Michel FOUCHER Sandrine GAMBLIN Eric GAUVRIT Pierre GENTELLE Solveig GODELUCK Danile GOMA’ PINILLA Francois GRIGNON Pierre GRUNDMANN André GUICHAOUA Janette HABEL Ali HABIB Bernard HOURCADE Helene IIBERT Yannick JADOT Duncan H. JAMES Sophie JOUINEAU Alain JOXE Guy-André KIEFFER Theophile KOUAMOUO Joseph KRULIC Muhamedin KULLASHI Jerome LAFARGUE Stephanie LAUTARD-BALME Christian LECHERVY Jean-Francois LEGRAIN Gilles LEPESANT Ignace LEVERRIER Edith LHOMEL Lubomir LIPTAK Pierre-Jean LUIZARD John MAGUIRE Rafaelle MAISON Roland MARCHAL Jean-Marie MARTIN Luis MARTINEZ Giampiero MARTINOTTI Patricio MENDEZ DEL VILLAR Christine MESSIANT Eric MEYER Georges MINK Stephane MONCLAIRE Alain MUSSET J. NADEAU A. NAVARRO PEDRO A. NOEL P.Y. PECHOUX A. PELINKA C. PEREIRA J.J. PORTAIL H. PROUIX J.P. PRUD’HOMME P. QUANTIN W. RACZKA N. RAGARU P. RAMIREZ J.C. RAMPAL G. de RAPPER E. ROBERT B. ROUGIER M. ROUX O. ROY R. SERRA S. SMITH F. SOLER H. TERTRAIS Y. TOMIC C. TOULABOR O. TRUC C. URJEWICZ F. VERGARA L. VIGNAL I.A. WARDE J.D. WEISZ J.C. WILLAME J. ZERININI-BROTEL”,”L’ état du monde. Annuaire economique geopolitique mondial 2001.”,”consiglio di redazione: Bertrand BADIE Jean-Francois BAYART Francois CONSTANTIN Francois GEZE Gustave MASSIAH Francisco VERGARA. Redazione: Mariam Abou ZAHAB Fariba ADELKHAH Monica ALMEIDA Arnaud D’ANDURAIN Aline ANGOUSTURES Benoit ANTHEAUME Elsa ASSIDON Jean-Christophe AUGE’ Bertrand BADIE Richard BANEGAS Karel BARTOSEK Catherine BAULAMON Roberte BERTON-HOGGE Romain BERTRAND Nicolas BESSARABSKI Sophie BESSIS Diallo BIOS Pierre BOILLEY Pierre-Yves BOISSY Chrispophe BOLTANSKI Bernard BOTIVEAU Xavier BOUGAREL Yves BOUGON Jean-Marie BOUISSOU André BRIGOT Francoise CAYRAC-BLANCHARD Greg CHAMBERLAIN Veronique CHAUMET CHEONG SEONG-CHANG Bertrand CHUNG Etienne COPEAU Serge CORDELLIER Luis COSTA BONINO Jerome CREEL Jean-Marc CREVOISIER John CROWLEY Olivier DAVENE Dominque DARBON Pierre-Marie DECOUDRAS Pascal DEWIT Myriam DESERT Renaud DETALLE Jean-Michel DE-WAELE Jean-Michel DOLBEAU Bruno DRWESKI Anne DULPHY Hervé DUPOUY Akram B. ELYAS Maurice ENGUELEGUELE Michel FOUCHER Sandrine GAMBLIN Eric GAUVRIT Pierre GENTELLE Solveig GODELUCK Danile GOMA’ PINILLA Francois GRIGNON Pierre GRUNDMANN André GUICHAOUA Janette HABEL Ali HABIB Bernard HOURCADE Helene IIBERT Yannick JADOT Duncan H. JAMES Sophie JOUINEAU Alain JOXE Guy-André KIEFFER Theophile KOUAMOUO Joseph KRULIC Muhamedin KULLASHI Jerome LAFARGUE Stephanie LAUTARD-BALME Christian LECHERVY Jean-Francois LEGRAIN Gilles LEPESANT Ignace LEVERRIER Edith LHOMEL Lubomir LIPTAK Pierre-Jean LUIZARD John MAGUIRE Rafaelle MAISON Roland MARCHAL Jean-Marie MARTIN Luis MARTINEZ Giampiero MARTINOTTI Patricio MENDEZ DEL VILLAR Christine MESSIANT Eric MEYER Georges MINK Stephane MONCLAIRE Alain MUSSET J. NADEAU A. NAVARRO PEDRO A. NOEL P.Y. PECHOUX A. PELINKA C. PEREIRA J.J. PORTAIL H. PROUIX J.P. PRUD’HOMME P. QUANTIN W. RACZKA N. RAGARU P. RAMIREZ J.C. RAMPAL G. de RAPPER E. ROBERT B. ROUGIER M. ROUX O. ROY R. SERRA S. SMITH F. SOLER H. TERTRAIS Y. TOMIC C. TOULABOR O. TRUC C. URJEWICZ F. VERGARA L. VIGNAL I.A. WARDE J.D. WEISZ J.C. WILLAME J. ZERININI-BROTEL”,”REFx-058″ “CORDELLIER Serge a cura; collaborazione di B. BADIE K. BARTOSEK S. BESSIS L. BIANCO P. BRENNAN P. BURRIN G. CANDAR J. CHEVALLIER J. DELMAS J.L. DOMENACH M. FERRO P. GENTELLE C. JAFFRELOT D. LABBE’ A.M,. LE-GLOANNEC J.L. MARGOLIN H. MINCZELES M. POCHOY H. PORTELLI J. PORTES C. PROCHASSON A. ROUX M. ROUX O. ROY J. SELLIER B. STORA P. TEXIER E. TEMIME C. SABOURET J.F. SABOURET P. VIDAL-NAQUET I. WARDE A. WIEVIORKA e altri”,”Le dictionnaire historique et geopolitique du 20e siecle.”,”1500 voci curate da 200 specialisti. collaborazione di B. BADIE K. BARTOSEK S. BESSIS L. BIANCO P. BRENNAN P. BURRIN G. CANDAR J. CHEVALLIER J. DELMAS J.L. DOMENACH M. FERRO P. GENTELLE C. JAFFRELOT D. LABBE’ A.M,. LE-GLOANNEC J.L. MARGOLIN H. MINCZELES M. POCHOY H. PORTELLI J. PORTES C. PROCHASSON A. ROUX M. ROUX O. ROY J. SELLIER B. STORA P. TEXIER E. TEMIME C. SABOURET J.F. SABOURET P. VIDAL-NAQUET I. WARDE A. WIEVIORKA e altri”,”STOU-039″ “CORDELLIER Serge LENNKH Annie a cura; comitato di redazione: Hélène ARNAUD Jean-François BAYART Serge CORDELLIER Jean-Luc DOMENACH François GEZE Yves LACOSTE Annie LENNKH Gustave MASSIAH Thierry PAQUOT Alfredo G.A. VALLADAO Francisco VERGARA”,”L’état du monde. Edition 1988-1989. Annuaire économique et géopolitique mondial.”,”Comitato di redazione: Hélène ARNAUD Jean-François BAYART Serge CORDELLIER Jean-Luc DOMENACH François GEZE Yves LACOSTE Annie LENNKH Gustave MASSIAH Thierry PAQUOT Alfredo G.A. VALLADAO Francisco VERGARA”,”STAT-359″ “CORDELLIER Serge, a cura”,”Dizionario di storia e geopolitica del XX Secolo.”,”Serge Cordellier ha conseguito il Dea in Geografia umana presso l’Università Paris I-Pantheòn-Sorbonne e il Dea in Sociologia presso l’Università Paris X-Nanterre.”,”RAIx-064-FL” “CORDEN Warner Max”,”Inflazione e tassi di cambio. La dinamica dell’economia Internazionale.”,”Warner Max Corden è stato lettore di Economia internazionale all’Università di Oxford negli anni 1976-77, durante i quali ha scritto questo libro. Oggi insegna Economia all’Università nazionale australiana di Canberra. Ha anche insegnato presso le Università della California (Berkeley), del Minnesota e di Princeton. Tra le sue pubblicazioni: The Theory of Protection e Trade Policy and Economic Welfare.”,”ECOT-118-FL” “CORDILLOT Michel”,”Eugene Varlin, cronique d’un espoir assassiné.”,”Collana ‘La part des hommes’ diretta da Claude PENNETIER”,”MFRx-045″ “CORDILLOT M. PENNETIER C. RISACHER J. a cura; collaborazione di André CAURON Michel DREYFUS Jean-Claude DUBOS Jacques GRANDJONC René LAMARQUIS Nicole RACINE Philippe REGNIER Nathalie VIET-DEPAULE e altri”,”Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier francais. Biographies nouvelles. Tome 44 1789 – 1939.”,”Oltre a Michel CORDILLOT, Claude PENNETIER, Jean RISACHER, hanno collaborato al volume André CAURON, Michel DREYFUS, Jean-Claude DUBOS, Jacques GRANDJONC, René LAMARQUIS, Nicole RACINE, Philippe REGNIER, Nathalie VIET-DEPAULE e altri.”,”MFRx-0090″ “CORDILLOT Michel, a cura, collaborazione di Francois FOURN e Robert P. SUTTON (cabétistes), Jean-Claude DUBOS (fouriéristes), Annick FOUCRIER (Californiens)”,”La Sociale en Amérique. Dictionnaire biographique du mouvement social francophone aux Etats-Unis, 1848-1922.”,”Collaborazione di Francois FOURN e Robert P. SUTTON (cabétistes), Jean-Claude DUBOS (fouriéristes), Annick FOUCRIER (Californiens) Aiuto e partecipazione di Jonathan BEECHER René BIANCO Anthony S. BLISS Marjorie BOURDELAIS Olivier BREGEARD Claudine CHALMERS Elisabeth CHAMORAND Charles CLERC Guy CLERMONT Catherine COLLOMP Ronald CREAGH Bernard DANSEREAU Marianne DEBOUZY Pierre-Jacques DERAINNE Marianne ENCKELL Jacques GRANDJONC (+), Christophe GRIGRI Carl GUARNERI André JEANNET Tanguy LAMINOT Maurice MOISSONNIER Hubert PERRIER Jean PIAT Karine PICHON Allan POTOFSKY James PRATT Jean PUISSANT Nicole RIFFAUT-PERROT Jean RISACHER Michael SIBALIS Remy SKOUTELSKI Martin STOHLER Francois TUEFFERD (+) Bruno VERLET Jacques VIARD.”,”MUSx-177″ “CORDILLOT Michel”,”Aux origines du socialisme moderne. La Première Internationale, la Commune de Paris, l’exil. Recherches et travaux.”,”CORDILLOT M. è professore di civilizzazione americana all’Università di Parigi VIII. E’ l’A di varie opere tra cui ‘La sociale en Amerique’. Ha tradotto dall’inglese il libro di Christopher Alan Bayly ‘The birth of modern world’. Ha tradotto pure il libro di Jennifer Pitts, ‘The Turn of the Empire’ pubblicato in francese con il titolo ‘Naissance de la bonne conscience coloniale, Les liberaux francais et anglais et la question imperiale, 1770-1870′.”,”INTP-053″ “CORDILLOT Michel”,”Révolutionnaires du Nouveau Monde. Une brève histoire du mouvement socialiste francophone aux Etats-Unis (1885-1922).”,”pag 88 Sezione francese IWW Michel CORDILLOT è professore di storia nell’Università Paris 8″,”MUSx-244″ “CORDILLOT Michel, coordinamento; scritti di Christos ADRIANOPOULOS Jean-Christophe ANGAUT Fabrice BENSIMON Jean-Pierre BONNET Thoams BOUCHET Florence BRAKA Louis BRETONNIERE Edward CASTLETON Eric CAVATERRA Alain CHICOUARD Julien CHUZEVILLE André COMBES Michel CORDILLOT Philippe DARRIULAT Nicolas DELALANDE Quentin DELUERMOZ Véronique FAU-VINCENTI Eric FOURNIER Laure GODINEAU Maxime JOURDAN Jacqueline LALOUETTE Claude LATTA Elisabeth LEBON Hugues LENOIR Hélène LEWANDOWSKI Julien LUCCHINI Roger MARTELLI Jean-Yves MOLLIER Xavier NOËL Stéphane PANNOUX Olivier PEYNOT Georges RIBEILL Jean-Louis ROBERT Sidonie VERHAEGHE Danièle VOLDMAN Pierre-Henri ZAIDMAN”,”La Commune de Paris 1871. Les acteurs, l’événement, les lieux.”,”Christos ADRIANOPOULOS Jean-Christophe ANGAUT Fabrice BENSIMON Jean-Pierre BONNET Thoams BOUCHET Florence BRAKA Louis BRETONNIERE Edward CASTLETON Eric CAVATERRA Alain CHICOUARD Julien CHUZEVILLE André COMBES Michel CORDILLOT Philippe DARRIULAT Nicolas DELALANDE Quentin DELUERMOZ Véronique FAU-VINCENTI Eric FOURNIER Laure GODINEAU Maxime JOURDAN Jacqueline LALOUETTE Claude LATTA Elisabeth LEBON Hugues LENOIR Hélène LEWANDOWSKI Julien LUCCHINI Roger MARTELLI Jean-Yves MOLLIER Xavier NOËL Stéphane PANNOUX Olivier PEYNOT Georges RIBEILL Jean-Louis ROBERT Sidonie VERHAEGHE Danièle VOLDMAN Pierre-Henri ZAIDMAN Contiene tra i molti saggi: – Olivier Peynot, Les Polonais et la Commune (pag 708-709) – Olivier Peynot, Les Italiens et la Commune (pag 710-712) – Quentin Deluermoz, Le rôle de l’ Internationale dans la Commune (pag 945-948) – Michel Cordillot, Karl Marx et la Commune (pag 968-971)”,”MFRC-185″ “CORDOVA Ferdinando”,”Le origini dei sindacati fascisti.”,”Ferdinando CORDOVA (Reggio Calabria, 1938) insegna storia dei partiti e movimenti politici all’ Univ di Salerno. Ha già pubblicato ‘Arditi e legionari dannunziani’ (1969) e ‘Momenti di storia contemporanea calabrese’ (1971). “”Abbiamo visto, nel corso del precedente capitolo, come i sindacati fascisti avessero stipulato, nel settembre del 1924, un patto con gli industriali del settore. Contro di esso aveva protestato invano la FIOM, che ne era stata esclusa e che non era riuscita, così, a far valere alcune importanti rivendicazioni. L’ accordo – come si ricorderà – aveva concesso un aumento dei salari, pari, nel massimo, ad una lira e sessanta centesimi al giorno ed era stato concluso in tutta fretta, con l’ ovvio intento di porre le organizzazioni sindacali antifasciste di fronte al fatto compiuto. Già nel gennaio del 1925, tuttavia, gli aumenti del costo della vita a Milano erano stati tali – a quanto risulta dalle tabelle che abbiamo riportato – da annullare i dubbi benefici conseguiti in settembre.”” (pag 357)”,”ITAF-053″ “CORDOVA Ferdinando”,”Alle origini del PCI in Calabria (1918-1926).”,”CORDOVA Ferdinando nato a Reggio Calabria nel 1938 insegna storia dei partiti e movimenti politici all’ Università di Salerno. Ha pubblicato ‘Arditi e leggendari dannunziani’ (1969) e ‘Le origini dei sindacati fascisti’ (1974). Loris pseudonimo di Bruno FORTICHIARI Ardito alias LA-CAMERA PCI. “”Tale lotta intestina si estese anche al settore giovanile, dove, nel febbraio del 1926, Giovanni Scilipoti, fervente bordighista, fu espulso per avere inviato una lettera di dissenso dall’ operato dell’ Esecutivo centrale. “”L’ Unità””, rendendo noto il provvedimento, usò, nei suoi confronti, un linguaggio di violenza estrema e diffidò “”tutti i compagni”” dall’ “”avere contatti con lui””””.”,”MITC-068″ “CORDOVA Ferdinando”,”Le origini dei sindacati fascisti, 1918-1926.”,”2° copia FM Ferdinando CORDOVA (Reggio Calabria, 1938) insegna storia dei partiti e movimenti politici all’ Univ di Salerno. Ha già pubblicato ‘Arditi e legionari dannunziani’ (1969) e ‘Momenti di storia contemporanea calabrese’ (1971).”,”MITT-181″ “CORDOVA Ferdinando”,”Arditi e legionari dannunziani.”,”CORDOVA Ferdinando è ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha scritto molti libri (v. risvolto 4° copertina)”,”ITAF-174″ “CORDOVA Ferdinando”,”Le origini dei sindacati fascisti, 1918-1926.”,”2° copia FM Ferdinando CORDOVA (Reggio Calabria, 1938) insegna storia dei partiti e movimenti politici all’ Univ di Salerno. Ha già pubblicato ‘Arditi e legionari dannunziani’ (1969) e ‘Momenti di storia contemporanea calabrese’ (1971).”,”SIND-007-FC” “CORIASSO Renato”,”Giacche blu. I lavoratori del gas, 1901-1977.”,”CORIASSO, nato a Torino nel 1946, ha operato per anni in campo sindacale nel settore degli elettrici. A questi ultimi ha dedicato due volumi.”,”MITT-125″ “CORIAT Benjamin”,”La fabbrica e il cronometro. Saggio sulla produzione di massa.”,”Benjamin Coriat, laureato in Scienze Economiche, insegna Economia Politica all’Università di Parigi VII e3 collabora al Centre des Recherches en Sciences Sociales du Travail (CRESST Università di Parigi sud)”,”CONx-023-FL” “CORIAT Benjamin”,”Ripensare l’organizzazione del lavoro. Concetti e prassi nel modello giapponese.”,”Benjamin Coriat, laureato in Scienze Economiche, insegna Economia Politica all’Università di Parigi VII e3 collabora al Centre des Recherches en Sciences Sociales du Travail (CRESST Università di Parigi sud)”,”CONx-024-FL” “CORIAT Benjamin”,”La fabbrica e il cronometro. Saggio sulla produzione di massa.”,”Benjamin Coriat, laureato in Scienze Economiche, insegna Economia Politica all’Università di Parigi VII e3 collabora al Centre des Recherches en Sciences Sociales du Travail (CRESST Università di Parigi sud)”,”CONx-001-FRR” “CORM Georges”,”Il Vicino Oriente. Un montaggio irrisolvibile.”,”Il Vicino Oriente comtemporaneo. Piano dell’ opera: – Il Vicino Oriente. Un montaggio irrisolvibile. (2004) – Petrolio e rivoluzione. Il Vicino Oriente negli anni d’ oro. (2005) – Il mondo arabo in conflitto. Il Vicino Oriente dal dramma libanese all’ invasione del Kuwait. – L’ egemonia americana nel Vicino Oriente (autunno 2004) Georges CORM è da considerarsi oggi il maggiore storico del Vicino Oriente contemporaneo. Economista con cittadinanza libanese e francese, è nato ad Alessandria d’ Egitto nel 1940. Ha insegnato in Università libanesi storia economica, sociologia dello sviluppo e storia del pensiero politico arabo contemporaneo. Ha ricoperto alte cariche dello Stato in Libano nel settore dell’ economia. E’ membro di numerosi comitati consultivi di istituzioni di ricerca quali l’ Economic Research Forum for the Arab World, Turkey and Iran (Il Cairo), l’ Arab Economic Research Society (Il Cairo), l’ Arab Thought Forum (Amman), l’ Institut Universitaire d’ Etudes du Développement (Ginevra), l’ Istituto Svedese di Alessandria, il Centre de Recherches sur le Moyen-Orient contemporain (CERMOC). E’ autore di svariate pubblicazioni (v. 4° di copertina)”,”VIOx-121″ “CORM Georges”,”Oriente occidente. Il mito di una frattura.”,”CORM Georges è economista e consulente della Banca Mondiale. “” E’ qui interessante ricordare l’ eccezionale opera di Henri Laoust, che affronta l’ Islam non sotto il profilo classico dell’ antropologia orientalista, ma dal punto di vista della storia religiosa propriamente detta, in un’ ottica comparatista. “”L’ assenza di un vero clero nella società musulmana””, scrive Laoust, “”e la possibilità per tutti i membri della comunità di ordinare il bene e di proibire il male, a condizione di disporre dell’ istruzione necessaria, concorrono a fare dell’ Islam la più laica delle religioni””. Una tale affermazione, dovuta a uno studioso come Henri Laoust, va decisamente contro corrente rispetto alle affermazioni assiomatiche sull’ impossibilità per la religione musulmana di separare il temporale dallo spirituale””. (pag 144)”,”VIOx-122″ “CORM Georges”,”Petrolio e rivoluzione. Il Vicino Oriente negli anni d’ oro.”,”Georges CORM è da considerarsi oggi il maggiore storico del Vicino Oriente contemporaneo. Economista con cittadinanza libanese e francese, è nato ad Alessandria d’ Egitto nel 1940. Ha insegnato in Università libanesi storia economica, sociologia dello sviluppo e storia del pensiero politico arabo contemporaneo. Ha ricoperto alte cariche dello Stato in Libano nel settore dell’ economia. E’ membro di numerosi comitati consultivi di istituzioni di ricerca quali l’ Economic Research Forum for the Arab World, Turkey and Iran (Il Cairo), l’ Arab Economic Research Society (Il Cairo), l’ Arab Thought Forum (Amman), l’ Institut Universitaire d’ Etudes du Développement (Ginevra), l’ Istituto Svedese di Alessandria, il Centre de Recherches sur le Moyen-Orient contemporain (CERMOC). E’ autore di svariate pubblicazioni (v. 4° di copertina) 1971 tentativo di federazione Egitto-Libia. “”Come mai l’ Egitto si presta alla farsa di una nuova federazione? Malgrado il cambiamento d’ orientamento che Sadat inizia a imprimergli, non c’è dubbio che le ultime ventate di nasserismo soffino ancora in Egitto e che Sadat, appena giunto al potere, possa difficilmente rifiutare l’ elemento di legittimazione che il suo imbarazzante vicino libico gli agita sopra la testa. C’è in più la prospettiva delle ricchezze petrolifere libiche (…). Tuttavia il progetto si arena rapidamente, non appena si tratta di unificare i due eserciti in uno solo, nel quale il presidente libico vorrebbe avere un ruolo determinante, cosa che l’ esercito egiziano non può accettare; e non appena si pone il problema dell’ unificazione degli organismi bancari e finanziari, perché il presidente libico non può lasciare che l’ Egitto metta le mani sulle sue riserve di valuta pregiata e le sue rendite petrolifere, fonte esclusiva della usa potenza. Entrambi i presidenti potranno tuttavia affermare di avere cercato di realizzare il sogno unitario e che sono dunque in linea con l’ ideale politico che ha dominato sino a quel momento la società araba. Questo nuovo insuccesso si aggiunge al fallimento dell’ esperienza dei tre anni di unione siro-egiziana (1958 – 1961) e a quello dell’ effimera Federazione con l’ Egitto, l’ Irak e la Siria nel 1963, senza parlare dell’ inconsistente Consiglio presidenziale costituito tra l’ Egitto e l’ Irak nel maggio 1964, in vista di promuovere una loro unità. Finisce quindi di screditare l’ idea unitaria presso l’ opinione pubblica; cosa ancor più grave, spoliticizza la società araba, oramai consapevole che i suoi dirigenti politici sono teatranti più che uomini di Stato.”” (pag 76-77)”,”VIOx-124″ “CORM Georges”,”L’ egemonia americana nel Vicino Oriente.”,”Titolo originale ‘Le Proche-Orient éclaté, 1956-2003′ (parta quarta conclusione e allegati documentari e bibliografici) Georges CORM è da considerarsi oggi il maggiore storico del Vicino Oriente contemporaneo. Economista con cittadinanza libanese e francese, è nato ad Alessandria d’ Egitto nel 1940. Ha insegnato in Università libanesi storia economica, sociologia dello sviluppo e storia del pensiero politico arabo contemporaneo. Ha ricoperto alte cariche dello Stato in Libano nel settore dell’ economia. E’ membro di numerosi comitati consultivi di istituzioni di ricerca quali l’ Economic Research Forum for the Arab World, Turkey and Iran (Il Cairo), l’ Arab Economic Research Society (Il Cairo), l’ Arab Thought Forum (Amman), l’ Institut Universitaire d’ Etudes du Développement (Ginevra), l’ Istituto Svedese di Alessandria, il Centre de Recherches sur le Moyen-Orient contemporain (CERMOC). E’ autore di svariate pubblicazioni (v. 4° di copertina) “”Come si vedrà nel capitolo seguente a proposito del risveglio dell’ ebraismo, questa rinascita islamica s’ appoggia parecchio sulla vitalità della vita religiosa comunitaria negli Stati Uniti e sul crescere del fondamentalismo in determinate Chiese sorte dal protestantesimo. Come mette in luce assai bene Sadek al-Azem, uno studioso siriano ben conosciuto per i suoi lavori critici sul pensiero religioso arabo, è negli Stati Uniti che è sorta all’ inizio del XX secolo la nozione di fondamentalismo religioso.”” (pag 184)”,”VIOx-125″ “CORM Georges”,”Il Libano contemporaneo. Storia e società.”,”CORM Georges (Alessandria d’Egitto 1940) è libanese. Si è laureato all’ IEP di Parigi. Ha insegnato pensiero politico arabo contemporaneo, sociologia dello sviluppo e storia economica nelle università libanesi. Ha nel contempo intrapreso una carriera nel settore finanziario pubblico in Libano e nel mondo arabo. E’ stato consulente della Banca Mondiale, dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali. E’ stato ministro delle finanze della Repubblica libanese (1998-2000). Attentati suicidi già negli anni 1980. “”Quanto ai ripetuti attentati con le autobomba, essi miravano a seminare insicurezza e scoraggiamento nella regione dove si verificavano , e dunque a creare un clima propizio a un colpo di forza politico-militare favorevole all’ una o all’ altra potenza esterna e giudicato capace di riportare la calma e la sicurezza. L’ attentato è stato anche un sanguinoso messaggio politico inviato da una fazione all’ altra, o da una potenza regionale o internazionale a una fazione locale o a un’altra potenza regionale o internazionale, per segnalare un profondo disaccordo su una linea politica. Si ricorderà che la Francia è stata vittima di un’ autobomba che saltò in aria all’ ingresso della sua ambasciata a Beirut nel 1982, mentre il palazzo dell’ ambasciata in Iraq saltò in aria e venne raso al suolo nello stesso anno tramite un camion bomba; altri attentati omicidi sono stati diretti contro l’ ambasciata degli Stati Uniti nell’ aprile del 1983 e contro i quartieri generali francese e americano della Forza multinazionale nell’ ottobre dello stesso anno. Invece, secondo le rivelazioni del “”Washington Post””, il governo americano – con l’ obbietitvo di contrastare l’ azione del Jihad islamico – è all’origine dell’ attentato con l’ autobomba più devastante di tutte, quello diretto contro l’ abitazione dello sceicco Fadlallah, all’epoca capo spirituale dello Hezbollah, nella periferia sud sciita, che mancò l’ obiettivo e fece 260 vittime innocenti. Il pioniere in questo campo è Israele, con numerosi attentati con autobomba a partire dal 1975 contro i responsabili militari palestinesi. Ne pagherà lo scotto al tempo dell’ occupazione del Sud del Libano, con le autobomba dirette alle sue truppe e condotte da volontari del suicidio patriottico””. (pag 219-220)”,”VIOx-141″ “CORM Georges”,”Petrolio e rivoluzione. Il Vicino Oriente negli anni d’oro.”,”Georges Corm, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, è libanese. Ha conseguito la laurea in diritto e il diploma all’Institut d’Études Politiques di Parigi. Ha insegnato pensiero politico arabo contemporaneo, sociologia dello sviluppo e storia economica nelle Università libanesi. Al tempo stesso ha intrapreso una carriera nel settore finanziario pubblico in Libano e nel mondo arabo. Tra il 1985 e il 1998, trasferitosi a Parigi è stato consulente della Banca Mondiale, dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali o regionali. É stato ministro delle Finanze della Repubblica libanese dal dicembre 1998 all’ottobre 2000. Successivamente ha ripreso a Beirut le sue attività di docente universitario e di consulente. É autore di numerose opere in arabo e in francese, tradotte in più lingue, sui problemi dello sviluppo economico, nonchè sulla storia del mondo arabo e delle sue relazioni con l’Europa.”,”VIOx-025-FL” “CORM Georges”,”Il Libano contemporaneo. Storia e società.”,”Georges Corm, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, è libanese. Ha conseguito la laurea in diritto e il diploma all’Institut d’Études Politiques di Parigi. Ha insegnato pensiero politico arabo contemporaneo, sociologia dello sviluppo e storia economica nelle Università libanesi. Al tempo stesso ha intrapreso una carriera nel settore finanziario pubblico in Libano e nel mondo arabo. Tra il 1985 e il 1998, trasferitosi a Parigi è stato consulente della Banca Mondiale, dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali o regionali. É stato ministro delle Finanze della Repubblica libanese dal dicembre 1998 all’ottobre 2000. Successivamente ha ripreso a Beirut le sue attività di docente universitario e di consulente. É autore di numerose opere in arabo e in francese, tradotte in più lingue, sui problemi dello sviluppo economico, nonchè sulla storia del mondo arabo e delle sue relazioni con l’Europa.”,”VIOx-031-FL” “CORM Georges”,”L’egemonia Americana nel vicino Oriente.”,”Georges Corm, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, è libanese. Ha conseguito la laurea in diritto e il diploma all’Institut d’Études Politiques di Parigi. Ha insegnato pensiero politico arabo contemporaneo, sociologia dello sviluppo e storia economica nelle Università libanesi. Al tempo stesso ha intrapreso una carriera nel settore finanziario pubblico in Libano e nel mondo arabo. Tra il 1985 e il 1998, trasferitosi a Parigi è stato consulente della Banca Mondiale, dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali o regionali. É stato ministro delle Finanze della Repubblica libanese dal dicembre 1998 all’ottobre 2000. Successivamente ha ripreso a Beirut le sue attività di docente universitario e di consulente. É autore di numerose opere in arabo e in francese, tradotte in più lingue, sui problemi dello sviluppo economico, nonchè sulla storia del mondo arabo e delle sue relazioni con l’Europa.”,”VIOx-041-FL” “CORM Georges”,”Il mondo Arabo in conflitto. Il vicino Oriente dal dramma libanese all’invasione del Kuwayt.”,”Georges Corm, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, è libanese. Ha conseguito la laurea in diritto e il diploma all’Institut d’Études Politiques di Parigi. Ha insegnato pensiero politico arabo contemporaneo, sociologia dello sviluppo e storia economica nelle Università libanesi. Al tempo stesso ha intrapreso una carriera nel settore finanziario pubblico in Libano e nel mondo arabo. Tra il 1985 e il 1998, trasferitosi a Parigi è stato consulente della Banca Mondiale, dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali o regionali. É stato ministro delle Finanze della Repubblica libanese dal dicembre 1998 all’ottobre 2000. Successivamente ha ripreso a Beirut le sue attività di docente universitario e di consulente. É autore di numerose opere in arabo e in francese, tradotte in più lingue, sui problemi dello sviluppo economico, nonchè sulla storia del mondo arabo e delle sue relazioni con l’Europa.”,”VIOx-087-FL” “CORM Georges”,”Il Vicino Oriente. Un montaggio irrisolvibile.”,”Georges Corm, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, è libanese. Ha conseguito la laurea in diritto e il diploma all’Institut d’Études Politiques di Parigi. Ha insegnato pensiero politico arabo contemporaneo, sociologia dello sviluppo e storia economica nelle Università libanesi. Al tempo stesso ha intrapreso una carriera nel settore finanziario pubblico in Libano e nel mondo arabo. Tra il 1985 e il 1998, trasferitosi a Parigi è stato consulente della Banca Mondiale, dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali o regionali. É stato ministro delle Finanze della Repubblica libanese dal dicembre 1998 all’ottobre 2000. Successivamente ha ripreso a Beirut le sue attività di docente universitario e di consulente. É autore di numerose opere in arabo e in francese, tradotte in più lingue, sui problemi dello sviluppo economico, nonchè sulla storia del mondo arabo e delle sue relazioni con l’Europa.”,”VIOx-090-FL” “CORNACCHIOLI Tobia”,”Le origini del movimento socialista organizzato in Calabria (1892-1897). Le corrispondenze dalla Calabria di “”Lotta di Classe””.”,”Notizie biografiche su CORNACCHIOLI Tobia (v. risvolto di copertina) “”Anche a Reggio i socialisti si asterranno riservandosi solo “”in caso di ballottaggio di votare a favore del candidato di opposizione al governo””. A Reggio infatti il Gruppo non ha la forza necessaria per presentare un proprio candidato e attraversa ancora una prima fase organizzativa animata solo da discussioni, dibattiti, celebrazioni del Primo Maggio o dell’ anniversario di Marx””. (pag 31)”,”MITS-297″ “CORNAGLIA-FERRARIS Paolo (Medicus Medicorum)”,”Pigiami e camici. Cosa sta cambiando nella sanità italiana.”,”Ignaz Semmelweis, medico ungherese, nel 1847 notò che nelle cliniche dove lavoravano i medici, le donne contraevano la febbre puerperale tre volte più frequentemente che in strutture gestite da sole ostetriche. Semmelweis ipotizzò che i medici trasmettessero l’infezione attraverso le mani non adeguatamente lavate dopo le autopsie effettuate su donne decedute per febbre puerperale. Dimostrò che ciò era vero: lavarsi le mani con la candeggina annullava le infezioni mortali. Come ringraziamento, fu licenziato. Morì in manicomio a 47 anni. Questo libro è dedicato al ricordo del dottor Ignaz Semmelweis, medico con le mani pulite. Paolo Cornaglia-Ferraris (Cagliari 1952) si è laureato a Genova in Medicina e Chirurgia nel 1976, specializzandosi poi in Ematologia e Pediatria. Ha lavorato in ambito universitario, presso istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e negli Usa dove ha frequentato sia ambienti clinici che laboratori di ricerca. Attualmente (2000) svolge l’attività di medico pediatra oncologico presso l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Giannina Gaslini di Genova.”,”ITAS-001-FGB” “CORNAGLIA-FERRARIS Paolo”,”Il Sindaco. L’avventura politica di un medico.”,”Paolo Cornaglia Ferraris è nato a Cagliari nel 1952 e si è laureato a Genova in Medicina e Chirurgia nel 1976. Nel 1999 ha pubblicato ‘Camici e pigiami. Le colpe dei medici nel disastro della sanità’ (Editori Laterza). Nel 2000 ha pubblicaot sempre per Laterza ‘Pigiami e Camici. Cosa cambia nella sanità italiana?’ (dedicato alla riforma sanitaria varata da ministro Rosy Bindi).”,”VARx-030-FER” “CORNA-PELLEGRINI Giacomo, collaborazione di M.F. OTERI e A. TURCO”,”Popolazione e territorio. Appunti di geografia della popolazione.”,”Giacomo Corna Pellegrino è stato professore straordinario di Geografia nela Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano.”,”DEMx-075″ “CORNARO Alvise, a cura di Pietro PANCRAZI”,”Discorsi intorno alla vita sobria.”,”Gentiluomo letterato (Venezia forse 1484 – Padova 1566). Studiò e praticò l’agricoltura e l’idraulica, promosse lavori di bonifica; costruì magnifici edifici; protesse scienziati e artisti, tra cui il Ruzzante. In un famoso trattato (Della vita sobria, 1558, seguìto nel 1561, 1563 e 1565 da altri tre scritti) il C. si fa deliziosamente ingenuo e convincente apologeta della vita sobria e della senilità. (trec) “”Certa cosa è che l’uso negli uomini col tempo si converte in natura, sforzandosi ad usare quello che s’usa sia bene o male. Parimente vediamo in molte cose aver l’usanza più forza che la ragione, che questo non si può negare”” (incipit) (pag 29)”,”VARx-025-FGB” “CORNELI Alessandro”,”L’Italia va alla guerra. La cultura militare dall’Unità a oggi.”,”CORNELI è docente di storia delle relazioni internazionali e geopolitica presso la Scuola di specializzazione in giornalismo della Luiss-Guido Carli di Roma. Studioso di relazioni internazionali di strategia e geopolitica ha curato l’edizione del libro di SUN TZU ‘L’arte della guerra’ (1988 e 1992), ha pubblicato ‘L’era del Pacifico’ (1988) e ‘Arte di vincere’ (1992). Collabora al ‘Sole 24 ore’, ‘Il foglio’, ‘Rivista marittima’ ‘Ideazione’.”,”ITQM-001″ “CORNELI Alessandro”,”L’ arte di vincere. Antologia del pensiero strategico.”,”Per alcune parti antologiche sono stati utilizzati i libri: -Miyamoto MUSASHI, Il libro dei cinque anelli. EDIZIONI SANNOKAI. PADOVA. 1984 -Giuseppe FLAVIO, Delle antichità giudaiche. FUMAGALLI. FIRENZE. 1844 Altri testi sono stati tratti da: Gerard CHALIAND, Anthologie mondiale de la Strategie. ROBERT LAFFONT. PARIS. 1990″,”QMIx-044″ “CORNELI Dante”,”50 anni in Russia. Ricordi e memorie di un redivivo tiburtino. Prima parte. Primo libro.”,”CORNELI espatriò in Russia nel 1922. Si trattenne a Mosca 6 mesi. Visse il 1923 nella Russia Bianca. Il 1924 di nuovo a Mosca. Dal 1925 al 1932 a Rostov sul Don. Fino al giugno 1936 a Mosca per la terza volta. Nel giugno 1936 fu arrestato. Riacquistò la libertà nel 1955. Nel 1970 riprese la cittadinanza italiana.”,”RIRO-224″ “CORNELI Dante”,”50 anni in Russia. L’ annientamento della guardia bolscevica. Libro Terzo.”,”CORNELI espatriò in Russia nel 1922. Si trattenne a Mosca 6 mesi. Visse il 1923 nella Russia Bianca. Il 1924 di nuovo a Mosca. Dal 1925 al 1932 a Rostov sul Don. Fino al giugno 1936 a Mosca per la terza volta. Nel giugno 1936 fu arrestato. Riacquistò la libertà nel 1955. Nel 1970 riprese la cittadinanza italiana.”,”RUSS-120″ “CORNELI Dante a cura di Antonio CARIOTI”,”Il redivivo tiburtino. Un operaio italiano nei lager di Stalin.”,”””Corneli criticava ‘Una giornata di Ivan Denisovic’ di Soljenitsin, ma nel senso di Shalamov, e cioè che quello di Ivan Denisovic era un campo speciale, quasi da privilegiati”” (lettera di Marcello Braccini ad Antonio Carioti, in appendice).”,”RUSS-131″ “CORNELI Albano, a cura di Orlando MICUCCI”,”Scritti politici di un rivoluzionario. Tratti dal periodico Bandiera Rossa (1919-1922).”,”Orlando MICUCCI (Ancona 1966), laureato in giurisprudenza a Macerata è laurendo in filosofia politica all’ Università di Urbino. E’ presidente dell’ Associazione culturale Albano Corneli di Camerano. Albano CORNELI è stato uno dei fondatori del Partito Comunista d’ Italia nella regione e primo deputato comunista marchigiano eletto nel 1921. Il periodico ‘Bandiera Rossa’ di cui CORNELI fu fondatore nell’ ottobre 1919 e direttore fino alla fine del luglio 1921, fu prima socialista e poi comunista. Con l’ avvento del fascismo sul finire del 1922, CORNELI si rifugiò in Argentina. E’ morto nel 1965. Lo sciopero dei minatori. “”Lo sciopero dei minatori in Inghilterra continua ancora. Che lotta gigantesca! Il Proletariato degli altri paesi non la sente però. Se no palpiterebbe per la sorte dei suoi fratelli. Si tratta d’ un duello quasi a morte fra il capitalismo industriale e il lavoro sfruttato. Se i minatori perdono la ripercussione sarà universale. La borghesia rimbaldanzita imporrà la sua violenta volontà di sopraffazione dovunque: più lavoro e minor salario. Questo è il significato del grandioso sciopero minerario inglese, che si combatte da iù d’un mese.”” (pag 115, Da “”Bandiera Rossa”” del 28 maggio 1921)”,”MITC-064″ “CORNELI Dante”,”Le ressuscité de Tivoli. 24 années de déportation en URSS.”,”Dante Corneli uno degli organizzatori del movimento operaio a Tivoli, diventato dopo la prima guerra mondiale segretario della sezione socialista, poi di quella comunista e infine della Camera dei Mestieri di Tivoli. Attaccato da un gruppo fascista, Corneli si è difeso. Nello scontro è morto il segretario locale del partito fascista. 24 anni nei campi di detenzione sovietici (1936-1960)”,”RUSS-243″ “CORNELI Dante, a cura di Antonio CARIOTI”,”Il redivivo tiburtino. Un operaio italiano nei lager di Stalin.”,”Dante Corneli (Tivoli, 1900-1990), militante comunista, esule in Urss sotto il fascismo, aderì all’opposizione antistalinista, venne espulso e poi riammesso nel partito sovietico. Arrestato nel 1936, rimase rinchiuso nel lager di Vorkura per dieci anni e subì poi un lungo periodo di confino. Nel 1970 tornò a Tivoli, dove si dedicò a ricostruire le vicende del terrore staliniano e a rievocarne le vittime italiane. Antonio Carioti, giornalista, ha curato nel 1998 per Liberal Libri il volume Eugenio Reale l’uomo che sfidò Togliatti. Ha inoltre scritto una Breve storia del presidenzialismo in Italia e ha realizzato tre volumi in forma d’intervista: Cinquant’anni di nostalgia con Marco Tarchi, La Russia senza Soviet con Victor Zaslavsky, Io, esule indigesto con Jiri Pelikán.”,”RUSS-055-FL” “CORNELISSEN Christian GUÉRIN Daniel”,”Comunismo libertario. Con testi di David Berry, Michele Nobile, Pier Francesco Zarcone.”,”C. Cornelissen (1864-1942), scrittore, economista e sindacalista esponente di primo piano del movimento anarchico olandese. Il testo di Guérin contiene tra l’altro i paragrafi: – Marx e la socialdemocrazia’ (pag 111-116) – La questione che Trotsky non pone (pag 131-132) N. Nobile: ‘Sulle critiche di Guérin a Rosa Luxemburg’ (pag 164-175)”,”ANAx-458″ “CORNELISSEN Christoph D’OTTAVIO Gabriele, a cura, saggi di Andreas WIRSCHING Alexander GALLUS Dirk SCHUMANN Nadine ROSSOL Jan-Otmar HESSE Elisa POLETTO Gustavo CORNI Moritz FOLLMER Kirsten HEINSOHN Christoph CORNELISSEN Dirk VAN-LAAK Vanessa CONZE Alessandro CAVALLI Martin SABROW Christoph CORNELISSEN Gabriele D’OTTAVIO”,”La Repubblica di Weimar: democrazia e modernità.”,”C. Cornelissen è professore di Storia contemporanea presso l’Università di Francoforte sul Meno e dal 2017 direttore dell’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler. Si occupa di storia dell’Europa e di storia della storiografia e della cultura della memoria. G. D’ottavio è ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e affiliato all’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler. I suoi principali ambiti di ricerca riguardano la storia europea e internazionale. “”Questa sommaria rassegna della sociologia nel periodo weimariano non può concludersi senza quello che è stato probabilmente l’esponente più significativo di quella stagione e che ne esprime con lucidità le grandi aperture ma anche i turbamenti. Karl Mannheim, formatosi a Budapest sua città natale, visse in Germania lungo tutta l’esperienza di Weimar dal 1919 al 1933, dovendo poi emigrare a Londra dove visse fino all’età di 54 anni, due anni meno di Weber. Il pensiero sociologico di Karl Mannheim (18) è impensabile senza il riferimento a Weber anche se il percorso di Mannheim si è sviluppato successivamente, durante l’esilio inglese lungo linee di forte originalità. Egli ci ha lascito un interessante articolo scritto nel 1934, immediatamente dopo esser stato radiato dall’insegnamento all’Università di Francoforte per ragioni razziali, al fine di illustrare al pubblico inglese lo stato della sociologia tedesca (19). In questo saggio afferma che la sociologia tedesca è «il prodotto di una delle più grandi dissoluzioni e riorganizzazioni sociali» e che «il significato della crisi non implica solo disintegrazione, ma anche il tentativo che la società fa per rivedere la sua intera organizzazione». Il nesso stretto ma problematico tra sociologia (come forma di sapere) e società è infatti al centro dei contributi pensati e scritti nel periodo weimariano, cioè i saggi di quella sotto-disciplina che prenderà poi il nome di «sociologia della conoscenza», tra i quali in particolare quello sul pensiero conservatore e ‘Ideolgie und Utopie’ (20). Il pensiero conservatore nasce dalla dinamica del cambiamento sociale perché esprime gli orientamenti (gli interessi materiali e ideali, direbbe Weber) di coloro che al cambiamento si oppongono perché da esso hanno tutto da perdere. Sono i difensori dell’ordine costituito. Mentre ad esso, cioè, all’ordine costituito, si oppongono i gruppi (ceti, classi, correnti di pensiero) emergenti, nonché coloro che, come diceva Karl Marx, hanno da perdere solo le loro catene. La tematica ritorna in ‘Ideologie und Utopie’, un’opera che può essere interpretata come un lungo dialogo che l’autore intrattiene contemporaneamente con Marx e Weber, il concetto di ideologia viene certamente da Marx (Weber, se non sbaglio, non nomina mai la parola), ma il problema al quale è applicato è squisitamente weberiano: come garantire l’oggettività possibile della scienza della società senza rimanere vittime del relativismo, una volta tematizzata la ‘Seinsgebundenheit des Denkens’. La soluzione adottata da Mannheim che assegna questo compito all’intellighentia capace potenzialmente di sottrarsi all’influenza della propria posizione sociale era stata anticipata da Alfred Weber, ma è una soluzione che il fratello Max non avrebbe certamente del tutto condiviso (21)”” (pag 255-256) [Alessandro Cavalli, ‘L’eredità problematica della sociologia weimariana’ (in) ‘La Repubblica di Weimar: democrazia e modernità’, a cura di Andreas Cornelissen e Gabriele D’Ottavio, Il Mulino, Bologna, 2021] [(18) D. Kettler C. Loader V. Meja, ‘Karl Mannheim and the Legacy of Max Weber. Retrieving a Research Programme’, London, Routledge, 2008; (19) K. Mannheim, ‘German Sociology 1919-1933’ in ‘Politica’, 1, 1934, pp.12-33 (…); (20) K. Mannheim, Das konservative Denken: soziologische Beiträge zum Werden des politisch-historischen Denkens in Deutschland’, in ‘Archiv für Sozialwissenschatt und Sozialpolitik’, 57, 1927, n. 1 (trad. it. ‘Conservatorismo. Nascita e sviluppo del pensiero conservatore’, Roma, Bari, Laterza, 1989); dello stesso autore ‘Ideologie und Utopie’, Bonn, Cohen, 1929 (trad. it. ‘Ideologia ed utopia’, Bologna, Il Mulino, 1999; (21) Una critica a Mannheim sulla scorta dell’epistemologia weberiana era già stata fatta nel 1934 da A. von Schelting, ‘Marx Weber Wissenschaftlehre’, Tübingen, Mohr, 1934] Tra la Bibliografia citata nel volume: – Cornelissen, C. – Van Laak D. a cura; ‘Weimar and the Welt Global Verflechtungen des ersten deutschen Republik’, Gottingen, Vanderhoeck and Ruprecht 2020 – Corni G., ‘Weimar. La Germania dal 1918 al 1935’, Carocci, Roma, 2020 (IT) acq – Gerwarth R., ‘Die grosste aller Revolutionen, November 1918 und der Aufbruch in eine neue Zeit’, Munchen, Siedler Verlag, 2018 – Mannheim K., ‘In difesa della sociologia. Saggi 1929-1936’, a cura di B. Grüning, A. Santambrogio, Milano, Meltemi, 2020 (IT) acq più sch – Weber Max, a cura, ‘Gesammelte politische Schriften’, a cura di Winckelmann, Tubingen, Mohr Siebeck, 1958 – Weber Max, ‘Il socialismo’, a cura di F.S. Festa, Roma, Castelvecchi, 2018 (IT) acq + sch – Weitz E.D. , ‘Weimar Germany. Promise and Tragedy’, Princeton Univ Press, 2013 trad it ‘La Germania di Weimar. Utopia e tragedia’, Einaudi, Torino, 2019 (IT) – Wirsching A., ‘Weimarer Verhaltnisse? Appell an die Vernunft’, Faz, 24 aprile 2017 – Wirsching A., ‘Weimar cent’anni dopo’, Roma, Donzelli, 2019 (IT) acq + sch”,”GERG-106″ “CORNER Paul”,”La dittatura fascista. Consenso e controllo durante il Ventennio.”,”Paul Corner ha insegnato Storia dell’Europa contemporanea all’Università di Siena, dove ha fondato e diretto il Centro per lo Studio dei Regimi Totalitari. È Senior Member del St. Antony’s College di Oxford. Tra le sue pubblicazioni recenti: Bibliografia. Mussolini e il fascismo. Storia, memoria e amnesia di Paul Corner – Il consenso totalitario. Opinione pubblica e opinione popolare sotto fascismo, nazismo e comunismo – Il fascismo in provincia. Articolazioni e gestione del potere tra centro e periferia Viella , 2014 – Il consenso totalitario Una Città, 2019″,”ITAF-412″ “CORNEY Frederick C.”,”Telling October. Memory and the making of the Bolshevik Revolution.”,”Foto di POKROVSKIJ KHODOROVSKIJ e LUNACHARSKY al 15° Congresso del PCRb 1927. (pag 104) Foto di guardie rosse allo Smolny (ottobre 1917) (pag 26) CORNEY Frederick C. è Professore assistente di storia al The College of William & Mary. “”Il partito deve essere cercato a livello locale. “”Senza materiali sulla storia dell’ insieme del partito nelle province””, scriveva Nevskii al Comitato Centrale nel dicembre 1922, “”non c’è dubbio che la storia del partito non può essere rivelata””. La storia dell’ Ottobre non solo non doveva essere lascita ai leaders del partito, essa poteva ‘solo’ essere scritta dal basso. Rivoluzionari di varie tendenze espressero le stesse convinzioni. “”Non è ancora venuto il tempo per la storia del potere sovietico””, disse Lenin al 9° congresso del partito nel marzo 1920. “”Quanto esso verrà, noi – parlo per me e, penso, per il Comitato Centrale – non intenderemo essere storici.”” Proprio prima della presa del potere bolscevico, il menscevico Boris Nikolaevskii aveva notato che la stampa centrale, nonostante le più aperte condizioni del 1917, non aveva prodotto quasi alcun materiale sulla storia del partito (egli aveva in mente il POSDR in generale).”” (pag 110) Istpart (Commissione sulla storia della rivoluzione d’ Ottobre e del partito comunista russo) “”L’ ufficio di Mosca si lamentava che il comitato moscovita del partito era indifferente (al suo lavoro, ndr); l’ ufficio provava a superare questa apatia assegnendo plenipotenziari a livello locale per creare commissioni di lavoro collettivo sulla storia dell’ organizzazione del partito. Tendava pure di prendere membri da organizzazioni come l’ Istituto dei Professori Rossi e l’ Accademia Comunista per collaborazioni su progetti specifici. L’ ufficio di Mosca fu riorganizzato alla fine del 1924, proprio come la sua controparte di Pietrogrado lo era stato nell’ aprile 1923.”” (pag 129-130)”,”RIRO-307″ “CORNEY Frederick C.”,”Telling October. Memory and the Making of the Bolshevik Revolution.”,”Frederick C. Corney is Assistant Professor of History at the College of William & Mary. List of Illustrations, Preface, Introduction: Writing the Event, Conclusion: Experiencing October, Epilogue, Notes, Bibliography, Index,”,”RIRO-120-FL” “CORNI Gustavo”,”Storia della Germania. Dalle premesse dell’ unificazione nel 1871 alle conseguenze della riunificazione.”,”CORNI, nato a Modena nel 1952, insegna storia della Germania all’Univ di Trieste. Numerosi suoi studi sono stati tradotti anche in GERM ed UK. Tra le sue opere più recenti: ‘Stato assoluto e società in Prussia nell’età di Federico II’ (1982), ‘La politica agraria del nazionalsocialismo’ (1989).”,”GERx-013″ “CORNI Gustavo”,”Introduzione alla storia della Germania contemporanea.”,”Gustavo CORNI è docente di storia della Germania all’Univ degli Studi di Trieste. Fra le sue pubblicazioni: ‘La politica agraria del nazionalsocialismo’ (F. ANGELI. 1989, ediz inglese OUP. 1990), ‘Hitler’ (LISCIANI & GIUNTI, TERAMO, 1989), ‘Storia della Germania: dalla unificazione alla riunificazione’ (SAGGIATORE. MI. 1995). Temi trattati dal libro: i luoghi della ricerca, le opere di riferimento, le riviste, aspetti della storiografia tedesca, dibattiti storiografici: 1. due rivoluzioni nella GERM sec XIX. 2. La GERM bismarckiana e guglielmina. 3. lo scoppio della 1° GM. 4. Weimar: un intermezzo?. 5. HITLER e la Germania nazista. 6. Le due Germanie.”,”GERS-010″ “CORNI Gustavo”,”Ghetti. L’ anticamera dello Sterminio.”,”L’istituzione dei ghetti ebraici accompagna l’avanzata tedesca nei territori orientali: prima in Polonia, fin dal 1939, poi in URSS dal 1941. Da Lodz a Varsavia, da Minsk a Kaunas, il ghetto diventa caratteristica dell’ occupazione tedesca e momento centrale della politica antiebraica del nazismo.”,”GERN-051″ “CORNI Gustavo”,”Fascismo e fascismi. Movimenti partiti regimi in Europa e nel mondo.”,”Gustavo CORNI (Modena, 1952) è Professore associato di storia moderna e contemporanea nell’ Università di Chieti. Ha pubblicato lavori sulla storia contemporanea tedesca, fra cui ‘Hitler e i contadini. La politica agraria del nazionalsocialismo’ (F. ANGELI, 1989).”,”ITAF-073″ “CORNI Gustavo”,”Il sogno del ‘grande spazio’. Le politiche d’occupazione nell’Europa nazista.”,”CORNI insegna storia contemporanea presso la facoltà di sociologia dell’Università di Trento. Ha scritto molti libri sulla storia della Germania.”,”GERN-133″ “CORNI Gustavo”,”Hitler stratega.”,”CORNI Gustavo “”Valutando le vicende della guerra, si possono in effetti rilevare alcune “”doti”” di Hitler come stratega, pur controbilanciate da alcuni significativi limiti. Questi ultimi possono essere ricondotti, in parte, al suo carattere egocentrico e arrogante che lo spingeva a rifiutare i consigli degli esperti. Vi furono peraltro dei casi in cui, magari senza ammetterlo esplicitamente, Hitler fece propri dei piani proposti da altri; ne è un esempio la campagna di Francia del 1940. Nell’agire strategico di Hitler è possibile cogliere anche un’incapacità a programmare su vasta scala e tenendo conto di contesti differenti. Così, egli fu ideatore e realizzatore in prima persona di riusciti colpi di mano (per esempio la conquista di Creta per mezzo di truppe paracadutate), in cui mostrò una notevole fantasia e molta audacia, ma non si dimostrò altrettanto abile nel padroneggiare le situazioni in un lungo arco di tempo o su contesti diversificati. In alcuni frangenti, la decisione e la sicurezza davano segno di sgretolarsi, facendo emergere gravi incertezze, quando non attimi di vero e proprio panico, di fronte agli imprevisti. Questa situazione psicologica si verificava soprattutto nel momento in cui dalla pianificazione di una operazione si passava alla sua attuazione pratica, come nel caso della prima campagna guidata da Hitler, quella contro Danimarca e Norvegia. Molti dei folgoranti successi tedeschi furono perciò conseguiti grazie a “”disobbedienze”” o “”fughe in avanti”” di alti ufficiali di fronte ai tentennamenti di Hitler (esemplare il caso della campagna nordafricana di Erwin Rommel). Ma i maggiori limiti nelle capacità strategiche di Hitler derivano dall’esperienza diretta nella Prima guerra mondiale, che aveva segnato la sua vita. Così, egli era abituato a ragionare in termini quantitativi (numero di divisioni, numero di carri armati e così via) piuttosto che qualitativi””. (pag 49-52)”,”GERN-148″ “CORNI Gustavo”,”Hermann Göring. L’uomo d’acciaio.”,”CORNI Gustavo insegna storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia a Trento.”,”GERN-149″ “CORNI Gustavo”,”I ghetti di Hitler. Voci da una società sotto assedio 1939-1944.”,”Gustavo Corni insegna Storia contemporanea nella Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. Studioso di storia tedesca, ha pubblicato ‘La politica agraria del nazionalsocialismo’ (F. Angeli, 1989); ‘Fascismo e fascismi’ (Riuniti, 1989), ‘Hitler’ (Giunti, 1993), ‘Storia della Germania’ (Saggiatore, 1995), ‘Stato assolut e società agraria in Prussia nell’età di Federico II’ (1982). Foto: Varsavia: due membri della polizia ebraica posano, in uniforme per il fotografo tedesco Foto: Settembre 1941: un bambino sta morendo nell’indifferenza dei passanti Foto: Cadavere scheletrico di donna morta di privazioni Capitolo 11: La resistenza nei ghetti (pag 431-473) “”Nonostante lo scetticismo di molti, il camuffamento del destino dei deportati attraverso notizie epistolari ha probabilmente avuto larga diffusione nei ghetti. Assieme alle (vere o presunte) lettere dai deportati, le autorità tedesche cercarono per quanto possibile di camuffare il riutilizzo del vestiario che i deportati erano obbligati a togliersi prima di entrare nelle camere a gas”” (pag 436) Il ruolo dei Judenrat (pag 441-442) “”La gente si rivolgeva fiduciosa ai propri capi sperando di ottenere informazioni e speranze: «Ci si rivolgeva allo Judenrat per avere informazioni più precise, ma non ci poteva dare molte notizie» (77). Abbiamo già visto come i capi ebraici cercassero di mantenere la calma nei ghetti per favorire le attività produttive che consideravano l’unica stra per far sopravvivere almeno una parte della popolazione. Dare ulteriore spazio ai sospetti ed alle voci non rientrava nella loro strategia (78). D’altro canto, quando qualche responsabile di un consiglio ebraico si mostrava riottoso, facendo capire di non credere più alle promesse e alle rassicurazioni, lo si faceva sparire; così avvenne per il primo responsabile del ghetto di Vilnius, l’anziano sionista Werblinsky, il quale fin dall’inizio mise in dubbio la richiesta di manodopera per lavori esterni come giustificazione per la deportazione (79). Così avvenne anche per il capo dello Judenrat di Lublino, Bekker, il quale dopo il primo rastrellamento dichiarò che si trattava di una scusa per sterminare i suoi concittadini (80). Insomma, in assenza di documenti inconfutabili su ciò che Czerniakow, Rumkowski, Gens, ecc., sapevano, si deve presumere che le loro informazioni non fossero molto più esaurienti di quelle di cui disponeva l’opinione pubblica nei ghetti (81). Rimane da chiedersi per quali ragioni, pur di fronte all’accumularsi di segnali, di indizi e spesso di notizie documentate, l’atteggiamento prevalente nella popolazione dei ghetti fosse quello di non darvi ascolto. La risposta va forse cercata nella sfera delle motivazioni psicologiche. Vi erano argomentazioni che avevano un carattere razionale o apparentemente tale. Una delle più diffuse era che «la guerra era in corso ed era difficile pensare che i tedeschi così razionali avrebbero rinunciato ad una manodopera così preziosa» (82). È un’argomentazione che si collega alla strategia del «lavoro come salvezza». Un’altra valutazione razionale era che la diffusione di notizie negative poteva scatenare il panico, vanificando ogni sforzo per fare lavorare i ghetti con ordine ed efficienza”” (pag 441-442) [(77) Yesner, op. cit., p. 73; (78) Cfr. le valutazioni storiografiche di Arad, ‘Ghetto in Flames’, cit., pp. 173 s.; (79) Grossmann, op. cit., pp. 36 s; (80) Bronowski, op. cit., p. 39; (81) Bar-On, op. cit., p. 234, parla di «segnali d’allarme e paure ben fondate». Anche nel caso di Theresienstadt, dove i trasporti si susseguirono, deportando decine di migliaia di persone verso Auschwitz, H.G. Adler ritiene che i responsabili dello Judenrat avessero molti sospetti e indizi, ma non precise informazioni sul destino dei deportati (op. cit., p. 279); (82) Chechinski, op. cit., p. 115] Resistenza morale e resistenza armata (443-445) (Tesi dello storico Hilberg su mancanza di reazione degli ebrei (pag 444) Dibattito sulla ‘passività’ ebraica (pag 449) Movimento clandestino di giovani (pag 451) Il freno alla rivolta dovuto al problema della responsabilità collettiva (pag 464) La battaglia di Varsavia (pag 472) “”L’insurrezione varsaviana può essere considerata una «rivolta di popolo» (257); accanto alle centinaia di combattenti e di ausiliari, la grande maggioranza degli abitanti cercò di nascondersi e non si recò volontariamente alla deportazione, ostacolando così i piani nazionalsocialisti, al contrario di cià che era avvenuto nel luglio-settembre precedenti. Il ghetto non esisteva più; la sua popolazione, a parte poche centinaia di persone che erano riuscite a mettersi in salvo nella parte «ariana» (e le cui vicissitudini non sarebbero finite), era stata massacrata, bruciata, seporta viva sotto le macerie degli edifici fatti saltare. Svariate decine di migliaia furono deportati verso i campi di lavoro di Trawniki e di Poniatowa, verso una lunga fase di nuove sofferenze. Alla nota frase con cui Stroop () comunicò a Berlino la conclusione positiva della sua missione («A Varsavia non esiste più un quartiere abitativo ebraico») potrebbe venir contrapposto ci che Anielewicz lasciò scritto nel suo testamento spirituale: «Il sogno della mia vita è ormai realizzato. L’autodifesa ebraica è ormai un fatto compiuto»”” (pag 472-473) ((257) Ainsztein, ‘Jewish Resistance’, cit., p. 551) [() Il comando venne affidato al generale delle SS Jürgen Stroop, esperto nelle tattiche anti-guerriglia, ndr] Wikip: Resistenza polacca. [nascondi] WP20Symbols CAKE1.svg Il 15 gennaio Wikipedia ha compiuto 20 anni. Partecipa ai festeggiamenti! Resistenza polacca Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search La resistenza polacca è il movimento armato clandestino che durante la seconda guerra mondiale combatté contro l’occupazione militare della Polonia da parte della Germania nazista. La resistenza iniziò quasi subito, sebbene in Polonia non ci fosse molto terreno adatto ad azioni di guerriglia. Indice 1 L’organizzazione e le attività 2 La rivolta di Varsavia 3 La fine 4 Bibliografia 5 Voci correlate 6 Collegamenti esterni L’organizzazione e le attività[modifica | modifica wikitesto] L’Armia Krajowa (AK, “”Esercito nazionale”” in polacco), fedele al governo polacco in esilio a Londra e braccio armato dello Stato segreto polacco, venne formata da un certo numero di piccoli gruppi nel 1942. Dal 1943 l’AK fu in competizione con l’Armia Ludowa (AL, “”Esercito popolare””), appoggiata dall’Unione Sovietica e controllata dal Partito Operaio Polacco (in polacco Polska Partia Robotnicza o PPR). Nel 1944 l’AK aveva circa 380.000 uomini, ma pochi di essi erano armati, mentre l’AL era molto meno numeroso. Le organizzazioni della resistenza polacca eliminarono in totale 150.000 uomini dell’Asse durante l’occupazione. Nell’agosto del 1943 e nel marzo del 1944, lo Stato clandestino polacco annunciò il piano a lungo termine, che faceva parzialmente proprie alcune delle proposte comuniste. Il piano prometteva una riforma agraria, la nazionalizzazione della grande industria, richieste di compensazioni territoriali dalla Germania e il ristabilimento delle frontiere orientali antecedenti al 1939. La principale differenza tra lo Stato clandestino ed i comunisti riguardava, quindi, non le riforme radicali in campo socio-economico, che erano propugnate da entrambi i lati, ma il loro atteggiamento nei confronti della sovranità nazionale, i confini e le relazioni polacco-sovietiche. Nell’aprile del 1943, i tedeschi cominciarono a deportare gli ebrei rimasti dal ghetto di Varsavia, provocandone la rivolta dal 19 aprile al 16 maggio, una delle prime rivolte armate contro i tedeschi in Polonia. Alcune unità dell’AK tentarono di assistere la rivolta del ghetto, ma per la maggior parte gli ebrei furono lasciati soli a combattere. I capi ebrei sapevano che la rivolta sarebbe stata schiacciata, ma preferirono morire combattendo che aspettare di essere deportati per morire nei campi. Durante il 1943 l’Armia Krajowa raccolse le proprie forze in vista di una rivolta nazionale. Il piano ricevette il nome in codice Operazione Tempesta ed iniziò verso la fine del 1943. I suoi elementi maggiormente conosciuti erano l’Operazione Ostra Brama e la rivolta di Varsavia. La rivolta di Varsavia[modifica | modifica wikitesto] Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolta di Varsavia. Nell’agosto del 1944, con l’avvicinarsi delle forze sovietiche a Varsavia, il governo in esilio sollecitò la rivolta della città, cosicché potesse reinstallarsi nella capitale e cercare di prevenire la presa del potere dei comunisti. L’AK, comandata da Tadeusz Komorowski, diede il via alla rivolta. Le truppe sovietiche si trovavano a meno di 20 km dalla capitale ma su ordine dell’Alto Comando Sovietico non fornirono assistenza. Stalin descrisse la rivolta come un'””avventura criminale””. I polacchi chiesero aiuto agli Alleati occidentali e la Royal Air Force e la Forza Aerea Polacca, di base in Italia, paracadutarono alcuni quantitativi di armi ma, come nel 1939, gli aiuti da parte degli alleati furono minimi. I combattimenti a Varsavia furono disperati, con un gran valore mostrato nella lotta strada per strada. L’AK aveva tra i 12.000 e i 20.000 uomini, la maggior parte dei quali con armi leggere, contro una forza ben armata di 20.000 SS e unità dell’esercito regolare. La speranza di Bór-Komorowski di prendere e tenere Varsavia fino al ritorno da Londra del governo in esilio non ebbe mai alcuna seria possibilità di realizzarsi. Dopo 63 giorni di lotta selvaggia la città fu ridotta ad un cumulo di macerie e la vendetta fu dura. Le SS e le unità ausiliarie reclutate tra i disertori sovietici furono particolarmente brutali. La fine[modifica | modifica wikitesto] Dopo la resa di Bór-Komorowski i combattenti dell’AK furono trattati da prigionieri di guerra dai tedeschi, con grande rabbia di Stalin, ma la popolazione civile fu duramente punita. Le perdite polacche totali sono state stimate in 150.000-300.000 morti, 90.000 civili furono mandati nei campi di lavoro in Germania, mentre 60.000 furono spediti nei campi di concentramento e sterminio come Ravensbrück, Auschwitz, Mauthausen e altri. La città fu quasi totalmente distrutta dai demolitori tedeschi. La rivolta di Varsavia permise ai tedeschi di distruggere l’AK come forza combattente, ma il maggior beneficiato fu Stalin, che ne approfittò per imporre un governo comunista alla Polonia del dopoguerra con poco timore di eventuali resistenze armate. Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] M. Kasprzyk storia della Polonia,,volume Quinto, (in inglese). Giorgio VaccarinoStoria della resistenza in Europa, 1938-1945: i paesi dell’Europa centrale, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Feltrinelli,1981″,”POLx-058″ “CORNI Gustavo”,”Hitler stratega.”,”””Infine, si deve ricordare che la strategia di Hitler era limitata all’ambito terrestre. Il suo scarso interesse per la marina era accoppiato al rifiuto delle teorie cosiddette “”navalistiche””, che ipotizzano una priorità dell’arma navale nella creazione di grandi imperi. Egli respinse perciò le pressanti richieste avanzate dai vertici della Reichsmarine (l’arma meno sensibile al richiamo ideologico del nazismo) per un suo sviluppo, non ritenendo di aver bisogno di una forte flotta oceanica prima del 1944. Anche l’aeronautica, voluta da Hitler e da Goering come bandiera propagandistica, venne concepita soprattutto con scopi tattici, fra cui, non ultimo, quello di pressione psicologica sulla popolazione civile”” (pag 53) Gustavo Corni (Modena, 1952), storico del nazismo, insegna Storia contemporanea presso l’Università di Trento ed è specialista di storia della Germania nel XX secolo…”,”GERN-001-FSD” “CORNI Gustavo”,”Hermann Göring.”,”Gustavo Corni (Modena, 1952), storico del nazismo, insegna Storia contemporanea presso l’Università di Trento ed è specialista di storia della Germania nel XX secolo. Ha pubblicato una biografia di Hitler.”,”GERN-002-FSD” “CORNU Auguste”,”Karl Marx e il pensiero moderno.”,”CORNU è uno studioso francese di storia della filosofia, prof di letterature e civiltà comparate all’Univ di Lipsia. Oltre a numerosi saggi pubblicati su varie riviste (‘La Pensée’, ‘Europe’) sul marxismo nei suoi rapporti con l’hegelismo e col socialismo utopistico, CORNU è autore di ‘Karl Marx, l’homme et l’oeuvre’ (tradotto in IT) studio biografico storico sulla formazione del pensiero di MARX. “”Dopo aver posto il principio fondamentale della sua concezione materialistica della storia, Marx traccia a grandi linee l’evoluzione economica e sociale dell’umanità. A differenza dell’animale che subisce l’influenza dell’ambiente senza modificarlo, l’uomo trasforma incessantemente l’ambiente in cui vive, per adattarlo ai propri bisogni. Di conseguenza, l’ambiente dell’uomo non è soltanto, come per l’animale, il suo ambiente naturale, ma anche e soprattutto il suo ambiente sociale (‘L’Ideologia tedesca, Mega, V, pp. 10-11). Ogni generazione, perciò, è determinata dal sistema di produzione trasmesso dalla generazione precedente, che essa modifica secondo i propri bisogni prima di trasmetterlo alla generazione seguente (Ibidem, p. 34). Si hanno così un’azione e una reazione costanti dell’ambiente naturale e sociale sull’uomo e dell’uomo sul suo ambiente; l’uno determina l’altro e nello stesso tempo ne è determinato. E’ ciò che Marx esprime dicendo: “”L’ambiente crea l’uomo nella stessa misura che l’uomo crea l’ambiente”” (Ibidem, p. 28). Questo adattamento progressivo dell’ambiente all’uomo costituisce la storia dell’umanità. Ogni fase della storia è segnata da una nuova fase delle forze di produzione e dei rapporti sociali da esse generati. A forze di produzione determinate corrispondono determinati rapporti sociali, una specifica organizzazione sociale, resa necessaria dalla messa in opera di queste forze e ad esse adeguata; e ogni cambiamento profondo di queste forze trae con sé una modificazione dei rapporti sociali. L’evoluzione storica si effettua in forma dialettica, attraverso l’opposizione, la contraddizione che si stabilisce tra le forze di produzione e l’organizzazione sociale che non evolvono col medesimo ritmo”” [Auguste Cornu, Karl Marx e il pensiero moderno, 1949] (pag 190-191)”,”MADS-032 FILx-088″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx. L’uomo e l’opera. (Dall’ hegelismo al materialismo storico, 1818-1845).”,”1. L’ infanzia, l’ ambiente sociale ed intellettuale. Conversione all’ hegelismo. 2. Karl Marx e la sinistra hegeliana. Il radicalismo filosofico, 1838-1841 3. Il radicalismo politico, 1841-1843. La Gazzetta Renana 4. Dal radicalismo politico al comunismo, marzo 1843 – marzo 1844. Gli Annali franco-tedeschi 5. Formazione del materialismo storico. La Sacra Famiglia, 1844. Tesi su Feuerbach (1845). Conclusioni.”,”MADS-013″ “CORNU Auguste”,”Marx e Engels dal liberalismo al comunismo.”,”Auguste CORNU si è laureato a Parigi nel 1934 con una tesi sulla giovinezza di Marx. Ha insegnato storia della cultura all’Univ Humboldt di Berlino Est. Fra i suoi libri: -M. Hess et la Gauche hegeliana (1934) -K. Marx et la pensee moderne (1948) -Essai de critique marxiste (1951)”,”MADS-185″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx. L’ uomo e l’ opera. (Dall’ hegelismo al materialismo storico, 1818-1845).”,”1. L’infanzia, l’ambiente sociale ed intellettuale. Conversione all’hegelismo. 2. Karl Marx e la sinistra hegeliana. Il radicalismo filosofico, 1838-1841 3. Il radicalismo politico, 1841-1843. La Gazzetta Renana 4. Dal radicalismo politico al comunismo, marzo 1843- marzo 1844. Gli Annali franco-tedeschi 5. Formazione del materialismo storico. La Sacra Famiglia, 1844. Tesi su Feuerbach (1845). Conclusioni.”,”BIOx-053″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx. L’ uomo e l’ opera. (Dall’ hegelismo al materialismo storico, 1818-1845).”,”1. L’infanzia, l’ambiente sociale ed intellettuale. Conversione all’hegelismo. 2. Karl Marx e la sinistra hegeliana. Il radicalismo filosofico, 1838-1841 3. Il radicalismo politico, 1841-1843. La Gazzetta Renana 4. Dal radicalismo politico al comunismo, marzo 1843- marzo 1844. Gli Annali franco-tedeschi 5. Formazione del materialismo storico. La Sacra Famiglia, 1844. Tesi su Feuerbach (1845). Conclusioni.”,”MAES-022″ “CORNU Auguste CUVILLIER Armand LABERENNE Paul PRENANT Lucy”,”A la lumière du marxisme. Tome II. Karl Marx et la pensée moderne. Premiere partie. Auguste Comte. Les utopistes francais. Proudhon.”,”Henri WALLON è stato professore al College de France. “”Ma nel Nuovo Mondo, in un paese di cui Comte si è molto poco occupato durante la vita, il positivismo doveva aver una influenza molto più importante: vogliamo parlare del Brasile. (…) Benjamin Constant aveva anche concepito un piano di una riorganizzazione generale dell’ istruzione. Solo la sua morte nel 1892 gli impedì di condurla a buon fine. Questa morte in occasione della quale l’ Assemblea nazionale proclamò solennemente in linguaggio positivista “”l’ immortalità”” del suo ministro fu da tutti i punti di vista disdicevole, perché sarebbe stato interessante conoscere la reazione del capo del gruppo positivista davanti alle conseguenze della Costituzione del 1891. Se studiamo un po’ più da vicino la storia del Brasile, vediamo, in effetti, che questa Costituzione ha sì permesso alla borghesia di governare senza essere condizionata da un imperatore, ma ha continuato ad eliminare sistematicamente dalla vita politica tutti gli elementi più poveri della popolazione e anche i più numerosi, ovvero gli indiani, gli schiavi neri liberati, i meticci di ogni sorta, esigendo da essi, affinché possano votare, delle condizioni impossibili da realizzare, e tra l’ altro, di saper leggere e scirivere (quando l’ istruzione era ancora troppo poco sviluppata). Lungi da liberare il popolo brasiliano nel suo complesso, essa assicura, più forte che mai, il dominio della razza bianca e più precisamente della borghesia bianca.”” (pag 114-115, Paul Labérenne, Efficacité du positivisme et du marxisme)”,”MADS-362″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx et la pensée moderne. Contribution à l’ étude de la formation du marxisme.”,”CORNU Auguste è Docteur en lettres Agrégé de l’ Université. Il concetto di azione. “”(Marx) risolve questo problema con una critica parallela dell’ idealismo speculativo di Hegel e del materialismo meccanicistico di Feuerbach, critica che conduce a una concezione nuova del mondo. Effettua questa critica ispirandosi al comunismo, che gli sembra il solo capace di realizzare attraverso la soppressione della contraddizione tra modo di appropriazione individuale e modo di produzione collettivo la piena integrazione dell’ uomo nel suo mondo. (…) Il materialismo meccanicista, in effetti, non teneva sufficientemente conto dell’ azione dell’ uomo sul suo ambiente, lo considera al di fuori dell’ attività economica e sociale e conduce a una concezione contemplativa e determinista del mondo che non permette di spiegare né l’ integrazione effettiva dell’ uomo nel suo ambiente, né l’ azione che esercita su questo per trasformarlo. In rapporto al materialismo meccanicista, l’ idealismo, in particolare l’ idealismo hegeliano, ha il merito di sottolineare il ruolo eminente dell’ attività umana nel divenire storico””. (pag 182-183)”,”MADS-363″ “CORNU Auguste”,”La formation du matérialisme historique dans “”L’ Ideologie allemande””. (Estratto dagli Annali dell’ Istituto Giangiacomo Feltrinelli, Anno Sesto, 1963).”,”””In questa collaborazione, Marx apportava ad Engels una concezione più generale e più profonda della vita e della storia umane, che aveva sviluppato dalla sua critica degli effetti economici e sociali del regime della proprietà privata, e di quella della filosofia hegeliana nei ‘Manoscritti di economia politica e di filosofia; Engels, da parte sua, offriva a Marx attraverso la sua analisi della situazione della classe operaia in Inghilterra, un esempio luminoso di applicazione dei principi del materialismo storico allo studio della storia, applicazione che restava solo da approfondire e generalizzare per arrivare alla concezione della storia considerata come il prodotto dello sviluppo dialettico delle forze di produzione e dei rapporti di produzione.”” (pag 35)”,”MAES-055″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx. L’uomo e l’opera. Dallo hegelismo al materialismo storico, 1818-1845.”,”1. L’ infanzia, l’ ambiente sociale ed intellettuale. Conversione all’ hegelismo. 2. Karl Marx e la sinistra hegeliana. Il radicalismo filosofico, 1838-1841 3. Il radicalismo politico, 1841-1843. La Gazzetta Renana 4. Dal radicalismo politico al comunismo, marzo 1843 – marzo 1844. Gli Annali franco-tedeschi 5. Formazione del materialismo storico. La Sacra Famiglia, 1844. Tesi su Feuerbach (1845). Conclusioni. 2° copia; Lit 400 Critica Marx diritti uomo pag 295 “”Marx gli rimproverò con amarezza di aver abbandonato, contrariamente all’impegno preso personalmente con lui, la pubblicazione della rivista (Annali, ndr), e di averlo lasciato senza mezzi. Questo rimprovero era tanto più fondato in quanto Ruge, che aveva ricoperto le spese, fece, come attesta Hess, il gesto piuttosto antipatico di pagargli quanto gli doveva con copie della rivista, lasciando a lui la cura di venderle. Non era nel carattere di Marx, così schietto e perfino brutale, badar troppo alle forme nel romper le relazioni. L’aveva già dimostrato con i Bauer e con i “”Liberi””, e agì press’a poco nella stessa maniera con Ruge. La causa immediata, o piuttosto il pretesto della rottura, fu una discussione a proposito di Herwegh, a cui Ruge rimproverava, del resto a ragione, una leggerezza di costumi che ne macchiava il genio, mentre Marx si rifiutava di giudicare il poeta rivoluzionario nella sua vita privata.”” (pag 280-281) “”Questa rottura segnava la fine del movimento giovane-hegeliano, che si divideva in anarchismo da una parte e in comunismo dall’altra. La ragione profonda di questa divisione era nel fallimento del radicalismo politico, che aveva posto per la sinistra hegeliana il problema dello Stato e con esso il problema sociale. Gli uni, con B. Bauer e Stirner, tendevano a risolvere questi due problemi per mezzo dell’individualismo anarchico, il che li portava a condannare tutto ciò che si oppone all’autonomia dell’individuo: religione, Stato, società, e ad allontanarsi dal movimento politico e sociale. Gli altri invece, evolvendo verso un radicalismo sociale che si ispirava alla dottrina di Feuerbach, si sforzavano di stabilire un più stretto legame tra la filosofia e l’azione sociale. Respingendo il liberalismo che portava al popolo soltanto l’emancipazione politica, cioè un’emancipazione parziale, essi pensavano che solo la democrazia sociale fosse capace di realizzare l’umanesimo, abolendo la proprietà privata, fonte dell’egoismo, e tendevano quindi a passare dal radicalismo politico al comunismo””. (pag 282) Critica Marx diritti uomo (pag 295)”,”MADS-447″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx et Friedrich Engels. Leur vie et leur oeuvre. Tome premier. Les années d’enfance et de jeunesse. La gauche hégélienne 1818/1820 – 1844 .”,”Volume primo Il giovane Engels: “”Condamnant en même temps le piétisme, dans lequel il ne voit plus qu’un soutien de la réaction, il adopte une conception rationaliste et libérale de la religion. Il écrit en effet dans cette même lettre à Fr. Gräber: «Je te le dis, Fréderic, si tu deviens un jour pasteur, tu pourras être orthodoxe autant que tu le voudras, ma si tu deviens un piétiste qui insulte la «Jeune Allemagne» et fait de la ‘Gazette évangélique’ son oracle, alors, je te le dis, tu auras affaire à moi. Je n’ai jamais été piétiste, j’ai été pendant un certain temps mystique, mais ce sont là des temps passés: je suis maintenant un supra-naturaliste convaincus et relativement très libéral (2)». On voit par cette lettre comment il se dégageait maintenant entièrement du dogme et devenait en même temps un partisan déterminé de la Jeune Allemagne dont il adoptait les idées, évoluant ainsi ver un libéralisme à la fois religieux et politique. Ces conceptions nouvelles, qui attisent en lui l’ardeur au combat, trouvent leurs expression dans un fragment de tragicomédie, ‘Siefried à la peau cornée’, qu’il envois le 1er mai 1839 à Fr. Gräber (3). Contrairement aux premières poésies, ‘Les Bédouins’ et ‘Floride’, dans lesquelles le désir de libération et de liberté s’exprimait sur un mode élégiaque, son désir de combattre pour se libérer se manifeste ici sous les traits du jeune Siegfried, brisant tous les obstacles qui s’opposent à lui. Il décrit avec enthousiasme comment celui-ci quitte le château de son père, pour se précipiter impétueusement dans le tourbillon de la vie et aller au devant de son destin et fait dire à Siegfried, qui se compare à un torrent déchaîné balayant tous les obstacles: “”Le torrent sauvage se précipite impétueusement à travers la gorge boisée; devant lui les pins s’ecroulent en mugissant, c’esta ainsi qu’il fraye sa voie. Je veux être comme ce torrent et me frayer tout seul ma route (4)””. Ce désir de lutter qui s’exprimait de façon encore vague devait bientôt prendre un caractère plus précis du fait que Fr. Engels allait maintenant s’engager dans le mouvement libéral et démocratique. Dans sa lutte pour accéder à la vérité et à la liberté, Fr. Engels s’était tout d’abord libéré du piétisme étroit qui régnait dans sa famille et de la stricte orthodoxie qu’il avait trouvée à Brême”” (pag 130-131) [August Cornu, ‘Karl Marx et Friedrich Engels. Leur vie et leur oeuvre. Tome premier. Les années d’enfance et de jeunesse. La gauche hégélienne 1818/1820 – 1844’, Paris, 1955] [(2) Cf. Mega, I, t. II, pp. 504; (3) Ibd., pp. 507-515, Lettre à Fr. Gräber du 23 avril-1er mai 1839; (4) Cf. Mega, I, t. II, pp. 508-509] (pag 130-131)”,”MADS-207″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx et Friedrich Engels. Leur vie et leur oeuvre. Tome second. Du libéralisme démocratique au communisme. La “”Gazette rhenane””. Les “”Annales franco-allemandes””, 1842-1844.”,”Volume secondo “”Le dépassement de l’idéologie jeune hégelienne et son [F. Engels] orientation vers la conception matérialiste de l’histoire devaient cependant s’accentuer à mesure qu’il participait plus activement à la vie anglaise et aux luttes de la classe ouvriere. Comme il l’avait fait à Brême, il ne se laissait pas accaparer par sa tâche professionelle et ne restait pas confiné dans son bureau, mais prenait au contraire une part de plus en plus active au mouvement intellectuel, politique et social anglais. Il lisait avec beaucoup d’intérêt la presse qui, n’étant pas baillonnée, comme en Allemagne, par la censure, traitait très librement les questions politiques et sociales. Il étudiait en même temps la littérature anglaise, appréciant surtout les écrivains qui critiquaient les idées admises et les institutions comme Shelley, adversaire du christianisme et de la royauté et Carlyle qui dénonçait les tares de la société bourgeoise. Il s’intéressait plus encore aux causes et aux effets de la grande révolution industrielle qui avait, si profondément transformé la société anglaise, en particulier aux crises économiques et à leurs conséquences sociales, ce qui l’amenait à entreprendre l’étude des grands économistes anglais. Ce qui le passionnait avant tout, dans sa convinction que l’Angleterre était à la veille d’une grande révolution sociale, c’était la lutte du prolétariat anglais, qui revendiquait ses droits avec une vigueur croissante. Quand on pense avec quelle véhémence il avait déja dénoncé dans les ‘Lettres de la vallée de la Wupper’ l’exploitation des ouvriers par le patronat de Barmen et d’Elberfeld, on peut imaginer combien sa réaction devant la misère plus affreuse encore du prolétariat anglais devait être plus forte, maintenant qu’il était mû non plus simplement par des sentiments humanitaires mais par une profonde convinction communiste et avec quelle ardeur il allait participer au combat de ce prolétariat, qui portait en lui l’espoir de la révolution libératrice. Ce qui le rapprochait plus encore du prolétariat anglais, c’était la connaissance qu’il faisait alors de Mary Burns, qui devait devenir sa compagne. Cette jeune ouvrière irlandaise, qui connaissait par expérience tout le poids et l’horreur de l’exploitation capitaliste incarnait à ses yeux la classe ouvrière par sa droiture, son esprit révolutionnaire et son dévouement à la cause du prolétariat. Il visitait avec elle les quartiers pauvres de Manchester, qu’il connaissait bientôt mieux que la plupart des habitants de la ville et dont il devait donner une description saisissante dans son live ‘La situation de la classe ouvrière en Angleterre’, se rendant ainsi compte par lui même des misérables conditions de vie du prolétariat anglais. Il prenait en même temps part à l’activité politique de celui-ci, fréquentant en particulier les réunions qui se tenaient dans une très grande salle, le «Hall» ou plusieurs milliers d’ouvriers se rassemblaient chaque dimanche, pour écouter les discours d’orateurs socialistes. Il y entendait souvent le principal d’entre eux Watts, dont il lisait avec beaucoup d’interêt les brochures sur l’existence de Dieu et sur l’économie politique. Sa foi dans la mission historique du prolétariat et dans la révolution sociale était renforcée par la lecture d’ouvrages socialistes et communistes en particulier des écrits du théoricien du Chartisme O’Brien (1) et du livre de Weitling ‘Garanties de l’harmonie et de la liberté’ paru en décembre 1842, qu’il se procura aussitôt et qui l’enthousiasma au point que, considérant maintenant Weitling avec hess comme le principal représentant du mouvement communiste allemand, il voulut traduire aussitôt de larges extraits de son livre en anglais (2). Sa maturité politique plus grande et l’elargissement des ses conceptions sociales se manifestaient dans les articles qu’il envoyat, après la suppression de la ‘Gazette rhénane’ au ‘Republicain suisse’ et qui parurent en mai et en juin 1843, sous le titre de ‘Lettres de Londres’ (3). Comme dans les correspondances adressés à la ‘Gazette rhénane’ il décrivait la situation de l’Angleterre sous l’aspect de l’imminente révolution sociale, qui devait, pensait-il, éclater lors de la crise qui résulterait de la diminution des droits d’entrée sur les blés. (…) Il croyait du reste que toute cette agitation se terminerait par un compromis entre les torys et les whigs, conforme à la politique de «juste milieu» de ces derniers et il espérait que les chartistes profiteraient du mécontentement populaire pour s’allier au prolétariat agraire et provoquer un soulèvement général de la classe ouvriere. (…) Si le Chartisme n’a pas encore réussi à s’emparer du pouvoir, et surtout parce qu’il dispose pas d’un parti puissant au Parlement et surtout parce qu’il manque de l’énergie révolutionnaire nécessaire et d’une claire doctrine sociale. Il devrait, sur le premier point, prendre modèle sur les Irlandais doublement opprimés en tant qu’ouvriers, par les grands propriétaires fonciers et en tant qu’Irlandais, par les Anglais. Réduits à la famine les Irlandais s’étaient groupés autour d’un grand agitateur O’Connel, qui réunissait alors des foules de 100.000 à 400.000 personnes. O’Connel n’était malheuresement pas un chef digne d’eux. Partisan, malgré ses allures révolutionnaires d’une politique opportuniste, il songeait moins à appeler le peuple irlandais à l’action, qu’à pactiser avec les libéraux (4). Pour triompher, le Chartisme devait, disait Engels, non seulement emprunter aux Irlandais leur courage révolutionnaire, mais aussi aux socialistes leur doctrine, pour arriver à une notion plus claire des buts à atteindre”” [Auguste Cornu, ‘Karl Marx et Friedrich Engels. Leur vie et leur oeuvre. Tome second. Du libéralisme démocratique au communisme. La “”Gazette rhenane””. Les “”Annales franco-allemandes””, 1842-1844’, Paris, 1958] [(1) C. Th. Rothstein, ‘Les doctrinaires de la lutte de classes avant Marx (Verkünder des Klassenkampfes vor Marx), Neue Zeit, 1907-1908, pp. 836 et suiv., 904 et suiv.; (2) Cf. article de Engels dans ‘The New Moral World’ (Progrès de la réforme sociale sur le continent’), novembre 1843. Mega, I, t. II, pp. 365-376; (3) Ces lettres furent en réalité écrites à Manchester, Cf. Mega, I, t. II, pp. 365-376; (4) Cf. Mega, I, t. II, pp. 374-376] (pag 180-181-183)”,”MADS-207-B” “CORNU Auguste BADIA Gilbert STIEHLER Gottfried GIRAULT Jacques MARCELLESI Jean-Baptiste ADERETH Max”,”La participation de Friedrich Engels à l’élaboration du matérialisme historique (1842-1846) (Cornu) – Lettres de jeunesse de Marx et d’Engels (Badia) – La philosophie de Hegel, source théorique de la conception du monde révolutionnaire (Stiehler) – Mises au point sur certains aspects de la vie et du rôle du jeune Lafargue (Girault) – Problèmes socio-linguistique: Le Congrès de Tours (Marcellesi) – L’oeuvre d’Elsa Triolet (Adereth).”,”Speciale per il 150° della nascita di Engels (28 novembre 1820) L’incontro con Marx “”La section parisienne de L’Association Internationale des Travailleurs est fondée en janvier 1865. On ne sait quand Lafargue y adhéra. En février 1865, d’après ses souvenirs, il se rend à Londres pour présenter au Conseil Général de l’AIT, un rapport sur la situation du mouvement ouvrier à Paris. A ce propos, il note: «De toute ma vie, je n’oublierai l’impression que me fit cette première visite» (14). Cette mission peut étonner car les ouvriers parisiens, de formation proudhonienne, se méfiaient es intellectuels. Ici non plus, aucune preuve ne vient corroborer ce mystérieux voyage. S’il a eu lieu, on peut donc supposer qu’à cette date Lafargue est parisien et inscrit à l’Ecole de Médecine parisienne. Ruth Stolz (15) traduit en allemand des lettres déjà publiées par E. Bottigelli (16) et apporte des documents nouveaux (les «confessions» de Laura Marx et de Paul Lafargue, des lettres, des photos, etc.) sur les relations personnelles de Lafargue et de Marx. Elle insiste sur l’impression que fit la vie intime de la famille Marx sur le jeune étudiant français. Dans cette période, Marx compose ‘Le Capital’. Ses réflexions et ses recherches ont été déterminantes pour l’orientation future de Lafargue. A quel moment devient-il membre du Conseil Général de l’AIT? R. Stolz avance le 6 mars, d’autres biographes, le 26 mars. Cette date est importante, car elle done plus valeur au célèbre extrait souvent cité d’une lettre de Marx à sa fille Laura du 20 mars 1866. «That damned boy Lafargue pesters me with his Proudhonism, and will not rest, it seems, until I have administered to him a sound cudgelling of his Creole pate» (17). Marx est attentif à la fortune personnelle de Lafargue quand ce dernier s’éprend de Laura. Nous avons publié dans l’introduction aux textes choisis de Lafargue (Ed. Sociales) une lettre de Marx très utile pour une meilleurs connaissance des deux hommes”” [Jacques Girault, ‘Mis au point sur certains aspects de la vie et du rôle du jeune Lafargue’, La Pensée, Paris, n. 153, Octobre 1970] [(14) P. Lafargue, ‘Souvenirs sur Marx’, Paris, 1935, p. 4; (15) R. Stolz, livre cité [Karl Marx, ‘Wie ich meinen Schwiegersohn erzog’, présentation de Ruth Stolz, Dietz Verlag Berlin, 1969]; (16) E. Bottigelli, article cité; (17) «Ce sacré Lafargue m’empoisonne avec son proudhonisme, et ne cessera, semble-t-il, que quand je lui aurai administré une bonne bâtonnade sur sa caboche de Créole»] (pag 52)”,”MAES-179″ “CORNU Auguste”,”Karl Marx e il pensiero moderno.”,”Auguste Cornu è un eminente studioso francese di storia della filosofia, professore di letterature e civiltà comparate all’Università di Lipsia. Dal 1913 milita nel movimento operaio. Oltre a numerosi saggi pubblicati in varie riviste, (La Pensée, Europe ecc.) sul marxismo nei suoi rapporti con l’hegelismo e col socialismo utopistico, Cornu è l’autore di un Karl Marx, l’homme et l’oeuvre, studio biografico-storico sulla formazione del pensiero di Marx, che per il rigore storico e filosofico e la ricchezza della documentazione ha segnato una tappa importante nella linea più moderna delle ricerche intorno al marxismo. Karl Marx et la pensée moderne, che presentiamo in italia, è uscito in Francia nel 1948 presso le Editions Sociales.”,”MADS-011-FV” “CORNU Auguste”,”Marx e Engels dal liberalismo al comunismo.”,”Il giovane Marx: ‘considerare innanzi tutto quali possibilità ci offra di lavorare alla felicità dell’umanità’ “”All’esame, ch’egli [Marx] sostenne nell’agosto del 1835, le sue prove furono in complesso soddisfacenti. I suoi componimenti scritti, specie quelli di religione e di lingua tedesca, costituiscono un documento assai interessante, non solo della sua formazione intellettuale e delle sue cognizioni ma anche della sua ‘forma mentis’, del suo carattere, e delle sue tendenze politiche, che già si manifestavano. (…) Sin da allora, K. Marx si rivela, come suo padre, alieno da ogni credo dogmatico: in lui la filosofia razionalistica ha il sopravvento sulla religione. Questa filosofia, che lo porta a sostituire alla concezione religiosa della vita umana la fede nella destinazione morale dell’uomo, trova ancor più netta espressione nel componimento in tedesco: “”Riflessioni di un giovane sulla scelta di una carriera”” (42), che, prestandosi meglio allo sviluppo di idee personali, costituisce la sua prova migliore. Egli muove dall’idea, sulla quale ritornerà spesso più tardi, che, a differenza dell’animale, la cui vita è determinata dalle circostanze, l’uomo si sforza di determinare liberamente la propria (43). Questa libertà si manifesta in particolare nella scelta di una carriera. La scelta, a dire il vero, non è assolutamente libera, perché è in parte dettata dal corso stesso della vita sociale in cui siamo inseriti. “”Non sempre possiamo”” egli scrive, “”abbracciare la professione alla quale ci crediamo destinati: infatti la nostra condizione nella società, in una certa misura, è già iniziata prima che siamo in grado di determinarla”” (44). Senza esagerare l’importanza di questa frase, che, in questo componimento tutto penetrato di idealismo, ha soltanto il valore di un’osservazione incidentale, né scorgervi un preannunzio del materialismo storico, è interessante notare che in essa K. Marx sottolinea per la prima volta la funzione dei rapporti sociali nella determinazione della vita degli uomini”” (pag 78-79) [(42) Mega, I, vol. I.2 pp. 164-167; (43) Ibid. p. 164; (44) Ibid., p. 165]”,”MADS-019-FV” “CORNU Auguste”,”Moses Hess et la gauche hégélienne.”,”Dedica dell’autore ai suoi maestri Henri Lichtenberger e J.E. Spenlé. Sul rapporto tra M. Hess e K. Marx si veda in particolare il capitolo VI: ‘M. Hess et K. Marx. Le socialisme «vrai» et le socialisme «scientifique»’ (pag 86-108). ‘Le premier adepte que Hess gagna à cette doctrine fut F. Engels qui, allant de Berlin en Angleterrre, s’arrêta quelques jours à Cologne, à la fin d’octobre 1842. Reçu assez fraîchement par K. Marx à cause des ses attaches avec les Jeunes Hégéliens de Berlin, il trouva auprès de Hess un accueil cordial. Porté par tempérament à l’action, Engels ne pouvait pas se satisfaire de la critique stérile de B. Bauer et des ses amis et, comme il partageait les idées de Hess sur l’insuffisance du libéralisme et des réformes politiques, en lui montrant qu’il était la conséquence nécessaire de la doctrine de Feuerbach, et que seul il apportait une solution satisfaisante à la question sociale (140). Quelques mois plus tard, le 19 juillet 1843, M. Hess tout fier encore d’avoir fait une telle recrue, écrivait Auerbach: «L’année dernière, alors que j’étais sur le point d’aller à Paris, Engels, qui est maintenant en Angleterre où il écrit un gros ouvrage sur ce pays, arriva à Cologne, venant de Berlin; nous parlâmes des questions du jour, et lui est un révolutionnaire de l’an I, me quitta entièrement converti au communisme. C’est ainsi que j’exerce mes ravages»’ (pag 64-65) [(140) Cf. Marx, ‘Engels ‘Gesamtausgabe, B, II, New-Moral World, 18 nov. 1843’. F. Engels, ‘Progress of social Reform on the Continent’, p. 448. «As early as autumn 1842, some of the party contented for the insufficiency of political change, and declared their opinion to be, that a social Revolution based upon common property, was the only state of mankind agreeing with their abstract principles. But even the leader of the party, such as Dr Bauer, Dr Feuerbach and Dr Ruge, were not the prepared for this decided step. The political paper of the party the ‘Rhenisch Gazette’, published some papers advocating communism, but without the wished for effect. Communism, however, was such a necessary consequence of New Hegelian philosophy, that no opposition could keep it down, and in the course of this present year the originators of it had the satisfaction of seeing one republican after the other join their ranks. Beside Dr Hess… who was in fact the first communist in the party, there are now a great many others»]”,”SOCU-223″ “CORNU Auguste”,”Marx e Engels dal liberalismo al comunismo.”,”Auguste Cornu si è laureato a Parigi nel 1934 con una tesi sulla giovinezza di Marx. Ha insegnato storia della cultura all’Univ Humboldt di Berlino Est. Fra i suoi libri: M. Hess et la Gauche hegeliana (1934); K. Marx et la pensee moderne (1948); Essai de critique marxiste (1951) – Infanzia e adolescenza – Formazione della sinistra hegeliana – Radicalismo politico – Gazzetta renana (1842-43) – Passaggio al comunismo – ‘Annali franco-tedeschi'”,”MAES-003-FF” “CORNWALL John, a cura di Riccardo PARBONI”,”Le condizioni per la ripresa economica. Un’analisi postkeynesiana.”,”John Cornwall, professore di economia presso la Dalhousie University di Halifax, oltre a numerosi saggi ed articoli sulla teoria della crescita, è autore di: Growth and Stability in a Mature Economy, Modern Capitalism: its Growth and Transformation, The Condition for Economic Recovery: A Post-Keynesian Analysis.”,”ECOT-210-FL” “CORNWELL John”,”Il papa di Hitler. La storia segreta di Pio XII.”,”””La Pascendi è d’ importanza cruciale nella storia della Chiesa cattolica del XX secolo, poiché fissò gran parte dei toni dogmatici e accentratori dell’ insegnamento papale fino al Concilio Vaticano II all’ inizio degli anni Sessanta.”” “”Nel frattempo, Pio X ebbe parole aspre per i presunti errori dell’ americanismo, che riteneva ancora vivo negli Stati Uniti. Insinuando che l’ americanismo fosse stato un precursore del modernismo, il pontefice dichiarò che “”in fatto di morale, (i modernisti) danno voga la principio degli americanisti, che le virtù attive debbano anteporsi alle passive, e di quelle promuovere l’ esercizio, con prevalenza su queste.”” “” (pag 66)”,”RELC-137″ “CORRADI Daniele DEL-TURCO Deborah a cura”,”Catalogo Scienze giuridiche 2004-2005.”,”La rivoluzione francese e i giuristi italiani dell’ Ottocento. “”Non ci sorprende di leggere nelle Istituzioni di Francesco Forti . siamo in Toscana nel 1838 . un giudizio molto riduttivo della Rivoluzione: “”la rivoluzione francese offendeva le opinioni e le naturali affezioni de’ popoli d’ Italia. Aveva tra noi pure dei partigiani, che sinceramente credevano i modi francesi conducevoli al bene dei popoli; ma il maggior numero era decisamente avverso. Neppure il governo di Bonaparte potè conciliare le opinioni popolari a favor della rivoluzione francese.”” (pag 5)”,”DIRx-007″ “CORRADI Egisto NASI Franco PECORINI Giorgio collaborazione di Flavio COSTANTINI Luciano REBUFFO”,”Le città del ferro.”,”I genovesi devastano Piombino (pag 78) “”Prima storia. Siamo a Pegli, sulla collina di Multedo. Costruita nel XVI secolo dai Lomellini (uno dei quali, Agostino, fu doge della Repubblica nel 1760) la villa, di cui era notevolissimo il giardino curato dal celebre architetto Andrea Tagliafichi, divenne proprietà dei conti Rostan D’Ançezune nella seconda metà dell’Ottocento. Poi andò ai marchesi Reggio, per essere adattata prima a ricovero di orfane di guerra e quindi a convitto femminile, tenuto dalle suore di Don Bosco. Passata al Comune, nel 1932 si annunciava che un apposito piano regolatore, approvato dalla regia Soprintendenza ai monumenti, “”lasciando intatto il magnifico sfondo della villa e regolandone l’accesso attraverso il rettilineo con la visuale sul mare”” concedeva le aree intorno alla costruzione di villini, “”formando così una zona magnifica di abitazioni signorili, destinate ad accrescere le attrattive di Pegli””. In realtà, con l’indoratura della solita pillola, la speculazione edilizia vestita da agnello si divorava l’ambiente, pur mostrando qualche reverenza. Andò invece che, dopo la guerra, la zona è stata assediata dagli impianti petroliferi, e la villa ha ospitato un circolo ricreativo e un campo sportivo che ha praticamente distrutto il parco. Ospitare un circolo ricreativo e un campo sportivo non è cattivo destino, per una villa: se vi è rispetto dell’ambiente. Purtroppo, il rispetto non c’è stato.”” (pag 16)”,”ITAE-206″ “CORRADI Cristina”,”Storia dei marxismi in Italia.”,”CORRADI Cristina”,”MITC-101″ “CORRADI Cristina”,”Storia dei marxismi in Italia.”,”CORRADI Cristina”,”STOx-001-FC” “CORRADINI Piero”,”Il Giappone e la sua storia.”,”Piero CORRADINI è nato a Roma il 30.1.1933. Fin dalla prima giovinezza si è dedicato all’ insegnamento elementare e secondario. Provveditore agli studi nel 1970, è passato poi all’ insegnamento universitario, prima quale professore ordinario di Storia e Civiltà dell’ Estremo Oriente nell’ Istituto Universitario Orientale di Napoli (1970-75), poi di Storia e Istituzioni dei Paesi Afroasiatici nell’ Università di Macerata (1975-1985) e infine di Storia dell? Asia orientale nell’ Università di Roma ‘La Sapienza’ (1985…). E’ stato Direttore dell’ Istituto Italiano di Cultura di Tokyo (1979-81) e dell’ Istituto di Cultura di Pechino (1988-91). Ha al suo attivo oltre 150 pubblicazioni tra monografie e articoli scientifici e di divulgazione.”,”JAPx-025″ “CORRADINI Enrico, a cura di Luigi STRAPPINI”,”Scritti e discorsi, 1901-1914.”,”Enrico CORRADINI (1865-1931) uomo politico fondatore della rivista ‘Il Regno’ (1903) e del giornale ‘L’ Idea nazionale’ (1911) fu il principale esponente del movimento nazionalista italiano, di cui ottenne la fusione con il Partito fascista (1923). (EUG) “”In realtà la guerra non è se non una necessità per le nazioni che sono o tendono a diventare imperialiste, quando non tendano a perire, secondo l’eterno verso di Dante che tutto seppe: “”Perché una gente impera e l’ altra langue””””(1). (pag 135)”,”ITAA-063″ “CORRADINI Enrico”,”Discorsi politici (1902-1924).”,”””Ed ecco l’ istinto individuale imperialista, istinto di concentramento e di estensione, radice di tutti gli imperialismi. Ed ecco ciò che un santo padre della dottrina imperialista, un filosofo, ancora un inglese, Tommaso Hobbes, chiama il desiderio del potere. Da altri sarà chiamato l’ istinto della sovranità e da altri finalmente la volontà di potenza. Perché insomma l’ imperialismo è una dottrina universale. Non è soltanto una dottrina e una pratica d’ un particolare dominio, è una dottrina universale di tutta la vita. Per rispetto a chi lo esercita, noi abbiamo visto un imperialismo di classe, o socialismo, o sindacalismo che sia; e poi un imperialismo di nazione, un altro di continente, un altro dell’ intera umanità. Abbiamo visto al principio di tutti gli altri stare l’ imperialismo individuale. Per il metodo potremmo distinguere un imperialismo guerresco e uno pacifico. E per il contenuto, un imperialismo economico, uno politico, morale, scientifico, artistico, religioso, di tutta quanta la civiltà””. (pag 67)”,”ITAF-164″ “CORRADINI Enrico”,”Il nazionalismo italiano.”,”””E nel 1882, Francesco Crispi, uomo di stato come il Mancini non era, sentì quello stesso equilibrio rotto anche dalla parte d’oriente, quando gli inglesi per l’Egitto chiesero la cooperazione delle armi italiane e non l’ebbero. Egli allora correndo fra Roma e Londra incitò il Mancini prima a prendere, poi a riprendere i negoziati con l’Inghilterra dicendo: “”Bisogna intervenire in Egitto. Se resteremo inerti, la Francia si consoliderà nella Tunisia e sarà in pericolo la Tripolitania. Il Mediterraneo ci sarà tolto per sempre””.”” (pag 250)”,”ITAD-110″ “CORRADINI Piero”,”La Cina.”,”””La presenza attiva di un partito comunista sulla scena politica cinese ebbe una grande importanza, come dimostreranno gli avvenimenti successivi. Per quanto molto attivo, esso però contava in principio pochissimi membri per cui, anche su consiglio dell’inviato di Lenin, Adolfo Joffe, esso preferì allearsi con il Kuo-min-tang e partecipare alla sua attività. Da quando Sun Yat-sen era stato costretto a Yuan Shik-kai a rifugiarsi in Giappone, il Kuo-min-tang aveva avuto una vita piuttosto stentata. Sun Yat-sen era riuscito bensì a rientrare in Cina nel 1917, ma le dispute tra i vari “”Signori della Guerra”” lo avevano travolto. Non disponendo di mezzi, era costretto ad appoggiarsi ora all’uno ora ll’altro capo militare e, se anche nel 1921 era riuscito a fondare un proprio governo a Canton, né lui né il suo partito rappresentavano una forza politica effettiva. La decisione dei comunisti di collaborare col Kuo-min-tang, il cui nome, prestigioso per via della rivoluzione del 1911, poteva attirar bene le masse, diede nuova linfa a quel movimento. L’Unione Sovietica, infatti, aiutò concretamente Sun Yat-sen a riorganizzare il suo partito, inviando fondi ed esperti a Canton e accettando studenti cinesi nelle scuole politiche e militari di Mosca. In breve il Kuo-min-tang, nelle cui file venivano ora ammessi anche i comunisti, fu riorganizzato sul modello del partito comunista dell’URSS, con tanto di cellule, commissari politici e ‘politburo’. Insieme al partito, si costituivano anche forze armate addestrate e istruite da ufficiali russi; dall’Accademia Militare di Whampoa (un’isoletta vicino a Canton), diretta dal giovane generale Chiang Kai.shek (1886) dovevano uscire i migliori quadri dei futuri eserciti cinesi, sia nazionalisti che comunisti. Nel 1925 l’opera di preparazione era terminata. Prima di intraprendere, però, una nuova guerra civile, Sun Yat-sen volle fare un tentativo per convincere i governanti del nord ad un accordo. Per questo si recò a Pechino: qui si scontrò con un netto rifiuto da parte del presidente Tsao Kun (famoso per essersi fatto eleggere corrompendo tutti i membri del Parlamento di Pechino) e del “”Signore della Guerra”” Wu Pei-fu A Pechino, Sun Yat-sen si aggravò ammalandosi e morì in ospedale (12 marzo 1925). Il compito di proseguire la sua opera toccò al generale Chiang Kai-shek, succedutogli a capo del governo di Canton”” (pag 256-257)”,”CINx-293″ “CORRAO Francesca M., a cura; saggi di Francesca M. CORRAO Marta CARIELLO Danila GENOVESE Aldo NICOSIA Gennaro GERVASIO Lorenzo TROMBETTA Luca ANCESCHI Michelangelo GUIDA Silvia ROSSI”,”L’ Islam dopo l’ 11 settembre. Le opinioni e l’ informazione.”,”Saggi di Francesca M. CORRAO Marta CARIELLO Danila GENOVESE Aldo NICOSIA Gennaro GERVASIO Lorenzo TROMBETTA Luca ANCESCHI Michelangelo GUIDA Silvia ROSSI. Contiene il saggio di Michelangelo GUIDA ‘Le reazioni in Turchia’ e quello di Silvia ROSSI, ‘La strategia Usa e le sue implicazioni per la Siria’.”,”VIOx-114″ “CORRAO Francesca Maria a cura; contributi di Gennaro GERVASIO Aldo NICOSIA Simone SIBILIO Andrea TETI Lorenzo TROMBETTA”,”Le rivoluzioni arabe. La transizione mediterranea.”,”CORRAO Francesca Maria ordinario di lingua e cultura araba presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università Luiss Guido Carli.”,”VIOx-172″ “CORREARD F.”,”Michelet.”,”Jules MICHELET (1798-1874) storico francese nella sua opera lo scrupolo documentario si è associato ad una visione mistica del popolo, come grande protagonista e vittima della storia. Ha scritto una storia della rivoluzione francese e una storia di Francia.”,”FRAD-038″ “CORRENTI Santi”,”La Sicilia del Seicento. Società e cultura.”,”””I problemi storici non si risolvono se non avviandoli a semplificazione e riducendoli alle loro linee essenziali e decisive”” (C. Jannaco, Il Seicento, Milano, 1963) (in apertura) Santi Correnti (Riposto, 1924) ha per primo conseguito la libera docenza in Storia della Sicilia, insegnata presso l’Istituto Universitaria di Magistero a Catania. Fondatore dell’Istituto Siciliano di Cultura Regionale e della ‘Rivista storica siciliana’, ha pubblicato innumerevoli opere sulla storia della regione.”,”ITAG-006-FGB” “CORRIAS Pino”,”Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi a Milano.”,”Pino CORRIAS (Savona 1955) vive e lavora a Milano. Inviato speciale de ‘La Stampa’ scrive di politica, costume e cronaca (nera). Ha pubblicato con Massimo GRANELLINI e Curzio MALTESE ‘1994. Colpo grosso’.”,”ITAC-047″ “CORRIAS Pino”,”Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi a Milano.”,”Pino Corrias (Savona 1955) giornalista, inviato del giornale ‘La Stampa’, vive e lavora a Milano (1993). Negli anni ha collaborato a Radio Popolare, ‘Lotta continua’, ‘Panorama Mese’, ‘Epoca’, ‘Stampa Alternativa’, Linea d’Ombra’. Nel 1979 ha pubblicato con Savelli il racconto lungo ‘Inverni’. “”L’ex senatore Pci Fusi: «Nelle miniere si lavorava ancora a cottimo, secondo un sistema che aveva introdotto il fascismo e che la Montecatini si guardò bene dall’abolire. Il cottimo stabiliva quanti vagoni dovevano essere riempiti ogni giorno. Chi non raggiungeva la quantità fissata, veniva punito con multe e detrazioni di salario. Nel 1951, il partito guidò contro il cottimo una delle più grandi e drammatiche lotte del dopoguerra, che non servì: fummo sconfitti dopo cinque mesi di sciopero generale”” (pag 47)”,”BIOx-002-FMDP” “CORRIDONI Filippo, a cura di Andrea BENZI”,”«…Per le mie idee…» Lettere, frammenti epistolari, cartoline dal fronte.”,”Filippo Corridoni (1887-1915), giunto giovanissimo a Milano come disegnatore meccanico, milita nelle file socialiste e svolge propaganda antimilitarista. Costretto a riparare il Francia, rientra in Italia e partecipa alle lotte contadine del 1908 a Parma. Torna a Milano, dove intesifica la sua azione fra le file dei lavoratori. Trasferitosi a Bologna, è di nuovo a Milano per organizzare gli scioperi del 1913. Oratore straordinario, articolista acuto e polemico, entra ed esce dal carcere di S. Vittore. Nel 1914 sposa la causa della guerra contro l’Austria e la Germania e diventa uno dei capi, con De Ambris e Mussolini, dell’interventismo sindacalista, socialista, anarchico e repubblicano. Muore il 23 ottobre del 1915 in un assalto alla mitica tricea delle Frasche. La Collana Labor, diretta da Andrea Benzi, si propone la pubblicazione dei testi del sindacalismo rivoluzionario e del sindacalismo nazionale e fascista.”,”ITAB-032-FL” “CORRIDONI Filippo, a cura di Andrea BENZI”,”«…come per andare più avanti ancora». Gli scritti.”,”Filippo Corridoni (1887-1915), giunto giovanissimo a Milano come disegnatore meccanico, milita nelle file socialiste e svolge propaganda antimilitarista. Costretto a riparare il Francia, rientra in Italia e partecipa alle lotte contadine del 1908 a Parma. Torna a Milano, dove intesifica la sua azione fra le file dei lavoratori. Trasferitosi a Bologna, è di nuovo a Milano per organizzare gli scioperi del 1913. Oratore straordinario, articolista acuto e polemico, entra ed esce dal carcere di S. Vittore. Nel 1914 sposa la causa della guerra contro l’Austria e la Germania e diventa uno dei capi, con De Ambris e Mussolini, dell’interventismo sindacalista, socialista, anarchico e repubblicano. Muore il 23 ottobre del 1915 in un assalto alla mitica tricea delle Frasche. La Collana Labor, diretta da Andrea Benzi, si propone la pubblicazione dei testi del sindacalismo rivoluzionario e del sindacalismo nazionale e fascista.”,”ITAB-033-FL” “CORSANO Antonio”,”Storia del problema della scienza. I. Il pensiero antico.”,” “”Il primo grande geometra di questo periodo è Euclide, la cui fama è legata non tanto a scoperte e contributi originali, ma a un’opera in cui furono riordinati i risultati della speculazione geometrica precedente, trascurandone solo ciò che non appariva necessario per il rigore della deposizione generale: questi sono gli Elementi””. (pag 155) “”Per la diffusione e il numero delle edizioni si è detto che gli Elementi possono reggere il paragone con la Bibbia e con la Divina Commedia””. (pag 155) “”Infatti, mentre la geometria vi è sviluppata senza alcun intervento del numero, la teoria delle proporzioni vi è trattata per segmenti piuttosto che per numeri, e anche l’aritmetica vera e propria riceve dalla geometria concetti, termini e procedimenti.”” (pag 156) Eraclito legge contrari V. brani sottolineati”,”SCIx-280″ “CORSANO Antonio”,”Storia del problema della scienza. II. Il pensiero medievale e moderno.”,”””6. Occorre tuttavia distinguere nella storia della scolastica due periodi,o, piuttosto, due indirizzi che corrono quasi paralleli e contemporanei, con numerose complicazioni e punti di contatto. L’uno, d’ispirazione prevalentemente platonico-pitagorica, attinta dapprima a Boezio, e confermata dalla conoscenza di Euclide, considerò metodo universale quello della matematica, cercando d’introdurlo in ogni scienza, a cominciare dalla teologia; (…)””. (pag 35) “”L’altro indirizzo può dirsi aristotelico, perché derivò dalla conoscenza delle opere naturalistiche di Aristotele e condusse alla rivalutazione del mondo naturale, a quel bisogno di concretezza empirica, di qualitativa determinatezza che già nel dinamismo di Aristotele aveva trionfato del matematico platonico pitatorico (…)”” (pag 36)”,”SCIx-281″ “CORSI Angelo”,”L’ azione socialista tra i minatori della Sardegna, 1898-1922. Contributo allo studio del Movimento Operaio Italiano.”,”””Carattere morale. Moralmente il minatore sardo, quale è apparso attraverso gli interrogatori, in cui ebbero campo il rilevarsi le più spiccate particolarità psicologiche, è buono d’ indole, ma debole di volontà ed insieme con la debolezza della volontà presenta quei caratteri che normalmente la accompagnano e fra questi specialmente la diffidenza e l’ instabilità, mentre per certi lati presenta una credulità ed una fiducia eccessiva. (…)”” (pag 211, Dalla relazione della Commissione parlamentare d’ inchiesta sulle miniere della Sardegna)”,”MITT-157″ “CORSI Thomas”,”Storia degli Stati Uniti d’ America.”,”””All’ Ovest, la indagine sulla utilità dele leggi finiva per porre spesso l’ individuo al di fuori della stessa legge; i contrasti ed i litigi, direttamente derivati dall’ ambiente avevano aumentato la rissosità con diffuso pregiudizio della vita umana. Il senso del provvisorio nelle installazioni edilizie faceva smarrire il buon gusto; era urgente pensare al necessario; se possibile al comodo; per il “”bello”” si sarebbe provveduto dopo. Questa mentalità non si spostava solo verso ovest, col progredire della linea di frontiera, veniva inevitabilmente assimilata anche all’ est e penetrava di sé la vita nell sue manifestazioni più varie. Quando si scoprì l’ oro in California, l’ ovest divenne il centro di attrazione. La febbre della ricchezza si impossessò di intere folle; teorie interminabili di carri si mossero da ogni angolo degli Stati Uniti carichi di gente, di famiglie mobilitatesi al completo per correre a ghermire la fortuna, desiderose di far presto e di precedere ogni altro. Persone di ogni ceto si affannarono nella corsa, senza distinzione, con un un sol proposito. Ogni mezzo di trasporto fu buono; quando mancava il mezzo si marciava a piedi. Questa marcia ad ovest era ben diversa dagli altri movimenti di migrazione che l’ avevano preceduta. Nessuno pensava di dissodar terre o di impiantare una fattoria. Pareva quasi che l’ intera popolazione dall’ est e dal Middle West dovesse gravitar tutta in California, in una corsa irresistibile alla ricchezza che ora si presentava facile ed immediata””. (pag 450-451)”,”USAG-052″ “CORSI Mario”,”Antonio Labriola e l’ interpretazione della storia.”,”””Non perde però di vista il problema della storia ed esso anzi torna in primo piano in alcune osservazioni finali. Queste osservazioni servono proprio a chiarire che cosa egli si attenda dalla saldatura, secondo l’esigenza espressa, fra filosofia e storia: “”‘En attendant’, scrive Labriola, che, in una futura umanità di uomini quasi trasumanati, l’eroismo di Baruch Spinoza divenga la virtù minuscola di tutti i giorni, e che i miti, la poesia, la metafisica e la religione non ingombrino più il campo della coscienza, contentiamoci che fino ad ora, e per ora, la filosofia, così nel senso differenziato come nell’altro sia servita quale istrumento critico e serva, per rispetto alla scienza, a mantenere la chiaroveggenza dei metodi formali e dei procedimenti logici, e per rispetto alla vita a diminuire gli impedimenti che nell’esercizio del libero pensiero frappongono le fantastiche proiezioni degli affetti, delle passioni, dei timori e delle speranze; ossia giovi e serva, come direbbe precisamente Spinoza, a vincere l’ ‘imaginatio e l’ ignorantia’””.”” (pag 71)”,”LABD-063″ “CORSI Mario”,”Le origini del pensiero di Benedetto Croce.”,” “”Dai saggi finora esaminati appare con sufficiente chiarezza la posizione assunta che il Croce affrontando il marxismo non si è proposto di fare un esame «storico» di esso; egli cioè, pur preoccupandosi di essere dettagliatamente informato sia sugli scritti del Marx e dell’Engels sia sulla letteratura sull’argomento (1), non ha esaminato il pensiero di questi autori in tutti i suoi aspetti, nella linea del suo sviluppo e della molteplicità dei problemi ch’esso presentava, ma si è sforzato di mettere a fuoco quelli che considerava i quesiti fondamentali di questa dottrina. A tal fine ha utilizzato l’interpretazione del Labriola che costituisce come il punto di riferimento costante del suo lavoro (2), inquadrandola in quelli che erano allora i suoi orientamenti mentali e di cultura. Così lo studio del marxismo si caratterizza più che nell’originale forma adesiva alla dottrina in esame, nella illuminazione di essa secondo i presupposti di pensieri propri del Croce (1). E da ciò ha origine la polemica col Labriola che accuserà il Croce in una lettera di disputare con se stesso «… per sapere che “”uso”” devi fare del marxismo, ma non per sapere che cosa esso sia» (2), col che il Labriola intendeva appunto significare che il Croce non compiva tanto opera di commento storico, ma di determinazione speculativa (3). … finire (pag 155-157)”,”CROx-059″ “CORSINI Carlo A. LIVI-BACCI Massimo SANTINI Antonio LICHTFIELD Robert Burr GOUBERT Pierre VAN-DE-WALLE Etienne”,”Saggi di demografia storica.”,”Due saggi in inglese, uno in francese, tre in italiano”,”DEMx-002-FP” “CORTADA James W. a cura; collaborazione di Bermejo ABELLA Victor ALBA Michael ALPERT BERTRAND DE MUNOZ Martin BLINKHORN Burnett BOLLOTEN Carolyn P. BOYD Joseph M. BRICALL Pierre BROUE’ John F. COVERDALE Jill EDWARDS Fernando EGUIDAZU George ESENWEIN Shannon E. FLEMING Douglas W. FOARD Willard C. FRANK Ronald FRASER Shirley F. FREDRICKS Glenn T. HARPER David V. HOLTBY William J. IRWIN Peter T. JOHNSON Verle B. JOHNSTON Robert W. KERN Edward MALEFAKIS Gerald H. MEAKER Stanley G. PAYNE David Wingeate PIKE Fredrick B. PIKE Vicente R. PILAPIL Paul PRESTON Raymond L. PROCTOR Robert A. ROSENSTONE José M. SANCHEZ Jane SLAUGHTER Herbert R. SOUTHWORTH Robert S. THORNBERRY Bou VOLTES Robert H. WHEALEY”,”Historical Dictionary of the Spanish Civil War 1936-1939.”,”Collaboratori: Bermejo ABELLA, Victor ALBA, Michael ALPERT, BERTRAND DE MUNOZ, Martin BLINKHORN, Burnett BOLLOTEN, Carolyn P. BOYD, Joseph M. BRICALL, Pierre BROUE’, John F. COVERDALE, Jill EDWARDS, Fernando EGUIDAZU, George ESENWEIN, Shannon E. FLEMING, Douglas W. FOARD, Willard C. FRANK, Ronald FRASER, Shirley F. FREDRICKS, Glenn T. HARPER, David V. HOLTBY, William J. IRWIN, Peter T. JOHNSON, Verle B. JOHNSTON, Robert W. KERN, Edward MALEFAKIS, Gerald H. MEAKER, Stanley G. PAYNE, David Wingeate PIKE, Fredrick B. PIKE, Vicente R. PILAPIL, Paul PRESTON, Raymond L. PROCTOR, Robert A. ROSENSTONE, José M. SANCHEZ, Jane SLAUGHTER, Herbert R. SOUTHWORTH, Robert S. THORNBERRY, Bou VOLTES, Robert H. WHEALEY.”,”MSPG-036″ “CORTELLA Lucio”,”Una dialettica nella finitezza. Adorno e il programma di una dialettica negativa.”,”Lucio Cortella, professore ordinario di Storia della filosofia contemporanea, è attualmente Direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove insegna da più di vent’anni. Studioso di Hegel e del pensiero filosofico contemporaneo, si è occupato anche di teoria critica, scrivendo numerosi saggi apparsi in diverse riviste di filosofia. Tra i suoi volumi: Autocritica del moderno, Saggi su Hegel, recentemente ha curato Adorno e Heidegger. Nota per la sua complessità concettuale, la Dialettica negativa, l’opera fondamentale di Theodor W. Adorno – recentemente ripubblicata in una nuova edizione – è stata spesso trascurata dagli interpreti italiani. Lucio Cortella ha voluto colmare questo vuoto analizzando quello che invece va considerato uno fra i grandi classici del pensiero del Novecento.”,”FILx-047-FL” “CORTELLA Lucio”,”Dopo il sapere assoluto. L’eredità hegeliana nell’epoca post-metafisica.”,”Lucio Cortella, professore ordinario di Storia della filosofia contemporanea, è attualmente Direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove insegna da più di vent’anni. Studioso di Hegel e del pensiero filosofico contemporaneo, si è occupato anche di teoria critica, scrivendo numerosi saggi apparsi in diverse riviste di filosofia. Tra i suoi volumi: Autocritica del moderno, Saggi su Hegel, recentemente ha curato Adorno e Heidegger. Nota per la sua complessità concettuale, la Dialettica negativa, l’opera fondamentale di Theodor W. Adorno – recentemente ripubblicata in una nuova edizione – è stata spesso trascurata dagli interpreti italiani. Lucio Cortella ha voluto colmare questo vuoto analizzando quello che invece va considerato uno fra i grandi classici del pensiero del Novecento.”,”FILx-078-FL” “CORTELLAZZO Michele A.”,”La diffusione del Manifesto in Italia alla fine dell’Ottocento e la traduzione di Labriola. (in)”,”””E’ nella terza edizione del noto saggio ‘In Memoria del Manifesto dei Comunisti’ (che segue, nel 1902, le due edizioni italiane del 1895 e la precedente versione francese uscita nello stesso anno nel ‘Devenir social’), che Antonio Labriola, il maggior teorico italiano del marxismo di quei tempi, pubblicò quella “”traduzione decente”” del ‘Manifesto’ che aveva preannunciato nel 1892 in una lettera ed Engels. La paternità della traduzione, messa in dubbio già da Michels, è attribuita da Cagnetta (la cui opinione è ripresa da Andréas) alla moglie dello studioso, Rosalia Carolina De Sprenger, sulla base di informazioni raccolte da ambienti socialisti napoletani; Dal Pane aveva sostenutio che “”dubbi non hanno motivo di esistere, sia per l’esplicita confessione del L. [si riferisce alla lettera ad Engels sopra ricordata] sia per il contesto e lo stile della traduzione, sia per altre ragioni che non è qui il caso di enumerare””. Contro le ipotesi e le voci che vogliono togliere a Labriola la paternità della traduzione sta il solo fatto certo: lo studioso napoletano ha fatto propria questa versione, ponendola in appendice al suo saggio, senza premettervi alcuna nota di attribuzione né alcuna presa di distanze; segno che, chiunque ne sia stato il traduttore materiale, l’interpretazione data al testo marxiano coincideva con la concezione che del marxismo aveva Labriola. Si può affermare che la traduzione sia stata condotta sull’edizione tedesca del 1890, di cui tuttavia non riporta le note (cioè la parte più innovativa); il traduttore aveva certamente presenti anche altre versioni dell’opera, come possiamo inferire dalla caparbietà con cui Labriola cercò di procurarsi le diverse edizioni e traduzioni del ‘Manifesto’ e come è testimoniato da riscontri testuali.”” (pag 99) [Michele A. Cortellazzo, La diffusione del Manifesto in Italia alla fine dell’Ottocento e la traduzione di Labriola. (in) ‘Cultura neolatina, N° 1-2, 1981]”,”MAED-417″ “CORTENOVA Giorgio, mostra a cura; saggi critici di Armin ZWEITE Natalja AUVTONOMOVA Peter HAHN Gabriella DI-MILIA Jessica BOISSEL Giorgio CORTENOVA, apparati Tulliola SPARAGNI”,”Vasilij Kandinskij.”,”Dalla lettera di Schönberg a Kandinskij del 4 maggio 1923 (pag 236-238): “”(…) Trotsky e Lenin hanno versato fiumi di sangue (cosa che non si è mai potuta evitare in nessuna rivoluzione della storia mondiale!) per trasformare in realtà una teoria, ovviamente falsa (anche se animata da buone intenzioni, come quella della maggior parte di quegli utopisti che vogliono il bene di tutto il mondo). È una cosa deprecabile e va quindi punita, perché colui che parla di questo genere di cose non ha il diritto di sbagliarsi! Ma gli uomini sarano forse migliori e più felici se ora altre teorie, sia pure contrapposte ma non per questo più giuste (perché tutte sono false, e solo la nostra fede conferisce loro di volta in volta una parvenza di verità, sufficiente a ingannarci), si trasformeranno in realtà con lo stesso fanatismo e gli stessi fiumi di sangue? A che cosa può condurre l’antisemitismo se non ad atti di violenza? È difficile immaginarselo? A Lei basta forse defraudare gli ebrei dei loro diritti. Così Einstein, Mahler, io e molti altri saremo soppressi. Ma una cosa è certa: proprio quegli elementi molto più tenaci, alla cui resistenza l’ebraismo deve la sua sopravvivenza per venti secoli, senza protezione nei confronti dell’intera umanità, non potranno essere sterminati. Perché essi sono ovviamente organizzati in modo da poter assolvere al compito assegnato loro da Dio: sopravvivere in esilio, senza mescolarsi e senza piegarsi, fino all’ora della liberazione!”” (pag 238)”,”VARx-059-FSD” “CORTENOVA Giorgio, mostra a cura; saggi critici di Armin ZWEITE Natalja AUVTONOMOVA Peter HAHN Gabriella DI-MILIA Jessica BOISSEL Giorgio CORTENOVA, apparati Tulliola SPARAGNI”,”Vasilij Kandinskij.”,”Dalla lettera di Schönberg a Kandinskij del 4 maggio 1923 (pag 236-238): “”(…) Trotsky e Lenin hanno versato fiumi di sangue (cosa che non si è mai potuta evitare in nessuna rivoluzione della storia mondiale!) per trasformare in realtà una teoria, ovviamente falsa (anche se animata da buone intenzioni, come quella della maggior parte di quegli utopisti che vogliono il bene di tutto il mondo). È una cosa deprecabile e va quindi punita, perché colui che parla di questo genere di cose non ha il diritto di sbagliarsi! Ma gli uomini sarano forse migliori e più felici se ora altre teorie, sia pure contrapposte ma non per questo più giuste (perché tutte sono false, e solo la nostra fede conferisce loro di volta in volta una parvenza di verità, sufficiente a ingannarci), si trasformeranno in realtà con lo stesso fanatismo e gli stessi fiumi di sangue? A che cosa può condurre l’antisemitismo se non ad atti di violenza? È difficile immaginarselo? A Lei basta forse defraudare gli ebrei dei loro diritti. Così Einstein, Mahler, io e molti altri saremo soppressi. Ma una cosa è certa: proprio quegli elementi molto più tenaci, alla cui resistenza l’ebraismo deve la sua sopravvivenza per venti secoli, senza protezione nei confronti dell’intera umanità, non potranno essere sterminati. Perché essi sono ovviamente organizzati in modo da poter assolvere al compito assegnato loro da Dio: sopravvivere in esilio, senza mescolarsi e senza piegarsi, fino all’ora della liberazione!”” (pag 238) Doppia collocazione Vittorio Scotti Douglas, Daniela Romagnoli”,”ARTx-003-FDR” “CORTESE Nino”,”La condanna e l’esilio di Pietro Colletta. II Serie: Fonti. Vol. XXI.”,”Pietro Colletta, storico e generale italiano, fu coinvolto in un processo durante il regno borbonico a Napoli. Nel 1821, Colletta fu arrestato e imprigionato per aver partecipato alla rivolta contro il governo borbonico 1. Fu accusato di alto tradimento e condannato a morte, ma la sua pena fu commutata in esilio a vita 1. Pietro Colletta è stato anche autore di una delle opere più importanti sulla storia del Regno di Napoli, intitolata “Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825” 2. (f. cop.) lista di alcune opere che trattano della vita e delle vicende di Pietro Colletta: “Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825” di Pietro Colletta . “Pietro Colletta e la rivoluzione napoletana del 1820-21” di Giuseppe Galasso 1. “Pietro Colletta e la storia del suo tempo” di Giuseppe Galasso 2. “Pietro Colletta e la cultura del suo tempo” di Giuseppe Galasso 2.”,”RISG-019-FSL” “CORTESI Luigi PANACCIONE Andrea a cura; scritti di Giuliano PROCACCI Franco DELLA-PERUTA Cesare BERMANI Robert PARIS Maria Grazia MERIGGI Luigi CORTESI Aldo AGOSTI Andrea PANACCIONE Enzo COLLOTTI David BIDUSSA Attilio MANGANO Giovanni CONTINI Carlo CAROTTI”,”Il socialismo e la storia. Studi per Stefano Merli.”,”Scritti di Giuliano PROCACCI, Franco DELLA-PERUTA, Cesare BERMANI, Robert PARIS, Maria Grazia MERIGGI, Luigi CORTESI, Aldo AGOSTI, Andrea PANACCIONE, Enzo COLLOTTI, David BIDUSSA, Attilio MANGANO, Giovanni CONTINI, Carlo CAROTTI. Luigi CORTESI è Prof di storia contemporanea presso l’ Istituto Univ Orientale di Napoli. E’ stato D con MERLI della ‘Rivista storica del socialismo’, e dirige oggi ‘Giano. Pace, ambiente e problemi globali’. Tra le sue opere ‘Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione’ (LATERZA. 1969), ‘Storia e catastrofe’ (LIGUORI, 1984) Andrea PANACCIONE è D scientifico della Fondazione Giacomo Brodolini di Milano, per la quale ha coordinato il Progetto internazionale di ricerca sulla storia del 1° Maggio. E’ autore tra l’altro di ‘Kautsky e l’ideologia socialista’ (ANGELI, 1987) e ‘Un giorno perché. Cento anni di storia internazionale del 1° Maggio (EDIESSE. 1990).”,”MITC-014″ “CORTESI Luigi a cura; collaborazione editoriale di Alexander HÖBEL; saggi di CORTESI Michele FATICA Luigi GEROSA Alexander HÖBEL Antonio CA’ZORZI Giorgio GALLI Liliana GRILLI Nicola DI-MATTEO”,”Amadeo Bordiga nella storia del comunismo.”,”Collaborazione editoriale di Alexander HÖBEL. Saggi di CORTESI, Michele FATICA, Luigi GEROSA, Alexander HÖBEL, Antonio CA’ZORZI, Giorgio GALLI, Liliana GRILLI, Nicola DI-MATTEO. GALLI nel suo intervento cita CERVETTO (pag 281). Il volume è il frutto di un ‘incontro di studio’ tenutosi a Bologna nel giugno 1996 per iniziativa del ‘Nucleo informale Potlatch’ di Bologna e con l’ adesione del Dipartimento di Filosofia e Politica dell’ Istituto Universitario Orientale di Napoli. Il tema era un ‘reappraisal’ della figura e dell’opera di Amadeo BORDIGA.”,”BORD-029″ “CORTESI Luigi”,”Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del PSI 1892-1921.”,”IV Congresso di Firenze 1896 Ordine del giorno (Lazzari) approvato: “”(…) Il Congresso fa voti: che i socialisti italiani si dedichino ad organizzare, dovunque essi hanno residenza, le nostre forze elettorali e politiche coscienti, per educarle alla vita di solidarietà del partito e per sviluppare nella massa dei lavoratori, mediante un intenso lavoro di propaganda, la coscienza del diritto elettorale come arma per la loro emancipazione. Ufficio esecutivo centrale: Prampolini, Caldara, Agnini””. Ordine del giorno (Bissolati) respinto: “”(…) Il Congresso fa voti: che i socialisti italiani si dedichino ad organizzare, dovunque essi hanno residenza, le forze lavoratrici coscienti, per educarle alla vita di solidarietà del partito e per sviluppare in esse, mediante un intenso lavoro di propaganda, la coscienza dei mezzi necessari alla emancipazione del proletariato. Bissolati, Lollini, Garibotti, Ferri, Danielli, Costa.”” (pag 76)”,”MITS-235″ “CORTESI Luigi MONTELEONE Renato LUPO Orietta FABBRI Fabio CALCIANO Giuseppe DE-STEFANO Natalia MELOGRANI Piero”,”Il PSI e la grande guerra. Iniziative e convegni socialisti italo-austriaci per la pace nel decennio postbellico (Monteleone); I sindacalisti rivoluzionari nel 1914 (Lupo); L’azione politica di Giacinto Menotti Serrati nel periodo della neutralità (Fabbri); Appunti e documenti sull’attività internazionale di Oddino Morgari (Calciano); Moti popolari in Emilia Romagna e Toscana 1915-1917 (De-Stefano); Documenti sul «morale delle truppe» dopo Caporetto e considerazioni sulla propaganda socialista (Melograni).”,”Lo scritto è parte del volume ‘Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione, 1892-1921’ di prossima pubblicazione presso gli Editori Laterza (al momento della pubblicazione di questo volume). Luigi CORTESI è il Direttore della ‘Rivista storica del socialismo’. Il PSI e la grande guerra. Iniziative e convegni socialisti italo-austriaci per la pace nel decennio postbellico (Monteleone); I sindacalisti rivoluzionari nel 1914 (Lupo); L’azione politica di Giacinto Menotti Serrati nel periodo della neutralità (Fabbri); Appunti e documenti sull’attività internazionale di Oddino Morgari (Calciano); Moti popolari in Emilia Romagna e Toscana 1915-1917 (De-Stefano); Documenti sul «morale delle truppe» dopo Caporetto e considerazioni sulla propaganda socialista (Melograni).”,”MITS-059″ “CORTESI Luigi”,”Le origini del PCI. Studi e interventi sulla storia del comunismo in Italia.”,”Luigi CORTESI (Bergamo, 1929) è professore di storia contemporanea presso l’ Istituto Universitario Orientale di Napoli. E’ stato direttore della Biblioteca Feltrinelli di Milano e con S. MERLI della ‘Rivista storica del socialismo’. Attualmente dirige ‘Giano. Pace ambiente problemi globali’.”,”MITS-136″ “CORTESI Luigi”,”Le origini del PCI. Il PSI dalla guerra di Libia alla scissione di Livorno.”,”CORTESI (Bergamo, 1929) è stato D della ‘Rivista storica del socialismo’. Prof incaricato di storia dei partiti politici all’Univ di Salerno ha pubblicato varie opere: -La costituzione del Partito socialista italiano. MILANO. 1962 -Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. BARI. 1969 -La rivoluzione leninista. BARI. 1970 Ha scritto il saggio introduttivo al volume di A. TASCA ‘I primi dieci anni del PCI’, Bari 1971.”,”MITS-031 PCIx-012″ “CORTESI Luigi”,”Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del PSI, 1892-1921.”,”””Noi siamo figli del Manifesto del 1848. Tutti! Soltanto noi siamo i figli di quel Manifesto, che accettiamo come una cosa che non si accetta come un dogma religioso, ma nel suo spirito, ponendolo nel suo tempo, integrandolo con le revisioni, i perfezionamenti, gli sviluppi che i tempi consigliano e che gli stessi autori e i più autorizzati interpreti del loro pensiero hanno solennemente consacrato nella dottrina. Io recitai a Bologna la celebre prefazione alle Lotte di classe in Francia di Marx, prefazione del suo continuatore più autorizzato, del suo, non dico braccio destro, ma cervello destro, di Federico Engels, in cui, dopo quasi mezzo secolo dal Manifesto dei comunisti, se ne faceva dai più autentici interpreti la revisione confessando come, non per gioventù di uomini, ma per la giovinezza del Partito nel tempo essi avessero sopravalutata la possibilità insurrezionale, avessero creduto a ciò che non volevano più. E la potete vedere, questa citazione, negli opuscoli che l’ hanno diffusa: è una vera sconfessione del culto della violenza; (…)””. (pag 941, Turati)”,”MITC-061″ “CORTESI Luigi”,”Nascita di una democrazia. Guerra, fascismo, resistenza e oltre.”,”CORTESI Luigi (Bergamo 1929) ha diretto la Biblioteca Feltrinelli di MIlano e la “”Rivista storica del socialismo””; insegna storia contemporanea all’ Università Orientale di Napoli. Dirige la rivista ‘Giano’. Tra le sue pubblicazioni più recenti ‘Le origini del PCI. Studi e interventi sulla storia del comunismo’ (1999). ‘Una crisi di civiltà. Cronache di fine secolo’ (Napoli, 1999), ‘Storia e catastrofe’ (2004).”,”ITAC-093″ “CORTESI Luigi”,”Nascita di una democrazia. Guerra, fascismo, resistenza e oltre.”,”Luigi CORTESI (Bergamo 1929) ha diretto la Biblioteca Feltrinelli di Milano e la “”Rivista storica del socialismo””. Insegna storia contemporanea all’ Università Orientale di Napoli. Dirige la rivista ‘Giano’. Ha pubblicato vari libri tra cui ‘Le origini del PCI. Studi e interventi sulla storia del comunismo’ (Milano, 1999). Volume pubblicato a spese dell’ Università degli Studi di Napoli “”L’ Orientale’ e del Dipartimento di filosofia e politica della stessa Università. L’A cita nelle note l’ opera di M. FATICA già direttore del dipartimento di filosofia e politica dell’ Università di Napoli (tra cui ‘Appunti per una storia di Napoli nell’ età del fascismo’, Rivista di storia contemporanea, 1973, 3) Nota 149. Le vittime fasciste alla Liberazione. “”Sul numero dei morti fascisti nei giorni dell’ insurrezione ci furono moltiplicazioni arbitrarie (fino a 300.000 fucilati), che divennero speculazioni politiche antipartigiane e anticomuniste La consultazione della letteratura al riguardo mi induce a ritenere probabile la cifra, ormai accolta dagli studiosi, di 10.000-12.000 morti, compresi i caduti in combattimento. Vedi ora anche S. Peli, op. cit., p. 164, il quale giudica che “”la caccia al fascista ebbe delle proporzioni contenute, rispetto ai timori iniziali e anche comparativamente alla Resistenza francese””. Questo è anche il numero proposto da G. Rochat, op.cit., p. 773, che arriva alla cifra di “”15-20.000 morti fascisti in tutto”” aggiungendovi i morti prima dell’ insurrezione (contro i circa 80.000 tra militari, partigiani e civili uccisi da tedeschi e fascisti nei venti mesi successivi all’ armistizio). Sono apprezzabili, per la serietà e la misura con cui affrontano il problema, i saggi di N.S. Onofri, Il triangolo rosso (1943-1947). La verità sul dopoguerra in Emilia Romagna attraverso i documenti d’ archivio, Roma, Sapere 2000, 1994 e di G. Oliva, La resa dei conti. Aprile-maggio 1945: foibe, piazzale Loreto e giustizia partigiana, Milano, Mondadori, 1999″”. (pag 413)”,”ITAR-083″ “CORTESI Luigi”,”Storia del comunismo. Da Utopia al Termidoro sovietico.”,”CORTESI Luigi (1929-2009) ha diretto la Biblioteca Feltrinelli di Milano, la “”Rivista storica del socialismo”” e la rivista “”Giano””. Professore di storia contemporanea all’Istituto Universitario Orientale di Napoli ha scritto vari libri tra cui ‘Il comunismo inedito’ (1995), ‘Le origini del PCI’ (1999), ‘Una crisi di civiltà. Cronache di fine secolo’ (1999), ‘Amadeo Bordiga nella storia del comunismo’ (1999). Nel 1945 è stato partigiano combattente.”,”SOCx-221″ “CORTESI Luigi”,”Mussolini e il fascismo alla vigilia del crollo. Il testo integrale inedito del «discorso del bagnasciuga» (24 giugno 1943).”,”Dibattito in Senato, critica al blocco dei prezzi dei prodotti industriali, rilevazione dell’aumento del costo della vita molto superiore a quello dei salari ecc. “”Il quadro che esce dall’intervento di F. Ricci e da quello successivo di Silvio Crespi è di un realismo e di una chiarezza singolari quanto al fallimento della politica economica fascista constatato dall’interno degli interessi capitalistici. Sul banco degli accusati era il sistema corporativo. “”Non si è previsto né provvisto adeguatamente – disse il Ricci -; e si è arrivati a una situazione assai difficile se non addirittura disastrosa. E’ il caso di ricordare il verso di Faust ‘Ma l’ideal fu sogno e il real fu dolore'”” (pag 18) Discorso di Mussolini: ‘Riunione del Direttorio del Partito a Palazzo Venezia, 24 giugno XXI’ (pag 24-37)”,”ITAF-317″ “CORTESI Luigi”,”La costituzione del Partito Socialista Italiano.”,”””A dare importanza grandissima al programma di Genova concorsero (e, all’analisi storica, concorrono) vari fattori. Uno, in primo luogo, di carattere generale: ce interessa cioè ogni programma politico che muova da una dichiarazione di principi e che quindi elevi “”al cospetto di tutti le pietre miliari dalla quali tutti giudicano il livello del movimento del Partito”” (79). Questo anche se il programma non può essere considerato – per il modo come nacque e per la forma in cui si espresse – il frutto d’una libera elaborazione di coloro che lo approvarono come documento base del nuovo partito. Ma accanto, o all’interno, di questo motivo altri ne sussistono di particolari, inerenti cioè alla situazione italiana, al ritardo con cui fino a quel momento era venuta svolgendosi nel nostro Paese una politica del movimento operaio e socialista, alla parte che nella correzione del progetto originario indirettamente ebbe il Labriola; e, ancora – e su questo punto merita che ci si soffermi – inerenti alle influenza straniere sul nostro movimento e alla conoscenza che i congressisti del ’92, anche quelli in posizione dirigente, potevano avere del socialismo scientifico e dei principi programmatici degli altri e più provetti partiti socialisti. Per richiamarci alla coeva famosa discussione suscitata dalla pubblicazione postuma delle ‘Randglossen’ al programma di Gotha, diremo che il Turati, la Kuliscioff e i loro compagni conobbero lo scritto di Marx e in certa misura ne tennero conto nel dibattito e nella redazione del programma della Lega Socialista Milanese, che avvennero in quell’inizio de 1891 (80). Ma già qui è da introdurre una osservazione. Ai socialisti italiani – a parte il Labriola – non interessavano tanto le implicazioni teoriche delle critiche di Marx e della discussione che avveniva in Germania, e neppure quindi il problema considerato nella sua sostanza scientifica, quanto il fatto più semplice che la discussione stessa avveniva in un ambiente politico dal quale essi stavano traendo e idealizzando alcuni elementi di condotta pratica e di successo organizzativo ed elettorale. E’ su questo piano ed entro questi limiti precisi che essi tendevano a tradurre nel movimento italiano l’esperienza tedesca, dalla caduta delle leggi eccezionali in poi: ed in questa disposizione – che si armonizzava perfettamente con la loro preparazione culturale, con la specifica tradizione realistica dell’ambiente milanese e col precedente tipo di rapporti stabilitisi tra il gruppo della ‘Plebe’ e Engels – l’influenza propriamente teorica del marxismo andava soggetta a riduzione e a contaminazioni, mentre quella della socialdemocrazia germanica come partito che si disponeva ad una lunga e presumibilmente vittoriosa lotta legale si rafforzava assumendo le dimensioni e le qualità d’un esempio paradigmatico. Se, quindi, vi è un influsso marxista nella ideologia in via d’elaborazione in Italia esso filtrava attraverso la duplice mediazione del legalitarismo tedesco, già nettamente in fase di passaggio dal terreno tattico a prospettiva strategica permanente, e dall’orientamento «evoluzionistico» dei socialisti italiani, tradizionalmente costituitosi nella lotta contro l’estremismo anarchico. Dell’influenza della socialdemocrazia germanica – che era il corrispettivo dell’espandersi dell’influenza tedesca in molti settori della cultura italiana – ci sono abbondanti testimonianze dirette: ne citeremo una che è del Turati e risale all’indomani stesso della costituzione del Partito dei Lavoratori. «E’ da ieri – egli scriveva – che i socialisti italiani, passato lo stadio romantico, e lo stadio critico, cominciarono ad avere coscienza di aver trovata una via. E la cercarono – conviene confessarlo – specialmente sulle tracce tedesche» (81). Gli esempi in questo senso, tratti soprattutto dagli scritti del Turati, si potrebbero moltiplicare”” (pag 161-163) [Luigi Cortesi, La costituzione del Partito Socialista Italiano, Milano, 1962] [(80) Cfr. ‘Critica sociale’, numeri del 20 febbraio e del 10 marzo 1891] [(79) K. Marx a W. Bracke, 5 maggio 1875. In K. Marx – F. Engels, ‘Il Partito e l’Internazionale’. Traduzione di Palmiro Togliatti, Roma, Edizioni Rinascita, 1948, p. 224] [(79) K. Marx a W. Bracke, 5 maggio 1875. In K. Marx F. Engels, ‘Il Partito e l’Internazionale’, traduzione di Palmiro Togliatti, Roma, Edizioni Rinascita 1948, p. 224; (80) Cfr. ‘Critica sociale’, numeri del 20 febbraio e del 10 marzo 1891; (81) Ibidem, 1° ottobre 1892. Il passo è contenuto nell’articolo ‘Errori illustri’, pp. 289-291]”,”MITS-016-FL” “CORTESI Paolo”,”Il libro nero del Medioevo.”,” I Catari. L’atroce rogo di Milano “”Particolare raccapricciante: i magistrati civili vollero che fossero gli stessi eretici a gettarsi sul rogo, così che “”molti copertisi il viso con le mani, corsero al centro delle fiamme e morirono miseramente, ridotti in cenere (…)”” (pag 238) Paolo Cortesi, scrittore e saggista, si occupa di filosofia e di storia, specie riguardo ai loro aspetti meno esplorati”,”RELC-364″ “CORTESI Paolo”,”Quando Mussolini non era fascista. Dal socialismo rivoluzionario alla svolta autoritaria: storia della formazione politica di un dittatore.”,”Paolo Cortesi, scrittore e saggista, si occupa da anni di filosofia e storia, con particolare attenzione agli aspetti meno esplorati del sapere. “”(…) al che il padre, irritato, sbottò: “”Ma alora sa vut fé in t’a la tu vita?”” “”Me a voi cmandé””, rispose il giovane”” (Ma allora cosa vuoi fare nella tua vita?”” “”Voglio comandare!””) (Introduzione pag 13)”,”ITAF-001-FC” “CORTESI Luigi; FRANZETTI Franco”,”Il Congresso di Genova del 1892: attività del Comitato genovese e rapporti con i mazziniani; La crisi granaria del 1853 e le sue ripercussioni in Liguria.”,”Il fascicolo contiene due recensioni di A. Cervetto (libri di Enzo Santarelli ‘Il socialismo anarchico’ (pag 38-39); Ugo Fedeli, Un decennio di storia italiana (1914-1924) – La nascita del fascismo, Ivrea, 2 voll (pag 40-41)”,”LIGU-174″ “CORTESI Luigi”,”Note sulle correnti del PSI nel 1917 di fronte alla rivoluzione russa. Appendice: Dal carteggio Turati-Kuliscioff 1917.”,”Articoli sull’Avanti di Junior, pseudonomo di Vasilj Vasilevic Suchomlin: cenni biografici su Junior pubblicati da Sergio Caprioglio nelle note a Antonio Gramsci, ‘Scritti 1915-1921’, I Quaderni del Corpo, 1968, p. 173″,”MITS-470″ “CORTESI Luigi; SECCHIA Pietro”,”In margine al libro di Pietro Secchia sul PCI negli anni della «svolta» (Cortesi); Risposta a Luigi Cortesi (Secchia).”,” Difesa militare della sede del giornale di partito di fronte allo squadrismo “”Né le posizioni politiche di Gramsci peccano di quel «democraticismo» inteso nel senso deteriore che gli si vuole attribuire. Tenacemente, ostinatamente dal 1920 sino alla marcia su Roma, Gramsci ritorna spesso sul pericolo del colpo di stato, accusa i socialisti e i riformisti di non fare nulla né per prevenirlo, né per impedirlo. (…) Gli appelli di Gramsci all’unità e alla lotta, unitamente ad una lucida visione sui pericoli dell’offensiva dei fascisti, le cui formazioni «ubbidiscono ad una parola d’ordine centrale ed applicano un piano minuziosamente preordinato», si susseguono sino alla vigilia della marcia su Roma. (….). ‘L’Ordine Nuovo’, il solo quotidiano in Italia che avesse attrezzato la sua sede alla difesa armata, mostrando come si dovessero difendere le libertà di stampa ed i diritti democratici, era divenuto il centro di organizzazione della lotta armata in Piemonte, il che entusiasmava i giovani ed incoraggiava le avanguardie operaie. Ma ancora negli anni 1924-1926 l’attacco di Gramsci agli aventiniani è, in tutti i suoi scritti, molto duro”” (Secchia, pag 316-317)”,”PCIx-456″ “CORTESI Luigi; CORDIOLI Luigi”,”Alle origini dell’Italia d’oggi. La “”svolta di Salerno”” (Cortesi); La “”svolta”” di Salerno. Freno o slancio alla rivoluzione democratica ed antifascista in Italia? Il ruolo del PCI (Cordioli).”,”Luigi Cortesi all’epoca era professore di storia contemporanea all’Università degli Studi di Salerno, autore di saggi e studi sulla storia del PCI Estremo possibilismo di Togliatti (pag 18) (Cortesi) La doppiezza del PCI non si esauriva nell’ambito ristretto del gruppo dirigente (pag 30) (Cortesi) La posizione di Togliatti. (Cortesi) (pag 17) La giustificazione della strategia di Togliatti (pag 57, 66, 70) (Cordioli) 1943: Togliatti si orienta via via più decisamente in senso filo-badogliano Modifica PDF ‘Le posizioni di Togliatti prima e dopo l’8 settembre [1943] risultano in realtà essere state antitetiche a quelle della maggior parte dei dirigenti comunisti in Italia o, quanto meno, antitetiche all’asse caratterizzante della politica del PCI nei due periodi. Là dove questa nel corso dei “”quarantacinque giorni””, si orientò verso la collaborazione col governo (il cosiddetto “”caso Roveda”” non fu propriamente né un “”caso”” né un semplice colpo di testa dell’ex segretario della Cdl di Torino, e giunse a contrapporre il partito alle lotte operaie di agosto e agli stessi quadri comunisti di fabbrica), il capo del PCI in esilio era stato rigidamente contrario alla politica monarco-badogliana. Secondo Togliatti il re doveva abdicare e Badoglio dimettersi, o meglio essere cacciato da una «più ostinata e più violenta» lotta popolare contro il governo; esattamente quella lotta di fronte alla quale il PCI stava facendo la parte che nel linguaggio tradizionale del movimento operaio viene assimilata a quella del pompiere. Non mancano del resto nei radiodiscorsi di Togliatti attacchi trasparenti alla politica di vertice del partito (36). Le posizioni si invertono dopo l’armistizio. Quella di Ercoli, che dal suo osservatorio sovietico privilegia la partecipazione dell’Italia – Stato e “”governo legittimo”” – al conflitto, si orienta via via più decisamente in senso filobadogliano, specialmente dopo il proclama antitedesco del maresciallo e la dichiarazione di guerra alla Germania. Avvenuta quest’ultima, il leader comunista chiede semplicemente che gli antifascisti pongano alcune chiare condizioni a Badoglio per la loro partecipazione al governo e, quanto al vecchio sovrano, che egli si decida finalmente a rinunciare «all’uso dei titoli di imperatore d’Etiopia e re d’Albania» per facilitare il ritorno dell’Italia «fra i popoli liberi d’Europa» (37). Solo dopo un lungo silenzio in proposito, e dichiarando che «si sarebbe anche potuto evitare di sollevare ora il problema», il 5 novembre 1943 egli aveva enunciato quattro punti per la soluzione: abdicazione; sospensione dei poteri della corona; formazione di un governo provvisorio; rinvio della questione istituzionale al dopoguerra e alla votazione di una assemblea costituente (38). Sia la non avvenuta abdicazione che la non conclusa partecipazione ministeriale – egli avvertiva tuttavia poco più tardi – non avrebbero dovuto «paralizzare la vita politica del paese» é distogliere il CNL dal «fiancheggiare l’azione del governo» (39)’ [Luigi Cortesi, pag 17)] [(36) I testi delle radiotrasmissioni dei “”quarantacinque giorni”” sono raccolti ‘ibidem’ alle pp. 343-366 (P. Togliatti, Da Radio Milano-Libertà, introduzione di Gerardo Chiaromonte, Editori Riuniti, Roma, 1974) in particolare si vedano quelli del 13 agosto, pp. 355-357 (attacco chiaramente rivolto a Roveda, la cui nomina era stata annunciata tra l’8 e il 9 agosto) del 31 agosto (…) del 2 settembre (…); (37) Togliatti, op. cit., pp. 366 e sgg (…); (38) Ibidem, pp. 391-393; (39) Ibidem, pp. 402-403, trasmissione del 17 novembre]”,”PCIx-458″ “CORTESI Luigi”,”La speranza della ragione. Settant’anni dalla rivoluzione d’Ottobre.”,”””Quello che il corso successivo della storia avrebbe indicato come il principale limite dell’opera di Lenin non è, se non mediatamente, un difetto di progettazione istituzionale, ma la mancata considerazione della possibilità che la rivoluzione trionfasse in un solo paese, e nel paese la cui arretratezza rendeva più facile la vittoria, esponendolo a sopportare tutto intero per un lungo periodo il peso d’una transizione tempestosa e quindi a subire i condizionamenti incrociati della reazione internazionale e del basso sviluppo delle forze produttive interne”” (pag 677) “”Approvando la ratifica del trattato di Brest [-Litovsk] inteso come una «pace di Tilsit», il VII congresso del Partito comunista russo (marzo 1918) si era appellato alla «necessità di sfruttare qualsiasi, anche minima, possibilità di tregua prima che l’imperialismo scateni l’offensiva contro la Repubblica socialista sovietica». «La storia non ci ha dato – rilevò Lenin – quella situazione mondiale che noi avevamo teoricamente concepito in un certo periodo e che sarebbe stata per noi desiderabile». La transizione sarebbe avvenuta nella violenza e nell’incertezza e avrebbe occupato «tutta un’epoca (…) di crolli giganteschi, di guerre di massa, di crisi». Intanto, attacchi potevano venire alla Russia da Est come da Ovest, sia dagli ex nemici sia dagli ex alleati dell’Intesa. I fatti non si fecero attendere. Mentre i tedeschi non rinunciavano a migliorare sul campo le posizioni acquisite a Brest, in aprile i giapponesi sbarcarono a Vladivostok e iniziativa la rivolta della legione cecoslovacca; durante l’estate intervennero l’Inghilterra, la Francia, gli USA. L’alleanza tra le forze anticomuniste interne e gli Stati imperialisti strinse la Russia in un cerchio di fuoco che giunse a lambire i suoi centri politici vitali. Solo alla fine del 1922 il governo sovietico poté godere della sovranità su tutto il suo immenso territorio bicontinentale; ma la politica di blocco e di «cordone sanitario» avevano ormai segregato punitivamente il paese dal resto del mondo, mentre il fallimento dei tentativi rivoluzionari postbellici in Occidente cassava l’ultima ‘chance’ del progetto teorico originario”” (pag 678-679) (…); “”La posizione di Lenin al riguardo può essere riepilogata in tre punti: 1) la vittoria della rivoluzione è (finora) avvenuta solo in Russia; 2) la Russia lotta sul piano internazionale in appoggio al maturare di altre rivoluzioni e contro il blocco e le minacce del capitalismo, ma imposta contemporaneamente una «edificazione socialista»; 3) questa, tuttavia, non può essere condotta a termine se non in unione con rivoluzioni vittoriose in paesi più progrediti: fino a quel punto «la nostra vittoria sarà una mezza vittoria se non meno». C’era in ultima analisi nell’elaborazione di Lenin una circolarità dialettica tra «paese solo» e rivoluzione internazionale che evitava di definire rigidamente la priorità cronologica d’un elemento rispetto all’altro ed insisteva tuttavia sul carattere internazionale del socialismo. In quella circolarità Lenin andò accentuando, rispetto al polo occidentale del movimento, il ruolo che sul piano mondiale avrebbe avuto (e stava già avendo) la «tempesta sull’Asia», cioè il fatto che «l’Oriente (…) è stato trascinato definitivamente nel turbine generale del movimento rivoluzionario mondiale» sia per le conseguenze complessive della guerra imperialistica sia per la vittoria socialista in un grande paese-ponte dell’Eurasia”” (pag 683) [Luigi Cortesi, ‘La speranza della ragione. Settant’anni dalla rivoluzione d’Ottobre’, Belfagor, Firenze, n. 6 30 novembre 1987] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRO-476″
“CORTESI Luigi”,”Storia del PCI e miseria del riformismo.”,”””Lo scritto riproduce il testo di una introduzione e di un successivo intervento in un dibattito sull’opera di Paolo Spriano, ‘Storia del Partito comunista italiano’, 5 voll., Torino, Einaudi 1967-1975. Al dibattito, svoltosi il 12 novembre 1976 per iniziativa dell’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza presso la sede della Fondazione Basso – Issoco in Roma, hanno partecipato, oltre a P. Spriano e il sottoscritto, anche Franco Gaeta e Gastone Manacorda. Il testo è stato rimaneggiato e ampliato per la pubblicazione, ma conserva la forma «calda» della discussione: nella quale è auspicabile che altri studiosi intervengano, anche raccogliendo le «provocazioni» contenute in un recente articolo della “”Rivista di storia contemporanea””, n. 2, 1976: ‘Il «compromesso storico». Invito ad un dibattito'”” (pag 185) Ascesa del ‘gruppo gramsciano’ contro quello ‘livornista-bordighiano’: fu Gramsci a suggerire l’intervento autoritario che portò l’Esecutivo dell’IC a defenestrare Bordiga nel giugno 1923 (pag 194) ‘Il nodo centrale mi pare sia in ogni caso quello della natura del gramscismo e dei suoi rapporti con la natura del Partito comunista d’Italia. Dico natura nel senso anche di nascita, e del modo e del carattere della nascita; nel senso cioè della famosa «degnità» vichiana. Quindi, nascita-natura rivoluzionaria del Pci. Appunto il modo, il tempo, il lessico della rottura con il riformismo classico della Seconda internazionale che si consuma con non minore intensità e autoctonia di ragioni in Italia che in Russia, nell’ambito di un unico processo storico. Anche Spriano è d’accordo in questo, nonostante che il suo ordinovismo lo porti ad un raccorciamento del fronte che, come ho detto, gli impedisce di capire veramente Livorno. Ma quali sono i momenti-chiave del mutamento di natura, per i quali si passa dal partito rivoluzionario ad un partito neo-riformista, o nella ipotesi migliore, ancora tuttavia da verificare, riformatore? Accennerò a due di questi momenti-chiave, il primo appartenente ai primi anni di vita del Pci, il secondo al 1943; situati cioè alla prima svolta strategica e alla fine dell’Internazionale Comunista, nel cuore dei due nodi storici fondamentali della lotta di classe contemporanea. Qual è, innanzitutto, l’inizio del processo? Spriano lascia intendere che il mutamento di direzione del 1923-24 ebbe modi e fasi che anticiparono lo stalinismo; ed anch’egli pensa allo stalinismo come fenomeno di crisi, di snaturamento del comunismo. Qui anzi egli ha avuto il coraggio, che gli va riconosciuto, di andare assai al di là delle cautele di partito nella descrizione del «grande terrore». Ha parlato ad esempio di vittime italiane dello stalinismo citando i libri ancora tabù di Renato Mieli e di Guelfo Zaccaria. Ma egli lascia nell’ombra la partecipazione italiana allo stalinismo politico, e soprattutto la partecipazione del nuovo gruppo dirigente gramsciano, e di Gramsci stesso, alle origini (che non furono solo direttamente e personalmente staliniane) dello stalinismo. Se prendiamo un primo tratto caratteristico di questo, quale la centralizzazione dell’internazionalismo, la instaurazione d’un monocentrismo moscovita che monopolizzò la distribuzione di ideologia e la irrogazione di legittimità e di illegittimità, noi ci accorgiamo che l’«atto di autorità» con il quale l’Esecutivo dell’IC defenestrò Bordiga nel giugno 1923 e gli sostituì una direzione mista destinata ad aprire il passo al nuovo gruppo dirigente minoritario, quell’«atto di autorità» violava la natura del partito italiano che era, se non tutto bordighiano, certo tutto livornista (e lo fu anche durante tutta la lotta contro il fascismo, rifiutando la rinuncia e il ritiro di Bordiga). Ebbene chi suggerì l’intervento autoritario? Il fatto che a suggerirlo sia stato Gramsci, a Mosca, nel marzo 1923, come risulta a chiare lettere dal suo carteggio (20) e che Spirano non abbia ritenuto di rilevarlo (21) e non ne abbia tratto quindi le conseguenze è una riprova di quanto prima dicevo, cioè che l’approccio ideologico è primario e determinante in un qualsiasi quadro di metodologia della ricerca. Si potrebbe obbiettare che l’elemento decisivo per un giudizio va cercato nei contenuti politici dell’azione di Gramsci dirigente, nel 1924-26. Possiamo aprire una discussione su quei contenuti, ma alcuni fatti sono di prima evidenza. (…)’ (pag 194-195) [(20) Gramsci a Togliatti, 27 gennaio 1924, in P. Togliatti, ‘La formazione’, cit., p: 175: «(…) arrivai fino a dire che se si riteneva che veramente la situazione fosse tale come obiettivamente appariva del materiale a disposizione, sarebbe stato meglio farla finita una buona volta e riorganizzare il partito dall’estero con elementi nuovi scelti d’autorità dall’Internazionale. Ti dico che in un’altra situazione simile io farei nuovamente la stessa proposta e non avrei nessuna paura di scatenare tutti i fulmini dell’universo»; (21) Vol. I., p. 283, in nota (!) Spriano riporta parzialmente il passo citato di Gramsci facendolo precedere da un magistrale «egli stesso avrebbe allora ammesso che…»] “”Punto debole della ricostruzione di Spriano è quello che riguarda la CGL meridionale (…). Dopo il saggio di Clara De Marco e le ricerche di altri non è lecito cavarsela con pochi cenni… (pag 203) (C. De Marco, La costituzione della confederazione generale del lavoro e la scissione di “”Montesanto”” (1943-44), in ‘Giovane critica’, estate 1971, pp. 52-74)”,”PCIx-002-FGB”
“CORTESI Luigi”,”Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali fel PSI 1892-1921.”,”Luigi Cortesi (Bergamo 1929) è stato direttore della ‘Rivista storica del socialismo’. Professore incaricato di Storia dei partiti politici all’università di Salerno, ha pubblicato oltre a numerosi saggi ed edizioni documentarie: La costituzione del PSI, Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione, La rivoluzione leninista, Saggio introduttivo al volume I primi dieci anni del PCI.”,”MITS-030-FL”
“CORTESI Luigi”,”Storia e catastrofe. Sul sistema globale di sterminio.”,”Il volume contiene il capitolo (VI): ‘Socialismo o Barbarie. Marx, Engels, Luxemburg, Lenin, crisi del socialismo e crisi del mondo’ (pag 193-212) Il dilemma ‘socialismo o barbarie’ in Rosa Luxemburg, Engels Marx. Abisso, rovina, annientamento, abbrutimento, rimbarbarimeno nella catastrofe bellica. “”Nel dicembre 1914 Rosa Luxemburg, rinnovando al di là della sconfitto del movimento socialista la propria fedeltà agli ideali internazionalisti, auspicava che «l’Internazionale proletaria ‘risorgesse’ dalle ceneri quale unica salvezza dell’umanità dall’inferno di un dominio di classe in sfacelo e storicamente superato» (126). Lo storicismo ancora ottimistico implicito in queste ultime parole, e contraddittorio rispetto alla difficoltà dell’«unica salvezza», ha uno spazio molto più ristretto in una pagina della ‘Juniusbroschüre’, scritta in carcere nella primavera del 1915. (…)”” (pag 196) “”Quanto al passo di Engels di «quarant’nni fa» ricordanto nella ‘Juniusbroschüre’, esso, nei termini letterali usati dalla Luxemburg (e fatta salva la possibilità di più attente ricerche), non si trova negli scritti editi del compagno di Marx (e vedremo più avanti dove invece lo si può ritrovare). Ma nell’ ‘Antidühring’ (1877-78) e in un breve scritto del 1887 troviamo riferimenti importanti sia per ricostruire il rapporto tra la Luxemburg e la tradizione marxista sia per il tema «socialismo o borbarie». È quindi opportuno riportare con una certa larghezza anche di due passi in questione. (…)”” (pag 198-200) Luigi Cortesi (Bergamo 1929) ha diretto la Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli di Milano e la ‘Rivista storica del socialismo’. Ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Napoli e diretto la rivista ‘Giano. Pace ambiente problemi globali’. Tra le sue pubblicazioni più recenti ‘Le origini del Pci. Studi e interventi sulla storia del cominismo’ (Milano, 1999), ‘Una crisi di civiltà. Cronache di fine secolo’ (Napoli, 1999). Ha curato ‘Amadeo Bordiga nella storia del comunismo’ (Napoli, 1999). ‘Storia e catastrofe’ fu pubblicato per la prima volta nel 1984 e adesso ampliato con nuovi scritti. Luigi Cortesi è stato uno storico italiano, che si è occupato della storia del socialismo, del comunismo e del movimento operaio, con particolare riferimento alla nascita del Partito Socialista Italiano e del Partito Comunista Italiano. È morto a Roma il 2 settembre 2009. Bibliografia. ‘Diventare umani. Antologia di scritti filosofici ‘di Luigi Cortesi Corponove, 2017 [Intensità e vastità, pregio e attualità, rigore teoretico e storico dei temi scelti per questa Antologia di scritti filosofici del professor Luigi Cortesi. Scritti antologici connessi fra loro dal curatore Gedeone Martini e ben articolati in sei densi capitoli: Protologia (scienza della realtà prima), Gnoseologia, Cosmologia, La novità umana, Il pensiero politico, Riflessioni teologiche. Si parla del dubbio (“”Poiché anche se uno dubita, vive…””), della nozione di Dio, della struttura unitaria di anima e corpo, del “”fine”” verso cui gli esseri umani tendono, che può essere definito anche “”bene””, “”fine”” che tiene in vita l’aspirazione alla felicità. Si parla della dignità e originalità della persona nella libertà, di formazione della coscienza, del rapporto fede – ragione, di autorità e bene comune, di uno “”Stato – comunità”” che può essere “”utopico””, ma è “”regola indispensabile, come la partecipazione democratica alla “”polis””. Il filo sotteso sta nella riflessione teologica finale che evidenzia come la proposta cristiana sia interessante e come possa far crescere la dignità dell’uomo. Aristotele, Agostino, Tommaso, sono tra i pensatori più vicini a Cortesi. Con manoscritto di Alberto Bassi. Prefazione Angelo Marchesi, Università di Parma Progetto Editoria.”,”TEOP-565″
“CORTESI Luigi”,”Le origini del PCI. Il PSI dalla guerra di Libia alla scissione di Livorno.”,”Luigi Cortesi, Bergamo 1929, è stato direttore della ‘Rivista storica del socialismo’, Professore incaricato di Storia dei partiti politici dell’Univ. di Salerno. Ha pubblicato tra l’altro ‘La costituzione del Partito socialista italiano’ e ‘Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione’ ‘grandi evviva alla Russia rivoluzionaria e a Lenin accolsero il presidente provvisorio Bacci allorché costui aprì i lavori’ (pag 180) ‘Il primo oratore fu Bordiga…’ (pag 180) (Il Congresso di Bologna, ottobre 1919) (da pag 179)”,”MITC-016-FGB”
“CORTEZO Carlos L.”,”Miguel Bakunin. Apuntes biograficos.”,”””Intanto scoppia la guerra tra Germania e Francia. Bakunin pensava che se avesse vinto la Germania, avrebbe vinto la controrivoluzione. Pertanto, doveva appoggiare la Francia e invitare gli operai francesi a levarsi in massa, non solo contro gli invasori, ma anche contro la tirannia interna””. (pag 39)”,”ANAx-163″
“CORTI Paola”,”Storia delle migrazioni internazionali.”,”CORTI Paola insegna storia contemporanea all’ Università di Torino. “”Benché le norme restrittive non abbiano comportato la cessazione dell’ immigrazione negli Stati Uniti, i provvedimenti adottati nel corso degli anni Venti vanno ritenuti comunque la più significativa svolta americana in materia di immigrazione. Essi furono varati per le necessità indotte da una riorganizzazione produttiva che non richiedeva più il lavoro dequalificato della manodopera immigrata, e soprattutto a causa del razzismo, moltiplicatosi a dismisura negli anni della guerra. Per effetto delle misure restrizioniste, tra il 1931 e il 1940 gli europei diretti verso gli Stati Uniti non raggiunsero neppure la cifra dei 350.000, mentre gli immigrati provenienti dai paesi asiatici furono soltanto 15.344. Le restrizioni degli anni Venti, insomma, modificarono profondamente le caratteristiche quantitative e qualitative dell’ immigrazione nel grande paese transoceanico.”” (pag 58)”,”CONx-122″
“CORTI Eugenio”,”I più non ritornano.”,”‘E’ un’ opera letteraria unica nel suo genere che Benedetto Croce volle definire “”una lettura angosciosa e straziante, alal quale non manca la consolazione del non infrequente lampeggiare della bontà e della nobiltà umana””‘. CORTI Eugenio è nato a Besana, in Brianza, nel 1921. Si è laureato in legge. Ha partecipato poco più che ventenne prime all’ avanzata, poi alla tragica rotta delle truppe italiane sul fronte russo. Più tardi, sempre come ufficiale dell’ esercito regolare, alla guerra contro i tedeschi come ufficiale dell’ esercito regolare a fianco degli alleati. Oltre a ‘I più non ritornano’ ha scritto ‘I poveri Cristi’ e ‘Processo e morte di Stalin’. “”Dai giorni in cui reclute meridionali avevano dato il cambio per avvicendamento, alle fanterie settentrionali in linea, la nostra già innata poca simpatia per loro s’era venuta accentuando e trasformando in avversione. E più che mai durante la ritirata. E’ stupido pretendere che quei ridicoli soldati con le fasce eternamente mal messe, con le grandi bustine pendenti dietro fin sul collo e davanti fino quasi sugli occhi, che si vedevano girare per le nostre città, portati al fuoco si rivelino buoni. Malgrado noi settentrionali non avessimo certo a lodarci di noi stessi, pure la massa dei “”mamma mia””, come molti li chiamavano per il loro eterno lamentarsi, ci appariva “”la tara e la vergogna d’ Italia””. Aborrivamo in particolare quelli di determinate regioni o zone. Noi eravamo allora profondamente ingiusti: tuttavia con quell’ idea anch’io tornai dalla Russia e non la cambiai che molti mesi dopo quando, alla fine della guerra contro i tedeschi in Italia, i macelli fratricidi avvenuti nelle regioni del nord, mi indicarono in quale parte dell’ Italia la civiltà (quella vera, non quella di tipo tedesco) sia più radicata e profonda””. (pag 184-185)”,”ITQM-117″
“CORTI Paola”,”L’emigrazione.”,”Paola Corti, docente di storia sociale all’Università di Torino, collabora a varie riviste e istituzioni culturali italiane e straniere. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Paesi d’emigranti. Mestieri, itinerari, identità collettive’ (1990) Foto 1° Maggio 1904 in West Virginia (pag 115)”,”CONx-264″
“CORTI Paola SANFILIPPO Matteo”,”L’Italia e le migrazioni.”,”Paola Corti insegna Storia contemporanea all’Università di Torino. Ha pubblicato numerosi volumi sulla storia economico-sociale dell’età contemporanea. Matteo Sanfilippo è professore associato di Storia moderna presso l’Università della Tuscia. Si occupa delle migrazioni di idee e di persone fra Vecchio e Nuovo Mondo e codirige l’Archivio storico dell’emigrazione italiana (www:asei.eu). ‘Il crocevia migratorio negli anni della guerra’ (pag 130-132) “”Diversi tipi di migrazioni, sia in uscita, che in entrata, si soo intrecciati con la seconda guerra mondiale, benché in certi casi non ne siano stati la diretta conseguenza. Tra questi vanno annoverati innanzi tutto i movimenti dei lavoratori italiani che furono reclutati, in seguito alle richieste della Germania, per prestare la loro attività nelle campagne o nelle fabbriche tedesche sia alla vigilia che durante la guerra; in secondo luogo, le espulsioni e le fughe alimentate fin dall’avvio delle persecuzioni e dalle leggi antiebraiche tanto in Germania che in Italia; e, infine, le migrazioni provocate dalle conseguenze delle politiche fasciste in Africa o comunque per gli effetti di una pre-esistente politica espansionistico-coloniale. Mentre tra i fenomeni più strettamente correlati al conflitto vanno inclusi i movimenti innescati dall’estensione delle zone di guerra: una situazione, questa, già sperimentata nel corso del primo conflitto mondiale, quando circa 600 mila persone abbandonarono i più sanguinosi teatri di battaglia sui fronti del Piave e dell’Isonzo (51). Tra questi, occorre richiamare innanzi tutto quelli provocati dagli effetti dei trattati di pace, tanto sul territorio italiano che in Africa, e in secondo luogo il crocevia di migrazioni che, da un lato, riportò in Italia gli esuli antifascisti e gli ebrei sopravvissuti alle persecuzioni in diverse parti del mondo e, dall’altro, mise in fuga i gerarchi e i collaborazionisti del fascismo che spesso si erano macchiati anche di crimini di guerra, Iniziamo quindi dallo scambio di lavoratori italiani con la Germania, un atto dell’emigrazione di lavoro del periodo fascista apertosi nel 1937 – con la richiesta formale, da parte delle autorità tedesche, di manodopera agricola italiana nella misura di 2.500 lavoratori, preferibilmente di lingua tedesca – e conclusosi dopo l’8 settembre del 1943 con la trasformazione degli oltre 100 mila italiani in Germania in lavoratori-schiavi al servizio di un alleato ormai «tradito» (52). Questo episodio della storia dell’emigrazione italiana, a lungo trascurato dagli stessi studiosi, non solo rivela come il regime fascista accettasse di buon grado di esportare una disoccupazione pericolosa – che solo nel settore agricolo ammontava nel 1937 a circa 150.000 unità – ma mostra anche come l’invio di lavoratori diventasse uno strumento per procacciarsi materie prime e rimesse. Sta di fatto che già nel 1938 i braccianti partiti per la Germania furono in totale 31.071, mentre due anni dopo, tra fine 1938 e inizio 1939, sarebbero espatriati anche operai diretti al lavoro industriale: 9.500 in totale. Anche dopo l’invasione della Polonia, del resto, con la stipula di un nuovo accordo italo-tedesco si prepararono all’esodo altri 20.000 lavoratori. Ma la vera svolta qualitativa per la sorte degli italiani si raggiunse nel corso della guerra, quando in virtù dell’alleanza italo-tedesca le richieste dell’alleato si fecero così forti da indurre il Ministero delle Corporazioni, quello dell’Interno e la Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria a predisporre un piano specifico di reclutamento. In base a questo piano, provincia per provincia, le aziende erano richiamate a compilare «una quota proporzionale di lavoratori da mandare in Germania, se possibile (sic!) su base volontaria e scelti, ovviamente fra le classi di età non soggette alla leva» (53). L’esodo nel Terzo Reich, in definitiva, fu una parentesi tutt’altro che edificante nella già travagliata storia dell’emigrazione nazionale, caratterizzato da profonde delusioni per i trattamenti subiti dai lavoratori italiani e per le condizioni materiali di vita alle quali essi dovettero adattarsi in Germania. Tale situazione fu aggravata spesso – e prima ancora dell’inizio degli internamenti coatti dei lavoratori rastrellati dai nazisti – da conflitti, tentativi di fuga, punizioni, forme di detenzione”” (pag 131-132) [(51) D. Ceschin, ‘Gli esuli di Caporetto. I profughi in Italia durante la Grande Guerra’, Laterza, Roma Bari, 2006; (52) B. Mantelli, ‘«Camerati del lavoro». I lavoratori italiani emigrati nel Terzo Reich nel periodo dell’Asse, 1938-1943’, La Nuova Italia, Firenze, 1992; (53) B. Mantelli, ‘L’emigrazione di manodopera italiana nel Terzo Reich’, in ‘Storia dell’emigrazione italiana, cit., vol. 1, ‘Partenze’, p. 345]”,”ITAS-238″
“CORTI Paola”,”Storia delle migrazioni internazionali.”,”Paola Corti è professore di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino.”,”CONx-025-FL”
“CORTI Egone, conte”,”La famiglia dei Rothschild.”,”Dello stesso autore: – L’imperatrice Elisabetta – La tragedia di un Imperatore. Massimiliano del Messico Titolo originale dell’opera ‘Das Haus Rothschild in der Zeit seiner Blüte (1830-1871).”,”EURE-148″
“CORUM James S.”,”Le origini del britzkrieg. Hans von Seeckt e la riforma militare tedesca, 1919-1933.”,”CORUM James S. si è formato come storico nelle Università di Gonzaga, Heidelberg e alla Queen’s University in Canada. Dal 1991 è Professore di studi militari comparati alla USAF School of Advanced Air Space Studies presso la base aerea di Maxwell, in Alabama. Autore di numerosi saggi apparsi su riviste specializzate ha pubblicato ‘The Luftwaffe: Creating the Operational Air War, 1918-1940’ e in collaborazione con Richard MULLER ‘Airpower and Small Wars: Fighting Insurgents and Terrorists’. “”Da questo punto di vista i suoi scritti si avvicinavano molto ai testi di tattica comunemente usati dalla Reichswehr negli anni Venti, soltanto scritti meglio. Nonostante ciò, Rommel, come del resto gran parte degli Ufficiali tedeschi del tempo, non poteva definirsi uno studioso o teorico militare. Benché avesse intrapreso con serietà ed impegno la sua professione, nei suoi diari, nelle sue lettere e in generale nei suoi scritti non vi è alcun riferimento ad un’ attenta lettura di Clausewitz o von Schlieffen. Ad ogni modo, questa lacuna non pregiudicò affatto la sua abilità di Generale.”” (pag 168) “”La critica secondo cui la preparazione militare degli Ufficiali della Reichswehr palesasse serie lacune in fatto di strategia fornirebbe una sorta di spiegazione, in retrospettiva, alle carenze dimostrate in questo campo dallo Stato Maggiore della Wehrmacht. La Reichswehr produsse strateghi di grande valore – si parla di uomini della levatura di Ludwig Beck e Kurt von Hammerstein-Equord – ma Hitler li destituì. Probabilmente, la spiegazione più plausibile all’ incompetenza strategica dimostrata dall’ Esercito tedesco nella Seconda guerra mondiale non risiede tanto nell’ insuccesso del sistema addestrativo degli Ufficiali della Reichswehr, quanto nell’ allontanamento, da parte di Hitler, dei vertici militari dalla sfera decisionale strategica””. (pag 177)”,”GERQ-057″
“CORVALAN Luis Alberto”,”Escribo sobre el dolor y la esperanza de mis hermanos.”,”Campo di concentramento dell’ isola di Dawson, Cile del sud. “”En el Estadio Nacional tienen presos a médicos, ingenieros, abogados, periodistas, arquitectos, artistas, profesores, comerciantes, empleados, obreros, campesinos, estudiantes, están representados todos los niveles de actividad de Chile, sólo están ausentes los oligárquicos y los traidores.”” (pag 97)”,”AMLx-095″
“CORVISIER André CONTAMINE Philippe a cura; contributi di Anne BLANCHARD Jean MEYER Michel MOLLAT DU JOURDIN”,”Historie militaire de la France. 1. Des origines à 1715.”,”Esercito merovingio strutture militari invasioni normanne cavalieri stato capetingio nascita marina militare reale Filippo il bello guerra cento anni modernità Luigi XI guerre Italia e di religione mari nascita esercito moderno Luigi XIV guerra successione Spagna guerra nazionale.”,”FRQM-001-A”
“CORVISIER André direzione della serie; PEDRONCINI Guy a cura; saggi di Claude CARLIER André CORVISIER Henry DUTAILLY Jean-Charles JAUFFRET Philippe MASSON Jules MAURIN Francine ROUSSANE”,”Historie militaire de la France. 3. De 1871 à 1940.”,”Autori dei saggi: Claude CARLIER, André CORVISIER, Henry DUTAILLY, Jean-Charles JAUFFRET, Philippe MASSON, Jules MAURIN, Francine ROUSSANE”,”FRQM-001-B”
“CORVISIER André a cura; saggi di Etienne VAUCHERET Cornelis SCHULTEN Jean-Francois PERNOT Maurice GRESSET Jean MEYER Jean-Paul LE-FLEM Raimondo LURAGHI Jean CHAGNIOT Louis TRENARD Jean-Paul CHARNAY General DELMAS Hervé de-WECK Gunnar ARTEUS Jean-Marie CONSTANT Jean NOUZILLE Joseph ZACHAR Georges LIVET Claude G. STURGILL Francois CROUZET Hans SCHMIDT René PILLORGET André MARTEL Daniel REICHEL Philippe CONTAMINE Jean-Pierre GUTTON Louis-Edouard ROULET René QUATREFAGES Bernard VOGLER Istvan G. TOTH Monique LUCENET Jean-Pierre BOIS Gilbert BODINIER Jean-Luc QUOY-BODIN; conclusioni di Jean BERENGER André CORVISIER”,”Le soldat la strategie la mort.”,”Il volume contiene altre due prefazioni: Gen. Fernand GAMBIEZ, L’histoire militaire en France, Roland MOUSNIER, Souvenirs et prospective. I saggi sono di Etienne VAUCHERET, Cornelis SCHULTEN, Jean-Francois PERNOT, Maurice GRESSET, Jean MEYER, Jean-Paul LE-FLEM, Raimondo LURAGHI, Jean CHAGNIOT, Louis TRENARD, Jean-Paul CHARNAY, General DELMAS, Hervé de-WECK, Gunnar ARTEUS, Jean-Marie CONSTANT, Jean NOUZILLE, Joseph ZACHAR, Georges LIVET, Claude G. STURGILL, Francois CROUZET, Hans SCHMIDT, René PILLORGET, André MARTEL, Daniel REICHEL, Philippe CONTAMINE, Jean-Pierre GUTTON, Louis-Edouard ROULET, René QUATREFAGES, Bernard VOGLER, Istvan G. TOTH, Monique LUCENET, Jean-Pierre BOIS, Gilbert BODINIER, Jean-Luc QUOY-BODIN. Conclusioni di Jean BERENGER, André CORVISIER.”,”FRQM-013″
“CORVISIER André a cura di Jean DELMAS; collaborazione di Anne BLANCHARD Gilbert BODINIER Jean CHAGNIOT Philippe MASSON Jean MEYER”,”Histoire militaire de la France. 2. De 1715 à 1871.”,”Altri collaboratori: Anne BLANCHARD, Gilbert BODINIER, Jean CHAGNIOT, Philippe MASSON, Jean MEYER.”,”FRQM-001-C”
“CORVISIER André a cura di André MARTEL; collaborazione di Claude CARLIER Jacques FREMEAUX Claude HESSE D’ ALZON André MARTEL Philippe MASSON”,”Histoire militaire de la France. 4. De 1940 à nos jours.”,”Altri collaboratori: Claude CARLIER, Jacques FREMEAUX, Claude HESSE D’ ALZON, André MARTEL, Philippe MASSON”,”FRQM-001-D”
“CORVISIER André”,”Armées et societés en Europe de 1494 à 1789.”,”André CORVISIER è Prof di storia moderna all’Univ di Rouen ed è VP della Commission francaise e della Commission internationale d’histoire militaire.”,”EURQ-001″
“CORVISIER André”,”La guerre. Essais historiques.”,”André Corvisier è professore emerito all’Università di Parigi Sorbona ove ha animato un seminario sui rapporti tra esercito e società. Autore di una quindicina di opere e di oltre un centinaio di articoli è stato presidente onorario della Commissione Internazionale di Storia militare.”,”QMIx-030-FSL”
“CORVISIER André a cura; saggi di Etienne VAUCHERET Cornelis SCHULTEN Jean-Francois PERNOT Maurice GRESSET Jean MEYER Jean-Paul LE-FLEM Raimondo LURAGHI Jean CHAGNIOT Louis TRENARD Jean-Paul CHARNAY General DELMAS Hervé de-WECK Gunnar ARTEUS Jean-Marie CONSTANT Jean NOUZILLE Joseph ZACHAR Georges LIVET Claude G. STURGILL Francois CROUZET Hans SCHMIDT René PILLORGET André MARTEL Daniel REICHEL Philippe CONTAMINE Jean-Pierre GUTTON Louis-Edouard ROULET René QUATREFAGES Bernard VOGLER Istvan G. TOTH Monique LUCENET Jean-Pierre BOIS Gilbert BODINIER Jean-Luc QUOY-BODIN; conclusioni di Jean BERENGER André CORVISIER”,”Le soldat, la strategie, la mort.”,”Corvisier ha fatto compiere alla storia militare (si parlava di ‘storia-battaglia’) la sua rivoluzione copernicana. Professore alla Sorbona, Presidente della Commissione internazionale di storia militare.”,”QMIx-033-FSL”
“CORVISIER André direzione della serie; a cura di Philippe CONTAMINE; contributi di Anne BLANCHARD Jean MEYER Michel MOLLAT DU JOURDIN”,”Historie militaire de la France. 1. Des origines à 1715.”,”Esercito merovingio strutture militari invasioni normanne cavalieri stato capetingio nascita marina militare reale Filippo il bello guerra cento anni modernità Luigi XI guerre Italia e di religione mari nascita esercito moderno Luigi XIV guerra successione Spagna guerra nazionale.”,”QMIx-048-FSL”
“CORVISIER André direzione della serie; a cura di Jean DELMAS; collaborazione di Anne BLANCHARD Gilbert BODINIER Jean CHAGNIOT Philippe MASSON Jean MEYER”,”Histoire militaire de la France. 2. De 1715 à 1871.”,”Altri collaboratori: Anne BLANCHARD, Gilbert BODINIER, Jean CHAGNIOT, Philippe MASSON, Jean MEYER. Battaglia di Valmy. L’esercito della rivoluzione. La tattica. La tattica rivoluzionaria era fondata sullo shock. (…) L’arma per eccellenza dell’attacco è la baionetta. Con la massa, essa faceva parte della mistica rivoluzionaria. Si pensava anche di restaurare la picca. Per giustificare questo arcaismo, si invoca un argomento psicologico tradizionale sulla superiorità del soldato francese nel combattimento all’arma bianca e la sua poca attitudine a combattere con le armi da fuoco (pag 253)”,”QMIx-049-FSL”
“CORVISIER André direzione della serie; a cura di Guy PEDRONCINI; saggi di Claude CARLIER André CORVISIER Henry DUTAILLY Jean-Charles JAUFFRET Philippe MASSON Jules MAURIN Francine ROUSSANE”,”Historie militaire de la France. 3. De 1871 à 1940.”,”Autori dei saggi: Claude CARLIER, André CORVISIER, Henry DUTAILLY, Jean-Charles JAUFFRET, Philippe MASSON, Jules MAURIN, Francine ROUSSANE Riarmo francese. 1939. “”In due anni, l’industria aeronautica francese aveva quasi raggiunto i risultati che la Germania aveva impiegato quattro anni per stabilirli: la Francia ha dunque effettuato un raddrizzamento rapido, e ne è stata capace in mezzo a difficoltà importanti, ciò si avvicina quasi a un miracolo, ma i miracoli hanno dei limiti anche in Francia, soprattutto quando occorre fare fronte all’industria aeronautica tedesca e alla Luftwaffe”” (pag 428) (dal cap. XVI. Le destin manqué de l’Aéronautique française, di Claude Carlier)”,”QMIx-050-FSL”
“CORVISIER André direzione della serie; a cura di André MARTEL; collaborazione di Claude CARLIER Jacques FREMEAUX Claude HESSE D’ ALZON André MARTEL Philippe MASSON”,”Histoire militaire de la France. 4. De 1940 à nos jours.”,”Altri collaboratori: Claude CARLIER, Jacques FREMEAUX, Claude HESSE D’ ALZON, André MARTEL, Philippe MASSON La resistenza francese. Capitolo III. La Résistance: “”Aux armes, citoyens””, di André Martel Capitolo IV. La Libération et la Victoire: “”Quoi? Les Français aussi!””, di André Martel”,”QMIx-051-FSL”
“CORVISIERI Silvio a cura; articoli di V. BYSTRIANSKY K. ZETKIN V. ROEBIG LENIN P. LEVI J. REED Ph. IDEN A. GRAMSCI L. RUDAS M. GABOR A. BALABANOVA A. PANNEKOEK G. ZINOVIEV L. TROTSKY H. ROLAND-HOLST L. KRITZMANN”,”Il biennio rosso 1919 – 1920 della 3° Internazionale.”,”Articoli di V. BYSTRIANSKY, K. ZETKIN, V. ROEBIG, LENIN, P. LEVI, J. REED, Ph. IDEN, A. GRAMSCI, L. RUDAS, M. GABOR, A. BALABANOVA, A. PANNEKOEK, G. ZINOVIEV, L. TROTSKY, H. ROLAND-HOLST, L. KRITZMANN”,”INTT-023″
“CORVISIERI Silverio”,”Trotsky e il comunismo italiano. Con scritti inediti di Trotsky Bordiga Tresso Scoccimarro Terracini e documenti inediti del CC del PCI della frazione bordighista di Prometeo e della Nuova Opposizione italiana dei ‘Tre’.”,”Tesi: parallelismo tra impostazione di Trotsky (fine 1923- inizi 1924) con quella di Gramsci in Italia.”,”TROS-039 MITC-029″
“CORVISIERI Silverio”,”Resistenza e democrazia.”,”CORVISIERI Silverio nato nell’ isola di Ponza (1938) ha lavorato come redattore all’ Unità e ha collaborato a varie riviste del movimento operaio. E’ stato condirettore del ‘Quotidiano dei lavoratori’. CORVISIERI cita nel testo il libro di Athos LISA. Sulla ‘coincidenza di analisi di Trotsky e di Gramsci’. “”Entrando nel vivo del problema Trotsky fornisce una indicazione molto interessante – esattamente la stessa che, nello stesso periodo, e senza minimamente conoscere l’ elaborazione trotskiana, fornisce Gramsci nel carcere di Turi con il risultato di venire isolato dagli “”svoltisti”” – sull’ assemblea costituente: egli non esclude che questo obiettivo “”in certe circostanze potrebbe essere imposto dagli avvenimenti, o, più precisamente, dal processo di risveglio rivoluzionario delle masse oppresse.”” (pag 55) “”Il lavoro di orientamento politico era svolto principalmente attraverso il giornale. “”Bandiera Rossa”” uscì per la prima volta il 5 ottobre 1943: il giornale ebbe una tale popolarità che, in breve tempo, il MCd’I divenne noto come il movimento di “”Bandiera Rossa””. Non si hanno documenti precisi sulla tiratura ma Chilanti ricorda che di un numero si arrivò a stampare fino a 12.000 esemplari; (…)””. (pag 121)”,”ITAC-080″
“CORVISIERI Silverio”,”La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi.”,”CORVISIERI Silverio è nato a Ponza nel 1938 quando l’osola ancora ospitava centinaia di confinati politici. Dopo aver militato nel Pci e nei movimenti del ’68 è stato uno dei fondatori di ‘Avanguardia Operaia’. Deputato per tre legislature ha svolto attività giornalistica (Unità, Repubblica ecc). Ha pubblicato ‘Il re, Togliatti e il Gobbo’ (Roma 1998). Bordiga e Gramsci (pag 220-221) “”In una prima fase le divergenze politiche intestine non provocarono scontri rabbiosi da concludere con provvedimenti amministrativi e infamanti. A Ustica, ad esempio, i rapporti tra Gramsci e Bordiga furono più che fraterni, nelle poche settimane di convivenza nella stessa abitazione. In una lettera alla moglie Julca, del 15 gennaio 1927, Gramsci tracciò un quadretto sereno e divertente della vita quotidiana accanto all’uomo di cui pure aveva preso il posto alla guida del partito: “”In casa la sera giochiamo alle carte. Non avevo giocato mai finora; il Bordiga assicura che ho la stoffa per diventare un buon giocatore di scopone scientifico. Ho già ricostruito una certa bibliotechina e posso leggere e studiare. I libri e i giornali che mi arrivano già determinano una certa lotta tra me e il Bordiga, il quale sostiene a torto che io sono molto disordinato; a tradimento egli mette il disordine tra le cose mie, con la scusa della simmetria e dell’architettura: ma in realtà io non riesco poi a trovar nulla nel guazzabuglio simmetrico che mi trovo combinato””. Gramsci poco più tardi sarà rinchiuso in carcere e Bordiga trasferito a Ponza””. (pag 220-221)”,”ITAF-327″
“CORVISIERI Silverio”,”Il re, Togliatti e il gobbo. 1944: la prima trama eversiva.”,”CORVISIERI Silverio (1938) ha pubblicato ‘Bandiera rossa nella Resistenza romana, ‘Trotsky e il comunismo italiano’, ‘Resistenza e democrazia’, ‘I senzamano’, ‘Il mio viaggio nella sinistra’, ‘All’isola di Ponza’. E’ stato redattore dell’Unità del 1960 al 1967, direttore del settimanale ‘La Sinistra’ nel 1968, fondatore e direttore del ‘Quotidiano dei lavoratori’ nel 1974. Ha militato nel Pci, IV Internazionale, Avanguardia operaia. E’ stato deputato.”,”ITAR-190″
“CORVISIERI Silverio redattore, Saggi di V. BYSTRIANSKY K. ZETKIN L.V. LENIN V. Roebig P. LEVI J. REED A. GRAMSCI L. RUDAS M. GABOR A. BALABANOVA A. PANNEKOEEK G. ZINOVIEV L. TROTSKIJ N. BUCHARIN L. KRITZMANN”,”Il biennio rosso 1919-1920 della Terza Internazionale.”,”La storia, anche quella del movimento operaio, procede a salti. Improvvise mutazioni vengono preparate in processi lunghi, profondi, quasi impercettibili da chi li vive: «venti anni contano un giorno nei grandi sviluppi storici – scriveva Marx ad Engels – ma vi essere giorni che concentrano in sé venti anni» (I. Carteggio Marx-Engels, Editori Riuniti, vol. iv, p.176).”,”INTT-043-FL”
“CORWIN Edward S., a cura di Raffaele ORIANI”,”La costituzione degli Stati Uniti nella realtà odierna.”,”Edward Corwin, professore emerito di diritto costituzionale dell’Università di Prin ceton, commenta la costituzione degli Stati Uniti e descrive gli istituti di quel sistema costituzionale, delineandone lo svolgimento storico-politico e giuridico in una completa prospettiva che inquadra analiticamente l’imponente contributo interpretativo della giurisprudenza della Suprema Corte americana, in riferimento a più di mille sentenze. L’opera edita in Italia è presentata dal Prof. Gaspare Ambrosini, Giudice della Corte Costituziona”,”USAS-004-FL”
“CORWIN Edward S., a cura di Raffaele ORIANI”,”La costituzione degli Stati Uniti nella realtà odierna.”,”Edward Corwin, professore emerito di diritto costituzionale dell’Università di Prin ceton, commenta la costituzione degli Stati Uniti e descrive gli istituti di quel sistema costituzionale, delineandone lo svolgimento storico-politico e giuridico in una completa prospettiva che inquadra analiticamente l’imponente contributo interpretativo della giurisprudenza della Suprema Corte americana, in riferimento a più di mille sentenze. L’opera edita in Italia è presentata dal Prof. Gaspare Ambrosini, Giudice della Corte Costituzionale X Decimo Emendamento. I diritti “”riservati”” degli Stati. “”I poteri non delegati dalla Costituzione agli Stati Uniti, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai rispettivi Stati ovvero al popolo”” (pag 298)”,”TEOP-549″
“COSENTINO DI RONDE’ Vittorino a cura”,”Il fondamento storico dell’ attuale agitazione siciliana. Antologia storico-politica di documenti poco noti riguardanti il secolo XIX.”,”Scritti di CANTU’, LA-FARINA, D’AZEGLIO, GIOBERTI, MAMIANI, CATTANEO, CRISPI, COLAJANNI, BIXIO, BALBO e altri. La letteratura italiana in Sicilia. “”Anzi se il fondamento dell’ Italianità risiede nel comune idioma può dirsi che ella avesse la sua cuna in Sicilia, dove i dialetti toscani cominciarono a diventare illustri mediante il fior degli ingegni che si raccoglievano e poetavano alla Corte di Federico, educandovi bambina quella letteratura che poco stante divenne adulta per opera dell’ Alighieri””. (V. Gioberti, Il rinnovamento civile d’ Italia, vol 1, pag 216) (pag 160-161) I fasci dei lavoratori e la loro sollevazione. “”(…) Il malcontento ha cause economiche generali e ne ha particolari che lo hanno reso più particolarmente sensibile; il malcontento è in alto e nelle classi dirigenti che a forza di mormorare e di protestare hanno incitato il popolo ad imitarle; e col malcontento in alto sono venuti meno i freni morali e materiali che avrebbero potuto trattenere e moderare il malcontento dirompente in basso. Tra le classi dirigenti il malumore serpeggia e si accresce con prodigiosa rapidità per tutte le cause generali che agiscono in tutta Italia e che trovano l’ addentellato e nella politica interna ed estera ed in tutte le esplicazioni della vita pubblica””. (pag 299-300)”,”ITAB-157″
“COSER Lewis A.”,”I maestri del pensiero sociologico.”,”COSER Lewis A. insegna nella SUNY, State University of New York, Stony Brook. “”Was Du ererbt von deinen Vätern hast, erwirb es, um es zu besitzen””. Johann-Wolfgang von Goethe (in apertura) Was du ererbt von deinen Vätern hast, / Erwirb es, um es zu besitzen! / Was man nicht nützt, ist eine schwere Last; / Nur was der Augenblick erschafft, das kann er nützen («Ciò che hai ereditato dai padri / Acquisiscilo per possederlo! / Ciò che non serve è un carico pesante; / Solo ciò che l’attimo crea, esso può utilizzare») (Faust, I, 682-685). (cit in Remo Bodei, Le malattie della tradizione) “”Le testimonianze dei contemporanei confermano che ogni numero dell’ “”Année”” era veramente un avvenimento intellettuale non solo per i sociologi, ma anche per gli storici egli psicologi sociali. Con l’ “”Année”” e con il gruppo di uomini che vi scrivevano, Durkheim aveva creato, nel giro di alcuni anni, un efficace strumento intellettuale nella “”crociata”” per la sociologia””. (pag 245) “”Altri motivi, tuttavia, concorrono a spiegare il successo degli insegnamenti di Durkheim: man mano che i suoi collaboratori cominciavano ad assumere importanti posizioni accademiche alla Sorbona, nei licei e nelle università di provincia, e a occupare posizioni di rilievo al ministero dell’ istruzione e importanti incarichi nei sistemi di scuola primaria e secondaria, il gruppo dell’ “”Année”” invadeva e controllava l’ intero apparato dell’ istruzione dela Terza Repubblica. I collaboratori dell’ “”Année”” furono simili, sotto tale aspetto, ai Fabiani, che con le loro idee giunsero a dominare l’ amministrazione pubblica britannica””. (pag 246)”,”TEOS-112″
“COSI Dante a cura”,”Le fondazioni italiane. Con un saggio sulle fondazioni private nell’ ordinamento giuridico di Dante Cosi.”,”””Il primo tipo di fondazioni indipendenti, quelle ad attività vincolata, si articola in tre sottotipi: a) (…) b) (…) c) Fondazioni che gestiscono beni culturali e che, pertanto, hanno spesso anche spazi di discrezionalità per la loro azione e si avvalgono di un apparato servente (bibliotecari curatori, esperti ecc.). “” (pag 61)”,”DIRx-003″
“COSMACINI Giorgio”,”Medici e medicina durante il fascismo.”,”Giorgio Cosmacini è medico, laureato in filosofia, docente universitario. Storico e filosofo della medicina, è socio onorario della Società italiana di igiene e sanità pubblica e della Società italiana di antropologia. E’ socio emerito della Società italiana di radiologia e autore di molte opere, alcuni delle quali pubblicate anche all’estero. Nel 2017 è stato insignito dell’Ambrogino d’oro da parte del Comune di Milano. [‘Con lo specifico riferimento al rapporto tra guerra e medicina, lo storico Jacques Léonard ha scritto che «le guerre sollevano una nube da cui piove sangue» e che in esse «alle grandi falcidie mortali si aggiungono le epidemie» onde «non bisogna accontentarsi di contare gli uomini caduti sul campo dell’onore e passare sotto silenzio le sorti dei mutilati, dei malati, dei prigionieri». In un eventuale processo storico «si convocherà alla sbarra dei testimoni» almeno qualcuno dei medici che – come gli autori dei testi citati – «hanno saputo trasporre l’epopea nel registro della tragedia» (67). Al confronto con i militari sepolti nei tanti cimiteri di guerra oppure insepolti nel deserto africano o nelle lande estreme dell’est europeo, le sepolture dei civili tra le macerie delle città bombardate non sono di minor conto: «da un lato un inesauribile stillicidio di morti individuali, dall’altro la tragedia delle morti di massa» (68). ‘Agosto 1943′: è il titolo di una poesia di Salvatore Quasimodo che, all’indomani dei bombardamenti aerei terroristici su Milano, scrive: «La città è morta (…). Non toccate i morti, così rossi, così gonfi, lasciateli nella terra delle loro case». ’16 ottobre 1943’: è il titolo del sofferto racconto, da parte di un testimone di quel giorno, della retata nazista nel Ghetto di Roma, conclusa dalla deportazione di oltre mille ebrei. «Sgomento della ragione di fronte alla furia irrazionale» è il commento di Alberto Moravia. Scrive l’autore della testimonianza: «Molti altri furono i razziati o arrestati in seguito, massime dopo il febbraio 1944, dagli stessi tedeschi o più ancora dai fascisti: la maggior parte andò a finire in campi di concentramento dell’Italia settentrionale – Modena e Verona – finché poi nell’aprile furono deportati in Germania» (69). Siamo alla ‘soluzione finale’ della “”questione ebraica””. Essa costituisce il traguardo nazifascista della “”cancellazione dei corpi””. E’ la voragine materiale e morale in cui si inabissa l’ «enorme ‘buco nero’ rappresentato dai mucchi di cadaveri gettati dal mezzo meccanico nella fossa comune del ‘lager’» (70). Chi, questa volta, è da convocare alla sbarra, fra i medici, ma non per chiedere loro una testimonianza, bensì per pretendere che diano conto di quanto detto, fatto, tollerato, taciuto oppure osannato?’ (pag 148-149) [(67) Jacques Léonard, ‘La médicine entre les pouvoirs et le savoirs’, Aubier Montaigne, Paris, 1981, p. 102; (68) Giovanni De Luna, ‘Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea’, Einaudi, Torino, 2006, p. 18; (69) Giacomo Debenedetti, ’16 ottobre 1943′, con prefazione di Natalia Ginzburg, Einaudi, Torino, 2001, p. 39]”,”ELCx-033″
“COSMACINI Giorgio”,”Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott.”,”Giorgio Cosmacini è il maggiore storico della medicina italiano. Medico, laureato in filosofia, insegna Storia della medicina nell’Università Vita-Salute dell’Istituto Scientifico H. San Raffaele di Milano. E’ collaboratore della pagina culturale del Corriere della Sera. E’ autore di numerosi volumi tra cui ‘Storia della medicina e della sanità in Italia’, (3 voll), ‘La qualità del tuo medico’, ‘Medici nella storia d’Italia’, ‘Introduzione alla medicina’ (con C. Rugarli), ‘Storia della medicina dall’antichità ad oggi’. Jacob Moleschott (1822-1893), professore di Fisiologia all’Università di Torino e alla Sapienza di Roma e senatore del Regno, è la prima dopo un lungo ostracismo. Le sue pagine raccontano la vita e il pensiero del medico-scienziato. Il materialismo è stato, nella seconda metà dell’Ottocento, il terreno filosofico fertile sul quale crebbe e si sviluppò il pensiero scientifico di molti medici, naturalisti, antropologi, psicologi, psichiatri, impegnati a fondo sia sul piano teorico e sperimentale che su quello etico e sociale. «[L]o studio socialistico dei bisogni sociali» afferma Moleschott con veemenza, «appartiene all’avvenire del mondo» (50). Il suo «materialismo scientifico» è socialistico in quanto la nuova religione, dell’oggi e del domani, che è la scienza, «non è solo il massimo dei premi, ma è anche la più solida base ad una vita degna dell’uomo»: è ciò che Moleschott emblematicamente riafferma nella proposizione che da da sigillo alla ‘Circolazione della vita’. La scienza garantisce ai suoi fedeli tutti i diritti, a cominciare da «quello di assicurare alla madre povera e al suo bambino il necessario nutrimento» per finire a quello della redenzione dalla miseria, la quale «non sarà estirpata del tutto se non quel giorno in cui nessun uomo si arrogherà più oltre il diritto di mantenere il suo prossimo a titolo di carità, ed in cui ciascheduno riconoscerà in altri il diritto di guadagnarsi, per mezzo del lavoro, un sufficiente nutrimento» (51). Questo pensiero «è, in verità, il germe di ogni regola socialistica della vita» (52). Si può rilevare criticamente che la certezza di un progresso sociale affidato alla scienza costituisce un elemento di freno all’agire politico, nella distorta prospettiva di una trasformazione graduale, predeterminata e necessaria, della società. Sotto questo aspetto, il «materialismo socialistico» di Molescott appare rivoluzionario più in campo teorico che in campo pratico, e come tale aspramente contestato da Marx e da Engels. Esso però rappresenta senza dubbio un elemento di fortificazione ideologica per «migliaia di operai delle fabbriche abbandonati alla fame e alla miseria», oppressi ma certi di un futuro migliore’ (pag 98-99) [(50) Jakob Moleschott, ‘La circolazione della vita’, cit., pp. 360-61. Per l’obiezione riportata vedi Justus Liebig, ‘Chemische Briefe’, cit., p. 619; (51) Id., ‘Dell’alimentazione, per il popolo’, cit., pp. 196 e 199-200; (52) Id., ‘Per gli amici miei. Ricordi autobiografici’, traduzione dall’originale tedesco di E. Patrizi Moleschott, Sandron editore, Palermo- Milano, 1902, cit., pp. 192-93]”,”SCIx-523″
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Il viaggio di un ragazzo attraverso il fascismo, 1935-1946.”,”Giorgio Cosmacini (1931) è medico, storico, filosofo della medicina. L’autore parla ricorda il martire antifascista professor Quintino di Vona docente del Liceo Carducci, vittima dei fascisti, fucilato il 7 settembre 1944, tre giorni dopo l’uccisione dei tre amici (dell’autore) al bivio della strada di Ramponio per Lanzo (pag 155)”,”ITAR-303″
“COSMACINI Giorgio”,”Concetti di salute e malattia fino al tempo del coronavirus. Manoscritti medico-filosofici per longevi di oggi e di domani.”,”Giorgio Cosmacini è medico, laureato in filosofia, docente universitario. Storico e filosofo della medicina, è socio onorario della Società italiana di igiene e sanità pubblica e della Società italiana di antropologia. E’ socio emerito della Società italiana di radiologia e autore di molte opere, alcuni delle quali pubblicate anche all’estero. Nel 2017 è stato insignito dell’Ambrogino d’oro da parte del Comune di Milano “”per la sua vasta opera di storico e di filosofo””. “”Nella bio-bibliografia del giovane Karl Marx, tra 23 e 26 anni, si trovano la sua dissertazione di laurea e alcuni manoscritti rimasti incompiuti. La tesi verte sulla ‘Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e di Epicuro’ (1841): in essa il laureando propende per quest’ultimo e professa la sua fede in Prometeo, liberatore del genere umano dalla paura degli dei e della morte. I ‘manoscritti economico-filosofici (1844) – tale il loro titolo postumo – rispecchiano la ricerca, da parte del giovane autore, di una verità pratica fondativa di una morale di vita: «La fraternità degli uomini non è una frase, ma una verità fra di loro, e la nobiltà dell’umanità ci splende davanti». Nell’intitolare questo “”manuale”” ‘Manoscritti medico-filosofici’ non ho inteso peccare di presunzione, ma fare riferimento ad argomenti che, sulla scia puramente lessicale dei titoli marxiani, hanno nel mito di Prometeo, nella scienza di Democrito, nell’etica di Epicuro, e nella fraternità interumana quale critico di verità, una motivazione o giustificazione autorevole dei concetti, valori ed eventi narrati”” (pag XIII, premessa) [Giorgio Cosmacini, Concetti di salute e malattia fino al tempo del coronavirus. Manoscritti medico-filosofici per longevi di oggi e di domani’, Edizioni Pantarei, Milano; 2020]”,”SCIx-533″
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Risorgimento a due voci ovvero Il medico politico. Vite parallele di Giovanni Lanza e Agostino Bertani.”,”Giorgio Cosmacini è medico e laureato in filosofia. Docente universitario di Storia del pensiero medico e di Storia delle bioscienze, è autore di molti libri. È socio onorario della Società italiana di igiene e sanità pubblica “”Bertani ritiene d’essere un cattaneano federe e coerente, anche nello smarcarsi da Mazzini e da Garibaldi. Nello stesso discorso parlamentare in cui si dice riformista, tiene a precisare il proprio pensiero sui due padri viventi delle idealità democratiche (…). Nel 1871, giunto a Roma, è dapprima a disagio negli ambienti della vecchia città ancora per metà papalina e che stenta ad adeguarsi al nuovo rango di capitale italiana. Nei suoi rari interventi a Monte Citorio, dove alla Camera rappresenta gli elettori del suo nuovo collegio romagnolo di Rimini, rinuncia all’abituale aggressività “”biliare”” del suo eloquio. Dice: «Del fiele non ne ho più. Una buona igiene morale mi ha rimpiazzato il fiele che allucina i sensi e travolge l’intelletto […]; e così ho migliorato me stesso». Con gli avversari della Destra mostra una inusuale cortesia, talvolta condita di amenità; ma ciò non gli impedisce di rivolgersi a un tenace antagonista come l’insigne filologo napoletano Ruggiero Bonghi, fedelissimo a Lanza, apostrofandolo alla Camera con queste parole: «Non voi uomo di scienza, ma voi uomo politico non avrete mai il mio voto». Non minore è il contrasto di Bertani con i seguaci di Mazzini che dissentono dall’esperienza rivoluzionaria della ‘Commune’ parigina, movimento popolare che nel marzo 1871 fa seguito alla sconfitta dell’impero francese proclamando una repubblica di stampo neogiacobino, che invece ha il consenso dei seguaci di Garibaldi. La ‘Commune’! Composta da 80 consiglieri dei quali una trentina operai, guidata da un Comitato di salute pubblica votato alla salvaguardia della democrazia popolare, essa difendeva sulle barricate i quartieri parigini assaliti dalle armi della borghesia controrivoluzionaria e monarchica. Ma il 28 maggio 1871 la ‘Commune’ era già stata stroncata nel sangue e ancora risuonava il crepitio delle fucilazioni seguite agli arresti in massa e alle sommarie condanne capitali. Essa restava nella memoria come «l’assalto al cielo», secondo l’espressione di Marx. Esattamente un anno dopo, il 10 marzo 1872, muore Mazzini. Bertani che ventitré anni prima aveva contribuito in Roma alla imbalsamazione del corpo di Luciano Manara, accorre a Pisa per collaborare con Paolo Gorini affinché – come dice egli stesso – anche «il corpo di Mazzini sia sottratto alla chimica fatale della natura». Roma gli è sempre più estranea (non meno di quanto lo è a ‘Monsù Savoia’, il re che predilige le cacce ai quadrupedi selvaggi in Valle d’Aosta agli incontri diplomatici con i bipedi in marsina nelle sale del Quirinale). Bertani – scrive la sua biografa (1) (…) «seguiva coll’occhio vigile il movimento degli operai che cominciavano ad affermare il loro diritto sociale e politico, […] che non solo era diritto ma anche mezzo unico per impedire loro di gettarsi in braccio agli internazionalisti». Internazionalisti sono gli associati alla Prima Internazionale, il sodalizio fondato nel 1864 e ispirato ai messaggi rivoluzionari del comunismo e dell’anarchia”” (pag 158-159-160) [(1) White Mario Jessie, ‘Agostino Bertani e i suoi tempi’, Firenze, 1888]”,”ITAB-358″
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Dante e l’arte medica.”,”Ippocrate. “”Ippocrate è il padre fondatore della medicina laica occidentale. Di lui, al tempo di Dante, esiste una biografia scritta da Sorano di Kos (o di Efeso), autore della ‘Genealogia e vita di Ippocrate’ datata in epoca incerta, tra I secolo a.C. e II secolo d.C. Pur ritenuta un documento ricco di connotati salienti, essa è tuttavia narratrice di imprese ippocratiche che generano scetticismo, tali d’aver indotto taluni critici a dubitare della loro veridicità. Testimonanze attendibili emergono comunque dalle citazioni da parte di Platone – ‘Fedro’, 270 c-d e ‘Protagora’, 311 b – e da parte di Aristotele – ‘Politica’, VII, 1326, 15-16. La vita di Ippocrate è riassumibile in breve nei termini usati dal grecista Vincenzo Di Benedetto, curatore degli ippocratici ‘Testi di medicina’ (Rizzoli, Milano, 1983): «Ippocrate, figlio di Eraclide, nacque a Kos nel 460 aC e apparteneva alla famiglia degli Asclepiadi, nella quale era tradizionalmente praticata nelle generazioni prima e dopo di lui, l’arte medica: Morì in età molto avanzata. In Tessaglia, vicino a Larissa, si mostrava la sua tomba». (…) (pag 57-59)”,”ELCx-288″
“COSMACINI Giorgio”,”Federica Montseny (1905-1994). Una anarchica al governo della Salute.”,”Giorgio Cosmacini è medico, laureato in Filosofia, già primario ospedaliero e attualmente docente universitario di Storia del pensiero medico e di Storia delle bioscienze. È stato insignito dal comune di Milano dell’Ambrogino d’oro “”per la sua vasta opera di medico, storico e filosofo””. “”Un mese prima della consultazione elettorale, il 15 gennaio 1936, Manuel Azaña è protagonista di un discorso passato alla storia, come scrive l’ambasciatore statunitense [Bowers]: «Azaña compì quel giorno un atto di portata storica: pose le basi di una coalizione elettorale dei partiti della sinistra che era ormai diventata una necessità. (…) Nel frattempo quegli avversari del regime democratico che non fondavano le loro speranze nelle elezioni stavano perfezionando i loro preparativi per impossessarsi dello Stato con la forza». Il discorso di Azaña è l’atto fondativo del Frente popular, coalizione omonima e simile al Front populaire che, sotto la guida del socialista Léon Blum (1872-1950), è impegnato in Francia nella contemporanea campagna elettorale che in certo qual modo accomuna le due nazioni latine sorelle. In Spagna, il Fronte popolare è composto dai Partiti repubblicano, socialista, comunista, dal Partido Obrero de Unificación Marxista (POUM) d’ispirazione trotskista e dal Partito Sindacalista fondato da Angel Pestana dopo la sua uscita dalle file anarchiche. Il Fronte è integrato dalla UIGT, cui appartengono in massa i lavoratori socialisti e comunisti. Del Fronte non fa parte la CNT, che peraltro non commette l’errore di due anni prima, quando l’astensione dal voto dei suoi iscritti ha consentito la vittoria numerica delle destre. Dieci giorni dopo il discorso di Azaña, nell’assemblea plenaria svoltasi a Barcellona il 25 gennaio, il sindacato anarchico decide di abbandonare la tradizionale tattica astensionista lasciando libertà di voto e insieme sottolineando che la vittoria del Fronte comporterebbe la liberazione dei trentamila compagni che, con Lluis Companys e i capipopolo asturiani, sono ancora detenuti nelle carceri. A perorare questa tesi, con parziale inversione di marcia, sono anche i più intransigenti membri della FAI. Ascaso, Durruti, García Oliver e, con essi, Federica Montseny che ricorda le parole d’ordine con le quali il gruppo indicava i modi con cui opporsi al fascismo: “”con la lotta corpo a corpo, a petto scoperto, con il combattimento sotterraneo ma anche in pieno giorno. Occorre non solo distribuire volantini, è necessaria l’azione, sempre””. La quiete [è] apparente (…)”” (pag 101-102)”,”MSPG-289″
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Il medico della mutua. Storia di una istituzione e di un mestiere.”,”Giorgio Cosmacini è medico, laureato in Filosofia, già primario ospedaliero e attualmente docente universitario di Storia del pensiero medico e di Storia delle bioscienze. È autore di libri di storia, bioetica e di biografie. 1943-1945. “”Sono gli anni della cosiddetta “”guerra civile””, dizione peraltro inadeguata poiché tale guerra è lo scontro non tra due simmetriche “”civiltà””, ma tra una realtà “”civile”” liberatoria dal “”male assoluto”” del nazifascismo e una realtà “”incivile”” a quesot male asservita. Nel truce periodo non c’è da aspettarsi alcun seguito concreto alla legge fascista istitutiva dell”Ente Mutualità’ pubblicata sula ‘Gazzetta ufficiale’ tre mesi prima della caduta del regime il 25 luglio del 1943. La pubblicistica medico-sanitaria, rimbombante negli anni del consenso, è reticente o silente nel biennio della posticcia restaurazione del fascismo a Salò”” (pag 19)”,”ELCx-310″
“COSMACINI Giorgio”,”Concetti di salute e malattia fino al tempo del coronavirus. Manoscritti medico-filosofici per longevi di oggi e di domani.”,”Giorgio Cosmacini è medico, laureato in filosofia, docente universitario. Storico e filosofo della medicina, è socio onorario della Società italiana di igiene e sanità pubblica e della Società italiana di antropologia. E’ socio emerito della Società italiana di radiologia e autore di molte opere, alcuni delle quali pubblicate anche all’estero. Nel 2017 è stato insignito dell’Ambrogino d’oro da parte del Comune di Milano “”per la sua vasta opera di storico e di filosofo””. “”Nella bio-bibliografia del giovane Karl Marx, tra 23 e 26 anni, si trovano la sua dissertazione di laurea e alcuni manoscritti rimasti incompiuti. La tesi verte sulla ‘Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e di Epicuro’ (1841): in essa il laureando propende per quest’ultimo e professa la sua fede in Prometeo, liberatore del genere umano dalla paura degli dei e della morte. I ‘manoscritti economico-filosofici (1844) – tale il loro titolo postumo – rispecchiano la ricerca, da parte del giovane autore, di una verità pratica fondativa di una morale di vita: «La fraternità degli uomini non è una frase, ma una verità fra di loro, e la nobiltà dell’umanità ci splende davanti». Nell’intitolare questo “”manuale”” ‘Manoscritti medico-filosofici’ non ho inteso peccare di presunzione, ma fare riferimento ad argomenti che, sulla scia puramente lessicale dei titoli marxiani, hanno nel mito di Prometeo, nella scienza di Democrito, nell’etica di Epicuro, e nella fraternità interumana quale critico di verità, una motivazione o giustificazione autorevole dei concetti, valori ed eventi narrati”” (pag XIII, premessa) [Giorgio Cosmacini, Concetti di salute e malattia fino al tempo del coronavirus. Manoscritti medico-filosofici per longevi di oggi e di domani’, Edizioni Pantarei, Milano; 2020]”,”ELCx-006-FER”
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Rivoluzioni nella storia delle scienze della vita. Lezioni universitarie di filosofia delle bioscienze.”,”Massimo Reichlin presi de della Facoltà di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Roberto Mordacci, Prorettore per le Scienza Umane e Sociali, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Il libro raccoglie un ciclo di lezioni che il professor Girogio Cosmacini ha tenuto nel corso dell’anno accademico 2021-22, all’Universtià Vita-Salute San Raffaele di Milano.”,”ELCx-320″
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Medicina per i poveri e per i ricchi. Storia della salute e della sanità.”,”Due importanti inchieste sulle condizioni della classe lavoratrice appaiono nel 1842, di Edwin Chadwick e nel 1845 di Friedrich Engels convergenti nel descrivere il pessimo stato di salute di tali categorie, ma divergenti nell’analisi delle cause patogene. Chadwick ritiene che sia la mancanza d’ igiene la causa ammorbante: sua è l’iniziativa che porta alla creazione in Inghilterra nel 1848 del General Board of Health con compiti di controllo sanitario e di risanamento ambientale. Engels ritiene invece che sia lo sfruttamento della manodopera a generare negli operai povertà e malattie, e conseguentemente dirige l’attenzione verso l’organizzazione sociopolitica del proletariato, in sincronia con la pubblicazione, nel medesimo anno 1848, insieme a Kar Marx, del ‘Manifesto del partito comunista’ (pag 129)”,”ELCx-327″
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Tra sapere scientifico e potere politico. Storia di un grande scienziato e di un Premio Nobel non dato. Giuseppe Moruzzi (1910-1986).”,”Giuseppe Moruzzi fisiologo tra i più grandi al mondo”,”ELCx-332″
“COSMACINI Giorgio”,”La vita nelle mani. Storia della chirurgia.”,”Provando e riprovando antico motto dell’ Accademia del Cimento”,”SCIx-027-FSD”
“COSMACINI Giorgio, a cura di Giacomo AUGENTI”,”Medicina e filosofia. Saggi di storia biomedica e sociosanitaria.”,”Giorgio Cosmacini è medico, laureato in filosofia, docente universitario. Storico e filosofo della medicina, è socio onorario della Società italiana di igiene e sanità pubblica e della Società italiana di antropologia. E’ socio emerito della Società italiana di radiologia e autore di molte opere, alcuni delle quali pubblicate anche all’estero. Nel 2017 è stato insignito dell’Ambrogino d’oro da parte del Comune di Milano.”,”ELCx-343″
“COSPITO Giuseppe”,”L’Edizione nazionale dei ‘Quaderni del carcere’ – Il giovane Marx tra Spinoza e Gramsci.”,”Giuseppe Cospito ricercatore in Storia della filosofia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Pavia.”,”GRAS-154″
“COSSA Luigi / LAMPERTICO Fedele”,”Primi elementi di economia politica (Cossa). / Il commercio (Lampertico).”,”L. Cossa professore Università di Pavia. F. Lampertico Due volumi di case editrici diverse rilegati assieme.”,”ECOT-249″
“COSSERON Serge”,”Napoleone. Il grande bugiardo. (Tit.orig.: Les Mensonges de Napoléon)”,”COSSERON, storico, ha pubblicato diverse opere sulla rivoluzione francese e sulle campagne napoleoniche. Le cifre delle perdite della sanguinosa battaglia di Eylau. (pag 170) La questione spagnola. Le forze della coalizione riescono a disporre di un punto di appoggio permanente sul continente. “”La questione spagnola, che sia stata consigliata a Napoleone da Talleyrand, o che sia fallita perché mal condotta da Murat, sta di fatto che fu gestita direttamente secondo le direttive imperiali. Nel 1808, semplice colpo di spillo o puntura di insetto, incapace per il momento di disturbare gli ultimi giorni felici dell’ Impero, con il passare degli anni la Spagna si trasformò in una cancrena (o un cancro, per usare il termine che compare nel ‘Memoriale di Sant’Elena’).”” (pag 188) Guerra di logoramento o di attrito. “”Nel Memoriale di Sant’Elena, Las Cases riporta le sue affermazioni: “”Quella sfortunata guerra è stata la mia rovina. Tutte le situazioni che hanno causato i miei guai si ricollegano a quel momento fatale. Ha complicato e aggravato le mie difficoltà, diviso le mie forze, aperto una scuola per i soldati inglesi, distrutto la mia reputazione in Europa””.”” (pag 189)”,”FRAN-080″
“COSSU Licinio MAGGI Michele”,”L’educazione dell’Europa moderna.”,”Licinio Cossu è nato ad Arezzo nel 1943. Si occupa di storia del penisero morale ed economico inglese. Michele Maggi è nato a Francavilla Fontana (Brindisi) nel 1943. Sui lavori: ‘La formazione dell’egemonia in Frnacia’ (1977), ‘Universalismo e mondo tedesco nella ‘Kultur-philosophie’ di Ernst Cassirer’, introduzione a E. Cassirer ‘Sulla logica delle scienze della cultura’ (1979).”,”EURx-002-FMB”
“COSSUTTA Armando, con Gianni MONTESANO”,”Una storia comunista. Armando Cossutta.”,”MONTESANO è nato a Napoli nel 1960. E’ capo ufficio stampa del PCDI. COSSUTTA è nato nel 1926 è stato senatore dal 1972 al 1994 e deputato dal 1994 a oggi. E’ Presidente del Partito dei Comunisti Italiani. Il finanziamento della politica. I finanziamenti sovietici al Pci. “”L’ incarico di sovraintendente all’ amministrazione mi collocò, formalmente, a capo di una delle due principali società che, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, svolgevano attività economiche tra l’ Unione Sovietica e l’ Italia. Si trattava di società ovviamente molto vicine al Pci, i cui consigli di amministrazione erano composti da uomini di fiducia del partito. Diventai presidente onorario dell’ Italturist (…). L’ Italturist divenne la prima azienda europea nella organizzazione dei viaggi in Urss con quattro forti agenzie in Italia (a Roma, Milano, Torino e Genova). (…) Vi era poi una seconda società che in quel periodo ruotava attorno al Pci: la Restital che si occupava soprattutto di scambi commerciali. Anche questa era guidata da uomini di fiducia del partito. Sino ai primi anni Settanta, “”sovraintendetti”” all’ insieme delle attività economico-finanziarie che interessavano anche altre soceità vicine al Pci operanti nel settore degli scambi commerciali, come per esempio la Italimprex e la Interexpo. Si trattava di attività di cui il partito avrebbe fatto a meno dopo il varo della legge sul finanziamento pubblico””. (pag 136-137)”,”PCIx-303″
“COSSUTTA Armando”,”Lo “”strappo””. Usa, Urss, movimento operaio di fronte alla crisi internazionale.”,”‘Perché sono contro la rottura con il Pcus’ (pag 186)”,”PCIx-422″
“COSSUTTA Armando”,”Vecchio e nuovo corso.”,”Armando Cossutta è nato a Milano nel 1926. Studente liceale aderisce clandestinamente al Pci nel 1943, partecipa alla guerra di liberazione, viene arrestato dai nazifascisti e incarcerato a San Vittore. Nel 1945 diviene segretario del Pci a Sesto San Giovanni, nel 1949 entra nella segreteria della Federazione provinciale, nel 1956 è nominato segretari del Comitato cittadino di Milano. Nel 1958 è eletto segretario della Federazione e nel 1960 nel Comitato Centrale e nella Direzione nazionale del Pci. All’11° congresso è chiamato a Roma come membro della Segreteria nazionale e di questo organismo diviene coordinatore prima con Longo e poi con Berlinguer. Dal 1975 al 1983 dirige la sezione del Pci per le autonomie locali…”,”PCIx-526″
“COSTA CLAVELL Javier”,”Historia de España.”,”Franchismo: il Movimiento Nacional e lo Stato nazional-sindacalista. “”La dottrina politica del Movimento emana dalla Falange spagnola e dalla J.O.N.S., unificata per decreto con la Comunion Tradicionalista, i cui postulati fondamentali rafforzarono il suo bagaglio ideale. La famiglia, il sindacato verticale e il municipio sono i tre stati sociali su cui il Movimiento concentra la sua azione politica, sempre guidata dal prisma cattolico. Dalla Segreteria Generale del Movimento dipendono diversi organismi, come la Organizzazione Sindacale, la Sezione Femminile, la Delegazione Nazionale delle Associazioni, l’ Istituto di Studi Politici.”” (pag 158)”,”SPAx-058″
“COSTA CLAVELL Xavier”,”Les últimos días de la Republica.”,”Il declino del governo Negrin. “”””Mi impresión final de esta entrevista fue la de que a pesar de su amargura y pesimismo, Negrín seguía conservando el espíritu de resistencia y orientándose a continuar el combate tal como la situación exigía”” (Enrique Lister, op.cit.). Lister formó un pésimo concepto del ambiente oficial que reinaba a Madrid. “”Algunos ministros paraban en el Hotel Palace y al ir a visitarlo me encontré en el bar del hotel con tal cantidad de señoritos, de “”niñas bien”” y de flamantes oficiales, que no pude por menos que salir immediatamente de allí lleno de pena y de asco”” (Enrique Lister, op.cit.). Negrín, con la autoridad tácitamente mermada, se movía con dificultades crecientes come jefe del Gobierno. Sabía que se conspiraba contra él y desconfiaba de la gente que le rodeaba. La República – lo que quedaba de ella – se estaba descomponiendo a pasos agigantados (…)””. (pag 65) Juan Negrín López (Las Palmas, 3 febbraio 1889 – Parigi, 12 novembre 1956) è stato un politico spagnolo. È stato capo del governo dal 17 maggio 1937 al 1 aprile 1939. Biografia politica Prima di ricoprire incarichi di governo era professore universitario di fisiologia. Fu nominato ministro delle Finanze nel settembre 1936 nel governo di Francisco Largo Caballero, in piena guerra civile spagnola. Durante la sua permanenza al ministero delle Finanze, si occupò del trasferimento delle riserve auree della Banca Centrale spagnola in Unione Sovietica, in cambio di aiuti finanziari e militari. Questa operazione fu condotta da Negrín e Largo Caballero nel massimo riserbo; ne era al corrente solo Indalecio Prieto; perfino il presidente della repubblica, Manuel Azaña, fu tenuto all’oscuro, secondo Largo Caballero stesso. Nel maggio 1937 il presidente della repubblica, dopo le dimissioni di Largo Caballero, nominò Juan Negrìn Presidente del Governo spagnolo. Azaña sperava di irrobustire il potere del governo centrale, indebolito dalla presenza di alcune milizie armate di sindacati e anarchici; Negrìn, come Azaña, pensava che bisognasse ridurre i fermenti rivoluzionari all’interno della Repubblica e guadagnarsi le simpatie dei settori più progressisti della Chiesa cattolica e della classe media, intimoriti dalle tendenze rivoluzionarie; in questo modo si sarebbe stabilizzata la situazione interna, condizione ritenuta necessaria per vincere la guerra civile contro Franco. Sul piano militare, fece condurre una serie di offensive: a Brunete, Belchite, Teruel e quella dell’Ebro. Sebbene Negrín avesse sempre fatto parte dell’ala moderata del Partito Socialista spagnolo (PSOE), lavorò a stretto contatto con il Partito Comunista (PCE), stalinista, che in quei mesi aveva abbandonato gli entusiasmi rivoluzionari per una collaborazione più ampia con le altre forze repubblicane. La collaborazione con i comunisti del PCE è uno degli aspetti più salienti del governo Negrín e anche uno dei più discussi. Da più parti, sia di destra che di sinistra, si è arrivati a dire che il governo fosse dominato dai comunisti stalinisti. Oltre alle ragioni di politica interna, ciò che rendeva il PCE essenziale per il governo era l’appoggio dell’Unione Sovietica; dopo che i paesi democratici, Regno Unito e Francia per prime, adottarono una politica di non intervento nella guerra civile e quindi rifiutarono di fornire aiuti al governo repubblicano, l’Unione Sovietica rimase praticamente l’unica fonte di aiuti sia militari che economici. Nonostante gli estremi tentativi di Negrín, la situazione militare della Repubblica spagnola continuò a peggiorare. Nell’ottobre 1937 trasferì il governo da Madrid a Barcellona, più lontana dal fronte. Nel settembre del 1938, ritenendo imminente lo scoppio di una guerra europea, fece smobilitare le Brigate Internazionali, sperando che questo desse alla Germania e all’Italia l’occasione per togliere il loro appoggio materiale e di uomini alla fazione franchista. La conferenza di Monaco allontanò però la guerra in Europa e il conseguente cambiamento di situazione internazionale. All’inizio del 1939, quando cadde in mano ai franchisti anche la Catalogna, al parlamento riunito a Figueres egli propose la capitolazione, con la sola condizione che fosse risparmiata la vita agli sconfitti. La sua proposta non fu però accolta dal parlamento; Negrín decise quindi di riportare il governo a Madrid per controllarne l’evacuazione. A marzo scoppiò una sommossa antigovernativa, guidata da Segismundo Casado, da José Miaja e da Julián Besteiro, che di fatto mise fine all’autorità del governo Negrín; poco dopo i repubblicani capitolarono. Dopo la capitolazione, Negrín riparò prima in Francia, quindi a Londra, dove continuò a presiedere il governo repubblicano in esilio fino al 1945, quando si dimise per contrasti con Indalecio Prieto e Diego Martínez Barrio. Si stabilì infine in Francia; morì a Parigi nel 1956 all’età di 64 anni. (wikip)”,”MSPG-196″
“COSTA Emilio DORIA Marco FAVRETTO Giovanni RAGAZZI Franco TRINGALI Sebastiano, saggi di”,”Sampierdarena, 1864-1914. Mutualismo e Cooperazione.”,”Foto pagina 203 corteo manifestazione interventista a Genova in via XX settembre 1915 Valentino Armirotti (1844-1896) è il primo deputato operaio ligure e il secondo in Italia dopo Antonio Maffi (pag 35) Forza-lavoro dell’Ansaldo Sampierdarena (pag 79) Il personale dell’Ansaldo durante la Prima guerra mondiale “”Accanto al personale operaio sempre più numerosi divengono col tempo i “”colletti bianchi””, ingegneri, disegnatori, impiegati amministrativi e tecnici (i dipendenti “”non operai”” del Meccanico [Ansaldo] sono 127 nel 1904 e 259 nel settembre del 1914) a dimostrazione dei cambiamenti intervenuti nella struttura dell’impresa, più articolata, e di un approccio più “”scientifico”” alle tematiche dell’organizzazione aziendale. Quella della manodopera ansaldina è, da sempre, un mondo dominato dalla figura del lavoratore maschio adulto; e, guardando ai dati del censimento del 1911 (tabella 3), tale risulta il settore industriale a Sampierdarena nel suo complesso, con la scontata eccezione del comparto tessile. Solo negli anni della prima guerra mondiale si assiste a un significativo, anche se temporaneo, ingresso in fabbrica delle donne, che coprono i vuoti determinatisi negli organici dai richiami alle armi e concorrono alla produzione bellica in fortissima espansione. Nel settembre 1917 l’occupazione femminile rappresenta il 40% del totale nel proiettificio della Fiumara (si tratta di uno stabilimento in cui la produzione è assai standardizzata e più facile risulta di conseguenza l’inserimento di manodopera non qualificata) e il 20% nella fabbrica di motori d’aviazione, ma solo il 4% al Meccanico. Dopo aver dato il proprio apporto allo sforzo “”patriottico”” dell’industria, le donne sono le prime ad esserne allontanate all’indomani dell’armistizio”” (pag 88-89) [saggio di Marco Doria, ‘Crescita industriale e sviluppo economico a Sampierdarena’]”,”LIGU-105″
“COSTA Angelo, a cura di Franco MATTEI”,”Scritti e discorsi. Volume II: 1949-1951.”,”Angelo Costa (1901-1976) è stato un noto imprenditore, due volte presidente della Confindustria nel secondo dopoguerra. “”Per legge divina la proprietà deve essere rispettata e deve pure essere rispettata la libertà che Dio ha voluto dare all’uomo, e la legge umana non può andare contro la legge divina. Lo stato per il bene comune ha diritto di prelevare imposte in ragione della capacità contributiva dei cittadini. Con l’aumentare della ricchezza generale le funzioni dello stato aumentano, e perciò lo stato deve prelevare in maggior misura ricchezza dai singoli; ma questo non solo deve essere fatto con criterio di giustizia, ma con lo spirito di far pagare a chi può un servizio che lo Stato presta nell’interesse comune, o che è ritenuto giusto che la comunità metta a disposizione di determinate categorie di cittadini più bisognosi. Mai lo stato ha il diritto di prelevare imposte con il fine di prendere i soldi di tasca di un cittadino per trasferirli in quelle di altri cittadini. Lo stato, sempre per il bene comune, ha il diritto di privare un cittadino della proprietà, ma ha l’obbligo di indennizzarlo al cento per cento del danno: infatti, se un bene è più utile che appartenga alla comunità che ad un singolo, è giusto venga espropriato, ma è iniquo che la comunità, oltre al vantaggio derivante dall’esproprio, venga ad avere anche quello di pagare una cosa meno di quanto vale, con danno per il proprietario. Oltre che attraverso le imposte e l’espropriazione con giusto indennizzo, che può essere limitata anche ad alcuni diritti della proprietà, non si può avere un diritto umano, e cioè “”certo””, che limiti l’uso della proprietà (naturalmente non considerando limitazioni quelle dirette a impedire danni ai terzi). Soltanto in situazioni contingenti e transitorie lo stato può imporre, per il bene comune, particolari sacrifici a determinate categorie di cittadini, o singoli cittadini, anche se non è in condizioni di indennizzarli, ma deve sempre trattarsi di casi eccezionali”” [dalla lettera di Angelo Costa al Padre G. Costa S.J. rettore dell’Istituto cattolico di attività sociale di Torino, 8 marzo 1950] [(in) Angelo Costa, a cura di Franco Mattei, ‘Scritti e discorsi. Volume II: 1949-1951’, Milano, 1980]”,”ITAE-360″
“COSTA Bernadette”,”I Dufour. Pubblico e privato di una famiglia imprenditoriale genovese tra ‘800 e ‘900.”,”Bernadette Costa, nata a Genova nel 1972, laureata in Lettere presso l’Università di Genova, ha lavorato al riordino dell’ Archivio Dufour.”,”LIGU-152″
“COSTA Andrea, a cura di G. DALLO'”,”Annotazioni autobiografiche per servire alle «Memorie della mia vita».”,”Lunedì 13 giugno 1898 “”(…) A proposito del Ciclo hegeliano: tornare a forme primitive con diverso contenuto: «L’Illinese, scrive (…) (37), è padrone assoluto di sè, non soggiace a legge alcuna». I Delawari, aggiungono altri, sono in genere affatto ignari delle leggi e dei procedimenti civili; non hanno nozione di civilmente giudicare, di processi, di condanne, di assoluzioni. Non commercio, né contratti, né monete, né pagherò, né impiego d’altrui per stipendio. Gli scambi erano una reciprocanza di doni e costituivano il solo traffico degli Indiani. Arresti e prigioni, casuisti e bargelli: cose sconosciute. Ciascun uomo era il proprio protettore. Ciascuno costituiva sè stesso vendicatore delle proprie offese. La potestà del capo era tutta (morale) nel suo carattere, personalità. Ignota al selvaggio l’umiliante subordinazione d’una volontà ad un’altra; il capo indiano non aveva né corona, né scettro, né guardie; nessun simbolo esteriore di supremazia, nessun mezzo di mettere in vigore i propri decreti. Estensione autorità (influenza morale) dipendeva carattere, personalità. Gli affari riguardanti l’interesse nazionale venivano trattati in concili generali e con siffatta eguaglianza e siffatto zelo pel pubblico bene, che sebbene fosse in facoltà di chicchessia di dissentire impunemente, la voce della tribù era sempre unanime nelle sue decisioni. Giammai vedevasi violato il decoro; giammai alcun tumulto disturbava la discussione. Le questioni d’ordine sconosciute. Eleggevasi un capitano per forza della pubblica opinione. Ogni banda guerresca era una banda di volontari per una sola spedizione. Ciascun indiano era il proprio sacerdote (Ed io te sopra te corono e mitrio). Ogni individuo per sè stesso poteva offrire donativi (…) (38): nessuna classe a ciò destinata. (Banecroft, ‘Gli aborigeni a levante del Mississipi, Cap. XXII della ‘Storia coloniale’) (37) e (38) parola illeggibile”,”BIOx-016-FGB”
“COSTA Emilio FIASCHINI Giulio a cura”,”Oltre il confine. Un progetto europeo delle Società di mutuo soccorso. Atti del convegno operaio, 5-6 ottobre 2001.”,”Tra i vari documenti: ‘Il Gabinetto di lettura per gli operai’ (pag 143-144)”,”LIGU-007-FER”
“COSTA Pietro”,”Civitas. Storia della cittadinanza in Europa. 3. La civiltà liberale.”,”Pietro Costa (Firenze 1945) ha insegnato Storia del diritto nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. Ha pubblicato tra le sue opere: ‘Lo Stato immaginario. Metafore e paradigmi nella cultura giuridica italiana fra Ottocento e Novecento’ (1986). Capitolo VII. Il discorso della cittadinanza tra ‘riforme’ e ‘rivoluzione’ (pag 271-): 1. ‘Fede nello Stato’ e ‘Teoria dell’ estinzione’: fra Lassalle ed Engels 2. Lo ‘sdoppiamento’ della cittadinanza: la socialdemocrazia tedesca 3. Kant vs Marx: gli ideali morali e il ruolo del soggetto 4. ‘Il partito delle riforme’ e la “”grande riforma del mondo””: la ‘Bernstein-Debatte’ (…) “”Il proletariato, che nella sua lontana ‘Introduzione’ di Marx appariva, in ragione della sua radicale estraneità alla società civile, il soggetto di una prassi capace di spezzare i vincoli dell’alienazione e della scissione, si realizza secondo Lassalle in uno Stato che, hegelianamente artefice della storia del mondo, proprio grazie al proletariato esprime e porta a compimento la propria immanente vocazione civilizzatrice. Non è però solo Marx a combattere fieramente la fede lassalliana nello Stato: anche Engels non è da meno, nella misura in cui continua a opporre ai canonici ‘luoghi’ della cittadinanza il primato ontologico ed epistemologico della formazione economico-sociale e il suo effetto ‘demistificante’ nei confronti dei falsi universalismi dello Stato e del diritto. Non diversamente da Marx, Engels attacca duramente il ‘programma di Gotha’ e in una lettera a Bebel, del marzo 1875, scrive che in quel testo, «redatto senza sugo e senza nerbo», «quasi ogni parola (…) sarebbe da criticare». Uno dei passaggi incriminati è ancora una volta l’idea dello ‘Stato libero’: un’idea contraddittoria, per Engels, dal momento che al proletariato lo Stato interessa per impadronirsene e usarlo come un’arma contro i suoi oppositori – ma in questo caso lo Stato è strumento di lotta, non di libertà. Quando invece il conflitto di classe è finito e inizia davvero il regno della libertà, allora «lo Stato cessa di esistere come tale» (316). Stato e libertà sono strutturalmente incompatibili e l’espressione incriminata appare dunque priva di senso. Allineato a Marx nella polemica nei confronti dei lassalliani, Engels introduce in realtà, nella lettera a Bebel, un’interpretazione indubbiamente ‘personale’ del pensiero di Marx, attribuendogli (non senza qualche forzatura (37), la tesi che l’introduzione della società socialista comporta una sorta di automatica estinzione e scomparsa dello Stato. Non si tratta, d’altronde, di un’osservazione occasionale ed episodica, ma di una convinzione che Engels svolge con ampiezza di argomentazioni in una serie di saggi, pubblicati sul “”Vorwärts”” fra il 1876 e il 1878 (e poi riuniti in volume), destinati a smontare le teorie scientifiche e politiche di Eugen Dühring (38)”” (pag 285-286) [Pietro Costa, ‘Civitas. Storia della cittadinanza in Europa. 3. La civiltà liberale’, Editori Laterza, Roma Bari, 2001] [(36) F. Engels, ‘Brief an Bebel (18-28 März 1875), in Marx Engels, ‘Werke’ cit., vol. XXXIV, p. 129; (37) Cfr. Zolo, ‘La teoria comunista dell’estinzione dello Stato’, De Donato, Bari, 1974, pp. 220 sgg; (38) Cfr. E. Fiorani, ‘Friedrich Engels e il materialismo dialettico’, Feltrinelli, Milano, 1971, pp. 95 sgg. Cfr. anche J.D. Hunley, ‘The Life and Thought of Friedrich Engels: A Reinterpretation’, Yale University Press, New Haven London, 1991]”,”TEOS-044-FMB”
“COSTANTINI Claudio”,”La Repubblica di Genova nell’età moderna.”,”Il paragrafo 3 del capitolo II è di Carlo BITOSSI, Il paragrafo 4 del capitolo V e i paragrafi 4 e 5 del capitolo VI sono di Carola GHIARA. Il paragrafo 3 del capitolo X e i capitoli XI e XII (e le relative note bibliografiche) sono di Diego MORENO che ha anche redatto le note alle tavole”,”LIGU-041″
“COSTANTINI Claudio”,”Le monarchie assolute. Parte prima: Il Seicento.”,”COSTANTINI Claudio”,”EURx-281″
“COSTANTINI Vilma”,”Pechino. Biografia di una capitale.”,” Vilma Costantini, sinologa, giornalista, scrittrice, è nata a Firenze. Ha tradotto molte opere dal cinese classico e moderno e pubblicato molte raccolte di poesia. “”Nella storia dell’ultimo secolo Pechino si è contrapposta e si contrappone tuttora a Shanghai, che è stata ed è invece la capitale del denaro, dei traffici leciti e illeciti, punto di approdo di affaristi e avventurieri di ogni provenienza, che è anche la città dove è nato e si è diffuso il Partito comunista, la città delle lotte operaie, della resistenza disperata contro le repressioni di Chiang Kaishek. Se Pechino ha dato alla rivoluzione le sue università, le sue scuole, i suoi intellettuali nutriti di idee provenienti dall’Occidente, Shanghai le ha messo a disposizione le ciminiere delle fabbriche, le alleate della rivoluzione, come fa risaltare André Malraux nel suo romanzo ‘La condizione umana’”” (pag 123)”,”CINE-062″
“COSTANTINI Domenico”,”Introduzione alla probabilità.”,”Domenico Costantini, nato a Luinonel 1937, si è laureato in Scienze statistiche e demografiche all’Università di Roma nel 1963 e specializzato in Logica e Filosofia della Scienza all’Università di Milano nel 1967. Docente di Calcolo delle probabilità presso l’Università di Bologna.”,”SCIx-268-FL”
“COSTANTINI Massimo, cura redazionale di Maddalena RIDOLFI”,”L’albero della libertà economica. Il processo di scioglimento delle corporazioni veneziane.”,”Massimo Costantini è nato nel 1943 a Venezia. Lavoro all’Università Ca’ Foscari, presso l’Istituto di storia economica intitolato a Gino Luzzatto. Ha curato un’ampia antologia di scritti (‘Il rinnovamento dell’economia e della politica in Italia, Venezia, 1980).”,”ITAE-002-FER”
“COSTANTINO Salvatore ZANCA Aldo”,”Leggere Marx oggi.”,”COSTANTINO Salvatore insegna sociologia generale e giuridica della devianza presso l’Università di Palermo e sociologia generale in quella di Trapani. ZANCA Aldo ha insegnato filosofia e storia ed è stato preside nei licei. “”””Le forze produttive (…) non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l’esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessa prodotta”” (Marx, Engels 1964, 108)”” [in Salvatore Costantino Aldo Zanca, Leggere Marx oggi, 2010] (pag 80) “”Spiega Marx: “”La scissione fra le ‘potenze mentali’ del processo di produzione e il lavoro manuale, la trasformazione di quelle in ‘poteri del capitale sul lavoro’, si compie (…) nella grande industria edificata sulla base delle macchine. L’abilità parziale dell’operaio meccanico individuale svuotato, scompare come infimo accessorio dinanzi alla scienza, alle immani forze naturali e al lavoro sociale di massa, che sono incorporati nel sistema delle macchine e che con esso costituiscono il potere del “”padrone”” (master)”” [Libro I, XIII cap.]”” [in Salvatore Costantino Aldo Zanca, Leggere Marx oggi, 2010] (pag 142)”,”MADS-531″
“COSTANTINO Salvatore ZANCA Aldo”,”Leggere Marx oggi.”,”Salvatore Costantino insegna Sociologia generale e Sociologia giuridica e della devianza presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Palermo. Insegna inoltre Sociologia generale presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trapani. Tra le sue pubblicazioni: A viso aperto, La resistenza antimafiosa di Capo d’Orlando, con prefazione di Franco Ferrarotti, Ragionamenti su Elias Canetti, Raccontare Danilo Dolci, Criminalità e devianze. Ha pubblicato inoltre con Giovanni Fiandaca, La mafia le mafie. Dirige la Rivista ‘Multiversum’ ed è membro dell’Associazione italiana di sociologia. Aldo Zanca ha insegnato filosofia e Storia ed è stato a lungo preside nei Licei. Si è occupato di Pensiero politico e di Filosofia della scienza. Tra le sue pubblicazioni: Riforme o rivoluzione, Materialismo e conoscenza, La ‘rivoluzione copernicana’ di Kant, Diritti umani, guerra e pace, Pensare l’Europa. Ha curato: Marx, Engels, Stato Diritto Politica, Il Potere e la Libertà. Collabora con quotidiani e riviste specializzate.”,”MADS-033-FL”
“COSTANZA Ivan”,”L’amministrazione periferica dal Piemonte all’Italia (1815-1861).”,”Ivan Costanza è dottore di ricerca nell’Università di Pavia. I suoi studi vertono principalmente sulla storia dell’amministrazione sabauda nel primo Ottocento, in particolare per i territori della Liguria e del Basso Piemonte. Si è anche occupato della Repubblica Romana del 1849 e del legittimismo borbonico dopo il 1861.”,”LIGU-127″
“COSTANZA Salvatore”,”Giacomo Montalto tra radicalismo e socialismo. Con documenti inediti.”,”Giacomo Montalto, ‘La quistione sociale e il partito socialista’, Milano, Società editrice Lombarda, 1899″,”MITS-468″
“COSTANZI Nicola”,”I nostri 600 giorni.”,”””A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti…”” (Foscolo) (fine dell’opuscolo)”,”LIGU-004-FER”
“COSTON Henry”,”La Europa de los banqueros.”,”””La Banca commerciale italiana, uno dei più solidi pilastri del regime, era titubante riguardo alla condotta che doveva adottare. Legato al liberalismo che tanto bene favorisce lo scambio, TOEPLITZ non aveva simpatia né per i comunisti, né per i fascisti. Senza restrizioni trattò con impegno con i due campi. Si vide alternativamente assicurare agli operai metallurgici della FIOM la sua neutralità benevola in un conflitto che li opponeva al padronato, e dare generosamente denaro alla cassa del Fascio. Quando la rivoluzione apparve imminente, TOEPLITZ non titubò più: collocò tutto il peso della Banca commerciale, sulla bilancia, e il Re, abbandonato dal suo più leale sostegno, decise di chiamare MUSSOLINI””. (pag 107)”,”EURE-022″
“COSTON Henry”,”Les financiers qui mènent le monde. La haute banque et les trusts.”,”L’ introduzione riporta il testo di una lettera di Georges BERNANOS che ha scritto all’ autore. “”Quando la guerra scoppia, il giovane Jean Monnet ritorna in Francia. Riconosciuto inadatto al servizio militare, in ragione di una malattia allo stomaco, entra al ministro del commercio su raccomandazione, sembra, di due amici di famiglia, Fernand Chapsal, direttore del ‘Ravitaillement Civil’ (Rifornimento civile), e il Controllore Generale Mauclère, destinato al Ravitaillement militare, poi alla direzione del Service des Poudres. (…) Prima di questa pubblicazione (Dizionario Pharos che descrive le attività di Monnet durante la guerra, ndr), non era venuto a nessuno storico l’ idea di inserire Monnet tra i vincitori della Germania, tra Clemenceau, Pétain, Poincaré e Foch””. (…) Se si esamina un po’ più da vicino i risultati di Monnet, si nota che certe affermazioni di questi biografi (dicevano che la leggenda di onniscenza di tecnocrate infallibile era stata creata per giustificare a posteriori la consegna dei poteri, ufficiali, ufficiosi e occulti, dopo la liberazione che ha consentito a Monnet di diventare il “”dittatore occulto della Francia””, ndr) sono in contraddizione formale con la realtà. Nel 1914, la Francia era ancora “”il banchiere del mondo””. La sua situazione finanziaria non diventa critica che a partire dal 1916, in ragione delle esigenze britanniche e principalmente del saccheggio dell’ oro francese da parte della City.”” (pag 141-143)”,”FRAE-021″
“COT Jean Pierre MOUNIER Jean Pierre”,”Per una sociologia politica.”,”COT e MOUNIER sono docenti al dipartimento di scienze politiche della Sorbona. Nella lettera a Bloch, Engels cita come esempio l’ emergere della Prussia. “”Lo stato prussiano sorse e si sviluppò per l’ azione di cause storiche e, in ultima analisi, economiche. Difficilmente, però, si potrà affermare senza pedanteria che, tra i numerosi staterelli della Germania settentrionale, proprio il Brandeburgo fosse destinato per necessità economiche e non anche per altri fattori (innanzitutto, per il fatto che, grazie al possesso della Prussia, aveva a che fare con i problemi polacchi e quindi era implicato in relazioni internazionali, decisive del resto nella formazione del potere della Casa d’ Austria) a diventare la grande potenza in cui si è incarnata la differenza fra nord e sud””. (pag 126)”,”TEOC-214″
“COT Jean-Pierre MOUNIER Jean-Piere”,”Les syndicats américains. Conflit ou complicité?”,”Dono Davoli J.P. Cot, deputato della Savoia, professore all’Università Paris I J.P. Mounier insegnante assistente all’Università di Parigi I. La questione dei diritti civili nei servizi. Il liberalismo ben temperato dei sindacati americani. “”Pollard est un syndicaliste noir, élégant, assuré. Il retrace le combat de J. Philip Randolph pour les travailleurs noirs, la syndicalisation des employés des wagons-lits, la lutte pour l’égalité raciale. A l’en croire, l’ AFL-CIO a été à la pointe du combat. Mais freine des quatre fers aujourd’hui: Pollard me cite avec indignation une législation californienne obligeant les employeurs à employeer une proportion donnée de Noirs, quitte à licencier des Blancs. Les système des quotas, absurde, risque de se retourner contre les minorités qu’il a pour but de protéger. Quant aux droits des femmes, il faut évidemment les défendre et les promouvoir; mais les femmes devraient, de leur côté, prendre leurs responsabilités et se manifester davantage. En écoutant Pollard, on a l’impression que chacun, dans la société américaine, n’a que ce qu’il mérite. D’ailleurs, Pollard est la preuve vivante du libéralisme de l’AFL-CIO. Un libéralisme bien tempéré”” (pag 70-71) [“”Pollard è un sindacalista nero, elegante e sicuro di sé. Ripercorre la lotta di J. Philip Randolph per i lavoratori neri, la sindacalizzazione dei lavoratori dei vagoni-letto, la lotta per l’uguaglianza razziale. A credergli, l’AFL-CIO è stato in prima linea nella lotta. Ma oggi sta rallentando: Pollard cita con indignazione la legislazione della California che obbliga i datori di lavoro ad assumere una determinata percentuale di neri, anche a costo di licenziare i bianchi. Il sistema delle quote, assurdo, rischia di rivoltarsi contro le minoranze che mira a proteggere. Quanto ai diritti delle lavoratrici, vanno ovviamente difesi e promossi, ma le donne, dal canto loro, dovrebbero assumersi le proprie responsabilità ed esporsi di più. Ascoltando Pollard si ha l’impressione che tutti nella società americana abbiano solo ciò che si meritano. Inoltre Pollard è la prova vivente del liberalismo dell’AFL-CIO. Un liberalismo ben temperato.”” (pag 70-71) vedi retro: Asa Philip Randolph Mr. Black Labor: The Story of A. Philip Randolph, Father of the Civil Rights Movement by Daniel S. Davis, Bayard Rustin (Introduction)”,”MUSx-340″
“COTELLESSA Silvio”,”Il ragionevole disaccordo. Hayek Oakeshott e le regole ‘immotivate’ della società.”,”Silvio COTELLESSA, dottore di ricerca in Storia delle dottrine e delle istituzioni politiche, svolge attività scientifica presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’ Università cattolica di Milano e presso l’ ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali) di Milano. E’ autore di diversi saggi dedicati alle politiche pubbliche, ai rapporti tra economia e politica, alla metodologia delle scienze sociali e politiche.”,”TEOP-074″
“COTTA Alain”,”Le règne des oligarchies.”,”””Tutte le nazioni attuali, a cominciare dalla più potente di esse, gli Stati Uniti, danno l’esempio alle Nazioni emergenti, la Cina in testa, e sono governate da meno dell’1% della loro popolazione”” (retrocopertina) “”En 2009, les ’40 Indiens les plus riches possédaient une fortune de 230 millards de dollars environ, et les trois premiers d’entre eux 80 milliards de dollars, soit le tiers du produit national indien, et un trimestre de revenus de la moitié de la population’, 500 millions d’entre eux ne disposant que de 1,3 dollar par jour pour vivre. Le système des castes est en partie à l’origine de ces inégalité (Zacharias et Vakula Charamam, “”Castes et inégalités des fortunes””, Levy Economic Institute, W. Paper 566)”” (pag 80)”,”TEOP-286″
“COTTA Sergio”,”La resistenza. Come e perché.”,”COTTA Sergio La Chiesa e la Resistenza. “”E’ bene ricordare che il carattere razzistico e totalitario delle dottrine naziste, già condannate da Pio XI con l’enciclica ‘Mit Brennender Sorge’, tracciava per la Chiesa una precisa linea di discriminazione morale, che si era estesa al fascismo man mano che questo aveva appesantito le sue tendenze totalitarie e si era palesato succubo del nazismo. I radiomessaggi di Pio XII, specialmente quello natalizio del 1942 (per tacere ovviamente dei seguenti), non aveva riconosciuto la Repubblica di Salò quale governo legittimo. In linea di principio, la situazione per il clero era dunque chiara. Tuttavia, su un piano concreto e immediato, gravi problemi sorgevano là dove la Resistenza clandestina si esprimeva nelle forme della guerriglia. In tale situazione il clero non poteva non assumersi due diverse responsabilità: da un lato quella di difendere e solidarizzare con i perseguitati e, più in generale, con le popolazioni oppresse dall’occupante tedesco o dalla RSI. Dall’altro lato stava la responsabilità di risparmiare, proprio alle popolazioni, l’aggraversi dell’occupazione in un regime di rappresaglie.”” (pag 86-87)”,”ITAR-195″
“COTTA Maurizio ISERNIA Pierangelo a cura FERRERA Maurizio REGONINI Gloria VERZICHELLI Luca CERBONI Alessandro LA SPINA Antonio MOREL Laurence, saggi di”,”Il Gigante dai piedi di argilla. La crisi del regime partitocratico in Italia.”,”Maurizio Cotta è docente di scienza della politica nell’Università di Siena. Ha curato, in collaborazione con U. Liebert, Parliaments and Democratic Consolidation in Southern Europe, e con J. Blondel, Party and Government, Pierangelo Isernia è ricercatore in Scienza della politica nell’Università di Siena, Con il Mulino ha pubblicato ‘La cooperazione allo sviluppo’. Come è potuto avvenire nel 1994 il grande crollo dei partiti che avevano governato l’Italia per mezzo secolo? Per rispondere a questo interrogativo si deve andare oltre la spiegazione corrente secondo la quale cause del cataclisma politico sarebbero corruzione e azione giudiziaria di Mani pulite. Occorre invece esplorare – come si prefiggono gli autori di questo libro – le ragioni profonde dell’intrinseca debolezza di quel sistema. Si scoprirà che enormi privilegi erano stati accordati ai partiti in virtù della loro capacità originaria di offrire risposte a questioni economiche, sociali e politiche di grande portata, venuta meno tale capacità i privilegi sono apparsi intollerabili e quei partiti sono stati travolti da una crisi irreversibile. Il decennio che precede la ‘débâcle’ ha visto fallire le principali politiche pubbliche, progressivamente la spirale del deficit e dell’indebitamento si è trasformata in un vincolo sempre più paralizzante per l’azione di governo. La forza apparentemente inattaccabile dei partiti di è dissolta e, frantumatisi i piedi d’argilla, il gigante è crollato su se stesso.”,”ITAP-015-FL”
“COTTINO Amedeo”,”La socialdemocrazia svedese: saggi sul rapporto tra diritto e struttura sociale.”,”A. Cottino (Torino, 1935) laureato in giurisprudenza a Torino e in sociologia a Stoccolma, ha conseguito il Ph. D. presso il Dipartimento di sociologia dell’Università di Umea (Svezia), dove ha insegnato per molti anni. Ha scritto tra l’altro ‘La soluzione socialdemocratica: il caso della Svezia’, in ‘Riforme e rivoluzione nella storia contemporanea’, in collaborazione con L.G. Pettersson, Einaudi, 1977. E’ stato docente di sociologia del diritto presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. La polemica tra Lenin e la Luxemburg (pag 12) Engels sulla condizione della classe operaia in Inghilterra (pag 83-84) “”L’analisi di Engels (16) sulla situazione della classe operaia in Inghilterra fornisce una valida documentazione al riguardo. La realtà del primo capitalismo, le grandi città con l’effetto disgregatore che provocano sul tessuto sociale, sottolineando in modo parossistico «il principio fondamentale della nostra odierna società» e cioè l’angusto egoismo che significa «guerra sociale, la guerra di tutti contro tutti», hanno un corrispettivo materiale nelle terribili condizioni igienico-sanitarie in cui vive il proletariato urbano, ed al cui effetto in termini di mortalità, si aggiunge, tra le altre, la piaga dell’alcoolismo. Osserva Engels, come il bere costituisce la naturale reazione di chi torna a casa stanco ed esaurito dal lavoro, trovando un ambiente privo di qualsiasi elementare comodità. In questa situazione l’operaio inglese sente il bisogno «acuto» di una distrazione: «deve avere qualcosa per cui valga la pena di lavorare, che gli renda sopportabile la prospettiva delle fatiche de giorno successivo… In simili circostanze esiste una necessità fisica e morale per cui una gran parte degli operai deve soggiacere all’alcool» (17). Ma le circostanze e le considerazioni relative all’alcoolismo, valgono anche per la criminalità in genere: «Quando le cause che concorrono a corrompere l’operaio, operano con maggior forza e concentrazione del solito, egli diventerà un delinquente con la stessa inevitabilità con cui l’acqua a 80° Réaumur passa dallo stato liquido a quello gassoso» (18). Queste cause consistono nel «trattamento brutale della borghesia» per cui «l’operaio diventa appunto un oggetto privo di volontà … e, ad un certo punto, la libertà cessa per lui di esistere» (19). Perciò, conclude Engels, con l’aumento del proletariato anche il delitto è aumentato in Inghilterra e «la nazione britannica è quella che detiene il primato della delinquenza nel mondo» (20). Dal quadro, qui sinteticamente indicato, fornitoci da Engels, emerge una prima importante indicazione: il richiamo a fattori ambientali fortemente riduttivi della libertà d’azione – e quindi di scelta – del proletariato. Ecco allora che l’assunto del libero arbitrio, come presupposto delle azioni umane in generale e di quelle criminali in particolare, diventa problematico. Osserva però Engels che criminalità e lotta di classe non costituiscono fenomeni del tutto disgiunti: il crimine è il primo scalino, quello della protesta individuale, attraverso il quale l’operaio reagisce alle ingiustizie. Ma questa sua «protesta contro l’ordinamento esistente della società» rivela ben presto i suoi limiti. Ecco quindi l’esigenza che gli operai si organizzino: «essi ‘devono’ protestare contro la diminuzione del salario e perfino contro la necessità di tale diminuzione, perché devono dichiarare che, come uomini, non possono uniformarsi alle condizioni esistenti, ma che sono le condizioni stesse che devono adattarsi ad essi, gli uomini…» (21)”” (pag 83-84) [Amedeo Cottino, ‘La socialdemocrazia svedese: saggi sul rapporto tra diritto e struttura sociale’, Franco Angeli, Milano, 1980] [(16) F. Engels, ‘La situazione della classe operaia in Inghilterra’, Editori Riuniti, Roma, 1972; (17) Ibid., p. 139; (18) Ibid., p. 165; (19) (20) Ibid.; (21) Ibid., p. 249]”,”MEOx-141″
“COTTRELL Leonard”,”Leggere il passato.”,”pag 29 COTTRELL Leonard è autore di una trentina di libri che gli hanno dato fama mondiale come specialista di storia e di archeologia nel mondo antico (Egitto, Grecia).”,”SCIx-294″
“COTTRET Bernard”,”Histoire de l’ Angleterre. De Guillaume le Conquérant à nos jours.”,”Molto ampia la bibliografia COTTRET membro senior dell’ Institut universitaire de France, insegna storia delle civilizzazioni anglo-sassoni all’ Università Versailles-Saint-Quentin. Modernista internazionalmente conosciuto specialista delle culture inglesi e americane, e del protestantesimo ha pubblicato biografie di Calvino, e di Rousseau, di Enrico VIII e di Cromwell, saggi sull’ editto di Nantes e la riforma protestante. “”La ‘Déclaration d’Indépendance’ accoucha d’une nouvelle nation; mais ce ne fut pas sans douleur. L’Anglo-Américain Thomas Paine publiat outre-Atlantique le ‘Sens commun’, la Bible de la Révolution, qui atteignit immédiatement les 120.000 exemplaires. Par son caractère libertaire, la réflexion de Paine donne aux événements d’Amerique une portée universelle.”” (pag 308) “”S’il s’adressait prioritarement aux Américains, les Anglais, voire l’ensemble des Européens, étaient aussi concernés selon Paine. La “”cause de l’Amérique”” devint “”la cause de l’humanité tout entière””. Il y avait là de quoi inquiéter nombre d’Anglais. La guerre d’indépendance, par sa volonté de promouvoir une humanité nouvelle, fut bien une révolution. Le tournant décisif se situa en 1778, lorsque les Francais, désireux de se venger de l’humiliation de 1763, volèrent au secours de leurs frères américains. Qu’avaient-ils à attendre, qu’avaient-ils à espérer, ces jeunes aristocrates venus, tel La Fayette, se battre par vocation, par idéal, en un mot pour l’honneur? Le traité d’alliance entre les Etats-Unis et la France fut signé le 6 février. La France et la Grande-Bretagne entrèrent thèoriquement en guerre au mois de juillet; l’accord militaire avec les Américains s’accompagnait d’un traité d’amitiè et de commerce. L’Angleterre y perdit son incontestable supériorité maritime, qui lui permettit de déployer sans mal ses troupes, du nord au sud des Etats-Unis. La victoire finale eut lieu à Yorktown, le 19 octobre 1781 (…)””. (pag 308-309)”,”UKIx-106″
“COTTRET Bernard”,”Karl Marx. Une vie entre romantisme et révolution.”,”B. COTTRET, membro onorario dell’ Institut universitaire de France, insegna all’Università Versailles Saint-Quentin e all’Ircom (Paris, Sorbonne). E’autore di biografie di Calvino, Enrico VIII, Elisabetta I, Rousseau, e ha pubblicato pure l’Edit de Nantes e Histoire de la Réforme protestante. Collusione di lunga data tra Londra e San Pietroburgo. “”Au British Museum, Marx avait découvert les manuscrits réunis par un ecclésiastique érudit, le révérend William Coxe (-1828), archidiacre du Wiltshire, spécialiste de Robert et Horatio Walpole, et grand connaisseur de l’histoire russe. Le fonds Coxe comprend plusieurs volumes cotés Add Mss 9078 à 9283; il faut y adjoindre quelques pièces imprimées sur la Baltique et la Suède, montrant clairement l’intérêts des Britanniques pour le partage maritime de la planète. Seul un travail de recherche approfondi permettrait d’établir précisément la qualité des retranscriptions opérées par Marx, mais celle-ci paraît indéniable. Il entreprit son travail de déchiffrage en 1856 au moment de la guerre de Crimée. Il s’agissait pour lui de démontrer que la collusion entre Londres et Saint-Pétersbourg remontait à Pierre le Grand. Marx pensait publier à l’origine ses découvertes chez Nikolaus Trübner, l’un des éditeurs allemands de Londres. Mais il s’en remit à contrecoeur à David Urquhart, prêt à accueillir tout ce qui était hostile aux Russes. L’ouvrage parut donc de juin 1856 à avril 1857 dans ‘The Sheffield Free Press’, un titre contrôlé par l’Ecossais, puis dans le ‘Free Press’, de Londres. Marx ne vint jamais à bout de son entreprise; la première édition sous forme de livre attendit 1899″”. (pag 203)”,”MADS-489″
“COTTRET Bernard, a cura”,”La glorieuse révolution d’Angleterre (1688).”,”Bernard Cottret insegna storia e civiltà inglese all’Università di Parigi IV.”,”UKIR-048″
“COTTURRI Giuseppe”,”Diritto eguale e società di classi. Per una critica dei manuali tradizionali.”,”Sul dibattito sulla politicità dei giudici (pag 169-170) G. Cotturri (Lecce, 1943) è assistente ordinario di diritto privato all’Univesità di Bari (1972)”,”DIRx-045″
“COTTURRI Giuseppe”,”La democrazia senza qualità. Politica istituzionale e processo costituente in Italia.”,”COTTURRI Giuseppe (45 anni pugliese (1988)), ha studiato diritto sociologia e scienza politica. Ha insegnato nell’Università di Messina, Catania e Bari. Dal 1986 è nel CC del PCI. Ha al suo attivo varie pubblicazioni”,”ITAP-230″
“COTULA Franco a cura; scritti di Franco COTULA Juan Carlos MARTINEZ OLIVA Maria Lucia STEFANI Giorgio FODOR Eugenio GAIOTTI”,”Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta. 1. L’Italia nel contesto internazionale.”,”””In Italia la crisi della sterlina rende ancor più fragili condizioni economiche e finanziarie già molto precarie. Le riserve in dollari che la ripresa della domanda estera di prodotti italiani aveva alimentato era state erose, ricorda Menichella – dalla corsa all’acquisto di beni rifugio e dalla fuga di capitali indotti dall’elevata inflazione (113). Da più di 125 milioni di dollari esistenti alla fine del 1946, si giungerà a toccare punte minime di 9 milioni nel settembre 1947, alla vigilia dell’entrata in vigore dei provvedimenti di stabilizzazione monetaria. La possibilità di approvvigionamento di materie prime pagabili in dollari è dunque fortemente limitata (114), mentre nelle riserve dell’UIC rimangono, a fine settembre, circa 23 milioni di sterline ormai inconvertibili. Mancano persino i mezzi per regolare gli acquisti di carbone dagli Stati Uniti programmati per il mese di ottobre. (…) Il 27 agosto Tarchiani sollecita ripetutamente presso Lovett, sostituto del segretario di Stato, l’aiuto finanziario americano nonché il sostegno degli Stati Uniti all’azione che il Governo italiano intende muovere nei confronti di Londra. Il Dipartimendo di Stato si rende disponibile a considerare l’inclusione della fornitura del carbone di ottobre nei programmi di aiuti post-UNRRA (115). Il Governo britannico non dimostra invece la minima apertura nei confronti di concessioni sul fronte della convertibilità. Come si era già constatato nelle riunioni del Board del FMI dei mesi precedenti, la politica inglese è volta principalmente a cercare di sostenere il peso relativo dell’area della sterlina negli organismi di Bretton Woods (116). Non sorprende dunque che i colloqui con le autorità britanniche durante la missione a Londra nel settembre 1947 da parte di Einaudi, Menichella e Carli, in occasione dell’assemblea annuale del Fondo monetario, si rivelino del tutto infruttuosi (117). I tentativi successivi non avranno esito migliore. La mattina del 18 settembre, Einaudi e Menichella incontrano il segretario del Tesoro americano Snyder. (…) Alle richieste di Einaudi e Menichella, Snyder lascerà intendere di non poter agire, adducendo la necessità di sottoporre la decisione al Congresso. Una risposta non dissimile viene, nel pomeriggio del giorno successivo, dal sottosegretario di Stato Clayton (121). Questi tuttavia concorderà sulla gravità della situazione italiana e sull’urgenza di un intervento da parte degli Stati Uniti. Nel corso dell’incontro, a fronte delle preoccupazioni espresse da Clayton “”sulle gravissime ripercussioni di ordine politico e sociale”” provenienti dalla sospensione dei rifornimenti di carbone, Einaudi gli rifersice che “”si sta preparando all’Assemblea Costituente un’azione di critica alla politica del Gabinetto De Gasperi, specie nel campo economico””. Questo argomento non sarà irrilevante ai fini della decisione, che verrà presa di lì a pochi mesi, di far beneficiare l’Italia degli aiuti post-Unrra, data la necessità di appoggiare il Governo italiano anche in vista delle elezioni di aprile”” (pag 155-156)”,”ITAE-318″
“COTULA Franco SPAVENTA Luigi a cura, collaborazione di Sergio CARDARELLI Paolo GAROFALO Cosma ONORIO GELSOMINO dell’Ufficio Ricerche della Banca d’Italia”,”La politica monetaria tra le due guerre, 1919-1935.”,”””Nella prima esposizione finanziaria dopo l’armistizio e nel successivo dibattito, il ministro del Tesoro Nitti pone come prioritario l’obiettivo della riconversione dell’industria – per passare dalle produzioni connesse alla guerra a quelle rispondenti ai bisogni nel tempo di pace – e affronta il problema dell’ingente disavanzo dello Stato. Chiede “”moderazione”” nella spesa (1), un miglioramento della sua composizione, maggiori imposte. Poche sono le indicazioni sugli strumetni con i quali conseguire questi obiettivi; esclude l’ipotesi di provvedimenti sullo stock di debito satale accumulato durante il conflitto (2)”” (pag 49-50) (introduzione di F. Cotula e L. Spaventa) [(1) “”Io ricevo da ogni parte pressioni per aumentare spese, sopra tutto per aumenti o indennità di personale, per sviluppi di carriere (…). Ho resistito come potevo, con ogni fermezza e con ogni volontà, ma non devo nascondere la mia preoccupazione per l’avvenire. In ogni circostanza si invocano principi di giustizia astratta e si propongono provvedimenti che si basano su confronti di carriere, su impegni o aspirazioni del passato (….). Le spese di carattere militare sono state grandi, ma rilevanti sono anche le spese di carattere sociale (…) per sussidi alle famiglie bisognose dei richiamati alle armi, per pensioni di guerra, per profughi di guerra, per aumenti di stipendi e salari e per provvedimenti a favore di connazionali all’estero. E ciò senza contare le perdite rilevanti per fornire pane e alcuni generi di consumo popolare al di sotto del prezzo di acquisto. Ora noi vogliamo fare tutto il nostro dovere, ma vogliamo anche richiamare alla moderazione”” (AP, Camera dei Deputati, Discussioni, tornata del 26 novembre 1918, p. 17669); (2) “”Noi non abbiamo che due soluzioni: o non pagare gli interessi dei debiti, oppure applicare fieramente e sinceramente un sistema di imposte che ci consenta di adempiere a tutti i nostri impegni””. Ritiene scelta errata quella di mancare ai doveri verso i creditori dello Stato. “”Del resto, se anche lo volessimo, non lo potremmo (…). Noi siamo un Paese che in questo momento ha bisogno di credito all’interno e all’estero. Noi non possiamo avere materie prime e tutto ciò che è necessario alla produzione, se non godiamo fiducia all’estero”” (AP, Camera dei deputati, tornata del 29 novembre 1918, p. 17876). “”Ed ora che cosa volete che facciamo se non produrre una quantità di impste che siano (…) uguali almeno agli interessi che i debiti devono produrre?”” (ivi, p. 17877)]”,”ITAE-325″
“COTULA Franco a cura; scritti di Giorgio ALBARETO Maurizio TRAPANESE Alfredo GIGLIOBIANCO Giandomenico PILUSO Gianni TONIOLO Pier Francesco ASSO Gabriella RAITANO Paolo CROCE Federico BARBIELLINI AMIDEI Claudio IMPENNA, commenti di Paolo BARATTA Francesco CESARINI Giangiacomo NARDOZZI Marco PAGANO Giovanni Battista PITTALUGA, statistiche creditizie: nota di Paolo GAROFALO e Daniela COLONNA”,”Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta. 3. Politica bancaria e struttura del sistema finanziario.”,”Il mercato del credito in Italia negli anni Cinquanta è segnato da due fenomeni: (pag 235)”,”ITAE-029-FP”
“COTULA Franco SPAVENTA Luigi a cura, collaborazione di Sergio CARDARELLI Paolo GAROFALO Cosma ONORIO GELSOMINO dell’Ufficio Ricerche della Banca d’Italia”,”La politica monetaria tra le due guerre, 1919-1935.”,”introduzione dei curatori (pag 1-248) 1935-36. “”La guerra etiopica accresce notevolmente il fabbisogno statale: gli effetti, anche psicologici, della conversione del 1934 rendono però molto difficile emettere nuovi titoli sul mercato; inoltre, la graduale riduzione dei tassi sui buoni fruttiferi postali inaridisce questa fonte di finanziamento del Tesoro. Al fine di ristabilire le condizioni ordinate sul mercato dei Titoli e riaprire questo canale di finanziamento viene escogitata una operazione di riconversione: viene emessa una nuova rendita 5 per cento a 95 lire, che è sottoscrivibile, oltre che in contanti, con il redimibile 3,50 per cento emesso l’anno prima, accettato al prezzo di 80 lire. (…) Cruciali per la politica monetaria e per l’autonomia della Banca sono le richieste di Thaon di Revel che le anticipazioni ordinarie al Tesoro siano «da farsi dalla Banca senza più limiti di somma» (527) e che il Tesoro sia esonerato dall’obbligo di lasciare una dotazione permanente di 50 milioni come fondo minimo di cassa per il disimpegno del servizio di tesoreria. Abolendo questo fondo minimo permanente, il conto corrente di tesoreria può divenire passivo poiché non viene previsto un vincolo allo sbilancio a debito del Tesoro, il fabbisogno statale può immediatamente riflettersi in un aumento del ricorso del Tesoro alla Banca. Il finanziamento monetario del Tesoro può essere ulteriormente accresciuto con il ricorso alle anticipazioni straordinarie «senza più limiti di somma». Queste richieste del ministro delle Finanze giungono in una situazione nella quale, superato dalla metà del 1934 il periodo della deflazione, il problema monetario dominante per la Banca d’Italia è divenuto quello di controllare le spinte all’aumento dei prezzi (528)». Alla fine del 1935 il conto corrente di tesoreria, dopo un quindicennio nel corso del quale i saldi a credito del Tesoro erano stati normalmente elevati, va in rosso. Importanti, sia per i riflessi economici sia perché rivelano il mutamento dei rapporti tra il Governo e la Banca, sono anche le richieste di Thaon di Revel di attribuire un maggiore compenso allo Stato quale corrispettivo della concessione del privilegio dell’emissione (529) e di ridurre gli oneri del Tesoro sulle anticipazioni concesse dalla Banca e sul saldo debitore del conto corrente per il servizio di tesoreria provinciale. (…) Bisognerà attendere il 1948 perché sia nuovamente posto un limite di legge allo sbilancio a debito del Tesoro nel conto corrente per il servizio di tesoreria e siano vietate le anticipazioni straordinarie al Tesoro senza apposito provvedimento legislativo (531): verranno così ripristinate alcune delle condizioni necessarie per l’autonomia operativa della Banca nel campo del governo della moneta”” (pag 204-205-206) La riduzione dell’autonomia operativa della Banca nel campo del governo della moneta”,”ITAE-035-FP”
“COTULA Franco a cura; scritti di Franco COTULA Juan Carlos MARTINEZ OLIVA Maria Lucia STEFANI Giorgio FODOR Eugenio GAIOTTI”,”Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta. 1. L’Italia nel contesto internazionale.”,”La crisi della sterlina e le sue conseguenze per l’Italia (1947) (pag 153-) ‘La fuga dalla sterlina sarà di tali proporzioni da costringere il governo a revocare, dopo appena cinque settimane la convertibilità’. (pag 153)”,”ITAE-063-FP”
“COTULA Franco a cura di, Saggi di Giovanni B. PITTALUGA Renato FILOSA Antonio FANNA Francesco PAPADIA Giancarlo SALVEMINI Alberto M. CONTESSA Roberto PEPE Tommaso PADOA SCHIOPPA Franco PASSACANTANDO Paolo MARULLO REEDTZ Vincenzo PONTOLILLO Anna Maria TARANTOLA RONCHI Emilio BARONE Domenico CUOCO Fabrizio SACCOMANNI A. SANTORELLI S. ROSSI Giannandrea FALCHI Stefano MICOSSI Giulio LANCIOTTI, Interventi di Carlo A. CIAMPI Lamberto DINI”,”La politica monetaria in Italia. Il sistema finanziario italiano e il contesto internazionale. Volume I.”,”Franco Cotula, entrato nel Servizio Studi della Banca d’Italia nel 1963, ha diretto il settore monetario e finanziario fra la fine del 1980 e il 1985, attualmente è condirettore centrale ed è responsabile della realizzazione di un ampio progetto di ricerca storica avviato dalla Banca d’Italia.”,”ITAE-127-FL”
“COTULA Franco a cura di, Saggi di Giovanni B. PITTALUGA Renato FILOSA Antonio FANNA Francesco PAPADIA Giancarlo SALVEMINI Alberto M. CONTESSA Roberto PEPE Tommaso PADOA SCHIOPPA Franco PASSACANTANDO Paolo MARULLO REEDTZ Vincenzo PONTOLILLO Anna Maria TARANTOLA RONCHI Emilio BARONE Domenico CUOCO Fabrizio SACCOMANNI A. SANTORELLI S. ROSSI Giannandrea FALCHI Stefano MICOSSI Giulio LANCIOTTI Carlo COTTARELLI Bruno BIANCHI Cosma O. GELSOMINO Americo A. ZAUTZIK Salvatore ROSSI Luigi GUISO Daniele TERLIZZESE, Interventi di Carlo A. CIAMPI Lamberto DINI Antonio FAZIO”,”La politica monetaria in Italia. Volume secondo. Obiettivi e strumenti.”,”Franco Cotula, entrato nel Servizio Studi della Banca d’Italia nel 1963, ha diretto il settore monetario e finanziario fra la fine del 1980 e il 1985, attualmente è condirettore centrale ed è responsabile della realizzazione di un ampio progetto di ricerca storica avviato dalla Banca d’Italia.”,”ITAE-128-FL”
“COULONGES Georges”,”La commune en chantant.”,”Dopo la Comune. “”E, infine, è l’ amnistia ed è festa. I primi amnistiati rientrano nel 1879… La grande massa rientrerà nel 1880. ‘Da dove venite voi? Da Londra, da Ginevra? E si sa proprio dove il misero ha vissuto? Lo sa bene, il poeta che sogna. Trascinando i suoi giorni nei panni di un vinto?’ E’ ancora Pottier che canta. La canzone è dedicata a Eugène Chatelain. Ha per titolo Les exilés de 1871 e, di fatto, meriterebbe l’ ortografia che, nel 1886, Chatelain darà al titolo della sua raccolta: Le esiliate del 1871. Con una delicata ispirazione, l’ autore di canzoni indica con ciò che l’ esilio non aveva colpito solo gli uomini ma anche le canzoni. Con l’ amnistia ritorna gli uomini e le canzoni (…)””. (pag 121)”,”MFRC-094″
“COUPLAND Douglas”,”Generazione X. Storie per una cultura accelerata.”,”Il libro è indirizzato ai trentenni o giù di lì, sovraistruiti, sottoccupati, chiusi nel privato e imprevedibili. “”Percentuale di uomini dai 25 ai 29 anni mai sposati: Nel 1970: 19, Nel 1987: 42 Percentuale di donne dai 25 ai 29 anni mai sposate: Nel 1970: 11, Nel 1987: 29 (pag 217) “”Percentuale di giovani americani fra i 18 e i 29 anni convinti che “”vista la situazione attuale, in futuro sarà molto più difficile per le persone della mia generazione vivere tranquillamente quanto le precedenti””: 65. Percentuale di dissenzienti: 33″” (pag 219)”,”GIOx-021″
“COURBET Gustave; a cura di DE-MICHELI M.TRECCANI E.”,”Il realismo. Lettere e scritti.”,”Courbet (Jean Désiré Gustave), pittore francese (Ornans, Doubs, 1819 – La Tour-dePeilz, Vaud, 1877). Fece i suoi primi studi nel seminario di Ornans e quindi nel collegio di Besançon. Benché il suo maestro Flajoulot fosse un appassionato seguace di David, egli si accostò ai romantici. Una delle sue prime opere, l’Odalisca, gli fu ispirata da una poesia di Victor Hugo. Nel 1839 ottenne dalla famiglia di recarsi a Parigi per studiare legge, ma ben presto si dedicò esclusivamente alla pittura, copiando al Louvre le opere dei maestri fiamminghi, olandesi e spagnoli. Nel 1844 venne accolto al Salon con Courbet e il cane nero (Parigi, Museo del Petit Palais) e ancora nel 1845 con il Guitarrero, gli Amanti nella campagna (Lione, Museo) e l’Uomo ferito (Parigi, Louvre), ma nel 1847, avendo nel frattempo rotto col movimento romantico, il suo Uomo con la pipa (Montpellier, Museo) venne rifiutato. Lavorava a Parigi e a Ornans, prendendo definitivamente posizione contro tutti quei soggetti che non si collegassero con la vita reale. Presso il museo ‘musée des beaux-arts di Agen’ c’è il ritratto di Charles Fourier (1772-1837) olio su tela attribuito a G. Courbet (1819-1877)”,”MFRC-057″
“COURNOT Antoine Augustin, a cura di Elena FRANCO NANI”,”Opere. [Principi della teoria della ricchezza, e altri scritti]”,”””La banca di emissione batte moneta con il suo credito, ma l’aumento di ricchezza non consiste nell’emissione di biglietti: essa consisnte nell’impiego produttivo che si saprà fare del valore delle specie metalliche divenute inutili per la circolazione. In genere il credito adempie la sua funzione normale quando mette in movimento le energie produttive che la ricchezza attuale possiede per farla fruttare e aumentare. Il suo uso è invece pernicioso, o per lo meno molto pericoloso, quando consiste nello ‘scontare’ l’aumento futuro della ricchezza e nell’immetterlo nella circolazione, in una forma o nell’altra come una ricchezza attuale”” (pag 350) [Cournot, Principi della teoria della ricchezza]”,”ECOT-263″
“COURNOT Antoine-Augustin, a cura di Elena FRANCO NANI”,”Opere.”,”5 Influenza del commercio estero sul reddito nazionale e il consumo interno (pag 517-) In nota (pag 16): Agostino Lanzillo, “”Caso”” e vitalismo, in ‘Cournot nell’economia e nella filosofia’, Padova 1939, pp. 77-84 “”Poiché i profitti previsti possono concepirsi come il potenziale del sistema, si giustifica Ricardo che vedeva, nel procedere del regime concorrenziale, la loro definitiva estinzione e che paventava un ritorno all”ancien regime’, con la rivincita dei ‘land-lords’, dei conservatori e della Corona; ma possiamo del pari giustificare Marx che, nello stesso procedere del sistema capitalistico, scorgeva, coll’aumento della composizione organica del capitale, una contrazione della quota di plusvalore capace di trasformarsi in profitto, e quindi, per altra via, l’implacabile annullarsi di quest’ultimo colla fine del sistema stesso e l’avvento di una ‘società senza classi’ quale inevitabile alternativa al permanere dei residui feudali nella società borghese o addirittura alla rinnovellata loro ristrutturazione. Che cosa ne dice Cournot? (…) La risposta di Cournot sulle sorti della libera universale concorrenza e del regime capitalistico che la esprime in concreto non è né quella della paura di un ritorno all”ancien régime’ provata da Ricardo, né quella escatologica ed apocalittica di Marx. Riandando alle idee espresse nei primi due paragrafi del presente saggio, ritroviamo una fiducia nella natura e nelle popolazioni rurali, quale memoria (del passato), il culto per la proprietà privata, quale visione (del presente) e la speranza, mista a timori, che lo statalismo e il socialismo non finiscano col prevalere, quale anticipazione (del futuro). Ed inoltre, una completa indifferenza religiosa, non tuttavia tale da non consentirgli una certa fede che lo porta a distinguere fra storia della civiltà nel suo insieme (il destino di Goethe e l’energia radiale di Teilhard) e storia locale di relazioni circoscritte (la causalità o l’energia tangenziale). In sintesi: egli spera che l’appoggio sul passato possa permettere all’avvenire di farne tesoro, onde evitare un retrocedere verso la riesumazione delle città morte e un precipitare verso l’evocazione dell’apocalisse cruenta. Molto approssimativamente, un conservatorismo alla Luigi Filippo”” [introduzione di Giuseppe Palomba, in Antoine-Augustin Cournot, ‘Opere’, Milano, 2010] Cournot sull”origine’ del termine ‘capitale’ (K. Marx) (pag 731)”,”ECOT-320″
“COURS-SALIES Pierre MOURIAUX René a cura; saggi di René MOURIAUX Jean Louis ROBERT Annie LACROIX-RIZ Guy GROUX Pierre COURS-SALIES Jacques KERGOAT Sylvie SALMON THARREAU Anne-Marie HETZEL Josette LEFEVRE”,”L’ unité syndicale en France, 1895-1995. Impasses et chemins. Les travaux de Ressy (Recherche, Société, Syndicalisme).”,”Saggi di René MOURIAUX Jean Louis ROBERT Annie LACROIX-RIZ Guy GROUX Pierre COURS-SALIES Jacques KERGOAT Sylvie SALMON THARREAU Anne-Marie HETZEL Josette LEFEVRE. “”Le problème à vrai dire ne classe pas d’un côté les syndicats “”de rupture”” et de l’autre les syndicats “”d’accompagnement””: CFTC et Sud-PTT sont, à leur manière, tos deux socieux de problèmes hors entreprises, Force ouvrière l’est moins. Bien d’autres questions feraient réfléchir sur la pertinence de considérer la très réelle division entre syndicalisme d’accompagnement et syndicalisme de rupture comme un obstacle infranchissable à l’unification syndicale, pertinence que Sylvie Salmon-Tharreau interroge sous un autre vocabulaire (“”réformiste et révolutionnnaire””). Qui eut sans hésiter classé dans le syndicalisme d’accompagnement la CFDT d’Eugène Descamps et de Frédo Krumnow?”” (pag 135)”,”MFRx-292″
“COURTOIS Stephane WERTH Nicolas PANNE’ Jean-Louis PACZKOWSKI Andrzej BARTOSEK Karel MARGOLIN Jean-Louis; collaborazione di Rami KAUFFER Pierre RIGOULOT Pascal FONTAINE Yves SANTAMARIA Sylvain BOULOUQUE”,”Le livre noir du communisme. Crimes terreur repression.”,”Collaborazione di Rami KAUFFER, Pierre RIGOULOT, Pascal FONTAINE, Yves SANTAMARIA, Sylvain BOULOUQUE.”,”RUSS-008″
“COURTOIS Stéphane a cura; saggi di Joachim GAUCK Alexandre IAKOVLEV Martin MALIA Ehrhart NEUBERT Mart LAAR Romulus RUSAN Dennis DELETANT Stefan MARITIU Gheorghe ONISORU Marius OPREA Stelian TANASE Diniou CHARLANOV Plamen TZVETKOV Lioubomir OGNIANOV Ilios YANNAKAKIS Philippe BAILLET”,”Du passé faisons table rase! Histoire et mémoire du communisme en Europe.”,”Saggi di Joachim GAUCK Alexandre IAKOVLEV Martin MALIA Ehrhart NEUBERT Mart LAAR Romulus RUSAN Dennis DELETANT Stefan MARITIU Gheorghe ONISORU Marius OPREA Stelian TANASE Diniou CHARLANOV Plamen TZVETKOV Lioubomir OGNIANOV Ilios YANNAKAKIS Philippe BAILLET “”‘Accusatory Practices’ (1), un’ opera recente consacrata alla denuncia politica nell’ Europa moderna, ne costituisce un esempio. L’ introduzione presenta dei fatti rivelatori: nel 1939, la Gestapo impiegava 7500 persone, contro 366.000 da parte del NKVD (compreso il personale del gulag); e il partito comunista faceva della denuncia un’ obbligo, mentre ciò non era il caso nel partito nazista. Ma nessuna conclusione viene tirata da questi contrasti. Al di là di questo, ci racconta che sotto i due regimi, la popolazione di dedicava alla delazione come a “”una pratica quotidiana”” (…)””. (pag 219) (1) Sheila Fitzpatrick e Robert Gellately, a cura, Accusatory Practices: Denunciation in Modern European History, 1789-1989, Univ Chicago, 1997.”,”RUSS-187″
“COURTOIS Stéphane”,”Le PCF dans la guerre. De Gaulle, la Résistance, Staline…”,”Stephane COURTOIS è nato nel 1947 e ha scritto questa sua prima opera dal titolo ‘Le PCF dans la guerre’.”,”PCFx-082″
“COURTOIS Stéphane”,”Le PCF dans la guerre. De Gaulle, la Résistance, Staline…”,”Stephane COURTOIS è nato nel 1947 e questo è il suo primo libro. 2° copia”,”FRAP-099″
“COURTOIS Stéphane”,”Le bolchevisme à la française.”,”COURTOIS Stéphane è direttore di ricerca al CNRS (Culture e società in Europa) storico e specialista del comunismo, direttore della rivista universitaria ‘Communisme’ e della collana ‘Democratie ou totalitarisme’ (Cerf). ha scritto ‘Il libro nero del comunismo’ e un ‘Dizionario del comunismo’. Nelle varie vicende l’A misura lo spazio di colonne di stampa dato dalle pubblicazioni del PCF, l’Umanité, Cahiers du bolchevisme ecc.. Per es. i processi di Mosca. Gli storici francesi e il processo di Mosca. “”La seconde offensive, aussi courte que tranchante, concerne l’affaire Toukhatchevski. Le 11 juin 1937, sept des plus hauts responsables de l’Armée rouge sont passés en jugement, condamnés à mort pour trahison et exécutés. ‘L’Humanité’ couvre l’événement avec sobriété: 2,62 mètres de colonnes. On sait que cette affaire devait entraîner, pour la défense militaire de l’URSS, le conséquences les plus graves. (….) Simultanément, Jean Bruhat publie un article dans le ‘Cahier su bolchevisme’ où il souligne le parallélisme entre la défense de la Révolution française de 1789 et la défense de la révolution d’Octobre contre les traîtres de tout poil, civils et militaires.”” (pag 435) “”Le procès donna lieu à plusieurs articles dans les ‘Cahiers du bolchevisme’, l’un de Bruhat, l’autre de Cogniot, avec una campagne antitrotkiste reprise d’octobre 1938 à février 1939 en particulier par Marcel Willard et par un responsable aux cadres, Henri Janin. En avril puis en juillet 1938, le PCF édita deux longues brochures sur le procès, dont l’une de Marcel Willard.”” (pag 437)”,”PCFx-090″
“COURTOIS Stéphane WERTH Nicolas PANNÉ Jean-Louis PACZKOWSKI Andrzej BARTOSEK Karel MARGOLIN Jean-Louis, collaborazione di Rémy KAUFFER Pierre RIGOULOT Pascal FONTAINE Yves SANTAMARIA Sylvain BOULOUQUE”,”Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione. Volume primo.”,”Con la collaborazione di Rémy Kauffer, Pierre Rigoulot, Pascal Fontaine, Yves Santamaria e Sylvain Boulouque Titolo originale ‘Livre noir du communisme'”,”RUSS-231″
“COURTOIS Stéphane WERTH Nicolas PANNÉ Jean-Louis PACZKOWSKI Andrzej BARTOSEK Karel MARGOLIN Jean-Louis”,”Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione. Volume secondo.”,”Con la collaborazione di Rémy Kauffer, Pierre Rigoulot, Pascal Fontaine, Yves Santamaria e Sylvain Boulouque Titolo originale ‘Livre noir du communisme'”,”RUSS-232″
“COURTOIS Stéphane”,”Le PCF dans la guerre. De Gaulle, la Résistance, Staline…”,”Stephane COURTOIS è nato nel 1947 e questo è il suo primo libro. 2° copia”,”PCFx-006-FV”
“COURTY Guillaume”,”Les groupes d’intérêt.”,”COURTY Guillaume è maître de conférences in scienze politiche all’ Università Paris-X-Nanterre . Ha studiato le lobby e i trasporti. E’ responsabile del master di scienze politiche ‘lavoro politico e parlamentare’. Ha scritto ‘Le Travail de collaboration avec les élus’ (2005). “”Aux Etats-Unis, depuis la fin des années 1960, des groupes accèdent à la présidence et d’autres sont mobilisés par l’institution. Elle est dotée d’un office de liaison spécifique crée par G. Ford (1100 agents en 1995, dirigés par d’anciens représentants d’interêt), et les présidents ont bénéficié grâce à lui de réseaux dans la capitale, d’où ils n’étaient pas issus, puis ont fait organiser des coalitions pour soutenir certains de leurs programmes (Euchner, 1997). C’est tout le “”processus par lequel un président démontre son aptitute à gouverner”” qui en sort transformé (Kumar et Grossman, 1986, p. 99). C’est également un changement notoire des idées et des conceptions de certains groupes. “”Comment interagir avec la Maison Blanche?”” a été leur première incertitude: les enjeux en cause ne font pas l’objet du traitement habituellement effectué par la presse et cette institution ne respecte pas le même règles du jeu politique que les autres arènes. Les présidents américains se démarquent tout d’abord par leurs politiques à l’égard des groupes d’intérêt. De R. Nixon a J. Carter, les explications des politistes ne varient pas: leurs échecs sont dus encore au triangle de fer constituté par certains intérêts. Avec R. Reagan, cette théorie ne se vérifie plus car la présidence entre en lutte à la fin de 1988 contre les ‘special interest groups'””. (pag 87)”,”TEOP-348″
“COUSTAL François”,”L’incroyable histoire du nouveau parti anticapitaliste.”,”F. Coustal ha vissuto la storia dell’ NPA dall’interno tenendo la rubrica ‘NPA’ nel settimanale Rouge di LCR”,”FRAP-106″
“COUTAU-BEGARIE Hervé”,”Traité de strategie.”,”Hervé COUTAU-BEGARIE è direttore di studi all’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del corso d’introduzione alla strategia al College Interarmées de Defence. E’ direttore della rivista ‘Strategique’ e presidente dell’ Institut de Strategie Comparée.”,”QMIx-107″
“COUTOUVIDIS John REYNOLDS Jaime”,”Poland, 1939-1947.”,”John Coutouvidis è nato in Tanzania da parenti greci-polacchi e si è laureato alla Keele Universty el 1968. E’ stato Lecturer in Storia internazionale al North Staffordshire Polytechnic e si è specializzato in storia diplomatica. Jaime Reynolds si è laureato alla London University nel 1974 e si è specializzato in storia della Polonia moderna alla Warsaw University e alla LSE tra il 1974 e il 1979. “”The break with Russia. With the military balance on the Eastern Front swinging in favour of the Soviet Union in the spring of 1943, the future of Poland became increasingly open to Soviet initiatives. Each Soviet military victory further reduced the will of the Western Powers to intervene on Poland’s behalf. On his return from the Casablanca Conference, 14-25 January 1943, Roosevelt told Ciechanowski that the moment was unfavourable for diplomatic intervention in Moscow because the Russians were ‘in a phase of considerable success’. He advised the Polish government to ‘keep their shirts on’ (36). Distressed at their isolation, the London Poles issued the following declaration: ‘Polish territory within its frontier of 1st September 1939, and its sovereignty, are intangible and indivisible. No unilateral and illegal acts on anybody’s part … are able to change this state of things’ (37). The subsequent events have endowed these words with a hollow ring. During the night of 26-27 February 1943 the new Polish ambassador to the Soviet Union, Romer, met with Stalin and Molotov. The territorial problem was discussed (…)”” (pag 86)”,”POLx-059″
“COVA Alberto”,”L’occupazione e i salari. Contributi per una storia del movimento sindacale in Italia.”,”Alberto COVA è incaricato di storia economica nella Facoltà di economia e commercio della Cattolica di Milano. “”Il discorso sui salari industriali si presenta ugualmente irto di difficoltà perché, ad una grande varietà e complessità delle mansioni e delle capacità professionali, e quindi ad una probabile notevole articolazione dei livelli retributivi, fa riscontro una disponibilità di elementi di valutazione assai modesta. La più completa e conosciuta indagine in questo campo rimane il saggio di Geisser e Magrini apparso nel 1904 sulla “”Riforma sociale””, saggio al quale si sono rifatti poi i successivi lavori sul tema (27). Ad esso sono seguite alcune rilevazioni sistematiche sugli “”Annuari statistici””, rilevazioni che, come il saggio citato, riguardano alcune importanti aziende industriali o specifici settori di attività. Un secondo elemento di difficoltà è dato dalla struttura stessa dell’apparato industriale italiano in cui predominavano nell’ambito manifatturiero in particolare, le piccole e piccolissime imprese a carattere artigianale”” (pag 22-23) [(27) A. Geisser E. Magrini, Contribuzione alla storia e alla statistica dei salari industriali in Italia nella seconda metà del secolo XIX, in La Riforma sociale, XIV (1904), pp. 753 e segg.]”,”MITT-345″
“COVA Alberto DECLEVA Enrico DELLA-PERUTA Franco MIONI Alberto PROCACCI Giuliano PUNZO Maurizio RIOSA Alceo ROMANO Marco, comitato scientifico; redazione e ricerca iconografica: Edoardo BORRUSO Emilio BRAGA Guido CERVO Luisa FINOCCHI Michele GIORDANO Ivano GRANATA Albano MARCARINI Pino PALETTA Valeria ROSSETTI Elio SELLINO, coordinamento e organizzazione di Pina MADAMI”,”Milano e la Camera del Lavoro, 1891-1914.”,”Comitato scientifico: Alberto COVA, Enrico DECLEVA Franco DELLA PERUTA Alberto MIONI Giuliano PROCACCI Maurizio PUNZO Alceo RIOSA Marco ROMANO, redazione e ricerca iconografica: Edoardo BORRUSO Emilio BRAGA Guido CERVO Luisa FINOCCHI Michele GIORDANO Ivano GRANATA Albano MARCARINI Pino PALETTA Valeria ROSSETTI Elio SELLINO, coordinamento e organizzazione di Pina MADAMI Foto della sede originaria della Camera del Lavoro”,”FOTO-109″
“COVATTA Luigi DECLEVA Enrico DIAZ Furio DI-NOLFO Ennio MARZO Biagio TOBAGI Walter, a cura della FONDAZIONE BRODOLINI”,”Storia del Partito Socialista. Dalla guerra fredda all’ alternativa.”,”””Inoltre risente del dibattito aperto negli anni ’50 da “”Socialisme ou Barbarie”” che segna una svolta teorica importante nella sinistra di ispirazione marxista. Nella rivista francese, in una certa misura, sono presenti le linee di tendenza che si dispiegheranno lungo tutto l’ arco dello sviluppo della nuova sinistra europea e americana. La rivista critica le strutture politico-organizzative del movimento operaio (partiti e sindacati) e identifica nella divisione capitalistica del lavoro il nodo teorico di un nuovo approccio sociologico alla complessa dinamica della fabbrica-sistema”” (pag 80, Biagio Marzo, Raniero Panzieri e la sinistra di classe)”,”ITAC-057″
“COVATTA Luigi”,”Menscevichi. I riformisti nella storia dell’Italia repubblicana.”,”COVATTA Luigi (1943) è stato parlamentare socialista dal 1979 al 1994. Nel 1992 è vicepresidente della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali. Dal 1994 si occupa di problemi del lavoro. Collabora con vari quotidiani. Ha curato l’edizione italiana di ‘La conquista dei poteri’ di Gilles Martinet (1976). Si annovera tra i socialisti acraxiani (pag 151) Il libro si incentra sul ‘decennio craxiano’ “”D’Alema conclude sostenendo che “”l’errore drammatico della strategia craxiana stava proprio nell’idea di poter fondare decisionismo e governabilità su quel suo risicato 11 per cento di voti”””” (pag 160) “”Trovò così adempimento la “”legge di Tocqueville”” evocata da Cafagna nel suo saggio sulla crisi della democrazia italiana: “”Per un cattivo governo il momento più pericoloso è sempre quello in cui esso comincia a riformarsi. Il male sopportato pazientemente come inevitabile diviene intollerabile non appena si concepisca l’idea di liberarsene”” (1)”” (pag 176) (1) Cafana, La grande slavina, cit.”,”ITAP-194″
“COVATTA Luigi”,”Menscevichi. I riformisti nella storia dell’Italia repubblicana.”,”COVATTA Luigi (1943) è stato parlamentare socialista dal 1979 al 1994. Nel 1992 è vicepresidente della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali. Dal 1994 si occupa di problemi del lavoro. Collabora con vari quotidiani. Ha curato l’edizione italiana di ‘La conquista dei poteri’ di Gilles Martinet (1976). Si annovera tra i socialisti acraxiani. Contiene il capitolo: ‘Uno Stato di debole costituzione’ (pag 41-46) “”La debolezza degli esecutivi, l’eccesso di assemblearismo, il ‘check and balance’ paralizzante delle garanzie, i difetti più evidenti, cioè, dell’impianto costituzionale, sono infatti tutti elementi riconducibili alla necessità di non alterare un equilibrio politico precario, ma assolutamente insostituibile in assenza di altri possibili sostegni alla stabilità istituzionale”” (pag 41)”,”ITAP-011-FV”
“COVATTA Luigi DECLEVA Enrico DIAZ Furio DI NOLFO Ennio MARZO Biagio TOBAGI Walter, a cura della Fondazione BRODOLINI”,”Storia del Partito Socialista. Dalla guerra fredda all’alternativa. Vol. III.”,”Alceo Riosa direttore della sede milanese della Fondazione G. Brodolini.”,”MITS-043-FL”
“COVO-MAURICE Jacqueline, a cura di Bernard DARBORD”,”Introduction aux civilisations latino-américaines.”,”COVO-MAURICE Jacqueline è Professore emerito dell’Università Charles de Gaulle Lille III.”,”AMLx-144″
“COWAN James”,”The New Zealand Wars. A History of the Maori Campaigns and the Pioneering Period. Volume I. 1845-1864.”,”Le guerre maori, conosciute anche come guerre neozelandesi, furono una serie di conflitti armati combattuti in Nuova Zelanda tra i nativi maori e i coloni britannici. Questi conflitti si verificarono tra il 1845 e il 1872 e furono parte del più ampio processo di colonizzazione britannica. Le tensioni iniziarono a crescere quando ondate di coloni europei arrivarono in Nuova Zelanda, portando con sé nuove tecnologie e armi da fuoco, che i maori inizialmente accolsero con interesse per il commercio. Tuttavia, con l’aumento degli insediamenti europei e la scoperta dell’oro nel 1861, i maori cominciarono a temere di perdere il controllo delle loro terre. Il primo scontro armato significativo avvenne il 17 giugno 1843 nella valle di Wairau, dove alcuni coloni britannici cercarono di cacciare i nativi dalle loro terre con falsi permessi. Questo portò a una schermaglia che costò la vita a 6 maori e 22 europei. Successivamente, tra il 1845 e il 1846, il governatore George Grey riuscì a sconfiggere i maori in diverse battaglie, consolidando il controllo britannico 1. Nel 1863, il New Zealand Settlements Act autorizzò la requisizione di oltre 16.000 km² di terra maori, assegnata ai coloni bianchi, rendendo di fatto l’intera Nuova Zelanda una colonia britannica. Nonostante alcuni successi iniziali, i maori furono gradualmente sconfitti a causa della superiorità numerica e tecnologica delle truppe britanniche 1. (f. copilot)”,”UKIQ-021-FSD”
“COWAN James”,”The New Zealand Wars. A History of the Maori Campaigns and the Pioneering Period. Volume II. The Hauhau Wars, 1864-1872.”,”Le guerre maori, conosciute anche come guerre neozelandesi, furono una serie di conflitti armati combattuti in Nuova Zelanda tra i nativi maori e i coloni britannici. Questi conflitti si verificarono tra il 1845 e il 1872 e furono parte del più ampio processo di colonizzazione britannica”,”UKIQ-022-FSD”
“COWIN Hugh W.”,”Warships.”,”Hugh W. Cowin was born in 1934 and served with the Royal Air Force’s Fighter Command from 1951 to 1963. Subsequently always involved in aerospace and/or defence related activities he remained an active pilot until late 1979. A prolific commentator on both aviation and electronics developments since the early 1960s. the author’s interest in naval matters dates back to the early 1970s. As aver, the author has employed many of his own innovative professional market research techniques to provide this coherent perspective on the world’s warships Married with a family, Hugh Cowin lives in Hatfield, Hertfordshire. Introduction, notes on the Book, With 183 photographs, of 152 classes or types, Photographic Acknowledgements, index of warship classes and types,”,”QMIx-028-FL”
“COWLES Virginia”,”The Russian Dagger. Cold War in the Days of the Czars.”,”Virginia Cowles grew up in Boston, where she lived with her mother and sister. As a young girl she travelled around the world, then moved to New York and began her career on Harper’s Bazaar. She left the United States in 1937 to cover the Spanish Civil War for the Hearst newspapers. Beginning in 1939 she was the chief war correspondent for the London Sunday Times. Preface, Bibliographical References, Acknowledgments, Foto, Index,”,”RUSx-204-FL”
“COWPER Henry EMSLEY Clive MARWICK Arthur PURDUE Bill ENGLANDER David”,”World War I and Its Consequences.”,”E’ un libro di testo che contiene esercizi. Il volume contiene molti dati e tabelle. Conseguenze della guerra: cambiamenti interazionali, geopolitici e strategici. “”«The First World War was one of the great cataclysms of Europe which divided one epoch from another. Yet this was no quite so, for the change in public opinion of Europe was a more important dividing point. The First World War completed a process started much earlier…» (George L. Moose, The Culture of Western Europe, 1988). In the above, somewhat contradictory, sentences Professor Moose combines two of the well-established views regarding the impact and consequences of World War I: that the war was a great watershed in history, with effects which created a divide between the pre- and post-war worlds; and that the war completed, perhaps speeded up, and, in some versions, was a culmination of pre-existing processes and tendencies. The test of the ‘watershed’ may well depend upon the sort of factors we are considering. Professor Moose was primarily concerned with cultural change, and there is room for considerable debate as to the war’s effect upon cultural and, indeed, social developments. When it comes to the physical boundaries of states and to their very existence, it is difficult to question the decisive impact of the war. Whatever other effects World War I may have had, it is certain that the period of the war and its immediate aftermath saw a radical change in the political map of Europe. The war was more than just the catalyst for such change, for its outcome did much to shape it. Yet, notwithstanding the overriding impact of the war, there are other factors we must consider in assessing the geopolitical changes. They include: 1. the effects of nationalism, particularly the nationalisms of ‘those people’ without history’, as Marx dismissed the hitherto largely subject nationalities of East Central Europe who had been busy discovering or inventing their histories before 1914; 2. the ideals and aims of the statesmen of the victorious states who gathered at Paris to make the peace settlement; 3. the effect of the ideological dimension inserted by the Bolshevik Revolution; 4. the changes to the map that were dependent on the outcome of the chaotic struggles and wars which continued in Eastern Europe until 1923″” (pag 43-44) L’autore scrive: ‘In a recent study of military discipline during the First Word War David Englander rightly asserted that ‘British and Belgian soldiers were more at risk [from capital punishment] than either their French or German counterparts’.”,”QMIP-226″
“COX Michael”,”Trotsky and His Interpreters: or, Will the Real Leon Trotsky Please Stand up?”,”Dopo riabilitazione di Bucharin in ultimi anni Urss si pone la questione della riabilitazione storica e non politica di Trotsky in Urss. Altri temi affrontati Trotsky visto in Occidente, La storiografia occidentale, Il trotskismo ortodosso, Errori di Trotsky. la caratterizzazione dello stalinismo come Stato operaio. Scetticismo sulla possibilità che Trotsky potesse rappresentare una reale alternativa a Stalin.”,”TROS-023-FGB”
“COZZA Michele”,”Tecnica di un’aggressione.”,”””Tutto il nostro sistema politico e ciascuno degli organi suoi, l’esercito, la flotta, le due Camere e via dicendo, non sono che mezzi ad un solo fine: la libertà dei dodici grandi giudici d’Inghilterra””, David Hume (in apertura) Chiaravalle Centrale è un comune italiano di 5.563 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria. Da novembre 2012 può fregiarsi del titolo di Città (wikip)”,”ITAP-024-FV”
“COZZI Terenzio”,”Teoria dello sviluppo economico.”,”””In altri termini, i rapporti di produzione sono il portato di un certo stadio dello sviluppo delle forze produttive, cioè di tutti quei fattori (tecniche produttive, strumenti di produzione, abilità dei lavoratori ad usarli, organizzazione della produzione, ecc.) che determinano il potenziale produttivo della società (Cfr., a questo proposito, anche O. Lange,’Economia politica’, 1962, parte I, pp. 23-24). “”Impadronendosi di nuove forze produttive, gli uomini cambiano il loro modo di produzione e, cambiando il modo di produzione, la maniera di guadagnarsi la vita, cambiano tutti i rapporti sociali. Il mulino a braccia vi darà la società col signore feudale, e il mulino a vapore la società col capitalista industriale”” (K. Marx, Miseria della filosofia, 1969, p. 94). In quest’ultima citazione, per amor di polemica con Proudhon, Marx prospetta forse un legame tra evoluzione delle forze produttive e rapporti sociali più rigido di quanto in effetti egli pensi debba sussistere. Il punto centrale di Marx è che i rapporti di produzione non possono essere arbitari, ma debbono invece essere adeguati allo stadio che lo sviluppo delle forze produttive ha raggiunto interagendo con esse. I rapporti di produzione che costituiscono la struttura sono, secondo Marx, di due tipi: rapporti tra produttori e cose, e rapporti tra produttori e produttori. Nella società, però, oltre a questi rapporti si stabiliscono anche altri rapporti: giuridici, politici, morali, di costume, ecc., che costituiscono la sovrastruttura e la coscienza sociale. Anche queste debbono, secondo Marx, corrispondere, debbono cioè essere adeguate alla struttura economica della società e quindi allo stadio di sviluppo delle forze produttive. In altri termini, questo elemento è quello più importante, quello che, in ultima istanza, determina l’evoluzione storica della società nel suo complesso (Cfr. F. Engels, Lettera a J. Bloch del 21 sett. 1890, in K. Marx e F. Engels, Sul materialismo storico, 1949, p. 75. Si veda anche l’utilizzazione del metodo del materialismo storico fatta da Marx, in ‘Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte’, 1964). Esso non è però l’unico. Tra sviluppo delle forze produttive, struttura economica, sovrastruttura e coscienza sociale si stabiliscono delle interrelazioni che escludono il meccanicismo nel processo con cui l’evoluzione delle forze produttive influisce sul sistema dei rapporti sociali. Man mano che procede lo sviluppo delle forze produttive i rapporti di produzione divengono sempre meno appropriati in quanto, invece di favorire lo sviluppo delle forze produttive stesse, tendono a ostacolarlo. Sorge così una contraddizione che sarà superata, dialetticamente, mediante l’abolizione dei vecchi rapporti di produzione e l’instaurazione di rapporti di tipo nuovo e in grado di favorire l’ulteriore sviluppo delle forze produttive. In corrispondenza a questa modificazione della struttura economica, si viene a modificare la sovrastruttura e la coscienza sociale”” [Terenzio Cozzi, Teoria dello sviluppo economico, 1973] (pag 90-91)”,”ECOT-202″
“COZZI Terenzio”,”Teoria dello sviluppo economico. Le grandi teorie e i modelli aggregati di crescita.”,”Terenzio Cozzi professore emerito dell’Uninersità di Torino. Nato a Portogruaro (VE) 28 aprile 1939, Cozzi si laureò in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano. Componente del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino dal 1973, e per molti anni suo presidente, fu anche Consigliere di amministrazione dell’Università di Torino dal 1971 al 1974 e membro del Comitato Scientifico di Economia Politica rivista della Società editrice Il Mulino. Morto a Torino il 24/01/2022.”,”ECOT-227-FL”
“COZZI Terenzio”,”Sviluppo e stabilità dell’economia.”,”Testo intriso di formule matematiche”,”ECOT-003-FMB”

Biblioteca Isc ordinata per nome autore, C1

“CABALLERO Manuel”,”Latin America and the Comintern 1919-1943.”,”””L’ intervento di Humbert Droz merita più attenzione. Praticamente sta negando l’ esistenza di una classe borghese nativa in America Latina. Non fu il solo ad avere questa opinione. Alla stessa riunione, un altro membro del Segretariato Latino, Travin, espresse la sua convinzione che non c’era, in America Latina, perfino una borghesia compradora, come i cinesi chiamavano quei mercanti che trattavano con l’ export e l’ import tipico dei prodotti coloniali.”” (pag 72)”,”INTT-150″
“CABALLERO Francisco Largo”,”Correspondencia secreta.”,”Opera già pubblicata in Messico con il titolo di ‘Mis recuerdos’ (1954) con prefazione e note di Enrique de FRANCISCO CABALLERO Francisco L. venne chiamato il Lenin spagnolo. Il capo del governo Lerroux. “”Lerroux! Il “”croupier”” della casa da gioco di Catena. L’ uomo di paga de ‘El Pais’ nei suoi primi tempi; il servitore al soldo del capo monarchico don Segismundo Moret in Catalogna per combattere il catalanismo; l’ ex imperatore de El Paralelo de Barcelona; il demagogo della tribuna che tuonando contro curati e monaci… ha condannato il generoso movimento dell’ ottobre che voleva salvare una Repubblica il cui manifesto rivoluzionario per impiantarla era stato redatto da lui! Che mostri produce la politica!”” (pag 159)”,”MSPx-067″
“CABANELLAS Guillermo”,”La guerra de los mil dias. Nacimiento, vida y muerte de la II Republica española. Volumen 1.”,”Bibliografia, storiografia sulla guerra civile spagnola (pag 48) Governo Caballero (4 settembre 1936) Il “”Lenin spagnolo”” al governo. Largo Caballero presidente del Consiglio dei ministri Ministri del governo Caballero. Lo formano i comunisti (Uribe e Hernandez), i socialisti (Prieto, Negrin e De Gracia), i repubblicani non operaisti (Izquierda republicana, Union Republicana), i repubblicani catalani (Ezquerra) e un componente del partito nazionalista basco. (pag 597) Catalogna e Aragona bastioni dell’ anarco-sindacalismo (pag 610)”,”MSPG-136″
“CABANELLAS Guillermo”,”La guerra de los mil dias. Nacimiento, vida y muerte de la II Republica española. Volumen 2.”,”Ritirata repubblicana. Alla fine di ottobre 1937, il governo della Repubblica decide di spostarsi a Barcellona dove già si trova il suo presidente, Manuel Azaña. La causa determinante di questa scelta era strategica e politica. Il saliente che verso il Sud-Est formava il fronte di Teruel minacciava la continuità della Zona repubblicana come poi avvenne nel 1938 con il taglio di Vinaroz. I rapporti tra Negrin e Azaña erano improntati allo scontro permanente. La formula ‘Resistere!’ fu coniata con il documento che il Governo detto di Unione Nazionale fece conoscere il primo maggio 1938. Il governo dichiarava al mondo i 13 punti (Trece puntos) con i quali lanciava un’ offensiva di pace al nemico (nell’ ultimo punto si prometteva un’ ampia amnistia per tutti). (pag 980)”,”MSPG-137″
“CABANTOUS Alain”,”La Vergue et les Fers. Mutins et déserteurs dans la marine de l’ ancienne France (XVIIe-XVIIIe S.).”,”CABANTOUS Alain nato nel 1946, è attaché de recherche al CNRS e chargé de cours all’ Università di Parigi IV Sorbona. Ha pubblicato nel 1980 ‘Le Mer et les Hommes’ uno studio sulla gente di mare di Dunkerque (XVII-XVIII secolo). “”Nel 1677, la grande maggioranza dei marinai del quartiere di Bordeaux, che dovevano servire quell’ anno, era partiti per mare su vascelli mercantili. Infine come si è già visto, nei Paesi Baschi ci fu una forte agitazione tra il 1671 e il 1680. Dopo il Ponente, il Levante, forse ancor più agitato, in tutti i casi per più tempo; Marsiglia, Cassis e soprattutto la regione di Martigues conobberro importanti movimenti di resistenza fino all’ alba del secolo dei lumi. Nel corso del XVIII secolo, salvo qualche zona tradizionalmente refrattaria, e all’ eccezione notevole delle regioni fluviali, il sollevamento contro le classi (di leva, ndr) non presero mai l’ampiezza spettacolare dell’ epoca del Grand Roi. Agli ammutinamenti collettivi sempre più rari si sostituì una forma di rifiuto più minoritario, ma sempre latente, che continuava a dimostrare questa volontà tenace e costante di sfuggire agli obblighi imposti dallo Stato””. (pag 87)”,”FRAA-063″
“CABESTAN Jean-Pierre VERMANDER Benoît”,”La Chine en quête de ses frontières. La confrontation Chine-Taiwan.”,”Rinserrati i legami Giappone Taiwan. Convergenza interessi strategici. (pag 228) Dicembre 2000. Discorso dell’ “”integrazione””, culturale e commerciale. “”Fin décembre 2000, la politique continentale du nouveau pouvoir taiwanais évolue et prend plus de cohérence. Lors de son allocution du 31 décembre 2000, Chen Shui-bian parle pour la première fois “”d’ intégration (tonghe) de nos économies, de notre commerce et de notre culture””.”” (pag 83) Il discorso di Qian Qichen e le sue conseguenze. “”In questo clima, una tappa importante delle relazioni tra le due rive è stato il discorso del 24 gennaio 2002 pronunciato da Qian Qichen. Questo discorso ha dato luogo a varie controverso ed è sembrato indicare, agli occhi di certi osservatori, dei dissensi nel gruppo dirigente cinese.”” (pag 139-140)”,”CINx-206″
“CABESTAN Jean-Pierre”,”La politique internationale de la Chine.”,”CABESTAN Jean-Pierre è direttore di ricerca al CNRS e professore e direttore del dipartimento di scienze politiche e di studi internazionali nell’Università battista di Hong Kong, ricercatore associato all’ Asia Cnetre di Sciences-Po. E’ autore, con Benoit VERMANDER, di ‘La Chine et ses frontières. La confrontation Chine-Taiwan’ (Sciences-Po).”,”CINx-241″
“CABET Etienne, a cura di Franca BIONDI NALIS”,”Condizione operaia, condizione della donna.”,”Rientrato in Francia, dopo cinque anni di esilio a Londra, Cabet, dopo essersi scontrato con le varie correnti del comunismo “”babuvista””, dedica gli anni che vanno dal 1840 al 1848 alla diffusione delle idee comunitarie mediante la propaganda e la pubblicazione di numerosi pamphlets in cui enunzia la dottrina comunista. Sono questi anni di numerose edizioni del ‘Come sono Comunista’ e del ‘Mio Credo Comunista’, gli opuscoli sulla condizione della donna e dell’ operaio. Le defezioni che si verificano all’ interno del movimento icariano, i contrasti tra comunisti rivoluzionari e comunisti riformisti, le accuse che anche i moderati gli rivolgono, lo convincono che la sua attività politica sia divenuta in Francia inutile. Matura quindi la decisione di emigrare in America per fondarvi una Comunità. La colonia icariana, fondata in America, si allontana però notevolmente dalla rigenerazione sociale auspicata da Cabet nella sua opera più importante, “”Viaggio in Icaria””. “”Due condizioni sono quindi necessarie per giungere alla Comunità, un paese industrialmente avanzato ed un movimento operaio forte. Cabet rifiuta i metodi violenti, ma è consapevole che in una società in fermento con le contraddizioni provocate dall’ industrializzazione, la Rivoluzione può egualmente esplodere. Ove ciò dovesse capitare allorché non ci sono le condizioni necessarie per stabilire la Comunità, la Rivoluzione dev’essere comunque considerata come una grande occasione per l’ Umanità per affermare la Democrazia attraverso il “”Regime transitorio””. (pag 18-19) “”Un solo partito, una minoranza coraggiosa, quand’anche detenesse il Governo, tenterebbe invano di imporla alla maggioranza; ci sarebbe l’ ingiustizia, la tirannide, la follia. Ciò che è possibile, ragionevole, utile, è predicare e diffondere la dottrina, discutere, persuadere, convincere”” (pag 31)”,”SOCU-100″
“CABEZA DE VACA Alvar Nuñez, edizione italiana a cura di Giorgio SILVINI”,”Commentari di Alvar Nuñez.”,”CABEZA DE VACA fu nominato governatore della colonia del Rio de la Plata nel 1540. Conclusa la pace con tribù guerriere ostili ai Guarany che erano stati fra i primi ad accettare la cristianizzazione, organizzò una difficile esplorazione all’ interno (parte dei suoi collaboratori non erano entusiasti della sua volontà di rispettare i diritti personali ed economici delle popolazioni indie con le quali entrava in contatto) la cui descrizione costitutisce la massima parte di questi Commentari. Tornato ad Asuncion fu vittima di un complotto di ufficiali che gli contrapposero Domingo de IRALA. Dopoessere finito in prigione e spedito in catene in Spagna fu condannato a 8 anni di esilio in Africa. Rientrato in Spagna e scagionato dalle calunnie venne nominato giudice della corte suprema di Siviglia. Redattore materiale dei Comentarios fu però Pero HERNANDEZ ammiratore dello sfortunato governatore. Opera apologetica i Commentari sono suggestivi per le informazioni di carattere storico-antropologico-ambientale. Come gli indios ammazzano i nemici che catturano e li mangiano. “”Questi Guarany sono un popolo che per mezzo del suo linguaggio si fa comprendere da tutti gli altri gruppi tribali della regione; costoro però mangiano carne appartenente a uomini di altre stirpi che considerano nemiche allorché si trovano in guerra con loro. Se i prigionieri sono catturati in battaglia, li portano ai loro villaggi e insieme a loro si danno a grandi piaceri e divertimenti, cantando e danzando; tale situazione dura fino a quando il prigioniero è divenuto grasso, dato che non appena catturato lo mettono all’ ingrasso dandogli da mangiare tutto quello che vuole e concedendogli le proprie mogli e figlie perché ne tragga piacere (…). Abbattuto alla fine il prigioniero con più colpi di mazza arrivano subito i ragazzini con le loro accette (…)””. (pag 79-80)”,”AMLx-056″
“CABIATI Attilio”,”1919-1929. Da Versailles all’ Aja. Il piano Young.”,” “”Ma l’ occupazione della Ruhr ebbe per risultato di annientare il marco tedesco.”” (pag 4) Lo spostamento di ricchezze prodotto dalla guerra e i suoi danni (pag 95-98) BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI (BRI o BIS) Istituzione fondata a Basilea nel 1930 allo scopo di consentire alle banche centrali un coordinamento delle operazioni di incasso e pagamento relative alle riparazioni di guerra tedesche. Dopo la seconda guerra mondiale, molte funzioni furono assorbite dal Fondo Monetario Internazionale, alla BRI resta la funzione di banca delle banche centrali e di controllo della speculazione internazionale. E’ una istituzione che gode tuttora di speciali immunità e privilegi quali ad esempio l’impossibilità di confisca, espropriazione o sequestro dei suoi beni, sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra. Il suo capitale è sottoscritto dalle banche centrali dei paesi partecipanti (Belgio, Francia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Germania, Svezia e Svizzera). Attualmente la BRI è uno degli operatori più attivi sul mercato finanziario internazionale; opera per conto delle banche centrali, sia per i depositi che per i prestiti; opera sul mercato dell’oro; è agente tecnico del Fondo europeo di cooperazione monetaria, dell’OCSE (v.) e della CECA (v.). Conta 32 banche centrali di altrettanti paesi membri, entro il ‘97 sarà completata la procedura di ammissione di 9 nuova adesioni relativamente a Brasile, Cina, Hong Kong, India, Corea, Messico, Russia, Arabia Saudita e Singapore. (fonte: Unibo) Il soffocamento della rivoluzione tedesca. “”Curioso a notarsi, mentre l’ Europa vincitrice lavorava per la distruzione, la vinta Germania le faceva da gendarme contro il rischio più grave, arrestando, per l’ opera di un suo Presidente socialista, la marcia del bolscevismo che stava per irrompere nella “”Mittel-Europa””. Chi scriverà la storia di questo confuso periodo, dovrà analizzare quale e quanta fu per tutti noi la fortuna che la guerra non avesse distrutto l’ opera profonda che nella Germania aveva saputo creare la libera “”coltura””, foggiando una grande classe media ed una vigorosa classe proletaria, lo spirito liberale delle quali sopravvisse alle distruzioni del conflitto e a quelle della ricchezza.”” (pag 3, prefazione)”,”RAIx-200″
“CABIATI Attilio”,”Gli insegnamenti dell’inflazione tedesca post-bellica.”,”A proposito del volume di Costantino Bresciani-Turroni, ‘The Economics of Inflation. A Study of currency depreciation in post-war Germany’ con una prefazione di Lionel Robbins, George Allen and Unwin, London, 1937, pp. 464. La guerra e l’inflazione. “”Il problema si può impostare così: la guerra consuma; ad un certo punto la spesa supera il reddito disponibile del paese, cioè ciò che avanza dopo avere fatto le spese indispensabili. Il paese allora ipoteca la ricchezza, ossia emette quel debito senza interesse che è l’inflazione, la quale presuppone l’abolizione dell’obbligo del cambio della carta in oro da parte dell’istituto di emissione. Ciò è, come tutti sanno, un disastro, perché altera tutti i prezzi, modifica il valore delle obbligazioni assunte dai singoli e dalle pubblica autorità che emettono debiti pubblici; altera i valori dei debiti e dei crediti dati e fatti da privati a privati, ecc. Ma è l’emissione di cara a corso forzoso ciò che, in simili circostanze impoverisce il paese? No. Ciò che impoverisce il paese è la guerra. La moneta cattiva redistribuisce arbitrariamente la ricchezza rimanente all’interno fra i cittadini. Il peggio si ha quando, avendo emessa e continuando ad emettere carta moneta, lo stato si impaccia anche dai prezzi e calmiera gli uni, lasciando liberi gli altri. Allora veramente la carta cattiva funziona iniquamente. Lo stato non dovrebbe far altro, in tali circostanze, che emettere la carta-moneta, lasciando che i cittadini e le varie classi sociali si aggiustino liberamente fra di loro per ripartirsi il carico; che discutano, che dibattano i propri interessi. Giunti a quel punto oltre il quale gli uni non possono più assolutamente cedere, gli altri sono interessati a venire senz’altro ad accordi. Anatole France ha delle pagine stupende in proposito; ed esaminando la rivoluzione francese che, osserva egli, per riportare la giustizia fra le classi sociali fece saltare centomila teste, conclude con queste parole piene di profonda saggezza politica, a proposito dello stato-giustizia: «Lorsque on veut à tout coût rendre les hommes bons, sages et genereux, on est porté fatalement a les tuer tous». Ogniqualvolta lo stato prende una misura economica, disturba senza volerlo un insieme di interessi, i quali si erano già messi del tutto d’accordo, o stavano per arrivarvi. Nessun cervello d’uomo è tale da poter prevedere con precisione quali sono le conseguenze di una misura pubblica importante, che abbia lo scopo di toccare l’equilibrio generale della produzione e dello scambio. Il Bresciani (op. cit., pp. 50 e seg.) ci narra che lo stesso Havenstein sosteneva nel 1917-18 che non si poteva parlare allora di inflazione , perché, di fronte all’aumento di moneta, stavano le spese della guerra e per i paesi invasi. Egli quindi non vedeva il punto fondamentale della questione: che, cioè, il problema consisteva precisamente nel fatto che i cittadini riducessero in proporzione i propri consumi, altrimenti la carta che si emetteva non era rappresentativa di una nuova ricchezza”” (pag 113-114) Costantino Bresciani-Turroni, The Economics of Inflation. A study of currency depreciation in post-war Germany’, con prefazione di Lionel Robbins, London, tradotto in inglese da M.E. Sayers, 1937 traduzione di ‘Le vicende del marco tedesco’ (1931), Le vicende del marco tedesco Costantino Bresciani Turroni Vitale & Associati, Milano, 2005 (nuova edizione)”,”GERG-104″
“CABONA Danilo GALLINO Maria Grazia a cura; contributi di Danilo CABONA Fabio CAPOCACCIA Giorgio CAROZZI Giuseppe DAGNINO Alberto LAGOMAGGIORE Antonio ORLANDO”,”Il porto visto dai fotografi, 1969-1995.”,”Contributi di Danilo CABONA Fabio CAPOCACCIA Giorgio CAROZZI Giuseppe DAGNINO Alberto LAGOMAGGIORE Antonio ORLANDO”,”LIGU-033″
“CABONA Danilo MASSARDO Giovanna a cura; saggi a cura di Maria Grazia GALLINO Francesco FRUMENTO Guido LORETTU Giovanna MASSARDO Danilo CABONA Mario GRIMALDI Antonio ORLANDO Luigi FERRARIS Mauro PEDEMONTE Fabio CAPOCACCIA Laura IOTTI”,”Il Consorzio autonomo del porto di Genova. La storia.”,”Saggi a cura di Maria Grazia GALLINO Francesco FRUMENTO Guido LORETTU Giovanna MASSARDO Danilo CABONA Mario GRIMALDI Antonio ORLANDO Luigi FERRARIS Mauro PEDEMONTE Fabio CAPOCACCIA Laura IOTTI Nel COMITATO SEZIONE OPERE PORTUALI E GESTIONE c’è il nome di Aldo Vinazza (pag 73)”,”LIGU-042″
“CABONA Danilo a cura, contributi di Giovanni REBORA Giorgio DORIA Ennio POLEGGI Danilo CABONA”,”Archivio storico. Volume primo. 1870-1902.”,”L’archivo storico ha preso avvio nel 1984-85 per volontà di Roberto D’ALESSANDRO presidente del Consorzio Autonomo del Porto di Genova. Contiene l’articolo di Giorgio DORIA ‘Un porto al servizio dell’industrializzazione italiana’ (pag 19-27) “”La scelta di Raffaele De Ferrari fu in un certo senso la logica conseguenza della sua quarantennale esperienza sulla piazza di Parigi durante l’arco di tempo che comprende la Monarchia di Luglio e il Secondo Impero. Da tale osservatorio, grazie alla quotidiana consuetudine con la “”grande banca”” europea e con i massimi operatori del mercato borsistico, egli aveva certamente acquisito la piena coscienza che due erano i fattori essenziali per creare le “”precondizioni”” dell’industrializzazione: l’esistenza di adeguate infrastrutture di trasporto (ferrovie, canali e porti) e di solidi strumenti di finanziamento. Perciò dalla capitale francese il duca di Gallliera impiegò e moltiplicò i suoi capitali sovvenzionando e fondando società per la costruzione di canali in Francia, imprese ferroviarie in Francia, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Russia e nell’Impero austro-ungarico, impianti portuali a Marsiglia e a Londra. Perciò egli fu tra i promotori e gli amministratori della Societé Générale de Crédit Mobilier, della Société du Crédit Industriel et Commercial e di tutti i vari “”Crediti mobiliari”” che, sul modello della banca di Péreire, sorsero in Spagna, Austria, Italia, Paesi Bassi e nell’Impero Ottomano”” [Giorgio Doria, Un porto al servizio dell’industrializzazione italiana, pp. 19-27] (pag 23)”,”LIGU-081″
“CABONA Danilo GALLINO Maria Grazia a cura, contributi di Luigi FERRARIS Mauro PEDEMONTE M.Elisabetta BIANCHI TONIZZI Danilo CABONA Maria Grazia GALLINO”,”Archivio storico. Volume secondo, 1903-1945. I parte. L’autorità portuale.”,”””Tanto la proposta di realizzazione del porto industriale di Cesare Gamba quanto quella di pianificazione urbanistica di Carlo Canepa restano però lettera morta e l’avvento del fascismo comporta, nel 1923, lo scioglimento dell’Ente Industriale Marittimo Genovese.”” (M. Elisabetta Bianchi Tonizzi, Il porto dal 1890 alla fine degli anni trenta: progetti e realizzazioni, pp.213-238) (pag 230)”,”LIGU-082″
“CABRILLAC Bruno”,”Economie de la Chine.”,”CABRILLAC B. è direttore generale degli studi e delle relazioni internazionali della Banque de France.”,”CINE-041″
“CABRINI Angiolo”,”L’ altro Esercito. Gli operai in zona di guerra.”,”Contiene dedica dell’ A. All’ amico Ojetti, A.C. CABRINI Angiolo deputato al parlamento. “”Del resto, se è bene tener gli occhi aperti perché certe buone lane non siano lasciate partire dal Regno per la zona di guerra, giova subito rilevare che – nel regime della disciplina semi-militare e in quell’ ambiente – hanno dato e danno ottimi risultati di lavoro coraggioso e ordinato certi elementi tutt’altro che ben famati presso la P.S. del paese di provenienza. – Ho dei sovversivi, ci diceva un colonnello, che rigano e fanno rigar dritto come se avessero succhiato col latte il principio di autorità!”” (pag 8) “”La mancata emigrazione del 1914 e i colossali rimpatri fecero trovare, sulle prime, di che coprire il fabbisogno di mano d’opera.”” (pag 9)”,”MITT-243″
“CACACE Paolo”,”Venti anni di politica estera italiana (1943-1963).”,”CACACE Paolo nato a Napoli nel 1945, è giornalista, capo del servizi esteri del giornale ‘Il Tempo’ di Roma. “”Scrive a proposito di questo reciproco condizionamento Aldo Garosci: ‘La tradizione europea originaria, coeva allo Stato italiano, confondendosi con la volontà diplomatica di non essere isolati, finì per tradursi anche in un’ alleanza militare (…). L’ Italia nel Patto Atlantico non aveva e non poteva avere una posizione d’ iniziativa. Aveva una posizione di accettazione e di utilizzazione. (…)'””. (pag 320-321)”,”ITQM-105″
“CACACE Nicola GARDIN Paolo”,”Produttività e divario tecnico. Ricerca sui fattori di progresso tecnico nell’industria manifatturiera italiana.”,”La prima parte è dell’ingegner Nicola Cacace, la seconda è curata da Cacace e da Paolo Gardin “”Particolarmente interessante la ricerca empirica compiuta dal Denison nel 1962, sulle cause della crescita economica degli Stati Uniti. Essa considera due lunghi periodi: il primo dal 1909 al 1929, il secondo dal 1929 al 1957, e fa inoltre delle previsioni per il 1960-’80. Con una interessante metodologia il Denison analizza il tasso percentuale medio di crescita del reddito reale nazionale ai fini di determinare in termini quantitativi i ‘contributions’ di altri venti fattori”” (pag 73) v. Denison E.F., The Source of Economic Growth …”,”ITAE-003-FPA”
“CACCAMO Francesco”,”Jiri Pelikán. Un lungo viaggio nell’arcipelago socialista.”,”CACCAMO Francesco insegna storia dell’Europa Orientale all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara. Jiri Pelikán (1923-1999) fu un testimone del Novecento. Nato in Cecoslovcchia milita nel PC durante gli anni dello stalinismo poi con la primavera di Praga va in esilio in Italia. Critica il socialismo reale e la politica di potenza dell’URSS. Collabora con il PCI di Berlinguer ma soprattutto con il PSI di Craxi.”,”BIOx-155″
“CACCAVALE Romolo”,”La speranza Stalin. Tragedia dell’ antifascismo italiano in URSS.”,”Romolo CACCAVALE iscritto al PCI dal marzo 1945, alla vigilia della liberazione, è giornalista dell’Unità da oltre 35 anni. Come corrispondente o inviato, per molti anni è vissuto all’estero: a Berlino, DDR, Hanoi, Mosca e Varsavia.”,”RUSS-036″
“CACCAVALE Romolo”,”Comunisti italiani in Unione Sovietica. Proscritti da Mussolini soppressi da Stalin.”,”CACCAVALE Romolo è nato a Benevento nel 1928. Partigiano, iscritto a PCI dal marzo 1945, è stato per un quarantennio giornalista de ‘L’ Unità’. Come corrispondente o inviato speciale è vissuto per molti anni all’ estero.”,”PCIx-071″
“CACCAVALE Romolo”,”Comunisti italiani in Unione Sovietica. Proscritti da Mussolini soppressi da Stalin. Con una testimonianza di Alessandro Natta.”,”Romolo Caccavale è nato a Benevento nel 1928. Partigiano combattente nella 107° Brigata Garibaldi, iscritto al PCI dal marzo 1945, è stato per circa un quarantennio giornalista dell’Unità. Come corrispondente o inviato speciale, è vissuto per molti anni all’estero: a Berlino (RDT), Hanoi, Mosca e Varsavia.”,”PCIx-038-FL”
“CACCIA DOMINIONI Paolo”,”Alamein, 1933-1962.”,”Paolo Caccia Dominioni, conte di Sillavengo, è nato a Nerviano (Milano) nel 1896. Volontario di guerra, a 19 anni fu prima sottotenente del Genio Pontieri e poi comandante di una sezione lanciafiamme impiegata sul fronte del Carso. Laureatosi in ingegneria e architettura, tra il 1920 e il 1935 lavorò in Medio Oriente e in Africa settentrionale, ove aprì uno studio di ingegneria al Cairo. Richiamato alle armi, nel 1936, allo scoppio del conflitto etiopico, fu impiegato prima in una rete di spionaggio, poi come comandante di una pattuglia informativa, da lui battezzata con il nome di Pattuglia Astrale. Nel secondo conflitto mondiale fu ufficiale superiore del Genio Guastatori alpino, e ne comandò un battaglione prima in Africa settentrionale, ove prese parte alla battaglia di Alamein, poi ad Asiago, sino all’8 settembre 1943. Dopo l’armistizio fu nella Resistenza, per due volte catturato e imprigionato. La fine della guerra lo trova Capo di S.M. del Corpo dei Volontari della Libertà, a Milano. Vive attualmente a Roma.”,”QMIS-020-FL”
“CACCIA-DOMINIONI Paolo”,”Alamein, 1933 – 1962.”,”””È logico che gli aerei italiani e tedeschi abbiano trascurato il cielo della battaglia grande: non avevano neppure la benzina sufficiente ad andarsene quando i campi sono stati abbandonati, e molti hanno dovuto essere distrutti al suolo. Pertanto la seguente citazione statistica diventa oziosa e puramente indicativa. Il 23 ottobre gli italiani disponevano di 76 apparecchi, i tedeschi di 122, totale 198; gli inglesi di 739 bombardIeri e di 846 cacciatori, totale 1585. Uno contro otto, ma otto carichi di benzina al punto di concedersi il lusso della caccia all’uomo in tutto il deserto e lungo duemila chilometri di litoranea, fino a Tripoli. C’è ancora qualche piccola unità aerea che ha benzina e che vuol battersi; e cerca di ostacolare come può l’avanzata di Montgomery”” (pag 363) “”Ventimila prigionieri italiani e diecimila tedeschi sono affluiti al concentramento di Alamein, nella mai raggiunta piazzaforte. Non tutti. Qualche prigioniero è rimasto nel deserto”” (pag 361)”,”QMIS-031-FGB”
“CACCIA-DOMINIONI DI SILLAVENGO Paolo”,”1915 – 1919. Cronaca inedita della Prima guerra mondiale da documenti vari e dal Diario del tenente Sillavengo.”,”CACCIA DOMINIONI Paolo: (Nerviano, 14/5/1896 – Roma, 12/8/1992). Militare, ingegnere, partigiano e scrittore italiano. Nato da una famiglia nobile lombarda, l’adolescenza vissuta al seguito del padre (Carlo, 17° conte e 12° signore di Sillavengo 1869-1936) diplomatico in Francia, Austria-Ungheria, Tunisia e in Egitto; tornato in Italia nel 1913, si iscrisse al Regio Istituto Tecnico Superiore (futuro Politecnico di Milano) frequentando il primo anno della facoltà di Ingegneria. Trasferitosi a Palermo, dov’era l’università più vicina alla sede del padre a Tunisi, all’entrata in guerra dell’Italia nel Primo conflitto mondiale si arruolò volontario nel Regio Esercito. Assegnato al Genio Pontieri, ne divenne Tenente. Nel maggio 1917 fu insignito di medaglia di bronzo al valore militare, per il forzamento dell’Isonzo nei pressi di Canale d’Isonzo, riportando una ferita. Su sua richiesta fu trasferito ad una sezione Lanciafiamme, di cui disegnò lo stemma di specialità. Dopo la ritirata di Caporetto nell’ottobre-novembre 1917, fu trasferito in seconda linea nella valle del Brenta. Qui apprese della morte in combattimento i(29 gennaio 1918) del fratello Francesco Nicolò, Cino, sottotenente degli Alpini. Trasferito in Libia, si ammalò di Influenza spagnola. Terminati gli studi, si avvicinò al fascismo per poi allontanarsene nel 1924 e, trasferitosi in Egitto, avviò la sua attività professionale. Richiamato nella Guerra d’Etiopia nel 1935, gli fu affidata una missione d’intelligence in Sudan. Richiamato anche nella Seconda guerra mondiale, partecipò alle due battaglie di El Alamein. Nel suo libro “”Alamein 1933-1962″” si trova una ricostruzione accurata della battaglia basata su mappe originali di Rommel. Partecipò alla Resistenza subendo nel 1944 l’arresto con percosse da parte dei soldati tedeschi. Risistemò, su incarico del Governo italiano, il cimitero militare italiano di Quota 33 a El Alamein; per 14 anni seguì la missione del recupero delle salme dei caduti di ogni nazione, culminante la costruzione del sacrario italiano da lui progettato. Si spense nel 1992 a Roma all’ospedale militare del Celio a 96 anni. (Nel libro: 43 disegni dell’Autore, 80 illustrazioni fuori testo, 5 cartine, note in fondo ad ogni capitolo). «Termini Imerese, 3/7/1915. Nella caserma abbiamo trovato un intero battaglione territoriale di fanteria. Sono vecchioni dai baffi spioventi, dai 35 ai 40 anni, ma ne dimostrano 60. Non ci amano: hanno saputo che siamo volontari, mobilitati e onorati dall’indennità di guerra. Uno ha detto: “”I volontari sono quelli che dopo, sul campo di battaglia, vanno a depredare i cadaveri””.» (pg 21). «Cascina Medeol, 1/1/1917. Allo scoccare della mezzanotte si leva un pandemonio di cannonate tra le opposte posizioni: è l’augurio reciproco tra italiani e austriaci.» (pg 83). «Vallone del Kotec-Potok. 11/5/1917. (…) Abbiamo salutato Cantoni e i suoi che se ne vanno a Ranzina. In bocca al lupo. Nei valloni dietro l’Isonzo si ammassano le truppe di riserva. Gran via vai di ufficiali alpini e bersaglieri, inzuppati d’acqua. (…) A Liga è successo un ammutinamento di bersaglieri che è terminato con la fucilazione, avvenuta a Kambresko, di un sergente promosso per merito di guerra e decorato di medaglia d’argento.» (pg 109) «12/5/1917, mattina. Le posizioni austriache, sotto il nostro tiro tambureggiante, formano una specie di cratere continuo e fumante. La valle d’Isonzo è piena di fumo e il suolo sussulta come un foglio di carta. Boschi, ferrovia, strade, case si contorcono e si spezzano. Grossi calibri martellano il Roccione del Diavolo: si deve essere formato una specie di pozzo, le granate piombano dentro e si sentono scoppiare nel profondo. Dove cadono le bombarde si sollevano grandi nuvole di fumo pesante e chiaro. Il tiro continua senza tregua: nei rari momenti di silenzio si sente in distanza un boato che non cessa; è la battaglia che infuria tra Plava e Gorizia. (…)» (pg 109, 110)”,”QMIP-052-FSL”
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Storia di un operaio napoletano.”,”””Il compagno che lo presentò disse: “”Vi presento il membro più autoritario della segreteria del Partito Comunista Italiano””. Giorgio (Amendola, ndr) finito il comizio mi fece tutta una storia sulla federazione di Caserta. – Perché non c’era il segretario, poffarbacco? -Ma guarda che è il primo maggio e il segretario è a far comizi – (il segretario era Napolitano). – Mandava un altro, lui doveva essere qui, e poi mi fanno presentare da uno che confonde autorevole con autoritario! Quando si calmò gli dissi: – Bada che il compagno che ti ha presentato sa distinguere, è stato un lapsus freudiano. – Mi diede un pugno amichevole. (pag 172)”,”PCIx-122″
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Da Napoli a Pechino, via Mosca,”,”Salvatore Cacciapuoti, autore della non dimenticata Storia di un operaio napoletano, propone ora al lettore un nuovo volume memorialistico.”,”PCIx-023-FL”
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Storia di un operaio napoletano.”,”Il valore dei ricordi di Salvatore Cacciapuoti non consiste soltanto nel contributo che essi recano alla ricostruzione della storia dell’organizzazione comunista napoletana. Con i ricordi di Cacciapuoti seguiamo il lungo e tenace sforzo dei comunisti napoletani, fin dai difficili tentativi di svolgere in fabbrica una azione clandestina.”,”PCIx-024-FL”
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Da Napoli a Pechino, via Mosca,”,”All’interno del filone della memorialistica, l’autore racconta come si è sviluppata l’organizzazione del Pci nel Mezzogiorno e in particolare del suo viaggio attuato nel 1959 in qualità di membro della delegazione ufficiale del partito in visita in Cina (composta da Li-Causi e da Secchia) e dell’incontro con Liu Sciao Chi, presidente della RPC.”,”PCIx-001-FP”
“CACCIARI Massimo”,”Dialettica e critica del Politico. Saggio su Hegel.”,”Massimo CACCIARI è nato a Venezia nel 1944. Ha pubblicato prima su ‘Angelus Novus’ (1964-1966) poi su ‘Contropiano’ (1968-1971) numerosi saggi dedicati ai rapporti tra filosofia classica tedesca e pensiero negativo. Ha curato l’ edizione italiana di opere di HARTMANN, SIMMEL, LUKACS, FINK e il ‘Der Turm’ di HOFMANNSTHAL. Tra i suoi libri anche ‘Krisis’ (FELTRINELLI, 1976) e ‘Pensiero negativo e razionalizzazione’ (MARSILIO, 1977).”,”TEOP-097″
“CACCIARI Massimo”,”Pensiero negativo e razionalizzazione.”,”Nell’ introduzione CACCIARI descrive i saggi contenuti nel volume e in particolare i due principali ‘Pensiero negativo e razionalizzazione’ e ‘Sul problema dell’ organizzazione’. Il saggio: ‘Sul problema dell’ organizzazione in Germania (1917-1921)’ contiene i paragrafi: Socialdemocrazia e Kommunismus, Luxemburg & Michels, Da Weber a Lenin, Lukacs, dürftiger Poliker (politico inadeguato). (pag 85-146) “”Le conclusioni diverse che Kautsky poteva trarre da questa impostazione, non devono in alcun modo nascondere la sua completa convergenza, nelle premesse di fondo, nel punto di vista dal quale essa muove, con la critica luxemburghiana. Questa coincidenza si manifesta drammaticamente a proposito del bolscevismo, e poi, della rivoluzione di ottobre. E’ il trionfo del punto di vista democratico sull’ organizzazione di classe. Anche quel minimo “”sforzo dialettico””, presente nelle elaborazioni precedenti (e soprattutto in Kautsky nella sua critica a Bernstein), a proposito del rapporto organizzazione – fine rivoluzionario, conquista del potere-dittatura, va a fondo. Kautsky come Pannekoek, Adler e Bauer come la Luxemburg difendono contro l’ organizzazione bolscevica e la “”dittatura”” sovietica, il principio democratico-libertario, si riducono assolutamente ad esso. Il tentativo di spiegare questa critica in base alle diverse situazioni di classe e istituzionali, è, di fatto, miseramente accennato.”” (pag 112) “”L’ “”organizzazione democratica”” o è pendant esatto del romanticismo economico, o scientifica difesa degli interesse borghesi nel partito. Lenin collega la proposta organizzativa democratica alla sua oggettiva funzione di classe. Questa è la domanda che egli si pone: se l’ organizzazione democratica corrisponda a strati sociali non solo strategicamente avversari del movimento di classe, ma, prima ancora, superati dal processo stesso di sviluppo,storicamente impotenti. La democrazia riflette una posizione difensiva del partito, corrisponde alla difesa borghese della propria Individualität. Direbbe Weber: nel “”dibattito”” il borghese cela la propria esigenza di “”sicurezza””, anterem.”” (pag 133) “”Questo è il senso della “”difesa dell’ autonomia contro il centralismo. Questo è, per l’ appunto, il senso di principio (…) dei lamenti sul burocratismo e sull’ autocrazia (…) dei ridicoli strepiti sulla pretesa dell’ “”obbedienza cieca””: arretratezza di classe – né soltanto teorica, né soltanto pratica-organizzativa. Il problema del vero partito nasce dalla liquidazione di questo codismo organizzativo. Lenin è di chiarezza brutale a questo proposito: certo, “”burocratismo versus autonomia, è il principio organizzativo della socialdemocrazia rivoluzionaria in contrapposizione al principio organizzativo degli opportunisti della socialdemocrazia””. (pag 133-134) “”Non solo l’ ultimo passaggio, il “”salto”” di Lenin, è assente nella teoria socialdemocratica tedesca – ma gli stessi principi sui quali essa si fonda permangono, come già abbiamo visto, “”in contatto”” continuo con la tradizione democratica del Sozialismus. Tutt’altro che fair-play, dunque, il rifiuto da parte di Kautsky alla pubblicazione su “”Die neue Zeit”” della risposta di Lenin alle critiche della Luxemburg””. (pag 134)”,”PARx-029″
“CACCIARI Paolo POTENZA Stefania”,”Il ciclo edilizio. Riforma della casa e sviluppo capitalistico in Italia negli anni ’60.”,”Paolo Cacciari nato a Venezia nel 1949 si è laureato in Architettura all’IUAV nel 1972. Ha collaborato alla rivista Contropiano. Stefania Potenza nata a Venezia nel 1945 si è laureata in Architettura alla IUAV nel 1969. Collabora alla rivista Contropiano. Contiene il capitolo: ‘Appunti sulla teoria della rendita urbana’”,”ITAE-368″
“CACCIARI Massimo FACHINELLI Elvio FLORES D’ARCAIS Paolo GIORELLO Giulio MARRAMAO Giacomo MONDADORI Marco SALVATI Michele STAME Federico VATTIMO Gianni VECA Salvatore VIANELLO Fernando”,”Il concetto di Sinistra.”,”Massimo Cacciari è nato nel 1944 a Venezia, dove è docente universitario di Storia dell’architettura. Nell’ultima legislatura è stato eletto deputato al Parlamento nelle liste del PCI. Svolge un’intensa attività pubblicista su giornali e riviste. Elvio Fachinelli è psicoanalista a Milano. Ha contribuito con Luisa Muraro e Giuseppe Sartori, al volume collettivo L’erba voglio. Paolo Flores D’Arcais (Cervignano del Friuli, 1944) è ricercatore presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Roma. É stato direttore del centro culturale Mondo operaio dalla fondazione all’ottobre 1981. É attualmente un collaboratore di Pagina e Lotta continua. Giulio Giorello (Milano, 1945) si è laureato in Filosofia (1968) e in Matematica (1971) ed è attualmente professore ordinario di Filosofia della scienza all’Università di Milano. Giacomo Marramao è nato a Catanzaro nel 1946 e vive a Roma. Insegna Filosofia della politica all’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Scrive sulle riviste Laboratorio politico, Centauro, Critica marxista e sul settimanale Rinascita. Marco Mondadori (Milano, 1946) si è laureato in Filosofia a Milano nel 1968; si è quindi specializzato in Logica e Filosofia della scienza all’Università di Stanford. Attualmente è professore straordinario di Filosofia della scienza all’Università di Palermo. Michele Salvati (Cremona, 1937) insegna Economia Industriale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena e collabora abitualmente alla rivista Quaderni Piacentini. Federico Stame è nato nel 1936 a Bologna, dove esercita la professione di notaio. Direttore di Classe e Stato negli anni 1965-69, ha collaborato alle riviste Problemi del socialismo, Critica del diritto, La questione criminale; scrive abitualmente su Quaderni Piacentini, di cui è redattore. Gianni Vattimo (Torino, 1936) è attualmente professore di Estetica alla facoltà di Lettere di Torino. É membro ordinario del Comité International pour les Etudes d’Esthetique e redattore responsabile della Rivista di Estetica. Salvatore Veca (Roma, 1943) insegna Filosofia della politica all’Università statale di Milano e dirige le attività di ricerca della Fondazione G. Feltrinelli di Milano. Fernando Vianello (Bologna, 1939) è professore straordinario di Economia politica nella Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena.”,”ITAP-069-FL”
“CACCIARI Massimo”,”Il lavoro dello spirito.”,”Massimo Cacciari è professore emerito della Facoltà di FIlosofia dell’Univerisità San Raffaele di Milano. L’ultimo lavoro pubblicato, prima di questo, è ‘Labirinto filosofico’ (2014). “”Il Politico in tanto sarà professione, e cioè ‘lavoro intellettuale’ in quanto saprà orientarsi sul paradigma dell’impresa tecnico-scientifica”” (pag 57) Libretto ‘colto’ infarcito di termini-concetti in tedesco, latino, greco (tra cui, in tedesco, Universale Mobilmachung, Bürgersinn, Gestell, Gegen-stand, Sollen, Gemeinde der Ichen, Ruf, Beruf, Tatsachen, Sachwerhalte, Entwertung, Wertfreiheit, Freigeist, Bildung, Kultur, Zivilisation, Sittliche, Gedankenbildung, Selbüberwindung, geistige Arbeit, Bildungsbürgertum, Wissenschaftlehre, Verfassung, Rationalisierung, Weltbürgertum, Gemeinschaft, Auf-hebung, ecc.)”,”FILx-578″
“CACCIARI Massimo e altri saggi di Francesco RUTELLI Gianni BORGNA Massimo CACCIARI Lucio COLLETTI Biagio DE GIOVANNI Salvatore NATOLI Vittorio MATHIEU Giacomo MARRAMAO Antimo NEGRI Gennaro SASSO Emanuele SEVERINO Lucio VILLARI Paolo SIMONCELLI Luigi ACCARDI Hervé A. CAVALLERA Francesco GABRIELI Jader JACOBELLI Ettore PARATORE Pietro PRINI Luigi GAGLIARDI Antonio FEDE Vincenzo CAPPELLETTI Paolo CHIARINI Aldo DE MADDALENA Gherardo GNOLI”,”La filosofia, la politica, l’organizzazione della cultura.”,”Giovanni Gentile è stato un filosofo, storico della filosofia, pedagogista e politico italiano. Fu, insieme a Benedetto Croce, uno dei maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e dell’idealismo. Nato a Castelvetrano nel maggio 1875, assasinato il 15 aprile 1944 a Firenze. Istruzione Università degli Studi di Firenze (1899-1900) Scuola Normale Superiore (1893-1897).”,”FILx-152-FL”
“CACCIATORE Giuseppe”,”Antonio Labriola in un altro secolo. Saggi.”,”CACCIATORE Giuseppe è ordinario di storia della filosofia nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Napoli. Ha al suo attivo molte opere tra le quali ‘Scienza e filosofia in Dilthey’ e ‘L’etica dello storicismo’. “”Già nel saggio sul ‘Manifesto’ si potevano leggere penetranti osservazioni sull’estensione del capitalismo a livello planetario, non solo in America, ma perfino in Russia e in Giappone, con conseguenze evidenti sul piano della creazione di nuovi centri di produzione e su quello della complicazione delle “”condizioni della concorrenza””, tanto da far individuare a Labriola uno degli effetti più evidenti di questi processi e cioè che il “”pacifico mondo dell’industria è diventato un immane accampamento, entro del quale vegeta il militarismo”” (A. Labriola, In memoria (…)) (pag 132)”,”LABD-076″
“CACCIATORE Giuseppe”,”Ragione e speranza nel marxismo. L’eredità di Ernst Bloch.”,”Giuseppe Cacciatore, nato nel 1945, è assistente di Storia della filosofia e professore incaricato di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Salerno. E’ autore di saggi e articoli su Vico, Hegel, Troeltsch. Ha pubblicato una monografia in due volumi su ‘Scienza e filosofia in Dilthey’ (Napoli, 1976). Collabora a ‘Il Pensiero politico’ e al ‘Bollettino del Centro studi vichiani’. “”La critica ai socialisti utopistici anticipa qui [Marx-Engels, ‘Il manifesto’, ibid., p. 231, ndr] un giudizio che più tardi è ripreso da Engels e cioè la positività di questi sistemi che riescono a vedere «l’antagonismo delle classi e anche l’efficacia degli elementi dissolventi nel seno della stessa società dominante». Il limite più evidente di Saint-Simon, Fourier, Owen è il non aver colto – e questa osservazione pone ancora una volta in luce la connessione tra critica e prospettiva rivoluzionaria – le possibilità di «attività storica autonoma» del proletariato e, dunque, la creazione di un «movimento politico» (24). E’ proprio la mancanza, in questi sistemi, di una rigorosa critica scientifica della società che conduce alla arbitraria sostituzione di «condizioni immaginarie» alla «organizzazione del proletariato in classe». «La storia futura si dissolve per essi nella propaganda e nell’esecuzione pratica dei loro progetti di società» (25). E l’incapacità di cogliere le forme specifiche delle formazioni sociali, gli stessi processi nelle lotte delle classi, addirittura gli antagonismi presenti, conduce alla sopravvalutazione del proprio sistema («miglior progetto possibile della miglior società possibile») e al disconoscimento dell’azione politica rivoluzionaria. In definitiva, i sistemi socialisti, pur considerati nella loro positività («hanno fornito materiale preziosissimo per illuminare gli operai», sono costantemente considerati in rapporto al processo storico-materiale dei rapporti di produzione e delle forze produttive. «L’importanza del socialismo e comunismo critico utopistico sta in rapporto inverso allo sviluppo storico. Nella stessa misura che si sviluppa e prende forma la lotta fra le classi, perde ogni valore pratico, ogni giustificazione teorica quello immaginario sollevarsi al di sopra di essa, quella lotta immaginaria contro di essa» (26)”” [Giuseppe Cacciatore, ‘Ragione e speranza nel marxismo. L’eredità di Ernst Bloch’, Dedalo, Bari, 1979] [(24) «Alcuni di questi romanzi, per esempio il sistema di Fourier, sono elaborati con autentico spirito poetico, come i sistemi di Owen e di Cabet, sono fatti senza alcuna fantasia, ma in base a un calcolo sottile o a un adattamento scaltramente avvocatesco alel idee della classe da influenzare. Quando il partito si sviluppa, questi sistemi perdono ogni importanza e sono conservati tutt’al più come nomi di richiamo» (K. Marx, F. Engels, ‘L’ideologia tedesca’, cit., p. 455; (25) Marx-Engels, ‘Manifesto’, cit., p. 232; (26) Ibid.]”,”SOCU-012-FF”
“CACCIATORE Giuseppe”,”Un convegno su Labriola in Germania.”,” La scarsa circolazione delle idee di Antonio Labriola tra i socialisti tedeschi. “”In una lettera a Luise Kautsky del 5 aprile 1899, così Labriola amaramente commentava il disinteresse che verso i suoi scritti mostravano i «compagni» tedeschi: «Mi dispiace che Carlo [Kautsky] non ha tempo di leggere il mio ‘Socialisme et Philosophie’ – come temo che non abbia mai letto i miei ‘Essays’ (…). Ciò mi dispiace per me -per una legittima ragione di amor proprio. Mi dispiace per lui, perché gli è mancata l’occasione di vedere come lo stesso ordine di idee si svolga diversamente in un altro cervello, che nello svolgerlo ci porti altri elementi di cultura, altre esperienze, ed altro temperamento spirituale. Mi dispiace per la cosa perché qui in Italia ed in Francia si ritiene che i compagni di Germania non tengono nessun conto delle cose mie». E in una lettera a Bernstein, dell’anno precedente, Labriola giustifica la sua ritrosia ad intervenire direttamente nella ormai già avviata polemica sulla «crisi», proprio a causa della scarsa circolazione delle sue idee tra i socialisti tedeschi. «Da quasi due anni non scrivo una riga per un giornale tedesco. Ho solo provato a discutere epistolarmente con molti amici, ‘ma è stata tutta fatica sprecata’. Ogni buon tedesco è fermamente convinto che gli italiani sono persone di terza o al massimo di seconda categoria. Il mio nome, ovviamente, in Germania, è pressoché ignoto». Probabilmente, per i dirigenti e i teorici della socialdemocrazia tedesca non si trattava solo di oggettive difficoltà di comprensione e analisi di una situazione storica e politica, come quella italiana, che vedeva appena gli albori della presenza del movimento organizzato dei lavoratori. In effetti, coglieva nel segno Karl Korsch quando, alla fine degli anni Venti, in uno scritto rimasto inedito fin quasi ai giorni nostri (e che è restato, per lunghi decenni, uno dei rari interventi su Labriola in area politico-culturale tedesca, insieme a quelli di Franz Mehring che ne scrisse nel 1904 nella «Neue Zeit» e ne curò, nel 1909, l’edizione tedesca del ‘In memoria del Manifesto’), così osservava «L’importanza di Labriola per lo sviluppo del marxismo in Occidente è un corrispettivo straordinario dell’importanza di Plechanov per lo sviluppo del marxismo in Oriente. La Socialdemocrazia tedesca, con la sua ideologia ortodossa kautskyana, prende parte ad entrambi gli sviluppi; nel primo decennio del secolo ventesimo, tuttavia, ha una spiccata preferenza per il secondo». Quali che siano, comunque, le motivazioni della lunga sfortuna di Labriola in Germania (si deve, infatti, attendere il 1974 perché esca l’edizione tedesca dei ‘Saggi’ presso Suhrkamp), non resta ora che registrare, con estremo favore, questa intensa fase di rilancio (e per molti versi e propria nascita) di interessi e di ricerche su Labriola in alcuni settori della cultura storica, filosofica e politologica tedesca. Tra le concrete testimonianze di questa nuova fase si colloca dunque il convegno internazionale su ‘Antonio Labriola Vordenker des historischen Materialismus’, svoltosi a Brema (11-13 settembre 1986) (…)”” (pag 262-263) [Giuseppe Cacciatore, ‘Un convegno su Labriola in Germania’, in ‘Studi storici’, N. 1, gennaio-marzo 1987, pag 261-268]”,”LABD-117″
“CACCIOTTO Marco”,”All’ombra del potere. Strategie per il consenso e consulenti politici.”,”Marco Cacciotto (Milano, 1969) è professore a contratto di ‘Marketing e pubblicità politica’ presso la Facoltà di scienze politce dell’Università Statale di Milano e di ‘Marketing politico ed elettorale’ presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Firenze. Svolge consulenza strategica per organizzazioni politiche e sindacali e altri soggetti. ‘Il territorio è la parola chiave per la comunicazione post moderna: comunicare con il territorio, comunicare il territorio. I territori riscoprono le loro identità e per competere devono valorizzare le loro vocazioni’ (pag 134)”,”TEOS-347″
“CACIAGLI Mario KERTZER David I a cura; saggi di Aldo DI-VIRGILIO Pier Vincenzo ULERI Roberto FIDELI Mark GILBERT Marco MARAFFI Gianfranco PASQUINO Onorato CASTELLINO Pier Virgilio DASTOLI Michael BRAUN Sandro MAGISTER Fabio GOBBO e Carlo CAZZOLA Marzia ZANNINI”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 1996.”,”Saggi di Aldo DI-VIRGILIO Pier Vincenzo ULERI Roberto FIDELI Mark GILBERT Marco MARAFFI Gianfranco PASQUINO Onorato CASTELLINO Pier Virgilio DASTOLI Michael BRAUN Sandro MAGISTER Fabio GOBBO e Carlo CAZZOLA Marzia ZANNINI”,”STAT-518″
“CACIAGLI Mario ZUCKERMAN Alan a cura, Saggi di Filia ALLUM Jeffrey J. ANDERSON Carlo BACCETTI Gianfranco BALDINI Paolo BELLUCCI Gianfranco BRUNELLI Marco CILENTO Vincent DELLA SALA Harlan KOFF Rodolfo LEWANSKI Franca MAINO Marco MARAFFI Gianfranco PASQUINO Paolo SEGATTI Salvatore VASSALLO”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 2001.”,”Gianfranco Baldini è ricercatore assegnista presso il dipartimento di Politica, istituzioni e storia dell’Università di Bologna e docente a contratto di Scienza politica presso l’Università della Calabria. Vincent Della Sala è Associate professor presso il department of Political science at Carleton University, Ottawa, Canada. Gianfranco Pasquino è professore ordinario di Scienza politica nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna e Adjunct professor al Bologna center della Johns Hopkins. Filia Allum è lecturer in Politics presso l’Università di Leeds (GB). Jeffrey J. Anderson, è professore di Scienza della politica presso la Brown University di Providence (USA). Carlo Baccetti è professore associato di Scienza politica nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze, dove insegna Partiti politici e gruppi di pressione e Governo locale. Paolo Bellucci è professore associato di Scienza della politica nella Facoltà di Economia dell’Università del Molise. Gianfranco Brunelli è giornalista caporedattore per la sezione Attualità della rivista Il Regno di Bologna. Mario Caciagli è professore di Politica comparata nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze. Marco Cilento è ricercatore presso la cattedra di Politica comparata, Facoltà di Sociologia, Università degli Studi di Roma La Sapienza. Harlan Koff insegna presso il Dipartimento di Scienza politica della Duke University di Durham, North Carolina (USA). Rodolfo Lewanski è professore associato presso il Dipartimento di Organizzazione e Sistema Politico, Facoltà di Scienze politiche, Università di Bologna. Franca Maino, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Scienza politica all’Università di Firenze, è ora titolare di assegno di ricerca presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Pavia. Marco Maraffi insegna Sociologia politica nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano. Paolo Segatti è professore di Sociologia politica presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Pavia. Salvatore Vassallo insegna Analisi comparata delle politiche pubbliche nell’Università di Bologna, Sede di Forlì. Alan Zuckerman è professore di Scienza della politica presso la Brown University di Providence (USA).”,”ITAP-059-FL”
“CACICI Vincenzo FIORE Roberto FORNERO Elsa FUA’ Giorgio GIARDA Piero D. LOVEJOY Robert M. MARIGLIANO Giuseppe PALAZZI Paolo TABUCCHI Giulio VINCI Salvatore”,”Ciclo e sviluppo nell’economia italiana.”,”Contiene il saggio di Salvatore Vinci, ‘Ciclo e politica anticiclica nell’economia italiana dal 1951 al 1971’ (pag 60-142) ‘Da Keynes in poi è ormai accettata da tutti l’opinione che la domanda di moneta dipende dal reddito reale, dal saggio d’interesse e dai prezzi, per cui una variazione della base monetaria decisa dalla banca centrale facendo variare la quantità di moneta in circolazione provoca variazioni nelle grandezze sopra indicate (reddito, interesse e prezzi)’ (pag 104) ‘Politica monetaria e politica fiscale non sono alternative che si escludono a vicenda ma costituiscono interventi complementari’ (pag 105) ‘Un’importante modifica avviene nel periodo in esame nella struttura interna del sistema bancario. Attraverso provvedimenti delle autorità monetarie, fu favorito lo sviluppo di una rete di piccole banche a scapito degli uffici postali i quali depositavano poi la loro liquidità alla Cassa Depositi e Prestiti’ (pag 107)”,”ITAE-396″
“CACUCCI Pino”,”Ribelli!”,”CACUCCI Pino (1955) ha scritto e pubblicato molte opere tra cui ‘Puerto Escondido’ (1990), ‘Tina’ (la biografia di Tina Modotti) (1991), ‘La polvere del Messico’ (1992) ecc.”,”BIOx-149″
“CADEDDU Davide”,”Il valore della politica in Adriano Olivetti.”,”Sistema politico prospettato in ‘L’ordine politico delle Comunità'”,”TEOS-008-FMB”
“CADENE Philippe, collaborazione di Guillaume BALAVOINE”,”Atlas de l’Inde. Une fulgurante ascension.”,”CADENE P. è professore di geografia dello sviluppo all’Università Paris VII Denis Diderot.”,”INDE-005″
“CADIOLI Alberto a cura; poesie di ALBERTI ALERAMO ARAGON BARTOLOTTI DAZZI DE-MURTAS ELUARD FAST GATTO GORKI UGILLEN HIKMET LEGER MAJAKOVSKIJ MUCCI NERUDA PASCUTTO PIOVANO QUASIMODO SPAMPINATO SCIUTO SOCRATE SOTGIU TRILUSSA TUWIM VAPZAROV VIGANO’ WHITMAN”,”Dal poeta al suo partito. Antologia di poesia pubblicate su Rinascita.”,”Nazim Hikmet ‘Le vostre mani e le menzogne loro’ (pag 77)”,”VARx-006-FMB”
“CADONI Giorgio”,”Machiavelli. Regno di Francia e «principato civile».”,”L’auturo collabora da oltre un decennio con l’Istituto di Studi Storici della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma. Si è dedicato al pensiero di Machiavelli. Tra i suoi libri ‘Genesi e crisi del vivere libero in Machiavelli’ (1965).”,”FRAG-004-FMB”
“CADORNA Luigi”,”Altre pagine sulla Grande guerra.”,”””La Germania ha compiuto bensì recentemente uno sforzo enorme che ha vieppiù ampliata ed irrobustita la già salda e magnifica compagine del suo esercito. Ma, parallelamente, anche la Frnacia ha compiuto uno sforzo poderoso e la Russia ne ha compiuto uno altrettanto e forse ancora più grande rispetto all’aumento delle forze ed all’acceleramento della sua mobilitazione e radunata. L’Austria, d’altra parte, ha pure essa accresciuto e va accrescendo e rinvigorendo le sue forze armate, ma ingontra sempre nuovi e più grandi imbarazzi nei Balcani. In tale stato di cose è naturale che la Germania debba molto desiderare il concorso diretto delle nostre forze sul teatro principale della lotta e desiderarlo largo quanto è più possibile”” (pag 21)”,”QMIP-046-FV”
“CADY J.F.”,”Storia dell’Asia Sud-Orientale.”,”Siam nome ufficiale della Thailandia fino al giugno 1939, poi dal 1945 al 1949. “”L’articolo 3 del trattato che stabilisce il confine fra Birmania e Cina, concluso nel 1961, richiedeva la non aggressione da ambo le parti e registrava la decisione della Birmania di non permettere che il suo territorio venisse usato per future operazioni militari contro la Cina. Ci si può aspettare che Pechino segua simili obiettivi diplomatici con altri stati del Sud-Est asiatico. L’Indonesia adottò una politica mirante ad un analogo accordo con la Cina comunista. Gli isolani ricevettero in cambio un permesso da Pechino che concedeva loro per la prima volta la cittadinanza indonesiana per i residenti cinesi in Indonesia. Il partito comunista indonesiano divenne più direttamente associato a Pechino che a Mosca. La presenza di otto-dieci milioni di cinesi d’oltremare in Asia sud-orientale venne a rendere ancora più urgente il non ancora raggiunto obbiettivo di Pechino di riconfermare in qualche modo la sua superiorità storica. Non si può pensare che un qualsiasi sforzo aperto da parte della Cina rossa di dominare con le armi l’Asia sud-orientale sarebbe stato accettato passivamente nella regione. L’altra faccia della medaglia della tradizionale sovranità cinese è la tradizione storica di una riuscita resistenza dell’Asia sud-orientale ad una vera e propria dominazione diretta. I comunisti sia del Vietnam che della Birmania non avrebbero certo gradito una invasione militare cinese. A lungo andare, i fattori ideologici non possono avere che un ruolo incidentale nelle future relazioni politiche della Cina con il sud-est asiatico. L’atteggiamento dei cinesi d’oltremare verso la Cina rossa differisce notevolmente da quello della popolazione indigena. I primi favoriscono una Cina forte che possa proteggerli contro un trattamento discriminatorio, spesso in contrasto con gli orientamenti del comunismo di Pechino. Nella Rangoon di sinistra durante gli anni cinquanta, la letteratura marxista cinese non ebbe successo, mentre le riproduzioni dei capolavori cinesi di pittura andavano a ruba. L’orgoglio culturale e razziale fra i cinesi d’oltremare superava di gran lunga il loro entusiasmo comunista”” (pag 919-920)”,”ASIx-119″
“CAFAGNA Luciano”,”La grande slavina. L’ Italia verso la crisi della democrazia.”,”Luciano CAFAGNA è ordinario di storia contemporanea presso l’Univ di Pisa. E’ autore di ‘Dualismo e sviluppo nella storia d’ Italia’, (MARSILIO, 1989). Ai temi del dibattito politico contemporaneo ha dedicato i volumi ‘Duello a sinistra’ scritto con Giuliano AMATO (MULINO, 1982) e ‘C’era una volta..’ (MARSILIO, 1991).”,”ITAP-017″
“CAFAGNA Luciano”,”Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della ‘febbre edilizia’ e della crisi (1882-1891). (in)”,”Altro materiale in indice rivista: -Costantino LAZZARI, Memorie (A cura di Alessandro SCHIAVI) Rassegne bibliografiche: -Franco DELLA-PERUTA, Materiali di Società Anonime alla Biblioteca G.G. Feltrinelli Recensioni: -Gaetano ARFE’, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, di Federico CHABOD -Armando SAITTA, Sylvain Marechal. L’ Egalitaire. ‘L’ Homme sans Dieu’ (1750-1803). Vie et oeuvre de l’ auteur du Manifeste des Egaux, di Maurice DOMMANGET. Comitato di Redazione di Movimento Operaio: Gianni BOSIO, Franco CATALANO, Elio CONTI, Luigi DAL-PANE, Franco DELLA-PERUTA, Giuseppe DEL-BO, Domenico DEMARCO, Alessandro GALANTE-GARRONE, Matteo GAUDIOSO, Antonio LUCARELLI, Gastone MANACORDA, Giovanni PIRELLI, Ernesto RAGIONIERI, Armando SAITTA, Franco VENTURI, Renato ZANGHERI.”,”MITS-096″
“CAFAGNA Luciano MARTINELLI Renzo NATOLI Claudio SCAMUZZI Sergio VIVANTI Corrado”,”Le tesi di Lione. Riflessioni su Gramsci e la storia d’ Italia.”,”Questo Quaderno raccoglie i materiali presentati nel corso del seminario su “”Le Tesi di Lione. Riflessioni su Antonio Gramsci e la storia d’ Italia’ tenutosi a Cortona nei giorni 13 e 14 novembre 1987. Redazione Luisa CORTESE “”Nel 1925, invece, lo stesso Zinoviev dice, diffondendosi sul significato della formula, intesa come obiettivo prioritario: “”Che cos’è la ‘bolscevizzazione’ dei nostri partiti? Diciamo anzitutto ciò che non è. Bolscevizzare un partito non significa mettersi sulla via di una piccola organizzazione di ‘puri’ bolscevichi, di ‘eletti’. Il bolscevico è innanzitutto l’ uomo di massa, il nemico della setta””; (…)”” (pag 16) “”Infatti, l’ azione del Comintern e di Gramsci nei confronti di Bordiga è assai decisa, anche sul piano amministrativo, e si sviluppa, in certi momenti, addirittura sul piano personale. C’è una lettera di Gramsci, ancora inedita, che documenta efficacemente questo aspetto della lotta contro Bordiga; una lettera molto interessante, che fa comprendere pienamente il travaglio che prepara il Congresso di Lione, e l’ elaborazione delle Tesi. (11).”” (pag 17) Nota 11. La lettera, datata 18 agosto 1925, è presso l’ Archivio della Direzione del Pci. (…) Gramsci scrive, tra l’ altro: “”Si potrebbe sapere, ad esempio, quale elemento di fatto di autorizza a parlare di ‘coloro che vanno a Mosca per ragioni di famiglia’? (…)”” (pag 17)”,”GRAS-049″
“CAFAGNA Luciano a cura, con scritti di G. NAPOLITANO W. VELTRONI F. COEN G. GRAZIOSI M. COLITTI G. EMILIANI M. PIRANI S. CASSESE P. GUERRIERI J. DELORS F. ARCHIBUGI G. CARANDINI L. CAFAGNA M. CARABBA G. GIUGNI”,”Riformismo italiano. Saggi per Giorgio Ruffolo.”,”CAFAGNA Luciano [Guido Carandini,’Per un socialismo ecologico’ (pag 134-135) in ‘Riformismo italiano. Saggi per Giorgio Ruffolo’ a cura di Luciano Cafagna, 2007]”,”ITAE-285″
“CAFAGNA L. CAZES B. HOBSBAWM E.J. KULA W. SPAVENTA L., a cura di A. CARACCIOLO”,”Problemi storici della industrializzazione e dello sviluppo. Pubblicazione dell’Università di Livorno, serie di economia, volume VI”,”””Parlando del modello di un sistema che si distingue per una accumulazione accelerata, ci occupiamo di un problema che fu, poco tempo fa, oggetto di una interessantissima discussione nella scienza italiana. In questa discussione A. Gerschenkron ha messo in dubbio la necessità di un tale modello, almeno per certi paesi. E’ poco probabile, secondo lui, che ci sia una regola generale di precedenza della fase di accumulazione cosiddetta primitiva e di susseguenza della fase del decollo industriale. In certi casi egli è incline “”a vedere il fenomeno dell’accumulazione piuttosto sotto il profilo della simultaneità che non della preliminarità”” (A. Gerschenkron, ‘Rosario Romeo e l’accumulazione primitiva del capitale’, in “”Rivista storica italiana””, LXXI, fasc. 4,p: 578; A. Gerschenkron, ‘Reflexions on te Concept of “”Prerequisites”” of Modern Industrialisation’, in “”Industria””, 1957, p. 358). Altrove egli va ancora più lontano: “”La accumulazione originale del capitale in alcuni dei maggiori paesi del continente europeo non fu un requisito dello sviluppo industriale”” (A. Gerschenkron, Reflections…, p. 368). Pur non potendo pronunciarmi riguardo all’Italia, credo tuttavia che il punto di vista di Gerschenkron possa giustificarsi in certe circostanze. Noi abbiamo qui proprio una illustrazione delle esigenze sopra formulate. Nel modello classico di accumulazione primitiva in Inghilterra, creato da Marx, si trattava di spiegare l’apparizione e la associazione dei tre elementi costitutivi di ogni capitalismo: il capitale, la manodopera salariata e il mercato di smercio dei prodotti. Marx vedeva nelle ‘enclosures’ un processo storico concreto e individuale che da solo creava simultaneamente tre elementi e cioè: 1) l’espropriazione dei piccoli proprietari accumulava ipso facto le forze produttive nelle mani dei proprietari più importanti; 2) i piccoli proprietari espropriati diventavano venditori della loro propria forza lavoro; 3) quelli che si arricchivano, come quelli che diventavano proletari, si legavano al mercato in modo molto più saldo che prima (il contadino proletarizzato viveva forse peggio che prima della sua proletarizzazione, ma ora doveva comprare al mercato tutto quello che consumava). Il modello di Marx resta per l’Inghilterra sempre valido, indipendentemente dall’atteggiamento che assumiamo verso la discussione ulteriore a proposito delle ‘enclosures’. L’essenziale in questo modello è l’indicazione dei tre processi che si sono verificati in tali o tal’altre forme istituzionali prima che sia entrato in gioco il processo, tipico per il capitalismo, della appropriazione del plusvalore, ottenuto grazie al salariato, e del suo reinvestimento. Da un lato l’anteriorità di questo processo e dall’altro il fatto che questa accumulazione non deriva ancora dall’accaparramento del plusvalore spiegano perché Marx la chiamò “”accumulazione primitiva””. Tuttavia è evidente e provato dalla storia che ciascuno dei tre aspetti, che nel caso inglese sono teoricamente differenziabili all’interno di un solo fenomeno storico, può verificarsi indipendentemente”” [W. Kula, Alcuni aspetti della collaborazione fra storici ed economisti] [in ‘Problemi storici della industrializzazione e dello sviluppo’, scritti di L. Cafagna, B. Cazes, E.J. Hobsbawm, W. Kula, L. Spaventa, a cura di A. Caracciolo, 1965] (pag 37-40)”,”EURE-001-FF”
“CAFAGNA Luciano”,”C’era una volta… Riflessioni sul comunismo italiano.”,” Luciano Cafagna, professore ordinario di storia contemporanea all’università di Pisa è tra i massimi studiosi della storia del decollo industriale italiano. Per la Marsilio ha pubblicato: ‘Dualismo e sviluppo nella storia d’Italia’. Alle ricerche sul pensiero politico del Risorgimento e agli studi su Tocqueville ha affiancato l’attività di esperto nei problemi della programmazione economica. “”Bisogna distruggere le formazioni intermedie”” (A. Gramsci, Intervento al Congresso di Lione) (1926) (p. 24) Questione “”debolezza storica borghesia italiana”” (pag 33-41) “”L’idea di una “”debolezza storica della borghesia italiana”” [Congresso di Lione, 1926, ndr] (che tornerà intera nel grande testo della ripresa comunista “”venti anni dopo””, il rapporto di Togliatti al V Congresso del dicembre-gennaio 1945-1946) non è, di per sé, una idea “”di sinistra””. E’ una idea generalmente ritenuta di derivazione orianista, basata sul giudizio di un fallimento post-risorgimentale del “”Risorgimento””, e di qui è passata anche nella cultura del fascismo: a tale idea può benissimo associarsi, infatti, una volontà “”borghese”” di colmare e superare quella “”debolezza””, attraverso il rafforzamento dello Stato, il “”fare gli italiani”” con l’educazione e la disciplina delle masse, il prestigio nazionalistico-militare (…). Quella idea ha però, anche, una specifica tradizione nel marxismo italiano, soprattutto negli scritti di Saverio Merlino – che contengono spunti di notevole acume – e in quelli di Antonio Labriola (5)”” (pag 33-34) (5) F.S. Merlino, ‘Questa è l’Italia’ (1890), prefazione di F. Della Peruta, Milano, Colip, 1953; A. Labriola, ‘Da un secolo all’altro’, in Id., Scritti vari, a cura di B. Croce, Bari, Laterza, 1906″,”PCIx-388″
“CAFAGNA Luciano / LAZZARI Costantino”,”Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della «febbre edilizia» e della crisi (1882-1891) (Cafagna) / Memorie (Lazzari) (a cura di Alessando Schiavi).”,”Seconda parte delle memorie di Costantino Lazzari iniziate nel numero precedente “”Alla radice dei favolosi guadagni del periodo di euforia, così come dell’improvviso crollo che seguì la speculazione, sta un intenso sfruttamento della classe operaia. L’illusione di un rapido aumento della popolazione romana si fondava in gran parte sulla constatazione del grande afflusso di immigrati a Roma (20). Ma questi immigrati erano in massima parte proletari che venivano a Roma in cerca di lavoro – che trovavano a condizioni di fame – e tale loro offerta di forza lavorativa a buona mercato (favorita dalla crisi agricola) era una delle condizioni su cui si reggeva la speculazione. Ma ragione fondamentale del basso livello dei salari reali era per l’appunto il crescente carovita, dato in particolare dalla elevatezza delle pigioni. Man mano che si costruiva; affluiva in Roma nuova mano d’opera e aumentava la richiesta di locali d’affitto e quindi aumentavano le pigioni. I calcoli sull’aumento della popolazione a Roma non tenevano conto del fatto che al crescere della popolazione, date le condizioni che abbiamo descritto, non poteva corrispondere una richiesta di nuovi locali d’affitto proporzionalmente crescente: prova ne è l’enorme aumento del rapporto di densità per metri quadri nei quartieri del centro dal 1871 al 1889, mentre a questa data era possibile riscontrare un “”numero stragrande di quartieri e casamenti sfitti”” (21). Anche i salari nominali tendevano a ridursi con l’accrescersi della concorrenza fra coloro che gareggiavano nei pubblici appalti e che erano in numero sempre maggiore, a causa del sistema dei «certificati di idoneità» (i quali, rilasciati da un ingegnere, attestavano una presunta capacità ad assumere appalti). La condizione di questa assunzione al ribasso era il supersfruttamento degli operai e l’impiego della mano d’opera femminile e minorile. «L’appaltatore, dopo aver assunto i lavori in ribasso, se l’aggiusta con gli operai sulla base …. della fame che non perdona» scriveva ‘L’Emancipazione’, «L’individuo che delibera il lavoro con un ribasso straordinario, delibera impunemente perché sa di trovare un rifugio condiscendente nel subappalto e nel cottimo, con grave danno dell’opera e di chi l’eseguisce (22). Ed a proposito della mano d’opera femminile lo stesso giornale avvertiva: «Noi sappiamo di donne impiegate in lavori di facchini, che prendono 70, 60 e persino 50 centesimi al giorno» lavorando 12 ore al giorno. La media ‘ufficiale’ che si calcolava per i salari corrisposti agli operai era di 3 lire circa. Per fare un raffronto sommario con la speculazione che allora si operava, ricordiamo il caso del senatore Alessandro Rossi, il quale aveva costruito, su un’area che era riuscito a farsi cedere gratuitamente dal Comune, al quartiere Esquilino, delle “”case economiche”” che affittava a 40-45 lire al mese e che rendevano un frutto del 14% sul capitale impiegato (23). Manifestatasi infine la crisi, la situazione della classe operaia peggiorò paurosamente (…)”” (pag 739-740)”,”MITT-376″
“CAFAGNA Luciano; PRETI Giulio”,”Le alternative della pianificazione e la storia della economia sovietica (Cafagna); Scienza e tecnica (Preti).”,”””Il pianificatore viene ad operare (…) non solo dal lato della domanda della forza-lavoro (…) ma anche da lato dell’offerta. Non opera solo cioè influenzando e deformando le alternative di scelta in modo da rendere questa il più obbligata possibile (…), attraverso le condizioni della domanda, ma opera direttamente ‘costringendo’ l’offerta. (…) Sta di fatto, però, che la via per la quale una simile operazione deve passare è la rottura di ogni effettiva «bilateralità» nel rapporto, e ciò si realizza soprattutto attraverso la trasformazione dei sindacati da organismi difensivi delle esigenze immediate della mano d’opera in strumenti di esecuzione del piano e attraverso la introduzione di misure per la ripartizione coercitiva della mano d’opera fra i diversi settori produttivi e le località diverse (1). Al primo di questi due punti bisogna annettere il carattere di una grossa trasformazione istituzionale. Ne segnò l’inizio l’VIII Congresso sindacale dell’URSS (dicembre 1928 – gennaio 1929). Fu posto al bando il punto di vista difeso da Tomski, presidente fino a quel momento del CC dei Sindacati, che rivendicava libertà di premere per miglioramenti continui delle condizioni materiali degli aderenti, nel presupposto che proprio in questi aumenti salariali nelle singole industrie consistesse la prosperità della nazione e negava l’assunzione di responsabilità inerenti al piano da parte dei sindacati. Si iniziò invece una campagna, guidata dall’esponente staliniano Kaganovic, perché al centro dei compiti dei sindacati e dei loro iscritti fosse posto l’aumento della produzione, il raggiungimento ed il superamento del piano: non l’aumento delle paghe ma l’incremento della ricchezza totale doveva essere considerato il vero modo di tutelare l’interesse dei lavoratori (2). Questa venne chiamata, nella storia dei sindacati sovietici , la «svolta verso la produzione». Come osserva il Dobb, «nel periodo compreso fra il 1930 e il 1940, i legami tra l’apparato organizzativo dello Stato e i sindacati si fecero più stretti»”” (pag 148) [(1) C. Bettelheim, ‘Problèmes théoriques et pratiques de la planification’, Paris, 1951; (2) . e B. Webb, ‘Il comunismo sovietico: una nuova civiltà’, Torino, 1950, vol. I, pp. 279 sgg; M. Dobb, ‘Storia dell’economia sovietica’, Editori Riuniti, Roma, 1957, pp. 249 sgg; P. Barton, ‘Conventions collectives et réalités ouvrières en l’Europe de l’Est’, Paris, 1957]”,”RUSU-001-FGB”
“CAFAGNA Luciano”,”‘Classe e stato nello stato di transizione leninista’; ‘L’alternativa di Trockij’.”,”Su rivista ‘Politica del diritto’: Ultimo scritto di Lenin prima della morte, una specie di ‘anti-testamento’ Riflessioni di Cafagna su scritto di Lenin ‘Sulla nostra rivoluzione. A proposito delle note di N. Sukhanov’, in Opere scelte in due volumi, Mosca, 1948, vo. II, pp. 813-5. Queste note furono stese nel gennaio 1923. Citato l’articolo di Eric Hobsbawm ‘Lenin e la questione dell’aristocrazia operaia’, Monthly Review, edizione italiana giugno 1970 pp. 16-19, che ha attirato l’attenzione sulla influenza esercitata su Lenin dall’opera di Webb che egli tradusse e in genere dell’ambiente inglese che osservò direttamente a più riprese (nota 9 pag 529) “”Sono tra le ultime cose scritte da Lenin e hanno qualcosa di drammatico: gli appunti alle note di Sukhanov sulla rivoluzione (1). Si avverte che egli è effettivamente tormentato dalla tesi di fronte alla quale si trova («La Russia non ha raggiunto il livello di sviluppo delle forze produttive sulla base del quale è possibile il socialismo»). Anche se su di essa si rovescia il consueto torrente polemico di violenze verbali. Quella proposizione non solo se la sentiva arrivare da tutte le parti, ma era pane quotidiano della sua esperienza. Poteva sferzarla, urlare contro, ma si capisce che, nella sostanza, era persuaso della sua fondatezza. Però, da quello straordinario uomo d’azione che era, pronto ad accettare tutte le sfide della storia, considerava una sfida da affrontare (la più ardua di tutte, forse) anche questa. Soltanto che egli giaceva ormai irrimediabilmente in un letto di morte. L’abituale tono sprezzante della polemica di Lenin lascia spesso l’impressione di un grosso artificio teorico (…). Però, a guardare bene, si ha la netta impressione che questa volta la violenza verbale sia dettata da esasperazione. (…) Lo scritto si potrebbe quasi definire un anti-testamento: adombra la desolante (o esaltante?) idea della morte della teoria. Qui non v’è contrapposizione di una teoria ad un’altra (come, ad esempio, nella polemica con Kautsky): vi è, semmai, il richiamo a una contrapposizione goethiana di cui altre volte si era compiaciuto (il verde albero della vita contro il grigiore della teoria). Ma si cerchi stavolta l’invito a lasciarsi stimolare dalla «vita» per rinnovellare la «teoria»: non lo si troverà. E ci si imbatterà piuttosto in una acredine generalizzata contro il teorizzare, quasi che questo, proprio in quanto tale, si sia reso colpevole di inganno e tradimento. Perché, insomma, il teorizzare che fa Sukhanov, e non lui solo, non è diverso da quello che Lenin stesso avrebbe – e di fatto aveva anche – praticato, se si fosse ‘attardato’ a teorizzare. Ed è colpevole per questo attardarsi, non per «falso immaginar». Né ci si lasci fuorviare dallo stanco e obbligato tentativo di ulteriore ricorso a uno schema logico frequentemente adottato da chi voglia amministrare discrezionalmente una ortodossia (tipo «regolarità dello sviluppo generale non escludono affatto particolarità sia nella forma che nell’ordine di questo sviluppo»). La vera, l’unica autorità di cui qui spicchi la citazione è, a dir poco, sconcertante: è quella di Napoleone. «On s’engage et puis l’on voit». Cosa volete farci – dice Lenin – l’occasione della rivoluzione si è presentata da noi, ‘non’ dove c’erano le «vostre» premesse di civiltà. E, visto che ci siamo, – aggiunge – diciamola tutta: questo sconvolgimento delle previsioni non ha ancora toccato il fondo: «I nostri piccoli borghesi europei non sognano nemmeno che le successive rivoluzioni, in paesi incomparabilmente più ricchi per popolazione e per l’infinita varietà di condizioni sociali, nei paesi dell’Oriente, presenteranno indubbiamente un’originalità ancora maggiore di quella della rivoluzione russa». Questo è, a nostro avviso, il passo fondamentale dello scritto, quello che pone tutto il resto nella giusta luce. Il fatto che la rivoluzione mondiale potesse ‘cominciare’ dall’«anello più debole» era ormai digerito teoricamente: non, invece, che dovesse seguitare lungo una catena di anelli sempre più deboli, e ‘solo’ in tale direzione (almeno secondo la tendenza storica effettivamente visibile). Questo non poteva non avere implicazioni sconvolgenti”” (pag 503-504) [Luciano Cafagna, ‘Classe e stato nello stato di transizione leninista’, ‘Politica del diritto’, Bologna, n. 4-5, ottobre 1971] [(1) Lenin, ‘Sulla nostra rivoluzione. A proposito delle note di N. Sukhanov’, in Opere scelte in due volumi’, Mosca, 1948, vol. II, pp. 813-5. Queste note furono stese nel gennaio 1923] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] Su rivista Mondoperaio: «In assenza di Lenin e mia non ci sarebbe stata Rivoluzione d’ottobre» – scriveva nel 1935 nel suo diario (L. Trockij, ‘Diario d’esilio’, 1935, tr. it. Milano, Il Saggiatore, 1969, p. 72) (nota 1 pag 67 del saggio di Cafagna) “”Lenin (…) si sbrigherà del concetto di bonapartismo con fastidio e in quattro parole (14)”” (pag 91) (14) «Si chiama bonapartismo – egli scrive – il governo il quale fa mostra di non essere di alcun partito e trae profitto dall’aspra lotta che conducono fra di loro i partiti dei capitalisti e degli operai. Mentre, di fatto, serve i capitalisti, questo governo soprattutto inganna gli operai con promesse e piccole elemosine» (Gli insegnamenti di una rivoluzione’, sett. 1917, in Opere scelte in due volumi, Mosca, 1948, v. II, p. 70 n.) Degenerazione o deformazione della rivoluzione (Trotsky e Lenin) (pag 91-92) “”Il concetto trockijano di «degenerazione» ha però un precedente immediato in una formula usata da Lenin quella di «deformazione». Il Lenin dell’esperienza dello Stato, il quale, come si vedrà più avanti, deve essere distinto dal Lenin della teoria pre-rivoluzionaria ed ‘inesperta’ dello Stato e della società di transizione, conierà infatti una formula ‘di processo’ più complessa di quelle dell’estraneazione-allontanamento. Sarà la stesa, del resto sulla quale Trockij stesso rimarrà per lungo tempo attestato. A un certo punto, nel corso dell’esperienza, Lenin prende infatti a parlare di «deformazione» dello Stato operaio, dovuta al peso che in esso sta prendendo la componente burocratica. Si tratta di riflessioni pratiche, nelle quali non vi è tempo per meditare elaborazioni teoriche, ma che si rivolgono a un fenomeno che è assai rilevante rispetto alla elaborazione precedente. Tale «deformazione» è ricondotta da Lenin a fattori storici, i quali sono a) quelli strutturali, ma storicamente specifici, dell’arretratezza dell’ex impero russo e della necessità di coordinare e controllare l’enorme dispersione contadina, b) quelli contingenti determinati dall’enorme impegno e dalla falcidie dei militanti operai nella guerra civile. La deformazione ha, dunque, il duplice volto di dimensione necessaria di una struttura sociale determinata e di incongruenza funzionale alla natura del nuovo Stato. È un problema di ipertrofia e patologia dell’apparato amministrativo, non di prevaricazione di potere. Per Trockij si passerà dalla «deformazione» alla «degenerazione» (15), allorché il gruppo dirigente comincerà ad affrontare il qualismo sociale esistente nell’URSS (operai e contadini), facendo concessioni dirette al settore contadino potenzialmente capitalistico, in luogo di rafforzare il settore contadino in senso moderno ma non capitalistico. Si tende a un equilibrio restaurativo che è un’evidente scelta politica ma al quale Trockij non fornisce altra motivazione se non quella che esso accresce i poteri della burocrazia, la quale vi è interessata. Compaiono tendenze «termidoriane», le quali si bloccano, a un certo punto, in una situazione «bonapartista»”” (pag 91-92) [Luciano Cafagna, ‘L’alternativa di Trockij’, ‘Mondoperaio’, Roma, n. 12, dicembre 1979] [(15) Un tentativo di analitica ricostruzione del passaggio dal concetto leniniano di «deformazione» a quello trockijano di «degenerazione» si trova in J.L. Dallemagne, ‘Construction du socialisme et révolution. Essai sur la transition au socialisme’, Paris, Maspero, 1975, pp. 138-245] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LENS-001-FGB”
“CAFAGNA Luciano”,”Bucharin e la rivoluzione immatura.”,”‘Il giovane Bucharin fu la più tipica personificazione dello «gnosticismo» bolscevico e del più astratto sperimentalismo economico-sociale. Egli esprimeva la coscienza di una generazione delle cui convinzioni era il più spericolato teorizzatore. La sua successiva conversione riflette la fine delle illusioni di quella generazione e si traduce in una adesione intimamente partecipata alla Nep leninista, che egli intese in tutte le sue implicazioni di svolta, come correzione di errori e non come provvisoria «ritirata». I capi bolscevichi non vollero riconoscere tutte le implicazioni del fatto che la loro rivoluzione era null’altro, sul piano economico-sociale, che l’avvio di un processo di trasposizione all’itnerna divisione sociale del lavoro della divisione «manifatturiera», cioè di una organizzazione gerarchico-autoritaria. (…)’ (pag 69)”,”BUCS-005-FGB”
“CAFAGNA Luciano; SALVADORI Massimo L.; RUFFOLO Giorgio; BETTIZA Enzo”,”Il leninismo tra passato e futuro (Cafagna); Da Marx ai “”socialismi reali”” (Salvadori); Il socialismo tra l’utopia e la scienza (Ruffolo); Dibattito sul togliattismo (intervento di Bettiza).”,”Si tratta delle relazioni italiane al convegno “”Marxismo, leninismo, socialismo””, tenutosi a Roma dal 28 al 30 novembre per iniziativa del Centro culturale Mondoperaio. Togliatti: … virtù diplomatiche di certi prelati della Segreteria di Stato vaticana. Erano del resto queste le doti che Stalin, col suo fiuto sicuro, apprezzava di più in Togliatti, chiamato da lui, e prima di lui da Trotsky, «il grande avvocato della Terza Internazionale» (pag 107) (dall’articolo di Bettiza)”,”TEOC-043-FGB”
“CAFARO Pietro”,”La solidarietà efficiente. Storia e prospettive del credito cooperativo in Italia (1883-2000).”,”‘La storia è maestra di vita’ affermava Cicerone, molto più tardi, Hegel ha sostenuto il contrario: «Dalla storia impariamo che la storia non si impara» (in apertura) (prefazione di A. Azzi) Pietro Cafaro (1953) è professore di Storia economica e docente nelle Facoltà di Sociologia e di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. (v. risvolto quarta copertina)”,”ECOS-031″
“CAFFARENA Fabio STIACCINI Carlo”,”Finale Ligure 1927. Biografia di una città dall’Unità d’Italia al Fascismo.”,”Fabio Caffarena ricercatore universitario (insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia (Dams) dell’Università di Genova. Carlo Staccini, dottore di ricerca, assegnista presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova.”,”LIGU-003-FMP”
“CAFFAZ Ugo; TROTSKY Leon”,”Le nazionalità ebraiche.”,”In appendice contributo di Trotsky: si pubblicano quattro prese di posizione sulla questione ebraica espresse da Trotsky dopo il 1935 e mai edite in Italia (pag 97-108) Caffaz ha scritto con Sebastiano Timpanaro l’articolo ‘Quel “”cane morto”” di Lev Davidovic, in ‘Giovane critica’, 30, primavera 1972 “”Il Bund russo e la proposta leninista. Si legge in una nota allo scritto di Lenin ‘Sul diritto delle nazioni all’autodecisione’ (Edizioni in lingue estere, Mosca, 1949, p. 75, n.3): «’Bund’: Unione generale operaia ebrea della Lituania, Polonia e Russia’ (fondata nel 1897); organizzazione socialdemocratica che stava su posizioni nazionaliste e rispecchiava tendenze piccolo-borghesi nel movimento operaio. Il Bund esigeva la ricostruzione del partito su basi federative – a seconda della nazionalità – e che esso Bund fosse riconosciuto come l’unico rappresentante del proletariato ebreo. Nel 1905 avanzò la richiesta della cosiddetta “”autonomia nazionale-culturale””, che Lenin caratterizzò come una richiesta nazionalista, borghese, reazionaria, che conduceva alla separazione dei proletariati delle diverse nazionalità (…). La posizione di Lenin sul problema nazionale è arcinota: nazionalismo significa ideologia borghese. Per quanto riguarda la sua polemica con il Bund (polemica che si trascina in molti suoi scritti) si può dire che rientri decisamente nella più ampia concezione di una strategia rivoluzionaria che, molto semplicemente, si rifà all’appello marxiano «Proletari di tutto il mondo unitevi». Forse ancora nel 1903 lo scontro con il Bund fa perdere di vista a Lenin la questione ebraica in generale tanto che pone l’accento sul fatto che il popolo ebraico aveva perduto già da tempo le sue caratteristiche nazionali (…). Egli si rendeva conto benissimo della situazione particolarmente difficile in cui si trovava tutto il proletariato non russo e quindi anche quello ebraico: «In Russia gli operai di tutte le nazionalità, e soprattutto quelli che non appartengono alla nazionalità russa, vivono in uno stato di oppressione economica e politica che non ha riscontro altrove. Gli operai ebrei non soffrono soltanto per la generale oppressione economica e politica che li schiaccia, come nazionalità priva di diritti, ma anche per l’oppressione che li priva degli elementari diritti civili. Quanto più gravosa è questa oppressione, tanto più forte è la necessità di realizzare l’unità profonda tra i proletari delle diverse nazionalità, perché senza unità è impossibile combattere con successo contro l’oppressione» (1). E il dopo rivoluzione del ’17 lo convinse ancora di più di questa realtà: «La maggioranza degli ebrei sono operai, lavoratori. Sono nostri fratelli oppressi come noi dal capitale, sono nostri compagni… Gli ebrei ricchi, come i russi ricchi, come i ricconi di ogni paese, uniti agli altri, opprimono, derubano gli operai e seminano la zizzania tra loro» (2). (…) Ma in sostanza il problema ebraico, riassumendo, doveva inquadrarsi in una situazione rivoluzionaria più ampia: «il marxismo mette l’internazionalismo al posto di ogni nazionalismo… riconosce pienamente la legittimità storica dei movimenti nazionali… ma affinché questo riconoscimento non si muti in un’apologia del nazionalismo occorre che esso si limiti strettamente a quanto di progressivo v’è in questi movimenti – questo riconoscimento non dovrà mai oscurare la coscienza del proletariato con l’ideologia borghese» (…)”” (pag 79, 81-83) [(1) Lenin, Opere vol. VIII, p. 457; (2) Citato da Poliakov, ‘Dall’antisionismo all’antisemitismo’, La Nuova Italia, Firenze 1971, p. 21; (3) Lenin, ‘Note critiche sulla questione nazionale’, 1913] [Appendice di Ugo Caffaz: “”Pubblichiamo qui di seguito quattro prese di posizione di Trockij durante gli ultimi anni della sua vita, che esprimono il suo punto di vista sulla questione ebraica. La prima è sotto forma di intervista concessa ai corrispondenti della stampa ebraica al suo arrivo in Messico. La seconda è uno stralcio dell’articolo ‘Termidoro e antisemitismo’ scritto nel ’37. La terza è una lettera che Trockij indirizzò agli ebrei minacciati dalla crescente ondata di antisemitismo e fascismo negli Stati Uniti, invitandoli a sostenere la lotta rivoluzionaria della Quarta Internazionale, come unica via per la loro salvezza. La quarta è tratta dagli archivi di Trockij. (…) [Un brano dalla parte terza]: ‘La Palestina appare un tragico miraggio, il Birobidjan una farsa burocratica. Il Cremlino si rifiuta di accettare profughi. I congressi «antifascisti» di vecchie signore e giovani ambiziosi non hanno la minima importanza. Ora più che mai il destino del popolo ebraico – non solo in senso politico, ma anche in senso fisico – è legato indissolubilmente alla lotta di liberazione del proletariato internazionale. Soltanto un’audace mobilitazione dei lavoratori contro la reazione, la creazione di milizie operaie, l’immediata resistenza fisica alla bande fasciste, aumentando la fiducia in se stessi, l’attività e l’audacia da parte di tutti gli oppressi, può provocare un cambiamento nel rapporto di forze, fermare l’ondata di fascismo che investe il mondo e aprire un nuovo capitolo nella storia dell’umanità. (…)’ (pag 107-108)] [Ugo Caffaz, ‘Le nazionalità ebraiche’, Vallecchi, Firenze, 1974] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TROS-015-FGB” “CAFFE’ Federico a cura, scritti di W. LEONTIEF E.M. PHELPS BROWN G.D.N. WORSWICK N. KALDOR”,”Autocritica dell’economista.”,”W. Leontief premio Nobel per l’economia (1973) è nato nel 1906 a Leningrado. Dal 1931 insegna ad Harvard. E.M. Phelps Brown è nato nel 1906. Ha insegnato economia a Londra dal 1947 al ’68. G.D.N. Worswick è nato nel 1916. Dirige l’istituto nazionale britannico di ricerca economica e sociale. N. Kaldor è nato nel 1908 a Budapest. Dal 1952 insegna a Cambridge. (1975)”,”ECOT-292″ “CAFFE’ Federico, a cura, saggi di PIGOU A.C. KALDOR N. SCITOVSKY T. BERGSON A. HOTELLING H. HICKS J.R. LITTLE I.M.D. ARROW K.J. SAMUELSON P.A.”,”Saggi sulla moderna «economia del benessere».”,”Federico Caffé Professore straordinario di Politica economica e finanziaria nella Università di Messina.”,”ECOS-010″ “CAFFÈ Federico RÉPACI Francesco A. BROSIO Manlio MEDICI Giuseppe PASSERIN D’ENTREVES Alessandro VIALE Vittorio FIRPO Luigi FORTE Francesco STEVE Sergio ROMEO Rosario TONIOLO Gianni ABRATE Mario BOBBIO Norberto GOODWIN Richard M. BOREJSZA Jerzy W. VON DELHAES-GUENTHER Dietrich ANCILLOTTI TEDESCHI Anna MARTINOTTI DORIGO Stefania SPINAZZOLA FRANCESCHI Dora”,”Commemorazioni di Luigi Einaudi nel centenario della nascita (1874-1974) (Caffè e altri); Il pensiero politico di Luigi Einaudi (Bobbio); Luigi Einaudi, il problema sociale, il socialismo (Forte); La teoria economica lineare nell’analisi dinamica della produzione, del valore e della distribuzione (Goodwin); L’Italia e le tendenze fasciste nei paesi baltici (1922-1940) (Borejsza); Cento anni di emigrazione italiana in Brasile e la colonizzazione del Rio Grande do Sul (Delhaes-Guenther); La teoria degli sbocchi in Antonio Scialoja, alla luce di un manoscritto inedito (Ancilotti Tedeschi).”,” Tre saggi: ‘Teorie dell’inflazione e distribuzione del reddito’ (Bernabè); ‘Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti’ (Vola); ‘Anarchia, socialismo, democrazia nei periodici popolari del Centro e del Nord Italia (1861-1892)’ (Nejrotti)”,”ANNx-007-FP” “CAFFÉ Federico, a cura di Nicola ACOCELLA”,”Lezioni di politica economica.”,”Federico Caffè, Lezioni. Ringraziamenti ai suggerimenti dei collaboratori tutti dell’Istituto di Politica economica della facoltà di Economia e Commercio di Roma. Federico Caffè è stato professore di Politica economica e finanziaria all’Università di Roma, dopo aver insegnato a Messina e a Bologna. La sua scomparsa, in circostanze non ancora chiarite, nell’aprile 1987 ha suscitato profonda emozione.”,”ECOT-204-FL” “CAFFI Andrea a cura di Gino BIANCO”,”Socialismo libertario.”,”Subito dopo la guerra (si era arruolato volontario in Francia) CAFFI insieme a Umberto ZANOTTI-BIANCO pubblicò una rivista ‘La giovane Europa’ con lo scopo di studiare i problemi di una ‘pace giusta’. Nel 1920 tornò in Russia come inviato speciale del ‘Corriere della sera’. In seguito ebbe rapporti di amicizia con molti fuoriusciti italiani: ROSSELLI, SALVEMINI, TASCA, SFORZA, SARAGAT, FARAVELLI, MODIGLIANI, TRENTIN. CHIAROMONTE fu l’ esponente più vicino al pensatore socialista.”,”MITS-175″ “CAFFI Andrea, a cura di Sara SPREAFICO”,”Scritti scelti di un socialista libertario.”,”Sara SPREAFICO, saggista, laureata in filosofia. Si è occupata di socialismo libertario.”,”MITS-396″ “CAFFI Andrea”,”I socialisti, la guerra, la pace.”,”Cit pag 41 su esperienza russa controllo operaio,”,”MEOx-001-FPA” “CAFIERO Carlo a cura di Giulio TREVISANI”,”Il capitale di Carlo Marx.”,”””In una lettera dell’aprile 1882 a Moneta, direttore della ‘Favilla’ di Mantova, Cafiero scriveva: “”meglio fare un solo passo con tutti i compagni nella via reale della vita, che rimanersene isolati a percorrere centinaia di leghe… in astratto””. Lo stesso pensiero, quasi con la stessa immagine – caso non privo di interesse – era stato enunciato da Marx (in una lettera a Brake, del 3 maggio 1875, che fu pubblicata solo nel 1891): “”Ogni passo di movimento reale è più importante di una dozzina di programmi”””” [Luigi Trevisani, Prefazione] [(in) ‘””Il Capitale”” di Carlo Marx, brevemente compendiato da Carlo Cafiero, 1950] (pag 17) “”Il compendio di Cafiero, lodato da Marx, oggetto, per molto tempo, di apologia di biografi, è stato recentemente accusato di semplicismo rivoluzionario, perché “”la dottrina economica di Marx vi assume una veste etica e il materialismo storico si trasforma in una metafisica materialistica”” (1). Quest’accusa ci sembra eccessivamente severa, dati i modesti limiti in cui si tiene il compendio: quelli, cioè, di un’esposizione informativa, elementarmente divulgativa e tale da non impegnarsi e non impegnare su un superiore piano ideologico. Marx fu sempre preoccupato delle difficoltà che potesse incontrare il lettore meno provveduto. “”Il motivo di analisi di cui mi sono servito – scriveva nella prefazione all’edizione a dispense di Roy – e che finora non era stato applicato alle questioni economiche rende assai ardua la lettura dei primi capitoli, e c’è da temere che il pubblico francese, sempre impaziente di giungere a conclusione, avido di conoscere il rapporto dei princìpi generali con le questioni immediate che lo appassionano, si scoraggi per non aver potuto subito passare oltre””. E quando l’amico dott. Kugelmann gli scrisse che sua moglie desiderava leggere ‘Il Capitale’, ma trovava difficoltà proprio in principio, Marx gli scrisse: “”La sua signora moglie può anzitutto leggere i capitoli sopra la giornata di lavoro, la cooperazione, la divisione del lavoro e le macchine, e poi passi al capitolo dell’accumulazione primitiva””. Si può affermare che il ‘Compendio’ di Cafiero sia su questa traccia. La sintesi maggiore è raggiunta nei primi capitoli ed è, così, appagato il desiderio del lettore di presto “”giungere a conclusione””. La successiva economia del lavoro e anche – ci sembra onesto aggiungere – il contributo dei brani del ‘Capitale’ citati integralmente e la stessa ricchezza esemplificatrice di cui Cafiero si compiace, sembrano ispirati al consiglio che Marx enunciava ad uso della signora Kugelmann, e cioè ad uso di qualsiasi lettore appassionato della materia ma sprovveduto di preparazione scientifica. In questo lettore Marx, con la predetta lettera all’editore Roy, identificava l’operaio. La considerazione che ‘Il Capitale’, per mezzo della pubblicazione a dispense, fosse “”più accessibile alla classe operaia”” era per lui la “”considerazione avente maggior peso di ogni altra”””” (pag 18-20) [Luigi Trevisani, Prefazione] [(in) ‘””Il Capitale”” di Carlo Marx, brevemente compendiato da Carlo Cafiero, 1950] [(1) Luigi Dal Pane, nel citato numero di “”Romagna socialista””]”,”MADS-046″ “CAFIERO Carlo, a cura di Gian Carlo MAFFEI”,”Dossier Cafiero.”,”””Subito dopo la fine dell’ ultima guerra, avvicinatomi durante gli anni d’ università alle ricerche sulla storia del movimento anarchico, sulla strada tracciata dai lavori di Nello Rosselli e di Max Nettlau, fui fortemente attratto dalla figura e dall’ opera di Carlo Cafiero. Mi misi allora in contatto con Antonio Lucarelli, il vecchio e amabile studioso pugliese che preparava una biografia del suo conterraneo, in occasione del centenario della nascita e con Gianni Bosio che aveva fondato a Milano la rivista Movimento Operaio, inaugurandola appunto con alcune notizie sulla “”follia”” di Cafiero. Dalla mia collaborazione con Bosio nacque la bibliografia su Cafiero, che oggi andrebbe ampiamente rielaborata e integrata. Fu dunque quello “”il primo amore”” di Gianni Bosio, a cui egli tornò poco prima di morire pubblicando finalmente negli Archivi del movimento operaio, da lui fondati e diretti, il testo integrale in francese del saggio “”sulla rivoluzione””, come era apparso su La Revolution Sociale, con una lunga introduzione critica e con altri scritti sincroni di Cafiero. Il lavoro è stato poi ristampato dagli editori Samonà e Savelli, con l’ aggiunta degli appunti di Tasca e della nostra bibliografia””. (Pier Carlo Masini, pag 8)”,”ANAx-165″ “CAFIERO Carlo”,”Il “”Capitale”” di Carlo Marx. Brevemente compendiato con cenni biografici ed appendice di James Guillaume.”,”””La rivoluzione borghese ha distrutto il feudalesimo, ed ha trasmutata la servitù in salariato. Nello stesso tempo, però, essa ha tolto al lavoratore i pochi mezzi di esistenza, che lo stato di servitù gli assicurava. Il servo, benché dovesse lavorare la maggior parte del suo tempo per il suo signore, pure si aveva un pezzo di terra coi mezzi ed il tempo di coltivarla, per campare la sua vita. La borghesia ha distrutto tutto ciò, e dal servo ha fatto un libero (?) lavoratore, il quale non ha altra scelta che, o farsi sfruttare, nel modo che abbiamo visto, dal primo capitalista che gli capita, o morire di fame.”” (pag 134)”,”MADS-377″ “CAFIERO Carlo, a cura di Giulio TREVISANI”,”””Il capitale”” di Carlo Marx. Brevemente compendiato da Carlo Cafiero (Compendio del Capitale)”,”””””Nella manifattura, l’arricchimento del lavoratore collettivo, e per conseguenza del capitale, in forze produttive sociali, ha per condizione l’impoverimento del lavoratore, in forze produttive individuali. “”L’ignoranza”” dice Ferguson “”è la madre dell’industria come lo è della superstizione. La riflessione e l’immaginazione possono smarrirsi; ma l’abitudine di muovere il piede o la mano non dipende né dall’una né dall’altra. Così potrebbesi dire che la perfezione, rispetto alle manifatture, consiste nel poter fare a meno dell’intelligenza, di maniera che l’officina, non avendo bisogno di forze intellettuali, possa essere considerata come una macchina le cui parti sono uomini””. Egli è per questo che un certo numero di manifatture, verso la metà del 18° secolo, impiegavano di preferenza per certe operazioni, che formavano un segreto di fabbrica, operai mezzo idioti. “”A. Smith dice: “”L’intelligenza della maggior parte degli uomini si forma necessariamente per mezzo delle loro occupazioni ordinarie. Un uomo, che passa tutta la vita ad eseguire un piccolo numero d’operazioni semplici, non ha nessuna occasione di sviluppare la sua intelligenza, né di esercitare la sua immaginazione…Egli diventa, in generale, tanto ignorante e tanto stupido per quanto è possibile ad una creatura umana il diventarlo””. Dopo aver dipinto l’istupidimento dell’operaio parcellario, A. Smith continua così: “”L’uniformità della sua vita stazionaria corrompe naturalmente la gagliardia del suo spirito…, essa degrada perfino l’attività del suo corpo, e lo rende incapace di spiegare la sua forza con vigore e perseveranza in un qualsiasi altro impiego che non sia quello per il quale egli è stato educato. Così la destrezza del suo mestiere è una qualità, ch’egli pare abbia acquistato a spese delle sue virtù intellettuali, sociali e guerriere. Ora, in ogni società industriale e civile, questo è lo stato nel quale deve necessariamente cadere l’operaio povero, cioè la grande massa del popolo””. Per rimediare a questo deterioramento completo, che risulta dalla divisione del lavoro, A. Smith raccomanda l’istruzione popolare obbligatoria, pur consigliando d’amministrarla con prudenza e a dosi omeopatiche. (…)”” (pag 52-54) [“”Il capitale”” di Carlo Marx. Brevemente compendiato da Carlo Cafiero, a cura di Giulio Trevisani, 1950]”,”MADS-001-FPA” “CAFIERO Carlo, a cura di Giulio TREVISANI”,”””Il Capitale”” di Carlo Marx, brevemente compendiato da Carlo Cafiero.”,”in apertura: “”L’operaio ha fatto tutto; e l’operaio può distruggere tutto, perché può tutto rifare”” (un lavoratore italiano) “”I tristi effetti della fabbrica e della grande industria sono sempre preveduti dai lavoratori, come lo dimostra l’accoglienza che essi fanno ognora alle prime macchine”” (pag 67)”,”MADS-012-FV” “CAFIERO Carlo”,”Compendio del Capitale.”,”Nella prefazione di Bertolucci la storia dell’edizione del libro di Cafiero, la fortuna del Compendio”,”MADS-002-FC” “CAFIERO Carlo, a cura di Gianni BOSIO”,”Rivoluzione per la rivoluzione. Raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio.”,”L’antologia è preceduta da un saggio critico-biografico di Gianni Bosio che rievoca l’evoluzione e le drammatiche vicende del rivoluzionario pugliese. Engels: «Gli italiani devono imparare che un popolo di contadini arretrati non può insegnare ai lavoratori dei grandi paesi industriali come debbono affrancarsi» “”Nel numero del 10 marzo «La Campana» pubblicava il programma della Federazione operaia napoletana sottoscritto anche da Cafiero. Il programma enunciava dei principi generali senza parlare del modo come realizzarli. L’imposizione del programma non permetteva di collocare organizzativamente Cafiero tra gli adepti di Bakunin; ne faceva un aderente. Cafiero si recava nel maggio da Bakunin per verificare se le accuse a Bakunin avessero un fondamento e per discutere le posizioni alle quali Cafiero si stava avvicinando. Una intesa veniva raggiunta tra Cafiero e Bakunin e Cafiero scriveva a Engels la lettera di rottura per denunciare il dissenso sulla strategia e sulla tattica scivolando sul punto centrale della polemica tra marxisti e bakuninisti, quello cioè della individuazione delle forze che dominano la società e la conseguente determinazione delle forme e dei punti di attacco per sovvertirla. Questa forza era la borghesia, concepita da Engels e da Cafiero in maniera diversa, perché diverse erano le borghesie alle quali si riferivano (27). Engels prevedendo la scelta operata da Cafiero scriveva a un corrispondente due giorni prima della lettera di rottura di Cafiero: «Gli italiani devono fare ancora un po’ di scuola di esperienza, per imparare che un popolo di contadini arretrati, come loro, non fa che rendersi ridicolo quando vuole insegnare ai lavoratori dei grandi paesi industriail come debbono affrancarsi» (28). Cafiero aveva realizzato una intesa immediata con Bakunin in quanto Bakunin si faceva portavoce e interprete del movimento rivoluzionario contadino russo. Nella lettera di rottura Cafiero affermava: «Siate pur sicuro, che i nostri borghesi hanno resi i contadini assai più rivoluzioari di quanto potrebbero renderli tutti i nostri discorsi, e questa è la gran ventura d’Italia» [(pag 14-15) [Gianni Bosio, ‘Carlo Cafiero’ (in) Carlo Cafiero, ‘Rivoluzione per la rivoluzione. Raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio’, Samonà e Savelli, Roma, 1970] [(27) Lettera di Cafiero a Engels; (28) IGF, op. cit., (lettera di Engels a Th. Cuno del 10 giugno 1872); p. 217] Noi diciamo: «sopprimete il Capitale, l’appropriazione di tutti i mezzi di produzione da parte di pochi – e lo Stato cadrà da sé»’ “”Cafiero non rifiutava l’analisi marxista del capitale come sorgente di ogni privilegio e dello Stato borghese come riflesso del dominio borghese del capitale; il contrasto sorgeva «appunto sul ‘modo’ come operare» per ridonare alla collettività il capitale. Secondo l’interpretazione di Cafiero, la corrente marxista consigliava «un colpo di mano sulla rocca principale – lo Stato – caduta la quale in potere dei nostri, la porta del capitale sarà aperta a tutti»; mentre gli altri, i bakuninisti, e Cafiero con loro, sostenevano che bisognava «’abbattere tutti insieme’ ogni ostacolo e (…) ‘impossessarsi collettivamente, di fatto’, di quel ‘capitale’, che si vuole assicurare per sempre proprietà collettiva». La posizione marxista nei riguardi dello Stato circa le forme della lotta per abbattere il capitale e circa la posizione degli anarchici era ribadita ed espressa da Engels in quelle settimane a un corrispondente che risiedeva in Italia, Th. Cuno: «Bakunin (…) vede il maggior male da eliminare non già nel Capitale, che attraverso lo sviluppo della società crea i contrasti di classe tra capitalisti ed operai salariati, ma nello ‘Stato’. Mentre la grande massa dei lavoratori socialdemocratici pensa con noi che il potere statale non è altro se non l’organizzazione che le classi dominanti – latifondiste e capitaliste – si sono date per proteggere i propri privilegi sociali, Bakunin pretende che lo ‘Stato’ ha creato il ‘Capitale’, che il capitalista ha il suo capitale ‘soltanto grazie allo Stato’. E dal momento che lo Stato è il male principale, si deve prima di tutto sopprimere lo Stato e allora il Capitale se ne andrà da sé al diavolo. Noi diciamo invece il contrario: «sopprimete il Capitale, l’appropriazione di tutti i mezzi di produzione da parte di pochi – e lo Stato cadrà da sé». La differenza è essenziale. L’abolizione dello Stato, se non è preceduta da una rivoluzione sociale, è un nonsenso; la soppressione del Capitale costituisce appunto la rivoluzione sociale ed implica una trasformazione di tutto il modo di produzione. Ma poiché per Bakunin il male fondamentale è lo Stato, non si deve far nulla per mantenere in vita lo Stato (…). Per conseguenza, ‘astensione completa da ogni politica’”” (29). La parte importante delle critiche di Engels non si adattava a Cafiero; né le critiche più importanti di Cafiero si adattavano a Engels. Dalle precisazioni epistolari di Engels e di Cafiero risultava che il contrasto, in quel momento verteva specificatamente sulle forme di lotta immediata. Per Engels, la lotta doveva svolgersi sul fronte politico per la supremazia politica del proletariato e sul fronte economico per deprimere il potere politico dei suoi nemici; Cafiero voleva la «distruzione» materiale, «di fatto», del capitale, la presa di possesso collettiva: cioè la distruzione della fattoria e della cascina, del municipio e della caserma per sostituirvi il contadino lavoratore, l’artigiano lavoratore, i quali proclamassero la collettivizzazione della proprietà e del potere decisionale. Voleva cioè, già, la ‘rivoluzione per la rivoluzione’, la rivoluzione di chi è disperato, come erano il cafone e il bracciante degli anni settanta. Cafiero non trovava nella posizione del Consiglio generale il punto d’attacco; la condizione generale dell’Italia e del Mezzogiorno non rendeva evidente questo punto d’attacco”” (pag 15-16) [Gianni Bosio, ‘Carlo Cafiero’ (in) Carlo Cafiero, ‘Rivoluzione per la rivoluzione. Raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio’, Samonà e Savelli, Roma, 1970] [(29) IGF, op. cit., (lettere di Engels a Th. Cuno del 24 gennaio 1872), pp. 133-134]”,”MITC-002-FMB” “CAGLIOTI Daniela Luigia FRANCIA Enrico a cura; saggi di Pier Paolo PORTINARO Luciano CAFAGNA Paolo VIOLA Simonetta SOLDANI Ettore CINNELLA Marco BUTTINO Francesco BENVENUTI Yves CHEVRIER Marc MAZOWER”,”Rivoluzioni. Una discussione di fino Novecento. Atti del convegno annuale SISSCO, Napoli, 20-21 novembre 1998.”,”Saggi di Pier Paolo PORTINARO Luciano CAFAGNA Paolo VIOLA Simonetta SOLDANI Ettore CINNELLA Marco BUTTINO Francesco BENVENUTI Yves CHEVRIER Marc MAZOWER “”La “”via prussiana”” alla modernità capitalistica è caratterizzata dal “”compromesso”” tra gli Junker e il capitalismo e dal “”tradimento”” dei liberali tedeschi dopo il 1848. E’ questa una celebre visione propria di Marx, raccolta da una larga parte del pensiero democratico radicale russo della seconda metà del XIX secolo: ad esempio, dall’amico di Herzen, Dobroliubov, che negli anni ’60 parla dei possibili “”binari tedeschi”” della rivoluzione borghese in Russia. Ne parlarono, in seguito anche diversi populisti, cadetti, menscevichi. Neppure la “”via americana””, come categoria storica, fu inventata da Lenin. Come mostrerà tra breve un saggio di A. Masoero, se ne parlava molto sulle riviste democratiche e socialiste russe negli stessi decenni.”” [Francesco Benvenuti, ‘Lenin e il senso della rivoluzione in Russia’] [in AA.VV, Rivoluzioni. Una discussione di fino Novecento. Atti del convegno annuale SISSCO, Napoli, 20-21 novembre 1998] (pag 95)”,”STOx-184″ “CAGNA Luciana; ARVATI Paolo”,”Antonio Negro dalla reazione del 1898 al fascismo (Cagna); Sulla biografia politica di G.M. Serrati (Arvati).”,”Tra i molti saggi articoli e volumi citati c’è quello di Ennio De-Mirico (Enrico Minio) ‘L’estromissione di G.M. Serrati dall’ “”Avanti!”” nel 1923′ in Movimento operaio e socialista, 1972, n. 4 (pag 145)”,”MITS-471″ “CAGNETTA Mariella”,”Antichisti e impero fascista.”,”CAGNETTA Mariella (Bari 1950) lavora presso l’ Istituto di Filologia Classica dell’ Università di Bari. Ha pubblicato saggi sugli studi classici in Italia nel periodo fascista e sulla tragedia greca. E’ redattrice di ‘Quaderni di storia’. Imperialismo demografico. “”Già Crispi, in un discorso del 1889, giustifica le mire sull’ Etiopia evocando l’ ampiezza del fenomeno dell’ emigrazione e l’ importante crescita demografica, in particolare nelle campagne, dovuta all’ “”esuberante fecondità italiana””: si rende pertanto, a suo dire, necessaria la conquista di terre da colonizzare. Anche in occasione dell’ attacco alla Libia si fa ricorso all’ argomento demografico. Pascoli, nel ben noto discorso, sostiene la necessità di trovare sbocchi alla pressione demografica che non siano quelli dell’ emigrazione in terra straniera, fonte di umiliazione per tutta la nazione. La prospettiva coloniale è sostenuta da Pascoli in nome del dovere di provvedere a tutti””. (pag 35)”,”ITAF-198″ “CAHILL Liam”,”Forgotten Revolution. The Limerick Soviet 1919.”,”Liam Cahill, ex sindacalista, è uno storico e scrittore. Ha condotto ricerche per anni sul Soviet di Limerick”,”MIRx-008″ “CAHM Eric”,”L’ Affaire Dreyfus.Histoire, politique et société. Hommes et événements. Dreyfusards et antidreyfusards. Forces poliques et religieuses. Classes sociales.”,”CAHM Eric è professore associato all’ IEP Institut d’ Etudes Politiques di Parigi e all’ Università di Tours ove insegna storia contemporanea. E’ specialista dell’ affare Dreyfus e di Peguy (ha scritto ‘Peguy et le nationalisme francais). Ex direttore dell’ Ecole des Langues au Polytechnic di Portsmouth, dirige la rivista britannica ‘Modern and Contemporary France’. I gruppi sociali nell’ Affaire Dreyfus. “”Così, qui e là, nelle campagne si bruciava l’ effigie di Zola (…). Gli operai non potevano fare causa comune con Dreyfus che nella misura in cui essi sentivano la Repubblica in pericolo e prendevano coscienza che l’ ingiustizia che lo toccava era inseparabile da quella di cui essi erano le vittime. Quanto all’ astensione della maggioranza dei borghesi, dei progressisti al potere, e più generalmente di tutta la Francia ufficiale, essa traduceva la volontà di continuare a godere, nella pace e tranquillità, dei loro vantaggi economici, sociali, politici e culturali. Avevano il sentimento di essere minacciati dall’ agitazione dell’ Affaire. Erano insomma gli elementi soddisfatti nella Francia della fine del XIX secolo, i ricchi, quelli che occupavano tutte le vie del potere: governo, Parlamento, amministrazione, stampa repubblicana del Centro, padronato, finanza, gerarchia della Chiesa cattolica, organi ufficiali del protestantesimo e del giudaismo, corpi degli ufficiali, Accademia francese. Essi formavano una maggioranza deliberatamente silenziosa. Il loro astensionismo, il loro silenzio, la loro persistenza a ripetere che non c’era un affaire Dreyfus, erano l’ espressione dell’ antidreyfusismo moderato, che si è analizzato in precedenza. Al contrario, quelli che si mobilitavano, sia gli antidreyfusardi estremisti e i dreyfusardi, erano essenzialmente gli insoddisfatti. (…)””. (pag 136) “”L’ ampiezza della mobilitazione sociale e ben presto politica nella Francia del 1898-1899 si spiega così non solo per l’ importanza dei giochi etici dell’ Affaire – che non si tratta di sottostimare – ma anche per l’ importanza dei diversi gruppi sociali e politici che potevano approfittare dell’ Affare per porre le loro rivendicazioni di fronte ai progressisti e ai borghesi al potere. Tutti contestavano il potere dei borghesi e delle persone piazzate.”” (pag 137)”,”FRAD-049″ “CAHN William”,”Lawrence 1912. The Bread & Roses Strike.”,”CAHN William (1912-) è un noto autore di opere sul movimento operaio americano, ha assemblato questo libro fotografico all’ inizio degli anni 1950. CAHN stava lavorando alla revisione di questo libro quando è morto. La revisione è stata completata dai suoi amici. Lavoro infantile e IWW. “”Haywood, un grand’uomo che perse il suo occhio destro in un incidente quando era piccolo, teneva regolarmente riunioni con gli scioperanti, specialmente con donne e bambini. In occasione di uno sciopero di ragazzi, sottolineò amaramente: “”Questi ragazzi dovrebbero essere in una scuola invece di lavorare come schiavi in una fabbrica. (…)””. (pag 170, foto lavoro infantile)”,”MUSx-161″ “CAILLAUX Giuseppe”,”Davanti alla storia. Le mie prigioni.”,”””Tutte le querele contro di me vi sono lungamente esposte. Quali sono? La principale, quella che, secondo Malvy, ha richiamato l’ attenzione del governo francese, è contenuta in questa frase lapidaria: “”Il giorno dopo il suo arrivo a Roma, Caillaux è al Vaticano””. Segue un lungo racconto del linguaggio che avrei tenuto, sia al cardinale Gasparri, sia a prelati pacifisti. Si osserva che i miei propositi concordano esattamente col linguaggio abituale dei prelati romani. Lo credo senza fatica: mi si pongono in bocca le frasi che risuonano nelle “”camere”” del Vaticano e poi si ammira la coincidenza. Dal momento che l’ hanno creata, dal momento che è inteso che io ripeto quello che dice o che si fa dire a mons. Pacelli o a mons. Migone, bisognerà che tutte le mie conversazioni siano imbastite sullo stesso modello e mi si farà passeggiare per Roma vestito del manto clericale che mi hanno affibbiato. Ma io non mi sono limitato, secondo la nota dell’ ambasciata, ed avvicinarmi alla Santa Sede. Ho trattato con alcuni capi del partito socialista che sono indicati: con Turati, con Treves, con Modigliani. Seguendo i miei disegni, ho naturalmente conferito coi neutralisti, cogli amici di Giolitti. Ho commesso il delitto di incontrarmi con Nitti. (…)””. (pag 180-181)”,”FRAV-106″ “CAILLE’ Alain LAVILLE Jean-Louis MAUCOURANT Jérôme POLANYI Karl”,”Il sofisma economicista. Intorno a Karl Polanyi.”,”Caillè uno dei fondatori del movimento anti-utilitarista nelle scienze sociali (MAUSS). Polanyi (Vienna 1886-Pickering 1964) filosofo economista antropologo è stato uno dei più originali critici del capitalismo. L’opera principale è ‘La grande trasformazione’ (1944). “”Da una parte, ogni sforzo di Polanyi sarebbe teso a mostrare che ‘la democrazia non viene dal mercato, che essa nasce e si può riprodurre prima e senza di esso’. Ecco la principale lezione della sua rilettura di Aristotele e del suo lavoro sulla Grecia”” (pag 15) (Caillé, Laville)”,”TEOS-210″ “CAILLOIS Roger”,”Description du marxisme.”,”””L’ enorme massa di un iceberg immerso per nove decimi da l’ impressione di una stabilità assoluta. Però il mare temperato fa fondere dolcemente la parte nascosta. Questo lento lavoro finisce per spostare il centro di gravità, e l’ iceberg oscilla: in un istante ciò che era all’ aria libera sprofonda sotto la superficie del mare e ciò che era nascosto viene alla luce. Tale è l’ azione dell’ ortodossia. Essa impone e diffonde una certa disciplina di spirito le cui conseguenze si man ifesano di colpo””. (pag 59)”,”TEOC-331″ “CAILLOSSE Jacques; WEISSMAN Susan; BERGMANN Theodor”,”L’URSS: problemes historiques. La question du Thermidor soviétique dans la pensée politique de Léon Trotsky (Caillosse); De Petrograd à Orenbourg: la critique du développement politique soviétique par Victor Serge (Weissman); Manifeste de Rioutine, juin 1932; Colloque Boukharine de Wuppertal: «L’enfant chéri du parti» (Bergmann).”,”””La concezione trotskista del Termidoro sovietico sembra ampiamente ispirata dallo studio di Khristian Rakovsky sulle mutazioni che subisce una classe dopo che si è impadronita del potere (1)”” (pag 9) (1) si utilizza qui la lettera di Rakovsky a Valentinov del 6 agosto 1928 recentemente ripubblicata in ‘Nedelia’, supplemento delle ‘Izvestia’ dell’Ottobre 1988. Vedere Cahiers Leon Trotsky n.18 pp. 81-95 per una traduzione rivista e corretta Trotsky proclama che il 1924 segna l’inizio del Termidoro sovietico, si riferisce in particolare alla politica del segretario generale (Stalin) detta “”Promozione Lenin”” ossia il primo colpo decisivo portato al partito bolscevico originale (pag 22)”,”TROS-354″ “CAIN Julien, introduzione”,”La Revolution de 1848. Exposition organisée par la Comité nationale du centenaire.”,”Comité d’organisation de l’exposition du centenaire: Presidente Julien CAIN Membri del comitato: Yvon BIZARDEL, Francois BOUCHER, Georges BOURGIN, Jean CASSOU, André CHAMSON, Raymond ISAY, Jacques JAUJARD, Louis JOXE, Marcel RIEUNIER, Georges-Henri RIVIERE, Georges SALLES, Charles SAMARAN, Emile TERSEN. Chargés de mission: Louis CHERONNET, Jean PRINET, Albert SOBOUL, Jacques SUFFEL, Max TERRIER, Edith THOMAS Comitato di pubblicazione: CH.H. POUTHAS (P), Camille BLOCH, Georges BOURGIN, Julien CAIN, Pierre CARON, Ch.A. JULIEN, Ernest LABROUSSE, Georges LEFEBVRE, Pierre RENOUVIN, Charles SAMARAN, Charles SCHMIDT, Emile TERSEN”,”MFRx-117″ “CAIRE Guy”,”Les syndicats ouvriers.”,”L’A è Professore all’ Università di Parigi X Nanterre”,”MFRx-159″ “CAIRNCROSS Alexander GIERSCH Herbert LAMFALUSSY Alexandre PETRILLI Giuseppe URI Pierre”,”Una politica economica per l’avvenire della Comunità Europea.”,”Gli autori all’epoca si sono riuniti in una sorta di ‘gruppo di Roma’ Tabella di confronto Cee con altri paesi importanti: ‘Dimensioni della Comunità europea con quelle di altri paesi importanti’ (tabella 1 pag 19) (popolazione, PNL o PIL, importazioni, esportazioni, CEE dei 9, USA, URSS, Giappone)”,”EURE-114″ “CAIROLA Aldo”,”Il libro delle monete. Introduzione alla numismatica.”,”Aldo Cairola scrittore e critico d’arte. Si occupa di numismatica. Ha riordinato le collezioni del Museo Civico di Siena di cui è stato direttore.”,”ECOS-025″ “CAIZZI Bruno”,”Storia dell’ industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri.”,”””Dopo il 1932 la Fiat cercò di parare al ristagno del mercato degli automezzi muovendosi più attivamente in altre direzioni: aviomotori, automotrici ferroviarie, motori marini leggeri e pesanti…Per contro la produzione di automezzi era scesa alla Fiat ad appena 18.997 nel 1931, contro i 45.802 di tre anni prima. Ma appena all’ interno giunsero i primi segni di un risveglio dei consumi privati, la fabbrica torinese andò incontro ai gusti di molti clienti ancora timorosi, offrendo macchine utilitarie non costose e di alto rendimento. Poi sopraggiunse l’ impresa di Abissinia a risolvere i molti dubbi di gestione, con la richiesta di forniture militari d’ ogni genere…”” (pag 505)”,”ITAE-067″ “CAIZZI Bruno a cura; scritti di Paolo BALSAMO F.S. NITTI G.M. GALANTI Giuseppe CUBONI Carlo MARANELLI Manlio ROSSI-DORIA Giustino FORTUNATO Eugenio AZIMONTI Sidney SONNINO Giustino FORTUNATO Antonio DE VITI DE MARCO Manlio ROSSI-DORIA Friedrich VÖCHTING Vera LUTZ Ernesto ARTOM Pasquale VILLARI Napoleone COLAJANNI Pasquale TURIELLO Gaetano SALVEMINI G.M. LEI SPANO Guido DORSO Antonio GRAMSCI Umberto ZANOTTI-BIANCO”,”Nuova antologia della questione meridionale.”,”Scritti di Paolo BALSAMO F.S. NITTI G.M. GALANTI Giuseppe CUBONI Carlo MARANELLI Manlio ROSSI-DORIA Giustino FORTUNATO Eugenio AZIMONTI Sidney SONNINO Giustino FORTUNATO Antonio DE VITI DE MARCO Manlio ROSSI-DORIA Friedrich VÖCHTING Vera LUTZ Ernesto ARTOM Pasquale VILLARI Napoleone COLAJANNI Pasquale TURIELLO Gaetano SALVEMINI G.M. LEI SPANO Guido DORSO Antonio GRAMSCI Umberto ZANOTTI-BIANCO Contiene il saggio: – Gaetano SALVEMINI, La direzione oligarchica del movimento socialista, pag 367-375 “”La piccola borghesia intellettuale è non solo più numerosa al Sud che al Nord, ma assai più ignorante. Le scuole, come tutti gli altri servizi pubblici, funzionano troppo peggio nel Mezzogiorno che nell’ Italia settentrionale”” (Salvemini, pag 381)”,”ITAS-072″ “CAIZZI Bruno”,”Camillo e Adriano Olivetti.”,”””Quando, nel 1920, diedi a sua insaputa (dell’ ingegner Prandi, ndr), con Piero Gobetti la mia adesione al movimento per il rinnovamento democratico di Salvemini egli se ne addolorò, non per la scelta, ma perché io mi ero legato ancor troppo giovane e incapace di un giudizio completo, ad una determinata azione politica. Più tardi nel 1923 mi trovai con lui e mio padre nella redazione di un giornaletto riformista “”Tempi Nuovi””. Fu un breve periodo chè più tardi dovetti assentarmi per il servizio militare. Fu in quel tempo che ci trovammo un giorno in piazza S. Carlo con Carlo Rosselli e Piero Gobetti a paralre la prima volta di un accordo per la fusione dei nostri tre settimanali che vivevano separatamente di vita stentata e avevano ciascuno delle istanze che andavano portate avanti”” (pag 136) (dagli appunti inediti di Adriano, ndr)”” “”Il fascismo aveva frantumato le mie aspirazioni al giornalismo. La ribellione ad entrare nella fabbrica paterna venne attenuata””””. (pag 137) (idem) “”Dopo cinque mesi di soggiorno americano, dedicati interamente all’ esperienza industriale, Adriano si ripresentò al padre e gli comunicò di essere a sua disposizione””. (pag 137) (idem) Articolo di Alberto PAPUZZI (Stampa, 13.2.2006) Olivetti, l’ arte di produrre. «Vivevamo un po’ nell’utopia, nella passione di cercare l’idea e di trasferirla nella realtà». Lo dice Giovanni Avonto, prima ingegnere elettronico, quindi dirigente sindacale. Fotografa lo spirito della Olivetti di Ivrea, l’impresa produttrice di macchine da scrivere, quindi di calcolatrici, infine di computer, fondata da Camillo Olivetti agli inizi del secolo, portata all’eccellenza da Adriano Olivetti, quindi passata sotto la gestione di Bruno Visentini e Carlo De Benedetti, per essere cancellata nel 2003 dalla Borsa. Attraverso venticinque testimonianze, di manager, tecnici e operai, raccolte nel volume Uomini e lavoro alla Olivetti (Bruno Mondadori), per la prima volta si racconta la storia, lunga un secolo, di un’azienda attorno alla quale si è costruita una mitologia industriale. E’ storia di uomini – i due Olivetti, il fedele Burzio, intellettuali come Volponi e Pampaloni, Ottieri e Zorzi, designer come Figini e Pollini, Nizzoli o Sottsass. Ed è storia di prodotti: dalla M1, la prima macchina da scrivere italiana, alle «Valentine», rossa e piatta, il Sessantotto in un oggetto, fino al calcolatore Elea 9003, degno di apparire in Odissea 2001. Molti di questi oggetti tecnologici sono esposti in musei del design, dal Moma di New York alla Pinakothek Der Moderne di Monaco. Nessun’altra industria al mondo è stata tanto oggetto di interesse da parte dei musei. D’altronde questa è anche la storia di come un’impresa produca cultura: basta pensare alle biblioteche di fabbrica, ai progetti urbanistici e al Movimento di Comunità, fondato nel dopoguerra da Adriano Olivetti, che ha fatto conoscere Mounier e Maritain. Come sempre nelle ricostruzioni orali, la storia viene fuori a strappi. I passaggi decisivi dipendono dai punti di vista dei personaggi che entrano in scena. In diverse testimonianze si ricorda l’operazione che portò alla cessione, verso la metà degli anni sessanta, della Divisione Elettronica alla General Electric. Secondo Avonto, si era esaurita «la spinta propulsiva» che Adriano Olivetti, morto nel 1960, aveva impresso alla sua azienda, ma la rinuncia all’elettronica era anche una perdita per il paese, allora governato dal primo centrosinistra: «Ci agitammo un po’ in tutti i modi: con le Acli, con il sindacato, con i partiti». Tuttavia il potere politico non mostrò volontà di intervenire. Così, al tempo in cui Bill Gates era ancora al liceo, l’Olivetti si ritrasse sul vecchio terreno della meccanica e l’Italia pagò lo scotto di un ritardo incolmabile nell’informatica. Un altro punto cruciale è la svolta segnata dall’ingresso di Carlo De Benedetti, amministratore delegato dal 1978 e anche presidente dal 1983. Favorevole il giudizio di Umbero Gribaudo, responsabile dell’intero Gruppo di Produzione Olivetti e poi direttore della Divisione Consociate Italia: «Sicuramente deve aver cambiato idea sull’Olivetti dopo un primo periodo, perché credo che quando si è avvicinato all’Olivetti si sia avvicinato a qualcosa che lo ha irraggiato, lo ha entusiasmato. Noi ci aspettavamo delle ghigliottine sui vari settori: invece no, un grande potensiamento dell’immagine Olivetti nel mondo, ma proprio con enfasi. IN quel primo periodo si è occupato di prodotti, di nuove tecnologie, di alleanze. In quel momento credo fosse sinceramente convinto della forza che poteva rappresentare lui per l’Olivetti e l’Olivetti per lui. Guardando dall’interno, l’impressione fu quella di un uomo d’azione che – dopo tre o quattro anni che si scontrava con obiettivi che non riusciva a raggiungere – si era detto qualcosa come: “Non voglio mica invecchiare con questo problema”». Decisamente opposto invece il giudizio di Massimo Levi, che era a capo della Produzione Sistemi di Scrittura e Computer, quando uscì dall’Olivetti nel 1979: «Per uno che vi era cresciuto l’Olivetti era come la mamma, la cosa per cui soffrire e non dormire di notte pensando a cosa fare il giorno dopo, dopo la fine degli anni settanta la faccenda è diventata finanziaria. Cioè De Benedetti è arrivato all’Olivetti tirando fuori dei quattrini: mi pare che l’Olivetti sia stata comprata per qualcosa come 15 miliardi di lire . De Benedetti ha sempre visto l’Olivetti non come qualcosa a cui legarsi nella sorte, ma come un modo di far soldi: De Benedetti è un finanziere insomma, anche se come finanziere ha sbagliato delle cose grosse. Dall’entrata di De Benedetti e dei suoi successori – i Colannino e compagnia bella – l’Olivetti è diventata semplicemente un modo di far soldi, non un modo per dire al mondo “Siamo l’Olivetti”. Prima era così». Della mitologia olivettiana ha fatto parte il tentativo di stabilire un nuovo modello di politica del personale e di relazioni sindacali, in parte sospettato di utopismo in parte accusato di paternalismo. «Fare gestione del personale all’Olivetti – racconta Alberto Gobbi, che è stato direttore del personale – significava farsi carico di tutte le problematiche che insorgevano nel rapporto uomo-fabbrica: cercare di far combaciare per quanto possibile le esigenze della fabbrica con le attitudini, le preferenze e le aspirazioni individuali». Come ricordano i curatori del volume – Francesco Novara e Renato Rozzi, i due psicologi che lavorarono al centro di psicologia della fabbrica, e Roberta Garruccio, storica dell’economia che ha condotto le interviste – «se in altre aziende il lavoratore si confondeva in una massa indifferenziata, in Olivetti egli era una persona con una vita lavorativa ben individuata». In questo senso, un congegno chiave era la selezione e, non a caso, un focus delle interviste è la politica olivettiana del personale (che rispondeva a personaggi come lo scrittore Paolo Volponi). Le memorie individuali colorano di un alone quasi romantico queste vicende, ma mettono anche in evidenza come la vicenda olivettiana rispecchi le contraddizioni dello sviluppo industriale nel nostro Paese, fra l’incudine del rapporto fabbrica-società e il martello dei problemi del mercato globale.”,”ITAE-189″ “CAIZZI Bruno”,”Storia dell’industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri.”,”””Del resto tutta la vecchia siderurgia italiana fu mobilitata dalla guerra, e molte forze, non sempre di sicura capacità, entrarono nello schiermento per affiancarsi alle antiche”” (pag 423)”,”ITAE-013-FSD” “CAIZZI Bruno”,”Camillo e Adriano Olivetti.”,”Bruno Caizzi è nato a Forlì nel 1909. Compiuti gli studi universitari a Torino e Venezia, emigrò nel Cantone Ticino, e a Bellinzona. Libero docente, ha lavorato nel campo della storia economica e sociale della Lombardia e del comasco in particolare. Ha curato per le edizioni di Comunità l”Antologia della questione meridionale'”,”BIOx-032-FSD” “CALABI Lorenzo”,”Sul problema delle classi medie e il metodo del ‘Capitale’.”,”””Ora il costante aumento del plusvalore relativo, o del ‘surplus’ (considerato in questo passo nella forma di valore), che si accompagna allo sviluppo della produzione capitalistica, non si limita a creare le condizioni di una elasticità tendenzialmente crescente nella determinazione della distribuzione del prodotto sociale, dunque anche nella determinazione dei livelli salariali, secondo i rapporti di forza volta per volta esistenti tra le classi in ogni determinata formazione economico-sociale (25); esso ‘produce’ anche l’inserimento di un’«altra» classe tra capitalisti e classe operaia. Se si ipotizza un aumento della produttività dell’industria tale che un terzo della popolazione, invece che due terzi, partecipi direttamente alla produzione materiale; se si ipotizza, cioè, che prima due terzi fornissero i mezzi di sussistenza e di riproduzione per i tre terzi, e ora un terzo soltanto; che prima “”il reddito netto (distinto dal reddito degli operai) fosse un terzo, e ora due terzi””, prescindendo dall’antagonismo delle classi, dice Marx, “”la nazione prima disponeva di un terzo del suo tempo per la produzione immateriale, mentre ora ne dispone di due terzi. Con una ripartizione proporzionale, tutti i tre terzi avrebbero una maggiore quantità di tempo per il lavoro improduttivo e per i propri comodi. Ma nella produzione capitalistica tutto appare ed è antitetico”” (26). Ove la antiteticità consiste in questo, che, dato il modo capitalistico di produzione, e dato il corrispondente modo di distribuzione, la distribuzione del “”tempo a disposizione”” non può essere proporzionale – “”ché se ciascuno lavorasse solo il tempo sufficiente alla riproduzione dei mezzi di sussistenza, per i capitalisti non vi sarebbe ‘surplus’ di cui appropriarsi”” (27). Ma – a prescindere dagli indici numerici – ciò che nella proposizione ora citata viene da Marx ipotizzato è una effettiva tendenza della produzione fondata sul rapporto capitalistico di produzione: «Da un lato è tendenza del capitale ridurre a un minimo sempre minore il tempo di lavoro necessario alla produzione delle merci, dunque anche il numero della popolazione produttiva ‘in rapporto’ alla massa del prodotto» (28). La questione del determinare quale sia il destino della parte di popolazione progressivamente espulsa dal processo di produzione delle merci è quindi l’immagine della questione del determinare quale sia il destino della crescente massa del ‘surplus’ prodotto nelle società dominate dal modo di produzione capitalistico. In misura crescente tale ‘surplus’ non solo può, ma deve essere speso in lavoro “”improduttivo””: «Sebbene non rientri in questa sede, si può tuttavia già qui ricordare come alla creazione di plusvalore da un lato, corrisponda una creazione di minus-lavoro, relativamente inutile (o nel caso migliore, ‘non produttivo’) dall’altro. Ciò è evidente soprattutto riguarda al capitale stesso, ma poi anche alle classi con le quali esso si associa, poveri, servi, galoppini ecc. che vivono del prodotto eccedente, insomma all’intero ‘seguito sociale’, e a quella parte della classe ‘servile’ che non vive di capitale, ma di reddito (…). Perciò Malthus è assolutamente coerente quando accanto al pluslavoro e al pluscapitale, pone l’esigenza di una eccedenza di oziosi che consumano senza produrre, ovvero la necessità dello spreco, dello sperpero, ecc.» (29). Si osserverà a questo proposito che Marx, contrapponendo lavoratori produttivi a oziosi, valendosi, anche dal punto di vista terminologico, di nozioni analitiche proprie dell’economia politica classica, da Steuart, alle ‘Lezioni’ smithiane, ai ‘Principi’ di Ricardo e di Malthus (“”servile””, contrapposizione reddito-capitale, “”seguito””), si riferisce a classi cui il capitale “”si associa””, a classi la cui esistenza sembra storicamente presupposta alla sua esistenza di capitale; o comunque a una conduzione di basso grado di socializzazione dei servizi che, rispetto alla tendenza del modo di produzione capitalistico a sottomettere e per ciò stesso a conformare alla propria specifica natura le situazioni storicamente date e preesistenti, si presenta come una sopravvivenza del passato. E si farà una analoga osservazione a proposito del passo della ‘Storia delle teorie economiche’ che riporto di seguito, almeno nella misura in cui è il carattere personale dei servizi di cui si parla che risulta soprattutto evidente: «Se gli operai produttivi sono quelli pagati dal capitale, e gli improduttivi quelli pagati dal reddito, è evidente che la classe produttiva sta alla improduttiva come il capitale sta al reddito. Ma l’accrescimento proporzionale delle due classi non dipende soltanto dal rapporto esistente fra la massa dei capitali e la massa dei redditi, ma anche dal rapporto in cui il reddito crescente (profitto) sì converte in capitale o è speso come reddito. Benché la borghesia fosse originariamente molto economa, la produttività crescente del capitale, cioè degli operai, l’ha portata a imitare le corti feudali. Secondo l’ultimo rapporto (1861) sulle fabbriche, la cifra complessiva delle persone (compreso il personale amministrativo) impiegata nelle fabbriche vere e proprie del Regno Unito ammontava a sole 775.534 unità, mentre il numero delle domestiche ammontava, soltanto in Inghilterra, a un milione. Che bella organizzazione! Una ragazza deve sudare 12 ore in una fabbrica perché il principale, con una parte del lavoro non pagatole, possa prendere al suo servizio personale la sorella di lei come serva, il fratello come stalliere, il cugino come soldato o poliziotto» (30). Non solo, tuttavia, qui, come in genere in tutta l’opera di Marx, è da tenere presente che quanto si afferma del singolo individuo è da riferirsi in generale alla classe cui il singolo appartiene, perché in questa opera “”si tratta delle ‘persone’ soltanto in quanto ‘personificazione di categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classi””. (…)”” [Lorenzo Calabi, ‘Sul problema delle classi medie e il metodo del ‘Capitale”, (estratto da introduzione a ‘La crisi della società industriale’ di Norman Birnbaum, Padova, 1971] [(26) Karl Marx, ‘Theorien über den Mehrwert’, ed. Kautsky, I, tr.it. di E. Conti, ‘Storia delle teorie economiche’, I, Torino, 1954, p. 309; (27) Martin Nicolaus, op, cit., p. 38; (28) Karl Marx, ‘Theorien über den Mehrwert’, I, Mew, 26.1, 1965, p. 199; (29) Karl Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, I, cit., p. 417; (30) Karl Marx, ‘Storia delle teorie economiche’, I, Torino, 1954, pp. 292-93] (pag 16-17-18-19)”,”MADS-720″ “CALABRESE Oscar a cura; saggi di Franco DELLA-PERUTA Nicola TRANFAGLIA Mario SPINELLA Salvatore VECA Valerio CASTRONOVO Giorgio GALLI Rosario ROMEO Giovanni POSANI Giorgio FABRE Carlo FORMENTI Gianni BAGET-BOZZO Laura BALBO Claudia CONFORTI Vittorio GREGOTTI Marcello CINI Maria CORTI Carlo BERTELLI Enrico PATTARO Gianfranco BETTETINI Giovanni BECHELLONI Omar CALABRESE”,”Italia moderna. Immagini di storia di un’ identità nazionale. Volume V. 1860-1980. Il paese immaginato.”,”Saggi di Franco DELLA-PERUTA Nicola TRANFAGLIA Mario SPINELLA Salvatore VECA Valerio CASTRONOVO Giorgio GALLI Rosario ROMEO Giovanni POSANI Giorgio FABRE Carlo FORMENTI Gianni BAGET-BOZZO Laura BALBO Claudia CONFORTI Vittorio GREGOTTI Marcello CINI Maria CORTI Carlo BERTELLI Enrico PATTARO Gianfranco BETTETINI Giovanni BECHELLONI Omar CALABRESE. “”Una lezione di storia che si stenta ad accettare è che da sistemi di agricoltura avanzati e produttivi non si ottenga necessariamente una crescita del reddito pro-capite, e tanto meno una spinta verso l’ industrializzazione””. Questa lezione, che saggiamente ci ripete E.L. Jones nell’ introduzione di Agricoltura e sviluppo economico, non è stata certamente tenuta in grande considerazione da coloro che, nell’ Italia unita, hanno più volte cercato di rilanciare il processo produttivo agricolo e l’ agricoltura nel suo complesso, perché tutti questi tentativi, in fin dei conti, sono sempre mossi da interessi che agricoli non erano””. (pag 192, Giovanni Posani) “”Con un paragone un po’ ardito possiamo dire che anche Marx ed Engels, in ben altra ottica, manifestavano la stessa sindrome allorché disfatte dallo snervante “”soffio della prosperità”” le illusioni rivoluzionarie del 1848, volgevano lo sguardo verso l’ India, la Cina e la Russia, paesi così profondamente agricoli, lontani da troppa ricchezza, da troppa civiltà, da troppa industria, da troppo commercio””. (idem)”,”ITAS-081″ “CALABRESI Stelio”,”Da Zoroastro ai Catari.”,”Eresia di estrazione orientale. “”I Catari, vero la fine dell’XI secolo, si erano diffusi nella Francia settentrionale, ma senza fortuna: furono perseguitati in quanto eretici e costretti a emigrare verso sud dove furono accolti favorevolmente nella provincia semindipendente della Linguadoca e soprattutto nella città di Albì (ove stabilirono una loro Chiesa) ma anche nelle sedi di Carcassonne e Tolosa. I signori di quelle città furono seguaci del movimento ereticale. Le comunità catare qui stanziate, insieme ai numerosi e coevi focolai dell’ Italia settentrionale, furono in occidente il gruppo principale attraverso il quale si manifestò l’ eresia di estrazione orientale (maturata; come si è visto nei Balcani).”” (pag 28) Due errori. “”Che cosa dunque ruppe l’ equilibrio, nel caso dei Catari? Credo che il catarismo commettesse due errori fondamentali, quanto mortali, di impostazione politica: l’uno e l’altro derivavano dal fatto di essersi voluti spingere fino alla negazione completa della Chiesa di Roma, della sua liturgia ma anche di alcuni dei suoi principali cardini teologici intangibili. Questo fu il primo errore. (…) Intorno al 1170, a Saint-Félix-de-Caraman, i Catari celebrarono il loro primo concilio e, in quella occasione, si dettero una organizzazione su base territoriale in forma diocesana. L’ applicazione di questo tipo di organizzazione, secondo errore, implicava in concreto il pericolo di una nuova chiesa cristiana in occidente e Roma reagì.”” (pag 28-29)”,”RELC-218″ “CALABRESI Mario”,”Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo.”,”CALABRESI Mario (Milano, 1970) ha studiato storia e giornalismo. Ha lavorato come cronista parlamentare all’ Ansa e alla redazione romana della “”Stampa””. E’ stato caporedattore centrale di ‘Repubblica’ e corrispondente da New York. CALABRESI Mario (Milano, 1970) ha studiato storia e giornalismo. Ha lavorato come cronista parlamentare all’ Ansa e alla redazione romana della “”Stampa””. E’ stato caporedattore centrale di ‘Repubblica’ e corrispondente da New York. “”Il 14 maggio 1977, in via De Amicis a Milano, un ragazzo con passamontagna, jeans a zampa d’elefante e stivaletti; tende le braccia in posizione di tiro, impugna una pistola. La foto fa il giro del mondo. Umberto Eco solo una settimana dopo scrive: tenete a mente questa immagine, diventerà esemplare del nostro secolo. E’ l’emblema dello scontro che incendia l’Italia, lo scatto simbolo del Settantasette, di una “”generazione perduta”” nella violenza, di un anno che vedrà 42 omicidi e 2128 attentati politici””. (pag ) (inizio cap. II. Piazza del Popolo)”,”TEMx-044″ “CALABRO’ Antonio a cura; saggi di Angelo BOLAFFI Francesco CAVALLI-SFORZA Luca CAVALLI-SFORZA Predrag MATVEJEVIC Gianfranco RAVASI Amartya K. SEN Domenico SINISCALCO Peter SUTHERLAND”,”Frontiere.”,”Saggi di Angelo BOLAFFI Francesco CAVALLI-SFORZA Luca CAVALLI-SFORZA Predrag MATVEJEVIC Gianfranco RAVASI Amartya K. SEN Domenico SINISCALCO Peter SUTHERLAND”,”STOS-078″ “CALABRO’ Antonio CALABRO’ Carlo”,”Bandeirantes. Il Brasile alla conquista dell’economia mondiale.”,”A. CALABRO’ è giornalista e scrittore, direttore di Corporate Culture del gruppo Pirelli e direttore della Fondazione Pirelli. E’ stato direttore editoriale de ‘Il Sole 24 ore’. Ha scritto pure ‘Orgoglio industriale’ (2009) Carlo CALABRO’ è Head di Governance di Banco Votorantim, quinta banca privata in Brasile.”,”AMLx-126″ “CALABRÒ Antonio”,”Intervista ai capitalisti.”,”CALABRÒ Antonio”,”ITAE-300″ “CALAMANDREI Piero”,”Uomini e città della Resistenza. Discorsi scritti ed epigrafi.”,”Il monumento a Kesserling. “”Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani Ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio (…)”” (pag 245) (Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952) “”Non è stato, vedete, il saccheggio disordinato e sfrenato di soldatesche ubriache ed incoscienti, sfuggite ai loro capi e trascinato dalla loro cieca furia; è stata una distruzione sistematica, oculata, preparata con una specie di compiacimento artistico dai comandanti responsabili, per renderla più feroce e più inesorabile; e i gregari, tutti i gregari, hanno saputo eseguirla con gusto lucido e raffinato: non l’antico costume dei barbari invasori di saccheggiare alla rinfusa per arricchirsi colle spoglie dei vinti, ma la nuovissima tecnica di distruggere ordinatamente, di torturare con inesorabilità burocratica i corpi e gli spiriti, di fare a pezzi con meticolosa cura macchine e ornamenti, statue e libri, mobilia e indumenti e perfino i più innocenti ricordi domestici, per lasciar dietro di sé nella fuga questa scia di salme straziate e di rottami stritolati, a testimonianza che, dove passano i tedeschi, la civiltà, anche nelle sue espressioni più familiari e più amabili, deve per sempre rimanere inaridita.”” (pag 152)”,”ITAR-114″ “CALAMANDREI Piero SALVEMINI Gaetano RUSSO Luigi MILA Massimo CATALANO Franco ALATRI Paolo FAZIO ALLMAYER Vito MOSCON Giorgio RUSSO Luigi SIMONE Alberto COLLOTTI Enzo BRUNETTI Franz ISNENGHI Mario FOA Vittorio”,”L’Italia clericale.”,”’25 anni di lotta laica e progressista contro lo strapotere del Vaticano e della DC’ Scritti di CALAMANDREI Piero SALVEMINI Gaetano RUSSO Luigi MILA Massimo CATALANO Franco ALATRI Paolo FAZIO ALLMAYER Vito MOSCON Giorgio RUSSO Luigi SIMONE Alberto COLLOTTI Enzo BRUNETTI Franz ISNENGHI Mario FOA Vittorio”,”ITAP-141″ “CALAMANDREI Franco”,”L’iniziativa politica del partito rivoluzionario da Lenin a Gramsci e Togliatti.”,”CALAMANDREI Franco Gramsci pro Stalin vs Trotsky “”Anche nei collegamenti che la riflessione gramsciana stabilisce tra la teoria della “”guerra di trincea ed i problemi strategici allora al centro del dibattito del movimento comunista internazionale – la questione del socialismo in un solo paese, la lotta contro le posizioni di Trotzki -, sembra a me sia particolarmente da rilevare l’accentuazione che ne risulta per il valore dell’azione politica che in ciascun paese i partiti comunisti debbono esplicare. Si tratta delle pagine del ‘Machiavelli’ (83), non meno note di quelle citate sopra, in cui Gramsci sostiene la tesi di Stalin contro l’internazionalismo “”vago e puramente ideologico”” di Trotzki, e constatando la passività che esso alimenta (o perché nessun partito crede di “”dover incominciare””, o “”perché si aspetta una forma di “”napoleonismo”” anacronistico e antinaturale””) arriva a intravedere (su un filo, peraltro, anche qui, che cominciava a sdipanarsi già nel 1924) (82) una articolazione autonoma, nella unità dialettica, tra il “”punto di partenza nazionale”” e la “”prospettiva internazionale”””” (pag 96) [(81) A. Gramsci, Internazionalismo e politica nazionale, in ‘Machiavellli, cit, pp. 114-115; (82) Cfr. in ‘La formazione del gruppo dirigente, cit, p. 261]”,”GRAS-105″ “CALAMANDREI Piero, a cura di Giuseppina MAZZONI RAJNA”,”La casa di campagna.”,”Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889, vi è morto nel 1956, ancora nel pieno della sua attività che era di insegnante universitario, di avvocato, di uomo politico, di scrittore. Laureato in giurisprudenza. Oppositore del regime fascista. Finchè fu possibile a lui come ad altri coraggiosi, egli organizzò e contribuì ad organizzare una società di ‘resistenti’ al regime e una rivista di battaglia (‘Non mollare’, un bel titolo che dovrebbe diventare la vostra insegna) in nome della verità nascosta o calpestata dai trionfatori del momento. In Italia aveva contribuito a dar vita alla nuova costituzione repubblicana. Calamandrei poeta di epigrafi (“”Lo avrai, camerata Kesserling, il monumento che pretendi da noi italiani…””) (pag IX)”,”ITAR-017-FV” “CALAMANDREI Piero”,”Chiarezza nella Costituzione. Discorso pronunciato all’Assemblea costituente nella seduta del 4 marzo 1947.”,”Donazione della famiglia Bernamonti, Cremona-Milano Piero Calamandrei, deputato alla Costituente Leggi chiare, stabili, oneste (pag 38-)”,”RELC-016-FV” “CALAMANDREI Mauro”,”Chi comanda in USA. Politica e antipolitica dopo Nixon e Watergate.”,”Mauro Calamandrei è nato a Firenze nel 1925. Laureatosi i n filosofia prima a Firenze e poi a Chicago, ha insegnato in Italia e in variwe Università americane. Da sedici anni è corrispondente dagli Stati Uniti per L’Espresso.”,”USAP-012-FL” “CALAMANDREI Piero RENZI Renzo ARISTARCO Guido, contributi”,”Dall’arcadia a Peschiera. Il processo s’agapò.”,”- Gli aspetti giuridico-costituzionali del processo (Calamandrei) – Una proposta di film e un processo – Un esame dell’opinione pubblica italiana attraverso la stampa – Rapporto di un ex-balilla (Renzi) – Gli oppositori del neorealismo (Aristarco) Questo libro offre una completa informazione sulle origini e sullo sviluppo del processo intentato a Renzo Renzi per la proposta di film ‘L’Armata s’agapò’, pubblicata sulla rivista «Cinema Nuovo» di guido Aristarco; nello stesso tempo intende scoprire nel caratteristico episodio tutti gli aspetti che interessano direttamente lo sviluppo delle libertà democratiche in Italia. Nel primo capitolo introduttivo Piero Calamandrei (…) esamina la posizione dei Tribunali militari nella Costituzione repubblicana e illustra tutti i problemi di portata generale, giuridici e politici, che il processo propone più che ai giudici, a tutti i cittadini che hanno a cuore la loro libertà. (…) Renzo Renzi, che abbiamo invitato a raccontare la sua formazione giovanile e le esperienze politiche e di guerra, ha fatto un’autobiografia che può rappresentare, per il distacco e l’ironia con cui è disegnata, per la ticipità della situazione e degli avvenimenti e per la meditazione scavata di ogni reazione psicologica, la storia di tutta la sua generazione (…). Infine il saggio di Guido Aristarco sugli “”Oppositori del neorealismo”” riconferma la precisa finalità di questo volume (…)”” (pag V-VI, avvertenza) “”Nel febbraio 1953 il numero 4 della rivista quindicinale Cinema Nuovo pubblica una proposta di film di Renzo Renzi sulla guerra in Grecia, alla quale, si noti bene, ha preso parte. Saccheggi, fucilazioni, ma soprattutto vita nei bordelli e conquiste di donne costrette a cedere per fame, ecco, per l’autore, la visione più vera di un conflitto assurdo, non sentito, condotto con passaggi da operetta, nel quale alcuni soldati, mal guidati, diedero sfogo al tipico istinto caratteristico maschile italiano: il gallismo, che portò ad indicare le nostre truppe come l’armata s’agapò che in greco significa ti amo. Un film pacifista e spronante all’autocritica che sollecita valutazioni positive, ma anche negative, espresse da lettere che si possono leggere sui numeri successivi della rivista diretta da Guido Aristarco. Un dibattito culturale sul come trasferire sugli schermi la guerra, fuori dalla retorica. Un gioco politico-intellettuale perché di realizzazione non si parla nemmeno. Ma sette mesi dopo, ecco gli arresti per vilipendio alle Forze Armate e la traduzione dei catturati alla fortezza di Peschiera, nell’ambito di un procedimento militare condotto nei confronti di due cittadini in borghese sulla base della lettura repressiva del codice militare del 1941, riflesso della concezione fascista dello Stato-caserma con i cittadini abili in mobilitazione permanente”” [f. Claudio Santini (estratto da articolo pubblicato dalla rivista “”I Portici””) (resistenzatradita.eu) (“”L’armata s’agapò: repressione e censura nell’Italia del dopoguerra””) ‘Chi è Guido Aristarco. Guido Aristarco (Fossacesia Marittima, 7 ottobre 1918 – Roma, 11 settembre 1996) è stato un influente critico, storico e teorico del cinema. Comincia giovanissimo a collaborare come critico cinematografico per “”La voce di Mantova””, quindi dal 1939 per “”Il corriere padano”” (subentrando a Michelangelo Antonioni) e per varie riviste dei Guf come “”Signum di Treviso”” e “”Architrave”” di Bologna. Nel 1942 la sua firma compare anche su “”Cinema”” (prima serie). Nel 1946 scrive la sceneggiatura de Il sole sorge ancora di Aldo Vergano, assieme a Vergano stesso, a Carlo Lizzani e a Giuseppe De Santis. Nel dopoguerra lavora alla Rai come redattore del radiogiornale e come titolare di una rubrica di cinema. Nel 1948, contemporaneamente a Elsa Morante, viene sollevato dall’incarico per motivi politici. Lo stesso anno è redattore di “”Cinema”” (seconda serie) di cui diventa anche capo-redattore nel dicembre 1951. L’anno successivo abbandona la rivista per fondarne una propria, “”Cinema nuovo””, di cui sarà direttore fino al 1996, anno in cui termina le sue pubblicazioni. La rivista si caratterizza per una forte impostazione marxista, di ispirazione lukácsiana, e per una litigiosità comprensibile soltanto tenendo conto dell’atmosfera del periodo. In tempi più recenti sviluppa invece un notevole interesse per le nuove tecnologie applicate al cinema. Sul n. 4 di “”Cinema nuovo”” (febbraio 1953) Aristarco pubblica un soggetto di Renzo Renzi, intitolato “”L’armata s’agapò””, incentrato sull’occupazione militare italiana in Grecia. Il 10 settembre Aristarco (in quanto direttore) e Renzi (in quanto autore) vengono arrestati e rinchiusi nel carcere militare di Peschiera con l’accusa di vilipendio all’esercito. Il mese dopo (8 ottobre) vengono condannati da un Tribunale militare rispettivamente a sei mesi (Aristarco) e sette mesi e tre giorni di reclusione. Renzi perde anche il grado di ufficiale. Entrambi hanno il beneficio della condizionale. L’anno seguente racconteranno la storia del processo in un libro intitolato “”Dall’Arcadia a Peschiera””. Nel 1969 vince il primo concorso per la cattedra di Storia e critica del cinema. Fino ai primi anni ’80 insegna presso l’università di Torino per passare poi a La Sapienza a Roma. Nel 1989 lascia l’insegnamento per raggiunti limiti di età’. (http://fondazione.cinetecadibologna.it) “”Furono gli organi del Sifar (servizio segreto militare) ad allestire la spregevole operazione che condusse alla privazione della libertà personale di due esponenti della cultura cinematografica nel 1953. All’operazione si unì l’Ufficio Affari Riservati del Viminale. All’operazione il giudice istruttore di Venezia, Carlo Mastelloni, fornisce questa nuova lettura della vicenda che portò in carcere il cineasta bolognese Renzo Renzi e il direttore della rivista Cinema Nuovo, Guido Aristarco, per “L’Armata s’agapò”: una proposta di film sulla guerra fascista in Grecia. Il canovaccio fu l’occasione per processare – davanti all’autorità militare e non civile – due intellettuali accusati di attività antinazionale, pertanto, di conseguenza, comunista. Le prove sono venute fuori dagli scatoloni custoditi nel magazzino segreto del Viminale in Via Appia e allegate, in parte, all’istruttoria veneziana di Mastelloni su Argo 16, l’aereo precipitato (fatto cadere) a Marghera, nel novembre 1973. Li abbiamo recuperati con la collaborazione preziosa degli esperti di settore, Gianni Cipriani e Gianni Flamini, e li proponiamo ai nostri lettori a cinquant’anni dall’evento. I documenti segreti. È il 6 marzo 1952, diciotto mesi prima degli arresti, e il Questore di Nuoro contatta gli Affari Riservati, struttura occulta di polizia politica, per avvertire che il critico cinematografico Guido Aristarco ha presentato in Sardegna un film cecoslovacco su lotte proletarie attuate anche “attraverso conflitti con la forza pubblica”. Si tratta di manifesta “propaganda socialcomunista” che richiede la “cauta vigilanza del caso”. Non passa dunque inosservata la pubblicazione su Cinema Nuovo, rivista diretta proprio da Aristarco, della proposta di film (L ‘armata s’agapò) fatta da Renzo Renzi, bolognese, “politicamente orientato- indagano i Servizi – verso i partiti dell’estrema sinistra” e critico cinematografico del “soppresso quotidiano comunista Progresso d’Italia”. S’inizia dunque la repressione montata sull’asserita rilevanza internazionale assunta dalla vicenda per un articolo pubblicato il 27 febbraio 1953 dal giornale greco Acropoli. L’assunto che “i soldati di Mussolini si dedicavano soprattutto all’amore con le donne greche (s’ agapò – l’Armata s agapo – significa in greco “Ti amo”) ha prodotto, secondo un appunto segreto al Viminale, “grande impressione nei circoli politici di quella Capitale e fra quella colonia italiana”. L’Addetto militare alla nostra Ambasciata di Atene invia un rapporto riservato. “Gli organi informativi (leggi Servizi segreti militari) si incaricano di “segnalare il fatto alle Autorità militari interessate”. La denuncia dunque non parte da un “cittadino indignato”, come si lasciò intendere allora, ma fu sollecitata dal Sifar, come evidenziano i documenti di oggi. La Procura militare di Milano (competente per territorio sulla base del luogo di pubblicazione dello scritto incriminato) comincia l’istruttoria il 2 aprile e la protrae per cinque mesi senza che gli inquisiti sappiano alcunché.Il Ministro di Grazia e Giustizia concede l’autorizzazione a procedere. Il 5 settembre il Questore di Milano scrive al capo della polizia, Tommaso Pavone, per informarlo “in via personale, stante la riservatezza” che, secondo fonti confidenziali, la Procura militare di Milano sta contestando “reati militari commessi a mezzo stampa” per i quali “ sarebbero pure in corso ordini di cattura”. Si tratta di un intervento repressivo forse più consistente di quello che sarà attuato pochi giorni dopo in quanto il Questore di Milano indica fra i possibili catturandi non solo Aristarco ma anche (per altri episodi da connettere) Davide Lajolo, direttore dell’unità e Corrado De Vita, direttore di Milano sera, quotidiano fondato nel capoluogo lombardo per raccogliere consensi nell’area di sinistra. Alla stretta finale però (forse per timore di una ripercussione politica troppo forte) rimangono nella rete i soli Renzi ed Aristarco in nome dell’unica e più “popolare” tutela del prestigio dell’Esercito che proprio fra la fine d’agosto e i primi di settembre, viene schierato sul fronte orientale, jugoslavo, in nome dell’italianità di Trieste. Il 17 settembre 1953 (una settimana dopo gli arresti) l’appunto redatto sul caso da un funzionario del Ministero degli Interni porta la dicitura “Segreto” e la sigla “Z” riservata ai sovversivi di sinistra Tale classificazione giustifica pertanto il controllo politico anche di coloro che solidarizzano con gli imputati. Un rapporto da Napoli segnala che il professor Renato Caccioppoli ha parlato in favore di Renzi e Aristarco ricevendo la solidarietà di Vittorio De Sica e Eduardo De Filippo che hanno dato alla manifestazione “un’intonazione decisamente di sinistra”. Firenze trasmette invece un’informativa sugli interventi dei professori Salvemini e Calamandrei. Tale controllo politico si estenderà su Aristarco almeno fino al 16 febbraio 1966, data di un appunto riservato su un suo viaggio a Cuba. Per un più dettagliato quadro di riferimento, rileviamo, a questo punto, che il Servizio Informazioni Forze Armate, fu ripristinato nel 1949 con la direzione di Giovanni Carlo Re; passò nel ’51 a Umberto Broccoli, già capo di stato maggiore dell’8A Corpo d’Armata in Grecia; era condotto, all’epoca dei fatti, da Ettore Musco. L’Ufficio Affari Riservati del Viminale era diretto, nel 1953, da Gesualdo Barletta, già responsabile della nona zona, Lazio-Roma, del-l’Ovra, la struttura per la repressione antifascista. Tale dirigente figura fra i propugnatori dell’intenzione operativa di bandire il Pci dopo la scomunica del Sant’Uffizio. Fuori dalla Chiesa, fuori dallo Stato. L’estromissione della sinistra anche dal mondo intellettuale italiano trovava allora riferimento nel pensiero di Mario Scelba, Ministro dell’Interno dal 1947 al ’53 (per poi diventare Presidente del Consiglio) e ideatore dell’epiteto “culturame” – cultura-strame – per bollare la produzione di pensiero comunista. La cultura di massa dei primi Anni Cinquanta – la tivù nascerà nel’54- è orientata dal cinema, percorso dalla produzione del neorealismo (ad esempio Rossellini e De Sica con Paisà, Roma città aperta, Ladri di biciclette, UmbertoD…) che, con la cruda rappresentazione degli eventi e della società, fornisce un’immagine negativa dell’Italia e del suo Governo. Lotta dunque contro questi “comunisti nel cinema” proprio come sta facendo l’America con la Commissione guidata dal senatore Joseph Mc Carthy che negli anni fra il 1952-53 compila la famosa lista coi 324 nomi che allontana dalla produzione di Hollywood personalità come Chaplin, Wiler, Losey…. Il fatto. Nel febbraio 1953 il numero 4 della rivista quindicinale Cinema Nuovo pubblica una proposta di film di Renzo Renzi sulla guerra in Grecia, alla quale, si noti bene, ha preso parte. Saccheggi, fucilazioni, ma soprattutto vita nei bordelli e conquiste di donne costrette a cedere per fame, ecco, per l’autore, la visione più vera di un conflitto assurdo, non sentito, condotto con passaggi da operetta, nel quale alcuni soldati, mal guidati, diedero sfogo al tipico istinto caratteristico maschile italiano: il gallismo, che portò ad indicare le nostre truppe come l’armata s’agapò che in greco significa ti amo. Un film pacifista e spronante all’autocritica che sollecita valutazioni positive, ma anche negative, espresse da lettere che si possono leggere sui numeri successivi della rivista diretta da Guido Aristarco. Un dibattito culturale sul come trasferire sugli schermi la guerra, fuori dalla retorica. Un gioco politico-intellettuale perché di realizzazione non si parla nemmeno. Ma sette mesi dopo, ecco gli arresti per vilipendio alle Forze Armate e la traduzione dei catturati alla fortezza di Peschiera, nell’ambito di un procedimento militare condotto nei confronti di due cittadini in borghese sulla base della lettura repressiva del codice militare del 1941, riflesso della concezione fascista dello Stato-caserma con i cittadini abili in mobilitazione permanente. Nel dibattito alla Costituente era stato proposto di abolire i tribunali militari in tempo di pace ma, alla fine, era stato ritenuto opportuno conservarli (sia pure riformati) per i coscritti. Solo che questo concetto era stato affrettatamente formulato con l’espressione “appartenenti alle Forze Armate”: la stessa che il codice militare d’epoca fascista attribuiva anche ai “militari in congedo non definitivo e quindi soggetti al richiamo alle armi”. In quest’ambito, Renzi, già sottotenente, e Aristarco, già sergente, entrambi in congedo non definitivo, appartenevano giuridicamente alle Forze Armate e pertanto potevano essere processati dalla giurisdizione militare per un reato previsto non solo dal codice penale ordinario ma anche da quello marziale. E nulla cambiava che l’Esercito asseritamente vilipeso fosse quello di Mussolini e non quello della Repubblica democratica perché, per la Procura militare, la caduta del fascismo non aveva travolto la Patria, che “c’è ora e c’era allora, indipendentemente dalla forma di governo”. Il dibattito investe il Paese. “Qualunque guerra è sacra perché benedetta dal sangue dei Caduti”. “Solo i nuovi fascisti rifiutano la critica delle guerre fasciste”. La difesa di Renzi è assunta da Ettore Gallo e Giacomo Delitala, quella di Aristarco da Luigi Degli Occhi e Mario Paggi. L’accusa è sostenuta dal generale di brigata Mario Solinas. Presidente il generale di Brigata Armando Calabrò. Sede del dibattimento Milano. Il processo dura dal 5 all’8 ottobre. La tesi difensiva d’incompetenza militare è respinta. L’accusa chiede 2 anni per Renzi e 8 mesi e 20 giorni per Aristarco. La Corte, dopo quattro ore e mezza di camera di consiglio, infligge a Renzi 7 mesi e 3 giorni di carcere e la rimozione dal grado, ad Aristarco 6 mesi. Per entrambi c’è la condizionale. Hanno fatto comunque un mese di Fortezza. La polemica divampa sui giornali coinvolgendo grandi firme da Pannunzio a Benedetti, a Montanelli, a Emanuelli, a Brancati.Tre anni dopo, il 23 marzo del 1956, il Parlamento approva una legge che fissa la qualifica di “militare in congedo” come aggravante del reato di vilipendio delle Forze Armate previsto dal codice penale ordinario. Niente più Corte marziale. Trentanove anni dopo, nel 1992, Meditterraneo di Gabriele Salvatores, vince l’Oscar per il miglior film straniero. Quarantatrè anni dopo, il 12 settembre del 1996, muore Guido Aristarco. I ricordi di Renzi. “Venga con noi, si tratta di una formalità. Se la sbriga in cinque minuti”. Renzo Renzi ricorda la mattina del 10 settembre 1953 quando, verso le 10,30, due carabinieri, presentatisi a casa sua, lo invitano a seguirli. E’ in partenza per la Bassa – dove deve studiare l’ambientazione di un film -ma non sa dire di no ai militari “così gentili, convincenti, rassicuranti”. Al Comando di Via Pietramellara, la notificazione formale di un ordine di cattura. – Perché ? – Vilipendio delle Forze armate – Chi, io? – Sì, con Aristarco. E questo nome fa riemergere l’ormai disperso ricordo dell’articolo su Cinema Nuovo. Comunque “buio completo” durante i sempre meno comprensibili trasferimenti ai Comandi di Via dei Bersaglieri e di Via Vinazzetti. Alle 14, il “prego, s’accomodi” su un’auto civile con occupanti in borghese anche se “uno ha il mitra”. Viaggio verso il nord in un clima di persistente affabilità . A Verona, un caffè “offerto da loro”. A Peschiera l’ormai svelata destinazione del viaggio. Lungo un corridoio della Fortezza, la vista, in lontananza, di Aristarco. Lui, già sergente, nel reparto della truppa. “ Io, già sottotenente, in cella singola con attendente”. Privilegi del grado ma ugualmente bugliolo (secchio per i bisogni fisiologici) e luce perennemente accesa (“ Non mi farà chiudere occhio”). Il giorno dopo, incontro con Aristarco durante l’aria e punto della situazione e decisione di organizzarsi per non cedere alla frustrazione. “Chiedemmo di curare la biblioteca e ci fu concesso”. Così vita quasi da intellettuali anche dietro alle sbarre militari, fra la curiosità degli altri reclusi attratti dal gran parlare che, fuori, si faceva sul caso. “Fu un periodo paradossale per gli aspetti giudiziario e politico ma anche stimolante per le relazioni umane. Io, ad esempio, m’ interessavo, e prendevo nota, delle espressioni gergali-carcerarie. Con Guido invece scrivevamo agli editori amici perché mandassero libri per arricchire la biblioteca (ne giunsero tanti) e distribuivamo volumi e sentivamo commenti…”. Poi gli incontri autorizzati con gli amici, fra i quali Visconti assieme agli interpreti di Senso allora in lavorazione a Custoza. Infine la preparazione, con gli avvocati, della linea di difesa”. Il processo a Milano. “ Sapevo che l’accusatore Solinas aveva sposato una donna greca, conosciuta durante la guerra, e anche per questo lo sentivo particolarmente ostile. Il mio principale timore era di non commettere errori nel rispondere alle sue domande che intuivo insidiose. Il presidente Calabrò invece mi sembrava abbastanza comprensivo. Ricordo infine la rabbia di un comandante alla deposizione del suo attendente (al quale sarò sempre grado per l’onestà civile e intellettuale) sul frequente cambio delle lenzuola segnate dalle deflorazioni”. Poi la sentenza. “ Fui anche degradato”. E, dopo la scarcerazione per la condizionale, il ritorno fra gli amici (“ Quante strette di mano.”) e i familiari (“Com’è sempre stata preoccupata mia madre!.). Il momento storico. Il periodo fra febbraio e settembre 1953 -coincidente con il caso Renzi/Aristarco- è inizialmente segnato dal duro confronto sulla riforma elettorale, con premio di maggioranza, bollata dall’opposizione come “legge truffa”. La Dc di De Gasperi punta alla stabilità di governo in chiave filoamericana, stimolata in ciò anche dalla nuova ambasciatrice Usa a Roma, Clara Booth Luce. Gli scontri sono in piazza, ma anche in Parlamento. Il presidente del Senato, Ettore Paratore, si dimette. La Legge passa, ma le elezioni del 7 giugno bloccano gli alleati democristiani sotto la soglia del 50 per cento che avrebbe portato il 65 per cento di seggi. E’ la fine politica di De Gasperi, battuto alla Camera col suo ottavo governo e costretto a lasciare il posto a Giuseppe Pella. L’esecutivo De Gasperi 7 (fino alle elezioni del 7 giugno) vede Scelba agli Interni, Zoli a Grazia e Giustizia, Pacciardi alla Difesa, Andreotti sottosegretario alla Presidenza con delega Spettacolo. Il De Gasperi 8 (16-28 luglio) Fan-fani agli Interni, Gonella alla Giustizia (è lui a firmare l’autorizzazione a procedere) , Codacci Pisanelli alla Difesa. Il Pella 1, (17 luglio- 5 gennaio) Fanfani agli Interni, Azara alla Giustizia, Taviani alla Difesa, Andreotti segretario del Consiglio. Nel febbraio nasce l’Eni che porta alla ribalta Enrico Mattei. Il 5 marzo muore Stalin. In America, Ethel e Julius Rosenberg vanno alla sedia elettrica per spionaggio a favore dell’Urss. In agosto scoppia la questione Trieste. L’Italia invia unità dell’esercito sul fronte jugoslavo per le ventilate minacce di invasione del Territorio Libero fatte da Tito. Ci sono manifestazioni nazionaliste con morti. L’ 11 aprile a Tor Vajanica viene trovato sulla spiaggia il corpo senza vita di Wilma Montesi. In maggio quella morte viene legata, sui giornali, al nome di Piero Piccioni, figlio del senatore Attilio, delfino di De Gasperi. Il caso giudiziario – senza condanne, quattro anni dopo – ha rilevanti conseguenze politiche sugli equilibri interni della Dc con l’eliminazione di Piccioni e l’ascesa di Fanfani. Claudio Santini (dalla rivista “”I Portici””) (resistenzatradita.eu) (“”L’armata s’agapò: repressione e censura nell’Italia del dopoguerra””) Pubblicato il marzo 27, 2016 da kiba1957)”,”ITQM-258″ “CALAMIDA Leonida”,”Gli anni del dolore e della rabbia. Lotta antifascista dal 1935 al 1975.”,”Leonida Calamida è nato il 9 luglio 1906 a Milano, da famiglia operaia e socialista di origine sarda. Calamida svolse importanti funzioni di collegamento e di organizzazione nelle formazioni milanesi di “”Giustizia e libertà”” guidate da Poldo Gasparotto..”,”ITAR-006-FMP” “CALAMIDA Leonida”,”Gli anni del dolore e della rabbia. Lotta antifascista dal 1935 al 1975.”,”Leonida Calamida è nato il 9 luglio 1906 a Milano, da famiglia operaia e socialista di origine sarda. Calamida svolse importanti funzioni di collegamento e di organizzazione nelle formazioni milanesi di “”Giustizia e libertà”” guidate da Poldo Gasparotto. “”Ora tutto il popolo è con noi e si sta delineando la prima guerra popolare della storia d’Italia. In tutti è la coscienza e la volontà di scacciare i nazisti e piegare i fascisti. Trincee diventeranno le fabbriche, gli uffici, le campagne, le montagne, ma anche le Università e le scuole. I soldati catturati dai tedeschi e deportati in Germania non collaborano con l’odiato nemico e si rifiutano di combattere sotto le bandiere del rinato fascismo repubblicano. Alla chiamata della repubblica di Salò, la maggior parte dei giovani risponde nascondendosi e riparando nelle montagne, dove già si organizza la lotta armata. E la resistenza si organizza anche negli stabilimenti di Torino, Milano, Genova, Sesto San Giovanni, Sampierdarena, in Emilia e nel Veneto dove gli operai scioperano e sabotano la produzione bellica. A nulla valgono le intimidazioni e le deportazioni. In montagna interi settori, zone e vallate sono campo d’azione dei partigiani. E sorgeranno anche alcune “”repubbliche”” rette esclusivamente dai partigiani e col totale consenso della popolazione che collabora. I partigiani portano ovunque un soffio di libertà, la speranza di una società nuova, di un mondo libero, giusto ed in pace. La guerra partigiana si spande a macchia d’olio ed è continuamente alimentata dal popolo che accorre nelle gloriose formazioni. Combattono fianco a fianco contadini e studenti, operai e intellettuali, uomini e donne, giovani e anziani. È sempre più una guerra unitaria e popolare. Noi partigiani possiamo testimoniare quale fu la parte avuta dalle donne in quegli anni e rendiamo omaggio alle intrepide guerrigliere come alle umili, sconosciute e numerosissime patriote indispensabili artefici della vittoria sul nazifascismo”” (pag 64)”,”ITAR-340″ “CALANCA Alvaro”,”Storia dell’Arma dei Carabinieri. Volume I. Dalle origini al 1848.”,”Alvaro Calanca, nato a Roma nel 1938, laureato in lettere presso l’Università di TOrino è stato professore ordinario nei licei classici”,”ITQM-265″ “CALANDRA Piero”,”Il governo della Repubblica. Come funziona l’istituzione che guida il paese.”,”Piero Calandra, Consigliere della Corte dei conti. Ha pubblicato ‘Storia dell’amministrazione pubblica in Italia’ (1983) e ‘I governi della Repubblica’ (1996).”,”ITAP-033-FV” “CALANDRI Michele CORDERO Mario MARTINI Stefano a cura; saggi di Mario GIOVANA Carlo GENTILE Marco RUZZI Michele CALANDRI Mario CORDERO”,”Valle Stura in guerra, 1940-1945.”,”Analisi della composizione di una formazione partigiana. “”Costruire con esattezza e con precisione uno spaccato storico e sociologico di una brigata partigiana è impresa di non facile soluzione: un primo approccio interpretativo al problema lo ha fornito Roberto Battaglia, che nel suo scritto – fondamentale nella storiografia sulla Lotta di Liberazione in Italia – ha tentato una prima approssimazione sulla composizione sociale delle bande partigiane (1). Il tema è stato trattato con passione anche da Mario Giovana, che nel suo pioneristico saggio ‘La composizione sociale delle formazioni G.L. in Piemonte’ traccia una brevissima disamina relativa alle sole formazioni aderenti al movimento Giustizia e Libertà, argomento poi brevemente ripreso nel volume ‘Storia di una formazione partigiana’ a proposito della brigata G.L. Valle Maira. Negli anni settanta, l’Istituto beramasco per la storia del Movimento di Liberazione promuove uno studio simile nei confronti di tre brigate partigiane della zona, ma l’assenza del mezzo informatico ridusse fortemente la disponibilità di dati e le possibilità di eventuali e possibili incroci fra questi (3)’ (pag 59) [(1) R. Battaglia, Storia della Resistenza italiana’, Torino, Einaudi, 1953; (2) M. Giovana, ‘Storia di una formazione partigiana’, Torino, Einaudi, 1964, p.60. Id. La composizione sociale delle formazioni G.L. in Piemonte’, in Il Movimento di Liberazione in Italia, n 10 anno 1951; (3) La ricerca è stata condotta negli anni passati, ma chi scrive si rifà alle considerazioni ascoltate nell’intervento di Giuliana Bertacchi (‘Alla ricerca dell’identità partigiana: la composizione sociale delle formazioni bergamasche’) al Convegno ‘Partigianato piemontese e società civile’, Torino 27-28 aprile 1995 (…)] ‘La decisione di passare alla macchia avviene secondo i meccanismi più vari, portando alla luce una invisibile, ma fitta trama di legami amicali e parentali che condizionano spesso questa scelta, in particolar modo nei piccoli centri montani (…) ‘ (pag 63) [Anatomia di una formazione partigiana. La brigata G.L. Valle Stura “”Carlo Rosselli””‘ di Marco Rizzi]”,”ITAR-345″ “CALANDRONE Giacomo”,”Gli anni di Scelba.”,”CALANDRONE è stato dirigente politico PCI in Sicilia, deputato savonese, garibaldino in Spagna, autore del libro ‘La Spagna brucia’ e di ‘Comunisti in Sicilia’. Riguardo alla Unione Europea Occidentale CALANDRONE dice: ‘Seppellita la Comunità europea di difesa dal voto del parlamento francese e dalla mobilitazione popolare, i frementi paladini dell’ ovest hanno votato un nuovo piano, quello dell’ Unione europea occidentale, piano sottoposto oggi alla ratifica del nostro parlamento. Più che un trattato, è una carta bellicista, con la quale si tende non solo al riarmo e all’ inclusione della Germania federale nel Patto atlantico, ma addirittura all’ assorbimento della Repubblica demcratica tedesca in quella di Bonn, da conseguire con una politica di forza tale da intimorire l’ Unione Sovietica””.”,”ITAP-028″ “CALANDRONE Maria Grazia”,”Alda Merini.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Maria Grazia Calandrone è poetessa, drammaturga, conduttrice Rai. Ha pubblicato vari libri tra cui ‘Giardino della gioia’ (2019).”,”BIOx-386″ “CALAS Raoul”,”Le manifeste du parti communiste et le rôle historique de la classe ouvrière.”,”CALAS Raoul membre du Comité central du Parti communiste français. “”Voici comment Marx s’exprime à ce propos: “”… la petite bourgeoisie manufacturière céda la place aux millionnaires de l’industrie, aux chefs de vraies armées industrielles, aux bourgeois modernes”” (Manifeste). La classe ouvrière à partir de cet instant se développe en nombre; je dis “”en nombre”” seulement, parce que sa conscience politique en fait pas encore de grand progrès. “”Avec le développement de la bourgeoisie, dit Marx, c’est-à-dire du capital, se développe le prolétariat, la classe des ouvriers modernes, qui ne vivent qu’à la condition de trouver du travail et qui n’en trouvent que si leur travail accroît le capital (idem)””. Et voici la progression du nombre des ouvriers. Nous citerons simplement deux chiffres qui sont suffisamment édifiants: en 1851 il y avait environ 1.500.000 ouvriers dans la grande industrie; actuellement il y de 13 à 15 millions de travailleurs salariés.”” [Raoul Calas, Le manifeste du parti communiste et le rôle historique de la classe ouvrière, 1953] (pag 11)”,”PCFx-095″ “CALAS Raoul”,”Le Centenaire du Manifeste. Le Manifeste du Parti Communiste et le rôle historique de la classe ouvriere. [Le Manifeste du Parti Communiste et le mouvement ouvrier français]”,”CALAS Raoul membre du Comité central du Parti communiste français”,”MFRx-333″ “CALCAGNINI Giorgio HESTER Donald D.”,”Banking Changes in the European Monetary Union. An Italian Perspective.”,”Giorgio Calcagnini is an Associate Professor of Economics at the University of Urbino, Italy where he teaches courses and conducts applied research on investment, macro- and micro-economic theory, and the financial system. He was a researcher at ISCO and at the Confindustria, both in Rome. He is a Fellow of the Italian Economic Society. Donald D. Hester is an Emeritus Professor of Economics at the University of Wisconsin – Madison where he taught courses and conducts research on money, banking, the financial system, financial market innovations, and macroeconomic modeling. He has taught at Yale University, the University of Bombay, the University of Wisconsin, and the People’s University of China. He is a Fellow of the Econometric Society.”,”EURE-073-FL” “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia dell’ Algeria indipendente. Dalla guerra di liberazione al fondamentalismo islamico.”,”CALCHI NOVATI è Prof di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Univ di Pavia. Ha insegnato a Pisa, Urbino, Addis Abeba. Studioso dell’ Africa, del colonialismo e della decolonizzazione. Vive a Milano e Roma, collabora a giornali e riviste.”,”AFRx-012″ “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia del Vietnam.”,”Giampaolo CALCHI NOVATI ha diretto per molti anni il settore arabo-africano dell’ Ufficio studi dell’ Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ed è D dell’ istituto per le relazioni fra l’ italia e i paesi dell’ Africa, America latina e Medio Oriente. E’ autore di numerose opere sulla realtà storico-politica degli Stati di nuova indipendenza.”,”ASIx-024″ “CALCHI NOVATI Giampaolo a cura; con la direzione di Yves e Camille LACOSTE; revisione di Giuseppe BARILE Serge CORDELLIER Zakya DAOUD Paolo FERRI Luisa FINOCCHI Maria Chiara FUGAZZA Catherine LAPAUTRE; collaborazione di Gianni ALBERGONI A. AYOUB Paul BALTA T. BEN JELLOUN Jacques BERQUE Sophie BESSIS Alberto CAPATTI Benjamin STORA Haim ZAFRANI e altri”,”Maghreb. Algeria Libia Marocco Mauritania Tunisia.”,”revisione di Giuseppe BARILE Serge CORDELLIER Zakya DAOUD Paolo FERRI Luisa FINOCCHI Maria Chiara FUGAZZA Catherine LAPAUTRE collaborazione di Gianni ALBERGONI A. AYOUB Paul BALTA T. BEN JELLOUN Jacques BERQUE Sophie BESSIS Alberto CAPATTI Benjamin STORA Haim ZAFRANI e altri”,”AFRx-016″ “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Decolonizzazione e Terzo Mondo.”,”CALCHI NOVATI Giampaolo insegna storia dei paesi africani nel XX secolo all’ Università di Pisa. Ha studiato la decolonizzazione e i problemi del Terzo Mondo e ha quei stessi problemi ha dedicato la sua attività all’ interno di organismi come l’ IPALMO (Istituto per le relazioni fra l’ Italia e i paesi dell’ Africa, America Latina e Medio Oriente). Ha scritto varie opere (v. retrocopertina).”,”PVSx-011″ “CALCHI NOVATI Giampaolo a cura; collaborazione di Marziano BRIGNOLI Fortunato M. COCCO Arturo COLOMBO Lucilla GALLAVRESI Pierluigi TRUCILLO Guido VALABREGA”,”Dizionario dei termini politici.”,”Contiene termini in italiano, e alcuni termini usati internazionalmente in lingua inglese, tipo Balance of Power, Brain-trust ecc., francese, tipo Ballon d’essai, ecc. Conferenza di Potsdam. “”Dal 17 luglio al 1° agosto 1945 si incontrarono a Potsdam, presso Berlino, Truman, Churchill (dal 29 luglio sostituito da Clement Attlee in seguito alle elezioni tenutesi in Gran Bretagna) e Stalin. Nel corso della conferenza furono presi accordi sulla sorte futura della Germania, fissate le riparazioni da questa dovute agli Alleati e anche stabiliti approssimativamente i confini occidentali della Polonia sulla linea dei fiumi Oder e Neisse e la cessione della Prussia orientale alla Russia. Si stabilì anche che il trattato di pace con la Germania sarebbe stato firmato dopo la costituzione di un governo centrale tedesco. La conferenza di Potsdam rappresentò il momento dell’ accordo postbellico delle maggiori potenze vincitrici che si costituirono quasi in un direttorio per la sistemazione e la conduzione degli affari mondiali.”” (pag 117-118)”,”REFx-082″ “CALCHI NOVATI Giampaolo VALSECCHI Pierluigi”,”Africa: la storia ritrovata. Dalle prime forme politiche alle indipendenze nazionali.”,”Gli AA ringraziano Anna Maria MEDICI e Marco LENCI CALCHI NOVATI Giampaolo insegna storia moderna e contemporanea dell’ Africa all’ Università di Pavia. VALSECCHI Pierluigi insegna storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’ Università di Urbino.”,”AFRx-059″ “CALCHI NOVATI Giampaolo BERETTA Silvio CASCI Simonetta a cura; saggi di Amit BHADURI Simonetta CASCI Ruggero ORFEI Simona VITTORINI Alessia AMIGHINI Stefano CHIARLONE Gabriele CRESPI REGHIZZI Mario BIGGERI Santosh K. MEHROTRA Marina FORTI Maurizio CREMASCO Daniela BREDI Emanuela MANGIAROTTI Antonio MAJOCCHI Cecilia COSSIO”,”L’India tra i grandi. Politica, economia e società sessant’anni dopo.”,”Calchi Novati insegna storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici (Univ. Pavia). Beretta è professore ordinario di politica economica (Univ. Pavia). La Casci è professore associato di storia e istituzioni dell’Asia sud-orientale (Univ. Pavia) Grafico pag 127 ‘Definizione e segmentazione del sistema economico: economia informale e settore informale’ “”Secondo i dati del ‘National sample survey (NSS) relativi al periodo 2004-2005, il numero complessivo di lavoratori era di 457,5 milioni, mentre quello degli impiegati nel settore non agricolo era di circa 198.5 milioni. In particolare, utilizzando la prima definizione, si stima che in India, nel 2005, ben 142 milioni di lavoratori, ossia circa il 71.6 per cento della forza-lavoro totale non agricola, appartenevano al settore non agricolo informale. Facendo riferimento alla seconda definizione, invece, in India i lavoratori impiegati nell’economia informale non agricola sono circa 166,5 milioni, equivalenti all’83,0 per cento della forza-lavoro non agricola. Poiché nel 2005 nel settore primario trovava occupazione il 56.7 per cento della forza-lavoro totale (si stima che il 97,7 per cento della forza-lavoro complessiva del settore agricolo sia nel settore informale), se si considera congiuntamente anche il settore agricolo, il 92.4 per cento dei lavoratori appartiene all’economia informale””. (pag 129)”,”INDE-012″ “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia dell’ Algeria indipendente. Dalla guerra di liberazione al fondamentalismo islamico.”,”CALCHI NOVATI è Prof di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Univ di Pavia. Ha insegnato a Pisa, Urbino, Addis Abeba. Studioso dell’ Africa, del colonialismo e della decolonizzazione. Vive a Milano e Roma, collabora a giornali e riviste.”,”AFRx-005-FV” “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia dell’Algeria indipendente. Dalla guerra di liberazione al fondamentalismo islamico.”,”Giampaolo Calchi Novati è professore di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Università di Pavia, ha insegnato a Pisa, Urbino, Addis Abeba. Studioso dell’Africa, del colonialismo e della decolonizzazione. Volumi pubblicati: Il Corno dell’Africa nella storia e nella politica, Dalla parte dei leoni. Africa nuova e Africa vecchia, Il canale della discordia.Suez e la politica estera italiana. Collabora a giornali e riviste. Vive fra Roma e Milano.”,”AFRx-012-FL” “CALCHI-NOVATI Giampaolo”,”Storia del Vietnam.”,”G. Calchi-Novati ha diretto per anni il settore arabo-africano dell’Ufficio Studi dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ed è Direttore dell’Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’Africa.”,”ASIx-006-FGB” “CALDER Kent E.”,”Pacific Defense. Arms, Energy, and America’s Future in Asia.”,”CALDER Kent E. è Director, Program on U.S.-Japan Relations, Princeton University.”,”ASIx-039″ “CALDER Nigel”,”Le guerre possibili. L’incubo dell’olocausto nucleare.”,”””Le strategie per le possibili guerre a venire sono già inscritte nelle apparecchiature per il sistema di guida dei missili. La gente che ha vissuto in mezzo alle bombe, alle granate e ai missili, primitivi e non finalizzati, spesso notava fatalisticamente: «Finché non ha il mio indirizzo sono salvo». Oggi le testate nucleari hanno «l’indirizzo» scritto su di esse: non certo dei singoli, ma di città e obiettivi militari per i quali sono state ideate. I missili a lunga gittata non sono come i cannoni che possono essere rapidamente puntati in qualunque direzione. I missili più moderni, a testata multipla, sono programmati per diversi insiemi di bersagli possibili, e uno di questi viene selezionato dall’equipaggio immediatamente prima del lancio. Riprogrammare le testate in modo che raggiungano destinazioni completamente nuove richiede almeno mezz’ora, un tempo molto lungo in una guerra moderna. Ogni missile pronto per l’uso è quindi predisposto per i bersagli più opportuni. Le procedure di definizione del corredo di bersagli di ciascun missile, insieme con le istruzioni per gli equipaggi dei bombardieri, permettono di leggere le più recenti teorie su come sarà combattuta la prossima «grande guerra». Gli elenchi di bersagli per la guerra nucleare sono i documenti più segreti del mondo, ma gli Stati Uniti hanno recentemente «declassato» una versione del proprio Joint outline war plan per gli anni 1948-49, il periodo della crisi di Berlino, prima dell’avvento della bomba H e prima che l’Unione Sovietica si dotasse di armamenti nucleari. Sebbene molti dati siano stati soppressi, in particolare i nomi delle settanta città che dovevano essere attaccate in caso di guerra, il piano è sufficientemente esplicito. Il nome in codice era Trojan e gli attacchi richiedevano circa centocinquanta armi «atomiche», il che implicava l’esaurimento quasi totale delle riserve allora esistenti. (…) Gli Stati Uniti, come l’Urss, sono talmente estesi che la maggior parte degli obiettivi puramente militari possono in teoria essere colpiti senza uccidere più del 10% della popolazione civile. Ciò equivale a circa 20 milioni di uomini, donne, bambini, che è un numero relativamente basso rispetto alle cifre previste in una guerra nucleare, sebbene, una volta che gli aeroporti cittadini fossero inclusi negli elenchi degli obiettivi, il numero delle vittime comincerebbe a crescere. Naturalmente gli effetti di un attacco concentrato sui bersagli militari «legittimi» sono più gravi per le nazioni più piccole”” (pag 3-4 -10)”,”QMIx-324″ “CALDERAZZI Massimo A.”,”Ballata tedesca della guerra e della pace.”,” Litografia di Käthe Kollwitz del 1931 intitolata ‘Solidarietà’ (pag 72) Epitaffio per Karl Liebknecht Epitaffio per Rosa Luxemburg (pag 84) ‘L’opposizione della satira colta ai valori dell’età guglielmina, poi alle ipocrisie di Weimar, a Hitler, ora al Quart Reich di Erhard delle società per azioni è fra le poche gesta che la Germania può vantare in questo suo tempo. I grandi cantori di questa sardonica saga tedesca restano Brecht e Grosz, ma molti sono stati gi altri bardi. Per impegno morale gli uomini che combattono con il disegno politico e con la satira non sono secondi a nessuno: da Otto Dix a A.P. Weber, agli artisti ed intellettuali che operano nelle riviste (…)’ (risvolto di copertina)”,”GERR-057″ “CALDERAZZI Massimo Antonio”,”La rivoluzione negra negli Stati Uniti.”,”Fondo Tarcisio Parlanti”,”USAS-002-FSD” “CALDERINI Elisabetta CURTO Rocco SIRCHIA Gemma”,”Hirondelles 1860-1914. Storia e vicende dei lavoratori dell’edilizia in Piemonte.”,”Il mercato internazionale della manodopera edile (pag 69-117) “”Nel marzo 1898 scoppia uno sciopero al Sempione tra gli operai minatori («la parte migliore e più educata» fra gli operai del Sempione), quasi tutti piemontesi e lombardi. «La causa dello sciopero fu questa: che gli operai volevano un aumento di paga, che l’impresa non volle concedere. Interrogati gli operai uno ad uno se volessero riprendere il lavoro nelle stesse condizioni, su trecento trenta o trecento quaranta solo venticinque risposero che non volevano riprendere il lavoro» (26). Lo sciopero si conclude così, con una piena sconfitta, nel giro di ventiquattrore. Anche tra gli operai più organizzati, come gli scalpellini piemontesi e lombardi del Canton Ticino, i rapporti di subordinazione nei confronti degli impresari sono molto marcati. E. Sella fa a proposito un esempio assai significativo: «Siccome il padrone cerca quando può di farli rimanere più lungamente di quanto è prescritto sul lavoro, nasce di qui che è insubordinazione qualunque accenno che tenda a far conoscere al padrone che gli operai si accorgono della sua malafede. Diventa quindi un atto di insubordinazione il portare l’orologio. La maggioranza ha cura di non portare con sé l’orologio, e coloro che lo portano sono quelli più fieri di carattere, i quali già notoriamente si sono resi paladini degli operai contro i padroni». La scarsa conflittualità, la mancanza di spirito associativo degli emigrati stagionali italiani hanno in realtà ragioni che vanno al di là del «gioco della domanda e dell’offerta»: esse vanno ricercate nella sostanziale estraneità – propria della mentalità di questi piccoli proprietari contadini che si difendono dalla proletarizzazione – alle rivendicazioni di natura salariale che costituiscono invece l’obiettivo centrale attorno a cui si sviluppa e si consolida, in questa fase, l’organizzazione degli operai stabili dell’industria”” (pag 103-104) [(26) L. Einaudi, L’emigrazione temporanea italiana, in “”Nuova Antologia””, 1° agosto 1900, pp. 9-10. Un opuscolo socialista del 1897, diffuso in Svizzera, descrive invece nei seguenti termini i «meriti» degli italiani: «Quasi in tutte le città della Svizzera, a Berna, Ginevra, Losanna, Lucerna, Basilea e Zurigo si era riuscito a portare il salario dei muratori ad un minimo di 50 centesimi all’ora; anche gli altri mestieri avevano ottenuto una tariffa bastevolmente elevata; ma oramai la generalità dei padroni, profittando appunto delle squadre degli operai italiani senza coscienza, si è messo le tariffe sotto i piedi, e non paga più che 45 e 40 centesimi e anche meno». Cit. in E. Sella, op. cit., p. 65] [Gemma Sirchia, ‘Il mercato internazionale della manodopera edile’ (pag 69-117)]”,”CONx-247″ “CALDERON DE LA BARCA Pedro, a cura di Luisa ORIOLI”,”La vita è sogno. (Tit.orig.: La vida es sueño. Auto sacramental alegórico)”,”CALDERON DE LA BARCA è considerato il maggior poeta teologico e il più grande drammaturgo dell’età barocca spagnola.”,”VARx-397″ “CALDERONI Maria Rosa”,”La fucilazione dell’alpino Ortis.”,”CALDERONI Maria R. è una giornalista (nata in provincia di Varese) che ha lavorato per quasi trent’anni all’Unità di Roma, prima gli interni e poi come inviato (cronaca, costume). Ha scritto pure ‘Chiamateci compagni’ sulla transizione PCI – PDS. Attualmente collabora a ‘Liberazione’.”,”ITQM-147″ “CALEFFI Piero”,”Si fa presto a dire fame.”,”Piero CALEFFI giornalista è nato a Suzzara nel 1901. A 24 anni è Segretario della Federazione Provinciale Socialista di Mantova e mantiene l’ incarico fino alle leggi eccezionali del 1926. Nel 1922 è condannato a quattro mesi di carcere per reato politico. Nuovamente condannato nel 1923 per un articolo contro la fascistizzazione dell’ esercito. Durante il fascismo si impiega in una compagnia di assicurazioni. E’ arrestato nel 1930 e nel 1936. Nel 1943 è nella giunta esecutiva del Partito d’ Azione a Genova. Nel settembre 1943 entra nella missione Law diretta da Mino STEINER. Nel 1944 viene catturato dalla polizia e inviato a Mauthausen. “”Venne un SS in divisa al quale il capitano diede ordini in tedesco. Quello andò all’ armadio e tornò con una lunga cinghia, invitandomi a sedere. Mi legò rapidamente alla sedia, immobilizzandomi le braccia. Con una cinghia più corta mi legò le caviglie. Quei preliminari suscitarono in me curiosità e interesse. Che cosa si preparavano a farmi? Ormai la paura di parlare era esaurita, il pericolo si era scaricato, per così dire, nelle versioni già date. Erano molto più violenti che abili, costoro. La paura fisica, in quello stato di prostrazione estrema, aveva abbandonato la mia carne. Ebbi la forza di formulare una considerazione: la paura fisica si impadronisce più facilmente di un corpo sano. La paura fisica viene ‘prima’ e ‘dopo’. Avevo una grande voglia di stendermi e di dormire.”” (pag 81)”,”ITAR-082″ “CALEGARI Manlio”,”Comunisti e partigiani. Genova, 1942-1945.”,”Manlio CALEGARI (Genova, 1939) primo ricercatore presso il Centro di studio sulla storia della tecnica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e studioso della pratiche artigiane, ha all’ attivo varie pubblicazioni sulla storia della manifattura preindustriale, la memorialistica tecnica e i “”pratici””. “”Lo sciopero del primo marzo 1944 indetto in tutta l’ Italia occupata dai tedeschi registra a Genova, a differenza delle altre città industriali del Nord, un fallimento. E’ l’inizio d’una disfatta. Durante i primi giorni d’ aprile il principale concentramento militare ribelle è annientato: duecento i morti e trecento i deportati. E’ catturata anche la “”Otto””, l’ organizzazione clandestina collegata agli Alleati per rifornire il movimento partigiano. A giugno circa 1600 operai sono deportati senza colpo ferire lasciando le fabbriche e la città nel terrore”” (pag 8) “”La fine di Giacomo Buranello, malgrado le minuziose ricerche condotte da Simonelli (‘Giacomo Buranello’, cit) resta oscura e vi sono elementi che suggeriscono che, catturato, torturato in Questura, si suicidò lanciandosi da una finestra. L’ ossessione delle torture era un argomento molto presente nei suoi discorsi di allora e, a favore dell’ ipotesi del suicidio, v’è la testimonianza di chi la mattina della sua cattura aveva l’ appuntamento con lui (…). Una diversa versione dei fatti – torture e fucilazione – fu probabilmente accreditata nel processo di canonizzazione del personaggio, eletto a eroe comunista”” (nota, pag 180, 181).”,”ITAR-048″ “CALEGARI Manlio”,”La società patria delle arti e manifatture. Iniziativa imprenditoriale e rinnovamento tecnologico nel riformismo genovese del Settecento.”,”Dono di Mario Caprini”,”LIGU-204″ “CALHOUN Arthur W. BERENZ Horst”,”Die amerikanische Arbeiterbewegung im Lichte amerikanischer Kritik.”,”CALHOUN Arthur W.”,”MUSx-292″ “CALHOUN John Caldwell, a cura di Costanza MARGIOTTA”,”Secessione e libertà.”,”‘John Caldwell Calhoun (1782-1850) è stato un influente politico e teorico politico statunitense, noto per il suo ruolo di settimo vicepresidente degli Stati Uniti dal 1825 al 1832. Nato ad Abbeville, Carolina del Sud, Calhoun iniziò la sua carriera politica come rappresentante alla Camera dei Rappresentanti nel 1811. Calhoun fu un fervente sostenitore dei diritti degli Stati e della supremazia degli Stati nei confronti del governo federale. Durante la sua carriera, ricoprì diversi incarichi di rilievo, tra cui Segretario alla Guerra sotto la presidenza di James Monroe e Segretario di Stato sotto John Tyler. Fu anche un difensore accanito della schiavitù, cercando di proteggere gli interessi dei proprietari di schiavi del Sud. Le sue idee e battaglie politiche ebbero una grande influenza sulla secessione del Sud nel 1860. Calhoun morì a Washington, D.C., il 31 marzo 1850′ (f. copilot)”,”USAG-003-FMB” “CALI’ Vincenzo CORNI Gustavo FERRANDI Giuseppe a cura; saggi di Giuseppe GALASSO Wolfgang J. MOMMSEN Fausto CURI Siegfried MATTL Georg G. IGGERS Michele CANGIANI Hans JOAS Marco CONCI Roberto MAIOCCHI Mario ISNENGHI Giuliana GEMELLI Jacek WISNIEWSKI Ben HELLMAN Klaus AMANN Bernhard VOM BROCKE”,”Gli intellettuali e la Grande guerra.”,”Saggi di Giuseppe GALASSO Wolfgang J. MOMMSEN Fausto CURI Siegfried MATTL Georg G. IGGERS Michele CANGIANI Hans JOAS Marco CONCI Roberto MAIOCCHI Mario ISNENGHI Giuliana GEMELLI Jacek WISNIEWSKI Ben HELLMAN Klaus AMANN Bernhard VOM BROCKE. CALI’, ricercatore nella Facoltà di Lettere dell’ Università di Trento, è direttore del locale Museo Storico. CORNI, docente di storia contemporanea nella Facoltà di Sociologia dell’ Università di Trento è specialista di storia tedesca. FERRANDI svolge attività di ricerca in Storia della filosofia nelle Università di Trento e Bologna. Il suo principale campo di indagine riguarda la cultura filosofica italiana e francese tra Ottocento e Novecento.”,”ITAB-061″ “CALIC Edouard, a cura di Emanuele BERNASCONI”,”Himmler e il suo impero.”,”‘L’ideologia, gli intrighi, le mostruosità del più abietto e più temuto personaggio del Terzo Reich’ (in cop) Foto di Edouard Calic, prigioniero del campo di Oranienburg-Sachsenhausen (pag 145) L’Armata Rosa e gli “”errori di Hitler”” “”In seguito a questa sconfitta, Himmler (1) ordinò alle sue unità politiche e al SD di rinforzare l’attività del Feldgerichtsabteilungen (tribunale da campo) e di applicare persino, se necessario, la “”Sippenhaft”” (sterminio della famiglia dei fuggiaschi). Himmler, che avrebbe voluto presentarsi agli Alleati, patrocinato dal conte Bernadotte, come brillante stratega che disponeva di divisioni pronte a difendere l’Europa, non aveva più nient’altro a disposizione che un’élite di prigionieri politici e di ebrei per giocare la sua ultima carta: la diplomazia. Le truppe non si fecero pregare per mettersi in posizione difensiva sull’Oder. Il Reichführer poteva sempre vantarsi della massa dei soldati del Reich, dei nove milioni di soltati tedeschi e del “”milione di volontari stranieri””. Ma questo non era che uno slogan propagandistico. Himmler fu eccezionalmente favorito da una condizione meteorologica. Quando i russi arrivarono sull’Oder, il fiume non era ancora gelato. L’offensiva di Himmler era bloccata; le SS più a sud, sul Danubio, non si mostravano molto impazienti di forzare il fronte russo. Esse sarebbero state ben contente di farlo, ma non lo potevano. Sepp Dietrich, al quale era affidata la missione dell’offensiva, il 6 marzo, non aveva fatto nessun progresso. Ben informato sul piano preparato dal suo capo Himmler, invece di avanzare verso Budapest ripiegò su Vienna e da qui verso la Baviera. L’Armata Rossa e gli “”errori di Hitler””. Hitler, furioso di queste defezioni delle SS, sua ultima speranza, delegò Guderian nel sud-est per ristabilire la situazione, con l’ordine “”di strappare agli ufficiali delle quattro divisioni SS il bracciale con la scritta ‘Meine Ehre heisst Treue’ e di proibire alla Leibstandarte di portare il suo nome””. Le divisioni Adolf Hitler, Totenkopf e Hohenstaufen furono colpite da questo provvedimento. La divisione Viking fu risparmiata, perché Guderian intervenne, spiegando al Führer che questa misura avrebbe leso l’autorità del più sicuro tra i suoi fidi: Heinrich Himmler. Hitler aveva capito. La tendenza generale è di spiegare le sconfitte nel nord e nel sud-est com un errore commesso da Hitler e cioè il ritiro del corpo d’armata di Sepp Dietrich dal fronte di Varsavia per impegnarlo su un fronte secondario in Ungheria. Ma Guderian, il maggior critico, dimentica che questo spostamento tatitco delle SS non poteva decidere le sorti della guerra. Himmler e i suoi generali si trovavano di fronte a una nuova Armata Rossa in piena avanzata, i cui soldati avevano liberato il territorio nazionale e lottavano ora in terra nemica con armi moderne e rifornimenti assicurati. Se Hitler avesse potuto mobilitare 650.000 reduci stranieri leali, egli l’avrebbe fatto. La degradazione morale delle SS, simbolizzata dalla soppressione del nastro d’onore, provava che gli eroi “”i più fedeli”” erano stanchi. In questi momenti così duri per il Reich, Himmler e la sua camarilla si occupavano di liquidare coloro che tentavano di proporre trattative con il nemico. Così le perdite e le deficienze di potenziale umano e di materiale avrebbero dovuto essere normalmente compensate dal fanatismo delle SS, che però abbiamo visto alla prova. I metodi di Himmler nei confronti dei nemici e degli altri popoli sarebbero stati applicati ormai nei confronti dei combattenti tedeschi. Himmler si atteggiava a uomo del tutto predestinato all’impiego sollecito di questi metodi. Leggere nelle memorie di Guderian che Himmler aveva commesso un errore madornale nel momento in cui era diventato comandante dell’armata della Vistola (non si dimentichi ch’egli era stato nominato dietro suggerimenti di Guderian, che approvava i metodi della guerra totale), lasciando indifesi i ponti di Kulm e di Marienwerder, senza l’autorizzazione congiunta di Keitel e di Jodl, fa sorridere. Egli avrebbe così perso, secondo l’ex capo di SM, alcune teste di ponte necessarie per la controffensiva (19). Con quali effettivi Himmler avrebbe potuto sferrare un’offensiva? Con soldati che vedevano la guerra ormai perduta, con un fronte interno agitato e numerose città bombardate? Con dei bambini o con dei vecchi? Niente prova la vertià delle affermazioni di uno Speidel, di un Guderian, di un Heusinger, di un Dönitz, di un Halder e di tanti altri, quando affermano che avrebbero saputo condurre le operazioni meglio di Hitler, se fossero stati al suo posto. Essi seguivano le cose da un punto di vista unilaterale, mentre Hitler riusciva a coglierle nel loro insieme. Per le questioni economiche, diplomatiche e tecniche, egli doveva avere consiglieri validi; come uno squilibrato avrebbe potuto tenere duro contro il mondo intero altrimenti?”” (pag 204-205) [(a) Himmler aveva impressionato Hitler con la sua azione in Alsazia e aveva ottenuto il comando supremo dell’armata della Vistola. Il suo piano offensivo era più che modesto. Egli chiedeva ai soi ufficiali di respingere i sovietici oltre la VIstola, di prendere, se possibile con un solo attacco Varsavia e in seguito far marciare le truppe del Danubio vittoriose sotto la guida di Sepp Dietrich attraverso la Slovacchia per appoggiare le divisioni che si battevano in Slesia, ndr, p. 201-203]; (19) Guderian, Erinnerungen an einen Soldaten, Heidelberg, 1951, p. 368] Biografieonline: Il gerarca nazista Heinrich Himmler, nato il 7 ottobre 1900, è considerato dagli storici l’anima nera di quello sciagurato regime, il carnefice più spietato e cinico, nonché il folle pianificatore dei campi di sterminio, ritratto confermato da lui stesso, dato che amava dire di essere “”un boia senza pietà””. Secondo di tre figli, il padre era docente al ginnasio di Monaco, mentre la madre era una casalinga molto premurosa nei confronti dei figli. Entrambi i genitori erano fermi credenti cattolici e provvidero alla formazione culturale dei figli, che, appunto per questo motivo, erano fra i primi delle rispettive classi alle quali erano iscritti. Allo scoppio della prima guerra mondiale Himmler aveva quattordici anni. Seguì da vicino gli avvenimenti e spinse i genitori a mandarlo al fronte come ufficiale, date le loro amicizie fra gli aristocratici. Tuttavia La guerra finì prima che gli fosse data quest’opportunità. Himmler rimase mortificato dall’improvvisa sconfitta tedesca e dalle umilianti condizioni di pace imposte alla nuova repubblica. Fu questa la causa del suo cambiamento da ragazzo modello a quello che poi è diventato. Nel 1923 partecipò al fallito colpo di Stato di Monaco da parte di Hitler. In questo periodo l’ideologia di Himmler si mescolò all’ambizione di far carriera. Si iscrisse alle SS nel 1925. Le qualità organizzative e burocratiche di Himmler furono immediatamente apprezzate. Le SS crebbero insieme all’avanzare della carriera di Himmler, che, nel 1929, ne divenne il capo. Il 3 luglio 1928 Himmler sposava Margarete Boden, che in seguito gli diede una figlia. Le SS, erano inizialmente uno sparuto drappello di uomini, inglobato all’interno delle affermate SA, le squadre d’assalto paramilitari del partito nazional-socialista guidate da Rohm, ma ben presto le cose cambiarono: le SS e la loro guida aumentarono sempre di più il loro prestigio e la loro importanza agli occhi del fuhrer, finchè, il 30 giugno 1934, in quella che fu la “”notte dei lunghi coltelli””, Rohm e i suoi luogotenenti furono barbaramente trucidati, per ordine di Hitler e dietro congiura dello stesso Himmler. Da quel momento le SA furono soppiantate dalle sempre più numerose SS, che sarebbero divenute tristemente note per la loro crudeltà e per le agghiaccianti rappresaglie a cui diedero vita, nel corso del loro operato. Le SS furono, dunque, le milizie paramilitari del grande Reich ed Himmler il loro feroce condottiero: erano soldati necessariamente ed obbligatoriamente di puro sangue ariano, dalle nere uniformi che non smisero mai di seminare il panico nell’Europa occupata. Nel loro cappello era raffigurato un teschio, simbolo di morte e di terrore, nei loro pugnali era inciso il farneticante motto “”il mio onore è la fedeltà””. Il progetto di Himmler diventò quello di svincolare le sue SS dal controllo dello Stato e del Partito Nazista, perciò creò uno Stato nello Stato che ben presto avrebbe terrorizzato sia i nemici del regime che i suoi avversari personali. Hitler, stranamente, lo lasciò fare. Per volere di Himmler le SS cambiarono organizzazione e si diversificarono molto. Dopo la presa del potere da parte dei nazisti, Himmler fu nominato capo della polizia politica della Baviera. Grazie al suo ruolo di prestigio nelle SS, divenne in pratica capo anche delle polizie delle altre regioni tedesche. Nel 1933 creò il primo campo di concentramento a Dachau, costruito sull’area dell’ex fabbrica di munizioni e polvere da sparo di Dachau nelle vicinanze di Monaco, allo scopo di diminuire il numero dei prigionieri nelle prigioni. Questo luogo, destinato ad accogliere tutti i prigionieri politici della Baviera, fu subito definito dalle SS “” campo di concentramento””( KZ Konentrationlager). Nei dodici anni della sua esistenza vi sono stati registrati più di duecentomila prigionieri, ma non è possibile stabilire il numero dei deportati non registrati. Dachau fu un campo “”modello”” nel quale furono sperimentate e messe a punto le più raffinate tecniche di annientamento fisico e psichico degli oppositori del regime. Poco prima della liberazione le SS distrussero gran parte dei loro documenti ufficiali, per evitare che essi potessero venire usati come prova a loro carico. Con la guerra Himmler poté attuare in pieno il programma di sterminio cosicché alla vigilia dell’invasione dell’Unione Sovietica il suo potere era incontrastato. Nel 1941 creò, insieme a Heydrich, gli Einsatzgruppen, unità di sterminio in unione sovietica. In seguito (1943) assommò ai suoi poteri anche quello di Ministro degli Interni ottenendo così il controllo totale della macchina repressiva tedesca. Quando le speranze di vincere la guerra divennero nulle per la Germania, tentò di intavolare una pace con gli angloamericani. Venutone a conoscenza, Hitler lo destituì. Dopo la resa della Germania Himmler assunse una falsa identità, tentò la fuga ma venne arrestato dagli inglesi e pochi giorni dopo si suicidò.”,”GERN-200″ “CALICCIA Sandra”,”Lavoro valore e prezzo nella teoria di Marx.”,”Fondo Pegoraro CALICCIA S. (1940) è nata a Roma ed è laureata in scienze statistiche (Univ. Roma).”,”TEOC-486″ “CALICE Nino”,”Ettore Ciccotti. Per un saggio sulla formazione dell’ideologia riformista.”,”Euro 12.0 Nino Calice nasce a Rionero in Vulture nel 1937. Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli nel 1961 insegna Storia e Filosofia in un liceo classico di Potenza. Impegnato nell’attività politica e culturale è eletto nel primo Consiglio Regionale della Basilicata e diventa un punto di riferimento del Pci nella regione. Nel 1976 viene eletto sindaco dei Rionero in Vulture e quindi alla Camera dei Deputati, collegio di Melfi. E’ eletto in Senato nel 1979 e rieletto nel 1983, diventando responsabile per il Pci dela Commissione Bilancio. Dal gennaio 1980 al maggio 1984 è membro del Consiglio Europeo di Strasburgo. Si batte per la modernizzazione anche politica insieme agli ‘amici’ riformisti del Pci come Giorgio Napolitano, Gerardo Chiaromonte, Emanuele Macaluso, Abdon Alinovi, Napoleone Colajanni, Franco Calamandrei, Paolo Bufalini, Andrea Geremicca, Umberto Ranieri, Pietro Valenza, Carlo Fermariello. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui ‘Il miracolo economico e la questione meridionale, Storia della società italiana’, Teti 1991. Muore nel 1997. “”(…) Ciccotti venne offrendo, dal 1899 e fino al 1911, presso l’editore Mongini di Roma, edizioni italiane «scaltrite e consapevoli» – come si espresse Claudio Treves – dei testi di Marx, Engels, Lassalle e Mehring (7)”” (pag 46) (7) I testi, pubblicati a dispense, furono raccolti negli anni 1914 e seguenti, in otto volumi e diffusi dalla società editrice “”Avanti”” di Milano con il titolo generale ‘Marx, Engels, Lassalle’, con una prefazione di Claudio Treves. I testi tradotti e pubblicati furono i seguenti (…)”” (pag 46-47)”,”MITS-464″ “CALIMANI Riccardo”,”Destini e avventure dell’ intellettuale ebreo. Freud, Kafka, Svevo, Marx, Einstein e altre storie europee.”,”CALIMANI Riccardo (Venezia 1946) si è laureato in ingegneria elettrotecnica all’Università di Padova e in filosofia della scienza all’ Università di Venezia. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina). “”Marx condivise pienamente il punto di vista di Heine: gli ebrei potranno sentirsi completamente emancipati solo quando sarà completa l’ emancipazione dei cristiani; la loro causa è identica a quella del popolo germanico ed essi non dovrebbero desiderare come ebrei quello che loro è dovuto da sempre come tedeschi”” (pag 415)”,”EBRx-021″ “CALIMANI Riccardo”,”L’Europa degli ebrei. Vienna, Praga, Berlino, Parigi e Trieste: le capitali europee dell’ebraismo tra Ottocento e Novecento.”,”Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si èlaureato in Ingegneria elettrotecnica e in Filosofia della scienza. Ha pubblicato testi scientifici, romanzi e saggi, dedicati soprattutto all’universo ebraico, tra cui la Storia del ghetto di Venezia e Destini e avventure dell’intellettuale ebreo. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e nel 1967 il Premio europeo per la cultura.”,”EBRx-013-FL” “CALIMANI Riccardo”,”Passione e tragedia. La storia degli ebrei russi.”,”Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si èlaureato in Ingegneria elettrotecnica e in Filosofia della scienza. Ha pubblicato testi scientifici, romanzi e saggi, dedicati soprattutto all’universo ebraico, tra cui la Storia del ghetto di Venezia e Destini e avventure dell’intellettuale ebreo. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e nel 1967 il Premio europeo per la cultura.”,”EBRx-022-FL” “CALIMANI Riccardo”,”Ebrei e pregiudizio. Introduzione alla dinamica dell’odio.”,”Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si èlaureato in Ingegneria elettrotecnica e in Filosofia della scienza. Ha pubblicato testi scientifici, romanzi e saggi, dedicati soprattutto all’universo ebraico, tra cui la Storia del ghetto di Venezia e Destini e avventure dell’intellettuale ebreo. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e nel 1967 il Premio europeo per la cultura.”,”EBRx-029-FL” “CALISE Mauro / FEDELE Marcello / RODOTA’ Stefano”,”Il governo e la macchina (Calise) / Nuovo ceto politico e sistema plebiscitario in USA (Fedele) / La categoria «governo» (Rodotà).”,”Sul concetto di partito-macchina Crisi dei meccanismi di selezione del ceto politico dopo il ’68 Dagli anni Trenta: ruolo crescente dei boss locali: la ‘boss machine’ in città come Pittsburg, Kansas City, Buffalo, Philadelphia, Chicago T. Lowy, Introduzione a H.F. Gosnell, ‘Machine Politics: Chicago Model’, Univ. Chicago, 1968″,”TEOP-293″ “CALISE Mauro; FEDELE Marcello; RODOTA’ Stefano”,”Il governo e la macchina (Calise); Nuovo ceto politico e sistema plebiscitario in Usa (Fedele); La categoria «governo» (Rodotà).”,”Con il ‘Cromwell’ di Thomas Hobbes e con il conte Leinsdorf di Musil, «non si va mai tanto lontano come quando non si sa dove si sta andando» (pag 30) “”Asfaltar no es gubernar”” (pag 87)”,”TEOP-007-FB” “CALISI Astro”,”Metodo dialettico e società aperta nel pensiero di Karl Popper. Tesi di laurea, anno accademico 1981-1982.”,”Contiene il paragrafo: ‘La dialettica nella storia del pensiero’ (pag 21-) “”L’impostazione “”positivistica”” della dialettica data da Engels venne ripresa e divenne dominante nella tradizione marxista successiva, anche se autori come K. Korsch e G. Lukacs hanno contestato la possibilità di applicare la dialettica al campo delle scienze naturali, riservandone la validità al solo mondo storico-sociale dell’uomo”” (pag 26)”,”TEOS-224″ “CALLAGHAN John”,”Cold War, Crisis and Conflict. The History of the Communist Party of Great Britain, 1951-68.”,”John Callaghan is Professor of Politics, University of Wolverhampton. He is author of The Retreat of Social Democracy, Rajani Palme Dutt and Socialism in Britain; and co-editor, with Steve Fielding and Steve Ludlam, of Interpretations of Labour; Labour History and Politics. Preface and acknowledgements, Biographical Notes, Index,”,”MUKx-010-FL” “CALLEGARI Ettore”,”Storia politica d’Italia. Scritta da una Società di Professori. Preponderanze straniere.”,”CALLEGARI-E. libero docente nell’Università di Padova. Versi del poeta G. De-Castro su insurrezione di Genova del 1746 (pag 559 e pag 562)”,”ITAG-208″ “CALLEO David P.”,”Rethinking Europe’s Future.”,”CALLEO David P. è Dean Acheson Professor e Director of European Studies alla Paul Nitze of Advanced International Studies presso la Johns Hopkins University. Ha scritto pure: ‘The Bankrupting of America: How the Federal Deficit Is Impoverishing the Nation’, ‘Beyond American Hegemony: The Future of the Western Alliance’, The German Problem Reconsidered: Germany in the World System, 1870 to the Present’. Il Sistema nazionale di economia politica di Friedrich List, Marx Engels. “”In both world wars, German apologists used the Listian notion of a global balance as a rationale for their geopolitical showdown with Britain and the rest of Europe. Uniting Europe under their hegemony, they argued, was necessary to create a counterbalance in the world to Britain and the United States. Today’s European Union, led by France and Germany together, embodies the project in a more authentically Listian form. (…) List died in 1846 – two years before Karl Marx (1818-1883) and Friedrich Engels (1820-1895) issued their ‘Communist Manifesto’. Few writings have ever expressed as vividly the communitarian critique of unregulated global capitalism: “”[The bourgeoisie] has left no other bond between man and man than naked self-interest, than callous “”cash-payment””. It has drowned the most heavenly excesses of religious fervor, of chivalrous enthusiasm, of philistine sentimentalism, in its icy water of egotistical calculation. It has resolved personal worth into exchange value, and in place of the numberless indefeasible chartered freedoms, has set up that single, unconscionable freedom – Free Trade. In one word, for exploitation, veiled by religious and political illusions, it has substituted naked, shameless, direct, brutal exploitation”” (1). Marx’s materialist philosophy, like that of Smith and Ricardo, subordinated politics to economics and thereby denied List his nationalist remedy – that the nation state, by asserting the countervailing values of national fellowship and solidarity, could reform the faults of capitalism. So long as capitalism remained the prevailing economic form, Marx argued, national politics and culture would only reflect bourgeois dominance. Since the state was merely the “”executive committee”” of the bourgeoisie, no genuine national community was possible. Only after a revolution had abolished private property and social classes could the general interest of the community emerge. The traditional state would the “”wither away””, and war among states would come to an end (2). Capitalism’s own fall was inevitable, Marx argued, because as a system it was not only unjust but unstable – so unstable and crisis-prone that it would ultimately self-destruct. By amassing too much capital in too few hands, it stunted demand and atrophied profits. Disaffected have-nots grew progressively more numerous, while the shrinking number of capitalists, drowning in surplus capital and therefore condemned to low returns from normal enterprise, entrapped themselves in desperate speculation (3).”” [David P. Calleo, Rethinking Europe’s Future, 2001] (pag 72-73) [(1) Karl Marx Friedrich Engels, The Manifesto of the Communist Party, New York, International Publishers, 1937 (1848) p. 11; (2) “”In proportion as the exploitation of one individual by another is put an end to, the exploitation of one nation by another will also be put an end to. In proportion as the antagonism between classes within the nation vanishes, the hostility of one nation to another will come to an end.”” (Karl Marx and Friedrich Engels, ibid., p.45); (3) In various writings, Marx also stresses capitalism’s “”transformation problem”” as un explanation for his declining profits and instability. The use of labor-saving machinery, while it augments the “”reserve army of the unemployed”” and thus keeps down wages, also, by reducing the use of labor, simultaneously reduces the entrepreneur’s capacity to garner “”surplus value”” what labor produces over its own cost – which Marx believed is the only real source of capitalist profit. See Karl Marx’s, ‘Capital: A Critical Analysis of Capitalist Production, ed Friedrich Engels, trans. Samuel Moore and Edward Aveling (New York: International Publishers, 1967; vol. 1 originally published 1867 and vol. 2 originally published 1885-1894, ch. 25)””]”,”EURx-288″ “CALLESEN Gerd CASPERSEN hanne KNUDSEN Knud a cura; saggi di Niels Ole HØJSTRUP JENSEN Erik STRANGE PETERSEN Karl Christian LAMMERS Hans Jørg NIELSEN Claus BRYLD Steen Bille LARSEN Erik CHRISTENSEN Bente ROSENBECK Tinne VAMMEN Ruth EMEREK Birte SIIM John GILLIAM Søren FEDERSPIEL Knud KNUDSEN Jens BENFELDT JØRGENSEN”,”””Fremad og aldrig glemme””. 10 års forskning i arbejderbevægelsens historie. Status og perspektiver. (In avanti e non dimenticare mai. 10 anni di ricerca sulla storia del movimento operaio. Situazione e prospettive)”,”Saggi di Niels Ole HØJSTRUP JENSEN Erik STRANGE PETERSEN Karl Christian LAMMERS Hans Jørg NIELSEN Claus BRYLD Steen Bille LARSEN Erik CHRISTENSEN Bente ROSENBECK Tinne VAMMEN Ruth EMEREK Birte SIIM John GILLIAM Søren FEDERSPIEL Knud KNUDSEN Jens BENFELDT JØRGENSEN”,”MEOx-098″ “CALLESEN Gerd GRELLE Henning LARSEN Claus NIELSEN Vagn Oluf a cura”,”La social-democratie au Danemark, 1871-1990. Résultats et problèmes.”,”‘E’ interessante notare che un capitolo parziale del “”Capitale”” di Marx fu tradotto in danese nel 1876. Questo orientamento fu in seguito ripreso a partire dagli anni 1884-84′ (pag 5)”,”MEOx-119″ “CALLESEN Gerd / HANSEN Marianne Bagge OKSA Marja PARDING Birgit STANDAL Synnove, a cura di Marianne BAGGE HANSEN e Gerd CALLESEN / CALLESEN Gerd a cura / CALLESEN Gerd CASPERSEN Hanne KNUDSEN Knud a cura”,”The Labour Movement Library and Archive (ABA) in Copenhagen (Callesen). / Foreign Language Literature on the Nordi Labour Movements (Hansen e altri) / Arbejdere i alle lande… Seminar den 28. sept. 1989 i anledning af den franske revolutions 200-arsdag og Internationalernes 125- 100- og 70- arsdag (Callesen) – “”Fredmag og aldrig glemme””. 10 ars forskning i arbejderbevaegelsens historie. Status og perspektiver (Callesen, Caspersen e Knudsen).”,”La biblioteca ABA possedeva 75.000 volumi e pamphlet nel 1988.”,”ARCx-051″ “CALLIMACO TEOCRITO MELEAGRO a cura di Marina CAVALLI Giulio GUIDORIZZI”,”Idilli. Epigrammi.”,”Callimaco nacque a Cirene, nel regno tolemaico di Egitto, poco prima del 300 a.C., da famiglia di illustri origini. In gioventù esercitò la professione di maestro di scuola ad Eleusi, un sobborgo di Alessandria, ma ben presto gli venne affidato dal sovrano Tolomeo II Filadelfo l’importante compito di stilare un elenco di tutto il patrimonio librario della Biblioteca di Alessandria, la più grande allora esistente. Ad Alessandria e alla corte di Tolomeo Fikladelfo fa capo anche il periodo determinante della vita e della produzione artistica d Teocrito, anche se ben poco è possibile accertare sui dati biografici di una delle personalità più schive della letteratura greca. Figlio di Prassagora e Filina, egli nacque, probabilmente intorno al 310 a.C., a Siracusa, in quel mondo occidentale di antichissima colonizzazione greca, cioè, che meno risentì degli sviluppi del nuovo assetto politico ellenistico. Scarse notizie possediamo sulla vita di Meleagro. Di sè egli lasciò scritto d’essere nato a Gadara, la città di Transgiordania che sorgeva vicino al lago Tiberiade ed era un notevole centro di cultura greca (originari della stessa città furono il filosofo cinico Menippo, il filosofo e poeta Filodemo e il famoso retore Teodoro); Meleagro si definisce Siriano, ma il nome del padre, Eucrates e la sua cultura lo identificano come greco. Nella prima gioventù si trasferì a Tiro e in vecchiaia a Cos dove ottenne la cittadinanza onoraria e dove probabilmente morì.”,”STAx-102-FL” “CALLINICOS Alex”,”Les idées révolutionnaires de Marx.”,”CALLINICOS Alex “”(…) À mesure que la grande industrie se développe, la base sur laquelle la bourgeoisie a assis sa production et son appropriation se dérobe sous ses pieds. Ce qu’elle produit avant tout, ce sont ses propres fossoyeurs. Son élimination et le triomphe du prolétariat sont également inévitables”” (Manifeste). La chute du capital ne se produira pas automatiquement,comme une mauvaise lecture de ce passage pourrait le faire croire. Elle dépend de l’organisation, de la conscience et de l’activité de la classe ouvrière. En 1879, Marx et Engels ont résumé leur activité politique en ces termes: “”Depuis près de quarante ans, nous avons fait ressortir au premier plan la lutte des classes comme la force motrice directe de l’histoire et, en particulier, la lutte de classes entre la bourgeoisie et le prolétariat comme le plus puissant levier de la révolution sociale. (…) En fondant l’Internationale, nous avons lancé en termes clairs son cri de guerre: “”L’émancipation de la classe ouvrière sera l’oeuvre de la classe ouvrière elle-même””. L’idée d’auto-émancipation de la classe ouvrière est au coeur de la pensée de Marx, comme nous avons pu le voir”” (Correspondance). (pag 167-168) [Alex Callinicos, Les idées révolutionnaires de Marx, 2008]”,”MADS-537″ “CALLINO MIMNERMO SOLONE TIRTEO SENOFANE TEOGNIDE SAFFO ALCEO ANACREONTE IBICO ARCHILOCO SEMONIDE IPPONATTE ALCMANE STESICORO, a cura di Marina CAVALLI Giulio GUIDORIZZI Antonio ALONI”,”Lirici Greci.”,”Callino è per noi il primo autore in metro elegiaco. Di lui sappiamo soltanto che visse e operò a Efeso nella prima metà del VII secolo. Anche Mimnermo nacque e operò nella Ionia, forse a Colofone o forse a Smirne nella senda metà del VII secolo. Si apre con Solone l’età splendita della creatività letteraria ateniese. Il discorso di Tirteo sulla guerra non conosce trionfalismi. Non esiste nella sua poesia esaltazione della violenza o l’ideale di uno spirito guerriero che gioisca dell’odio; al contrario per Tirteo guerra è dolore, penosa sazietà di fatiche e di incertezze, inevitabile ma lacrimosa realtà indagata anche dalla parte dei perdenti, in una consapevolezza partecipe della miseria umana dei vinti. Senofane è personaggio anomalo nell’ambito dei poeti elegiaci arcaici. Teognide, la tradizione medievale ha conservato un corpus di componimenti in distici elegiaci, sotto il nome di Teognide. La raccolta consta di circa 1400 versi, divisi in due libri di ampiezza diseguale, interamente dedicato all’amore efebico. Tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C. l’isola di Lesbo fu sede di una brillante e raffinata civiltà la cui espressione principale è per noi rappresentata dall’opera di due tra i massimi poeti della grecità arcaica, Saffo e Alceo. Essi furono poeti lirici nel senso proprio della parola. Anacreonte appartiene a una generazione successiva ed è espressione di un ambiente e di una sensibilità ormai lontani rispetto a quelli di Saffo e Alceo. Nato a Teo intorno al 570 a.C. si trasferì ad Abdera in Tracia per sfuggire ai Persiani che, dopo avere abbattuto il regno dei Lidi, avevano posto sotto la loro egemonia le città greche dell’Asia Minore. Dopo il crollo del regime tirannico si trasferì forse in Tessaglia presso la corte degli Alevadi; morì in tardissima età, ultraottantenne. Ibico visse attorno alla metà del secolo Vi a.C. Secondo la cronologia di Eusebio, sarebbe fiorito durante la 60° Olimpiade, corrispondente agli anni 540-536 a.C., la sua nascita andrà quindi collocata attorno al 580 a.C., il che ne fa un contemporaneo di Anacreonte. sua patria fu Reggio, colonia che raccoglieva abitanti calcidesi e messeni. Archiloco, Semonide e Ipponatte, accomunati dall’uso del dialetto ionico, formarono in età ellenistica il canone dei poeti giambici, formulato dal dotto Aristarco di Samotracia. I giambografi, soprattutto Archiloco e Ipponatte, furono oggetto di una intensa attività erudita, rivolta in particolare agli aspetti lessicali e metrici. La poesia di Sparta e Alcmane, città attivissima di innovazione e sperimentazione in campo sociale come in campo artistico. Stesicoro, nei poemi omerici, soprattutto nll’Odissea, è frequente la rappresentazione del poeta che canta le imprese legate alla conquista di Troia. Stesicoro, cioè colui che istituisce/ordina il coro, è il soprannome che fu assegnato al poeta Tisia, nato nella prima metà del VI secolo a.C. a Metauro, in Magna Grecia e morto a Catania dopo il 557 a.C.”,”STAx-103-FL” “CALLWELL C.E.”,”Gli effetti del dominio del mare sulle operazioni militari da Waterloo in poi.”,”Operazioni militari minori in guerra. “”L’ essersi questa flotta limitata a distruggere alcune navi nemiche, bloccare le spiagge russe, bombardare qualche fortezza, parve ben poca cosa, in confronto dei mezzi impiegati, a coloro che giudicano la guerra solo dagli episodi più salienti. Eppure quelle operazioni saltuarie ebbero la loro importanza, perché impedirono alla Russia di fronteggiare con forze eguali il nemico in Crimea, mentre esso col dominio del mare la costrinse a mantener oziose sulle rive del Baltico migliaia e migliaia di soldati.”” (pag 166)”,”QMIx-167″ “CALMER Alan”,”Labor agitator. The Story of Albert R. Parsons.”,”””Oltre a Parsons e Spies, c’era una squadra di agitatori di razza. Tra loro c’ era “”Red”” Sam Fielden, un forte lavoratore carrettiere che veniva dal Lancashire. Con la lunga, fluente barba, striata di grigio, sembrava un personaggio del Vecchio Testamento, e parlava così. Di modi gentili, ma imperturbabile e determinato, la sua scabra semplice eloquenza piaceva ai lavoratori di Chicago. Al contrario erano le osservazioni secche e pesanti ma sincere di Micheal Schwab, un magro, spigoloso, occhialuto e barbuto emigrato che sembrava un tipico professore tedesco. Essi erano i più abili luogotenenti di Parsons e Spies.”” (pag 64)”,”MUSx-165″ “CALMETTE Joseph”,”La formation de l’ unité espagnole.”,”CALMETTE J. membre de l’ Institut. “”Colombo non torna da questo quarto viaggio che per veder morire Isabella. Ben ricevuto tuttavia da Ferdinando, non tarda a morire pure lui, a Valladolid, il 20 o il 21 maggio 1505. Aveva scoperto l’ America, ma senza mai, né prima né dopo la scoperta, aver avuto il minimo sospetto di aver esplorato un altro continente e non l’ Asia. I suoi errori di calcolo, combinati con la tenacia e il suo amore per il dominio e il lucro, hanno fatto un miracolo. In totale, un mondo d’ oltremare è stato donato alla Spagna.”” (pag 241) “”Se Colombo a preceduto in America le navi portoghesi, il nome dato al quarto continente doveva venire da un altro navigatore, Americo Vespucci, i cui quattro viaggio sono, in qualche maniera, paralleli a quelli del protetto di Isabella. Vespucci – come lo si è correntemente chiamato – era un Fiorentino. Egli riconobbe nel suo primo viaggio, nel 1497, il Venezuela, l’ Honduras, le Bermuda; al suo secondo viaggio, Trinité e Curacao. (…) Le esplorazioni, molto pittoresche, di Americo Vespucci furono divulgate sotto forma di lettera a Lorenzo de’ Medici. (…)””. (pag 241-242)”,”SPAx-073″ “CALMETTE Joseph”,”Storia di Spagna. Libro primo.”,”Guerra civile di Castiglia. “”Due eserciti di circa quarantamila uomini ciascuno, forze notevoli per quei tempi, si trovano di fronte. Le operazioni si svolgono attorno a Toro. Il partito aragonese e quello portoghese alternativamente avanzano ed indietreggiano. Ferdinando si assicura la città di Toro, ma non il castello. Alfonso ottine da Luigi XI un trattato di alleanza, ma Luigi è troppo impegnato dalla coalizione anglo-borgognona, che lo stringe da vicino, e non può far nulla per i Portoghesi. Il 2 marzo 1476, Ferndinando batte il rivale a Toro. E’ una vittoria decisiva. Come scrive il cronista Bernáldez, Ferdinando, a Toro, è stato fatto “”veramente re di Castiglia””. (…) Si assiste ora agli ultimi spasmi della guerra civile in Castiglia. Alfonso giuoca le sue ultime carte; ma subisce nella pianura di Albuera, il 29 febbraio 1479, una sconfitta decisiva. Albuera conferma quanto era stato deciso a Toro. Questa volta la causa della principessa Giovanna è irrevocabilmente condannata. La sanzione diplomatica della vittoria militare si iscrive nei preliminari di Alcántara (marzo 1479) e nel trattato di Alcoçobes (9 settembre). Giovanna e Alfonso rinunciano al regno di Castiglia a patto che, a loro volta, Ferdinando e Isabella rinuncino a qualsiasi pretesa sul Portogallo. Giovanna entrerà in convento a meno che non sposi don Juan. Un regolamento marittimo e coloniale, che ritroveremo più avanti, completa queste clausole di liquidazione””. (pag 218-219)”,”SPAx-085″ “CALMETTE Joseph”,”Storia di Spagna. Libro secondo.”,”””Mancava un codice. Al tempo dei primi re cattolici, era stato fatto un tentativo sotto la forma dell’ ‘Ordenamiento de Montalvo’. Carlo V e Filippo II fecero fare da vari giureconsulti (Pedro López di Alcocer, prima; Guevara e Escudero in seguito) una ‘Nueva Recopilación’, portata a termine nel 1567, ma che non diede la soluzione sperata del problema. Se non altro ci si diede alla codificazione dei ‘Fueros’ nei diversi Stati. L’ Aragona diede l’ esempio (1547); seguì la Catalogna (1588-1589) e lo stesso fecero gli altri Stati. Il XVII secolo vide la pubblicazione della maggior parte delle raccolte di diritto ordinario spagnolo, come di varie raccolte assai preziose di diritto municipale. A questo proposito, conviene ricordare che il primo rappresentante autorizzato del diritto internazionale è stato uno spagnolo, Francisco de Vitoria. Tra i giuristi più famosi del periodo degli Asburgo vanno ricordati Palacio Rubios, Juan Ginés de Sepúlveda, Domingo de Soto. Quest’ultimo era domenicano. Il padre Mariana si distinse nel diritto politico (…)””. (pag 66)”,”SPAx-086″ “CALOGERO F. DEVOTO G.L. a cura, scritti di Steven BAKER Francesco CALOGERO Roberto CARACCIOLO Gianluca DEVOTO Enrico JACCHIA Mariano MAGGIORE Ian SMART”,”La proliferazione delle armi nucleari.”,”””I militari italiani appoggiano anche la teoria di un uso rapido e diffuso delle armi nucleari tattiche in battaglia, nel presupposto tradizionale che un aumento della potenza di fuoco favorisce la difesa”” (pag 75)”,”RAIx-136″ “CALOGERO Guido”,”La critica dell’ economia e il marxismo. (Il metodo dell’ economia e il marxismo)”,”Mentalità naturalistica di Marx. “”In questa prefazione, il Marx comincia col dire che l’ opera che egli pubblica costituisce la continuazione dello scritto già da lui stampato nel 1859 col titolo ‘Per la critica dell’ economia politica’, e che il contenuto di questo si trova ripreso e riassunto nel primo capitolo della nuova opera (si tratta, appunto, di quella teoria del valore, che abbiamo particolarmente esaminata nel secondo capitolo). E prosegue: “”Ogni inizio è difficile: è principio che vale per ogni scienza. (…)””. In questo primo brano della prefazione si manifesta dunque pienamente, intanto, quella che abbiamo chiamata la mentalità naturalistica del Marx. L’ analisi della forma del valore vi è considerata in primo luogo come tale che dalla comprensione di essa deriva necessariamente la comprensione di tutto il resto; (…)””. (pag 108)”,”TEOC-337″ “CALOGERO Guido”,”Lezioni di filosofia. I. Logica.”,”Metodo: analisi e sintesi ma non dialettica. “”Ma anche lo storico dovrà operare sull’ambiente della sua esperienza: dovrà arare e coltivare il campo delle sue nozioni, dovrà muoversi per cercare libri e giornali e manoscritti, seguire piste e scrutare archivi nella paziente attesa di scoperte; e così modificando e arricchendo i quadri delle sue visioni, acquistare infine la capacità di isolarne i punti più importanti. Si può bensì dire che a questa ‘attitudine per l’analisi’ deve accompagnarsi, in lui, anche un’ ‘attitutidine per la sintesi’. Ma questa non è, ancora una volta, una peculiarità che lo caratterizzi: la stessa esigenza può essere enunciata anche per le altre forme di ricerca. Non pensiamo, qui, alla «sintesi dialettica» (…); e nemmeno alla celebre, troppo celebre, «sintesi a priori», di cui avremo da far cenno in più opportuna occasione. La «sintesi» che ci interessa non è quella che si contrappone all’«antitesi», seguendola e risolvendola nel «processo dialettico», ma bensì quella che, più semplicemente, si contrappone all’ «analisi», come la funzione del mettere insieme a quella dello scindere e distinguere”” (pag 100-101)”,”FILx-368-FF” “CALOGERO Guido”,”Lezioni di filosofia. II. Etica.”,”””Anche il «socialismo scientifico» torna ad essere, in tal modo, quel che già, nella sua meno illigittima sostanza, era sempre stato anche il «socialismo utopistico», da cui esso pur pensava tanto superbamente di distinguersi. E’ un socialismo etico, cioè un programma morale d’azione, poriettato sui problemi della convivenza giuridica e politica, e la cui quota di «utopismo» è inversamente proporzionale (come accade, del resto, per ogni altro programma politico) al suo intendimento delle storiche e sociologiche possibilità”” (pag 353)”,”FILx-369-FF” “CALOGERO Guido”,”Lezioni di filosofia. III. Estetica.”,”Sui fatti storici e le individualità. “”A parità di adeguatezza ricostruttiva e di efficacia letteraria, la migliore storia è quella che maggiormente interessa gli uomini migliori: gli uomini di più ricco senso etico, di più intensa ed intelligente attività civile. Ora; anche in questa più degna storia gli eventi, i fatti, le azioni serbano pur sempre il carattere della concreta singolarità. Sono accadimenti individuali, comportamenti di individui”” (pag 371)”,”FILx-370-FF” “CALORE Antonello a cura; saggi di Italo LANA Francesco SINI Alfredo VALVO Aldo Andrea CASSI Tecla MAZZARESE Danilo ZOLO Antonio D’ANDREA Marco FRIGESSI DI RATTALMA Silvia SANNA Carlo Alberto ROMANO Arnaldo CANZIANI”,”””Guerra giusta””? Le metamorfosi di un concetto antico.”,”Saggi di Italo LANA Francesco SINI Alfredo VALVO Aldo Andrea CASSI Tecla MAZZARESE Danilo ZOLO Antonio D’ANDREA Marco FRIGESSI DI RATTALMA Silvia SANNA Carlo Alberto ROMANO Arnaldo CANZIANI. Partecipano alla tavola rotonda: Massimo BRUTTI Mario DOGLIANI Marco FRIGESSI DI RATTALMA Vincenzo GIUFFRE’ Danilo ZOLO. “”La pariteticità dei belligeranti, e l’ affermazione “”paradossale”” che entrambi possano condurre un bellum iustum, pur sotto un angolo visuale assai differente, legato ad una connotazione di stato di natura come condizione di perenne lotta, sono presenti anche in Thomas Hobbes (1588-1679). Il processo si compie con Samuel Pufendorf (1632-1694), primo titolare della cattedra di “”Jus naturale et gentium”” ad Heidelberg. Nel De jurae naturae ac gentium (1672) egli, pur con qualche incertezza, considera ormai pacifico il diritto al bottino in capo a chi risulti vincitore “”in bello solemni””, prescindendo ormai dal requisito della iusta causa. Lo jus praedae è divenuto ormai argomento principe dello jus inter nationes, il quale con crescente frequenza era chiamato ad occuparsi delle acquisizioni territoriali che furono causa ed effetto delle guerre seicentesche””. L’ anno successivo, nel celebre De officio hominis et civis, Pufendorf cristallizza tre giuste cause di guerra; essa è legittima quando viene indetta per difendersi, per ridurre alla ragione chi rifiuti di rendere il dovuto o, infine, per ottenere risarcimento di un torto. I tre requisiti di de jure communi sono abbandonati””. (pag 148-149)”,”QMIx-124″ “CALORO Bonaventura”,”Pionieri dell’industria italiana.”,”PROFILO BIOGRAFICO DI GIOVANNI AGNELLI GIOVANNI ANSALDO GIUSEPPE BERETTA L.V. BERTARELLI EDOARDO BIANCHI FELICE BISLERI GIUSEPPE BORSALINO DAVIDE CAMPARI BENIGNO CRESPI GUIDO DONEGANI CARLO ERBA G.E. FALK ULRICO HOEPLI VINCENZO LANCIA ROBERTO LEPETIT GIROLAMO LUXARDO ERCOLE MARELLI GAETANO MARZOTTO TOMASO MIGONE GIACINTO MOTTA CAMILLO OLIVETTI ANGELO PARODI CARLO PESENTI G.B. PIRELLI GIULIO RICHARD E CARLO GINORI GIULIO RICORDI EDOARDO SONZOGNO FRANCO TOSI FRANCESCO VALLARDI”,”ITAE-067-FP” “CALOSSO Umberto”,”L’ anarchia di Vittorio Alfieri. Discorso critico sulla tragedia alferiana.”,”””Shakespeare, Machiavelli, Cervantes e Montaigne sono i quattro autori del rinascimento su cui pianse e delirò, e non per metafora, la giovinezza “”ignorante”” del contino girovago. Scrittori umani nel senso profondo della parola, non si può credere che l’ A. non li intendesse così come sono: posti sopra del furore, dell’ amoralità, della follia, del sentimento; mercé la loro superiore misura, l’ effettualità, l’ ironia, lo scetticismo. Il suo cervello comprendeva nel loro vero senso i quattro classici; ma il tumulto del cuore glieli andava ritmando e interpretando originalmente; non portandogli agli occhi la luce del sorriso e il sopracciglio dell? azione, ma l’ onda delle lacrime. L’A., leggendo, isolava e sentiva in Montaigne la sola sentimentalità; in Cervantes l’ eroica follia; in Machiavelli l’ enormità dei delitti del principe; in Shakespeare la tempesta delle passioni””. (pag 109)”,”ITAB-161″ “CALOSSO Giovanni Timoteo, a cura di Davide BOSSO”,”Memorie di un vecchio soldato.”,” “”Dopo aver marciato tutto il giorno, si arrivava al bivacco in serata e non si smontava da cavallo finché non erano formate le gran guardie. Le prime cure di un cavaliere erano per il suo cavallo; poi gli uomini designati partivano per il saccheggio. Si rientrava al campo sfiniti dalla fatica e dal sonno senza poter soddisfare questo imperioso bisogno; all’alba era necessario risalire a cavallo per ricominciare lo stesso tran-tran. È probabilmente da attribuire alla stanchezza e all’acqua cattiva che bevevamo, il gran numero di malati che abbiamo avuto dopo questa memorabile campagna di venticinque giorni. Infine, arrivammo di fronte a Tilsit. La retroguardia russa aveva bruciato il ponte sul Niemen e prendemmo possesso della città. Il giorno dopo l’imperatore ci raggiunse insieme alla sua guardia. Noi evacuammo allora la città per andare ad accamparci lungo la riva prussiana dello Niemen. Gli ussari neri prussiani erano accampati sulla sponda opposta, proprio di fronte a noi; non essendo molto largo, il fiume ci consentiva di parlare con loro e di farci capire. Fu uno dei loro ufficiali che facendo il suo giro e passando davanti a me che ero di vedetta sulla riva, mi informò in buon francese che era stato appena firmato un armistizio. La notizia ci fu confermata la sera stessa da un ordine del giorno. L’incontro dei due imperatori avvenne sulla famosa zattera, e la pace pose fine a questa bella campagna del 1807 con la quale avevo iniziato la mia carriera di soldato. Che tempi! Che ricordi! La nostra brigata era acquartierata nella città di Gumbinnen e nei villaggi circostanti. La lasciammo alla fine di luglio, attraversammo di nuovo la Vistola a Marienwerder e ci dirigemmo, passando per Danzica, nella Pomerania prussiana, dove avevamo per quartieri le città di Slawa, Treptow, Demmin e Koslin. Verso la fine di ottobre fui designato insieme al mio amico Brival per passare alla compagnia d’élite, nonostante la nostra giovane età e il breve stato di servizio. Fu una grande soddisfazione per la nostra autostima; indossare il simbolo della granata sul colbacco di pelo d’orso ci faceva sentire importanti. Lasciai però con grande rammarico il mio vecchio camerata Cibois che, per più di un anno, mi aveva fatto da padre, circondandomi di affettuose attenzioni, aiutandomi nei difficili turni di servizio e, vero mentore, preservandomi dalle insidie che l’inesperienza avrebbe potuto farmi incontrare. Questo prezioso compagno fu una delle vittime della terribile campagna del 1812″” (pag 34-35) [Giovanni Timoteo Calosso, ‘Memorie di un vecchio soldato’, Edizione Amazon Logistica, Torino, 2021; a cura e traduzione di Davide Bosso; tra la bibliografia del traduttore: ‘Quelli che non vollero ritornare, i chiavassesi naturalizzati francesi dopo Napoleone’, in Studi Chiavassesi, vol. 8, Chivassi, 2017]”,”FRAN-001-FGB” “CALVARUSO Claudio”,”Sottoproletariato in Svizzera. 152.000 lavoratori stagionali. Perché?”,”CALVARUSO è nato nel 1939. E’ stato dirigente del Patronato ACLI in Svizzera.”,”CONx-092″ “CALVESI Maurizio”,”Le due avanguardie. Dal Futurismo alla Pop Art.”,”Maurizio Calvesi (Roma 1927) è tra le più eminenti figure di storici e critici d’arte in campo internazionale. Dirige il DIpartimento di Storia dell’arte della facoltà di Lettere dell’Università di Roma La Sapienza.”,”VARx-590″ “CALVET Robert”,”Les Japonais. Histoire d’ un peuple.”,”CALVET Robert è attaché temporaire d’ enseignement e di ricerca in storia moderna all’ Università de La Rochelle. “”Ci si può chiedere circa le ragioni che incitano gli stranieri a voler forzare con tanta insistenza le porte del Giappone. Se il paese non è povero in risorse diverse, le ragioni sono di fatto soprattutto geostrategiche e commerciali””. (pag 194) “”Il Partito comunista giapponese è creato nel 1922, ma non trova ancora che una debole eco nella popolazione operaia molto poco politicizzata, e riunisce soprattutto gli intellettuali. L’ Upton Sinclair giapponese, Kobayashi Takiji (1903-1933) scrive nel 1929 Kanikô fune (Il conservificio galleggiante), che descrive le condizioni di lavoro estremamente penose della classe operaia giapponese. Questo scrittore proletario fu uno dei numerosi rappresentanti di una corrente letteraria effimera ma molto vigorosa negli anni 1920, che voleva utilizzare la letteratura come un’ arma””. (pag 216)”,”JAPx-052″ “CALVEZ Jean-Yves”,”La pensée de Karl Marx.”,”Nato nel 1927, CALVEZ ha compiuto gli studi secondari ed è poi entrato nella Compagnia di Gesù. Studia filosofia a Innsbruck e poi a Monaco. Studia scienze politiche e diritto internazionale a Parigi e all’ Institut des Hautes Etudes Internationals. Diplomato di studi superiori di Germania. Nel 1953 insegna sociologia e filosofia sociale presso la facoltà di filosofia di Chantilly (Oise). Fa ricerche su diritto ed economia sovietica. Prepara una tesi di dottorato sul pensiero politico degli storici tedeschi del XIX secolo. Pubblicazioni: vedi 3° di copertina. Le tappe principali della critica al marxismo. Critiche da economisti, sociologi, filosofi, Chiesa cattolica. (da pag 562) Decreto del Santo Uffizio del 1949. “”E’ lecito iscriversi ai partiti comunisti o favorirli?””. La risposta è: “”No: il comunismo, in effetti è materialista e anticristiano, e i capi comunisti, anche se affermano a volte a parole di non lottare contro la religione, manifestano però in realtà, con la loro dottrina e con i loro atti, che sono i nemici di Dio, della vera religione e della Chiesa di Cristo””. (pag 590) Sulle crisi. “”Marx ha sostenuto la regolarità delle crisi. Riteneva si verificassero ogni sei-sette anni. Engels, stimava invece che l’ intervallo era piuttosto dieci anni. E’ questo un punto su cui gli economisti moderni non hanno smesso di discutere. In tutti i casi, Marx credeva, fino al 1870 almeno, al ritorno “”fatale”” di queste catastrofi che minavano sempre più la salute del capitalismo. Più tardi si mostrerà più riservato.”” (pag 468)”,”TEOC-321″ “CALVEZ Jean-Yves”,”Il pensiero di Karl Marx.”,”Jean-Yves Calvez, nato in Francia nel 1927, è membro della Compagnia di Gesù (Gesuiti) di cui è Provinciale per la Francia. Professore di filosofia e politologo, è direttore dell’Action populaire e insegna studi politici all’Università di Parigi.”,”MADS-047-FL” “CALVI Pasquale (ANONIMO 1866), a cura di Franca BIONDI”,”Catechismo politico economico popolare.”,”Pubblicata pressoché in forma clandestina all’indomani dell’unificazione italiana, questo libro ormai irreperibile per gli storici del movimento democratico e socialista in Italia è stato scoperto in una biblioteca palermitana, forse l’unica ancora esistente. L’autore, un intellettuale messinese, ministro del governo rivoluzionario di Palermo nel 1848 e alto magistrato nel nuovo Regno d’Italia non condivideva la scelta monarchica e accentratrice dello Stato nato nel 1861. Nel 1866 pubblica questo testo anonimo schierandosi per la repubblica e l’autogoverno locale, mette a nudo i limiti del parlamentarismo, la separatezza dello magistratura e dell’esercito dal popolo. Riconosce al popolo il diritto dell’insurrezione, vuole i ‘cittadini in armi’ e la revocabilità di tutti i mandati. Convinto che l’eguaglianza deve avere un fondamento economico e sociale propone in nome dei lavoratori creatori della ricchezza, dei produttori, gli obiettivi della socializzazione del suolo e dei mezzi di produzione e la scomparsa delle classi, per realizzare una democrazia sostanziale e la necessità del socialismo. ‘Pasquale Calvi (1794-1867) è stato un politico, magistrato e patriota siciliano, nato a Messina. Fu una figura di spicco durante i moti rivoluzionari del 1848 in Sicilia. Calvi aderì alla Carboneria e partecipò attivamente ai moti del 1821, per i quali fu arrestato dai Borboni e successivamente liberato. Nel 1830 si laureò in legge a Palermo e divenne un avvocato di successo. Durante la rivoluzione siciliana del 1848, Calvi ricoprì ruoli di rilievo, tra cui quello di ministro degli Interni e della Giustizia nel governo rivoluzionario. Dopo la riconquista borbonica, fu costretto all’esilio a Malta, dove collaborò con Giuseppe Mazzini per promuovere azioni rivoluzionarie. Tornò in Sicilia nel 1860, dopo lo sbarco dei Mille, e fu nominato presidente della Suprema Corte di Giustizia da Garibaldi. Calvi fu anche deputato del Regno d’Italia e presidente della Corte di Cassazione in diverse città italiane. Morì a Castellammare del Golfo nel 1867 e fu sepolto nel Pantheon della Chiesa di San Domenico a Palermo’ (f. copilot) Il libro “”Catechismo politico economico popolare,”” pubblicato postumo nel 1976 da Guaraldi, Firenze. Quest’opera riflette il suo impegno nel rendere accessibili al popolo concetti politici ed economici complessi, sottolineando la sua passione per l’educazione civica e il progresso sociale’ (copil.)”,”MITS-003-FMB” “CALVIE’ Alain”,”La social-démocratie allemande et la dictature du prolétariat (1869-1891).”,”””Le tentative manquée de Rosa Luxemburg de greffer sur le cours opportuniste de la social-démocratie allemande un mot d’ordre révolutionnaire fut sans aucun doute le dernier essai pour en redresser l’orientation générale avant qu’éclate la première guerre mondiale.”” (pag 24-25) “”Il tentativo fallito di Rosa Luxemburg di innestare sul corso opportunista della socialdemocrazia tedesca una parola d’ordine rivoluzionaria fu senza alcun dubbio l’ultimo tentativo di correggerne l’orientamento generale prima dello scoppio della prima guerra mondiale.”” (pagina 24-25)”,”LIEW-018″ “CALVINO Italo”,”Il visconte dimezzato.”,”Calvino, Italo (Santiago de Las Vegas, Cuba 1923 – Siena 1985), scrittore italiano. Percorse le esperienze intellettuali del secondo Novecento con lucida libertà intellettuale e con una disponibilità sperimentale che gli veniva dal quotidiano rapporto con la scrittura. Partecipò alla lotta partigiana e le dedicò nel 1947 il suo romanzo d’esordio, che piacque a Cesare Pavese, Il sentiero dei nidi di ragno, in cui la Resistenza è vista attraverso gli occhi di un bambino. Lavorò a Torino dal 1950 per la casa editrice Einaudi. Negli anni Cinquanta dispiegò una vasta produzione narrativa con la trilogia dei Nostri antenati, parabole filosofico-morali di taglio illuministico (Il visconte dimezzato, 1952; Il barone rampante, 1957; Il cavaliere inesistente, 1959), e con la raccolta dei Racconti (1958). Nel 1956 era uscita la raccolta delle Fiabe italiane, riscrittura del patrimonio favolistico italiano. Partecipò intensamente al dibattito politico-culturale (fu iscritto al Partito comunista fino al 1956) e diresse con Elio Vittorini “”Il Menabò”” (1959-1967). Nel 1963, l’anno della neoavanguardia, pubblicò La giornata di uno”,”VARx-013″ “CALVINO Italo”,”La speculazione edilizia.”,”””Nella ‘Speculazione edilizia’, Calvino ha rappresentato il boom economico dell’Italia settentrionale negli anni ’50 nella sua espressione più vistosa e rappresentativa: il cambiamentod del paesaggio della Riviera ligure sotto l’ondata delle costruzioni di casamenti per la media borghesia delle città industriali che ha come prima rivendicazione l'””appartamento al mare. (…)”” (M. Forti)”,”VARx-559″ “CALVINO Italo”,”Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche.”,”Italo Calvino non ama dare dati biografici perché dice che non significano niente. Si sa che è nato nel 1923, la data pare sicura, a San Remo (…). Di certo si sa che C. ha trascorso a San Remo infanzia e giovinezza fin quasi a vent’anni (…). Pare abbia fatto studi regolari fino all’Università. (4° di copertina) [‘Il materiale preparato da Calvino per questo libro arriva fino al dicembre del 1980. E’ per espressa volontà dell’Autore che tre di questi scritti compaiono in due versioni successive nel tempo. Ho aggiunto gli ultimi cinque testi perché strettamente autobiografici e perché mi sembra completino gli altri. Guardando l’insieme dei testi mi è parso che in alcuni di loro mancasse quel senso d’immediatezza che ci si aspetta dalle autobiografie. Non è solo per questa ragione che ho pensato di includere il ‘Diario americano, 1959-1960’. Dell’importanza che ebbe quel viaggio nella sua vita Calvino parlò e scrisse in diverse occasioni. Eppure decise di non pubblicare ‘Un ottimista in America’, il libro ispirato da questo viaggio, quando era già in seconde bozze. La spiegazione di questo brusco ripensamento si trova in una lettera a Luca Baranelli del 24 gennaio 1985: «… Avevo deciso di non pubblicare il libro perché rileggendolo in bozze l’avevo sentito troppo modesto come opera letteraria e non abbastanza originale come reportage giornalistico. Ho fatto bene? Mah! Pubblicato allora, il libro sarebbe stato comunque un documento dell’epoca, e di una fase del mio itinerario…». Il ‘Diario americano’, invece, non è altro che una serie di lettere inviate regolarmente all’amico Daniele Ponchiroli dell’Einaudi, destinate anche a tutti i collaboratori della casa editrice e perfino, come scrive Calvino, a chiunque volesse conoscere le sue impressioni ed esperienze americane. Come documento autobiografico – e non come prova letteraria – mi sembra essenziale; come autoritratto, il più spontaneo e diretto. Il senso di questo libro, dunque, potrebbe essere: rendere più stretto il rapporto del lettore con l’Autore, approfondirlo attraverso questi scritti. Calvino pensava che «ciò che conta è quel che siamo, approfondire il proprio rapporto col mondo e col prossimo, un rapporto che può essere insieme d’amore per ciò che esiste e di volontà di trasformazione»’ (pag 8-9)] [dalla presentazione di Esther Calvino]”,”EDIx-190″ “CALVINO Italo”,”Un ottimista in America (1959-1960).”,”Italo Calvino (Cuba 1923 – Siena 1985), dopo gli studi e la Resistenza in Liguria si laureò in Lettere a Torino. Dal 1947 al 1983 lavorò a vario titolo per l’editore Einaudi. Visse a Sanremo, a Torino, a Parigi, e dal 1980 a Roma. Collaboratore di quotidiani e riviste, diresse insieme con Vittorini “”Il menabò di letteratura””. Chicago: “”la vera città americana, produttiva, materiale, brutale”” (pag 5) Savannah: “”la più bella città degli Stati Uniti”” (pag 5) “”Le cattedrali del consumo. (…) Il rapporto tra fornitore e consumatore è uno dei rapporti sociali che hanno subito i cambiamenti più vistosi. E la cosa più importante è che ora nessuno paga. Quasi tutti, nei ‘supermarkets’ e nei grandi magazzini, mostrano la loro ‘credit card’ e si fanno segnare in conto tutto quel che hanno comprato. A chiunque può contare su uno stipendio o su un reddito sono aperti crediti spesso superiori alle sue possibilità attuali. Ma è tutto il meccanismo della produzione a imporre che si consumi, che ci si indebiti, che si sia ottimisti per l’avvenire, che si venda l’auto prima d’aver finito di pagare le rate per comprarne una nuova. Le case ormai è ovvio che non le paga chi le compra, ma la banca: e che ci starebbero a fare le banche, altrimenti? E’ questa la società della fiducia, o la società dell’ansia? Una vita in cui a quarant’anni consumi beni che speri di pagare solo a sessanta, appare dilatata o accorciata? I figli nascono col destino di lavorare per pagare la macchina elettrica che sta lavando i loro pannolini, e che i loro genitori non riusciranno a pagare perché avranno ancora da pagare tante cose comperate prima… (…) Il colore della miseria. Il colore della povertà negli Stati Uniti è rosso bruciato, come i fabbricati di mattoni dei quartieri più umili. Oppure è la tinta sbiadita delle villette di legno ormai in cattivo stato, che vengono affittate come ‘slums’. E’ povertà nel senso europeo o è «un’altra cosa»? Girando attraverso le grandi città industriali, dagli aspetti d’un benessere di massa di proporzioni molto vaste si passa in territori dove il benessere sembra non aver mai fatto capolino, e dove le condizioni di larghi strati popolari appaiono ben misere anche agli occhi duramente esercitati dall’europeo. Tra ieri e oggi ho girato molto con Tom per Detroit, soprattutto nei quartieri di ‘slums’, di catapecchie. La recessione del ’58 pare abbia lasciato qui uno strascico di disoccupazione e sottoccupazione. In una città come Detroit, in cui si crea una parte cospicua della ricchezza americana, ci sono quartieri fangosi, dove le case sono poco più che baracche, e quando una viene demolita vedi donne e vecchi farsi attorno con carretti a mano ad approvvigionarsi di legna da bruciare. In questi quartieri della miseria non si trovano soltanto le masse degli ultimi arrivati (i ‘Latins’, ossia gli immigrati dell’America latina) o dei negri per i quali i passi avanti sono più lenti e difficili: sono anche scaglioni delle immigrazioni europee di cinquanta o cento anni fa che «non ce l’hanno fatta» e sono rimasti poveri generazione dopo generazione, e anche molti anglosassoni”” (pag 99-100)”,”EDIx-196″ “CALVINO Italo”,”Le città invisibili.”,”Italo Calvino (1923-85) ha pubblicato nelle edizioni Einaudi il suo primo romanzo ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ (1943), i racconti di guerra partigiana ‘Ultimo viene il corvo’, e i tre romanzi che compongono il ciclo dei ‘Nostri antenati’, ‘Il visconte dimezzato’, ‘Il barone rampante’, ‘Il cavaliere inesistente’.”,”VARx-002-FMP” “CALVINO Italo”,”Etica ed estetica di Trotzkij.”,”””Il saggio di Trotzkij, ‘La nostra morale e la loro’ è scritto nel 1938 al Messico. È una discussione – in cui il rivoluzionario sconfitto ed esule si lancia, con violenza polemica moltiplicata dal suo isolamento, soprattutto contro il moralismo della socialdemocrazia e della sinistra occidentale, – sulla validità per la rivoluzione dell’assioma «il fine giustifica i mezzi». Trotzkij lo considera valido. L’inquadramento storico del problema è assai debole; di Machiavelli non si fa neppure il nome, la paternità dell’idea viene attribuita ai gesuiti, o meglio, ai protestanti che l’attribuivano polemicamente ai gesuiti. L’argomentazione con cui è difesa la storicità e relatività delle varie morali e la spietatezza della morale rivoluzionaria è più debole ancora. E anche la dote che siamo più portati ad apprezzare – la sincerità spietata della violenza rivoluzionaria, quella sincerità che fu di Lenin ma non più di Stalin – diventa quasi un’ostentazione astratta, un compiacimento intellettuale. (…) Quand’ecco, nelle ultime pagine del saggio, un colpo d’ala. Ecco che Trotzkij finalmente affronta il problema nel vero e unico modo in cui si può affrontarlo e per cui la morale socialista non può aver nulla a che fare con quella dei machiavellici. Tra fine e mezzi c’è un’interdipendenza dialettica, non possono essere mezzi buoni (cioè mezzi rivoluzionari) se non quelli che si accompagnano a un processo d’emancipazione delle masse, a una liberazione e a un arricchimento morale degli uomini. «Quando diciamo che il fine giustifica i mezzi, ne consegue per noi che il grande fine rivoluzionario respinge, tra questi mezzi, i procedimenti e i metodi indegni che sospingono una parte della classe operaia contro un’altra; o che tentano di fare la felicità delle masse senza la loro partecipazione; o che minano la fiducia delle masse in se stesse e nella loro organizzazione sostituendovi l’adorazione dei «capi». Al di sopra di ogni altra cosa, la morale rivoluzionaria condanna irriducibilmente il servilismo nei confronti della borghesia e l’altezzosità nei confronti dei lavoratori, cioè una delle caratteristiche più radicate nella mentalità dei pedanti e dei moralisti piccolo-borghesi». Qui Trotzkij, forte d’una esperienza non solo sua ma di tutto il movimento cui appartenne, tocca il vero nocciolo della questione e si pone all’altezza di controbattere non solo i sostenitori della morale trascendente o naturale ma anche il machiavellico suo grande antagonista. Non va più in là, Trotzkij, ma noi muovendoci da questo nocciolo possono dedurre che nella morale rivoluzionaria rientra la violenza popolare, dal basso, non quella poliziesca, né quella dall’alto, quando non emani da un’autorità investita da una spinta popolare diretta; che alla morale rivoluzionaria contribuiscono le lotte tra tendenze che coinvolgono ed educano l’opinione della base, non quelle le cui ragioni sono note solo al livello dei capi; che i mezzi, insomma, giustificano il fine più di quanto il fine non giustifichi i mezzi, cioè in ogni situazione storica la superiorità morale del socialismo si vive e si giustifica «qui e ora», non in un ipotetico domani di rosea perfezione”” (pag 970-971) [Italo Calvino, ‘Etica ed estetica di Trotzkij’, Passato e presente, Roma, n. 7, gennaio-febbraio 1959] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TROS-002-FGB”
“CALVINO Italo”,”Il sentiero dei nidi di ragno.”,”””Questo è il primo romanzo che ho scritto…”” (pag 7) “”I tedeschi sono peggio delle guardie municipali. Con le guardie, se non altro, ci si poteva mettere a scherzare, dire: – Se mi lasciate libero vi faccio andare a letto gratis con mia sorella. Invece i tedeschi non capiscono quello che si dice, i fascisti sono gente sconosciuta, gente che non sa nemmeno chi è la sorella di Pin. Sono due rzze speciali: quanto i tedeschi sono rossicci, carnosi, imberbi, tanti i fascisti sono neri, ossuti, con le facce bluastre e i faffi da topo”” (pag 57)”,”VARx-180-FV”
“CALVINO Italo”,”La giornata d’uno scrutatore.”,”””Gli abusi che uno scrutatore d’opposizione può utilmente contestare durante le votazioni al “”Cottolengo”” sono classificabili in un limitato numero di casi. Prendersela perché fanno votare degli idioti, per esempio, non porta a grandi risultati: quando i documenti sono in regola e l’elettore è in grado d’andare in cabina da solo, cosa si può dire? Non c’è che da lasciarlo andare, magari sperando (ma capita di rado) che non gli abbiano insegnato bene, che si sbagli, e aumenti il numero delle schede nulle. (Ora, finita l’infornata delle monache, era il turno d’una schiera di giovinotti somglianti come fratelli nelle facce storte, vestiti di quello che doveva essere l’abito buono (…)”” (pag 45)”,”VARx-181-FV”
“CALVINO Italo”,”Ultimo viene il corvo.”,”Furto in una pasticceria. Il tassì “”(,..) “” (pag 186-188)”,”VARx-183-FV”
“CALVOCORESSI Peter WINT Guy”,”Total War. Causes and Courses of the Second World War.”,”Questione del radar (pag 139, 141, 431, 438, 447, 456, 494, 496, 495, 764) Peter Calvocoressi studiò a Eton e Balliol dove si laureò in storia. Durante la guerra sevì nell’Intelligence. Partecipò al processo di Norimberga contro i criminali nazisti nel 1945-46. Nel dopoguerra (1949) entrò a far parte dello staff del Royal Institute of International Affairs e nel 1954 divenne un direttore della Chatto & Windus e della Hogarth Press. Dal 1965 al 1971 fu Reader in International Affairs alla Sussex Unviesity e nel 1972 entrò alla Penguin Books dove divenne Publisher e Chief Executive. Guy Wint nacque a Londra nel 1910 e studiò nei college Dulwich College, Oriel College, Oxford e alla Università di Berlino. Nel 1932 andò in Cina come assistente segratrio della League of Nations Technical Mission. E quindi si spostò in India studiando il lavoro attorno alla Costituzione indiana. Ha servito il governo in India, Singapore, America e Cina e nel 1947 pubblicò ‘The British in Asia’. Poi divenne giornalista e per dieci anni scrisse articoli per il Manchester Guardian. E’ morto nel 1969.”,”QMIS-303″
“CALVOCORESSI Peter WINT Guy”,”Total War. Causes and Courses of the Second World War.”,”Peter Calvocoressi studiò a Eton e Balliol dove si laureò in storia. Durante la guerra sevì nell’Intelligence. Partecipò al processo di Norimberga contro i criminali nazisti nel 1945-46. Nel dopoguerra (1949) entrò a far parte dello staff del Royal Institute of International Affairs e nel 1954 divenne un direttore della Chatto & Windus e della Hogarth Press. Dal 1965 al 1971 fu Reader in International Affairs alla Sussex Unviesity e nel 1972 entrò alla Penguin Books dove divenne Publisher e Chief Executive. Guy Wint nacque a Londra nel 1910 e studiò nei college Dulwich College, Oriel College, Oxford e alla Università di Berlino. Nel 1932 andò in Cina come assistente segratrio della League of Nations Technical Mission. E quindi si spostò in India studiando il lavoro attorno alla Costituzione indiana. Ha servito il governo in India, Singapore, America e Cina e nel 1947 pubblicò ‘The British in Asia’. Poi divenne giornalista e per dieci anni scrisse articoli per il Manchester Guardian. E’ morto nel 1969. Questione del radar (pag 139, 141, 431, 438, 447, 456, 494, 496, 495, 764) Battaglia aerea d’Inghilterra. “”On the eve of the battle fighter production was verging on 500 a monthly, which was considerably higher than German fighter production or same German estimates of British production. (Goering thought that British production of all types was only 300). Besides this force Great Britain relied for its defence on an early warning system of revolutionary and decisive importance. It was based on radar or, as it was at first called in Great Britain, RDF – Radio Direction Finding – a method for detecting the position of distant objects by the reflection of radio rays. Without radar too many bombers would have got through. After the First World War the problem of how to stop the bomber was acute. Some despaired of solving it. Others examined desperate remedies like the death ray, an attempt to find ways of killing enemy aircrews by (for example) suddenly raising their blood to boiling point, or ways of stopping their engines by radio transmissions. No death ray was ever invented but from 1934 radar was developed by a number of men, including in particular Professors Henry Tizard, A.V. Hill and P.M.S. Blackett; H.E. Imperils, a civilian engineer who was given a post at Air Ministry; and Robert Watson-Watt of the Radio Research Laboratory”” (pag 139) [Battaglia aerea d’Inghilterra. Alla vigilia della battaglia la produzione di caccia era vicina a 500 al mese, che era considerevolmente superiore alla produzione di caccia tedesca o alle stesse stime tedesche della produzione britannica. (Goering pensava che la produzione britannica di tutti i tipi fosse solo di 300). Oltre a questa forza la Gran Bretagna puntava per la propria difesa su un sistema di allarme rapido di importanza rivoluzionaria e decisiva, basato sul radar o, come venne chiamato inizialmente in Gran Bretagna, RDF – Radio Direction Finding – un metodo per rilevare la posizione di oggetti distanti mediante riflessione delle onde radio. Senza il radar troppi bombardieri sarebbero riusciti a passare. Dopo la prima guerra mondiale il problema di come fermare i bombardieri era acuto. Alcuni disperavano di risolverlo. Altri esaminarono rimedi disperati come il raggio della morte, un tentativo di trovare modi per uccidere gli equipaggi aerei nemici (ad esempio) portando improvvisamente il loro sangue al punto di ebollizione, o modi per spegnere i motori tramite trasmissioni radio. Nessun raggio mortale è mai stato inventato ma dal 1934 il radar è stato sviluppato da un certo numero di uomini, tra cui in particolare i professori Henry Tizard, A.V. Hill e P.M.S. P.M.S. Blackett, H.E. Imperils, un ingegnere civile a cui fu assegnato un posto presso il Ministero dell’Aeronautica; e Robert Watson-Watt del Radio Research Laboratory] (pag 139) Henry Tizard era un chimico e un inventore britannico che ha presieduto il Comitato scientifico per la difesa aerea, che ha promosso la ricerca sul radar e altre tecnologie militari.”,”QMIS-023-FSD”
“CALVO-PLATERO Mario CALAMANDREI Mauro”,”Il modello americano. Egemonia e consenso nell’era della globalizzazione.”,”CALVO-PLATERO Mario vive a New York. E’ responsabile della redazione americana del ‘Sole 24 Ore’ (1996). Mauro CALAMANDREI è uno studioso degli Stati Uniti. Ha insegnato storia americna all’Università di Firenze e in università americane. Fondatore e codirettore della ‘Collana di storia americana’ del Mulino. Ha lavorato all’Espresso e come corrispondente del ‘Sole 24 ore’. E’ autore di varie pubblicazioni tra cui ‘Chi comanda in Usa’ (Laterza, 1976).”,”USAS-186″
“CAM H.M. CONZE W. FONT-ROUIF D. FRANÇOIS M. GERHARD D. GIEYSZTOR A. HALECKI O. HOBSBAWM E. KULA W. LABROUSSE E. LANDES D.S. LAGER W.L. LATTIMORE O. LEICHT P.S. LIGOU D. LOUSSE E. MARONGIU A. NEEDHAM J. PANKRATOVA A.M. PARETI L. PIERI P. POSTAN M.M. RAMA C.M. RENOUARD Y. ROSKELL J.S. RYBAKOV S.D. SARDELLA P. SCHMID H.F. SESTON W. SETON-WATSON G.H.N. SOLOVIEV A. THEME K. TOYNBEE A.J. VILAR P. WEBSTER Ch. WHITAKER A. ZANGHERI R. e altri”,”Atti del X Congresso Internazionale, Roma 4-11-Settembre 1955.”,”Comitato Internazionale di Scienze Storiche, a cura della Giunta Centrale per gli Studi Storici, Roma, presidente della Giunta Aldo Ferrabino Interventi in varie lingue”,”STOx-333″
“CAMA Giampiero”,”Guerre, conflitto distributivo, istituzioni. La nascita della democrazia in Europa.”,”CAMA Giampiero insegna Scienza politica e Relazioni internazionali all’Università di Genova. Ha pubblicato ‘Banche centrali e democrazia’ e ‘Banca d’Italia’. Contiene: TEORIA MODELLO ACEMOGLU ROBINSON MODELLO ROGOWSKI MODELLO DI ZISSIMOS MODELLO DI GALIANI E TORRENS PROTEZIONISMO E LIBERALIZZAZIONE MODERNIZZAZIONE FISCALE CASO INGLESE E TEDESCO POLITICA SOCIALE WELFARE BISMARCK, STORIOGRAFIA GLORIOSA RIVOLUZIONE INGLESE 1688 ecc.”,”EURE-112″
“CAMACHO Marcelino”,”Charlas en la prison. El movimiento obrero sindical.”,”””Ma, senza dubbio, le differenze in seno all’ AIT, principalmente tra i bakuninisti e i marxisti, acutizzatasi soprattutto a partire dall’ espulsione di Bakunin nel Congresso dell’ Aja del 1872 e dalla confusione creata da Fanelli, hanno aggravato la divisione del movimento operaio in Spagna. A questo riguardo è interessante vedere il rapporto di Engels, delegato dell’ AIT per la Spagna, e presentato dallo stesso di fronte al Consiglio Generale dell’ Internazionale, il giorno 31 ottobre 1873: “”In Spagna la Internazionale è stata fondata come un puro accessorio della Società segreta di Bakunin. (…)””.”” (pag 35)”,”MSPx-044″
“CAMAGNI Roberto a cura”,”L’automazione industriale. Mercati e prospettive.”,”Roberto Camagni è professore straordinario di politica economica all’Università di Padova e professore incaricato di Economia politica II all’Università Bocconi di Milano (1988).”,”ECOI-016-FV”
“CAMAIANI Pier Giorgio”,”La rivoluzione moderata. Rivoluzione e conservazione nell’ unità d’Italia.”,”Brani di Gramsci sul ‘Risorgimento’ Storici, autori citati nel saggio ‘Il dibattito storiografico sull’egemonia dei moderati’ (da pag 203): Della Peruta, Ciasca, Cafagna, Rota, Labriola, Omodeo, Galasso, Salvatorelli, Romeo, Gramsci Chabod, Maturi, Villari, Candeloro, Gerschenkron, Zangheri, Agnelli, Anzilotti, Ciasca, Pugliese, Rota, Bourgin, Greenfield, Ragionieri, Cusin, De Ruggiero. Cafagna su Antonio Labriola e i fattori che hanno determinato il Risorgimento (pag 218-221) ‘In effetti, approfondendo l’indagine storica a questo riguardo [la questione agraria, ndr], si è potuto capire meglio come una rivoluzione contadina fosse incompatibile con gli interessi e le paure che ispiravano la condotta dei gruppi sociali che detenevano la direzione del moto risorgimentale. Sostenendo questa tesi in una pregevole relazione su ‘Sviluppo economico e movimento nazionale’, tenuta in un recente congresso (1976), Luciano Cafagna ha affermato: «Ciò che non esisteva allora non erano dei contadini disponibili per una rivoluzione (che c’erano), quanto una borghesia compatibile con una siffatta mobilitazione contadina»; ed ha aggiunto che «la fame di terra della borghesia era (si fa per dire) addirittura maggiore di quella dei contadini» (1). Nella relazione Cafagna sottolinea gli interessi di classe sottesi all’egemonia dei moderati, specialmente quando ammette – riprendendo un giudizio di Francesco Saverio Merlino – che «la borghesia meridionale entrò in scena nelle varie fasi del moto risorgimentale essenzialmente per difendersi o cercare difesa dai contadini». L’accoglimento di questo giudizio, sia pure tra molte riserve sul carattere sommario e polemico del ‘pamphlet pubblicato nel 1890 a Parigi dall’anarchico napoletano (2), si inquadra tuttavia in una relazione, quale quella di Cafagna, che indulge pochissimo verso le ricostruzioni economicistiche o deterministiche del Risorgimento, siano nate o no sotto l’influenza del materialismo storico. Tra gli autori che hanno visto in motivi economici la spinta principale verso l’unificazione del paese, Cafagna ricorda Arnaldo Agnelli (3) e Raffaele Ciasca (4), che utilizzano alcuni canoni del materialismo storico attraverso la mediazione empirica, della scuola economico-giudiziaria; ma non manca di aggiungere che ai primi del Novecento la tendenza a sopravvalutare il «fattore economico» nella genesi del moto risorgimentale risente anche di una «ispirazione latamente nazionalistica». Ne sono partecipi Gioacchino Volpe e Antonio Anzillotti (5), che favoriscono una interpretazione autoctona del Risorgimento sviluppando la tesi della capacità di sviluppo spontaneo riscontrabile nella vita economica del Settecento italiano; in questa chiave vengono letti gli studi sul Piemonte di Salvatore Pugliese, Luigi Einaudi e Giuseppe Prato (6) e sulla Lombardia di Ettore Rota ed Augusto Sandonà (7). «Nessuno degli storici che ho menzionato – precisa Cafagna – può, naturalmente, venire accusato di mero economicismo. Non di questo si tratta. Si tratta invece dell’enfasi posta sull’esistenza o meno di consistenti forze reali alla base del movimento politico. La storiografia nazionalistica, o nazional-liberale, tende a sopravvalutarle». Non senza una sottile intenzione polemica, volta ad esorcizzare la riduzione del marxismo ad economicismo (e il discorso può riguardare anche i marxisti improvvisati), Cafagna dà molto rilievo ai giudizi espressi su questo argomento dal fondatore del marxismo italiano, Antonio Labriola, in un saggio incompiuto e pubblicato postumo dal Croce con il titolo ‘Da un secolo all’altro’ (8). Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, Labriola tende a valorizzare il movente ideologico del moto risorgimentale, tenuto conto del livello di modesto sviluppo capitalistico in cui si trovava la borghesia italiana dalla metà Ottocento. «In questa densa paginetta – commenta Cafagna – compare l’idea che il Risorgimento italiano si sia svolto piuttosto come «storia passiva» che non «attiva»; con una ripresa, non sappiamo se consapevole o no, di una formula del Cuoco e un’anticipazione di quella di Gramsci (Gramsci, però, che pura ricorda Cuoco, non menziona a questo riguardo Labriola). Per Labriola, sembra di potere intendere, una borghesia c’era nel Risorgimento; una borghesia di antica tradizione, passata poi per una grande caduta storica, e ora richiamata alle sue tradizioni dal confronto con la grande espansione borghese dell’Europa per il canale di una cultura che sospingeva alla riscossa. Per questo il Risorgimento può essere presentato con una connotazione di classe solo se dall’ascesa della borghesia si coglie più la spinta ideologica che la consistenza economica. «Un movimento, quindi, quello risorgimentale, per il Labriola compiutosi, sì, «sotto la direzione dello spirito borghese», ma nel senso che questo spirito agisce più come componente storica che come forza attuale, è nel presente stesso per spinta di onda esterna che interna. Se questa interpretazione che ne do è corretta – prosegue Cafagna, – si noti quanto essa sia sottile rispetto a quanto ci si attenderebbe da una versione semplificata e volgare del materialismo storico. Dunque, non c’è materialismo storico in questo giudizio del Labriola? Appena posto di fronte alla necessità di una analisi reale, uno spirito fine (avrebbe opinato malignamente un Croce) si distacca dalle proposizioni di dottrina? Il materialismo storico c’è, invece, in questa pagina, e c’è proprio alla maniera del Labriola: come metodo di confronto tra ciò che i protagonisti della storia pensano di sé e della storia che stanno vivendo, e ciò che questa realmente è; e come indagine sulla specifica funzione che quella, chiamiamola pure così, illusione ideologica riesce ad esercitare per la sua parte come forza reale sugli eventi. Su queste basi il Labriola costruisce (ma purtroppo non è più che un accenno) gli elementi che permetterebbero di definire il Risorgimento come una rivoluzione borghese, diciamo così, volontaristica; che, autoconcependosi come tale più di quanto in realtà non fosse, permise di forzare gli eventi e di determinarli. Ma non è più, però, di quanto lo spessore strutturale della realtà effettiva consentisse». Dunque, per Cafagna, è legittimo parlare del Risorgimento come di una rivoluzione borghese. Ma, per non cadere in «una versione semplificata e volgare del materialismo storico», tale definizione deve essere intesa in modo appropriato: non nel senso deterministico di Georges Bourgin, che aveva attribuito alla borghesia risorgimentale connotati ben definiti e la coscienza di perseguire i propri interessi di classe attraverso il programma unitario (9). Ma nel senso che «il moto risorgimentale sta dentro l’età europea della rivoluzione borghese e ne è parte integrante. Attraverso il moto risorgimentale è certamente la borghesia che cresce, non altre classi sociali. Attraverso le trasformazioni che si compiono nel corso delle lotte di quel periodo e a seguito del loro risultato finale è il modo di proprietà e di valorizzazione della forza-lavoro borghese che si afferma, non altri. Su di esso convergono sempre più parti della vecchia aristocrazia e alle sue leggi sono costretti (vi ci trovino dentro posto o no) i contadini»’ (pag 218-221) [(1) L. Cafagna, ‘Sviluppo economico e movimento nazionale’, relazione tenuta al XLVIII congresso di storia del Risorgimento italiano (Mantova, 26-29 settembre 1976) (…); (2) F.S. Merlino, ‘L’Italie telle qu’elle est’, Parigi, 1890, trad. it. ‘Questa è l’Italia’, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953. D’altronde il giudizio del Merlino sull’unitarismo improvvisato dei proprietari meridionali, in funzione difensiva rispetto alle rivendicazioni dei contadini, è stato largamente confermato dagli studi più recenti, a cominciare da quelli sopra citati di Denis Mack Smith e Salvatore Francesco Romano; (3) A. Agnelli, ‘Il fattore economico nella formazione dell’unità italiana’, in ‘Il Risorgimento italiano’. Rivista storica, VI, 1913, n. 2, pp. 253-278, e n. 33, pp. 471-488; Idem, ‘Il materialismo storico e il Risorgimento italiano. Posizione del problema’, in ‘Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, XLVI, 1913, n. 5, pp. 183-196; (4) R. Ciasca, ‘L’origine del ‘Programma per l’opinione nazionale italiana’, del 1847-1848′, Milano Roma Napoli, Dante Alighieri, 1916. Il lavoro del Ciasca, concepito su suggerimento del Salvemini, tende a dimostrare come il moto risorgimentale fosse alimenato principalmente dall’aspirazione delle borghesie degli Stati italiani a creare un mercato nazionale; (5) A. Anzilotti, ‘Di alcune pubblicazioni sulla storia del Risorgimento’, in ‘Archivio storico italiano’, LXXLL, 1914, vol. II, pp. 424-448; riedito con il titolo di ‘Per una storiografia del Risorgimento’, in Idem, Movimenti e contratti per l’unità italiana’, a cura di L. Russo, Bari, Laterza, 1930 (2° edizione a cura di A. Caracciolo, Milano, Giuffré, 1964, pp. 305-330); (6) S. Pugliese, ‘Due secoli di vita agricola. Produzione e valore dei terreni, contratti agrari, salari e prezzi nel Vercellese nei secoli XVIII e XIX’, Torino, Bocca, 1908; L. Einaudi, ‘La finanza sabauda all’aprirsi del secolo XVIII e durante la guerra di successione spagnola’, Torino, Società tip. ed. nazionale, 1908; G. Prato, ‘La vita economica in Piemonte a mezzo il secolo XVIII’, Torino, Società tip. ed. nazionale, 1908; (7) E. Rota, ‘L’Austria in Lombardia e la preparazione del movimento democratico cisalpino’, Milano-Roma-Napoli, Dante Alighieri, 1911; A. Sandonà, ‘Il regno lombardo-veneto (1814-1859). La costituzione e l’amministrazione’, Milano, Cogliati, 1912; (8) A. Labriola, ‘Scritti vari editi e inediti di filosofia e politica’, raccolti e pubblicati da B. Croce, Bari, Laterza, 1906; ‘IX. Da un secolo all’altro. Considerazioni retrospettive e presagi (Frammento)’, pp. 443-490 (sul Risorgimento pp. 487-490). Il frammento pubblicato con questo titolo dal Croce costituiva il quarto dei ‘Saggi su la concezione materialistica della storia’; era stato materia del corso tenuto all’università di Roma nell’anno accademico 1901-1902. Sul filosofo napoletano cfr.: L. Dal Pane, ‘Antonio Labriola nella politica e nella cultura italiana’, Torino, Einaudi, 1975 (sul frammento pp. 406-407); (9) G. Bourgin, ‘La formazione dell’unità italiana’, Firenze, La Nuova Italia, 1930 (1° ediz. francese: Parigi, Colin, 1929]”,”STOx-287″
“CAMAIANI Pier Giorgio”,”Dallo stato cittadino alla città bianca. La “”Società cristiana”” lucchese e la rivoluzione toscana.”,”P.G. Camaiani si è laureato in Lettere all’università di Pisa e ha seguito corsi di perfezionamento all’ Istituto di Studi Storici di Napoli e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è dedicato allo studio della storiografia sulla vita religiosa. Lucca nel dopoguerra si è differenziata dal resto della ‘rossa’ Toscana per il suo carattere di ‘città bianca’. Nell’Ottocento, lo Stato lucchese ha resistito all’assorbimento da parte del Granducato di Toscana fino al 1847 mantenendosi in vita fino alla vigilia dell’unità d’Italia. Nel volume si affronta il tema del giurisdizionalismo leopoldino, la crisi del 1848-49 e la rivoluzione del 1859.”,”ITAB-006-FMB”
“CAMATTE J. a cura; BORDIGA Amadeo scritti”,”Bordiga et la passion du communisme. Textes essentiels de Bordiga et reperes biographiques.”,”””La passion c’est la force essentielle de l’ homme qui tend energiquement à atteindre son objet”” (Marx) “”En consequence le probleme de la praxis du parti n’est pas de savoir le futur, ce qui serait peu, ni de vouloir le futur, ce qui serait trop, mais de “”conserver la ligne du futur de sa propre classe””.”” (Proprieté et capital, Prometeo, Serie II page 126) (pag 9)”,”BORD-053″
“CAMATTE Jacques”,”Dialogando con la vita.”,”””E’ per questo che ho cercato di andare più lontano di Marx, che sviluppa il concetto di separazione senza andare troppo indietro nel tempo, polarizzandosi sul capitale che presenta come il grande separatore. Si separa dagli uomini e dalle loro condizioni di vita; poi si separa lui stesso, dalla sua dipendenza nei confronti della specie. E allora, tra il ’68 e l’80, mi domando dove siamo rispetto a questo fenomeno, il fenomeno del capitale. La rivoluzione, come la pensava Bordiga, non c’è stata, è un fenomeno che non è possibile, è finito, si è abolito; ma allora cosa si è realizzato davvero, dato che c’è stato un tale sommovimento? E’ per questo che all’ inizio degli anni ’80 ho sviluppato un concetto, quello della morte potenziale del capitale. Il capitalismo si autonomizza totalmente da tutto, da tutte le specie, da tutte le sostanze dalle quali si è edificato, e cioè, come l’ ha dimostrato Marx, dal lavoro umano; ma non solo dal lavoro immediato, e questo è merito di Bordiga averlo ripreso, non solo dal lavoro umano preso attraverso tutti i proletari che ha sfruttato, ma da tutto il lavoro universale della specie, che si esprime in particolare attraverso la scienza, si potrebbe dire attraverso tutto il processo di conoscenza della specie.”” (pag 26-27)”,”TEOC-280″
“CAMATTE Jacques”,”Comunidad y comunismo en Rusia. (Tit.orig.: Bordiga et la revolution russe: Russia et necessité du communisme, Invariance, num. 4)”,”””La teoria della dittatura del proletariato, che affonda le sue radici nei giacobini della Rivoluzione francese e in Babeuf, è stata raccolta da Buonarroti e, con alcune differenze, da Flora Tristan, S. Born e alcuni cartisti, si è sviluppata in Blanqui ed i suoi discepoli (Tkacev, per esempio), è stata elaborata da Marx in forma chiara e precisa, determinante, come dirà Lenin (Bernstein rimproverò a Marx, con ostilità, il non essere stato capace di separarsi dal suo blanquismo), e acquisisce egemonia in Lenin e nei bolscevichi e arriva al culmine in Bordiga. Essa sostiene che l’ intervento dispotico del proletariato nel processo economico potrà accelerare il passaggio al comunismo (…)””. (pag 100)”,”BORD-075″
“CAMATTE Jacques”,”Comunità e comunismo in Russia. (Tit.orig.: Bordiga et la revolution russe: Russia et necessité du communisme)”,”””Jacques Camatte difende dal 1961 la posizione di Marx, secondo la quale l’essere umano è il vero ‘Gemeinwesen’ dell’uomo, “”Das menschliche Wesen ist das wahre Gemeinwesen des Menschen”” (…)”” (pag 13) pag 30 Libro di GB Jacques CAMATTE ha partecipato giovanissimo all’attività e al lavoro teorico del Partito Comunista Internazionale prima a Marsiglia e poi a Parigi. In questo periodo ha scritto tre saggi di particolare rilievo: nel 1961 ‘Origine e funzionamento della forma-partito’ (Firenze, 1969), nel 1964 uno studio sul movimento operaio francese non tradotto in Italia. nel 1966 ‘Il capitolo VI inedito del capitale e l’opera economica di Karl Marx’ (Savona 1972). Nel 1966 è uscito dal P. Com Int. (Programma Comunista) e ha iniziato la pubblicazione della rivista ‘Invariance’ (serie 1-10). Della seconda serie sono usciti al 1975 4 numeri. Vive a Brignoles dove insegna scienze naturali.”,”BORD-093″
“CAMATTE Jacques”,”Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977.”,”Contiene tra l’altro: – La sinistra comunista d’Italia e il Partito Comunista Internazionale – Caratteri del movimento operaio francese – Il KAPD e il movimento proletario “”La società borghese è infatti caratterizzata dall’incertezza della esistenza, dall’angoscia sociale. Soltanto Marx è andato più a fondo nella critica della miseria sociale dell’uomo perché l’uomo doveva essere ancora più distruttivo, più disumanizzato. Era necessario far emergere straordinaria violenza tutta l’inumanità del nostro mondo perché questa diventasse così forte da essere intollerabile. Ma come non salutare la potenza di classe e la virulenza della visione di Babeuf che attinge la sua forza non più dal passato ma dal futuro, che la fa finita con le vecchie concezioni, lasciando che i morti sotterrino i morti? Come, di conseguenza, accordare una qualche attenzione a tutti i nostri pseudofilosofi e politici del momento che sono incapaci di comprendere che il mondo e, anche, di interpretarlo? Il romanzo della loro stupidità e della loro miseria è già scritto nella storia da oltre due secoli. Tutto l’esistenzialismo, l’inquietudine e l’angoscia del nostro mondo moderno sono figli della stessa società denunciata e messa alla berlina da Babeuf. La società borghese è anche la società del super-individualismo che fa di ogni uomo un estraneo per l’altro, dandogli solo due possibilità di esistenza: sfruttatore o sfruttato. “”Che genere di società è in effetti questa, dove in mezzo a parecchi milioni di persone si incontra la solitudine più profonda; dove si può essere sopraffatti da un’incoercibile voglia di uccidersi senza che nessuno lo indovini? Questa società non è una società, è, come dice Rousseau, un deserto popolato da bestie feroci… I rapporti tra gli interessi e gli animi, le vere relazioni tra gli individui, sono ancora da creare fra noi dalle fondamenta, e il suicidio è solo uno dei mille sintomi della generale lotta sociale permanentemente in atto, da cui tanti combattenti si ritirano perché sono stanchi di stare fra le vittime, o perché si ribellano all’idea di guadagnarsi un posto d’onore fra i carnefici”” (Karl Marx, Peuchet: del suicidio, in Friedrich Engels Karl Marx, Opere IV, cit., pp 549-50)”” [Jacques Camatte, Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977, 1978] (pag 209) “”La necessità del partito è legata per i membri del KAPD ad un fenomeno di volontà: cercare di accelerare il processo di formazione della coscienza, per tendere ad invertire il corso degli avvenimenti. In effetti, secondo loro, se il proletariato non fosse riuscito a portare a termine la sua missione storica, l’umanità sarebbe sprofondata nella barbarie. Questa tesi era già stata sostenuta da Rosa Luxemburg (1). C’è in questa volontà di superare la mentalità socialdemocratica il riconoscimento della condizione reale del proletariato. Non si tratta d’altra parte della barbarie di cui parla Morgan e, sulle sue orme, Engels, e neanche del periodo delle invasioni barbariche (benché vi furono affermazioni concernenti un possibile ritorno ad uno stadio simile all’età della pietra), ma barbarie nel senso che il trionfo del capitale significherà una crescita dell’oppressione degli uomini, la loro distruzione, una negazione sempre più terribile della loro umanità. Perché il potere del capitale è il potere dell’inumano. Questa alternativa fu ripresa da Trotsky, dalla scuola di Francoforte (Adorno consacra delle pagine magnifiche a questa questione). In Francia fu la rivista ‘Socialisme ou Barbarie (1948-’65) a metterla al centro delle sue ricerche teoriche e dell’azione che essa promuoveva. La barbarie venne precisata questa volta attraverso l’esistenza nella società sovietica dei campi di concentramento”” (2). [Jacques Camatte, Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977, 1978] (pag 270-271-272) [(1) “”Il socialismo è in questo momento la sola speranza dell’umanità. Al di sopra delle mura che stanno crollando della società capitalistica fiammeggiano a lettere di fuoco le parole del Manifesto comunista: Socialismo o decadenza nella barbarie! (Sozialismus oder Untergang in der Barbarei!)”” (R. Luxemburg, “”Que veut Spartacus?””, in ‘Spartacus et la Commune de Berlin (1918-1919), Cahiers de Spartacus, Paris, 1949, p. 90; “”Was will der Spartaksbund?””, in ‘Die Rote Fahne’, Berlin 14 dicembre 1918; ora in R. Luxemburg, ‘Gesammelte Werke, Dietz Verlag, Berlin, 1974, p. 443). In effetti nel ‘Manifesto del partito comunista’ (…), Marx-Engels non hanno mai affermato una simile alternativa: Rosa Luxemburg cita sicuramente a memoria. In vari punti del ‘Manifesto’ si affronta la questione della barbarie, ma non la si trova mai opposta al socialismo. In seguito, altri autori (tra cui Adorno) hanno pure affermato che Marx avrebbe esplicitamente parlato di socialismo o barbarie, ma essi non hanno mai un riferimento che consenta di trovare nell’opera di Marx o Engels l’origine spazio-temporale della famosa alternativa (cfr. in particolare V. Fay-Altvater – J.M. Vincent, ‘En partant du Capital’, Anthropos, Paris, 1968). Marx ha più volte messo in evidenza fino a qual punto la società in cui domina il modo di produzione capitalista fosse triviale, al di sotto delle antiche società ….”,”BORD-112″
“CAMATTE Jacques”,”Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977.”,”2° copia Contiene tra l’altro: – La sinistra comunista d’Italia e il Partito Comunista Internazionale – Caratteri del movimento operaio francese – Il KAPD e il movimento proletario Barbarie. (pag 270-71-72) “”La necessità del partito è legata per i membri del KAPD ad un fenomeno di volontà: cercare di accelerare il processo di formazione della coscienza, per tendere ad invertire il corso degli avvenimenti. In effetti, secondo loro, se il proletariato non fosse riuscito a portare a termine la sua missione storica, l’umanità sarebbe sprofondata nella barbarie. Questa tesi era già stata sostenuta da Rosa Luxemburg (1). C’è in questa volontà di superare la mentalità socialdemocratica il riconoscimento della condizione reale del proletariato. Non si tratta d’altra parte della barbarie di cui parla Morgan e, sulle sue orme, Engels, e neanche del periodo delle invasioni barbariche (benché vi furono affermazioni concernenti un possibile ritorno ad uno stadio simile all’età della pietra), ma barbarie nel senso che il trionfo del capitale significherà una crescita dell’oppressione degli uomini, la loro distruzione, una negazione sempre più terribile della loro umanità. Perché il potere del capitale è il potere dell’inumano. Questa alternativa fu ripresa da Trotsky, dalla scuola di Francoforte (Adorno consacra delle pagine magnifiche a questa questione). In Francia fu la rivista ‘Socialisme ou Barbarie’ (1948-’65) a metterla al centro delle sue ricerche teoriche e dell’azione che essa promuoveva. La barbarie venne precisata questa volta attraverso l’esistenza nella società sovietica dei campi di concentramento. (2)”” [Jacques Camatte, Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977, 1978] (pag 270-271-272) [(1) “”Il socialismo è in questo momento la sola speranza dell’umanità. Al di sopra delle mura che stanno crollando della società capitalistica fiammeggiano a lettere di fuoco le parole del Manifesto comunista: Socialismo o decadenza nella barbarie! (Sozialismus oder Untergang in der Barbarei!)”” (R. Luxemburg, “”Que veut Spartacus?””, in ‘Spartacus et la Commune de Berlin (1918-1919), Cahiers de Spartacus, Paris, 1949, p. 90; “”Was will der Spartaksbund?””, in ‘Die Rote Fahne’, Berlin 14 dicembre 1918; ora in R. Luxemburg, ‘Gesammelte Werke, Dietz Verlag, Berlin, 1974, p. 443). In effetti nel ‘Manifesto del partito comunista’ (…), Marx-Engels non hanno mai affermato una simile alternativa: Rosa Luxemburg cita sicuramente a memoria. In vari punti del ‘Manifesto’ si affronta la questione della barbarie, ma non la si trova mai opposta al socialismo. In seguito, altri autori (tra cui Adorno) hanno pure affermato che Marx avrebbe esplicitamente parlato di socialismo o barbarie, ma essi non hanno mai un riferimento che consenta di trovare nell’opera di Marx o Engels l’origine spazio-temporale della famosa alternativa (cfr. in particolare V. Fay-Altvater – J.M. Vincent, ‘En partant du Capital’, Anthropos, Paris, 1968). Marx ha più volte messo in evidenza fino a qual punto la società in cui domina il modo di produzione capitalista fosse triviale, al di sotto delle antiche società in cui il fine della produzione era l’uomo stesso. Ne ‘La guerra civile in Francia’ (1871) egli ironizza sul fatto che la borghesia si vanta di aver superato la legge del taglione instaurando il diritto, e dimostra fino a che punto la repressione che essa opera si imparenti all’antica “”vendetta””, decuplicata in forma di violenza dai mezzi moderni di cui dispone; egli parla di stato selvaggio, efferatezza (Wildheit). Il concetto di barbarie nella misura in cui designa un periodo della storia umana, è un concetto estraneo alla teoria marxista. Engels ebbe certamente ragione di mostrare l’importanza dell’opera di L.H. Morgan, di mettere in evidenza come questi, indipendentemente da lui stesso e da Marx, avesse scoperto dei principi fondamentali del comunismo; egli ebbe torto nell’annettere il concetto di barbarie di Morgan (al pari di quello di selvaggio o di civilizzazione). Infatti, oltre alle ambiguità già segnalate, ogni traccia del modo di produzione e della forma della comunità umana vi sono eluse. Invece, i concetti utilizzati da Marx per la seriazione-periodizzazione (che non implica in alcun modo un unilinearismo) integrano i dati precedenti. Abbiamo: le comunità comuniste primitive (e non il comunismo primitivo, termine abbastanza impreciso); le comunità asiatiche (forme asiatiche) e, in seguito, per quanto concerne l’occidente, lo schiavismo della società antica, il feudalesimo, il modo di produzione capitalistico. Appare quindi abbastanza improbabile che Marx abbia parlato di “”socialismo o barbarie””. Che egli abbia evocato l’eventualità di una regressione è ampiamente possibile. Lo studio storico mostrerebbe la validità di un tale processo. Indichiamo brevemente due esempi in cui si ebbe regressione a uno “”stadio anteriore””: l’Italia alla fine del medioevo, in seguito allo spostamento delle vie di comunicazione, vede il modo capitalista ostacolato nel suo sviluppo, e subisce un certo ritorno al feudalesimo; la Germania dopo la Guerra dei trent’anni (1618-48). Che Marx abbia posto l’eventualità di una regressione prova semplicemente – al livello in cui affrontiamo la questione – com’egli non fosse un illuminista, secondo cui il progresso è cumulativo e continuo. Engels non ha evocata in modo netto l’alternativa: socialismo o barbarie, ma: socialismo o distruzione della società: “”In altri termini: ciò deriva dal fatto che le forze produttive generate dal modo di produzione capitalista moderno, al pari del sistema di ripartizione di beni che esso ha creati, sono entrati in contraddizione flagrante con questo stesso modo di produzione, e ciò a un grado tale che diviene necessario un rovesciamento del modo di produzione e di ripartizione eliminando tutte le differenze di classe, se non si vuole vedere perire tutta la società”” (Anti-Dühring); (2) Nella confutazione delle tesi di ‘Socialisme ou Barbarie’ Amadeo Bordiga fa osservare – in stretta coerenza con la periodizzazione di Morgan-Engels – che sarebbe stato opportuno parlare dell’alternativa: Socialismo o civiltà, in luogo di Socialismo o barbarie. A questo proposito egli riprendeva la tesi essenziale di Marx-Engels: i barbari hanno rigenerato l’occidente”” (cfr. “”Avanti, barbari!””, in Battaglia comunista, 1951, n. 2)””]”,”PARx-040″
“CAMATTE Jacques”,”Discontinuità e immediatismo.”,”””C’è da premettere, (…), che quando si fa in genere una citazione occorre tener presente la portata teorica dei riferimenti. In altri termini, vi sono dei riferimenti ad una realtà contingente, quali quelli che si possono ricavare citando il ‘Manifesto’ o la ‘Critica del programma di Gotha’, e altri che si riferiscono a tutto lo sviluppo della classe (si vedano per esempio le seguenti citazioni tratte dall”Ideologia tedesca’); si potrebbe dire altrettanto quando ci si riferisce allo Stato, al capitale, ecc. Dunque: «1°. Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte sorgere forze produttive e mezzi di relazione che nelle situazioni esistenti fanno solo del male, che non sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in connessione con tutto ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società, forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si può formare anche fra le altre classi, in virtù della considerazione della posizione di questa classe; 2°. Le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze produttive sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la cui potenza sociale, che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione ‘pratico’-idealistica nella forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionaria si rivolge contro una classe che fino allora ha dominato; 3°. In tutte le rivoluzioni sinora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il ‘modo’ dell’attività che si è avuta finora, sopprime il ‘lavoro’ e abolisce il dominio di tutte le classe insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l’espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc.; 4°. Tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una ‘rivoluzione’; quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe ‘dominante’ non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l”abbatte’ può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società» (2). Notiamo che nello stesso periodo Marx non disconosceva il problema del partito. Già in ‘Per la critica della filosofia del diritto’ egli parla del partito filosofico che deve lottare contro lo ‘status quo’ tedesco; più tardi rimprovererà a Feuerbach di parlare del comunismo in modo astratto, mentre il comunista è il membro di un partito comunista. («Nelle province renane, (…) esse (le classi medie) decisero l’alleanza col partito filosofico di cui abbiamo prima parlato. Il risultato di questa alleanza fu la ‘Rheinische Zeitung…» (3). E’ dunque chiaro che Marx ed Engels, esaminano qui il movimento nella sua totalità e non nell’immediato. Ebbene, in questa lunga citazione vediamo espressi due elementi che oggi appaiono manifesti: negazione del lavoro in quanto modo dell’attività comune a tutte le società di classe da un lato, e dall’altro l’esistenza di una classe che non si manifesterà più essa stessa come classe; per cui al limite, l’ultima rivoluzione classista sarà allo stesso tempo aclassista, e tale essa si manifesterà. «Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano questi elementi materiali per un rivolgimento totale, cioè da una parte le forze produttive esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro la stessa “”produzione della vita”” come è stata fino a quel momento, la “”attività totale”” su cui questa si fondava, allora è del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico, se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la storia del comunismo» (4). (…) «Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano ‘della storia universale’, così come il comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza storica universale» (5)”” [Jacques Camatte, ‘Discontinuità e immediatismo’, Palermo, 1978] [(2) Marx-Engels, ‘L’ideologia tedesca’, in ‘Opere complete’, Roma, 1972, vol. V, pagg. 37-38; (3) F. Engels, ‘Rivoluzione e controrivoluzione in Germania’, in Marx-Engels, ‘Le Opere’, Roma, 1974, p. 607; (4) Marx-Engels, ‘L’ideologia tedesca’, op. cit, pag. 40; (5) Id. pag. 34] (pag 93-94-95)”,”BORD-141″
“CAMATTE Jacques”,”Comunità e comunismo in Russia.”,”Accingendosi a fare una prefazione al lavoro di Bordiga, Jacques Camatte si è trovato a svolgere una lettura del significato della rivoluzione russa.”,”BORD-012-FL”
“CAMBI Franco; collaborazione di Giuseppe TREBISACCE”,”Storia della pedagogia.”,”Franco Cambi è ordinario di Pedagogia generale alla facoltà di Magistero dell’università di Firenze; si occupa di filosofia dell’educazione, di storia dell’infanzia; di filosofia. Ha pubblicato: ‘Antifascismo e pedagogia. 1930-1945’, Firenze 1980. ‘Storia dell’infanzia nell’Italia liberale’ (Firenze 1988, con S. Ulivieri), ‘La ricerca storico-educativa in Italia’ (Milano, 1992). Marx, Engels e la pedagogia (pag 399-403) Labriola e la pedagogia marxista in Italia (pag 403) Modelli di pedagogia marxista (1900-1945) (pag 462-470) “”Al di là di ogni oscillazione, tipica della II Internazionale, tra massimalismo e riformismo, di ogni «collaborazione» con la tradizione educativa borghese, si pongono invece Lenin e gli orientamenti della pedagogia sovietica. In Lenin la teoria marxista viene immessa all’interno della tradizione russa (collegandosi all’illuminismo e al populismo) e, al tempo stesso, connessa a duna strategia politica rivoluzionaria. Da un lato, quindi, Lenin afferma con vigore che il comunismo deve essere l’erede culturale del passato borghese, deve «utilizzare l’intero apparato della società borghese capitalista», attraverso «organizzazione» e «disciplina», specialmente per quello che riguarda la scienza e la tecnica; dall’altro lato sottolinea i caratteri nuovi dell’educazione comunista, individuati in uno stretto rapporto tra scuola e politica (la scuola non è mai apolitica e la migliore scuola, per gli operai e i contadini, è quella legata alla «lotta rivoluzionaria», e nell’istruzione politecnica, che riprende il concetto marxiano di «onnilateralità» e si articola sull’incontro di istruzione e lavoro produttivo. In vari scritti, spesso occasionali, Lenin sostiene con forza queste linee generali di pedagogia socialista, ma pone l’accento anche sui problemi generali di pedagogia socialista, ma pone l’accento anche sui problemi organizzativi della scuola in una società comunista, legati ad «una intera serie di trasformazioni materiali: costruzione di scuole, selezione degli insegnanti, riforme interne dell’organizzazione e della relazione del personale insegnante», trasformazioni queste che richiedono una lunga preparazione. I temi educativi sostenuti da Lenin furono alla base delle realizzazioni scolastiche del primo periodo post-rivoluzionario in Russia, che va dal 1917 al 1930. In questi anni caratterizzati da un forte entusiasmo costruttivo e da una volontà di profondo rinnovamento delle istituzioni per merito di vari pedagogisti, ma soprattutto da Anatolij Vasilevic Lunaciarskij (1875-1953) e di Nadesda Konstantinovna Krupskaja (1869-1939), moglie di Lenin, si viene compiendo un aggiornamento pedagogico e didattico, collegandosi in particolare all’esperienza della «scuola del lavoro» di Kerschensteiner. Venne così realizzata quella «scuola unica del lavoro» che, marxianamente, ricongiungeva lavoro intellettuale e manuale (produttivo), che si afferma come una scuola «di cultura generale e politecnica», fondata sull’unione di lavoro, natura, società”” (pag 464-465) [Franco Cambi, collaborazione di Giuseppe Trebisacce, ‘Storia della pedagogia’, Laterza, Roma Bari, 1997] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”GIOx-003-FGB” “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Gianfranco MADDOLI Francesco BERTOLINI Luigi Enrico ROSSI Gian Franco GIANOTTI Massimo VETTA Cristiano GROTTANELLI Aldo CORCELLA Diego LANZA Giovanni CERRI Giuseppe MASTROMARCO Luciano CANFORA Guido AVEZZU Alberto MAFFI Aldo CORCELLA Fabio ROSCALLA Lucio BERTELLI Giuseppe CAMBIANO Gian Franco NIEDDU Mario VEGETTI”,”Grecia antica. Volume 1. La polis. Dall’epica omerica all’enciclopedia aristotelica del sapere.”,”Erodoto. La forma dell’esposizione “”Un’opera scritta, dunque, immaginata per un pubblico astratto nel futuro. Ma, allora, le notizie sulle letture pubbliche sono false? Il fatto che l’opera scritta sia anche una sorta di bilancio finale di un’attività suggerisce una risposta; ma, prima di formularla, è necessario riconsiderare brevemente alcuni caratteri della “”scrittura”” erodotea. Georg Friedrich Creuzer osservò che Erodoto «nella quasi immensa varietà di argomenti cui volle rendere edotti i Greci non risulta mai dimenticarsi del piano fondamentale dell’opera». Il discorso erodoteo si dipana attraverso una serie di digressioni che possono assumere dimensioni enormi come la descrizione dell’Egitto; ma Erodoto ha sempre presente il filo principale della narrazione.”” (pag 443, Luciano Canfora, Aldo Corcella, La letteratura politica e la storiografia)”,”STAx-331″ “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Marco FANTUZZI Luigi LEHNUS Massimo FUSILLO Enzo DEGANI Franco MONTANARI Ezio PELIZER Ferruccio Franco REPELLINI Roberto PRETAGOSTINI Christian JACOB Maria Michela SASSI Salvatore SETTIS Diego LANZA Giuseppe CAMBIANO Fausto PARENTE Livio ROSSETTI Patrizia LIVIABELLA FURIANI Edgar PACK Konrad VÖSSING Nicholas HORSFALL Luciano CANFORA”,”Grecia antica. Volume 2. L’ellenismo. Egemonia e diffusione della cultura greca.”,”Pergamo come centro culturale prende avvia e si sviluppa dopo Alessandria, dunque in qualche modo può sfruttare un precedente già avanzato: ma ben presto diventa concorrente e rivale della città dei Tolomei, sia come polo di attrazione per intellettuali e artisti, sia per le attività connesse alla biblioteca come la ricerca di libri, sia per la produzione di cultura e il lavoro di interpretazione dei testi letterari”” (pag 647) (Franco Montanari, Pergamo) “”Non è facile stabilire l’influenza della letteratura greca sula cultura dei Cartaginesi. La letteratura punica di Cartagine è andata completamente perduta e la relativa storiografia greco-romana non se ne interessò. Le relazioni economiche di Cartagine con la Sicilia portarono, dalla metà del VI secolo a.C., a contatti più stretti con il mondo greco. (…)”” (Konrad Vossing, Cartagine)”,”STAx-332″ “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Paolo DESIDERI Pierluigi DONINI Guido CORTASSA Salvatore NICOSIA Klaus MEISTER Domenica Paola ORSI Anna Maria BIRASCHI Gianfranco MADDOLI Francesco DONADI Massimo FUSILLO Anna BELTRAMETTI Giorgio CAMASSA Mario VEGETTI Innocenzo CERVELLI Aldo BRANCACCI Bruno CORSANI Enrico NORELLI Giovanni FILORAMO Francesco ROMANO Guglielmo CAVALLO Edgar PACK Pier Franco BEATRICE Marcello GIGANTE Andrea TESSIER Giovanni SALANITRO”,”Grecia antica. Volume 3. I greci e Roma. Tra modelli classici e rimescolamenti di genere.”,” Le forme del libro tra Grecia e Roma, Codice, Libri e testi (pag 613-) Il cristianesimo divenne una religione man mano fondata sul libro “”In ogni caso, quando il cristianesimo – trovandosi a operare in un’età di alfabetismo relativamente largo, pur se a livelli quantitativi e qualitativi diversi a seconda delle aree e centri del Mediterraneo (33) – affidò anche alla parola scritta e al libro la diffusione del suo messaggio (34), orientò in maniera decisa la sua scelta in favore del codice. I più antichi codici cristiani non sono in ogni caso anteriori al II secolo e all’inoltrata età adrianea; ed è a partire da quest’epoca quindi che il cristianesimo divenne man mano religione fondata sul libro, con una sempre più estesa moltiplicazione di esemplari dei suoi testi. Ma anche se né più antichi né, inizialmente, di numero più consistente di quelli di contenuto profano, i primi codici cristiani – di fronte a tre rotoli soltanto, peraltro di contenuto non biblico – impongono di cercare le motivazioni di una scelta che non può essere stata casuale. Il problema, assai dibattuto, non ha finora trovato, né forse può trovare, una soluzione definitiva (35). Ma almeno talune linee di fondo si intravedono, partendo dalla constatazione che il codice costituiva un modello di “”contenitore di testo”” – libro, ma non soltanto libro – diverso dal rotolo, legato alla tradizionale cultura letteraria e perciò a una ‘paideia’ fatta di libri e sui libri propria delle classi dominanti. Il cristianesimo, nel suo proporsi come religione scritta rivolta a tutti faceva leva, in verità, su fasce alfabetizzate di diverso livello sociale e culturale: fasce costituite non tanto o non soltanto dal tradizionale pubblico di lettori più o meno colti adusi al libro-rotolo, ma anche da quello che si può indicare come “”pubblico del codice””, nel senso di individui forniti molto più che di un alfabetismo funzionale, ma privi di strumenti culturali affinati, ai quali, pur se non erano sconosciuti rotoli contenenti testi semplici o di livello letterario piuttosto basso, la cultura scritta era più vicina e familiare nella specie di ‘tabulae’ documentarie e di ‘note-books’ d’uso quotidiano, o che, praticando discipline tecniche o modeste letture scolastiche, erano adusi ad adoperare libri in forma di codice, più adatta, in quanto a “”pagine””, a una letteratura manualistica e di riferimento come in genere quella di testi non solo tecnici e “”professionali”” – grammaticali, lessicografici, medici, giuridici – ma anche di carattere sacro. Se a questo si aggiunge il fattore economico (a parità quantitativa di testo, v’era un notevole risparmio di materia scrittoria, giacché il codice veniva scritto sul ‘recto’ e sul ‘verso’ della pagina, a differenza del rotolo, scritto di norma sul solo ‘recto’), pare ben giustificata la scelta cristiana, la quale comunque restò circoscritta ai testi biblici, mentre gli stessi cristiani, ove committenti o lettori dei testi della produzione letteraria non solo classica ma anche patristica, continuarono ad adoperare più volte il rotolo. Testo biblico e tipologia del codice, vennero così, a legarsi saldamente”” [Guglielmo Cavallo, Discorsi sul libro. Le forme del libro tra Grecia e Roma’(pag 620-621)] (pag 620-621)”,”STAx-333″ “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Luciano CANFORA Guglielmo CAVALLO Anna PONTANI Enrico V. MALTESE Dieter TIMPE Paolo ELEUTERI Vincenzo ROTOLO Enzo DEGANI Johannes IRMSCHER Luigi LORETO Giulio GUIDORIZZI Goachino CHIARINI Diego LANZA Oddone LONGO Riccardo DI-DONATO Ezio PELLIZER”,”Grecia antica. Volume 4. L’eredità della letteratura greca dalla tarda antichità a oggi.”,”Contiene tra l’altro: Canfora, ‘Libri e biblioteche’ (pag 11-94) Johannes Irmscher, ‘Il pensiero politico a Bisanzio’ (pag 529-562) Luigi Loreto, ‘Il generale e la biblioteca. La trattatistica militare greca da Democrito di Abdera ad Alessio I Comneno’ (pag 563-590) “”E.N. Luttwak ha sostenuto l’esistenza di una ‘grand strategy’ romana basata, nella sua seconda fase tra l’ultimo I e il III sec. d.C., su due sistemi successivi, di difesa avanzata e in profondità. Tra le principali obiezioni mossegli si pone quella di una mancanza di attestazioni positive di una relativa consapevolezza teorica. Se esatta sul piano metodologico, di un suo disinteresse ‘a priori’ cioè a tale problema, tuttavia sul piano sostanziale essa ha ignorato, sinora, che almeno quattro secoli prima un trattato greco, gli ‘Strategika’ di Enea (16 16-18), ‘teorizzava’ sui sistemi di difesa possibili per il territorio di uno stato ipotetico in relazione alla sua geografia individuando due tipi, appunto di difesa in prossimità dei confini e di difesa poggiata sulle posizioni tra questo e il suo centro nevralgico, la ‘polis’. La trasmissione fino alla raccolta bizantina, la testimonianza intermedia di un suo studio attento da parte di Polibio (cfr. x 44 I), una circolazione in età imperiale che doveva essere notevole se – come ancora ci pare preferibile con gli unanimi precedenti editori contro Vieillefond – (8) da esso excerpiva per la sua enciclopedia, dunque per una destinazione non specialistica di laici, Giulio Africano, ci inducono a ritenere che esso fosse ben presente a chi nel governo imperiale provvedeva ad organizzare la dimensione militare dell’impero. Continuità plurisecolare: qui, per la sua positiva mediazione intellettuale, anche nelle strutture”” [Luigi Loreto, ‘Il generale e la biblioteca. La trattatistica militare greca da Democrito di Abdera ad Alessio I Comneno’] (pag 576) (8) J.R. Vieillefond, ‘Les ‘Cestes’ de Julius Africanus’, Firenze-Paris, Didier, 1970 (…)]”,”STAx-334″ “CAMBONI Gianfranco SAMSA Danilo”,”PCI e movimento degli studenti, 1968-1973. Ceti medi e strategie delle riforme.”,”Gianfranco Camboni nato a Ozieri (Sassari) nel 1952 ha in corso una ricerca sull’ epistemologia francese contemporanea. Danilo Samsa, nato a Milano nel 1946, svolge attività di ricerca presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Milano.”,”PCIx-002-FSD” “CAMBRIA Adele”,”Amore come rivoluzione. Tre sorelle per un rivoluzionario: le lettere inedite della moglie e delle cognate di Antonio Gramsci. La risposta alle ‘Lettere dal carcere’. Con il testo teatrale ‘Nonostante Gramsci’.”,”‘Biografia degli affetti’ della famiglia Schucht. Adele CAMBRIA è nata a Reggio Calabria nel 1931. E’ diventata giornalista (Giorno, Paese Sera, Stampa, Mondo, Espresso). Ha lavorato per la Tv. Ha fatto esperienza nella stampa dei gruppi extra-parlamentari (lotta continua, aut, effe).”,”GRAS-088″ “CAMERON Rondo, edizione italiana a cura di Pierluigi CIOCCA; saggi di R. CAMERON R. TILLY O. CRISP H.T. PATRICK R. SYLLA J.S. COHEN”,”Le banche e lo sviluppo del sistema industriale. (Tit.orig.: Banking in the Early Stages of Industrialization)”,”Saggi di R. CAMERON R. TILLY O. CRISP H.T. PATRICK R. SYLLA J.S. COHEN Rondo CAMERON è nato a Linden (Texas) nel 1920. Ha compiuto studi nelle università di Yale (B.A. e M.A.) e Chicago (Ph.D.) dove ha anche insegnato. Ha frequentato il Center for Advanced Study dell’Università di Stanford. Dal 1952 al 1969 è stato professore di storia e di economia all’Università d Wisconsin. Poi ha insegnato all’Emory University. Ha scritto: ‘France and the Economic Development of Europe, 1800-1914’ e ‘The European World’.”,”ECOI-279″ “CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”Banchi pubblici, banchi privati e monti di pietà nell’Europa preindustriale. Amministrazione, tecniche operative e ruoli economici. Atti del Convegno, Genova, 1-6 ottobre 1990. 1.”,”Saggi di CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”EURE-070″ “CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”Banchi pubblici, banchi privati e monti di pietà nell’Europa preindustriale. Amministrazione, tecniche operative e ruoli economici. Atti del Convegno, Genova, 1-6 ottobre 1990. 2.”,”Saggi di CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”EURE-071″ “CAMERON Rondo”,”Storia economica del mondo. Dalla preistoria ad oggi.”,”Rondo Cameron, storico dell’economia e specialista di storia della banca, insegna alla Emory University di Atlanta. Ha pubblicato vari contributi tra cui “”France and the Economic Development of Europe”” (1966), e ha curato il volume tradotto dal Mulino “”Le banche e lo sviluppo del sistema industriale”” (1975). Tentativo fallito di cooperazione internazionale [‘L’ultimo grande tentativo di dar vita ad una cooperazione internazionale che ponesse termine alla crisi economica fu la Conferenza monetaria mondiale del 1933. Proposta ufficialmente dalla Società delle nazioni nel maggio del 1932 e adottata come risoluzione dalla conferenza di Losanna nel luglio di quell’anno, l’abbozzo di ordine del giorno della conferenza prevedeva accordi per ripristinare il gold standard, ridurre le tariffe e i contingenti sulle importazioni e mettere in atto altre forme di cooperazione internazionale. Il ruolo in tale conferenza degli Stati Uniti, impegnati in quel periodo in un’elezione presidenziale, era universalmente ritenuto essenziale. A causa delle elezioni e della riluttanza dei candidati, Hoover e Roosevelt, a esporsi anzitempo, la conferenza fu rinviata alla primavera del 1933, e poi nuovamente rinviata al mese di giugno per permettere a Roosevelt di organizzare la propria amministrazione. Roosevelt assunse la carica nel momento peggiore della depressione (…). Quando la conferenza si riunì finalmente a Londra nel mese di giugno, Roosevelt rilasciò una dichiarazione secondo la quale la prima responsabilità del governo americano era di riportare il paese alla prosperità e che egli non avrebbe potuto sottoscrivere accordi internazionali che potessero interferire in questo compito. Scoraggiati, i delegati presenti alla conferenza assistettero a pochi inutili interventi e aggiornarono la conferenza al mese di luglio senza concordare alcuna iniziativa di qualche significato. Ancora una volta la cooperazione internazionale aveva fallito. Cosa provocò la depressione? Dopo oltre sessant’anni ancora non c’è sulla questione un consenso generale. Per alcuni la causa fu prima di tutto monetaria: una drastica diminuzione della quantità di denaro disponibile nelle maggiori economie industriali, Stati Uniti in particolare, che contagiò il resto del mondo. Per altri le cause devono essere cercate nel settore «reale»: un’autonoma contrazione dei consumi e delle spese per investimenti che si propagò a tutto il sistema economico e al mondo attraverso il meccanismo moltiplicatore-acceleratore. Ma altre spiegazioni sono state avanzate: la precedente depressione agricola, l’estrema dipendenza dei paesi del Terzo Mondo da mercati instabili per i loro prodotti primari, una scarsità o cattiva distribuzione delle risorse mondiali di oro, e così via. Un’interpretazione eclettica è quella che non vede responsabile un singolo fattore bensì una sfortunata concatenazione di eventi e circostanze, sia monetari che extra-monetari, che concorsero a determinare la depressione. Si può ulteriormente asserire che questi eventi e circostanze possono essere fatti risalire (forse in larga parte) alla prima guerra mondiale e alla sistemazione postbellica. Il crollo del gold standard, lo sconvolgimento dei commerci, cui non fu posto mai completo riparo, e le politiche economiche nazionalistiche degli anni venti sono tutti elementi del quadro. Quale che sia la causa precisa (o le cause) della depressione, c’è maggiore concordanza di opinioni sulle ragioni della sua gravità e lunghezza, legate alle posizioni relative e alle scelte della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Prima della guerra la Gran Bretagna, il paese guida a livello mondiale nel commercio, nella finanza e (fino alla fine del XIX secolo) nell’industria, aveva svolto un ruolo determinante nel dare stabilità all’economia mondiale. (…) Dopo la guerra la Gran Bretagna non fu più in grado di svolgere questa funzione di guida, ma ciò non divenne pienamente evidente prima del 1931. Gli Stati Uniti, l’economia di gran lunga dominante, erano restii ad accettare il ruolo di guida, riluttanza esemplificata dalla politica dell’immigrazione, dalla politica commerciale (tariffaria), dalla politica monetaria e dall’atteggiamento nei confronti della cooperazione internazionale. Se gli Stati uniti avessero perseguito politiche più aperte negli anni venti ma soprattutto negli anni cruciali compresi tra il 1929 e il 1933, la depressione quasi sicuramente sarebbe stata meno feroce e più breve”” (pag 556-558)]”,”ECOI-379″ “CAMERON Rondo”,”Le banche e lo sviluppo del sistema industriale.”,”Rondo Cameron, nato a Linden (Texas) nel 1920, ha compiuto i suoi studi nelle Università di Yale (B.A. e M.A.) e di Chicago (Ph.D.), dove ha anche insegnato. Ha nstudiato anche in Europa grazie ad alcune borse di studio post-universitarie e nel 1958-59 ha frequentato il Center for Advanced Study dell’Università di Stanford. Dal 1952 aql 1969 è stato professore di storia e econonomia all’Università del Wisconsin. Attualmente insegna all’Emory University.”,”ECOI-200-FL” “CAMEROTA Michele”,”Galileo Galilei e la cultura scientifica nell’età della controriforma. Volume primo.”,”Michele Camerota insegna Storia della Scienza all’Università di Cagliari. Galileo Galilei Pisa 1564 – Arcetri 1642.”,”SCIx-285-FL” “CAMEROTA Michele”,”Galileo Galilei e la cultura scientifica nell’età della controriforma. Volume secondo.”,”Michele Camerota insegna Storia della Scienza all’Università di Cagliari. Galileo Galilei Pisa 1564 – Arcetri 1642.”,”SCIx-291-FL” “CAMINITI Alberto”,”La guerra russo-giapponese, 1904-1905.”,”Alberto Caminiti, classe 1931, già professore di materie giuridiche ed economiche, ha concluso la carriera quale dirigente del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Ha pubblicato pure ‘La guerra delle Falkland’ (2007). “”A dimostrazione dell’alta perizia nautica di Togo e dei comandanti delle sue navi, nonché della notevole preparazione degli equipaggi, si desidera esporre la brillante manovra che venne allora eseguita per opporre una muraglia di fuoco all’avversario: si chiama “”accostata per contromarcia”” e consisten nell’esecuzione di una curva ad “”U”” (360″”), nave dopo nave, per cui alla fine si riforma una formazione di fila (con le navi tutte nella medesima posizione di prima), ma che ora marciano completamente nella direzione opposta rispetto alla precedente. In battaglia, sotto il fuoco nemico, non è davvero cosa facile ma i giapponesi vi riuscirono perfettamente e alla loro marina andò il merito dell’elevato addestramento nautico dimostrato”” (pag 101)”,”QMIx-031-FV” “CAMISASCA Massimo”,”Comunione e Liberazione. Le origini (1954-1968).”,”CAMISASCA Massimo (Milano, 1946) e stato ordinato prete nel 1975. A 14 anni ha incontrato Giussani al Berchet. Responsabile di GS e poi di CL”,”RELC-281″ “CAMISASCA Massimo”,”Comunione e Liberazione. La ripresa (1969-1976).”,”CAMISASCA Massimo (Milano, 1946) e stato ordinato prete nel 1975. A 14 anni ha incontrato Giussani al Berchet. Responsabile di GS e poi di CL”,”RELC-282″ “CAMISASCA Massimo”,”Comunione e Liberazione. Il riconoscimento (1976-1984).”,”CAMISASCA Massimo (Milano, 1946) e stato ordinato prete nel 1975. A 14 anni ha incontrato Giussani al Berchet. Responsabile di GS e poi di CL”,”RELC-283″ “CAMMARANO Fulvio, a cura; ggi di Andrea FRANGIONI Marco DE-NICOLO’ Giovanni SCIROCCO Marco MANFREDI Guido FORMIGONI Elena PAPADIA Andrea FRANGIONI Luca RICCARDI Giovanni SABBATUCCI Catia PAPA Roberto PERTICI Gian Luca FRUCI e Costanza BERTOLOTTI Salvatore BOTTA Gian Luigi GATTI Mauro FORNO Francesco PAOLELLA Graziano MAMONE Antonio Maria ORECCHIA Rodolfo VITTORI e Matteo RABAGLIO Barbara BRACCO Marina TESORO e Michele CATTANE Claudia BALDOLI Costanza BERTOLOTTI Marco MONDINI Matteo MILLAN Paolo TAGINI Giovanni SBORDONE Valentina ZAGHI Emanuela MINUTO Alberto FERRABOSCHI Fabio MONTELLA Fulvio CAMMARANO Andrea BARAVELLI Marco MANFREDI Gianluca FULVETTI Gian Luca FRUCI Camilla POESIA Stefano GULLO Enrico ACCIAI Massimo PAPINI Stefano CAVAZZA Marco DE-NICOLO’ Enzo FIMIANI Marco PIGNOTTI Mario DE-PROSPO Daria DE-DONNO Maria Marcella RIZZO Giuseppe FERRARO Tommaso BARIS”,”Abbasso la guerra! Neutralisti in piazza alla vigilia della Prima guerra mondiale in Italia.”,”Il volume collettaneo contiene in particolare i capitoli: 3. Il neutralismo socialista; 4. Il neutralismo anarchico; 5. Il neutralismo dei cattolici; 6. Il neutralismo giolittiano; 7. Il neutralismo in Parlamento; (…) 11. I ‘neutralisti intellettuali’ “”Un ottimismo volontaristico che si alternava, caratteristicamente, con la disillusione sul ruolo, se non delle masse, della folla: “”Quanto alla folla, essa purtroppo, continuerà a correre con spensieratezza, se non con consapevole entusiasmo, verso il proprio sacrificio. Datele come bandiera un ideale, o uno di quegli ideali ‘doublés’, che la borghesia fabbrica per la folla, con i soliti materiali patriottici, ed essa saprà morire bene, sneza paura e senza rimpianti”” (27). Neppure la crisi economica, che si faceva sempre più grave e che nel gennaio sul piano della propaganda, nonostante il tentativo di legare la protesta contro la disoccupazione e l’aumetno dei prezzi alle agitazioni contro la partecipazione alla guerra. Anzi, mentre la CGdL dava chiari segnali di volersi concentrare sulle lotte di carattere economico (28), la rassegnazione si faceva strada, soprattutto di fronte all’ipotesi di una guerra di ‘difesa’ (29). Uno stato d’animo ben riassunto nelle righe di un giovane studioso, destinato, nel secondo dopoguerra, a una brillante carriera di commentatore sulle colonne del “”Corriere della Sera””: “”Vista l’impossibilità di arrestare l’accavallarsi precipitoso degli avvenimenti, vista l’impossibilità per ora di dirigerli, lasciamo che i fati si compiano, che la crisi cruenta ed orribile tocchi il suo epilogo, giunga alla sua conclusione; e prepariamoci piuttosto per il domani (…). Il nostro compito dunque? Domani, come ieri, la Rivoluzione: il solo atto che, dopo la guerra, possa riabilitare l’umanità”” (30)”” (Giovanni Scirocco, ‘Il neutralismo socialista’) (pag 45). Note: (27) ‘L’altra preparazione: quella morale…’, ivi, 3.1.1915; (28) Cfr. ‘La fame’, in “”La Confederazione del lavoro””, 1.2.1915; (29) Cfr. C. Lazzari, ‘La mobilitazione’, in “”Avanti!””, 11.1.1915; (30) P. Gentile, ‘Il nostro compito’, ivi, 29.1.1915] Saggi di Andrea FRANGIONI Marco DE-NICOLO’ Giovanni SCIROCCO Marco MANFREDI Guido FORMIGONI Elena PAPADIA Andrea FRANGIONI Luca RICCARDI Giovanni SABBATUCCI Catia PAPA Roberto PERTICI Gian Luca FRUCI e Costanza BERTOLOTTI Salvatore BOTTA Gian Luigi GATTI Mauro FORNO Francesco PAOLELLA Graziano MAMONE Antonio Maria ORECCHIA Rodolfo VITTORI e Matteo RABAGLIO Barbara BRACCO Marina TESORO e Michele CATTANE Claudia BALDOLI Costanza BERTOLOTTI Marco MONDINI Matteo MILLAN Paolo TAGINI Giovanni SBORDONE Valentina ZAGHI Emanuela MINUTO Alberto FERRABOSCHI Fabio MONTELLA Fulvio CAMMARANO Andrea BARAVELLI Marco MANFREDI Gianluca FULVETTI Gian Luca FRUCI Camilla POESIA Stefano GULLO Enrico ACCIAI Massimo PAPINI Stefano CAVAZZA Marco DE-NICOLO’ Enzo FIMIANI Marco PIGNOTTI Mario DE-PROSPO Daria DE-DONNO Maria Marcella RIZZO Giuseppe FERRARO Tommaso BARIS”,”ITQM-205″ “CAMMARANO Fulvio”,”Storia dell’Italia liberale.”,”Fulvio Cammarano, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna. Dirige il quadrimestrale ‘Ricerche di Storia politica’. Il congresso di Genova del 14 agosto 1892 nella sala Sivori. Il giudizio di Labriola a Engels. “”Il congresso che si aprì a Genova il 14 agosto 1892 costituì dunque l’occasione più matura, anche se per nulla scontata, per far nascere sul terreno della politica l’agognato partito nazionale. Alla prima giornata del congresso, apertosi nella sala Sivori di via Roma, parteciparono circa 200 delegati (tra cui una decina di donne) in rappresentanza di 324 associazioni, perlopiù lombarde ed emiliane. Non irrilevante, anche se minoritaria, fu la presenza di sodalizi meridionali tra cui quelli pugliesi e i rappresentanti del Fasci dei Lavoratori siciliani. Sin dalle prime battute il congresso mise in luce profonde divergenze, che videro anarchici e operaisti intransigenti unirsi tatticamente contro la linea socialista di Turati e Prampolini. I contrasti tra le due componenti furono sin dall’inizio talmente acuti che Prampolini propose la definitiva separazione dei congressisti – «perché noi siamo due partiti essenzialmente diversi, percorriamo due vie assolutamente opposte, fra noi non ci può essere comunanza, dunque lasciateci in pace» (6) -, mentre Turati, rivolgendosi agli anarchici, aggiunse: «per voi noi siamo reazionari, voi siete reazionari per noi, perché ci allontanate dalla via più breve che conduce alla rivoluzione. Siamo dunque intesi: domattina noi ci aduneremo fuori di qui senza di voi, e voi terrete, ovunque vi piaccia, le vostre riunioni». Il giorno 15 si presentarono alla Sala Sivori solo un’ottantina di delegati, tra cui gli anarchici Gori e Pellaco e l’operaista Casati, i quali costituirono il Partito dei lavoratori italiani; destinato a non lasciare traccia, esso escludeva coloro che non fossero «lavoratori salariati e diseredati». Nel congresso dei «legalitari e collettivisti» prevalse invece la posizione di Turati, favorevole ad un programma francamente socialista in polemica con le componenti più eclettiche della democrazia e dell’operaismo non intransigente, timorose di perdere in tal modo l’appoggio di molte società operaie. (…) Il carattere decisamente socialista (anche se generico in alcuni punti) del programma sembrava parzialmente contraddetto dallo Statuto del partito, che continuava invece a mantenere molte delle prerogative operaiste a cominciare dalla denominazione di Partito dei lavoratori italiani. Lo Statuto infatti, frutto di una discussione necessariamente affrettata, permetteva l’adesione al partito alle sole associazioni composte da «puri e semplici lavoratori d’ambo i sessi (…) salariati» (art. 2), ma poi introduceva di straforo (art. 17) la possibilità di iscrizioni di singoli individui, teoricamente anche non lavoratori salariati. Il congresso, dopo aver ribadito che il partito avrebbe avuto «un proprio giornale per organo centrale» (il settimanale «Lotta di classe», diretto formalmente da Prampolini ma di fatto da Turati), si sciolse acclamando la nascita del «partito operaio socialista», Separatisi definitivamente dagli anarchici e dai gruppi della democrazia radicale, i socialisti italiani non solo abbracciavano una linea programmatica sostanzialmente marxista, ma legittimavano la propria aspirazione a partecipare attivamente alla vita politica del paese. Inoltre il partito di Turati, nonostante la sua gracilità, sembrò fin da subito destinato ad andare al di là del suo ruolo di portavoce dei ceti subalterni, profilandosi come un possibile strumento di acculturazione e obbligazione politica per le grandi masse. «Può darsi – scrisse Labriola ad Engels il 2 settembre 1892 – che il piccolo partito sorto di sorpresa, e il programma votato alla rinfusa, facciano nascere l’amore della disciplina ed il pudore della responsabilità» (7). In effetti il partito raccolse ben presto ulteriori consensi con l’adesione dei Fasci siciliani e del Partito socialista rivoluzionario di Costa. Un parallelo processo di concentrazione si ebbe nel campo delle Camere del lavoro che, sull’esempio della prima sorta a Milano nel 1891, nel giro di due anni erano diventate 12 e si erano unificate in una confederazione. Al secondo congresso, tenutosi a Reggio Emilia nel 1893, si definì con maggiore precisione l’ambito dell’azione del partito, che assunse il nome di Partito socialista dei lavoratori italiani, accentuando l’aspetto della totale indipendenza dagli altri partiti, sia nelle «occasioni elettorali», sia in relazione alla condotta dei deputati socialisti in Parlamento”” (pag 137-139) [Fulvio Cammarano, ‘Storia dell’Italia liberale’, Mondolibri, Milano, 2012] [(6) I riferimenti al congresso di Genova del 1892, salvo altre indicazioni, sono tratti da L. Cortesi, ‘La costituzione del Partito socialista italiano’, ed. Avanti!, Milano, 1962; (7) Antonio Labriola, ‘Lettere a Engels’, Edizioni Rinascita, Roma, 1949, pp. 67-68 e 74] Rivista: Ricerche di storia politica Quadrimestrale dell’Associazione per le ricerche di storia politica Archivio fascicoli |Indice del numero 3/2024, dicembre ISBN: 978-88-15-42532-4 Annata: XXVII RDF Contenuto Saggi Giovanni Borgognone Il labirinto del wilsonismo: tra teoria politica e storiografia pp: 227-242 DOI: 10.1412/115030 Clemente Parisi «A third class, which is not a class». Pubblico e ordine democratico nel discorso politico e scientifico statunitense tra Ottocento e Novecento pp: 243-266 DOI: 10.1412/115031 Rassegne Giovanna Cigliano La politica estera della Federazione russa. Interpretazioni e dibattiti pp: 267-284 DOI: 10.1412/115032 Rubriche Guido Formigoni Ancora sul luglio del 1964. Il ruolo di Antonio Segni nella crisi del centro-sinistra pp: 285-296 DOI: 10.1412/115033 Biblioteca Biblioteca pp: 297-324 DOI: 10.1412/115034 Indice degli autori e dei volumi recensiti pp: 325-326 DOI: 10.1412/115035 Indice degli autori e dei volumi recensiti nel 2024 pp: 327-330 DOI: 10.1412/115036 Indice dell’annata 2024 pp: 331-332 DOI: 10.1412/115037″,”ITAA-003-FGB” “CAMMAROTA Lionello”,”Storia della musica.”,”Nota: in Alfanum in VAR aggiungere Musica CAMMAROTA Lionello (Napoli 1936) laureato in lettere a Roma ha studiato direzione d’ orchestra diplomandosi al Conservatorio di S. Cecilia dove insegna storia ed estetica musicale. (1981) Bach. “”Ma tanta notorietà in vita, accentrata sulle sole doti di virtuoso dell’ organo, fu nociva per il Bach compositore, e ne offuscherà la grandezza anche dopo la morte. Il realtà il Bach compositore non fu mai realmente apprezzato dai suoi concittadini, mentre dietro pressione di F. Benda e di J. Quantz, suoi ex allievi, oltre che del figlio Philipp Emanuel fu invitato a Potsdam da Federico il Grande, alla cui presenza destò in tutti meraviglia per le capacità d’ improvvisatore e di esecutore. Trascorso gli ultimi anni, quasi cieco, nell’ affetto dei familiari e degli allievi. Dopo la morte, il suo corpo andò perduto e con esso la memoria del suo ingegno. (…) Eppure, il vero spirito di Bach non fu conosciuto per molti decenni; solo dopo oltre cinquant’anni dalla morte uno studioso, il Forkel, iniziò nel 1802 a riesumare quanto era rimasto fino ad allora nel buio, e finalmente nel 1829 Felix Mendelssohn diresse a Berlino la Passione secondo San Matteo squarciando il velo che così a lungo aveva avvolto uno dei massimi geni dell’ arte musicale: è il sovrano del contrappunto strumentale ai cui insegnamenti guardarono Schumann, Brahms, Wagner e tanti altri.”” (pag 122-123)”,”VARx-175″ “CAMMELLI Andrea LA-ROSA Michele a cura; scritti di Vando BORGHI Andrea CAMMELLI Valentina CASTALDINI Angelo DI-FRANCIA Claudia GIROTTI Silvia GHISELLI Giorgio GOSETTI Stefano GRANDI Angelo GUERRIERO Michele LA-ROSA Annamaria LILLI Rosangela LODIGIANI Marialuisa LUSETTI Gian Piero MIGNOLI Elena NARDI Eugenio ZUCCHETTI”,”I laureati in Italia. Le indagini di AlmaLaurea su scelte formative, orientamento al lavoro e occupabilità.”,”Scritti di Vando BORGHI Andrea CAMMELLI Valentina CASTALDINI Angelo DI-FRANCIA Claudia GIROTTI Silvia GHISELLI Giorgio GOSETTI Stefano GRANDI Angelo GUERRIERO Michele LA-ROSA Annamaria LILLI Rosangela LODIGIANI Marialuisa LUSETTI Gian Piero MIGNOLI Elena NARDI Eugenio ZUCCHETTI. Capitolo di Giorgio GOSETTI e Elena NARDI, ‘Laureati e contesto sociale di provenienza’ (stratificazione sociale, provenienza sociale laureati e mobilità geografica) pag 89-111) Tre tipi di studenti. “”Lo studente puro, inoltre, è quello che normalmente ha alle spalle una famiglia composta da genitori con un livello di studi includente almeno uno dei due componenti con una laurea (Tab. 10)””. (3 categorie: studenti non lavoratori (puri), studenti-lavoratori, lavoratori-studenti) (pag 107) Scorrimento geografico. “”In generale, dunque, si registra una relazione piuttosto lineare fra la mobilità geografica dal centro verso gli atenei del nord e dal sud verso gli atenei del centro e del nord in relazione sia alla collocazione nella scala delle classi sociali che rispetto al titolo di studio: ci si sposta più facilmente se alle spalle vi è una famiglia appartenente alle classi medio-alte e con un elevato titolo di studio.”” (pag 109) Appendice statistica.Tabella 7: Situazione professionale (posizione nella professione) dei laureati dell’ anno 2000 ad un anno dalla laurea (pag 215) (Si trovano più addensati nella fascia ‘Impiegati alta e media qualificazione’ i gruppi corsi di laurea: Ingegneria (55.7), Scientifico (51.6), Economico-Statistico (48.8), Politico-sociale (46.6).”,”GIOx-030″ “CAMMELLI Stefano”,”Storia di Pechino e di come divenne capitale della Cina.”,”CAMMELLI Stefano, storico contemporaneista, autore di studi sulla cultura tradizionale contadina, dalla metà degli anni ’80 dirige “”Viaggi di cultura””, un’ organizzazione di turismo culturale specializzata in viaggi in Oriente. “”Tuttavia già prima, nel 1262, una ribellione antimongola di importanti feudatari cinesi, signori aggregati all’ esercito mongolo, modificò in modo definitivo il suo orientamento. Tutti i signori che negli anni passati i mongoli avevano unito al proprio esercito vennero rimossi e i posti chiave dell’ amministrazione affidati solamente a persone di sicura fede, generalmente mongoli o prevenienti dall’ Asia centrale. Fu una decisione importante, che non sempre è stata tenuta nella giusta considerazione in sede di analisi storica. (…) La società cinese in epoca Yuan non era una società egualitaria: i mongoli occupavano il gradino più importante e le popolazioni dell’ Asia centrale o Qudan e Jurchen il secondo posto. Solo dopo giungevano i cinesi (Han) conquistati prima del 1273. La gran parte della popolazione cinese, entrata a far parte dell’ impero mongolo dopo quella data, venne raccolta nell’ ultimo e meno importante gruppo detto Nanren (Uomini del sud). E’ stato sottolineato come una simile divisione non fosse rigida, come personalità cinesi abbiano avuto ugualmente accesso a posti chiave sia per capacità personale sia per mancanza di quadri dirigenti. Tuttavia mai in Cina una dinastia aveva costruito la propria amministrazione su una discriminante etnica di tale rilevanza””. (pag 178-179) “”Non desta meraviglia, con queste premesse, che il Shumiyuan, Ufficio per gli Affari Militari, fosse composto solamente da mongoli.”” (pag 180)”,”CINx-154″ “CAMMELLI Stefano”,”Quando l’oriente si tinse di rosso. Saggi sulla rivoluzione cinese.”,”Stefano Cammelli ha pubblicato pure ‘Secondo i cinesi’ (2009). ‘Storia di Pechino e di come divenne capitale della Cina (2004), ‘Ombre cinesi’ (2006). “”L’organizzazione del potere rosso””. “”L’organizzarsi del ‘potere rosso’ e la riorganizzazione della società contadina nelle aree occupate da Mao e dai guerriglieri comunisti costituirono dunque un momento molto complesso per la sopravvivenza delle basi stesse e si dovettero risolvere problemi anche militari molto più articolati di quanto non si sia talora ritenuto. Raggiunta e occupata la base occorreva costruirne le condizioni minimali di sicurezza e di funzionalità: la conquista o l’ingresso nel territorio, non bastava di per sé a garantire assolutamente nulla. Occorreva misurarsi con la molteplicità di poteri ivi presenti, quasi tutti anch’essi armati e ben poco disposti a sottomettersi, come si vedrà, alla direzione di una formazione rivoluzionaria giunta dall’esterno, reduce da falliti tentativi insurrezionali e, oltre tutto, nemica irriducibile dell’esercito del Guomindang con cui molte di queste formazioni banditesche e periferiche avevano raggiunto, se non un esplicito accordo, almeno una sostanziale tregua”” (pag 152)”,”CINx-273″ “CAMMELLI Stefano”,”Ombre cinesi. Indagine su una civiltà che volle farsi nazione.”,”Stefano Cammelli insegna all’Università di Bologna e dirigel’associazione Viaggi di Cultura. L’Occidente ha sempre inseguito il sogno di carpire i segreti della Cina, della sua prodigiosa vitalità e ricchezza. E la Cina non ha mai amato troppo l’interesse degli stranieri, ai quali ha spesso fatto credere ciò che volevano credere. Oggi quel paese appare interessato solo al denaro e all’economia. Ma esiste un’altra Cina, al di questo luogo sognato nello specchio occidentale? E come riconoscerla? Zhou Enlai non avrebbe dubbi, come disse a Henry Kissinger: ‘I misteri cinesi scompaiono in un solo modo, studiando’.”,”CINx-022-FL” “CAMMETT John M. a cura”,”Bibliografia gramsciana, 1922-1988.”,”‘Annali, Fondazione Istituto Gramsci, direttore Claudia Mancina, comitato scientifico: Nicola BADALONI Francesco BARBAGALLO Fabio BETTANIN Michele CILIBERTO Antonio DI-MEO Emma FATTORINI Valentino GERRATANA Claudia MANCINA Anna Maria NASSISI Mario REALE Giuseppe VACCA Le quattro motivazioni della “”fortuna”” delle opere di Gramsci nel mondo. (dalla prefazione) “”La seconda è l’ analisi spregiudicata della storia d’ Italia, vista nel complesso come egemonia di una classe dominante, chiusa nel suo egoismo e pur capace di avvertire il divenire storico nella forma di rivoluzioni passive. Di contro sta il rilievo dato alla capacità di resistenza delle grandi masse umane, nelle diverse caratterizzate forme di aggregazioni politiche e di spirito di “”scissione”” dalle ideologie dominanti, che tali masse avevano acquisito. I limiti stavano nella debole forza espansiva dovuta al loro settarismo, nella estraneità e nel conformismo dei ceti e dei gruppi politici e intellettuali (fatte le debite eccezioni) che potevano dirigerle e conferire loro autorità. Di qui la rottura di Gramsci con quelle filosofie idealistiche che avevano coscientemente rotto con il marxismo storico, accettando l’ elitarismo come ideologia della conservazione. Ciò aveva facilitato il trasformismo di piccoli gruppi prima e di masse più ampie in seguito, quando il paese si era piegato alla nuova forma di reazione antipopolare rappresentata dal fascismo. La polemica con Croce, con Gentile, con Pareto, con il pragmatismo italiano, ha come motivazione principale il rifiuto di queste pur grandi menti a proporre una “”catarsi”” intellettuale e morale tale da trasformare lo spirito di sottomissione in lotta liberatrice””. (pag X-XI, Nicola Badaloni)”,”GRAS-063″ “CAMMETT John M., a cura di Domenico ZUCARO”,”Antonio Gramsci e le origini del comunismo italiano.”,”CAMMETT John M. ha studiato alla Columbia University sotto la guida del Prof. Shepard B. CLOUGH con cui diede la propria laurea, nucleo base di questo lavoro. Ha compiuto ricerche in Italia (Istituto Gramsci). Kabakceff, comunista bulgaro rappresentante ufficiale dell’Internazionale intervenuto al Congresso di Livorno”,”GRAS-073″ “CAMMETT John M.”,”A Bibliography of the Works of Antonio Gramsci. Publications of His Writings in 27 Languages: 1930-1995.”,”IGS presidente onorario Valentino GERRATANA, Comitato provvisorio John CAMMETT Giorgio BARATTA Frank ROSENGARTEN Joseph A. BUTTIEGIEG”,”GRAS-096″ “CAMMILLERI Rino”,”Storia dell’Inquisizione.”,”Rino Cammilleri, scrittore e giornalista, collabora con varie testate nazionali e cura su Il Giornale la popolare rubrica quotidiana Il Santo del giorno.”,”RELC-069-FL” “CAMON Ferdinando”,”Avanti popolo.”,”Raccolta di articoli apparsi negli anni 1972-1977 sui giornali ‘Il Corriere della Sera’, L’Unità, Il Giorno, Quotidiano del lavoratori, il settimanale ‘Il Mondo’ e ‘Nuovi argomenti’. I testi sono stati rimaneggiati e ampliati dell’autore. Ferdinando Camon è nato nel 1935 in provincia di Padova da una famiglia di contadini. Ha lavorato come insegnante, consulente editoriale, giornalista, sceneggiatore. Ha scritto romanzi.”,”TEMx-078″ “CAMORIANO Attilio”,”Scarpe rotte.”,”Attilio Camoriano (Genova 1917-1974) inizialmente giornalista del ‘Il Secolo XIX’ durante la guerra fu partigiano nelal brigata volante “”Severino”” dove venne soprannominato ‘Biondo’. Finita la guerra iniziò a lavorare per l’Unità come giornalista sportivo, e fu molto popolare come cronista di ciclismo.”,”ITAR-260″ “CAMP Jean CASSOU Jean QUERO MORALES J. DAVEE Robert GRENIER Roger GARCIA LORCA Federico OLLIVIER Albert AUDEN W.H. BLANCHOT Maurice HEMINGWAY Ernest BATAILLE Georges, scritti di”,”L’ Espagne libre.”,”Scritti di CAMP Jean CASSOU Jean QUERO MORALES J. DAVEE Robert GRENIER Roger GARCIA LORCA Federico OLLIVIER Albert AUDEN W.H. BLANCHOT Maurice HEMINGWAY Ernest BATAILLE Georges Grafico della distribuzione delle terre attraverso l’ istituto della riforma agraria (Luglio 1936 maggio 1937). 1907 – 1931: 68 mila ettari 1933 – 1936: 164 mila ettari Febbraio – luglio 1936: 712 ettari Luglio 1936 – Maggio 1937: 3 milioni 142 mila ettari (pag 71) Rapporti economici del Franchismo. La Spagna franchista e gli interessi tedeschi e italiani. “”Il Dottor Wohltat, nel 1939, fu inviato in missione per ottenere un miglioramento degli scambi tra il Reich e la Spagna. L’ Italia, da parte sua, costituisce con la stessa intenzione un sindacato, presieduto dal senatore De-Michelis, filiale dell’ Instituo nazionale di Credito e della società delle Vie ferrate del Mediterraneo. Questo sindacato contava tra i suoi membri finanzieri e uomini d’affari della penisola: il conte Alessandro Ciano, il conte Volpi, (…) Luzzatti, Boriello, Broccardi, come pure il Trust della Navigazione, il gruppo metallurgico Terni, la Società finanziaria e marittima Sinmare, la Fiat, la Pirelli, ecc… E’ però la Germania che ha avuto la parte maggiore negli investimenti e negli scambi realizzati.”” (pag 77) Gli scambi con la Gran Bretagna e gli USA. (pag 79)”,”MSPG-174″ “CAMP Helen C.”,”Iron in Her Soul. Elizabeth Gurley Flynn and the American Left.”,”CAMP Helen C. si è laureata nell’University of Missouri (St. Louis e ha preso il Ph.D: in storia nella Columbia University. E’ prof. di storia americana alla Pace University.”,”BIOx-191″ “CAMPA Riccardo a cura; scritti di F.J. ALEGRE F. DE-MIRANDA M. HIDALGO Y COSTILLA J.M. MORELOS Y PAVON A. BELLO S. BOLIVAR J.M.L. MORA J.B. ALBERDI J.V. LASTARRIA D.F. SARMIENTO G. BARREDA F. BILBAO J. MONTALVO J SIERRA M.G. PRADA J. MARTI’ M. LEMOS R. TEIXEIRA MENDES A. KORN J.E. RODO’ J. INGENIEROS A. ARGÜEDAS J. VASCONCELOS A. CASO P.H. UREÑA A. REYES F. ROMERO J.C. MARIATEGUI E.M. ESTRADA V.R. HAYA DE LA TORRE S. RAMOS G. FRANCOVICH J. CRUZ COSTA F. SCHWARTZMANN D.D. CABALLERO E. MAYZ VALLENILLA”,”Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale.”,”CAMPA Riccardo è nato nel 1934. Dal 1961 al 1966 ha diretto una collana di monografie sui paesi dell’America latina e dal 1968 dirige le edizioni della Nuova Antologia. Ha pubblicato: ‘Il potere politico nell’America Latina’ (1968). “”Il metodo hegeliano applicato alla storia ha il suo precursore in Eraclito di Efeso. Nulla dura, tutto diviene, diceva il grande pensatore greco. L’unità risulta dalla conciliazione degli opposti. La notte segue il giorno, la morte la nascita, il sonno la veglia, e non si apprezzano il coraggio senza il pericolo e la salute senza le infermità. Tutto diviene, affermava il filosofo greco, come quando ci bagnamo in un corso d’acqua che è e non è sempre lo stesso in ogni istante. Ma Eraclito era un fatalista. La sua filosofia non teneva conto della libertà nel processo del divenire. Hegel, sfrondando le esperienze del greco, affronta il problema abilmente. “”La natura dev’essere considerata come una serie di sviluppi che derivano l’uno dall’altro””, scriveva. Ogni concetto, essendo limitato, porta in sé la sua negazione, ma la negazione dà origine a un nuovo elemento positivo. Si nega solo il contenuto limitato; negazione significa l’entrata in vigore di un nuovo concetto. Su ciò si fonda il sistema delle triadi di Hegel. Ogni concetto proposto viene poi negato formando l’unità delle antinomie, per giungere all’unità superiore che comprende al tempo stesso l’affermazione e la negazione, la tesi e l’antitesi, per riprendere nuovamente lo stesso processo in un corso e ricorso senza fine. (…) Marx ha applicato questo metodo alle società moderne. Ogni società porta con sé il germe della propria distruzione, come ogni altro organismo. (….) La società feudale in Europa segue lo stesso identico processo. Il feudatario con il suo castello, i suoi servi e la sua grande proprietà sono la tesi. Il borghese delle città nascenti, che ha in mano la ricchezza e il commercio, è l’antitesi. La Rivoluzione francese con la sua violenza e le sue distruzioni è la sintesi che corona la società capitalistica. In ogni società le classi e i loro sistemi si evolvono, negandosi a vicenda. Dal contrasto nasce la nuova società, frutto della violenza. La soluzione degli opposti è la rivoluzione”” [Víctor Raúl Haya de la Torre, Il problema storico della nostra America] [in Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale, a cura di Riccardo Campa, 1970] (pag 497-498-499)”,”AMLx-125″ “CAMPA Riccardo”,”Il riformismo rivoluzionario cileno.”,”Riccardo Campa è nato nel 1934. Dal 1961al 1966 ha diretto una collana di monografie sui paesi dell’America latina e dal 1968 dirige le edizioni della Nuova Antologia. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il potere politico nell’America Latina’ (Milano, 1968) “”La pressione della classe operaia sul sistema capitalistico è considerata da Ernest Mandel come un mezzo per renderne più evidente la contraddizione tra l’effettiva socializzazione della produzione e la tendenza capitalistica all’appropriazione (29), anche se è innegabile il fatto che, a differenza di quanto è sostenuto dai più accesi marxiani, i termini del conflitto fra capitale e lavoro, lungi dal radicalizzarsi nelle forme dell’estremo impoverimento e del più sfrenato sfruttamento, si traduce nella richiesta, da una parte, e nella concessione, dall’altra, di benefici economici. «Tuttavia,» scrive Michael Barratt Brown «se respingiamo il concetto marxiano di “”tendenze che si fanno valere con ferrea necessità”” all’interno della struttura economica e mettiamo l’accento sulle contraddizioni tra le strutture, dobbiamo essere molto più precisi sulla natura di queste contraddizioni, così come si sono sviluppate, di quanto non potessero esser Marx ed Engels» (30). In altre parole, Marx non aveva previsto l’aumento dell’attività imprenditoriale dello Stato (costretto a intervenire con investimenti ognora crescenti nell’area dei servizi), il quale, nell’intento di rendersi tramite tra l’attività privata e le masse dei destinatari della produzione, è continuamente indotto a promuovere, da una parte, agevolazioni e aiuti ai gruppi economici, che appaiono sempre più investiti di una funzione pubblica, e, dall’altra, a socializzare settori progressivamente più ampi di proprietà. Si viene a determinare così una forzatura in termini tra gli scopi della proprietà – che ha assunto incontrovertibili caratteristiche sociali – e l’etica dell’iniziativa privata. Contrariamente a quanto Marx aveva previsto, la proprietà non è diventata un freno allo sviluppo, ma la sua connotazione, il suo carattere di bene inserito in un contesto sociale al quale non interessa ormai più l’appropriazione pura e semplice dello stesso, ma la sua destinazione come fattore di produzione. La tendenza da parte dei privati a comprimere i costi per consentire ai produttori di affermarsi sul mercato e di creare i massimi profitti è venuta meno nella fase tecnologicamente avanzata dell’amministrazione del potere economico. Al detentore e amministratore della ricchezza si è sostituito il dirigente d’impresa, secondo la definizione datane da James Burnham in ‘The Managerial Revolution’, il quale è naturalmente interessato a potenziare l’azienda in termini di continuità e di rinnovamento tecnico piuttosto che in termini di profitti”” [Riccardo Campa, ‘Il riformismo rivoluzionario cileno’, Padova, 1970] [(29) Ernest Mandel, ‘Trattato di economia marxista’, Samonà e Savelli, Roma, 1965; (30) Michel Barratt Brown, ‘Il marxismo e lo sviluppo economico del capitalismo’, in Aa. Vv., Sviluppo economico e rivoluzione’, trad. it. G. Felici Ingrao, G. Migliardi, De Donato, Bari, 1969, p. 40] (pag 356)”,”AMLx-175″ “CAMPA Riccardo a cura; scritti di F.J. ALEGRE F. DE-MIRANDA M. HIDALGO Y COSTILLA J.M. MORELOS Y PAVON A. BELLO S. BOLIVAR J.M.L. MORA J.B. ALBERDI J.V. LASTARRIA D.F. SARMIENTO G. BARREDA F. BILBAO J. MONTALVO J SIERRA M.G. PRADA J. MARTI’ M. LEMOS R. TEIXEIRA MENDES A. KORN J.E. RODO’ J. INGENIEROS A. ARGÜEDAS J. VASCONCELOS A. CASO P.H. UREÑA A. REYES F. ROMERO J.C. MARIATEGUI E.M. ESTRADA V.R. HAYA DE LA TORRE S. RAMOS G. FRANCOVICH J. CRUZ COSTA F. SCHWARTZMANN D.D. CABALLERO E. MAYZ VALLENILLA”,”Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale.”,”Riccardo Campa è nato nel 1934. Dal 1961 al 1966 ha diretto una collana di monografie sui paesi dell’America latina e dal 1968 dirige le edizioni della Nuova Antologia. Ha pubblicato: ‘Il potere politico nell’America Latina’ (1968).”,”TEOP-009-FSD” “CAMPANA André”,”L’argent secret. Le financement des partis politiques.”,”CAMPANA André Il finanziamento del PCF da parte dei militanti. “”Troisième phénomène: cette évolution fait que le P.C. n’est plus tout à fait le “”parti de la classe ouvrière”” au sens traditionnel et historique du terme. Il devient le parti des travailleurs. Certes on ne va pas jusqu’à adopter, plusieurs années après son exclusion, les thèses de Roger Garaudy sur “”le nouveau bloc historique””, mais on fait un bout de chemin dans ce sens-là. Dans l’imagerie du Parti – comme d’ailleurs dans la réalité économique d’aujourd’hui – le rôle des grandes fédérations historiques: mineurs, cheminots, métallurgistes, dockers, diminue: techniciens, employés, voire informaticiens les remplacent peu à peu. Bref, le P.C. tente de deveni le parti des salariés, aux souscriptions, ce sont eux qui ont financé 80% des 105 millions du budget de 1975. Comment? “”Tout l’édifice du P.C., sur le plan financier, explique Georges Gosnat, repose sur les cellules. L’argent est recueilli à la base, puis il remonte vers le sommet””. Il remonte sélon un système qui est divisé en quatre parts et que les communistes appelent le “”quatre-quarts””: un quart pour la cellule, un quart pour la section, un autre quart pour la fédération et le dernier quart pour le comité central. En moyenne, les adhérents du Parti versent 1% de leur salaire. Ce versement – contrairement à ce qui est pratiqué dans tous les autre partis – est mensuel. “”Il est évident, précise Gosnat, que cela crée un lien permanent entre les adhérents et le Parti”” (pag 139-140)”,”FRAV-157″ “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Adriano SERONI”,”La Città del Sole e Poesie.”,”Nell’ età della Controriforma, Campanella si assunse la missione di “”debellar tra mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia””. La sua alta, solitaria, profetica personalità di scrittore è qui presentata alla luce di un penetrante storicismo, nella indissolubile unità dell’ utopista e del poeta. pag XXI XXII Unificazione universale dei popoli. Internazionalismo. “”Della maturazione del suo pensiero e del formarsi della sua politica testimonia particolarmente l’ anno 1593, quando, nel clima culturale di Padova, il Campanella compone il vasto trattato ‘Della Monarchia dei Cristiani’, per esporre il principio della unificazione universale dei popoli in forma di comunità teocratica, che segnasse l’ avvento di una nuova civiltà””. (pag XXII) Comunismo. “”Il fondamento della vita sociale della Città è la totale comunione dei beni, compreso l’ uso comune delle donne. (…) I figli, appena svezzati, crescono in comune. La retta generazione, la salubrità del cibo, l’ esercizio fisico rendono trascurabile presso i Solari il numero e il peso delle malattie; mentre la comunità dei beni, il culto disinteressato delle virtù eliminano quasi del tutto i delitti. Alla fine, la morale, la stessa religione dei Solari si reggono su due principi di fondo: generazione ed educazione””. (pag XXIX)”,”SOCU-117″ “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Luigi FIRPO”,”Apologia di Galileo.”,”Contiene la riproduzione originale del testo del 1622 ‘Apologia pro Galilaeo’ (pag 135-192) “”Si incontrarono a Padova nell’autunno del 1592. (…) Non fu, come si è sinora creduto, un incontro occasionale e senza seguito. Meno di un anno durò il soggiorno libero di Campanella in Padova, ma esso si rivela folto di interessi naturalistici e sperimentali, che solo il lunghissimo isolamento del carcere soffocò più tardi inesorabilmente. Dalle testimonianze ricuperate emerge l’assidua frequenza del giovane filosofo al «teatro anatomico» inaugurato di recente da Girolamo Fabrizi d’Acquapendente; là egli esegue minuziose dissezioni anatomiche dell’occhio, assiste a un’audace operazione di cataratta, isola e analizza ramificazioni nervose, sperimenta la coagulazione naturale e artificiale del sangue in funzione di terapie emostatiche, elabora la sua rivoluzionaria intuizione del processo febbrile come non morboso in sé, anzi rimedio spontaneo dell’organismo aggredito dal male. Al di là degli interessi fito-patologici specifici, Campanella viene accostandosi a una visione deterministica e materialistica della natura ispirata dalla tradizione democritea, partecipando alle discussioni di un eletto gruppo di scienziati, tra i quali si ravvisano non senza emozione i volti di Galileo, di Giambattista Della Porta, di Paolo Sarpi – il Sarpi matematico e naturalista della prima maturità – raccolti in un dibattito che si indovina alto e per più aspetti temerario. Poi le loro strade si divisero. Carcerato al cadere del 1593, tradotto a Roma in catene nell’ottobre del ’94, Campanella si avviò al suo lungo calvario; Galileo, sempre più stimato, accarezzato, riverito, continuò il suo insegnamento padovano, studiando la meccanica e le fortificazioni, il magnetismo e la cosmografia, la stella «nova» del 1604 e il compasso di proporzione; nell’estate del 1609, raccolte vaghe informazioni provenienti dai Paesi Bassi e da Parigi circa l’invenzione di un «occhiale» capace di avvicinare oggetti remoti, ne intuì la struttura e, con l’ausilio di una sua tecnica manuale espertissima, costruì rapidamente strumenti via via più perfetti, non tardando a dirigerli verso i corpi celesti”” (pag 9-10, introduzione di Luigi Firpo)”,”SCIx-140-FF” “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Giacomo SCARPELLI”,”La città del sole.”,”‘Nel 1594 Campanella viene infatti riacciuffato dal Sant’Uffizio e tradotto a Roma, a Castel Sant’Angelo, assieme a Giordano Bruno, accomunati dall’accusa di eresia. Il vecchio Bruno sceglie il martiri. Il giovane Campanella abiura e dichiara sottomissione assoluta ai dogmi dell’ortodossia cattolica. Il processo così si conclude con la ripetizione dell’ingiunzione a rientrare in Calabria. Il fraticello si è arreso solo per poter continuare. Ritrova il proprio paese fiaccato dallo sfruttamento spagnolo e da un apparato clericale corrotto e immutabile nella dura precettistica. Campanella si getta allora a capofitto in una campagna di riscossa morale e sociale, confidando in una sorta di comunismo ascetico in cui sono identificabili istanze del riformismo anabattista, nonché credenze astrologiche e millenaristiche. La sua ‘verve’ di profeta dinamico e la sua tambureggiante loquacità gli procurano proseliti fra i nobili con aspirazioni indipendentistiche, fra i contadini vessati, i banditi redenti e i frati alla ricerca del primitivo cristianesimo. Con costoro Campanella arriva a macchinare una ribellione contro il regime usurpatore. Causa un tradimento, la congiura viene sventata. Il 6 settembre 1599 l’incorreggibile predicatore di un mondo più giusto cade nelle mani dell’Inquisizione spagnola, che si rivelerà assai più inflessibile del clero di Roma. Tradotto a Napoli Campanella viene sottoposto a torture spietate. Ma egli mette in opera tutta la sua scaltrezza per difendersi e salvare la vita. Sa bene che per la prassi inquisitoria cattolica può essere condannato alla pena capitale solo chi abbia fatto atto di pentimento e di apostasia, in assenza di che nell’Aldilà il demonio ne approfitterebbe per impadronirsi della sua anima. Frate Tommaso quindi esibisce atteggiamenti maniacali e allucinati, dando in tal modo ad intendere che il suo anelito rivoluzionario sia l’effetto di una follia congenita e visionaria, che gli impedisce di intendere e di volere, e dunque anche, e soprattutto, di pentirsi coscientemente. In tal modo scampa alla mano del boia e viene condannato al carcere. Riuscirà ad ottenere la libertà solo dopo ventisette anni. Durante questo periodo di solitudine e di tenebra compone le sue opere maggiori, con la perseveranza che gli viene dalla consuetudine alla clausura monastica, e sorretto dalla caparbia certezza che al di là delle pareti madide della cella splenda tutt’ora il sole del libero credo. Trascorre i primi cinque anni della prigionia, nella fortezza napoletana di Castel Nuovo, impegnato a dare profilo definito al progetto della sospirata nuova società. Rifacendosi alla tradizione di Platone, Sant’Agostino, Moro e Doni, nel 1602 inizia la stesura del dialogo ‘La Città del Sole’. In questo capolavoro (redatto nella doppia versione volgare e latina), frate Tommaso armonizza in nitida prosa slancio idealistico, sottigliezza filosofica e passione mistica’ (pag 9-10) [introduzione di Giacomo Scarpelli]”,”SOCU-011-FV” “CAMPANELLA Miriam”,”Economia e stato in Rosa Luxemburg.”,”Miriam Campanella (1944) ha insegnato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha collaborato a diverse riviste. La definizione di «imperialismo». ‘Le posizioni economiche come angolo visuale per comprendere la concezione complessiva della Luxemburg’ “”Prima dell’ ‘Accumulazione del capitale’, e ancor prima dell’ ‘Einführung’, vi è un altro scritto che può concorrere a spiegare la maniera con cui la Luxemburg aveva sistematizzato i risultati dell’analisi marxiana. Si tratta della sua tesi di dottorato che, pur poggiando su un apparato concettuale filtrato dall’analisi empirica delle condizioni di sviluppo del capitalismo in un paese arretrato, aveva costituito per Rosa Luxemburg la prima tappa importante di assimilazione del marxismo. Il nesso fra la prima opera economica della Luxemburg e l’ultima, se si include l’ ‘Antikritik’ nel tessuto teorico dell’ ‘Akkumulation’, è dato dall’eziologia del capitalismo. Nella prima, come è già stato scritto precedentemente, il capitalismo appare come una creatura straniera non avente nessuna base ‘naturale’ nei rapporti sociali ed economici della Polonia; ora, nell’ ‘Akkumulation’, l’impossibilità del capitalismo è dovuta esattamente, al contrario, all’impossibilità di appropriarsi di aree economiche precapitalistiche. Scegliendo questo angolo per esaminare l’ ‘Akkumulation’ non ci siamo posti affatto nella posizione più comoda per tirare le fila del pensiero della Luxemburg, nel senso che l’aporia che corre fra la prima posizione e quella del 1912 appare, in un primo momento, veramente impossibile a spiegarsi, tanto le ipotesi di partenza sono differenti fra di loro e incomunicabili. Lì le forme economiche precapitalistiche impedirebbero lo sviluppo del capitalismo, qui il capitalismo non può svilupparsi perché esse non esistono piú. Quale nesso è possibile fra queste due posizioni della Luxemburg? Ci si dovrebbe semplicemente scoraggiare o dire che Rosa Luxemburg quando scrive di cose economiche lo fa solo per giustificare una posizione politica: lì la tesi dell’inutilità dell’indipendenza nazionale, qui l’ottimistica vittoria della classe operaia sul capitalismo impossibile. Riteniamo, però, che, per quanto scomodo, questo angolo visuale sia quello più ideoneo a comprendere la concezione complessiva della Luxemburg, non a partire dalle posizioni politiche ma proprio da quello più espressamente teoriche o meglio economiche. Se riusciremo a risolvere questa ‘aporia’ avremo in realtà scoperto anche la problematica specifica della Luxemburg e quindi potremo giungere ad un bilancio meno empirico e accidentale del suo contributo al marxismo”” (pag 181-182) [Miriam Campanella, ‘Economia e stato in Rosa Luxemburg’, De Donato, Bari, 1977]”,”LUXS-001-FMB” “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Luigi FIRPO, nuova edizione a cura di Germana ERNST e Laura SALVETTI-FIRPO”,”La città del Sole.”,”Qui viene riproposto il testo della ‘Città del Sole’, curato da Luigi Firmo nel 1949, aggiornato nelle note e corredato dalla ‘Terza questione politica’. Una nota critica ricostruisce la storia del testo e descrive i diciassette manoscritti depositati della redazione italiana della più famosa opera di Campanella. “”Nell’ignota isola dei mari della Sonda, presso Sumatra, vicino all’equatore, sorge questo piccolo Stato felice, circondato da re tirannici che invano cercano di sopraffarlo, costituito come una ‘polis’ ellenica, cioè come una distesa di campi ben coltivati intorno a una città….”” (dall’introduzione di L. Firpo) “”Da More Campanella deriva invece gli schemi di un radicale comunismo economico, in cui in nessi sociali siano prevalentemente di natura organizzativa e tecnica anziché politica (…). Nella Città del Sole, come non esistono ceti privilegiati, né clero, né aristocrazia, così non esistono discriminazioni fra arti nobili e mestieri vili…”” (pag XXXIII)”,”SOCU-007-FMB” “CAMPANELLA Miriam”,”Economia e stato in Rosa Luxemburg.”,”Miriam Campanella (1944) ha insegnato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha collaborato a diverse riviste. La definizione di «imperialismo». ‘Le posizioni economiche come angolo visuale per comprendere la concezione complessiva della Luxemburg’ “”Prima dell’ ‘Accumulazione del capitale’, e ancor prima dell’ ‘Einführung’, vi è un altro scritto che può concorrere a spiegare la maniera con cui la Luxemburg aveva sistematizzato i risultati dell’analisi marxiana. Si tratta della sua tesi di dottorato che, pur poggiando su un apparato concettuale filtrato dall’analisi empirica delle condizioni di sviluppo del capitalismo in un paese arretrato, aveva costituito per Rosa Luxemburg la prima tappa importante di assimilazione del marxismo. Il nesso fra la prima opera economica della Luxemburg e l’ultima, se si include l’ ‘Antikritik’ nel tessuto teorico dell’ ‘Akkumulation’, è dato dall’eziologia del capitalismo. Nella prima, come è già stato scritto precedentemente, il capitalismo appare come una creatura straniera non avente nessuna base ‘naturale’ nei rapporti sociali ed economici della Polonia; ora, nell’ ‘Akkumulation’, l’impossibilità del capitalismo è dovuta esattamente, al contrario, all’impossibilità di appropriarsi di aree economiche precapitalistiche. Scegliendo questo angolo per esaminare l’ ‘Akkumulation’ non ci siamo posti affatto nella posizione più comoda per tirare le fila del pensiero della Luxemburg, nel senso che l’aporia che corre fra la prima posizione e quella del 1912 appare, in un primo momento, veramente impossibile a spiegarsi, tanto le ipotesi di partenza sono differenti fra di loro e incomunicabili. Lì le forme economiche precapitalistiche impedirebbero lo sviluppo del capitalismo, qui il capitalismo non può svilupparsi perché esse non esistono piú. Quale nesso è possibile fra queste due posizioni della Luxemburg? Ci si dovrebbe semplicemente scoraggiare o dire che Rosa Luxemburg quando scrive di cose economiche lo fa solo per giustificare una posizione politica: lì la tesi dell’inutilità dell’indipendenza nazionale, qui l’ottimistica vittoria della classe operaia sul capitalismo impossibile. Riteniamo, però, che, per quanto scomodo, questo angolo visuale sia quello più idoneo a comprendere la concezione complessiva della Luxemburg, non a partire dalle posizioni politiche ma proprio da quello più espressamente teoriche o meglio economiche. Se riusciremo a risolvere questa ‘aporia’ avremo in realtà scoperto anche la problematica specifica della Luxemburg e quindi potremo giungere ad un bilancio meno empirico e accidentale del suo contributo al marxismo”” (pag 181-182) [Miriam Campanella, ‘Economia e stato in Rosa Luxemburg’, De Donato, Bari, 1977] “”Iniziamo innanzitutto con l’esaminare la definizione luxemburghiana di imperialismo: «L’imperialismo è l’espressione politica del processo di accumulazione del capitale nella sua lotta di concorrenza intorno ai residui di ambienti neo-capitalistici non ancora posti sotto sequestro» (6). Dunque l’imperialismo è una ‘politica’ corrispondente ad una fase dell’accumulazione, anzi poiché per Rosa Luxemburg l’accumulazione ha due lati diversi, quello rivolto verso l’interno, nei luoghi di produzione del capitale, e l’altro rivolto verso la scena mondiale, se ne deduce che il lato dell’accumulazione di cui l’imperialismo è l’espressione politica è quello rivolto verso la scena mondiale. Ora questo lato racchiude secondo la Luxemburg la tendenza, insita al capitalismo, di estendersi su scala mondiale, e che si esprime nel mercato estero sin dagli inizi della produzione capitalistica. Nell”Akkumulation, così, viene ad essere ripreso il problema che stava alla base della sua tesi di dottorato. Infatti seguiamo le definizioni di mercato interno ed esterno fornite dalla Luxemburg. Concludendo la parte più propriamente teorica concernente la critica degli schemi della riproduzione allargata del ‘Capitale’, e avendo trovato la soluzione al problema dell’accumulazione nella via di mezzo rispetto ai due estremi rappresentati dalle posizioni piccolo-borghesi di Sismondi, e dall’«ottimismo ingenuo di Ricardo», ossia nel fatto che «l’accumulazione capitalistica esige come ambiente per il suo sviluppo formazioni sociali non-capitalistiche, (…) può esistere solo finché trova intorno a sé quell’ambiente», ella si trova a dover definire mercato interno e mercato esterno, che avevano costituito il problema centrale del populismo russo nell’ultimo decennio dell’Ottocento. (…) È solo quindi sul mercato ‘esterno’ che si realizza la capitalizzazione, ossia lo scopo specifico e il motivo animatore dell’economia borghese”” (pag 182-183) [Miriam Campanella, ‘Economia e stato in Rosa Luxemburg’, De Donato, Bari, 1977] [(6) Rosa Luxemburg, ‘L’accumulazione del capitale’, cit. p. 438)”,”LUXS-090″ “CAMPANELLA Miriam”,”Stato-nazione e ordine sociale. Modelli e paradigmi delle società complesse.”,”Miriam Campanella (1944) ha insegnato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha collaborato a diverse riviste. Ricercatrice al Dipartimento di scienze sociali di Torino fra il 1973 e il 1978 ha pubblicato una serie di studi sul materialismo storico e la teoria politica dello Stato: Rosa Luxemburg, la teoria marx-hegeliana dello Stato, ecc. “”Per Hegel, l’ «opinione pubblica» opera positivamente nel mantenimento dell’ordine sociale solo se essa giunge «al vero pensamento e all’intelligenza della situazione e del concetto dello Stato e dei suoi affari», in altri termini solo nella misura in cui «impara a conoscere ed apprezzare anche i compiti, i talenti, le virtù e le attitudini delle autorità dello stato e degli impiegati» (Hegel, 1965: par. 315, ‘Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, Bari, 1965). L’opinione pubblica insomma ha ancora per Hegel il compito di realizzare il detto hobbesiano. È solo nella ‘critica della Filosofia del diritto pubblico’ che finalmente Marx mette a fuoco il ruolo moderno della sfera pubblica o quella che dovrebbe essere se fosse rivoluzionata democraticamente. Essa dovrebbe sostituire non la società reale la fittizia società civile del potere legislativo per diventare principalmente una sfera della pubblica deliberazione e decisione sulla dirigenza e amministrazione di tutti i processi necessari alla riproduzione della società (Habermas, 1975: 152-153). Questa sostituzione non si sarebbe verificata nel senso prospettato da Marx e cioè nell’aspettativa diventata successivamente un ‘leit-motiv’ del marxismo ortodosso, dell’abolizione della sfera politica come artificiale luogo della concentrazione del potere politico. In realtà si è verificata l’istituzionalizzazione dell’opinione pubblica come luogo deputato alla tematizzazione delle trasformazioni sociali e come momento della discussione dei temi dell’istituzionalizzazione delle regole dell’ordine. Che è il processo esattamente inverso a quello prognosticato da Marx anche se i contenuti e i temi dell’opinione pubblica si spostano da quelli essenzialmente politici a quelli più sostanzialmente sociali (Habermas, 1975: 154-155). L’opinione pubblica, dunque, liberata dalla sua separatezza dai problemi della riproduzione della vita sociale forma il ‘trait-d’union’, il ‘medium’ di comunicazione tra società e stato e attraverso di essa il problema dell’ordine sociale si avvia verso la messa in opera di processi di istituzionalizzazione delle domande provenienti dalla periferia o da cerchie o collettività sociali sino ad allora esterne o ai marginali”” (pag 215-216) [Miriam Campanella, ‘Stato-nazione e ordine sociale. Modelli e paradigmi delle società complesse’, Franco Angeli, Milano, 1984] [(12)”,”TEOS-022-FMB” “CAMPANELLI Guido (Jena)”,”1943-1945. Resistenza come rivoluzione.”,”CAMPANELLI Guido (Jena) nato a Bologna (1923) entra nel PCI nel marzo 1942. Partecipa all’ organizzazione degli scioperi del marzo 1943. Diviene Commissario politico del Distaccamento Zambonini della 26° Brigata d’assalto Garibaldi (Reggio Emilia). Invalido della guerra partigiana esce dal PCI nel 1947 in disaccordo con la direzione per l’ inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione italiana e per l’ amnistia concessa da Togliatti ai fascisti. Trascorre un periodo di riflessione nell’ Unione Socialisti Italiani e nel PSI. Con il 1968 si avvicina ai gruppi marxisti-leninisti. “”Uno dei problemi più gravi per il gappista era la sicurezza, occorreva un costante allenamento per non tradirsi mai, in nessuna circostanza. Le regole della vigilanza rivoluzionaria dovevano sempre essere praticate con estremo rigore: purtroppo, a volte, il mancato rispetto delle stesse portava a perdite terribili e irreparabili (basta pensare alla decimazione del GAP di Roma seguito alla delazione del traditore Guglielmo Blasi). Occorreva essere sempre diffidenti, controllare il compagno che parlava troppo, quello che voleva sapere troppe cose, quello che, non richiesto, parlava di azioni compiute. Occorreva avere il culto della puntualità, che doveva diventare il secondo abito del gappista: due, tre minuti di ritardo obbligavano ad allontanarsi immediatamente dal luogo dell’ appuntamento e a mettere in atto tutte le misure di sicurezza predisposte in caso di pericolo (…).”” (pag 187)”,”ITAR-061″ “CAMPANI Carlo”,”Pianificazione e teoria critica. L’opera di Friedrich Pollock dal 1923 al 1943.”,”Carlo Campani, nato a Firenze nel 1962, laureato in filosofia della politica, è da alcuni anni ricercatore presso l”Institut fur Sozialforschung’ di Francoforte sul Meno. Attualmente (1992) si occupa di teoria della democrazia. ‘Regius’ pseudonimo di M. Horkheimer ‘Sering’ pseudonimo di R. Lowenthal La critica di Pollock a Lenin e al ‘comunismo di guerra’ in Russia “”(…) [D]urante la guerra, Lenin aveva abbozzato a grandi linee una teoria della «transizione al socialismo» che Pollock considera, quasi alla stregua di un vero programma di governo, alla base delle prime misure adottate all’indomani della rivoluzione. In linea generale egli condivide le tesi leniniane, che vede comprovate dagli stessi errori del leader bolscevico nel periodo del «cosiddetto comunismo di guerra» (‘der sogenannte Kriegskommunismus’): con tale espressione Pollock indica la fase successiva al «comunismo di guerra in senso stretto (‘Kriegskommunismus in engerem Sinn’), in cui guerra civile e blocco commerciale da parte delle potenze dell’Intesa giustificavano la militarizzazione totale dell’economia, che venne ad interrompere una prima fase di «esperimenti di pianificazione» – durata appena sette mesi – in cui, tuttavia, coerentemente alla teoria di Lenin erano stati presi i primi provvedimenti preparatori alla «transizione». Il periodo precedente alla NEP non ha niente da mostrare in fatto di pianificazione, ma ha comunque un suo valore teorico, in quanto dimostra la necessità di una fase di transizione relativamente lunga, in cui coesistano strutture capitalistiche e socialiste. (…) I primi sette mesi del governo bolscevico vengono denominati da Pollock «fase degli esperimenti statal-capitalistici»: qui egli adotta (tra virgolette) la terminologia leniniana, che indica nel capitalismo di stato appunto una forma di transizione, od anche l’ultimo stadio del capitalismo, in cui mediante la presa del potere da parte della classe operaia vengano create istituzioni che consentano il passaggio al socialismo (…). Pollock condivide le tesi di Lenin sulla transizione al socialismo; esse sono una corretta interpretazione del ‘Manifesto der kommunistichen Partei’ e la loro «ingenuità» è solo dovuta al modo divulgativo in cui Lenin le ha esposte. Le misure che ne conseguono sono, dopo l’espropriazione di apparato produttivo e creditizio, l’istituzione di cooperative di produzione e consumo, l’obbligo di aprire un conto presso la banca centrale e di effettuare le transazioni più importanti per suo tramite, infine la graduale sostituzione di pagamenti in denaro con pagamenti in natura (p. es. una quota di salari) (…). Per quanto limitate possano essere le misure iniziali, se esse sono orientate in una logica pianificatrice, possono mettere in moto una dinamica che rende possibili, se non necessari, ulteriori e più ampi interventi. Nello stesso tempo questi primi «esperimenti di ingegneria sociale» instaurano una sorta di meccanismo a «feed-back». Pollock sottolinea l’affermazione di Lenin secondo cui «l’esperienza pratica allarga infinitamente il nostro orizzonte ed ha un valore milioni di volte superiore ai migliori programmi» (1) ed in queste parole si può vedere riassunto quell’atteggiamento di fondo verso i problemi della pianificazione che è sotteso, come detto, all’impostazione del suo testo. Guerra e transizione: il «Kriegskommunismus». Se le metafore militari impregnano gli scritti leniniani – e marxisti in genere – sulla rivoluzione, ugualmente le teorie del capitalismo di stato e la teoria della transizione al socialismo sono legate a doppio filo all’esperienza della «Grande Guerra», a tal punto da poter venire lette come rielaborazione teorica di essa. La rivoluzione d’ottobre, nata dalla guerra, dovette essere subito difesa militarmente; la disastrata economica russa fu di nuovo posta al servizio delle necessità belliche, e ne venne, se possibile, ancora più provata. Pollock descrive il «comunismo di guerra» come un’«economia della fortezza assediata», che per qualche tratto esteriore ricorda il comunismo, ma che è priva di un piano e risponde solo ad uno stato di necessità. Come tale, a guerra finita, avrebbe dovuto essere prontamente abbandonata a favore dell’originaria politica di Lenin (…). La prosecuzione del «comunismo di guerra» come tentativo per «accorciare la strada per il socialismo» è stigmatizzato da Pollock come un errore gravissimo, fonte di ulteriori, e per di più vani sacrifici, per la popolazione, di spreco di risorse e di pericoli per la stessa realizzazione del socialismo. Se una fase di transizione è necessaria, lo sarà a fortiori per un paese nelle condizioni dell’URSS del 1920. In quell’anno non si arrivò, infatti, mai nemmeno ad abbozzare un piano complessivo, mentre la compartimentalizzazione dell’economia in «Glavki» (…) si rivelava fallimentare. Pollock commenta amaramente, ricordando le tesi centrali di ‘Stato e rivoluzione’ sul governo efficiente ed «a buon mercato» (…). Ma a parte le vittorie dell’armata rossa questa disastrosa politica ha verosimilmente le proprie radici in un errore teorico di Lenin, che Pollock critica più volte, ovvero la sua «smisurata sopravvalutazione dell’economia di guerra dei paesi europei, ed in particolare di quella tedesca» (…) in quanto plausibile modello di economia socialista, che però condiziona tutta la sua teoria del capitalismo di stato, riassunta brevemente da Pollock. Per Lenin la guerra avrebbe trasformato il «capitalismo monopolistico» in «capitalismo di stato»; nel «Kriegssozialismus» guglielmino egli vedeva un sistema altamente organizzato in vista di uno scopo materiale – la copertura del fabbisogno – e non «formale» come la valorizzazione del capitale: perciò avrebbe costituito una «perfetta preparazione materiale del socialismo, la porta d’ingresso ad esso» (ivi, 309) in quanto ultimo stadio del capitalismo»”” [Carlo Campani, ‘Pianificazione e teoria critica. L’opera di Friedrich Pollock dal 1923 al 1943’, Napoli, 1992] [(1) Pollock, ‘Die gegenwärtige Lage der Kapitalism’, 1929, 44] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] (pag 95, 96, 97, 98, 99) [(1) Pollock, ‘Die gegenwärtige Lage der Kapitalism’, 1929, 44]”,”TEOC-736″
“CAMPANINI Massimo”,”Storia del Medio Oriente (1798-2005).”,”CAMPANINI Massimo insegna storia contemporanea dei paesi arabi all’ Istituto Universitario Orientale di Napoli e Civiltà islamica nella Facoltà di Filosofia dell’ Università San Raffaele di Milano. Ha pubblicato ‘Islam e politica’ (2003) e ‘Il pensiero islamico contemporaneo’ (2005). I battaglioni “”arabi”” combattenti nell’esercito regolare della madrepatria coloniale durante la prima guerra mondiale (tra i soli algerini si ebbero 25.000 morti) (pag 63) “”Tuttavia, le conseguenza più importanti della guerra furono sul piano politico. Da una parte la prospettiva che l’impero ottomano, alleato con gli imperi centrali di Germania e Austria-Ungheria, si disgregasse alimentò gli appetiti coloniali non solo della Francia e della Gran Bretagna, ma anche della Russia (e dell’Italia). Nel cosiddetto accordo di Costantinopoli del marzo 1915 alla Russia veniva addirittura promessa – anche se certamente Gran Bretagna e Francia speravano di non dover rispettare l’obbligo – l’annessione di Istanbul oltre al controllo degli Stretti. In generale, i governi dell’Intesa aspiravano a un Medio Oriente asiatico assoggettato a sfere di influenza: la Russia a nord, con dominio sull’Anatolia e l’Asia centrale (un obiettivo più tardi perseguito anche dall’imperialismo sovietico) nella prospettiva di realizzare l’antico disegno di proiettarsi sul Mediterraneo attraverso il dominio dei Dardanelli; la Gran Bretagna a sud, onde controllare il golfo Persico e la parte settentrionale dell’oceano Indiano (…) e la francia al “”centro””, corrispondente alla Siria e all’alta Mesopotamia fino a Mosul, per mere ragioni di ‘grandeur’ (…)””. (pag 63-64)”,”VIOx-154″
“CAMPANINI Massimo MEZRAN Karim a cura; contributi di Stefano ALLIEVI Daniele ATZORI Massimo CAMPANINI Marco DI-DONATO Tiziana GIULIANI Brigitte MARECHAL Karim MEZRAN Anthony SANTILLI”,”I Fratelli Musulmani nel mondo contemporaneo.”,”contributi di Stefano ALLIEVI Daniele ATZORI Massimo CAMPANINI Marco DI-DONATO Tiziana GIULIANI Brigitte MARECHAL Karim MEZRAN Anthony SANTILLI CAMPANINI Massimo è docente di storia dei paesi islamici all’Università di Napoli Orientale. Ha scritto altri libri sul tema. Karim MEZRAN è Adjunct Professor of Middle East Studies, The Johns Hopkins University -SAIS Bologna Center, dirige anche il Centro Studi Americani di Roma.”,”VIOx-173″
“CAMPANINI Massimo MEZRAN Karim”,”Arcipelago Islam. Tradizione, riforma e militanza in età contemporanea.”,”CAMPANINI Massimo è docente di storia contemporanea dell’Islam e paesi arabi all’Università di Napoli L’Orientale e insegna anche nella Facoltà di filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. MEZRAN Karim è Professorial Lecturer in International Relations al Bologna Center della John Hopkins University e Assistant Professor of Political Science alla John Cabot University. “”Il fallimento delle esperienzae liberali e il processo di decolonizzazione condussero all’affermarsi di altre due ideologie importate dall’Occidente: il nazionalismo e il socialismo. La patria di queste nuove correnti fu la Siria (1). Questo paese era rimasto sotto il giogo coloniale francese fino al 1946, ma, acquisita l’indipendenza, aveva rivelato una cronica fragilità istituzionale, a causa di un tessuto sociale assai composito. Fu in Siria comunque che, subito dopo la seconda guerra mondiale, nacque il partito Baath, partito nazionalista panarabo e socialista. Il Baath riuniva trasversalmente musulmani e cristiani, affermava di cercare l’unità dei popoli arabi dal Marocco alla Mezzaluna Fertile e affermava che il socialismo (un socialismo non marxista in ogni caso) doveva promuovere il miglioramento delle condizioni di vita delle masse”” (pag 37) (1) L’unica storia della Siria in italiano è quella di M. Galletti, Storia della Siria contemporanea”,”VIOx-181″
“CAMPANINI Massimo”,”Storia dell’Egitto contemporaneo. Dalla rinascita ottocentesca a Mubarak.”,”CAMPANINI Massimo è docente di cultura araba presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università Statale di Milano. “”Nel 1947, la Gran Bretagna aveva concesso l’indipendenza all’India e nello stesso anno aveva promesso di abbandonare il mandato sulla Palestina a partire dall’aprile 1948. Le simpatie dell’opinione pubblica mondiale andavano tutte agli ebrei: il presidente americano Truman premeva perché fosse abolita ogni restrizione all’immigrazione in Terra santa, e anche l’Urss vedeva con favore la nascita di uno Stato ebraico, considerandolo un simbolo di riscossa anticoloniale (del resto gli intellettuali ebrei avevano dato un contributo essenziale all’ideologia socialista e comunista, da Marx stesso a Trotsky a Rosa Luxemburg). Nell’agosto 1947, le Nazioni Unite proposero la spartizione della Palestina in una entità araba e in una ebraica (Gerusalemme sarebbe rimasta araba)”” (pag 112)”,”VIOx-182″
“CAMPANINI Massimo”,”Storia del Medio Oriente, 1798-2005.”,”Massimo Campanini insegna Storia contemporanea dei paesi arabi all’Istituto Universitario Orientale di Napoli e Civiltà islamica nella Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. Con il Mulino ha pubblicato ‘Islam e politica’ e ‘Il pensiero islamico contemporaneo’.”,”VIOx-068-FL”
“CAMPANINI Giorgio”,”La società industriale fra ideologia e utopia.”,”Giorgio Campanini (1930-) è stato docente di storia delle dottrine politiche nell’Università di Parma. Autore di tre monografie sul pensiero politico del ‘900 (Mounier, Maritain, la sinistra cattolica italiana) ha condotto anche un’ampia riflessione critica sulla società contemporanea, con particolare attenzione ai temi del potere (‘I limiti del potere’ (1966)), del lavoro (‘Cristianesimo e lavoro’ (1973)) e della famiglia (‘Comunità familiare e società civile’ (1970), ‘Matrimonio e famiglia nella riflessione contemporanea’ (1977)). ‘Con la massa degli oggetti cresce il regno degli enti estranei cui l’uomo è sottomesso’ “”Ma qui appunto si ripropone il problema. Quali bisogni soddisfare? E a chi spetta stabilire una graduatoria fra i bisogni da privilegiare e quelli da accantonare, fra i bisogni che, sulla base di un preciso giudizio di valore, costruiscono la persona e quelli che, alla fine, la riducono ad oggetto, sino a farne una cosa, anzi una ‘merce’, secondo l’aspra denunzia di Marx? «Con la massa degli oggetti – ha scritto appunto il giovane Marx – cresce il regno degli enti estranei cui l’uomo è sottomesso e ogni nuovo prodotto è una nuova potenza di reciproco inganno e di reciproco spogliamento» (11)”” (pag 30); (…) “”Ancora una volta, forse, la verità sta nel mezzo. È utopistico pensare al “”non lavoro”” come luogo di libertà quando il lavoro sia e continui ad essere il regno della necessità, nel quadro di una società in cui la diffusa presenza di forme di lavoro alienato inserisce vaste componenti di anonimato e di massificazione: non si può liberare il “”tempo libero”” senza liberare nello stesso tempo il lavoro. Questo progetto di liberazione non può confrontarsi soltanto con le strutture della società capitalistica, come pensava Marx (18), ma deve investire il problema della tecnica nella sua essenza, nelle costanti che si riproducono tanto nelle società capitalistiche quanto in quelle socialiste. In caso contrario non resta che il rifiuto della tecnica (19) (…)”” (pag 54) [(11) C. Marx, ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 236. Ma si tratta, come noto, di un tema ricorrente in Marx, legato com’è a quello dell’alienazione, sul quale si veda la puntualizzazione di C. Camporesi, ‘Il concetto di alienazione da Rousseau a Sartre’, Sansoni, Firenze; 1974; (18) Per una rilettura della concezione marxiana del lavoro, cfr M. Richta, ‘Civiltà al bivio’, cit., specie alle pp. 97 e ss.; ma si veda anche H. Marcuse, ‘Ragione e rivoluzione’, Il Mulino, Bologna, 1966, pp. 309 e ss.; (19) Atteggiamento in un certo senso “”esemplare”” di questo atteggiamento fondamentale reazionario, in senso culturale più che propriamente politico, è quello di G. Bernanos di cui si vedano ‘La Francia contro la civiltà degli automi’, Morcelliana, Brescia, 1947; gli ‘Ultimi scritti politici’, id., 1965 e soprattutto gli ‘Essais et écritis de combat’, a cura di M. Estève, Gallimard, Paris, 1971] [Giorgio Campanini, ‘La società industriale fra ideologia e utopia’, Franco Angeli editore, Milano, 1978]”,”TEOS-361″
“CAMPANOZZI Simone”,”Meuccio Ruini. Il pensiero dei padri costituenti.”,”Posizioni di Ruini durante la 1° prima guerra mondiale pro rapida entrata in guerra al fianco dell’Intesa. (pag 81-82) L’Italia esita a dichiarare guerra alla Germania “”In un articolo scritto nel febbraio del 1916 Ruini considera “”la tesi del logoramento della Germania”” – ossia l’idea che l’Italia potesse continuare a procrastinare la dichiarazione di guerra al secondo Reich – “”perfida di illusioni””, dal momento che “”il miglior modo di vincere la guerra, direbbe La Palisse, è quello di far la guerra, ossia di picchiare sul nemico per esaurirlo e sfondare””. La guerra economica, infatti, non poteva rappresentare “”un succedaneo, un sostitutivo della vera guerra””, quanto piuttosto “”una necessaria integrazione””. Inoltre, il gran polmone germanico risultava essere non a est ma a nord, nel Baltico, dove il blocco navale inglese non aveva sortito gli effetti sperati, e dove occorreva arginare i traffici dei paesi neutrali come la Svezia, la Danimarca, l’Olanda, che con le loro licenze di esportazione erano indotte a “”mandar ancora più roba in Germania”” (50). Invero la politica attendista svolta fino ad allora dal governo presieduto da Salandra, nel timore che una dichiarazione di guerra alla Germania potesse determinare lo spostamento sul fronte italiano di grosse unità tedesche, aveva determinato un progressivo malcontento degli alleati. Nei primi mesi del 1916, in via del compromesso, fu deciso di accentuare gradualmente le pressioni economiche e finanziarie sulla Germania allo scopo di provocarla e indurla a dichiarare guerra. Nel frattempo, nella conferenza di Parigi tenutasi nel mese di marzo, si era deciso di istituire un Comitato permanente che, sottolineava Ruini, aveva finalmente affermato “”l’intera comunanza di vedute e di solidarietà degli alleati””, inclusa l’Italia, considerata in passato da Clemenceau una “”demialliée”” (51). Ma, nel complesso, l’Italia continuava ad apparire “”un alleato ‘sui generis’ secondo quanto affermava Runciman, ministro del Commercio inglese, ancora nel maggio del 1916 (52), con parole di sfiducia verso il nostro Paese che si concretizzavano in uno scarso appoggio economico in termini di materie prime, derrate alimentari e armi (53). Mentre la Germania andava preparando la ‘Strafexpedition’, l’Italia mostrava tutti i limiti della sua azione politica e militare, a causa dei ripetuti contrasti tra il governo di Salandra e il comando supremo militare presieduto dal generale Cadorna, una situazione insanabile e destinata a precipitare nel giugno del 1916. In questo difficile contesto nazionale e internazionale, Ruini decide di fondare e dirigere, insieme al socialista Francesco Arcà e al liberale giolittiano Giuseppe Grassi, la rivista quindicinale “”Nuova Rassegna””, anche grazie al contributo finanziario di Giuseppe Paratore, allora presidente della commissione finanze e tesoro della Camera (54). La rivista uscì dall’aprile del 1916 al giugno dell’anno seguente, trattando questioni politiche, economiche e sociali in ambito nazionale e internazionale, con contributi di autorevoli politici e studiosi quali Orlando, Nitti, Luzzatti, Bonomi, Franchetti, Labriola, Mosca, Murri, G.A. Borgese.”” (pag 81-82) Note: (50) M. Ruini, Il blocco effettivo contro la Germania, Il Messaggero, 24 febbraio 1916 (51) L’Intesa, già superiore in termini di uomini, riserve d i denaro, dominio dei mari era risultata fino ad allora inferiore rispetto a quella “”massa fusa di metallo”” che era l’unità germanica, con il “”cervello a Berlino che dirigeva cento corpi d’armata sovra sei fronti e imponeva la propria disciplina a centocinquanta milioni di uomini””. La concordata unità d’azione decisa a Parigi, sul triplice piano militare, economico, diplomatico, avrebbe finalmente colmato quella discrasia inaccettabile, a patto che l’onere schiacciante dei rialzi non fosse sopportato solo dalle nazioni come l’Italia, povere di naviglio, ma anche da quelle come l’Inghilterra, che ricavano otto miliardi dalla sola rendita. Anche la questione dei rincari si sarebbe dovuta affrontare unitariamente, con intese internazionali di tesoreria e di banchi per un’azione efficace (M. Ruini, Il patto di Parigi, Il Messaggero, 30 marzo 1916); (52) Cfr. L. Albertini, Venti anni di politica italiana, 1952, vol II, Tomo II, p. 302; (53) Cfr. C. Seton-Watson, L’Italia dal liberalismo al fascismo, cit, vol II, p. 600. In tal senso Ruini continuava a sottolineare con accenti gravi e la necessità di un aito da parte dell’Inghilterra, verso un Paese come l’Italia “”senza carbone e con pane insufficiente””, che attendeva la “”fraterna collaborazione inglese”” e il carico da Regno Unito di un milione e due di quintali di grano e il carbone a un prezzo equo (M. Ruini, Le risorse in comune, Il Messaggero, 3 aprile, 1916); (54) “”Ed io le diedi vita – scriverà in seguito Ruini – per il bisogno che sentivo di trattare problemi di guerra ancora aperti e di preparazione pel dopoguerra. Aiutò me e i miei collaboratori Giuseppe Paratore. Ma soprattutto la rivista, che tutti dicevano mia, perché l’avevo voluta e la vivevo, doveva la sua vita anche ad Aiace Alfieri, che fu per me già prima ed ancora figliolo (o piuttosto più giovane fratello) spirituale (AMR, Articoli dalla Nuova Rassegna, A.2.6) Come studioso di diritto pubblico studia le diverse carte costituzionali europee di diverse tendenze politiche e ideologiche. (pag 140)”,”DIRx-034″
“CAMPARINI Aurelia; CARTIGLIA Carlo”,”Il movimento femminile nei primi anni della Internazionale Comunista (1919-1921) (Camparini); La CGdL e il progetto del “”Partito del Lavoro”” (Cartiglia).”,”””La conferenza [la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, Mosca 9-14 giugno 1921, ndr] costituì nel complesso una conferma della politica della Terza Internazionale riguardo al movimento femminile e ribadì il rifiuto di una divisione artificiosa nei partiti comunisti: “”Nessun parallelismo, dunque, nel lavoro, ma integrazione dell’opera del partito con l’attività creativa e l’iniziativa della donna”” (1). Il grande rilievo da dare alla questione femminile ed alla analisi del ruolo politico e sociale della donna fu ribadito nell’ultima seduta della conferenza da Trotsky che disse: «Il movimento delle donne ha oggi un’enorme importanza per lo sviluppo della lotta rivoluzionaria […]. Abbiamo perduto qualche illusione sulla rapidità d’evoluzione della rivoluzione mondiale, le nostre organizzazioni si sono ingrandite e fortificate, abbracciando nuovi paesi e nuovi strati di proletariato. Ma i nostri nemici non hanno dormito e ciò prova che la lotta intrapresa sarà accanita -, richiederà una enorme tensione di forze, una utilizzazione esatta e abile di tutte le parti del movimento proletario. In questo movimento la donna non deve essere e non sarà più un’infermiera nel senso politico della parola, una simpatizzante; ma una partecipante diretta del fronte rivoluzionario comune (2)”” [Aurelia Camparini, ‘Il movimento femminile nei primi anni della Internazionale Comunista (1919-1921)’, Movimento Operaio e Socialista, Genova, n. 1, gennaio-marzo 1974] [(1) Tesi e deliberazioni del III congresso mondiale dell’I.C., cit., p. 201; (2) ‘La seconde conference des femmes communistes’ in “”Moscou””, n. 21, 19 Juin 1921] La ricerca di indipendenza o maggiore autonomia della CGdL dal Psi negli anni 1900-1910 (Cartiglia)”,”INTT-344″
“CAMPARINI Aurelia”,”La rilettura di un classico del pensiero politico democratico: la concezione del socialismo internazionale di Jean Jaurès.”,”Jaurès pervenne al socialismo ‘organizzato’ soltanto all’inizio degli anni 1890 (pag 181) Il 7 gennaio 1899 Jaurès definì la classe operaia “”classe intellectuelle”” (pag 189) Dottrina di Jaurès sul socialismo coe teoria e pratica della democrazi a e della rivoluzione motore della vita nazionale (pag 193) Nesso patria-internazionalismo nel pensiero e nell’opera di Jaures (G.M. Bravo) (pag 209)”,”JAUx-003-FGB”
“CAMPARINI Aurelia CRIVELLIN Walter E. a cura; saggi di Alberto GIORDANO Giuseppe SCIARA Gaetano PECORA Paolo BONETTI Roberto GIANNETTI Aurelia CAMPARINI Dino COFRANCESCO W.E. CRIVELLIN”,”Liberalismo e democrazia nell’Italia del secondo dopoguerra.”,”Contiene dedica ringraziamenti a GM Bravo da parte di Aurelia Camparini Nel testo il più citato è Norberto Bobbio v. indice nomi”,”ITAD-002-FMB”
“CAMPARINI Aurelia”,”Donna, donne e femminismo. Il dibattito politico internazionale.”,”Contiene capitolo 3: Da Marx a Bebel. “”Il rapporto uomo-donna fu affrontato per la prima volta organicamente da Marx (4), nei ‘Manoscritti economico-filosofici’ del 1844. Precedentemente Marx aveva condiviso con Hegel (1770-1831) il principio dell’essenza spirituale del matrimonio, scrivendone sulla ‘Rheinische Zeitung’ (Gazzetta renana) fra il 1842 e il 1843. Ma dall’affermazione hegeliana che «tutti i rapporti morali secondo il loro concetto sono indissolubili», Marx non traeva eguali conclusioni per il matrimonio. Già nel ‘Progetto di legge sul divorzio’, apparso nella ‘Gazzetta renana’ del 19 dicembre 1842, egli anticipò alcuni momenti della successiva polemica con Hegel sulla famiglia, sostenendo che «un vero stato, un vero matrimonio, una vera amicizia sono indissolubili, ma nessuno stato, nessun matrimonio, nessuna amicizia corrispondono interamente al loro concetto; e come un’amicizia reale può rompersi perfino nella famiglia, come lo può uno stato reale nella storia mondiale, così lo può il matrimonio reale nello stato». In ‘La critica della filosofia hegeliana’ (1843), Marx evidenziò i legami della famiglia con lo stato, la società civile e la proprietà privata. Con questo confronto erano già poste le premesse di quella concezione della questione femminile che Marx espresse in altre opere, in antitesi con l’Hegel dei ‘Lineamenti di filosofia del diritto’ (1820). Hegel definiva la famiglia come un sistema di doveri e relazioni al cui interno la formazione e la distribuzione dei ruoli femminili e maschili era sottratta alla determinazione naturale, per esser assegnata alla «seconda natura»: il mondo dello spirito realizzantesi. La conseguenza per la donna era che essa non poteva in alcun modo affermare se stessa come individuo autonomo, poiché all’uomo era riservata la sfera pubblica: «Essendo l’uomo nel rapporto verso l’esterno il potente e il fattivo mentre l’altra è il passivo e il soggettivo (…), l’uomo ha la sia vita affettiva, sostanzialmente nello stato, la scienza, ecc., …, nella famiglia la donna ha la sua determinazione sostanziale, e, in questa pietà ha il suo carattere etico…, le donne sono in grado di essere istruite, ma non sono fatte per attività che richiedono facoltà universali, come le scienze più avanzate». Tale concezione, palesemente limitativa della personalità femminile, non dev’essere messa in connessione con presunte posizioni tradizionaliste di Hegel bensì con i fondamenti della sua riflessione filosofica. Pertanto Marx, anteponendosi all’idealismo e alle tesi hegeliane sulla famiglia, compiva il primo passo verso la sua teoria sull’emancipazione femminile, che iniziò a esporre a partire dai ‘Manoscritti economico-filosofici’. Marx si oppose esplicitamente alle formulazioni astratte sulla questione femminile in base alle quali erano avanzate soluzioni a suo giudizio erronee: quelle di certo comunismo «rozzo», che aveva prospettato la sostituzione del matrimonio con la «comunanza delle donne». Commentava Marx in proposito: «La donna diventa proprietà della comunità, una proprietà comune». Ripreso esplicitamente da Fourier il collegamento fra condizione femminile e e sviluppo sociale nella ‘Sacra famiglia’ (1845), l’argomento fondamentale era, nei ‘Manoscritti’, quello dell’alienazione, di cui il rapporto uomo-donna era, secondo Marx, un aspetto paradigmatico. Scriveva: «Dal carattere di questo rapporto si ricava sino a qual punto l’uomo come essere appartenente a una specie si sia fatto uomo e si sia compreso come uomo; il rapporto del maschio con la femmina è il più naturale dei rapporti che abbiano luogo tra uomo e uomo. In esso si mostra sino a che punto il comportamento naturale dell’uomo sia diventato umano oppure sino a che punto l’essenza umana sia diventata per lui naturale, e la sua natura sia diventata per lui natura». Marx, insieme a Engels (1820-1895), dimostrò in più occasioni di non condividere i pregiudizi sulla natura femminile contestando ai borghesi la definizione delle donne come «semplici strumenti di produzione»; così nel ‘Manifesto del partito comunista’ (1848). I due pensatori esaminarono la condizione di sfruttamento dell’operaia nel capitalismo e, ciononostante, sostennero l’importanza che anche la donna lavorasse, acquisendo consapevolezza di sé e diventando soggetto rivoluzionario, alla pari dell’uomo. Anzi Marx nel ‘Capitale’ (1867), riferendosi all’avvenire socialista, affermò che «la composizione del personale operaio combinato con individui d’ambo i sessi e delle età più differenti» sarebbe stato «fonte di sviluppo di qualità umana»”” (pag 42-44) [Aurelia Camparini, ‘Donna, donne e femminismo. Il dibattito politico internazionale’, Franco Angeli, Milano, 1987, cap. 3. Da Marx a Bebel] [(4) Per Marx cfr. nel vol. II de “”Il pensiero politico contemporaneo, Angeli, Milano, il saggio di G.M. Bravo]”,”DONx-001-FMB”
“CAMPBELL Paul HOWARD Peter”,”L’ America ha bisogno di una ideologia.”,”””Solo il Riarmo morale è la forza capace di risolvere i pregiudizi razziali, perché da una risposta che sfida al cambiamento bianchi e neri, per la costruzione di un mondo nuovo.”” (pag 156)”,”USAQ-051″
“CAMPBELL Angus GURIN Gerald MILLER Warren E., con l’assistenza di Sylvia EBERHART e Robert O. McWILLIAMS”,”The voter decides.”,”Effetto Band-Wagon (pag 5-6) (dopo la vittoria di Eisenhower) Motivazioni del comportamento elettorale degli elettori (non-voto, astensione) (pag 171-173)”,”USAS-231″
“CAMPEANU Pavel”,”The Origins of Stalinism. From Leninist Revolution to Stalinist Society.”,”Contiene dedica manoscritta dell’ autore a Colette Andry. Libro dedicato a Jerry Kline. CAMPEANU Pavel è nato a Bucarest in Romania nel 1920. Si è unito alla Lega comunista giovanile nel 1935 e al Partito comunista rumeno nel 1940. Dal 1941 al 1944 è stato in carcere. Ha quindi ottenuto il Ph.D. in sociologia alla Stefan Gheorghiu Academy nel 1960 e da allora fino al 1980 ha lavorato per la televisione. Quindi si è dedicato all’ insegnamento come professore di scienze sociali al Politecnico di Bucarest. Limiti del dualismo di potere, governo provvisorio – soviet. “”Dual power is a phrase, used by Lenin in his April Theses, that has echoed across history. Worked over in the bowels of official ideology, this concept has had the fate of so many others like it: it was eviscerated of all sense by the attribution to it of so many meanings which it did not have. As Lenin understood it, and indeed underscored, dual power was subject to two limits – in times, and in the configuration of the social conflitct. In time, because the soviet did not share power with the government until it became one with it. In the configuration of the social conflict, because the limitations imposed on the goverment by the soviet’s exercise of a controlling function over it were less restrictive than those imposed on it by the general insubordination of the populace.”” (pag 79)”,”RUSS-194″
“CAMPELLI Enzo”,”Classe e coscienza di classe in Proudhon. Un profilo semplice e stimolante un Proudhon reso alla sua autenticità.”,”CAMPELLI Enzo è nato a Sanremo e vive a Roma. Si è laureato in sociologia all’ Università di Trento con una tesi su Proudhon. “”Così considerevole è infatti il contributo dei seguaci di Proudhon nei dibattiti della Prima Internazionale, che Puech ritiene di poter affermare che lo studio del proudhonismo nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori “”potrebbe avere un altro nome: potrebbe chiamarsi, se questa espressione non sembrasse contradditoria, storia “”dell’Internazionale Francese””. Illuminanti sono altresì le vicende tragiche della Comune, della quale tardivamente Marx pretese la paternità e scrisse l’elogio. Inoltre – e non è senza importanza – le teorie proudhoniane del credito hanno influenzato in modo principalissimo il pensiero degli anarchici americani ed in modo particolare di Warren e Tucker.”” (pag 10)”,”PROD-055″
“CAMPELLI Enzo TESTI Enrico a cura”,”Il calcolatore obbligato. Banche e informatica negli anni Ottanta.”,”L’introduzione di nuove tecnologie sta sottoponendo a un faticoso sforzo di adattamento molti ambienti di lavoro, interi profili professionali sono stati reinventati, mentre la comparsa di nuove figure ha disegnato strutture inedite di organizzazione aziendale. Enzo Campelli lavora presso la cattedra di metodologia della ricerca sociale dell’Università di Roma. Enrico Testi è operatore nazionale della federazione italiana bancari, che attraverso una commissione sui problemi dell’organizzazione del lavoro ha promosso la ricerca.”,”SCIx-057-FL”
“CAMPESINO EL (GONZALEZ Valentin), collaborazione di Maurice PADIOU”,”Morgen ist ein anderer Tag. Memoiren.”,”””Largo Caballero, Prieto und sogar die Anarchisten sehen im Kleber-Plan ein Komplott, von den Kommunisten und ihren sowjetischen Ratgebern mit der Absicht geschmiedet, sich die Vorherrschaft zu sichern.”” (pag 99) “”Largo Caballero, Prieto e anche gli Anarchici videro nel piano Kleber un complotto, forgiato dai comunisti e dai loro consiglieri sovietici, con l’ intenzione di assicurarsi il predominio”””,”MSPG-155″
“CAMPI Alessandro, a cura; saggi di G. ALDOBRANDINI L. ALLODI A. BOLAFFI A. CAMPI A. CARRINO L. CAVALLI D. COLI L. COMPAGNA E. DUTARTRE F. FEJTO L. INCISA DI CAMERANA C. JEAN F. LANCHESTER S. LAUNAY D.J. MAHONEY J. MOLINA CANO G. MORRA S. PAUGAM L. PELLICANI M. PERA F. PERFETTI G. QUAGLIARIELLO G.E. RUSCONI C. SANDOR C. SAVES M. SERRA R. VALLE A. VITALE V. ZANONE”,”Pensare la politica. Saggi su Raymond Aron.”,”Saggi di G. ALDOBRANDINI L. ALLODI A. BOLAFFI A. CAMPI A. CARRINO L. CAVALLI D. COLI L. COMPAGNA E. DUTARTRE F. FEJTO L. INCISA DI CAMERANA C. JEAN F. LANCHESTER S. LAUNAY D.J. MAHONEY J. MOLINA CANO G. MORRA S. PAUGAM L. PELLICANI M. PERA F. PERFETTI G. QUAGLIARIELLO G.E. RUSCONI C. SANDOR C. SAVES M. SERRA R. VALLE A. VITALE V. ZANONE Alessandro CAMPI (1961-) è professore associato di storia delle dottrine politiche nell’Università di Perugia. Ha scritto tra l’altro ‘Morte “”necessaria”” di un filosofo. Giovanni Gentile e la RSI’ (2001).”,”TEOP-370″
“CAMPI Alessandro DE-LUCA Stefano TUCCARI Francesco a cura; saggi di Lucia RUBINELLI Dario CARONITI Francesco INGRAVALLE Michela NACCI Lorenzo RAVANO Agostino CARRINO Maurizio GRIFFO Patricia CHIANTERA-STUTTE Spartaco PUPO Daniele STASI Mario TESINI Federico LEONARDI Nicola DEL-CORNO Rossella BUFANO Anna Rita GABELLONE David RAGAZZONI Stefano QUIRICO Emilia MUSUMECI Silvio BERARDI Andrea FRANGIONI Alberto GIORDANO Gennaro Maria BARBUTO Giovanna SAVANT Cristina BALDASSINI Rosanna MARSALA Eugenio CAPOZZI Enrico GARGIULO”,”Nazione e nazionalismi. Teorie, interpretazioni, sfide attuali. Volume I.”,”Saggi di Lucia RUBINELLI Dario CARONITI Francesco INGRAVALLE Michela NACCI Lorenzo RAVANO Agostino CARRINO Maurizio GRIFFO Patricia CHIANTERA-STUTTE Spartaco PUPO Daniele STASI Mario TESINI Federico LEONARDI Nicola DEL-CORNO Rossella BUFANO Anna Rita GABELLONE David RAGAZZONI Stefano QUIRICO Emilia MUSUMECI Silvio BERARDI Andrea FRANGIONI Alberto GIORDANO Gennaro Maria BARBUTO Giovanna SAVANT Cristina BALDASSINI Rosanna MARSALA Eugenio CAPOZZI Enrico GARGIULO Contiene il saggio di Francesco Ingravalle: ‘Il marxismo austriaco e il problema delle nazionalità nell’imminenza della Prima guerra mondiale’ (pag 51-67)”,”TEOP-540″
“CAMPI Alessandro a cura, saggi di Giovanni ALDOBRANDINI Leonardo ALLODI Angelo BOLAFFI Agostino CARRINO Luciano CAVALLI Daniela COLI Luigi COMPAGNA Elisabeth DUTARTRE François FEITÖ Ludivico INCISA DI CAMERANA Carlo JEAN Fulco LANCHESTER Stephen LAUNAY Daniel J. MAHONEY Jerónimo MOLINA CANO Gianfranco MORRA Serge PAUGAM Luciano PELLICANI Marcello PERA Francesco PERFETTI Gaetano QUAGLIARELLO Gian Enrico RUSCONI Christian SAVÈS Csizmadia SANDOR Maurizio SERRA Roberto VALLE Alessandro VITALE Valerio ZANONE”,”Pensare la politica. Saggi su Raymond Aron.”,”Sociologo, teorico delle relazioni internazionali, filosofo della storia, politologo, esperto di problemi militari e strategici, storico del pensiero politico-sociale, giornalista e commentatore politico. Raymond Aron (1905-1983) è stato senza dubbio un intellettuale completo. Giovanni Aldobrandini è docente di Storia moderna nell’Università di Roma La Sapienza. Ha insegnato Politica comparata presso la Luiss Guido Carli di Roma e ha svolto attività di ricerca e di insegnamento presso l’Università di Cambridge e la London School of Economics. Leonardo Allodi è professore associato di Sociologia dei processi culturali presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Bologna, sede di Forlì. Angelo Bolaffi, filosofo politico e germanista, è docente all’Università di Roma La Sapienza. Alessandro Campi è professore associato di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Perugia. Agostino Carrino è professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Napoli Federico II. Luciano Cavalli è stato a lungo titolare del corso superiore di Sociologia presso la Facoltà di Scienze politiche Cesare Alfieri dell’Università degli studi di Firenze. Daniela Coli è ricercatrice del Dipartimento di filosofia dell’Università di Firenze. Luigi Compagna è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università Luiss Guido Carli di Roma. Elisabeth Dutartre è responsabile degli Archivi Raymond Aron, dei quali sta per pubblicare l’inventario sistematico. François Fejtö, giornalista, storico e scrittore, nato in Ungheria nel 1909, naturalizzato francese nel 1955, è internazionalmente noto per la sua Histoire des démocracies populaires. Ludovico Incisa di Camerana è stato ambasciatore d’Italia in Venezuela e Argentina e sottosegretario di Stato agli Affari esteri del governo Dini. Carlo Jean, Generale di Corpo d’Armata, è presidente del Centro Studi di Geopolitica Economica. Insegna Studi Strategici alla Luiss Guido Carli di Roma. Fulco Lanchester è Preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma La Sapienza, dove è titolare della cattedra di Diritto costituzionale italiano e comparato. Stephen Launay è Professore incaricato di scienza politica all’Università di Lille 2. Daniel J. Mahoney è professore associato di Scienza politica presso l’Assumption College, Worchester (Mass.). Presso Transaction Publishers (New Brunswick, NJ) si sta occupando, in collaborazione con B. Anderson, della riedizione in lingua inglese delle opere di Raymondf Aron. Jerónimo Molina Cano è professore associato di Politica social nell’Università di Murcia. Gianfranco Morra è Professore presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna, sede di Forlì. Ha insegnato Filosofia morale, Filosofia e Sociologia della conoscenza nelle Università di Bologna, Lecce e Macerata. Serge Paugam svolge la propria attività di ricerca presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS). Luciano Pellicani è titolare della cattedra di Sociologia politica presso la Facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli di Roma e direttore della rivista Mondoperaio. Marcello Pera è presidente del Senato della Repubblica. Francesco Perfetti insegna Storia contemporanea e Storia e istituzioni dell’America del nord nella Luiss Guido Carli di Roma, di cui dirige l’Istituto storico-politico. Presidente della Fondazione Ugo Spirito. Gaetano Quagliarello insegna Teoria e storia dei partiti politici nella Facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli di Roma. Gian Enrico Rusconi è professore di Storia politica all’Università di Torino. Christian Savès insegna Scienza politica e Sociologia politica nell’Università di Tolosa. Csizmadia Sandor è professore presso il Dipartimento di studi politici dell’Università di Pécs e direttore del Dipartimento di filosofia presso l’Università di Scienze economiche e dell’amministrazione di Budapest. Maurizio Serra, diplomatico di carriera, ha prestato servizio a Berlino, Mosca e Londra, Attalmente dirige l’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri. Roberto Valle insegna Storia dell’Europa orientale presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma La Sapienza. Alessandro Vitale è ricercatore di Relazioni internazionali presso l’Università di Milano, dove insegna Studi Strategici. Valerio Zanone, è stato Segretario del Partito liberale italiano, deputato per cinque legislature, ministro dell’Ambiente, dell’Industria e della Difesa. Attualmente è Presidente della Fondazione Luigi Einaudi di Roma.”,”TEOP-088-FL”
“CAMPI Emidio RUBBOLI Massimo a cura; testi di TURRETTINI BONNET HALLER LAVATER EULER OBERLIN MONTESQUIEU TOLAND DERHAM COLLINS SWIFT TINDAL LAW MANDEVILLE HUTCHESON BERKELEY BUTLER REID ANDERSON VITRINGA NIEUWENTIJT LEIBNIZ WOLFF BAUMGARTEN SPALDIN SEMLER REIMARUS LESSIN KANT HAMANN HERDER PONTOPPIDAN EGEDE SWEDENBORG SZIKSZAI FRANCKE BENGEL ZINZENDORF SPANGENBERG OLDENDORP VERRI ANNESLEY WESLEY OLIVERS ASTELL WITHEFIELD NEWTON WILBERFORCE BATTISTI FULLER CAREY PESTALOZZI FEDERICO II BION MALTHUS SEWALL WOOLMAN BENEZET MATHER DICKINSON CHAUNCY BREZ PEYRAN GENOVESI BACH HANDEL KLOPSTOCK WESLEY J. NEWTON BELLERS e altri”,”Protestantesimo nei secoli. Fonti e documenti. 2. Settecento.”,”‘John Bellers (1654-1725) apparteneva alla Società degli Amici, era cioè un quacchero. Amico e contemporaneo di William Penn, il fondatore di Filadelfia e della Pennsylvania, dedicò la vita intera a proporre e tentare di attuare ogni sorta di riforme sociali, economiche e politiche. Alla pace e al superamento dei nazionalismi dedicò nel 1710 ‘Some reasons for an European State, proposed to the powers of Europe’, che riprende un analogo pamphlet di Penn (1) e anticipa, in un’Europa sconvolta da decenni di guerre, le tematiche che poi saranno rese famose dall’Abbé de Saint Pierre, da Rousseau e da Kant. Il suo impegno a favore dei miseri e dei diseredati non era altro che l’aspetto vivente e concreto della sua fede di quacchero. Bellers era un facoltoso mercante londinese e i suoi progetti nascono dalla personale osservazione della realtà di Londra tra Seicento e Settecento, quando l’affermazione tumultuosa del grande commercio e della finanza, che avviava l’Inghilterra a un lungo predominio mondiale, s’accompagna alle spaventose condizioni della breve esistenza di moltitudini di miserabili. Questa realtà terribile si trova anche nelle pagine di altri, in quelle di Daniel Defoe, per esempio, ma questi riteneva che povertà e miseria derivassero soltanto da una sorta di vocazione negativa dei poveri alla pigrizia e all’indolenza. Bellers era invece convinto che derelitti e criminali fossero le vittime di circostanze fuori dal loro controllo; gli enormi problemi sociali richiedono a suo parere riforme concrete e misure preventive, non repressive, ad esempio riguardo all’educazione e all’istruzione popolare. Sul modello delle prime società per azioni, i ricchi avrebbero dovuto investire in quella sorta di ricca miniera che è la forza lavoro dei poveri, creando comunità di produzione da cui avrebbero tratto legittimo profitto. Per Bellers, d’altra parte, la riduzione del numero dei poveri mediante l’aumento dell’occupazione non è solo un dovere morale ma, pragmaticamente, un potente acceleratore del benessere di una nazione. Bellers è tra i primi ad abbozzare una teoria del valore fondata sul lavoro e ha perciò un posto di rilievo anche tra i pionieri della scienza economica, come fra gli altri gli riconosceranno John Owen, che ne riprenderà in parte i progetti a distanza di un secolo, e lo stesso Karl Marx’. (…) «Dato che i lavoratori arricchiscono gli uomini, se ci fossero più lavoratori ci sarebbero anche più ricchi, sempre che ci fosse terra sufficiente a dar lavoro e nutrimento. (…) il lavoro dei poveri è infatti la miniera dei ricchi. (…) Sono convinto che i poveri di questa nazione, attualmente dl tutto inutilizzati, siano in grado di produrre beni e manufatti che renderanno l’Inghilterra ricca quanto la Spagna con le sue miniere (…), perché ciò che valorizza di più la terra in Europa rispetto all’America o in Olanda in confronto all’Irlanda, è appunto l’abbondante popolazione; e un popolo ordinato – più che ogni altra cosa creata – è un tesoro di vita e di perfezione, forza delle nazioni e gloria di ogni principe. (…) [Ma] perché proporre di trovare lavoro per i poveri e non lasciare loro ogni profitto…? [Perché]… i ricchi non vivono altrimenti, se non della fatica degli altri; così i proprietari terrieri col lavoro dei fittavoli, e mercanti e artigiani con quello dei loro garzoni, salvo che costoro divengano ‘levellers’ (2) e mettano i ricchi a lavorare coi poveri. (…)» [fonte John Bellers, ‘Proposals for raising a Colledge of Industry of all useful Trades and Husbandry, with Profit for the Rich, a Plentiful Living for the Poor, and a Good Education for Youth (…)’, London, 1695, in ‘John Bellers. His life, times and writings’, a cura di George Clarke, London e New York, Routledge & Paul Kegan, 1987, pp. 53-54, 66, 68] (pag 255-256) [(1) William Penn, ‘An Essay towards the Present and Future Peace of Europe (1693). Cfr. Giorgio Vola, a cura, ‘I quaccheri. Eversione e non violenza. Gli scritti essenziali, 1650-1700’, Torino, Claudiana, 1980, pp. 182-200 e Prot. sec., vol. I, pp. 320-4; (2) Una delle correnti più estremiste del Seicento inglese che intendeva «livellare» le differenze sociali e di classe]”,”RELP-018-FMP”
“CAMPIGLIO Luigi”,”Tredici idee per ragionare di economia.”,”Luigi Campiglio, insegna Politica economica nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.”,”ITAE-138-FL”
“CAMPILLO Maria a cura”,”Quan plovien bombes. Textos literaris catalans sobre els bombardeigs de Barcelona – Quando piovevano le bombe. Testi letterari catalani sui bombardamenti di Barcellona.”,”Barcellona fu una delle prime città europee che visse intensamente l’esperienza dei bombardamenti contro la popolazione civile. Fu inoltre uno dei primi spazi di metabolizzazione di una realtà allora del tutto inedita.”,”MSPG-287″
“CAMPINCHI Philippe”,”Les Lambertistes. Un courant trotskiste français.”,”Philippe Campinchi est secrétaire général du journal L’Hémicycle dédié aux responsables politiques, exposant l’actualité parlementaire.”,”TROS-088-FL”
“CAMPODONICO Aldemiro”,”La Russia dei Soviets (Saggio di Legislazione comunista).”,”Aldemiro Campodonico, docente nell’Università di Pisa Riporta testi dei decreti e brani del libro del capitano francese S. Sadoul (lettere al deputato Albert Thomas) Decisione del governo operaio sulla giornata di 8 ore (pag 338) Abolizione dei titoli e degli ordini Separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa Decreto concernente i matrimoni, le nascite e le registrazioni di stato civile, divorzio Regolamento delle questioni fra padroni e operai Nazionalizzazione delle banche Vie e comunicazioni Requisizione degli alloggi”,”RIRO-463″
“CAMPODONICO Pierangelo, curatore della mostra, saggi di Aldo CATERINO, Giovanni CAROSIO, PIerangelo CAMPODONICO”,”Capitani coraggiosi. Velieri e marinai dell’Ottocento.”,”Dono di Mario Caprini”,”LIGU-205″
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Il Re bomba. Ferdinando II, il borbone di Napoli che per primo lottò contro l’unità d’Italia.”,”Giuseppe Campolieti, giornalista romanziere e saggista. Ha pubblicato altre biografie (Masaniello, Il re Lazzarone)”,”BIOx-331″
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Le sante bugie. Fatti e misfatti della chiesa dei Papi.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”RELC-042-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Breve storia della città di Napoli.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”ITAS-077-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Il re Lazzarone. Ferdinando IV il Borbone, amato dal popolo e condannato dalla storia.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”BIOx-064-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Il re Bomba. Ferdinando II, il Borbone di Napoli che per primo lottò contro l’Unità d’Italia.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”BIOx-065-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Breve storia del Sud dalle origini ai giorni nostri.”,”Giuseppe Campolieti, giornalista, romanziere e saggista, ha pubblicato, tra le altre, le biografie Caterina Comaro, premio Comisso, Masianiello, Marin Faliero ecc.”,”ITAS-089-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Re Franceschiello. L’ultimo sovrano delle Due Sicilie.”,”Giuseppe Campolieti, giornalista, romanziere e saggista, ha pubblicato, tra le altre, le biografie Caterina Comaro, premio Comisso, Masianiello, Marin Faliero ecc.”,”BIOx-076-FL”
“CAMPORESI Cristiano”,”Il marxismo teorico negli USA 1900 – 1945.”,”Cristiano CAMPORESI, nato a Firenze il 19 marzo 1946, si è laureato all’ Univ di Firenze nel 1969 con Paolo ROSSI e ha svolto ricerche come borsista presso l’ Istituto di Filosofia di quella Università. Ha collaborato e collabora alla ‘Rivista Critica di Storia della Filosofia’, ‘Il Ponte’, ‘Antologia Vieusseux’, ‘Telos’. Secondo l’A gli USA hanno avuto una notevole fioritura di pensatori marxisti , rimasti però isolati, in mancanza, tranne alcune eccezioni, di un movimento operaio rivoluzionario e di partiti di sinistra che facessero effettivamente presa sulla realtà sociale e politica. Partendo dall’ inizio del secolo, il libro affronta dapprima il problema degli emigrati europei come BOUDEIN e UNTERMANN la cui tematica è strettamente connessa alla 2° Internazionale. Nel contempo l’A esamina l’ideologia dei socialisti USA tra 1900 e 1920 (più ispirata all’ evoluzionismo e al populismo che a un’analisi scientifica della realtà). L’A passa poi a due teologi protestanti Reinhold NIEBUHR e Paul TILLICH quindi a WALLING, EASTMAN, HOOK ecc. fino a KORSCH e MARCUSE.”,”TEOC-099″
“CAMPORESI Cristiano a cura; scritti di Adam FERGUSON Jean-Jacques ROUSSEAU Georg Wilhelm Friedrich HEGEL Moses HESS Karl MARX Soeren KIERKEGAARD Arthur SCHOPENHAUER Friedrich NIETZSCHE Franz KAFKA Max WEBER Gyorgy LUKACS Karl MANNHEIM Martin HEIDEGGER Theodor W. ADORNO Jean-Paul SARTRE Erich FROMM Georg SIMMEL Thorstein VEBLEN Charles WRIGHT MILLS David RIESMAN”,”Il concetto di alienazione da Rousseau a Sartre.”,”Scritti di Adam FERGUSON Jean-Jacques ROUSSEAU Georg Wilhelm Friedrich HEGEL Moses HESS Karl MARX Soeren KIERKEGAARD Arthur SCHOPENHAUER Friedrich NIETZSCHE Franz KAFKA Max WEBER Gyorgy LUKACS Karl MANNHEIM Martin HEIDEGGER Theodor W. ADORNO Jean-Paul SARTRE Erich FROMM Georg SIMMEL Thorstein VEBLEN Charles WRIGHT MILLS David RIESMAN “”Questa assenza del volere viene accentuata dal fatto che, con la crescente razionalizzazione e meccanizzazione del processo lavorativo, l’ attività del lavoratore perde sempre piùil suo carattere di attività, trasformandosi in un comportamento contemplativo. L’ atteggiamento contemplativo di fronte ad un processo regolato secondo leggi meccaniche che si svolge indipendentemente dalla coscienza, sul quale l’ attività umana non ha alcun influsso e che si manifesta perciò come un sistema definito e concluso, modifica anche le categorie fondamentali del rapporto immediato dell’ uomo con il mondo: esso riduce il tempo e lo spazio ad un unico denominatore, porta il tempo al livello dello spazio: “”A causa della subordinazione dell’ uomo alla macchina”” dice Marx, accade che “”gli uomini scompaiono davanti al lavoro: che il bilanciere della pendola diviene la misura esatta dell’ attività relativa di due operai, come lo è la velocità di due locomotive. Per cui non si deve più dire che un’ora di un uomo vale un’ ora di un altro uomo, ma piuttosto che un uomo di un’ ora vale un altro uomo di un’ ora. Il tempo è tutto, l’ uomo non è più nulla; è tutt’al più farsi corpo (Verkörperung) del tempo. Non vi è più alcun problema di qualità. La quantità soltanto decide di tutto: ora per ora, giorno per giorno…”” (1)””. (pag 145-146, Lukacs, La reificazione) (1) (Marx, Elend der Philosophie)”,”TEOS-125″
“CAMPORESI Piero”,”Alimentazione folclore società.”,”CAMPORESI Piero. Alle spalle di Camporesi e di questa raccolta di saggi c’è la grande esperienza delle ‘Annales’. L’introduzione è la stessa di quella del volume ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’ (1970)”,”STOS-152″
“CAMPORESI Cristiano”,”Marxismo e sindacalismo in Daniel De Leon.”,”””Il “”preambolo”” che venne adottato alla 1° convenzione dell’Industrial Workers of the World (IWW) aveva un tono ancor più deciso nel sottolineare l’indipendenza del sindacato dal partito: fu proprio De Leon ad insistere affinché l’espressione di Hagerty “”without affiliation with any political party”” già usata nel ‘Manifesto’ (1), fosse di nuovo inserita nel testo”” (pag 634) (1) a Chicago nel gennaio 1905 una riunione di trenta esponenti della sinistra americana stilarono un manifesto: tra i presente c’erano Eugene Debs, A.M. Simons, E. Untermann, C. Moyer e W.D. Haywood. Il sacerdote cattolico Thomas Hagerty di idee anarchiche e Frank Bohn (SLP) partecipante a titolo personale. De Leon non era stato invitato (pag 634) “”Si è già visto come De Leon, al pari del resto di altri scrittori socialisti, definisse la repubblica socialista come un ‘Cooperative Commonwealth’, termine desunto dal titolo di un’opera celeberrima del pensatore utopista Laurence Gronlund; se esaminiamo quale fosse la sua visione del materialismo storico, ci accorgiamo che essa non si discosta molto dai concetti generali accettati dagli esponenti della II Internazionale. De Leon tradusse in inglese ‘L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ di Engels il ‘Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte’ di Marx e la sua immagine della ‘Weltanschauung’ socialista rimane legata alle tematiche canonizzate dall”Antidühring’. Caratteristico è l’uso da parte del teorico americano di un certo modello naturalistico nel discorso sociologico, anche se egli evita consapevolmente quelle forme di “”darwinismo sociale”” in cui cadono molti socialisti americani dell’epoca: “”Le leggi che regolano la sociologia corrono su linee parallele e sono l’esatta controparte di quelle che la scienza naturale ha stabilito in biologia e in primo luogo la figura centrale nel campo della sociologia è quella che corrisponde alla specie nel campo della biologia e la rappresenta. In sociologia le classi economiche prendono il posto della specie in biologia”” (1). In questo ambito De Leon si inserisce con compiti di mediazione nella disputa ideologica se il socialismo debba essere evolutivo o rivoluzionario, se esso debba procedere in modo lento e graduale oppure per salti. In questa concezione De Leon risente alquanto dell’ottimismo deterministico dell’epoca, in quanto ritiene che il processo evolutivo sia irreversibile e destinato dalla sua dinamica interna a provocare delle “”crisi rivoluzionarie”” (2). In secondo luogo è da notare la grande ammirazione di De Leon per l’antropologo Lewis Morgan, ammirazione che lo spinge a parlare con entusiasmo “”della splendida teoria di Morgan-Marx sulla concezione materialistica della storia”” (3). In base alla sua lettura di ‘Ancient Society’ De Leon si inoltra talora in lunghe dissertazioni sull'””origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato””, descrivendo il sorgere della divisione in classi nelle civiltà primitive, privilegia il discorso sullo strumento primitivo. Alcune pagine di De Leon ricordano in parte le asserzioni (e i fraintendimenti) di Achille Loria sulla funzione dello strumento tecnico (…)”” [Cristiano Camporesi, Marxismo e sindacalismo in Daniel De Leon, (in) ‘Annali’ , anno Quindicesimo, 1973, Feltrinelli, 1974] (pag 628-629) [(1) Daniel De Leon ‘Reform or Revolution’, cit., p. 10; (2) Daniel De Leon, ‘Marxism Science and the Colleges’, New York, 1932, pp. 26-27; (3) Daniel De Leon, ‘The Ballot of the Class Struggle’, New York, 1935, p. 12. Sui limiti di De Leon come teorico sono disponibili anche le osservazioni critiche di Paul Buhle, ‘Intellectuals in the Debsian Socialist Party’, in ‘Radical America’, a. IV, 1970, n. 3, p. 36; ‘Debsian Socialism and the New Immigrant Worker’, dattiloscritto]”,”MUSx-304″
“CAMPORESI Piero”,”I balsami di venere.”,”CAMPORESI Piero, saggista ed elzevirista, professore all’Università di Bologna, è autore di opere note anche all’estero. Allegati al libro alcuni ritagli di articoli di Camporesi”,”STOS-204″
“CAMPORESI Cristiano”,”L’uno e i molti: l’idealismo britannico dal 1830 al 1920.”,”Cristiano Camporesi (Firenze, 1946) è un collaboratore dell’Istituto di filosofia dell’Università di Firenze. (1980) ‘In questo saggio l’incidenza di Hegel viene vista nel duplice aspetto teoretico e storico-critico’ ‘Inflenza di Kant e di Hegel'”,”STOx-046-FF”
“CAMPORESI Piero, a cura”,”Il libro dei vagabondi. Lo «Speculum cerretanorum» di Peseo Pini, «Il vagabondo» di Rafaele Frianoro e altri testi di «furfanteria».”,”«La storia dei «falsi vagabondi» è storia eminentemente letteraria, quindi fantastica, fortemente irreale, e, inoltre, tendenziosa e classista. Uomini come Teseo Pini e Rafaele Frianoro, pur tenuto conto della loro particolare ottica, non possono che trasmetterci una immagine alterata, fuorviante e, in definitiva, faziosa, del pauperismo e della mendicità. Il “”mestiere di vagabondo”” fu quasi sempre frutto di un duro bisogno, non di libera scelta» «Il mestiere del vagabondo» fu quasi sempre frutto di un duro bisogno, non di libera scelta…» «I bandi e gli editti contro i mendicanti che si susseguono dai tempi degli imperatori romani fino all’attuale testo unico sulle leggi di Pubblica Sicurezza, in Italia come in ogni altro paese «civile», testimoniano da una parte la gravità, la profondità e l’estensione del fenomeno, dall’altra la risposta che il potere dava ai diseredati e agli affamati» (dal risvolto di copertina)”,”CONx-001-FSD”
“CAMPORESI Piero a cura; Teseo PINI Rafaele FRIANORO e altri autori”,”Il libro dei vagabondi. Lo «Speculum cerretanorum» di Teso Pini, «Il vagabondo» di Rafaele Frianoro e altri testi di «furfanteria».”,”La storia dei “”falsi vagabondi”” è storia eminentemente letteraria, quindi fantastica, fortemente irreale, e, inoltre tendenziosa e classista. Uomini come Teseo Pini e Rafaele Frianoro (…) non possono che trasmetterci una immagine alterata, fuorviante e in definitiva faziosa del pauperismo e della mendicità. (…) Se la letteratura dei vagabondi e dei pitocchi riesce spesso a muovere il riso del lettore, o almeno il sorriso, se spesso diventa divertimento e buffonesca commedia, vista e letta da un ipotetico ma autentico straccione, diventa ignobile pantomima letteraria, cinico travisamento… (dall’introduzione)”,”STOS-008-FSD”
“CAMPOS-BORALEVI Lea”,”Jeremy Bentham padre del femminismo.”,”Jeremy Bentham (1748-1832), filosofo, giurista, riformatore inglese, uno dei capiscuola dell’ utilitarismo.”,”DONx-002-FMB”
“CAMPUS Donatella PASQUINO Gianfranco”,”USA: elezioni e sistema politico.”,”Donatella CAMPUS svolge attività di ricerca presso il dipartimento di organizzazione e sistema politico dell’ Università di Bologna. Ha pubblicato L’ elettore pigro’ (2000). Gianfranco PASQUINO è professore di scienza politica nell’ Università di Bolognae al Bologna Center dalla J. Hopkins University. Ha pubblicato tra l’ altro ‘Il sistema politico italiano’ (2002) e ‘Sistemi politici comparati’ (2003). “”C’è uno spartiacque nella storia delle primarie statunintensi, ed è costituito dal quadriennio fra il 1968 e il 1972. Come già accennato nel quinto capitolo, le drammatiche modalità della scelta della candidatura dell’ allora Vicepresidente Democratico Hubert H. Humphrey – rinuncia alla candidatura da parte del Presidente in carica Lyndon B. Johnson, quasi irresistibile ascesa nelle primarie del Senatore Robert F. Kennedy e suo assassinio a Los Angeles nel giugno 1969, passaggio del testimone della sfida progressista al Senatore Eugene McCarthy, disordini alla Convention democratica nella Chicago del potente e manipolatore sindaco Daley – produssero una forte richiesta di cambiamento nelle modalità di svolgimento delle primarie un ampliamento della rappresentanza interna al partito (più esponenti delle minoranze etniche – i neri, soprattutto – più donne, più giovani, meno politici tradizionali). Per imitazione o per contagio, anche i Repubblicani, come si può vedere dalla tab. 7.1 vollero o furono costretti ad aumentare il numero di stati nei quali tenere le primarie.”” (pag 156)”,”USAS-136″
“CAMURANI Ercole a cura”,”Rinascita liberale. Rivista politica quindicinale.”,”Collaborarono a ‘Rinascita Liberale’: LUIGI EINAUDI GAETANO MOSCA GIOVANNI ANSALDO GIUSTINO FORTUNATO IVANOE BONOMI GUIDO DE-RUGGIERO CARLO SCARFOGLIO MASSIMO FOVEL GIOVANNI AMENDOLA UMBERTO RICCI CARLO SFORZA GIUSEPPE RENSI ADOLFO TINO e altri”,”EMEx-111″
“CAMURANI Ercole a cura”,”L’Observateur. Bulletin du Comité italien de Bruxelles. (Comitato Italiano di Studi Politici e Sociali).”,”Articoli di Armando Zanetti Luigi Einaudi Francesco Ferrari Silvio Barro e altri”,”EMEx-112″
“CAMUS Albert”,”La peste.”,”Albert CAMUS (1913-1960) è stato uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei. Premio Nobel per la letteratura 1957, caposcuola con SARTRE dell’ esistenzialismo, romanziere, drammaturgo, saggista e giornalista, è portatore in letteratura di quella problematica che mette al centro dei valori umani ed esistenziali il diritto alla libertà. Ha scritto pure ‘Lo straniero’ (1947) e ‘L’ uomo in rivolta’ (1957). Orano è colpita da un’ epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un’ umanità sempre al limite fra disgregazione e solidarietà. L’ indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l’ egoismo gretto vengono fuori in un romanzo che ha come riferimento storico costante la vicenda della resistenza francese contro l’ occupazione nazista.”,”VARx-099″
“CAMUS Albert”,”L’ uomo in rivolta.”,”Opera dedicata dall’ autore a Jean GRENIER “”E apertamente dedicai il cuore alla terra grave e sofferente, e spesso, nella notte sacra, le promisi d’ amarla fedelmente fino alla morte, senza paura, col suo greve carico di fatalità, e di non spregiare alcuno dei suoi enigmi. Così, m’ avvinsi ad essa di un vincolo mortale.”” HÖLDERLIN, La morte di Empedocle. La fisica delle anime. “”Il rappresentante della totalità razionale si accontenta, al contrario, di lasicare che nell’ uomo la cosa prenda il sopravvento sulla persona. Lo spirito più alto viene innanzi tutto assimilato allo spirito più basso, mediante la tecnica poliziesca dell’ amalgama. Poi, cinque, dieci, venti notti d’ insonnia verranno a capo di un’ illusoria convinzione e metteranno al mondo una nuova anima morta. Da questo punto di vista, la sola rivoluzione psicologica che il nostro tempo abbia conosciuta, dopo Freud, è stata operata dal NKVD e in generale dalle polizie politiche. Guidate da un’ ipotesi determinista, calcolando i punti deboli e il grado d’ elasticità delle anime, queste nuove tecniche hanno ancora una volta respinto uno dei limiti dell’ uomo e si adoperano a dimostrare che nessuna psicologia individuale è originale e che comune misura di caratteri è la cosa. Hanno letteralmente creato la fisica delle anime.”” (pag 263)”,”VARx-168″
“CAMUS Albert, a cura di Vittorio GIACOPONI”,”Mi rivolto, dunque siamo. Scritti politici.”,”Contiene un articolo sui moti operai di Berlino Est del 1953 e sull’insurrezione di Poznan del 1956 “”Quando ci si proclama a favore dell’emancipazione dei lavoratori, la rivolta operaia che, in Germania e in Cecoslovacchia, rifiuta un inasprimento delle condizioni di lavoro e che, per logica conseguenza, arriva a rivendicare libere elezioni, dimostrando così a tutti gli intellettuali dinamici, convinti assertori del contrario, che la giustizia non può essere separata dalla libertà, questa sollevazione e la grande lezione che porta con sé, come la repressione che ne è seguita, sì, questa sollevazione non meritava forse qualche riflessione? Quando un lavoratore, in qualsiasi angolo del mondo, alza i pugni nudi davanti a un carro armato e urla di non essere uno schiavo, chi siamo per restare indifferenti? Che senso ha allora intervenire per i Rosenberg, se poi ce ne stiamo zitti davanti a Goettling (1)?”” (pag 96) (1) Willy Goettling, operaio tedesco di 35 anni, fucilato senza processo il 18 giugno 1953 dalle truppe sovietiche di stanza a Berlino Est insieme ad altre ventuno persone tutte accusate di aver partecipato alla rivolta (n.d.c.) Calunnie contro le vittime di Poznan (pag 117)”,”EURC-115″
“CAMUS Alberto”,”Il mito di Sisifo.”,”””O anima mia, non aspirare alla vita immortale, ma esaurisci il campo del possibile”” (Pindaro, III Pitica) Il mito di Sisifo, proletario degli dei (pag 117) “”Il mio campo”” dice Goethe “”è il tempo”” (pag 63) “”Dice Amleto: “”Lo spettacolo: ecco la trappola in cui piglierò la coscienza del re”” (pag 73) Il mito di Sisifo, proletario degli dei. “”Gli dei avevano condannato Sisifo a far rotolare senza posa un macigno sino alla cima di una montagna, dalla quale la pietra ricadeva per azione del suo stesso peso. Essi avevano pensato, con una certa ragione, che non esiste punizione più terribile del lavoro inutile e senza speranza. Se si crede ad Omero, Sisifo era il più saggio e il più prudente dei mortali; ma, secondo un’altra tradizione, tuttavia, egli era incline al mestiere di brigante. Io non vedo in questo una contraddizione. Sono diverse le opinioni riguardanti le cause per le quali divenne l’inutile lavoratore degli inferi. Gli vengono rimproverate anzitutto alcune leggerezze commesse con gli dei, in quanto svelò i loro segreti, (…) Si è già capito che Sisifo è l’eroe assurdo, tanto per le sue passioni che per il suo tormento. Il disprezzo per gli dei, l’odio contro la morte e la passione per la vita, gli hanno procurato l’indicibile supplizio, in cui tutto l’essere si adopra per nulla condurre a termine. E’ il prezzo che bisogna pagare per le passioni della terra. Nulla ci è detto su Sisifo all’inferno. I miti sono fatti perché l’immaginazione li animi. In quanto a quello di cui si tratta vi si vede soltanto lo sforzo di un corpo teso nel sollevare l’enorme pietra, farla rotolare e aiutarla a salire una china cento volte ricominciata; si vede il volto contratto, la gota appiccicata contro la pietra, il soccorso portato da una spalla, che riceve il peso della massa coperta di creta, da un piede che la rincalza, la ripresa fatta a forza di braccia, la sicurezza tutta umana di due mani piene di terra. Al termine estremo di questo lungo sforzo, la cui misura è data dallo spazio senza cielo e dal tempo senza profondità, la meta è raggiunta. Sisifo guarda, allora, la pietra precipitare, in alcuni istanti, in quel mondo inferiore, da cui bisognerà farla risalire verso la sommità. Egli ridiscende al piano. E’ durante questo ritorno che Sisifo mi interessa. Un volto che patisce tanto vicino alla pietra, è già pietra esso stesso! Vedo quell’uomo ridiscendere con passo pesante, ma uguale, verso il tormento, del quale non conoscerà la fine. Quest’ora, che è come un respiro, e che ricorre con la stessa sicurezza della sua sciagura, quest’ora è quella della coscienza. In ciascun istante, durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dei, egli è superiore al proprio destino. E’ più forte del suo macigno. Se questo mito è tragico, è perché il suo eroe è cosciente. In che consisterebbe, infatti, la pena, se, ad ogni passo, fosse sostenuto dalla speranza di riuscire? L’operaio d’oggi si affatica, ogni giorno della vita, dietro lo stesso lavoro, e il suo destino non è tragico che nei rari momenti in cui egli diviene cosciente. Sisifo, proletario degli dei, impotente e ribelle, conosce tutta l’estensione della sua miserevole condizione: è a questa che pensa durante la discesa. La perspicacia, che doveva costituire il suo tormento, consuma, nello stesso istante, la sua vittoria. Non esiste destino che non possa essere superato dal disprezzo. Se codesta discesa si fa, certi giorni, nel dolore, può farsi anche nella gioia. Questa parola non è esagerata. Immagino ancora Sisifo che ritorna verso il suo macigno e, all’inizio, il dolore è in lui. Quando le immagini della terra sono troppo attaccate al ricordo, quando il richiamo della felicità si fa troppo incalzante, capita che nasca nel cuore dell’uomo la tristezza: è la vittoria della pietra, è la pietra stessa”” (pag 117-118-119) Nota: Pindaro. Tutte le opere e i frammenti, Bompiani – 642 pagine; googlebooks: Nella presente edizione vengono pubblicate tutte le opere di Pindaro (520-518 a.C.), il più grande esponente della lirica corale arcaica. Nell’edizione alessandrina, la produzione di Pindaro, eccezionalmente ampia, occupava 17 libri ordinati per generi: Inni, Peani, Prosodi, Parteni, Iporchemi, Encomi, Treni, Epinici. Sopravvivono integralmente solo quattro libri degli Epinici, divisi secondo le gare panelleniche di cui celebravano i vincitori: essi contengono rispettivamente 14 odi Olimpiche, 12 Pitiche, 11 Nemee, 8 Istmiche. Le altre opere sono note solo da numerosi frammenti in cui appaiono grandiose descrizioni del mondo divino, racconti mitici, solenni enunciati etici e anche tratti di arguta grazia e voci d’amore. L’epinicio di Pindaro si articola secondo tre linee tematiche svolte con grande varietà di motivi: l’elogio, che contiene un succinto riferimento al vincitore e all’occasione sportiva; il mito, collegato sovente con la famiglia o con la patria del celebrato, che costituisce la parte di maggiore ampiezza e impegno poetico; e la gnome, ossia l?enunciazione di sentenze religiose e morali. Enzo Mandruzzato ci restituisce con la sua traduzione un ‘Pindaro arcaico’ in tutta la sua lontananza: considerato per tutta l’antichità di gran lunga il maggiore dei lirici, come diceva Quintiliano, parrebbe infatti inassimilabile al mondo moderno. Eppure il soggiorno nel suo mondo arcaico -è la tesi del saggio introduttivo – non è meno attraente di quelle civiltà lontane che proprio oggi si cerca di conoscere e di non lasciar perire. Ma con la luce del mondo greco, l’energia dell’intelligenza e il gusto del gratuito, che sono il seme di tutte le conquiste della civiltà occidentale.)”,”FILx-496″
“CAMUS Albert”,”L’étranger.”,”Libro di Ps e Gb L’Etranger è il primo romanzo di Albert Camus (1913-1960), premio Nobel per la Letteratura, autore de ‘La Peste’ e di ‘Caligola’ Riassunto della trama (da oilproject.org) A cura di Matilde Quarti Albert Camus (1913-1960) pubblica Lo straniero (L’étranger) nel 1942 per la casa editrice francese Gallimard. Il romanzo, che fa parte del ciclo dell’assurdo (in cui si trovano anche il saggio Il mito di Sisifo e le opere teatrali Caligola e Il malinteso), è narrato in prima persona da Patrice Meursault, che riporta le proprie vicende con uno stile neutro e distaccato. Meursault è “straniero” rispetto al mondo che lo circonda e alla società borghese di cui non abbraccia né i valori né la morale. La radicale percezione dell’assurdità dell’esistenza umana (con accenti più netti ed estremi che nel successivo romanzo di Camus, La peste) e l’alienazione sociale fanno di Meursault un antieroe che attraversa l’esistenza passivamente ma con una paradossale sincerità, che si traduce in lui nella totale assenza di emozioni 1. L’assenza di senso della vita, per Meursault, non è però un fatto individuale ma una legge che, implacabilmente, coinvolge ogni essere umano, che, in tal senso, è già “condannato” in vita. Riassunto Meursault è un giovane impiegato di Algeri che vive la sua esistenza tra apatia e disinteresse. Una mattina scopre da un telegramma che l’anziana madre, residente all’ospizio di Marengo, presso Algeri, è morta. Senza palesare emozione alcuna, Meursault va all’ospizio, si rifiuta di guardare il cadavere della madre e ne resta anzi a debita distanza durante la veglia notturna, mentre gli altri amici e ospiti del ricovero vanno a porgere l’ultimo saluto alla donna. Il suo atteggiamento suscita lo stupore dei presenti e Meursault avverte con disagio gli sguardi che gli vengono rivolti. Il giorno dopo, ai funerali, non versa una lacrima e, nella sua narrazione in prima persona, si concentra sul caldo che lo soffoca e sui movimenti di uomo chiamato Perez che, a quanto sostengono scherzosamente gli altri ospiti dell’ospizio, era il “fidanzato” della madre. Meursault torna quindi al lavoro e notando che il suo capo è infastidito dai suoi giorni di assenza decide di allontanarsi e andare al porto a nuotare. Sulla spiaggia incontra Marie, una ragazza che lavorava nel suo ufficio: i due passano la giornata insieme e la sera vedono un film al cinema prima di trascorrere la notte insieme. Il giorno seguente Meursault si ferma a pranzare con un vicino, Raymond Sintès, noto per loschi giri di prostituzione. Questi gli chiede se sarebbe disposto atestimoniare in suo favore di fronte alla polizia: egli infatti ha malmenato la sua amantee teme le reazioni del fratello di lei. Meursault testimonia in suo favore, nonostante Raymond picchi la donna una seconda volta. Raymond invita così Meursautl, insieme Marie, a una gita presso la proprietà che alcuni amici hanno sulla spiaggia. In quest’occasione Marie chiede a Meursault di sposarla e l’uomo, mostrando solo indifferenza, le dice di non amarla. Mentre Meursault e Raymond passeggiano da soli sul lungomare incontrano due arabi, uno dei quali è proprio il fratello della donna di Raymond. L’incontro è turbolento e dalle parole gli arabi passano alle mani. Uno dei due con sé ha un coltello e Raymond viene ferito al viso, poi i due arabi si allontanano. Più tardi Meursault si trova da solo in spiaggia e vede avanzare verso di lui uno dei due uomini. L’uomo stringe tra le mani il coltello e Meursault, accecato dalla luce e con il sole che batte a picco su di lui, non riesce a capire le sue intenzioni. Temendo che questi voglia attaccarlo, Meursault impugna la pistola che aveva precedentemente preso a Raymond proprio per evitare mosse inconsulte dell’amico e spara: l’arabo cade al primo colpo ma Meursault spara ugualmente altri quattro colpi sul cadavere. Meursault viene così arrestato e al processo per omicidio il suo atteggiamento impassibile ed apparentemente indifferente nei confronti di quanto ha fatto non fa che aggravare la sua posizione. Egli infatti, non solo non si dimostra pentito ma anzi ammette senza problemi di aver sparato a causa della forte luce; inoltre, il comportamento ostentato durante i funerali della madre, come emerso nel corso dell’indagine della polizia, contribuisce ad aggravare la sua condizione. Meursault viene condannato a morte (l’Algeria è una colonia francese e l’utilizzo della ghigliottina come strumento di morte è pertanto legale). Durante la prigionia rifiuta tre volte l’estrema unzione, ma alla fine decide di lasciar entrare nella sua cella il cappellano. Nonostante i discorsi del religioso lo irritino profondamente, dopo la visita Meursault riesce finalmente ad accettare la sua vita e quello che gli sta per capitare. Così, nella notte, Meursault trova finalmente la pace e accetta il suo destino, nonostante sia consapevole dell’insensatezza delle cose del mondo. 1 Sintomatica la prima frase del romanzo: “Aujourd’hui, maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas”; ovvero: “Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”.”,”VARx-599″
“CAMUS Albert”,”La peste.”,”La peste (La Peste in francese) è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus del 1947. Appena pubblicata, l’opera, che rientra nella produzione di Camus definita “”Ciclo della rivolta””, riscosse grande successo vendendo oltre 160 000 copie nei primi due anni; ottenne tra l’altro il Prix des Critiques. Il libro è ambientato negli anni ’40 ad Orano,una città algerina colpita dalla peste. L’ambientazione sociale è quella di una città in cui l’epidemia di peste limita le attività e la vita degli abitanti,i quali rispondono al morbo in modi diversi. Il giornalista resta in Algeria e si prodiga per combattere l’epidemia. Dalla primavera si passa all’estate e con il caldo anche la peste si trasforma, passando dalla forma bubbonica alla più contagiosa peste polmonare. È il mese di gennaio e la peste regredisce. Fa tuttavia le ultime vittime: Othon quindi Tarrou che muore, serenamente a casa di Rieux. (wikip) Scrittore francese (Mondovi, Algeria, 1913 – Villeblevin, Yonne, 1960). Rimasto prestissimo orfano di padre, morto nella battaglia della Marna, conobbe un’infanzia e una giovinezza di stenti: tuttavia si distinse negli studî universitarî, che non riuscì a compiere per il cattivo stato di salute e per il continuo lavoro cui era costretto. Fu commerciante, commesso, impiegato, per due anni (1936-1937) attore nella compagnia di Radio Algeri. Seguì la sua vocazione di scrittore e di giornalista, prima ad Algeri, dove pubblicò i primi saggi (L’Envers et l’Endroit, 1938; Noces, 1939), poi a Parigi. Antifascista e aderente al partito comunista fin dal 1934, partecipò in Francia attivamente alla Resistenza e fu giornalista engagé soprattutto come redattore e direttore di Combat (1944-48); intanto pubblicava alcune fra le sue opere migliori, i romanzi L’Étranger (1942) e La Peste (1947), i drammi Le Malentendu e Caligula (1944), il saggio sull’assurdo Le mythe de Sisyphe (1944), le nobilissime Lettres à un ami allemand (1945). Dal 1948 sembrò allontanarsi dalla politica militante, cui ritornò però nel 1955-56 (collaborando al giornale L’Express) per i fatti di Algeria; ma si dedicò sempre più alla letteratura e al teatro, con opere che suscitarono continue polemiche: i saggi L’Homme révolté (1951), i racconti La Chute (1956) e L’Exil et le Royaume (1957), le “”cronache”” Actuelles I, II, III (1950-1958). Ma già nel 1957 – tre anni prima della morte in un incidente automobilistico – il premio Nobel ne consacrò la fama, come una delle più forti personalità della letteratura contemporanea. La sua “”filosofia””, che fa tutt’uno con la scena poetica di scrittore, parte dalle sue riflessioni sul destino dell’uomo, nel suo svolgimento assurdo e irrazionale in una realtà ineluttabile, in cui possono trovare posto, per la forza delle circostanze, il delitto quasi involontario o ingiustificabile, la beffa dell’equivoco. Da questa posizione egli giunge alla morale della rivolta, rifiuto di compromessi e di conformismi, che salvi, nella solidarietà umana, nel riscatto dei derelitti, i grandi ideali di libertà e di giustizia, e di verità e di bellezza. La sua è una rivolta dunque non come distruzione, né come rifiuto di tutto, ma come costruzione di vita associata, come creazione libera di un ideale di bellezza. La “”dottrina”” di C. può mostrare incoerenze e contraddizioni; la realtà della sua arte convince per la purezza classica del suo stile, per la sofferta adesione al dramma della sua generazione, per il coraggioso messaggio di lotta, di fiducia, che esprimono tutte le sue opere. A quelle già ricordate bisogna aggiungere i saggi L’Eté (1954), i drammi Révolte dans les Asturies (1936), L’État de siège (1948), Les Justes (1950), il romanzo postumo La mort heureuse (1971).”,”VARx-013-FSD”
“CANALES URRIOLA Jorge Ariel”,”Le valigie dell’anarchia: percorsi e attivismo degli anarchici emiliani e romagnoli in Argentina e Brasile nella svolta di fine Ottocento.”,”Jorge Ariel Canales Urriola Académico carrera de Trabajo Social, Universidad Autónoma de Chile sede Temuco”,”ANAx-440″
“CANALI Mauro”,”Le spie del regime.”,”Mauro CANALI professore di storia contemporanea nell’ Università di Camerino, ha pubblicato “”Il dissidentismo fascista”” (Bonacci, 1983), ‘Cesa Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo’ (Mulino, 1991), ‘Il delitto Matteotti’ (1997). “”Da lui dipese il fiduciario Clemente Carmelo, pseudonimo “”Il siculo””, di cui si servì a partre almeno dal luglio 1941, anche se i rapporti tra i due erano iniziati, tramite la CIAF, nell’ autunno del 1940. Clemente si rivelò una spia preziosa perché godeva della stima dei maggiori leader socialisti, in particolare di Nenni, che, con la scusa di mantenere rapporti epistolari, controllava. Il passato politico di Clemente non era di poco conto. Proveniva dal movimento comunista, e pur avendo fatto parte della corrente bordighiana, a Torino era molto stimato dal gruppo di “”Ordine Nuovo””. Nel 1927, a Milano, gli era stata affidata la direzione dell’ organizzazione giovanile lombarda. Costretto ad espatriare, dopo l’ attentato alla Fiera campionaria dell’ aprile 1928, a occupare il suo posto era stato designato Romolo Tranquilli, il giovane fratello di Ignazio Silone, che tuttavia cadde immediatamente nelle mani della polizia. Dopo una breve esperienza tra i socialisti massimalisti, Clemente aveva aderito, nel 1937, al PSI, diventando un dirigente della sezione di Nizza””. (pag 137) “”Guido Manacorda, illustre “”germanista””, ordinario di Lingua e Letteratura tedesca all’ Università di Firenze, venne utilizzato, a partire dal 1933, come fiduciario di Mussolini. Dal settembre 1935, prese a funzionare anche come intermediario tra Hitler e Mussolini. Di particolare interesse risulta la lettera del 30 settembre 1935, che Manacorda inviò a Mussolini da Berlino, con cui lo informava sui contenuti del colloquio avuto con Hitler, da cui trapelava il desiderio del leader nazista e i desideri espressi (…)””. (pag 290)”,”ITAF-197″
“CANALI Mauro”,”Cesare Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo.”,”Mauro CANALI svolge attività di ricerca in collaborazione con la cattedra di storia dei partiti e dei movimenti politici della Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Roma. Ha pubblicato ‘Il dissidentismo fascista. Pisa e il caso Santini 1923-1925′, Roma 1983. “”Pur collaborando al “”Rinnovamento, Rossi non aderì mai all’ Usi.”” (pag 120) “”Nel giugno del 1918 Rossi aveva iniziato a collaborare al “”Rinnovamento”” con un’ analisi del neutralismo del Psi, in cui sviluppava una feroce critica alla democrazia rappresentativa, che cosiderava responsabile della dittatura esercitata dalle masse sui ceti dirigenti. Era la legge elettorale del 1913 che, allargando la base del suffragio, aveva consentito il capovolgimento del rapporto tra masse e dirigenti. Se fino al allora, a suo dire, i leaders socialisti avevano potuto ignorare le istanze delle masse, con l’ allargamento del suffragio s’erano capovolti “”tutti i rapporti fra gli eletti e gli elettori””. Mentre così, nel decennio che aveva preceduto il conflitto, il socialriformismo aveva potuto boicottare movimenti rivendicativi anche vasti, pur di non turbare i compromessi parlamentari con Giolitti, dalla vigilia del conflitto, per mantenere il consenso delle masse, s’era posto a rimorchio di tutti “”gli scioperi più inconsulti e caotici””. La guerra aveva rafforzato le convinzioni di Rossi sull’ abulia delle masse e accentuato il profilo del suo aristocraticismo politico, che lo induceva a considerare inevitabile il tradimento del proprio ruolo consumato dai dirigenti socialisti. Prima del 1913, indirizzando le masse verso un riformismo spicciolo e opportunistico, dopo il 1913, accodandosi alle necessità immediate del proletariato per vellicarne il neutralismo istintivo e privo di idealità””. (pag 121-122)”,”ITAF-217″
“CANALI Luca”,”Storia della poesia latina.”,”CANALI Luca, romano, ha insegnato nelle università di Roma e di Pisa. Ha tradotto molti autori latini tra cui Virgilio, Lucrezio e Petronio.”,”VARx-398″
“CANALI Mauro”,”Mussolini e il petrolio iracheno. L’Italia, gli interessi petroliferi e le grandi potenze.”,”CANALI Mauro insegna storia contemporanea all’Università di Camerino. Ha scritto ‘Le spie del regime’ (2004). “”Barzilai concludeva acutamente che Orlando s’illudeva che a Parigi potesse “”tirare avanti con le sfumature di cui è maestro nell’ambiente del Parlamento italiano””. Dello stesso parere si mostrò Giolitti, il quale faceva risalire il fallimento di Orlando a Parigi alla sua “”mancata conoscenza del carattere degli anglo-sassoni””, e anche per non aver “”compreso che una conferenza della pace resta, al postutto, un gran mercato d’affari””. Orlando aveva creduto di guadagnarsi l’ingresso “”in quel circolo”” facendo appello ai suoi modi cortesi, mentre gli altri badavano al sodo dividendosi il mondo senza che vi fosse un’opposizione da parte italiana””. (pag 129)”,”ITAF-303″
“CANALI Luca”,”Lucrezio, poeta della ragione.”,”CANALI Luca nato a Roma nel 1925, ha insegnato lingua e letteratura latina nelle Univ. di Roma e Pisa. “”Nulla dunque è la morte per noi, e per nulla ci tocca, poiché la natura dell’anima è di essenza mortale. (III, 830-831)”” (pag 31) “”Possiamo concludere che nella morte non c’è nulla da temere, e che non può divenire infelice chi cessa di esistere; né c’è differenza dal non essere mai nati, quando annulla questa vita mortale la morte immortale”” (III, 866-869)”” (pag 32) “”Ciascuno soffre la sua ombra”” (Eneide); scriverà più tardi Virgilio”” (pag 69)”,”STAx-237″
“CANALI Mauro”,”Il tradimento. Gramsci, Togliatti e la verità negata.”,”CANALI Mauro è docente di Storia contemporanea all’Università di Camerino. Allievo di Renzo De Felice, ha tenuto conferenze e lezioni in università europee e americane e, nel 2006, è stato ‘visiting scholar’ all’Università di Harvard. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il delitto Matteotti’ (2004), ‘Cesare Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo’ (1993), ‘Le spie del regime’ (2004), ‘Mussolini e il petrolio irakeno’ (2007) “”Venne nominata una commissione da Dimitrov, di cui faceva parte anche Togliatti, incaricata di fare “”proposte concrete circa l’uso del patrimonio letterario di Gramsci””. Così Togliatti, tra il gennaio e la primavera del 1941, aveva potuto finalmente studiare con attenzione i quadernetti di Gramsci. Il progetto di Togliatti, di adattare il pensiero alle esigenze strategiche del partito, è evidente nella lettera a Dimitrov del 25 aprile 1941, da cui si evince che egli aveva finalmente potuto leggere quei quadernetti che sarebbero poi divenuti noti come i ‘Quaderni del carcere’. Scriveva Togliatti che i materiali potevano “”essere utilizzati solo ‘dopo un’accurata elaborazione'””, e che “”alcune parti, se fossero utilizzate nella forma in cui si trovano attualmente, ‘potrebbero essere non utili al partito'”” (102). Quindi, già nel 1941 Togliatti progettava una profonda manipolazione della produzione gramsciana, per renderla utile agli interessi del partito e della sua leadership.”” (pag 228) [(102) Documento conservato negli archivi sovietici, riprodotto da Giuseppe Vacca nell”Introduzione’, in ‘Togliatti editore di Gramsci’, cit., p. 25]”,”GRAS-118″
“CANALI Luca, collaborazione di Marcello NOBILI e Maria PELLEGRINI”,”Scandali e vizi privati delle donne dei Cesari.”,”””Sul terreno del potere politico, le donne cominceranno ad avere la loro indiscutibile rivincita durante il principato di Augusto”” (pag 19)”,”STAx-313″
“CANALI Luca”,”Lucrezio, poeta della ragione.”,”Luca Canali è nato a Roma nel 1925, ha insegnato lingua e letteratura latina nelle Univ. di Roma e Pisa. Lucrezio e l’epicureismo nella crisi romana del I secolo aC Il nuovo Olimpo della ragione L’Universo epicureo La poesia della natura L’inferno degli stolti Amore e morte”,”VARx-107-FV”
“CANALI Giulia”,”L’antifascismo italiano e la guerra civile spagnola.”,”Giulia Canali è nata a Roma nel 1970. Laureata in Storia contemporanea, collabora con case editrici e attualmente è lettrice di spagnolo presso l’università LUMSA di Roma. Ha pubblicato traduzioni dallo spagnolo tra cui versi di autori contemporanei su “”Poesia”” e un adattamento spagnolo de ‘Le Troiane’ di Euripide rappresentato a cura della Fondazione Arti Sceniche dell’Università di Tor Vergata. Battaglia di Guadalajara. L’attacco nella zona di Guadalajara, inserito nel contesto della manovra di accerchiamento della capitale, fu sferrato l’8 marzo dal Corpo Truppe Volontarie inviato da Mussolini. Comandato dal generale Roatta, composto da quattro divisioni (la “”Dio lo vuole””, la “”Fiamme nere””, la “”Penne nere”” e la “”Littorio””), e fornito di un’imponente dotazione di autocarri e mitragliatrici (92), il Corpo contava circa 30.000 uomini. A fianco delle forze repubblicane spagnole combattevano invece la XII Brigata internazionale e il Battaglione Garibaldi. La battaglia si concluse il 24 marzo con la ritirata e la fuga dei fascisti italiani”” (pag 65)”,”MSPG-278″
“CANALI Luca”,”Come leggere Virgilio.”,”Luca Canali, scrittore e latinista, è stato professore ordinario di Lingua e Letteratura latina nell’Università di Pisa. Dal 1981 si è dedicato esclusivamente all’attività critica e letteraria.”,”STAx-104-FL”
“CANAVERO Alfredo MOIOLI Angelo, a cura; saggi di Sergio BENVENUTI Alfredo CANAVERO Maria Luisa CICALESE Umberto CORSINI Angelo GAMBASIN Maria GARBARI Andrea LEONARDI Bruno MAIER Angelo MOIOLI Paolo PICCOLI Fabrizio RASERA Richard SCHOBER Giorgio VECCHIO Adam WANDRUSZKA Annibale ZAMBARDIERI”,”De Gasperi e il Trentino tra la fine dell’ ‘800 e il primo dopoguerra.”,”Sono gli atti di un convegno di studi (v. pag 2) “”L’ accordo sul fatto formale dovrebbe essere immediato anche se nel merito è già esploso il dissenso: “”Quando l’ Internazionale scrive che i socialisti vogliono la religione libera, ma fuori della scuola, noi le opponiamo invece la nostra formula: libertà d’ insegnamento religioso nella scuola per chi lo vuole, senza alcuna costrizione per i genitori che non lo vorranno. E se il settimanale socialista a questo riguardo ci attende in atto di sfida alle prossime elezioni, noi gli diciamo che affronteremo con tutto l’ ardore questa battaglia, chiamando il paese a dire francamente la sua parola””. Era, appunto, la preoccupazione di rappresentare il popolo trentino che aveva spinto De Gasperi ad informarsi direttamente ed a procedere in prima persona. “”La libertà”” aveva scritto che egli s’era recato a Roma ad intimare il vade retro, Satana, all’onorevole Credaro””. (pag 283) “”(…) un vero e proprio punto fisso della polemica degasperiana: “”Non è vero, come vanno affermando i propagandisti del socialismo che movimento operaio e partito socialista siano la stessa cosa. Fin dall’ inizio dell’ epoca nuova si distinsero accanto a Saint-Simon e Louis Blanc, Lamennais, Lacordaire e Montalembert; accanto a Marx e Lassalle, Ketteler e Kolping. Due scuole, due teorie e due organizzazioni si divisero il campo in tutte le nazioni latine. Nei paesi anglosassoni, in Inghilterra, in America, in Australia le più grandi organizzazioni operaie sono fuori dal socialismo””.”” (pag 458)”,”ITAB-197″
“CANCIANI Domenico”,”Simone Weil. Il coraggio di pensare. Impegno e riflessione politica tra le due guerre.”,”CANCIANI Domenico insegna lingua e cultura francese presso la Facoltà di Scienze politiche di Padova. Si occupa di minoranze e di politica linguistica nei paesi francofoni, in particolare Maghreb, e di storia intellettuale e politica nella Francia fra le due guerre. Ha già dedicato una monografia a Simone Weil. Figlia di un’agiata e colta famiglia ebrea di filosofia la Weil, morta a soli 34 anni è una figura singolare dalla personalità complessa. Ha fatto esperienze politiche intellettuali militanti e sindacali, e nella resistenza come redattrice di France Libre diventata poi France-Combattante. Muore di tubercolosi. “”La riflessione sulla forza, che secondo Simone Weil domina e determina l’intero corso della storia umana, appare infatti tematizzata per la prima volta nella lettera che invia, probabilmente nella primavera del 1938, a Georges Bernanos dopo aver letto ‘Les Grands cimetières sous la lune’. La contingenza storica rappresentata dalla guerra di Spagna, che è all’origine di questa intuizione, anticipata in ‘Meditazione sull’obbedienza e la libertà’ (estate 1937), in ‘Non ricominciamo la guerra di Troia’ (aprile 1937), distesamente esposta nelle ‘Riflessioni sulla barbarie’ (inizio 1940), e soprattutto nel mirabile saggio intitolato ‘L’Iliade o il poema della forza’ (inizio 1940), sarà di seguito travolta, schiacciata e superata dalla più atroce tragedia della seconda guerra mondiale. La guerra di Spagna, però, rimarrà sempre nella sua mente quella “”brutta ferita”” di cui parla Camus (…)”” (pag 155)”,”FRAV-151″
“CANCIK-KIRSCHBAUM Eva”,”Gli Assiri.”,”Eva Cancik-Kirschbaum insegna Storia del vicino Oriente antico alla Freie Universität di Berlino ed è nota per le sue pubblicazioni sulla storia e la cultura degli assiri.”,”STAx-040-FL”
“CANCILA Orazio”,”Palermo.”,”Orazio CANCILA, ex allievo di Rosario ROMEO, è Professore ordinario di Storia moderna all’ Università di Palermo. E’ anche D della collana “”Storia economica di Sicilia. Testi e ricerche”” dell’Unione delle Camere di Commercio della Regione Siciliana, componente del Consiglio direttivo dell’ Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’ Italia (ANIMI) componente del Comitato scientifico del Centro Internazionale di Studi Risorgimentali-Garibaldini. Ha scritto anche – Storia dell’ industria in Sicilia, LATERZA, ROMA-BARI, 1995, pp. XVI, 493 – L’ economia della Sicilia. Aspetti storici, IL SAGGIATORE, MILANO, 1992, pp. 256 – Baroni e popolo nella Sicilia del grano, PALUMBO, PALERMO, 1983, pp.330 – Impresa redditi mercato nella Sicilia moderna, LATERZA, BARI, 1980, pp. 300″,”ITAS-033″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai Circoli di Carrara.”,”CANCOGNI nato a Bologna nel 1916, è vissuto a Roma, Firenze e Parigi. Narratore, giornalista, ha pubblicato i suoi primi racconti negli anni 1940. Nel dopoguerra si è dedicato al giornalismo politico. Tra le sue collaborazioni spesso dedicate alla ricostruzione degli eventi storici recenti, ricordiamo quella con L’Espresso.”,”ANAx-050″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli squadristi.”,”””Nei giorni successivi alla marcia su Roma piovvero da tutte le parti i consensi. Fecero impressione favorevole quelli di Cadorna e di Giolitti. Il rifiuto di Sforza invece, che si dimise dal posto di ambasciatore a Parigi, fu severamente criticato anche da molti antifascisti. Il 16 novembre Mussolini pronunciò davanti alla Camera il discorso di presentazione del governo. Esordì dicendo: “”Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho almeno in questo primo tempo voluto”” (…). La Camera votò la fiducia con 306 sì, 116 no e 7 astenuti. Votarono sì, fra gli altri, Bonomi, De Gasperi, Giolitti, Gronchi, Orlando. Nitti e Amendola erano assenti. C’era nell’ aria e negli animi un gran desiderio di pace. Il solo uomo capace di assicurarla pareva, a giudizio quasi unanime, Mussolini.”” (pag 152-153)”,”ITAF-188″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli scervellati. La seconda guerra mondiale nei ricordi di uno di loro.”,”Generato dalla memoria cinquant’anni dopo con la freschezza del reportage questo libro dell’antifascismo e dell’antipatriottismo viene oggi pubblicato a Reggio Emilia per conto della Diabasis. Manlio Cancogni, nato nel 1916 a Bologna da genitori toscani, insegnante di Storia e di Filosofia, ha pubblicato i primi racconti su ‘Frontespizio’ e ‘Letteratura’. Dopo la guerra si è dedicato al giornalismo (è stato inviato speciale dell’«Europeo» e dell’«Espresso»), ritornando alla letteratura nel 1956 con ‘La carriera di Pimlico’. Ha pubblicato numerosi e fortunati romanzi tra cui ‘La linea Tomori’ (1966) premio Bagutta. ‘Come la quasi totalità degli Italiani, eravamo sudditi privi di spirito civico, di coscienza nazionale. E tutto sommato, non ci pareva fosse un gran male. (…) Eravamo degli ‘écervelés’, come quelli di Coblenza, al tempo di Robespierre e Napoleone, che ne aspettarono il crollo, pensando che fosse per l’indomani; ma questa volta sarebbero passati più di vent’anni””, “”Rommel non andò oltre El Alamein. A ogni attacco, Auchinlek rispondeva con un contrattacco. La posizione del maresciallo tedesco preferito da Hitler era tutt’altro che sicura. Tuttavia il Duce che non pare s’intendesse molto di cose militari, contagiato dal generale ottimismo credette venuto, dopo tanti mesi di digiuno, il suo momento di gloria. Si trasferì in Libia. Vi portò il suo cavallo bianco. Impugnò la spada dell’Islam che gli era stata regalata da non so quale sceicco. Anche Bonaparte, in Egitto, nel ’98, aveva creduto di conquistare i musulmani, dichiarandosi seguace del Corano. Gli Ulema e l’Iman gli avevano reso ipocritamente omaggio. Egli s’era illuso di averli con sé. Aveva immaginato una grande sollevazione in tutto il Medio Oriente che si sarebbe fatta sentire fino nel Golfo Persico, fino in India, scuotendo le basi della potenza inglese. C’è da chiedersi se in politica l’immaginazione sia una dote. Oggi si sente spesso deplorarne l’assenza. Mancano d’immaginazione, si dice dei politici, come s fosse il loro peggiore difetto, senza indicare che cosa potrebbero immaginare. Napoleone d’immaginazione ne aveva moltissima. Ne aveva anche Hitler. Di ogni avvenimento egli vedeva subito le conseguenze; da un particolare la sua mente; di effetto in effetto, saliva al generale; con uno sguardo ampio e ardito nel futuro, anticipava i tempi, faceva la storia e se ne riteneva il mallevadore. Pericolo esercizio. la mente che spaziando sulla realtà crede di impadronirsene, è vittima di un inganno. È come una rete, dalle maglie troppo larghe. E più le maglie si allargano e più la realtà vi passa attraverso, sconosciuta. E all’ultimo, l’uomo, vedendo il vero rivelarsi al posto dell’immaginato, prima si ostina a negarlo, poi si ritira come un bambino offeso, fra i fantasmi evanescenti dei suoi sogni, facendo il broncio. Anche Mussolini non ne mancava. Fra l’altro, diversamente da Napoleone era un pigro. I sogni gli servivano perciò da alibi. Dopo la conquista dell’Impero, trascurando l’amministrazione della cosa pubblica, egli s’era chiuso fra le proprie immaginazioni, spaziando nell’avvenire, nell’Europa, nel mondo, nei desini dell’umanità, convinto di giocarvi un ruolo quasi taumaturgico, facendo tacere il lato opportunistico della propria natura, che era stato, a ben vedere, la sua forza. L’immaginazione! Si fa presto a invocarla. A conti fatti i due migliori uomini di stato che ha avuto l’Italia unita sono stati Giolitti e De Gasperi, che ne erano scarsamente provvisti. Non sappiamo né sapremo mai fino a che punto il Duce credesse veramente che l’appello rivolto agli Arabi avesse un seguito. Di certo era, in proposito, pochissimo informato. Oggi, sessant’anni dopo quell’episodio più patetico che buffo nessuno sa ancora che cosa vogliano gli Arabi e addirittura che razza di gente siano. Figuriamoci all’epoca. Dopo aver snudato la spada, lanciato l’appello all’Islam, egli dovette rientrarsene in Italia deluso, amareggiato, avendo fra l’altro perso la certezza che i Tedeschi fossero i guerrieri invincibili che in molti credevano. Anche in Russia segnavano il passo. Peggio: dove si erano spinti troppo avanti, oltre il Don, verso il Volga e più a Sud verso il Caucaso, le loro linee, come in Africa, si stavano allungando paurosamente. Intanto l’estate finiva e anche i pochi che si ostinavano a credere nel genio e nella buona stella dei due condottieri, cominciavano a vedere con apprensione l’avvicinarsi dell’autunno e dell’inverno’ (pag 136-137)”,”QMIS-297″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani.”,”Il gigante russo (Bakunin) non sopporta Marx (pag 13-17) ‘Venendo in Italia, Bakunin s’era impegnato ad imparare la lingua in un paio di mesi. Di fatto la parlava ancora male e questo rendeva ancora più difficoltosa la comprensione delle sue idee da parte degli ascoltatori (…)’ (pag 15) ‘Nel golfo di Napoli, Bakunin visse il periodo più felice della sua agitata esistenza’ (pag 17) Manlio Cancogni, nato a Bologna nel 1916, è vissuto a Roma, Firenze e Parigi. Narratore e giornalista, ha pubblicato i suoi primi racconti negli anni quaranta. Tra i suoi romanzi ‘Una parigina’ (1960) e ‘La linea dei Tomori’ (1965).”,”ANAx-014-FER”
“CANDAR Gilles”,”Jean Longuet (1876-1938). Un internationaliste à l’ épreuve de l’ histoire.”,”Libro frutto di una tesi di dottorato in storia ‘Jean Longuet (1876-1938). Socialisme et Deuxieme Internationale’ preparata sotto la direzione di Madeleine REBERIOUX e sostenuta nel dicembre 1995 all’ Università Paris VIII Saint-Denis. Congresso di Halle incontro Zinoviev Longuet. (pag 206) CANDAR Gilles professore di storia (in khagne et hypokhagne) presso il liceo Gabriel Guist’hau (Nantes) e Montesquieu (Le Mans) ha diretto con Jean Jacques BECKER, ‘L’histoire des gauches en France’ (La decouverte, 2004). “”Dei campi di concentramento furono così aperti in Transvaal e in Orange e la popolazione civile, donne e bambini, vi fu rinchiusa in condizioni abominevoli. La loro situazione fu denunciata nel giugno 1901 dalla pacifista Emily Hobhouse, fondatrice della ‘South African Women and Children’s distress fund’, cosa che provocò “”un grido di indignazione nel mondo intero””. L’ emozione fu viva anche in Francia, in particolare sulla stampa nazionalista, quando il ricordo di Fachoda era ancora fresco, ma essa tardò a manifestarsi, nella forma almeno di un articolo, su ‘La Petite République’. Il tema non fu affrontato prima della riunione del Bureau socialiste international che adottò a Bruxelles il 13 novembre 1901 il Manifesto che condannava i campi di concentramento in Sudafrica. I socialisti francesi stavano conducento allora una vigorosa campagna contro i massacri degli armeni in Turchia. I loro delegati alla riunione di Bruxelles, Jaures e Vaillant, firmarono il Manifesto, ma era chiaro che l’ adozione di questo, su proposta del segretario, Victor Serwy, molto doveva al turbamento provocato in Belgio dalle rivelazioni di Emily Hobhouse. La mortalità nei campi inglesi, nel corso dell’ estate 1901, era infatti di 264 per mille e anche di 465 per mille per quanto riguarda i bambini. Il delegato britannico a Bruxelles, Hyndman, scontento di vedere proprio il suo paese messo in causa, cercò di allargare la condanna all’ insieme del mondo coloniale. La discrezione di Longuet in questo affare fu estrema. Non l’ affrontò che di sbieco nella polemica con i giornali nazionalisti per sostenere che le voci di disaccordo dei socialisti francesi con il Manifesto del BSI erano infondate e che essi erano i soli a poter marchiare i crimini del nazionalismo inglese, identico al nazionalismo francese.”” (pag 71)”,”MFRx-285″
“CANDELA Simone”,”I piemontesi in Sicilia, 1713-1718.”,”Simone Candela è nato a Palermo nel 1937 e vive a Reggio Emilia. Dirigente delle dogane, ha pubblicato tra l’altro ‘I Florio’ (1986). Ha compilato la voce ‘Florio’ per il Dizionario biografico degli Italiani’. Il libro ricostruisce il breve e sfortunato regno di Vittorio Amedeo II di Savoia, cui la Sicilia era stata ceduta dopo la Guerra di successione spagnola.”,”ITAG-001-FMP”
“CANDELORO Giorgio”,”Il movimento cattolico in Italia.”,”0″”Al non expedit per le elezioni politiche corrispose invece l’ incitamento a partecipare alle elezioni amministrative dato ai cattolici da Pio IX stesso. La stampa clericale si affrettò a dimostrare che l’ accettazione di cariche elettive comunali e provinciali non significava adesione al nuovo stato di cose: su questo punto la grande maggioranza dei clericali fu concorde.”” (pag 142)”,”ITAD-070″
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Il fascismo e le sue guerre. 1922-1939.”,”L’A ringrazia la moglie Luisa SPINELLI per l’aiuto nella revisione del testo e nella stesura della Nota bibliografica CANDELORO storico gramsciano nato a Bologna nel 1909 e morto nel 1988 ha preso parte alla Resistenza. Docente universitario dopo ricerche di storia del pensiero politico si è dedicato alla storia politica e sociale dell’Italia moderna e contemporanea che proseguirà per un trentennio.”,”ITAF-267″
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’ Italia moderna. VI. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio.”,”Antonio Labriola: le manifestazioni del 1° maggio e risponde a proposito dell’ingresso di esponenti della borghesia nel movimento operaio (pag 452-453) “”Queste manifestazioni e questi fatti, per quanto poveri essi siano, meritano la nostra attenzione molto più della ‘borghesia che porta continuamente al socialismo un contingente quale in Germania e in Francia neppure il più grande sognatore potrebbe sperare’, come il compagno prof. Ferri ha detto molto apertamente nei noti articoli sull’Italia nel Vorwärts (vedi il n. 43 del 20 febbraio)… Infatti, secondo questa inconfutabile affermazione di Ferri, la maggior parte dei candidati sono avvocati, medici, professori, piccoli proprietari e precursori – certamente! e precursori inevitabili, qualunque errore essi possano commettere, finché i proletari non siano giunti ad un giusto e pieno sentimento della loro situazione e ad una salda organizzazione politica’.”,”ITAB-274″
“CANDELORO Giorgio RAGIONIERI Ernesto SERENI Emilio, relazioni di; comunicazioni di Cestmir AMORT Mario ASSENNATO Nicola BADALONI Federico BIONDI Alexander K. BURMOV E.J. HOBSBAWM Emanuel HALICZ Eugenio KOLTAY KASTNER Aladar KIS Vladimir KHVOSTOV Vasile MACIU Tudor BUGNARIU Karl OBERMANN Zlata TAVERNA Marian ZYCHOWSKI Roberto BATTAGLIA Mario BERUTTI Carmelo D’AMATO Dina BERTONI JOVINE Guido OLDRINI Arnaldo SILVESTRINI Adriano SERONI Paola ZAMBELLI Jean DAUTRY Renato GIUSTI Witold KULA Giorgio MORI Sergio NARDI Jaroslav PURS Alberto SOBOUL, discussioni di Franco MOLFESE Giuliano PROCACCI Giuseppe BERTI Giorgio CANDELORO Pietro LA-VEGLIA Claudo PAVONE Ernesto RAGIONIERI Renato ZANGHERI Rosario VILLARI Andrei OTETEA Gastone MANACORDA Giorgio MORI Emilio SERENI”,”Problemi dell’Unità d’Italia. Atti del II Convegno di studi gramsciani tenuto a Roma nei giorni 19-21 marzo 1960.”,”Comunicazioni di Cestmir AMORT Mario ASSENNATO Nicola BADALONI Federico BIONDI Alexander K. BURMOV E.J. HOBSBAWM Emanuel HALICZ Eugenio KOLTAY KASTNER Aladar KIS Vladimir KHVOSTOV Vasile MACIU Tudor BUGNARIU Karl OBERMANN Zlata TAVERNA Marian ZYCHOWSKI Roberto BATTAGLIA Mario BERUTTI Carmelo D’AMATO Dina BERTONI JOVINE Guido OLDRINI Arnaldo SILVESTRINI Adriano SERONI Paola ZAMBELLI Jean DAUTRY Renato GIUSTI Witold KULA Giorgio MORI Sergio NARDI Jaroslav PURS Alberto SOBOUL, discussioni di Franco MOLFESE Giuliano PROCACCI Giuseppe BERTI Giorgio CANDELORO Pietro LA-VEGLIA Claudo PAVONE Ernesto RAGIONIERI Renato ZANGHERI Rosario VILLARI Andrei OTETEA Gastone MANACORDA Giorgio MORI Emilio SERENI”,”ITAB-285″
“CANDELORO Giorgio”,”Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio. Storia dell’ Italia moderna. Volume VI.”,”2° copia “”La prima Camera del lavoro fu quella di Milano, fondta nel 1891 da Osvaldo Gnocchi-Viani, che era divenuto consigliere comunale ed ottenne un sussidio dal comune. Seguirono nello stesso anno quella di Piacenza fondata da Angiolo Cabrini, e quella di Torino. Molte altre furono fondate negli anni successivi. L’iniziativa della fondazione fu presa da società operaie, da intellettuali socialisti e in qualche caso da Camere di commercio. Quasi tutte le CdL usufruirono agli inizi di sussidi comunali. Dal 29 giugno al 1° luglio 1893 si tenne a Parma il I congresso nazionale delle CdL, a cui parteciparono i delegati di 12 Camere, fondate fino a quel momento (…)””. (pag 390)”,”MITS-388″
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Volume III. La Rivoluzione nazionale.”,”””La tradizionale tendenza della politica estera francese a controbilanciare l’influenza austriaca in Italia ebbe senza dubbio un certo peso nel determinare l’intervento della Francia contro la Repubblica romana nell’aprile 1849. (…) (pag 438-439″,”ITAB-015-FR”
“CANDELORO Giorgio”,”Il movimento cattolico in Italia.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”RELC-039-FL”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Vol. V. La costruzione dello Stato unitario 1860-1871.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-016-FV”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Vol. VI. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio, 1871-1896.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAE-040-FV”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. La costruzione dello Stato unitario 1860-1871. Volume V.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-026-FL”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio 1871-1896. Volume VI.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-027-FL”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. La seconda guerra mondiale. Il crollo del fascismo. La Resistenza.”,”Giorgio Candeloro, storico gramsciano, nato a Bologna nel 1909 e morto nel 1988, ha preso parte alla Resistenza. Docente universitario, dopo ricerche di storia del pensiero politico, si dedica a una grande ricostruzione della storia politica e sociale dell’Italia moderna e contemporanea che proseguirà per un trentennio (dal 1956 al 1986). L’occupazione della Sicilia avrebbe reso pienamento sicuro il dominio alleato nel Mediterraneo “”Anche Roosevelt era propenso in linea di massima a fare all’Italia un trattamento più favorevole di quello da imporre alla Germania e al Giappone. Ma questa idea, trasmessa a Londra durante la conferenza di Casablanca, non trovò il favore del gabinetto di guerra britannico. Inoltre, mentre Roosevelt in vista delle elezioni presidenziali del 1944 si preoccupava di mantenere il favore degli italo-americani e dei cattolici (allarmati per le sorti della Santa Sede, che poteva essere colpita da operazioni militari effettuati in Italia), il Dipartimento di Stato intendeva studiare nei prossimi mesi il problema della sistemazione auspicata per tutta l’Europa. D’altra parte il generale Einsenhower, comandante in capo delle forze alleate nel Mediterraneo, giudicava necessario anzitutto cacciare definitivamente le forze dell’Asse dal Nord-Africa, poi occupare la Sicilia, il cui possesso avrebbe reso pienamento sicuro il dominio alleato nel Mediterraneo, e successivamente trasferire il grosso delle forze anglo-americane in Inghilterra per preparare il grande attacco alla Francia settentrionale da attuare nel 1944. Questo attacco era giudicato necessario dai capi militari americani non solo perché l’apertura del “”secondo fronte”” era da tempo richiesta da Stalin, ma anche perché, soltanto attraverso la Francia settentrionale e il Belgio, era possibile colpire a morte la forza militare della Germania, mentre un’eventuale campagna in Italia avrebbe avuto una funzione sussidiaria rispetto a questo scopo principale”” (pag 170-171)”,”ITQM-005-FGB”
“CANDELORO Giorgio”,”Il movimento cattolico in Italia.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-019-FV”
“CANELLES Sergio CARICATO Cristiana PISCAGLIA Luciano SIMONELLI Saverio”,”Introduzione alla Bibbia.”,”I tre autori sono giornalisti professionisti che lavorano come redattori presso la News Press, l’agenzia della CEI. Le origini del testo della Bibbia (pag 11-12-13) “”(Le origini) Sorsero dubbi, quindi, sia da parte cristiana che giudaica, circa l’assoluta attendibilità della tradizione che attribuiva a Mosè la redazione del ‘pentateuco’ [i primi cinque libri della Bibbia], e si dovette attendere fino al ‘Tractatus theologico politicus’ di Benedetto Spinoza (1670) per leggere che il ‘pentateuco’ costituisce un’opera compilata attingendo a fonti diverse, inclusi alcuni appunti dello stesso Mosè. Il ‘pentateuco’, infatti, non è stato composto di getto, ma è il prodotto, come si vedrà, di un processo redazionale estremamente complesso. La prosecuzione degli studi, sempre più approfonditi, portò infatti all’elaborazione di numerose ipotesi relative alla composizione dei primi cinque libri della Bibbia. Nel corso del 1700, fu evidenziato l’uso, in ‘Genesi’, di due diversi nomi di Dio – Jahwè e Elohim – e fu avanzata una prima “”ipotesi documentaria””: Mosè avrebbe composto i testi ordinando il materiale di due fonti o tradizioni principali, identificate dai due nomi divini, integrandole con altre fonti frammentarie e secondarie. Nei primi anni del secolo successivo, alcuni studiosi elaborarono un’altra ipotesi, secondo la quale alla base dei primi libri biblici esisterebbero brani, più o meno ampi, indipendenti l’uno dall’altro e senza alcuna continuità, accostati dalla mano di un successivo redattore (ipotesi dei frammenti). Nel corso della prima metà del sec. XIX fu invece avanzata l’ipotesi dei supplementi: alla base del ‘pentateuco’ vi sarebbe un testo di tradizione elohista (Elohim: Dio), all’interno del quale sarebbero stati successivamente inseriti, insieme ad altro materiale minore, testi di tradizione jahwista (Jahwè). L’evoluzione dello studio delle forme letterarie e delle tradizioni orali e scritte, che precedettero la redazione delle singole fonti, indusse successivamente altri studiosi, tra i quali emergono K.H. Graf e J. Wellhausen, ad elaborare un’ipotesi documentaria secondo la quale la versione giunta fino a noi del ‘pentateuco’ sarebbe il risultato della composizione di quattro documenti redatti nel corso della storia di Israele da diverse “”scuole teologiche”” o “”tradizioni””. I quattro documenti furono indicati con altrettante sigle: J per la tradizione jahwista, E per quella elohista, D per il ‘Deuteronomio’ [la “”seconda legge””] e P (dal tedesco ‘Priesterkodex’) per il «codice sacerdotale». A tali documenti, contenenti anche materiale orale antecedente di secoli alla loro redazione scritta, sarebbero state aggiunte altre fonti minori ad integrazione del contenuto delle tradizioni principali. (…) La ricerca sulle origini dei primi testi biblici è in continua evoluzione, ma, pur evitando di addentrarsi nell’analisi approfondita delle redazioni all’ipotesi documentaria classica e delle successive modifiche ad essa apportate, è lecito affermare che il ‘pentateuco’ costituisce un complesso (…) formatosi lentamente. La composizione delle quattro tradizioni abbraccerebbe infatti almeno sei secoli, forse un intero millennio, e sarebbe avvenuta in tappe successive (…)”” [Dall’Introduzione, Le origini] (pag 11-12-13)”,”RELx-068″
“CANESTRI Giorgio CONTORBIA Franco LIVORSI Franco GUASCO Maurilio CAMPANELLA Miriam AVOLIO Giuseppe ZANNINO Franco”,”Lelio Basso nella storia del socialismo.”,”Si tratta degli atti di un convegno di studi. Relazioni di CANESTRI Giorgio CONTORBIA Franco LIVORSI Franco GUASCO Maurilio CAMPANELLA Miriam AVOLIO Giuseppe, interventi di Angelo BOTTIROLI Luigi CAPRA Carlo GILARDENGHI Brunello MANTELLI Angelo ROSSA William VALSESIA, conclusioni di Franco ZANNINO. “”Fuori dall’ azione degli uomini, che è tutta quanta la storia, non v’è nessuna regola di morale superiore, nessuna supermorale, nessuna superstoria possibile””: non più che un’ operazione di pulizia (o si dica pure di polizia) teorica, insomma, che Basso si trova a reiterare su “”La Rivoluzione Liberale”” il 26 aprile, nella nota Marxismo e liberazione proletaria, respingendo la tesi, formulata due settimane avanti da Carmelo Puglionisi nell’ articolo ‘Esegesi Marxiste, secondo la quale “”il superamento della società borghese non è possibile, perché la storia non consente mai l’ assoluto, e sarà sempre un eterno succedersi di classi dirigenti, di borghesie avvicendantisi al potere””: “”Marx mirerebbe in sostanza a fare del proletariato una nuova borghesia. Ma qui sta celato un grave errore, errore storico e filosofico (…). Marx sarebbe stato davvero antistorico, se avesse preteso che la rivoluzione proletaria segnasse un termine alla storia (…). Marx (…) concepisce la rivoluzione proletaria come superamento di una forma sociale, conchiusione d’ una lotta, raggiungimento d’una mèta, che tosto si converte in punto di partenza per una mèta ulteriore (…). La liberazione conseguente alla rivoluzione proletaria non può esser (…) per Marx altra cosa che la liberazione del proletariato come tale, e cioè il superamento della società a classi.”””” (pag 69)”,”ITAC-097″
“CANESTRINI Sandro PALADINI Aldo”,”Il potere repressivo. L’ingiustizia militare. Natura e significato dei processi davanti ai giudici in divisa.”,”””Sono stati commessi crimini assai più numerosi e odiosi in nome dell’obbedienza che in nome della ribellione”” (C.P. Snow) (in apertura) Aldo Paladini, giornalista, ha scritto il libro ‘L’ingiustizia in aula’; Sandro Canestrini già deputato regionale del Trentino, è un avvocato che si è impegnato nella difesa di giovani sottoposti a processi militari. ‘Questo libro è la prima indagine condotta in Italia sul meccanismo che porta ogni anno dai sei al settimila giovani davanti ai tribunali militari’ Citati i volumi di Neppi-Modona (Sciopero potere politico e magistratura) e di Monticone (Gli italiani in uniforme) ‘Dall’art. 174 al 185 il codice prevede i reati di rivolta, di ammutinamento e di attività sediziosa, con varie sottoipotesi… insinuazione del malcontento…’ (pag 77-78″,”ITQM-256″
“CANETTI Elias, a cura di Furio JESI”,”Potere e sopravvivenza. Saggi.”,”Elias Canetti, romanziere, saggista, drammaturgo, autore di un ricchissimo diario, la sua opera inizia dagli anni Trenta. Hitler alle prese con i numeri. La voluttà del numero zampillante. “”Non appena le sorti della guerrfa mutano, Hitler incomincia ad aver a che fare con altri numeri. Poiché non gli si può nascondere nulla – egli si riserva ogni visione d’insieme e ogni decisione – il suo ministro ha l’obbligo di rendergli note le cifre di produzione del nemico. Nella loro improvvisa crescita, mostrano un’analogia fatale con le sue stesse cifre: quelle che egli in procedenza soleva usare per i propri scopi. Hitler le teme e si rifiuta di prenderne atto. La vitalità dei numeri zampillanti gli è ben familiare. Ora, poiché si volgono contro di lui, avverte la loro ostilità e cerca di sottrarsi al loro contagio distogliendosi da essi”” (pag 103) “”L’avversione di Confucio per l’eloquenza: il peso delle parole scelte con proprietà. Egli teme che l’uso facile e scorrevole le indebolisca. L’esitazione, la riflessione, il momento che ‘precede’ la parola, è tutto; ma anche il momento che che la segue”” (pag 125)”,”TEOP-507″
“CANEVACCI Massimo PALLADINO Pierandrea”,”Il potere aereo. Una critica politica e storico-culturale di un settore trainante dell’ imperialismo contemporaneo.”,”””Il ruolo dei trasporti si precisa sempre più all’ interno del quadro capitalistico e imperialistico di “”spartizione del mondo””: “”Le ferrovie sono il risultato finale dei principali rami dell’ industria capitalistica – carbonifera e siderurgica – e sono contemporaneamente le testimonianze più significative dello sviluppo del commercio mondiale e della civiltà democratica borghese. La costruzione delle ferrovie sembra un’ impresa semplice, naturale e democratica, apportatrice di civiltà e di progresso (…). Nella realtà i fili capitalistici che collegano queste imprese, per infinite reti, alla proprietà privata dei mezzi di produzione in generale, hanno trasformato la costruzione delle linee ferroviarie in strumento di oppressione (…)””. Quando Lenin esprimeva questo giudizio nella sua opera ‘L’ imperialismo (…)’ correva l’ anno 1917 e al centro dell’ analisi leninista era la dimostrazione scientifica del carattere “”classista”” e “”imperialista”” della guerra 14-18: dimostrazione fondata non “”sulla sua storia diplomatica”” ma sul “”complesso dei dati relativi alle basi della vita economica di tutti gli Stati belligeranti e di tutto il mondo””. E appunto fra questi dati fondamentali: “”La ineguale distribuzione della rete ferroviaria, il suo sviluppo ineguale, sono il risultato del capitalismo monopolistico moderno su scala mondiale e dimostrano l’ assoluta impossibilità di evitare le guerre imperialiste su tale base economica, finché esiste la proprietà privata dei mezzi di produzione””.”” (pag 62)”,”ECOI-191″
“CANEVARI Emilio”,”Clausewitz e la guerra odierna.”,”‘In un punto MOLTKE ha poi sviluppato notevolmente i concetti di CLAUSEWITZ: nel concedere larga iniziativa ai comandi inferiori guidandoli solo a mezzo di direttive: unico mezzo per comandare grandi masse separate.'”,”GERQ-034″
“CANEVARI Emilio”,”Clausewitz e la guerra odierna.”,”‘In un punto MOLTKE ha poi sviluppato notevolmente i concetti di CLAUSEWITZ: nel concedere larga iniziativa ai comandi inferiori guidandoli solo a mezzo di direttive: unico mezzo per comandare grandi masse separate.’ ‘La vittoria decide di tutto e cancella ogni errore, aveva già scritto Machiavelli, il maestro di Clausewitz: “”una giornata che tu vinca, cancella ogni altra tua mala azione'””. “”Evitate sempre- dice Machiavelli- il medesimo ordine di battaglia poiché occorre cambiare l’ ordinanza dell’ esercito a seconda della natura del paese, della qualità, numero e disposizione dei nemici””. Clausewitz sulla teoria: “”La teoria deve gettare un fascio di luce sulla massa degli oggetti, al fine di permettere all’ intelligenza di riconoscerli e di abituarvisi. Essa deve analizzare i rapporti che gli oggetti hanno fra loro e separare l’ essenziale dal secondario”” “”la legge come conoscenza significa il rapporto e la interdipendenza delle cose””.”,”QMIx-096″
“CANFORA Luciano”,”Il comunista senza partito. Seguito da ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’ di Arthur Rosenberg.”,”””Chiudo questi appunti il giorno in cui si annuncia l’inizio delle trattative tra Germania e Russia. Se non m’inganno, dovrebbe diventare realtà il desiderio che ho caldeggiato nell’intimo quasi dallo scoppio della guerra: pace con la Russia! E la guerra, ammesso che continui, continuerà contro il solo Occidente, contro i trois pays libres””. Così, concludeva, all’inizio del 1918, Thomas MANN le ‘Considerazioni di un impolitico’, libello di sfida ai ‘valori’ dell’Occidente. Ed è da un tale stato d’animo che iniziò il suo cammino spirituale Arthur ROSENBERG: dalla cerchia di LUDENDORFF al vertice del comunismo mondiale. Storico dell’antichità, sarà anche lo storico della Repubblica di Weimar.”,”MGEK-025″
“CANFORA Luciano”,”La Germania di Tacito da Engels al nazismo.”,”Luciano CANFORA (Bari, 1942) insegna filologia greca e latina e storia della filologia classica nell’ Università di Bari. Studia problemi di storia e di storiografia. Ha scritto molte opere (v. retrocopertina). “”Engels tratteggia con autentico entusiasmo la vita del “”libero Germano”” precedente l’ oppressione romana”” (pag 59) “”Engels non ricerca un mitico ‘Volksgeist’ degli antichi Germani; centro della sua ricerca è il regime della proprietà fondiaria (sulle tracce, ovviamente, di un comunismo agrario primitivo).”” (pag 61)”,”GERx-085″
“CANFORA Luciano”,”Il mistero Tucidide.”,”‘Sulla vita e lo stile di Tucidide’. “” (…) Fu discepolo di Anassagora per la filosofia – e di qui derivò, come testimonia Antillo, una certa sua fama di ateo – e dell’ oratore Antifonte, un vero maestro nell’ arte della parola; di lui Tucidide parla nell’ ottavo libro, attribuendogli la responsabilità di aver abbattuto la democrazia e di aver instaurato il regime dei Quattrocento. Per rispetto verso il suo maestro ha taciuto però che, dopo la morte di Antifonte, gli Ateniesi per vendetta gettarono il suo cadavere fuori della città: si racconta in effetti che gli Ateniesi gettarono il suo cadavere perché era stato lui il promotore del colpo di Stato antidemocratico. Divenuto adulto, il nostro storico non fece vita politica né prese la parola nei dibattiti assembleari; divenne stratego e questa carica causò l’ inizio dei suoi mali, giacché fu esiliato in seguito alla sua strategia (…).”” (pag 132, Marcellino)”,”STAx-123″
“CANFORA Luciano”,”Prima lezione di storia greca.”,”CANFORA Luciano (Bari, 1942) insegna filologia greca e latina nell’ Università di Bari. E’ autore di varie opere (v. retrocopertina). Capacità di cooptazione e declino. “”Cornelio Tacito farà dire all’ imperatore Claudio (41-54 d.C.) che Sparta e Atene erano decadute, al tempo loro, proprio per la miope politica della cittadinanza, per il modo gretto e geloso in cui si erano chiuse in se stesse condannandosi alla decadenza innanzi tutto demografica. Tutto il contrario della capacità dei Romani di cooptare e includere; (…)”” (pag 42) Potenziale di classe. “”La massa degli schiavi, che è esplosa più volte in cruente rivolte o, più spesso, ha cercato nella fuga la risoluzione dei propri mali, se non è riuscita a “”liberarsi”” con le proprie forze, è rimasta pur sempre presente, come incubo o fastidiosa fonte di preoccupazione, alla mente del legislatore come del politico, dell’ oligarca come del democratico, del popularis come del senatore tradizionalista. Tutti agiscono o pensano come se questo soggetto potesse, da un momento all’ altro, irrompere sulla scena.”” (pag 78)”,”STAx-125″
“CANFORA Luciano”,”Un mestiere pericoloso. La vita quotidiana dei filosofi greci.”,”CANFORA Luciano (1942) insegna filosofia greca e latina. “”Allora per la prima volta Siracusa si impose alla sua fantasia. Non era più la città interessante e remota alla sua fantasia, il cui destino, almeno dal tempo delle guerre persiane si era ogni tanto intrecciato con quello della madrepatria: era ormai la nuova grande potenza, la prima rivelatasi capace di sconfiggere Atene sul mare.”” (pag 62) “”Ma Platone andò oltre. Col suo esperimento siracusano, egli si è aperto, nella prassi, ad una empirica intesa con i tiranni. E’ stata una scelta di realismo politico che di solito resta in ombra, quando si parla di Platone, collocato, di norma, agli antipodi del realismo o addirittura della “”Realpolitik””. (pag 93)”,”STAx-126″
“CANFORA Luciano”,”1914.”,”CANFORA Luciano (1942) insegna filologia greca e latina. Ha scritto vari libri (v. risvolto 4° copertina). “”Il principale esponente di questa tendenza fortemente bellicista è il ministro degli esteri dell’ impero austro-ungarico, il conte Berchtold, che è certamente la persona che più ha scherzato col fuoco, sino ad arrivare poi al fuoco vero e proprio, non più metaforico. Nell’ambiente di governo, nelle cerchie ruotanti intorno alla corte, tuttavia ci sono altre voci: c’è un vecchio saggio, il conte Tisza, il quale è tutt’altro convinto dell’ opportunità e soprattutto dell’ inevitabilità del conflitto, e cerca di influenzare il vecchio sovrano. Francesco Giuseppe, che ha sulle spalle sessant’anni di storia, dal 1848 sulla scena del la politica europea, è sensibile, come ovvio, a molte e diverse sollecitazioni; (…)””. (pag 75)”,”RAIx-211″
“CANFORA Luciano”,”La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile.”,”Riflessione di Leonardo Sciascia (1985): “”C’è qualcosa di peggio del non fare una rivoluzione o (a piacer vostro) del farla; ed è farla a metà”” (…) (v. risvolto 4° copertina) Luciano CANFORA (1942)”,”ITAR-146″
“CANFORA Davide a cura”,”La libertà al tempo dell’ Inquisizione. Antologia di documenti dal 1252 al 1948.”,”CANFORA Davide (Bari, 1973) svolge ricerche di italianistica presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Univ. di Bari. Ha al suo attivo varie pubblicazioni.”,”RELC-259″
“CANFORA Luciano”,”Togliatti e i critici tardi.”,”CANFORA insegna filologia classica all’Università di Bari. Dal 1975 dirige la rivista ‘Quaderni di storia’. Fa parte del consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della Society of Classical Tradition (Boston).”,”PCIx-276″
“CANFORA Luciano”,”Gramsci in carcere e il fascismo.”,”CANFORA Luciano Gramsci e Trotsky. “”E questa non era certo una informazione alla portata del giovane direttore del “”Messaggero”” o di qualche suo collaboratore. L’articolista ritiene inoltre di sapere che Gramsci si sarebbe schierato con Trockij (“”partì in tempo [da Mosca] data la sua fedeltà a Trozki””):conosce dunque anche la vicenda della lettera di Gramsci al partito comunista russo (ottobre ’26), che criticava la volontà stalinana di stravincere contro l’opposizione trockijsta; e soprattutto monstra di conoscere il senso e il contenuto della missione di Jules Humbert-Droz, inviato dall’Internazionale alla seduta straordinaria del Comitato Centrale del PCI a Valpolcevera (inizio novembre ’26), che – come lo stesso Humbert-Droz poi scrisse – aveva il compito di impedire che il partito italiano si schierasse, come si temeva, apertamente con Trockij. Gramsci non poté intervenire a quel CC, onn poté raggiungere Valpolcevera perché costretto da un pesante intervento poliziesco a tornare indietro; ma era fermamente deciso a difendere la posizione assunta; al contrario il CC, guidato soprattutto da Grieco, cercò il compromesso con l’emissario del Komintern”” (pag 125) Nilde Iotti riporta una testimonianza di Raffaele Mattioli sul salvataggio dei Quaderni del carcere, sottratti alla cognata Tatiana dalla camera della clinica Quisisana ove Gramsci era spirato, e finiti nella cassaforte della Banca Commerciale, per giungere poi attraverso le mani di Piero Sraffa a Togliatti, al centro estero del partito a Parigi. Mattioli e Sraffa avevano anche aiutato finanziariamente Antonio Gramsci per il lungo periodo di ricovero in clinica (pag 287-288)”,”GRAS-093″
“CANFORA Luciano”,”Filologia e libertà. La più eversiva delle discipline, l’indipendenza di pensiero e il diritto alla verità.”,”La filologia come palestra della libertà “”Ma, con la scomparsa di Leone XIII (20 luglio 1903), la situazione poté solo peggiorare. Il suo successore, Pio X (1903-1914), non solo fu imposto al conclave dall’imperatore d’Austria in odio al candidato (quasi vincente), il cardinale Rampolla, filofrancese e fortemente sostenuto dalla Francia, ma si trovò a fronteggiare ben presto la rottura con la Francia, che nel 1905 diede forma alla “”séparation”” tra Stato e Chiesa”” (pag 38) Nota: su questo Conclave e sul veto dell’Imperatore d’Austria si veda pure ‘Memorie di un questore’ di Augusto BONDI (Milano, 1913) (pag 188-189)”,”STOx-199″
“CANFORA Luciano”,”La storia falsa.”,” La lettera al Congresso di Lenin, Trotsky e le falsificazioni di Stalin. “”Sostanzialmente, Lenin ha ‘designato’, anche se non apertamente, Trockij. Ma quando questa sua incerta scelta è divenuta manifesta, i rapporti di forza non erano più favorevoli. Il funerale di Lenin, solenne e a carico di ritualità, è stato un trionfo per Stalin, Trockij era assente, era in viaggio per una stazione di cura nel Caucaso e ha sempre sostenuto, poi, di essere stato ingannato da Stalin sulla data dei funerali. Quando finalmente la ‘Lettera al Congresso’ verrà letta, in seduta ristretta e a porte chiuse, i ritocchi apportati da Stalin hanno dato i loro frutti, nonostante il macigno rappresentato dall”addendum’ del 4 gennaio (1). Tra i presenti, ovviamente, erano anche Trockij e Radek (allora legatissimo a Trockij). Di ciò che accadde in quella seduta Radek parlò anni dopo con Emil Ludwig. E, nella sua biografia di Stalin, Ludwig riferì aunato Radek gli aveva detto di quella drammatica scena (…). Nella sua autobiografia, Trockij ricorda, lo abbiamo già detto, il capovers su Zinoviev e Kamenev, e trova che qualcosa non va quando commenta: “”Non bisognava però rinfacciare loro il passato””, ma dell’accenno al suo antico “”non bolscevismo”” non fa parola; anzi ritiene che nella ‘Lettera al Congresso’ ci fosse – così alquanto vanitosamente si esprime – “”la mia chiara designazione al primo posto”” (Mein Leben, trad. cit., p. 442).”” (pag 52-53-54) (1) Che per Stalin fu un colpo non lieve anche a giudicare dalle cronache di testimoni oculari della seduta ristretta a porte chiuse del 21 maggio ’24”,”STOx-200″
“CANFORA Luciano”,”Spie, URSS, antifascismo. Gramsci, 1926-1937.”,”CANFORA Luciano è docente di filologia classica all’Università di Bari. Dirige la rivista ‘Quaderni di storia’ (dal 1975). “”Questo era lo stile all’epoca, mentre già crollava tutto””. “”Memorabile è invece l’epopea della mal sopportata pubblicazione delle lettere di Tania (Schucht, ndr). Non ci riferiamo a quelle di Tania a Gramsci, bollate finemente da Santucci con lo ‘Schlagwort’ “”medicine e calze di lana””; ci riferiamo alla vicenda del carteggio Tania-Sraffa. Ecco alcune tappe: Sul “”manifesto”” del 28 marzo 1989 Rossanda deplora che le lettere di Tania vengano mantenute inedite e poco accessibili (io aveva fatto diretta esperienza di ciò nel reiterato tentativo di accedere a quelle a Sraffa del febbraio ’33 e riguardanti la “”famigerata”” lettera di Grieco). Santucci, in un intervento autolesionisticamente volto a dimostrare che Grieco scriveva “”Troski”” (“”Paese sera””, 8 aprile 1989) replica Rossanda bollandola come “”provocatrice”” e preannunzia: “”Le lettere di Sraffa e Tatiana stanno per essere integralmente pubblicate in volume””. A fine dicembre 1990, mentre languiva l’edizione, che Gerratana aveva intrapreso, del carteggio Tania-Sraffa, un appello veniva lanciato da ventuno studiosi dalle pagine de “”l’Unità”” (28 dicembre 1990, p. 17) affinché Pierangelo Garegnani, erede testamentario di Sraffa, desistesse dalla sua pretesa di veder pubblicate per intero le “”625 (sic!) lettere di Tatiana a Sraffa””q. L’11 febbraio ’91 Garegnani spiegava su “”l’Unità”” (p.15) che le lettere di Tania non erano 625 ma 78 e contestava invece il criterio con cui Gerratana si accingeva a pubblicare (delle lettere di Tania, solo estratti in nota). E rivendicava la elementare necessità di pubbliare il carteggio con la necessaria correttezza, dando cioè i testi per intero e riservando pari dignità ai due corrispondenti. Notava: “”Il volume che Gerratana ha preparato è invece limitato alle lettere di Sraffa e per il lato di Tania il lettore trova soltanti estratti di lettere o lettere isolate, riportati in nota o in appendice””. L’edizione è uscita nel giugno ’91, mantenendo sostanzialmente l’erroneo anti-scientifico impianto deprecato da Garegnani. Insomma, non si può proprio dire che Rossanda “”provocasse””! Questo era lo stile all’epoca, mentre già crollava tutto. Avevo chiesto al “”Gramsci”” di poter lettere la lettera di Sraffa a Spriano (18 dicembre 1969) nella quale Sraffa dichiarava la sua indignazione per quel che Grieco aveva scritto a Ercoli il 27 aprile ’37 sulle ubbie di Gramsci (è la poi celebre lettera del “”conosci il tipo””!). Fui invitato a rivolgermi a Giorgio Napolitano in quanto asserito detentore di quella lettera. Scrissi a Napolitano il 5 giugno 1990. Non ebbi mai risposta. Lamentai il fatto sul “”manifesto””. Napolitano scrisse al “”manifesto”” (14 novembre 1990, . 16) dichiarando ovviamente di non aver mai ricevuto la mia lettera. Ma in quell’istante medesimo la lettera veniva fuori, pubblicata in fac-simile dal “”manifesto”” con gesto benemerito”” (pag 139-140)”,”GRAS-099″
“CANFORA Luciano”,”Togliatti e i dilemmi della politica.”,”Luciano Canfora (Bari, 1942) è ordinario di Filologia classica all’Università di Bari e direttore della rivista ‘Quaderni di storia’ (1989). Ha pubblicato molti volumi tra cui ‘Ideologie del classicismo’ (1980). Il patto di non aggressione russo-tedesco ‘Orbene, anche per Togliatti la prima reazione al patto russo-tedesco è stata condanna dei «paesi fascisti aggressori» e di forzatura in chiave ‘antifascista’ del significato del patto: «Questo atto – si legge nella ‘Dichiarazione del Pcd’I’, da lui stilata il 25 agosto e pubblicata il 26 nel periodico dell’emigrazione «La voce degli Italiani» (6) – è un colpo gravissimo dato all’asse Roma-Berlino e al patto d’acciaio, di cui il partecipe principale [cioè la Germania] è costretto oggi ad inchinarsi davanti al potere della classe operaia, che pone un freno ai suoi piani di aggressione». Una scelta dunque in linea con quella del Pcf, schieratosi perciò dapprincipio col proprio governo per combattere l’aggressione tedesca. «In secondo luogo – seguita la ‘Dichiarazione’ – questo atto colpisce direttamente gli elementi reazionari che dirigono la politica dei paesi cosiddetti democratici, serve a denunciare alle masse le loro esitazioni ecc.». Diagnosi pertinente, ma dissonante rispetto alle direttive sovietiche, e presto accantonata. Uscito dalla prigione della Santé, nascosto per un paio di mesi a Parigi, Togliatti mette in circolazione un foglio di propaganda significativamente intitolato ‘Lettere di Spartaco’. Il richiamo alla linea internazionalista di Liebknecht-Luxemburg non potrebbe essere più chiaro: è Rosa Luxemburg – poi fondatrice della Lega di Spartaco che nel ’16/17 ha affidato alle ‘Lettere di Junius’ il proprio pensiero e la propria campagna ruotante appunto intorno alla parola d’ordine «il nemico principale è nel proprio paese». E così, se ancora, alla fine di agosto, nella ‘Lettera aperta al Partito socialista italiano’, Togliatti definiva «nemico principale» la Germania, ora, nelle ‘Lettere di Spartaco’, sceglie senz’altro la linea rigidamente internazionalista e scrive: «Il nostro nemico principale è nel nostro paese» (7). Il riflesso fondato sull’analogia rispetto alla situazione della precedente guerra è evidente nei comportamenti di Stalin e dell’Internazionale. Ed è piuttosto strano che, quando si discorre di questa cruciale vicenda, ci si dimentichi di ricordare come abbia pesato, nella decisione sovietica di stipulare con la Germania un patto di non aggressione che consentisse all’Urss di restare fuori dell’imminente conflitto, il ‘modello’ Brest-Litovsk. La stipulazione, vent’anni prima, di quella pace, a dispetto delle accuse di tradimento da parte dell’Intesa, era stato in realtà un gesto molto contrastato all’interno dello stesso vertice bolscevico. Lo stesso Trotsky, l’artefice della presa del Palazzo d’Inverno, colui che condusse con gli austro-tedeschi le trattative in quanto commissario agli Esteri, alla fine si dimise per non sottoscrivere la pace-capestro. Fu Lenin che impose tra molti contrasti, e sorretto, nella difficile scelta, anche da Stalin, l’accettazione della pace ‘comunque’, in base alla considerazione (rimasta poi un cardine della politica sovietica) secondo cui restare fuori della guerra è il ‘prius’. La situazione del gennaio-febbraio ’18 era certo ben più disperata; ma il presupposto della scelta era il medesimo in entrambe le situazioni. Stalin poté considerare, non del tutto a torto, squisitamente leninista la scelta di tenersi fuori, nel ’39, dal conflitto inter-imperialistico: e i comportamenti anglo-francesi del triennio ’37-39 non possono che averlo rinsaldato in tale scelta’ (pag 92-94) [(6) Testo integrale in: M. Pistillo, ‘G. Di Vittorio, 1924-1944’, Editori Riuniti, Roma, 1975, pp. 196-98; (7) Nella «Lettera di Spartaco» intitolata ‘Tentennamenti ed errori opportunistici all’inizio e nel primo periodo della guerra’ (15 aprile 1940) = Opere, IV, 2 Editori Riuniti, 1979, p. 30]”,”PCIx-428″
“CANFORA Luciano; ROSENBERG Arthus”,”Il comunista senza partito. Seguito da ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’ di Arthur Rosenberg.”,”””La ‘Storia della Repubblica Romana’ è l’unico scritto antichistico di Rosemberg che abbia avuto la ventura di esser tradotto in altre lingue. La tradusse nel 1926, per le edizioni della rivista di Ortega y Gasset, «Revista de Occidente», Margarita Nelken y Mausberger, esponente della sinistra spagnola, morta in esilio dopo la vittoria franchista. Ma la frequenza di termini come «Sozialismus», «Grosskapital», «rote Internationale» e così via non deve ingannare: soo categorie già frequenti nei libri di Pöhlmann o di Eduard Meyer, semplificazioni accentuate dal carattere divulgativo del volume e della collana. In particolare nella grande ‘Storia del socialismo e del comunismo nell’antichità’ di Pöhlmann sembra ricavata la visione del «socialismo greco», che avrebbe influenzato il pensiero e l’azione di Tiberio Gracco (pp. 58-60). Qua e là affiorano anche atteggiamenti del vecchio Rosenberg, come quando, ad esempio, si ravvisa la causa delle molte sconfitte romane tra l’invasione gallica e Spartaco nel fatot che spesso i consoli, supremi capi dell’esercito, erano «degli avvocati, per i quali l’arte militare era un libro dai sette sigilli» (p. 58); viene di pensare dall’immagine della Francia «repubblica di avvocati», e perciò equiparata alla verbosa e impotente Atene demostenica, tratteggiata dalla propaganda tedesca del tempo di guerra. Divulgazione dunque, ma divulgazione vecchia, come vecchia era la collana popolare («Aus Natur und Geisteswelt» dell’editore Teubner) in cui la ‘Storia’ appariva. Ben diversa, e del tutto nuova, è invece la collana popolare in cui appare ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’: la «Bibliothek der Volkshochschule», la collezione inventata dall’editore Velhagen und Clasing di Bielefeld per i corsi delle «Università popolari», promossi su larga scala dai governi socialisti e in primo luogo dal ministro Haenisch. Che ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’ fosse «destinato ai corsi delle Volkshochschulen» lo dice lo stesso Rosenberg nella più volte citata autobiografia (‘Freie Wissenschaft’, p. 277); e lo aveva rilevato con un po’ di ironia Hans Philipp, recensendo sulla «Berliner Philologische Wochenschrift» del 1922 il volumetto; e soggiungeva, anzi che il noto storico, ormai consigliere comunale comunista a Berlino, conseguiva più successo nelle «Volkshochschulen» che all’Università (p. 422)”” (pag 43-44) (inserire) dati libro Rosenberg in extratest”,”MGEK-001-FC”
“CANFORA Luciano”,”La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia.”,”Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. “”E’ stata un gran flagello questa peste, ma è anche stata ‘una scopa’; ha spazzato via certi soggetti che, figlioli miei, non ce ne liberavamo più”” (A. Manzoni, I promessi sposi, capitolo XXXVIII) Lenin (pag 29) “”Poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale al principio del 1915, Lenin diffuse un opuscolo sulle cause e la natura del conflitto: ‘Il socialismo e la guerra’ (1). Scartando il cicaleccio con cui ogni potenza giustificava la propria entrata in guerra, Lenin definiva le potenze in lotta, tutte ugualmente responsabili del conflitto (che due anni dopo Benedetto XV definì «inutile strage»), «grandi potenze schiaviste» (2). E’ da segnalare come, in quelle pagine, Lenin si riferisca non soltanto ai governi delle potenze europee, che hanno scatenato la guerra per ridisegnare la spartizione del resto del mondo (degli «schiavi», appunto), ma anche alla mentalità affermatasi tra i loro popoli: «I popoli che, negli anni 1789-1871, lottarono per lo più, alla testa degli altri, per la libertà, si sono trasformati, dopo il 1876, sul terreno di un capitalismo altamente sviluppato e ‘ipermaturo’, in oppressori e asservitori della maggioranza della popolazione e delle nazioni di tutto il globo. Dal 1876 al 1914 sei grandi potenze tengono soggetti più di mezzo miliardo di uomini nelle colonie». Conoscea bene il fenomeno dello sciovinismo colonial-imperialista a livello popolare e sindacale negli Usa e in Gran Bretagna, definito, allora, «gingoismo» (1). Non era un uso metaforico del termine «schiavisti»; il massacro scatenato per accaparrarsi le colonie e sottrarsele a vicenda non poteva definirsi altrimenti. Ed è un bell’esempio di eterogenesi dei fini ciò che il conflitto, alla sua conclusione, determinò. Le potenze che volevano riassestare e rinsaladre il proprio dominio sul resto del mondo innescarono senza rendersene conto la più terribile delle rivoluzioni, capaci di minacciare i loro stessi equilibri interni. Per altro verso, la rivoluzione che, partita dalla Russia, si proponeva di innescare analogo processo in Europa, ebbe invece – come risultato durevole – non il socialismo in Germania (su cui i bolscevichi avevano molto contato) ma l’accelerazione di un processo mondiale di decolonizzazione. Si risolse cioè nel più forte impulso alla liberazione di quegli «schiavi» che, scatenando il conflitto, le potenze civilissime e «civilizzatrici» intendevano spartirsi. Prima di altri, Lenin capì l’andamento imprevisto del moto storico in atto e cercò di chiarirlo, ‘in primis’ a se stesso, nell’ultimo suo scritto politico: ‘Meglio meno, ma meglio’ (4). Titolo sintomatico: sembra suggerire un «ripiego». Lenin continuava, nonostante tutto, a rimanere legato ‘sentimentalmente’ al sogno di partenza (avviare da Pietroburgo la marcia del socialismo in Europa) – o forse si esprimeva così perché i suoi lettori e seguaci quel sogno ancora coltivavano -, mentre in realtà ben altro, e più ‘primordiale’, moto di liberazione era diventato la posta in gioco. Soprattutto dopo la immane guerra che, a dispetto degli appetiti e dei piani di chi l’aveva scatenata, aveva a sua volta innescato un esito imprevisto: l’irruzione come soggetti attivi, non più come prede, nella storia mondiale, dei popoli oppressi. O, come Lenin si esprime nell’articolo ora ricordato: «Oriente, India, Cina etc., a causa dell’ultima guerra imperialista, sono stati definitivamente sbalzati fuori dai loro binari» (5)”” (pag 29-31)] [(1) Lenin, ‘Opere scelte in sei volumi’, Edizioni Progress – Editori Riuniti, [1970], vol. II, pp. 377-411. Utile, dopo un secolo, la raccolta di saggi a cura di W. Effenberger e J. Macgregor, ‘Sie wollen den Krieg’, Kopp Verlag, Rottenburg 2016; (2) Lenin, ‘Opere scelte’, cit., vol. II, p. 382; (3) Su cui va visto il bel saggio di John A. Hobson, ‘Il gingoismo’ [1901], trad. it. di R. Monteleone, Feltrinelli, Milano, 1980; (4) ‘Pravda’, 4 marzo 1923 (in ‘Opere scelte’, cit., vol. VI, pp. 754-757; (5) Ivi, p. 755]”,”STOx-305″
“CANFORA Luciano”,”Gramsci in carcere e il fascismo.”,”Dagli anni della lotta agli anni del carcere, alla persecuzione postuma del fascismo contro Gramsci. “”In uno dei suoi ultimi scritti precedenti l’arresto, su l’«Unità» del 26 settembre 1926, aveva scritto che dalla incapacità del socialismo italiano di prendere il potere e dalla conseguente «posizione di equilibrio instabile è nata la forza del fascismo italiano, che si è organizzato e ha preso il potere con metodi e sistemi che, se avevano una loro peculiarità italiana ed erano legati a tutta la tradizione italiana e alla immediata situazione del nostro paese, pur tuttavia avevaon e hanno una certo rassomiglianza coi metodi e i sistemi descritti da Carlo Marx nel “”Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte””, ‘cioè con la tattica generale della borghesia in pericolo, in tutti i paesi’». finire (pag 40-41)”,”GRAS-002-FC”
“CANFORA Luciano a cura, scritti di Adamo CHIUSOLE Umberto ECO Victor HUGO Gérald De-NARVAL Robert MUSIL José ORTEGA Y GASSET”,”Libri e biblioteche. Pagine scelte e presentate da Luciano Canfora.”,”””Franco Fortini scrisse una volta (1974) sul ‘Manifesto’ della forte impressione provata a Mosca (in quegli anni) quando aveva potuto osservare la forza che i libri, vietati, di Trotsky esercitavano proprio per essere, appunto, vietati. Dobbiamo ad Ovidio, il poeta caduto in disgrazia presso Augusto per ragioni tuttora oscure, la travata che be si addice ad au autore perseguitato: quella di personificare i ‘libri’ perseguitati. La ritroviamo, un paio di millenni più tardi, nella geniale favola di Ray Bradbury ‘Fahrenheit 451’ (1953), dove – per resistere ad un potere dispotico che persegue la distruzione dei libri – gli esseri viventi si identificano ciascuno in un libro e lo recitano instancabilmente a memoria per non dimenticarlo. (…) Don Chisciotte fu spinto all’azione dalla continua e sempre più coinvolgente lettura di libri”” (pag 14-16), introduzione di Luciano Canfora”,”ARCx-057″
“CANFORA Luciano”,”La metamorfosi.”,”Luciano Canfora professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. Volumetto incentrato sulla figura di Togliatti La svolta di Salerno suggerita e concordata con Mosca (pag 33-35) ‘Era una scelta compiuta prima della partenza per l’Italia e dell’approdo a Napoli il 27 marzo del ’44. Togliatti la illustra già l’11 aprile a Napoli e poi via via (luglio-settembre-ottobre) a Roma e a Firenze: L’aveva preannunziata nel discorso tenuto a Mosca il 26 novembre 1943 nella Sala delle colonne della Casa dei Sindacati (…). È una linea politica decisa a prescindere dal vertice di partito operante nell’Italia del Sud (che aveva aderito alla pregiudiziale anti-monarchica emersa dal Congresso del Cln di Bari a fine gennaio ’44), a prescindere dagli orientamenti dei dirigenti comunisti della lotta partigiana nel Nord Italia, a prescindere dagli esiti di quella difficile lotta in corso (…), Il fatto di indiscutibile rilievo costituito, un anno più tardi (fine aprile ’45), dalla simultanea insurrezione delle grandi città del Nord Italia – prova non da poco di capacità insurrezionale – non sposterà di un millimetro la scelta dell’«unità nazionale» come formulata lungo tutto l’anno precedente. Scelta definitiva, che comportava ovviamente di lasciar cadere l’istanza di una parte del vertice partigiano, comunisti in primis, di un ruolo (o di un peso) governativo del Cln. La inutilmente accanita discussione (promossa dagli studi di Elena Aga Rossi) sulla ‘vera’ genesi della «svolta di Salerno» rivela, col tempo, tutta la sua pochezza. Che Togliatti si muovesse in sintonia con gli orientamenti e le decisioni operative della diplomazia sovietica (e di Stalin personalmente) era non solo ovvio, ma anche l’unico scenario possibile: né ci voleva un’indagine particolarmente acuminata per capirlo, vista la pronta e significativa decisione sovietica di riconoscere il governo Badoglio (verso il quale, appunto, si orientò la «svolta di Salerno»). Semmai la polemica ha avuto un senso come replica all’enfasi della «retorica di partito» su quella «svolta». Aga Rossi un po’ trascurava, forse, l’altro aspetto della questione: l’affermazione – quasi ossessiva – che, da quel momento in poi (marzo 1944), il Pci diventava, si trasmutava in un «partito nuovo», le cui fattezze intendevano essere ben lontane da quelle della formazione nata nel ’21 e vissuta – nonostante tutto – nella clandestinità (1926-43) (16)”” (pag 33-35) [(16) Scrive ancora Togliatti, appena dà vita alla sua rivista: «La massa del popolo intuisce, anche se non sarebbe capace di esprimerla chiaramente, la profonda differenza che passa tra ‘la situazione odierna’ del nostro paese e quella del primo sviluppo e affermazione del movimento socialista, quando la partecipazione al potere fu considerata inammissibile dalla parte ‘sana e vitale’ di questo movimento» (‘Rinascita’ n. 1, giugno 1944)]”,”PCIx-484″
“CANFORA Luciano”,”La natura del potere.”,”Canfora instilla più di un dubbio sui travestimenti del potere: un dominio di pochi, anche quando sembra essere di uno solo…”,”TEOP-001-FSD”
“CANFORA Luciano”,”Esportare la libertà. Il mito che ha fallito.”,”””L’idea più stravagante che possa nascere nella testa di un uomo politico”” disse Robespierre “”è quella di credere che sia sufficiente per un popolo entrare a mano armata nel territorio di un popolo straniero per fagli adottare le sue leggi e la sua costituzione. Nessuno ama i missionari armati; il primo consiglio che danno la natura e la prudenza è quello di respingerli come nemici”” (in apertura)”,”TEOP-002-FSD”
“CANFORA Luciano, a cura di Antonio CARIOTI”,”Intervista sul potere.”,”Antonio Carioti lavoro alle pagine culturali e al supplemento ‘La lettura’ del Corriere della Sera. E’ autore di ‘Breve storia del presidenzialismo in Italia’, ‘Maledetti azionisti’, ‘Di Vittorio’, ‘Gli orfani di Salò’, ‘I ragazzi della fiamma’. Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di Storia’ e collabora con il Corriere della Sera:”,”TEOP-004-FSD”
“CANFORA Luciano”,”Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano.”,”‘Di Concetto Marchesi (1878-1957) può dirsi che ebbe due vite: quella vera, di uomo di genio, con la sua grandezza, e le sue debolezze e zone d’ombra, il suo fiuto politico, il suo pessimistico individualismo; e quella artificiosa de mito postumo. L’esperienza che segnò tutta la sua vita fu la resa, e poi adesione, al fascismo della maggioranza degli italiani. Marchesi convisse col fascismo nella difficile posizione dell’oppositore ‘dormiente’, unico esponente dell’alta cultura italiana legato al disciolto ma mai annientato Partito comunista. Intanto maturava in lui l’opzione, verso cui si orientava, negli stessi anni, anche Antonio Gramsci, per il “”cesarismo progressivo””, incarnato, ai suoi occhi, dal potere staliniano. La costante riscrittura di capitoli chiave della sua ‘Storia della letteratura latina’ (Gaio Gracco, Sallustio, Cesare, Tacito) fu lo specchio di tale cammino. Rettore a Padova dopo l’8 settembre 1943, giocò una partita spericolata e controversa, ma alla lunga insostenibile. Costretto alla fuga, dall’esilio in Svezzera, crocevia dei servizi segreti delle potenze in guerra, divenne il perno della rete che riforniva di armi i partigiani. Nel riflusso del dopoguerra, presto vide che il fascismo non era affatto morto. Ma nel “”terribile 1956″”, pur sferzando apostati e fuggiaschi, intuì la crisi profonda del movimento comunista”” (risvolto di copertina) Luciano Canfora, professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. “”Che la condotta adottata da Marchesi si prestasse ad equivoci fu clamorosamente evidente quando la stmpa di Salò inneggiò al suo discorso rettorale del 9 novembre (1943). Il 10 novembre “”Il Gazzettino”” di Venezia pubblica quasi per intero il suo discorso. Il 12 novembre escono sia “”La Gazzetta del Popolo”” di Torino (direttore Ezio Maria Gray) sia “”Il Resto del Carlino”” a Bologna (direttore Giorgio Pini) con articoli che esaltano quella prolusione padovana (…) (pag 541) Severa misura disciplinare del Pci “”Ci si deve inoltre domandare se la “”grave misura disciplinare”” abbia cessato di essere operante nel momento in cui Marchesi ha alfine lasciato il Rettorato ed è entrato in clandestinità, ovvero, in caso contrario – quanto tempo dopo la misura sia stata cassata. (…) La ripresa, nel febbraio e nel marzo ’44 , su ‘La nostra lotta’, organo clandestino comunista nell’Alta Italia (Milano), dell’attacco di Marchesi a Gentile, diffuso intanto anche in Veneto da “”Fratelli d’Italia””, organo CLN ma soprattutto azionista, è il segnale del riavvicinamento. Lo scontro con il partito si era prodotto – come Clocchianti attesta . a causa del ‘compromesso’ raggiunto da Marchesi con il comando tedesco, in un momento in cui non c’era altri con cui trattare. Questa è, palesemente, la ragione per cui – nella riscrittura ‘agiografica’ di quella vicenda sorta dopo la ricomposizione dei rapporti col partito- è nata la leggenda di una beffarda visita in pompa magna al comando tedesco come derisorio atto d’omaggio da parte di Marchesi. La prima formulazione di tale leggenda figura nell’introduzione di Raniero Nicolai all’opuscolo pubblicato al principio del ’46 ‘La persona umana nel comunismo’”” (pag 543-544) Mi pare che Canfora non parli dell’uccisione di Gentile in rapporto a Marchesi. ‘Il ruolo di Concetto Marchesi nell’uccisione del filosofo Giovanni Gentile è stato oggetto di polemiche e dibattiti storici. Alcuni elementi che emergono dai risultati della ricerca sono: Lettera aperta: Marchesi, antifascista e comunista, scrisse una lettera aperta a Gentile nel 1944, criticando la sua proposta di una ‘riconciliazione’ tra italiani e accusandolo di essere un collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana 12. Sentenza di morte: La lettera di Marchesi fu considerata da alcuni come una sorta di sentenza di morte per Gentile, che fu ucciso poco dopo da due partigiani comunisti dei GAP a Firenze 23. Togliatti, su Rinascita, giustificò l’omicidio come un atto di giustizia rivoluzionaria 4. Responsabilità morale: Marchesi fu accusato da alcuni di aver istigato all’omicidio di Gentile, ma lui negò sempre di aver avuto una responsabilità morale o materiale nell’attentato 25. Il processo per l’omicidio di Gentile fu archiviato nel 1945 senza individuare i responsabili 2. (f.copilot)”,”PCIx-005-FSD”
“CANFORA Luciano”,”La democrazia. Storia di un’ideologia.”,”Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. L. Canfora (n. a Bari 05.06.1942) è un filologo classico, grecista, storico e saggista italiano.”,”TEOP-110-FL”
“CANFORA Luciano”,”La prima marcia su Roma.”,”‘Una prima ‘marcia’ su Roma era stata quella di Silla (dopo la battaglia di Porta Collina: I.XI.82 a.C.) ma contro un governo considerato illegale, quello di Mario e Cinna. Una seconda era stata quella di Cesare (gennaio del 49), ma quando è nei pressi di Roma il Sentato e i ‘legittimi poteri’ sono fuggiti in Grecia! La ‘piccola marcia di Ottaviano nell’estate del 44 non aveva avuto le dimensioni del colpo di Stato (ma ‘Res Gestae’ I ne parla). È quella dell’agosto 43 la prima vera «marcia su Roma» (). (Nota pag 79) () 19 agosto 43: Colpo di Stato di Ottaviano che riceve la nomina a console insieme a Quinto Pedio Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari (2007). E’ direttore della rivista ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. “”All’età di diciannove anni, di mia iniziativa e a mie spese, misi insieme un esercito, grazie al quale liberai la Repubblica dal dominio dei faziosi””. Scolpito nel bronzo, l’ incipit delle ‘Res Gestae Divi Augusti’ consegna al mondo la verità del vincitore: l’aperta rivendicazione di un colpo di Stato’ (quarta di copertina)”,”STAx-030-FSD”
“CANFORA Luciano”,”Il testamento di Lenin. Storia segreta di una lettera non spedita.”,”Confronto tra learie versioni traduzioni e interpretazioni del Testamento di Lenin Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Storico e filologo di fama internazionale è autore di moltissime pubblicazioni, tra cui, recentemente, ‘La grande guerra del Peloponneso’ (2024).”,”LENS-334″
“CANFORA Luciano”,”La democrazia. Storia di un’ideologia.”,”Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. “”Ma prima che gli eventi precipitassero e l’impero fosse scosso da una rivoluzione, quella del 1905, che è molto più che il «primo tempo» del 1917, una discussione aveva percorso la socialdemocrazia russa e quella tedesca, appunto intorno alla questione del «partito» e della «tattica». Gli scritti, celebri, in cui sono espresse le due opposte concezioni sono il ‘Che fare?’ di Lenin (1902) e, in dura replica, ‘I nostri compiti politici’ di Trotsky (1904), cui si affianca nello stesso anno ‘Problemi organizzativi della socialdemocrazia russa’ di Rosa Luxemburg. Di mezzo c’è il secondo congresso del partito operaio socialdemocratico russo (luglio-agosto 1903), svoltosi nella clandestinità dapprima a Bruxelles, poi, scacciato dalla polizia belga, a Londra. È il congresso in cui Lenin riesce a far prevalere le proprie tesi, successo peraltro effimero, ma che darà alla sua corrente una temporanea maggioranza, donde la definizione, poi stabilmente adottata (anche quando non erano maggioranza) di «bolscevichi» (da ‘bosce’ = più). Nel programma uscito temporaneamente vincitore – s’intende, all’interno di un gruppo ridotto alla clandestinità – erano delineati gli scopi «finali» (la rivoluzione socialista) e i compiti «immediati» nella prospettiva di una prossima «rivoluzione democratico-borghese» (i due tempi previsti del tutto a torto da Marx per la Germania nell’ultimo capitolo del ‘Manifesto’ ritornano qui di peso): rovesciamento dell’autocrazia e sua sostituzione con una repubblica democratica, giornata lavorativa di otto ore, soppressione delle sopravvivenze della servitù della gleba, autodeterminazione delle nazioni. Ma la lotta più aspra, nel congresso, fu sulla questione organizzativa: sul partito. Non era una discussione accademica: era il perno. La visione di una partito monolitico, compatto, vincolato al «centralismo democratico» (che allora si chiamava ancora «burocratico»): l’aggettivo «democratico» accanto a «centralismo» fu adottato dai socialdemocratici russi nel 1906) veniva ancorata esplicitamente al modello giacobino, reinterpretato in chiave più accentuatamente organizzativa e militante. In un altro scritto dello stesso periodo (‘Un passo avanti e due indietro’; del maggio 1904) Lenin adotta la formula, che sarà bersaglio della contestazione aspra dei suoi contraddittori, Trockij e Rosa Luxemburg: «Il giacobino legato indissolubilmente all’organizzazione del proletariato, consapevole dei propri interessi di classe, è appunto il socialdemocratico rivoluzionario» (2). L’uso è metaforico, ma è anche il frutto della assunzione con valore positivo di un termine che gli avversari (Akselrod, Plechanov, Trockij, ecc., nonché i grandi esponenti del partito tedesco) adoperavano polemicamente come ‘disvalore’. Perciò nella stessa pagina Lenin evoca la «logora melodia bernsteiniana del ‘giacobinismo’ e del ‘blanquismo’, ecc.», Axelrod «grida al pericolo» di nuovi «giacobini», e Lenin ‘rivendica’ un modo di procedere di tipo giacobino, mentre bolla come ‘girondini’ i suoi contraddittori, assume nella luce positiva un termine che la socialdemocrazia ormai adoperava come connotazione negativa. Per Lenin, l’attuale ‘girondino’ è colui che «teme la dittatura del proletariato» e «sospira sul valore assoluto delle rivendicazioni democratiche», è «appunto l’ ‘opportunista’». Come in altri casi, «ortodossi» sono i suoi contraddittori – basti pensare alla durezza con cui Marx giudica il ceto politico giacobino nei suoi scritti sulla Rivoluzione (3) -, originale, eterodosso, ma proteso ad affermare una propria più sostanziale fedeltà a Marx è Lenin”” (pag 194-196) [Luciano Canfora, ‘La democrazia. Storia di un’ideologia’, Laterza, Bari, 2004] [(2) Lenin, ‘Opere scelte’, in sei volumi, Ed. Riuniti – Ed. Progress, Roma-Mosca, s.d., I, p. 519; (3) Abbiamo ricordato nei capitoli precedenti i cenni ironici sparsi qua e là negli scritti di Marx sui giacobini, la loro infantile ideologia «antica», ecc. Il più organico e aspro è certamente il capitolo della ‘Sacra famiglia’ intitolato ‘Battaglia critica contro la Rivoluzione francese’ (definita, tra l’altro, un «un fatto tutto del diciottesimo secolo». Contraddittoria è anche la sua interpretazione del Terrore – come ha osservato Furet -: «il Terrore realizza i compiti della rivoluzione borghese» ovvero «il Terrore costituisce il ‘rovesciamento provvisorio’ del potere della borghesia» (F. Furet, ‘Marx e la Rivoluzione francese’ (1986), trad. it. Rizzoli, Milano, 1989, p. 142). In una lettera del 4 settembre 1870 a Marx (l’anno prima della Comune) Engels è durissimo verso gli uomini del Terrore: «La colpa del regime del terrore dell’anno 1793 ricade esclusivamente sul borghese follemente impaurito, atteggiantesi a patriota, sul piccolo filisteo che se la faceva addosso dalla paura, e sulla marmaglia del sottoproletariato che con ‘la terreur’ faceva i propri affari» (Marx-Engels, ‘Opere complete’, Ed. Riuniti, vol, 44, Roma, 1990, p. 54]”,”TEOC-014-FMB”
“CANGEMI Luca”,”L’elefante e la metropoli. L’India tra storia e globalizzazione.”,”Luca CANGEMI dottore di ricerca in ‘Profili della cittadinanza’ si è occupato di studi postcoloniali.”,”INDx-108″
“CANGIANI Michele”,”Democrazia e fascismo nel pensiero di Karl Polanyi.”,”L’essenza del fascismo. ‘Alcuni anni dopo, al fine di chiarire l’«essenza del fascismo» mostrando a che cosa esso si contrappone, Polanyi torna a definire il socialismo come un «tipo di organizzazione» in cui libertà e responsabilità individuali da una parte, «lo Stato e i suoi organi» dall’altra, promuovono l’efficienza del sistema sociale mediante un controllo cosciente. «La formazione dell’autogoverno politico ed economico, la democrazia intensiva in circoli ristretti, l’educazione in vista dell’esercizio del governo» dovrebbero caratterizzare questo tipo di organizzazione (22). Si ispira senza dubbio a Bauer tale concezione del socialismo come organizzazione democratica e (quindi) cosciente, in cui all’«autogoverno industriale» nell’accezione di G.D.H. Cole si accompagni la ricerca dell’interesse generale, di un ‘optimum’ sociale politicamente stabilito ai vari livelli, dalle comunità locali allo Stato. Appare acquisita che la lezione di Karl Renner sulla relativa autonomia che devono avere le istituzioni politiche, lo Stato, affinché si possa arrivare a una decisione unitaria, di là dalla rappresentanza di interessi. Per questo Polanyi considera inadeguati, come forme di organizzazione globale della società, il «consiliarismo» e il «sindacalismo». Il problema non è semplicemente l’autogestione delle singole unità di produzione, ma è in primo luogo l’organizzazione della produzione complessiva, la cui «razionalità» va – democraticamente – costruita. A questo livello «integrano» infatti l’economia la logica del profitto e i meccanismi del mercato: dunque a questo livello è la sfida. Coerentemente a questa concezione, in un articolo del 1925 sul movimento operaio inglese Polanyi osserva che le Trade Unions, spezzettate come sono e orientate a proteggere interessi corporativi, locali e di categoria, stentano a comprendere la situazione generale e non arrivano a configurare né strategie di lotta né proposte di politica economica e sociale che siano ‘generali’ (23). La teoria socialista «positiva» di Polanyi rappresenta, d’altra parte, una critica e un superamento del punto di vista di Renner; in essa infatti il problema della politica non si esaurisce al livello delle istituzioni politico-amministrative in senso stretto e magari empiricamente esistenti, ma si pone in primo luogo come problema dell’organizzazione sociale. Come anche per Max Adler, la forma che conta è quella sociale, non quella giuridico-istituzionale. Da quella, prima che da questa, sono determinati i modi, i soggetti, gli oggetti, gli scopi, insomma le condizioni e i limiti delle scelte sociali, dunque della politica. La necessità e la preminenza della ‘funzione’ politica vanno perseguite come principio generale, non come illusione che sia possibile comporre conflitti e risanare crisi, che dipendono dall’organizzazione capitalistica di classe della società, senza che cambi tale organizzazione. L’illusione statalista di Renner e di Hilferding fondava anzi sulla realtà del capitalismo «organizzato» le speranze di socialismo. Sembrava loro che una legge «extraeconomica» potesse, anzi già tendesse a sovrapporsi al mercato; lo Stato appariva come soggetto della regolamentazione dell’economia, la volontà dei lavoratori sembrava potersi realizzare, attraverso il parlamento e il governo, come volontà della maggioranza degli elettori. Polanyi non tende certo, come Renner, a considerare essenza del socialismo l’«amministrazione»; e molto più che alle tesi di Hilferding al congresso del 1927 del partito socialdemocratico tedesco (24) egli sembra vicino a quelle sostenute da Max Adler l’anno precedente al congresso di Linz dei socialdemocratici austriaci. Fondamentale per Adler è la distinzione tra «democrazia politica» e «democrazia sociale». Mentre nella prima, scrive Giacomo Marramao, si ha «la costituzione formale di una “”volontà generale”” in funzione degli interessi particolari di una classe che domina sulle altre, e pertanto una forma di dittatura, la seconda viene a coincidere con la democrazia reale, attuabile nella sua pienezza soltanto in una società senza classi» (25)’ (pag 776-778) [(22) ‘The essence of Fascism’, in J. Lewis, K. Polany and D. K. Kirkhin, eds, Christianity and the Social Revolution’, London, Gollanz, 1935; trad. it. ‘L’essenza del fascismo’, in ‘La libertà in una società complessa’, cit., p. 116; (23) Cfr. ‘Zur Krise der englischen Arbeiterbewegung’, in ‘Der österreichische Volkswirt’, XVII, 1925, pp. 819-820; (24) Buona parte del discorso di Hilferding si trova tradotta in A. Salsano, a cura, ‘Antologia del pensiero socialista’, vol. IV/2, Roma Bari, Laterza, 1982, pp. 559-568; (25) G. Marramao, ‘Tra bolscevismo e socialdemocrazia: Otto Bauer e la cultura politica dell’austromarxismo’, in ‘Storia del marxismo’, Torino, Einaudi, vol. III, t. I, 1980, p. 292]”,”TEOP-535″
“CANGUILHEM Georges LECOURT Dominique, a cura di Francesca BONICALZI”,”L’epistemologia di Gaston Bachelard.”,”Georges Canguilhem (1904-1996) succede a Bachelard nella cattedra di Storia e filosofia della scienza alla Sorbonne. Tutta la sua opera è impegnata a reperire e ricostruire, nella storia delle scienze, la genesi dei concetti e le condizioni epistemologiche del loro apparire. Dominique Lecourt (1944), allievo di Althusser all’École Normale Supérieure dal 1965 al 1970, ha pubblicato numerosi saggi dedicati alla filosofia delle scienze nel dibattito marxista.”,”FILx-105-FL”
“CANNADINE David”,”The Decline and Fall of the British Aristocracy.”,”CANNADINE David membro del Christ’s College, Cambridge.”,”UKIS-021″
“CANNAN Edwin, a cura di Massimo PIVETTI”,”Storia delle teorie della produzione e della distribuzione nell’economia politica inglese dal 1776 al 1848.”,”CANNAN Edwin”,”ECOT-207″
“CANNARI Luigi D’ALESSIO Giovanni”,”La ricchezza degli italiani. Scelte, eredità, fortuna.”,”CANNARI Luigi D’ALESSIO Giovanni sono dirigenti nel Servizio studi della Banca d’ Italia e autori di ricerche sul tema della distribuzione del reddito e della ricchezza. Tabelle: Ricchezza procapite per regioni (pag 63) Trasferimenti intergenerazionali per età del capofamiglia (pag 91) La ricchezza pensionistica (pag 30-) “”Soprattutto in occasione di alcune fasi particolarmente positive del ciclo borsistico, molte famiglie – anche al di fuori del segmento più ricco – si sono avvicinate ai mercati delle attività più rischiose, in taluni casi acquistando direttamente titoli azionari o obbligazioni private. Ciò rappresenta per un verso un segnale positivo di evoluzione delle capacità di investimento delle famiglie, che si avvantaggiano della maggiore varietà di strumenti finanziari a loro disposizione e del maggiore rendimento che – in media – questi titoli possono fornire; d’altra parte il possesso di questi titoli da parte di ampi strati della popolazione può comportare alcuni problemi, quando non vi sia piano consapevolezza del rapporto tra rischio e rendimento, e l’ investimento non segua opportuni criteri di diversificazione che dipendono dalla situazione patrimoniale di ciascuno.”” (pag 45-46)”,”ITAE-193″
“CANNE MEIJER H.”,”Movimiento de los Consejos Obreros en Alemania (1917-1921).”,” AAUD Allgemeine Arbeiter Union Deutschland, Unione Operaia di Germania (organizzazioni di fabbrica nate in tempo di guerra e nel dopoguerra) AAUDE organizzazione unitaria , organizzazione operaia distinta K. SCHROEDER (pag 39) La AAU-E si inclinava di più verso il federalismo; il KAP-AAU tendeva più al centralismo. Nel 1923, Karl Schroeder (1), teorico del KAPD, proclamava che “”quanto più centralizzata sta la società comunista, meglio sarà””.”” (pag 59) (1) Karl Schroeder (1884-1950),combattente spartachista, sulla cui testa fu messa una taglia nel 1919, diventa poi dirigente professionale del KAPD da cui viene espulso nel 1924; quindi scelse di fare il funzionario del partito socialista. Fu uno dei pochi dirigenti di questo partito ad organizzare una “”resistenza”” al nazismo. Condannato nel 1936, insieme ad altri vecchi militanti del KAP, occupa oggi un posto importante nel “”martirologio”” del socialismo tedesco. (nota fondo pagina)”,”GERR-028″
“CANNELLI Riccardo”,”Nazione cattolica e Stato laico. Il conflitto politico-religioso in Messico dall’ indipendenza alla rivoluzione (1821-1914).”,”CANNELLI Riccardo nato a Roma nel 1960, è dottore di ricerca in storia contemporanea. Autore di saggi e articoli relativi alla storia politica e religiosa latinoamericana, ha tradotto e curato l’ edizione critica del diario di monsignor Neophitos Edelby, ‘Il Vaticano II nel diario di un vescovo arabo’ (Milano, 1996). Messico. Chiesa e rivoluzione messicana. “”In questo senso, il movimento cattolico fu un propulsore della rivoluzione del 1911. Secondo Jean Meyer, ‘la Chiesa si trovava, in quella data, alla testa del movimento sociale, movimento che, per quanto timido, esisteva e disimpegnava un rolo precursore del periodo rivoluzionario’. Se l’ira anticlericale del periodo rivoluzionario fu la causa principale della fine dell’ azione sociale della Chiesa, non vanno però trascurati alcuni fattori di debolezza interni al movimento chhe a lungo andare infiacchirono le forze cattoliche. In primo luogo, la diseguale diffusione delle sue associazioni sul territorio nazionale””. (pag 155)”,”AMLx-064″
“CANNISTRARO Philip V.”,”La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media.”,”Dati sugli abbonati all’ Eiar: 40 mila nel 1927, 1.170.000 nel 1939. Confronto con la Germania: nel 1939 aveva oltre 12.500.000 abbonati. A parte il contenuto delle trasmissioni di ‘radio-balilla’, la spiegazione del divario è che solo un numero limitato di italiani poteva permettersi di comprare un apparecchio radio e pagare il canone di abbonamento (pag 256) Philip V. Cannistraro è nato a New York nel 1942. Attualmente (1975) insegna Storia alla Florida State University. Fa parte del comitato direttivo della Society for Italian Historical Studies. Ha pubblicato tra l’altro: ‘The Anatomy of History’ (1974) e ‘Poland and the Coming of the Second World War’ (1975).”,”ITAF-374″
“CANNISTRARO Philip V.”,”La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media.”,”Philip V. Cannistraro è nato a New York nel novembre 1942. Ha insegnato Storia alla Florida State University. Ha pubblicato tra l’altro ‘Poland and the Coming of the Second World War’ (1975).”,”ITAF-002-FFS”
“CANNON James P.”,”I primi dieci anni del partito comunista americano.”,”James P. CANNON fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’ Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon TROTSKY. CANNON descrive nel libro le origini del CPUSA risalenti all’ala sinistra del partito socialista d’anteguerra e i tentativi del pioniere CPUSA di applicare la lezione della rivoluzione russa all’esperienza americana. Il libro è nato da una serie di lettere inviate dall’autore come risposta alle domande che gli rivolgeva Theodore DRAPER. DRAPER si accorge che ‘Jim Cannon, diversamente dagli altri leader comunisti della sua generazione, voleva ricordare…””. In appendice si trovano specifiche analisi dei ruoli di Big Bill HAYWOOD, Eugene DEBS, Daniel DE-LEON e di altri leaders del primo anteguerra.”,”MUSx-057″
“CANNON James P.”,”Notebooks of an Agitator. From the Wobblies to the fight against the Korean War and McCarthyism.”,”Libro dedicato dall’ A a Rose KARSNER CANNON James P. , seguace di TROTSKY, è stato il segretario nazionale e uno dei fondatori dell’ SWP (Socialist Workers Party) dal 1938 al 1953. Quindi è divenuto presidente e quindi presidente emerito fino alla morte avvenuta nel 1974. Era stato anche segretario esecutivo dell’ International Labor Defense (1925-28). Finlandia e Grecia. “”In many respects, the Italo-Greek war appears to be a duplicate of the Soviet invasion of Finland; the points of resemblance strile the eye. In each case a strong military power attacked a smaller and weaker opponent. The Soviet invasion of last year appeared to be poorly prepared. The victim of aggression fought back and scored initial victories. The press dispatches pictured David putting Goliath to rout while thousands cheered. (…) The difference from their point of view is the difference between the class nature of the Soviet Union and fascist Italy. (…) It was the threat to private property, implicit in a Soviet victory over bourgeois anti-Soviet campaign during the Soviet-Finnish war. They gave the workers an instructive lesson in class politics! The motivation of the bourgeoisie in this case was graphically summarized in the Manifesto of the Fourth International on ‘The Imperialist War and the Proletarian Revolution’, adopted by the Emergency Conference of the Fourth International last spring. (…) From a class point of view, the bourgeoisie were absolutely right in the position they took on the Soviet-Finnish war. So were we right, from the point of view of the fundamental class interests of the proletariat, in firmly maintaining our defense of the Soviet Union in spite of the enormous pressure of bourgeois public opinion, which even found expression at the time in our own ranks. Contemptible was the faction of Burnham and Shachtman which attacked our program in synchronism with the bourgeois anti-Soviet campaign. Pathetic must be the fate of the faction whose “”independent”” existence stems from that shameful capitulation.”” (pag 174-177)”,”MUSx-217″
“CANNON James P.”,”L’histoire du trotskysme américain, 1928-1938. Le rapport d’un participant.”,”Libro dedicato a Vincent R. Dunne”,”MUSx-280″
“CANNON James P.”,”The History of American Trotskyism. From Its Origins (1928) to the Founding of the Socialist Workers Party (1938). Report of a Participant.”,”Sconfitta la rivoluzione tedesca. “”But what role in history can play the miserable capitulation of the Social Democrats and Stalinists in Germany? Here was the most powerful proletariat in Western Europe. The Social Democrats and Stalinists combined had polled more than 12 million of votes in the last election. Had the German workers been united in action they could have scattered the fascist riffraff to the four winds with one solid blow. This powerful proletariat,disunited and betrayed by the leadership, was conquered without a fight. The most horrible, barbarous regime was imposed upon them by the fascists. Before the event, Trotsky said that a failure to fight would be the worst betrayal in history. So it was. Ten unsuccessful insurrections, said Trotsky, could not demoralize the proletariat one-hundredth part as mach as one capitulation without a fight which would deprive them of confidence in themselves. After the capitulation, this tragic culmination of the German situation, many people began to think of everything that Trotsky had said and done in the effort to aid the workers to avoid the catastrophe. What finally happened began to appear to many people as complete verification, if even in a negative sense, of all that he had said and explained.”” (pag 109-110)”,”MUSx-281″
“CANNON James P.”,”I primi 10 anni del Partito Comunista Americano.”,”James P. Cannon fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”MUSx-002-FL”
“CANNON James P.”,”Letters From Prison.”,”CANNON James P. Il concetto di Lenin di ‘partito’ di rivoluzionari di professione (nella vecchia Russia zarista) è tradotto dall’autore nel concetto di un vero ‘staff’ professionale di partito in America e in altri paesi avanzati (il peso % del gruppo di militanti lavoratori a tempo pieno rispetto al totale degli iscritti al partito sarebbe secondo Cannon determinante a questo fine) (pag 50) L’ Old Man nel testo è riferito a Trotsky”,”TROS-291″
“CANNON James Patrick”,”The Left Opposition in the U.S., 1928-31. Writings and speeches, 1928-31.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Notes, Glossary, Index,”,”MUSx-046-FL”
“CANNON James P. SHACHTMAN Max TROTSKY Leon, and Others”,”Dog Days:James P. Cannon vs. Max Shachtman in the Communist League of America 1931-1933.”,”James P. Cannon fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Max Shachtman (1904-1972) Joined CP, 1921, as member of Workers Council; leader of CP youth, 1923-27; editor of ILD Labor Defender, 1925-28; alternate member of central committee, 1927-28; supporter of CP Cannon faction; expelled for Trotskyism in 1928; fouding member of CLA and on NC, 1929-34; editor of U.S. Trotskyist publications, including Militant and New International; founding member of WPUS and on NC, 1934-36; entered SP with Trotskyists, 1936-37; founding SWP member and on NC, 1938-40; split from Trotskyist movement, 1940, in opposition to Trotskyist position of unconditional military defense of Soviet Union; founding leader of Workers Party and its 1949 successor, Independent Socialist League; led liquidation of ISL into SP-SDF, 1958; remained leader of SP, and became social patriot and supporter of Democratic Party. Editorial Note, Introduction by the Prometheus Research Library, Notes, Glossary, References, Index, Photo Credits,”,”TROS-054-FL”
“CANNON James Patrick”,”James P. Cannon and the Early Years of American Communism. Selected Writings and Speeches 1920-1928.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About James P. Cannon, Editorial Note, Introduction, Appendix: 1. Cannon’s Collaborators, 2. Report to Political Committee on the Right Danger and Trotskyism, 25 December 1928, by Jack Stachel, Photo Sources, Glossary, Bibliography of the Writings and Speeches of James P. Cannon, 1912-1928, Index,”,”TROS-056-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Communist League of America 1932-34. Writings and Speeches, 1932-34.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Appendix: Four letters by Trotsky on CLA crisis, Notes, Photo, Index,”,”TROS-059-FL”
“CANNON James Patrick”,”Writings and Speeches, 1945-47. The Struggle for Socialism in the “”American Century””.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Notes, Glossary, Photo, Index,”,”TROS-064-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Struggle for a Proletarian Party.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction by George NOVACK, Appendix: The war and bureaucratic conservatism, Glossary, Notes, Index,”,”TROS-066-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Socialist Workers Party in World War II.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Notes, Glossary, Index, foto,”,”MUSx-054-FL”
“CANNON James Patrick”,”Letters from Prison.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Acknowledgments, Introduction by Jack BARNES, Notes, Foto Index,”,”MUSx-062-FL”
“CANNON James Patrick”,”Socialism on Trial.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction by George NOVACK, Appendix: Defense Policy in the Minneapolis Trial: A Criticism by Grandizo MUNIS, Notes, Foto, Index,”,”MUSx-063-FL”
“CANNON James Patrick”,”Notebook of an Agitator.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Preface to the First Edition by Joseph HANSEN, Notes, Foto, List of Illustrations, Index,”,”MUSx-064-FL”
“CANNON James Patrick”,”Speeches to the Party. The Revolutionary Perspective and the Revolutionary Party.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction by Al HANSEN, Appendices, Notes, Index,”,”MUSx-065-FL”
“CANNON James Patrick”,”Speeches for socialism.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”MUSx-067-FL”
“CANNON James Patrick”,”America’s Road to Socialism.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”MUSx-071-FL”
“CANNON James Patrick”,”The revolutionary party. Its role in the struggle for socialism.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”TROS-094-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Struggle for a Proletarian Party.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction, Letters to comrades, Editor’s Note, Appendix: The war and bureaucratic conservatism, Glossary, Notes, Index,”,”TROS-097-FL”
“CANNON James P.”,”L’histoire du trotskysme américain, 1928-1938. Le rapport d’un participant.”,”Libro dedicato a Vincent R. Dunne”,”TROS-014-FV”
“CANNON John”,”The Oxford Companion to British History.”,”Professor John Cannon held the chair of Modern History at the University of Newcastle upon Tyne until 1992.”,”UKIx-024-FL”
“CANNY Nicholas, Contributors Virginia DEJOHN ANDERSON John C. APPLEBY David ARMITAGE G.E. AYLMER T.C. BARNARD Hilary McD. BECKLES Michael J. BRADDICK Richard S. DUNN P.E.H. HAIR James Horn Jonathan I. ISRAEL Ned C. LANDSMAN Robin LAW Peter C. MANCALL P.J. MARSHALL Jane H. OHLMEYER William O’REILLY Anthony PAGDEN N.A.M. RODGER Robert M. WEIR Nuala ZAHEDIEH”,”The Origins of Empire. British Overseas Enteprise to the Close of the Seventeenth Century. Vol. I.”,”Nicholas Canny is Professor of History, and Academic Director of the Centre for the Study of Human Settlement and Historical Change, at the National University of Ireland Galway. Virginia DeJohn Anderson is an Associate Professor of History at the University of Colorado at Boulder. John C. Appleby is Lecturer in the Department of History at Liverpool Hope University College. David Armitage is Associate Professor of History at Columbia University. G.E. Aylmer served in the Royal Navy in the Second World War. He was formerly Master and is an Honorary Fellow of St Peter’s College, Oxford. T.C. Barnard is Fellow and Tutor in Modern History, Hertford College, Oxford. Hilary McD. Beckles is Professor of History and Dean of the Faculty of Arts and General Studies at the University of the West Indies. Michael J. Braddick is Lecturer in History at the University of Sheffield. Richard S. Dunn is Director of the Philadelphia Center for Early American Studies and Nichols Professor of American History Emeritus at the University of Pennsylvania. P.E.H. Hair former Ramsay Muir Professor of Modern History at the University of Liverpool, is President of the Hakluyt Society. James Horn is Head of the School of Historical and Critical Studies at the University of Brighton. Jonathan I. Israel is Professor of Dutch History and Institutions, University College, London. Ned C, Landsman is Associate Professor of History at the State University of New York at Stony Brook. Robin Law is professor of African History at the University of Stirling. Peter C. Mancall is Professor of History at the University of Kansas. P.J. Marshall is former Rhodes Pofessor of Imperial History at King’s College, London. Jane H. Ohlmeyer is Lecturer in History at Aberdeen University. William O’Reilly is Lecturer in History at the National University of Ireland, Galway. Anthony Pagden is Harry C. Black Professor of History at the Johns Hopkins University. N.A.M. Rodger has been Assistant Keeper of the Public Records and is now Anderson Fellow of the National Maritime Museum. Robert M. Weir is Professor of History at the University of South Carolina. Nuala Zahedieh is Lecturer in the Department of Economic and Social History, University of Edinburgh. Foreword, Preface, List of Maps, List of Figures, List of Tables, List of Contributors, Abbreviations and Location of Manuscript Sources, Cronology, Notes, Index, The Oxford History of the British Empire,”,”UKIx-018-FL”
“CANOSA Romano”,”Alle origini delle polizie politiche. Gli inquisitori di stato a Venezia e a Genova.”,”Romano CANOSA, giudice a Milano, ha scritto ‘La magistratura in Italia dal 1945 a oggi’ (1974), ‘La polizia in Italia dal 1945 a oggi’ e molti altri libri.”,”TEMx-015″
“CANOSA Romano”,”Storia della criminalità in Italia 1845-1945.”,”CANOSA Romano ha pubblicato ‘Storia di un pretore’ (1978) e ‘La libertà in Italia. I diritti civili e sociali nell’ ultimo decennio’ (1981).”,”TEMx-016″
“CANOSA Romano SANTOSUOSSO Amedeo”,”Magistrati, anarchici e socialisti alla fine dell’ Ottocento in Italia.”,”CANOSA Romano SANTOSUOSSO Amedeo, giudici a Milano, collaborano entrambi a ‘Critica del diritto’.”,”MITS-163″
“CANOSA Romano FEDERICO Pietro”,”La magistratura in Italia dal 1945 a oggi.”,”Romano CANOSA è nato ad Ortona nel 1935. E’ pretore del lavoro a Milano. Pietro FEDERICO è nato nel 1942 a Roma e pure è pretore del lavoro a Milano e assistente di diritto canonico. “”La lettura dell’ organo di stampa dell’ Associazione Nazionale Magistrati negli anni attorno al 1950 rivela un certo impoverimento della analisi teorica rispetto agli anni precedenti”””,”ITAP-034″
“CANOSA Romano”,”Banchieri genovesi e sovrani spagnoli tra Cinquecento e Seicento.”,”CANOSA Romano vive e lavora a Milano. Ha scritto molti libri tra cui ‘Storia dell’ Inquisizione in Italia dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento’ (5 volumi). “”A partire dalla metà del secolo furono i banchieri genovesi coloro che più di tutti assicurarono ai sovrani spagnoli gli anticipi di denaro necessari per far fronte ai loro crescenti bisogni. I loro rapporti con la Corona furono tutt’altro che idilliaci (i sovrani spagnoli spesso fecero ricorso ad autodichiarazioni di fallimento per sottrarsi al pagamento dei debiti), ma alla fine i genovesi riuscirono sempre a cavarsela e a tutelare i loro interessi”””,”ITAE-089″
“CANOSA Romano”,”La polizia in Italia dal 1945 a oggi.”,”CANOSA Romano nato ad Ortona nel 1935 è giudice a Milano. Ha scritto insieme co P. FEDERICO ‘La magistratura in Italia dal 1945 ad oggi’, Collabora a ‘Critica del diritto’ e a ‘Quaderni Piacentini’. “”Così, nel 1948, un giurista scriveva sulla più diffusa rivista di diritto penale del paese che “”il codice di procedura penale del 1930 preparato ed attuato nel periodo più euforico della dittatura fascista, porta con sé le imprente più inconfondibili del Polizeistaat cui quel regime si compiaceva ispirarsi e nel quale solo poteva trovare ilsuo naturale sostegno.”” In verità, se indubbiamente fondate erano le accuse alle norme del codice in quanto ancora in vigore, non andava dimenticato che, per quanto concerneva il cardine di possibili deviazioni (la possibilità che aveva la polizia di interrogare gli imputati, di procedere a perquisizione personale e domiciliare, di sentire i testimoni ecc.), il codice Rocco era figlio legittimo del codice Finoccharo Aprile del 1913 del quale ripeteva quasi alla lettera le disposizioni, così come prefascista era la prassi dell’ autorità giudiziaria di tollerare gli sconfinamenti degli organi di polizia da questi limiti già assai ampi””. (pag 157-158)”,”ITAP-103″
“CANTALUPO Roberto – DE DONNO Alfredo – GOEHRING Giulio”,”La “”Belle Époque”” [Vita diplomatica di S. Contarini] – A Vittorio Veneto morì la vecchia Europa – Politica occidentale e libertà del mondo.”,”Contarini scrive a Mussolini “”Invece ci eravamo ingolfati in una guerra civile, di un popolo orgoglioso e tenace, geloso della sua indipendenza, e non avevamo dato sufficienti spiegazioni internazionali del nostro intervento, nè avevamo saputo stabilire quali vantaggi avremmo potuto ricavarne; andavamo verso il risultato di legarci mani e piedi ai tedeschi, che ci vedevano molto volentieri impegnati in Ispagna, e ne ritraevano massima libertà d’azione per intesificare il più possibile la loro brigantesca politica di conquista dell’Austria. La frase di una mia lettera a Mussolini – “”Per il gusto di andare a Burgos lei ha consentito ai tedeschi di andare a Vienna”” – ch’egli aveva conosciuta, gli era parsa riassuntiva del contenuto negativo della nostra partecipazione alla guerra spagnola”” (pag 67) [Roberto Cantalupo, La ‘belle epoque’ (vita diplomatica di S. Contarini)]”,”RAIx-316″
“CANTARELLA Raffaele”,”La letteratura greca classica.”,”Raffaele Cantarella professore di letteratura greca dell’Università di Milano, accademico dei Lincei (1963), doctor H.C. dell’Università di Atene (1967), Premio Marzotto per la critica (1955), già presidente dell’Istituto nazionale del dramma antico, direttore della rivista di studi teatrali Dioniso e della Collana Classici greci e latini.”,”GREx-004-FL”
“CANTARO Antonio”,”Il secolo lungo. Lavoro e diritti sociali nella storia europea.”,”CANTARO Antonio insegna Diritto costituzionale dell’integrazione europea nella Facoltà di sociologia dell’Università Carlo Bo di Urbino. Ha scritto numerosi saggi tra cui ‘La modernizzazione neoliberista’ (1990). Contiene il capitolo: ‘Le Costituzioni del lavoro: da Weimar a Roma’, e all’interno, il paragrafo: ‘La ‘risposta’ europea alla Rivoluzione d’ottobre. (pag 59-) “”La Costituzione di Weimar – come è noto – è considerata da molti un documento simbolo anche per i suoi paradossi e le sue contraddizioni (1). In ogni caso, la Costituzione tedesca del 1919 contiene una vera e propria ‘miniera’ di disposizioni nelle quali si manifesta, secondo un giudizio all’epoca unanimemente accettato, la cosiddetta idea sociale. (…) Gran parte di queste disposizioni prefigura un ‘programma’ di profonde ed inedite trasformazioni economiche e sociali. Ma, probabilmente, nessuna di esse è di per sé sufficiente a spiegare perché la vicenda weimariana sia stata vissuta all’epoca come una vera e propria «cesura epocale». Non solo rispetto alle costituzioni liberali, ma anche rispetto a quegli ordinamenti che – come si è visto nel capitolo 2 – si erano, nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, aperti, in varia guisa e con diversa intensità, alle ‘pretese sociali’ e riempiti di contenuti ‘solidaristici’. Della «programmaticità» di molte delle disposizioni della nuova Costituzione erano consapevoli anche le componenti più progressiste dello schieramento pro Weimar. Tuttavia, all’epoca prevaleva la sensazione di trovarsi, comunque, di fronte ad una vera e propria cesura storica. La Costituzione del 1919 era letta come una risposta consapevole alla solenne Dichiarazione dei diritti del popolo fatta al Congresso dei soviet del gennaio 1918 (3). Ma anche come una risposta consapevole alla crisi del liberalismo ottocentesco: alla visione liberale dell’economia, della politica, dello Stato, della giustizia ritenute del tutto inadeguate a reggere le sfide che venivano dal nuovo Stato comunista e dal marxismo. Quell’aurea di ‘sacralità’ è sopravvissuta al momento storico in cui la Costituzione di Weimar è nata e, persino, alla sua singolare e sfortunata sorte”” (pag 59-61); (1) La letteratura sulla Repubblica di Weimar e le sue contraddizioni è sterminata (v. almeno G.E. Rusconi, ‘La crisi di Weimar: crisi di sistema e sconfitta operaia’, Torino, 1977). (…); (3) Lo sottolinea G. Oestreich, ‘Storia dei diritti umani e delle libertà fondamentali’, Bari, 2001; il collegamento tra Rivoluzione e d’ottobre e Weimar è sottolineato anche da C.J. Friedrich, ‘Governo costituzionale e democrazia’, Vicenza, 1963, p. 711]”,”SIND-138″
“CANTARO Antonio”,”La modernizzazione neoliberista. Le istituzioni e le regole del nuovo ordine.”,”‘Dalla modernizzazione keynesianoriformista alla modernizzazione neoliberista’ Antonio Cantaro (Catania, 1955) ricercatore di istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Urbino. Ha scritto saggi sullo Stato sociale, sulle istituzioni della politica monetaria e di bilancio, sulle riforme istituzionali”,”ITAE-378″
“CANTILLO Giuseppe”,”Le forme dell’umano. Studi su Hegel.”,”Giuseppe Cantillo insegna Filosofia Morale nell’Università Federico II di napoli. I suoi studi hanno riguardato principalmente Hegel, lo storicismo e la filosofia dell’esistenza. Tra le sue pubblicazioni: E. Troeltsch, L’eccedenza del passato. per uno storicismo esistenziale. Ha curato l’edizione italiana della Filosofia dello spirito jenese di Hegel.”,”HEGx-015-FL”
“CANTILLO Giuseppe”,”Ernst Troeltsch.”,”Giuseppe Cantillo (nato a Salerno nel 1940) insegna Filosofia Morale nell’Università Federico II di napoli. I suoi studi hanno riguardato principalmente Hegel, lo storicismo e la filosofia dell’esistenza. Tra le sue pubblicazioni: E. Troeltsch, L’eccedenza del passato. per uno storicismo esistenziale. Ha curato l’edizione italiana della Filosofia dello spirito jenese di Hegel.”,”STOx-086-FL”
“CANTIMORI Delio”,”Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche.”,”Nato a Russi (Ravenna) nel 1904, Delio CANTIMORI ricevette dal padre Carlo un’ educazione mazziniana e repubblicana. Studiò filosofia alla Normale di Pisa, teologia all’ Università di Basilea. Insegnò a Pavia. Nel 1933-34 si dedicò a ricerche sui sociniani in Svizzera, Austria, Polonia, Inghilterra, Germania e Francia. Insegnò storia del cristianesimo all’ Università di Roma poi a Messina. nel 1941 passò alla Cattedra di storia alla Normale di Pisa, dove rimase fino al 1950. Da 1951 alla sua morte, avvenuta nel 1966, insegnò storia moderna all’ Università di Firenze. Le sue ricerche vanno dagli eretici del ‘500 agli utopisti e riformatori della fine del Settecento, dal giacobinismo italiano alla storia del marxismo. “”La dottrina del minimo numero degli eletti è stata inventata da Satana per minare l’ affermarsi del regno di Dio fondato sulla misericordia, e subito l’ hanno sostenuta coloro che nutrivano l’ ambizione di apparire più sapienti degli altri. Dapprima questa dottrina lusingatrice di superbia si è manifestata in forma generale, sostenendo che sono molti i malvagi, pochi i buoni: e Curione cita due passi di Giovenale, e l’ antico detto “”stultorum infinitus est numerus”” che però non sarebbe di Salomone, ma di Cicerone. Contro di essa Platone ha giustamente osservato nel Fedone che la massa maggiore non è di cattivi né di buoni, ma di mediocri tanto nel bene che nel male. Unendo il numero di mediocri a quello dei buoni, ecco che il numero dei malvagi è già di molto superato.”” (pag 190)”,”RELP-034″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste.”,”CANTIMORI Delio Contiene nella seconda parte (Approssimazioni marxiste) i seguenti capitoli: I. Interpretazioni tedesche di Marx nel periodo 1929-1945 II. Kautsky e la “”dittatura del proletariato III. Una storia del socialismo “”Mi duole osservare a uno scrittore informato e avveduto come il Perticone, che nella sua descrizione della personalità del Kautsky c’è una svista. Egli dice infatti che il Kautsky fu “”depositario ed editore delle opere postume dei grandi dioscuri del socialismo””. Kautsky pubblicò (non si sa se in maniera adeguata) le ‘Teorie sul plusvalore’, la traduzione tedesca di ‘Rivoluzione e controrivoluzione in Germania’, con il Bernstein la traduzione tedesca de ‘La Misère de la Philosophie’, e varie ristampe di scritti di Marx e di Engels, oltre la famigerata “”edizione popolare”” del ‘Capitale’ (che è stata usata in Italia per la traduzione nella raccolta di scritti di Marx, Engels e Lassalle, ed. Mongini-Avanti); ma il ‘Nachlass’ è stato pubblicato dal Mehring, come l”Epistolario’ fra Engels e Marx dal Bebel e dal Bernstein. Engels lasciò la biblioteca al Partito socialdemocratico tedesco, e per esso al Bebel e al Singer; e i suoi manoscritti e appunti a Bebel e Bernstein. Certo, il Kautsky rimase fino all’ultimo in corrispondenza amichevole con Engels; ma non era certo l’unico. Non credo sia molto noto il giudizio che Marx ne aveva dato, in una lettera (11 aprile 1881) alla figlia: “”E’ una mediocrità, dalle prospettive ristrette, ultrasapiente (ha solo ventisei anni), saccente, diligente alla sua maniera; si dà un gran daffare con la statistica, ma non ne cava un gran che, appartiene per natura al ceto dei filistei…”” (pubblicato da V. Adoratskij, nella ‘Vorrede’ all’edizione del ‘Capitale’ a cura dell’Istituto Marx-Engels-Lenin, p. 18 della ‘Volksausgabe’).”” [Delio Cantimori, Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, 1976] (pag 244-245) “”Abbiamo parlato di “”scoperte”” di scritti di Marx e di Engels e della nuova attenzione rivolta a scritti conosciuti, ma trascurati, o considerati prima con altro occhio o con diversa preoccupazione. Questa attività di ricerca, o di “”filologia marxistica””, a dire il vero, era sempre continuata, specialmente ad opera di Franz Mehring, e poi del Riazanov: il primo gruppo degli scritti minori di Marx e di Engels, fino al 1848, era stato raccolto, di sulle prime pubblicazioni, e di sulle riviste, dal Mehring, nel 1902; il secondo gruppo, di scritti “”minori””, ma sempre già pubblicati se pur dispersi in pubblicazioni occasionali o riviste, era stato pubblicato in Germania nel 1917 dal Riazanov, il quale a questa sua larga attività di indagine erudita dovette poi d’essere invitato a organizzare la biblioteca dell’Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca. Il volume edito dal Riazanov comprendeva le pubblicazioni dal 1848 al 1854. Ma né i tre volumi di Mehring (sono quattro, ma il quarto comprende la corrispondenza Marx-Lassalle, e scritti di Lassalle), né il grosso volume (o due volumi) del Riazanov comprendono gli “”inediti”” di Marx e di Engels che pure erano conservati negli archivi del Partito socialdemocratico tedesco, il quale era depositario, e ne lasciava cura, secondo le disposizioni di Engels, al Bebel e al Bernstein; i quali affidarono poi i materiali o al Mehring o al Kautsky, a seconda delle intenzioni e dei programmi di lavoro dell’uno e dell’altro. Di qui, nel 1907, il Kautsky trasse, in occasione di una ristampa dello scritto ‘Per la critica dell’economia politica’, la prima introduzione, che è quella alla quale Marx allude nell’altra più comunemente conosciuta e pubblicata nel 1859: questa sarebbe la seconda; la prima invece è del 1857 e presenta grande interesse proprio per il suo carattere generale e sintetico. Marx dice: “”Sopprimo una introduzione generale che avevo abbozzato, perché dopo aver ben riflettuto mi pare che ogni anticipazione di risultati ancora da dimostrare disturbi, e il lettore che avrà deciso di seguirmi dovrà decidersi a salire dal particolare al generale””. Ma solo più tardi si cominciò a prestare attenzione a questo scritto, e una edizione non rimaneggiata si è avuta soltanto nel 1934, nell’edizione pubblicata in Isvizzera a cura del soprannominato Istituto. Gli scritti filosofici giovanili rimasero trascurati nonostante gli accenni di Marx stesso sempre in questa prefazione del 1859, e di Engels nel suo scritto su Ludwig Feuerbach. Veramente in esso si accenna soltanto alla ‘Ideologia germanica’: ma si può dire che le ricerche che hanno condotto alla scoperta degli altri scritti partano di qui”” (pag 145-146) [Delio Cantimori, Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, 1976] Nota: Cantimori a pag 147 cita lo scritto giovanile di Enrico DE-NEGRI ‘Recenti studi tedeschi sul marxismo’ apparso in ‘Nuovi Studi di Economia e Diritto’ 1927-28 pp. 48-58, 132-144 dove esamina scritti vs il marxismo di vari autori tra cui uno scritto di Sternberg sull’ imperialismo e accenni ai libri di Lukacs e Korsch, Sombart ecc.”,”STOx-186″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume secondo. Umanesimo, Rinascimento, Riforma.”,”CANTIMORI Delio”,”STOx-187″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie.”,”CANTIMORI Delio Contiene il capitolo ‘Su Antonio Labriola’ (pag 693-700) “”Il Labriola è stato il maggiore e più profondo interprete e ripensatore, staremmo a dire “”traduttore”” (nel senso gramsciano del tradurre) del pensiero di Marx e di Engels in termini non solo di lingua in senso stretto della parola, ma di cultura e storia italiane , e insieme uno dei più genuini intepreti del marxismo nell’Europa del suo tempo, come è testimoniato dall’interesse del Plechanov e del Sorel, ma soprattutto di Lenin: ben più autentico del “”filisteo”” Kautsky, per citare solo uno dei nomi allora più celebrati, e ora non certo famoso per penetrazione critica e filosofica, neppure fra i suoi più interessati apologeti. Il Labriola ha veduto e dichiarato per primo, mentre ci si avviava al revisionismo, che la filosofia della prassi, o metodo genetico, come egli ha preferito chiamarlo per un certo tempo, o insomma il “”marxismo”” è autosufficiente (Gramsci), cioè è indipendente dalle altre correnti filosofiche, il che non vuol dire, ci sembra ovvio, che sia fuori della storia del pensiero e senza nessi con la filosofia, per esempio hegeliana o neohegeliana, ma anzi che opera una delle rivoluzioni di quella storia, e, soprattutto, “”ha in sé gli elementi di un ulteriore sviluppo per diventare da intepretazione della storia filosofia generale. Così egli ha cercato di costruire scientificamente, cioè interpretare, intendere, svolgere con rigore critico, la filosofia della prassi, fra i momenti fondamentali della cultura moderna””. (pag 695) [Delio Cantimori, Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie, 1976]”,”STOx-188″
“CANTIMORI Delio MANACORDA Gastone; a cura di Albertina VITTORIA”,”Amici per la storia. Lettere 1942-1966.”,”Albertina Vittoria è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Sassari. Fa parte della direzione di ‘Studi storici’ e del comitato scientifico della Fondazione Istituto Gramsci. Si è occupata di storia degli intellettuali e delle organizzazioni culturali italiane della seconda metà dell’Ottocento e del Novecento, della politica del regime fascista, dell’antifascismo giovanile, della storia del PCI; di storia dell’editoria italiana. “”Cantimori a Manacorda, 10 giugno 1947, minuta (7). Caro Gastone, in seguito alle nostre conversazioni di Aprile e di questo mese, e dopo aver riflettuto sul lavoro che mi proponevi, sulle mie capacità, e sulle possibilità di compiere come merita, ti scrivo oggi per accettare la tua proposta di fare una nuova degna traduzione del primo volume del Capitale. Lo tradurrei sulla “”Volksausgabe”” pubblicata per conto del Marx-Engels-Lenin-Institut dal Verlag für Literatur und Politik, tenendo naturalmente presente, soprattutto, la prima edizione tedesca, la traduzione francese Le Roy, oltre le altre edizioni tedesche, la traduzione inglese pubblicata dal Cole, e, come ammonimento metodologico, il celebre scritto di Engels, “”Come non si traduce Marx””. Preparerei una prefazione storico-filologica, riscontrerei sugli originali le citazioni da opere non tedesche, fornirei note e spiegazioni per i passi da me eventualmente tradotti in maniera discordante delle traduzioni straniere o italiane correnti. Tradurrei anche l’appendice pubblicata nella cosiddetta “”Volksausgabe””: lo scritto di Engels sul Capitale, le lettere fra Marx ed Engels sul Capitale, le “”note marginali”” di Marx ad A. Wagner (8). L’indice bibliografico, l’indice dei nomi e delle cose dovrebbero essere opera di qualche assistente; ma non avrei difficoltà ad assumerne il l’incarico, eventualmente. Senza appendici, si tratta di 814 pagine; con le appendici, di 853 pagine; con gli indici (bibliografico, di nomi, delle cose) di 927 pagine (non incluso l’indice delle parole straniere; nella edizione tedesca comprende troppe parole d’origine latina, che nella nostra traduzione non avrebbero bisogno di spiegazione). Per questo lavoro chiedo lo stesso compenso che la vostra casa editrice ha offerto alla traduttrice del “”terzo volume”” del Capitale stesso (9). (…) Il mio piano sarebbe di non cominciare col primo capitolo e via dicendo, ma nell’ordine indicato da Marx stesso a Kugelmann, per render più facile la lettura alla moglie di questi (10). (…)”” [Delio Cantimori, Gastone Manacorda, ‘Amici per la storia. Lettere 1942-1966’, Roma, 2013] [(7) ASNS, Archivio Delio Cantimori, s. Minute, fasc. «Minute Cantimori a diversi (inserite nel database)», velina dattiloscritta, con correzioni manoscritte, un foglio, due facciate, senza firma. A differenza di altre lettere non spedite, questa dovrebbe essere una minuta: si può supporre che, trattandosi di una vera e propria proposta di contratto, Manacorda non l’avesse conservata tra le sue carte, ma l’avesse portata alle Edizioni Rinascita, presso le quali uscirà la traduzione del Libro primo del ‘Capitale’ di Marx, la cui conclusione Cantimori comunicherà nella lettera del [giugno 1952]; (8) Queste appendici invece non saranno inserite nell’edizione; (9) Il libro terzo del ‘Capitale’ pubblicato dalle Edizioni Rinascita (1954) fu tradotto da Maria Luisa Boggeri; (10) K. Marx, ‘Lettres à Kugelmann: 1862-1874’, préface de Lénine, introduction de E. Czóbel, Editions Sociales Internationales, Paris, 1930] (pag 146-147) “”Cantimori a Manacorda giugno 1952. Caro Gastone, ho finito il ‘Capitale’, cioè la traduzione (19). Va bene che rimane da copiare, rivedere, pulire, ecc. Ma ho finito. Non avrei mai creduto di essere capace di affrontare e di portare a termine, fra spinte e spintoni, un lavoro come questo. Debbo ringraziare te che a suo tempo mi ci hai spinto, dandomi il coraggio e la fiducia in me necessaria – a cominciare. Scusa il personalismo, ma è “”inradicabile””. Affettuosamente. Delio. Senza l’Emma, non avrei continuato. (19)”” [(18) Lettere manoscritta, un foglio, una facciata; la lettera va collocata prima della successiva di Manacorda del 15 giugno 1952, che come si vede è la risposta; (19) K. Marx , Il capitale. Critica dell’economia politica’, Libro primo, ‘Il processo di produzione del capitale’, 3 voll., traduzione di D. Cantimori, Edizioni Rinascita, Roma, 1951-52 (‘I classici del marxismo’, 30, 31, 32). Cantimori si riferiva evidentemente alla fine della traduzione di tutto il libro, il cui primo volume era uscito nel 1951 e gli altri due sarebbero usciti nel 1952. Manacorda ne aveva accennato nella lettera del 2 luglio 1949]; “”Manacorda a Cantimori, Roma 15 giugno 1952 (20). Caro Delio, sei proprio un cavaliere antiquo! Io non ci ho merito nel tuo lavoro, o, semmai, ce l’ho in quanto membro di quella che il nostro amico Mimmo (21) chiama “”un’organizzazione di fessi che fanno delle cose intelligenti””. Una delle poche cose intelligenti che, in grazia appunto dell’appartenenza a quell’organizzazione, mi è riuscito di fare, è forse proprio questa, di averti sollecitato a tradurre il Capitale. Oggi, che è domenica, sto lavorando a quello che tu chiami il mio “”opus maximun”” (12) e, scrivendoti, rifletto che anch’io non mi ci sarei messo se non stimolato e spinto, sempre da quell’organizzazione (ma nella fattispecie l’agente si sottrae alla definizione generale!). Vedi dunque che non c’è merito personale mio. E con ciò ti perdono l’insradicabile personalismo. Ma, scherzi a parte, sono veramente contento che tu abbia finito: contento perché l’impresa è giunta a termine felicemente, perché ora sarai più libero e leggero e questo gioverà anche alla tua salute e ti permetterà di fare altre ottime cose, se non più per le Edizioni Rinascita, certamente per “”Società””! E infine oltre che con te, mi congratulo con Emma, i cui meriti sono anche in questo caso di gran lunga superiori ai miei. Un affettuoso saluto a tutti e due. Gastone”” [(20) Lettera manoscritta, un foglio, due facciate; (21) Emilio Sereni; (22) Si riferiva ai testi pubblicati come supplementi di “”Rinascita”” tra l’agosto-settembre 1949 e l’ottobre 1953 su ‘Il movimento operaio italiano attraverso i congressi operai e socialisti’, poi riuniti, con un’ampia introduzione, nel volume ‘Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. Dalle origini alla formazione del Partito socialista (1853-1892), che uscirà alla fine del 1953 presso le Edizioni Rinascita] [Delio Cantimori, Gastone Manacorda, ‘Amici per la storia. Lettere 1942-1966’, Roma, 2013] (pag 160-161)”,”STOx-274″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie.”,”‘Il gruppo più numeroso è dato dai saggi che corrispondono alla attività principale attuale del Namier: la storia del parlamento inglese, l’Inghilterra del Settecento, la questione dei rapporti fra parlamento e corona. L’opera che dette la fama al Namier sono i due volumi del 1929 (preceduti da molti studi particolari) ‘The Structure of Politics at the Accession of George III’: il tema ritorna qui nel saggio sulla personalità di Giorgio III. E’ la revisione del giudizio ‘whig’, passato nei manuali della responsabilità della corona nella politica verso le colonie americane, e l’analisi della reale situazione politica inglese, fuori dal parlamento, fra gli elettori, nel paese, mediante lo studio biografico dettagliato delle singole personalità dei membri del parlamento (non saggi biografici alla Chabod; ma quasi rapporti particolareggiati per un ufficio di informazioni retrospettive). Così i parlamentari e politici della storia parlamentare tradizionale vennero ridotti a quel che erano stati: rappresentanti non di grandi interessi nazionali, o delle idee tipizzate nei grandi partiti tradizionali, ma di interessi di gruppi o di strati sociali o anche individuali; una critica del parlamentarismo inglese che ricorda certe espressioni e certi temi di Marx. Ma non è questo quel che importa, poiché è solo in provincia che si è creduto di poter ignorare Marx «superandolo» con qualche barzelletta. Quel che va notato è che il metodo inaugurato dal Namier, di studiare attraverso archivi pubblici e privati (lettere, diari) il processo della formazione della politica parlamentare attraverso l’indagine puntuale della vita dei deputati e della ragioni che avevano mosso il loro elettori, ha avuto larga influenza in Inghilterra, ed è stato applicato ad altri secoli, rinnovando e vivificando gli studi storici inglesi. Ora il Namier dirige la grande impresa della storia parlamentare inglese costruita come somma organizzata delle biografie di tutti i membri del parlamento stesso. Questi motivi sono ripetuti e riassunti nel terzo saggio di questa raccolta (‘Monarchy and the Party System’), dove ritorna evidente anche il «conservatorismo» del Namier nella critica spietata ch’egli fa degli ideali dei grandi ‘whigs’, ridotti a interessi di classe e ambizioni individuali (all’esperienza di Marx si aggiunge quella di Darwin e di Freud): il Namier non crede alle ideologie, e neppure alle idee. Ha avuto buon gioco in un altro suo famoso scritto (quello sulla «rivoluzione degli intellettuali», che è una mirabile critica delle illusioni del 1848; non ne parliamo perché il succo ne fu riprodotto in una comunicazione del Convegno Volta dei Lincei nel 1948, pubblicata negli atti di quel convegno, e perché la traduzione del libro è in preparazione presso la casa editrice Einaudi (1)) a criticare gli «intellettuali» e la loro incapacità politica. Ma non saprei negare che la riduzione di ogni lotta politica a questioni di interessi (anche di classe) comporta in questo pur grande storico il presupposto, espresso e inespresso, della negazione di ogni valore ideale: e la riduzione di ogni idea a ideologia è un grande limite alla comprensione storica reale. Né si può negare che questa posizione sia in funzione nettamente conservatrice: per quanto il Namier sappia ben valutare per esempio l’azione di un sindacalista in difesa degli interessi dei suoi organizzati, rifiuterà ogni movimento rivoluzionario finché non vittorioso: tuttavia è proprio con le idee che questi movimenti si fanno valere. Lenin non fu solo il capo energico di un grande partito modernamente organizzato; ma il Namier rifiuta di interessarsi del resto. Come osserva molto giustamente S.E. Hobsbawm (‘Where are British Historians going?’ in «The Marxist Quarterly», II, 1935, pp. 19 sgg.) il valore della tendenza storiografica del Namier è prevalentemente critico-negativo: la lotta fra Giorgio III e i ‘whigs’ dopo il 1760 non fu una lotta, come dice il mito, fra libertà e tirannia: ma lotta di interessi (…) che si rifletteva nelle nobili ma generiche orazioni del parlamento; fondamentali sono le analisi delle mutazioni del funzionamento reale dei rapporti fra governo e corona nella storia inglese, che criticano definitivamente le anacronistiche interpretazioni liberali del periodo vittoriano. Ma con questa critica, osserva Hobsbawm, si finisce per cedere alla tentazione di dimenticare che uno sviluppo c’è stato: anche se la storia delle istituzioni mostra sopravvivenze di tecniche e di organizzazioni (…)’ (pag 789-790)”,”STOx-008-FV”
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia.”,”CANTIMORI Delio Divagazioni sullo storicismo – Approssimazioni marxiste – Umanesimo, Rinasciemento, Riforma da Burckhardt al Garin – Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie. Contiene nella seconda parte (Approssimazioni marxiste) i seguenti capitoli: I. Interpretazioni tedesche di Marx nel periodo 1929-1945 II. Kautsky e la “”dittatura del proletariato III. Una storia del socialismo”,”STOx-020-FF”
“CANTIMORI MEZZOMONTI Emma con Franco CAGNETTA Mario Alighiero MANACORDA Antonio GRAMSCI Vezio CRISAFULLI Roberto CESSI Delio CANTIMORI Luigi BULFERETTI Giorgio CANDELORO Stefano CANZIO Emilio SERENI Franco DELLA-PERUTA Salvatore Francesco ROMANO Paolo ALATRI Palmiro TOGLIATTI”,”Il 1848. Raccolta di saggi e testimonianze.”,”Contiene l’articolo di Franco Cagnetta ‘Le traduzioni italiane del Manifesto del Partito comunista”” (pag 21-30) Francesco Cagnetta Campione, dagli inizi degli anni cinquanta, strinse un forte legame con la Sardegna, da quando fece delle ricerche sul campo nel paese di Orgosolo, che pubblicò sul numero 10 della rivista «Nuovi Argomenti» col titolo Inchiesta su Orgosolo. Questo studio è stato un primo contributo a un movimento culturale che sollevava le tradizionali e modeste ricerche di folclore al livello di interpretazione antropologica.[1] Indice 1 Biografia e carriera 2 Note 3 Opere 3.1 Bibliografia critica 4 Fonti Biografia e carriera Cresciuto in una famiglia di medici chirurghi da più generazioni, Cagnetta frequenta, ancora liceale all’Istituto Di Cagno Abbrescia, gli intellettuali della Bari antifascista. A soli diciassette anni, il 30 aprile 1943, viene arrestato con l’imputazione—secondo gli archivi dell’OVRA — di sovversione per aver distribuito volantini di “”propaganda libertaria””.[1] Studiò all’Università degli Studi di Messina dove si laureò nel 1947, con una tesi su Karl Marx, e rimase nella città siciliana, dove fu assistente di Galvano Della Volpe ed in seguito come incaricato per la cattedra di Filosofia della Storia (1951-1954).[2] Negli anni 1952-53 a Roma curò la pubblicazione in lingua italiana delle opere di Karl Marx. Pubblicò diversi studi critici sulle riviste Rinascita, Società e Nuovi Argomenti, nello stesso periodo fu anche condirettore della rivista Il costume politico e letterario. Insieme ad Ernesto de Martino, che assunse il ruolo di presidente[3] e a Diego Carpitella, nel 1954 creò il “Centro Etnologico Italiano”, da cui nacquero le prime ricerche italiane “”sul campo””, raccogliendo materiale tramite registrazioni sonore, fotografie, riprese cinematografiche ecc[4]. Intanto già dal 1952 Cagnetta aveva iniziato la sua prima campagnaetnologica ad Orgosolo dove svolse una ricerca sul fenomeno del banditismo[5] e nelle sue ricerche aveva coinvolto i fotografi Franco Pinna, Pablo Volta, e gli americani William Klein e Sheldon M. Machlin. Con Franco Pinna, in particolare instaurò un lungo rapporto d’amicizia e insieme a lui fece delle inchieste sulle borgate romane e le prostitute del Mandrione, che nonostante l’interesse dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, le sue ricerche romane non furono mai pubblicate. Nel 1953 aveva pubblicato il primo dei suoi scritti sulla Sardegna, che apparve su Società, con il titolo “”La disamistade di Orgosolo””. Un secondo saggio, “”La Barbagia e due biografie di barbaricini. Vita di Samuele Stochino, brigante di Sardegna, raccontato da sua sorella Genesia; vita di Costantino Zunnui, pastore di Fonni, scritta da lui medesimo””, fu pubblicato sul Nuovi Argomenti. Nel 1954 sempre su «Nuovi Argomenti» furono pubblicati i saggi e i risultati delle indagini condotte dall’antropologo tra il 1952 e il 1954, con il titolo: “”Inchiesta su Orgosolo””. A pochi giorni dalla pubblicazione, il 9 novembre 1954, l’allora ministro dell’Interno Mario Scelba denunciò sia Franco Cagnetta che i direttori della rivista Alberto Moravia e Alberto Carocci, per cui la rivista fu sequestrata, tuttavia il 16 marzo 1955 il procedimento fu archiviato[6]. Tra il 1961 e il 1964, Cagnetta frequentò lo Jung Institute a Zurigo e successivamente la Università di Harvard a Cambridge negli Stati Uniti[7]. Dal 1964, trasferitosi in Francia, Cagnetta fu nominato professore di Antropologia Culturale presso le Università di Rennes, Nantes, Nancy e Tours. Nel 1965 fu addetto stampa dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, dove, per le sue attività culturali, fra gli altri, ebbe contatti con diversi intellettuali ed artisti come Marco Ferreri, Claude Mauriac, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Mimmo Rotella. Alcuni suoi saggi appaiono in quegli anni nelle presentazioni delle esposizioni parigine, da “”Les paysagistes naïfs et démoniaques du XIX siècle a Naples”” (1966) a quella per Louis Auguste Dèchelette, artista di “”tableaux-calembours”” (1967). Il saggio “”De luxuria spirituali”” presenta la prima esposizione pubblica di Pierre Klossowski al Cadran Solaire, nel ’67 a Parigi, e viene ripubblicato successivamente nel 1970 per l’esposizione alla Galleria Schwarz di Milano. Prosegue intanto la sua attività di ricerca in collaborazione con diverse Università, in particolare con il Dipartimento di Psicologia sperimentale di Oxford e il prof. Michel Argyle sulla “”comunicazione non verbale””, ovvero la gestualità. Nel 1975, su invito di Diego Carpitella, tiene un corso di antropologia culturale presso l’Istituto di Etnomusicologia a L’università la Sapienza e, lo stesso anno, assunse la cattedra di Antropologia Culturale presso l’Accademia di belle arti di Roma dal 1975 al 1997. Nel contempo tra il 1970 e il 1985, in collaborazione con il Warburg Institute della London University, aveva svolto una serie di ricerche di iconologia simbolica su «Eros e Thanatos» ed in seguito aveva pubblicato dei saggi sull’artista ceroplasta Gaetano Zumbo (1656-1701). Tra il 1974 e il 1979, con lo psichiatra Franco Basaglia iniziò un intenso rapporto di collaborazione che culminò nella realizzazione dei programmi “Immagine e potere” presso l’ospedale psichiatrico di Trieste, della mostra d’arte interattiva “Legare e sciogliere” e dei progetti “”la creazione di un mito””, basato su esperimenti di visione collettiva di UFO, e “”Marco Cavallo””, esperimento di creazione simbolica d’arte da parte dei degenti di Trieste. Nel 1981, con la collaborazione di Jacqueline Sonolet, curò l’esposizione “Nascita della fotografia psichiatrica” a Ca’ Corner della Regina nell’ambito della Biennale di Venezia. Negli anni 1984-85 Cagnetta, per conto del Ministero dell’Educazione Nazionale francese, proseguì con studi sulle “Origini dell’immagine in movimento”. Nel 1986 fu nominato Direttore del “”Programma sull’immagine in movimento e l’archeocinema”” nato dalla collaborazione tra diversi musei di New York, di Londra, di Rochester, di Washington e di Parigi. Note Cfr. Nota bio-bibliografica, p.19 in Franco Cagnetta, Banditi a Orgosolo, Nuoro, 2002 ^ ibidem, p.19 ^ Vedi sito Associazione Internazionale Ernesto de Martino ^ Banditi a orgosolo, 2002, cit., p.19 ^ ibidem, p.20 ^ ibidem, p.21 ^ ibidem, p.22 Opere Benedetto Croce e la classe operaia, in Socialismo, n.5 maggio 1946, pp.125-127 Le traduzioni italiane del Manifesto del Partito comunista, in G. Manacorda (a cura di), Il 1948. Raccolta di saggi e testimonianze, Edizioni Rinascita, Roma 1948 La disamistade di Orgosolo, in Società n.3 sett., 1953 La Barbagia e due biografie di barbaricini, in Nuovi Argomenti n.4 sett-ott, 1953 Inchiesta su Orgosolo, in Nuovi Argomenti n.10 sett-ott, 1954 Bandits d’Orgosolo, Buchet-Chastel, Parigi, 1963 Die banditen von Orgosolo, Econ-Verlag, Düsseldorf/Wien, 1964 Banditi a Orgosolo, Guaraldi, Rimini-Firenze, 1975 (ora: Ilisso, Nuoro, 2002) Pierre Klossowski, Galleria Schwarz, Milano, 1970 Monachesi sconosciuto, Edizioni La Gradiva, Roma, 1977 Monachesi (a cura di Franco Cagnetta), Edizioni La Gradiva, Roma, 1977 Cento scritti di e su Monachesi (a cura di Franco Cagnetta), Edizioni La Gradiva, Roma, 1978 Nascita della fotografia psichiatrica, Marsilio, Venezia, 1981 I teatri delle Vanità””, in FMR n.7 ottobre, 1982 Bibliografia critica G.Ortu, Antropologia e storia nella ricerca di Franco Cagnetta, in “”BRADS””, n.7, 1976 L.M.Lombardi Satriani, Uno sguardo aristocratico, in Franco Cagnetta “”Banditi a Orgosolo””, Ilisso, 2002 Nicolas Martino, La montagna rifugio di libertà e democrazia in “”Il Manifesto/Alias”” n.46, 2009 Giulio Angioni, Sul grande schermo i volti degli ultimi, “”La Nuova Sardegna””, 30 novembre 2011 (Wikip)”,”QUAR-001-FGB”
“CANTIMORI Delio”,”Storici e storia.”,”Delio Cantimori nato a Russi (Ravenna) nel 1904, studiò presso la Scuola Normale di Pisa e cominciò nel 1929 una vasta ricerca in archivi e biblioteche europei, dalla Polonia all’Irlanda sulle tracce dei riformatori ed eretici italiani del Cinquecento che doveva restare al centro di ttuta la sua attività di studioso. Insegnò all’Università di Pisa e poi in quella di Firenze rimanendo sempre legato alla Scuola Normale di Pisa presso la quale è oggi conservata la sua vasta biblioteca. Morì nel 1966. Ha tradotto il primo libro del Capitale di Marx. Una biografia su di lui è stata scritta da Giovanni Miccoli. Wikip: ‘Biografia Delio Cantimòri fu il primogenito dei tre figli di Carlo e Silvia Sintini. Dal 1919 al 1922 frequentò il ginnasio e il primo anno di Liceo classico a Ravenna e concluse il percorso liceale al Liceo ginnasio Giovan Battista Morgagni di Forlì, conseguendovi la maturità nel 1924. Nel novembre di quello stesso anno vinse il concorso per allievo interno alla Scuola Normale Superiore di Pisa, iscrivendosi alla facoltà di lettere e filosofia. Cantimori vi stabilì duraturi rapporti di amicizia con molti normalisti e professori, tra i quali Aldo Capitini, Umberto Segre e il gentiliano Giuseppe Saitta, suo insegnante di storia della filosofia. All’amico, cattolico, Michele Maccarrone, conosciuto a Forlì, Cantimori consigliò di tentare il concorso alla Normale: Maccarrone in effetti lo vinse. Il successivo rapporto tra i due, però, non fu facile per divergenze di ideali. Cantimori, di famiglia mazziniana, aderì in questi anni a un fascismo di impronta repubblicana e anticlericale, rappresentato dal mensile, fondato da Saitta e Leandro Arpinati, «Vita Nova», al quale collaborò dal 1927 al 1932. Il fascismo corporativista, sintesi tra le due estreme esigenze del comunismo e della reazione, e lo Stato autoritario fascista, rivoluzionario in quanto anti-capitalista, era visto essere il coronamento della vicenda risorgimentale italiana, secondo le tesi svolte da Gentile, da Volpe e dal Saitta. Si laureò il 21 giugno 1928 discutendo col Saitta la tesi Ulrico di Hutten e le relazioni tra Rinascimento e Riforma, che pubblicò nel 1930 con qualche rimaneggiamento e con il titolo Ulrich von Hutten e i rapporti tra Rinascimento e Riforma.[1] Rappresentava il deciso virare degli interessi del Cantimori allo studio del Rinascimento, già annunciato nel 1927 con Il caso Boscoli e la vita del Rinascimento, pubblicato nel «Giornale critico della filosofia italiana», e alle ricerche sul movimento ereticale sviluppatosi nel Rinascimento italiano, espressione della complessità conflittuale del rapporto che univa nel Cinquecento la cultura alla società civile. Nello stesso segno vanno le sue Osservazioni sui concetti di cultura e di storia della cultura (1928), il Bernardino Ochino, uomo del Rinascimento e riformatore (1929), e il saggio Sulla storia del concetto di Rinascimento (1932). Nel 1929 vinse il concorso per la cattedra di storia e filosofia per i licei e divenne insegnante al liceo classico Giovanni Maria Dettori di Cagliari, dove ha, tra i suoi allievi, il futuro romanziere Giuseppe Dessì. Nel 1931 prese la seconda laurea in Letteratura tedesca presso l’Università di Pisa e si trasferì al liceo classico “”Ugo Foscolo”” di Pavia. Ottenuta una borsa di studio, si trasferì a Basilea per studiare teologia all’Università, dove conobbe tra gli altri il teologo protestante Karl Barth. Tornò in Italia nel luglio del 1932 e, grazie a un’altra borsa di studio, nel 1933 partì per un soggiorno di un anno in Svizzera, in Austria, in Germania, in Polonia e in Inghilterra, raccogliendo molto materiale documentario per il suo progetto di uno studio sugli eretici italiani del Cinquecento. Nel 1934 Giovanni Gentile gli offrì il posto di assistente all’Istituto Italiano di Studi Germanici di Roma come redattore della rivista dell’Istituto e direttore della biblioteca. Nel 1936 pubblicò per Sansoni una serie di scritti di Carl Schmitt, aperti da un suo saggio, titolandoli “”Principi politici del nazionalsocialismo””. Nel 1939 vinse il concorso alla cattedra di Storia Moderna alla Facoltà di Magistero dell’università di Messina; nel 1940 infine tornò alla Normale chiamato da Gentile come consulente del Dizionario di politica del PNF[2]. Verso la fine degli anni trenta si avvicinò al Partito Comunista d’Italia, anche per l’influenza della moglie Emma Mezzomonti (nata Mittempergher a Bolzano), militante comunista.[3] Interrotto l’insegnamento nel periodo della Repubblica di Salò, riprese il suo posto alla Normale alla fine del 1944, con la nomina di Luigi Russo a direttore della Scuola. Nel 1948 si iscrisse al PCI, da cui uscì nel 1956 in seguito ai fatti d’Ungheria. In questo periodo fu consulente editoriale per l’Einaudi, scrisse sul «Politecnico» e su «Società». Tra il 1951 e il 1952 tradusse con la moglie il primo libro del Capitale di Karl Marx. Dopo l’uscita dal PCI i suoi interessi si allontanarono dall’attualità e si orientarono di nuovo allo studio del Cinquecento. Morì cadendo accidentalmente dalle scale della sua biblioteca personale il 13 settembre 1966. La moglie lo seguì tre anni dopo a causa di un male incurabile’ Il dibattito storiografico sulla figura di Cantimori Nel contesto di una riflessione[6], sul passaggio di numerosi intellettuali italiani dal fascismo al comunismo dopo la caduta del regime, negli anni duemila alcuni storici, in particolare Eugenio Di Rienzo, Paolo Simoncelli e Nicola D’Elia si sono interessati alla figura di Cantimori, personaggio rilevante della cultura italiana del Novecento, e al tempo stesso personalità tormentata, complessa e sfuggente, al punto che nel 1935 Benedetto Croce, non capendo “quale fosse la fede politica del Cantimori”, ne sottolineava la “confusione e contraddizione degli atteggiamenti mentali e morali”[7]. Adriano Prosperi, allievo di Cantimori, ha sempre difeso con ostinazione l’antico maestro[8], rigettando risolutamente il “”nazionalbolscevismo”” attribuitogli, accusando diversi studiosi (Eugenio Di Rienzo, Ernesto Galli della Loggia, Giuseppe Bedeschi, Pietro Citati, Piero Craveri) di voler “”crocifiggere in lui gli “”errori”” dell’Italia novecentesca, equamente divisi tra due Moloch, fascismo e comunismo”” e farne “”un capro espiatorio di tutti i mali del passato italiano””. Prosperi, inoltre, ha collegato la “”conversione democratica”” di Cantimori alle ricerche intraprese dall’inizio degli anni Trenta sugli eretici italiani del Cinquecento, diversamente dall’opinione di altri studiosi, come Roberto Pertici e Patricia Chiantera Stutte, che hanno criticato le interpretazioni di Di Rienzo, Simoncelli e D’Elia, i quali ritengono che l’abbandono dell’ideologia fascista da parte di Cantimori sia stato molto più tardivo[9]. Prosperi ha accusato questi studiosi di ripercorrere le vicende “”con una curiosità spesso malignamente deformante e spesso paurosamente superficiale, pur nell’accumulo di inediti di ogni tipo””, sostenendo che già la voce Cantimori redatta da Piero Craveri per il Dizionario Biografico degli Italiani (vol. 14, 1974) fosse “”assai discutibile””, e tacciando Pietro Citati (studente della Normale dal 1947 al 1951) di “”maramalda ferocia goliardica”” per aver fatto un ritratto sarcastico di Cantimori su La Repubblica[10]. Per la sua vivace difesa del maestro, Prosperi è stato accusato da Di Rienzo di “”uso politico della storia”” e di volere aprioristicamente “”santificare”” Cantimori come un “”figurino liberal-democratico-progressista””[11]. Il giornalista Dino Messina ha scritto sulle pagine del Corriere della Sera: “”Quel che Prosperi vuol difendere è il metodo scientifico di uno studioso, uno dei maggiori del Novecento, «instancabile e attentissimo nell’analizzare i veleni ideologici diffusi nella pratica storiografica», e tanto onesto da essere capace di un’«impietosa autoanalisi» per denunciare i suoi stessi errori. Ma in tanta veemenza, ricerca della scienza e del vero metodo storico, Prosperi commette un errore che lui stesso definirebbe «ideologico». Il filosofo Giuseppe Bedeschi ha dichiarato: “”Prosperi confonde il piano scientifico con quello politico””. Ed ancor più duro è stato lo storico Di Rienzo, che inserisce le sue accuse in un discorso legato ad una egemonia culturale da parte del PCI: “”La verità è che Prosperi crea dei santuari della memoria: di alcuni si può dire tutto e di altri nulla (…) Il rapporto tra Cantimori e il fascismo è ancora poco indagato. Non è stata mai pubblicata, ad esempio, la voce “”Onore”” scritta per il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, in cui lo storico sottolineava la valorizzazione di questo sentimento nel nazismo, conformemente all’antico diritto germanico. Una delle leggi razziste di Norimberga si chiamava “”legge per la difesa del sangue e dell’onore tedesco””. Mi sembra una scoperta di un certo peso. Come mai Gioacchino Volpe, che aveva criticato le leggi razziali, pagò con l’epurazione dall’insegnamento la sua adesione al fascismo, Giovanni Gentile, che aveva impedito la pubblicazione di voci antisemite sull’Enciclopedia italiana, fu addirittura ucciso, mentre Cantimori se la cavò senza una critica? Non vorrei pensare che in questo abbia pesato il suo avvicinamento al PCI. Cantimori non fu neppure sfiorato dai processi di epurazione così come non venne toccato Curzio Malaparte, protetto personalmente da Palmiro Togliatti (…) Qui si vuol difendere un’egemonia culturale a ogni costo. Prosperi parla delle carte di Cantimori custodite alla Normale: perché alcuni ricercatori non riescono a consultarle? Ci arrivano soltanto gli studiosi embedded””[12]. Similmente a Di Rienzo si è espresso Paolo Simoncelli: “”fino agli inizi degli anni Novanta Cantimori era considerato una specie di santo della cultura di sinistra, da proteggere in una nicchia. E lo stesso Prosperi, allievo di Cantimori, rivela che esiste ancora un nervo scoperto. Non è un segreto che a metà degli anni Settanta il Dizionario biografico degli italiani censurò la voce “”Cantimori”” scritta da Domenico Caccamo, che rivelava i trascorsi fascisti dello studioso, che non era soltanto un uomo del regime, ma un giovane intellettuale con forti simpatie per il nazionalsocialismo anticapitalista e uno dei pochi a partecipare all’avventura del nazionalbolscevismo, su cui si sa ancora poco (…) Quando De Felice finì il primo volume della sua monumentale monografia, Mussolini il rivoluzionario, consegnò una copia del dattiloscritto al maestro Cantimori, che si emozionò tanto da riempire quelle pagine di note a margine ricche di testimonianze personali. Nessuno può accedere a quel dattiloscritto, perché la moglie di Cantimori pose un vincolo severissimo””[13]. Opere Ulrico von Hutten e i rapporti fra Rinascimento e Riforma, Annali della R. Scuola Normale Superiore, Pisa, Tipografia Editrice Pacini Mariotti, 1930; a cura di Adriano Prosperi, Torino, Aragno, 2022. Fascismo, nazionalismi e reazioni, in Vita Nova. Pubblicazione quindicinale illustrata dell’Università Fascista di Bologna, anno VII, n. 1, gennaio 1931, pp. 3-6. Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Sansoni, Firenze, 1939 (1ª edizione), 1967 (2ª edizione); con il saggio «Prospettive di storia ereticale italiana» e altri scritti, Introduzione e note di Adriano Prosperi, Bibliografia di Vincenzo Lavenia, Collana Biblioteca di cultura storica n.193, Einaudi, 1992-1997, ISBN 978-88-061-3024-4; Collana Einaudi Tascabili. Storia n.991, Einaudi, 2002; Collana Piccola Biblioteca. Nuova serie, Einaudi, 2009, 978-88-062-0032-9. Utopisti e riformatori italiani. 1794-1847. Ricerche storiche, Collezione Biblioteca storica, Firenze, Sansoni, 1943 (1ª edizione); A cura di Lucio Biasiori e Francesco Torchiani, Prefazione di A. Prosperi, Collana Saggi. Storia e scienze sociali, Roma, Donzelli, 2021, ISBN 978-88-552-2046-0. Il 1848-1849. Conferenze fiorentine di C. Barbagallo, G. Sereni, L. Russo, I. Pizzetti, A. Levi, R. Baccelli, A. C. Temolo, D. Cantimori, R. Salvatorelli, Introduzione di G. Calò, Firenze, Sansoni, 1950 (1ª edizione). Studi di storia, Collana Biblioteca di cultura storica, Torino, Einaudi, 1959-1969. Prospettive di storia ereticale italiana del Cinquecento, Bari, Laterza, 1960. Lutero, Collana I Protagonisti della Storia Universale n.16, Roma-Milano, CEI[14], 1966. Lutero, Introduzione di A. Prosperi, Collana Variazioni, Pisa, Edizioni della Normale, 2018, ISBN 978-88-764-2614-8. Conversando di Storia, Biblioteca di cultura moderna, Bari, Laterza, 1967. [raccolta degli scritti apparsi sulla rivista genovese «Itinerari»] Storici e Storia. Metodo, caratteristiche e significato del lavoro storiografico, Collana Paperbacks n.23, Torino, Einaudi, 1971, ISBN 978-88-063-0916-9. Umanesimo e religione nel Rinascimento, Collana Piccola Biblioteca, Torino, Einaudi, 1975-1980, ISBN 978-88-064-2986-7. Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1976, ISBN 978-88-064-5526-2. Studi di storia. Volume secondo. Umanesimo, Rinascimento, Riforma, Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1976, ISBN 978-88-064-5534-7. Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, lettere, Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1976, ISBN 978-88-064-5542-2. Tre saggi su Jünger, Moeller van den Bruck, Schmitt, Settimo Sigillo, 1985 [scritto nel 1935] Politica e storia contemporanea. Scritti 1927-1942, a cura di Luisa Mangoni, Collana Biblioteca di cultura storica, Torino, Einaudi, 1991, ISBN 978-88-061-2509-7. Machiavelli, Guicciardini, le idee religiose del Cinquecento, Postfazione di A. Prosperi, Pisa, Edizioni della Normale, 2014, ISBN 978-88-764-2492-2. Il furibondo cavallo ideologico. Scritti sul Novecento, a cura di F. Torchiani, Collana Saggi, Macerata, Quodlibet, 2019, ISBN 978-88-229-0313-6.”,”STOx-027-FSD”
“CANTÓN NAVARRO José”,”Storia di Cuba. La sfida tra il giogo e la stella. Biografia di un popolo.”,”CANTÓN NAVARRO José docente dell’Università dell’Avana. ‘Il Giogo e la Stella’, poesia di José Marti, pag 7″,”AMLx-177″
“CANTONE Raffaele”,”Solo per giustizia. Vita di un magistrato contro la camorra.”,”Raffaele Cantone, nato a Napoli nel 1963 è stato sostituto procuratore a Napoli dove nel 1999 è approdato alla Direzione distrettuale antimafia e attualmente (2008) è magistrato presso il Massimario della Cassazione. Nelle ultime tre legislature è stato consulente della Commissione parlamentare antimafia. Collabora al ‘Mattino’.”,”ITAS-207″
“CANTOR Norman F.”,”Inventing the Middle Ages. The Lives Works, and ideas of the Great Medievalists of the Twentieth Century.”,”L’A tratta di Frederic William MAITLAND (legge e società); Percy Ernst SCHRAMM e Ernst Hartwig KANTOROWICZ (i gemelli del nazismo); Louis HALPHEN e Marc BLOCH (gli ebrei francesi); Erwin PANOFSKY e Ernst Robert CURTIUS (i formalisti); Clive Staples LEWIS, John Ronald Reuel TOLKIEN, Frederick Maurice POWICKE (i fantasisti di Oxford); Charles Homer HASKINS e Joseph Reese STRAYER (il pasticcio americano); Michael David KNOWLES e Etienne Henry GILSON (dopo la caduta); Richard William SOUTBERN (il re di una volta e quello futuro); Johan HUIZINGA, Eileen Edna POWER, Michael Moissey POSTAN, Carl ERDMANN e Theodor Ernst MOMMSEN (i battistrada).”,”STOS-051″
“CANTU’ Cesare a cura di Carlo OSSOLA”,”Portafoglio di un operaio.”,”Cantù (Cesare), storico, letterato e patriota italiano (Brivio, Como, 1804 – Milano 1895). Cominciò a insegnare giovanissimo a Sondrio, a Como e (dal 1831) a Milano, ma fu incarcerato per qualche tempo e perse la cattedra per i suoi sentimenti patriottici. Dal Piemonte, dove aveva dovuto rifugiarsi, tornò a Milano durante l’insurrezione del marzo 1848 e vi diresse il giornale La Guardia nazionale. In seguito, però, si accostò all’ambiente riformistico creatosi intorno al nuovo governatore generale Massimiliano di Absburgo, illudendosi su possibili concessioni austriache nel Lombardo-Veneto. Deputato al parlamento italiano dal 1861 al 1867, il Cantù fu uno dei maggiori rappresentanti della scuola cattolico- liberale. Si fece conoscere con la Storia della città e della diocesi di Como (1829-1831), che gli valse l’amicizia del Manzoni, per il cui romanzo pubblicò un’opera di illustrazione storica, La Lombardia nel sec. XVII (1832). Delle sue numerose opere storiche la più ambiziosa è la Storia universale in trentacinque volumi (1838-1846). A essa seguirono la Storia di cento anni (1851), la Storia degli Italiani (1854-1856), le tre opere di Storia della Ietteratura, greca, latina e italiana (1863-1865), Gli eretici d’Italia (1865-1866), la cronistoria Della indipendenza italiana (1872-1877) e gli Ultimi trenta anni (1879). Tutte queste opere dimostrano erudizione e facoltà assimilatrice eccezionali, ma difettano di originalità e sono viziate da un moralismo talvolta un po’ angusto. Molta fortuna ebbero il romanzo storico Margherita Pusterla(1838) e libri educativi quali Carlambrogio da Montevecchia (1836), Il buon fanciullo(1837), Il giovinetto (1837), Il galantuomo (1837), più volte ristampati. (RIZ)”,”MITT-081″
“CANTU’ Cesare”,”Compendio della storia universale.”,”””Ultimo mongolo che governasse la Cina fu Sciung-ti, sotto cui i signorotti si resero indipendenti, e una insurrezione fu organizzata dal bonzo Ciù, il quale proclamò l’ indipendenza e costrinse l’ imperatore a ritirarsi nella Tartaria. In quel tempo i libri classici cinesi e indiani furono tradotti in mongolo; Ma-tuan-li per ordine dell’ imperatore scrisse le Ricerche profonde de’ munumenti lasciati dai dotti, opera in ventiquattro classi e 348 libri legati in cento volumi. I Mongoli ebbero sede a Caracorum, potenti ancora nella Tartaria, minacciosi sempre alla Cina, e da loro nacquero due popoli: i Calkas e i Calmuki; i primi sottopostisi più tardi alla Cina, gli altri alla Russia. Per due secoli la Cina restò staccata dall’ Europa, giacché la potenza marittima degli Arabi era finita, né per terra si potea procedere fra tanti eserciti”” (pag 421) “”L’ Europa mantiene 4 milioni di soldati che costano 2811 milioni; eppure non pajono abbastanza: si torna ai tempi della barbarie col volere che tutti i cittadini siano soldati: si inventano sempre nuovi fucili, le mitragliatrici, il picrato di potassa, la dinamite, la nitroglicerina, le torpedini, i siluri: i bastimenti con corazze di 50 centimetri e che costano 12 milioni, e cannoni da 100 tonnellate”” (pag 652) Cesare CANTU’ (1804-1895) romanziere, storico e critico letterario di tendenza cattolica.”,”STOU-061″
“CANTU’ Cesare”,”Portafoglio di un operaio.”,”Copia firmata “”Il nostro Imbivere mi mostrò un’ode latina ove si impreca a chi primo corse con navi il mare; una declamazione italiana contro chi inventò i fucili; una contro chi insegnò alle donne a cavalcare; una perfino contro chi inventò le carrozze. Sarebbero a dire una bene strana genìa i poeti, se non si avesse anche tra loro chi vantò l’umano ardire, che nessun limite arresta (1).”” (pag 297) ((1) nella nota si riportano i versi in proposito di Foscolo, Lamberti, Vincenzo Monti)”,”MITT-254″
“CANTU’ Cesare”,”Storia universale. Tomo IX. Epoca IX. Parte I.”,”””Anche alle donne toccheranno premii e castighi secondo le opere, ad alcune serbandosi un paradiso distinto, mentre le più gemeranno negli abissi. Avendo una vecchia pregato Maometto ad impetrarle il paradiso, egli rispose: “”Non è per le vecchie””; ma come la vide attristata, soggiunse: “”Non ci avrà vecchie in paradiso, perché Dio restituirà loro gioventù e bellezza””. Ma egli sanzionò l’inferiorità della dona quando le applicò a metà i castighi e le ricompense dell’altro mondo, come in questo dimezzava le penalità per gli schiavi. “”Iddio ab eterno decretò ogni atto, ogni caso dell’uomo: tutto è scritto nel libro dell’evidenza; gl’ infedeli erano predestinati al fuoco; l’uomo porta il suo destino appeso al collo, e nel giorno della resurrezione Iddio gli mostrerà il libro aperto. La fatalità pesa dunque sulla pratica del musulmano.”” (pag 96) “”””Le vostre donne”” dice il corano “”son il campo vostro; coltivatelo quanto vi piacerà; munite i vostri cuori, temete il Signore. Il desiderio di possedere una donna, esternato o no, non vi renderà colpevoli innanzi a Dio: sa che non potete lasciare di pensar alle donne (cap. II). Non isposatene che due, tre o quattro, scegliendo quelle che vi sien piaciute. Se non potete mantenerle convenientemente, prendetene una sola, o contentatevi delle schiave (cap. IV). Per quanto vi sforziate, non potrete amare d’egual misura le vostre donne; ma non lasciate traboccar la bilancia da verun lato. Se divorzio avvenne, Dio arricchirà un consorte e l’altro; egli savio ed infinito””.”” (pag 98)”,”STOU-077″
“CANTU’ Cesare”,”Documenti per la storia universale. Legislazione. Volume unico, parte 2°.”,”Magistri scriniorum. “”Dal ‘magister officiorum’ dipendevano quattro uffizii, ‘memoriae, epistolarum, libellorum, dispositionum; i capi di questi eran i magistri scrinii. a. Magister memoriae. I ‘memoriales’ teneano nota di chi si distingueva nel servigio, perchè l’imperatore potesse ricompensarli (…). b. Magister epistolarum. Augusto scriveva e dettava le proprie lettere, comunicando le importanti ad Agrippa e Mecenate, che poteano farvi variazioni. Nerone pel primo lasciò taleincarico a un ‘magister epistolarum’. Questo segretario riceveva a voce gli ordini del principe su quel ch’aveva a scrivere, e stendeva o dettava la lettera. Inoltre aveva tre occupazioni relative alle ambasciate delle città, alle consulte e alle petizioni. (…)”” (pag 384-385) pag 507″,”STOU-078″
“CANTU’ Cesare”,”Documenti per la storia universale. Legislazione. Volume unico, parte 1°. Appendice alla storia universale”,”””I magistrati poi ai cittadini, come a figli, con amore del giusto presiedano. Nel giudicare pongano da banda nimicizie, amicizie, e rancori. (…) Alla legge si obbedisca, anche malvagia e male scritta. (…) L’adultero possa esser burlato e motteggiato da chicchessia. L’egual pena tocchi al cavilloso, al sicofante, all’impudico, al maligno curioso (…) (pag 240-241) (Legislazione di Caronda)”,”STOU-108″
“CANUTI Massimo”,”Frida Kahlo.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Massimo Canuti, laureato in Architettura al Politecnico di Milano, con una tesi sulla rappresentanza dello spazio cinematografico e pittorico, lavora nel campo della comunicazione come copywriter. 9 gennaio 1937, i coniugi Trotsky arrivano a Tampico, poi vengono accolti dai Riversa a Città del Messico. 21 agosto 1939. Assassinio di Trotsky. Poco dopo Frida viene interrogata. (pag 147-148) Lettera di T. a Frida: “”Mi hai restituito la giovinezza e tolto la ragione. Quando sono con te mi sento un ragazzetto di diciassette anni”” (pag 134) La moglie di Trotsky Natalia avendo saputo della relazione non reagì. Se la relazione fosse stata scoperta da Rivera avrebbe sparato a Trotsky. (pag 136)”,”AMLx-192″
“CANZIO Stefano”,”La dittatura debole. Storia dell’ Italia fascista e dell’ antifascismo militante dal 1926 al 1945.”,”Questo volume del deceduto CANZIO è il quarto volume del ‘Compendio di storia d’Italia’ in 5 volumi apparso nel 1974 presentato in forma separata, sotto una nuova veste, e con un titolo diverso. Stefano CANZIO nacque a Genova nel 1898, da famiglia ispirata agli ideali democratici (suo nonno Stefano aveva sposato la figlia di Giuseppe GARIBALDI, Teresita, e suo padre sarà un combattente antifascista inviato al confino durante il ventennio. Fin dagli anni giovani Stefano si oppose al fascismo entrando a far parte, dopo la marcia su Roma, del movimeno noto come ‘Italia Libera’. Entrato nel PCI clandestino a Milano nel 1942, dopo l’ 8 settembre 1943 prese parte alla Resistenza come gappista. Arrestato nel 1944 riuscì a sottrarsi alla fucilazione e continuò la lotta. Dopo il 25 aprile 1945 fu tra gli organizzatori della Federazione del PCI milanese, che lo candidò al Senato nel 1953. Laureato in Storia e Lettere a Milano, svolse un intenso lavoro di storico e pubblicista specializzandosi in sutdi sulla 1° Repubblica cisalpina,”,”ITAF-048″
“CAPANNELLI Giovanni”,”Rapporto Vietnam. Quali forze emergenti?”,”Giovanni Capannelli laureato in economia politica all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano. Collabora con l’ Isesao (Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia Orientale) (Bocconi).”,”ASIE-029″
“CAPANNELLI Giovanni”,”Rapporto Vietnam. Quali forze emergenti?”,”Giovanni Capannelli laureato in economia politica all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano. Collabora con l’ Isesao (Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia Orientale) (Bocconi).”,”ASIE-005-FV”
“CAPATI Massimiliano”,”Il maestro abnorme. Benedetto Croce e l’Italia del Novecento.”,”CAPATI Massimiliano è nato nel 1948 a Viterbo. E’ autore di ‘Cantimori, Contini, Garin. Crisi di una cultura idealistica’, Il Mulino, 1997. Collabora a ‘Nuovi Argomenti’.”,”CROx-010″
“CAPDEVIELLE Jacques DUPOIRIER Elisabeth GRUNBERG Gerard SCHWEISGUTH Etienne YSMAL Colette, scritti di”,”France de gauche vote a droite.”,”Scritti di CAPDEVIELLE Jacques DUPOIRIER Elisabeth GRUNBERG Gerard SCHWEISGUTH Etienne YSMAL Colette. Nel 1978, i francesi si sentivano e si pensavano a sinistra ma votarono in maggioranza a destra. Gli autori hanno indagato sulle cause di questo comportamento elettorale.”,”FRAV-070″
“CAPDEVIELLE Jacques MOURIAUX René, a cura di Alain LANCELOT”,”Les syndicats ouvriers en France.”,”CAPDEVIELLE J. MOURIAUX R. assistenti di ricerca alla Fondation nationale des sciences politiques. Courroie de transmission, cinghia di trasmissione Cronologia grandi conflitti sindacali (pag 94) Grafici: Cronologia succinta della storia delle organizzazioni sindacali (pag 28-29) Struttura delle tre grandi confederazioni (CGT, CFDT, CGT-FO) (pag 40-42)”,”MFRx-249″
“CAPECE MINUTOLO Antonio Principe di Canosa.”,”I Piffari di Montagna ossia cenno estemporaneo di un cittadino imparziale sulla congiura del Principe di Canosa e sopra i Carbonari. Epistola critica diretta all’estensore del foglio letterario di Londra.”,”CAPECE MINUTOLO Antonio Principe di Canosa (Napoli, 5/03/1768 – Pesaro, 4/03/1838). Politico, scrittore e membrodi una delle famiglie nobili più antiche del Regno delle Due Sicilie. Il filosofo CROCE Benedetto lo definì spregiativamente “”il Don Chisciotte della Reazione italiana”” essendo tra i più importanti intellettuali della controrivoluzione e del legittimismo delle Due Sicilie. Gli studi a Roma lo mantennero lontano dalle posizioni illuministiche e dal fermento che cominciava a manifestarsi anche tra i nobili del Regno di Napoli. L’epoca delle rivoluzioni democratiche, tra gli ultimi anni del XVIII secolo all’epoca napoleonica, dalla Restaurazione al Risorgimento, provocò in Europa movimenti popolari, ma anche una controffensiva politico-filosofica di scrittori tradizionalisti, legittimisti e conservatori. Poco analizzata risulta la pur poderosa partecipazione dei pensatori italiani alla battaglia controrivoluzionaria. Misconosciuta appare l’opera di CAPECE MINUTOLO Antonio Principe dei Canosa, napoletano, che partecipò personalmente alla resistenza sia all’invasione giacobina del 1799 sia al regime napoleonico del Decennio, sia collaborando, da Ministro di Ferdinando I delle Due Sicilie, sia dando l’avvio alla polemica giornalistica contro la diffusione delle sette. Le sue pubblicazioni vanno dalla politica alla teologia, adeguando i mezzi della propaganda e della pubblicistica all’obiettivo di raggiungere strati sempre più estesi di opinione pubblica: da saggi curati con suggestioni erudite all’articolo di giornale, dalla commedia teatrale all’opuscolo, dalla apologetica nei tribunali al carteggio. “”I Piffari di Montagna”” è un pamphlet che sintetizza la visione del Canosa intorno ai problemi posti dalla Restaurazione dopo il Congresso di Vienna. Cosa assimilare e cosa rigettare delle innovazioni apportate dai francesi. Integrare o allontare quella parte consistente della burocrazia statale ed amministrativa che collaborò con gli istituti napoleonici? La sua linea intransigente non intende colpire le opinioni ma ridicolizzarle, evitando così di esacerbare le posizioni. Gli incarichi nei ministeri e gli impieghi pubblici affidati solamente a uomini di provata fedeltà alla monarchia. Nel saggio evidenzia come, invece, la politica si accontenti delle “”mezze misure”” che -prevede- porteranno a rinnovati sommovimenti sociali. Effettivamente, dopo pochi mesi dalla prima edizione de “”I Piffari di Montagna””, a Napoli si ebbe la sollevazione carbonara del 1820-21, che valse al Principe la fama di raffinato interprete della fase politica. La sua opera rimase travolta e oscurata dal prevalere della interpretazione storica Risorgimentale. «Voi non troverete mai che un medico in una cura d’importanza si servirà d’un metodo tutto nuovo, e non prescritto da qualche maestro accreditato dell’arte, (…) E perchè? perchè nel caso che l’infermo di cognita malattia muoja, e venga il pubblico al fatto che è stato curato diversamente da quello, che l’arte prescrive, non possono mancargli i brevetti di asino o di boja, che gli verranno subito spediti da quanti professano l’arte salutare.» (pag 142, 143)”,”RISG-011-FSL”
“CAPECELATRO Edmondo M. CARLO Antonio”,”Contro la ‘questione meridionale’. Studio delle origini dello sviluppo capitalistico in Italia.”,”In appendice: concezione GRAMSCI su Q meridionale, misure Stato a vantaggio Sud, sottosviluppo agricoltura italiana E.M. CAPACELATRO (1948) laureato in giurisprudenza è assistente di storia economica all’Univ di Napoli. Antonio CARLO è professore incaricato di diritto del lavoro all’ Univ di Cagliari. Ha pubblicato ‘Lenin sul partito’ (DE-DONATO, 1970) e ‘La natura socio-economica dell’ URSS’ (numero monografico di ‘Giovane Critica’). Ha fatto parte del PDUP. Ha collaborato anche alla ‘Monthly Review’.”,”ITAS-024″
“CAPECELATRO Edmondo M. CARLO Antonio”,”Contro la «questione meridionale» Studio sulle origini dello sviluppo capitalistico in Italia.”,”Edmondo Maria Capecelatro è nato a Napoli nel 1948. Ha aderito giovanissimo alla FGCI, per poi passare al movimento studentesco ed alla sinistra extraparlamentare attualmente è un indipendente. Ha collaborato, sempre con scritti su problemi del mezzogiorno, alla rivista Giovane critica. Antonio Carlo è nato a Telese (Benevento) nel 1941. Dagli inizi degli anni ’60 partecipa all’attività politica, prima nella sinistra ufficiale (PSI, PSIUP, UGI), poi in quella extraparlamentare: attualmente è un indipendente.”,”ITAS-063-FL”
“CAPEK A.”,”Karl Marx et les USA.”,”””Lo sviluppo della schiavitù in America fu una operazione anglo-americana fondata sull’industria cotoniera”” (Capek, pag 58) “”Peu de temps après la publication du ‘Manifeste’, Marx se mit à participer directement au courant de la vie politique américaine et à atteindre un public très large aux Etats-Unis per l’intermédiaire des analyses économiques et politiques qu’il écrivait pour l’un des journaux les plus marquants de l’époque, ‘The New York Tribune’. La ‘Tribune’ n’était pas un organe socialiste. C’était un grand quotidien qui tirait à 200.000 exemplaires et qui n’avait pas peur d’avoir pour collaborateur le fondateur du socialisme scientifique. Mais c’était une ère differente, une Amérique différente, et les monopoles ne dominaient pas encore la vie américaine; ils n’avaient pas encore emprisonné la pensée américaine. Marx collabora à ce journal pendant onze ans, de 1851 à 1862. A l’origine, le rédacteur en chef lui avait demandé une série d’articles sur la situation en Allemagne. Marx donnait ses articles en langue anglaise et Engels l’aida à en rédiger plusieurs, particulièrement au début, avant que Marx ait pu maîtriser la langue anglaise, qu’il arriva à connaître aussi parfaitement que plusieurs autres langues. Ce fut dans la ‘Tribune’ que l’ouvrage d’Engels, ‘Révolution et Contre-Révolution’, qui contenait les points de vue combinés de Marx et Engels, fut publié pour la première fois en une suite d’articles. C’est pour cette raison qu’à l’origine on l’attribua à Marx. Pendant une période qui dura plus d’une décade de l’histoire américaine, au cours d’une phase de combat et de réflexion qui aboutit finalement à la Guerre Civile, les lecteurs américains purent, à la lecture des colonnes de la ‘Tribune’, étudier l’analyse des principaux événements économiques et politiques contemporains (et plus spécialement leur incidence américaine), et de la Guerre Civile elle-même, que leur présentait l’interprète magistral de l’histoire. Le format et l’influence du journal procuraient à Marx, comme la ‘Presse’ de Vienne, un instrument excellent pour la diffusion de ses idées. Certains articles de Marx étaient intégralement publiés dans la ‘Tribune’ come éditoriaux sans signature d’auteur, mais présentés comme l’opinion d’un journal américain. (…) La collaboration de Marx à la ‘Tribune’ coïncida, à l’époque, avec la grande émigration allemande aux Etats-Unis. En raison de facteurs économiques et politiques, plus de 50.000 Allemands entrèrent aux Etats-Unis en 1847 et pendant la décade qui commença en 1850 l’émigration allemande vers les U.S.A. se fit au rythme de 90.000 par an.”” [A. Capek, Karl Marx et les USA] [in Cahiers internationaux, Revue internationale du monde du travail, N° 46 mai 1953] (pag 28-29)”,”MADS-589″
“CAPELLO Luigi”,”Caporetto perché? La 2° armata e gli avvenimenti dell’ottobre 1917.”,” Dissidi tra Capello e Cadorna. “”E a maggior ragione si comprende perché, dopo la presa di Gorizia, al generale Capello pensassero con sempre maggiore insistenza anche molti uomini politici ostili a Cadorna e che avrebbero voluto noion solo una condotta di guerra più decisa e “”moderna”” ma anche una stretta collaborazione tra governo e Stato maggiore. Di questi maneggi è testimonianza anche nella relazione della Commissione di inchesta nella quale si legge: “”Le voci dell’accennata successione del generale Capello… cominciarono dopo la presa di Gorizia e si trovarono in coincidenza col proposito, allora non ancora spento in qualcuno dei membri del Governo, di esonerare il generale Cadorna””. E’ dalla stessa relazione sappiamo che fu proprio in seguito a queste voci e alle “”maldicenze”” contro Cadorna che le accompagnavano (l’accusa soprattutto di non aver saputo sfruttare il successo conseguito a Gorizia) che il Capello fu in settembre improvvisamente rimosso dal suo comando e mandato a reggere quello del XXII corpo, in Trentino, e, per di più, sotto un generale che sino a poco tempo prima era stato suo divisionario. Ciò che la relazione non dice, invece, è che contro Capello fu aperta una inchiesta e che Cadorna lo avrebbe voluto mettere a riposo. Ce lo riferiscono il generale Marazzi, in una lettera a Capello del 12 ottobre 1916 e F. Martini nel suo diario. Scrive quest’ultimo: “”Dissidi fra Bissolati e Cadorna. Questi avrebbe voluto mettere a riposo alcuni generali, Capello e Lequio fra gli altri…. Fatto sta che Bissolati si è opposto e il provvedimento non fu preso: Cadorna se ne dolse e risentì””. L’intervento di Bissolati salvò Capello (così come nei mesi successivi non poco dovette contribuire a creare l’ambiente favorevole al suo ritorno in auge; significativa è a questo proposito una lettera del 19 dicembre di Marazzi, che nella duplice veste di generale e di deputato era un po’ il trait-d’union tra Capello e gli ambienti politici romani”” (pag 18) pag 227-228 (vantaggi della linea del Tagliamento)”,”QMIP-147″
“CAPELLO Luigi”,”Caporetto perché? La 2ª armata e gli avvenimenti dell’ottobre 1917.”,”‘L’anima delle masse è un elemento mobile, instabile, fluttuante, suscettibile di apparente stabilizzazione solo quando manchi l’intervento di cause perturbatrici. Ma in guerra un numero infinito di fattori – taluni eccitanti, ma per lo più deprimenti, palesi alcuni, altri imponderabili – preme senza tregua sullo spirito collettivo, mantiene l’organismo in perenne instabilità di equilibrio, lo rende nervoso impressionabile sensibilissimo, capace di eroismi epici o soggetto a subitanei accasciamenti”” (pag 24) (Lo spirito delle truppe e la loro preparazione tecnica e morale)”,”QMIP-001-FSL”
“CAPELLUTO Nicola PALUMBERI Franco”,”Energia e petrolio nella contesa imperialista.”,” Preludio alla crisi del 1973. “”A fine anni Sessanta la permanenza di un ritmo forte di crescita del capitalismo mondiale – sul 5 per cento annuo – e il declino relativo delle due superpotenze e della potenza inglese costituirono il quadro di evoluzione della vicenda petrolifera. Nel quinquennio 1965-1970 i consumi petroliferi mondiali crebbero del 48 per cento, ma negli USA del 28, nell’ Europa occidentale del 60 e in Giappone del 127. La pressione sui prezzi energetici aumentò””. (pag 72)”,”ELCx-086″
“CAPELLUTO Nicola PALUMBERI Franco”,”Energie et pétrole dans l’ affrontement impérialiste.”,”””La Chine, avec seulement 1.9% du trafic mondial de véhicules, aussi bien à usage privé ainsi qu’à usage commercial, n’en est encore qu’aux premiers pas de sa motorisation (tableau 5). Le niveau chinois d’un véhicule pour 85.7 habitants est encore très éloigné de celui des pays à moyenne industrialisation, comme ceux d’Amérique Latine, et encore plus de celui des pays industrialisés.”” (pag 191) Circulation mondiale de véhicules à moteur (2000). Tableau 5.”,”ELCx-109″
“CAPITANI Ovidio CHERUBINI Giovanni CORSI Pasquale FUMAGALLI Vito GASPARRI Stefano MUSCA Giosuè PERI Illuminato SANDRI Lucia SESTAN Ernesto”,”Storia della società italiana. Parte prima. Vol. V. L’Italia dell’alto Medioevo.”,”CAPITANI Ovidio CHERUBINI Giovanni CORSI Pasquale FUMAGALLI Vito GASPARRI Stefano MUSCA Giosuè PERI Illuminato SANDRI Lucia SESTAN Ernesto I Longobardi di Ernesto SESTAN”,”ITAS-143″
“CAPITANI Ovidio GREGORY Tullio PIZZANI Ubaldo CRISTIANI Marta GARFAGNINI Gian Carlo VIAN Paolo OLDONI Massimo PICASSO Giorgio PAOLI Emore TODESCHINI Giacomo ROVERSI MONACO Francesca CONSIGLIA DE MATTEIS Maria RUIZ-DOMENEC José Enrique CREMASCOLI Giuseppe”,”Sentimento del tempo e periodizzazione della storia nel Medioevo. Atti del XXXVI Convegno storico internazionale, Todi, 10-12 ottobre 1999.”,”Tra i vari saggi: ‘Storia e tempo in Dante’ di M.C. De-Matteis (pag 283-302)”,”STMED-038-FSD”
“CAPITINI MACCABRUNI Nicla”,”La classe operaia fiorentina e gli scioperi del 1902 e del 1904.”,” “”Il tema dello sciopero generale e dello sciopero di massa, ereditato dal movimento anarchico e dalla Prima Internazionale non aveva suscitato grande interesse fino al VI Congresso della Seconda Internazionale ad Amsterdam nell’ agosto del 1904; il solo paese in cui aveva attecchito l’ idea dello sciopero generale era la Francia anche se vi era fallito quello del 1898. Esso veniva concepito come una “”sorpresa”” che avrebbe paralizzato la vita della nazione creando le premesse per il colpo di stato proletario””. (pag 95)”,”MITT-226″
“CAPITINI Aldo CODIGNOLA Tristano, a cura di Tiziana BORGOGNI MIGANI”,”Lettere 1940-1968.”,”””Il rapporto del 4 marzo stilato dal Prefetto di Firenze, cui si riferiva Gentile, faceva il punto sulle indagini e proponeva: che Pier Carlo Masini e Maurizio Manetti venissero deferiti alla Commissione Provinciale per il confino e che tutti gli altri studenti coinvolti fossero “”diffidati””; relativamente agli “”intellettuali si rimane in attesa delle determinazioni che codesto Ministero riterrà di adottare, valutando le singole responsabilità…soprattutto in rapporta anche ad analoghi movimenti, affiorati in altre province”” (…)””. (pag XL) “”11. Ai marxisti, del socialismo e comunismo, esso dice d’altronde: la nostra aspirazione è la vostra aspirazione, la nostra verità è la vostra verità, quando essa sia liberata dai miti del materialismo storico e del socialismo scientifico. Ricordatevi del Marx agitatore, infiammato dall’ ideale etico della giustizia, e dimenticate il Marx teorico, che presupponendo quell’ ideale nelle sue indagini economiche pensò, viceversa, di poterlo dedurre dalle sue stesse indagini economiche. E soprattutto non dimenticate che Marx scrisse il ‘Manifesto’ e il ‘Capitale’ a Londra, all’ ombra delle libertà inglesi. Cercate che lo stato di domani non tolga a un nuovo Marx la possibilità di sorgere””. (pag 167, dal Secondo manifesto del liberalsocialismo (1941)) Capitini e Codignola (v. 4° cop)”,”ITAD-085″
“CAPIZZI Antonio a cura, antologia scritti di TALETE ANASSIMANDRO ANASSIMENE PITAGORA PITAGORICI SENOFANE ERACLITO PARMENIDE ZENONE MELISSO EMPEDOCLE ANASSAGORA LEUCIPPO DEMOCRITO”,”I presocratici. Antologia di testi.”,”””L’opposto concorda con l’opposto, e bellissima è l’armonia dei discordi”” (Eraclito, Frammenti) (pag 29)”,”FILx-497″
“CAPO Angelo”,”Il socialismo salernitano, 1892-1926.”,”Angelo Capo, preside nei licei, ha collaborato con la cattedra di storia economica dell’Università di Salerno. Ha scritto vari saggi di storia socio-economica del Mezzogiorno.”,”MITS-004-FSD”
“CAPO Angelo”,”Il socialismo salernitano. II. 1943-1953.”,”Angelo Capo, preside nei licei, ha collaborato con la cattedra di storia economica dell’Università di Salerno. Ha scritto vari saggi di storia socio-economica del Mezzogiorno.”,”MITS-005-FSD”
“CAPOBIANCO Giuseppe”,”Riformisti e rivoluzionari a Napoli. Errico Leone e la nascita del socialismo scientifico (1898-1904).”,”CAPOBIANCO Giuseppe (1926-1994) dirigente comunista meridionale ha svolto ruoli di direzione del PCI a Napoli ed in altri centri del Centro Sud. Ha scritto varie opere sui movimenti meridionali e le lotte operaie (v. pag 4)”,”MITS-352″
“CAPOBIANCO Giuseppe”,”La costruzione del “”partito nuovo”” in una provincia del Sud. Appunti e documenti sul PCI di Caserta: 1944-1947.”,”CAPOBIANCO Giuseppe è un funzionario di partito che ha ricostruito la storia locale del PCI a Caserta.”,”PCIx-269″
“CAPOGRASSI Giuseppe”,”Le glosse di Marx a Hegel.”,”CAPOGRASSI Giuseppe (1889-1956). Questo testo fu pubblicato per la prima volta negli ‘Studi filosofico-giuridici dedicati a Giorgio Del Vecchio’ nel 1930. Esso fu nuovamente edito nelle “”Opere”” complete di Capograssi che la casa editrice Giuffré stampò nel 1959. Il saggio di Capograssi fu il primo lavoro italiano dedicato alla “”Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico””. Il testo tedesco di Marx era stato per la prima volta edito nel 1927.”,”MADS-638″
“CAPORILLI Pietro”,”Primavera 1917. Le cause e gli avvenimenti della “”Caporetto”” francese.”,”””I fatti della primavera del 1917 furono, per la Francia, i più tragici di tutta la Prima guerra mondiale, specialmente per le conseguenze di ordine morale. Scossero a tal punto la compagine dell’esercito francese che l’ex ministro Painlevé poté scrivere: “”Vi fu un giorno in cui tra Soissons e Parigi vi erano soltanto due divisioni delle quali potevamo essere completamente sicuri””. Nulla trapelò in quell’epoca, ed ancora oggi si parla poco, dei gravissimi episodi di ammutinamento di intere divisioni, di reggimenti che si rifiutavano di andare in linea marciando invece, coi loro ufficiali in testa, su Parigi per deporvi il governo e dichiarare la pace a qualunque costo”” (quarta di copertina)”,”QMIP-272″
“CAPOTE Truman”,”Altre voci altre stanze.”,”””Una casa. Un gruppo grigio di capanne negre. Una chiesa di assi non verniciate col campanile segnato dalla pioggia e tre vetrate color rubino. Un cartello: Gesù Nostro Signore sta per arriare. Siete pronti’ Un bambino negro con un cappello di paglia stringeva fra le mani un cesto di more. Dappertutto il baglioe accecante del sole. Infilarono ad un tratto una breve strada senza nome, senza pavimentazione, fiancheggiata da case a un solo piano, (…)”” (pag 15)”,”VARx-008-FV”
“CAPOZZI Gennaro”,”Venti giorni di terrore.”,”L’ A attribuisce ai nazisti i massacri avventui alle fosse di Katyn opera degli stalinisti. “”Il 28, verso le ore 14, ebbe inizio l’ Epopea Napoletana. Esporre la serie nobilissima degli innumerevoli atti eroici varrebbe solo a sminuire la grandiosità delle tre radiose giornate. Napoli disarmata da un nemico borioso, minaccioso e crudele, che tutto metteva a ferro e fuoco, in poche ore lanciò in piazza migliaia e migliaia di moschetti, bombe, dinamite ecc. I ragazzi, i giovani, i vecchi – tutti generosi come non mai – presero immediatamente il sopravvento e divennero i padroni della città. Tutte le strade furono presidiate. I tedeschi si diedero alla fugo o si asserragliarono in fortini insieme con pochi italiani rinnegati: i fascisti. L’ Unpa mise a disposizione dei patrioti tutti i propri automezzi con i quali fu possibile fare affluire munizioni, portare ordini, trasportare feriti agli ospedali, ecc. L’ alba del 29 trovò il volto della città trasformata. I Bersaglieri, i Marinai, i Carabinieri di tutte le stazioni secondarie, gli ufficiali di tutte le armi scesero in campo.”” (pag 24-25)”,”ITAR-095″
“CAPPA Alberto”,”Vilfredo Pareto. (1924)”,”Un Pareto pensatore antidemocratico e antisocialista, e ma, peò teorico o sostenitore a tutto tondo del fascismo, è quello che Alberto Cappa descrisse nel 1924, a un anno dalla morte dello studioso. Egli apprezzava in Pareto “”lo studio della psicologia umana e delle sue relazioni con i fatti sociali””. Sottolineature di GM Bravo [Comitato per le Edizioni Gobettiane Presidente Bartolo GARIGLIO Vicepresidente Mario DOGLIANI Componenti: Gian Luigi BECCARIA, Luigi Bonanate, Gian Mario BRAVO, Giovanni CONSO (+), Luciano GALLINO (+), Agostino GIOVAGNOLI, Francesco MALGERI, Claudio PAVONE (+), Cesare PIANCIOLA, Marco REVELLI, Mariuccia SALVATI, Marco SCAVINO, Carlo Augusto VIANO, Giuseppe ZACCARIA, Segreteria Gabriela CAVAGLIA’, Note storico-archivistiche Pierangelo GENTILE e Alessia PEDIO] (al 2017)”,”TEOS-012-FMB”
“CAPPELLANO Filippo DI-MARTINO Basilio”,”Un esercito forgiato nelle trincee.”,”La lezione della guerra anglo-boera, la lettura del conflitto russo-giappoonese (pag 24-29)”,”QMIP-278″
“CAPPELLANO Filippo DI-MARTINO Basilio”,”Un esercito forgiato nelle trincee. L’evoluzione tattica dell’Esercito italiano nella Grande Guerra.”,”Filippo Cappellano, Firenze 1963, è considerato uno dei maggiori storici militari italiani. Basilio Di Martino, Roma, 1957, colonnello del Corpo del Genio Aeronautico è autore di pubblicazioni sulla Grande Guerra. Il libro copre una lacuna della storiografia italiana: la conoscenza della tecnica della scienza militare, delle tattiche e degli armamenti, delle procedure d’attacco e di difesa in quel preciso momento della guerra…”,”QMIP-037-FV”
“CAPPELLANO Filippo DI-MARTINO Basilio”,”La guerra dei gas. Le armi chimiche sui fronti italiano e occidentale nella grande guerra.”,”‘Tante precauzioni e tanti sforzi per la difesa individuale e collettiva fanno intendere quanto gli aggressivi chimici furono temuti ed al tempo stesso quanto fossero diffusi. Nel 1917, e soprattutto nel 1918, l’impiego di queste sostanze era regolarmente contemplato, sia in chiave offensiva che in chiave difensiva, ed in una tale situazione non si può fare a meno di tentare una valutazione della loro efficacia, usando come parametro i dati relativi alle perdite subite dai diversi eserciti. Secondo una fonte statunitense degli anni Venti (1), gli effetti degli aggressivi chimici possono essere così sintetizzati: – Gasati in modo non letale: Germania 191.000; Francia 182.000; Gran Bretagna 181.000; Stati Uniti 71.000; Russia 419.000 – Morti: Germania 9.000; Francia 8.000; Gran Bretagna 8.100; Stati Uniti 1.500; Russia 419.000 – Percentuale di morti rispetto ai gasati in modo non letale: Germania 4.5; Francia 4.2; Gran Bretagna 4.3; Stati Uniti 2.0; Russia 11.8 Le percentuali calcolate indicano da un lato come i gas da combattimento abbiano avuto nel complesso un indice di letalità relativamente basso, dall’altra come a soffrire in misura maggiore sia stato l’esercito russo, che scontava un minor livello di preparazione. Su tutti i fronti comunque si ebbe una crescente capacità di difesa che abbatté in modo significativo il tasso di perdite. Se nell’attacco ad ondate di cloro del 22 aprile 1915 morì quasi un terzo dei colpiti, nel 1918 questa percentuale era diminuita di un ordine di grandezza, un risultato che escludeva i gas dal novero dei “”produttori di morte””. Un altro dato interessante, riportato dalla stessa fonte statunitense e ripreso da altre è relativo al rapporto tra il numero delle vittime del gas ed il numero delle vittime di altri strumenti di offesa. L’esercito della grande repubblica nordamericana contò alla fine del conflitto un totale di 258.338 tra morti e feriti (2), di questi il 30% fu dovuto agli aggressivi chimici contro il 70% causato dalle armi da fuoco. La percentuale dei gasati è piuttosto alta, costituendo un’implicita conferma dell’addestramento affrettato ed incompleto di molte unità delle AEF. Al riguardo è peraltro significativo rilevare il basso numero dei morti, su un totale di 52.842 caduti meno di 1.500 furono infatti vittime del gas, e di queste solo 200 morirono sul campo di battaglia’ (pag 330-331) [(1) Gilschrist H.L., ‘A Comparative Study of World War Casualties from Gas and Other Weapons’, Edgewood Arsenal, Chemical Warfare School, 1928; (2) Dati differenti, ma non in misura tale da modificare questo quadro, sono riportati da Heller C.E., op. cit., pp. 91-92 (224.089 feriti con 70.552 gasati dei quali 1.221 morirono)]”,”QMIP-043-FV”
“CAPPELLI Adriano VIGANÒ Marino a cura”,”Cronologia, Cronografia e Calendario perpetuo. Dal principio dell’era cristiana ai nostri giorni.”,”Tecniche e scienze della misurazione del tempo. Adriano Cappelli, l’autore del manuale, nasce l’8/6/1859 a Modena da Antonio, bibliotecario dell’Estense, e da Luigia Malagoli. Laureato in lettere all’Istituto di studi superiori di Firenze, diplomato archivista paleografo, nell’84 inizia la pratica da alunno di I classe presso l?archivio di Stato di Milano sotto la guida di Cesare Cantù, è promosso da sotto archivista di 3° classe nell’86 ad archivista di 3° classe nel 1900. Nominato direttore dell’Archivio di Stato di Parma nel 1903. Muore nella villa ex Paganini a Gaione di Vigatto (Parma) nel 1942.”,”STOU-028-FL”
“CAPPELLI Vittorio”,”Il fascismo in periferia. Il caso della Calabria.”,”Tesi Michele Bianchi vero ideatore realizzatore organizzatore della marcia su Roma e del primo fascismo (squadrismo) Vedi retro biografia (Trecc) IL LIBRO STA PER ESSERE ORDINATO PRESSO E-BAY 22.11.2021 COMPLETARE”,”ITAF-397″
“CAPPELLI Igino”,”Gli avanzi della giustizia. Diario del giudice di sorveglianza.”,”Igino Cappelli (Casalbuono Salerno 1931) in magistratura dal 1955, nel 1988 è giudice della Corte di Cassazione. Dal 1970 al 1982 è stato magistrato di sorveglianza a Napoli. Nelle sue competenze sono rientrati in particolare il carcere di Poggioreale, il penitenziario di Procida, i manicomi giudiziari di Sant’Efremo e Pozzuoli. “”Non basta già la mannaia? Ci vuol proprio la sentenza che l’accompagni?”” (Bertolt Brecht, Canzone dei tribunali) (in apertura)”,”ITAP-048-FV”
“CAPPELLI Vittorio”,”Il fascismo in periferia. Il caso della Calabria.”,”Vittorio Cappelli (Cosenza; 1947) insegna italiano, storia e filosofia nell’Istituto d’Arte di Firenze. È redattore della rivista ‘Dedalus’ e ha collaborato a ‘Meridiana’. (1992) I leaders calabresi del fascismo. Dal sindacalismo rivoluzionario ai luoghi del comando politico. Agostino Lanzillo (pag 20-23)”,”ITAF-404″
“CAPPELLI A.”,”Cronologia, Cronografia comparata e Calendario Perpetuo. Da principio dell’Èra Cristiana ai giorni nostri.”,”””Nelle minutaglie della cronologia anche i più accreditati scrittori prendono degli sbagli”” (Muratori, Annali d’Italia, a. 1557) (in apertura)”,”STOU-001-FFS”
“CAPPELLINI Antonio”,”Dizionario biografico di genovesi illustri e notabili. Cronologia dei governi di Genova ed indice alfabetico-analitico.”,”In appendice. “”Una tavola cronologica dei Governi della Repubblica ed un indice alfabetico dei principali avvenimenti, luoghi, istituti, edifizi pubblici citati, ed un indice bibliografico … servono di complemento al lavoro per i riferimenti storici””. Dalla tavola si ricava che il dominio di Francia si è verificato negli anni 1396-1410 (re Carlo VI) (14 anni) 1458-1461 (re Carlo VII) (3 anni) 1499-1507 (re Luigi XII) (8 anni) 1507-1512 (re Luigi XII) (5 anni) 1513-1513 (re Luigi XII) (1 anno) 1515-1522 (re Francesco I) (7 anni) 1527-1528 (re Francesco I) (1 anno) L’ ultimo dei Dogi fu Brignole Giacomo Maria. Durzzo Girolamo fu doge della Repubblica Ligure in forza della costituzione data da Napoleone I, dal 1802 al 1805. Il 7 gennaio 1815 Ignazio Thaon de Revel prendeva possesso della Liguria in nome di Vittorio Emanuele I. (pag 169)”,”LIGU-053″
“CAPPELLINI Stefano”,”Rose e pistole. 1977. Cronache di un anno vissuto con rabbia.”,”Stefano Cappellini (1974) catanese, laureato in lettere all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista politico ed autore. Ha collaborato con quotidiani e tv.”,”TEMx-084″
“CAPPIELLO Ida a cura”,”I giacobini. Antologia degli scritti di Marat, Robespierre e Saint-Just.”,”””La fama è un vano rumore. (…) Il bene, ecco quello che bisogna fare, a qualsiasi costo, preferendo il titolo di eroe morto a quello di vigliacco vivo”” (Saint-Just, ultimo discorso, 9 termidoro, 1794) (pag 94)”,”FRAR-369″
“CAPPUZZO Umberto BRIGNOLI Marziano ROCHAT Giorgio LURAGHI Raimondo MAZZETTI Massimo CEVA Lucio BERTINARIA Pier Luigi STRIK-LIEVERS Lorenzo”,”Il problema dell’ alto comando dell’ esercito italiano dal Risorgimento al Patto Atlantico. Atti del Convegno indetto dalla Società Solferino e S. Martino, 18 e 19 settembre 1982.”,”Scritti di CAPPUZZO Umberto BRIGNOLI Marziano ROCHAT Giorgio LURAGHI Raimondo MAZZETTI Massimo CEVA Lucio BERTINARIA Pier Luigi STRIK-LIEVERS Lorenzo “”Cadorna così diventò capo di stato maggiore solo quando Pollio morì per un infarto cardiaco e non ci fu possibilità di lasciarlo fuori. Egli fu veramente il primo capo di stato maggiore che effettivamente comandò l’ esercito italiano, perché né Cosenz, né Saletta, né Primerano, né Pollio furono mai autentici comandanti dell’ esercito anche perché si trovarono sempre ad essere capi in tempo di pace, quando effettivamente il ministro della guerra avanzava le proprie prerogative. Certo, in tempo di pace per modo di dire, perché si ebbe la guerra d’ Africa la quale creò problemi di comando, che furono però affrontati con molta cautela da Cosenz. Egli per esempio mandò a comandare la spedizione d’ Africa il generale Tancredi Saletta, suo fido collaboratore e suo successore nella carica; ma quando il primo ministro Crispi cominciò ad imporsi, allora i contrasti emersero; la nomina di Baratieri a comandare le forze armate in Africa fu un classico “”colpo di testa”” di Crispi contro i militari cosiddetti “”tradizionali”” o che Crispi chiamava tradizionalisti. Baratieri era un ex-garibaldino, anche Crispi si vantava di essere un ex-garibaldino. Tale intervento mi rammenta quanto abbia ragione il generale Cappuzzo quando sostiene nella sua relazione che se la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali, è peggio quando ci mettono le mani gli altri, poiché essa allora arrischia di finire in una burla e poi in una tragedia, come avvenne ad Adua, una battaglia che si poteva assolutamente evitare e fu fatta combattere per motivi politici da Crispi nelle peggiori condizioni””. (pag 140-141, Raimondo Luraghi, Il comando dell’ esercito dal 1882 al 1918) “”Veniamo ora alla vicenda dell’alto comando in relazione alla guerra 1915-18. Sono noti i significativi rafforzamenti della carica di capo dello Stato Maggiore dell’esercito nei confronti del ministero, apportati dai già citati decreti del 1906 e del 1908. E sono altresì conosciutissime le circostanze politiche che determinarono questo rafforzamento. (…)”” (pag 191); “”Dunque il capo di Stato Maggiore dell’esercito (nonché quello della marina) era stato completamente assimilato al comandante supremo di cui all’art. 39 del “”Servizio”” con l’obbligo altresì di dare gli ordini “”nel nome del re””. Dunque si era provveduto (…) a “”fissare le relazioni”” del vertice militare col governo (“”gli altri poteri dello stato””) come prescritto sempre dallo stesso articolo del “”Servizio””. La funzione politica e sostanzialmente governativa del capo di Stato Maggiore comandante supremo era sancita senza incertezze. L’unica cosa di cui si sarebbe potuto dubitare era l’affermazione dell’ultima parte dell’art. 41: che al comandante supremo spettasse davvero “”intieramente ed esclusivamente la responsabilità della condotta della guerra””. Che siffatta responsabilità non potesse spettare neppure in parte minima al sovrano, è di tutta evidenza. Ma che ne fossero scaricati il ministro e il Governo, che nominavano e revocavano il comandante supremo e i cui reciproci rapporti con quest’ultimo erano regolati dallo stesso decreto 26 maggio, era cosa non accettabile. E invero ‘non’ fu accettata. La responsabilità politica dei fatti militari si ripercosse anzi più prontamente sul governo che su vertice militare. Il fallimento del primo anno di operazioni, concluso dalla pericolosa flessione in Trentino, spazzerà via il governo che aveva voluto l’intervento. Mentre il fallimento delle operazioni del 1917 concluso dalla sconfitta di Caporetto farà cadere il governo Boselli provocando altresì la rimozione del capo di Stato Maggiore ed aprendo la strada al gabinetto che, proprio in relazione all’esito finale della guerra, sarà poi chiamato “”della vittoria”” (pag 195-96) (Lucio Ceva, Costituzione e funzionamento del Comando dell’esericot dal 1918 al 1943) (pag 191 e 195-196)”,”ITQM-099″
“CAPRA Carlo”,”L’età rivoluzionaria e napoleonica in Italia, 1796-1815.”,”Carlo Capra, nato a Quartu S. Elena, Cagliari, nel 1938 è stato docente di Storia moderna all’Università Statale di Milano. E’ autore del volume: ‘Giovanni Ristori, da illuminista a funzionario (1755-1830)’ (Firenze, 1968) e del saggio ampio ‘Il giornalismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica’ (nel vol. curato da V. Castronovo e N. Tranfaglia ‘La stampa italiana dal ‘500 all’800’, Laterza, 1976.”,”ITAG-003-FMB”
“CAPRA Luigi a cura; scritti di Dino CINELLI Luigi LANTINI Franco BALESTRINI Armando BARISONE Arturo CAPPELLINI Maddalena PROVANCE Al FABER e altri”,”Partigiani metropolitani.”,”Volume dedicato a: – Guido Malandra, autore di testi fondamentali per la storia della Resistenza savonese – Piero Parisotto (Alce), giovane comandante partigiano – Ilario Piombo, rappresentante della popolazione solidale Contiene in particolare: – ‘Gap e Sap a Savona’ di Maddalena Provance (pag 56-57) (si cita un brano di Arrigo Cervetto (dal volume ‘Ricerche e scritti’) sulla difficoltà di una attività militare d’offesa (Gap) in città, a Savona, a differenza di altre più grandi città) – ‘Partigiani anarchici’ di Franco Balestrini (ricordi su suo comandante Piero Parisotto (Alce) (nota biografica a piè di pagina, pag. 72) su P. Parisotto Alce, nella quale viene citato anche Arrigo Cervetto) (pag 72-73) – Con “”Alce”” nel cuore’ di Al Faber (pag 97-99) (nel testo viene citato e riportato un brano di Arrigo Cervetto (suo compagno e coetaneo) Due foto d’epoca della Casa dello Studente di Genova (pag 104 e 120″,”ITAR-390″
“CAPRARA Massimo”,”Quando le Botteghe erano Oscure. 1944 – 1969. Uomini e storie del comunismo italiano.”,”CAPRARA, militante PCI che ha trascorso due decenni come segretario personale di Palmiro TOGLIATTI, ricorda le vicende maturate intorno a Botteghe Oscure, arricchendole di rivelazioni inedite: dalla fucilazione di MUSSOLINI al recupero dell’ ‘oro di Dongo’, dai retroscena della trattativa con l’ URSS e TITO per Trieste all’ estromissione del gruppo del Manifesto. CAPRARA è stato segretario personale di TOGLIATTI a partire del 1944. Deputato per quattro legislature dal 1954, venne espulso dal PCI nel 1969 insieme al gruppo del Manifesto. Come giornalista ha lavorato per il ‘Mondo’, L’ ‘Espresso e ‘Tempo illustrato’. Tra i suoi libri: ‘I Gava’ (1975), ‘L’ anonima DC’ (1977), ‘Ritratti in rosso’ (1989), ‘L’Italia s’è desta’ (1995), ‘L’inchiostro verde di Togliatti’ (1996).”,”PCIx-031″
“CAPRARA Massimo”,”Gramsci e i suoi carcerieri. Con un saggo di Yaroslav Leontiev.”,”CAPRARA Massimo segretario per circa vent’anni di Palmiro TOGLIATTI, ha vissuto dall’ interno gli avvenimenti del PCI. Deputato per 4 legislature, dal 1954, venne radiato dal partito nel 1969, assieme al gruppo del Manifesto, di cui fu cofondatore. Giornalista professionista è stato inviato del Mondo, dell’ Espresso, di Tempo illustrato. Ha lavorato anche per la Rai. Adesso collabora a ‘Il giornale’. Ha pubblicato ‘Paesaggi e figure’ (Ares, 2000). “”Il libro (1) contiene un grossolano falso oggettivo. Secondo il suo autore, infatti, Potiomkon avrebbe chiesto la scarcerazione di Gramsci e Mussolini l’ avrebbe rifiutata. “”E’ strano che proprio in Italia, dove in passato si sono svolte tante battaglie per l’ indipendenza nazionale, languisca in prigione una personalità politica così importante, Antonio Gramsci, un combattente per la libertà, conosciuto anche fuori d’ Italia. Un uomo sposato con una russa e con due figli, Delio e Giuliano, nati in Russia””, avrebbe sostenuto Potiomkin. “”Mussolini: ma Voi siete a conoscenza, Signor Ambasciatore, di ciò che il Procuratore generale chiese al processo? Una volta provata la colpa grave di Gramsci, egli chiese che venisse condannato a venti anni di prigioni tali da annullare la sua possibilità di pensare. E il Tribunale accolse questa richiesta.”” Potiomkin avrebbe eccepito: “”So che Gramsci è gravemente ammalato””. E Mussolini avrebbe testualmente detto: “”Se questo è esatto, chiederò al Procuratore che Gramsci venga deferito nell’ ospedale della prigione””. “”Risposta improbabile”” sostiene anche Giuseppe Fiori, autore di un libro bene informato sulla biografia gramsciana. Gramsci infatti non è più in prigione a Turi. Da oltre un anno, dal 7 dicembre 1933, egli ne è uscito per essere ricoverato nella clinica per malattie nervose e generali del dottor Giuseppe Cusumano situata a Formia””. (pag 119) (1) biografo di Potiomkin che è il diplomatico Nikolaj Zhukovskij in un libro pubblicato a Mosca nel 1973, intitolato ‘Na diplomaticeskom postu’ (Nel lavoro diplomatico)”,”GRAS-064″
“CAPRARA Maurizio”,”Lavoro riservato. I cassetti segreti del Pci.”,”CAPRARA Maurizio (Napoli; 1961) ha cominciato a fare il giornalista al ‘Manifesto’ nel 1978. Dopo un periodo di collaborazione nel 1982 è stato assunto al ‘Corriere della Sera’. “”Erano Togliatti e i fratelli Secchia, Pietro e Matteo, a tenere i rapporti con l’ambasciata sovietica”” (pag 79) “”””Il Pci raccoglieva informazioni tanto politiche che militari che puttanesche e le dava ai sovietici. Era la contropartita dei finanziamenti””, aggiunge il suo compagno Giulio Seniga”” (pag 105) Notizia pervenuta al PCI di un cardinale di Roma che aveva delle amanti. La notizia finisce ai russi. (pag 106) “”Mentre il Pci si rimette lentamente dalla botta finanziaria e politica del caso Seniga, che Togliatti impiega per ridimensionare, e alla fine demolire, il potere di Secchia e dell’ala secchiana, a sua insaputa da fuori qualcosa lo aiuta. Non dall’Est, ma dal partito dello scudocrociato””. (pag 136)”,”PCIx-289″
“CAPRARA Massimo”,”L’inchiostro verde di Togliatti.”,”Massimo CAPRARA è stato dal 1944 per circa 20 anni segretario di Palmiro Togliatti e ha vissuto dallinterno tutti gli avvenimenti salienti della storia del PCI dalla fine della 2° guerra mondaiel alla metà degli anni ’60. Sindaco di Portici, deputato di Napoli per quattro legislature a partire dal 1954, C. è stato poi radiato dal Pci insieme con Rossana ROSSANDA e il gruppo del Manifesto del quale è stato uno dei fondatori. E’ poi tornato all’attività giornalistica. “”Fu lo stesso Mieli a mostrare l’impraticabilità di tutto questo ricercando scientificamente e pubblicando materiale storico-morale di qualità per combattere “”il silenzio oscurantistico su ciò che è il socialismo attuato da Stalin”” e servire con coraggio “”la verità sulla storia dell’unica e integrale sperimentazione del socialismo fin qui avutasi nel mondo””. Il suo libro intitolato “”Togliatti 1937. Come scomparvero i dirigenti comunisti europei””, pubblicato nel gennaio 1964, è stato il più salutare colpo d’ariete alla sacralità del capo comunistra. Ma nelle conversazioni napoletane di vent’anni prima, negli uffici della Borsa di una città “”senza grazia””, “”dove gli uomini vivono dannati in una feroce tristezza”” come scrisse Compagnone, e “”gli uomini e gli animi erano malati come per una febbre apocalittica”” come annotò lo stesso Ercoli-Togliatti, la verità non brillò immediatamente con il bagliore di una stessa sfolgorante. Apparve come doppiezza possibile e consentita, che solo ulteriori inquietudini ed esperienze avrebbero cosparso del sale della sconfitta””. (pag 55)”,”PCIx-290″
“CAPRARA Massimo”,”Togliatti, il Komintern e il gatto selvatico.”,”Massimo CAPRARA è stato dal 1944 per circa 20 anni segretario di Palmiro Togliatti e ha vissuto dallinterno tutti gli avvenimenti salienti della storia del PCI dalla fine della 2° guerra mondaiel alla metà degli anni ’60. Sindaco di Portici, deputato di Napoli per quattro legislature a partire dal 1954, C. è stato poi radiato dal Pci insieme con Rossana ROSSANDA e il gruppo del Manifesto del quale è stato uno dei fondatori. E’ poi tornato all’attività giornalistica. Espulso dal PCI nel 1969 dopo un doloroso processo di revisione della sua esperienza è approdato nell’area del pensiero liberal-democratico. E’ un obiettivo osservatore e studioso della storia del PCI. Amicizia di Orlov con Togliatti (lo dice nel suo ‘The Secret History of Stalin’s Crimes’) dopo la sua rottura con l’URSS. (pag 84) Nin torturato dagli stalinisti e poi eliminato. “”In giugno, Nin fu arrestato. In contemporanea, la “”Pravda”” con il suo corrispondente da Barcellona informò che “”in Catalogna, l’eliminazione dei trotzkisti e degli anarco-sindacalisti è cominciata e sarà portata a termine con la stessa energia con cui è stata condotta nell’Unione sovietica””. Vennero messi sottochiave altri noti dirigenti del POUM come Juan Andrade, Jordi Arquer, Julian Gorkin. Lo stesso Orlov, con l’assistenza di Erno Geroe, funzionario ungherese dell’NKVD, condusse con durezza l’interrogatorio di Nin. L’obiettivo era quello di strappargli una confessione di tradimento, da parte del POUM, della solidarietà con l’esercito repubblicano in nome della fedeltà alle idee di Trotsky. Nin non cedette, anche per l’inconsistenza delle accuse. Egli confermò la sua considerazione per le posizioni trotskiste, ma ne sostenne la piena compatibilità con l’azione militare antifranchista. Negò che vi fosse stata, da parte egli anarchici del suo partito, la volontà di nuocere alla Repubblica abbandonando le posizioni ad essi assegnate al fronte di Albacete, come sostenevano alcuni comandanti comunisti, a cominciare dal francese André Marty. Nin si rifiutò di firmare una qualsiasi dichiarazione. Orlov pensò allora di far circolare la notizie che egli fosse scomparso da Barcellona perché passato dalla parte di Franco. Completò il proposito decidendo la sua fine materiale, in modo che Nin non potesse smentirlo, ricomparendo in qualche luogo. Sevizie efferate non mutarono la fermezza di Nin. Secondo fonti anarchiche, egli venne crudelmente “”scorticato vivo””. Comunque, egli nn fu visto né vivo né morto. Terrorizzato, Benito Pabon, avvocato anarchico che aveva tentato invano di far luce sull’episodio della scomparsa di Nin e di altri militanti di sentimenti trotskisti, come Kurt Landau e Bob Smilie, inglese, figlio del leader dei minatori inglesi, riuscì a sfuggire nelle Filippine: lo rivelò lo storico Thomas Hugh, sin dalla prima edizione londinese della sua “”The Spanish Civil War””, alle pagine 706, 709.”” (pag 84-85)”,”PCIx-293″
“CAPRARA Massimo”,”L’attentato a Togliatti. 14 luglio 1948, il PCI tra insurrezione e programma democratico.”,”CAPRARA Massimo già segretario di Palmiro Togliatti.”,”PCIx-325″
“CAPRARA Massimo”,”Ritratti in rosso.”,”Dono di Mario Caprini Massimo Caprara è stato dal 1944, per circa vent’anni, segretario di Palmiro Togliatti, come tale ha visssuto dall’interno gli avvenimenti più salienti e ancora oggi dibattuti della storia del PCI. Sindaco di Portici, deputato di Napoli nel 1970 con il gruppo del ‘Manifesto’, del quale è stato uno dei fondatori, tornato all’attività giornalistica, Caprara è autore di vari volumi tra cui ‘I Gava’, e coautore insieme a Orazio Barrese di ‘L’anonima DC. Trent’anni di scandali da Fiumicino al Quirinale”. Ha pubblicato pure ‘L’attentato a Togliatti. Il pci tra insurrezione e programma democratico’, e ‘La fiducia’.”,”PCIx-520″
“CAPRETTINI Alessandro”,”L’Eurocasta italiana. Assenteisti, inefficienti, trasformisti, inaffidabili, eppure sono i più pagati di tutti. Ecco perché l’Europa non si fida dei nostri politici.”,”Alessandro Caprettini ha lavorato al ‘Mondo’, ‘Panorama’, ‘La Nazione’, ‘Il Giorno’, ‘Il giornale’.”,”EURx-347″
“CAPRIO Gerard HANSON James A. LITAN Robert E., a cura”,”Financial Crises. Lessons from the Past, Preparation for the Future.”,”””The assumption is that the higher the inflation rate, the higher the risk that capital inflows complicate the task of monetary policy. Topping the (inflation) list are Colombia and the Philippines, followed in turn by Argentina, China, and Malaysia. The table also provides two measures of the costs of steriling reserve inflows put together by the World Bank in a recent ‘Global Development Finance’ report.”” (pag 199)”,”ECOI-229″
“CAPROTTI Bernardo”,”Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani.”,”CAPROTTI Bernardo è l’ imprenditore proprietario di Esselunga. La vicenda di Modena. “”Intanto, il 17 novembre dell’ormai trascorso 1989, il Consiglio d’Amministrazione di Coop Estense aveva dato mandato al presidente Zucchelli di partecipare alla gara ottemperando a tutti gli adempimenti relativi. Ormai i giochi sono fatti, conviene forse lasciar passare un po’ di acqua sotto i ponti e sarà soltanto il 23 dicembre 1992 (a Natale tutto tace!) che il Comune di Modena venderà a Coop Estense per 10 miliardi di lire (5 milioni di euro) il suo terreno di 78.000 metri sui quali verranno edificati 31.000 metri dei 46.000 di superficie totale del centro commerciale (68%). Di questi 28.000 metri, pari alle 28 esselunghe predette, saranno area di vendita. Infine, dopo un mese, il 25 gennaio 1993, Secu vende a Coop Estense il terreno di 192.000 metri quadrati, acquistato per quattro lire dalla signora Liliana Segre. Non è rilevante il fatto che, anni dopo, Secu venga fusa in una società, la Tiziano Srl, se non per il fatto che Zucchelli di quest’ultima è amministratore. A questo punto, tutta l’orchestrazione, tutto il concerto mi sono sembrati chiari, salvo il prezzo del terreno ceduto dal Comune ai cooperatori, che mi è sembrato esiguo. Pur con la copertura di un valutatore americano, 5 milioni di euro per un terreno di otto ettari con tutta quella edificabilità commerciale sono una cosa mai vista. Sapeva il valutatore americano che il terreno era “”commerciale””? O pensava di trovarsi nelle praterie del Midwest, coi bisonti? Ma, mi sono detto, affari loro. Se i cittadini di Modena sono contenti…”” (pag 83-84)”,”ITAE-204″
“CAPUANI Gian Maria”,”La politica per il pieno impiego.”,”Le ragioni dello squilibrio fondamentale dell’economia inglese (pag 11) “”Dal 1960 in poi il deficit della bilancia dei pagamenti inglese ha assunto proporzioni tali da far caratterizzare l’economia britannica come dominata da uno «squilibrio fondamentale» e tre anni di austerity, con le misure prese per tentare di impedire l’eccessiva espansione dei redditi salariali, nonché le misure adottate dal governo laborista per contenere le importazioni e sviluppare le esportazioni, si sono rivelate assolutamente insufficienti. Nel 1967 (malgrado un certo miglioramento del disavanzo nel mese di dicembre) la bilancia commerciale inglese ha segnato un deficit di circa 565 milioni di sterline. Le ragioni di questo squilibrio fondamentale dell’economia inglese sono state da alcuni ricondotte al fatto che per troppo tempo la Gran Bretagna ha agito politicamente, militarmente, economicamente e finanziariamente come una grande potenza, mentre non lo era più. Attenendoci soltanto agli aspetti più strettamente economici del problema, i fattori che hanno portato alla situazione strutturalmente deficitari della bilancia dei pagamenti inglese sono: la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di mote materie prime, il declino continuo ed inesorabile del carbone come fonte di energia, la ridotta produttività e l’alto livello dei costi che nuocciono alla competitività dei prodotti inglesi, il peso enorme sulla bilancia dei pagamenti del mantenimento di forze armate in vaste aree dello scacchiere internazionale, nonché, per ultimo, il problema della chiusura del Canale di Suez. Di fronte a questa situazione «strutturale» della Gran Bretagna, numerosi esperti, tecnici ed uomini politici – compresi gli italiani – hanno avversato la svalutazione della sterlina come una manovra speculativa, piuttosto che uno dei provvedimenti radicali per la soluzione dei problemi inglesi, con il risultato che la crisi monetaria britannica è giunta, malgrado e dopo tre anni di austerity, ad un punto tale di gravità da rendere molto incerto l’esito del solo provvedimento di svalutazione. I successivi provvedimenti del governo Wilson, circa la riduzione della spesa pubblica di 300 milioni di sterline nel 1968-69 e di 416 milioni di sterline nel 1969-70, con la storica decisione della limitazione geografica della presenza militare britannica fuori dei confini del Paese, fanno parte di una nuova politica che tende appunto a garantire l’incisività e l’efficacia delle scelte inglesi verso l’equilibrio della bilancia dei pagamenti”” (pag 11-12)”,”ECOS-020″
“CAPUANO Carlo”,”La stampa cattolica in Italia.”,”””Il vero gioiello di tutta l’ opera editoriale della Pia Società di San Paolo doveva risultare ua pubblicazione che vide la luce il giorno di Natale del 1931, contava dodici pagine, niente colore e costava 20 centesimi. Si chiavama “”Famiglia Cristiana”” e aveva per sottotitolo “”settimanale per le donne e le figlie”” per meglio indicare il tipo di lettore a cui era diretta. La prima tiratura fu di 12.000 copie. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quei foglietti insipidi e trasandati avrebbero scomodato in seguito i massimi esperti del settore per sviscerare le ragioni di tanto successo. L’ affermazione è stata lenta e graduale: 27.000 copie nel ’37, (…) 30.000 copie alla ripresa e già 300.000 nel ’53. Non era ancora sufficiente per attirare l’ attenzione del mondo giornalistico, che sentì risvegliare la propria curiosità solo verso il 1960 quando, dopo una verifica, si venne a sapere che la rivista tirava più di un milione di copie.”” (pag 59)”,”EDIx-059″
“CAPURSO Marcello”,”Potere e classi nella Francia della Restaurazione. La polemica antiborghese degli scrittori legittimisti.”,”La polemica antiborghese nella Francia della restaurazione degli scrittori legittimisti: Bonald (tradizione), La-Mennais (filosofia e religione), Montlosier e Chateaubriand (polemica aristocratico-liberale), la borghesia secondo Sieyès”,”FRAD-122″
“CAPUZZO Paolo PONS Silvio a cura; saggi di Leonardo RAPONE Bruno SETTIS David BIDUSSA Paolo CAPUZZO Alessio GAGLIARDI Maria Luisa RIGHI Francesco GIASI Andrea BORELLI Silvio PONS”,”Gramsci nel movimento comunista internazionale.”,”Paolo Capuzzo insegna Storia contemporanea e World History all’Università di Bologna, dove dirige il Dipartimento di Storia, culture e civiltà. Ha pubblicato tra l’altro ‘Studi gramsciani nel mondo. Gli studi culturali’ e ‘Il Pci di fronte alla sua storia’ (Viella, 2019). Silvio Pons insegna Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. E’ presidente della Fondazione Gramsci. a pubblicato tra l’altro ‘La rivoluzione globale. Storia del comunismo internazionale, 1917-1991’ (Einaudi 2012). A colloquio con Lenin (pag 143-147) “”Il 14 ottobre 1922 Gramsci incontrò Lenin. Lo scarno resoconto riporta che i due parlarono della situazione del Mezzogiorno, del rafforzamento del fascismo, dello stato del Partito socialista italiano e delle possibilità di fusione con il PCd’I. Il colloquio durò circa due ore (45) – eccezionalmente lungo considerando le precarie condizioni di salute di Lenin, che, in quel periodo, ricevette pochissimi dirigenti comunisti stranieri (46). L’incontro rimase riservato e Gramsci non ne farà mai menzione (47); solo Camilla Ravera, molti anni dopo, ne diede testimonianza a Giuliano Gramsci: [Gramsci] mi disse dell’attenzione con cui Lenin lo aveva ascoltato: “”Lenin – mi diceva Gramsci – conosce le cose nostre assai più di quanto spponiamo””. (…) Lenin aveva giudicato il modo con cui si era conclusa la scissione di Livorno “”un successo della reazione capitalista””: e non aveva mai rinunciato alla conquista di Serrati e dei socialisti sinceramente legati all’IC (48). La definizione di Livorno come «il più grande trionfo della reazione» la troviamo in un appunto di Gramsci titolato ‘Scissioni e fusioni’, scritto in quei mesi (49). Il 1° novembre Lenin incontrò Bombacci e Graziadei (della destra del partito) e solo il 15 novembre la delegazione ufficiale capeggiata da Bordiga. Era chiara l’intenzione dell’IC di trovare un dirigente che potesse sostituire Bordiga. Negli stessi giorni Mátyás Rákosi, dell’Esecutivo dell’IC, inviava a Trotsky, che avrebbe fatto parte della Commissione italiana, una nota su Tasca e Gramsci. Su quest’ultimo scriveva: “”E’ uno dei compagni italiani più eruditi e in alcune questioni è molto più vicino a noi che a Bordiga. La sua presa di posizione nelle questioni italiane è di importanza quasi determinante per la delegazione italiana (50)”” (pag 143-147)”,”GRAS-153″
“CARABBA Manin”,”Un ventennio di programmazione, 1954-1974.”,”CARABBA Manin è nato a Siena nel 1937 ed è libero docente di diritto amministrativo. Dal 1971 al 1977è stato direttore dell’ ISPE, dopo essere stato esperto dell’ Ufficio del programma. Ha svolto poi attività come Consigliere della Corte dei conti. Ha pubblicato varie opere. L’ “”eresia tecnocratica””. “”La creazione di un’ amministrazione funzionale della programmazione presso il presidente del Consiglio, come organo collegato al Consiglio dei ministri, avrebe ribaltato questa tendenza. Ma contro questa inversione di indirizzo si schierarono tutte le forze in campo: il tesoro, che vedeva minacciata la propria supremazia di effettivo centro di coordinamento e di indirizzo dell’ intera amministrazione; i sindacati del pubblico impiego, che nell’ ambito della commissione Saraceno e di quella Medici per la riforma della pubblica amministrazione temeva l’ ingresso in campo di una “”tecnocrazia”” efficiente di nuovo tipo; le stesse forze politiche della sinistra, tese a proclamare un “”primato della politica”” che appariva minacciato dal possibile dominio di una nascente “”tecnocrazia””; infine, e più concretamente, la Democrazia cristiana, il cui legame con l’ alta burocrazia ministeriale costruito in un quindicennio di potere non tollerava innovazioni che apparivano estranee alla logica dei “”grandi corpi”” amministrativi come la Ragioneria generale dello Stato e le maggiori amministrazioni centrali di spesa””. (pag 94)”,”ITAE-168″
“CARABBA Manin”,”Spesa pubblica e iniziativa imprenditoriale. Le erogazioni pecunarie dello Stato a favore dell’attività economica.”,”Manin Carabba è nato a Siena nel 1937, e si è laureato i giurisprudenza all’Università di Firenze nel 1959. Nel 1964 è stato chiamato a far parte della Segreteria Tecnica del Ministero del Bilancio. Attualmente è responsabile del Servizio Problemi istituzionali dell’Ufficio del programma presso il Ministero del Bilancio e della Programmazione economica.”,”ITAE-137-FL”
“CARACCHI Pinuccia a cura”,”Racconti hindi del Novecento.”,”Pinuccia Caracchi è docente di Lingua e letteratura hindi presso la Facoltà di Lingue e Letterature moderne dell’Università di Torino. Stefano Piano è docente di Indologia persso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Torino.”,”INDx-018-FC”
“CARACCIOLO Alberto”,”La civiltà europea nella storia mondiale. L’età della borghesia e delle rivoluzioni: XVIII-XIX secolo.”,”Le fondamenta del dominio borghese nella società civile: il Settecento; I conflitti tra le potenze fino alla pace di Aquisgrana del 1748; illuminismo e riforme: uomo nuovo e Stato diverso; La cultura del Settecento; Un mondo ‘eurocentrico’, esaurimento dell’ Ancien Regime; La rivoluzione americana; Gli anni della rivoluzione francese; L’età napoleonica e l’esportazione rivoluzionaria; Rivoluzioni nazionali e liberali in Europa; Il 1830 e i suoi esiti politici e civili; apogeo della borghesia; Europeizzazione del resto del mondo; Vita intellettuale; Espansione del liberalismo crescita del movimento operaio; Unificazione italiana; Guerra franco-prussiana.”,”EURx-025″
“CARACCIOLO Alberto VILLANI Pasquale a cura”,”Quaderni storici. Europa dell’ imperialismo. Crescita e contraddizioni tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.”,”Saggi di G. MANACORDA (su storiografia contemporanea), (incontro di studi) saggi di Stuart J. WOOLF, Bernard CAZES, Valerio CASTRONOVO, Pasquale VILLANI (Note sul concetto e la storia di ‘imperialismo’), Umberto CERRONI, Ernesto GALLI DELLA LOGGIA (analisi marxista e storiografia imperialismo), Piero BARUCCI, (Elementi di un dibattito) P. CIOCCA, E. GALLI DELLA LOGGIA, R. FAUCCI (Classi sociali e ideologie), Guido VERUCCI, Alberto ASOR-ROSA, (Elementi di un dibattito) ASOR ROSA, T. DE-MAURO, GALLI DELLA LOGGIA, S.J. WOOLF, E. GRENDI, F. MARENCO (La storia degli Stati: aree politiche, istituzioni, apparati), Ennio DI NOLFO, Angelo ARA, Nicola TRANFAGLIA, Sabino CASSESE.”,”EURx-065″
“CARACCIOLO Lucio KORINMAN Michel Direttori; saggi di Roberto MOROZZO DELLA ROCCA Jean TOSCHI MARAZZANI VISCONTI Andrea NATIVI Andrea CORTI Johan PELEMAN Nicolò CARNIMEO Francesco STRAZZARI Alfonso DESIDERIO Emmanuela C. DEL-RE e Franz GUSTINCICH Eduard LUTTWAK Joseph MONTVILLE Michael PALASCHAK Giulietto CHIESA Roberto MENOTTI”,”Kosovo. L’Italia in guerra. Quaderni speciali di”,”Saggi di Roberto MOROZZO DELLA ROCCA, Jean TOSCHI MARAZZANI VISCONTI, Andrea NATIVI, Andrea CORTI, Johan PELEMAN, Nicolò CARNIMEO, Francesco STRAZZARI, Alfonso DESIDERIO, Emmanuela C. DEL-RE e Franz GUSTINCICH, Eduard LUTTWAK Joseph MONTVILLE Michael PALASCHAK, Giulietto CHIESA, Roberto MENOTTI”,”EURC-020″
“CARACCIOLO Ettore”,”L’intelligenza e la sua misura. Dal quoziente intellettuale all’analisi fattoriale.”,”CARACCIOLO Ettore laureato in medicina e chirurgia ha conseguito la libera docenza in psicologia generale. Burt propone 4 fattori, Thurstone almeno 7 fattori, Guilford 120 fattori! (pag 100-103) Vocabolario, Analogie, Forme, Classificazione”,”SCIx-319″
“CARACCIOLO Alberto a cura; saggi di Luigi SPAVENTA Alexander GERSCHENKRON Rosario ROMEO Luigi DAL PANE Sergio FENOALTEA Luciano CAFAGNA Richard S. ECKAUS Dario TOSI Renato ZANGHERI”,”La formazione dell’Italia industriale.”,”””A che cosa si riduce l”accumulazione originaria del capitale’, cioè la sua genesi storica? – si domanda Marx (Il Capitale, 1952, I, 3, pp. 221-22) -. In quanto non è trasformazione immediata di schiavi e di servi della gleba in operai salariati, cioè ‘semplice cambiamento di forma’, l’accumulazione originaria del capitale significa soltanto l”espropriazione dei produttori immediati’, cioè la ‘dissoluzione della proprietà privata fondata sul lavoro personale’. La proprietà privata, come antitesi alla proprietà sociale, collettiva, esiste soltanto là dove i mezzi di lavoro e le condizioni esterne del lavoro appartengono ai privati. Ma, a seconda che questi privati sono i lavoratori o i non lavoratori, anche la proprietà privata assume carattere differente.”” (pag 87) [Rosario Romeo, citato nel saggio di Luigi Dal Pane ‘Alcuni studi recenti e la teoria di Marx’] [in Alberto Caracciolo, a cura, La formazione dell’Italia industriale, 1969]”,”ITAE-267″
“CARACCIOLO Alberto PACI Renzo VIGEZZI Brunello MELOGRANI Piero DE-ROSA Gabriele ARFÈ Gaetano VALIANI Leo DE-FELICE Renzo”,”Il trauma dell’intervento: 1914/1919.”,”””Altrettanto preoccupanti erano le agitazioni operaie in Liguria e particolarmente a Genova, dove, dopo lo sciopero del gennaio alla Ansaldo, gli iscritti alla Federazione Italiana Operai Metallurgici erano passati in pochi mesi da 50 a 1000. Dal 22 al 26 agosto del 1917 si aveva a Torino un vero e proprio moto insurrezionale”” (pag 54) (Renzo Paci) “”Nel maggio 1916 gli austriaci iniziarono la ‘Strafexpedition’. La nostra sconfitta nel Trentino fu la più grave subita prima di Caporetto e determinò la più acuta crisi nei rapporti tra il comando ed il governo Salandra. Sotto l’incalzare degli eventi, Salandra chiese a Cadorna un convegno al quale avrebbero dovuto partecipare anche quattro ministri e i quattro generali comandanti le armate. Cadorna rifiutò. Disse che finché aveva l’onore di godere la fiducia del re e del governo la responsabilità delle operazioni sarebbe stata soltanto sua, che non avrebbe pertanto ammesso alcuna inframmettenza né avrebbe mai accettato l’istituzione di un consiglio di guerra. Il governo non ebbe il coraggio di insistere ed inviò subito il ministro della guerra, Morrone, affinché placasse il generalissimo e gli spiegasse che – per carità – nessuno s’azzardava a proporre un consiglio di guerra; si volevano soltanto ricevere delle informazioni, nulla più”” (pag 139) (Piero Melograni)”,”ITQM-110″
“CARACCIOLO Alberto SCALIA Gianni a cura; saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI”,”La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci.”,”Saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI Il volume contiene il saggio “”Serrati, Bordiga e la polemica gramsciana contro il “”blanquismo”” o settarismo di partito”” di Alberto Caracciolo (pag 93-114) Critica di Alberto Caracciolo a Mauro Scoccimarro (pag 109) “”Mentre i dirigenti più rozzi, come Mauro Scoccimarro, si dedicavano a propagandare le indicazioni dell’Internazionale per la “”bolscevizzazione”” del Partito comunista, fu Gramsci personalmente a sottolineare più degli altri i problemi della unificazione della massa partendo dai luoghi di lavoro”” Scontro Gramsci-Bordiga (1925) (pag 110) Antonio Labriola-Gramsci (pag 168-169) “”E così, pur respingendo la filosofia, erano nate le lettere al Sorel; lettere che il Labriola aveva scritto non tanto per ricavare, appunto, un fondamento filosofico dal materialismo storico, quanto per chiarirne il senso antimetafisico contro le pretese della cultura idealistica e positivistica; salvo poi respingere la filosofia, come s’è detto, qualora questa non venga a costituirsi nel binomio di teoria e pratica, cioè come coscienza storico-politica. La posizione labriolana delle lettere al Sorel presenta un sorprendente parallelo rispetto a quelle che sono state chiamate le tre fonti della filosofia della prassi (13), nel pensiero gramsciano. Infatti, mentre il Labriola concepiva il materialismo storico in un “”triplice aspetto””, di “”tendenza filosofica nella veduta generale della vita e del mondo, di critica dell’economia… e di interpretazione della politica”” (14), Gramsci adombrando la concezione labriolana, formulava, precisando, le tre fonti della filosofia della prassi: “”filosofia classica tedesca… economia classica inglese, … letteratura e pratica politica francese”” (15), con in più la finezza che lo portava a distinguere la filosofia della prassi come “”sintesi nuova”” operata su questi tre movimenti, più che elaborazione dovuta a questi tre movimenti stessi; con ciò significando la preoccupazione di affermare l’originalità e l’integrità del marxismo. Continuava il Labriola: “”Questi aspetti che qui enumero astrattamente, come accade sempre per comodo di analisi, faceano uno “”nel pensiero di Marx e di Engels””; quell”uno’ che, poi, si chiariva come reale, anzi, come la realtà stessa, e che nei suoi correlati filosofici veniva ad essere formulato nel concetto di dialettica, o, come Labriola preferiva, di concezione genetica, “”di certo… più comprensiva, perché abbraccia così il contenuto reale della cose che divengono, come la virtuosità logico-formale di intenderle per divenienti”” (17). In tal modo la dialettica veniva a risultare non legge a priori (18), non legge di tendenza o “”circoscritta generalizzazione”” (19), bensì più esattamente “”un ritmo del pensiero che corrisponde a un ritmo della realtà che diviene”” (20), cioè “”condizione…dello stesso concetto concreto della realtà, che non è di entità fisse, ma di processi”” (21)”” saggio di Alfeo Bertondini, ‘Gramsci e Labriola ‘La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci’, Milano, 1959, a cura di Alberto Caracciolo e Gianni Scalia] [(13) N. Matteucci, ‘Antonio Gramsci e la filosofia della prassi’, Milano; 1951, pp. 13-27; (14) ‘Discorrendo’, p. 19, ma anche p. 73 e p. 89; (15) MS, p. 90; (16) ‘Discorrendo’, p 19; (17) ‘Lettere a Engels’, p. 147; L. Dal Pane, ‘Antonio Labriola’, cit., p. 261; (18) G. Gentile, ‘La filosofia di Marx’, Pisa, 1899, pp. 91-93; (19) B. Croce, ‘Mat. storico ed econom. marxistica’, Bari, 1951, p. 86; (20) L. Dal Pane, op. cit., p. 370; (21) R. Mondolfo, ‘Il mat. stor. di F. Engels’, Firenze, 1952, p. 59] Concetto di imperialismo in Labriola (pag 166-167)”,”GRAS-122″
“CARACCIOLO Alberto”,”Studi heideggeriani.”,”””Come nella poesia di Leoparti, così nel pensiero di Heidegger quale si configura nella sua opera fondamentale, ‘Sein und Zeit’ (1927) , il ‘nihil’ che si profila all’orizzonte dell’uomo, dopo che ne è scomparso Dio, oscilla tra il niente oggettivisticvo (‘das nichtige Nichts’) e il Nulla religioso (‘das nichtende Nichts’). E’ in fondo questa bipolarità intrinseca all’esperienza conseguente alla “”morte di Dio””, questa bipolarità che è nelle “”cose stesse””, che chiarisce le oscillazioni effettivamente presenti nel libro, che rende intelligibili i problemi caratteristici dell’esegesi del primo Heidegger, che permette di sceverare, tra questi, i problemi o mal posti o secondari da quelli autentici ed essenziali”” (pag 212)”,”FILx-543″
“CARACCIOLO Alberto SCALIA Gianni a cura; saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI”,”La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci.”,”Saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI Contiene il saggio di Emilio Agazzi ‘Filosofia della prassi e filosofia dello spirito’. La critica gramsciana alla filosofia dello spirito (critica di Croce, ideologia crociana)”,”GRAS-026-FF”
“CARACCIOLO Alberto”,”L’età della borghesia e delle rivoluzioni: XVIII-XIX secolo.”,”Le fondamenta del dominio borghese nella società civile: il Settecento; I conflitti tra le potenze fino alla pace di Aquisgrana del 1748; illuminismo e riforme: uomo nuovo e Stato diverso; La cultura del Settecento; Un mondo ‘eurocentrico’, esaurimento dell’ Ancien Regime; La rivoluzione americana; Gli anni della rivoluzione francese; L’età napoleonica e l’esportazione rivoluzionaria; Rivoluzioni nazionali e liberali in Europa; Il 1830 e i suoi esiti politici e civili; apogeo della borghesia; Europeizzazione del resto del mondo; Vita intellettuale; Espansione del liberalismo crescita del movimento operaio; Unificazione italiana; Guerra franco-prussiana. Le tavole cronologice sono state realizzate da Roberto Viarisio Messa a punto redazionale di Carla Carloni Alberto Caracciolo è professore di Storia moderna nell’Università di Perugia, dopo aver insegnato per anni storia economica (1979). E’ autore di numerosi volumi e condirettore della rivista ‘Quaderni storici’. “”Il congresso di Vienna è considerato spesso come spartiacque tra due grandi periodi storici. Certo esso è un comodo punto di riferimento, disegna un netto quadro geopolitico, che sarà per vari decenni a base dei rapporti internazionali. Tuttavia esso è soprattutto un suggello esterno, a livello di governanti, di una situazione che dalla rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione francese in poi sarà segnata piuttosto dal movimento, dal cambiamento via via più rapido delle principali strutture sociali ed economiche, di tutti i valori intellettuali e tutte le proposte istituzionali, nel senso di un approfondimento del loro segno borghese e liberale in Europa e in America, coloniale e dominatore di altre civiltà fuori d’Europa”” (pag 162)”,”EURx-025-FF”
“CARACCIOLO Alberto a cura di Cosma Onorio GELSOMINO”,”La Banca d’Italia tra l’autarchia e la guerra, 1936-1945.”,”””Anche la “”divisione del lavoro”” tra banche e mercato finanziario introdotta dalla riforma del 1936 è interpretata in una luce analoga: il credito bancario, che si associa in parte alla creazione di surrogati della moneta, non deve essere utilizzato per il finanziamento di investimenti durevoli, perché lo squilibrio che altrimenti si determinerebbe tra creazione di potere d’acquisto e afflusso di beni sul mercato darebbe luogo a inflazione (11)”” (pag 110) (appendice a cura di Cosma Onorio Gelsomino)”,”ITAE-037-FP”
“CARAFOLI Domizia BOCCHINI PADIGLIONE Gustavo”,”Aldo Finzi. Il fascista ucciso alla Fosse ardeatine.”,”CARAFOLI Domizia BOCCHINI PADIGLIONE Gustavo”,”ITAF-307″
“CARAMELLA Santino”,”Le scuole di Lenin. Note sulla riforma scolastica e la rivoluzione culturale in Russia.”,”Libro dedicato a Gisueppe LOMBARDO-RADICE”,”RIRO-362″
“CARANDE Ramon”,”Estudios de historia de Espana.”,”CARANDE Ramon è un cattedratico dell’ Università di Siviglia, massima autorità nel campo della storia economica.”,”SPAx-045″
“CARANDE Ramón, a cura di Giovanni MUTO”,”Carlo V e i suoi banchieri.”,”Ramón Carande nasce a Palencia nel 1887. Si laurea in diritto all’Università di Madrid nel 1910; tra il 1911 e il 1914 compie studi di economia a Monaco, Berlino, Vienna e Londra; nel 1915 diventa professore di Economia Politica e Scienza delle Finanze all’Università di Murcia; nel 1918 passa all’Università di Siviglia dove resta fino al 1957, anno del suo ritiro in pensine. Fra le sue opere ricordiamo ‘Sevilla, fortaleza y mercado’ (1924). “”Non fu possibile in quegli anni contrapporre a queste uscite (debiti connessi all’elezione imperiale, spese della corte, spese militari ecc., ndr) le entrate concomitanti di Castiglia: lo impedivano le contese delle comunità. Nonostante i memorabili avvertimenti delle cortes di Santiago-La Coruña, l’imperatore non avrebbe potuto immaginare, nel momento in cui si apprestava a partire, la gravità della ribellione covata, e quasi sul punto di esplodere, che avrebbe turbato la vita del regno e, in particolare (ciò che qui ci riguarda), l’ordine dell’amministrazione e il corso della riscossione delle rendite reali. Carlo V, al suo ritorno, trova estinte le casse della tesoreria, proprio nel momento in cui i creditori, non soddisfatti dal 1520, reclamavano il loro denaro, fuori e dentro il paese, e proprio quando era necessario reclutare ed equipaggiare eserciti in Navarra e Guipúzcoa, occupate dal sovrano sconfitto nell’elezione imperiale, e riunire altre truppe perché a Genova e nel Milanesato rispondessero agli attacchi dello stesso contendente. Quel nodo si presenta, attraverso diverse caratteristiche, con tre gruppi di ‘asientos’ (accordi commerciali e finanziari, ndr), chiamati a coprire: a) i debiti dell’elezione e loro annessi; b) le spese della guerra in Navarra e Guipúzcoa, e c) l’inaugurazione delle campagne d’Italia da parte di Carlo V”” [Ramón Carande, ‘Carlo V e i suoi banchieri’, Marietti, Genova, 1987] [Ramón Carande nasce a Palencia nel 1887. Si laurea in diritto all’Università di Madrid nel 1910; tra il 1911 e il 1914 compie studi di economia a Monaco, Berlino, Vienna e Londra; nel 1915 diventa professore di Economia Politica e Scienza delle Finanze all’Università di Murcia; nel 1918 passa all’Università di Siviglia dove resta fino al 1957, anno del suo ritiro in pensione. Fra le sue opere ricordiamo ‘Sevilla, fortaleza y mercado’ (1924)] ‘Carlo V, noto anche come Carlo I di Spagna, è stato un importante sovrano nell’Europa del XVI secolo. Nato il 24 febbraio 1500, Carlo V era il figlio di Filippo I di Castiglia e di Giovanna di Castiglia, noti anche come i Re Cattolici. Durante il suo regno, Carlo V ha governato un vasto impero che comprendeva gran parte dell’Europa, oltre ad alcune colonie e possedimenti in Africa, Asia e Americhe. La vita di Carlo V iniziò a Gand, nelle Fiandre, dove ricevette un’educazione improntata alla cultura umanistica. Alla morte di suo nonno, Ferdinando II d’Aragona, nel 1516, Carlo V divenne l’erede dei vasti territori degli Asburgo, tra cui la Spagna e il Sacro Romano Impero. Durante la sua giovinezza, Carlo V si trovò a dover affrontare varie sfide politiche e militari, inclusa la rivalità con il re di Francia Francesco I e la lotta contro i turchi ottomani che minacciavano l’Europa. Nel 1519, Carlo V fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Durante il suo regno, cercò di mantenere l’unione tra i vari territori che governava, nonostante le tensioni politiche e religiose dell’epoca. Affrontò rivolte in diverse parti del suo impero, come la protestante Riforma guidata da Martin Lutero. La rivalità con il re di Francia Francesco I culminò nelle guerre d’Italia e nelle guerre di religione. Inoltre, dovette fronteggiare l’espansione ottomana nei territori dell’Europa orientale. Nonostante le difficoltà, Carlo V riuscì a mantenere stabilità e controllo sui suoi domini. Nel 1556, a causa dei crescenti problemi di salute e delle difficoltà nel governare, Carlo V decise di abdicare formalmente al trono. Divise i suoi territori tra suo figlio Filippo II di Spagna e suo fratello Ferdinando. Dopo l’abdicazione, Carlo V si ritirò in un monastero, dedicando il resto dei suoi anni alla vita religiosa e alla riflessione. Morì il 21 settembre 1558 nel monastero di Yuste, in Spagna. Carlo V è ricordato come uno dei più importanti sovrani europei del XVI secolo. Durante il suo regno, l’impero degli Asburgo raggiunse il suo culmine, e Carlo V contribuì a diffondere la cultura umanistica in Europa. Inoltre, i suoi sforzi per mantenere l’unità dei territori sotto il suo controllo hanno avuto un impatto duraturo sulla storia europea1. Gli asientos durante il regno di Carlo V di Spagna erano accordi commerciali e finanziari che coinvolgevano principalmente la Spagna e le colonie americane. Questi accordi riguardavano vari aspetti, tra cui il commercio, l’estrazione di risorse e la gestione delle colonie. Ecco alcuni punti chiave riguardanti gli asientos durante il periodo di Carlo V: Commercio e risorse: Gli asientos erano contratti che concedevano a determinate aziende o individui il diritto di commerciare con le colonie spagnole. Ad esempio, gli asientos potevano riguardare il commercio di prodotti come lo zucchero, il tabacco, i metalli preziosi e gli schiavi. Monopolio: Spesso gli asientos venivano concessi in forma di monopolio, il che significava che solo l’azienda o l’individuo specifico aveva il diritto di commerciare con le colonie per un determinato periodo di tempo. Rischi e profitti: Gli asientos erano rischiosi, poiché richiedevano investimenti finanziari considerevoli per avviare operazioni commerciali nelle colonie. Tuttavia, se avessero avuto successo, gli investitori avrebbero ottenuto profitti significativi. Durata e rinnovo: Gli asientos avevano scadenze specifiche e potevano essere rinnovati o revocati a seconda delle circostanze. Alcuni asientos duravano solo pochi anni, mentre altri potevano estendersi per decenni. Importanza economica: Gli asientos erano cruciali per l’economia spagnola e per lo sviluppo delle colonie. Attraverso questi accordi, la Spagna cercava di massimizzare i profitti derivanti dalle risorse delle Americhe. In sintesi, gli asientos durante il regno di Carlo V rappresentavano un elemento chiave nella gestione delle colonie spagnole e nel commercio transatlantico. Tuttavia, la loro complessità e le sfide legate alla gestione delle colonie spesso portavano a controversie e discussioni tra le parti coinvolte. (f. copil.)”,”SPAx-001-FAP”
“CARANDINI Guido”,”Lavoro e capitale nella teoria di Marx.”,”CARANDINI, nato a Roma nel 1929, si è dedicato a studi di storia, economia e sociologia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo uno studio su ‘Il ruolo delle classi sociali nella rivoluzione inglese’ e ‘La struttura economica della società nelle opere di Marx’ (1974).”,”MADS-153″
“CARANDINI Guido a cura”,”Stato e teorie marxiste.”,”Saggi di Lelio BASSO Danilo ZOLO Laura AMMANNATI Biagio DE-GIOVANNI Oskar NEGT Riccardo GUASTINI Miriam CAMPANELLA Giacomo MARRAMAO Aleksandr SOBOLEV Marek WALDENBERG Tadeusz KOWALIK Karl-Heinz RÖDER Marx su tempi presa potere socialista (pag 23) Grossmann (pag 186) Gli effetti del progresso tecnico. “”Prima di iniziare l’esame degli effetti del progresso tecnico, occorre un chiarimento. Le invenzioni manifestano i propri effetti attraverso una trasposizione delle curve di produttività dei fattori di produzione. Come abbiamo chiarito, queste sono curve statiche, e quindi valide solo nell’ambito di un singolo periodo. Quando si discute degli effetti delle innovazioni, la discussione è quindi necessariamente limitata ad un singolo periodo; si assume come data la produttività di ogni fattore, determinata dall’ammontare dell’accumulazione corrente e passata, e si osserva quale sia l’effetto di una innovazione sulla produttività dei vari fattori. (…) E’ errato quindi sostenere che se il progresso tecnico è, come si suol dire, orientato nel senso ed es. di diminuire la produttività del capitale, questa tendenza causerà a lungo andare una diminuzione dei rendimenti dell’investimento e una tendenza dell’accumulazione ad arrestarsi. Ancora una volta questo è un tentativo di interpretare un fenomeno dinamico applicando un ragionamento che, come quello degli effetti delle invenzioni, è puramente statico. Gli effetti di una serie di invenzioni saranno diversi in ogni periodo, e l’effetto complessivo, la tendenza di lungo periodo che ne risulta, sarà il risultato non solo del progresso tecnico ma anche della accumulazione che nel frattempo ha avuto luogo; nel corso del processo storico, la produttività dei fattori può quindi mostrare un andamento diverso da quello che le innovazioni le hanno impresso in ogni singolo periodo””. (pag 87)”,”TEOC-449″
“CARANDINI Guido”,”Un altro Marx. Lo scienziato liberato dall’utopia.”,”CARANDINI Guido (1929) è stato imprenditore agricolo, docente di storia delle dottrine economiche e deputato del PCI tra il 1976 e il 1982. Ha pubblicato volumi e articoli di politica e teoria economica tra cui ‘Lavoro e capitale nella teoria di Marx’ 1971), ‘La struttura economica della società nelle opere di Marx’ (1972) Marx oscilla tra la posizione dell’utopista e quella dello scienziato sociale (pag 154) Stratificazione di capitali nel capitalismo (pag 180)”,”MADS-506″
“CARANDINI Guido, brani antologici di Karl MARX”,”Lavoro e capitale nella teoria di Marx. “”Grundrisse””, “”Teorie sul plusvalore””, “”Il Capitale”” in un’esposizione organica.”,”Guido CARANDINI, nato a Roma nel 1929, si è dedicato a studi di storia, economia e sociologia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo uno studio su ‘Il ruolo delle classi sociali nella rivoluzione inglese’ e ‘La struttura economica della società nelle opere di Marx’ (1974). Fondo Gian Maria Pegoraro I fisiocratici “”Con la scienza economica dei “”Fisiocratici”” si afferma una distinzione che rispecchia la novità dell’ordine borghese che avanza: quella fra lavoro ‘produttivo’ e lavoro ‘improduttivo'”” (pag 10-11) Marx metodo “”Nel medesimo periodo di tempo in cui i post-ricardiani si allontanavano dalla teoria classica del valore, sorgeva la critica socialista. In Francia Sismondi e Proudhon, in Inghilterra Bray, Thompson e Hodgskin, si ponevano, sia pure con accenti diversi, in antitesi con la economia borghese. Essi possono considerarsi i precursori di Marx solo nella misura in cui la loro critica del sistema capitalista muoveva dalla teoria classica del valore-lavoro, da una interpretazione classista della società e, infine, dalla prima intuizione che i mezzi di produzione avevano assunto la forma di “”capitale”” da quando erano divenuti oggetto di un particolare rapporto di produzione (Hodgskin) (9). Viceversa Marx si distaccò da essi e li superò non solo per la profondità incomparabilmente superiore della sua analisi, ma anche perché vide nel capitalismo una forma storica di produzione rivoluzionaria e pertanto non condivise il loro giudizio moralistico sulle ingiustizie sociali, né tanto meno coltivò la loro illusione che si potesse abolirle ripristinando rapporti di produzione definitivamente tramontati. In realtà non è il socialismo “”romantico”” o “”utopistico”” di quei primi critici del capitalismo che deve considerarsi l’antefatto rispetto all’entrata in scena di Marx, bensì lo sviluppo della economia politica borghese che abbiamo prima delineato (10). Al riguardo è opinione corrente che Marx, ponendo a fondamento della sua analisi del Capitale la teoria del valore-lavoro, abbia soltanto sviluppato il pensiero classico, conducendo l’analisi ricadiana alle sue estreme conseguenze. La sua teoria dello sfruttamento, da questo punto di vista, non sarebbe altro effettivamente che la applicazione più coerente e stringente della dottrina classica – che assume il tempo di lavoro come misura del valore – a quella merce particolare che è la forza-lavoro umana. In realtà questa opinione contiene soltanto una mezza verità, perché la spiegazione del fatto che Marx sia riuscito a portare a compimento la teoria smithiana e ricardiana del valore non può risiedere soltanto in una sua maggiore perspicacia intellettuale. Marx è andato al di là dei classici nell’analisi economica perché si è posto al di là della società borghese nella analisi storica. E’ il ‘metodo’ di Marx che è superiore a quello dei classici perché individua nel sistema capitalistico la trasformazione storica non solo degli istituti e dei rapporti sociali, ma anche quella conseguente delle categorie logiche che devono servire per interpretarli. L’analisi classica aveva assunto il lavoro come origine del valore e aveva intuito che, nello scambio fra lavoro vivo e prodotti del lavoro, peculiare del capitalismo, doveva avvenire qualcosa che faceva sgorgare il sovrappiù di cui si appropriavano i capitalisti. Dunque i classici avevano colto nella compravendita del lavoro, divenuto merce, il fenomeno centrale del sistema capitalista. Essi però, studiando questo fenomeno dal di dentro del sistema, cioè immersi nei suoi rapporti, assumevamo questi ultimi come naturali ed eterni, e non erano perciò in grado di valutare che la stessa categoria del lavoro, in quanto merce, aveva subito una profonda trasformazione. Come si vedrà più avanti, nella prima parte di questo libro, la novità fondamentale della teoria di Marx è la sua analisi del lavoro salariato che ha assunto, nel sistema capitalistico, il duplice carattere di lavoro ‘reale’, in quanto fonte di valori d’uso, e di lavoro ‘sociale’, in quanto fonte di astratti valori di scambio. Questa distinzione essenziale, che era sfuggita ai classici – i quali si riferiscono al lavoro senza tener conto della sua specifica natura di merce nel modo di produzione capitalistico – permetterà a Marx di spiegare in che modo il capitale riesce a ottenere dai salariati un pluslavoro che si tramuta in plusvalore”” (pag 14-16) [(9) Cfr. E. Roll, ‘Storia del pensiero economico’, Torino, 1954, pp. 298 ss.; (10) Le principali opere in cui Marx ha trattato problemi economici sono: ‘I Manoscritti economico-filosofici ‘ (1844), ‘Miseria della filosofia’ (1846), ‘Lavoro salariato e capitale’ (1847), ‘Il manifesto del partito comunista’ (1848), ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’ (1850-59), ‘Per la critica dell’economia politica’ (1857-59), ‘Salario, prezzo e profitto’ (1865). Il Libro I del Capitale è stato pubblicato da Marx nel 1867; il II e III Libro sono stati pubblicati postumi a cura di Engels rispettivamente nel 1885 e nel 1894. ‘Le ‘Teorie sul plusvalore’ (note in Italia come ‘Storia delle teorie economiche’), la cui redazione risale al 1862-63, sono state pubblicate da K. Kautsky nel 1905]”,”MADx-792″
“CARANDINI Guido”,”Il disordine italiano. I postumi delle fedi ideologiche.”,”Guido Carandini (1929) è stato docente di Storia delle dottrine economiche e deputato del PCI tra il 1976 e il il 1982. Oltre a numerosi saggi e articoli di politica e teoria economica, ha pubblicato: Lavoro e capitale nella teoria di Marx, La struttura economica della società nelle opere di Marx, Il nuovo e il futuro.”,”ITAP-020-FL”
“CARANDINI Andrea”,”Archeologia e cultura materiale. Dai «lavori senza gloria» nell’antichità a una politica dei beni culturali.”,”Andrea Carandini (Roma, 1937) allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli dirige (1979) a Siena l’istituto di Archeologia e Storia dell’arte, della musica e dello spettacolo. E’ redattore della rivista ‘Dialoghi di Archeologia’ Contiene tra l’altro: Marxismo e antropologia economica (pag 354)”,”SCIx-030-FV”
“CARANNANTE Salvatore a cura”,”Il Quattrocento in Europa.”,” Salvatore Carannante ha studiato filosofia all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore, concentrandosi sul pensiero del Rinascimento (con riferimento alla figura di Giordano Bruno) e dell’Età moderna e sulla storia della storiografia filosofica La grande crisi del XIV secolo. E’ stato proprio Henri Pirenne, insieme allo storico francese Marc Bloch, uno dei primi a parlare di “”crisi”” del Trecento, una crisi inaugurata dalla grande carestia a cominciare dal 1315. (pag 65) Carestie e epidemie, peste in Europa”,”EURx-317″
“CARASSO Jean-Pierre”,”La polveriera irlandese. Lotta di classe o lotta di religione?”,”In appendice scritti inediti di Karl MARX (Progetto di discorso sulla questione irlandese), Friedrich ENGELS (Storia dell’ Irlanda), Jenny MARX (Otto articoli per la Marseillaise), F. ENGELS (Lettere da Londra per ‘La Plebe’), James CONNOLLY (L’ Ulster e la conquista), Thomas DARRAGH (L’ Irlanda rivoluzionaria e il comunismo). A pagina 261-262 ENGELS parla del carattere nazionale irlandese.”,”IRLx-003″
“CARASSO Jean-Pierre, scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS”,”La rumeur irlandaise. Guerre de religion ou lutte des classes? Textes inédits de Marx et Engels.”,”””L’Irlanda è la cittadella dell’aristocrazia fondiaria inglese”” (Marx, pag 45) “”L’Irlande est le seul prétexte du gouvernement anglais pour entretenir ‘une grande armée permanente’ qui, en cas de besoin, est lancée, comme cela s’est vu, sur les ouvriers anglais, après avoir fait ses études soldatesques en Irlande. Enfin, ce que nous a montré l’ancienne Rome sur une échelle monstrueuse se répète de nos jours en Angleterre. ‘Le peuple qui subjugue un autre people se forge ses propres chaînes’.”” [Marx, Circulaire du Conseil Général au Conseil Fédéral de la Suisse Romande à Genève en date du 1er janvier 1870, in Lettres à Kugelmann, p. 142, in Jean-Pierre Carasso, La rumeur irlandaise. Guerre de religion ou lutte des classes? Textes inédits de Marx et Engels, 1970) Lettera di Engels da Londra (14 novembre 1872) sul meeting di Hyde Park, 1872 (La Plebe, N° 117, 17 novembre 1872) (pag 263)”,”MAED-374″
“CARAVALE Mario direttore; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantaduesimo volume: Franco AMATORI Giovanni BOATO Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Eugenio DI-RIENZO Nicola LA-BANCA Umberto MAZZONE Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 52. Gambacorta – Gelasio II.”,”Collaboratori del cinquantaduesimo volume: Franco AMATORI Giovanni BOATO Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Eugenio DI-RIENZO Nicola LA-BANCA Umberto MAZZONE Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-052″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantatreesimo volume: François BOUGARD Eugenio DI-RIENZO Amedeo OSTI GUERRAZZI Luciano PELLICANI Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 53. Gelati – Ghisalberti.”,”Collaboratori del cinquantatreesimo volume: François BOUGARD Eugenio DI-RIENZO Amedeo OSTI GUERRAZZI Luciano PELLICANI Giuseppe SIRCANA Biografia di Egidio Gennari”,”REFx-R-053″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Carlo Alberto BUCCI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantaquattresimo volume: Mauro CANALI Michele DI-SIVO Nicola LABANCA Sandro SETTA Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 54. Ghiselli – Gimma.”,”Collaboratori del cinquantaquattresimo volume: Mauro CANALI Michele DI-SIVO Nicola LABANCA Sandro SETTA Giuseppe SIRCANA e altri Biografia di Arcangelo Ghisleri”,”REFx-R-054″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Carlo Alberto BUCCI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantacinquesimo volume: Zeffiro CIUFFOLETTI Pietro CORSI Nora FEDERICI Emilio GENTILE Giuseppe ONGARO Giovanni ORSINA Gianni SOFRI Francesco TRANIELLO Stefano TRINCHESE Paolo VIAN”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 55. Ginammi – Giovanni da Crema.”,”Collaboratori del cinquantacinquesimo volume: Zeffiro CIUFFOLETTI Pietro CORSI Nora FEDERICI Emilio GENTILE Giuseppe ONGARO Giovanni ORSINA Gianni SOFRI Francesco TRANIELLO Stefano TRINCHESE Paolo VIAN Biografia di Giovanni Giolitti di Emilio Gentile Leone Ginzburg di G. Sofri”,”REFx-R-055″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantaseisimo volume: Domenico DA-EMPOLI Nicola DE-IANNI Giuseppe SIRCANA Carlo VALLAURI Giovanni VIAN Andrea ZORZI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 56. Giovanni di Crescenzio – Giulietti.”,”Collaboratori del cinquantaseisimo volume: Domenico DA-EMPOLI Nicola DE-IANNI Giuseppe SIRCANA Carlo VALLAURI Giovanni VIAN Andrea ZORZI e altri”,”REFx-R-056″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantasettesimo volume: Mauro CANALI Zeffiro CIUFFOLETTI Franco DELLA-PERUTA Corrado MALANDRINO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 57. Giulini – Gonzaga.”,”Collaboratori del cinquantasettesimo volume: Mauro CANALI Zeffiro CIUFFOLETTI Franco DELLA-PERUTA Corrado MALANDRINO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-057″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantantottesimo volume: Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Pietro MAURANDI Paolo NELLO Gaetano QUAGLIARIELLO Giuseppe SIRCANA Stefano TRINCHESE Giuseppe VACCA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 58. Gonzales – Graziani.”,”Collaboratori del cinquantantottesimo volume: Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Pietro MAURANDI Paolo NELLO Gaetano QUAGLIARIELLO Giuseppe SIRCANA Stefano TRINCHESE Giuseppe VACCA e altri”,”REFx-R-058″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantanovesimo volume: Giovanni ASSERETO Paolo DELEGU Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Carlo VALLAURI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 59. Graziano – Grossi Gondi.”,”Collaboratori del cinquantanovesimo volume: Giovanni ASSERETO Paolo DELEGU Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA Carlo VALLAURI e altri”,”REFx-R-059″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantesimo volume: Francesco CHIAPPARINO Zeffiro CIUFFOLETTI Nicola DE-IANNI Nunzio DELL’ERBA Indro MONTANELLI Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 60. Grosso – Guglielmo da Forlì.”,”Collaboratori del sessantesimo volume: Francesco CHIAPPARINO Zeffiro CIUFFOLETTI Nicola DE-IANNI Nunzio DELL’ERBA Indro MONTANELLI Giuseppe SIRCANA”,”REFx-R-060″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantunesimo volume: Mauro CANALI Nicola RAPONI Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 61. Guglielmo Gonzaga – Jacobini.”,”Collaboratori del sessantunesimo volume: Mauro CANALI Nicola RAPONI Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-061″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantaduesimo volume: Renata AGO Giovanni ASSERETO Nicola DE-IANNI Francesco MARGIOTTA BROGLIO Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA Marina TESORO”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 62. Iacobiti – Labriola.”,”Collaboratori del sessantaduesimo volume: Renata AGO Giovanni ASSERETO Nicola DE-IANNI Francesco MARGIOTTA BROGLIO Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA Marina TESORO”,”REFx-R-062″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantatreesimo volume: Daniele D’ALTERIO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe SIRCANA Albertina Vittoria e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 63. Labroca – Laterza.”,”Collaboratori del sessantatreesimo volume: Daniele D’ALTERIO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe SIRCANA Albertina Vittoria e altri”,”REFx-R-063″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantaquattresimo volume: Marta BONESCHI Paolo DELEGU Fulvio CONTI Stefano JOSSA Nicola LABANCA Giuseppe MONSAGRATI Roberto PERTICI Franco PITOCCO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA Guido VERUCCI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 64. Latilla – Levi Montalcini.”,”Collaboratori del sessantaquattresimo volume: Marta BONESCHI Paolo DELEGU Stefano Fulvio CONTI JOSSA Nicola LABANCA Giuseppe MONSAGRATI Roberto PERTICI Franco PITOCCO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA Guido VERUCCI e altri”,”REFx-R-064″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantacinquesimo volume: Giuseppe SIRCANA Albertina VITTORIA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 65. Levis-Lorenzetti.”,”Collaboratori del sessantacinquesimo volume: Giuseppe SIRCANA Albertina VITTORIA e altri”,”REFx-R-065″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantaseiesimo volume: Riccardo FAUCCI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 66. Lorenzetto – Macchetti.”,”Collaboratori del sessantaseiesimo volume: Riccardo FAUCCI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA”,”REFx-R-066″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del sessantasettesimo volume: Franco DELLA-PERUTA Giorgio INGLESE Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 67. Macchi – Malaspina.”,”Collaboratori del sessantasettesimo volume: Franco DELLA-PERUTA Giorgio INGLESE Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-067″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del sessantottesimo volume: Giampietro BERTI Fulvio CONTI Nicola LABANCA Francesco MALGERI Stefano MICCOLIS Albertina VITTORIA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 68. Malatacca – Mangelli.”,”Collaboratori del sessantottesimo volume: Giampietro BERTI Fulvio CONTI Nicola LABANCA Francesco MALGERI Stefano MICCOLIS Albertina VITTORIA”,”REFx-R-068″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del sessantanovesimo volume: Luciano CANFORA Stefano MICCOLIS e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 69. Mangiabotti – Marconi.”,”Collaboratori del sessantanovesimo volume: Luciano CANFORA Stefano MICCOLIS e altri”,”REFx-R-069″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantesimo volume: Franco CARDINI Franco PIPERNO Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 70. Marcora – Marsilio.”,”Collaboratori del settantesimo volume: Franco CARDINI Franco PIPERNO Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-070″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantunesimo volume: Marta BONESCHI Domenico DA-EMPOLI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 71. Marsilli – Massimino da Salerno.”,”Collaboratori del settantunesimo volume: Marta BONESCHI Domenico DA-EMPOLI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-071″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantaduesimo volume: Mauro CANALI Domenico DA-EMPOLI Guido FORMIGONI Giuseppe MONSAGRATI Anna Maria RAO e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 72. Massimo – Mechetti.”,”Collaboratori del settantaduesimo volume: Mauro CANALI Domenico DA-EMPOLI Guido FORMIGONI Giuseppe MONSAGRATI Anna Maria RAO e altri”,”REFx-R-072″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantatreesimo volume: Arianna RISI-ROTA Giampietro BERTI Pierluigi CIOCCA Nicola DE-IANNI Maurizio RIDOLFI Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 73. Meda – Messadaglia.”,”Collaboratori del settantatreesimo volume: Arianna RISI-ROTA Giampietro BERTI Pierluigi CIOCCA Nicola DE-IANNI Maurizio RIDOLFI Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-073″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI Federica FAVINO; collaboratori del settantaquattresimo volume: Gabriella AIRALDI Arianna ARISI ROTA Alessandro CAMPI Nicola DE-IANNI Nicola LABANCA Paolo LINGUA Corrado MALANDRINO Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 74. Messi – Miraglia.”,”Collaboratori del settantaquattresimo volume: Gabriella AIRALDI Arianna ARISI ROTA Alessandro CAMPI Nicola DE-IANNI Nicola LABANCA Paolo LINGUA Corrado MALANDRINO Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH e altri”,”REFx-R-074″
“CARAVALE Mario coordinatore; comitato direttivo: Enrico ALLEVA Maria ANDALORO Alberto MELLONI Adriano PROSPERI Raffaele ROMANELI Maria Antonietta VISCEGLIA; redazione: redattore capo: Serna ANDREOTTI, coordinamento attività redazionali: Michele DI-SIVO; collaboratori del settantacinquesimo volume: Arianna ARISI ROTA Mauro CANALI Paolo FAVILLI Sandro GERBI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 75. Miranda – Montano.”,”Collaboratori del settantacinquesimo volume: Arianna ARISI ROTA Mauro CANALI Paolo FAVILLI Sandro GERBI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-075″
“CARBASSE Jean-Marie LEYTE Guillaume SOLEIL Sylvain”,”La Monarchie francaise du milieu du XVI siecle à 1715. L’ esprit des institutions.”,”I tre autori sono storici del diritto e delle istituzioni. Nel corso dei secoli la Francia si è identificata con i suoi re più di altri paesi d’ Europa. In Francia la monarchia appare come la forma più naturale di governo e come la sola forma possibile.”,”FRAA-054″
“CARBONARO Antonio LUMACHI Franco”,”Giovani in provincia. Inchiesta sui giovani della provincia fiorentina.”,”Nell’indagine si cita l’interessante ricerca di Edward G. BANFIELD, ‘Una comunità del Mezzogiorno’ (IL MULINO, 1961) e gli AA concordano con la critica che Frank CANCIAN (1) fa alla impostazione di fondo del libro di BANFIELD: cioè al presupposto di una sostanziale congruenza tra l’ethos intrinseco della cultura indigena (nel caso specifico il cosiddetto ‘familismo amorale’) e i comportamenti. Si cita pure la suggestiva ricerca di P.G. GRASSO (2) sui valori morali-sociali in transizione e su un confronto tra gli orientamenti morali dei giovani italiani e di quelli americani. Facendo il parallelo tra l’ individualismo moralistico IT e il generico solidarismo US, per gli AA, GRASSO ha fatto bene a rifiutare le formulazioni semplicistiche. Se gli americani tenderebbero a socializzare per una simpatia cosciente in una atmosfera di tolleranza, rispetto e generosità (ma l’universale simpatia non distrugge la realtà di una concorrenza spietata, specie sul piano economico), gli italiani, invece, appaiono come estranei al valore universale del concetto uomo e senza interesse per il valore società. Il loro amore si particolarizza nei gruppi ristretti di appartenenza in cui si sentono identificati, la famiglia, il paese, e, al più, il gruppo nazionale. (1) F. CANCIAN, Il contadino meridionale: comportamento politico e visione del mondo, BOLLETTINO DI RICERCHE SOCIALI, 1961″,”GIOx-056″
“CARBONE Giuseppe”,”Su alcuni commenti alle opere di Antonio Gramsci.”,”””Il peccato di Gramsci è la ‘dialettica’. Il Morpurgo-Tagliabue si rifiuta di inchinarsi dinanzi al “”feticcio della dialettica””. Ma non è da pensare che lo infastidisca quel vuoto e meccanico formalismo cui dagli epigoni hegeliani è condannata la dialettica, per cui “”alle triadi non rimane altro ufficio che di coperchio e di buccia”” (Lenin). Al contrario. Della dialettica quel che lo ambascia è, invece, il brusco procedere per contrasti, le impennate della negazione che nel concreto divenire storico prendono la consistenza di rivoluzioni. Egli propone perciò di incatenare i contrasti, il contradditorio movimento della storia, e ambisce che “”le sintesi siano prevedute e provocate””. Come ciò sia possibile egli non spiega altro che richiamandosi alla ideologia e alla pratica del riformismo, che definisce “”forma esatta di intelligenza pratica””. Vuole che la formula del Quinet “”rivoluzione-restaurazione”” sia rimessa sull’ altare.”” (pag 20)”,”GRAS-061″
“CARBONE Giovanni”,”L’ Africa. Gli Stati, la politica, i conflitti.”,”CARBONE Giovanni insegna scienza politica presso l’ Università degli Studi di Milano, è visiting fellow presso il Crisis States Research Centre della LSE London School of Economics e ricercatore associato presso l’ Istituto di studi di politica internazionale (ISPI) di Milano.”,”AFRx-058″
“CARBONE Giovanni”,”L’ Africa. Gli Stati, la politica, i conflitti.”,”Giovanni Carbone è professore associato di Scienza politica nell’Università degli Studi di Milano, professore a contratto nell’Università Bocconi, ricercatore associato presso l’ Istituto di studi di politica internazionale (ISPI) di Milano. Tabella 3.1 pag 98-99 Conflitti interni in Africa per Stato e per anno”,”AFRx-113″
“CARBONE Giuseppe; ZUCARO Domenico”,”I libri del carcere di Antonio Gramsci (Carbone); Vita di Antonio Gramsci, di Lucio Lombardo Radice e Giuseppe Carbone (Zucaro).”,”L. Lombardo Radice – G. Carbone, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1951, pp. 256″,”GRAS-007-FGB”
“CARBONI Giacomo”,”L’ Italia nella politica militare mondiale. Eisenhower e l’ irredentismo germanico. Il ‘gigantic bluff’ americano. La notte dell’ 8 settembre, rivelazioni del capo del S.I.M.. Il testa del trattato C.E.D.. Esame storico del Gen. Giacomo Carboni.”,”L’ esercito europeo integrato. “”(Eisenhower) Si rese subito conto del tremendo sbaglio inerente al disordinato disarmo dell’ Europa e valutò le non meno tremende difficoltà per procedervi ad un’ efficace e tempestiva riorganizzazione delle forze armate. Nel campo militare demolire talvolta è facile, ma ricostruire è sempre difficilissimo. D’altra parte Eisenhower non poteva ignorare che la Russia era ormai stata messa in allarme e sospetto, se già non vi era prima, da tutto l’ imprudente can-can attorno al Patto Atlantico e alle infuocate discussioni sui problemi del riarmo europeo.”” (pag 25) “”L’ interesse militare americano potrebbe essere meno scoperto, anche perché sarebbe in netto contrasto con l’ interesse europeo. E’ qui che Eisenhower, mediante la CED, potrebbe mirare a fare il gioco esclusivo del proprio Paese. Ed è qui che l’ Europa deve stare bene in guardia.”” (pag 28) “”E, a volere coltivarla seriamente, questa infantile illusione, il progetto dell’ esercito integrato potrebbe essere buono per l’ America e, quindi anche per lo spirito altruistico e illusionistico europeo, se dal progetto potesse per avventura venir fori un esercito ideoneo a combattere, ma qualunque militare onesto e capace si rende conto che la CED potrà servire alla Germania come espediente per rimettere in piedi un esercito tedesco, poiché a questo si tende, ma non servirà mai – in ogni caso – a creare un esercito idoneo a combattere validamente unito””. (pag 29)”,”ITQM-123″
“CARBONI Mario”,”Un secolo di solidarietà a Sestri Ponente. Storia della Croce Verde.”,”CARBONI Mario (1939) è vissuto da sempre a Sestri Ponente. E’ stato operaio, autista, ispettore d’igiene, socio della Croce Verde dal 1957.”,”LIGU-038″
“CARBONI Carlo a cura; saggi di SYLOS LABINI Paolo PACI Massimo PIERONI Osvaldo BARBANO Filippo TRIGILIA Carlo FEDELE Marcello TOUSIJN Willem CALZA BINI Paolo BELLONI Maria Carmen BIANCO Maria Luisa LUCIANO Adriana PICHIERRI Angelo CERASE Francesco Paolo SEBASTIANI Chiara DEI Marcello GASPARINI Giovanni”,”I ceti medi in Italia. Tra sviluppo e crisi.”,”Carlo Carboni (Pergola 1952) insegna Sociologia del lavoro e dell’industria presso l’Università della Calabria. E’ stato ‘research associate’ alla Harvard University e alla Università della California (Santa Cruz). Si occupa di classi sociali e di mercato del lavoro in relazione alle politiche sociali e all’intervento dello Stato. Ha pubblicato su questo tema il saggio: ‘The impact of the state on changing social classes’ per la rivista ‘Kapital-State’. E’ autore pure di ‘Cooperazione e transizione’ (1979). Contiene tra l’altro i paragrafi: – Il marxismo e i nuovi ceti medi – Max Weber e la letteratura sui “”colletti bianchi”” – Tendenze delle classi sociali – La rapida espansione della burocrazia privata e pubblica – La nozione di ceto medio nel dibattito marxista – Il mondo dei colletti bianchi Marx sovrappopolazione relativa “”[S]e è vero che nei ‘Grundrisse’ Marx esamina la socializzazione della produzione, «l’universo compatto» della produzione e della circolazione, egli non sembra mai avere dubbi sull’improduttività del lavoro riguardante le occupazioni dello Stato che rappresentano una «specie di elemosina onorevole» (’18 Brumaio’). Infatti, se per Marx i lavoratori autonomi non sono né produttivi né improduttivi, ma sono «altro » rispetto al modo di produzione capitalistico, le occupazioni dipendenti che non forniscono direttamente lavoro al capitale (innalzamento del plusvalore) sono improduttive (gli impiegati dello Stato e i domestici). Più controversa è in Marx la questione sulla produttività delle occupazioni dipendenti nei trasporti, nel commercio, nelle banche, nella pubblicità e nelle assicurazioni. In questi settori, infatti, da un lato il lavoro non è direttamente fornito al capitale, ma dall’altro lato vi si riscontra spesso un’organizzazione d’impresa con ‘ratio’ capitalistica e gli operatori percepiscono profitti derivati direttamente o indirettamente dal processo di accumulazione capitalistica. Secondo Altvater, essendo le categorie di lavoro produttivo e improduttivo (58) collegate con la produzione ‘immediata’ di plusvalore, la terziarizzazione rappresenta un’estensione di lavoro ‘prevalentemente’ improduttivo. L’innalzamento del lavoro improduttivo è dunque necessario alla riproduzione del capitale complessivo (59). «Le spese improduttive contribuiscono a sostenere la produzione, nella misura in cui come potere d’acquisto di «un nuovo gruppo» di consumatori – addetti alla pubblicità, impiegati statali, militari, disoccupati – esse tendono a facilitare l’alienazione dei beni di consumo e la realizzazione del plusvalore come capitale monetario. Ma nella misura in cui sono tratte dal plusvalore prodotto altrove esse tendono a ridurre il saggio netto del profitto. Questo aspetto dell’aumento delle spese improduttive tende ad approfondire e a prolungare le depressioni, esattamente come la parte che esse hanno nel favorire la realizzazione del plusvalore tende a procrastinare e attenuare la gravità della depressione» (60). La tendenza alla depressione nel capitalismo moderno, provocata dalla difficoltà nella realizzazione del surplus economico, può essere ottenuta solo riducendo tale surplus effettivo mediante l’estensione dello spreco e dell’irrazionalità della produzione e della distribuzione, solo elevando i consumi superflui e mobilitando lavoro improduttivo. Questa riduzione del surplus effettivo, non potendo essere affidata all’iniziativa dei singoli capitali, richiede «un mutamento generale delle istituzioni, dei consumi e dei valori», investe la società nel suo insieme e in particolare lo Stato: «’il grosso del compito deve essere affidato allo Stato’» (61). E’ dunque lo Stato che deve farsi carico delle contraddizioni intrinseche al meccanismo di riproduzione del capitale, della ‘socializzazione’ delle crescenti difficoltà del binomio produzione-consumo. Ma contemporaneamente, lo Stato deve far fronte alle ‘conseguenze’ sociali provocate dallo sviluppo monopolistico le quali si presentano come problemi di legittimazione della posizione di comando: prima fra tutte, è il problema della ‘sovrappopolazione relativa’, che costituisce l’altra faccia della medaglia della contraddizione interno allo sviluppo del capitale che si fa contraddizione nella riproduzione della formazione sociale, come problema di legittimazione. Marx intuì questa tematica riconducendola al processo di cambiamento ‘qualitativo’ della composizione del capitale, in termini di riduzione del peso della parte costitutiva variabile a seguito della rivoluzione tecnica. «Questa diminuzione relativa della parte costitutiva variabile (del capitale) […] appare […] ‘come un aumento assoluto della popolazione operaia costantemente più rapido di quello del capitale variabile ossia dei mezzi che danno occupazione […] [si forma] una popolazione operaia relativamente addizionale, cioè eccedente i bisogni medi di valorizzazione del capitale, e quindi superflua […]. L’aumento assoluto del capitale non è accompagnato da un corrispondente aumento della domanda generale di lavoro’ […]. Il macchinario […] costantemente rende superflua una parte della popolazione, getta sul lastrico una parte della popolazione lavoratrice. Esso produce una sovrappopolazione» (62). E’ lo Stato che deve farsi carico di «sistemare» la sovrappopolazione: «[La borghesia nella macchina statale] mette a posto la sua popolazione superflua; qui essa completa, sotto forma di stipendi statali, ciò che non può incassare sotto forma di profitti, interesse, rendite, onorari» (’18 Brumaio’). Seguendo il concetto marxiano di sovrappopolazione si arriva a concepire ampi settori dei nuovi ceti medi come strati marginali improduttivi, effetto dell’«emarginazione nello sviluppo»”” [(58) Su tali temi, vedi un’utile antologia di P. Gambero, ‘Lavoro produttivo e lavoro improduttivo’, Loescher, Torino, 1980; (59) E. Altvater, ‘Il capitalismo negli anni Settanta’, Mazzotta, Milano, 1972; (60) J. Gillman, ‘Il saggio di profitto’, Editori Riuniti, Roma, 1962 (ma 1957), p. 186; (61) P.A. Baran ‘Saggi marxisti’, Einaudi, Torino, 1976 (ma 1969), p. 273; (62) K. Marx, ‘Il Capitale’, Editori Riuniti, Roma, 1973, I, 3, pp. 80 e 90 e ‘Storia delle teorie economiche’, Einaudi, Torino, 1971, II, p. 630] [Carlo Carboni, ‘Tra ceto e classe’] [(in) ‘I ceti medi in Italia tra sviluppo e crisi’, a cura di Carlo Carboni, Roma Bari, 1981] (pag 23-26)”,”TEOS-290″
“CARBONI Carlo a cura; saggi di SYLOS LABINI Paolo PACI Massimo PIERONI Osvaldo BARBANO Filippo TRIGILIA Carlo FEDELE Marcello TOUSIJN Willem CALZA BINI Paolo BELLONI Maria Carmen BIANCO Maria Luisa LUCIANO Adriana PICHIERRI Angelo CERASE Francesco Paolo SEBASTIANI Chiara DEI Marcello GASPARINI Giovanni”,”I ceti medi in Italia. Tra sviluppo e crisi.”,”Carlo Carboni (Pergola 1952) insegna Sociologia del lavoro e dell’industria presso l’Università della Calabria. E’ stato ‘research associate’ alla Harvard University e alla Università della California (Santa Cruz). Si occupa di classi sociali e di mercato del lavoro in relazione alle politiche sociali e all’intervento dello Stato. Ha pubblicato su questo tema il saggio: ‘The impact of the state on changing social classes’ per la rivista ‘Kapital-State’. E’ autore pure di ‘Cooperazione e transizione’ (1979). Contiene tra l’altro i paragrafi: – Il marxismo e i nuovi ceti medi – Max Weber e la letteratura sui “”colletti bianchi”” – Tendenze delle classi sociali – La rapida espansione della burocrazia privata e pubblica – La nozione di ceto medio nel dibattito marxista – Il mondo dei colletti bianchi Barbano: Ceti medi e crisi (pag 141) “”Tutto ciò mostra che se i ceti medi non sono una realtà unitaria sulla base della loro composizione socio-economica essi non lo sono neppure nella ricomposizione politica e in occasione del voto. Ma anche l’esperienza italiana conferma quella delle democrazie industriali e dei paesi di avanzata industrializzazione: la questione dei ceti medi (moderni) non si esaurisce in se stessa, ma è da porsi in un ambito più generale e nella prospettiva più vasta della produzione dei rapporti sociali e dello sviluppo tecnico-scientifico. Alludo a una prospettiva simile a quella di talune pagine dei ‘Grundrisse’ marxiani (diventati celebri in questi recenti anni anche per questa ragione (6): grande industria, grande scienza, grande tecnologia, intelligenza tecnico-scientifica incorporata non solo nella macchina ma anche nel lavoro sotto forma di professionalità, l’operaio collettivo diventa il tecnico collettivo: siamo nell’epoca in cui la scienza e l’informazione diventano fattori immediatamente produttivi. Nella continuità dello sviluppo gli effetti di centralità dei fattori e dei processi accennati sopra persistono e prevalgono su quelli della perifericità. Il ‘general intellect’ tecnico-scientifico, la diffusa gerarchizzazione nelle tecnostrutture, nei quadri intermedi, l’estesa salarializzazione impiegatizia, giungerebbero a unificare i rapporti socio-economici in una ‘classe generale’ di produttori (proletariato universale: si potrebbe dire da un punto di vista marxiano) immediatamente inserita nello Stato-fabbrica e contrapposta allo Stato-capitale”” [Filippo Barbano, ‘Ceti medi e crisi’] [(in) ‘I ceti medi in Italia tra sviluppo e crisi’, a cura di Carlo Carboni, Roma Bari, 1981] [(6) Alludo alle pagine per esempio dei Quaderni II e VII dei ‘Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica’, Einaudi, Torino, 1976, vol. I]”,”ITAS-009-FV”
“CARBONI Carlo”,”La nuova società. Il caso italiano.”,”Carlo Carboni insegna alla Facoltà di Economia e al Dottorato di e-learning dell’Università di Ancona. É stato presidente di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo.”,”ITAS-024-FL”
“CARCANGIU Bianca Maria NEGASH Tekeste a cura; saggi di Cecilia DAU NOVELLI Bianca Maria CARCANGIU Federica GUAZZINI Isabella SOI Hussein AHMED Nicola MELIS Tekeste NEGASH Giampaolo CALCHI NOVATI Alessandro TRIULZI Silvana PALMA Irma TADDIA Tiziana CAULI Patricia GOMES Alessandro PES Charles BURDETT”,”L’Africa orientale italiana nel dibattito storico contemporaneo.”,”Bianca Maria Carongiu insegna storia e istituzioni dell’Africa nell’Univ. di Cagliari. Tekeste Negash è professore ordinario di storia moderna all’Università di Dalarna, Svezia. “”In realtà, dopo l’invasione italiana dell’Etiopia nel 1935 e la successiva guerra, i somali ebbero buone opportunità per il commercio transfrontaliero giacché “”la generale mancanza di generi alimentari nei territori occupati dagli italiani incoraggiò un certo numero di commercianti al dettaglio – arabi, indiani e somali – a portare rifornimenti a quelle aree dal territorio inglese”” (Geshekter, Anti-colonialism, cit., p. 241)”” (pag 43)”,”AFRx-081″
“CARCANO Giancarlo”,”Cronaca di una rivolta. I moti torinesi del ’17.”,”‘Nel 1921, Ciccotti prende parte alla campagna abbinata di socialisti e nittiani contro i fascisti. Ne nasce un duello tra il Ciccotti e Mussolini, il 27 ottobre ad Antignano (Livorno), che si conclude al 14° assalto “”senza conciliazione per comprovata insufficienza cardiaca di Ciccotti”” (8). Nel 1926, Ciccotti viene privato dal fascismo, in base alle leggi eccezionali, della cittadinanza italiana: il suo nome compare in un elenco insieme con quello di Giulio Grimaldi, redattore-capo del “”Corriere degli italiani””, giornale poi diventato agente-provocatore fra i fuoriusciti in Francia, dove anche il Ciccotti risiedeva. Nel 1932, Ciccotti riottiene la cittadinanza italiana in base a un decreto di amnistia, in occasione del decennale del regime. Si tratta, alla luce di queste sommarie note biografiche, di un uomo politico molto spregiudicato e riesce difficile escludere che, pur di realizzare i suoi stravaganti obiettivi, abbia potuto svolgere qualche ruolo nei vari tentativi, durante la guerra, per far cessare il conflitto. Non sono del tutto infondati i dubbi di Gramsci sulle attività dell’esponente socialista, vicino sia a Giolitti sia a Nitti, anche se mancano precise prove. D’altra parte, perplessità aveva suscitato, all’epoca dell’istruttoria per i moti del 1917, il fatto che soltanto per Francesco Scozzese-Ciccotti fosse stato fatto valere, per il proscioglimento da ogni accusa, il principio che non sempre i rapporti di P.S. sui comizi riflettevano la completezza del pensiero degli oratori. Infatti Ciccotti se la cavò con questa motivazione: “”Se alcune frasi staccate si possono interpretare come un eccitamento alla rivolta, si rileva invece dal complesso del suo discorso che gli fece appello a una azione internazionale dei socialisti per ottenere la pace, concetto in cui non si possono ravvisare gli estremi del reato di tradimento””. Per altri imputati, più o meno nella stessa situazione, questa interpretazione non fu presa in considerazione. L’episodio autorizzò più di un sospetto. Un’ammissione della propria spregiudicatezza, Ciccotti faceva nel 1923 a Piero Gobetti in una lettera con cui intendeva manifestare consenso a una analisi gobettiana sul liberalismo italiano. Scriveva: “”Ebbene io – che sono un rimasuglio di siffatta preistoria italiana e che di essa conservo buona memoria per avervi vissuto – le attesto che il liberalismo, non soltanto, ma il conservatorismo, la democrazia, il socialismo e il resto (di cui lei discorre) in realtà non esistettero negli ultimi venti o trent’anni””. Facendo l’autocritica, Ciccotti si collocava fra il “”gruppo di politicanti e di giornalisti che fra il 1900 e il 1922 si dedicò a “”fare i partiti””. Riteneva fallita la loro opera, paragonandola a una “”città di stuoie, gesso e cartapesta”” e concludeva con la speranza che i giovani, “”animati da una rude sincerità””, possano costruire la nuova casa della politica italiana (9). Per completare, in positivo, le note biografiche su Ciccotti si deve ricordare che fece parte, con altri avvocati socialisti, del collegio di difesa di Bordiga, Gramsci, Terracini, Berti, Gnudi, Fortichiari nel 1923, al processo contro il PC d’Italia, accusato di voler abbattere lo Stato borghese. La Corte assolve tutti gli imputati, meno uno minore, soprattutto per la brillante autodifesa di Bordiga’ (pag 218) [(8) Renzo De Felice, “”Mussolini il fascista, la conquista del potere, 1921-25″”, Torino, 1965; (9) “”Opere complete di Piero Gobetti: volume primo, scritti politici””, Torino]”,”MITT-402″
“CARCOPINO Jerome”,”La vita quoditiana a Roma.”,”CARCOPINO (1881-1970) dal 1901 al 1904 studiò alla Scuola Normale Superiore con Gustave BLOCH, specializzandosi in storia. Agregé di storia nel 1904, membro (1904-1907) dell’ Ecole Francaise di Roma, insegnò poi (1907-12) al Liceo di Le Havre. Nel 1912 ottenne un incarico all’Univ di Algeri dove fu anche Inspecteur de s Antiquités fino al 1920. Professore alla Sorbona dal 1920 al 1937, fu nominato nel 1937 D dell’ Ecole Francaise di Roma. Dopo il lavoro giovanile su l’ ‘Histoire de l’ ostracisme athenien’ volse decisamente la sua attenzione alla storia di Roma antica, con particolare interesse per il periodo della fine della Repubblica (Sylia ou la monarchie manquée, Les secrets de la correspondance de Ciceron, Cesar) e dei primi secoli dell’ Impero (Points de vue sur l’ imperialisme romain, La vie quotidienne à Rome à l’apogée de l’Empire, Passion et politique chez les Cesars). Particolarmente versato nel trarre suggerimenti per nuove interpretazioni di fatti e personaggi da accurate analisi delle fonti archeologiche, fornì anche in questo campo lavori fondamentali come gli studi su Ostia ( Virgile et les origines de Ostie, Ostie). Membro o corrispondente di numerose accademie, enl 1932 ricevette la Laurea Honoris Causa dell’Univ di Oxford e nel 1955 entrò a far parte dell’ Academie Francaise.”,”STAx-028″
“CARCOPINO Jerôme”,”Giulio Cesare.”,”CARCOPINO Jerôme nacque nel 1881 in Normandia. Nel 1920 entrò alla Sorbona insegnando storia romana. Dal 1937 diresse la Scuola archeologica francese di Roma fino al 1940 quando fu chiamato a dirigere l’ Ecole Normale Superieure. Nel 1955 fu eletto all’ Academie Francaise. E’ morto nel 1970. E’ autore di molte opere sulla storia e la vita della Repubblica e dell’ Impero romano.”,”STAx-078″
“CARDAN Paul – CASTORIADIS Cornelius”,”Capitalismo moderno e rivoluzione.”,”2° copia Questo testo comprende tre lunghi articoli apparsi sulla rivista francese ‘Socialisme ou Barbarie’ (n° 31-32-33) del 1961-62. Il testo è stato pubblicato in inglese nel 1965 da ‘Solidarity’. “”Vi sono persone che sono riuscite a rimanere rivoluzionarie solo tenendo gli occhi chiusi”” (L. Trotsky, Introduzione a ‘I primi cinque anni dell’ Internazionale Comunista’) (in apertura) “”D’altra parte, la necessità di mantenere un “”pieno impiego”” relativo, dopo l’esperienza della crisi 1929-1933, e di fronte a una classe operaia che non accetterebbe, neppure per un minuto, la ripetizione di quei fenomeni, si è nettamente imposta alla classe dirigente – mentre veniva infine compreso, contemporaneamente, il legame evidente fra pieno impiego ed espansione accelerata del capitale, ed i capitalisti scoprivano, con gli operai ed anche prima di loro, che statalismo non significa affatto socialismo. Anche i sindacati, a lungo combattuti, vengono riconosciuti, ed infine trasformati in ingranaggi del sistema. Si arriva così al capitalismo contemporaneo, alla politica che è effettivamente applicata, anche quando è combattuta a parole. Essa è imperniata sull’abbandono del “”laissez faire””, sul rifiuto dell’ideologia della “”libera impresa””, non si crede più che l'””optimum”” per la classe dominante passi attraverso il funzionamento spontaneo dell’economia e della società. (…) L’intervento dello Stato negli affari sociali diventa la regola e non più l’eccezione come una volta. (…)””. (pag 38-39)”,”TEOC-463″
“CARDANO Gerolamo, a cura di Alfonso INGEGNO”,”Della mia vita.”,”Gerolamo Cardano nasce a Pavia nel 1501. Esercita oltre alla scienza medica delle pratiche occulte, viene arrestato (1570) sotto accua si eresia, condannato all’abiura e inibito all’insegnamento. Dopo alterne vicende riceverà da papa Gregorio XIII una pensione papale. Muore a Roma nel 1576.”,”BIOx-003-FRR”
“CARDARELLI Roberto GALLI Rossana MORANA Claudio PALADINO Giovanna RUGGERONE Luigi VILLOSIO Claudia PESANTE Maria Luisa BIANCHI Paola CARLUCCI Paola BELLOCCHIO Maria ATTANASIO Livio PINELLI Federica”,”Il fenomeno dei ‘credit crunches’: un’analisi critica (Cardarelli); Analisi comparativa delle teorie sulle onde lungo dello sviluppo economico (Galli); I modelli lineari simultanei in econometria: sviluppi di metodo (Morana); Investimento pubblico e tasso di cambio reale di equilibrio (Paladino); Un modello di inflazione e disoccupazione in un’economia in transizione (Ruggerone); Mercato del credito, proprietà della casa, risparmio delle famiglie (Villosio); La teoria stadiale della storia e l’analisi economica Adam Smith (Pesante); Fra Università e carriere pubbliche. Strategie nella nomina dei rettori dell’Ateneo torinese (1721-1782) (Bianchi); L’ascesa sociale di un banchiere nell’Italia unita: per un profilo biografico di Isacco Sonnino (1803-1878) (Carlucci); Le iniziative scolastiche postelementari femminili a Torino dopo l’Unità. Tra suggestioni europee e tradizione moderata (Bellocchio); La disputa fra Giuseppe Prato ed Antonio Gramsci sul problema degl alti salari operai (1916-1919) (Attanasio); Anne O’Hare McCormick, corrispondente estero del «New York Times».”,”Contiene il saggio: – La disputa fra Giuseppe Prato ed Antonio Gramsci sul problema degl alti salari operai (1916-1919), di Livio Attanasio”,”ANNx-025-FP”
“CARDIA Carlo”,”La riforma del Concordato. Dal confessionismo alla laicità dello Stato.”,”Carlo Cardia (Roma 1943) è docente di Diritto ecclesiastico all’Università di Cagliari. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche, fra cui Ateismo e libertà religiosa, Il diritto di famiglia in Italia, Problemi e dinamica concordataria e sistemi di relazioni tra Stato e Chiese, partecipa, in qualità di esperto, ai lavori per la revisione del Concordato.”,”RELC-022-FL”
“CARDIA Carlo”,”Chiesa e società civile dopo il referendum.”,”‘Ma guardando ai dati più generali, oggi si può registrare, come uno dei risultati più evidenti di tutto il decennio scorso, la ‘caduta storica dell’egemonia etica’ del vetero-cattolicesimo, e, insieme l’emergere di nuove forme di elaborazione della morale e di nuovi rapporti tra morale e società che costituiscono motivi originali dell’esperienza italiana’ (pag 92)”,”RELC-007-FGB”
“CARDINALE Antonio”,”Salute operaia. Le origini delle istituzioni per la protezione dei lavoratori in Italia (1896-1914).”,”CARDINALE Antonio, ex dirigente industriale, collabora con la cattedra di Storia dell’industria presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha scritto vari libri (v. 4° copertina)”,”MITT-318″
“CARDINALI Cinzia”,”Istituto storico dell’antifascismo e della resistenza in Valdichiana “”Bernardo Melacci””. Guida generale dell’Archivio storico e del Centro di documentazione.”,”Istituto storico dell’antifascismo e della resistenza in Valdichiana “”Bernardo Melacci”” fondato da Fernando NOTTOLINI e da Ezio RASPANTI”,”ARCx-036″
“CARDINI Franco”,”L’ Inquisizione. ‘La sofferenza induce a riflettere’ (Bernard Gui).”,”Qual è la verità di questa istituzione ecclesiastica che dal XIII secolo ha operato come “”baluardo della fede””? E quali retroscena nasconde la leggenda nera che avvolge i suoi protagonisti, da Bernard GUI a Tomas de TORQUEMADA? Franco CARDINI, tra i fondatori di ‘Storia e Dossier’ insegna storia medievale nell’Università di Firenze. Fra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo ‘Il Santo Graal’ (con Massimo INTROVIGNE e Marina MONTESANO), (Firenze, 1998), e ‘La crociata dei bambini’ (con Domenico DEL-NERO) (Firenze, 1999).”,”RELC-063″
“CARDINI Franco presentazione a cura; collaborazione di Michel ABITBOL Claude AZIZA Elie BARNAVI Esther BENBASSA Jean BOTTERO Dominique BOUREL Francoise BRIQUEL-CHATONNET Francesco CARDINI Samy COHEN Youssef COURBAGE Jean Marie DELMAIRE Alain DIECKHOFF Sylvie Anne GOLDBERG Ilan GREILSAMMER Anne GRYNBERG Mireille HADAS-LEBEL Adrien HILLAIRET Henry LAURENS André LEMAIRE Camille MANSOUR Richard MILLMAN Pierre MILZA Benny MORRIS Catherine NICAULT André PAUL Jean PERROT Maurice SARTRE Zeev STERNHELL Odon VALLET Edouard WAINTROP Annette WIEVIORKA Idith ZERTAL”,”Israele. Da Mosé agli accordi di Oslo.”,”Il volume raccoglie gli articoli del numero speciale de ‘L’ Histoire’ intitolato ‘Israele. Terra promessa e agognata’ (n° 212, luglio-agosto 1997) ed è integrato da altri articoli apparsi sulla rivista. Hanno collaborato alla redazione del volume: Michel ABITBOL, Claude AZIZA, Elie BARNAVI, Esther BENBASSA, Jean BOTTERO, Dominique BOUREL, Francoise BRIQUEL-CHATONNET, Francesco CARDINI, Samy COHEN, Youssef COURBAGE, Jean Marie DELMAIRE, Alain DIECKHOFF, Sylvie Anne GOLDBERG, Ilan GREILSAMMER, Anne GRYNBERG, Mireille HADAS-LEBEL, Adrien HILLAIRET, Henry LAURENS, André LEMAIRE, Camille MANSOUR, Richard MILLMAN, Pierre MILZA, Benny MORRIS, Catherine NICAULT, André PAUL, Jean PERROT, Maurice SARTRE, Zeev STERNHELL, Odon VALLET, Edouard WAINTROP, Annette WIEVIORKA, Idith ZERTAL.”,”EBRx-015″
“CARDINI Franco”,”Il Santo Graal.”,”Tra i fondatori di ‘Storia e Dossier’, Franco CARDINI insegna storia medievale all’ Università di Firenze. E’ autore di ‘Alle radici della cavalleria medievale’ e ‘Quell’ antica festa crudele'”,”EURx-088″
“CARDINI Franco”,”Napoleone III.”,”Dedica dell’autore a Eugenio DI-RIENZO studioso autentico di Luigi Napoleone con una doverosa riconoscenza di un onesto dilettante. “”La guerra austro-prussiana e il disastro messicano contribuirono a far decidere l’imperatore a metter mano a un’ampia e profonda riforma strutturale del regime; intanto, lo spettacolo della straordinaria forza dispiegata dalla Prussia gli suggeriva anche la necessità di una riforma militare, mentre sul piano diplomatico le prospettive di un “”compenso renano””, che lo aveva indotto a mantenere una posizione equidistante tra Vienna e Berlino alla vigilia del conflitto, erano ormai svanite col fallimento del tentativo di acquistare il Lussemburgo dal re d’Olanda. Napoleone si sentiva giocato da Bismarck (…)””. (pag 158) F. Cardini è nato a Firenze nel 1940. Insegna storia medievale all’Univ. di Firenze. Si occupa di cirstianità e islam.”,”FRAD-101″
“CARDINI Franco VALZANIA Sergio”,”Le radici perdute dell’Europa. Da Carlo V ai conflitti mondiali.”,”CARDINI Franco (1940) insegna storia medievale nell’Università di Firenze; VALZANIA Sergio giornalista, ha al suo attivo molti libri tra cui ”Jutland’, ‘Retorica della guerra’. “”Per quanto riguarda la ricostruzione storica, il termine “”causa”” deve venir sussurrato il minimo di volte possibile e solo sottovoce”” (Carlo M. Cipolla) (in apertura)”,”SPAx-122″
“CARDINI Antonio”,”Stato liberale e protezionismo in Italia (1890-1900).”,”””Dunque più di una perplessità si era affacciata alla mente dei socialisti, per un loro impegno antiprotezionista. Un’altra ragione era che non si trattava di una questione schiettamente socialista, connessa cioè alla lotta di classe fra borghesia e proletariato. Anzi, veniva ripetuto che “”la questione doganale rappresentava una lotta di classi, alla quale la classe proletaria rimaneva essenzialmente estranea”” (La Critica Sociale, ‘Libero scambio e socialismo’, in “”Critica sociale””, 1 aprile 1894, p. 100) . Affermazione che si accompagnava alla pubblicazione della traduzione italiana del discorso di Marx alla Società democratica di Bruxelles nel 1847, poco dopo l’abolizione del dazio sul grano in Inghilterra. Ai liberisti che chiedevano l’alleanza dei socialisti per l’abolizione di dazi, “”La Critica Sociale”” rispondeva che Marx giustificava i cartisti inglesi per non essersi fatti “”pedissequi”” dei “”liberisti borghesi””, e, pur aderendo al loro movimento, negoziarono a caro prezzo l’alleanza, ottenendo la giornata lavorativa di dieci ore (che gli agrari fecero approvare per vendicarsi degli industriali) (Critica sociale, 1 aprile 1894, 16 aprile 1894). Infatti il libero-scambio di per sé non avvantaggiava tanto il proletariato, quanto la borghesia, “”anche se essa era sí sospinta più rapidamente verso quel massimo sviluppo, oltre il quale ‘era’ il suo tracollo finale”” (La Critica Sociale””, 16 aprile 1849, p. 121-23)”” [Antonio Cardini, Stato liberale e protezionismo in Italia (1890-1900), 1981]”,”ITAE-025-FPA”
“CARDINI Franco, collaborazione di Mario BUSSONI”,”Francesco Giuseppe.”,”Franco Cardini nato a Firenze nel 1940, professore emerito alla Scuola Normale Superiore, si è occupato di rapporti tra Cristianità medievale e Islam, quindi di crociate e pellegrinaggi. Poi ha allargato i suoi interessi al mondo moderno e contemporaneo. “”Acquisita la garanzia di un pieno sostegno da parte della Germania, il 23 luglio, l’Austria-Ungheria indirizzò alla Serbia un ultimatum, avanzando richieste chiaramente inaccettabili e che, in effetti, si voleva fossero respinte in modo che ciò desse adito a un ‘casus belli’. L’Imperatore, al quale il documento era stato presentato tre giorni prima a cose fatte poiché in realtà esso era già stato inoltrato alle sedi diplomatiche interessate, non disponeva né di prerogative istituzionali né di possibilità pratiche per fermarlo o modificarlo: si limitò a commentare ch’era stato redatto in termini molto duri. Gli fu risposto che ciò era stato comunque necessario. Forse in quell’occasione Francesco Giuseppe si ricordò dell’ultimatum ch’egli aveva fatto presentare al Piemonte nel 1859 e che troppo tardi gli era stato sconsigliato da Metternich. L’unica cosa che poté fare fu la cavalleresca disposizione di provvedere all’immediato rimpatrio, con un treno speciale, del generalissimo serbo Radomir Putnik, che si trovava in Austria per motivi di salute, in modo che il valoroso ufficiale non si trovasse in territorio nemico. Così alla Serbia fu restituito, con un gesto di purissima lealtà, il suo migliore stratega. La risposta di Belgrado, ancorché molto conciliante, non venne accolta: il 28 luglio l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, senza però proclamare la mobilitazione generale dell’esercito. Ciò sia nella consapevolezza che tale misura sarebbe stata considerata dalla Russia tanto grave da indurla a una risposta irrimediabile che si voleva evitare, sia perché in realtà quel che si voleva provocare era solo la terza guerra balcanica alla quale avrebbe potuto partecipare, come alleata della compagine asburgica, la Bulgaria, e dalla quale la Serbia sarebbe uscita di lì a poco o irreversibilmente ridimensionata o addirittura annessa all’Austria. La questione è fino a che punto si ritenesse plausibile che le cose andassero lisce, poiché si sapeva bene che lo Zar, a differenza dell’Imperatore e sia pur con qualche incertezza, la guerra la voleva. E difatti, nella sconcertata meraviglia delle cancellerie che avevano ancora sperato in qualche bagliore di ragionevolezza, l’autocrate di San Pietroburgo ordinò il 30 successivo una mobilitazione generale, ingiustificata, dal momento che, da una parte, il ‘vulnus’ inferto alla compagine austrungarica dall’assisioni dell’Arciduca era obbiettivamente molto grave mentre, dall’altra nulla, e nessuno, stava minacciando in quel momento in maniera diretta le frontiere russe. Ma Nicola II aveva fretta: la condizione interna del suo Paese gli suggeriva che solo una guerra avrebbe potuto sventare l’evenienza di una rivoluzione. La scelta dello Zar equivaleva a una dichiarazione di guerra: alla quale la Germania, fedele alla sua consegna “”nibelungica”” di fedeltà all’Impero fratello, rispose immediatamente il 31 con una richiesta di smobilitazione, in quanto le mobilitazioni francese e russa costituivano “”uno stato di pericolo di guerra””. Ricevutone un rifiuto, dichiarò guerra a sua volta. Il 1° agosto la Francia dell'””irredentista”” lorenese Raymond Poincaré, che pare non aspettasse altro (sarebbe stato soprannominato “”Poincaré-la-guerre””), mobilitò a sua volta nel nome della sua alleanza con lo Zar”” (pag 124-125-126)”,”QMIP-121″
“CARDINI Franco VALZANIA Sergio”,”La scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l’Italia provocò la prima guerra mondiale.”,”Cronologia [1878-1915] (pag 199-208) Franco Cardini nato a Firenze nel 1940, è Professore emerito dell’Istituto itaiano di scienze umane (Scuola normale superiore). Sergio Valzania (Firenze 1951) sotrico e studioso della comunicazione, autore radiofonico e televisivo, giornalista per la carta stampata, scrittore di opere di storia militare. Il governo sultanale turco disposto a concessioni purché si salvassero le apparenza ma Giolitti voleva la guerra a tutti i costi anche per problemi di politica interna (pag 71-72-73) “”Si è molto discusso a proposito della simpatia del premier inglese Lord Palmerston per la causa unitaria dell’Italia: una simpatia senza la quale la stessa “”spedizione dei Mille”” difficilmente avrebbe potuto avere successo. Si è parlato del nobile impulso britannico a sostenere qualunque causa liberale, della personale amicizia tra il Palmerston e il Cavour, delle istituzioni massoniche inglesi sda sempre nemiche dello Stato della Chiesa e desiderose di assistere alla sua rovina. La ragione primaria di quel sostegno è però molto semplice e concreta: nel 1858 il subcontinente indiano aveva assistito alla nascita di un vicereame inglese, in quanto la “”rivolta dei ‘sipahi'”” aveva definitivamente messo in ginocchio la Compagnia delle Indie Orientali obbligando il governo di Sua Maestà Britannica ad assumere dirette responsabilità di governo in tutta la regione. Nel frattempo erano iniziati i lavori del Canale di Suez, gestiti, per quello che riguarda il capitale e la tecnologia, soprattutto dai francesi, che godevano presso il governo del khedivé d’Egitto di molta maggior simpatia che non gli inglesi. Il nuovo collegamento navale sarebbe stato vitale per gli interessi britannici: non si poteva certo continuare a far passare il traffico commerciale tra Inghilterra e India lungo il Nilo, poi attraverso il deserto orietnale egiziano e reimbarcare le merci sul Mar Rosso o viceversa; né tanto meno perseverare nella lunga, pericolosa, costosissima circumnavigazione del continente africano. Se da una parte Napoleone III perseguiva una politica mediterranea tendente a favorire gli interessi francesi sul canale e a condizionare in questo modo i suoi “”alleati”” britannici, l’Inghilterra – che controllava l’accesso occidentale al ‘Mare nostrum’ con Gibilterra e il Canale di Sicilia con le fortezze di Malta – non poteva far a meno di Suez: con l’appoggio al nascente Regno d’Italia sottraeva all’imperatore dei francesi l’egemonia su quel “”molo naturale”” proteso a dividere il bacino orientale da quello occidentale del Mediterraneo, con tutte le prospettive di sviluppo industriale, portuale, commerciale, cantieristico e ferroviario che erano facilmente intuibili”” (pag 89-90)”,”ITQM-202″
“CARDINI Franco MONTESANO Marina a cura”,”Barbarossa e l’Italia dei Comuni.”,”Marina Montesano è professore di storia medievale all’Università di Milano. Cardini professore emerito dalla Scuola Normale Superiore.”,”EURx-313″
“CARDINI Franco a cura”,”L’impero bizantino.”,”Franco Cardini professore emerito presso la Scuola Normale Superiore. “”L’impero [bizantino] incoraggiava le attività mercantili e attuava una politica favorevole agli operatori locali e stranieri con imposizioni doganali in genere molto contenute. Eppure in questo momento il saldo commerciale bizantino appare deficitario anche se la stabilità monetaria di cui gode costituisce una innegabile attrattiva per i mercanti stranieri (il ‘bisante’ è stato definito il dollaro del tempo). Il commercio estero di Bisanzio era orientato verso l’importazione più che all’esportazione. E le stesse tariffe doganali tendevano a favorirla. Non furono però i Bizantini ma gli stranieri a trarre profitto da questo sviluppo. Molti mercanti russi e italiani si muovevano nella Costantinopoli del X secolo e gli stessi privilegi commerciali concessi a Venezia da Alessio Comneno lo confermano. L’apertura di maggiori varchi per i mercanti italiani fu favorita dalle spinte autonomistiche interne e dalle necessità finanziarie dell’Impero che nel secolo XI si apprestava a far fronte alle nuove pressioni musulmane dei turchi. L’apogeo della mercatura bizantina poggiava su congiunture favorevoli che nell’arco di un secolo sfumeranno: dalla fine del X secolo l’infittirsi dei mercanti italiani e il loro inserimento nei più lontani mercati dell’Impero, avrebbero mutato il quadro commerciale sconvolgendo le regole del traffico mediterraneo. Le arcaiche strutture commerciali bizantine che dovevano la loro fortuna ad una serie di congiunture favorevoli verranno scalzate dalla “”modernità”” italiana, che sarà una delle principali cause del declino di questa borghesia mercantile. Gli effetti dell’inserimento bizantino nel circuito commerciale mediterraneo ebbero risvolti negativi e alla lunga avrebbero portato, nel secolo successivo, la città di Costantinopoli – pur sempre il principale emporio mediterraneo – a divenire la piazza di scambio dei prodotti e delle merci orientali convogliate dai mercanti italiani che su quel mercato si rifornivano inoltre dei prodotti locali a buon prezzo per poi redistribuirli ad ambio giro”” (pag 120-121)”,”STAx-284″
“CARDINI Franco MONTESANO Marina a cura”,”Carlo Magno e il Sacro Romano Impero.”,”Franco Cardini professore emerito presso la Scuola Normale Superiore. Marina Montesano è professore di storia medievale all’Università di Messina. “”Intanto, però, i legami tra Chiesa e Impero si erano rafforzati (specie a vantaggio di quest’ultimo) nel 962 con la nomina a imperatore di Ottone I di Sassonia, da parte del pontefice Giovanni XII. In quella occasione, l’Imperatore emanò il famoso ‘Privilegium Othonis’, con il quale riconosceva i domini temporali della Chiesa, ma subordinava la legittimità dell’elezione del papa all’approvazione dell’imperatore. Al di là dei lunghi conflitti tra Papato e Impero che sarebbero discesi da tale atto in seguito, buona parte degli storici sottolinea però che il Sacro Romano Impero, avviato con la dinastia carolingia, non affiancò all’immagine elevata e prestigiosa di cui godette un’azione politica incisiva come ci si sarebbe aspettato. Soprattutto nei termini di una “”costruzione dell’Europa moderna”” che alcuni studiosi fanno risalire proprio a Carlo Magno. Diceva sempre Le Goff: «Questa risurrezione dell’Impero è all’origine di un’istituzione più teorica che reale, che gode per tutto il Medioevo, e per una parte dell’età moderna, di un grande prestigio simbolico, ma che non riesce quasi mai ad affermarsi stabilmente come forza politica: il Sacro Romano Impero di nazione germanica, che aveva idealmente in Roma la sua capitale, ma da cui i paesi diversi dalla Germania (e anche, seppure abbastanza teoricamente, una parte dell’Italia) si emanciparono ben presto». Concludendo: «Nell’Europa medievale, l’Impero fu perlopiù una forma vuota; e, disputandosi la supremazia del potere spirituale su potere temporale, o viceversa, il papa e l’imperatore, questi due vertici simbolici della cristianità medievale, si esaurirono in conflitti vari, col risultato di marginalizzarsi rispetto alla vera evoluzione politica dell’Europa, quella della genesi degli Stati nazionali moderni a partire dal Duecento» (1). E’ invece incontestabile che sotto il profilo culturale, fu l’Impero carolingio a restituire all’Europa l’identità persa con la fine dell’Impero romano d’Occidente”” [(1) J. Le Goff, Il Medioevo. ‘Alle origini dell’identità europea’, Laterza, Roma Bari, 2002] (pag 23-25) Nascita del sistema feudale VIII secolo IX secolo da Cardini, Minima mediaevalia Il feudo è un’istituzione germanica che trae origine dalla concessione gratuita di un terra “beneficium” nel corso di una solenne cerimonia, “omaggio” da parte del re o del signore il quale assumeva l’obbligo di fedeltà e di aiuto militare. La società feudale aveva una struttura gerarchica e piramidale: al vertice dell’autorità e del potere c’era il re (o l’Imperatore ), da cui dipendevano i grandi feudatari, o vassalli Questi avevano sotto di sé i feudatari minori, o valvassori, i quali avevano alle dipendenze i valvassini. Alla base della piramide si trovavano i servi della gleba , i contadini liberi, gli artigiani, tutti tributari del feudatario e del re. La condizione tipica della società feudale era di “essere l’uomo di un altro uomo” questo significava che ogni beneficiario, grande o piccolo che fosse, era vincolato unicamente al proprio diretto signore, dal quale aveva ricevuto il beneficio. (http://comodoscuola.blogspot.it/2007/08/uno-sguardo-sul-medioevo.html)”,”EURx-320″
“CARDINI Franco”,”Le crociate.”,”Franco Cardini professore emerito presso la Scuola Normale Superiore. “”Quali furono però, sempre secondo i nostri cronisti, le ragioni sostanziali per le quali il Papa volle impegnare la Cristianità in una così grande avventura? Questo è il punto centrale della questione. La necessità di liberare il Sepolcro pare l’argomento che più colpì i cronisti, ma non dimentichiamo che essi scrivevano dopo la presa di Gerusalemme: a Clermont [nel 1095 si tenne a Clermont un concilio, ndr] il richiamo ai Luoghi Santi doveva avere, se veramente fu proferito dal pontefice, valore più edificante e oratorio che sostanziale. Fulcherio, che anche in altre circostanze si dimostra un cronista intelligente e attendibile, sostiene che la necessità dell’impresa era determinata dalla desolazione e dalle sofferenze della Chiesa orientale: la stessa cosa, sottolineata con forza anche da Baudri, potrebbe costituire un aggancio con la presenza degli emissari greci al Concilio piacentino; ma, soprattutto Fulcherio [di Chartres] e Baudri [de Dol] collegano la crociata alla ‘tregua Dei’, osservando che il Papa voleva impedire che i cristiani si uccidessero reciprocamente in guerre fratricide e intendeva spingerli piuttosto a redimere le loro colpe combattendo l’infedele. Baudri e Roberto [il Monaco] sottolineano anzi esplicitamente, a loro volta, il carattere penitenziale dell”iter’ proposto da Urbano [II]. Fulcherio aggiunge che la guerra fra cristiani è ingiusta, quella dei cristiani contro gli infedeli giusta: è la consueta distinzione agostiniana applicata ad un concetto che abbiamo già visto affermato, almeno per la sua prima parte, dai sinodi riuniti per la ‘pax Dei'”” (pag 122-123)”,”RELC-348″
“CARDINI Franco”,”Il Sultano e lo Zar. Due imperi a confronto.”,”Franco Cardini, fiorentino, è professore emerito di Storia medievale. Si occupa dei rapporti tra Cristianità e Islam, soprattutto, ma non solo, per il Medioevo. “”Contro il quarantunenne capo carismatico, che ormai si definiva «Comandante in capo di tutte le armate dell’Islam, congiunto del califfo, inviato del Profeta» e che nella primavera del 1922 aveva conquistato gran parte dell’emirato di Bukhara, i sovietici inviarono a loro volta uno dei fondatori e capi dell’Armata Rossa, il conquistatore di Bukhara: il loro Napoleone. Nato a Bishkek nell’attuale Kirghizistan (35), Mikhail Frunze conosceva bene quei luoghi e quelle genti: e non era estraneo alle loro aspirazioni, tanto che aveva imposto a uno dei suoi figli un nome fatidico, Timur, lo stesso del grande conquistatore. L’armata del ‘jihad’ e quella della Rivoluzione si scontrarono tra primavera ed estate del 1922, ed Enver Pasha cadde il 4 agosto di quell’anno, si disse guidando una carica suicida contro le mitragliatrici sovietiche, ma in realtà le circostanze della sua fine non furono mai veramente chiarite. I suoi seguaci ‘bamaci’ – turco-mongoli, ma anche nordiranici tajiki – continuarono a lungo a combattere: i sovietici li fecero oggetto per tutti gli anni Trenta d’una repressione ancor più feroce di quanto non lo fosse la loro stessa guerriglia. Tre anni dopo la morte di Enver, sarebbe scomparso anche il suo antagonista. Il Comitato Centrale del Partito egemonizzato da Lev Trotskij decise che Frunze, ammalato d’ulcera, dovesse venir sottoposto a un’operazione chirurgica: la quale naturalmente fallì. I suoi figli furono affidati a uno dei suoi pochi sinceri amici, Kliment Iefromovich Voroshilov, che da allora avrebbe sempre detestato Trotskij e non sarebbe stato estraneo alla sua fine. Quanto a Frunze, la sua avventura e le poco chiare circostanze della sua morte sono allusivamente rievocate in un purtroppo da noi poco noto libro-denunzia di Boris Pil’njak, ‘Povest’ nepogashennoi luni’ (Racconto di una luna non estinta), del 1926, ristampato a Mosca nel 1990″” (pag 227) [(35) Durante il periodo sovietico la città ha difatti portato il nome di Frunze; ivi, ancor oggi, una statua bronzea a cavallo e un piccolo museo lo ricordano] Professore emerito di Storia medievale, ha insegnato nell’Università di Firenze, nell’Istituto Italiano di Scienze Umane (oggi confluito nella Scuola Normale Superiore) e presso L’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi; attualmente prosegue la sua attività d’insegnante e di ricercatore, incentrata anzitutto sui rapporti fra Europa cristiana e Islam. Nel volume Cristiani perseguitati e persecutori (Salerno Editrice 2011) ha posto con forza l’interrogativo circa il rapporto fra tolleranza e intolleranza, tra carità e persecuzione, all’interno della Chiesa cattolica.”,”TURx-049″
“CARDINI Franco”,”Turchia, ieri, oggi, domani.”,”Franco Cardini è uno dei più importanti storici italiani, professore emerito presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali, aggregato alla Scuola Normale Superiore. Collaboratore di diversi quotidiani nazionali, è autore di molti libri tradotti anche all’estero. Specializzato nello studio del Medioevo, si è occupato di crociate, pellegrinaggi e rapporti tra la Cristianità e l’Islam.”,”TURx-051″
“CARDINI Franco”,”Medici.”,”””Il papa Sisto IV in cambio di una somma di denaro concessa dal banco Pazzi sostituì nel luglio 1474, i Pazzi ai Medici come banchieri pontifici e alla fine di quello stesso anno dispose un accurato controllo dell’amministrazione medicea delle minire di allume”” (pag 96)”,”ITAG-287″
“CARDINI Franco”,”Nella presenza del soldan superba. Saggi francescani.”,”Contiene dedica dell’autore Franco Cardini (Firenze, 1940) è Professore Ordinario di Storia Medievale presso l’Istituto di Scienze Storiche e Vicedirettore della Scuola Superiore di Scienze Storiche dell’Università di San Marino.”,”STMED-005-FSD”
“CARDINI Franco”,”Cassiodoro il grande. Roma, i barbari e il monachesimo.”,”Franco Cardini, nato a Firenze nel 1940, è stato allievo di Ernesto Sestan, di Delio Cantimori e di Eugenio Garin. Ha trascorso lunghi periodi di studio e d’insegnamento all’estero (Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Brasile, Israele) avvalendosi dell’insegnamento di altri illustri maestri quali Jacques Le Goff, Joshua Prawer, Martin de Riquer e Joseph Fleckenstein. Politico e letterato (Squillace 490 circa – Vivario 580 circa); figlio d’un alto funzionario di Teodorico, fu (507) questore, nel 514 console, e nel 523 magister officiorum, ministro per la politica interna; divenne così l’appassionato animatore dell’ideale di fusione tra Romani e Goti. Ottenuta la prefettura da Atalarico, sostenne nella Historia Gothica, perduta, la nobiltà di origine del suo popolo, continuatore della “”civilitas”” romana. Fu consigliere prudente di Amalasunta, Teodato, Vitige, durante le burrascose vicende della successione del regno goto. Di questa sua attività lasciò memoria nella silloge (in 12 libri) intitolata Variae (537), che servì da modello per lo stile cancelleresco medievale. Quando nel 540 Belisario fece prigioniero a Ravenna Vitige, crollò l’ideale di conciliazione tra romanità e germanesimo perseguito da C. La politica gli apparve allora come dispersione funesta dal raccoglimento religioso, solo valore per l’uomo. Nacque così il De anima, che egli considerava come libro XIII delle Variae. Ritiratosi a Squillace, fondò in quei pressi, a Vivario, un monastero che, fornito di una ricca raccolta di codici e di uno scriptorium, divenne il prototipo dei centri culturali monastici del Medioevo. C. promosse qui una intensa attività di traduzione di opere greche tra cui la Historia ecclesiastica tripartita di Socrate, Sozomeno e Teodoreto tradotta da Epifanio, e scrisse, oltre a opere esegetiche e al De orthographia (composto a 92 anni, per i monaci), l’opera sua più importante per l’influenza che esercitò sulla formazione della cultura medievale: le Institutiones divinarum et saecularium litterarum. Si tratta di un manuale (in due parti) introduttivo allo studio sia della Bibbia sia delle arti liberali, in cui C. si vale ampiamente della sua conoscenza della letteratura esegetica patristica e della letteratura ellenistica, utilizzando, per es., anche testi di Euclide e Nicomaco di Gerasa. L’opera ebbe larga diffusione negli ambienti monastici, contribuendo alla valutazione positiva delle arti liberali per una più completa intelligenza della Scrittura. (trec)”,”STMED-010-FSD”
“CARDINI Franco”,”Le crociate tra il mito e la storia.”,”Crociate: ‘Il fallimento più cocente della Cristianità medievale’ “”Tutta la storia umana si divide in quattro epoche: il tempo dell’errore, il tempo del rinnovamento, il tempo della riconciliazione, il tempo del pellegrinaggio… Il tempo del pellegrinaggio è la presente età, nella quale stiamo sempre come pellegrini in battaglia”” (Iacopo da Varagine, Leggenda Aurea)”,”STMED-025-FSD”
“CARDINI Franco”,”Finestra a Levante. Pellegrinaggi e testimonianze di uno studioso italiano nel Vicino Oriente.”,”Cardini cerca di definire l’Oriente e, attraverso di esso, l’Occidente e ci spiega perchè è tanto difficile farlo. Profilo biografico dell’autore v. risvolto di copertina.”,”VIOx-002-FSD”
“CARDINI Franco a cura, scritti di Jamil BARAKAT Ugo BARLOZZETTI Alessandro BEDINI Alain DE BENOIST Noam CHOMSKY Michel CHOSSUDOVSKY Massimo FINI Eric J. HOBSBAWM Mahmood MAMDANI Michael MANDEL Giannozzo PUCCI V.K. SHASHIKUMAR Marco TARCHI Tariq ALI”,”La paura e l’arroganza.”,”Franco Cardini è docente di Storia medievale all’Università di Firenze, dopo aver insegnato a Bari e in molte città europee e americane e asiatiche. Jamil Barakat, giornalista e saggista, collabora al settimanale arabo Jordan Star che viene pubblicato anche in lingua inglese e francese. Da anni si occupa delle violazioni dei diritti umani da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese. Ugo Barlozzetti, esperto a livello internazionale di storia militare. Alessandro Bedini, studioso di storia medievale, giornalista, collabora con vari quotidiani e riviste tra le quali Storia & Dossier. Fa parte della redazione della rivista Diorama (Firenze) e del comitato scientifico d La porta d’Oriente (Bari) organo dell’ENEC (Europe Near East Center), Alain de Benoist, scrittore, direttore dlle riviste Krisis e Nouvelle École, premio di saggistica dell’Académie Française nel 1978. Noam Chomsky, è u no dei più noti studiosi di linguistica e livello mondiale. Lavora attualmente presso il dipartimento di filosofia linguistica del Massachusetts Institute of Technology. Michel Chossudovsky, docente di economia all’Università di Ottawa. Massimo Fini, scrittore giornalista, è attualmente editorialista de Il Giorno La Nazione e Il Resto del Carlino. Eric John Hobsbawm Fellow della British Academy e Honorary Fellow del King’s College di Cambridge, ha insegnato dal 1999 al Birkbeck College dell’Università di Londra. Mahmood Mamdani direttore dell’Istituto di Studi Africani presso la Columbia University’s School of International Affairs. É presidente del Council for the Development of Social Research in Africa (CODESRIA) che ha sede a Dakar. Michael Mandel, professore di Diritto presso la Osgoode Hall Law School di Toronto. Giannozzo Pucci nel 1974 avvia prima personalmente, poi come collana della Libreria Editrice Fiorentina, la prima attività editoriale dedicata esclusivamente all’agricoltura biologica. Nel 1996 fonda l’Associazione di Solidarietà per la Campagna Italiana (ASCI) e la rivista L’Invetario. V.K. Shashikumar giornalista indiano, scrive sulla testata Web Tehelka. News and Views e collabora con il Christian Science Monitor. Marco Tarchi professore ordinario, insegna Scienza politica e Comunicazione politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze. Tariq Ali, scrittore di origini pakistane.”,”TEMx-014-FL”
“CARDINI Franco”,”La tradizione templare. Miti, Segreti, Misteri.”,”Franco Cardini, fiorentino, ordinario di Storia medievale presso l’Istituto italiano di scienze umane (Sum). ‘L’Ordine dei Cavalieri Templari, fondato nel 1119, ha avuto origine in Terrasanta, ma il suo sviluppo e la sua diffusione hanno coinvolto diversi paesi europei. Tra i principali: Francia: Il paese di origine di Hugues de Payns, il fondatore dell’Ordine. La Francia ha avuto un ruolo centrale nella crescita dei Templari, sia per il sostegno della nobiltà che per la loro influenza politica ed economica. Inghilterra: I Templari hanno stabilito importanti sedi e ricevuto supporto dalla monarchia inglese, diventando una forza significativa nel paese. Spagna: Durante la Reconquista, i Templari hanno giocato un ruolo cruciale nella difesa dei territori cristiani contro i musulmani. Italia: L’Ordine ha avuto una presenza significativa, con sedi e proprietà in diverse città italiane, grazie al sostegno della Chiesa e delle famiglie nobili. Germania: Anche qui i Templari hanno stabilito sedi e ricevuto supporto per le loro attività. L’Ordine ha prosperato grazie al sostegno di queste nazioni, accumulando ricchezze e potere fino alla sua dissoluzione nel 1312’ (f. copil):”,”STMED-005-FMB”
“CARDINI Franco VANOLI Alessandro”,”La via della seta. Una storia millenaria tra Oriente e Occidente.”,”La storia della via della seta comincia in un passato antico e si snoda per secoli… Una strada, o meglio una rete di strade, un fascio di percorsi terrestri e marittimi hanno spostato nel corso dei secoli uomini, merci e conoscenze dall’estremità orientale dell’Asia sino al Mediterraneo e all’Europa…”,”STMED-004-FFS”
“CARDONA Gabriel”,”El poder militar en la España contemporánea hasta la guerra civil.”,”CARDONA Gabriel (Menorca, 1938) è un comandante di fanteria che ha abbandonato volontariamente il servizio nel 1981. Ha scritto pure ‘Las reformas militares de Azana’ (1975) (tesi di licenza) e ‘El poder militar en la Segunda Republica Espanola’ (tesi di dottorato (1979).”,”SPAx-110″
“CARDONA Giorgio Raimondo”,”La foresta di piume. Manuale di etnoscienza.”,”Giorgio Raimondo Cardona (Roma, 1943) è ordinario di Glottologia nell’Università La Sapienza di Roma. Al centro dei suoi interessi è lo studio dei modi in cui la lingua registra e influenza la nostra visione culturale. Tra i suoi scritti ricordiamo: ‘Introduzione all’etnolinguistica’ (1976), ‘Antropologia della scrittura’ (1981), un commento orientalistico al ‘Milione’ di Marco Polo (1975).”,”SCIx-469″
“CARDON-HAMET Claudine”,”Triangles rouges à Auschwitz. Le convoi politique du 6 juillet 1942.”,”ANTE3-16 CARDON-HAMET Claudine è professore agrégée e dottore in storia. Quest’opera deriva dalla sua tesi di dottorato. I ‘45.000’ sono uomini giovani per la maggior parte operai provenienti dai dipartimenti industriali della zona occupata, ci sono tra loro militanti comunisti e sindacalisti della CGT. (pag 81)”,”PCFx-079″
“CARDOT Fabienne a cura; interventi di A. KAIJSER P. LANTHIER K. PÖNNI R. GIANNETTI S. ZARACH J. MALUQUER DE MOTES F. CARDOT H. MORSEL G. KURGAN VAN HENTENRY H. OTT G. RANKI P. CARTIANU C. MIHALEANU J. FABRE N. FELICI P. BRENNI R.L. FOX A. BUTRICA J. GLETE G. BRUNG G. RAMUNNI A. GUAGNINI Y. TAKAHASHI E. SYMONS T.P. HUGHES P. HERTNER U. WENGENROTH D. PROCOS T.C. BARKER C. PAVESE A. DE-BENEDETTI C. SUDRIA M. MAGNIEN”,”1880-1980. Un siècle d’électricité dans le monde.”,”interventi di A. KAIJSER P. LANTHIER K. PÖNNI R. GIANNETTI S. ZARACH J. MALUQUER DE MOTES F. CARDOT H. MORSEL G. KURGAN VAN HENTENRY H. OTT G. RANKI P. CARTIANU C. MIHALEANU J. FABRE N. FELICI P. BRENNI R.L. FOX A. BUTRICA J. GLETE G. BRUNG G. RAMUNNI A. GUAGNINI Y. TAKAHASHI E. SYMONS T.P. HUGHES P. HERTNER U. WENGENROTH D. PROCOS T.C. BARKER C. PAVESE A. DE-BENEDETTI C. SUDRIA M. MAGNIEN”,”EURE-141″
“CARDUCCI Giosué”,”Prose. MDCCCLIX-MCMIII.”,”Contiene tra l’altro gli scritti: ‘Garibaldi in Francia’ (1872) ‘Per la morte di Giuseppe Garibaldi’ (1882), ‘Il risorgimento italiano’ (1895), ‘Prefazione al Prometeo liberato di P.B. Shelley’ (1904).”,”ITAB-090″
“CARDUCCI Gabriele”,”Poesie. Decennali. (Enotrio romano): Levia Gravia, Juvenilia.”,”””Già la rivolta affrettasi Fosca di villa in villa, Turbina il vento ed agita L’animatrice squilla, E ‘l nuovo carme a’ liberi Popoli sona su i caduti re.”” (Pistoia, 25 agosto 1861) (pag 175)”,”VARx-281″
“CARDUCCI Giosuè”,”Per Guglielmo Oberdan e Alberto Mario.”,”CARDUCCI Giosuè”,”VARx-452″
“CARDUCCI Giosuè, a cura di Pietro GIBELLINI”,”Tutte le poesie.”,”Giosue Carducci nasce il 27/07/1835 a Valdicastello, frazione di Pietrasanta, in Versilia, battezzato Giosuè (dal 189 il poeta adotterà la grafia di di Giosue, senz’accento). Giosue studia alle scuole dei padri Scolopi di San Giovannino, che frequenta fino al 1852, trovando buoni maestri, quali il fisico Eugenio Barsanti e il letterato Geremia Barsottini, che lo accosta alla poesia di Orazio e del Fantoni. Nel 1852 con gli amici Nencioni e Gargani fonda l’Accademia dei Filomusi, che si ispira a ideali classicistici e liberali. Nel 1853 si trasferisce a Pisa, dove studia intensamente sotto la guida di insegnanti antiquati; si reca spesso a Firenze per incontrare la fidanzata e gli amici Giuseppe Torquato Gargani, Ottaviano Targioni Tozzetti e Giuseppe Chiarini. Si laurea in filosofia e filologia nel 1855, discutendo una tesi sulla poesia cavalleresca. Nel 1856 inizia la carriera di insegnante nella scuola secondaria di San Miniato al Tedesco come professore di retorica. Il 18/08/1860 Terenzio Mamiani, Ministro della pubblica istruzione del governo sabaudo, offre a Carducci la cattedra di eloquenza italiana (poi ribattezzata letteratura italiana) dell’Università di mBologna, posto cui il Prati ha deciso di rinunziare. Trasferitosi a Bologna con tutta la famiglia, vi rimarrà fino alla morte, esercitandovi per oltre quarant’anni il suo magistero e formando generazioni di illustri allievi, quali Giovanni Pascoli, Severino Ferrari, Adolfo Albertazzi, Alfredo Panzini, Manara Valgimigli, Goffredo Bellonci, Renato Serra. Nella città emiliana il Carducci matura nuove convinzioni politiche: assimila le idee democratico-repubblicane di Mazzini e quelle socialisteggianti di Proudhon, polemizza con moderati e clericali. La sua fama di poeta gli valse nel 1906 il premio Nobel. La notte fra il 15 e 16 febbraio del 1907, Carducci muore nella casa bolognese per un attacco di bronco-polmonite. Pietro Gibellini, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Venezia, filologo e fine interprete di testi classici, è tra i maggiori specialisti dell’Ottocento e del primo Novecento. Marina Salvini è dottoressa di ricerca in Italianistica presso l’Università di Venezia e insegnante di Lettere nei licei. Collabora con le riviste Critica letteraria, Humanitas, Otto/Novecento e 996.”,”VARx-160-FL”
“CARDWELL Donald S.L.”,”From Watt to Clausius. The rise of thermodynamics in the early industrial age.”,”Fondo Palumberi”,”SCIx-428″
“CARDWELL Donald S.L.”,”Turning Points in Western Technology. A study of technology, science ad history.”,”Fondo Palumberi”,”SCIx-429″
“CARÉ Sébastien”,”Les libertariens aux États-Unis. Sociologie d’un mouvement asocial.”,”Libro incentrato su Rothbard, Hayek, Rand ecc. CARE’ è laureato in scienze politiche (Università di Rennes 1). Professore associato all’Ecole Superieure du Commerce de Rennes e membro del CERAD.”,”USAS-188″
“CAREDDA Giorgio”,”La Francia di Vichy.”,”ANTE1-47″,”FRAV-129″
“CAREDDA Giorgio”,”Il Fronte popolare in Francia 1934-1938.”,”Giorgio Caredda, nato nel 1951, laureato in Filosofia all’Università di Cagliari nel 1973, borsista presso l’insegnamento di Storia delle dottrine economiche della medesima Facoltà, lavora a Parigi sull’occupazione nazista in Francia.”,”FRAP-008-FL”
“CAREDDA Giorgio”,”Governo e opposizione nell’Italia del dopoguerra, 1947-1960.”,”Tambroni, il Pci e la crisi del giugno-luglio 1960. La lotta dei giovani operai genovesi. “”Mario Alicata vuole evitare di «disperdere il potenziale di lotta» manifestato in questi giorni dal movimento antifascista, il quale potrebbe rivolgersi «in parte contro di noi»: già ora «molti giovani genovesi criticano l’imborghesimento dei partiti». Non si abbia dunque troppa fretta a concludere un «movimento in piena ascesa» (…). Ma non tutti i dirigenti del Pci pensano che sia già giunto il momento di «chiudere bene», o di prepararsi a valorizzare quanto già ottenuto, come suggerisce Giancarlo Pajetta: Mario Alicata, secondo il quale «in questa occasione le masse hanno fatto un passo avanti rispetto ai partiti», non pensa che il «nuovo antifascismo» possa essere compreso soltanto sul piano parlamentare”” (pag 250) [Giorgio Caredda, ‘Governo e opposizione nell’Italia del dopoguerra, 1947-1960’, Edizioni Laterza, Roma Bari, 1995]”,”ITAP-008-FSD”
“CAREDIO Anna Maria”,”Una storia ingiusta. Racconto. Una testimonianza sulla emarginazione proletaria e sottoproletaria in Italia.”,”A.M. Caredio senese, insegnante vive un periodo nella comune genovese. Ne esce sconvolta…e decide di raccontare la sua esperienza…”,”LIGU-114″
“CARELL Paul”,”Le volpi del deserto. Da Tripoli a El Alamein da El Alamein a Tunisi con le armate italo-tedesche.”,”””Il generale Ziegler era un brillante ufficiale ed un freddo realista; chiese quindi subito con quali truppe sarebbe stata costituita la nuova armata corazzata. (…) Il generale Ziegler chiese se sarebbero stati assicurati anche i rifornimenti, attraverso il Mediterraneo, per un così forte contingente di uomini. – E’ evidente – fu la risposta di Hitler. Sulla basi di tali premesse, pensò il generale Ziegler, sarebbe stato possibile passare all’ offensiva in Africa. Il generale espose subito i suoi piani su una siffatta condotta offensiva (…). Il generale Ziegler contava inoltre su una rivolta araba a favore dei Tedeschi. Con l’ ausilio di un simile stato insurrezionale egli considerava possibile spingersi addirittura fino ad Orano: in tal modo sarebbe stato conquistato l’ ultimo e più importante porto nord-africano. All’ armata di Eisenhower sarebbe rimasta solo l’ alternativa tra la prigionia ed il reimbarco. Indispensabile presupposto per una simile azione di guerra, sottolineò Ziegler, era tuttavia la garanzia dell’ arrivo costante dei rifornimenti e, a tal fine, la conquista di Malta: il possesso dell’ isola, come s’era già avuto occasione di sperimentare, era l’ elemento essenziale per la sicurezza delle linee di rifornimento sul mare. Erano audaci parole, e audaci piani.”” (pag 549-550) Ritirata strategica. “”La storia della guerra annovera certamente un numero di ritirate strategiche, come elementi predisponenti di vittorie, quantomeno nella stessa misura delle audaci avanzate. Il ripiegamento dell’ Heeresgruppe Afrika sulle posizioni di Enfidaville fu uno dei capolavori d’ arte militare e di esperienza bellica da parte delle truppe e degli Stati Maggiori. Il fatto che non condusse alla vittoria, è altra cosa, chè nessuna strada e nessun sentiero avrebbero più potuto condurre alla vittoria. Quando, alla metà d’ aprile, cominciò la battaglia finale di Tunisia, Eisenhower immise nella lotta 15 divisioni inglesi e 5 divisioni americane, completamente equipaggiate, oltre ad un corpo d’ armata francese, flotte aeree e speciali reparti per comunicazioni, riformimenti e genio. Per contro von Arnim disponeva soltanto di 9 divisioni tedesche estenuate dai combattimenti, la maggior parte delle quali era ridotta a tre quinti degli effettivi; v’erano poi 6 divisioni italiane la cui combattività era ormai praticamente esaurita (…).”” (pag 592-593)”,”QMIS-085″
“CARELL Paul”,”Arrivano! Sie kommen!”,”Paul Carell già ufficiale presso l’Oberkommando Wehrmacht durante l’ultimo conflitto mondiale, dà voce agli sconfitti e ricostruisce il quadro della battaglia vista “”dall’altra parte della collina””. Congetture errate su dove sarebbe avvenuto lo sbarco, beghe e complotti di generali, l’ostinazione cieca di Hitler, il mancato intervento della Panzerdivisionen di riserva nel momento decisivo in cui, forse, si potevano rovesciare le sorti della battaglia, la disperata resistenza della VII armata tedesca inferiore per mezzi e materiali. Paul Carell ci porta nel cuore della battaglia, e in particolare a quella mattina nebbiosa del 6 giugno 1944 (…) “”Noi pensavamo che qualunque sbarco in Normandia si sarebbe limitato a un tentativo di prendere Cherbourg…”” (Feldmaresciallo Gerd Von Rundstedt) “”Se riusciamo a respingere l’invasione, un tentativo del genere non potrà essere ripetuto entro breve tempo”” (Generale Walther Warlimont) “”E così l’invasione è finalmente cominciata!”” (Adolf Hitler) “”Non vi era più un piano. Cercavamo sempliocemente, e senza speranza, di resistere…”” (Generale Gunther Blumentritt) “”E’ finita. Sarebbe molto meglio per noi mettere fine alla guerra ora, piuttosto che andare alla rovina continuando questa lotta disperata…”” (Feldmaresciallo Erwin Rommel)”,”QMIS-181″
“CARENA Annibale”,”La competenza del Consiglio della Società delle Nazioni nelle controversie internazionali.”,”””Gli Stati membri della Lega si associeranno immediatamente per ogni azione militare o d’ altra natura necessaria per ottenere che ciascun membro conformi la sua azione alle stipulazioni del Trattato”” (pag 14) “”Minore importanza ha invece per noi il progetto preparato per cura della “”Fabian Society”” di Londra: progetto che può in larga parte essere accostato a quello della “”League to enforce peace”” e che deve invece ritenersi di grande rilievo per chi si occupa dell’ intera organizzazione della Società delle Nazioni (…). Anche in Francia il movimento, che possiamo dire con parola ora molto divulgata, societario ebbe seguaci e rapido sviluppo. La “”Ligue des Droits de l’ Homme”” nel suo Congresso annuale del 1916 elaborò un progetto di programma che risente però più dello spirito largamente umanitario e profondamente pacifico che animava l’ associazione che non di sapere scientifico e di dottrinaria elaborazione”” (pag 15).”,”RAIx-126″
“CARERI Gianfranco”,”Camillo Berneri, l’anarcosindacalismo, la guerra di classe.”,”pag 16 studia filosofia con Gaetano Salvemini A.I.T. (Associacion Internacional de los Trabajadores)”,”ANAx-307″
“CARERI Gianfranco”,”Il sindacalismo autogestionario. L’U.S.I. dalle origini ad oggi.”,”Di-Vittorio, De-Ambris e Corridoni nel primo Consiglio generale dell’USI del 1912 (con sede a Parma) (Primo congresso) (pag 34) Sestri Ponente roccaforte principale del sindacalismo rivoluzionario ligure. Sestri Ponente e Sampierdarena (pag 52, 57, 59, 84) Sulla nascita dei GAAP che si staccano dalla FAI. La prima conferenza nazionale avviene a Genova: la conferenza di Pontedecimo, in cui agisce la corrente libertaria già attiva all’interno della CGIL (pag 117)”,”MITT-341″
“CARETTI Stefano”,”La Rivoluzione russa e il socialismo italiano 1917 – 1921.”,”Stefano CARETTI, nato a Ferrara nel 1946, ha studiato a Pavia e a Firenze, dove vive. Si è laureato con una tesi di storia contemporanea al ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. Attualmente è borsista nell’ Istituto di storia della Facoltà fiorentina di Scienze politiche, presso il quale svolge attività didattica e di ricerca. Ha in corso una serie di indagini e di studi intorno alla storia del movimento operaio.”,”MITS-045″
“CARETTI Stefano CIUFFOLETTI Zeffiro DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura; saggi di Gaetano ARFE’ Alberto BENZONI Stefano CARRETTI Zeffiro CIUFFOLETTI Maurizio DEGL’INNOCENTI Gian Biagio FURIOZZI Ariane LANDUYT Giorgio PETRACCHI Valdo SPINI Francesca TADDEI Giuseppe TAMBURRANO Carlo VALLAURI”,”Lezioni di storia del partito socialista italiano 1892-1976.”,”Saggi di Gaetano ARFE’ Alberto BENZONI Stefano CARRETTI Zeffiro CIUFFOLETTI Maurizio DEGL’INNOCENTI Gian Biagio FURIOZZI Ariane LANDUYT Giorgio PETRACCHI Valdo SPINI Francesca TADDEI Giuseppe TAMBURRANO Carlo VALLAURI”,”MITS-131″
“CARETTI Stefano”,”La Rivoluzione russa e il socialismo italiano 1917 – 1921.”,”Stefano CARETTI, nato a Ferrara nel 1946, ha studiato a Pavia e a Firenze, dove vive. Si è laureato con una tesi di storia contemporanea al ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. Attualmente è borsista nell’ Istituto di storia della Facoltà fiorentina di Scienze politiche, presso il quale svolge attività didattica e di ricerca. Ha in corso una serie di indagini e di studi intorno alla storia del movimento operaio.”,”RIRO-146″
“CARETTI Stefano DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura, scritti e discorsi di Sandro PERTINI”,”Sandro Pertini. Il pensiero dei padri costituenti.”,”””Io ho pagato anche con la morte di due fratelli e non ho alcuna difficoltà a parlare di quello che s’era iscritto al partito fascista. Lo amavo tanto…Eravamo due amici prima che due fratelli. Avevamo anche fatto insieme la prima guerra mondiale. Pippo era molto diverso da me, era estroverso, cordiale (…). Sa perché si iscrisse al partito fascista, nel 1923? Perché, durante una manifestazione, si vide sputare addosso dagli operai. Faceva l’ufficiale di carriera. Fu il suo destino. Ci togliemmo reciprocamente il saluto (…). Poi andai in Francia. Tornai, fui arrestato di nuovo, processato di nuovo, condannato di nuovo, stavolta all’ergastolo. Allora lui uscì dal partito fascista e a quarantun anni morì. Di crepacuore. (…) Avevo un altro fratello che si chiamava Eugenio. Tra me ed Eugenio c’erano solo due anni di differenza. Così crescemmo insieme, al collegio insieme, al ginnasio insieme. Poi lui andò in America e, quando tornò, io ero in carcere da tanto tempo. Ho ricostruito per caso la sua ‘via crucis’. L’ho ricostruita dopo la Liberazione, attraverso un maresciallo di Genova. (…) Allo stesso modo in cui Pippo non capiva nulla di politica, Eugenio non aveva mai fatto della politica. Oltretutto era un po’ claudicante. Ma dopo quella notizia [la fucilazione di Sandro a Forte Boccea, notizia non vera, ndr] si iscrisse al Partito comunista e si abbandonò a una attività sfrenata. Fu arrestato mentre attaccava manifesti contro i nazisti. (…) Lo portarono a Flossenbürg. (…) nello stesso momento in cui alla testa dei partigiani inneggiavo alla libertà riconquistata in Milano, alla stessa ora dello stesso giorno, 25 aprile 1945, mio fratello veniva fucilato nel campo di Flossenbürg (…)”” (pag 47)”,”ITAR-202″
“CARETTI Stefano”,”La rivoluzione russa e il socialismo italiano (1917-1921).”,”Stefano Caretti, nato a Ferrara nel 1946. Ha studiato a Pavia e a Firenze, dove vive. Si è laureato con una tesi di storia contemporanea al Cesare Alfieri di Firenze. Attualmente è borsista nell’Istituto di storia della Facoltà fiorentina di Scienze politiche, presso la quale svolge attività didattica e di ricerca. Ha in corso una serie di indagini e di studi intorno alla storia del movimento operaio. Questo libro abbraccia il periodo storico che va dallo scoppio della rivoluzione russa del febbraio 1917 alla scissione socialista del 1921 e alla costituzione del Partito comunista d’Italia. La ricerca, fondata sopra un sistematico spoglio della stampa periodica, degli atti parlamentari, dei documento congressuali e di inedite fonti archivistiche, tende a ricostruire le linee del dibattito che si è svolto tra le correnti del socialismo italiano, di fronte agli sviluppi della rivoluzione russa, e il graduale progressivo approfondirsi del divario di valutazione tra riformisti e massimalisti fino a toccare i problemi ideologici e la stessa linea d’azione del partito nella società italiana.”,”MITS-012-FL”
“CARETTI Stefano SABBATUCCI Giovanni”,”Guerra e dopoguerra (1914-1926). Parte prima. I socialisti e la grande guerra (1914-1918) (di Stefano Caretti). Parte seconda. I socialisti nella crisi dello Stato liberale (1918-1926) (Giovanni Sabbatucci). Storia del socialismo italiano. Volume 3.”,”Contiene il paragrafo: il dramma di Caporetto (pag 95-) in capitolo III ‘Rivoluzione russa, Caporetto e armistizio'”,”MITS-005-FV”
“CARETTI Stefano DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura; articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI”,”Il socialismo in Firenze e provincia (1871-1961).”,”Articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI Iconografia: riproduzione di un manifesto in appoggio della Comune di Parigi, dell’Associazione Internazinale dei Lavoratori, Manifesti sul Primo Maggio, frontespizi di opuscoli, testate di giornali operai e socialisti, foto del mondo del lavoro (fabbriche, cantieri) Manifesto del Congresso operaio italiano tenuto a Genova nella Sala Sivori (pag 25)”,”MITT-403″
“CARETTI Stefano a cura”,”Matteotti. Il mito.”,”Stefano Caretti, docente di Storia contemporanea all’Università di Siena, è autore di numerosi studi su figure e vicende del socialismo italiano. Sta attendendo alla stampa delle opere di Giacomo Matteotti, di cui ha già pubblicato cinque volumi (1983-1994). Dirige l’Archivio e la Biblioteca della Fondazione di studi storici “”Filippo Turati”” e dell’Associazione nazionale ‘Sandro Pertini’.”,”BIOx-360″
“CARETTI Stefano DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura; articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI”,”Il socialismo in Firenze e provincia (1871-1961).”,”Articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI Iconografia: riproduzione di un manifesto in appoggio della Comune di Parigi, dell’Associazione Internazinale dei Lavoratori, Manifesti sul Primo Maggio, frontespizi di opuscoli, testate di giornali operai e socialisti, foto del mondo del lavoro (fabbriche, cantieri) Manifesto del Congresso operaio italiano tenuto a Genova nella Sala Sivori (pag 25)”,”FOTO-001-FV”
“CAREW HUNT R.N.”,”Calvino.”,”””LUTERO non amava certo l’opposizione, ma non mandò mai nessuno a morte per le sue opinioni. ZWINGLI perseguitò gli anabattisti perché, come tutti gli altri suoi contemporanei, li considerava rivoluzionari. Ma finché a Zurigo dominò la sua efficacia fu permesso ai cattolici di assistere liberamente alla messa, purché celebrassero fuori della città. CALVINO non poteva accettare un simile atteggiamento perché il suo principio fondamentale era che tutte le attività umane dovessero essere coordinate ‘ad finem spiritualem’. Chiunque minacciasse seriamente di turbare questa coordinazione, doveva essere trattato come un nemico di Dio e degli uomini…””. La sentenza con cui SERVETO fu condannato al rogo era assolutamente illegale perché le leggi cattoliche contro l’ eresia erano state soppresse.”,”RELP-012″
“CAREW HUNT R.N.”,”Teoria e pratica del comunismo.”,”””I Soviet delle città erano controllati dai menscevichi, mentre quelli dei villaggi erano controllati dai socialrivoluzionari. Ambuedue questi partiti, tuttavia, giunsero ad un’ intesa col Governo Provvisorio; ma, mentre i socialrivoluzionari vi parteciparono immediatamente, i menscevichi, coerenti ai loro principi, si rifiutarono dapprima di farlo. Il partito bolscevico era allora estremamente debole, ed i suoi capi, compresi Stalin, Kamenev e Molotov, si trovarono in virtuale accordo con i menscevichi. Tale era la situazione quando Lenin ritornò a Pietroburgo, il 16 aprile. Lenin fu subito colpito dalla somiglianza fra la struttura ed il comportamento dei Soviet ed il regime instaurato dalla Comune di Parigi, le cui fasi egli aveva sempre studiato con grande interesse. Il suo primo gesto fu quello di pubblicare le sue Tesi d’ aprile, considerate come una pazzia dalla maggior parte dei suoi seguaci, in cui faceva appello “”al non appoggio al governo provvisorio””, all’ urgenza di creare una repubblica sovietica con il compito di preparare la strada al governo proletario, ed infine alla nazionalizzazione delle terre, di cui i contadini già si stavano appropriando”” (pag279)”,”SOCx-109″
“CAREY James B. GOLDEN Clinton S. HEDGES Marion H. PETERSON Eric ZANDER Arnold S.”,”Il sindacalismo negli Stati Uniti.”,”L’ opuscolo è tratto da uno studio comparativo sulle organizzazioni sindacali degli USA, Francia, Italia, Germania occidentale ‘I sindacati e la democrazia’ compilato per conto del Comitato per il Lavoro della Nationa Planning Association, organizzazione apolitica e senza scopo di lucro. Compilatori di tale studio sono noti sindacalisti e studiosi dei problemi del lavoro: James B. CAREY, Clinton S. GOLDEN, Marion H. HEDGES, Eric PETERSON, Arnold S. ZANDER Glossario di terminologia sindacale americana. (pag 98-103)”,”MUSx-174″
“CAREZZANO Ivo DELLA-CASA Erika PATERNOSTRO Mario”,”Le buone società. La Liguria.”,”””C’è una costante che caratterizza questa “”scuola finanziaria”” genovese: il dominio del capitale della Superba – come ha rilevato autorevolmente Fernard Braudel nella sua monumentale opera ‘I Tempi del Mondo’ – è stato tanto discreto e sofisticato da sfuggire per molto tempo persino all’osservazione degli storici di professione. Studi recenti, infine, hanno messo meglio a fuoco almeno due dei periodi più significativi dell’economia genovese: il Quattrocento e il cosiddetto “”Siglo de los Genoveses”” (1557-1627). Il Quattrocento è stato scandagliato da Jacques Heers, docente alla Sorbona. Ecco cosa scrive Heers in un suo libro dedicato a Genova, composto nel ’71 ma uscito solo quest’anno in Italia: “”Ciò che colpisce maggiormente, nel vasto campo delle strutture, è il carattere moderno, estremamente evoluto delle tecniche. Le tecniche finanziarie di Genova sono in anticipo su quelle della maggior parte delle regioni e delle città dell’Europa occidentale. Dalla metà del XV secolo, Genova ha messo a punto le pratiche che caratterizzano il capitalismo moderno: moneta cartacea, moneta bancaria, traffico dei cambi con ‘ricorsa’, fiere di cambio. Il mercato dei valori mobiliari (rendite pubbliche e quote di società private) è straordinariamente attivo ed organizzato secondo regole precise, che denotano l’affermarsi d’un’evidente razionalità. Da ciò il gran rilievo assunto dal capitale nella città; esso anima e vivifica sia l’attività commerciale, che la stessa organizzazione dell’industria. Non stupisce perciò che, come s’è visto, i genovesi d’ogni condizione sociale facciano largamente appello al credito. Qui non si constata solo l’apparizione di nuove tecniche, ma il loro impiego generale, sistematico, da parte della popolazione attiva della città. L’economia genovese è mirabilmente organizzata per lasciare ampio spazio al capitale e permettergli d’intervenire continuamente ed in ogni settore. Così, malgrado quanto s’è scritto relativamente ad alcuni centri urbani, in questo caso, per situare lo sviluppo capitalistico occorre risalire al XV secolo. L’economia genovese presenta già tutte le forme e tutte le caratteristiche del capitalismo moderno. L’organizzazione dei trasporti marittimi, la politica commerciale, tutto è al servizio della grande città, la nutre in modo più vantaggioso e le consente di lavorare a pieno ritmo. L’economia genovese, soprattutto mercantile ed industriale, è esclusivamente un’economia urbana e, a questo titolo, esula dai riferimenti abituali””. Genova, dunque, città d’eccezione. Il che vale anche per “”el siglo de los Genoveses””, che tiene dietro al forse più celebre (e certamente più studiato) “”Secolo dei Fugger””, celeberrimi banchieri del Nord. Così definisce quel “”secolo dei genovesi”” Fernand Braudel, uno dei maggiori storici viventi della scuola delle “”Annales””: “”Per tre quarti di secolo l’esperienza genovese ha permesso ai mercanti banchieri locali, che maneggiavano i capitali e il credito, di essere gli arbitri dei pagamenti e delle operazioni finanziarie europee. Tale esperienza merita di essere studiata in se stessa; è certamente il più curioso esempio di polarizzazione e di concentrazione che abbia offerto finora la storia dell’economia-mondo europea, in quanto ruota intorno a un punto pressoché inconsistente. Il perno dell’insieme non è infatti Genova, ma un pugno di banchieri-finanzieri (oggi si direbbe una società multinazionale). E questo non è che uno dei paradossi di quella strana città, tanto svantaggiata e tuttavia, prima e dopo il ‘suo’ secolo, tesa a puntare ai vertici della vita internazionale degli affari. Una città che, a mio giudizio, è sempre stata a misura del suo tempo, la città capitalista per eccellenza””. Ma una città “”limitata””: dalla natura innanzitutto, dove sopravvivere e prosperare è sempre comunque difficile. A Genova – dice Braudel – tutto è un’acrobazia. “”Genova ha cambiato rotta più volte, sempre accettando la necessaria metamorfosi. (…)”” (pag 60)”,”LIGU-150″
“CARGNELUTTI Liliana MICELLI Francesco a cura”,”Il Politecnico. Repertorio mensile di Studi applicati alla Prosperità e Coltura Sociale.”,”””Nonostante le premesse, Cattaneo è lontano quindi dalle dottrine del materialismo volgare – non crede, per esempio, all’influsso determinante del clima, della natura del suolo, della razza – come pure è lontano dal sistema positivista di Comte o dal biologismo di Spencer, autori che tra l’altro non aveva letto. La sua “”scienza nuova”” vuole essere una meditazone sulla storia delle nazioni, su quei fattori che possono avere rallenato o accelerato lo sviluppo, su quelle espressioni attraverso cui si manifesta il carattere di un popolo, vale a dire le istituzioni civili, i sistemi economici, la religione, i risultati della scienza e dell’arte. Artefice del mondo delle nazioni è comunque l’uomo, il cui pensiero, la cui “”intelligenza”” permettono il progresso di tutta la società”” (pag 7, introduzione)”,”EMEx-113″
“CARICCHIO Mario”,”Popolo e Rivoluzione? La storiografia e i movimenti radicali della Rivoluzione inglese.”,”CARICCHIO Mario è titolare di un assegno di ricerca all’Università di Bologna. Ha studiato i diggers e Gerrard Winstanley e curato la traduzione di Henry Vane, ‘L’esame dello Zelo’ (Genova, 2003). Ha pubblicato pure ‘Politica, religione e commercio di libri nella Rivoluzione inglese. Gli autori di Giles Calvert’ (Genova, 2003).”,”UKIR-042″
“CARIER H. e altri”,”La Verité e altri scritti.”,”Il saggio di H. CARIER (il n° pagine è in senso inverso) sull’ aristocrazia operaia non riporta la fonte da cui è stato fotocopiato e non fa parte della collezione ‘La Veritè'”,”MFRx-092″
“CARINI Carlo a cura; saggi di L. CEDRONI F. SBARBERI F. MAZZANTI-PEPE F. BARCIA R. TUFANO A. NICOSIA S. MASTELLONE M. FERRARI P. CELLA-RESTAINO M.S. CORCIULO N. ANTONETTI M.T. PICHETTO V. COLLINA G.B. FURIOZZI M. TESINI”,”La rappresentanza tra due rivoluzioni (1789-1848).”,”Contiene dedica manoscritta dell’autore a G.M. Bravo “”Se per Victor Hugo, “”l’abolition du droit de suffrage pour les classes souffrantes””, significava “”on ne sait quel rétablissement impie du droit d’insurrection”” (16), per Montalembert si trattava di difendere le condizioni stesse dell’esistenza sociale di fronte all’aggressione sollecitata dal diffondersi tra le masse delle dottrine socialiste. Nel suo discorso, come in quello di Thiers – accomunati da Marx come “”selvaggiamente sfrenati”” (17), ma in realtà di toni e contenuti diversi (18) – veniva abbandonato ogni infingimento legalitario: Montalembert invocava insomma lo ‘stato di eccezione’ (pag 340) [(16) Compte rendu des séances de l’Assemblée nationale Législative, t. VIII (16 mai – 26 juin 1850) (…); (17) K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, a cura di A. Bolaffi, Ed. Riun. Roma, 1987, p. 133; (18) Thiers prese la parola nella seduta del 24 maggio (cfr. ivi pp. 149-160) contrapponendo al ‘peuple’ la ‘vile multitude’ che la legge intendeva escludere dal diritto di voto] (pag 348)”,”FRAD-004-FMB”
“CARINI Carlo COMPARATO Vittor Ivo a cura; saggi di Giovanni LANDUCCI Silvia ROTA-GHIBAUDI Gilda MANGANARO-FAVARETTO Gustavo GOZZI Sergio AMATO Carlo CARINI Gian Mario BRAVO Franco CRESPI Eugenio RIPEPE Franco SBARBERI Gian Biagio FURIOZZI Maria Luisa CICALESE Giovanni BERARDELLI Marcello MONTANARI Susanna DELFINO Giovanna CAVALLARI”,”Modelli nella storia del pensiero politico. III. Modelli di società tra ‘800 e ‘900.”,”Il volume collettaneo contiene un saggio di G.M. Bravo dal titolo ‘Tesi sul dibattito sociale e sui «modelli» nella Seconda Internazionale (pag 247-254) Karl Kautsky e il dibattito secondointernazionalista “”Nella quotidianità politica del dibattito secondointernazionalista, a dominare sul terreno teorico è la problematica sollevata, in termini positivisti e quasi confessionali, dal «papa rosso» Kautsky: vale a dire, il socialdarwinismo, che, volenti o nolenti, impregna tutti i partiti, tutte le correnti nazionali, regionali e provinciali che contrassegnano l’Internazionale e il suo gruppo dirigente. Il marxismo viene ammantato di positivismo evoluzionista, con larghe concessioni a una visione di volta in volta industrialista o agricolo-populista, con la discussione sull’efficientismo razionalizzatore dell’evoluzione economica sollevata da tanti pensatori e romanzieri neo-utopisti e da numerosi politici, nonostante il tentativo di sistematizzazione posto in essere anche in questo campo da Kautsky colla sua ‘Questione agraria’. Nella sostanza, le eredità sia dell’illuminismo sia del secolo della scienza nell’opinione comune confluiscono positivisticamente nella ‘società industriale’, dominata dal lavoro (cioè, dal diritto-dovere a esso) e dai suoi valori etici, assunti teleologicamente a prerogative irrinunciabili per la società. Quest’ultima – nella sua versione «progredita» tecnologicamente – vien fatta coincidere col ‘progresso’ in assoluto, con una sorta di recezione acritica del concetto da Condorcet. Essa inoltre, in quanto forma ‘superiore’ dell’economia, nella teorizzazione secondointernazionalista, configura uno sviluppo necessariamente omogeneo e continuo, e ha una funzione ‘civilizzatrice’: anche quando s’impegna nell’espansionismo coloniale, come testimoniano ad esempio i casi di Antonio Labriola e di Eduard Bernstein. È la società conforme a ragione, che però deve, o dovrà, essere gestita non più dagli ‘sfruttatori’, ma dalle masse, dalle moltitudini, dal popolo, dalla classe”” (pag 250-251) [Gian Mario Bravo, ‘Tesi sul dibattito sociale e sui «modelli» nella Seconda Internazionale’, (in) ‘Modelli nella storia del pensiero politico. III. Modelli di società tra ‘800 e ‘900’, a cura di Carlo Carini e Vittor Ivo Comparato, Leo Olschki, Firenze, 1993]”,”TEOS-041-FMB”
“CARINO Gianni”,”I ragazzi con le magliette a strisce. Reggio Emilia, luglio 1960. Storia a fumetti.”,”Gianni Carino è illustratore e disegnatore di fumetti. E’ attivo nel mondo della pubblicità e della comunicazione come autore e sceneggiatore.”,”MITT-414″
“CARIOTI Antonio a cura”,”Eugenio Reale, l’ uomo che sfidò Togliatti.”,”CARIOTI Antonio è caporedattore del quotidiano La Voce repubblicana. Autore del volume ‘Breve storia del presidenzialismo’ (Milano, 1997) ha curato un libro-intervista con Mario TARCHI (Cinquant’anni di nostalgia, Milano 1995) e uno con Victor ZASLAVSKY ‘La russia senza soviet’ (Roma, 1996). Nato a Napoli nel 1905, Eugenio REALE aderisce al PCI durante il fascismo, subisce il carcere e l’ esilio. Nel 1944 diviene uno stretto collaboratore di TOGLIATTI. Sottosegretario agli esteri in tre governi e ambasciatore in Polonia, partecipa nel 1947 alla fondazione del Cominform. Deluso dalla realtà del sistema sovietico, rompe con il PCI sui fatti d’ Ungheria e viene espulso nel 1956. Fonda la rivista Corrispondenza Socialista, uscita dal 1957 al 1972, e conduce una lunga polemica contro il PCI. Nel 1958 pubblica il volume ‘Nascita del Cominform’. Muore a Roma nel 1986.”,”PCIx-135″
“CARIOTI Antonio”,”Maledetti azionisti. Un caso di uso politico della storia.”,”CARIOTI (Reggio Emilia 1961) giornalista collabora con ‘Reset’ e ‘Caffeeuropa.it’. Nel 1992 ha curato il volume sul Partito d’ Azione, La lezione dell’ intransigenza. “”Poche cose sono preziose, in politica, come la capacità di autolegittimarsi e, correlativamente di delegittimare i propri avversari””. (pag 9) Nel 1945 venne affidata a Ferruccio PARRI, leader carismatico del PdA la guida del governo. Era una posizione sovraesposta e insostenibile. L’ esperimento durò pochi mesi e venne silurato dai liberali spalleggiati dalla DC, con l’ avallo tacito di PCI e PSI. Nel frattempo erano emerse le divisioni ideologiche che soffocavano il PdA (il programma elaborato da Ugo LA-MALFA, C.L. RAGGHIANTI e Adolfo TINO venne giudicato troppo massimalista in campo sociale da mario PAGGI e Sergio FENOALTEA, ma fu criticato come moderato dai liberalsocialisti come Calogero e Tristano CODIGNOLA che volevano posizioni più radicali. Una spinta ancor più vigorosa verso sinistra vennee dai giellisti guidati da Emilio LUSSU. Gli azionisti del Nord durante la guerra partigiana erano divisi tra un’ ala movimentista-consiliare (Vittorio FOA, Altiero SPINELLI, Riccardo LOMBARDI) (democrazia dal basso fondata sulla valorizzazione del CLN) e una componente moderata. Un congresso meridionale (Cosenza, 1944) segnò una spaccatura tra chi voleva una forza liberaldemocratica destinata a rivolgersi ai ceti medi (LA-MALFA, Oronzo REALE, Adolfo OMODEO, Riccardo BAUER) e chi voleva un socialismo autonomista e libertario (LUSSU, CALOGERO, Aldo GAROSCI, Francesco DE-MARTINO). (pag 26-27)”,”ITAP-079″
“CARIOTI Antonio”,”Di Vittorio.”,”CARIOTI Antonio giornalista lavora alle pagine della cultura del ‘Corriere della Sera’. Ha scritto ‘Breve storia del presidenzialismo in Italia’ (1997) ‘Maledetti azionisti’ (2001). “”Su questo terreno c’è un’ intesa di fondo fra il segretario dell Cgil e quello del Pci, anch’ egli incline a una politica di movimento e dialogo. “”Mi diceva – racconterà anni dopo Foa riferendosi a Di Vittorio – che nella direzione comunista poteva dar retta solo a Togliatti””. Nel gennaio 1951, quando si discute la richiesta di Stalin che il leader del Pci si trasferisca all’ Est per dirigere il Cominform, pare che il sindacalista pugliese (ma non abbiamo documenti a certificarlo) sia tra i pochi contrari a una simile eventualità. Risulta altresì, da un appunto non datato di Secchia, che all’ epoca Longo, riflettendo su come guidare il partito senza Togliatti, giudicasse opportuno “”pensare alla sostituzione di Di Vittorio””, temendo che da lui potessero “”venire noie””.”” (pag 110-111)”,”PCIx-181″
“CARIOTI Antonio a cura; testi di Marta ALLEVATO Luciano CANFORA Antonio CARIOTI Giovanni CODEVILLA Lorenzo CREMONESI Fabrizio DRAGOSEI Marcello FLORES Ernesto GALLI DELLA LOGGIA Boris KOLONITSKY Luigi MAGAROTTO Guy METTAN Nikita MIKHAILOV Stefano MONTEFIORI Antonio MOSCATO Sergio ROMANO Antonella SALOMONI Natalia TEREKHOVA Paolo VALENTINO”,”1917. Ottobre rosso. La rivoluzione russa: i fatti, i protagonisti, il mito.”,”Testi di Marta ALLEVATO Luciano CANFORA Antonio CARIOTI Giovanni CODEVILLA Lorenzo CREMONESI Fabrizio DRAGOSEI Marcello FLORES Ernesto GALLI DELLA LOGGIA Boris KOLONITSKY Luigi MAGAROTTO Guy METTAN Nikita MIKHAILOV Stefano MONTEFIORI Antonio MOSCATO Sergio ROMANO Antonella SALOMONI Natalia TEREKHOVA Paolo VALENTINO Antonio Carioti è nato a Reggio Emilia nel 1961. Ha vissuto a Roma e abita a Milano. Dopo aver intrapreso la professione giornalistica alla ‘Voce repubblicana’, nel 2004 è stato assunto dal ‘Corriere della Sera’, dove lavora alle pagine culturali e al supplemento settimanale ‘La Lettura’. Ha scritto saggi e curato volumi su diversi argomenti di storia contemporanea.”,”RIRO-451″
“CARIOTI Antonio a cura; saggi di Maurizio FERRERA Michele SALVATI Umberto CURI Fulvio CAMMARANO Alberto MARTINELLI Giulio GIORELLO Marco RIZZI Gianfranco PASQUINO Luciano PELLICANI Marcello MUSTO Luciano CANFORA Mauro BONAZZI Antonio CARIOTI”,”Karl Marx vivo o morto? Il profeta del comunismo duecento anni dopo.”,”Saggi di Maurizio FERRERA Michele SALVATI Umberto CURI Fulvio CAMMARANO Alberto MARTINELLI Giulio GIORELLO Marco RIZZI Gianfranco PASQUINO Luciano PELLICANI Marcello MUSTO Luciano CANFORA Mauro BONAZZI Antonio CARIOTI “”L’età d’oro dell’ engagement a sinistra degli intellettuali e della spinta egemonica del marxismo in campo culturale fu il ventennio 1935-1956″” (Galli della Loggia, prefazione, pag 11) “”A indebolire in misura decisiva il richiamo suggestivo del marxismo; valsero soprattutto, però, i mutamenti nella struttura stessa della società dopo gli anni Ottanta’ (Galli della Loggia, prefazione, pag 21) “”Gli studiosi e gli interpreti di Marx hanno discusso a lungo sulla sua concezione riduzionista dello Stato”” (pag 31, Maurizio Ferrera) “”Marx ha inventato l’utopia più famosa della modernità, ma non ne ha mai delineato precisamente i contorni”” (pag 39, idem)”,”TEOC-762″
“CARIOTI Antonio RASTELLI Paolo”,”La guerra di Mussolini. 10 giugno 1940 – 25 luglio 1943. La disfatta dell’Italia fascista.”,”Antonio Carioti è nato a Reggio Emilia nel 1961. Ha vissuto a Roma e abita a Milano. Giornalista, prima alla ‘Voce Repubblivana’ e poi al ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato tra l’altro ‘Gli orfani di Salò. Paolo Rastelli, romano, ma milanese d’adozione, classe 1952, giornalista (Radiocor, Ansa e Corriere della Sera). Ha contribuito al volume: ‘Settembre 1939: l’inizio della Seconda guerra mondiale’ (con Silvia Morosi) (2019). ‘Le cause militari del disastro. Troppo pochi, troppo vecchi, troppo tardi’ (pag 137-175) (di Paolo Rastelli) “”La guerra fascista durò poco meno di 37 mesi, dal 10 giugno 1940 al 25 luglio 1943. E furono mesi e anni di grande sviluppo tecnico e industriale (peraltro iniziato già nel 1935, con la nuova corsa agli armamenti innescata dal risveglio della potenza tedesca), soprattutto quando nella lotta entrarono gli Stati Uniti d’America con la loro immensa potenza. L’Italia del 1940 era povera e con un sistema produttivo antiquato, ma non era una potenza trascurabile: aveva uomini e armi che comunque, se gettati sulla bilancia al momento adatto, avrebbero avuto un ruolo da giocare nel conflitto. Ben diversa era l’Italia del 1943, rimasta indietro sotto ogni punto di vista rispetto sia agli avversari anglo-americani sia agli alleati tedeschi. Molto spesso, quando si parla della Seconda guerra mondiale, si tende a proiettare sull’intero conflitto l’immagine del Paese stremato del 1943 o addirittura di quello del 1945 invaso, distrutto e dilaniato dalla guerra civile. Ciò dà un’idea falsa delle nostre possibilità e dei nostri limiti”” (pag 139-140) [‘Le cause militari del disastro. Troppo pochi, troppo vecchi, troppo tardi’ (di Paolo Rastelli)]”,”QMIS-282″
“CARLETTI Gabriele”,”Dante politico. La felicità terrena secondo il Pontefice, il Filosofo, l’Imperatore.”,”””Un tono ancor più severo assumeva il giudizio di Ferrari, il quale diversamente da Marx che scorgeva in Dante quella «sottile genialità italiana» rintracciabile anche in Machiavelli (38), rimproverava al poeta di essere «l’uomo della reazione imperiale». Quanta differenza da Machiavelli! «Tutto è contrasto nei due geni di Firenze: mentre Dante avrebbe voluto restaurare l’Impero, Machiavelli avrebbe voluto compiere il risorgimento, mentre l’uno stava «per diritto», l’altro «per il successo» (39). Per chi, come lo scrittore milanese, lotta per il trionfo dell’ ‘irreligione’ e della ‘legge agraria’, «la poesia di Dante è la maledizione d’Italia», è «male» ciò che egli chiamava «bene» e il poeta è il nemico «più violento» di coloro che combattono per l’unità della Penisola (40). Ad unire l’Italia non sarebbe stato certo l’imperatore: «Nessuno – afferma – vorrà imitare Dante, che chiamava Alberto Tedesco per fare una l’Italia» (41). Bisognerà attendere Machiavelli perché si cessi di voler tornare, come l’ ‘altro’ Fiorentino, ai tempi di Carlo Magno e si affidi invece, «ad un Borgia» l’opera di realizzare il disegno unitario (42)”” [(38) K. Marx, La situazione in Prussia’, in ‘New York Daily Tribune’, 15 ottobre 1860, ora in K. Marx – F. Engels, ‘Sul Risorgimento italiano’, a cura di A. Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1979, p. 390; (39) Giuseppe Ferrari, Machiavel juge des révolutiosn de nôtre temps’, Paris, Joubert, 1849, trad. it. ‘Machiavelli giudice delle rivoluzioni dei nostri tempi’, in ‘Scritti politici’, a cura di S. Rota Ghibaudi, Torino, Utet, 1973, p. 198; (40) Ivi, p. 222; (41) G. Ferrari, ‘La federazione repubblicana’, Londra, 1851, in ‘Scritti politici’, a cura di S. Rota Ghibaudi, Torino, Utet, 1973, p. 198; (42) Ivi, p. 340] [Gabriele Carletti, ‘Dante politico. La felicità terrena secondo il Pontefice, il Filosofo, l’Imperatore’, ESA, Edizioni Scientifiche Abruzzesi, Pescara, 2006] Gabriele Carletti insegna Storia delle dottrine politiche nella facoltà di Scienze politriche dell’Università degli Studi di Teramo.”,”TEOP-016-FMB”
“CARLETTI Gabriele a cura; saggi di Gian Mario BRAVO Domenico TARANTO Flavio SILVESTRINI Rosanna MARSALA Artemio Enzo BALDINI Francesco INGRAVALLE Paolo C. PISSAVINO Silvio SUPPA Claudio DE-BONI Giuseppe BUTTA’ Sergio AMATO Francesco BERTI Gabriele CARLETTI Franco TODESCAN Ginevra CONTI-ODORISIO Eugenio GUCCIONE Franca BIONDI Carlo GHISALBERTI Adelina BISIGNANI Maria Sofia CORCIULO Carlo CARINI Leonardo LA-PUMA Corrado MALANDRINO Nicola DEL-CORNO Claudia GIURINTANO Paolo BAGNOLI Maria Luisa CICALESE Marcello MONTANARI Giovanna CAVALLARI Maria Antonietta FALCHI-PELLEGRINI Gilda MANGANARO-FAVARETTO Maria CORONA-CORRIAS Aurelia CAMPARINI Angelo D’ORSI e Francesca CHIAROTTO Diana THERMES Gianfranco BORERLLI Alessandro LA-ROSA Francesco BONINI Adolfo NOTO”,”Storia e critica della politica. Studi in memoria di Luciano Russi. Atti del Convegno di studi, Teramo, 17-18 giugno 2010.”,”Gabriele Carletti insegna Storia del pensiero politico nella Facoltà di Scienzie politiche dell’Univ. di Teramo. Ha pubblicato ‘Dante politico’, Esa, 2006 e ha curato ‘Prima di Machiavelli’, Esa, 2007. Contiene il saggio di Nicola Del-Corno ‘Socialismo, marxismo e revisionismo nell’Itaila degli anni ’20’. Il dibattito su “”Libertà!”” (pag 333-345) “”«Bisogna avere il coraggio di affermare che questa è ‘l’ora di Marx’», con questo ‘incipit’ deciso interviene Piero Gobetti (6) che a sostegno della sua considerazione afferma come «tra gli scrittori del secolo scorso», il filosofo di Treviri sia l’unico – assieme a Carlo Cattaneo – a poter essere ora riletto con «tanta commozione fremente e sdegnosa». Altro che revisione. Marx appare al giovane torinese sempre di grande attualità: «bisogna ristampare le pagine di critica della piccola borghesia: sono la critica del fascismo!». Così come sono ancora utili e opportuni i giudizi contro il «comunismo utopistico e anarchico» e contro «la democrazia traditrice»; questi altro non sono infatti nei tempi coevi che il «sovversivismo inconcludente» e l’«incertezza socialdemocratica», i quali hanno impedito la «rivoluzione proletaria», portando invece alla «rivolta degli spostati e dei reduci». Non tutto Marx però piace a Gobetti; se lo «seduce» ancora lo storico e l’apostolo del movimento operaio, poiché «il materialismo storico (…) e la teoria della lotta di classe sono strumenti acquisiti per sempre alla scienza sociale», non lo convince «l’economista» che gli sembra «morto» per quello che riguarda la teoria del plus-valore, l’abolizione delle classi e la società collettivistica. Rimane sempiterno il suo aver saputo dare coscienza del proprio miserevole stato ai ceti subalterni, fornendogli gli strumenti pratici e teorici adatti per mutarlo: «il movimento operaio ha avuto uno scopo e un’organicità quando egli levò il suo grido di battaglia». Cosa che invece non seppe fare Mazzini: «non è vero che Marx parli alle masse il linguaggio materialistico e Mazzini il linguaggio ideale: l’ideale di Mazzini è nebuloso e romantico, quello di Marx realistico e operoso». Gobetti conclude che se «Marx fu ‘messo in soffitta’, lo si deve alla poca lungimiranza del popolo italiano che non seppe valutare la pericolosità di Giolitti: «il giolittismo era un mussolinismo in anticipo». Il socialismo italiano non ha certo bisogno di patenti di «patriottismo» e di «democrazia» per essere accettato presso la pubblica opinione, semmai deve seguire «una linea di intransigenza senza indulgere agli avversari che sperano di attenuarne l’energia», e perciò sarà solamente nel «nome di Marx che le avanguardie operaie e le ‘élites intransigenti» libereranno la nazione dalla «minorità politica» e dall’«ossequio verso i tutori» a cui l’hanno incatenato prima Giolitti e poi il fascismo”” (pag 336-337) [Nicola Del-Corno ‘Socialismo, marxismo e revisionismo nell’Italia degli anni ’20’. Il dibattito su «Libertà!»’, (in) ‘Storia e critica della politica. Studi in memoria di Luciano Russi. Atti del Convegno di studi, Teramo, 17-18 giugno 2010’, a cura di Gabriele Carletti, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2012] [(6) P. Gobetti, ‘L’ora di Marx’, in ‘Libertà!’, I, n. 7, 1924, p. 3]”,”TEOC-006-FMB”
“CARLETTI Gabriele”,”Francesco Soave. Un illuminista controrivoluzionario.”,”Gabriele Carletti è docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Teramo. Ha pubblicato tra l’altro ‘Religione e democrazia nel triennio repubblicano 1796-1799’ (2012). ‘L’Europa e il processo di integrazione politica’ (2012). Francesco Soave (1743-1806) partecipa al processo di rinnovamento culturale e civile dapprima a Parma con Guillaume De Tillot e poi a Milano sotto la spinta riformatrice di Maria Teresa d’Austria e di suo figlio Giuseppe II. E’ stato un esponente del cattolicesimo reazionario.”,”BIOx-025-FMB”
“CARLEY Michael Jabara”,”1939. L’alleanza che non si fece e l’origine della Seconda Guerra Mondiale.”,”Michael Jabara Carley, professore ordinario e direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Montréal, è uno specialista delle relazioni internazionali nel XX secolo e della storia della Russia e dell’Unione Sovietica. Ha lavorato e lavora sulle relazioni dell’Unione Sovietica con l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti tra il 1917 e il 1945, su cui ha scritto diversi libri e articoli, pubblicati in Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Russia. Notevole anche la sua produzione sull’intervento straniero contro il bolscevichi dopo l’Ottobre. “”Le purghe staliniane avevano prodotto vuoti pesanti nel corpo ufficiali dell’Armata Rossa, ma non cancellato l’importanza militare dell’Unione Sovietica in Europa orientale. Danni erano anche quelli portati dalla destra anglo-francese, che strumentalizzava le purghe per escludere ogni cooperazione militare con l’Unione Sovietica in funzione antinazista. Fonti militari sia francesi che britanniche ritenevano l’Armata Rossa una forza formidabile, al di là delle possibili imperfezioni, che valeva la pena avere come alleato. L”attaché’ militare francese a Mosca Palasse, ad esempio, aveva riferito, nell’aprile 1938, che l’Alto Comando sovietico, dopo le purghe, si stava riprendendo e che il potenziale bellico dell’Armata Rossa avrebbe dovuto essere ritenuto di alto valore. Lo stato maggiore non diede alcuna importanza a questo rapporto ma Palasse si atteneva ai dati. L’Armata Rossa poteva mettere in campo 250 divisioni entro un anno dalla mobiiltazione. Era in grado di difendere il suo territorio e le sue capacità offensive, pur limitate, potevano colpire seriamente il nemico (2). I rapporti militari britannici raggiungevano conclusioni simili. L”attaché’ militare britannico a Mosca, R.C. Firebrace, riferì all’inizio di marzo del 1939: «L’Armata Rossa è ora leale nei confronti del regime e combatterebbe, se le fosse ordinato, sia in una guerra difensiva che offensiva… Ha sofferto seriamente per le “”purghe””, ma si dimostrerebbe un serio ostacolo per qualsiasi attaccante…» (3)”” (pag 167-168) [(2) Palasse a Dentz, no. 1955, 14 giugno, SHAT 7N 3186; (3) «The Red Army», Firebrace, copertura di Seeds, no. 81, 6 marzo 1939, DBFP 3nd, IV, 188 e seg.] Litvinov. “”Quanto rapidamente fu dimenticato Litvinov nell’estate del 1939! A nemmeno quattro mesi dalle sue dimissioni, sembrava essersi dissolta la considerazione che si era trattato del più rilevante diplomatico sovietico degli anni tra le due guerre. La sicurezza collettiva, la politica di Litvinov, era stata gettata vita come un vecchio calzino. Un addetto dell’ambasciata francese a Mosca fece un resoconto positivo della politica di Stalin: «Sembra un fatto consolidato l’abbandono da parte del governo sovietico dell’ideologia per la realtà… avversione al fascismo, difesa contro le aggressioni non sono più obiettivi, ma mezzi». Gli obiettivi della politica sovietica erano diventati la sicurezza dello stato e il recupero dei territori zaristi perduti. La politica sovietica «si separava da ogni scrupolo morale»; derivava dalla «scuola di Machiavelli nella sua forma più pura» (81). Dato il facile spostamento di Stalin, in politica interna, da una collocazione di opposizione alla eliminazione omicida di rivali ed innocenti, perché non avrebbe dovuto applicare le stesse regole di condotta in politica estera?”” (pag 273-274) [(81) Luguet, attaché dell’aviazione francese a Mosca, a Guy La Chambre, ministro dell’aviazione, no.463, segreto, 29 agosto 1939, SHAT 7N 3186]”,”QMIS-294″
“CARLI Maddalena”,”Nazione e rivoluzione. Il ‘socialismo nazionale’ in Italia: mitologia di un discorso rivoluzionario.”,”CARLI Maddalena ha vinto una borsa di perfezionamento biennale post-dottorato presso l’ Università degli Studi di Siena, sotto la direzione del professor Marcello FLORES presentando un progetto di ricerca su ‘Intellettuali e potere negli anni Venti. Due campi d’ investigazione: il Futurismo italiano e il Surrealismo francese. E’ attualmente cultrice dellamateria presso la cattedra di Storia dell’ Europa contemporanea dell’ Università degli Studi di Siena.”,”MITS-142″
“CARLI Maddalena”,”Nazione e rivoluzione. Il ‘socialismo nazionale’ in Italia: mitologia di un discorso rivoluzionario.”,”CARLI Maddalena ha vinto una borsa di perfezionamento biennale post-dottorato presso l’ Università degli Studi di Siena, sotto la direzione del professor Marcello FLORES presentando un progetto di ricerca su ‘Intellettuali e potere negli anni Venti. Due campi d’ investigazione: il Futurismo italiano e il Surrealismo francese. E’ attualmente cultrice dellamateria presso la cattedra di Storia dell’ Europa contemporanea dell’ Università degli Studi di Siena. “”Il sindacalismo, nella formulazione messa a punto da Leone agli inizi del 1905, si propone come il superamento delle “”due tendenze”” del socialismo italiano, “”una concezione totale fondata su una filosofia materialistica e su una teoria della storia in cui gli interessi economici e la conflittualità di classe, naturalisticamente intesi, rendono possibili le trasformazioni sociali””. (…) Leone è inoltre animato da una previdente determinazioe a difendersi dalle accuse di “”eresia”” e di “”anarchismo”” che si traduce in uno sforzo di sistematizzazione dei concetti di “”sciopero generale”” e di “”violenza””: sono queste le direttive che informano originariamente “”Il divenire sociale”” (…). Oltre a Enrico Leone e Paolo Mantica cui, in qualità di direttori, è riservato un ruolo di rilievo nell’elaborazione teorica e nella impostazione dei commenti politici, partecipano alla redazione della rivista e alla evoluzione della sua linea editoriale Arturo Labriola, Agostino Lanzillo, Ernesto Cesare Longobardi, Angelo Oliviero Olivetti, Paolo Orano, Sergio Panunzio: la presenza dei più importanti intellettuali sindacalisti, che non si limitano a prendere posizione sulle questioni relative alla battaglia interna al Partito socialista ma concedono alla testata l’anteprima di una parte considerevole della coeva produzione saggistica, testimonia della profonda attenzione con cui è recepito dai quadri dirigenti della corrente il compito di ricostruire le basi ideologiche della propria azione politica.”” (pag 84-85)”,”ITAD-096″
“CARLI Plinio SAINATI Augusto”,”Scrittori italiani. Saggi con notizie e commento. Volume II. Secoli XVI-XVIII.”,”Contiene ritaglio del settimanale cattolico Il Letimbro del 23 dicembre 1938 in cui si dà notizia delle misure prese dal consiglio dei ministri del governo fascista circa la “”regolamentazione dei limiti di proprietà immobiliare e di attività industriale e commerciali per i cittadini italiani di razza ebraica”””,”ITAG-183″
“CARLI Guido”,”Pensieri di un Ex Governatore.”,”Nato a Brescia nel 1914 Guido Carli ricoprì ruoli sempre più importanti in ambito finanziario e istituzionale. Membro della Consulta Nazionale nel 1945 e Consulente generale dell’Ufficio italiano dei cambi nel 1948, venne nominato Ministro per il Commercio con l’Estero nel 1958. Nel 1959 divenne Direttore generale della Banca d’Italia e per quindici anni, dal 1960 al 1975, rivestì la carica di Governatore. Risalgono a questo periodo la preparazione e la discussione delle celebri ‘Considerazioni finali’. Presidente della Confindustria dal 1976 al 1980, dalla fine degli anni Settanta si dedicò alla rifondazione e alla guida della Libera Università Internazionale per gli Studi Sociali (LUISS). Eletto al Senato della Repubblica nel 1983, da luglio del 1989 al giugno del 1992 fu Ministro del Tesoro. E’ morto nel 1993. Radiografia di un crollo (New York, Wall Street 1929 – 1930). (pag 155-157) “”Il presidente Hoover in un messaggio alla nazione annunciò con solennità: «La prosperità è dietro l’angolo». Le cose andarono assai diversamente. Analogie fra quello che è accaduto ora e quello che accadde allora ci sono e il ricordarle non deve destare paura. …. finire (pag 154-155)”,”ITAE-397″
“CARLI Guido, a cura di Eugenio SCALFARI”,”Intervista sul capitalismo italiano.”,”Guido Carli, nato a Brescia nel 1914 a ricoperto nel dopoguerra incarichi di primo piano in organismi economici e finanziari italiani e internazionali. Ministro per il Commercio Estero nel ministero Zoli (1957-58), è stato governatore della Banca d’Italia dal ’60 al ’75. Nel ’76 ha assunto la presidenza di Confindustria.”,”ITAE-431″
“CARLI Guido, in collaborazione con Paolo PELUFFO”,”Cinquant’anni di vita italiana.”,”Guido Carli (1914-1993) ha ricoperto tutte le cariche di alta responsabilità nell’economia italiana. Durante la sua lunga e prestigiosa carriera, ha avuto modo di conoscere personalmente le maggiori autorità politiche e finanziarie italiane e straniere e di occuparsi delle questioni più diverse, dalla moneta al Mezzogiorno, dall’Unione Europea al costo del lavoro. Paolo Peluffo (1963), allievo della Scuola Normale Superiore, è responsabile degli inserti di economia de Il Messaggero. É stato portavoce del Presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi dall’aprile 1993 al maggio 1994. Guido Rey, professore ordinario di Politica economica e finanziaria nell’Università La Sapienza di Roma. Presidente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione. Pierluigi Ciocca, vicepresidente generale della Banca d’Italia. Mario Monti, Commissario della UE. Presidente dell’Università Commerciale L. Bocconi, nella quale è professore ordinario di Economia politica.”,”ITAE-119-FL”
“CARLI-BALLOLA Renato”,”Storia della Resistenza.”,”””Parallelamente, sull’ esempio di quanto aveva fatto il generale De Gaulle in Francia, il Montezemolo aveva tentato di organizzare, attorno a ufficiali in funzione di capi-nucleo, dei gruppi di combattimento reclutati tra i sottoufficiali e i soldati della guarnigione di Roma, ancora assai numerosi nella capitale. Ma le difficoltà apparvero preso insormontabili. La più grave consisteva nella necessità di dare una disciplina cospirativa a un personale che ignorava le più elementari norme cautelative e spesso, anzi, ostentava pubblicamente le proprie attività. Gli ufficiali, abituati a vivere raggruppati e a essere continuamente confortati dalla presenza, se non dall’ esempio, del superiore, male si adattavano all’ atmosfera di segreto, di isolamento caratteristica della vita cospirativa…”” (pag 38)”,”ITAR-043″
“CARLI-BALLOLA Renato”,”La resistenza armata (1943-1945).”,”Renato Carli Ballola. Nato a Porto Garibaldi (Ravenna) il 30 aprile 1904, morto il 13 marzo 1963, giornalista e dirigente socialista. Dopo la Prima guerra mondiale, quando ancora faceva l’impiegato, divenne attivo militante della Federazione giovanile socialista e poi direttore del settimanale La Scintilla.In seguito alle leggi eccezionali fasciste del 1926, fu sottoposto a vigilanza speciale e durante tutto il ventennio subì continue vessazioni. Dopo l’8 settembre 1943 prese parte alla guerra di liberazione nelle file della Resistenza e fu responsabile per la Lombardia della stampa clandestina del Partito socialista. Dopo il 25 aprile 1945 fu direttore dell’Avanti!, segretario della Federazione giovanile socialista e poi membro della Direzione del Partito socialista italiano. È stato autore di numerosi saggi, tra cui una Storia della Resistenza italiana, pubblicata nel 1957. (f. Anpi.it) Volantini di protesta (Cnlai) contro le irregolarità annonarie: Vogliamo i grassi! Pane! Pane! Pane! Vogliamo legna e carbone! Esigiamo la distribuzione dei generi tesserati! (pag 241)”,”ITAR-315″
“CARLIER Claude PEDRONCINI Guy a cura, saggi di Claude CARLIER Gaëtan SCIACCO Jean-Luc SUSINI Antoine CHAMPEAUX Luc BERGER François ROUDIER Jean-Jacques FERRANDIS Hervé COUTAU-BEGARIE Philippe MEYER Guy PEDRONCINI Christian BENOIT Rémi HERMENT”,”L’émergence des armes nouvelles.”,”L’impiego dei carri armati, i problemi posti dall’azione in combattimento, le prime battaglie con i mezzi corazzati La Grande guerra è stata ‘due guerre mondiali’ in una: quella del 1914-15 e quella del 1917-18. “”A la fin de la guerre, il apparaissait que le char avait profondément modifié les conditions de la lutte. Sans doute son rôle serait-il apparu encore plus décisif si l’offensive de Lorraine pour laquelle des centaines de chars étaient prévus avait eu lieu. Il faut citer Fuller: “”Le char de combat révolutionna entre 1916 et 1918 l’arte de la guerre tel qu’on le comprenait depuis l’abandon de l’armure individuelle”” (1). Pour être complet, il faudrait naturellement examiner les réalisations des autres pays belligérants. Je dois me borner à quelques indications sommaires. En Angleterre, il faut souligner le rôle de Winston Churchill qui a permis à sir Albert Stern et aux colonels Swinton, Elle et Fuller de créer l’arme blindée anglaise. On constate une fois encore que le rôle de certains hommes est souvent décisif. Il faut redire que seul un homme ne peut pas tout faire, mais souvent sans lui les réalisations resteraient à l’état de voeux pieux. Le Comité crée le 24 février 1916 – le début de la bataille de Verdun est vraiment lié dans l’ombre aux chars – et dont le président fut Eustace Tennysson d’Eyncourt, était une émanation de la Royal Navy. Il aboutit à la creation des chars Mark I futur Mark V appelé ‘Mother’. Finalement pour des raisons de secret le nom de tank fut adopté: c’était le nom des réservoirs d’eau du Deccan, et on pensait que ce nom n’attirerait pas l’attention des espions ennemis. Au total, 150 furent construits en 1916, 1.110 en 1917 et 1.359 en 1918. Soit 2.619 contre plus de 4.000 en France (2)”” (pag 179) [(1) Major – général J.F.C. Fuller, ‘La guerre mécanique et ses applications’, Berger-Levrault, Paris, 1948, p. 30; (2) On peut faire une comparaison avec le nombre des avions construits: 200 en 1914, 1.900 en 1915, 6.100 en 1916, 14.700 en 1917 et 32.000 en 1918] “”Les chars d’assaut dans la phase offensive alliée allaient ainsi constituer un facteur essentiel de sa réussite. Aussi bien lors de la contre-offensive du 18 juillet que dans les opérations ultérieures. Comme l’écrira Fuller, “”Dans ses derniers mois, la guerre avait prouvé que des systèmes de retranchements formidables telles les lignes Siegfried et Hindenburg étaient traversées par les chars d’assaut”” (3). (…) Mais l’évolution de la Grande Guerre en 1917 et en 1918 dans le domaine des chars et de l’aviation préfigure déjà ce que sera la Deuxième Guerre mondiale. Comme l’a écrit Fuller: “”N’importe quelle armée de 1919 battrait une armée égale en nombre équipée comme l’étaient celles de 1914. Il n’y a qu’un laps de temps de 5 années entre ces deux dates et pourtant toute la puissance de la guerre a changé. Sous bien des aspects la guerre comme elle fut menée en 1918 est aussi différente de celle de 1914 que celle-ci l’était de 1814″” (4). Au colloque du mois de mai, à Vincennes, j’avais dit qu’à Verdun finissait la Grande Guerre de 1914-1915 et commençait la Grande Guerre de 1917-1918. Je ne pensais pas que ce rapide examen de la question des chars me permettrait d’illustrer mon point de vue. Une fois encore, dans les profondeurs, Verdun marque un sommet et un tournant dans la Grande Guerre. Il ne s’agit pas de diminuer l’importance des autres batailles: il s’agit de voir qu’à Verdun finit une guerre et qu’une nouvelle commence”” (pag 189-190) [(3) Fuller, op. cit., p. 92; (4) Ibid., p. 75]”,”QMIP-170″
“CARLIER Claude”,”L’aéronautique française, 1945-1975.”,”Come l’industria aeronautica francese ha potuto, partendo da zero nel 1945, diventare in trent’anni la terza industria aero-spaziale al mondo? Essa è capace di fornire materiali di ogni tipo all’aviazione militare francese e a molti clienti stranieri. ‘La seconda guerra mondiale ha dimostrato che l’aeronautica è appannaggio delle grandi nazioni. Questo settore è oggetto di una formidabile prova di forza tra gli stati. Ciascun belligerante ha ingaggiato tutti i suoi mezzi economici, tutta la sua volontà politica. Nel 1945 l’industria aeronautica e l’ ‘armée de l’Air’ si trovarono inevitabilmente al vertice delle concezioni strategiche mondiali con l’utilizzo dell’arma nucleare. Dopo il tandem carro armato d’assalto – aereo o nave – aereo, seguito dalla concezione dei bombardamenti massicci, la coppia bomba atomica – aereo costituisce l’avvenimento principale nell’evoluzione degli armamenti della seconda guerra mondiale. La formidabile potenza dell’arma nucleare trasportata da un solo vettore sconvolge tutte le concezioni militari e fa apparire la strategia nucleare come il simbolo più rappresentativo della grande potenza’ (pag 17-18) Charles Carlier, laureato in lettere, ex ‘auditeur’ dell’ Institut des Hautes Etudes de Défense Nationale, è aggiunto al Direttore dell’Istituto di Storia contemporanea. Ha insegnato difesa e storia dell’aeronautica e dello spazio all’IEP d ‘Aix en Provence e all’Università Paul Valery di Montpellier. Ha tenuto corsi anche all’ Ecole de l’Air e all’Ecole Supérieure de Guerre Aérienne.”,”FRQM-065″
“CARLINI Franco”,”Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete.”,”Franco Carlini, già ricercatore di biofisica del CNR, è stato giornalista e saggista.”,”EDIx-031-FV”
“CARLINI Giulio”,”Alle origini della sociologia in Germania. Lorenz Stein: proletariato e società.”,”L. Stein, ‘Proletariat und Gesellschaft’, a cura di Manfred Hahn, München, W. Fink Verlag, 1971 La controversa questione dei rapporti di Stein, nel corso della sua permanenza a Parigi, con il governo prussiano (pag 21) La produzione di Lorenz Stein si sviluppò per l’arco di mezzo secolo dal 1841 al 1890 Influenze steiniane su Marx. R. Horbürger crede di aver dimostrato l’influenza di Lorenz Stein su Karl Marx (pag 23-24) ‘Lorenz Stein alle origini della sociologia in Germania’ (pag 7-37), note, antologia di testi tratti da ‘Proletariato e società’ di Lorenz Stein (‘Proletariat und Gesellschaft’), introduzione, opere di Lorenz Stein, bibliografia, indice nomi; Collana Scienze politica e sociale – Storia e testi. [‘Il saggio di Horbürger, pubblicato nel 1973 dai “”Cahiers””, si pone proprio come oggetto la soluzione definitiva di questa diatriba, anche se, come si è visto, è ricca fonte di anche per altro. La conclusione alla quale giunge Horbürger dopo la ricerca documentata e, ci sembra, metodologicamente ben condotta, assume caratteri risolutivi: “”Noi crediamo dunque di aver dimostrato l’apporto sociologico di Stein nel 1842, e la sua influenza su Marx. Riteniamo di aver messo fine ad una controversia, e chiuso così un capitolo particolare della storia della sociologia”” (22). L’argomentazione del ricercatore dell”Ecole pratique des hautes études’, si fonda sulla ricostruzione dei rapporti tra Stein e la redazione della “”Gazzetta Renana””, sull’analisi comparata delle posizioni espresse in ‘Der Sozialismus’ e di quelle che appaiono negli articoli di Marx sul furto del legname (pubblicati a partire dal 25 ottobre 1842, mentre il libro di Stein esce il 14 settembre dello stesso anno) e sullo studio della corrispondenza fra Marx e Ruge dell’anno successivo. Dei fatti ai quali Horbürger fa riferimento riguardo alla prima serie di argomentazioni abbiamo già dato notizia, riguardo agli articoli sul furto di legna viene messo in evidenza che fino appunto all’accendersi sul foglio renano di questa polemica “”(…) Marx n’avait pas soufflé mot de la misère des paysans, misère depuis longtemps connue dans toute la Rhénanie”” (23). Lo stesso Marx dichiara, nella prefazione alla ‘Critica dell’economia politica’, di non avere, fino al 1842-43, curato la sua preparazione in economia e in diritto, discipline alle quali invece deve fare largo riferimento nella polemica citata (24). Il metodo usato da Horbürger in questa comparazione è quello di giustapporre alle affermazioni di Marx quelle di Stein in modo da mostrarne inequivocabilmente la parentela concettuale e lessicale. Curiosamente, lo stesso accorgimento è usato da Marx nell’ ‘Ideologia tedesca’ a proposito del saggio su Grün, al quale si è già fatto riferimento. Il lavoro di ricerca condotto poi sulla corrispondenza Ruge-Marx consente addirittura di individuare tre temi di fondo comuni tanto a Stein che a Marx, e cioè: l’annuncio di una rivoluzione sociale imminente, l’unione fra l’intellettualità e il popolo, in vista di un’azione politica comune, e la descrizione, quindi la critica, delle istituzioni politiche a partire dalla proprietà, proposta quest’ultima da Marx a Ruge come una delle linee da seguire nella prossima attività di edizione degli “”Annali Franco-Tedeschi”” (25). Se sono riconducibili alla sostanza delle argomentazioni di Horbürger le considerazioni di quelli che propendono per l’esistenza di questa influenza, le posizioni di chi nega ogni consistenza di questo possibile legame sembrano espresse in modo esemplare da Mc Lellan nel suo peraltro fondamentale lavoro sulla vita e sulle opere giovanili di Marx. L’argomentazione, che appare invero un po’ singolare, di Mc Lellan, si fonda sugli stessi “”dati”” finora richiamati, che servono a suffragare però una conclusione del tutto opposta (26)”” (pag 23-24) [(22) R. Horbürger, ‘Von Stein et Marx’, in ‘Cahiers Internationaux de Sociologie’, vol. LV, 1973, p. 244; Ibid. p. 242; (24) Marx, ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, Ed. Riuniti, 1957; (25) R. Horbürger, op. cit., p: 243; (26) Mc Lellan, ‘Marx prima del marxismo’, Torino, Einaudi, 1974, p. 178]”,”TEOS-337″
“CARLINI Alessandro”,”Nome in codice: Renata. Storia di Paola Del Din, combattente della ResIstenza e agente segreto.”,”Alessandro Carlini (1976) giornalista e scrittore, lavora per l’ Ansa. Ha pubblicato ‘Partigiano in camicia nera’ (Chiarelettere, 2017), biografia romanzata di Uber Pulga, e il noir di ambientazione storica ‘Gli sciacalli’, Newton Compton, 2021. Si tratta delle memorie di Palo Del Din fino all’8 settembre studentessa di lettere, cresciuta in una famiglia di militari, e del fratello Renato, che scelse la strada della resistenza con la Brigata Osoppo e resistette ai nazifascisti nelle terre insidiose del Friuli. Paola collaborò come staffatta. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 1944 un anno prima della Liberazione, Renato viene ucciso durante un assalto ad una caserma repubblichina. A quel punto Paola non ha scelta: deve raccogliere l’eredità di Renato e lo farà a modo suo. Accetta una missione ad alto rischio per la Osoppo e i servizi segreti brtiannici (SOE), attraversare l’Italia per consegnare un plico top secret ai comandanti alleati. In mezzo a mille difficoltà in un paese devastato e occupato dai nazifascisti. Paola si guadagnerà una medaglia d’oro al valor militare della Repubblica italiana, arrivando a paracadutarsi, dopo un addestramento di pochi giorni, nel Nordest sconvolto dalla guerra.”,”ITAR-030-FSD”
“CARLO Antonio”,”Lenin sul Partito.”,”In appendice: Louis ALTHUSSER tra HEGEL e la teoria delle elites; Messa a punto critica sul problema del partito nei confronti dei trotskisti; il Prof. MILLIBAND e le tesi del Che Fare? Alcune precisazioni.”,”LENS-098″
“CARLO Antonio”,”Politische und ökonomische Struktur der UdSSR (1917-75). Diktatur des Proletariats oder bürokratischer Kollektivismus? (Tit. orig.: La natura socio-economica dell’ URSS)”,”””Der deutsch-amerikanische Marxist (Renegat) K.A. Wittfogel hat behauptet, das sowjetische System sei nichts anderes als eine Neuauflage der alten asiastischen Produktionsweise, die er mit den Termini des “”asiatischen oder orientalischen Despotismus”” oder der “”hydraulischen Gesellschaft”” bezeichnet. (…) Es ist ebenfalls unmöglich, die wirtschaftlichen Eingriffe der Mandarinatsbürokratie des antiken China von ihren Dimensionen umnd Zielsetzungen her mit denen des sowjetischen Staates zu vergleichen. (…) Recht verschieden von Wittfogels Thesen ist die Analyse Hilferdings, in der immerhin einige Grundelemente der sowjetischen Ökonomie – wenn auch noch sehr unterentwickelt – erfaßt worden sind: (…)””. Wittfogel: l’ URSS e il modello della burocrazia mandarina dell’ antica Cina. “”Il marxista tedesco-americano (rinnegato) K.A. Wittfogel ha affermato che il sistema sovietico non era nient’altro che una riedizione del vecchio modo di produzione asiatico, che ha chiamato con il termine “”dispotismo orientale o asiatico”” o “”società idraulica””. Nettamente diversa dalle tesi di Wittfogel è l’analisi di Hilferding (…) (pag 19-20)”,”RUSU-171″
“CARLO Antonio”,”Lenin sul Partito.”,”””Una volta avvenuta la rottura i menscevichi ritennero opportuno far risalire le cause della rottura alle posizioni teoriche del ‘Che fare?’, in un primo tempo non attaccate perché coincidenti con il loro obbiettivo (del 1902) di sconfiggere gli economisti. Dopo la scissione la posizione di Lenin si fece sempre più difficile: la sua maggioranza era assai ristretta ed i principali dirigenti del partito (Martov, Potresov, V. Zasulich, Axelrod, il giovane Trotsky e poi anche Plechanov) erano contro di lui; Kautsky, da cui Lenin doveva attendersi aiuto (non si era richiamato nel Che fare? proprio alle tesi del tedesco?) si schiera contro di lui ed addirittura non pubblica l’ articolo di Lenin in risposta alla Luxemburg, la quale aveva condotto un attacco a fondo contro Lenin. Tutta la socialdemocrazia internazionale è in sostanza con i menscevichi, come ebbe a riconoscere amarametne Lenin in una lettera del 1905 (1).”” (pag 17) (1) Lettera di Lenin a Krasilov (1905) (op. XXXIV p. 243) (dove Lenin si lagna per l’ atteggiamento ‘infame’ di Kautksy”,”LENS-175″
“CARLO Antonio”,”La natura sociale dell’URSS.”,”CARLO Antonio Contiene in appendici: ‘Marx ed Engels sul capitalismo: una discrepanza tra i due fondatori del materialismo storico’ (pag 137-141), ‘Il collettivismo burocratico e le tesi di Schumpeter’ (pag 142-145), ‘Note supplementari su alcune opinioni di Bordiga’ (pag 146-149) “”Su questo punto, però, dobbiamo dire in piena lealtà che esiste una discrepanza non mediabile tra il Marx dei ‘Grundrisse’ e del ‘Capitale’, da una parte, e l’Engels dell”Antidühring, dall’altra. La nostra analisi si è in realtà fondata sugli schemi di Marx e non su quelli di Engels. Per Marx, infatti, “”il capitale non esiste e non può esistere se non nella forma di innumerovoli capitali (…)”” (e questa asserzione è poi provata da tutti l’analisi di Marx, come si è visto); per Engels, invece, si può parlare ancora di capitalismo (monopolistico di stato) quando l’apparato produttivo si centralizza nelle mani dello Stato””. (pag 137)”,”RUSU-219″
“CARLO Antonio”,”Lenin sul partito.”,”Merito di questo pamphlet è di offrire un contributo perspicuo ed immediato ad una lettura storicamente corretta delle posizioni di Lenin sul partito, dal dibattito contro l’economismo russo di fine secolo ai problemi aperti dalla dittatura del proletariato in Russia.”,”LENS-045-FL”
“CARLSON W. Bernard”,”Innovation as a Social Process. Elihu Thomson and the Rise of General Electric, 1870-1900.”,”Fondo Palumberi Elihu Thomson fu un grande inventore nel campo dell’illuminazione elettrica e dei sistemi di potenza. Contemporaneo di Thomas Edison fece ricerca nel campo ingegneristico e progettuale per fare della luce elettrica un prodotto comune. Dal 1880 al 1930 lavorò alla General Electrical Company.”,”ECOG-047″
“CARLSON W. Bernard”,”Innovation as a Social Process. Elihu Thomson and the Rise of General Electric, 1870-1900.”,”Elihu Thomson fu un grande inventore nel campo dell’illuminazione elettrica e dei sistemi di potenza. Contemporaneo di Thomas Edison fece ricerca nel campo ingegneristico e progettuale per fare della luce elettrica un prodotto comune. Dal 1880 al 1930 lavorò alla General Electrical Company.”,”SCIx-009-FV”
“CARLTON Grace”,”Friedrich Engels. The Shadow Prophet.”,”CARLTON Grace è Professore di storia alla Università di Victoria, British Columbia. Difesa di Marx contro le calunnie di Vogt. “”All’ inizio del 1860 Vogt pubblicò un pamphlet (La mia azione contro l’ Allgemeine Zeitung) in cui egli ricamava le sue accuse contro Marx come capo di una gang di estorsori e pericolosi criminali che vivevano nel lusso a Londra e controllavano una rete di gruppi attraverso l’ Europa con cui essi pianificavano il rovesciamento della società esistente. Egli accusava Marx e il suo gruppo di falsificare denaro per portare avanti il loro nefasto piano. Marx interrompendo il lavoro sulla sua “”magnus opus””, si prese un anno per preparare il suo colpo di grazia contro Vogt. Quando ‘Herr Vogt apparve nel novembre 1860 si trattava di un libro che si avvicinava alle duecento pagine di stampa. I suoi simpatizzanti lo riconobbero come una difesa completa non sono nei confronti dello stesso Marx, ma anche del suo partito. (…) Engels considerò Herr Vogt come il miglior lavoro di Marx di questo genere. Egli spinse per la sua pubblicazione, ritenendolo superiore perfino al Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte.”” (pag 136) Testamento. “”(Engels) aveva lasciato i suoi affari in ordine. Era impossibile destinare direttamente del denaro al Partito Socialista tedesco; allora conferì ad esso come lascito la sua biblioteca e indirettamente rese disponibili 20 mila marchi al partito affidandoli a Bebel e Paul Singer, un membro socialista del Reichstag. “”Bevete una buona bottiglia di vino su questo””, disse loro. “”Per me sarà un’ eccellente commemorazione””. Divise il resto dei suoi beni tra le figlie di Marx, Louise Freyberger e Mrs Rosher, la nipote di Lizzie Burns. Il 5 agosto 1895, due giorni dopo che Adler lo lasciò per tornare alla prigione, la sua lunga campagna finì. Aveva dato indicazioni che il suo corpo fosse cremato e le ceneri disperse in mare. L’ 11 agosto, si tenne il funerale a cui parteciparono un’ ottantina di persone che si spostarono da Londra al luogo della cremazione, Woking. Tra i presenti alla breve cerimonia di addio c’erano Liebknecht, Bebel, Kaustky, Bernstein, Lessner e Singer dalla Germania, Lafargue dalla Francia, Anseele dal Belgio, Van der Gres dall’ Olanda, Vera Zasulich e Wolchowski dalla Russia, e Will Thorne come rappresentante del British Labour. Il nipote di Engels, Karl Siebel, tenne il discorso di commiato. Un piccolo gruppo, Eleanor Marx, Edward Aveling, Lessner e Bernstein raggiunse Beachy Head per compiere le sue ultime volontà. Dispersero le sue ceneri in mare.”” (pag 226-227)”,”MAES-054″
“CARLUCCI Davide CASTALDO Antonio”,”Un paese di baroni.”,”CARLUCCI Davide scrive per Repubblica e si occupa di cronaca giudiziaria. CASTALDO redattore di ‘Corriere del Mezzogiorno’ e si occupa di cronaca giudiziaria. “”Con l’autonomia universitaria,oltretutto, i docenti hanno cominciato a gestire direttamente i fondi, presentando i Prin, i Progetti di rilevante interesse nazionale: nel 2005 ne sono stati finanziati 1173, per un ammontare di 130.7 milioni di euro. La parte del leone, di solito, la fanno i docenti dell’area Biochimica-Farmacologia-Fisiologia e dell’area di Medicina. Altri 57 milioni di euro sono andati al Firb, il fondo per gli investimenti sulla ricerca di base”” (pag 17)”,”GIOx-081″
“CARLYLE Tommaso”,”La rivoluzione francese. Vol 1 2 3.”,”Dal 1835 al 1860 -scrive CHERBULIEZ- non vi è stato in Inghilterra uomo di lettere più notevole di CARLYLE. Nessuno ha goduto di maggiore autorità e signoria più vasta sulle menti. Riuniva in se lo scrittore, lo storico, il pensatore (ma non fu né un grande scrittore, né un grande storico, né un grande pensatore). Scoprì la Germania e si fece prendere dall’entusiasmo. Detestava i ciarlatani, gli scaltri e le volpi. In compenso era incline a perdonare ogni colpa a chi avesse anima sincera. Riteneva il silenzio un elemento in cui si formano tutti i grandi disegni. Aveva il culto degli eroi.”,”FRAR-005″
“CARLYLE Thomas”,”Gli eroi e il culto degli eroi e l’eroico nella storia.”,”Thomas Carlyle naque il 4 dicembre 1795 nel piccolo villaggio di Ecclefecham, nel Dumfriesshire, da austera famiglia Scozzese, scrittore dell’Ottocento inglese. Certe contraddizioni notate nel Carlyle dal Mazzini furono successivamente poste in rilievo dal Taine, che dopo aver messo chiaramente in luce l’importanza che ebbero sulla formazione del Carlyle le opere del Fichte e dello Schelling, non rinunciò ad indicare le antitesi inspettate che si trovano nello scrittore dallo spirito antifrancese, e tanto accanito contro Voltaire e Rousseau; tuttavia anche il Taine finí col riconoscere la validità del pensiero del Carlyle. Dopo gli studi elementari, presso la chiesa parrocchiale del piccolo villaggio scozzese, e un intervallo trascorso in una scuola media, troviamo Carlyle iscritto all’Università di Edimburgo, studi di teologia, ed il seguito nominato Rettore.”,”VARx-078-FV”
“CARLYLE Robert W. CARLYLE Alexander J., a cura di Luigi FIRPO”,”Il pensiero politico medievale. Volume I.”,”””I canonisti ereditarono dagli ultimi filosofi del mondo antico, dal ‘Corpus iuris civilis’ e dai Padri, il principio secondo il quale tutti gli uomini sono per natura liberi e uguali, mentre la schiavitù è un’istituzione non di naturo o di diritto naturale, ma propria dello ‘ius gentium’ o dello ‘ius civile’. Abbiamo già visto come questo principio fosse sostenuto dai glossatori del Medioevo, non occorre citare molti passi per dimostrare come questa fosse parimenti la dottrina dei canonisti: l’uguaglianza della natura umana è invero la dottrina posta da tutti costoro come principio fondamentale della condizione umana, poiché gli uomini sono figli dello stesso Padre celeste”” (pag 429-430)”,”TEOP-015-FSD”
“CARLYLE Robert W. CARLYLE Alexander J., a cura di Luigi FIRPO”,”Il pensiero politico medievale. Volume II.”,”””I canonisti ereditarono dagli ultimi filosofi del mondo antico, dal ‘Corpus iuris civilis’ e dai Padri, il principio secondo il quale tutti gli uomini sono per natura liberi e uguali, mentre la schiavitù è un’istituzione non di naturo o di diritto naturale, ma propria dello ‘ius gentium’ o dello ‘ius civile’. Abbiamo già visto come questo principio fosse sostenuto dai glossatori del Medioevo, non occorre citare molti passi per dimostrare come questa fosse parimenti la dottrina dei canonisti: l’uguaglianza della natura umana è invero la dottrina posta da tutti costoro come principio fondamentale della condizione umana, poiché gli uomini sono figli dello stesso Padre celeste”” (pag 429-430)”,”TEOP-016-FSD”
“CARMAGNANI Marcello”,”La grande illusione delle oligarchie. Stato e società in America latina (1850-1930).”,” Marcello Carmagnani, nato nel 1940, è ordinario di Storia dell’America latina alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. È autore di ‘Sviluppo industriale e sottosviluppo economico. Il caso cileno (1860-1920) (Torino, 1972); ‘Les mécanismes de la vie économique dans une société coloniale: le Chili, 1680-1830’ (Parigi, 1973); ‘L’America latina dal ‘500 a oggi. Nascita, espansione e crisi di un sistema feudale’ (Milano, 1975) Le tre fasi della rivoluzione messicana. (pag 287-297)”,”AMLx-193″
“CARMAGNANI Marcello ZAMAGNI Vera BAGNASCO Arnaldo CELLA Gian Primo ALBERTI Giorgio SERAFINI Roberta TOTA Pierfrancesco BORGHESI Simone PESANTE Maria Luisa FRANCINI Giacomo GIRAUDO Laura GALIMI Valeria CASSARA’ Antonio TESSIORE Stella GENETT Timm PIETROMARCHI Luca”,”Interventi al convegno “”Sviluppo sociale e mutamenti produttivi nel mondo rurale europeo contemporaneo””. L’agricoltura moderna europea. Scelte e strategie degli attori rurali (Carmagnani); Gli attori sociali delle trasformazioni produttive dell’agricoltura italiana (Zamagni); Nascita e trasformazione dei distretti industriali. Un riesame della ricerca in Italia con osservazioni sul metodo per la teoria dello sviluppo (Bagnasco); Dal comportamento economico alla razionalità sociale. Alcuni cenni alle particolarità del mondo rurale (Cella); Sviluppo rurale, istituzioni e mutamento istituzionale (Alberti); Differenziazione del prodotto, crescita endogena e commercio internazionale (Serafini); Il credito bancario e lo sviluppo economico: un’analisi di alcune diversità regionali italiane (Tota); Sviluppo sostenibile, paternalismo e libertà di scelta delle generazioni future (Borghesi); Il sistema commerciale di Malthus tra storia e natura (Pesante); Le utopie dello chevalier de Cerfvol. L’immaginario di un pubblicista mascherato nella Francia del Settecento (Francini); Dal Re alla Costituzione e ritorno. Cerimonie pubbliche e conflitti politici in Nuova Spagna dal 1808 al 1814 (Giraudo); Xenofobia e antisemitismo negli anni Trenta: La società francese e l’arrivo degli esuli del III Reich (Galimi); I giornali e la libertà di stampa in Costituente (Cassarà); Latifondo e grandi affitti: un parere di Gian Francesco Galeani Napione del 1793 (Tessitore); Lettere di Ladislaus Gumplowicz a Roberto Michels (1902-1907); Pagine inedite dal ‘Diario’ (Luca Pietromarchi, a cura e con nota introduttiva di Paolo Soddu).”,”Contiene il saggio: – Maria Luisa Pesante, ‘Il sistema commerciale di Malthus tra storia e natura’ (pag 189-214)”,”ANNx-028-FP”
“CARMICHAEL Stokely HAMILTON Charles V., a cura di Roberto GIAMMANCO”,”Strategia del potere negro.”,”CARMICHAEL ha diretto movimenti studenteschi non violenti prima di diventare leader del Black Power. “”L’ essenza del problema (delle alleanze, ndr) fu indicata con estrema precisione da Machiavelli nel Principe: ‘E qui è da notare che uno principe deve avvertire di non fare mai compagnia con uno più potente di sé per offender gli altri, se non quando la necessità lo stringe, come di sopra si dice; perché vincendo lui, tu rimani a sua discrezione, e i principi debbono fuggire quando possono lo stare a discrezione d’ altri (cap XXI).”” (pag 125)”,”USAS-103″
“CARMICHAEL Joel”,”Trotzki. Die Revolution frißt ihre Väter.”,”Foto ritorno dall’esilio Trotsky (1879-1940) a Pietroburgo (4 maggio 1917) pag 288 Foto di Trotsky che detta le sue memorie alla dattilografa (pag 416) CARMICHAEL Joel è nata nel 1916 a New York, ha studiato letteratura e sociologia alla Sorbona e politica alla Oxford University. Altra opera apparsa in lingua tedesca: ‘Säuberung. Die Konsolidierung des Sowjet-regimes unter Stalin’.”,”TROS-204″
“CARMICHAEL Joel”,”A short history of the Russian Revolution.”,”CARMICHAEL Joel è specialista in storia russa e sovietica. Ha scritto sulla Rivoluzione nel periodo tra Febbraio e Ottobre.”,”RIRx-167″
“CARMICHAEL Joel”,”Trotsky. An Appreciation his Life.”,”Joel Carmichael was born in New York and educated at the Sorbonne and Oxford University. he is an acknowledged expert on modern Russia and has written extensively on Marxism and the USSR, for magazines such as Encounter. He is the author of histories of Russia and of a biography of Marx.”,”TROS-080-FL”
“CARNAP Rudolf, a cura di Martin GARDNER”,”I fondamenti filosofici della fisica.”,”R. Carnap (1891-1970) è uno dei maggiori filosofi del secolo XX, legato all’ empirismo logico. Nato in Germania e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1935 per la sua opposizione al regime nazista, ha insegnato nelle Università di Chicago e di California fino alla sua more avvenuta nel 1970. M. Gardner è noto per i suoi articoli pubblicati sullo ‘Scientific American’. Capitolo XXX: L’indeterminismo nella fisica quantistica (pag 350-360) “”Il carattere essenzialmente non deterministico della meccanica quantistica si fonda sul principio d’indeterminazione, talvolta detto principio d’incertezza o relazione d’incertezza, formulato per la prima volta nel 1927 da Werner Heisenberg. Grosso modo, esso dice che per certe coppie di grandezze dette grandezze «coniugate» è per principio impossibile misurarle entrambe nello stesso istante con grande precisione”” (pag 350)”,”SCIx-002-FRR”
“CARNEGIE Andrea”,”Il regno degli affari. Con uno studio sull’ autore e la sua opera di Piero Barbera.”,”””I magni amministratori dei nostri giorni non eseguiscono mai da sè un lavoro degno di rilievo: la loro preoccupazione è pensare, lasciando agli altri l’ esecuzione. Nel corso della vita me ne sono ricordato, e gli affari non mi hanno mai impensierito. All’ opposto dei miei giovani consoci io lavoravo sempre di buon umore perché, tenetelo a mente, chi non ride non riesce.”” (pag 220) “”Quello che Napoleone diceva de’ suoi soldati si può applicare all’ esercito industriale delle ferrovie americane: ognuno ha nella sua giberna il bastone di maresciallo””. (pag 224)”,”USAE-034″
“CARNEVALE Francesco BALDASSERONI Alberto”,”Mal da lavoro. Storia della salute dei lavoratori.”,”CARNEVALE e BALDASSERONI sono due medici del lavoro e hanno al loro attivo alcune opere sul tema.”,”MITT-053″
“CARNOT Lazare”,”Révolution et mathématique. Tome I.”,”ANTE1-16 Capitano dei Corpi Reali del Genio, membro del Comitato di Salute Pubblica, organizzatore della vittoria, convenzionale regicida morto in esilio: ecco Lazare Carnot. Appassionato dei Lumi, imprigionato alla vigilia della presa della Bastiglia, matematico eminente, calcolatore dell’energia e poeta erotico che approva la morte sotto il “”rasoio nazionale””, la ghigliottina, di Luigi XVI, dei girondini, di Hebert e Danton, Camille Desmoulins e Lucile, Robespiere e Saint-Just, Babeuf e il primo comunismo. Padre delle quattordici armate della Repubblica , re della guerra secondo Stendhal e Hugo, due volte ministro di Napoleone Bonaparte; due volte proscritto dalla Francia, morrà in Prussia.”,”FRAR-350″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia d’Italia dall’Unità ad oggi.”,”Giampiero CAROCCI (1919) è uno dei più autorevoli storici italiani. E’ stato allievo di Carlo MORANDI, fa parte della Commissione incaricata di pubblicare i documenti della politica estera italiana. Si è occupato prevalentemente di storia italiana dell’ultimo secolo. Bibliografia: -Agostino Depretis e la politica interna italiana. EINAUDI. 1956 -Giovanni Amendola e la crisi dello Stato italiano. FELTRINELLI. 1956 – Giolitti e l’età giolittiana. EINAUDI. 1961 -La politica estera dell’Italia fascista dal 1925 al 1928. LATERZA. 1969 -Storia del fascismo. GARZANTI. 1959 e 1972 Tesi: crisi egemonia liberale provocata anche da nascita partito cattolico”,”ITAA-019″
“CAROCCI Giampiero”,”La politica estera dell’ Italia fascista 1925-1928.”,”Nell’aprile del 1925 si concluse il negoziato economico con l’Albania e si pose la Q se passare o su sul terreno politico. Se cioè convenisse acuire o meno la tensione con Belgrado. LOJACONO e LESSONA erano favorevoli, CONTARINI contrario. MUSSOLINI incerto aderì dapprima alla tesi di CONTARINI ma poi se ne distaccò e in luglio decise di aprire il negoziato politico. Alla base di questa decisione c’era forse l’ irritazione di MUSSOLINI contro Belgrado che, proprio in nome del pericolo italiano, aveva allora riassorbito l’opposizione croata capeggiata da RADIC e rafforzato così la compagine jugoslava. Il negoziato si concluse con l’ accordo segreto del 23-26 agosto 1925 (protezione dell’ indipendenza albanese nel contesto di cattive relazione italo-jugoslave sotto il regime di ZOGU, al quale era riconosciuta una pericolosa libertà in materia di irredentismo nei confronti della Serbia meridionale).”,”ITAF-032″
“CAROCCI Giampiero”,”L’ età dell’ imperialismo.”,”CAROCCI Giampiero, storico, è autore di numerose opere tra le quali ‘Giolitti e l’ età giolittiana’, ‘Agostino Depretis e la politica interna dal 1876 eal 1889’, ‘Giovanni Amendola e la crisi dello Stato italiano’, ‘Storia del fascismo’, ‘Storia d’Italia dall’ unità ad oggi’. Per ‘età dell’ imperialismo’ si intende abitualmente indicare la storia del mondo compresa nel periodo fra la guerra franco-prussiana (1870) e la prima guerra mondiale (1914).”,”RAIx-111″
“CAROCCI Giampiero”,”Giolitti e l’ età giolittiana. Dall’ inizio del secolo alla prima guerra mondiale.”,”CAROCCI Giampiero allievo di Carlo MORANDI, è un apprezzato studioso della storia contemporanea italiana. Memorialista nei suoi ricordi di prigionia (Il campo degli ufficiali) è autore tra l’ altro di un volume su ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1889’, di uno studio su ‘Giovanni Amendola nella crisi dello Stato italiano 1911-1925’, e di una storia del fascismo.”,”ITAA-055″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia del fascismo.”,”CAROCCI Giampiero è libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici. Opere principali: ‘A. Depretis e la politica interna italiana 1876-1887’ ‘Giolitti e l’ età giolittiana’, ‘Storia d’ Italia dall’ Unità’, ‘L’ età dell’ imperialismo’.”,”ITAF-132″
“CAROCCI Giampiero”,”Destra e sinistra nella storia d’ Italia.”,”Giampiero CAROCCI (FIrenze, 1919) è libero docente di storia moderna presso l’ Università di Roma La Sapienza e membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici presso il ministero degli esteri. Fra le sue opere ‘Il campo degli ufficiali’ (1954), ‘A. Depretis e la politica interna italiana’ (1956), ‘Giolitti e l’ età giolittiana’ (1961), ‘La politica estera dell’ Italia fascista’ (1969). “”Come di norma tutte le rivoluzioni, anche la Resistenza è stata combattuta da una piccola minoranza del popolo: sembra intorno alle duecentomila persone, cui bisogna aggiungere gli operai delle città del Nord che diedero un carattere antifascista agli scioperi rivendicativi promossi nel 1944 contro la fame e il freddo”” (pag 128)”,”ITAP-061″
“CAROCCI Giampiero”,”Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887.”,”Deprètis o De Prètis (Agostino), uomo politico italiano (Mezzana Corti, Pavia, 1813 – Stradella 1887). Figlio di agiati fittavoli della famiglia Gazzaniga-Arnaboldi (delle cui vaste tenute intorno a Stradella divenne poi amministratore), si laureò in legge a Pavia nel 1834. Simpatizzante in gioventù per le idee mazziniane, fu eletto deputato al parlamento subalpino il 26 giugno 1848 e divenne, con Rattazzi e Valerio, uno dei capi della Sinistra parlamentare piemontese, del cui organo, Il Progresso, fu uno dei fondatori (1850). Ebbe qualche parte nei preparativi che all’inizio del 1853 si fecero in Lomellina per tentare un movimento rivoluzionario in Lombardia, d’accordo con Mazzini, ma dopo il fallimento dell’insurrezione milanese del 6 febbraio si staccò dai mazziniani, seguendo l’evoluzione della Sinistra subalpina che, non senza contrasti (il Depretis votò contro la spedizione in Crimea), sboccò nella collaborazione con Cavour. Governatore di Brescia nel 1859, l’anno successivo, dopo lo sbarco dei Mille, fu richiesto da Garibaldi a Cavour come pro-dittatore in Sicilia, ossia come rappresentante di re Vittorio Emanuele II, e benché Cavour non se ne fidasse troppo (lo chiamava “il gesuita della Sinistra”) acconsentì a mandarvelo. Assunta la carica il 22 luglio 1860, si dimise il 16 settembre 1860 dopo dissidi con Crispi. Divenuto ormai uomo di governo, pur conservando numerose simpatie del partito garibaldino fu nel 1862 ministro dei lavori pubblici nel gabinetto Rattazzi, dimettendosi dopo Aspromonte. Scoppiata la guerra del 1866, assunse il portafoglio della marina con Ricasoli, passando più tardi alle finanze. Come ministro della marina gli venne rimproverata l’approvazione del progetto di attacco ai forti di Lissa, che portò al grave insuccesso navale del 20 luglio. Ritiratosi nuovamente dal ministero nell’aprile 1867, restò all’opposizione per dieci anni, guidando contro la Destra storica la battaglia della Sinistra parlamentare, di cui era divenuto capo dopo la morte di Rattazzi. Caduta la Destra, formò, il 25 marzo 1876, il primo ministero della Sinistra, riservandosi anche le finanze, e restò al potere quasi ininterrottamente fino al 29 luglio 1887, capeggiando otto ministeri, nei quali tenne quasi sempre anche il portafoglio dell’interno (da ultimo, però, ceduto a Crispi), e spesso quello degli esteri (secondo, terzo, parte del settimo e ottavo ministero). Il 24 marzo 1878, al termine del secondo ministero, cedette il potere a Cairoli; quindi il 19 dicembre 1878 formò il terzo ministero durato fino al 14 luglio 1879; seguì un nuovo intervallo col Cairoli al governo e Depretis agli interni (dal luglio 1879). Il 29 maggio 1881 Depretis formò il suo quarto ministero che, attraverso successive modifiche (maggio 1883, marzo 1884, giugno 1885, aprile 1887), durò fino alla morte del vecchio uomo di Stato. In politica interna Depretis sviluppò dopo il 1882, appoggiato da Minghetti e da Ruggero Bonghi, la pratica del trasformismo facendosene strumento di potere; allargò il suffragio universale (esteso a 3 milioni di elettori), abolì il corso forzoso e l’imposta sul macinato, fece approvare le convenzioni ferroviarie; da ultimo si riaccostò alla Sinistra (Crispi-Zanardelli). In politica estera si legò agli Imperi centrali, con i quali concluse nel 1882 la Triplice alleanza, e iniziò l’espansione coloniale italiana in Africa orientale che culminò nello sfortunato scontro di Dogali (gennaio 1887). Il Depretis fu politicamente un’espressione del suo tempo e quale i tempi consentivano: non ebbe forse alti ideali, ma la sua abilità parlamentare ottenne che, in momenti non facili per l’Italia, fosse possibile realizzare un moderato ma sostanzioso programma di riforme. Non fu ben visto da una parte del paese che lo accusava, a torto, di scetticismo o addirittura di cinismo (alla scarsa stima di Cavour si aggiunse l’antipatia di Carducci, che lo bollò nelle Odi barbare con l’espressione “irto, spettral vinattier di Stradella”), ma fu tuttavia uomo di buon senso e ottimo amministratore, il cui spirito pratico e realistico contrastava tanto con i bei gesti sognati dal nazionalismo più acceso, quanto con le avventure demagogiche della Sinistra più spinta. (RIZ)”,”ITAA-072″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia degli ebrei in Italia. Dall’ emancipazione ad oggi.”,”CAROCCI Giampiero libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione di documenti diplomatici. Tra le sue opere: ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana 1876-1887’, ‘Giolitti e l’ età giolittiana’, ‘Storia della guerra civile americana’. “”Anche per Sereni l’ ebraicità era in definitiva un mistero; un mistero che trovava la sua spiegazione solo sul piano morale, in un approfondimento interiore alla coscienza, in un rigore etico da realizzare in primo luogo nel privato per diffondersi nella politica. Oscillazioni. Il bisogno, espresso da Rosselli, di riaffermare l’ intreccio fra assimilazione ed ebraicità e quello, espresso dai sionisti, di affermare più unilateralmente la propria ebraicità erano fatti che riguardavano principalmente esigue minoranze di intellettuali, anche se non è affatto escluso che le simpatie per il sionismo (sempre però platoniche, senza tradursi quasi mai in effetto pratico) si siano diffuse oltre la cerchia ristretta di una élite. La grande maggioranza degli ebrei e dei loro dirigenti si limitavano ad essere osservanti di fatto di religione e diffidenti verso l’ assimilazione totale ma, nello stesso tempo, buoni italiani e buoni fascisti nel campo civile e politico””. (pag 61)”,”EBRx-033″
“CAROCCI Giampiero a cura; testi di Antonio GRAMSCI Giorgio CANDELORO Benedetto CROCE Rosario ROMEO Mario VINCIGUERRA Raymond GREW Paolo FARNETI Giulio BOLLATI Giampiero CAROCCI Rodolfo DE-MATTEI Carlo Tullio ALTAN Roberto VIVARELLI Giovanni SABBATUCCI Gianfranco PASQUINO Giovanni SARTORI Angelo PANEBIANCO Sandro ROVENTI”,”Il trasformismo dall’Unità ad oggi.”,”Giampiero Carocci è nato a Firenze nel 1919. E’ stato allievo di C. Morandi. Libero docente di Storia moderna presso la Prima Università di Roma, ha fatto parte della Commissone incaricata di pubblicare i documenti della politica estera italiana. Tra le sue pubblicazioni: ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana’ (1956), ‘Giolitti e l’età giolittiana’ (1961), ‘La politica estera dell’Italia fascista dal 1925 al 1928’ (1969), ‘Storia d’Italia dall’Unità a oggi’ (1975), ‘L’età dell’imperialismo’ (1979). CAROCCI Giampiero a cura; testi di Antonio GRAMSCI Giorgio CANDELORO Benedetto CROCE Rosario ROMEO Mario VINCIGUERRA Raymond GREW Paolo FARNETI Giulio BOLLATI Giampiero CAROCCI Rodolfo DE-MATTEI Carlo Tullio ALTAN Roberto VIVARELLI Giovanni SABBATUCCI Gianfranco PASQUINO Giovanni SARTORI Angelo PANEBIANCO Sandro ROVENTI, Il trasformismo dall’Unità ad oggi. EDIZIONI UNICOPLI. MILANO. 2000 pag 164 8° introduzione testi note tabelle indice nomi; Collana Questioni di storia contemporanea, diretta da Paul CORNER Claudio PAVONE Giovanna PROCACCI; prima edizione 1992. Giampiero Carocci è nato a Firenze nel 1919. E’ stato allievo di C. Morandi. Libero docente di Storia moderna presso la Prima Università di Roma, ha fatto parte della Commissione incaricata di pubblicare i documenti della politica estera italiana. Tra le sue pubblicazioni: ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana’ (1956), ‘Giolitti e l’età giolittiana’ (1961), ‘La politica estera dell’Italia fascista dal 1925 al 1928’ (1969), ‘Storia d’Italia dall’Unità a oggi’ (1975), ‘L’età dell’imperialismo’ (1979). [‘L’opposizione semplice di intelligenza e potere non compensava tuttavia la dissoluzione del vecchio patto politico-culturale durato fino al compimento dell’unità. La condanna del trasformismo come causa ed effetto di una decadenza provinciale, nella migliore delle ipotesi era pura declamazione; nella peggiore diventava il terreno di cultura di germi di eversione e di disgregazione che le circostanze avrebbero potuto un giorno rendere attivi. Sfuggiva ai letterati ribelli che dietro quella parola infelice, introdotta dall””evoluzionista”” Depretis, si nascondeva qualcosa di importante (una nuova scoperta italiana?), ed era un’arte di governo capace di controllare in modo “”dolce”” la violenza di un’età dominata da una schizofrenia crescente tra principi e interessi. Un’arte di governo destinata a un grande avvenire nazionale e internazionale, in ragione della sua stessa rozzezza, semplificazione e adattabilità (che sembrano quasi richiedere e anticipare l’avvento dei ‘mass media’). Dove il trasformismo (che è violenza mascherata) fallisce, subentra la violenza aperta: la nostra breve storia nazionale è come un laboratorio sperimentale del procedimento. Da questo punto di vista Benedetto Croce può essere considerato il filosofo che per primo – forse per aver letto Marx – ha capito l’importanza del trasformismo e lo ha innalzato, direbbe Musil, nella sfera dello spirito. Separando tutto ciò che è utile da tutto ciò che è valore, Croce ha messo a punto una precisa normativa in virtù della quale l’universo dell’utilità e quello del valore possono coesistere senza tuttavia né confondersi, né scontrarsi, né condizionarsi in modo meccanico. Per limitarci alla politica, il Machiavelli interpretato da Croce offre un buon esempio delle agevolazioni offerte da questa filosofia, in quanto risulta essere grande due volte: come fondatore di una scienza ‘autonoma’ della politica e come uomo-filosofo eticamente superiore, che sa guardare con virile saggezza le brutture necessarie della politica’ [Giulio Bollati, ‘Il Trasformismo: un elemento costitutivo della storia d’Italia’] (pag 74-75)] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”ITAP-228&#8243;
“CAROCCI Giampiero a cura; scritti di Camillo CAVOUR Giuseppe FERRARI Gaetano BRUNETTI Quintino SELLA Pasquale Stanislao MANCINI Emilio VISCONTI VENOSTA Marco MINGHETTI Francesco DE-SANCTIS Salvatore MAJORANA CALATABIANO Paolo BOSELLI Giuseppe ZANARDELLI Alessandro ROSSI Federico SEISMIT-DODA Luigi ZINI Sidney SONNINO Mario PANIZZA Diomede PANTALEONI Silvio SPAVENTA Paolo di CAMPOREALE Andrea COSTA Felice CAVALLOTTI Napoleone COLAJANNI Francesco CRISPI Camillo PRAMPOLINI Matteo Renato IMBRIANI Giovanni BOVIO Silvio ARRIVABENE Enrico FERRI Giovanni GIOLITTI Francesco Saverio NITTI Filippo TURATI Antonio SALANDRA Giorgio ARCOLEO Filippo MEDA Arturo LABRIOLA Luigi FEDERZONI Gaetano GROSSO-CAMPANA Leonida BISSOLATI Giuseppe SANARELLI Claudio TREVES Giovanni AMENDOLA Giacomo MATTEOTTI Gino SARROCCHI Guido MIGLIOLI Benito MUSSOLINI Giacomo ACERBO Benedetto CROCE BENCIVENGA Roberto MORANDI Rodolfo TOGLIATTI Palmiro PICCIONI Attilio LA-MALFA Ugo LOMBARDI Riccardo NENNI Pietro DE-GASPERI Alcide”,”Il Parlamento nella storia d’Italia. Antologia storica della classe politica.”,”Alcune riferimenti a Marx nei dibattiti parlamentari (‘Marx in soffitta’ ecc.) De Gasperi: “”Nenni mi ha detto: “”Il doppo giuoco è vecchio; dal 1850 Marx diceva che dopo una rivoluzione bisogna pungolare il partito vincitore – il partito democratico in Germania – non limitarsi ad aiutarlo, ma pungolarlo””. Non è piacevole questa sensazione di avere sempre in Nenni e amici dei pungolatori come se noi fossimo dei buoi. (Applausi al centro). Caro Nenni, quando Marx scriveva quello a cui ti riferisci come ad un Vangelo, erano altri tempi, e il socialismo era in marcia per conquistare, per vincere, per rovsciare lo Stato borghese; ma oggi nella repubblica di cui voi siete parte, non può essere tollerabile lo stesso metodo”” (Applausi al centro. Commenti a sinistra)”” (Assemblea Costituente, 21 giugno 1947) (pag 753-754)”,”ITAP-232″
“CAROCCI Giampiero”,”Un intellettuale fra Lenin e Croce.”,”””E’ noto infatti quanto fortemente Gramsci abbia subito l’influenza dell’ idealismo italiano, influenza che, però, derivava, nella sua quasi totalità, dal Croce, tanto da dire di sé stesso che ancora nel 1917 era «tendenzialmente piuttosto crociano» (‘Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce’, Torino, Einaudi, 1948, p. 199). E’ da supporre che proprio dalla critica crociana al marxismo egli abbia preso le mosse. Senonché questa critica, mentre per un verso faceva agli aspetti strettamente filosofici e culturali del positivismo marxista certe obbiezioni che Gramsci non poteva non fare sue, ne accettava poi le conseguenze politiche, cioè il confinare in soffitta l’aspetto dinamico e rivoluzionario dell’insegnamento di Marx accogliendone il solo aspetto gradualistico e riformistico (la conseguenza era il noto assorbimento della socialdemocrazia nel liberalismo). L’influenza di Lenin, che presumibilmente si fece preponderante proprio intorno a quello stesso anno 1917, significò per Gramsci questo: adeguare l’aspetto politico, il problema dell’azione pratica, alla critica filosofica fatta a Marx da Croce. Croce e Lenin venivano a darsi la mano, nella mente di Gramsci, in quell’unica opera, filosofica e politica, tendente a liberare il marxismo dagli impacci positivistici e deterministici nei quali lo aveva irretito l’ideologia della II Internazionale. Senonché si pone subito un problema: infatti, una volta accettato il punto di vista di Lenin nei confronti della socialdemocrazia, quale posto poteva rimanere alla critica crociana? quella esigenza rappresentata, sia pure da un punto di vista semplicemente culturale, dal Croce, di oltrepassare le angustie positivistiche di un certo marxismo, non era forse contenuta già ‘tutta’, non solo politicamente ma anche culturalmente, in Lenin? Perché il rivoluzionario russo ha questo di caratteristico: che non lo si spezza in due. In lui teoria e pratica coincidono. Accettarlo politicamente significa accettarlo, nella stessa misura, anche culturalmente”” (pag 435) Filosofia della prassi come strumento per l’azione (pag 443)”,”GRAS-142″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia del fascismo.”,”Giampiero Carocci, libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici.”,”ITAF-029-FL”
“CAROCCI Giampiero”,”Storia dell’Italia moderna. Dal 1861 ai nostri giorni.”,”Giampiero Carocci, libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici.”,”ITAB-021-FL”
“CAROCCI Giampiero a cura, scritti di Antonio GRAMSCI Benedetto CROCE Carlo Tullio ALTAN Giovanni SABBATUCCI Gianfranco PASQUINO Giovanni SARTORI Angelo PANEBIANCO Sandro ROVENTI Roberto VIVARELLI Giulio BOLLATI Paolo FARNETI Raymond GREW”,”Il trasformismo dall’Unità ad oggi.”,”Giampiero Carocci, è nato a Firenze nel 1919. É stato allievo di C.Morandi. Libero docente di storia moderna presso la prima Università di Roma, membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici.”,”ITAP-050-FL”
“CAROCCI Giampiero a cura, Scritti di Mario FERRARA Vitaliano BRANCATI Giovanni Battista ANGIOLETTI Nicola CHIAROMONTE Ernesto ROSSI Carlo ANTONI Vittorio DE CAPRARIIS Guido CALOGERO Arturo Carlo JEMOLO Leopoldo PICCARDI Achille BATTAGLIA Michele NOVIELLI Leone CATTANI Carlo LAURENZI Gaetano SALVEMINI Massimo SALVADORI Ugo LA MALFA Giorgio GRANATA Giovanni RUSSO Leopoldo PICCARDI Nicolò CARANDINI Adolfo BATTAGLIA Bruno FONZI Arrigo BENEDETTI Antonio CEDERNA Dino GRECO Marco RAMAT Corrado ALVARO Luigi EINAUDI Ennio FLAIANO”,”«Il Mondo». Antologia di una rivista scomoda.”,”Giampiero Carocci, è nato a Firenze nel 1919. É stato allievo di C.Morandi. Libero docente di storia moderna presso la prima Università di Roma, membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici. Mario Pannunzio (1910-1966) era un intellettuale eclettico dagli interessi molteplici che trovò la vera vocazione come direttore di riviste e giornali. Dopo l’esperienza, fatta insieme ad Arrigo Benedetti, di Oggi (1939-42), ci furono Risorgimento liberale (1944-47) e finalmente, pià importante di tutti Il Mondo (1949-66).”,”EMEx-006-FL”
“CAROCCI Roberto”,”Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926).”,”Roberto Carocci (Roma, 1975) è dottorndo in ‘Società, politica e cultura dal tardo medioevo all’età contemporanea’ presso di Dipartimento di Storia, Culture e Religioni dell’Università “”Sapienza”” di Roma. Si occupa di storia del movimento operaio e del movimento anarchico. Ha pubblicato tra l’altro il recente saggio: ‘Il sindacalismo d’azione diretta: la Lega generale del lavoro, Roma 1907-1910′ (Giornale di Storia contemporanea’, n. 1 2011). Collabora con il Centro studi libertari – Archivio Giuseppe Pinelli. (2012) Tra i vari paragrafi: – Guerra alla guerra (gli anarchici di fronte allo scoppio della prima guerra mondiale): “”Gli anarchici, dal canto loro, condividevano un atteggiamento di netta ostilità nei confronti del conflitto, fino a quando un articolo di Mario Gioda, pubblicato in agosto sul “”Volontà””, ruppe l’armonia del clima, sollevando il dibatttito su una possibile scelta interventista. L’ipotesi comunque, rimase circoscritta alla sola possibilità di ricorrere alla difesa armata della nazione, nel caso in cui si fosse verificata un’invasione da parte austriaca”” (pag 92)) – Gli arditi del popolo (Argo Secondari) (“”Alla difficile situazione interna, gli Arditi del popolo dovettero fare i conti con l’ostracismo di gran parte dei partiti dell’estrema sinistra (…). Anche il neonato Pcd’I assunse un atteggiamento settario e; dopo un’iniziale intesa, “”in fraterna solidarietà”” – come annotò la prefettura _ se ne separò ufficialmete. Alle timide aperture di Antonio Gramsci, aveva fatto seguito l’adesione delle sezioni comuniste alla linea di Amadeo Bordiga, che vietava agli iscritti di militare tra gli Arditi del popolo e imponeva di obbedire a un’unica disciplina, quella del partito”” (pag 214)) – Anarchici e comunisti. (“”Come ha sottolineato Armando Borghi, “”i comunisti sembravano essere la ala estrema del sovversivismo, e nel campo anarchico non mancarono i simpatizzatni per il nuovo partito”””” (pag 230); “”Il rapporto con gli anarchici si incrinò quando la Frazione comunista (ancora interna al Psi) accettò i postulati del II Congresso del partito russo, ammettendo la possibilità di partecipare alle elezioni politiche (pag 230-231))”,”ANAx-456″
“CAROCCI Giampiero”,”Giovanni Amendola nella crisi dello Stato italiano, 1911-1925.”,”La politica centrista di Giovanni Amendola “”Quando poi, in seguito ai progressi del partito comunista ed all’incapsulamento dei socialisti nell’Aventino, il dilemma fascismo-socialismo fu sostituito da quello fascismo-comunismo Amendola ripeté lo stesso concetto, affermando che la funzione dell’Aventino nel settentrione era di impedire che l’unica alternativa al fascismo apparisse alla borghesia il comunismo; nel settentrione, dove, per questo, “”la battaglia per la libertà specialmente negli ultimi anni”” era stata più dura che nel mezzogiorno (57). “”Specialmente negli ultimi anni””, diceva Amendola. Il che significava che egli attribuiva implicitamente al mezzogiorno il ruolo principale nella lotta politica italiana non solo dall’avvento del fascismo, ma anche, sia pure in misura minore, da prima: da quando nel settentrione il movimento operaio si era affermato, cessata la guerra, col suo carattere decisamente rivoluzionario”” (pag 171)”,”BIOx-397″
“CAROCCI Giovanni a cura”,”Inchiesta alla Fiat. Indagine su taluni aspetti della lotta di classe nel complesso Fiat.”,”Paura e fatica due fenomeni che colpiscono Licenziamenti collettivi e licenziamenti di rappresaglia Discriminazioni Provvedimenti disciplinari Il corpo dei sorveglianti”,”CONx-003-FSD”
“CAROCCI Giampiero”,”Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887.”,”””Quanto al Depretis, non aveva, in linea di massima, simpatia alcuna per una politica di espansione coloniale: non solo per timore di complicazioni internazionali, soprattutto nelle relazioni con la Francia, ma anche, e in primo luogo, per ragioni di politica interna, alcune delle quali si legavano a quelle dei buoni rapporti con la Francia”” (pag 590)”,”BIOx-053-FSD”
“CAROCCI Giampiero”,”Lo Stato della Chiesa nella seconda metà del sec. XVI. Note e contributi.”,”Dedica manoscritta a F. Surdich da parte della famiglia (1969)”,”RELC-008-FFS”
“CAROLEO Anna”,”Le banche cattoliche dalla prima guerra mondiale al fascismo.”,”CAROLEO Anna è nata a Locri (Reggio Calabria) nel 1948. Si è laurata all’ Università di Messina dove è attualmente (1976) contrattista di storia moderna nella facoltà di Lettere e filosofia. “”Ma successivamente, quando il fascismo cominciava a riscuotere maggiori consensi, le forze dirigenti del movimento cooperativo cattolico assunsero un atteggiamento più attesista nei suoi confronti ed espressero giudizi più cauti sulle sue azioni e i suoi programmi (…). Anche in relazione alle azioni squadristiche nei riguardi delle cooperative il tono della rivista (Cooperazione popolare, ndr) cambiava e tendeva a rivedere le precedenti valutazioni (…). Anche più esplicito e incondizionato fu il conseno espresso dalla rivista all’ indomani dell’ insediamento del governo Mussolini. A determinare tale atteggiamento contribuì, in una certa misura, la presenza del popolare Cavazzoni al ministero del Lavoro e Previdenza Sociale, dal quale dipendevano le società cooperative””. (pag 88)”,”ITAE-118″
“CAROLEO Floro E. MARANI Ugo”,”Modelli di politica economica. Il caso inglese.”,”Gli autori, in occasione dei soggiorni a Cambridge resi possibili dal sostegno finanziario accordato dapprima dall’Istituto di Economia della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Napoli e poi dall’Istituto Economico-Finanziario della Facoltà di Scienze politiche della stessa Università, hanno beneficiato di proficue discussioni con Francis Cripps e Robert R. Neild.”,”UKIE-007-FL”
“CAROLI Rosa GATTI Francesco”,”Storia del Giappone.”,”Rosa CAROLI insegna storia del Giappone presso l’ Università Ca’ Foscari di Venezia. Si interessa di storia moderna e contemporanea del Giappone e ha svolto vari studi sulle minoranze, il nazionalismo e l’ evoluzione dello Stato nazionale. Tra le sue pubblicazioni: ‘Il mito dell’ omogeneità giapponese: storia di Okinawa’ (Milano, 1999). Francesco GATTI insegna storia dell’ Asia Orientale e Sud-Orientale presso la stessa università. Ha pubblicato vari saggi e volumi su aspetti e tematiche della storia del Giappone. Due secoli di espansionismo. “”Il 1937 rappresenta un anno cruciale nel processo storico giapponese. Sul versante interno, con la condanna a morte di Kita Ikki in conseguenza dell’ “”incidente del 26 febbraio”” 1936, fu definitivamente sconfitto il cosiddetto “”movimento fascista””. Sul piano internazionale, l’ imperialismo giapponese, con l’ aggressione alla Cina nel mese di luglio, avviò la cosiddetta Guerra dell’ Asia Orientale che, nelle intenzioni del blocco di potere dominante, avrebbe dovuto consentire al Giappone di fondare un “”Nuovo Ordine”” in Asia e nel Pacifico meridionale. L’ espansionismo giapponese, come si è visto, affonda le sue radici nel periodo Meiji.”” (pag 198) Blocco di potere politico economico militare. “”Con l’ espressione tennosei fashizumu (fascismo del sistema imperiale) la storiografia giapponese indica il regime che si costituì tra le due guerre mondiali con la saldatura di interessi del blocco di potere dominante formato da zaibatsu, alti comandi militari, funzionari civili superiori, uomini politici, Camera alta e Corte imperiale. Fu un blocco di potere che depotenziò il “”movimento”” fascista, espresso dalle istanze rappresentate dal coacervo di idee esposte da Kita Ikki, e che occupò lo Stato dall’ interno, con una progressiva azione di soffocamento dei diritti civili e della già limitate libertà politiche””. (pag 202)”,”JAPx-046″
“CAROLI Rosa GATTI Francesco”,”Storia del Giappone.”,”Rosa Caroli insegna Storia del Giappone presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si interessa di storia moderna e contemporanea del Giappone e ha svolto vari studi sulle minoranzse, il nazionalismo e l’evoluzione dello Stato nazionale. Tra le sue pubblicazioni: Il mito dell’omogeneità giapponese; storia di Okinawa. Francesco Gatti insegna Storia dell’Asia Orientale e Sud-Orientale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi su varie tematiche della storia del Giappone tra cui Il Giappone contemporaneo 1850-1970, Il fascismo giapponese, Storia del Giappone contemporaneo.”,”JAPx-003-FL”
“CAROLI Dorena”,”Ideali, ideologie e modelli formativi. Il movimento dei Pionieri in Urss (1922-1939).”,”Dorena Caroli (Faenza, 1966) insegna storia dell’educazione presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni culturali e del Turismo dell’Università di Macerata e fa parte del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia del medesimo ateneo. Tra le sue pubblicazioni: ‘L’enfance abandonnée et délinquante dans la Russie soviétique, 1917-1937’ (2004), ‘Un Welfare state senza benessere. Insegnanti, impiegati, operai e contadini nel sistema di previdenza sociale dell’Unione Sovietica (1917-1939)’, 2008, 2015. “”I principi dell’organizzazione e della disciplina, che potevano sconfiggere il caos, diventavano in questo modo due elementi fondamentali per il movimento dei pionieri, accanto ai quali figuravano anche quelli del “”collettivo forte””, “”dell’attivismo dialettico””, delle norme d’igiene, delle capacità razionali, dell’istruzione elementare e politica, del senso di responsabilità e della capacità di organizzazione. Questi principi facevano del movimento dei pionieri “”un sano ambiente infantile”” fondato sulle aspirazioni dei bambini e sulle esigenze della società rivoluzionaria (istinto di ricerca del collettivo infantile, senso di responsabilità e competizione). Di conseguenza, era necessario “”accendere nel bambino una grande passione sociale per legarlo in modo più stretto e profondo con lo studio della natura””. Grazie a questo nuovo ambiente, “”i bambini costituivano un materiale straordinariamente plastico, che si sottomette all’influenza educativa molto più agilmente che la popolazione adulta”””” (pag 58)”,”RUSU-272″
“CARON Jean-Claude”,”La France de 1815 à 1848.”,”J.C. Caron, dottore in storia, maître de conférences all’Università di Besançon. Brani antologici disposti in riquadri: tra cui: ‘””1830″”, révolution de la liberté’ (M. Agulhon) (pag 99) ‘L’enquête Villermé: les ouvriers de l’industrie cotonnière du Haut-Rhin’ (pag 137) ‘La “”parabole”” de Saint-Simon’ (pag 147) ‘La manifestation du 22 février (1848) (di Daniel Stern) (pag 177)”,”FRAD-116″
“CARON Jean-Claude presentazione, KAUFFMAN Grégoire responsabile editoriale; scritti di MARX ENGELS CABET BLANQUI PROUDHON HUGO CONSIDERANT BLANC ZOLA LAMARTINE FLAUBERT NIBOYER SAND GARRIGA LEDRU-ROLLIN BELGIOJOSO MAZZINI TALLANDIER LANGSDORFF THOMAS PALACKY MEDICI TOCQUEVILLE LEROUX MERIMEE FLAUBERT D’AGOULT STERN RAISON BLUM”,”1848, le printemps des peuples.”,”scritti di MARX ENGELS CABET BLANQUI PROUDHON HUGO CONSIDERANT BLANC ZOLA LAMARTINE FLAUBERT NIBOYER SAND GARRIGA LEDRU-ROLLIN BELGIOJOSO MAZZINI TALLANDIER LANGSDORFF THOMAS PALACKY MEDICI TOCQUEVILLE LEROUX MERIMEE FLAUBERT D’AGOULT STERN RAISON BLUM”,”QUAR-093″
“CARON Jean-Claude”,”Frères de sang. La guerre civile en France au XIXe siècle.”,”Jean-Claude Caron è professore di storia contemporanea all’Università Blaise Pascal di Clermont-Ferrand. Lavora sulle rivolte popolari e la storia della violenza nel XIX secolo. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’Été rouge. Chronique de la révolte populaire en France’ (Aubier) e ‘Les Feux de la discorde. Conflits et incendies dans la France du XIXe siècle’ (Hachette) Erede della rivoluzione francese del 1789, la Francia del XIX secolo si lacera a intervalli regolari, accreditando l’immagine di una nazione votata alla guerra civile. L’insurrezione del giugno 1848 e la Comune di Parigi del 1871 sono i due picchi di questo scontro rivelatore delle profonde divergenze ideologiche che conducono ad una ‘lotta fratricida’.”,”MFRC-169″
“CARON Jean-Claude”,”La nation, l’État et la démocratie en France de 1789 à 1914.”,”J.C. Caron, maitre de conférences, einsegne àll’Univ. de Franche-Comté.”,”FRAS-001-FMB”
“CARON Raymond, Père, a cura di Carlo FRUTTERO e Franco LUCENTINI”,”Il domenicano degli indios.”,”Père Caron è noto per la sua spedizione negli anni ’60 presso gli indios Chikri in Brasile. Sebbene non ci siano molte informazioni dettagliate disponibili, ha documentato la sua esperienza in un libro intitolato ‘Il domenicano degli Indios’, pubblicato da Mondadori. Questo testo offre un resoconto approfondito della sua missione e delle sue osservazioni culturali.”,”AMLx-007-FFS”
“CARONNA Mario”,”Le cause della guerra civile spagnola (1936-39).”,”””Un lungo discorso andrebbe svolto sull’atteggiamento delle potenze occidentali, soprattutto dell’Inghilterra, all’interno del “”Comitato di non intervento”” (1) di cui si è già accennato. Inghilterra, Francia e Stati Uniti rispettarono rigorosamente il non intervento in Spagna, ponendo sullo stesso piano i rappresentanti del potere costituito e il governo dei militari ribelli, e in sostanza agevolando i franchisti che invece potevano usufruire dell’aiuto diretto delle potenze fasciste, mentre la Repubblica riceveva aiuti solo dall’Unione Sovietica e dal Messico, aiuti resi difficoltosi dalla notevole distanza di quei paesi e dal fatto che il Mediterraneo e l’Atlantico erano già infestati da numerosi sommergibili italiani e tedeschi. Tale politica delle potenze occidentali, ispirata soprattutto dalla Gran Bretagna, si collocava nel quadro dell”appeasement’, la politica di “”alleggerimento”” riguardo alla passata rigidità verso la Germania stabilita dalla “”pace di Versailles”” alla fine della Prima guerra mondiale, con la speranza che il dare spazio alle rivendicazioni nazionalistiche, espansionistiche della Germania di Hitler avrebbe rivolto la ricostituita potenza militare tedesca contro l’oriente e l’Unione Sovietica risparmiando dallo scontro armato l’Europa occidentale. La Spagna fu quindi una merce di scambio di questa illusione delle potenze occidentali, così come lo furono in seguito l’Austria e la Cecoslovacchia”” (pag 82-83) [(1) dal glossario: ‘Su iniziale proposta inglese fu firmato nell’agosto del 1936 un “”Patto di non intervento”” attraverso il quale i governi firmatari si impegnavano a non intervenire nelle faccende interne spagnole, a non aiutare né con invio di truppe regolari o volontarie, né con invio di armi, nessuna delle due parti spagnola in causa. Firmarono il patto, successivamente, la Francia, la Germania, l’Italia, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica. (…) A parte l’assurdità giuridica di un patto internazionale che poneva sullo stesso piano un governo legale e un esercito ribelle, il Patto e il Comitato furono uno degli esempi più clamorosi di ipocrisia e mistificazione ai danni della Repubblica spagnola perché permise alle potenze occidentali di giustificare una mancanza totale di aiuti di ogni tipo al governo spagnolo legittimo mentre da parte tedesca e italiana si continuò a mandare ai franchisti armi e truppe in aumento cospicuo e determinante’ (pag 98-99)]”,”MSPG-001-FGB”
“CAROSI Mario PARPAGLIONI Edo PEZZO a cura; scritti di David SASSOLI Fabio ISMAN Innocenzo CRUCIANI Edo PARPAGLIONI Miriam MAFAI Pier Giorgio LIVERANI Franco DOMINICI Enzo ROGGI Francesco GOZZANO Carlo DANE’ Giuseppe SANGIORGI Valentino PARLATO Aldo DI-LELLO Alessandro CURZI Marco SASSANO Ahmad RAFAT Maurizio COSTANZO Gianluca BICCINI Francesco DE-VITO Giovanni RUSSO Giuseppe TEDESCHI Giancarlo TARTAGLIA Gabriele CESCUTTI Gino FALLERI Romano BARTOLONI Mario CAROSI”,”I giornali di Roma.”,”I capitoli dedicati a Paese Sera e al Popolo sono tratti rispettivamente da ‘C’era una volta Paese Sera’ di Edo Parpaglioni, e ‘Il romanzo del Popolo’ di Carlo Dané e Giuseppe Sangiorgi, Gangemi editore scritti di David SASSOLI Fabio ISMAN Innocenzo CRUCIANI Edo PARPAGLIONI Miriam MAFAI Pier Giorgio LIVERANI Franco DOMINICI Enzo ROGGI Francesco GOZZANO Carlo DANE’ Giuseppe SANGIORGI Valentino PARLATO Aldo DI-LELLO Alessandro CURZI Marco SASSANO Ahmad RAFAT Maurizio COSTANZO Gianluca BICCINI Francesco DE-VITO Giovanni RUSSO Giuseppe TEDESCHI Giancarlo TARTAGLIA Gabriele CESCUTTI Gino FALLERI Romano BARTOLONI Mario CAROSI”,”EDIx-242″
“CAROTENUTO Gennaro”,”Franco e Mussolini.”,”Gennaro Carotenuto, studioso di politica internazionale, dei regimi dittatoriali e di storia contemporanea dell’America Latina, è docente presso la facoltà di Scienze della comunicazione e presso la Scuola superiore di insegnamento secondario dell’Università di Macerata e professore invitato presso l’Università di Montevideo. “”Il patto di non aggressione tedesco-sovietico era stato per la Spagna fonte di preoccupazione, polemiche e ripulsa. La propaganda falangista aveva dovuto fare i salti mortali per negarne il rilievo. (…)Solo con l’operazione Barbarossa si riapre l’ideale crociata che nell’immaginario franchista è la guerra civile spagola. Si porta il conflitto in casa del nemico irriducibile, il sovversivismo rosso, per sconfiggerlo una volta e per sempre”” (pag 113-114)”,”ITAF-007-FSD”
“CARPANETTO Dino RICUPERATI Giuseppe”,”L’Italia del settecento. Crisi trasformazioni lumi.”,”Dino Carpanetto (1949) è ricercatore presso il dipartimento di Storia dell’Università di Torino. Giuseppe Ricuperati (1936) è professore ordinario di Storia moderna nell’Università di Torino dal 1976.”,”ITAG-117″
“CARPENTER Ted Galen BANDOW Doug”,”The Korean Conundrum. America’s Troubled Relations with North and South Korea.”,”CARPENTER Ted Galen è vice presidente per gli studi di politica estera e di difesa al Cato Institute, Washington, DC. E’ autore di ‘Bad Neighbor Policy’. BANDOW Doug è Senior Fellow al Cato Institute, ex assistente speciale di Ronald REAGAN e autore di ‘Tripwire: Korea and U.S. Foreign Policy in a Changed World’. “”Il momento per un divorzio amichevole”” “”Gli Stati Uniti hanno difesa la Corea del Sud per più di 50 anni. L’ alleanza con la Repubblica di Corea – di fatto una garanzia di sicurezza ad una parte sola – è stato l’ impegno più oneroso per gli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale. Ai circa 34 mila morti nella guerra di Corea si sono aggiunti più recenti occasionali atti di guerra da parte della Corea del Nord (…). I veterani della difesa della Corea stimano che ci sono stati 1500 morti americani nel corso degli anni.”” (pag 122)”,”ASIx-079″
“CARPENTER Rhys”,”Clima e storia. (Tit.orig.: Discontinuity in Greek Civilization)”,”CARPENTER Rhys è professore emerito di archeologia classica al Bryn Mawr College, Pennsylvania. Un’interpretazione nuova delle fratture storiche nella Grecia antica”,”STAx-203″
“CARPI Guido”,”Lenin, il rivoluzionario assoluto (1870-1924).”,”Guido Carpi insegna Letteratura russo all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Con Carocci ha pubblicato ‘Storia della letteratura russa’ (2 voll.), ‘Russia 1917. L’anno rivoluzionario’ “”Così come esistono musicisti con l’orecchio assoluto, si lasciò sfuggire Lenin nel 1903, «esistono persone di cui si può dire che possiedono un istinto rivoluzionario assoluto» (Valentinov, 1993, p. 499). Tale egli stimava Marx, tale era anche Nikolaj Cernysévskij, fondatore del populismo russo e modello da lui venerato sopra ogni altro. Ma l’oscuro esule politico a Ginevra non poteva non avere già un presentimento di quanto – sopra ogni altro – la definizione si confacesse a lui. «Aveva egli dunque la consapevolezza (la sensazione) di essere stato “”chiamato””, proprio lui?» – si appunterà molto tempo dopo nel diario il fedelissimo Grigorij Zinov’ev, – «Sì, l’aveva. Senza di essa non sarebbe diventato Lenin». Lenin non avrebbe mai detto di sé, come Martin Lutero, di essere ‘actus, non agens’, ovvero guidato, condotto, non attore, protagonista: sua era l’incrollabile certezza di essere «responsabile per l’intera umanità» e «la guida (nel senso migliore della parola) della classe operaia e del partito» (Zinoviev, 1989, p. 171)”” (pag 9, introduzione)”,”LENS-332″
“CARPINELLI Cristina”,”Donne e famiglia nella Russia sovietica. Caduta di un mito bolscevico.”,”CARPINELLI Cristina ha curato traduzioni di testi in particolare sulla società e sociologia sovietiche e ha, scritto vari saggi ed articoli sulla transizione della Russia verso un nuovo sistema politico ed economico. Nel 1991 ha pubblicato ‘La società sovietica negli anni della pereistroika’ (Nuovi Autori, Milano).”,”RUSU-189″
“CARPINELLI Cristina”,”La società sovietica negli anni della Perestroika.”,”CARPINELLI Cristina si è laureata con una tesi sul processo di invecchiamento della popolazione sovietica (in particolare la demografia,la previdenza, il lavoro e la salute). Ha collaborato con l’ Università statale di Mosca “”Lomonosov””. Come sociologa si occupa dei problemi economico-sociali dell’ URSS. Ha curato la traduzione di testi soovietici (in particolare di sociologia). Svolge attività pubblicistica. Vive e lavora a Milano. Una delle principali condizioni alla base della strategia di sviluppo seguita nell’ Unione Sovietica, è stata la possibilità di poter usufruire per molto tempo di grandi masse di lavoratori sul mercato del lavoro. Per decenni l’ illimitata offerta non aveva costituito un limite allo sviluppo dell’ economia del paese. Nel corso degli anni ’70, questa condizione vantaggiosa si è modificata quando, a cuasa del graduale esaurimento delle risorse del lavoro esistenti, si è venuta a creare sul mercato una situazione di “”eccesso”” di domanda””.”” (pag 21)”,”RUSU-190″
“CARPINELLI Cristina, collaborazione di Marina PIAZZA e Chiara de SANTI”,”Donne e povertà nella Russia di El’cin. L’ era della transizione liberale.”,”Marina PIAZZA è sociologa, consulente e formatrice. Chiara de SANTI è laureata in lingua e letteratura russa con una tesi su Il Zenotdel in Asia centrale (1923-1929). E’ ricercatrice presso il dipartimento di storia dell’ Istituto Universitario Europeo di Firenze. E’ studiosa dell’ Asia centrale. Contiene il saggio: ‘Breve storia del diritto famiglia (dalla nascita dell’ URSS sino ai giorni nostri)’ (pag 185-209) Cristina CARPINELLI ha scritto vari saggi e articoli sulla transizione in Russia. E’ membro direttivo dell’ Associazione Italia-Russia Lombardia e componente del Comitato Scientifico del Cespi di Milano. A. Kollontai. “”Nei suoi scritti, la Kollontaj definì in modo dettagliato i compiti principali da affrontare, in tema di morale sessuale e familiare, nella transizione al socialismo. L’ abolizione del lavoro domestico femminile aveva per lei un profondo significato economico ed era, nel nuovo sistema, improntato su nuovi modi di produzione e su nuovi rapporti delle forze produttive, inevitabile. Per le stesse ragioni, anche la prostituzione avrebbe cessato di esistere (…)””. (pag 60) “”In uno dei suoi scritti, apparso sulla Pravda nell’ ottobre del 1927 “”L’ opposizione e la base del partito””, si cimentò nell’ impari battaglia allora in corso fra Stalin e l’ opposizione di sinistra. Da allora, si ritirò dalla scena politica. La Kollontaj prese ancora in mano la penna, ma solo per scrivere occasionalmente di questioni femminili: nel 1937, scrisse per la rivista Robotnica sul tema: ‘Donne del 1917’; nel 1947 scrisse su ‘Lenin e le operaie nel 1917′ e nel 1948 – su “”30° Anniversario del congresso panrusso delle operaie e delle contadine””. (pag 64) La femminilizzazione della povertà. “”La natura e l’ entità delle difficoltà che le donne russe avevano dovuto affrontare nell’ epoca della transizione sono ancora poco note. (…) Molti ricercatori occidentali avevano già da tempo considerato la femminilizzazione della povertà come una delle tendenze più significative degli anni ottanta e novanta nel mondo sviluppato. Essa era stata interpretata come l’ effetto del numero crescente dei divorzi e delle conseguenti difficoltà economiche delle donne rimaste sole, con figli a carico, dopo la rottura del matrimonio. L’ aumento delle famiglie monogenitore era dato anche dalle sempre più frequenti nascite fuori del matrimonio. Tuttavia, il fenomeno della femminilizzazione della povertà si era dimostrato più incisivo in Russia in confronto a quello esistente nelle economie occidentali più solide e stabili (…)””. (pag 100-101)”,”RUSx-117″
“CARPINELLI Cristina”,”La Russia a pezzi.”,”CARPINELLI Cristina è membro del Comitato scientifico del Centro Studi Problemi Internazionali (CESPI) di Sesto San Giovanni (milano) e del Comitato di Direzione dell’ Associazione Italia-Russia Lombardia. Fa parte del Centro Studi sui problemi della transizione al socialismo di Napoli. Le violazioni a danno dei lavoratori. “”Queste violazioni sono maggiormente presenti nelle imprese private piuttosto che in quelle statali, e sono più frequenti in caso d’occupazione saltuaria. Al “”top”” di tutte queste violazioni, c’è il nuovo codice del lavoro recentemente introdotto in Russia (1 febbraio 2002), che ammette il lavoro minorile, autorizza le donne, anche quelle incinte, a svolgere i turni di lavoro notturni, aumenta “”su richiesta del lavoratore”” la durata della giornata lavorativa da 8 a 12 ore (i datori di lavoro possono imporre le 56 ore settimanali senza il compenso straordinario) e impedisce ai sindacati d’agire in difesa dei lavoratori su alcune materie (mentre in passato i lavoratori non potevano essere legalmente licenziati se il sindacato si opponeva, il nuovo codice permette ai datori di lavoro di licenziare a loro discrezione e di creare “”liste nere”” di attivisti sindacali; consente lorodi spostare a proprio piacimento le maestranze e d’imporre contratti che fanno saltare le regole della contrattazione collettiva; legittima le imprese a concludere i contratti di lavoro con le organizzazioin sindacali che preferiscono, e così via).”” (pag 54)”,”RUSx-127″
“CARPINELLI Giovanni”,”Il volto oscuro della modernità. Esperienze totalitarie e stermini.”,”Giovanni Carpinelli insegna Storia contemporanea all’Università di Torino (Facoltà Scienze politiche). Ha pubblicato saggi su varie riviste e opere collettive sull’estrema destra in Francia e in Belgio, su comunismo e socialdemocrazia. Si interessa alle guerre e al totalitarismo nel Novecento. Seconda guerra mondiale. Verso il genocidio “”Per la pratica dello sterminio, la campagna di Russia aprì nuove prospettive. Mutò allora la natura stessa della guerra, che diventava ideologica e razziale; rivolgendosi a 200-250 generali e ufficiali superiori, il 30 marzo 1941 Hitler aveva sviluppato temi come questi: «Lotta tra due opposte concezioni del mondo. Giudizio distruttivo sul bolscevismo. Equiparato a criminalità sociale. Comunismo, pericolo enorme per il futuro… Si tratta di una lotta di annientamento» (18). L’esercito tedesco fu così lanciato in una impresa che mirava a distruggere i contenuti ideologici della potenza nemica, gettando le basi per una dominazione di tipo coloniale. Di nuovo, lottare contro una idea (il comunismo) significava per i nazionalsocialisti annientare delle persone. Lo sterminio non era in questo caso un effetto secondario della guerra, ma un suo necessario complemento. Tra gli obiettivi che, secondo Andreas Hillgruber, caratterizzavano la concezione hitleriana di quella guerra, due meritano di essere qui richiamati: 1. lo sterminio della classe dirigente «giudaico-bolscevica» dell’Unione Sovietica, inclusa la sua presunta radice biologica, costituita dai milioni di ebrei nell’Europa centro-orientale; 2. la decimazione delle popolazioni slave e la loro sottomissione al dominio tedesco. L’attacco all’Unione Sovietica fu sferrato il 22 giugno 1941. In verità, per un breve momento sembrò prevalere il motivo della guerra ideologica; era stato l’impartito in tal senso l’ordine di uccidere i commissari politici dell’esercito sovietico; presto si passò all’individuazione di un bersaglio più vasto, costituito dai comunisti e dagli ebrei con funzioni dirigenti; tra luglio e agosto sopraggiunse infine l’obiettivo razziale di sterminare gli ebrei sovietici in blocco, donne, vecchi e bambini compresi. In questo caso la forma adottata era generalmente quella della fucilazione a cielo aperto (…). Furono impiegati di nuovo per questo le ‘Einsatzgruppen’ alle spalle dell’esercito che avanzava. Comprendevano circa 3.000 uomini in tutto; in tempi successivi, furono affiancati da altre forze: Waffen SS, battaglioni di polizia; così gli uomini impegnati nelle retrovie a eliminare presenze sgradite salirono di numero fino a diventare 300.000 nel gennaio 1943. Quanto al numero delle vittime, esistono valutazioni discordanti: un ordine di grandezza può servire a dare un’idea: in base ai dati raccolti da Hilberg, 900.000 rappresenta una cifra sicura (e minima)”” (pag 219-220) [Giovanni Carpinelli, ‘Il volto oscuro della modernità. Esperienze totalitarie e stermini’, Libreria Stampatori, Torino, 2001] [(18) A. Hillgruber, ‘Storia della II guerra mondiale’, Roma Bari, Laterza; 1995, p. 80]”,”EURx-006-FMB”
“CARPINETA Sandro, collaborazione di F. BONINO A. PULITA e A. BOLOGNANI”,”La comunicazione infermiere paziente.”,”CARPINETA Sandro è un medico specializzato in psichiatria e lavora presso il Servizio di salute mentale di Arco, in provincia di Trento.”,”ITAS-128″
“CARR Edward H.”,”L’ influenza sovietica sull’ Occidente.”,”Questo libro raccoglie le lezioni tenute ad Oxford all’inizio del 1946 per conto della Fondazione Estlin Carpenter. “”Le origini della pianificazione sono estremamente complesse. Se Marx è stato, come si afferma talvolta, il padre della pianificazione, la sua paternità è stata di natura indiretta e principalmente negativa. Mentre scrisse molto sull’anarchia della produzione sotto il capitalismo, egli non offrì alcun programma di quella produzione più disciplinata che ci si sarebbe potuti attendere dal socialismo. Egli previde che sarebbe scomparso il commercio nel senso capitalistico, ma non dette alcun suggerimento per la creazione di un sistema socialista di distribuzione, diverso dalla proposizione ingenua (mirante forse ad essere accettata più come simbolo che alla lettera) secondo la quale i lavoratori avrebbero “”ricevuto degli assegni di carta per mezzo dei quali avrebbero ritirato dallo spaccio sociale dei mezzi di consumo una razione corrispondente alla durata del loro lavoro”” (1). Si possono indicare tre ragioni per le quali Marx non riuscì a tracciare nulla che appaia come uno schema di ordinamento socialista pianificato. Marx fu anzitutto per temperamento e per convinzione il nemico giurato dell’utopia sotto qualsiasi forma. Nei suoi anni giovanili egli s’impegnò in vivaci polemiche contro i socialisti utopistici che si trastullavano con le visioni irreali della futura società socialista. In un suo opuscolo pubblicato per ultimo, ‘La guerra civile in Francia’, egli spiegò che gli operai non hanno “”utopie bell’e pronte”” e non hanno “”ideali da attuare”” e sanno che “”dovranno passare attraverso lunghe lotte, attraverso una serie di processi storici, trasformando le circostanze e gli uomini””. Questa fiducia “”scientifica””, quasi deterministica, nella trasformazione della società grazie a immanenti “”processi storici””, sembra essere implicitamente, benché forse inconsapevolmente, avversa ad un attivo conseguimento della pianificazione. D’altra parte, Marx applicò gli strumenti dell’analisi economica al sistema capitalistico, ma non appare che egli considerasse questi strumenti come strumenti adatti alla concezione di un potenziale ordinamento socialista. In un’opera giovanile egli definì Proudhon come un uomo che si “”dondolava costantemente fra il capitale e il lavoro, fra l’economia politica e il comunismo”” (2). L'””economia politica”” era a suo modo di vedere qualcosa che apparteneva essenzialmente al capitalismo e che sarebbe stata abbandonata assieme col capitalismo. Le categorie economiche tradizionali del valore, del prezzo e del profitto avrebbero cessato di applicarsi in una società collettiva; perfino la teoria del valore-lavoro avrebbe cambiato senso (3). Ma Marx non aveva nuove categorie da sostituire alle vecchie e non aveva strumenti di analisi economica da adoperare non appena il capitalismo fosse stato abbandonato. Le discussioni sulle funzioni del prezzo e del profitto in un’economia pianificata sarebbero avvenute molto tempo dopo. Terza e più importante considerazione: Marx non riuscì a concepire uno sviluppo serio della pianificazione per l’incapacità in cui si trovò di stabilire da chi avrebbe dovuto essere attuata la pianificazione in un ordinamento socialista. Dopo aver vivacemente condannato i sostenitori del liberismo, egli si sentì profondamente vincolato a diverse asserzioni implicite in questa dottrina e benché fondasse il suo sistema sul primato dell’economia rispetto alla politica, egli le considerava tuttavia come sfere distinte. Ad ogni modo lo Stato, come organismo politico, era destinato a svanire in un tempo non molto lontano e non poteva essere l’arbitro della pianificazione nell’ordinamento futuro. Marx trasse da questo presupposto la conseguenza che, essendo la produzione sottoposta, in un regime socialista, “”al controllo cosciente e preordinato della società”” (4), la stessa società avrebbe dovuto essere “”organizzata sotto forma di associazione cosciente e sistematica””, nella quale gli stessi produttori “”avrebbero regolato lo scambio comune invece di consentirgli di dominarli come forza cieca”” (5). Mentre qualche genere di pianificazione e di direzione della vita economica faceva evidentemente parte integrante del socialismo, Marx si accontentò di ammettere che queste funzioni sarebbero state svolte non già dallo Stato o da altri organismi politici, bensì dagli stessi produttori, e non andò oltre questo punto””. (pag 30-33) [E.H. Carr, L’ influenza sovietica sull’Occidente, 1950] [(1) Marx, Il Capitale, Vol. II, p. 412 della trad. ingl. del 1907; (2) Marx, La miseria della filosofia, p. 166 della trad. ingl.; (3) Marx ed Engels, Opere, Vol. XV, p. 273 dell’ed. russa; (4) Marx, Il Capitale, Vol. III, p. 221 della trad. ingl.; (5) Marx, Il Capitale, Vol. III, p. 773 della trad. ingl.]”,”RUSU-007″
“CARR Edward H.”,”Il socialismo in un solo paese. I. La politica interna, 1924-1926.”,”Nato nel 1892, Edward Hallett CARR, dopo gli studi a Cambridge, entrò nel 1916 al Foreign Office, e prese parte alla Conferenza della Pace del 1919, come membro della delegazione inglese. VD del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare all’Univ di Cambridge nel 1955. Attento studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di MARX e di BAKUNIN, e del volume ‘What Is History?’ (1961, Sei lezioni sulla storia, EINAUDI). La sua opera maggiore resta ‘A History of Soviet Russia, 1917-1940’ il cui primo volume è apparso nel 1950.”,”RIRO-089″
“CARR E.H.”,”La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin 1917-1929.”,”Nato nel 1892, Edward Haller CARR, dopo gli studi a Cambridge, entrò nel 1916 al Foreign Office e prese parte come membro della delegazione inglese alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato ad insegnare nel 1955 all’Univ di Cambridge. Attento studioso di storia diplomatica europea, alla quale ha dedicato importanti lavori, è anche autore di biografie di MARX e di BAKUNIN.”,”RIRO-147″
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia. La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin 1917 – 1919.”,”Nato nel 1892, CARR entrò dopo gli studi a Cambridge nel Foreign Office e prese parte, come membro della delegazione inglese, alla Conferenza della Pace del 1919. VIcedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato ad insegnare nel 1955 all’ Università di Cambridge. Attento studioso di storia diplomatica europea, alla quale ha dedicato importanti lavori, è anche autore delle biografie di MARX e BAKUNIN. La sua opera principale è la monumentale ‘Storia della Russia sovietica, 1917-1940’.”,”RIRO-163″
“CARR Raymond FUSI Juan Pablo”,”La Spagna da Franco a oggi.”,”Raymond CARR è nato a Bath (Inghilterra) nel 1919. E’ attualmente(1981) presidente del St. Antony’s College di Oxford. Ha scritti vari libri sulla Spagna (v. retrocopertina). FUSI è nato a San Sebastian (Spagna) nel 1945. E’ direttore dell’ Iberian Centre al St.- Antony’s College di Oxford. Tra le sue opere sul movimento operaio nelle Province Basche ricordiamo ‘Politica obrera en el Pais Vasco’ (1975).”,”SPAx-022″
“CARR Raymond a cura; saggi di Edward MALEFAKIS, Richard ROBINSON, Stanley PAYNE, Burnett BOLLOTEN, R. SALAS LARRAZABAL, R. DE-LA-CIERVA, Robert H. WHEALEY, Hugh THOMAS”,”Estudios sobre la Republica y la Guerra civil española.”,”Saggi di Edward MALEFAKIS, Richard ROBINSON, Stanley PAYNE, Burnett BOLLOTEN, R. SALAS LARRAZABAL, R. DE-LA-CIERVA, Robert H. WHEALEY, Hugh THOMAS”,”MSPG-078″
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia.”,”Come disse Lytton STRACHEY, “”l’ ignoranza è il primo requisito dello storico, l’ ignoranza che semplifica e chiarisce, che sceglie e tralascia””. Se lo storico ha il duplice compito di scoprire i pochi fatti veramente importanti e di trasformarli in fatti storici,e di trascurare i molti fatti privi di importanza come non storici, nell’ eresia ottocentesca, ci troviamo completamente all’ opposto: la storia come elencazione del maggior numero possibile di fatti oggettivi e inconfutabili. Lo storico ACTON scrisse del suo maestro DÖLLINGER: “”Egli non voleva scrivere basandosi su una documentazione imperfetta, e per lui la documentazione era sempre imperfetta””. L’A cita MARX: “”La storia non fa nulla, non possiede immense ricchezze, non combatte battaglie. E’ l’ uomo, invece, l’ uomo vivente, reale, che fa ogni cosa, che possiede e che combatte”” , e LENIN “”La politica comincia quando esistono le masse, composte non da migliaia ma da milioni di persone: allora comincia la politica seria””. (pag 57) Riguardo al problema del caso, MARX se ne occupò una volta sola e per di più in una lettera: “”La storia universale avrebbe un carattere davvero mistico se essa escludesse il caso. Naturalmente anche il caso diventa a sua volta parte del generale processo di sviluppo ed è compensato da altre forme di casualità. Ma l’ accelerazione e il ritardo dipendono da questi “”accidenti””, che includono il carattere “”casuale”” degli individui che sono alla testa dei un movimento nella sua fase iniziale””. (pag 110). Su questo problema è intervenuto anche TROTSKY: “”L’ intero processo storico consiste in una rifrazione delle leggi storiche attraverso un elemento accidentale. Per esprimermi come i biologi: le leggi della storia si realizzano mediante la selezione naturale degli accidenti””. (pag 111) PROUDHON, che parlava continuamente di principi morali astratti , finì per assolvere il colpo di Stato di Napoleone III; MARX, che rifiutava il criterio dei principi morali astratti, condannò Proudhon per averlo assolto. (pag 140)”,”STOx-069″
“CARR Edward Hallett”,”The Soviet Impact on the Western World.”,”L’A è professore di politica internazionale all’ University College of Wales.”,”RUST-079″
“CARR Edward Hallet”,”La revolution bolchevique (1917-1923). La formation de l’ URSS.”,”””La revolution a fait que la Russie a rattrapé en quelques mois, quant à son regime politique, les pays avancés. Mais cela ne suffit pas. La guerre est inexorable. Elle pose la question avec une âpreté implacable: ou bien perir, ou bien rattraper les pays avancés et les dépasser aussi du point de vue economique”” (Lenin) (pag 126)”,”RIRO-243″
“CARR Edward Hallett”,”Estudios sobre la Revolucion. (Tit.orig.: Studies in revolution)”,”CARR è l’ autore della monumentale ‘Storia della Russia sovietica’. Lassalle si incontra con Bismarck. “”Lettere e altri documenti ora disponibili collocano il primo incontro nel maggio 1863, nel momento in cui l’ Associazione Generale dei Lavoratori Tedeschi si stava costituendo, e scoprono che l’ invito venne direttamente, senza alcun contatto preliminare, proprio da Bismarck. Questa scoperta libera parzialmente Lassalle dall’ accusa lanciata dai suoi rivali di aver deliberatamente trattato di ingraziarsi il potere.”” (pag 83-84)”,”SOCx-120″
“CARR Edward Hallett”,”Le origini della pianificazione sovietica. VI. L’ Unione Sovietica e la rivoluzione in Asia 1926 – 1929.”,”CARR Edward Hallett (1892-1982) dopo gli studi a Cambridge, entrò nel 1916 al Foreign Office e prese parte come membro della delegazione inglese alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del Times dal 1941 al 1945, fu chiamato ad insegnare nel 1955 all’ Università di Cambridge. Attento studioso di storia diplomatica europea, alla quale ha dedicato importanti lavori, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. “”L’ anno seguente, parlando al II Congresso del Comintern, Lenin disse che i partiti comunisti dei paesi arretrati non avrebbero potuto portare avanti una linea realmente comunista “”senza stabilire determinati rapporti con il movimento contadino e senza fornirgli un appoggio effettivo””; e, nel dibattito con Roy, si dichiarò d’ accordo sulla necessità di parlare di appoggio ai movimenti “”nazionali rivoluzionari””, e non ai movimenti “”democratico-borghesi””, spiegando che i movimenti borghesi di liberazione nazionale avrebbero dovuto essere appoggiati solo se autenticamente rivoluzionari. Infine, verso la fine della sua vita, Lenin affermò che in India e in Cina “”si sta avvicinando invicibilmente e sempre più rapidamente l’ anno 1905, con la differenza importante ed enorme che nel 1905 la rivoluzione poteva ancor svolgersi in Russia (almeno all’ inizio) in modo isolato, vale a dire senza trascinare immediatamente altri paesi nella rivoluzione. Invece le rivoluzioni che stanno maturando in India e in Cina si inseriscono già adesso nella lotta rivoluzionaria, nel movimento rivoluzionario, nella rivoluzione internazionale””. (pag 57-58)”,”RIRO-280″
“CARR Edward Hallett”,”Guerra y revolución.”,”CARR Edward Hallett professore di politica internazionale nell’ University College of Wales. Si tratta del primo capitolo tradotto in spagnolo del libro pubblicato poco prima da CARR: ‘Conditions of Peace’. “”La pace conclusa nel 1919 fornisce un esempio classico di questa incapacità di comprendere il carattere rivoluzionario di una guerra mondiale o la natura della rivoluzione che ha ispirato. Il caso è complicato ed istruttivo.”” (pag 32) Pianificazione e welfare state. “”Per ultimo, la rivoluzione contemporanea è una ribellione contro l’ economia del laissez-faire. Su questo terreno, la rivoluzione aveva già cominciato, pur in forma modesta, con il movimento per il “”servizio sociale dello Stato””, movimento che per la prima volta acquistò notorietà in Germania, sotto Bismarck, estendendosi in Gran Bretagna dal 1906 e negli Stati Uniti nel 1933. E “”pianificare”” nel senso moderno della parola è stato senza dubbio un prodotto della guerra del 1914″”.”,”RAIx-181″
“CARR E.H.”,”La Revolución Bolchevique (1917 – 1923). 3. La Rusia soviética y el mundo.”,”La Nep nella politica estera. “”Un mese dopo aver firmato l’ accordo, Lenin usò la metafora dell’ anno precedente: ‘E’ importante per noi aprire finestra dopo finestra… Grazie a questo trattato abbiamo aperto una delle finestre’ (1). Si era compiuto il primo passo verso la necessaria politica dello “”spazio vitale”” per la ricostruzione economica per mezzo della cooperazione pacifica con i paesi capitalistici. Lo stesso si conseguì, e precisamente nello stesso momento, nella politica orientale del governo sovietico. In Oriente come in Occidente, l’ autunno del 1920 aveva segnalato il più alto livello della rivoluzione mondiale come forza dinamica della politica estera sovietica e del Comintern come suo principale strumento, a cui era seguita una certa reazione. Non si abbandonò l’ idea di Mosca come liberatore, attraverso il processo della rivoluzione nazionale e socialista, delle masse oppresse orientali; ma cominciò a diventare secondaria rispetto all’ idea di Mosca come centro di un governo che, (…), si vedeva obbligato ad occupare il suo posto tra le potenze del mondo capitalista.”” (pag 301)”,”RIRO-292″
“CARR E.H.”,”Historia de la Rusia Soviética. La Revolución Bolchevique (1917-1923). 1. La conquista y organización del poder.”,”””Trotsky qualificava i metodi di Lenin di “”lercia caricatura della tragica intransigenza del giacobinismo”” e prevedeva una possibile situazione in cui “”il partito è sostituito dall’ organizzazione del partito, l’ organizzazione del partito dal comitato centrale e, alla fine, il comitato centrale dal dittatore””. L’ ultimo capitolo (dell’opuscolo I nostri compiti politici, ndr) aveva il titolo “”La dittatura sul proletariato””. Poco tempo dopo Plechanov scriverà nel suo ‘Diario di un socialdemocratico’ che se le concezioni di bolsceviche arriveranno a trionfare “”tutto girerà in ultima istanza attorno ad un uomo che ‘ex providentia”” riunirà tutti i poteri nella sua persona””. (pag 48-49) Altri attacchi a Lenin (1904) di Martov, Vera Zasulich, Kautsky e Rosa Luxemburg)”,”RIRO-302″
“CARR Edward Hallett”,”German-Soviet Relations between the two World Wars, 1919-1939.”,”””Il concetto di una potenziale alleanza tra il nazionalismo tedesco e il bolscevismo russo deve certemente essersi sviluppato in questo momento nella mente ricettiva di Seeckt, progetto che poteva sembrargli comunque per l’ immediato futuro fantastico e irrealizzabile. (…) Per i prossimi quattro anni la politica tedesca verso la Russia doveva essere la politica di Seeckt. Sul lato russo il quadro in quel periodo è molto più semplice. Quanto semplice per la precisione espresso da Radek nelle sue conversazioni con i suoi visitatori tedeschi non si sa. Ma la sua conclusione è rimasta chiara e inequivocabile in un pamphlet scrito prima della sua partenza dalla Germania all’ inizio di dicembre 1919. “”Il problema della politica estera della Russia sovietica””, annunciò, “”… consiste nel raggiungimento di un ‘modus vivendi’ con gli stati capitalistici””.”” (pag 22-23)”,”RUST-123″
“CARR Edward H.”,”La morte di Lenin. L’interregno 1923 – 1924.”,”Copia di GB La riduzione delle forbici: aiuti all’agricoltura e pressioni sull’industria. “”La restrizione del credito all’industria, che fu il più importante atto di politica economica dopo il XII Congresso del partito, non poté essere considerata come un’infrazione ad alcune delle vaghe ed eclettiche risoluzioni del congresso. Anzi, si poté esprimere appoggio a questa misura ricordando le sorprendenti osservazioni di Lenin all’XI Congresso del partito circa le salutari proprietà di una crisi finanziaria (1). Essa ebbe anche la conseguenza di porre fine alla discriminazione nella politica creditizia in favore delle industrie di beni di consumo, ed in tal modo colmò il divario che era sorte nei primi anni della NEP fra gli interessi delle industrie di beni di consumo e quelli dell’industria pesante . Dopo l’autunno del 1923 non fu più possibile mantenere un sistema nel quale le industrie di beni di consumo che lavoravano per il mercato ottenevano crediti dalla banche, mentre le industrie di base da cui dipendeva in definitiva la ripresa di tutta l’economia, erano tenute estremamente a corto di crediti da parte del Narkomfin con argomenti di bilancio””. (pag 95-96)”,”LENS-214″
“CARR Edward Hallett”,”Studies in revolution.”,”E.H. CARR è l’autore della serie History fo Soviet Russia. Era nato nel 1892 e aveva studiato a Cambridge e insegnato al Trinity College. E’ stato membro del British Foreign Office, assistant editor del Times di Londra, Tutor in politics al Balliol College, Oxford. “”In 1877, before the Russian Marxists had raised their head, Engels had recognized the possibility in favourable conditions of the direct transformation of the communal system into a higher form, “”avoiding the intermediate stage of individualized bourgeois property””. In 1877, in reply to an attack in a Russia journal, Marx confined himself to a doubtful admission that Russia had “”the finest chance which history ever presented to a nation of avoiding the up-and-downs of the capitalist order””. In 1881 Marx gave a more positive response to a direct personal inquiry from Vera Zasulich; and in the following year the last and most authoritative pronouncement appeared in the preface to a Russian translation of the ‘Communist Manifesto, signed jointly by both its authors: ‘If the Russian revolution is the signal for a workers’ revolution in the west so that these complement each other, then the contemporary Russian system of communal ownership can serve as the starting-point for a Communist development'””. [E.H. Carr, Studies in Revolution, 1964] (pag 33-34)”,”SOCx-227″
“CARR Edward H.”,”La morte di Lenin. L’interregno 1923 – 1924.”,”Sapronov, Timoféj Vladimirovic Scambio di corrispondenza tra Trotsky e il Politburo. 1923. “”La forbice dei prezzi, che distruggeva il legame economico tra l’industria e i contadini, “”equivale alla liquidazione della Nuova Politica Economica””. Ma la politica della commissione delle forbici, che stava tentando di risolvere il problema mediante arbitrarie riduzioni dei prezzi, era inefficace. “”Il fatto stesso della creazione di una commissione per far diminuire i prezzi, -scriveva Trockij, – costituisce un’eloquente e desolante indicazione del modo in cui una politica, la quale ignora l’importanza di una regolamentazione pianificata e guidata, viene spinta dalla forza della sue stesse inevitabili conseguenze ‘a tentativi per controllare i prezzi secondo lo stile del comunismo di guerra’””. Il modo giusto per avvicinarsi ai contadini era quello di agire attraverso il proletariato; in termini economici ciò significava che la razionalizzazione dell’industria statale era la chiave per chiudere le forbici (1). Incoraggiati da questa iniziativa, 46 eminenti membri del partito, tra cui diversi componenti del Comitato Centrale, redassero allora un manifesto politico che fu pubblicato il 15 ottobre 1923, e che finì per essere conosciuto come “”la piattaforma dei 46″”; esso fu firmato, tra gli altri, da Pjatakov, Preobrazenskij, Antonov-Ovseenko, Osinskij, V. Smirnov, I.N. Smirnov, Kaganovic, Sapronov, Serebrjakov e Rozengol’c. Il manifesto dichiarava che il “”carattere casuale, sconsiderato e asistematico delle decisioni del Comitato Centrale”” aveva condotto il paese sull’orlo di “”una grave crisi economica”” i cui sintomi erano la crisi monetaria, la crisi del credito, la crisi delle vendite nell’industria, i bassi prezzi dei prodotti agricoli e le disparità salariali. Dopo aver deplorato la “”mancanza di direzione”” che era responsabile di questi insuccessi, il manifesto passava dalla diagnosi economica ad un attacco generale contro il comportamento dittatoriale dell’apparato di partito, e concludeva chiedendo un’immediata conferenza che esaminasse la situazione”” (pag 102-103) (1) Lunghi estratti della lettera furono pubblicati in ‘Socialisticeskij vestnik’, n. 11 (81), Berlin, 24 maggio 1924, pp. 9-10; il testo completo non è mai stato pubblicato. Circa gli aspetti politici della lettera di Trockij cfr. oltre, pp. 277-79 (2) Circa gli aspetti politici della piattaforma cfr. oltre, pp. 279-80, quanto al testo completo, cfr. oltre, pp. 343-48″,”RIRO-001-FR”
“CARR Edward Hallett”,”German – Soviet Relations Between the two World Wars, 1919-1939.”,”Edward Hallett Carr. Formerly Woodrow Wilson Professor of International Politics, University of Wales.”,”RUST-021-FL”
” CARR Edward Hallett”,”1917. Illusioni e realtà della rivoluzione russa.”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni.”,”RIRO-098-FL”
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia.”,”In appendice, allegati, 2 articoli originali ritagli di giornale ‘Inchiesta sugli storici e la storia’ di Rosellina Balbi Il caso e la necessità nella storia. “”A questo punto possiamo fermarci un momento per chiarire l’origine di questa insistenza; diffusasi di recente, sulla funzione del caso nella storia. A quanto pare, il primo storico ad affrontare sistematicamente questo problema fu Polibio, per un motivo prontamente individuato da Gibbon. «I greci – osservò Gibbon – dopo che la loro patria era stata ridotta al rango di provincia, attribuirono i trionfi di Roma non al merito, ma alla fortuna» (1). Un altro storico dell’antichità propensa a far diffuse riflessioni sul caso, fu Tacito, che scrisse anch’egli la storia della decadenza della propria patria. La rinnovata insistenza da parte degli storici inglesi sull’importanza del caso nella storia deriva dal diffondersi di uno stato d’animo d’incertezza e di apprensione iniziato con questo secolo, e accentuatosi dopo il 1914. A quanto pare, il primo storico inglese che dopo un lungo silenzio fece risuonare questa nota, fu Bury, che, in un saggio del 1909 sul ‘Darwinismo nella storia’, sottolineò l’«elemento di coincidenza casuale» che contribuisce in larga misura «a determinare gli eventi dello sviluppo della società», e nel 1916 dedicò a questo problema un intero saggio intitolato ‘Il naso di Cleopatra’ (2). H.A.L. Fisher, nel passo già ricordato, che riflette la sua disillusione per il fallimento dei sogni liberali seguito alla prima guerra mondiale, chiede ai lettori di rendersi conto dell’«azione del contingente e dell’imprevedibile» nella storia (3). Il diffondersi nel nostro paese di una concezione della storia come susseguirsi di accidenti, ha coinciso con l’ascesa in Francia di una scuola filosofica che sostiene che l’esistenza – cito dal celebre libro di Sartre ‘L’Etre et le néant’ – non ha «né causa né ragione né necessità». In Germania, come abbiamo già osservato, il venerando Meinecke scoprì sul finir della propria vita l’importanza del caso nella storia. Egli rivolse a Ranke il rimprovero di uno aver preso abbastanza in considerazione questo elemento, e, dopo la seconda guerra mondiale, attribuì i disastri subiti dalla Germania negli ultimi quarant’anni a una serie di eventi accidentali, come la vanità del Kaiser, l’elezione di Hindenburg alla presidenza della repubblica di Weimar, la personalità ossessiva di Hitler, e così via – col che esprimeva lo sfacelo intellettuale di un grande storico sotto il peso delle sciagure del proprio paese (4). In un gruppo o in un paese che si trovino nel cavo anziché sulla cresta dell’onda degli eventi storici, si vedranno prevalere le concezioni che sottolineano la funzione del caso o dell’accidentale nella storia. Gli studenti che ricevono dei brutti voti hanno sempre aderito alla teoria che gli esami sono un terno al lotto. Ma scoprire le origini di una convinzione non significa risolvere il problema. Dobbiamo ancora decidere che cosa ci stia a fare di preciso il naso di Cleopatra nelle pagine della storia. A quanto pare, il primo che tentò di difendere le leggi della storia da questa intrusione fu Montesquieu. «Se una causa particolare, come l’esito accidentale di una battaglia, ha condotto uno Stato alla rovina – egli scrisse nella sua opera sulla grandezza e decadenza dei romani – esisteva una causa di carattere generale che provocò la caduta di quello Stato per colpa di un’unica battaglia». Anche i marxisti si trovarono in difficoltà di fronte a questo problema. Marx se ne occupò una volta sola e per di più in una lettera: «La storia universale avrebbe un carattere davvero mistico se essa escludesse il caso. Naturalmente anche il caso diventa a sua volta parte del generale processo di sviluppo ed è compensato da altre forme di casualità. Ma l’accelerazione e il ritardo dipendono da questi “”accidenti””, che includono il carattere “”casuale”” degli individui che sono alla testa di un movimento nella sua fase iniziale» (5). In tal modo Marx difendeva l’importanza del caso nella storia da tre punti di vista. In primo luogo, esso non avrebbe molta importanza: potrebbe «accelerare» o «ritardare» ma, è sottinteso, non modificare radicalmente il corso degli eventi. In secondo luogo, un accidente sarebbe compensato da un altro, cosicché in ultima analisi l’accidentalità stessa si dissolverebbe. In terzo luogo, l’esempio tipico di casualità sarebbe rappresentato dal carattere degli individui (2). Trotsky rafforzò la teoria della compensazione e della reciproca neutralizzazione degli accidenti storici mediante un’ingegnosa analogia: «L’intero processo storico consiste in una rifrazione delle leggi storiche attraverso un elemento accidentale. Per esprimermi come i biologi: le leggi della storia si realizzano mediante la selezione naturale degli accidenti» (3). Confesso che questa teoria mi pare insoddisfacente e poco convincente. Oggi, la funzione del caso nella storia è notevolmente esagerata da coloro che sono interessati a sottolinearne l’importanza. Tuttavia essa esiste, e dire che si limita a provocare accelerazioni o ritardi, ma non apporta modificazioni reali, significa giocare con le parole. Per di più, non vedo il motivo per cui un evento casuale – per esempio, la morte prematura di Lenin all’età di cinquantaquattro anni – sia compensato automaticamente da qualche altro accidente, in modo da riequilibrare la bilancia del processo storico”” [Edward H. Carr, ‘Sei lezioni sulla storia’, Torino, 1966] [(1) ‘Decline and Fall of the Roman Empire’, cap. XXXVIII. E’ divertente osservare che anche i greci, dopo la conquista romana, si dilettarono al gioco della «storia fatta con i se», consolazione preferita degli sconfitti: e andavano ripetendosi che Alessandro Magno, se non fosse morto giovane «avrebbe conquistato l’Occidente, e Roma sarebbe diventata suddita dei re greci» (K. von Fritz, ‘The Theory of the Mixed Constitution in Antiquity’, New York, 1954, p. 395; (2) Entrambi gli articoli sono stati ripubblicati in J.H. Bury, ‘Selected Essays’, 1930; per le osservazioni di Collingwood in proposito, cfr. ‘The Idea of History’, pp. 148-50; (3) Cfr. sopra, p. 48. Toybee citò il passo di Fisher (‘A Study of History’, V, 414) fraintendendolo completamente. Toynbee attribuisce la frase alla «moderna credenza occidentale nell’onnipotenza del caso», che «diede origine» al ‘laissez-faire’. Ma i teorici del ‘laissez-faire non credevano nel caso, bensì in una «mano occulta» che armonizzava le discordanti azioni umane; quanto all’osservazione di Fisher, essa va attribuita non al liberalismo basato sul ‘laissez-faire’, ma al crollo di questa concezione tra il 1920 e il 1940; (4) I passi relativi sono citati da W. Stark nella sua introduzione a F. Meinecke, ‘Machiavellism’, pp. XXXV-XXXVI; (5) K. Marx e F. Engels, Opere (ed. russa), XXVI, 108; (6) Tolstoj nel primo epilogo di ‘Guerra e pace’ affermò che tanto il «caso» che il «genio» sono termini che esprimono l’incapacità degli uomini di attingere la cause ultime; (6) Trotsky, ‘La mia vita’, (trad. ingl., 1930, p. 422)] (pag 106-109)”,”STOx-006-FV”
” CARR Edward Hallett”,”The Russian Revolution. From Lenin to Stalin (1917-1929).”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni. R.W. Davies is Emeritus Professor in the Centre for Russian and East European Studies at the University of Birmingham. Introduction by R.W. DAVIES, Foreword, List of Abbreviations, Chronology, Further Reading on the Years 1917-1929, Index,”,”RIRO-145-FL”
“CARR Edward Hallett”,”L’influenza sovietica sull’Occidente.”,”Edward Hallett Carr. Formerly Woodrow Wilson Professor of International Politics, University of Wales. Marx, Lenin sulla pianificazione (socialista) “”Marx fu anzitutto per temperamento e per convinzione il nemico giurato dell’utopia sotto qualsiasi forma. Nei suoi anni giovanili egli s’impegnò in vivaci polemiche contro i socialisti utopistici che si trastullavano con le visioni irreali della futura società socialista. In un suo opuscolo pubblicato per ultimo, ‘La guerra civile in Francia’, egli spiegò che gli operai non hanno “”utopie bell’e pronte”” e non hanno “”ideali da attuare”” e sanno che “”dovranno passare attraverso lunghe lotte, attraverso una serie di processi storici, trasformando le circostanze e gli uomini””. Questa fiducia “”scientifica””, quasi deterministica, nella trasformazione della società grazie a immanenti “”processi storici””, sembra essere implicitamente, benché forse inconsapevolmente, avversa ad un attivo conseguimento della pianificazione. D’altra parte, Marx applicò gli strumenti dell’analisi economica al sistema capitalistico, ma non appare che egli considerasse questi strumento come strumenti adatti alla concezione di un potenziale ordinamento socialista. In un’opera giovanile egli definì Proudhon come un uomo che si “”dondolava costantemente fra il capitale e il lavoro, fra l’economia politica e il comunismo”” (1). L'””economia politica”” era a suo modo di vedere qualcosa che apparteneva essenzialmente al capitalismo. Le categorie economiche tradizionali del valore, del prezzo e del profitto avrebbero cessato di applicarsi in una società collettiva; perfino la teoria del valore-lavoro avrebbe cambiato senso (2). Ma Marx non aveva nuove categorie da sostituire alle vecchie e non aveva strumenti di analisi economica da adoperare non appena il capitalismo fosse stato abbandonato. Le discussioni sulle funzioni del prezzo e del profitto in un’economia pianificata sarebbero avvenute molto tempo dopo. Terza e più importante considerazione: Marx non riuscì a concepire uno sviluppo serio della pianificazione per l’incapacità in cui si trovò di stabilire da chi avrebbe dovuto essere attuata la pianificazione in un ordinamento socialista. Dopo aver vivacemente condannato i sostenitori del liberismo, egli si sentì profondamente vincolato a diverse asserzioni implicite in questa dottrina e benché fondasse il suo sistema sul primato dell’economia rispetto alla politica, egli le considerava tuttavia come sfere distinte. Ad ogni modo lo Stato, come organismo politico, era destinato a svanire in un tempo non molto lontano e non poteva essere l’arbitro della pianificazione dell’ordinamento futuro. Marx trasse da questo presupposto la conseguenza che, essendo la produzione sottoposta, in un regime socialista, “”al controllo cosciente e preordinato della società”” (3), la stessa società avrebbe dovuto essere “”organizzata sotto forma di associazione cosciente e sistematica””, nella quale gli stessi produttori “”avrebbero regolato lo scambio dei prodotti e sottoposto questo scambio al loro controllo comune invece di consentirgli di dominarli come forza cieca”” (4). Mentre qualche genere di pianificazione e di direzione della vita economica faceva evidentemente parte integrante del socialismo, Marx si accontentò di ammettere che queste funzioni sarebbero state svolte non già dallo Stato o da altri organismi politici, bensì dagli stessi produttori, e non andò oltre questo punto. I suoi discepoli non compiono nessun progresso degno di nota su questo punto fino al 1917. Nei cinquant’anni che seguirono la pubblicazione del ‘Capitale’ non fu recato nessun contributo di rilievo all’elaborazione teorica di un ordinamento economico socialista. “”Sapevamo, quando prendemmo in mano il potere – disse Lenin sei mesi dopo la rivoluzione d’ottobre – che non erano pronte delle forme di concreta riorganizzazione del sistema capitalistico in un sistema socialista… Non conosco nessun socialista che si sia occupato di questi problemi””. E parlando della produzione e dello scambio aggiunse: “”Non si era scritto nulla su questi argomenti nei libri di testo bolscevichi o in quelli menscevichi””. Non era stato aggiunto nulla di sostanziale alla vaga nozione marxista dell’auto-organizzazione degli operai in comuni o comunità di produttori”” [E.H. Carr, ‘L’influenza sovietica sull’Occidente’, La Nuova Italia, Firenze, 1950] [(1) Marx, ‘La miseria della filosofia’, p. 166 nella trad. ingl.; (2) Marx Engels, Opere, vol. XV, p. 273 dell’ed. russa; (3) Marx, ‘Il Capitale’, vol. III, p. 221 della trad. ingl.; (4) Marx, ‘Il Capitale’, vol. III, p. 773 della trad. ingl.] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] (pag 32-33) “”La pianificazione, nel senso di una direttiva centrale dell’economia nazionale rivolta ad una finalità o ad una serie di finalità determinate dal centro, fu il prodotto di una situazione nazionale di emergenza più che di un’esigenza di riforma sociale. Sul piano teorico, il titolo di padre della pianificazione appartiene piuttosto a Federico List che a Carlo Marx. L’opera del List, il ‘Sistema nazionale di economia politica’, non fu la sua sola opera che pose le basi di una pianificazione nazionale come mezzo di edificazione di una forza industriale tedesca, poiché tutte le sue altre opere contengono accenni al processo di pianificazione cosparsi qua e là (1). La guerra del 1914-18 fu l’avvenimento che insegnò che la più efficiente organizzazione della produzione per raggiungere uno scopo socialmente necessario non può essere creata nel quadro del libero sistema capitalistico, vale a dire attraverso lo stimolo del meccanismo dei prezzi, ma che occorrono invece un controllo diretto e un’organizzazione della produzione da parte dello Stato. La lezione non fu appresa quasi affatto in Russia e nella migliore delle ipotesi non fu appresa che parzialmente in Gran Bretagna. Fu appresa sul serio solo nella patria di List, dove fu inventato il termine di “”economia pianificata”” e dove ne fu sviluppata l’applicazione, da parte di Rathenau e dei suoi esperti, nell’Ente tedesco per le materie prime belliche. Così, se si prescinde dal caso eccezionale di una collettività coinvolta in una guerra la quale viene spinta più fortemente che in qualsiasi altro momento ad impedire lo sviluppo dei risentimenti provocati dalla diseguaglianza delle condizioni o dei sacrifici e accetta necessariamente in qualche misura il principio della distribuzione “”a ognuno secondo i suoi bisogni””, l’economia pianificata non dovette nulla agli ideali del socialismo o della giustizia sociale nella sua prima forma sviluppata. La prima impostazione della pianificazione in Russia Sovietica fu estremamente sperimentale ed esitante. Il processo di “”nazionalizzazione”” significò, nei primi giorni della rivoluzione, la conquista delle fabbriche da parte degli operai e delle terre da parte dei contadini. “”Ogni fabbrica ed ogni podere””, disse Lenin nel 1918, dovrebbero costituire “”un comune di produzione e di consumo”” e dovrebbero “”risolvere a modo loro il problema della valutazione della produzione e della distribuzione dei prodotti””. Non si hanno che scarse prove della consapevolezza dei capi bolscevichi delle conseguenze dell’economia pianificata in Germania durante la guerra; ma fu la guerra, e questa volta era guerra civile, che impose pure gli elementi della pianificazione alla Russia Sovietica. In Russia, come in Germania, la sopravvivenza nazionale dipendeva dall’organizzazione di risorse nazionali limitate come un tutto unico nel quale ogni parte fosse controllata o diretta verso l’attuazione di un fine nazionale. Questo fu il periodo del “”comunismo di guerra”” (…). Fu l’esperienza di quegli anni, unita all’intuizione di Lenin, che dette realmente inizio alla carriera che la “”pianificazione”” compì nel mondo. Lenin e i suoi collaboratori si resero chiaramente conto del fatto che la vittoria nella guerra civile avrebbe costituito l’inizio e non la fine delle difficoltà del regime. Non si poteva sperare di conseguire né la sicurezza nazionale in un mondo ostile, né la sopravvivenza della rivoluzione proletaria all’interno senza una politica di intensa industrializzazione. Poiché non si poteva ottenere del capitale straniero in quantità degne di nota, il capitale necessario non poteva essere fornito che dallo sfruttamento della massa contadina e questo sfruttamento sarebbe stato assolutamente intollerabile se non fosse stato mitigato da un incremento dell’efficienza e della produttività dell’agricoltura sovietica”” [E.H. Carr, ‘L’influenza sovietica sull’Occidente’, La Nuova Italia, Firenze, 1950] [(1) In un opuscolo che reca il caratteristico titolo di “”Circa un sistema ferroviario sassone come base di un sistema ferroviario generale tedesco””, List adoperò, scrivendo nel 1833, un argomento fondamentale per la pianificazione, che sarebbe caduto a proposito un secolo dopo: «Che cos’è una spesa di 4 milioni, sì, mi domando, che cos’è una spesa da 6 a 10 milioni, quando sono in giuoco interessi nazionali così grandi e quando nello stesso tempo il capitale investito rende un interesse tanto straordinariamente alto? Più capitale si piò investire in queste condizioni, meglio è. Il semplice investimento di somme così grandi di capitale procura cibo, lavoro, felicità e benessere fra le masse della popolazione che vivono lungo la linea ferroviaria, poiché nove decimi della spesa vanno a beneficio della classe operaia””] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] pag 33-36)”,”RUST-048-FL”
“CARR Edward Hallett”,”La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin (1917-1929).”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni. R.W. Davies is Emeritus Professor in the Centre for Russian and East European Studies at the University of Birmingham. 1925 anno decisivo della campagna del Triumvirato’ contro Trotsky ….. (pag 91-93) (finire)”,”RIRO-155-FL”
“CARR Edward H.”,”Bakunin.”,”””Michail Bakunin e Karl Marx furono i protagonisti e rivali intorno ai cui nomi e alla cui dottrine si polarizzò nel secolo scorso il movimento rivoluzionario. Erano cresciuti in gra parte sotto le stesse influenze. In ambedue i casi, le fondamenta erano state gettate da Hegel”” (pag 413)”,”ANAx-018-FV”
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia.”,”””A quanto pare il primo che tentò di difendere le leggi della storia da questa intrusione fu Montesquieu. «Se una causa particolare, come l’esito accidentale di una battaglia, ha condotto uno Stato alla rovina – egli scrisse nella sua opera sulla grandezza e la decadenza dei romani – esisteva una causa di carattere generale che provocò la caduta di quello Stato per colpa di un’unica battaglia». Anche i marxisti si trovarono in difficoltà di fronte a questo problema. Marx se ne occupò una volta sola, e per di più in una lettera: «La storia universale avrebbe un carattere davvero mistico se essa escludesse il caso. Naturalmente anche il caso diventa a sua volta parte del generale processo di sviluppo ed è compensato da altre forme di causalità. Ma l’accelerazione e il ritardo dipendono da questi “”accidenti””, che includono il carattere “”casuale”” degli individui che sono alla testa di un movimento nella sua fase inziale» (1). In tal modo Marx difendeva l’importanza del caso nella storia da tre punti di vista. In primo luogo, esso non avrebbe molta importanza: potrebbe «accelerare» o «ritardare» ma, è sottinteso, non modificare radicalmente il corso degli eventi. In secondo luogo, un accidente sarebbe compensato da un altro, cosicché in ultima analisi l’accidentalità stessa si dissolverebbe. In terzo luogo, l’esempio tipico di casualità sarebbe rappresentato dal carattere degli individui (2). Trockij rafforzò la teoria della compensazione e della reciproca neutralizzazione degli accidenti torici mediante un’ingegnosa analogia: «L’intero processo storico consiste in una rifrazione delle leggi storiche attraverso l’elemento accidentale. Per esprimersi come i biologi: le leggi della storia si realizzano mediante la selezione naturale degli accidenti» (3)”” (pag 110-111) [Edward H. Carr, ‘Sei lezioni sulla storia’, Einaudi, Torino, 1966] [(1) K. Marx F. Engels, Opere (ed. russa), XXVI, 108; (2) Tolstoj nel primo epilogo di ‘Guerra e pace’ affermò che tanto il «caso» che il «genio» sono termini che esprimono l’incapacità degli uomini di attingere le cause ultime; (3) L. Trockij, ‘La mia vita’ (trad. ingl., 1930, p. 422]”,”STOx-008-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Boshevik Revolution, 1917-1923. Volume One. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi.”,”RIRO-002-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Boshevik Revolution, 1917-1923. Volume Two. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Il secondo volume affronta il tema delle politiche economiche e delle disposizioni del regime sovietico Il tema della crisi delle forbici del 1923 Nota C. Marx, Engels e i contadini (pag 381-391)”,”RIRO-003-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Boshevik Revolution, 1917-1923. Volume Three. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Il terzo volume analizza le difficoltà sovietiche in politica estera Marx Engels: Nota E. Atteggiamento marxismo sulla guerra”,”RIRO-004-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Interregnum, 1923-1924. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Segue il volume ‘Interregno, 1923-1924)”,”RIRO-005-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Socialism in One Country. Volume One. 1924-1926. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, iniziano i tre volumi della fase ‘Socialismo in un solo paese’. Primo volume 1924-1926″,”RIRO-006-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Socialism in One Country. Volume Two. 1924-1926. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, iniziano i tre volumi della fase ‘Socialismo in un solo paese’. Secondo volume 1924-1926″,”RIRO-007-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Socialism in One Country. Volume Three. 1924-1926. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, iniziano i tre volumi della fase ‘Socialismo in un solo paese’. Terzo volume 1924-1926″,”RIRO-008-FSD”
“CARR Edward Hallett DAVIES R.W.”,”Foundations of a Planned Economy. 1926-1939. Volume 1.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, e i tre volumi del ‘Socialismo in un paese solo’, iniziano i due volumi della ‘Fondazione dell’economia pianificata 1926-1929. Primo volume.”,”RIRO-009-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Foundations of a Planned Economy. 1926-1939. Volume 2.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, e i tre volumi del ‘Socialismo in un paese solo’, iniziano i due volumi della ‘Fondazione dell’economia pianificata 1926-1929. Secondo volume.”,”RIRO-010-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”1917. Illusioni e realtà della rivoluzione russa.”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni. E.H. Carr: ‘il posto ‘unico’ della rivoluzione russa nella storia’ “”Questo era il processo adombrato da Marx nella prefazione al ‘Capitale’: «Il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l’immagine del suo avvenire» (1). Il mondo in cui l’Urss intraprese l’industrializzazione era tuttavia molto diverso da quello di Marx. Non era solo la tecnica che aveva fatto progressi. L’atteggiamento dell’uomo verso la natura, e la concezione che aveva del ruolo da lui svolto nel processo economico, erano anch’essi radicalmente cambiati. Il mondo neomarxista era un mondo di autocoscienza (2). La rivoluzione russa fu la prima grande rivoluzione della storia ad essere pianificata e fatta deliberatamente. La rivoluzione inglese ricevette il suo nome ‘ex post facto’, non dai politici che l’avevano fatta, ma dagli intellettuali che teorizzarono su di essa. Gli uomini che fecero la rivoluzione francese non si proponevano di fare una rivoluzione; l’illuminismo, nelle sue intenzioni, non era un movimento rivoluzionario. Coloro che si proclamavano rivoluzionari apparvero soltanto dopo che la rivoluzione era cominciata. La rivoluzione del 1848 fu una consapevole imitazione della rivoluzione francese: questa è presumibilmente la ragione per cui Napoleone la definì una «rivoluzione degli intellettuali». Ma il suo unico effetto positivo fu quello di estendere ad alcune parti dell’Europa centrale (dove le masse contadine rappresentavano ancora una forza rivoluzionaria, cosa che avevano cessato di essere in Francia e non erano ancora diventate in Russia (3)) alcuni dei risultati della rivoluzione francese. La rivoluzione russa fu anch’essa una rivoluzione di intellettuali; ma di intellettuali che non si limitavano ad ispirarsi al passato ma programmavano il futuro, che si proponevano non soltanto di fare una rivoluzione, ma anche di analizzare e preparare le condizioni in cui essa avrebbe potuto esser fatta. È questo elemento di autocoscienza che dà alla rivoluzione russa il suo posto unico nella storia moderna. (…) (pag 20). Arriviamo così alla più caratteristica innovazione introdotta da Lenin nella teoria e nella pratica rivoluzionarie: la sostituzione del partito alla classe come forza motrice della rivoluzione. Ancora una volta Lenin si trovava formalmente d’accordo con Marx, quanto meno col giovane Marx. Il ‘Manifesto del partito comunista’ prevedeva «l’organizzazione dei proletari in una classe, e di conseguenza in un partito politico»: e Lenin, naturalmente, parlava costantemente della classe di cui il partito rappresentava la punta di lancia ovvero l’avanguardia. Ma il mutamento d’accento era marcato e corrispondeva allo spostamento dal mondo delle leggi economiche obiettive al mondo dell’azione politica intesa a plasmare e a modificare l’economia. Una classe era un gruppo economico non aggregato, senza una definizione, un’organizzazione o un programma chiari. Un partito era invece un’organizzazione politica rigidamente unita e definita da un consapevole scopo comune”” (pag 27-28) [Edward Hallett Carr, ‘1917. Illusioni e realtà della rivoluzione russa’, Einaudi, Torino, 1970] [(1) Karl Marx, ‘Il capitale, libro I, vol. 1, Rinascita, Roma, 1956, p. 26; (2) I termini «autocoscienza» e «coscienza», che sono distinti nella ‘Fenomenologia’ di Hegel, sono uniti in modo interscambiabile da Marx e da Engels. Marx sembra preferire il termine «autocoscienza» nei suoi scritti giovanili, più hegeliani, e «coscienza» nelle sue opere più mature, nelle quali si preoccupava di mettere in rilievo la subordinazione della «coscienza» all’«essere»; la distinzione non è rigida; (3) Su questo punto cfr. George Lichtheim, ‘Marxism: An Historical and Critical Study’, London, 1961, p. 363)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRO-001-FAP” “CARR William”,”Hitler. Studio sul rapporto tra personalità e politica.”,”Considerazioni su Hitler comandante militare. “”Tutti i comandanti e gli ufficiali di stato maggiore che vennero a contatto con Hitler, anche quelli più critici nei confronti del regime e del suo capo, rimasero impressionati dalla sua competenza militare. Malgrado l’intolleranza e l’ostinazione mostrata in più di un’occasione, Hitler di solito appariva molto ben informato, sempre al corrente della condizione delle truppe e sempre molto abile nell’inquadrare situazioni particolari nel contesto strategico generale. Se c’erano delle discussioni, i suoi argomenti erano di solito coerenti e pertinenti, almeno superficialmente, anche se le premesse erano sbagliate. Pur sfornito di una preparazione militare regolare, Hitler aveva un notevole bagaglio di conoscenze tecniche. Grazie alla sua straordinaria memoria, nel corso degli anni Hitler aveva acquistato un’eccezionale competenza in materia di armi convenzionali ed era in grado di mettere in difficoltà qualsiasi sottuffciale. Conosceva perfettamente il calibro e la gittata di ogni pezzo di artiglieria dell’esercito tedesco come degli altri eserciti, ed era in grado di citare dati sulle riserve e sulla produzione mensile di munizioni e di descrivere fin nei dettagli ogni tipo di arma da fuoco (i libri di argomento militare erano la sua lettura serale preferita). Naturalmente c’era molta teatralità in questa continua ostentazionedi dati e di informazioni. Dal punto di vista psicologico era importante per Hitler sentirsi superiore agli ufficiali di staot maggiore, la cui presenza lo metteva sempre un po’ a disagio. Probabilmente questa esibizione (tipica del dilettante, non del vero esperto) gli serviva per raggiungere obiettivi psicologicvi e politici allo stesso tempo. Riversare sugli in interlocutori un torrente di dati tecnici e di cifre (di solito esatte) ogni volta che voleva cambiare argomento era un trucco a cui Hitler ricorreva volentieri; era un trucco ben noto ai suoi frequentatori abituali, ma feceva sempre impressione a chi lo conosceva un po’ meno . Avendo una straordinaria capacità di scoprire le inesattezze di un rapporto poteva mettere in difficoltà il più incallito dei generali. Ma va anche detto che quando si trovava in presenza di veri tecnici, e non di semplici militari, Hitler non ricorreva a questo stratagemma. Albert Speer riferisce che quando si recava da Hitler, accompagnato da alcuni consiglieri militari, il Führer ascoltava attentamente, non esitava a prendere in considerazione le alternative propostegli e spesso rinunciava ai suoi pregiudizi, con grande sorpresa degli ufficiali presenti (1). È anche vero, però, che col tempo si stancò di questo comportamento. Nel 1943 solo due consiglieri di Speer erano ammessi regolarmente alla sua presenza ed era notevolmente diminuita la possibilità di discutere liberamente. La competenza tecnica di Hitler era tutt’altro che un bluff. Talvolta rivelava più intuito degli esperti militari, forse perché una mente fresca non educata riesce a vedere delle possibilità che una mente educata ma oppressa dal peso della materia o dalle convenzioni professionali non riesce a vedere. Valga come esempio la polemica sul ruolo delle truppe corazzate. Hitler credeva istintivamente che quest’arma avrebbe rivoluzionato la tecnica militare; era convinto che, se usati con decisione e coraggio, i carri armati avrebbero consentito d fare una guerra di movimento e di ottenere rapide vittorie con minimi spargimenti di sangue. Prima del 1933, malgrado Hitler insistesse continuamente per un aumento delle unità corazzzate, furono fatti ben pochi progressi in questa direzione e ciò dimostra di quanta indipendenza godesse ancora l’esercito. Una parte della responsabilità è attribuibile alle strozzature del sistema industriale, ma la causa principale del ritardo era lo scetticismo della maggior parte dei generali. Questi non avevano nessuna voglia di correre rischi puntando sulle divisioni corazzate come fattore decisivo di una guerra futura e preferivano, più tranquillamente, utilizzare i carri armati come semplici mezzi di appoggio alla fanteria. Solo quando diventò capi supremo della Wehrmacht, nel 1938, Hitler fu in grado di imporre la sua volontà. Per accelerare la realizzazione del suo programma affidò al generale Heinz Guderian, un convinto sostenitore dell’importanza dei carri armati, il comando delle nuove truppe mobili. Il generale Guderian fu autorizzato a rispondere direttamente al Führer. Ma la tanto celebrata competenza tecnica di Hitler non andava molto al di là delle armi convenzionali. È stato giustamente detto che Hitler era rimasto in fondo il soldato di fanteria della prima guerra mondiale, dominato per tutta la vita dalle idee e dalle esperienze di quel periodo (2). Sappiamo con certezza che fu piuttosto lento a capire l’importanza dei nuovi prodotti che il progresso scientifico mise rapidamente a disposizione delle forze armate durante la seconda guerra mondiale, in particolare del rada, del motore a reazione e dei missili”” (pag 120-122) [William Carr, ‘Hitler. Studio sul rapporto tra personalità e politica’, Liguori editore, Napoli, 1985] [(1) A. Speer, ‘Inside the Third Reich’, op. cit., p. 232. Lo stesso vale per gli architetti e gli artisti, il cui giudizio di Hitler teneva sempre in gran conto (p. 79); (2) E. Hanfstaengl, ‘Zwischen Weissem und Braunen Hans’, Münche, 1970, p. 46]”,”GERN-214″ “CARRASCO Angel”,”Seis dias en la China de Mao.”,”CARRASCO Angel ha studiato lettere e filosofia per poi fare il giornalista a Madrid. Sei giorni nella Cina di Mao è la cronaca di un viaggio realizzato nella Repubblica Popolare di Cina. “”Si può dire che la gioventù cinese è – specialmente quella che segue le norme del Partito – impregnata di una certa asetticità che si estende a tutti i suoi atti, relazioni, forme di vita e situazioni individuali e collettive; come se si trattasse di un sentimento consustanziale alla sua età e al suo criterio, a mettere a fuoco e risolvere i propri problemi. (…) Questi giovani costituiscono uno strano spettacolo diametralmente opposto a ciò che offrono i loro coetanei di Londra, Parigi, Amsterdam o San Francisco.”” (pag 120-121)”,”CINx-194″ “CARRE’ Olivier”,”Le nationalisme arabe.”,”Olivier CARRE’, ricercatore al Centre d’ etudes et de recherches internationales (CERI) della FNSP, sociologo e studioso del mondo arabo, è autore di numerose opere sull’ Oriente arabo.”,”VIOx-049″ “CARRE’ Henri Lt. Colonel”,”Le grand Carnot (1753-1823).”,” Guerra rivoluzionaria difensiva. “”Nelle Alpi, i Piemontesi entrati in Savoia per aiutare i lionesi in rivolta erano stati respinti sulle creste da Kellermann. Ma a Sud-Est, tutti i nostri sforzi contro la posizione di Saorgio erano stati vani, lasciando il nemico padrone del colle di Tenda. Lione soccombeva dopo aver opposto alle truppe rivoluzionarie una resistenza disperata e la Convenzione emanava contro la sfortunata città un decreto implabile che si riassumeva in queste parole: “”Lione non è più””. Sul Mediterraneo, Tolone, grazie a Bonaparte, era ricaduto in mani repubblicane. Ma prima di ritirarsi, gli inglesi avevano incendiato l’ arsenale e bruciato la flotta francese ancorata nel porto. Nell’ Ovest, i Vandeani erano stati battuti a Mans (…). Ma nei Pirenei orientali, gli spagnoli, comandati da Ricardos, erano in vantaggio conservando Collioures e Port-Vendres. In definitiva, se il territorio della Repubblica rimaneva parzialmente invaso a Nord e a Sud, la Francia, che aveva creduto quasi di perdersi, era salvata dal più grande pericolo alla fine dell’ anno 1793. Essa lo doveva all’ energia feroce del suo governo al lavoro e alla devozione di una decina d’uomini, all’ abilità e alla fermezza di un Carnot, animatore quanto organizzatore, ai talenti militari di due generali che aveva saputo scoprire, un Hoche e un Jourdan. Quanto alle truppe che si erano coperte di gloria per la loro bravura, l’ ardore e la tenacia, esse non erano che l’ avanguardia dell’ immensa massa di uomini che Carnot si preparava a lanciare contro il gruppo dei nostri nemici””. (pag 160-161)”,”FRAR-321″ “CARRE’ Olivier”,”L’islam laico.”,”CARRE’ Olivier è direttore di ricerca alla Fondation nationale des Sciences politiques di Parigi. Studioso dell’Islam è autore di numerosi volumi.”,”VIOx-216″ “CARRÉ Olivier”,”L’Islam laico.”,”Olivier Carré è direttore di ricerca alla Fondation nationale des Sciences politiques di Parigi. Studioso dell’Islam, è autore: L’Islam et l’Etat dans le monde aujourd’hui, Les Frères musulmans, Mystique et politique, Radicalismes islamiques.”,”VIOx-122-FL” “CARRELLA Alfredo”,”Lenin. Il laboratorio della strategia comunista.”,”In appendice: progetto di rielaborazione del programma. Il vecchio e il nuovo programma del POSDR, art. costituzione sovietica 1918, Tesi 2° Congresso IC 1920, Tesi 2° Congresso PCd’I 1922 (Tesi di Roma): tattica del Partito comunista.”,”LENS-096″ “CARRELLA Alfredo”,”Lenin. Il laboratorio della strategia comunista.”,”Mala tempora currunt. In pieno riflusso politico, in assenza totale di una Internazionale comunista, in assenza di un partito forte e organizzato, e per converso, in presenza di un cumulo di menzogne borghesi che intonano nenie sul marxismo piantando la croce sull’URSS del ‘socialismo reale’, con la pretesa di invalidare Marx e la progettualità comunista, diviene essenziale, ristabilire la dottrina rivoluzionaria, i principi teorici e la tattica rivoluzionaria per la mia e le più giovani generazioni comuniste. Fin dalla sua formulazione il marxismo ha dovuto, di volta in volta, scrollarsi la coltre di menzogne, travisamenti, ecc. sotto cui si è tentato di seppellirlo….. il comunismo non è un ideale, un progetto etico da realizzare, ecc., ma, ‘un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente’ (ideologia tedesca), una necessità intrinseca alle stesse leggi di sviluppo della società moderna. Nel 1917 in Stato e rivoluzione, Lenin dice: ‘Così stando le cose, e dato che le deformazioni del marxismo si sono diffuse in modo inaudito, compito nostro è, innanzitutto, ristabilire la vera dottrina di Marx sullo stato. Dovremo a tal fine fare lunghe citazioni dalle opere stesse di Marx e di Engels. Naturalmente queste lunghe citazioni renderanno più pesante l’esposizione e non contribuiranno affatto a renderla popolare. Ma è assolutamente impossibile farne a meno. Tutti i passi, o almeno i passi fondamentali di Marx e di Engels sullo Stato, debbono essere riportati in maniera quanto più possibile completa, perchè il lettore possa farsi un’idea personale dell’insieme delle concezioni dei fondatori del socialismo scientifico, dello sviluppo di queste concezioni e anche per dimostrare, con le prove alla mano, in modo evidente, che il -kautskismo – attualmente dominante le ha snaturate’.”,”LENS-052-FL” “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”L’Union sovietique de Lenine à Staline 1917 – 1953.”,”Ascesa bolscevismo, tre rivoluzioni russe, nascita stato e nazione, autodeterminazione, crisi 1921 – 1923 sollevamenti popolari, Lenin, ascesa apparato e disfatta Trotsky, disfatta sinistra e destra, Stalin, terrore purghe, grande guerra patriottica, ricostruzione econ e ideologia, verso il post-stalinismo.”,”RUSU-010″ “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”La Destalinisation commence.”,”Repressioni staliniste, Krusciov, morte di Stalin, rivoluzione nel partito PCUS, caduta di Krusciov.”,”RUSU-074″ “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”Lenine.”,”Storica della Russia, l’A, membro dell’ Academie francaise dal 1991 ha pubblicato moltissime opere da ‘La Gloire des nations’ a ‘Le Malheur russe’ e alla biografia di NICOLA II.”,”LENS-084″ “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”Lenin. L’ uomo che ha cambiato la storia del ‘900.”,”Professoressa universitaria e fino al 1999 parlamentare europea, H. CARRERE D’ ENCAUSSE è Accademica di Francia e Segretaria perpetua dell’ Accademia.”,”LENS-101″ “CARRERE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le pouvoir confisqué. Gouvernants et gouvernés en URSS.”,”””Sans doute Marx a-t-il longuement discuté de l’Etat, de son pouvoir aliénant et de la nécessité pour l’homme de s’attaquer à ce problème pour assurer son émancipation. Mais à ce point, la pensée de Marx débouche, sinon sur une contradiction claire, du moins sur une perpétuelle tension entre deux conceptions du pouvoir, tension que les bolcheviks ne résoudront pas. Tout d’abord, il est remarquable de constater l’insistance de Marx sur l’Etat comme cadre privilégié des relations sociales. Même si la pensée politique de Marx ne peut être confondue avec sa reflexion sur l’Etat, l’économie est à ses yeux le principal lieu historique des relations politiques des sociétés humaines – en liant Etat et intérêt de classe, Marx réintroduit à tout moment l’Etat dans sa conception du pouvoir. De plus, il a vu dans l’Etat à la fois “”une organisation de la classe possédants”” (Mew, Marx Engels Werke, Berlin, 1961, XXI p.167)) et la concentration, l’incarnation dans un corps spécialisé de dirigeants – politiciens, bureaucrates, militaires, policiers – des pouvoir de la société. L’Etat est ainsi, tout en même temps, un monstre que la société a fabriqué et qui s’est retourné contre elle pour la dominer, et un appareil de domination des possédants sur le reste de la société. De cette double vision de l’Etat découlent deux certitudes opposées: l’opposition est permanente entre Etat et société; ou bien, au contraire, l’Etat est toujours un instrument de la société, d’une classe particulière de la societé, classe économiquement dominante avant la révolution, prolétariat ensuite. La ‘dictature du prolétariat’ proposée par Marx comme forme d’organisation de la société au lendemain de la révolution ne résout pas la tension que l’on perçoit dans sa pensée. Cette dictature du prolétariat qu’il appelle de tous ses voeux, qu’il tient pour une étape décisive dans la voie de l’émancipation humaine, il ne dit pas pour autant qu’elle soit un ordre politique ‘juste’. A suivre de près la pensée de Marx, on trouve en définitive une double aspiration. L’anarchisme fondamental du penseur, du philosophe, qui place au sommet de son système de valeurs la liberté humaine et qui pense que ‘liberté’ et ‘Etat’ son antinomiques. C’est une convinction qui transparaît dans la ‘Critique du Programme de Gotha’, où il conteste l’ambition du Parti ouvrier allemand à créer un ‘Etat libre’. Engels fait d’ailleurs preuve du même scepticisme en ce qui concerne la compatibilité de l’Etat et de la liberté lorsqu’il suggère que le concept d’Etat doit être supprimé au profit de celui de ‘communauté’ (gemeinwesen) que les Français de 1870 ont appelé ‘Commune’ (N. Berdiaev, Les sources et les sens du communisme russe, Paris, 1970, p. 121). Anarchiste dans ses vues philosophiques, Marx sur le terrain politique devient un ennemi de l’anarchisme. Il tient que la stratégie révolutionnaire des anarchistes – destruction immédiate et définitive de l’Etat – est une grave erreur, car pour lui c’est à travers la conquête de l’Etat que le prolétariat peut s’imposer. Plus encore, il est en désaccord avec les anarchistes sur un problème de fond, celui de la cause de l’oppression que les hommes ont subie au fil des siècles. Pour les anarchistes, c’est l’Etat qui est cause de toute oppression; il est un mal absolu, il est ‘le mal’, c’est donc lui que la révolution doit viser. Sans justifier pour autant l’Etat, Marx et Engels le tiennent pour une conséquence de l’oppression tandis que les relations économiques en sont le fondement. S’il faut songer à supprimer l’Etat, c’est au terme d’une longue révolution où le prolétariat reprendra d’abord l’Etat en charge.”” (pag 13-15) [Hélène Carrere d’Encausse, Le pouvoir confisqué. Gouvernants et gouvernés en URSS, 1980]”,”RUSS-227″ “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Lenin. L’uomo che ha cambiato la storia del ‘900.”,”‘In Lenin abbiamo l’uomo creato per quest’epoca di sangue e di ferro’ Trockij; O Lenine, Mosca 1924. Hélène Carrère d’Encausse, professoressa universitaria e fino al 1999 parlamentare europeo, Accademico di Francia e Segretario perpetuo dell’Accademia. Alla storia russo-sovietica ha dedicato alcune fra le opere più importanti apparse negli ultimi trent’anni, in particolare ricordiamo L’Empire éclaté.”,”LENS-018-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Caterina la Grande.”,”La biografia della sovrana come osservatorio delle grandi trasformazioni del Settecento europeo, fra intrighi di corte e spedizioni militari, fermenti artistici e religiosi, riforme amministrative ed esperimenti sociali. Hélène Carrère D’Encausse è entrata nel 1991 a far parte dell’Académie Française, della quale è stata eletta segretaria perpetua. É autrice di numerosi saggi sulla storia della Russia.”,”RUSx-044-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le grand frère. L’Union Soviétique et L’Europe Soviétisée.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, conclusion, notes, bibliographie, index,”,”RUST-024-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R.”,”L’URSS, la Cina e le rivoluzioni nei paesi sottosviluppati.”,”Studiosi attenti del socialismo e dell’Asia, gli autori, Hélène Carrère d’Encausse, che sovrintende alle ricerche presso il Centro studi dei rapporti internazionali, e Stuart R. Schram, direttore del Contemporary China Institute di Londra, erano pienamente qualificati per condurre nel migliore dei modi questa nuova analisi delle divergenze progressive tra le due interpretazioni marxiste della rivoluzione. Più che teorie rivoluzionarie, la Cina e l’Unione Sovietica possono offrire al Terzo Mondo un esempio e un aiuto materiale.”,”PVSx-023-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”La gloire des nations ou la fin de l’Empire soviétique. Nouvelle édition augmentée.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Notes, Supplément (décembre 1991): L’organisation de la décomposition de l’URSS, Bibliographie, cartine, index,”,”RUSU-049-FL” “CARRERE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R. a cura; documenti di Karl MARX V.I. LENIN L. TROTSKY N. BUCHARIN Sultan GALIEV G. SAFAROV G. STALIN M.N. ROY Tan MALAKA CHEN DU-XIU LI DA-ZHAO CAI HE-SEN GAO JUN-YU LI LI-SAN M. THOREZ MAO TSE-TUNG LIU SHAO-QI E. ZUKOV G.V. ASTAFEV N. KRUSCIOV”,”Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi.”,”Dibattito tra Lenin e Roy al II Congresso Comintern, dell’Internazionale comunista sui problemi della rivoluzione in Oriente (pag 33-34-35) Sul piano tattico, il problema centrale era quello della collabvorazione con la borghesia nei Paesi non europei. Nella sua qualità di relatore sulla questione nazionale e coloniale, Lenin aveva redatto delle tesi che isnistevano sulla necessità, nei paesi coloniali e soggetti, di appoggiare il movimento “”democratico-borghese””. Certo, egli sottolineava nello stesso tempo il dovere per i comunisti di mantenere intatta la propria organizzazione e di non fondersi con i democratici borghesi. (pag 36)”,”INTT-313″ “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le malheur russe. Essai sur le meurtre politique.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Avertissement, Introduction, Conclusion, Annexes: Carte, Tableaux généalogiques, Chronologie sommarie, Bibliographie générale, Bibliographie par chapitres, Index,”,”RUSS-048-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Il potere in URSS.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. “”I popoli in rivolta lavorano solo per qualche tiranno e per la propria rovina, con un istinto cieco come quello dei bachi da seta che muoiono tessendo magnifici abiti per degli eletti di natura superiore alla loro”” (Jonathan Swift) (in apertura)”,”RUSU-073-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Esplosione di un impero? La rivolta delle nazionalità in U.R.S.S.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté.”,”RUSS-051-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R.”,”L’URSS, la Cina e le rivoluzioni nei paesi sottosviluppati.”,”Studiosi attenti del socialismo e dell’Asia, gli autori, Hélène Carrère d’Encausse, che sovrintende alle ricerche presso il Centro studi dei rapporti internazionali, e Stuart R. Schram, direttore del Contemporary China Institute di Londra, erano pienamente qualificati per condurre nel migliore dei modi questa nuova analisi delle divergenze progressive tra le due interpretazioni marxiste della rivoluzione. Più che teorie rivoluzionarie, la Cina e l’Unione Sovietica possono offrire al Terzo Mondo un esempio e un aiuto materiale. “”Molto tempo prima di lanciarsi all’assalto del potere, Lenin aveva riflettuto sul problema della presa dl potere, esponendo le sue concezioni generali in parecchi articoli e soprattutto, nel 1902, nel ‘Che fare?’, dove si è lungamente chiesto come lottare contro un potere autocratico che non lascia ai suoi cittadini alcuna possibilità di opposizione legale, come organizzare e sollevare delle masse operaie contro questo potere. Lenin vedeva chiaramente che le masse operaie russe, proletariato di fresca data affluito nei centri urbani, in seguito a un’industrializzazione nascente ma in rapida espansione, erano straordinariamente combattive e pronte ad accogliere ogni appello rivoluzionario (1), ma sapeva anche che «la storia di tutti i paesi conferma che la classe operaia colle sue sole forze è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradeunionista… La coscienza politica di classe può essere apportata all’operaio solo dall’esterno» (2). «Il nostro compito» aggiungeva, «il compito della socialdemocrazia, consiste nel combattere la spontaneità, nell’allontanare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l’ala della borghesia; il nostro compito consiste nell’attirare il movimento operaio sotto l’ala della socialdemocrazia rivoluzionaria» (3). Chi poteva ispirare questa coscienza di classe al proletariato? Lenin puntò sulla gioventù rivoluzionaria che, armata della teoria socialdemocratica, nutriva il desiderio ardente di avvicinarsi agli operai (4). Questa gioventù, che in un primo tempo si era incarnata nella nobiltà, e poi nell’intellighenzia, dal 1825 in poi aveva lottato accanitamente a diverse riprese per rovesciare il potere. Disorganizzata, impegnata a discutere in circoli o comitati, essa era, diceva Lenin, inefficiente per «dilettantismo artigianale». Questo è il motivo per cui egli la invitava a rinunciare a tale dilettantismo, a unificarsi, a organizzarsi in un partito rivoluzionario; essa avrebbe allora potuto avere il ruolo che gli le assegnava a fianco della classe operaia. Tuttavia, per essere efficiente, un’organizzazione dev’essere ben centralizzata (5); e, nelle condizioni della lotta clandestina, essa dev’essere un’organizzazione di rivoluzionari di professione che costituisce «l’esercito permanente della rivoluzione». La formazione di quest’esercito era una condizione indispensabile per impegnarsi in un movimento rivoluzionario coerente, ma esso non poteva da solo fare la rivoluzione. Esso doveva guidare il proletariato, educarlo, ma nessuna rivoluzione era concepibile senza il sostegno e l’azione delle masse. Le masse alle quali Lenin si riferiva erano le masse urbane. Le esperienza fatte in precedenza da rivoluzionari come i populisti, che puntavano sull’immensa massa contadina russa, avevano dimostrato che la massa contadina non poteva essere sollevata contro il potere, perché all’occasione essa si sarebbe rivoltata contro coloro che rappresentavano obiettivamente i suoi interessi per consegnarli al potere ch’essi combattevano a suo nome. Tuttavia la rivoluzione del 1905 condusse Lenin a modificare le sue idee iniziali riguardo a due punti fondamentali: da una parte, essa aveva dimostrato che l’azione spontanea del proletariato urbano poteva essere interamente diretta verso la rivoluzione politica; dall’altra, il totale disinteresse delle masse contadine nei suoi confronti aveva dimostrato che nessuna rivoluzione era concepibile in Russia senza il minimo appoggio delle masse contadine, e che non ci si poteva per nulla basare sulle sole masse urbane, per quanto rivoluzionarie esse fossero. Per quasi vent’anni, Lenin lavorò instancabilmente a forgiare e organizzare uno strumento rivoluzionario che potesse un giorno guidare alla lotta la classe operaia russa (ch’egli in quel momento giudicava unica al mondo per le sue capacità di lotta e per il suo coraggio). Il suo partito era numericamente debole (6), radicato nelle città industriali e negli ambienti ferroviari, e là soltanto. Egli v’impose l’autorità, l’intransigenza, il settarismo di fronte agli altri gruppi politici, affinché esso non fosse contaminato da alcuna debolezza nell’ora decisiva della lotta per il potere. Ma lo strumento, e Lenin lo sapeva malgrado il suo volontarismo, non costituiva una condizione sufficiente per la rivoluzione; il problema fondamentale restava quello delle condizioni generali della Russia. Egli ne conosceva l’arretratezza economica, sapeva che «l’embrione del socialismo» che, secondo Marx, si sviluppa in seno alla società borghese, non vi sarebbe esistito per molto tempo; da internazionalista coerente, egli vedeva in una eventuale rivoluzione russa (forse favorita dall’arretratezza del paese, la quale non aveva permesso lo sviluppo dell’opportunismo operaio) solo la scintilla che avrebbe incendiato il mondo. Egli nel 1905 pensava che nella stessa Russia, la forma del potere avrebbe potuto essere «una dittatura rivoluzionaria e democratica degli operai e dei contadini», nell’ambito della quale in realtà egli accordava alla classe operaia un ruolo egemonico. Come intendesse i rapporti tra questa dittatura democratica e la rivoluzione socialista era meno chiaro, poiché egli pensava che, in quel momento, il peso della rivoluzione si sarebbe scaricato sulle società più avanzate che avrebbero aiutato la Russia a portare a termine il processo rivoluzionario. La rivoluzione del 1917 fu conforme a questa visione. Senza dubbio essa fu preparata nella sua fase finale – dall’aprile all’ottobre del 1917 – dal partito bolscevico, e nelle giornate decisive dell’ottobre, concepita e realizzata dal piccolo gruppo di rivoluzionari professionisti capeggiati da Lenin e da Trotzki. Essa partì dai due principali centri urbani del paese, Pietrogrado e Mosca, dove fu insediato in alcune giornate decisive il potere dei soviet. Tuttavia la realtà della rivoluzione russa è più complessa”” [Hélène Carrère d’Encausse Stuart R. Schram, ‘L’URSS, la Cina e le rivoluzioni nei paesi sottosviluppati’, Milano, 1972] [(1) Lenin, «Cito delat», Socinenija, t. 6, pp. 1-192 (noi ci siamo riferiti dovunque alla V edizione di Lenin, ‘Polnoe sobranie socinenij’, citata sotto il titolo di ‘Socinenija’). Si può fare anche riferimento all’ottima edizione francese realizzata da Jean-Jacques Marie, ‘Que faire?’, Paris, Le Seuil, 1967. Le citazioni che seguono sono tratte da questa edizione; (2) Ibid., p. 134; (3) Ibid., p. 95; (4) Ibid., p. 86; (5) Lenin non nascondeva la sua ammirazione per le organizzazioni centralizzate della ‘Narodnaia Volja’ ecc. (Ibid., pp. 192 sgg); (6) Nel gennaio 1917 il calcolo ufficiale dell’effettivo del partito, prima che le organizzazioni insurrezionali uscissero dalla clandestinità, è di 23.600 membri; nel maggio, al tempo della VII conferenza Panrussa, di 79.204 membri; al VI congresso del POSDR, nell’agosto 1917, Sverdlov calcola a 200.000 membri la consistenza complessiva del partito. Cfr. Schapiro (L.), ‘De Lénine a Staline, Histoire du Parti communiste de l’Union Soviétique’, Paris, Gallimard, 1967, pp. 201-202] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRx-187″
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”La destalinisation commence.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Notes, Chronologie, Documents, Organisation du PCUS, Reperes Bibliographiques, Glossaire, Index, La Mémoire du siècle, Collection dirigée par André Versaille, n. 34,”,”RUSS-058-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Catherine II. Un âge d’or pour la Russie.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, conclusion, notes, bibliographie, Annexes: Cartes, Généalogie, Fac-similés, Remerciements, Index,”,”RUSx-127-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Victorieuse Russie.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Notes, Conclusion, Bibliographie, Index, Table des cartes,”,”RUSx-128-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Nicolas II, la transition interrompue. Une biographie politique.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Annexes, Sources et bibliographie, bibliographie générale, bibliographie par chapitre, Institutions (glossarie), Chronologie, Tableaux généalogiques, Cartes, Index des noms, Remerciements,”,”RUSx-129-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”La Russie inachevée.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Conclusion, Bibliographie, Chronologie, Glossaire des institutions russes, Index des noms propres,”,”RUSx-131-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le Grand Défi. Bolcheviks et nations, 1917-1930.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Notes, Bibliographie, Cartes, Index, Nouvelle Bibliothèque Scientifique Flammarion,”,”RIRO-164-FL”
“CARRERE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R. a cura; testi di Karl MARX V.I. LENIN L. TROTSKY N. BUCHARIN Sultan GALIEV G. SAFAROV G. STALIN M.N. ROY Tan MALAKA CHEN DU-XIU LI DA-ZHAO CAI HE-SEN GAO JUN-YU LI LI-SAN M. THOREZ MAO TSE-TUNG LIU SHAO-QI E. ZUKOV G.V. ASTAFEV N. KRUSCIOV”,”Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi.”,”Testi tradotti e presentati da Hélène Carrère d’Encausse e Stuart R. Schram Li Da Zhao: “”Il punto di vista di Marx sulla rivoluzione cinese”” (pag 214) Piroette di Stalin sulla questione cinese negli anni 1925-1927 (blocco rivoluzionario degli operai e della piccola borghesia, partito unico operaio e contadino sul genere del Kuomintang) (1925) (pag 216) Liu Shao-Qi sulla sinizzazione del marxismo ad opera di Mao Tse-Tung. (pag 247) “”3. La rivoluzione nella metropoli e la rivoluzione nelle colonie. Questo breve estratto di una lettera del 10 dicembre 1869 di Marx a Engels è stato spesso ricordato nelle polemiche in seno al movimento socialista, da mezzo secolo a questa parte, a proposito della possibilità, per i popoli coloniali, di rappresentare una parte attiva ed anche una parte di iniziatori nella rivoluzione mondiale (). «…Facendo astrazione da tutte le frasi «internazionali» e «umanitarie» a proposito della giustizia per l’Irlanda, che vanno da sé al Consiglio dell’Internazionale, è interesse diretto ed assoluto della classe operaia inglese sbarazzarsi dei suoi attuali legami con l’Irlanda. E’ questa la mia più profonda convinzione, per ragioni che in parte non posso dire agli stessi operai inglesi. Ho creduto a lungo che sarebbe stato possibile abbattere il regime irlandese per mezzo della dominazione della clase operaia inglese. Ho sempre difeso questo punto di vista nel ‘New York Tribune’. Uno studio più approfondito mi ha convinto ora del contrario. La classe operaia inglese non porterà mai a compimento nulla prima di essersi sbarazzata dell’Irlanda. E’ in Irlanda che si deve applicare la leva. E’ per questo che la questione irlandese è così importante per il movimento sociale in generale» [() Fonte: ‘Der Briefwechsel zwischen Friedrich Engels und Karl Marx, 1844 bis 1883’, Herasugegeben von A. Bebel und Ed. Bernstein, Stuttgart, Dietz, 1913, tomo IV, pp. 225-226]”” (documenti I-3) (pag 109) [Hélène Carrere d’Encausse Stuart R. Schram, a cura, ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, Roma, 1967]. “”In questi estratti dell’articolo dello stesso titolo scritto il 20 maggio 1853 per il New York Daily Tribune, Marx suggerisce già che gli sconvolgimenti rivoluzionari in Asia possono avere delle importanti ripercussioni in Europa (): «Uno spirito che speculava in modo profondo, quantunque fantastico, sui principi che reggono l’evoluzione dell’umanità (1), aveva l’abitudine di portare alle stelle ciò che egli chiamava la legge del contatto degli estremi, facendo di essa uno dei segreti padroni della natura… Che il «contatto degli estremi» sia o no un principio tanto universale, se ne può vedere comunque una sorprendente illustrazione nell’effetto che la rivoluzione cinese sembra dover esercitare sul mondo civilizzato. Può sembrare molto strano e paradossale affermare che la prossima sollevazione del popolo europeo, ed il suo prossimo movimento in favore della libertà repubblicana e dell’economia nel governo dipenderà forse più da quel che succede nel Celeste Impero – l’opposto esatto dell’Europa – che da qualsiasi altra causa politica esistente, più ancora che dalle minacce della Russia e dalla probabilità che ne deriva di una guerra europea generalizzata. Eppure non è affatto un paradosso; basta, per capirlo, esaminare con cura le circostanze. Quali che siano le cause sociali che hanno portato alle rivolte croniche che si manifestano in Cina da una decina d’anni a questa parte, e che si sono adesso unite in una sola ed immensa rivoluzione, e quali che siano le forme religiose, dinastiche o nazionali che esse possono assumere, non c’è dubbio che questi avvenimenti sono stati suscitati dal fatto che i cannoni inglesi hanno imposto alla Cina quello stupefacente che è l’oppio. Davanti alle armi britanniche, l’autorità della dinastia manciù se n’è andata a brandelli; la fede superstiziosa nell’eternità del Celeste Impero è crollata; l’isolamento ermetico e barbarico che separava la Cina dal mondo civile è stato scalfito; il commercio ha aperto una breccia, che in seguito si è sviluppata con estrema rapidità, sotto l’influenza della dorata seduzione della California e dell’Australia. Nello stesso tempo, la moneta d’argento dell’Impero che ne costituiva la linfa vitale, ha cominciato a scorrere verso le Indie britanniche. La prima condizione per la preservazione dell’antica Cina era un completo isolamento. E poiché questo isolamento ha visto la sua violenta fine in seguito all’azione dell’Inghilterra, ne seguirà la disgregazione con la stessa certezza di quella di una mummia accuratamente conservata in un sarcofago ermeticamente chiuso, quando viene messa a contatto con l’atmosfera. Ora che l’Inghilterra ha suscitato la rivoluzione in Cina, la questione è di sapere in che modo, alla fine, questa rivoluzione reagirà sull’Inghilterra, e attraverso l’Inghilterra sull’Europa. Ma questo non è un problema difficile da risolvere. Noi abbiamo spesso richiamato l’attenzione dei nostri lettori sullo sviluppo senza precedenti dell’industria inglese dal 1850 in poi. Ma in mezzo alla prosperità più stupefacente, non è stato difficile distinguere chiari segni dell’avvicinarsi di una crisi industriale. Nonostante la California e l’Australia, nonostante l’emigrazione immensa e senza precedenti, deve venire, anche senza particolari avvenimenti, un momento in cui l’allargamento dei mercati non potrà più seguire il ritmo dell’allargamento dell’industria inglese; e questa sproporzione deve portare, altrettanto sicuramente che per il passato, una nuova crisi. Ma se, oltre a questo, uno dei grandi mercati si restringe bruscamente, l’arrivo della crisi ne verrà necessariamente accelerato. E’ proprio questo l’effetto che la sollevazione cinese deve produrre in questo momento in Inghilterra. In queste condizioni, in cui il commercio inglese ha già percorso la maggior parte del ciclo economico normale, si può predire con fiducia che la rivoluzione cinese getterà la scintilla nella mina sovraccarica del sistema industriale attuale, e cagionerà così l’esplosione della crisi generale maturata a lungo – della crisi che, propagandosi all’estero, sarà rapidamente seguita da rivoluzioni politiche sul continente. Sarà un singolare spettacolo, quello della Cina che manda il disordine al mondo occidentale, mentre le Potenze occidentali, per mezzo delle navi da guerra inglesi, francesi e americane, si accingono a portare «l’ordine» a Shanghai, a Nanchino, ed alle bocche del Gran Canale…”” [“”La rivoluzione in Cina e in Europa’ (Documento I-2)] [() Fonte K. Marx F. Engels, ‘On Colonialism’, op. cit., pp. 15-23 passim]; (2) Hegel] (pag 107-109); “”Li Da zhao: “”Il punto di vista di Marx sulla rivoluzione cinese””. Estratti dai commenti di Li Da-zhao all’articolo di Marx che figura più sopra (documento I-2). Questo testo, scritto nel 1926, accompagnava una traduzione integrale dell’articolo di Marx; che era stato ripubblicato a quell’epoca sulla stampa comunista americana, francese, ecc. (fonte: Li Da zhao ‘Xhuaji’, pp. 553-555): «Avendo letto questo articolo di Marx, noi dobbiamo comprendere molto chiaramente che, in teoria e in pratica, la rivoluzione nazionale cinese è una parte della rivoluzione mondiale. Nel movimento rivoluzionario mondiale, le posizioni occupate dalla Cina e dell’Inghilterra sono le più importanti. Perchè l’Inghilterra rappresenta l’industria europea sul mercato mondiale, e la Cina è un mercato importante per lo smercio dei prodotti del capitalismo imperialista inglese. L’ampliarsi della rivoluzione cinese significa dunque il restringersi del mercato per il capitalismo imperialista inglese, e può rendere imminente la crisi generale ed accelerare lo scoppio della rivoluzione mondiale. Questa oppressione della Cina da parte dell’imperialismo inglese ha creato la rivoluzione cinese, ed allora la rivoluzione cinese risponde con la sua influenza sull’Inghilterra, e attraverso l’Inghilterra risponde all’Europa, stabilendo così dei rapporti con la rivoluzione inglese, con la rivoluzione europea, ed anche con la rivoluzione mondiale. All’epoca di Marx, cioè all’epoca della rivolta dei Taiping, era così, ed oggi, in un’epoca in cui il movimento antiimperialista è scoppiato in tutta la Cina, è ancora così; fino al giorno in cui la rivoluzione mondiale sarà stata compiuta, sarà sempre così. (…)”” (pag 214) [Hélène Carrere d’Encausse Stuart R. Schram, a cura, ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, Roma, 1967].”,”MCIx-002-FC”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Staline l’ordre par la terreur.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Conclusion, Annexe: Composition des organes dirigeants du Parti (1917-1953), Bibliographie Générale, Bibliographie par Chapitres, Notes bibliographiques, L’Histoire dans la Collection Champs n. 73,”,”STAS-030-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Réforme et Révolution. Chez les Musulmans de l’Empire Russe.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Preface par Maxime RODINSON, Translittération, Introduction, note, Annexes, Bibliographie, Index,”,”RUSx-182-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”L’URSS de la Révolution à la mort de Staline 1917-1953.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté.”,”RIRO-184-FL”
“CARRERE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R. a cura; testi di Karl MARX V.I. LENIN L. TROTSKY N. BUCHARIN Sultan GALIEV G. SAFAROV G. STALIN M.N. ROY Tan MALAKA CHEN DU-XIU LI DA-ZHAO CAI HE-SEN GAO JUN-YU LI LI-SAN M. THOREZ MAO TSE-TUNG LIU SHAO-QI E. ZUKOV G.V. ASTAFEV N. KRUSCIOV”,”Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi.”,”””Questo incontro tra il marxismo ed il mondo non europeo esigeva una mediazione, che è stata opera di Lenin. Certo, il marxismo di Marx contiene già, più di quanto non voglia ammetterlo l’interpretazione cosiddetta «ortodossa», i germi di un adattamento alle condizioni dell’Oriente: ma non si tratta che di approcci. Per di più, se lo stesso Marx era pronto ad assegnare all’Asia una parte più importante nella rivoluzione mondiale di molti dei suoi discepoli, sul piano della cultura egli non vedeva che una sola via di salvezza per l’Oriente: «l’europeizzazione». È Lenin, cittadino d’un vasto impero a cavallo tra l’Europa e l’Asia, il primo che ha spalancato le porte all’introduzione del marxismo in Asia. Ma se ha aperto queste porte, non poteva però prevedere l’uso che sarebbe stato fatto della sua variante del marxismo dai rivoluzionari dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina, una volta che se ne fossero impadroniti. Questo non solo perché egli è morto alle soglie dell’èra che aveva inaugurato, ma perché, nonostante un’apertura ai problemi dell’Asia maggiore di qualsiasi altro eminente socialdemocratico della sua generazione, era lui stesso molto europeo come mentalità e come esperienza. In qual modo avrebbe potuto l’uomo, il cui pensiero si formò nel corso degli anni trascorsi a Parigi e a Zurigo, immaginare le trasmutazioni di questo pensiero, quando sarebbe stato trasformato ad opera di spiriti formatisi nelle società asiatiche tradizionali o nella boscaglia africana?”” (pag 13-14) [Presentazione] [(in) ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, a cura di Hélène Carrere D’Encausse e Stuart R. Schram, Ugo Bozzi editore, Roma, 1967] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”MCIx-001-FGB” “CARRERE D’ENCAUSSE Hélène”,”Alexandra Kollontaï. La Walkyrie de la Révolution.”,”Dedica dell’autrice alla memoria del suo collega e amico Richard Pipes (1923-2018), storico della rivoluzione russa L’opposizione operaia era riuscita a sedurre i buoni comunisti con cattivi argomenti “”Le conflit qui opposait Lénine à Chliapnikov n’était pas sans fondement. Lénine avait écrit que le Parti qu’il forgeait était le porteur de la conscience de classe, l’avant-garde du prolétairat; et qu’il était par là même chargé de conduire celui-ci vers la révolution. Et il en avait été ainsi. Mais Lénine n’avait jamais défendu ouvertement l’idée que la révolution étant accomplie, le pouvoir reviendrait au Parti et à lui seul. Or depuis octobre 1917, le Parti n’avait cessé d’étendre son pouvoir et les bolcheviks s’en accommodaient fort bien. Kollontaï observa d’abord le débat, restant silencieuse, puis elle déclara qu’elle soutenait l’Opposition ouvrière le 28 janvier 1921 dans un article publié ce jour-là dans la ‘Pravda’. Elle y accusait le Parti de trahir le prolétariat. Pour Chliapnikov et pour l’Opposition ouvrière, l’entrée en scène à leurs côtés de Kollontaï était une chance considérable. Ses dons oratoires exceptionnels – auxquels même Chliapnikov ne pouvait faire concurrence – allaient les servir dans les débats. À son article, elle avait ajouté ajouté une remarquable contribution écrite: ‘L’Opposition ouvrière’, un texte de cinquante pages imprimées qui fut diffusé à la veille du Congrès. Alexandra Kollontaï y décrivait l’opposition en ces termes: «Elle groupe la partie avancée des prolétaires organisés, des professionalistes, des ouvriers, la pointe d’avant-garde, la tête du prolétariat russe qui a supporté tout le fardeau de la lutte révolutionnaire et qui, au lieu de se disperser à travers les administrations d’État en perdant sa liaison avec les masses ouvrières, est restée liée avec ces masses (…) organisées en syndicats». Ayant ainsi posé le termes du conflit existant entre la majorité du Parti et l’Opposition ouvrière, Kollontaïn s’arrêta longuement sur le rôle des syndicats, attaquant sans ménagement les justifications de Lénine, les qualifiant d’«instrument pour l’éducation des masses alors que leur affaire est la direction de l’économie nationale»”” (pag 164-165); “”Lénine répondit à l’Opposition ouvrière et à ses critiques du Parti sans aucun ménagement. Il dénonça un «factionnalisme» d’autant plus inaccettable que «l’État revolutionnaire» se trouvait en grand danger. Et il mit sur le même plan «le péril anarchiste», représenté par la rébellion de Kronstadt, et les syndacalisme de l’Opposition ouvrière. L’Opposition ouvrière, continua Lénine, avait su séduire de bons communistes avec des mauvais arguments, mais le Parti était prêt à oublier leurs errements momentanés et à leur ouvrir ses rangs. Évoquant Chliapnikov et Kollontaï, il se montra méprisant, violent à l’égard des responsables de ces errements, ironisant sur la complicité qui les unissait. Cette allusion à leurs anciens liens amoureux, à la vie privée de Kollontaï tout particulièrement, la blessa profondément. Elle y vit une manifestation du sentiment traditionnel de supériorité masculine contre lequel elle s’était toujours battue, et dont son oeuvre témoignait. Mais en accusant Kollontaï et Chliapnikov d’anarchisme, Lénine rattachait leur position à la rébellion de Kronstadt, à un factionnalisme contre lequel le Congrès allait sévir. Les résolutions prises à la fin du Congrès montrèrent que Lénine voulait briser l’Opposition ouvrière sans lui faire la moindre concession. La résolution votée par le Congrès le 16 mars sur «le déviations syndicalistes dans pe Parti» défìnisssait le mouvement comme une manifestation de l’esprit petit-bourgeois porté par les mencheviks et les paysans dans le Parti”” (pag 168-169) [Hélène Carrere d’Encausse, Alexandra Kollontaï. La Walkyrie de la Révolution, Fayard, Paris, 2021] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRB-174″
“CARRERE D’ENCAUSSE Hélène”,”Aleksandra Kollontaj. La valchiria della rivoluzione.”,”Dedica dell’autrice alla memoria del suo collega e amico Richard Pipes (1923-2018), storico della rivoluzione russa H. Carrère d’Encausse è una nota storica della Russia. Membro del 1991 dell’Académie française, ne è segretari perpetuo dal 1999. È autrie di molti libri sulla storia della Russia ‘Rivoluzionaria russa (Pietroburgo 1872 – Mosca 1952), figlia di un generale, studiò in Svizzera, dove (1890 circa) aderì al movimento socialista; si accostò ai menscevichi nel 1906, per passare ai bolscevichi nel 1915; emigrata (1908-17) in Europa e negli USA, tornò in Russia dopo la rivoluzione di febbraio. Nel 1921 militò nell'””opposizione operaia””, nel 1923 passò al servizio diplomatico, e rappresentò l’URSS a Oslo, in Messico e infine (1930-52) a Stoccolma.’ (trec) Guerra sovietica-finlandese. Seconda guerra mondiale. “”Dopo un autunno di discussioni sterili, il 1° dicembre 1939 Mosca dichiarò di riconoscere la legittimità di un governo finlandese guidato dal comunista Otto Kuusinen che se ne era autoproclamato capo, e lanciò un assalto militare contro la Finlandia. UIn assalto mal preparato in cui, con sorpresa di tutti, le truppe finlandesi tennero sotto scacco l’esercito sovietico per quattro mesi. La Finlanda, pur appoggiata da un piccolo distaccamento internazionale composto per lo più da svedesi, non venne tuttavia soccorsa da nessuna grande potenza, nonstante l’ostentata ammirazione per l’eroismo di quel piccolo Paese nei confronti del colosso sovietico. L’Sdn espulse l’Urss dalle sue file per sanzionare l’aggressione ma, essendo essa stessa prossima all’estinzione, la sua decisione fu priva di conseguenze e non impressionò nessuno. A fronte del conflitto, Aleksandra Kollontaj prese l’iniziativa di intervenire presso il governo svedese che, pur non contribuendo con l’invio di militari, forniva però armamenti alla Finlandia. Mise in guardia il ministro degli Esteri svedese contro qualsiasi allentamento della neutralità, sottolineando come la Svezia corresse il rischio, con il sostegno della Finlandia, di entrare in conflitto con Mosca. In un momento in cui le truppe sovietiche erano in difficoltà di fronte a quelle finlandesi, l’iniziativa di Kollontaj fu salutata con grande favore dal Cremlino, cosa che la incoraggiò a continuare i suoi sforzi. Due mesi dopo, tornate in vantaggio le truppe sovietiche, i finlandesi compresero che era giunto il momento di negoziare se volevano beneficiare della loro avanzata in territorio russo e consolidare alcune delle loro conquiiste. Ma negoziare con Mosca poneva un problema politico complesso, dal moento che l’uirss non riconosceva che il governo del comunista Kuusinen, mentre il governo finlandese in carica era pur sempre quello guidato dal primo ministro Ryt), con Vaino Tanner come ministro degli esteri. Chi poteva negoziare con Mosca? Kollontaj prese in pugno la situazione e facilità la trattativa facendo appello alla Svezia, la cui mediazione avrebbe permesso di aprire un dialogo tra Mosca e Helsinki. Propose il suo piano a Molotov, il nuovo ministro degli Esteri sovietico, che voleva – e Stalin prima ancora di lui – porre fine in un sol colpo alla guerra in Carelia e riprendere i territori russi occupati dai finladesi. Spinto all’azione dall’iniziativa della Kollontaj, il ministro degli Esteri svedese pose le condizioni per un intervento diplomatico del suo Paese. (…) Firmato il trattato, Kollontaj si diede a rafforzare i legami sovietico-svedesi che l’arroganza di Molotov aveva minato. Il suo ruolo di pacificatrice era tutt’altro che finito poiché la situazione nel mondo scandinavo stava cambiando in fretta. Hitler aveva rapidamente occupato la Norvegia – senza che l’Inghiterra potesse opporvisi – e la Danimarca; poi la «strana guerra» a ovest dell’Europa terminò e Belgio, Olanda e Francia furono invase dalle truppe tedesche. Hitler pretendeva che la Finlandia mantenesse aperto il suo territorio al passaggio delle truppe e degli armamenti tedeschi. Chi poteva opporvisi? Non certo l’alleato sovietico, e nemmeno la Svezia. Quando le relazioni sovietico-svedesi si inasprirono, Kollontaj si attivò per mantenere i legami tra i due Paesi. La rottura dell’alleanza tra Germania e Urss con l’avio dell’operazione Barbarossa, lanciata il 2 giugno 1941, darà nuovo slancio alla sua missione. Ancora una volta, Kollontaj venne incaricata di vigilare sul mantenimento della neutralità da parte della Svezia, perché Mosca temeva che il mondo scandinavo, sconcertato dall’impressionante avanzato della Wehrmacht in territorio sovietico nell’estate del 1941, propendesse per la Germania. Quel sospetto venne rafforzato dall’atteggiamento della Finlandia, che riaprì le ostilità contro l’urss contando, grazie all’espansione tedesca, di riconquistare i territori perduti nel trattato di pace. Il governo finlandese asserì che la guerra condotta dal suo esercito contro le truppe sovietiche era indipendente dal conflitto con la Germania e non aveva altro scopo se non riconquistare i territori perduti, cosa che avvenne in effetti nell’arco di sei mesi. Poi, a fronte della strenua resistenza dimostrata dall’esercito sovietico dopo le sconfitte iniziali, la Finlandia si mostrò meno desiderosa di continuare una guerra che non poteva riservarloe altri vantaggi. In quel periodo Aleksandra Kollontaj lavorò per mantenere i contatti in Finlandia”” (pag 141-143)”,”RUST-177″
“CARRETTO Giacomo E. CORM Georges CRESPI Gabriele FOREST Chantal FOREST Jean-Daniel RIES Julien”,”Iraq. Dalle antiche civiltà alla barbarie del mercato petrolifero.”,”Giacomo E. Carretto, studioso di storia della cultura islamica, particolarmente in area ottomana e nei suoi rapporti con il mondo cristiano, è autore di varie opere e di numerosi studi comparsi su pubblicazioni specializzate italiane ed estere. Georges Corm è nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, ma è di cittadinanza libanese e francese. Ha studiato economia e diritto costituzionale a Parigi. Nel 1963 ha iniziato la sua carriera all’interno della funzione pubblica libanese come economista presso il Ministero della Pianificazione, quindi come consigliere finanziario presso il Ninistero delle Finanze. Dal 1971 al 1980 è stato rappresentante generale per il Medio Oriente della Banca Nazionale d’Algeria e consigliere del ministro delle Finanze algerino, e dal 1980 al 1985 ha insegnato storia del pensiero politico arabo, sociologia dello sviluppo ed economia e finanza dei paesi del Medio Oriente presso le Università di Beirut. Dal 1985 si è stabilito a Parigi come consulente economico e finanziario indipendente per istituzioni arabe e internazionali tra cui la Banca Mondiale e l’Unione Europea. Dal dicembre 1998 all’ottobre del 2000 è stato ministro delle Finanze del Libano. Gabriele Crespi, nato a Busto Arsizio nel 1946, laureato in filologia medievale presso l’Università Cattolica di Milano in lingue e letterature orientali con specializzazione in arabistica e islamistica. Ricercatore a Londra, docente presso le Università di Beirut, di Algeri e di Mogadiscio, è da anni esperto islamista all’Università Cattolica di Milano. Collabora a quotidiani, periodici e case editrici del mondo musulmano. Autore di pubblicazioni storiche e letterarie sull’Islam, ha collaborato, presso la Jaca Book, al Crpus Arabicum. Jean-Daniel FOREST, dottore in archeologia, dopo periodi di studio e ricerca trascorsi all’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme, all’Institut Français d’Archéologie di Beirut e alla Délégation Archéologique Française in Iraq, dal 1980 è responsabile di ricerca al CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique). Ha reascorso molti anni a Damasco e Baghdad, in Iran, in Libano e, soprattutto in Iraq. Ha pubblicato, Mesopotamia, L’invenzione dello Stato (VII-II) millenio). Chantal Forest-Foucault è dottore in archeologia e insegna al Corso di civilizzazione francese per stranieri presso la Sorbona. Ha trascorso molti anni in Medio Oriente (Israele,Iran,Siria,Libano,Iraq) e qui ha preso parte a numerosi scavi archeologici. Julien Ries è nato a Fouches (Arlon, Belgio) nel 1920. Ha insegnato storia delle religioni e religioni comparate all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve dal 1968 al 1990. Nel 1970 vi ha creato il Centre d’Histoire des Religions, del quale è tuttora presidente. Ha fondato e dirige due collane scientifiche “”Homo Religiosus”” e “”Cerfaux-Lefort”” É stato presidente dell’Institut Orientaliste di Louvain-la-Neuve (1975-1980) ed è membro di numerosi comitati scientifici internazionali. É autore di decine di volumi e di oltre un centinaio di articoli su diversi temi di storia delle religioni.”,”VIOx-060-FL”
“CARRIAS Eugène”,”La pensée militaire française.”,”CARRIAS Eugène: dal frontespizio Dottore in Lettere certificato Stato maggiore generale. Colonnello dell’Esercito francese (Grenoble, 13/04/1895 – Forcalquier, 10/10/1961). <> (pg 7, 8, 9 dell’Introduzione. Traduz. d. r.)”,”FRQM-002-FSL”
“CARRIERE Pierre”,”L’ Asie sovietique aujourd’hui. Geographie regionale.”,”CARRIERE Pierre è Agregé di geografia e Maitre-Assistant all’ Università di Montpellier.”,”RUSU-113″
“CARRIERE Pierre”,”L’ Europe sovietique aujourd’hui. Geographie regionale.”,”CARRIERE Pierre è Agregé di geografia e Maitre-Assistant all’ Università di Montpellier.”,”RUSU-114″
“CARRIERI Mimmo PERULLI Paolo a cura; saggi di Marino REGINI Mario DAL-COL Stefano PATRIARCA Paolo PERULLI Mimmo CARRIERI Carlo DONOLO Wolfgang STREECK Michael PIORE Charles SABEL Jean-Louis MOYNOT”,”Il teorema sindacale. Flessibilità e competizione nelle relazioni industriali.”,”Aisri, Associazione italiana di studio delle relazioni industriali Mimmo Carrieri, ricercatore nel Centro per la Riforma dello Stato di Roma Paolo Perulli, ricercatore nel DAEST (Dipartimento di analisi economica e sociale del territorio) di Venezia”,”SIND-197″
“CARRILLO Santiago”,”Eurocomunismo y Estado. El “”eurocomunismo”” come el modelo revolucionario idóneo en los paises capitalistas desarrollados.”,”CARRILLO Santiago è stato segretario del Partito Comunista de España (PCE). L’ esperienza spagnola. Il caso di Trotsky. (pag 147) Engels sull’ utilizzo rivoluzionario della tribuna parlamentare. “”A questo tipo di rivoluzione corrispondeva la forma di lotta delle barricate, che Engels riteneva “”considerevolmente antiquata””. “”Non c’è da farsi illusioni – aggiungeva – : una vittoria vera dell’ insurrezione sull’ esercito nella lotta di strada, una vittoria come si combatte tra due eserciti, è una delle maggiori rarità storiche””. (…) Ma immediatamente Engels sottolinea il “”grande servizio”” fornito dagli operai tedeschi “”nel procurare ai loro compagni di tutti i paesi un’ arma nuova, una delle più affilate, facendogli vedere come si utilizza il suffragio universale””.”” (pag 119)”,”SPAx-071″
“CARRILLO Santiago RIBA Carlos IBARRURI Dolores GALLEGO Ignacio ALVAREZ Santiago”,”Manifiesto programa del partido comunista de España. Per la liberación de la mujer. IIa Conferencia nacional del Partido Comunista de España.”,”La convergenza democratica. “”Por otra parte no basta sólo con tener una política de principios; hace falta aplicar esa política con inteligencia y realismo. La Junta Democrática agrupa hoy a la clase obrera, a amplios sectores del campo, de los estudiantes y profesionales, intelectuales, creadores y artistas. Agrupa también a sectores empresariales y capitalistas. Tiene gran influencia en medios importantes de la Iglesia y comienza a tenerla en medios militares””. (pag 43)”,”MSPx-070″
“CARRILLO Santiago, con Regis DEBRAY e Max GALLO”,”La Spagna domani. Conversazioni con Régis Debray e Max Gallo.”,”Le conseguenze della morte di Franco e del franchismo in Spagna. Le svolte del PCE dagli anni 1960.”,”MSPx-001-FSD”
“CARRINGTON Richard”,”Biografia del mare.”,”CARRINGTON Richard è nato a Londra nel 1921 ed ha studiato a Cambridge. E’ autore di libri di divulgazione scientifica. E’ membro dei maggiori istituti antropologici e geografici inglesi. Zone del mare e profondità diverse. “”Ad onta della sua mobilità, il pesce tipico non gode di una illimitata libertà di spostamento. Abbiamo notato in uno dei precedenti capitoli che, per quanto gli oceani appartengano tutti ad un solo grande sistema, le loro popolazioni sono nondimeno divise da alcune barriere naturali, ma invisibili. La salinità, la temperatura, la viscosità, la luce ed altri fattori fisici, come pure la disponibilità di un’adatta riserva di alimenti confinano molti organismi in una ragione particolare. Parimenti la natura del fondo può causare in alcune specie specializzazioni estreme, che, una volta acquisite, le rendono inadatte a vivere in qualsiasi habitat. (…) Un problema di interesse generale che sorge dalla suddivisione orizzontale delle popolazioni dei pesci è il modo in cui questi mantengono nell’ acqua il livello prescelto””. (pag 134-135)”,”SCIx-270″
“CARRINO Agostino”,”Stato e filosofia nel marxismo occidentale. Saggio su Karl Korsch.”,”Scheda biografica di Korsch. Nel 1912, laureato in legge si iscrive al Partito socialdemocratico. Viene chiamato come assistente all’ Università di Londra, dove si iscrive alla Fabian Society. Tornato in Germania nel 1914, arruolato si rifiuterà di combattere. Nel 1918-19 partecipa alle assemblee operaie della rivoluzione tedesca. Scrive il saggio Cos’è la socializzazione? Nel 1920 insegna a Jena. Si iscrive all’ USPD. Con la sinistra dell’ USPD passa al Partito comunista unificato. Nel 1923 viene inviato al congresso di Lipsia. Pubblica il saggio ‘Marxismo e filosofia’. Nel 1924 è direttore della rivista ‘Die Internationale’. Rappresenta il partito al V° Congresso dell’ Internazionale Comunista. Fa parte della sinistra del KPD. Nel 1926 esce il primo numero della rivista da lui diretta ‘Kommunistische Politik’. A maggio viene espulso dal KPD. Nel 1927 prende contatti per un’ organizzazione di estrema sinistra a livello internazionale ma il progetto non decolla. Esce l’ ultimo numero di ‘KP’. Nel 1928 incontra Brecht. Nel 1929 esce la sua critica a Kautsky ‘Die materialistische Geschichtsauffassung’. Nel 1930-33 compie viaggi all’ estero. Nel 1936 si trasferisce a Boston e insegna in un College. Viene aiutato dalla fondazione Weil che sostiene anche l’ istituto di Horkheimer e Adorno. Nel 1937 collabora con Paul MATTICK e il suo gruppo di comunisti consiliari. Nel 1938 pubblica il suo ‘Karl Marx’. Nel 1939 partecipa con LEWIN al Congresso per l’ unità della scienza. Negli anni 1945-50 torna a studiare il pensiero socialista e anarchico non marxista, specialmente Bakunin. Nel 1950 scrive le tesi di Zurigo. Muore nel 1961. (pag 317) Renner. “”Per Korsch è, allora, su una “”falsa pista””, ad esempio, il Renner, quando questi vorrebbe integrare l’ economia politica del marxismo con una compiuta teoria del diritto.”” (pag 229) Sullo Stato. “”Stato e diritto sono, per Korsch come per Marx, l’ espressione immediata della rivoluzione borghese (rispettivamente politica ed economica) e il compimento perfettamente razionale di ogni dominio di classe pensabile. Lo Stato è l’ ultima e più potente parola del dominio borghese e capitalistico, “”la grande sintesi onnicomprensiva in cui tutte le contraddizioni sono o possono essere definitivamente superate””. (pag 230) Contro Kautsky. “”Questo non significa affatto che Korsch attenuasse il suo criticismo verso il marxismo dogmatico della II Internazionale; anzi proprio gli esiti burocratici e ossificati della Terza gli avrebbero permesso di accentuare – in maniera spesso unitalerale – la sua polemica contro Kautsky e il “”kautskismo””. (pag 231)”,”TEOC-303″
“CARRIQUIRY LECOUR Guzmán M.”,”Una scommessa per l’America Latina. Memoria e destino storico di un continente.”,”ANTE1-32″,”AMLx-092″
“CARROLL Peter N. NOBLE David W.”,”Storia sociale degli Stati Uniti.”,”CARROLL laureato al Queens College nel 1964 ha insegnato alle Univ dell’Illinois e del Minnesota, ed è ora docente all’Univ statale di San Francisco. NOBLE è nato a Princeton nel 1925. Ha ricevuto il dottorato all’Univ del Wisconsin nel 1949. Insegna dal 1952 all’Univ del Minnesota dove è Prof di storia americana.”,”USAG-004″
“CARROLL Peter N. NOBLE David W.”,”Storia sociale degli Stati Uniti.”,”Peter N. Carroll, laureato al Queens College nel 1964 ha insegnato alle Università dell’Illinois e del Minnesota, ed è ora (1981) docente all’Università statale di San Francisco. David W. Noble è nato a Princeton nel 1925. Ha ricevuto il dottorato all’Univ del Wisconsin nel 1949. Insegna dal 1952 all’Univ del Minnesota dove è Prof di storia americana.”,”USAG-005-FF”
“CARRUBBA Pippo”,”Lettere dalla fabbrica (1978-1999).”,”Giuseppe Carrubba, detto Pippo, ha pubblicato pure ‘Il posto fisso’, ‘Lettera al ministro’, ‘Il Gruppettaro'”,”LIGU-179″
“CARRUCCIO Ettore”,”Mondi della Logica.”,”Ettore Carruccio, libero docente di storia delle matematiche, è attualmente incaricato presso le Università di Bologna e di Torino. Discepolo di Federico Enriques, ha dedicato i suoi lavori specialmente alla storia e alla filosofia delle matematiche, alla logica simbolica e alla metamatematica.”,”SCIx-146-FL”
“CARSTEN Francis Ludwig a cura; saggi di CARSTEN D.C. COLEMAN A.R. HALL W. VON LEYDEN Stephan SKALWEIT Anne WHITEMAN R. WITTKOWER George CLARK G. ZELLER J. LOUGH David OGG E.H. KOSSMANN E.E. RICH Juan REGLA’ V.M. GODINHO J.B. HARRISON C.D. COWAN Giorgio SPINI R.R. BETTS A.N. KURAT Jerker ROSEN Horst JABLONOWSKI Werner PHILIPP”,”Storia del mondo moderno. Vol 5. La supremazia della Francia, 1648-1688.”,”saggi di CARSTEN D.C. COLEMAN A.R. HALL W. VON LEYDEN Stephan SKALWEIT Anne WHITEMAN R. WITTKOWER George CLARK G. ZELLER J. LOUGH David OGG E.H. KOSSMANN E.E. RICH Juan REGLA’ V.M. GODINHO J.B. HARRISON C.D. COWAN Giorgio SPINI R.R. BETTS A.N. KURAT Jerker ROSEN Horst JABLONOWSKI Werner PHILIPP”,”STOU-003″
“CARSTEN F.L.”,”The German Workers and the Nazis.”,”F.L. CARSTEN è autore pure di ‘The Rise of Fascism’ (1982) e di altri libri sulla recente storia tedesca.”,”MGEK-029″
“CARSTEN F.L.”,”La rivoluzione nell’ Europa centrale, 1918-1919.”,”Nato e educato a Berlino durante gli anni della Repubblica di Weimar, CARSTEN lasciò la Germania nel 1936, ed è stato docente di Storia centro-europea all’ Università di Londra. Ha pubblicato numerosi libri, fra i quali citiamo: ‘The Rise of Fascism’ e ‘The Reichswehr and Politics 1918-1933′. E’ direttore della ‘Slavonic and East European Review’.”,”MGER-035″
“CARSTEN Francis Ludwig”,”Eduard Bernstein, 1850-1932. Eine politische Biographie.”,”CARSTEN Francis Ludwig (1911) ha insegnato Storia del centro europa a Londra (fino al 1978). Poi è diventato professore emerito. “”An Kautsky schrieb er schon Ende 1893, die Taktik der Partei sei richtig, “”wenn wir unmittelbar vor dem großen Krach stehen und es im Interesse der Bewegung liegt, daß derselbe uns auf der einen und die ‘eine reaktionäre Masse’ auf der andere Seite vorfindet”” Er bezweifle letzteres und sei deshalb dafür, “”das Erstere nicht noch mit Gewalt zu beschleunigen””. Bebel mit seiner Erwartung vom “”großen Kladderadatsch”” lasse sich zu einer bedenklinchen Taktik verleiten; sie wäre nur richtig, wenn man unmittelbar vor dem Krach stünde. 1898 wiederholte Bernstein, seine ganze Polemik richte sich gegen die Ansicht, “”daß wir vor einem Zusammenbruch der bürgerlichen Gesellschaft stehen””, daß die Partei “”ihre Taktik von der Idee einer in der Nähe bevorstehenden Katastrophe dieser Art abhängig machen solle””.”” (pag 65) Teoria del crollo (pag 65 67 69 74 79 99)”,”TEOC-442″
“CARSTEN Francis L.”,”Le origini della Prussia.”,”Francis L. Carsten è tra i maggiori specialisti inglesi di storia tedesca moderna. E’ autore, fra l’altro di ‘Princes and Parliaments’ e di ‘Rise of Fascism’. Ha pubblicato in Italia ‘La rivoluzione nell’Europa centrale’, Feltrinelli, 1978 “”Il fattore più importante nella storia sociale del Brandeburgo e della Prussia, e di molti altri paesi dell’Europa orientale, fu la decadenza delle città e la conseguente ascesa della nobiltà: ciò separò definitivamente lo sviluppo dell’est da quello dell’ovest, e creò una linea di demarcazione fra due sistemi sociali differenti. Se le istituzioni occidentali fossero penetrate maggiormente nell’Europa orientale al tempo della colonizzazione, alcuni secoli più tardi nei distretti colonizzati si sarebbe consolidata una società est-europea dalle peculiari caratteristiche. Nonostante le grosse differenze di sviluppo storico fra Mecklemburgo, Pomerania, Brandeburgo, Prussia, Polonia, Boemia, Moravia, Ungheria, Russia e Paesi Baltici, è comune a tutti un fattore di base: la nobiltà restò la classe dominante, e una classe media urbana non si sviluppò fino alla fine del diciannovesimo secolo. La nobiltà mantenne in servitù la maggior parte della popolazione, monopolizzò i posti chiave nello Stato e nell’esercito, e impedì decisamente l’inizio di qualsiasi riforma che avrebbe potuto limitare il suo potere e la sua influenza. La popolazione restante doveva ubbidire e pagare, restando incapace di influire sul corso degli eventi. Il risultato fu una completa divisione fra dominanti e dominati, e fra le diverse classi sociali. I sovrani Hohenzollern dei secoli diciassettesimo e diciottesimo non solo accettarono la struttura sociale esistente, ma tramite una determinata politica di coinvolgimento della nobiltà nello Stato, essi rafforzarono e preservarono la posizione della stessa nobiltà. Le riforme divennero perciò impossibili: poterono essere introdotte solo quando la vecchia Prussia fu distrutta da Napoleone sul campo di battaglia, e anche allora contro la fiera resistenza dell’aristocrazia dominante. Sotto molti aspetti, la lotta fra Federico Guglielmo e i ceti fu molto simile a quella fra parlamento e corona in Inghilterra. I ceti usarono tutte le armi dei Commons, come le rimostranze alla richiesta di fondi, lo stanziamento dei fondi stessi, le assemblee periodiche, gli attacchi contro i funzionari impopolari; nel Kleve essi si incontravano anche senza la convocazione da parte del governo. In generale essi erano molto più forti degli stati generali e dei ceti provinciali in Francia, e non più deboli del parlamento inglese alla fine del sedicesimo secolo o all’inizio del diciassettesimo; ma poi quest’ultimo acquistò sempre più forza, mentre i ceti persero il loro potere. Ciò fu in parte dovuto a fattori oggettivi, soprattutto le guerre, ma anche alle loro divisioni e alla mancanza di una comune politica”” (pag 317-318)”,”GERx-135″
“CARTER ELWOOD Ralph”,”Resolutions and decisions of the Communist Party of the Soviet Union.The Russian Social Democratic Labour Party. 1898-October 1917. Volume I.”,”Ralph Carter Elwood is Associate Professor of Russian History at Carleton University, Ottawa. He is associate editor of Canadian Slavonic Papers and author of Russian Social Democracy in the Underground: a study of the RSDRP in the Ukraine, 1907-1914. General Editor’s Robert H. McNeal Introduction, Acknowledgments, Editor’s Preface, Introduction, Index,”,”RIRx-033-FL”
“CARTESIO (DESCARTES R.); a cura Italo CUBEDDU”,”Discorso sul metodo.”,”CARTESIO, ha scritto MARX, vede il mondo “”con gli occhi del periodo manifatturiero””.”,”FILx-011 SCIx-059″
“CARTIER Raymond”,”Le diciannove europe.”,”La Francia sonnolenta: l’ Ovest, la Francia abbandonata: il Sud-Ovest, la Francia rinnovata: il Sud-Est, la Francia luminosa: la Costa Azzurra, la Francia dinamica: l’ Est, la Francia scossa: il Nord, la Francia tentacolare: Parigi, la Francia enigmatica: De Gaulle. “”Donegani espiò in pochi mesi il suo peccato di orgoglio di tutta una vita. Come Agnelli, s’era servito del fascismo che lo aveva servito. Fu spodestato dai comitati operai che glielo notificarono il giorno stesso della liberazione di Milano. Il superbo autocrate non fu più, a un tratto, che un vecchio stanco, il quale riversava la sua acredine in lunghi monologhi e proponeva di diventare comunista se l’ avessero restituito alla sua autorità. Morì l’ anno dopo. La sua opera era in rovina. I bombardamenti alleati avevano distrutto il 70% della capacità produttiva della Montecatini.”” (pag 371)”,”EURx-211″
“CARTIER Raymond”,”Hitler et ses généraux. Les secrets de la guerre.”,”Mancato sbarco in Inghilterra (pag 149) Come Mussolini ha salvato Mosca (pag 161) CARTIER Raymond ha assistito al process di Norimberga come osservatore dello Stato maggiore delle Forze Francesi in Germania. Ha poi studiato i dossiers del processo. Hitler aveva la passione del comando e si credeva un genio militare. Questo gli fu fatale in Russia ove commise errori che un militare di professione avrebbe evitato. Ma in tutte le campagne precedenti mostrò fecondità di immaginazione, capacità di uscire dai sentieri battuti e intuizione dell’ avversario. “”Gli amanti dei confronti storici si sono immaginati che Hitler avesse atteso per passare il Niemen lo stesso giorno di Napoleone. Non era assolutamente vero. Hitler aveva, al contrario, calcolato, e molto ben calcolato, che una campagna in Russia deve cominciare al punto estremo della bella stagione, quando il terreno diventa praticabile. Egli aveva tenuto esattamente conto delle distanze e delle cattive strade. Ma la sua tempistica fu sconvolta dagli avvenimenti scatenati nei Balcani da Mussolini. Le conseguenze furono immense. Se la guerra in Russia fosse cominciata sei settimane prima, era assolutamente certo che le armate tedesche avrebbero raggiunto i loro obiettivi prima dell’ inverno. E’ fuori di dubbio che avrebbero preso Mosca. (…) La presa di Mosca non avrebbe messo fine alla resistenza sovietica, è vero. Essa non avrebbe modificato l’orientamento della guerra, è pure vero. Essa non avrebbe dato alla Germania una vittoria impossibile, è sempre vero. Ma avrebbe certamente modificato lo svolgimento degli avvenimenti. Avrebbe risparmiato alla Germania una disfatta, di cui mostrerò le conseguenze formidabili e la perdita di una armata. Mosca presa nel mese di ottobre 1941, la guerra poteva durare due anni di più. Lanciandosi contro la Grecia, senza aver avvertito il suo alleato, Mussolini ha salvato Mosca. L’ effetto scenico che ha ottenuto a Firenze (“”Führer, noi marciamo””) è costato di più all’ Asse che i più grandi dei suoi rovesci””. (pag 167-168)”,”GERQ-073″
“CARTIER Raymond”,”Nach dem Zweiten Weltkrieg. Mächte und Männer 1945-1965.”,”Mit 152 Abbildungen, 23 Karten, Zeittafel, Personen-und Sachregister.”,”RAIx-366″
“CARTIER Raymond”,”La seconda guerra mondiale. Volume primo.”,”Raymond Cartier giornalista e storico di fama internazionale. Tra i punti trattati: – Veglia d’armi. (…) Hitler o Manstein? La genesi del piano Sedan (in Cap. III); – Leningrado, Kiev o Mosca. (…) Hitler decide: Ucraina anzitutto (in Cap: XI) “”Ucraina innanzitutto””. “”Uno di questi diktat [di Hitler, ndr], die Weisung n. 35, è stato loro reso noto [ai capi dell’esercito Brauchtsch e Halder ndr] il 19 luglio. Ordina di smembrare il gruppo di Centro inviando una parte delle sue forze corazzate verso Leningrado e, in un secondo tempo, l’altra parte verso l’Ucraina, al fine di facilitare al gruppo Sud la costituzione di una base di partenza per l’offensiva verso il Caucaso. Hitler, fedele ai suoi preconcetti, fa passare la conquista di Mosca al terzo posto di ordine d’urgenza. Il mondo intero si aspetta la conquista imminente della cpaitale del bolscevismo, e i colpi terribili che cadono sulla direttrice napoleonica Vilna-Vitebsk-Smolensk sembrano comprovare che l’austriaco segue le orme del corso. Ma non è così. Il 23 luglio, Brauchitsch e Halder tentano di far tornare Hitler sulla sua decisione. Sostengono che Mosca è l’obiettivo principale, anche se ci si vuole attenere a considerazioni strettamente militari. Dimostrano che il nodo delle comunicazioni avversarie, unico legame tra la Russia del Nord e quella del Sud, tra la Russia asiatica e quella europea, è Mosca Citano Hitler contro Hitler: il Führer non ha mai cessato di affermare che lo scopo della camapgna è la distruzione delle forze nemiche; ora, è davanti a Mosca, è in difesa della loro capitale che i russi raccolgono tutti i mezzi che possono ancora racimolare. E’ là, di conseguenza, che bisogna tentare l’azione di annientamento. (…) La sera Halder schive nel suo diario: «Mosca al momento non interessa il Führer, ma soltanto Leningrado» (…). Ha poi luogo la conferenza generale. Hitler spiega che bisogna prima puntare su Leningrado, perché questa conquista eliminerà i russi dal Baltico, farà sparire ogni minaccia sulle importazioni di minerale svedese, e toglierà al nemico il suo arsenale più prezioso. Si porrà poi il problema «Mosca o Ucraina?». La mia decisione, dice Hitler, non è ancora presa, ma l’Ucraina mi sembra, in linea di massima, più indicata in ragione delle sue risorse agricole e industriali. È necessaria anche al conquista della Crimea, essendo questa una base pericolosa per il petrolio rumeno. Resterà poi il tempo di prendere Mosca prima dell’inverno. Fissati i termini della questione, la discussione entra nei particolari. I generali approfittano della rara occasione loro offerta di mettere il capo supremo al corrente delle difficoltà della campagna. Gli ottimi T-34 russi, 26 tonnellate, un cannone da 76 mm, una corazzatura invulnerabile al 37 tedesco, si moltiplicano. Compaiono mastodonti assolutamente imprevisti, T-35 da 46 tonnellate, i Klim Voroscilov da 55 tonnellate. I mortai di Stalin, chiamati dai russi Katjuscia, rappresentano una sorpresa ancora più spiacevole: i loro 320 razzi che si scatenano in 25 secondi hanno effetti sconvolgenti tali da far perdere la testa anche ai migliori combattenti. I generali sostengono che l’esercito tedesco ha bisogno di un carro e di un anticarro più potenti. Per il momento chiedono carri nuovi con cui ridar vigore alle loro divisioni corazzate. Hitler rifiuta. I carri armati che escono dalle officine sono necessari, dice, per costituire nuove divisioni corazzate. Tutt’al più acconsente solo a destinare all’intero fronte orientale 300 motori di ricambio, cifra insignificante. Si lascia sfuggire, con Guderian, questa confessione: «Se avessi saputo che davvero i russi avevano tanti carri armati quanti lei ha sostenuto ne avessero nel suo libro ‘Achtung Panzer’, credo che non avrei cominciato questa guerra». Guderian aveva parlato di 10.000 carri armati sovietici, ma la sua stima era probabilmente inferiore del 50 per cento alla realtà. Il pensiero hitleriano continua a oscillare”” (pag 393-394-395) Raymond Cartier giornalista e storico di fama internazionale”,”QMIS-287″
“CARTIER Raymond”,”La seconda guerra mondiale. Volume secondo.”,” Raymond Cartier giornalista e storico di fama internazionale Fallimento della guerra sottomarina – Kursk, nuova tappa della disfatta (da pag 155) (La caduta del Duce) Vinta una battaglia capitale sui mari. “”Mentre si svolge la conferenza «Trident», gli Alleati fanno un passo da gigante verso la vittoria. Scompare la più pesante ipoteca che grava sulla loro strategia. La guerra sottomarina sta per fallire. Fra tutti i voltafaccia della fortuna che la guerra ha provocato, soltanto le disfatte tedesche davanti a Mosca e a Stalingrado, possono essere comparate, per violenza al fallimento degli U-Boot. All’inizio di primavera stavano per esser vincitori. All’inizio dell’estate, vengono cacciati dai mari. La tattica dei lupi era al suo apice. Cento sommergibili operavano simultaneamente nell’Atlantico, a squadre di 12 o 20. In marzo, colarono a picco 85 navi mercantili, delle quali 21 sulle 35 dei convogli HX 229 e SL 122. In aprile, malgrado qualche traversata più felice, affondarono ancora 350.000 tonnellate. Le perdite di sommergibili, 5 al mese, costituivano appena un quinto delle nuove unità che entravano in servizio. Da parte alleata, il bilancio tra il tonnellaggio costruito e il tonnellaggio distrutto rimaneva deficitario. Da parte tedesca, la flotta sottomarina continuava a crescere. Di fronte a questi due dati, l’invasione dell’Euroa restava impossibile. Improvvisamente tutto cambia. I sommergibili scompaiono uno dopo l’altro soprattutto nel corso della traversata di ritorno, quando lo stato maggiore di boulevard Suchet li considera ormai fuori pericolo. I rapporti dei comandanti sopravvissuti alla nuova forma di attacco permettono di ricostruire la loro disavventura. L’U-Boot naviga in superficie, la notte, per ricaricare le batterie, rinnovare l’ossigeno, compensare la mortale lentezza della navigazione in immersione. Improvvisamente si accendono nel cielo fari e cadono bombe. Il moltiplicarsi delle portaerei di scorta, piroscafi trasformati e l’entrata in servizio di un radar di dieci centrimetri permettono agli Alleati questa caccia implacabile. La notte, un tempo amica e rifugio dei sommergibili, ora li tradisce! Maggio è catastrofico. 38 sommergibili, uno su tre, non rientrano alla base. Dönitz chiede al Führer un colloquio a due e sale all’Obersalzberg per commentargli il disastro. La perdita di 2000 ufficiali e marinai specializzati, ancor più insostituibili degli stessi sommergibili, è un prezzo troppo alto per la distruzione di 240.000 tonnellate di naviglio mercantile. Pur dichiarandosi pronti al sacrificio, i più sperimentati comandanti, i titolari della croce di ferra con fronde di quercia e spade, i Roskill, i Lehmann-Willerbock, gli Scholz, giudicano impossibile continuare la lotta con imbarcazioni che fanno nove nodi in immersione e devono risalire ogni ventiquattro ore per respirare. Per questo, e in attesi di trovare un rimedio, Dönitz ha preso la decisione di ritirare i sommergibili dall’Atlantico del Nord: Essi operano provvisoriamente solo nei mari lontani, se riescono a sopravvivere durante le traversate necesarie per raggiungerli. La replica di Hitler è di una veemenza straordinaria. Misura ruggendo a grandi passi il vasto salone. Non può accettare la conclusione del suo grand’ammiraglio. Non può credere che gli inglesi – non accenna nemmeno agli americani – abbiano abbastanza portaerei e aeroplani per sorvegliare tutto l’Atlantico Nord. Non può, assolutamente non può rinunciare alla guerra sottomarina. «L’Atlantico è il mio vallo difesivo. Se viene abbandonata la guerra sottomarina l’invasione dell’Europa diventa una certezza…». Immediatamente vengono dati ordini affinché tutte le priorità che Dönitz reclama gli siano accordate e poerché Göring stesso sia costretto a mettere la Luftwaffe a disposizione dell’ammiraglio che detesta. Dönitz correderà le sue unità di dispostivi antiradar e di apparecchi ottici antiaerei. Accelererà l’applicazione dello Schnorchel, che, pompando aria dalla superficie, permette di navigare in immersione coi diesel ed evita le frequenti emersioni. . Lo Schnorchel, d’altronde, è solo una soluzione provvisoria. Non vi è ormai più possibilità di costruire sommergibili a circuito chiuso come da molti anni propone il professor Walter. Ma si lavorerà con accanimento al tipo XXI, che potrà raggiungere 17,5 nodi di immersione. È ligittiom sperare in un rilancio della guerra sottomarina per l’inizio del 1944. A giugno, il tonnellaggio delle navi affondate in Atlantico scende a 27.000, e, nell’assieme dei mari, a 157.000. In luglio, in seguito a ordini di Hitler, le cifre di distruzione risalgono a 136.000 e 390.000 tonnellate, ma la perdita di 25 sommergibili dà ragione a Dönitz e costringe a rallentare le operazioni. In agosto, gli Alleati perdono nell’Atlantico soltanto 4 navi, per un totale di 27.941 tonnellate. Per la prima volta dall’inizio della guerra, il tonnellaggio costruito supera il tonnellaggio distrutto su tutti gli oceani, Pacifico compreso. Viene così vinta uan battaglia capitale. La strada che porta alle grandi imprese è sgombra””. (pag 159-160-161) Stalin lascia schiacciare gli insorti di Varsavia (da pag 354) (La guerra esce dalla Russia) Accerchiamento mancato in Normandia (da pag 402) (La liberazione della Francia)”,”QMIS-288″
“CARTIGLIA Carlo”,”Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia.”,”CARTIGLIA Carlo è nato a Biella nel 1938. Vive e lavora a Torino. E’ capo redattore della Casa editrice Loescher e insegna alla facoltà di Scineze politiche. Ha collaborato a ‘Resistenza’ e a ‘Nuova Sinistra’. Collabora a ‘Movimento Operaio e Socialista’, ‘Italia Contemporanea’ ‘Rivista di Storia Contemporanea’ e al ‘Dizionario Critico di Storia Contemporanea’. ‘I progetti di RIGOLA, fra il 1927 e il 1940, di fiancheggiamento critico al fascismo sono visti in parte come esiti conseguenti di una linea politica subalterna alle scelte delle classi dominanti’ L’ attività politica di RIGOLA finì con l’ ultimo numero della sua rivista, nel giugno del 1940. Tenne ancora contatti, dopo l’ aprile del 1945, con alcuni socialisti (D’ARAGONA, RONDANI, LUISETTI) e approvò la scissione di Palazzo Barberini. Ma, di fatto, il ricordo della sua attività negli anni del fascismo pesava, e contribuiva a renderlo isolato e screditato. Collaborò a qualche giornale, contribuì alla prefazione a una raccolta di scritti di TURATI, scrisse le presentazioni a un libro su MASSARENTI e a un volumetto della Biblioteca di cultura socialista. Pubblicò nel 1947 una ‘Storia del movimento operaio’, una storia del sindacalismo riformista, utile per la massa di documenti e di notizie, ma monca e reticente. Morì nel 1954. (pag 204)”,”MITT-099″
“CARTIGLIA Carlo”,”Il partito socialista italiano, 1892-1962.”,”Carlo CARTIGLIA è nato a Biella nel 1938. Capo redattore della casa editrice Loescher, ha insegnato storia dei movimenti sindacali presso la facoltà di scienze politiche di Torino. ha pubblicato ‘Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia’ (1976) e altro (v. retrocopertina).”,”MITS-193″
“CARTOCCI Roberto”,”Fra Lega e Chiesa. L’Italia in cerca di integrazione.”,”Roberto Cartocci insegna Metodologia delle scienze politiche nell’Università di Bologna. Con il Mulino ha già pubblicato Elettori in Italia.”,”ITAP-067-FL”
“CARTOSIO Bruno”,”Contadini e operai in rivolta. Le Gorras blancas in New Mexico.”,”Bruno CARTOSIO insegna storia dell’ America del Nord all’ Università di Bergamo e si occupa da anni di cultura e storia degli Stati Uniti. Ha pubblicato varie opere (v. retrocopertina) Successo Knight nel New Mexico. “”Nel mese di giugno, il “”Las Vegas Democrat”” dava notizia delle risoluzioni, “”che hanno suscitato l’ approvazione di tutti gli uomini onesti””, con cui i Knights dichiaravano la loro condanna delle “”recinzioni, laddove siano state erette illegalmente”” e annunciava con soddisfazione che i loro ranghi erano in espansione, avendo raggiunto i 1000 iscritti nella contea di San Miguel. Subito dopo, nella stessa Las Vegas, la cui popolazione era allora di 2385 persone, il 4 luglio i Knights chiamarono più di 1000 persone a partecipare a una grande parata e festa patriottica (che ebbe luogo significativamente sia nella piazza “”vecchia”” sia in quella “”nuova””) e a fine ottobre raccolsero 2000 partecipanti a un’ altra manifestazione preelettorale. Ma era la loro crescita nella contea di San Miguel nel suo insieme a giustificare i sospetti di molti che Knights e Gorras fossero due facce della stessa medaglia””. (pag 64-65) Sospetti di entrismo nei Cavalieri del Lavoro. “”Anche se la coincidenza temporale non era assoluta, alla fine del decennio, la effettiva compresenza sulla scena di Knights e Gorras turbava sia gli oppositori politici che i membri anglo dell’ Ordine. Tre di loro manifestarono direttamente a Terence Powderly, leader nazionale dell’ organizzazione, il timore che l’ incremento nel numero di mexicanos entrati nelle file dei Knights non indicasse solo il successo politico dell’ Ordine, ma implicasse anche il suo uso come copertura legale per le azioni illegali delle Gorras.”” (pag 67-68)”,”MUSx-162″
“CARTOSIO Bruno a cura; saggi di Ferdinando FASCE Bruno CARTOSIO Dean NOLAN e Fred THOMPSON Alessandro PORTELLI Linda NOCHLIN Alan DAWLEY”,”Wobbly! L’ Industrial Workers of the World e il suo tempo.”,”Saggi di Ferdinando FASCE Bruno CARTOSIO Dean NOLAN e Fred THOMPSON Alessandro PORTELLI Linda NOCHLIN Alan DAWLEY Foto pag 216, I dirigenti IWW dello sciopero di Paterson, 1913, Adolph LESSIG, Bill HAYWOOD e Carlo TRESCA CARTOSIO Bruno insegna storia dell’ America del Nord all’ Università di Bergamo. Si occupa di storia sociale e culturale degli Stati Uniti. Dirige con Alessandro PORTELLI e Giorgio MARIANI ‘Acoma, Rivista internazionale di studi nordamericani’. Ha pubblicato vari volumi (v. 4° cop). “”Nel periodo di prosperità che si apre col 1898, mentre la crisi della frontiera ha ormai definitivamente stabilizzato la condizione operaia, l’AFL sembra in grado di dare per la prima volta all’area composita e frazionata delle ‘trade unions’ un respiro e una dimensione nazionali. La cruda e disincantata logica del ‘business unionism’ (più soldi, meno lavoro, nessun fine ultimo, niente attività politica autonoma) raccoglie attorno all’organizzazione di Samuel Gompers un numero di iscritti che passa da 278.000 nel 1898 a 1.676.200 nel 1904 e che, pur declinando con la recessione che segue al 1904, riesce comunque a rimanere intorno al milione e mezzo di effettivi””. (pag 21)”,”MUSx-216″
“CARTOSIO Bruno”,”Lavoratori negli Stati Uniti. Storia e culture politiche dalla schiavitù all’ IWW.”,”CARTOSIO Bruno docente di letteratura inglese e americana presso l’ Istituto Universitarie di Lingue Moderne di Milano, è autore di numerosi saggi sulla cultura e la storia sociale degli Stati Uniti (‘Dentro l’ America in crisi’)( De Donato, 1980), ‘Tute e technicolor’ (1981). Le calunnie precedono la repressione. Intervista con Bill Haywood. “”L’ IWW si costituì nel giugno 1905; il suo sorgere fu accolto da una feroce campagna della stampa a base delle più stolte ed infami accuse e delle insinuazioni più nefande. L’ IWW veniva definita come una setta di assassini volgari, di delinquenti comuni, organizzata per il furto, la rapina, l’ attentato terroristico. Scopo di detta campagna era quello di giustificare pol la reazione governativa che si andava preordinando nel segreto degli uffici ministeriali e degli uffici di polizia. Difatti; pochi mesi dopo nel Febbraio del 1906 incominciò l’ offensiva padronale in grande stile. Il 17 dello stesso mese fummo arrestati io Moyer e Pettibone. Fummo arrestati a Denver nel Colorado e contro ogni norma di legge trasportati in treno speciale – ci si rendeva onori sovrani – a settanta miglia all’ ora, al plenipotenziario (leggi invece al penitenziario), nel quale normalmente non si è trasferiti che dopo una condanna, e rinchiusi nella cella detta ‘della morte’, poiché in essa si rinchiudono i condannati a morte che attendono di essere esecuzionati. In quel luogo spaventevole, tagliati fuori da ogni consorzio umano, rimanemmo parecchie settimane, cioè sino a quando il nostro avvocato, riuscito a rintracciarci, non ottenne che venissimo trasferiti nelle carceri giudiziarie di Ada. Ecco perché allora si dubitò che fossimo stati uccisi, e a dirti la verità la medesima cosa noi dubitavamo potesse avvenire da un momento all’ altro. Nota qui la strana coincidenza fummo trasportati nel carcere medesimo in cui i quattordici minatori arrestati in seguito al primo sciopero minerario di Coeur de Alenes Idaho, quattordici anni prima, idearono la costitituzione della Federazione Minatori! Fummo trattenuti in carcere quindici mesi; sino a quando non fui processato. Il mio dibattimento durò tre mesi: ero accusato di aver ucciso il governatore dell’ Idaho, la cui casa era stata fatta saltare in aria, mentre io mi trovavo ad oltre mille miglia di distanza dal luogo in cui avvenne il fatto. Fui assolto in virtù dell’ agitazione mondiale che i compagni di tutti i paesi fecero in mio favore.”” (pag 230-231)”,”MUSx-218″
“CARTOSIO Bruno”,”Anni inquieti. Società media ideologie negli Stati Uniti da Truman a Kennedy.”,”B. Cartosio (Tortona, 1943) insegna letteratura inglese presso l’Istituto Universitario di Lingue Moderne di Milano. Fabbrica automatica. “”In un articolo intitolato “”Machines Without Men””, macchine senza uomini, pubblicato su ‘Fortune’ nel novembre 1946, i due fisici canadesi E.W. Leaver e J.J. Brown esordivano delineando appunto come in un romanzo utopico, l’aspetto di una fabbrica del prossimo futuro, della fabbrica desiderata: “”Immaginate una fabbrica pulita, spaziosa e a ciclo continuo come una centrale idroelettrica. Il terreno di produzione è del tutto privo di uomini. Solo alcuni ingegneri, tecnici e operatori comminano su una balconata in alto, daanti a una grande parete di strumenti centrali di controllo…Tutto il resto è automatico.(…)”””” (pag 190)”,”USAS-187″
“CARTOSIO Bruno”,”La grande frattura. Concentrazione della ricchezza e disuguaglianze negli Stati Uniti.”,”Bruno Cartosio insegna storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Ha pubblicato recentemente: ‘I lunghi anni sessanta. Movimenti sociali e cultura politica negli Stati Uniti’, Feltrinelli, 2012. “”Negli anni recenti non sono state poche le occasioni che hanno portato a mettere in dubbio la neutralità dei media. Anzitutto per la presenza anche in questo caso di una vorticosa “”porta girevole”” grazie a cui avviene uno scambio continuo di personale tra giornalismo e politica, oltre che tra giornalismo ed economia-finanza, come ha documentato Fabrizio Tonello (2). In secondo luogo, perché anche in questo settore è avvenuta una deregolamentazione finalizzata a favorire i grandi gruppi esistenti a scapito delle aziende indipendenti. Il 13 settembre 2001 la maggioranza repubblicana nella Commissione federale per le comunicazioni rivedeva le norme che ancora ponevano qualche freno alla concentrazione oligopolistica dei media. In particolare aboliva la norma, in vigore dal 1975, secondo cui un singolo non poteva possedere un quotidiano a stampa e una stazione televisiva agenti “”nello stesso mercato”” e l’altra, che poneva un limite alla percentuale di case cheun singolo poteva raggiungere con le sue stazioni televisive (dopo che il Telecommunications Act del 1996 aveva già innalzato quel limite al 35 per cento) (3). Sono state modifiche come queste, coerenti con la ‘deregulation’ dei mercati finanziari, che avrebbero permesso alle grandi conglomerate di diventare ancora più grandi e di perfezionare le alleanze e fusioni tra i giganti della carta stampata, della comunicazione e dell’intrattenimento”” (pag 39-40) (2) Fabrizio Tonello, La nuova macchina dell’informazione, Feltrinelli, Milano, 1999, pp. 44-46; (3) Mark Crispin Miller, ‘What’s Wrong With This Picture?’, in ‘The Nation’, 7 gennaio 2002″,”USAE-103″
“CARTOSIO Bruno”,”New York e il moderno. Società, arte e architettura nella metropoli americana (1876-1917).”,”Bruno Cartosio (1943) insegna storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Si occupa da anni di storia sociale e culturale degli Stati Uniti, collabora con varie testate giornalistiche (tra cui Il Manifesto) ed è autore di numerose pubblicazioni. Dirige con Alessandro Portelli e Giorgio Mariani “”Ácoma. Rivista Internazionale negli Stati Uniti””. Tra i suoi volumi: Anni inquieti, Società media ideologie negli Stati Uniti da Truman a kennedy, L’autunno degli Stati Uniti, Da New York a Santa Fe. Terra, culture native, artisti, scrittori nel Sudovest, 1846-1930, Gli Stati Uniti contemporanei, 1865-2002, Più temuti che armati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo.”,”USAS-007-FL”
“CARTOSIO Bruno a cura; saggi di Paolo BERTELLA FARNETTI Lorenzino BOMBARDINI Danièle STEWART Roberta MAZZANTI Philip MATTERA Bruno CARTOSIO”,”Dentro l’America in crisi. Saggi sulle lotte sociali negli Stati Uniti degli anni Settanta.”,”Saggi di giovani ricercatori italiani e americani già noti per alcune ricerche di storia economica e sociale”,”MUSx-323″
“CARTOSIO Bruno”,”Più temuti che amati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo.”,”Bruno Cartosio (1943) insegna storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Si occupa da anni di storia sociale e culturale degli Stati Uniti, collabora con varie testate giornalistiche (tra cui Il Manifesto) ed è autore di numerose pubblicazioni. Dirige con Alessandro Portelli e Giorgio Mariani “”Ácoma. Rivista Internazionale negli Stati Uniti””. Tra i suoi volumi: Anni inquieti, Società media ideologie negli Stati Uniti da Truman a kennedy, L’autunno degli Stati Uniti, Da New York a Santa Fe. Terra, culture native, artisti, scrittori nel Sudovest, 1846-1930, Gli Stati Uniti contemporanei, 1865-2002, Più temuti che armati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo.”,”MUSx-072-FL”
“CARTOSIO Bruno”,”Gli Stati Uniti oggi. Democrazia fragile, lavoro instabile.”,”Bruno Cartosio si occupa da anni soprattutto di storia sociale e culturale degli Stati Uniti. Tra le sue molte pubblicazioni ‘Dollari e no. Gli Stati Uniti dopo la fine del secolo americano’, Derive Approdi 2020.”,”USAS-248″
“CARTRON Michel Bernard a cura”,”Juillet 1830. La deuxième révolution Française.”,”L’Autore Cartron si è specializzato nel periodo della Restaurazione (1814-1830). Ha scritto varie biografie su protagonisti di questo periodo.”,”FRAD-110″
“CARUGO Adriano CHABOD Federico e DE-CAPRARIIS Vittorio LUZZATTO Gino BORLANDI Franco BENDISCIOLI Mario PRODI Paolo BUSSI Emilio CIALDEA Basilio TAMBORRA Angelo BOMBACI Alessio GIGLIO Carlo saggi di”,”Nuove questioni di storia moderna. 1. La nuova scienza. Le origini della rivoluzione scientifica e dell’ età moderna. Il Rinascimento. Periodi e caratteri dell’ economia moderna. L’ età delle scoperte e la rivoluzione economica del secolo XVI. La Riforma protestante. Riforma cattolica e Controriforma. Tra Sacro Romano Impero e Stato assoluto. Le relazioni internazionali europee dal 1492 al 1700. L’ Europa centro-orientale nei secoli XVI – XVII. L’ Impero ottomano. Origine e sviluppo dei grandi imperi coloniali sino al 1789.”,”Saggi di CARUGO Adriano CHABOD Federico e DE-CAPRARIIS Vittorio LUZZATTO Gino BORLANDI Franco BENDISCIOLI Mario PRODI Paolo BUSSI Emilio CIALDEA Basilio TAMBORRA Angelo BOMBACI Alessio GIGLIO Carlo Tesi di John H. RANDALL jr: fu la scienza a costruire il nuovo mondo. (cit. in premessa) Limiti e contraddizioni del tentativo di Copernico. “”I seguaci del copernicanesimo, infatti, si resero conto delle importanti conseguenze fisiche della innovazione astronomica di Copernico, e per dare validità e plausibilità a quest’ ultima, dovettero rovesciare l’ intero sistema aristotelico.”” (pag 76) “”E’ questa la ragione profonda per la quale Copernico attribuiva tanta importanza al movimento circolare uniforme; fu per salvaguardare questo principio che procedette con decisione a riformare la teoria tolemaica: esso costituiva la base di tutta la sua meccanica celeste; esso rappresentava, per lui, l’unico mezzo per mettere in moto la macchina del mondo. Ma proprio quella attribuzione di funzioni cinematiche alla forma geometrica della sfera (che nelle intenzioni di Copernico voleva essere una semplice revisione parziale della teoria aristotelica della forma sostanziale) comportava conseguenze catastrofiche per l’ intera cosmologia aristotelica, giacché portava logicamente – anche se, incoerentemente, Copernico non trasse queste conseguenze logiche – a negare il principio aristotelico che la terra e i pianeti sono fatti di materie diverse, sono soggetti a leggi fisiche di genere diverso , e perciò si comportano in maniera differente; in altre parole, portava ad eliminare quella netta distinzione tra fisica terrestre e fisica celeste che costituiva la chiave di volta dell’ intero sistema fisico-cosmologico di Aristotele. Copernico perciò non si rese conto della portata rivoluzionaria della propria innovazione (…)””. (pag 77, Adriano Carugo, La nuova scienza)”,”STOU-072″
“CARUSO Bruno”,”Lenin a Capri. Intellettuali marxismo religione.”,”Bruno CARUSO (Palermo 1927) ha partecipato alle lotte politiche del movimento operaio. Ha curato ‘La rivoluzione messicana’ di José Guadalupe POSADA (1974). LENIN ha compiuto due viaggi a Capri per risolvere quella scissione che, dopo il fallimento della rivoluzione del 1905, si stava producendo tra i bolscevichi.”,”LENS-051″
“CARUSO Saverio”,”Burocrazia e capitale in Italia. Struttura e ideologia.”,”””A questo proposito, nella critica alla filosofia del diritto di Hegel, Marx esprime il proprio sarcasmo in questi termini: “”Questa possibilità di ogni cittadino, di diventare funzionario statale, è dunque il secondo rapporto affermativo fra società civile e Stato, la seconda identità. Essa è di natura molto superficiale e dualistica. Ogni cattolico ha la possibilità di diventare prete (cioè di separarsi dai laici e dal mondo) per questo il clero si oppone meno, come potenza esterna, al cattolico? Che ognuno abbia la possibilità di acquisire il diritto di un’ altra sfera prova soltanto che la sua propria sfera non è la realtà di questo diritto”” (K. Marx op. cit. pag 73) (pag 116).”,”ITAB-113″
“CARUSO Alfio”,”Italiani dovete morire. Il massacro della divisione ‘Acqui’ a Cefalonia.”,”Alfio Caruso (Catania, 1950) è autore di romanzi e saggi. Dall’uno al 28 settembre sono morti 9406 soldati italiani (1300 durante i combattimenti sull’isola, oltre 5000 fucilati, 3000 prigionieri, scomparsi successivamente in mare). ‘Pagina più nobile dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale’ (4° di copertina)”,”QMIS-203″
“CARUSO Alfio”,”Io che da morto vi parlo. Passioni, delusioni, suicidio del professor Adolfo Parmaliana.”,”Alfio Caruso nato a Catania nel 1950, è autore di sei romanzi, thriller politici e mafia.”,”ITAS-029-FV”
“CARUSO Alfio”,”Tutti i vivi all’assalto. L’epopea degli alpini dal Don a Nikolajevka.”,”””È la semisconosciuta anabasi italiana, è la più straordinaria avanzata all’indietro della storia militare, è l’indomita resistenza del Corpo alpino in Rusia. Buttate nella fornace della seconda guerra mondiale dall’aberrante menefreghismo di Mussolini, le penne nere scrivono una pagina di epico e silenzioso valore. Dal 17 al 31 gennaio 1943 la ‘Tridentina’, la ‘Cuneense’ e la ‘Julia’ affrontano centinaia e centinaia di chilometri nella neve pur di non arrendersi alle armate di Stalin. A guidare la marcia deli alpini è soprattutto il desiderio di ritornare a baita, più che l’amor di patria…”” (dalla 4ª di copertina) Alfio Caruso (Catana, 1950) narratore e saggista ha pubblicato varie opere tra cui ‘Noi dal 1943 a oggi’ (2002) e ‘Italiani dovete morire’ (2000). “”Scappano anche alcuni guastatori divisi in due gruppi. Uno con il capitano Astrella e il sottotenente Delleani raggiungerà la ‘Tridentina’, l’altro con il tenente Palazzolo, il sottotenente Sonzini e il sottotenente medico Truci raggiungerà la salvezza da solo. Dei 2000 che formavano la colonna armata, ne sopravvivono soltanto 150. Un gruppo di alpini si salva requisendo un dromedario e tre zebre al padrone di circo equestre, che si esibiva nella zona e si è trovato coinvolto negli scontri. Il capitano Morini e quattro bersalpini azzeccano un sentiero che li porta fuori dal massacro. Da lì a un giorno si uniranno alla ‘Cuneense’ e con la divisione finiranno nel tritacarne di Valujki, subiranno una lunga prigionia”” (pag 251)”,”QMIS-076-FSD”
“CASADEI Alberto SANTAGATA Marco”,”Manuale di letteratura italiana contemporanea.”,”Alberto Casadei insegna Letteratura italiana all’Università di Pisa. Marco Santagata insegna Letteratura italiana all’Università di Pisa ed è presidente del consorzio interuniversitario ICoN.”,”ITAG-033-FL”
“CASAGRANDE Orsola”,”Minatori. La storia di Tower Colliery e le lotte dei minatori britannici contro la chiusura dei pozzi.”,”Orsola CASAGRANDE (Venezia, 1968) giornalista militante è corrispondente del Manifesto da Londra.”,”MUKx-159″
“CASAGRANDE Carla VECCHIO Silvana a cura; saggi di Esther COHEN Carla CASAGRANDE Piroska NAGY Silvana VECCHIO Barbara FAES-DE-MOTTONI Letterio MAURO Gijs COUCKE Sonia GENTILI Alessandro ARCANGELI Cristina MOTTA”,”Piacere e dolore. Materiali per una storia delle passioni nel Medioevo.”,”Piacere e dolore delle anime nella ‘Commedia’ di Dante Alighieri (pag 149-169) (la virtù formativa, anima e corpo ecc.) “”Tosto che loco lì la circunscrive, la virtù formativa raggia intorno così e quanto ne le membra vive.”” (l’anima conferisce la forma al corpo individuandolo e delimitandolo. Concretamente l’anima irradia nell’aria la forma, e questa la riflette…) (pag 158) Paolo e Francesca. “”Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende”” Il ‘modo’ che continua ad offendere Francesca non è quello in cui il marito Gianciotto l’ha uccisa, come comunemente si interpreta, bensì quello della passione che prese Paolo in terra, e che ancora li ‘offende’, li fa patire (pag 169)”,”STMED-008-FSD”
“CASAGRANDE Carla CRISCIANI Chiara VECCHIO Silvana a cura; saggi di Carla CASAGRANDE Maria Luisa PICASCIA Silvana VECCHIO Barbara FAES-DE-MOTTONI Gabriella ZARRI Doris RUHE Marta CRISTIANI Steven J. WILLIAMS Agostino PARAVICINI-BAGLIANI Enrico ARTIFONI Claudio FIOCCHI Stefano SIMONETTA Mario ASCHERI Chiara CRISCIANI Vittoria PERRONE-COMPAGNI Silvia NIGEL”,”Consilium. Teorie e pratiche del consigliare nella cultura medievale.”,”Il Consilium nel Medioevo è nello stesso tempo una virtù, un’arte e una pratica. Espressione della potenza di Dio, viene trasmesso agli uomini sotto forma di dono dello Spirito Santo; virtù della scelta e del comando, individua quanti esercitano il potere legittimandone l’autorità; arte professionale, si istituzionalizza nei consigli e nei consulti dei medici, avvocati, amministratori, cortigiani, precettori, predicatori e confessori; pratica quotidiana di uomini e donne costituisce e consolida i legami familiari…”,”STMED-027-FSD”
“CASAGRANDE Carla VECCHIO Silvana, con un saggio di Jérôme BASCHET”,”I sette vizi capitali. Storia dei peccati nel Medioevo.”,”Carla Casagrande insegna Storia del pensiero politico medievale presso l’Università di Pavia. Silvana Vecchio è docento di Storia della filosofia medievale all’Università di Ferrara.”,”STMED-054-FSD”
“CASALE Giuseppe GIANELLI Giulio”,”Economia di mercato, interventismo ed economia pianificata: aspetti teorici a confronto. Volume I. Dall’interventismo mercantilista al liberalismo neoclassico.”,”La critica marxiana al pensiero economico classico (pag 141-142) “”Marx non prestò alcuna attenzione alle formulazioni della scuola neoclassica che a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento soppiantò anche nell’insegnamento accademico quella classica. (…) Invece l’intero pensiero economico marxiano può essere letto come critica della dottrina classica: la stessa sua opera fondamentale ha per sottotitolo ‘Critica dell’economia politica’ e anche le sue ‘Teorie del plusvalore’, note pure come ‘Storia delle teorie economiche o Libro quarto del Capitale’, costituiscono un esempio di metodo critico di singolare valore. Pertanto, riassumere in poche righe la critica marxiana delle teorie classiche, equivale a scrivere quel libro intitolato ‘Brevi note sull’universo’ spesso citato e mai pubblicato. Marx non risparmiò elogi a Smith e soprattutto a Ricardo la cui impronta appare nitidissima in tutti i suoi scritti più importanti. Disprezzò come meri ripetitori ed apologeti del sistema capitalistico la maggior parte degli altri classici definendoli “”economisti volgari””. «La storia dell’economia politica moderna si conclude con Ricardo e Sismondi… la letteratura economico-politica successiva si perde in compendi eclettici, sincretistici, come ad esempio l’opera di John Stuart Mill, oppure nell’elaborazione più approfondita di singole branche… oppure nella riproduzione di vecchie controversie economiche per un pubblico più vasto e nella soluzione pratica di questioni di attualità, come gli scritti sul libero scambio e il protezionismo… E’ indiscutibilmente una letteratura di epigoni: riproduzione, perfezionamento formale, più ampia assimilazione della materia, messa a fuoco, popolarizzazione, sintesi, elaborazione di dettagli, mancano fasi di sviluppo salienti e decisive: da un lato si fa l’inventario, dall’altro si moltiplicano i particolari» (50). La sua critica fondamentale coinvolse tuttavia l’intera scuola, al di là degli errori e delle insufficienze teoriche, alcune delle quali – come quelle insite nella teoria del valore ricardiana – mise opportunamente in luce. Questa critica di fondo investe il carattere storico, ossia transitorio, delle categorie economiche e delle leggi da essa evidenziate. «Gli economisti (classici) – sostenne – hanno un singolare modo di procedere. Non esistono per essi che due tipi di istituzioni, quelle dell’arte e quelle della natura. Le istituzioni del feudalesimo sono istituzioni artificiali, quelle della borghesia sono istituzioni naturali. E in questo gli economisti assomigliano ai teologi, i quali pure stabiliscono due sorti di religioni. Ogni religione che non sia la loro è un’invenzione degli uomini, mentre la loro è un’emanazione di Dio. Dicendo che i rapporti attuali – i rapporti della produzione borghese – sono naturali, gli economisti fanno intendere che si tratta di rapporti entro i quali si crea la ricchezza e si sviluppano le quote produttive conformemente alle leggi della natura. Per cui questi stessi rapporti sono leggi naturali indipendenti dall’influenza del tempo. Sono leggi eterne, sono quelle che debbono sempre reggere la società. Così c’è stata storia, ma ormai non ce n’è più» (51)”” [Giuseppe Casale, Giulio Gianelli, ‘Economia di mercato, interventismo ed economia pianificata: aspetti teorici a confronto. Volume I. Dall’interventismo mercantilista al liberalismo neoclassico’, Genova, 1991] [(50) Marx, ‘Lineamenti fondamentali’, pp. 1027-28; (51) Marx, ‘Per la critica’, p, 103]”,”ECOT-366″
“CASALEGNO Carlo PETACCO Arrigo CHIERICI Maurizio ZANELLI Dario MANTOVANI Vincenzo VINCENTI Lorenzo MAYDA Giuseppe BERTOLDI Silvio GEROSA Guido PANCERA Mario CAPUTO Livio GULLACE Gino, testi di”,”Gli attentatori. Rivoltelle contro il potere.”,”””Heydrich non visse tanto da sapere, pur negli spasmi di una spaventosa agonia; che i suoi attentatori erano stati uccisi e neppure che, per vendicarlo, il 9 giugno il villaggio di Lidice, vicino a Praga, era stato incendiato e raso al suolo e tutti i suoi abitanti maschi, 172 fra uomini e ragazzi oltre i 16 anni, erano stati fucilati, le 200 donne internate a Ravensbrück e i 90 bimbi chiusi nel “”lager”” di Gneisenau. Heydrich non seppe neppure che la Gestapo aveva assassinato 1131 cecoslovacchi; che a Praga erano stati condannati a morte il dottor Petrek, rettore della Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio, il vescovo Goradz, il curato Cikl e il presidente dei laici, Sonnevend, e che a Berlino, per “”rappresaglia””, Goebbels aveva fatto fucilare 152 ebrei””. (pag 83, Giuseppe Mayda) E’ il traditore Curda a mettere la Gestapo sulle tracce di Kubis e Gabchik gli attentatori di Heydrich (27 maggio 1942), rifugiatisi nella cripta sotterranea della Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio. (pag 82) Heydrich uno degli uomini più spietati della Germania nazista, generale delle SS, creatore della Gestapo, programmatore della “”soluzione finale del problema ebraico”” e infine “”Reichprotektor di Boemia e Moravia. Aggiungere RESISTENZA TEDESCA CECOSLOVACCHIA BOEMIA MORAVIA”,”TEMx-043″
“CASALEGNO Paolo”,”La filosofia del linguaggio. Un’introduzione.”,”Paolo Casalegno è ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano (1997). “”Tutti avranno sentito parlare del Circolo di Vienna, il gruppo di filosofi e scienziati che negli anni Venti diede vita al movimento filosofico noto oggi come “”positivismo logico”” o “”neopositivismo””. Una delle tesi più caratteristiche fra quelle sostenute e divulgate dai membri del Circolo è il cosiddetto “”principio di verificazione””, compendiato nello slogan: “”Il significato di una proposizione è il metodo della sua verificazione””. Qui il termine “”metodo”” va inteso in senso largo: un metodo di verificazione non deve essere per forza una procedura complessa e rigidamente codificata. Se l’enunciato con cui si ha a che fare è, poniamo, ‘C’è un bicchiere sul tavolo’, il metodo di verificazione può consistere semplicemente nel guardare dritto davanti a sé. L’idea che lo slogan citato vuole esprimere è che, per essere autorizzati a dire che si comprende un enunciato, bisogna essere capaci, almeno in linea di principio, di stabilirne il valore di verità, e che i modi in cui se ne può stabilire il valore di verità costituiscono nel loro insieme il significato dell’enunciato in questione. A formulare per primo il principio di verificazione sembra sia stato Wittgenstein, il quale, senza avere mai fatto parte a pieno titolo del gruppo dei neopositivisti, fu in stretto contatto con alcuni di essi tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, un periodo che include appunto la breve stagione verificazionistica della sua filosofia. La tesi wittgensteiniana fu subito accolta con entusiasmo da Moritz Schlick, che ne sarebbe poi stato fino all’ultimo il più convinto e tenace assertore”” (pag 303)”,”SCIx-545″
“CASALENA Maria Pia a cura”,”La rivoluzione francese.”,”Maria Pia Casalena è ricercatrice presso il dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna. Studiosa del “”lungo Ottocento””, in particolare delle culture e delle relazioni di genere, ha al suo attivo lavori sulla storiografia femminile e di genere biografico. Sieyes. “”Padre della ‘Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino’ del 1789 e della Costituzione del 1791 svolse un ruolo di primo piano nel processo di avvio della Rivoluzione francese, di cui gettò le fondamenta ideologiche. (…) Nel 1788-89 partecipò in prima linea al dibattito istituzionale che precedette la convocazione degli Stati Generali, schierandosi apertamente a favore del Terzo Stato. Si affacciò allora alla ribalta dell’opinione pubblica e acquisì enorme popolarità grazie a ‘pamphlet’ politici quali ‘Essai sur les privilèges’ (1788) e soprattutto ‘Che cos’è il Terzo Stato? (1789), che lo portarono ad affermarsi come uno dei più lucidi teorici delle idee progressiste. L’aspra condanna dei privilegi, le censure alla Costituzione inglese, da lui definita “”un monumento di superstizione gotica”” () e più di tutto la rivoluzionaria identificazione della nazione con il Terzo Stato valsero ai suoi scritti un successo esplosivo. Il suo più celebre libello, ‘Che cos’è il Terzo Stato? – di cui si vendettero 30.000 copie in appena due mesi – ebbe un ruolo fondamentale, poiché conferì sostanza ideologica alle ragioni del Terzo Stato, esprimendone con efficacia le aspirazioni. Sieyès argomentava: «Che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa ha rappresentato finora nell’ordinamento pubblico? Nulla. Che cosa chiede? Di diventare qualcosa» (). A suo giudizio, il Terzo Stato, sulle cui spalle gravavano agricoltura, industria, commercio e professioni liberali, così come l’onere delle tasse, si qualificava senza dubbio come il vero motore della Francia e i suoi rappresentanti avrebbero dovuto porre le basi per un nuovo regime. Ma l’intellettuale si spingeva oltre, proclamando a gran voce l’inutilità della nobiltà, una casta ormai priva di funzione: «Non basta però aver mostrato che i privilegiati, lungi dall’essere utili alla nazione, possono solo indebolirla e nuocerle; occorre anche provare che l’ordine dei nobili non trova posto nell’organizzazione sociale, che esso non solo è un peso per la nazionel ma non potrebbe nemmeno farne parte» ()”” (pag 32-33-34) [() E.J. Sieyès, in P.P. Portinaro, ‘Il labirinto delle istituzioni nella storia europea’, Il Mulino, Bologna, 2007; () Id., ‘Che cos’è il Terzo Stato?’, a cura di U. Cerroni, Roma, 1992; () Ibid.]”,”FRAR-413″
“CASALI Antonio”,”Storici italiani fra le due guerre. La ‘Nuova Rivista Storica’ 1917 – 1943.”,”La NRS fondata da Corrado BARBAGALLO vide passare ed avvicendarsi sulle sue pagine molte delle firme più prestigiose della storiografia italiana, da Antonio ANZILOTTI a Federico CHABOD, da Ettore CICCOTTI a Luigi DAL-PANE, da Gino LUZZATTO a Walter MATURI, da Carlo MORANDI a Nello ROSSELLI. Interventista e ‘germanofoba’, aperta alle suggestioni del nazionalismo politico e storiografico, negli anni della grande guerra e dell’immediato dopoguerra; negli anni Venti palestra eclettica, crogiuolo ribollente, confinata ai margini dalla riorganizzazione fascista degli studi storici, ma finalmente omogenea e unitaria sotto la nuova direzione Luzzatto negli anni Trenta: questo il cammino non lineare della rivista. Antonio CASALI è nato a Monteloro (Firenze) nel luglio 1955. Dopo essersi laureato in Lettere con Gabriele TURI ed Ernesto SESTAN, è stato borsista all’ Istituto Italiano per gli Studi Storici in Napoli. Collabora a ‘Movimento operaio e socialista’ e a ‘Studi storici’. Questo è il suo primo lavoro di taglio storiografico.”,”ITAB-023″
“CASALI Antonio”,”Socialismo e internazionalismo nella storia d’ Italia. Claudio Treves 1869 – 1933.”,”Considerato riduttivamente da alcuni il discepolo, il fedele collaboratore, il braccio destro di Filippo TURATI, liquidato da altri sotto l’ etichetta di positivista, lombrosiano, ‘letterato’, C. TREVES ha con questo libro una più serena valutazione storiografica. L’A delinea le tappe della sua biografia: dalla milizia giovanile nei movimenti internazionali per la pace, all’ adesione al socialismo nella Torino di GRAF e DE-AMICIS, dai contatti con la socialdemocrazia tedesca, alla lotta contro la reazione di fine secolo, dalla lunga stagione della direzione de ‘Il Tempo’ di Milano a quella successiva dell’ ‘Avanti’. Dall’ impegno neutralista ed internazionalista (1° GM) alle speranze di una palingenesi rivoluzionaria del dopoguerra, dall’ opposizione al fascismo, all’ esilio, alla riflessione sul nesso democrazia- socialismo. Antonio CASALI è nato a Monteloro (Firenze) nel luglio 1955. Dopo la laurea in Lettere ha perfezionato gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all’ Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli.”,”MITS-080 BIOx-023″
“CASALI Luciano”,”Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos.”,”CASALI Luciano insegna storia contemporanea all’Università di Bologna ed è autore di numerosi lavori sul fascismo italiano e spagnolo, sull’antifascismo e sulla Resistenza. Ha scritto ‘Fascismi. Partito, società e stato nei documenti del fascismo, del nazionalsocialismo e del franchismo’ (1995).”,”SPAx-114″
“CASALI Luciano”,”Franchismo. Sui caratteri del fascismo spagnolo.”,”CASALI Luciano insegna storia contemporanea e storia della Spagna all’Università di Bologna. E’ autore di molti libri sul fascismo italiano e spagnolo e sulla resistenza. “”Patti segreti con gli Stati Uniti. Forniture di guerra per la durata di vari anni al fine di migliorare la difesa aerea e il materiale delle forze terrestri e navali. (…) (1953)”” (pag 331)”,”SPAx-116″
“CASALI Antonio”,”Claudio Treves. Dalla giovinezza torinese alla guerra di Libia.”,”CASALI Antonio è nato a Monteloro (Firenze) nel 1955. Si è laureato in lettere. Nel 1987 ha conseguito ildottorato di ricerca in storia della società europea (Univ. di Firenze). Studioso di storia e storiografia italiana dell’Otto-Novecento. Ha scritto ‘Storici italiani fra le due guerre’ e ‘Socialismo e internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves’ (1985). “”In più occasioni il direttore dell’Avanti! ebbe ad affermare che ci si trovava di fronte ad un nazionalismo parassita e sfruttatore, ad una iniziativa in tutto e per tutto simile a quella conclusasi ad Adua. Come al tempo della prima guerra d’Africa la sua denucia si incentrò pertanto sui caratteri avventuristici e bassamente speculatori della spedizione, che sarebbe stata promossa e venduta dai settori più arretrati della borghesia militaristica ed affaristica coll’unico risultato di contribuire a dissipare le ricchezze interne. Ricorrente fu anche la distinzione fra un espansionismo “”migratorio”” o della “”porta aperta”” – cui veniva concessa legittimità e cittadinanza – e un espansionismo puramente militare, sopraffatore e di rapina””. (pag 311)”,”MITS-397″
“CASALI Antonio”,”Claudio Treves. Dalla giovinezza torinese alla guerra di Libia.”,”CASALI Antonio è nato a Monteloro (Firenze) nel 1955. Si è laureato in lettere. Nel 1987 ha conseguito ildottorato di ricerca in storia della società europea (Univ. di Firenze). Studioso di storia e storiografia italiana dell’Otto-Novecento. Ha scritto ‘Storici italiani fra le due guerre’ e ‘Socialismo e internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves’ (1985). “”L’analisi di Treves, che aveva il torto di liquidare il sindacalismo rivoluzionario sotto la sbrigativa etichetta di anarchismo ‘tout court’, senza neppure tentare un’analisi delle basi sociali del fenomeno, fu immediatamente contestata da Arturo Labiorla il quale accusò il direttore del ‘Tempo’ di subordinare la tattica elettorale alla frazione turatiana agli interessi del radicalismo sacchiano. Il socialista napoletano ripagava così il compagno-avversario con la stessa moneta, ritorcendo sui riformisti l’accusa di essere l’unica tendenza estranea al socialismo. Tra l’estata e l’autunno Treves dovette in effetti accorgersi che il fronte antiriformista non era affatto circoscritto al gruppo labrioliano, ma si era ormai allargato agli stessi seguaci di Ferri. Anche Guglielmo Ferrero, il grande amico degli anni torinesi, non si peritava di scendere in campo accusando il ‘Tempo’ di sostenere la campagna ‘fischiatoria’ contro lo czar in odio al direttore dell’Avanti!, allo scopo di suscitare dei disordini che distogliessero l’attenzione dell’opinione pubblica dall’inchiesta sulla marina e dalla campagna contro i grandi interessi plutocratici””. (pag 197)”,”BIOx-268″
“CASALI Antonio CATTARUZZA Marina”,”Sotto i mari del mondo. La Whitehead 1875-1990.”,”Ruolo delle torpedini di tipo Whitehead nella battaglia navale di Tsushima (pag 35)”,”ECOG-091″
“CASALI Antonio”,”Per una storia di Coop Italia: Mario Cesari (1926-1968).”,”Antonio Casali è studioso di storia dell’Italia contemporanea.”,”ECOS-001-FP”
“CASALI Antonio; PINTACUDA DE-MICHELIS Fiorella”,”Profilo di Luigi Dal Pane (Casali); Alle origini della «histoire totale»: Jules Michelet (Pintacuda).”,”Dal Pane tendenzialmente ‘volpiano’ (pag 887) (inflenza dello storico Volpe) L’avvicinamento di Dal Pane al fascismo (pag 888) Nel 1945 dopo la caduta del fascismo in una conferenza a Ravenna usa toni massimalistici con invocazione alla necessità dell'””autogoverno operaio”” (pag 895) Il decennio di lavoro negli anni 1950 sarebbe secondo Casali il più prolifico “”Ma a conferire lustro e vivacità alla presenza dello storico romagnolo nella storiografia italiana degli anni Cinquanta non furono soltanto la grande sintesi del ’44 e gli scritti del decennio 1930-1940: non si può – anzitutto – passar sotto silenzio il notevolissimo contributo, didattico e di ricerca, da lui dato nell’ambito del bolognese Istituto di storia economica e sociale. Da qui, da un osservatorio in certo senso privilegiato perché posto in una regione geografica teatro delle più importanti trasformazioni del’economia italiana del XVIII secolo, Dal Pane lanciava, fin dal dopoguerra, un ambio progetto di rilevazione, che tramite l’utilizzazione di estimi e catasti, giungesse a seuire l’andamento el’evoluzione della proprietà fondiaria fra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento”” (pag 899)”,”STOx-013-FGB”
“CASALI Antonio”,”Socialismo e Internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves 1869-1933.”,”Antonio Casali è nato a Monteloro (Firenze) nel luglio 1955. Dopo la laurea in Lettere ha perfezionato gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa ed all’Istituto Italiano per gli Studi Storici in Napoli.”,”BIOx-057-FL”
“CASALI Luciano”,”Franchismo. Sui caratteri del fascismo spagnolo.”,”Luciano Casali insegna storia contemporanea e storia della Spagna all’Università di Bologna. E’ autore di molti libri sul fascismo italiano e spagnolo e sulla resistenza. La legge sulle ‘Cortes definito come organo superiore di partecipazione del popolo spagnolo alla gestione dello Stato con il compito di preparare ed elaborare le leggi. Le Cortes sarebbero state composte da “”procuratori”” (era stato deliberatamente scartato il termine di “”deputati””) in parte tali “”di diritto”” e in parte eletti… (pag 155)”,”SPAx-005-FV”
“CASALI Luciano”,”Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos.”,”Luciano Casali insegna storia contemporanea all’Università di Bologna ed è autore di numerosi lavori sul fascismo italiano e spagnolo, sull’antifascismo e sulla Resistenza. Ha scritto ‘Fascismi. Partito, società e stato nei documenti del fascismo, del nazionalsocialismo e del franchismo’ (1995).”,”SPAx-003-FSD”
“CASALI Luciano”,”Franchismo. Sui caratteri del fascismo spagnolo.”,”Luciano Casali insegna storia contemporanea e storia della Spagna all’Università di Bologna. E’ autore di molti libri sul fascismo italiano e spagnolo e sulla resistenza. Vittime religiose nel corso della guerra civile spagnola. “”È noto che moltissime chiese vennero distrutte, incendiate e saccheggiate nei giorni immediatamente successivi al 18 luglio 1936; ma il dato più significativo e imponente è quello relativo alle vittime umane, al loro numero e alla modalità della loro morte. Antonio Montero Moreno, che elenca nominativamente tali vittime, fornisce le seguenti cifre: clero secolare 4184; religiosi 2365; religiose 283; per un totale di 6832 (1). Si tratta di un computo impressionante, ma nettamente inferiore alle cifre propagandate durante la guerra e subito dopo, quando si giunse ad affermare che i sacerdoti ammazzati erano stati 16.750 e si può pure supporre che nel computo di Montero sia entrato anche un certo numero di morti causato dagli eventi bellici e non dall’azione persecutoria. Nondimeno «queste cifre delineano in ogni caso un sacrificio umano di notevoli dimensioni» (2); in termini relativi persero la vita il 13 per cento dei sacerdoti secolari e il 23 per cento dei religiosi spagnoli e la maggioranza di loro fu assassinata per il solo fatto di essere cattolici (3)”” (pag 113-114) [Antonio Montero Moreno, ‘Historia de la persecución religiosa en España, 1936-1939, Madrid, Biblioteca de autores cristianos, 2000, pag 762-883; (2) Ranzato, ‘All’origine della base di massa’, cit., pp. 159, 165; (3) Julio De la Cueva Merino, ‘Si los curas y frailes supieran…. La violencia anticlericlal, in Juliá, Violencia politica, cit., pp. 222-226]”,”MSPG-002-FSD”
“CASALI Luciano TOCCI Giovanni Ivan, a cura, saggi di Ovidio CAPITANI Giuseppe GALASSO Alessandro BARBERO Aldino MONTI Giovanni Ivan TOCCI Luciano CASALI Maria MALATESTA Angela DE-BENEDICTIS Cesarina CASANOVA Fiorenzo LANDI Dante BOLOGNESI Paolo PRODI”,”Per Lino Marini, storico dell’età moderna.”,”Lino Marini (Cuneo 1924 – Bologna 2005) si formò con il magistero di Croce e con Federico Chabod. Tra i suoi lavori ‘Pietro Giannone e il giannonismo a Napoli nel Settecento’. Luciano Casali, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bologna. Ha studiato il movimento operaio, i partiti politici e il fascismo. Giovanni Ivan Tocci, ordinario di Storia moderna in pensione, ha insegnato nelle Università di Bologna, Chieti, Urbino, Modena. Ha pubblicato tra l’altro ‘Le comunità in età moderna. Problemi storiografici e prospettive di ricerca’ (Roma, 1999)”,”STOx-006-FSD”
“CASALINI Maria”,”La signora del socialismo italiano. Vita di Anna Kuliscioff.”,”Questa ricerca ha usufruito del fondo del programma CNR su “”Il Partito socialista italiano: struttura, organizzazione, ideologia dalle origini al fascismo””, diretto da Mario G. ROSSI. “”La Kuliscioff aveva certamente una preparazione teorica assai più organica di quella di Turati (e non avrebbe mancato di dimostralo in occasione del dibattito sul programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca)”” (pag 82) “”Attribuire alla Kuliscioff un ruolo di primo piano non significa tuttavia sostenere che essa rappresentasse l’ unico canale di penetrazione dell’ influenza della Spd”” (pag 85)”,”MITS-150″
“CASALINI-VALLETTA Maria”,”Per una biografia politica di Anna Kuliscioff.”,”‘Il manoscritto della Kuliscioff, probabilmente sensibile ad alcune suggestioni derivate dal pensiero di Tkacev si rivolgeva invece essenzialmente allo studio della «tecnica» rivoluzionaria’ (pag 637) L’assimilazione del marxismo. “”Un aggancio diretto da parte della Kuliscioff all’opera di Marx è del resto indubbiamente comprovato dalla conferenza che essa tenne, nel corso degli anni ’90, sul I Libro de ‘Il Capitale’, riferendosi in particolare al capitolo dedicato a ‘La giornata lavorativa’, in cui aveva modo di esemplificare il significato delle categorie marxiane di ‘plusvalore assoluto’, ‘plusvalore relativo’, nonché di introdurre il concetto di ‘esercito industriale di riserva’ (116). Essa si impegnava inoltre attivamente, al di là della divulgazione del pensiero di Plechanov, anche nella diffusione degli scritti di Engels: nel corso di una conferenza da lei tenuta nel 1885 presso la sede del «Fascio Operaio» di Milano sul tema ‘Il movimento politico e intellettuale in Russia’, veniva infatti posto in vendita per la prima volta in Italia il volume ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, tradotto da Martignetti e pubblicato nello stesso anno da De Gennaro (117). Se non appare lecito, da un lato, ricondurre esclusivamente all’azione della socialista russa la divulgazione del socialismo scientifico in Italia – come ribadisce Ragionieri ricostruendo la fitta rete di rapporti intercorsi direttamente tra SPD e circoli operai e socialisti italiani (118) -, è tuttavia necessario riconoscere che la funzione svolta dalla Kuliscioff, superando i generici confini di una conoscenza dei dibattiti politici d’oltralpe si esplicò attraverso un sistematico tentativo di mediazione tra l’ideologia marxista e il movimento socialista italiano. Un significativo riconoscimento dell’azione politica svolta dalla Kuliscioff veniva del resto nel 1893 dallo stesso Turati, il quale, in una lettera a Engels, faceva esplicito riferimento all’«origine russo-allemande» del socialismo milanese (119)”” (pag 651-652) [(116) Fondo Turati. Appunti per una conferenza su Il Capitale, sez A. Kuliscioff, Bologna; (117) V.F. Anzi, Il partito operaio italiano: episodi e appunti, Milano, 1933, p. 57; v. anche Marx-Engels, Scritti italiani, cit., p. 250; (118) V.E. Ragionieri, ‘Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani’, cit., p: 177 e sgg.; (119) Marx-Engels, ‘Corrispondenza con italiani’, cit., p. 466]”,”MITS-006-FGB”
“CASALIS Didier DUFOURCQ Pierre FRIGOUT Arlette KASPI André LABOUREUR Sylvain MANE Roland DE-NANTEUIL Hugues”,”Histoire des Etats-Unis.”,”André KASPI dell’ Università di Lille III. Tabella dei Presidenti degli Stati Uniti. (pag 170-171) La dinamica della produttività americana e la rivoluzione tecnologica. “”Les facteurs del al prospérité américaine sont multiples et complexes. Passons sur l’immensité du marché, sur la constante augmentation du niveau de vie – cause et conséquence de la prospérité -, sur les énormes ressources en matières premières- Ne retenons que ce qui est caractéristique des années 1945-1970. Ce qui étonne, en premier lieu, c’est la progression de la productivité. En prenant pour base 100 la moyenne des années 1957-1959, l’indice de production industrielle est passé de 75 en 1950 à 157 en 1967. De 1939 à 1960, la productivité agricole a fait un bond de 220 p. 100. Le règne de l’automatisme est définitivament établi. Mais la croissance de la productivité résulte elle-même d’une nouvelle revolution technologique.”” (pag 69)”,”USAG-064″
“CASAMASSIMA Pino”,”Bandite!”,”CASAMASSIMA Pino giornalista e autore di una ventina di libri. In apertura citazione dall’Eneide di Virgilio I numeri delle partigiane. Le donne che presero parte alla Resistenza erno in prevalenza giovani: il 67 per cento circa avva meno di trent’anni… (pag 121)”,”ITAR-237″
“CASANA-TESTORE Paola NADA Narciso”,”L’età della restaurazione. Reazione e rivoluzione in Europa, 1814-1830.”,”Paola Casana Testre è nata a Torino nel 1954 dove si è laureata nel 1977 in Lettere. Borsista presso la Fondazione Einaudi di Torino è autrice di varie opere tra cui ‘Un notabile della Terza Italia’. Narciso Nada, nato a Torino nel 1925, è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Ha pubblicato: ‘Metternich e le riforme nello Stato pontificio’ (1957), ‘Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale. Storia del regno di Carlo Alberto’ (1980).”,”ITAS-005-FMB”
“CASANA-TESTORE Paola”,”Giacomo Durando in esilio (1831-1847). Belgio Portogallo Spagna nelle sue avventure e nei suoi scritti.”,”‘Giacomo Durando (Mondovì, 4 febbraio 1807 – Roma, 21 agosto 1894) fu un generale, diplomatico e politico italiano, protagonista del Risorgimento e della vita istituzionale del Regno d’Italia. Primi anni e esilio Di orientamento liberale moderato, partecipò ai moti rivoluzionari piemontesi del 1831. Costretto all’esilio, combatté in Belgio, Portogallo e Spagna, dove raggiunse il grado di colonnello nel 1838 2. Tornato in Italia nel 1847, fondò il giornale L’Opinione e fu tra i promotori della richiesta di una costituzione a Carlo Alberto. Attività militare e politica Nel 1848 comandò i Corpi Volontari Lombardi nella prima guerra d’indipendenza. Fu deputato nel Parlamento subalpino e sostenitore di Cavour. Ministro della Guerra nel 1855 e Ministro degli Esteri nel 1862. Ambasciatore a Costantinopoli dal 1856 al 1861. Carriera istituzionale Nominato senatore nel 1855, ricoprì numerosi incarichi parlamentari. Fu Presidente del Senato dal 1884 al 1887. Promotore della “Riforma Durando” sull’Ordine Militare di Savoia. Onorificenze Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata (1887) Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia Decorato con onorificenze da Spagna, Portogallo, Francia, Impero Ottomano e Svezia3. Durando incarnò il pragmatismo del patriota esule e del politico istituzionale, cercando sempre un equilibrio tra libertà e ordine. Se vuoi, posso raccontarti qualche episodio curioso della sua vita o mostrarti le sue lettere più famose.”,”BIOx-034-FMB”
“CASANOVA Antoine HINCKER Francois e altri; collaborazione di BERQUE Jacques BOUVIER Jean BRUHAT Jean CASANOVA Antoine DUBY Georges FRANCASTEL Pierre GIRAULT Jacques GUIBERT-SLEDZIEWSKI Elisabeth HINCKER Francois KAHK Johan LE-GOFF Jacques LEROI-GOURHAN André LEVEQUE Pierre MANDROU Robert MAZAURIC Claude POULAT Emile ROBIN Régine SADOUL Georges SOBOUL Albert STAHL Henri H. VILAR Pierre WILLARD Claude”,”Aujourd’hui l’ histoire. (Enquête de la Nouvelle Critique)”,”Collaborazione di BERQUE Jacques BOUVIER Jean BRUHAT Jean CASANOVA Antoine DUBY Georges FRANCASTEL Pierre GIRAULT Jacques GUIBERT-SLEDZIEWSKI Elisabeth HINCKER Francois KAHK Johan LE-GOFF Jacques LEROI-GOURHAN André LEVEQUE Pierre MANDROU Robert MAZAURIC Claude POULAT Emile ROBIN Régine SADOUL Georges SOBOUL Albert STAHL Henri H. VILAR Pierre WILLARD Claude. “”Il capitale non ha inventato il pluslavoro. Ovunque laddove una parte della società possiede il monopolio dei mezzi di produzione, il lavoratore, libero o no, è forzato ad aggiungere al tempo di lavoro necessario al suo sostentamento, un surplus destinato a produrre la sussitenza del possessore dei mezzi di produzione.”” (pag 308, Marx, Il Capitale) “”Si attribuisce a Marx una definizione volgarizzata, esclusivamente economica delle classi sociali; non è così. Questa concezione riposa su una lettura hegeliana di Marx che ne modifica i dati e i concetti.”” (pag 309)”,”STOx-093″
“CASANOVA Antonio G.”,”Matteotti. Una vita per il socialismo.”,”CASANOVA Antonio G. è nato a Fano nel 1919. E’ stato insegnante di storia e direttore dell’Unione Italiana per il Progresso della Cultura. Ha pubblicato ‘Storia popolare dell’ Italia contemporanea (dal 1861 al 1922)’ e ‘Il ’22’. “”Collaborazionista”” a viso aperto. “”Il patto di pacificazione firmato nell’ agosto era stato un errore, e il suo Polesine esperimentò per prima fra le regioni dell’ Italia centrale e settentrionale la fallacia dell’ operazione. Lì la pacificazione non ci fu mai, perché non fu voluta dai fascisti locali, i quali con varie scuse rimandarono la loro risposta alle calende greche e beffarono l’ offerta di mediazione di Badaloni, che aveva convocato le parti salomonicamente “”dicendo di entrambi i meriti e i torti””. Il fiasco nel Polesine fece notizia sulla stampa nazionale oltre che in quella locale””. (pag 166) “”Quando Lazzari e alcuni suoi amici di tendenza lo invitarono a trattare il problema della collaborazione, egli non tacque nulla del suo pensiero già precedentemente espresso, precisando: “”Noi siamo per la collaborazione ogni volta che sia utile alla lotta di classe, siamo anche eventualmente per la partecipazione quando fosse utile alla lotta di classe””. Una voce lo interruppe: “”Tu solo!””. Era vero e lo ammise, dicendo che i concentrazionisti erano discordi su questo punto (…)””. Era assurdo, secondo lui, fare dell’ ideologia su di un problema essenzialmente di carattere prevalentemente pratico, tattico e contingente. Tanto meno egli era disposto a prendere lezioni di ortodossia socialista dai compagni rivoluzionari, quando fra questi c’era qualcuno come Maffi che aveva collaborato addirittura con il governo Orlando durante la guerra o, come Riboldi, un ‘libico’ nel 1911!””. (pag 171) . (pag 164)”,”MITS-294″
“CASANOVA Julián”,”De la calle al frente. En anarcosindicalismo en España.”,”J. Casanova è professore di Storia contemporanea nell’Università di Saragozza e Visiting Professor presso la Central European University di Budapest. Ha al suo attivo molte pubblicazioni tra cui: ‘Anarchism, the Republic and Civil War in Spain, 1931-1939’, Routledge, London, 2004″,”ANAx-460″
“CASANUEVA VALENCIA Fernando CANQUE Manuel Fernandez”,”El Partido Socialista y la lucha de clases en Chile.”,”In apertura: “”A la civilización capitalista no hay que veda en la metrópolis, donde va disfrazada, sino en las colonias donde se pasea desnuda””. Marx (“”Una civiltà capitalistica non va vista sul continente, dove va travestita, ma nelle colonie dove a piedi nudi””) “”Producto de la fusión de pequeños grupos obreros, surge en 1897 la Unión Socialista, que tiene una clara orientación marxista, pero que no alcanza a convertirse en un partido de masas. A él pertenecen, entre otros, Alejandro Escobar y Carvallo, Luis Olea, Germán Larrecheda, ecc.. Editan el periódico ‘El Proletario’. En uno de sus ejemplares se lee el 20 de septiembre de 1897: “”La lucha de clases, desconocida hasta ayer en Chile, se empeñará desde hoy, y frente a frente a proletarios y burgueses, artistas y profanos, reformadores y reaccionarios, víctimas y verdugos””.”” (pag 56)”,”MALx-019″
“CASARI Ettore”,”Lineamenti di logica matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann.”,”SCIx-279-FL”
“CASARI Ettore”,”Questioni di filosofia della matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann.”,”SCIx-280-FL”
“CASARI Ettore”,”Questioni di filosofia della matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann.”,”SCIx-352-FRR”
“CASAROLI Agostino, a cura di CASULA Carlo Felice VIAN Giovanni Maria”,”Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i paesi comunisti (1963-89).”,”Agostino Casaroli nasce a Castel San Giovanni (Piacenza) il 24/11/1914. Protagonista della politica della Santa Sede per quasi un trentennio e stretto collaboratore di Giovanni XXIII e Paolo VI, tra il 1979 e il 1990 è stato cardinale segretario di Stato di Giovanni Paolo II. Morto a Roma 9/6/1998. Achille Silvestrini (1923) ha collaborato con Casaroli fin dagli anni Sessanta ed è stato sottosegretario (1973-79) e segretario (1979-88) del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa; cardinale dal 1988, è prefetto dal 1991 della Congregazione per le chiese orientali.”,”RELC-043-FL”
“CASAS Juan Gomez”,”Storia dell’ anarco-sindacalismo spagnolo.”,”Il lavoro di Juan Gomez Casas è il primo, con la ‘Historia del movimento obrero espanol’ di Abad de Santillan, ancora incompleta, che svolga la storia del movimento operaio spagnolo e sia stato pubblicato in Spagna. L’opera parte dal 1836 per arrivare alla guerra civile spagnola del 1936 – 1939. Termina la sconfitta del movimento operaio e anarchico in particolare da parte del franchismo. L’autore, imbianchino e militante libertario da molti anni, à stato per 15 anni nelle prigioni del regime.”,”MSPx-001-FV”
“CASAZZA Andrea a cura; scritti di Leo MORABITO Stefano VERDINO Raffaella GRASSI Simonetta RONCO Renzo RAFFAELLI Renzo PARODI Luciano CAPRILE Giuseppe MARCENARO Antonio GIBELLI Andrea CASAZZA, intervista a Giuseppe GALASSO”,”Finestra sul Risorgimento.”,”scritti di Leo MORABITO Stefano VERDINO Raffaella GRASSI Simonetta RONCO Renzo RAFFAELLI Renzo PARODI Luciano CAPRILE Giuseppe MARCENARO Antonio GIBELLI Andrea CASAZZA Foto Pisacane pag 61 Francesco Bartolomei Savi, voce degli operai genovesi direttore di giornali mazziniani fonda la prima società di mutuo soccorso. Nel 1864 fonda e dirige il “”Giornale delle Associazioni Operaie italiane””. (pag 93) Nel 1859 Genova ha 125 mila abitanti circa”,”LIGU-064″
“CASCIOLA Paolo; GERVASINI Virginia”,”Virginia Gervasini (1915-1993). Suivi de: La cause de la debâcle d’ Espagne: absence du parti revolutionnaire dans la guerre civile.”,”””Largo Caballero, allora ministro della guerra, presidente del consiglio e segretario dell’ UGT riformista-staliniana, dichiara nel marzo ’37 (“”La Vanguardia””): “”la repubblica spagnola conserverà certamente la sua forma politica antecendente la rivoluzione””. I dirigenti della CNT l’ approvano pubblicando questa dichiarazione in prima pagina del loro giornale “”Solidaridad Obrera””, febbraio 1937) e aggiungendo pure: “”la nostra rivoluzione deve essere spagnola e deve avere un carattere nazionale””. Il POUM lancia delle parole d’ordine d’ allarme, “”rivoluzione in pericolo””, “”governo operaio e contadino della Generalità”” (“”L’ Hora”” del 5 marzo). Nin dichiara su “”La Batalla”” del 5 marzo: “”Davanti al pericolo della controrivoluzione, il momento di reagire è venuto””. (…) E il segnale d’ allarme del POUM decretando la “”rivoluzione in pericolo”” non ha superato i limiti delle chiacchiere sulla “”possibilità rivoluzionarie”” di un tale o tal’ altro governo, ma senza mai menzionare l’ unica prospettiva rivoluzionaria giusta: quella della presa del potere per mezzo di una seconda insurrezione armata proletaria””. (pag 16)”,”MSPG-116″
“CASCIOLA Paolo”,”Pietro Tresso militante trotskysta (1930-1944).”,”””A partire dalla seconda metà del 1929, l’ Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI) ebbe, come suo gruppo italiano, la Frazione di Sinistra del Partito Comunista d’ Italia (bordighista), raggruppata nell’ emigrazione attorno alla rivista “”Prometeo”” e diretta da Ottorino Perrone (Vercesi)””. (pag 7) “”Come abbiamo visto più sopra, in occasione della Conferenza Preliminare dell’ aprile 1930, i bordighisti mantennero le distanze dall’ OSI. Trotksy si inquietò enormemente per questo atteggiamento “”nazional-comunista”” e chiese loro di precisare le proprie posizioni, rinnovando l’ invito di adesione definitiva all’ OSI. La Frazione rispose dapprima con una lettera al neoeletto Segretariato Internazionale dell’ OSI, in cui essa cercò di giustificare la propria passività politica in rapporto all’ OSI ed alla sua attività internazionale, e successivamente con una lettera a Trotsky dello stesso tenore. In questa lettera i bordighisti manifestano la loro avversione per il nuovo raggruppamento fondato dai “”cinque””, l’ Opposizione Comunista Italiana, meglio nota come Nuova Opposizione Italiana (NOI), che essi considerano come una “”manovra””, una “”nuova esperienza di confusione”” alimentata dall’ OSI. Trotsky risponde mettendo in evidenza il conservatorismo settario di tale posizione, che dimostra ancora una volta la passività e la ristrettezza nazionale del gruppo bordighista””. (pag 19)”,”TROS-093″
“CASCIOLA Paolo”,”Trotsky and the struggles of colonial peoples.”,”””Questa generalizzazione della strategia della rivoluzione permanente a tutti i paesi coloniali e semicoloniali è graficamente esemplificata nella posizione adottata da Trotsky riguardo all’ India. Già nel maggio 1930, in un articolo dedicato all’ analisi dei compiti e dei pericoli della rivoluzione indiana, egli indicò il “”ruolo traditore”” della borghesia locale, che è stata “”spinta nell’ azione per controllare i movimento allo scopo di spuntare la sua ala rivoluzionaria””. (pag 13-14)”,”TROS-096″
“CASCIOLA Paolo SAGGIORO Sandro a cura; scritti di GRILLI Liliana, Diego GIACHETTI, Dino ERBA, Riccardo TACCHINARDI, Dario PACCINO, Giorgio AMICO”,”Omaggio ad Arturo Peregalli (1948-2001)”,”A pagina 6 a proposito di Azione comunista si citano CERVETTO e PARODI pag 6 si parla di BASILE e della casa editrice Graphos Contiene gli scritti: – In memoria di Arturo (Saggioro), L’ attività di Arturo Peregalli nella fondazione Amadeo Bordiga (Grilli); Arturo Peregalli, comunista internazionalista (Casciola), Arturo, il compagno e l’ amico (Giachetti), Arturo Peregalli, una grande passione vissuta con intelligenza (Erba), Per Arturo e per una futura società di eguali (Tacchinardi), Omaggio ad Arturo Peregalli (Paccino), Uno storico coerente e rigoroso (Amico), Arturo Peregalli, lo storico dell’ altra resistenza (PB),”,”MITC-052″
“CASCIOLA Paolo”,”Trotsky e le lotte dei popoli coloniali.”,”””Per capire l’ attuale guerra tra il Giappone e la Cina si deve prendere come punto di partenza la seconda rivoluzione cinese. In entrambi i casi ci troviamo di fronte non soltanto a forze sociali identiche, ma spesso anche alle stesse personalità. Basti dire che la figura di Chiang Kai-shek occupa il posto centrale in questo libro. Mentre scrivo queste righe è ancora difficile prevedere quando ed in che modo terminerà la guerra cino-giapponese. Ma l’ esito del presente conflitto in Estremo Oriente avrà in ogni caso un carattere provvisorio. La guerra mondiale che si avvicina con forza irresistibile rimetterà in discussione il problema cinese insieme a tutti gli altri problemi del dominio coloniale. In ciò consiste, infatti, il vero obiettivo della seconda guerra mondiale: dividere nuovamente il pianeta secondo i nuovi rapporti di forza degli imperialisti. Il terreno di lotta principale non sarà naturalmente quella vasca da bagno lillipuziana che è il Mediterraneo e neppure l’ Oceano Atlantico, bensì il bacino del Pacifico. L’ obiettivo più importante della lotta sarà la Cina, che abbraccia circa un quarto del genere umano. (…) Preparandosi a questo scontro di titani, Tokyo cerca oggi di assicurarsi il terreno di esercitazione più vasto possibile nel continente asiatico. Nemmeno la Gran Bretagna e gli Stati Uniti perdono tempo. (…)”” (Lev Trotsky, Rivoluzione e guerra in Cina, 5 febbraio 1938) (pag 16)”,”TROS-108″
“CASCIOLA Paolo”,”Il trotskysmo e la rivoluzione in Italia (1943-1944).”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Nel frattempo, verso la metà del 1944, Charles Van Gelderen, trotskista in divisa membro del Revolutionary Communist Party (RCP) britannico che in questo periodo collaborò assiduamente con i trotskisti italiani, venne a sapere da un militante del WP shachtmanista mobilitato nell’ aviazione statunitense che a Foggia era stato affisso un manifesto a favore di una Quarta Internazionale. Van Gelderen procurò dei falsi lasciapassare per sé e per Di Bartolomeo allo scopo di attraversare la zona di occupazione anglo-americana e, nel luglio 1944, dopo un viaggio piuttosto avventuroso (…) i due giunsero a Foggia, dove entrarono in contatto con Romeo Mangano, dirigente della federazione pugliese del PCdI che era rimasta, in linea di massima, sulle posizioni della vecchia sinistra bordighiana.”” (pag 7)”,”TROS-112″
“CASCIOLA Paolo”,”Appunti di storia del trotskysmo italiano (1930-1945).”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Sconfitti e colpiti da pesanti provvedimenti disciplinari, gli oppositori italiani entrarono in contatto con l’ Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI) diretta da Leon Trotsky e, nel maggio 1930, si costituirono in Nuova Opposizione Italiana (NOI). Il 9 giugno 1930 Pietro Tresso, Leonetti e Paolo Ravazzoli vennero burocraticamente espulsi dal PCdI, seguiti, di lì a poco, da Gaetana Teresa Recchia e da Mario Bavassano. Si chiudeva così il capitolo della “”svolta del 1930″”, che rappresentò il coronamento del processo di stalinizzazione del partito italiano””. (pag 8) “”Non appena la notizia dell’ ammissione di Leonetti nelle file del PCF giunse in Italia, Togliatti intervenne con tutta la sua autorità perché Leonetti ne venisse estromesso. L’ ex-oppositore – per quanto pentito – non poteva, agli occhi del “”piccolo Stalin”” italiano, cavarsela così a buon mercato, senza neppure ammettere pubblicamente i suoi “”crimini trotskysti”” e recitare il mea culpa di prammatica””. (pag 17-18)”,”TROS-113″
“CASCIOLA Paolo, a cura”,”La Verità. Organo della Sezione Italiana della Lega Comunista- Internazionalista (Bolscevichi-Leninisti) (n° 1, marzo 1934 – n° 2, aprile 1934).”,”Togliatti: “”In Germania, oggi, siamo ancora alla vigilia della guerra civile, i combattimenti decisivi stanno ancora davanti a noi, ed il movimento delle masse si sta sviluppando sopra una linea ascendente, nella direzione di questi combattimenti decisivi. “”Chi ha toccato il colmo delle sciocchezze è Trotsky, che si ostina a prospettare di settimana in settimana la ‘marcia su Roma’ del fascismo tedesco e la disfatta del proletariato e del suo Partito””. (Ercoli, Stato Operaio, sett. ’32). (pag 46)”,”TROS-118″
“CASCIOLA Paolo”,”Giovanna Costantini (Jeanne Apik) (1903-1995). Avec texte francais.”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Nel gennaio del 1921, dopo il XVII Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano che a Livorno sancì la nascita del PCdI, Giovanna (Costantini, ndr) aderì senza esitazioni al nuovo partito, per il quale lavorò come “”fenicottero”” – cioè come corriere clandestino – effettuando numerosi viaggi, soprattutto da Torino a Roma, negli anni 1922-26. Anche il suo compagno “”Luciano”” era un “”fenicottero””: arrestato a Pisa dalla polizia politica segreta fascista nell’ agosto del 1926, sarebbe poi stato coinvolto nel famoso “”processone”” contro la “”centrale comunista”” (1926-28) ed infine condannato ad oltre 15 anni di reclusione nel giugno del 1928″”. (pag 5)”,”TROS-127″
“CASCIOLA Paolo a cura”,”Clé. Bulletin mensuel de la FIARI (Federation Internationale de l’ Art Révolutionnaire Indépendant). (n° 1, 1° janvier 1939 – n2, février 1939). (Reprint)”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Il primo numero di Clé appare alla fine nel gennaio 1939. Si trattava di una rivista culturale molto politicizzata che poteva contare tra i suoi aderenti e collaboratori, oltre ai membri del comitato francese, gente come Victor Serge, Benjamin Peret, René Lefeuvre, Maurice Nadeau, Magdaleine Paz, Marceau Pivert, Leo Malet, Sylvain Itkine, Ignazio Silone, ecc.””. (pag 4-5)”,”TROS-128″
“CASCIOLA Paolo a cura”,”Hommage a Louis Bonnel (1914-2002).”,”Composizione sociale dei trotskisti in Francia durante la seconda guerra mondiale: 15% di operai, 15% dipendenti servizi pubblici, 20 % impiegati, 10% di insegnanti, pochi piccoli industriali o artigiani, nessun commerciante, ambulanti. Qualche centinaio di trotskisti fecero la diffusione sul territorio francese del giornale La Verité, al prezzo di deportazioni e assassinii di compagni, e la diffusione di qualche testo in tedesco per i soldati dell’ occupazione. (pag 47)”,”TROS-130″
“CASCIOLA Paolo”,”Paris 1956: la naissance du comité pour la révision des procès staliniens. Avec deux textes inédites d’ André Breton.”,”Telegramma indirizzato al Maresciallo Bulganin: ‘Per la revisione dei processi staliniani’. Parigi 20 febbraio 1956. Firmato da: Gerard BLOCH André BRETON Jean CASSOU Robert CHERAMY Yves DECHEZELLES Jean DAVIGNAUD Clara MALRAUX Daniel MARTINET Edgar MORIN Maurice NADEAU Marceau PIVERT Paul RIVET Jean ROUS Paul RUFF Laurent SCHWARTZ Wilebaldo SOLANO Edith THOMAS (pag 13)”,”TROS-131″
“CASCIOLA Paulo LEONETTI Alfonso BROUÉ Pierre PEREGALLI Arturo”,”Revolutionary History. Through Fascism, War and Revolution: Trotskyism and Left Communism in Italy.”,”The predominance of the Italian Communist Party and its promotion of the ideas of Gramsci have resulted in much of the history of the revolutionary left in Italy being obscured if not totally hidden. This issue of Revolutionary History corrects this imbalance by presenting for the first time in the English language a series of essays which describe the rise and development of the Italian Trotskyist and Left Communist movements from the late 1920s through to the aftermath of the Second World War, as they fought in exceedingly difficult circumstances to maintain the revolutionary Marxist tradition against the Stalinist degeneration of the Communist International. Editor: Al Richardson, Editorial, Work in Progress, Obituaries, FA Ridley (1897-1994); An Appreciation, Reviews, Letters, Reader’s Notes, Provisional European Secretariat of the Fourth International, Manifesto to the Italian Workers, Peasants and Soldiers,”,”TROS-022-FL”
“CASCIOLA Paolo”,”Boris Souvarine (1895-1984).”,”Nota 1. ‘Pubblichiamo la traduzione in lingua italiana della nota biografica redatta in francese da Paolo Casciola e originariamente pubblicata sotto il titolo “”En guise d’introduction: Boris Souvarine (1895-1984)”” nel reprint dell’opuscolo dello stesso Souvarine, ‘Éloge des bolcheviks’ (1919), ‘Quaderno Pietro Tresso, n. 61, giugno 2007, pp. 3-5. Per la sua stesura l’autore si è basato principalmente sulla grande biografia di Souvarine scritta da Jean-Louis Panné, ‘Boris Souvarine. Le premier désenchanté du communisme’, Editions Robert Laffont, Paris, 1993 (n.d.t.)”,”FRAP-128″
“CASCIOLA Paolo”,”Le origini del pablismo (1945-1950).”,”‘Questo articolo, originariamente pubblicato in forma anonima sotto il titolo “”1945-1950: le origini del pablismo’, Il Comunista, a. V, n: 14-15, nuova serie, Foligno, novembre dicembre 1984, pp. 58-63, costituisce la prima parte del testo di una delle relazioni – intitolata 19451-1953: le origini storiche del pablismo e la crisi della Quarta Internazionale’- presentate al II Seminario Teorico Nazionale del Gruppo Operaio Rivoluzionario (per la rinascita della Quarta Internazionale), svoltosi a Roma dal 3 al 5 giugno 1983. Nella presente riedizione abbiamo aggiunto, oltre alle note a pie’ di pagina, qualche precisazione tra parentesi quadra, e apportato alcune correzioni per lo più secondario (ndr)’ (pag 1) ‘Nell’ottobre 1945 David Rousset, allora dirigente di spicco della sezione francese, aveva pubblicato sotto lo pseudonimo di Leblanc un documento che, per più di un verso, precorreva talune delle idee revisioniste fondamentali che sarebbero state in seguito elaborate da Michel Pablo (pseudonimo del dirigente trotskista greco Mikhalis Raptis)’ (pag 5)”,”TROS-376″
“CASCIOLA Paolo”,”Anche Gramsci sbagliava….”,”(Articolo da separare dal precedente di Casciola sul pablismo) E’ il testo dell’intervento critico preparato da Paolo Casciola i occasione della presentazione svoltasi presso la Sala Convegni di Villacidro (Cagliari) del n. 63 dei Quaderni Pietro Tresso (dic. 2007, pp.44), contenente due lavori di Giuseppe Andrea Manias: ‘Antonio Gramsci e gli anarchici nel periodo de L’Ordine Nuovo’, seguito da ‘Camillo Berneri tra Antonino Gramsci e Carlo Rosselli’. La bolscevizzazione del Pcd’I avviata da Gramsci che li attenne alla linea generale staliniana di Mosca Una volta in carcere, nel 1929-30 Gramsci si dissiciò dalla “”svolta”” stalinista e dai suoi risvolti organizzativi, ma lo fece da posizioni di destra contestando la sterzata ultrasinistra e avventurista del Comintern. La sua opposizione allo stalinismo fu temporanea fino alla contro-svolta del 1934-35 con l’adozione della politica collaborazionistica di classe dei Fronti Popolari appoggiati, secondo Casciola, da Gramsci. Tresso, uno dei fondatori del trotskismo italiano, in lotta contro la ‘mafia staliniana’ affermò che nonostante le sue qualità, Gramsci sbagliò su problemi importanti”,”GRAS-171″
“CASELLA Roberto”,”Battaglie e principi per una politica comunista.”,”””Alla fine del secolo scorso il generale risveglio del movimento operaio segue la cadenza dello sviluppo del Partito Socialdemocratico tedesco diretto da August Bebel e Wilhelm Liebknecht. Nel lavoro per impiantare il partito marxista in Russia, Lenin studia attentamente la lunga esperienza tedesca. Nel suo fondamentale saggio “”Che cosa sono gli “”Amici del popolo””?, scritto nel 1894, leggiamo: “”Il lavoro teorico e il lavoro pratico confluiscono in un unico lavoro che è stato giustamente caratterizzato da Liebknecht, veterano della socialdemocrazia tedesca, con queste parole “”studieren, propagandieren, organisieren”” (v. Lenin, Opere, vol I, p. 301). La formula di Liebknecht segna una tappa fondamentale nella storia del lavoro di diffusione della teoria nel movimento operaio. (…) Liebknecht lanciò il famoso motto al Congresso di San Gallo della socialdemocrazia tedesca nel 1887, durante i lavori dell’ ultima assise svolta nel periodo della legge contro i socialisti nella Germania di Bismarck””. (pag 83-84) [Le profezie scientifiche. ‘Contemporaneamente Lenin respinge il canto delle sirene riformistiche che si facevano forti delle oggettive difficoltà per attaccare “”l’utopia bolscevica””. Su questo secondo fronte Lenin porta avanti la lotta con una serie di articoli e di saggi. Su di uno, scritto appunto nel giugno del 1918, vogliamo soffermarci per la sua grande attualità in quanto spiega le ragioni oggettive degli “”orrori”” tipici della guerra nell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria. Orrori sui quali oggi, tramite la televisione e i giorni la classe dominante sta portando avanti una campagna ideologica. Questa riflette le odierne lotte tra i gruppi imperialistici internazionali per la suddivisione del mercato mondiale. Engels prevede, con quarant’anni di anticipo, la prima guerra mondiale. Lenin per denunciare la “”mancanza di principi”” e il passaggio “”nei fatti”” con la borghesia dei menscevichi, i riformisti di allora, si rifà all’autorità di uno dei fondatori della scienza rivoluzionaria del proletariato, ad Engels. L’articolo scritto da Lenin il 2 giugno 1918 porta il titolo di “”Parole profetiche””. Vi spiega come “”…le profezie miracolose sono favole. Ma le profezie scientifiche sono un fatto acquisito. E ai nostri giorni, quando dappertutto lo scoraggiamento; anche la disperazione, sono così frequenti, è utile ricordare una profezia scientifica che si è verificata””. Il riferimento è ad uno scritto di Engels del 1877 sulla futura guerra mondiale, sulla sua necessità prodotta dalla natura stessa del capitalismo, sulle atrocità oggettivamente legate a quegli eventi. Riportiamo una parte del passo di Engels citato da Lenin: “”E infine, non c’è per la Prussia-Germania, alcuna guerra possibile se non una guerra mondiale, e, per la verità, una guerra mondiale di una ampiezza e di una violenza ancora mai vista (…)””‘ (Roberto Casella, Battaglie e principi per una politica comunista, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2007)”,”ELCx-092″
“CASELLA Mario”,”Democrazia socialismo movimento operaio a Roma, 1892-1894.”,”CASELLA Mario è nato a Teggiano (Salerno) nel 1939. Si è laureato all’ Università di Roma in Lettere moderne. E’ allievo di Alberto M. Ghisalberti e di Fausto Fonzi. Nel 1970 è diventato assistente ordinario di Storia del risorgimento e dal 1975 è incaricato della stessa materia presso la facoltà di Magistero dell’ università di Perugia. Si è occupato di studi sulla classe dirigente ottocentesca locale in particolare ecclesiastica e sull’ Azione Cattolica. Antonio Labriola. “”Antonio Labriola – lo si è più volte sottolineato nelle pagine precedenti – non ebbe alcuna simpatia per i socialisti della “”Sezione”” romana. Li stimava assai poco, e come gruppo e come singoli. Più precisamente, egli vedeva nell’ associazione niente altro che un “”covo di anarchici””, un “”recapito di perditempo… dove su 250 soci non c’erano 20 operai””, un “”circolo di elementi eterogenei; ed aveva sul conto di alcuni dei suoi più importanti soci – si pensi, in particolare, ai pesanti giudizi pronunciati nei confronti di Ezio Marabini, di Giovanni Spadoni, di Romeo Soldi e di Oreste Boffino; o alle ironiche frecciate scagliate contro tipi come l’ “”immortale”” Vittorio Lollini; o, infine, al fastidio manifestato per gente come Angelo Bidolli – un’opinione decisamente negativa. Così stando le cose, si comprende benissimo perché tra le origini (febbraio 1893) e lo scioglimento (ottobre 1894) della “”Sezione””, Labriola mettesse piede nei locali di Via del Pantheon una sola volta, il 29 aprile 1894, e non certo per motivi di propaganda””. (pag 263) Fallimento iniziativa in piazza S. Croce in Gerusalemme di cui Labriola fu in parte responsabile (1° maggio 1891, Roma). (pag 266 e seguenti)”,”MITT-246″
“CASELLA Roberto”,”Illusioni alla berlina e certezza del marxismo.”,”””Il disorientamento, o confusione momentanea, si sta trasformando in una condizione permanente, un tratto del carattere della burocrazia sindacale. E’ nei decenni del lungo ciclo sindacale iniziato con la ‘ritirata disordinata’ della seconda metà degli anni Settanta che la burocrazia sindacale vede la logica delle sue parole smentita dalla dialettica dei fatti. Di qui nasce il disorientamento che assume il carattere di malattia endemica. La logica delle parole, vissuta e vivente nella liturgia romana, diviene sempre più un riflesso appannato delle lotte elettorali. Il sindacato via via si è ridotto a comparsa residuale. Periodicamente quasi scompare dal palcoscenico della lotta politica dove prendono forma gli scontri tra i grandi gruppi per influenzare le correnti politiche del parlamentarismo. Oggi siamo in una di quelle fasi in cui il sindacato è finito in malo modo nel sottoscala della politica ufficiale””. (giugno 2003)”” (pag 187-188)”,”ELCx-117″
“CASELLA Roberto”,”Il secolo dei giganti dell’Asia.”,”””Kaushik Basu, professore del dipartimento di economia della Cornell University, nato a Calcutta e laureato al St. Stephen’s College di Nuova Delhi, scrive su ‘Hindustan Times’ un articolo su Engels, il “”primo marxista””. Precisa: il marxismo ha fallito come “”sistema di governo””, ma oggi è nuovamente all’attenzione di molti “”perché viviamo in un mondo così travagliato, con il crollo delle banche, l’aumento della disoccupazione e l’oscura crescita globale””. Engels, dal 1848 al momento della sua morte nel 1895, è stato sempre sicuro che “”la rivoluzione era dietro l’angolo””. Prosegue Basu: “”Il marxismo come scienza ha fallito, ma sarebbe un peccato se l’idealismo e la ricerca di giustizia, forza motrice della vita di Engels e Marx, fossero abbandonati””. Il pensiero di Marx e Engels è “”fallito”” o occorre prenderlo “”a spicchi””? E’ una vecchia storia. Già Engels si ergeva contro chi voleva cancellare il Marx politico per lucrare sul Marx filosofo e il Marx economista. In una lettera del 24 giugno 1883 a Laura Lafargue scrive: “”La vita del Moro senza l’Internazionale sarebbe come un anello di brillanti da cui è stata tolta la pietra preziosa”””” [Roberto Casella, Il secolo dei giganti dell’Asia, Edizioni Lotta Comunista, 2012] (pag 253)”,”ELCx-175″
“CASELLA Roberto”,”Quaderno di appunti su G.W.F. Hegel ‘Scienza della logica’, vol. 1°. [2003]”,” Punti sottolineati: (*) I nodi della rete Aristotele ‘Metafisica’ Le cause motrici dell’idealismo Hegel, la storia Antitesi tra opinioni e verità Kant va oltre Zenone – Lenin vs Kautskismo su unità imperialismo Hegel, la filosofia di Eraclito – Il sensibile non ha verità – la sensazione non è immediatamente la verità Materialismo si emancipa da cause esterne alla natura”,”HEGx-007-B-FC”
“CASELLA Roberto”,”Illusioni alla berlina e certezza del marxismo.”,”””Il disorientamento, o confusione momentanea, si sta trasformando in una condizione permanente, un tratto del carattere della burocrazia sindacale. E’ nei decenni del lungo ciclo sindacale iniziato con la ‘ritirata disordinata’ della seconda metà degli anni Settanta che la burocrazia sindacale vede la logica delle sue parole smentita dalla dialettica dei fatti. Di qui nasce il disorientamento che assume il carattere di malattia endemica. La logica delle parole, vissuta e vivente nella liturgia romana, diviene sempre più un riflesso appannato delle lotte elettorali. Il sindacato via via si è ridotto a comparsa residuale. Periodicamente quasi scompare dal palcoscenico della lotta politica dove prendono forma gli scontri tra i grandi gruppi per influenzare le correnti politiche del parlamentarismo. Oggi siamo in una di quelle fasi in cui il sindacato è finito in malo modo nel sottoscala della politica ufficiale””. (giugno 2003)”” (pag 187-188)”,”ELCx-003-FC”
“CASELLATO Sante”,”Francesco Bacone.”,”in apertura: ‘Tempus, ad quae consilia non advocatur, nec rata habet’ Il metodo della scienza (pag 179) “”Nel saggio XL, Bacone, parlando della fortuna, dopo aver ricordato il detto di Plauto: “”Faber quisque fortunae suae””, fa una osservazione assai profonda: che, cioè, in generale, è la sciocchezza di uno che crea la fortuna di un altro, e che l’esperienza prova che il mezzo più sicuro è d’essere sempre pronti ad approfittare degli errori altrui”” (pag 169)”,”FILx-402″
“CASERTA Ernesto G.”,”Croce and Marxism. From the Years of Revisionism to the Last Postwar Period.”,”Foreword, notes, conclusion, Bibliography: Croce’s Writings on Marxism, Name index, Biblioteca di Criterio n.2,”,”CROx-003-FL”
“CASERTA Marco”,”Democrazia e costituzione in Hans Kelsen e Carl Schmitt.”,”””Protagonisti del pensiero giuridico-politico del Novecento, Hals Kelsen e Carl Schmitt si fronteggiano – sullo sfondo della crisi della Repubblica di Weimar e del suo rovinoso epilogo…”” (pag 9)”,”TEOP-492″
“CASERTANO Stefano”,”Sfida all’ultimo barile. Russia e Stati Uniti per il dominio dell’energia.”,”CASERTANO Stefano (Roma 1978) laureato in economia alla Luiss di Roma ha conseguito un master alla Columbia University di New York.”,”RAIx-252″
“CASERTANO Giovanni a cura; scritti di EINSTEIN INFELD DE-BROGLIE HEISENBERG PLANCK”,”Fisica e filosofia. Einstein, Infeld, De Broglie, Heisenberg, Planck.”,”””Non è che da principio gli dèi abbiano rivelato tutte le cose ai mortali, ma col tempo essi cercando ritrovano il meglio”” (Senofane di Colofone) “”Non il possesso della verità , ma la sua ricerca fortunata rende fecondo e felice il lavoro dello scienziato”” (Max Planck) [in apertura]”,”SCIx-327″
“CASES Cesare”,”Marxismo e neopositivismo.”,”‘Un ‘paleomarxista’ respinge con questo pamphlet l’ ultimatum di alcuni teorici di sinistra italiani e difende una concezione integrale del mondo alla luce del pensiero dei classici e di quello di Lukacs’. Critica ad Agazzi (pag 65-) “”(…) girare intorno alle ‘Tesu su Feuerbach’, come fa l’Agazzi, senza mai voltar pagina per paura di trovar scritto che «non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere» ecc.”” (pag 65)”,”TEOC-184-FF”
“CASES Cesare”,”Il boom di Roscellino. Satire e polemiche.”,”””La tesi dell’ultimo libro di Bernard-Henry Lévy, ‘L’ideologia francese’ (pubblicato in Italia da Spirali edizioni), è che la Francia è la vera patria del nazionalsocialismo, perché la destra nazionalista criticava il capitalismo, e i socialisti e i comunisti erano nazionalisti e spesso non rifuggivano dall’antisemitismo. Il regime di Vichy sarebbe stato l’incarnazione di questa reale coincidenza dei finti opposti. In questa tesi c’è del vero in quanto il consenso a quel regime è stato molto più vasto di quanto ci abbiano poi voluto far credere, ma l’esagerazione mostra che anche l’autore, a suo modo, è un nazionalista, poiché viole che il suo paese sia il primo della classe anche nel male. In realtà la prima della classe è pur sempre la Germania: è qui che l’anticapitalismo di destra; le cui origini risalgono al romanticismo, è servito a riconquistare le masse al capitale. In Francia questa destra non sarebbe mai andata al potere senza la sconfitta militare. Quel che c’era prima era comunque meglio. Lévy confondo tutto in una notte in cui tutte le vacche sono nere. Anche le vacche ideologiche: Sorel o Lafargue in lui sembrano più o meno uguali a Maurras o all’antisemita Drumont. Prova del nove del nazionalsocialismo francese: Céline. Nel suo articolo Lévy individua in Céline due fasi: prima egli descrive un orrore senza riscatto, poi ne individua le cause nell’ebreo. In tal modo l’orrore diventa da fatale transitorio e Céline diventa ottimista, anzi progressista. Il che va benissimo perché, come sostiene Lévy, razzismo e progressismo sono in fondo la stessa cosa, rappresentano la stessa «volontà di guarire»: chi vuole la guarigione invoca la cacciata o lo sterminio del microbo che ha provocato l’infezione. Perciò c’è una sola religione (nel senso etimologico di forza che lega) della società moderna, ed è quella fascista. Se Faust diceva che le parole servono quando mancano i concetti, la nuova ideologia francese se ne serve per distorcerli. Non è affatto vero che razzismo e socialismo siano inseparabili, anzi si escludono a vicenda. Il razzismo è un esito normale dell’anticapitalismo romantico, ai cui occhi il mondo borghese appare come qualcosa di irrazionale, di diabolico, che si può spiegare solo con l’intervento di un fattore esterno. Il socialismo non ha bisogno di simili spiegazioni, ha già una sua plausibile teoria sulle origini del capitalismo, di cui riconosce la necessità (ciò che lo spinge spesso al compromesso e alla capitolazione, e allora l’anticapitalismo romantico appare talora come il più intransigente. Naturalmente i confini non sono netti. Paul Massing ha dimostrato come Franz Mehring, una delle massime personalità della Seconda Internazionale, che proveniva dal campo conservatore, si fosse portato dietro una sottile vena antisemita che non riuscì mai a eliminare del tutto e che contribuì alla sottovalutazione dell’antisemitismo da parte della socialdemocrazia tedesca. Il socialismo piccolo-borghese alla Proudhon non rinuncia mai a personalizzare l’avversario nell’ebreo. E tutti conosciamo la reviviscenza dell’antisemitismo in Urss in epoca staliniana e post-staliniana. Ma altro è dire che i confini non sono netti, altro che non ci sono, che il socialismo e il razzismo sono due facce della stessa medaglia. Céline è un caso tipico di razzismo piccolo-borghese innestato su fondamenti anticapitalistici”” (pag 237-238) (Paul Massing, Rehearsal for destruction: a study of political anti-Semitism in imperial Germany, Harper 1949, pag 341)”,”STOx-052-FF”
“CASES Cesare”,”Su Lukács.Vicende di un’interpretazione.”,”Cesare Cases è nato a Milano nel 1920 e ha insegnato letteratura tedesca all’Università di Torino. Ha pubblicato ‘Marxismo e neopositivismo’ (Einaudi, 1958), ‘Saggi e note di letteratura tedesca (Einaudi, 1963), ‘Patrie letture’, (Liviana, 1973. È sua pure la ‘Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento ad oggi (Einaudi, 1956).”,”TEOC-007-FMB”
“CASETTA Giovanni a cura; saggi di Diego MESEGUER ILLAN José ARICO’ Alberto FLORES GALINDO Robert PARIS Anibal QUIJANO Cesar GERMANA’ Giovanni CASETTA Ignazio DELOGU Natalia GIANNONI Antonio MELIS Renato SANDRI”,”Mariátegui: il socialismo indoamericano. Il pensiero politico e gli apporti della cultura italiana.”,”Saggi di Diego MESEGUER ILLAN José ARICO’ Alberto FLORES GALINDO Robert PARIS Anibal QUIJANO Cesar GERMANA’ Giovanni CASETTA Ignazio DELOGU Natalia GIANNONI Antonio MELIS Renato SANDRI “”Per quanto riguarda l’ articolo del 1928, La influencia de Italia en la cultura hispanoamericana, in cui tratteggia il viaggio o, meglio ancora, l’ itinerario intellettuale, suo e di Falcon attraverso l’ Italia salvo un’ impennata contro Loria e una rapida allusione all’ influenza di Croce nei confronti della “”nuova sensibilità argentina””, non cessa di sorprendere lo scarso rilievo dato a Croce in questa elencazione di luoghi e di personaggi. (…) Così, non cessa di suscitare interesse vedere Mariátegui citare, quantunque solo episodicamente, il nome di Antonio Labriola, quando non si può negare che nel suo marxismo teorico persiste l’ impronta della lettura di “”Materialismo storico ed economia marxistica””. Poco dopo la prima guerra mondiale, precisamente nel periodo in cui Mariátegui era in Italia, Labriola comincia di nuovo ad essere riscoperto e “”tirato giù dalla soffitta””, dove i riformisti lo avevano relegato, esattamento come Marx.”” (pag 111-112)”,”MALx-021″
“CASETTA Giovanni”,”Colombia e Venezuela. Il progresso negato (1870-1990).”,”CASETTA Giovanni da molti anni si occupa di problemi di storia latinoamericana con particolare interesse per la storia delle idee, del pensiero politico, della cultura, pubblicando i suoi studi in Italia e all’ estero. Assieme a Marcello CARMAGNANI ha recentemente pubblicato ‘America latina: la grande trasformazione, 1945-1985′ (Einaudi, 1989). Questione agraria in Colombia. “”Con il governo di Pastrana viene ulteriormente accentuata la svolta autoritaria del Frente Nacional. La politica governativa continua a privilegiare lo sviluppo capitalistico nelle campagne. Il rallentamento della distribuzione della terra deriva precisamente dalla necessità della classe dirigente di favorire lo sviluppo produttivo delle grandi proprietà, nel momento in cui si stava definitivamente affermando l’ idea che la crescita del mondo rurale doveva essere stimolata da fattori esterni alla campagna. Gli effetti di questo orientamento si possono riscontrare nella progressiva disgregazione del settore agricolo. La popolazione attiva rurale si riduce di 860.000 individui tra il 1964 e il 1973. I contadini, che nel 1964 rappresentano il 30 per cento della popolazione economicamente attiva, si riducono al 17 per cento nel 1973, mentre i lavoratori salariati passano dal 45 per cento al 50 per cento della popolazione rurale attiva.”” (pag 92-93)”,”AMLx-076″
“CASETTA Giovanni”,”1910-1920, immagini fotografiche della Rivoluzione messicana.”,”Giovanni Casetta, nato a Torino nel 1948, ha studiato in questa città, dove si è laureato in lettere e scienze politiche. Da anni si occupa di problemi di storia latinoamericana, con la pubblicazione di articoli e studi su diverse riviste italiane, ‘Nova Americana’ ‘Movimento operaio e socialista’, gli annali del centro studi P. Gobetti ‘Mezzosecolo, Materiali di ricerca storica’.”,”FOTO-002-FL”
“CASETTA Giovanni, testi”,”1910-1920. Immagini fotografiche della rivoluzione messicana.”,”Giovanni Casetta, nato a Torino nel 1948, ha studiato in questa città, dove si è laureato in lettere e scienze politiche. Da anni si occupa di problemi di storia latinoamericana, con la pubblicazione su diverse riviste (Nova Americana, Movimento operaio e socialista, Annali del centro studi P. Gobetti, ‘Mezzosecolo’, Rivista storica italiana) e straniere. Ha scritto anche sulla figura di J.C. Mariategui e sulla rivoluzione messicana. Molte foto da A.V. Casasola La lotta di classe (capitolo 10) “”Mentre era ancora in corso la lotta del costituzionalismo contro l’usurpazione huertista, sorgevano i primi conflitti tra Carranza e Villa. Nel contempo si delineava l’insanabile frattura tra Carranza e l’intransigente Zapata che voleva la sottomissione del costituzionalismo ai principi di politica agraria espressi dal piano di Ayala. Il patto di Torreón (8 luglio 1914), siglato da Villa e Carranza, avrà breve durata. Esso comprendeva importanti riferimenti alla questione sociale, in quanto Carranza era ormai consapevole della necessità di avanzare proposte politiche e sociali che, ponendosi quali soluzioni alternative al radicalismo rivoluzionario, fossero in grado di garantire al costituzionalismo l’appoggio del proletariato urbano e rurale. A tal fine egli promosse il rafforzamento della Casa del Obrero Mundial – centrale sindacale operaia – e, mentre il fronte rivoluzionario si andava disgregando, all’inizio del 1915 emanò la leggi di avvio della riforma agraria. La Convenzione di Aguascalientes (ottobre 1914), primo embrione della Costituente, dimostrò l’inconciliabilità del fronte rivoluzionario; in essa prevalsero i principi del movimento zapatista, nonostante l’opposizione dei carranzisti. Quando le truppe di Villa dal nord e di Zapata dal sud si ricongiungevano a Città del Messico, Carranza emise da Veracruz il decreto che annunciava la riforma agraria (Piano di Veracruz, 12 dicembre 1914), seguito subito dalla legge che prevedeva la restituzione delle terre alle comunità indigene e organizzava l’apparato amministrativo che doveva realizzare la distribuzione (6 gennaio 1915). Certamente questa legge contribuirà al rafforzamento del movimento costituzionalista nei settori contadini, mentre nei settori operai il rafforzamento sarà conseguito mediante concessioni di tipo corporativistico. In questo modo il movimento operaio si ritroverà coinvolto nel disegno della borghesia: Carranza saprà pattuire il consenso della Casa del Obrero Mundial sino ad ottenere da questa la costituzione di sei «Battaglioni rossi» da inviare a combattere contro i contadini di Villa e Zapata. Questa dolorosa pagina di storia del movimento operaio messicano non costituisce un episodio fine a se stesso. E’ piuttosto la dimostrazione di quanto fu acuto lo scontro di classe, inevitabile, che opporrà i contadini rivoluzionari alla borghesia che si riunirà intorno alla bandiera costituzionalista. Ai rappresentanti di questa borghesia spetterà la successiva egemonia della rivoluzione, ed essi governeranno la stabilizzazione rivoluzionaria”” (pag 40-41)”,”MALx-065″
“CASEY Steven”,”Cautious crusade. Franklin D. Roosevelt, American Public Opinion, and the War against Nazi Germany.”,”CASEY Steven è Lecturer in International History alla London School of Economics and Political Science (LSE). “”In luglio, il Generale Marshall, fino ad ora un ardente partigiano di una strategia “”prima la Germania”” (“”Germany-first””, ndr), rapidamente rappresentò al Joint Chiefsla politica “”Asia first””, se l’ alternativa era sprecare le risorse americane in teatri come il Nord Africa””. Gli Stati Uniti, dichiarò MacArthur l’ 8 maggio, dovrebbero iniziare un’ offensiva contro il Giappone “”prima possibile”” (…). Ma FDR ignorava gli argomenti dei suoi consiglieri militari perché era persuaso che essi stavano usando l'””opinione pubblica”” strumentalmente, per rafforzare le loro tesi, e non stavano facendosi interpreti di una larga causa popolare””. (pag 84-85) “”Io vidi pochi neri nel corso della guerra, con l’ uniforme USA; ma vagando proprio fuori dalla linea dei picchetti una sera ne arrestai uno – egli pensò che sarebbe sicuramente stato ammazzato e cominciò a lamentarsi. Gli dissi di stare buono e di dirmi la verità, e l’ avrei lasciato andare. Gli chiesi varie questioni riguardo alla posizione del nemico e circa Rome e alcune di queste sapevo essere corrette; capivo che tutte le sue risposte derivavano da come comprendeva le domande. Disse di essere un servo e di aver ottenuto il permesso di andare a trovare della gente di colore nelle vicinanze e di non immaginare di trovare un Reb. Promise di non dire niente circa il nostro incontro e mi diede il suo coltello e del tabacco su mia richiesta. Lo consigliai in futuro di tenersi bene alla larga dalla linea. Si profuse in ringraziamenti””. (pag 137-138)”,”USAQ-049″
“CASEY James”,”La famiglia nella storia.”,”CASEY J. nato a Belfast nel 1944, insegna storia sociale europea a Norwich, University East Anglia. Si è occupato di storia della Spagna nella prima età moderna. Ha pubblicato ‘La Spagna di Filippo II’ e ‘Decadenza spagnola’ in ‘La storia’ a cura di N. TRANFAGLIA, 1986. “”Lo studio di Lockwood sul villaggio di montagna bosniaco di Planicia illustra con grande chiarezza il coesistere sino ai nostri giorni dell’economia di mercato accanto a un’organizzazione familiare autosufficiente. In questa regione, quanto più grande sarà la famiglia, tanto più tenderà ad essere autosufficiente relativamente al lavoro e alla capacità di procurarsi cibo e vestiario. Il denaro, tuttavia, ha un’importanza vitale per parecchi motivi. In primo luogo, vi sono le tasse da pagare al governo, un problema che i contadini di tutta Europa si erano trovati ad affrontare per lo meno sin dal tardo Medioevo, allorché i sovrani cominciarono ad assoldare eserciti mercenari per rimpiazzare l’antica coscrizione feudale. Il denaro per questo tipo di necessità spesso può essere ottenuto vendendo una pecora (il bestiame costituisce un investimento e un simbolo di ‘status’ per i ricchi). In secondo luogo, il denaro serve per acquistare generi di lusso come caffé e tabacco (di solito forniti dai contrabbandieri, secondo un’usanza vigente da tempo immemorabile). Questi beni sono necessari per quegli scambi rituali di doni e di ospitalità in occasione di matrimoni o funerali, che mantengono il prestigio di una famiglia ricca. Il surplus di denaro per acquistare questi beni può provenire dal commercio nel mercato. Ognuno di questi piccoli villaggi di montagna ha i suoi prodotti tipici – lana, cavoli, botti, spazzole – imposti dalla tradizione sociale non meno che da motivi strettamente economici.”” (pag 149)”,”STOS-138″
“CASEY David P. Major”,”Master of Military Studies. Tukhachevskii and Air Land Battle.”,” Significato di profondità “”The year 1920 marked a period of a military intellectual renaissance in the Soviet Union. A.A. Svechin a Soviet general and military theorist, in his book ‘Strategy’, defined the term “”Operational Art””, and begins to view war as a series of successive engagements rather than one decisive battle. The enemy’s strength was no longer seen purely as the tactical formations on the perimeter, but was viewed to include all of the units and agencies that support the front line like the reserves, artillery, logistical unity, and command and control. Viewing the battlefield in this perspective of depth, Svechin sought to use the expanse of Soviet territory to its best advantage.This was also the first attempt to define the linkage between the strategic and tactical levels of war. Svechin’s thoughts on the application of forces at the operational level of war were primarily defensive in nature.”” (pag 4-5)”,”QMIx-209″
“CASHMAN Richard I.”,”The Myth of the ‘Lokamanya’. Tilak and Mass Politics in Maharashtra.”,”CASHMAN Richard I. ‘Lokamanya (leader riverito) Tilak (1856-1920) fu uno dei primi leader del Congress Party ad adottare una strategia politica di massa. Fu il primo politico a creare un movimento nazionale di massa nella regione dell’India occidentale, Maharashtra. Contiene il capitolo: ‘Tilak and the Bombay Proletariat’ (pag 172-192) Bibliografia: I.M. Reisner, N.M. Goldberg a cura; ‘Tilak and the Struggle for Indian Freedom’ , New Delhi, 1966″,”INDx-118″
“CASICCIA Alessandro”,”Democrazia e vertigine finanziaria. Le avventure del cittadino in una società proprietaria.”,”CASICCIA Alessandro docente di sociologia presso l’ Università di Torino, ha svolto attività di insegnamento e ricerca in varie sedi universitarie italiane ed estere. Tra le sue opere: ‘Razionalità, passioni, strategie’ (1989), ‘Le classi e la mutazione del sociale’ (1998), ‘L’azione in un’ era di incertezza’ (2000), ‘Il trionfo dell’ élite manageriale’ (2004). CASICCIA Alessandro docente di sociologia presso l’ Università di Torino, ha svolto attività di insegnamento e ricerca in varie sedi universitarie italiane ed estere. Tra le sue opere: ‘Razionalità, passioni, strategie’ (1989), ‘Le classi e la mutazione del sociale’ (1998), ‘L’azione in un’ era di incertezza’ (2000), ‘Il trionfo dell’ élite manageriale’ (2004). “”Accogliere la tesi che sostiene un rinnovato primato della proprietà azionaria rispetto alla gestione vorrebbe dire liquidare definitivamente la storica teoria di Berle e Means sugli sviluppi delle società per azioni, sulla cessione del controllo e della responsabilità aziendale ai dirigenti e sulla trasformazione del dominio proprietario assoluto sull’impresa in una proprietà puramente passiva. Ma accettare troppo drasticamente e senza riserve il superamento di quella storica teoria significherebbe a sua volta ammettere che, nell’evoluzione del ruolo dell’élite manageriale, si sia a un certo punto capovolto il rapporto proprietà-gestione che aveva caratterizzato ogni ‘public company’ nel Novecento. E quindi dare anche per acquisita la critica che molti decenni fa Paul Sweezy aveva mosso a James Burnham. Sweezy era mosso dall’intento di preservare una versione “”marxista”” del capitalismo. In tal modo però finiva non solo con lo slittare verso il dogmatismo, ma anche col trascurare quanto proprio Marx più di un secolo prima aveva già colto (con indubbia lungimiranza). E’ stato dunque teorizzato, insieme alla fine della scissione trattata da Berle e Means, anche il venir meno della dittatura del ‘top manager’ sugli azionisti. E ciò non senza riferimenti alla parola d’ordine “”massimizzare il valore per l’azionista””, che una certa ideologia del mondo degli affari aveva più volte tentato d’imporre al dirigente come unico precetto da osservare e unica sua responsabilità””. (pag 109)”,”TEOS-157″
“CASINI Paolo”,”Rousseau.”,”CASINI è nato a Roma nel 1932 e ha studiato filosofia all’ università della capitale, dove si è laureato con una tesi su DIDEROT. E’ libero docente in storia della filosofia. Ha pubblicato uno studio su DIDEROT e si è occupato della cultura scientifica e filosofica del Settecento in Francia e in Inghilterra.”,”BIOx-066″
“CASINI Fabio”,”Lord Robert Vansittart: una voce contro l’appeasement.”,”Fabio Casini è ricercatore in Storia delle relazioni internazionali e docente di storia delle Diplomazia presso il Dip. di scienze politiche e internazionali dell’Università degli Studi di Siena. Ha svolto ricerche in archivi italiani e stranieri. Ha pubblicato: ‘L’opposizione tedesca al nazismo e la politica inglese dell’ absolute silence’ (Milano 2002), ‘L’espansionismo giapopnese e contromisure americane fra le due guerre’ (Siena 2007), ‘Churchill e la campagna d’Italia’ (Siena 2009), ‘Corea fra passato e presente’ (Storia e futuro, 27, novembre 2011)”,”UKIx-129″
“CASINI Paolo BENVENUTI Mario”,”Ragione e storia. L’attività filosofica nella cultura delle società occidentali. Volume primo. Antichità e medioevo.”,”Wycliff e Hus. “”Filosofo e teologo, Wycliff (1324-84) studiò ad Oxford dove poi insegnò fino al 1382. Tardo fu il suo esordio come riformatore religioso: aveva cinquantun anni quando prese posizione contro la pretesa del papa Gregorio IX di ripristinare il tributo – trascurato da decenni – imposta a Giovanni Senza Terra nel 1215 come omaggio feudale della corona inglese alla Santa Sede. Nel ‘De dominio divino’, Wycliff sostenne che potere e proprietà sono concessi da Dio agli uomini soltanto «in uso» e debbono essere revocati quando diano occasione di gravi abusi; pertanto, se la Chiesa fa uso dei propri beni per danneggiare l’organismo sociale, l’autorità civile ha il dovere di intervenire, ripristinare la legge divina con la confisca delle proprietà ecclesiastiche e ricondurre la Chiesa all’originaria povertà. Queste tesi avevano evidenti implicanze sociali che restarono nel momento inespresse, ma che vennero alla luce nel 1381 allorché Wycliff prese pubblicamente le difese di Wat Tyler, il capo della rivolta contadina, e delle richieste avanzate dal movimento. L’anno successivo, Wycliff chiedeva al Parlamento l’abolizione dei privilegi del clero, delle decime ecclesiastiche e dei voti monastici; e l’abrogazione della dottrina cattolica della transustanziazione eucaristica, che egli aveva confutata nel ‘De eucharistia’ (1379) in nome della realtà delle sostanze, per cui pane e vino restano tali finché conservano le qualità sensibili proprie dell’una e dell’altra sostanza. Nelle opere successive propose di riparare al tralignamento della Chiesa riconducendola ai suoi fondamenti evangelici: abolizione della gerarchia ecclesiastica ed identificazione della Chiesa con la comunità – invisibile – dei predestinati alla salvezza; abrogazione del culto dei santi e delle reliquie, del celibato ecclesiastico, dei sacramenti non espressamente menzionati nei Vangeli. Nel ‘De civili dominio’ affermò la subordinazione dell’organismo religioso alla giurisprudenza civile. La funzione sacerdotale veniva così ridotta alla predicazione della parola di Cristo e, a tale scopo, Wycliff istruì i suoi seguaci e li organizzò per la predicazione itinerante: i «predicatori poveri» presero il nome di «lollardi». Queste dottrine furono condannate dal sinodo che si tenne a Londra nel 1382; a cui però non fece seguito alcun intervento repressivo per non offrere esca a nuove rivolte, data la popolarità di cui Wycliff godeva. La persecuzione si scatenò invece contro il lollardi subito dopo la morte del maestro, ma non riuscì ad estingere il movimento, che si protrasse fino alla rivolta protestante. …. finire (pag 415-416)”,”STOU-015-FF”
“CASINI Paolo”,”L’antica sapienza italica. Cronistoria di un mito.”,”Paolo Casini insegna Storia della filosofia moderna nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma.”,”ITAG-045-FL”
“CASINI Paolo”,”Darwin e la disputa sulla creazione.”,”Paolo Casini insegna Storia della filosofia moderna nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma.”,”SCIx-304-FL”
“CASMIRRI Silvana a cura; saggi di Elena HERNANDEZ-SANDOICA Lucio D’ANGELO Fidel GOMEZ-OCHOA Ferdinando CORDOBA Edoardo DEL-VECCHIO Angeles BARRIO-ALONSO Alfonso BOTTI Manuel SUAREZ-CORTINA Andrés HOYO-APARICIO Anna BEDESCXHI Stefano TRINCHESE Luis TOLEDO-SANDE Maria-Serena ZAGOLIN”,”Intorno al 1898. Italia e Spagna nella crisi di fine secolo.”,”Silvana Casmirri è docente di Storia contemporanea nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Cassino. Saggi in italiano e spagnolo”,”STOS-042-FSD”
“CASPRINI Flavio”,”L’economia delle relazioni monetarie internazionali. Teoria, storia e istituzioni.”,”Flavio Casprini è professore ordinario di Economia internazionale presso la Facoltà di Scienze economiche e bancarie dell’Università di Siena. Il volume propone una rigorosa analisi teorica dei meccanismi di funzionamento dei diversi sistemi dei pagamenti internazionali succedutisi nell’età contemporanea, dal gold standard fino all’attuale “”non sistema””, affiancata a uno studio storico-istituzionale che, sfruttando gli strumenti analitici via via introdotti, fornisce una trattazione non meramente descrittiva dell’evolversi di tali sistemi.”,”ECOI-121-FL”
“CASSA Mario”,”A proposito di studi recenti sul rapporto Hegel-Marx.”,”Indirizzo di studi in Italia anti-hegeliano e quindi anti-lukacsiano (pag 488-489) Gli studi della scuola dellavolpiana in Italia sul nesso Hegel-Marx. “”Ma proprio in Italia ha assunto n particolare rilievo, in quest’ultimo decennio, un indirizzo di studi ed una vera e propria piccola scuola-corrente filosofica, che lavora sotto il segno – approssimativo ed esoterico – di un marxismo anti-hegeliano – e quindi anti-lukacsiano -; e che concentra perciò le sue energie collegiali appunto nell tentativo di scardinare la cerniera Hegel-Marx. Il punto focale, sul piano storiografico, è costituito appunto dallo sforzo di dimostrare che la “”visione del mondo”” di Hegel e la sua interpretazione della storia, non differiscono da quelle di Marx solo in funzione dei cinquant’anni circa che intercorrono tra i due Autori, e delle trasformazioni obbiettive che la storia degli uomini verifica in quel tempo; ma anche, e soprattutto in ragione di una erronea radice teoretica del pensiero hegeliano; radice che bisogna rintracciare fin dentro gli anni giovanili e gli scritti più antichi dello Hegel. Proprio come aveva fatto Lukacs con propositi e risultati divergenti, pressoché opposti. Cito quelli che mi paiono essere i testi di rilievo in questo indirizzo: ‘La logica come scienza positiva’ di Galvano Della Volpe, del 1950 (ed. D’Anna; 2° edizione del 1956); ‘Il marxismo e Hegel’ di Lucio Colletti, introduzione ai “”Quaderni filosofici”” di Lenin, del 1958 (ed. Feltrinelli); ‘Dialettica scientifica e teoria del valore’ dello stesso Colletti, prefazione di “”La dialettica dell’astratto e del concreto nel ‘Capitale’ di Marx”” di Evald Ilenkov, del 1961 (ed. Feltrinelli); ‘Marx e la dialettica hegeliana I.: Hegel e lo Stato’ di Mario Rossi, del 1960, (Editori Riuniti); e ‘Le origini della logica hegeliana’ di Nicolao Merker, del 1961 (ed. Feltrinelli) (2). E’ appunto dalla lettura di quest’ultimo volume che traggono occasionalmente origine questi appunti. A rovescio di Lukacs la scuola del Della Volpe riporta in piena evidenza la critica di Marx alla dialettica hegeliana, contenuta in quella ‘Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico’ che il Della Volpe tradusse e incluse nella sua edizione delle ‘Opere filosofiche giovanili’ di Marx del 1950. Ne fa anzi il punto prospettico fondamentale per l’interpretazione del pensiero di Marx e, indirettamente, di quello hegeliano. Marx accusa dunque Hegel di aver concepito le determinazioni, le figure della storia e della realtà come risultati di un processo di differenziazione operantesi all’interno di un significato più ampio e precostituito (classico l’esempio delle figure della ‘famiglia’ e della ‘società civile’ che si determinerebbero per differenziazione interna della figura intera, totale, dello ‘Stato’; onde la figura dello Stato risulterebbe preconcetta, aprioristica nei confronti dei suoi reali termini costitutivi). Così che le concrete determinazioni della storia, le cose ‘reali’ trarrebbero il loro significato solo e sempre dal frazionarsi, dalle differenziazioni di una ‘totalità’ senza la quale svanirebbe ogni significato – ch’è relazione, rapporto, mediazione – delle cose stesse. Questa totalità è innanzitutto il genere, e da ultimo l’orizzonte stesso della coscienza, l’Autocoscienza, l’Idea. Onde accadrebbe allo Hegel di passare per ‘reali’ l’Idea, la coscienza, il genere, e per ‘irreali’, le cose concrete, nate solo per negarsi e reimmergersi nell’unificante totalità donde sono venute. Totalità puramente astratta, immobile, mistica e mistificatrice. Sulla linea di questa critica del giovane Marx avanza la polemica anti-hegeliana della scuola dellavolpiana”” (pag 488-489) [Mario Cassa, A proposito di studi recenti sul rapporto Hegel-Marx’, (in) ‘Critica storica’, diretta da Armando Saitta, n° V anno I 30 settembre 1962] [(2) Citerei ancora – o perché rigorosamente condizionati dalla stessa prospettiva ideologica, o comunque utilizzabili nell’ordine di considerazioni che qui svolgiamo (anche se hanno ad oggetto argomenti o marginali o non direttamente pertinenti l’argomento nostro) – i lavori di Giulio Pietranera e di Alberto Gianquinto. Del primo: ‘La logica positiva nella scienza economica’ del 1952, poi accolto nel volume ‘Capitalismo ed economia’ del 1961 (ed. Einaudi), e ‘La struttura logica del Capitale’, in ‘Società’, 1956. Del secondo: ‘La filosofia analitica del 1961 (ed. Feltrinelli)]”,”HEGx-027″
“CASSANO Franco a cura; interventi di Cesare LUPORINI Lucio COLLETTI Michele FIGURELLI Elio MERCURI Claudio PETRUCCIOLI Nicola BADALONI Enzo PACI Luciano GRUPPI Mario ROSSI Galvano DELLA-VOLPE Alessandro NATTA Rossana ROSSANDA Umberto CERRONI Biagio DE-GIOVANNI Giuseppe VACCA Aldo ZANARDO”,”Marxismo e filosofia in Italia (1958-1971). I dibattiti e le inchieste su “”Rinascita”” e il “”Contemporaneo””.”,”CASSANO Franco è nato ad Ancona nel 1943. E’ assitente ordinario di Filosofia del diritto e professore incaricato di Metodologia delle scienze sociali all’ Università di Bari. Interventi di Cesare LUPORINI Lucio COLLETTI Michele FIGURELLI Elio MERCURI Claudio PETRUCCIOLI Nicola BADALONI Enzo PACI Luciano GRUPPI Mario ROSSI Galvano DELLA-VOLPE Alessandro NATTA Rossana ROSSANDA Umberto CERRONI Biagio DE-GIOVANNI Giuseppe VACCA Aldo ZANARDO “”Ora, invece, mentre per un verso tu ti dichiari d’accordo, e addirittura “”senza riserve””, con la mia ricostruzione della critica di Marx a Hegel e con la interpretazione di quella “”dialettica scientifica e razionale di cui, come ben dici, troviamo una così pregnante elucidazione nella Einleitung del 1857″”: senza mai peraltro – ripeto – entrare nel merito di essa; per un altro verso invece, “”assorbito”” apparentemente il lato positivo della mia indagine, tenti di “”svuotarne”” il lato critico o negativo, come se si potesse prendere il concavo senza il convesso. E in realtà, è tanto poco vero che il tuo dissenso dalle mie conclusioni sia la premessa, come dici, “”perché possa essere approfondita e sviluppata quella che tu consideri la parte valida della mia analisi””; è tanto poco vero che realmente tu condivida (o abbia in genere ben compreso) in che consiste quella dialettica scientifica o astrazione determinata di cui è parola specie nell’ Introduzione del ’57 e che Marx ha applicato in tutta la sua opera e massime nel Capitale: che il tuo sforzo di sviluppare “”la parte valida”” si riduce in effetti al tentativo di eluderla e svalutarla. Prima, il merito del mio discorso starebbe nel fatto che così “”risulta chiarito (come dici) il nesso che unisce quella critica giovanile di Marx al metodo del Capitale””: e qui la cerniera sarebbe, appunto l’ Einleitung; poi, mi riconduci “”sull’ ostacolo principale”” e cioè sulla lettera del 14 gennaio 1858 in cui Marx accenna alla rilettura della Logica di Hegel, per far capire che l’ Introd. del ’57 sarebbe così superata da questa rilettura e, quindi, sostanzialmente estranea al metodo del Capitale. Dove vorrei solo osservare come questa tua microfilologia che chiede criteri al calendario anziché all’ analisi interna dei problemi, ti faccia dimenticare: 1. un dato fisiologico macroscopico e cioè che l’ Einleintung (sebbene pubblicata a sé in italiano) è parte integrante di quel grandioso brouillon o prima stesura del Capitale che sono i Grundrisse der Kritik der politischen Oekonomie (un insieme di circa 1000 pagine), vergati di getto da Marx tra l’ ottobre del ’57 e il marzo del ’58; 2. che il metodo di Marx non è un metodo formalistico, preliminare ai contenuti, ma un metodo che si svolge implicando e articolando dei contenuti storici concreti (…)””. (pag 101-102, Colletti a Gerratana, 1958-1959)”,”TEOC-384″
“CASSANO Franco”,”La certezza infondata. Previsione ed eventi nelle scienze sociali.”,”Franco Cassano è professore straordinario di Sociologia della conoscenza nell’Università di Bari e membro del Comitato direttivo di Critica marxista. Premio Anghieri 1980.”,”TEOS-121-FL”
“CASSANO Franco”,”Paeninsula. L’Italia da ritrovare.”,”Franco Cassano (Ancona, 1943) insegna Sociologia e Sociologia della conoscenza nell’Università di Bari. Ha pubblicato tra l’altro: ”Il teorema democristiano’ (Bari, 1979) “”Il sud in questo quadro non è più la terra estrema, l’ultima Thule dello sviluppo, ma una postazione d’avanguardia, quella che deve giocare in prima persona la carta dell’incontro con gli altri popoli del Mediterraneo”” (pag 65) Franco Cassano (Ancona, 3 dicembre 1943) è un sociologo e politico italiano. Professore ordinario di Sociologia e Sociologia dei Processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, all’attività accademica affianca quella di saggista ed editorialista. Tra le sue opere più note “”Il pensiero meridiano”” (1996) e “”L’umiltà del male”” (2011). Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato della XVII legislatura della Repubblica Italiana nella circoscrizione XXI Puglia per il Partito Democratico. (wikip)”,”ITAS-232″
“CASSARD Jean-Pierre”,”Les Trotskystes en France pendant la deuxieme guerre mondiale (1939-1944).”,”Contiene foto di STALIN con LAVAL con la didascalia “”Il patto Laval-Stalin. Il PCF si pronuncia per la difesa nazionale””. Quando le armate naziste invadono l’ URSS, il giornale trotskista ‘La Verité’ si pronuncia per la difesa dell’ URSS e la lotta contro l’ occupante nazista.”,”TROS-064″
“CASSATA Francesco”,”Le due scienze. Il «caso Lysenko» in Italia.”,”Francesco Cassata, dottore di ricerca in Storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino, è attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Economia S. Cognetti de Martiis di Torino.”,”SCIx-219-FL”
“CASSATA Francesco”,”A destra del fascismo. Profilo politico di Julius Evola.”,”Francesco Cassata è dottorando in Storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino (2003). Conduce ricerche su demografia totalitaria, eugenetica, storia psichiatria. ‘Julius Evola, pseudonimo di Giulio Cesare Evola, nacque a Roma il 19 maggio 1898 e morì nella stessa città l’11 giugno 1974. Fu un filosofo, pittore, poeta, scrittore ed esoterista italiano, noto per le sue idee aristocratiche e tradizionaliste 1. Evola si interessò a diverse discipline, tra cui filosofia, storia, politica, esoterismo e religione, sviluppando una visione del mondo influenzata da dottrine orientali, dal tradizionalismo integrale e dalla Rivoluzione conservatrice 1. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di artiglieria e, dopo il conflitto, attraversò una crisi esistenziale che lo portò a riflettere profondamente sulla filosofia e la spiritualità. Negli anni ’20 e ’30, Evola pubblicò opere che esploravano il sacro, la gnosi e il sovrarazionale, oltre a collaborare con riviste e circoli esoterici 2. Fu critico nei confronti del cristianesimo e del fascismo italiano, pur mantenendo rapporti con alcuni esponenti del regime. Nel dopoguerra, Evola continuò a influenzare ambienti tradizionalisti e conservatori, sia in Italia che in Europa. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue e hanno avuto un impatto significativo su diversi movimenti culturali e politici 1.’ (f. copilot)”,”ITAF-010-FMB”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Scarsezza di sussidi bibliografici per lo studio della storia economica dell’Ottocento, e limiti della trattazione.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-R”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXI lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Il Catasto come fonte di studio della distribuzione della proprietà.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-S”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. La questione dei demani. I demani dello Stato: il Tavoliere di Puglia.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-T”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Mancanza di fonti dirette per la storia del mondo popolare subalterno. Relazioni sullo spirito pubblico. Processi penali. Deliberazioni dei Consigli di Intendenza.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-U”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Finanze dello Stato.”,”Saggio in ECOT-237 “”La storia realmente svoltasi va (…) rintracciata nella catena dei fatti, nello sviluppo delle forme dell’essere degli uomini, nel grado di civiltà a cui sono giunti, nelle opere di cui sono stati artefici, nel rapporto delle forze operanti in un dato periodo. E’ una ricerca difficile, durante la quale, di pari passo al formarsi del giudizio storico, lo studioso può verificare l’esattezza del suo criterio di indagine. Solo allora ogni dualismo scompare, e la sua opera riuscirà tanto più compiuta, viva ed unitaria, quanto più ampia e coscienziosa sarà stata la raccolta dei disparati ed essenziali dati documentari, e quanto maggiore sarà stata la sua sensibilità critica nello scoprire nessi invisibili che collegano alla base tutte le varie espressioni della vita umana. In questa opera di comprensione ci è di grande aiuto la concezione marxistica della storia, la quale – come osserva efficacemente Engels – “”è prima di tutto una direttiva per lo studio, e non una leva per fare delle costruzioni alla maniera dello hegelianismo. Bisogna, ristudiare, ribadisce Engels, tutta la storia, bisogna indagare nei particolari le condizioni d’esistenza delle diverse formazioni sociali, prima di tentare di dedurre da esse le concezioni politiche, estetiche, filosofiche, religiose ecc. che ne derivano. A questo proposito si è fatto poco sinora, perchè solo pochi si sono accinti sul serio a questo lavoro. Abbiamo bisogno in questo campo d’un aiuto molto grande; il campo è sterminato e chi voglia lavorare seriamente può far molto e distinguersi”” (11). Questo monito lanciato da Engels nel 1890 è tuttora valido ed attuale”” [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Finanze dello Stato’, Roma, 1955] [(11) cfr. Lettera di Engels a Corrado Schmidt, del 5 agosto 1890, in K. Marx, F. Engels, ‘Sul materialismo storico’, Ed. Rinascita, Roma, 1949, p. 74]”,”ECOT-237-V”
“CASSESE Sabino”,”Il diritto globale. Giustizia e democrazia oltre lo Stato.”,”Nel volume manca una tabella delle sigle delle organizzazioni internazionali ampiamente citate nel testo. Sabino Cassese giurista e storico dello Stato e dell’amministrazione, è giudice della Corte costituzionale (2009).”,”DIRx-044″
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XIX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli.”,”Saggio in ECOT-237 Dal Pane. “”Luigi Dal Pane ha mostrato di avvertire, nella formazione più recente del suo pensiero, lo stimolo della moderna metodologia libera da preoccupazioni di origine idealistica. Egli, però, afferma decisamente la strumentalità delle storie speciali, le quali racchiuderebbero un’esperienza necessaria ma provvisoria. Da questo loro carattere proviene, secondo lui, “”la fluidità dei confini tra un campo e l’altro, perché infine pensare un aspetto della storia è pensarla tutta””. Il Dal Pane, sostenendo che la storia economica ha tratto dalle scienze economiche le ragioni e i termini della sua figura come disciplina autonoma, richiama l’attenzione sulla “”esigenza di una storiografia della civiltà trattata come storia del lavoro, inteso qui non soltanto come fattore della produzione, ma come unità della praxis”” (8). Alla base del pensiero del Dal Pane non pare dubbio che debba ravvisarsi l’implicito riferimento al Marx dei ‘Manoscritti economico-filosofici’ del 1844, dove si legge la nota affermazione che “”tutta la cosiddetta storia universale non è che la generazione dell’uomo dal lavoro umano”” (9). Il Luzzatto, a sua volta, nel chiudere un’acuta rassegna delle ‘Tendenze nuove negli studi di storia economica’, del 1951, ammoniva, specialmente i giovani, a non “”dimenticare che la storia economica è sempre e soprattutto storia dell’uomo”” (10). A codesta affermazione sembra faccia eco Armando Sapori. “”Tutte le volte – egli scrive – che al centro dell’indagine sta l’uomo, non possiamo prescindere da una complessità che costituisce unità; e soltanto arrivando a questa unità si fa opera di storia, ossia riproduzione di vita. E’ così che lo storico del diritto non può prescindere dal fenomeno economico e dallo stesso fenomeno letterario, e il letterato non può isolarne del tutto le manifestazioni dell’economia e quelle del giure. Lo storico dell’economia, però, ha, vorrei dire, oltre che l’interesse, il dovere più accentuato di inoltrarsi in altri campi, dacchè si è affermata l’esistenza dell”homo oeconomicus’, cogliendo nel soggetto della storia un aspetto che si è ritenuto essenziale più ancora che prevalente. E’ vero, continua il Sapori, che l’uomo economico, come l’uomo religioso, l’uomo filosofo, e via dicendo, si sono dimostrate figure fittizie. Ma ciò non toglie che sia ancora grande l’attrattiva di polarizzarci sulla molla dell’interesse per renderci conto del comportamento del singolo e di quello dei gruppi di uomini che costituiscono la società, almeno la nostra società. Con il che non nego il valore dell’indirizzo storiografico detto del materialismo storico, a cui si deve, merito senza dubbio grandissimo, di avere consentito alla storia di elevarsi alla dignità di scienza, tenendo conto di valori, ossia di stimoli, oggettivamente ponderabili, e non già ad altri (alludo evidentemente all’indirizzo chiamato idealismo storico), la determinazione del cui peso è affidata prevalentemente alla sensibilità, ossia alla personalità dello storico. In realtà, come il buon medico muove dal rilievo dei fenomeni che riscontra oggettivamente sul paziente, e poi risale a tutta la figura del paziente, ad essa ispirandosi per l’interpretazione sintetica che è appunto la diagnosi, così lo storico deve fissare il piede sul terreno più consistente per muovere con maggiore sicurezza verso posizioni che, in definitiva, vanno raggiunte: in quanto soltanto di là si stenderà dinanzi al suo sguardo il vero panorama storico”” (11)”” [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XIX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli’, Roma, 1955] [(8) L. Dal Pane, ‘Storia economica e storia sociale’, in ‘Giornale degli Economisti’ e Annali di Economia’, 1952, p. 131 e seg.; (9) K. Marx, Opere filosofiche giovanili’, Ed. Rinascita, 1950, p. 268; (10) L. Luzzatto, ‘Tendenze nuove negli studi di storia economica’, in ‘Nuova Rivista Storica, a. XXXV (1951); p. 317; (11) A. Sapori, ‘Lezioni di storia economica’, Milano, Ed. ‘La Goliardica’, s.a., p. 6] (pag 3-4) Marx. “”Si son passate in rapida rassegna codeste poche definizioni di storia economica all’unico scopo di dimostrare quanta incertezza regni tuttora fra i cultori di storiografia economica circa il campo di indagine, i suoi limiti, il metodo, i fini e la legittimità stessa della nostra disciplina. Chi ne vuole una ulteriore conferma può leggere la istruttiva polemica svoltasi nel 1941 sulla ‘Nuova rivista storica’ tra il Fanfani e il Barbagallo a proposito della ‘Introduzione allo studio della storia economica’ pubblicata dal Fanfani e della teoria neovolontaristica da lui avanzata. Orbene, codesta incertezza, che ha notevolmente influito non solamente sullo sviluppo della storia economica, determinandone alcuni fraintendimenti e deviazioni, quanto anche sui criteri di scelta dei suoi strumenti di ricerca, si dilegua sol che si corra con la mente alla concezione della storia nel pensiero di K. Marx. Basterà qualche richiamo utile alla nostra trattazione. E’ noto che nella prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’ Marx diede del suo pensiero la più sintetica formulazione: “”…nella produzione sociale della loro esistenza – egli scrisse – gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una soprastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita”” (15). “”Questa concezione della storia – afferma Marx nell”Ideologia tedesca’ – dipende dai seguenti punti: spiegare il reale processo della produzione e precisamente partendo dalla produzione materiale della vita immediata, comprendere la forma dello scambio connessa con questo modo di produzione e da esso generata, e quindi la società civile nei suoi vari gradi, come base di tutta la storia, e, sia rappresentarla nei suoi fatti come stato, che spiegare, partendo da essa, tutti i diversi prodotti teorici e tutte le forme della coscienza, religione, filosofia, morale ecc., e seguire il loro processo genetico; è così possibile allora, naturalmente, anche rappresentare la cosa nella sua totalità (e perciò anche l’azione reciproca di questi vari lati l’uno sull’altro)”” (16). Alla luce di questi principi il dualismo insanabile della storiografia idealistica, che fa distinzione fra storia generale (politica, sociale, religiosa ecc.) e storia economica, riducendo quest’ultima ad umile disciplina sussidiaria, scompare per far posto alla storia integrale, o storia ‘tout court’, nella quale si risolvono quelle economica, politica, sociale, religiosa, come altrettante manifestazioni dell’attività umana, che trovano significazione e forza in un rapporto scambievole e in un legame indissolubile rappresentato dall’economia, la quale affonda le sue radici nei bisogni fondamentali dell’uomo”” (pag 5-6) [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XIX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli’, Roma, 1955] [(15) Marx-Engels, ‘Sul materialismo storico’, Ed. Rinascita, 1949, p. 43; (16) Marx-Engels, op. cit., p. 18]”,”ECOT-237-R”
“CASSESE Sabino”,”Come è nata la legge bancaria del 1936.”,”Volume un po’ danneggiato dall’alluvione”,”ITAE-099-FP”
“CASSETTI Mario FREY Luigi LIVRAGHI Renata”,”Le ricerche sul mercato del lavoro in Italia.”,”Luigi Frey è preside della facoltà di Economia e commercio di Parma e noto studioso di economia del lavoro. M. Cassetti è uno studioso che si è concentrato sulle problematiche riguardanti la disoccupazione in Italia. R. Livraghi studiosa dei problemi del lavoro.”,”ITAE-437″
“CASSI Aldo Andrea”,”Ultramar. L’invenzione europea del Nuovo Mondo.”,”””Un secondo esperimento, questa volta ordinato direttamente da Carlo V, seguì a distanza di alcuni anni. L’imperatore e i suoi consiglieri ritennero di non poter sciogliere la questione della schiavitù degli indios senza aver prima appurato se essi fossero o meno capaci di vivere come uomini, e come uomini liberi. Il sovrano incaricò dunque il giudice Rodrigo di Figueroa di intraprendere un nuovo esperimento sulla idoneità degli indiani a vivere «civilmente». A Figueroa fu attribuita la facoltà di concedere la libertà a tutti gli indios che risultassero ‘capazes’, e di raccogliere le opinioni di tutte le «persone disinteressate» sul problema della libertà degli indigeni e inviarle al sovrano. Al suo arrivo all’Española, nel 1519, il giudice trovò una situazione assai difficile, con gli indios, da una parte, colpiti da un tasso di mortalità crescente a causa delle condizioni di servaggio in cui versavano e, dall’altra, con ecclesiastici (francescani, domenicani e girolamini), funzionari municipali e coloni ‘encomenderos’ – con i quali egli iniziò subito accurate consultazioni in ossequio alle istruzioni sovrane — che in larga maggioranza esprimevano un’opinione apertamente contraria alla libertà degli indiani. Figueroa lasciò alcuni indigeni in libertà, suscitando immediatamente le proteste degli ufficiali reali incaricati di riscuotere per il re un quinto dell’oro estratto dalle miniere cui erano assegnati gli indios. Essi protestarono un calo dell’estrazione aurea rispetto a quella ottenuta l’anno precedente, ed espressero forti preoccupazioni sulla eventuale fondazione di villaggi di indios liberi, che avrebbero insidiato la sottomissione degli altri indigeni, in particolare quelli che cercavano l’oro per gli ‘encomenderos’. Ad ogni modo, nel 1520 il giudice ricevette l’esplicito ordine di concedere la libertà agli indiani, con l’avvertenza che egli avrebbe dovuto eseguirlo con prudente gradualità, onde evitare l’esplosione di ribellioni armate. Si doveva iniziare, dunque, con quegli indios che servivano spagnoli non residenti nell’Española e continuare con quelli i cui ‘encomenderos’ fossero morti”” (pag 114-115) [Aldo Andrea Cassi, ‘Ultramar. L’invenzione europea del Nuovo Mondo’, Editori Laterza, Roma Bari, 2007]”,”AMLx-018-FSD”
“CASSIN Elena BOTTERO Jean VERCOUTTER Jean a cura; collaborazione di Werner CASKEL Otto EISSFELDT M.I. FINLEY H.J. HOUWINK TEN CATE Friedrich Karl KIENITZ René LABAT Hermann DE MEULENAERE”,”Storia Universale Feltrinelli. Vol 4. Gli imperi dell’ Antico Oriente. III. La prima metà del I millennio a.C..”,”Collaborazione di Werner CASKEL Otto EISSFELDT M.I. FINLEY H.J. HOUWINK TEN CATE Friedrich Karl KIENITZ René LABAT Hermann DE MEULENAERE “”Gli scrittori antichi ammettono che l’ elemento determinante della politica estera degli Spartani fosse la presenza degli iloti (1). Per tenerli sotto controllo Sparta non solo doveva mantenere la pace nel Peloponneso, perché uno stato nemico avrebbe potuto far sollevare gli iloti, se non deliberatamente, col semplice fatto di tener impegnate una parte troppo grande delle sue energie militari e dei suoi uomini, ma doveva anche star molto attenta prima di mandare un esercito fuori dal Peloponneso.”” (pag 330) (1) iloti, servi della gleba di proprietà dello Stato spartano. Coltivavano i lotti degli spartiati e servivano come fanti leggeri o rematori.”,”STAx-099″
“CASSINA Cristina VENTURI Antonelli a cura; saggi di Cristina CASSINA Regina POZZI Claudio DE-BONI Ettore CINNELLA Antonino DE-FRANCESCO Mikhail VELIZHEV Guido CARPI Giovanna CIGLIANO Antonello VENTURI”,”Francia e Russia allo specchio. Cultura, politica e storiografia, 1789-1917.”,”CASSINA Cristina è ricercatrice di storia contemporanea (Univ. di Pisa). Si interessa alle culture politiche e agli assetti costituzionali del ‘Lungo ottocento’. Antonello VENTURI ricercatore di storia contemporanea (Univ. di Pisa) studia il socialismo russo e le sue rappresentazioni in Europa occidentale. Scontro Aulard – Mathiez. “”E’ noto infatti che i due avversari, ugualmente favorevoli nel 1914 al conflitto con la Germania, si sarebbero presto tornati a dividere sulle scelte politiche dell’immediato dopoguerra: Aulard mantenendosi nel quadro della tradizione radicale della Terza repubblica, Mathiez presto discostandosene per forgiare, con l’intervento del 1920 sul nesso tra giacobinismo e bolscevismo, un modo profondamente diverso di vivere politicamente lo studio della rivoluzione francese, dove l’accostamento all’opera di Jaures, unita al riconoscimento che l’Ottobre di Lenin fosse un nuovo 1793, definitivamente relegava nella soffitta dei vecchi arnesi l’opera storiografica dell’altro.”” (pag 102) In Francia dominava Mathiez, a ciò si deve il trasferimento negli Usa dopo la morte di Aulard del suo fondo composto da 2328 volumi e 1213 pamphlets depositati alla Widener Library. (pag 103)”,”STOx-183″
“CASSIRER Ernst”,”La filosofia dell’ illuminismo.”,”Genio, ingegno, ragione. “”La parola “”genio”” non fu creata dallo Shaftesbury; egli se ne serve come di un termine noto e introdotto da gran tempo nell’ estetica. Ed è il primo che non solo si serve di questo termine, ma lo redime anche da quella incertezza e ambiguità che aveva fino allora, e gli conferisce un significato preciso e specificatamente filosofico. L’ estetica classicistica sente nel concetto del genio soprattutto l’ affinità coll’ “”ingenium”” e considera quest’ ultimo pari alla “”ragione””, alla fondamentale facoltà dello spirito. Il genio è la sublimazione della ragione, la quintessenza di tutti i suoi poteri e di tutte le sue facoltà: “”le génie est la raison sublime””. (pag 434)”,”FILx-283″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. I. Dall’ Umanesimo alla scuola cartesiana. Tomo secondo. La scoperta del concetto di natura.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Il concetto di natura dell’ epoca moderna si riallaccia, come abbiamo potuto vedere in particolare, all’ opposizione aristotelica di materia e forma. Ma questa distinzione logica si dimostra in definitiva incapace di rappresentare e di dominare concettualmente il contenuto e il materiale offertole dalla nuova fisica. Il concetto di forza, che costituisce ora il centro dell’ indagine, contiene già fin dal suo inizio la critca al dualismo aristotelico. Esso è già fuori dello schema tradizionale dei due opposti: infatti; come da un lato, in quanto principio dell’ azione e della trasformazione, è affine alla “”forma””, dall’ altro, essendo inteso come un’energia insita nella materia stessa e che non deve venirle data dal di fuori, appare pertinente alla “”materia””. Il concetto di “”potenza”” non sta più a significare la mera “”possibilità”” indeterminata e indifferente, ma la tendenza, e, per così dire, l’interna tensione verso la trasformazione””. (pag 332)”,”FILx-378″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. I. Dall’ Umanesimo alla scuola cartesiana. Tomo terzo. La fondazione dell’ idealismo.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Se si considera Cartesio nei suoi rapporti personali con gli scienziati contemporanei lo si vede completamente isolato. In Pierre Fermat, il più geniale matematico dell’ epoca, egli vede soltanto il rivale; e l’ opera fondamentale di Galileo appare troppo tardi perché egli, già condotto dalla sua evoluzione scientifica su altre vie, possa valutarne tutta la portata. E tuttavia la sua dottrina, se la si considera da un punto di vista storico superiore, abbraccia tutte le tendenze e tutte le correnti della scienza moderna, ed ha espresso in generale, dandogli forma nel suo sviluppo, il conflitto di diverse teorie, che era giunto a una conclusione solo su problemi isolati. Così essa unifica in sé il contenuto filosofico del pensiero precedente e diviene il punto centrale da cui si dipartono, nelle varie direzioni, le vie che il problema della critica della conoscenza dovrà seguire.”” (pag 553-554)”,”FILx-379″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. II. Da Bacone a Kant. Tomo primo. Gli inizi dell’ empirismo. Continuazione e compimento del razionalismo.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. Leibniz. “”Per Descartes e per tutta la scuola cartesiana l’ indagine sui fondamenti ultimi della conoscenza si intreccia con il problema psicologico dell’ autocoscienza; per Spinoza la dottrina astratta del metodo è semplicemente il mezzo, per dare una risposta sicura alle questioni etiche e religiose, e per indicare all’ uomo il suo rapporto con Dio. Per Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), invece, il problema dei principi logici del sapere è diventato per la prima volta fine a se stesso. Il suo interesse per la filosofia viene suscitato per la prima volta da questo problema, che non lo abbandona più in seguito, incatenandolo con immutata energia attraverso tutte le trasformazioni e i suoi atteggiamenti speculativi. Qui stanno le vere radici della sua forza filosofica.”” (pag 153) “”Per Leibniz, invece, spazio e tempo non sono altro che ordinamenti ideali dei fenomeni, non sono quindi per nulla realtà assolute, ma si risolvono nella “”verità dei rapporti””. “”Spazio e tempo, estensione e movimento”” – non sono ‘cose’, ma ‘modi di considerare’ (“”modi considerandi””). Il ricondurre i fenomeni a modificazioni meccaniche è a tal punto un semplice strumento del metodo che Leibniz può concedersi questa espressione così nettamente soggettiva””. (pag 219)”,”FILx-380″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. II. Da Bacone a Kant. Tomo secondo. Il problema della conoscenza nel sistema dell’ empirismo. Da Newton a Kant.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. La critica del concetto di causa. La necessità della connessione. “”I problemi connessi al concetto di causa erano rimasti senza risposta, sino a che erano stati staccati dalla loro vera origine e si erano presentati allo spirito come qualcosa di estraneo; per poterli anche soltanto intendere nel loro vero valore, dobbiamo riportarli ora al loro proprio terreno, al campo cioè dell’ “”intelletto”” e delle sue attività. A questo punto risulta per la prima volta chiaro che non è affatto un procedimento logico deduttivo quello che ci porta dalla conoscenza della causa a quella dell’ effetto. Ogni deduzione sillogistica si fonda infatti del tutto sul principio d’ identità, e non fa che esprimere, in modo cosciente e distinto, unicamente ciò che era contenuto appieno nelle preposizioni precedenti. Nessuna analisi potrà mai scoprire e individuare il concetto di un singolo effetto concreto nel concetto della sua causa. Tutte le proposizione della scienza naturale consistono quindi nel collegare a un determinato complesso di condizioni un risultato ‘differente’ da queste, il quale non potrà quindi venir trovato attraverso una semplice considerazione del materiale rappresentativo e ad un esame stringente dei suoi singoli elementi.”” (pag 395) “”A questo proposito interviene l’ opera illuministica degli enciclopedisti francesi. Mentre Voltaire (1694-1778) cerca anzitutto di esporre il contenuto della dottrina newtoniana e di farla ampiamente comprendere, tocca a d’Alembert (1717-1783), che è il più importante matematico e logico di questa tendenza, di affrontare il problema metodologico.”” (pag 449 450}”,”FILx-381″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. II. Da Bacone a Kant. Tomo terzo. La filosofia critica.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Le ‘riflessioni’ di Kant offrono questa definizione: “”intellettuale e’ cio’ il cui concetto e’ un agire”” (Riflessioni, n.968). Attraverso le differenti direzioni dell’ agire spirituale sorgono in noi i diversi ordinamenti della realta’, nasce cioe’ in noi la sfera della natura, allo stesso mondo di quella dell’ arte oppure dell’ eticita’. La riduzione del “”dato”” alle funzioni pure della conoscenza costituisce il fine ultimo, il risultato e il frutto della dottrina critica””. (pag 824)”,”FILx-382″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. III. I sistemi postkantiani. Tomo primo. Da Jacobi a Maimon. Fichte. Schelling.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Anche il linguaggio e la terminologia dell’ idealismo subiscono a partire da questo punto un significativo cambiamento, importante per tutto lo sviluppo successivo della speculazione. Mentre in Kant gli oggetti dell’ esperienza esterna e interna vengono designati come fenomeni, Fichte dà a quest’ ultimo concetto un senso totalmente diverso. Nessun oggetto, nessuna cosa come tale può esser chiamata “”fenomeno””, poiché il fenomeno deve essere sempre manifestazione e rivelazione della vita una e assoluta, di cui non si può parlare nella sfera degli oggetti particolari e dei soggetti particolari la quale contiene soltanto “”ombre di ombre””. Non già il prodotto del sapere – come tali sono ora risconosciute le cose: gli oggetti empirici e anche i soggetti empirici – ma solo il suo principio forma il vero fenomeno fondamentale. Così, è l’ intelletto, è il sapere stesso che viene ora indicato con questo nome””. (pag 250) Fichte. “”La soluzione vera consiste nel riconoscere che il regno della libertà non si trova in una regione particolare della natura, ma che la libertà è l’ assoluto ‘prius’ rispetto alla natura; cosicché mediante essa soltanto divena possibile l’ io teoretico e quindi indirettamente il fenomeno di una natura””. (pag 261)”,”FILx-383″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. IV. I sistemi posthegeliani. Tomo secondo. Forme e tendenze fondamentali della conoscenza storica.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. Parole chiave da indice Tomo primo: SCIENZA ESATTA PROBLEMA SPAZIO SCOPERTA GEOMETRIA NON EUCLIDEA ESPERIENZA E PENSIERO COSTRUZIONE GEOMETRIA CONCETTO ORDINE MISURA NUMERO BASE LOGICA SCOME METODI FISICA TEORICA METODO IDEALE CONOSCENZA BIOLOGIA CLASSIFICAZIONE SISTEMATICA FORME NATURALI IDEA METAMORFOSI MORFOLOGIA IDEALISTICA STORIA EVOLUZIONE PROBLEMA E PRINCIPIO DARWINISMO DARWIN TEORIA CONOSCENZA MECCANICA EVOLUZIONE PROBLEMA CAUSALE BIOLOGIA CAUSALITA’ FILOSOFIA DISCUSSIONI VITALISMO AUTONOMIA ORGANISMI VIVENTI “”Tutto ciò che la storiografia del secolo XIX ha dato viene ricondotto al Romanticismo e considerato come una sua eredità spirituale. Quando la storia si è allontanata da queste intuizioni fondamentali ha sempre corso il rischio di prendere una via sbagliata. Non solo la concezione materialistica della storia, ma tutto il moderno indirizzo sociologico, come pure il pensiero positivista sorto in Francia sotto l’ influsso del Comte vengono combattuti dal Below come una deviazione di tal genere. “”Tornate al Romanticismo!”” deve, secondo lui, diventare di nuovo la parola d’ ordine della storiografia moderna. Il Below ha sostenuto questo punto di vista con grande chiarezza ed energia, ma anche in modo unilaterale. Un quadro completamente diverso ci si presenta nella ‘Geschichte der neueren Historiographie (Storia della storiografia moderna) del Fueter. Ivi viene negata al Romanticismo la capacità di una conoscenza storica obiettiva. Esso si sarebbe accostato al mondo della storia con certe idee preconcette e non sarebbe quindi mai pervenuto a una visione dei fatti sgombra di pregiudizi. Le sue teorie del ‘Volksgeist’ e dello sviluppo organico, il maggior valore da esso attribuito a ciò che è istintivo rispetto a ciò di cui si ha chiara consapevolezza lo avrebbero reso cieco fin da principio di fronte a importanti campi della vita storica””. (pag 351-352)”,”FILx-384″
“CASSIRER Ernst”,”Linguaggio e mito. Contributo al problema dei nomi degli dèi.”,”ANTE3-3 Cita Max Müller ‘Origine e sviluppo della religione’ (1878)”,”TEOS-166″
“CASSIRER Ernest”,”Il mito dello Stato.”,”CASSIRER Ernest, filosofo tedesco morto recentemente (1950) negli Stati Uniti. “”Nel ‘Fedone’, Platone ha dato una definizione del filosofo, secondo la quale sarebbe l’uomo che ha imparato l’arte più grande e più difficile: ossia, l’uomo che sa morire. Pensatori monderni hanno ripreso questo pensiero da Platone. Hanno dichiarato che la sola via aperta all’uomo, e che conduca alla libertà, consiste nel bandire dalla sua mente la paura della morte. “”Chi ha imparato a morire ha dimenticato che cosa significhi essere uno schiavo. Il saper morire ci libera da ogni soggezione e costrizione”” (Montaigne, Essays). Il mito non poteva dare una risposta razionale al problema della morte.”” (pag 85) “”””Chi sa mai””, domanda Euripide, “”se la vita qui non sia realmente morte, e la morte, a sua volta, non sia vita?””.”” (pag 86)”,”TEOP-254″
“CASSIRER Ernst DARNTON Robert STAROBINSKI Jean”,”Tre letture di Rousseau.”,”Ernst Cassirer (1874-1945) insegnò Filosofia ad Amburgo fino al 1933 quando per le persecuzioni antisemite dovette riparare in America, dove insegnò alle Università di Yale e Princeton. Robert Darnton (1939) ha lavorato alle università di Harvard, Oxford e al Wissenschaftskolleg di Berlino, attualmente insegna al dipartimento di storia della università di Princeton. Jean Starobinski (1920), medico e psichiatra, è ora professore di Letteratura francese negli Stati Uniti e a Ginevra.”,”FILx-028-FL”
“CASSIRER Ernst”,”Cartesio e Leibniz.”,”Ernst Cassirer (Breslavia, 1874 – New York, 1945) si formò alla scuola neokantiana di Marburgo. Dopo aver insegnato a Berlino (1903-1919) e Amburgo (1919-1933), all’avvento del nazismo si trasferì dapprima a Oxford, quindi a Göteborg e infine negli Stati Uniti, dove insegnò alla Yale e alla Columbia University. Tra le sue opere: Storia della filosofia moderna, Filosofia delle forme simboliche, e per i nostri tipi: Simbolo, mito e cultura, Da Talete a Platone.”,”FILx-039-FL”
“CASSIRER Ernst, a cura di Mario DAL-PRA”,”Vita e dottrina di Kant.”,”Libro intonso “”Per questo l’idea dell’ umanità (‘Humanität, humanitas) e della libertà per lui non rimase limitata a un idealo politico-sociale e pedagogico, ma divenne la leva con cui mosse e sconvolse l’intero cosmo spirituale. L’idea del «primato della ragion pratica» comportava una trasformazione nella concezione di fondo della stessa ragione teoretica: il nuovo sentimento, la nuova coscienza della ‘humanitas’, condussero a una generale «rivoluzione del modo-di-pensare» in cui soltanto trovavano la lori giustificazione ultima e decisiva. Kant morì la mattina del 12 febbraio 1804. Il suo funerale riscì una grande cerimonia pubblica a cui prese parte l’intera città, la gente di ogni cerchia sociale”” (pag 492)”,”FILx-284-FF”
“CASSIRER Ernst”,”Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna.”,”Nell’introduzione alla ‘Théorie analytique des probabilités’ Laplace ha delineato l’immagine di uno spirito onnicomprendente che avesse la conoscenza completa di un determinato stato del mondo in un dato momento e per il quale dunque il mondo come intero fosse al tempo stesso determinato completamente in ogni singolo tratto della sua esistenza e del suo decorso. A uno spirito siffatto che conoscesse tutte le forze agenti nella natura e le condizioni precise di tutte le singole cose costituenti il mondo, occorrerebbe solo sottoporre questi dati all’analisi matematica per giungere a una formula dell’universo comprendente ad un tempo il moto dei corpi celesti più grandi come quello dell’atomo più leggero. Per lui nulla sarebbe incerto; futuro e passato si stenderebbero dinanzi al suo sguardo con la stessa chiarezza. Nel compimento che ha saputo dare all’astronomia l’intelletto umano si può considerare la debole copia di uno spirito simile, una copia che certo non può mai raggiungere la perfezione dell’originale; in ogni sforzo di avvicinarglisi esso rimane sempre infinitamente più indietro”” (pag 11) [Lo “”spirito di Laplace””]”,”SCIx-131-FF”
“CASSIRER Ernst”,”Sostanza e funzione – Sulla teoria della relatività di Einstein.”,”La formazione dei concetti. A proposito del metodo di indagine della realtà si può vedere la ‘teoria dell’astrazione’ di Cassirer (pag 156-157) “”Il concetto è soltanto la copia del dato; esso denota soltanto certi tratti che sono presenti e indicabili nella percezione come tale”” ecc. ecc. (pag 157) Treccani.it/enciclopedia Cassirer Ernst. – Filosofo e storico della filosofia tedesco (Breslavia 1874 – New York 1945); dal 1919 fu prof. e poi rettore nell’univ. di Amburgo; esule per le persecuzioni razziali naziste, fu prof. a Oxford (1934), a Göteborg in Svezia (1935), infine nella Yale University (1941) e nella Columbia University (1944) negli USA. Formatosi alla scuola neokantiana di Marburgo, subì qui l’influsso di H. Cohen, la cui interpretazione del criticismo kantiano come idealismo logico fondante la legalità della scienza, vista come l’unica disciplina in grado di fornire un resoconto coerente dell’esperienza, è riconoscibile nel primo periodo della produzione di Cassirer. Dopo aver esaminato lo sviluppo storico della teoria della conoscenza nel pensiero filosofico e scientifico dal Rinascimento a Kant (Leibniz’ System in seinen wissenschaftlichen Grundlagen, 1902; Das Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit, 4 voll., 1906, 1907, 1920 e 1950; trad. it. 1952-58), nella sua prima opera teorica, Substanzbegriff und Funktionsbegriff (1910; trad. it. 1973), C. analizzò la struttura logica degli ambiti fondamentali della scienza contemporanea. In questa analisi, il concetto di una sostanza indipendente dall’attività conoscitiva umana e garanzia dell’oggettività della conoscenza (concetto metafisico cardine almeno a partire da Aristotele) viene sostituito dal concetto di funzione, in base al quale l’oggettività della conoscenza è costituita dalle relazioni funzionali che l’intelletto stabilisce a priori tra i dati forniti dall’osservazione. A tale fondamento kantiano C. ricondusse successivamente anche la teoria einsteiniana della relatività (Zur Kritik der Einsteinschen Relativitäts theorie, 1921; trad. it. 1973) e la meccanica quantistica (Determinismus und Indeterminismus in der modernen Physik, 1936; trad. it. 1970). Nel contempo estese la stessa interpretazione kantiana alle altre sfere della cultura, tutte intese come autonome manifestazioni dell’attività conoscitiva dello spirito. Nella Philosophie der symbolischen Formen (3 voll., 1923, 1925 e 1929; trad. it. 1961-66) C. concepisce anche il mito, il linguaggio, la religione, l’arte, ecc., come forme simboliche per mezzo delle quali lo spirito dà un senso al reale. Tali forme, tra loro differenti a seconda del principio spirituale operante in esse ma unite dal fatto di essere creatrici di simboli (intuitivi o concettuali), permettono di eliminare la tradizionale contrapposizione tra epoche storiche in favore di una continuità funzionale tra le prime fasi mitico-magiche e quelle razionali della scienza contemporanea. Nel delineare la struttura complessiva del sistema delle forme simboliche, interagenti entro l’unità dello spirito, Cassirer, pur mantenendo ferma l’impostazione kantiana, risentì fortemente l’influsso della fenomenologia di Hegel. Il concetto di forma simbolica rimase il principio fondamentale delle sue successive opere teoriche: Zur Logik der Kulturwissenschaften (1942); An essay on man (1944; trad. it. 1971); The myth of the state (1946; trad. it. 1950). All’elaborazione del concetto di forma simbolica corrispose un ampliamento dell’interesse storiografico di C., che trovò espressione in numerose opere: Freiheit und Form (1916); Kants Leben und Lehre (1918; trad. it. 1977); Idee und Gestalt (1921); Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance (1927; trad. it. 1935); Die Philosophie der Aufklärung (1932; trad. it. 1935).”,”SCIx-132-FF”
“CASSIRER Ernest”,”Il mito dello Stato.”,”Ernst Cassirer è nato a Breslau, in Boemia, nel 1874. Ha insegnato in Germania fino a quando le leggi razziali non l’hanno costretto a rifugiarsi in Svezia e successivamente negli Stati Uniti. Dal 1941 è stato docente a Yale e poi alla Columbia University. E’ morto a Princeton nel 1945. “”‘Il mito dello Stato’ scritto tra il 1943 e il 1944, è sì una geniale sintesi di storia delle ideologie, dai primi pensatori della Grecia fino ai teorici dei grandi «statalismi» contemporanei, ma anche il sofferto atto d’accusa di un «grande borghese» contro una cultura che non ha saputo (e non ha voluto) opporsi alla nascita del totalitarismo”” (dalla Quarta di copertina)”,”TEOP-122-FF”
“CASSIRER Ernest”,”Il mito dello Stato.”,”Contiene tra l’altro i capitoli: X. La nuova scienza della politica del Machiavelli XI. Il trionfo del machiavellismo e le sue conseguenze XVI. Dal culto dell’eroe al culto della razza (Il “”Saggio sull’ineguaglianze delle razze umane”” del Gobineau XVIII. La tecnica dei miti politici moderni”,”TEOP-127-FF”
“CASSIRER Ernst”,”Sostanza e funzione – Sulla teoria della relatività di Einstein.”,”””Ci si può render chiaro questo rapporto considerando l’esempio più note di questa conversione dell’oggettività in soggettività, cioè la scoperta della «soggettività delle qualità sensibili». Già in Democrito, il quale per primo compie questa scoperta, essa in fondo non significa altro che i colori, i suoni, gli odori e i gusti acquistano un particolare carattere gnoseologico per cui sono esclusi dalla costruzione scientifica della realtà”” (pag 363)”,”SCIx-005-FRR”
“CASSIRER Ernst, a cura di Mario DAL-PRA”,”Vita e dottrina di Kant.”,”Libro intonso “”Per questo l’idea dell’ umanità (‘Humanität, humanitas) e della libertà per lui non rimase limitata a un ideale politico-sociale e pedagogico, ma divenne la leva con cui mosse e sconvolse l’intero cosmo spirituale. L’idea del «primato della ragion pratica» comportava una trasformazione nella concezione di fondo della stessa ragione teoretica: il nuovo sentimento, la nuova coscienza della ‘humanitas’, condussero a una generale «rivoluzione del modo-di-pensare» in cui soltanto trovavano la lori giustificazione ultima e decisiva. Kant morì la mattina del 12 febbraio 1804. Il suo funerale riuscì una grande cerimonia pubblica a cui prese parte l’intera città, la gente di ogni cerchia sociale”” (pag 492)”,”BIOx-005-FRR”
“CASSIS Youssef”,”Capitals of Capital. A History of International Financial Centres, 1780-2005.”,”CASSIS Youssef è Professore di economia e storia sociale all’ Università di Ginevra. Ha studiato in particolare la storia bancaria e finanziaria, ed in generale la business history. Numerose sono le sue pubblicazioni, tra cui: ‘City Bankers, 1890-1914’ (1994) e ‘Big Business: The European Experience in the Twentieth Century’ (1997) La ricaduta finanziaria della sconfitta tedesca. Il peso della grandi banche tedesche. Il debito dovuto alle riparazioni. “”Più che mai, perciò, le grandi banche costituivano la pietra angolare di un centro finanziario di Berlino che fu chiamato una volta di più a giocare un ruolo non insignificante nel flusso di capitali internazionali durante la seconda metà degli anni Venti. Ma questo ruolo non fu più lo stesso come era stato prima del 1914, dato che la Germania era da allora un paese ad importazione di capitali. Dal 1938 gli assets esteri tedeschi assommavano a non più di 700 milioni di dollari comparati ai 5800 milioni nel 1913, che piazzavano il paese molto indietro rispetto alla Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Francia, senza menzionare le piccole economie come Olanda, Svizzera e Belgio – mentre le sue passività salivano a 4.2 miliardi per il solo periodo 1924-1930. Un’altra notevole differenza con il periodo anteguerra era che più della metà del debito estero tedesco erano obbligazioni a breve termine e la massa dei fondi importati erano di fatto usati per pagare le riparazioni””. (pag 175)”,”ECOI-203″
“CASSIS Youssef”,”Le capitali della finanza. Uomini e città protagonisti della storia economica.”,”CASSIS Y. è professore di storia economica e sociale presso l’Università di Ginevra. Studia la storia finanziaria internazionale e la storia d’impresa. Ha scritto ‘City Bankers’ e ‘Big Business’.”,”ECOI-271″
“CASSOLA Filippo”,”Storia di Roma dalle origini a Cesare.”,”CASSOLA Filippo è ordinario di Storia Romana nell’ Università di Napoli. Ha pubblicato varie opere tra cui ‘I gruppi politici romani nel III secolo a.C.’ (1962). “”Publio Cornelio Scipione Emiliano era legato ai Gracchi da vincoli di parentela, e inoltre aveva sposato la loro sorella Sempronia. Nel 140, il suo amico Lelio aveva proposto una riforma agraria. Per questi motivi è probabile che i graccani si aspettassero dil suo appoggio; invece, tornato da trionfatore a Roma nel 132 dopo la guerra numantina, egli si schirò decisamente contro di loro: forse, perché temeva che la strada imboccata da Tiberio potesse portare a un sovvertimento dello stato aristocratico. Il suo atteggiamento deluse il popolo, che in passato aveva grande ammirazione per lui. Nel 131, essendo in corso in Asia Minore una rivolta antiromana, occorreva inviare un esercito; la scelta del comandante, contro la consuetudine, fu affidata al concilio della plebe, e i votanti scelsero a maggioranza Crasso Muciano anziché Scipione, ad onta della fama che quest’ultimo si era procurato con le vittorie su Cartagine e Numanzia. ( Noncurante dell’ impopolarità, l’ Emiliano continuò a battersi contro i graccani, e l’ occasione di vibrare un duro colpo alla riforma gli fu offerta dalle proteste degli alleati (…)””. (pag 158-159) “”Si ebbero manifestazioni ostili contro Scipione, durante le quali suonò il grido “”morte al tiranno””; qualche tempo dopo egli morì improvvisamente, e si diffuse il sospetto che fosse stato ucciso nel sonno dai Graccani, o da sua moglie Sempronia””. (pag 159-160)”,”STAx-158″
“CASSUTI Antonio”,”Il socialismo in Cecoslovacchia (1963-1977).”,”Antonio Cassuti è ordinario di filosofia e storia nei licei. Si è laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano e successivamente in filosofia a Padova. Collabora alla Collana di Studi sull’Europa Orientale dell’Università di Padova. Ha pubblicato il saggio La primavera di Praga. teoria e prassi politica, Sapere, Milano, 1973.”,”EURC-058-FL”
“CASTAGNINO Paolo “”Saetta”””,”Immagini e avvenimenti della resistenza in Liguria.”,”Paolo Castagnino è nato a Chiavari nel 1920. Chiamato alle armi nel 1940. L’8 settembre 1943 ad Atene passa a combattere con la Resistenza greca. Nel maggio 1944 rientra in Italia. Entra nelle fila partigiane con il nome ‘Saetta’. Viene decorato con medaglia d’argento al valor militare e riceve la massima onorificenza partigiana sovietica. Consigliere regionale e nazionale dell’ Anpi, ha condotto studi e ricerche sulla Resistenza, il Risorgimento e le tradizioni popolari. E’ stato pure regista teatrale.”,”ITAR-333″
“CASTAGNO Gino”,”Bruno Buozzi.”,”””Sull’ Ordine Nuovo, Gramsci aveva posto il problema in termini molto vasti: “”Il Partito socialisto ed i Sindacati professionali non possono assorbire tutta la classe lavoratrice che attraverso un lavoro di anni, di decine di anni. Essi non si identificheranno immediatamento con lo Stato proletario: nelle Repubbliche comuniste infatti continuano a sussistere, indipendentemente dallo Stato, come istituti di propulsione (il Partito) o di controllo e di realizzazione parziale (i Sindacati). (…)””””. (pag 43)”,”SIND-069″
“CASTAGNOLA Alberto”,”La fine del liberismo. Guida alla Grande Crisi Finanziaria.”,”CASTAGNOLA Alberto è un economista specializzato sui temi internazionali: si occupa di economia solidale.”,”ECOI-255″
“CASTAGNOLI Adriana SCARPELLINI Emanuela”,”Storia degli imprenditori italiani.”,”CASTAGNOLI Adriana insegna storia contemporanea all’ Università di Torino. Si è occupata principalmente di storia politico-economica del Novecento. Ha scritto ‘Da Detroit a Lione. Trasformazione ecoomica e governo locale a Torino, 1970-1990’ (1998). Ha collaborato al volume ‘I cavalieri del lavoro. Cent’anni di imprenditoria’ (2001). SCARPELLINI Emanuela insegna storia contemporanea all’ Università degli Studi di Milano. Si è interessata di storia economica, politica e culturale delL’ Italia del Novecento. Ha scritto ‘Comprare all’ americana. Le origini della rivoluzione commerciale in Italia, 1945-1971′ (2001) e ha collaborato al volume ‘I cavalieri del lavoro’. Triveneto o Nord-Est. “”Con l’ entrata nel Mercato comune europeo e grazie agli incentivi per le zone depresse e alla disponibilità degli enti pubblici locali e nazionali (sotto forma di agevolazioni creditizie ed esenzioni fiscali e di contributi a fondo perduto che passavano attraverso la rete del clientilismo politico), nel Nord-Est molti colsero l’ occasione di mettersi in prorio. Da ciò nacque la proliferazione di microaziende concentrate nei settori tradizionali della manifattura (maglieria, calzature, piccola carpenteria metallica ecc.), e di laboratori terzisti al servizio delle medie e della grandi aziende””. (pag 305)”,”ITAE-152″
“CASTAGNOLI Adriana a cura; saggi di Eleonora BARBIERI MASINI Bruno LAMBORGHINI Mario SALOMONE Luciano GALLINO Franco MORGANTI, tavola rotonda: ‘L’attualità di Aurelio Peccei’ con interventi di Massimo ARVAT Luigi BISTAGNINO Gianfranco BOLOGNA Enrico CERASUOLO Luca MERCALLI Giuseppe ROVERA”,”Fra etica, economia e ambiente. Aurelio Peccei: un protagonista del Novecento.”,”Adriano Castagnoli insegna Storia economica e sociale dell’età contemporanea all’Università di Torino. E’ autrice di numerosi saggi e libri sull’industria e sull’economia italiana ed europea. Collabora con “”Il Sole 24 Ore””.”,”ITAE-387″
“CASTAÑEDA DELGADO Paulino, a cura di”,”Las guerras en el primer tercio del siglo XIX en España y América. XII Jornadas Nacionales de Historia Militar, Sevilla, 8-12 noviembre de 2004. Tomo I.”,”CASTAÑEDA DELGADO Paulino (curatore degli Atti e coordinatore del Convegno): [Becilla de Valderaduey, Spagna 22/04/1927 – Madrid 20/08/2007]. Laureato in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca (1951), nella stessa data ordinato sacerdote; Dottore in Teologia presso l’Università di Comillas (1965). Studiò Filosofia e Lettere presso l’Università Complutense. La sua ricerca di Dottorato fu pubblicata con il titolo “”Teocrazia Pontificia alla conquista dell’America”” (1965) ripubblicata in Messico (1996). Nominato Segretario del Vicario Militare (1970-1974). Storico. MENA AGUADO Josè, Generale delle Forze terrestri e Presidente della Cattedra “”General Castaños”” <> (pg 63. Traduz. d. r.) <<(…) seguiremo gli eventi bellici che portarono al “”grito de Dolores”” lanciato dal sacerdote HIDALGO (Miguel) il 16 settembre 1810, che diede l’avvio alla lunga lotta per l’Indipendenza del Messico. Nello specifico, queste due interessanti tavole [uno schizzo e una mappa] si riferiscono alla battaglia tra le forze realiste e gli insorti nei dintorni di quello che allora [1810] era conosciuto come “”Monte de las Cruces””, situato a sei leghe dalla capitale e così chiamato per la presenza, nei dintorni e sulla sommità, di numerose croci corrispondenti alle sepolture di viandanti assaliti dai briganti, incidente assai frequente in quell’epoca. Brevemente descriveremo la battaglia perchè le ricostruzioni degli eventi sono assai abbondanti, sia da fonti spagnole che messicane.>> (pg 483. Traduz. d. r.)”,”SPAx-022-FSL”
“CASTAÑEDA DELGADO Paulino, a cura di”,”Las guerras en el primer tercio del siglo XIX en España y América. XII Jornadas Nacionales de Historia Militar. Sevilla, 8-12 noviembre de 2004. Tomo II.”,”CASTAÑEDA DELGADO Paulino (curatore degli Atti e coordinatore del Convegno): [Becilla de Valderaduey, Spagna 22/04/1927 – Madrid 20/08/2007]. Laureato in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca (1951), nella stessa data ordinato sacerdote; Dottore in Teologia presso l’Università di Comillas (1965). Studiò Filosofia e Lettere presso l’Università Complutense. La sua ricerca di Dottorato fu pubblicata con il titolo “”Teocrazia Pontificia alla conquista dell’America”” (1965) ripubblicata in Messico (1996). Nominato Segretario del Vicario Militare (1970-1974). Storico. << (…) in uno studio sulla storia del primo soccorso in medicina militare riportiamo, in occasione del XII Convegno di Storia Militare, una visione parziale del problema. (…) in questa presentazione, uno studio ancora incompleto su una pratica utilizzata per rianimare persone annegate o asfissiate a causa di immersione, e utilizzata dai chirurghi della Regia Marina nel corso del XVIII secolo, rimasta in vigore fino agli anni successivi alla battaglia di Trafalgar. C’erano pochi mezzi per soccorrere il marinaio che, a seguito di una caduta in mare, aveva rischiato l’annegamento. I rimedi di rianimazione a cui farò riferimento possono sembrarci ridicoli, ma vanno interpretati e rapportati alle conoscenze mediche dell’epoca e, come vedremo, salvarono vite umane. Nello specifico farò riferimento, in particolare, alla cura descritta nell’opuscolo anonimo dal titolo: “”Metodo per il salvataggio degli annegati, predisposto ad uso dei Chirurghi della Regia Marina, destinato agli Arsenali di H. M. nell’anno 1786.”” Il grido dell’uomo in mare risveglia con forza la solidarietà del marinaio ed esige l’intervento più urgente e immediato per soccorrere il compagno che rischia di morire per annegamento. (…) I medici dell’epoca applicavano rimedi generali, sia di tipo meccanico, farmaceutico o chirurgico, in tutti i casi di perdita dei sensi o di morte apparente, tra cui, ovviamente, l’annegamento. Insistettero subito per il loro uso metodico o razionale, al punto che, (…) si raccomandava che nella barca di salvataggio adibita al soccorso del naufrago, ci fossero una coperta di lana, una spazzola a frizione, sonde elastiche da introdurre attraverso la laringe, un soffietto, un pacchetto di tabacco e pipe, una siringa e canule elastiche per l’irrigazione, una bottiglia di acquavite, una bottiglia di ammoniaca, due piume, bende, fili e impacchi. Da ciò deriva, da un lato, la necessità di un intervento immediato (…) e, dall’altro, che l’esistenza di materiale così eterogeneo nella cabina di emergenza si spiega con il fatto che esistevano diversi passaggi da seguire nella rianimazione.>> (pg 469, 470. Traduz. d. r.) <> (pg 487, 488. Traduz. d. r.)”,”SPAx-023-FSL”
“CASTAÑÓN Hermenegildo Franco”,”La razón de Trafalgar. La campaña naval de 1805. Un análisis crítico.”,”H.F. Castanon nato a Ferrol, è Capitano di nave del Corpo Generale dell’Armata. Ha una lunga esperienza di navigazione a bordo della flotta spagnola ed è collaboratore della rivista Revista General de Marina y de la Historia Naval.”,”QMIN-052-FSL”
“CASTELFRANCHI Cristiano PARISI Domenico”,”La psicologia: una scienza fuori dalla storia.”,”””Come osserva Engels nella ‘Dialettica della natura’ (1950), nella prima metà del Settecento le scienze naturali erano dominate dell’«idea dell’assoluta immutabilità della natura». Pubblicando nel 1755 la ‘Storia naturale generale e la teoria del ciclo’, Kant mette in questione questa concezione e avanza l’ipotesi che la Terra e l’intero sistema solare fossero «qualcosa che si è venuto formando nel corso del tempo». Ma le divisioni tra le discipline scientifiche, che si andava affermando di pari passo con la divisione del lavoro, impedì per molti anni agli scienziati di dar peso agli scritti di un filosofo. Solo circa mezzo secolo dopo, nel 1796, Laplace ripresentava l’ipotesi kantiana nel suo libro ‘Esposizione del sistema del mondo’, corredandola con argomentazioni più precise e aprendo la via alla sua verifica empirica. Ben presto l’idea del divenire della natura fu applicata allo studio della Terra, e il geologo Lyell poté interpretare l’assetto attuale della superficie terrestre come il risultato di una lenta e graduale trasformazione. Il riconoscimento che la Terra e in particolare la sua superficie avevano una storia e si erano trasformate nel tempo, contrastava con la concezione ancora corrente nella prima metà dell’Ottocento che le specie vegetali e animali fossero invece immutabili. Ma, osserva ancora Engels, la contraddizione non fu notata per parecchio tempo, ancora una volta a causa della separazione tra le discipline che impediva agli scienziati una visione d’insieme delle conoscenze che pure essi possedevano sulla natura. Tuttavia un po’ alla volta l’idea che i tipi attuali delle piante e degli animali non esistessero da sempre ma fossero piuttosto il risultato di una lunga evoluzione, si andò affermando. Pubblicando nel 1859 l”Origine delle specie’, Darwin avanzò una teoria che non solo assumeva come un fatto il mutare nel tempo di animali e piante, ma con l’ipotesi della selezione naturale dava una spiegazione di questo mutamento e del suo carattere adattivo, e quindi di quel finalismo che era stato visto, per esempio da Aristotele, nella natura organica. Nell”Origine delle specie’ le prove che Darwin adduce a favore della sua ipotesi sono tratte dalle specie animali, escludendo l’uomo, e riguardano soprattutto l’evoluzione delle caratteristiche morfologiche, cioè le caratteristiche della anatomia e fisiologia, e non quelle del comportamento. Nell”Origine dell’uomo’ e nell’altro libro ‘Espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali’ pubblicati rispettivamente nel 1871 e 1872, queste due limitazioni sono superate. La teoria evoluzionistica viene estesa all’uomo, considerato anch’esso come il risultato di una serie di trasformazioni adattative a partire da specie inferiori, e inoltre, investe ora a pieno titolo anche le caratteristiche comportamentali delle specie viventi e non solo le loro caratteristiche morfologiche”” (pag 150) Lo studio scientifico del comportamento animale venne impostato in Francia prima di Darwin (pag 152) Il tentativo di inserire lo studio del comportamento animale nella prospettiva dell’evoluzione venne non dagli psicologi ma da alcuni zoologi (pag 153) “”(…) Engels: «Gli scienziati credono di liberarsi dalla filosofia ignorandola o insultandola. Ma poiché senza pensiero non vanno avanti e per pensare hanno bisogno di determinazioni di pensiero e accolgono però queste categorie, senza accorgersene, dal senso comune delle così dette persone colte dominato dai residui di una filosofia da gran tempo tramontata o da quel po’ di filosofia che hanno ascoltato obbligatoriamente all’università (che è non solo frammentaria ma un miscuglio di concezioni appartenenti alla più diverse e spesso peggiori scuole), o dalla lettura acritica e asistematica di scritti filosofici di ogni specie, non sono affatto meno schiavi della filosofia, ma lo sono il più delle volte purtroppo della peggiore: e quelli che insultano di più la filosofia sono schiavi proprio dei peggiori residui volgarizzati della peggiore filosofia» (pag 167)”,”SCIx-007-FB”
“CASTELLACCI Claudio”,”Mani pulite. I comunisti e le amministrazioni degli enti locali.”,”CASTELLACCI Claudio è passato al giornalismo dopo un’esperienza come interprete parlamentare.”,”PCIx-272″
“CASTELLAN Georges”,”L’ Allemagne de Weimar, 1918-1933.”,”CASTELLAN Georges è professore all’ Università di Parigi VIII. La mancata rivoluzione del 1923. “”Quanto al putsch di Hitler, fortemente appoggiato dagli ufficiali della Baviera, esso permise a von Seeckt di realizzare per breve tempo i suoi sogni di dittatura: nella notte dell’ 8 – 9 novembre Ebert proclamò “”lo stato d’ emergenza”” e trasferì il potere esecutivo al capo dell’ esercito (articolo 48). Boccone avvelenato per von Seeckt, che diventando legalmente dittatore si vedeva costretto ad usare i suoi poteri contro tutti i tentativi di rivolta; abile manovra che faceva di un nemico della Costituzione un difensore obbligato di questa. La polizia di Monaco spezzò il gruppo di Hitler. In fin dei conti la Reichswehr non fu impegnata che contro i governi di sinistra di Sassonia e Turingia – comunque legali – e contro il sollevamento isolato di Thälmann ad Amburgo. Ora questi movimenti minacciavano molto meno l’ unità del Reich che i separatisti della Baviera. Contrariamente alle affermazioni di J. Benoist-Méchin, nel 1923 la Reichswehr non ha salvato l’ unità tedesca””. (pag 200)”,”GERG-055″
“CASTELLAN Georges”,”Histoire des Balkans, XIV-XX siècle.”,”””Sotto la pressione nazista, Antonescu introdusse in Romania una legislazione antisemita: esclusione dalle professioni di medico, avvocato, giornalista, interdizione di possedere una radio, un’ auto, di frequentare cinema, ecc; tuttavia gli ebrei non conobbero né i ghetto né le grandi deportazioni verso i campi di sterminio del Reich. Il paese fu inoltre sottoposto a uno sfruttamento sistematico: petrolio, grano, mano d’ opera furono assorbite dalla macchina da guerra tedesca. Il mercato nero regnò sovrano e i prezzi s’ involarono: nel 1944, essi si erano moltiplicati per 17 in rapporto al 1940. (…) La battaglia di Stalingrado (settembre 1942 – febbraio 1943) fu la svolta decisiva della guerra rumena. Antonescu aveva impegnato trenta divisioni nell’ offensiva dell’ estate 1942, durante le quali esse subirono gravi perdite.”” (pag 448)”,”EURE-048″
“CASTELLAN Georges”,”Histoire des Balkans, XIV-XX siècle.”,”CANCELLARE LA SCHEDA PRECEDENTE EURE-048 “”Sotto la pressione nazista, Antonescu introdusse in Romania una legislazione antisemita: esclusione dalle professioni di medico, avvocato, giornalista, interdizione di possedere una radio, un’ auto, di frequentare cinema, ecc; tuttavia gli ebrei non conobbero né i ghetto né le grandi deportazioni verso i campi di sterminio del Reich. Il paese fu inoltre sottoposto a uno sfruttamento sistematico: petrolio, grano, mano d’ opera furono assorbite dalla macchina da guerra tedesca. Il mercato nero regnò sovrano e i prezzi s’ involarono: nel 1944, essi si erano moltiplicati per 17 in rapporto al 1940. (…) La battaglia di Stalingrado (settembre 1942 – febbraio 1943) fu la svolta decisiva della guerra rumena. Antonescu aveva impegnato trenta divisioni nell’ offensiva dell’ estate 1942, durante le quali esse subirono gravi perdite.”” (pag 448)”,”EURC-118″
“CASTELLAN Georges”,”Storia dei Balcani, XIV-XX secolo.”,”L’autore è professore emerito all’Università Paris III e professore di Storia dei Balcani presso l’Institut des Langues et Civilizations Orientales.”,”EURC-035-FL”
“CASTELLANETA Carlo”,”Il dizionario di Milano. Tutta Milano dalla A all Z. Dalle origini al Duemila.”,”Scrittore, nato nel 1930, Carlo Castellaneta ha esordito nel 1958 con il romanzo ‘Viaggio col padre’ che ha aperto una ininterrotta stagione narrativa. ex libris di Tino Albertocchi”,”ITAG-238″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Ugo BIANCHI johannes MARINGER Vittorio MACONI Renato BOCCASSINO Montserrat PALAU MARTI Guglielmo GUARIGLIA Miguel LEON-PORTILLA Aristide CALDERINI”,”Storia delle religioni. Volume primo.”,”saggi di Ugo BIANCHI johannes MARINGER Vittorio MACONI Renato BOCCASSINO Montserrat PALAU MARTI Guglielmo GUARIGLIA Miguel LEON-PORTILLA Aristide CALDERINI”,”RELx-012″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Giorgio R. CASTELLINO Luigi CAGNI Giuseppe FURLANI Giovanni GARBINI Gherardo GNOLI Roberto GUSMANI Giacomo DEVOTO Vittore PISANI Carlo Alberto MASTRELLI Giulio Quirino GIGLIOLI Giovannangelo CAMPOREALE Aldo PROSDOCIMI”,”Storia delle religioni. Volume secondo.”,”saggi di Giorgio R. CASTELLINO Luigi CAGNI Giuseppe FURLANI Giovanni GARBINI Gherardo GNOLI Roberto GUSMANI Giacomo DEVOTO Vittore PISANI Carlo Alberto MASTRELLI Giulio Quirino GIGLIOLI Giovannangelo CAMPOREALE Aldo PROSDOCIMI”,”RELx-013″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Dario SABBATUCCI Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI GASPARRO Angelo PENNA Johann MAIER Franco MICHELINI TOCCI”,”Storia delle religioni. Volume terzo.”,”saggi di Dario SABBATUCCI Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI GASPARRO Angelo PENNA Johann MAIER Franco MICHELINI TOCCI”,”RELx-014″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Joachim JEREMIAS Angelo PENNA Robert M. GRANT Paolo BREZZI Raoul MANSELLI Alberto PINCHERLE Pietro PIRRI Giuseppe CASTELLANI Egidio PAPA Francesco Saverio PERICOLI RIDOLFINI Michele LACKO Martin E. MARTY Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI-GASPARRO Kurt RUDOLPH Giorgio Raimondo CARDONA”,”Storia delle religioni. Volume quarto.”,”saggi di Joachim JEREMIAS Angelo PENNA Robert M. GRANT Paolo BREZZI Raoul MANSELLI Alberto PINCHERLE Pietro PIRRI Giuseppe CASTELLANI Egidio PAPA Francesco Saverio PERICOLI RIDOLFINI Michele LACKO Martin E. MARTY Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI-GASPARRO Kurt RUDOLPH Giorgio Raimondo CARDONA”,”RELx-015″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Michelangelo GUIDI Alessandro BAUSANI J. GONDA Joseph SHIH Pasquale D’ELIA Corrado PENSA Armando RIZZA Joesph KITAGAWA”,”Storia delle religioni. Volume quinto.”,”saggi di Michelangelo GUIDI Alessandro BAUSANI J. GONDA Joseph SHIH Pasquale D’ELIA Corrado PENSA Armando RIZZA Joesph KITAGAWA”,”RELx-016″
“CASTELLANI G.A.”,”Vita e morte della Terza Repubblica.”,”””Avevo una presentazione per Sorel, il quale nel 1912 era forse più noto in Italia che in Francia perché, come sempre fece, seguiva moltissimo il movimento intellettuale italiano con particolare riguardo a quello sindacale, del quale erano a quel tempo studiosi Enrico Leone e Agostino Lanzillo, allora giornalista, che sul teorico della violenza aveva scritto un magnifico volume divulgatore.”” (pag 146) Parigi, il Caffé frequentato da Lenin. Incontro con Lenin al Café de la Rotonde. (pag 150-152) Europeismo universale. “”Da questi contorni indecisi, però, una tendenza si delineava più spiccatamente delle altre: la tendenza europeista, alla quale appartenevano tutte le riviste il cui titolo portava l’ indicazione ‘Europe’ o ‘Européenne’, come vi appartenevano le opere di Paul Morand, l’ autore cosmopolita esaltato dall’ intellettualità salottiera internazionale. Un’espressione di questa tendenza europeista fu la rassegna mensile “”Europe””, diretta erede del dreyfusismo di Lucian Herr. Il gruppo di scrittori che vi facevano capo era di Sinistra.”” (pag 186)”,”FRAV-120″
“CASTELLANO Giuseppe”,”La guerra continua.”,”CASTELLANO generale di divisione proviene dall’arma di artiglieria. Ha frequentato i corsi dell’Accademia militare e della Scuola di applicazione di artiglieria e genio. Ha compiuto la sua carriera all’interno dello Stato Maggiore- Decorato al valore nella 1° GM, promosso di grado nella 2° fino al comando supremo fu inviato a trattare l’armistizio con gli alleati. Dall’armistizio alla Liberazione fu capo della missione militare italiana presso il comando in capo alleato.”,”ITQM-010″
“CASTELLANO Aldo a cura”,”La macchina arrugginita. Materiali per un’ archeologia dell’ industria.”,”Saggi di Dianne NEWELL Antonello NEGRI Carlo BERTELLI Ornella SELVAFOLTA Aldo CASTELLANO Eugenio BATTISTI Simonetta LUX Massimo NEGRI Lucia BISI Piergiorgio DRAGONE CASTELLANO Aldo, architetto, ha condotto ricerca sulla storia dell’ archit£ettura dal XIV al XVI secolo (Politecnico di Milano). E’ vice presidente della Società italiana per l’ archeologia industriale. “”Una delle conquiste più significative è, a mio giudizio, la messa in crisi del tradizionale approccio metodologico basato su una rozza applicazione del principio della causalità (determinismo), per cui da certe cause giudicate ‘comuni’ debbono necessariamente derivare determinati effetti ‘comuni’. “”Bisognerebbe stabilire una multa – scrive Alexander Gerschenkron – per ogni volta che vengono usati termini come ‘necessario’ o ‘necessità’ negli scritti di storia””. La proposta, tuttavia, non sembra aver avuto molto successo, e ancora recentemente N.F.R. Crafts mostrava come gran parte della storiografia abbia fondato i propri tentativi di individuare le cause generali della rivoluzione industriale con argomentazioni del tipo ‘post hoc ergo propter hoc’, mentre, afferma l’autore, “”lo sviluppo economico in generale ed il progresso tecnologico in particolare del secolo XVIII dovrebbero essere considerati come processi stocastici””. E’ difficile prevedere se da questa visione ‘casuale’ dei fenomeni storici possa scaturire una nuova metodologia d’ indagine fondata sul calcolo delle probabilità che un fattore o una serie di fattori hanno per mettere in moto e mantenere in vita il processo di industrializzazione (…)””. (pag 113-114, Aldo Castellano) (Nota : Post hoc ergo propter hoc Sofismi. Stabilire che qualcosa è la causa di un evento solo perché è accaduto prima di quell’evento. Falsa causa, Causa opinabile, Confondere relazioni coincidentali con cause. Un Post Hoc è un errore con la seguente forma: A capita prima di B. Quindi A è la causa di B. Il nome “”Post hoc”” proviene dalla frase latina “”Post hoc, ergo propter hoc””. Si interpreta tradizionalmente come “”dopo di ciò, quindi a causa di ciò””. Questo errore viene commesso quando si conclude che un evento ne causa un altro semplicemente perché la causa proposta è capitata prima dell’effetto proposto. Più formalmente, l’errore consta nel concludere che A causa o ha causato B perché A capita prima di B e non ci sono abbastanza prove per garantire questo tipo di affermazione. Esempio di Post hoc: Joan viene graffiata da un gatto visitando una sua amica. Due giorni dopo le viene la febbre. Joan conclude che il graffio del gatto deve essere stato la causa della sua malattia.) (www.linux.it/fallacies)”,”ITAE-167″
“CASTELLI Clara”,”Il socialismo italiano di fronte alla rivoluzione russa. Apporti storiografici e prospettive di ricerca. Estratto da ‘Critica storica’, n°2 Anno XIII 1.6.1976″,”L’A cita il lavoro di H. KÖNIG, Lenin und der italienische Sozialismus, 1915-1921′ (Tubingen, 1967) che vede in una visione globale i rapporti tra il PSI e la 3° Internazionale anche se accentua forse troppo l’ottica terzinternazionalista.”,”MITS-071″
“CASTELLI Alberto a cura; scritti di CAFFI Andrea VENTURI Franco GRIFFITH G.O. CHIAROMONTE Nicola ROSSELLI Carlo VENTURI Francesco CALOSSO Umberto GOBETTI Piero GRAMSCI Antonio SALVEMINI Gaetano”,”L’ Unità d’ Italia. Pro e contro il Risorgimento.”,”Il dibattito è apparso nel 1935 sul periodico ‘Giustizia e libertà’. Nel 1930, Carlo Rosselli fonda a Parigi il movimento antifascista Giustizia e Libertà (GL). Al movimento adereriscono “”Dice Curzio: “”il sentimento nazionale esiste e non lo si cancella di colpo””. Ma forse che non esiste pure il sentimento religioso per cui tanti uomini del nostro tempo rimangono fedeli alla Santa Chiesa romana apostolica, o alle Chiese protestanti, al conformismo mosaico, ecc.? Eppure è poco probabile che Curzio consigli di fare del cristianesimo o del giudaismo “”una forza in senso europeo, un termine necessario di passaggio, di educazione, di costruzione””. Il che, affermato nei rispetti della nazione, ha due torti. L’uno è di lasciare sospettare quasi un “”machiavellico”” disegno: giacché valersi di un “”ideale””, nel quale non si crede in modo assoluto, solo per non disgustare la gente che si vuol attirare a sé e che si intende “”educare””, somiglia molto alla “”riserva mentale”” con cui gli hegeliani accettano di insegnare nelle scuole il catechismo cristiano, considerandolo “”termine necessario di passaggio”” verso le più eccelse verità della loro filosofia. Il secondo inconveniente è di attualità, perché abbiamo dinanzi agli occhi i bei risultati ottenuti dal “”neo-socialismo”” mercé il connubio dell’ “”idea nazionale”” con un tal quale programma di emancipazione proletaria””. (pag 66-67, A. Caffi)”,”ITAB-228″
“CASTELLI Alberto”,”Il socialismo fabiano di Barbara Wootton.”,”Alberto Castelli è ricercatore presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari. Le sue pubblicazioni più recenti (2005) sono ‘Pianificazione e libertà. Il dibattito tra Hayek e Barbara Wootton’, Il Politico, 2001, ‘Una pace da costruire. I socialisti briannici e il federalismo’, presentazione di Arturo Colombo, Milano, Franco Angeli, 2002, ‘Un modello di repubblica. Giuseppe Rensi, la politica, la Svizzera’, prefazione di Arturo Colombo, Milano, Bruno Mondadori, 2004.”,”MUKx-003-FGB”
“CASTELLINI Gualtiero”,”Crispi.”,”L’A non nasconde la sua simpatia nei confronti del protagonista della sua biografia. CRISPI, Francesco (Ribera, Agrigento 1818 – Napoli 1901), statista italiano, ministro degli Interni (1877-78 e nel 1887) e presidente del Consiglio (1887-1891 e 1893-1896). Partecipò al movimento per l’ unificazione italiana, figurando come personaggio di rilievo fra i democratici siciliani attivi nelle cospirazioni mazziniane. Fu segretario di stato di Garibaldi in Sicilia, durante l’impresa dei Mille (1860), da lui sollecitata. In seguito si convertì alla monarchia, diventando uno degli esponenti principali della sinistra moderata in Parlamento. Appartenente a una famiglia della borghesia commerciale e laureato in giurisprudenza, fu il primo uomo politico meridionale a occupare la presidenza del Consiglio. Il suo governo fu caratterizzato da una politica estera filo-tedesca (rinnovò la Triplice Alleanza con la Germania e l’ Austria), dall’inizio della guerra commerciale con la Francia riguardo alle tariffe doganali e dalla ripresa del colonialismo italiano in Etiopia, dopo la sconfitta di Dogali (1887). In politica interna, Crispi si ispirò al modello”,”ITAA-034″
“CASTELLINO Onorato”,”Il labirinto delle pensioni.”,”Onorato CASTELLINO è nato a Torino nel 1935. Si è laureato in economia e commercio in quella città. Si è perfezionato a Ginevra (Nazioni Unite) e all’Università di Oxford. E’ autore di opere in tema di previdenza sociale. Ha la cattedra di economia politica Facoltà di economia e Commercio, Università di Torino. “”Nella riforma di un sistema previdenziale, le norme transitorie sono più importanti dell’ assetto previsto come definitivo, per ché le prime incidono su tutti gli attuali assicurati e pensionati, mentre il secondo riguarda soltanto i nuovi entranti nella popolazione lavorativa… il cui trattamento di quiescenza sarà sicuramente interessato dalle nuove riforme nel frattempo intervenute e dalle relative norme transitorie.”” (pag 171)”,”ITAS-080″
“CASTELLITTO Luca”,”Intoccabile è il cuore.”,”Luca Castellitto ha viaggiato nei Paesi in via di sviluppo e ha studiato antropologia e storia delle religioni e delle culture. Ha scritto romanzi e sceneggiature.”,”INDx-011-FC”
“CASTELLO Francesco”,”Problemi criminologici dei fenomeni migratori. Ricerche sul disadattamento scolastico.”,”CASTELLO Francesco è uno specialista in Criminologia Clinica.”,”GIOx-012″
“CASTELLOTE LOPEZ Jesus PEREZ TURRADO Miguel”,”La comuna y el proletariado.”,”La reazione, in fuga seguendo la tattica di Thiers a Parigi, ha smantellato l’ amministrazione, per cui i comunardi (di Marsiglia, ndr) si trovano davanti lo stesso problema in tutti i siti: amministrare una città, cosa per la quale non erano preparati. (pag 65)”,”MFRC-083″
“CASTELLS Manuel”,”La nascita della società in rete. (Tit.orig.: The Information Age: Economy, Society and Culture. Volume I. The Rise of the Network Society)”,”Manuel CASTELLS (1942) è Professore di Sociologia e professore di pianificazione urbana e regionale all’Università di California Berkeley. E’ specialista di sociologia urbana e dell’ innovazione. “”Gli anni Settanta hanno rappresentato, come già si è detto, la probabile origine della rivoluzione della tecnologia dell’ informazione e, nel contempo, lo spartiacque nell’ evoluzione del capitalismo. Le imprese di tutti i paesi hanno reagito a un’ effettiv, o temuta, flessione della redditività con l’ adozione di nuove strategie. Alcune tattiche, quali l’ innovazione tecnologica o il decentramento organizzativo, anche se fondamentali per l’impatto potenziale, presentavano obiettivi relativamente a lungo termine””. (pag 101)”,”EDIx-050″
“CASTELLS Manuel”,”Il potere delle identità. (Tit.orig.: The Information Age: Economy, Society and Culture. Volume II. The Power of Identity)”,”CASTELLS ha insegnato negli anni 1960 e 1970 a Nanterre e alla EHESS. Ha un sodalizio intellettuale con Alain TOURAINE. “”In tutta Europa – in ogni singolo paese – si registra una presenza pervasiva del femminismo sia nelle istituzioni della società sia sotto forma di gruppi , organizzazioni e iniziative che si alimentano a vicenda (…)””. (pag 262) “”Nei paesi industrializzati dell’ Asia il patriarcato è ancora molto forte e incontra ben pochi ostacoli. Ciò è particolarmente sorprendente per il Giappone, dove la partecipazione femminile alla forza-lavoro è alta, così come il grado di istruzione delle donne, ed esiste un notevole patrimonio di esperienze ereditate dai movimenti sociali degli anni Sessanta.”” (pag 263) “”In ogni caso, lo sviluppo di un poderoso movimento femminista a Taiwan a partire dagli anni Ottanda smentisce l’ idea della necessaria sottomissione delle donne nel quadro della tradizione patriarcale del confucianesimo.”” (pag 264)”,”EDIx-051″
“CASTELLS Manuel”,”Volgere di millennio. (Tit.orig.: The Information Age: Economy, Society and Culture. Volume III. End of Millennium)”,”CASTELLS conosce da vicino Sud America, Russia, Asia e Africa. E’ consigliere di numerosi governi progressisti e di varie organizzazioni internazionali. Africa indipendente. “”Cresce il consenso degli africanisti intorno alla tesi secondo cui gli stati-nazione africani avrebbero avuto un ruolo distruttivo nei confronti delle rispettive economie e società”” (pag 105)”,”EDIx-052″
“CASTELNUOVO FRIGESSI Delia”,”Elvezia, il tuo governo. Operai italiani emigrati in Svizzera.”,”””La nostra emigrazione in Svizzera potrebbe in particolare appartenere al filone della “”nuova emigrazione europea”” che ha caratteristiche strutturali diverse dalla precedente emigrazione tradizionale: è più meridionale, più giovane, più mobile, soprattutto maschile e sostanzialmente urbana, cioè diretta verso l’ occupazione nei settori secondario e terziario””. (pag 70)”,”MITT-161″
” CASTELNUOVO Enrico SERGI Giuseppe a cura; saggi di Beat BRENK Carlo TOSCO Roberto GRECI Giuseppe SERGI Anna PRACHE Paola GUGLIELMOTTI Aldo A. SETTIA Chiara PICCININI Arturo Carlo QUINTAVALLE Alessio MONCIATTI Marco COLLARETA Claudio FRANZONI Joaquín YARZA LUACES Fabrizio CRIVELLO Nello FORTI GRAZZINI Mario SCALINI Michele TOMASI Giorgio POLLIO e Valentino PACE Giovanni DONATO Costanza SEGRE MONTEL Ermanno A. ARSLAN e Lucia TRAVAINI Alessio MONCIATTI Saskia DURIAN-RESS Armando PETRUCCI Saverio LOMARTIRE e Guido GENTILE Elisabetta CIONI Matthias EXNER Francesca DELL’ACQUA”,”Arte e storia nel Medioevo. Volume secondo. Del costruire: tecniche, artisti, artigiani, committenti.”,”‘Per quanto venga ammirata l’architettura della Francia settentrionale, il ‘Midi’ e gli altri paesi, che di essa non mantengono che alcuni tratti, appaiono alla fine del Medioevo come i creatori più dinamici’ (pag 148)”,”STMED-030-FSD”
“CASTELOT André LEMAIRE Jean-Francois MIQUEL Pierre PIGEARD Alain TULARD Jean; autori dei saggi Y. AMIOT B. BENNASSAR J. BENOIT A. BERNEDE A. CASTELOT A. DU CHATENET M. DU CHATENET J.P. CHAVENEMENT J. GARNIER R. GOMBERT L. HENNINGER J. LACAZE J.F. LEMAIRE H. LUXARDO P. MASSON P. MICHEL A. PIGEARD J. TULARD”,”Les grandes batailles de Napoleon 1796-1815.”,”Gli autori dei saggi sono: Y. AMIOT, B. BENNASSAR, J. BENOIT, A. BERNEDE, A. CASTELOT, A. DU CHATENET, M. DU CHATENET, J.P. CHAVENEMENT, J. GARNIER, R. GOMBERT, L. HENNINGER, J. LACAZE, J.F. LEMAIRE, H. LUXARDO, P. MASSON, P. MICHEL, A. PIGEARD, J. TULARD.”,”FRAN-016″
“CASTELOT André”,”La diplomazia del cinismo. La vita e l’ opera di Talleyrand l’ inventore della politica degli equilibri dalla Rivoluzione alla Restaurazione.”,”CASTELOT André scirttore e autore di una cinquantina di volumi prevalentemente a carattere storico-biografico, ha ottenuto per due volte il premio della Academie Francaise.”,”FRAN-039″
“CASTELOT André”,”La diplomazia del cinismo.”,”CASTELOT André è scrittore autore di una cinquantina di volumi a carattere storico biografico. I confini della Francia. “”L’ amicizia che ha scatenato gli applausi la sera della rappresentazione dell’ Oedipe, quella “”grandissima amicizia”” cui lo zar ha accennato, non fa al caso di M. de Talleyrand. L’ alleanza si concluderebbe a spese dell’ Austria, mentre Charles-Maurice ha una sola idea fissa: ricucire l’ alleanza dell’ Austria e della Russia contro Napoleone. Così, il vice Grande Elettore compie il primo passo sulla strada del tradimento: ne farà degli altri. Osa, infatti, dichiarare in disparte ad Alessandro, e come se si trattasse di una cosa del tutto naturale: “”Sire, che cosa venite a fare qui? Voi dovete salvare l’ Europa e vi riuscirete solo tenendo testa a Napoleone. Il popolo francese è un popolo civile. Il suo sovrano non lo è; spetta dunque al sovrano di Russia allearsi con il popolo francese. Il Reno, le Alpi, i Pirenei sono le conquiste della Francia. Il resto è conquista dell’ Imperatore. La Francia ne è estranea!””. Immaginabile lo sbalordimento dello zar a sentire quelle parole (…)””. (pag 223-224)”,”RAIx-245″
“CASTELOT André”,”Regina Margot.”,”CASTELOT André autore di saggi e biografie”,”FRAA-084″
“CASTERAN Christian”,”Guerre civile en Irlande.”,”CASTERAN Christian”,”IRLx-010″
“CASTIGLIONE Baldassar a cura di Giulio CARNAZZI”,”Il libro del cortegiano.”,”Castiglione (Baldassar), letterato italiano (Casatico, Mantova, 1478 – Toledo 1529). Di nobile famiglia, visse successivamente alle corti di Milano, Mantova, Urbino, quindi si trasferì a Roma e seguì nell’avversa sorte Francesco Maria Della Rovere quando fu spogliato del ducato d’ Urbino (1516), per divenire poi ambasciatore dei Gonzaga presso la Santa Sede. Nel 1525 fu inviato da Clemente VII in Spagna come nunzio, e non per errori suoi ma per le incertezze del papa non riuscì a smorzare quella tensione tra Carlo V e Clemente VII che portò al sacco di Roma (maggio 1527). Nel soggiorno urbinate il Castiglione compose l’egloga Tirsi(1506), la maggior parte dei suoi versi italiani e latini, il prologo della Calandria del Bibbiena e un primo abbozzo del Cortegiano, il suo capolavoro, che ebbe grande fortuna in Italia e all’estero per un secolo e più sino a Baltasar Gracián e ai moralisti francesi del Seicento. Il Castiglione ha lasciato anche un nutrito epistolario, interessante soprattutto dal punto di vista storico. (RIZ)”,”ITAG-021″
“CASTIGLIONE Baldassare DELLA-CASA Giovanni, a cura di Carlo CORDIE'”,”Opere di Baldassare Castiglione Giovanni Della Casa.”,”22 Dante (p. 413) “”E, come che Dante sommo poeta altresì poco a così fatti ammaestramenti ponesse mente, io non sento perciò che di lui si dica per questa cagione bene alcuno; e certo io non ti consiglierei che tu lo volessi fare tuo maestro in quest’arte dello esser grazioso, conciossiaché egli stesso non fu, anzi in alcuna cronica trovo così scritto di lui (2): “”Questo Dante per suo saper fu alquanto presuntuoso e schifo e sdegnoso e, quasi a guisa di filosofo mal graziato, non ben sapeva conversar co’ laici”” (3)”” (pag 413) (2) Giovanni Villani, ‘Cronica’ IX,136, (…) (3) Laici, il Villani chiama ‘Laici’ i ‘non Letterati’ (…)”,”TEOP-465″
“CASTIGLIONE Baldassar”,”Il libro del cortegiano.”,”Castiglione (Baldassar), letterato italiano (Casatico, Mantova, 1478 – Toledo 1529). Di nobile famiglia, visse successivamente alle corti di Milano, Mantova, Urbino, quindi si trasferì a Roma e seguì nell’avversa sorte Francesco Maria Della Rovere quando fu spogliato del ducato d’ Urbino (1516), per divenire poi ambasciatore dei Gonzaga presso la Santa Sede. Nel 1525 fu inviato da Clemente VII in Spagna come nunzio, e non per errori suoi ma per le incertezze del papa non riuscì a smorzare quella tensione tra Carlo V e Clemente VII che portò al sacco di Roma (maggio 1527). Nel soggiorno urbinate il Castiglione compose l’egloga Tirsi(1506), la maggior parte dei suoi versi italiani e latini, il prologo della Calandria del Bibbiena e un primo abbozzo del Cortegiano, il suo capolavoro, che ebbe grande fortuna in Italia e all’estero per un secolo e più sino a Baltasar Gracián e ai moralisti francesi del Seicento. Il Castiglione ha lasciato anche un nutrito epistolario, interessante soprattutto dal punto di vista storico. (RIZ) (il Conte): “”Ma oltre alla bontà, il vero e principal ornamento dell’animo in ciascuno penso io che siano le lettere (1), benché i Franzesi solamente conoscano la nobilità delle arme e tutto il resto nulla estimino; di modo che non solamente non apprezzano le lettre, ma le aborriscono e tutti e litterati tengon per vilissimi omini; e pare lor dire gran villania a chi si sia, quando lo chiamano ‘clero’ (2)”” (pag 90) (1) ‘le lettere’ sono le humanae litterae; (2) clero, clerc (equivale al moderno intellettuale)”,”ITAG-001-FGB”
“CASTIGLIONI Giulio”,”Taine.”,”CASTIGLIONI Giulio libero docente di psicologia sperimentale.”,”STOx-182″
“CASTIGLIONI Luigi, a cura di Marco SOLI”,”Viaggio negli Stati Uniti dell’America settentrionale (fatto negli anni 1785, 1786, 1787).”,”Questa edizione del ‘Viaggio negli Stati Uniti’ di Luigi Castiglioni è la prima dopo quella originale del 1790. Senza il fondamentale impegno del Prof. Luigi Saibene non sarebbe stato possibile realizzarla’. Redazione e stampa a cura della Selene Edizioni di Milano. Luigi Castiglioni, discepolo di Linneo, strinse i legami che congiungevano la letteratura di viaggio e la diffusione dei Lumi “”«La rivoluzione seguita negli anni scorsi nell’America Settentrionale, è uno de’ più, memorandi avvenimenti di questo secolo e può col tempo produrre importanti conseguenza riguardo all’Europa» (1). Così inizia l’opera del gentiluomo lombardo Luigi Castiglioni (Milano, 1757-1832) intitolata ‘Viaggio negli Stati Uniti dell’America settentrionale fatto negli anni 1785, 1786, 1787’ e pubblicata in due volumi a Milano nella stamperia di Giuseppe Marelli nel 1790 (…). Se analizzare e considerare l’esperienza politica americana sembra a prima vista l’obiettivo principale di Luigi Castiglioni, il quale vive un periodo storico travagliato che ambisce a trovare un modello istituzionale da imitare, è la storia naturale che prende il sopravvento nelle successive pagine del nostro autore, il quale giunge persino a dedicare l’intera parte finale del nostro autore alla minuziosa catalogazione e descrizione delle specie vegetali presenti sul territorio Nord americano (…). Con dovizia di particolari, Castiglioni ci descrive un paradiso in terra. Un paradiso politico dove si respirano “”le idee di una pura Democrazia””, un paradiso per le libertà religiose e per le sette che “”varie, vi si stabilirono, e che crebbero a dismisura dopo l’ultima rivoluzione””, ma soprattutto un paradiso naturale. La passione per la flora e la fauna del paesaggio americano diventa quasi un’ossessione per il viaggiatore lombardo. Non c’è spostamento, racconto o incontro in cui l’autore non si soffermi a descrivere minuziosamente le piante e gli animali che lo circondano e lo affascinano. (…) Castiglione dunque “proto-viaggiatore ecologista” e come tale presto messo da parte in un mondo che stava per avviarsi verso una crescente industrializzazione. Viaggiatore dimenticato in quanto nessuno più ha avuto la volontà di riproporre il suo lavoro. Dopo una prima traduzione in tedesco pubblicata nel 1793, solo Antonio Pace, professore emerito dell’Università di Washington, ha tradotto e curato la pubblicazione del ‘Viaggio’ nel 1983 per il pubblico americano e soprattutto ad uso degli studiosi (…). Ma il valore del libro di Castiglioni si colloca principalmente nella sua epoca nel contrastare l’ipotesi della degenerazione degli animali presenti nel Nuovo Mondo che uno dei più celebri scienziati dell’Illuminismo, George Leclerc conte di Buffon, ed altri naturalisti avevano avanzato nella Francia di fine Settecento. La polemica sulle presunta inferiorità della flora e della fauna, nonché degli abitanti del continente americano, aveva coinvolto i membri più autorevoli dell”Académie Française’ (5), “”L’ipotesi della degenerazione degli animali in America, adottata dal Conte di Buffon, ed esagerata dal Sig. Paw [De Pauw], e da altri scrittori, colla bell’opera del sig. Jefferson è stata abbastanza riconosciuta per falsa” afferma Luigi Castiglioni, contribuendo ad arricchire la casistica che contrastava la visione scientifica di Buffon e De Pauw sia per quanto riguarda il regno animale – “”le vacche, ed i cavalli sono assai piccoli nel Canada, questi stessi animali nel Massachusetts, e nella Pennsylvania eguagliano, se non sorpassano in grandezza quelli d’Europa” . sia per il “”regno vegetale”” che “”corrisponde a quello dell’Antico continente sotto le medesime latitudini”” (6). Come discepolo di Linneo – il botanico svedese che aveva ideato una suddivisione gerarchica del regno vegetale con una precisa nomenclatura – Castiglioni guarda, osserva, raccoglie, colleziona le varietà delle specie non umane, stringendo i legami che congiungevano la letteratura di viaggio e la diffusione dei Lumi e contribuendo a formulare l’ ‘esprit philosophique’ così distante da coloro che si professavano scienziati ma che disdegnavano i criteri scientifici (7)”” (pag 13-14-15) [Marco Sioli, ‘La natura di Luigi Castiglioni’ (in) Luigi Castiglioni, ‘Viaggio negli Stati Uniti dell’America settentrionale (fatto negli anni 1785, 1786, 1787)’, a cura di Selene edizioni, Milano, 2000] [(1) Luigi Castiglioni, Viaggio negli Stati Uniti (…), Milano, 1790, tomo 1, p. 3; (5) Per quanto riguarda questa polemica si veda Antonello Gerbi, ‘La disputa nel Nuovo Mondo’, Milano, 1955, edizione riveduta Milano 2000 (…); (6) Luigi Castiglioni, Viaggio negli Stati Uniti (…), Milano, 1790, tomo 2, pag 155-156; (7) ibid. Tomo I, pp. VI-VIII]]”,”ASGx-007-FSD”
“CASTIGNONE Silvana a cura; scritti di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK”,”Il realismo giuridico scandinavo e americano. Antologia di scritti giuridici.”,”Testi di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK. S. CASTIGNONE è professore ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Genova. Ha critto ‘Giustizia e bene comune in David Hume’ e altro.”,”TEOP-178″
“CASTIGNONE Silvana a cura; scritti di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK”,”Il realismo giuridico scandinavo e americano. Antologia di scritti giuridici.”,”Testi di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK. S. CASTIGNONE è professore ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Genova. Ha critto ‘Giustizia e bene comune in David Hume’ e altro.”,”TEOP-178″
“CASTILLA-DEL-PINO Carlos”,”La culpa.”,”Carlos Castilla del Pino (San Roque, Cádiz, 1922 – Castro del Río, Córdoba, 2009) è stato un neurólogo, psichiatra e scrittore spagnolo. La sua carriera è stata notevole sia nel campo della medicina che in quello della letteratura. Ecco alcuni punti salienti della sua vita: Formazione: Studiò medicina all’Università di Madrid e si specializzò in psichiatria. Impegno clinico: Nel 1949 si trasferì a Córdoba, dove per trentotto anni fu responsabile del Dispensario di Psichiatria. Umanizzazione del trattamento: Durante il regime franchista, Castilla del Pino si batté per l’umanizzazione del trattamento dei pazienti mentali e l’introduzione di farmaci per alleviare la loro sofferenza1. Contributi scientifici: Si dedicò alla ricerca neuropatologica e pubblicò numerosi lavori sulla neurologia patologica sperimentale. Scrittura: Oltre alla medicina, scrisse saggi e opere letterarie, diventando un punto di riferimento nella psichiatria e nella psicologia contemporanee2. La sua influenza si estende sia nell’ambito accademico che in quello culturale, e la sua eredità continua a essere riconosciuta3. 1: Biografia di Carlos Castilla del Pino 2: Carlos Castilla del Pino su PlanetadeLibros 3: Carlos Castilla del Pino alla Real Academia Española (f. copil.) ‘La culpa’ di Carlos Castilla del Pino è un’opera che esplora il concetto di colpa da una prospettiva interdisciplinare. Vivendo la colpa come risultato delle relazioni umane con il mondo circostante, l’autore indaga le sue origini, caratteristiche ed effetti. Questo approccio totalizzante coinvolge le prospettive etica, psicologica, sociologica, giuridica e religiosa 1. Castilla del Pino, un psichiatra ‘marxista’, comprendeva l’importanza della comunicazione verbale per la guarigione umana, oltre alle terapie farmacologiche. Nel suo libro, affronta il problema della colpa in modo approfondito e riflessivo (f. copil.) ‘Je ne crois pas aux choses, mais aux relations entre les choses’ (Braque) (in apertura) C. Castilla, La culpa (non credo alle cose ma alle relazioni tra le cose)”,”SCIx-031-FSD”
“CASTIÑEIRAS MUÑOZ Jaime DOMINGUEZ MARTIN-SANCHEZ Javier”,”Un siglo de lucha obrera en España. Origenes del movimiento obrero y I Internacional (1823-1881). El movimiento Obrero Español entre el anarquismo y el socialismo de la II Internacional (1882-1907). La época de las huelgas generales revolucionarias (1908-1923). De la dictadura a la Guerra Civil (1923-1936).”,”La collana Ciencias Sociales ha pubblicato opere sulla storia Chiesa cattolica e la Populorium Progressio. “”Il Congresso Operaio si tenne a Barcellona nell’ agosto del 1882. Parteciparono 119 delegati che rappresentavano 88 organizzazioni. Partecipavano al Congresso uomini di tutte le tendenze, incluso gli anarchici che vennero con una corona di attacchi e propaganda. Il Congresso decise di fondare l’ “”Associazione Nazionale dei Lavoratori di Spagna”” di orientamento socialista, che sarà l’ embrione della Union General de Trabajadores (UGT)””. (fondata nel 1888, ndr). (pag 93)”,”MSPx-041″
“CASTLE Ian”,”Majuba 1881. La collina del destino.”,”Dopo la sconfitta GLADSTONE, il primo ministro britannico, fu favorevole ai negoziati ritenendo che spargere altro sangue per riguadanare il prestigio fosse sbagliato. Tutte le risolute guarnigioni in Transvaal avevano resistito eccetto Potchefstroom. L’ esercito era furioso. La pace si concluse con una semi-indipendenza per il Transvaal. Tre anni dopo ottenne la piena indipendenza. La potenza dell’ Impero Britannico era stata sconfitta da una piccola repubblica neonata priva di un esercito permanente…”,”QMIx-076″
“CASTLE Ian”,”Aspern e Wagram 1809. Lo scontro dei grandi imperi.”,”Dopo le due battaglie di Aspern e Wagram Napoleone fu felice di negoziare un armistizio. La pace di Schonbrunn fu a lui favorevole ma la campagna non fu decisiva come quelle degli anni precendenti. Napoleone fu consapevole di aver sottovalutato il nemico. A lui mancò questa volta la vittoria decisiva sull’ esercito avversario. Riconsiderò la sua opinione non elevata dell’ esercito austriaco. A chi avesse denigrato gli austriaci si sarebbe sentito rispondere: “”E’ chiaro che non eravate a Wagram””. Carlo il miglior comandante austriaco non ebbe mai più un comando pur essendosi guadagnato il rispetto di Napoleone. L’ Austria aveva rotto il mito di invincibilità di Napoleone.”,”FRAN-048″
“CASTLES Stephen MILLER Mark J.”,”The Age of Migration. International Population Movements in the Modern World.”,”CASTLES Stephen è Direttore del Refugee Studies Centre, Università di Oxford. MILLER Mark J. è professore di scienze politiche e di relazioni internazionali all’ Università di Delaware. “”Gli Stati nazionali, bene o male, sono destinati a durare. Ma l’ integrazione economica e culturale globale e la stipula di accordi regionali di cooperazione politica ed economica stanno minando l’ esclusività di lealtà nazionali. L’ eta’ delle migrazioni potrebbe essere segnata da una erosione del nazionalismo e dall’ indebolimento delle divisioni tra i popoli. Certamente ci sono controtendenze: come il razzismo, la mentalità da ‘fortezza Europa’, o la rinascita del nazionalismo””. (pag 298) (capitolo conclusivo ‘Migrazioni nel nuovo disordine mondiale’).”,”CONx-088″
“CASTLES Stephen KOSACK Godula”,”L’ immigrazione operaia nelle aree forti d’ Europa. Linee generali e situazione tedesca.”,”Gli scritti che compongono questo volume sono stati redatti n periodi diversi. Il primo è stato pubblicato su ‘New Left Review’ (1972), il secondo è apparso in opuscolo tedesco sempre nello stesso anno. Il terzo è apparso in una pubblicazione della sinistra tedesco-occidentale (1973). “”Il dominio capitalistico poggia su una varietà di meccanismi, alcuni dei quali sono prodotto oggettivo del processo economico, altri sono fenomeni soggettivi causati dalla manipolazione degli atteggiamenti. Due simili meccanismi, che ricevettero considerevole attenzione dai fondatori del socialismo scientifico, sono l’ esercito industriale di riserva, che è del primo tipo, e l’ aristocrazia operaia, che è del secondo. Questi meccanismi sono strettamente collegati, così come lo sono le componenti oggettive e soggettiva da cui traggono origine.”” (pag 1) “”Anche l’ aristocrazia operaia è descritta da Marx e Engels. (…)”” (pag 2-3) “”Dalle differenze tra il prodotto nazionale lordo (cioè tutte le entrate dell’ economia nazionale) dei singoli paesi si può rilevare il livello ineguale dello sviluppo. (pag 47)”,”CONx-109″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La società burocratica. I rapporti di produzione in Russia.”,”Nato nel 1922, C.C. ha studiato ad Atene diritto, economia e filosofia. All’inizio dell’occupazione del suo paese fonda, con altri comunisti dissidenti, un gruppo politico di resistenza che si oppone al Partito comunista greco ufficiale. Aderisce all’organizzazione trotskista di Spiros STINAS nella quale milita fino al 1945 quando si trasferisce in Francia. Nell’organizzazione trotskista francese fonda, nel 1946, insieme a Claude LEFORT, una tendenza da cui nasce, nel 1948, il gruppo autonomo che si raccoglie intorno alla rivista ‘Socialisme ou barbarie’. (rimane uno dei principali animatori fino allo scioglimento della rivista nel 1966). I testi teorici e politici scritti per la rivisti sono stati raccolti in quattro volumi.”,”RUSU-044″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La rivoluzione contro la burocrazia. La società burocratica. Volume II.”,”Nato nel 1922, Cornelius CASTORIADIS ha studiato ad Atene diritto, economia e filosofia. All’ inizio dell’ occupazione del suo paese fonda, con altri comunisti dissidenti, un gruppo politico di resistenza che si oppone al Partito comunista greco ufficiale. Aderisce all’ organizzazione trotskista di Spiros STINAS nella quale milita fino al 1945, quando si trasferisce in Francia. Nell’ organizzazione trotskista francese fonda, nel 1946, insieme a Claude LEFORT, una tendenza da cui nasce, nel 1948, il gruppo autonomo che si raccoglie intorno alla rivista ‘Socialisme ou Barbarie’. I testi teorici e politici scritti per questa rivista (di cui resta uno dei principali animatori fino allo scioglimento nel 1966) sono stati raccolti, finora, in quattro volumi. Ha inoltre pubblicato: ‘Mai 1968: La Breche’ (in collaborazione con Claude LEFORT e Edgar MORIN), ‘L’ institution imaginaire de la societé’ e ‘Les carrefours du labirynthe’. Dello stesso autore la Sugar ha già pubblicato: ‘La Società burocratica’ (Vol 1).”,”RUSU-105″
“CASTORIADIS Cornelius”,”Devant la guerre. I. Les réalités.”,”””Le guerre non si fanno tra uomini (non più di quanto non siano il confronto tra “”due volontà””). Le guerre si fanno tra società globali. Esse superano il semplice fatto militare anche quando si tratta di società viventi sotto lo stesso tipo di regime social-storico; infinitamente di più, quando esse mettono di fronte delle società e dei regimi diversi.”” (pag 78)”,”RUST-116″
“CASTORIADIS Cornelius”,”Le régime social de la Russie.”,”Imperialismo. “”Il regime russo fa parte integrante del sistema mondiale di dominio contemporaneo. Con gli Stati Uniti e la Cina costituisce uno dei tre pilastri; è, solidalmente con gli altri, il gestore e il garante del mantenimento dello statu quo sociale e politico su scala del pianeta. Questa solidarietà e complicità, che sono costantemente all’ opera dietro le quinte, si è manifestata in modo eclatante per esempio quando i Tre sono intervenuti di concerto per aiutare il Governo di Ceylon a schiacciare la rivolta del 1971; allo stesso modo è più che possibile che Stati Uniti e Russia interverranno di concerto per soffocare una rivoluzione in Europa o altrove quando convinti di non poterla controllare o utilizzare. (…)””. (pag 15) Critica del marxismo. Marx. “”La cecità di Marx davanti alle implicazioni della sua propria visione corretta della concentrazione del capitale non è acidentale (ed essa ha le stesse ragioni dell’ indigenza della maggior parte degli altri approcci teorici della burocrazia moderna. (…)””. (pag 21)”,”RUSU-180″
“CASTORIADIS Cornelius, edizione a cura di Enrique ESCOBAR, Myrto GONDICAS e Pascal VERNAY”,”La question du mouvement ouvrier. Tome 1. (Ecrits politiques, 1945-1997, I).”,”CASTORIADIS C.”,”FRAP-114″
“CASTORIADIS Cornelius, edizione a cura di Enrique ESCOBAR, Myrto GONDICAS e Pascal VERNAY”,”La question du mouvement ouvrier. Tome 2. (Ecrits politiques, 1945-1997, I).”,”CASTORIADIS C. Le anticipazioni sul futuro e Marx (pag 562) Sul ruolo delle aspettative sul futuro nella concezione di Marx e nella letteratura economica contemporanea “”Aucune décision concernant des investissements, par exemple, ne peut jamais être prise sans que soient adoptées ‘ipso facto’ des vues extrêmement fermes sur un avenir couvrant de nombreuses années. Une fois qu’une telle décision est prise, ces vues se trouvent incorporées dans des changements durables du «monde réel». L’économie politique classique (et celle de Marx) était basée sur le vieux postulat métaphysique selon lequel le présent n’est rien d’autre qu’une sédimentation du passé; par suite, ou bien elle écartait l’influence de ce facteur sur le processus économique, ou bien le traitait-elle implicitement comme une sorte d’écume entourant les «forces rèelles», ou comme si les diffèrentes dècisions et vues portant sur l’avenir , et les actions auxquelles celles-ci aboutissaient, pouvaient tout au plus prèsenter des ècarts alèatoires autour d’une certaine vue et ligne de conduite «normale» (et donc se compensaient en moyenne entre elles). Cette vue «normale» était la vue «rationnelle» poiur les èconomistes classiques et néo-classiques. Pour Marx, elle ètait en partie «rationelle», en partie «irrationelle» (cette «irrationalité» ètant pour lui l’expression d’une «rationalitè» cachèe et contradictoire à un niveau plus profond et non conscient). Maintentant, ce facteur – que l’on appelle «anticipations» dans la littérature économique contemporaine, mais qu’ils vaudrait mieux appeler «projections» – joue un rôle décisif dans une économie comme celle du capitalisme contemporain”” [C. Castoriadis, ‘Introduction à l’édition anglaise de 1974 (nota del 1979: scritta in inglese per la riedizione del 1974 di “”Mouvement révolutionnaire sous le capitalisme moderne”” par ‘Solidarity’)] [(in) Ibid., La question du mouvement ouvrier. Tome 2., Paris, 2012]”,”FRAP-115″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La experiencia del movimiento obrero. Vol. 1. Cómo luchar.”,”Con tutti i suoi articoli pubblicati sulla rivista ‘Socialismo o Barbarie’ C. Castoriadis nato nel 1922 ad Atene. Studia diritto economia politica e filosofia, psicoanalisi e linguistica. Ha per compagni di strada C. Lefort, D. Mothé e altri. Fonda con questi la rivista ‘Socialismo o barbarie’, sarà uno dei precursori dei ‘nuovi filosofi'”,”FRAP-116″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La société française.”,”Cornelius Castoriadis (Istanbul 1922 – Parigi 1997) cofondatore del gruppo e della rivista dell’estrema sinistra francese S0cialisme ou Barbarie, economista all’OCSE, psicanalista e Directeur d’études all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Castoriadis può essere senza dubbio annoverato fra i più importanti pensatori.”,”FRAS-007-FL”
“CASTORIADIS Cornelius, a cura di Fabio CIARAMELLI”,”L’istituzione immaginaria della società (parte seconda).”,”Cornelius Castoriadis (Istanbul 1922 – Parigi 1997) cofondatore del gruppo e della rivista dell’estrema sinistra francese Socialisme ou Barbarie, economista all’OCSE, psicanalista e Directeur d’études all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Castoriadis può essere senza dubbio annoverato fra i più importanti pensatori.”,”TEOS-144-FL”
“CASTRO Americo”,”The Spanish People.”,”La Catalogna non riesce a guadagnarsi l’ indipendenza. La questione catalana. “”I catalani si tolsero dalla dipendenza francese solo per cadere in quella di Aragona e poi di Castiglia. Il ‘Poema del Cid’ (un’ opera epica in castigliano del dodicesimo secolo) chiamava il popolo della Contea di Barcellona, Franchi non Catalani. Così andiamo alla radice del problema: i Catalani avevano di loro una giustificata personalità originale, e nello stesso tempo non erano in grado di dare una dimensione politica al loro senso collettivo di valori culturali.”” (pag 8)”,”SPAx-074″
“CASTRO Americo”,”La realidad historica de España.”,”””De la casta bélica, férrea de ánimo y disciplinada en la acción, derivan las altas empresas que llevaron a los pueblos hispánicos a Grecia en el siglo XIV, a Nápoles y a la India en el XV, a América, imperialmente, en el XVI. Pero como se ha visto en el capítulo II, el sistema de las tres castas complicó muy singularmente la estructura de la morada vital española, y obligó a articular dentro de ella las tareas preferentes con otras complementarias e indispensables. Más tarde, cuando aquel sistema se vino abajo, los huecos y fracturas en la vida española señalan la huella de lo que había existido y seguía existiendo in ‘absentia’. Mi libro ‘De la edad conflictiva: El drama de la honra en España y en su literatura’, lo pone bien a la vista. El valor primario concedido a la creencia y al hidalguismo de la casta continuó siempre vivo y actuante, en enlace con los rumbos preferentes y constructivos de la morada de vida española. Insistamos en que la idea de la “”morada vital”” es distinta de la noción estática de “”carácter nacional””, un esquema abstracto e inmóvil que no tiene en cuenta cómo la persona vive las posibilidades y deficiencias de sus inclinaciones preferentes y de sus circunstancias””. (pag 114-115)”,”SPAx-089″
“CASTRO Américo”,”España en su historia. Cristianos, moros y judíos.”,”ANTE3-13″,”SPAx-095″
“CASTRO Américo”,”La Spagna nella sua realtà storica. Con un epilogo del 1969.”,”Hidalguismo (pag 556) La Hispanidad (in italiano Ispanità) è la comunità formata da tutti popoli e le nazioni che condividono una lingua e una cultura ispanica. Le 23 nazioni che ne fanno parte sono tutte ispanofone, con l’eccezione delle Filippine, e possono classificarsi in quattro aree geografiche: Spagna, America Latina ispanofona, Africa ispanofona e l’area ispano-pacifica. Ogni 12 ottobre viene celebrato il Día de la Hispanidad attraverso la celebrazione della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. In Spagna è festa nazionale e viene celebrato in molti altri paesi ispanofoni. (wikip)”,”SPAx-111″
“CASTRO Américo”,”La Spagna nella sua realtà storica.”,”Américo Castro (1885-1972) studiò lettere e diritto a Granada, si perfezionò qundi in Francia e Germania, divenne filologo, linguista e storico. É stato uno dei massimi intellettuali spagnoli di questo secolo. Ha curato numerose edizioni di classici del Siglo de Oro, tra cui El burlador de Sevilla di Tirso de Molina, El buscón di Quevedo e diversi testi di Lope de Vega; è autore di saggi di critica letteraria (Vida de Lope de Vega, Don Juan en la literatura española, El pensiamiento de Cervantes) e di diversi studi storici (Aspectos del vivir hispánico, Santiago de España, Origen, ser y existir de los españoles)”,”SPAx-008-FL”
“CASTRO Gianluca GARIBALDI Luciano LOVATI Carlotta BERTONE Ugo GIANI Stefano MILLO Yehuda PIATTELLI Alberto SHVILY Efrat MAIROV Enrico COLLA Paola SHER-GRECO Noga SHAMIR Joseph MORAV Raphael”,”Dalla diaspora all’olocausto allo stato di Israele.”,”Realizzazione a cura di FORTI Laura LUALDI Simona ZAVOLI Valentina MAINI Giuse Carlo FUSCO Alma”,”EBRx-075″
“CASTRONOVO Valerio a cura; collaborazione di Giuseppe BERTA Elisabetta BERTERO Elisabetta BERTOLA Francesco BOGLIARI Bruno BOTTIGLIERI Denis GIVA Guido ORTONA Chiara OTTAVIANO Pier Paolo PORTINARO Manuela VALENTI”,”Storia dell’ economia mondiale. Dalla grande crisi del 1929 ai giorni nostri.”,”Collaborazione di Giuseppe BERTA Elisabetta BERTERO Elisabetta BERTOLA Francesco BOGLIARI Bruno BOTTIGLIERI Denis GIVA Guido ORTONA Chiara OTTAVIANO Pier Paolo PORTINARO Manuela VALENTI”,”ECOI-011″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola RICUPERATI Giuseppe CAPRA Carlo CASTRONOVO Valerio”,”La stampa italiana dal ‘500 all’ ‘800.”,”Giuseppe RICUPERATI (Isernia, 1936) insegna storia moderna nell’ Univ di Torino. Collaboratore della ‘Rivista storia italiana’ ha scritto tra l’altro: -L’ esperienza civile e religiosa di Pietro Giannone (1970) -Il pensiero politico degli Illuministi, in ‘Storia delle dottrine politiche e sociali’, a cura di Luigi FIRPO (Torino, 1976) Carlo CAPRA (Quartu S. Elena, Cagliari, 1938) insegna storia moderna nell’ Univ di Milano. Ha pubblicato una monografia su ‘Giovanni Ristori da illuminista a funzionario, 1755-1830’ (Firenze, 1968).”,”EDIx-008″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola GALANTE GARRONE Alessandro DELLA PERUTA Franco”,”La stampa italiana del Risorgimento.”,”A. GALANTE-GARRONE (Vercelli 1909) insegna storia del Risorgimento presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università di Torino. Franco DELLA-PERUTA (Roma 1924) insegna storia del Risorgimento alla Facoltà di lettere e filosofia dell’ Università degli studi di Milano.”,”EDIx-009″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola GIACHERI FOSSATI Luciana TRANFAGLIA N. CASTRONOVO V.”,”La stampa italiana nell’ età liberale.”,”L. GIACHETTI-FOSSATI (Alessandria, 1946) è assegnista nell’ Istituto di storia dell’ Univ di Torino, Facoltà di lettere e filosofia. Sta lavorando ad una storia dell’ ‘Avanti!’ dalla fondazione al 1925.”,”EDIx-010″
“CASTRONOVO Valerio”,”La stampa italiana dall’ Unità al fascismo.”,”In appendice: documenti sulla ‘fascistizzazione di alcuni quotidiani e agenzie giornalistiche; leggi fasciste sulla stampa Valerio CASTRONOVO, nato a Vercelli nel 1935, è Prof di storia nell’Univ di Torino. Autore di vari studi sul mondo della cultura e dell’ amministrazione negli Stati italiani tra il ‘500 e il ‘600, sulla classe politica, sul ceto imprenditoriale e sull’ industria in Italia nell’ Ottocento, ha pubblicato tra l’altro: -La ‘Stampa’ di Torino e la politica interna italiana (1867-1903) (1962) -Economia e società in Piemonte dall’ Unità al 1914 (1969) -Giovanni Agnelli (1971)”,”EDIx-011″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola a cura MURIALDI Paolo LEGNANI Massimo TRANFAGLIA Nicola”,”La stampa italiana nell’ età fascista.”,”Nicola TRANFAGLIA (Napoli, 1938) insegna storia contemporanea nell’Univ di Torino. Tra le sue opere ricordiamo ‘Carlo Rosselli dall’ interventismo a ‘Giustizia e Libertà” (BARI, 1968), ‘Dallo Stato liberale al regime fascista’ (MILANO, 1972). Ha diretto l’opera collettiva ‘Il Mondo Contemporaneo’ (10 voll.) (NUOVA ITALIA). Paolo MURIALDI (Genova, 1919) dopo aver lavorato in diversi giornali, è stato redattore capo del ‘Giorno’ dal 1956 al 1973. Dal 1974 presidente della Federazione nazionale della stampa, ha fondato nel 1976 la rivista ‘Problemi dell’ informazione’. Massimo LEGNANI (Milano 1933) è D dell’ Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e docente di storia d’Italia del XX secolo nell’Univ di Bologna. Ha pubblicato vari libri (v. retrocopertina).”,”EDIx-012″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola, a cura DE-LUNA Giovanni TORCELLAN Nanda MURIALDI Paolo”,”La stampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta.”,”Giovanni DE-LUNA (Battipaglia 1943) insegna storia all’ Univ di Torino. Oltre a numerosi saggi sul Partito d’ Azione e sulla crisi italiana del 1943 – 1948 ha pubblicato ‘Badoglio, un militare al potere’ (1974) e ‘Mussolini, soggettività e pratica di una dittatura’ (1978). Nanda TORCELLAN (Roma 1934) lavora all’ Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia ed è redattrice della rivista ‘Italia contemporanea’. E’ autrice di saggi diversi sull’ antifascismo e la Resistenza.”,”EDIx-013″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola a cura; saggi di MURIALDI P. TRANFAGLIA N. ISNENGHI M. ECO U. VIOLI M. AJELLO N. LILLI L. GHIRELLI A. GENOVESI G. DE-MAURO T. GRANDINETTI M.”,”La stampa italiana nel neocapitalismo.”,”Appendice: la proprietà dei giornali dal 1861 al 1975, di M. GRANDINETTI. “”Per quanto si riferisce ai contenuti, “”L’ Espresso”” soffre del complesso dell’ inedito, dell’ esclusivo, dello scoop con la stessa franchezza con cui “”Panorama”” lo dissimula. E infatti, quando è latore d’ una rivelazione, il settimanale di Sechi rinunzia deliberatamente a valorizzarla, in maniera da non risentirne la settimana successiva, quando non ce l’ avrà; invece quello di Zanetti brucia ogni sette giorni la sua cartucciera a costo di trovarsi psicologicamente sguarnito la volta dopo. Per il primo il pericolo emergente è l’ uniformità, per il secondo la precipitazione; il lessico cui si affida il primo è modellato su un terreno culturale standard e sembra echeggiare la prosa delle più accreditate enciclopedie per famigla esistenti in commercio, mentre il secondo parla quasi dando per scontata l’ esistenza di un intellettualismo di massa.”” (pag 239-240)”,”EDIx-014″
“CASTRONOVO Valerio a cura”,”Storia dell’ Ansaldo. 1. Le origini: 1853 – 1882.”,”Inizia, con questo volume sulle origini dell’ Ansaldo, la storia di una grande impresa che s’identifica con la città di Genova e, più in generale, con le tappe più significative dell’evoluzione economica del nostro Paese. Dalla costituzione della società nel 1853 ai suoi sviluppi nel successivo trentennio, la vicenda dell’ Ansaldo s’intreccia con le aspirazioni e i fermenti dell’età del Risorgimento, con il disegno di Cavour di fare del Regno sabaudo (avvalendosi anche delle rsorse e delle potenzialità del capoluogo ligure) lo stato-gida dell’indipendenza nazionale e dell’integrazione della Penisola nell’ Europa moderna: e riflette poi molti dei problemi e delle difficoltà che la classe dirigente dell’ Italia unita dovette affrontare per creare una prima salda struttura industriale. Due singolari figure, in un certo qual modo complementari, spiccano nell’itinerario dell’ Ansaldo di questo periodo: quella dell’ingegnere e docente universitario Giovanni Ansaldo, tra i fondatori dell’impresa, la cui formazione culturale era avvenuta all’insegna”,”E1-ANS-001″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia dell’ Ansaldo. 4. L’ Ansaldo e la Grande Guerra, 1915 – 1918.”,”L’ Ansaldo svolse un ruolo rilevante nella mobilitazione industriale durante la Grande Guerra . Affermatasi nella fabbricazione non solo di artiglierie e munizioni, ma anche di aerei, navi e mezzi blindati, sulla base di un complesso sistema che mirava a una organizazione verticale, l’impresa genovese giunse a fregiarsi del titolo di “”arsenale d’Italia”” nella campagna militare conclusasi vittoriosamente per il nostro paese. E i Perrone, sia per sorreggere che per rafforzare le posizioni preminenti così conquistate, tentarono la scalata della Banca Commerciale (Comit) e della Fiat. Attraverso vari saggi vengono ricostruite le diverse fasi e componenti di questa formidabile ascesa dell’ Ansaldo e, insieme, le cause latenti che avrebbero determinato di lì a poco il suo declino.”,”E1-ANS-004″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia dell’economia mondiale. 4. Tra espansione e recessione.”,”Fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima parte del nostro secolo, le trasformazioni susseguitesi in ogni settore d’attività (dall’industria all’agricoltura, ai servizi) concorsero a modificare profondamente le strutture sociali e i rapporti fra le classi, i costumi e la vita collettiva, nonché la mappa degli scambi e delle relazioni internazionali. Tramontata l’epoca del liberismo classico per il sopravvento di misure protezionistiche anticongiunturali, e in coincidenza con la formazione di una società di massa, si delineò un sempre maggiore intervento dello Stato nella sfera economica. Nel periodo fra le due guerre, segnato dalla “grande crisi” del 1929, vennero infine emergendo, in sintonia con i princìpi e la configurazione di regimi politico-ideologici tra loro contrapposti (da quello liberal-democratico, a quello comunista, a quello fascista e nazista), tre diversi modelli istituzionali: neo-capitalista, collettivista, e corporativo. Indice: L’età del carbone e dell’acciaio di”,”E2-MOCA-004″
“CASTRONOVO Valerio PARIS Roberto”,”Storia d’ Italia. Volume quarto. Dall’ Unità a oggi.”,”””Probabilmente – si è osservato, non senza ragione – “”l’ equilibrio politico dei governi giolittiani non sarebbe sopravvissuto all’ abolizione dei dazi che coprivano l’ industria tessile e quella metallurgica”” (Toniolo). In effetti, se il protezionismo era stato imposto nel 1887 da una coalizione di proprietari agricoli, di imprenditori e di uomini politici di sentimenti nazionalisti, non è men vero che, con la crescita dell’ apparato industriale e le conseguenti possibilità di allargare l’ occupazione operaia, furono i sindacati e le organizzazioni politiche della classe lavoratrice, più che i grandi possidenti del Sud, a costituire i migliori alleati per coloro che si opponevano a una revisione del regime doganale””. (pag 174)”,”ITAE-081″
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di P. ARVATI V. CASTRONOVO M.DORIA A.M. FALCHERO R. GIANNETTI A. GIUNTINI A. MAIELLO G. MALGERI P. ORTOLEVA C. PAVESE F. PESCHIERA G. PETRILLO L. SEGRETO V. TRAVERSO M. VASTA”,”Storia dell’ Ansaldo. 9. Un secolo e mezzo, 1853-2003.”,”Saggi di P. ARVATI V. CASTRONOVO M.DORIA A.M. FALCHERO R. GIANNETTI A. GIUNTINI A. MAIELLO G. MALGERI P. ORTOLEVA C. PAVESE F. PESCHIERA G. PETRILLO L. SEGRETO V. TRAVERSO M. VASTA In bibliografia cita M. NONES L’ industria militare in Liguria dal 1945 al 1975 (Storia contemporanea, XVII 1986 pag 821-850). Non cita L. PARODI. “”Fino al 1866 l’ ordinazione di navi da guerra prendeva la via dell’ estero; da quel momento in poi le realizzazioni cominciarono ad essere affidate agli arsenali statali, fatte salve le torpediniere, che si preferiva egualmente acquistare in Inghilterra. La sconfitta patita a Lissa, che mostrò in pieno quanto le navi in legno fossero inutili a fini bellici, pesò a lungo sugli ambienti della Marina militare e finì per condizionare anche i piani di potenziamento e dunque di costruzione di navi da guerra. Ci vollero annni, almeno fino a metà degli anni Settanta, perché lo shock venisse in qualche modo metabolizzato. Lo Stato inaugurò presto la politica di sovvenzioni alle linee di navigazione, che fin dal 1862 cominciarono a ricevere aiuti. Gli intervnti, sollecitati dalle maggiori compagnie di navigazione, ridussero notevolmente il numero dei piccoli armatori. Fra il 1862 e il 1871 venero portate a termine nei cantieri italiani 6.000 navi per un totale di 633.000 tonnellate, ma gran parte della produzione era ancora di legno (…)””. (pag 199)”,”ECOG-013″
“CASTRONOVO Valerio FRIEDMAN Milton GALBRAITH John Kenneth ROBINSON Joan SAMUELSON Paul interventi”,”Il grande crollo. 50 anni dopo.”,”””C’è sempre la tentazione di attribuire al grande dramma della data storica un’ importanza che appartiene invece ai momenti antecedenti. L’ attacco a Pearl Harbor non fu più importante della decisione giapponese di inviare le portaerei dalle quali sarebbe partito, o delle correnti politiche ed economiche, eventi fortuiti e disastri che porteranno al potere, in quelle isole così civili, uomini capaci di aberrazioni militari e politiche così macroscopiche. Il crack del 1929 fu reso inevitabile dalla pazzesca speculazione che lo precedette. Quella deviazione delle regole della ragione supera ovviamente in importanza gli eventi che si verificarono nel giorno famoso. E dietro il boom speculativo c’ erano le forze – economiche, culturali, psicologiche e politiche – che rendevano suscettibili gli americani. Non si può utilmente analizzare il crack se l’ analisi non si estende a quello che successe prima. Questa ricerca delle cause più profonde non esclude di per sé gli effetti sull’ economia del collasso del mercato azionario””. (pag 56, J.K. Galbraith) “”La storia non ha bisogno di essere difesa: la sua forza è la sua realtà””. (pag 57)”,”ECOI-167″
“CASTRONOVO Valerio”,”Economia e società in Piemonte dall’ Unità al 1914.”,”””Gli stessi segni distintivi, di organizzazione industriale differenziata, si ritrovano ad Alessandria e a Novara, con in più – e ciò spiega in ultima analisi il rapido sviluppo economico assunto dalle due città – la presenza, quali fattori di incentivazione industriale e urbana, di particolari legami imprenditoriali e di vivaci rapporti commerciali d’ affari con Genova e Milano. Poste sull’ asse centrale delle due principali direttrici di comunicazione della valle padana, Alessandria e Novara avevano dato luogo nell’ ultimo decennio a interessanti sviluppi produttivi, in connessione anche con l’ economia delle due altre regioni del “”triangolo industriale””.”” (pag 285)”,”ITAE-149″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro nell’economia italiana, 1913-2003.”,”CASTRONOVO Valerio è ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia “”Prometeo””.”,”ITAE-218″
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINA’ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI Giancarlo SUSINI Charles R. WHITTAKER”,”Storia della economia mondiale. 1. Dall’antichità al Medioevo. Dal neolitico agli albori del primo millennio.”,”1 Saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINA’ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI Giancarlo SUSINI Charles R. WHITTAKER”,”ECOI-259″
“CASTRONOVO Valerio”,”L’Italia del miracolo economico.”,”CASTRONOVO V. insegna all’Università di Torino e dirige la rivista scientifica ‘Prometeo’.”,”ITAS-137″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro e lo sviluppo economico italiano, 1913-1983.”,”CASTRONOVO Valerio è ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia “”Prometeo””.”,”ITAE-247″
“CASTRONOVO Valerio”,”‘Gli anni della guerra’. Estratto da ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’.”,”Capitolo III. Gli anni della guerra. Paragrafi: L’organizzazione della macchina bellica – Le fortune dell’industria pesante – Il ruolo dello Stato – La scalata alle banche e l’occupazione delle fabbriche – La difficile riconversione post-bellica “”Eppure il governo italiano e le autorità militari non avevano compreso, all’inizio delle ostilità, la reale natura della guerra che l’Italia si accingeva a combattere, le sue dimensioni di scontro fra colossi industriali, l’importanza decisiva che avrebbe avuto, per il successo delle operazioni belliche, il continuo e rapido rinnovamento degli armamenti. La decisione di intervenire nel conflitto aveva trovato l’Italia divisa sul piano politico e impreparata su quello economico. La guerra, avversata da Giolitti, dai socialisti e dai cattolici, da gran parte delle masse contadine e dal proletariato operaio, aveva riscosso l’adesione soltanto di alcuni gruppi della piccola borghesia ed era stata imposta dalla monarchia, dai nazionalisti, dai conservatori capeggiati da Salandra e Sonnino nei confronti della maggioranza del Parlamento contraria ad abbandonare il regime di neutralità, anche se l’atteggiamento assunto dall’Italia nell’agosto 1914 aveva già allentato i rapporti con la Germania e l’Austria-Ungheria e messo in crisi la Triplice Alleanza. Sotto l’aspetto economico, la dipendenza dell’Italia dai rifornimenti esteri per le materie prime e il combustibile, la scarsità di capitali d’investimento, e gli stessi contrasti d’interesse fra i principali gruppi legati ad alleanze di quartiere con gli ambienti finanziari e industriali tedeschi, francesi o inglesi, avevano determinato, subito dopo lo scoppio della guerra in Europa, una situazione di grande incertezza. Alla vigilia del conflitto gli scambi con i paesi dell’Europa occidentale e con gli Stati Uniti assorbivano la metà circa dei nostri manufatti e il 44 per cento delle derrate agricole italiane; mentre gli Imperi Centrali e le regioni limitrofe gravitanti nell’area di influenza tedesca acquistavano complessivametne dalla penisola quasi il 35 per cento dei prodotti industriali e il 27 per cento di quelli alimentari. Gli scambi di gran lunga prevalenti si erano svolti fino allora con la Germania e l’Austria-Ungheria, che coprivano nel 1913 il 24 per cento delle nostre importazioni e il 22 per cento delle esportazioni. Ma era il primo gruppo a fornire, con una quota del 58 per cento contro il 19 per cento del secondo gruppo, la maggior parte delle materie prime di cui l’industria italiana aveva bisogno; in altri termini, la Germania e l’Austria-Ungheria non sarebbero state in grado di assicurare all’Italia adeguate partite di ferro e di carbone, date le carenze che già denunciavano in questo campo, né tanto meno lana, cotone, gomma e altri beni di trasformazione. Nell’eventualità di un ingresso dell’Italia in guerra, la sua scelta di campo appariva quindi nettamente segnata, anche se “”la Germania e l’Austria – scriveva Ferdinando Martini nell’agosto 1914 – abbondano in cortesie con noi”” (1). Nonostante la disponibilità del governo tedesco a fornirci carbon fossile e altre materie prime, era difficile pensare che la Germania avrebbe potuto prendere il posto dell’Inghilterra, da cui proveniva quasi il 90 per cento del combustibile necessario al funzionamento del sistema produttivo nazionale. D’altra parte, a un intervento contro la Germania erano legate le aspettative di “”indipendenza economica””, o meglio di emancipazione finanziaria, di alcuni potenti gruppi industriali in settori di estrema importanza, da quello elettrico alla siderurgia, anche se nessuno di questi gruppi spingeva apertamente per la guerra”” (pag 135-136)”,”ITQM-181″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia economica d’Italia. Dall’Ottocento ai giorni nostri.”,”Contiene il capitolo: III. Gli effetti della guerra. L’organizzazione della macchina bellica. Le fortune dell’industria pesante. Tra mire di potenza e frustrazioni. Le difficoltà della riconversione postbellica. La scalata alle banche. Le suggestioni del nazionalismo. Dall’occupazione delle terre a quella delle fabbriche. La crisi economica e quella politica. (pag 199-251) “”Per il resto si pensava allo stesso modo di quanti nell’ambiente politico erano fautori dell’intervento: ossia, che il conflitto avrebbe avuto una breve durata, che non si sarebbe protratto più in là di un altro inverno. In tal modo si esorcizzava il fatto che l’Italia, con una produzione di poco più di 900.000 tonnellate di acciaio (rispetto ai 17 milioni e mezzo della Germania e ai 2 milioni e 600.000 dell’Austria-Ungheria) e con una capacità produttiva di 427.000 tonnellate di ghisa (meno di un quinto del potenziale dell’Impero asburgico e un quarantesimo appana di quello tedesco), si sarebbe trovata ad affrontare una sfida di gran lunga superiore alle sue forze. Ma si confidava più che sulla potenza di fuoco sul numero degli uomini che si sarebbe potuto mandare sui campi di battaglia. D’altra parte, al punto in cui s’era giunti, occorreva scegliere giacché nessuno dei due schieramenti intendeva assicurarci le importazioni di cui avevamo bisogno, per permettere all’Italia di continuare a stare alla finestra. Uincamente la guerra avrebbe potuto svincolare l’economia italiana dalle ipoteche e dall’impasse in cui si trovava, dopo che alle nere nuvole addensatesi con le recessioni del 1907 e del 1913 si erano alternati solo brevi spazi di sereno. Questa era la conclusione a cui era arrivato il mondo degli affari ancor prima che, con il patto segreto di Londra dell’aprile 1915, il governo Salandra mettesse da parte le ultime esitazioni. In realtà ci volle un lungo periodo di tempo perché l’industria, chiamata improvvisamente a rifornire un esercito che disponeva di poca artiglieria pesante di poche scorte di munizioni, si ponesse in condizione di esaudire le necessità delle forze armate. Se ciò fu possibile, lo si dovette soprattutto all’opera di coordinamento della produzione bellica di cui si resero artefici gli organismi pubblici preposti alla mobilitazione industriale. Presieduti da un alto ufficiale, e composti di autorevoli esponenti del mondo industriale e finanziario, gli appositi comitati costituiti in ogni regione dal governo provvidero a ripartire combustibili e materie prime, a distribuire le ordinazioni fra le varie imprese, e a sorvegliare la loro attività affinché fossero rispettati rigorosamente gli impegni assunti e le scadenze di consegna delle forniture. Regista di questa complessa macchina bellica fu il generale Alfredo Dallolio, a capo del Sottosegretariato per le armi e munizioni (trasformato nel 1917 in ministero) dal quale dipendevano oltre cinquemila funzionari e a cui facevano capo più di un migliaio di stabilimenti dichiarati “”ausiliari”” (ossia necessari agli scopi di guerra). Attraverso questa imponente organizzazione lo Stato divenne non solo il massiom committente delle imprese di ogni settore ma anche il garante, per eccellenza, sia della disciplina nelle fabbriche (in quanto le maestranze furono sottoposte alla giurisdizione militare), sia dei crediti bancari, sia ancora degli approvvigionamenti di qualsiasi genere di bene e servizi.”” (pag 202-203)”,”ITAE-004-FR”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Louis BAECK Giorgio CHITTOLINI Piero CORRADINI J. DUPAQUIER Christopher DYER Steven A. EPSTEIN Robert FOSSIER Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Elio LO-CASCIO Massimo MONTANARI Aldo SCHIAVONE Gérard SIVERY Ugo TUCCI”,”Storia della economia mondiale. 2. Dall’antichità al Medioevo. L’Occidente dei signori feudali e i commerci con l’Oriente.”,”2 Saggi di Louis BAECK Giorgio CHITTOLINI Piero CORRADINI J. DUPAQUIER Christopher DYER Steven A. EPSTEIN Robert FOSSIER Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Elio LO-CASCIO Massimo MONTANARI Aldo SCHIAVONE Gérard SIVERY Ugo TUCCI “”La grande innovazione medievale dei contratti di lavoro salariato a remunerazione fissa tradiva tutta la sua complessità quando i maestri dovevano stabilire in che modo pagare i lavoranti e si tormentavano per calcolare se fosse più profiquo, dal proprio punto di vista, compensarli con un salario giornaliero o a cottimo. A Londra gli operai carpentieri guadagnavano di più, a giornata, durante il periodo estivo, nel quale l’attività edilizia era maggiore, e ottenevano compensi ridotti qualora il maestro provvedesse anche ai pasti. Nelle città portuali, a causa della richiesta di equipaggi durante la stagione di navigazione, si tendeva ad aumentare i salari degli artigiani, dal momento che alcuni di loro prendevano spesso in considerazione l’opportunità, negata alle donne, di imbarcarsi per sfuggire al controllo delle corporazioni. (…) Nel XIII secolo tre categorie di lavoratori rimanevano in parte al di fuori del sistema corporativo e del lavoro salariato allora in piena evoluzione: le donne, gli schiavi e gli ebrei”” (pag 464) (Steven A. Epstein, L’organizzazione del lavoro nel Medioevo)”,”ECOI-259-B”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad VAN-DER-WOUDE”,”Storia della economia mondiale. 3. L’Europa al centro del potere. Le conquiste coloniali e i ricchi traffici transoceanici.”,”3 Saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad VAN-DER-WOUDE Cause profonde della spinta europea alle esplorazioni. “”Dunque gli europei potevano trafficare con l’Oriente lontano solo tramite mediatori musulmani. Il peso che ne derivava era ancora gravoso per i caratteri degli scambi fra Europa occidentale e lontana Asia. Se guardiamo le cose con gli occhi dei cristiani d’Occidente – i futuri “”esploratori”” – tra i traffici che, sul finire del Medioevo, ruotano attorno al Mediterraneo due sono di particolare importanza: gli scambi di beni di lusso con l’Estremo Oriente e il commercio dell’oro, due flussi fra loro correlati. L’Europa occidentale infatti importava dal lontano Oriente merci di alto valore (e poco ingombro) quali le spezie e la seta ma non era in grado di esportarvi beni propri di eguale valore. Un passivo commerciale che era obbligata a sanare pagando in metallo prezioso le merci che acquistava. Complicava le cose il fatto che le miniere europee non erano in grado di fornire le quantità d’oro necessarie. L’Europa occidentale si trovava quindi nella necessità di rifornirsi d’oro al di fuori di sé”” (pag 56, dal saggio di Roberto Finzi, Portolani, vele e cannoni’)”,”ECOI-259-C”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDON Pierre DEYON Philippe MINARD Michel MOLLAT Herbert S. KLEIN”,”Storia della economia mondiale. 4. L’Europa al centro del potere. Principi e finanzieri, compagnie commerciali e mercanti-imprenditori.”,”4 Saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDON Pierre DEYON Philippe MINARD Michel MOLLAT Herbert S. KLEIN “”Grazie agli studi di S. Kuznets, sappiamo che il risparmio non era assente nell’Europa preindustriale. Eppure ciò è sembrato paradossale, tanto pareva evidente che tali società fossero caratterizzate innanzitutto dal loro livello di povertà. D’altro canto, il risparmio non è sempre così concentrato come Kuznets riteneva, e la sua base sociale risulta spesso abbastanza ampia nelle campagne dell’epoca. In questa situazione, nella misura in cui possiamo superare i difficili problemi connessi all’asimmetria dell’informazione, sappiamo che si crearono rilevanti flussi di credito capaci di stabilire una circolazione di capitali fra la città e la campagna, fra vecchi e giovani, fra i più ricchi e i meno poveri. Dal momento che questi circuiti dipendenti dall’informazione locale erano assai decentrati, la loro importanza variava a seconda dei luoghi; ma in genere erano quasi onnipresenti, per facilitare gli investimenti. In altri termini, la disponibilità di risorse non costituiva più un fattore di blocco”” (pag 310-311) [Gilles Postel-Vinay, Le trasformazioni dell’agricoltura in Europa]”,”ECOI-259-D”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE”,”Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore.”,”5 Saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE Babbage e Marx. “”E’ stata di recente data grande enfasi alla riscoperta di Charles Babbage (1792-1871), pioniere dell’informatica in quanto inventore del primo calcolatore perfettamente funzionante, nonché autore di un’opera, ‘On the Economy of Machinery and Manufactures’ (1833), che in realtà già Marx conosceva bene e che citò ripetutamente nel ‘Capitale’ a sostegno delle proprie tesi sull’evoluzione del capitalismo industriale. Più che un critico, Babbage dovrebbe essere definito un continuatore dell’analisi smithiana dei vantaggi della divisione del lavoro, analisi che egli sviluppò soprattutto per acquisire informazioni utili alla progettazione della sua “”macchina calcolatrice””. Potendosi collocare, cinquant’anni dopo Smith, nel pieno della trasformazione industriale dell’Inghilterra e da attento visitatore di complessi industriali quale egli fu, poté ovviamente beneficiare di un’esperienza che a Smith era mancata. Nel capitolo della sua opera intitolato ‘On the Division of Labour’, Babbage sostenne che Smith aveva trascurato un quarto vantaggio della specializzazione: con una divisione del lavoro limitata, infatti, ogni lavoratore esercita una serie di compiti diversi non solo per qualità, ma anche per grado di specializzazione e caratteristiche psicologiche (per esempio chi è assunto per montare orologi svolge di fatto anche funzioni di manovale e facchino). Il datore di lavoro cioè, ogni volta che assume un lavoratore per fargli svolgere diverse funzioni, compera “”pacchetti”” di lavoro di tipo diverso. Ma se tra questi ve ne è uno che richiede particolari specializzazioni, il lavoratore dovrà essere pagato in funzione di questo, anche se passa la maggior parte del suo tempo a fare lavori meno qualificati, che potrebbero essere remunerati molto meno. La piena divisione del lavoro, perciò, “”spacchetta”” le specializzazioni e permette al datore di lavoro di pagare ciascuna di esse al livello minimo di mercato, determinando una notevole riduzione dei costi. Inoltre, maggiore è la divisione del lavoro, minori sono i costi di addestramento delle singole mansioni e minore è dunque il tempo che passa tra il momento in cui il lavoratore viene assunto dall’impresa e quello in cui svolge funzioni direttamente produttive. Babbage, dunque, collega strettamente i vantaggi della divisione del lavoro a quelli della grande scala di produzione. Questo fu un punto che influenzò molto John Stuart Mill e Marx. Dal ragionamento di Babbage deriva infatti che, per ottimizzare i vantaggi della specializzazione, bisogna lavorare su una scala che occupi pienamente ognuna delle mansioni lavorative richieste da ciascun processo produttivo. Questa è la dimensione ottima minima. Per procedere al di là di essa, ovviamente, occorre scegliere un multiplo esatto, per esempio due o tre volte la dimensione minima. Tra gli ulteriori vantaggi della grande dimensione produttiva, vi è la ripartizione su un volume maggiore di prodotto dei costi cosiddetti indivisibili (impianti, terreni ecc.). Infine, le imprese a larga scala possono permettersi il lusso di sperimentare al loro interno nuove tecnologie, diventando, come più tardi ribadirà Schumpeter, le vere protagoniste dell’innovazione nella fase del capitalismo industriale avanzato. Un ultimo punto importante della riflessioe di Babbage – quello che più da vicino interesserà Marx – è la comprensione del ruolo del progresso tecnologico nel passaggio dalla fase manifatturiera alla grande industria meccanizzata. L’esasperazione della divisione del lavoro all’interno della manifattura porta ciascun operaio a compiere un gesto sempre più semplice, meccanico e ripetitivo (gesto che consiste nell’utilizzo di un utensile, per esempio di un cacciavite). L’analisi di questo semplice gesto permette di trasferirlo a una macchina, sostituendo così una serie di braccia animate con un unico meccanismo dotato di bracci meccanici. La macchina, insomma, nasce dalla scomposizione e dalla semplificazione del lavoro umano”” (148-149) [Marco E.L. Guidi, ‘Gli spilli di Adam Smith’, (in) Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]”,”ECOI-259-E”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS e Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgeniij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES”,”Storia della economia mondiale. 6. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisti.”,”6 Saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS e Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgeniij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES Socialisti utopisti, anticapitalisti, riformatori liberali “”La notorietà dei cosiddetti “”socialisti utopisti”” è in gran parte dovuta al giudizio su di essi espresso da Marx e soprattutto da Engels. Robert Owen (1771-1858), Claude-Henri de Saint-Simon (1760-1825) e Charles Fourier (1772-1837) sono stati definiti i precursori del “”socialismo scientifico””, uomini che espressero il loro rifiuto delle istituzioni economiche e sociali nate dal trionfante ordine borghese, senza però riuscire a fornire una spiegazione teorica dei suoi meccanismi. Inevitabilmente, agli occhi della storia il loro ruolo è apparso quello di apripista ai loro successori, i socialisti moderni, da cui la terminologia spesso impiegata: protosocialismo, ‘Frühsozialismus’, precursori del socialismo, socialisti premarxiani, ecc. Nell’accomunare questi tre pensatori sotto la stessa bandiera Marx ed Engels seguirono il solco di una ben radicata tradizione le cui origini sono individuabili nello studio di M.L. Reybaud, ‘Etude sur les réformateurs contemporains, ou socialistes modernes: Saint-Simon, Charles Fourier, Robert Owen’ (1840). (…) Uno degli elementi che accomunano questi tre personaggi ai loro più immediati seguaci è il presupposto di fondo che ciò che non andava nel processo di industrializzazione era che fosse privo di direzione o di regole, che avesse abbandonato il principio della produzione e relativa distribuzione di ricchezza a favore del ‘laissez faire’ e della competizione anarchica. I vecchi regimi erano stati fondati su un sistema a caste fisse. Rivoluzioni e riforme politiche le avevano abolite, ma ciò nonostante erano sorte nuove divisioni di natura non politica, ma economica. In tal modo, gli “”utopisti”” conducevano una doppia operazione: criticavano le riforme politiche in quanto fallivano sistematicamente nel loro compito di impedire il riprodursi dell’ineguaglianza, e criticavano lo sviluppo economico perché, se incontrollato, non poteva creare una società priva di barriere tra le classi. La maggioranza dei riformatori radical-liberali era convinta che le riforme politiche – quali ad esempio l’abolizione dei privilegi aristocratici – avrebbero dato vita alla società giusta, mentre i socialisti utopisti aspiravano a un mondo libero dalla politica, anticipando in tal modo Marx ed Engels, la cui concezione della società giusta (la vera ‘fine della storia’) prevedeva una società governata attraverso una forma più o meno spontanea di autoamministrazione. Bisogna resistere alla tentazione di descrivere le idee dei socialisti utopisti come del tutto diverse da quelle dei loro oppositori liberali. La loro idea che l’economia costituisse un livello relativamente autonomo distinto da quello politico coincideva col pensiero di molti economisti tardosettecenteschi. Solo negli anni ottanta dell’Ottocento vi fu un ritorno all’idea di uno stato interventista. I critici del ‘laissez faire’ comprendevano personaggi che potrebbero essere considerati socialisti ma di certo non utopisti, quali ad esempio lo svizzero Simonde de Sismondi (‘Nouveaux principes d’économie politique’, 1819). Né i socialisti utopisti furono particolarmente originali nella loro critica della divisione del lavoro. Adam Ferguson (nel suo ‘An Essay on the History of Civil Society’, 1767), John Millar e altri avevano già spiegato che una sempre più marcata divisione del lavoro avrebbe portato alla degradazione degli esseri umani. Lo stesso Adam Smith censurò la “”mutilazione mentale”” risultante dalla monotona ripetizione di un’attività. Per Smith e per gli altri economisti liberali, tuttavia, queste erano mere digressioni critiche; per i socialisti utopisti, viceversa, erano di importanza basilare”” (pag 537-538) [Donald Sassoon, Utopie industrialiste e utopie antindustrialiste] [(in) ‘Storia della economia mondiale. 6. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisti’, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]”,”ECOI-259-F”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LaFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE-CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA”,”Storia della economia mondiale. 7. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialismo.”,”7 Saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LaFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE-CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA Controllare e inserire in Lenin “”La svolta della grande guerra”” “”La prima guerra mondiale modificò radicalmente le coordinate entro le quali era stata condotta la politica imperialistica. Nel segno dello sforzo bellico, le risorse economiche e umane, in particolare nelle colonie inglesi e francesi, vennero convogliate in misura crescente verso obiettivi militari; tuttavia questa situazione, in particolare in Asia, riaccese le rivendicazioni autonomistiche. Nell’ottobre 1917 Lenin, nel suo celebre ‘Manifesto dei popoli’, non si limitò a proclamare i principi di una pace generale senza riparazioni e annessioni, fondata sull’autodeterminazione dei popoli, ma chiese inoltre che le popolazioni del mondo extra-europeo fossero liberate dal giogo del colonialismo. Anche in Occidente cominciò a farsi strada l’opinione che il dominio coloniale, in futuro, potesse essere esercitato solo ‘in trust’ per la popolazione indigena e che lo scopo ultimo di qualsiasi politica coloniale fosse la concessione dell’indipendenza. Il segretario di Stato per gli affari indiani Edwin S. Montagu, dopo che Lloyd George divenne primo ministro, definì nel 1917 “”the progressive realisation of responsible government”” nell’India britannica l’obiettivo della politica coloniale del suo paese (Lloyd). Anche Clemenceau, nell’ottobre 1918, prospettò una nuova politica della Francia nei confronti delle popolazioni indigene del suo impero coloniale, ovvero una “”politica di ampia associazione””, che avrebbe assegnato “”ai nativi il loro posto legittimo nell’ambito della strategia civilizzatrice (‘action civilisatrice’) (Thobie, Meynier, Cocquery-Vidrovith, Ageron). Con il sistema dei mandati della Società delle Nazioni venne faticosamente trovata una sorta di regolamentazione, che conciliava la sopravvivenza dei vecchi imperi coloniali, inclusa l’annessione delle colonie tedesche e la spartizione dell’impero ottomano, con i principi fondatori di un nuovo ordine di pace universale proclamati da Wilson. Ma in sostanza si inaugurava così una nuova era, quella della progressiva riduzione del dominio coloniale, con l’obiettivo finale – all’epoca differito in un futuro imprecisato – di concedere l’indipendenza ai popoli indigeni. Apparentemente, con il trionfo sugli imperi centrali, l’ordine in un primo tempo sembrò restaurato nel modo migliore. La restituzione degli imperi coloniali ancora esistenti, al prezzo di modeste concessioni, fu conclusa agevolmente: il solo elemento dissonante fu il definitivo ingresso dei giapponesi nell’arena imperialistica. Nondimeno, si inaugurava una nuova fase del dominio imperialistico (…)”” (pag 196-197) [Wolfgang J. Mommsen, Imperi e mercati coloniali] [(in) ‘Storia della economia mondiale. 7. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialismo’, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]”,”ECOI-259-G”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Carlo CAROZZI Emilio FRANZINA Giuseppe BERTA Maria MALATESTA Donald SASSOON Bernard P. ATTARD Marcello CARMAGNANI Kozo YAMAMURA Gerd HARDACH Daniel NELSON James R. MILLAR Michael A. BERNSTEIN Peter HERTNER Barry EICHENGREEN”,”Storia della economia mondiale. 8. Tra espansione e recessione. Le democrazie e le dittature prima e dopo la crisi del ’29.”,”8 Saggi di Carlo CAROZZI Emilio FRANZINA Giuseppe BERTA Maria MALATESTA Donald SASSOON Bernard P. ATTARD Marcello CARMAGNANI Kozo YAMAMURA Gerd HARDACH Daniel NELSON James R. MILLAR Michael A. BERNSTEIN Peter HERTNER Barry EICHENGREEN Contiene il capitolo: d Gerd HARDACH, La prima guerra mondiale e la ricostruzione (1914-24) (pag 437-460) il capitolo: ‘Il conflitti sindacali’ di Giuseppe BERTA (pag 327-342) e il capitolo: ‘Capitalisti e anti-capitalisti’ di Donald SASSOON (pag 357-377) “”Gli obiettivi economici della guerra””. “”Allo scoppio della prima guerra mondiale, furono coinvolti nel conflitto nove Stati europei: da un lato, uniti nel fronte alleato, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Montenegro, Russia e Serbia, dall’altro gli imperi centrali Germania e Austria-Ungheria. Con la Gran Bretagna era entrato in guerra anche l’impero britannico, cosicché, fin dall’inizio, il conflitto ebbe una dimensione extra-europea. Soldati provenienti da Australia, India, Canada, Nuova Zelanda e Sud Africa combattevano a fianco degli alleati. Entrambi gli schieramenti si diedero da fare per conquistare nuovi alleati tra i paesi neutrali, in particolare quando la guerra cominciò a protrarsi oltre misura. Mentre gli imperi centrali riuscirono a conquistare solo due alleati, la Turchia e la Bulgaria, rispettivamente nel novembre 1914 e nell’ottobre 1915, gli sforzi degli alleati furono coronati da maggiore successo: fin dalla fine dell’agosto 1914 il Giappone si schierò al loro fianco conquistando Qingdao, punto d’appoggio tedesco sulla costa cinese, e alcune colonie tedesche nel Pacifico. Tra gli Stati europei che si erano mantenuti neutrali fino a quel momento, entrarono in guerra, a fianco degli alleati, nel maggio 1915 l’Italia, nel 1916 il Portogallo e la Romania e nel 1917 la Grecia. La Russia concluse un armistizio con gli imperi centrali nel dicembre 1917, dopo che le sofferenze della guerra e i conflitti sociali che ne erano sorti avevano portato il paese alla rivoluzione. Tuttavia, dall’aprile 1917, gli alleati avevano trovato un potente associato negli Stati Uniti. Numerosi paesi extra-europei seguirono l’esempio americano, dichiarando guerra agli imperi centrali, anche se la loro partecipazione al conflitto era solo un gesto diplomatico; tra questi paesi si contano il Brasile, la Cina, il Costa Rica, Cuba, il Guatemala, Haiti, l’Honduras, la Liberia, il Nicaragua, Panama e il Regno del Siam. Inoltre, nell’intento di stringere nuove alleanze, le potenze alleate corteggiarono le minoranze nazionali che vivevano nell’impero austro-ungarico e le popolazioni arabe sottomesse all’impero ottomano. La guerra portò allo scontro di due sistemi di alleanza impari. Gli alleati erano decisamente superiori agli imperi centrali per numero, ma anche per potenza economica. Nell’ultimo anno di pace, il 1913, i principali membri della coalizione alleata, Francia, Gran Bretagna e Russia, vantavano complessivamente, il 28 per cento della produzione industriale mondiale, contro il 19 per cento di Germania e Austria-Ungheria. La superiorità economica degli alleati aumentò ulteriormente con l’entrata degli Stati Uniti in guerra: Francia e Gran Bretagna, senza la Russia, ma con gli Stati Uniti, vantavano complessivamente, il 52 per cento della produzione industriale mondiale del 1913″” (pag 439)”,”ECOI-259-H”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Brian TEW Ronald L. FILIPPELLI Jean-Paul THOMAS Cristiano ANTONELLI Franco AMATORI Edward J.T. COLLINS Youssef CASSIS Emilio REYNERI Giovanni SOMOGYI Antonio VARSORI Louis BAECK Ulrich WENGENROTH Derek H. ALDCROFT François BEDARIDA”,”Storia della economia mondiale. 9. Fra modernizzazione e arretratezza. La stagione aurea del neocapitalismo euro-atlantico.”,”9 Saggi di Brian TEW Ronald L. FILIPPELLI Jean-Paul THOMAS Cristiano ANTONELLI Franco AMATORI Edward J.T. COLLINS Youssef CASSIS Emilio REYNERI Giovanni SOMOGYI Antonio VARSORI Louis BAECK Ulrich WENGENROTH Derek H. ALDCROFT François BEDARIDA “”Il modello tedesco della grande chimica. Nella Germania di fine secolo matura nei fatti un modello di accumulazione di conoscenza scientifica e tecnologica di grande rilievo. Nel modello tedesco, fortemente influenzato dai paralleli successi nella chimica accademica e nella chimica industriale, si produce una pratica di cooperazione tacita basata sulla divisione del lavoro e la specializzazione tra università e imprese. Arrow, più tardi e ormai negli Stati Uniti, eleva questa esperienza a livello di modello analitico. La divisione del lavoro tra università e impresa svolge qui un ruolo centrale. Lo scambio di conoscenza nel mercato è impedito dalle caratteristiche di bene pubblico della conoscenza. La coordinazione di domanda e offerta di conoscenza nel mercato è di fatto messa a rischio dalla sua bassa appropriabilità ed escludibilità e dalla sua sostanziale indivisibilità: quando i venditori rivelano esplicitamente la conoscenza, i potenziali acquirentei non hanno alcun incentivo ad acquistare quello che è di fatto un bene pubblico, tuttavia gli acquirenti sono raramente pronti ad acquistare un’informazione senza dettagli. Gli effetti delle asimmetrie informative diventano devastanti. In assenza di adeguati incentivi le imprese sono recalcitranti a investire adeguati livelli di risorse nell’accumulazione di conoscenza scientifico-tecnologica. Il mercato, inteso come meccanismo istituzionale, rischia di funzionare bene solo come meccanismo di allocazione di risorse: non è un meccanismo adeguato per generare nuove risorse (Williamson, Stiglitz)”” (pag 58) (Cristiano Antonelli, L’innovazione tecnologica nella grande impresa)”,”ECOI-259-I”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Giorgio MORI Lars MJOSET Nick SALVATORE Kozo YAMAMURA Carlo BOFFITO Edoarda MASI Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Eswaran SRIDHARAN Matteo PIZZIGALLO Maurizio FERRERA Ian GOUGH e Nico SIEGEL Jacques VERON”,”Storia della economia mondiale. 10. Fra modernizzazione e arretratezza. I profondi divari fra Nord e Sud del mondo.”,”10 Saggi di Giorgio MORI Lars MJOSET Nick SALVATORE Kozo YAMAMURA Carlo BOFFITO Edoarda MASI Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Eswaran SRIDHARAN Matteo PIZZIGALLO Maurizio FERRERA Ian GOUGH e Nico SIEGEL Jacques VERON Dimensioni e caratteristiche del miracolo. “”Che nel Giappone del dopoguerra si sia verificato un miracolo economico, seguito da una ‘performance’ invidiabile negli anni Settanta, risulta già evidente dal tasso di crescita del prodotto interno lordo del paese. Questo in percentuale e in termini reali, è stato del 7.6 per cento nel periodo 1951-55; dell’8.7 per cento nel 1956-60; del 9.7 nel 1961-65; del 12,2 per cento nel 1966-70; del 5.1 per cento nel 1971-75 e del 5.9 per cento nel 1976-79. I tassi medi di crescita, fra il 1956 e il 1970 e fra il 1971 e il 1979, sono stati rispettivamente del 10.2 per cento e del 5.4 per cento; in ciascuno di questi due periodi sono stati i più alti di tutte le grandi economie industriali, compresa la Germania occidentale, che a sua volta è stata protagonista di un miracolo economico. Ma i fattori più importanti per il mantenimento di questo tasso di crescita sono stati la crescita degli investimenti fatti per espandere la capacità produttiva del paese e per accrescere l’efficienza della produzione con l’adozione di nuove tecnologie, unitamente alla crescita costante delle esportazioni di manufatti sempre più avanzati sul piano tecnologico”” (pag 341) [‘La “”performance”” economica del Giappone’ di Kozo Yamamura]”,”ECOI-259-L”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Charles P. KINDLEBERGER Umberto COLOMBO Luciano GALLINO Cristiano ANTONELLI Aris ACCORNERO Detlef K. MÜLLER Gérard LAFAY Sergio VACCA’ e Antonello ZANFEI Philip G. CERNY Pier Carlo PADOAN Federico ROMERO Peter RUTLAND Kozo YAMAMURA Andrew GAMBLE Michel ALBERT”,”Storia della economia mondiale. 11. Nuovi equilibri in un mercato globale. Un’economia transnazionale e l’implosione dell’Est comunista.”,”11 Saggi di Charles P. KINDLEBERGER Umberto COLOMBO Luciano GALLINO Cristiano ANTONELLI Aris ACCORNERO Detlef K. MÜLLER Gérard LAFAY Sergio VACCA’ e Antonello ZANFEI Philip G. CERNY Pier Carlo PADOAN Federico ROMERO Peter RUTLAND Kozo YAMAMURA Andrew GAMBLE Michel ALBERT Cause ipotetiche del ritardo cinese nello sviluppo capitalistico. “”L’insuccesso della Cina nell’eguagliare la vitalità e la crescita economica dell’Europa occidentale dopo la rivoluzione industriale, e forse anche prima, è stato spiegato da Pomeranz con la scarsa disponibilità di carbone e di nuovi prodotti provenienti dall’estero, ma sono state avanzate molte altre ipotesi, soprattutto da analisti occidentali. Jared Diamond pone l’accento sulla configurazione geografica: l’Europa è divisa da fiumi e montagne che separano un’area dall’altra, formando nazioni separate, con proprie culture, linguaggi e una implicita concorrenza economica e politica. La Cina, al contrario, fu presto unificata con una sola lingua e una sola cultura, e si ritirò dal mondo nel XV secolo quando scoppiò accidentalmente una controversia tra i mandarini e gli eunuchi al servizio degli imperatori, risoltasi con la vittoria dei mandarini, che abolirono il commercio dominato dagli eunuchi. Un’altra spiegazione geografica è individuata nelle connessioni esistenti in Cina (come in altri paesi) fra acqua e terra. La coltivazione del riso nella Cina meridionale richiede il controllo di piogge incostanti, il che rende necessaria una grande quantità di manodopoera per curare la manutenzione dei canali, costruire dighe, assicurare la manutenzione dei bordi dei fiumi in periodi di forti piogge. La stagionalità del lavoro e la difficoltà di radunare un gran numero di lavoratori nei periodi di maggior necessità, indusse il governo cinese a mantenere a propria disposizione una quantità costante di forza lavoro, impiegata nella stagione secca per la difesa, la costruzione della Grande Muraglia e gli immensi palazzi imperiali. Sulle differenze geografiche fra Cina ed Europa si sofferma anche David Landes, in un capitolo in cui difende le teorie espresse da Karl Wittfogel nel libro ‘Oriental Despotism’, secondo cui la Cina sarebbe stata una “”società idraulica””, un concetto dapprima criticato e poi trascurato. David Landes pone l’accento soprattutto sulla cultura nel distinguere le società dinamiche da quelle statiche. I cinesi all’estero avrebbero avuto più successo economico di quelli rimasti in patria, perché nel nuovo insediamento costituivano delle minoranze intelligenti. Questa ipotesi non si discosta molto da quella di Everett E. Hagen, che attribuisce un forte spirito di intrapresa a gruppi sociali quali i dissidenti inglesi che, esclusi dai posti di potere, cercarono soddisfazione nel campo degli affari, o da quella di Mancur Olson che spiega il miracolo economico della Germania occidentale e quello analogo del Giappone come conseguenza della sconfitta nella seconda guerra mondiale: questo evento spezzò quelle che egli definisce “”coalizioni distribuitive””, più generalmente conosciute come gruppi di interesse, dando spazio a nuovi individui competitivi in campo commerciale e a governi con nuove idee”” (pag 10-11)”,”ECOI-259-M”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Giorgio RUFFOLO Giuseppe ARE Keith GRIFFIN Carlo Maria GUERCI Amilcare MANTEGAZZA Luigi ORSENIGO Robin MANSELL Peppino ORTOLEVA Tony SAICH Eswaran SRIDHARAN Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Valerio CASTRONOVO”,”Storia della economia mondiale. 12. Nuovi equilibri in un mercato globale. Le sfide dell’Asia e le tempeste del turbocapitalismo finanziario.”,”12 Saggi di Giorgio RUFFOLO Giuseppe ARE Keith GRIFFIN Carlo Maria GUERCI Amilcare MANTEGAZZA Luigi ORSENIGO Robin MANSELL Peppino ORTOLEVA Tony SAICH Eswaran SRIDHARAN Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Valerio CASTRONOVO “”Il primo di questi attributi nuovi de capitale finanziario è l’enormità delle sue dimensioni, misurata appunto dalla somma degli scambi da mercato a mercato, in un dato arco di tempo. Ebbene, nell’arco delle 24 ore, questa somma è da seicento a ottocento volte maggiore di quella che sarebbe necessaria per saldare il conto della vendita di tutti i beni reali scambiati in una giornata. Chirac ebbe modo di rilevare a proposito di questo fenomeno, che esso erode la sovranità economica degli Stati nazionali, lasciando nei governi un senso di impotenza a fare qualcosa in difesa degli interessi dei loro paesi. Dagli anni Settanta in poi, più violentemente ben cinque volte nel corso degli anni Novanta (crisi messicana e dell’America Latina, crolli delle Tigri asiatiche), le crisi finanziarie si sono susseguite e riprodotte incessantemente. Kindleberger nel suo capolavoro sulle crisi finanziarie, ironicamente postilla da saggio vegliardo che questa convergenza ha ineccepibilmente confermato i sogni di chi crede nella razionalità dei mercati. Soros, a proposito dei governi sud-americani: “”volevamo la democrazia, ma siamo finiti al mercato dei titoli””. Quanto più aumenta la massa dei capitali non controllabili e imbrigliabili tanto più speculatori socialmente irresponsabili diventano arbitri della vita di popoli e paesi. Da quando è cominciata questa svolta intorno al 1980 lo stock totale dei titoli finanziari è cresciuto due volte e mezzo più del Pil delle grandi economie industriali. Considerata in un primo momento con favore in quanto impediva ai governi di perpetuare le loro bricconate dell’era meridiana dei vincolismi, comincia ora a preoccupare quando la si vede polverizzare nelle mani dei governi gli strumenti di un’efficace politica monetaria e fiscale. Si potrebbe dire che questa capacità di imperio e di condizionamento dei mercati finanziari non ha impedito che gli Usa ingigantissero di anno in anno le proprie condizioni debitorie verso tutto il resto del mondo. La pericolosa irrazionalità del fatto che quanto più il debito cresce tanto meno il resto del mondo sembra impaurito dall’incenerimento del dollaro nel cambio mette in evidenza un altro fatto che di rado o mai si affronta: il problema della cosiddetta non cittadinanza apolide del capitale trasmigrante. I capitali finanziari hanno in realtà origine per il 60 per cento negli Usa che li attirano, li attivano e ne elaborano le strategie; sono guidati da americani; e impongono a tutti gli altri le norme di comportamento usali in America”” (pag 319) [Giuseppe Are, I nodi critici della globalizzazione]”,”ECOI-259-N”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Jean GUILAINE Vittorio MARCHIS Mario LIVERANI Paolo DAFFINA’ Andrea GIARDINA Giuseppe SASSATELLI Eva CANTARELLA Domenico MUSTI Charles R. WHITTAKER Emanuela ERCOLANI COCCHI Gabriella BODEI GIGLIONI Keith HOPKINS Giancarlo SUSINI Elio LO-CASCIO Aldo SCHIAVONE Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Piero CORRADINI Robert FOSSIER Massimo MONTANARI Gérard SIVERY Giorgio CHITTOLINI Stevan A. EPSTEIN Jacques DUPAQUIER Christopher DYER Ugo TUCCI Louis BAECK”,”Storia dell’economia mondiale. 1. Permanenze e mutamenti dall’antichità al medioevo.”,”Saggi di Jean GUILAINE Vittorio MARCHIS Mario LIVERANI Paolo DAFFINA’ Andrea GIARDINA Giuseppe SASSATELLI Eva CANTARELLA Domenico MUSTI Charles R. WHITTAKER Emanuela ERCOLANI COCCHI Gabriella BODEI GIGLIONI Keith HOPKINS Giancarlo SUSINI Elio LO-CASCIO Aldo SCHIAVONE Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Piero CORRADINI Robert FOSSIER Massimo MONTANARI Gérard SIVERY Giorgio CHITTOLINI Stevan A. EPSTEIN Jacques DUPAQUIER Christopher DYER Ugo TUCCI Louis BAECK “”(…) per citare Braudel, la pirateria era semplicemente “”una forma suppletiva della grande guerra”” (pag 175) [C.R. Whittaker, I popoli del mare] Marx e il primo macchinismo “”Gli storici hanno seguito con attenzione i progressi tecnici che hanno a poco a poco sganciato la produzione economica medievale dalla teoria degli antichi. I due principali settori in cui l’uomo ha così liberato, attraverso lo sforzo richiesto ormai ad altri più che a lui, un tempo e un’efficacia di cui ha saputo gestire l’impiego, riguardano il dominio della forza animale e quello della natura. Equipaggiare, alimentare, aggiogare, utilizzare in modo migliore cavalli, muli e buoi, ottenere, in mancanza di nuove specie addomesticate, un miglioramento delle razze attraverso incroci tra i branchi, affinare le tecniche di allevamento e quelle del trattamento del cuoio e della lana: attraverso tutto ciò si è aperta una via importante verso un’alimentazione migliore, maggiori volumi di scambi, maggiore rapidità nei lavori. Degli effetti sociali che ne derivarono a beneficio del possessori di animali da sella o da lana, i guerrieri o la Chiesa, non ci occuperemo qui; riguardo al dominio del fuoco, e agli eccezionali progressi conosciuti dalla siderurgia tra l’XI e il XIV secolo, basti considerarne le applicazioni nei campi delle armi e degli utensili. Ma è sempre l’uomo ad intervenire in questi settori: fabbro, boscaiolo, pastore, conciatore o tessitore, è lui che si affatica. Invece, il mulino ad acqua lavora per lui, e Marx aveva visto perfettamente come questo “”primo macchinismo”” costituisse una rottura cruciale con l’antichità; macinare il grano, spremere le olive o frantumare la corteccia degli alberi, battere il ferro, la lana o il guado non è compito dei muscoli degli schiavi. Che ancora una volta l’uso della macchina passi sotto il controllo del ricco e del padrone è un effetto sul quale non ci può essere discussione”” (pag 393) [Robert Fossier, Dal mondo mediterraneo dell’antichità all’Europa medievale’] [(in) Valerio Castronovo, a cura, ‘Storia dell’economia mondiale. 1. Permanenze e mutamenti dall’antichità al medioevo’, Roma Bari, 1996]”,”ECOI-345″
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di E. BAGNASCO M.E. BIANCHI TONIZZI C. BINEL V. CASTRONOVO A. CURAMI A.M. FALCHERO F. FASCE A. GUAGNINI G. MALGERI A. MANTEGAZZA A. MOLINARI A. RASTELLI L. SEGRETO L. TOMASSINI M. VASTA”,”Storia dell’ Ansaldo. 4. L’Ansaldo e la Grande Guerra, 1915 – 1918.”,”[Si segnalano in particolare tre capitoli che riguardano la Prima guerra mondiale: ‘L’economia di guerra’ (Castronovo), ‘L’Ansaldo e la mobilitazione industriale’ (Tomassini), ‘La produzione di armi e munizioni’ (Curami). [‘Se quindi da un lato la nascita della Banca Italiana di Sconto era la risultante di un coacervo di forze e di interessi cui il conflitto mondiale aveva offerto obiettivi comuni, in un clima di aperta contrapposizione al maggior istituto di credito ordinario del Paese e alle sue alleanze politiche, che avrebbe finito col condizionare, al pari dell’ingombrante alleanza con L’Ansaldo perroniana l’intera, breve, esistenza della “”banca italianissima””; essa segnava d’altra parte una tappa fondamentale nello sviluppo della grande azienda genovese, a cui nessun’altra banca italiana sembrava voler offrire gli enormi crediti che le erano necessari per portare avanti fino in fondo un programma di integrazione verticale che, secondo i progetti dei suoi dirigenti, avrebbe dovuto ottenerle il posto di comando della economia italiana’ [A.M. Falchero, ‘L’Ansaldo e la Banca Italiana di Sconto’] (pag 25-25); ‘Per alcuni aspetti essenziali, l’Ansaldo durante la guerra fu estremamente agevolata dalla Mobilitazione industriale, o per meglio dire da alcuni dei suoi caratteri costitutivi di fondo. La rigida gestione del mercato del lavoro, e la conseguente possibilità di fruire di manodopera abbondante e a basso costo, la scelta iniziale di incentivare la produzione a prezzi tanto elevati, probabilmente concepita allo scopo di permettere lo sfruttamento di un potenziale produttivo disperso e arretrato, ma che in realtà fu la base anche per i grandiosi piani di ampiamento produttivo dell’impresa ligure; infine, gli stessi limiti della Mobilitazione industriale, come la mancanza di un efficiente servizio amministrativo, di regolarità nei contratti, e sopratttutto la mancanza di una pianificazione complessiva e organizzata della produzione bellica, costituirono le premesse essenziali su cui l’Ansaldo poté trovare lo spazio per realizzare il proprio modello di sviluppo durante la guerra’ [L. Tomassini, ‘L’Ansaldo e la mobilitazione industriale’] (pag 51); ‘Come vincere la guerra e perdere la pace. Così potremmo sintetizzare la parabola dell’Ansaldo nel corso di quel tornante cruciale che anche per l’economia italiana fu il primo conflitto mondiale. Nessun’altra grande impresa, fra quelle operanti nella penisola, conobbe una crescita tanto rapida e imponente, e un crollo altrettanto repentino e di così vaste proporzioni. E’ vero che gli anni fra il 1915 e il 1918 videro un’ascesa eccezionale della Fiat, ma non al punto da proiettarla, come avvenne invece per l’Ansaldo, ai vertici del firmamento industriale. Ed è pur vero che l’Ilva seguì la stessa sorte dell’impresa genovese; ma il suo tonfo non produsse comunque, alla sommità e nel quadro complessivo dell’industria italiana, gli stessi mutamenti di scenario provocati dalla caduta dell’Ansaldo. Lungo l’intero arco della Grande Guerra la marcia del gruppo capitanato dai perrone era stata pressoché trionfale’ [Valerio Castronovo, ‘Un profilo d’insieme] (pag 261); ‘L’Ansaldo svolse un ruolo rilevante nella mobilitazione industriale durante la Grande Guerra . Affermatasi nella fabbricazione non solo di artiglierie e munizioni, ma anche di aerei, navi e mezzi blindati, sulla base di un complesso sistema che mirava a una organizazione verticale, l’impresa genovese giunse a fregiarsi del titolo di “”arsenale d’Italia”” nella campagna militare conclusasi vittoriosamente per il nostro paese. E i Perrone, sia per sorreggere che per rafforzare le posizioni preminenti così conquistate, tentarono la scalata della Banca Commerciale (Comit) e della Fiat. Attraverso vari saggi vengono ricostruite le diverse fasi e componenti di questa formidabile ascesa dell’ Ansaldo e, insieme, le cause latenti che avrebbero determinato di lì a poco il suo declino’ (4° cop) ]”,”QMIP-229″
“CASTRONOVO Valerio”,”L’avventura dell’unità europea. Una sfida con la storia e il futuro.”,”Valerio Castronovo è ordinario di Storia contemporanea nell’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia ‘Prometeo’. Fra le sue ultime pubblicazioni: L’eredità del Novecento, Che cosa ci attende in un mondo che cambia.”,”EURx-044-FL”
“CASTRONOVO Valerio”,”L’Italia del miracolo economico.”,”Valerio Castronovo insegna all’Università di Torino e dirige la rivista scientifica ‘Prometeo’ (2010). I ritmi di crescita tra il 1958 e il 1963: il Pil che nel precedente triennio era aumentato del 7.5 per cento, in media, continuò a crescere del 6,5 annuo, e giunse a sfiorare l’8 per cento nel 1961, quando si festeggiò il centenario dell’Unità d’Italia. (pag 29) Fra il 1951 e il 1961 l’industria aveva accresciuto i suoi addetti dal 32 al 40 per cento della popolazione attiva superando di 15 pnti quella occupata nell’agricoltura (pag 29) Crescita esportazioni (pag 38)”,”ITAE-001-FC”
“CASTRONOVO Valerio PALETTA Giuseppe GIANNETTI Renato BOTTIGLIERI Bruno”,”Dalla luce all’energia. Storia dell’ Italgas. Da Lione a Torino. All’origini dell’industria del gas (1837-1880) (Paletta) – Maturità e declino del gas illuminante (1880-1920) (Giannetti) – Dal periodo fra le due guerre agli sviluppi più recenti (Bottiglieri).”,”V. Castronovo (1935) insegna storia contemporanea all’Università di Torino. Ha al suo attivo molte opere. Giueppe Paletta (1952) si è laureato in Scienze politiche a Milano. Ha scritto saggi sulla Camera del Lavoro di Milano e sull’industria del gas a Milano. Renato Gianetti (1948) lavora presso l’università di Firenze. E’ autore di saggi sul ristagno del capitalismo, sull’economia italiana tra le due guerre e sulla storia della tecnologia. Bruno Bottiglieri, studioso di storia economica, svolge attività presso la Fondazione Giovanni Agnelli di Torino ed è curatore scientifico del progetto “”Archivio storico Fiat””.”,”ECOG-104″
“CASTRONOVO Valerio”,”Giovanni Agnelli.”,”Valerio Castronovo è ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino. Tra le sue opere: ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’ (1981) e ‘Grandi e piccoli borghesi’ (1988). I rapporti con la Germania nazista. La “”Deutsche Fiat””. “”La Fiat, in coincidenza con il notevole impulso dato dal regime nazista allo sviluppo della motorizzazione, aveva anzi voluto portarsi in Germania su un piano di «collaborazione costruttiva», passando dal semplice commercio d’esportazione alla fabbricazione sul posto, nel Württemberg, di propri modelli in serie con manodopera e tecnici tedeschi: nell’ambito dello stesso «piano quadriennale» elaborato dal governo tedesco per il riassorbimento della disoccupazione e il potenziamento dell’economia. Dalla NSU – ricostruita con l’appoggio della Dresdner Bank e alla cui sovrintendenza Agnelli aveva dislocato uno degli uomini più abili del suo ‘staff’, Piero Bonelli -, uscivano più di diecimila vetture l’anno. E nell’agosto 1938 Mussolini aveva voluto che proprio nella fabbrica di Heilbronn venisse sancita, anche a livello operaio, la rinnovata intimità di rapporti con la Germania nazista. Più di duecento lavoratori della Fiat erano stati così trasferiti in Germania, per una settimana, tra l’8 e il 13, ospiti del Fronte del lavoro, per una serie di cerimonie di «cameratismo e di solidarietà», che avevano visto, fra l’altro, la presenza ufficiale della delegazione italiana al grande raduno indetto da ‘gauleiter’ Julius Streicher per la demolizione della sinagoga di Norimberga. Ciò non toglie che, dietro l”entente’ politica e la stessa consistenza dei rapporti economici stabiliti con il governo di Berlino, continuassero ad agitarsi difficili problemi di convivenza tra la Fiat e l’industria tedesca, allorché il confronto si spostava sul mercato internazionale, in particolare nei paesi dell’Europa orientale”” (pag 570-571) La guerra imminente. La questione dei carri armati pesanti (1939) “”Di fatto i tecnici della Fiat, sulla base dell’esperienza in Etiopia, ma anche in Spagna, sul materiale inviato dai tedeschi e dai russi, si erano preoccupati nel settembre 1939 di stendere un inventario dell’armamento italiano nel campo dei mezzi corazzati e degli autotrasporti. Ne erano venute fuori valutazioni estremamente scoraggianti. Per cominciare, i carri d’esplorazione, presi in esame dal Ministero della Guerra nel lontano 1928 e modificati nel 1935, dovevano considerarsi superati sotto tutti gli aspetti, quanto ai carri di rottura e di accompagnamento per la fanteria, il materiale era meno decrepito (i capitolati d’appalto risalivano al 1937), ma era già stata una fatica far accettare allo stato maggiore una modifica di peso di otto tonnellate. Oltretutto, i reparti che li avevano avuti in dotazione non erano motorizzati che in minima parte e le commesse passate alla Fiat non erano andate più in là di un centinaio di unità, ripartite in dieci esemplari al mese. In sostituzione del carro leggero da tre tonnellate, armato di mitragliatrice e difeso da una corazza che arrestava solo il tiro della fucileria, la famosa «scatoletta di sardine», la Fiat-Ansaldo aveva proposto nel settembre 1938 un carro di cinque tonnellate, meglio munito e protetto; ma il progetto era stato respinto e, poiché le due aziende avevano continuato a proprie spese a costruirne dei campioni, il ministero della Guerra era intervenuto per autorizzarne la fabbricazione soltanto per la richiesta dei governi esteri! Quanto ai carri medi, l’andamento delle operazioni belliche in Spagna aveva dimostrato – secondo i dirigenti della Fiat – la necessità di aumentare tonnellaggio, velocità e protezione dei carri. Ragion per cui Agnelli aveva pensato di accantonare il carro M. 11 per proporne un altro, l’M. 13 da 14 tonnellate e mezzo. Ma come per il carro L. 6, così anche per quest’ultimo modello non era stata presa alcuna decisione da parte dell’autorità militare, che aveva preferito risparmiare soldi e scorte di benzina. Ma le note più dolenti cadevano a proposito dei mezzi pesanti, per via – così si legge nel documento della Fiat – dell’«ossessione del ponte militare in dotazione al Genio Pontieri, che ha contenuto il tonnellaggio dei carri armati»; né del resto erano mutate le vetuste concezioni di una guerra alpina, di semplice posizione. Ferma era rimasta anche la produzione di autoblindo-mitragliatrici, i cui campioni erano pur stati allestiti nel secondo semestre del 1937: alcuni esemplari erano finiti alla polizia coloniale, ma l’iniziativa non aveva avuto altri sviluppi. In conclusione, al settembre 1939 la Fiat aveva in corso di produzione per l’esercito italiano un solo tipo di carro armato, l’M 11, che sarebbe uscito dalle officine soltanto nella tarda primavera del 1940. Quanto all’autotrasporto militare, la situazione non era meno arretrata, dato che decine di milioni continuavano ad essere spesi a foraggiare e custodire un vastissimo parco di «trazione animale». Soltanto dopo ripetute pressioni di Balbo si era evitato di imbarcare per la «quarta sponda» vecchi automezzi, buoni tutt’al più per le strade alpine, con motori che si usuravano dopo 2.000 km. e con ruote che si insabbiavano appena fuori dalla litoranea”” (pag 582-583)”,”ECOG-105″
“CASTRONOVO Valerio”,”Giovanni Agnelli. La Fiat dal 1899 al 1945.”,”Valerio Castronovo è ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino. E’ autore di studi sulla cultura e l’amministrazione negli stati italiani fra Cinque e Seicento, sulla classe politica e sull’industria nell’Ottocento e nel periodo fascista. Tra le sue opere: ‘La stampa italiana dall’Unità al fascismo’ (1970), ‘La rivoluzione industriale’ (1973), ‘La storia economica dall’unità ad Oggi’ (1975), ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’ (1981), ‘Grandi e piccoli borghesi’ (1988), ecc. Le sovvenzioni ai partigiani. “”E Agnelli? Il suo nome non ricorreva nei carteggi di quei giorni. È un fatto che il vecchio senatore non seguiva più da vicino le vicende interne di fabbrica, limitandosi a lasciar fare a Valletta, o ai suoi collaboratori più intimi. Al di là delle coperture offerte da alcuni settori moderati della coalizione antifascista, la sua linea di condotta rimaneva comunque ferma all’ancoraggio con gli anglo-americani. Né si spiegherebbero gli ultimi avvenimenti alla Fiat del settembre-novembre 1944 se non si tenesse conto dei rapporti sotterranei e degli impegni assunti per il prossimo futuro con gli Alleati dagli emissari di Agnelli riconfermati da Valletta a Torino. Già il maggiore Temple, in un incontro durante la sua missione con il commissario regionale di GL Ronza, aveva fatto intendere chiaramente che la difesa degli impianti industriali era questione di sua stretta competenza, al di là delle azioni spontanee di boicottaggio degli operai e delle «impazienze» dei partigiani (90). E analogamente si sarebbe pronunciato il suo successore, Stevens. In sostanza gli Alleati ritenevano allora che i Tedeschi si sarebbero ritirati, per un’estrema difesa militare, al di là dell’Adige; e che, pertanto, l’industria piemontese e in particolare la Fiat dovesse mantenere ad ogni costo un minimo di efficienza tecnica. (…)”” (pag 501); “”Benedetto Rognetta, già addetto alla Fiat dal 1937 ai «rapporti con gli stati esteri» e rientrato a Torino con «decisa nomea di antifascista», si era assunto allora il compito di riprendere i contatti con il Clnrp. Si trattava di rapporti di natura eminentemente economica con la commissione finanziaria, presieduta dal democristiano Teresio Guglielmone, affiancato dal socialista Piero Passoni ma non per questo meno importanti. Osserverà quest’ultimo, allora rappresentante del partito socialista del Cln piemontese: “”Era difficile avvicinare i finanzieri e gli industriali, specialmente gli industriali che erano sottoposti ad un controllo assiduo da parte degli ufficiali sorveglianti tedeschi; tuttavia riuscimmo ad aggirare gli ostacoli e posso dire che questo ultimo periodo è stato superato grazie a questi finanziamenti che arrivavano settimanalmente a noi attraverso persone di fiducia quale il dott. Benedetto Rognetta, tuttora funzionario Fiat””. Di fatto, sarebbe passata per tramite dl Rognetta la parte più cospicua delle sovvenzioni concesse da Agnelli e da Valletta al movimento partigiano: 30 milioni prima, in un unico versamento; 25-26 milioni, successivamente. Su questo punto concordano sia la deposizione resa dopo la Liberazione dal Guglielmone, sia quella dello stesso Rognetta, convalidata più tardi dal Passoni: «quando il Longhi (Alfredo Pizzoni, presidente del Clnai) venne a Torino – dirà l’ex presidente della Commissione economica nel corso della prima riunione del Clnpr, il 28 agosto, dedicata all’audizione dei testi a carico e a difesa sul «caso Valletta» – per cercare un sovvenzionamento per il movimento di liberazione da parte del governo italiano (doveva ricevere 300 milioni), dato il ritardo di questo sovvenzionamento, chiese a Valletta 30 milioni a titolo di prestito; il Valletta li diede senz’altro facendo capire, anzi, come non fosse necessaria la restituzione»”” (pag 501, 503-04). Valerio Castronovo è autore di studi sulla cultura e l’amministrazione negli stati italiani fra Cinque e Seicento, sulla classe politica e sull’industria nell’Ottocento e nel periodo fascista. Tra le sue opere: ‘La stampa italiana dall’Unità al fascismo’ (1970), ‘La rivoluzione industriale’ (1973), ‘La storia economica dall’unità ad Oggi’ (1975), ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’ (1981), ‘Grandi e piccoli borghesi’ (1988), ecc.”,”ECOG-107″
“CASTRONOVO Valerio”,”Imprese ed economia in Piemonte. Dalla “”grande crisi”” a oggi.”,”Valerio Castronovo, nato a Vercelli il 15 febbraio 1935, è attualmente (1977) ordinario di storia moderna nell’Università di Torino. Perfezionati i suoi studi presso la Fondazione Luigi Einaudi, ha pubblicato varie ricerche sulla classe politica e sulla storia dell’industria nell’Ottocento e nel periodo fascista.”,”ITAE-008-FP”
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro e lo sviluppo economico italiano, 1913-1983.”,”Valerio Castronovo è ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia “”Prometeo”” (1983). “”«L’abito – scriveva Osio a Mussolini il 15 marzo 1940 – è divenuto ormai stretto per il vigoroso organismo creato sotto le vostre direttive. Il Credito Italiano e la Commerciale hanno ciascuno una rete di filiali superiore di 3 o 4 volte a quella della Banca del Lavoro». Non era la prima volta, come abbiamo visto, che Osio cercava di aggirare gli sbarramenti dell’Ispettorato rivolgendosi direttamente al capo del governo, né sarà l’ultima”” (pag 165)”,”ITAE-013-FP”
“CASTRONOVO Valerio”,”Le rivoluzioni del capitalismo.”,”Valerio Castronovo (Vercelli, 1935) è stato ordinario di Storia contemporanea all’università di Torino.”,”BORx-003-FV”
“CASTRONOVO Valerio DI-NOLFO Ennio SCOPPOLA Pietro TRANFAGLIA Nicola BELLINO Enrico COLOMBO Emilio BUSETTI Fabio COPPO Alessandro CASSINA Cristina BONECHI Simone SENIGAGLIA Cristiana FAUCCI Riccardo DITTRICH-JOHANSEN Helga CECI Lucia GRASSI Davide MAINIERI Marta GENETT Timm HAYEK F.A. EINAUDI Luigi”,”La ricostruzione dell’economia (Castronovo); Problemi della politica estera italiana nel secondo dopoguerra (Di Nolfo); La storiografia sulla Resistenza (Scoppola); Sulla nascita del sistema politico repubblicano. Peculiarità e contraddizioni (Tranfaglia); La ripresa dell’analisi classica della concorrenza. Stabilità e instabilità nei modelli di gravitazione ‘cross-dual’ (Bellino); «Ristrutturazione difensiva» e segnalazione durante le prime fasi di transizione (Colombo); Una caratterizzazione del ciclo italiano secondo l’approccio strutturale alle serie temporali (Busetti); L’efficienza economica delle procedure fallimentari: un confronto internazionale (Coppo); Chateaubriand e il problema della storia (Cassina); L’alto clero toscano dal «Viva Maria» alla caduta di Napoleone (Bonechi); La sostanza etica: Charles Taylor e l’eredità hegeliana nel comunitarismo (Senigaglia); Giovanni Amendola e gli economisti del suo tempo (Faucci); «Al gineceo non si torna!». Le intellettuali italiane tra femminismo e femminilità durante il ventennio fascista (Dittrich-Johansen); L’editoria cattolica nel periodo postconciliare. Il caso della Queriniana (Ceci); Consolidamento della democrazia e riforme economiche in Argentina. Dagli albori del peronismo al neoliberismo (Grassi); L’emigrazione moranese in Saar quarant’anni dopo (Mainieri).”,”Contiene il saggio: – ‘La storiografia sulla Resistenza’ di Pietro SCOPPOLA (pag 71-88)”,”ANNx-026-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINA’ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI Giancarlo SUSINI Charles R. WHITTAKER”,”Storia della economia mondiale. 1. Dall’antichità al Medioevo. Dal neolitico agli albori del primo millennio.”,”Lavori pubblici e occupazione nell’Impero Romano”,”ECOI-014-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad VAN-DER-WOUDE”,”Storia della economia mondiale. 3. L’Europa al centro del potere. Le conquiste coloniali e i ricchi traffici transoceanici.”,”L’avvio del grande commercio globale (L’Europa fuori dall’Europa)”,”ECOI-015-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDON Pierre DEYON Philippe MINARD Michel MOLLAT Herbert S. KLEIN”,”Storia della economia mondiale. 4. L’Europa al centro del potere. Principi e finanzieri, compagnie commerciali e mercanti-imprenditori.”,”Privilegi e monopoli delle grandi compagnie commerciali”,”ECOI-016-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE”,”Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore.”,”‘Gli spilli di Adam Smith’, di Marco E.L. Guidi”,”ECOI-017-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS e Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgeniij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES”,”Storia della economia mondiale. 6. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisti.”,”Germania: Politica economica: dal cameralismo alle “”riforme liberali”” del primo Ottocento”,”ECOI-018-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LaFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE-CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA”,”Storia della economia mondiale. 7. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialismo.”,”Le ferrovie nei grandi spazi: l’America e la Russia”,”ECOI-019-FP”
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola, a cura, saggi di ABRUZZESE A. BECHELLONI G. CHIESA A. COLOMBO F. DARDANO M. FIORI G. GAMBARO M. GRANDINETTI M. A. VOLLI U. MURIALDI P. ORMEZZANO G.P. ORTOLEVA P. PILATI ISNENGHI M. LILLI L. LIVOLSI M. MONTELEONE F.”,”Storia della stampa italiana. Volume VII. La stampa italiana nell’ età della Tv, 1975-1994.”,”””Umberto Eco nel corso del 1992 aveva già chiesto esplicitamente ai giornalisti: «Perché scrivete notizie finte?» e aveva detto: «Giornali, siete diventati schiavi della televisione»”” (pag 54-55)”,”EDIx-032-FV”
“CASTRONOVO Valerio”,”Le rivoluzioni del capitalismo.”,”Valerio Castronovo (Vercelli, 1935) è ordinario di Storia contemporanea nell’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia ‘Prometeo’. Fra le sue ultime pubblicazioni: L’eredità del Novecento, Che cosa ci attende in un mondo che cambia.”,”ECOI-155-FL”
“CASTRONOVO Valerio”,”L’Italia del miracolo economico.”,”CASTRONOVO V. insegna all’Università di Torino e dirige la rivista scientifica ‘Prometeo’.”,”ITAS-003-FC”
“CASTRONOVO Valerio”,”Fiat. 1899-1999. Un secolo di storia italiana.”,” Gli interessi americani della Fiat (1940) (pag 587) Le reprimende del duce (1940) (pag 589) “”Da Mirafiori e da altri stabilimenti del Gruppo, si riteneva di poter sfornare nel giro di tre-quattro mesi 3.000 autocarri e camionette, 420 carri armati, 400 unità motorizzate, un centinaio di apparecchie e 400 grossi motori d’aviazione. …. finire (pag 595-596)”,”ECOG-006-FC”
“CASTRONOVO Valerio; ANTISERI Dario”,”Le origini del sindacalismo riformista (Castronovo); Popper e le basi teoriche del riformismo (Antiseri).”,”Relazione di Castronovo al convegno internazionale nel centenario della nascita di Bruno Buozzi, Torino, novembre 1981 L’organizzazione sindacale agiva non soltanto come correttivo pratico ai “”mali originati dal capitalismo”” (per dirla con Bernste

Biblioteca Isc ordinata per nome autore, B4

“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura, contributi di Rosella IDÉO Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Matilde ADDUCI Marco CORSI Simone CANTINI Marco BUTTINO”,”L’incerta vigilia del nuovo secolo in Asia. Asia Major 2000.”,”Matilde Adduci è una giovane studiosa che si occupa della storia moderna e contemporanea dell’Asia meridionale, con particolare riferimento ai rapporti fra Congresso Nazionale Indiano e classe contadina nel periodo nazionalista. Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi per i Popoli Extraeuropei C. Bonacossa dell’Università di Pavia, è dottore honoris causa in Storia dell’India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo Beonio-Brocchieri, della pubblicazione Asia Major, ne dirige la redazioni. Marco Buttino è professore associato i n Storia dell’Europa orientale all’Università di Torino e membro della redazione della rivista Central Asian Survey di Londra. Simone Cantini ha vissuto, per ragioni professionali, in Cina e in Asia meridionale per molti anni, visitando in più occasioni l’Afghanistan. Renzo Cavalieri è ricercatore presso l’Istituto di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Enrica Collotti Pischel è professore ordinario di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Marco Corsi è dottorando in Sociologia dello sviluppo presso l’Università di Pisa. Rosella Idèo è ricercatore confermato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste. Corrado Molteni è professore associato di Giapponese della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Università Bocconi. Francesco Montessoro è professore supplente di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Gianni Salvini è docente di Sistemi economici comparati, Università di Pavia e di Programmazione economica (transizione al mercato delle economie socialiste), Università Boccomi. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino. Giorgio Vizioli, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano, già responsabile del Settore Asia-Pacifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, è collaboratore di diverse testate economiche e delle case editrici De Agostini e UTET.”,”ASIx-016-FL”
“BORSA Giorgio BEONIO BROCCHIERI Paolo a cura, Saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Enrica COLLOTTI PISCHEL Gianni FODELLA Francesco MONTESSORO Michelguglielmo TORRI Claudio ZANIER”,”L’altra Asia ai margini della bufera. Asia Major 1991.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Paolo Beonio-Brocchieri, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici e direttore del Centro Studi Cesare Bonacossa dell’Università di Pavia. Gianni Fodella, professore associato di Organizzazione economica internazionale nell’Università di Milano, visiting professor nell’Università di Kyoto e dell’Accademia cinese di Scienze sociali. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Krzysztof Gawlikowski, professore a contratto nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’U niversitò di Milano.”,”ASIx-017-FL”
“BORSA Giorgio a cura, saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Enrica COLLOTTI PISCHEL Gianni FODELLA Francesco MONTESSORO Michelguglielmo TORRI Claudio ZANIER Nicoletta DEL FRANCO”,”Le ultime trincee del comunismo nel mondo. Asia Major 1992.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Paolo Beonio-Brocchieri, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici e direttore del Centro Studi Cesare Bonacossa dell’Università di Pavia. Gianni Fodella, professore associato di Organizzazione economica internazionale nell’Università di Milano, visiting professor nell’Università di Kyoto e dell’Accademia cinese di Scienze sociali. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Krzysztof Gawlikowski, professore a contratto nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’U niversitò di Milano.”,”ASIx-018-FL”
“BORSA Giorgio a cura, contributi di Rosella IDÉO Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Matilde ADDUCI Marco CORSI Simone CANTINI Marco BUTTINO Michelguglielmo TORRI”,”L’Asia tra recessione economica e minaccia nucleare. Asia Major 1998.”,”Matilde Adduci è una giovane studiosa che si occupa della storia moderna e contemporanea dell’Asia meridionale, con particolare riferimento ai rapporti fra Congresso Nazionale Indiano e classe contadina nel periodo nazionalista. Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi per i Popoli Extraeuropei C. Bonacossa dell’Università di Pavia, è dottore honoris causa in Storia dell’India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo Beonio-Brocchieri, della pubblicazione Asia Major, ne dirige la redazioni. Marco Buttino è professore associato i n Storia dell’Europa orientale all’Università di Torino e membro della redazione della rivista Central Asian Survey di Londra. Simone Cantini ha vissuto, per ragioni professionali, in Cina e in Asia meridionale per molti anni, visitando in più occasioni l’Afghanistan. Renzo Cavalieri è ricercatore presso l’Istituto di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Enrica Collotti Pischel è professore ordinario di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Marco Corsi è dottorando in Sociologia dello sviluppo presso l’Università di Pisa. Rosella Idèo è ricercatore confermato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste. Corrado Molteni è professore associato di Giapponese della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Università Bocconi. Francesco Montessoro è professore supplente di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Gianni Salvini è docente di Sistemi economici comparati, Università di Pavia e di Programmazione economica (transizione al mercato delle economie socialiste), Università Boccomi. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino. Giorgio Vizioli, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano, già responsabile del Settore Asia-Pacifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, è collaboratore di diverse testate economiche e delle case editrici De Agostini e UTET.”,”ASIE-006-FL”
“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura, Contributi di Rosella IDÉO Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Matilde ADDUCI Marco CORSI Simone CANTINI Marco BUTTINO Elisa QUERCI Gianni SALVINI Benedetta TRIVELLATO”,”Crescita economica e tensioni politiche in Asia all’alba del nuovo Millennio. Asia Major 2000″,”Matilde Adduci è una giovane studiosa che si occupa della storia moderna e contemporanea dell’Asia meridionale, con particolare riferimento ai rapporti fra Congresso Nazionale Indiano e classe contadina nel periodo nazionalista. Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi per i Popoli Extraeuropei C. Bonacossa dell’Università di Pavia, è dottore honoris causa in Storia dell’India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo Beonio-Brocchieri, della pubblicazione Asia Major, ne dirige la redazioni. Marco Buttino è professore associato i n Storia dell’Europa orientale all’Università di Torino e membro della redazione della rivista Central Asian Survey di Londra. Simone Cantini ha vissuto, per ragioni professionali, in Cina e in Asia meridionale per molti anni, visitando in più occasioni l’Afghanistan. Renzo Cavalieri è ricercatore presso l’Istituto di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Enrica Collotti Pischel è professore ordinario di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Marco Corsi è dottorando in Sociologia dello sviluppo presso l’Università di Pisa. Rosella Idèo è ricercatore confermato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste. Corrado Molteni è professore associato di Giapponese della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Università Bocconi. Francesco Montessoro è professore supplente di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Gianni Salvini è docente di Sistemi economici comparati, Università di Pavia e di Programmazione economica (transizione al mercato delle economie socialiste), Università Boccomi. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino. Giorgio Vizioli, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano, già responsabile del Settore Asia-Pacifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, è collaboratore di diverse testate economiche e delle case editrici De Agostini e UTET. Benedetta Trivellato, laureata in Economia presso l’Università Bocconi di Milano, dal 1998 collabora all’ISPI come research assistant. ElisaQuerci è una giovane laureata in Scienze internazionali e diplomatiche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Trieste.”,”ASIE-007-FL”
“BORSA Giorgio BEONIO BROCCHIERI Paolo a cura, saggi di Gianni FODELLA Michelguglielmo TORRI Simonetta CASCI Krzysztof GAWLIKOWSKI Francesco MONTESSORO Enrica COLLOTTI PISCHEL”,”Asia Major. Un mondo che cambia.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Paolo Beonio-Brocchieri, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici e direttore del Centro Studi Cesare Bonacossa dell’Università di Pavia. Gianni Fodella, professore associato di Organizzazione economica internazionale nell’Università di Milano, visiting professor nell’Università di Kyoto e dell’Accademia cinese di Scienze sociali. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Krzysztof Gawlikowski, professore a contratto nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’U niversitò di Milano.”,”ASIx-022-FL”
“BORSA Giorgio a cura, saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Enrica COLLOTTI PISCHEL Nicoletta DEL FRANCO Rosella IDÉO Ralph R. KLEMP Giovanna MASTROCCHIO Francesco MONTESSORO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI”,”La fine dell’era coloniale in Asia Orientale. Asia Major 1993.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Nicoletta Del Franco, Dipartimento di sociologia, Università di Bologna. É cooperante al programma “”Generazione di reddito e formazione professionale per settori femminili in ambito turale in Bangladesh”” promosso dalla Associazione per la Partecipazione allo Sviluppo di Torino. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Ralph R. Klemp, laureato in Economia Aziendale all’Università Bocconi; diplomato all’istituto dello Studio sul medio ed Estremo Oriente (ISMEO) in Lingua e cultura indonesiana. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia.”,”ASIx-023-FL”
“BORSA Giorgio MASTROCCHIO Giovanna a cura, saggi di Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Rosella IDÉO Ralph KLEMP Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI Giorgio VIZIOLI”,”Tra democrazia e neo-autoritarismo. Asia Major 1995.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET.”,”ASIx-024-FL”
“BORSA Giorgio COLLOTTI PISCHEL Enrica a cura, saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Andrea CAMPANA Rosella IDÉO Giovanna MASTROCCHIO Francesco MONTESSORO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI”,”Luci e ombre sullo sviluppo in Asia Orientale. Asia Major 1994.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET.”,”ASIx-025-FL”
“BORSA Giorgio MASTROCCHIO Giovanna a cura, saggi di Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Marco CORSI Nicoletta DEL FRANCO Rosella IDÉO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI Giorgio VIZIOLI”,”Integrazione regionale e ascesa Internazionale. Asia Major 1996.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. Giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET. Marco Corsi, dottore in Scienze Politiche, specializzato in sociologia dello sviluppo, Central Hindi Directorate, New Delhi.”,”ASIE-008-FL”
“BORSA Giorgio a cura, saggi di Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Marco CORSI Rosella IDÉO Giovanna MASTROCCHIO Francesco MONTESSORO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI Giorgio VIZIOLI”,”Continua il miracolo asiatico? Asia Major 1997.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. Giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET. Marco Corsi, dottore in Scienze Politiche, specializzato in sociologia dello sviluppo, Central Hindi Directorate, New Delhi.”,”ASIE-009-FL”
“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura, saggi di Matilde ADDUCI Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Marco CORSI Elisa GIUNCHI Rosella IDÉO Riccardo REDAELLI Lina TAMBURRINO Michelgugliemo TORRI Benedetta TRIVELLATO Giorgio VIZIOLI”,”Trasformazioni politico-istituzionali dell’Asia nell’era di Bush. Asia Major 2001″,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. Giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET. Marco Corsi, dottore in Scienze Politiche, specializzato in sociologia dello sviluppo, Central Hindi Directorate, New Delhi. Matilde Adduci è autrice di Sri Lanka, i costi della guerra civile. Elisa Giunchi, dottore di ricerca in storia presso l’Università di cambridge, collabora con il Dipartimento di Studi Internazionali dell’Università degli studi di Milano. corrado Molteni è professore associato di Giapponese della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Universitàù Bocconi. Riccardo Redaelli è ricercatore confermato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Linatamburrino, giornalista professionista, ha lavorato per sei anni in Cina come corrispondente dell’Unità. Benedetta Trivellato, laureata in Economia presso l’Università Bocconi di Milano, dal 1998 collabora all’ISPI.”,”ASIx-026-FL”
“BORSA Giorgio”,”La nascita del mondo moderno in Asia Orientale. La penetrazione europea e la crisi delle società tradizionali in India, Cina e Giappone.”,”Giorgio Borsa è stato titolare della cattedra di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extraeuropei dell’Università di Pavia. É autore di: Gandhi, La nasciata del mondo moderno in Asia Orientale e Europa e Asia fra modernità e tradizione.”,”ASIx-028-FL”
“BORSCHEL Frank”,”Exkurs zur Marxschen Werttheorie. Das Kapital – eine Einführung in die Arbeitswertlehre von Karl Marx. In der Reihe: Politische Ökonomie im virtuellen Zeitalter.”,”Marx hat dem Kapitalismus zwar seinen Platz auf der Arena der menschlichen Geschichte zugewiesen – die Zukunft des Kapitals voraussagen konnte er indessen auch nicht. Das hier vorliegende Buch grefit erst einmal die von Marx in seinem Hauptwerk Das Kapital entwickelte Werttheorie auf. Und zwar als Kurzfassung der zentralen Punkte des dreibändigen Werkes, weswegen weite teile auch mehr oder weniger direkt an diesem angelehnt sind. Einführung, in der Reihe: Politische Ökonomie im virtuellen Zeitalter, Vorwort, Index, Literaturverzeichnis, Quellennachweis,”,”MADS-029-FL”
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Cesare VASOLI Massimo OLDONI Francesco SABATINI Maurizio DARDANO Vittorio RUSSO Massimo PALERMO”,”Storia generale della letteratura italiana. I. Il Medioevo, le origini e il Duecento.”,”Saggi di Cesare VASOLI Massimo OLDONI Francesco SABATINI Maurizio DARDANO Vittorio RUSSO Massimo PALERMO “”Mercanti e pellegrini furono i viaggiatori del Medioevo. A loro erano dedicati i manuali di conversazione che, se ebbero notevole fortuna con la diffusione della stampa, non dovevano essere meno ricercati nelle precedenti versioni manoscritte”” (pag 491)”,”REFx-176″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Vittorio RUSSO Achille TARTARO Paolo PROCACCIOLI Claudio GIOVANARDI Marco SANTAGATA e Vinicio PACCA Francesco TATEO Pasquale STOPPELLI”,”Storia generale della letteratura italiana. II. L’età di Dante, il Trecento, Petrarca e Boccaccio.”,”Saggi di Vittorio RUSSO Achille TARTARO Paolo PROCACCIOLI Claudio GIOVANARDI Marco SANTAGATA e Vinicio PACCA Francesco TATEO Pasquale STOPPELLI [‘L’onere ingente delle spese militari indusse i governi delle città a inasprire ulteriormente l’imposizione di tasse e di gabelle persino sui generi alimentari di prima necessità, una politica fiscale che non poteva non colpire ed emarginare le fasce più deboli del tessuto sociale, i contadini nelle campagne, i piccoli artigiani e i salariati delle botteghe di produzione commerciale nelle città. Ma neppure le compagnie finanziarie delle maggiori famiglie mercantili uscirono indenni da tale situazione: le relazioni di mercato con i maggiori Paesi europei avevano indotto le compagnie a rilasciare grossi prestiti di denaro ai sovrani di Francia (Filippo il Bello) o di Inghilterra (Edoardo III), a loro volta impegnati in dispendiose guerre di potere; e quando il re di Francia, dopo il 1303, cominciò a servirsi di banchieri francesi piuttosto che italiani, o addirittura il re d’Inghilterra, nel 1342, si rifiutò di riconoscere gli enormi debiti contratti con i banchieri fiorentini, quando la concorrenza dei mercanti catalani e dei fabbricanti inglesi di tessuti si fece via via più consistente, il tracollo finanziario a catena delle grandi compagnie fu inevitabile (dei Peruzzi nel 1343, degli Acciaiuoli nel 1345, dei Bardi nel 1346), generando nuova miseria, disoccupazione e conflittualità sociale. “”La più importante organizzazione commerciale del mondo medievale era stata spazzata via. E’ vero che il disastro era essenzialmente limitato a Firenze; non ne avevano risentito le attività commerciali di Genova e di Venezia nel Mediterraneo e anche a Firenze sopravvissero numerose ditte di più modeste proporzioni””, ma “”l’egemonia finanziaria dei Fiorentini sulle vie commerciali che portavano dal Mediterraneo verso l’Europa nord-settentrionale non risorse fino al quindicesimo secolo, allorché la banca dei Medici realizzò un’impresa che in qualche modo richiamava le proporzioni e la visione commerciale dei Bardi e dei Peruzzi”” (J.K. Hyde). Gli effetti sociali della generale recessione economica cominciarono a farsi sentire molto per tempo nell’intera Europa, con le prime sommosse popolari legate a questioni di occupazione lavorativa e di sostentamento per la sopravvivenza (V. Rutenburg): rivolte cittadine e contadine si ebbero nelle Fiandre (1322-1329), in Francia (la Jacquerie del 1358), a Perugia e a Siena (1371), a Firenze (il tumulto dei Ciompi, lavoratori dell’Arte della Lana, nel 1378), in Inghilterra (il moto dei Lollardi del 1381) ecc.. A tali fattori di corrosione interna del sistema si aggiunsero nel corso del secolo XIV alcune catastrofi naturali che accelerarono e inasprirono la crisi già in atto: ripetute carestie (nel 1339-1340, 1346-1347, 1352-1353, 1374-1375), dovute spesso alla caduta incessante di piogge, che devastarono i raccolti agricoli, causando un numero enorme di morti per fame o per malattia da denutrizione (solo a Firenze, Giovanni Villani calcolò che nel1347 morissero 4.000 persone); e, evento ancora più drammatico, l’epidemia, nel 1348 di peste nera, che dalla città portuale di Messina, dove approdavano le navi di commercio con l’Oriente, nel giro di pochi mesi si propagò all’intera penisola, e da questa passò poi agli altri Paesi europei, restandovi con manifestazioni periodiche fino al XVIII secolo. Carestie ed epidemie erano mali endemici e ricorrenti nell’età medievale, ma la successione ravvicinata delle piogge torrenziali e la virulenza inusitata della cosiddetta “”peste dell’anguinaia””, che colpirono l’intera penisola tra il 1348 e il 1383, decimando i due terzi della popolazione, contribuirono in maniera decisiva a far precipitare la situazione economica già compromessa e ad accelerare il passaggio dalla stagione delle democrazie comunali a quella dell’autoritarismo signorile. Giovanni VIllani, vittima della pestilenza, fece in tempo, nell’ultimo libro della sua ‘Cronica’ a dare notizia della “”grande mortalità che fu in Firenze””, e della “”maggiore”” che “”fu in Pistoia e Prato””, “”in Bologna e in Romagna””, “”in Vignone e in Proenza ov’era la corte del papa, e per tutto il reame di Francia””, e dell'””infinita mortalità”” che “”fu in Turchia”” e nei “”paesi d’oltremare””: un castigo di Dio, a suo giudizio, “”per punizione de’ peccati”” (XXX 84). (…) La famosa descrizione della “”pestifera mortalità”” del 1348 con cui si apre il ‘Decameron’ di Boccaccio, non solo è una testimonianza viva e letterariamente preziosa di quel flagello, ma è soprattutto il documento (come non dissimilmente nelle pagine dei “”cronisti”” del tempo) di un diffuso senso di smarrimento di fronte al disordine sociale e alla disgregazione morale che quel tragico evento aveva scatenato (…)”” [Vittorio Russo, Intellettuali, società e storia nell’età di Dante, Petrarca e Boccaccio’] (pag 22-23)] [ISC Newsletter N° 78] ISCNS78TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”REFx-177&#8243;
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Nino BORSELLINO Mario MARTELLI Francesco BAUSI Luciano BOTTONI Claudio GIOVANARDI Massimo PALERMO Giulio FERRONI Riccardo SCRIVANO”,”Storia generale della letteratura italiana. III. Rinascimento e umanesimo. Dal quattrocento all’Ariosto.”,”Saggi di Nino BORSELLINO Mario MARTELLI Francesco BAUSI Luciano BOTTONI Claudio GIOVANARDI Massimo PALERMO Giulio FERRONI Riccardo SCRIVANO Geografia dell’umanesimo (italocentrismo culturale) (pag 16-17)”,”REFx-178″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Giuliano PROCACCI Dante DELLA-TERZA Nino BORSELLINO Matteo PALUMBO Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Giulio FERRONI Paolo PROCACCIOLI”,”Storia generale della letteratura italiana. IV. Rinascimento e umanesimo. Il pieno cinquecento.”,”Saggi di Giuliano PROCACCI Dante DELLA-TERZA Nino BORSELLINO Matteo PALUMBO Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Giulio FERRONI Paolo PROCACCIOLI Contiene il paragrafo ‘L’Europa di Machiavelli’ (pag 63-)”,”REFx-179″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di aggi di Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Luciano BOTTONI Giuseppe ANTONELLI Paolo PROCACCIOLI Giuseppe PATOTA Amedeo QUONDAM Guido BALDASSARRI Michele CILIBERTO”,”Storia generale della letteratura italiana. V. L’età della controriforma. Il tardo cinquecento.”,”Saggi di Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Luciano BOTTONI Giuseppe ANTONELLI Paolo PROCACCIOLI Giuseppe PATOTA Amedeo QUONDAM Guido BALDASSARRI Michele CILIBERTO Saggio ‘Giordano Bruno’ di Michele Ciliberto (pag 447- G. Gentile, Giordano Bruno nella storia della cultura F.A. Yates, Giorndano Bruno and Hermetic Tradition Concordanza Giordano Bruno Machiavelli sulla concezione della ‘religio’ come vincolo originario della società, pietra angolare di una civiltà, come struttura fondamentale del “”vivere”” civile degli uomini (pag 467-488) La morte di Giordano Bruno. “”Bruno morì dunque “”obstinatemente””, da “”eretico pertinace, con lingua in giova, per le bruttissime parole che diceva, senza voler ascoltare né confortatori né altri”” (50). Era il 17 febbraio del 1600. Di fronte a quella morte così crudele ma così consapevole, Johann Georg Brengger si fece subito una domanda cui non è facile rispondere: perché se non credeva all’Inferno e al Paradiso aveva scelto di morire? Se non credeva a un Dio distributore di premi e di pene perché non aveva cercato di mentire e di salvarsi? (51). Forse a questa domanda si potrebbe rispondere con le parole di Pomponazzi nel ‘De immortalitate animae. Praemium essentiale virtutis est ipsamet virtus, quae hominem felicem facit’ (53). Certo è una risposta da filosofo, ma Bruno questo era, un filosofo. Ed era sicuramente convinto che il premio essenziale della verità è la stessa verità: “”quei che […] m’inquireno per amor della suprema e prima verità, sono sapienti e, per conseguenza, felici””, osserva Sofia nello ‘Spaccio’. E già prima, nel ‘De la causa’, si era espresso in termini affini: «colui che ha trovata la verità, che è un tesoro ascoso, acceso da la beltà di quel volto divino, non meno doviene geloso perché la sia non defraudata, negletta e contaminata, che possa essere un altro sordido affetto sopra l’oro, carbuncolo e diamante, o sopra una carogna di bellezza feminile» (53). Le parole di Pomponazzi possono dunque contribuire a chiarire ulteriormente l’atteggiamento del Nolano di fronte alla sua morte. Non per nulla nello ‘Spaccio’ aveva invocato, anche a sua difesa, la luce della Fortezza, la quale, scrive, “”farà che dove importa l’onore, l’utilità publica, la dignità e perfezione del proprio essere, la cura delle divine leggi e naturali, ivi non ti smuovi per terrori che minacciano morte”” (54) a conferma appunto che il premio essenziale della virtù è la stessa virtù”” [Michele Ciliberto, ‘Giordano Bruno’] [(in) ‘Storia generale della letteratura italiana. V. L’età della controriforma. Il tardo cinquecento’, a cura di Nino Borsellino e Walter Pedullà, Milano, 2004] [(50) V. Spampanato, ‘Vita di Giordano Bruno’, p. 786; (51) Si veda ‘Immagini di Bruno, 1600-1725’, a cura di S. Bassi, Napoli, 1995, pp. 13-15); (52) P. Pompanatius, ‘Tractatus de immortalitate animae’, a cura di G. Morra, Bologna, 1954, p. 202; (53) Ibid., pp. 650 e 203; (54) Ibid., pp. 698-699] (pag 480)”,”REFx-180″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Salvatore S. NIGRO Paolo ROSSI Michele CILIBERTO Marziano GUGLIEMINETTI Paolo PROCACCIOLI Anna Maria PEDULLA’ Bice MORTARA GARAVELLI Claudio GIOVANARDI Giovanna ROMEI Gianluca BIASCI Marc FUMAROLI”,”Storia generale della letteratura italiana. VI. Il secolo barocco. Arte e scienza nel Seicento.”,”Saggi di Salvatore S. NIGRO Paolo ROSSI Michele CILIBERTO Marziano GUGLIEMINETTI Paolo PROCACCIOLI Anna Maria PEDULLA’ Bice MORTARA GARAVELLI Claudio GIOVANARDI Giovanna ROMEI Gianluca BIASCI Marc FUMAROLI Contiene il saggio di Paolo Rossi su Galileo Galilei, di Ciliberto su Paolo Sarpi e su Tommaso Campanella (rapporto con pensiero di Giordano Bruno e Galileo Galilei) La disputa su materia e forme. Campanella e Bruno (pag 108-109) “”Le forme, scrive Campanella ponendo un punto che per lui è decisivo, non escono mai dal “”grembo”” della materia, ma in lei sono “”ingenerate”” dagli “”agenti”” (46). E’ precisamente questo che Bruno impugna con massimo vigore in quel testo straordinario che il ‘De la causa’: in fine la materia è potenza attiva e non passiva. E come non è il ‘prope nihil’ aristotelico [‘quasi nulla’], così essa non si risolve, univocamente, nella corporeità. Il corpo è solo un aspetto; una dimensione della materia universale: è appunto la materia dimensionata. Ma la materia contiene dentro di sé tutte le forme, quelle dimensionate e quelle non dimensionate, e da se stessa le produce in un prodursi senza fine: “”non viene a ricevere le dimensioni come di fuora, ma a mandarle e cacciarla come dal seno””, scrive a conclusione del suo ragionamento (47). Insomma, sulla materia Bruno e Campanella sviluppano due punti di vista assai diversi, strutturalmente diversi. Ma si è voluto evocar brevemente il tema perché a questa luce si può forse meglio intendere la differenza teorica fondamentale da cui scaturiscono le diverse soluzioni elaborate dall’uno e dall’altro sui problemi, pur cruciali, sopra accennati: dalla struttura del mondo all’origine dell’uomo, dalla “”generazione spontanea”” al giudizio da dare sugli uomini del nuovo mondo. Al fondo è qui che sta l’originalità e l’autonomia di Campanella anche rispetto a Bruno: in una differente concezione della Vita-materia (per usare un lemma proprio della filosofia nolana). Ma se questo è vero, non meno evidente è la distanza di Campanella da Galileo. Anzi è più acuta e penetrante di quella che lo separa da Bruno”” (pag 108-109) [(46) Campanella, ‘Del senso delle cose e la magia’, cit., p. 38-41; (47) G. Bruno, Dialoghi italiani, cit., p. 306) [Michele Ciliberto, ‘Tommaso Campanella’]”,”REFx-181″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Giuseppe GIARRIZZO Andrea BATTISTINI Lucio FELICI Franco FIDO Guido SANTATO Claudia DINALE Giovanni DA-POZZO Roberto TURCHI”,”Storia generale della letteratura italiana. VII. Il secolo riformatore. Poesia e ragione nel Settecento.”,”Saggi di Giuseppe GIARRIZZO Andrea BATTISTINI Lucio FELICI Franco FIDO Guido SANTATO Claudia DINALE Giovanni DA-POZZO Roberto TURCHI “”Il granducato di Toscana costituisce, se non un’isola, certamente una regione fortunata nella geografia dell’illuminismo italiano”” (pag 358) “”Il predominio di un riformismo economico d’ispirazione fisiocratica che caratterizza l’illuminismo georgofilo del granducato non impedì la penetrazione anche in Toscana dei grandi pensatori dell’illuminismo europeo.”” (pag 360)”,”REFx-182″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Lucio VILLARI Giuliana NUVOLI Raffaele MORABITO Franco FIDO Marziano GUGLIELMINETTI Gino TELLINI Maurizio DARDANO Franco FERRUCCI Giulio CATTANEO Pietro GIBELLINI”,”Storia generale della letteratura italiana. VIII. L’Italia romantica. Il primo Ottocento.”,”Saggi di Lucio VILLARI Giuliana NUVOLI Raffaele MORABITO Franco FIDO Marziano GUGLIELMINETTI Gino TELLINI Maurizio DARDANO Franco FERRUCCI Giulio CATTANEO Pietro GIBELLINI”,”REFx-183″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Lea RITTER SANTINI Enrico GHIDETTI Folco PORTINARI Luciana MARTINELLI Nunzio ZAGO Vanna GAZZOLA STACCHINI Giorgio PATRIZI”,”Storia generale della letteratura italiana. IX. La letteratura dell’età industriale. Il secondo Ottocento. Prima parte.”,”Saggi di Lea RITTER SANTINI Enrico GHIDETTI Folco PORTINARI Luciana MARTINELLI Nunzio ZAGO Vanna GAZZOLA STACCHINI Giorgio PATRIZI “”La vita culturale e civile italiana appare al Ferrari costantemente dimidiata nelle lotte tra guelfi e ghibellini, tra papato e impero, in una condanna a un conflitto perenne da cui si innalzano soltato alcuni grandi scrittori, poeti capaci di scorgere il futuro e anticiparne le trasformazioni: Dante, visto come un eroe ghibellino nel dominio dei guelfi, Ariosto e Machiavelli, espressioni alte di una cultura laica e cosmopolita. Il disegno storico approntato da Ferrari, se da un lato restituisce il valore di testimonianza e di conoscenza alla letteratura, dall’altro porta a maturazione un disinganno sempre più malcelato circa la praticabilità dei percorsi di trasformazione sociale che egli aveva tentato di delineare. La legge della “”fatalità””, disegnata in modo disarmato nell”Histoire de la raison d’Etat’, gli apare una “”dea di tutte le rivoluzioni repubblicane e dianstiche””, “”principio che regna sui pensieri degli uomini e sulle cose di questo mondo””, finendo per idenfificarsi con la “”natura”” che, ineluttabilmente, riconduce l’ordine dell’egoismo e dello sfruttamento là dove hanno fatto irruzione le “”dottrine incendiarie”” della liberazione. L’altro testimone delle istanze più radicali di trasforzione politica-sociale, il napoletano Carlo Pisacane (1818-1857), è una figura di intellettuale tesa a interecciare la riflessione teorica con il progetto di intervento pratico, politico e militare. Ebbe anch’egli una formazione in cui si intrecciavano pensiero vichiano e illuminismo (meridionale, in questo caso), romanticismo e socialismo. Pisacane fu soprattutto un pensatore politico di grande lucidità, anti-mazziniano per la centralità delle tematiche sociali nella definizione dell’idea di rivoluzione, e storiografo attento a far scaturire dal corso degli eventi il senso di una progressiva preparazione della lotta di affrancamento finale delle classi oppresse. I suoi nteressi strettamente letterari, in quest’ottica, sono molto limitati, ma può essere interessante ricordare il disegno storico, organizzato nei diversi lavori raccolti nei ‘Saggi storici-politici-militari sull’Italia’, scritti tra il 1851 e il 1855 e pubblicati postumi nel 1858-1860: la storia della cultura italiana è scandita da poeti e pensatori che danno fiato ed evidenza a problemi ed esigenze vissute confusamente dai popoli: così il Machiavelli demistificatore della tirannide, così Leopardi in cui Pisacane è tra i primi a scorgere la portata sovversiva di un pensiero materialistas, “”irreligioso””, che esprime compiutamente il rifiuto dell’uomo moderno per i miti delle ideologie conservatrici.Contemporaneamente, ma con un senso molto diverso da questi esempi di critica radicale alla realtà dell’Italia risorgimentale, si svolgevano, nella Milano toccata dai primi cenni di “”rivoluzione industriale””, una serie di esperienze che segnarono profondamente la nostra cultura. Prima fra tutte quell’apertura della polemica antimazziniana in direzione di una cultura più pragmatica, portatrice di un processo di ammordernamento delle strutture del lavoro e dell’amministrazione, qual è rappresentata dall’ambizioso e fortunato progetto de “”Politecnico”” che Carlo Cattaneo fondò e diresse dal 1839 al 1845 e poi dal 1859 al 1862. “”Al discorso sull”idea’ di rivoluzione e di indipendenza che caratterizza la letteratura storica e politica del Risorgimento, il Cattaneo oppone la proposta sulle ‘strutture’ delle riforme e della libertà, secondo una nozione e una preoccupazione di ‘progresso’ piuttosto che di indipendenza”” (Portinari)”” (pag 404-405) [Giorgio Patrizi, ‘Teorie e ideologie della critica ottocentesca’]”,”REFx-184″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Marzio PIERI Giovanni ANTONUCCI Claudio GIOVANARDI Raffaele SIRRI Stefano GIOVANARDI Franco BREVINI Giuseppe ZACCARIA Annamaria ANDREOLI”,”Storia generale della letteratura italiana. X. La letteratura dell’età industriale. Il secondo Ottocento. Seconda parte.”,”Saggi di Marzio PIERI Giovanni ANTONUCCI Claudio GIOVANARDI Raffaele SIRRI Stefano GIOVANARDI Franco BREVINI Giuseppe ZACCARIA Annamaria ANDREOLI Manzoni, il primato della lingua toscanaBORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Marzio PIERI Giovanni ANTONUCCI Claudio GIOVANARDI Raffaele SIRRI Stefano GIOVANARDI Franco BREVINI Giuseppe ZACCARIA Annamaria ANDREOLI, Storia generale della letteratura italiana. IX. La letteratura dell’età industriale. Il secondo Ottocento. Seconda parte. FEDERICO MOTTA EDITORE – GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO. MILANO. 2004 pag 447-835 8° grande note illustrazioni foto bibliografia cronologia; cronologia della vita e delle opere (Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio). [‘Provando a riassumere gli argomenti manzoniani contro la lingua scritta, si notano due remore ricorrenti: la mancanza di unitarietà di ciascun modello scritto e la sua scarsa capacità di aggregazione sociale. “”Una lingua è un tutto, o non è””, amava ripetere il Manzoni, al quale la proposta del fiorentino dell’uso vivo come modello per l’intera comunità nazionale pareva convincente proprio per l’intrinseca completezza di quel dialetto. Mi pare di dover osservare che la critica non abbia tenuto nella dovuta considerazione la concezione del complesso rapporto tra scritto e parlato che anima e orienta le scelte manzoniane. In tale concezione è possibile scorgere alcune contraddizioni che hanno contribuito a determinare il parziale insuccesso della sua proposta. Innanzi tutto Manzoni sovrappone un sistema di lingua parlata in una determinata area e in un determinato momento alla secolare tradizione della lingua letteraria, annullando in tal modo non solo la forte distinzione della compagine linguistica fondata sul canale di trasmissione, ma anche l’intera trafila culturale che aveva portato, nel corso del tempo, alla fissazione di una norma scritta su basa toscana, certo, ma ovviamente non collegata al fiorentino parlato ottocentesco. L’aver perso di vista la fondamentale dicotomia scritto-parlato, nel senso di una reciproca relativa autonomia dei due sistemi, e l’aver voluto imporre alla scrittura un abito ritagliato su un “”corpo”” diverso, motiva talune forzature applicative del progetto originario soprattutto da parte dei manzoniani. Si vuol dire che l’indulgenza verso il ribobolo, l’idiotismo [o idiomatismo, ndr] vezzoso, l’ostentazione linguaiola sono il prodotto, nella lingua scritta, di un frettoloso e irriflesso adeguamento di quest’ultima al parlato delle classi colte fiorentine contemporanee. In secondo luogo va sottolineata un’altra aporia del pensiero manzoniano sul rapporto scritto – parlato. Curiosamente, quando lo scrittore intende motivare la scelta del fiorentino moderno, fonda i propri argomenti sul primato culturale del toscano, creando in tal modo un cortocircuito logico: occorre adottare la varietà parlata di una lingua in virtù del prestigio di cui gode la tradizione scritta di quella stessa lingua. (…) Firenze deve dunque assumere in Italia lo stesso ruolo che fu di Roma per la latinità e di Parigi per la Francia: deve diventare il centro d’irradiazione linguistica e, al tempo stesso, il punto di riferimento per dirimere ogni dubbio in materia di lingua. L’ossessione centralistica manzoniana, tale da fargli superare disinvoltamente il confronto con la storia interna ed esterna delle varie lingue, deve essere valutata alla luce della diffusa frammentazione linguistica imperante nell’Italia ottocentesca. In anni di pieno spirito risorgimentale, di aspirazione unitaria, di inneggiamento all’idea di “”un popolo una nazione””, la presenza di numerosi e vitali dialetti sul territorio peninsulare si pone come un limite oggettivo all’unificazione nazionale. Manzoni, che altrove aveva espresso la volontà di fare “”guerra a morte”” ai dialetti (64), cerca in questa circostanza di calibrare meglio il proprio credo in merito. Come l’abate Cesari, a proposito dell’influsso francese, sosteneva che ogni lingua è buona in sé e che il danno deriva dalle reciproche interferenze, così Manzoni ha buon gioco nel rivendicare l’assoluta dignità dei dialetti, salvo condannarne l’oggettiva natura di ostacolo frapposto alla realizzazione di una lingua comune’ (pag 523-525)] [(64) A. Manzoni, ‘Sentir messa’, cit., p. 266] [Claudio Giovanardi, ‘La questione della lingua nell’Ottocento’] [ISC Newsletter N° 78] ISCNS78TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org] (pag 523-525) “”Provando a riassumere gli argomenti manzoniani contro la lingua scritta, si notano due remore ricorrenti: la mancanza di unitarietà di ciascun modello scritto e la sua scarsa capacità di aggregazione sociale. “”Una lingua è un tutto, o non è””, amava ripetere il Manzoni, al quale la proposta del fiorentino dell’uso vivo come modello per l’intera comunità nazionale pareva convincente proprio per l’intrinseca completezza di quel dialetto. Mi pare di dover osservare che la critica non abbia tenuto nella dovuta considerazione la concezione del complesso rapporto tra scritto e parlato che anima e orienta le scelte manzoniane. In tale concezione è possibile scorgere alcune contraddizioni che hanno contribuito a determinare il parziale insuccesso della sua proposta. Innanzi tutto Manzoni sovrappone un sistema di lingua parlata in una determinata area e in un determinato momento alla secolare tradizione della lingua letteraria, annullando in tal modo non solo la forte distinzione della compagine linguistica fondata sul canale di trasmissione, ma anche l’intera trafila culturale che aveva portato, nel corso del tempo, alla fissazione di una norma scritta su base toscana, certo, ma ovviamente non collegata al fiorentino parlato ottocentesco. L’aver perso di vista la fondamentale dicotomia scritto-parlato, nel senso di una reciproca relativa autonomia dei due sistemi, e l’aver voluto imporre alla scrittura un abito ritagliato su un “”corpo”” diverso, motiva talune forzature applicative del progetto originario soprattutto da parte dei manzoniani. Si vuol dire che l’indulgenza verso il ribobolo, l’idiotismo [o idiomatismo, ndr] vezzoso, l’ostentazione linguaiola sono il prodotto, nella lingua scritta, di un frettoloso e irriflesso adeguamento di quest’ultima al parlato delle classi colte fiorentine contemporanee. In secondo luogo va sottolineata un’altra aporia del pensiero manzoniano sul rapporto scritto – parlato. Curiosamente, quando lo scrittore intende motivare la scelta del fiorentino moderno, fonda i propri argomenti sul primato culturale del toscano, creando in tal modo un cortocircuito logico: occorre adottare la varietà parlata di una lingua in virtù del prestigio di cui gode la tradizione scritta di quella stessa lingua. (…) Firenze deve dunque assumere in Italia lo stesso ruolo che fu di Roma per la latinità e di Parigi per la Francia: deve diventare il centro d’irradiazione linguistica e, al tempo stesso, il punto di riferimento per dirimere ogni dubbio in materia di lingua. L’ossessione centralistica manzoniana, tale da fargli superare disinvoltamente il confronto con la storia interna ed esterna delle varie lingue, deve essere valutata alla luce della diffusa frammentazione linguistica imperante nell’Italia ottocentesca. In anni di pieno spirito risorgimentale, di aspirazione unitaria, di inneggiamento all’idea di “”un popolo una nazione””, la presenza di numerosi e vitali dialetti sul territorio peninsulare si pone come un limite oggettivo all’unificazione nazionale. Manzoni, che altrove aveva espresso la volontà di fare “”guerra a morte”” ai dialetti (64), cerca in questa circostanza di calibrare meglio il proprio credo in merito. Come l’abate Cesari, a proposito dell’influsso francese, sosteneva che ogni lingua è buona in sé e che il danno deriva dalle reciproche interferenze, così Manzoni ha buon gioco nel rivendicare l’assoluta dignità dei dialetti, salvo condannarne l’oggettiva natura di ostacolo frapposto alla realizzazione di una lingua comune”” (pag 523-525) note: (64) A. Manzoni, ‘Sentir messa’, cit., p. 266] [Claudio Giovanardi, ‘La questione della lingua nell’Ottocento’] idiotismo due significati: locuzione di significato peculiare proprio di una specifica lingua o dialetto; oppure espressioni di gente sciocca ecc. Crusca: Vizio nel parlare, o nello scrivere della plebe, o degl’idioti, cioè nel non usar correttamente, o propriamente alcuna voce. Lat. idiotismus”,”REFx-185″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Walter PEDULLA’ Giuliano PROCACCI Nino BORSELLINO Francesco MUZZIOLI Andrea CORTELLESSA Elisabetta MONDELLO Gaspare GIUDICE Cesare DE-MICHELIS Simona CIGLIANA Claudia DINALE”,”Storia generale della letteratura italiana. XI. Il Novecento. La nascita del moderno. Prima parte.”,”Saggi di Walter PEDULLA’ Giuliano PROCACCI Nino BORSELLINO Francesco MUZZIOLI Andrea CORTELLESSA Elisabetta MONDELLO Gaspare GIUDICE Cesare DE-MICHELIS Simona CIGLIANA Claudia DINALE Contiene il saggio di Giuliano Procacci: ‘Il secolo del Quarto Stato’, e quello di Elisabetta Mondello ‘Le riviste del primo Novecento'”,”REFx-186″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Luciano BOTTONI Flora DI-LEGAMI Natale TEDESCO Francesco MUZZIOL.I Anco Marzio MUTTERLE Marzio PIERI Carlo OSSOLA Romano LUPERINI Laura RICCI Renato MINORE Donato VALLI Massimo ONOFRI Giuseppe ZACCARIA Cristina BENUSSI Walter PEDULLA'”,”Storia generale della letteratura italiana. XII. Il Novecento. La nascita del moderno. Seconda parte.”,”Saggi di Luciano BOTTONI Flora DI-LEGAMI Natale TEDESCO Francesco MUZZIOL.I Anco Marzio MUTTERLE Marzio PIERI Carlo OSSOLA Romano LUPERINI Laura RICCI Renato MINORE Donato VALLI Massimo ONOFRI Giuseppe ZACCARIA Cristina BENUSSI Walter PEDULLA’ Contiene il saggio ‘Poetica di Ungaretti’ (pag 876-878)”,”REFx-187″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Elisabetta MONDELLO Silvana CIRILLO Marcello CARLINO Aldo Maria MORACE Giuseppe GHIGLIOZZI Donato VALLI Elio PECORA Biancamaria FRABOTTA Franco BREVINI Mirella SERRI Roberto GIGLIUCCI Renato BARILLI”,”Storia generale della letteratura italiana. XIII. Il Novecento. Le forme del realismo. Prima parte.”,”Saggi di Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Elisabetta MONDELLO Silvana CIRILLO Marcello CARLINO Aldo Maria MORACE Giuseppe GHIGLIOZZI Donato VALLI Elio PECORA Biancamaria FRABOTTA Franco BREVINI Mirella SERRI Roberto GIGLIUCCI Renato BARILLI”,”REFx-188″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Marina BEER Walter PEDULLA’ Maria Vittoria VITTORI Eraldo AFFINATI e Franco CORDELLI Anco Marzio MUTTERLE Massimo ONOFRI Claudia DINALE Tommaso POMILIO Gian Carlo FERRETTI”,”Storia generale della letteratura italiana. XIV. Il Novecento. Le forme del realismo. Seconda parte.”,”Saggi di Marina BEER Walter PEDULLA’ Maria Vittoria VITTORI Eraldo AFFINATI e Franco CORDELLI Anco Marzio MUTTERLE Massimo ONOFRI Claudia DINALE Tommaso POMILIO Gian Carlo FERRETTI Contiene il saggio di Walter Pedullà ‘Dalla Resistenza ai fatti d’Ungheria’ (pag 622-727) “”La vicenda completa non smentisce la tipologia dell’orfano alla ricerca del padre. C’è psicologia e c’è storia dentro questo schema: i neorealisti e gli scrittori ‘ingaggiati’ del secondo dopoguerra sono sicuri di avere ritrovato il padre perduto all’inizio del secolo, magari riconoscendolo nel personaggio carismatico che allora simboleggiava il modello, l’ordine, il Senso della nuova Umanità. La conferma viene da Calvino, che è uno dei più saggi interpreti del periodo. Nel ‘Sentiero dei nidi di ragno’ accantona ogni dubbio: i partigiani vincono perché hanno ragione (cioè non hanno ragione perché hanno vinto). E l’adolescente protagonista alla fine del romanzo si accompagna fiducioso e obbediente a un partigiano soprannominato Cugino che presolo per mano, gli farà da padre. Serve qualcuno che indichi il senso e la direzione della strada da fare per chi non sa dove andare dentro un mondo abbandonato dalla ragione e dalle ‘ragioni di vita’. Ora lo sappiamo per certo che i neorealisti allungavano la mano su un sogno, ma negli anni che vanno dal 1945 al 1955 essi erano persuasi di avere in pugno la vita reale. Diciamo che il concretissimo e umile linguaggio neorealistico produsse una realtà con cui è stato possibile attuare qualche sogno: nel senso che ‘naturalizzò’ le formule astratte della politica e le trasformò in principi per cui sostenere dai giornali e dai libri chi combatte nei campi, nelle fabbriche, nelle piazze, negli uffici, nelle scuole e nelle case. I linguaggi si misurano sempre dalla risposta che attraverso di loro dà la vita. E’ nata una politica che ha dato un po’ di cose a chi non le aveva. E’ stato fatto pure qualche grave torto: quando si crede di fare una rivoluzione, il fanatismo oscura le ragioni della verità. Gli autori più importanti la stavano cercando altrove e diversamente, ma furono emarginati a vantaggio degli ortodossi, che quasi sempre sono i più modesti. E infatti presto bisognò rimettersi a cercarla a un altro livello. Il secolo dall’inizio disse di averla persa forse definitivamente, ma la Resistenza dette la certezza che era stata ritrovata la verità dalla parte del sociale. Forse non era sempre quella la direzione giusta, ma così molti si sono mossi in avanti. I conservatori in cultura sono spesso conservatori nelle questioni sociali e politiche. E tuttavia ci sono anche nel secondo dopoguerra conservatori politici che sono rivoluzionari in quanto a tecnica. Non si dimentichi però che questa, secondo Einstein, è ciò che caratterizza un’epoca. Gli esempi sono numerosi, a cominciare da Gadda, per arrivare a Ungaretti, a Savinio, a Palazzeschi, a Marinetti, a Pizzuto. Aveva ragione Vittorini e non Togliatti: una letteratura al servizio di una politica, peraltro risultata sbagliata rispetto ad altre maturate in una sinistra diversa da quella comunista, non serve a nessuno. Ridotta a propaganda, la narrativa strumentalizzata dalla politica comunista ha ingigantito scrittori che forse sarebbero maggiori se non si fossero limitati a illustrare un programma di partito. Nulla di strano nel fatto che una nuova cultura preferisca ai maggiori che stanno in campo avverso i propri fedeli. L’autore che di più ha ricevuto e che più duramente ha pagato è stato Vasco Pratolini, caricato del compito di trasformare il neorealismo in realismo, passando da ‘Cronache di poveri amanti’, che ancora aveva tema e linguaggio congeniale al narratore, a ‘Metello’, un romanzo storico che santificava il primo socialismo. Un anno dopo arrivò la smentita dai ‘fatti d’Ungheria’. Il ritardo è stato prima culturale che politico e fu grave bloccare lo sviluppo della cultura in direzione della modernità, anzi della società maturata negli anni Cinquanta. Fu censurata duramente l’eresia di sinistra: non solo Silone e Vittorini, ma anche Fortini, Scotellaro, nonché Calvino e altri intellettuali che avevano visto crescere la distanza fra una società in trasformazione e una politica conservatrice, anche se nata nel fronte progressista. Il realismo socialista non era socialista e non era nemmeno realista”” [Walter Pedullà, ‘Dalla resistenza ai fatti d’Ungheria’] (pag 642-643)”,”REFx-189″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Walter PEDULLA’ Giuseppe BONURA Nicola GARDINI Graziella PULCE Raffaele MANICA Giorgio PATRIZI Maurizio DARDANO Fabio Massimo BERTOLO”,”Storia generale della letteratura italiana. XV. Il Novecento. Sperimentalismo e tradizione del nuovo. Prima parte.”,”Saggi di Walter PEDULLA’ Giuseppe BONURA Nicola GARDINI Graziella PULCE Raffaele MANICA Giorgio PATRIZI Maurizio DARDANO Fabio Massimo BERTOLO Contiene il saggio di F.M. Bertolo ‘Un secolo di editoria italiana (pag 449-477)”,”REFx-190″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Francesco BORGIA Siriana SGAVICCHIA Daniela MARCHESCHI Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Tommaso POMILIO Giuseppe ANTONELLI Renato BARILLI Gabriele FRASCA Nino BORSELLINO”,”Storia generale della letteratura italiana. XVI. Il Novecento. Sperimentalismo e tradizione del nuovo. Seconda parte.”,”Saggi di Francesco BORGIA Siriana SGAVICCHIA Daniela MARCHESCHI Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Tommaso POMILIO Giuseppe ANTONELLI Renato BARILLI Gabriele FRASCA Nino BORSELLINO”,”REFx-191″
“BORSI Franco”,”La Maison du peuple: sindacalismo come arte.”,”BORSI Franco è nato a Firenze nel 1925. Architetto, è professore incaricato di Storia dell’architettura alla Facoltà di architettura di Firenze. “”Protagonista dell’ Art Nouveau, Victor Horta, vive l’architettura come arte della civiltà delle macchine. Nel complesso della sua opera possiamo leggere un’esaltazione delle potenzialità tecnologiche del mondo moderno e contemporaneamente lo stravolgimento dei sistemi e dei ritmi produttivi cui esse sono sottoposte dalla società del profitto. La Maison du Peuple presenta invece una più risolta utilizzazione poetica della produzione industriale.”” (4° di copertina) “”Per Horta era un successo pieno; ecco come più tardi lo registrerà: “”La gioia del popolo e dei suoi dirigenti, l’orgoglio dei capi per il risultato ottenuto: Vandervelde, Hallet, l’intervento del finanziere di Solvay, tutto ciò è dovuto alla mia opera. Raramente, penso, unanimità di apprezzamento fu più notevole e più generosa: di fronte all’opera, la stampa delle parti polçitiche fece una tregua”” (V. Horta, La Maison du Peuple, Société cooperative ouvrière de Bruxelles’, Notice historique, Bruxelles, s.d., p. 17)”” (pag 14) “”Un grattacielo della più triviale retorica che in Italia chiameremo “”piacentiniana”” sostituirà colla sua bolsa monumentalità il piccolo capolavoro della Place Vandervelde. (…) La perdita della Casa del Popolo non ha giustificazione alcuna”” (pag 23)”,”MHLx-035″
“BORSO Dario”,”Hegel politico dell’esperienza.”,”Dario Borso, nato in provincia di Vicenza nel 1949, ha studiato filosofia nell’Università degli Studi di Milano. Ha svolto attività didattica presso l’Istituto di storia della filosofia della Statale sotto la direzione di Mario Del Pra.”,”HEGx-052-FF”
“BORST Arno”,”Barbari, eretici e artisti nel Medioevo.”,”Arno Borst, nato l’8 maggio 1925 ad Alzenau (Unterfranken), è stato uno storico tedesco. Ha insegnato Storia Medievale presso le università di Erlangen (dal 1962 al 1968) e di Costanza (dal 1968 al 1990). Dal 1990, è stato Professore Emerito a Costanza 1. La sua ricerca si è concentrata principalmente sull’ eresiologia (con l’opera ‘Die Katharer’ del 1953) e sulla teologia del linguaggio e della storia (con ‘Der Turmbau von Babel’) 2. La sua straordinaria capacità di interpretare le fonti ha arricchito la ricerca sulla cultura medievale, coinvolgendo sia specialisti che un pubblico più ampio 3. (f. copil.) Barbari, eretici e artisti nel mondo medievale è un’opera di Arno Borst pubblicata nel 1990. Nel libro, Borst esplora il mondo medievale attraverso tre categorie: barbari, eretici e artisti. Questi tre gruppi rappresentano aspetti diversi della cultura e della società medievali. Barbari: Borst analizza le culture ‘barbariche’ che si sono scontrate con l’Impero Romano e hanno contribuito alla formazione dell’Europa medievale. Eretici: L’autore esamina le eresie religiose e le loro implicazioni sociali e culturali. Artisti: Borst indaga il ruolo degli artisti e delle opere d’arte nel contesto medievale. Il libro offre una prospettiva ampia e approfondita su questi temi, arricchendo la nostra comprensione del Medioevo.”,”STMED-098-FSD”
“BORTKIEWICZ Ladislaus von”,”La teoria economica di Marx e altri saggi su Böhm-Bawerk Walras e Pareto.”,”BORTKIEWICZ (1868-1931) fu ad un tempo uno statistico, un economista, un matematico ed un fisico.”,”TEOC-127″
“BORTOLETTO Mauro FACCHINI Francesco FERLIGA Paolo MAGRI Maurizio MICHELETTI Bruna PANCHIERI Daniela POGGIO Pier Paolo PORTA Gianfranco SIMONI Carlo VENTURINI Silvia”,”Per una nuova storia locale. Materiali e proposte sul bresciano.”,”””Come è noto per la storiografia del movimento operaio in Italia il dibattito sulla storia locale ebbe un’ importanza decisiva; il colpo dato alle cosidette ricerche “”filologiche”” bloccò per molti anni la ricerca sui comportamenti e sull’ effettiva composizione politica, sociale e culturale della classe. (…) Un centro propulsivo che integrasse documentazione e ricerca, come era originariamente la Biblioteca Feltrinelli, non s’è più ricostituito.”” (pag 14)”,”ARCx-023″
“BORTOLOSO Pier Luigi”,”Storia delle dottrine militari.”,”Il Gen. Bortoloso proviene dai corsi regolari dell’Accademia Militare di Modena e della Scuola d’Applicazione d’Arma di Torino. E’ nato a Predappio nel 1936. “”La scienza militare moderna è una forma concentrata di tutte le scienze”” (Peng Teh-huai) “”In definitiva, si può dire che con Filippo II e con Alessandro, inizia la cooperazione tra le Armi, ma inizia altresì la decadenza dell’arte militare greca perché la formazione falangitica – immobile e immutabile – ha ormai fatto il suo tempo e sta per tramontare, superata dalla più articolata e manovriera legione romana”” (pag 27) “”La forza di questi eserciti risiede nella compattezza e nella coesione, caratteristiche che danno allo strumento greco la possibilità di affrontare anche le immense schiere persiane ed è il valore, l’intelligenza, l’eroica personalità ellenica che alla fine vince l’inconsistenza morale, l’inettitudine e la mollezza degli eterogenei avversar. La tattica prevalente è basata su una difensiva iniziale condotta in terreni prevalentemente scelti dove anche la terribile cavalleria persiana non può sviluppare tutta la sua potenza. Quando però, con le guerre del Peloponneso, il mercenariato si afferma, anche in Grecia la disciplina si attenua, il valore tende a decrescere e le truppe si fanno infide. Inizia così il tramonto dell’arte militare classica, anche se per l’esperienza dei comandanti e l’accresciuta capacità delle truppe continua un processo evolutivo, specie in campo tattico, che porta al perfezionamento delle tecniche e dell’organizzazione in genere e imprime altresì alla condotta delle operazioni un’impronta sempre più marcata di intellettualità. L’apogeo è raggiunto sotto Alessandro che con la sua straordinaria capacità di comando sa dare coesione e dominare uno strumento in cui già si palesano i più temibili elementi disgregatori; lusso, ozio, corruzione, indisciplina e discordia. Ed è proprio l’arte del comando il principale fattore del successo macedone perché – se si esclude il pur rivalutato ruolo della cavalleria – lo strumento utilizzato da Alessandro non costituisce una novità eccezionale”” (pag 29)”,”QMIx-201″
“BORTOLOTTI Arrigo”,”Marx e il materialismo. Dalla ‘Sacra famiglia’ alle ‘Tesi su Feuerbach’.”,”Contiene il capitolo 2: ‘Le ‘Tesi su Feuerbach’ di Marx e le loro traduzioni in italiano. I. Il testo delle ‘Tesi’. II. Le traduzioni italiane. (pag 73-133) Le traduzioni italiane (pag 100-)”,”MADS-016-FL”
“BORTOLOTTI Lando DE-LUCA Giuseppe”,”Fascismo e autostrade. Un caso di sintesi: la Firenze-mare.”,”Lando Bortolotti (1926-) ha diretto l’ufficio di urbanistica del comune di Livorno e ha lavorato come esperto di urbanistica presso la regione Toscana. (1994) Giuseppe De Luca (1956) si è laureato in urbanistica ed è ricercatore di urbanistica alla Facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata. (1994)”,”ITAF-011-FP”
“BORWICZ Michel a cura”,”L’ insurrection du Ghetto de Varsovie.”,”Tra le foto c’è quella di Mordekhaï ANIELEWICZ (1919-1945), comandante in capo dell’ insurrezione del ghetto.”,”POLx-009″
“BORWICZ Michel”,”Ecrits des condamnés a mort sous l’ occupation allemande (1939-1945).”,”Metodo hitleriano di indurre in errore le vittime (tarnung). Promesse formali dei nazisti di non minacciare la popolazione ebraica nei territori occupati. “”Pensiamo all’ insieme dei metodi che i tedeschi hanno elaborato con il nome di “”Tarnung””. Il termine significa “”camuffamento”” (“”finzione, indurre in errore””), e ingloba una vera ricchezza di mezzi, anche minuziosamente premeditati e sapientemente dosati. L’ applicazione sistematica e coscienziosa di questo metodo risale agli inizi del movimento hitleriano. Le sue manifestazioni più evidenti e su larga scala si erano già prodotte ben prima della guerra, più particolarmente in una interminabile serie di dichiarazioni di “”conciliazione”” seguite invariabilmente – se si ricorda – dalla realizzazione del loro contrario. Per quello che riguarda gli ebrei, il metodo fu applicato nel corso di tutti gli anni di occupazione.”” (pag 24)”,”GERR-024″
“BORY Jean-Louis”,”La Révolution de Juillet.”,”””Volete del romanzo? Leggete la Storia”” (Guizot) “”La storia degli uomini si riflette nella storia delle cloache.”” (Victor Hugo) “”Insurrection encore sans chef en cet après-midi du mercredi. Entre l’émeute et l’insurrection, le bourgeois établit peu de nuances. Pour lui tout est sédition, rébellion pure et simple, “”révolte du dogue contre le maître, essai de morsure qu’il faut punir de la chaîne et de la niche”” – jusqu’au jour “”où la tête du chien, grossie tout à coup, s’ébauche vaguement dans l’ombre en tête de lion -, alors le bourgeois crie “”Vive le peuple!”” (1). Le mercredi 28 juillet 1830, vers cinq heures après midi, nous sommes là, (1) Victor Hugo, les Misérables, X, II.”,”FRAD-084″
“BORY Jean-Louis”,”La Révolution de Juillet.”,”Ecco una sintesi delle tre giornate della rivoluzione di luglio del 29 luglio 1830: Le cause: Carlo X, re di Francia, tentò di imporre un regime assolutista con le ordinanze di Saint-Cloud, che abolivano la libertà di stampa, il parlamento e il suffragio censitario. Questo provocò la reazione dell’opposizione liberale e del popolo parigino, che si ribellarono contro il re e il suo governo. Lo svolgimento: La rivolta scoppiò il 27 luglio, quando i giornalisti protestarono contro le ordinanze e il popolo eresse le barricate. Il 28 luglio, gli insorti occuparono l’Hôtel de Ville e Notre-Dame, respingendo l’attacco delle truppe reali comandate dal maresciallo Marmont. Il 29 luglio, gli insorti presero il Louvre e le Tuileries, costringendo Carlo X e la sua famiglia a fuggire da Parigi Le conseguenze: I deputati liberali, guidati da La Fayette, Laffitte e Thiers, presero il controllo della situazione e offrirono la corona a Luigi Filippo d’Orléans, cugino di Carlo X. Luigi Filippo accettò e fu proclamato ‘re dei Francesi’ il 9 agosto 1830, inaugurando la monarchia di luglio. La rivoluzione di luglio ebbe anche ripercussioni in Europa, ispirando movimenti nazionali e liberali, come quello belga. (f. cop.)”,”FRAD-001-FSD”
“BORZAGA Carlo CAFAGGI Fabrizio; interventi di Mario ANOLLI Luciano BARCA Bruno BISES Carlo BORZAGA Fabrizio CAFAGGI Valerio FICARI Luca GANDULLA Giuseppe GUZZETTI Paola IAMICELI Rossella LOCATELLI Alfredo MACCHIATI Marcello MESSORI Pietro RESCIGNO Francesco VELLA Andrera ZOPPINI”,”Le fondazioni bancarie. Un patrimonio alla ricerca di uno scopo.”,”Interventi di Mario ANOLLI, Luciano BARCA, Bruno BISES, Carlo BORZAGA, Fabrizio CAFAGGI, Valerio FICARI, Luca GANDULLA, Giuseppe GUZZETTI, Paola IAMICELI, Rossella LOCATELLI, Alfredo MACCHIATI, Marcello MESSORI, Pietro RESCIGNO, Francesco VELLA, Andrera ZOPPINI.”,”E1-BAIT-005″
“BORZANI Luca BOTTARO Mario”,”Per Colombo ma con Turati. Genova 1892. La nascita del Partito Socialista.”,”BORZANI Luca è direttore del Centro ligure di storia sociale (CLSS) (1992) e membro del comitato di redazione della rivista ‘Ventunesimo secolo’. BOTTARO Mario giornalista è caporedattore cronaca del Secolo XIX di Genova (1992)”,”LIGU-083″
“BOSANQUET Nick”,”La rivincita del mercato.”,”Nick Bosanquet insegna Economia nell’Università di Londra.”,”ECOI-140-FL”
“BOSCASSI Angelo”,”Il Magistrato dei Padri del Comune Conservatori del Porto e dei Moli (1291-1797).”,”‘Dopo il periodo delle invasioni barbariche e del governo dei Conti, istituito da Carlomagno, sorsero in Genova le Compagne, ossia aggregati di famiglie di cittadini, riunite col vincolo della mutua difesa contro il nemico o le prepotenze dei Conti, o dei Marchesi messi al governo dei confini della Marca. La Compagna precedette il Comune, perché questo ebbe vita dall’associazione delle Compagne. A capo di queste, ciascuna delle quali deliberava le sue leggi con pubblico parlamento, stava il Console rappresentante il potere esecutivo. Egli, nell’assumere l’ufficio, doveva giurare l’osservanza del Breve o Statuto. D questo regime non si hanno notizie certe che a datare dal 1100, cioè dalla serie dei Consoli conservataci dagli annali del Caffaro e dei suoi continuatori. Dapprima i Consoli furono 4 perchè 4 furono le prime Compagne di Genova; indi il numero dei Consoli si accrebbe fino a 10, dividendosi i Consoli dello Stato da quelli dei placiti: i primi preposti al governo della cosa pubblica; i secondi dall’amministrazione della giustizia. Le Compagne di Genova furono dapprima, come si disse, in numero di 4, poi di 7, denominate dalla regione in cui rispettivamente era diviso il Comune, cioè: Castello, S. Lorenzo, Macagnana, Piazzalunga, Porta, Soziglia, Portanova: infine si aggiunge l’ottava Compagna intitolata dal Borgo, fuori cinta. Cresciuti i cittadini in ricchezza, e quindi aumentate le ambizioni, si venne al rivolgimento del governo dai Consoli al Podestà forastiero nel 1217, e da questo nel 1257 ai Capitani del popolo, che governarono fino al 1339, anno in cui Simone Boccanegra assunse i titolo di Dux ed ebbe principio la serie dei Dogi popolari a vita, durata con varii intervalli di soggezioni straniere fino alla riforma di Andrea Doria del 1528, in cui iniziò la serie dei Dogi biennali, continuata fino a cadere della Repubblica nel 1797. Se nei primi tempi la somma del governo era accentrata, come si disse, in pochi, di mano in mano che il Comune acquistava vigore all’interno e preponderanza al difuori, si sentì il bisogno di suddividere i servizi pubblici e di preporre altrettanti Magistrati al governo degli affari: cosicché ne nacquero i massari del Comune, i clavigeri, gli ufficiali di credenza, l’ufficio di Gazaria, i Padri del Comune, ecc. Quest’ultimo Magistrato sorto dapprima col nome di ‘Salvatores portus et moduli’, aveva fra le sue principali mansioni: la conservazione e il miglioramento del porto, la costruzione dei moli e degli scali per l’approdo delle navi, il governo delle acque pubbliche, la pulizia dei rivi e dei fossati che che sboccavano in porto. Successivamente, per l’aggiunta di nuove e svariate attribuzioni, s’intitolò dai ‘Patres Communis Conservatores portus et moduli’, formando come la magistratura che sopraintendeva, oltreché al porto ed affari connessi, alla costruzione e restauro del pubblico acquedotto e delle cisterne, alla pulizia e mantenimento delle strade; aveva la sorveglianza di tutte le corporazioni d’arti e mestieri della Città, e l’autorità di giudicare le differenze sulla proprietà dei siti pubblici delle due riviere e di là dai Giovi, non che le cause dei negozii fatti per mezzo di pubblici mediatori; in altri termini questo Magistrato, che formava uno dei tanti rami di governo, per la specialità dei servizii di polizia, d’edilizia e d’igiene locali, cui disimpegnava, aveva molta analogia colle Amministrazioni Comunali di oggidì’ (pag 3-5)”,”LIGU-194″
“BOSCHERINI Gino”,”Vita e attività di un “”fenicottero””.”,”Nell’ emigrazione comunista italiana degli anni Venti venivano chiamati ‘fenicotteri’ i corrieri clandestini che dovevano portare in Italia, in valigie a doppio fondo o con altri sistemi, materiali di propaganda e altro. Gino BOSCHERINI, operaio a Firenze e poi arrestato e costretto ad espatriare in Francia, fu destinato dal Centro Estero del PCI a queste missioni.”,”PCIx-113″
“BOSCHESI B. Palmiro”,”Le armi, i protagonisti, le battaglie, gli eroismi segreti della guerra di Mussolini 1940-1943.”,”1942. Mussolini in Libia. Il mesto ritorno del duce. Due giorni dopo, il 22 luglio, (Mussolini) inviò a Hitler una relazione sul suo viaggio in Libia. Secondo il duce le cause che determinavano la sosta a El Alamein erano riassumibili in una sola espressione: “”esaurimento fisico delle truppe, specialmente delle fanterie italiane, che hanno sempre marciato a piedi attraverso centinaia di chilometri nel deserto… Si tratta di uomini molti dei quali sono ininterrottamente in Africa da trenta e talora quaranta mesi””. Il 25 luglio Mussolini, deluso, scoraggiato e dolorante per la sua ulcera duodenale, si recava a Riccione per riposare e curarsi.”” (pag 169)”,”ITQM-102″
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Le grandi battaglie segrete della II guerra mondiale.”,” “”Le informazioni trasmesse dalla rete di Trepper a Mosca erano di volume veramente imponente e di importanza eccezionale. La radio trasmittente, sistemata a Bruxelles, era denominata PTX e lavorava diverse ore al giorno, ogni giorno. Tra le informazioni più importanti inviate a Mosca ci furono quelle relative all’ apertura, da parte dei tedeschi, del fronte orientale, la famosa operazione Barbarossa. Le prime informazioni vennero da Parigi, quando Trepper seppe dal capo dei servizi di approvvigionamento della Wehrmacht che era stato drasticamente diminuito il numero delle razioni per le truppe tedesche di stanza in Francia. Ciò significava l’ imminenza della loro partenza. Giorno per giorno, Trepper potè avere altri elementi che via via trasmise a Mosca, dando la precisa indicazione dello spostamento delle truppi verso il confine dell’ Unione Sovietica. Verso la metà di giugno del 1941, Trepper fu in grado di comunicare a Mosca la data esatta dell’ inizio dell’ operazione Barbarossa; si recò a Vichy e prese contatto con l’ addetto militare dell’ ambasciata sovietica, generale Susioparov, il quale trasmise a Stalin la notizia che il 22 giugno i tedeschi sarebbero scattati. Stalin non credette a Trepper, così come non aveva creduto a Sorge; si narra, anzi, che abbia commentato il messaggio di Trepper con una frase di questo genere: “”Un bravo agente, quel Trepper, però questa volta è fuori strada””.”” (pag 97)”,”QMIS-102″
“BOSCHESI B. Palmiro”,”Storia della guerra fredda (1945-1962).”,”La guerra di Corea. “”Gli Stati Uniti vissero febbrilmente queste vicende e fu proprio durante il mese di agosto e all’ inizio di settembre che risoltò evidente come alcuni rappresentanti importanti della politica e dell’ esercito americano cominciassero a pensare seriamente a un impegno più massiccio degli Stati Uniti nell’ Estremo Oriente, immaginando addirittura una guerra preventiva anziché una guerra difensiva come quella che si stava combattendo in Corea. Lo stesso generale MacArthur cercò di convincere il presidente Truman a impostare in modo più aggressivo la politica estera degli Stati Uniti. Ma il presidente resistette a questi inviti dei “”falchi”” e il 1° settembre rivolse un radiomessaggio al popolo americano rifacendo la storia della guerra di Corea e precisando la posizione degli Stati Uniti in politica estera””. (pag 80)”,”RAIx-215″
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Come scoppiò la II guerra mondiale.”,”BOSCHESI Palmiro B.”,”QMIS-152″
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Storia della guerra fredda (1945-1962).”,”Guerra di Corea. “”Quando MacArthur, agli inizi di ottobre, oltrepassò il 38° parallelo puntando sulla capitale della Corea settentrionale, occupandola e poi andando a inseguire i resti dell’esercito coreano fino al confine con la Manciuria, apparve evidente che la resistenza cinese era messa a dura prova. (…)”” (pag 84)”,”RAIx-014-FV”
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Come scoppiò la II guerra mondiale.”,”BOSCHESI Palmiro B.”,”QMIS-025-FV”
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Le grandi battaglie terrestri della II guerra mondiale.”,”La battaglia di Stalingrado. “”Protagonista della difesa russa è il luogotenente gen. Vasilij Cujkov a capo della 62° armata; ha sostituito il gen. Lopatin e ha ricevuto da Stalin l’ordine di salvare Stalingrado. Anche a Berlino si verifica una sostituzione importante: il capo di Stato maggiore Halder viene congedato. Egli dissente in maniera sostanziale dalle decisioni che Hitler va man mano prendendo per Stalingrado. Sul suo diario ha annotato che «questa cronica tendenza a sottovalutare le potenzialità del nemico sta gradualmente assumendo proporzioni grottesche. Questa ‘leadership’ è caratterizzata da una patologica tendenza a reagire alle impressioni del momento e da una totale incapacità di capire le caratteristiche e le modalità di funzionamento di un apparato di comando». A Halder succede il gen. Kurt Zeitzier, ma ormai Hitler si è assunto personalmente le decisioni anche secondarie nella condotta della guerra e la responsabilità su quanto avviene e avverrà a Stalingrado è certamente tutta sua. È di questi giorni la decisione di rinforzare al massimo la punta di diamante che sta cercando di occupare Stalingrado. Le divisioni tedesche che, insieme a quelle alleate, proteggono lungo il corso del Don il fianco settentrionale del fronte, vengono aggregate alla 6° armata e alla 4° corazzata e in tal modo il lato più delicato e più fragile dello schieramento viene lasciato alla 3° armata rumena, alla 2° ungherese ed all’8° italiana; e sarà l’insufficienza di queste forze a provocare l’accerchiamento russo di Stalingrando”” (pag 51-55); “”La difesa di Stalingrado ha una importanza decisiva per tutto il fronte sovietico”” (dal proclama alle truppe del generale Eremenko e del ten. gen. Krusciov)”,”QMIS-305″
“BOSCHESI B.P.”,”1933-1939. Hitler e il nazismo verso la guerra.”,”Il riarmo tedesco e la riorganizzazione della Wehrmacht. “”Tra l’annuncio della riorganizzazione della Wehrmacht sulla base del servizio militare obbligatorio e il discorso pacifista del 21 maggio, le grandi potenze europee tentano di ritrovare l’unità per opporsi ai programmi tedeschi. …. finire (pag 168-169)”,”GERN-002-FGB”
“BOSCHESI B.P.”,”1945. Il mondo volta pagina.”,”Giorno per giorno in 180 immagini, le vittorie, le sconfitte, le tragedie e le speranze di quarant’anni fa.”,”QMIS-322″
“BOSCHETTI Anna”,”Sartre et “”Les Temps Modernes””. Une entreprise intellectuelle.”,”Esprit. “”Il modello di Esprit è quello che si avvicina di più alla rivista degli esistenzialisti. Per certi aspetti, è anche innegabilmente un precedente storico. Esprit, con le altre riviste dei gruppi “”non conformisti””, ha inventato di fatto, negli anni 1930, il principio di base della rivista ‘engagée’: il saggio filosofico e politico, centrato sui grandi temi dell’ attualità, il gusto del documento “”autentico””, il primato della preoccupazione etica. Con l’ apparizione di T.M. (Temps modernes, ndr) sulla scena intellettuale, è però Esprit che ha l’ aria di sembrare una copia difettosa e stinta in rapporto all’ originale””. (pag 199-200)”,”FRAV-097″
“BOSCHINI Aurelio”,”Il movimento operaio italiano.”,”BOSCHINI Aurelio Fasci siciliani “”L’origine dei “”fasci dei lavoratori”” si deve a Giuseppe Giuffrida di Catania, che fondò per primo un Circolo in città, nel 1890, con 600 iscritti. Presto sorsero in tutta l’isola, come un grande incendio che divampasse su una steppa secca. Nel periodo di massima espansione sembra si giungesse a ben 300 Circoli con una massa di aderenti che vanno dai 200 ai 300 mila. Gioverà notare come i capi furono tutti giovani intellettuali e di provenienza dalla media borghesia: Bernardino Verro, possidente, Garibaldi Bosco, ragioniere, Nicola Barbato, medico, Giacomo Montalto, avvocato, e persino un principe di Baucina, Alessandro Tasca di Cutò. Le loro idee politiche erano socialiste, di un socialismo più o meno ortodosso a dire il vero. Ciò non significa che i “”fascisti”” siciliani fossero dei socialisti. Nelle loro manifestazioni vi era un miscuglio, una confusione di fedi del tutto curiosa. Non era difficile osservare accanto alle bandiere rosse e ai ritratti di Marx, quello del Re e talvolta della Madonna, mentre si andava all’assalto dei Municipi al grido di “”Viva il Re e abbasso li capeddi!””. Tale mescolanza di sentimenti è rivelata anche dalla denominazione dei circoli, come: “”Società patriottica Umberto I”” di Centuripe; “”I figli del lavoro””, di Scordia; il “”Fascio della pace””, il circolo “”Figli dell’Etna””, e persino “”Francesco Crispi”” a S. Biagio Platani. I Circoli svolgevano anche attività di mutuo soccorso con tentativi di cooperative, ben presto fallite (…). Sarà interessante far notare l’origine francese dell’organizzazione dei fasci, come dichiarò lo stesso Bosco: “”E sul modello della Camera del Lavoro di Parigi che procurai di foggiare il Fascio diviso per sezione di arti e mestieri””. E’ difficile dare un giudizio esatto e comprensivo del fenomeno dei fasci siciliani. In un proclama alla Borghesia, pubblicato sul “”Vespro””, il 7 gennaio 1889, si affermava: “”Badino i Signori della borghesia che la miseria è la più grande istigatrice delle rivoluzioni e che se il popolo farà il centenario del 1789, lo farà intero, ed abbattendo come lava erompente dal vulcano tutti i privilegi””. E veramente si trattò piuttosto di eruzione vulcanica che di rivoluzione. Lo stesso Antonio Labriola, nel gennaio 1893, affermava: “”Tutti questi fasci e Leghe di lavoratori sono delle burlette. Roba siciliana che è un romagnolismo peggiorato””. Intendeva alludere all’anarchismo. Tuttavia, sul finire dello stesso anno, scrivendo a Engels, mutava parere: “”Questo dei Fasci è il secondo gran movimento di massa dopo quello di Roma del 1881 e certo con più fondamento di cause permanenti… E’ un gran fermento. Si rifà lo spirito rivoluzionario, l’iniziativa popolare, la coscienza nel lato senso della parola””. Questa massa di popolo, esasperata e sofferente, montata da una retorica rivoluzionaria, compì certamente gesti sovversivi e di tipo anarchico, incendi di sedi comunali, occupazioni di terre, falò di registri delle tasse ecc. Il movimento ebbe anche il suo poeta in Mario Rapisardi che esprimeva i sentimenti rivoluzionari del popolino (…)”” [Aurelio Boschini, Il movimento operaio italiano, Roma, 1960] (pag 72)”,”MITT-367″
“BOSCO NAITZA Giovanni PISU Giampaolo”,”I cattolici e la vita pubblica in Italia (1815-1919).”,”BOSCO NAITZA Giovanni PISU Giampaolo Brano antologico: ‘Il movimento cattolico come partito della Chiesa’ (Giorgio Candeloro). (pag 134-142)”,”RELC-261″
“BOSCO Anna”,”Da Franco a Zapatero. La Spagna dalla periferia al cuore dell’Europa.”,”Anna Bosco insegna Governo Europeo e partiti all’Università di Trieste. Con il Mulino ha già pubblicato ‘Comunisti, Trasformazioni di partito in Italia, Spagna e Portogallo (2000).”,”SPAx-016-FL”
“BOSCO COLETSOS Sandra COSTA Marcella, a cura di, Contributi di R. BUZZO MARGARI D. PONTI E. FANTINO L. CINATO M. REVETTO S. CAMPI”,”Italiano e tedesco: un confronto.”,”Sandra Bosco Coletsos dirige la Collana Cultura Tedesca ed insegna Storia della lingua tedesca all’Università di Torino.”,”VARx-247-FL”
“BOSCO COLETSOS Sandra”,”Storia della lingua tedesca.”,”Sandra Bosco Coletsos insegna Storia della lingua tedesca all’Università di Torino.”,”VARx-248-FL”
“BOSCOLO Valter”,”Uomini contro.”,”Poesia dedicata a Iqbal Masih (lavoro infantile, minorile, sfruttamento) (pag 20-21)”,”CONx-004-FV”
“BOSCOLO Pietro”,”Cibernetica e didattica.”,”Pietro Boscolo (Treviso 1939) è incaricato di Psicopedagogia presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Padova (1974).”,”SCIx-034-FV”
“BOSCUS Alain CAZALS Rémy a cura; saggi di Catherine BERTHO-LAVENIR Alain BOSCUS Gilles CANDAR Rémy CAZALS Jean-Francois CHANET Claude CHERRIER Chantal GEORGEL André HELARD Pierre LARGESSE Nicole LE-POTTIER-PREVOST Catherine MOULIN Jean-Marc OLIVIER Monique PECH Rémy PECH Jean-Claude RABIER Madeleine REBERIOUX Francois ROBICHON Serge ZEYONS”,”Sur le pas de Jaurès. La France de 1900.”,”Saggi di Catherine BERTHO-LAVENIR Alain BOSCUS Gilles CANDAR Rémy CAZALS Jean-Francois CHANET Claude CHERRIER Chantal GEORGEL André HELARD Pierre LARGESSE Nicole LE-POTTIER-PREVOST Catherine MOULIN Jean-Marc OLIVIER Monique PECH Rémy PECH Jean-Claude RABIER Madeleine REBERIOUX Francois ROBICHON Serge ZEYONS. Jaures a Rennes. Un soggiorno particolare in Bretagna. “”Car se séjour à Rennes a un statut tout à fait atypique dans les voyages de Jaurès. Comme l’a rappelé Madeleine Rebérioux, quand Jaurès arrive dans une ville, il est toujours attendu par les militants et il défile avant de prendre la parole. Ici, rien de cela. Il arrive quasiment en catimini, à 4 heures du matin, avec le seul Victor Basch pour l’accueillir, et après tout le monde, car il a manqué la premiàre audience. Il va rester un mois à Rennes, mais ne va pas parler, car, dernier paradoxe, si rien n’est plus “”public”” que ce procès archimédiatisé, rien n’est plus discret (sino “”privé””) que ce séjour de Jaurès. Il est vrai que Rennes est une ville où Jaurès fait figure d’épouvantail. L”Ouest-Eclair’ l’appelle “”le célèbre dreyfusard collectiviste””, dénonce ses “”harangues violentes et révolutionnaires””, et affirme que “”sa réthorique abondante et facile qui charme les Méridionaux”” ne pourra “”entraîner les Bretons”” qui, “”à cause de (leurs) origines celtiques””, n’apprécieraient que les orateurs habités par “”una foi ardente et profonde””!”” (pag 226-227)”,”JAUx-041″
“BOSE Arun”,”Marxian and Post-Marxian Political Economy. An Introduction.”,”Arun Bose is senior lecturer in economics at Kirori Mal College, Delhi University.”,”TEOC-119-FL”
“BOSERUP Ester”,”Population and Technology.”,”Ester Boserup è conosciuta per i suoi studi e la tesi secondo cui i cambiamenti demografici sono cruciali nell’influenzare lo sviluppo economico piuttosto che il vice versa. Il questo volume espande l’argomento trattato nei precedenti lavori. Ha pubblicato pure: ‘Conditions of Agricultural Growth’ e ‘Woman’s Role in Economic Development'”,”DEMx-066″
“BOSETTI Giancarlo MONDOLFO Giorgio OLDRINI Giorgio a cura”,”Che Guevara.”,”Scritti di Saverio TUTINO Giorgio OLDRINI Mario SPINELLA Claudio PETRUCCIOLI Massimo CAVALLINI Giorgio MONDOLFO. “”La diffusione dell’ immagine del “”Che”” morto provocò, forse più che ogni altro evento negli anni 60, un fenomeno straordinario nei sentimenti e nella psicologia di massa. Un mito, un personaggio fino a quel momento proprio del mondo giovanile, di una parte del mondo giovanile, estendeva di colpo il suo fascino in settori larghissimi della popolazione (…)”” (pag 37, Claudio Petruccioli)”,”AMLx-039″
“BOSETTI Giancarlo a cura; scritti di Perry ANDERSON Umberto CERRONI, carteggio N. BOBBIO Perry ANDERSON”,”Socialismo liberale. Il dialogo con Bobbio oggi.”,”Scritti di Perry ANDERSON Umberto CERRONI”,”TEOP-363″
“BOSETTI Giancarlo MONDOLFO Giorgio OLDRINI Giorgio a cura”,”Che Guevara.”,”Scritti di Saverio TUTINO Giorgio OLDRINI Mario SPINELLA Claudio PETRUCCIOLI Massimo CAVALLINI Giorgio MONDOLFO. “”La diffusione dell’ immagine del “”Che”” morto provocò, forse più che ogni altro evento negli anni 60, un fenomeno straordinario nei sentimenti e nella psicologia di massa. Un mito, un personaggio fino a quel momento proprio del mondo giovanile, di una parte del mondo giovanile, estendeva di colpo il suo fascino in settori larghissimi della popolazione (…)”” (pag 37, Claudio Petruccioli)”,”FOTO-002-FV”
“BOSETTI Giancarlo MONDOLFO Giorgio OLDRINI Giorgio a cura”,”Che Guevara.”,”Scritti di Saverio TUTINO Giorgio OLDRINI Mario SPINELLA Claudio PETRUCCIOLI Massimo CAVALLINI Giorgio MONDOLFO. “”La diffusione dell’ immagine del “”Che”” morto provocò, forse più che ogni altro evento negli anni 60, un fenomeno straordinario nei sentimenti e nella psicologia di massa. Un mito, un personaggio fino a quel momento proprio del mondo giovanile, di una parte del mondo giovanile, estendeva di colpo il suo fascino in settori larghissimi della popolazione (…)”” (pag 37, Claudio Petruccioli)”,”BIOx-054-FV”
“BOSI Paolo”,”I tributi nell’economia italiana. Aspetti istituzionali e di politica economica.”,”Paolo Bosi insegna Scienza delle finanze e diritto finanziario nelal Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena. E’ socio fondatore e membro del Comitato scientifico dell’Associazione Prometeia.”,”ITAE-404″
“BOSI Roberto”,”I lapponi.”,”‘La Lapponia, conosciuta anche come Sápmi nella lingua Sami, è una regione geografico-culturale situata nell’Europa del Nord, che si estende attraverso Norvegia, Svezia, Finlandia e la penisola di Kola in Russia2. È abitata principalmente dal popolo Sami, l’unico popolo indigeno ufficialmente riconosciuto nell’Unione Europea. La storia della Lapponia è strettamente legata alla cultura Sami, che risale a oltre 5.000 anni fa. Tradizionalmente, i Sami erano nomadi e si dedicavano all’allevamento delle renne, alla pesca e alla caccia. La loro cultura è caratterizzata da tradizioni uniche, come il canto popolare chiamato “”joik””1. Nel corso dei secoli, la Lapponia è stata oggetto di spedizioni scientifiche e di interesse culturale. Tuttavia, i Sami hanno affrontato sfide significative, tra cui la perdita di terre e diritti tradizionali. Oggi, i “”parlamenti Sami”” in Norvegia, Svezia e Finlandia lavorano per preservare la loro cultura e affrontare questioni come il diritto al pascolo.’ (f. copilot)”,”TEOS-006-FFS”
“BOSIO Gianni, a cura di Cesare BERMANI”,”I conti con i fatti. Saggi su Carlo Cafiero, Luigi Musini, l’ occupazione delle fabbriche.”,”Volume edito in occasione del convegno di studi 1971-2001: Ieri Bosio Oggi. L’ eredità culturale di Gianni Bosio, Mantova, 7-8 giugno 2002. “”Pochi invece i veri e propri saggi storici, a cominciare da quelli sulla fortuna delle opere e sulla prima fama di Marx in Italia da lui posti in appendice alla ripubblicazione degli Scritti italiani di Marx ed Engels.”” (pag 6) “”Le due ricerche metodologiche più importanti che aveva iniziato -la Storia del marxismo in Italia fino al ’92 (sulla quale non era più riuscito a tornare dagli anni Cinquanta) e Il trattore di Acquanegra (di quest’ultimo lavoro stava occupandosi negli ultimi mesi della sua vita, dopo esserselo trascinato dalla fine degli anni Cinquanta, strappando letteralmente il tempo alla direzione delle Edizioni Avanti!/ del Gallo) – sono rimaste incompiute.”” (pag 7) “”Il disaccordo di Bordiga dell’ aprile 1920 si restringeva durante il periodo dell’ occupazione delle fabbriche: là gli ordinovisti torinesi avevano sostenuto che la costituzione dei Consigli e dei Soviet, la loro estensione, il travalicare dei loro compiti dalla fabbrica alla società, erano condizione e premessa del fatto rivoluzionario, o, per dirla con le parole stesse del Tasca: “”se i soviety si faranno sul serio, quella rivoluzione armata, questo fantasma che ha aleggiato un po’ per colpa nostra sopra il Convegno si presenterà a una non lunga scadenza””; e là si erano trovati contro le obiezioni di Bordiga. Durante l’ occupazione delle fabbriche, invece, diffidenza e pessimismo sembrano essere comuni ai due gruppi, perché senza il nuovo partito non si potrà credere in una nuova politica e comunque l’ astensione dall’ impegno sembra per gli uni e per gli altri garanzia contro un successo dei massimalismo comunista unitario che li avrebbe molto probabilmente frantumati””. (pag 198)”,”MITS-225″
“BOSIO Gianni FRANCOVICH Carlo MASINI Pier Carlo ARFE’ Gaetano CATALANO Franco, saggi di”,”Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici. Atti del Convegno promosso da Mondo Operaio per il 70° del Partito Socialista Italiano, Firenze, 18-20 gennaio 1963.”,”Edizioni del Gallo già edizioni Avanti!. Saggi di Gianni BOSIO Carlo FRANCOVICH Pier Carlo MASINI Gaetano ARFE’ Franco CATALANO. Interventi di Salvo MASTELLONE Luigi CORTESI Gastone MANACORDA Pier Carlo MASINI Giuliano PROCACCI Carlo Ludovico RAGGHIANTI. Conclusione del convegno di Simone GATTO. “”Mi capita di sentir dire che durante il ventennio fascista c’è stato come un vuoto, per i problemi storici, politici, economici e sociali; (…). Non è vero. Ho preso qualche appunto rapido, a memoria. Labriola: i saggi sulla concezione materialistica della storia e Discorrendo di socialismo e filosofia, che hano anche la formatività politica di cui ha parlato Manacorda, sono ristampati nel ventennio: anche i più giovani possono leggerli. Non voglio citare la letteratura speciale, d’ economia e di studi sociali, che non era ovviamente popolare, ma agiva egualmente. Per sola cura del Croce si pubblicano molti libri di vecchi e nuovi socialisti italiani, opere come Laski, Cole, Dubreuil, e non escluso il De Man, che poi finì così male. Bastava, per altro esempio, seguire le riviste di Einaudi, la Riforma sociale poi Rivista di storia economica, per seguire il movimento internazionale; e l’ editore dello stesso nome pubblicò molti volumi, dal Robbins al Wallace e alla Tennessee Valley Autority, che circolarono largamente, come ancor più la storia della rivoluzione russa del Chamberlain, una delle prime criticamente fondate. (…) Basterebbe accennare, a questo proposito, alla polemica Croce-Einaudi, che ebbe larghissima e impegnata partecipazione: Einaudi sosteneva che regime di libertà ed economia di libera iniziativa e di mercato erano interdipendenti necessariamente, Croce sosteneva che era possibile un regime di libertà individuale con tutte le sue conseguenze istituzionali, giuridiche e politiche con un’ economia collettiva o di giustizia o di servizio sociale. Preferisco però indicare un’ altra esperienza. Possiedo ancora una raccolta di studi che fu lungamente dibattuta nel 1935 e negli anni seguenti, anche da Basso e dai suoi amici. E’ il volume edito per cura di von Hayek, che conteneva saggi critici, da diversi punti di vista, ma egualmente rigorosi, di Pierson, von Mises, Halm e Barone; tutta la più recente letteratura socialista e comunista sull’ argomento vi era richiamata e discussa, specialmente il Brutzkus. (…).”” (pag 353-354, Carlo L. Ragghianti)”,”MITS-245″
“BOSIO Gianni, a cura di Cesare BERMANI”,”L’ intellettuale rovesciato. Interventi e ricerche sulla emergenza d’ interesse verso le forme di espressione e di organizzazione “”spontanee”” nel mondo popolare e proletario (gennaio 1963 – agosto 1971).”,”Gianni BOSIO è stato uno storico e un organizzatore di cultura, un lucido intellettuale della sinistra italiana, fondatore di ‘Movimento operaio’ (1949), delle nuove Edizioni Avanti! (1952) e dell’ Istituto Ernesto de Martino (1965). “”Affermava Rosa Luxemburg: “”Noi non progrediremo che a stento, se non intendiamo chiaramente il valore dell’ opera di autoeducazione del proletariato””. Il discorso di Marx è più avanzato perché tende a definire, nel rapporto con il movimento reale, che cosa debba intendersi per scienza, cioè per scienza rivoluzionaria, cioè per cultura di classe. Scriveva Marx in questa osservazione, la settima, della Miseria della filosofia: “”Come gli economisti sono i rappresentanti scientifici della classe borghese, i socialisti e i comunisti sono i teorici del proletariato. Finché il proletariato non è sviluppato al punto da costituirsi in classe e la lotta medesima del proletariato con la borghesia non ha ancora un carattere politico e le forze produttive non sono ancora così sviluppate all’interno della stessa borghesia da lasciare intravvedere le condizioni materiali necessarie alla emancipazione del proletariato e alla formazione di una nuova società, questi teorici non sono che degli utopisti che, per aiutare i bisogni delle classi oppresse, inventano sistemi e girano attorno alla scienza rigeneratrice. A misura che la storia avanza e con essa la lotta del proletariato, essi non hanno più bisogno di cavare dalla loro testa delle formule: essi non hanno che da capire ciò che passa sotto i loro occhi e farsene interpreti. Fino a quando sono agli inizi della lotta, mentre cercano la scienza e non fanno che delle costruzioni chiuse, essi non vedono nella miseria che la miseria senza scorgervi l’ aspetto rivoluzionario, sovvertitore che rovescerà la vecchia società. A cominciare da questo momento, la scienza prodotta per mezzo del movimento reale, associata ad esso in completa cognizione di causa, cessa di essere dottrinaria e diventa rivoluzionaria””””. (pag 142)”,”MITT-209″
“BOSIO Gianni; BASEVI Paolo; RAGIONIERI Ernesto”,”La diffusione degli scritti di Marx e di Engels in Italia dal 1871 al 1892. Parte 1 e 2 (di Gianni Bosio); Le prime tre lettere di Engels a Carlo Cafiero (Luglio 1871) (a cura di Paolo Basevi); Il risorgimento italiano nell’ opera di Marx e di Engels (di Ernesto Ragionieri).”,”””Marx ed Engels, ma soprattutto quest’ultimo come avremo occasione di notare, vedevano in Garibaldi non soltanto un abile comandante di bande, ma anche l’ unica personalità italiana che avrebbe potuto trasformare la guerra austro-franco-sarda in una guerra per la liberazione nazionale dell’ Italia, che riuniva in sé le qualità di prestigio e le capacità militari per mettersi alla testa di una insurrezione italiana: “”Questo condottiero volontario è divenuto di colpo l’ eroe d’ Italia quantunque da questa parte dell’ Atlantico la stampa bonapartista tenti monopolizzare il credito delle sue gesta ad uso e vantaggio del proprio grande campione””. Oltre l’importanza diretta di Garibaldi, Marx ed Engels ne valutavano anche quella indiretta, di stimolo su Vittorio Emanuele e di freno su Napoleone III (…)””. (pag 87)”,”MAES-074″
“BOSIO Gianni LEYDI Roberto BERMANI Cesare DELLA-MEA Ivan SALVADORI Rinaldo FORTINI Franco SAVI Tullio KLEYE Herbert e altri”,”Il nuovo canzoniere italiano. Dal 1962 al 1968.”,”Contiene il saggio: ‘Arturo Frizzi e i “”canzonieri”” Canti proletari italiani in Germania, di Herbert Kleye (pag 42, n° 7-8 1966) ‘Sciur padrun da li beli braghi bianchi’ (pag 19) in capitolo ‘Il repertorio civile di Giovanna Daffini. Capitolo ‘Il repertorio civile di Giovanna Daffini. Dall’ introduzione di Cesare Bermani (Ricerche e documentazioni): “”Il difetto capitale d’ogni materialismo fino ad oggi – ammoniva già Marx nella prima delle sue ‘Tesi su Feuerbach’ – è che l’ oggetto, la realtà, la sensibilità, vengono concepiti solo sotto forma dell’ ‘obietto’ o dell’ ‘intuizione’; ma non come ‘attività umana sensibile, prassi’; non soggettivamente (…)””; ciò impedisce a Feuerbach di concepire “”l’attività umana stessa come attività ‘oggettiva’””.”,”ITAC-102″
“BOSIO Gianni”,”La grande paura. Settembre 1920 l’ occupazione delle fabbriche nei verbali inediti delle riunioni degli Stati generali del movimento operaio.”,”Occupazione delle fabbriche. “”Corio: Non dissi di chiedere le requisizioni così per chiederle, ma bensì le chiesi come atto integrativo per la cessione degli stabilimenti alle cooperative che possono e sanno esercire. Gli pare di essere su un terreno socialista. Gennari: Ma con mezzi borghesi. Corio: Intende sapere se si deba restare nelle officine anche quando mancano i tecnici o le materie prime restando così inoperosi oppure si deve senz’altro impossessarsi di materie prime presso altri stabilimenti. A lui sembra che ciò esorbiti da quanto aveva stabilito la FIOM. Arecco: Ritiene che mancando materie prime siano le organizzazioni locali quelle che provvedano acché non manchino.”” (pag 89-90) “”Gennari proseguendo dice che ritiene che l’ordine da darsi alle masse sia “”non sciopero”” ma occupazione mano mano delle fabbriche. Sarà così contagio e proclamarne il carattere di stabilità dell’occupazione, non come ostaggio ma come vera presa di possesso estendendo questo alle miniere, ai depositi di nafta, di materie prime, ecc. Occorrono accordi coi ferrovieri. Il movimento deve avere come significato il riconoscimento dei rapporti coi Soviety””. (pag 99)”,”MITT-252″
“BOSIO Gianni FRANCOVICH Carlo MASINI Pier Carlo ARFE’ Gaetano CATALANO Franco, saggi; interventi di Salvo MASTELLONE Luigi CORTESI Gastone MANACORDA Pier Carlo MASINI Giuliano PROCACCI Carlo Ludovico RAGGHIANTI; conclusione del convegno di Simone GATTO”,”Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici. Atti del Convegno promosso da Mondo Operaio per il 70° del Partito Socialista Italiano, Firenze, 18-20 gennaio 1963.”,”Sottolineature di Bravo di brani del saggio di Masini.”,”STOx-045-FMB”
“BÖSS Otto”,”La dottrina eurasiatica. Contributi per una storia del pensiero russo nel XX secolo. (Tit.orig.: Die Lehre der Eurasier)”,”””La geografia come fondamento di tutte le scienze. L’ultimo passo fatto dagli eurasisti (o eurasiatisti, ndr) sulla via della fondazione della loro geografia dell’ Eurasia portava alla geopolitica e alla concezione della geografia come fondamento di tutte le altre scienze. Essi si sentivano addirittura chiamati ad introdurre la geopolitica nella cultura russa (1), e speravano di trarne un’ immagine sintetica e sino ad allora sconosciuta della Russa-Eurasia, nel presupposto di poter individuare le linee direttrici che consentissero l’ unificazione dei fenomeni più disparati nella loro conformità ad una legge unitaria. Accanto alla geopolitica, andavano create una geo-economia, una geo-etnografia, una geo-archeologia ed una geo-linguistica dell’ Eurasia. Questa era uno degli aspetti di quella sintesi storico-geografica per la quale gli eurasisti credevano fosse ormai giunto il tempo””. (pag 45) nota 1. (pag 85) “”N.N. Alekseev (Teorija gosudarstva, p. 23) ha per la prima volta, nell’ ambito della teoria eurasista, messo in evidenza l’ importanza della geopolitica. Il fondatore di questa disciplina fu lo storico svedese R. Kjellén (1864-1922), autore dell’ opera ‘Der Staat als Lebensform’. Il principale geopolitico tedesco è stato K. Haushofer (1869-1946), che fu anche uno dei fondatori e dei curatori della ‘Zeitschrift für Geopolitik’ (1924-44, quindi dal 1951, attualmente senza stretti collegamenti con le discipline geografiche). Si veda inoltre F. Ratzel, Politische Geographie, III ed., Monaco 1923 e O. Maull, Politische Geographie, Berlino 1925, e del medesimo Das Wesen der Geopolitik, Lipsia, Berlino, 1936.”””,”RUSx-120″
“BÖSS Otto”,”La dottrina eurasiatica. Contributi per una storia del pensiero russo nel XX secolo.”,”Il movimento eurasista si costituì a Sofia nel 1920. Stimolati da uno scritto del principe Nikolaj Sergeevic Trubeckoj, alcuni intellettuali russi emigrati avevano constatato l’affinità delle proprie concezioni per quel che riguardava i problemi dell’attualità politica e culturale. Il principe Nikolaj Sergeevic Trubeckoj (figlio del filosofo Sergej Nikolaevic Trubeckoj, il primo rettore elettivo dell’Università di Mosca) era nato a Mosca nel 1890. Nel 1916 era diventato lettore all’Università di Mosca, e nel 1919 era stato costretto ad emigrare. Fino al 1916 aveva insegnato all’Università di Sofia, dove, nel 1920, aveva anche pubblicato il testo Europa i celovecestvo (L’Europa e l’umanità), divenendo così il vero iniziatore della teoria eurasista. Nel 1923 accettò l’offerta di una cattedra all’Università di Vienna come professore di filologia slava. Morì a Vienna nel 1938.”,”RUSx-077-FL”
“BOSSELER Nicolas STEICHEN Raymond a cura”,”Livre d’Or de la Résistance Luxembourgeoise de 1940-1945.”,”Scritti di Nicolas MARGUE Pierre DUPONG Marcel NOPPENEY Nicolas BOSSELER Robert STUMPER Raymond STEICHEN Albert BECKER”,”QMIS-127″
“BOSSERELLE Eric”,”Guerres, transformation du capitalisme et croissance économique.”,”Prima guerra mondiale: una rottura nel corso dello sviluppo del capitalismo (pag 7) “”Le déclenchement de la première guerre mondiale met fin à une “”paix de cent ans”” (27) instituée en 1815 per le congrès de Vienne, qui ne fut perturbée que par des conflits de durée et de portée limitées comme la guerre de Crimée (1854-1856), la guerrre franco-autrichienne à l’origine du ‘Risorgimento’ italien (1859) (28), la guerre austro-prusienne (1866-1867) et la guerre franco-prusienne (1870-1871) qui permirent à Bismarck d’achever l’unité allemande. Comme le rappelle Jean-Christophe Graz, à part la guerre de Crimée liée à la rivalité anglo-russe et au “”Grand jeu”” sur la question d’Orient, aucune guerre n’a mis en cause plus de deux grandes puissances ou n’a duré plus de deux ans pendant le long XIXe siècle (1815-1914) (29). Bien qu’il n’empêcjera pas le retour des crises périodiques, ce cadre à dominante pacifique était par conséquent ‘a priori’ favorable poour l’accumulation du capital et la croissance. La guerre 1914-1918, au cours de laquelle toutes les ressources de la plupart des pays engagés dans le conflit furent consacrées à l’effort de guerre, représente de ce point de vue une rupture dans l’histoire du développement du capitalisme. Au cours des deux décennies qui vont suivre, le cadre institutionnel qui façonnait les régimes de croissance des pays industrialisés va enregistrer d’importantes transformations”” (pag 7) (27) Karl Polanyi, La grande transformation, Gallimard Paris (28) Enzo Traverso, A’ feu et à sang: De la guerre civile… (29) Jean-Christopher Graz, La gouvernance de la mondilisation…”,”QMIx-252″
“BOSSI Umberto con Daniele VIMERCATI”,”Vento dal Nord. La mia Lega la mia vita.”,”VIMERCATI (Milano 1957) è cronista politico autore di ‘I Lombardi alla nuova crociata’ e di ‘Stati Uniti d’ Italia’ un’ antologia di scritti su CATTANEO.”,”ITAP-062″
“BOSSI Alessandro”,”Abramo Lincoln.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Alessandro Bossi, avvocato, arbitro e mediatore, autore di scritti giuridici e, per la collana ‘I grandi processi della storia’ del Corsera (2019) di un volume sul processo a Galileo Galilei. Stupì il mondo che la retriva Russia si schierasse apertamente per il Nord. (…) Nel decennio precedente una coalizione costituita da Francia, Gran Bretagna, Regno di Sardegna e Impero Ottomano aveva sconfitto i Russi nella guerra di Crimea (1853-1856). Gli Stati, come le persone, non dimenticano: appoggiare l’Unione significava contrapporsi non solo al Sud ma anche ai “”simpatizzanti”” quali Gran Bretagna e Francia, cioè i passati avversari”” (pag 71) Nel 1862, il Nord propose a Garibaldi di assumere un comando nell’esercito unionista. Non se ne fece nulla, ma è l’indubbio segno del prestigio mondiale goduto da uno dei protagonisti del Risorgimento italiano (pag 72)”,”BIOx-368″
“BOSSI Luca FRANCHI Massimo FALATO Antonio RAVINA Enrichetta ROSSI Emanuele TORTELLI Valentina BERTAGNA Federica NUTI Alessia BAGNATO Bruna CABIATI Emma”,”The Phillips Curve strikes back: Evidence from the G-7 countries (Bossi); Fondamenti teorici della politica monetaria della BCE: perché la politica di ‘inflation-targeting’ è ottimale? (Franchi); Il paradosso della disoccupazione italiana: uno sguardo d’insieme e qualche semplice ragionamento (Falato); Yield curve, risk premium and future economic activity: Theoretical foundations and empirical analisys (Ravina); Rinnovamento e rottura della continuità nella proposta politica di Lelio Basso (dagli anni Venti alla caduta del fascismo) (Rossi); L’esproprio delle aziende degli ebrei di Vienna. Economia e politica razzista (Tortelli); «La storia, la politica e la morale»: «Il Ponte» dal 1945 al 1947 (Bertagna); I comunisti senesi e la sfida della modernizzazione: il ‘miracolo economico’ in una provincia rossa (1958-1967) (Nuti); I diari di Mosca di Luca Pietromarchi: suggerimenti d’uso e ipotesi di lettura (Bagnato); L’attività editoriale della Stamperia Reale di Torino nel XVIII secolo (Cabiati).”,”Contiene tra l’altro i saggi: – Emanuele Rossi, Rinnovamento e rottura della continuità nella proposta politica di Lelio Basso (dagli anni Venti alla caduta del fascismo) (pag 133-162) – Valentina Tortelli, L’esproprio delle aziende degli ebrei di Vienna. Economia e politica razzista (pag 163-200) – Federica Bertagna, “”La storia, la politica e la morale: “”Il Ponte”” dal 19454 al 1947 (pag 201-236) – Bruna Bagnato, I diari di Mosca di Luca Pietromarchi: suggerimenti d’uso e ipotesi di lettura (pag 269-300) “”(…) lo storico Robert Knight ha trattato ampiamente della nascita della legislazione sui risarcimenti in Austria e dell’atteggiamento spesso apertamente antiebraico dei governi tra il 1945 e il 1952″” (pag 195) I diari di Pietromarchi. “”Pietromarchi non conosceva la lingua russa e i nomi di alcuni dei suoi interlocutori sovietici sono riportati in maniera variabile”” (pag 270)”,”ANNx-031-FP”
“BOSSU Jean”,”Michel Bakounine. (Dix années de sa vie)”,”Al 4° Congresso della Prima Internazionale a Basilea (AIT) (1870) figurano delegati: Hermann JUNG, ECCARIUS, VARLIN, DEREURE, FRUNEAU, PALIX, TOLAIN, BAKUNIN, HINS, DE-PAEPE, LIEBKNECHT, HESS, BECKER, GOEGG, James GUILLAUME, CAPORUSSO, SENTINION ecc. “”Eccarius, se faisant l’interprète des directives marxistes, propose des mesures transitoires, telles que l’ élévation des droits de succession. Marx, en effett, ne croit pas qu’on puisse toucher au droit d’héritage tant que subsistera la propriété individuelle. Bakounine, au contraire, estime que l’ abolition de l’ héritage est un moyen sûr d’affaiblir le droit de propriété qui, cessant d’être héréditaire, se ramène au simple droit de possession. La thèse de Marx est mise en minorité par 32 voix contre 23 et 17 abstentions; comme il n’y a pas de majorité absolue, on propose l’amendement d’Eccarius limitant le droit de tester et augmentant les frais de succession, mais la majorité le repousse. Marx en conçoit une vive déception et n’en déteste que davantage l’artisan de ce cuisant échec.”” (pag 69-70)”,”ANAx-264″
“BOSSUT Nicole”,”Chaumette, porte-parole des sans-culottes.”,”ANTE3-43 Camille Desmoulins scrive un articolo contro Chaumette pag 446 Abolizione schiavitù (pag 456) Tattica amalgama per atto d’accusa (pag 466) Pierre Gaspard Chaumette Pierre Gaspard Chaumette (1763 – 13 April 1794) was a French politician of the Revolutionary period. Born in Nevers France, 24 May 1763, his main interest was botany and science. Chaumette studied medicine at the University of Paris in 1790, but gave up his career in medicine at the start of the Revolution. Chaumette began his political career as a member of the Jacobin Club, he was also a spokesman for the Sans Culotte; later in the war he became a prominent member of the Montagnard’s [1]. He became one of the orators of the club of the Cordeliers, and contributed anonymously to the Revolutions de Paris. In August of 1792 Chaumette became the Chief Procurator of the Commune of Paris; on 31 October 1792 he was elected President of the Commune and was re-elected in the Municipal on 2 December of that same year. As member of the insurrectionary Commune during the insurrection of 10 August, 1792, he was delegated to visit the prisons, with full power to arrest suspects. He was accused later of having taken part in the September Massacres, but proved that at that time he had been sent by the provisional executive council to Normandy to oversee a requisition of 60,000 men. Returning from this mission, he spoke eloquently in favour of the French Republic. Presidency of the Commune His conduct, oratorical talent, and the fact that his private life was considered beyond reproach, all made him influential, and he was elected president of the Commune, defending the municipality at the bar of the National Convention on 31 October 1792. Born in Nevers France, 24 May 1763, his main interest was botany and science. Chaumette studied medicine at the University of Paris in 1790, but gave up his career in medicine at the start of the Revolution. Chaumette began his political career as a member of the Jacobin Club, he was also a spokesman for the Sans Culotte; later in the war he became a prominent member of the Montagnard’s[1]. He became one of the orators of the club of the Cordeliers, and contributed anonymously to the Revolutions de Paris. In August of 1792 Chaumette became the Chief Procurator of the Commune of Paris; on 31 October 1792 he was elected President of the Commune and was re-elected in the Municipal on 2 December of that same year. As member of the insurrectionary Commune during the insurrection of 10 August, 1792, he was delegated to visit the prisons, with full power to arrest suspects. He was accused later of having taken part in the September Massacres, but proved that at that time he had been sent by the provisional executive council to Normandy to oversee a requisition of 60,000 men. Returning from this mission, he spoke eloquently in favour of the French Republic. [edit] Presidency of the Commune His conduct, oratorical talent, and the fact that his private life was considered beyond reproach, all made him influential, and he was elected president of the Commune, defending the municipality at the bar of the National Convention on 31 October 1792. Re-elected in the municipal elections of 2 December 1792, he was soon given the functions of procureur of the Commune, and contributed with success to the enrollments of volunteers in the army by his appeals to the population of Paris. Chaumette was one of the instigators of the attacks of 31 May and of 2 June 1793 on the Girondists, carrying out a virulent and intransigent attack. Chaumette held a strong opinion about the fate of Louis XVI after his fall. He was greatly outspoken in his demand for the king’s blood. Chaumette’s thesis was that as long as Louis XVI went unpunished prices would remain high, and shortages and the profiteering that created them, which he assumed to be the work of the royalists, would go unchecked. Chaumette ultimately was one of the men to vote in favor of the former king’s execution. (5) He demanded the formation of a Revolutionary Army, and repeatedly demanded the extermination of all traitors to the Revolution. He was widely known to be strongly opposed to women actively participating in politics. He was radically involved in the attempt to de-Christianize France during the Revolution. He attempted to eradicate outward signs of religion, to close churches, and to prohibit public worship.(4) Chaumette was convinced that Christianity and counterrevolution were one and the same.(2) He promoted the worship of Reason, and was even involved in the organization of the Festival of Reason, and on 10 November 1793, presented the “”goddess of Reason”” to the Convention in the guise of an actress. On 23 November, Chaumette obtained a decree closing all the churches of Paris, and placing the priests under strict surveillance; however, two days later he obtained from the Commune the free exercise of worship. Chaumette was so passionately involved in the de-Christianization process that he even publicly changed his name from Pierre-Gaspard Chaumette to Anaxagoras Chaumette. He stated his reason for changing his name that, “I was formerly called Pierre-Gaspard Chaumette because my god-father believed in the saints. Since the revolution I have taken the name of a saint who was hanged for his republican principles.”(3) [edit] Downfall He wished to save the Hébertists through a new insurrection, and fought against Maximilien Robespierre (who, as a promoter of the Cult of the Supreme Being, had provoked the fall of Hébertists). His revolutionary decree promulgated by the Commune on his demand was overthrown by the Convention. Robespierre had him accused with the Hébertists; Chaumette was arrested, imprisoned in the Luxembourg Palace, sentenced to death by the Revolutionary Tribunal, and guillotined.”,”FRAR-354″
“BOSSUT Nicole; SLAVIN Morris; SCHIAPPA Jean Marc; VERGNON; Gilles ROY Pierre; REVOL René; FAUCHER Jacques; ROCHE Gérard”,”Histoire et memoire de la revolution française. Marat, un des porte-parole des opprimés (Bossut); Les Enragés et la Révolution française (Slavin); Sur le Communisme de la Conjuration pour l’égalité (Schiappa).”,”Contiene nelle ‘Chroniques’: – Gilles Vergnon sul cinquantenario del 1939 – Pierre Roy, Cordorcet di Badinter – Jacques Faucher, La Marsigliese di Renoir – Gérard Roche, Les arts, la littérature et la Révolution française Marat in aiuto di Babeuf nel giugno-luglio 1790 (pag 24-25) (Bossut) Marx e gli Enragés (pag 33-34) (Slavin) Marx Engels e l’Eguaglianza di Babeuf (pag 59-60) (Schiappa) Mazauric falsifica Marx (pag 61) (Schiappa) “”Ainsi, au temps de la Réforme et de la Guerre des Paysans en Allemagne, la tendance de Thomas Münzer; dans la grande Révolution anglaise, le Niveleurs; dans la grande Révolution française, Babeuf. Engels poursuit: «la revendication de l’égalité ne se limitait plus aux droits politiques, elle devait s’étendre aussi à la situation sociale des individus; ce n’étaient plus les privilèges de classe qu’on devait supprimer, mais les différences de classes elles-mêmes». N’est ce pas, la démarche même d’un ancien noble comme Antonelle, dirigeant de la Conjuration, écrivant que «la nature n’a pas fait plus de propriétaires que de nobles» qui est retracée ici (55)? Après avoir rejeté avec force la société par ordres d’avant 1789, il avait par là-même rejeté toute division en classes sociales. «Les revendications bougeoises d’égalité sont accompagnées de revendication prolétariennes d’égalité… les prolétaires prennent la bourgeoise au mot: l’égalité ne doit pas être établie seulement en apparence, seulement dans le domaine de l’Etat, elle doit l’être aussi réellement dans le domaine économique et social». Sans l’avoir probablement connu, Engels se fait ici l’écho d’un texte de Babeuf de 1791, dans lequel Babeuf écrit «Qui peut tenir à une égalité nominale?… Je comprends bien combien il serait difficile de faire accepter tout d’un coup un système d’égalité générale, mais l’égalité des droits étant admise, si l’on ne veut pas qu’elle soit pure déception, il faut bien commencer par la mettre en pratique quelque part» (56). Engels écrit plus loin: «Et surtout depuis que la bourgeoisie française à partir de la grande révolution a mis au premier plan l’égalité civile, le prolétariat français lui a répondu coup pour coup en revendiquant l’égalité économique et sociale; l’Egalité est devenue le cri de guerre spécialement du prolétariat française» (57). Engels reprend ici la tradition babouviste: il ne s’agit plus de la revendication de l’égalité, mais du «cri de guerre de l’Egalité», c’est-à-dire comme l’écrivait le ‘Tribun du Peuple’, de «l’Egalité pure et sans taches»”” (pag 59-60) [Jean Marc Schiappa, ‘Sur le communisme de la conjuration pour l’égalité’] [(in) AaVv, ‘Histoire et memoire de la revolution française’, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, n. 38 Juin 1989] [(55) Antonelle, «observations sur le droit de cité», Le Tribun du Peuple, textes présentés par A. Saitta, Paris, 1969, p. 196; (56) M. Dommanget, ‘Babeuf. Pages choises’, pp. 152-161; (57) Engels, ‘Anti-Düring’, Ed. Sociales, Paris, 1977, p. 134]”,”FRAR-433″
“BOSWORTH R.J.B.”,”La politica estera dell’Italia giolittiana.”,”R.J.B. Bosworth insegna storia europea nell’Università di Sidney. Ha pubblicato articoli sulla politica dell’età giolittiana sull’Italian Quarterly, historical journal e anche sulla Nuova rivista storica.”,”ITQM-026-FL”
“BOTERO Giovanni, a cura di Luigi FIRPO”,”Della ragion di Stato, con tre libri ‘Delle cause della grandezza delle città’, due ‘Aggiunte’ e un ‘Discorso’ sulla popolazione di Roma.”,”Molto sottolineata l’introduzione (da GMB)”,”TEOP-083-FMB”
“BOTMAN Selma”,”The Rise of Egyptian Communism, 1939-1970.”,”L’autrice, Sela Botman, è professore assistente, Dipartimento scienze politiche, College of the Holy Cross, Worcester, Massachusetts.”,”MVOx-015″
“BOTTA Carlo”,”Storia della guerra dell’ indipendenza degli Stati Uniti d’ America. Volume secondo.”,”La Francia riconosce l’ indipendenza degli Stati Uniti. (pag 361-362) Antico detto: “”alla nave rotta ogni vento è contrario”” “”Il che venne eseguito addì sedici dicembre 1777 dal signor Gerard Sindaco reale della città di Strasburgo e Segretario del Consiglio di Stato del Re. Consistevan essi in ciò, che la Francia non sono riconoscerebbe, ma con tutte le forze sue sopporterebbe l’ indipendenza degli Stati Uniti, e concluderebbe coi medesimi un trattato d’amicizia e di commercio; (…)”” (pag 361)”,”USAG-060″
“BOTTA Carlo”,”Storia della guerra dell’ indipendenza degli Stati Uniti d’ America. Volume terzo.”,”””A questo inaspettato accidente si risentirono grandemente i generali del Re, e molto temevano della città stessa della Nuova-Jorck, essendovi dentro assai deboli i presidii, e fuori l’ esercito di Washington poco lontano. Non tralasciarono però nissuna di quelle diligenze, che in simile caso usare si potevano. Tutti i Jorchesi di qualsivoglia ordine o condizione si fossero, furono arruolati, armati, ed ordinati in compagnie. (…)””. (pag 130) “”Questo fine ebbe la lunga tenzone d’ America nella quale se entrarono volenterosamente gli Americani, ed a ciò inclinati da lungo tempo, la eccitarono gl’ Inglesi prima con leggi rigorose che irritavano, non costringevano, e poscia con insuffcienti armi, e con ispicciolati, e scompagnati consigli lasciarono crescere, e strabocchevolmente sormontare. La quale guerra fu esercitata tra Inglesi ed Americani, come per lo più le civili guerre soglionsi, spesso con valore, sempre con rabbia, qualche volta con barbarie; tra gl’ Inglesi, e le altre nazioni europee sempre con valore, ed il più delle volte con quella umanità tanto squisita, che pare di quei tempi essere stata propria e speciale. Riportarono il Congresso, ed universalmente gli Americani somma lode di costanza; i ministri britannici forse il biasimo dell’ ostinazione; e quei di Francia diedero pruove non dubbie di non ordinaria perizia nelle cose di Stato. Da tutto ciò ne conseguì la fondazione del Nuovo-Mondo di una Repubblica, pe’ suoi ordini pubblici felice al di dentro, per la sua indole pacifica e per l’ abbondanza de’ suoi proventi riverita e ricercata al di fuori.”” (pag 405)”,”USAG-061″
“BOTTA Franco a cura; scritti di Michael LEBOWITZ Camillo DANEO Claudio DI-TORO Giuseppe VACCA David HOROWITZ Michele SALVATI V.M. BADER H. GANSSMANN W. GOLDSCHMIDT B. HOFFMANN”,”Sul capitale monopolistico.”,”Antologia di voci italiane, inglesi; tedesche sul “”Baran-Sweezy-Debatte””.”,”ECOT-001-FSD”
“BOTTA Franco a cura; scritti di Michael LEBOWITZ Camillo DANEO Claudio DI-TORO Giuseppe VACCA David HOROWITZ Michele SALVATI V.M. BADER H. GANSSMANN W. GOLDSCHMIDT B. HOFFMANN”,”Sul capitale monopolistico.”,”Dall’anno della sua pubblicazione (1966, la fortunata traduzione italiana è del 1968), ‘Il capitale monopolistico’ di Paul Baran e Paul Sweezy non cessa di alimentare la discussione… ‘In questo senso Sweezy – a nostro avviso – offre la corretta chiave di lettura del libro quando nella citata premessa presenta il lavoro suo e di Baran come un tentativo di avviare nuovamente un dibattito che procede con troppa prudenza. Per troppo tempo i marxisti sono rimasti indietro rispetto al capitale. Occorre ritrovare il coraggio teorico di Marx e dei classici del marxismo e riuscire a cogliere di nuovo le leggi di movimento del capitale”” (pag 15) (introduzione di F. Botta)”,”TEOC-003-FPB”
“BOTTAI Alfredo (Aroldo)”,”Il socialismo mazziniano.”,”Mazzini chiama gli operai ‘capitalisti delle braccia’ perché non possiedono altro capitale che le loro braccia (pag 44) Molto citato il rapporto Mazzini-Marx Testimonianze su Mazzini di: GUIDO ALBERTELLI GASPARE AMBROSINI C.E. AROLDI GIOVANNI BACCI GAETANO BADII MICHELE BAKUNIN G.B. CRIVELLI A. BANDINI BUTI A. BARATONO G.A. BELLONI G. BERTACCHI G. BOVIO C. BRIGANTI A. CATELANI E. CICCOTTI LA CIVILTA’ CATTOLICA C.D.H. COLE F. COMANDINI G. CONTI A. DE-AMBRIS L. DE-ANDREIS E. DE-LAVELEYE F. DE-LUCA B. DISERTORI L. FABBRI FEDERAZIONE SOCIALISTA DI COMO A. FERRARI Q. FILOPANTI R. VITA FOA G. GALASSO A. GHISLERI M. GIBELLI E. GOLFIERI A. GRAZIADEI A. GROPPALI A.G. VENTIMIGLIA G. HERRON V. KEND BOLTON KING ANTONIO LABRIOLA ARTURO LABRIOLA A. LEVI E.C. LONGOBARDI P. LOUS F. LUZZATTO G. MACAGGI R. MANZONI F. MASCI F.S. MERLINO M. VON MEYSENBUG R. MICHELS R. MIRABELLI F. MOMIGLIANO R. MONDOLFO O. MORGARI F MORMINA PENNA E. NATHAN G. NAVARRA CRIMI A. OLIVIERO OLIVETTI A. OMODEO S. PANUNZIO F. PAOLONI F. PERRI C. PISACANE C. PRAMPOLINI F. QUINTAVALLE O. REALE G. RENSI F.E. RESTIVO R. RIGOLA B. RIGUZZI E ROMILDO PORCARI C. E NELLO ROSSELLI T. ROSSI DORIA A. SAFFI A. SALUCCI L.SALVATORELLI G. SALVEMINI F. SCHIAVETTI P. SCHINETTI I. SILONE G. SOREL J. WHITE MARIO O. ZUCCARINI”,”SOCx-267″
“BOTTAI Alfredo [Aroldo]”,”Il socialismo di Mazzini.”,”Alfredo Bottai (Aroldo) socialista rivoluzionario “”Io credo che il Socialismo, espresso nella formula ‘Libertà e associazione’, sia il solo avvenire dell’Italia e forse dell’Europa”” A. Saffi nel suo scritto ‘Il pensiero politico’ spiega la differenza tra il socialismo di Mazzini e quello di Lassalle (p. 2) Saverio Merlino ritiene che il pensiero ‘socialistico’ di Mazzini (soppressione del salariato, organizzazione del lavoro mediante associazioni di operai forniti del capitale necessario) sia da preferire al ‘collettivismo’ come inteso dai socialisti marxisti (pag 3) Dal volume di Silvio Berardi, Il socialismo mazzianiano, Sapienza ed., Roma, 2016: Il socialismo mazziniano: Profilo storico-politico Silvio Berardi Sapienza Università Editrice, 23 mag 2016 – 240 pagine Nel 1908, per la prima volta, il pensiero e l’opera di Giuseppe Mazzini trovarono una compiuta interpretazione socialista. Il saggio del sindacalista rivoluzionario Alfredo Bottai mirava, infatti, a conferire una diversa prospettiva al magistero del patriota genovese. Egli si prefiggeva, con il suo scritto, di affermare l’esistenza di un socialismo italiano interclassista, fondato sull’associazionismo, che traeva le sue origini dai padri del Risorgimento democratico, sorto quando Karl Marx non aveva ancora posto le basi del suo socialismo scientifico. Il lavoro di Bottai incontrò molteplici consensi all’interno del Partito Repubblicano Italiano e numerosi suoi esponenti, ancor prima dell’inizio dell’età fascista, si prodigarono per l’attuazione dei punti programmatici in questo contenuti. Soltanto, però, all’indomani della seconda guerra mondiale, il socialismo mazziniano poté trovare una organica teorizzazione scientifica grazie all’opera di Giulio Andrea Belloni, segretario del Pri nel 1946 e fondatore della rivista «L’Idea Repubblicana». Belloni divenne il leader indiscusso della sinistra repubblicana, ovvero dei socialisti mazziniani, i quali si proponevano la realizzazione di un terzaforzismo che riteneva improrogabile l’attuazione di un’integrale riforma agraria e lo sviluppo dell’azionariato operaio. Un terzaforzismo capace di coinvolgere anche tutti quei socialisti, come Gaetano Salvemini, disponibili alla nascita di una concentrazione laica, riformista e progressista, alternativa sia al Pci che alla Dc. Silvio Berardi è professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma. I suoi studi si incentrano soprattutto sul pensiero federalista e repubblicano italiano e sul processo di integrazione europea tra Ottocento e Novecento. È componente del Comitato scientifico del «Centro di studi storici, politici e sociali Gaetano Salvemini» e della «Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice». Tra le sue pubblicazioni: Verso un nuovo Risorgimento. Il Carteggio tra Arcangelo Ghisleri e Giulio Andrea Belloni (1923-1938), Bonanno, Acireale-Roma, 2015; Mary Tibaldi Chiesa. La prima donna repubblicana in Parlamento tra cooperazione internazionale e mondialismo, Milano, FrancoAngeli, 2012; Francesco Saverio Nitti. Dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti d’Europa, Roma, Anicia, 2009.”,”SOCx-269″
“BOTTAI Giuseppe, a cura di Giordano Bruno GUERRI”,”Diario, 1944-1948.”,”Il primo volume ‘Diario 1935-1944’ è uscito nel 1982 nella Collana storica e nel 1989 nei Supersaggi. Questo secondo volume è uscito nella Collana storica nel 1988. Dalle ‘Lettere’. “”14 aprile 1945, aux armées. (…) Vorrei raccontarvi tante cose delle recenti giornate di lotta. Ma per ora, tutto è ancora troppo ‘vivo’ in me per essere descritto. E di questa guerra motorizzata mobilissima proteiforme e mutevole, è assai difficile trovare il bandolo dello storico, per chi, come me, la vive da soldato, costretto a un compito individuale ristretto, senza una visione d’assieme. Combattimenti diseguali a seconda delle forze che si hanno di fronte. Una mattina che avevano dinanzi solo reparti di fanteria, avanzammo come un coltello caldo nel burro. Altra cosa è quando i carri urtano contro altri carri: ma, in genere, non si ha che raramente lo spettacolo della carneficina e del sangue a rivoli dell’altra guerra. Gli è che le macchine son più numerose degli uomini, e le perdite si contano più a materiale che a vite umane. Una macchina che salta sono tutt’al più sei o sette uomini, ma, in realtà, in rapporto all’altra guerra, è la forza di un plotone e più che si perde. Un’esperienza è stata per me quella della radio. La nostra essendo una vettura di collegamento le nostre radio erano in continuo lavoro, tutte le voci dell’immenso campo di battaglia ci giungevano: ordini, invocazioni informazioni. La testa n’era stordita.”” (pag 166-167) “”Giuseppe Bottai è stato il primo a capire che il ruolo storico del fascismo si era esaurito, e insieme a Dino Grandi fu il principale sostenitore dell’ordine del giorno che provocò la caduta di Mussolini. Il 27 agosto venne arrestato su ordine del governo Badoglio, e un paio di settimane dopo fu rimesso in libertà, intanto però era ricercato dai fascisti che lo accusavano di alto tradimento , mentre i tedeschi invadevano l’Italia del Nord e occupavano Roma. Braccato dai nazifascisti e dai medesimi alleati schierati nel “”Regno del Sud””, a Bottai non rimase altra scelta che quella di nascondersi, e poi di arruolarsi nella Legione Straniera. Questo, per gli ambienti di destra, fu l’ultimo “”tradimento”” di Bottai. In realtà, più che una scelta di campo, fu una scelta morale, che si può riassumere in una parola che Bottai stesso usò, “”espiazione”” (“”per espiare quel difetto di rigore critico che mi impedì di oppormi alla degenerazione del fascismo””). Dopo il processo di Verona il diario di Bottai si trasforma completamente: ora non è più tanto la situazione politica a interessarlo maggiormente, quanto l’introspezione religiosa e le osservazioni di carattere culturale. Inizia così la parte più appassionante della sua vicenda umana, che lo spinse a prendere decisioni, che non furono né romantiche né polemiche, ma frutto della lucida razionalità di Bottai”” (quarta di copertina)”,”ITAF-413″
“BOTTARO PALUMBO Maria Grazia”,”La diplomazia italiana e l’ accordo tedesco-sovietico del 24 aprile 1926.”,”Maria Grazia BOTTARO PALUMBO è assistente di storia dei trattati e politica internazionale nell’ Università di Genova (1969). “”Ma il trattato di Berlino offrì all’ Italia, a mio avviso, soprattutto l’ occasione propizia per tentare una attiva politica nell’ Europa orientale e sud-orientale: la tensione franco-tedesca e i sospetti dell’ Inghilterra verso la Francia sembravano infatti offrire all’ Italia la possibilità di scalzare l’ influenza francese, facendo leva sia sui timori suscitati in quel settore dalla politica orientale della Germania e sulle momentanee esitazioni della Francia (in difficile equilibrio tra Londra, Varsavia e Berlino), sia su una ostentata coincidenza di interessi tra Roma e Londra in parziale contrasto con gli obbiettivi francesi. La lunga polemica antitedesca aveva preparato la strada (…)””. (pag 226)”,”RAIx-178″
“BOTTARO-PALUMBO Maria Grazia”,”Ch.I. Castel de Saint-Pierre e la crisi della Monarchia di Luigi XIV. I. 1658-1710.”,”Contiene dedica manoscritta dell’autrice a GM Bravo. ‘Charles-Irénée Castel de Saint-Pierre, noto anche come l’Abate di Saint-Pierre, è nato il 18 febbraio 1658 a Saint-Pierre-Église e morì il 29 aprile 1743 a Parigi2. È stato uno scrittore e filosofo francese, membro dell’Académie française2. Proveniente da una famiglia di media nobiltà, Castel de Saint-Pierre fu educato dai gesuiti e, a causa della sua fragile costituzione, fu indirizzato alla carriera ecclesiastica. Si trasferì a Parigi nel 1686, dove frequentò i salotti letterari di Madame de La Fayette e della Marchesa de Lambert1. Fu eletto all’Académie française nel 1695. È noto soprattutto per il suo “”Projet pour rendre la paix perpétuelle en Europe””, un’opera che proponeva un’organizzazione internazionale per mantenere la pace, anticipando idee che sarebbero state riprese da pensatori come Rousseau e Kant2. Castel de Saint-Pierre è considerato un precursore delle idee illuministe e del pacifismo utopico’ (f. copilot)”,”FRAG-001-FMB”
“BOTTAZZI Bartolo”,”I vecchi socialisti prampoliniani.”,”La tribuna parlamentare di Prampolini. “”In una certa seduta della Camera (anno 1899) essendo presidente il famigerato generale Pelloux, Prampolini era stato incaricato dal Gruppo dell’ Estrema Sinistra di domandare la votazione nominale sul verbale della seduta precedente. Egli ciò chiese nella forma legale concessa dal Regolamento. Il presidente si oppose, dichiarando che non voleva prestarsi a questo gioco che era solo destinato a mandare in lungo la seduta. Prampolini insistette. Parlarono nello stesso senso gli onorevoli Taroni e Pantano, ma inutilmente. Il Pelloux fece fare la votazione per alzata e seduta fra gli applausi della maggioranza. Poi ordinò che si procedesse oltre, alla votazione di alcune leggi. Il deputato De Felice balzò nell’ emiciclo e sbarrò il passo ai votanti. I socialisti con lui. Tumulto, e sospensione della seduta. Questa ripresa, Prampolini insistette pel rispetto del regolamento; e siccome già alcuni deputati si erano mossi per votare le leggi nel modo voluto dal Pelloux, Prampolini si recò alla tribuna dicendo cha a nessun costo i socialisti avrebbero consentito che la seduta proseguisse in oltraggio al loro diritto. De Felice si impadronì di un’urna. Prampolini con un colpo di mano rovesciò l’altra. Altro tumulto e sospensione della seduta. (…) Prampolini si presentò al Questore per essere arrestato. Questi non voleva credergli (…) e si rifiutava di farlo arrestare. Ma Prampolini non volle che oltre si indagasse ed altri fossero imputati se non lui. E fu incarcerato a Regina Coeli, insieme ad altri deputati. Ma il processo, all’ ultimo momento venne sospeso e gli imputati rimessi in libertà. Prampolini protestò, e scrisse un opuscolo intitolato: Resistete agli arbitrii! col sottotitolo: “”Che cosa avrei detto ai Giurati””.”” (pag 16-17)”,”MITS-293″
“BOTTAZZI Gianfranco”,”Movimento sindacale e mercato del lavoro.”,”Anni ’70: formazione dell’area del lavoro marginale, aspetti del lavoro precario, part-time, tempo parziale”,”SIND-010-FB”
“BOTTAZZI Gianfranco”,”Movimento sindacale e mercato del lavoro.”,”Anni ’70: formazione dell’area del lavoro marginale, aspetti del lavoro precario, part-time, tempo parziale”,”SIND-010-FV”
“BOTTAZZINI Umberto”,”Il flauto di Hilbert. Storia della matematica moderna e contemporanea.”,”Umberto Bottazzini insegna Storia della matematica all’Università di Bologna. Fa parte dell’Executive Committee dell’International Commission on the History of Mathematics, responsabile della pubblicazione della rivista Historia Mathematica. É inoltre membro dell’Editorial Board della rivista Archive for History of Exact Science.”,”SCIx-308-FL”
“BOTTI Ferruccio ILARI Virgilio”,”Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra, 1919-1949.”,”””Il libro di Piero Pieri sul ‘Guerra e politica negli scrittori militari italiani’ (1955) si chiude con Marselli (1832-1899). Solo nel 1967 Giorgio Rochat ha dedicato un importante capitolo del suo ‘L’ esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini’ al dibattito post-bellico sulla “”nazione armata””, mettendone tuttavia in luce soprattutto gli aspetti politico-ideologici (il ‘mito’), non quelli tecnici e politico-militari.”” (pag 9) “”E’ interessante notare l’ assonanza di alcune tesi di Canevari e Visconti Prasca con quelle sostenute in Francia dall’ allora tenente colonnello Charles De Gaulle nelle due opere militari più famose, ‘Le fil de l’ épée’ (1932) e ‘Vers l’ armée de métier’ (1934). Quelle che De Gaulle stesso definiva “”ces idées non point neuves mais renouvelées””, si avvicinavano, almeno per la pars destruens, alle polemiche dei due autori italiani contro il dottrinarismo conservatore e il formalismo, l’ inerzia spirituale, lo scarso addestramento dell’ “”esercito di caserma””, i guasti della burocrazia e del conformismo: segno di una crisi parallela delle due compagini militari, che le prime battute della guerra non avrebbero mancato di rivelare. Meno lontani di quel che sembrerebbe erano De Gaulle e i due autori italiani sulla questione della meccanizzazione: e non perché Canevari e Visconti Prasca ne fossero fautori, ma al contrario perché De Gaulle non ne era affatto – come generalmente si continua a ripetere – uno dei padri fondatori””. (pag 187)”,”ITQM-083″
“BOTTI Alfonso”,”Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova (1881-1975).”,” BOTTI Alfonso (Loreto, 1953) è ricercatore di storia contemporanea presso la facoltà di sociologia dell’ Università degli Studi di Urbino dove insegna storia dei partiti e movimenti politici. Si occupa della Spagna contemporanea con particolare attenzione agli aspetti culturali e religiosi. Ha scritto tra l’ altro ‘La Spagna e la crisi modernista’ (1987) e un volume sulla questione basca. “”Quando la Catalogna si avvicina all’ autonomia, si registra il colpo di stato di Primo de Rivera; quando ne è approvato lo Statuto, il generale Sanjurjo tenta il colpo di stato militare (1932); la stessa sollevazione militare del luglio 1936 è anche in questa chiave antiseparatista e Franco dà il segnale dell’ inequivocabile signifcato quando non aspetta neppure il termine della guerra civile per sopprimere, nell’ aprile del ’38, lo Statuto catalano.”” (pag 80) “”Il periodo che va dal ’15 alla fine del decennio segna uno straordinario irrobustimento del capitalismo spagnolo. La ristrutturazione del mercato internazionale prodotta dalla guerra e la neutralità della Spagna, ne sono la causa. (…) Il valore delle esportazioni è nel 1920 doppio rispetto a quello del ’14 e nel periodo 1914-19 la bilancia commerciale presenta un saldo attivo. Anche il terziario, se si accettua il trasporto ferroviario, trae benefici. Astronomici nel caso delle compagnie di navigazione e del settore bancario.”” (pag 81)”,”SPAx-078″
“BOTTI Ferruccio ILARI Virgilio”,”Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra, 1919-1949.”,”2° copia “”Nell’introduzione al suo libro “”La nazione organizzata”” uscito “”con ritardo di alcuni mesi”” nel 1922, il tenente colonnello Natale Pentimalli scriveva, dimostrandosi pienamente cosciente della portata innovatrice delle teorie da lui proposte: “”Per quanto riguarda, poi, la preparazione del paese ad un’eventuale lotta, ci troviamo di fronte a due sistemi: seguire gli antichi concetti basati su elementi di forza che hanno già dato il massimo o quasi, loro rendimento… ovvero seguire una nuova via basata su elementi di forza nuovi”” (p. XI) (35). Con questa affermazione Pentimalli sembrava individuare come unica e principale discriminante del dibattito sugli ordinamenti militari postbellici quella esistente fra gli “”innovatori”” di tutte le tendenze, e i sostenitori del “”ritorno al 1914″”. Va detto subito, tuttavia, che i primi risultarono, alla fine, complessivamente perdenti. Il fenomeno non coinvolgeva soltanto l’Italia o solo l’Esercito. Scrive Liddell Hart nelle sue memore. “”I capi dell’esercito britannico, invece, e quelli dell’esercito francese, erano molto più soddisfatti e sicuri di sé per il successo finale ottenuto nel 1918, e perciò inclini a continuare con gli antichi sistemi a perseverare nei metodi che si erano dimostrati sufficienti nell’ultimo anno di conflitto, senza tentare innovazioni rivoluzionarie. E questo atteggiamento era corroborato dalla naturale tendenza a rilassarsi dopo una lunga lotta e uno sforzo estenuante. “”Tornare al 1914″”: questa era la parola d’ordine dei militari del dopoguerra, e fu sconsideratamente applicata persino nella ricostruzione e nell’organizzazione tattica. Fu anche la nota chiave dei fautori della cavalleria, che avevano ragione quando sostenevano la necessità di tornare alla mobilità della guerra se si voleva che il successo fosse qualcosa di più di un processo di logoramento fine a sé stesso, ma che speravano fervidamente , e perciò credevano, che il mezzo di questa mobilità sarebbe rimasto il cavallo”” (pp. 60-61). Tutto questo accadeva proprio nell’Inghilterra, per tradizione – dettata (anche nel suo caso) da precisi parametri geopolitici – madre dei piccoli eserciti di specialisti, e nella Francia repubblicana e democratica, madre della “”nazione armata”” napoleonica. Senza ulteriori amplificazioni, ciò dimostra che l’orientamento sostanzialmente tradizionalista degli ordinamenti militari dell’Esercito e della Marina in Italia anche dopo il 1922 non rispondeva solo a logiche politiche e di potere tipicamente italiane, e a ben definiti interessi anche “”interni””. Nel campo degli innovatori, i sostenitori della nazione armata, o della “”nazione organizzata””, nello sforzo di dare compiuta veste teorica a un principio che (nonostante il diverso parere di Gatti) rimaneva di matrice prevalentemente politica, non potevano evitare di prevedere una aliquota di forze permanenti, con il compito di prima copertura e di fornire un’intelaiatura addestrativa alle Legioni che altrimenti sarebbero state veramente improvvisate e “”sorgenti dalla terra””. Ma, ciò facendo, si avvicinavano alla formula pratica dei piccoli eserciti, da Gatti a Bencivenga a von Seeckt.”” (pag 50-51) “”Secondo una delle convinzioni più comuni di tutti gli innovatori militari del periodo, Pentimalli riteneva che: “”Persistendo a calcare pedissequamente la falsa riga del passato, non si fa che sciupar ricchezza, senza un corrispondente risultato nella preparazione del paese a una nuova guerra, che potrebbe scatenarsi nell’Europa Occidentale assai più presto, forse, di quanto molti non pensino. “”La grande guerra, infatti, aveva messo in evidenza una completa inversione dei “”valori di forza””, il vero centro della forza militare non essendo più l’esercito combattente, bensì il “”rimanente della nazione racchiudente in sé le volontà direttrici e le energie sostenitrici dell’esercito in azione””. Di qui un’impostazione della difesa nazionale i cui motivi centrali erano lucidamente riassunti da Enrico Barone, in un’acuta prefazione al libro che si manteneva favorevole ma non entusiastica (…). La macchina, dunque, era diventata più importante dell’uomo: ma ciò non significava, per Pentimalli, che occorressero molti specialisti a lunga ferma. Al contrario (…)”” (pag 56-57) “”Angelo Gatti, già colonnello di Stato Maggiore, storico del Comando Supremo e critico e scrittore non soltanto militare, ne è il più qualificato rappresentante, e merita un ruolo centrale, accando a Douhet, nella pubblicistica militare degli anni venti, anche se la sua opera più significativa di critico militare in pratica si esaurisce nel 1924. Nel suo libro “”Nel tempo della tormenta”” (1923) egli dimostra notevole acume critico e sicura capacità di ritrattista, portando peraltro la sua attenzione prevalentemente su uomini, piani, avvenimenti delle nazioni estere nel corso del ’14-18, forse per comprensibili ragioni di prudenza visto che non gli mancavano certo esperienze e materiali per esprimersi autorevolmente anche sulle pagine più controverse ed oscure della nostra guerra. Un intero capitolo – ove si riscontra un chiaro influsso douhetiano – è dedicato all’importanza futura del binomio aviazione-gas: l’efficacia della componente NBC è spinta fino a profeticamente delineare le conseguenze (anche politiche) dell’avvento dell’arma atomica (…)”” (pag 60)”,”QMIx-253″
“BOTTI Alfonso ADAGIO Carmelo”,”Storia della Spagna democratica. Da Franco a Zapatero.”,”BOTTI Alfonso insegna storia contemporanea e storia dell’Europa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino. E’ condirettore di ‘Spagna contemporanea’. ADAGIO Carmelo ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma. Fa parte della redazione di ‘Spagna contemporanea’. E’ autore di ‘Chiesa e nazione in Spagna. La dittatura di Primo de Rivera, 1923-1930’ (2004).”,”SPAx-002-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”La questione basca.”,”Alfonso Botti insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli studi ‘C. Bo’ di Urbino. È condirettore del semestrale “”Spagna contemporanea’ che esce dal 1992. Negli ultimi anni ha pubblicato ‘Romolo Murri e l’anticlericalismo negli anni de ‘La Voce”, Quattroventi, Urbino, 1996. Contiene dedica manoscritta”,”SPAx-008-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”Romolo Murri e l’anticlericalismo negli anni de “”La Voce””.”,”Alfonso Botti insegna Storia dell’Europa presso l’Università degli Studi di Urbino. Studioso di storia italiana contemporanea e spagnola. La nota dominante nell’attività di Romolo Murri negli anni che vanno dal 1907 al 1913 è rappresentata dall’ anticlericalismo. Questa la cifra della sua militanza nella Lega democratica nazionale, degli interventi parlamentari nel corso della XXIII legislatura, della collaborazione alla ‘Voce’, dell’internesse per le relazioin Chiesa-Stato in Francia, Spagna e Portogallo. Le origini dell’ anticlericalismo murriano sono inseparabili dalla percezione che Murri viene ad avere della fine di un certo tipo di rapporti della Chiesa con la storia… (quarta di copertina) Don Romolo Murri (Monte San Pietrangeli, 27 agosto 1870 – Roma, 12 marzo 1944) è stato un presbitero e politico italiano, tra i fondatori del cristianesimo sociale in Italia. Subì la sospensione a divinis nel 1907 e la scomunica nel 1909, revocata poi nel 1943.”,”ITAD-001-FSD”
“BOTTI Ferruccio”,”Il pensiero militare e navale italiano dalla Rivoluzione Francese alla Prima Guerra Mondiale (1789-1915). Vol. 1. Dalla Rivoluzione Francese alla Prima Guerra d’Indipendenza (1789-1848).”,”BOTTI Ferruccio (1935-2008) pronipote di un ufficiale garibaldino caduto nella battaglia del Volturno. Ufficiale di fanteria proveniente dall’Accademia militare di Modena, in servizio sempre in Friuli e concluse la sua carriera come colonnello in ausiliaria. Uno dei più prolifici scrittori militari italiani con argomenti centrati su connessione tra storia militare e pensiero strategico. Contributi sulla storia del pensiero militare, navale ed aeronautico (non soltanto italiano) dall’età napoleonica alle soglie del XXI secolo e sui sistemi logistici esercito sardo e poi italiano dal 1831 al 1981. 3 413891 SBN”,”QMIx-180-FSL”
“BOTTI Ferruccio”,”Il pensiero militare e navale italiano dalla Rivoluzione francese alla Guerra mondiale (1789-1915). Vol 2. Dalla Prima Guerra d’Indipendenza a Roma capitale d’Italia (1848-1870).”,”BOTTI Ferruccio (1935- 2008) pronipote di un ufficiale garibaldino caduto nella battaglia del Volturno. Ufficiale di fanteria proveniente dall’Accademia militare di Modena, in servizio sempre in Friuli e concluse la sua carriera come colonnello. Scrittore militare italiano di storia militare e pensiero strategico. Contributi sulla storia del pensiero militare, navale ed aeronautico (non solo italiano) dall’età napoleonica alle soglie del XXI secolo e sui sistemi logistici. 3 413892 SBN”,”QMIx-181-FSL”
“BOTTI Ferruccio ILARI Virgilio”,”Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra (1919-1949).”,”BOTTI Ferruccio (1935-2008) pronipote di un ufficiale garibaldino caduto nella battaglia del Volturno. Ufficiale di fanteria proveniente dall’Accademia militare di Modena, in servizio sempre in Friuli e concluse la sua carriera come colonnello. Scrittore militare italiano di storia militare e pensiero strategico. Contributi sulla storia del pensiero militare, navale ed aeronautico (non solo italiano) dall’età napoleonica alle soglie del XXI secolo e sui sistemi logistici. ILARI Virgilio (Roma, 1948) laureato in giurisprudenza nel 1970, è stato assistente ordinario e poi professore associato di storia del diritto romano nelle università di Roma (Sapienza) e di Macerata; dal 1988 al 2010 ha insegnato storia delle istituzioni militari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Fin dal 1980 ha collaborato con la “”Rivista Militare”” e con l’Ufficio Storico dello SME. 3 413893 SBN”,”QMIx-182-FSL”
“BOTTI Alfonso a cura; saggi di Carmelo ADAGLIO e Alfonso BOTTI, Marcella AGLIETTI Guido LEVI Maria Elena CAVALLARO Jorge TORRE SANTOS Giorgio GRIMALDI Carsten HUMLEBAEK Laura CARCHIDI Patrizio RIGOBON Daniela CARPANI Marco CIPOLLONI”,”Le patrie degli spagnoli. Spagna democratica e questioni nazionali (1975-2005).”,”Alfonso Botti insegna Storia contemporanea e Storia dell’Europa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino. Condirettore dei ‘Spagna contemporanea’, tra le sue pubblicazioni: ‘Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova 1881-1975’, F. Angeli, 1992, ‘La questione basca’, B. Mondadori, 2003.”,”SPAx-015-FSD”
“BOTTI Alfonso GUDERZO Massimiliano a cura; saggi di Glicerio SANCHEZ-RECIO Luis DE-LLERA Javier RODRIGO Feliciano MONTERO Alfonso BOTTI Marco CIPOLLONI Luciano CASALI Alessia CASSANI Maria Elena CAVALLARO Angel Luis LÓPEZ VILLAVERDE Irma Fuencisla ÁLVAREZ DELGATO Javier MUÑEZ SEIXAS Alessandro SERGNI Marco SUCCIO Jorge TORRE SANTOS Max GUDERZO”,”L’ultimo franchismo tra repressione e premesse della transizione (1968-75).”,”Alfonso Botti insegna Storia contemporanea e Storia dell’Europa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino. Condirettore dei ‘Spagna contemporanea’, tra le sue pubblicazioni: ‘Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova 1881-1975’, F. Angeli, 1992, ‘La questione basca’, B. Mondadori, 2003. Massimiliano Guderzo insegna Storia delle relazioni internazionali ed è titolare della cattedra Jean Monnet di Storia dell’unificazione europea presso la Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze. Ha pubblicato il volume ‘Madrid e l’arte della diplomazia. L’incognita spagnola nella seconda guerra mondiale’ (Firenze, Manent, 1995) e altri saggi su temi spagnoli”,”SPAx-016-FSD”
” BOTTI Alfonso a cura; scritti di Massimo LEGNANI Valerio CASTRONOVO Filippo MAZZONIS Margherita REPETTO Nicola TRANFAGLIA Pier Paolo POGGIO Alfonso BOTTI”,”Italia, 1945-94.”,”in apertura alcune firme manoscritte degli autori”,”ITAP-005-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”España y la crisis modernista. Cultura, sociedad civil y religiosa entre los siglos XIX y XX.”,”Il Krausismo è una dottrina idealista che si basa su una conciliazione tra il teismo e il panteismo, secondo cui Dio, senza essere il mondo (panteismo) né esserne al di fuori (teismo), lo contiene in sé e ne trascende. Questa concezione è chiamata panenteismo. Il Krausismo prende il nome dal pensatore postkantiano tedesco Karl Christian Friedrich Krause (1781-1832) 1. Questa filosofia ha avuto una grande diffusione in Spagna, dove ha raggiunto il suo massimo sviluppo pratico grazie all’opera del suo grande divulgatore, Julián Sanz del Río, e all’Istituzione libera di insegnamento diretta da Francisco Giner de los Ríos, oltre al contributo del giurista Federico de Castro y Fernández. Il Krausismo difende la tolleranza accademica e la libertà di insegnamento contro il dogmatismo 1. (copil.)”,”SPAx-027-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova (1881-1975).”,”Alfonso Botti (Loreto, 1953) è ricercatore di storia contemporanea presso la facoltà di sociologia dell’ Università degli Studi di Urbino dove insegna storia dei partiti e movimenti politici. Si occupa della Spagna contemporanea con particolare attenzione agli aspetti culturali e religiosi. Ha scritto tra l’ altro ‘La Spagna e la crisi modernista’ (1987) e un volume sulla questione basca. La “”collaborazione”” cattolica. La presa di distanza della Spagna franchista dai regimi di Mussolini e Hitler “”La presa di distanza della Spagna franchista dai regimi di Mussolini e Hitler tra il ’42 e il ’43 è conseguenze diretta, anche se non solo, dell’andamento della guerra. Spingono in questa direzione l’episcopato e importanti settori cattolici, nonché tutto quel mondo conservatore (gran parte dell’esercito compreso) refrattario all’identificazione con il nazifascismo, ostile alla Falange e desideroso di ridimensionarne il peso. Sul piano interno è lotta tra frazioni. Che sono molte se si considera il carattere composito del blocco franchista. Che si riducono a tre se si considerano quelle che dispongono di forza reale (Esercito, Chiesa e Falange); a due se ci si limita a quelle che agli uomini da mettere in campo possono aggiungere la capacità di elaborazione ideologica (48). Dalla fine della guerra civile al 1956 (Leyes Fundamentale di Arrese) la Falange e il complesso di forze che trova nella Chiesa il proprio punto di riferimento, sono i principali protagonisti della storia politica del franchismo e la prima, attraverso varie battute d’arresto e il progressivo ridimensionamento, uscirà sconfitta. Come si è visto, entrambi i contendenti si muovono all’interno dell’universo ideologico NC (Nazional-Cattolicesimo, ndr), del quale forniscono se mai differenti versioni. La storia di questi anni è anche storia della definitiva affermazione dell’una sull’altra. Intanto, la prima e forse più decisiva battuta d’arresto, la Falange la subisce con la sostituzione al Ministero degli esteri del filotedesco Ramón Serrano, e la sua definitiva uscita dalla scena politica nel 1942. Mentre se non il primo, sicuramente l’altrettanto decisivo momento di affermazione sul piano politico della componente cattolica è rappresentato dall’insediamento allo stesso ministero – dopo gli interregni di Jordana e Lequerica, un generale e un «senza-famiglia» – di Alberto Martin Artajo nel luglio 1945″” (pag 151-152) [(48) Con ciò non si nega la presenza di ideologia nell’esercito, che esiste e inizia ad essere studiata in modo soddisfacente (…)]”,”SPAx-038-FSD”
“BOTTIGELLI Emile; altri saggi di Auguste CORNU Claudio CESA Andrej WALICK Bronislaw BACZKO Jacques DROZ e Pierre AYCOBERRY Karl OBERMANN, miscellanea di Vera MACHACKOVA Alexandre MALYCH Gustaf ADOLF VAN DEN BERGH VAN EYSINGA Edmund SILBERNER Wolfgang MÖNKE Kurt KOSZYK Gian Mario BRAVO Guido OLDRINI Sergio LANDUCCI Jerzy SZACKI”,”Karl Marx et la gauche hegelienne. (in)”,”Saggi di Emile BOTTIGELLI Auguste CORNU Claudio CESA Andrej WALICK Bronislaw BACZKO Jacques DROZ e Pierre AYCOBERRY Karl OBERMANN. Altri titoli: – August CORNU, La formation du materialisme historique dans “”L’ ideologie allemande””. – Claudio CESA, Figure e problemi della storiografia filosofica della sinistra hegeliana, 1831-1848 – Andrej WALICKI, Hegel, Feuerbach and the Russian “”philosophical left””, 1836-1848. – Bronislaw BACZKO, La gauche et la droite hegeliennes en Pologne dans la premiere moitiè du XIX siecle. – DROZ Jacques AYCOBERRY Pierre, Structures sociales et courants ideologiques dans l’ Allemagne prérévolutionnaire, 1835-1847. – Karl OBERMANN, Die soziale Frage in den Anfängen der sozialistischen und kommunistischen Bewegung in Deutschland, 1843-1845. Miscellanea di Vera MACHACKOVA Alexandre MALYCH Gustaf ADOLF VAN DEN BERGH VAN EYSINGA Edmund SILBERNER Wolfgang MÖNKE Kurt KOSZYK Gian Mario BRAVO Guido OLDRINI Sergio LANDUCCI Jerzy SZACKI.”,”ANNx-006″
“BOTTIGLIERI Bruno CERI Paolo a cura, saggi di Giulio SAPELLI Valerio CASTRONOVO Luciano GALLINO Aris ACCORNERO, interventi di Gino GIUGNI Patrick FRIDENSON Alberto COVA Miriam GOLDEN Filippo PESCHIERA Tiziano TREU Giuseppe BONAZZI Federico BUTERA, testimonianze di Giovanni LONGO Amedeo PEYRON Roberto CABODI Gianni ALASIA Francesco NOVARA Alberto TRIDENTE Corrado FERRO Walter MANDELLI Filippo BARBANO Paolo CANTARELLA Sergio PININFARINA Sergio GARAVINI Paolo PALOSCHI Vincenzo MONACI Bruno MANGHI Marcello PACINI Giorgo BOCCA”,”Le culture del lavoro. L’esperienza di Torino nel quadro europeo.”,”Raccoglie le relazioni e gli interventi delle prime due giornate di studio svoltesi a Torino il 30 giugno e il 27 novembre 1986, nell’ambito dell’iniziativa patrocinata dall’Istituto di Studi Europei di Torino in collaborazione con Fiat. “”Negli anni Sessanta si accumula, sul già esistente ritardo, un altro ritardo nella esperienza italiana di cultura produttivistica, se volete di collaborazione produttivistica. C’è un ritardo pesante, che non va sottovalutato, anche nella distribuzione del reddito: secondo me Sapelli lo sottovaluta per poi accusare in modo eccessivi l’egualitarismo salariale dell’inizio anni Settanta e l’inquadramento unico. Non dimentichiamo che i differenziali retributivi italiani, dal ’65 al ’73, sono fuori scala, e senza giustificazione, comparati con i paesi provvisti di armoniche relazioni produttivistiche come la Repubblica Federale Tedesca, che pure non ha certo una cultura antimeritocratica”” (Tiziano Treu) (pag 154)”,”ECOA-018″
“BOTTIGLIERI Bruno”,”La politica economica dell’Italia centrista (1948-1958).”,”Bruno Bottiglieri, nato nel 1951, è uno studioso di storia e politica industriale. Consulente di aziende e centri di ricerca, svolge attività didattica presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino e collabora a quotidiani e riviste, tra cui Il Mondo, Il Sole 24 Ore, Economia pubblica, Economia e lavoro.”,”ITAE-089-FL”
“BOTTIGLIERI Bruno LEPRE Aurelio MAZZONIS Filippo MOTTURA Giovanni PEPE Adolfo PETRILLO Gianfranco PIERETTI Maurizio SANTARELLI Enzo SPINELLA Mario SUBBRERO Giancarlo TADDEI Francesca”,”Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIII. La società italiana dalla Resistenza alla guerra fredda.”,”Contiene i saggi: ‘La resistenza, 1943-1945′ di Enzo Santarelli e ”I quaderni del carcere’ di Antonio Gramsci’ di Mario Spinella La fase di «contadinizzazione» e il processo di proletarizzazione in Italia, tra fascismo e dopoguerra, alla luce della teoria marxista “”Lasciando da parte (…) le inutili disquisizioni sulla condizione «un poco più (o meno) proletaria» di determinate figure rispetto ad altre, sembra comunque chiaro ce al termine della fase fascista della politica di «contadinizzazione» dell’agricoltura ci si trova di fronte a una vastissima area di attivi in tale settore, estremamente eterogenei come condizione contrattuale e posizione nei processi produttivi e riproduttivi, la cui collocazione in termini di classe, se si fa riferimento al solo settore agricolo, appare per lo meno difficoltosa. Cià che invece non sembra dubbio, è che i confini di tale area intersechino largamente tanto quelli delle fasce contadine propriamente dette (piccoli proprietari, piccoli affittuari, mezzadri, coloni, ecc.) quanto quelli del bracciantato di vario tipo e specie. Già Emilio Sereni (non traendone poi a nostro avviso le conseguenze fino in fondo) si era posto negli anni cinquanta questo problema, e aveva concluso che si trattava di un insieme di fenomeni la cui chiave interpretativa poteva essere fornita dalla categoria marxista di sovrappopolazione relativa, con particolare riferimento a due forme di esistenza di tale fenomeno: quella latente (o nascosta) e quella stagnante (23). Traendo spunto da quella indicazione, se ne possono sottolineare qui due implicazioni: a) in primo luogo, la questione controversa del processo di proletarizzazione che caratterizza molti aspetti dell’evoluzione delle fasce contadine italiane tra la fine degli anni venti e la fine degli anni cinquanta dovrebbe apparire risolta in quella luce – per così dire – per definizione. È Marx stesso, infatti, a chiarire che per «sovrappopolazione relativa» si intende quella parte del proletariato che eccede i bisogni di valorizzazione del capitale in ciascuna fase determinata del suo sviluppo (e la cui esistenza, dunque, non è frutto di particolari fasi di ristagno, ma deriva direttamente alla natura complessivamente capitalistica dei rapporti di produzione). Sembrerebbe dunque legittimo parlare di proletarizzazione dei contadini nel periodo in questione, intendendo con ciò dire che prima l’aumento (fase fascista) e poi la comunque perdurante altissima incidenza (1945-1960) di tale fascia di lavoratori sul totale della popolazione attiva sono determinati dalla tendenza di quote rilevanti della sovrappopolazione relativa – in assenza di altri sbocchi – a concentrarsi in agricoltura; b) in secondo luogo – e questo parrebbe ragionevolmente supportato da ciò che si diceva sopra sulle ragioni della «contadinizzazione» di quegli anni e sulle loro connessioni con gli orientamenti della politica economica dello stato – l’uso della categoria «sovrappopolazione relativa» esclude, ancora per definizione, qualsiasi ipotesi fondata sull’idea di una origine endogena, rispetto al settore, della «contadinizzazione» stessa (ad esempio, che tale processo sia un effetto d’una presunta «natura non capitalistica» del settore agricolo, o di una lentezza strutturale di quest’ultimo ad adeguarsi ai ritmi generali di sviluppo economico del paese)”” (pag 330-331) [Giovanni Mottura, ‘Agricoltura e classi rurali tra fascismo e dopoguerra’] [(in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIII. La società italiana dalla Resistenza alla guerra fredda’, Teti editore, Milano, 1989] [(23) Per la definizione della sovrappopolazione relativa e delle sue forme di esistenza v. il cap. 23 del ‘Capitale’ I, sez. VII. Non potendoci dilungare qui nella discussione di tale concetto, rimandiamo a ciò che abbiamo scritto in proposito nell’ultimo capitolo di G. Mottura – E. Pugliese, ‘Agricoltura, Mezzogiorno e mercato del lavoro’, cit. Le pagine di E. Sereni alle quali ci si riferisce sono in particolare quelle del cap. VIII di ‘Vecchio e nuovo nelle campagne italiane’, Roma, 1956: qualche osservazione sui limiti dell’utilizzazione del concetto di «sovrappopolazione latente» in tale testo sereniano si può trovare in G. Mottura, ‘Risultati e considerazioni della ricerca di sociologia e di economia agraria’, in ‘Mezzogiorno e contadini: trent’anni di studi’, cit., pp. 88-89] «Gli uomini prendono coscienza dei conflitti economici nel terreno delle ideologie» “”Va tuttavia rilevato che, per Gramsci, il «principio teorico-pratico» di «egemonia» non ha soltanto validità come canone di interpretazione storica e di strategia politica, ma ha «portata gnoseologica» (34), in conseguenza del fatto che, secondo Marx, «gli uomini prendono coscienza dei conflitti economici nel terreno delle ideologie», e che pertanto struttura e sovrastruttura costituiscono un insieme interdipendente (35)”” (pag 385-386) [(34) Parafraso le note della «rubrica» «Introduzione allo studio della filosofia» del ‘Quaderno 4 (1930-1932)’, pp. 464-465 e del ‘Quaderno 10 (1932-1935)’, pp. 1249-1250, dedicata a Lenin. L’edizione critica a cura di V. Gerratana rimanda a un importante passo della lettera di Gramsci alla cognata Tatiana del 2 maggio 1932 (‘Lettere dal carcere’ ed. cit., p. 616). Qui Gramsci obietta a Croce di non avere inteso il significato dell’apporto di Lenin al pensiero marxista: «È avvenuto proprio che nello stesso periodo in cui il Croce elaborava questa sua sedicente clava [contro il marxismo], la filosofia della praxis, nei suoi più grandi teorici moderni, veniva elaborata nello stesso senso e il momento dell'””egemonia”” o della direzione culturale era appunto sistematicamente rivalutato in opposizione alle concezioni meccanicistiche e fatalistiche dell’economismo. È stato anzi possibile affermare che il tratto essenziale della più moderna filosofia della praxis consiste appunto nel concetto storico-politico di “”egemonia””»; (15) Il passo di Marx cui Gramsci fa riferimento qui e altre volte è tratto dalla «Prefazione» a ‘Per la critica dell’economia politica’, e suona, nella traduzione utilizzata da Gramsci: «Dal cambiamento della base economica risulta, presto o tardi, uno sconvolgimento di tutta la enorme soprastruttura. Quando si fa l’esame di tali rivoluzioni, occorre sempre distinguere il rivolgimento materiale – che può essere accertato con la precisione propria delle scienze naturali – nelle condizioni economiche della produzione – dallo sconvolgimento delle forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ideologiche insomma, nelle quali gli uomini prendono coscienza del conflitto e nel cui ambito lottano tra loro». Il passo è stato tradotto da Gramsci nei suoi esercizi di traduzione. V. ‘Quaderni del carcere’, ed. critica cit., Appendice, pp. 2358-2360] [Giovanni Spinella, ‘I «Quaderni del carcere» di A. Gramsci’] [(in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIII. La società italiana dalla Resistenza alla guerra fredda’, Teti editore, Milano, 1989]”,”ITAR-022-FL”
“BOTTINELLI Gianpiero”,”Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico.”,”BOTTINELLI Gianpiero Luigi Bertoni (1872-1947) originario del Canton Ticino, partecipa alla rivolzione liberale del settembre 1890 di Bellinzona. Tipografo, dal 1900 a Ginevra, fonda, compone e diffonde per 47 anni i due quindicinali ‘Il Risveglio anarchico’ e ‘Le Réveil anarchiste’, due longevi organi libertari internazionali fino alla prima metà del XX secolo. Verrà più volte processato e condannato per le sue attività sindacali e per le sue lotte in difesa della libertà di pensiero e organizzazione.”,”ANAx-364″
“BOTTO Evandro”,”Il neomarxismo. 1.”,”Evandro Botto studioso dell’Università di Genova, si occupa degli sviluppi contemporanei del marxismo con particolare riguardo alla Francia. E’ autore fra l’altro di saggi su D. Mascolo e L. Sève. “”Scritto fra il 1919 e il 1922, ‘Storia e coscienza di classe’ viene pubblicato a Berlino nel 1923, mentre Lukács si trova esule a Vienna, dopo il fallimento della breve esperienza rivoluzionaria ungherese, culminata con la costituzione di un’effimera «repubblica dei consigli» (marzo-agosto 1919), nell’ambito della quale Lukács aveva ricoperto l’importante ufficio di «commissario per la cultura popolare». Fin dalle prime pagine dell’opera, il filosofo ungherese si preoccupa di definire l’«ortodossia» marxista non in termini di adesione a questa o a quella tesi di Marx, ma in termini di fedeltà al «metodo» marxiano di ricerca: « (…) anche ammesso – e non concesso – che le indagini recenti abbiano provato senza alcun dubbio l’erroneità materiale di certe asserzioni di Marx nel loro complesso, ogni marxista “”ortodosso”” serio potrebbe senz’altro accettare questi nuovi risultati, rifiutando interamente alcune tesi marxiane, senza rinunciare per un minuto solo alla propria ortodossia marxista. Il marxismo ortodosso non significa perciò un’accettazione acritica dei risultati della ricerca marxiana, non significa un “”atto di fede”” in questa o in quella tesi di Marx, e neppure l’esegesi di un libro “”sacro””. Per ciò che concerne il marxismo, l’ortodossia si riferisce esclusivamente al ‘metodo’». Tale metodo, che costituisce per Lukács il nucleo essenziale del marxismo, è il metodo dialettico: la sua peculiarità consiste nell’integrare i singoli fatti della vita sociale nella totalità dello sviluppo storico, e perciò nel conoscerli non come determinazioni statiche di una realtà immutabile, ma come momenti di quella stessa totalità in divenire”” [Evandro Botto, ‘Il neomarxismo, 1’, Roma, 1976] (pag 37-38)”,”TEOC-705″
“BOTTO Evandro”,”Il neomarxismo. 2.”,”Evandro Botto studioso dell’Università di Genova, si occupa degli sviluppi contemporanei del marxismo con particolare riguardo alla Francia. E’ autore fra l’altro di saggi su D. Mascolo e L. Sève. “”Ad Engels Colletti attribuisce la responsabilità di aver elaborato il «materialismo dialettico» con la sua ingenua filosofia della natura di stampo romantico, contaminata da motivi rozzamente positivistici ed evoluzionistici”” (pag 316)”,”TEOC-706″
“BOTTO Evandro”,”Il neomarxismo. 2.”,”Evandro Botto studioso dell’Università di Genova, si occupa degli studi contemporanei del marxismo, con particolare riguardo alla Francia. E’ autore di saggi su D. Mascolo e L. Sève. Mascolo: LE COMMUNISME. Révolution et communication ou la dialectique des valeurs et des besoins. Dionys Mascolo Edité par Gallimard, Paris (1953) Expéditeur : Libreria BACBUC – Studio bibliografico (Roma, RM, Italie) Commander Prix: EUR 60 Description du livre : Gallimard, Paris, 1953. E.O. Un volume (21 cm) di 565 pagine; a fogli ancora chiusi, tranne le prime pp In lingua francese. Brossura editoriale (dorso brunito). Prima edizione, su carta normale. –“”Lecteur chez Gallimard, il y rencontre Marguerite Duras, dont il devient l’amant, et se lie d’amitié avec Robert Antelme, le mari de cette dernière. Avec eux il crée le « groupe de la rue Saint-Benoît ». Il rejoint la Résistance dans l’équipe commandée par François Mitterrand. Il epouse Marguerite Duras en 1947. En 1946, il adhère au Parti communiste, avec lequel il rompt fin 1949. Antigaulliste et anticolonialiste, il devint en 1955 l’un des principaux animateurs du Comité des intellectuels français contre la poursuite de la guerre en Afrique du Nord. En 1960, il rédige, avec Maurice Blanchot et Jean Schuster, la Déclaration sur le droit à l’insoumission dans la guerre d’Algérie (dite Manifeste des 121)””. (Wikipedia). N° de réf. du libraire 014287″,”TEOC-711″
“BOTTOMORE Tom”,”La sociologia marxista.”,”””Dentro de la corriente marxista, en la obra más reciente de algunos miembros de la Escuela de Frankfurt, se ha desarrollado una crítica aún más radical de la base última de la teoría de Marx, el concepto de trabajo humano. Se dirige contra algunas ideas de Marx que interpretan la evolución histórica de la sociedad humana como resultado del proceso de trabajo, concebido como la producción de objetos materiales. A esta concepción se contrapone una visión de la naturaleza y la autocreación humana basada en dos características del hombre: como creador de herramientas y como sujeto de lenguaje. Así, Habermas distingue dos aspectos en la actividad humana: “”trabajo”” e “”interacción””, o “”comportamiento instrumental”” y “”comportamiento comunicativo””””. (pag 92)”,”TEOC-444″
“BOTTOMORE Tom GOODE Patrick a cura; scritti di Max ADLER Otto BAUER Karl RENNER”,”Austro-marxism.”,”Contiene i profili biografici di Friedrich ADLER Victor ADLER, Otto BAUER Adolf BRAUN R. DANNENBERG J. DEUTSCH G. ECKSTEIN R. HILFERDING K. RENNER Therese SCHLESINGER (pag 286-291)”,”TEOC-495″
“BOTTOMORE T.B.”,”Elite e società.”,”Lettore di Sociologia presso l’Università di Londra (LSE), T.B. Bottomore è stato segretario dell’ International Sociological Association dal 1953 al 1959. ‘Editor’ di ‘Current Sociology’ dal 1953 al 1962, e quindi dell’ European Journal of Sociology’, studioso di Marx e del marxismo, teorico e storico della sociologia, ha dedicato tempo allo studio dei problemi dei paesi sottosviluppati, in particolare dell’India.”,”TEOS-021-FMDP”
“BOTTONI Riccardo, a cura; saggi di Angelo DEL-BOCA Nicola LABANCA Shiferaw BEKEEL Bahru ZEWDE Giorgio ROCHAT Lucia CECI Adolfo MIGNEMI Paul CORNER Gian Luigi GATTI Giovanna TOMASELLO Agostino GIOVAGNOLI Mimmo FRANZINELLI Elena NOBILI Loredana POLEZZI Enrica BRICHETTO Riccardo BOTTONI Francesca LOCATELLI Giulia BARRERA Barbara SORGONI Richard PANKHURST Uoldelul Chelati DIRAR Cristiana PIPITONE Matteo DOMINIONI Paolo BORRUSO Giampaolo CALCHI NOVATI Alessandro TRIULZI”,”L’Impero fascista. Italia ed Etiopia (1935-1941).”,”Riccardo Bottoni, responsabile della biblioteca ‘Ferruccio Parri’ e membro del direttivo della Scuola superiore di studi di storia contemporanea dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. Ha curato con Mimmo Franzinelli il volume ‘Chiesa e guerra. Dalla “”benedizione delle armi”” alla “”Pacem in terris””. Tra i vari saggi,sul tema militare: – Giorgio Rochat, ‘La guerra italiana in Etiopia: modernità e limiti’ (pag 110-116)”,”ITAF-006-FSD”
“BOTTURI A.”,”La specie umana. I popoli negri, i popoli rossi e i popoli bruni.”,”BOTTURI A.”,”SCIx-343″
“BOUAZIZ Franck”,”Air France. Dans les coulisses d’une entreprise pas comme les autres.”,”Franck BOUAZIZ è giornalista di Nouvel Economiste, dove segue in particolare i problemi del trasporto aereo.”,”E1-TRA-001″
“BOUCÉ Paul-Gabriel a cura; saggi di Paul-Gabriel BOUCÉ Michelle-Marie DUFAU Cassilde TOURNEBIZE H.J.K. JENKINS Claude GAMBLIN Florence D’SOUZA George S. ROUSSEAU Vladimir BYCHENKOV Allan INGRAM Michael MURPHY Margherita PARRELLI Marie-Jeanne COLOMBANI Max BYRD Marine PICON”,”Guerres et paix. La Grande Bretagne au XVIIIe siècle. Tome I. Première partie: Hommes, conflits, événements. Deuxième partie: Histoire des idées de l’histoire.”,”P.G. Boucé, professore all’Università La Sorbona Nouvelle, Paris III saggi di Paul-Gabriel BOUCÉ Michelle-Marie DUFAU Cassilde TOURNEBIZE H.J.K. JENKINS Claude GAMBLIN Florence D’SOUZA George S. ROUSSEAU Vladimir BYCHENKOV Allan INGRAM Michael MURPHY Margherita PARRELLI Marie-Jeanne COLOMBANI Max BYRD Marine PICON”,”QMIx-139-FSL”
“BOUCÉ Paul-Gabriel a cura; saggi di Elisabeth DÉTIS Andrew VARNEY Clark LAWLOR Damian GRANT Normann SIMMS Doris FELDMANN Joë RICHARD Frank FELSENSTEIN Rudolf FREIBURG Elisabeth SOUBRENIE Alain LAUZANNE Gerald J BUTLER Pierre GOUBERT”,”Guerres et paix. La Grande Bretagne au XVIIIe siècle. Tome II. III. Guerres et Paix: de Bellone à Érato.”,”P.G. Boucé, professore all’Università La Sorbona Nouvelle, Paris III saggi di Paul-Gabriel BOUCÉ Michelle-Marie DUFAU Cassilde TOURNEBIZE H.J.K. JENKINS Claude GAMBLIN Florence D’SOUZA George S. ROUSSEAU Vladimir BYCHENKOV Allan INGRAM Michael MURPHY Margherita PARRELLI Marie-Jeanne COLOMBANI Max BYRD Marine PICON”,”QMIx-140-FSL”
“BOUCHARD Giorgio”,”Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo.”,”BOUCHARD Giorgio”,”RELP-056″
“BOUCHARDEAU Huguette”,”Simone Weil. Biographie.”,”Ministro dell’ambiente dal 1983 al 1986, deputato dal 1986 al 1993, Huguette Bouchardeau è filosofa e scrittrice. Ha pubblicato varie opere tra cui la biografia di George Sand. Nata in una famiglia borghese la Weil sceglie di parteggiare per gli oppressi. Insegnante, decide di dedicarsi all’azione sindacale. Nel 1942 raggiunge l’organizzazione France libre a Londra dove morirà. In tutta la sua vita ha scritto migliaia di pagine da testi politici a meditazioni filosofiche o mistiche, religiose. “”Le categorie della lotta di classe descritte da Marx mnon possono applicarsi alla situazione russa. La schiavitù e il servaggio di un tempo si esercitavano sotto il controllo della forza armata, nei paesi capitalistici è la ricchezza che opprime, si tratta di sapere se una nuova forma di oppressione non è in via di nascere: l’oppressione esercitata in nome della funzione”” (pag 90) Weil, Simone Enciclopedie on line Treccani Weil, Simone (propr. Simone Adolphine). – Scrittrice e pensatrice francese, nata a Parigi il 3 febbraio 1909, morta a Ashford (Inghilterra) il 23 agosto 1943. Di alta statura morale, fu pensatrice profonda e intensa tanto da dar vita nella sua breve esistenza a un originale connubio di esperienze di riflessione filosofica e politica e di azione solidaristica tra le più interessanti del 20° secolo. Di famiglia ebrea colta e raffinata, figlia di medico e sorella del matematico André Weil, Simone già dall’età di dieci anni nutrì interesse per la politica mettendosi sempre “”istintivamente, più per sdegno che per pietà, al posto di quanti erano vittima di un’oppressione””. Dopo ottimi studi liceali con R. Le Senne, suo professore di filosofia, e universitari con Alain (é. A. Chartier) all’école Normale Supérieure (dal 1928), conseguì brillantemente l’agrégation (1931) e iniziò a insegnare filosofia nei licei di Le Puy, di Auxerre e di Roanne. Sin dal periodo trascorso a Le Puy la W., su posizioni vicine al sindacalismo rivoluzionario, era continuamente intervenuta in difesa dei disoccupati del luogo, accusata dai funzionari comunali e dai giornali locali anche di essere, in quanto la più istruita, l’organizzatrice e l’agitatrice di tali manifestazioni. Aveva aderito tra il 1931 e il 1932 al sindacato degli insegnanti e continuando la sua attività politica, per comprendere le ragioni del successo in Germania del nazionalsocialismo, approfittò delle vacanze per fare un viaggio al fine di conoscere il popolo tedesco e i movimenti di sinistra e valutare con nuovi dati la possibilità di rivoluzione che, per ispirazione trockista, lì si aspettava. Rientrata in Francia, preoccupata degli sviluppi politici tedeschi in senso nazista e con una maggior vena antistalinista per la critica al principio di “”socialismo in un solo paese””, accelerò il suo processo sociale di formazione politica. Pur avendo ricevuto soddisfazioni dalla scuola, dove le allieve amavano il suo metodo di insegnamento che, sui passi di Alain, bandiva i manuali per leggere e studiare direttamente le opere dei grandi filosofi, le esperienze in difesa dei disoccupati la spinsero ad abbandonare presto l’insegnamento per vivere direttamente la dura esperienza del lavoro manuale, dal 1934 come fresatrice a Billancourt nelle officine Renault e successivamente in vari altri stabilimenti. Coinvolta anch’essa come altri intellettuali e militanti della sinistra dall’onda della solidarietà internazionale, allo scoppio della guerra civile spagnola (1936) intervenne sin dall’inizio al fianco del governo repubblicano del Fronte popolare, eletto democraticamente, contro le forze dei generali spagnoli capeggiati da Francisco Franco con il sostegno dei fascismi europei. Al ritorno in Francia, attraverso l’amicizia del domenicano padre Perrin e di G. Thibon maturò la sua crisi religiosa in senso cristiano, pur non rinunciando mai alla fede d’origine. L’occupazione di Parigi da parte dei tedeschi allo scoppio della seconda guerra mondiale e l’inizio delle persecuzioni naziste contro gli ebrei francesi spinsero la W. a rifugiarsi a Marsiglia dove, esclusa dall’insegnamento, lavorò ancora in fabbrica, ma la persecuzione estesa alla Francia di Vichy la costrinse a cercar scampo all’estero. Emigrata con la famiglia negli Stati Uniti, a New York, si trasferì poi in Inghilterra, dove militò a fianco delle autorità in esilio della Resistenza francese, nel Commissariato per gli interni e il lavoro di “”France libre”” guidata dal generale Ch. De Gaulle. La salute compromessa nel duro lavoro in fabbrica fece riacutizzare la malattia che l’aveva già colpita in precedenza: si spense nell’estate del 1943. I suoi scritti, a eccezione degli articoli nelle riviste Révolution prolétarienne, Critique sociale, Nouveaux Cahiers, Cahiers du Sud, sono apparsi tutti postumi: La pesanteur et la grâce, 1948 (trad. it. 1951); L’enracinement: prélude à une déclaration des devoirs envers l’être humain, 1949 (trad. it. 1954), scritto a Londra tra il 1942 e il 1943, ultima sua opera sistematica; L’attente de Dieu, 1950; La connaissance surnaturelle, 1950; Lettre à un religieux, 1951; Intuitions pré-chrétiennes, 1951; La condition ouvrière, 1951; Cahiers, 3 voll., 1951-56 (trad. it. 1982-84); La source grecque, 1953; Oppression et liberté, 1955 (trad. it. 1956); Écrites de Londres et dernières lettres, 1957; Pensées sans ordre concernant l’amour de Dieu, 1962 (trad. it. 1968). Essi testimoniano la complessità del suo pensiero a vari livelli: la dedizione a un’appassionata religiosità d’azione sociale, seguita con straordinaria coerenza morale e attiva solidarietà; una profonda tensione mistica, ispirata alla promozione dell’affratellamento della comunità umana; una raffinata riflessione di filosofia politica ricca di originali intuizioni, come il nesso scienza-potere-lavoro. La W. ha scritto per il teatro la tragedia rimasta incompiuta Venise sauvée (ed. 1955). Sotto la direzione di A.-A. Devaux e F. de Lussy sono state pubblicate le sue Oeuvres complètes (1988-97). BIBL.: Si segnalano, nella vasta letteratura su S. W.:S. Pétremont, La vie de Simone Weil, 1973 (trad. it. 1994); G. Fiori, Simone Weil: biografia di un pensiero, pref. di C. Bo, Milano, Garzanti, 1990.”,”MFRx-381″
“BOUCHER Stephen ROYO Martine”,”Les think tanks cerveaux de la guerre des idées.”,”BOUCHER Stephen codirige ‘Notre Europe’ think tank specializzato in questione europee fondato da J. DELORS. ROYO Martine è una giornalista economica collabora con le Nouvel Economiste e Echos.”,”RAIx-294″
“BOUCHERON Patrick a cura, coordinamento di Nicolas DELALANDE Florian MAZEL Yann POTIN Pierre SINGARAVELOU; saggi di François BON Boris VALENTIN Jean-Paul DEMOULE Grégor MARCHAND Vincent AZOULAY Laurent OLIVIER Yann POTIN Antony Vincent PUECH Maurice SARTRE Stéphane GIOANNI Edina BOZOKY Magali COUMERT Fr.-Xavier FAUVELLE M.C. ISAIA M. BANNIARD P. BAUDUIN I. ROSE’ M. ZIMMERMANN O. GUYOTJEANNIN F. MAZEL J. SIBON F. MADELINE e altri”,”Histoire mondiale de la France.”,”Patrick Boucheron è professore al College de France. Nicolas Delalande è professore associato al Centre d’histoire de Science Po, Florian Mazel è professore all’Università Rennes 2, Yann Potin è chargé d’études documentaires presso gli Archivi nazionali, Pierre Singaravélou è professore all’Università Paris I Panthéon-Sorbonne. Questa storia, di lunga durata, comincia dalla grotta Chauvet, preistoria, agli avvenimenti del 2015″,”FRAG-016″
“BOUCHERON Patrick a cura; coordinamento di Julien LOISEAU Pierre MONNET Yann POTIN; scritti di Dominique VALERIAN Mathieu ARNOUX Jean-Louis BACQUE-GRAMMONT Roger CHARTIER Jean Philippe GENET Patrick GILLI D. KIM CLaude MARKOVITS Pierre MONNET Yann MOREL Martine OSTORERO Philippe PAPIN Corinne PENEAU Jean-Claude SCHMITT Pierre-Francois SOUYRI Eric VALLET Bertrand HIRSCH Serge GUBERT Andrea MARTIGNONI VINCENT Catherine GONNEAU Pierre e altri”,”Histoire du monde au XVe siècle.”,”BOUCHERON Patrick a cura; coordinamento di Julien LOISEAU Pierre MONNET Yann POTIN; scritti di Dominique VALERIAN Mathieu ARNOUX Jean-Louis BACQUE-GRAMMONT Roger CHARTIER Jean Philippe GENET Patrick GILLI D. KIM CLaude MARKOVITS Pierre MONNET Yann MOREL Martine OSTORERO Philippe PAPIN Corinne PENEAU Jean-Claude SCHMITT Pierre-Francois SOUYRI Eric VALLET Bertrand HIRSCH Serge GUBERT Andrea MARTIGNONI VINCENT Catherine GONNEAU Pierre e altri”,”STMED-059-FSD”
“BOUDIN Louis B.”,”Il sistema teorico di Marx.”,”BOUDIN è considerato il più autorevole teorico marxista americano negli anni precedenti la 1° GM (secondo P.M. SWEEZY). Qui ha raccolto organicamente una serie di articoli da lui pubblicati sull’ ‘International Socialist Review’ nel 1905 – 1906. L’A espone il metodo e i contenuti dell’opera di MARX e confuta le critiche a Marx mosse dalla corrente ‘revisionista’. BOUDIN visse a New York agli inizi del secolo svolgendo attività politica nell’ American Socialist Party e partecipando all’ attività intellettuale del movimento socialista americano.”,”MADS-225″
“BOUDIN Louis B.”,”Socialism and War.”,” Louis B. Boudin autore di ‘The Theoretical System of Karl Marx’, ‘Government by Judiciary’, ecc: “”Without going into detail it may be stated as a general proposition that the life-history of capitalist society may be divided, for our purposes, into ‘three epoche – two of them warlike and one peaceful’. In its youthful days capitalism is combative – its growth from infancy to manhood being accompanied by a series of wars in which its distinctively capitalistic character asserts itself”” (pag 49) Kautsky vs Bebel “”In the debate between Bebel and Kautsky at the Essen Congress which I have already adverted to, Kautsky indicated the lines along which suc a theory is to be constructed, when he insisted that the needs of the ‘working class’ should be the only guide for Socialists to follow in matters of war and peace. By this declaration Kautsky took a position squarely in opposition to all nationalistic theories, including the pacific nationalism of Babel”” (pag 203) I socialisti sostenendo una guerra devono aver sempre in mente che il nemico contro cui si schierano non è una tale nazione o paese, ma un certo governo che rappresenta certe classi governanti in quella nazione o quel paese (pag 266)”,”SOCx-270″
“BOUDIN Louis B.”,”Il sistema teorico di Marx.”,”Louis B. Boudin è considerato secondo alcuni studiosi (*) il più autorevole teorico marxista americano negli anni precedenti la Prima guerra mondiale. In questo volume ha raccolto organicamente una serie di articoli da lui pubblicati sull”International Socialist Review’ negli anni 1905 – 1906. L’autore espone il metodo e i contenuti dell’opera di Marx e confuta le critiche a Marx mosse dalla corrente ‘revisionista’. Boudin visse a New York agli inizi del secolo svolgendo attività politica nell’American Socialist Party e partecipando all’attività intellettuale del movimento socialista americano. * (secondo P.M. SWEEZY). Tugan-Baranowsky sulla crisi 1857 “”Parlando della prima crisi «moderna», quella cioè del 1857, Tugan-Baranowsky afferma che nella sua Storia delle crisi: «Le caratteristiche peculiari della crisi del 1857 trovano spiegazione nel carattere mondiale di tale crisi…. La differenza caratterizzante tra la crisi del 1857 e quelle del 1825 e del 1836, era costituita anche dal fatto che questa crisi si abbatté pesantemente non sull’industria del ‘cotone’ come era accaduto durante le precedenti crisi, ma sull’industria del ‘ferro’. Il nuovo aspetto del modo capitalistico di produzione trovò la sua espressione…nell’accresciuta importanza del ruolo svolto dai mezzi di produzione sul mondo del mercato, come pure nella vita economica in generale. Il ristagno del commercio spinge generalmente gli industriali a cercare nuovi sbocchi per le loro merci. Sotto questo aspetto la crisi del 1857 ebbe un pesantissimo effetto. Le esportazioni dall’Inghilterra verso gli Stati Uniti scesero da diciannove milioni di sterline (1857) a quattordici milioni (1858); d’altra parte le esportazioni dall’Inghilterra alle Indie Orientali salirono da 11.7 milioni di sterline (1857) a 16.8 milioni di sterline (1858). Per riprendersi dai colpi che riceveva da parte dei mercati europei e americani, il capitale inglese emigrò verso l’Asia. Nelle Indie Orientali un’epoca di costruzione di linee ferroviarie e di miglioramenti delle vie di comunicazione interne, che ebbe in tali paesi, l’effetto di far aumentare la domanda di merci dall’Inghilterra». Non possiamo riferire nei particolari la descrizione delle crisi che seguirono quella del 1857 fino ad oggi, ma un attento esame di questa interessantissima parte del libro di Tugan-Baranowsky si rivelerà molto istruttivo”” (pag 276-277) La questione dello ‘spreco’ “”Ogni dollaro speso per «bisogni» militari e navali di un paese, costituisce il più puro degli sprechi, ma è allo stesso tempo assolutamente necessario per la perpetuazione del sistema capitalistico. Inoltre non è soltanto del denaro speso per questi «bisogni», e incluso nei bilanci ufficiali, di cui bisogna tener conto: le grandi installazioni militari e navali richiedono uomini, oltre che denaro. Questi uomini vengono prelevati dal comune processo produttivo, dove si troverebbero a competere sul mercato del lavoro e dove le merci da essi prodotte andrebbero ad ingrossare la massa della sovrapproduzione, della quale bisogna liberarsi destinandola a paesi lontani. Il prelevare un uomo per scopi militari o navali (compresi i compiti amministrativi di ogni genere), alleggerisce il mercato del lavoro di un uomo, e crea allo stesso tempo una domanda di beni di consumo da parte di quest’uomo, beni che devono essere prodotti da coloro che restano occupati in lavori utili. Da qui la nostra costante prosperità. ‘Lo spreco’ ‘è la valvola di salvezza del capitalismo’. Per quanto ancora questo durerà? Evidentemente non per sempre. Se della sovrapproduzione ci si può liberare soltanto mediante lo spreco, ovvero mediante il tipo di spreco che abbiamo descritto, e se la sovrapproduzione di cui ci si deve liberare mediante tale spreco è in costante aumento, raggiungeremo evidentemente uno stadio in cui sarà fisicamente impossibile liberarsene. Dicendo «fisicamente» prendiamo naturalmente in considerazione la natura umana che fa parte della «scienza fisica» del nostro sistema sociale. Non abbiamo, tuttavia, alcuna giustificazione per ritenere che secondo Marx il capitalismo dovrebbe andare avanti finché non si verifichi una tale catastrofe «fisica». Questa teoria di una catastrofe finale, molto sfruttata dai critici di Marx, è conseguenza della loro penosa ignoranza della filosofia marxiana e dei suoi nessi con l’economia marxiana. Anche Tugan-Baranowsky sostiene che, perché il passaggio dal capitalismo al socialismo si riveli come una necessità economica, secondo la filosofia marxiana, deve essere dimostrata l’impossibilità di continuare a produrre indefinitamente nel sistema capitalistico. Ecco perché egli con tutte le sue forze tenta di dimostrare che tale assoluta impossibilità non scaturisce da una analisi della produzione capitalistica. Ma questa affermazione è totalmente sbagliata. La filosofia marxiana non contempla il realizzarsi di una impossibilità economica. Questa è un parto della immaginazione di coloro che concepiscono la concezione materialistica della Storia come una concezione meccanicistica della storia”” (pag 283-284) [Louis B. Boudin, Il sistema teorico di Marx, Napoleone editore, Roma, 1973] Biografia (wikip) Louis B. Boudin From Wikipedia, the free encyclopedia Jump to navigationJump to search Louis B. Boudin, in a photo taken at the time of his publication of his first book in 1907. Louis B. Boudin (December 15, 1874 – 1952) was a Russian-born American Marxist theoretician, writer, politician, and lawyer. He is best remembered as the author of a two volume history of the Supreme Court’s influence on American government, first published in 1932. Contents 1 Early life 2 Political career 3 Writing career 4 Later life 5 Death and legacy 6 Works 6.1 Books 6.2 Articles 7 See also 8 References Early life He was born Louis Boudianoff (Leib Budiansky) in Korsun-Shevchenkivskyi, Cherkassy Oblast, Ukraine, then under the rule of imperial Russia on February 15, 1874. He was born into a middle-class Jewish family, the son of a shirt manufacturer.[1] The family emigrated to America in June 1891 and settled in New York City.[2] Louis worked in the garment industry as a shirtmaker and as a private tutor.[1] At the same time, Boudin began legal studies, gaining a Master’s Degree from New York University and being admitted to the New York State Bar Association in 1898.[2] Political career At first, Boudin was a member of the Socialist Labor Party of America. He was also a member of the governing National Executive Board of the party’s trade union affiliate, the Socialist Trade and Labor Alliance from 1898 to 1899.[1] Boudin left the Socialist Labor Party during the party fight of 1899, casting his lot with the dissident faction headed by Morris Hillquit and Henry Slobodin. This dissident organization eventually became one of the main pillars of the new Socialist Party of America, established in the summer of 1901. Boudin was elected a delegate of the Socialist Party of America to the International Socialist Congress in Stuttgart in 1907 and the 1910 Copenhagen Congress of the Second International.[1] Boudin was frequently a candidate for public office on the Socialist Party ticket. He ran for Judge of the New York Court of Appeals in 1910, 1914 and 1917, and for Chief Judge in 1916. He also ran for Justice of the New York Supreme Court (2nd District) in 1910, 1912, and 1919.[3] Writing career Boudin wrote his first political articles on aesthetics and the materialist conception of history (historical materialism).[2] From May 1905 through October 1906, Boudin wrote a series of articles expounding upon Marxism which were published in the Chicago magazine The International Socialist Review. These articles were collected in book form as The Theoretical System of Karl Marx in the Light of Recent Criticism in February 1907.[4] The title was published by the leading radical publishing house of the day, Charles H. Kerr & Co., and was kept in print continuously over the next two decades through several reissue editions. The book, a defense of such orthodox Marxist tenets as the labor theory of value and historical materialism against their critics of the day, established Boudin’s place as one of the foremost American authorities on Marxism among a generation of young political activists.[2] Together with Ludwig Lore and Louis C. Fraina, Boudin was a founding editor of The Class Struggle, a Marxist theoretical magazine which first saw print in May 1917.[2] The Class Struggle published news and commentary about revolutionary socialist events in Europe, including translations of works by some of the leading figures of the Zimmerwald Left, and was an important influence on the formation of the Left Wing Section of the Socialist Party in 1919 — a group which provided the core of the Communist Party of America and Communist Labor Party later in that year. Boudin had left the project by this juncture, however, as a brief notice in the September–October 1918 issue indicated that he had resigned his position as an editor and member of the Socialist Publication Society owing to “”differences concerning the policy of the magazine.””[5] Later life After the formation of the Communist Labor Party of America and the Communist Party of America, Boudin shied away from organized politics but taught in the Communist Party-sponsored Workers’ School in New York in the late 1920s and occasionally contributed articles to the CP’s artistic magazine, The New Masses, in the second half of the 1930s.[2] Boudin repudiated communism by 1940 but remained a staunch defender of the civil liberties of Communist Party members.[2] Throughout the 1930s and the 1940s, Boudin was a frequent contributor of book reviews to scholarly journals such as the Columbia Law Review, The American Journal of Sociology, and The Journal of Politics.[6] In addition to working as a lawyer, winning several cases related to the rights of workers to organize trade unions,[2] Boudin also wrote the two volume, Government by Judiciary, revisiting a topic with which he had dealt in a previous shorter book. In it, although it was never much read by the radical movement of his day, Boudin argued that the democratic rights of the people had been usurped by the judicial branch of government. While not influential with political activists of the period, Boudin’s book remained in use among law students for decades, according to historian Paul Buhle.[2] Death and legacy His papers reside at Columbia University in New York City and include the manuscript of an unpublished book, Order Out of Chaos, a study of economic crises. Works Books The Theoretical System of Karl Marx in the Light of Recent Criticism. Chicago: Charles H. Kerr & Co., 1907. Government by Judiciary. Boston: Ginn & Company, 1911. Socialism and War, New York: New Review Publishing Co., 1916. Government by Judiciary. In two volumes. New York: William Godwin, 1932. Congressional and Agency Investigations: Their Uses and Abuses. n.c.: Virginia Law Review Association, 1949. Articles “”Stare Decisis, State Constitutions, and Impairing the Obligation of Contracts by Judicial Decisions.”” New York University Law Quarterly Review, vol. 11, nos. 1–2 (September–December 1933). “”Has the Writ of Habeas Corpus Been Abolished in New York?”” Columbia Law Review, vol. 35, no. 6 (June 1935), pp. 850–872. In JSTOR “”The Supreme Court and Civil Rights,”” Science & Society, vol. 1, no. 3 (Spring 1937), pp. 273–309. In JSTOR “”The Sherman Act and Labor Disputes: Part I,”” Columbia Law Review, vol. 39, no. 8 (Dec. 1939), pp. 1283–1337. In JSTOR “”The Sherman Act and Labor Disputes: Part II,”” Columbia Law Review, vol. 40, no. 1 (Jan. 1940), pp. 14–51. In JSTOR “”State Poll Taxes and the Federal Constitution,”” Virginia Law Review, vol. 28, no. 1 (Nov. 1941), pp. 1–25. In JSTOR “”Wanted: An Integrated System of Labor Law,”” Journal of Politics, vol. 4, no. 1 (Feb. 1942), pp. 20–46. In JSTOR “”Organized Labor and the Clayton Act: Part I,”” Virginia Law Review, vol. 29, no. 3 (Dec. 1942), pp. 272–315. In JSTOR “”Organized Labor and the Clayton Act: Part II,”” Virginia Law Review, vol. 29, no. 4 (Jan. 1943), pp. 395–439. In JSTOR “”Congressional and Agency Investigations: Their Uses and Abuses,”” Virginia Law Review, vol. 35, no. 2 (Feb. 1949), pp. 143–213. In JSTOR “”‘Seditious Doctrines’ and the ‘Clear and Present Danger’ Rule: Part I,”” Virginia Law Review, vol. 38, no. 2 (Feb. 1952), pp. 143–186. In JSTOR “”‘Seditious Doctrines’ and the ‘Clear and Present Danger’ Rule: Part II,”” Virginia Law Review, vol. 38, no. 3 (April 1952), pp. 315–356. In JSTOR See also”,”MADS-001-FGB”
“BOUGEART Alfred”,”Marat l’ Ami du Peuple. Tome Premier.”,”BOUGEART è pure autore di ‘Documenti storici su Danton’. “”Ecco Marat soprannominato l’ anarchico. Vuole decentralizzare il potere per sopprimere la sua potenza oppressiva; ma non vuole abolirlo interamente, perché ci vogliono delle regole o delle leggi in una società, e perché una legge senza forza per farla eseguire non è che un inganno””. (pag 203)”,”FRAR-285″
“BOUGEART Alfred”,”Marat l’ Ami du Peuple. Tome Second.”,”BOUGEART è anche autore di ‘Documents authentiques pour servir à l’ histoire de la Révolution francaise’. “”Vi intendo, l’ ho già detto, filosofi, vorreste che ci si appellasse alla legge degli abusi d’ autorità che voi condannate, dite, calorosamente quanto Marat. Ma avete ben riflettuto, uomini saggi e vuoti? di legge, non è più il caso, poiché è la violazione stessa che necessita l’ insurrezione: “”Non si tratta di procedimento legale, poiché la giustizia è impotente contro questi scellerati”” (L’ Ami du Peuple, n° 351). (pag 69)”,”FRAR-286″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Seigneurs de guerre et officiers rouges. 1924-1927, la révolution chinoise.”,”Sistema di trascrizione utilizza il sistema ufficiale della Cina popolare detto Pinyin Zimu, in questo sistema: Mao Tse Tung si scrive Mao Ze-dong Kuomintang si scrive Guomindang Kwangtung si scrive Guangdong “”Cependant les Soviétiques parviennent en quelques mois à s’imposer aux instructeurs et aux cadets, puis aux professeurs. Ils bénéficient de l’appui total de Sun Yat-sen, et aussi de Chiang Kai-shek qui accepte sans réticence toutes leurs recommandations: tant il est vrai qu’il est le premier intéressé au renforcement de l’Académie, dont il espère faire le tremplin de son ascension personnelle. Les Soviètiques peuvent aussi jouer des divisions qui opposent les “”petits dieux”” arrogants du corps professoral aux instructeurs, qui sont des officiers très subalternes. Ils gagnent l’admiration de ces derniers et celle des cadets sur le champ de manoeuvres, par leur habileté de tireur et leur expérience militaire forgée par les années de guerre civile””. (pag 194) “”Vers la fin de l’été 1924, les Soviétiques ont fait la conquête de Huangpu. Ilsy jouissent d’une autorité indiscutée, encore qu’elle blesse la fierté natinale et professionelle de beaucoup d’officiers chinois. En juillet et en octobre deux nouveaux groupes sont arrivés de Russie, portant à une trentaine le nombre des conseillers militaires à Canton. Ce gonflement des effectifs leur permet d’organiser complètement le cycle des études à l’Académie et de prendre une part active à tous les enseignements (…)””. (pag 195)”,”CINx-208″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Seigneurs de guerre et officiers rouges. 1924-1927. La révolution chinoise.”,”””La situation n’est donc guère brillante lorsque les premiers conseillers soviétiques débarquent. Les alliés n’occupent que la partie centrale du Guangdong, une espèce de corridor qui coupe la province en deux du nord au sud. Au nord sont les armées de Wu Pei-fu qui tiennent Hunan, au sud la forteresse britannique de Hong-kong dont les autorités n’ apprécient guère le gouvernement de Front Uni. A l’est la menace vient des forces de Chen Jiong-ming, chassé de Canton en février 1923 et qui compte bien y revenir. A l’ouest, la situation est confuse: un allié de Chen, le général Dien Bien-ying, occupe une partie du Guangdong et l’ île de Hainam, et au Guangxi la guerre fait rage entre le gouverneur et plusierus généraux qui se réclament de Sun Yat-sen. Face à la pression de ces divers ennemis, les “”armées alliées”” n’opposent pas un front très uni. La défiance et la rancune séparent les Cantonais, les Yunnanais et les autres contingents. Entre les états-majors s’ enchevêtrent des intrigues tortueuses. Partout se méditent des trahisons, et chacun n’est guidé que par son intérêt immédiat (…)””. (pag 181)”,”CINx-217″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Storia del Giappone contemporaneo.”,”BOUISSOU Jean-Marie è ricercatore nella FNSP e insegna all’IEP di Parigi. Ha scritto ‘L’expansion de la puissance japonaise’ (1992) e ‘Japon: le declin?’ (1996). 1983. “”La resistenza contro la politica ultraliberale è inizialmente limitata. Alle elezioni della Camera alta, nel 1983, essa si manifesta attraverso la proliferazione di piccoli partiti favorita dall’adozione della proporzionale nella circoscrizione nazionale. Il Nuovo partito dei salariati (contro ogni amento delle imposte) ottiene due milioni di voti e due seggi. Il Partito della sicurezza sociale arriva in testa a Tokyo (un seggio). Insieme, una dozzina di formazioni atipiche – compreso il Partito degli extraterrestri – ottiene il 12,5% dei voti. Ottengono voti soprattutto nelle grandi città, presso l’elettorato moderno e istruito. E’ la prima volta che i giapponesi votano per un partito, e non più per personalità, e il risultato mediocre del Pld nella circoscrizione nazionale (35,3%) costituisce un primo avvertimento””. (pag”,”JAPx-049″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Storia del Giappone contemporaneo.”,”Jean-marie Bouissou è ricercatore nella Fondation nationale des sciences politiques e insegna all’Institut d’études politiques di Parigi. Tra i suoi libri: L’expansion de la puissance japonaise e Japon: le déclin?.”,”JAPx-006-FL”
“BOUJU Marie-Cécile”,”Lire en communiste. Las Maison d’édition du Parti communiste français, 1920-1968.”,”BOUJU Marie-Cécile archivista paleografa e dottore in storia, conservatore di biblioteca. Lavora al CNRS Univ. di Caen.”,”PCFx-097″
“BOUKHARINE Nikolaï / BUKHARIN Nikolai (BUCHARIN N.)”,”Les problemes fondamentaux de la culture. Conference de Nikalaï Boukharine à Paris 3 avril 1936. / Fundamental Problems of Contemporary Culture. Speech in Paris on 3 aprip 1936, addressed to l’Association pour l’étude de la culture soviétique (The Association for the Study of Soviet Culture). Appendix: ‘Socialism and Its Culture. The Prison Manuscripts'”,”Capitalismo: meccanizzazione della vita sociale; socialismo: problema della demeccanizzazione della vita sociale ottenuto con la meccanizzazione della produzione (pag 158 159) Bucharin è in missione a Parigi incaricato dall’Ufficio Politico di acquistare gli archivi di Marx ed Engels appartenenti al partito comunista tedesco evacuati nel 1933, con degli archivi socialdemocratici russi dispersi in varie capitali europee. (presentazione di M. Andreu)”,”BUCD-064″
“BOUKHARINE Nicolas (BUCHARIN)”,”L’économie politique du rentier. Critique de l’économie marginaliste.”,” “”(…) les deux séries de phénomènes – l’action individuelle et les phénomènes sociaux – sont intimement liés ‘génétiquement’. L’indépendance dont nous parlons s’entend exclusivement dans le sens suivant: les résultats des actes individuels, devenus objectifs, gouvernent chacune de leurs parties isolément. Le “”produit”” domine son “”créateur””, étant entendu que la volonté individuelle est déterminée à chaque moment par les résultantes déjà obtenues des rapports de volonté des différents “”sujets économiques””: l’homme d’affaires vaincu dans la lutte concurrentielle ou le financier en faillite sont ‘forcés’ d’abandonner le terrain, bien qu’auparavant ils aient fait figure de grandeurs actives, de “”créateurs”” du processus social, lequel finit par se retourner contre eux-mêmes (12). Ce phénomène traduit le caractère irrationnel, “”élémentaire””, du processus économique qui se déroule dans le cadre de l’économie de marché et apparaît si distinctement dans la psychologie du fétichisme des marchandises que Marx fut le premier à dévoiler et à analyser si magistralement. C’est précisément dans l’économie marchande que se produit ce processus de “”chosification”” (‘Verdinglichung’) des rapports humains où les “”expressions chosifiées”” (‘Dingausdrücke’), en raison du caractère élémentaire du développement, mènent une existence autonome, “”indépendante””, soumise à des lois spécifiques qui ne s’appliquent qu’à cette existence. Nous nous trouvons donc en présence de plusieurs séries de phénomènes d’ordre individuel, dont découlent plusierus séries de phénomènes sociaux; il est hors de doute que ces deux catégories (d’ordre individuel et d’ordre social) tout comme les différentes séries d’une même catégorie, obéissent à certains impératifs, notamment en ce qui concerne les diverses séries de phénomènes sociaux et leur interdépendance. La méthode de Marx consiste précisément dans la détermination des lois qui président aux rapports entre les différents phénomènes ‘sociaux’. En d’autre termes, Marx examine les lois qui président aux ‘résultats’ des volontés singulières, sans examiner, en tant que telles, ces volontés ‘elles-mêmes’; il examine les lois qui régissent les phénomènes sociaux, en faisant abstraction ‘de leur rapport avec les phénomènes qui relèvent de la conscience individuelle’ (13)”” [Nicolas Boukharine, L’économie politique du rentier. Critique de l’économie marginaliste, 2010] (pag 64-65) [(12) “”Dans les rapports économiques, écrit Strouvé, le sujet économique est considéré dans ses rapports avec les autres sujets de même nature; les catégories inter-économiques (c’est-à-dire les catégories de l’économie marchande, N.B.) expriment les résultats objectifs (ou en voie d’objectivisation) de ces rapports: elles ne contiennent rien de “”subjectif””: d’autre part, elles ne contiennent pas non plus l’expression directe des rapports entre les sujets économiques et la nature, le monde extérieur; en ce sens eles ne contiennent rien d'””objectif”” ou de “”naturel”” (P. Strouvé, Economie et prix, Moscou, 1913, p. 25-26). D’autre part, Strouvé fait allusion à l’élément “”naturaliste”” de la théorie de la valeur (“”travail fixé””) établissant ainsi une contradiction entre celui-ci et l’élément “”sociologique””. Comparer à Marx, ‘Théories de la plus-value’, I, p. 277: “”Cependant, il ne faut pas prendre la matérialisation du travail dans un sens aussi écossais que le fait Adam Smith. Quand nous parlons de la marchandise comme matérialisation du travail – comme valeur d’échange – cela même n’est encore qu’un mode d’existence imaginaire, c’est-à-dire social, de la marchandise, qui n’a rien à voir avec sa réalité physique””. “”L’erreur provient ici de ce qu’un rapport social se présente sous forme d’objet”” (p. 278); (13) Ce genre de méthode “”universaliste””, Strouvé la relie au réalisme logique (par opposition à la méthode “”singulariste”” qui, en logique, est liée au nominalisme). “”Dans la science sociale””, dit Strouvé, “”le mode de pensée réaliste s’exprime notamment par le fait que le système de relations psychiques entre les hommes, c’est-à-dire la société, est consideré non seulement comme unité réelle, commeune somme ou (!) un système, mais aussi comme une unité vivante, comme un être vivant. Des notions telles que société, classe, apparaissent ou deviennent facilement (!!!) des “”universaux”” de la pensée sociologique. Elles sont facilement hypostasiées”” (loc.cit. p. XI). Tout cela, Strouvé ne l’invoque pas pour démontrer l’invalidité de la méthode d’investigation marxiste qu’il identifie au “”réalisme logique – ontologique de Hegel et (…) à la scholastique”” (p. XXVI). Il est pourtant évident que chez Marx il n’y a pas l’ombre d’une indication que la société et les groupements sociaux seraient considérés comme un “”être vivant”” (le terme d'””unité vivant”” est pourtant quelque chose de différent et de plus vague), il suffit à cet égard de comparer la méthode de Marx à celle de l’école “”social-organique”” par exemple, dont l’ouvrage de Stolzmann apporte la plus récente défense. Marx, lui-même, se rendait parfaitement compte des défauts du réalisme logique de Hegel. “”Hegel est tombé dans l’illusion de concevoir le réel comme résultat de la pensée qui se concentre, s’approfondit en elle-même et se meut par elle-même, tandis que la méthode qui consiste à aller de l’abstrait au concret n’est pour la pensée que la manière de s’approprier le concret, de le reproduire spirituellement en tant que concret. Ce n’est nullement le processus de naissance du concret lui-même”” (K. Marx, ‘Einleitung zu einer Kritik der politischen Oekönomie’, (Introduction à une critique de l’économie politique’), II. Ed., Zur Kritik, Stuttgart, 1907, p. XXXVI)”,”BUCD-003-FV”
“BOULANGER Philippe”,”Géopolitique des Kurdes.”,”BOULANGER Philippe è specialista della questione curda, ha pubblicato varie opere legate alle questioni identitarie. “”La guerre déclenchée contre l’Irak en 2003 n’est pas sans incidence sur la Région autonome du Kurdistan. Celle-ci est tributaire des Alliés, notamment des Américains. Sans l’appui de Washington, l’autonomie kurde irakienne peut s’affondrer comme un château de cartes. Tributaires de la protection américaine, les chefs kurdes se méfient pourtant des Américains, dont le double jeu leur a tant coûté, et cela par trois fois: en 1975, par l’accord d’Alger négocié par Kissinger qui prive les Kurdes irakiens du soutien de Téhéran; en 1988, par leur silence hypocrite après le gazage des Kurdes à Halabja; en mars 1991, par le retrait de leur couverture aérienne après qu’ils les eurent incités à se soulever.”” (pag 179)”,”VIOx-157″
“BOULESTREAU Emmanuelle”,”Corée, Thailande, Indonesie… Chronique d’une catastrophe annoncée.”,”Diplomata all’ IEP, l’A vive in Asia. E’ stata corrispondente de ‘La Tribune’ a Tokyo e collabora a diversi giornali”,”ASIE-008″
“BOULIER Jean”,”Jean Hus.”,”La trappola contro Hus. La promessa di un salvacondotto a Hus non viene mantenuta. Hus viene arrestato e condannato. “”Un évenement capital allait faire pencher la balance du côté des ennemis de Hus. Le 5 novembre Jean XXIII avait ouvert le Concile. Le 16, sachant fort bien l’arrivée imminente du cardinal de Cambrai, Pierre d’Ailly, et peut-être pour la devancer, il s’était hâté de tenir la première session. Le cardinal de Florence, Francois Zabarella, lut les propositions du Pape pour les travaux du Concile. Il y est question en premier lieu de la réforme de l’ Eglise et de l’ hérésie de Wyclif. Sur ce point il est remarquable que le Pape promette expressément que tous ceux qui auront des propositions à apporter au Concile pourront le faire en toute liberté. Il est difficile de ne pas penser ici à la présence de Jean Hus à Constance et à la promesse qu’il a recue d’une audience du Concile libre et en sécurité.”” (pag 146) La collera di re Sigismondo. “”Que le concile ait ignoré le sauf-conduit impérial constituait donc pour Sigismond un affront humiliant: l’aveu de son impuissance à tenir sa parole à l’homme envers qui il l’ avait engagée. On di que lorsqu’en plein concile Jean Hus enchaîné remercia l’ empereur d’avoir pris l’ engagement de lui assurer à Constance une audience publique et libre, ‘in pace’, Sigismond rougit de honte.”” (pag 161) « Perciò, fedele cristiano, cerca la verità, ascolta la verità, apprendi la verità, ama la verità, di’ la verità, attieniti alla verità, difendi la verità fino alla morte: perché la verità ti farà libero dal peccato, dal demonio, dalla morte dell’anima e in ultimo dalla morte eterna. » (Jan Hus, Spiegazione della Confessione di fede, 1412) Jan Hus (Husinec, 1371 circa – Costanza, 6 luglio 1415) fu un teologo e un riformatore religioso boemo. Promosse un movimento religioso basato sulle idee di John Wyclif e i suoi seguaci divennero noti come Hussiti. Scomunicato nel 1411 dalla Chiesa cattolica e condannato dal Concilio di Costanza, fu bruciato sul rogo. Biografia Giovane studente povero, giunse a Praga nel 1390 per studiare all’Università, ove erano vivi i fermenti del movimento riformatore boemo – fondato vent’anni prima fuori dell’Università da Jan Milic ma oggetto di una repressione che aveva portato alla chiusura della scuola dei predicatori aperta dallo stesso Milic nel 1372 – che si proponeva il rinnovamento della chiesa attraverso il ritorno a un pauperistico cristianesimo primitivo e all’attesa del prossimo Nuovo Regno. Milic, che aveva individuato nell’eccessiva ricchezza accumulata dalla chiesa avignonese e romana una delle cause più importanti del decadimento dei costumi ecclesiastici, aveva inutilmente cercato di premere sulle gerarchie; sospettato di eresia e convocato ad Avignone per essere esaminato, vi era morto nel 1374. La sua dottrina fece proseliti e nel maggio del 1391 fu fondata a Praga la Cappella di Betlemme, una nuova scuola ove si predicava in lingua boema e si ospitavano studenti universitari. Nel 1393 Hus ottiene il baccellierato in filosofia, nel 1395 si laurea magister in artibus e nel 1398 inizia a insegnare Filosofia nella stessa Università praghese; ordinato sacerdote nel 1400, continua a studiare Teologia con Stanislao da Znojmo e dal marzo del 1402 predica per la prima volta nella “”Cappella di Betlemme””. È un suo avversario, l’agostiniano norimberghese Oswald Reinlein, a lasciare una testimonianza della sua attività: «Le sue prediche erano frequentate dalla quasi totalità della popolazione praghese; nella Cappella di Betlemme egli predicava due volte nei giorni festivi e ancora due volte nel periodo di Quaresima. In tutti gli altri giorni teneva due lezioni e tre discorsi la domenica. Per i poveri che gli venivano raccomandati Hus chiedeva elemosine ai suoi conoscenti; usava invitare a tavola i maestri e ricevere con amore e bontà ogni visitatore». Nei primi anni Hus si limitò a insegnare le Sacre Scritture ma in breve cominciò, nelle sue prediche, a richiedere una riforma dei costumi ecclesiastici. Erede di Wyclif [modifica] John WyclifHus conobbe le opere di Wyclif (ca 1329 – 1384) verso il 1398. Il doctor evangelicus inglese considerava la gerarchia ecclesiastica romana profondamente corrotta e, non avendo alcuna fiducia nelle possibilità di autoriforma delle autorità ecclesiastiche, sperava che una riforma della Chiesa si potesse ottenere attraverso un’iniziativa dei governi; condannato nel Concilio di Londra del 1382, i suoi scritti furono proibiti anche dall’Università di Praga nel 1403. Jan Hus concordava pressoché in tutto con Wycliff (tranne che a riguardo della dottrina eucaristica, ove manteneva l’opinione ortodossa della transustanziazione) e, più ancora, vi concordavano i riformatori boemi, Stanislao da Znojmo e Stefano Pálec i quali infatti, convocati a Bologna per discolparsi del loro appoggio all’eresia wyclifiana, furono incarcerati e percossi su ordine del cardinale Baldassarre Cossa, futuro Papa, ma poi considerato antipapa, Giovanni XXIII. Dopo quell’esperienza, il Pálec rientrò prontamente nei ranghi dell’ortodossia romana e sarà uno degli accusatori di Hus. La chiesa era allora divisa dallo scisma avignonese, con un papa, Benedetto XIII, ad Avignone e un altro, Gregorio XII, a Roma, eletto nel 1406. Per porre termine alla scissione, alcuni cardinali delle due fazioni avevano progettato di indire un Concilio a Pisa che eleggesse di comune accordo un nuovo papa, ponendo termine alla divisione. Di fronte alla scissione, Hus era favorevole a mantenere una posizione di neutralità, in attesa che il futuro concilio dirimesse lo scisma. Analogo atteggiamento fu deciso dal re boemo Venceslao IV, diversamente dall’arcivescovo di Praga Zajíc Zbynek, che insisteva sulla necessità di obbedire al papa di Roma. Sospettando in Hus un seguace di Wyclif, l’arcivescovo costituì una commissione, presieduta dall’inquisitore Maurizio Rvacka, incaricata di valutarne l’ortodossia. Intanto, una riforma dell’amministrazione dell’Università di Praga, decisa da re Venceslao rovesciava la norma vigente fino ad allora, in cui fra gli elementi nazionali lì rappresentati, quello tedesco aveva diritto a tre voti e ogni altro ad uno, attribuendo ora tre voti all’elemento nazionale boemo e uno a ciascun altro. In seguito a questa riforma, nel maggio 1409 i docenti e gli studenti tedeschi abbandonarono Praga per stabilirsi soprattutto a Lipsia, dove fu fondata una nuova Università, mentre a ottobre, grazie ai nuovi statuti, il boemo Hus poté essere eletto rettore dell’Università di Praga. Predica di Hus nella Cappella di Betlemme, dipinto di Alfons MuchaIl concilio di Pisa si era intanto concluso il 26 giugno 1409 con l’elezione di un nuovo papa, Alessandro V, non riconosciuto però da tutta la cristianità, cosicché ora risultavano in carica ben tre papi. A dicembre, Alessandro V firmava la bolla che, dopo aver nuovamente condannato gli scritti di Wyclif, autorizzava l’arcivescovo praghese a vietare a Hus di predicare, notifica comunicatagli solo nel giugno 1410, quando Alessandro V era già morto e gli era succeduto Giovanni XXIII. Hus decise di non obbedire e di appellarsi al papa; si rivolge ai fedeli nella Cappella di Betlemme: «Il defunto papa, di cui non saprei dirvi se si trova in paradiso o all’inferno, scriveva nelle sue pergamene contro gli scritti di Wyclif in cui vi sono pure molte cose buone. Io ho presentato appello e mi appellerò nuovamente […] Io devo predicare anche se un giorno dovessi lasciare il paese o morire in carcere. Poiché i papi possono mentire ma il Signore non mente». Convocato a Roma per giustificare la propria posizione, Hus rifiuta e ha la protezione del re che, ambendo alla carica imperiale, vuole risolvere la disputa teologica per mostrare la propria autorità tanto nei problemi civili che in quelli religiosi. L’arcivescovo Zbynek bandisce invano Hus il 15 marzo 1411 e altrettanto vanamente lancia l’interdetto su Praga l’8 giugno: re Venceslao affida a un collegio arbitrale la disputa tra l’arcivescovo e Hus e l’arbitrato stabilisce che il bando e l’interdetto siano rimessi e che Hus non sia tenuto a presentarsi a Roma. Il mercato delle indulgenze [modifica] Intanto Giovanni XXIII aveva proclamato la “”guerra santa”” contro Ladislao, re di Napoli, sostenitore di Gregorio XII, e iniziato la raccolta dei fondi necessari alla guerra mediante la vendita delle indulgenze, ossia la remissione di tutti i peccati in cambio di denaro. Anche il re boemo appoggia l’iniziativa papale, dal momento che una percentuale del ricavato sarebbe finita nelle casse statali. Le proteste di Hus, che dichiara che ogni guerra santa non può corrispondere al messaggio evangelico, di Girolamo da Praga e di molti cittadini furono represse; lo stesso Stefano Pálec, ora dottore in teologia dell’Università, esortò il re a soffocare la protesta; tre giovani furono condannati e decapitati. Hus si spinge oltre: sostiene la tesi di Wyclif secondo la quale un predicatore può predicare senza il permesso del vescovo, dal momento che il dovere di annunziare il Vangelo è un comandamento di Cristo. Scomunicato alla fine di luglio 1412, il cardinale Pietro degli Stefaneschi, che presiede il processo ordinato dalla Curia romana, ne ordina l’arresto e la demolizione della Cappella di Betlemme; il cardinale Giovanni di Lisbona reca a Praga l’atto di scomunica, promulgato nel sinodo della diocesi praghese il 18 ottobre 1412. L’appello a Cristo [modifica] Il ponte Carlo a PragaIn risposta, Hus aveva già esposto, il 12 ottobre, sul ponte di Praga, nei pressi del palazzo arcivescovile, il suo “”appello a Cristo””, rivolto da «Jan Hus da Husinec, maestro e baccelliere formato in teologia presso la illustre Università di Praga, sacerdote e predicatore titolare della Cappella detta di Betlemme […] a Gesù Cristo, giudice equo il quale conosce, protegge, giudica, rivela e corona immancabilmente la giusta causa di ognuno». Sottolinea la legittimità del suo ricorso «per l’ingiusta sentenza e la scomunica comminatami dai pontefici, scribi, farisei, e giudici insediatisi sulla cattedra di Mosè […] come il santo e grande patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo presentò ricorso alla sentenza di due Concili di vescovi e chierici e così come i vescovi, spero beati, Andrea di Praga e Roberto di Lincoln, presentarono ricorso contro la sentenza del papa […]». Ricorda che, convocato, non si presentò a Roma perché «Lungo la strada mi erano tese ovunque insidie e il pericolo corso da altri mi rese prudente» citando il trattamento riservato a Bologna ai suoi procuratori Stanislao da Znojmo e Stefano Pálec, e menziona il concordato raggiunto con l’arcivescovo di Praga Zbynek, al quale «non era noto in tutto il regno di Boemia un solo eretico e nemmeno nella città di Praga e nel Margraviato di Moravia». Conclude come, a suo avviso, «tutte le antiche leggi divine dell’Antico e del Nuovo Testamento, nonché le leggi canoniche dispongono che i giudici devono visitare i luoghi dove si dice che sia stato commesso un delitto ed ivi esaminare l’accusa fatta […] devono rivolgersi a quelli che conoscono la condotta dell’accusato che non siano malevoli né gelosi verso di lui […] poiché l’incolpato o accusato deve avere sicuro e libero accesso al luogo di giustizia e il giudice, come i testimoni, non devono essere suoi nemici: è dunque evidente che non sussistevano queste condizioni per farmi comparire in giudizio». Il Concilio di Costanza [modifica] La casa di Costanza che ospitò Hus nel novembre 1414All’ordine del re di non predicare, in un primo momento obbedisce ma qualche settimana dopo riprende le sue prediche nei paesi della Boemia. Nel 1413 conclude quello che resta il suo scritto più noto, il De ecclesia, e scrive Sulla simonia e la raccolta di sermoni Postilla. Dopo il fallimento del Concilio di Pisa nel 1409, il re d’Ungheria, Sigismondo, che sarà incoronato imperatore l’8 novembre 1414, convocò il 30 ottobre 1413 un nuovo concilio, da tenersi a Costanza l’1 novembre 1414, che affrontasse il problema dell’unità della Chiesa, eleggendo un nuovo papa, e che combattesse la corruzione ecclesiastica e ponesse fine alle dispute dottrinali, affrontando anche il caso Hus. A questo scopo Hus fu sollecitato a raggiungere Costanza, con la garanzia dell’incolumità. Hus partì per Costanza l’11 ottobre, sostando a Norimberga, a Ulm e a Biberach, e giungendo nella città tedesca il 3 novembre. Il 27 novembre, invitato a un incontro amichevole dai cardinali Pierre d’Ailly, Ottone Colonna, prossimo papa Martino V, Guillaume Fillastre e Francesco Zabarella, è da loro fatto subito arrestare e incarcerare. In carcere, il 4 marzo 1415, termina di scrivere un opuscolo dedicato al suo carceriere, il De matrimonio ad Robertum. Il 20 marzo Giovanni XXIII, sul quale erano insistenti le accuse di corruzione, fugge da Costanza e viene dichiarato decaduto in quanto simoniaco, mentre il secondo papa, Gregorio XII, si dimette spontaneamente; quanto al terzo papa, Benedetto XIII, sarà deposto dal concilio il 26 luglio 1417 come scismatico ed eretico. Il processo [modifica] Ad aprile giunge a Costanza il discepolo di Hus, Girolamo da Praga, per ottenere da Sigismondo la liberazione del suo maestro ma il Concilio risponde con un mandato di cattura; Girolamo fugge ma è arrestato alla frontiera bavarese: sarà mandato al rogo il 30 maggio 1416. Il 18 maggio 1415 viene intimato a Hus di ritrattare le sue affermazioni, considerate eretiche; ottiene un’udienza pubblica, da tenersi il 5 giugno, ove poter dimostrare l’ortodossia delle sue dottrine, ma gli viene impedito di parlare. Interrogato nei giorni successivi, alla presenza di Sigismondo, dai cardinali Zabarella e d’Ailly, che gli contestano la sua tesi, secondo la quale un re, un papa o un vescovo, che siano in peccato mortale, decadono dalla loro carica e il suo dubbio della necessità di un capo visibile della Chiesa, dal momento che solo Cristo è alla testa della comunità cristiana. Risponde che con la deposizione di Giovanni XXIII la Chiesa continua a essere retta da Cristo e rifiuta di abiurare. Le accuse contro Jan Hus [modifica] Il duomo di CostanzaIl 18 giugno 1415, il Concilio di Costanza ratificò un elenco di 30 accuse contro Hus, proposizioni considerate eretiche tratte da tre sue opere, il De ecclesia, soprattutto e dal Contra Stephanum Palec e il Contra Stanislaum de Znoyma, dandogli tempo due giorni per contestarle. Si riportano le accuse e, in corsivo fra parentesi, le note di Hus: 1. Vi è una sola chiesa universale [intesa nel suo senso proprio, secondo Agostino], che è la totalità dei predestinati. E poi prosegue: la santa chiesa universale [intesa nel suo senso proprio] è solo una [cioè, propriamente parlando, non è parte di un’altra], dal momento che uno solo è il numero dei predestinati. La frase è tratta dal De ecclesia. Qui e altrove, per predestinati s’intendono gli eletti, coloro che si salveranno, e per preconosciuti i dannati nell’ultimo giudizio. Con la sua precisazione, Hus vuole escludere l’interpretazione, che gli si vorrebbe attribuire, di concepire la chiesa militante costituita solo da predestinati. 2. Paolo non è mai stato membro del diavolo (preconosciuto riguardo a una sua definitiva adesione), benché abbia compiuto alcuni atti simili a quelli della chiesa dei malvagi. 3. I preconosciuti non sono parte della chiesa (cattolica, in senso proprio), poiché alla fine nessuna sua parte le sarà tolta, in quanto la carità predestinante che la tiene unita non verrà mai meno. 4. Le due nature, divina e umana, costituiscono un solo Cristo [concretamente, per unione]. E prosegue poi al capitolo X: ogni uomo è spirito [questo è spesso affermato dal beato Agostino nei suoi Commentari al Vangelo di Giovanni], dal momento che è composto di due nature. 5. Il preconosciuto per quanto talvolta, secondo la presente giustizia, possa essere nella giustizia, possa essere nella grazia – non fa però mai parte della santa chiesa [cattolica, in senso proprio]; il predestinato rimane sempre membro della chiesa, anche se qualche volta decade dalla grazia occasionale, ma mai dalla grazia della predestinazione. 6. La chiesa intesa come congregazione dei predestinati, che siano o no nella grazia secondo la presente giustizia, è un articolo di fede [così pensa il beato Agostino in sue varie opere: Super Johannem, Enchiridion, Super Psalmos, De doctrina christiana, e nel libro De praedestinatione]. Il Concilio di Costanza7. Pietro non è oggi e non fu mai il capo della santa chiesa cattolica (universale, intesa in senso proprio). Per Hus solo Cristo è il capo della chiesa universale; rifacendosi ad Agostino, (Retractationes, I, 21, 1) e allo Pseudo-Agostino (Questiones Veteris et Novi Testamenti, 75) nel De ecclesia Hus scriveva «che Cristo abbia inteso fondare l’intera chiesa sulla persona di Pietro è contraddetto dalla fede nel Vangelo, dall’argomentazione di Agostino e dalla ragione». Agostino aveva scritto che «Tu es Petrus (Mt, 16, 18-19)» significava «Edificherò la mia chiesa sopra ciò che è stato confessato da Pietro quando diceva “”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente””». Infatti a Pietro non fu detto “”Tu sei la pietra”” ma “”Tu sei Pietro””. La pietra era invece il Cristo confessato da Simone». L’interpretazione di Agostino fu però presto abbandonata e sarà ripresa da John Wyclif, Hus e poi da Lutero e dagli altri riformatori protestanti. 8. Quei sacerdoti che in qualsiasi modo vivono una vita criminosa contaminano la potestà sacerdotale e come figli infedeli [vedi Deuteronomio 32:””La perversa generazione e i figli infedeli””], ragionano da miscredenti a proposito dei setti sacramenti della chiesa, delle chiavi, gli iffici, le censure, i costumi, i riti e le cose sacre della chiesa, la venerazione delle reliquie, le indulgenze e gli ordini [Come afferma il Salmo 78: “”Essi lo lusingavano con la loro bocca e gli mentivano con la loro lingua, perché il loro cuore non era retto, né essi erano fedeli al suo patto””]. Hus precisò nell’udienza dell’8 giugno 1415 nel Concilio di Costanza che quei sacerdoti «ragionano da miscredenti perché mancano di fede formata dalla carità e hanno ormai una fede morta». 9. La dignità papale trasse origine da Cesare e l’istituzione papale e la sua preminenza provennero dal potere di Cesare [Mi riferivo qui al potere temporale, alle insegne imperiali e alla supremazia riconosciuta al papa sulle quattro sedi patriarcali]. 10. Nessuno può ragionevolmente affermare di se stesso e di altri, senza rivelazione [particolare, perché è detto nell’Ecclesiaste 9: “”Nessuno sa se è degno di grazia o di odio””], che è a capo di una chiesa particolare, neppure il romano pontefice può dire di essere il capo della chiesa romana. Tratto dal De ecclesia, tranne l’ultima affermazione «neppure il romano pontefice…» che non esiste né nel De ecclesia né in altri testi di Hus. 11. Non bisogna credere che ogni romano pontefice, chiunque sia, è a capo [pur perseverando nei meriti della vita] di qualunque santa chiesa particolare, salvo che Dio ve lo abbia predestinato. Per Hus esistono diverse chiese cristiane e quella romana è solo una di esse. 12. Nessuno fa le veci di Cristo o di Pietro [nell’ufficio e nel merito] se non lo segue nel modo di comportarsi, dal momento che nessun altro discepolato è più pertinente, né altrimenti [sotto alcun’altra condizione] colui ha ricevuto da Dio il potere di rappresentarlo; infatti per quell’ufficio di vicario si richiede [la compresenza di] conformità di vita morale e autorità di chi istituisce. Tratto dal De ecclesia che a sua volta lo riprende dal De potestate papae di Wyclif. 13. Il papa non è vero e manifesto successore [nell’ufficio e nel merito] del principe degli Apostoli Pietro, se si comporta in modo contrario a Pietro e si lascia sedurre dalla cupidigia di denaro: in tal caso è vicario di Giuda Iscariot. Per lo stesso motivo i cardinali non sono veri e manifesti successori del collegio degli altri Apostoli di Cristo, salvo che vivano come vissero gli Apostoli, osservando i precetti e i consigli del nostro Signore Gesù Cristo. 14. I dottori che affermano che se alcuno, soggetto a censura ecclesiastica, rifiuti di lasciarsi correggere, debba essere consegnato al giudizio secolare, in pratica si comportano come il sommo sacerdote, gli scribi e i farisei i quali, di fronte al rifiuto di obbedienza del Cristo, dissero: «Non ci è lecito mettere a morte un uomo» e lo consegnarono al giudizio secolare [qui, com’è evidente, mi riferisco a coloro che consegnarono Cristo a Pilato]. Quei dottori, dunque, commettono un omicidio ancor più grave di quello di Pilato [Mi riferisco qui agli otto dottori di Praga i quali scrissero che chiunque non avesse obbedito ai loro ordini sarebbe stato consegnato al braccio secolare]. È un episodio avvenuto nel 1413: gli otto dottori dell’Università di Praga consideravano la chiesa costituita da un capo, il papa, e da un corpo, il collegio dei cardinali; per loro, la chiesa era infallibile e di autorità stabiliva il senso autentico delle Scritture. 15. L’obbedienza ecclesiastica è obbedienza secondo l’invenzione dei preti della chiesa, prescindendo da ogni esplicito comandamento della Scrittura [qui mi riferivo a un’obbedienza ben distinta dall’obbedienza esplicita alla legge di Dio, come risulta evidente dall’articolo da cui la frase è tratta; ma Dio proibisce che tutta l’obbedienza della legge di Dio sia di quel genere che è anche chiamata, in un certo senso, obbedienza della chiesa]. L’articolo, tratto dal De ecclesia, è una citazione dal De officio regis di Wyclif. Hus distingue tre tipi di obbedienza: l’obbedienza spirituale alla legge di Dio, l’obbedienza secolare alle leggi civili e l’obbedienza ecclesiastica ai precetti della chiesa che non hanno fondamento sulla Scrittura. 16. L’ovvia distinzione fra gli atti umani è che sono virtuosi o malvagi. Perché, se un uomo è malvagio, agirà malvagiamente qualsiasi cosa faccia; se è virtuoso, agirà virtuosamente qualsiasi cosa faccia. La malvagità, la si chiami crimine o peccato mortale, infetta totalmente gli atti dell’uomo, mentre la virtù vivifica tutti gli atti di un uomo virtuoso. Tratto dal De ecclesia, Hus richiamava il suo passo da Luca, 11,34: «Se il tuo occhio – la tua intenzione – è sano, non è depravato dal peccato, anche il tuo corpo – tutti i tuoi atti – è illuminato, puro al cospetto di Dio». 17. I sacerdoti di Cristo che vivono secondo la sua legge, che hanno conoscenza delle Scritture e desiderio di edificare il popolo, devono predicare malgrado una pretesa scomunica [ingiuriosa e illegale, comminata per malizia]. E poco oltre: se il papa o un altro prelato ordina a un sacerdote avente le suddette qualità di non predicare, l’inferiore non dovrebbe ubbidire. Hus giustificava la sua disubbidienza con la preminenza data a Dio piuttosto che agli uomini: il cristiano ha diritto di giudicare se un ordine della chiesa proveniva da Dio piuttosto che da uomini. Jan Hus davanti ai padri del concilio, dipinto di Vaclav Brozik, 188318. Chiunque acceda al sacerdozio riceve, in conformità a questo preciso mandato, l’ufficio del predicatore [così affermano molti santi: Agostino, Gregorio, Isidoro, ecc.] e deve pertanto eseguire quel mandato malgrado ogni pretesa scomunica [illegale, ingiuriosa e comminata per malizia]. 19. Servendosi delle censure ecclesiastiche di scomunica, sospensione o interdetto [spesso, ahime, abusando di quelle censure che possono essere e spesso sono imposte legittimamente] il clero assoggetta il popolo laico per innalzare se stesso, dà libero corso alla propria cupidigia di denaro, protegge la malvagità e prepara la via all’Anticristo. È evidente che provengono dall’Anticristo quelle censure che essi, nei loro processi, chiamano “”fulminazioni””. Il clero ne usa innanzitutto contro coloro i quali mettono a nudo la delinquenza con la quale l’Anticristo si è appropriato del clero. 20. Se il papa è malvagio e soprattutto se è preconosciuto, allora è un diavolo, come l’Apostolo Giuda, un ladro e un figlio di perdizione, e non è capo della santa chiesa militante [per quanto attiene alla perseveranza nella vita meritoria fino alla fine], non essendo neppure membro della chiesa. 21. La grazia della predestinazione è il legame che unisce indissolubilmente il corpo della chiesa e ogni suo membro con il suo capo. Tratto dal Contra Stephanum Pálec, ove Hus citava Paolo, Romani, 8,35, 8,38, 8,39. 22. Un papa o un prelato malvagio e preconosciuto è un pastore solo in apparenza, in realtà è un ladro e un brigante [perché non è tale per il proprio ufficio e la vita meritoria, ma solo in base all’ufficio]. Tratto dal Contra Stephanum Pálec; il problema consisteva in ciò: se un papa malvagio resti papa in quanto la sua carica è indipendente dall’indole della persona – come sostenevano Palec e i difensori delle prerogative papali – oppure se un papa malvagio non possa essere considerato papa e sia stata legittima la decisione del Concilio di Costanza di deporre Giovanni XXIII. Hus sostiene la seconda ipotesi. 23. Il papa non deve farsi chiamare «santissimo» neppure limitatamente al suo ufficio [perché Dio solo è santissimo], perché altrimenti anche un re dovrebbe esser chiamato santissimo secondo il suo ufficio e così pure il boia e l’araldo divrebbero esser chiamati santi; in verità perfino il diavolo dovrebbe esser chiamato santo, essendo agli ordini di Dio. 24. Se il papa vive in modo contrario a Cristo, per quanto sia asceso al trono mediante un’elezione regolare e legittima secondo la costituzione umana in vigore, egli non è purtuttavia asceso al trono per opera di Cristo, ma per altra via [perché si è elevato per superbia al di sopra di Cristo], pur ammettendo che egli sia risultato prescelto mediante un’elezione compiuta in primo luogo da Dio. Infatti Giuda Iscariot fu eletto regolarmente e legittimamente all’episcopato da Gesù Cristo che è Dio, eppure egli si introdusse per altra via nell’ovile delle pecore [perché non entra attraverso la porta stretta, cioè Cristo che dice: “”Io sono la porta; chiunque entra attraverso me sarà salvato””. Dissi questo a puro titolo d’ipotesi, in attesa di migliore informazione]. Qui Hus faceva riferimento alla deposizione di Giovanni XXIII, deposto dallo stesso Concilio per indegnità, benché la sua elezione fosse stata legittima. 25. La condanna dei 45 articoli di John Wycliffe pronunciata dai dottori è assurda e iniqua; errato è il presupposto su cui si fonda. Tale presupposto è che nessuno di tali articoli sia cattolico, ma che ognuno di essi sia eretico. In realtà Hus sosteneva che 5 delle 45 proposizioni di Wyclif condannate dal Concilio di Costanza il 4 maggio 1415 fossero ortodosse. 26. Per il solo fatto che gli elettori o la maggioranza di essi abbia espresso a viva voce il proprio voto a favore di una data persona, secondo le consuetudini umane [come avvenne nel caso di Agnese che fu ritenuta papa legittimo della chiesa], tale persona non dev’essere considerata ipso facto legittimamente o, per quel solo fatto, vero e manifesto successore e vicario [nell’ufficio e nella vita meritoria] dell’Apostolo Pietro o di un altro Apostolo nell’ufficio ecclesiastico. Per cui, sia che elettori abbiano eletto bene o male, dobbiamo credere alle opere dell’eletto. Per tale ragione, quanto più uno si affatica meritoriamente a beneficio della chiesa, tanto maggior potere egli ottiene da Dio. Con “”Agnese””, Hus si riferisce alla “”papessa Giovanna””, la cui leggenda era allora considerata ancora un fatto storico. L’interno del duomo di Costanza27. Non vi è un minimo barlume di evidenza nel fatto che vi debba essere un capo che regge la chiesa nelle questioni spirituali, che sia sempre a disposizione della chiesa militante [È evidente, dato che è risaputo che la chiesa è stata per lunghi periodi senza papa e così si trova tuttora dopo la condanna di Giovanni XXIII]. Tratto dal Contra Stanislaum di Hus, come i due successivi capi d’accusa. 28. Cristo, senza tali capi mostruosi [cioè senza Agnese e Giovanni XXIII e altri che furono eretici o per vari motivi dei criminali] reggerebbe molto meglio la sua chiesa mediante i suoi veri discepoli sparsi in tutto il mondo. 29. Gli apostoli e i fedeli sacerdoti del Signore avevano coraggiosamente organizzato la chiesa nelle cose necessarie alla salvezza ben prima che fosse istituito l’ufficio papale [per quanto riguarda il dominio e il governo temporale]. E così farebbero se non vi fosse più un papa – cosa possibilissima – fino al giorno del giudizio. Nella Relazione di Pietro Mladonovic si legge che quando, l’8 giugno 1415 fu letta questa proposizione nell’assise del Concilio, i presenti derisero Hus accusandolo di fare profezie. Hus rispose sostenendo che «al tempo degli apostoli la chiesa era governata infinitamente meglio di adesso. Che cosa impedisce a Cristo di reggerla meglio anche ora, senza quei capi mostruosi che ora abbiamo avuto, mediante suoi discepoli veri? Vedete! Ora non abbiamo nessun capo, eppure Cristo non cessa di reggere la sua chiesa». 30. Nessuno è signore in campo secolare, nessuno è prelato, nessuno è vescovo fintantoché sia in peccato mortale [per quanto attiene all’ufficio e alla vita meritoria, come i santi hanno affermato. Osea, 8, 4: “”Si sono stabiliti dei re senza mio ordine, si sono eletti capi a mia insaputa””. lo stesso affermano anche i santi Gregorio, Bernardo, ecc.]. La proposizione, tratta dal Contra Stephanum Pálec di Hus, apparteneva a quelle di Wyclif condannate dal Concilio ma era considerata corretta da Hus. La sentenza [modifica] Il 23 giugno scrive dal carcere all’amico Giovanni di Chlum: «Devi sapere che Pálec insinuò che non dovrei temere la vergogna dell’abiura, ma considerare invece il vantaggio che ne deriverebbe. E io gli risposi: “”È più vergognoso essere condannato e bruciato che abiurare. In che modo potrei temere la vergogna? Ma dimmi il tuo parere: che cosa faresti tu se fossi certo di non essere incorso negli errori che ti sono imputati? Abiureresti?”” E lui rispose: “”È difficile””. E si mise a piangere». Il 5 luglio scrive agli amici boemi: «Se mi dessero carta e penna, con l’aiuto di Dio, risponderei anche per iscritto: Io, Jan Hus, servo di Gesù Cristo in speranza, non intendo dichiarare che ogni articolo ricavato dai miei scritti sia errato, per non condannare i detti delle sacre Scritture e specialmente di Agostino». Il giorno dopo, nel duomo di Costanza, è dichiarato colpevole. La Relatio de Magistro Johanne Hus, stilata da Pietro Mladonovic, testimone di quella drammatica giornata, riporta vivamente i fatti. «Fu eretto un palco simile a un tavolo nel mezzo dell’assemblea e della chiesa. Vi si pose sopra una specie di piedistallo, su cui furono sistemati i paramenti, la pianeta per la messa e gli abbigliamenti sacerdotali appositamente per procedere alla svestizione di mastro Jan Hus. Così, quando fu condotto in chiesa nei pressi del palco, cadde in ginocchio e pregò a lungo. Contemporaneamente, il vescovo di Lodi salì sul pulpito e pronunciò un sermone sulle eresie […]». Vetrata del duomo di CostanzaIl revisore pontificio, Bernardo di Wildungen, lesse poi i capi d’accusa estratti dai suoi scritti, ai quali Hus cercò di replicare, ma gli fu imposto di tacere. Si lessero poi i capi d’accusa estratti dalle dichiarazioni rilasciate dai testimoni ascoltati al processo; «fra questi articoli c’era quello secondo cui, dopo la consacrazione dell’ostia, sull’altare permane il pane materiale o la sostanza del pane. Ve n’era anche uno per cui un prete in peccato mortale non può operare la transustanziazione, né consacrare, né battezzare […]». Hus riuscì a rispondere di non aver «mai sostenuto, insegnato o predicato che nel sacramento dell’altare, dopo la consacrazione, permanga il pane materiale». Lo accusarono anche di aver sostenuto di essere, lui, «la quarta persona della Deità. Tentavano di comprovare quest’accusa, citando un certo dottore. Ma il maestro gridò: “”Nominate il dottore che ha deposto contro di me!””. Al che, il vescovo che stava dando lettura della cosa rispose: “”Non c’è alcun bisogno di nominarlo, qui e ora””». Fu poi condannato il suo appello a Cristo e l’aver egli, scomunicato, continuato a predicare. Il vescovo italiano della Diocesi di Concordia-Pordenone lesse poi della sua condanna al rogo, unitamente a tutti i suoi scritti. «Mentre procedeva la lettura della sentenza, egli l’ascoltava in ginocchio e in preghiera con gli occhi levati al cielo […] “”Signore Gesù Cristo, io t’imploro, perdona tutti i miei nemici per amore del tuo nome. Tu sai che essi mi hanno accusato falsamente, che hanno prodotto falsi testimoni, che hanno orchestrato falsi capi d’accusa contro di me. Perdonali, per la tua sconfinata misericordia””». Rivestito di paramenti sacri, fu invitato ad abiurare, ma rifiutò. Disceso dal palco, «i vescovi cominciarono subito a spogliarlo. Prima gli tolsero di mano il calice, pronunciando questo anatema: “”O Giuda maledetto, perché hai abbandonato la via della pace e hai calcato i sentieri dei giudei, noi ti togliamo questa coppa della redenzione”” […] e così di seguito, ogni volta che gli toglievano uno dei paramenti, come la stola, la pianeta e tutto il resto, pronunciavano un anatema appropriato. Al che egli rispondeva di accogliere quelle umiliazioni con animo mansueto e lieto per il nome del nostro Signor Gesù Cristo». Annullatagli la tonsura, gli posero sulla testa una corona di carta tonda, alta circa 45 centimetri, con tre diavoli dipinti e la scritta “”Questi è un eresiarca””. «A questo punto il re disse al duca Lodovico, figlio del defunto Clemente di Bavaria, che in quel momento gli stava di fronte, tenendo in mano il globo con la croce: “”Va’, prendilo in consegna!””». E costui ricevette in custodia il maestro e a sua volta lo diede nelle mani dei suoi aguzzini perché fosse condotto a morire». Il rogo [modifica] Portato fuori dalla chiesa, il corteo passò davanti al cimitero dove si stavano bruciando i suoi libri ed egli sorrise a quello spettacolo. Lungo la strada, «esortava gli astanti e quelli che lo seguivano a non credere che egli andasse a morire per gli errori che gli erano stati falsamente attribuiti e appoggiati dalla falsa testimonianza dei suoi peggiori avversari. Quasi tutti gli abitanti di quella città lo accompagnavano in armi a morire» Giunto sul luogo del supplizio, che si trovava in un prato circondato da giardini – ora corrispondente alla Alten Graben strasse – s’inginocchiò e, mentre pregava, «quella scandalosa corona, raffigurante i tre demoni, gli cadde dalla testa ed essendosene accorto, sorrise. Alcuni dei soldati mercenari, che stavano lì intorno, dissero: “”Rimettetegliela su; che sia bruciato coi demoni suoi signori che ha servito in terra””». Denudato, le mani legate dietro la schiena, è legato a un palo con funi e con una catena intorno al collo. Gli misero sotto i piedi due grandi fascine di legna mista a paglia e altre intorno al corpo fino al mento. Esortato ancora ad abiurare, «levati gli occhi al cielo, replicò ad alta voce: “”Dio m’è testimone che mai insegnai le cose che mi sono falsamente attribuite e di cui falsi testimoni mi accusano. Egli sa che l’intenzione dominante della mia predicazione e di tutti i miei atti e dei miei scritti era solo tesa a strappare gli uomini dal peccato. E oggi […] sono pronto a morire lietamente””». Il fiume Reno a CostanzaAllora si accese il rogo. Hus cominciò a cantare, uno dopo l’altro, due inni «ma come egli cominciò a cantare il terzo inno, una folata di vento gli coperse il volto di fiamme. E così, pregando nell’intimo, muovendo appena le labbra e scuotendo il capo, spirò nel Signore. Prima di morire, mentre pregava in silenzio, sembrò balbettare giusto il tempo sufficiente a recitare due o tre volte il “”Padre nostro””». Consumata la legna e le funi dal fuoco, «i resti di quel corpo rimasero in catene appesi per il collo; allora i boia tirarono giù le membra abbrustolite e il palo. Le bruciarono ulteriormente, portando altra legna al fuoco da un terzo carico. Poi, camminando torno torno, spezzarono le ossa a bastonate per farle bruciare più presto. Quando trovarono la testa, la fecero a pezzi con i randelli e la gettarono sul fuoco. Quando trovarono il cuore in mezzo alle interiora, dopo aver appuntito un bastone come uno spiedo, lo infilzarono sulla punta e fecero particolare attenzione a farlo arrostire e consumare, punzecchiandolo con le lance, finché non fu ridotto in cenere». Bruciati anche scarpe e vestiti perché non potessero servire da reliquie, «caricarono tutte le ceneri su di un carro e le buttarono nel Reno che scorreva lì vicino». Il pensiero di Hus [modifica] La verità [modifica] L’elemento centrale del pensiero di Hus risiede nella nozione di verità. Realista nel senso della filosofia scolastica – la verità non è un’opinione, un concetto esistente unicamente nell’intelletto umano, ma ha una realtà indipendente dall’uomo, è la realtà delle cose – come cristiano, per Hus la verità è la testimonianza di Cristo il quale, in quanto Dio incarnato, in quanto uomo, è conoscibile dall’uomo. Dunque la verità è la testimonianza di Cristo, registrata nelle Scritture; ma Hus precisa che il cristiano deve rimanere costante nella fede e «nella conoscenza di questa tripice verità: prima, quella contenuta evidentemente nella Scrittura, poi quella che fu toccata dalla ragione infallibile e infine quella che il cristiano fece sua partendo dalla propria esperienza personale. Fuori di tale verità nulla deve essere affermato o riconosciuto come vero». Monumento a Jan Hus, PragaSembra che le tre fonti di verità così elencate non siano concepite in contraddizione da Hus, per il quale la fede in Cristo dovrebbe trovare conferma nella ragione e questa nell’esperienza di ciascuno; la verità resta unica ma può essere comprensibile a chiunque: non ci sono uomini che ne siano i depositari e non può essere in contraddizione con la condotta di vita di ciascuno. Così la vita di Cristo è esemplare perché è espressione della verità da lui testimoniata e morì per averla espressa, così per difendere la verità ciascuno può sacrificare la propria vita. La mancanza di verità non è semplice errore ma per Hus è menzogna e la lotta contro la menzogna è affermazione tanto del vero quanto del giusto, perché la verità non può che essere giustizia; è qui la radice rivoluzionaria che sarà colta dai suoi seguaci: si deve dare la vita per difendere la verità e affermare così la giustizia; tale elemento va unito alla concezione della Chiesa, ripresa da Wyclif, come insieme di tutti gli eletti, i predestinati, i quali, fatto salvo da Hus il libero arbitrio, sono tali in quanto guadagnano da Cristo, e non dagli uomini che pretendono di rappresentarlo, la propria salvezza. L’influsso di Wyclif [modifica] L’adesione di Hus alle teorie di Wyclif appare nel suo Commento alle Sentenze, ove accetta il realismo filosofico dell’inglese in contrasto con l’orientamento nominalista dei teologi praghesi. Ma si differenzia nella dottrina eucaristica dove, nonostante le accuse mossegli dagli inquisitori, la sua interpretazione è ortodossa, mentre Wyclif negava la transustanziazione e affermava che il pane resta tale nella consacrazione e se l’inglese sostiene l’assoluta illegittimità delle indulgenze, Hus si limitò a denunciarne gli abusi. Di Wyclif condivide invece la denuncia dello stato in cui versa la Chiesa, la corruzione degli ecclesiastici e la loro pretesa di essere insindacabili dai fedeli laici. Nel suo trattato De ecclesia mostra la separazione esistente tra la chiesa gerarchica e istituzionale e la comunità dei cristiani uniti dalla fede e dall’osservanza dei precetti divini: quest’ultima, chiamata universitas praedestinatorum, è per Hus la vera chiesa santa e cattolica. Il De ecclesia [modifica] Jan Hus>Iniziato a scivere a Praga nel 1412, fu terminato verso il maggio 1413 nel periodo della sua lontananza da Praga: inviato nella capitale per ricavarne diverse copie, il trattato fu diffuso l’8 giugno 1413 dalla Cappella di Betlemme. Cristo è il capo della chiesa e a lui solo spetta il titolo di «sommo Pontefice». La chiesa universale è l’assemblea dei predestinati, che possiamo distinguere solo dal loro modo di vivere e dalle loro azioni: solo costoro possono essere considerati vescovi o pontefici. Chi non ha una condotta conforme a quella degli apostoli, non può essere legittimo detentore di una carica ecclesiastica e può e deve essere deposto; a costoro è lecito disubbidire e resistere. Vi sono segni che mostrano l’indegnità della carica rivestita dagli ecclesiastici: «Il primo segno dell’indegnità del papa è quando, dimenticando la legge di Dio e i devoti testimoni dell’Evangelo, si dà tutto alle umane tradizioni […] il secondo segno è quando il papa e i prelati ecclesiastici, abbandonando la conversazione di Cristo, si immergono negli affari mondani. Il terzo segno è quando il papa mette a capo dei ministeri di Cristo i mercanti di questo mondo, e per le esigenze della vita mondana, tartassa le chiese povere. Il quarto segno è quando, o per suo comando o perché degli inetti sono preposti alla cura pastorale, priva della Parola di Dio le anime che dovrebbe salvare […] l’uccisione e la perdizione delle pecorelle di Cristo sono i due peggiori peccati, per il fatto che la vivificazione per grazia e la glorificazione delle pecorelle sono i loro massimi beni, ai quali si oppongono l’uccisione e la distruzione […] è chiaro che coloro che uccidono le anime sono ministri dell’Anticristo e di Satana. Da ciò si deduce che ribellarsi al papa che travia è obbedire al Cristo Signore: cosa che frequentemente avviene, quando si tratta di provvedimenti che risentono di interessi personali. Perciò chiamo a testimone tutto il mondo che la distribuzione dei benefici da parte del papa semina dappertutto mercenari nella chiesa, gli dà occasione di gonfiare esageratamente la sua potestà vicaria, di dar troppo valore alla dignità mondana, di voler ostentare una falsa santità». Bibliografia [modifica] Edizioni [modifica] Expositio Decalogi, De corpore Christi, De sanguine Christi, Praga, 1903 Super IV Sententiarum, Praga, 1905 Sermones de sacntis, Praga, 1908 Sermones de tempore qui Collecta dicuntur, Praga, 1959 Polemica, Praga, 1966 Passio Christi, Praga, 1973 Studi [modifica] M. Spinka, John Hus Concept of the Church, Princeton, 1956 M. Spinka, John Hus at the Council of Constance, London, 1965 M. Spinka, The letters of John Hus, Manchester, 1972 P. de Vooght, L’heresie de Jean Hus, Louvain, 1975 J. Boulier, Jean Hus, Bruxelles, 1982 F. Smahel, La Révolution hussite, une anomalie historique, Paris, 1985 G. Leff, Wyclif and Hus: a Doctrinal Comparison, in «Wyclif in His Times», Oxford, 1986 Jan Hus zwischen Zeiten, Volkern, Konfessionen, a cura di F. Seibt, Münich, 1997 J. Puyo, Jan Hus. Un drame au cœur de l’Eglise, Paris, 1998 Bibliografia in italiano [modifica] R. Kalivoda, Jan Hus: pensiero e azione, in «La chiesa invisibile. Riforme politico-religiose nel basso Medioevo», a cura di M. T. Beonio Brocchieri Fumagalli, Milano, 1978 F. Leoncini, Jan Hus e la rivoluzione hussita, in «Rivista di Storia e Letteratura religiosa», 21, 1985 A. Molnar, Jan Hus, Claudiana, Torino, 2004″,”RELP-044”
“BOULLAND Paul PENNETIER Claude VACCARO Rossana a cura; saggi di Rémy SKOUTELSKY Georges VIDAL Alexandre COURBAN Marie-Cécile BOUJU Axelle BRODIEZ Pascal CARREAU Paul BOULLAND Claude PENNETIER”,”André Marty. L’homme, l’affaire, l’archive. Approches historiques et guide des archives d’André Marty en France.”,”Contiene in appendice la biografia di André Marty (pag 157-189)”,”PCFx-109″
“BOULOISEAU Marc”,”La République jacobine. 10 août – 9 thermidor an II.”,”BOULOISEAU Marc nato nel 1907, allievo di Mathiez e di Lefebre, di cui diviene stretto collaboratore e amico. Laureato in lettere nel 1937, segretario della commissione di Histoire economique et sociale de la Rev. Franc.”,”FRAR-382″
“BOULOUQUE Sylvain”,”L’affaire de l’Humanité.”,”BOULOUQUE Sylvain è un’insegnante, storica specialista dell’anarchismo e del comunismo, membro del comitato di redzione delle riviste universitarie ‘Communisme’ e ‘Twentieth Century Communism’. Ha partecipato alla stesura del ‘Livre noir du communisme’ e al ‘Dictionnaire du communisme’. E’ autrice con Franck Liaigre di ‘Listes noires du PCF’ (2008). “”Nel 1940, uno dei più alti responsabili comunisti, Maurice Tréand, tentò di far ripartire il quotidiano ‘l’Humanité’ in piena occupazione nazista. Il suo tentativo non riesce, ma cinque anni dopo, alla fine della guerra, il PCF, diventato ‘le parti des fusillés’, ha cercato di cancellare ogni traccia di questo tentativo e di attribuire la resposabilità a Tréand. Oltre all’analisi di questa zona d’ombra nella storia del PCF, l’opera cerca di ricostruire l’itinerario di un comunista esemplare: dalla sua formazione passando per degli stages nelle scuole comuniste fino al controllo poliziesco e meticoloso dei militanti del Partito, attraverso la commissione dei quadri di cui ha la responsabilità per lungi anni. L’opera indaga su una coppia fondamentale che permette di comprendere il comunismo: la fedeltà e il tradimento”” (testo in quarta di copertina)”,”PCFx-105″
“BOUNAN Michel”,”Lo stato astuto.”,”””Sulla via del rivolgimento gli elementi migliori sono sempre superati dai peggiori… Dietro al rivoluzionario onesto appaiono presto queste esistenze torbide”” (Maresciallo Von Moltke) “”Vi avverto… di tenervi sempre sulla difensiva; tremate perfino nella vittoria; è allora che fa i suoi più grandi sforzi, e muove le sue macchine più temibili”” (Bossuet) ‘L’Etat retors’ è apparso inizialmente come prefazione all’edizione definitiva del ‘Dialogue aux Enfers entre Machiavel et Montesquieu’ di Maurice Joly (Edizioni Allia, 1992). Esiste anche un’edizione italiana edita dalla Ecig, 1995.”,”EBRx-001-FB”
“BOUNIOLS Gaston”,”Histoire de la révolution de 1848.”,”””Il generale Eugene Cavaignac, arrivato dall’ Algeria il 17 (maggio ndr), ha preso possesso del ministero della Guerra “”con questa assicurazione che indica in un uomo la fiducia nella sua attitudine””. La Commissione Esecutiva gli traccia subito il suo programma: occorrerà che egli disponga, in Parigi o nelle vicinanze, di 55.000 baionette per vincere l’ anarchia, pericolo delle repubbliche nascenti””. (pag 171)”,”QUAR-056″
“BOUQUET Jean-Jacques”,”Histoire de la Suisse.”,”Jean-Jacques Bouquet”,”EURx-359″
“BOURDE’ Guy MARTIN Hervé collaborazione di BALMAND Pascal”,”Les ecoles historiques.”,”BOURDE’ (1942-1982), agregé d’histoire, dottore in lettere, specialista dell’America Latina MARTIN, nato a Lesneven, Finistere, 1940, agregé d’histoire, Prof di storia medievale all’Univ di Rennes II.”,”STOx-027″
“BOURDE’ Guy”,”La défaite du front populaire.”,”‘El que no cambia todo, no cambia nada’, (estratto da un canto rivoluzionario cileno) In appendice: dati sugli iscritti CGT (pag 338) Guy BOURDE’ è nato nel 1942. Maitre assistant d’ histoire contemporaine è autore di ‘Buenos-Aires aux XIX et XX siecles’ (1974) e di uno studio sul peronismo (1975). La giornata del 30 novembre. Lo sciopero generale. Il ruolo dei mezzi di trasporto. “”Alla vigilia del conflitto, il giornale Le Matin suggerisce una tattica alle autorità: “”Occorre assicurare la libertà di lavoro. Se il servizio d’ ordine e l’ esercito sono in numero sufficiente per proteggere coloro che vogliono lavorare, la causa è vinta in anticipo. Se i trasporti circolano, gli esitanti perdono ogni scusa valida in caso di assenza.”” Il consiglio è seguito scrupolosamente. (…) La metropolitana è un’ altro punto strategico. Prima delle 3 del mattino, i soldati penetrano all’ interno dei terminali di linea e delle stazioni più importanti. Poliziotti e guardie mobili si pongono all’ esterno e lasciano entrare solo gli impiegati che devono prendere servizio. (…) Quando si alza il giorno, il governo ha vinto la sua scommessa; è riuscito a mettere in movimento il sistema dei trasporti. (…) La banlieu presenta un aspetto diverso (…). La “”banlieue rouge”” non viene meno alla sua reputazione. Quando si va nei quartieri popolari, si constata subito la realtà dello sciopero.”” (pag 176-177)”,”MFRx-262″
“BOURDE’ Guy HERVE’ Martin, collaborazione di Pascal BALMAND”,”Les écoles historiques.”,”BOURDE’ Guy (1942-1982) agrégé d’histoire, dottore in lettere, specialista dell’America Latina. MARTIN Hervé, nato a Lesneven, Finistère, nel 1940, agrégé d’histoire professore di storia medievale all’Università di Rennes II.”,”STOx-164″
“BOURDERON Roger”,”La negociation. Eté 1940: crise au PCF.”,”BOURDERON Roger è maitre de conferences honoraire d’histoire contemporaine all’ Università Paris 8, Saint Denis.”,”PCFx-012″
“BOURDERON Roger BURLES Jean GIRAULT Jacques MARTELLI Roger ROBERT Jean-Louis SCOT Jean-Paul TARTAKOWSKY Danielle WILLARD Germaine WOLIKOW Serge”,”Le PCF étapes et problèmes, 1920-1972.”,”I testi sono stati redatti a partire da conferenze pronunciate in occasione di un ciclo che si è tenuto all’ Institut de recherches marxistes nel 1979 e che permette di percorre la storia del partito comunista francese dalle sue origini fino al 1972. Il volume non costituice una storia continua del PCF. Riflettono solo un lavoro di ricerca su questo partito svolto nel corso di anni. E’ evidente che nel volume c’è discontinuità e diversità. Il PCF e il Fronte Popolare. “”Dall’ autunno, i dirigenti del PCF, come quelli dell’ Internazionale, avevano compreso le possibilità che offriva una partecipazione dei comunisti al governo. Duclos discutendo con i dirigenti comunisti spagnoli, li incoraggiò allora ad entrare al governo. La lotta contro la “”pausa””. Nel corso dei primo semestre del 1937, il Partito comunista consacrò l’ essenziale della sua attività alla lotta contro la politica della “”pausa”” e ad agire in favore di un rilancio delle riforme economiche e sociali previste con il programma del Fronte popolare. L. Blum, all’ inizio dell’ anno, aveva in effetti, sotto la pressione degli ambienti finanziari, annunciato che una pausa necessaria nell’ applicazione delle riforme””. (pag 180)”,”PCFx-042″
“BOURDERON Roger”,”Le PCF à l’épreuve de la guerre, 1940-1943. De la guerre impérialiste à la lutte armée.”,”BOURDERON R Tillon vs Thorez e Duclos. “”Dans ‘On chantait rouge’ (p. 304) Charles Tillon affirme que bien avant l’arrivée des Allemands a Bordeaux, il se sentait “”en état de révolte ouverte contre l’Internationale””, dont les injonctions signifiaient, écrit-il, “”l’acceptation de l’occupation””. Cette affirmation est inexacte. Si, au début de l’invasion, l’Internationale persiste dans ses analyses, des premières inflexions sont sensibles fin mai début juin et le 22 juin 1940, le télégramme déjà évoqué dépourvue d’ambiguïté: “”Déjouant les provocations et évitant actions prématurées, néammoins indispensable soutenir et organiser résistance masses contre mesures violences, spoliations, arbitraire envers peuple de la part des envahisseurs””. (…) Tillon dit également (p. 308) sa stupeur et son indignation lorsqu’il prit connaissance, après le 15 août, de l’appel “”Peuple de France”” signé Thorez et Duclos (appel dit du 10 juillet), en raison de la “”simple reprise”” des “”appréciations de l’IC contre les “”responsables de la guerre impérialiste”” et de la défaite””; de la demande faite conjointement aux occupants et a Vichy de “”rétablir la liberté de la presse communiste”” et de “”remettre la France au travail””; de l’absence de dénonciation du fascisme hitlérien; de la justification de la politique du Parti communiste lors du pacte germano-soviétique; de la célébration de la politique stalinienne de la paix””. Et pourtant, il y a une matrice politique commune à l’appel de la direction du parti et à la brochure de Tillon””. (pag 68-69)”,”PCFx-099″
“BOURDET Yvon”,”Lukacs il gesuita della rivoluzione.”,”BOURDET teorico eterodosso del marxismo, gode di fama internazionale per aver pubblicato saggi e studi fondamentali quali: ‘Communisme et marxisme’ (1963), ‘Prejugés francais et prejugés allemands’ (1967). Ha tradotto e annotato l’ opera di Max ADLER ‘Democratie et conseils ouvriers’. Nel 1968 ha pubblicato ‘Otto Bauer et la Revolution’. Ha scritto l’ introduzione a ‘Capital finacier’ di HILFERDING e ‘Democratie politique et democratie sociale’ di ADLER. E infine ‘Dictionnaire Biographique du mouvement ouvrier international. 1. L’ Autriche’ con KREISSLER, HAUPT e STEINER.”,”TEOC-135″
“BOURDET Yvon BROHM Jean-Marie DREYFUS Michel PARIS Robert PLUET Jacqueline RISACHER Jean WORONOFF Denis, redattori”,”Que lire? Bibliographie de la revolution.”,”BOURDET Yvon BROHM Jean-Marie DREYFUS Michel PARIS Robert PLUET Jacqueline RISACHER Jean WORONOFF Denis, redattori Biblioteche e centri di documentazione citati: BDIC, BN, BIT, CEDIAS, CHS, IFHS, IHSS, INSTITUT MAURICE THOREZ, IISG, CIRA, SCHWEIZERISCHES SOZIALARCHIV, CLSS CENTRO LIGURE STORIA SOCIALE di Genova, CENTRO MAX NETTLAU di Bergamo, CENTRO STUDI PIERO GOBETTI, ISTITUTO GRAMSCI. (Manca la Fondazione Feltrinelli di Milano). Il volume contiene circa 800 indicazioni bibliografiche.”,”ARCx-012″
“BOURDET Yvon / LEONCINI Enrico / MINARDI Everardo”,”Rosa Luxemburg e il marxismo anti-autoritario (Bourdet) / Spunti per un dibattito sul rapporto tra marxismo e sociologia (Leoncini) / Sociologia del lavoro come ideologia (Minardi).”,”BOURDET Yvon “”A parte le supposizioni, la realtà è che, in Francia, Victor Fay non ha potuto trovare un Editore che accettasse la traduzione integrale della edizione polacca. Nella Germania Federale, non si è fatto di meglio; è stata pubblicata una selezione di 350 pagine su 1800 che conta l’edizione originale. Se, in Francia, Victor Fay ha finito col pubblicare due volumi ognuno de quali di circa 300 pagine (cioè, in totale, un terzo delle lettere) ciò lo si deve alla mediazione di una casa editrice inadeguata: le lettere di Rosa sono state infatti raccolte nella collezione ‘Femme’ diretta da Colette Audrey. Certamente, non c’è nulla di male in ciò e ci si rallegra che in America, grazie al dinamismo dei movimenti femministi le opere di Rosa Luxemburg – cinquantenario e centenario permettendo – conoscano un successo considerevole.”” (pag 13) “”Ma la sua critica non si ferma a Bernstein; la sua opposizione alla via parlamentare che si serve del voto, la condurrà a criticare l’ultima prefazione di Engels all’opuscolo di Marx ‘Les luttes de classes en France’, nella quale Engels, fondandosi sulla sconfitta sanguinante della Comuni di Parigi, concludeva che le battaglie nelle strade non erano più una forma di combattimento efficace. Nel suo discorso al Congresso di fondazione del PCA (lega Spartakus), Rosa esclama a proposito di questa prefazione: “”Ecco un documento classico che riassume la concezione della quale visse la social-democrazia tedesca, o piuttosto che l’ha uccisa”” [Oeuvres, II, Maspéro, 1969, p.106][in Yvon Bourdet, Rosa Luxemburg e il marxismo anti-autoritario, 1976]”,”LUXS-050″
“BOURDET Yvon”,”Fonction économique et rôle politique des migrants d’après les théories marxistes.”,”Yvon Bourdet, Centre national de la Recherche scientifique (CNRS) “”C’est dans le tome III du Capital que Marx en vient à l’étude non plus des migrations mais de l’émigration, entendue dans le sens actuel. Comme on le sait, la plus-value recueillie par les propriétaires des moyens de production résulte d’un prélèvement sur les travailleurs de la valeur produite (sinon d’où viendraient les bénéfices des actionnaires?). Cette « expropriation » est naturellement plus forte si les salaires sont le plus bas possible. Le prix de la force de travail (une marchandise comme les autres) est déterminé par ce qui est nécessaire à l’entretien des ouvriers et à leur reproduction. Mais, comme on l’a fait remarquer, ce minimum est variable et il aurait tendance à s’accroître par effet de rareté si n’existait «parmi les travailleurs une concurrence (4)», d’abord entre travailleurs et chômeurs (l’armée de réserve), puis entre travailleurs des pays développés et des pays sous-développés, voire entre les travailleurs embauchés eux-mêmes par suite de « leur migration incessante d’un secteur à l’autre de la production (5) », attirés qu’ils sont par l’espoir (l’illusion) de conditions meilleures. Cet espoir-illusion d’une amélioration individuelle contribue ainsi au maintien. du taux maximum d’exploitation du « travail vivant » en général par l’exercice de l’inter-concurrence des ouvriers”” [Yves Bourdet, Fonction économique et rôle politique des migrants d’après les théories marxistes, ‘Ethnologie française’, Puf, Paris, t. 7, n. 3 1977 (pag 239) [(4) «Le Capital», t. III, 3e section, in ‘Économie’, op. cit., t. II, p. 967 (Karl Marx, Oeuvres. Paris, Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, t. II, Économie); (5) Ibid.]”,”MADS-787″
“BOURDIEU Pierre a cura, saggi di A. ACCARDO G. BALAZS S. BEAUD F. BONVIN E. BOURDIEU P. BOURGOIS S. BROCCOLICHI P. CHAMPAGNE R. CHRISTIN J.P. FAGUER S. GARCIA R. LENOIR F. MATONTI F. MUEL-DREYFUS F. OEUVRARD M. PIALOUX L. PINTO A. SAYAD C. SOULIE’ B. URLACHER L. WACQUANT A.M. WASER”,”La misere du monde.”,”Saggi di A. ACCARDO G. BALAZS S. BEAUD F. BONVIN E. BOURDIEU P. BOURGOIS S. BROCCOLICHI P. CHAMPAGNE R. CHRISTIN J.P. FAGUER S. GARCIA R. LENOIR F. MATONTI F. MUEL-DREYFUS F. OEUVRARD M. PIALOUX L. PINTO A. SAYAD C. SOULIE’ B. URLACHER L. WACQUANT A.M. WASER Sotto la direzione di Pierre BOURDIEU, una equipe di ricercatori ha speso tre anni per comprendere le condizioni di apparizione della miseria sociale, della città, della scuola, della famiglia, del mondo operaio, del sottoproletariato, degli impiegati, dei contadini e degli artigiani, tanti spazi in ci si formano dei conflitti generatori di una sofferenza la cui verità è affermata da quelli che la vivono. Selezione degli studenti. “”Fine alla fine degli anni 1950, le istituzioni d’ insegnamento secondario hanno conosciuto una grande stabilità fondata sull’ eliminazione precoce e brutale (al momento dell’ ingresso in sesta) dei ragazzi delle famiglie culturalmente sfavorite””. (pag 914)”,”FRAS-033″
“BOURDIEU Pierre, a cura di Marco SANTORO”,”Forme di capitale.”,”Marco Santoro è professore associato di Sociologia presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna ed è membro associato del Centro di sociologia europeo (Paris) fondato da Bourdieu. E’ founding editor della rivista “”Sociologica”” e autore di numerosi saggi su Bourdieu in italiano e in inglese. Ha pubblicato tra l’altro ‘Fronteggiare la crisi. Come cambia lo stile di vita del ceto medio’ (2015, con R. Sassatelli e G. Semi). “”Bourdieu si sbarazza del concetto generale e generico, radicato nel senso comune, di “”società”” e lo sostituisce con quello, più astratto e puramente analitico, di spazio sociale. Questo spazio, in cui evidentemente sono collocati, posizionati, gli agenti sociali (individuali e collettivi) non è omogeneo: esso si articola in settori, regioni, sfere distinte, che Bourdieu chiama “”campi””. Lo spazio sociale è insomma uno spazio differenziato, dove la differenza è la condizione stessa di esistenza di uno spazio (…) (pag 29) (introduzione di Marco Santoro)”,”TEOS-306″
“BOURDIEU Pierre, a cura di Marco SANTORO”,”La distinzione. Critica sociale del gusto.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) ha insegnato al Collège de France.”,”TEOS-134-FL”
“BOURDIEU Pierre”,”Questa non è un’autobiografia. Elementi per un’autoanalisi.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) ha insegnato al Collège de France.”,”TEOS-135-FL”
“BOURDIEU Pierre”,”Meditazioni pascaliane.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) è uno dei maggiori sociologi contemporanei, insegna al Collège de France, dirige il Centre de Sociologie Européenne, la rivista Actes de la recherche en sciences sociales e quella internazionale Liber.”,”TEOS-147-FL”
“BOURDIEU Pierre”,”Il mestiere di scienziato. Corso al Collège de France, 2000-2001.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) è uno dei maggiori sociologi contemporanei, insegna al Collège de France, dirige il Centre de Sociologie Européenne, la rivista Actes de la recherche en sciences sociales e quella internazionale Liber.”,”TEOS-148-FL”
“BOURGIN Georges TERRIER Max a cura”,”1848.”,”La révolution économique et le mouvement des idées pendant la monarchie de Juillet; Les journées de février: la chute de la Royaute et le Gouvernement provisoire; La révolution trimphante, l’enthousiasme populaire et les premières mesures démocratiques; Des journées de février aux journées de juin; Les journées de juin; Des journées de juin au coup d’Etat”,”QUAR-072″
“BOURGIN Hubert”,”Proudhon.”,”BOURGIN Hubert L’autore prende partito a favore delle idee proudhoniane e bakuniniste contro Marx e il ‘socialismo collettivista’. Forza le cose sulla Comune di Parigi, esagerando l’influenza, che pur c’era, dei proudhoniani. Influenza di Proudhon sulla Comune di Parigi del 1871. “”La Commune de Paris, en tant qu’elle a été socialiste, a été proudhonienne. Presque tous ceux des membres de la Commune qui étaient socialistes, ou bien avaient défendu à l”Internationale’, contre Marx, le socialisme non collectiviste qui avait son fondement dans la critique et dans la doctrine de Proudhon: tel, entre tous, Pindy, ou bien ils étaient des disciples ou des amis de Proudhon; il avait adopté toutes ses idées économiques et politiques, il rèvait que la Commune fu l’initiatrice pacifique de la réforme sociale. “”La République de 1871, disait-il dans son discours à l’ouverture des séances de la Commune, est un travailleur qui a surtout besoin de liberté pour féconder la paix””. Membre de la commission des finances, il y déposa un projet de banque d’escompte inspiré par le idées de Proudhon. Courbet était aussi l’ami de Proudhon; il se recommandait de cette amitié dans sa profession de foi à ses électeurs: “”Je me sui toujours occupé de la question sociale et des philosophes qui s’y rattachent, marchant dans cette voie parallèlement à mon camarade Proudhon””. Gambon était le disciple de Proudhon, et son lieutenant politique dans la Nièvre, où il fit, à partir de 1863, une active propagande en faveur des ses idées. Charles Longuet tenait de Proudhon toutes ses connaissances économiques et son programme politiques; il avait souvent défendu ses théories dans les réunions publique de la fin de l’empire. Ces hommes, et, à côté d’eux , d’autres plus obscurs, étaient à la Commune les représentants directs du socialisme proudhonien. Ce socialisme n’eut pas même le temps de proposer les mesures et les réformes dont il apportait le désir et l’esprit à l’assemblée révolutionnaire. Mais c’est certainement dans la voie des applications exactes du système de Proudhon qu’ils auraient entraîné et guidé le gouvernement de la Commune, si la Commune avait vécu. Le ‘manifeste de la Commune’ du 19 avril est un manifeste purement et complètement proudhonien”” [Hubert Bourgin, ‘Proudhon’, Paris, 1901] (pag 81-82)”,”PROD-079″
“BOURGIN Georges”,”La formazione dell’ unità italiana.”,” (ediz orig 1929) ‘Il legame degli avvenimenti italiani e degli avvenimenti francesi pare sprigionarsi dal Comitato di emancipazione italiana fondato a Parigi, nel quale si incontrava a fianco di un Buonarroti, in pieno regime borghese, la tradizione di Babeuf, il curioso Enrico Mislej. Il Mislej ed il suo amico Ciro Menotti credettero di trovare in Francesco IV l’uomo capace di realizzare il programma liberale ed unitario; ed i cospiratori, colla loro abituale mancanza di spirito critico, si nutrirono di quest’illusione, contando anche su un appoggio qualunque della Francia, il cui nuovo Re non sembrava ostile al rovesciamento dei regimi assolutisti ancora sopravviventi in Europa. Invece Francesco IV il 3 febbraio 1831 dava ordini severissimi di impadronirsi dei rivoluzionari riuniti nella casa di Menotti, e l’indomani nominava una commissione straordinaria per giudicarli; poi, alla notizia dei torbidi scoppiati a Bologna, partiva il 5 colla sua famiglia alla volta di Mantova. Il 4 febbraio, infatti, manifestazioni rivoluzionarie avevano avuto luogo a Bologna, dove il prolegato avea creduto di poter disarmare i liberali chiamandosene alcuni in una Commissione di governo. Ma il 5, questa commissione si costituiva in governo provvisorio, organizzava una guardia nazionale, proclamava decaduto il governo pontificio e convocava una specie di Costituente: Perugia, Ascoli, Ferrara, Ancona ed altre città meno importanti seguivano l’esempio di Bologna e l’antico colonnello bonapartista Sercognagni riuniva elementi sufficienti per giungere fino a qualche chilometro da Roma, a Civita Castellana. Il Papa Gregorio XVI era anch’egli poco tranquillo a Roma e cercava di disarmare i ribelli con le promesse, mentre il segretario di Stato, il cardinale Bernetti, cercava di ottenere lo stesso risultato con le minacce; ma il cardinale Benvenuti, inviato come legato ‘a latere’, veniva arrestato ed inviato a Bologna, dove il 26 febbraio, si proclamava la costituzione dello Stato delle Province Unite dell’Italia centrale. Al tempo stesso, Parma si agitava, Maria Luisa fuggiva a Piacenza sotto la protezione delle baionette austriache e la municipalità designava un Governo provvisorio con un dittatore, il Nardi, tre consoli. Si acclamava ardentemente all’indipendenza e all’unità italiana, s’imbastivano diverse misure amministrative e politiche, come l’abolizione della censura e la restituzione degli oggetti impegnati al Monte di Pietà per un valore minore di 5 lire. Ma non vi era un piano comune tra gli insorti pontifici, modenesi e parmigiani, le guardie nazionali non costituivano alla prova una forza militare, l’aiuto della Francia era problematico. L’Austria, al contrario, era pronta ad intervenire per restaurare i principi ed infrangere la rivoluzione’ (pag 77-79)”,”ITAB-340″
“BOURGIN Georges”,”La formazione dell’unità italiana.”,”‘Il Giolitti ritornato al potere il 29 maggio 1906, lo conserverà fino al 21 marzo 1914, salvo il periodo occupato dai ministri Sonnino (10 dicembre 1909 – 31 marzo 1910) e Luzzatti (31 marzo 1910 – 31 marzo 1911), praticando sempre una politica realistica opportunista, volta principalmente verso questioni di ordine economico. A questo titolo si noterà essenzialmente la conversione della rendita (dal 5% al 3.75, poi al 3.50) compiuta il 29 giugno 1906, e lo stato amministrativo e giuridico dei funzionari, approvato il 29 maggio ed il 27 giugno 1908, che aveva per iscopo di disarmare una delle più attive clientele del socialismo. Il Giolitti poté, d’altro canto, rallegrarsi, dopo i grandi scioperi del 1907 che finirono con risultati mediocri, di un principio di scissione tra sindacalisti e socialisti e della formazione delle tendenze riformiste del socialismo apparse al Congresso di Firenze del luglio 1908. L’impulso da lui impresso, meno per convinzione che per necessità, alle tendenze democratiche del paese, non è annullato dalle sue dimissioni del dicembre 1909. Al gabinetto Luzzatti invece spetta il merito d’aver cominciata la riforma del Senato e la riforma elettorale, che però non doveva essere compiuta che sotto il quarto ministero Giolitti. Il Giolitti tentò ancora una vola di appoggiarsi sugli elementi socialisti, che però gli sfuggirono: da quell’abile politico che era, non si allontanò per questo rifiuto dalla via in cui s’era deliberatamente impegnato (…)’ (pag 190-191)”,”ITAB-009-FV”
“BOURGIN Hubert”,”De Jaurès a Léon Blum. L’Ecole Normale et la Politique.”,”Il socialismo normaliano Note dell’autore sulle vicende di alcuni normaliani tra cui Albert Thomas e Léon Blum in tempo di guerra e nel dopoguerra”,”FRAV-176″
“BOURGUIGNON Jean LACHOUQUE Henry Cdt a cura; MARCHAND Louis Joseph Narcise”,”Mémoires de Marchand, premier valet de chambre et exécuteur testamentaire de l’Empereur. II. Sainte-Hélène.”,”Jean Bourguignon membro dell’Institut Conservatore in capo dei Musei napoleonici, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Musée de l’Armée, maestro e amico di H. Lachouque.”,”FRAN-020-FSL”
“BOURGUIN Maurice”,”Die Sozialistischen Systeme und die wirtschaftliche Entwickelung. Mit Genehmigung des Verfassers nach der zweiten verbesserten und erwiterten Auflage des Originalwerks ins Deutsche übertragen von Louis Katzenstein.”,”L’A è stato professore di economia nazionale all’ Università di Parigi.”,”CONx-087″
“BOURGUIN Maurice”,”Les systèmes socialistes et l’ évolution économique.”,”BOURGUIN Maurice professore alla Facoltà di diritto dell’ Università di Parigi Firma ex proprietario Piccole imprese in crescita specie nel settore alimentare. I limiti della concentrazione. “”Sull’ accrescimento rapido di queste diverse professioni commerciali, la statistica tedesca non lascia alcun dubbio; il piccolo commercio, principalmente nell’ alimentazione, non è in via di sparizione. Nell’ insieme, le imprese del commercio e del trasporto che impiegano meno di 6 persone, diminuendo leggermente d’importanza relativamente alle due categorie superiori tra il 1882 e il 1895, sono molto cresciute in cifre assolute, tanto dal punto di vista delle imprese (aumento di 229215, ovvero del 34%) che di quello del personale (aumento di 495472 persone, ovvero del 49%). In Francia, il piccolo commercio (meno di 5 salariati) è cresciuto, tra il 1896 e il 1901, da 298264 a 866314 persone; ma la proporzione del suo personale sull’ insieme si è abbassata da 70,2 a 66,5%. D’altra parte, l’ accrescimento di 210 mila patentati, ovvero del 16% dal 1871, nella categoria della piccola industria e del commercio, può essere attribuita principalmente a quest’ultimo elemento. Tuttavia, i fatti sociali sono così complessi, che le cifre pure e semplici non sono in grado di dare l’ immagine della realtà senza molte riserve sulla loro interpretazione.”” (pag 193)”,”SOCx-140″
“BOURGUINA Anna”,”Russian Social Democracy the Menshevik Movement. A Bibliography.”,”This bibliography, prepared by Anna M. Bourguina in collaboration with the late B.I. Nicolaevsky, provides an extensive and almost exhaustive record of the publications in the Russian language-issued through legal and underground channels, in print and in mimeographed form-of individual figures. groups, and official agencies of the Menshevik Movement. Preface di Leopold H. HAIMSON, Notes, Introduction,”,”RIRx-083-FL”
“BOURKE Joanna”,”La seconda guerra mondiale.”,”BOURKE Joanna insegna storia al Birkbeck College di Londra. Tra i suoi libri è stato tradotto anche ‘Le seduzioni della guerra. Miti e storie dei soldati in battaglia’ (Carocci, 2001). “”Scacciare i tedeschi dall’ italia fu un processoi lento e doloroso per quanti vi presero parte. (…) La guerra italiana terminò nell’ aprile 1945; come in Grecia, la lunga agonia terminò solo ufficialmente, perché ebbe inizio un periodo in cui si rasentò la guerra civile allorché i partigiani si misero in caccia degli ex-fascisti per ucciderli. Una stima prudente riconduce il numero delle vittime di tali vendette a oltre 2.300, mentre altri sostengono che le esecuzioni sommarie potrebbero essere state an che 30 mila la questione resta tuttora controversa nel dibattito politico italiano. Come per le altre campagne ci si chiese se fosse necessario che gli Alleati utilizzassero tanti soldati nel teatro italiano: gli Alleati erano convinti in questo modo di colpire il “”ventre mollo”” dell’ Asse, e la campagna tenne effettivamente impegnate le forze tedesche sul fronte mediterraneo. Lo stesso Hitler ammise, dopo l’ invasione alleata dell’ Italia: “”E’ evidente che la nostra alleanza con l’ Italia ha giovato più ai nostri nemici che a noi… Se, nonostante tutti in nostri sforzi, non riusciremo a vincere questa guerra, l’ alleanza con l’ Italia avrà contribuito alla nostra sconfitta””””. (pag 91-92)”,”QMIS-098″
“BOURKE Joanna”,”Paura. Una storia culturale.”,”BOURKE Joanna è docente di storia al Birkbeck College di Londra dove vive. Ha pubblicato ‘Le seduzioni della guerra’ (Roma, 2001), ‘La seconda guerra mondiale’ (2005). L’inferno e la guerra. (L’inferno in terra oscura l’inferno dell’aldilà) “”Gli appelli di Shinn (reverendo George Wolfe Shinn, della Chiesa d’Inghilterra, ndr) a questa “”paura salutare”” per un inferno che offriva pene fisiche eterne non riuscirono a far presa sulla coscienza moderna. Poco per volta, i riti funebri rinunciarono alla retorica della paura e del giudizio, puntando invece sull’amore di Dio e sulla speranza di realizzare la Sua alleanza con l’umanità. Già nel 1884, il servizio funebre per i metodisti aggiunse una preghiera che descriveva l’aldilà come un luogo caratterizzato da “”gioia e felicità”” e chiedeva “”la perfetta fine e la beatitudine, sia per il corpo sia per l’anima, nella Tua gloria eterna e immortale””. Come se non bastasse, nel 1916 cambiarono il loro ‘Order for the Burial of the Dead’, che menzionava vermi e ira divina, introducendo parole di conforto per i familiari dei defunti. Quest’ultimo cambiamento era almeno in parte una risposta alla carneficina della prima guerra mondiale, che gettò altra acqua fredda sull’abisso dell’inferno. Il numero senza precedenti di giovani uomini di tutte le classi sociali e religioni che vennero uccisi durante quel conflitto ridusse la propensione degli uomini di chiesa a tuonare sul fuoco eterno”” (pag 49-50)”,”TEMx-067″
“BOURKE Joanna”,”Le seduzioni della guerra. Miti e storie di soldati in battaglia.”,”BOURKE Joanna insegna storia al Birkbech College, University of London. Disumanizzazione del nemico. Controproducente la propaganda delle atrocità del nemico “”Sebbene gli investimenti morali e finanziari nella propaganda delle atrocità siano stati notevoli, non si dovrebbe esagerare la portata e l’efficacia di tale sforzo. Una ricerca condotta nel periodo 1943-44 fra i fanti americani dislocati in Asia e in Europa rivelò che solo il 13% aveva visto soldati tedeschi o giapponesi che usavano metodi «sporchi o disumani», specie nel trattamento dei prigionieri, e meno della metà aveva ‘sentito’ parlare di atrocità (62). La disumanizzazione del nemico funzionava bene durante l’addestramento, non altrettanto in battaglia. Nei combattimenti, i massacri erano frequenti e diffusi, sicché le atrocità erano difficilmente definibili e spesso venivano ignorate. Così, diventava impossibile perpetuare a lungo la finzione secondo cui il nemico era diverso da sé: perfino in Vietnam i soldati finirono per ammettere che «noi eravamo lì a combattere perché ci era stato detto di andare e loro erano lì a combattere perché gliel’avevano detto» (63). Inoltre, la testimonianza oculare delle efferatezze del nemico non comportava obbligatoriamente una maggiore aggressività. Il ministero della Guerra poteva far circolare la storia che i corpi dei soldati britannici sarebbero stati inviati dai tedeschi in industrie che li avrebbero tramutati in grasso ma, come osservò il mitragliere Geroge Coppard, «se l’obiettivo era sobillare le truppe affinché combattessero con maggior ferocia, allora hanno fatto fiasco totale. I soldati inglesi davano già tutto, non avevano più nulla, tranne la vita» (64). Anzi, la propaganda delle atrocità del nemico poteva essere controproducente. Come rilevò nel 1918 il filosofo William Hocking, «non è mai saggio farlo passare per disumano. La rabbia, infatti (…) prende la direzione contraria; essa personifica e assegna una coscienza anche alle cose inanimate. Se disumanizziamo il nemico, lo esoneriamo dalla nostra istintiva indignazione» (65). In altre parole, dipingendo il nemico come essere inferiore lo riteniamo meno responsabile delle sue azioni, laddove è proprio la responsabilità a farcelo condannare. Nella seconda guerra mondiale, specie contro i giapponesi, l’uso propagandistico delle efferatezze finì per allarmare certi ufficiali: si erano accorti che tali storie rendevano i soldati meno coraggiosi e più timorosi di gettarsi col paracadute se il loro aeroplano fosse stato colpito”” [(62) S.A. Stouffer et al., ‘The American Soldier: Combat and Its Aftermath’, Volume II, Princeton 1949, p. 162 (…); (63) B. Swanson, in J.T. Hansen, A.S. Owen, M.P. Madden, ‘Parallels, The Soldiers’ Knowledge and the Oral History of Contemporary Warfare’, New York, 1992, p,. 123; (64) G. Coppard, ‘With a Machine Gun to Cambrai’, London, 1980, p. 116; (65) W.E. Hocking, ‘Morale and Its Enemies’, New Haven, 1918, pp. 56-8] (pag 212-213)”,”QMIx-275″
“BOURKE Joanna”,”La seconda guerra mondiale. Storia di una tragedia civile.”,”Joanna Bourke insegna storia al Birkbeck College di Londra. Tra i suoi libri è stato tradotto anche ‘Le seduzioni della guerra. Miti e storie dei soldati in battaglia’ (Carocci, 2001). “”L’operazione «Barbarossa» fu lanciata alle 3 del mattino il 22 giugno 1941, e coin volse 140 divisioni combattenti e, nel complesso, 3.5 milioni di uomini, schierati su un fronte di 2.000 km; le direttrici principali puntavano su Leningrado, Mosca e Kiev. Stalin fu colto di sopresa (…). In ogni caso la guerra non iniziò bene per Stalin; per tutto il 1941 l’esercito tedesco avanzò nei territori sotto il controllo sovietico e nell’Unione Sovietica stessa. Man mano che arretravano, le forze sovietiche adottarono la tattica della «terra bruciata» distruggendo abitazioni, carburanti e attrezzature. Lungo la prima linea l’Armata Rossa si sbriciolò sotto l’assalto furioso dei tedeschi e i milioni di soldati sovietici che furono fatti prigionieri durante l’avanzata furono trattati in maniera brutale. Non erano considerati «compagni d’armi», ma «inutili bocche da sfamare», e spesso vennero quindi assassinati sul posto, mentre coloro che sopravvissero alla cattura furono lasciati morire di fame o per effetto dei lavori forzati, oppure di malattie fatali come il tifo. In totale morirono fra i tre e i quattro milioni di prigionieri sovietici, cioè almeno il 60%, mentre fra i prigionieri britannici e americani, la mortalità fu circa poco più di un terzo. Con ancora maggiore efferatezza le truppe tedesche presero di mira non solo il personale militare, ma anche i civili, che caddero vittime di eccidi come il massacro di 176 mila persone a Kerc, in Ucraina: dei 20-30 milioni di cittadini sovietici uccisi la metà erano civili”” (pag 94-95)”,”QMIS-042-FV”
“BOURNAND Francois”,”Le clergè pendant la Commune, 1871.”,”Repressione e ‘martiri’ del clero e della Chiesa cattolica a Parigi da parte dei comunardi ‘sanguinari’.”,”MFRC-027″
“BOURNAZEL Eric BURGARELLA F. CHIERICI S. FONTAINE R. GUIDETTI M. LECLERCQ J. POGGIO P.P. REPETTO P. SPINELLI G.”,”Apogeo e crisi del Medioevo. Con Atlante storico fuori testo.”,”[‘Geografia e cronologia delle ribellioni trecentesche. (…) L’area però dove in questo periodo fu più profonda l’inquietudine delle campagne furono le Fiandre. Dal 1323 al 1328 un’aspra guerra civile devastò la regione di Bruges ed Ypres. Era una sollevazione in gran parte contadina, iniziata con adunanze nei villaggi e violenze contro i castellani ed i funzionari del conte; dalle compagne passò alle città, guidate da Bruges. La ribellione era esplosa con il rifiuto dell’imposta comitale e delle decime, ma aveva a monte anni di siccità estive e di inverni rigidi, che avevano diffuso notevole povertà. In campagna i contadini di medie condizioni risposero massicciamente all’appello delle loro parrocchie; nelle città folloni e tessitori fornirono le truppe all’insurrezione. Fu un tentativo di rilievo, poiché gli insorti, rifiutando l’obbedienza ai cavalieri, e in genere rifiutando l’intromissione di poteri superiori nella propria vita, posero in crisi le fondamenta stesse dell’assetto sociale. I ribelli affermarono di volersi definitivamente liberare della nobiltà, e se la presero con tutti i rappresentanti dell’autorità: ufficiali del conte, scabini, esattori fiscali. L’insurrezione fu condotta con precisione ed organizzazione, ed ebbe i suoi capi, capaci di guidare e prendersi responsabilità. Tra di essi vi erano proprietari terrieri, ma anche il borgomastro di Bruges e contadini benestanti. Per cinque anni le Fiandre furono insanguinate da questa lotta. La Chronica del conte di Fiandra parla di un «tumulto così grande e pericoloso, come da secoli non si era visto»: nelle parole dei cavalieri e della nobiltà i ribelli erano tacciati dei peggiori epiteti. Ma erano decisi e coraggiosi, e furono sconfitti solo quando su appello del conte intervenne il re di Francia, nella battaglia di Cassel (1328). Come sempre, alla sconfitta seguirono confische, giudizi, esecuzioni. A partire dalla carestia del 1315-1317 tutto il secolo fu percorso da ondate di miseria. E’ questa miseria che a volte nei documenti interviene a motivare le ribellioni. A Provins nel 1316 scoppiò una ribellione operaia «in occasione della pubblica carestia e dell’alto prezzo del pane»; lo stesso accadde a Douai nel 1322. A Parigi nel 1306 in seguito ad una svalutazione di circa il 39% annunciata da Filippo, il Bello, vennero improvvisamente triplicati i debiti e i canoni di locazione. I locatari protestarono vivamente, e nel 1307 si scatenò un moto collettivo che percorse i campi intorno alla città e poi la città stessa, fino ad assediare il re al Tempio, dove si era rifugiato. Convinti i rivoltosi a pacificarsi, essendo inafferrabili i responsabili del moto, i responsabili dell’ordine fecero impiccare a titolo d’esempio 28 maestri delle principali corporazioni. Ma non per questo in Francia cessarono le inquietudini: nel 1313 vi fu uno sciopero dell’imposta a Parigi, agitazioni contro il fisco a Rouen nel 1348 e nel 1351. In questa ultima occasione furono impiccati 23 operai lanieri. Nei medesimi anni furono molte in Francia anche le controversie per ottenere maggiori salari e migliorare le condizioni di lavoro”” (pag 524-525) [(in) Crisi economiche e sociali nel tardo medioevo. Capitolo sedicesimo] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org] Éric Bournazel est un juriste, professeur agrégé d’histoire du droit en 1979, spécialiste de l’histoire du droit pénal et de la justice criminelle, médiéviste. Après avoir enseigné à Limoges puis à Paris X-Nanterre durant une vingtaine d’année, Éric Bournazel devient en 2002 professeur d’histoire du droit à l’université Paris II Panthéon-Assas. Ce médiéviste, spécialiste du règne de Louis VI de France (1108-1137), est l’auteur en collaboration avec le professeur Jean-Pierre Poly d’un certain nombre d’ouvrage sur les institutions du temps des premiers capétiens. Du gouvernement capétien à l’évolution du système féodal, en passant par l’étude du droit et des minorités dans l’Empire carolingien, ses recherches portent sur la profonde évolution que connue la France du xe au xiiie siècle, évolution qui vit l’avènement d’un pouvoir royal plus fort sur un domaine royal étendu et mieux maîtrisé. Bibliographie: Le gouvernement capétien au xiie siècle, 1108-1180. Structures sociales et mutations institutionnelles, Presses universitaires de Limoges, 2000. La mutation féodale (xe – xiie siècles) (collab. J.-P. Poly) 3e édition revue et augmentée avec mise à jour bibliographique, septembre 2004. Les temps féodaux, in Histoire des institutions de l’époque franque à la révolution (en collaboration avec J-L Harouel, J. Barbey, J. Thibaut-Payen) 10e édition revue et augmentée, Paris, P.U.F., 2003. Louis VI le Gros, Paris, Fayard, 2007. (wikip)”,”STOS-189″
“BOURNE S.R.”,”Il sistema UNIX.”,”S.R. Bourne, Bell Laboratoires. Giovanni DEGLI ANTONI, presidente del Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione Università degli Studi di Milano”,”SCIx-101-FL”
“BOUROUIBA Boualem”,”Les syndicalistes algeriens. Leur combat. De l’ eveil à la liberation.”,”L’A è stato membro fondatore del UGTA (Union Generale des Travailleurs Algeriens) fondato nel 1956.”,”MVOx-009″
“BOURRINET Philippe”,”Ante Ciliga, 1898-1992. Nazionalismo e comunismo in Jugoslavia.”,”BOURRINET è l’A del volume ‘La gauche communiste d’Italie, 1912-1950’, edito anonimamente in FR nel 1981 dalla Corrente comunista internazionale (CCI). L’opera è stata tradotta in altre lingue dalla stessa organizzazione. Sempre anonimamente la CCI ha pubblicato nel 1988 in FR ‘La gauche communiste hollandaise, 1907-1950’. Nel 1995 il testo è apparso per i tipi della Graphos. L’A ha curato ‘Marx-Peuchet. A propos du suicide’. CLIMATS. PARIS. 1992″,”EURC-003″
“BOURRINET Philippe”,”Un siècle de gauche communiste «italienne» (1915-2015). Suivi d’un ‘Dictionnaire biographique d’un courant internationaliste.”,”Nella pagina di ‘Ringraziamenti’, l’autore cita Dino Erba, Jacques Camatte, Paolo Casciola, Giuseppe Mannucci, Giorgio Paolucci, Anne Morelli, Claudine Pelletier e la Fondazione Amedeo Bordiga di Formia, ecc. Indice. INTRODUCTION 1915-2015 : «contre la guerre, pour le socialisme antimilitariste et international» I. LA GAUCHE COMMUNISTE ITALIENNE DE 1912 A 1926 Le courant internationaliste dans le Parti socialiste italien (1912-1919) D?Il Soviet à la direction du Parti communiste (1919-1924) La liquidation de la Gauche communiste italienne (1924-1927) par le Komintern – Une difficile mise au pas «bolchevik-léniniste» – Épilogue : l’ultime résistance au Congrès de Lyon de janvier 1926 Le long exil intérieur de Bordiga (1927-1943). Du désengagement au réengagement II. LE LONG EXIL DE LA SINISTRA COMUNISTA «ORPHELINE» DE BORDIGA ((1927-1944) A la croisée des chemins: adhésion à la Gauche communiste allemande (KAPD) ou retour à la «vraie» doctrine de Bordiga? Un sombre exil (1927-1945), mais un élargissement de l’horizon politique de la Fraction de gauche Pas de continuité internationaliste sans remise en cause des schémas léninistes du Komintern – Une petite fraction ouvrière sans chefs charismatiques et sans «centralisme organique» -A contre-courant des positions du Komintern et du trotskysme Bilan 1933-1939: de la victoire de Hitler aux Fronts populaires et à la guerre en Espagne. L’isolement de la Fraction italienne – L’écrasement du prolétariat européen – La question espagnole Un important et contradictoire bilan théorique III. LE PARTI COMMUNISTE INTERNATIONALISTE D’ITALIE (1942-1952): UNE EXISTENCE «PRÉMATURÉE»? La Fraction italienne en France et en Belgique pendant la guerre La formation du PCInt (1943-1945) et son combat contre la guerre Internationalistes du Mezzogiorno : Formation de fractions ou unification dans le PCInt? Les hésitations de Bordiga L’apogée du PCInt (1945-1947) – Mai 1945 : le difficile passage de l’illégalité à la légalité «démocratique» – L’affaire du massacre de Schio (8 juillet 1945) Dans le mouvement et à contre-courant (1945-1947) – La Conférence de Turin (28 déc. 1945 – 1er janvier 1946) et ses conséquences – L’influence sociale réelle du PCInt en 1946-1947 -L’affaire de San Polo (septembre 1946): un révélateur – Le cas de la France et de la Belgique L’entrée en crise : du premier congrès (6-9 mai 1948) au deuxième congrès de Milan (2-4 mai 1952). Ses conséquences internationales – Un congrès de parti ou de fractions? – Les lendemains du congrès: de l’attentat contre Togliatti au début de la guerre de Corée: « lutter» ou ne «pas lutter» ? -Que ne pas faire ? ou que faire? La scission de 1951-1952 Le courant d’Onorato Damen (1953-2015) IV. L’ATTENTE PASSIONNÉE DE LA PAROUSIE DE 1975. AVANT L’ÉCROULEMENT DE LA BALIVERNA (1952-1982) Invariance, dogme antimoderniste et scientisme chez Bordiga Principe antidémocratique, centralisme organique et rejet de la démocratie ouvrière Révolution et contre-révolution : la question russe de Lénine à Staline. Le but et les moyens Terreur, terrorisme et violence de classe Perspectives de révolutions bourgeoises et «lutte des peuples de couleur» contre l’impérialisme La question du racisme et de l’«antiracisme de classe» L’attente de la parousie de 1975-1977 : science de la crise et négation de la science moderne chez Bordiga Un domino organisationnel: scissions-expulsions et schisme dans le «programmisme» italien (1960-1974) La renaissance du courant bordiguiste en France (1951-1968). La scission de 1966 : «Le Fil du temps» (Roger Dangeville) et «Invariance» (Jacques Camatte) Griserie de l’intervention et «marxisme-léninisme (1968-1982). Vers le krach de 1981-1982 – En France – En Italie Face aux «luttes de libération nationale» (Moyen-Orient, Afrique, Asie): la tentation du populisme «anti-impérialiste» La question palestinienne et arabe, déclencheur de l’explosion de 1982 Les reliques de Bordiga après le désastre de 1981-1982. Continuité et discontinuité ? Un bilan impossible ? – Quaderni internazionalisti – n + 1 et Cahiers du marxisme vivant; – «Le Prolétaire» et «Programme communiste» (1982-2015) – Les morceaux épars de «Programma comunista» (1983-2015) -«Il Partito comunista» toscan Le mythe du négationnisme bordiguien ou audaciter calomniare semper aliquid haeret La position de Bordiga sur l’antijudaïsme, le «sionisme» et l’Église catholique QUELQUES ÉLÉMENTS DE CONCLUSION – Retour à l’intégrisme «léniniste» ou à la gauche communiste allemande (KAPD)? – L’absence d’un réel bilan de la Révolution russe. Le danger du négationnisme néostalinien – Pathologie du sectarisme : de la «forteresse assiégée» à l’écroulement de la Baliverna – «Instinct de classe» ou conscience de classe ? La question du pouvoir prolétarien CORPUS (profili biografici) indice dei nomi Résumé Nell’indice dei nomi e nel dizionario biografico si citano Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi”,”BORD-144″
“BOURRINET Philippe”,”Un siècle de Gauche communiste «italienne» (1915-2015). Suivi d’un ‘Dictionnaire biographique d’un courant internationaliste’.”,”‘Un siècle de gauche communiste «italienne» (1915-2015). Suivi d’un ‘Dictionnaire biographique d’un courant internationaliste’. Nella pagina di ‘Ringraziamenti’, l’autore cita Dino Erba, Jacques Camatte, Paolo Casciola, Giuseppe Mannucci, Giorgio Paolucci, Anne Morelli, Claudine Pelletier e la Fondazione Amadeo Bordiga di Formia, ecc. Nota: nell’indice dei nomi e nel dizionario biografico si citano Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi Profilo biografico di Cervetto (pag 242-243-244-245) Profilo biografico di Parodi (pag 375-376) Masini è solo citato nel testo Scontro Damen Bordiga La tendenza Damen ottiene da Tribunale di Milano il sequestro delle testate Battaglia Comunista e Prometeo che ritornano di sua legale proprietà. Dopo aver esistato tra vari titoli: Il bolscevico (suggerito da Perrone), Il Comunista, Lotta comunista, Rivoluzione proletaria o Contro Corrente (suggerito da Maffi) si impone la scelta del nome ‘Programma comunista’ (pag 91) Gaap e Azione comunista (pag 96) Indice. INTRODUCTION 1915-2015 : «contre la guerre, pour le socialisme antimilitariste et international» I. LA GAUCHE COMMUNISTE ITALIENNE DE 1912 A 1926 Le courant internationaliste dans le Parti socialiste italien (1912-1919) – D’Il Soviet à la direction du Parti communiste (1919-1924) La liquidation de la Gauche communiste italienne (1924-1927) par le Komintern – Une difficile mise au pas «bolchevik-léniniste» – Épilogue : l’ultime résistance au Congrès de Lyon de janvier 1926 Le long exil intérieur de Bordiga (1927-1943). Du désengagement au réengagement II. LE LONG EXIL DE LA SINISTRA COMUNISTA «ORPHELINE» DE BORDIGA ((1927-1944) A la croisée des chemins: adhésion à la Gauche communiste allemande (KAPD) ou retour à la «vraie» doctrine de Bordiga? Un sombre exil (1927-1945), mais un élargissement de l’horizon politique de la Fraction de gauche Pas de continuité internationaliste sans remise en cause des schémas léninistes du Komintern – Une petite fraction ouvrière sans chefs charismatiques et sans «centralisme organique» -A contre-courant des positions du Komintern et du trotskysme Bilan 1933-1939: de la victoire de Hitler aux Fronts populaires et à la guerre en Espagne. L’isolement de la Fraction italienne – L’écrasement du prolétariat européen – La question espagnole Un important et contradictoire bilan théorique III. LE PARTI COMMUNISTE INTERNATIONALISTE D’ITALIE (1942-1952): UNE EXISTENCE «PRÉMATURÉE»? La Fraction italienne en France et en Belgique pendant la guerre La formation du PCInt (1943-1945) et son combat contre la guerre Internationalistes du Mezzogiorno : Formation de fractions ou unification dans le PCInt? Les hésitations de Bordiga L’apogée du PCInt (1945-1947) – Mai 1945 : le difficile passage de l’illégalité à la légalité «démocratique» – L’affaire du massacre de Schio (8 juillet 1945) Dans le mouvement et à contre-courant (1945-1947) – La Conférence de Turin (28 déc. 1945 – 1er janvier 1946) et ses conséquences – L’influence sociale réelle du PCInt en 1946-1947 -L’affaire de San Polo (septembre 1946): un révélateur – Le cas de la France et de la Belgique L’entrée en crise : du premier congrès (6-9 mai 1948) au deuxième congrès de Milan (2-4 mai 1952). Ses conséquences internationales – Un congrès de parti ou de fractions? – Les lendemains du congrès: de l’attentat contre Togliatti au début de la guerre de Corée: « lutter» ou ne «pas lutter»? -Que ne pas faire? ou que faire? La scission de 1951-1952 Le courant d’Onorato Damen (1953-2015) IV. L’ATTENTE PASSIONNÉE DE LA PAROUSIE DE 1975. AVANT L’ÉCROULEMENT DE LA BALIVERNA (1952-1982) Invariance, dogme antimoderniste et scientisme chez Bordiga Principe antidémocratique, centralisme organique et rejet de la démocratie ouvrière Révolution et contre-révolution : la question russe de Lénine à Staline. Le but et les moyens Terreur, terrorisme et violence de classe Perspectives de révolutions bourgeoises et «lutte des peuples de couleur» contre l’impérialisme La question du racisme et de l’«antiracisme de classe» L’attente de la parousie de 1975-1977 : science de la crise et négation de la science moderne chez Bordiga Un domino organisationnel: scissions-expulsions et schisme dans le «programmisme» italien (1960-1974) La renaissance du courant bordiguiste en France (1951-1968). La scission de 1966 : «Le Fil du temps» (Roger Dangeville) et «Invariance» (Jacques Camatte) Griserie de l’intervention et «marxisme-léninisme (1968-1982). Vers le krach de 1981-1982 – En France – En Italie Face aux «luttes de libération nationale» (Moyen-Orient, Afrique, Asie): la tentation du populisme «anti-impérialiste» La question palestinienne et arabe, déclencheur de l’explosion de 1982 Les reliques de Bordiga après le désastre de 1981-1982. Continuité et discontinuité ? Un bilan impossible ? – Quaderni internazionalisti – n + 1 et Cahiers du marxisme vivant; – «Le Prolétaire» et «Programme communiste» (1982-2015) – Les morceaux épars de «Programma comunista» (1983-2015) -«Il Partito comunista» toscan Le mythe du négationnisme bordiguien ou audaciter calomniare semper aliquid haeret La position de Bordiga sur l’antijudaïsme, le «sionisme» et l’Église catholique QUELQUES ÉLÉMENTS DE CONCLUSION – Retour à l’intégrisme «léniniste» ou à la gauche communiste allemande (KAPD)? – L’absence d’un réel bilan de la Révolution russe. Le danger du négationnisme néostalinien – Pathologie du sectarisme : de la «forteresse assiégée» à l’écroulement de la Baliverna – «Instinct de classe» ou conscience de classe? La question du pouvoir prolétarien CORPUS (profili biografici) indice dei nomi Résumé Evrard detto Cardan (pag 283)”,”MITC-137″
“BOURRINET Philippe”,”The Dutch and German Communist Left (1900-68). ‘Neither Lenin nor Trotsky nor Stalin!’ ‘All Workers Must Think for Themselves!’.”,”In memoriam di Constant (Stan) Poppe, Maximilien Rubel, Serge Bricianer, Maurice Brinton, Paul Avrich e Cajo Brendel In memoriam: Constant (Stan) Poppe (1899-1991); Maximilien Rubel (1905-1996); Serge Bricianer (1923-1997); Ngo Van (1913-2005); Maurice Brinton (1923-2005); Paul Avrich (1931-2006), Cajo Brendel (1915-2007).”,”INTx-071″
“BOURSEILLER Christophe”,”Histoire generale de l’ ultra-gauche. Situationnistes, conseillistes, communistes de conseils, luxemburgistes, communistes de gauche, marxistes libertaires, communistes libertaires, anarchistes-communistes, gauches communistes.”,”Giornalista e scrittore, BOURSELLIER è l’ autore di 25 libri, tra i quali una biografia di Guy DEBORD. A pag 342-343 si parla dei GAAP in Italia dei rapporti con Socialisme ou Barbarie in Francia, della rivista Prometeo, di Azione Comunista, di Cervetto e Parodi (si dice che l’ ex tendenza marxista dei GAAP raggruppata attorno a Cervetto e Parodi sviluppa poi posizioni che sembrano molto vicine a quelle di Onorato Damen e il suo Partito comunista internazionalista).”,”FRAP-069″
“BOURTHOUMIEUX Ch.”,”Essai sur le fondement philosophique des doctrines economiques. Rousseau contre Quesnay.”,”L’A è uno studioso di diritto.”,”ECOT-046″
“BOUSQUET G.H.”,”Les Berberes.”,”BOUSQUET G.H. è stato professore presso la Facoltà di diritto e di scienze economiche di Algeri.”,”AFRx-041″
“BOUSSON Michel”,”Une lecture bourgeoise de Karl Marx.”,”””L’impie n’est pas celui qui méprise les dieux de la foule, mais celui qui adhère aux idées que la foule se fait des dieux””, Karl Marx, ‘Différences entre Democrite et Epicure’, 1842 Michel BOUSSON (1925) originario di Lione, e giornalista. “”A chaque nouvelle langue apprise, Marx voyait s’ouvrir devant lui une littérature nouvelle qu’il étudiait aussi profondément que les autres. Il avait déjà plus de cinquante ans quand il se mit à apprendre le russe. On nous a conservé ses cahiers contenant les exercices auxquels il se livrait avec application, afin de pénetrer le mystère des déclinations et surtout des conjugaisons. Il faut voir comme il étudia à fond la littérature russe, économique, statistique”” (La confession de Karl Marx, D. Riazanov, Ed. Spartacus, p. 12). Naturellement, il a lu tous les économistes de son temps, comme ceux de l’Antiquité. Mais pas seulement Ricardo, J.-B. Say, Ramsey, Adam Smith, Malthus, etc. Il connaît, il cite, à maintes reprises, Destutt de Tracy, Mercier de la Rivière, Le Trosne; que c’est beau tous ces noms dont pas un ne mourra. Il a lu tout ce que l’on a pu écrire sur le sujet, y compris les primitifs depuis des décades sombrés dans un oubli souvent mérité. Il a lu les ‘Meditazioni sulla economia politica’ publiées en 1773 par Pietro Verri, mais il connaît tout aussi bien ‘Some thougths on the Interest of Money in general, and particulary in the Public Funds’, écrit anonyme paru vers 1739 en Grande-Bretagne. Il n’ignore pas les ‘Eléments de commerce’ de Forgonnais (Leyde, 1766) non plus que les ‘Discourses upon trade’ que sir Dudley North a rassemblés en 1691 pour les porter à la connaissance de la postérité. Il a lu d’innombrables rapports d’Inspections de Fabriques, compulsé des monceaux de comptes rendus de débats parlementaires, mais il lit aussi les journaux américains, et il est au courant des “”Décisions des travailleurs de Dunkirk, Etat de New York”” prises en 1866. Il n’oublie pas Diodore de Sicile, il adore Shakespeare et Dante, il éprouve pour Aristote la seule admiration peut-être sans borne qu’il manifestera au cours de sa vie, mais il est aussi à l’aise pour dépiauter le ‘Deipnosophistarum d’Athenaeus’ que les ‘Ordonnances des Rois de France de la troisième race’ (1729 ou la ‘Lettre de Christophe Colomb de la Jamaïque’ (1505). Il n’a pas pioché tous ces auteurs au hasard des compilations; tout, il a tout vraiment lu. Et minutieux! Il a un extraordinaire souci du détail, une conscience professionnelle inflexible”” [Michel Bousson, Une lecture bourgeoise de Karl Marx, 1983] (pag 18-19)”,”TEOC-508″
“BOUTHOUL Gaston”,”Histoire de la sociologie.”,”BOUTHOUL è Dottore in lettere, dottore in diritto, VP dell’ Institut International de Sociologie”,”TEOS-043″
“BOUTRUCHE Robert”,”Signoria e feudalesimo. Volume I. Ordinamento curtense e clientele vassallatiche.”,”Nato nel 1904 a Chaillend, Robert Boutruche ha insegnato lettere in vari licei francesi. Contemporaneamente intraprendeva ricerche di storia rurale sotto la guida di Marc Bloch. Ha insegnato poi all’Università di Strasburgo e quindi alla Sorbona. Nel 1951 sato chiamato all’Ecole des Hautes-Etudes.”,”STOS-001-FRR”
“BOUTRUCHE Robert”,”Signoria e feudalesimo. Volume II. Signoria rurale e feudo.”,”Nato nel 1904 a Chaillend, Robert Boutruche ha insegnato lettere in vari licei francesi. Contemporaneamente intraprendeva ricerche di storia rurale sotto la guida di Marc Bloch. Ha insegnato poi all’Università di Strasburgo e quindi alla Sorbona. Nel 1951 sato chiamato all’Ecole des Hautes-Etudes.”,”STOS-002-FRR”
“BOUVERIE Tim”,”L’accordo. Chamberlain, Hitler, Churchill e la strada verso la guerra.”,”Chamberlein si oppone ad una alleanza con l’Urss di Stalin (pag 355-356) “”Il 4 maggio 1939 giunse la notizia che Litvinov era stato congedato e che il nuovo commissariato del popolo per gli Affari esteri era Vjaceslav Moloov, braccio destro di Stalin e presidente de Consiglio dei ministri. Il Foreign Office non sapeva come interpretare la mossa e si mise in allarme. Anche se Majskij insisteva che la nomina non doveva far sospettare alcun cambiamento nella linea sovietica, Seeds temeva che significasse l’abbandono della sicurezza collettiva e un ripiegamento in chiave isolazionista. Sei giorni dopo, i capi distato maggiore fecero una sorprendente inveresione di marcia e proposero un’alleanza militare a tutto tondo con l’Unione Sovietica. «L’assistenza attiva e generosa della Russia come nostra alleata sarebbe di grande importanza, in particolare per contenere le ragguardevoli forze del nemico» scrivevano; d’altro lato, era importante non «sottovalutare il pericolo che risulterebbe da un riavvicinamento tra Germania e Russia, obiettivo che da molti anni è nei pensieri dei capi di stato maggiore tedeschi» (5). Questi sviluppi contribuirono a convincere la maggior parte del gabinetto, compreso Halifax, che l’offerta russa andasse ormai accettata. Lord Chatfield, che aveva sostituito Thomas Inskip come ministro per il Coordinamento della difesa, riteneva che la prospettiva di una guerra con la Russia fosse un «grande deterrente» per la Germania; per Samuel Hoare si doveva «fare tutto quello che è in nostro potere per portare la Russia dalla nostra parte» ed evitare lo scenario da incubo di un accordo russo-tedesco» (6). I francesi avevano già dichiarato di voler accettare la proposta sovietica e stavano prossando gli inglesi perché facessero altrettanto, mentre gli oppositori di Chamberlain in Parlamento (il Partito laburista, Lloyd George e Churchill) non erano mai indietreggiati in quella che Chamberlain definiva «la patetica convinzione che in Russia si trovi la chiave della nostra salvezza» (7). Chamberlain rimase profondamente ostile alla prospettiva. Manteneva i suoi dubbi sulla capacità militare della Russia, ma, dato più importante, capiva che un simile vincolo avrebbe significato la divisione dell’Europa in «blocchi opposti» e quindi avrebbe chiuso la porta a qualunque negoziato futuro e persino a «un dialogo con i totalitari» (8). «Non riesco a liberarmi dal sospetto che il loro [dei russi] primo obiettivo sia vedere le potenze “”capitalistiche”” farsi a pezzi le une con le altre menre loro stanno a guardare» confessò a Ida il 21 maggio. Il giorno prima aveva deotto ad Alexander Cadogan che avrebbe preferito dare le dimissioni piuttosto che firmare un’alleanza con l’Unione Sovietica (9)”” (pag 355-356) [(5) Rapporto della sottocommissione dei capi di stato maggiore, “”Equilibrio del valore strategico in guerra fra la Spagna come nemico e la Russia come alleato””, FO371/22972/265-6; (6) Colvin, ‘The Chamberlain Cabinet’, cit, p. 213; (7) Self (a cura di), ‘The Neville Chamerlain Diary Letters’, cit., NC a Ida, 9 aprile 1939, pag 404; (8) Ivi, NC a Hilda, 28 maggio 1939, pag 418; (9) Ivi, NC a Ida, 21 maggio 1939, pag 417; David Dilks (a cura di), The Diaries of Sir Alexander Cadogan, OM, 1938-1945′, London, 1971, 20 maggio 1939, pag 182]”,”RAIx-396″
“BOUVET Beatrice DENAUD Patrick a cura; interventi di Alexandre ADLER Bertrand BADIE Pascal BONIFACE Jean-Luc DOMENACH Francois GERE’ Jean-Marie GUEHENNO Pierre HASSNER Francois HEISBOURG Christophe JAFFRELOT Alain JOXE GIlles KEPEL Alain LABROUSSE Yves LACOSTE Jean MARGUIN Thierry DE-MONTBRIAL Philippe MOREAU-DEFARGES Olivier ROY Jacques SAPIR André SOUSSAN Ignacio RAMONET Michel TATU Francois THUAL Benjamin STORA André VIGARIE Vladimir VOLKOFF Michel WIEVIORKA”,”Les guerres qui menacent le monde. L’ analyse des grands experts francais recuillie par Beatrice Bouvet et Patrick Denaud.”,”interventi di Alexandre ADLER Bertrand BADIE Pascal BONIFACE Jean-Luc DOMENACH Francois GERE’ Jean-Marie GUEHENNO Pierre HASSNER Francois HEISBOURG Christophe JAFFRELOT Alain JOXE GIlles KEPEL Alain LABROUSSE Yves LACOSTE Jean MARGUIN Thierry DE-MONTBRIAL Philippe MOREAU-DEFARGES Olivier ROY Jacques SAPIR André SOUSSAN Ignacio RAMONET Michel TATU Francois THUAL Benjamin STORA André VIGARIE Vladimir VOLKOFF Michel WIEVIORKA L’opera è stata concepita da Beatrice BOUVET, giornalista, redattrice in capo di ‘Geopolitique africaine’ e da Patrick DENAUD, giornalista, autore, ex reporter della catena A.B.C.”,”QMIx-069″
“BOUVIER Jean”,”I Rothschild.”,”BOUVIER è nato a Lione nel 1920. Ha insegnato alla facoltà di storia e scienze umane dell’Univ di Lille ed è stato segretario dell’Associazione francese degli storici economisti. E’ uno dei maggiori specialisti di storia economica dell’800 e uno dei pochi specialisti di Q di storia dell’alta finanza e della banche.”,”ECOG-002″
“BOUVIER Jean”,”I Rothschild.”,”BOUVIER-J è nato a Lione nel 1920. Attualmente insegna alla Facoltà di storia e scienze umane dell’ Università di Lille ed è segretario dell’ Associazione francese degli storici economisti. E’ uno dei più qualificati cultori di storia economica dell’ Ottocento e uno dei pochi specialisti di problemi di storia dell’alta finanza e delle banche.”,”E1-BAIN-008″
“BOUVIER Jean”,”Un siecle de banque francaise. Les contraintes de l’ Etat, et les incertitudes des marchés.”,”BOUVIER Jean nato nel 1923 a Lione, antica piazza bancaria europea, è cresciuto in un ambiente familiare che non ha mai avuto contatti con il mondo delle banche. Si è trovato a lavorare negli archivi intatti del Credit Lyonnais e ha acquisito con il tempo il gusto della ricerca in questo settore. Ne sono il frutto articoli e libri sulle banche l’ economia e le finanze pubbliche. Attualmente (1973) è professore all’ università di Parigi VIII. La banca forzata: dalla riforma alla nazionalizzazione (1936-1945). “”Ciò vuol dire che la nazionalizzazione della Banca, il 2 dicembre 1945, era nella natura delle cose. Sicuramente, era ancora una congiuntura politica eccezionale che la rendeva possibile. Ma avrebbe potuto essere realizzata dal 1936. Le leggi di Vichy concernenti le banche (del 13 e 14 maggio 1941) organizzavano la banca come professione in un quadro corporativo (…)””. (pag 191) “”La nazionalizzazione del 1945 si fece sulla base dell’ indennizzazione. Lo Stato acquista le azioni del capitale offrendo quattro obbligazioni per una azione, cosa che rappresentava 28000 franchi, ossia il corso medio delle azioni Banque de France nel 1944-1945- il quale corso era da allora fortemente ribassato… nel timore della nazionalizzazione.”” (pag 191-192)”,”FRAE-020″
“BOUVIER-AJAM Maurice”,”Histoire du travail en France depuis la Revolution.”,”Contiene il paragrafo: ‘Napoleone III tenta il “”liberalismo operaio””‘.”,”MFRx-179″
“BOUVIER-AJAM Maurice MURY Gilbert”,”Les classes sociales en France. Tome Premier. La notion de classe sociale.”,”””Però, la descrizione pura e semplice non è sufficiente. La teoria marxista delle classi sociali non è il prodotto di una inchiesta sull’ opinione pubblica. E’ un tentativo fatto allo scopo di ricostruire alcune fasi del processo costitutivo della società globale. In tal modo è sicuramente possibile spiegare le apparenze. Non è nelle intenzioni dei suoi autori accettare il punto di vista della classe dominante, e neppure il punto di vista degli sfruttati collocati in condizioni particolarmente sfavorevoli all’ acquisizione di una coscienza esatta della loro situazione oggettiva”” (pag 170)”,”MFRx-183″
“BOUVIER-AJAM Maurice MURY Gilbert”,”Les classes sociales en France. Tome Second.”,”””Viceversa, i proletari hanno sempre opposto, all’ avanzamento fondato sul favoritismo, i diritti di una anzianità che costituisce un criterio oggettivo e sfugge, di conseguenza, all’ arbitrio dell’ imprenditore. Gli autori dell’ inchiesta Hawthorne suggerirono ai capitalisti di appropriarsi di questo valore specificatamente operaio, per farne un pretesto per delle feste la cui celebrazione avrebbe permesso di assicurare la cooperazione tra capitale e lavoro””. (pag 211)”,”MFRx-184″
“BOUVIER-AJAM Maurice”,”Histoire du travail en France des origines à la Révolution.”,”””La formula è assolutamente nuova nella nostra storia. Fino ad ora, i poteri pubblici non hanno creato organi corporativi, salvo gli uffici, ma si accontentavano di riconoscere, di ridurre, di sospendere o di dissolvere i corpi spontaneamente costituiti. Il carattere spontaneo delle corporazioni ora deve fare posto a un metodo autoritario, a un corporativismo imposto? L’ intenzione del re è nettamente fiscale: oltre al diritto di registrazione iniziale, è utile percepire dei profitti su queste comunità ben organizzate che a loro volta possono ripartirne il peso sui loro membri. Più queste compagnie saranno numerose, più la percepimento dell’ imposta sarà facile e fruttuoso. Enrico IV non penserà in modo differente e, con l’ ordinanza del 1597, confermerà l’ editto del 1581, cosa che è sufficiente a provarci che esso non aveva conosciuto, in genere, che una iniziale incerta applicazione””. (pag 430-431)”,”MFRx-226″
“BOVA Vincenzo”,”Solidarnosc. Origini, sviluppo ed istituzionalizzazione di un movimento sociale.”,”In apertura due citazioni di Giovanni Paolo II Vincenzo Bova insegna sociologia dei movimenti collettivi presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università della Calabria. Ha scritto pure: ‘Conflittualità sociale e lotte operaie in Polonia, 1956-1980, Cseo, 1983. BOVA Vincenzo, Solidarnosc. Origini, sviluppo ed istituzionalizzazione di un movimento sociale. RUBBETTINO. SOVERIA MANNELLI. 2003 pag 197 8° presentazione di Enzo PACE, introduzione note bibliografia indice nomi. “”La Polonia è il primo paese a subire gli effetti della potenza militare nazista. E’ sul suo territorio che il 1° settembre del 1939 ha inizio il secondo conflitto mondiale. E nuovamente il suo territorio si trova a subire l’occupazione di due potenze straniere: la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica di Stalin che si annette i territori orientali della Polonia, con la scusa di correre in soccorso dei “”fratelli”” slavi. In realtà, solo poche settimane prima dell’aggressione nazista alla Polonia, i ministri degli esteri Ribbentrop e Molotov, per conto dei rispettivi governi, siglano un accordo, che sarebbe dovuto rimanesse segreto, che prevedeva la spartizione del territorio polacco a favore della Germania e dell’Unione Sovietica. La resistenza polacca si sviluppa nella poco allegra condizione di ritrovare, in entrambi gli schieramenti che si fronteggiavano in Europa, due suoi storici nemici. L’insurrezione di Varsavia è il momento emblematico in cui si evidenziano nella maniera più drammatica le conseguenze di antiche inimicizie e cinici calcoli di dominio. L’insurrezione di Varsavia ha inizio il 1° agosto 1944. La resistenza polacca, in condizioni di netta inferiorità di uomini e mezzi rispetto alle forze d’occupazione nazista, viene decimata senza che l’esercito sovietico, schierato a pochi chilometri di distanza, intervenga in suo sostegno. La città viene rasa al suolo dai bombardamenti dell’aviazione tedesca e “”i suoi abitanti, quelli che non erano periti sulle barricate o schiacciati sotto le macerie, furono deportati. Il potente movimento clandestino polacco fu distrutto ancor prima che i russi dovessero occuparsene”” (3). Dal 1939 al 1945 la Polonia perde il 22.5% della propria popolazione. Il costo pagato in termini di vite umane è in percentuale quello più alto fra le nazioni coinvolte nel conflitto. Sui campi di battaglia perdono la vita 800 mila soldati polacchi, nella Polonia occupata muoiono quasi 6 milioni di civili e si subisce la distruzione del 40% del patrimonio nazionale”” (pag 14-15) [(3) F. Fejto, ‘Storia delle democrazie popolari. L’era di Stalin, 1945-1952’, Bompiani, Milano, 1977, p. 30]”,”POLx-046″
“BOVERO Michelangelo VITALE Ermanno a cura saggi di Remo BODEI Marco REVELLI Luigi BONANATE Giancarlo CASELLI Pedro Salazar UGARTE Serge LATOUCHE Sergio SCAMUZZI Renzo GUOLO Fernando REINARES Lorenzo CÓRDOVA Celso LAFER Geminello PRETEROSSI Virgilio MURA Andrea GREPPI Ermanno VITALE Norberto BOBBIO”,”Gli squilibri del terrore. Pace, democrazia e diritti alla prova del XXI secolo.”,”Il volume raccoglie e rielabora i risultati dei lavori del convegno Internazionale sul tema: ‘Gli squilibri del terrore’ frutto della collaborazione tra la Fodnazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci e il Dipartimento di Studi politici dell’Università di Torino, tenutosi a Torino il 22 e 23 settembre 2005. Michelangelo Bovero è professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ermanno Vitale è professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Sassari”,”RAIx-001-FMB”
“BOWEN Wayne H. ALVAREZ José E., a cura; saggi di Geoffrey JENSEN José E. ALVAREZ Javier PONCE’ George ESENWEIN Michael ALPERT Wayne H. BOWEN Shannon E. FLEMING Kenneth W. ESTER e José M. SERRANO José A. OLMEDA”,”A Military History of Modern Spain. From the Napoleonic Era to the International War on Terror.”,”Bowen professore di storia al Quachita Baptist University. José E. Alvarez professore di storia all’Università di Houston, Downtown.”,”QMIx-155-FSL”
“BOWEN H. V. (Huw)”,”War and British society 1688-1815.”,”BOWEN Huw (sui libri H. V.): professore di storia pubblica presso l’università di Swansea (Galles) Info 1998. «Le esplorazioni storiche degli effetti della guerra sulla società e sull’economia britannica si sono concentrate, per la maggior parte, sul XX secolo. Ciò non sorprende se si considera il profondo effetto che due guerre mondiali hanno avuto sui modelli di cambiamento economico e sociale (…). la guerra (però) ha esercitato una notevole influenza anche sul precedente sviluppo della società e dell’economia britannica. Ciò fu particolarmente vero durante il “”lungo XVIII secolo”” dal 1688 al 1815, quando la Gran Bretagna fu in guerra per gran parte del tempo (…).» (dall’Introduzione pag 1; traduz. d. r.)”,”UKIQ-011-FSL”
“BOWERS Brian”,”A History of Electric Light & Power.”,”BOWERS Brian, Ph.D. C. ENG., MIEE, Deputy Keeper, Department of Electrial Engineering,Science Museum”,”SCIx-320″
“BOWERSOCK G.W. BOWIE E.L. BULLOCH A.W. CONNOR W.R. EASTERLING P.E. IMMERWAHR Henry R. INNES D.C. KENNEDY George A. KNOX B.M.W. LONG A.A. SANDBACH F.H. autori, SAVINO Ezio a cura di,”,”La letteratura greca della Cambridge University. Volume secondo. Da Erodoto all’epilogo.”,”G.W. Bowersock, Professor of Ancient History, Institute for Advanced Study, Princeton. E.L. Bowie Fellow of Corpus Christi College, Oxford. A.W. Bulloch, Associate Professor of Classics at the University of California, Berkeley. W.R. Connor, Andrew Fleming West Professor of Classics, Princeton University. P.E. Easterling, Fellow of Newnham College, Cambridge. Henry R. Immerwahr, Distinguished Alumni Professor Emeritus, University of North Carolina at Chapel Hill. D.C. Innes, Fellow of St Hilda’s College, Oxford. George A. Kennedy, Paddison Professor of Classics, University of North Carolina at Chapel Hill. B.M.W. Knox, Director of the Center for Hellenic Studies, Washimgton. A.A. Long, Professor of Classics at the University of California, Berkeley. F.H. Sandbach, Emeritus Professor of Classics, University of Cambridge.”,”GREx-003-FL”
“BOWIE Robert R. FRIEDRICH Carl J.; collaborazione di Ayers BRINSER H. Van BUREN CLEVELAND Paul A. FREUND Robert G. McCLOSKEY Edward McWHINNEY Louis B. SOHN Arthur E. SUTHERLAND, assistenti: Theodore S. BAER Lawrence H. FUCHS Franz JACOB Stanley ROTHMAN Herbert SPIRO e altri”,”Studi sul federalismo.”,”Il Trattato della Comunità europea di difesa CED (pag 268) Nel risvolto di copertina: profili biografici di BOWIE e FRIEDRICH”,”TEOP-377″
“BOWMAN John S. a cura; Lloyd E. AMBROSIUS Robert V. BRUCE Robert V. REMINI Kathryn Kish SKLAR, Editorial Board”,”The Cambridge Dictionary of American Biography.”,”Lloyd E. AMBROSIUS Robert V. BRUCE Robert V. REMINI Kathryn Kish SKLAR, Editorial Board Per la voce ‘Labor’ compaiono le biografie di: ANDERSON Mary ANDREWS J.B. BARRY L. BELLANCA D. BLOOR E. (Mother Bloor), BRIDGES H. BRIMMER A.F. CAREY James CAREY Ronald CHAVEZ C. COMMONS J.R. CONBOY S. CURRAN J. DARROW C. DEBS E. DE-LEON D. DREIER M.E. DUBINSKY D. DUNLOP J.T. FASANELLA R. FELDMAN S. FLYNN E.G. FOSTER W.Z. FRASER D. FREY J. FURUSETH A. GARRETSON A.B. GOLD B. GOLDBERG AJ. GOMPERS S. GOTBAUM V.H. GOULD W.B. GREEN W. HARTLEY F. HAYWOOD W.D. HILL Joe HILLMAN S. HOFFA J. HOWARD C.P. HUTCHESON W. JONES C. JONES M.B. “”Mother Jones”” KERR C. KEYSERLING L.H. LEON H. KIRKLAND L. LEWIS J.L. LONDON M. LUNDEBERG H. MAHLER H. MEANY G. MILLER J. MILLER M. MITCHE.. J. MOONEY T. MURRAY P. NESTOR A. O’REILLY L. O’SULLIVAN M.K. PARSONS A.R. PERKINS F. PESOTTA R. POTOFSKY J. POWDERLY T. QUILL M.J. RANDOLPH A.P. REUTHER W. ROBINS M.D. SCHNEIDERMAN R. SHANKER A. STARK L. STEUBEN J. SYLVIS W.H. TRUMKA R. WALLING W.E.”,”REFx-081″
“BOWRA C.M.”,”L’ esperienza greca. Da Omero al 404 aC.”,”BOWRA C.M. nacque nel 1898 e studiò ad Oxford dove si distinse. Prese parte alla Prima guerra mondiale. Per la sua attività di studioso ottenne premi e riconoscimenti accademici fra cui il Conington Prize. Divenne membro del Wadham College. Dopo la 2° guerra mondiale nel 1946 ottenne la cattedra di poesia a Oxford e cinque anni dopo venne nominato rettore. Nel 1951 ottenne il titolo di baronetto. Ha scritto molte opere (v. retrocopertina). Sulle statue. “”Tuttavia la maggior parte degli uomini troverebbe difficile credere che una statua o un quadro fossero realmente vivi nello stesso senso dell’ uomo che rappresentavano. Democrito toccò questo punto, quando disse che “”le immagini sono uno spettacolo meraviglioso nelle loro vesti, ma sono senza cuore””, e quando Eschilo parla della dolorosa solitudine di Menelao abbandonato da Elena, sa che le statue sono un povero sostituto per la bellezza vivente: La grazia di statue ben modellate è odiosa a suo marito e nella freddezza dello sguardo tutto l’ amore sfugge via. Socrate applicò una critica simile alla pittura, quando si lamentò di non poter prender parte a quell’ arte della conversazione cui aveva consacrato la vita: “”La sua progenie sta come cosa vivente, ma se tu le fai una domanda, essa rimane stranamente e completamente silenziosa””””. (pag 186)”,”STAx-159″
“BOWRA Sir Cecil Maurice”,”La poesia eroica. Vol. I.”,”Sir Cecil Maurice Bowra (1898-1971) studiò a Oxford, dove poi insegnò, dapprima come Fellow, in seguito (1946-51) come Professore di poesia nel Wadham College; fu anche Vice-Cancelliere dell’Università di Oxford (1951-54). Studioso di letteratura greca. Estese le sue ricerche alle letterature primitive e popolari di moltissime nazioni.”,”VARx-122-FL”
“BOWRING Richard KORNICKI Peter a cura”,”The Cambridge Encyclopedia of Japan.”,”Foto di scontri operai polizia pag 270 pag 282 Tabella primi ministri 1885 – 1991 “”In consequence, Japan was swept by labour strikes and in 1918 by the nation-wide Rice Riots during which the army was called upon to restore order in some regions. Building on late-Meiji precedents, new labour unions were established to organize the workers for sustained social protest. Some were anarchist, advocating militant direct action; others advocated socialist reform of the capitalist system. A new student movement, a new women’s movement and later a new tenant farmers’ union movement came into being, all of which added to the social ferment of Taishõ Japan. Proponents of ‘liberation’ were encouraged by the revolutions in Russia (1917) and Germany (1918) to believe that Japan, too, stood at the dawn of popular democracy””. (pag …) (capitolo From the First World War to the 1930s)”,”JAPx-075″
“BOYD William, a cura di Trieste VALDI”,”Storia dell’ educazione occidentale.”,”””Ma pur non esercitando Comenio altra influenza diretta sull’ istruzione successiva che non fosse quella dei suoi famosi libri, è degno di nota che egli ebbe parte indiretta nell’ unica consistente realizzazione educativa della Germania del XVII secolo. Si trattò di una notevole riforma dell’ educazione popolare nel piccolo Stato di Gotha, iniziata dal Duca Ernesto il Pio (1601-1675), e del suo tentativo di trasformare in vantaggio le devastazioni della Guerra dei trent’anni. (…)La grande innovazione consisté nella definitiva affermazione del potere di controllo dello Stato sull’ istruzione. Si impose agli insegnanti di osservare un preciso orario, si dispese che gli alunni fossero sottoposti ad un esame annuale e si rese obbligatoria la frequenza alla scuola da parte di tutti i ragazzi in età scolastica, a pena di ammenda”” (pag 284)”,”GIOx-018″
“BOYD Carolyn P.”,”Historia Patria. Política, historia e identidad nacional en España: 1875-1975.”,”Carolyn P. Boyd è professoressa di storia nell’Università del Texas, Austin e autrice di ‘Praetorian Politics in Liberal Spain’.”,”GIOx-001-FSD”
“BOYDE Patrick, a cura di Corrado CALENDA”,”Retorica e stile nella lirica di Dante.”,”Patrick Boyde insegna presso il dipartimento di italiano dell’Università di Cambridge. É Fellow nel St. John’s College. É un autorevole rappresentante della scuola dantistica di Cambridge, centrata dapprima sugli aspetti testuali e statistici dell’opera lirica di Dante, e in seguito spostatasi sempre più sulla Commedia e i grandi problemi filosofici che in essa emergono.”,”ITAG-038-FL”
“BOYDE Patrick”,”L’uomo nel cosmo. Filosofia nella natura e poesia di Dante.”,”Patrick Boyde insegna presso il dipartimento di italiano dell’Università di Cambridge. É Fellow nel St. John’s College. É un autorevole rappresentante della scuola dantistica di Cambridge, centrata dapprima sugli aspetti testuali e statistici dell’opera lirica di Dante, e in seguito spostatasi sempre più sulla Commedia e i grandi problemi filosofici che in essa emergono.”,”ITAG-039-FL”
“BOYDE Patrick”,”‘Lo color del core’. Visione, passione e ragione in Dante.”,”Patrick Boyde insegna presso il dipartimento di italiano dell’Università di Cambridge. É Fellow nel St. John’s College. É un autorevole rappresentante della scuola dantistica di Cambridge, centrata dapprima sugli aspetti testuali e statistici dell’opera lirica di Dante, e in seguito spostatasi sempre più sulla Commedia e i grandi problemi filosofici che in essa emergono.”,”VARx-259-FL”
“BOYER Carl B.”,”Storia della matematica.”,”””I contributi dati da Brahmagupta all’algebra sono di livello superiore rispetto allwe sue regole di misurazione: troviamo qui soluzioni generali di equazioni di secondo grado, comprendenti due radici anche nel caso in cui una di esse sia negativa. Di fatto, la sua opera presenta il primo esempio di aritmetica sistematica comprendente i numeri negativi e lo zero. (…) Va ricordato anche che gli indiani; diversamente dai greci, consideravano numeri le radici irrazionali dei numeri. Ciò era di enorme aiuto in algebra, e ai matematici indiani si è fatta gran lode per avere compiuto questo passo. Tuttavia si deve tenere presente che il contributo indiano in questo caso fu più il risultato di ingenuità logica che di profondo intuito matematico. Abbiamo visto l’assenza di ogni chiara distinzione da parte dei matematici indiani fra risultati esatti e risultati non esatti, ed era del tutto naturale quindi che non considerassero seriamente la differenza tra grandezze commensurabili e grandezze incommensurabili. Per loro non v’era nulla che impedisse di accettare numeri irrazionali e le generazioni posteriori seguirono acriticamente questa tendenza sino a che nel XIX secolo i matematici non stabilirono il sistema dei numeri reali su solide fondamenta”” (pag 257)”,”SCIx-409″
“BOYER Carl B.”,”The History of the Calculus and its Conceptual Development. (The Concepts of the Calculus)”,”Richard Courant. Chairman of the Mathematics Department Graduate School, New York University.”,”SCIx-267-FL”
“BOYER Alain”,”Karl Marx. La transparence et les entraves. Une lecture critique.”,”I grandi testi di Karl Marx dal 1841 al 1881 riletti sulla questione delle difficoltà di realizzare il comunismo, la società comunista (abolizione della merce, del denaro, del modo di produzione capitalistico, dello Stato, la contraddizione, il risultato inaspettato, non voluto, inaspettato…) Alain Boyer Professore emerito di filosofia politica all’Università della Sorbona In bibliografia, tra le molte opere consultate: – Isaak Roubine, ‘Essais sur la théorie marxienne de l’argent, trad Guillaume Fondu, Lausanne, Éditions Page deux, 2022 – André Sénik, Marx, les juifs et les droits de l’Homme, Paris, Denoêl, 2011″,”MADS-834″
“BOZARSLAN Hamit”,”Sociologia politica del Medio Oriente.”,”Hamit Bozarslan (1958), storico e sociologo, ricercatore all’Ecole des Hautes Etudes ne Science Sociales (EHESS) di Parigi, specialista del Medio Oriente e in particolare della questione curda. Ha pubblicato: ‘La Turchia contemporanea’, Il Mulino, 2006.”,”VIOx-226″
“BOZZETTI Gherardo”,”Mussolini direttore dell’ “”Avanti!””.”,”BOZZETTI Gherardo è nato nel 1915 a Cremona. Ha insegnato per molti anni storia nei licei e negli istituti magistrali. E’ personaggio noto alle organizzazioni professionali di categoria. Collabora a giornali e riviste specializzate. Ha pubblicato con ALFASSIO GRIMALDI ‘Farinacci il più fascista’ (1972) e ’10 giugno, il giorno della follia’ (1974). C’erano anni in cui Mussolini era più a sinistra di PCI e PSI, in cui sabotava le strade ferrate della Romagna, definiva “”infortunio del mestiere”” l’ attentato al re, celebrava la Comune di Parigi, esaltava la “”violenza levatrice della storia”” e predicava lo sciopero generale come preludio all’ insurrezione proletaria armata. Ma all’ improvviso dopo aver tuonato per anni contro il militarismo, MUSSOLINI divenne interventista e nazionalista. Una svolta simile l’ ebbe la parte più accesa della sinistra italiana gli anarco-sindacalisti, convertitisi alla rivoluzione in camicia nera. Nel libro si ripercorrono le pagine dell’ Avanti, della “”Lotta di Classe””, di “”Utopia””, i carteggi ed altri documenti d’ archivio. Le dimissioni di Mussolini. “”I lavori della Direzione si svolgono in un clima teso e riservato, ben lontano da quello festaiolo che si riscontra in simili occasioni, quando i compagni si ritrovano a distanza di mesi. La Balabanoff insiste sul “”fulmine a ciel sereno””, parla del nuovo Giuda. L’ “”Avanti!”” farà un resoconto molto sommario della riunione, più diffusi i giornali borghesi. Primo a prendere la parola è Lazzari, che ribadisce il suo pensiero sulla neutralità assoluta. Mussolini fa un breve intervento, interotto frequentemente. Si richiama al suo articolo, insiste sull’ argomento ricattatorio per mettere i suoi antagonisti con le spalle al muro: volete la neutralità?, allora facciamo la rivoluzione, sono con voi. Sa che sono rivoluzionari a parole, la sua è una nuova provocazione. Reagisce per primo Vella, che sfoga vecchi rancori. Alla ripresa pomeridiana Mussolini propone la formula della neutralità condizionata, cioè aperta al mutare degli eventi. Ratti, Smorti e Bacci ritengono che nessun fatto nuovo sia intervenuto che consigli di modificare la condotta del partito. La Balabanoff, riaffermando la necessità di mantenersi neutrali, non nasconde le sue preoccupazioni per la minaccia slava, e ancora una volta cerca di giustificare i socialisti tedeschi. Zerbini con qualche riserva, è solidale con Mussolini. Della Seta vorrebbe inserire una parola di simpatia per la Francia. Mussolini, a sera, pone l’ aut aut, o accettano il suo ordine del giorno, o si dimette. (…) Al gruppo degli avversari si è aggiunto Serrati, rimasto per due anni su posizioni di fronda rispetto all’ “”Avanti!”” di Mussolini, e che crede di essere il più titolato per la successione. Mussolini presenta un ordine del giorno, che ottiene il suo solo voto e l’ astensione di Zerbini. Il manifesto invece è approvato col solo voto contrario di Mussolini. “” (pag 222-223)”,”MITS-240″
“BOZZETTI Gherardo”,”Mussolini direttore dell’Avanti!”,”Gherardo Bozzetti è nato nel 1915 a Paderno Ponchielli (Cremona). Ha insegnato per molti anni storia nei licei e negli istituti magistrali. É personaggio noto nelle organizzazioni professionali di categoria. Collabora a giornali e riviste specializzate. Di recente ha pubblicato con Ugoberto Alfassio Grimaldi Farinacci il più fascista e 10 Giugno, il giorno della follia. Chi conosce Mussolini ‘duce’ stenta a capacitarsi che ne sia esistito anche uno rivoluzionario, più a sinistra, per intenderci, degli attuali PSI e PCI. É il tempo in cui sabotava le strade ferrate di Romagna, definiva ‘infortunio del mestiere’ l’attentato al re, celebrava con rito annuale la Comune di Parigi, esaltava la violenza levatrice della storia e predicava lo sciopero generale come preludio all’insurrezione proletaria armata. Ma ancora di più sbalordirono i compagni di allora quando Mussolini, dopo aver tuonato per anni contro il militarismo e la guerra, divenne all’improvviso interventista e nazionalista. Con un paziente lavoro di intarsio viene ricostruito il personaggio, condizionato dalla matrice genetica e immerso nel panorama dell’Italia prebellica e delle prefigurazioni fasciste.”,”MITS-015-FL”
“BOZZETTI Mauro”,”Conflitto estetico. Hölderlin, Hegel e il problema del linguaggio.”,”Mauro Bozzetti è ricercatore di Filosofia teoretica presso l’Università di Urbino dove ricopre gli incarichi di Epistemologia e Metodologia della ricerca sociale.”,”FILx-127-FL”
“BOZZINI Federico”,”Il furto campestre. Una forma di lotta di massa nel veronese e nel Veneto durante la seconda metà dell’800.”,”BOZZINI Federico è nato a Verona nel 1943. Ha studiato filosofia a Padova dove si è laureato con una tesi su ‘La critica della religione in Karl Marx’.”,”ITAS-149″
“BOZZO Silvano”,”Promemoria di un proletario cosciente.”,”Silvano Bozzo (Genova 1934) operaio metallurgico, dirigente Commissione giovanile della CGIL e della FGCI, membro della segreteria della Federazione genovese del PCI, consigliere provinciale e comunale di Genova, presidente di Legacoop Liguria, consigliere di amministrazione dell’UNIPOL, presidente dell’AMES. “”Un incontro importante: Gaetano Perillo”” (pag 88)”,”PCIx-437″
“BOZZO Silvano”,”Promemoria di un proletario cosciente.”,”Silvano Bozzo (Genova 1934) operaio metallurgico, dirigente Commissione giovanile della CGIL e della FGCI, membro della segreteria della Federazione genovese del PCI, consigliere provinciale e comunale di Genova, presidente di Legacoop Liguria, consigliere di amministrazione dell’UNIPOL, presidente dell’AMES. “”Un incontro importante: Gaetano Perillo””: “”Mi facevo raccontare del Partito Comunista d’Italia, di Amadeo Bordiga, nome impronunciabile allora nel partito, della battaglia permanente delle idee nella concezione gramsciana, dei traumi provocati dall’allontanamento e poi dall’assassinio di Trotsky, della scelta del ‘socialismo in un paese solo’, che segnò la sconfitta della tesi della rivoluzione permanente e della sua esportazione. Scelta inevitabile, diceva, ma il proletariato non avendo potuto battere la strada della borghesia che con Napoleone la ‘sua’ rivoluzione l’aveva esportata, non aveva risolto il problema cruciale dell’espansione e del consolidamento del potere operaio in Europa. Aggiungeva che erano riflessioni scientifiche e storiche che un vecchio militante faceva con un giovane militante. Forse per questo suo modo di ragionare era un po’ emarginato, tuttavia il partito allora investiva sulla ricerca storica”” (pag 88)”,”PCIx-009-FMP”
“BOZZO Virgilio BOERO Francesco”,”I Savoia a Genova.”,”I Savoia sono sempre stati vituperati e odiati dai Genovesi. Basti ricordare il massacro compiuto dal Generale La Marmora inviato da re nel 1849 per una spedizione punitiva (sacco di Genova) che si dice causò cinquecento morti (…) (v. pag 35)”,”LIGU-014-FFS”
“BOZZONI Guido”,”La critica del federalismo in Giuseppe Mazzini.”,”””Il solo scritto in cui Mazzini affronti organicamente e con una certa ampiezza la scottante questione, risale al ’33. Ha per titolo ‘Dell’unità italiana’ e apaprve nell’ultimo fascicolo della Giovine Italia, uscito nel luglio del ’34’ (pag 16) “”Per quanto il suo pensiero avesse avuto uno sviluppo originale, il Cattaneo considerava il Ferrari «la mente nostra più profonda, certamente il più libero dei viventi nostri pensatori (1)”” (V. Cattaneo, Recensione a ‘Le Rivoluzioni d’Italia’) (pag 28-29) (1) E’ da notarsi che il Ferrari invece credeva il Cattaneo suo “”avversario coperto, come al solito””, G. Ferrari a G. Cardani, Firenze, nov. ’67”,”TEOP-545″
“BRACAGLIA Paolo ETNASI Fernando FERRARA Marcella LOI Susanna PAOLINI Gregorio RIBET Luciana ROGGI Enzo TRIVULZIO Angela, collaborazione; scritti di Alessandro NATTA Giorgio NAPOLITANO Gian Carlo PAJETTA Adriana SERONI Aldo TORTORELLA Enzo SANTARELLI Renzo TRIVELLI”,”PCI ’81. Almanacco del 60°.”,”DOCUMENTI TESI CONGRESSO DI LIONE 1926 DISCORSO DI TOGLIATTI A FIRENZE 1944 MEMORIALE DI YALTA JALTA 1964 TESI XV CONGRESSO 1979 DICHIARAZIONE PROGRAMMATICA VIII 8° CONGRESSO PCI 1967″,”PCIx-017-FAP”
“BRACALINI Romano”,”Paisà. Vita quotidiana nell’Italia liberata dagli Alleati.”,”Romano Bracalini, giornalista e scrittore studioso di storia italiana dell’Ottocento e Novecento.”,”ITAS-212″
“BRACALINI Romano”,”Celebri e dannati. Osvaldo Valenti e Luisa Ferida storia e tragedia di due divi del regime.”,”Romano Bracalini, nato a Campiglia Marittima, Livorno, nel 1936, ha vissuto a Milano, dove ha lavorato ai programmi culturali e giornalistici della Rai, per la quale ha curato servizi speciali e documentari storiic. Ha pubblicato una biografia ‘La regina Margherita’ (1983).”,”ITAF-002-FMB”
“BRACCESI Lorenzo, con la collaborazione di Flavio RAVIOLA”,”Guida allo studio della storia greca.”,”Lorenzo Braccesi insegna Storia greca nell’Università di Padova. Si è impegnato su tre fronti della ricerca storica: colonizzazione greca, ideologia e propaganda nel mondo antico, eredità dell’antico. Fra i suoi libri più noti: Grecità adriatica, La leggenda di Antenore, Per i nostri tipi è autore di I tiranni di Sicilia e I Greci delle periferie. Dal Danubio all’Atlantico.”,”STAx-028-FL”
“BRACCHI Giampio MARTELLA Giancarlo PELAGATTI Giuseppe”,”Tecniche di organizzazione degli archivi.”,”Scelta e taglio degli argomenti sono frutto della pluriennale esperienza didattica degli Autori, docenti del Politecnico di Milano. G. Bracchi insegna Trattamento dell’informazione dell’impresa. G. Martella impianti per l’Elaborazione delle informazioni e G. Pelagatti Calcolatori elettronici.”,”ARCx-001-FL”
“BRACCO Barbara”,”Storici italiani e politica estera. Tra Salvemini e Volpe, 1917-1925.”,”BRACCO Barbara ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Pavia. Laureata all’Università di Milano con un lavoro su Carlo Sforza nell’ultimo governo Giolitti, si è occupata di politica estera e opinione pubblica. Ha curato le lezioni inedite di storia del Risorgimento di Gioacchino Volpe. Contiene il capitolo ‘Tra propaganda e storia. Esperienza di guerra e cultura storica (1917-1918)’ (Caporetto trauma collettivo, “”esame di coscienza”” nella cultura storica italiana, ecc.) “”Caporetto segna anche per la storia della cultura italiana un momento di svolta. La reazione degli intellettuali e degli storici in particolare fu di rinnovare e intensificare un impegno militante, da civili o da militari, che già nei quasi tre anni di guerra precedenti li aveva portati ad arruolarsi nell’esercito, a dar vita a nuove iniziative culturali, a essere – in una parola – più presenti nella società. (…) Tra le molte inziative scientifiche approntate in quel clima la più significativa fu la costituzione nel novembre 1917 di un “”Comitato per l’esame nazionale””, a cui aderirono fra gli altri Croce, Gentile, Ciccotti, Salvemini, Silva, Prezzolini. Il gruppo di lavoro non aveva lo scopo; come scrisse anni più tardi Volpe con un velo di ironia, “”di riscrivere tutta la storia d’Italia, dal Rinascimento alla grande guerra, alla luce della disfatta di Caporetto””, ma certamente un obiettivo alquanto ambizioso. (…) Caporetto rappresentava per molti storici e intellettuali la “”rivelazione straordinaria””, per usare la nota espressione prezzoliniana, delle debolezze strutturali di un popolo e di una classe dirigente, sottoposti a sforzi e sacrifici sino ad allora sconosciuti. Il quanto tale, il disastro di Caporetto venne quasi subito percepito come il punto di massimo ripiegamento della nazione su se stessa, “”il colpo che costringe a guardare nell’intimo e mette ogni spirito alle prese con se stesso””, una sorta di “”vittoria”” morale; di “”vittoria dell’autocoscienza””. In questa visione quasi “”catartica”” della guerra, la rotta militare rappresentava per Prezzolini, come per altri, il momento magico della creazione o ricostruzione dei presupposti fondamentali per la “”riscossa”” nazionale.”” (pag 22-23)”,”STOx-223″
“BRACCO Fabrizio a cura; relazioin di Alberto CARACCIOLO Biagio DE-GIOVANNI, comunicazioni di Carlo CARINI, interventi di A. BALDASSARRE A. CARACCIOLO S. LEVRERO F. BETTONI e F. BRACCO F. BOZZI S. BERTELLI S. LEVRERO, conclusioni di B. DE-GIOVANNI e A. CARACCIOLO, studi e ricerche di G. GUBITOSI F. BOZZI F. BRACCO S. CAPRIOLI F. BETTONI”,”Gramsci e la crisi del mondo liberale. Atti del Seminario di studi tenuto a Perugia il 24 maggio 1977. Studi e ricerche.”,”””La particolare attenzione che abbiamo riservato alla riflessione gramsciana sulla nozione di “”crisi”” si lega quindi all’ipotesi di ricerca da cui siamo partiti, ritessere la griglia metodologica della storiografia gramsciana proprio a partire da questo concetto (‘crisi’, basandoci su di esso per giungere a una rilettura dei temi fondamentali del pensiero di Gramsic quali: ‘egemonia, blocco storico, funzione degli intellettuali, moderno principe, Stato’, cercando nel contempo di far risaltare la modernità della sua elaborazione e la possiblità di trarne indicazioni per i vari settori di ricerca delle scienze storiche particolari”” (pag 91)”,”GRAD-001-FMB”
“BRACCO Fabrizio a cura; saggi di Fabrizio BRACCO Franca BIONI-NALIS Vittor Ivo COMPARATO Leonardo LA-PUMA Luciana GARIBBO Maria Teresa PICHETTO Giancarlo PELLEGRINI Carlo CARINI Gian Mario BRAVO Gian Biagio FURIOZZI Sergio AMATO”,”Democrazia e associazionismo nel XIX secolo.”,”Contiene il saggio di GM Bravo ‘Associazioni partitiche e modelli organizzativi nell’età della Seconda Internazionale’ (pag 211-244) “”Nel socialismo, in prevalenza marxista ma non soltanto tale, la forma organizzativa dominante è dunque quella dell’associazione partitica ‘di massa’. in cui l’ultimo elemento è prodotto dall’accostamento dell’avanguardia (rammento che il concetto venne elaborato da Marx e da Engels fin dalla metà del secolo XIX, e fu recepito da Lenin soltanto un cinquantennio più tardi) al movimento operaio nella sua globalità, vale a dire al movimento esprimentesi in una serie di organizzazioni concrete, tramandate dal primo associazionismo sociale: da quelle sindacali a quelle cooperative, da quelle mutualistiche a quelle ricreative, d’istruzione e così via. Tutti questi modelli e queste esperienze differenziate, sostanziate prevalentemente nella forma organizzativa ‘esemplare’ della SPD, trovano momenti e possibilità di confronto e di scambio, nelle discussioni e nelle istanze associative fornite e garantite dalla Seconda Internazionale. Con una qualche lentezza a partire dall’anno di istituzione, il 1889, e poi con sicurezza specie dopo il congresso di Londra del ’96 e l’avvio del ‘Bureau Socialiste International’ nel 1900, l’internazionalismo proletario – dizione vecchia ma ancor sempre produttiva di stimoli e di sollecitazioni – diventa fonte di ispirazione diretta dell’organizzazione socialista e di fondazione di partiti politici nei luoghi “”più remoti””, almeno culturalmente nel mondo, dal Giappone a gran parte dell’Asia (si pensi all’India e alla Cina), all’America Latina a qualche fetta della stessa Africa”” (pag 223) [Gian Mario Bravo ‘Associazioni partitiche e modelli organizzativi nell’età della Seconda Internazionale’ (in) Fabrizio Bracco, a cura, ‘Democrazia e associazionismo nel XIX secolo’, CET – Centro Editoriale Toscano, Firenze, 1990]”,”TEOS-015-FMB”
“BRACHER K.D. HILLGRUBER A. MOMMSEN W.J. SCHULIN E. ULLRICH H. ZIEBURA G.”,”La storia delle relazioni internazionali nella Germania contemporanea.”,”Contiene i seguenti saggi: ‘L’eredità di RANKE e i problemi della storia delle relazioni internazionali’ (SCHULIN), ‘Le discussioni sul ‘primato della politica estera’ e la storia delle relazioni internazionali nella storiografia tedesca dal 1945 ad oggi’ (HILLGRUBER), ‘La storiografia tedesca, il problema dell’ imperialismo e la storia delle relazioni internazionali, 1870-1914′ (MOMMSEN), ‘Il ruolo delle scienze sociali nella storiografia tedesca delle relazioni internazionali’ (ZIEBURA), ‘La nuova politologia tedesca e la storia delle relazioni internazionali (ULLRICH), ‘Ideologia e politica estera nel XX secolo. L’esperienza tedesca ed europea’ (BRACHER).”,”GERS-001″
“BRACHER Karl D.”,”La dittatura tedesca. Origini strutture conseguenze del nazionalsocialismo in Germania.”,”Karl Dietrich BRACHER, nato nel 1922, ha compiuto i suoi studi nell’Università di Tubinga e successivamente ad Harvard. Dopo aver insegnato nella Freie Universitat di Berlino, dal 1959 è Prof ordinario di scienza politica e storia contemporanea nell’Univ di Bonn. L’opera che lo ha imposto come uno dei maggiori storici tedeschi contemporanei è ‘Die Auflösung der Weimarer Republik’ (1955). Altre sue opere: ‘Die nationalsozialistische Machtergreifung’ in collaborazione con W. SAUER e G. SCHULZ (1960) e ‘Deutschland zwischen Demokratie und Diktatur’ (1964).”,”GERN-042″
“BRACHER Karl Dietrich a cura di Enzo GRILLO”,”Il Novecento. Secolo delle ideologie.”,”La chiave di lettura del libro sono le seduzioni del ‘totalitarismo’. Con questa chiave l’A ripercorre la storia del secolo, dalla crisi del liberalismo di fine secolo XIX alle esperienze totalitarie in IT e GERM, dalla ventata del 1968 alle tentazioni integralistiche del Terzo Mondo. Karl Dietrich BRACHER ha svolto attività di insegnamento in numerosi istituti e università in Europa e fuori (fra gli altri Stanford, Princeton, Oxford, Tel Aviv). E’ tra i fondatori dell’ Istituto Superiore Europeo di Firenze. Noto come uno dei massimi esperti di storia contemporanea, ha pubblicato opere fondamentali sulla Repubblica di Weimar e sul nazismo. Tra le sue opere tradotte in IT: -La dittatura tedesca, Bologna, 1973, 1983″,”TEOP-056″
“BRACHER Karl D.”,”La dittatura tedesca. Origini strutture conseguenze del nazionalsocialismo in Germania.”,”Karl Dietrich BRACHER, nato nel 1922, ha compiuto i suoi studi nell’Università di Tubinga e successivamente ad Harvard. Dopo aver insegnato nella Freie Universitat di Berlino, dal 1959 è Prof ordinario di scienza politica e storia contemporanea nell’Univ di Bonn. L’opera che lo ha imposto come uno dei maggiori storici tedeschi contemporanei è ‘Die Auflösung der Weimarer Republik’ (1955). Altre sue opere: ‘Die nationalsozialistische Machtergreifung’ in collaborazione con W. SAUER e G. SCHULZ (1960) e ‘Deutschland zwischen Demokratie und Diktatur’ (1964).”,”GERG-073″
“BRACHT Wilhelm”,”Trier und Karl Marx.”,”””Denn es wählen eins vor allem andern die Edelsten – ewigen Ruhm vor allem Vergänglichen””. (Heraklit) “”Rispetto a tutte le altre una sola cosa preferiscono i migliori: la gloria eterna rispetto alle cose caduche”” Denn es wählen = scelgono eins vor allem andern = l’uno da tutto il resto die Edelsten – = i nobili (migliori) ewigen Ruhm = gloria eterna vor allem Vergänglichen = da tutto il fugace (caduco) “”Denn Marx war vor allem Revolutionär. Mitzuwirken in dieser oder jener Weise am Sturz der kapitalistischen Gesellschaft und der durch sie geschaffenen Staatseinrichtungen, mitzuwirken an der Befreiung der modernen Arbeiterschaft, der er zuerst das Bewußtsein ihrer eigenen Lage und ihrer Bedürfnisse, das Bewußtsein der Bedingungen ihrer Befreiung gegeben hatte – dies war sein wirklicher Lebensberuf. Der Kampf war sein Element. Und er hat gekämpft mit einer Leidenschfat, einer Zähigkeit, einem Erfolg wie wenige.”” (pag 17)”,”MADS-425″
“BRACKEN Paul”,”Fuochi a oriente. Il sorgere del potere militare asiatico e la seconda era nucleare.”,”Paul BRACKEN è professore di scienze politiche alla Yale University ed esperto di politica internazionale. E’ stato consulente del Governo americano dopo la guerra fredda. E’ autore anche di ‘Command and Control of Nuclear Forces’.”,”ASIx-038″
“BRADBURY Ray”,”Fahrenheit 451.”,”In ‘Fahrenheit 451’ Bradbury espora con grande sensibilità il terreno dell’utopia negativa, cioè il genere nel quale l’autore non dipinge uno stato perfetto ma anzi il regno dell’incubo e del terrore. Nel caso del libro (in cui titolo enigmatico vuole solo indicare la temperatura alla quale brucia la carta, secondo la scala anglosassone) si tratta di uno stato talmente autoritario che sente il bisogno di mettere i libri al rogo (pag IV)”,”VARx-014-FFS”
“BRADFORD Ernle”,”Horatio Nelson. L’ uomo e l’ eroe.”,”Trafalgar fu il giusto apice dell’opera di Nelson. Come scrisse Chaucer: “”La vita così breve, così lunga da imparare l’ arte/ La prova così dura, così netta la conquista””. (pag 354) Trafalgar è stata la battaglia navale più importante del XIX secolo. (pag 363)”,”UKIx-072″
“BRADSHER Keith”,”High and might. SUVs: the world’s most dangerous vehicles and how they got that way.”,”BRADSHER Keith è stato il capo dell’ Ufficio di Detroit del New York Times dal 1996 al 2001. “”Il problema più grande era che l’ Explorer, come molti altri SUV, era troppo alto in relazione alla distanza tra le ruote destra e sinistra (nota come ‘wheel track’). Usando la formula di stabilità che il governo ha rifiutato nel 1986, di comparazione del ‘wheel track’ a due volte l’ altezza del suo centro di gravità, un Explorer condotto da un guidatore avrebbe avuto più del 30% di rovesciamento (rolling over) in un singolo incidente d’ auto, mentre un Explorer a pieno carico dovrebbe avere più del 40 per cento di probabilità di rovesciamento (flipping over).”” (pag 328)”,”USAE-048″
“BRADSTOCK Andrew a cura; saggi di James D. ALSOP Gerald AYLMER Warren CHERNAIK John GURNEY Elaine HOBBY James HOLSTUN Claire JOWITT Christopher ROWLAND Nigel SMITH David TAYLOR Andrew BRADSTOCK”,”Winstanley and the Diggers, 1649-1999.”,”BRADSTOCK Andrew è Senier Lecturer in Teologia al King Alfred’s College, Winchester. E’ autore di ‘Faith in the Revolution: The Political Theologies of Müntzer and Winstanley’. Tra i collaboratori vi sono James D. ALSOP, Gerald AYLMER, Warren CHERNAIK, John GURNEY, Elaine HOBBY, James HOLSTUN, Claire JOWITT, Christopher ROWLAND, Nigel SMITH e David TAYLOR. HOLSTUN, ha scritto il saggio: Comunismo, George Hill e il Mir: Marx era un winstanleiano del XIX secolo? “”Così, per cominciare, Marx fu un winstaleiano del XIX secolo? ovvero, egli mai suggerì che le forme sociali precapitalistiche (come la piccola proprietà e la comune contadina) potessero diventare qualcosa d’altro che un ostacolo al progresso e alla liberazione umana? Potevano esse diventare le basi per una comunismo avanzato, permettendo ai popoli precapitalistici di saltare la fase dell’ espropriazione proletaria e della miseria? John Gray da voce all’ opinione anticomunista generalmente accettata: “”In effetti, assieme a molti altri pensatori del XIX secolo, Marx disprezzava l’ immobilità sociale e tecnologica delle società contadine. Egli vedeva l’ abolizione della fattoria contadina come un prerequisito indispensabile al progresso economico e guardava alla fabbrica capitalista come il modello su cui l’ agricoltura avrebbe dovuto basarsi in futuro””””. (pag 124)”,”UKIR-026″
“BRAGADIN Marc’Antonio”,”Che ha fatto la Marina? 1940-45.”,”””Oggi sappiamo come la stessa Marina britannica abbia attribuito d informazioni ottenute con lo spionaggio certe mosse navali italiane che furono invece suggerite soltanto da elementi strategici o direttamente osservati. Nella guerra moderna, infatti, esistono svariati mezzi ‘non’ spionistici per ottenere informazioni sull’ avversario: mezzi ‘diretti’ che consentono di ricavare una massa di notizie e – dentro certi limiti – di previsioni, più abbondanti, precise e tempestive di quelle, sempre aleatorie; che possono essere fornite dalla più esperte spie. Le fotografie aeree con mezzi progrediti danno risultati eccellenti. nei periodi di supremazia la Luftwaffe effettuava ricognizioni fotografiche sui porti britannici del Mediterraneo pressoché giornaliere e su Malta addirittura bigiornaliere: era sufficiente questo solo mezzo perché Supermarina fosse a minuta e continua conoscenza di tutto quanto accadeva o si preparava in quei porti. L’ attento controllo del traffico radiotelegrafico fornisce pure un’altra serie di utilissime informazioni.”” (pag 132-133)”,”ITQM-128″
“BRAHM Heinz”,”Russische Revolution und Weltrevolution.”,”BRAHM Heinz (1935-), Wissenschaftlicher Rat im Bundesinstitut für ostwissenschaftliche und internationale Studien in Köln. Altra opera: “”Trotzkijs Kampf um die Nachfolge Lenins. Die ideologischen Auseinanderseitzungen 1923-1926″”, Koln, 1964 “”Die russische Revolution sollte nach dem Willen Lenins nicht Selbstzwech sein. Sie war als der Stein gedacht, der beim Aufprall seine Kreise über die gesamte Welt zieht. Karl Marx hatte 1882 einmal fast beiläufig davon gesprochen, daß die russische Revolution das Signal zur westeuropäischen proletarischen Revolution geben könnte (1). Marx hatte wohl damals einsgesehen, daß es die kapitalistischen fortschrittlichen Staaten , die die Zusammenbruchsreife besitzen müßten, an einer revolutionären Initiative fehlen ließen. Beeindruckt von der Aktivität der Narodowolzen, die 1881 den Zaren Alexander II, zur Strecke brachten borgte sich Marx, einem Augenblickseinfall folgend, gewissermaßen den russischen Motor aus, um die kunstvoll konstruierte Maschine die sich nicht nach den Gesetzen ihres Schöpfers drehen wollte, überhaupt erst in Schwung zu bringen. Der Gedanke, daß die Revolution im “”Osten”” ihren Anfang nehmen könnte, wurde 1902 von K. Kautsky, dem großen Ideologen der SPD und Gralshüter der Marxismus, gelegentlich aufgegriffen. Auch Lenin machte ihn sich in seiner frühen Schrift “”Was tun?”” zu eigen. Im Allgemeinen glaubte Lenin jedoch bis 1917, daß die Weltrevolution in Westeuropa beginnen würde.”” (pag 14)”,”RIRO-396″
“BRAIDA Lodovica a cura; saggi di Marco BOLOGNA Giorgio MONTECCHI Lodovica BRAIDA Anna LONGONI Gianni TURCHETTA Giuseppe ZACCARIA Maria Giulia LONGHI Francesca CAPUTO Irene PIAZZONI, testimonianza di Paolo DE-BENEDETTI”,”Valentino Bompiani. Il percorso di un editore “”artigiano””. Atti della giornata di studi organizzata dal Dipartimento di Scienze della Storia e della Documentazione storica dell’ Università degli Studi di Milano, 5 marzo 2002.”,”Saggi di Marco BOLOGNA Giorgio MONTECCHI Lodovica BRAIDA Anna LONGONI Gianni TURCHETTA Giuseppe ZACCARIA Maria Giulia LONGHI Francesca CAPUTO Irene PIAZZONI, testimonianza di Paolo DE-BENEDETTI.”,”EDIx-038″
“BRAILSFORD H. Noel; a cura di Christopher HILL e Evamaria BRAILSFORD”,”I livellatori e la rivoluzione inglese.”,”BRAILSFORD (1873-1958) si formò in Scozia e si laureò in lettere all’Univ di Glasgow dove ebbe la cattedra di logica. All’inizio della guerra greco-turca lasciò l’insegnamento e si arruolò nella Legione Straniera in Tessaglia: da quell’esperienza trasse un romanzo, ‘The Broom of the War God’ (La scopa del dio guerra) che gli fruttò il posto di corrispondente del ‘Manchester Guardian’ prima da Creta e poi dalla Macedonia. La sua conoscenza dei problemi del MO gli valse incarichi giornalistici. Partecipò pure alla lotta in favore del suffragio femminile. Alla vigilia della 1° GM, lanciò un monito severo col libro ‘War of Steel and Gold’ (Guerra dell’acciaio e dell’oro), ma il suo grande momento giunse nel 1922 quando l’ Independent Labour Party (ILP) lo chiamò a dirigere il settimanale ‘The New Leader’. Poi troppo all”avanguardia’ dopo tre anni dovette dimettersi. Nel frattempo aveva continuato a scrivere articoli e libri (tra cui le biografie di Shelley e di Voltaire). Ai due volumi di ‘Russian Workers’ Republic’ e ‘Rebel India’ affidò le proprie impressioni di viaggio e le proprie meditazioni su due paesi in grande tormentosa emancipazione civile e sociale. Con lo scoppio della guerra civile spagnola chiese di arruolarsi contro i franchisti ma non fu accettato per l’età avanzata. Ai levellers dedicò gli ultimi dieci anni della sua vita. E fu il suo capolavoro. Esso uscì postumo a cura della vedova Evamaria e di Christopher HILL.”,”UKIR-007″
“BRAILSFORD Henry Noel”,”The War of Steel and Gold. A Study of the Armed Peace.”,”BRAILSFORD Henry Noel “”Does finance follow the flag, or is the flag dragged in the wake of finance?”” (pag 219) “”A Concert we cannot have while the Powers are divided in two unnatural groups, which struggle for a balance without even a political principle to make an intelligible division between them”” (pag 294)”,”RAIx-307″
“BRAMBILLA Michele”,”L’eskimo in redazione. Quando le Brigate Rosse erano «sedicenti».”,”Michele Brambilla (Monza, 1958) è un giornalista del “”Corriere dela Sera””. Ha pubblicato ‘Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto’ (Rizzoli 1994) e ‘Interrogatorio alle destre’ (Rizzoli, 1995). Con padre Piero Gheddo, un missionario, ha scritto ‘Nel nome del padre’ (Bompiani, 1993), con Vittorio Messori ‘Qualche ragione per credere’ (Mondadori, 1997). Queste pagine riportano – tra virgolette – ciò che i più importanti girnalisti e intellettuali italiani scrissero e dissero negli anni “”caldi”” che seguirono il Sessantotto, sull’estremismo di sinistra e sulla nascita delle formazioni terroristiche. Ne emerge un quadro desolante. Molte “”grandi firme”” si arrampicarono sugli specchi per cercare di dimostrare che, in realtà, la violenza era sempre e solo “”fascista”” o “”di Stato””. E molti ‘maitre a penser’ oggi considerati esempi di moderazione firmarono appelli di solidarietà nei confronti di chi annunciava “”la lotta armata””.”,”EDIx-248″
“BRAMBLE J.C. BROWNING Robert GOODYEAR F.R.D. HERINGTON C.J. KENNEY E.J. OGILVIE R.M. RUDD Niall VESSEY D.W.T.C. WALSH P.G.”,”La Letteratura Latina della Cambridge University. Volume secondo. Da Ovidio all’epilogo.”,”Goodyear, Hildred Carlile Professor of Latin, Belford College, University of London. Kenney, Kennedy Professor of Latin, University of Cambridge. Ogilvie, Professor of Humanity, St Salvator’s College, University of St Andrews. Rudd, Professor of Latin, University of Bristol. Bramble, Fellow and Tutor of Corpus Christi College, Oxford. Herington, professor of Classics, Yale University. Vessey, Lecturer in Classics, Queen Mary College, University of London. Walsh, professor of Humanity, University of Glasgow.”,”VARx-102-FL”
“BRAMLY Serge”,”Leonardo da Vinci. Artista, scienziato, filosofo. Volume primo.”,”BRAMLY Serge nato in Tunisia nel 1949, giunto a Parigi nel 1961 si è dedicato alla saggistica e alla narrativa. “”(Leonardo) Scrive: “”So bene che per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere homo sanza lettere; gente stolta! Non sanno questi tali ch’io potrei siccome Mario rispose contro a’ patrizi romani, io sì rispondere, dicendo quelli che dell’altrui fatiche se medesimi fanno ornati le mie a me medesimo non vogliono concedere: diranno che per non avere io lettere non potere ben dire quello, di che voglio trattare; or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d’altra parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse e così per maestra la in tutti i casi allegherò””. O anche: “”Chi disputa allegando l’autorità, non adopera lo ingegno, ma piuttosto la memoria””.”” (pag 202)”,”BIOx-118″
“BRAMWELL Anna”,”Ecologia e società nella Germania nazista. Walter Darré e il partito dei Verdi di Hitler.”,”Anna Bramwell, londinese, ha studiato all’Arts Educational School, all’University College Buckingham, e ha conseguito il dottorato in storia della Germania del XX secolo al Lady Margaret Hall di Oxford. Attualmente (1988) lavora al Trinity College di Oxford I piani razzisti di Himmler per la colonizzazione a oriente e il contrasto con Darrè “”Benché buona parte della corrispondenza successiva tra Darré e Himmler, e Darré e Lammers trattasse di faccende di competenza ministeriale, e benché il giudice del processo di Norimberga considerasse che il contrasto tra Darré e Himmler vertesse più sulla gestione del potere che non sulle idee, è tuttavia chiaro che per Darré (e la campagna da lui condotta contro Himmler lo dimostra) erano in gioco questioni di vitale importanza ideologica (86). Ad esempio, scrivendo a Lammers, e allegando un libro di storia anglo-irlandese, affermò che se il reinsediamento dei tedeschi sul territorio polacco non veniva attuato «partendo dal punto di vista che bisognava innanzitutto creare una corretta legislazione agraria», le cose sarebbero sfociate nello stesso tipo di lotta che aveva caratterizzato i rapporti dell’Inghilterra con l’Irlanda del sud. Secondo lui il nord era stato stabilizzato grazie a un modello di sviluppo basato sui piccoli proprietari terrieri; il sud, invece, era stato modellato secondo lo schema del neofeudalesimo agrario inglese (vaste tenute e grandi proprietà in affitto) (87). Il fatto è che Darré aveva ormai la tendenza a considerare gli agricoltori indipendenti come più disponibili a identificarsi con la nazione e poco pronti, invece, a comportarsi come minoranze nazionali ostili. Dalla lettera non si evince in che misura Darré fosse pronto a privare i contadini polacchi delle loro terre nelle zone annesse, al di là – questo sì – dello scambio di popolazione generalmente ipotizzato dai tedeschi dell’epoca. È possible che pensasse a un regime di occupazione mista tedesco-polacca, in cui ambedue le popolazioni avrebbero praticato l’agricoltura secondo l’ideale dell’ ‘Erbhof’ (che stabilisce l’inscindibilità del fondo di proprietà). Certamente Darré non fu mai così antipolacco come lo furono invece molti dei suoi colleghi, e lo dimostrano le disposizioni da lui emanate per concedere il diritto di ‘Erbhof’, secondo la legge tedesca, anche agli agricoltori polacchi, la necessità di evitare una situazione coloniale del tipo di quella che aveva tormentato le relazioni anglo-irlandesi era più importante di generiche considerazioni umanitarie. Egli aspirava anche a una struttura sociopolitica meno rigida di quella generalmente prevista, in cui emergessero quelle connotazioni jeffersoniane da lui indice nel suo confronto con la colonizzazione americana del West: la popolazione rurale doveva essere più legata al suolo che non a entità economiche o nazionali. Per contro, l’enfasi posta dallo Stato-SS sulla tecnocrazia, lo sviluppo e l’efficienza (il che non vuole dire che lo stato-SS all’atto pratico fosse poi efficiente) comprendeva la nozione di un legame con il suolo solo perché ciò corrispondeva a un dato concreto, secondo il quale l’uomo sociale aveva bisogno di un tale legame, e perché una società organizzata di conseguenza sarebbe risultata più efficiente. La controversia su come il processo di insediamento e colonizzazione dovesse essere realizzato, se all’interno di una più vasta Germania (88) o se invece in seguito a una incursione armata nei territori a est della Polonia, era densa di implicazioni che andavano dritto al cuore dell’ideologia nazista. Darré, dal 1938 cominciò ad osservare allarmato l’ascesa continua del potere delle SS e di Himmler («Heini, adesso, tiene saldamente in pugno l’anima del potere SS») e fu tra i primi a rilevarne l’aspetto ‘economico’: all’inizio del 1939 affermò che Himmler stava deliberatamente infiltrando i suoi uomini in posizioni in cui potessero «tenere i cordoni della borsa» (89). Il tentativo di Darré di proteggere la sua sfera di potere si collocava come elemento non trascurabile nel sottofondo del suo contrasto politico con Himmler. Infatti, egli era convinto che un programma d’insediamento gestito dal RNS (usando della legislazione sull’ ‘Erbhof’ e riorganizzando i poteri più piccoli in unità autosufficienti) sarebbe stato diverso e migliore di un’espansione gestita dalle SS, che enfatizzavano l’attività economico e, secondo lui, erano ostili ai contadini (90). Quando nell’aprile 1939 fu steso un disegno di legge relativo ai territori orientali (Ostmarkgesetz) Darrè scoprì con stupore che nel caso fosse stato promulgato il RNS sarebbe stato privato di ogni potere, per cui protestò immediatamente con Lammers, e questi fece in modo che fosse immediatamente ritirato. Quello che era in gioco era il tentativo di Himmler di convincere Hitler che il problema del reinsediamento dei tedeschi a est era una questione politica piuttosto che agricola. A questo scopo le SS controllavano il Vo-Mi-Stelle e avevano stabilito stretti legami con diverse comunità tedesche all’estero, soprattutto in Europa orientale (91). I piani di Himmler per la colonizzazione a oriente, sorprendentemente simili a quelli elaborati dal Movimento weimarriano per la colonizzazione interna, riguardavano i pericoli della migrazione polacca in zone di frontiera, e mettevano in rilievo l’importanza di un confine difeso da contadini militanti di pura razza tedesca. Anche Darré, naturalmente, voleva che i territori di confine possono popolati il più densamente possibile da contadini tedeschi, ma questo era d’importanza secondaria rispetto alla sua visione principale, tanto che non è possibile descriverlo come «imperialista» sulla base degli obiettivi che si dava. Ad esempio, nel marzo 1939 egli scrisse: «Ora è possibile disporre di una colonia all’interno dei nostri confini. Funzionerà soltanto se il ‘Volk’ sentirà in sé il ‘Blutgedanken’ [il richiamo del sangue]. Dio solo sa cosa potrà accadere» (92). La complessa dimensione dell’«interesse nazionale» sembrava sfuggirgli, mentre l’interesse di Himmler era riposto nel ruolo militante ed espansionista delle SS a oriente”” (pag 214-216) Biografia (trecc): Darré ‹darée›, Richard Walter. – Uomo politico tedesco (Belgrano, Argentina, 1895 – Monaco di Baviera 1953), dal 1930 consulente di politica agraria di Hitler, quindi capo dell’ufficio per la politica agraria del suo partito e, dopo la conquista del potere, ministro per l’Alimentazione e l’Agricoltura (giugno 1933). Il D. pose a base della politica agraria del Reich i principî nazionalsocialisti. Processato nell’apr. 1949 da un tribunale militare americano e condannato a 7 anni di reclusione, l’anno successivo fu amnistiato. Bibliografia: La nuova nobiltà di sangue e suolo, di Walther Darré Editore:Ritter, Collana:La spada e il martello, 2009 pag 148 [Il pensiero di Walther Darré, Ministro dell’Agricoltura della Germania nazionalsocialista, ci parla di critica alla dimensione cittadina “”distruttrice dell’anima del popolo””; dell’indissolubile comunione organica fra la stirpe, la cultura popolare, il sangue e il suolo (‘blut und boden’); della prospettiva di un’economia autarchica volta al benessere del popolo e della comunità. Darré formula un programma agricolo volto alla rinascita del ceto contadino, architrave bio-politica della comunità. Frequentò anche gli ambienti völkisch e della Bund Artman (Lega degli Artamani). Nella concezione nazionalsocialista l’agricoltura non doveva più essere concepita come un comparto produttivo scollegato ed avulso dal resto della società, ma come una superiore sintesi costruttiva integralmente partecipe del destino storico, culturale, sociale e razziale dell’intera “”Comunità Popolare””.]”,”GERN-207″
“BRANCA Eric”,”Le roman de la droite 1974-1998. Chronique d’un echec.”,”Giornalista, Eric BRANCA è il segretario generale della redazione di ‘Valeurs actuelles’.”,”FRAV-059″
“BRANCA Paolo”,”Moschee inquiete. Tradizionalisti, innovatori, fondamentalisti nella cultura islamica.”,”Paolo Branca islamista e docente di arabo nell’Università Cattolica di Milano. Tra le sue opere: Introduzione all’Islam, Voci dell’Islam moderno, I Musulmani, Il Corano.”,”VIOx-045-FL”
“BRANCA Vittore”,”Boccaccio medievale.”,”Vittore Branca (1913-2004), filologo e critico letterario, ha insegnato nelle Università di Firenze, Roma, Parigi e Padova, ed è stato Rettore dell’Università dei Bergamo. Accademico dei Lincei e membro di numerose altre associazioni culturali, è stato il più importante studioso italiano di Boccaccio.”,”ITAG-010-FL”
“BRANCA Paolo”,”Voci dell’Islam moderno. Il pensiero arabo-musulmano fra rinnovamento e tradizione.”,”Paolo Branca si è laureato in Lingua e letteratura araba presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari. Si è interessato al rapporto Islam-mondo moderno, con riferimenti al radicalismo e riformismo dei musulmani. Maurice Bormans, allievo di Henri Lahoust al College de France, specialista in diritto musulmano, è uno dei fondatori della rivista “”Islamocristiana””. E’ docente di Islamistica.”,”RELx-073″
“BRANCACCIO Emiliano CAVALLARO Luigi”,”Leggere il capitale finanziario. Introduzione.”,”‘Vogliamo invitare a una nuova lettura del ‘Capitale finanziario’ di Rudolf Hilferding. Socialdemocratico viennese, oppositore di Lenin e ministro di Weimar, catturato, torturato e molto probabilmente ucciso dai nazisti. Hilferding è una delle figure più complesse e controverse del marxismo novecentesco”” (pag XII) Il capitale fittizio. La centrale bancaria. La centralizzazione. Hilferding. ‘Il capitale fittizio. La centrale bancaria. La centralizzazione’ “”Beninteso, tra la forma e il fatto della transizione sussiste in Marx una differenza, uno iato cruciale; Hilferding invece si spinge in avanti, lanciandosi in una vera e propria premonizione: la tendenza alla centralizzazione, «se completamente soddisfatta, porterebbe alla concentrazione di tutto il capitale monetario in una sola banca o in un unico gruppo di banche, che potrebbero quindi disporne incondizionatamente. E’ chiaro che una simile ‘centrale bancaria’ potrebbe esercitare un controllo assoluto sulla produzione dell’intera società». E «una volta che il capitale finanziario abbia assoggettato a sé i più importanti rami produttivi», la società non avrebbe avuto altro compito che «impadronirsi del capitale finanziario servendosi in ciò del proprio consapevole organo esecutivo», vale a dire lo stato. L’ipotesi dell’afflusso di tutto il capitale nelle mani di un’unica gigantesca «centrale bancaria», fino alla espropriazione della medesima da parte del potere statale, diede luogo a numerose controversie. Schumpeter la definì «una franca abiura della teoria del crollo», sostituita dall’idea che «la società capitalistica, lasciata a sé stessa, avrebbe sempre più consolidato la sua posizione, “”pietrificandosi”” in una sorta di organizzazione gerarchica o feudale» (35); proprio per ciò, Lenin la attaccò a fondo, riconoscendovi il frutto (a suo avviso marcio) delle tendenze revisionistiche della socialdemocrazia tedesca (36). Più di recente, poi, si è sostenuto che l’ipotesi della «centrale bancaria» dipendeva a sua volta da quella della crescente importanza assunta dall’autofinanziamento delle imprese (37)”” (pag XXI-XXII) [(35) Joseph A. Schumpeter, ‘Storia dell’analisi economica’ [1954], Torino, Bollati Boringhieri, 1990, III, p. 1085; (36) Si veda Lenin, ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’ [1917], in Id., Opere complete, XXII, Roma, Editori Riuniti, 1966. Non dissimili le critiche che a Hilferding rivolse Henryk Grossmann, ‘Il crollo del capitalismo’ [1929], Milano, Mimesis, 2010; (37) Giulio Pietranera, ‘Il pensiero economico di Hilferding e il dramma della socialdemocrazia tedesca’, in R. Hilferding, ‘Il capitale finanziario’, Milano, Feltrinelli, 1961]; La questione del ‘capitale fittizio’. (Nota 31): “”Notiamo a margine che Hilferding si dimostra davvero acuto lettore di Marx. Sappiamo adesso che questi, alla sua morte, aveva lasciato il manoscritto relativo all’esame del credito bancario e della società per azioni in una forma alquanto approssimata, ma connotata dall’inclusione all’interno di un ‘unico capitolo’ (intitolato «Credito e capitale fittizio») della trattazione del movimento complessivo della riproduzione capitalistica una volta comparsi il credito e la società per azioni (cfr. K. Marx, ‘Ökonomische Manuskripte, 1863-1867’, Teil II, Berlin, Dietz, 1992). Questa impostazione venne però profondamente modificata da Engels, che – accingendosi alla redazione di quello che poi sarebbe stato dato alle stampe come «il terzo libro del ‘Capitale’» – suddivise quella parte del manoscritto in undici distinti capitoli, attribuendo il titolo generale («Credito e capitale fittizio») solo al primo di essi (il venticinquesimo) e conferendo dignità di capitoli autonomi a parti dell’esposizione che autonome, invece, non erano affatto. In tal modo, il concetto che per Marx doveva considerarsi come unificante dell’intera trattazione veniva a costituire solo uno degli argomenti trattati, e si perdeva l’autentica struttura dell’esposizione marxiana. In mancanza di evidenze che Hilferding conoscesse il manoscritto originario, risulta davvero sintomatica di una profonda comprensione dell’analisi marxiana la sua scelta di unificare sotto il concetto di «capitale fittizio» la trattazione del processo di autonomizzazione del capitale creditizio rispetto al capitale industriale”” (pag XX)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TEOC-784″ “BRANCACCIO Giovanni”,”Geografia, Cartografia e Storia del Mezzogiorno.”,”Giovanni Brancaccio è ricercatore confermato presso il Dipartimento di Discipline Storiche dell’Università di Napoli. Autore di numerosi studi storici.”,”ITAS-083-FL” “BRANCACCIO Giovanni MUSI Aurelio a cura; scritti di Giovanni BRANCACCIO Elisa NOVI CHAVARRIA Giulio SODANO Aurelio MUSI”,”Il Regno di Napoli nell’età di Filippo IV (1621-1665).”,”Giovanni Brancaccio è professore ordinario di Storia moderna presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti-Pescara Aurelio Musi è professore ordinario di Storia moderna presso l’Università degl Studi di Salerno.”,”ITAG-008-FSD” “BRANCATI Raffaele”,”Fatti in cerca di idee. Il sistema italiano delle imprese e le politiche tra desideri e realtà.”,”Raffaele Brancati, presidente della Met, è autore di analisi e pubblicazioni sullo sviluppo regionale, le valutazioni economiche, le politiche di sviluppo e dell’economia industriale.”,”ITAE-003-FC” “BRANCIFORTE Laura”,”Donne in onda nel ventennio fascista tra modernità e tradizione (1924-1939).”,”Laura Branciforte insegna Storia contemporanea alla Universidad Carlos III de Madrid. Ha studiato presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Catania e presso la DeMontfort University of Leicester. Ha pubblivao tra l’altro ‘El Socorro Rojo Internacional en España (1923-1939), Madrid, 2011. “”Dalla metà degli anni Trenta, il Duce scopre la radio per rivolgersi alle madri e alle mogli dei combattenti partiti per l’Etiopia ma è ormai troppo tardi: la «scatola musicale» è già diventato la colonna sonora del tempo della donna, del lavoro come dell’ozio, disegnando, uno spazio femminile nuovo e «tutto per sé»”” (quarta di copertina) “”L’idea di usare il volto di attrici famose o di donne dello spettacolo è un elemento che diventerà ricorrente. D’altro canto, i casi di artisti «prestati» alla pubblicità risalivano agli inizi del secolo, quando scrittori e pittori offrirono le proprie opere o la propria arte per annunci pubblicitari: Giacomo Puccini prestò i suoi versi per il dentifricio Odol; Gabriele D’Annunzio creò il nome del grande magazzino «La Rinascente» e offrì il suo prestigio personale all’amaro Montenegro ed ai biscotti Saiwa; Matilde Serao, nel romanzo ‘Fascino muliebre’, reclamizza nelle ultime pagine prodotti chirurgico-farmaceutici e la linea di profumi per la società Bertelli; Massimo Bontempelli, nel romanzo commissionato dalla Fiat, ‘522 Racconto di una giornata’, esalta l’automobile; ancora, si pensi allo strettissimo rapporto tra il mondo pubblicitari ed il futurismo”” (pag 180)”,”DONx-002-FSD” “BRANCIFORTE Laura a cura, saggi di Montserrat HUGUET Pablo DEL HIERRO Juan Antonio SIMÓN Laura Sanz GARCÍA Matteo RE”,”Acción Política y cultural 1945-1975: Italia y España entre el rechazo y la fascinación.”,”Laura Branciforte insegna Storia contemporanea alla Università Carlos III di Madrid.”,”SPAx-018-FL” “BRANCOLI Rodolfo”,”In nome della lobby. Politica e denaro in una democrazia.”,”L’A è corrispondente da Washington del ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato pure ‘I nuovi russi’, ‘Spettatori interessati. Gli Stati Uniti e la crisi italiana’, ‘Gli USA e il PCI’.”,”USAS-039″ “BRANCOLI Rodolfo”,”In nome della lobby. Politica e denaro in una democrazia.”,”Rodolfo Brancoli è nato a Roma nel 1939. Giornalista e corrispondente da Washington del ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato pure ‘I nuovi russi’, ‘Spettatori interessati. Gli Stati Uniti e la crisi italiana’, ‘Gli USA e il PCI’. Rodolfo Brancoli è stato tra i più stretti collaboratori di Romano Prodi dal 2004 al 2008, occupandosi dei rapporti con la stampa estera. In precedenza era stato a lungo corrispondente del Corriere della Sera e di Repubblica dagli Stati Uniti. Con Garzanti ha pubblicato tra gli altri: “”In nome della lobby””, “”Il ministero dell’onestà”” e “”Il risveglio del guardiano””. (Ibs)”,”USAS-007-FV” “BRANDES George”,”Ferdinand Lassalle.”,”George Brandes autore di ‘William Shakespeare’, etc. “”Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo”” (If I cannot bend the will of Heaven, I will cause turmoil in hell), Virgil (Virgilio) (in apertura) “”Marx had the whole world before his eyes; Lassalle was concerned only with Germany, or, more correctly, only with Prussia. The difference between their doctrines is immaterial, but their methods were different. Marx was international, Lassalle was national. Marx regards social equivalence as only feasible in his Social Democratic Republic, from which religion was banned, and his idea is a federation of European Republics. Lassalle saw that the European nationalities were still firmly established, that national ideas were a factor of supreme importance, and the religion would long retain an influence which no one could afford to neglect, and he thought it possible, even under existing political circumstances, to give the initial impulse to a movement for transforming social conditions”” (pag 190)”,”LASx-057″ “BRANDI Karl”,”The Emperor Charles V.”,”Il Professor BRANDI è stato un’ autorità in Germania negli studi storici del secolo XVI.”,”SPAx-024″ “BRANDI Karl”,”Carlo V. (Tit.orig.: Kaiser Karl V)”,”Il sacco di Roma, 1527. “”La condizione di queste truppe (le truppe imperiali della Lombardia, ndr) si mutò in una di quelle forze storiche che, nate da stati d’ animo e da decisioni maturate da un pezzo, guidate da poteri invisibili, sembrano ricevere come dal caso, quasi enormi proiettili sinistramente potenti, la loro enorme forza distruttiva. Mentre Antonio di Leyva teneva Milano, Frundsberg e Carlo di Borbone si riunivano, poco dopo la metà di febbraio 1527. Come il solito, mancava il denaro. L’ esercito si spinse innanzi a sé nello Stato della Chiesa. Non pagati, i lanzichenecchi diventavano sempre più turbolenti. La miseria e le privazioni di cui soffrivano venivano attribuite al papa, in cui scorgevano il maggior nemico dell’ imperatore. I Tedeschi, inoltre, portavano con sé i loro risentimenti nazionali contro l’ avido e turbolento Anticristo della Babilonia romana. Così, dai moti contradditori della fedeltà all’ imperatore, dell’ orgoglio spagnolo, della passione dei riformati, dalla fame e dalle privazioni, dalla mala coscienza della propria indisciplina, dall’ avidità e dalla sete di bottino, nacque uno stato d’ animo ostinatamente minaccioso che si rivolgeva contro la ricca e perversa Roma. (…) Lannoy e il suo ambasciatore Fieramosca, che cercavano di trattenere l’ esercito, conforme ai loro accordi col papa, erano impotenti quanto i generali. Il papa si rese conto solamente a poco a poco della propria situazione. Adesso offrì 150 000 ducati per scongiurare gli elementi scatenati. Essi ne volevano 300 000. Da un pezzo, alcune persone perspicaci avevano consigliato al papa di nominare una mezza dozzina di nuovi cardinali, per procurarsi del denaro. Nella sua intima incertezza, egli non voleva lasciarsi indurre a farlo. Quando, tuttavia lo fece, era troppo tardi. Il 5 maggio le truppe imperiali erano dinanzi alla Città eterna. Il 6, all’ alba, cominciò l’ assalto, con grande violenza.”” (pag 241-242)”,”SPAx-068″ “BRANDI Karl, Saggio di Wolfgang REINHARD”,”Carlo V.”,”Karl Brandi (1868-1946), storico del Medioevo, dedicò le sue ricerche al Cinquecento e, in particolare, alla figura di Carlo V. Professore nell’Università di Marburgo, nel 1902 passò a quella di Gottinga dove rimase fino alla morte.”,”BIOx-015-FL” “BRANDIS Kurt”,”Der Anfang vom Ende der Sozialdemokratie. Die SPD bis zum Fall des Sozialistengesetzes.”,”BRANDIS è stato un allievo di KORSCH.”,”MGEx-069″ “BRANDON Henry”,”La sterlina in pericolo.”,” Henry Brandon è condirettore e corrispondente da Washington del ‘Sunday Times?. Gli articoli che costituiscono il corpo principale del libro produssero scalpore negli ambienti politici e in alcuni casi costernazione. “”Purtroppo, i nuovi dirigenti della politica economica inglese, e cioè i laboristi, affrontarono i problemi dianzi illustrati con criteri unilaterali. Tutti ricordano che Stafford Cripps, con la così detta “”austerity””, l’affrontò badando solo al contenimento dei consumi. Non si preoccupò, o non poté preoccuparsi, per motivi di carattere ideologico, degli altri aspetti del problema, e precisamente di quelli riguardanti l’aumento del reddito nazionale e della produttività del sistema, i quali erano pur sempre le premesse dell’aumento degli investimenti e della capacità concorrenziale sui mercati internazionali, in modo da mantenere sostanzialmente equilibrate le partite correnti (merci e servigi) e la bilancia dei pagamenti. Questo è il motivo per cui nel 1949 lo stesso Cripps, Cancelliere dello scacchiere, dovette svalutare la sterlina, seguendo l’esempio d’un altro Cancelliere dello scacchiere laborista, lo Snowden, il quale, nel 1931, e cioè diciotto anni prima, era stato costretto, sia pure sotto la pressione di fatti d’altra natura, ad adottare la stessa misura monetaria. Il taglio, nel 1949, fu del 31,5 per cento perché il rapporto tra la sterlina ed il dollaro fu ridotto dal 4,03 al 2,80. Diciotto anni dopo, e cioè nel 1967, un altro Cancelliere dello scacchiere laborista, il Callaghan, è stato costretto a ridurre di nuovo il rapporto tra la sterlina ed il dollaro da 2,80 a 2,40, con un taglio, come ho già detto, del 14,3 per cento. Nel considerare queste vicende della sterlina, e più precisamente che le svalutazioni nel corso di questo secolo sono state operate da tre Cancellieri dello scacchiere laboristi, si potrebbe essere indotti a credere che i dirigenti del partito conservatore siano stati piuttosto abii, nel passare, come si suol dire, il cerino acceso ai dirigenti laboristi nel momento in cui stava per spegnersi, evitando per tal modo di bruciarsi le mani. E’ difficile, per non dire impossibile, dire se questo è vero per la svalutazione del 1931, perché le condizioni erano allora molto diverse da quelle attuali. Ma è un dato di fatto che le svalutazioni del 1949 e del 1967 sono in gran parte attribuibili ad una politica economica impostata dai laboristi subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, e che i conservatori, nonostante il loro lungo periodo in cui sono stati al potere, non hanno voluto o potuto modificare”” (pag XIII-XIV-XV, Libero Lenti, introduzione)”,”UKIE-057″ “BRANDRETH Gyles”,”Il libro delle citazioni politiche. Una guida letteraria.”,”BRANDRETH Gyles è dal 1992 membro del Parlamento britannico per la città di Chester. Scrive articoli per giornali e riviste. “”Il politico di maggior successo è quello che dice ad alta voce ciò che la gente pensa più di frequente”” (Theodore Roosevelt, 26° presidente degli USA 1901-1908) (pag 47)”,”REFx-113″ “BRANDT Conrad SCHWARTZ Benjamin FAIRBANK John K.”,”Storia documentaria del Comunismo cinese.”,”Periodo embrionale; periodo prima collaborazione tra il PCC e il Kuomintang (1923-27); periodo del riorientamento (1927-31): periodo dei soviet nel Kiangsi (1931-34), periodo di Yenan, il fronte unito (1935-45), ideologia e situazione del partito; il periodo post-bellico.”,”CINx-019″ “BRANDT Willy”,”Mi camino hacia Berlin. Tal como Willy Brandt lo contò a Leo Lania.”,”Sui veterani. “”Nel corso del 1931 si unirono nazisti e nazionalisti, tedeschi, truppe di assalto e Stahlhelm (Elmetti d’ acciaio), in una organizzazione reazionaria di veterani. I seguaci di Hitler speravano di abbattere l’ odiato governo socialdemocratico prussiano. Ma il tentativo di appoggiarsi sull’ alleanza con i conservatori e poi di convergere con i comunisti, sul referendum, che puntava alla dissoluzione della Dieta prussiana, fallì. I circoli più reazionari, i grandi proprietari terrieri e industriali, finanzieri e ufficiali, Schacht, ministro del tesoro, e il generale Seeckt, capo dell’ esercito tedesco, pensarono di arrivare al momento opportuno per l’ “”azione diretta””. La risposta dei socialdemocratici fu la formazione dell’ “”Eiserne Front”” (Fronte di ferro), una concentrazione di diverse organizzazioni sportive operaie e la Reichsbanner (Bandiere dell’ Impero), associazione democratica di veterani.”” (pag 40) Scissione. “”Nello stesso tempo, l’ ala sinistra della socialdemocrazia si scisse dal partito; misure disciplinari della leadership provocarono la rottura. Un pugno di deputati, un certo numero di gruppi locali, e, pure una gran parte della Gioventù socialista, formarono un nuovo Partito Socialista Operaio. Dal punto di vista pratico, la nuova organizzazione era destinata a non avere influenza. Però, non ci preoccupavamo della cosa. Volevamo dare il via a un nuovo inizio, nel tentativo di impedire una catastrofe all’ ultimo minuto. A Lubecca, un piccolo numero di vecchi socialdemocratici, ma molti giovani compagni, si unirono al nuovo partito. Leber cercò di impedire che io li seguissi. ‘Sei diventato matto?’ mi disse. Questa volta aveva perso la calma che aveva sempre avuto nelle nostre discussioni personali. Il nuovo partito era una associazione di rovinati, disse. Credono di essere rivoluzionari? Ma se sono impotenti, coscienti della loro incapacità fisica e intellettuale, transfughi del radicalismo! “”Malgrado la tua giovinezza, puoi apprezzare un buon libro, una buona bevuta e i favori di una bella donna. Sarebbe assolutamente normale, non devi far parte di questa banda di settari””. (…) Abbandonai il partito socialdemocratico. Le conseguenze dirette furono per me dure.”” (pag 40-41)”,”GERV-044″ “BRANDT Conrad”,”Stalin’s Failure in China, 1924 – 1927.”,”BRANDT Conrad è associato con il St. Antony’s College ad Oxford. E’ storico e ricercatore. Insegna scienze politiche all’ Università della California, Berkeley. “”E questo sebbene il proletariato cinese era ancora lontano dalla disfatta: in Shanghai, era sul punto di prendere il controllo della città. Eppure Mao era già dell’ opinione che comparato ai contadini, il proletariato urbano non era importante per la rivoluzione cinese. “”Se noi assegnamodieci punti per il completamento della rivoluzione democratica””, egli scriveva, “”allora … gli abitanti urbani e le unità militari pesano solo tre punti, mentre i rimanenti sette punti dovrebbero andare ai contadini…””. Tre punti insieme per “”la popolazione urbana””- non solo operai ma anche molta della piccola borghesia – e per le “”unità militari”” ovvero: presumibilmente le truppe del Kuomintang”” (pag 109)”,”MCIx-022″ “BRANDT Conrad SCHWARTZ Benjamin FAIRBANK John K.”,”Storia documentaria del Comunismo cinese.”,”Elementi autoctoni che hanno favorito il comunismo cinese. “”Una caratteristica della vecchia Cina era stata quella delle società segrete, che spesso fiorivano nei periodi di declino di una dinastia, come la sola possibile forma organizzata di opposizione. L’organizzazione clandestina era stata una necessità in tali casi, almeno fino alla dinastia Han, per il fatto che il regime imperiale esercitava un controllo monopolistico sulle associazioni pubbliche: le riunioni non ufficialmente promosse erano presunte deliberatamente o virtualmente sovversive; associazioni, leghe, clubs e società erano tenute a richiedere, spesso pagandola, la sanzione ufficiale. Contro la severa e minuziosa sorveglianza della burocrazia ufficiale, le società segrete erano costrette a perfezionare i loro metodi di comunicazione clandestina, spionaggio e autoprotezione. Quando il giovane Sun Yat-sen deliberò di rovesciare i mancesi, il suo primo atto fu quello di formare una società segreta, che si ingrandì mediante la fusione con altre, finché la sconfitta dei mancesi permise che questa organizzazione rivoluzionaria venisse alla luce, nel 1912, sotto il nome di Kuomintang. E quando questo fu schiacciato dal militarista Yuan Shih-k’hai, l’immediata reazione di Sun nel 1914 consistette nel formare un’altra società segreta, il Partito rivoluzionario cinese, completa di tutti i giuramenti firmati col sangue ed altre diavolerie del genere. (…) L’organizzazione di partito nei tempi moderni ha tratto la sua forza anche dalla evidente impotenza dell’individuo. Poiché in Cina i diritti politici esistevano per i singoli, non per le leggi, il cittadino medio non poteva affidarsi, come fanno gli altri popoli, alle garanzie giuridiche per essere protetto contro l’arresto arbitrario o i maltrattamenti da parte del regime locale. Non solo l’individuo era malsicuro di fronte al governo, ma mancava dei normali tramiti democratici per la serena espressione di opinioni e interessi politici. I moderni giornalisti liberali hanno dovuto essere cauti nella critica, e di rado la libertà di stampa è stata pienamente riconosciuta. Posti di fronte allo scarso valore della vita umana in un paese povero e sovrapopolato, gli intellettuali cinesi hanno trovato difficile replicare all’argomento dei comunisti, secondo il quale l’individuo da solo non può concludere nulla, e deve entrare nel Partito per diventare efficiente”” (pag 15-16)”,”MCIx-001-FV” “BRANDUANI Cesarino”,”Memorie di un libraio.”,”Contiene dedica dell’autore ad Alfio Russo (1964) BRANDUANI Cesarino”,”EDIx-098″ “BRANSON Noreen HEINEMANN Margot”,”L’ Inghilterra negli anni trenta.”,”BRANSON ha lavorato per molti anni all’Ufficio studi del partito laburista. HEINEMANN insegna al Goldsmisth College”,”UKIS-004″ “BRANSON Noreen”,”History of the Communist Party of Great Britain, 1927-1941.”,”Noreen BRANSON ha lavorato presso il Labour Reseach Department, specializzandosi in assistenza sociale e questione abitazioni. Ha diretto per molti anni ‘Labour Research. E’ coautrice assieme a Margot HEINEMANN di ‘Britain in the Nineteen Thirties’ (1971′ e di altri volumi. Il suo libro va dal periodo dello sciopero generale all’ attacco tedesco all’ Unione Sovietica. Durante questo periodo il Comintern, di cui il CPGB era la sezione britannica, adottò la linea politica ‘classe contro classe’ che lo condusse ad un crescente isolamento. “”I 26 candidati del Partito Comunista raccolsero 75.000 voti. La percentuale media del voto fu di 7.5, un miglioramento, certo, del 5.3 per cento acquisito nel 1929, ma non così ampio come ci si aspettava””. (pag 88) Questione finanziamento partito (con soldi dai russi) (pag 154)”,”MUKx-117″ “BRANSON Noreen MOORE Bill”,”Our History. Labour – Communist Relations, 1920-1951. Part I. 1920-1935.”,”Nel 1957 il Party History Group pubblicava il Pamphlet n° 5 dal titolo ‘Labour-Communist Relations, 1920-39’. Il presente pamphlet incorpora quello del 1957 riveduto e ampliato da N. BRANSON e Bill MOORE. Gli ani di guerra sono stati scritti da Noreen BRANSON. Il Periodo del dopoguerra fino alla pubblicazione della prima edizione de ‘The British Road to Socialism’, è scritto da Bill MOORE. “”Il Labour Party è una organizzazione federale basata sulle Trade Unions. Il consiglio di Lenin del 1920 (mettere un Governo Labour in carica cosicché le sue azioni riformiste possano disilludere i lavoratori) è ancora valido.”” (pag 45)”,”MUKx-140″ “BRANSON Noreen MOORE Bill”,”Our History. Labour – Communist Relations, 1920-1951. Part II. 1935-1945.”,”Nel 1957 il Party History Group pubblicava il Pamphlet n° 5 dal titolo ‘Labour-Communist Relations, 1920-39’. Il presente pamphlet incorpora quello del 1957 riveduto e ampliato da N. BRANSON e Bill MOORE. Gli ani di guerra sono stati scritti da Noreen BRANSON. Il Periodo del dopoguerra fino alla pubblicazione della prima edizione de ‘The British Road to Socialism’, è scritto da Bill MOORE. “”Nel corso del 1936 il Partito Comunista (Communist Party) continuò la campagna per l’ affiliazione. Una Petizione raccolse 100 mila firme e “”1400 sindacati, partiti del lavoro e branche di cooperative sostennero la nostra posizione””. Ma alla Conferenza del Labour Party dell’ ottobre, l’ affiliazione fu sconfitta 1.728.000 voti contro 592.000. Negli anni seguenti la questione fu rimossa dall’ agenda.”” (pag 5)”,”MUKx-141″ “BRANSON Noreen”,”History of the Communist Party in Britain 1941-1951.”,”Noreen Branson has worked at the Labour Research Department, specialising in social insurance and housing, and was for many years editor of Labour Research. She is the co-author, with margot Heinemann, of Britain in the Nineteen Thirties and the author of Britain in the Nineteen Twenties and Poplarism 1919-1925, Introduction, Appendices: Membership Numbers 1941-51, Members of Communist Party Executive Committee, References, Index,”,”MUKx-006-FL” “BRANSON Noreen”,”History of the Communist Party of Great Britain, 1927-1941.”,”Noreen Branson has worked at the Labour Research Department, specialising in social insurance and housing, and was for many years editor of Labour Research. She is the co-author, with margot Heinemann, of Britain in the Nineteen Thirties and the author of Britain in the Nineteen Twenties and Poplarism 1919-1925, Illustrations, Introduction, Appendix: List of Central Committee members 1927-38, Indexes,”,”MUKx-008-FL” “BRASKÉN Kasper”,”The International Workers’ Relief, Communism, and Transnational Solidarity. Willi Münzenberg in Weimar Germany.”,”Kasper Braskén, Postdoctoral Researcher, Abo Akademi University Internationale Rote Hilfe (IRA, International Red Aid) Internationale Arbeiterhilfe IAH Rote Hilfe Deutschland RHD Impero rosso, media editoriale di W. Munzenberg, Red Media Empire (pag 121) “”The dispute between the ‘Arbeiterhilfe’ and the IRH was strongly linked to the political struggle that was at the time being played out within the KPD, the Comintern and the ‘Russian Communist Party’ (RCP(B)). The insecure state of affairs had already begun in December 1922 when Lenin had had to give up his active work on health grounds, and this confusion had lasted until May 1924 (42). For the KPD, this was a time of internal vendettas. As the German October Revolution had failed, convenient scapegoats had been found amongst the old leadership, and therefore the so-called “”Right-wing opposition”” had been set up, while a “”Middle”” and a “”Left”” group were fighting each other for power. There was a serious state of disorder within the KPD until 19 February 1924 when a new leadership was elected n Moscow consisting of representatives from both the left and Middle groups. It would, however, be the left that thereafter dominated the new KPD that in general did non appreciate the significance of the ‘Arbeiterhilfe’ (43). Münzenberg engaged wholeheartedly in the debate in a letter he sent to Walter Stöcker (44) on 2 February 1924. Münzenberg explained to Stöcker, who was then the provisional chairman of the KPD, that the two of them did not belong to the same fraction within the party as he, Münzenberg, agreed on several key issues with the so-called “”Right-wing”” opposition. In Münzenberg’s highly critical and personal letter to Stöcker he questioned the very methods of propaganda and organisation of the party (45)”” (pag 108) [(42) Edward Hallett Carr, ‘The interregnum 1923-1924’ (Penguin Books, 1969, 350, 72-73; (43) Klaus Kinner, ‘Der deutsche Kommunismus, Selbsverständnis und Realität’, vol 1, Die Weimarer Zeit, Geschichte des Kommunismus und Linkssozialismus (Berlin, Dietz Verlag, 1999), 67-75; (44) Walter Stöcker Stoecker, was at the time the leader of the ‘Middle’ group within the KPD. See further on Stöcker in Weber and Herst, Deutsch kommunisten’, 905-907; (45) Münzenberg to Stöcker, Berlin, 2.2.1924, SAPMO-BArch, RY 9/1 6/7/6, 97] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] [“”La disputa tra ‘Arbeiterhilfe’ e IRH (Internationale Rote Hilfe, ndr) era fortemente legata alla lotta politica che all’epoca si stava svolgendo all’interno del KPD, del Comintern e del ‘Partito Comunista Russo’ (RCP (B)). Lo stato di insicurezza della situazione era già iniziato nel dicembre 1922 quando Lenin aveva dovuto rinunciare al suo lavoro attivo per motivi di salute, e questa confusione era durata fino al maggio 1924 (42). Per il KPD, questo era un periodo di vendette interne. Come la Rivoluzione tedesca di ottobre aveva fallito, i capri espiatori convenienti erano stati trovati tra la vecchia leadership, e quindi era stata costituita la cosiddetta “”opposizione di destra””, mentre un gruppo “”di centro”” e un gruppo di “”sinistra”” si combattevano per il potere. C’era un grave stato di disordine all’interno del KPD fino al 19 febbraio 1924, quando a Mosca fu eletta una nuova leadership composta da rappresentanti dei gruppi di sinistra e di centro. Tuttavia, sarebbe stata la sinistra a dominare in seguito il nuovo KPD che in generale non apprezzava il significato dell'””Arbeiterhilfe”” (43). Münzenberg si impegnò con tutto il cuore nel dibattito in una lettera che inviò a Walter Stöcker (44) il 2 febbraio 1924. Münzenberg spiegò a Stöcker, allora presidente provvisorio del KPD, che i due non appartenevano alla stessa frazione all’interno il partito, come lui, Münzenberg, aveva concordato diverse questioni chiave con la cosiddetta opposizione “”di destra””. Nella lettera altamente critica e personale di Münzenberg a Stöcker egli metteva in dubbio i metodi stessi di propaganda e di organizzazione del partito (45) “”(pag 108) [(42) Edward Hallett Carr, ‘The interregnum 1923-1924’ (Penguin Books, 1969, 350, 72-73; (43) Klaus Kinner, ‘Der deutsche Kommunismus, Selbsverständnis und Realität’, vol 1, Die Weimarer Zeit, Geschichte des Kommunismus und Linkssozialismus (Berlino, Dietz Verlag, 1999), 67-75; (44) Walter Stöcker Stoecker, all’epoca era il leader del gruppo di “”Centro”” all’interno del KPD. Vedi inoltre Stöcker in Weber e Herst, ‘Deutsch kommunisten’, 905-907; (45) Münzenberg to Stöcker, Berlino, 2.2.1924]”,”INTT-353″
“BRAUDEL Fernand”,”Civiltà materiale, economia e capitalismo. Struttura del quotidiano, secoli XV-XVIII.”,”La popolazione nel mondo, eguaglianza Cina – Europa, città eserciti flotte, FR prematuramente popolata, densità di popolazione, equilibrio biologico, carestie epidemie peste, storia ciclica delle malattie, lunga durata, alimentazione grano pane riso mais resto del mondo, tavola lusso e consumi di massa, bevande e droghe, abitazione vestiario moda, tecnica fonti energia ferro, allevamento cavalli, grandi innovazioni tecniche invenzioni, trasporti, moneta, città occidentali.”,”STOS-010″
“BRAUDEL Fernand LABROUSSE Ernest direzione di; saggi di Fernand BRAUDEL Pierre CHAUNU Richard GASCON Emmanuel LE-ROY-LADURIE Michel MORINEAU Ernest LABROUSSE Pierre LEON Pierre GOUBERT Jean BOUVIER Charles CARRIERE Paul HARSIN Maurice LEVY-LEBOYER André ARMENGAUD André BRODER Jean BRUHAT Adeline DAUMARD Robert LAURENT Albert SOBOUL Pierre BARRAL Francois CARON René GIRAULT Christian GRAS Michelle PERROT Claude WILLARD A.M. SURATTEAU”,”Histoire economique et sociale de la France.”,”1. 1450-1660 L’etat et la Ville 1. 1450-1660 Paysannerie et croissance 2. 1660-1789 Age seigneurial 3. 1789-1880 Avenement Ere Industrielle 3. 1789-1880 idem 4. 1880-1914 Ere industrielle et la socie- 4. 1914-1950 té aujourd’hui 4. 1950-1970 idem Saggi di Fernand BRAUDEL, Pierre CHAUNU, Richard GASCON, Emmanuel LE-ROY-LADURIE, Michel MORINEAU, Ernest LABROUSSE, Pierre LEON, Pierre GOUBERT, Jean BOUVIER, Charles CARRIERE, Paul HARSIN, Maurice LEVY-LEBOYER, André ARMENGAUD, André BRODER, Jean BRUHAT, Adeline DAUMARD, Robert LAURENT, Albert SOBOUL, Pierre BARRAL, Francois CARON, René GIRAULT, Christian GRAS, Michelle PERROT, Claude WILLARD, A.M. SURATTEAU”,”FRAS-004″
“BRAUDEL Fernand”,”I tempi della storia. Economie società civiltà.”,”Appendice: Bibliografia scritti di BRAUDEL, di Branislava TENENTI; La VI Sezione dell'””Ecole Pratique des Hautes Etudes”” e l’unificazione delle scienze economico-sociali in Francia, di Giuliana GEMELLI. Le interviste sono fatte da Massimo BOFFA e M. Antonietta MACCIOCCHI.”,”STOS-059″
“BRAUDEL Fernand”,”Storia, misura del mondo.”,”BRAUDEL (1902-1985) ha insegnato al College de France e all’ Ecole des Hautes Etudes. Tra le sue opere tradotte in IT: -Capitalismo e civiltà materiale -Civiltà e imperi nell’età di Filippo II -La dinamica del capitalismo”,”STOx-042″
“BRAUDEL Fernand”,”Capitalismo e civiltà materiale (secoli XV-XVIII).”,”””La spiegazione dev’ essere cercata anche in una lunga storia, ancora poco chiara. “”Contrariamente a ciò che insegna la tradizione cinese stessa, l’ irrigazione è fenomeno relativamente tardo in Cina. Tutte le testimonianze indicano che soltanto fra il secolo V e il I, prima dell’ era volgare, si è imposta questa tecnica, contemporanea dei primi sviluppi della siderurgia cinese””. La Cina si è rivolta dunque tardi all’ idraulica e alla produzione intensiva dei cereali, creando nell’ età degli Han il paesaggio classico della sua storia. E’ questo “”uno dei grandi fatti, per non dire il fatto capitale della storia umana in Estremo Oriente””””. (pag110) “”Le città sono come trasformatori elettrici: esse aumentano le tensioni, precipitano gli scambi, rimescolano all’infinito la vita degli uomini. Sono nate dalla più antica, dalla più rivoluzionaria divisione del lavoro: campi da un lato, attività cosiddette urbane dall’altro. “”L’opposizione tra città e campagna – ha scritto Karl Marx nei suoi scritti giovanili – comincia con il passaggio dalla barbarie alla civiltà, dal regime tribale allo Stato, dal luogo geografico alla nazione, e si ritrova in tutta la storia universale””. Le città sono anche formazioni parassitarie, abusive. Erodoto parla già dei mangiatori di miglio a nord del Mar Nero, che coltivavano il grano per le città greche. Il dialogo città-campagna è in realtà la prima, la più lunga lotta di classi che la storia abbia conosciuto. Non condanniamo e non prendiamo le difese di nessuna delle due parti: queste città parassite sono anche l’intelligenza, il rischio, il progresso, la modernità verso cui si muove lentamente il mondo. Ad esse, i cibi più raffinati, le industrie di lusso, la moneta più agile, ben presto il capitalismo calcolatore e lucido. Allo Stato, sempre piuttosto greve, prestano la loro insostituibile vivacità. Sono gli acceleratori dell’intero tempo della storia. Il che non significa che esse non facciano soffrire gli uomini nel corso dei secoli; anche gli uomini che in esse vivono.”” (pag 379) [Fernand Braudel, Capitalismo e civiltà materiale (secoli XV-XVIII), 1977]”,”STOS-087″
“BRAUDEL Fernand”,”Civilisation materielle et capitalisme (XV-XVIII siecle). Tome I.”,”””Des histoirens n’hesiteront pas à penser, et je crois qu’ils ont raison, que chaque maladie a sa propre vie, independante des correlations que nous suggerons sans fin à leur propos. Au mieux, les correlations avec les crises economiques, les echanges marchands et les echanges anormaux que sont les guerres ne seraient que les accidents mineurs d’une histoire liée à d’autres facteurs. Non pas l’ homme, mais tel rongeur, tel parasite, tel bacille, tel virus, tel stock en circulation ou immobile. Ces histoires seraient tout de meme cycliques, avec un commencement, des retours, des surprises, parfois une fin”” (pag 65) “”Les villes sont autant de transformations électriques: elles augmentent les tensions, elles précipitent les échanges, elles brassent sans fin la vie des hommes. Elles sont nées de la plus ancienne, de la plus révolutionnaire des divisions du travail: champs d’un côté, activités dites urbaines de l’autre. “”L’opposition entre la ville et la campagne commence avec le passage de la barbarie à la civilisation, du régime des tribus à l’Etat, de la localité à la nation, et se retrouve dans toute l’histoire de l’univers, et jusqu’à nos jours””. Karl Marx a écrit ces lignes au temps de sa jeunesse”” [Fernand Braudel, Civilisation materielle et capitalisme (XV-XVIII siecle). Tome I., Paris, 1967] (pag 369) “”Au vrai, plus encore que de ‘sociétés’ (le mot est malgré tout bien vague), c’est de ‘socio-économies’ qu’il faudrait parle. C’est Marx qui a raison: qui possède les moyens de production, la terre, les bateaux, les métiers, les matières premières, les produits finis et non moins les positions dominantes? Il reste évident cependant que ces deux coordonnées: société et économie, ne suffisent pas à elles seules: l’Etat multiforme, cause et conséquence tout à la fois, impose sa présence, trouble les rapports, les infléchit, le voulant ou non. Il joue son rôle, souvent très lourdement, dans ces architectures qu’on peut regrouper à travers une sorte de typologie des diverses socio-économies du monde, celles-ci à esclaves, celles-là à serfs et à seigneurs, celles-là à hommes d’affaires et précapitalistes. C’est revenir au langage de Marx, demeurer à ses côtes, même si l’on rejette aussitôt ses termes exacts ou l’ordre rigoureux qui lui paraît faire glisser toute société de l’une à l’autre de ces structures”” [Fernand Braudel, Civilisation materielle et capitalisme (XV-XVIII siecle). Tome I., Paris, 1967] (pag 436)”,”STOS-088″
“BRAUDEL Fernand”,”La dynamique du capitalisme.”,”Il piccolo volume riproduce il testo di tre conferenze fatte da BRAUDEL all’ Università Johns Hopkins, negli Stati Uniti, nel 1976. Il testo ha avuto una traduzione in inglese e in italiano (La dinamica del capitalismo). Questo testo è anteriore all’ opera ‘Civiltà materiale, economia e capitalismo’ apparsa in Francia nel 1979 presso Armand Colin. “”Noi saremmo un po’ disorientati dal baccano della borsa di Amsterdam, diciamo del XVII secolo, ma un agente di cambio oggi, che si sarebbe divertito a leggere lo stupefacente libro di Josè de la Vega, ‘Confusion de confusiones’ (1688), si riconoscerebbe senza difficoltà, immagino, nel gioco già complicato e sofisticato delle azioni che si vendono senza possederle, secondo i procedimenti più moderni delle vendite a termine o a premio””. (pag 27) “”Per economia-mondo, termine che ho forgiato a partire dalla parola tedesca Weltwirtschaft, intendo l’ economia di una sola porzione del nostro pianeta, nella misura in cui essa forma un tutto economico. Ho scritto, da molto tempo, che il Mediterraneo del XVI secolo era una Weltwirtschaft in se stessa, una economia-mondo, si direbbe molto bene, in tedesco: ein Welt für sich, un mondo in sé””. (pag 85)”,”STOS-097″
“BRAUDEL Fernand, a cura di Roselyne DE-AYALA e Paule BRAUDEL”,”Autour de la Méditerranée.”,”””Un avvenimento non è degno di considerazione, diceva Henri Pirenne, che nella misura in cui ha avuto delle conseguenze””. (pag 368) “”L’ operaio infaticabile, per cui la guerra va estendendosi fino all’ altro capo del Mediterraneo, è un papa indomabile, magnifico, Pio V””. (pag 373)”,”STOS-098″
“BRAUDEL Fernand a cura”,”Problemi di metodo storico.”,”scritti di M. BLOCH L. FEBVRE P. LEUILLIOT J. MEUVRET A. TENENTI P. GOUBERT A. DAUMARD F. FURET E. LE-ROY-LADURIE J. LE-GOFF F. BRAUDEL R. PHILIPPE J.J. HEMARDINQUER J.C. GARDIN P. GARELLI R. CHEVALLIER D. THORNER M. RONCAYOLO P. COURBIN J. BERTIN J.P. CHARNAY P. BROISE M. COUTURIER A. BURGUIERE .P. PETER C. MORAZE’ M. LACHIVER J. DUPAQUIER P. VILAR M. FERRO. BRAUDEL (1902-) direttore dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes (EHESS) insegna civiltà moderna al College de France. Ha diretto dopo la scomparsa di L. FEBVRE nel 1956, la rivista ‘Annales’. “”Forse il nesso tra le lezioni dei maestri di Oxford e di Parigi e le imprese dei mercanti di Genova, Venezia e Lubecca alla fine del Medioevo è più stretto di quanto non si creda e di quanto certo non pensassero gli stessi protagonisti. E’ forse per la loro azione congiunta che il tempo perde la sua unità e che il tempo dei mercanti si libera del tempo biblico, che la Chiesa non riesce a conservare nella sua ambivalenza fondamentale.”” (pag 205)”,”STOS-117″
“BRAUDEL Fernand”,”Il secondo rinascimento. Due secoli e tre Italie.”,”BRAUDEL Fernand (1902-1985) è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes, direttore del Centre de la Recherche Historique e membro dell’ Academie Francaise. “”Insomma, senza sottovalutare l’ intensa tragedia che per tutta la scienza sarà il processo del 1633 (Galileo, ndr) – su cui converrà tornare – mi rifiuto di vedere la situazione scientifica dell’ Italia – per quel che riguarda scienza e tecnica – sotto colori immediatamente oscuri. Nel breve termine ciò è inesatto. La scienza non muore dall’ oggi al domani, e nemmeno la tecnica. Su questo piano essenziale l’ Italia continua a proporre all’ Europa i propri ingegneri, che sono indubbiamente i migliori del tempo. Essi sono all’ opera al tempo del gigantesco assedio di Anversa del 1585, agli ordini di Alessando Farnese; sono ancora all’ opera nel corso dell’ assedio, non meno gigantesco, della Rochelle, da parte di Richelieu nel 1628; lo sono ancora ai tempi di Vauban. E i trattati di meccanica italiani sono fra i più belli che conosciamo (…)””. (pag 131)”,”STOS-118″
“BRAUDEL Fernand a cura; scritti di G. DUMEZIL A. VARAGNAC G. LE-BRAS R. BASTIDE J.P. VERNANT R. BARTHES F. BRAUDEL W.W. ROSTOW W. KULA C.L. LEVI-STRAUSS L. GOLDMANN V.I.. ABAEV G. DEVEREUX A. BESANCON M. BORDEAUX”,”La storia e le altre scienze sociali.”,”Dalle Annales E.S.C. : scritti di G. DUMEZIL A. VARAGNAC G. LE-BRAS R. BASTIDE J.P. VERNANT R. BARTHES F. BRAUDEL W.W. ROSTOW W. KULA C.L. LEVI-STRAUSS L. GOLDMANN V.I.. ABAEV G. DEVEREUX A. BESANCON M. BORDEAUX. “”Si sa che per Saussure il linguaggio umano può essere studiato sotto due aspetti, quello di lingua e quello di parola. La lingua è un’ istituzione sociale, indipendente dall’ individuo, è una riserva normativa dalla quale l’ individuo trae la sua parola, è un “”sistema virtuale che si attualizza solo nella e per la storia””. La parola è un atto individuale, “”una manifestazione attualizzata della funzione del linguaggio””, dove linguaggio è un termine generico che comprende la lingua e la parola.”” (pag 143) “”E’ stato così che Ernest Labrousse e i suoi allievi hanno messo in cantiere, dopo aver presentato il loro manifesto al congresso storico tenuto a Roma nel 1955, una vasta inchiesta di storia sociale, all’ insegna della quantificazione. Non credo di tradire il loro disegno dicendo che questa inchiesta porterà necessariamente alla determinazione di congiunture (o strutture) sociali senza che nulla ci assicuri in anticipo che questo tipo di congiuntura avrà la stessa velocità o lentezza di quella economica.”” (pag 160)”,”STOS-122″
“BRAUDEL Fernand”,”I giochi dello scambio. Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). (Tit.orig.: Civilisation matérielle, economie et capitalisme (XV-XVIII siècle). Les jeux de l’ échange)”,”BRAUDEL Fernand nato nel 1902 è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del Centre de la Recherche Historique. Il suo primo grande lavoro tradotto in italiano nel 1953 è ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’ età di Filippo II’. ‘I giochi dello scambio’ sono preceduti da ‘Le strutture del quotidiano’ e seguiti da ‘I tempi del mondo’. Altre opere dell’ A ‘Il mondo attuale’ e il contributo alla Storia d’ Italia: L’ Italia fuori d’ Italia: Due secoli e tre italie. Reti commerciali. “”Questa solidarietà commerciale è un po’ una solidarietà di classe, che non esclude, beninteso, rivalità d’affari, concorrenza fra individuO e individuo e più ancora fra città e città o fra “”nazione”” e “”nazione””. Lione nel Cinquecento, non è dominata dai mercanti “”italiani””, come si è soliti dire troppo semplicisticamente, ma dalle colonie di lucchesi, di fiorentini, di genovesi (prima delle difficoltà del 1528, che li allontanerrano), da gruppi organizzati e rivali, ognuno dei quali vive nella sua “”nazione””, poiché le città italiane riscono ad odiarsi, litigare e al tempo stesso, quando è necessario, sostenersi a vicenda contro gli altri.”” (pag 140) “”In Europa, nel Mediterraneo, in Occidente come in Oriente, dappertutto troviamo italiani, sempre italiani. Dove trovare miglior preda di quella dell’ Impero bizantino, prima e ancor più dopo la presa di Costantinopoli del 1204? La conquista commerciale italiana si spingerà ben presto fino alle sponde del Mar Nero: mercanti, marinai, notai italiani stano in quei paesi come a casa loro. Ancor più straordinaria la loro conquista dell’ Occidente, lenta, plurisecolare. Fin dal 1127 li troviamo alle fiere di Ypres (…)””. (pag 141) “”Fra le altre reti individuali vi è quella, non meno tenace, dei mercanti anseatici””. (pag 141) Insulindia v. indice”,”STOS-130″
“BRAUDEL Fernand WEBSTER Charles FUBINI Mario MOMIGLIANO Arnaldo SPINI Giorgio DE-CAPRARIIS Vittorio SESTAN Ernesto CANTIMORI Delio GALASSO Giuseppe FALCO Giorgio MATURI Walter SAITTA Armando VALIANI Leo PASSERIN D’ENTREVES Alessandro e Ettore FIRPO Luigi, saggi di”,”Federico Chabod nella cultura e nella vita contemporanea.”,”I primi due saggi sono in lingue estere, il primo (Braudel) in francese, il secondo (Webster) in inglese. Saggi di BRAUDEL Fernand WEBSTER Charles FUBINI Mario MOMIGLIANO Arnaldo SPINI Giorgio DE-CAPRARIIS Vittorio SESTAN Ernesto CANTIMORI Delio GALASSO Giuseppe FALCO Giorgio MATURI Walter SAITTA Armando VALIANI Leo PASSERIN D’ENTREVES Alessandro e Ettore FIRPO Luigi”,”STOx-163″
“BRAUDEL Fernand”,”Espansione europea e capitalismo, 1450-1650.”,”Fernand Braudel (1902-1985), ha insegnato al College de France e all’Ecole des Hautes Etudes. Tra le sue opere: ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II’; ‘Civiltà materiale, economia e capitalismo’ (1981), e ‘Storia, misura del mondo’ (1998), editi dal Mulino. Questo testo è apparso nell’originale francese in ‘Les Ambitions de l’Histoire, a cura di R. de Ayala e P. Braudel, Paris, ed. de Fallois, 1997. Gli «uomini tristi del dopo ’60» “”Tuttavia, una volta ribadito il primato dell’uomo e del suo lavoro manuale e muscolare, stiamo attenti a non considerarne l’aumento come un segno di progresso; o meglio, precisiamo che il progresso economico non significa, automaticamente, progresso sociale, anche se, a lungo termine, esso comporta un probabile aumento del livello di vita generale. Se nel XVI secolo l’aumento degli individui è stato, nell’immediato, un fattore evidente di crescita, non sempre tuttavia ha contribuito alla felicità di quegli esseri umani. Innanzi tutto, quando gli uomini presenti sul mercato del lavoro crescono notevolmente di numero, essi perdono di valore e fra loro si stabilisce una concorrenza spietata. Il livello dei salari e il livello di vita ne risentono immediatamente. In Europa, fra il 1450 e il 1650, tutti i salari reali diminuiscono e questa tendenza di lunga durata si estenderà a tutto il XVII secolo. Segue un periodo di stabilizzazione accompagnato da un leggero miglioramento, ma i livelli si mantengono molto bassi. Così all’aumento degli esseri umani corrisponde un peggioramento della vita: è il prezzo pagato a fronte di progressi economici evidenti. Molti maschi, dopo il 1530 e ancor più dopo il 1560, stentano a trovare posto sul mercato del lavoro, mentre la guerra non riesce a reclutarli tutti. Lucien Febvre ha accennato spesso agli «uomini tristi del dopo ’60»: tristezza che non ha soltanto origine in loro stessi, ma anche nelle condizioni disumane che rendono durissima la vita. Il 1530, il 1560 sono unicamente punti di riferimento cronologici probabili, approssimativi; ma una cosa è certa: intorno a quegli anni c’è stata una svolta e il viaggio degli uomini ha cambiato dovunque colore. A questo proposito ci è tramandata una riflessione di Carlo V all’assedio di Metz (1552), riferita da Ambroise Paré, uomo degno di fede, che tuttavia non aveva visto né udito l’imperatore. Anche se si tratta, come è possibile, di una diceria di soldati, le parole attribuite all’imperatore suonano caratteristiche di un’epoca nuova. Ascoltiamole: «L’imperatore chiese che persone fossero quelle che morivano, se fossero gentiluomini e genti di rango; gli fu risposto che erano tutti poveri soldati; allora egli disse che non era un gran danno se morivano, paragonandoli ai bruchi, alle cavallette, ai maggiolini che mangiano i germogli e gli altri frutti della terra; se infatti si fosse trattato di persone dabbene, non sarebbero state nei suoi accampamenti per pochi soldi al mese…». L’autenticità di queste parole è assai dubbia, ma non la realtà che evidenziano: il passaggio da un’epoca più o meno felice o sopportabile a tempi che vanno facendosi sempre più bui. La svolta sembra prodursi, prima che altrove, in Germania: un paese costretto a misurarsi con un capitalismo creatore di monopoli, scosso da un precoce aumento dei prezzi, dai mille sommovimenti provocati dalla Riforma e da una guerra sociale breve ma lacerante (la guerra dei Contadini, nel 1525). Ma a poco a poco le ombre si estendono a tutto l’Occidente. Ecco ciò che dicono i demografi (Alfred Sauvy); e a loro dobbiamo credere: se il progresso tecnico non trasforma profondamente le condizioni di vita – e nel XVI secolo esso lascia le vecchie strutture pressoché immutate – qualsiasi aumento demografico, benefico all’inizio, è destinato a mutarsi in una realtà malefica. Ben vengano gli uomini, ma si dovrà pur nutrirli; il lavoro dei nuovi venuti, invece, non è competitivo. Così le nuove terre, in un paese di antiche colture come l’Europa, non sono quasi mai buone e la vita degli esseri umani è soggetta a questo duro limite. Noi storici abbiamo infatti riscontrato che, laddove è possibile disporre di dati precisi, come nel caso della Prussia orientale o della Polonia, emerge con evidenza una diminuzione dei rendimenti marginali, con conseguente abbassamento della redditività in agricoltura”” (pag 37-39)”,”EURE-116″
“BRAUDEL Fernand”,”Scritti sulla storia.”,”Fernand Braudel (1902-1985) ha insegnato Civiltà moderna al Collège de France e diretto l’École Pratique des Hautes Études. Direttore dal 1956 della rivista ‘Annales’, ha scritto numerose opere di storia economica e sociale, tra cui: Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli XV-XVIII e L’identità della Francia. Presso Bompiani Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini le tradizioni e Memorie del Mediterraneo. Preistoria e Antichità.”,”STOx-048-FL”
“BRAUDEL Fernand, contributi di Pierre GOUROU Jean GUILAINE Massimo PALLOTTINO Maurice AYMARD Jacques DUPÂQUIER Folco QUILICI”,”L’Europa e gli europei.”,”Lavoro infantile minorile. Foto n. 393 bambina al lavoro in un impianto tessile (pag 203) [Operaia di circa dieci anni in una filanda della Carolina del Nord]”,”EURE-134″
“BRAUDEL Fernand”,”I tempi del mondo. Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII), Vol. III.”,”Economie mondo: Europa, America (Nord e Sud), Russia-Siberia, Impero turco, Estremo oriente (India, Cina ecc:) – La grandezza inglese e il debito pubblico (pg 383-387) – Tesi di Paul Bairoch: “”Durante i primi decenni della rivoluzione industriale, la tecnica è stata assai più un fattore determinato dall’economia che non un fattore determinante l’economia”” (pag 602) – Contrariamente a quanto Marx ha creduto e scritto in buona fede, Adam Smith non ha scoperto la divisione del lavoro””. Ha solo portato alla dignità di una teoria d’insieme una vecchia nozione già presentita da Platone, Aristotele ecc: (pag 627) ‘Penso dunque che l’economia-mondo europea nasca molto presto, e non mi lascio ipnotizzare, come Immanuel Wallerstein, dal secolo XVI. Il problema che lo tormenta è in effetti il medesimo che aveva posto Marx. Citiamo ancora una volta la celebre frase: «La biografia del capitale comincia nel secolo XVI». Per Wallerstein, l’economia-mondo europea è stata la matrice del processo capitalistico. Su questo punto non intendo contraddirlo, poiché dire zona centrale o dire capitalismo significa indicare la stessa realtà. Allo stesso modo, premettere che l’economia-mondo edificata in Europa nel secolo XVI non è stata la prima a mettere radici in questo piccolo e favoloso continente vuol dire formulare ipso facto l’affermazione che il capitalismo non ha aspettato il secolo XVI per fare la sua prima comparsa. Sono perciò d’accordo con Marx quando scrive (per pentirsene subito) che il capitalismo europeo (e si riferisce anche alla produzione capitalistica) ha avuto inizio nell’Italia del secolo XIII. Una discussione sul tema non è certo futile’ (pag 37); ‘Abbiamo visto come nelle terre troppo vaste l’eterno problema sia costituito dallo scarso numero degli uomini. L’America nascente aveva sempre più bisogno di manodopera facilmente controllabile e a buon mercato – gratuita sarebbe stato l’ideale -, per lo sviluppo della nuova economia. Il libro anticipatore di Eric Williams (25) ha indicato una volta per tutte il legame di causa ed effetto che lega la schiavitù, la pseudo-schiavitù, il servaggio, lo pseudoservaggio, il salariato e lo pseudosalariato del Nuovo Mondo all’ascesa capitalistica della vecchia Europa. Egli scrive brevemente: «L’essenza del mercantilismo è la schiavitù» (26). E’ quanto Marx aveva detto con altre parole, in «una frase chiara, di una densità storica forse unica»: «La schiavitù dissimulata dei salariati europei non può addestrarsi che sull’esempio della schiavitù senza aggettivi dei salariati del Nuovo Mondo» (27). Nessuno stupirà di fronte alle sofferenze di questi uomini d’America, qualunque sia il colore della loro pelle; tali sofferenze non possono essere attribuite soltanto ai proprietari delle piantagioni, agli appaltatori delle miniere, ai mercanti prestatori del «Consulado» di Mexico o di altre località, agli implacabili funzionari della Corona di Spagna, ai venditori di zucchero o di tabacco, ai trafficanti di schiavi, ai capitani «affaristi» delle navi mercantili: tutti hanno il loro peso, ma sono in qualche modo dei delegati, degli intermediari. Las Casas li ha denunciati come i soli responsabili della «servitù infernale» degli indiani; egli avrebbe voluto rifiutare loro i sacramenti, metterli fuori dalla Chiesa; al contrario, però, non ha mai contestato la dominazione spagnola’ (pag 413)] [(25) ‘Capitalism and Slavery, 1975; (26) Ibid., p. 30; (27) Karl Marx, ‘Il Capitale’, ed. franc., 1938, I, p. 785, citato da Pierre Vilar, ‘Problems of the Formation of Capitalism’, in ‘Past and Present’, 1956, p. 34]”,”STOS-199″
“BRAUDEL Fernand, collaborazione di Georges DUBY Roger ARNALDEZ Maurice AYMARD Filippo COARELLI Jean GAUDEMENT Piergiorgio SOLINAS”,”Il Mediterraneo. Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione.”,” Maurice Aymard, Le migrazioni (pag 221-)”,”STOS-003-FGB”
“BRAUDEL Fernand”,”Les Structures du Quotidien: le possible et l’impossible. Civililsation matérielle, économie et capitalisme. Tome 1.”,”Scotti-Douglas: inserita nel volume una pagina con firma autografa di Braudel dedicata a Daniela. . “”In en résulte des remous, des catastrophe, plus encore de lentes, de puissantes pulsations qui sont un trait de l’Ancien Régime monétaire. Vérité bien connue: «L’argent et l’or sont frères ennemis»; Karl Marx à repres la formule à son compte: «Partout où l’argent et l’or se maintiennent légalement l’un à côté de l’autre comme monaies, écrit-il, c’est toujours en vain qu’on a essayé de les traiter comme une sule et même matiére (79). La dispute n’a jamais eu de fin”” (pag 403-404) [(70) Karl Marx, Le Capital, Ed. Sociales, 1950, I, p. 196, note 2] “”Le villes sont autant de transformateur éléctriques: elles augmentent les tensions, elles précipitent les échanges, elles brassent sans fin la vie des hommes. Ne sont-elles pas nées de la plus ancienne, de la plus révolutionnaire des divisions du travail: champs d’un coté, activités dites urbaines de l’autre? «L’opposition entre la ville et la campagne commence avec le passage de la barbarie à la civilisation, du régime des tribus à l’État, de la localité à la nation, et se retrouve dans toute l’histoire de la civilisation, et jusqu’à nos jours» Karl Marx a écrit ces lignes au temps de sa jeunesse (1)”” (pag 421) [(1) Marx Engels, L’ideologie allemande’, (1846) in Karl Marx, ‘Pre-capitalist Economic Formations’, p.p: Eric Hobsbawm, 1964, p. 127] “”Mais plus encore que de ‘sociétés’ (le mot est malgré tout bien vague), c’est de ‘socio-économies’ qu’il foudrait parler. C’est Marx qui a raison: qui possède les moyens de production, la terre, les bateaux, les métiers, les matières premières, les produits finis et non moins les positions dominantes? Il rest évident cependant que ces deux coordonnées: societé et économie, ne suffisent pas à elles seules; l’Ètat multiforme, cause et conséquence tout à la fois, impose sa présence, trouble les rapports, les inflechit, le voulant ou non, joue son rôle, souvent lourdement, dans ces architectures qu’on peut regrouper à travers une sorte de typologie des diverses socio-économies du monde, celles-ci à esclaves, celles-là à serfs et à seigneurs, celles-là à hommes d’affaires et précapitalistes. C’est revenir au langage de Marx, demourer à ses côtés, même si l’on rejette ses termes exacts ou l’ordre rigoureux qui ferait glisser toute société de l’une à lautre de ces structures. Le problème reste celui d’une classication, d’une hiérarchie réfléchie des sociétés. Nul n’echappera – et dès le plan de la vie matérielle -à cette nécessité-là”” (pag 495) [Fernand Braudel, ‘Les Structures du Quotidien: le possible et l’impossible. Civililsation matérielle, économie et capitalisme. Tome 1’, Armand Colin, Paris, 1979]”,”STOS-018-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”La Mediterranee et le monde méditerranéen à l’époque de Philippe II. Tome premier.”,”Libro dedicato dall’autore a Lucien Febvre Fernand Braudel, de l’Academie Française Nato nella Mosa nel 1902, Braduel è stato dal 1946 uno dei direttori dela prestigiosa rivista delle ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. E’ succeduto a quest’ultmimo nel 1949, alla presidenza della VI sezione dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1962 è stato il primo ammistratore della Maison des Sciences de l’Homme. Cartina pag 105, La Sicilia e la Tunisia tagliano il Mediterraneo in due.”,”STOS-019-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”La Mediterranee et le monde méditerranéen à l’époque de Philippe II. Tome 2.”,”Libro dedicato dall’autore a Lucien Febvre Fernand Braudel, de l’Academie Française Nato nella Mosa nel 1902, Braduel è stato dal 1946 uno dei direttori dela prestigiosa rivista delle ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. E’ succeduto a quest’ultmimo nel 1949, alla presidenza della VI sezione dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1962 è stato il primo ammistratore della Maison des Sciences de l’Homme. Cartina pag 105, La Sicilia e la Tunisia tagliano il Mediterraneo in due.”,”STOS-020-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”L’ identitè de la France. Vol. 1. Espace et histoire.”,”Fernand Braudel è nato nel 1902. Nel 1935 parte per il Brasile dove insegna all’Università di San Paolo. Nel 1937 ritorna e diventa Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes de Paris. Nel 1939 viene mobilitato e parte per la Linea Maginot. Nel 1940 viene fatto prigioniero e passa cinque anni a Lubecca. Qui redige la sua tesi sul ‘Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, poi sostenuta nel 1947 e pubblicata nel 1949. Dal 1946 è diventato direttore della rivista ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. Nel 1949 succede a Febvre al College de France e nel 1956 diventa presidente della VI sezione degli Hautes Etudes che più tardi si trasformeranno in Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Nel 1962 fonda ma Maison des Science de l’Homme.”,”FRAS-005-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”L’ identitè de la France. Vol. 2. Les hommes et les choses. 1.”,”Fernand Braudel è nato nel 1902. Nel 1935 parte per il Brasile dove insegna all’Università di San Paolo. Nel 1937 ritorna e diventa Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes de Paris. Nel 1939 viene mobilitato e parte per la Linea Maginot. Nel 1940 viene fatto prigioniero e passa cinque anni a Lubecca. Qui redige la sua tesi sul ‘Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, poi sostenuta nel 1947 e pubblicata nel 1949. Dal 1946 è diventato direttore della rivista ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. Nel 1949 succede a Febvre al College de France e nel 1956 diventa presidente della VI sezione degli Hautes Etudes che più tardi si trasformeranno in Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Nel 1962 fonda ma Maison des Science de l’Homme.”,”FRAS-006-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”L’ identitè de la France. Vol. 3. Les hommes et les choses. 2.”,”Fernand Braudel è nato nel 1902. Nel 1935 parte per il Brasile dove insegna all’Università di San Paolo. Nel 1937 ritorna e diventa Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes de Paris. Nel 1939 viene mobilitato e parte per la Linea Maginot. Nel 1940 viene fatto prigioniero e passa cinque anni a Lubecca. Qui redige la sua tesi sul ‘Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, poi sostenuta nel 1947 e pubblicata nel 1949. Dal 1946 è diventato direttore della rivista ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. Nel 1949 succede a Febvre al College de France e nel 1956 diventa presidente della VI sezione degli Hautes Etudes che più tardi si trasformeranno in Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Nel 1962 fonda ma Maison des Science de l’Homme.”,”FRAS-007-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”Civilisation matérielle, économie et capitalisme XVe-XVIIIe siècle. Tome 2. Les jeux de l’échange.”,”Fernand Braudel, nato nel 1902 e morto nel 1985 , è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del Centre de la Recherche Historique. Il suo primo grande lavoro tradotto in italiano nel 1953 è ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’ età di Filippo II’. ‘I giochi dello scambio’ sono preceduti da ‘Le strutture del quotidiano’ e seguiti da ‘I tempi del mondo’. Altre opere dell’autore ‘Il mondo attuale’ e il contributo alla Storia d’ Italia: L’ Italia fuori d’Italia: Due secoli e tre italie. Fernand Braudel (Luméville-en-Ornois, 24 agosto 1902 – Cluses, 27 novembre 1985) è stato uno storico francese. È stato uno dei principali esponenti della École des Annales, una scuola storiografica che studia la storia delle civiltà indagando i cambiamenti politici, sociali, economici e culturali a lungo termine, secondo una prospettiva comparata, in netta opposizione alla storia dei singoli avvenimenti. Braudel è ritenuto uno dei massimi storici del XX secolo. È stato direttore della VI sezione dell’École Pratique des Hautes Études (divenuta poi École des Hautes Études en Sciences Sociales) di Parigi. È stato primo presidente dell’Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini” (1968-1984) 12. Braudel ha scritto numerosi libri, tra cui “La Méditerranée et le Monde Méditerranéen à l’époque de Philippe II” (1949), “Civilisation matérielle, économie et capitalisme, XVe-XVIIIe siècle” (1979) e “L’Identité de la France” (1986) 13. (copil.) Bibliografia: ‘Fernand Braudel: A Biography’ di Emmanuel Le Roy Ladurie 1. Questo libro è stato pubblicato nel 1984 ed è disponibile in inglese.”,”STOS-025-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”Civilisation matérielle, économie et capitalisme XVe-XVIIIe siècle. Tome 3. Le Temps du Monde.”,”Fernand Braudel, nato nel 1902 e morto nel 1985 , è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del Centre de la Recherche Historique. Il suo primo grande lavoro tradotto in italiano nel 1953 è ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’ età di Filippo II’. ‘I giochi dello scambio’ sono preceduti da ‘Le strutture del quotidiano’ e seguiti da ‘I tempi del mondo’. Altre opere dell’autore ‘Il mondo attuale’ e il contributo alla Storia d’ Italia: L’ Italia fuori d’Italia: Due secoli e tre italie. Fernand Braudel (Luméville-en-Ornois, 24 agosto 1902 – Cluses, 27 novembre 1985) è stato uno storico francese. È stato uno dei principali esponenti della École des Annales, una scuola storiografica che studia la storia delle civiltà indagando i cambiamenti politici, sociali, economici e culturali a lungo termine, secondo una prospettiva comparata, in netta opposizione alla storia dei singoli avvenimenti. Braudel è ritenuto uno dei massimi storici del XX secolo. È stato direttore della VI sezione dell’École Pratique des Hautes Études (divenuta poi École des Hautes Études en Sciences Sociales) di Parigi. È stato primo presidente dell’Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini” (1968-1984) 12. Braudel ha scritto numerosi libri, tra cui “La Méditerranée et le Monde Méditerranéen à l’époque de Philippe II” (1949), “Civilisation matérielle, économie et capitalisme, XVe-XVIIIe siècle” (1979) e “L’Identité de la France” (1986) 13. (copil.) Bibliografia: ‘Fernand Braudel: A Biography’ di Emmanuel Le Roy Ladurie 1. Questo libro è stato pubblicato nel 1984 ed è disponibile in inglese.”,”STOS-026-FSD”
“BRAUDEL Fernand, a cura; scritti di Marc BLOCH Lucien FEBVRE Paul LEUILLIOT Jean MEUVRET Alberto TENENTI Pierre GOUBERT Adeline DAUMARD François FURET Emmanuel LE-ROY-LADURIE Jacques LE-GOFF Robert PHILIPPE Jean-Claude GARDIN Paul GARELLI Raymond CHEVALLIER Daniel THORNER Marcel RONCAYOLO Jacques BERTIN Jean-Paul CHARNAY Pierre BROISE Marcel COUTURIER André BURGHIÈRE Jean-Pierre PETER Charles MORAZÉ Jacques DUPÂQUIER Marcel LACHIVER Pierre VILAR Marc FERRO”,”Problemi di metodo storico.”,”Fernand Braudel (1902-) direttore dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes (EHESS) ha insegnat= Civiltà moderna al College de France. Ha diretto la rivista ‘Annales’ dopo la scomparsa di L. Febvre nel 1956, Storico francese (Luméville-en-Ornois, Vosges, 1902 – Saint-Gervais-les-Bains, Haute Savoie, 1985). Erede dell’opera di M. Bloch e di L. Febvre, anche come direttore (1956-1972) della rivista Annales, è stato uno dei maggiori esponenti del rinnovamento della storiografia francese del 20º secolo. Prof. (1937) all’École pratique des hautes études, sotto l’influenza di Febvre riorientò le sue ricerche su Filippo II e la Spagna, privilegiando, rispetto alle vicende politiche, il quadro geografico e la ricostruzione delle strutture economiche e commerciali del Mediterraneo: La Méditerranée et le monde mediterranéen à l’époque de Philippe II (1949, trad. it. 1953, nuova ed. 1966, trad. it. 1976). Gli Écrits sur l’histoire (1969, trad. it. 1973) raccolgono le sue riflessioni metodologiche largamente applicate nelle opere maggiori; in particolare B. ha distinto il ritmo breve degli avvenimenti da quello medio della congiuntura e dalla “”lunga durata”” delle trasformazioni delle strutture. Successore di Febvre al Collège de France sulla cattedra di storia della civiltà moderna (1949-72), B. dispiegò il suo non comune talento organizzativo nella direzione (1956-72) della sesta sezione dell’École des hautes études e alla guida della Maison des sciences de l’homme istituita nel 1963. Nel 1979 pubblicò in tre volumi i risultati delle sue lunghe ricerche sulla civiltà materiale e il capitalismo: Civilisation matérielle, économie et capitalisme, XVe-XVIIIe siècle. I, Les structures du quotidien: le possible et l’impossible; II, Les jeux de l’echange; III, Le temps du monde (trad. it. 1981-82; il 1º vol., con il titolo Civilisation matérielle et capitalisme e privo di apparati era già apparso nel 1967; trad. it. 1977). Di questa grande opera diede una rapidissima sintesi in una serie di lezioni tenute negli Stati Uniti (Afterthoughts in material civilization and capitalism, 1977; trad. it. 1981). Negli ultimi anni attendeva alla stesura di una storia della Francia, il cui primo volume, L’identité de la France, è stato pubblicato postumo (1986, trad. it. 1986). Con E. Labrousse ha diretto l’Histoire économique et sociale de la France (1970-82). (Trecc)”,”STOS-035-FSD”
“BRAUDEL Fernand a cura; scritti di Georges DUMEZIL André VARAGNAC Gabriel LE-BRAS Roger BASTIDE Jean Pierre VERNANT Roland BARTHES Fernand BRAUDEL Walt W. ROSTOW Witold KULA Claude LEVI-STRAUSS Lucien GOLDMANN Vasilij ABAEV Georges DEVEREUX Alain BESANCON M. BORDEAUX”,”La storia e le altre scienze sociali.”,”Contiene il saggio di Lucien Goldmann ‘Per una impostazione marxista degli studi sul marxismo’ (pag 251-256) Un’ipotesi di strutturazione degli studi sul pensiero marxista “”Beninteso, questa strutturazione ha solo valore d’ipotesi di lavoro. Ci sembra tuttavia incomparabilmente più operativa di quella che ha guidato la maggior parte dei lavori precedenti. a) Per quel che riguarda gli studi sul pensiero del giovane Marx fino al 1848, ci chiediamo se ai tradizionali insegnamenti nella vita intellettuale (filosofia classica tedesca, socialismo francese, economia politica inglese) e nella realtà sociale (pensiero del proletariato) non sarebbe utile aggiungerne un terzo, l’inserimento nel movimento democratico orientato verso la rivoluzione borghese, in Europa occidentale, di cui il proletariato e il pensiero marxista sarebbero una parte; e se nella ricerca concreta questo inserimento non finirebbe col prevalere sul secondo senza, beninteso, sopprimerlo. b) lo studio del marxismo nel XIX secolo in Germania ha rivelato l’esistenza di una realtà sociale, il lassallismo, che presenta curiose analogie con una realtà ben più vasta del XX secolo, lo stalinismo. Il lassallismo è caratterizzato, in effetti, da un’organizzazione disciplinata, gerarchizzata del partito operaio, da una ideologia operaia a forte accentuazione statalista, dalla grandissima importanza attribuita alla personalità del capo e infine da una politica di alleanze anche con forze reazionarie per combattere la borghesia democratica. Sarebbe dunque utile studiare, e da vicino, il movimento lassalliano per vedere se tra questi diversi elementi ci sia o meno un collegamento strutturale che si ritrovi, beninteso su un’altra scala, nello stalinismo del XX secolo (3); c) al posto della strutturazione tradizionale del movimento operaio marxista post-marxiano in una destra revisionista, un centro e una sinistra, divisa a sua volta in varie correnti più o meno divergenti, proponiamo una strutturazione che, a partire dal modo di concepire i rapporti tra il proletariato e il complesso della società capitalistica, pervenga alla distinzione tra: – una corrente (4) che vede nel proletariato una classe radicalmente contrapposta a tutti gli altri gruppi che costituiscono la società capitalistica e per niente integrata in tale società. Il teorico principale di questa tendenza è evidentemente Rosa Luxemburg. Tuttavia, la stessa teoria si ritrova in forme più o meno attenuate nel pensiero di capi politici e teorici come Parvus, Trotskij, György Lukács fino al 1925, Korsch ecc. ed anche nelle varie tendenze operaistiche. L’ideologia e la pratica politica di questo gruppo è caratterizzata dal rifiuto di ogni compromesso, dalla affermazione del primato del proletariato sul partito e dall’esigenza di una democrazia interna nelle organizzazioni operaie, unico mezzo per permettere alla classe di correggere le tendenze burocratiche dei quadri e degli intellettuali. Poco adatto alla realtà sociale del XX secolo, questo orientamento finì sempre o nel fallimento politico (Luxemburg, Trotskij) o nel passaggio dei suoi esponenti a una delle altre due correnti (Parvus, Lukács). (…)”” (pag 254-255) [Lucien Goldmann ‘Per una impostazione marxista degli studi sul marxismo’ (pag 251-256)] [(in) Fernand Braudel, a cura, ‘La storia e le altre scienze sociali’, Editori Laterza, Bari, 1974] [(3) La nostra ricerca in proposito era già in corso quando H. Lefebvre ha pubblicato opinioni analoghe; (4) Rinunciamo ‘provvisoriamente’ all’uso dei termini «sinistra», «centro» e «destra» per evitare un eccessivo intervento di elementi affettivi nella discussione (L.G.)]”,”STOS-036-FSD”
“BRAUDEL Fernand, partecipanti al colloquio: Hélène AHRWEILER Maurice AYMARD K.N. CHAUDHURI DE BARUN Alain DENIS Albert DU-ROY Paul FABRA Marc FERRO Celso FURTADO Godinho VICTORINO Grmek Mirko DRAZEN Jean GUILAINE Alain GUILLERM Gérard JORLAND Etienne JULLIARD Hervé LE-BRAS Emmanuel LE-ROY-LADURIE Laszlo MAKKAI Robert MANTRAN André NOUSCHI Christine OCKRENT Claude RAFFESTIN Alberto TENENTI Emmanuel TODD Immanuel WALLERSTEIN Karl Ferdinand WERNER Theodore ZELDIN”,”Una lezione di storia. Châteauvallon Giornate Fernand Braudel, 18, 18, 20 ottobre 1985.”,”Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”STOS-007-FAP”
“BRAUN Adolf VORLÄNDER Karl NORMANNUS BERNSTEIN Eduard CUNOW Heinrich WAENTIG-HALLE SCHMIDT Robert WISSELL Rudolf GRADNAUER Georg PFÜLF Antonie RADBRUCH Gustav MEERFELD J. SCHULZ Heinr. GROTJAHN Alfred HEIL Wilhelm ELLINGER A. HOCH-HANAU Gustav SCHMIDT Robert F. PEINE BOLDT Richard MÜLLER Hermann FÜRTH G. HIRSCH Paul LINDEMANN H. OUARCK Max”,”Das Programm der Sozialdemokratie. Vorschläge für seine Erneuerung.”,”Proposta cambiamento programma socialdemocrazia Eduard Bernstein (pag 24-33)”,”BERN-028″
“BRAUNE Hans Hermann ZOLI Rainer PREVE Costanzo AMIN Samir GILLY Adolfo SACCOMANDI Ivo SHEYKEN Harley RIVAS Rodrigo A. BOUWAN Theo”,”Nuove tecnologie. Lavoro e relazioni Nord-Sud. Atti del convegno.”,”Contiene gli interventi: – Hans Herman Braune e Rainer Zoll ‘Prometeo e l’apprendista stregone – Costanzo Preve, ‘Innovazione tecnologica, destino del capitalismo e futuro del socialismo. Note per un dibattito sugli intellettuali’ – Samir Amin, I. ‘Educazione, ideologia e tecnologia’, II. ‘Il trasferimento di tecnologia’ – Adolfo Gilly, ‘La modernizzazinoe del capitalismo messicano’ – Ivo Saccomandi, ‘La tecnologia informatica nei paesi del Terzo Mondo’ – Harley Sheyken, ‘””En Dan”” il semaforo giapponese Rodrigo A. Rivas, ‘Il club dei debitori’ Theo Bauwan, ‘Tecnologia giapponese'”,”PVSx-074″
“BRAUNECK Manfred a cura”,”Die rote Fahne. Kritik, Theorie, Feuilleton. 1918-1933.”,”””Die Rote Fahne”” era Rosa Luxemburg. C. Zetkin il 3. Febbraio 1919 sul ‘Leipziger Volkszeitung’.”,”MGER-033″
“BRAUNTHAL Julius”,”Geschichte der Internationale.”,”Born in Vienna 1891, died in Teddington, Great Britain 1972; writer, BRAUNTHAL active in the international social democratic movement; member of the executive committees of the Sozialdemokratische Arbeiterpartei in Österreich (SDAP) and the Republikanischer Schutzbund; imprisoned and tried for high treason in 1934, expelled from Austria in 1935; lived in Belgium 1935-1936; settled in Great Britain in 1938; editor of the Tribune from 1937, the International Socialist Forum 1938-1948; secretary of the Committee of the International Socialist Conferences (COMISCO) 1949-1951, secretary-general of the Socialist International (SI) 1951-1956; author of the ‘History of the International’ in three volumes, published between 1961-1971. (iisg)”,”INTT-035″
“BRAUNTHAL Julius”,”La tragedia dell’ Austria.”,”Nascita 1° Repubblica Austria Vienna rossa costituzione legislazione sociale partiti politici, ebrei in struttura politica, antisemitismo, Partito cristiano sociale, Partito socialdemocratico, coalizioni operai-contadini, tendenze bolsceviche tra gli operai, sentimenti classi medie, atteggiamento Chiesa cattolica, organizzazione controrivoluzione nazismo Anschluss 2° repubblica.”,”AUTx-005″
“BRAUNTHAL Julius”,”Victor und Friedrich Adler. Zwei Generationen Arbeiterbewegung.”,”Adler Victor (1852-1918), fondatore e leader della socialdemocrazia austriaca e membro dell’ Internazionale socialista. Durante la prima guerra mondiale assunse posizioni social-scioviniste, dando il suo appoggio al conflitto. Adler Friedrich (1879-1960), figlio di Victor Adler, fu segretario del Partito socialdemocratico austriaco dal 1911 al 1916, anno in cui assassinò il Primo Ministro austriaco conte Stürgkh. Condannato alla pena di morte, la sua pena venne poi commutata in carcerazione. Liberato a seguito della Rivoluzione del 1918, fu tra i fondatori e capi dell’ Internazionale due e mezzo.”,”MAUx-019″
“BRAUNTHAL Gerard”,”Socialist Labor and Politics in Weimar Germany. The General Federation of German Trade Unions.”,”BRAUNTHAL Gerard è professore di scienze politiche all Università del Massachusetts, Amherst. “”Nell’estate del 1931, la politica di tolleranza tra sindacati e SPD continuava; ma come crebbe la disoccupazione, il noto economista Wladimir Woytinsky (direttore della divisione statistica e ricerca dall’ ADGB) cominciò a formulare alcune proposte non ortodosse per contrastare le misure deflazionarie di Brüning e con ciò vincere la Depressione. Quando sottomise queste all’Esecutivo ADGB e non ricevette immediato sostegno, egli cercò il supporto del presidente dei sindacati del legno Fritz Tarnow e dell’economista dell’agricoltura Fritz Baade per una formulazione più precisa. Nel dicembre 1931, essi presentarono il loro piano, chiamato “”Programma per la Creazione di Lavoro”” (conosciuto come piano WTB, dalle iniziali dei suoi tre autori), all’Esecutivo ADGB. (…) Il 16 febbraio 1932 l’ Esecutivo ADGB approvò il piano e lanciò una campagna di stampa per pubblicizzarlo””. (pag 62-63) “”Il partito, non accettando il piano WTB, pubblicizzò il proprio piano, con un’enfasi sulla pianificazione di stato e la nazionalizzazione. Questa tattica fu perseguita come mezzo per riconquistare il sostegno dei lavoratori disillusi che stavano passando al KPD e all’ NSDAP. Ma ciò portò maggiore risentimento tra i leaders sindacali che accusarono l’ SPD di dimenticare gli operai disoccupati che erano rimasti leali al partito. La SPD non poteva rinunciare interamente alla sua base; quindi non pubblicizzò la denuncia del piano WTB. Tuttavia nel settembre 1932, la frazione SPD introdusse una legge nel Reichstag che stabiliva la creazione di un programma di lavoro da 1 miliardo di marchi (una versione annacquata del piano WTB), come pure un legge per le nazionalizzazioni di industrie chiave.”” (pag 64)”,”MGEK-080″
“BRAVETTA Ettore, ammiraglio di divisione”,”Le audaci imprese dei “”M.A.S.””.”,”I Mas con la nuova impresa progettata, uscivano, si può dire, di tutela; questi temerari “”Balilla della Flotta””, questi… minorenni spavaldi e sprezzanti… (pag 91)”,”QMIP-042-FV”
“BRAVO Gian Mario”,”Marx e la Prima Internazionale.”,”””Engels, fin dal 1845 delineò i meriti e le eccezionali potenzialità di dilatazione delle Trade Unions nella sua inchiesta sulle classi lavoratrici inglesi. Constatava sociologicamente e storicamente il successo e la forza organizzativa delle Trade Unions e ne chiariva i fini (1): “”Queste associazioni si costituirono in tutti i rami di produzione con l’obiettivo dichiarato di proteggere il singolo operaio contro la tirannide e la trascuratezza della borghesia. I loro scopi furono: fissare il salario e contrattare ‘en masse’, come ‘potenza’, con i datori di lavoro, regolare il salario secondo il profitto del datore di lavoro, elevarlo quando il momento fosse propizio a mantenerlo dappertutto a un medesimo livello per ogni singolo mestiere””. Rilevava ancora Engels che, per raggiungere tali fini, le Trade Unions avevano spesso atteggiamenti di “”chiusura”” (che sarebbero poi stati detti essere “”economicistici””), come la fissazione di una “”scala salariale””, la limitazione del numero degli apprendisti, la difficoltà dell’accettazione della meccanizzazione, mentre, per contro, egli giudicava positivi i propositi di difesa dei livelli salariali e l’appoggio concesso ai disoccupati. La reazione dei ceti capitalistici più ottusi si fece presto sentire; ed Engels commentava: “”Si comprende da sé che queste associazioni contribuiscono notevolmente ad alimentare l’odio e l’esasperazione degli operai nei confronti della classe possidente””. Ancora, all’inverso: “”La classe possidente e soprattutto gli industriali che sono a diretto contatto con gli operai si scagliano con la massima violenza contro queste associazioni e cercano senza tregua di dimostrare agli operai l’inutilità, servendosi di argomenti che secondo i criteri dell’economia politica sono pienamente validi, ma che appunto perciò sono in parte fallaci, e non hanno alcuna presa sull’operaio””. Engels definì dunque, sulla base di considerazioni contingenti, i motivi di fondo di una visione classista della lotta sindacale. Questi vennero enunciati da Marx nel corso della polemica contro Proudhon, vale a dire nel 1846-47, e poi via via precisati negli anni seguenti. L’associazione dei datori d’opere, contrapposta a quella dei datori di lavoro, era ritenuta da Marx ineliminabile, opportuna e foriera di generale progresso sociale; i lavoratori difendevano se stessi tramite la “”coalizione””, anzi, imparavano a difendersi e a porre agli imprenditori singoli, e più genericamente ai capitalisti, richieste concernenti sia il loro lavoro sia la loro vita, inerenti in particolare al “”rialzo dei salari””. Contro Proudhon che obiettava – con osservazione consueta al capitalismo più retrogrado d’ogni tempo – che aumenti salariali avrebbero comportato accrescimenti di prezzi e alla fin fine povertà e carestia generali, e che perciò negava la validità della coalizione medesima, Marx controbatteva, alla luce di quanto era accaduto in Inghilterra, che questa “”proporzionalità”” non sussisteva: proprio l’accrescimento del monte salari poteva generare un incentivo per l’espansione della produzione. Le coalizioni, anche solo per questo fatto, erano di conseguenza una componente progressiva (2)”” [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, 1979] [(1) Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, 1845, Roma 1972; (2) Marx, Miseria della filosofia, Roma, 1950, pp. 136-137] (pag 83-84-85) “”Nel rapporto del consiglio generale dell’AIO al congresso di Ginevra, Marx dichiarò che lo scopo dell’Internazionale era di “”unire, di generalizzare e di dare uniformità agli sforzi, ancora disuniti, compiuti dai diversi paesi per l’emancipazione della classe operaia””, vale a dire che “”uno dei grandi fini””, il principale, era “”di sviluppare negli operai di differenti paesi non soltanto il ‘sentimento’ ma il fatto della loro fraternità e di unirli per costituire l’armata dell’emancipazione”” (41)””. (…) In questo ambito furono decisive la pubblicazione del ‘Capitale’ e la sua diffusione, dapprima in Germania, dove, se non ottenne una vasta eco negli ambienti accademici, fu letto e conosciuto in quelli socialisti e in genere della sinistra (si sono contate, fra il ’67 e il ’72, circa 200 citazioni del testo), e poi via via in tutti gli altri paesi, grazie alla campagna pubblicitaria promossa da Engels, da Dietzgen, da Becker, e poi tramite le versioni che cominciarono a essere pubblicate nel 1872 (russa) e nel ’75 (francese) e alle riedizioni del testo in Germania, mentre stralci dell’opera – la Prefazione, ad esempio – fin dall’anno della prima apparizione erano stati tradotti in varie lingue e ripresi su parecchi giornali tedeschi (43). L’Internazionale prese subito posizione, mettendo il luce l’importanza del ‘Capitale’ e la sua funzione per la classe operaia. A testimonianza di una già larga conoscenza della tematica marxista, si ricorda la risoluzione proposta dai rappresentanti tedeschi a Bruxelles nel ’68, accolta unanimemente dal congresso (44): “”Noi tedeschi, delegati al congresso internazionale degli operai, raccomandiamo agli uomini di tutte le nazioni l’opera di Marx ‘Il Capitale’, e li sollecitiamo a far tutto il possibile onde quest’opera importante sia tradotta nelle lingue in cui non lo è ancora, e dichiariamo che Karl Marx ha il merito inestimabile di essere il primo economista che abbia analizzato scientificamente il capitale e che l’abbia ridotto ai suoi elementi primordiali”””” [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, 1979] (pag 29-30-31) [(41) Marx, Istruzioni per i delegati del consiglio generale provvisorio sulle singole questioni (agosto 1866>), PI, p. 172; (43) Rolf Dlubek Hannes Skambraks, “”Das Kapital”” von K. Marx in der deutschen Arbeiterbewegung (1867 bis 1878), Berlin, 1967, pp. 1-112; Anna V. Uroeva, ‘La fortuna del Capitale, Roma 1974, passim; (44) ‘Il “”Capitale”” di Marx’ (settembre 1868), PI, p. 316. Così commentava Becker, nella sua rivista ginevrina, “”Der Verbote””, 1867, n: 11, pp. 174-175: “”(…) Possediamo ora questo primo volume e ci leviamo il cappello. E’ parte di un’opera gigantesca, un arsenale di armi di emancipazione, una scoperta del più puro oro della scienza. Contribuiremo con tutte le nostre forze a far pervenire alla luce i tesori raccolti per il bene comune di tutti gli oppressi e i diseredati””]”,”MADS-064 INTP-003 SIND-002″
“BRAVO Gian Mario”,”Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti.”,”””Marx fin dal ’44, riflettendo sull’organizzazione dei lavoratori associati nella Lega dei Giusti e nelle diverse società operaie con fini sociali, era giunto ad accertare la necessità di una “”‘reale’ azione comunista””, che si contrapponesse al comunismo idealistico dei precursori, onde giungere alla soppressione della proprietà privata; quest’attività “”reale””, sia nel momento individuale della formazione ovvero collettivo della propaganda, sia in quello fondamentale dell’acquisizione della “”coscienza”” e quindi della definizione di sempre nuovi e più avanzati obiettivi di lotta, Marx la scopriva nelle ancora imperfette, incompiute e talora informi prime organizzazioni del proletariato tedesco e internazionale. Più precisamente, scriveva nei ‘Manoscritti’: “”Quando ‘operai’ comunisti si riuniscono, lo scopo è innanzi tutto la dottrina, la propaganda ecc. Ma al tempo stesso acquistano con ciò un nuovo bisogno, il bisogno della società, e quel che appare un mezzo diventa uno scopo. Questo movimento pratico lo si vede nei suoi risultati più splendidi quando si osservano degli ‘ouvriers’ socialisti francesi riuniti. (…)”” (48). L’elaborazione della concezione della “”missione storica del proletariato”” avvenne dunque grazie al rapporto, dapprima critico dall’esterno e poi vieppiù dall’interno, con la Lega dei Giusti e giustamente i curatori della maggior opera recente su tema hanno fissato al 1844 l'””inizio della battaglia di Marx e di Engels per il partito proletario”” (49). Nella vecchia Lega dei Giusti si operò in tal modo quel salto di qualità, che senza rotture violente condusse nel ’47 alla Lega dei Comunisti, erede diretta della prima, ma più avanzata per la sua totale predisposizione per la lotta aperta e, sul piano dottrinale e politico, per l’influsso esercitato da Marx e da Engels”” [Gian Mario Bravo, saggio introduttivo, ‘La nascita del partito politico del proletariato’] [(in) G.M. Bravo, Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti, 1977] [(48) K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, cit, pp. 242-243; (49) Cfr. il cap. II in ‘Der Bund der Kommunisten’, Berlin, 1970, cit., pp. 187 segg. (…)]”,”MADS-066″
“BRAVO Gian Mario ROTA-GHIBAUDI Silvia a cura; saggi di Norberto BOBBIO Luigi MARINO Maurilio GUASCO Franco LIVORSI Marco REVELLI Lionello SOZZI Michelangelo BOVERO Maria Teresa PICHETTO Maria Luisa PESANTE Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO Mirella LARIZZA-LOLLI Dora MARUCCO Renato MONTELEONE Franco SBARBERI Claudio POGLIANO Marina BONIFETTO Mario RICCIARDI Carlo MARLETTI Aurelia CAMPARINI Lucio LEVI Luigi BONANATE Manuela VALENTI Pier Paolo PORTINARO Silvio STELLA e Claudio CASSARDO Icilio VECCHIOTTI Mario RASETTI”,”Il pensiero politico contemporaneo.”,”Saggi di Norberto BOBBIO, Luigi MARINO, Maurilio GUASCO, Franco LIVORSI, Marco REVELLI, Lionello SOZZI (Rousseau), Michelangelo BOVERO (Hegel), Maria Teresa PICHETTO (Mill), ROTA-GHIBAUDI (Russell) (1° Volume) Saggi di Maria Luisa PESANTE, Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO, Mirella LARIZZA-LOLLI, Dora MARUCCO, ROTA- GHIBAUDI, BRAVO (Karl Marx e Friedrich Engels), Renato MONTELEONE (Lenin), Franco SBARBERI (Gramsci) (2° volume) Saggi di Claudio POGLIANO, Marina BONIFETTO, Mario RICCIARDI, Silvia ROTA-GHIBAUDI, Carlo MARLETTI, Aurelia CAMPARINI, Lucio LEVI, Luigi BONANATE, Manuela VALENTI (Darwin), Pier Paolo PORTINARO (Darwin), Silvio STELLA e Claudio CASSARDO (Freud), Icilio VECCHIOTTI (Gandhi), Mario RASETTI (Einstein) (3° volume) “”Pareto non appartiene ad alcun movimento politico, anche se in forza della critica radicale di taglio liberalconservatore mossa al parlamentarismo democratico e al socialismo, specie negli anni della prima guerra mondiale e nella crisi del dopoguerra, finisce per esprimere giudizi positivi nei confronti delle riforme promesse dal primo fascismo, dal quale è nominato senatore. Sulla scorta di una concezione pessimistica della storia – considerata priva di logica razionale (ma dipanantesi in un gioco dialettico tra residui istintuali e derivazioni pseudorazionali) e vista come scena di un’ eterna e ciclica lotta di potere con personaggi diversi -, Pareto afferma l’ esistenza costante di classi di individui occupanti le posizioni di vertice nelle diverse branche d’ attività, le élites appunto. Esse sono i soggetti principali delle battaglie politiche in tutti i sistemi storicamente osservabili, da quelli assolutisti ai liberali, dai democratici ai socialisti. L’ élite è un’ aristocrazia di fatto (…)””. (pag 241-242)”,”TEOP-031″
“BRAVO Gian Mario”,”La Prima Internazionale. Storia documentaria.”,”Saggio introduttivo di BRAVO: ‘La Prima Internazionale: le linee di un dibattito’ pag 3-93″,”INTP-004″
“BRAVO Gian Mario saggio introduttivo a cura di; MARX K. ENGELS F.; interpreti del Manifesto: Antonio LABRIOLA PLECHANOV JAURES KAUTSKY BELLONI LUXEMBURG ADLER GORTER DUNCKER RJAZANOV BELA KUN MICHELS LASKI TOGLIATTI”,”Il Manifesto del partito comunista e i suoi interpreti.”,”Interpreti del Manifesto: Antonio LABRIOLA, PLECHANOV, JAURES, KAUTSKY, BELLONI, LUXEMBURG, ADLER, GORTER, DUNCKER, RJAZANOV, BELA KUN, MICHELS, LASKI, TOGLIATTI. Con un saggio introduttivo sull’attualità del Manifesto.”,”MADS-179 MADx-068″
“BRAVO Gian Mario; testi estratti di S. MARECHAL V. RUSSO C.H. SAINT-SIMON R. OWEN C. FOURIER T. HODGSKIN G. BÜCHNER L.A. BLANQUI W. WEITLING L. BLANC P.J. PROUDHON E. CABET M. HESS. LEGA COMUNISTI”,”Le origini del socialismo contemporaneo 1789 1848.”,”Testi estratti di S. MARECHAL, V. RUSSO, C.H. SAINT-SIMON, R. OWEN, C. FOURIER, T. HODGSKIN, G. BÜCHNER, L.A. BLANQUI, W. WEITLING, L. BLANC, P.J. PROUDHON, E. CABET, M. HESS., Lega Comunisti.”,”SOCU-030″
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori socialisti utopisti comunisti e rivoluzionari pre-marxisti. Babeuf Saint-Simon Fourier Blanqui Considerant Owen Weitling Blanc Lamennais Proudhon.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon.”,”SOCx-052″
“BRAVO Gian Mario”,”Friedrich Engels.”,”Gian Mario BRAVO (1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 1985. Si è occupato di socialismo tedesco e dei movimenti sociali italiani dell’800 e del 900, del pensiero anarchico e dei movimenti radicali, del pensiero liberale del secolo XIX. “”Secondo quanto Lenin ha enunciato fin dal 1906, Engels ha lottato su due fronti: contro l’ opportunismo di destra e, sul lato opposto, contro il settarismo e il dottrinarismo. Il secondo atteggiamento è stato e continua ad esser chiaro, mentre, malgrado i tentativi annosi di fare dell’ anziano Engels il “”padre”” dell’ opportunismo, la ricerca storiografica ha comprovato il suo impegno continuativo nel campo socialista rivoluzionario. Iring Fetscher, Lucio Colletti, Leszek Kolakowski, numerosi altri autori, esaminando il pensiero engelsiano degli anni ’80 e ’90, sono giunti a conclusioni opposte””. (pag 84)”,”MAES-043″
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon. “”Questa attività dello spirito umano richiederà spazio ancora maggiore, perché, dopo vent’anni di vita pacifica nella comunanza dei beni, il tempo di lavoro necessario per la prosperità e il benessere di tutti potrà facilmente essere abbassato da cinque fino a tre ore giornaliere. (…) L’ esatta determinazione dell’ estensione della libertà personale, nei limiti dell’ eguaglianza sociale, darà alle generazioni future, viventi in comunità di beni, ancora e sempre materia per nuove e più perfette leggi, affinché l’ umanità avanzi sempre più verso un’altissima perfezione terrena, oggi non pensabile, dove né la libertà nè l’ uguaglianza abbisognano d’una legge scritta da uomini, e l’ amore e la concordia divengono una seconda natura”” (W. Weitling, pag 274)”,”SOCU-088″
“BRAVO Gian Mario”,”Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871).”,”August BECKER fu una figura di spicco del Vormärz, il vasto movimento di pensiero che preparò la rivoluzione del 1848 in Germania. Intrattenner relazioni prima in Europa e poi, dal 1853, in America, con i maggiori rapproesentanti della sinistra. Collaborò a testate come la ‘Gazzetta renana’ di Karl MARX, la ‘Gazzetta della sera di Mannheim’, e l’ ‘Avanti!’ parigino, che ebbe H. HEINE quale principale autore. Le sue amicizie andarono da W. WEITLING e M. BAKUNIN, da K. GUTZKOW sino alla fitta compagnia degli ‘Achtundvierzieger’, i ‘quarantottardi’ emigrati politici negli USA. Qui, divenne in seguito brillante letterato e opionista del mondo tedesco-americano vicino ad Abramo LINCOLN. “”Il socialismo americano e, in esso, specie quello tedesco, fu inoltre molto aperto nei confronti dei neri, e, come già si è visto con la rivista di Weitling e grazie proprio a Becker, ma anche attraverso Hermann Kriege e il suo “”Tribuno del popolo””, si pronunciò ripetutamente contro la schiavitù, sia nei movimenti comunitari sia nei dibattiti culturali e pubblicistici. Particolarmente vivace fu poi la polemica antischiavista di Marx nelle sue corrispondenze, grazie soprattutto agli amici Weydemeyer e Sorge e ai circoli comunisti che, a fianco degli originari oweniani e fourieristi, invitavano alla lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni di razza, di sesso, di religione””. [Gian Mario Bravo, Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871)] (pag 377)”,”MEOx-049″
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Marx e Engels in lingua italiana, 1848-1960.”,”‘La presente bibliografia ha visto la luce nel 1961, nel n. 13-14 della Rivista storica del socialismo. La ripubblichiamo con alcuni cambiamenti marginali e correzioni: al corpo bibliografico aggiungiamo ora un indice dei nomi e un elenco disposto cronologicamente delle prime pubblicazioni degli scritti di Marx e di Engels in italiano.’ Bosio. “”Fra tutti eccellenti sono i lavori di Bosio, dalla bibliografia degli scritti di Marx e Engels destinati all’ Italia o indirizzati ad italiani (K. Marx F. Engels, Scritti italiani a cura di G. Bosio, Milano-Roma, “”Avanti!””, 1955), bibliografia che abbiamo accolto in blocco nel nostro studio, soltanto adattandola alla impostazione generale e compendiandola in alcuni momenti, al lavoro sulla diffusione e sulla pubblicazione degil scritti di Marx e Engels in Italia fino al 1893 (G. Bosio, La diffusione degli scritti di Marx e Engels in Italia, “”Società””, VII, 1951, giugno e settembre pp. 268 sgg. e 444 sgg.), anche questo accettato e integrato. Ancora, di notevole aiuto è stata la Bibliografia delle opere di Marx (in appendice a: F. Mehring, Vita di Marx, Roma, Rinascita, 1953).”” (pag 3)”,”MADS-356″
“BRAVO Gian Mario a cura, scritti di MARX Karl ENGELS Friedrich HEINE RUGE HESS BAKUNIN HERWEGH JACOBY BERNAYS FEUERBACH”,”Annali franco-tedeschi di Arnold Ruge e Karl Marx. Deutsch-Franzöaische Jahrbücher.”,”””Se dunque l’ evoluzione complessiva della Germania non procedesse al dl là della sua evoluzione politica, un tedesco potrebbe partecipare ai problemi attuali tutt’al più quanto vi può partecipare un russo. Ma se il singolo individuo non è legato dai limiti della nazione, ancor meno la nazione intera viene liberata attraverso la liberazione di un solo individuo. Gli sciti non progredirono di un solo passo verso la cultura greca per il fatto che la Grecia annovera uno scita tra i suoi filosofi (1). Per fortuna noi tedeschi non siamo sciti””. (pag 131-132) (1) Marx allude al filosofo Anacarsi (VI secolo aC) scita di nascita.”,”MAED-228″
“BRAVO Gian Mario a cura; saggi di Giovanni SARTORI Francesco M. DE-SANCTIS Mauro BARBERIS Giovanni PAOLETTI Francesco TUCCARI Giuseppe BUTTA’ Ginevra CONTI ODORISIO Massimo L. SALVADORI Bruno BONGIOVANNI Gian Mario BRAVO Salvo MASTELLONE Maria Teresa PICHETTO Luciano RUSSI Marta FERRONATO Angele Kremer MARIETTI Carlo GALLI Regina POZZI Maria Luisa CICALESE Giuliana TURRONI Simona FORTI Alfonso”,”La democrazia tra libertà e tirannide della maggioranza nell’ Ottocento. Atti del Convegno, 29-30 maggio 2003.”,”Saggi di Giovanni SARTORI Francesco M. DE-SANCTIS Mauro BARBERIS Giovanni PAOLETTI Francesco TUCCARI Giuseppe BUTTA’ Ginevra CONTI ODORISIO Massimo L. SALVADORI Bruno BONGIOVANNI Gian Mario BRAVO Salvo MASTELLONE Maria Teresa PICHETTO Luciano RUSSI Marta FERRONATO Angele Kremer MARIETTI Carlo GALLI Regina POZZI Maria Luisa CICALESE Giuliana TURRONI Simona FORTI Alfonso DI-GIOVINE. “”L’ avversario ultimo della polemica pisacaniana era la guerra partigiana. Il termine guerriglia (kleiner Krieg, guerrilla, petite guerre) era apparso agli inizi del secolo XIX per indicare la forma di lotta adottata e preseguita dai contadini spagnoli nella resistenza antinapoleonica a datare dal 1808. Ben presto – e specie in Italia a partire dagli anni ’30 – suoi sinonimi erano diventati espressioni come “”guerra partigiana””, che secondo alcuni stava a indicare l’ azione di soldatesche distaccate (partite, dal francese partir) con speciali incombenze, “”guerra per bande””, “”guerra d’ insurrezione””, “”guerra di montagna””, “”guerra di stracorridori””, “”guerra alla spezzata”” o per usare l’ espressione garibaldina, “”alla spicciolata””. A queste forme di lotta, definite “”l’ infanzia dell’ arte militare””, Pisacane contrappone la “”guerra di popolo””, che peraltro si contrappone anche a “”guerra di eserciti permanenti””, compresa la guerra regia dei moderati. Ma la guerra di popolo rimarrà solo una petizione. Lo slogan “”militi tutti – soldati nessuno””, che Pisacane condivise con Cattaneo, non incontrò infatti i favori del popolo””. (pag 178, Luciano Russi)”,”TEOP-213″
“BRAVO Gian Mario”,”Il concetto di rivoluzione nel socialismo premarxista.”,”Rapporto Blanqui – Buonarroti. Rivoluzione in permanenza. Permanente. “”L’ altra tendenza rivoluzionaria del socialismo francese, che si riferì al Babeuf, oltrepassandolo poi nell’ azione esplicata, mentre fu sempre severamente critica nei confronti della concezione robesperriana del potere, fece capo ad Auguste Blanqui: in lui ebbe sia il teorico sia il realizzatore sia l’ organizzatore costante e infine il martire. Col Blanqui ci troviamo di fronte all’ affermazione della rivoluzione permanente e al tentativo di inserirne nella realtà francese l’ elaborazione teorica, per altro in talune occasioni incerta e confusa: questi fatti lo hanno reso il maggior rivoluzionario del secolo XIX, e un anticipatore non astratto di larghi settori del socialismo più vicino a noi. Marx stesso lo giudicò sempre positivamente, specie per l’ azione condotta prima e durante il ’48, e lo ritenne l’unico vero capo politico del movimento operaio non riformista e del “”partito realmente proletario. Ribadendo nel Diciotto brumaio di Luigi Bonaparte e nelle Lotte di classe in Francia tale apprezzamento, Marx collegava in modo ancor più stretto il nome di Blanqui col movimento socialista e operaio, e identificava in lui la funzione rivoluzionaria di guida di esso: “” (…) Il proletariato va sempre più raggruppandosi intorno al socialismo rivoluzionario, al comunismo, pel quale la borghesia stessa ha inventato il nome di Blanqui. Questo socialismo è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l’ abolizione delle differenze di classe in generale, per l’ abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse poggiano, per l’ abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali””.”” (pag 235-236)”,”SOCU-127″
“BRAVO Gian Luigi a cura, saggi di R. BORDONE F. CASTELLI E. FORNI C. LISA A. GHIDELLA P. GRIMALDI R. GRIMALDI A.C. GUARALDO”,”Donna e lavoro contadino nelle campagne astigiane.”,”Saggi di R. BORDONE F. CASTELLI E. FORNI C. LISA A. GHIDELLA P. GRIMALDI R. GRIMALDI A.C. GUARALDO “”In effetti, circa la scelta della sposa, il vecchio adagio monferrino parla chiaro: ‘Ai son nen assé trei B: brava, bela, boña; ai veur i dnè’ (non bastano le tre B: brava, bella, buona; ci vogliono i denari). Ma non si creda che solo l’ uomo guardasse alla “”roba””: in una società contrassegnata dalla penuria di beni quale è stata quella contadina e in un’ area agricola caratterizzata dal forte frazionamento della proprietà terriera, diventava imprescindibile garantirsi un’esistenza esente dallo spettro della miseria. Di qui, il sogno della ragazza di accasarsi con un giovane “”particolare””, padrone di terre e dei mezzi di produzione necessari per lavorarle (…)””. (pag 72-73)”,”DONx-030″
“BRAVO Gian Mario MALANDRINO Corrado”,”Socialismo e comunismo.”,”Teoria Kautsky Ultra imperialismo pag 102 BRAVO Gian Mario (1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 19854. Si è occupato principalmente del socialismo tedesco e dei movimenti sociali italiani dell’ ‘800 e del ‘900, del marxismo in Italia, del pensiero anarchico ecc. MALANDRINO Corrado (1950) già allievo del corso di dottorato in storia del pensiero politico (Univ Torino) ha pubblicato uno studio su Pannekoek. Hilferding e Max Adler. L’ Austromarxismo. “”Nel suo ragionamento Hilferding stabiliva dunque come il capitale finanziario, col suo elevatissimo grado di concentrazione, avrebbe reso più agevoli i compiti della classe operaia organizzata e favorito il suo accesso al potere, proprio perché il capitale finanziario risultava staccato dal processo materiale della produzione. Il movimento operaio, agendo all’ interno del sistema e usufruendo degli spazi da questo consentiti, e in specie del suffragio universale, intervenendo metodicamente e sulle basi delle organizzazioni di classe, sarebbe stato in grado di superare tanto l’ anarchia della produzione che la superpotenza dei monopoli, garantendo una direzione socialista, vale a dire pianificata, dell’ economia e dello stato. Non ai problemi dell’ economia, ma piuttosto dello stato, si dedicarono con tensione gli altri austromarxisti. Max Adler, il “”più filosofo”” degli esponenti dell’ austro-marxismo, fu forse “”più a sinistra”” di essi, anche se fu meno impegnato sul piano dell’ attività politica. Egli accettò, sul terreno storico come su quello politico, la definizione marxiana della storia come “”storia di lotte di classe””, (…). In tutti gli scritti principali di Adler – da ‘Causalità e teleologia nel dibattito sulla scienza (1904) a ‘Il socialismo e gli intellettuali’ (1910), da ‘Marx quale pensatore’ (1921) al più tardo ‘Kant e il marxismo’ (1925) – si ebbe un’innegabile antinomia fra la proposta politica e quella teorica. Nella prima, egli si pronunciava in termini progressisti, e, appunto, “”di sinistra””, con una critica serrata del socialismo secondointernazionalista e della sua prassi compromissoria. Nella seconda, invece, il marxismo cui egli si rifaceva era ancor sempre quello della ‘vulgata’ socialdemocratica, polemico nei rispetti del revisionismo ma avente in comune con questo una volontà di “”riconciliazione”” con Kant e il kantismo, nel tentativo di “”eticizzare”” un marxismo pur sempre concepito “”ortodossamente””.”” (pag 70, G.M. Bravo)”,”SOCx-150″
“BRAVO Gian Mario”,”Socialismo e marxismo in Italia. Dalle origini a Labriola.”,”Gian Mario BRAVO è ordinario di storia del pensiero politico europeop presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino.”,”LABD-067″
“BRAVO Gian Mario a cura; saggi di Bruno BONGIOVANNI Giuseppe GALASSO Marta PETRICIOLI Michelguglielmo TORRI Manuela CERETTA Silvio SUPPA Giampaolo CALCHI NOVATI Domenico LETTERIO Mario TESINI Enzo COLLOTTI Holger AFFLERBACH Gian Mario BRAVO Monica QUIRICO Nicola LABANCA Nicolao MERKER Pier Giorgio ZUNINO Tiziano BONAZZI Gianfranco RAGONA Giovanni BORGOGNONE Francesco TUCCARI Carlo GALLI Stefania MAZZONE Luigi BONANATE”,”Imperi e imperialismo. Modelli e realtà imperiali nel mondo occidentale. XIV giornata Luigi Firpo. Atti del Convegno internazionale 26-28 settembre 2007.”,”Saggi di Bruno BONGIOVANNI Giuseppe GALASSO Marta PETRICIOLI Michelguglielmo TORRI Manuela CERETTA Silvio SUPPA Giampaolo CALCHI NOVATI Domenico LETTERIO Mario TESINI Enzo COLLOTTI Holger AFFLERBACH Gian Mario BRAVO Monica QUIRICO Nicola LABANCA Nicolao MERKER Pier Giorgio ZUNINO Tiziano BONAZZI Gianfranco RAGONA Giovanni BORGOGNONE Francesco TUCCARI Carlo GALLI Stefania MAZZONE Luigi BONANATE Bravo su concetto imperialismo (pag 182-187) (da Hobson e Hilferding (capitalismo finanziario) a Lenin, Kautsky (ultra-imperialismo), a Baran Sweezy (capitalismo monopolistico) fino a impero deterritorializzato di A. Negri.”,”TEOP-419″
“BRAVO Gian Mario”,”Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del Quarantotto.”,”””A Bruxelles (Weitling) venne accolto amichevolmente e ospitalmente, specie da Marx e da sua moglie Jenny, forse invitato dallo stesso Marx a recarsi in quella città; ma, scriverà Engels quaranta anni dopo, Weitling “”non era più l’ingenuo garzone di sarto che, stupito dalle proprie capacità, cerca di rendersi ragione dell’aspetto che potrebbe avere una società comunista. Egli era il grand’uomo perseguitato dagli invidiosi per la sua superiorità, che dappertutto vedeva rivali, nemici segreti e insidie; era il profeta cacciato di paese in paese, che aveva in tasca bell’e pronta la ricetta per l’avvento del Cielo in terra e si immaginava che ognuno volesse rubargliela”” (F. Engels, Per la storia della Lega dei comunisti). Il sarto partecipò a qualche discussione preliminare con Marx e il gruppo dei suoi amici, ma solo il 30 marzo si giunse al contrasto aperto tra i due uomini: diveniva sempre più evidente “”l’insufficienza della concezione del comunismo avuta sino allora, sia del semplice comunismo egualitario francese quanto di quello di Weitling””. La sera del 30 la questione su cui si doveva discutere era: “”Qual è il modo migliore per fare propaganda in Germania?””. Presenti erano, oltre a Marx e ad Engels, e oltre al liberale russo Paul Annekow, Sebastian Seiler, Philippe Gigot, Josef Weydemeyer, Edgar von Westphalen, cognato di Marx, e Louis Heilberg. Un riassunto (in sei punti) degli argomenti trattati nella serata fu mandato da Weitling a Moses Hess in una sua lettera del giorno seguente (….)””. [Gian Mario Bravo, Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del Quarantotto, 1963] (pag 293-294)”,”MGEx-212″
“BRAVO Gian Mario CORRERAS Juan José CASTILLO Santiago ELORZA Antonio FONTANA Josep FORCADELL Carlos GARCIA COTARELO Ramón JIMENEZ ARAYA Tomás JULIA Santos MARSET Pedro PASTOR Reyna RIBAS Pedro RIPALDA José María SCHMIDT Alfred TRIAS Juan”,”El marxismo en España.”,”””Esta forma de la Naturaleza debe eliminarse en la sociedad del futuro; de suerte que pueda decirse que el pensamiento básico y decisivo de Marx es el siguiente: ‘los hombres deben convertirse en dueños conscientes de su futuro’. Esto se refiere especialmente al concepto de progreso. En 1853 Marx escribía ya: “”Hay que someter los resultados de la época burguesa: el mercado mundial y las fuerzas productivas modernas, al control general común de los pueblos más a esos ídolos, a esos repugnantes ídolos paganos que querían beber el néctar de los cálices hechos con los cráneos de los reprimidos””. Esta cita tiene para mi una gran importancia. Demuestra que la marcha de la historia no es un proceso lineal, sino que avanza a base de retrocesos considerables. Lo positivo sólo podía conseguirse a través de lo negativo. Marx descifra el caráracter profundamente antagonista de la historia anterior, que en un sentido muy fatalista se ha mantenido solamente como historia de la Naturaleza. El hombre,es decir, no ha accedido todavía a condiciones realmente humanas. Engels, en una de sus viejas cartas, decía de una forma muy bonita: “”Cierto, los hombres hacen su historia, pero no por una voluntad global y hacia un plan global””””. (pag 33-34) [Alfred Schmidt, La relacion hombre-naturaleza en Marx] [in AAVV, El marxismo en España, 1983]”,”MSPx-093″
“BRAVO Gian Mario”,”Il comunismo tedesco in Svizzera. August Becker, 1843-1846.”,”Ringraziamenti al Prof. Luigi Firpo ‘che come sempre mi ha guidato ed è stato prodigo di consigli e osservazioni per questo studio…’ “”L’unico modo di debellare la proprietà, cioè i mali che colpivano l’uomo, era di instaurare il comunismo. Precisava subito il Becker che i comunisti non si preoccupavano soltanto di cose materiali: “”Il comunismo è una faccenda dello spirito, è l’unico ponte per la reale liberazione dello spirito umano””. Il comunismo si occupava dei problemi materiali soltanto per poter assoggettare la materia allo spirito; sorgeva da qui il giudizio critico del Becker sulla società borghese del suo tempo: “”La società odierna vien dominata ‘dalla’ materia; la società futura dominerà ‘sulla’ materia””, perché nella società comunista sarebbero stati forniti a tutti gli strumenti base per l’esistenza: il mangiare, il bere, il vestire, un’abitazione. Certo, continuava il Becler, anche nello Stato comunista vi sarebbero stati “”dolori e infelicità””, “”impedimenti e persecuzioni””, e appunto di fronte a questi casi si sarebbero viste le capacità dell’uomo, ma “”queste serie potenze, al di fuori della porcheria del denaro, libere dalla miseria della preoccupazione per il mangiare, si sarebbero sviluppate in modo ben diverso da quello attuale”””” (pag 544) Giornalista e intellettuale comunista, amico di W. Weitling, legato ai migliori rappresentanti della democrazia e del socialismo europeo, prese nel 1848 la testa delle organizzazioni operaie tedesche comuniste in Svizzera, conducendo una lotta contro la Giovane Germania (atei e anarchici). Collaboratore di molti giornali radicali ha pubblicato riviste e scritti. La sua attività di pubblicista e di rivoluzionario gli portò innumerevoli difficoltà, espulsioni e persecuzioni politiche.”,”SOCU-187″
“BRAVO Gian Mario”,”””Il capitale”” in Italia: 1867-1895.”,”BRAVO Gian Mario “”(…) Cafiero esaltava ‘Il capitale’, interpretandolo quale momento di rottura nella storia dell’umanità. “”Questo libro – diceva rettoricamente e fideisticamente – rappresenta il nuovo vero, che demolisce, stritola e disperde ai venti tutto un secolare edificio di errori e di menzogne. Esso è tutta una guerra. Una guerra gloriosa, e per la potenza del nemico, e per la potenza, ancora più grande, del capitano, che l’intraprendeva con sì grande quantità di nuovissime armi, di istrumenti e macchine di ogni sorta, che il suo genio aveva saputo ritrarre da tutte le scienze moderne””. Con sguardo infine rivolto all’Italia, Cafiero costatava come il processo di affermazione del capitalismo, analizzato da Marx nell’evoluta Inghilterra, fosse nel presente riconoscibile anche nella penisola, dove la piccola proprietà contadina e artigiana si stava “”restringendo”” e i suoi esponenti erano in via di proletarizzazione, per lasciare il campo alla “”moderna accumulazione capitalistica””. Egli quindi leggeva ‘Il capitale’ – e voleva farlo leggere – nel modo più conforme alla sua vera essenza, di opera descrittiva e politica, non predestinante né prevedente, ma proponente una chiave d’interpretazione sociale e in pari tempo un programma politico, che per Marx si affiancava al piano immediato d’azione e di creazione politica del ‘Manifesto del partito comunista’, e invece per lui si sostanziava nella sua stessa descrizione di un processo storico nel lungo termine ineluttabile e chiaramente definibile. A parte quest’ultimo motivo, il ‘Compendio’ poteva esser ritenuto pienamente conforme all’originale: e Marx in persona seppe apprezzarne la validità interpretativa. Cafiero a Les Molières, ricevuti con ritardo alcuni esemplari del volume stampato da qualche settimana, il 23 luglio 1879 ne spedì due copie a Marx, a Londra, con una breve e gentile lettera di accompagnamento in italiano, in cui si scusava per non avergli sottoposto il manoscritto, essendo stato in ciò impedito dalle circostanze difficili e dal timore di vedersi “”sfuggire un’occasione sfavorevole”” per la stampa, grazie alla “”benevolenza di un amico”” (73), verosimilmente Enrico Bignami. Marx rispose in francese, non soltanto per ringraziare il giovane autore, che pur sapeva antagonista e legato al movimento libertario, ma anche per dichiarargli la “”grande superiorità del suo lavoro”” rispetto a opere analoghe apparse negli Stati Uniti e in Serbia (e si potrebbe aggiungere, anche in Germania, in quanto il contributo inglese non era altro che la traduzione del riassunto eseguito dal futuro anarchico Johann Most nel 1875 a Chemnitz); inoltre, collegandosi a quanto Cafiero aveva espresso nella premessa, lo invitava a continuare gli studi già tanto acutamente avviati (74). La parte centrale della lettera era impostata teoricamente, e Marx individuava nell’elaborato di Cafiero e nella premessa una “”lacuna apparente””, per cui l’italiano connetteva l’emancipazione del proletariato unicamente allo svilupparsi e all’imporsi del capitalismo. Scriveva Marx: “”Quanto al concetto della ‘cosa’, credo di non ingannarmi attribuendo alle considerazioni esposte nella vostra prefazione una lacuna apparente, vale a dire la prova che le ‘condizioni materiali’ necessarie per l’emancipazione del proletariato sono generate in modo spontaneo dallo sviluppo della produzione capitalistica””; per Marx invece era necessario qualcosa di più, cioè il formarsi di una coscienza di classe, che avrebbe consentito al proletariato di acquisire i dati sulla propria condizione e di conseguenza l’avrebbe indotto a organizzarsi per la rivoluzione. Ma, a questo punto Marx, nella lettera effettivamente spedita a Cafiero, si fermava, omettendo alcune righe che invece aveva inserito nella prima copia e che suonavano, continuando il periodo sopra riportato: “”e della lotta delle classi che sfocia in ultima istanza nella rivoluzione sociale. Ciò che distingue il socialismo critico e rivoluzionario dai suoi predecessori è a mio parere precisamente questa base materialistica. Essa mostra che a un determinato grado dello sviluppo storico l’animale doveva trasformarsi in uomo””. Quando nel 1882 Cafiero si riavvicinò al socialismo evoluzionista accettando la tattica elettorale – seguendo in ciò l’esempio di Andrea Costa, anche se in modo meno clamoroso – si legò subito questa sua scelta allo studio teorico sul ‘Capitale’ degli anni precedenti: e questo avvenne non solo in Italia, ma anche in Svizzera, dove il collegamento venne stabilito dall’osservatore delle cose italiane sull’organo zurighese della socialdemocrazia tedesca, Emil Kerbs”” (75)”” [Gian Mario Bravo, “”Il capitale”” in Italia: 1867-1895] [(in) ‘La fortuna del “”Capitale””‘ di Anna Valentinovna Uroeva, 1974] (pag 254-256) [(73) Lettera di Cafiero, da Les Molières, a Marx, 23 luglio 1879, in MEC, p. 285; (74) Lettera di Marx a Cafiero, 29 luglio 1879, ivi, p. 286: “”Del resto, sono del vostro parere – se ho ben interpretato la vostra prefazione – che non bisogna sovraccaricare lo spirito delle persone che ci si propone di educare. Nulla vi impedisce di ritornare alla carica all’epoca opportuna per far risaltare maggiormente questa base materiale del ‘Capitale'””; (75) Riprende la notizia, traendola da ‘Der Sozialdemokrat, Zurigo, 27 aprile 1882, Ernesto Ragionieri, ‘Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani, 1875-1895’, Milano, 1861, p. 134] A proposito di Kerbs: KERBS Aemil Julius (Stettino (Polonia) 1854 – ) Pubblicato nei volumi: Dal radicalismo borghese al socialismo operaista. Kerbs Emilio :: Anzi Felice, Battaglie d’altri tempi, Milano, Ed. Avanti!, 1917 Nato nel 1854 a Stettino (Polonia), allora capoluogo della tedesca Pomerania. Figlio di una famiglia di artigiani cordai, lavora tra il 1868 e il 1872 in un istituto litografico della sua città natale, che lo abilita alla mansione di incisore. Licenziato per il “suo carattere ostinato”, emigra verso sud: alla volta della Svizzera e poi dell’Italia. Formatosi nell’ambito del movimento operaio tedesco, nel maggio del 1879, a neanche un anno dall’introduzione delle leggi eccezionali antisocialiste ad opera di Bismarck, giunge a Milano. Da subito in contatto con i gruppi dei Figli del Lavoro e con La Plebe, dirige per un certo tempo anche la “Deutscher Arbeiterbildungsverein”, la Società operaia tedesca di Milano. Dal luglio del 1880 fino al 1885 è corrispondente del Sozialdemokrat. Membro del Poi e presente ai suoi due primi congressi del 1885, dopo essere stato delegato l’anno prima al iv Congresso della Col, nel 1883 ospita nel suo laboratorio di incisione la redazione de Il Fascio operaio. Di cui diviene collaboratore, definito come “lo scienziato della compagnia”, per la sua professione di fede marxista e le sue posizioni socialdemocratiche e nettamente antianarchiche. A questo periodo risale una vivace polemica con Andrea Costa a proposito della partecipazione o meno dei socialisti al “Fascio della democrazia”. Nel settembre del 1884 contrae il colera, partecipando a Napoli ad una spedizione di soccorso in aiuto delle vittime dell’epidemia. Nel 1886, in seguito alle polemiche elettorali fra operaisti e cavallottiani emerse nella Società democratica di cui fa parte, viene arrestato e poi espulso dall’Italia. Passa così due anni in Svizzera dove, pur ammalato di tisi, collabora al Club socialista italiano di Zurigo. Dopo la revoca del provvedimento, può rientrare in Italia dove si sposa con una maestra, ha due figlie, e vive quale corrispondente di giornali tedeschi. Fonti: Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione delle Grazie e del Casellario, Miscellanea, b. 62; Archivio di Stato Milano, Questura, 1859-1900, Associazioni operaie e contadine, cartella 31; Franco Andreucci, Tommaso Detti (acd), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, 6 vol., Editori Riuniti, Roma, 1975-1979; Anzi Felice, Battaglie d’altri tempi. 1882-1892, Libreria editrice ‘Avanti!’, Milano, 1917 f; Maria Grazia Meriggi, Il Partito operaio italiano. Attività rivendicativa formazione e cultura dei militanti in Lombardia (1880-1890), Franco Angeli, Milano, 1985; Diana Perli, I congressi del Partito operaio italiano, Tipografia Antoniana, Padova, 1972; Punzo Maurizio (acd), Filippo Turati e i corrispondenti italiani. Volume I (1876-1892), Manduria-Bari-Roma, 2002; Ernesto Ragionieri, Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani 1875-1895. L’influenza della socialdemocrazia tedesca sulla formazione del Partito socialista italiano, Feltrinelli, Milano, 1961. (ABMO)”,”MITS-422″
“BRAVO Gian Mario”,”Marx e la Prima Internazionale.”,”Critica storiografica alla Kriegel (pag 146-147) “”Vincolate a questa visione valutativa, ma con accentuazioni libertario-spontaneistiche, e legate al tentativo – non riuscito – di sminuire o di negare radicalmente la funzione del marxismo e dell’organizzazione politica del proletariato, sono le sintesi offerte da Annie Kriegel per la vasta ‘Storia del socialismo’, diretta da Jacques Droz, la quale ultima invero spicca per la mole e per l’ampiezza degli orizzonti nazionali affrontati, presentando come momenti di debolezza soltanto i capitoli sull’Internazionale (1). E’ inutile voler dimostrare che l’Internazionale fu un'””invenzione”” estranea alla vita dei proletariati nazionali, con scarsi aderenti, senza influsso ideale, con mète in fondo libertarie, e poi parlare – come fa la Kriegel – di “”ecumenismo proletario”” e cercare di scoprire i motivi per cui l’apparizione internazionalista ha interessato in ogni tempo studiosi, storici e politici. La risposta che contribuisce a far comprendere e anche a giustificare il fenomeno è esclusivamente una: il marxismo – ha provato Ernesto Ragionieri – rappresenta l’elemento di coesione e di costruzione politica che, pur entro contraddizioni intestine incessantemente riproponentesi, ha garantito la continuità rivoluzionaria nel tempo del movimento operaio internazionale, enucleato però nelle sue singole organizzazioni locali (2). Naturalmente questo marxismo, nel suo rapporto col concreto movimento internazionale, non dev’essere considerato alla stregua di una dottrina immobile e acritica, come invero è stato fatto più volte (3), bensì come momento dinamico di pensamento e riflessione, legato alla realtà di classe del proletariato e delle sue espressioni politiche””. (pag 146-147) [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, Edizioni Pantarei, Milano, 2014] [(1) Cfr., di Annie Kriegel, L’Associazione Internazionale degli Operai (1864-1876), nella ‘Storia del socialismo’, diretta da Jacques Droz, vol. I., Roma, 1974, pp. 712 sgg. (con i capp. sulla II e sulla III Internazionale nei due volumi seguenti della medesima ‘Storia’, edita in italiano parallelamente alla pubblicazione francese). Tesi analoghe l’autrice difende in ‘Les Internationales ouvrières (1864-1943), Paris, 1964, e in ‘Le pain et les roses. Jalons pour une histoire des socialismes’, Paris, 1973, pp. 107-137; (2) Ernesto Ragionieri, ‘Il marxismo e l’Internazionale. Studi di storia del marxismo’, Roma, 1968, pp. 1-45 e 47 sgg.. Sulla stessa scia si muove Aldo Agosti nella raccolta documentaria ‘Le Internazionali operaie’, Torino, 1973; (3) Così William Z. Foster, ‘History of the Three Internationals, New York, 1968, pp. 44-131, e, com maggiore acriticità, L.M. Kriwogus – S.M. Stezkewitsch, Abriss der Geschichte der I. und II. Internationale, Berlin 1960, pp. 11-140]”,”ELCx-189″
“BRAVO Gian Mario”,”Marx e la Prima Internazionale.”,”Marx dirigente politico dell’Internazionale “”Nei giorni che precedettero la Comune, nel marzo 1871, Marx venne indicato, o “”denunciato””, dalla stampa e dall’opinione pubblica europea come il “”gran capo”” dell’Internazionale: egli prontamente sconfessò e fece smentire la notizia (1), anche se essa – notiamo cent’anni dopo – corrispondeva al vero. Non fu Marx il “”capo”” organizzativo dell’Associazione internazionale degli operai (AIO), ma ne era e ne era stato il maggior ispiratore e sollecitatore, il fautore instancabile, il polemista vivace e talvolta persino astioso, il teorico, capace però di occuparsi dei minimi particolari della vita quotidiana della prima organizzazione del proletariato mondiale. E ciò, con parole diverse, venne riconosciuto da numerosi osservatori del tempo. Se il più noto storiografo tedesco della seconda metà dell’Ottocento, il bismarckiano Treitschke, riteneva esser Marx “”dominante”” nell’Internazionale quale “”dittatore senza limiti”” (2), lo stesso Bismarck e gli esponenti del suo ‘entourage’ già all’inizio del ’71 ne ammettevano sì la posizione di vertice (e di “”capo”” per la Germania), ma anche ne scoprivano l'””intelligenza di primo piano””, la “”buona formazione scientifica””, insomma la funzione dirigente dell’intera “”unione operaia internazionale”” (3). Con un qualche rigore, cui si accompagnava la conoscenza diretta di scritti marxiani e in specie del ‘Capitale’, l’economista e sociologo belga de Laveleye scriveva alcuni anni dopo, con sufficiente chiarezza malgrado le inesattezze (4): “”Karl Marx è senza discussioni lo scrittore socialista più influente della Germania, e la sua opera principale, ‘Das Kapital’, è considerata, anche dai suoi avversari, un libro originale e notevole. (…) Ciò che però ha fatto di Marx uno dei capi del socialismo europeo è che egli è il fondatore e l’organizzatore dell’Internazionale. Non ha niente, né nei suoi scritti né nella sua carriera, dell’agitatore rivoluzionario: i suoi libri hanno la pretesa di essere assolutamente scientifici””. A questi giudizi, tutti di parte avversa, si affianca quello di parte amica di Wilhelm Blos, esponente socialdemocratico e direttore per parecchi mesi negli anni Settanta dell’organo socialista “”Der Volksstaat””, che realisticamente nelle sue memorie scrisse che Marx era stato lo “”spirito dirigente”” dell’Internazionale; contemporaneamente, un ministro evangelico inglese, il positivista Edward Spencer Beesly, legato al movimento sindacale, riconosceva Marx quale ‘great spirit’ dell’organizzazione”” (5)”” (pag 35-36) [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, Edizioni Pantarei, Milano, 2014] [(1) ‘Le grand chef de l’Internationale, “”Paris-Journal’, Paris, 14 marzo 1871, n. 71, con l’immediata replica di Marx nell”Erklärung’, 23 marzo 1871 in “”Der Vorbote””, Genf, 1871, n. 4, pp. 56-57, ora ripresa in Marx-Engels, Werke (MEW), Berlin, 1968, vol. XVII, pp. 298-300; inoltre, cfr. la lettera di Marx a Ludwig Kugelmann, 18 giugno 1871, ora in ‘Lettere a Kugelmann’, Roma, 1950, p. 142. Si veda infine: ‘Note de Serraillier dans le “”Courrier de l’Europe””, in ‘Lettres et documents de Karl Marx, 1856-1883’, a cura di Emile Bottigelli, “”Annali””, Istituto G. Feltrinelli, I, Milano, 1958, pp. 184-185; (2) Heinrich von Treitschke, ‘Der Sozialismus und seine Gönner’, II, “”Preussische Jahrbücher””, Berlin, XXXIV, 1874, vol. II, p. 258; (3) Colloqui a Versailles, 10 gennaio 1871, in Otto von Bismarck, ‘Die Gesammelte Werke’, vol. VII, ‘Gespräche. Erster Band: bis zur Aufrichtung des Deutschen Reiches’, Berlin, 1924, pp. 467-468; (4) Emile de Laveleye, ‘Le socialisme contemporain en Allemagne. I. Les théoriciens, “”Revue de Deux Mondes””, Paris, XLVI, 1876, vol. XVII, pp. 133-134; (5) Wilhelm Blos, ‘Denkwürdigkeiten eines Sozialdemokraten’, vol I, München 1914, p. 117. Cfr Royden Harrison, E.S. Beesly and K. Marx’, “”International Review of Social History’ (IRSH), Amsterdam, 1959, nn. 1 e 2, pp,. 22-58 e 208-238] (pag 35-36)”,”INTP-076″
” BRAVO Gian Mario”,”Le origini del socialismo contemporaneo 1789-1848.”,”Gian Mario Bravo (Torino, 1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 1985. Tra le sue molte opere ricordiamo Il Manifesto comunista e i suoi interpreti, Critica dell’estremismo, Il pensiero politico contemporaneo (con S.Rota Ghibaudi, 3 volumi, Milano, Franco Angeli, 1985).”,”SOCU-003-FL”
“BRAVO Gian Mario a cura, scritti di Henri de SAINT-SIMON Charles FOURIER Auguste BLANQUI Albert LAPONNERAYE Victor CONSIDERANT Georg BÜCHNER Robert OWEN Wilhelm WEITLING Louis BLANC Richard de LAHAUTIERE Félicié Robert de LAMENNAIS Jean-Jacques PILLOT Pierre-Joseph PROUDHON Etienne CABET Alphonse ESQUIROS Alphonse CONSTANT Théodore DEZAMY August BECKER e altri”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon e altri ‘Le prime forme di indagine critica della società capitalistica’ ‘Con il suo “”infantile”” comunismo, W. Weitling, può essere considerato il primo comunista tedesco’ “”L’accentuarsi della tendenza socialista portò alla nascita della Lega dei giusti (Bund der Gerechten), che, pur rimanendo segreta, estese la propria attività di propaganda alla Svizzera, alla Germania e all’Inghilterra: la direzione, in precedenza esclusivamente «borghese», fu assunta da un gruppo di esuli e di emigrati, in cui erano rappresentati numerosi operai ed artigiani: fra questi i più significativi, col garzone sarto Wilhelm Weitling (1808-1871), furono il calzolaio Heinrich Bauer e l’orologiaio Josef Moll (1812-1849); fra gli intellettuali, oltre al Mäurer, vi furono Hermann Ewerbeck (1816-1860), medico e scrittore, e Karl Schapper (1808-1870), già studente a Giessen e poi compositore di tipografia, che aveva partecipato ai conati rivoluzionari del ’33 a Francoforte e, in seguito, alla spedizione mazziniana in Savoia contro il regno sardo (febbraio 1834). Disse Friedrich Engels della Lega dei giusti: «In origine essa era una propaggine tedesca del comunismo operaio francese legato a ricordi babuvisti, che si stava formando in quello stesso tempo a Parigi; la comunanza di beni veniva chiesta come ‘conseguenza necessaria dell’uguaglianza’. I fini erano quelli delle società segrete esistenti in quell’epoca a Parigi. Era per metà un’associazione di propaganda, per metà cospirazione; e si considerava pur sempre Parigi centro dell’azione rivoluzionaria, benché non fosse affatto esclusa la preparazione di eventuali colpi di mano in Germania. Ma, siccome Parigi restava il campo di battaglia decisivo, la Lega in quell’epoca non era in realtà molto di più di un ramo tedesco delle società segrete francesi, specialmente della ‘Société des saisons’, diretta da Blanqui e Barbès, cui era unita da stretti legami. I francesi insorsero il 12 maggio 1839; le sezioni della Lega marciarono al loro fianco e furono quindi coinvolte nella comune sconfitta» (1). Ma la vera guida teorica della Lega dei giusti, almeno fino a quando essa, sotto l’influenza marxiana, non si trasformò nella Lega dei comunisti (1847), fu il Weitling, il quale, a ragione, può essere considerato il primo «effettivo» comunista tedesco. Artigiano e autodidatta, il Weitling si formò analizzando le proprie esperienze quotidiane d’operaio sfruttato girando senza sosta per l’Europa, leggendo i classici del socialismo francese ed esaltandosi per il comunismo religioso dei rivoluzionari della guerra dei contadini del secolo XVI e di Thomas Münzer. Il comunismo di Weitling fu forse «infantile», ma esso già conteneva in germe i principi del socialismo scientifico: la lotta di classe come elemento motore della vita politico-economica della società, la necessità per la classe operaia d’organizzarsi politicamente e «sindacalmente», in piena indipendenza e al di fuori d’ogni influenza borghese, per contrapporsi come forza autonoma ai «ricchi», cioè al capitale. Di lui resta il giudizio di Marx, che lo apprezzò per la forza rivoluzionaria dei suoi scritti, pur criticandolo per le sue debolezze e per l’immaturità e la confusione delle sue conclusioni. Diceva Marx nel 1844: «Per quanto concerne lo Stato e al capacità d’educazione del lavoratore tedesco in generale, ricordo i geniali scritti del Weitling, che per quanto riguarda la teoria spesso sopravanzano lo stesso Proudhon, sebbene ne rimangano distanziati quanto all’elaborazione”” (pag 30-31, introduzione di Gian Mario Bravo, (in) ‘Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti’, Roma, 1970, a cura di G.M. Bravo] [(1) Cfr. Friedrich Engels, ‘Per la storia della Lega dei comunisti (1885), in Marx-Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, a cura di Emma Cantimori Mezzomonti, Torino, Einaudi, 1953, p. 236]”,”SOCU-008-FV”
“BRAVO Gian Mario a cura, scritti di Henri de SAINT-SIMON Charles FOURIER Auguste BLANQUI Albert LAPONNERAYE Victor CONSIDERANT Georg BÜCHNER Robert OWEN Wilhelm WEITLING Louis BLANC Richard de LAHAUTIERE Félicié Robert de LAMENNAIS Jean-Jacques PILLOT Pierre-Joseph PROUDHON Etienne CABET Alphonse ESQUIROS Alphonse CONSTANT Théodore DEZAMY August BECKER e altri”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon e altri ‘Le prime forme di indagine critica della società capitalistica’ “”L’accentuarsi della tendenza socialista portò alla nascita della Lega dei giusti (Bund der Gerechten), che, pur rimanendo segreta, estese la propria attività di propaganda alla Svizzera, alla Germania e all’Inghilterra: la direzione, in precedenza esclusivamente «borghese», fu assunta da un gruppo di esuli e di emigrati, in cui erano rappresentati numerosi operai ed artigiani: fra questi i più significativi, col garzone sarto Wilhelm Weitling (1808-1871), furono il calzolaio Heinrich Bauer e l’orologiaio Josef Moll (1812-1849); fra gli intellettuali, oltre al Mäurer, vi furono Hermann Ewerbeck (1816-1860), medico e scrittore, e Karl Schapper (1808-1870), già studente a Giessen e poi compositore di tipografia, che aveva partecipato ai conati rivoluzionari del ’33 a Francoforte e, in seguito, alla spedizione mazziniana in Savoia contro il regno sardo (febbraio 1834). Disse Friedrich Engels della Lega dei giusti: «In origine essa era una propaggine tedesca del comunismo operaio francese legato a ricordi babuvisti, che si stava formando in quello stesso tempo a Parigi; la comunanza di beni veniva chiesta come ‘conseguenza necessaria dell’uguaglianza’. I fini erano quelli delle società segrete esistenti in quell’epoca a Parigi. Era per metà un’associazione di propaganda, per metà cospirazione; e si considerava pur sempre Parigi centro dell’azione rivoluzionaria, benché non fosse affatto esclusa la preparazione di eventuali colpi di mano in Germania. Ma, siccome Parigi restava il campo di battaglia decisivo, la Lega in quell’epoca non era in realtà molto di più di un ramo tedesco delle società segrete francesi, specialmente della Société des saisons, diretta da Blanqui e Barbès, cui era unita da stretti legami. I francesi insorsero il 12 maggio 1839; le sezioni della Lega marciarono al loro fianco e furono quindi coinvolte nella comune sconfitta» (1). …. finire (pag 30-31, introduzione di Gian Mario Bravo, ‘Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti’, Roma, 1970, a cura di G.M. Bravo] [(1) Cfr. Friedrich Engels, ‘Per la storia della Lega dei comunisti (1885), in Marx-Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, a cura di Emma Cantimori Mezzomonti, Torino, Einaudi, 1953, p. 236]”,”SOCU-009-FV”
“BRAVO Gian Mario; PIZZANELLI Giuliano; GARUCCIO Augusto SELLERI Franco”,”L’edizione italiana dell’opera epistolare di Marx e di Engels (Bravo); Sulla transizione dal feudalesimo al capitalismo (Pizzanelli); Materialismo dialettico e meccanica quantistica (Garuccio, Selleri).”,” Un’ulteriore precisazione da fare è che tutto lo scritto sarà svolto essenzialmente sulla base dei seguenti testi di Marx: 1. Miseria della filosofia, 2. Manifesto. 3. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica. 4. Il capitale (e capitolo VI inedito). (Pizzanelli, p. 272) “”Fra le maggiori imprese editoriali degli ultimi anni emerge la stampa, avviata nel 1972, delle “”opere complete”” di Marx e di Engels in italiano, in un complesso omogeneo che prevede 50 volumi, la cui apparizione avrà luogo nell’arco di circa dieci anni (…)”” (Bravo) (pag 319) “”L’epistolario di Marx e di Engels occuperà i tredivi volumi finali degli scritti dal 38° al 50°; di esso hanno visto finora la luce i primi tre tomi (1). Appunto di questi scritti si vuol qui discutere”” (pag 319) Lenin sul carteggio Marx-Engels “”Lenin, ancor alla fine dello stesso anno di uscita del ‘Briefwechsel’ (1), stilava un articolo critico-storico che avrebbe dovuto esser pubblicato nei mesi successivi: ma in effetti restò incompiuto e soltanto nel 1920 egli ne curò la stampa sulla ‘Pravda’ (2). Lenin sviluppava il suo discorso soffermandosi su tre tematiche diverse. Da un lato metteva in luce il ricchissimo materiale, «prezioso» veramente, che dal carteggio si poteva trarre per l’interpretazione storica di tutti gli anni centrali del secolo XIX e per seguire la linea evolutiva e di affermazione del movimento operaio internazionale. Da un altro lato, biasimava Bernstein – al quale soltanto era imputabile la responsabilità dell’opera – per tutta una serie di errori «tecnici», editoriali, ecc., per le soppressioni di molti passi e così via, che davano luogo a un’«insoddisfazione» sopratutto «ideologica», che «falsificava» il pensiero di Marx e di Engels, e che egli coerentemente imputava al fatto che il tedesco, «dopo la sua ‘evoluzione’ tristemente famosa verso le concezioni opportunistiche estreme», non avrebbe dovuto farsi editore di lettere «profondamente permeate di spirito rivoluzionario». Infine Lenin – che sulla base del carteggio riusciva a ricostruire con chiarezza le fasi storiche dell’affermazione del socialismo marxista (3) – dava anche un esemplare giudizio sull’«immensità» del «valore scientifico e politico» deducibile dalle lettere. «Non soltanto Marx ed Engels, scriveva con parole che è opportuno riprendere nella loro integrità (4), «appaiono qui, davanti al lettore, con un rilievo particolare, in tutta la loro statura, ma il ricchissimo contenuto teorico del marxismo si rivela con sorprendente evidenza, poichè Marx ed Engels ritornano spesso nelle lettere sugli aspetti più diversi della loro dottrina, sottolineando e spiegando – a volte discutendo insieme e convincendosi l’un l’altro – quanto c’è di più nuovo (rispetto alle concezioni anteriori), di più importante, di più difficile. Davanti al lettore si svolge con vivacità sorprendente la storia del movimento operaio di tutto il mondo, nei suoi momenti più importanti e nei punti più essenziali. Ancor più preziosa è la storia della ‘politica’ della classe operaia. Per le ragioni più varie, nei diversi paesi del mondo antico e del mondo nuovo, nei diversi momenti storici, Marx ed Engels esaminano quel che è più importante dal punto di vista dei principi ‘nell’ impostazione’ delle questioni relative ai compiti ‘politici’ della classe operaia. E l’epoca abbracciata dal carteggio è appunto l’epoca della separazione della classe operaia dalla democrazia borghese, l’epoca in cui sorse il movimento operaio indipendente, l’epoca in cui si fissarono le basi della tattica e della politica proletarie»”” (pag 321-322) [(1) ‘Der Briefwechsel zwischen F. Engels und K. Marx’, a cura di A. Bebel e E. Bernstein, 4 voll, Stuttgart, Dietz, 1914; (2) N. 268, 28 novembre 1920, ora con il titolo ‘Il carteggio Marx-Engels’, in V.I. Lenin, Opere complete, vol. XIX, Roma, Editori Riuniti, 1967 pp 514-520; (3) Ivi, pp. 516-520; (4) Ivi, p. 515]”,”MADS-006-FB”
“BRAVO Gian Mario”,”Bakunin e il dibattito nella Prima Internazionale.”,”A proposito dei tre volumi di scritti di Bakunin pubblicati a cura di Arthur Lehning (Archivio Bakunin) che ha proseguito l’opera di pubblicazione di Max Nettlau. Nel primo volume ci sono testi riguardanti l’Italia Secondo Bakunin, Mazzini aveva il merito d i aver “”risvegliato”” la gioventù italiana, questa era stata la sua “”opera gloriosa”” (pag 773) Non mancano le critiche di Bakunin a Mazzini, per es. sulla concezione “”borghese”” mazziniana dello Stato (pag 775) Nei suoi testi di polemica antimazziniana intercalava quelli anti-marxisti (pag 778) Bakunin aveva però il merito di individuare sia i limiti della propria subordinazione ideologica a Marx, sia la differenza sostanziale che lo allontanava dal pensiero di quest’ultimo (pag 779) Diversità tra marxismo e bakuninismo sul concetto di Stato, che nella definizione di Marx è borghese e capitalistico, e semplicemente autoritario per Bakunin (pag 780) Influenza proudhoniana su Bakunin sul problema Stato – non-stato – anarchia (pag 781) Bakunin invertiva il rapporto Stato-capitale, sosteneva che lo Stato “”creava”” il capitale, donde la conseguenza di dover eliminare preventivamente lo Stato per poter eliminare il capitale (pag 786) Introduzione del concetto di eguaglianza delle classi egualmente sfruttate dall’onnipotenza dello Stato, scomparsa delle classi in senso marxiano (pag 788) Ruolo del mondo contadino e del “”proletariato delle campagne””, “”popolo delle campagne”” (pag 789-790) Bakunin si dichiarò spesso antisemita, o meglio antisraelita e antiebraico (pag 793) L’ antisemitismo aveva ancheuna radice storica in una certa tradizione dell’ anarchismo europeo (pag 797) Edmund Silberner nel suo libro (cit. in nota 74 a pag 795 parla anche di uno “”spirito antisemitico”” in Marx (v. nota 76 pag 796) v. retro articolo ‘Socialismo e questione ebraica’ di Julius H. Schoeps Sozialisten zur Judenfrage; ein Beitrag zur Geschichte des Sozialismus vom Anfang des 19. Jahrhunderts bis 1914. Autore: Edmund Silberner Pubblicazione: Berlin, Colloquium Verlag [1962] Edizione/Formato: Libro a stampa : GermanVedi tutte le edizioni e i formati Voto: (non ancora votato) 0 con commenti – Diventa il primo. Soggetti Socialism and Judaism. Antisemitism. Engels, Friedrich — 1820-1895 Vedi tutti i soggetti”,”INTP-089″
“BRAVO Anna a cura; saggi di Anna BRAVO Giovanni DE-LUNA Emma FATTORINI Ernesto GALLI-DELLA-LOGGIA Lucetta SCARAFFIA”,”Donne e uomini nelle guerre mondiali.”,”Anna Bravo ha insegnato all’Università di Torino. Giovanni De Luna insegna all’Università di Torino. Emma Fattorini insegna all’Università La Sapienza di Roma. Ernesto Galli della Loggia insegna all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Lucetta Scaraffia insegna all’Università La Sapienza di Roma (2008). Contiene il saggio di Ernesto Galli della Loggia ‘Una guerra «femminile»? Ipotesi sul mutamento dell’ideologia e dell’immaginario occidentali tra il 1939 e il 1945’ “”Uno dei caratteri che più contribuiscono non solo a mettere in luce una dimensione propriamente femminile della guerra, ma che caratterizzano il conflitto in modo sostanziale sì da giustificare per l’appunto la definizione di guerra «femminile», è rappresentato dal carattere di ‘mobilità-visibilità’ che la presenza delle donne assume negli anni dal ’39 al ’45 sulla scena sociale. E’ soprattutto questo carattere di ‘mobilità-visibilità’ che produce un fortissimo effetto attivizzante, straordinariamente inedito dal punto di vista storico, sia riguardo al ruolo delle donne, sia, per conseguenza, riguardo alla loro autocoscienza e alla loro immagine.In tutta Europa gli eventi bellici si accompagnarono ad un eccezionale incremento della mobilità delle donne sul territorio., in forte contrasto con la sostanziale immobilità che le aveva caratterizzate durante la prima guerra mondiale. Da Amburgo a Parigi, da Kiev a Roma, a milioni, spessissimo da sole, le donne presero i treni per sfollare, fuggirono e andarono in montagna, si allontanarono dalla propria abitazione in cerca di cibo o per dedicarsi alla borsa nera. Proprio delle borsate nere italiane ancora una volta Salvatore Satta ci ha consegnato un ritratto superbo, che ne fa una sorta di inconsapevole, disperata avanguardia stracciona dell’emancipazione femminile (…). Durante il conflitto, comunque, le donne diventano essenziali anche per la mobilità maschile. Per esempio esse hanno un ruolo assolutamente centrale in quella che con ogni probabilità è la più grande operazione di travestimento di tutti i tempi, e cioè l’occultamento sotto abiti civili, improvvisati all’istante, di alcune centinaia di migliaia di soldati italiani, che si verifica l’8 settembre 1943. «Per di qua alpini! per di là – è sempre Meneghello che scrive – (…) alla stazione di Vicenza fummo afferrati e passati praticamente di mano in mano finché fummo al sicuro. Le donne pareva che volessero coprirci con le sottane: qualcuna più o meno provò» (28). Oltre che travestire, le donne nascondono.”” (pag 17-18) [Ernesto Galli della Loggia ‘Una guerra «femminile»? Ipotesi sul mutamento dell’ideologia e dell’immaginario occidentali tra il 1939 e il 1945’] [(28) Cfr. L. Meneghello, ‘I piccoli maestri, cit., p. 27]”,”DONx-074″
“BRAVO Gian Mario a cura; scritti di Karl MARX, Friedrich ENGELS, Wilhelm WOLFF, Wilhelm WEITLING”,”Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti.”,”Testi e documenti: – Stati della Lega dei Proscritti, della Lega dei Giusti, I democratici fraterni, Statuti della Lega di comunisti, 1847, Rivendicazioni del Partito comunista in Germania, 1848, Statuti associativi del Partito rivoluzionario, 1848 ecc.”,”MADS-032-FF”
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Scritti di socialisti.”,”Pisacane sui libri. “”Quanti libri, discordi fra loro, sonosi stampati in Italia dal ’49 al giorno d’oggi? Chi vuole l’Italia una; chi il regno boreale; chi due Italie; chi spera tutto dalla Francia; chi tutto dal Piemonte; quale sarebbe adunque la coscienza nazionale? Impossibile a dirlo”” (pag 535) “”Quale scrittore in buona fede può affermare che la plebe che non sa leggere, educasi coi libri?”” (pag 537) “”La plebe non è dotata di quelle eroiche qualità che alcuni gli attribuiscono, la plebe sovente, traviata dai pregiudizi, ed angustiata la mente dall’ignoranza, ondeggia fra la temerità e l’abbiettezza”” (pag 537) “”Tutti gli sforzi che vuol sospingere un popolo al risorgimento debbono consistere a svolgere e rendere popolari le idee, adattandole alla loro intelligenza e traendone quelle conseguenze che debbono condurre ad un utile materiale immediato, onde siano sempre fomite maggiore alle passioni che debbono, essenzialmente, esistere nel popolo. Il rivoluzionario dev’essere apostolo e cospiratore”” (pag 537)”,”SOCx-022-FF”
“BRAVO Gian Mario”,”Ritorno a Marx. Partito del proletariato e teoria politica in Engels e Marx.”,”G.M. Bravo (1934) è docente di storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di scienze politiche di Torino, ed è stato preside della medesima per il trienno 1979-82. Ha al suo attivo molte pubblicazioni. Capitoli. – L’azione politica e il partito del proletariato in Marx – Marx, la Comune di Parigi e lo Stato proletario – Marx, Engels e l’anarchismo – In tema di socialismo scientifico. Engels e l’«Evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza» – Il socialismo, Engels e la Seconda Internazionale Engels. Continuità tra il ‘Manifesto’ del 1848 e ‘L’ Evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ del 1882 “”Una sorta di «filo rosso» collega senza soluzioni di continuità il ‘Manifesto’ del ’48 all”Evoluzione del socialismo’. Ciò è evidente sia nello schema generale sia nelle osservazioni relative alla borghesia, all’esaurirsi della sua funzione rivoluzionaria, alle sue stesse mutazioni intestine, al susseguire a questa del movimento operaio organizzato, in cui sono concentrate le possibilità e l’eventualità del cambiamento (Engels diceva metaforicamente che i «successori della borghesia, gli operai, già bussano alla porta»). In specie nella lunga introduzione all’edizione inglese dell”Evoluzione’, Engels riprendeva con richiami teorici e meno politici il discorso che già era stato centrale nel ‘Manifesto’ sui progressi e sulle trasformazioni delle società euro-occidentali e sulla transizione di queste da strutture feudali e post-feudali a composizioni borghesi e capitalistiche, con le forme politiche corrispondenti: ma, molto più di quanto non fosse stato fatto nel ‘Manifesto’, metteva in luce l’influsso negativo, o meglio, conservatore delle religioni, cui contrapponeva lo spirito avanzante del materialismo”” (pag 236-237) [Gian Mario Bravo, Ritorno a Marx, Partito del proletariato e teoria politica in Engels e Marx, F. Angeli, Milano, 1981]”,”MAES-006-FF”
“BRAVO Gian Mario”,”Le origini del socialismo nell’impero asburgico. Nel centenario della II Internazionale.”,”””Il 1867 è anno cruciale per il socialismo. Per gli austriaci, punti di riferimento e di attrazione sono ognora il movimento operaio e il socialismo tedeschi, ma le idee di Lassalle vengono ora affiancate ai progetti organizzativi avanzati in Sassonia da August Bebel (1840-1913) e da Wilhelm Liebknecht (1826-1900). Ricorderà questo fatto, un quarto di secolo più tardi, un anarcosocialista coevo, austriaco ma presto costretto all’esilio in America e quivi morto. August Krcal (1862-1913). Questi assegna al proletariato tedesco il merito di aver «svegliato» quello austriaco dal «letargo» (4): «Il proletariato tedesco cominciò a estendersi come classe organizzata: in Austria cominciò soltanto a ridestarsi. Ma la pietra, dopo aver preso a rotolare, non si fermò più. I lavoratori austriaci, e in primo luogo quelli viennesi, cominciarono a organizzarsi seguendo l’esempio dei confratelli tedeschi». Uno strumento incentivante è rappresentato dall’Associazione internazionale degli operai e dall’azione svolta a Ginevra da Johann Philipp Becker (1809-1886) e destinata alle regioni germanofone. All’attività di propaganda partecipano anche numerosi militanti austriaci, com’è dimostrato dai ripetuti interventi della rivista di Becker, il «Vorbote» (Messaggero), diffuso in tutta l’Europa, sul quale compaiono – specie dal ’68 – frequenti corrispondenze sull’Austria. (…) Da Ginevra, Becker e l’Internazionale osservano con preoccupazione le vicende del movimento e fanno pressioni per una sempre più compatta unità fra militanti tedeschi e austriaci, dichiarando che non esistono separazioni fra Austria e Germania e che impegno di tutti i lavoratori è la lotta per la pace e contro il dispotismo. Viene indicato come obiettivo lo «Stato popolare», vale a dire «il vero e proprio Stato socialdemocratico», in cui il popolo è sovrano e regge lo Stato a vantaggio della collettività, difendendosi così contro gli abusi e lo sfruttamento (31). E’ parimente significativo che la Lega d’istruzione viennese, sempre grazie alla verosimile sollecitazione di Becker, e anche tramite Peter Fox (il giornalista inglese Peter Fox André, morto nello stesso anno 1869, soggiorna nella capitale nell’inverno 1867-68 e, nel maggio, è in corrispondenza con Marx ) (32), pubblichi sul suo organo, uscito nel corso del ’68 con una tiratura di 7.000 esemplari, l’«Arbeiter-Blatt» (Foglio operaio), numerosi scritti del medesimo Marx. Si tratta del ‘Manifesto’, di stralci del ‘Capitale’ e di documenti internazionalisti, come l”Indirizzo inaugurale’ del ’64, gli Statuti generali e il ‘Rapporto’ del consiglio generale dell’Internazionale al congresso di Bruxelles del ’68 (33). In tutta quest’attività, Becker svolge quella che uno storico, Herbert Steiner, ha definito una valida opera di «mediazione». Ed è altrettanto indubbio che il movimento è ormai maturo per recepire tesi già da tempo diffuse fra i lavoratori tedeschi. Il rapporto coll’Internazionale non viene né formalizzato né ufficializzato. Ciò nonostante, i legami personali e politici col centro londinese e col nucleo tedesco facente capo a Becker sono fitti e sono destinati ad aumentare nel corso del ’70 e specie dopo la Comune”” (pag 639, 644-645) [Gian Mario Bravo, ‘Le origini del socialismo nell’impero asburgico. Nel centenario della II Internazionale’, Studi Storici, n. 3, luglio-settembre 1989] [note: (4) A. Krcal, ‘Blätter der Arbeiterbewegung Österreichs (1867-1894). Eine kritische Darlegung’, Zürich, 1913, p. 9; la stesura dello scritto risale al 1892-93; (31) Brudergruß an die Arbeiter in Wien und ganz Österrich’, in “”Der Vorbote””, III, 1868, n. 1, pp. 1-5; ‘Die Arbeiterbewegung in Wien’, ivi, III, 1868, n. 2, pp. 26-27; (32) H. Steiner, ‘Die Internationale Arbeiterassociation’, cit., pp. 447 sgg.; (33) B. Andéas, ‘Le Manifeste Communiste de Marx et d’Engels. Histoire et bibliographie, 1848-1918’, Milano, 1963, pp. 44-45] inserire”,”MAUx-052″
” BRAVO Gian Mario MALANDRINO Corrado”,”Profilo di storia del pensiero politico. Da Machiavelli all’Ottocento.”,”Gian Mario Bravo (Torino, 1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 1985. Tra le sue molte opere ricordiamo Il Manifesto comunista e i suoi interpreti, Critica dell’estremismo, Il pensiero politico contemporaneo (con S.Rota Ghibaudi, 3 volumi, Milano, Franco Angeli, 1985). Corrado Malandrino è dirigente della Regione Piemonte, dottore di ricerca in Storia delle dottrine politiche, ricercatore della Fondazione Luigi Einaudi.”,”TEOP-081-FL”
“BRAVO Gian Mario; CARBONE Carlo”,”La Prima Internazionale dopo il congresso dell’Aja (1872) (Bravo); L’ anticolonialismo italiano durante la prima guerra d’Africa (Carbone).”,”””Nel 1872 “”l’Internazionale è morta all’Aja?”” E’ questa la domanda colla quale il Freymond dà avvio ai volumi”” (pag 414) (in Bravo) A proposito del volume di Romain Rainero ‘L’anticolonialismo italiano da Assab ad Adua, Milano, Edizioni di Comunità, 1971, pag 366’ (pag 418) (in Carbone) “”L’analisi della posizione dei socialisti, anch’essi giudicati incerti (4), merita qualche considerazione particolare proprio perché uno studio organico sulla loro «politica coloniale» è ancora da fare, anzi, talune argomentazioni di Rainero ne rammentano l’urgenza. Per l’autore «… proprio in queste incertezze (5) stavano forse le radici dell’inefficacia dell’anticolonialismo italiano…» (p. 173). A parte ogni considerazione sulla maggiore o minore dipendenza dell’efficacia dell’anticolonialismo dalle incertezze dei socialisti, è chiaro che Rainero annette alla questione grande importanza; e tuttavia ci sembra che in più di un punto egli l’abbia trattata senza eccessivo approfondimento, con l’occhio rivolto piuttosto alle posizioni di certo socialismo italiano dell’epoca libica (cfr. pp. 172 e 233-234) delle quali vuole rintracciare in questo periodo lo stadio preparatorio. Oltre il pur temporaneo «consenso al colonialismo» (p. 172) di Turati, l’autore ritiene di poter rilevare, in un capitolo dedicato alle esitazioni dei socialisti ed agli scandali coloniali, altre occasioni in cui i socialisti ebbero «ripensamenti… sul fondo della questione coloniale» (p. 233) o (sarebbe questo il caso di Labriola) cominciarono ad essere rosi dal «tarlo del mal d’Africa» (ibid.), o fecero «dichiarazioni di interesse …. verso la colonizzazione eritrea» (p. 239). Osservazioni di questo genere appaiono come la parte più debole del volume e meno basata sul necessario lavoro di indagine sulle fonti e sulla storiografia socialista. Le pagine che destano perplessità sono soprattutto quelle (233 sgg) dedicate alla polemica suscitata dall’articolo di Antonio Labriola su «La questione sociale e la Colonia Eritrea», cui seguì una risposta di Turati, una replica dello stesso Labriola ed un breve intervento di Engels (6). L’articolo in questione, sulla possibilità di un esperimento di socialismo pratico in Africa (con una proposta di concessione di piccoli appezzamenti e sovvenzioni a contadini poveri per evitare l’accaparramento capitalistico delle terre della colonia) e l’intervento di Engels, sembrano costituire per Rainero un esempio significativo, oltreché una prova inoppugnabile, dell’interesse o addirittura della conversione dei socialisti a una qualche forma di colonialismo. Queste fonti sono state esaminate, a nostro avviso, con eccessiva disinvoltura; vengono infatti riportate le obiezioni di Turati alla proposta Labriola (e il reciso rifiuto di questa da parte del solito Ghisleri), ma non viene neanche presa in considerazione la successiva replica dello stesso Labriola. Con quest’ultima egli chiarisce di aver fatto la proposta, in un certo senso ‘ad absurdum’, rivolgendola sostanzialmente ai «radicali progressisti e filantropi», per dimostrar loro l’incapacità «… dello Stato borghese di risolvere uno solo dei problemi sociali secondo gli intendimenti nostri» e al contempo per far capire ai proletari la flagranza della «… contraddizione tra lo Stato presuntivamente democratico e l’abuso della pubblica finanza a vantaggio di pochi» (7). L’articolo di Labriola e la sua replica, che possono semmai dimostrare la mancanza, già sottolineata da Gramsci (8), di una visione moderna dei problemi dell’imperialismo, escludono certamente qualunque sua simpatia verso l’impresa d’Africa. Anche Engels (che Rainero cita in modo parziale) si muove sostanzialmente nella stessa direzione (9), anch’egli, sull’intera questione coloniale, è in una posizione politicamente cauta ma sicuramente lontana da qualsiasi inclinazione para-colonialista o da qualsiasi illusione su una possibilità di colonizzazione «democratico-contadina». Certo, Labriola e i socialisti rimangono «al di quà» del problema dell’imperialismo, ma è senz’altro scorretto il tentativo di sostenere che la prima guerra d’Africa e l’incipiente colonialismo italiano li abbiano trovati in qualche modo consenzienti e di far passare per «consenso» il loro tentativo di mettere a nudo i reali caratteri dell’impresa”” [Carlo Carbone, ‘L’anticolonialismo italiano durante la prima guerra d’Africa’, ‘Studi storici’, Roma, n. 2, aprile-giugno 1972] [note: (4) Sembra concordare con R., oltre a P.C. Masini, da lui più volte citato, anche L. Avagliano: cfr. l’intervento di P.C. Masini, in ‘Il movimento operaio e socialista’, cit., p: 277 e L. Avagliano, ‘Alessandro Rossi e le origini dell’Italia industriale’, Napoli, 1970, pp. 286 sgg.; (5) R. si riferisce ad una poco perspicua considerazione di Turati del 1887, riportata a p. 172, per la quale peraltro omette di annotare il rinvio bibliografico; (6) Il tutto è ora quasi integralmente riportato in: A. Labriola, ‘Scritti politici’, Bari, 1970, pp. 199-208, e commentato nella ‘Introduzione’ di V. Gerratana alle pp. 58-61; (7) A proposito del presunto colonialismo di Labriola, si veda R. Battaglia, ‘La prima guerra d’Africa’, Torino, 1958, pp. 488-505, e l’intervento dello stesso Battaglia al convegno di studi gramsciani del 1958: Istituto Antonio Gramsci, Studi gramsciani, Roma, 1958, pp. 525-533; (8) A. Gramsci, ‘Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura’, Torino, 1966, pp. 116-118; (9) Vale forse la pena di sottolineare, sulla scorta delle indicazioni fornite dal lavoro di Ragionieri sull’influenza della socialdemocrazia tedesca sui socialisti italiani, che tale influenza si manifestò anche nel campo della questione coloniale. La elaborazione e la discussione intorno ad una strategia e ad una tattica del movimento operaio hanno i loro inizi nella Germania degli anni ’80 (la conferenza coloniale di Berlino è del 1885). Per la posizione di Engels si veda l’analisi di F. Andreucci, ‘La questione coloniale e la rivoluzione in occidente’, in ‘Studi storici’, XII (1971), n. 3, pp. 437-479] (pag 420-421)”,”INTP-001-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”Engels e Loria: relazioni e polemiche.”,”””Friedrich Engels dedicò, negli ultimi anni di vita, molta parte del suo tempo di studioso, di politico e di erede spirituale di Marx, a combattere coloro che, nel campo del socialismo o ai margini del movimento, intervenivano con valutazioni deformanti a interpretare il lascito ideale del compagno defunto: fra costoro può essere annoverato senza dubbio Achille Loria (1857-1943), l’«illustre» Loria, che lo costrinse a leggere «tutta una letteratura», a «seguirla», a «rispondere» a scritti polemici, a lettere, com’egli stesso riferiva a Georgi Plechanov, mettendo con ciò in luce l’importanza della questione, il peso ch’essa ebbe per lui (1). A partire dai mesi immediatamente successivi alla morte di Marx e, in seguito, in particolare negli anni ’90, Engels si applicò con vigore a ribattere, una per una, le tesi di Loria, a incalzarlo con scritti polemici, a denunciarlo come plagiatore delle dottrine dell’amico scomparso ai conoscenti e ai membri dei diversi partiti socialisti europei, a chiarirne le affermazioni economiche e a considerarne l’incapacità politica: per questo si basò soprattutto sui documenti fornitigli dall’Italia da Antonio Labriola, il quale riteneva che Loria compendiasse in sé tutti i peggiori difetti di certo socialismo italiano, positivista e scientista nella forma e del tutto privo di contenuto”” (pag 533) [Gian Mario Bravo, ‘Engels e Loria: relazioni e polemiche’, Estratto da ‘Studi storici’, Roma, n. 3, luglio-settembre 1970] [(1) Lettera di Engels a Plechanov, 26 febbraio 1895, in Marx-Engels, Werke, Berlin, 1968, vol. XXXIX, p. 417] Quest’articolo di Bravo è la redazione italiana della comunicazione tenuta a Wuppertal nel corso della Engels Konferenz (25-29 maggio 1970) in occasione del 150° anniversario della nascita di Friedrich Engels]”,”MAES-006-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”Le origini del socialismo in Scandinavia.”,”La nascita e i protagonisti del movimento operaio, socialista, internazionalista scandinavo nel secolo XIX. “”Ma il movimento organizzato danese – almeno quello urbano, che in secondo tempo si estende alle campagne – nasce soprattutto grazie all’azione di Petersen [Niels Lorents Petersen, 1814-1894, ndr], che nella primavera del 1868 e poi due anni più tardi compie viaggi «ufficiali» per conto del consiglio generale a Copenhagen, e funge da primo tramite fra i militanti e le leghe locali, sia con Becker [Johann B. Becker, ndr] a Ginevra sia con il centro londinese, e partecipa – nell’aprile 1870 – alla fondazione di una «società democratica», dalla quale, pochi mesi più tardi, viene germinata la sezione danese dell’Internazionale (10). Due sono i protagonisti, contornati da numerosi altri militanti in prevalenza di provenienza operaio-artigiana, cui spetta il merito di aver organizzato politicamente i lavoratori danesi, coll’intento di giungere alla fondazione del partito socialdemocratico, che sarebbe nato da lì a poco: è però di Engels l’intuizione e in paritempo la constatazione dell’importanza dell’organizzazione contadina in Danimarca, elemento di cui in effetti il movimento tiene sempre gran conto. Sophus Theodor Pihl (1840-1888) è falegname, percorre tutta l’Europa e milita nel movimento lassalliano in Germania (1863); di poi, sempre in contatto con i gruppi socialisti, lavora in Svizzera, in Francia, in Norvegia (qui anni più tardi concluderà la sua esistenza quale attivista nel locale movimento sindacale). Tornato dal 1870 in Danimarca, si impegna nell’organizzazione internazionalista; rappresenta la Danimarca al Congresso internazionale dell’Aja del 1872, dove approva, a nome dei compagni danesi, l’operato del Consiglio generale e di Marx (11). Personaggio centrale e noto, di origine piccolo-borghese e con una formazione universitaria, funzionario delle poste e poi istitutore, in rapporto con Marx e con Engels, è Louis Albert François Pio (1841-1894), al quale si fanno ascendere la nascita e il primo rapido sviluppo del movimento socialista in Danimarca, ma ai cui atteggiamenti contradditori sono anche da imputare il blocco dopo i successi iniziali e il ristagno del movimento per alcuni lustri (12). L’avvio dell’agitazione internazionalista coincide con le vicende parigine della primavera del 1871, con la caduta della ‘Commune’ e, naturalmente, con l’enorme eco degli avvenimenti”” [Gian Mario Bravo, Le origini del socialismo in Scandinavia, Critica marxista, n. 5, settembre-ottobre 1987] [(10) Cfr. i verbali delle riunioni del Consiglio generale del 5, 12 e 26 apriel 1870 (…); (11) Cfr. il ‘Comte rendu du congrès’ (1872), in ‘La Première Internationale’, a cura di Jacques Freymond, Gèneve, 1964, vol. II, pp. 329, 363 e molti altri luoghi (…); (12) Cfr. E. Helms, op. cit., pp. 28-37; Claus Larsen, ‘Louis Pio, baggrund og. udvikling 1868-1871, in ‘Arbog for arbejderbevaegelsens historie’, Kobenhavn, 1972, n. 2, pp. 7-70 (…)]”,”MEOx-002-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”Patria e internazionalismo in Jean Jaurès (Bravo); Sul carteggio di Antonio Labriola con Engels (Santucci).”,” Jaures: – Il proletariato non è al di fuori della patria – Impulso romantico-utopistico e impegno umanistico di Jaures – Quattro elementi inseparabili: tradizione classe operaia; coscienza rivoluzionaria della classe; indipendenza nazione; emancipazione sociale – Internazionalismo jauresiano come progetto umanista e pacifista – Mancata comprensione del fenomeno imperialismo e mancata partecipazione al dibattito sull’imperialismo (Hobson, Hilferding ecc.)”,”JAUx-002-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”L’ estremismo in Italia. Le origini gli sviluppi le teorie. Il rosso e il nero nella mappa dei gruppi eversivi.”,”Gian Mario Bravo (Torino, 1934…) è stato professore ordinario di storia delle dottrine politiche nell’Università di Torino. Ha pubblicato tra l’altro ‘Storia del socialismo, 1789-1848’ (1971) e ‘Manifesto del partito comunista e suoi interpreti’ (1973). Il 29 Aprile 2020 ci ha lasciato il professor Gian Mario Bravo. Lo annunciano la moglie Angela e il figlio Gianmarco””. E’ la necrologia con cui la famiglia Bravo ha annunciato la scomparsa di uno dei professori più noti e apprezzati dell’università di Torino. Per vent’anni preside della facolta di Scienze Politiche – dal 1979 al 1998 – Gian Mario Bravo, 86 anni, allievo di Luigi Firpo e Norberto Bobbio, era professore ordinario di Storia delle dottrine politiche dal 1971. Tra i maggiori studiosi del pensiero di Marx e Engels, si è occupato soprattutto della storia del socialismo e del comunismo ottocentesco in Italia e Germania, pubblicando oltre 20 monografie, una trentina di curatele e diverse centinaia di articoli e saggi, tradotti in molte lingue. E’ stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Firpo e membro della Fondazione Luigi Einaudi. Ha rivestito anche il ruolo di presidente della Società italiana degli Storici delle dottrine politiche che ne ricorda in una necrologia “”il magistero intellettuale e la profonda umanità””. Era socio anche della Deputazione Subalpina di Storia Patria che nel momento della scomparsa ne ricorda “”la notevole levaura scientifica””. (f. Repubblica) Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”ITAC-002-FAP”
“BRAVO Gian Mario a cura; scritti di Rinaldo BERTOLINO Roberto LOUVIN Ennio PASTORET Giorgio LOMBARDI Gian Mario BRAVO Angelo D’ORSI Marco CUAZ, testimonianze di Filippo BARBANO Luigi BONANATE Terenzio COZZI Lucio LEVI Carlo MARLETTI Donatella MAROCCO STUARDI Sergio PISTONE, bibliografia a cura di Alberto BECK PECCOZ e Gianfranco RAGONA”,”Alessandro Passerin d’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “”piccola patria””.”,”””Il rapporto con Gobetti non sfociò, dunque, in un’autentica vicinanza politica né produsse una simbiosi intellettuale, quale per esempio quella tra Piero e Carlo Levi o tra questi e Sapegno, o ancora tra Sapegno e Gobetti stesso. Tutti uniti, specialmente negli anni ’20 e il ’22, tanto più dopo la Marcia su Roma, dal sentirsi “”prudere le mani”” davanti a “”una diminuzione di libertà””, di mettersi in gioco completamente, di non rimanere inerti prima davanti alle agitazioni degli operai, condividendone lo spirito anche senza comprenderne le ragioni, quindi al cospetto dell’avanzata del cinismo populista di Mussolini e dei suoi scherani, che on la violenza e la complicità di istituzioni e di forze sociali e partiti politici davano l’assalto alle stesse fondamenta dello Stato liberale. Passerin rimase, tuttavia, un po’ fuori della mischia, attento sempre piuttosto alle ragioni dello spirito che a quelle dell’azione. A differenza di Gobetti e di tanti per i quali l’incontro con Piero costituì l’avvio di un processo di ‘imprinting’, il conte d’Entrèves era un accademico nato, e del resto ciò non confliggeva con l’essenza stessa dell’insegnamento di Solari, che rimase sempre ‘in primis’ un insegnamento volto a formare innanzi tutto uomini dediti allo studio, “”La vita degli studi tace dappertutto ma non in casa mia””, è l’aurea frase vergata in un’epistola all’allievo Bobbio in un’infocata estate degli anni Trenta, quando la città pensava a tutt’altre immersioni che a quelle faticose nelle sudate carte: e “”la vita degli studi”” potrebbe essere il motto ideale di Solari e del suo insegnamento (come del resto io stesso ho fatto, intitolandole addirittura l’intero carteggio Solari-Bobbio pubblicato in occasione dei 90 anni del nostro maestro )”” (pag 34) [Angolo D’Orsi, ‘Alessandro Passerin d’Entreves e l’Università di Torino’ (in) ‘Alessandro Passerin d’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “”piccola patria””‘, Franco Angeli, 2004, a cura di Gian Mario Bravo]”,”BIOx-010-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia.”,”Volume in parte intonso “”Negli anni fra il ’70 e il ’72 il marxismo fu in grado di porre nel centro direttivo in Inghilterra le premesse per una svolta radicale del movimento operaio, proprio mentre il collettivismo libertario conquistava successi nei paesi dove il movimento era debole e informe. I verbali delle riunioni del Consiglio Generale, lungo i setto-otto anni di esistenza attiva (19), mostrano la coerenza dell’azione esercitata dall’organismo sotto la guida, affermatasi gradualmente, di Marx, il quale ebbe la capacità di proporre e di dirigere, convincendo senza far cadere dall’esterno la propria volontà: in tal modo la politica del consiglio generale non veniva imposta dall’alto, ma era presentata, dibattuta, modificata, in un confronto dialettico produttivo. Sono due temi principali coi quali il consiglio generale concluse la propria attività: la tesi della necessità per la classe operaia di costituirsi in partito, e una sorta di «preparazione» delle masse per l’accettazione del socialismo «scientifico»; ma, col 1872, esauritasi l’esperienza comunarda, di fronte al radicalizzarsi dei conflitti operai e al rafforzarsi dello spirito di classe, proprio valendosi dell’osservatorio londinese, Marx ed Engels percepirono che il periodo di affermazione e di consolidamento dell’AIL era ormai concluso e che il movimento operaio si trovava di fronte al compito storico di darsi nuovi strumenti di lotta (20), cioè acquisirono la consapevolezza dell’esigenza per il proletariato di abbandonare l’astensionismo e di porsi in concorrenza con le forze politiche della borghesia (21). Pur essendo oggi in grado, sulla scorta dei citati verbali del consiglio generale, di assegnare questo ruolo fondamentale a Marx e a Engels, si può anche annotare che l’esaltazione monotona della loro funzione e dei loro meriti, quale compare in talune occasioni nella relazione della Stepanova e della Bach, assume un carattere didascalico confinante con un dogmatismo fideistico, per cui i due pensatori perdono molto del loro impeto e della loro intelligenza, che nessuno certamente contesta, per acquistare invece le caratteristiche di santoni intoccabili e senza possibilità di ripensamenti, che in sostanza disumanizzano la loro profonda umanità. La guida dell’Internazionale per opera di Marx fu suffragata dalla svolta impressa dalla ‘commune’; sono quindi generalizzabili le parole del Romano riferite all’Italia: « (…) Consideriamo come l’avvenimento principale e determinante la ‘commune’ di Parigi, che attribuisce finalmente una dimensione internazionale al movimento socialista e che collega il debole movimento italiano a quello degli altri paesi» (22). Con la ‘commune’ vennero esaltati i motivi di democrazia socialista propri dell’Internazionale, ma anche sorsero alla luce le contraddizioni interne, cagionate dal contrapporsi di correnti con scopi diversi, per cui l’AIL, che prima si presentava come ente proponentesi unità di azione pur partendo da interessi divergenti, cercava ora di generalizzare le proprie direttive, avviandosi a identificarsi con l’ideologia specifica, il marxismo (o, per contro e in situazioni diverse, con un’altra dottrina, il collettivismo anarchico bakuniano). Si può quindi parlare, riferendosi al periodo successivo al 1871-1872, di morte dell’Internazionale come fatto organizzativo, ma non ideologico. Infatti essa, come si deduce dai rapporti presentati nel volume, ebbe uno sviluppo assai diverso a seconda dei paesi, non solo organizzativamente ma anche ideologicamente. Si traggono da ciò due considerazioni: 1. la capacità del movimento di adeguarsi alle peculiarità locali e nello stesso tempo di riassumerle in una visione unitaria; 2. di conseguenza, la necessità della sua ‘fine’ come organizzazione, per restare unicamente come fondamento ideale per la formazione, ormai prossima, dei partiti socialdemocratici nazionali e come obiettivo di questi stessi partiti verso un’unità e un coordinamento sovrannazionali. Il problema della fine dell’Internazionale è molto dibattuto (…)”” (pag 270-272) [Gian Mario Bravo, ‘Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia’, Giappichelli, Torino, 1971] [(19) Si consultino i cinque importanti volumi, con la trascrizione dei verbali manoscritti, i ‘Minutes’ delle riunioni del consiglio generale: ‘The General Council of the First International’, qui già menzionati. Per contro, delle riunioni congressuali dell’AIL si ebbero sempre i resoconti a stampa; soltanto quelli del congresso dell’Aja del 1872, restati inediti, sono stati pubblicati in questi ultimi anni: cfr. ‘The First International. Minutes of the Hague Congress of 1872 with Related Documents’, cit., a cura di H. Gerth; (20) Cfr. la relazione di E. Stepanova e I. Bach, pp. 69-70; (21) E. Ragionieri, op. cit., ‘Il marxismo e l’Internazionale’, pp. 41 segg.; (22) Cfr. la relazione di A. Romano, p: 278]”,”INTP-002-FMB”
“BRAVO Gian Mario a cura; scritti di William GODWIN Max STIRNER Wilhelm MARR Carlo CAFIERO Johann MOST Errico MALATESTA Francesco Saverio MERLINO”,”Gli anarchici. Volume primo.”,”Johann Most ‘che invero non è affatto privo di talento, si dimostra incapace di portare alla luce un solo pensiero, dopo essersi allontanato dal terreno del partito’ “”(…) A Berlino cominciò la carriera di giornalista, collaborando al foglio socialista “”Berliner freie Presse”” (di cui anzi, fra il ’76 e il ’78, divenne redattore), nel quale, secondo un osservatore contemporaneo, manifestava un «grande cinismo vero morale e religione, monarchia e ordine statale». Sul giornale berlinese egli tra l’altro pubblicò un riassunto del ‘Capitale’ marxiano, abbastanza confuso ma non totalmente negativo, tant’è vero che lo stesso Engels, in alcune sue lettere all’americano Philip van Palten, segretario del ‘Central Labor Union’ di New York (del 2 e 18 aprile 1883), ne parlò come di opera “”popolare””. Più duro, qualche anno più tardi, fu il giudizio di Franz Mehring nella sua ‘Geschichte der deutschen Sozialdemokratie’ (cfr. l’edizione italiana, Roma 1961, volume II, p. 480), dove questi scriveva recisamente che la “”volgarizzazione”” del ‘Capitale’ ad operata dal Most “”brulicava dei più gravi equivoci””. La sua attività pubblicistica negli anni ’70 fu intensa: elaborò libri ed opuscoli sulle proprie vicende giudiziarie, s’occupò dei rapporti fra piccola borghesia e socialdemocrazia, celebrò – in un interessante studio del 1875 la ‘Commune’ parigina, e trovò anche tempo di polemizzare col famoso storico Mommsen per la sua ‘Storia di Roma’ (e, commentava ancora il Mehring a questo proposito, «certo la sua polemica non fu affatto così priva di gusto come la stampa borghese volle affermare, sebbene lasciasse molto a desiderare», e scrisse egli stesso nel ’78 un volume su ‘Die sozialen Bewegungen im alten Rom und der Cäsarismus’ (‘I movimenti sociali nella Roma antica e il cesarismo’). Tutta questa produzione dimostra la validità del suo ingegno, ancor più se si tien conto che nello stesso periodo egli fu impegnato in una rilevante attività politica pubblica, con le persecuzioni poliziesche che ne furono la conseguenza logica. Nel 1874 fu eletto, nel collegio di Chemnitz, al ‘Reichstag’, per la ‘Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands’: venne rieletto nel 1877, perdendo poi nell’anno seguente il mandato parlamentare: ma già nel ’74 era stato arrestato a Magonza per aver espresso opinioni favorevoli alla ‘Commune’, e, trattato alla pari di un malfattore, condannato a un anno e mezzo di prigione. Incarcerato di nuovo nel ’78, il 9 dicembre dello stesso anno venne espulso da Berlino: si rifugiò a Londra, dove già nei primi giorni del gennaio seguente fece uscire, in collaborazione con la locale società operaia comunista di cultura, un nuovo foglio, “”Die Freheit”” (“”La libertà””) che egli pur con molte sospensioni e numerosi spostamenti e cambiamenti, continuò a pubblicare per quasi sei lustri, fino alla morte. Ma proprio il primo periodo di attività londinese l’allontanò dal socialismo organizzato, tant’è che dopo poco più di un anno di vita londinese fu espulso dalla SAPD. Nello stesso periodo giunse alla rottura con Marx ed Engels, i quali a Londra, lo avevano accolto con particolare attenzione: in breve infatti si staccò intellettualmente dall’originaria matrice socialistico-marxista, esprimendo le nuove idee che egli stesso su suo giornale definiva comunistico-libertarie. Engels, alla fine del ’79, commentava all’anziano rivoluzionario e internazionalista Johann Philipp Becker (cfr. Marx-Engels, ‘Werke’, Berlin, 1966, vol. XXXIV, p. 433): «La “”Freiheit”” è puro ruggito senza alcun contenuto e intelligenza, e Most, che invero non è affatto privo di talento, si dimostra incapace di portare alla luce un solo pensiero, dopo essersi allontanato dal terreno del partito». E a questa opinione si può affiancare quella del Mehring (op. cit. p. 557): «Dopo la sua espulsione dal partito, il Most era caduto sempre più in basso, esternamente faceva professione di anarchismo, senza in realtà aver niente a che fare con quella corrente: il contenuto della “”Freiheit”” era dalla prima all’ultima riga assurdo e rabbioso livore”” (pag 780-781) [Gian Mario Bravo, a cura, ‘Gli anarchici. Volume primo’, Utet, Torino, 1978]”,”ANAx-005-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Critica dell’estremismo. Gli uomini, le correnti, le idee del radicalismo di sinistra.”,”Negli scritti di Engels si faceva uso delle parole «infanzia» e «infantilismo» per denunciare l’estremismo e il bakuninismo “”C’è infine un campo, che merita di ricordare, nel quale l’insegnamento bakuniniano; superando gli aspetti meramente eversivi e negativi, tende ad assumere una caratteristica di positività, pur restando accentuate, ovviamente, le intonazioni libertarie ed estremistiche: è questo dato dalle ‘Risoluzioni’ votate a Saint-Imier il 15 settembre 1872 dal congresso internazionalista «antiautoritario», contrapponendosi a quello ufficiale dell’Internazionale dell’Aja, di qualche giorno precedente e gestito in prima persona da Marx ed Engels e dai loro alleati, conclusosi con l’espulsione dall’associazione di Bakunin. Le ‘Risoluzioni’ approvate a Saint-Imier furono stese personalmente da Bakunin e approvate in sede congressuale: sono la migliore e più lucida sintesi delle teorie anarchiche e in effetti sono state in seguito alla base di ogni programma anarchico (8). (…) Era dunque scoperta, con questo programma anarchico, la via che l’estremismo delle epoche successive avrebbe seguito con innegabile coerenza, con dogmatismo e, spesso, con successo. La confutazione di Marx ed Engels. L’opposizione marx-engelsiana – e in seguito del marxismo – contro questi insegnamenti fu veemente e distinta dal tentativo di porre un rimedio agli esiti positivi di essi in movimento operai ancora deboli e informi. La contrapposizione esplose dopo la Comune di Parigi, che vide impegnati fianco a fianco, ma con intenti divergenti, militanti socialisti e anarchizzanti. Dalla Comune prese però avvio un processo di strutturazione del movimento operaio e di organizzazione delle forze socialiste, che dette luogo al parallelo «sviluppo in larghezza» del marxismo e del proletariato organizzato (per usare una figura leniniana). I punti fondamentali dell’antitesi del marxismo, in specie di Marx e di Engels, verso l’anarchismo bakuniniano, con la critica non solo dell’anarchismo tradizionale ma di ogni movimento libertario, sono circoscrivibili, in sintesi, agli argomenti che seguono (9):in tema di Stato e di dittatura del proletariato, cioè di gestione del potere politico; in tema di organizzazione; in tema di concezione della lotta di classe; in tema di rivoluzione e sul problema dei soggetti della rivoluzione, cioè del proletariato, del sottoproletariato e dei contadini. Su questi punti convergono, schematicamente, non tanto i momenti di un dissenso quanto di una valutazione storica profondamente diversa, che guidano due modi di concepire la lotta politico-economica del movimento operaio per l’auto-emancipazione (secondo le tesi enunciate da Marx negli Statuti dell’Internazionale del 1864). (…) Marx ed Engels, negli scritti più noti degli anni della Prima Internazionale e nel decennio ’70-80, si pronunciano con forza contro Bakunin nel senso sopra descritto. (…) Quello che veniva detto essere il «programma occasionale» di Bakunin non pareva in grado di sollecitare le masse popolari a una rivoluzione, che non fosse soltanto ideale o pensata: a ciò si aggiungeva ancora l’«astensionismo politico» (sono pure da ricordare i due testi «italiani» di Marx e di Engels, del 1873, l’ ‘Indifferenza in materia politica’ e ‘Dell’autorità’), che rendeva sempre più farraginoso e inconcludente il progetto sovversivo ma non concretamente rivoluzionario di Bakunin. Se a ciò si aggiunge il settarismo, fuoriesce il suo primitivismo, cioè la sua rispondenza a periodi di immaturità politica e sociale delle masse lavoratrici e del movimento operaio; per contro, le lotte degli anni centrali dell’Ottocento, sia nei paesi capitalisticamente avanzati sia in quelli che tali non erano, avevano dimostrato la volontà rivoluzionaria ma soprattutto di auto-emancipazione, vale a dire di organizzazione politica e sindacale (non soltanto solidaristica, come aveva preconizzato Bakunin), del mondo del lavoro. Il testo marx-engelsiano è esemplare, ed è qui riprodotto nei suoi passi maggiormente chiarificatori rispetto sia alle debolezze del pensiero e dell’azione anarchica di Bakunin, sia nei suo elementi teorici più elaborati, che favorirono il superamento non solo del pensiero bakuniniano ma di ogni componente «infantile» del movimento (nel testo, ma non per la prima volta negli scritti di Engels, si faceva uso delle parole «infanzia» e «infantilismo» per denunciare l’estremismo)”” (pag 93-97) [Gian Mario Bravo, ‘Critica dell’estremismo. Gli uomini, le correnti, le idee del radicalismo di sinistra’, Il Saggiatore, Milano, 1977] [(8) ‘Compte rendu et résolutions’ (15-16 settembre 1872), «Bulletin de la fédération jurassienne del ‘Associatin Internationale des Travailleurs», Sonviellier, 15 settembre – 1° ottobre, n. 17-17, ora in ‘La Première Internationale. Recueil de documents’, pubblicata sotto la direzione di Jacques Freymond, Genève, 197, vol. III, pp. 3-9 (soprattutto la terza risoluzione); (9) Sono moltissimi gli studi a disposizione: fra tutti – anche per i riferimenti bibliografici – rinvio al mio ‘Marxismo e anarchismo’, Roma, 1971, p. 9-75. La raccolta più organica di scritti marx-engelsiani sul problema è quella curata da Giorgio Backhaus, ‘Critica dell’anarchismo’, Torino, 1972, ma sono in genere da vedere tutti gli studi sulla Prima Internazionale e del dibattito, anche se spesso opinabile, è il volume di Jacques Duclos, ‘Bakounine et Marx. Ombre et lumière’, Paris, 1974]”,”ANAx-006-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”A un secolo dalla fondazione della Prima Internazionale. Stato degli studi e delle ricerche.”,”””Nel tentativo di «correggere» l’impostazione politica del movimento operaio italiano e le sue debolezze intervenivano negli stessi anni Marx e soprattutto Engels, la cui attenzione ai problemi italiani però non era esclusivamente rivolta a combattere l’influenza bakuniniana divenuta predominante nell’organizzazione. È quanto viene dimostrato nel carteggio di Marx e di Engels con italiani, edito da Giuseppe Del Bo, e che, nonostante le ripetute critiche rivolte al curatore, conserva tuttavia una piena validità (41). Le lettere sono 529 e coprono il periodo tra il 1848 e la morte di Engels; quelle che hanno un qualche collegamento con l’Internazionale sono comprese nella prima parte, fino alla data della morte di Marx (42); l’AIL è menzionata per la prima volta in una lettera di L.D. Canessa, che il 29 aprile 1866 si rivolgeva da Genova a Hermann Jung per avere notizie dell’associazione (43); le ultime lettere che riguardano direttamente l’AIL risalgono al periodo settembre 1873-ottobre 1876 (44), in cui si hanno soltanto quattro comunicazioni; in questo folto complesso di missive, anteriori al luglio 1870 sono soltanto sei lettere, cui se ne aggiungono una del ’48 (quella assai nota di Marx all’ ‘Alba’ di Firenze) e una del ’60; nell’ambito di tale parte del carteggio è da porre in evidenza, come d’altronde è già stato fatto da studiosi e da recensori che si sono occupati del tema, l’importanza del carteggio Engels-Cafiero e la rilevanza, per approfondire i problemi italiani, di quelli Engels-Cuno e Engels-Marx-Bignami, o anche per scoprire l’involuta mentalità di un operaio italiano «politicizzato» del tempo, la corrispondenza Engels-Terzaghi. Il volume è dunque decisivo per individuare non tanto e soltanto i rapporti intercorsi fra Marx e Engels da una parte e, dall’altra, cittadini italiani immediatamente o meno nel movimento operaio, quanto per esaminare le relazioni fra l’Internazionale e l’Italia, dimostrando la vitalità dell’Associazione e la straordinaria attività svolta dai membri del Consiglio Generale londinese specie negli anni 1870-’73. Senza tema di smentita, si può dire che si tratta di documenti capitali per lo studio delle vicende del socialismo italiano, e questo non esclusivamente per ciò che riguarda gli ultimi anni di attività di Engels (1883-1895). Ma anche un altro dato risulta dall’esame del primo gruppo di lettere: è evidente infatti una frattura intellettuale tra gli scritti di Marx e di Engels da una parte e quelli dei corrispondenti italiani dall’altra: non vuol essere questa una semplicistica affermazione di superiorità, ma soltanto una constatazione che, nel caso del più capace e «agguerrito» corrispondente, Carlo Cafiero, balza agli occhi proprio per le ingenuità del giovane napoletano. Engels per contro, indirizzandosi al Cafiero, era in grado di delineare la politica del Consiglio Generale sapendo di parlare a persona in grado di capirlo: nei suoi resoconti e in specie nella lettera del 28 luglio 1871 (45) sono compresi i motivi politici, cioè fondantisi su una precisa documentazione (e non «personalistici» come sostiene ad esempio Richard Hostetter), della polemica dei londinesi contro i bakuninisti; non solo, ma la lettera citata dimostra anche come nel seno del Consiglio Generale e in epoca già tanto avanzata sussistessero correnti ideologiche, ma come le sole temibili, perché disgregatrici ed infiltrantisi occultamente nel corpo sano dell’AIL, nel loro muoversi quasi sempre sotterraneo, fossero quelle bakuniniste. Scriveva Friedrich Engels: «(…) Come dico, siffatta discussione procede costantemente non soltanto nel seno dell’Associazione ma sì ancora nel Consiglio Generale la dove sono ‘comunisti proudhonisti owenisti chartisti e bakuninisti etc etc. La massima difficoltà è di riunirli tutti e di fare che le divergenze di opinioni su tali fatti non turbino la solidità e la stabilità dell’Associazione. E qui noi siamo stati sempre fortunati con la sola eccezione degli svizzeri ‘bakuninisti’ i quali con vera furia settaria, osarono sempre, sia direttamente d’imporre il loro programma all’Associazione, sia indirettamente ancora formando una società internazionale speciale con proprio Consiglio Generale, proprio Congresso, e ciò nel seno della grande Internazionale (…)» (46). L’elemento generale di valutazione che si può trarre dalla lettura della ‘Corrispondenza’ per gli anni della Prima Internazionale, cioè dei diversi carteggi e delle lettere singole di Marx e di Engels ai corrispondenti italiani, è che vengono superate le considerazioni negative sull’incidenza in Italia negli anni ’70 dell’opera dei due amici, compiute da storici non obiettivi e polemici nei confronti del marxismo e quindi diventati automaticamente ma senza nesso logico – per motivi squisitamente politici – «filo-bakuninisti»: ultimi fra tutti può essere il nuovo menzionato l’Hostetter”” (pag 15-17) [Gian Mario Bravo, ‘A un secolo dalla fondazione della Prima Internazionale. Stato degli studi e delle ricerche’, (in) ‘Rivista Storica del Socialismo’, Milano, n. 24, gennaio-aprile 1965] [(41) Cfr. Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit. A cura di Giuseppe Del Bo. Cfr. fra le numerose recensioni e discussioni: Ernesto Ragionieri, ‘Marx, Engels e i loro corrispondenti italiani’, in L’Unità, Milano, n. 297, 29 dicembre 1964; Gastone Manacorda, ‘Giuseppe Del Bo, ovvero: come non si scrive (ma si firma) una prefazione. (A proposito della Corrispondenza di Marx e Engels con italiani), in ‘Studi Storici’, Roma, n. 4 ott-dic. 1964, pp. 731-753; Leo Valiani, ‘L’italiano tra Marx e Bakunin’, Roma, n. 7, 13 febbraio 1965; Pier Carlo Masini, ‘Engels e Cafiero’, in ‘Tempo presente’, Roma, n. 4, 1965, pp. 6-25; Alessandro Galante Garrone, recensendo il volume (cfr. ‘Gli amici italiani di Marx e di Engels’; in ‘La Stampa’, Torino, n. 4, 6 gennaio 1965), dice a proposito della diffusione del bakuninismo in Italia: «La lotta stessa contro Mazzini, che Marx fu il primo ad auspicare, doveva alla fine ritorcersi contro di lui e favorire Bakunin che, col suo fiuto tattico, coglieva ogni occasione per far notare agli amici italiani la coincidenza di Marx con Mazzini n punto di centralizzazione politica»; (42) Cfr. ‘Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit., p. 2-294; (43) Ibidem, p. 2-3; (44) Ibidem, p. 294; (45) La lettera, nella scorretta traduzione operata dalla polizia napoletana, è stata ritrovata nell’Archivio di Stato di Napoli dal Romano, che l’ha pubblicata nel II volume della sua opera, p. 315-321; (46) Cfr. ‘Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit., p. 32-33]”,”INTP-003-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali’, diretta da Luigi Firpo.”,” La ‘critica vivace’ di Marx nei confronti dell’anarchico Johann Most (1846-1906) “”Destino diverso ebbe Most, che per qualche tempo, dal 1874 al 1878, fu anche deputato socialdemocratico al ‘Reichstag’, suscitando la critica vivace di Marx (35). Passato negli anni ’80 all’anarchia, diresse, prima a Londra e poi a New York, un importante giornale in lingua tedesca, «Die Freiheit» (“”La Libertà””), e pubblicò numerosi opuscoli, tra i quali ottenne vasta fama ‘Die Gottspest und Religionsseuche’ (La peste di Dio e l’epidemia religiosa’). Most nei suoi scritti si rivolge essenzialmente allo strumento «violenza» (per l’esaltazione dell’assassinio politico come mezzo di lotta fu condannato a parecchi anni di prigione); il suo pensiero si enuclea specie nel più maturo periodo americano, in alcuni punti, sia negativi nei confronti della società presente, sia costruttivi. La premessa è un’azione rivoluzionaria su scala internazionale, che elimini i ceti dominanti e la classe dirigente del presente: a quest’azione seguirà l’edificazione di una società nuova e libera, nella quale saranno aboliti commercio e profitti, e vigerà il libero scambio dei prodotti, in una struttura economica poggiante esclusivamente su cooperative di produzione. Nell’ambito della nuova società l’amministrazione pubblica è demandata ai comuni liberi e alle associazioni, collegati federalisticamente tra loro, mentre ai cittadini viene assicurata la «parità universale dei diritti», la cui base è da vedersi in un’educazione egualitaria e in una parificazione giuridica e morale dei due sessi. Most inoltre, ricollegandosi alla discussione svoltasi in Germania cinquant’anni prima, e che ebbe i suoi maggiori protagonisti in Strauss, in Feuerbach, nei fratelli Bauer e nello stesso Stirner, individua nella religione a causa maggiore dell’ingiustizia della società attuale, del mantenimento sia della ricchezza e della potenze degli attuali dominatori, sia delle idee condizionanti l’uomo moderno e limitanti la sua libertà. Ne nasce il suo rifiuto della «peste religiosa»”” (pag 294) [Gian Mario Bravo, ‘L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali, diretta da Luigi Firpo’, Utet, Torino, 1972] [(35) Cfr. la lettera di K. Marx da Londra ad A. Sorge, a Hoboken, 19 ottobre 1877, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1966, vol. XXXIV, p. 303]”,”ANAx-007-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Profilo intellettuale e politico di Carlo Ilarione Petitti di Roreto.”,”Carlo Ilarione Petitti di Roreto può venir annvoerato fra i maggiori rappresentanti del mondo politico del regno di Sardegna e forse anche dell’Italia prequarantottesca…. Petitti credeva nel valore del progresso ‘non rivoluzionario’, era favorevole alla ‘ferroviarizzazione’ dell’Italia, in tarda età divenne un conservatore-riformatore, anti-socialista”,”BIOx-017-FMB”
“BRAVO Gian Mario, a cura”,”Gli anarchici. Introduzione.”,”Per evitare la sconfitta e una rotta di massa della classe operaia occorre la conquista dello Stato da parte del proletariato “”Ritengo che, nonostante questi e tutti gli altri tentativi, restino valide le critiche di Marx, di Engels e di Lenin alle dottrine anarchiche (13): è questo un discorso fatto innumerevoli volte, i confini del dibattito sono ovviamente mutati attraverso il tempo, ma l’elemento di divisione che persiste tuttora non è tanto quello delle diverse prospettive teoriche, ma quello dell’adesione alla concezione della lotta di classe, termine oltre il quale taluni teorici dell’anarchia si sono avventurati, ma altri no, affiancandosi così implicitamente al «nemico comune», secondo la definizione di Engels (14). Sull’altro argomento fondamentale, il problema della sopravvivenza o meno dello Stato nella società futura, i margini della differenziazione sono meno rigidi, ma non perciò meno evidenti. Lo stesso Engels chiarisce la questione, allorché parla di «graduale dissoluzione» e di «sparizione» dello Stato, ma sempre dopoché questo sia stato conquistato dal proletariato, per usufruirne onde riorganizzare dalle fondamenta la società. L’anarchismo rovescia invece il ragionamento, e proprio in questo sta il suo fallimento; scrive ancora Engels: «Gli anarchici pongono la questione sulla testa. Dichiarano che la rivoluzione proletaria dovrebbe ‘cominciare’ allorché essa abolisce l’organizzazione dello Stato. Ma l’unica organizzazione, che il proletariato vincitore trova pronta, è proprio lo Stato. Esso può aver bisogno di trasformazioni, prima di poter adempiere alle sue nuove funzioni. Ma distruggerlo in un solo tale istante significa distruggere l’unico organismo, per mezzo del quale il proletariato vincitore può far valere la sua potenza appena conquistata, tener a freno i propri oppositori capitalistici e avviare quella rivoluzione economica della società, senza della quale l’intera vittoria si concluderebbe con una sconfitta e con una rotta di massa della classe operaia, com’è accaduto dopo la ‘Commune’ di Parigi» (15)”” (pag 15) [Gian Maro Bravo, Gli anarchici. Introduzione, Tipografia Torinese Editrice, Torino, 1971] [(13) Rinvio genericamente a tutti gli scritti di Marx e di Engels polemici verso gli anarchici, e in particolare alla raccolta in italiano: K. Marx F. Engels, ‘Contro l’anarchismo’, Roma, 1950. Di Lenin si veda il notissimo (e ristampato numerose volte, anche in italiano) scritto ‘Stato e rivoluzione’. Sul dibattito cfr. anche ‘La Première Internationale. L’institution, l’implantation, le rayonnement’, Paris, 1968, passim; (14) Cfr. la lettera di Engels, da Londa, a F. Walter, 21 dicembre 1888, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1967, vol. XXXVII, p. 126; (15) Cfr. la lettera di Engels, da Londa, a Philip Van Patten, a New York, 18 aprile 1883, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1967, vol. XXXVI, pp. 11-12]”,”ANAx-008-FMB”
“BRAVO Gian Mario ROTA-GHIBAUDI Silvia a cura; scritti di Norberto BOBBIO Maurilio GUASCO Franco LIVORSI Luigi MARINO Maria Teresa PICHETTO Marco REVELLI Silvia ROTA-GHIBAUDI Lionello SOZZI”,”Il pensiero politico contemporaneo. Volume I. Parte prima. La democrazia e i suoi oppositori: le correnti, i dibattiti, le dottrine; Parte seconda: Le forme della libertà politica: i grandi pensatori.”,”Saggi di Norberto BOBBIO, Luigi MARINO, Maurilio GUASCO, Franco LIVORSI, Marco REVELLI, Lionello SOZZI (Rousseau), Michelangelo BOVERO (Hegel), Maria Teresa PICHETTO (Mill), ROTA-GHIBAUDI (Russell) (1° Volume) Saggi di Maria Luisa PESANTE, Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO, Mirella LARIZZA-LOLLI, Dora MARUCCO, ROTA- GHIBAUDI, BRAVO (Karl Marx e Friedrich Engels), Renato MONTELEONE (Lenin), Franco SBARBERI (Gramsci) (2° volume) Saggi di Claudio POGLIANO, Marina BONIFETTO, Mario RICCIARDI, Silvia ROTA-GHIBAUDI, Carlo MARLETTI, Aurelia CAMPARINI, Lucio LEVI, Luigi BONANATE, Manuela VALENTI (Darwin), Pier Paolo PORTINARO (Darwin), Silvio STELLA e Claudio CASSARDO (Freud), Icilio VECCHIOTTI (Gandhi), Mario RASETTI (Einstein) (3° volume) “”Pareto non appartiene ad alcun movimento politico, anche se in forza della critica radicale di taglio liberalconservatore mossa al parlamentarismo democratico e al socialismo, specie negli anni della prima guerra mondiale e nella crisi del dopoguerra, finisce per esprimere giudizi positivi nei confronti delle riforme promesse dal primo fascismo, dal quale è nominato senatore. Sulla scorta di una concezione pessimistica della storia – considerata priva di logica razionale (ma dipanantesi in un gioco dialettico tra residui istintuali e derivazioni pseudorazionali) e vista come scena di un’ eterna e ciclica lotta di potere con personaggi diversi -, Pareto afferma l’ esistenza costante di classi di individui occupanti le posizioni di vertice nelle diverse branche d’ attività, le élites appunto. Esse sono i soggetti principali delle battaglie politiche in tutti i sistemi storicamente osservabili, da quelli assolutisti ai liberali, dai democratici ai socialisti. L’ élite è un’ aristocrazia di fatto (…)””. (pag 241-242)”,”TEOP-065-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871).”,”August Becker fu una figura di spicco del Vormärz, il vasto movimento di pensiero che preparò la rivoluzione del 1848 in Germania. Intrattenne relazioni prima in Europa e poi, dal 1853, in America, con i maggiori rapproesentanti della sinistra. Collaborò a testate come la ‘Gazzetta renana’ di Karl Marx, la ‘Gazzetta della sera di Mannheim’, e l’ ‘Avanti!’ parigino, che ebbe H. Heine quale principale autore. Le sue amicizie andarono da W. Weitleing e M. Bakunin, da K. Gutzkow sino alla fitta compagnia degli ‘Achtundvierzieger’, i ‘quarantottardi’ emigrati politici negli USA. Qui, divenne in seguito brillante letterato e opionista del mondo tedesco-americano vicino ad Abramo Lincoln. “”Il socialismo americano e, in esso, specie quello tedesco, fu inoltre molto aperto nei confronti dei neri, e, come già si è visto con la rivista di Weitling e grazie proprio a Becker, ma anche attraverso Hermann Kriege e il suo “”Tribuno del popolo””, si pronunciò ripetutamente contro la schiavitù, sia nei movimenti comunitari sia nei dibattiti culturali e pubblicistici. Particolarmente vivace fu poi la polemica antischiavista di Marx nelle sue corrispondenze, grazie soprattutto agli amici Weydemeyer e Sorge e ai circoli comunisti che, a fianco degli originari oweniani e fourieristi, invitavano alla lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni di razza, di sesso, di religione””. [Gian Mario Bravo, Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871)] (pag 377) “”La polemica a distanza fra Marx, Engels e i ‘Marxianer’ da un lato e Weitling e i ‘ ‘Weitlingianer’ dall’altro infuriò negli anni di apparizione della Repubblica dei lavoratori”” (1), anzi, ebbe nella rivista il centro focale e ne seguì la parabola. Avviata con circospezione, fu vivace nel 1852-53 e all’inizio dell’anno seguente, per poi estinguersi con la caduta d’interesse della rivista. Tuttavia, i contendenti non espressero giudizi nuovi, bensì ribadirono e meglio comprovarono o anche utilizzarono tatticamente idee manifestate prima del 1848, in particolare nel 1846-47. Inoltre, Weitling, di passaggio per Londra nell’autunno 1849 e in viaggio per l’America, ebbe occasione di incontrare “”amichevolmente”” Marx – che da poco vi si era rifugiato -, ma nessuno dei due cambiò opinione. Marx ed Engels (il secondo fu ignorato da Weitling) vissero, fra il 1850 e il 1853, anni tormentati, per cause materiali e familiari (il primo) e per le polemiche interne di partito (entrambi). Weitling e la sua rivista, d’altra parte, ripetutamente suffragarono le posizioni di quei gruppi intellettuali, definiti da Marx “”piccolo-borghesi””, con idee confuse, illusi di poter “”ripetere”” la rivoluzione del 1848 in virtù di semplici atti di volontà, anche quando – a partire dalla seconda metà del 1850 – la crisi economica, con le sue implicazioni sociali e politiche, era ormai alle spalle. Si inserì in questo quadro la spaccatura a Londra nel seno della Lega dei comunisti, con la scissione (nella seduta del comitato centrale del 15 settembre) del nucleo facente capo ad August Willich e a Karl Schapper, e l’abbandono di Marx, di Engels e di George Julian Harney (1817-1897) dell’Associazione mondiale dei comunisti rivoluzionari, costituita nel corso del precedente aprile per collegare la base della Lega con i rappresentanti dei blanquisti francesi e con l’ala sinistra del cartismo inglese. Marx manifestò il suo dissenso con Weitling in un contesto preciso. Da un lato, egli conservò immutata l’ammirazione per le capacità dell'””operaio”” rivoluzionario, in contrasto con i velleitarismi “”piccolo-borghesi”” con cui aveva avuto a che fare. D’altro lato, confermò la sua confutazione del 1846 della teoria weitlinghiana a causa del rigido impianto ideologico di essa. Presentando sulla “”Nuova gazzetta renana. Rivista politico-teorica”” nell’autunno 1850 le considerazioni di Georg (J. George) Eccarius (1818-1889) sulle agitazioni e le lotte sociali dei sarti londinesi, contrapponeva la concezione “”materialistica”” di questi all'””idealismo”” weitlinghiano e prendeva atto dell’evoluzione dell’industria e quindi della presenza di un nuovo proletatariato industriale, ben diverso rispetto all’artigianato, ora non più “”avanguardia”” nelle lotte sociali. Ritenendo sorpassato l’insegnamento weitlinghiano, Marx specificava (114): «Il lettore noterà che, al posto della critica sentimentale, morale e psicologica, quale viene proposta da Weitling e da altri operai-scrittori contro le condizioni presenti, qui si contrappone alla società borghese e al suo movimento una visione pienamente materialistica e più libera, non condizionata dai capricci del sentimento». Con la sua affermazione, Marx dissociava Weitling da quei “”capi”” dell’emigrazione tedesca in America, di cui insieme a Engels avrebbe parlato dopo non molto tempo nel testo, rimasto inedito, sui ‘Grandi uomini dell’esilio’. In esso confutarono i “”grandi”” personaggi, i quali, con Gottfried Kinkel in testa (seguito da Ruge, da Heinzen, da Harro Harring e da altri ancora, e soprattutto dal notabile di maggior rilievo, anche per il suo riuscito inserimento nella politica americana, Struve (115), continuavano a giocare alla rivoluzione e avevano dato vita, come ultimo atto, all'””agitazione americana”” per il “”prestito rivoluzionario”” (116). Lo stesso Weitling aveva dedicato qualche attenzione alla faccenda del “”prestito””, ingannato dall’aspettativa della rivoluzione sempre incombente (purché la si volesse) e non consapevole – osservava Marx – che i denari raccolti sarebbero probabilmente serviti a finanziare giornali di suoi oppositori, ad esempio Heinzen (117). Weitling – non tanto di persona quanto attraverso i propri collaboratori – dimostrò inizialmente qualche incertezza sulla “”questione Marx””, anzi, in alcune occasioni la rivista parve sfuggirgli di mano. Così avvenne in una sorta di apprezzamento per Marx, inconsueto nella sua pubblicistica, ripreso in una corrispondenza anonima da Berna del 1° settembre 1850, dove, accanto a esatte informazioni sulle divisioni nella Lega dei comunisti (accompagnate da valutazioni erronee sui gruppi interni antagonisti), veniva segnalato: «A Londra ora fra i democratici tedeschi la miseria dev’essere grande, eppure, secondo i giornali, essi si sono scissi in quattro correnti, aventi come capifila Marx, Struve, Weitling e Heinzen. Marx è in ogni caso uno fra i tedeschi più intelligenti, come viene ora dimostrato dal suo nuovo mensile» (118)”” (pag 349-351) [(1) Weitling, non appena sbarcato a New York, in breve tempo riuscì a dare alle stampe la nuova rivista mensile “”Die Republik der Arbeiter””, il cui primo numero apparve nel gennaio 1850. Pur agendo in una situazione di costi crescenti, raccolse i dollari necessari per l’iniziativa e affrontò l’impresa difficile di dare alle stampe un giornale in lingua tedesca nella metropoli. Pubblicato il foglio, di persona lo vendette di casa in casa, a ‘un’ centesimo alla copia, riuscendo a ottenere nel giro di pochi giorni ben 400 sottoscrizioni di abbonamenti. Durante i primi mesi la rivista ebbe una tiratura di circa 1.000 copie per numero, poi salite a 2.000 e in seguito, a fine anno, a 4.000, con una quota rilevante di esemplari inviati negli Stati più lontani della Confederazione e in Europa. I giornali e periodici tedesco-americani accolsero con favore il nuovo periodico “”operaio”” e ne apprezzarono il taglio; esso, anzi, venne subito battezzato – con una denominazione accolta in Inghilterra da Marx e da Engels – ‘Arbeiterzeitung’ (gazzetta operaia) (v. pag 323); (114) K. Marx, [‘Redaktionelle Anmerkung zu dem Artikel “”Die Schneiderei in London oder der Kampf des grossen un des kleinen Kapitals”” von J.G. Eccarius], in ‘Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue””, 1850, 5-6, ora in K. Marx, F. Engels, ‘Werke’, vol VII, Dietz, Berlin, 1960, p. 416; (115) Cfr. G. von Struve, ‘Diesseits und Jenseits des Ozeans’, 4 voll., Streit Verlag, Coburg, 1863-64; (116) K. Marx F. Engels, ‘Die grossen Männer des Exils’, ora in Idd., Werke, vol. VIII, Dietz, Berlin, 1960, pp. 235 ss.; (117) Marx ad Adolph Cluss, a Washington, 30 luglio 1852, in K. Marx F. Engels, Opere, vol. XXXIX, Editori Riuniti, Roma, 1972, pp. 571-2; (118) La lettera era pubblicata unitamente ad altre, sotto il titolo generale ‘Korrespondenzen’, in ‘Die Republik der Arbeiter’, Oktober 1850, p. 151. Il “”mensile”” di cui si parlava era la “”Neue Rheinischen Zeitung. Politish-ökonomische Revue””]”,”BIOx-029-FMB”
“BRAVO Gian Mario SCIOLLA Loredana, a cura, saggi di Alfio MASTROPAOLO Carlo MARLETTI Edoardo Greppi Giuseppe PORRO Gian Mario BRAVO Silvano BELLIGNI Gian Luigi VACCARINO R. MARCHIONATTI Cristiano ANTONELLI Giovanni BACLET Silvia ROTA-GHIBAUDI Francesco TRANIELLO Giuseppe RUTTO I.F. TRANIELLO Maurizio VAUDAGNA Mario MONTINARO Filippo BARBANO Giovanna ZINCONE Luigi BONANATE Marco BUTTINO Massimo NEGARVILLE Andrea COMBA Gian Mario BRAVONorberto BOBBIO Paolo GOBETTI Luigi GRAZIANO Ruggero COMINOTTI Tullio GREGORY Diego NOVELLI Maurilio GUASCO Gian Carlo JOCTERAU Bruno QUARANTA Maria Teresa PICHETTO Luigi BIGGERI”,”Una eredità intellettuale. Maestri e allievi della Facoltà di Scienze Politiche di Torino.”,”Tra i vari saggi: – G.L. Vaccarino e R. Marchionatti, ‘Claudio Napoleoni (1924-1988)’ (pag 77) – G.L. Vaccarino, ‘Napoleoni e il dramma della crisit teorica del marxismo ‘ (pag 77-96) “”La linea della “”Trimestrale”” (1) sul marxismo, insomma – come ricorda Napoleoni stesso in un articolo autocrito del 1972 in cui si trovano svolte tutte queste considerazioni (‘Quale funzione ha avuto la “”Rivista trimestrale””?, in “”Rinascita, n. 39, 6 ottobre 1972) -, era il frutto della fusione di due indirizzi critici del marxismo: quello filosofico della “”sinistra cristiana”” di Felice Balbo, e quello ricavabile da economisti come Bohm-Bawerk, Myrdal e Joan Robinson, i quali con motivazioni diverse, anche contrastanti, avevano tutti respinto la teoria del valore-lavoro di Marx, giudicandola sostanzialmente indistinguibile da quella di Ricardo e ormai da tempo condannata. La fusione (o la contaminazione) tra quei due indirizzi aveva dunque dato luogo, secondo Napoleoni, alla difficoltà di cui s’è detto, e ciò fondalmentamente per una ragione: perché il lavoro nella società capitalistica era stato assunto come lavoro “”naturale””, e ciò anche a causa di un’interpretazione poco approfondita del concetto di lavoro in Marx. Questo modo di concepire il lavoro era stato messo in crisi, in quegli stessi anni (la fine degli anni ’60) dagli studi su Marx del filosofo Lucio Colletti, che aveva sviluppato una nuova e illuminante interpretazione della categoria marxiana del lavoro astratto (o alienato) come astrazione reale, un modo di interpretare il concetto marxiano di lavoro che era totalmente estraneo alla “”lezione”” che la “”Trimestrale”” aveva cercato di ricavare da Marx. L’incontro di Napoleoni con Colletti, in questo senso, era dunque obbligato, anche se va notato che si realizzava in un modo assai singolare. (…)(“” (pag 82) [(1) “”Rivista trimestrale, di cui era stato condirettore Claudio Napoleoni insieme a Franco Rodano, da pimo numero, uscito nel 1962, fino alal fine degli anni ’60 (v. p. 80)]”,”STOx-043-FMB”
“BRAVO Gian Mario MALANDRINO Corrado”,”Il pensiero politico del Novecento.”,”Saggi di Norberto BOBBIO, Luigi MARINO, Maurilio GUASCO, Franco LIVORSI, Marco REVELLI, Lionello SOZZI (Rousseau), Michelangelo BOVERO (Hegel), Maria Teresa PICHETTO (Mill), ROTA-GHIBAUDI (Russell) (1° Volume) Saggi di Maria Luisa PESANTE, Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO, Mirella LARIZZA-LOLLI, Dora MARUCCO, ROTA- GHIBAUDI, BRAVO (Karl Marx e Friedrich Engels), Renato MONTELEONE (Lenin), Franco SBARBERI (Gramsci) (2° volume) Saggi di Claudio POGLIANO, Marina BONIFETTO, Mario RICCIARDI, Silvia ROTA-GHIBAUDI, Carlo MARLETTI, Aurelia CAMPARINI, Lucio LEVI, Luigi BONANATE, Manuela VALENTI (Darwin), Pier Paolo PORTINARO (Darwin), Silvio STELLA e Claudio CASSARDO (Freud), Icilio VECCHIOTTI (Gandhi), Mario RASETTI (Einstein) (3° volume) “”Pareto non appartiene ad alcun movimento politico, anche se in forza della critica radicale di taglio liberalconservatore mossa al parlamentarismo democratico e al socialismo, specie negli anni della prima guerra mondiale e nella crisi del dopoguerra, finisce per esprimere giudizi positivi nei confronti delle riforme promesse dal primo fascismo, dal quale è nominato senatore. Sulla scorta di una concezione pessimistica della storia – considerata priva di logica razionale (ma dipanantesi in un gioco dialettico tra residui istintuali e derivazioni pseudorazionali) e vista come scena di un’ eterna e ciclica lotta di potere con personaggi diversi -, Pareto afferma l’ esistenza costante di classi di individui occupanti le posizioni di vertice nelle diverse branche d’ attività, le élites appunto. Esse sono i soggetti principali delle battaglie politiche in tutti i sistemi storicamente osservabili, da quelli assolutisti ai liberali, dai democratici ai socialisti. L’ élite è un’ aristocrazia di fatto (…)””. (pag 241-242)”,”TEOP-071-FMB”
“BRAVO Gian Mario, a cura, saggi di Gabriella SILVESTRINI Stefano DE-LUCA Annamaria LOCHE Mario TESINI Manuela CERETTA Giuseppe SCIARA Andrea LANZA Annalisa CERON Marco MENIN Roberto GATTI Pier Paolo PORTINARO Alberto BURGIO”,”I dilemmi della democrazia. Rousseau tra Tocqueville e Marx.”,”Tra i vari saggi: – Roberto Gatti, ‘Natura, tecnica, politica. Rousseau e Marx – Pier Paolo Portinaro, Rousseau oltre Marx. Alcuni itinerari interpretativi – Alberto Burgio, La modernità come ambivalenza. Note sul rapporto Marx-Rousseau Marx e la natura come storia. “”Il materialismo storico di Marx e di Engels, se per un verso si differenzia da quello illuministico, per l’altro – muovendo da un’interpretazione del materialismo non più su base naturalistica ma storico-sociale – porta alle estreme conseguenze l’idea dell’uomo come «esistenza storica» (17). L’uomo costituisce cioè un essere la cui natura ‘è’ la storia, che qui intendo come l’insieme di quelle circostanze, di quei contesti, di quei condizionamenti in cui egli si trova a vivere, e anche di quei prodotti che crea con le sue attività (prodotti tra i quali, alla fine, arriva a essere compreso l’uomo stesso). Troviamo chiaramente affermato, nell”Ideologia tedesca’, che l’essere umano, con tutte le sue facoltà – la coscienza, il linguaggio, il pensiero – è un «prodotto sociale»: «come gli individui esternano la loro vita, così essi sono. Ciò che essi sono coincide dunque immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono quanto col modo ‘come’ producono. Ciò che gli individui sono dipende dunque dalle condizioni materiali della loro produzione» (18). Antonio Gramsci non farà altro che riprendere fedelmente questa interpretazione, quando scriverà che «la innovazione fondamentale introdotta dalla filosofia della prassi nella scienza della politica e della storia è la dimostrazione che non esiste una «natura umana» fissa e immutabile (concetto che deriva certo dal pensiero religioso e dalla trascendenza) ma che la natura umana è l’insieme dei rapporti sociali storicamente determinati, cioè un fatto storico» (19). L’idea secondo cui la natura dell’uomo non è un insieme di proprietà date a priori, ma un «prodotto sociale», un «fatto storico», consente di ipotizzare una situazione nella quale il superamento di strutture basate sulla proprietà privata, sullo sfruttamento, sulla lotta di classe, creerà «uomini del tutto nuovi» (20). Nella società del futuro, infatti, non incideranno più quelle contraddizioni, quei limiti, quelle distorsioni che sono stati per secoli effetto di rapporti produttivi tali da generare, nelle società di classe, i conflitti e l’ingiustizia. Come Marx aveva affermato nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, solo questa capacità di «crearsi da sé» può restituire l’essere umano alla sua indipendenza, che è tale proprio nella misura in cui egli, congedandosi per sempre dai miti della religione cristiana, non si consideri più creato da un altro (quindi, per Marx, «dipendente»), ma in grado di consistere in se stesso e per se stesso (21). L’idea di «creazione» e quella di «natura umana» sono, per Marx, strettamente unite e vanno, quindi, nella loro connessione, criticate, demistificate e superate; infatti, «per l’uomo socialista, ‘tutta la cosidetta storia universale’ non è che la ‘generazione dell’uomo dal lavoro umano’» (22). E allora l’onnilateralità dell’essere umano, non più alienata nella figura del divino, potrà finalmente realizzarsi nel mondo: «Nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico» (23)”” (pag 112-113) [Roberto Gatti, ‘Natura, tecnica, politica. Rousseau e Marx’ (in) Gian Mario Bravo, a cura, ‘I dilemmi della democrazia. Rousseau tra Tocqueville e Marx’, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2013] [(17) Cfr. K. Löwith, ‘Uomo e storia’, in ‘Critica dell’esistenza storica’, trad. it, in A. Künkler Giavotto, Napoli, Morano, 1967, pp. 212 sgg; (18) K. Marx – F. Engels, ‘L’ideologia tedesca’, trad. it., di F. Codino, introduzione di C. Luporini, Roma, Editori Riuniti, 2000, p. 9; (19) A. Gramsci, ‘Quaderni del carcere’, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, v. III, p. 1599; (20) Engels, ‘Principi del comunismo’, trad. it., in Marx-Engels, ‘Opere complete’, Roma, Editori Riuniti, 1973, vol. VI, p. 373; (21) «Un ente si stima indipendente solo appena sta sui suoi piedi, e sta sui suoi piedi appena deve la propria ‘esistenza’ a se stesso. Un uomo che vive per grazia di un altro quando non gli sono debitore del mantenimento della mia vita, bensì anche quando è esso che ha ‘creato’ la mia vita, quando è la ‘fonte’ della mia vita; e la mia vita ha necessariamente un tale fondamento fuori di sé quando essa non è la mia propria creazione. La ‘creazione’ è quindi una rappresentazione molto difficile da scacciare dalla coscienza popolare. La sussistenza per opera propria della natura e dell’uomo le è ‘inconcepibile’, perché contraddice a tutte le ‘evidenze’ della vita pratica» (Marx, ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, trad. it., a cura di G. Della Volpe, Roma, Editori Riuniti, 1977, p. 234; (22) Ivi, p. 235. Il secondo corsivo è mio; (23) Marx-Engels, ‘L’ideologia tedesca’, p. 24 (cap. I)]”,”TEOC-821″
“BRAVO Gian Mario”,”Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia.”,”Seconda copia intonsa.”,”ANAx-482″
“BRAVO Gian Mario”,”L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali’, diretta da Luigi Firpo.”,”””Max Stirner, pseudonimo di Johann Kaspar Schmidt (1806-1856), fu un insegnante di scuole private, ed ebbe una vita infelice: nella sua unica opera di ampio respiro, ‘Der Einzige und sein Eigentum’ (L’unico e la sua proprietà), apparsa nel 1844-1845, alla quale fanno da contorno alcuni pochi scritti e traduzioni, egli espresse sia la delusione e il disinganno verso l’umanità e la collettività, che erano state tanto avare con lui, sia l’odio nei confronti della società borghese, alla quale era imputabile la corruzione dell’uomo. Il suo giudizio demolitore partiva dal dibattito della sinistra hegeliana, specie da Feuerbach nella critica alla religione, e giungeva a due conseguenze estreme, la negazione di Dio e dello Stato, e per contro all’esaltazione dell’Io individuale. Fin dal 1842 Friedrich Engels aveva scoperto in una sua operetta satirica l’elemento anarchico presente in Stirner: «Vedete Stirner, che accortamente, respinge ogni ostacolo. Per il momento beve ancora birra, ma berrà presto sangue come se fosse acqua. Mentre gli altri urlano ‘A bas les rois’, egli aggiunge ‘A bas aussi les lois’» (12). Stirner passò all’anarchismo – che viene qualificato «individualistico» – con l”Unico’, rovesciando l’hegelismo della sua formazione originaria”” (pag 267-268) [Gian Mario Bravo, ‘L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali’, diretta da Luigi Firpo’, Utet, Torino, 1972] [(12) F. Engels, ‘The Triumph des Glaubens’ (1842), in K. Marx, F. Engels, Historisch-kritische Gesamtausgabe’, Berlin, 1929, vol. 1-2, pp. 267 segg]”,”ANAx-483″
“BRAVO Gian Mario, SBARBERI Franco MONTELEONE Renato FAVILLI Paolo MACCHIORO Aurelio RIOSA Alceo VOLEK Jindrich, a cura di Gerhard KUCK”,”Karl Marx, Friedrich Engels und Italien. Teil 2. Die Entwicklung des Marxismus in Italien: Wege, Verbreitung, Besonderheiten. A cura di Gian Mario Bravo, Franco Sbarberi, Renato Monteleone, Paolo Favilli, Aurelio Macchioro, Alceo Riosa, Jindrich Volek.”,”Lo sviluppo del marxismo in Italia: percorsi, diffusione, peculiarità.”,”MADS-009-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Bibliografia delle traduzioni italiane degli scritti di Marx e di Engels.”,”782 + 31 opere tradotte = 813 in totale”,”MADS-010-FMB”
“BRAWLEY Benjamin”,”A Social History of the American Negro.”,”In memoria di Norwood Penrose Hallowell”,”USAS-164″
“BRAY John Francis”,”Die Leiden der Arbeiterklasse und ihr Heilmittel.”,”BRAY ‘s, prominent socialist works: John Francis Bray, A Voyage from Utopia, ‘Labour’s wrongs and labour’s remedy’. Notizie biografiche: By the start of the Victorian period the school of British economists acknowledging Adam Smith as its master was in the ascendancy. ‘Political Economy’, a catch-all title which ignored the diversity of viewpoints to be found amongst the discipline’s leading proponents, became associated in the popular mind with moral and political forces held to be uniquely conducive to the progress of an increasingly industrialised and competitive society. ‘Political Economy’ served in turn as the focus for critics of equally diverse moral and political persuasions, who sought to challenge the materialism of contemporary society and offer their own assessments of the profound social changes of the time. In the introductory essay to the collection of readings from such ‘critics of capitalism’, the editors review the principles of the early economists, the way in which these principles were appropriated and applied by their Victorian successors and the contrasting modes which critics of popular economic ideas assumed. Subsequent extracts from the writings of the Owenite Socialist John Bray, Carlyle, Marx and Engels, J. S. Mill, Ruskin, Arnold, T. H. Green, William Morris and G. B. Shaw, demonstrate both the breadth of the possible grounds for ideological opposition to the prevailing philosophy and the shifting nature of the debate as ‘Political Economy’ itself was revealed as incapable of explaining or responding to the changing conditions of the 1870s. Headnotes to the extracts describe the genesis of individual debate and discuss distinctive stylistic features. Annotation in the form of footnotes and endnotes has been designed to gloss obscure allusions and arguments. In making more accessible the socio-economic writings of those authors now better known for their imaginative work, this volume will enable readers to reach a more profound appreciation of the central role such work played in developing the moral vision embodied in their more lastingly popular books and essays.”,”MUKx-094″
“BRAZÄO Eduardo, a cura”,”L’unificazione italiana vista dai diplomatici portoghesi (1848-1870). Volume I. II Serie: Fonti. Vol. XLIV.”,”Eduardo BRAZÄO ambasciatore del Portogallo in Italia, Accademico effettivo della ‘Academia Portuguesa de Historia’, della ‘Real Academia de Historia de Madrid’. Testo in lingua portoghese”,”RISG-041-FSL”
“BRAZÄO Eduardo, a cura”,”L’unificazione italiana vista dai diplomatici portoghesi (1862-1870). Volume II. II Serie: Fonti. Vol. XLV.”,”Eduardo BRAZÄO ambasciatore del Portogallo in Italia, Accademico effettivo della ‘Academia Portuguesa de Historia’, della ‘Real Academia de Historia de Madrid’. Testo in lingua portoghese”,”RISG-042-FSL”
“BRECCIA A. Ev.”,”Gli insegnanti bocciati. Considerazioni e proposte sul problema della scuola.”,”””Forse è vero quanto ha scritto Vivien Leigh a proposito dello storico teatro St. James di Londra, minacciato di distruzione: “”Bisogna suscitare clamore per salvare il salvabile””. Se così è, benvenuto l’inatteso clamore provocato da “”Gli insegnanti bocciati”” clamore che non accenna a quietarsi”” (dalla prefazione)”,”GIOx-115″
“BRECCIA Gastone FREDIANI Andrea”,”Le guerre della Russia. Dodici battaglie: da Ivan il Terribile al conflitto napoleonico, dalla Seconda guerra mondiale all’invasione dell’Ucraina.”,”Andrea Frediani è nato a Roma nel 1963; consulente scientifco della rivista ‘Focus Wars’, ha collaborato con numerose riviste specializzate. Con la Newton Compton ha pubblicato diversi saggi sulle battaglie e i condottieri della Roma antica, sulla battaglie di Napoleone ecc. Gastone Breccia è nato a Livorno nel 1962, dal 2000 insegna Storia bizantina e Storia militare antica presso l’Università di Pavia. Ha curato un volume miscellaneo sull’arte della guerra. Con la Newton Compton ha pubblicato tra l’altro ‘Epidemie e guerre che hanno cambiato il corso della storia’, scritto insieme ad Andrea Frediani, e ‘Le grandi vittorie dell’esercito italiano’ scritto con Gianluca Bonci. “”L’8 agosto 1945 tre Gruppi di armate sovietici invasero la Manciuria occupata dai giapponesi: si misero in movimento un minuto dopo la mezzanotte, un milione e mezzo di uomini appoggiati da più di 5.000 mezzi corazzati e 3.900 aerei da combattimento agli ordini del Comando supremo dell’Estremo Oriente del maresciallo Aleksandr Vasilevskij (1). I nipponici – che si erano ben guardati, fino ad allora, dell’aprile le ostilità con l’Unione Sovietica – avevano schierato nella regione la sola armata del Kwantung, forte di 750.000 uomini, i cui reparti avrebbero dovuto difendere un fronte ampio oltre 2.000 chilometri, ma che non avevano, a quel punto del conflitto, alcuna vera ragione per farlo. La guerra in Europa era finita da tre mesi ed era già stata sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima: il Giappone era in ginocchio e i sovietici avanzarono quasi senza incontrare resistenza, ostacolati soprattutto dal problema logistico di riuscire a rifornire di carburante le forze corazzate e motorizzate in movimento. Il 29 agosto 1945 unità della 9ª corazzata sovietica entrarono a Port Arthur, al termine di un’avanzata di 1.120 chilometri, quarant’anni dopo la fine della guerra russo-giapponese. Nel frattempo, elementi della 25ª armata sovietica avevano attraversato lo Yalu ed erano entrate in Corea, dove avevano preso contatto con elementi della guerriglia locale. Il 18 agosto – tre giorni dopo il comunicato radio dell’imperatore Hirohito che dichiarava di accettare la resa incondizionata chiesta dagli Alleati – altre truppe della 25ª armata sbarcarono sulla costa coreana, avanzando subito verso Pyongyang, senza incontrare resistenza. La campagna sovietica in Estremo Oriente, durata meno di tre settimane, non fu soltanto l’atto conclusivo della guerra mondiale, ma rappresentò anche la prima, abile mossa di Stalin nel lungo conflitto tra le due maggiori potenze vincitrici che sarebbe passato alla storia come ‘the Cold War’, “”la Guerra Fredda””. L’Urss – vera erede dell’impero zarista – tornava ad affacciarsi sul Mar della Cina, approfittando del fatto che la questione dell’assetto politico postbellico della Corea era rimasta a margine dei colloqui interalleati di Potsdam del luglio 1945. Quando le avanguardie dell’Armata Rossa superarono il fiume Yalu, gli americani si resero conto del pericolo di un’incontrastata espansione sovietica nella regione, e si affrettarono a proporre un accordo per dividere la penisola in due zone d’influenza”” (pag 329-330) [(1) Durante la conferenza di Yalta (4-11 febbraio 1945), Stalin si era impegnato ad aprire le ostilità con l’impero nipponico entre tre mesi dalla resa della Germania, poi firmato il 9 maggio 1945. L’8 agosto era quindi l’ultimo giorno utile per mantenere fede agli accordi stretti con Roosevelt e Churchill]”,”RUST-175″
“BRECCIA Gastone, contributo di Andrea SANTANGELO”,”Normandia.”,”Contributo di Andrea Santangelo: ‘Le armi’ Von Rundstedt. “”Il 1° luglio, resosi conto che gli Alleati avevano definitivamente consolidato le proprie posizioni in Normandia, von Rundstedt fece sapere al Comando supremo delle forze armate che considerava la guerra ormai perduta. Hitler gli tolse immediatamente il comando e lo sostituì con il feldmaresciallo Günther von Kluge, evitandogli così il compito ingrato di gestire la sconfitta e la successiva ritirata verso i confini del Reich. Ma von Kluge, coinvolto nel complotto del 20 luglio 1944 per uccidere il Führer, si suicidò il 19 agosto, e Hitle decise di richiamare von Rundstedt il 4 settembre 1944. L’anziano feldmaresciallo, di nuovo OB-West, si trovò così obbligato a coordinare l’offensiva delle Ardenne, fortemente voluta da Hitler, senza condividere gli obiettivi troppo ambiziosi, e a organizzare la successiva disperata difesa del Reno. L’11 marzo 1945 von Rundstedt si ritirò definitivamente a vita privata: venne catturato in maggio dagli americani, che lo rilasciarono soltanto nel 1949″” (pag 49) Gastone Breccia insegna Civiltà bizantina, Letteratura bizantina e Storia militare antica all’Università di Pavia. Ha pubblicato numerose monografia di storia militare. Ha condotto ricerche sul campo in Afghanistan (2011) e in Kurdistan (Iraq e Siria nel 2015) da cui è nato tra gli altri il saggio ‘Diario dal fronte curdo’ (Il Mulino; 2016).”,”QMIS-340″
“BRECCIA Gastone, a cura di”,”L’arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz.”,”Ogni testo in Antologia è preceduto da una breve introduzione e da indicazioni bibliografiche essenziali. «La guerra è sempre stata un’equazione con troppe incognite, un duello incessante non solo con il nemico ma con un insieme di elementi che sembra sfuggire ogni controllo. Per questo fin dall’antichità gli strateghi e i teorici di cose militari hanno cercato di limitare e controllare il potere del caso nelle vicende belliche. In sostanza hanno cercato di individuare il rapporto più efficace tra pensiero, azione e risultato. (…) In Europa prevale il tentativo di dare ordine razionale alla materia sfuggente e di imporre la volontà umana alle condizioni oggettive. Viceversa, in Oriente l’idea fondamentale è quella di assecondare il corso delle cose, adattarsi in modo duttile alla realtà: la rigidità e la prevedibilità sono, in quest’ottica, le peggiori caratteristiche di un comandante e del suo esercito.» (dal risvolto di copertina)”,”QMIx-239-FSL”
“BRECHER Jeremy”,”Sciopero! Storia delle rivolte di massa nell’ America dell’ ultimo secolo.”,”Jeremy BRECHER è uno storico, ricercatore sociale, sceneggiatore e documentarista. Traduzione di Bruno ARMELLIN e Bruno CARTOSIO tranne per la nuova Introduzione, per il nuovo capitolo 9 e per gli aggiornamenti apportati dall’ Autore, di Paola TUBARO.”,”MUSx-077″
“BRECHER Michael”,”Vita di Nehru.”,”BRECHER Michael è professore di scienze politiche alla McGill University di Montreal. Grazie ad una borsa di studio ha soggiornato a più riprese in Inghilterra negli anni 1950 e ha intervistato NEHRU e altri rappresentanti del Congresso oltre alla consultazione di lettere inedite e rapporti confidenziali.”,”INDx-030″
“BRECHER Jeremy COSTELLO Tim, a cura di Luigi PICCIONI”,”Contro il capitale globale. Strategie di resistenza.”,”Jeremy BRECHER (1947) storico e saggista americano, ha pubblicato divesi libri sulla storia del movimento operaio americano e sulla globalizzazione. Tim COSTELLO (1946) è stato militante sindacale dei comionisti americani per oltre vent’anni e animatore di numerose iniziative politiche di base. Insieme hanno pubblicato pure ‘Common Sense for Hard Times’ e altro. “”Scioperi locali e scioperi generali sono stati una forma molto comune di protesta nel Terzo mondo. Nel 1992 circa quindici milioni di lavoratori indiani hanno partecipato a uno sciopero nazionale di un giorno del settore industriale per protestare contro la Nep, la nuova politica economica del governo. I sindacati ritenevano che la Nep fosse stata introdotta a seguito della pressione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, come condizione per ulteriori prestiti e chiedevano un blocco della privatizzazione delle imprese pubbliche; un freno alla chiusura degli impianti e alla riduzione dei posti di lavoro; una riduzione dei prezzi dei beni essenziali; una restrizione all’ ingresso nel paese della grandi imprese straniere; la conservazione delle banche statali; la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese a ogni livello e la tutela del diritto di sciopero.”” (pag 110)”,”CONx-115″
“BRECHER Michael”,”Vita di Nehru.”,”Spartizione e sterminio. “”Mentre il resto del paese celebrava la raggiunta indipendenza, nel Punjab aveva inizio un periodo di orrori sfrenati. In villaggi remoti i membri della minoranza venivano trucidati senza pietà, per nessun altro motivo che la loro nascita causale. Ogni atrocità dava luogo a reazioni equivalenti e, entro pochi giorni, la “”Terra dei cinque fiumi”” fu in preda alla furia più bestiale. E’ impossibile sceverare le varie responsabilità della catastrofe del Punjab, né è facile chiarire chi abbia messo in moto le reazioni a catena. Tutte le comunità condividono la colpa di un così truce episodio della storia indiana. Tutte hanno contribuito a queta calamità, anche se molti musulmani, sikh e indù hanno rischiato individualmente la vita per salvare degli amici appartenenti al gruppo in minoranza. Le vociferazioni, la paura, la brama di vendetta alimentarono la furia fanatica. I membri delle comunità di minoranza fuggirono dai villaggi isolati verso i centri maggiori, nella speranza che il numero avrebbe dato loro un minimo di sicurezza. Alcuni furono uccisi strada facendo. Spesso codeste mandrie di uomini, donne e bambini furono assalite dall’ esercito “”nemico”” subendo “”gravi perdite””. Non si dava quartiere: torture, mutilazioni, aggressioni, conversioni forzate. Si trattava ormai di una vera e propria guerra di sterminio. I più fortunati riuscivano a raggiungere una stazione ferroviaria e a salire in treno per fuggire verso la salvezza. Molti non giungevano a destinazione. Tutto era campo di battaglia: villaggi, città, strade, templi e moschee. I treni che viaggiavano da Lahore ad Amritsar e viceversa erano considerati buona preda, e testimoni oculari hanno riferito episodi in cui fino a 2000 passeggeri vennero uccisi in un solo convoglio tra queste due città. (…)””. (pag 456=)”,”INDx-062″
“BRECHER Michael”,”Vita di Nehru.”,”Spartizione e sterminio. “”Mentre il resto del paese celebrava la raggiunta indipendenza, nel Punjab aveva inizio un periodo di orrori sfrenati. In villaggi remoti i membri della minoranza venivano trucidati senza pietà, per nessun altro motivo che la loro nascita causale. Ogni atrocità dava luogo a reazioni equivalenti e, entro pochi giorni, la “”Terra dei cinque fiumi”” fu in preda alla furia più bestiale. E’ impossibile sceverare le varie responsabilità della catastrofe del Punjab, né è facile chiarire chi abbia messo in moto le reazioni a catena. Tutte le comunità condividono la colpa di un così truce episodio della storia indiana. Tutte hanno contribuito a queta calamità, anche se molti musulmani, sikh e indù hanno rischiato individualmente la vita per salvare degli amici appartenenti al gruppo in minoranza. Le vociferazioni, la paura, la brama di vendetta alimentarono la furia fanatica. I membri delle comunità di minoranza fuggirono dai villaggi isolati verso i centri maggiori, nella speranza che il numero avrebbe dato loro un minimo di sicurezza. Alcuni furono uccisi strada facendo. Spesso codeste mandrie di uomini, donne e bambini furono assalite dall’ esercito “”nemico”” subendo “”gravi perdite””. Non si dava quartiere: torture, mutilazioni, aggressioni, conversioni forzate. Si trattava ormai di una vera e propria guerra di sterminio. I più fortunati riuscivano a raggiungere una stazione ferroviaria e a salire in treno per fuggire verso la salvezza. Molti non giungevano a destinazione. Tutto era campo di battaglia: villaggi, città, strade, templi e moschee. I treni che viaggiavano da Lahore ad Amritsar e viceversa erano considerati buona preda, e testimoni oculari hanno riferito episodi in cui fino a 2000 passeggeri vennero uccisi in un solo convoglio tra queste due città. (…)””. (pag 456=)”,”INDx-007-FV”
“BRECHER Bob”,”Getting what you want? A Critique of Liberal Morality.”,”Bob Brecher insegna filosofia all’Università di Brighton. È direttore di ‘Res Publica’ un periodico di filosofia del diritto e sociale.”,”FILx-022-FRR”
“BRECHER Jeremy”,”Sciopero! Storia delle rivolte di massa nell’America dell’ultimo secolo.”,”Jeremy Brecher è storico, ricercatore sociale, sceneggiatore e documentarista.”,”MUSx-073-FL”
“BRECHT Bertolt”,”I giorni della Comune. (Tit. orig. Die Tage der Commune)”,”Bertolt Brecht nasce ad Augsburg in Germania il 10 febbraio 1898. Nel 1918 vede la luce la composizione del suo primo lavoro teatrale, Baal, nel 1922, con la commedia Tamburi nella notte (Trommeln in der Nacht) liberamente ispirata alla rivoluzione comunista bavarese cui da giovane studente di medicina aveva partecipato, realizza il suo primo, clamoroso, successo. Il suo primo libro di versi (Die Hauspostille) risale al nel 1927. Intellettuale comunista, si trasferisce a Berlino, dove, nel 1928, insieme a Kurt Weil, si impone definitivamente con L’ opera da tre soldi (Die Dreigroschenoper), ironico sbeffeggiamento della società borghese dell’ epoca. Esiliato, nel 1933 Brecht si rifugia in Scandinavia, dove permane sino al 1941 anno in cui si trasferisce negli Stati Uniti. Il periodo che va dal 1941, in cui esce Madre Courage e i suoi figli (Mutter Courage und ihre Kinder), al 1948, quando pubblica Il cerchio di gesso del Caucaso (Der kaukasische Kreidekreis); è sicuramente da considerasi uno dei periodi più fecondi per il drammaturgo tedesco. In “”Terrore e Miseria del III Reich”” Bertolt Brecht ci dà uno spaccato della tragedia, stupidità ed arroganza del regime nazista. Al ritorno in Germania, Brecht ha ormai consolidato la propria visione del mondo, riportando la stessa nelle sue opere. Considera infatti il teatro come teatro militante, capace di rappresentare la necessità dei cambiamenti sociali, e di coinvolgere gli spettatori nel processo disvelamento e mutamento della società, sottraendoli, di conseguenza, alla passivazione dello spettatore in quanto “”pubblico”” (gli attori infatti, nella rappresentazione delle opere di Brecht rompono gli schemi delle rappresentazioni classiche e di conseguenza la dualità di attore (inteso in quanto elemento attivo e facitore di ideologia) e spettatore/pubblico (elemento passivo) scendendo dalla scena e/o rivolgendosi personalmente a questi ultimi; li costringono, nella sostanza, ad un processo di attivazione che li coinvolge in quanto persone socialmente determinate. Nel 1955 a Brecht viene conferito il Premio Lenin. Muore, per un attacco cardiaco, nel 1956. Bibliografia: Affari del signor Giulio Cesare Ascesa e rovina della città di Mahagonny Baal Bargan se ne infischia e altri racconti inediti Dialoghi di profughi Diari (1920-1922). Appunti autobiografici 1920-1954 Diario di lavoro Drammi didattici Eccezione e la regola I giorni della Comune Il cerchio di gesso del Caucaso La resistibile ascesa di Arturo Ui L’anima buona di Sezuan Libro di devozioni domestiche L’opera da tre soldi Madre Courage e i suoi figli Me-ti. Libro delle svolte Poesie Santa Giovanna dei Macelli Scritti sulla letteratura e sull’ arte Scritti teatrali Storie da calendario Svejk nella seconda guerra mondiale Teatro Terrore e miseria del Terzo Reich Teste tonde e teste a punta Turandot ovvero Il Congresso degli Imbiancatori Vita di Edoardo II d’ Inghilterra Vita di Galileo Eugen Bertolt Brecht, detto Aigin dalla madre e da se stesso Bidi o B. B., nasce in una benestante famiglia borghese. Fino alla Prima guerra mondiale la sua vita scorre, all’apparenza, come quella di ogni ragazzo della sua età fra scuola e amici, fra i quali il prediletto è Caspar Neher che diventerà lo scenografo di molti suoi spettacoli. Ma nel suo Diario, già a partire dal 1913 e dunque dai quindici anni, si rivelano i segni di una giovinezza inquieta, il terrore della malattia, l’ossessione della morte. Costretto dalla guerra a interrompere gli studi, presta servizio nella sanità in un ospedale delle retrovie, un’esperienza che farà di lui un fiero pacifista, nemico giurato di ogni mitologia bellica. In questi anni compone la poesia La leggenda del soldato morto . Intanto fra scapigliatura e relazioni amorose (da una giovane parrucchiera Paula Banhofer avrà un figlio mai riconosciuto di nome Frank in onore di Wedekind, ammirato come un maestro), scrive il suo primo dramma che si ispira all’individualismo sfrenatamente anarchico del teatro espressionista Baal in ventidue scene (1917). Si iscrive a Monaco alla facoltà di medicina, ma interrompe presto gli studi per seguire la sua vocazione letteraria; qui conosce e frequenta il comico Karl Valentin nella cui orchestrina suonerà il clarinetto. Sensibile al clima di protesta che in quella città è particolarmente forte e sotto l’impressione della rivolta spartachista (movimento comunista radicale che terminerà con l’uccisione dei suoi capi, Rosa Luxembourg e Karl Liebknecht) scrive fra il 1918 e il 1920 Spartaco , abbozzo di quello che sarà poi Tamburi nella notte , rappresentato con grande successo nel 1922 ai Kammerspiele, da Otto Falkenberg. Si lega d’amicizia con Arnolt Bronnen e con lui si trasferisce a Berlino dove conduce una vita di stenti tanto da essere ricoverato in ospedale per denutrizione. A Berlino, sposa Marianne Zoff. Nel 1922 vince il premio Kleist mentre nel 1923 viene rappresentato, con le scene di Neher e la regia di Engel, Nella giungla delle città , storia di una lotta senza quartiere fra un ricco proprietario di lavanderie che crede di potere comperare qualsiasi cosa compreso quello che sta scritto nei libri, e un giovane bibliotecario, che parla come Rimbaud. Scandita come i round di un incontro di boxe, sport che Brecht ama moltissimo, l’opera si svolge in una immaginaria Chicago. Del resto questo è il momento in cui il giovane B. è innamorato dell’America, dei suoi scrittori, dei suoi successi sportivi, delle brulicanti città piene di vita. Con la messinscena a Monaco di una rielaborazione di Edoardo II di Marlowe ( Vita di Edoardo II di Inghilterra , 1924) affronta per la prima volta il tema dello straniamento. È B. stesso a raccontarlo più tardi: non riesce a risolvere una scena perché non sa come debbano essere e comportarsi i soldati. Karl Valentin, presente alle prove, gli darà il suggerimento chiave: «Pallidi sono, hanno fifa». Da qui il volto truccato di biacca e una dizione fredda e chiara. Nel frattempo, a Berlino, collabora prima con Max Reinhardt e poi con Erwin Piscator per il quale firma la riduzione di un romanzo di Hasek Le avventure del buon soldato Schweyk durante la guerra mondiale (1927). Da Piscator mutuerà la necessità di un teatro politico accanto ad alcune fondamentali suggestioni sceniche: l’uso dei cartelli e la proiezione di diapositive per sottolineare l’azione o per definire un’epoca, un luogo. È in questi anni che stringe un sodalizio, destinato a un grande avvenire, con il musicista Kurt Weill con il quale scriverà la `piccola’ Mahagonny (1927), la celeberrima Opera da tre soldi , un successo di portata europea (1928), e l’opera lirica Ascesa e caduta della città di Mahagonny (1930). Nello stesso anno vanno in scena due importanti drammi didattici La linea di condotta e L’eccezione e la regola . La collaborazione musicale con Weill non sarà l’unica e si intreccerà a quella con Hans Eisler e Paul Dessau a testimonianza dell’importanza che B. annette alla musica nel lavoro teatrale. È però attraverso testi come Santa Giovanna dei macelli (1927), La madre , tratto dall’omonimo romanzo di Gorkij (1930), ma anche con opere didattiche come Gli Orazi e i Curiazi e, più tardi con Puntila e il suo servo Matti (1940), L’anima buona di Sezuan (1941), Madre Coraggio e i suoi figli (1941), Vita di Galileo Galilei (andato in scena nel 1947 a New York, protagonista Charles Laughton), che B. fissa la sua idea di un teatro politico, didattico e, in ultima istanza, epico. Questo teatro ha i suoi punti di riferimento in una storia dallo svolgimento chiaro e preciso, nella distribuzione dei ruoli ad attori il più possibile lontani dalla declamazione e dall’artificio; nell’effetto di straniamento (detto anche V-effekt) come recitazione in terza persona e rottura dell’illusione; di cui avrà la rivelazione definitiva a Mosca vedendo recitare il grande attore cinese Mei Lanfang, specializzato in ruoli femminili. Questi snodi sembrano a Brecht necessari per arrivare a un distacco epico, critico, per creare un nuovo rapporto con lo spettatore; al quale non richiede una totale aderenza a ciò che viene rappresentato, ma piuttosto di portare con sé la sua capacità di riflettere autonomamente sulle cose. Per raggiungere questo risultato è importante il ruolo del regista inteso non come demiurgo ma inserito in un lavoro collettivo. L’avvento del nazismo, intanto, costringe lo scrittore all’esilio, prima in Danimarca, poi in Finlandia e in Unione Sovietica. Da Vladivostock parte nel 1941 verso gli Usa dove cercherà di inserirsi nel mercato del cinema di Hollywood (in Germania ha già scritto più soggetti per il cinema di cui solo uno andato a buon fine, Kuhle Wampe , regia di Slatan Dudow, 1932), come sceneggiatore senza molto successo. Ritornerà in Europa nel 1947 dopo essere stato costretto a discolparsi dall’accusa di attività antiamericane di fronte alla famigerata Commissione del senatore McCharthy. Si stabilisce a Zurigo in attesa degli eventi. Qui pubblica il Breviario di estetica teatrale nel 1948, il più maturo dei suoi scritti teorici mentre allo Schauspielhaus viene presentato per la prima volta Puntila e il suo servo Matti . Ritornato nella Germania divisa in due, sceglie di stabilirsi nella Ddr, a Berlino Est dove, l’11 gennaio del 1949, inaugura il Berliner Ensemble con Madre Coraggio e i suoi figli , protagonista Helene Weigel, sua seconda moglie e dove termina di scrivere I giorni della Comune . Nel febbraio del 1956 compie il suo unico viaggio in Italia per vedere al Piccolo Teatro L’opera da tre soldi messa in scena da Strehler. Muore a Berlino, per un infarto, il 14 agosto dello stesso anno. (m.g.g.) (fonte delteatro.it)”,”MFRC-089″
“BRECHT Bertolt, a cura di Emilio CASTELLANI e Cesare CASES”,”Il teatro di Bertolt Brecht. Volume terzo.”,”Questo terzo volume comprende opere del primo periodo bavarese (1914-24) quali Baal, Tamburi nella notte, Nella giungla delle città, altre del periodo berlinese (1924-33), L’ Accordo, Santa Giovanna dei Macelli, Il consenziente e il dissenziente. Gli Orazi e i Curiazi risale al primo esilio dello scrittore in Scandinavia (1933). Di violenza non minore a ‘Baal’, la prima esperienza teatrale di Brecht, è ‘Tamburi nella notte’ ambientato durante la rivolta spartachista di Berlino nel novembre 1918. E’ un’ opera disfattista, in cui la rivoluzione viene vista “”come qualcosa di romantico””: essa stabilì la fama del poeta ventiquattrenne e gli valse il Premio Kleist (1922). “”I compagni son nella fossa, io per poco mi son salvato. A novembre bandiera rossa ma a gennaio tutto è cambiato.”” (pag 178)”,”VARx-133″
“BRECHT Bertolt, a cura di Emilio CASTELLANI e Cesare CASES”,”Il teatro di Bertolt Brecht. Volume quarto.”,”Questo quarto volume, che conclude la traduzione dell’ intero teatro di Bertolt Brecht, comprende alcune delle opere della maturità. Scritte durante il suo lungo e termentato esilio. Tranne ‘I giorni della Comune’ scritto a Zurigo (1948-49) e Schweyk che appartiene al periodo americano (1942-43) le altre risalgono al periodo scandinavo (1933-41). ‘Teste tonde…’ riafferma la realtà della lotta di classe al di là del velo delle dottrine razziali di HITLER. ‘I fucili di madre Carrar’ è ambientato in Spagna durante la guerra civile. ‘Arturo Hi’ è una parabola contro Hitler e i suoi accoliti assassini. Queste opere di BRECHT sono tragicamente legate alla tragica situazione politica dell’ Europa. “”Ecco la Comune, ecco la scienza, il nuovo millennio: Parigi ha fatto la sua scelta.”” (pag 598)”,”VARx-134″
“BRECHT Arnold”,”Prelude to Silence. The End of the German Republic.”,”BRECHT è stato un esperto, e autore di vari saggi, di problemi istituzionali, governativi e amministrativi e delle organizzazioni politiche del dopoguerra. In Germania scrisse a commento dell’ articolo 48 della Costituzione di Weimar. Funzionario pubblico partecipò, dal 1910 al 1933 a sei ministeri. Ebbe incarichi di sottosegretario in un governo Rathenau. Fu al servizio, come esperto di questioni costituzionali, del ministero dell’ interno. Difese la causa della costituzione quando VON PAPEN lanciò il suo colpo di Stato. Si oppose anche ad Hitler e fu arrestato. Nel novembre 1933 fuggì all’ estero ed ebbe incarichi ad Harvard e a Yale. Rapporto cattolici-protestanti e ruolo Mosca in elezioni presidenziali. “”La Costituzione tedesca richiedeva una maggioranza assoluta al primo voto. Dato che nessun candidato aveva ottenuto quella maggioranza, si tennero nuove elezioni, in cui la maggioranza relativa avrebbe deciso l’ elezione. Hindenburg, si presentò come un nuovo candidato dei partiti di destra congiunti, approfittando di quattro fattori. Essi erano: la sua popolarità; il fatto che molta gente preferiva leader non di parte ai leader di una formazione non loro; l’ ostinazione dei comunisti di sostenere un candidato proprio; e per ultimo la non disponibilità di molti protestanti a votare per un candidato cattolico, e in particolare per il Dr. Wilhelm Marx, che era stato scelto come il candidato dell’ insieme dei partiti della coalizione di Weimar. (L’ esperienza di Alfred Smith, un cattolico, in una elezione presidenziale negli Stati Uniti offre una analogia con quella del Dottor Marx). Hindenburg prese 14.656.000 voti, Dr. Marx, 13.752.000 e il comunista Thälmann, 1.931.000. La vittoria di Hindenburg sul candidato dei partiti democratici fu, perciò, di stretto margine e possibile solo perché i comunisti istruiti da Mosca nella loro cieca lotta contro tutti i partiti parlamentari insistettero sul dare il voto al loro proprio candidato invece di gettarlo sulla bilancia contro il candidato nazionalista.”” (pag 21)”,”GERG-054″
“BRECHT Bertolt, a cura di Emilio CASTELLANI”,”Vita di Galileo. Dramma. (Tit. orig.: Leben des Galilei)”,”Galileo docente di matematiche a Padova cerca le prove del nuovo sistema cosmico di Copernico. Consegna alla Repubblica Veneta una sua nuova invenzione. Nel 1610 servendosi del telescopio conferma il sistema copernicano. Lascia poi Venezia per la corte dei Medici. Il Collegio Romano, istituto pontificio di ricerche scientifiche conferma le scoperte di Galileo. Ma l’ inquisizione pone all’ indice la teoria di Copernico (1616). L’ avvento di uno scienziato sul soglio pontificio incoraggia Galileo a riprendere le sue ricerche. Scopre le macchie solari. Le sue dottrine si diffondono. Nel 1633 l’ Inquisizione lo convoca a Roma. Nello stesso anno rinnega davanti all’ Inquisizione la sua teoria della rotazione della terra. Negli anni seguenti vive prigioniero dell’ Inquisizione. 1637: i ‘Discorsi delle nuove scienze’ oltrepassano i confini d’ Italia. “”La verità è figlia del tempo e non dell’ autorità”” (pag 56)”,”VARx-146″
“BRECHT Bertolt”,”Vita di Galileo.”,”Libro di GB Contiene ritaglio di giornale “”Galileo: Hanno vinto gli altri. E un’opera scientifica che possa essere scritta da un uomo solo, non esiste. Andrea: Ma allora, perché avete abiurato? Galileo: Ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura Andrea: No! Galileo: Mi hanno mostrato gli strumenti. Andrea: Dunque non l’avevate meditato? Galileo: Niente affatto. Andrea: (forte) La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza. Galileo: E questo, l’ho assolto. (…)”” (pag 123)”,”SCIx-394″
“BRECHT Bertolt BRETON André”,”La cultura contro il fascismo.”,”Dal congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura svoltosi a Parigi nel giugno del 1935 Brecht: non è una barbarie contro cui proclamare una crociata dei civilizzati, ma ci sono interessi di classe difesi con brutalità (pag 9) “”Nel coro volenteroso, prefabbricato ma anche in buona fede del Congresso [il Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura svoltosi a Parigi nel giugno del 1935, ndr] stridono dissonanti due voci, abbastanza diverse fra loro: quelle di Bertolt Brecht e di André Breton. Un oppositore interno dello stalinismo con profonda e quasi patologica vocazione alla dissimulazione onesta, il primo, un «provocatore» abituale il secondo, allora e ancor più negli anni seguenti impegnato a flirtare con l’opposizione trotskista (fino al ‘Manifesto per un’arte rivoluzionaria indipendente’, del 1938, redatto in Messico con Trotsky esule e Diego Rivera). Due «cattivi» maestri che hanno lasciato un’impronta decisiva (il primo come autore, il secondo forse più come inventore e organizzatore) nella cultura contemporanea, assai di più dello scolorito corteo di intellettuali sfilati ossequiosi a quel Congresso. Brecht prende il toro per le corna: non c’è una «barbarie» contro cui proclamare una crociata dei «civilizzati», ci sono interessi di classe che a volte vengono difesi con inconsueta brutalità. Occorre allora «parlare dei rapporti di proprietà», che sono alla base delle pratiche fasciste, senza illudersi che l’atrocità dei metodi susciti automaticamente indignazione e ribellione. I delitti che si moltiplicano diventano anzi invisibili (nello stesso senso della burocratizzazione del crimine che sarà poi ampiamente tematizzato da H. Arendt). Il nazismo lo confermerà ad abbondanza. (…) Più lineare e politicamente didattico è invece l’intervento scritto da Breton e pronunciato materialmente da P. Eluard per ragioni di opportunità dopo un aspro scontro fra lo stesso Breton e I. Ehrenburg. Lo sfondo immediato della polemica è dato dall’accordo Laval-Stalin e dal patto di assistenza franco-sovietico che, ispirato da motivi classicamente geopolitici di accerchiamento della Germania, aveva comportato un ‘appeasement’ ideologico nei confronti dell’imperialismo democratico (come in senso inverso avverrà quattro anni più tardi con il patto Hitler-Stalin nei confronti di quello nazista, scatenando le reazioni di un Nizan o di un Terracini). Ne era derivata anche una ricaduta nazional-culturale in particolare rispetto alla letteratura francese contro cui si accende l’indignazione dei surrealisti, che proclamano «non amiamo la nostra patria» e mantengono l’idea di combattere il nemico in primo luogo all’interno del proprio paese, scartando qualsiasi rigurgito anti-‘boches’ [crucchi, ndr]. L’atteggiamento verso il «patrimonio culturale» è già benjaminiano; vi si aggiunge che, come Benjamin rifiutava la boria culturale tedesca e dichiarava il suo amore alla Francia di Proust e Valéry, così Breton respinge lo sciovinismo piccolo-borghese e rivendica provocatoriamente il valore della filosofia tedesca (Marx e Freud). Della tradizione francese si difende e si pretende di tramandare alla cultura proletaria e rivoluzionaria la parte «cattiva» (brechtianamente diremmo il cattivo che è il nuovo): Sade, Baudelaire, Lautréamont e Rimbaud. Di quest’ultimo si rifiuta un’annessione biografica (la partecipazione occasionale alla Comune di Parigi), ma si esige un riconoscimento in nome dell’ampliamento rivoluzionario della coscienza che la sua poesia comporta. Diventa allora emblematico non questo e quel riferimento testuale agli oppressi (soggetto del resto a rinnegamenti e oblio nell’avventurosa vita successiva del poeta), ma piuttosto il fatto che la celebre «lettera del veggente», dove si proclama lo «sregolamento di tutti i sensi» sia scritta al culmine della resistenza comunarda. C’è dunque un’appassionata apologia dell’avanguardia, del diritto di perseguire la ricerca di nuovi mezzi di espressione senza una moralistica autolimitazione in nome dell’ampiezza momentanea del pubblico e della presunta diffidenza dei ceti popolari per le stravaganze di contenuto e di forma. Il rigetto del populismo e de perbenismo (in versione antifascista di sinistra) è netto e perspicace, andando ben al di là degli immediati interessi di legittimazione del gruppo surrealista. Basti qui ricordare la feroce identificazione nel binomio patria-famiglia del punto di confluenza fra ideologia reazionaria e nuovi conformismi del socialismo sovietico. Superfluo ricordare quanto ciò rimanga attuale in tempi di rinato entusiasmo per le ragioni del cuore e del buon senso. Il filo conduttore del discorso è il rifiuto accanito di qualsiasi «difesa della cultura» intesa come accettazione acritica del patrimonio culturale dei vincitori (nel senso appunto di Brecht e di Benjamin), sorretto dalla proposizione di una nuova sintesi rivoluzionaria in cui all’azione si affianchi il sogno, a Marx e Lenin Rimbaud e Freud. Nella celebre conclusione, alla parola d’ordine marxiana «trasformare il mondo» si accoppia quella rimbaudiana «bisogna cambiare la vita»”” [introduzione di Augusto Illuminati] (pag 8-15)”,”TEOP-506″
“BRECHT Bertolt, a cura di Ruth LEISER e Franco FORTINI”,”Poesie e canzoni.”,”Libro di GB traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini: Epitaffio per Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg (v. pure libro: ‘Ballata tedesca della guerra e della pace’, 1965″,”VARx-064-FV”
“BRECHT Bertolt, a cura di”,”L’opera da tre soldi.”,”Si tratta di un’opera scritta per il teatro e l’edizione a stampa non è altro che “”una copia per il suggeritore”” di tale opera. E’ una tipica opera di collaborazione: la partecipazione di Kurt Weill assume un rilievo assolutamente determinante (per la musica) (pag 5) L’intenzione dell’autore è ironica e polemica sia sotto il profilo formale (culturale) che ideologico (sociale). E’ nata negli anni in cui la Repubblica di Weimar iniziava il suo declino verso “”l’ora della verità”” del 30 gennaio 1933 (pag 7) Il dramma in cui al dialogato si alternano famosi ‘songs’ (musica di Kurt Weill) si rifà all’ ‘Opera del mendicante’ (The Beggar’s Opera, 1728) dell’inglese John Gay, parodia del melodramma e vivace rappresentazione delle malavita londinese del Settecento, mettendo in scena la lotta per la sopravvivenza, la débacle, e il salvataggio in extremis del delinquente e uomo d’affari Macheath, detto Mackie Messer. (4° di copertina) “”Voi che alla retta vita ci esortate e ad evitare il fango del peccato, prima di tutto fateci mangiare e poi parlate pure a perdifiato. Voi che alla vostra ciccia tenete e al nostro onore, date ascolto, sappiatelo, è così: solo saziato l’uomo può farsi migliore!”” (pag 73) Ballata nella quale Macheath chiede perdono a tutti (pag 96-97)”,”VARx-616″
“BRECHT Bertolt”,”Scritti sulla letteratura e sull’arte.”,”””Scrivere in maniera realistica non è una questione di forma. Tutti gli elementi formali che ci impediscono di giungere al fondo della causalità sociale debbono venire eliminati; tutti gli elementi formali che ci aiutano a giungere al fondo dalla causalità sociale, debbono venir chiamati a raccolta. Se si vuole parlare al popolo, bisogna farsi capire dal popolo. Ma anche in questo caso non si tratta di una questione puramente di forma. Non è che il popolo capisca soltanto le vecchie forme. Marx, Engels e Lenin, per rivelare al popolo la causalità sociale, hanno fatto ricorso a forme nuovissime. Lenin non solo diceva cose diverse da Bismarck, le diceva anche in modo diverso. Non si preoccupava né di parlare nella forma vecchia né in una forma nuova. Egli parlava in una forma adeguata. Gli sbagli e gli errori di alcuni futuristi sono manifesti. Su un enorme cubo posavano un enorme cetriolo, dipingevano il tutto di rosso e lo battezzavano ‘ritratto di Lenin’. La loro intenzione era che Lenin non assomigliasse a niente di ciò che si era già visto in qualunque luogo e in qualunque epoca. Il risultato era che il loro ritratto non assomigliava a nessun ritratto che si fosse mai visto. Il ritratto non doveva ricordare in nessun modo ciò che era noto dai vecchi tempi maledetti. Il guaio era che non ricordava neanche Lenin. Sono episodi spaventevoli. Non per questo hanno però ragione gli artisti i cui ritratti ricordano, è vero, Lenin ma in maniera di dipingere che non ricorda affatto il modo di combattere di Lenin. E anche questo è evidente. La lotta contro il formalismo dobbiamo condurla da realisti e da socialisti”” (1938, circa) (pag 175)”,”TEOS-142-FF”
“BRECHT Franz Josef”,”Einführung in die Philosophie der Existenz.”,”Franz Josef Brecht, goboren am 16 März 1899 in Uehlingen (Baden), ist Professor der Philosophie an der Universität Heidelberg.”,”FILx-138-FL”
“BRECHT Bertolt, a cura di Marco FEDERICI SOLARI”,”Il romanzo dei tui.”,”Bertolt Brecht (1898-1956), poeta, narratore, drammaturgo, regista con il suo “”teatro epico”” ha rivoluzionato i palcoscenici di tutto il mondo. Dopo essere stato protagonista della vita culturale della Repubblica di Weimar, nel 1933 lasciò la Germania all’indomani dell’incendio del Reichstag, continuando a combattere contro il nazismo con le armi dell’arte e dell’impegno intellettuale. Un lungo esilio lo portò in Svizzera, Francia, Danimarca, Finlandia e California. Nel 1948 ritornò in Germania a Berlino Est. Marco Federici Solari è studioso di letteratura comparata, editore e libraio, ha tradotto tra gli altri Franz Kafka, Ciaran Carson e Maxim Biller. “”Una panoramica enciclopedica sulle idiozie degli intellettuali”” (Walter Benjamin) (quarta di copertina)”,”VARx-006-FSD”
“BRECY Robert”,”La Grève générale en France.”,”””F. Engels, nel suo articolo I Bakuninisti al lavoro fece subito la critica della concezione anarchica della sciopero generale mostrando l’ insensatezza dei tentativi dei bakuninisti di realizzarlo nella Repubblica spagnola nel corso dell’ estate 1873: “”Lo sciopero generale è, nel programma bakuninista, la leva che si impiega come preludio alla rivoluzione sociale. Un bel mattino, tutti gli operai di tutte le corporazioni di un paese o del mondo intero fermano il lavoro, forzando così, in quattro settimane, al massimo, le classi possidenti o a chiedere perdono in ginocchio o a affidarsi agli operai, in modo che questi qui abbiano allora il diritto di difendersi, e, alla prima occasione, di gettare via tutta la vecchia società. (…)””. (pag 17-18)”,”MFRx-223″
“BRECY Robert”,”Le Mouvement syndical en France, 1871-1921. Essai bibliographique.”,”Ecole Pratique des Hautes Etudes – Sorbonne, Sixieme section: Sciences economiques et sociales. Societé, mouvements sociaux et idéologies, IIIe série: bibliographies I. “”Nel dicembre 1920, a Tours, la maggioranza rivoluzionaria del Congresso del Partito socialista si è pronunciata per l’ adesione alla III Internazionale. La minoranza non si piega, preferisce lasciare il nuovo partito, che prenderà il nome di Partito Comunista francese (SFIC). Questa scissione politica va pure a far precipitare la scissione sindacale divenuta virtuale. L’ Humanité (a cui collabora l’ équipe di V.O.: Monatte, Rosmer, Tourette, Martinet..) spinge alla correzione della CGT. L’ effetto delle divisioni si fa sentire. Le perdite di effettivi continuano – soprattutto tra i maggioritari – (non ci saranno che 600.000 tessere prese in quest’ inizio 1921); il movimento rivendicativo è decresciuto considerevolmente e gli scioperi sono raramente vittoriosi; il 1° maggio 1921 è uno scacco.”” (pag 116)”,”MFRx-224″
“BRECY Robert”,”The Revolution in song.”,”1789. “”Il primo dicembre, un deputato, il Dottor Guillotin, propose all’ Assemblea un nuovo, e in sé rivoluzionario, strumento per un esecuzioni più umane. Il futuro prossimo avrebbe trovato moltissime occasioni per usare questa nuova macchina chiamata ghigliottina. E’ importante notare che durante questa presentazione, Robespierre dichiarò che era contro la pena di morte””. (pag 47)”,”FRAR-313″
“BRECY Robert”,”La Chanson de la Commune. Chansons et poèmes inspirés par la Commune de 1871.”,”BRECY Robert storico del movimento operaio francese è uno dei migliori conoscitori della canzone sociale a cui ha consacrato lunghi anni di ricerche. Ha pubblicato nel 1963 ‘Le Mouvement syndical en France , 1871-1921′ sotto l’ egida dell’ Ecole des Hautes Etudes, ‘La Greve generale en France’, prefazione di Jean MAITRON nel 1969, e altre opere (v. risvolto di copertina). Claude WILLARD è Presidente della associazione ‘Amis de la Commune de Paris (1871)’. “”In una delle sue canzoni conosciute, ‘Elle n’est pas morte’, dedicata “”ai sopravvissuti della Settimana di sangue””, Eugène Pottier scriverà quindici anni più tardi: ‘Comme faucheurs rasant un pré, Comme on abat des pommes, Les versaillais ont massacré Pour le moins cent mille hommes.’ Se l’ immagine è bella, la cifra dei morti è esagerata: centomila uomini, è la parte della popolazione parigina che era “”scomparsa”” nell’ autunno 1871 – un quarto della popolazione attiva: uccisa nel corso dei combattimenti, fucilata nel maggio e giugno, imprigionata, rifugiata all’ estero o in provincia. Quanto al numero dei comunardi morti in combattimento o massacrati, è impossibile valutarli con precisione, ma gli storici li stimano attualmente intorno ai 30 mila, ai quali conviene aggiungere i circa 3000 prigionieri che perirono sui pontoni, nelle prigioni o nei bagni penali””. (pag 111)”,”MFRC-112″
“BREDEL Willi”,”Ernst Thälmann. Ein Beitrag zu einem politischen Lebensbild.”,”Biografia di THALMANN: Ernst Thälmann (1896-1944) Docker, militant social-démocrate en 1904, du parti social-démocrate indépendant (USPD) en 1917. Thälmann appartient à la gauche berlinoise du PC allemand après la fusion de l’ USPD et des communistes. Il passe ensuite au centre contrôlé par l’appareil du Comintern et devient un président du KPD étroitement soumis à Moscou. Arrêté en 1934 par les nazis, il sera exécuté à Büchenwald en 1944. “”Ernst Thälmann, uno dei leader della classe operaia tedesca e dirigente del Partito comunista della Germania (Kpd), nacque ad Amburgo -città alla quale sarà legata tutta la sua vita- il 16 aprile 1886. A quei tempi Amburgo era non solo il maggior centro economico della vecchia Germania, ma politicamente era anche una delle città più libere e progressiste del paese: una vera e propria fucina di ribelli e di combattenti contro la reazione, molto più di Berlino o di Monaco. Proprio qui nel 1867 era uscita la prima edizione del “”Capitale” di Marx. Ed è stato qui che Thälmann imparò a conoscere le difficoltà della vita del lavoratori. La sciò la famiglia a 16 anni con tre marchi in tasca. Viveva nella miseria: mangiava poco, dormiva nei ricoveri pubblici, fino a notte tarda leggeva libri. Dapprima fece lo scaricatore di porto, poi viaggiò su navi come mozzo e aiutante fuochista, finché aderì al sindacato dei trasportatori marittimi. A 17 anni s’era già iscritto al Partito socialdemocratico indipendente, schierandosi su posizioni marxiste rivoluzionarie, contro l’opportunismo di destra e di sinistra. Nel 1915 conobbe Rosa, la sua futura moglie, mentre lavoravano insieme nella grande lavanderia Walscher. Durante la prima guerra mondiale difese i princìpi dell’internazionalismo proletario, sostenendo la parola d’ordine di uno dei fondatori del Kpd, Karl Liebknecht: “Il nemico principale si trova nel tuo stesso paese”. La guerra aveva arrecato alla Germania immani distruzioni, nell’industria e nell’agricoltura: solo fra morti, feriti e prigionieri aveva perduto 7 milioni e mezzo di persone. Tra le masse popolari, spinte anche dagli avvenimenti dell’Ottobre bolscevico, si rafforzava il movimento di protesta contro il regime e la guerra imperialistica: i soldati non volevano più combattere, i civili organizzavano gli scioperi. In quel periodo non vi era un vero e proprio partito proletario tedesco: l’unica corrente rivoluzionaria era rappresentata dagli “spartachisti”, che militavano nel Partito socialdemocratico indipendente. L’Inizio della cosiddetta “rivoluzione di novembre” va collegato con il rifiuto di molti equipaggi della marina tedesca di misurarsi in uno scontro decisivo con gli inglesi. Convinti che la guerra fosse già perduta, I marinai indissero una manifestazione di protesta a Kiel. Questa, di fronte all’eccidio perpetrato da un reparto di ufficiali, si trasformò ben presto in rivolta. Ormai la scintilla era scoppiata. A Berlino era la rivoluzione, ad Amburgo lo sciopero generale; si eleggono i Consigli di operai e di soldati; il movimento rivoluzionario si estende In tutta la Germania, determinando l’abbattimento della monarchia e del governo del kaiser. La notizia dell’ insurrezione dei portuali giunse a Thälmann quando già si trovava, perché costretto, nelle trincee del fronte occidentale. Decise di abbandonarle e di ritornare nella sua Amburgo, preoccupandosi di organizzare, insieme ad altri compagni, l’associazione provvisoria dei Consiglio operaio-militare per le funzioni amministrative della città. Ma la rivoluzione non ebbe l’esito che molti speravano. Lo Spartakusgruppe, debole sul piano organizzativo, legato a un partito che ne ostacolava le iniziative, incapace di conquistare larghe masse popolari (soprattutto fra i contadini), non fu in grado di trasformare le conquiste democratico-borghesi della rivoluzione in conquiste socialiste. La schiacciante maggioranza dei Consigli operai non lottò per la liquidazione dei vecchio apparato statale reazionario: ancora pesava l’eredità delle illusioni socialdemocratiche sul parlamentarismo. Né la situazione migliorò in modo sostanziale quando gli spartachisti, capeggiati da Liebknecht, Rosa Luxemburg, Mehring e altri, decisero di fondare alla fine del 1918 un nuovo partito: ormai l’occasione era perduta e alla reazione non fu difficile, agli inizi dei 1919, eliminare i due più importanti leader del movimento operaio, Liebknecht e la Luxemburg. Lo stesso Thälmann fu al centro di un drammatico episodio. Il governo, dopo aver soffocato le manifestazioni degli operai berlinesi, aveva dato ordine di liquidare le repubbliche dei Consigli di Brema e di Cuxhaven. Gli operai di Brema si appellarono a quelli di Amburgo, ma i socialdemocratici di destra del Consiglio di questa città sabotarono l’organizzazione degli aiuti. Un contingente armato al comando di Thälmann dovette recarsi a piedi da Amburgo a Brema, perché i socialdemocratici che dirigevano lo sciopero dei ferrovieri si rifiutarono di trasportarlo, sostenendo che sarebbe stato un atto di ‘crumiraggio’! E così il distaccamento non poté giungere in tempo a Brema, causando la definitiva sconfitta degli operai insorti. Successivamente dovette piegarsi anche il proletariato di Cuxhaven. Per questo e altri motivi Thälmann -che ebbe un ruolo molto importante nell’organizzare l’ala sinistra del Partito socialdemocratico indipendente- decise nel 1920 di aderire al partito comunista. Gli operai, a suo giudizio, avevano bisogno di “un’avanguardia temprata come I’acciaio nel fuoco dell’esperienza rivoluzionaria”. Per effetto dell’ unificazione dell’ ala sinistra con il Kpd i membri del partito salirono da 100mila a 300mila. Durante le elezioni del Landtag prussiano il partito ottenne nel 1921 più di 1,2 milioni di voti. Nello stesso anno i nazisti attentarono, senza successo, alla vita di Thälmann. Agli inizi del 1923 si formò in Germania una nuova situazione rivoluzionaria. Centomila soldati franco-belgi, a titolo di risarcimento dei danni provocati dalla Germania durante la prima guerra mondiale, furono mandati a occupare la regione della Ruhr. La Francia, vedendo da un lato che la Germania non era in grado di pagare alle potenze vincitrici il debito impostole con il trattato di Versailles, e mirando dall’altro a una propria egemonia in Europa, non aveva alcuna intenzione di aspettare: per di più la Ruhr, ricchissima di materie prime e di industrie, le faceva particolarmente gola. I comunisti tedeschi, aiutati dai partiti e dai sindacati comunisti di tutto il mondo, iniziarono subito la lotta contro gli invasori. Essi proponevano l’organizzazione di un fronte unico che servisse anche a rovesciare il governo Cuno, fermo sulle posizioni della “resistenza passiva”. Purtroppo però i dirigenti della socialdemocrazia e dei sindacati, che avevano un grande ascendente sugli operai, preferirono appellarsi all’”unione patriottica” e alla conclusione di una “pace civile” con la borghesia. Alcuni dirigenti opportunisti dello stesso Kpd – contro i quali, fra gli altri, lottò Thälmann – preferivano considerare il fronte unico della classe operaia più come un compromesso fra il loro partito e i dirigenti socialdemocratici, che non come una premessa del governo proletario. Questo permise al governo Cuno di sferrare violenti attacchi al movimento operaio e al partito comunista, anche se poi, di fronte allo sciopero generale di 3 milioni di persone, fu costretto a dimettersi. Purtroppo il Kpd non seppe utilizzare la situazione favorevole dando un fine politico allo sciopero e obbligando i socialdemocratici a formare un governo operaio. L’unico autentico rivoluzionario nella direzione del partito restava Thälmann, il quale era veramente intenzionato a preparare una lotta armata per la conquista dei potere. Per questo fu minacciato addirittura dì espulsione. Ma grazie alla sua influenza il Cc decise di creare un consiglio militare permanente. Si prevedeva un’insurrezione nella Germania centrale e ad Amburgo, senza però prendere in considerazione i centri operai di Berlino e della Ruhr. Di fronte a questo nuovo pericolo il governo di Stresemann, che aveva sostituito Cuno, introdusse lo stato d’assedio, vietando così gli scioperi e abolendo la conquista operaia delle 8 ore lavorative. I comunisti risposero creando dei governi operai in Sassonia e in Turingia, ma senza voler armare il proletariato, né controllare le banche e la produzione, né sciogliere la polizia e incoraggiare l’attività rivoluzionaria degli operai e dei contadini. In pratica – disse G. Dimitrov – si comportavano “come ministri parlamentari nell’ambito della democrazia borghese”. In ogni caso lo svolgersi degli avvenimenti obbligava i comunisti a prepararsi a una insurrezione armata. Il governo non poteva assolutamente tollerare la presenza di amministrazioni popolari alternative e dì reparti militari a tutela del proletariato. Fu proprio in questa occasione che si verificò uno degli episodi più infelici nella storia del Kpd. La sera dei 21 ottobre 1923, in un piccolo appartamento operaio di Amburgo, si tenne una riunione della direzione dell’organizzazione del litorale del Baltico. Presiedeva Thälmann. All’ordine del giorno c’era l’elaborazione di un piano insurrezionale, in cui si prevedeva uno sciopero generale. Il piano fu approvato il giorno seguente. Sennonché la dirigenza opportunista del partito, con sede a Berlino, decise di revocare l’insurrezione armata nel momento stesso in cui 18mila operai dei cantieri di Amburgo erano già stati mobilitati. Per tre giorni e tre notti si condusse la battaglia nelle strade della città contro un nemico assai più numeroso. Pur essendo male armati gli insorti applicavano una tattica flessibile che permetteva loro di conservare le posizioni respingendo i furibondi attacchi dell’esercito e della polizia. Le battaglie più violente si svolsero nei sobborghi. Thälmann dirigeva le operazioni militari e lo si vedeva sulle barricate in diversi quartieri della città. Lo stato maggiore cambiava costantemente di luogo. Naturalmente, senza ricevere gli aiuti attesi la rivolta non poteva durare a lungo. Ecco perché il comando militare, su proposta dì Thälmann, dette l’ordine di ritirarsi. Nel suo messaggio del 25 ottobre, diffuso in tutta la città, era scritto che la lotta veniva non conclusa ma solo sospesa, poiché essa avrebbe dovuto ispirare tutta la classe operaia a intraprendere nel futuro nuove azioni rivoluzionarie. La sconfitta ad Amburgo – dirà poi Thälmann – “è stata mille volte più feconda e preziosa per le future lotte di classe di una ritirata senza aver nemmeno sparato un colpo”. Ad Amburgo si scatenò immediatamente il terrore controrivoluzionario. L’organizzazione comunista fu soppressa e i suoi beni confiscati. La sconfitta del proletariato in questa città fu il segnale per l’attacco della reazione in tutto il paese. In poco tempo caddero i governi operai della Sassonia e della Turingia. Il 23 novembre il Kpd venne messo fuori legge. Lo stato d’assedio durò fino al febbraio del ’24. La minaccia della rivoluzione proletaria aveva indotto le stesse potenze vincitrici a rinunciare a una politica eccessivamente dura nei confronti della Germania. Anzi, cercando di favorire la borghesia tedesca, si permise una certa ripresa dell’economia: cominciarono ad affluire i capitali stranieri, si concentrava la produzione, ma aumentava lo sfruttamento degli operai. Grazie alla sua esperienza politica in fatto di lotta di classe, Thälmann venne eletto nel 1925 presidente del Cc del Kpd. Rivoluzionario marxista conseguente, egli applicò la linea leninista del partito, volta a creare una combattiva e cosciente avanguardia della classe operaia, orientata verso un obiettivo preciso e strettamente legata alle masse. Thälmann chiamò subito i lavoratori a creare un fronte operaio unico anti-monopolistico e a lottare contro le richieste di indennizzo dei principi tedeschi per le proprietà tolte loro nel 1918. Il partito organizzò molti scioperi e anche delle manifestazioni a favore degli operai italiani Sacco e Vanzetti, condannati ingiustamente negli Usa. Nonostante questo i dirigenti socialdemocratici respinsero sempre tutte le proposte miranti a realizzare azioni comuni. Essi anzi, accettando di partecipare a un governo di coalizione, esaltavano la razionalizzazione capitalistica per bocca del loro massimo teorico, R. Hilferding. Fu proprio questo governo che vietò le dimostrazioni del Primo maggio, sparò contro gli operai di Berlino scesi in piazza e proibì la milizia operaia creata su iniziativa di Thälmann. E fece questo proprio nel momento in cui iniziava a imporsi all’attenzione delle masse un movimento assai pericoloso come quello nazista. Thälmann, che a partire dal ’24 rappresentava il Kpd come deputato al Reichstag, si candidò nel 1925 alle elezioni presidenziali del Reich. Non vinse, ma ottenne milioni di voti (la lista dei deputati comunisti ne raccolse quasi 3,7 milioni). Nel ’24 era stata costituita anche “l’Unione dei combattenti rossi”, che raggruppava oltre 70.000 persone, tra cui 45.000 senza partito, e Thälmann ne era presidente. Nel settembre del ’25, all’età di 39 anni, Thälmann era presidente di un partito, quello comunista, che per forza e per seguito, era secondo soltanto a quello bolscevico. Nel maggio 1928 marciò a Berlino alla testa di una colonna di 100.000 “combattenti rossi” e pronunciò un importante discorso a Lustgarten in cui affermava la necessità i giovani alla lotta rivoluzionaria (evidentemente trascurati dai comunisti) e la necessità di realizzare un fronte unito nelle aziende e nelle vie delle città tra comunisti e socialdemocratici, in funzione antimilitarista. Nel 1929, con tutta la sua famiglia, si trasferì in Tarpenbeckstrasse 66 (quartiere Eppendorf), ove oggi ha sede il museo a lui dedicato. Durante questo periodo sua preoccupazione principale fu quella di dimostrare la necessità di un fronte comune per sbarrare la strada al nazismo. Scorgendo subito quale minaccia per la pace nel mondo costituiva il legame dei circoli aggressivi dell’alta borghesia tedesca con i nazisti, Thälmann, all’interno del suo partito, contribuì a smascherare con una lucida analisi la cupidigia delle industrie degli armamenti e la spinta espansionistica dell’imperialismo tedesco. Egli voleva realizzare un fronte popolare antifascista di tutte le forze democratiche, a prescindere cioè dall’appartenenza a questo o quel partito e dalle concezioni ideologiche in genere, nell’interesse della pace: un fronte che fosse contro la guerra, non limitato quindi alla sola Germania. Ma questo progetto non venne attuato in tempo. I socialdemocratici non risposero mai ai suoi appelli; anzi, quando nel 1929 i loro dirigenti di Berlino proibirono nella capitale la tradizionale manifestazione del 1° Maggio e quando quasi 200.000 operai organizzarono una pacifica marcia per la città, la polizia diretta dai burocrati socialdemocratici si scagli con ferocia contro i manifestanti, uccidendone 33 e ferendone centinaia. Alla fine dei 1929 scoppiò nei paesi capitalisti una crisi economica di portata mondiale, la più rovinosa e profonda di tutte le crisi di sovrapproduzione che la storia dei capitalismo avesse fino ad allora conosciuto. Essa giunse dopo alcuni anni di stabilizzazione relativa dell’economia e quindi fu del tutto inattesa. Si prolungò per 4 anni, dal 1929 al 1933, e colpì con maggior forza gli Stati Uniti e la Germania. L’aumento delle tasse, l’inflazione, il taglio dei salari furono gli aspetti dominanti di questo periodo. In Germania i disoccupati arrivarono a più di 5 milioni. I numerosi scioperi che ne seguirono assunsero un carattere di massa. Di fronte alla grande sfiducia verso il sistema capitalistico, l’alta borghesia si vide costretta ad affidarsi ai partiti fascisti. Il Kpd chiedeva ai contadini d’allearsi con gli operai. Nelle elezioni del 1930 ottenne 4 milioni 590 mila voti, contro i 6 milioni 800 mila voti del partito nazista. La possibilità di vincere il fascismo era ancora reale, ma la socialdemocrazia rifiutò sempre d’appoggiare le rivendicazioni dei comunisti. Alle elezioni presidenziali dei 1932 Thälmann propose la sua candidatura e ottenne circa 5 milioni di voti, contro gli 11 milioni 300 mila di Hitler e i 18 milioni 700 mila di Hindenburg. La situazione comunque rimase incerta sino al 1933, allorché gli industriali e i banchieri, spaventati dall’ascesa rivoluzionaria delle masse, decisero di consegnare il governo al partito nazista. Le forze antifasciste non furono all’altezza della situazione: troppo disorganizzate per opporsi con efficacia a questo disegno eversivo. La classe operaia era divisa e una parte notevole di essa subiva ancora l’influenza dei leader opportunisti della socialdemocrazia, ostili a un fronte unico di lotta. Poco prima d’arrivare al potere gli hitleriani inscenarono una manifestazione provocatoria a Berlino davanti alla casa di Liebknecht, sede del Cc del Kpd e della redazione del giornale comunista “Die Rote Fahne”. Il partito si appellò agli operai chiedendo di organizzare una contro-manifestazione di protesta: vi parteciparono diverse centinaia di migliaia di persone. Ma la dirigenza socialdemocratica non si lasciò convincere da questi fatti e i nazisti seppero così approfittare della situazione. E’ vero che per battere i comunisti nelle ultime elezioni del 1933 cercarono di screditarli appiccando il fuoco al Reichstag e incarcerando il bulgaro G. Dimitrov, ma è anche vero che quando Hitler fece il colpo di stato ben poche forze erano in grado di resistergli. Fu così che iniziò nel paese un periodo d’inaudito terrore contro non solo i comunisti, ma anche tutte le organizzazioni progressiste e gli stessi appartenenti ai partiti socialdemocratici. Il Kpd si rifugiò nella clandestinità. Il 3 marzo 1933 Thälmann venne arrestato. Egli passerà 11 anni e mezzo in diverse prigioni tedesche: Berlino, Moabit, Hannover, Bautzen… Ma né la segregazione né le torture, fisiche e morali, riuscirono a piegarlo. Le lettere scritte dalle prigioni ai suoi amici e compagni, quelle alla moglie Rosa e alla figlia Irma sono una straordinaria testimonianza della forza d’animo e della serietà con cui quest’uomo seppe affrontare la vita. Nella lettera a Rosa del 24 aprile 1933 scrive: “Un uomo che ha il senso della dignità non rinuncia alle sue azioni. Ci si può accanire, è vero, nel braccare il bene e la verità, ma una volta ch’essi hanno messo radice è impossibile soffocarli per molto tempo [ … ] Rassegnati dunque a questa situazione, come fanno molte altre donne, obbligate a vivere in tempi così difficili, lontane da coloro che amano”. In un’altra lettera rivolta a un compagno di prigione Thälmann analizza l’attività del Kpd, i suoi errori e le sue sconfitte, e dice: “Si può stimare, nel suo giusto valore, la statura d’un uomo politico giudicandolo non soltanto in base a quello che ha fatto, ma anche a quello che voleva fare. Chi vuole dirigere il corso della storia, aprire nuove strade alla sua epoca, condurre il suo popolo verso un avvenire migliore, chi si sente una vocazione del genere e si pone per obiettivo quello di accendere i cuori degli altri con la sua fiamma interiore, costui getta una sfida al mondo dell’incomprensione, della negazione, al mondo ostile. Solo la lotta infatti ha un senso nella vita!”. I nazisti avevano intenzione d’imbastire contro di lui un clamoroso processo, ma temendo di ripetere il fallimento di quello a carico di Dimitrov, furono costretti a rinunciarvi. Non si riuscì però a liberarlo in nessun modo, nonostante le molteplici manifestazioni operaie e popolari indette dai comunisti di tutto il mondo. Il 18 agosto 1944, quando ormai la sorte del nazismo era segnata, per ordine di HitIer e di Himmler (che evidentemente avevano ancora paura di lui), alcuni aguzzini delle SS gli spararono alla nuca nel lager di Buchenwald, senza alcuna sentenza e in gran segreto. Finita la guerra, la moglie e la figlia cercarono a più riprese di organizzare un processo contro gli assassini di Thälmann, ma la giustizia della Rft, pur avendo tutte le prove necessarie, ha sempre rifiutato di collaborare. Solo nel 1985, a Krefeld, iniziò, seppur lentamente, il procedimento giudiziario contro l’unico esecutore ancora vivo, Wolfgang Otto, e che si è concluso con un verdetto di colpevolezza. La pena, 4 anni di reclusione, è stata minima, ma il fatto che non sia stato assolto – cosa che spesso accade quando sono in causa dei criminali di guerra – sta a indicare il livello di pressione dell’opinione pubblica. E che Otto fosse un criminale la stessa corte marziale americana la dimostrò allorché decise di condannarlo a 20 anni di carcere per le atrocità commesse nel lager di Buchenwald; pena che poi non scontò perché nel 1952, dopo solo 4 anni di carcere, le stesse autorità americane lo graziarono permettendogli non solo di ricevere 6.000 marchi di “ricompensa per i danni subiti”, ma anche di dedicarsi all’insegnamento nel ginnasio di Geldern. Quando andò in pensione, nella sua anzianità di lavoro fu incluso anche il “lavoro” nel lager di Buchenwald.”” Fonte: Enrico Galavotti – Homolaicus”,”MGEK-061″
“BREITMAN Richard”,”Il silenzio degli alleati. La responsabilità morale di inglesi e americani nell’ olocausto ebraico.”,”Richard BREITMAN insegna storia all’ American University (Washington DC). Cura la pubblicazione degli ‘Holocaust and Genocide Studies’ ed è autore del libro ‘Himmler, il burocrate dello sterminio’. Vive con la famiglia a Bethesda, Maryland.”,”EBRx-017″
“BREITMAN George LE-BLANC Paul WALD Alan”,”Trotskyism in the United States. Historical Essays and Reconsiderations.”,”Libro dedicato alla memoria di George NOVACK (v. foto) “”Even in the early 1990s, a period of declining opportunities and diminishing illusions, many American working people still referred to themselves as “”middle class”” rather than “”working class””. What’s more, from the early 1950s through the late 1980s, the bulk of the labor movement was embracing a narrow bread-and-butter unionism combined with an openly class-collaborationist “”partners in progress”” social vision.”” (pag 193)”,”TROS-230″
“BREITMAN George CANNON P. James DOBBS Farrell MCKINNEY E.R.”,”The Founding of the Socialist Workers Party. Minutes and resolutions 1938-39.”,”Preface, Introductions, Glossary of people, groups, and periodicals, Foto, Notes, Index,”,”MUSx-045-FL”
“BREITMAN Richard”,”Il silenzio degli Alleati. La responsabilità morale di inglesi e americani nell’Olocausto ebraico.”,”Richard breitman insegna Storia all’American University (Washington D.C.), cura la pubblicazione degli Holocaust and Genocide Studies ed è autore del libro Himmler, il burocrate dello sterminio. Vive con la famiglia a Bethesda, nel Maryland.”,”QMIS-027-FL”
“BREMAN Jan”,”The Making and Unmaking of an Industrial Working Class. Sliding Down the Labour Hierarchy in Ahmedabad, India.”,”BREMAN Jan è professore emerito di Sociologia comparata alla Amsterdam School of Social Research, Univ of Amsterdam, Olanda “”After the AMA had flatly and resolutely rejected the demand, Gandhi and the association’s representative held direct talks. The latter initially wanted to link the wage level to the state of the industry. Gandhi insisted that an employer was obliged to pay his workers at least a living wage right up to the moment that it was necessary for him to use his reserves for the company to remain in business. When these talks also came to nothing, the dispute was submitted to an independent assessor, according to the agreed arbitration procedures described earlier. His decision in favour of the workers was not based on Gandhi’s arguments but on the substantial profits enjoyed by the industry in the preceding years.”” (pag 62-63)”,”MASx-026″
“BRENAN Gerald”,”Il volto della Spagna. (Tit.orig.: The Face of Spain)”,”Di questo libro ne sono stati stampate 300 copie “”C’è una gran parte della Spagna che non è mai stata visitata. Vorrei che tu ci andassi.”” (Johnson a Boswell) BRENAN Gerald è un famoso ispanista inglese “”Non erano passati ancora cinque minuti da quando eravamo entrati che Mr. Washbrook cominciò a dare in escandescenze. I furti che si compivano da tutte le parti, dichiarò, erano una cosa incredibile. Si cominciava con una manciata di dollari e in capo a due anni ci si faceva una fortuna: tutto quello che ci voleva era un amico al governo e un’ assoluta mancanza di pudore. Le condizioni delle classi lavoratrici erano intollerabili: le loro paghe erano appena sufficienti a mantenerle in vita, e il momento in cui uno perdeva l’impiego moriva di fame. La follia del governo che permetteva un tale di cose era inconcepibile. Ma esistevano poi governo e amministrazione municipale? Quella non era una dittatura, ma un regime libero a tutti in cui l’ unico pensiero della gente era quello di arricchirsi. La gente faceva il proprio comodo, e nessuno poteva fermarla. Neppure Franco, che se l’ avesse fatto sarebbe stato ucciso. Guardate la situazione di questa provincia, dove tanti uomini erano rimasti senza lavoro perchè gli agrari aveva convertito i loro campi di grano mettendosi a coltivare canne da zucchero, che richiedono pochissima manodopera: benché il grano fosse scarso, il governo non faceva nulla per impedirlo””. (pag 78-79)”,”SPAx-082″
“BRENAN Gerald”,”Le labyrinthe espagnol. Origines sociales et politiques de la guerre civile.”,”La questione agraria. “”Il importe de ne pas oublier que si l’Espagne est essentiellement un pays d’agriculture et d’élévage (il y a 4 millions et demi de paysans contre 2 millions seulement d’ouvriers), la richesse de la terre y est en général très faible. Le fait qu’un certain nombre de petites régions irriguées, disséminées de long des côtes, possèdent le meilleur rendement d’Europe ne doit pas faire perdre de vue que le centre du pays est presque tout entier composé de landes, de maigres pâturages ou de zones désertiques. En 1928, les terres cultivables totalisaient de 20 à 24 millions d’hectares; les pâturages et les bois étaient un peu plus importants, tandis que 6 millions d’hectares étaient absolument improductifs. Plus de la moitié des pâturages étaient extrêmement pauvres, c’est-à-dire incapables de nourrir plus de deux moutons au demi-hectare. Pour comprendre cela, il nous faut étudier les condition physiques de la Péninsule.”” (pag 69)”,”MSPG-209″
“BRENDEL Cajo”,”Anton Pannekoek. Denker der Revolution.”,”BRENDEL Cajo “”Über die bolschewistische (blanquistische) Form der Diktatur sagt Pannekoek, sie habe “”ihren Ursprung in den russischen Verhältnissen””, laufe auf “”eine härtere Sklaverei als die des alten Kapitalismus in Westeuropa”” hinaus, sie “”(stelle) die Partei über die Klasse”” und “”(verhindere) jede Entwicklung einer wirklichen, selbständigen Arbeitermacht, indem sie das eigene Denken und das autonome Wachstum der organisierten Selbsttätigkeit unterdrückt””. Die bolschewistische Parteidiktatur hat mit Arbeitermacht nichts gemein, ebensowenig wie der russische Staatskapitalismus mit dem Kommunismus, ebensowenig wie der Leninismus mit dem Marxismus und ebensowenig wie die russische mit der proletarischen Revolution””. (pag 178-179)”,”MHLx-033″
“BRENDEL Cajo”,”Militanti operai in Gran Bretagna. Le lotte nell’industria inglese.”,”Cajo Brendel (1915-2007). Dutch council communist.”,”MUKx-023-FL”
“BRENDON Piers”,”The Decline and Fall of the British Empire, 1781-1997.”,”Piers BRENDON è l’autore di ‘The Dark Valley’ e di biografie. Ha diretto gli archivi del Centro Churchill di Cambridge. Vive a Cambridge.”,”UKIx-124″
“BRENDON Piers”,”Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo.”,”Piers Brendon è Fellow del Churchill College di Cambridge, dove è responsabile dei Churchill Archives. É autore di biografie di Churchill e di Eisenhower e collabora regolarmente con la televisione.”,”RAIx-018-FL”
“BRENNER Y.S.”,”Storia dello sviluppo economico.”,”BRENNER è un economista prima ancora che uno storico economico. Il suo interesse fondamentale è lo sviluppo.”,”ECOI-044″
“BRENNER Aaaron DAY Benjamin NESS Immanuel a cura; Collaborazione di Aaron BRENNER Gerald FRIEDMAN Christopher PHELPS Christopher R. MARTIN Robert SMITH Kim PHILLIPS-FEIN Jeremy BRECHER Steve EARLY Benjamin DAY Deirdre CLEMENTE Timothy P. LYNCH Todd MICHNEY James WOLFINGER James S. PULA Roxanne NEWTON Dan LA-BOTZ Victor G. DEVINATZ John P. LLOYD Cecelia BUCKI Rachel MEYER Jack METZGAR Nicola PIZZOLATO Joseph SLATER John P. LLOYD Michael HIRSCH Howard KARGER Immanuel NESS Daniel JACOBY Mary H. BLEWETT David J. GOLDBERG Paul LE-BLANC John HINSHAW Robert BRUNO Jackie S. GABRIEL Ian COLLIN GREER John L. WOODS Kim PHILLIPS-FEIN Dan LA-BOTZ Edward D. BEECHERT Calvin WINSLOW Myrna CHERKOSS DONAHOE Jon AMSDEN Stephen BRIER Gerald RONNIN Paul J. NYDEN Theresa ANN CASE Anthony J. SILVA Greg DOWNEY Scott MOLLOY Nathan LILLIE Calvin WINSLOW William MELLO David J. WALSH Stan SORSCHER John BEKKEN Daniel J. OPLER Dorothy Sue COBBLE Vernon MOGENSEN Andrew DAWSON Michael Z. LETWIN Damone RICHARDSON Mandi ISAACS JACKSON Gary ZABEL Michael SCHIAVONE Lisa HAYES”,”The Encyclopedia of Strikes in American History.”,”Collaborazione di Aaron BRENNER Gerald FRIEDMAN Christopher PHELPS Christopher R. MARTIN Robert SMITH Kim PHILLIPS-FEIN Jeremy BRECHER Steve EARLY Benjamin DAY Deirdre CLEMENTE Timothy P. LYNCH Todd MICHNEY James WOLFINGER James S. PULA Roxanne NEWTON Dan LA-BOTZ Victor G. DEVINATZ John P. LLOYD Cecelia BUCKI Rachel MEYER Jack METZGAR Nicola PIZZOLATO Joseph SLATER John P. LLOYD Michael HIRSCH Howard KARGER Immanuel NESS Daniel JACOBY Mary H. BLEWETT David J. GOLDBERG Paul LE-BLANC John HINSHAW Robert BRUNO Jackie S. GABRIEL Ian COLLIN GREER John L. WOODS Kim PHILLIPS-FEIN Dan LA-BOTZ Edward D. BEECHERT Calvin WINSLOW Myrna CHERKOSS DONAHOE Jon AMSDEN Stephen BRIER Gerald RONNIN Paul J. NYDEN Theresa ANN CASE Anthony J. SILVA Greg DOWNEY Scott MOLLOY Nathan LILLIE Calvin WINSLOW William MELLO David J. WALSH Stan SORSCHER John BEKKEN Daniel J. OPLER Dorothy Sue COBBLE Vernon MOGENSEN Andrew DAWSON Michael Z. LETWIN Damone RICHARDSON Mandi ISAACS JACKSON Gary ZABEL Michael SCHIAVONE Lisa HAYES”,”MUSx-236″
“BRENNER Robert”,”The Economics of Global Turbulence. The Advanced Capitalist Economies from Long Boom to Long Downturn, 1945-2005.”,”Robert Brenner is Professor of History and Director of the Center for Social Theory and Comparative history at UCLA.”,”ECOI-153-FL”
“BRENNER Yehojachim S.”,”Storia dello sviluppo economico.”,”Yehojachim Brenner è un economista prima ancora che uno storico economico. E poichè quale economista il suo interesse fondamentale è lo sviluppo, tale atteggiamento si riflette nel suo approccio alla storia economica.”,”ECOI-181-FL”
“BRENNER Robert”,”El Desarrollo Desigual y la Larga Fase descendente. Las economías capitalistas avanzadas desde el boom al estancamiento, 1950-1998.”,”unam.mx http://fcaenlinea1.unam.mx/anexos/1254/1254_u4_loqueapren… · PDF file Turbulencia en la Economía Mundial – UNAM Webnúmero 14, dedicado por completo al trabajo de Robert Brenner “El Desarrollo Desigual Y La Larga Fase Descendente: Las Economías Capitalistas Avanzadas Desde El Boom Al … Altro testo: Robert Brenner: La economía de la turbulencia global. Las economías capitalistas avanzadas de la larga expansión al largo declive, 1945-2005. Madrid, Akal, 2009, 568 págs.”,”ECOI-412″
“BRENTANO Lujo a cura di Antonio GIOLITTI”,”Le origini del capitalismo.”,”BRENTANO (1844-1931) appartiene al filone dei cosiddetti ‘socialisti della cattedra’. Ha insegnato per lunghi anni storia economica a Monaco. Nel 1919 rappresentò la GERM alla conferenza economica di Londra. Nel 1927 ricevette il premio Nobel per la pace.”,”ECOI-006″
“BRENTANO Clemens”,”I diversi Wehmüller ovvero le effigi nazionali ungheresi. Con un testo di Hans Magnus Enzensberger: ‘Su Brentano’.”,”Brentano fu, primo fra i tedeschi, poeta e solo poeta. Senza compromessi….”,”VARx-044-FRR”
“BRERA Gianni”,”Storia critica del calcio italiano.”,”BRERA-G nasce l’8 settembre 1919 a San Zenone al Po, in provincia di PAVIA e muore a pochi chilometri di distanza, a CODOGNO, a 73 anni. La BALDINI & CASTOLDI sta pubblicando tutte le sue opere. BIBLIOGRAFIA: – “”Storie dei Lombardi””. – “”L’Arcimatto (1960-1966)””. – “”La bocca del leone. L’Arcimatto II (1967-1973). – “”Coppi e il diavolo””. – “”Addio bicicletta””. – “”L’Anticavallo. Sulle strade dl Tour e del Giro””. – “”Derby””. – “”La leggenda dei mondiali e il mestiere del calciatore””. – “”La Pacciada. Mangiarebere in pianura padana””. – “”Il corpo della ragassa””.”,”ITAS-016″
“BRESCHI Danilo LONGO Gisella”,”Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia (1896-1979).”,”Danilo Breschi si è laureato in Scienze Ppolitiche presso la facoltà Cesare Alfieri dell’Università di Firenze. E’ stato dottorando di ricerca in Teoria e storia della modernizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Siena (2003). Gisella Longo si è laureata in Scienze Politiche con Renzo De-Felice presso l’Università di Roma. E’ autrice di saggi di stroria politica culturale nel ventennio fascista. Camillo Pellizzi è stato ‘uno dei più significativi teorici del regime mussoliniano. Da Bottai a Longanesi, da Maccari a Pound, da Spirito allo stesso Mussolini, questi i principali interlocutori di un intellettuale che si è illuso di compiere una rivoluzione nell’Italia della vittoria mutilata. (…) Nel dopoguerra è stato il primo – e l’unico per oltre un decennio – professore titolare di una cattedra di sociologia ed unao dei maggiori referenti per una intera generazione di sociologi e di politologi, da Franco Ferrarotti a Giovanni Sartori. Nel 1960 ha fondato e diretto una delle più autorevoli riviste del settore, la “”Rassegna italiana di sociologia””‘ Pellizzi nel 1946 per l’editore Mondadori ha tradotto ‘The Managerial Revolution’ di James Burnham apparsa con il titolo ‘La rivoluzione dei tecnici’ (pag 115)”,”TEOS-267″
“BRESCIANI Dario”,”Bordiga et l’attentisme.”,”Bordiga e la “”questione Trotsky””. Nel 1925 il PCdI prende risolutamente posizione contro il trotskismo. Bordiga si oppone con il suo articolo “”La questione Trotsky”” pubblicato dall’ Unità dopo 4 mesi dal suo ricevimento (pag 61) La questione della mancata fuga in Francia L’ Opposizione di Sinistra, su proposta di Trotsky, fornisce ai compagni di Bordiga emigrati in Francia il denaro per organizzare la fuga del loro capo, ma questi rifiuta tale piano. Trotsky voleva un dibattito con Bordiga e il suo gruppo nella speranza di ridurre le divergenze e coinvolgerlo nel lavoro dell’ Opposizione di Sinistra Internazionale (OGI, Opposition de Gauche Internationale), ma poi Bordiga finisce al confino e viene espulso dal Pci nel 1930 poco dopo il suo confino all’isola di Ponza. (pag 62) Accuse di passività a Bordiga durante il fascismo (pag 63) Critica di Trotsky nel 1931 al settarismo di ‘Prometeo’ (pag 64)”,”BORD-155″
“BRESCIANINO Clementina”,”Il problema della neutralità nella politica estera belga (1936-1937).”,”Volume intonso”,”RAIx-397″
“BREßLEIN Erwin”,”Drushba! Freundschaft? Von der Kommunistischen Jugeninternationale zu den Weltjugendfestspielen.”,”BREßLEIN Erwin è nato nel 1939 proveniente da una famiglia di minatori. Ha studiato germanistica, filosofia e scienze teatrali a Berlino e Colonia. Retrocopertina: foto di Willy MÜNZENBERG (1889-1940) fondatore della Internazionale giovanile socialista. “”Nel nuovo Esecutivo ci sono 18 membri: Lazar Schatzkin, Schüller, Kurella, Doriot, Wugowitsch, Bamatter, Wretling, Unger, Gyptner (Germania), Zeitlin, Tarchanow e Petrowsky dall’ URSS, Cassita (Italia), Michalec (Cecoslovacchia), Jackson per l’ America, Paasonen (Finlandia), Fucak per i Balcani e Jan-Ta-Lai dalla Cina””. (pag 59)”,”INTx-028″
“BRESSI Giovanni BRESSO Paola BORDINO G.”,”La formazione dell’area egemonica. Una studio comparato sull’Europa, la Cina e l’India nell’ età moderna.”,”Contiene il paragrafo: ‘Realtà e mito del “”dispotismo”” cinese’, capitolo ottavo: ‘Il prevalere dello “”Stato-continente”” in Cina (pag 198-203) ‘Il prevalere dello “”Stato-continente”” in Cina’ “”«Il termine dispotismo è stato applicato al governo cinese, perché il sovrano di quell’impero assume esclusivamente nelle proprie mani la suprema autorità… L’imperatore della Cina è un despota, ma in che senso è usato il termine?». Così si interrogava nel 1767 François Quesnay in un passo del suo famoso “”Il dispotismo in Cina””. Nel secolo XVIII, gli europei e soprattutto i filosofi francesi studiavano con interesse la Cina e le sue istituzioni paragonandole con quelle del continente europeo. Alcuni, come Montesquieu, vedevano nella Cina soltanto l’immagine di uno spietato dispotismo; altri, come Voltaire e, appunto, Quesnay, ritenevano che l’imperatore facesse osservare e osservasse lui stesso “”leggi sagge e irrevocabili””. In effetti, nel secondo millennio d.C. il potere del governo centrale si era andato continuamente rafforzando. L’influenza dell’aristocrazia ereditaria delle potenti famiglie latifondiste, dei generali, dei comandanti regionali che tanto avevano contribuito a far controllare le dinastia degli Han orientali (25-220 d.C.) e dei T’ang (618-906), aveva subito un colpo mortale nei conflitti del periodo di divisione politica, detto delle “”cinque dinastie”” e dei “”dieci stati”” (907-960). La successiva vigorosa ripresa della costruzione di uno Stato burocratico realizzata dai Sung aveva permesso all’amministrazione civile di assumere un controllo decisivo su quella militare. Con i Sung si assiste ad uno sforzo consapevole, “”inteso a riunire tutti i rami dell’amministrazione nelle mani dell’imperatore”” (14). I “”Grandi Ministri”” che, al tempo dei T’ang avevano disposto di un certo numero di poteri indipendenti, ora formano una specie di gabinetto non ufficiale alle dirette dipendenze dell’imperatore. Successivamente, con i Ming altre riforme rafforzano il potere della burocrazia centrale e consolidano la posizione dell’imperatore nel senso dell’assolutismo (…)”” (pag 198-199) [paragrafo: ‘Realtà e mito del “”dispotismo”” cinese’, capitolo ottavo ‘Il prevalere dello “”Stato-continente”” in Cina (in) ‘La formazione dell’area egemonica. Una studio comparato sull’Europa, la Cina e l’India nell’ età moderna’ di G. Bressi, P. Presso G. Bordino, Edizioni Stampatori, Torino, 1976] [(14) E.O. Reichauer, J.K. Fairbank, ‘Storia dell’Asia orientale’, vol. I, Torino, Einaudi, 1974, pag 232]”,”TEOS-043-FMB”
“BRESSO Placido”,”Arte del dire. Per le scuole secondarie.”,”‘La lingua italiana, la più armoniosa d’Europa, è il dialetto toscano con qualche aggiunta e qualche modificazione; il dialetto toscano, o meglio fiorentino, a sua volta è una filiazione diretta della maestosa lingua latina, come lo sono tutte le lingue romanze (francese, spagnuola, portoghese, provenzale, valacca, rumena, ladina). La lingua parlata dai conquistatori romani venuta a contatto coi dialetti dei popoli vinti, dovette modificarsi variamente a seconda dei caratteri dialettali di ciascuna popolazione. Queste variazioni della lingua latina diedero origine alle lingue ‘neolatine’ o ‘romanze’, dette così appunto per la loro origine dalla lingua latina dei Romani. Fra gli idiomi derivati dal latino, il toscano è quello che modificò meno la lingua madre, alla quale si mantenne più fedele: a quest asua fedeltà al latino, all’eccellenza dei suoi primi scrittori, alle numerose relazioni commerciali dei mercanti fiorentini, alla superiorità dei numerosi artisti toscani è dovuto il prevalere del toscano sugli altri dialetti della nostra penisola. Sull’origine e sull’uso della lingua italiana oramai non esiste più controversia, ma è ancora incerta la data della comparsa dei primi documenti scritti. Non fu ancora scoperta un’intera frase in volgare, anteriore alle famose pergamene di Teano e di Capua, risalente la più antica al 960 e l’altra al 964. La questione della lingua italiana. Chi voglia imparare la lingua italiana quale modello deve proporsi? La lingua dei classici, o il linguaggio toscano di Firenze? La risposta a questa domanda diede luogo ad aspre controversie, che risalgono al trattato ‘Del parlar volgare’ di Dante (1305) e terminarono appena col Manzoni. Presero parte all’accanito dibattito in vario senso Leonardo Bruni, il Bembo, il Trissino, il Machiavelli, il Bartoli, il Cesarotti, il Monti, il Manzoni, Luigi Morandi, Pio Rayna, Francesco D’Ovidio, ecc. Il veneziano Pietro Bembo (1470-1547), che fra i contemporanei fu arbitro in fatto di lingua, sentenziava senz’altro che la vera lingua italiana è il dialetto fiorentino, non quello parlato dal popolo rozzo, ma quello usato e nobilitato dai tre grandi trecentisti (Dante, Petrarca, Boccaccio). Contro il Bembo e contro i suoi numerosi seguaci sorse il Baldassarre Castiglione (1478-1529), sostenendo nel ‘Cortegiano’ che la lingua italiana non deve attingere unicamente dal dialetto fiorentino, ma da tutti gli idiomi non solo parlati in Italia, ma anche in altre nazioni, e che magari essa può creare parole nuove quando occorra, affinché si possa avere dagli Italiani una propria lingua varia, ricca, nella quale siano tutti elementi necessari all’espressione di qualsiasi sfumatura di pensiero. Intorno a queste due opposte opinioni si rinfocolarono le ire, finché nel secolo successivo, il seicento, per l’impoverimento della letteratura, la questione della lingua destò minor interesse, tanto che poterono a loro agio spadroneggiare i ‘Cruscanti’, ossia i compilatori del grande vocabolario della Crusca. Costoro ammettevano nel loro vocabolario esclusivamente le parole del toscano scritto e trascuravano affatto gli altri dialetti d’Italia. Contro l’esclusivismo della Crusca, contro le sue cantonate sorsero bellicosi oppositori con lunghe e non sempre convenienti logomachie. Nella foga dell’opposizione al toscanismo della Crusca, si cadde nel vizio opposto accogliendo parole e locuzioni da altre lingue, inquinando così la purezza del nostro idioma. Ed ecco la controreazione nel settecento, la reazione dei ‘Puristi’ capitanati dall’abate Antonio Cesari (Verona, 1760-1828). I puristi ripresero l’opinione del Bembo affermando che solo la lingua degli scrittori del trecento doveva servire di modello: fuori del trecento nessuna salvezza. La lotta continuò fino a che Alessandro Manzoni, con quel suo mirabile buon senso, non ebbe portato la sua parola convincente e avvalorata dal magistrale esempio dei ‘Promessi Sposi’, che nella sua laboriosa dimora a Firenze aveva risciacquato in Arno. In due lunghe lettere, nella “”Relazione sull’unità della lingua, ecc.”” il Manzoni espone diffusamente il suo pensiero sulla natura e sull’uso della lingua italiana, pensiero che può essere riassunto così: A formare la lingua italiana vera concorre essenzialmente il linguaggio vivo toscano parlato da persone colte viventi nella patria di Dante e di Machiavelli, e concorrono tutti gli autori con tutte quelle parole che sono giunte fino a noi e che sono tuttavia in uso. L’opinione del Manzoni, a cui dapprima non mancarono degli attacchi, finì per prevalere ed essere accettata da tutti’ (pag 13-15) ‘I Greci ed i Latini curarono assai l’armonia, alla quale del resto molto si prestavano le loro lingue. Tutti i classici greci e latini hanno diffuso nelle loro opere come un’onda sonora, come una musicalità, che altre letterature non conoscono’ (pag 25)”,”VARx-090-FV”
“BRET Thierry”,”Jules Vallés: la violence dans la trilogie.”,”ANTE1-17 BRET ha ottenuto il dottorato in letteratura nel giugno 2006. E’ professore di lettere moderne (cité Mixte du Parc Imperial, Nice). Jules Vallès (Parigi, 10 giugno 1832 – Parigi, 14 febbraio 1885) è stato uno scrittore francese. Giornalista attivo e militante, si affiliò all’ Internazionale, partecipò di persona all’esperienza della Comune di Parigi; scampò alla fucilazione rifugiandosi a Londra. Nel 1879 uscì il primo volume del ciclo di Jacques Vingtras, vivace affresco della Comune a sfondo autobiografico: L’ enfant (Il ragazzo), cui seguirono Le bachelier (Il baccelliere, del 1881), L’ insurgé (L’ insorto, del 1886), tutte opere piene di beffarda ironia contro una società che Vallès disprezzava. Fu anche tra le più interessanti figure del movimento naturalista. (wikip) pag 306″,”MFRC-130″
“BRETON J.L.”,”L’ Unité Socialiste.”,”Congresso di unificazione. Articoli. (pag 52-53) “”Pourtant le parti socialiste unifié s’était, comme nous l’ avons vu, constiuté sur des bases intransigeantes, formulant qu’il “”n’est pas un parti de réforme, mais un parti de lutte de classes et de révolution””, indiquant que ses élus au Parlement “”forment un groupe unique, en face de toutes les fractions politiques bourgeoises””, imposant à ces élus le refus systématique de l’ ensemble du budget. A son titre “”Parti socialiste””, il avait ajouté le sous-titre “”Section francaise de l’ Internationale ouvrière””, soulignant sa volonté de se mettre d’une façon vraiment trop absolue sous la dépendance du socialisme international et semblant faire peu de cas de son autonomie nationale””. (pag 66)”,”MFRx-275″
“BRETON André, conversazione con André PARINAUD”,”Storia del surrealismo, 1919-1945.”,”Conversazioi di BRETON André con PARINAUD André Foto documenti inserto fotografico n° 66 67 68 69: “”Per un’arte rivoluzionaria indipendente”” manoscritto di Leone Trotsky e André Breton. Foto Messico 1938 Breton, Rivera, Trotsky. Foto conferenza di Breton ‘Visita a Leone Trotsky’ Foto Trotsky nel suo studio”,”FRAD-102″
“BRETON André BONNET Marguerite NAVILLE Pierre SCHWARTZ Laurent DEUTSCHER Isaac HANSEN Joseph FRANK Pierre MAITAN Livio allocutions prononcées aux obsèque de Natalie Sedova-Trotsky; souvenirs et témoignages de Alfred ROSMER Michel PABLO Jack WEBER Laurette ORFILA Sara W. Raya DUNAYEVSKAYA Gérard ROSENTHAL; SEDOVA Natalia TROTSKY Léon”,”Hommage a Natalia Sedova-Trotsky, 1882-1962.”,”Une vie de révolutionnaire di Marguerite Bonnet, Allucutions prononcées aux obsèques de Natalia Sedova-Trotsky, par amis, l’assassinat de Léon Trotsky par Natalia Sedova, Notes pour un portrait de Natalia par Léon Trotsky, foto quelques images de Natalia, Plan de la maison de Coyoacan, Exemplare n. 1114.”,”TROS-003-FL”
“BRETON André, a cura di Ivos MARGONI”,”Per conoscere Andrè Breton e il Surrealismo.”,”Erede delle prime avanguardie europee, e particolarmente di Dada, il surrealismo è il movimento culturale più rilevante ed eversivo del periodo compreso fra le due guerre mondiali. Di questo movimento, inizialmente francese ma ben presto internazionale, André Breton fu l’organizzatore, l’animatore e il più coerente teorico.”,”VARx-037-FL”
“BREUER Stefan”,”Anatomie de la Revolution conservatrice.”,”BREUER è nato nel 1948. E’ professore di sociologia alla Hochschule für Wirtschaft und Politik à Hamburg. E’ autore di numerosi saggi sulla Q della teoria sociale e della filosofia politica. Ha scritto tra l’altro: -Sozialgeschichte des Naturreichs (1983) -Imperien der Alten Welt (1987) -Max Webers Herrschaftssoziologie (1991) -Bürokratie und Charisma (1994)”,”GERG-017″
“BREWER Anthony”,”Marxist theories of imperialism. A critical survey.”,”BREWER Anthony, Department of Economics, University of Bristol Opera ristampata nel 1982 e 1984 “”Lenin’s major purpose in writing the Imperialism, the Highest Stage of Capitalism was to counter the propaganda of Kautsky and other ex-Marxists (he includes Hilferding in this category) who were, in his view, leading the shattered remnants of the Second International in entirely the wrong direction. From this point of view, the most important sections of the work are those directed against Kautsky’s theory of ‘ultra-imperialism’ and those describing the rise of a ‘labour aristocracy’ which was, Lenin argued, the material base for the support that Kautsky’s revisionism had gained in the major imperialist countries”” (pag 109); “”Immediately before the First World War, Kautsky come up with a further reason for optimism about the prospects for peace, in the theory of ‘ultra-imperialism’, that is, the possibility that the major powers would find it preferable to agree to exploit the world jointly, rather than fighting over the division of the world. A similar line of argument had been advanced earlier by Hobson (as Lenin points out), using the term ‘inter-imperialism’. (…) When the war broke out, Kautsky transferred his hopes for peace to the post-war period. In a key article, published soon after the start of the war, he wrote: “”What Marx said of capitalism can also be applied to imperialism: monopoly creates competition and competition monopoly. The frantic competition of giant firms, giant banks and multi-millionaires obliged the great financial groups…. to think up the notion of cartel. In the same way the result of the World War between the great imperialist powers may be a federation of the strongest, who renounce their arms race. Hence from the purely economic standpoint it is not impossible that capitalism may still live through another phase, the translation of cartellisation into foreign policy: a phase of ultraimperialism, which of course we must struggle against as energetically as we do against imperialism, but whose perils lie in another direction, not in that of the arms race and the threat to world peace (Kautsky, 1970, p. 46)”” (pag 123); “”Both Bukharin and, especially, Lenin wrote about imperialism primarily to challenge Kautsky’s view, and to repair the damage done to the international socialist movement by the capitulation of the parties of the Second International at the outbreak of the war. As far as they were concerned the intimate connection between capitalist development, imperialism and war was the central theoretical basis of their stand against abandoning the struggle for socialism for the duration. No compromise on this issue was possible. Lenin vehemently rejected any idea of ultra-imperialism: ‘development is proceeding towards monopolies, hence towards a single world monopoly…as completely meaningless as is the statement the “”development is proceeding”” towards the manufacture of foodstuffs in laboratories’ (‘Imperialism’, p. 530)”” (pag 125)”” [Anthony Brewer, Marxist theories of imperialism. A critical survey, 1980]”,”TEOC-641″
“BREWER John”,”The Sinews of Power. War, Money and the English State, 1688-1783.”,”BREWER John: professore di Storia al Dipartimento di History and Civilization presso lo European University Institute di Firenze. É tra i maggiori storici dell’arte britannici. Ha insegnato a Cambridge, Yale, Harward, Los Angeles e nel capoluogo toscano. “”Brewer pone un’altra questione di grande importanza: come ha fatto una piccola isola, senza una popolazione numerosa e che aveva avuto, (…), un ruolo insignificante nell’Europa del diciassettesimo secolo, a trasformarsi, nello spazio di sessant’anni, in una grande potenza navale con un immenso impero? Bisogna congratularsi con Brewer [per] aver individuato un tema importante e averlo perseguito con grande abilità”” (tratto da John Cannon, supplemento letterario del Times; traduz.d. r.) <> (pg 88; traduz. d. r.)”,”UKIQ-006-FSL”
“BREWSTER David”,”The Martyrs of Science. Or, The Lives of Galileo, Tycho Brahe, and Kepler.”,”David Brewster Principal of the United College of St. Salvator and St. Leonard, St. Andrews ecc. Keplero era un allievo di Tycho Brahe. Tycho Brahe nacque nel 1546 a Knutstorp, piccolo paese della Scania allora appartenente al Regno di Danimarca. (wikip) Il padre, Otte Brahe, era un nobile cortigiano e comandante militare del regno. Anche la madre, Beate Bille, apparteneva alla nobiltà. Entrambe le famiglie erano ricchissime e fra le più importanti della Danimarca. Tuttavia della sua educazione si prese cura lo zio, il viceammiraglio Jørgen Brahe, che morì in seguito ad una polmonite contratta durante il salvataggio del re, caduto in un canale di Copenaghen. Sin dall’adolescenza Brahe ebbe interesse per l’astrologia, cosa che lo spinse poi agli studi di astronomia, motivato dalla necessità di avere misure precise delle effemeridi. Brahe continuò a occuparsi di predizioni astrologiche lungo tutto l’arco della propria vita.[1][2] Dopo aver concluso gli studi universitari di astronomia a Copenaghen, Wittenberg e Basilea, Tycho fece costruire il palazzo-osservatorio di Uraniborg sull’isola di Hven, che gli venne donata dal Re Federico II di Danimarca e Norvegia saldando così il debito contratto dallo zio, e che divenne uno dei primi “”istituti di ricerca”” europei. Nel suo imponente osservatorio, Brahe portava avanti un avanzatissimo programma di ricerca, praticamente senza limiti di spesa, con un budget paragonabile a quello odierno della NASA; disponeva della più aggiornata attrezzatura e dei più preparati assistenti (tra cui la sorella Sophie) che il danaro potesse allora comprare. Per le sole pubblicazioni dell’osservatorio, Brahe possedeva una pressa da stampa e una cartiera. Il suo assistente più famoso fu Keplero. Brahe capì che il progresso nella scienza astronomica poteva essere ottenuto, non con l’occasionale osservazione fortuita, ma solo con un’osservazione sistematica e rigorosa, notte dopo notte, e tramite l’uso di strumenti che fossero i più accurati possibili. Fu in grado di migliorare ed ampliare gli strumenti esistenti e di crearne di nuovi. Le sue misurazioni a occhio nudo della parallasse planetaria erano accurate al minuto d’arco. Queste misurazioni, dopo la morte di Brahe, divennero possesso di Keplero. Quando era ancora studente, Brahe perse parte del naso in un duello. Questo avvenne nel 1566 quando ancora ventenne stava studiando all’Università di Rostock in Germania.[3] Mentre partecipava a una danza a casa di un professore, ebbe una discussione con un certo Manderup Parsbjerg, un membro della nobiltà danese, su chi avesse maggior talento matematico. Dopo una prima lite, i due decisero di risolvere la questione con un duello. Questo avvenne intorno alle 19 di sera del 29 dicembre 1566 (nel buio) e gli costò il setto nasale. Per il resto della sua vita dovette portare una piastra d’argento. (Per la verità, quando la tomba di Brahe venne aperta nel 1901 e i suoi resti furono esaminati da medici esperti, la cavità nasale del teschio era bordata di verde, segno di esposizione al rame e non all’argento). Cassiopea La firma di Tycho Brahe Nel novembre 1572, Brahe osservò una stella molto luminosa che era improvvisamente apparsa nella costellazione di Cassiopea. Poiché si riteneva fin dall’antichità che il mondo delle stelle fisse fosse eterno e immutabile, alcuni osservatori sostennero che il fenomeno fosse dovuto a qualcosa nell’atmosfera terrestre. Brahe comunque, osservò che la parallasse non cambiava di notte in notte, suggerendo che l’oggetto fosse molto distante. Brahe argomentò che un oggetto vicino avrebbe dovuto cambiare la sua posizione relativamente allo sfondo. Pubblicò un piccolo libro, De Stella Nova (1573), coniando il termine nova per una “”nuova”” stella (oggi sappiamo che quella stella era la supernova SN 1572). Questa scoperta fu decisiva nella sua scelta dell’astronomia come professione. L’osservazione delle comete del 1577 e del 1585 diede conferma a Brahe delle sue ipotesi circa la confutazione dell’immutabilità delle sfere celesti secondo la teoria di Aristotele universalmente accettata fino ad allora. Le comete non potevano appartenere alla sfera sublunare e, muovendosi nelle regioni eteree, confermavano che i pianeti non fossero infissi nelle sfere solide. Eliocentrismo Keplero cercò, senza riuscirci, di persuadere Brahe ad adottare il modello eliocentrico del sistema solare. Brahe credeva in un modello geocentrico, che prese poi il nome di sistema ticonico (secondo cui il Sole girerebbe attorno alla Terra immobile, e tutti gli altri pianeti girerebbero attorno al Sole), per gli stessi motivi per cui sostenne che la supernova del 1572 non era vicina alla Terra. Egli sostenne che se la Terra fosse stata in moto, allora le stelle vicine avrebbero dovuto cambiare posizione relativamente alle stelle più lontane. In realtà questo effetto di parallasse esiste; non poteva essere osservato ad occhio nudo né con i telescopi dei duecento anni a seguire, perché anche le stelle più vicine sono molto più lontane di quanto gli astronomi dell’epoca ritenessero possibile. Nel modello ticonico la Terra era immobile, al centro di un universo racchiuso dalla sfera delle stelle fisse. La Terra era il centro anche delle orbite della Luna e del Sole che, a sua volta, era il centro delle orbite degli altri 5 pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno). Epicicli, eccentrici ed equanti sono ancora necessari e presuppongono il superamento della realtà delle sfere cristalline. Il sistema ticonico presentava alcuni vantaggi: riscontri più precisi tra previsioni matematiche e dati osservativi rispetto ai modelli geocentrici tradizionali; escludeva i conflitti con le Scritture, mantenendo la Terra immobile e al centro dell’Universo. risolveva l’apparente contraddizione che caratterizzava l’universo copernicano in relazione alla mancanza dell’effetto di parallasse e al problema delle dimensioni delle stelle [4]. confermando sostanzialmente il sistema geocentrico non aveva bisogno di dare una spiegazione fisica del movimento terrestre [5]. Fu la grande autorità di Brahe che da un lato ritardò l’affermazione del sistema Copernicano e dall’altro favorì l’abbandono del sistema Tolemaico. La negazione delle realtà delle sfere cristalline ebbe un valore rivoluzionario, esattamente quanto la teoria “”eliocentrica”” (“”eliostatica”” sarebbe più esatto) di Copernico. Uraniborg, Stjerneborg e Benátky Il Quadrans Muralis, 1598 Il re Federico II di Danimarca e Norvegia, impressionato dalle osservazioni di Brahe del 1572, finanziò la costruzione di due osservatori a Hven: Uraniborg e Stjerneborg, con magnifici strumenti di propria progettazione. Osservazioni sulla cometa del 1577 gli permisero di confutare l’ipotesi delle sfere celesti solide. A causa di disaccordi con il nuovo re Cristiano IV di Danimarca, Brahe si spostò a Praga nel 1598 dove Rodolfo II d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, gli consentì di costruire un nuovo osservatorio (in un castello a Benátky, a 50 km da Praga) nel quale Brahe lavorò fino alla sua morte. A Praga Brahe continuò anche a occuparsi di astrologia, svolgendo in particolare la funzione di astrologo personale dell’imperatore.[6] Brahe fu uno straordinario osservatore dell’era pre-telescopio: le sue osservazioni delle posizioni stellari e planetarie raggiunsero un’accuratezza impareggiabile per i suoi tempi. Brahe non era copernicano, ma propose un sistema di compromesso in cui la Terra è immobile al centro mentre i pianeti girano attorno al Sole, che li trascina a sua volta attorno alla Terra. Le sue accurate osservazioni di Marte permisero a Keplero, nel 1609 e nel 1619, di determinare le leggi fondamentali del moto planetario, che fornirono a loro volta un grande supporto alla teoria eliocentrica del sistema solare di Copernico. Conscio che una stella osservata vicino all’orizzonte appare ad un’altitudine maggiore di quella reale a causa della rifrazione atmosferica, compilò delle tabelle per correggere questa fonte di errore. Brahe fu maestro e amico del costruttore di globi Blaeu, che ornò un suo globo con il ritratto dello scienziato. Brahe morì il 24 ottobre 1601, molti giorni dopo lo scoppio della vescica durante un banchetto: si disse che abbandonare il banchetto prima della conclusione sarebbe stato l’apice delle cattive maniere, quindi preferì rimanere[7][8]. In seguito a questo incidente non era più in grado di urinare, se non in quantità molto piccole e con dolori lancinanti[9]. Recenti investigazioni fanno supporre che Brahe non morì direttamente per questa causa, ma potrebbe essersi avvelenato involontariamente, somministrandosi delle medicine contenenti mercurio (Brahe seguì degli studi di alchimia nella sua vita, comunque sembra che non ne abbia lasciato tracce o li abbia distrutti). Brahe è sepolto nella Chiesa di Santa Maria di Týn a Praga. Riconoscimenti Monumento a Brahe e Keplero, sulla collina di Praga Sulla Luna gli è stato dedicato un cratere di 85 km di diametro (Cratere Tycho) Un monumento in marmo dedicato allo scienziato, ritratto insieme a Johannes Keplero, è stato eretto a Praga, nei pressi del Castello Gli è stato dedicato un asteroide, 1677 Tycho Brahe A lui è dedicato il genere di palme Brahea[10] Onorificenze Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante — 1578 Note ^ James H. Holden, A History of Horoscopic Astrology, F.A.F.A., 2006. ^ Su Brahe (e su Keplero) astrologo si veda anche Franco Selleri, Fisica senza dogma: la conoscenza scientifica tra sviluppo e regressione, Bari, Dedalo, 1989. ^ vedere http://purl.uni-rostock.de/matrikel/100028187 ^ Vedi l’articolo di D. Danielson e C. M. Graney, Processo a Copernico, Le Scienze Marzo 2014. Secondo i modelli geocentrici dell’universo, le stelle si trovano poco oltre i pianeti; in questa situazione le loro dimensioni stimate con un semplice calcolo geometrico risultavano abbastanza simili a quelle del Sole. Applicando la teoria eliocentrica di Copernico le stelle dovevano essere estremamente lontane e quindi, applicando lo stesso sistema di calcolo, risultavano troppo grandi, di dimensioni pari a migliaia di volte quelle del Sole. ^ Vedi l’articolo di D. Danielson e C. M. Graney, Processo a Copernico, Le Scienze Marzo 2014. Brahe visse oltre un secolo prima della nascita della fisica newtoniana che avrebbe fornito l’esatta spiegazione del movimento terrestre. Le dimensioni della Terra erano all’epoca sufficientemente note, ci si chiedeva quindi quale forza avrebbe potuto far muovere questa pesantissima sfera di roccia, polvere e acqua? Era al contrario facile spiegare il moto dei pianeti e del sole perché fin dai tempi di Aristotele gli astronomi avevano ipotizzato che i corpi celesti fossero formati da una particolare sostanza “”eterea””, inesistente sulla Terra e che aveva la naturale tendenza al rapido moto circolare. ^ Peter Marshall, The Mercurial Emperor: The Magic Circle of Rudolf II in Renaissance Prague, Londra, 2007. ^ John Tierney, Murder! Intrigue! Astronomers?, in New York Times, 29 novembre 2010. URL consultato il 30 novembre 2010. «At the time of Tycho’s death, in 1601, the blame fell on his failure to relieve himself while drinking profusely at the banquet, supposedly injuring his bladder and making him unable to urinate.». ^ Thoren (1990, p.468–69) ^ (Dreyer, Tycho Brahe: A Picture of Scientific Life and Work in the Sixteenth Century., p.309). ^ (EN) Umberto Quattrocchi, CRC World Dictionary of Medicinal and Poisonous Plants: Common Names, Scientific Names, Eponyms, Synonyms, and Etymology (5 Volume Set), CRC Press, 3 maggio 2012, ISBN 978-1-4200-8044-5. URL consultato il 10 dicembre 2015. Bibliografia Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0 Pierre Gassendi. Tychonis Brahei, equitis Dani, Astronomorum Coryphaei, vitae Accessit Nicolai Copernici, Georgii Peurbachii, & Joannis Regiomontani, Astronomorum celebrium, Vita. Hagae Comitum (Den Haag), Vlacq, 1655. Kitty Ferguson. L’uomo dal naso d’oro. Tycho Brahe e Giovanni Keplero: la strana coppia che rivoluzionò la scienza, Milano, Longanesi, 2003. ISBN 88-304-2053-0 Francesco Ongaro. L’uomo che cambiò i cieli, Cairo editore, 2007. ISBN 978-88-6052-075-3″,”SCIx-493″
“BREY Gérard GUERENA Jean Louis MAURICE Jacques SALAÜN Serge SERRANO Carlos”,”Un anarchiste entre la legende et l’histoire: Fermìn Salvochea (1842-1907).”,”La vita del “”Blanqui spagnolo”””,”ANAx-411″
“BREZNITZ Shlomo”,”I campi della memoria.”,”””Da questo cespo d’ortica, il pericolo, noi cogliamo questo fiore, la sicurezza’ (Shakespeare, Enrico IV, parte prima (in apertura S. Breznitz, I campi della memoria)”,”GERN-004-FSD”
“BREZZI Camillo”,”Il cattolicesimo politico in Italia nel ‘900.”,”BREZZI Camillo insegna storia contemporanea all’ Università degli Studi di Roma. Autore del volume ‘Cristiano sociali e intransigenti (Roma, 1971) è andato concentrando la sua attenzione di studioso sul movimento operaio e contadino cattolico e sui rapporti tra fascismo e mondo cattolico. Ha curato pure ‘I partiti democratici cristiani d’ Europa’ (1979). “”L’ evocare il maligno di certo non era un fatto nuovo nella cultura e nella religiosità cattolica, né la durezza del linguaggio era riservata solo ai propagatori di altre confessioni religiose: è, secondo me, altrettanto significativo e indicativo della mentalità che sottosta agli interventi della gerarchia ecclesiastica che un simile atteggiamento lo si riscontri anche – e con maggior forza per certi aspetti – contro quei pochi cattolici che in Italia negli anni ’30 tentano un’ azione contro il regime fascista e in opposizione a una sempre più stretta collaborazione con esso da parte della Chiesa cattolica.”” (pag 115)”,”ITAA-094″
“BREZZI Paolo”,”I principali movimenti religiosi in Italia.”,”Paolo Brezzi, già ordinario di Storia del Cristianesimo nell’Università di Napoli, attualmente è ordinario di Storia nell’Università di Roma. Tra le sue pubblicazioni: Roma e l’Impero medioevale, Cristianesimo ed Impero romano fino a Costantino, Analisi ed interpretazione del De Civitate Dei, Realtà e mito dell’Europa, Le riforme cattoliche dei secoli XV e XVI.”,”RELP-001-FL”
“BREZZI Piero”,”La politica dell’elettronica.”,”Piero Brezzi nato a Firenze nel 1935, ingegnere elettronico è responsabile per l’elettronica della sezione industria della direzione del Pci. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’industria elettronica in Italia’ (1976). E’ stato uno degli esperti del Programma finalizzato elettronica del Cipi.”,”ECOI-393″
“BREZZI Camillo”,”Il cattolicesimo politico in Italia nel ‘900.”,”Camillo Brezzi insegna storia contemporanea nell’Università degli Studi di Roma.”,”ITAP-044-FL”
“BREZZI Francesca”,”Dizionario dei termini e dei concetti filosofici.”,”Francesca Brezzi insegna Filosofia della religione alla Terza Università di Roma.”,”FILx-123-FL”
“BREZZI Camillo, collaborazione di Pietro ALBONETTI Annarita BUTTAFUOCO Carlo Felice CASULA Carlo CROCELLA Agostino GIOVAGNOLI Paolo GIUNTELLA Bruno LIVERANI Toto LOMBARDO Antonio PARISELLA Stefano PIVATO Andrea RICCARDI Franco SALVATORI”,”I partiti democratici cristiani d’Europa.”,”Camillo Brezzi insegna storia contemporanea nell’Università degli Studi di Roma.”,”EURx-102-FL”
“BREZZI Piero”,”L’industria elettronica e l’Italia. Necessità di un piano nazionale dell’elettronica.”,”‘Se infatti oggi viviamo nella fase del capitalismo monopolitistico di Stato, che come dice Lenin è «un meccanismo unico che riunisce milioni di uomini nell’organizzazione del capitalismo di Stato» (1), è comunque opportuno osservare, come giustamente ricordava Pesenti, che questa categoria oggi dominante nell’econmia capitalistica non elimina le altre categorie di una corretta analisi marxista (vedi A. Pesenti, ‘Capitalismo monopolistico di Stato e impresa pubblica’, in Quaderni di Politica ed Economia’ n. 7)’ (pag 7) [(1) Lenin, La guerra e la rivoluzione, Conferenza del 27 maggio 1917, in Opere complete, v. 24, Ed. Riun. 1966 p. 414]”,”ITAE-002-FGB”
“BRIAMONTE Nino”,”Saggio di bibliografia sui problemi storici teorici e pratici della traduzione.”,”Nella bibliografia sulla storia della traduzione l’A riporta lo scritto di Friedrich ENGELS ‘Wie man Marx nicht übersetzen soll’, ottobre 1885, ora in K. MARX F. ENGELS ‘Über Sprache, Stil und Übersetzung’, Berlin, Dietz Verlag, 1974, pag 475-490 (MARX, ENGELS, Sulla lingua, lo stile e la traduzione, DIETZ, 1974)”,”STOx-022″
“BRIAN Luigi presidente del Convegno; relazioni di Alberto TAURO DEL PINO Alvaro DEL-PORTILLO Luigi BRIAN Ernesto LUNARDI Christopher SCHOEFIELD Raimondo LURAGHI, interventi di Paolo BARRETO SANCHEZ Paolo FIORINI Giuseppe DE-FILIPPO Micaela TACCONI Antonio GUERCI Oscar TORRETTA, relazione conclusiva di Luigi BRIAN”,”L’Europa e la conquista dell’America: fu epopea? Giornata di incontro, Genova, 30 aprile 1990. Salone del Consiglio Provinciale.”,”Relazioni di Alberto TAURO DEL PINO Alvaro DEL-PORTILLO Luigi BRIAN Ernesto LUNARDI Christopher SCHOEFIELD Raimondo LURAGHI, interventi di Paolo BARRETO SANCHEZ Paolo FIORINI Giuseppe DE-FILIPPO Micaela TACCONI Antonio GUERCI Oscar TORRETTA, relazione conclusiva di Luigi BRIAN”,”AMLx-114″
“BRIANTI Marc”,”Bandiera rossa. Un siècle d’histoire du Mouvement ouvrier italien du Risorgimento (1848) à la République (1948).”,”BRIANTI M. ha lavorato per vent’anni nel gruppo Fiat. Facendo ricerca presso vari editori (Feltrinelli Einaudi, ecc.) ha qui condensato centinaia di opere su questo tema.”,”MITS-362″
“BRIATICO Franco”,”Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e protagonisti.”,”BRIATICO Franco ha lavorato all’ Eni dal 1955 al 1984. Prima nella Direzione studi economici tecnici poi come assistente di CEFIS e direttore per le relazioni esterne. L’ economia mista e la politica dei “”salvataggi””. “”Comunque la vicenda Italcasse è solo un episodio della condotta di Sette, il quale blocca non solo tutti i finanziamenti politici, ma anche le elargizioni non strettamente destinate a esigenze di azienda. Ciò era nel carattere dell’ uomo. Valga un episodio: nel 1968, all’ epoca in cui era ancora presidente dell’ Efim, il personaggio più vicino a Moro e che ne curava anche i collegamenti elettorali, in occasione di una “”campagna”” gli aveva chiesto un consistente aiuto. Sette, sotto i suoi occhi, aveva fatto un rapido conto delle disponibilità e poi gli aveva chiuso in una busta quanto, a suo giudizio, riteneva potergli dare. Quale non fu la sorpresa del potente personaggio quando, tornato al suo ufficio, vide che si trattava esattamente di 778.000 lire (meno di dieci milioni nel ’97). Gli telefonò che forse c’era un errore di almeno uno ‘zero’. Sette, e non c’era ancora in vigore la legge sul finanziamento ai partiti, rispose che di più non poteva fare. E allora come spiegarsi l’ avvia, nel pieno del suo mandato, dei finanziamenti concessi, estero su estero, al Banco Ambrosiano di Calvi? La spiegazione verrà con Florio Fiorani””. (pag 351) “”Il designato Colombo rifiuta Di Donna. “”Gandolfi, andandosene, lascia “”molti chilogrammi di carta”” su Di Donna al presidente designato Umberto Colombo. Colombo passa per socialista, ma ha un appoggio più vasto che va dal modo scientifico vicino alla DC ai comunisti. E’ presidente dell’ Enea, quando viene interpellato da De Michelis con una sbrigativa telefonata da Parigi (“”Ho avuto cinque minuti per dire si o no””) con l’ intermediazione di un suo collaboratore all’ Enea dalle stesse idee. Non conosce la carte di Gandolfi: accetta perciò senza obiezioni la carica con la presenza di Di Donna in giunta quale vicepresidente. Siamo a metà settembre. Ancora non è diffusa la seguente nota di agenzia: “”I signori di Tripoli, Baghdad, Teheran, Riyadh, sono turbati dall’ ipotesi che circola a piazza Mattei, che Colombo sia un ebreo italiano di religione e quindi di razza””. C’è il rischio che possa essere compromessa la presidenza dell’ Eni con tutta l’ area del petroldollaro. E’ convinzione che l’ ispiratore della nota sia Di Donna e, nominato il 22 ottobre, Colombo non mancherà di far rilevare questa pesante insinuazione nel fitto epistolario tra la fine di ttobre e il 10 novembre, intercalato dai burrascosi colloqui con Craxi e De Michelis.”” (pag 461)”,”ITAE-169″
“BRIATICO Franco”,”Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e protagonisti.”,”Franco Briatico ha lavorato all’Eni dal 1955 al 1984, dapprima nella Direzione studi economico-tecnici, poi come assistente di Cefis e direttore per le reazioni esterne.”,”ECOG-015-FL”
“BRICKER William H.”,”Partners by Choice and Fortune.”,”Fondo Palumberi William H. Bricker, member of the Newcomen Society President and Chief Executive Officer Diamond Shamrock Corporations Cleveland Ohio”,”ECOG-068″
“BRICKHILL Paul”,”The Dam Busters.”,”Paul Brickhill, nato in Australia a Melbourne e studi a Sydney è stato un pilota di caccia della Royal Australian Air Force.”,”QMIS-081-FSD”
“BRIEN Alan”,”Lenin. Novela.”,”BRIEN Alan è un giornalista che si dice perseguitato dall’ immagine di Lenin da quando era uno scolare. Ha scritto quest’opera che è un finto di diario tenuto da Lenin. L’A racconta di un Lenin terribile ma a volte umano. “”Il cammino della rivoluzione – come soleva dire Chernichevski – non è come il pavimento della Prospettiva Nevsky””. Somiglia di più ad una ascesa in montagna, un passamento che richiede un certo grado di abilità. Solo un pazzo può pensare che il miglior cammino sia quello più corto, il più diretto. E’ necessario scegliere un percorso serpeggiante che porti da un lato all’ altro. La rivoluzione è una specie di guerra. I nostri attacchi a volte devono essere posticipati o spostati in un’ altra sezione del fronte””. (pag 382)”,”LENS-160″
“BRIGAGLIA Manlio a cura; saggi di Trygve R. THOLFSEN David SOUTHERN H. COLIN MATTHEW Ross I. McKIBBIN John A. KAY John P.D. DUNBABIN Raymond HUARD Jean-Marie MAYEUR Pierre POLIVKA Thomas NIPPERDEY Peter NETTL David BLACKBOURN Hartmut ULLRICH”,”L’ origine dei partiti nell’ Europa contemporanea 1870 – 1914.”,”Saggi di Trygve R. THOLFSEN, David SOUTHERN, H. COLIN MATTHEW Ross I. McKIBBIN John A. KAY, John P.D. DUNBABIN, Raymond HUARD, Jean-Marie MAYEUR, Pierre POLIVKA, Thomas NIPPERDEY, Peter NETTL, David BLACKBOURN, Hartmut ULLRICH, Manlio BRIGAGLIA Manlio BRIGAGLIA insegna storia contemporanea e storia dei partiti e movimenti politici a Sassari. E’ autore tra l’altro di ‘Emilio Lussu e Giustizia e Libertà’ (1976) e ‘La classe dirigente a Sassari da Giolitti a Mussolini’ (1981).”,”EURx-078″
“BRIGANTI Walter a cura”,”Il movimento cooperativo in Italia, 1854-1925.”,”Rovigo e il Polesine. “”I conflitti sociali hanno sempre avuto uno sviluppo pacifico. Il capo dei socialisti di questa zona è Giacomo Matteotti, riformista – nel miglior senso della parola – per convinzione e per passione. Il 28 febbraio 1921 scade l’ antico concordato agricolo. Le organizzazioni operaie propongono di iniziare i negoziati per il nuovo concordato. Gli agrari, che si sono accorti qual vento soffi dalla vallato del Po e soprattutto da Ferrara, si rifiutano e vogliono profittare della situazione per sbarazzarsi delle “”leghe””, degli uffici di collocamento, dell’ organizzazione operaia come tale. Le “”spedizioni””, che non hanno niente da “”punire”” se non l’ esistenza stessa di una massa di lavoratori uscita dall’ ignoranza e dalla servitù, si moltiplicano a partire dalla fine di febbraio e raggiungono immediatamente un grado inaudito di violenza. Matteotti e le Camere del lavoro danno ai lavoratori la parola d’ ordine: “”Restate nelle vostre case; non rispondete alle provocazioni. Anche il silenzio, anche la viltà sono talvolta eroici””. Questo atteggiamento non disarma le squadre fasciste, che percorrono la zona su camion forniti dagli agrari (…)””. (pag 251)”,”ITAE-147″
“BRIGGS Asa SAVILLE John a cura; saggi di Asa BRIGGS Sidney POLLARD E.J. HOBSBAWM Peter BROCK Stephen COLTHAM Royden HARRISON Henry COLLINS E.P. THOMPSON John SAVILLE”,”Essays in Labour History. In Memory of G.D.H. Cole, 24 September 1889-14 January 1959.”,”Saggi di Asa BRIGGS Prof di Modern History, Univ of Leeds, Sidney POLLARD Lecturer in Economics, Univ of Sheffield, E.J. HOBSBAWM Lecturer in History, Birkbeck College, Univ of London, Peter BROCK, Lecturer in History, Univ of Alberta, Stephen COLTHAM Univ of Oxford, Royden HARRISON, Univ of Sheffield, Henry COLLINS Univ of Oxford, E.P. THOMPSON Staff Tutor, Department of Extramural Studies, Univ of Leeds, John SAVILLE Senior Lecturer in Economic History, Univ of Hull.”,”MUKx-044″
“BRIGGS Asa”,”L’ età del progresso. L’ Inghilterra fra il 1783 e il 1867.”,”Dopo aver insegnato a lungo nell’ Università del Sussex, Asa BRIGGS è oggi rettore del Worcester College di Oxford. E’ autore di numerose opere relative a questo periodo tra cui: -Social Thought and Social Action (1961) -Victorian Cities (1968) -XIX Century (1970) -Iron Bridge and Crystal Palace. Impact and Images of the Industrial Revolution (1979) -History of Broadcasting in the United Kingdom (1979) -Social History of England (1983) In lingua italiana è apparsa ‘L’ Inghilterra vittoriana’ (Editori Riuniti 1978).”,”UKIx-045″
“BRIGGS Asa”,”Storia sociale dell’ Inghilterra. Dalla preistoria ai giorni nostri.”,”Nell’avvertenza viene riportato un quadro schematico della gerarchia sociale terriera (pag 7). Asa BRIGGS è nato a Keighley, nello Yorkshire nel 1912. Ha studiato a Cambridge ed è stato rettore dal 1976 al 1991 del Worcester College di Oxford. Nel 1976 ha ricevuto il titolo di Pari d’ Inghilterra. Ha scritto molti articoli e saggi sulla storia del XIX e XX secolo (v.retrocopertina). E’ P della English Social History Society e dell’ Heritage Education Group.”,”UKIS-010″
“BRIGGS Asa”,”Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni d’ esilio. Con un’ appendice di lettere di Karl Marx, Friedrich Engels e Jenny Marx von Westphalen.”,”””Engels una volta andò in vacanza non a Blackpool nel Lancashire, ma a Great Yarmouth. Né Marx né Engels seguivano quindi i modi di lavorare e di passare il tempo libero delle “”masse””, già chiari nell’ anno della rivoluzione, 1848, quando nella breve pausa del Whitsuntide, una festa annuale della classe operaia, 116 mila gitanti lasciarono Manchester per recarsi al mare. Al tempo della morte di Marx una gita al mare (non solo per prendere bagni) era divenuto un fatto normale della vita urbana.”” (pag 62)”,”MADS-339″
“BRIGGS Asa”,”L’ Inghilterra vittoriana. I personaggi e le città.”,”Asa BRIGGS (1921), dal 1955 al 1961 è stato professore di storia moderna all’ Università di Leeds e attualmente insegna all’ Università del Sussex. Tra le sue opere principali ‘The age of improvement (1954), Chartist studies (1954), William Cobbett (1967). Riunite in un unico volume appaiono qui tradotte due delle principali opere dello storico inglese Asa BRIGGS, ‘Victorian people’ (1954) e ‘Victorian cities’ (1963). 1866. Educazione, coscienza rivoluzionaria. “”L’ incidente di Hyde Park non fu un vero e proprio tumulto, né si poteva rimproverare la lega di non essere riuscita a controllare un tal numero di persone; ma tra i leaders del governo e le classi dominanti la paura di uno scoppio di violenza operaia era grande. I dirigenti sindacali diventavano ogni giorno più fermi sostenitori della crociata per la riforma; e il piccolo gruppo di rivoluzionari intorno a Marx lavorava dietro le quinte, nella convinzione di svolgere un ruolo strategico in un movimento che aveva ormai raggiunto “”dimensioni immense e irresistibili””. Marx scriveva fiduciosamente a Engels che “”agli inglesi occorre soltanto un’ educazione rivoluzionaria, a che basterebbero due settimane, qualora dovesse comandare in modo assoluto sir Richard Mayne””.”” (pag 197-198)”,”UKIx-094″
“BRIGGS Asa CALLOW John”,”Marx in London. An Illustrated Guide.”,”Contiene informazioni sulla ‘Marx Memorial Library’ (ultima parte del libro) Nota: foto e iconografia per sito Marx BRIGGS Asa è l’ A di molti libri tra cui ‘Victorian Cities’ e ‘A Social History of England’ (BBC). CALLOW John è chief librarian della Marx Memorial Library. Robert Smirke il progettista del Museum Building. “”The result was one of the world’s most famous – and useful – rooms, the great domed reading room, perhaps the best-known section of the British Museum. The new library was opened in 1857, by which time Marx had already left Dean Street for the suburbs. It is recorded that on opening day a champagne breakfast was laid out for readers on their desks. By 1890 it was receiving 900.000 visitors each year. (…) Carlyle, Thackeray, Dickens, Mazzini and Ruskin all sat in this Reading Room, and Marx, one of most diligent readers, was to be followed by hundreds more, by Kropotkin, Shaw, Lenin, Gandhi and Govan Mbeki. Leon Trotsky was a frequent visitor to London during the early 1900s; but during his long and sad exile from USSR his application for a reader’s ticket was blocked by Churchill and the British Home Office.”” (pag 52) Marx sulla lettura dei quotidiani. “”It was in the old Reading Room that Marx worked on the ‘Address of the Central Committee to the Communist League (1850), on ‘The Class Struggles in France’ (1850); and the ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852). However, he increasingly found the demands of the ‘New York Daily Tribune’ for the fresh articles that constituted his only paid employment to be a grinding distraction that took him away from what he considered to be his life’s work. ‘The continual newspaper muck annoys me’, he complained. ‘It takes a lot of my time, disperses my effort and in the final analysis is nothing'””. (pag 54) Testo messo in sito Marx-Karl.com: “”From Dean Street, Marx had to make only a short journey to work – to the Reading Room of the British Museum in Bloomsbury. (…) Even during the 1830s there was a growing demand for space for students to consult the books, and the energetic new Keeper of Printed Books, exiled Italian revolutionary Antonio Panizzi (1797-1879), made a sketch of the sort of new reading room he wanted and showed it to Robert Smirke, the designer of the Museum Building. The result was one of the world’s most famous – and useful – rooms, the great domed reading room, perhaps the best-known section of the British Museum. The new library was opened in 1857, by which time Marx had already left Dean Street for the suburbs. It is recorded that on opening day a champagne breakfast was laid out for readers on their desks. By 1890 it was receiving 900.000 visitors each year. (…) Carlyle, Thackeray, Dickens, Mazzini and Ruskin all sat in this Reading Room, and Marx, one of most diligent readers, was to be followed by hundreds more, by Kropotkin, Shaw, Lenin, Gandhi and Govan Mbeki. Leon Trotsky was a frequent visitor to London during the early 1900s; but during his long and sad exile from USSR his application for a reader’s ticket was blocked by Churchill and the British Home Office”” (…) “”After obtaining his Reader’s ticket in June 1850 – which was then quite an arduous task – Marx began by spending three months diligently reading back numbers of the ‘Economist’, followed by other periodicals and pamphlets. After years of patient research in the Reading Room, he was the end his life knowing far more about the history of political economy in Britain than most professors of the subject”” (…) “”It was in the old Reading Room that Marx worked on the ‘Address of the Central Committee to the Communist League (1850), on ‘The Class Struggles in France’ (1850); and the ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852). However, he increasingly found the demands of the ‘New York Daily Tribune’ for the fresh articles that constituted his only paid employment to be a grinding distraction that took him away from what he considered to be his life’s work. ‘The continual newspaper muck annoys me’, he complained. ‘It takes a lot of my time, disperses my effort and in the final analysis is nothing’. It was in the new Reading Room where legend has it that his favourite seat was number 07 – that Marx spent the most productive period of his life”” (…) “”It was in the old Reading Room that Marx worked on the ‘Address of the Central Committee to the Communist League (1850), on ‘The Class Struggles in France’ (1850); and the ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852). However, he increasingly found the demands of the ‘New York Daily Tribune’ for the fresh articles that constituted his only paid employment to be a grinding distraction that took him away from what he considered to be his life’s work. ‘The continual newspaper muck annoys me’, he complained. ‘It takes a lot of my time, disperses my effort and in the final analysis is nothing'”” [Asa Briggs John Callow, Marx in London. An Illustrated Guide, 2008]”,”MADS-435″
“BRIGGS Asa”,”William Cobbett.”,”BRIGGS Asa professor of History, University of Sussex. Cobbett William. – Pubblicista (Farnham, Surrey, 1762 (1763 secondo il libro di Briggs) – Guildford 1835); noto anche con lo pseudon. di Peter Porcupine. Emigrato negli USA, esercitò attività di libellista politico, che continuò in Inghilterra, dopo il rimpatrio (1800), sul Weekly Political Register (dal 1802). Nel 1817, gravemente indebitato, fuggì negli USA; rimpatriato ancora una volta, fu eletto (1830) ai Comuni. Lasciò anche alcune opere storiche e acuti saggi economici (Paper against gold, 1810-11; Cottage economy, 1821; Surplus population and poor law bill, 1832). (Treccani.it)”,”BIOx-248″
“BRIGGS Asa”,”Personaggi vittoriani.”,”Asa BRIGGS è nato nel 1921. Ha insegnato storia moderna all’Università di Leeds e all’Università del Sussex. Tra le sue opere ‘Chartist Studies’ (1954), ‘William Cobbett’ (1967). “”Sarebbe tuttavia errato pensare che Applegarth si curasse soltanto di accumulare i grossi fondi centrali o che fosse contrario a ogni forma di sciopero. “”Non rinunciate mai al diritto di sciopero, – diceva al suo sindacato, – ma badate bene a come usate quest’arma a doppio taglio””. Subito dopo che il suo sindacato locale di Sheffield aderí nel 1862 alla ASCJ, ci fu uno sciopero breve e vittorioso che portò al riconoscimento da parte dei datori di lavoro di una serie i norme sui rapporti di lavoro. Applegarth non credeva negli scioperi indiscriminati o precipitosi, ma ammise apertamente dinanzi alla commissione del 1867 che il numero di scioperi brevi era cresciuto, e non diminuito, nei precedenti quattro anni””. (pag 191)”,”UKIx-113″
“BRIGGS Asa BURKE Peter”,”Storia sociale dei media. Da Gutenberg a Internet.”,”Asa Briggs ha insegnato nelle Università di Leeds e del Sussex ed è stato rettore del Worcester College di Oxford e della Open University. Tra i suoi libri: L’Inghilterra vittoriana, Città vittoriane, Personaggi vittoriani, Storia sociale dell’Inghilterra. L’età del progresso. Peter Burke, fellow dell’Emmanuel College, insegna Cultural History nell’Università di Cambridge. Tra i suoi libri: IlRinascimento, Storia e teoria sociale, L’arte della conservazione, Sogni, gesti, beffe. Cultura e società nell’Italia del Rinascimento, Storia sociale della conoscenza.”,”EDIx-005-FL”
“BRIGGS Asa a cura, saggi di Donald READ J.F.C. HARRISON Hugh FEARN R.B. PUGH David WILLIAMS Alex WILSON Asa BRIGGS Joy MACASKILL Lucy BROWN F.C. MATHER”,”Chartist Studies.”,”Asa Briggs, Professor of History in the University of Sussex ‘Stockport, descritto da Engels come ‘uno dei più bui e fumosi posti desolati dell’intera area industriale’ (pag 3) il “”Lancashire, descritto da Engels come ‘la molla principale di tutti i movimenti operai”” (pag 5)”,”MUKC-040″
“BRIGGS E.G. Derek”,”La produzione delle forme fossili.”,”Derek E.G. Briggs, insegna Paleobiologia presso l’Università di Bristol, Inghilterra. Nato a Dublino nel 1950, ha conseguito il baccellierato al Trinity College di Dublino e il dottorato all’Università di Cambridge. É ricercatore associato del Royal Ontario Museum di Toronto ed inoltre primo vicepresidente sia della Palaeontographical Society. L’interesse prevalente delle sue ricerche è verso la tafonomia e la rilevanza evolutiva di forme fossili eccezionalmente conservatesi.”,”SCIx-124-FL”
“BRIGGS Asa”,”Città vittoriane.”,”Asa Briggs è nao nel 1921. Dal 1955 al 1961 è stato professore di storia moderna all’Università di Leeds e poi ha insegnato nell’Università del Sussex. Ha scritto sul tema del cartismo e una biografia di William Cobbett (1967). Relativamente citato F. Engels v. capitolo III: ‘Manchester, simbolo di una nuova era’ (pag 83-)”,”UKIS-001-FC”
“BRIGGS Asa”,”L’ Inghilterra vittoriana. I personaggi e le città.”,”Asa BRIGGS (1921), dal 1955 al 1961 è stato professore di storia moderna all’ Università di Leeds e attualmente insegna all’ Università del Sussex. Tra le sue opere principali ‘The age of improvement (1954), Chartist studies (1954), William Cobbett (1967). Riunite in un unico volume appaiono qui tradotte due delle principali opere dello storico inglese Asa BRIGGS, ‘Victorian people’ (1954) e ‘Victorian cities’ (1963). 1866. Educazione, coscienza rivoluzionaria. “”L’ incidente di Hyde Park non fu un vero e proprio tumulto, né si poteva rimproverare la lega di non essere riuscita a controllare un tal numero di persone; ma tra i leaders del governo e le classi dominanti la paura di uno scoppio di violenza operaia era grande. I dirigenti sindacali diventavano ogni giorno più fermi sostenitori della crociata per la riforma; e il piccolo gruppo di rivoluzionari intorno a Marx lavorava dietro le quinte, nella convinzione di svolgere un ruolo strategico in un movimento che aveva ormai raggiunto “”dimensioni immense e irresistibili””. Marx scriveva fiduciosamente a Engels che “”agli inglesi occorre soltanto un’ educazione rivoluzionaria, a che basterebbero due settimane, qualora dovesse comandare in modo assoluto sir Richard Mayne””.”” (pag 197-198)”,”UKIx-006-FF”
“BRIGGS Asa”,”Storia sociale dell’Inghilterra. Dalla preistoria ai nostri giorni.”,”Asa Briggs ha insegnato nelle Università di Leeds e del Sussex ed è stato rettore del Worcester College di Oxford e della Open University. Tra i suoi libri: L’Inghilterra vittoriana, Città vittoriane, Personaggi vittoriani, Storia sociale dell’Inghilterra. L’età del progresso. Asa Briggs è nato a Keighley, nello Yorkshire, nel 1912. Ha studiato a cambridge. Nel 1976 ha ricevuto il titolo di Pari d’Inghilterra.”,”UKIS-003-FV”
“BRIGGS Asa”,”Storia sociale dell’Inghilterra. Dalla preistoria ai nostri giorni.”,”Asa Briggs ha insegnato nelle Università di Leeds e del Sussex ed è stato rettore del Worcester College di Oxford e della Open University. Tra i suoi libri: L’Inghilterra vittoriana, Città vittoriane, Personaggi vittoriani, Storia sociale dell’Inghilterra. L’età del progresso. Asa Briggs è nato a Keighley, nello Yorkshire, nel 1912. Ha studiato a cambridge. Nel 1976 ha ricevuto il titolo di Pari d’Inghilterra.”,”UKIS-003-FL”
“BRIGGS Asa DEKKER John MAIR John”,”Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni d’ esilio. Con un’ appendice di lettere di Karl Marx, Friedrich Engels e Jenny Marx von Westphalen.”,”L’incontro di Marx con Lopatin, traduttore in russo del ‘Capitale’ “”(…) Lafargue mi aveva annunciato che un giovane russo, Lopatin, mi avrebbe portato una sua lettera di presentazione. Lopatin è venuto a trovarmi sabato, l’ho invitato per domenica (è stato da noi dalle 10 o’clock fino alle 12 di sera) ed è ritornato lunedì a Brighton dove abita. È ancora molto giovane, è stato due anni in carcere, poi per otto mesi in fortezza nel Caucaso da dove è fuggito. È figlio di un nobile povero e doveva guadagnarsi il pane all’università di San Pietroburgo dando lezioni. Ora vive molto poveramente di traduzioni per la Russia. (…) È una mente molto sveglia, ‘critica’, ha un carattere sereno, stoico come un contadino russo, che si accontenta di tutto quello che trova. Punto debole: ‘la Polonia’. Di quest’argomento parla proprio come un inglese – say an English chartist of the old school (10) – parla dell’Irlanda. Mi ha raccontato che tutta la storia di Necaev (anni 23) è un volgare insieme di menzogne. Necaev non è ‘mai’ stato in una prigione russa, il governo russo non ha mai tentato di assassinarlo, ecc.. Le cose stanno così. Necaev (uno dei pochi agenti di Bakunin in Russia) apparteneva a una società segreta. Un altro giovane X, ricco ed entusiasta, appoggiava questa società con denaro via (11) Necaev. One fine morning (12) questo X dichiara a Necaev che non avrebbe più dato neanche un copeco, poerché non sapeva che cosa succedesse di quel denaro. Il signor Necaev in seguito a ciò (orse perché non era in grado di render conto del denaro) propose ai membri della sua lega segreta di assassinare X, perché in ‘avvenire ‘ questi avrebbe potuto mutare opinione e diventare un traditore. ‘Egli lo ha realmente assassinato’. È dunque ricercato dal governo semplicemente ‘come assassino’ vulgaris. A Ginevra Lopatin affrontò d’abord il Necaev personalmente (per le sue menzogne); questi si scusò con l’utilità politica che le cose sensazionali avrebbero per la cosiddetta causa. Lopatin raccontò la storia a Bakunin, il quale gli disse che da «bon veillard» aveva creduto tutto. Bakunin invitò poi Lopatin a ripetere la cosa in presenza di Necaev. Lopatin andò subito da Necaev insieme a Bakunin e là la scena si ripeté. Necaev fece silenzio. Finché Lopatin si trovò a Ginevra, Necaev se ne stette buono buono, non si fece più sentire. Appena Lopatin fu partito per Parigi quella commedia scimmiesca ricominciò. Poco tempo dopo Lopatin ricevette in merito all’affare una lettera piena di insulti da Bakunin. Gli rispose in maniera ancora più insultante. Risultato: Bakunin scrisse una lettera in tono di pater peccavi (13) (è in possesso di Lopatin qui), ma… il est un bon vieillard crédule (…). Cernysevskij, ho saputo da Lopatin, fu condannato nel 1864 a 8 anni di travaux forcés nelle miniere della Siberia, ha quindi da sgobbare ancora per due anni. Il primo tribunale era stato abbastanza decente da dichiarare che non risultava assolutamente ‘nulla’ contro di lui e che le pretese lettere segrete circa il complotto insurrezionale erano evidenti ‘forgeries’ (15) (e lo erano infatti). Ma il Senato su ordine dell’imperatore, cassò quella sentenza con autorità suprema e mandò quell’uomo astuto che era così «abile», si diceva nella sentenza, «da mantenere i suoi scritti in una forma giuridicamente inattaccabile purtuttavia mescendovi pubblicamente il veleno» … in Siberia. Voilà la justice russe. Flerovski si trova in condizioni migliori. Egli si trova solo in esilio amministrativo in un buco fra Mosca e Pietroburgo! Avevi avuto buon naso dicendo che ‘Flerovski’ era uno ‘pseudonimo’. Ma Lopatin dice che il nome, benché non russo in origine, si trova spesso tra i preti russi (specialmente ‘monks’ (16), i quali ritengono che sia la traduzione russa di Fleury e hanno per i nomi dal profumo gradevole la stessa grande passione degli ebrei tedeschi). Lopatin è di mestiere naturalista. Quello è stato il suo studio speciale. ma si è occupato anche di affari commerciali, e sarebbe una fortuna se gli si potesse procurare qualcosa del genere. (…)”” [dalla lettera di K. Marx a F. Engels, del 5 luglio 1870, (in) Asa Briggs, ‘Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni dell’esilio’, Editori Riuniti, Roma, 1982] [(10) Ossia un cartista inglese della vecchia scuola; (11) Tramite, (12) Una bella mattina; (13) Padre, ho peccato; (15) Falsificazioni; (16) Monaci] German Aleksandrovic Lopatin, (Niznij Novgorod, 25 gennaio 1845 – Pietrogrado, 26 dicembre 1918), è stato uno scrittore e rivoluzionario russo. Fu membro della Prima Internazionale e primo traduttore in russo del Capitale di Marx. Nato in una famiglia nobile, studiò fisica e matematica all’Università di San Pietroburgo, laureandosi nel 1866 con la tesi Sulla generazione spontanea, che mostra la sua adesione al materialismo di Vogt, Büchner e Moleschott. Quello stesso anno, sospettato di complicità con l’attentatore Karakozov, fu detenuto in carcere da cui venne rilasciato dopo due mesi per mancanza di prove. Nel 1867 si recò in Italia, contando di arruolarsi tra i garibaldini in un’impresa che avrebbe dovuto portare alla liberazione di Roma, ma giunse a Firenze quando già i garibaldini combattevano a Mentana. Tornato in Russia, con Feliks Volkovskij fondò alla fine dell’anno la Società del rublo, un’organizzazione che intendeva svolgere propaganda rivoluzionaria tra i contadini facendo diffondere dai maestri di scuola dei villaggi pubblicazioni sia legali che illegali. Per questo motivo, fu arrestato nel febbraio del 1868 e dopo otto mesi di detenzione nella fortezza Pietro e Paolo fu esiliato a Stavropol’ dove cominciò a studiare gli scritti di Karl Marx ed entrò in corrispondenza con Necaev e Bakunin. La scoperta delle lettere gli procurò un nuovo arresto, ma riuscì a fuggire e raggiunse Kadnikov, la località dove era confinato Lavrov. Lopatin partecipò all’organizzazione della sua fuga e nel 1870 espatriò in Francia. A Parigi divenne membro della Prima Internazionale e s’impegnò nella traduzione in russo del primo libro de Il Capitale di Marx che, portata a termine da Danielson, sarà pubblicata a San Pietroburgo nel 1872. Nell’estate del 1870 passò a Londra, dove conobbe e divenne amico di Marx ed Engels, e fu eletto al Consiglio generale dell’Internazionale. Lopatin tornò illegalmente in Russia alla fine dell’anno per partecipare al tentativo di liberare lo scrittore Cernysevskij. Fu però arrestato e confinato a Irkutsk da dove fuggì nell’estate del 1872 raggiungendo Tomsk, dove fu ancora arrestato e incarcerato a Irkutsk. Nuovamente fuggito nel 1873, raggiunse clandestinamente Pietroburgo e di qui lasciò la Russia stabilendosi a Zurigo. Appoggiò Marx nel suo conflitto con Bakunin e in un primo tempo collaborò con la rivista di Lavrov «Vperëd!» (Avanti!), distaccandosene per divergenze teoriche. Nel 1877 nacque a Londra suo figlio Bruno, avuto dalla sua compagna dalla quale si separerà nel 1883. Più volte tornava clandestinamente in Russia, e nel 1879 fu riconosciuto e arrestato. Deportato a Taskent nel 1880 e poi a Vologda, nel febbraio del 1883 riuscì a fuggire rifugiandosi a Parigi. Qui aderì alla Narodnaja Volja e divenne membro del suo Comitato esecutivo. Durante una missione a Pietroburgo, il 6 ottobre 1884 fu arrestato e incarcerato nella fortezza Pietro e Paolo. Fu tra gli imputati del cosiddetto «processo dei 21» e nel giugno del 1887 fu condannato a morte. Commutata la pena nell’ergastolo da scontare nella fortezza di Schlisselburg, fu rilasciato il 23 ottobre 1905, al tempo della Rivoluzione. Malato, abbandonò la politica attiva, stabilendosi a Vilnius. Alla fine del 1908 si trasferì in Italia, ospite di amici russi a Cavi di Lavagna, a Bogliasco e a Fezzano di Porto Venere, sorvegliato dalle polizie russe e italiane. Incontrò due volte Gor’kij a Capri e visitò Napoli e Roma. Dal 1913 fu ospite nella Casa degli scrittori di Pietroburgo, dove morì alla fine del 1918. È sepolto nel cimitero di Volkovo. Lopatin scrisse poesie e racconti, e un’autobiografia pubblicata postuma nel 1922. (wikip)”,”MADS-023-FV”
“BRIGHI Cecilia”,”Il Pavone e i generali. Birmania: storie da un Paese in gabbia.”,”Cecilia BRIGHI da 29 anni impegnata nell’ attività sindacale attualmente è responsabile per la CISL dei rapporti con le istituzioni internazionali e con i Paesi asiatici nonché componente del Consiglio di Amministrazione dell’ OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Si batte a favore del movimento democratico e per il sindacato clandestino birmano. “”Si dall’ Ottocento, l’ oppio era stato una grande fonte di ricchezza e di potere in tutta la regione. Dallo Yunnan i grandi produttori di oppio arrivavano in Birmania e pagavano fior di quattrini per ottenere la licenza per la vendita della droga, ricavandone profitti altissimi. Così alti che il costo al dettaglio dello stupefacente era stato fissato in rapporto al costo dell’ argento. Anche l’ India per un lunghissimo periodo era stata fra i primi esportatori soprattutto verso la Cina. Tutto sotto la regia dell’ impero britannico, i cui rappresentanti non potendo più esportare in Cina l’ argento, data la sua carenza, iniziarono a esportare oppio. E, ironia della sorte, l’ argento, sino a poco tempo prima esportato dall’ India in Cina, divenne la moneta di scambio per l’ oppio importato dall’ India. L’ oppio, così, sotto l’ amoroso controllo di sua maestà britannica, comincia a produrre milioni e milioni di tossico dipendenti nel grande impero celeste. In pochi anni un quarto del popolo cinese ne era diventato dipendente, tanto da indurre l’ imperatore cinese a scatenare le famose guerre dell’ oppio. Così alla fine del diciannovesimo secolo la coltivazione di oppio si diffuse anche nel nord delle colline Wa e a est del Salween, e fu legalizzata seppur limitatamente alle zone montagnose Wa e nel Kotang. Anche in quel caso valse il detto antico “”pecunia non olet”” poiché il commercio fu regolato dal monopolio di Stato, ovvero dagli inglesi. La coltivazione e il commercio della droga divennero e rimasero una forte leva di potere (…)””. (pag 166-167)”,”ASIx-085″
“BRIGUGLIO Letterio”,”Garibaldi e il socialismo.”,”BRIGUGLIO Letterio nato nel messinese nel 1921, già docente di storia e filosofia nei licei statali, poi direttore dell’ Archivio di Stato di Padova, quindi Ordinario di Storia del risorgimento presso l’ Università di Padova. Ha scritto varie opere tra cui ‘Il partito operaio e gli anarchici’ (1969), ‘Congressi operaisti e tradizione operaista’, ‘B. Malon e le origini del socialismo in Italia’ (1979). “”Qui basterà ricordare che la campagna di Francia si concluse con la ritirata dei prussiani e con la vittoria dell’ Armata dei Vosgi: l’ unico successo militare che la Francia conseguì durante la guerra del ’70. La stampa socialista e democratica mise in grande risalto la campagna di Vosgi, presentandola come una vittoria della nazione armata sui costosi e inutili eserciti permanenti. Gli invincibili prussiani, faceva notare “”La Plebe”” del garibaldino Bignami, erano stati messi in fuga e dispersi da poche bande di “”pezzenti repubblicani””, lasciando nelle loro mani prigionieri, armi e persino ambulanze con i feriti. Garibaldi aveva dunque ragione: solo la nazione armata, una volta abbattuti tutti i tiranni, avrebbe dovuto vigilare sulla Famiglia umana.”” (pag 93)”,”ITAB-126″
“BRIGUGLIO Letterio”,”Il partito operaio italiano e gli anarchici.”,”””La via imboccata dal Partito operaio, che faceva perno esclusivamente sulle associazioni costituite da puri e semplici operai e contadini di ambo i sessi e da salariati alla diretta dipendenza di un padrone, parve troppo esclusivista anche ai socialisti guidati da Andrea Costa. Si può leggere in proposito una documentazione già edita che non lascia dubbi sui dissensi di fondo (non limitati quindi ad episodi particolari come quello relativo alle leggi sociali sostenute dal deputato socialista ed avversate dagli operaisti) esistenti fra il Costa e l’ intero Partito operaio. Il Costa, in quella documentazione consigliava agli operaisti ad “”esser larghi””, ma costoro ribattevano: “”è un cattivo consiglio che ci dai, la diressimo una perfidia se ci venisse da tutt’altri che da te (…). Se le idee devono fare cammino e devono produrre convinzioni sincere e profonde, devono presentarsi in tutta la loro purezza (…) la ‘larghezza’ si potrà averla per l’ opportunità del momento, ma per le questioni di principio, mai. Dalla ‘larghezza’ alla diserzione è facile il passo e chi ha carattere integro e coscienza scientificamente illuminata vi si rifiuta””””. (pag 34-35)”,”ANAx-216″
“BRIK Lili, BENEDETTI Carlo a cura”,”Con Majakovskij. Intervista di Carlo Benedetti.”,”Lili Brik rievoca la sua vita con Majakovskij. “”Majakovskij scrisse una lettera di congedo due giorni prima di morire, il 12 aprile del 1930″” “”La stesura stessa della lettera d’addio non implicava il suicidio come necessità assoluta. Se le circostanze fosser state meno tristi, forse il suicidio sarebbe stato rinviato. Purtroppo tutto andò di traverso. Così, almeno, sembrò a Volodja: il non essere più irresistibile, l’insuccesso del ‘Bagno’, la malevola ottusità dei rappisti, l’assenza della mostra delle persone desiderate, il poco riposo. (…)”””,”BIOx-039-FV”
“BRILL Hermann”,”Gegen den Strom.”,”BRILL Hermann Staatssekretär im Großhessischen Staatsministerium. Dr. Hermann Louis Brill (February 9, 1895 – June 22, 1959) was a German doctor of law and a politician (SPD). [edit]Biography Brill was born in the small town of Gräfenroda, Thuringia on February 9, 1895 as the son of a tailor; after finishing school, he attended the Herzog-Ernst-Seminar in Gotha to become a teacher. His political career began in 1918, when he entered the USPD; less than two years later, he became a member of the Thuringian parliament (Landtag) for the first time, where he stayed until 1933. However, Brill only stayed a member of the USPD for four years; in 1922, he left the party again and found his new political home in the Socialist Party of Germany (SPD) instead. In 1932, Brill was also a member of the federal German parliament (Reichstag). The Nazis were met with resistance from Brill ever since he first came in contact with them after they became part of the reigning coalition in Thuringia in 1930; Brill was especially opposed to the politics of Nazi minister of the interior Wilhelm Frick, and led a committee of investigation established by the Landtag in 1932 that scrutinised Frick’s practices. It was also during this time that he met Adolf Hitler, who appeared as a witness in front of the committee, an experience that led to Brill making the decision to resist Hitler “”at any time, anywhere and under every circumstance”” (“”jederzeit, überall, unter allen Umständen””). Following Hitler’s rise to power, Brill left the SPD in May 1933, scandalised by the party executive’s passive attitude towards Hitler; one year later, he founded the Deutsche Volksfront, a resistance group, in Berlin together with Otto Brass. Brill also wrote a number of essays and leaflets during this time; he was arrested several times by the Gestapo, and after the workings of the Deutsche Volksfront were discovered, was convicted of high treason in 1938 and sentenced to 12 years in prison.[1] After first being jailed in the Zuchthaus Brandenburg-Görden, he was brought to the Buchenwald concentration camp in 1943; following the liberation of Buchenwald on April 11, 1945, he wrote the Buchenwald Manifesto (Buchenwalder Manifest der demokratischen Sozialisten). The same month, Brill also began creating a plan for the administrative rebuilding of Thuringia for the American administration. In June 1945, he was appointed Regierungspräsident (president of the government) of Thuringia, an office he lost again in July after Thuringia became part of the Soviet occupation zone, due to pressure from Walter Ulbricht. In May 1945, he founded the Bund Demokratischer Sozialisten (Federation of Democratic Socialists) in Thuringia, which finally evolved into Thuringia’s SPD branch, with Brill as its first chairman, but after being arrested and interrogated twice by the Soviet administration, he left Thuringia at the end of 1945 and began working for the American administration in Berlin. In 1948, Brill helped draft a constitution (Grundgesetz) for the new German republic, and from 1949 to 1953, he was a member of the first Bundestag, the parliament of the newly-founded Germany; in his last year as a member of parliament, he put through the first Bundesentschädigungsgesetz (compensation law) for those who had been subjected to prosecution based on political views, race or religion. In later years, Brill taught at the universities of Frankfurt and Speyer. He was responsible for the introduction of political science as a field of study in Germany and wrote several articles pertaining to issues such as German reunification. Hermann Brill died on June 22, 1959 in Wiesbaden.”,”GERR-037″
“BRING Samuel E. SELLERGREN Gustaf SUNDHOLM Herman CRONSTEDT Nils BRING Samuel E., saggi di”,”Christopher Polhem. The Father of Swedish Technology.”,”La prima trasmissione dell’ energia a distanza. Le aste messe in movimento dalle ruote dei mulini a vento posti sul mare erano in grado di azionare delle pompe idrauliche nelle miniere di ferro per svuotarle dall’ acqua che vi penetrava, e tutto questo nell’ interno a chilometri di distanza: “”Le aste di trasmissione della macchina di Polhem si estendevano per grandi distanze nel territorio.”” (pag 178, foto)”,”EURN-003″
“BRINKMANN Carl, raccolta curata da Agostino TOSO”,”L’imperialismo economico inglese.”,”BRINKMANN Carl”,”UKIE-042″
“BRINKMANN Heinrich”,”Stalin. Theoretiker der Bürokratie. Eine Streitschrift gegen den offenen Stalinismus und gegen die verlegenen Entstalinisierer.”,”Vorwort, Einleitung, Anmerkungen, Literaturangaben, Anhang: J.W. Stalin, Über dialektischen und historischen Materialismus, Inhaltsverzeichnis, Band n. 9,”,”STAS-028-FL”
“BRINKMANN Heinrich”,”Stalin – Theoretiker der Bürokratie. Eine Streitschrift gegen den offenen Stalinismus und gegen die verlegenen Entstalinisierer.”,”Vorwort, Einleitung, Anmerkungen, Literaturangaben, Anhang: J.W. Stalin, Über dialektischen und historischen Materialismus, Inhaltsverzeichnis, Band n. 9,”,”STAS-029-FL”
“BRINTON Maurice”,”Die Bolschewiki und die Arbeiterkontrolle. Der Staat und die Konterrevolution.”,”Ampie informazioni su questo tema si trovano nella ‘Bibliografia commentata sulla rivoluzione russa’ contenuta in: Victor Serge ‘Erinnerungen eines Revolutionärs’, RÄTEVERLAG. WIENER. 1974″,”RIRO-246″
“BRINTON Maurice”,”The Bolsheviks & Workers’ Control, 1917 to 1921. The State and Counter Revolution.”,”Riazanov. “”D.B. Ryazanov, a Marxist scholar best known as the historiographer of the International Workingmen’s Association (the First International), later became the founder of the Marx-Engels Institute in Moscow and published a biography of Marx and Engels.”” (pag 30) Sapronov e altri. “”At the 9th Congress Lenin and Trotsky were opposed most vehemently by the Democratic Centralists (Osinsky, Sapronov, Preobrazhensky). Smirno obviouly ahead of his time, enquired why if one-man management was such a good idea it wasn’t being practiced in the Sovnarkom (Council of Peoples Commissars). Lutovinov, the metalworkers’ leader, who was to play an important role in the development of the Workers Opposition later that year, asserted that ‘the responsible head of each branch of industry can only be the production union””. (pag 62) Nota: il 14 febbraio 1918 la Russia abbandona il vecchio calendario giuliano e adotta il calendario gregoriano in uso in Europa Occidentale. Il 1° febbraio diventa il 14. (pag XV)”,”RIRO-320″
“BRINTON Maurice”,”17-21. I Bolscevichi e il controllo operaio. Lo stato e la controrivoluzione.”,”Maurice Brinton fa parte del gruppo ‘Solidarity’ di Londra. “”Il punto di vista bolscevico, appoggiato da Lenin e Trotsky ed espresso da Zinoviev, era che i sindacati dovessero essere subordinati al governo sebbene non assorbiti da esso. La neutralità sindacale era chiamata ufficialmente un’idea ‘borghese’, una anomalia in uno stato operaio (32)”” (pag 126) (32) Primo congresso sindacale, p. 11″,”RIRO-139-FL”
“BRIOSCHI G.A. VALIANI Leo a cura; ALVARO Corrado ARENDT Hannah BURNHAM James CROSSMAN Richard DE-SANTILLANA Giorgio DOMENACH Jean-Marie ELLISON Ralph ENRIQUES AGNOLETTI Enzo FARRELL James FRIEDRICH Carl J. HANDLIN Oscar HOLTHUSEN Hans Egon JASPERS Karl JÜNGER Ernst KUEHNELT-LEDDIHN Erik LUETH Erich MARCEL Gabriel McGILL Ralph MILLER William Lee MONNEROT Jules MORAVIA Alberto READ Herbert ROVERE Richard H. SCHLESINGER Arthur M. VIERECK Peter WOOTTON Barbara WRIGHT David McCord”,”Totalitarismo e cultura. Antologia da “”Confluence””.”,”””La rivista ‘Confluence’, fondata e diretta da Henry A. Kissinger nacque nel 1952 come il logico sviluppo del seminario organizzato l’estate precedente alla grande e antica università di Harvard. Dal 1951 in poi ogni estate si sono riuniti ad Harvard venti europei e venti asiatici in libera discussione con gli studenti e professori americani e dalla primavera del 1952 la rivista trimestrale ‘Confluence’ ha servito come “”foro internazionale”” di dibattito sui problemi più gravi e di comune interesse””. (in apertura) Saggi di BRIOSCHI G.A. VALIANI Leo a cura; ALVARO Corrado ARENDT Hannah BURNHAM James CROSSMAN Richard DE-SANTILLANA Giorgio DOMENACH Jean-Marie ELLISON Ralph ENRIQUES AGNOLETTI Enzo FARRELL James FRIEDRICH Carl J. HANDLIN Oscar HOLTHUSEN Hans Egon JASPERS Karl JÜNGER Ernst KUEHNELT-LEDDIHN Erik LUETH Erich MARCEL Gabriel McGILL Ralph MILLER William Lee MONNEROT Jules MORAVIA Alberto READ Herbert ROVERE Richard H. SCHLESINGER Arthur M. VIERECK Peter WOOTTON Barbara WRIGHT David McCord “”Esiste un’apparente differenza tra la politica di Marx e Lenin e quella di Stalin, o tra il nazionalsocialismo che infatuava ed eccitava con la sua confusa ideologia la gioventù tedesca, e il nazionalsocialismo susseguente alla sanguinosa epurazione del 1934. Fu soltanto questa differenza – si dirà – a causare la creazione ultima di uno stato totalitario che fece di ogni cosa uno strumento di potere assoluto, compresa l’ideologia nazionalsocialista, col risultato che sotto la spinta del terrore tutti, compreso lo stesso Führer, furono ridotti a semplici pedine. Ma, in sede retrospettiva, appare chiaro che la differenza era semplicemente apparente””. (K. Jaspers) (pag 320)”,”TEOP-230″
“BRIOSCHI Francesco BUZZACCHI Luigi COLOMBO Massimo G.”,”Gruppi di imprese e mercato finanziario. La struttura di potere nell’industria italiana.”,”In apertura due lunghe citazioni da ‘La guerra del Peloponneso’ di Tucidide, Libro V e Libro III “”Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di natura, a dominare ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l’abbiamo istituita noi e non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così, come l’abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come gli altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto”” [Tucidide, ‘La guerra del Peloponneso’, libro V, discorso degli Ateniesi ai Meli]; “”La questione, infatti, se abbiamo un po’ di senno, non deve riguardare se quelli hanno mancato, ma come possiamo prendere una decisione che sia saggia per noi. Poiché, anche se dimostrassi che essi sono in grave colpa, non per questo consiglierei che si debbano distruggere, se ciò non fosse utile; e se poi dovesse risultare che hanno anche qualche attenuante, non direi di lasciarli in pace, se alla città non sembrasse cosa ben fatta. Ma io sono del parere che ora stiamo prendendo una decisione più per il futuro che per il presente”” [Tucidide, ‘La guerra del Peloponneso’, libro III, discorso di Diodoto ali Ateniesi sulla ribellione di Mitilene] [pag 13, introduzione]; “”Qualche serio dubbio sull’efficienza del sistema dei gruppi, sia in generale che con riferimento al caso italiano, sembra lecito in una prospettiva di più lungo periodo. La forma di gruppo consente e favorisce infatti il mantenimento di uno stesso nucleo familiare alla testa di un’impresa per più generazioni. D’altro canto, come faceva notare il grande storico belga Pirenne, in tutta la lunga storia del capitalismo, anche nell’epoca preindustriale, le dinastie capitalistiche sono sempre durate poco: due o tre generazioni al massimo. Il blocco nel meccanismo di ricambio intergenerazionale dei capitalisti può certamente portare a consistenti inefficienze, le quali, a causa della disattivazione del tradizionale meccanismo di controllo costituito dal mercato del ‘corporate control’ e dalla presenza, documentata nel corso del lavoro, di una fitta rete di alleanze fra gruppi diverse, possono perdurare molto più a lungo che in altri sistemi, con conseguenze assai più gravi e radicali. Ma è sul versante dell’equità che il sistema dei gruppi suscita le riserve più forti. Tale sistema istituzionalizza infatti la partizione descritta da Hilferding tra capitalisti che contano e capitalisti che non contano. La posizione del piccola azionista nei gruppi è ben più fragile di quella del piccolo azionista nelle ‘public companies’ di stampo anglosassone. Entrambi non partecipano alla gestione dell’impresa. Tuttavia, il secondo ha la possibilità reale, anche se indiretta, di entrare a far parte della maggioranza, ad esempio vendendo le proprie azioni a un gruppo che, attraverso una scalata ostile, tenti di modificare l’assetto di controllo dell’impresa. Tale possibilità è invece inibita al primo, il quale, stante la diversa struttura proprietaria delle varie imprese che compongono un gruppo, è inoltre scarsamente protetto, in assenza di un’adeguata legislazione (come è il caso del nostro Paese), in eventuali conflitti di interesse con l’azionista di controllo e soggetto a comportamenti opportunistici da parte di quest’ultimo. Il controllo di attività sempre più grandi emerge in modo chiarissimo, dall’esame delle vicende dei gruppi industriali italiani nel decennio degli anni Ottanta, come l’obiettivo dominante dei gruppi stessi. La tematica del potere risulta quindi essere centrale per la comprensione dei relativi comportamenti e la finanza, anziché velo delle attività reali secondo la concezione neoclassica, emerge come uno degli strumenti più importanti della competizione tra gruppi differenti oltre che naturalmente della raccolta di capitale di rischio e quindi del coinvolgimento degli azionisti minori nella struttura proprietarie dei gruppi”” [pag 16-17, introduzione]”,”ECOG-003-FP”
“BRISSENDEN Paul Frederick”,”The I.W.W. A Study of American Syndicalism.”,”P.F. BRISSENDEN nacque nel Michigan nel 1885. Studiò all’ Università di Denver, all’ Università della California e alla Columbia. E’ stato autore di altre pubblicazioni tra cui un altro lavoro sul tema IWW. “”Il problema finanziario fu reso più difficile a causa di una sorta di doppio sindacalismo che era contrario almeno allo spirito della legge IWW, ma che era tollerato perché quasi inevitabile. L’ involontaria connessione di molti sindacati locali con più di una organizzazione generale obbligava le unioni locali a dover pagare il dovuto ad ogni organizzazione centrale. Per mitigare questa tassazione eccessiva il General Executive Board decise di ridurre le quote regolari dovute dalle unioni locali che si trovavano in questa situazione. Tale politica di sconti, sentita come necessaria per tenere molte unioni nell’ organizzazione, significava una perdita di entrate che poteva rivelarsi nociva””. (pag 153)”,”MUSx-142″
“BRISSON Jean-Paul”,”Spartacus.”,”Esemplare numerato n° 211 La strategia di Spartaco. Spartaco pressato dalle legioni di Crasso nel Sud Italia tenta audacemente di passare in Sicilia per scatenare lì l’ insurrezione degli schiavi e creare uno stato servile in una terra fertile e di tradizioni insurrezionali. Ma viene tradito dai pirati cilici con cui si era accordato per il trasporto delle sue truppe. (pag 232) La morte di Spartaco. Nella battaglia finale e nella disfatta degli schiavi (60 mila morti) il corpo di Spartaco non fu mai trovato. (pag 238) Spartaco guida la rivolta degli schiavi. La guerra dei gladiatori. “”Spartacus était un Thrace de naissance libre. Il avait servi dans quelque contingent auxiliaire de l’ armée romaine qu’il avait bientôt déserté pour rejondre peut-être des rangs adverses. Fait prisonnier, il avait été vendu comme esclave et destiné à la profession de gladiateur à la fois pour ses aptitudes physiques et en raison de son délit de désertion. Mais derrière les grilles de l’école de Capoue, il n’avait rien abdiqué de sa fierté native. Il lui était intolérable de penser que sa vie n’avait plus aucun sens maintenant que de désennuyer ses maîtres en tuant ou en étant tué. Il comprit assez vite qu’un certain nombre de ses camarades éprouvaient la même colère et, doué d’un caractère résolu, il voulut en tirer parti. (…) Deux Gaulois, Crixus et Oenomaüs, l’ aidérent à organiser la mutinerie dont l’idée se faisait jour.”” (pag 205) Spartaco, grande forza fisica, carattere fiero, ribelle, ma umano. Ricordava più la cultura greca che quella della selvaggia Tracia. “”Très vite, Spartacus s’imposa comme chef incontesté de la révolte. Il alliait à une grande force physique un caractère doux et humain qui, à leur grande surprise, rappelait aux contemporains l’ élaboration raffinée de la culture grecque lus que la sauvagerie des bergers thraces. De plus, il observati une rigoureuse égalité dans le partage du produit des rapines d’où les fugitifs tiraient leur subsistance. Il fut bientôt évident que les gladiateurs n’entendaient tirer aucun avantage personnel de leur initiative et ils fournirent tout naturellement les cadres de la rébellion””. (pag 207) La Tracia (Thracia in latino) è la regione che occupa l’estrema punta sudorientale della Penisola balcanica e comprende il nordest della Grecia, il sud della Bulgaria e la Turchia europea.”,”STAx-178″
“BRITTAN Samuel”,”The Role and Limits of Government. Essays in Political Economy.”,”Samuel Brittan all’epoca era un importante commentatore economico del Financial Times. Contiene un capitolo sull’analisi del declino inglese, sulle cause della ‘malattia britannica’: ‘How British is the British Sickness? (da pag 219-) “”The lag in British growth rates goes back at least a century. One estimate made by Angus Maddison suggests that the average level of output per head in sixteen industrial countries rose sixfold between 1870 and 1976, but only fourfold in the United Kingdom”” (pag 221) “”Close examination reveals, however, that gross investment in manufacturing, as a percentage of value added, was no higher in Germany than in the United Kingdom. Where the United Kingdom did come clearly at the bottom of the league was in the effectiveness of investment in terms of output generally. It is therefore not surprising that profitability and the return on investment were low by international standards (…). A contemporary vogue diagnosis is ‘deindustrialisation’, which has been used to describe a pathological fall in the ratio of industrial to total employment. But comparative international figures make it clear that if this is a disease at all, it is a very new one. The United States, Sweden, the Netherlands and Belgium all had falls in the ratio of industrial to total employment in 1965-1975 of comparable size to Britain’s. Germany and France just about maintained the same manufacturing ratio, while Japan and Italy were exceptional in increasing theirs. One aspect of a relatively slow growth rate has been the fall in the British share of world trade or world exports of manufactures. Repeated investigations have shown that this decline cannot be explained by any special features either of the commodity composition of British exports or of the market outlets for them. It is simply that if the United Kingdom has a lower growth rate than competitor countries, one would expect, other things being equal, a declining share of world exports relative to those countries’ share. It is thus a consequence rather than a cause. There is a more specific doctrine relating Britain’s slow growth to trading performance. This is that the country has a special difficulty in earning enough overseas to support a full-employment level of activity. The doctrine is the theme song of the annual reviews of the Cambridge Economic Policy Group. The essential argument is that even if exchange rates move so as to keep British money costs competitive with those of other countries, imports will be too high and exports too low to maintain full employment.”” (pag 222-225)”,”UKIE-058″
“BRITTAN Leon”,”L’Europa di cui abbiamo bisogno.”,”Sir Leon Brittan è membro della Commissione europea, in qualità di responsabile dei rapporti economici e commerciali con il resto del mondo. Per sette anni ha fatto parte del governo conservatore di Margaret Thatcher, tra l’altro come ministro degli interni e ministro per il Commercio e l’Industria.”,”EURE-051-FL”
“BRITTAN Samuel”,”Il mercato oltre le ideologie.”,”‘Samuel Brittan è uno dei più noti e stimati giornalisti della stampa economica e finanziaria anglosassone. E’ il principale editorialista del Financial Times dal 1966, nonché consulente del Department of Economic Affair. E’ stato inoltre ricercatore al Nuffield College presso l’Università di Oxford. Ha scritto saggi sull’economia di mercato tra cui ‘Capitalism and the Permissive Society’ (1973)’ (4° di copertina)”,”ECOT-383″
“BRITTON Andrew”,”Monetary Regimes of the Twentieth Century.”,”BRITTON è stato Visiting Professor all’ Università di Bath dal 1998. E’ stato Director of the National Institute of Economic and Social Research tra il 1982 e il 1995. Ha scritto altri libri.”,”ECOI-142″
“BRIZI Rita SASSO Ferdinando TRESOLDI Carlo”,”Le banche e il sistema dei pagamenti.”,”Indice 1. L’evoluzione del sistema dei pagamenti: una breve sisntesi storica. 2. Il sistema dei pagamenti: uno schema concettuale. 3. Il sistema dei pagamenti nell’assetto tradizionale. 4. Il sistema dei pagamenti: il quadro evolutivo. 5. Il sistema dei pagamenti e i nessi con i mercati mobiliari. 6. Il sistema dei pagamenti europeo nell’ Unione economica e monetaria e la transizione all’ Euro. 7. Il sistema dei pagamenti italiano. 8. I servizi alla clientela nel sistema dei pagamenti italiano. BRIZI-R (dirigente della Banca d’Italia) e SASSO-F (funzionario della Banca d’Italia) partecipano ai programmi sul sistema dei pagamenti in sede europea e di G-10. TRESOLDI-C è capo del Servizio anticipazioni, sconti e compensazione della Banca d’Italia e membro del Committee of Payment and Sttlement Systems (CPSS) del G-10.”,”E1-BAIT-012″
“BRIZIO E.- BERTOLINI F.”,”Epoca preistorica (Brizio) – Storia romana, Re e Repubblica.”,”BRIZIO E.- BERTOLINI F.”,”STAx-233″
“BRIZON Pierre”,”Histoire du travail et des travailleurs.”,”””La storia della borghesia verifica questo materialismo storico. Classe nuova, di cui si può fissare le origini, essa manifesta, dal XI secolo, la sua esistenza e il suo bisogno di libertà con la creazione dei comuni. Il comune è stato il castello fortificato della borghesia, la cui corporazione era la torre principale. Difesa da queste due fortezze, la borghesia è cresciuta attraverso i secoli””. (pag 277)”,”MFRx-232″
“BRIZZI Giovanni”,”Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco, l’altra Italia.”,”Giovanni Brizzi, professore di storia romana nell’Università di Bologna. Ha pubblicato con il Mulino ‘Il guerriero, l’oplita, il legionario’ (2013), ‘Annibale’ (2014) e ‘Canne. La sconfitta che fece vincere Roma’ (2016). “”Quasi tutta l’Italia per odio si era ribellata ai Romani e a lungo aveva fatto guerra contro di loro, e contro di loro si era unita al gladiatore Spartaco’ (Appiano di Alessandria) (4° di copertina) “”Il nome di Spartaco è legato alla terza e più nota delle cosiddette guerre servili, ribellioni di schiavi e non solo, che afflissero lo Stato romano fra secondo e primo secolo aC. Il libro mostra come quella guerra sia in realtà l’episodio ultimo di una serie di eventi a sfondo sociale e civile che coinvolsero una “”seconda”” Italia a lungo emarginata. Spartaco fu colui che riuscì a coagulare attorno a sé lo scontento delle popolazioni meridionali, soprattutto appenniniche, non ancora integrate. Anche se Crasso mise fine alla guerra, Roma, provata, fu costretta a cedere alle richieste degli Italici”” (2° di copertina)”,”STAx-344″
“BRIZZOLARA Giuseppe”,”La Francia dalla Restaurazione alla fondazione della Terza Repubblica, 1814-1870.”,”””I giornali, approfittando della libertà fino a quel momento invano desiderata, moltiplicarono nella capitale e nelle province, nel campo realista e in quello opposto. Organi autorevoli della destra erano la ‘Quotidienne’ e la ‘Gazette de France’, assai accetta, quest’ultima, a Carlo X. Interpreti ascoltatissimi del pensiero liberale, con diversa gradazione tuttavia, erano ‘Le Courrier’ e ‘Le Constitutionnel’, nel quale faceva le sue prime armi di gionalista il Thiers. Il governo aveva per sé il grave ‘Journal des Débats’, il foglio dello Chateaubriand, e ‘Le Messager’, di recente creazioen, espressione più diretta e genuina delle idee di Margignac.”” (pag 321) “”Come nella società così nel governo provvisorio si disegnarono subito due correnti: l’ una, democratica moderata o repubblicana semplicemente, che considerava finita la rivoluzione, o, almeno, tendeva a frenarne e disciplinarne il corso; l’altra, democratica-ultra o socialista, per la quale la stessa non era che cominciata e doveva tutto abbracciare e rinnovare. La prima, era rappresentata specialmente dal Lamartine; la seconda da Louis Blanc, di segretario divenuto poi membro effettivo del governo, uno degli apostoli più attivi; con la penna e con la parola, dell’ idea socialista. Queste tendenze, destinate naturalmente a venire in conflitto, ne avranno poi, ambedue, di fronte una terza, al di fuori del governo, che chiameremo ultra-rivoluzionaria, incarnata specialmente da Blanqui, Barbès e Caussidiére, la triade demagogica che non sapeva neppur essa, del resto, andare d’accordo per la grande diversità dei temperamenti e delle ambizioni. Dei tre, la figura, non diremo più eminente, ma certo più impressionante, era Blanqui, che voleva essere il Robespierre del ’48 e ricordava, infatti, il famoso terrorista nell’ indole cupa, torbida e fredda; freddezza tutta esteriore però, sotto cui covavano e ribollivano, come lava ardente, l’ambizione e il fanatismo, terribili nelle loro esplosioni. Da principio, il Lamartine potè dominare le contrarie correnti con l’ influenza del nome, l’ ambiguità, talvolta, della condotta che si prestava a diverse interpretazioni e, soprattutto, col fascino della parola calda e smagliante; poi, quando il popolo vide assai maggiori le promesse ai fatti e sentì nel disagio e disordine generale più amara la delusione e più acuti i suoi mali, gli sfuggì di mano e si ribellò.”” (pag 480-481)”,”FRAA-070″
“BRIZZOLARI Carlo”,”Un archivio della resistenza in Liguria.”,”BRIZZOLARI Carlo nato a Genova nel 1933 conobbe Paolo Emilio TAVIANI l’8 aprile 1945 quando ancora ragazzo accompagnò il padre a una riunione cospirativa a Sampierdarena. L’A è autore di numerose opere di storiografia ligure. A lui Taviani consegnà nel 1972 il premio Caffaro per il volume ‘Gli ebrei nella storia di Genova’. Ciò che riporta in questo libro sono i documenti dell’Archivio Taviani preceduti da un’ampia introduzione che è il racconto storico dei tempoi a cui essi si riferiscono. Nella bibliografia cita alcune opere con riferimenti alla Casa dello Studente di Genova. Nella bibliografia: – Gaetano PERILLO, Il Partito Comunista nel movimento di Resistenza, in ‘Genova’ rivista del Comune a. XXVI n° 2,3,6 a. XXVII n° 4 (1949-50)”,”ITAR-134″
“BRIZZOLARI Carlo”,”Un archivio della resistenza in Liguria.”,”‘Quest’opera pubblica quasi integralmente l’archivio cospirativo e insurrezionale di Paolo Taviani, che della Resistenza ligure fu uno dei maggiori protagonisti’ Il CLN Liguria fu organo di direzione, di collegamento, di finanziamento, agì sul piano organizzzativo, legislativo-amministrativo, di studio e di propaganda, guidando e cooperando… durante la Resistenza e nella Liberazione ebbe l’autorità di governo…”,”ITAR-009-FER”
“BROAD Lewis”,”Winston Churchill.”,”Parte avuta da Churchill nello sviluppo del carro armato e nei primi bombardamenti aerei. “”Con esattezza il contributo di Winston all’invenzione e allo sviluppo del carro armato fu determinato dalla Commissione reale che, dopo la guerra, sentenziò sulle pretese degli inventori. Dice la relazione: “”In primo luogo la Commissione desidera notificare di essere convinta che si debba principalmente all’ intuizione, al coraggio e all’impulso dell’ on. Winston Spencer Churchill se la generica idea dell’ utilizzazione di uno strumento di guerra come il carro armato ebbe una realizzazione pratica.”” (pag 191) Introduzione di carri armati cingolati. “”””Benché Churchill non brilli troppo quando si trova a che fare con aggeggi meccanici””, scrive Sueter, “”pure, nell’afferrare una nuova idea egli si dimostra il cervello più acuto che abbia mai conosciuto; capì immediatamente che la mia proposta era migliore della sua idea di rullo compressore o del progetto di una ruota gigante che era stato avanzato dal comandante di squadra Hetherington. Dopo lunga discussione Churchill finì con l’ essere soddisfatto che i nostri turriti carri armati fossero costruiti su cingoli anziché su ruote, e mi diede la sua approvazione per la costruzione di diciotto “”navi terrestri”” prima che qualsiasi altro dipartimento o impresa privata entrassero a parteciparvi””””. (pag 194-195)”,”UKIx-103″
“BROADBERRY Stephen HARRISON Mark a cura; saggi di Albrecht RITSCHL Max-Stephan SCHULZE Sevket PAMUK Herman DE-JONG Pierre-Cyrille HAUTCOEUR Stephen BROADBERRY e Peter HOWLETT Peter GATRELL Francesco GALASSI e Mark HARRISON”,”The Economics of World War I.”,”BROADBERRY Stephen e HARRISON Mark sono professori di economia alla Università di Warwick. Saggi di Albrecht RITSCHL Max-Stephan SCHULZE Sevket PAMUK Herman DE-JONG Pierre-Cyrille HAUTCOEUR Stephen BROADBERRY e Peter HOWLETT Peter GATRELL Francesco GALASSI e Mark HARRISON “”Population and labour force. Over the course of the war, the total population of the Habsburg Empire fell by nearly 2 per cent (table 3.4). This was an outcome, first, of high military casualties especially in the initial states of the war and during 1915 (cf. Herwig, 1997: 135-49); second, a sharp decline in live births after the 1914, and, third, an increase in civilian mortality. As early as 1915, the natural increase turned negative in both halves of the empire (table 3.5). Here, a rapidly shrinking supply of foodstuffs is likely to have been a major factor (see pp. 91-7). From the perspective of resource mobilisation for war, changes in the level of employment are of particular significance. Despite a marked increase in female participation in Austria, the more populous and more industrialised part of the empire, both total and civilian employment fell dramatically during the war. This was bound to act as a sever constraint on wartime output.”” (pag 79-80) [Max-Stephan Schulze, Austria-Hungary’s economy in World War I]”,”QMIP-082″
“BROCCHI Virgilio con Piero CALAMANDREI Bruno MAFFI Rodolfo MONDOLFO Michele SAPONARO Ugoberto ALFASSIO-GRIMALDI Angelica BALABANOFF Basilio CIALDEA Luigi DAL-PANE Matteo MATTEOTTI Rodolfo REVENTLOW Davide CITTONE Reno FERRARA Federico GUALTIEROTTI Giannino PARRAVICINI Silvio POZZANI Lelio BASSO Giovanni CARTIA Ludovico D’ARAGONA Franco LOMBARDI Giuseppe Emanuele MODIGLIANI Alfredo POGGI Gaetano SALVEMINI Giuliano VASSALLI Paolo VITTORELLI Riccardo BAUER Luigi BENNANI Luigi CARMAGNOLA Angelo CORSI Giorgio GALLI Antonio GREPPI Gino LUZZATTO Guido MAZZALI Luigi PRETI Alessandro SCHIAVI Ignazio SILONE Angelo TASCA Roberto TREMELLONI Paolo TREVES Domenico VISANI, scritti di”,”Esperienze e studi socialisti. Scritti in onore di Ugo G. Mondolfo.”,”Scritti di Virgilio BROCCHI Piero CALAMANDREI Bruno MAFFI Rodolfo MONDOLFO Michele SAPONARO Ugoberto ALFASSIO-GRIMALDI Angelica BALABANOFF Basilio CIALDEA Luigi DAL-PANE Matteo MATTEOTTI Rodolfo REVENTLOW Davide CITTONE Reno FERRARA Federico GUALTIEROTTI Giannino PARRAVICINI Silvio POZZANI Lelio BASSO Giovanni CARTIA Ludovico D’ARAGONA Franco LOMBARDI Giuseppe Emanuele MODIGLIANI Alfredo POGGI Gaetano SALVEMINI Giuliano VASSALLI Paolo VITTORELLI Riccardo BAUER Luigi BENNANI Luigi CARMAGNOLA Angelo CORSI Giorgio GALLI Antonio GREPPI Gino LUZZATTO Guido MAZZALI Luigi PRETI Alessandro SCHIAVI Ignazio SILONE Angelo TASCA Roberto TREMELLONI Paolo TREVES Domenico VISANI Una lettera di Engels (G. GALLI). “”Nel gennaio 1894, subito dopo i moti insurrezionali in Sicilia, Turati scriveva ad Engels per chiedergli “”quale a lui pare debba essere il contegno del partito in Italia di fronte ad un movimento rivoluzionario non lontano, che ciascuno sente nell’ aria””. Ed Engels rispondeva con una lettera in data 26 gennaio, pubblicata su “”Critica Sociale”” il 1° febbraio, nella quale, premesse alcuni considerazioni circa il carattere della rivoluzione italiana nel corso del Risorgimento così individuava le prospettive immediate: “”La vittoria della piccola borghesia in disintegrazione e dei containi porterà dunque forse ad un ministero di repubblicani “”convertiti””. Ciò ci procurerà il suffragio universale ed una libertà di movimento… assai più considerevole… Oppure ci porterà la repubblica borghese, cogli stessi uomini e qualche mazziniano con essi. Ciò allargherebbe ancora e di assai la nostra libertà””. Ed in vista di tali prospettive suggeriva quello che avrebbe dovuto essere l’ atteggiamento dei socialisti: “”Evidentemente non è a noi che spetta di preparare direttamente un movimento che non è quello precisamente della classe che noi rappresentiamo. (…)””. (pag 258)”,”MITS-279″
“BROCCHI Renato”,”L’organizzazione di resistenza in Italia.”,”Pubblicato nel 1907 questo testo è l’opera postuma di Renato BROCCHI segretario della Camera del Lavoro di Macerata dal 1904 al 1906 scomparso a soli 24 anni. Valerio STRINATI è consigliere parlamentare del Senato della Repubblica.”,”SIND-094″
“BROCCOLI Angelo”,”Antonio Gramsci e l’educazione come egemonia.”,”Critica di Gramsci a Bukharin (a proposito del suo “”Saggio popolare””) sulla questione del “”senso comune”” (pag 123-126) “”Atteggiamento analogo – e qui ancora una volta la critica gramsciana accomuna l’idealismo al meccanicismo materialistico – è quello di Bucharin che, partendo da una considerazione di carattere strettamente «psicologico», finisce per smarrire il significato concreto della azione educativa della filosofia della prassi. Bucharin inizia col criticare le filosofie tradizionali, che secondo lui si oppongono ad una filosofia nuova ed originale delle masse; e dimentica che occorre, invece, partire dal senso comune, dimostrando che ognuno è filosofo. L’errore, quindi, è quello di credere possibile l’instaurazione di un rapporto egemonico-pedagogico sostituendo, dall’alto, una concezione superiore ad un’altra e lasciando impregiudicata la condizione nella quale le masse si presentano dinnanzi a quel rapporto. L’appunto che Gramsci sta muovendo a Bucharin, sia pure di carattere «metodologico», è particolarmente chiarificatore per il nostro argomento. Innanzi tutto, sia pure sul piano della pura e semplice divulgazione della filosofia della prassi, Bucharin abdica chiaramente al compito di sollecitare il «consenso attivo» dell’uomo di massa, che è indispensabile a realizzare il rapporto egemonico nella sua pienezza, dal momento che prescinde dal senso comune. Egli considera il senso comune come una filosofia inferiore omogenea nelle diverse stratificazioni nazionali, sociali, di ambiente, per cui gli appare sufficiente la adozione di uno strumento didattico di maggiore accessibilità, il ‘Saggio popolare’, per iniziare l’opera di divulgazione della filosofia della prassi. Postosi, così, fuori del rapporto educativo, Bucharin ha consentito la contrapposizione di due ambienti, quello delle masse e l’altro della filosofia superiore, senza svolgere alcuna opera di mediazione. E’ accaduto, allora che non si è determinato quello «stesso clima culturale» e l’adozione di quello che, nella intenzione avrebbe dovuto essere uno strumento consono alla mentalità popolare, ha finito col ridursi a prospettazione di valori inferiori. Se la dialettica – scrive Gramsci – è cosa molto ardua e difficile, «in quanto il pensare dialetticamente va contro il volgare senso comune che è dogmatico, avido di certezze perentorie», è altrettanto vero che non è ammissibile capitolare dinanzi ad esso e presentarsi «disarmato e impotente». Ed il discorso, precisandosi, finisce per riguardare più da vicino l’attività educativa: certamente – scrive – se nelle scuole primarie e secondarie le scienze naturali e fisiche fossero insegnate sulla base del relativismo di Einstein ovvero con la spiegazione della legge statistica o dei grandi numeri, i ragazzi non riuscirebbero a comprendere molto e, circostanza più importante, si verificherebbe una aperta contraddizione tra la scuola e l’ambiente familiare così che «la scuola dicerrebbe oggetto di ludibrio e di scetticismo caricaturale». Ma la critica di Gramsci a Bucharin è soprattutto quella di aver rinunciato, di fronte a queste difficoltà, ad ogni opera di educazione dell’ambiente: «L’ambiente ineducato e rozzo ha dominato l’educatore, il volgare senso comune si è imposto alla scienza e non viceversa; se l’ambiente è l’educatore, esso deve essere educato a sua volta». E traducendo il discorso gramsciano in termini che egli stesso preciserà a proposito del principio educativo, può concludersi affermando che Bucharin, non operando sul senso comune, ha dimenticato che il «certo» diventa «vero» solo quando la coscienza dell’educatore e quella dell’educando vivono lo «stesso clima culturale». In questo caso, invece, il «vero» di coscienze arretrate ha sgominato le certezze di una cultura superiore. Aristocrazia operaia e società borghese. Dal rifiuto del «massimo sforzo borghese» di estendere al proletariato l’istruzione, rappresentato dalle università popolari, alla esigenza costantemente riaffermata di portare strati sempre più vasti della classe operaia a livelli di effettiva maturazione intellettuale, si delinea il problema gramsciano dell’educazione delle masse. Ovviamente, il termine tradizionale di «educazione popolare» è assolutamente inidoneo non solo rispetto alla concezione gramsciana, ma al marxismo in generale in quanto esso presuppone chiaramente l’accettazione dello sfruttamento capitalistico e il mancato superamento delle sue contraddizioni. Tra l’altro, lo stesso Marx aveva chiaramente detto che l’educazione popolare era un elemento necessario della produzione, che in tal modo mirava a determinare una forza-lavoro docile. Scagliandosi contro coloro che sottovalutavano la diffusione della scienza e della cultura tra gli operai, aveva aggiunto che rivolgersi ad essi senza idee rigorosamente scientifiche era un «vuoto e vergognoso giocare al predicatore, in cui da una parte si ha bisogno di un profeta esaltato e dall’altra vengono condotti soltanto degli asini che ascoltano a bocca aperta». Ed Engels aveva chiarito che Marx, per la vittoria delle tesi enunciate nel ‘Manifesto’, faceva affidamento unicamente ed esclusivamente sullo sviluppo intellettuale della classe operaia”” (pag 123-126)] [Angelo Broccoli, ‘Antonio Gramsci e l’educazione come egemonia’, Firenze, 1974]”,”GRAS-139″
“BROCCOLI Angelo”,”Marxismo e Educazione.”,”Questo libro rappresenta la continuazione di una ricerca iniziata dall’autore con ‘Ideologia e educazione’ (Firenze, La Nuova Italia, 1974). In quel libro l’educazione e la sua scienza venivano indicate come il modo di essere dell’ideologia. Per comodità del lettore, si riassumono i punti salienti di quella tesi… “”La critica ai procedimenti dell’economia borghese è, dunque, la stessa che Marx rivolge a quelli della religione. L’operaio «sta in rapporto al ‘prodotto del suo lavoro’ come ad un oggetto ‘estraneo’»; «quanto più l’operaio lavora tanto più acquista potenza il mondo estraneo, oggettivo, che egli si crea di fronte, e tanto più povero diventa egli stesso, il suo mondo interiore, e tanto meno egli possiede. Come nella religione. Più l’uomo mette in dio e meno serba in se stesso» (112). A questo punto si delinea il distacco da Feuerbach. Non si tratta, per Marx, di recuperare ciò che l’uomo ha messo in dio sottraendolo al dio stesso, perché in tal modo si traduce l’alienazione religiosa in alienazione umana; ciò che conta, invece, è considerare attentamente la natura di quell’ente estraneo al quale l’uomo trasferisce la sua essenza. E Marx avverte chiaramente che quell’ente, «al quale appartiene il lavoro e il prodotto del lavoro, al servizio del quale sta il lavoro e per il godimento del quale sta il prodotto del lavoro, può essere soltanto l”uomo’ stesso». Quando il prodotto del lavoro non appartiene all’operaio, e gli sta di fronte come una potenza estranea, ciò è solo possibile in quanto esso appartiene a un ‘altro uomo estraneo all’operaio’. Quando la sua attività gli è penosa, essa deve essere ‘godimento’ per un altro, gioia di vivere di un altro. Non gli dei, non la natura, soltanto l’uomo stesso può essere questa potenza estranea sopra l’uomo» (113)”” (pag 195) [Angelo Broccoli, ‘Marxismo e Educazione’, La Nuova Italia, Firenze, 1978] [(112) K. Marx, Opere filosofiche giovanili, cit., p. 195; (113) Ivi, p. 201]”,”MADS-823″
“BROCH Hermann”,”I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo.”,”‘La trilogia qui raccolta in un volume abbraccia un trentennio tra i due secoli, ma ciascun romanzo s’impernia su un anno cruciale, in certo modo simbolico, della storia tedesca: il 1888 riassume l’età patriarcale, dove gli ideali tradizionali, l’ordine, le gerarchie costituite cominciano a mostrare, sotto l’apparente solidità, le prime incrinature. Il vecchio von Pasenow e il figlio Joachim sono le figure del primo romanzo in una epoca in cui si manifesterà il mutamento e la crisi. La seconda parte si svolge nel 1903 e il protagonista è Esch un piccolo contabile che vive nel clima arroventato delle grandi città industriali tra scioperi e lotte sociali. Nel terzo romanzo ritroviamo Esch e Joachim von Pasenow in una cittadina renana vicino al fronte, nel 1918. Ma la parte del protagonista spetta al disertore e truffatore Huguenau, l’uomo del “”realismo””, campione di quella razza di morti-viventi destinata per Broch a dominare il mondo. Qui troviamo la disfatta dell’esercito tedesco, gli incendi e le sommosse popolari, il disordine che travolge le retrovie, la “”disgregazione dei valori”” tema di fondo dell’opera. Hermann Broch nacque a Vienna nel 1886. Figlio di un industriale, diresse le officine del padre fino al 1927 e solo a quarant’anni decise di dedicarsi alla letteratura, allo studio della filosofia, della matematica e della psicologia delle masse. ‘I sonnambuli’ venne pubblicato a Zurigo tra il 1931 e il 1932. In seguito Broch si ritirò nel Tirolo, dove scrisse una parte del romanzo ‘Il tentatore’, e dopo l’Anschluss emigrò negli Stati Uniti, prese la cittadinanza americana e tenne la cattedra di tedesco alla Yale University fino al 1951, anno della sua morte’ [Hermann Broch, ‘I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo’, Einaudi, Torino, 1962] “”A quanto pare, per il cristiano ci son due sole possibilità: o il rifugio sicuro, per il momento ancora esistente, nel valore universale del cattolicesimo, nel grembo veramente materno della Chiesa, o il coraggio di accettare con un protestantesimo assoluto l’orrore del Dio astratto; là dove questa decisione non viene presa grava l’angoscia del futuro. E infatti in tutti i paesi dell’indecisione quest’angoscia serpeggia continua e sussiste allo stato latente, magari espressa soltanto nell’orrore per l’ebreo, l’ebreo di cui lo spirito e la condotta vengono, se non riconosciuti, tuttavia sentiti come l’odiosa immagine del futuro. Nell’idea di un ‘organon’ protestante dei valori c’è senza dubbio il desiderio nostalgico di una riunificazione di tutta la cristianità, quella riunificazione cui aspirava anche Leibniz: che a ciò fosse spinto quegli che abbracciava tutti i valori del suo tempo, ci pare quasi una necessità; ma così pure che quello stesso, che ha precorso i secoli e previsto la ‘lingua universalis’ della logica, in quell’ultima unificazione dovesse anche concepire l’astrattezza di una ‘religio universalis’, di cui forse lui solo, il mistico più profondo del protestantesimo, era in grado di sopportare il gelo. Ma la linea di sviluppo del protestantesimo esigeva anzitutto un totale stritolamento; non la filosofia di Leibniz divenne teologia protestante, ma quella di Kant, ed è significativo che Leibniz sia stato riscoperto da teologi cattolici. Le ;molteplici sette che con il passar del tempo si staccarono dal protestantesimo e che esso sopportò con l’apparente tolleranza propria di ogni movimento rivoluzionario, si muovono nella stessa direzione, sono il calco, l’immiserimento, l’appiattimento della vecchia idea di un ‘organon’ protestante dei valori e hanno un orientamento «controriformistico»: per non parlare delle grottesche sette americane, l’Esercito della Salvezza, ad esempio, presenta non soltanto un apparato militare analogo a quello gesuitico della controriforma, ma anche la nettissima tendenza all’accentramento dei valori, alla riunione di tutte le sfere del valore; e così ogni arte popolare, giù giù fino alla canzonetta che si canta per le strade, deve esser ricondotta al sentimento religioso e inserita nel programma degli «ausiliari dell’estasi». Sforzo patetico e inadeguato!”” (pag 549-550) [Hermann Broch, I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo’, Einaudi, Torino, 1962]”,”GERG-001-FAP”
“BROCHIER Jean-Christophe DELOUCHE Hervé”,”Les nouveaux sans-culottes. Enquête sur l’ extrême gauche.”,”BROCHIER è editore di Act-Up e di D.A.L. Dirige oggi la collezione Babel Noir presso Actes Sud. Militante compagno di strada di diverse organizzazioni, DELOUCHE lavora nel settore della editoria.”,”FRAP-044″
“BROCHON Pierre”,”Eugène Pottier. Naissance de l’ Internationale.”,”Eugene POTTIER (1816-1887). Autodidatta, figlio di artigiani, artigiano lui stesso, scrive i suoi primi testi dedicati a BERANGER. Canta lui stesso. Agitatore del 1848, è eletto mebro della Comune nel 1871, poi sindaco del II arrondissement. Ricercato, scrive le parole dell’ Internationale di qui ignora la musica di DEGEYTER. Si esilia in Inghilterra e poi negli USA. POTTIER, utopista, non è mai stato marxista. Il canto ‘L’internazionale’ diventa l’ inno del movimento comunista internazionale. Pierre BROCHON, autore di questa biografia molto documentata è specialista della letteratura popolare, in particolare della canzone. Ha consacrato la sua vita alla storia del socialismo utopistico.”,”MFRC-064″
“BROCK William H.”,”Justus von Liebig. The Chemical Gatekeeper.”,”Uno dei fondatori della chimica organica e grande insegnante Justus Von Liebig trasformò l’educazione scientifica, la pratica medica e l’agricoltura in Gran Bretagna. Ebbe delle idee controverse sui fertilizzanti artificiali, le malattie, il cibo e la nutrizione. Pubblicò le sue ‘Chemical Letters’ basate sulla metodologia scientifica e il materialismo.”,”SCIx-553″
“BRODER Albert”,”Histoire économique de la France au XXe siècle – 1917-1997.”,”BRODER Albert professore all’Università Paris XII, Val de Marne. Prima guerra mondiale: economia di guerra. “”Le rassemblement des moyens industriels fut fort difficile. La mobilisation générale désorganisa l’industrie au point de créer, localement, des poches de chômage. Il fallut rapidement renvoyer dans leur usines 500.000 spécialistes qui demeurèrent sous le statut militaire (affectés spéciaux) afin de permettre l’essor de la production. L’emploi féminin fut développé autant que possible dans les usines d’armement et surtout dans les services ne requérant pas une trop grande force physique (distribution, tramways). Loin d’être exceptionnel avant guerre (les femmes fournissent l’essentiel de la main d’oeuvre dans le textile cotonnier, la bonneterie), cet apport de main d’oeuvre marqua l’opinion car la presse parisienne s’en fit l’écho, alors qu’elle n’y prêtait pas attention auparavant en raison de son caractère régional. (….) Les ministères, peu accoutumés à s’immixer dans la production, mirent longtemps à mettre sur pied des organismes de gestion rationelle des ressources et de la production. Les premiers ‘consortiums’ datent de 1916 et en 1918. 291 organismes publics sont responsables des différents secteurs de la production (y compris agricole et des transports). La faiblesse de l’appareil statistique, malgré les enquêtes industrielles, rend inévitable le recours aux représentants de l’industrie tel R. Pinot, secrétaire général du comité des forges, que sa connassiance de l’industrie lourde rend indispensable. André Citroën, fabricant d’engrenages applique les méthodes américaines à la fabrication d’obus de 75 dans sa nouvelle usine de Paris (quai de Javel), financée par l’Etat; ce qui résout en partie la crise des munitions. Son esprit d’organisation amène à lui confier la répartition des matières premières industrielles; tout comme Schneider coordonne la production d’armements. Certains anciens hauts-fonctionnaires passés à l’industrie privée deviennent des conseillers officiels du gouvernement, tel Ernest Mercier dont le rôle sera, au cours des années 1920, fondamental dans l’organisation de la production d’électricité. Il en va de même d’industriels entrés en politique comme Louis Loucheur, co-fondateur d’une puissante entreprise de grands travaux publics qui succède à Albert Thomas comme ministre de l’armement et surtout Etienne Clémentel, ministre de l’industrie; du commerce et de PTT pendant 5 ans, à l’origine des ‘consortiums’ et partisan de la cartellisation de l’industrie nationale. Cet système complexe et mal coordonné contraste avec les pouvoir et l’efficacité du responsable unique de la mobilisation économique allemande W. Rathenau.”” (pag 21-22)”,”FRAE-043″
“BRODERSEN Momme a cura; saggi di SOLMI Renato VATTIMO Gianni RELLA Franco FACHINELLI Elvio BRODERSEN Momme”,”Benjamin auf Italienisch. Aspekte einer Rezeption.”,”saggi di SOLMI Renato VATTIMO Gianni RELLA Franco FACHINELLI Elvio BRODERSEN Momme. BENJAMIN (Walter), scrittore tedesco (Berlino 1892 – Port- Bou 1940). Dopo gli studi di filosofia e una tesi di estetica (La nozione di critica d’arte nel Romanticismo tedesco, 1920), dedicò il suo primo saggio importante (1924-1925) al romanzo Le affinità elettive di Goethe: il capolavoro classico gli diede lo spunto per la riflessione sulla propria condizione biografica e storica. Nell’analisi sull’Origine del dramma barocco tedesco (1928) criticò la concezione dell’opera d’arte come simbolo, facendo dell’allegoria la nozione centrale di un’estetica del nostro tempo. A partire dal 1926 scoprì il materialismo storico ed elaborò la teoria di una letteratura che abbia per funzione la trasformazione della società. Nel 1932 iniziò la stesura dei testi autobiografici di Infanzia berlinese. Di origine ebrea, riparò a Parigi nel 1933, e nel 1934 divenne membro dell’ Istituto di ricerche sociali, organo della scuola di Francoforte. Il bilancio della sua attività critica è il famoso libro ‘L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica’ (1936), anche se l’opera principale di questo periodo è un saggio incompiuto su ‘Parigi capitale del XIX secolo’, la cui parte centrale fu pubblicata con il titolo Charles Baudelaire: un poeta all’epoca del capitalismo trionfante. La sua filosofia della storia, nella quale cercò di realizzare la sintesi fra materialismo storico e messianismo giudaico, giunse a un’estrema radicalizzazione nelle tesi ‘Sulla nozione di storia’ (1940), nelle quali la storia è concepita come un susseguirsi di catastrofi. Benjamin si tolse la vita nel 1940 dopo aver tentato invano di passare il confine spagnolo per sfuggire alla Gestapo. La pubblicazione (postuma, 1955) di due volumi di suoi ‘Scritti’, a cura di T. W. Adorno, influenzò grandemente la critica e la storia letteraria contemporanea. (RIZ) Enciclopedia Rizzoli Larousse 2000 – Copyright RCS Libri S.P.A.”,”ITAB-064″
“BRODERSEN Arvid”,”L’operaio sovietico. Condizione operaia e potere statale nell’URSS.”,”Qual è la reale condizione istituzionale ed umana dell’operaio sovietico a cinquant’anni dalla Rivoluzione d’Ottobre? Per dare una risposta a questo interessante quesito, Arvid Brodersen, uno dei maggiori specialisti di problemi sovietici, partendo dalle iniziali formulazioni rivoluzionarie, analizza tutte le variazioni che ha subito la legislazione del lavoro in URSS. Il libro è nato da lezioni e seminari tenuti nella Graduate Faculty della New School for Social Research di New York, nella Università Libera di Berlino e nel Colegio de Mexico di Mexico City.”,”RUSS-014-FL”
“BRODIANSKY Viktor Mihailovich”,”Sadi Carnot, 1796-1832. Réflexions sur sa vie et la portée de son oeuvre.”,”BRODIANSKY Viktor Mihailovich è professore onorario presso l’Istituto Energetico di Mosca. La pubblicazione di questo libro è fatta su iniziativa del Professor Bernard Spinner che ha sviluppato la termodinamica e la scuola francese in questa disciplina.”,”SCIx-316″
“BRODSKIJ Jurij”,”Solovki. Le isole del martirio. Da Monastero a primo Lager Sovietico.”,”Jurij Brodskij, 48 anni, è un noto fotografo professionista russo, autore di pubblicazioni e di mostre fotografiche, consulente di documentari televisivi e cinematografici. Da vent’anni ha incentrato la sua attenzione di ricercatore e artista sul monastero-lager delle Solovki.”,”RUSS-052-FL”
“BRODY David”,”Labor in crisis. The steel strike of 1919.”,”BRODY David, nato nel New Jersey ha studiato ad Harvard. Ha ottenuto il Ph.D. in storia nel 1958. Ha insegnato alla Columbia University. Tra le sue opere: ‘Steelworkers in America: The Non-Union Era’ (1960) e ‘Butcher Workmen: A Study of Unionization’ (1964).”,”MUSx-271″
“BRODY David, a cura; saggi di Seymour Martin LIPSET Gerald N. GROB Robert CHRISTIE John H.M. LASLETT Melvyn DUBOFSKY Michael ROGIN David BRODY Ray MARSHALL”,”The American Labor Movement.”,”BRODY David University of California “”Both John R. Commons and Selig Perlman, the principal exponents of the Wisconsin school of labor history, identified the frontier as one of the keys to American labor conservatism: Westward expansion and land availability generated a sense of optimism and opportunity that militated against class consciousness and labor radicalism. Yet, paradoxically, it was also true that the West was the site of the one brand of American unionism that was authentically radical”” (pag 83)”,”MUSx-282″
“BROERS Michael”,”Napoleon. Soldier of Destiny. Volume 1.”,”Michale Broers è Professore di Storia dell’Europa Occidentale alla Oxford University. Si è occupato di storia dell’Europa napoleonica e dell’Europa rivoluzionaria. Ha pubblicato ‘The Napoleonic Emprie in Italy, 1796-1814’ vincitore del Grand Prix Napoléon nel 2006, e di ‘Napoleon’s Other War: Bandits, Rebels and Their Pursuers in the Age of Revolutions’. ‘Paris was all the more dangerous in Napoleon’s mind because of its very appearance’ (pag 270) Parigi era tanto più pericolosa nella mente di Napoleone a causa del suo stesso aspetto. La citta ai suoi tempi non era affatto quella di oggi …”,”FRAN-005-FSL”
“BROERS Michael”,”Napoleon. Volume 2. The Spirit of the Age, 1805-1810.”,”Blocco continentale, disposto da Napoleone I, con decreto datato da Berlino il 21 novembre 1806, contro l’Inghilterra, in risposta al blocco (fittizio) contro la Francia e i paesi satelliti dichiarato dall’Inghilterra. Per effetto del b. nessuna nave che provenisse direttamente dall’Inghilterra o dalle sue colonie poteva più essere accolta nei porti dell’Impero francese. Più tardi, in risposta alle analoghe misure prese dall’Inghilterra, Napoleone con i decreti di Fontainebleau e di Milano (1807) dichiarò confiscabili le navi neutrali che avessero fatto scalo in porti inglesi. Efficace nel biennio 1807-08 (vi aderirono Prussia, Danimarca, Austria, Svezia e Russia), il b. gravò poi pesantemente sulla politica economica e sociale della Francia; dopo il 1809 perdette rapidamente valore. (Trec)”,”FRAN-006-FSL”
“BROERS Michael”,”Napoleon’s Other War. Bandits, Rebels and Their Pursuers in the Age of Revolutions.”,”Michael Broers Fellow of Lary Margaret Hall and a Member of the History Faculty of the University of Oxford.”,”FRAN-079-FSL”
“BROERS Michael”,”Europe under Napoleon, 1799-1815.”,”Michael Broers è Lecturer in the School of History all’Università di Leeds.”,”FRAN-087-FSL”
“BROERS Michael”,”Europe after Napoleon. Revolution, reaction and romanticism, 1814-1848.”,”Michael Broers è Lecturer in the School of History all’Università di Leeds.”,”FRAN-088-FSL”
“BROERS Michael”,”The Napoleonic Mediterranean. Englightenment, Revolution and Empire.”,”Michael Broers is Professor of Western European History, University of Oxford and Fellow in Modern History, Lady Margaret Hall, Oxford. Famiglia Scotti Douglas in Italia (pag 11, introduzione) “”….”,”FRAN-089-FSL”
“BROERS Michael GUIMERÁ Agustin HICKS Peter a cura; saggi di Thierry LENTZ Howard G. BROWN Alan FORREST M.C. THORAL Peter HICKS Michael RAPPORT Matthijs LOK Martijn VAN-DER-BURG Johan JOOR Michael ROWE Gabriele B. CLEMENS Ute PLANEERT Katherine AASLESTAD Nicola P. TODOROV Karen HAGERMANN Alexander GRAB Michael BROERS Anna Maria RAO Reinhard A. STAUBER Emilio LA PARRA LOPEZ Jean-René AYMES José M. PORTILLO VALDES Marta LORENTE Fernando DORES COSTA Annie JOURDAN José ALVAREZ-JUNCO Jean-René AYMES Rafe BLAUFARB Jacques Olivier BOUDON Michael BROERS Howard BROWN Steven ENGLUND Agustin GUIMERA’ Annie JOURDAN Emilio LA-PARRA Matthijs LOK Marta LORENTE”,”El imperio napoléonico y la nueva cultura política europea.”,” saggi di Thierry LENTZ Howard G. BROWN Alan FORREST M.C. THORAL Peter HICKS Michael RAPPORT Matthijs LOK Martijn VAN-DER-BURG Johan JOOR Michael ROWE Gabriele B. CLEMENS Ute PLANEERT Katherine AASLESTAD Nicola P. TODOROV Karen HAGERMANN Alexander GRAB Michael BROERS Anna Maria RAO Reinhard A. STAUBER Emilio LA PARRA LOPEZ Jean-René AYMES José M. PORTILLO VALDES Marta LORENTE Fernando DORES COSTA Annie JOURDAN José ALVAREZ-JUNCO Jean-René AYMES Rafe BLAUFARB Jacques Olivier BOUDON Michael BROERS Howard BROWN Steven ENGLUND Agustin GUIMERA’ Annie JOURDAN Emilio LA-PARRA Matthijs LOK Marta LORENTE”,”FRAN-091-FSL”
“BROGAN D.W., a cura di Vittoria RONCHEY”,”La politica in America.”,”””Tra le istituzioni del Congresso la più difficile a spiegarsi o giustificarsi è (…) questa norma dell’ “”anzianità””, non legge vera e propria ma usanza e tradizione che oggi ha quasi forza di legge. In base a questo principio i membri del Congresso acquistano diritti con la semplice longevità: un deputato cioè o un Senatore ha assoluto diritto di precedenza su di un collega più giovane, anche solo di pochi giorni o settimane, ha diritto a scegliersi le commissioni più importanti e, cosa anche più delicata, una volta entrato in Commissione il suo posto è lì per sempre. Se vive abbastanza a lungo diventerà o presidente o capo della minoranza o, a seconda che il suo partito prenda il potere o lo perda, anche tutte e due le cose. C’è in questo qualcosa di simile ad un sistema di merito invertito. (…) La fortuna può condurre un Senatore o un Rappresentante a risalire rapidamente la gerarchia dell’ anzianità, ma la sfortuna, cioè il tempo incalcolabile che il presidente in carica impiega a morire o a ritirarsi può tenere un uomo politico, abile ed ambizioso, lontano dalla presidenza (o almeno da quella presidenza che desidera) per tutta la durata della sua vita parlamentare””. (pag 344-345)”,”USAS-126″
“BROGAN Denis W.”,”La nazione francese da Napoleone a Petain 1814-1940.”,”””La Comune, nonostante il sangue e le distruzioni che comportò, è più importante come leggenda che come avvenimento storico. In un brillante opuscolo (‘La guerra civile in Francia’) fu indicato da Marx come simbolo ed esempio di cià che si deve fare e non fare in una rivoluzione”” (pag 194)”,”FRAV-001-FV”
“BROGAN Hugh”,”The Life of Arthur Ransome.”,”Hugh Brogan was for ten years a Fellow of St John’s College, Cambridge. He is now a lecturer in American History at the University of Essexs, and has just completed A History of the United States.”,”BIOx-033-FL”
“BROGAN Denis W.”,”La nazione francese da Napoleone a Petain 1814-1940.”,”””[La nuova Francia industriale] era svantaggiata non soltanto dal rifiuto della Francia più vecchia di accettare il mondo moderno, ma anche della mancanza , in uno dei più grandi mercati monetari del mondo, di capitali per l’industria. Il nuovo sistema bancario del Secondo Impero fu messo alla prova dalle esigenze finanziarie della Terza Repubblica. Il pagamento dell’indennità di guerra alla Germania e la ricostruzione del paese avevano mobilitato i risparmi francesi. L’abitudine sempre crescente, sotto l’Impero di investire denaro nei titoli di stato e in quelli delle ferrovie, fu sfruttata dai nuovi complessi bancari. (…)”” (pag 284-285)”,”FRAD-001-FER”
“BROGLIA Bruno PALLAGROSI Luciano”,”I salari in Italia dal 1951 al 1962.”,”BROGLIA Bruno PALLAGROSI Luciano”,”MITT-290″
“BROIDO Vera”,”Memoirs of a Revolutionary.”,”Eva BROIDO nacque nel 1876 in Lituania. Passò la sua infanzia in campagna e a vent’anni si sposò andando a vivere a Berlino città nella quale assorbì le prime idee rivoluzionarie. Nel 1899 cominciò la sua vita come militante socialdemocratica. Lei e il suo secondo marito, Mark BROIDO, erano menscevichi ed entrambi finirono più volte imprigionati durante l’era zarista. Le sue memorie coprono la sua vita fino all’inizio della rivoluzione del 1917. Oltre ad un resoconto della vita politica clandestina, le memorie forniscono un importante documento della storia del menscevismo. Il libro è tradotto e curato dalla figlia.”,”RIRx-005″
“BROIDO Vera”,”Apostles Into Terrorists. Women and the Revolutionary Movement in the Russia of Alexander II.”,”Vera Broido was born in 1907 in Petersburg. She followed her mother into Siberian exile and later returned with her to Petrograd in 1917. At the time, her father was head of the Secretariat of the Petrograd Soviet of Workers’, Peasants’ and Soldiers’ Deputies, and her mother was the Secretary of the Central Committee of the Mensheviks, all other political parties were banned in Soviet Russia, she went abroad with her parents. She now lives in England. Foreword: A Personal Note, Introduction, Notes, Bibliography, Illustrations, Index,”,”MRSx-025-FL”
“BROIDO Vera”,”Lenin and the Mensheviks. The Persecution of Socialists under Bolshevism.”,”Vera Broido was born in 1907 in Petersburg. She followed her mother into Siberian exile and later returned with her to Petrograd in 1917. At the time, her father was head of the Secretariat of the Petrograd Soviet of Workers’, Peasants’ and Soldiers’ Deputies, and her mother was the Secretary of the Central Committee of the Mensheviks, all other political parties were banned in Soviet Russia, she went abroad with her parents. She now lives in England. Preface, Appendix: I. The Trial of the Right SRs, II. The Menshevik Trial of March 1931, Bibliographical Notes, Bibliography, index,”,”RIRO-191-FL”
“BRONDEL Georges CAMPBELL Robert CIPOLLA Carlo M. DEATON A.S. GALENSON Walter HIRSCH Fred MACLEOD Roy e Kay MACURA Milos MADDISON Angus NICHOLSON Max OPPENHEIMER Peter PELLICELLI Giorgio PRIEBE Hermann WARD Benjamin ZACCHIA Carlo”,”Il XX secolo. Storia economica d’Europa. Volume quinto.”,”Contiene il saggio di Angus Maddison: ‘Politica economica e andamento dell’economia in Europa (1913-1970)’ (con introduzione e appendice A e B) (Capitolo IX, pag 375-434) Il capitalismo genera la guerra. “”L’effetto distruttivo della prima guerra mondiale si è concentrato su una stretta striscia di territorio francese e belga; anche l’Italia, la Iugoslavia e la Russia subirono danni materiali, ma meno intensi, mentre tutta la Scandinavia, i Paesi Bassi, la Svizzera e la Spagna rimasero neutrali. Morirono circa 9 milioni di soldati, e moltissimi altri riportarono ferite che determinarono una vita di sofferenza e una ridotta capacità di lavoro. I civili uccisi come diretta conseguenza delle attività militari furono assai pochi e alcune fonti ne indicano le perdite in soli 100.000; tuttavia la mortalità «anormale» di civili durante e subito dopo la guerra fu di circa 5 milioni, senza contare la Russia. Buona parte di ciò fu dovuto a malattia: molti morirono di tifo e la grande epidemia di influenza del 1919 uccise milioni di persone, le cui difese erano state indebolite dalla guerra, anche se una buona parte di questi ultimi sarebbe probabilmente morta comunque. Una parte notevole dei decessi di civili fu dovuta a insufficiente alimentazione, perché gli Alleati mantennero il blocco delle forniture alimentari all’Austria, alla Germania e all’Ungheria dopo la guerra, in un periodo in cui le scorte di cibo erano terribilmente scarse. Durante la guerra, in Russia, le scorte alimentari furono meglio conservate che in Germania, ma le perdite furono molto elevate durante la rivoluzione a causa della guerra civile, delle malattie e della carestia. Il totale delle perdite russe dal 1914 al 1923 fu di 10 milioni di morti, oltre a 1.700.000 soldati uccisi, dal 1914 al 1917. Il totale delle perdite umane «anormali» è stato quindi di circa 25 milioni di morti dal 1914 al 1923, 12 milioni dei quali furono da imputarsi direttamente alla guerra; questo in confronto ai 174 mila soldati uccisi nella guerra franco-prussiana del 1870-71 e ai 42 milioni di persone uccise durante la seconda guerra mondiale (1). Oltre alle estese sofferenze derivanti dalle perdite umane e dai danni fisici, la guerra determinò una diminuzione molto accentuata dei livelli normali di consumo e del potenziale di sviluppo, riducendo l’accumulazione di capitale e la massa dei beni produttivi. La guerra riversò i suoi effetti più diretti sui livelli di vita dei paesi belligeranti, ma anche i neutrali subirono dei disagi per il blocco e l’interruzione delle normali forniture”” (pag 379-380) [Angus Maddison, ‘Politica economica e andamento dell’economia (1913-1970)’ (capitolo IX, pp. 375-433, con appendice statistica e bibliografia)] [(1) Le fonti di questo paragrafo (‘La guerra 1914-1918’) sono C. Clark, op. cit, e E. Kirsten, E.W. Buchholtz e W. Köllman, ‘Raum und Bevölkerung in der Weltgeschichte’, Würzburg 1956]”,”EURE-139″
“BRØNDSTED Johannes”,”I Vichinghi.”,”Il ducato di Normandia diventa una colonia scandinava (pag 58)”,”EURN-003-FSD”
“BRONOWSKI Jacob MAZLISH Bruce”,”La tradizione intellettuale dell’Occidente. Da Leonardo a Hegel.”,”Nato in Polonia nel 1908, J. BRONOWSKI vive dal 1920 in Inghilterra dove ha compiuto i suoi studi universitari e il perfezionamento scientifico-matematico. Come matematico presiedette durante la 2° GM diversi gruppi di ricerca operanti per conto della FFAA e nel dopoguerra è stato VD della sezione scientifica della missione dello SM britannico in JAP: il famoso rapporto sugli effetti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki reca la sua firma. Oggi (1962) è DG di una branca del National Coal Board. MAZLICH è docente di materie umanistiche e di filosofia della scienza presso il MIT.”,”TEOP-004″
“BRONSTEIN Audrey”,”The Triple Struggle. Latin American Peasant Women.”,”ANTE3-28″,”AMLx-105″
“BRONZINI Giuseppe FRIESE Heidrun NEGRI Antonio WAGNER Peter a cura, Saggi di ALLEGRI Giuseppe BALIBAR Étienne DE-GIORGI Alessandro MARAZZI Christian MEZZADRA Sandro MOULIER BOUTANG Yann PALMA Mauro PETRANGELI Federico RIGO Enrica”,”Europa, Costituzione e Movimenti sociali.”,”Il processo costituente europeo è giunto con la conferenza intergovernativa di Roma a una svolta decisiva. Una serie di importanti studiosi provenienti da diversi paesi prendono in esame la Costituzione europea e le sue tappe con un occhio attento ai rapporti con la potenza americana e col suo modello economico, cercando di individuare uno spazio di azione per i movimenti che intendono incidere sui rapporti sociali e i modi di vita nel vecchio continente.”,”EURx-043-FL”
“BRONZO Aldo”,”La vittoria dell’ apparato. Storia della burocrazia in URSS. 1.”,”Aldo BRONZO è nato na Napoli nel 1938. Studioso di storia del movimento operaio, allievo di Libero VILLONE, ha dedicato particolare attenzione all’ analisi dello stalinismo e alla natura del ‘maoismo’, del quale ha cercato di cogliere le peculiarità. Sulla ‘mancata rivoluzione tedesca’ del 1923: “”L’ anno 1923 (…) registra in Germania gli estremi di una situazione oggettivamente rivoluzionaria. Un concatenarsi di circostanze (le riparazioni imposte dalle grandi potenze vincitrici del conflitto mondiale, l’ occupazione della Ruhr da parte delle truppe francesi, la politica economica della classe dirigente tedesca tesa a far pagare alla classe operaia le conseguenze catastrofiche della guerra) provocano un’ inflazione galoppante. (…)”” (pag 110) “”In estate la situazione diventa addirittura drammatica; a seguito di uno sciopero della Banca Nazionale, scoppia uno sciopero generale spontaneo che travolge il governo in carica (Cuno). Il problema dell’ insurrezione è palesemente all’ ordine del giorno, per cui gli stessi dirigenti dell’ Internazionale si orientano, con estremo ritardo, a considerare la possibilità di una soluzione vittoriosa alla crisi tedesca; in tal senso, peraltro, numerosi comunisti tedeschi chiedono che Trotsky si rechi clandestinamente in Germania per dirigerla; Zinoviev (presidente dell’ Internazionale, nonché membro della “”troika”” dell’ Ufficio Politico del PCUS) si oppone decisamente””. (pag 111-112)”,”RUSU-164″
“BRONZO Aldo”,”Dai fronti popolari al dopo Stalin. Storia della burocrazia in URSS. 2.”,”Aldo BRONZO è nato na Napoli nel 1938. Studioso di storia del movimento operaio, allievo di Libero VILLONE, ha dedicato particolare attenzione all’ analisi dello stalinismo e alla natura del ‘maoismo’, del quale ha cercato di cogliere le peculiarità. “”Sembra certo che la “”grande purga”” miri a colpire prima di tutto la vecchia guardia bolscevica; valga a titolo di esplicazione, la considerazione che dei 21 membri di cui è composto il Comitato Centrale che nel ’17 prese il potere, solo 7 muoiono di morte naturale (Lenin, Sverdlov, Dzerzinski, Artem, Kollontai, Stalin), due sono stati fucilati dalla forze controrivoluzionarie all’ epoca della guerra civile (Uritzki, Chaumian), ben 11 cadono vittima del terrore staliniano (Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Rykov, Bucharin, Miliutin, Smilga, Krestinski, Sokolnikov, Bubnov, Berzin) mentre il 21° Muralov scompare, in questo periodo, senza lasciare traccia di sorta. Ad essi bisogna aggiungere i membri dell’ opposizione trotskista Smilga, Preobrazenski, Sapronov, Sosnovski, i militanti più vicini a Zinoviev, cioè Safarov, Zalutsky, Vuyovic, coloro che furono legati all’ opposizione operaia, cioè Scliapnikov e Medvedev, le figure più rappresentative dell’ ala buchariniana, Uglanov, Sklepkov, Maretski, tutti coloro che per diverso motivo hanno rappresentato un momento di differenziazione e di dissenso, come Rjazanov, Riutin, Syrtov, Lominadze, gli stessi antichi alleati di Stalin di tutte le fasi dell’ ascesa dell’ onnipotente Segretario Generale come Kossior, Eike, Solz, Gusev. (…)””. (pag 36)”,”RUSU-165″
“BRONZO Aldo”,”I comunisti in Cina. Dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese al dopo Deng.”,”Aldo Bronzo è nato a Napoli nel 1938. Studioso di Storia del movimento operaio, allievo di Libero Villone, ha concentrato inizialmente la propria attenzione sul fenomeno staliniano del quale ha cercato di cogliere le molteplici interconnessioni tra contraddizioni interne ed orientamenti di politica internazionale. Vedeva così la luce Storia della burocrazia in URSS. Passava ad analizzare le connotazioni del maoismo come forza dirigente del processo rivoluzionario conclusosi nel 1949 in Cina, del quale evidenziava l’affrancazione complessa e contradditoria che induceva la formazione egemonizzata da Mao Zedong ad emanciparsi in maniera limitata e precaria dalla matrice staliniana da cui aveva preso le mosse. Questi gli elementi che portavano alla pubblicazione di I comunisti in Cina-dalle origini alla presa del potere. Tratti significativi di marca prettamente burocratica che caratterizzavano lo stesso potere statuale avviato al termine di quell’esperienza, che producevano disfunzioni di ogni genere, alle quali Mao cercava di porre rimedio con il culto sfrenato e demiurgico del suo ‘pensiero’. dal quale presero le mosse le catastrofiche esperienze del ‘grande balzo’ e della ‘rivoluzione culturale’. Né i suoi successori Deng Xiaoping prima, Jiang Zemin poi, hanno fatto di meglio, se è vero che, per reagire ai guasti del periodo maoista, non hanno trovato di meglio che avviare una riforma che, se ha fatto registrare un indubbio sviluppo delle forze produttive, sembra tendere ar archiviare definitivamente tutte le conquiste rivoluzionarie.”,”CINx-015-FL”
“BROOK Timothy”,”Il leopardo di Kublai Khan. Una storia mondiale della Cina.”,”Timothy Brook eminente sinologo, insegna alla University of British Columbia di Vancouver. Ha scritto e curato vari libri tra cui ‘The Troubled Empire. China in the Yuan and Ming Dynasties’ (2010).”,”CINx-307″
“BROOK Timothy a cura”,”Documents on the Rape of Nanking.”,”””Il massacro di Nanchino, conosciuto anche come stupro di Nanchino, è stato un insieme di crimini di guerra perpetrati dall’esercito giapponese a Nanchino, all’inizio della seconda guerra sino-giapponese. La città, in quel periodo capitale della Repubblica di Cina, era caduta in mano all’Esercito imperiale giapponese il 13 dicembre 1937 e per circa sei settimane, tra il dicembre 1937 e il gennaio 1938, i soldati giapponesi uccisero circa 300.000 persone. Durante l’occupazione di Nanchino l’Esercito imperiale giapponese si comportò con tale brutalità che osservatori occidentali dell’alleato tedesco lo definirono “”una macchina bestiale””[2]; le truppe nipponiche commisero numerose atrocità, come stupri, saccheggi, incendi e l’uccisione di prigionieri di guerra e civili. Nonostante le uccisioni fossero incominciate con la giustificazione di eliminare soldati cinesi travestiti da civili, si ritiene che un gran numero di innocenti sia stato intenzionalmente identificato come combattente nemico e giustiziato man mano che il massacro cominciava a prendere forma. Tra le vittime accertate, decine di migliaia furono bambini innocenti, uccisi per divertimento, e gli stupri di donne e gli omicidi divennero in breve la norma[3]. La condanna del massacro è stata unanime in Cina e ha dato slancio al nazionalismo nel paese. In Giappone, invece, l’opinione pubblica resta palesemente divisa, mentre alcuni commentatori ne parlano riferendosi ai fatti con il termine ‘Massacro di Nanchino’, altri si servono della più ambigua definizione ‘Incidente di Nanchino’. Tale definizione viene anche riferita al diverso Incidente di Nanchino, accaduto nel 1927 durante la presa della città da parte dell’Esercito Rivoluzionario Nazionale durante la Spedizione del Nord, quando vennero attaccati anche gli stranieri che si trovavano in città. Il massacro del 1937 e il modo in cui viene raccontato nei testi scolastici continua a essere oggetto di polemiche nell’ambito delle relazioni tra Cina e Giappone””. (wikip)”,”JAPx-093″
“BROOKS Jeffrey”,”Quando la Russia imparò a leggere. Alfabetizzazione e letteratura popolare 1861-1917.”,”Jeffrey Brooks is Professor of History at Johns Hopkins University, Baltimore, Maryland, USA The autthor of When Russia lerned to read: literacy and popular literature 1861-1917″,”RUSx-079-FL”
“BROOK-SHEPHERD Gordon”,”L’ Anschluss.”,”E’ la storia della prima conquista compiuta da HITLER, l’ occupazione del suo paese d’origine, l’ Austria. E’ nello stesso tempo il primo capitolo della 2° GM. Nello spazio di un week-end, HITLER e GOERING si impadronirono di uno Stato indipendente senza sparare un colpo. La conquista di Vienna dimostrò a HITLER l’ irresolutezza delle potenze occidentali.”,”GERN-050″
“BROOK-SHEPHERD Gordon”,”La tragedia degli ultimi asburgo.”,”Gordon BROOK-SHEPHERD si è interessato all’argomento già prima della 2° GM quando frequentava i corsi di storia all’ Univ di Cambridge, dove si laureò con il massimo dei voti. Successivamente potè approfondirlo durante il suo lungo soggiorno-quasi quindici anni- nella capitale austriaca, dapprima come tenente colonnello presso la Commissione militare britannica, poi come corrispondente per l’Europa centrale e sud-orientale del ‘Daily Telegraph’. Finora cinque delle sue opere storiche hanno trattato le vicende dell’ Austria e dei paesi centro europei e comprendono pure un’altra biografia, quella del cancelliere DOLLFUSS assassinato dai nazisti nel 1934 durante un fallito putsch. CARLO D’ ASBURGO fu l’ultimo imperatore d’ Austria-Ungheria. Il suo brevissimo regno non durò neppure due anni. Salito al trono nel dicembre 1916 alla morte di FRANCESCO GIUSEPPE lo perdette nel novembre 1918.”,”AUTx-009″
“BROOK-SHEPHERD Gordon”,”Lo zio d’ Europa Edoardo VII. La vita mondana e politica dell’ Europa dei notabili e della Belle Epoque.”,”BROOK-SHEPHERD ha studiato a Cambridge. Ha combattuto durante la seconda guerra mondiale ed è stato nel dopoguerra corrispondente del Daily Telegraph per l’ Europa centrale e sud-orientale. In seguito è stato collaboratore del Sunday Telegraph. Quindi si è dedicato alla storia (opere storiche e biografie). Re Edoardo. “”Il nemico supremo di Edoardo, sia qui sia negli altri posti in cui sostava durante i suoi viaggi in Europa, era la noia. Contribuiva a scacciarla la sua passione per la politica internazionale, per la compagnia delle persone di spirito e per le belle donne e, se tra i divertimenti erano inclusi i concerti o gli spettacoli teatrali, niente da eccepire purché non fossero tediosi””. (pag 264) La ‘nuova mobilità’ della potenza inglese. Diplomazia. “”Soltanto dopo la conclusione del trattato che mise definitivamente la parola fine a questi conflitti i tedeschi incominciarono ad aprire gli occhi e a notare la nuova costellazione sorta all’ orizzonte europeo. Sebbeno Bülow deprezzasse anche questo patto, definendolo un semplice “”sintomo aggiuntivo dell’ evoluzione pacifica in atto nel campo politico mondiale””, il Kaiser non ne era altrettanto sicuro. Si trovava in crociera nel Mediterraneo quando gli giunse la notizia e subito dopo telegrafò da Siracusa al suo cancelliere che quest’ accordo franco-britannico gli dava “”molto da pensare””. L’ Inghilterra, avendo appianato le sue divergenze con la Francia, si era assicurata “”una nuova mobilità”” e si sarebbe mostrata meno disposta che mai a “”rispettare i sentimenti della Germania””. E continuò a incrociare con il suo yacht, nella speranza di avere un incontro a Monaco con il re d’ Italia e con il presidente Loubet, destinato nei suoi intenti a restaurare la vacillante influenza tedesca, fin quando lo dovettero quasi cacciare fuori dal Mediterraneo. La famosa “”Convenzione tra il Regno Unito e la Francia, riguardante Terranova e l’ Africa “”occidentale e centrale”” (per chiamarla con il suo nome ufficiale) venne firmata a Londra da Lord Lansdowne e da Paul Cambon l’ 8 aprile 1904, meno d’un anno dopo la visita a Parigi del re, sebbene i problemi sul tappeto fossero molti e complessi. (…) Ma chi deducesse da questo che re Edoardo era stato ormai relegato in seconda fila sbaglierebbe di grosso. (…) Il mondo di re Edoardo era quello classico del continente europeo.”” (pag 275)”,”EURx-217″
“BROSIO Giorgio”,”Equilibri instabili. Politica ed economia nell’evoluzione dei sistemi federali.”,”Giorgio Brosio è dal 1981 prefessore di scienze delle finanze presso al facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino. E’ stato per sei anni direttore dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (IRES) del Piemonte. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il potere di spendere. Storia ed economia della spesa pubblica dall’Unificazione ad oggi’, Bologna 1986 (con Carla Marchese) Federalismo cooperativo. “”Ad ogni modo, soprattutto in America, il rafforzamento del centro rispetto alla periferia ha permesso al settore pubblico di disporre di un potere contrapposto rispetto ai poteri privati. Veniamo così al secondo obiettivo, rafforzando il centro ha costituito la risposta istituzionale alla necessità di una politica rivolta alla correzione dei fallimenti del mercato. Questi si sostanziavano nell’America del Nord nello sviluppo dei monopoli, delle grandi società, dei ‘robber barons’, capaci di dividere i rappresentanti politici e di conquistare quindi i governi degli Stati. Lo sviluppo dei monopoli comportava aumenti nelle disuguaglianze nella ricchezza e quindi, in definitiva, richiedeva un potere di regolamentazione di cui solo il centro poteva venire in possesso (lo Sherman Act, cioè la prima legislazione antimonopolistica è, si noti, del 1890). Esso richiedeva anche una maggiore capacità finanziaria del settore pubblic per correggere la maldistribuzione del reddito. Non sorprende, al riguardo, che in America l’emendamento costituzionale che permette al governo federale di accedere all’imposta personale sul reddito sia stato introdotto nel 1913 (…). In sostanza, il federalismo cooperativo rafforza i poteri di intervento del settore pubblico nell’economia, riducendo la concorrenza che le unità periferiche si fanno fra loro e con il governo centrale. Significa, non solo maggior potere ai politici, ma anche e soprattutto maggior potere della burocrazia, che ha più incentivi e attitudini dei politici alla collaborazione. In definitiva, una parte almeno dei sostenitori del modello cooperativo, fra cui Grodzins, sono “”centralisti””, cioè favorevoli a un aumento delle responsabilità del centro rispetto alla periferia per permettere un più efficace sistema di governo”” (pag 104-105) Trotsky. “”La forza del federalismo europeo, perlomeno in termini di idee, è anche dovuta al fatto che esso è stato capace di radunare attorno a sé opinioni e posizioni politiche estremamente differenziate. Ai federalisti piace ricordare, ad esempio, che anche Lev Trockij era un convinto assertore dell’idea. In effetti, Trockij all’inizio della prima guerra mondiale sostenne che la guerra era il risultato della contraddizione esistente fra lo sviluppo delle forze produttive; che richiedeva mercati sempre più ampi, e lo Stato nazionale che definiva la dimensione del potere politico (5). Per fare un esempio, la ricerca di “”spazio vitale”” da parte della Germania al di fori delle frontiere, dimostrava, per Trockij, l’esigenza delle forze produttive di disporre di dimensioni; cioè di mercati, sempre più ampie. Lo scontro con altri Stati nazionali alla ricerca di spazi analoghi dava origine alla guerra. Il problema avrebbe potuto essere evitato con la creazione di uno spazio politico più ampio: gli Stati Uniti repubblicani d’Europa, appunto. Anche Luigi Einaudi fin dal momento iniziale, quello socialista, del suo pensiero, fu un convinto federalista. Di lui vengono di frequente citati due articoli apparsi sul “”Corriere della Sera”” nel 1918 in cui sosteneva la necessità della creazione di un’unità politica europea – gli Stati Uniti d’Europa appunto – al fine di garantire la sicurezza dei singoli Stati contro i tentativi d’egemonia da parte dello Stato più forte (6). Anche Einaudi faceva una critica molto drastica allo Stato nazionale. In particolare, la fusione dello Stato e della nazione aveva, secondo lui, abolito tutti i corpi sociali intermedi e fortemente aumentato le capacità di mobilitazione dello Stato a scopi di guerra”” (pag 189-190) [(5) Lev Trockij, ‘Der Krieg und die Internationale’, Zurigo, 1914; (6) Entrambi gli articoli sono ripubblicati in L. Einaudi, ‘La guerra e l’unità europea’, Comunità, Milano, 1954]”,”TEOP-470″
“BROSIO Giorgio”,”Economia e finanza pubblica.”,”Giorgio Brosio è dal 1981 professore di Scienza delle finanze nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. In precedenza ha insegnato nelle Università di Camerino (facoltà di Giurisprudenza), di Bari (facoltà di Economia e commercio) e di Ginevra (facoltà di Economia). É stato per sei anni direttore dell’Istituto di ricerche economiche e sociali (IRES) del Piemonte.”,”ECOT-136-FL”
“BROSSAT Alain a cura; collaborazione di COMBE Sonia MOUKHINE; scritti di Leonid ADAMOVITCH Aless DAERON Michel KACZOROWSKI Richard SELEZNEV Evgueni”,”Ozerlag, 1937-1964. Le système du Goulag: traces perdues, mémoires réveillées d’un camp stalinien.”,”Aless Adamovitch, écrivain biélorusse, cofondateur de Memorial, député au parlement de l’URSS. Dernier ouvrage paru: Otvoievalis (La guerre est finie), Moscou, Molodaïa Gvardia, 1990. Alain Brossat, chercheur, enseigne la philosophie à Paris VIII. Dernier ouvrage paru: Le Stalinisme entre histoire et mémoire, Éditions de l’Aube, 1991. Sonia Combe, chercheur, codirecteur de l’ouvrage À l’Est la mémoire retrouvée, La Découverte, 1990. Michel Daeron, cinéaste, prépare un film documentaire sur le photographe Vladimir Ablamski. Richard Kaczorowski, géographe, actuellement conseiller en communication. Leonid Moukhine, enseignant à Oussolié-Sibirskoïe, animateur de Memorial et historien d’Ozerlag. Evgueni Seleznev, enseignant d’histoire à Taïchet, animateur de Memorial dans la région d’Ozerlag. Ozerlag, le ‘camp du lac’. À mille kilomètres au nord d’Irkoutsk, près du lac Baïkal, l’un des multiples îlots de l’Archipel révélé par Soljénitsyne. Un camp parmi les autres. Créé en 1937, officiellement dissous au début des années 1960.”,”RUSS-006-FL”
“BROSSOLETTE Gilberte; collaborazione di Jean-Marie FITÈRE”,”Il s’appelait Pierre Brossolette.”,”Gilberte Brossolette è nata nel 1905. Nel 1926 si sposa con Pierre Brossolette. Dalla loro unione nascono due bambini, Anne e Claude nel 1927 e 1928. Dopo aver diviso la sua vita prima della guerra, tra l’attività di giornalista e di militante socialista, Gilberte si impegna al fianco di Pierre nella resistenza. A Londra, ove essa lo raggiunge, è incaricata delle relazioni tra France Combattante e la BBC. A guerra terminata Gilberte, si dedica al giornalismo (alla radio) e alla politica (in particolare alla politica estera): deputata socialista SFIO della Seine alla Costituente, sarà in seguito eletta al Senato. Vice-presidente di questa assemblea, sarà la prima donna a presiederne i dibattiti. Ha ricevuto medaglie per il suo impegno nella resistenza.”,”FRAV-182″
“BROSSOLLET Guy”,”La lingua cinese e il progresso scientifico.”,”Guy Brossolet è diplomato alla Scuola nazionale di lingue orientali moderne di Parigi. Collabora alla Revue de défense nationale, da cui è tratto il presente articolo (n. 7, 1967). Il cinese possiede circa 48.000 caratteri differenti (ma un letterato ne conosce solo 10-12 mila, un uomo normale che legge il giornale ne conosce 4-5.000. L’uomo della strada 2.000, un bambino 1.000). Ma ci sono solo 1.600 possibilità fonetiche. Quindi ci sono circa 30 caratteri che hanno la stessa pronuncia (pag 786-787) La Cina da un valore uguale al “”simbolo”” e all'””oggetto””. La perdita del simbolo cagionava la perdita dell’oggetto (pag 790)”,”CINx-302″
“BROSZAT Martin”,”Da Weimar a Hitler.”,”BROSZAT Martin ha insegnato all’ Università di Monaco dove ha diretto l’ Istituto di Storia contemporanea. ha scritto e curato numerose opere sul nazionalsocialismo.”,”GERN-067″
“BROUE’ Pierre”,”Rakovsky ou la Revolution dans tous les pays.”,”Nato nel 1926, laureato in lettere, Pierre BROUE’ è stato Prof di storia contemporanea all’Istituto di Studi Politici di Grenoble. Specialista di TROTSKY e della IV Internazionale, è autore di una grande biografia di TROTSKY. A RAKOVSKY (1873-1941) si può ben applicare la qualifica di internazionalista. Nato in Bulgaria, divenuto rumeno per un accidente della storia, russo d’adozione e francofilo, studente a Parigi e Montpellier, amico di GUESDE e JAURES, come di PLECHANOV, LIEBKNECHT e Rosa LUXEMBURG, compagno d’armi degli uomini dell’Ottobre 1917 (in particolare di LENIN e di TROTSKY), membro dell’Ufficio della 2° e della 3° Internazionale, P del Consiglio dei Commissari del Popolo (capo di Stato), dell’Ucraina, poliglotta raffinato, mise al servizio della rivoluzione”,”RIRB-017″
“BROUE’ Pierre TEMIME Emile”,”La rivoluzione e la guerra di Spagna.”,”Nelle note riferimento a MUNIS.”,”MSPxG-007 MSPx-009″
“BROUE’ Pierre VELEZ I. MARIE J.J.; saggi di”,”De la Revolution de 1917 au combat des bolcheviks-leninistes.”,”Contiene: VELEZ, Les Jeunesses socialistes à Petrograd en 1917 MARIE, L’activité du Comité de Petersbourg de fevrier à octobre 1917 BROUE’, Complemets sur le trotskystes en URSS; La main d’oeuvre ‘blanche’ de Stalin Documenti: -A.L. SOKOLOVSKAIA, A la veille du ‘dimanche rouge’ (1905) -F.N. DINGELSTEDT, Le printemps de la revolution proletarienne -Andres NIN, Lettre d’URSS d’Andres Nin à Maurin -Leon SEDOV, La situation des B.L. en 1934 -I.K. DACHKOVSKY, Un Vieux-Bolchevik à la Pravda. Necrologio morte Bernard WOLFE”,”RIRO-024″
“BROUE’ Pierre”,”Rivoluzione in Germania 1917 – 1923.”,”Germania, socialdemocrazia prima del 1914, le sinistre nella socialdemocrazia tedesca, Rosa Luxemburg, il caso Radek, guerra e crisi della socialdemocrazia, presa posizione dei bolscevichi, fondazione del Partito socialdemocratico indipendente, ondata rivoluzionaria, problemi rivoluzione mondiale, rivoluzione di novembre, dualismo poteri, crisi movimento socialista, fondazione Partito Comunista di Germania: Lega Spartaco, sollevazione di Gennaio, era di NOSKE, stabilizzazione in Germ, PC dopo il 1919, LEVI, BRANDLER, RADEK e LENIN VS la scissione, teorie PANNEKOEK, Q centrismo, putsch di KAPP, H. GORTER, KAPD, nascita VKPD, azione di Marzo e sconfitta, compromesso di Mosca, Fronte unico, occupazione Ruhr, caduta governo CUNO, preparazione insurrezione, ottobre tedesco, nuova sconfitta, 1924. L’A insegna presso l’Università di Grenoble, è specialista del movimento operaio contemporaneo, tra le opere tradotte in Italiano: -Storia del Partito comunista dell’ URSS. 1966 -La rivoluzione e la guerra di Spagna (in collab con Emile TEMIME). Ha anche curato un’ampia antologia degli scritti di TROTSKY, ‘Le mouvement communiste en France (1919 – 1939)’, 1967″,”MGER-005″
“BROUE’ Pierre TEMIME Emile”,”La rivoluzione e la guerra di Spagna.”,”Titolo originale francese ‘La revolution et la guerre d’ Espagne’, LES EDITIONS DE MINUIT, traduzione di Gian Franco VENE’.”,”MSPG-063″
“BROUE’ Pierre, a cura; testi di LENIN SUN YAT SEN JOFFE STALIN MARTYNOV TROTSKY ZINOVIEV BUCHARIN VUYOVIC MANDALIAN CHE DU-XIU PREOBRAZENSKIJ ROSMER LANDAU MARKIN (L. SEDOV)”,”La question chinoise dans l’ Internationale Communiste, 1926 – 1927.”,”testi di LENIN SUN YAT SEN JOFFE STALIN MARTYNOV TROTSKY ZINOVIEV BUCHARIN VUYOVIC MANDALIAN CHE DU-XIU PREOBRAZENSKIJ ROSMER LANDAU MARKIN (L. SEDOV)”,”INTT-093″
“BROUE’ Pierre”,”Trotsky e la rivoluzione francese.”,”””E Trotsky prosegue: ‘E’ sufficientemente noto che tutte le rivoluzioni hanno sinora suscitato come loro conseguenza delle reazioni e persino delle controrivoluzioni, le quali, è vero, non sono mai riuscite a riportare la nazione sino al punto di partenza, pur privandola sempre della parte del leone delle sue conquiste. Come regola generale, i pionieri, gli iniziatori, gli agitatori che si eran travati alla testa delle masse nel primo periodo cadono vittime della prima ondata di reazione, mentre si vedono apparire in primo piano degli uomini di secondo piano uniti ai nemici di ieri della rivoluzione. I drammatici duelli dei grandi protagonisti sulla scena politica nascondono degli scivolamenti nei rapporti tra le classi e, quel che non è meno importante, dei profondi cambiamenti nella psicologia delle masse che alla vigilia erano ancora rivoluzionarie..:””. (pag 6)”,”TROS-109″
“BROUE’ P. CLIFF T. DEUTSCHER I. FRANK P. FROMM E. HANSEN J. MARIE J.J. SERGE V. ROUSSEL J. NAVILLE P. GUERIN D. VAN-HEIJNOORT J. e altri”,”Trotsky. La vita, le idee, la battaglia.”,”””Nel luglio del ’40 la maggior parte dei militanti dell’ ex POI si ritrova insieme. Hic, Rousset e Rigal entrano nel gruppo de L’ Enticelle. La disputa sull’ entrata nel PSOP è superata. E’ opportuno notare che la prima generazione dei dirigenti si è persa per strada: Rosmer già da molto tempo ha abbandonato i ranghi del movimento trotskista. Molinier e Frank hanno rotto nel ’36. Naville, incarcerato, non riapparirà più nel movimento. Ad assicurare la continuità sono i giovani dell’ ex POI: Craipeau, Hic e Rousset che dirigevano una volta JSR. Loro diventano gli avi dell’ organizzazione negli anni ’40, che per qualche tempo continuerà ad avere il nome di “”Comites pour la IV Internationale””, per riprendere più tardi il vecchio nome di POI. Dal’ agosto 1940, esce nuovamente La Verité, che riprende il titolo del giornale pubblicato dalla Ligue Communiste nel ’30.”” (pag 101)”,”TROS-140″
“BROUE’ Pierre”,”Révolution en Allemagne (1917-1923).”,”””Basandosi sull’ esempio dei bolscevichi nel luglio 1917, Radek si pronuncia dunque categoricamente affinché i dirigenti comunisti assumano le loro responsabilità, l’ iniziativa, davanti alle masse, di un appello alla ritirata: L’ unica forza capace di frenare e di impedire questo disastro, siete voi: il partito comunista (…)”””” (pag 249) “”Nella discussione che segue alla centrale, Levi difende il punto di vista di Radek; Jogiches va più lontano e chiede una sconfessione pubblica dell’ azione di Liebknecht e Pieck su ‘Die Rote Fahne’. Benché Rosa Luxemburg condivida la sua opinione – essa avrebbe, secondo Paul Levi, detto che non sarebbe stato più possibile per lei continuare a lavorare con Liebknecht – questa sconfessione pubblica non sarà fatta.”” (pag 251) “”Così, sotto l’ influenza di queste giornate di lotta rivoluzionaria (il sollevamento di gennaio, ndr), Rosa Luxemburg sembra avvicinarsi alla concezione del partito rivoluzionario che aveva fino ad allora combattuto. Essa tenta, in un ultimo articolo, di trarre un bilancio della “”settimana spartachista””. (Die Rote Fahne, 14 gennaio 1919). (pag 252)”,”MGER-060″
“BROUE’ Pierre”,”Communistes contre Staline. Massacre d’ une géneration.”,”Nato nel 1926, dottore in lettere, Pierre BROUE’ è stato professore di storia contemporanea all’ Institut d’ Etudes Politiques di Grenoble. Specialista del movimento comunista è autore di molte opere sul tema (v. retrocopertina). I bolscevichi-leninisti dopo il ciclone del 1929. “”La dichiarazione del 1929 è seguita da una esplosione di critiche di sinistra, alcune francamente sinistroidi, secondo cui Rakovsky non è che l’ ultimo rappresentante dei “”capitolardi”” nell’ Opposizione. Egli ne è cosciente e ne soffre probabilmente, ma conserva una calma eccezionale, accontentandosi di argomentare senza mai veramente polemizzare””. (pag 176) Sapronov. Dal 1927, i decisti; che si chiamano anche “”Opposizione proletaria””, occupano un posto a parte. Dopo la dichiarazione dei Quindici e la loro separazione dall’ Opposizione, essi difendono una posizione che il loro ultimo discepolo, il giovane storico Alekséi Gussev, considera come “”molto più radicale””. Sapronov in un testo intitolato “”L’ agonia della piccola borghesia””, denuncia in URSS un sistema di capitalismo di Stato”” in cui un nuovo “”dispotismo asiatico”” ha distrutto la democrazia proletaria. Agli occhi dei decisti, non ci sono più possibilità di riformare il partito; occorre preparare la classe operaia alla lotta mortale, alla rivoluzione contro l’ oligarchia e, contro di essa fare di ogni legno frecce difendendo i principi fondamentali del leninismo””. (pag 179)”,”RUSS-163″
“BROUE’ Pierre a cura”,”Les congrés de l’ Internationale Communiste. Textes intégraux publiés sous la direction de Pierre Broué. Premier congrès de l’ Internationale Communiste, 2-6 mars 1919.”,”Edizione realizzata grazie allo sforzo congiunto dei membri del gruppo di ricerca sulla storia della 3° Internazionale: Pierre BROUE’ Georges HAUPT Jean MAITRON Robert BRECY Robert PARIS Jean-Paul JOUBERT Jacqueline PLUET Jean-Marie BROHM Catherine COLLIOT-THELENE, equipe EDI animata da Jean RISACHER e Marcelle BERARD e da tutti quelli che hanno dato consigli, documenti, indicazioni biografiche e altro: Fritz BELLEVILLE Marcel BODY Yvon BOURDET Michel DREYFUS Marc FERRO, C. FONSECA LOPES Raymond FUSILIER Pawel KORZEC Branco LAZITCH Lucien LAURAT Catherine PARIS Theo PINKUS Herbert STEINER Marc VUILLEUMIER. Kautsky e Hilferding contro il sistema dei Consigli. “”Nell’ agosto 1917, il più eminente dei teorici di questi indipendenti, Kausky, ha scritto nel suo opuscolo “”La dittatura del proletariato””, che era per la democrazia e gli organi sovietici, ma che questi ultimi non dovevano avere che un ruolo economico e non dovevano assolutamente essere considerati come degli organi del potere dello Stato. Kautsky riprende la stessa tesi nel numero di Freiheit dell’ 11 novembre e del 12 gennaio. Il 9 febbraio, è un articolo di Rudolf Hilferding, considerato anche lui come la più eminente autorità della Seconda Internazionale sul piano teorico. Hilferding propone di combinare il sistema dei consigli con l’ assemblea nazionale per via legislativa. Era il 9 febbraio. L’ 11 febbraio, questa proposta veniva adottata dal partito indipendente e pubblicata sotto forma d’ appello. (…)””. (pag 158-159, Discorso di Lenin sulle sue tesi)”,”INTT-196″
“BROUE’ Pierre”,”Staline et la révolution. Le cas espagnol (1936-1939).”,”La grande fatica. “”In tutti i modi, la vera ragione del crollo finale, come sottolinea Ercoli nel suo rapporto di maggio, è “”prima di tutto la grande fatica nelle masse””, che avevano “”i nervi spezzati”” – non solo per i bombardamenti e le privazioni, ma anche e soprattutto senza dubbio per la repressione subita, per la loro perdita di fiducia nelle loro direzioni tradizionali: l’ ultimo “”grande meeting”” convocato dagli anarchici di Barcellona non riunisce che sei persone. Due parole a questo proposito sono necessarie sull’ usura delle Brigate internazionali, che erano state la punta di lancia dell’ “”Esercito popolare”” della Spagna “”repubblicana”” e di cui non si sapeva generalmente a qual punto esse erano state laminate e come i loro membri erano stanchi di questa guerra ove erano venuti volontari. L’ ex-commissario politico della XV brigata, Sandor Voros, ha fornito una testimonianza impressionante in forma analitica: “”Per contenere l’ offensiva fascista, occorrevano aerei, cannoni, blindati, trasporti, ufficiali ben preparati, sottoufficiali e combattenti. I dirigenti del Cremlino la pensavano diversamente:ci davano del materiale, ma contavano soprattutto sul terrore. Ufficiali e soldati erano fucilati senza pietà conformemente ai loro ordini””. Le testimonianze sui risultati non sono da mettere in discussione, poiché emanano da André Marty. Questi scriveva il 20 agosto 1937 a Dimitrov: (…)””. (pag 249) La tattica del salame. (pag 200)”,”MSPG-147″
“BROUE’ Pierre, testi riuniti e presentati da; testi di STALIN TROTSKY MARTYNOV ZINOVIEV BUCHARIN MANDALIAN CHEN DU-XIU PREOBRAZENSKY”,”La question chinoise dans l’ internationale communiste.”,”Testi di STALIN TROTSKY MARTYNOV ZINOVIEV BUCHARIN MANDALIAN CHEN DU-XIU PREOBRAZENSKY Fondo RC “”L’ allargamento del fronte sovietico è nello stesso tempo la migliore difesa dell’ URSS. E’ una sciocchezza, nella situazione attuale, dire che la nostra posizione internazionale è peggiorata, o può peggiorare, a causa degli errori di “”sinistra””. Se essa è peggiorata, è a seguito della disfatta della Rivoluzione cinese. Questa disfatta è un avvenimento storico, che noi ci siamo coinvolti o no. Se noi non fossimo intervenuti, intervenendo l’ imperialismo, gli avremmo solamente facilitato il compito contro la Cina e contro noi stessi. Ma c’è intervento e intervento. Il tipo di intervento più falso e più pericoloso è quello di pretendere di fermare a metà strada la marcia della rivoluzione. La pace è al centro della nostra politica internazionale. Ma anche i sostenitori più estremi della scuola di Martynov non oserebbero mai dire che la nostra politica di pace contraddice lo sviluppo della rivoluzione cinese o che questo sviluppo, al contrario, può contraddire la nostra politica di pace. L’una completa l’ altro. Il miglior modo di difendere l’ URSS sarà quello di vincere la controrivoluzione di Chiang Kai-shek e di portare il movimento ad uno stadio più elevato. Ricacciare, in varie condizioni, i Soviet in Cina, è disarmare la Rivoluzione cinese; proclamare il principio di non intervento riguardo al proletariato europeo, è indebolire la sua avanguardia rivoluzionaria. L’ uno e l’ altro indeboliscono allo stesso modo la situazione dell’ URSS, principale cittadella del proletariato internazionale.”” (pag 176, Trotsky, 7 maggio 1927)”,”MCIx-026″
“BROUE’ Pierre VACHERON Raymond”,”Assassinii nel Maquis. La tragica morte di Pietro Tresso.”,”Assassinio di Tresso ad opera degli stalinisti. “”C’è una pista italiana? Ne siamo persuasi. Ne l’Unità, il quotidiano del PDS, il vecchio giornalista comunista Gianfranco Berardi pubblicava il 3 gennaio 1993 un articolo intitolato “”Francia 1944, come è morto Pietro Tresso””. Vi raccontava (…) come Alfonso Leonetti si fosse gettato nell’inchiesta e l’avesse condotta a termine, avendo trovato dei documenti verosimilmente decisivi che sono scomparsi, documenti che collocavano le responsabilità nell’ambito dell’apparato del PCI. Una lettera indirizzata a Pierre Brouè precisava: – queste carte provavano una complicità italiana nell’assassinio di Tresso – due giorni prima della sua morte, il 24 dicembre 1984, nel suo letto d’ospedale, Leonetti aveva rifiutato il permesso di distruggerle ad una delegazione mandata dall’ufficio di segreteria del partito, i cui membri aveva trattato da “”corvi””. – queste carte custodivano il nome di un italiano membro del CC del dopoguerra implicato nell’assassinio e una lettera di un importante dirigente del PCI che chiedeva il silenzio a Leonetti. La lettera assicurava: ‘Alfonso ebbe un duro scontro con se stesso: a) voleva rivelare la verità; b) si pentiva del suo precedente silenzio; c) non voleva nuocere al PCI. Una sorta di conflitto interiore, tragico forse. Mi ha raccomandato di non parlarne per molti anni. “”Faccio una ben triste figura””. Tutto questo è molto deprimente e doloroso… Spero che tu possa comprendere.”” Seguì il documento “”Vicenda Leonetti-Tresso (Appunti per un racconto)””, che pubblichiamo per extenso.”” (pag 101) BROUE’ Pierre, storico di fama internazionale esperto del movimento operaio ha insegnato presso l’ Università di Grenoble ed è attualmente presidente dell’ Institut Leon Trotsky. Ha scritto molte opere tradotte anche in Italia (Storia del PCUS, Rivoluzione e guerra di Spagna, Rivoluzione in Germania, ecc.). VACHERON Raymond, sindacalista e studioso del maquis ha condotto un’ampia ricerca sul campo in Alta Loira dove Pietro Tresso fu assassinato. Ha incontrato molti protagonisti di quella vicenda raccogliendo testimonianze. Tresso (1893-1944) è stato uno dei fondatori nel 1921 con Gramsci e Bordiga del PCdI. Era stato catturato a Marsiglia nel 1942 da una squadra speciale del governo di Vichy con altri dirigenti del POI, torturato davanti alla moglie ‘Barbara’ (Deborah SEIDENFELD-STRATIESKY, ma non parlò. Condannato a 10 anni di lavori forzati fu rinchiuso nel carcere di Puyen Velay nell’ Alta Loira dove fallì un tentativo di farlo evadere ideato da Emilio LUSSU. Non fallì invece un colpo di mano attuato da un gruppo di partigiani francesi di una brigata comunista che nella notte tra il 1° e il 2 ottobre 1943 riuscì a penetrare nel carcere e liberare i prigionieri compreso Blasco e altri quattro dirigenti trotskisti: Albert DEMAZIERE, jean REBOUL, Maurice SEGAL e Abraham SADEK. Mentre il gruppo dei partigiani e dei trotskisti raggiunse il campo Wodli sempre nell’ Alta Loira, DEMAZIERE riuscì a raggiungere Parigi. Gli altri trotskisti rimasero nel maquis. Da allora di Tresso, Reboul, Segal e Sadek non si seppe più nulla. Tresso nel 1922 aveva partecipato al 4° Congresso dell’ IC e nel 1923 aveva lavorato a Mosca presso l’ ISR Internazionale sindacale rossa. TRESSO era vicino alle posizioni di BORDIGA, ma godeva della stima di GRAMSCI. La Congresso di Lione lascia BORDIGA per schierarsi con la maggioranza gramsciana. Nel 1928 è membro dell’ Ufficio Politico ma nel 1930, dopo ‘la svolta’ viene espulso dal PCI insieme a Leonetti e Ravazzoli. Poco prima era stato espulso TASCA e poco dopo toccherà a Ignazio SILONE, cognato di TRESSO. La moglie di TRESSO ha dedicato molti anni alla ricerca della verità sulla morte di Blasco. I tre espulsi confluirono nei gruppi dell’ opposizione trotskista. In 1° pagina foto di Pietro Tresso nella delegazione del PCI al IV Congresso del Comintern a Mosca nel 1922. Nel suo libro (ed. Morlacchi, 2005) Francescangeli avvia una pur iniziale ricostruzione biografica di delle due note sorelle Gabriella e Deborah Seidenfeld Stratiesky (moglie di Tresso), di Pia Carena, Gaetana Teresa Recchia e Virginia Gervasini. Euro 25.0″,”PCIx-318″
“BROUE’ Pierre, a cura di Ian BIRCHALL e Brian PEARCE”,”The German Revolution, 1917-1923.”,”””On Octobre 12, 1923, Grigory Zinoviev, president of the Communist International wrote the following in Pravda: “”The German events are developing with the inexorability of fate. The path which it took the Russian Revolution twelve years to cover, from 1906 to 1917, will have taken the German Revolution five years, from 1918 to 1923. … The proletarian revolution is knocking at Germany’s door; you would have to be blind not to see it… Very soon, everyone will see that this autumn of 1923 is a turning point, not just for the history of Germany, but for the history of the whole world.”” (4° copertina) Pierre BROUE’ (1926-2005) è stato per molti anni professore di storia contemporanea all’ Institut d’études politiques a Grenoble. Specialista del movimento comunista internazionale è stato il fondatore dei ‘Cahiers Leon Trotsky’, curatore degli scritti di Trotsky e autore di molti libri (v. risvolto 4° cop)”,”MGER-103″
“BROUE’ Pierre”,”Quand le peuple révoque le président. Le Brésil de l’affaire Collor.”,”BROUE’ Pierre è nato nel 1926, militante politico e sindacale, storico e professore universitario, ha pubblicato varie opere sulla rivoluzione russa, tedesca e spagnola, è autore di una biografia di Trotsky. (v. foto-ritratto) Esercito in crisi. L’Armée en crise. “”Il est en tout cas impossible que le séisme politique qui a secoué tous le Brésiliens et qui en a jeté des millions dans la rue dans un combat consciemment voulu et mené, la mobilisation qui a secoué une lassitude qui semblait apathie, une méfiance qui semblait scepticisme et a révélé des trésors de dévouement, de courage, d’humour, n’aient pas pesé également sur l’armée, sur les soldats qui sont proches de leurs frères, sur les officiers qui ont de la peine à subsister, comme de vulgaires travailleurs, sur les sous-officiers, au coeur de toutes les contradictions dans les crises, dans touts les pays du monde”” (pag 77)”,”AMLx-143″
“BROUE’ Pierre”,”La rivoluzione perduta. Vita di Trockij, 1879-1940.”,”BROUE’ Pierre nato nel 1926 è professore all’Istituto di Studi Politici dell’Università delle Scienze sociali di Grenoble. Presidente e direttore scientifico dell’Institut Léon Trotsky di Parigi, cura dal 1978 la pubblicazione delle opere di Trotsky e dirige i ‘Cahiers Léon Trotsky’. “”Avrebbe dovuto, come in parte fecero Marx ed Engels per un certo tempo, ritirarsi nel “”reame delle idee”” e lavorarvi non per il presente ma per un lontano avvenire e per le generazioni future?”” (pag 728) Analisi di T. fenomeno nazismo in Germania (pag 728-729)”,”RIRO-400″
“BROUÉ Pierre PRESUMEY Vincent”,”Pierre Broué. Revolutionary Historian.”,”Recensioni di WESLEY ERVIN Charles CHAUVIN Jean-René DEBORD Guy DATTA GUPTA Sobhanial PAPP Julien KUHN Rick LITVIN Alter KEEP John FAYET Jean-François FRANCESCANGELI Eros”,”TROS-246″
“BROUE’ Pierre”,”La revolución española (1931-1939).”,”BROUE’ Pierre”,”MSPG-263″
“BROUE’ Pierre a cura, articoli di Stephen SCHWARTZ Pierre BROUE’ Gilles VERGNON Jean P. JOUBERT”,”L’année 1934.”,”In appendice commemorazione scomparsa di quattro esponenti: Bert Cochran, Gaston Davoust (Henri Chazé), Marcel Body, Boris Souvarine”,”TROS-261″
“BROUE’ Pierre a cura, scritti di Scritti di SMILGA RAKOVSKY MURALOV RADEK KOSSIOR OKUDJAVA BOGUSLAVSKY KASPAROVA ASKENDARIAN BERTINSKAIA TSINTSADZE’ DINGELSTEDT IAKOVIN SOLNTSEV STOPALOV KHOTIMSKY CHEINKMAN TRIGUBOV TROTSKY SEDOV BROUE’ SOLNTSEV MEKLER KIEVLENKO VIAZNIKOVTSEV MEKLER MAKSIMOV GORLOV KIEVLENKO SIDOROV GRIUNMAN LEMALMAN GOLUBTCHIK KAGAN ANTOKOLSKY BAGRATOV LEBEL SERGE ELTSIN ARDACHELIA IAKOVIN SMIRNOV SVOI”,”Les trotskystes en Union soviétique (1929-1938). I, II.”,”Scritti di SMILGA RAKOVSKY MURALOV RADEK KOSSIOR OKUDJAVA BOGUSLAVSKY KASPAROVA ASKENDARIAN BERTINSKAIA TSINTSADZE’ DINGELSTEDT IAKOVIN SOLNTSEV STOPALOV KHOTIMSKY CHEINKMAN TRIGUBOV TROTSKY SEDOV BROUE’ SOLNTSEV MEKLER KIEVLENKO VIAZNIKOVTSEV MEKLER MAKSIMOV GORLOV KIEVLENKO SIDOROV GRIUNMAN LEMALMAN GOLUBTCHIK KAGAN ANTOKOLSKY BAGRATOV LEBEL SERGE ELTSIN ARDACHELIA IAKOVIN SMIRNOV SVOI”,”TROS-267″
“BROUE’ Pierre a cura, scritti di Pierre BROUE’ Sara WEBER Guy DESOLRE Hans SCHAFRANEK Léon TROTSKY Fritz KELLER”,”Trotsky et le bloc des oppositions de 1932 – Souvenirs sur Trotsky – L’antitrotskysme en Union soviétique aujourd’hui – Dossier: Le mouvement trotskyste en Autriche: Kurt Landau; Quelques biographies de militants autrichiens; Le trotskysme en Autriche de 1934 à 1945.”,”Contiene una lettera inedita di Trotsky a B. Grad e un dossier sul movimento trotskista in Austria.”,”TROS-268″
“BROUE’ Pierre a cura, scritti di Raya DUNAYEVSKAYA Joseph HANSEN Clare SHERIDAN Pierre FRANK George BREITMAN Pierre NAVILLE Léon TROTSKY Michel KEHRNON”,”Trotsky l’homme – Avec Trotsky jusqu’au dernier moment – Le buste de Léon Trotsky, presentation de Pierre Frank – La discussion autour de l’amendement Ludlow – Sur l’assassinat de Rudolf Klement. Avec deux lettre inédites de L. Trotsky – Deux lettres inédites sur le parti communiste SFIC a Lénine et Zinoviev (septembre 1921, novembre 1922) – A propos d’une source de Deutscher.”,”””La fusion des groupes syndicalistes révolutionnaires, à l’intérieur des syndicats, avec l’organisation communiste tout entière, est une condition préalable indispensable de toute lutte sérieuse du prolétariat français”” (dalla lettera di Trotsky a Lenin del settembre 1921)”,”TROS-269″
“BROUE’ Pierre LEQUENNE Michel KRIVINE Jean-Michel KAHN Marcel-Francis ROSENTHAL Gérard YAKOVLEV L. (LOLA DALLIN) SEDOV Léon”,”Léon Sedov (1906-1938). Numero special.”,”Contiene scritti di Léon Sedov figlio di Léon Trotsky”,”TROS-273″
“BROUE’ Pierre – RAKOVSKY Christian”,”Rako (1re partie, 2e et dernière partie) – Documents: Textes de Rakovsky – La Révolte du Potemkine (1905) – Le Mouvement ouvrier en Roumanie (1906) – Jean Jaurès (1914) – Un épisode de la Révolution russe (1917) – L’Organisation communiste de l’Armée rouge (1920) – La révolution française et le droit de propriété (1922) – Jules Guesde et le Communisme (1923) – Le Parti et la question nationale (1923) – Une nouvelle Etape: l’URSS – Lénine: Souvenirs d’un vieux camarade (1924) – Déclaration du 4 septembre 1927 – Opposition et troisième force (8 novembre 1927) – Intervention au XVe congrès (5 décembre 1927) – Lettres d’Astrakhan à Trotsky (février-juillet 1928) – Lettre à Valentinov (2 août 1930).”,”””Quelques mots supplémentaires sur le caractère de Lénine. Vladimir Ilitch était , dans sa vie personelle, un homme d’une grande simplicité et modestie. Au Kremlin, il continua la modeste vie de reclus qu’il avait menée en tant que révolutionnaire professionnel, recevant peu. Lénine était très aimable et souvent même affectueux dans ses relations personnelles, non seulement avec ses camarades et amis, mais aussi avec tous ceux avec qui il était en contact: tandis que, dans sa vie publique et ses écrits, il était et resta un des polémistes les plus implacables, il ne pouvait sacrifier les intérêts de la cause à ceux de la courtoisie. (…) C’était un homme d’un courage, d’un contrôle de soi et d’une calme exceptionnels – des qualités qu’il gardait dans le contexte le plus difficile et qui ne l’empêchaient cependant pas d’être extrêmement sensible aux souffrances des autres. Pendant les périodes les plus difficiles de la vie de la république, alors qu’elle combattait pour son existence même, il informait ses camarades d’exemples de pauvreté qui l’avaient atteint de toutes les régions du pays. C’était à l’époque où le pouvoir soviétique considérait comme idéal d’avoir 200 millions de pouds de pain pour satisfaire la faim des ouvriers et des citoyens. L’éloquences de Lénine est aussi bien connue que l’homme lui-même. C’était quelque chose de nouveau et de sans précédent. Expliquer une situation aussi complexe que celle de la révolution sociale dans un pays comme la Russie, avec les changements rapides de rapports, exigeait l’art de traduire en un langage simple l’était de choses complexe à l’intérieur comme à l’extérieur. Les gens qui ignoraient cet art pouvaient, à partir des discours de Lénine, le prendre pour un doctrinaire et “”un homme de système””. Il n’y a pourtant aucun homme au monde qui puisse être aussi réaliste que Lénine. Bien qu’il ne contînt aucun élément pathétique, le pouvoir oratoire de Lènine captivait à ce point l’esprit de ses auditoires qu’ils restaient captivés des heures entières”” [C. Rakovsky, Lénine: souvenir d’un vieux camarade, Grenoble, 1984] (pag 26-27)”,”RIRB-144″
“BROUE’ Pierre DESVAGES Hubert”,”La rivoluzione. Dalle rivoluzioni contadine alle rivoluzioni proletarie.”,”2° copia Foto pagina 200 rivendicazione operaia delle 8 ore negli Stati Uniti”,”FOTO-060″
“BROUÉ Pierre”,”Le Parti Bolchevique. Histoire du P.C. de l’U.R.S.S.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. Lexique sommaire, Avertissement, Introduction, Puisqu’il faut conclure, Renaissance du Bolchevisme, chronologie, notices biographiques, indications bibliographiques, index, table des matières, Collana Arguments,”,”RIRx-048-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Rakovsky ou la Révolution dans tous les pays.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. S’il est un homme à qui s’applique vraiment le qualificatif d’internationaliste, c’est bien Khristian Georgiévitch Rakovsky (1873-1941), membre des bureaux de la II° puis de la III° Internationale et qui voulait ne ‘connaitre aucun pays, si ce n’est le pays du prolétariat international’. ‘Génial gosse de riches’ né bulgare et devenu roumain par un accident de l’histoire, russe d’adoption et francophile, étudiant à Paris et à Montpellier, ami de Guesde et Jaurès comme de Plékhanov, Liebknecht et Rosa Luxemburg, compagnon d’armes des hommes d’Octobre 1917 ( en particulier de Lénine et de Trotsky), président du Conseil des commissaires du peuple (chef d’État) de l’Ukraine, ce polyglotte raffiné lié à des gens aussi divers qu’Anatole de Monzie ou Panaït Istrati mit au service de la Révolution une étourdissante palette de talents, de compétences et de séduction: médecin et juriste, journaliste, orateur et propagandiste (c’est lui qui fit de l’affaire du Potemkine un épisode légendaire), historien (il travailla sur la Révolution française et la Commune et rédigea plusieurs biographies), chef de guerre (il dirigea l’offensive bolchevique en Roumanie en 1918), diplomate (il fut, en autres fonctions, le premier ambassadeur de la Russie soviétique à Paris), il suscitait des amitiés (Trotsky), des admirations (Lénine) et des amours passionnée, mais aussi – revers de la médaille – des haines implacables. Avant-propos, Notes, Chronologie, Sources, Annexe, Index,”,”RIRB-025-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Communistes contre Staline. Massacre d’une génération.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. Ils étaiet quelques milliers quand ils s’organisèrent en opposition au sein du PC de l’URSS, en 1923. Avant-propos, Glossaire et Abréviations, Notes et références, Petit lexique biographique, Chronologie, Sapronov, Timotéi Vladimirovitch (1887-1939) Operaio, entra nel partito nel 1912. Uno degli organizzatori del partito a Mosca. Decista, è alla base dell’iniziativa della lettera dei Quarantase (46) e dell’Opposizione unificata; dopo la fine di questa vede il suo ruolo diminuire. Escluso dal partito nel 1927, arrestato, non uscirà più dalle galere staliniste. Giustiziato nel 1939. Sapronov secondo altre fonti spingeva per staccarsi dal vecchio partito ormai in mano agli stalinisti per formare un partito rivoluzionario che agisse nella clandestinità”,”RUSS-043-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Staline et la Révolution. Le cas espagnol (1936-1939).”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Avertissement, Sigles et acronymes, Introduction, Conclusion, Sources, Chronologie sommaire, Notes, Index,”,”STAS-016-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Léon Sedov, fils de Trotsky, victime de Staline.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. Ils étaiet quelques milliers quand ils s’organisèrent en opposition au sein du PC de l’URSS, en 1923. Présentation, conclusion, Sources, note, index, Collection “”La Part des Hommes”” dirigée par Claude Pennetier,”,”TROS-031-FL”
“BROUÉ Pierre VACHERON Raymond, collaborazione di Alain DUGRAND”,”Meurtres au Maquis.”,”Pietro Tresso, fondatore del Partito comunista italiano con Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, fu assassinato nell’ottobre 1943, dai maquis (partigiani francesi durante la seconda guerra mondiale) in Alta Loira. Tresso, detto Blasco combatteva sia il fascismo che lo stalinismo. Tresso e i suoi compagni, Abram Sadek, Pierre Salini e Jean Reboul erano stati condannati ai lavori forzati dai tribunali di Petain nel 1942. Vennero internati. Essi evasero dalla cella di Puy-en-Velay nella notte del 1° ottobre 1943 con un centinaio di resistenti per raggiungere i maquis nelle foreste montagnose del paese d’Yssingeaux. Essi, che si dichiaravano trotskisti, furono isolati, poi detenuti e infine assassinati dagli stalinisti del gruppo Wodli. Raymond Vacheron nato nel 1953 è un militante sindacale che ha lavorato sei anni sulla storia del maquis Wodli. Brouè, nato nel 1926, professore di storia contemporanea all’Institut d’études politiques di Grenoble, è autore di una monumentale biografia di Trotsky e di un’altra ventina di opere. Pierre Broué et Raymond Vacheron relatent comment ces meurtres ont été ordonnés par les agents de la machine policiére du Kremlin. Meurtres au Maquis est à la fois une enquete et un récit d’investigation, un réquisitorie contre le stalinisme réglant ses comptes dans les rangs memes des partisans. Raymond Vacheron, né en 1953, militant syndical au Puy-en-Velay, a travaillé six ans sur l’histoire du maquis Wodli. Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky.”,”PCFx-112″
“BROUE’ Pierre”,”Note sur l’action de Karl Radek jusqu’en 1923.”,”Schurer (1) sottolinea nel suo articolo, ciò che Ruth Fischer aveva passato sotto silenzio – ossia che il giovane militante Radek aveva fatto il suo apprendistato nella pratica durante la rivoluzione del 1905 a Varsavia, dove era ritornato con i suoi compagni dall’inizio dell’agitazione (pag 682) (1) H. Schurer, ‘Radek and the German Revolution’, Survey, 1964, n. 53 pag 58-69 e n. 55 pag 126-140 (nel n. 53 l’autore parla anche di altri personaggi dell’IC) Libro di Dziewanowski sul PC polacco: ‘The Communist Party of Poland. An Outline of History’, Harvard, 1959″,”MGER-146″
“BROUÉ Pierre”,”Les Procès de Moscou.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Préface de Frédéric POTTECHER, Iconographie réunie par Roger Jean SÉGALAT, bibliographie, Sources et références, Sources des Illustrations, Les Causes Célèbres”,”RUSS-060-FL”
“BROUÉ Pierre a cura”,”Les Congrès de l’Internationale Communiste. Le Premier Congrès 2-6 Mars 1919.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Présentation et introduction de Pierre BROUÉ, Traduction de l’allemand de Jean-Marie BROHM, traduction du russe de Jacques MAS, Documents pour l’Histoire de la Troisième Internationale, Annexes I. Organisation interne et commission des mandats, II. Rapports et résolutions transmis au Congrès, III. Lettres transmises au Congrès, IV. Résolution sur la politique de l’Entente et la situation internationale, Obolensky, V. Appel aux travailleurs et aux soldats de tous les pays, Zinoviev, président du C.E. de l’I.C., Index: des noms propres (pays, peuples, personnes), des événements, des institutions, des instances, analytique, note, avec le concours du Centre National de la Recherche4 Scientifique,”,”INTT-033-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Du Premier au Deuxième Congrès de l’Internationale Communiste. Mars 1919 – Juillet 1920.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Présentation et Introduction par Pierre BROUÉ, Notes, Annexes: Liste des sigles, Index des noms de personnes, Index des événements, des institutions, des instances, Index thématique, Traduction de Jacqueline BOIS, Jean-Marie BROHM, Andréas STREIFF, Documents pour l’Histoire de la Troisieme Internationale,”,”INTT-034-FL”
“BROUÉ Pierre VACHERON Raymond”,”Assassinii nel Maquis. La tragica morte di Pietro Tresso.”,”Pierre Broué et Raymond Vacheron relatent comment ces meurtres ont été ordonnés par les agents de la machine policiére du Kremlin. Meurtres au Maquis est à la fois une enquete et un récit d’investigation, un réquisitorie contre le stalinisme réglant ses comptes dans les rangs memes des partisans. Raymond Vacheron, né en 1953, militant syndical au Puy-en-Velay, a travaillé six ans sur l’histoire du maquis Wodli. Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky.”,”TROS-063-FL”
“BROUE’ Pierre RUBEL Maximilien BOURDET Yvon FRANKIN André PARIS Robert GUÉRIN Daniel STAWAR André FEJTÖ François”,”Partido y Revolucion. Pasado, presente y futuro del partito revolucionario de izquierda.”,”Contiene tra l’altro: – ‘Da Marx al bolscevismo: Partito e Consigli’ di Maximilien Rubel – Osservazioni sulla storia del partito bolscevico’ di Pierre Brouè”,”PARx-007″
“BROUE’ Pierre, edizione italiana a cura di Francesco GILIANI”,”Comunisti contro Stalin. Il massacro di una generazione.”,”Pierre Broué (1926-2005), giovanissimo partigiano, è stato un militante trotskista fin dal 1944 ed uno storico marxista del comunismo e delle rivoluzioni del XX secolo. Ha diretto l’Istituto Léon Trotsky di Parigi e curato la pubblicazione di 27 volumi delle opere del rivoluzionario russo. “”Broué scrisse questo libro, pubblicato nel 2003, sulla base del materiale appena reso disponibile negli archivi sovietici. Il suo scopo dichiarato era quello di dare voce a quei tanti comunisti che furono messi a tacere dalla macchina della morte di Stalin. Spiegava: “”(…) Sono anni che vorre parlare di queste migliaia di donne e di uomini, di vecchi e bambini, che sono stati fucilati a migliaia. Mostrarli per come hanno vissuto, pensato, amato, sofferto. Dire chi erano, prima, durante e dopo il loro calvario. Farli, se possibile, rivivere””. Nel 1920 un gran numero di militanti comunisti erano chiamati oppositori o trotskisti, anche se Trotsky non usava questo termine, preferendo chiamare la tendenza che rappresentava i Bolscevico-leninisti. Questi uomini e donne coraggiosi combattevano per difendere le autentiche tradizioni della rivoluzione d’Ottobre: le tradizioni della democrazia operaia e dell’internazionalismo proletario. Il libro è costruito intorno alle biografie di circa 700 oppositori che sono citati con i loro nomi. Attraverso le loro storie Broué spiega la storia dell’Opposizione di Sinistra, ma anche di altre correnti di opposizione. Migliaia di loro sarebbero stati arrestati, imprigionati e esiliati in Siberia, nelle prigioni o nei campi di Vorkuta e Kolyma, dove nel 1937 e nel 1938 trovarono la morte davanti ai plotoni di esecuzione di Stalin. Questo libro racconta la storia della lotta, della persecuzione e dell’uccisione di queste migliaia di combattenti rivoluzionari senza nome. (…)”” (dalla prefazione di Alan Woods) ‘Nota del curatore. Il libro qui pubblicato è stato tradotto dalla sua versione originale in francese. Questo testo rende parzialmente giustizia all’enorme produzione di Pierre Broué sulla storia del comunismo e delle rivoluzioni nel XX secolo. Lavori importanti come la storia dell’Internazionale Comunista, le biografie di Rakovskij e Lev Sedov o la monografia sul ruolo di Stalin nella rivoluzione spagnola non sono ancora disponibili per il lettore italiano. Altri testi fondamentali come ‘Rivoluzione in Germania (1917-1923) – per altro mutilata degli ultimi cinque capitoli nella sola edizione italiana – o ‘Storia del partito comunista dell’Urss’ sono da tempo fuori commercio. Speriamo, quindi, di poter tornare in futuro su questi temi. Numerosi compagni hanno contribuito alla preparazione del presente volume. Hanno partecipato alla traduzione Dario Faccio, Fiammetta Fossati, Francesco Giliani, Luigi Piscitelli. Per la revisione del testo, è stato fondamentale il contributo prestato da Serena Capodicasa, Marcella Farioli, Alessandro Giardiello e Jacopo Estevan Renda. Muntsa Escobar ha curato l’impaginazione e la copertina. Le inevitabili inesattezze – speriamo non siano troppe – vanno attribuite al curatore del volume’ (Francesco Giliani, Ottobre 2016) Foto di copertina: ‘Trotskisti esiliati in Siberia celebrano l’anniversario della Rivoluzione bolscevica. Striscioni: “”Dirigere il fuoco verso destra. Contro i kulaki, l’uomo della NEP e il burocrate, non a parole ma nei fatti””, ‘Viva la dittatura del proletariato”” (7 novembre 1928)”,”TROS-323″
“BROUE’ Pierre TROTSKY Léon CANNON James P. MORRISON M. (GOLDMAN Albert) MORROW Felix”,”Batailles dans le noir, 1941-1943. Les premières lueurs de l’aube. Une position difficile sur une guerre sans précédent (Broué); Comment défendre la démocratie (13 août 1940) (Trotsky); Manifeste du SWP – Deféndre l’Union soviétique (23 juin 1941); Manifeste de la IVe Internationale – Pour la défense de l’Union soviétique (août 1941); Déclaration sur la guerre (27 décembre 1941) (Cannon); Défaitisme révolutionnaire (Morrison).”,”M. Morrison (Albert Goldman): Critica alla tesi di Lenin sul disfattismo rivoluzionario (formule brutali e pericolose di Lenin sul disfattismo rivoluzionario ecc.) (pag 35-42)”,”TROS-329″
“BROUE’ Pierre PANTSOV A.V. SIEGEL Paul WATTIGNIES Michel”,”La nouvelle histoire de l’URSS. Sur l’Histoire au temps d’Eltsine (Broué); Le général Volkogonov assassine Lénine (Siegel); Notes sur la biographie de Trotsky par Volkogonov (Broué); Lettre ouverte au citoyen Volkogonov (Broué, Pantsov); Les tueurs sont aussi des menteurs (Broué); Le ‘Lénine’ de Volkogonov (Broué); Les orphelins de Staline (Wattignies); Littérature et Histoire avec Stephen Koch (Broué); Le Togliatti de Aldo Agosti (Broué); Un peu de nouveau sur la répression en URSS (Broué); Les “”trotskystes”” et la classe ouvrière sovietique (Broué).”,”Critiche rivolte dagli autori soprattutto alle opere del generale Volkogonov (biografia di Lenin e biografia di Trotsky) Sapronov. Tentativo di capitolazione tattica alla fine degli anni ’20 e inizio anni ’30 “”La corrispondenza di Victor Serge con Sedov, in occasione del suo ritorno in Urss, segnala due tentativi di “”capitolazione tattica”” da parte di importanti dirigenti dell’ Opposizione allo stalinismo. T.V. Sapronov, dirigente decista, tenta l’operazione con la complicità della sua compagna, e con G. M. Stopalov, un ex-segretario di Trotsky, specialista della lotta nella clandestinità, nell’ Ucraina sotto Denikin, in Azerbaijian sotto Stalin, che tenta di riprendere la sua libertà di movimento alla fine del suo periodo di isolamento ma il tentativo non riesce e muore dopo lo sciopero della fame dei prigionieri del campo di Magadan (pag 114)”,”RUSS-259″
“BROUE’ Pierre”,”Raoul (Claude Bernard)”,”Raoul, nato nel dicembre del 1921 allo stato civile come Claude Bernard, questo nome non fu mai usato dai suoi compagni trotskisti, per loro era Raoul, a volte Raoul Dassac, Raoul Blanchard, o brevemente Georges. Per la sua compagna e i suoi compagni dell’ UGS dove da un po’ di tempo militava era Bernard. Capitolo X. La construction du parti révolutionnaire dans un pays avancé (pag 151-162)”,”TROS-331″
“BROUE’ Pierre TCHERNIAVSKY G.I. ZÖLLER Thomas”,”Rakovsky sous un jour nouveau. Rakovsky et Trotsky – Lipa A. Wolfson, homme de confiance de Rakovsky (Brouè); Rakovsky en exil (Tcherniavsky); De nouvelles publications sur Rakovsky (Zöller).”,” Nuove pubblicazioni su Rakovsky (di Thomas Zöller) (pag 91-95) Rakovsky al Congresso di Amsterdam del 1904 “”Daniel De-Leon, militante socialista americano per il quale Lenin aveva un stima particolare e che fonda il Socialist Labor Party, ha lasciato dei ricordi sul Congresso di Amsterdam che sono stati pubblicati nel 1906 sotto forma di un libretto intitolato ‘Flashlights on the Amsterdam Congress’. Rakovsky non è facile trovarlo Apprendiamo per una nota dell’autore che aveva dimenticato il nome del delegato bulgaro e lo chiama semplicemente “”Bulgaria””. (…) (pag 123)”,”RIRB-164″
“BROUE’ Pierre; JOFFE’ Nadejda; AYME Jean-Jacques; HIGUERAS Gabriel Garcia; SHAPIRO Judith; BILLIK V.I.; PODCHTCHEKOLDINE A.M.; ZVEREV Akeksei; JOURAVLEV V.V. NENAKOROV N.A.; FABROL Emile; BRONSTEIN V.B.”,”Retour de Trotsky. Tournée aux E.U. sur Trotsky (Broué); A Harvard (Joffé); On en parle à Moscou (M.W.); Trotsky dans les manuels français (Ayme); Lettres sur l’Histoire (Higueras); Le Retour du Prophète (Shapiro); Sur le Chemin de la vérité (Billik); ‘Cours Nouveau’, prologue de la tragédie (Podcht.); Etudier Trotsky (Zverev); Lénine, Trotsky et l’affaire géorgienne (extraits) (Jour. et Nenak.); Le PCF et Trotsky (Fabrol); Arbre généalogique de la famille (Bronstein).”,”Contiene Lenin, Trotsky e l’ affare georgiano’ (estratti dal volume) (pag 105-109) (estratti dell’intervista pubblicata sulla Pravda del 12 agosto 1988 dei due storici sovietici su queste tema (Jouravlev e Nenakorov) Non è vero che Trotsky si astenne da impegnarsi in questo ‘affare’ giustificandosi con la malattia (pag 106) (Jour. e Nen.)”,”STOx-301″
“BROUE’ Pierre, a cura di Vincent PRESUMEY”,”Texte inédite de Pierre Broué: sa soutenance de thèse. (‘La place de l’Allemagne, de la révolution allemande dans les perspectives, dans l’analyse mondiale des bolcheviks’ ‘(Pour eux la révolution russe était la 1° étape de la révolution mondiale, mais la révolution allemande était forcément la seconde)’.”,”Testo contenente 3 parti: un riassunto del suo lavoro davanti alla commissione (riassunto di un testo più ampio riportato sulla rivista Le Mouvement social, n. 84 juillet-septembre 1973); gli interventi di ciascuno dei sei membri della commissione presieduta da Annie Kriegel (H. Lefebvre, Jacque Droz, Alfred Grosser, Pierre Guillen, Pierre Naville), una sintesi delle risposte di Broué. Questo testo inedito è stato ritrovato nell’esemplare personale del libro di Pierre Broué ‘La revolutionallemande’ pubblicato nel 1971 presso le Editions de Minuit, esemplare che Broué ha donato al curatore alla fine degli anni 1980. Era un fascicolo di 8 pagine, in cattivo stato, inserito nel risvolto della 4° copertina, dattilografato in inchiostro rosso su una macchina da scrivere; la tesi sostentua data il 19 novembre 1971.”,”MGER-151″
“BROUÉ Pierre”,”La Rivoluzione perduta. Vita di Lev Trockij.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’.”,”TROS-070-FL”
“BROUÉ Pierre RAYNER Ernest HORN Gerd-Rainer ERVIN Charles Wesley”,”Les trotskystes devant la Seconde guerre mondiale. II. La deuxième guerre mondiale: questions de méthode (Broué); Les internationalistes du «troisième camp» en France pendant la seconde guerre mondiale (Rayner); Les trotskysme et l’Europe pendant la deuxième guerre mondiale (Horn); Le trotskysme e Inde pendant la guerre (Ervin).”,”Il primo numero speciale ‘Trotsky et les trotskystes devant la seconde guerre mondiale’ è apparso nel n. 23 del settembre 1985 E. Rayner è lo pseudonimo di un militante operaio europeo che vive negli Stati Uniti “”La première partie de la guerre manifeste, de la part des Alliés, une politique tout à fait conservatrice en matière de transferts de pouvoir, qui donne une assez bonne idée de la façon dont leurs dirigeants concevaient ce qu’ils appelaient la «liberation» de l’Europe. Le choix de Roosevelt et des conseillers de traiter à Alger avec l’amiral Darlan, dauphin de Pétain, a été plus souvent étudié en fonction des rivalités de personnes et dans le conteste de l’aspiration au pouvoir des chefs militaires vaincus, l’amiral et les généraux de Gaulle et Giraud. Sa signification était pourtant claire: c’était le maintien en Algérie, passée avec son armée du côté des Alliés, du régime de Vichy, avec son idéologie réactionnaire, sa législation d’exception contre les Juifs et les communistes, ses camps de concentration devenus le trop plein de ceux de la «zone libre», les prisons où l’on avait enfermé les anciens députés communistes, les privilèges rendus à l’Eglise, etc. L’exemple le plus criant est évidemment celui de l’Italie au moment de l’avance des armées alliées. Quand la classe dirigeante italienne, enfin convaincue à l’épreuve de la guerre d’avoir misé sur le mauvais cheval avec l’alliance allemande, décide de se débarasser de Mussolini, le roi trouve pour cette opération non seulement le concours des principaux chefs militaires, dont le maréchal Badoglio, «conquérant» de l’Ethiopie, mais la majorité du Grand Conseil Fasciste lequel se débarrasse du Duce par un simple vote majoritaire. C’est, dit Churchill, parce qu’ils sont inspirés par le désir d’éviter «chaos, bolchevisation et guerre civile» que les Alliés acceptent de traiter avec ces gens – les chefs fascistes d’hier – qui leur promettent l’ordre et leur apportent l’expérience des fonctionnaires du parti et de l’Etat fascisstes formés pour gouverner avec le souci de son maintien et les moyens d’une police entraînée. Pourtant l’expérience italienne montre bientôt la faiblese de cette politique qui mobilise contre elle de vastes forces sociales et politiques unies par la ferme détérmination d’extirper le fascisme. La «couverture» de ces anciens hiérarques se révèle insuffisante face au danger révolutionnaire et il faut se résoudre à faire appel au stalinisme et à son expérience contrerévolutionnaire. C’est finalement un ancien du Comintern en Espagne, Palmiro Togliatti (Ercoli) qui apporte publiquement et avec éclat le soutien et la caution du PCI (et de l’URSS) à la politique de l’ordre et de la guerre qui signifie la lutte active contre «le caos, la bolchevisation et la guerre civile», selon la formule de l’expert Winston Churchill”” (pag 16) [Pierre Broué, ‘La deuxième guerre mondiale: questions de méthode’, in ‘Les trotskystes devant la Seconde guerre mondiale, II’, CLT Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, n. 39 septembre 1989]”,”TROS-355″
“BROUÉ Pierre VERGNON Gilles STOBNICER Maurice FISCHER Ruth CALVIE’ Alain BAUER E.”,”L’Allemagne et l’Internationale. Gauche allemande et Opposition russe (1926-1928) (Broué); Les bases du tournant de Trotsky vers la IVe Internationale (Vergnon); Des émigrés dans le Grand Vent (Les IKD et la construction de la IVe Internationale) (Stobnicer); Trotsky à Paris, 1933 (Fischer); Correspondance Trotsky – Kurt Glowna en 1932 (Calvié, présentation); Rapport à Trotsky (7 septembre 1933) (Bauer). Notes de lecture: ‘Damien Durand; ‘La naissance de l’Opposition de gauche internationale: da l’exil de Trotsky à la première conférence (février 1929 – avril 1930)’ (Broué).”,”VKPD: Partito comunista tedesco unificato; KAPD: Partito operaio comunista tedesco SAP: Socialist Workers Party IKD Internationale Kommunisten Deutschlands NAP (o DNA) Partito operaio novergese IAG Internationale Arbeitsgemeinschaft LCI sigla per indicare l’ Opposizione di sinistra in Francia (1933) OSI Opposizione di Sinistra Internazionale diretta da Leon Trotsky NOI (nata nel maggio 1930 Nuova Opposizione Italiana, trotskista Recensione di Broué dell”importante lavoro’, la corposa tesi universitaria, sostenuta a Grenoble nel 1984, di Damien Durand; ‘La naissance de l’Opposition de gauche internationale: da l’exil de Trotsky à la première conférence (février 1929 – avril 1930) (pag 118-120) (Notes de lecture) La Gauche du K.P.D.. “”Il est vrai que la «Gauche allemande» qui correspondit en 1926-27 à l’Opposition unifiée en Union soviétique avait, à la difference de l’Opposition de gauche du bien d’autre pays, une existence réelle et, pour une opposition dans un PC, un caractère de masse, qu’elle était implantée solidement dans plusieurs secteurs authentiquement prolétariens, avec des dirigeants qui avaient été des cadres du parti dans les années précédentes. Loin d’être marginale, elle se situa au contraire au coeur du plus ouvrier des PC d’Europe, le plus proche du «modèle» bolchevique. Mais la Gauche allemande n’est pas née de la même division à l’intérieur du parti allemand que l’Opposition russe de celle du parti bolchevique. Elle est née sur les problèmes de la lutte pour le pouvoir en Allemagne avant que surgisse en URSS la question du «socialisme dans un seul pays» voire de la «lutte contre le trotskysme». La Gauche allemande de Ruth Fischer et de Maslow, de Werner Scholem et Hugo Urbahns, n’est ni un regroupement marginal d’apparatchiks ni un cénacle d’intellectuels comme ses équivalents français, mais l’expression d’un authentique courant de la classe ouvrière allemande et, plus précisément, de ce courant caractéristique de l’après-guerre en Allemagne qu’on peut appeler le «gauchisme ouvrier», si l’on veut bien toutefois ne pas oublier que le «gauchisme»; dans le langage bolchevique, est tout simplement «le communisme de gauche, donc un courant communiste. Ce courant est né de la lutte contre la bureaucratie de la social-démocratie allemande avant-guerre, puis du combat antimilitariste et pacifiste de la guerre, et porte son empreinte. Il s’est exprimé spectaculairement dans le VKPD naissant, qu’il a d’ailleurs entraîné au désastre de la «Commune de Berlin», puis a commencé sa dérive avec la fondation, en 1920, du KAPD, dans la ligne des Neerlandais Pannekoek et Gorter et du gauchisme européen. C’est une résurrection de ce «gauchisme» vrai que l’apparition en 1921, au coeur du parti allemand, dans son ‘Bezirk’ de Berlin-Brandebourg, de cadres intellectuels et ouvriers qui vont développer avec enthousiasme les implications allemandes de la fameuse «théorie de l’offensive», née de la créativité théorique de Boukharine et malheureusement appliquée en Allemagne par Béla Kun – une «bélakunerie»; disait Lénine”” (pag 5) [Pierre Broué, Gauche allemande et Opposition russe (1926-1928)’, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, 22 juin 1985] [“”È vero che la “”sinistra tedesca””, che nel 1926-27 corrispondeva all’opposizione unificata in Unione Sovietica, aveva, a differenza dell’opposizione di sinistra in molti altri paesi, una vera esistenza e, per un’opposizione in un PC, un carattere di massa, che è stato saldamente stabilito in diversi settori autenticamente proletari, con leader che erano stati quadri di partito negli anni precedenti. Lungi dall’essere marginale, era al contrario al centro del più operaio dei PC d’Europa, il più vicino al “”modello”” bolscevico. Ma la Sinistra tedesca non è nata dalla stessa divisione all’interno del partito tedesco come quella dell’Opposizione russa dal partito bolscevico. Essa è nata sul problema della lotta per il potere in Germania prima che nascesse in URSS la questione del “”socialismo in un paese”” ossia della “”lotta contro il trotskismo””. La Sinistra tedesca di Ruth Fischer e Maslow, di Werner Scholem e Hugo Urbahns non è né un raggruppamento marginale di apparacichi né un cenacolo di intellettuali come i suoi equivalenti francesi, ma come l’espressione di una corrente autentica della classe operaia tedesca e, più precisamente, di quella corrente caratteristica del dopoguerra in Germania che si può chiamare “”sinistra operaia””, non bisogna tuttavia dimenticare, che “”sinistra””, nel linguaggio bolscevico, è semplicemente “”il comunismo di sinistra, quindi una corrente comunista””. Questa corrente è nata dalla lotta contro la burocrazia della socialdemocrazia tedesca prebellica, poi dal combattimento antimilitarista e pacifista della guerra, e ne porta la sua impronta. Essa si espresse in modo spettacolare nel VKPD nascente, che ha portato al disastro della “”Comune di Berlino””, poi iniziò la sua deriva con la fondazione, nel 1920, del KAPD, sulla linea dell’olandese Pannekoek e Gorter e la sinistra europea. È una resurrezione di questa “”sinistra”” vera l’apparizione nel 1921, all’interno del partito tedesco, nella sua “”Bezirk”” [regione] di Berlino-Brandeburgo, di dirigenti intellettuali e operai che svilupperanno con entusiasmo le implicazioni tedesche della famosa “”teoria dell’offensiva””, nata dalla creatività teorica di Bucharin e purtroppo applicata in Germania da Béla Kun – un “”belakuneria””, disse Lenin””] (pag. 5) [Pierre Broué, sinistra tedesca e opposizione russa (1926-1928)””, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, 22 giugno 1985] “”La famosa “”teoria dell’offensiva””, nata dalla creatività teorica di Bucharin, purtroppo fu applicata in Germania da Béla Kun – una “”belakuneria””, disse Lenin”””,”TROS-357″
“BROUÉ Pierre ROBBE Max JOUBERT Jean P. SCHIAPPA Jean-Marc VERGNON Gilles ENTEILLE Patrick”,”Révolution française et politique révolutionnaire. Laurent de l’Ardèche, pionnier de la révision de l’histoire de la Révolution française (Broué); Le notes de Marx sur les ‘Mémoires’ de Levasseur (Robbe); Lénine et le Jacobinisme (Joubert); Trotsky et la Révolution française. Appendice Rakovsky et Thermidor (Broué); Babeuf précurseur du Front populaire? (Schiappa); Réhabiliter les Vendéens? (Vergnon); Auto-commémoration du stalinisme (Enreille); Les Juges et l’Historien: procès d’Achille Roche; Albert Manfred, ‘Napoléon Bonaparte’.”,” – Note di Marx sulle ‘Memorie’ di Levasseur – Lenin e il giacobinismo – Trotsky e la rivoluzione francese – Rakovsky e il Termidoro – Napoleone Bonaparte, bonapartismo come dittatura militare-borghese dispotica (tesi Albert Manfred) “”Marx avait lu à la hâte en 1843 le livre de Bailleul sur les ‘Considérations’ de Madame de Staël, sa première lecture sur l’histoire de la Révolution française, pendant l’été à Kreuznach – et y avait pris de brèves notes. C’est à Paris, fin 1844 – début 1845, qu’il se plonge avec passion dans cette histoire en lisant les ‘Mémoires’ de René Levassuer de la Sarthe, l’ancien Conventionnel, rédigé et développés treize années auparavant par Achille Roche. Il a copié, souligné, traduit et paraphrasé de nombreux passages qui permettent de dégager les aspects auxquels il s’intéressa, les points qui lui parurent capitaux et finalement le mouvement même de cette révolution à laquelle il envisegeait alors de consacrer un livre d’histoire (1). L’une de ses premières remarques, l’un des aspects entrevus dans les ‘Mémoires’ de Levasseur qui le frappe particulièrement, est l’état d’esprit de la période, le sentiment révolutionnaire qui prévaut. Marx, qui lit ce livre en 1844, sous le règne conservateur de Louis Philippe où les révolutionnaires et les démocrates sont non seulement exclus de la vie politique mais totalement marginalisés par rapport à la société, constate que les aspirations de l’époque, expressions du sentiment qui poussait le peuple à la destruction de l’Ancien Régime et l’établissement de la démocratie et de l’égalité, étaient alors générales. Il copie deux passages de Levasseur qui lui révèlent cette réalité et cette relativité, le mouvement du peuple et de son sentiment en tant que phénomène spécifique. (…) (pag 17); Nous pensons avir déjà indiqué au passage les idées-forces que Karl Marx a dégagées de la lecture des mémoires du conventionnel de la Sarthe, revues et développées par le jeune révolutionnaire Achille Roche. Le professeur Alessandro Galante Garrone, dans son livre sur ‘Philippe Buonarroti et les révolutionnaires français du XIXe siècle’ indique à juste titre que l’importance de cette lecture a été insuffisamment considérée par les histoirens et qu’elle «mériterait une étude approfondie». Il indique que, selon lui, Marx s’est intéressé surtout aux aspects suivants: l’impuissance de l’Assemblée législative, (…) la vaste diffusion du sentiment démocratique (…), «les forces insurrectionnelles actives mises en mouvement le 10 août», (…) la nécessité de confier l’initiative aux forces populaires extra-parlamentaires et extra-gouvernamentales (…), «les graves responsabilités des Girondins qui (…) se jetèrent à droite, déclarant la guerre à la Montagne (…), «la position équivoque de Danton entre la Montagne et le Marais» (38) . Nous ne résumerions pas ainsi les centres d’intérêt de Marx qui nous paraissent résumés ici sous un angle d’«histoire historisante» alors qu’ils nous ont semblé reveler plutôt de la philosophie de l’histoire”” (pag 26) [Max Robbe, ‘Le notes de Marx sur les ‘Mémoires’ de Levasseur’, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, n. 30 Juin 1988] (1) René Levasseur (1747-1834), chirurgien-accoucheur au Mans, fu élu à la Convention, pour le département de la Sarthe, et membre du Club des Jacobins. Il vota la mort de Louis XVI, prononcça l’éloge d Marat le 18 décembre 1793 et fut l’auteur de la proposition d’abolition de l’esclavage. Représentant en mission aux armées, il prit part à la bataille de Hondschoote. Proscrit au 12 Germinal an III (1er avril 1795), avec les derniers Montagnards, il fut amnistié et reprit son travail au Mans. Arrété par le Prussiens et exilé en 1815, il vécut aux Pays-Bas, puis à Bruxelles. Il confia à son fils Francis des notes qu’Achille Roche eut à rédiger et à développer, en tirant quatre volumes (…). Les notes de Marx sur ce livre sont reproduites dans le Mega (K. Marx, F. Engels Gesamstausgabe, Berlin-Est, Dietz Verlag 1975 sq, avec ses notes parisiennes, «Historisch-ökonomische Studien (Pariser Hefte), vol: II, Abteilung IV, t. 2, pp. 281-298; (38) Alessandro Galante Garrone, ‘Philippe Buonarroti et les révolutionnaires du XIXe siècle’, n. 29, pp. 324-325]”,”FRAR-434″
“BROUÉ Pierre”,”Trotsky e i trotskisti di fronte alla Seconda guerra mondiale.”,”Titolo originale dell’articolo ‘Trotsky et les trotskystes devant la seconde guerre mondiale’ CLT, 23, Settembre 1985 Spazio dedicato dal Broué alla questione della resistenza greca, alla ‘rivoluzione greca’ Citata opera di Trotsky ‘Guerra e rivoluzione’ Trotsky per la militarizzazione del partito: “”Nelle discussioni con i suoi compagni del SWP, Trotsky non esita a porre il problema della “”militarizzazione del partito””, a prendere le distanze bruscamente dagli approcci “”pacifisti”” che egli condanna risolutamente, e proclamare inoltre la necessità per i suoi compagni e per tutti i rivoluzionari di divenire “”militaristi”” – precisa “”militaristi socialisti rivoluzionari proletari”” (10). I rivoluzionari devono farsi “”militaristi”” perché la prospettiva dell’umanità è quella della società militarizzata e della lotta armata. I socialisti rivoluzionari proletari devono diventare militaristi perché il futuro dell’umanità si giocherà con le armi alla mano, perché l’umanità è entrata nella seconda guerra mondiale, perché essi devono prepararsi a contendere presto il potere alla classe nemica con le armi alla mano e non possono prepararsi a questo compito che stando là dove sono le masse. Questa è la convinzione di Trotsky. Essa si basa su una previsione concreta del movimento delle masse, in primo luogo in Europa. In un articolo del 30 giugno 1940, Trotsky già delinea per l’Europa una prospettiva di sviluppo che passa per il sollevamento di massa contro l’occupante. Egli scrive: “”Nei paesi sconfitti, la situazione delle masse peggiorerà in misura estrema. All’oppressione sociale si è aggiunta quella nazionale, che grava specialmente sugli operai. Di tutte le forme di dittatura, la dittatura totalitaria esercitata da un conquistatore straniero è la meno tollerabile”” (11)”” (pag 3-4) [(10) in italiano L. Trotsky, ‘Guerra e rivoluzione’, Mondadori, Milano, 1979, “”Intervista con i dirigenti del SWP, 12-15 giugno 1940″”, pag 199-210]; (11) “”Non cambiamo strada””, versione completa in ‘Oeuvres’, volume 24, in italiano L. Trotsky, op. cit.] “”Per comprendere almeno alcuni aspetti della critica che noi abbiamo chiamato “”ortodossa””, possiamo qui ricordare che nel 1937 Vereeken e alcuni suoi seguaci avevano accusato Trotsky di rinnegare i principi abbandonando, in caso di guerra, il “”disfattismo”” in una paese all’alleato all’URSS, sotto il pretesto della “”difesa dell’URSS””. Si trova sostanziamente la stessa impostazione nella critica fatta dallo spagnolo Grandizo Munis alla politica difensiva di Cannon e del SWP al processo di Minneapolis. La storia politica della Quarta Internazionale durante la seconda guerra mondiale farà certamente apparire la forza della corrente settaria e conservatrice che, sotto una fraseologia ortodossa, confinava talvolta con posizioni pacifiste, considerando la lotta armata, di per se stessa, come una partecipazione alla belligeranza, all’unità nazionale ed ad una “”accettazione”” della guerra”” (pag 4)”,”TROS-362″
“BROUE’ Pierre”,”Rivoluzione in Germania, 1917-1923.”,”Contiene un capitolo sull’Italia: – La scissione del Partito socialista italiano (pag 457-462) La sollevazione di gennaio 1919 (pag 219) L’azione di Marzo 1921 La rivoluzione tedesca vista da Mosca L’ottobre tedesco 1923 Con più riferimenti nell’indice dei nomi Radek, Levi, Lenin, Ruth Fischer, Zinoviev, Luxemburg, Karl Liebknecht, C. Zetkin, Pieck, Trotsky …”,”MGER-001-FC”
“BROUÉ Pierre TÉMIME Émile”,”La rivoluzione e la guerra di Spagna.”,”””Gli avvenimenti spagnoli dell’ultima rivoluzione e dell’ultima lotta civile del periodo “”tra le due guerre mondiali”” vengono ricostruiti e analizzati in questo volume in una duplice prospettiva storica: quella di una rivoluzione operaia e contadina tradita e soffocata e quella di una premessa fraintesa e domanticata della seconda guerra mondiale. Tali avvenimenti vengono così demistificati e liberati dalla leggenda in cui sono stati precocemente avvolti. La “”grande paura”” che il fascismo internazionale seppe diffondere in Europa e in America, l’ambiguo atteggiamento delle democrazie occidentali, il discutibile realismo politico dell’Urss hanno parimenti contribuito a snaturare il significato della lotta tra progresso e reazione combattuta in Spagna dal 1936 al 1939″” (dalla quarta di copertina)”,”MSPG-003-FC”
“BROUÉ Pierre”,”Van-Heijenoort. A Trotskyist in New York in the Second World War.”,”””Poche settimane dopo, ancora nella ‘Fourth International’, ancora con il nome di Marc Loris, van Heijenoort studiò lo scontro tra Giraud, uomo degli Americani, e De-Gaulle, che, affermava, in questa materia, non era manovrato dai britannici. (24). Per lui, il conflitto fu pieno di insegnamenti, perché segnò quello che chiamò “”questa rinascita politica della borghesia francese””, … “”nelle condizioni molto speciali di un ambiente coloniale””. A suo parere, Giraud, la personificazione del capo militare, non aveva altro programma che quello di Vichy il cui dominio in Africa era stato mantenuto, ma la generale protesta che seguì l’accordo con Darlan lo obbligò “”a mettersi una maschera democratica”” e ha dovuto buttare fuori qualche zavorra liquidando i troppo noti vichyisti: il che non gli ha impedito di sottolineare che non aveva “”alcun desiderio di ravvivare le follie che portarono alla catastrofe nel 1940″”, un’allusione, nel più puro stile vichyista, al movimento di sciopero del giugno 1936 e all’insurrezione della classe operaia. De Gaulle, all’inizio rappresentava un’opposizione “”puramente nazional-militare””, ma si era poi rivestito di un programma di “”democrazia”” e “”ripristino della legalità repubblicana”” per mantenere i contatti e ottenere, se possibile, il controllo della Resistenza all’interno”” (ibid) (pag 5) [(24) Marl Loris, The Giraud-De Gaulle Dispute’, ‘Fourh International’, IV, n. 7, pp. 199-202] ‘… and he had to throw out some ballast by dismissing the too wellknown Vichyites: which did not prevent him from stressing that he had “”no wish to revive the follies that led to the catastrophe in 1940″”, an illusion, in the purest Vichyite style, to the strike movement of June 1936 and working-class upsurge. De Gaulle, at the beginning represented a “”purely national-military”” opposition, but had covered himself since than wqith a programme of “”democracy”” and “”restoration of republican legality”” to preserve contact with and gain, if possible, control of the Resistance in the interior””‘ (pag 5) “”L’ultimo contributo di Van Heijenoort sulla questione europea nella colonne di ‘Fourth International’ è un articolo intitolato ‘Whither France?’ firmato Daniel Logan, e datato 17 settebre 1944 (25)”” [(25) Daniel Logan, ‘Whither France?’, V, n. 9, pp. 267-270]”,”TROS-016-FGB”
“BROUÉ Pierre, DESVAGES Hubert”,”La Rivoluzione. Dalle rivoluzioni contadine alle rivoluzioni proletarie.”,”BROUÉ Pierre (Privas (Francia) 8/5/1926 – Grenoble 27/7/2005). Storico e militante trotskista. DESVAGES Hubert (Beslon, Francia 1941). Dal 1966 al 1969 assistente di Storia moderna e contemporanea all’Università di Algeri. Professore di Storia contemporanea all’Università di Grenoble.”,”QMIx-191-FSL”
“BROUE’ Pierre”,”La rivoluzione perduta. Vita di Trockij, 1879 – 1940.”,”Il riavvicinamento tra le due opposizioni nel 1926 (Trotsky, Sapronov, Kamenev, Zinoviev) (pag 452-453): “”A questo incontro ne seguirono altri, stavolta con Zinoviev e Kamenev, vere e proprie riunioni presiedute da Sapronov. Trotsky le interrompe, partendo, alla fine di aprile, per Berlino, dove per un mese intero cercherà di farsi curare per la sua misteriosa malattia. Racconta in ‘La mia vita’: «Zinoviev e Kamenev presero commiato quasi commossi: non rimanevano volentieri faccia a faccia con Stalin». (…). Le sole informazioin di cui si disponga sullo stato d’animo di Zinoviev provengono da Ruth Fischer, che all’epoca si trovava in Russia e godeva della sua fiducia. Così Zinov’ev le rivelò, all’indomani del XIV Congresso, che cosa pensava di Stalin fautore di un nuovo Termidoro, e la propria speranza di risvegliare i quadri del partito raggruppandoli”” (pag 452-453)”,”TROS-004-FSD”
“BROVKIN Vladimir N. a cura; saggi di Anna GEIFMAN O.V. VOLOBUEV Michael MELANCON Scott SMITH Leonid HERETZ N.G.O. PEREIRA Sergei PAVLIUCHENKOV Taisia OSIPOVA Delano DUGARM Richard PIPES Vladimir N. BROVKIN Jonathan W. DALY Dmitry SHLAPENTOKH Christopher READ”,”The Bolsheviks in Russian Society. The Revolution and the Civil Wars.”,”Saggi di Anna GEIFMAN O.V. VOLOBUEV Michael MELANCON Scott SMITH Leonid HERETZ N.G.O. PEREIRA Sergei PAVLIUCHENKOV Taisia OSIPOVA Delano DUGARM Richard PIPES Vladimir N. BROVKIN Jonathan W. DALY Dmitry SHLAPENTOKH Christopher READ. Vladimir N. BROVKIN è professore associato di storia alla Harvard University. Contiene il saggio di Richard PIPES ‘Lenin inedito”” (pag 201) (raffigura un Lenin crudele e indifferente alla vita umana a capo delle campagne di terrore in Russia, un Trotsky tenuto in bassa stima da parte dei bolscevichi e una vicinanza maggiore di Lenin a Stalin piuttosto che a Trotsky. “”La reputazione di Trotsky come organizzatore della vittoria dei rossi nella guerra civile non trova evidenza negli archivi””. (pag 205)”,”RIRO-259″
“BROVKIN Vladimir N. a cura e traduzione”,”Dear Comrades. Menshevik Reports on the Bolshevik Revolution and the Civil War.”,”BROVKIN Vladimir N. è un associate professor of history alla Harvard University. Emigrato negli Stati Uniti dall’ URSS nel 1975 ricevette il suo M.A. dalla Georgetown University e il Ph.D. dalla Princeton University. “”In una lettera a Pavel Axelrod (documento 35), Raphail Abramovich, un membro del Comitato Centrale menscevico, descrisse il ciclo di confronti dei menscevichi con i bolscevichi nel 1920. I successi menscevichi nelle elezioni locali, combinati con gli scioperi operai e il report dei menscevichi alla delegazione britannica sulle condizioni in Russia sovietica, portarono la pazienza dei bolscevichi alla fine. I menscevichi sapevano troppo e, ciò che era peggio, parlavano troppo.”” (pag 27) “”Nella misura in cui Lenin si imbarcò nella sua grande ritirata – la Nuova Politica Economica, NEP – la repressione politica si intensificò””. (pag 30)”,”RIRx-107″
“BROVKIN Vladimir”,”Russia after Lenin. Politics, culture and society, 1921-1929.”,”Vladimir BROVKIN è un Nato Research Fellow, adjunct professor of history e scholar in residence alla American University, Washington DC. E’ autore pure di ‘Behind the Front Lines of the Civil War’ (Princeton University Press, 1994). “”Nel 1920, subito dopo la disfatta dei Bianchi, Trotsky lanciò una delle sue più idiosincrasiche fantasie: la campagna per la militarizzazione del lavoro. Gli operai venivano mutati in soldati e i soldati in operai, nella misura in cui un esercito del lavoro veniva creato da un “”materiale grezzo contadino””. Disciplina e ordine militare erano le virtù che Trotsky imponeva dopo la vittoria sui Bianchi. Severità, coercizione, e terrore non erano zigzag temporanei della politica bolscevica imposti dalla guerra civile. Erano aspetti che mostravano la loro vera natura, politiche che perseguivano quando non avevano nessuna costrizione.”” (pag 13) “”Il quarto fattore della brutalità eccezionale del potere bolscevico fu la sua insicurezza. I bolscevichi non erano abbastanza certi che essi stavano arrivando alla conclusione. Molte volte durante la guerra civile essi furono sull’ orlo della disfatta. Il terrore rosso del settembre 1918 fu una proiezione del loro timore di poter essere sconfitti al fronte.”” (pag 13)”,”RIRO-268″
“BROVKIN Vladimir N.”,”The Mensheviks after October. Socialist Opposition and the Rise of the Bolshevik Dictatorship.”,”BROVKIN V. è professore assistente di ‘Government’ all’ Oberlin College. Ha completato gli studi di scuola superiore alla Leningrad State University. Dopo essere emigrato in Occidente ha ricevuto il suo M.A. degree dalla Princeton University. E’ poi passato alla Harvard University dove è ora Fellow presso il Russian Research Center e insegna presso il Dipartimento di storia. “”I documenti della conferenza del partito menscevico asserivano che i 60 delegati provenivano da 50 organizzazioni locali, rappresentanti 60.000 iscritti al partito. Quest’ultimo dato è stato spesso citato come la miglior stima dei tesserati del partito nel maggio 1918. Comparato con i 150 mila rappresentati al congresso di partito del dicembre 1917, il dato sembra indicare una perdita di 90.000 membri. Citando questi dati, gli storici sovietici parlano di collasso del partito menscevico, di bolscevizzazione della masse ecc. Essi ignorano il fatto che il numero di 60 mila non rappresenta il totale degli iscritti al partito ma solo i membri rappresentati alla Conferenza di partito. E’ chiaro che non tutte le delegazioni furono in grado di arrivare, i risultati finali mancarono il quorum richiesto e così la riunione non fu qualificata come congresso di partito””. (pag 201)”,”RIRO-269″
“BROVKIN Vladimir N., a cura e traduzione”,”Dear Comrades. Menshevik Reports on the Bolshevik Revolution and the Civil War.”,”List of Documents, Acknowledgments, Abbreviaton and Political Vocabulary, Note on Translation, and Dates, Foreword, Introduction, Documents, Bibliography, Index.”,”RIRx-019-FL”
“BROVKIN Vladimir N.”,”Behind the Front Lines of the Civil War. Political Parties and Social Movements in Russia, 1918-1922.”,”Vladimir N. Brovkin is Associate Professor of History at Harvard University. He is the author of The Mensheviks after October; Socialist Opposition and the Rise of the Bolshevik Dictatorship. Acknowledgments, Abbreviations, Introduction, Epilogue, Conclusion, Bibliography, Notes, Maps, Index,”,”RIRO-108-FL”
“BROVKIN Vladimir N.”,”Behind the Front Lines of the Civil War. Political Parties and Social Movements in Russia, 1918-1922.”,”Vladimir N. Brovkin is Associate Professor of History at Harvard University. He is the author of The Mensheviks after October; Socialist Opposition and the Rise of the Bolshevik Dictatorship.”,”RIRO-469″
“BROWDER Earl”,”Le front démocratique: pour le travail, la sécurité, la démocratie et la paix.”,”Earl BROWDER era all’epoca segretario generale del CPUSA”,”USAS-088″
“BROWDER Earl”,”World Communism and U.S. Foreign Policy. A Comparison of Marxist Strategy and Tactics After World War I, and World War II.”,”ANTE3-29 Aspetti simili politica Roosevelt Hitler (pag 31) Earl Russell Browder (May 20, 1891 — June 27, 1973) was an American communist and General Secretary of the Communist Party USA from 1934 to 1945. He was expelled from the party in 1946. With the end of the Great Power alliance at the end of World War II and the beginning of the Cold War, “”Browderism”” came under attack from the rest of the international Communist movement. In 1945, Jacques Duclos, a leader of the French Communist Party, published an article denouncing Browder’s policy. With the Comintern having been dissolved during the war, the “”Duclos letter”” was used to informally communicate Moscow’s views. William Z. Foster, Browder’s predecessor and a staunch Marxist-Leninist, led the opposition to Browder within the party and replaced him as party chairman in 1945, with Eugene Dennis taking over as General Secretary. Browder was expelled from the party in 1946. Browder continued to campaign for his views outside the Party and criticized the CPUSA’s domination by Moscow. In March 1950, Browder shared a platform with Max Shachtman, the dissident Trotskyist, in which the pair debated socialism. Browder defended the Soviet Union while Shachtman acted as a prosecutor.”,”USAP-075″
“BROWDER Earl”,”Marx and America. A Study of the Doctrine of Impoverishment.”,”Earl Browder ha studiato per più di cinquant’anni il marxismo, concezione che ha dominato la sua vita intellettuale: ma nel 1945, in disgrazia nel suo partito, comincia a ristudiare la materia in modo sistematico e critico cosa che lo ha condotto a scrivere questo libro. (risvolto di copertina) Capitolo IX: Marx and Lincoln (pag 110-123) (sul rapporto Marx Engels e Lincoln, la questione della abolizione della schiavitù incompatibile con l’industria moderna, la lettera di Marx a A. Lincoln, la guerra di indipendenza americana che segna l’ascesa della middle-class e la guerra civile americana che segna l’ascesa della classe operaia e del movimento operaio americano ecc)”,”TEOC-776″
“BROWN Harold I.”,”La nuova filosofia della scienza.”,”BROWN-HI insegna Filosofia alla Northern Illinois University. E’ autore di molti contributi specialistici sull’argomento.”,”SCIx-083″
“BROWN Lester R. con la collaborazione di Erik P. ECKHOLM”,”Di solo pane. Un piano d’ azione contro la fame nel mondo.”,”BROWN è senior fellow all’ Overseas Development Council, è laureato in agraria, scienze naturali, economia e scienze politiche.”,”SCIx-118″
“BROWN J.W.”,”Modern Mexico and its problems.”,”J.W. BROWN è stato Secretary of the International Federation of Trade Unions. Contiene dedica dell’ autore.”,”MALx-016″
“BROWN Ian a cura; saggi di David ANDERSON David THROUP Wolfgang DÖPCKE Neil CHARLESWORTH S.M. MARTIN Norman G. OWEN Ann WASWO Roger OWEN Kaoru SUGIHARA Gervase CLARENCE-SMITH Ian BROWN Marie-Claire BERGERE Ramon H. MYERS”,”The Economies of Africa and Asia in the Inter-war Depression.”,”Saggi di David ANDERSON David THROUP Wolfgang DÖPCKE Neil CHARLESWORTH S.M. MARTIN Norman G. OWEN Ann WASWO Roger OWEN Kaoru SUGIHARA Gervase CLARENCE-SMITH Ian BROWN Marie-Claire BERGERE Ramon H. MYERS.”,”ECOI-071″
“BROWN Lester R.”,”I limiti della popolazione mondiale. Una strategia per contenere la crescita demografica.”,”Lester R. BROWN, senior fellow dell’ Overseas Development Council, è laureato in agraria, scienze naturali, economia e scienze politiche.”,”DEMx-036″
“BROWN Norman W.”,”The United States and India and Pakistan.”,”BROWN Norman W. dal 1926 è stato professore di sanscrito nell’Università della Pennsylvania. Ha scritto molto sul Subcontinente indiano.”,”INDx-104″
“BROWN Rajeswary Ampalavanar a cura; saggi di Andrea McELDERRY Robert GARDELLA David FAURE Wellington K.K. CHAN Choi CHI-CHEUNG Leo DOUW Wong SIU-LUN Peter POST Okke BRAADBAART Ellen H. PALANCA Daniel VAN-DEN-BULCKE e Zhang HAI-YAN”,”Chinese business enterprise in Asia.”,”Saggi di Andrea McELDERRY Robert GARDELLA David FAURE Wellington K.K. CHAN Choi CHI-CHEUNG Leo DOUW Wong SIU-LUN Peter POST Okke BRAADBAART Ellen H. PALANCA Daniel VAN-DEN-BULCKE e Zhang HAI-YAN”,”CINE-080″
“BROWN L. Carl”,”International Politics and the Middle East. Old Rules, Dangerous Game.”,”preface dell’autore, introduction, bibliography, appendices: I) Eastern Question Chronology 1774-1923, II) Dismemberment of the Ottoman Empire 1774-1923, III) Major Regional Power Bids in the Greater Ottoman World from the Beginning of the Eastern Question to the Outbreak of the First World War, IV) Established Authority and the Eastern Question: Ottoman Empire, Tunisia, and Egypt, V) Middle Eastern Politics and International Relations, 1919-1982, Index.”,”VIOx-089-FL”
“BROWN Werner C. GIACCO Alexander F.”,”Hercules Incorporated. A Study in Creative Chemistry.”,”Fondo Palumberi Werner C. Brown Chairman of the Board; A.F. Giacco President Hercules Inc. Wilmington Deleware”,”ECOG-069″
“BROWN James A.C.”,”La psicologia sociale dell’industria.”,”J.A.C. Brown nacque a Edinburgo nel 1911 e morì a Londra nel 1965. Ha studiato medicina e psichiatria. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Techniques of Persuasion'”,”ECOA-027″
“BROWN Peter”,”La formazione dell’Europa cristiana. Universalismo e diversità, 200-1000 d.C.”,”Peter Brown è uno dei massimi storici viventi. Attualmente è docente di Storia alla Princeton University dopo aver insegnato a Oxford, a Londra e alla University of California. Fra le sue pubblicazioni: Agostino d’Ippona, Il culto dei santi, La società e il sacro nella tarda antichità, Il corpo e la società, Potere e cristianesimo nella tarda antichità, Povertà e leadership nel tardo impero romano.”,”EURx-069-FL”
“BROWN M. Judith ROGER LOUIS WM., contributi di S.R. ASHTON Glen BALFOUR-PAUL Peter John BROBST John W. CELL Anthony CLAYTON Stephen CONSTANTINE John DARWIN Toyin FALOLA D.K. FIELDHOUSE W. Travis HANES III Robert HOLLAND Ronald HYAM Keith JEFFERY Howard JOHNSON Alan KNIGHT John LONSDALE W.David MCINTYRE David MACKENZIE John M. MACKENZIE Deirdre MCMAHON Shula MARKS Rosalind O’HANLON Jürgen OSTERHAMMEL Nicholas OWEN A.D. ROBERTS Francis ROBINSON A.J. STOCKWELL B.R. TOMLINSON”,”The Twentieth Century. Vol. IV.”,”S.R. Ashton is a Research Fellow at the Institute of Commonwealth Studies, University of London. Glen Balfour-Paul served in the Middle East during the Second World War and then for a decade in the Sudan Political Service. He has been Ambassador in Iraq, Jordan, and Tunisia. He is a Research Fellow at Exeter University. Peter John Brobst prepared the draft maps for this volume. Judith M. Brown is Beit Professor of the History of the British Commonwealth, and Fellow of Balliol College, Oxford. John W. Cell Is Professor of History at Duke University. Anthony Clayton Chevalier dans l’Ordre de Palmes Académiques is a Senior Research Fellow at De Montfort University, and former Senior Lecturer in Modern History at the Royal Military Academy, Sandhuerst. Stephen Constantine is Senior Lecturer in History at the U niversity of Lancaster. John Darwin is Beit Lecturer in the History of the British Commonwealth, University of Oxford, and Fellow of Nuffield College. Toyin Falola is Professor of African History at the University of Texas. D.K. Fieldhouse FBA is former Vere Harmsworth Professor of Imperial and Naval History, University of Cambridge, and Fellow of Jesus College. W. Travis Hanes III author of the Chronology of this volume. Robert Holland is Reader of Imperial and Commonwealth History at the Institute of Commonwealth Studies, University of London. Ronald Hyam is President of Magdalene College, Cambridge, and University Reader in British Imperial History. Keith Jeffery is Professor of History at the University of Ulster at Jordanstown. Howard Johnson is Professor in Black American Studies and History at the University of Delaware. Alan Knight FBA is Professor of the History of Latin America, University of Oxford, and Fellow of St Antony’s College. John Lonsdale is University Reader in African History and Fellow of Trinity College, University of Cambridge. Wm.Roger Louis FBA is Kerr Professor of English History and Culture, and Distinguished Teaching Professor at the University of Texas, Austin, and Fellow of St Antony’s College, Oxford. W. David McIntyre OBE is Emeritus Professor of History at the University of Canterbury, Christchurch, New Zealand. David MacKenzie is the author of Inside the Atlantic Triangle: Canada and the Entrance of Newfoundland into Confederation 1939-1949. John M. MacKenzie is Professor of Imperial History at Lancaster University and Editor of Studies in Imperialism. Deirdre McMahon teaches at the University of Limerick. Shula Marks OBE, FBA is Professor of Southern African History at the School of Oriental and African Studies, University of London. Rosalind O’Hanlon is Lecturer in History at Clare College, Cambridge. Jürgen Osterhammel is a former Research Fellow at the German Historical Institute in London and now Professor of Modern History at the University of Kostanz. Nicholas Owen is University Lecturer in Politics at the University of Oxford, and a Fellow and Praelector of The Queen’s College. A.D. Roberts is Emeritus Professor at the History of Africa, School of Oriental and African Studies, University of London. Francis Robinson is Professor of the Histotry of South Asia, Royal Holloway College, University of London. A.J. Stockwell is Professor of Imperial and Commonwealth History at Royal Holloway College, University of London. B.R. Tomlinson is Professor of Economic History at the University of Strathclyde. Foreword, Preface, Introduction, List of Maps, List of Figures, List of Tables, List of Contributors, Abbreviations and Location of Manuscript Sources, Cronology, Notes, Index, The Oxford History of the British Empire,”,”UKIx-021-FL”
“BROWN Peter”,”Il culto dei santi. L’origine e la diffusione di una nuova religiosità.”,”Di Peter Brown, professore all’University of California, Berkeley, Einaudi ha pubblicato tra l’altro ”Religione e società nell’età di sant’Agostino'”,”RELC-035-FSD”
“BROWN Peter”,”La società e il sacro nella tarda antichità.”,”Peter Brown è uno dei massimi storici viventi. Attualmente è docente di Storia alla Princeton University dopo aver insegnato a Oxford, a Londra e alla University of California. Fra le sue pubblicazioni: Agostino d’Ippona, Il culto dei santi, La società e il sacro nella tarda antichità, Il corpo e la società, Potere e cristianesimo nella tarda antichità, Povertà e leadership nel tardo impero romano.”,”STOS-037-FL”
“BROWN-DOUGLAS Peter”,”William Pitt Earl of Chatham. The Great Commoner.”,”Autore: BROWN DOUGLAS Peter: nato a Londra il 7 giugno 1925, Storico della politica britannica del XVIII secolo. Ha studiato alla Harrow School e Balliol College di Oxford. È membro della Royal Historical Society. Biografia di: PITT William, 1° conte di Chatham, (15 novembre 1708 – 11 maggio 1778), statista Whig britannico che ha servito come Primo ministro della Gran Bretagna dal 1766 al 1768. Denominato dagli storici come Chatham o William Pitt il Vecchio per distinguerlo da suo figlio William Pitt il Giovane, che fu anche lui Primo ministo. Pitt era anche conosciuto come il “”Grande Cittadino Comune”” a causa del suo duraturo rifiuto di accettare un titolo fino al 1766. In precedenza, come Ministro della Guerra, affrontò la Guerra dei Sette anni (1756-1763) contro la Francia e i suoi alleati, coinvolgendo nativi dell’India e dell’America. Dopo la vittoria inglese, la Gran Bretagna consolidò il proprio dominio sugli affari mondiali a scapito dei suoi diretti concorrenti per la potenza coloniale Francia e Spagna.”,”QMIx-202-FSL”
“BROWNE Harry”,”La guerra civile spagnola.”,”BROWNE Harry ha insegnato storia della Spagna all’ Anglia Polytechnic University di Cambridge.”,”MSPG-087″
“BROWNE E. Janet BYNUM William F. PORTER Roy, a cura”,”Dizionario di storia della scienza.”,”BROWNE E. J”,”SCIx-395″
“BROWNE Douglas G.”,”The Floating Bulwark. The Story of the Fighting Ship: 1514-1942.”,”‘Il baluardo galleggiante. La storia della nave da combattimento'”,”QMIN-091-FSL”
“BROWNING Christopher”,”Des hommes ordinaires. Le 101e bataillon de réserve de la police allemande et la Solution finale en Pologne.”,”Il libro di Browning racconta le ‘prestazioni’ del 101° battaglione di riserva della polizia tedesca nel distretto polacco occupato di Lublino. Erano cinquecento. La loro missione: ripulire i villaggi polacchi dagli ebrei. Dal luglio 1942 al novembre 1943, essi assassinarono con una pallottola in testa 38.000 vittime e altri 45.000 furono deportati verso Treblinka. L’inchiesta dell’autore si è valsa degli archivi giudiziari tedeschi dello Stato di Amburgo, contenenti elementi dei processi istruiti negli anni Sessanta. Processi che si conclusero con condanne di principio, ridicolmente sproporzionate rispetto ai delitti compiuti: all’epoca i criminali della seconda guerra mondiale avevano ripreso il loro posto di cittadini normali, inoffensivi e ‘molto ordinari’ (Patrick Kéchichian, Le Monde) (quarta di copertina)”,”QMIS-003-FSD”
“BRUBAKER Rogers”,”I nazionalismi nell’ Europa contemporanea.”,”Roger BRUBAKER è Prof di sociologia presso l’Univ di California. E’ autore di opere sulla teoria sociale, l’ immigrazione, la cittadinanza e lo status nazionale. Tra le principali ricordiamo ‘The limits of rationality’ (1984) e ‘Citizenship and nationhood in France and Germany’ (1992). Nota: ultime pagine del libro rovesciate”,”EURC-009″
“BRUBAKER Rogers”,”I nazionalismi nell’Europa contemporanea.”,”Rogers Brubaker è professore di sociologia presso l’Università di California. É autore di opere sulla teoria sociale, l’immigrazione, la cittadinanza e lo status nazionale; tra le principali ricordiamo: The limits of rationality e Citizenship and nationhood in France and Germany. Culla del nazionalismo moderno nel diciottesimo secolo, l’Europa sembrava destinata anche a diventarne la tomba. Invece, lungi dallo spingersi oltre lo Stato-nazione, l’Europa di oggi sembra aver ingranato una brusca marcia indietro con la disintegrazione dell’Unione Sovietica, della Jugoslavia e della Cecoslovacchia. Questa imponente riorganizzazione dello spazio politico ha generato forme di nazionalismo particolari, in alcuni casi esplosive; il nazionalismo autonomista delle minoranze nazionali, il nazionalismo ‘nazionalizzatore’ dei nuovi Stati nei quali le minoranze vivono, il nazionalismo che guarda oltre confine alle ‘patrie nazionali estere’, alle quali le minoranze sentono di appartenere etnicamente.”,”EURx-030-FL”
“BRUCE George”,”L’ insurrezione di Varsavia, 1° agosto – 2 ottobre 1944.”,”BRUCE George nato in Inghilterra nel 1921 ha combattuto sul fronte d’ Africa e di Grecia. Giornalista, ha lavorato per le agenzie di stampa Reuter e United Press International e per il Sunday Times. Stalin impedisce ai militari polacchi di soccorrere l’insurrezione di Varsavia. “”Varsavia, avrebbe potuto essere ancora salvata se i comandanti delle migliaia di uomini armati che si trovavano nelle regioni liberate dai sovietici avessero potuto raggiungere la città. I comandanti dell’esercito nazionale obbedirono immediatamente, ma la frattura ideologica tra i sovietici e il governo polacco di Londra ostacolò il piano. Il maggiore Zegota, per esempio, comandante della 27° diisione di fanteria che aveva combattuto nella Volhynia sotto il comando tattico sovietico, ai cui ordini era tuttora, chiese l’autorizzazione del comando russo per potersi recare immediatamente a Varsavia. I russi concessero a Zegota il permesso di trasferire la sua divisione sulla linea di combattimento che si trovava di fronte alla capitale: i suoi ufficiali però furono catturati in un’imboscata tesa da unità sovietiche e disarmati. Vennero quindi avviati ad un nuovo centro di raccolta, ma durante la marcia attraverso una foresta Zegota ordinò ai suoi uomini di disperdersi. Varie altre formazioni dell’esercito nazioanle furono bloccate, gli ufficiali arrestati e i soldati costretti ad entrare a far parte delle forze comuniste polacche””. (pag 177)”,”POLx-030″
“BRUCE George”,”L’insurrezione di Varsavia. 1° agosto – 2 ottobre 1944.”,”George Bruce, nato nel 1921 in Inghilterra, ha preso parte alla seconda guerra mondiale operando successivamente in Africa settentrionale, in Italia e in Grecia. Entrato nel giornalismo alla fine del conflitto, ha lavorato per le agenzie di stampa Reuter e United Press International, per il settimanale Illustrated e per il domenicale Sunday Times. Si è in seguito dedicato alla pubblicistica, scrivendo sopratutto opere di storia militare.”,”QMIS-010-FL”
“BRUCE George”,”Six Battles for India. The Anglo-Sikh Wars: 1845-6, 1848-9.”,”Comunità religiosa e politico-militare dell’India. Fu fondata nel Panjab da Nanak (1469-1539), nell’intento di divulgare la fede in un Dio unico e trascendente (Akal Purakh), da venerare nell’intimo della coscienza e servire all’interno della quotidiana dimensione sociale: di qui il rifiuto sia del ritualismo sia dell’ascetica rinuncia al mondo, nonché di ogni distinzione castale tra i seguaci del sikh panth («sentiero dei discepoli»). La comunità fu governata nei primi tempi da una successione di guru («maestri»). Al tempo del quinto guru Arjan (1563-1606) fu avviata la compilazione dell’adi Granth («libro primigenio»), il testo sacro dei s. consistente nella raccolta degli insegnamenti dei guru, custodito nello Harimandir, il Tempio d’oro situato nella città di Amritsar. Successivamente, quella che era stata in origine una semplice setta religiosa divenne altresì un’organizzazione politica e militare, consolidata per opera del decimo e ultimo guru, Gobind Singh (1666-1708), fondatore della , il quale nominò suo successore non un uomo, ma l’adi Granth, che da allora è noto come Guru Granth Sahib. Dopo la morte di Gobind Singh e dopo un periodo di disordini interni, i s. si affermarono come potenza regionale con Ranjit Singh, fondatore del cd. impero s. (1801). Alla sua morte (1839) il regno decadde rapidamente e i s. passarono sotto la sovranità inglese al termine delle due guerre anglo-s. (1845-46, 1848-49). Durante la Prima guerra mondiale oltre 100.000 s., inquadrati in un reggimento dell’esercito indiano, combatterono all’estero (Egitto, Palestina, Gallipoli, Francia); durante la Seconda guerra mondiale battaglioni s. furono impiegati in Birmania, in Italia, a el-’Alamein e in Iraq. All’epoca della decolonizzazione (1947), con la spartizione del Panjab fra Unione Indiana e Pakistan, la grande maggioranza dei s. residenti nel Panjab occidentale decise di migrare in India, dove però ottenne un’insufficiente compensazione per le perdite subite e spesso faticò a trovare accoglienza, disperdendosi in diverse regioni del Paese. Lo scontento si accentuò nel corso del quindicennio seguente, quando il movimento di rivendicazione di uno Stato separato in Panjab incontrò la ferma opposizione di J. Nehru, restio alla formazione di Stati su base religiosa. Con l’ascesa del leader moderato Fateh Singh come capo dei s., Nuova Delhi mutò atteggiamento e acconsentì alla creazione del Panjab (1966). Ciò tuttavia non pose fine ai contrasti; alla fine degli anni Settanta si affermò in Panjab una corrente radicale e violenta, capeggiata da Jarnail Singh Bhindranwale, che scatenò un’ondata di attentati e atrocità con l’obiettivo di ottenere uno Stato indipendente, denominato Khalistan. Con l’intervento dell’esercito indiano (operazione Blue star, 6 giugno 1984) il Tempio d’oro, ove si erano asserragliati i guerriglieri di Bhindranwale, fu attaccato e liberato. Alla carneficina rispose l’assassinio del primo ministro Indira Gandhi a opera di due guardie del corpo s. (31 ottobre). Nelle settimane seguenti i s. furono oggetto di una caccia all’uomo nella capitale e in altre città dell’India settentrionale. Le attività terroristiche in Panjab continuarono e nel maggio 1988 l’esercito effettuò una nuova incursione nel Tempio d’oro, anche se con esiti meno cruenti del 1984. Soltanto nella prima metà degli anni Novanta il movimento perse virulenza e il Panjab recuperò gradualmente la pace sociale e la normalità democratica. (trec)”,”QMIx-001-FSD”
“BRUCE Anthony”,”The Last Crusade. The Palestine Campaign in the First World War.”,”Anthony Bruce è autore di vari lavori di storia militare inclusi ‘An Illustrated Companion to the First World War’ e ‘An Encyclopaedia of Naval History’. Vive a Londra.”,”QMIP-002-FSD”
“BRÜCHER Bodo e altri”,”Forschungstand und Forschungslücken in der Geschichteschreibung der sozialistischen Arbeiterjugendbewegung.”,”Contiene il saggio di Bodo BRUCHER: ‘Zur Forschung und Darstellung der Geschichte der Arbeiterjugend – und Erziehungsbewegung im Raume der Sozialdemokratie’. (pag 5-16) “”Die Frage der Selbstorganisation und der Selbstverwaltung der Jugend und ihr Bestreben, eine eigene Organisatino mit eigenen Wegen aufzubauen, lief zunächst nicht gegen die Partei, im Gegenteil. Die Ideen der Selbstorganisation mündeten in die Entwicklung zum “”Geist von Weimar””. Die Autonomie der Arbeiterjugend wird von kommunistischen Historikern immer als eine Tendenz nach links interpretiert und begrüßt. Dies ist teilweise überhaupt nicht gewesen. Diese Selbstorganisation ist z.B. von Erich Ollenhauer, Franz Osterroth und Max Westphal sehr stark betont worden.”” (pag 25)”,”MGEx-175″
“BRUCHESI Jean”,”Histoire du Canada.”,”Contiene dedica BRUCHESI Jean fa parte della Societé Royale du Canada. “”Vinta, la Gran Bretagna non poteva disiteressarsi della sorte di quegli inglesi leali che intendevano rimanere sudditi britannici e vivere nei possedimenti britannici. Al congresso di Parigi, essa reclamò in loro favore, la restituzione dei beni e una completa amnistia. Ma il governo americano fece rispodenre che non aveva alcuna autorità in materia, ciascuna ex colonia rimanendo padrona delle regole interne. Tutto quello che l’ Inghilterra poté ottenere , nel testo stesso del trattato, fu una clausola secondo la quale il Congresso raccomandava la restituzione dei beni confiscati appartenuti a veri sudditi britannici; clausola, del resto, che rimase quasi lettera morta. Quanto alle migliaia di Lealisti che erano disposti a lasciare gli Stati Uniti, il governo monarchico si occupò di trasportali in Canada e di distribuire loro delle terre prese dagli immensi domini della Corona. Ordinò al Consiglio legislativo del Quebec di far procedere alla misura topografica di una certa estensione di territorio messa a disposizione dei Lealisti: civili, ufficiali, sottoufficiali e soldati.”” (pag 345)”,”CANx-004″
“BRUCKMÜLLER Ernst”,”Histoire sociale de l’ Autriche.”,”BRUCKMÜLLER Ernst è professore di storia economica e sociale all’ università di Vienna e autore di libri sulla storia della coscienza nazionale in Austria (1996), sulla storia della società austriaca (2001), sui simboli della identità austriaca (1997). Dal dispotismo illuminato alla società civile. “”La nascita di una società austriaca interregionale, provocata sia dalla penetrazione burocratica che dall’ integrazione economica, si sviluppa lentamente. Il punto di partenza era e rimane la corte degli Asburgo, con la sua nobiltà e la sua burocrazia. Fino al 1750, non c’è alcun dubbio che questo fenomeno non va molto lontano né molto in profondità. Le estensioni decisive – reclutamenti regolare, istituzione di organi burocratici anche al livello inferiore, integrazione economica definitiva – hanno luogo ulteriormente con l’ assolutismo riformato. Ma esse hanno messo radici nella società di corte.”” (pag 169)”,”AUTx-029″
“BRÜCKNER Alexander”,”Historia de la literatura rusa.”,”Contiene dedica ex-proprietario “”El artista más grande de la prosa rusa, su Flaubert, así come su represenante más libre de prejuicios es, sin disputa, Ivan S. Turguénev (1818-1883), artista únicamente, aunque le atribuyeran o le demandaran propósitos tendenciosos; por ello hallamos muchas veces a sus contemporáneos mal dispuestos contra él, y sólo la posteridad le ha hecho plena justicia””. (pag 144)”,”RUSx-122″
“BRUCLAIN Claude (pseudonimo)”,”Le socialisme et l’ Europe.”,”Stagnazione sovietica. “”Ecco venuto il tempo della vera destalinizzazione, quella delle intelligenze. Dopo che l’ URSS si è dotata di tutta una panoplia di armi nucleari e di vettori a lunga distanza, non può più invocare il tema dell’ accerchiamento capitalista e niente dovrà frenare lo sviluppo della sua produzione di beni di consumo. Ora, è precisamente dopo quest’ epoca che si trova obbligata ad ammettere la stagnazione relativa del suo livello di vita individuale””. (pag 32) Integrazione europea. “”Adesso, esiste in Francia un’ idea più popolare dell’ idea europea? La quale tuttavia è più che un’ idea: un sentimento, una immagine, un mito, che sospinge. Siamo al punto in cui gli stessi avversari dell’ Europa non osano più dirlo; (…). Il metodo comunitario, che consiste nel ricercare l’ accordo, non con la diplomazia tradizionale legata all’ ipocrisia e alla menzogna, ma con il lavoro in profondità in seno alle istituzioni comuni, sarà giudicato dagli storici futuri come il solo progresso decisivo che sia stato fatto nel corso dei secoli allo scopo di stabilire delle relazioni più armoniose tra i popoli.”” (pag 133)”,”EURx-184″
“BRUERS Antonio”,”Gabriele D’Annunzio. Il pensiero e l’azione.”,”BRUERS Antonio “”La guerra libica venne, annunciando, per usar la parola di un altro insigne poeta, che “”la grande proletaria s’era mossa””. (…) Certo, nessuno più di D’Annunzio ebbe, come ho provato con inconfutabile documentazione, la chiara visione che la guerra di Libia costituiva per l’Italia, non solo la prima affermazione nazionale al cospetto del mondo, ma anche il preludio alla grande guerra successiva””. (pag 263)”,”ITAB-300″
“BRUGUIER PACINI Giuseppe”,”Il pensiero di Werner Sombart 1863 – 1941.”,”Secondo SOMBART il capitalismo ha un elemento razionalizzato (che finisce necessariamente nel socialismo) e un elemento di irrazionalità che consiste nello spirito borghese SOMBART, Werner (Ermsleben 1863 – Berlino 1941), storico, sociologo ed economista tedesco. Dopo gli studi di diritto e di economia condotti a Berlino, Pisa e Roma, nel 1890 divenne professore di scienze economiche a Breslavia e, dal 1906, insegnò presso la scuola superiore commerciale di Berlino. Nel 1903, insieme con Max Weber e Josef Schumpeter, fondò l’ ‘Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik’ (Archivio di scienze sociali e politica sociale) e nel 1909, ancora con Weber e con Georg Simmel, la ‘Verein für Sozialpolitik’ (Società sociologica tedesca). A causa delle sue simpatie socialiste, nonostante godesse dell’appoggio di Weber, per molti anni gli fu negato l’insegnamento nell’università; solo nel 1917 ottenne una cattedra nell’università di Berlino. I primi lavori di Sombart, tra cui”,”TEOC-107″
“BRUHAT Jean PIOLOT Marc”,”Esquisse d’une histoire de la CGT 1895-1965.”,”opera tirata in 150 esemplari citaz post frontespizio di Benoit FRACHON In ultima commento René DUHAMEL Segr CGT”,”MFRx-015″
“BRUHAT Jean”,”Histoire du mouvement ouvrier francais. Tome Premier. Des Origines à la revolte des canuts.”,”prefazione di Gaston MONMOUSSEAU, segretario della CGT”,”FRAR-166″
“BRUHAT Jean”,”Histoire de l’ Indonesie.”,”Jean BRUHAT, professore all’ Institut d’ Etudes politiques de Paris”,”ASIx-063″
“BRUHAT Jean”,”Eugène Varlin. Militant ouvrier, révolutionnaire et Communard.”,”””Paul Lafargue ha assistito a questa riunione che, dopo una discussione animata di quattro ore, ha ratificato gli statuti dell’ organizzazione. Il 20 aprile, scrive a Karl Marx. “”Ciò che aveva di bello questa assemblea, era il bisogno di centralizzazione che tutti i membri sentivano e la coscienza netta e precisa che la classe operaia aveva la propria individualità come classe e il suo antagonismo contro la borghesia. Voi sareste stato felice d’ assistere a questa manifestazione, voi il cavaliere della lotta delle classi.”” E’ in questa lettera che Lafargue dice di Varlin che avva “”una influenza che non poteva essere più grande”” e che disponeva, in particolare, di una reale talento di organizzatore.”” (pag 158-159) Contiene dedica autore a Olga e Paul Meier.”,”MFRC-106″
“BRUHAT Jean”,”Le Centenaire du Manifeste. L’Europe, la France et le mouvement ouvrier en 1848. [Le Manifeste du Parti Communiste et le mouvement ouvrier français]”,”BRUHAT Jean agregé de l’Université “”Marx et Engels ont démontré que le prolétariat ne peut pas s’il est seul remporter la victoire. Il est normal qu’autour de lui se rassemblent tous ceux – paysans, petits bourgeois – qui souffrent de l’oppression. Le prolétariat est la première classe qui en se libérant libère l’humanité. “”Toutes les classes qui, dans le passé, s’emparaient du pouvoir, essayaient de consolider leur propre mode d’appropriation. Les prolétaires ne peuvent s’emparer des forces productives sociales, qu’en abolissant le mode d’appropriation en vigueur jusqu’à nos jours”” (Manifeste)”” [Jean Bruhat, Le Centenaire du Manifeste. L’Europe, la France et le mouvement ouvrier en 1848]”,”MFRx-332″
“BRUHAT Jean IOANNISSIAN A. DAUTRY Jean ZILBERFARB J. DUROSELLE J.B. GUIRAL P. REBERIOUX Madeleine”,”La Pensée Socialiste devant la Révolution française. La révolution française et la formation de la pensée de Marx (Jean Bruhat); Jaurès historien de la révolution française (Madeleine Rébérioux); Proudhon et la révolution française (P. Guiral); Buchez et la révolution française (J.B. Duroselle); La révolution nécessaire d’après Claude-Henry de Saint-Simon (Jean Dautry); La première ébauche du “”plan”” de Lange (A. Ioannissian); ‘Sur l’auteur de “”L’avant-coureur du changement du monde entier””‘ (A. Ioannissian).”,”Collignon, Lange, Saint-Simon, Fourier, Buchez, Proudhon, Marx, Jaurès Contiene i saggi: – ‘Sur l’auteur de “”L’avant-coureur du changement du monde entier””‘ (Collignon) di A. Ioannissian – La première ébauche du “”plan”” de Lange (François-Joseph Lange), di A. Ioannissian -“”La révolution nécessaire d’après Claude-Henry de Saint-Simon”” di Jean Dautry – “”Buchez et la révolution française””, di J.B. Duroselle – “”Proudhon et la révolution française”” di P. Guiral – “”La révolution française et la formation de la pensée de Marx”” di Jean Bruhat — “”Jaurès historien de la révolution française”” di Madeleine Rébérioux. Bruhat ha scritto un breve saggio sul pensiero di Marx sulla rivoluzione francese con lo pseudonimo di Jean Montreau (La Révolution française et la pensée de Marx, ‘La Pensée’, n. 3, oct-nov-dec 1939, pp. 24-38) (citato a pag 126 del saggio di J. Bruhat) Citato saggio di Jacques Droz: ‘L’influence de Marx en Allemagne pendant la révolution de 1848’ in Recueil de la Societé d’histoire de la revolution de 1848, 1954 (citato stessa pagina da J. Bruhat) Karl marx ne nous a laissé d’ouvrage historique (au sens étroit, presque universitaire du mot, car ‘Le Capital’ doit être considéré avant tout comme l’histoire du capital) que sur des événements strictemente contemporains: les révolutions de 1848 et la Commune de Paris. Il n’y a qu’une exception; elle est le fait de Friedrich Engels (que je ne pourrai pas distinguer de Marx au cours de cette étude) à qui on doit, parue en 1850, une étude sur ‘La guerre des paysans’. Mais il est tout de suite important de rappeler que Karl Marx avait eu l’intention d’écrire une histoire de la Convention. Nous avons à ce propos le témoignage d’Arnold Ruge: trois lettres successives, mais de la même époque et toutes trois de Paris, d’autant plus probantes que Ruge est alors assez critique pour Marx. 15 mai 1844, Ruge écrit à Feuerbach: « Marx veut … écrire l’histoire de la Convention; il a accumulé a cet effet la documentation nécessaire et est arrivé à des conceptions nouvelles et très fécondes. Il a abandonné de nouveau la critique de la ‘Philosophie du Droit de Hegel’ et veut utliser son séjour à Paris pour écrire ce livre sur la Convention, ce qui est parfaitement juste». 9 juillet 1844: une nouvelle lettre de Ruge à Fleischer: «Il (Marx) projetait de faire un traité de politique qu’il n’a malheureument pas encore rédigé. Puis il voulait écrire une histoire de la Convention et a énormément lu à cet effet Maintenant, il paraît avoir de nouveau abandonné ce projet». 28 août 1844, Arnold Ruge écrit à Dunker: «Marx voulait critiquer le Droit naturel de Hegel du point de vue communiste puis écrire une histoire de la Convention, enfin une critique de tous les socialistes. Il veut toujours écrire sur ce qu’il a lu en dernier lieu, mais continue sans arrêt ses lectures et en fait de nouveau extraits. Je crois encore possible qu’il écrive un très grand livre, pas trop abstrait, dans lequel il fourrera tout ce qu’il a lu» (10). (pag 127-128) I quaderni di Marx con riflessioni sulla rivoluzione francese (pag 141-142-143) Rivoluzione come modello per la teoria e pratica rivoluzionaria (pag 161) Marx analizza il ritmo della rivoluzione francese (pag 163) Una rivoluzione che non avanza arretra (pag 164) La rivoluzione francese è una delle fonti del marxismo (pag 169) Nella biblioteca di Marx un gran numero di lubri sulla rivoluzione (v. p. 141-142)”,”FRAR-418″
“BRUMM John M. REEDY Theodore W.”,”Il movimento sindacale negli Stati Uniti.”,”La nascita della AFL, la Federazione Americana del Lavoro. “”Nel 1881, sei delle più importanti unioni di mestiere – quelle dei tipografi, dei siderurgici, dei modellatori, dei sigarai, del falegnami e dei vetrai – e vari altri gruppi operai si riunirono a Pittsburgh, creando la Federazione dei Mestieri Organizzati e delle Unioni Operaie (Federation of Organized Trades and Labor Unions). I suoi dirigenti erano Samuel Gompers e Adolph Strasser, ambedue dell’Unione dei Sigarai. All’inizio la Federazione aveva approssimativamente 45.000 membri; per cinque anni restò debole ed offuscata dal fiorente Ordine dei Cavalieri del Lavoro. Quando i Cavalieri, nel loro Congresso annuale del 1886, si rifiutarono di rispettare la giurisdizione delle grandi Unioni di Mestiere, parecchie di queste ultime si riunirono a Columbus, Ohio, e fondarono la Federazione Americana del Lavoro. La F.O.T.L.U., che trovavasi riunita a Congresso anche essa a Columbus, si fuse col nuovo gruppo. Gompers fu eletto Primo Presidente della nuova Federazione, posto che tenne, con l’interruzione di un anno (1894-95) fino alla morte, avvenuta nel 1924. La forza della AFL si basava anzitutto sulle unioni dei carpentieri, dei sigarai, dei tipografi, dei siderurgici e dei modellatori in ferro, cominciò con circa 138.000 membri nel 1886, e quel numero andò gradatamente raddoppiandosi nei dodici anni seguenti”” (pag 17)”,”MUSx-005-FV”
“BRUN Jeanine presentazione”,”America! America! Trois siècles d’ émigration aux Etats-Unis (1620-1920).”,”Contiene dedica curatrice a M.L. Genet Jeanine BRUN è agregée d’ histoire et attachée de recherche au CNRS. Ha preparato una tesi sull’ immigrazione americana nell’ epoca moderna. Foto da pagina 128 (inserto): la migliore classe operaia inglese è attirata dagli alti salari Regolamentazione dell’ immigrazione. Verso la metà del XIX secolo, l’ immigrazione negli Stati Uniti emerge infine agli occhi degli governi e delle opinioni pubbliche come un fenomeno di massa che occorre regolamentare. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti, furono votate delle leggi per assicurare un minimo di onestà, di igiene e di regolarità nel grande commercio quale era il trasporto degli immigrati. Tra il 1842 e il 1855 le leggi inglesi prescrissero la registrazione e la cauzione degli agenti delle compagnie marittime e dei loro “”procacciatori””. Un ‘Passenger Act’ del 1842, un altro del 1855 prescrissero una ispezione delle navi, delle norme sulla cubatura dell’ aria, d’ igiene e di alimentazione. Ci dovrà essere d’ora in poi un rapporto fisso tra il tonnellaggio delle navi e il numero di passeggeri (due passeggeri per cinque tonnellate). Erano previsti due luoghi di movimento per cento passeggeri. Le razioni alimentari erano determinate precisamente. A partire da cento passeggeri, la nave doveva avere a bordo un cuoco. Dopo il 1847, l’ anno terribile, un medico deve imbarcasi su quasi tutte le navi. Quasi alla stessa data, si varano leggi americane equivalenti. L’ immigrazione irlandese del 1847 è una tragedia della miseria, del laisser-faire, della sotto-amministrazione volontaria inglese e americana. In quell’ anno , circa 150 mila irlandesi cacciati dalla “”fame della patata””, s’imbarcarono per l’ America del Nord. In tempi normali, New York o Boston sarebbero state il punto di destinazione per questi emigranti poco preoccupati di ritrovare oltre Atlantico un’altra Inghilterra. Ma gli Stati Uniti aveva adottato un ‘Passenger Act’ più severo, e gli Stati di New York, e del Massachusetts adottarono, per sbarrare l’ entrata all’ afflusso prevedibile degli irlandesi, delle leggi che prevedevano della ammende alla compagnie di navigazione che facevano arrivare degli ‘immigrati suscettibili di cadere’ a carico del pubblico. La maggior parte di quest’ondata fu deviata verso il Quebec.”” (pag 67-68)”,”CONx-146″
“BRUN Jean”,”Epicuro.”,”Jean Brun, docente all’Università di Digione. Ha scritto molti testi di storia della filosofia antica, tra cui in italiano ‘Socrate’ e ‘Platone’. “”Le qualità delle cose dipendono dalla loro struttura atomica e le modifiche delle loro qualità dipendono dalle modifiche dell’ordine e della posizione degli atomi che le compongono, possiamo pertanto parlare di tali qualità soltanto in relazione ai corpi composti. In questo infatti le qualità sono esperienze che dipendono dalle sensazioni, esperienze generate dalla forma e dalla grandezza degli atomi; per Epicuro, invece, le qualità non hanno questa specie di esistenza che dipende dall’esperienza del soggetto, appartengono alle cose e le nostre sensazioni non sono che esperienze di una realtà qualitativa che è all’esterno, ciò che noi percepiamo si trova nelle cose. Le qualità possono essere sia degli attributi sia degli accidenti (47). Gli attributi appartengono ai corpi in modo permanente, per esempio la forma, il colore, la grandezza e il peso. I nostri sensi possono distinguerli e sono reali, non devono essere visti come essenze che possiedono un’esistenza propria – e qui Epicuro guarda al platonismo o piuttosto a una tradizione platonica – poiché non esistono al di fuori dei corpi ai quali appartengono. Gli accidenti sono delle qualità che possono appartenere ai corpi saltuariamente e di conseguenza a titolo provvisorio; Lucrezio prende come esempio la schiavitù e la libertà, la povertà e la ricchezza, la guerra e la pace e infine identifica l’avvenimento e l’accidente: «Non vi è avvenimento compiuto che non possa venire qualificato come accidente sia delle generazioni sia delle regioni che l’hanno visto prodursi» (48). Epicuro definisce il tempo «l’accidente degli accidenti»: «Accompagna i giorni e le notti, le stagioni, gli stati affettivi e impassibili, i movimenti e gli stati di riposo. Tutto ciò rappresenta gli accidenti degli attributi e il tempo che li accompagna potrebbe a buon diritto essere chiamato l’accidente degli accidenti» (49)”” (pag 58-59)”,”FILx-002-FMP”
“BRUNAZZI Marco Direttore Istituto”,”Catalogo dei periodici.”,”Il Direttore dell’Istituto è Marco BRUNAZZI. Nel catalogo si riporta ‘Lotta comunista’”,”EDIx-007″
“BRUNAZZI Marco FUBINI Anna Maria a cura”,”Ebraismo e cultura europea del ‘900.”,”Saggi di Stefano LEVI DELLA TORRE Gilles BERNHEIM Sergio QUINZIO Gavriel LEVI Henri ATLAN Riccardo DI-SEGNI Claude RIVELINE Tullio REGGE Pier Cesare BORI David MEGHNAGI Gilles BERNHEIM Guido FINK Marino FRESCHI Celeste NICOLETTI Enrico FUBINI Olivier REVAULT D’ALLONNES Eugenio GENTILI TEDESCHI Contiene il saggio di David MEGHNAGI: ‘Isaac Deutscher, un ebreo di confine’ (pag 113-123) Marx e la questione ebraica (pag 110) “”Il contributo ebraico alla storiografia è connesso al contributo ebraico alla cultura moderna sotto il profilo della secolarizzazione, intesa come organizzarsi della cultura e della società in base a principi razionali distinti da quelli della religiosità confessionale. La conquista della modernità non si identifica solo con la secolarizzazione, e il contributo di intellettuali di estrazione ebraica non é l’unico, e neppure, all’inizio, quello decisivo. E tuttavia ad un certo punto questo contributo è fondamentale, e può essere colto con chiarezza rileggendo la ‘Questione ebraica’. Marx rifiuta la proposta di un’emancipazione astratta dell’ebraismo attraverso lo spiritualismo cristiano. Bauer diceva: “”Se vogliono diventar liberi, gli ebrei non devono professare il cristianesimo, ma un cristianesimo dissolto, una religione dissolta in generale, cioè l’illuminismo, la critica e il loro risultato, la libera umanità””. Marx rispondeva: “”Si tratta ancor sempre per gli ebrei di una professione di fede, ma non più di professare il cristianesimo, bensì un cristianesimo dissolto… L’ebreo … per emanciparsi ha da sostenere non soltanto il suo proprio lavoro, ma anche il lavoro del cristiano, la ‘Critica dei sinottici’, la ‘Vita di Gesù’, ecc…. Noi cerchiamo di rompere la formulazione teologica della questione. La questione della capacità dell’ebreo ad emanciparsi si trasforma per noi nella questione di quale particolare elemento sociale sia da superare per sopprimere l’ebraismo. Infatti la capacità di emanciparsi dell’ebreo di oggi è il rapporto del giudaismo verso l’emancipazione del mondo di oggi””. Marx avverte il pericolo consistente in una emancipazione mediata attraverso l’assimilazione a un cristianesimo finché si vuole critico, spiritualistico, illuminista o idealista, ma sempre cristianesimo. L’emancipazione si darà solo agendo su un “”particolare elemento sociale””, ovvero “”trasformando la critica del cielo in critica della terra, la critica della religione in critica del diritto, la critica della teologia in critica della politica””, secondo le famose espressioni della ‘Critica della filosofia del diritto’ di Hegel””. [Pier Cesare Bori, Ebraismo e storiografia. Linee di una possibile trattazione] [(in) Ebraismo e cultura europea del ‘900, a cura di Marco Brunazzi e Anna Maria Fubini, 1990] (pag 109-110)”,”EBRx-049″
“BRUNDU OLLA Paola”,”L’ equilibrio difficile. Gran Bretagna, Italia e Francia nel Mediterraneo (1930-1937).”,”Francia e Italia. “”Un patto mediterraneo, più precisamente una “”Locarno mediterranea””, rientrava a pieno diritto nella più articolata politica di sicurezza inaugurata da Parigi dopo Locarno e poteva essere considerato come un efficace tentativo di cristalizzare la situazione nel Mediterraneo a scapito delle aspirazioni italiane. Considerato il rinnovato dinamismo che Mussolini si proponeva di imprimere alla politica mediterranea dell’ Italia, si può comprendere quanto scarse fossero le possibilità di successo dell’ iniziativa francese a Roma, dove un’ eventuale adesione alla “”Locarno mediterranea”” veniva considerata come un’ implicita rinuncia alle speranze di estendere l’ influenza italiana ed una passiva accettazione del ruolo secondario dell’ Italia quale Potenza mediterranea.”” (pag 5)”,”ITQM-108″
“BRUNE Lester H., consulting editor: Donald R. WHITNAH”,”Chronological History of United States Foreign Relations. 1776 to January 20, 1981. Volume II. 1921-1981.”,”””10 marzo – 24 aprile 1947. I ministri degli esteri dei quattro grandi continuano ad essere in disaccordo sulla Germania. I sovietici vogliono 10 $ milardi di riparazioni, cosa che va contro la politica britannica e americana di redere la Germania Occidentale in grado di auto-sostenersi””. “”12 marzo 1947. La dottrina Truman é esposta dal presidente in una discorso al Congresso. (…)”” (pag 861) (…) “”5 giugno 1947. Il segretario di Stato Marshall propone un aiuto economico che consenta alle nazioni europee di risollevare la loro economia. (…)””. (pag 862)”,”USAQ-042″
“BRUNEL Françoise”,”Thermidor. La chute de Robespierre.”,”BRUNEL Françoise Questione salariale in primo piano. “”Mais c’était, toutefois, le maximum des salaires qui générait les plus graves problèmes. En floréal, l’agitation était grande tant parmi les ouvrières des filatures municipales que chez les ouvriers plâtriers, les débardeurs des quais, les garçons boulangers ou les râpeurs de tabac. Après un bref répit, les employés des manufactures d’armes et de poudre, de salpêtre, de fabrication d’assignats prenaient le relais. Bientôt les portefaix, les charretiers réclamaient de substantielles augmentations de gages, les faïenciers allant même jusqu’à exiger le doublement de leurs salaires. Le 17 messidor an II (5 juillet 1794), la municipalité décidait d’adopter un “”tarif maximum des salaires, façons, gages, mains d’oeuvre, journées de travail dans l’étendue de la commune de Paris””. Publié le 5 thermidor (23 juillet), il mécontenta gravement la population salariée. George Rudé et Albert Soboul y ont vu l’une des causes essentielles de la passivité sectionnaire le 9 thermidor et une “”option de classe”” de la “”Commune robespierriste””. (pag 75)”,”FRAR-373″
“BRUNELLI Roberto”,”Storia di Gerusalemme.”,”Don Roberto Brunelli è studioso di storia e storia dell’arte.”,”VIOx-212″
“BRUNELLI Bruno CABIBBO Nicola CARERI Giorgio CONVERSI Marcello FROVA Andrea MARAVIGLIA Bruno SCHAERF Carlo”,”La natura della materia.”,”Gli autori dei saggi di cui si compone il volume, Bruno Brunelli, Nicola Cabibbo, Giorgio Careri, Marcello Conversi, Andrea Frova, Bruno Maraviglia e Carlo Schaerf, sono scienzati tra i più noti e prestigiosi a livello internazionale. Giorgio Tecce è preside della Facoltà di Scienze dell’Università La Sapienza di Roma. Presso la stessa Università Salvatore Cunsolo è direttore del Dipartimento di Fisica. L’onorevole Renato Nicolini è assessore alla Cultura del Comune di Roma, del cui ufficio Affari Scientifici fanno parte Wilma Di Palma, che ne è la responsabile, e Tina Bovi.”,”SCIx-237-FL”
“BRUNELLO Bruno”,”Il pensiero politico italiano dal Romagnosi al Croce.”,”””Il Ferrari abbandona però ben presto la filosofia politica e discende sul terreno concreto della realtà storica, anche se questa verrà alquanto deformata dalla prepotenza dei principii. Negli opuscoli intitolati: La Federazione repubblicana (1851), e L’ Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851 (1852), egli definisce il suo programma politico con particolare riferimento alle attuali condizioni dell’ Italia. Constatava intanto che l’ Italia aveva otto centri, e affermava che il diritto esigeva che in tutti questi otto centri si producesse la rivoluzione, che vi convocasse otto assemblee, che vi proclamasse otto repubbliche, le quali poi si unissero per mezzo di una assemblea centrale, formando una federazione repubblicana. Il principio di nazionalità doveva essere salvaguardato, allo scopo di impedire una restaurazione del papato e dell’ impero che lo straniero volesse tentare.”” (pag 159)”,”ITAB-135″
“BRUNELLO Piero”,”Storie di anarchici e di spie. Polizia e politica nell’Italia liberale.”,”BRUNELLO Piero insegna storia sociale nell’Università Ca’ Foscari di Venezia.”,”ANAx-352″
“BRUNET Jean Paul”,”Saint-Denis la ville rouge 1890 – 1939. Socialisme et communisme en banlieue ouvriere.”,”Strutture economiche e sociali, boulangismo, vittoria socialismo nel 1892 socialismo municipale, condizioni vita operaia difficoltà organizzazione sindacato scioperi lotte operaie Primo Maggio, anarchismo, cattolici, repubblicani, risultati elettorali, periodo rivoluzionario 1919, nascita PCF 1920, Doriot deputato poi sindaco, struttura PCF altri partiti correnti pol, JC, MOE, SRI, SOI, rottura Doriot scissione, Doriot vs PCF, lotta PPF-PCF, evoluzione PPF 1938 – 1939. L’A nato nel 1938, già allievo della Ecole Normale Superieure, storico, è dal 1970 maitre-assistant all’Univ di Paris I. Ha compiuto ricerche sul socialismo e comunismo francese. E’ poi nominato Professore di storia all’Univ d’Orleans.”,”MFRx-091″
“BRUNET Jean-Paul”,”Histoire du Parti Communiste Français, 1920-1996.”,”BRUNET Jean-Paul è professore all’ Ecole normale superieure. Tentata collaborazione del PCF con il nazismo. “”Il partito concentrava in effetti i suoi colpi sul governo Petain formato il 17 giugno, poi sul regime di Vichy, come pure sul partito socialista, ma risparmiava la Germania, dato che aveva sollecitato la ricomparsa legale de L’ Humanité. Sotto la responsabilità di Jean Catelas e di Maurice Treand, membri del CC, furono effettuati dei contatti in questo senso, a due riprese, il 18 giugno, poi a fine giugno, presso il kommandantur di Parigi. I tedeschi, dapprima favorevoli, si erano limitati a far liberare vari emissari del PC che la polizia francese aveva arrestato. La congiuntura politica, la presenza al potere di un Petain che gli era molto utile, non giustificava ai loro occhi che essi lo contrariassero con la legalizzazione delle attività comuniste. ‘Gli archivi dell’ Internazionale comunista mostrano che questi tentativi, propri a tutti i PC dei paesi occupati dai tedeschi (il PC belga, olandese, norvegese e danese ottenero allora la riapparizione legale della loro stampa), furono effettuati sotto la responsabilità di J. Duclos, “”numero uno”” della direzione del PCF in assenza di M. Thorez’. Altro esempio di “”bugia pietosa””, quella del volantino “”Popolo di Francia!”” firmato da Thorez e Duclos detto “”Appello del 10 luglio 1940″”.”,”PCFx-030″
“BRUNET Jean-Paul a cura; testi di Jules HUMBERT-DROZ André MARTY André FERRAT Albert VASSART L. TROTSKY Maurice THOREZ Henri BARBE’ Jacques DUCLOS Robert WOHL Georges COGNIOT Jean Paul BRUNET André FERRAT Jacques CHAMBAZ Gilbert D. ALLARDYCE Dieter WOLF Annie KRIEGEL Leon BLUM Jacques FAUVET”,”L’ enfance du Parti communiste (1920-1938).”,”BRUNET Jean-Paul Maitre-Assistant à l’ Université de Paris I. Testi di Jules HUMBERT-DROZ André MARTY André FERRAT Albert VASSART L. TROTSKY Maurice THOREZ Henri BARBE’ Jacques DUCLOS Robert WOHL Georges COGNIOT Jean Paul BRUNET André FERRAT Jacques CHAMBAZ Gilbert D. ALLARDYCE Dieter WOLF Annie KRIEGEL Leon BLUM Jacques FAUVET Partito comunista francese: la svolta verso il patriottismo e la bandiera tricolore. “”Le patriotisme du PCF. – ‘Le tournant de juin 1934 ne tarda pas à faire sentir ses effets, du point de vue doctrinal comme dans le domaine de la tactique et de l’action quotidienne. Le PCF, qui avait jusqu’alors dénoncé l’impérialisme francais en Europe, comme fondé sur l’injuste système mis en place à Versailles, et son “”agressivité constante contre l’Union soviétique”” (M. Thorez, 1931), adopta des allures patriotiques; comme en témoigne le ‘Document II’: Jacques Duclos, dans ce discours prononcé au stade Buffalo le 14 juillet 1935, après qu’eut été prêté le “”serment du Front populaire””, revendique conjointement l’héritage de 1789 et de 1917, le drapeau tricolore et le drapeau rouge, la Marseillaise et l’Internationale. Un an après, à l’occasion du centenaire de la mort de Rouget de L’Isle, Thorez, inaugurant à Ivry la statue du célèbre patriote, insiste davantage encore sur cette synthèse nécessaire (discours dit la Marseillaise, 27 juin 1936).”” (pag 15)”,”PCFx-072″
“BRUNETTA Renato”,”La fine della società dei salariati. Dal welfare state alla piena occupazione.”,”Renato Brunetta è stato professore di economia del lavoro alla seconda Università di Roma.”,”ECOS-002-FV”
“BRUNETTA Ernesto, collaborazione di Gabriella GUERRA BRUNETTA”,”1941. La guerra da europea a mondiale.”,”Ernesto Brunetta, nato a Treviso nel 1934, laureato in filosofia presso l’Università di Padova, ha svolto attività di docente e di preside nelle scuole superiori e ha insegnato Storia contemporanea presso la facoltà di Magistero dell’Università di Padova. I suoi studi storici sono stati pubblicati da varie case editrici tra cui Einaudi, Laterza, Feltrinelli. Gabriella Brunetta, Venezia, 1939 laureata in Lingue e Letteratura Straniere presso l’Università degli Studi di Venezia. ‘La Carta Atlantica. ‘Libertà dal bisogno e libertà dalla paura’ ‘L’evento più importante dell’agosto 1941 avvenne lontano dal principale teatro di operazioni in essere in quel momento. Infatti il 15 di quel mese, nelle placide acque di una ben protetta baia canadese, si incontrarono Churchill e Roosevelt, cioè il presidente di un paese che formalmente non era ancora entrato in guerra, benché, attraverso la legge cosiddetta Affitti e Prestiti che Roosevelt aveva fatto approvare l’11 marzo dal Congresso a maggioranza democratica, di fatto già lo fosse. Secondo questa legge, scrive infatti Cartier: “”A tutte le nazioni la cui difesa sarà giudicata vitale per quella degli Stati Uniti, il presidente potrà vendere, trasferire, scambiare, affittare, prestare o alienare, in qualsiasi maniera, qualsiasi strumetno di difesa che a lui sembrerà appropriato. Viene lasciata al presidente la libertà totale per designare le nazioni beneficiarie e non viene posta alcuna limitazione alla natura e all’ammontare dell’aiuto””. Fu in forza di questa legge che furono, per esempio, fatti affluire alla Gran Bretagna, oltre a una notevole quantità di aiuti, 50 cacciatorpediniere, utilissimi per la caccia ai sommergibili avversari. (…) Importante, nella Carta Atlantica, era il richiamo alla quattro libertà fondamentali, perché se due di queste – di parola e di stampa – si richiamavano a principi che risalivano all’Illuminismo e agli immortali principi della Rivoluzione francese, le altre due – la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura – richiamavano all’attualità, portavano al proscenio delle idee proprie del XX secolo e tendevano a dare una qualche dimensione sociale a principi fino a quel momento legati esclusivamente all’individuo. Sembra comunque opportuno riportare integralmente i puntii 3 e 6 della Carta: “”3. Essi (i governi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito) rispettano il diritto di tutti i popoli a scegliere la forma di governo da cui intendono essere retti; desiderano veder restaurati i diritti sovrani e l’autonomia di quei popoli che ne sono stati privati con la forza””; 6. Dopo la distruzione definitiva della tirannide nazista, essi sperano di veder instaurata una pace che consenta a tutte le nazioni di vivere sicure entro i loro confini e dia la certezza che tutti gli uomini, in tutti i paesi, possano vivere la loro vita liberi dal timore e dal bisogno”””” (pag 83-84) Bibliografia. – Ernesto Brunetta, ‘Il Veneto e la resistenza nel ’44’, Editoriale Programma, 2014, pag 120 Euro 7.40 Il vento di follia continua a soffiare nel 1941, che vede l’indebolirsi della posizione italiana su tutti i fronti, ma soprattutto l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti d’America, in quanto aggrediti rispettivamente dalla Germania e dal Giappone. Hitler intervenne prima nella penisola balcanica per assicurarsi generi alimentari e petrolio, nonché garantirsi le spalle coperte in vista dell’imminente attacco avvenuto a giugno. Nell’est europeo i nazisti combattono nella convinzione che il nemico bolscevico, più che vinto, dovesse essere sterminato per liberare lo spazio vitale dovuto alla razza ariana. Dall’altro capo del mondo, il 7 dicembre la proditorietà dell’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor determinò la dichiarazione di guerra da parte di Roosevelt. Si delinearono così i poderosi schieramenti chiamati a contrapporsi quasi in ogni angolo del pianeta, mentre la stesura della Carta Atlantica dichiarava per la prima volta quali fossero gli scopi della coalizione che si definì come Nazioni Unite.”,”QMIS-328″
“BRUNETTA Renato a cura di, Saggi di Simone BALDELLI Gianni BOCCHIERI Giuliano CAZZOLA Davide GIACALONE Francesco PASQUALI Alessandra SERVIDORI”,”Giù le mani dalla Legge Biagi. Il libro bianco in difesa dei giovani e dei non garantiti.”,”Renato Brunetta è profesore di economia del lavoro presso la II Università di Roma Tor Vergata ed è membro del Comitato di presidenza di Forza Italia. É parlamentare europeo all’interno del gruppo cristiano-democratico. Marco Biagi nato a Bologna il 24 novembre 1950 e morto a Bologna il 19 marzo 2002 (assassinato). É stato un giurista italiano, ha frequentato la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna ed ha perfezionato in Diritto del lavoro presso il Collegio medico-giuridico di Pisa (Attuale Scuola Superiore Sant’Anna) sotto la guida di Luigi Montuschi, in quegli anni entra nella redazione della rivista Quale Giustizia, diretta da Federico Governatori. Negli anni settanta si avvicina al Movimento Politico dei Lavoratori di Livio Labor, che di lì a poco confluirà nel PSI.”,”DIRx-004-FL”
“BRUNETTI Fabrizio”,”Profilo storico dell’urbanistica. Dalle origini al Settecento.”,”Fabrizio Brunetti, nato a Firenze nel 1943, è attualmente professore di Indirizzi dell’architettura moderna presso la Facoltà di architettura di Firenze. E’ autore di vari volumi sul tema.”,”VARx-597″
“BRUNHES Alain”,”Fernand Braudel.”,”BRUNHES, dottore in storia, ha fatto i suoi studi e condotto le sue ricerche sotto la direzione di Denis RICHET, all’ EHESS. E’ professore di scienze umane al Polo universitario Leonardo da Vinci (Paris La Defense). C’era inimiciza tra BRAUDEL e Robert MANDROU (storico delle mentalità) all’ interno delle Annales.”,”STOS-077″
“BRUNHOFF Suzanne de”,”Capitalisme financier public. Influence économique de l’Etat en France (1948-1958).”,”BRUNHOFF Suzanne de, chargée de recherches au CNRS. “”Les bases d’un certain contrôle conjoncturel des soldes de la loi de finances ont été posées, les investissements publics étant pris comme la principale variable d’ajustement, en particulier sous leur forme de prêts au secteur poductif, ce qui a diminué l’importance du Trésor “”banquier d’affaires””. Ces divers éléments doivent être compris ‘ensemble’ pour apprécier le rôle de l’Etat. On peut dire comme le fait Ch.P. Kindleberger (2) que seule l’intervention de l’Etat français en matière d’investissement a contribué à la renaissance économique d’après-guerre, rien ne permettant d’attribuer une grande signification aux politiques monétaires qui n’ont fait “”que remettre les choses en place sans rien construire de neuf””. Mais toute la question est de voir ‘comment’ les décisions publiques d’investissement et ces politiques de “”remise en place”” se sont ajustées en ‘une’ politique, ce que nous avons tenté de faire en examinant certains aspects de la politique financière””. (2) Dans ‘A la recherche de la France’ (op. cit.) p. 173″,”FRAE-029″
“BRUNI Franco RONZITTI Natalino a cura; saggi di Alessandro COLOMBO e Fulvio ZANNONI Maurizio MOLINARI Boris BIANCHERI CHIAPPORI e Francesco PASSARELLI Lucia Serena ROSSI Antonio MISSIROLI Giovanni GASPARINI Tito BOERI e Maurizio FERRERA Franco BRUNI Lelio IAPADRE e Fabrizio ONIDA Mario SARCINELLI Federico RAMPINI Alberto PARENTI e Daniela POZZI Marco ZUPI Ferruccio PASTORE Ettore GRECO Roberto ALIBONI Silvia ANGUZZA e Stefania BAZZONI Pierluigi VALSECCHI Nicola CASARINI e Maria WEBER”,”L’Italia e la politica internazionale. Edizione 2001.”,”Saggi di Alessandro COLOMBO e Fulvio ZANNONI Maurizio MOLINARI Boris BIANCHERI CHIAPPORI e Francesco PASSARELLI Lucia Serena ROSSI Antonio MISSIROLI Giovanni GASPARINI Tito BOERI e Maurizio FERRERA Franco BRUNI Lelio IAPADRE e Fabrizio ONIDA Mario SARCINELLI Federico RAMPINI Alberto PARENTI e Daniela POZZI Marco ZUPI Ferruccio PASTORE Ettore GRECO Roberto ALIBONI Silvia ANGUZZA e Stefania BAZZONI Pierluigi VALSECCHI Nicola CASARINI e Maria WEBER Contiene il paragrafo: ‘Alcune tendenze evolutive dei flussi clandestini’ (pag 263-273) (frontiere e respingimenti), e ‘Programmazione dei flussi e ammissione’ (saggio di Ferruccio Pastore)”,”ITQM-207″
“BRUNI Michele CANDELA Guido GARDINI Attilio MATTEUZZI Massimo PALAZZI Maura”,”Investimenti in costruzioni e mercato del lavoro in Emilia Romagna. Un modello per la previsione degli effetti del piano decennale.”,”Gli autori sono docenti nella facoltà di economia e commercio dell’Università di Bologna.”,”ECOS-002-FP”
“BRÜNING Heinrich”,”Mémoires (1918-1934).”,”””Sul piano dottrinale un abisso mi separava dalla socialdemocrazia. Ma, come Stresemann e molti altri, ero arrivato mio malgrado alla convinzione che, quando si trattava di salvare la patria in pericolo senza per questo cedere a brutali richieste al governo, ci si poteva fidare più della SPD che della destra del tipo pangermanista di Hugenberg””. (pag 275)”,”GERG-053″
“BRUNNER Otto”,”Storia sociale dell’Europa nel Medioevo.”,”Otto BRUNNER fu Prof di storia medievale e moderna all’Univ di Amburgo. Tra i suoi numerosi studi di storia medevale e sociale ricordiamo ‘Terra e potere (Milano 1985), ‘Per una nuova storia costituzionale e sociale’ (Milano, 1974) e ‘Vita nobiliare e cultura europea’ (Bologna, 1972).”,”EURx-064″
“BRUNNER Otto”,”Storia sociale dell’ Europa nel Medioevo. (Tit.orig.: Sozialgeschichte Europas im Mittelalter)”,”2° copia Otto BRÜNNER, nato in Austria nel 1898 è stato professore di storia medievale e moderna all’ Università di Amburgo. Ha pubblicato in Italia ‘Terra e potere’ (1985), ‘Per una nuova costituzione sociale’ (1974) e ‘Vita nobiliare e cultura europea’ (1972). “”Il basso clero rafforzò il proprio peso come gruppo sociale, nonostante gli svariati abusi che si erano verificati proprio in questo ambito (accumulo di decime, vicariati). Anche l’istituto del celibato, la cui introduzione lungamente auspicata venne però realizzato compiutamente solo nell’epoca della Riforma, contribuì a ridurre ulteriormente l’influenza di legami di sangue all’interno del clero. Dato che i posti di maggiore prestigio erano detenuti da chierici di origine nobile, non era possibile impedire che anche le posizioni detenute in campo ecclesiastico servissero a rafforzare il potere delle dinastie nobiliari o principesche (…)””. (pag 111)”,”STOS-141″
“BRUNNER Otto”,”Vita nobiliare e cultura europea.”,”Otto Brunner, nato in Austria nel 1898, ha compiuto i suoi studi nell’Università di Vienna dove si è laureato in filosofia. E’ molto noto per il volume ‘Land und Herrschaft’ (1959). Wikip: La nobiltà è sia uno status privilegiato riconosciuto dall’autorità, che l’insieme dei soggetti che ne beneficiano. Con riferimento a quest’ultima accezione, lo storico Marc Bloch definisce “”nobiltà”” la classe dominante che abbia uno statuto giuridico suo proprio che confermi e materializzi la superiorità che essa pretende e, in secondo luogo, che tale statuto si perpetui per via ereditaria. È ammessa, a favore di alcune famiglie nuove, la possibilità di conquistarne l’accesso, anche se in numero ristretto e secondo norme regolarmente stabilite. Il termine nobile deriva dal termine di lingua latina nobilis, che significa “”onorevole””. Per coloro che siano privi di un particolare titolo nobiliare, ma discendano da famiglia aristocratica, vengono usati i termini di nobiluomo o nobildonna. Il governo retto dalla nobiltà è chiamato aristocrazia. Treccani. Aristocrazia. La concezione moderna. – Dal Medioevo in poi il termine di aristocrazia fu usato a indicare non tanto, come nell’antichità sulle orme di Aristotele, una forma di governo, quanto piuttosto una classe di cittadini, e precisamente quella che, distinguendosi dal clero, fondato su basi religiose, e dalla borghesia, d’origine mercantile e industriale, era fondata sull’esercizio delle armi e su privilegi familiari (feudi, esenzioni, diritti finanziarî, ecc.), trasmissibili per eredità (v. feudalismo e nobiltà). A seconda che la classe aristocratica era allora a fondamento di uno stato dinastico, dal quale a sua volta era sostenuta, oppure raccoglieva essa nelle proprie mani la somma del potere, si aveva una aristocrazia monarchica o un’aristocrazia repubblicana: esempî tipici l’aristocrazia francese dei quattro Luigi (Luigi XIII, XIV, XV, XVI), e l’aristocrazia veneziana. Ma quando, dopo la rivoluzione francese, la classe aristocratica, quale storicamente si era costituita in Europa, perdette la propria funzione politica, il termine di aristocrazia fu rivolto a indicare quella classe di cittadini che in un ordinamento ideale della società dovrebbe costituire, per un complesso di doti variamente determinabili, la parte eletta, a cui spetterebbe il governo e la direzione sociale. Si vennero quindi formando nel sec. XIX teorie aristocratiche diverse, le quali, un po’ per nostalgia di età lontane, un po’ per opposizione alle correnti democratiche, giustificavano con argomenti d’origine storica o scientifica o filosofica il diritto al dominio degli uomini superiori e dei gruppi aristocratici. Analogamente a quanto accade per le teorie anarchiche (v. anarchia), con le quali le aristocratiche hanno qualche tratto comune, in quanto poggiano ambedue su basi individualistiche, si potrebbero distinguere tre specie di teorie aristocratiche: quelle che traggono dal valore della scienza e dallo sviluppo della cultura scientifica in alcune menti superiori il diritto per esse al dominio su tutte le altre e quindi alla direzione della società; quelle che traggono dalla legge stessa di evoluzione, secondo la quale sopravvivono nella lotta per l’esistenza i più adatti, il diritto del forte sul debole; quelle, infine, che traggono dal valore di alcune doti spirituali, come la fantasia, l’impeto passionale, la volontà di potenza, il diritto di coloro che ne sono provvisti a svolgere la propria attività ed energia senza riguardo per gli altri consociati. Ma nel fatto le tre motivazioni o giustificazioni filosofiche fra di loro s’intrecciano e si compongono in dottrine miste. Secondo Ernesto Renan (1823-1892), essendo la scienza, e in genere l’esercizio della ragione, il vero e unico contrassegno della dignità e superiorità dell’uomo, soltanto agli spiriti dotati di cultura scientifica e capaci di proseguire in essa spetta il dominio sociale: all’individualismo democratico e ugualitario di tutti gli uomini considerati come portanti in sé la legge morale e quindi il diritto al rispetto per un lato e alla partecipazione al potere civile per l’altro, si sostituisce l’individualismo aristocratico degli uomini più intellettualmente dotati e più sapienti, per i quali gli altri possono partecipare dei beni superiori; all’uguaglianza ideale, la disuguaglianza creata dal fatto della cultura; all’autonomia individuale e sociale, il dispotismo dei più saggi. Altri poi, come il Haeckel, partendo dalle premesse della dottrina darwiniana della lotta per l’esistenza e della selezione dei più adatti, traeva conclusioni aristocratiche in favore degl’individui meglio dotati; il Gumplowicz fondava sul principio della lotta delle razze il diritto delle minoranze aristocratiche a imporre sui soggetti la propria volontà e il proprio impero; e il conte di Gobineau vedeva nella democrazia l’inizio della degenerazione delle razze e della decadenza delle nazioni. Di diversa ispirazione sono altri teorici dell’aristocrazia. Secondo il Carlyle (1795-1881), che sentì molto l’influenza della poesia e filosofia idealistica tedesca dello Schiller, del Goethe, del Richter e del Novalis, nei quali (come, in genere, nei romantici) sono le premesse dell’individualismo aristocratico, la vera umanità si manifesta in quegl’individui eccezionali, da lui detti eroi (quali Maometto, Dante, Lutero, Rousseau, Cromwell, Napoleone), i quali nei varî campi della vita (arte, religione, politica, ecc.) sono per la forza della propria genialità i creatori delle grandi opere, i maestri, i duci delle moltitudini. E, secondo l’Emerson (1803-1882), gli uomini rappresentativi son quelli, nei quali più libera e pura si esprime quella voce profonda che attraverso l’intuizione immediata e istintiva traduce l’anima suprema (over soul) del mondo. Un individualismo aristocratico è pure espresso nelle tragedie di Enrico Ibsen. Ma chi svolse con maggiore insistenza e apparato filosofico il principio aristocratico fu Federico Nietzsche (1844-1900), che nelle sue opere migliori (Also sprach Zarathustra, 1883-85; Ienseits von Gut und Böse, 1886; Zur Genealogie der Moral, 1887; Der Wille zur Macht, 1887 segg.) contrappose nettamente al principio cristiano dell’amore quello pagano della forza, al principio democratico dell’uguaglianza quello aristocratico del superuomo, al principio pessimistico del dolore quello ottimistico della gioia vitale, al principio razionalistico dell’autonomia quello volontaristico dell’istinto. Il cristianesimo è per lui la rivolta degli schiavi e imbelli contro i padroni e forti; la morale che subordina l’individuo a una legge universale è stata la Circe dei filosofi e dell’umanità, e la Moralin è stato il veleno che ha attossicato le pure fonti della vita; la filosofia, con il suo dualismo del mondo apparente e del mondo in sé, è stata sempre la grande scuola della calunnia contro la vita presente e la realtà degl’istinti primordiali; la volontà del vero non è che l’impotenza della volontà di creare. Da tutto questo il Nietzsche trae la più schietta affermazione aristocratica: la volontà di potenza, che è la vera espressione della vita, non si celebra che dall’uomo superiore sulla folla degli inferiori; ciò che distingue, egli dice in Al di là del bene e del male una buona e sana aristocrazia è che essa accetta, a cuor leggiero, il sacrificio d’una folla d’uomini che, per essa, devono essere ridotti o diminuiti fino allo stato di uomini incompleti, di schiavi e di strumenti. Chi ha in Italia riecheggiata la teoria del Nietzsche, esprimendola in forma letteraria, è stato Gabriele D’Annunzio, soprattutto in una fase della sua vasta produzione (Il trionfo della morte, 1894; Le vergini delle rocce, 1895; Il fuoco, 1900), e anche nelle tragedie e nel primo libro delle Laudi.”,”STOS-021-FF”
“BRUNNER Otto”,”Vita nobiliare e cultura europea.”,”Otto Brunner nato in Austria nel 1898 ha studiatoall’Università di Vienna, dovesi è laureato in filosofia. Professore di storia medievale e moderna, ha insegnato dal 1954 all’università di Amburgo di cui è stato rettore negli anni 1959-60. In Italia è stata pubblicata una raccolta di suoi saggi intitolata ‘Per una nuova storia costituzionale e sociale’ (Milano, 1971).”,”STMED-004-FMB”
“BRUNO Giordano a cura di Isa GUERRINI ANGRISANI”,”Candelaio.”,”Bruno, Giordano (Nola, Napoli 1548 – Roma 1600), filosofo italiano. Formatosi negli ambienti averroisti napoletani, a diciotto anni entrò nell’ordine dei domenicani, mutando il nome originario Filippo in Giordano. Nel convento di San Domenico, dove fu ordinato sacerdote nel 1572, approfondì lo studio della filosofia aristotelica, di Tommaso d’Acquino e dei neoplatonici. Lasciò l’ordine nel 1576 perché sospettato di eresia e cominciò il vagabondaggio che avrebbe caratterizzato la sua vita. Da Napoli, Bruno si recò a Ginevra, a Tolosa e quindi a Parigi, dove si dedicò allo studio della mnemotecnica basata sull’ars combinatoria di Raimondo Lullo, e dove compose il trattato De umbris idearum (1582), dedicato al re Enrico III; fu poi a Oxford, col cui ambiente accademico ebbe dissidi, e a Londra, dove trascorse due anni, dal 1583 al 1585. Fu, questo, un periodo molto fecondo, in cui egli scrisse diverse opere importanti; tra queste: La cena de le ceneri (1584), opera in cui confutava i principi della fisica aristotelica e il sistema tolemaico, difendendo il sistema copernicano; De l’infinito universo et mondi (1584), nel quale esponeva la tesi dell’infinità dell’universo e dell’infinità numerica dei mondi; e il dialogo De la causa, principio et uno (1584) in cui affrontò la questione dell’origine del cosmo, facendola risalire a un unico principio che anima ogni essere. In un altro dialogo, Degli eroici furori (1585), Bruno celebrò una sorta di amore platonico che unisce l’anima a Dio mediante la ragione.Tornato a Parigi nel 1585, si spostò in seguito a Wittemberg e a Francoforte, dove scrisse e pubblicò alcuni scritti, tra cui poemi in latino di argomento cosmologico. Su invito del nobile veneziano Giovanni Mocenigo, Bruno rientrò in Italia, allettato dalla possibilità di ottenere una cattedra di mnemotecnica presso l’ateneo di Padova. Nel 1591 Mocenigo, turbato dalle idee eterodosse del filosofo, lo denunciò all’Inquisizione, che lo processò per eresia: Bruno venne consegnato alle autorità romane e rimase in prigione per circa otto anni mentre veniva discusso il procedimento a suo carico per eresia, condotta immorale e bestemmia. Rifiutatosi di ritrattare la proprie teorie, il filosofo fu arso vivo in Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600. Alla fine del XIX secolo nel luogo del suo martirio fu eretta una statua dedicata alla libertà di pensiero. (ENC).”,”VARx-069″
“BRUNO Giordano”,”De la causa, principio e uno.”,”””Tanto che conoscere l’ universo è come conoscer nulla dello essere e sustanza del primo principio, perché è come conoscere gli accidenti de gli accidenti”” (pag 10) “”Or contempla il primo ed ottimo principio, il quale è tutto cquel che può essere, e lui medesimo non sarebbe tutto se non potesse essere tutto: in lui dunque l’ atto e la potenza son la medesima cosa. Non è cossi nelle altre cose, le quali quantunque sono quello che possono essere, potrebono però non esser forse, e certamente altro, o latrimente che quel che sono; perché nessuna altra cosa è tutto quel che può essere. Lo uomo è quel che può essere, ma non è tutto quel che può essere. La pietra non è tutto quel che può essere, perché non è calci, non è vase, non è polve, non è erba. Quello che è tutto che può essere, è uno il quale nell’ esser suo comprende ogni essere. Lui è tutto quel che è e può essere qualsivoglia altra cosa che è e può essere.”” (pag 80 – 81)”,”FILx-357″
“BRUNO Giordano CAMPANELLA Tommaso, a cura di Augusto GUZZO e di Romano AMERIO”,”Opere di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella.”,”15 ‘Apologia pro Galilaeo’ di Campanella con testo latino a fronte “”Dunque diremo tutto il cielo sentire e conoscere la sua conservazione e per questo moversi, ché è sua vita il moto, come alla terra la quiete, poiché il calore sente e muove ogni cosa che occupa; né la virtù del fuoco può stare senza l’essenza del sole, come si prova in ogni altro ente ancora, del che i sciocchi non vogliono accorgersi, né filosofare ma chiacchiare. Il moto essere operazione del calore, in ogni ente si vede; il cielo dunque da lui moversi, altrove si è provato bene, e al fuoco fuor della sua sfera conviene moto retto per tornare a quella, ma in quella circolare solo convenirli, perché, né in su né in già andando, e sendo di natura mobile, per perpetuarsi moto circolare convien che pigli”” (pag 487) Campanella: ‘Del senso delle cose e della magia’”,”TEOP-459″
“BRUNO Giordano, a cura di Giovanni AQUILECCHIA”,”De la causa, principio et uno.”,”””‘Causa’ e ‘principio’ sono dunque, rispettivamente, la “”forma”” (ovvero “”anima””) e la “”materia”” indissolubilmente congiunte nell”uno’, che è il “”tutto”””” (pag XX)”,”FILx-004-FRR”
“BRUNO Danilo”,”Una pagina di storia sociale. La Società degli Operai di Carcare.”,”Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”LIGU-005-FAP”
“BRUNSCHWIG Henri”,”Miti e realtà dell’ imperialismo coloniale francese. 1871 – 1914.”,”Henri BRUNSCHWIG è uno dei maggiori studiosi di problemi coloniali della Francia. L’A si sofferma soprattutto sul nesso ‘imperialismo’-‘capitalismo’. L’A giunge alla conclusione, che può sembrare paradossale, che salvo casi particolari, nei quali più che di colonialismo si dovrebbe parlare di schiavismo, le grandi potenze europee hanno ricavato dalle loro colonie dei benefici economici non molto superiori a quelli che nello stesso periodo si potevano ricavare da altri investimenti.”,”FRQM-015″
“BRUNT P.A. CLAVEL-LEVÊQUE Monique CLEMENTE Guido KOLENDO Jerzy LAFFI Umberto LA-PENNA Antonio LEPORE Ettore NICOLET Claude TORELLI Mario VALERA Gabriella YAVETZ Zvi”,”Storia della società italiana. Parte prima. Vol. II. La tarda repubblica e il principato.”,”BRUNT P.A. CLAVEL-LEVÊQUE Monique CLEMENTE Guido KOLENDO Jerzy LAFFI Umberto LA-PENNA Antonio LEPORE Ettore NICOLET Claude TORELLI Mario VALERA Gabriella YAVETZ Zvi”,”ITAS-140″
“BRUNT P.A.”,”Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana.”,”P.A. Brunt è nato nel 1917, Professore di Storia antica all’Università di Oxford. Si è occupato dei problemi della storia repubblicana. Con J.M. Moore ha curato le ‘Res Gestae’ di Augusto e nel 1971 ha pubblicato ‘Italian Manpower 225 B.C. – A.D. 14’. “”La rivolta di Spartaco non fu un movimento di protesta contro la schiavitù e tanto meno un’insurrezione del proletariato, giacché i libri disposti a solidarizzare con gli schiavi erano pochissimi. Nel complesso gli insorti provenivano, sembra, da popolazioni transalpine e volevano semplicemente riottenere la libertà e tornarsene in patria. Venivano però continuamente sviati dal miraggio dei saccheggi, cui d’altra parte non potevano rinunciare non avendo altra scelta che quella di vivere alle spalle dei paesi che attraversavano. Erano forse 150.000 e devastarono la penisola dalla Gallia cisalpina fino all’estrema punta meridionale. La maggior parte di loro fu uccisa in combattimento o messa a morte dopo la cattura; alcuni probabilmente riuscirono a rifugiaris in montagna. I loro antichi proprietari naturalmente accusarono una grave perdita economica e la situazoine dovette determinare un forte incremento della domanda di manodopera libera per il lavoro nei latifondi, finché gli schiavi fuggiti non furono completamente rimpiazzati. Ma i più danneggiati furono probabilmente i piccoli proprietari che non avevano riserve per fronteggiare la perdita delle scorte, la distruzione delle colture, l’incendio delle case. Inoltre un gran numero di loro era stato richiamato e serviva nelle legioni. Le insurrezioni di Lepido e di Spartaco rinnovarono, su scala minore, le miserie causate dalle guerre civili, che di nuovo devastarono l’Italia engli anni dal 43 al 40″” (pag 169-170) Rivolta di Lepido LEPIDO, Marco Emilio (M. Aemilius Lepidus) Figlio di Quinto, amministrò la Sicilia come propretore nell’80 a. C., dando prova di grande avidità e accrescendo così le ricchezze procacciatesi nelle proscrizioni sillane, sicché al ritormo poté costruirsi una casa magnifica e restaurare la basilica Emilia. A quanto pare fu anche accusato di malversazioni, ma il processo non ebbe seguito per il favore popolare di cui egli godeva. Nominato console per il 78 a. C., con l’appoggio di Pompeo, mostrò ancor prima della morte di Silla i suoi sentimenti contrarî al regime ottimate, ponendosi in contrasto con il collega Q. Lutazio Catulo. Morto il dittatore, si fece autore del ripristino delle distribuzioni frumentarie, e quando le sue promesse di restituire agli antichi proprietari le terre confiscate nelle proscrizioni turbarono i coloni che Silla aveva stanziato in Fiesole, e scoppiarono disordini, egli e il collega levarono truppe, e già sino da allora si sarebbe aperta la guerra tra loro, se il senato non si fosse interposto paciere. Scaduto l’anno di carica, L. mantenne il comando come proconsole, nonostante l’opposizione del senato. Essendo state naturalmente respinte le sue proposte per la restaurazione della potestà tribunicia e per il ritorno degli esuli, egli marciò su Roma, ma fu sconfitto dinanzi alle porte della città da Lutazio Catulo, mentre Pompeo avanzava contro il legato Decimo Bruto in Modena e lo faceva uccidere in Reggio. Imbarcatosi a Cosa per la Sardegna con l’intenzione di annodare intese con Sertorio, fu sconfitto dal governatore dell’isola, e poco di poi morì. (trecc)”,”STAx-001-FER”
“BRUPBACHER Fritz”,”Michel Bakunin ou le demon de la revolte.”,”Altri libri dell’A tradotti in francese: -Socialisme et liberté. Choix de textes traduits et presentes par Jean-Paul SAMSON avec une preface de Pierre MONATTE et une etude de Francois BONDY. Di BAKUNIN tradotto in francese: -La reaction en Allemagne. 1842 con una introduzione di Jean BARRUE'”,”ANAx-028″
“BRUPBACHER Fritz, a cura di Jean Paul SAMSON”,”Socialisme et liberté.”,”Scelta di testi tradotti e presentati da Jean Paul SAMSON “”Domela-Neuwenhuis ed io non tardammo a trovarci d’accordo su tutte le questioni essenziali. Per noi due, l’ anarchismo significava la volontà di non voler dominare, come pure di non essere dominati da nessuno. Questa non è, evidentemente, che una tendenza umana tra molte altre, tendenza che, per conseguenza, potrà, aggiungendosi, orientare tutte le forme, tutte le modalità della nostra azione. Stimavo, a differenza di Domela-Neuwenhuis, che voleva che io prendessi la decisione di lasciare la socialdemocrazia – che non mi era impossibile continuare ad essere iscritto al Partito socialista, come più tardi pensai di dover rimanere membro del Partito comunista.”” (pag 233)”,”ANAx-239″
“BRUPBACHER Fritz”,”Marx und Bakunin. Eine Beitrag zur Geschichte der Internationalen Arbeiterassoziation.”,”‘Marxens Beweis über die angebliche “”Gaunerei und Erpressung Bakunins””, Brief von Ljubawin an Marx, Bernsteins Urteil über Marx’ « Marxens preuve sur les prétendues « Gaunerei et extorsion Bakunins », lettre des Ljubawin à Marx, de l’ambre jaune jugement sur Marx » “”””Marx und Bakunin”” erschien 1913 im sozialdemokratischen Birk-Verlag in München und erregte sogleich grosses Aufsehen sowohl bei den Anarchisten wie auch bei den Sozialdemokraten. “”Es äusserten sich über das Buch Kropotkin und Domela-Nieuwenhuis, Mehring, Radek, Kurt Eisner, Riazanov, Steklov, Martinov und eine Unzahl lokaler Grössen””. Die Anarchisten jubelten über die Rehabilitierung Bakunins””. (pag V) “”Marx et Bakunin”” il est apparus à 1913 dans le Birk-Verlag social-démocrate à Munich et excitaient immédiatement une grande sensation avec les Anarchisten aussi bien que chez les social-démocrates. « Des Kropotkin et des Domela-Nieuwenhuis, multiIng, des Radek, des Eisner, des Riazanov, des Steklov, des Martinov et une infinité de dimensions locales » se sont brièvement prononcés sur le livre. Les Anarchisten ont exulté des Bakunins sur remettre””. (traduzione automatica)”,”INTP-041″
“BRUS Wlodzimierz”,”Storia economica dell’ Europa orientale 1950-1980.”,”BRUS, nato a Plock (Varsavia) nel 1921, negli anni 1950 è stato titolare della cattedra di economia politica presso l’Alta scuola di pianificazione e statistica presso l’Istituto di scienze sociali. Ha insegnato all’Univ di Varsavia. Nel 1968 ha dovuto lasciare la cattedra ed emigrare. Ora vive in Inghilterra e insegna ad Oxford. Ha scritto varie opere pubblicate dagli Editori Riuniti.”,”EURC-028″
“BRUS Wlodzimierz”,”Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali.”,”BRUS Wlodzimierz è nato nel 1921 presso Varsavia. Ha conseguito il dottorato in scienze economiche nel 1950. Dal 1954 insegna all’Università di Varsavia. Ha svolto anche l’incrico di vicepresidente del Consiglio economico presso la Presidenza del Consiglio. “”Le scarse enunciazioni di Marx e Engels riguardo ai principi di funzionamento della futura economia socialista hanno carattere molto generale, orientativo; esse furono formulate in due ordini di circostanze. Primo: in margine all’analisi delle leggi del capitalismo, di solito per metterne in rilievo il carattere storicamente transitorio. Ci riferiamo in particolare alle considerazioni disseminate nel ‘Capitale’, che avevano nei confronti del capitalismo le stesse funzioni esplicative che l’anatomia umana ha per comprendere quella della scimmia. Secondo: in relazione alle necessità pratiche della lotta ideologica, in primo luogo quando si trattava dell’assoluta necessità di opporsi a tesi programmatiche errate. Questa è tra l’altro l’origine delle considerazioni in tema di socialismo nella ‘Critica al programma di Gotha’ e nella 3a parte dell”Antidühring’. A parte va trattato il problema del programma d’azione del futuro governo socialista subito dopo la rivoluzione. Mi sembra che queste considerazioni valgano in sostanza anche per le opere prerivoluzionarie di Lenin, tenendo però conto che la problematica del periodo di passaggio dal capitalismo al socialismo vi è delineata molto più concretamente, specialmente nelle opere scritte poco prima dell’ottobre 1917″” [Wlodzimierz Brus, Wlodzimierz, 1963] (pag 18-19) “”Marx sottolinea con forza l’analogia esistente tra la regolazione cosciente della divisione del lavoro al livello di una società organizzata, ed il medesimo processo all’interno di un’azienda. “”La regola che nella divisione all’interno di un’officina è applicata ‘a priori’ e secondo un piano, nella divisione del lavoro all’interno della società (borghese, ndr) agisce solo più ‘a posteriori’ come necessità della natura interna, cieca, che si manifesta nelle oscillazioni del barometro dei prezzi di mercato e vince l’arbitrio disordinato dei produttori di merci. La divisione del lavoro manuale ha come premessa l’assoluto ‘dominio’ del capitalista sugli uomini, che costituiscono solo parti del meccanismo che a lui appartiene; la divisione del lavoro nella società contrappone i produttori indipendenti di merci, che non conoscono altro potere superiore che la ‘concorrenza’, la costrizione esercitata su di loro dagli interessi che si scontrano così come nel regno animale il ‘bellum omnium contra omnes’ in maggiore o minor grado regge le condizioni d’esistenza di tutte le specie. Perciò la stessa coscienza borghese, che innalza al settimo cielo… la divisione del lavoro nelle manifatture condanna con ugual forza ogni cosciente controllo collettivo e ogni regolazione del processo di produzione sociale…E’ molto caratteristico che gli ispirati apologeti del sistema delle fabbriche non abbiano saputo dire niente di peggio contro ogni specie di organizzazione generale del lavoro sociale oltre quello che essa avrebbe trasformata tutta la società in una unica fabbrica.”” [C. Marx, Il Capitale]”” [Wlodzimierz Brus, Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali, 1963] “”Ecco un breve riassunto delle posizioni di Bucharin: la socializzazione dei mezzi di produzione crea le condizioni per sostituire al meccanismo spontaneo di regolazione dell’economia un meccanismo di piano. In questo senso, di regolatore ‘spontaneo’, la legge del valore scompare in relazione allo sviluppo della base economica socialista. Ma la legge del valore nel contenuto materiale è qualcosa di più che un regolatore spontaneo della produzione mercantile privata: è una forma particolare, e concretamente storica, in cui si manifesta la legge generale della ripartizione del lavoro nella società (o, come allora spesso si diceva, la legge della proporzionalità nelle erogazioni di lavoro sociale). Qui Bucharin si richiama alle due seguenti enunciazioni di Marx, interpretate poi in tutti i modi possibili durante la discussione: “”‘Nessuna forma’ di società può impedire che il tempo di lavoro di cui dispone la società regoli in un modo o nell’altro (‘one way or another’) la produzione. Finché però questa regolamentazione avviene non attraverso il controllo consapevole della società sul proprio tempo di lavoro – il che è possibile solo quando esiste la proprietà collettiva – ma attraverso il movimento dei prezzi delle merci, tutto questo resterà in vigore, come hai detto giustamente nei “”Deutsch-Französische Jahrbücher”” (Annali Tedesco-Francesi)”” (Lettera ad Engels dell’8.1.1868 (in base alla raccolta Marx-Engels, Lettere su ‘Il Capitale’, (…) Varsavia 1957 p. 158). Marx, accennando agli “”Annali franco-tedeschi””, si riferiva all’opera di Engels (‘Schizzo di una critica dell’economia politica’) stampata in un quaderno di questa rivista nel 1844. (…) Engels nella sua opera, critica del meccanismo della concorrenza capitalistica). La seconda enunciazione è presa dalla lettera di Marx a Kugelmann dell’11 luglio 1868: “”…Che ogni popolo perirebbe se interrompesse il lavoro, non dirò per un anno ma solo per qualche settimana, lo sa anche un bambino. Egli sa che per fabbricare i prodotti necessari ai consumi sono indispensabili masse varie e quantitativamente determinate di lavoro sociale e collettivo. Ora è evidente di per sé (‘self evident’) che una ‘forma definita’ di lavoro sociale non può affatto abolire la ‘necessità’ di ripartire il lavoro sociale in proporzioni definite; può solo cambiare il modo in cui ‘essa si manifesta’. Le leggi di natura non possono essere abolite: se cambiano le condizioni storiche, può cambiare la forma in cui esse si manifestano. Ora, in un sistema sociale in cui l’interdipendenza del lavoro sociale esiste sotto forma di ‘scambio privato’ dei prodotti individuali del lavoro, la forma in cui si manifesta la ripartizione sociale del lavoro è appunto ‘il valore di scambio’ di questi prodotti”” (‘Lettere su “”Il Capitale””‘, p. 188). Bucharin sviluppa la sua argomentazione nello spirito di queste enunciazioni: nel socialismo la legge del valore si trasforma in legge della proporzionalità nell’erogazione di lavoro sociale, in legge generale ed universale di equilibrio economico.”” (pag 68-69) [Wlodzimierz Brus, Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali, 1963]”,”TEOC-564″
“BRUS Wlodzimierz”,”Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali.”,”Wlodzimierz Brus è nato nel 1921 a Plock presso Varsavia. Ha conseguito il dottorato in scienze economiche nel 1950 presso l’Alta Scuola di Pianificazione e Statistica a Varsavia. Dirige la cattedra di Economia politica presso l’Istituto di Scienze Sociali, e pure presso l’Alta Scuola di Pianificazione e Statistica. Dal 1954 insegna all’Università di Varsavia. Negli anni 1956-58 ha diretto la Sezione di Analisi Economiche presso la Commissione Statale di Pianificazione. Nel periodo 1957-1962 è stato uno dei vicepresidenti del Consiglio Economico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sue pubblicazioni: La legge del valore e il problema degli incentivi economici, Alcuni problemi di teoria dei prezzi nell’economia socialista, nonché Problemi del calcolo marginale nell’economia socialista, I servizi e il reddito nazionale, Problemi di teoria dello sviluppo nel socialismo, La moneta nell’economia socialista. Lenin e la NEP (pag 29-32) “”Lenin, più acutamente di molti altri capi e teorici del comunismo a lui contemporanei, si accorse della necessità non solo di conservare, ma anche di normalizzare i rapporti mercantili-monetari nel primo periodo della conquista del potere. Ciò si vede fra l’altro dalla funzione che assegnava alla riforma monetaria i cui preparativi erano già in fase molto avanzata (19). Lo scoppio della guerra civile e la necessità di introdurre il «comunismo di guerra» impedirono la realizzazione di questi piani. Lenin naturalmente vedeva i motivi specifici che avevano fatto nascere il comunismo di guerra, e comprendeva che questo non costituiva una fase di sviluppo normale. Cionondimeno ammetteva che quella situazione particolare sarebbe potuta divenire qualcosa di più che un episodio, che gli atti compiuti sotto la pressione della necessità di mobilitare tutte le forze per difendere le conquiste della rivoluzione potevano diventare irreversibili, e quindi che ciò che sembrava inverosimile alla luce della fredda analisi delle premesse economiche – il salto diretto ad un’organizzazione della produzione e distribuzione dei beni «puramente comunista», – sarebbe diventata realtà. Non c’è dubbio che in tale concezione si rifletteva l’idea fondamentale che i rapporti mercantili-monetari erano un male necessario, di cui ci si doveva disfare alla prima occasione; il comunismo di guerra sembrava essere appunto quest’occasione e se ne voleva profittare. Lenin non lo nascose più tardi – quando apparve chiaro che si sarebbe dovuto tornare alle forme mercantili dei rapporti economici. «Avevamo calcolato – o per meglio dire supponevamo senza averne sufficienti ragioni – che mediante decreti dello Stato proletario saremmo riusciti, in un paese di piccole imprese agricole, ad organizzare la produzione statale e la ripartizione statale dei prodotti secondo principi comunisti. La vita ha dimostrato il nostro errore» (20). Ma perfino dopo che l’errore venne alla luce, il convincimento che la ripartizione del lavoro secondo grandezze naturali fosse l’unica forma appropriata alla dittatura del proletariato continuò a farsi sentire. Elaborare una nuova concezione non era cosa facile. «E’ avvenuto un cambiamento della nostra politica economica – riconosceva Lenin al II Congresso dell’Internazionale Comunista nella relazione sulla ‘tattica’ del Partito Comunista Russo – invece della requisizione è venuta fuori l’imposta in natura. Non l’abbiamo escogitata di colpo. Nella stampa bolscevica, durante parecchi mesi potete trovare una serie di proposte, ma il progetto, che realmente assicurerebbe il successo non è stato ancora avanzato» (21). (…) Nel periodo iniziale della NEP Lenin ritorna su certi pensieri abbozzati nel 1918 (‘Sull’infantilismo di sinistra e il sentimento piccolo borghese’) e sviluppa il concetto dell’impiego di forme mercantili-monetarie da parte dello Stato socialista nel periodo di transizione. Elemento importante di questa concezione era l’affermazione che lo sviluppo delle forme mercantili – monetario nel quadro della NEP – non poteva limitarsi alla sfera dei rapporti fra città e campagna, ma doveva abbracciare lo stesso settore socialista. «La conversione delle imprese statali al cosiddetto rendiconto economico è legata strettamente per forza di cose, con la nuova politica, e nel prossimo avvenire questo tipo di imprese acquisterà senza dubbio il predominio se non l’esclusività. In una situazione in cui il libero commercio è consentito e si sta sviluppando, questo significa in realtà una larga conversione delle imprese statali su base commerciale» leggiamo nel testo, scritto da Lenin, della risoluzione del CC ‘Funzioni e compiti dei sindacati durante la NEP’ (23). In tale situazione era evidente la necessità di basare i criteri di efficienza dell’industria statale sul rendimento, il che era legato con un lungo periodo di autonomia delle aziende o dei trusts. Lenin riconobbe allora che applicare delle forme di mercato al meccanismo di funzionamento delle aziende statali non equivaleva affatto a respingere l’idea della pianificazione centralizzata, soprattutto se venivano concentrate le decisioni fondamentali in organi statali e se era possibile ingerirsi nell’attività delle aziende e dei trusts in casi giustificati da considerazioni economiche generali. Questo punto di vista fu espresso nella formula lapidaria: «La nuova politica economica ‘non cambia’ il piano economico unitario statale, e non esce dalla sua cornice, cambia solo ‘i metodi’ della sua realizzazione» (24)”” [Wlodzimierz Brus, ‘Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali’, Milano, 1963] (pag 29-32) [(19) Vedi ‘Rapporto presentato al congresso nazionale russo dei rappresentanti delle sezioni finanziarie dei Soviet il 18 maggio 1918, Dziela (Le opere), vol. 27, pp. 397-401 (ed. pol.); (20) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 33, p. 42 (ed. pol.); (21) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 32, p. 517 (ed. pol.); (22) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 33, p. 84 (ed. pol.); (23) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 33, p. 185-186 (ed. pol.); [(24) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 35, p. 517. (ed. pol.)]”,”EURC-062-FL”
“BRUS Wlodzimierz”,”Storia economica dell’Europa orientale, 1950-1980.”,”W. Brus, nato a Plock (Varsavia) nel 1921, negli anni 1950 è stato titolare della cattedra di economia politica presso l’Alta scuola di pianificazione e statistica presso l’Istituto di scienze sociali. Ha insegnato all’Università di Varsavia. Nel 1968 ha dovuto lasciare la cattedra ed emigrare. Ora vive in Inghilterra e insegna ad Oxford. Ha scritto varie opere pubblicate dagli Editori Riuniti, tra cui ‘Sistema politico e proprietà sociale nel socialismo’ (1974).”,”EURC-011-FF”
“BRUSCHI Giordano, a cura di Alice VANNUCCHI”,”Un partigiano di nome Annibale.”,”Alice Vannucchi (1982, Pistoia), insegnante, si laurea in Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Collabora con l’Istituto storico della Resistenza. Giordano Bruschi nasce a Pistoia nel 1925. Nel 1937 si trasferisce a Genova con la famiglia. Diplmato in ragioneria, viene assunto alla San Giorgio nello stabilimento dell’area torinese. Durante la guerra aderisce al CLN di fabbrica. Nel dopoguerra è tra i principali protagonisti dell’autogestione della San Giorgio. In seguito viene chiamato dalla Cgil per svolgere a tempo pieno attività sindacale. Ha pubblicato: ‘La battaglia operaia a Genova 1950: autogestione alla San Giorgio’ (2005), ‘La sfida dei marittimi ai padroni del vapore’ (2006), ‘Quelli dei comitati (1991-2014). Ventitré anni di lotte popolari in Valbisagno (2014).”,”ITAR-264″
“BRUSCHI Giordano”,”Una battaglia operaia a Genova. 1950: autogestione alla San Giorgio.”,”Giordano Bruschi ha 80 anni (nel 2005), 64 dei quali impegnati nella milizia sociale e politica, dalla resistenza alla battaglia sindacale nella CGIL, dalla presenza nel PCI e in PRC alle iniziative nei comitati per la difesa ambientale. Attualmente è presidente del Centro per l’Unità della Sinistra. Per 80 giorni dal 4 febbraio al 24 aprile 1950 cinquemila operai, impiegati e tecnci della San Giorgio Iri di Sestri Ponente rispondono alla serrata pretestuosa della direzione proseguendo la normale attività produttiva con l’autogestione guidata dal consiglio di gestione.”,”MITT-392″
“BRUSCHI Giordano”,”La sfida dei marittimi ai padroni del vapore. Lo sciopero di quaranta giorni del 1959.”,”Giordano Bruschi ha 80 anni (nel 2005), 64 dei quali impegnati nella milizia sociale e politica, dalla resistenza alla battaglia sindacale nella CGIL, dalla presenza nel PCI e in PRC alle iniziative nei comitati per la difesa ambientale. Attualmente è presidente del Centro per l’Unità della Sinistra.”,”MITT-394″
“BRUSCHI Giordano MORABITO Giuseppe”,”Una spoon river partigiana. Il Campo dei Partigiani nel Cimitero Monumentale di Staglieno.”,”Giordano Bruschi ha dato voce a 51 biografie comprese quelle di Antolini, Agostini, Camoriano e Gastaldi (in totale le tombe sono 268). Mentre Giuseppe Morabito ne ha ricostrite altre 87, e riportato fedelmente i 133 nomi di cui non possiediamo altro oltre alle informazioni presenti sulle lapidi. “”Chi non vuole chinare la testa con noi prenda la strada dei monti”” (Italo Calvino) (in 4° copertina) Giorndano Bruschi (Genova, 1925), ex partigiano sindacalista, impegnato in prima linea sul territorio della Val Bisagno con attività di educazione ambientale, civica, storica.”,”ITAR-267″
“BRUSCHI Giordano SIMONELLI Nicola BARONE Eros VADA Paola, interventi”,”Giacomo Buranello, Walter Fillak e i GAP.”,”GAP Gruppi di Azione Patriottica”,”ITAR-289″
“BRUSCHI Giordano”,”La sfida dei marittimi ai padroni del vapore. Lo sciopero di quaranta giorni del 1959.”,”””… la notte più lunga eterna non è…”” (B. Brecht) (in apertura) Giugno 1959, la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro (per la parte normativa in vigore dal 1931) causò 40 giorni di sciopero (8 giugno – 18 luglio) dei marittimi italiani nei porti nazionali e negli scali internazionali. Giordano Bruschi (81 anni nel 2006) sessantacinque dei quali passati nella milizia sociale e politica, dalla resistenza alla battaglia sindacale nella CGIL, dalla presenza nel PCI e in PRC alle iniziative dei comitati per la difesa ambientale. Attualmente (2006) è presidente del Centro per l’Unità della Sinistra. Ha pubblicato pure ‘Una battaglia operaia a Genova’ (2005)”,”MITT-020-FV”
“BRUSSET Christophe”,”Siete pazzi a mangiarlo! Un manager dell’industria alimentare svela cosa finisce davvero sulla nostra tavola. E spiega come difendersi.”,”Christophe Brusset ha lavorato per vent’anni nell’industria agro-alimentare come dirigente di alto livello di importanti aziende del settore prima di scrivere questo libro. ‘Il fruttosio è il principale motore del diabete’ (Le Monde 30.1.2015) (pag 183) “”Il fruttosio è ugualmente interessante dal punto di vista tecnico, perché da una parte migliora la stabilità dei prodotti in cui viene incorporato, e dall’altra regala una bella colorazione bruna agli alimenti cotti, come la pasticceria da forno e altri prodotti di panetteria. Infine – ed è forse la sua “”qualità”” principale, nonostante gli industriali si mostrino assai discreti su questo punto – il fruttosio favorisce la produzione di grelina, un ormone che stimola l’appetito. Per essere sazio, il consumatore che ingerisce fruttosio dovrà mangiare di più, cosa che si tradurrà alla fine in un maggior numero di prodotti venduti. In poche parole, più ne consumate, più ne sentirete il bisogno. E’ un sistema molto simile all’assuefazione da tabacco a lungo negata e favorita dai produttori di sigarette. Naturalmente se ci si mette dalla parte dei consumatori, il bilancio è ben diverso. Aggiungere zucchero alla propria alimentazione non risponde ad alcun bisogno biologico e la presenza di fruttosio nel cibo industriale non arreca alcun beneficio, ma al contrario seri inconvenienti per la salute. Un articolo di «Le Monde» del 30 gennaio 2015, intitolato ‘Il fruttosio è il principale motore del diabete’, che riprende i risultati di uno studio americano pubblicato dalla Mayo Foundation for Medical Education and Research, lo spiega molto bene: «Il consumo eccessivo di fruttosio determina delle modificazioni metaboliche. Esso costituisce il substrato del diabete di tipo 2 [una forma di diabete provocata dalla resistenza delle cellule all’insulina e che rappresenta il 90% delle forme della malattia], una malattia il cui incremento – più di 380 milioni di persone colpite nel mondo – ha assunto proporzioni epidemiche. Ogni anno, sul pianeta, più di cinque milioni di decessi sono dovuti al diabete, che insieme all’obesità e alla sedentarietà rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare». Oggi, nel mondo, un adulto su dieci è colpito da diabete di tipo 2. Questa proporzione è più che raddoppiata tra il 1980 e il 2008. Negli Stati Uniti, il 75% del cibo contiene zuccheri aggiunti e il consumo medio di fruttosio pro capite raggiunge il livello record di 83,1 grammi al giorno. Più un adulto americano su tre è diventato, a gradi diversi, resistente all’insulina, segno di uno stato di prediabete che evolverà in diabete vero e proprio. I ricercatori stimano che l’aspettativa di vita delle persone colpite subirà una riduzione dai cinque ai dieci anni. Eppure, consumare fruttosio allo stato naturale, nella frutta, non pone problemi per la salute. La ragione è che un frutto maturo ne contiene molto poco (in una pesca, per esempio, non ce n’è più dell’1%) e racchiude anche acqua, fibre, antiossidanti e altre sostanze benefiche per la nostra salute che sono drammaticamente assenti nel cibo industriale. Il problema è tutto qui. Del resto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda senza ambiguità di limitare l’apporto energetico degli zuccheri aggiunti a meno del 10% dell’apporto calorico giornaliero, o meglio ancora di scendere sotto il 5% per una salute ottimale. Il mio consiglio: mangiate la frutta! E, quanto meno, evitate nei limiti del possibile le bevande zuccherate”” (pag 183-184)”,”ECOI-373″
“BRUTI LIBERATI Luigi”,”Il clero italiano nella grande guerra.”,”BRUTI LIBERATI Luigi è nato nel 1949 e lavora come ricercatore presso la cattedra di storia contemporanea della facoltà di lettere dell’ Università di Milano. Ha pubblicato vari scritti sul cattolicesimo italiano nel 1915 su varie riviste. Ha scritto il saggio ‘Le occupazioni delle terre nel Mezzogiorno, 1944-1949’ pubblicato nel volume ‘Stato e agricoltura in Italia, 1945-1970′ (ER). “”Gli avvenimenti milanesi preoccuparono gravemente lo stesso Turati che il 3 maggio scriveva ad Anna Kuliscioff: “”Non c’è da illudersi: i torbidi riprenderanno quando che sia. E hanno sapore di jacqueries, con la differenze che sono soprattutto le donne, che però sono furie. Vogliono far cessare la guerra subito: rivogliono i loro uomini, ce l’ hanno con Milano che volle la guerra e che ora porta via loro tutto (…) e vogliono fare la pelle ai signori, fra i quali – beninteso – siamo anche noi, tanto che si sospettava di una dimostrazione rurale contro il Municipio. C’ è forse lo zampino dei preti””. I sospetti di Turati circa la responsabilità del clero nei moti erano condivisi anche dal commissario Pignatari, in missione speciale nel capoluogo lombardo per conto della Direzione generale di P.S. (…). In sostanza tutte le testimonianze dell’ epoca concordavano nell’ affermare che le agitazioni muovevano dalle parrocchie, tanto che sia gli interventisti milanesi che le autorità di pubblica sicurezza fecero passi presso il Cardinal Ferrari perché intervenisse prendendo posizione contro il ripetersi di simili manifestazioni””. (pag 57-58)”,”ITAA-080″
“BRUTI LIBERATI Luigi”,”Il clero italiano nella grande guerra.”,”Luigi Bruti Liberati è nato nel 1949 e lavora come ricercatore presso la cattedra di storia contemporanea della facoltà di lettere dell’Università di Milano. Caporetto e le prime reazioni del clero. “”A questo maggiore impegno della gerarchia in senso patriottico non corrispose perà un’attenuazione della repressione giudiziaria nei confronti dei sacerdoti (…)”” (pag 96) “”Particolarmente indicativa in questo senso era la situazione della Lombardia, da dove, in questo periodo, giungevano al governo da parte di magistrati e prefetti lodi pressoché unanimi circa l’atteggiamento assunto dall’episcopato: i vescovi, pur con differenti sfumature, indicavano al clero e ai fedeli il dovere di concorrere alla resistenza contro il nemico invasore”” (pag 97)”,”RELC-002-FGB”
“BRUTI LIBERATI Luigi CODIGNOLA Luca”,”Storia del Canada. Falle origini ai giorni nostri.”,”Luigi Bruti Liberati è nato nel 1949 e lavora come ricercatore presso la cattedra di storia contemporanea della facoltà di lettere dell’Università di Milano. Luca Codignola insegna Storia del Canada all’Università di Genova.”,”CANx-002-FL”
“BRUTI-LIBERATI Luigi RUBBOLI Massimo a cura; scritti di Jorn CARLSEN Richard GILBERT Maurice YEATES Bruno RAMIREZ Cornelius J. JAENEN Nino RICCI Paul VILLENEUVE Franca FARNOCCHIA PETRI Marina MARENGO e Gianfranco SPINELLI Jacques LEGARÈ e Louis PELLETIER Guida CAMARDA Fabio ZICCARDI Claudio MINCA Matteo SANFILIPPO Jean-François LEONARD”,”Canada e Italia verso il Duemila: metropoli a confronto. Atti del 9° convegno internazionale di studi canadesi, Milano, 22-25 aprile 1992.”,”Scritti di Jorn CARLSEN Richard GILBERT Maurice YEATES Bruno RAMIREZ Cornelius J. JAENEN Nino RICCI Paul VILLENEUVE Franca FARNOCCHIA PETRI Marina MARENGO e Gianfranco SPINELLI Jacques LEGARÈ e Louis PELLETIER Guida CAMARDA Fabio ZICCARDI Claudio MINCA Matteo SANFILIPPO Jean-François LEONARD testi in italiano, francese, inglese”,”CANx-013″
“BRUTTI Carlo SCOTTI Francesco”,”Psichiatria e democrazia. Metodi e obiettivi di una politica psichiatrica alternativa.”,”Carlo Brutti (medico e pediatra, neuro-psichiatra infantile, psicolanalista, docente di psicopatologia); Francesco Scotti (medico, specialista in neuro-psichiatria, docente di psicologia sociale).”,”ITAS-004-FSD”
“BRUTTINI Adriano”,”La stampa inglese monopoli e fusioni, 1890-1972.”,”Antonio BRUTTINI é originario di Siena e ha un incarico di lingua inglese alla Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie sin dalla sua fondazione. “”I domenicali riportavano le notizie della settimana. (Oggi non le forniscono più). Alla fine del secolo i domenicali raggiunsero una tiratura complessiva di 2 milioni di copie con il Lloyd’s Weekly Newspaper (1842) che aveva raggiunto, primo nel mondo, un milione di copie. Dall’ inizio del secolo i domenicali hanno avuto più lettori dei quotidiani. Come dice Raymond Williams, prima della guerra 1914-18 i domenicali erano letti dalla maggioranza della popolazione, nel 1920 erano letti praticamente da tutti; mentre i quotidiani erano letti dalla maggioranza della popolazione solo al termine della prima guerra mondiale ed erano letti praticamente da tutti solo nel 1939. Nel 1920 vengono complessivamente vendute 13.000.000 di copie, quasi due volte e mezzo del totale dei quotidiani. I quotidiani raggiungevano questa cifra solo nel 1939. In altre parole, già all’ inizio del secolo esisteva un pubblico pronto ad acquistare un quotidiano ed era quello servito dal domenicale. Nel 1930 i domenicali stampavano 14.600.000 copie contro gli 8.567.000 dei quotidiani.”” (pag 163-164)”,”EDIx-063″
“BRUTTINI Adriano”,”La stampa inglese. Monopoli e fusioni, 1890-1972.”,”Adriano Bruttini è nato e vive a Siena ove ha un incarico di lingua inglese alla Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie sin dalla sua fondazione. Dopo la laurea ha soggiornato per tre anni negli Stati Uniti ove ha ottenuto un M.A. in giornalismo alla Pennsylvania State University con una tesi sulla stampa comunista in Italia e incarichi di insegnamento.”,”EDIx-003-FV”
“BRUZZO Sergio”,”Il pensiero di Antonio Labriola. Studio critico.”,”””Questa dottrina generale o della conoscenza non è chi possa metterla in dubbio se appena si soffermi a considerar come in ogni piccolo giudizio occorre “”ripensare alle forme generali”” (ossia alle categorie) che son ricorrenti negli atti particolari del pensiero (unità, pluralità, totalità, condizione, fine, ragion d’ essere, causa, effetto, ecc.).”” (pag 83) “”Sempre nel Labriola l’ ideale comunista si accompagnò con un senso vivo e costante della libertà, dell’ autonomia, della personalità. Giova ricordare la frase della sua prolusione del 1902: “”Nessuna conquista dell’ individualità sarà perduta””. (pag 109) “”In molti suoi scritti appare vivo il desiderio che l’ Italia diventi una grande e potente nazione e si allinei con le altre potenze europee. Talora assume forme sdegnose a suo riguardo; ma non erano diverse da quelle adoperate verso il socialismo contemporaneo e mostravano solo il suo amore per essa. Nel 1896 fu per l’ occupazione dell’ Etiopia, perché capiva che l’ Italia non poteva farsi grande se non seguendo la via delle altre potenze e dedicandosi ad un’ attiva politica commerciale e coloniale, nel 1901 caldeggiò manifestamente l’ occupazione della Libia, anticipando di oltre un decennio gli eventi. E vide acutamente il fiorire e lo sviluppo economico dell’ Italia all’ inizio del secolo XX e l’ opportunità che si sciogliesse dalla soggezione della Triplice e facesse una politica autonoma. Il suo amore si estendeva a tutti i popoli che rivendicavano la loro indipendenza, come si vede in un manifesto a favore della Polonia, e in una lettera violenta contro la polacca Rosa Luxemburg, che aveva proposto l’ accordo del proletariato russo e polacco””. (pag 110-111)”,”LABD-043″
“BRUZZONE Anna Maria FARINA Rachele a cura”,”La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi.”,”Anna Maria BRUZZONE laureata in lettere e diplomata in psicologia insegna all’ Istituto magistrale ‘A. Gramsci’ di Torino. La FARINA GRUPPI laureata in pedagogia e specializzata in storia contemporanea insegna lettere in un istituto tecnico. “”Ero stata catturata dai fascisti della “”Venezia Giulia””, comandati dal tenente Finestra della “”Muti””. Era un nemico rispettabile, l’ unico che avesse il coraggio di fare i rastrellamenti anche di notte. Dal modo come rispondevo, come mi comportavo, lui diceva che io ero certamente una nemica irriducibile, ma anche migliore di altri partigiani che gli erano capitati prigionieri. Certo m’ha aiutato la solita fortuna, e anche, devo riconoscerlo, l’ essere carina, soprattutto agli occhi dei nemici. Ma vi era ancora un’altra circostanza che non ho mai detto: godevo la simpatia della moglie di Finestra. Voglio raccontarlo per un omaggio a questa ragazza di diciotto o vent’anni, morta di tubercolosi proprio il 25 aprile 1945. Era jugoslava, e probabilmente Finestra l’ aveva conosciuta quando conduceva la guerriglia contro i partigiani jugoslavi.”” (pag 133)”,”ITAR-097″
“BRUZZONE Mariagrazia”,”Piccolo grande schermo. Dalla televisione alla telematica.”,”Mariagrazia Bruzzone, laureata in lettere a Pisa, ha collaborato alle pagine scientifiche de ‘La Stampa’ e scrive per l’Espresso e La Repubblica (1984). Si è occupata di comunicazione, Tv e telematica come ricercatrice dell’Univ. di Roma.”,”EDIx-006-FV”
“BRYANT Arthur”,”L’ ultimo colpo di Hitler. Quarto volume tratto dai diari di guerra di Lord Alan Brooke, Capo di Stato Maggiore alleato. (Tit. orig.: Triumph in the West 1943-1945)”,”BRYANT Arthur (1899-) scrittore e docente universitario è considerato tra i maggiori storici britannici viventi. Ha scritto varie biografie (Carlo II, Pepys). Alan BROOKE doveva rivelarsi il massimo stratega britannico, l’ artefice della vittoria alleata. “”Era appunto questo che Brooke e Marshall, con i rispettivi capi di stato maggiore della marina e dell’ aviazione, erano venuti a discutere a Yalta con i loro colleghi russi, mentre Roosevelt, Churchill e Stalin disputavano tra loro a palazzo Livadia sul destino politico della Germania, della Polonia e del mondo. I capi militari avevano il compito di coordinare le due offensive convergenti da occidente e da oriente, in modo da impedire ai tedeschi di trasferire truppe e forze aeree dall’ uno all’ altro fronte; dovevano inoltre stabilire le rispettive responsabilità nelle zone occupate e prendere accordi per la partecipazione della Russia alla guerra contro il Giappone, subito dopo la sconfitta della Germania.”” (pag 389)”,”QMIS-092″
“BRYANT Anthony J.”,”Sekigahara 1600. Lo scontro finale per il potere.”,”””Benché ambo le parti stessero preparando la guerra da mesi, la scelta del campo di battaglia avvenne sull’onda del momento. Pur essendo certo che la sua posizione in altura gli avrebbe conferito un certo vantaggio, Mitsunari non poteva prevedere la defezione virtuale, quando non effettiva, di più di un terzo delle sue forze. La battaglia fu uno scontro tra la macchina da guerra Tokugawa, una forza molto coesa di vassalli e alleati leali, e la disunità e litigiosa coalizione di nobili, spesso rivali tra loro, di Mitsunari. Un fatto chiaramente dimostrato dalla battaglia (di Sekigahara, 1600) è l’alta qualità della disciplina e dell’addestramento in entrambi gli schieramenti. Nel buio più totale, e con una terribile bufera in corso, riuscirono a mantenere la propria unità, a manovrare, e persino a schierarsi in battaglia e costruire delle installazioni difensive. Uno dei passatempi preferiti degli storici giapponesi è discutere sull’esito della battaglia se le divisioni Môri e Kobayakawa fossero rimaste fedeli al loro patto di lealtà all’Armata dell’Ovest. Per Ieyasu, il loro tradimento fu una manna dal cielo, poiché all’inizio della battaglia si trovava in una posizione estremamente pericolosa. Ieyasu non era il tipo da lasciarsi intrappolare da una forza più numerosa, disposta, oltretutto, in modo da sovrastarlo dall’alto. Eppure, con tutta la sua capacità previsionale e rapidità di movimento, era andato a posizionarsi a valle. Ogni via d’accesso era occupata dal nemico; ogni via di ritirata poteva essergli facilmente preclusa. Si può soltanto speculare su come sarebbe andata a finire se Ieyasu non avesse avuto la certezza delle defezioni tra il nemico. Sarebbe andata subito a Sekigahara? Osservando la mappa, viene da dubitare che potesse andare da qualche altra parte e così la discussione pare accademica. Doveva assolutamente conquistare il castello di Sawayama per togliere di mezzo la base operativa di Mitsunari e aveva bisogno di recuperare il castello di Ôsaka da Môri Terumoto. La sola maniera per giungervi era lungo la strozzatura di Honshû e Sekigahara si trovava sulla strada. Anche Mitsunari considerava Sekigahara la migliore opzione disponibile. E tuttavia, non scelse quel sito e si preparò in modo mirabile per un assalto frontale. Ironicamente, fu il grande clan Môri, che non combatté né per l’uno né per l’altro, a scegliere il luogo per tutti gli altri. Fu Kobayakawa Hideaki, un affiliato al clan dei Môri, a porre il suo campo in cima al Monte Matsuo, mentre Môri Hidemoto, Kikkawa Hiroie e Ankokuji Ekei stabilirono le loro posizioni sul fianco est del Monte Nangû; tutto questo molto prima che si avvicinasse Ieyasu. Per ironia suprema, proprio Ankokuji Ekei, l’agente di Ishida Mitsunari nell’accampamento del clan Môri, responsabile per aver portato così tanti clan nello schieramento occidentale (e fautore involontario della loro caduta), al momento buono non riuscì ad entrare in battaglia con la sua divisione. Finì per darsi alla fuga; i suoi uomini furono messi in rotta ed egli fu catturato e ucciso. Fu così sprecato un grande potenziale bellico. Da una parte, non c’era semplicemente terreno a sufficienza per schierare ambedue le armate. Dall’altra, solo una parte dell’Armata dell’Ovest fu coinvolta direttamente nel combattimento, mentre le forze di Ieyasu vi presero parte tutte, fatta eccezione per i 36.000 uomini di Hidetada distaccati al castello di Ueno. Altri 30.000 uomini di Mitsunari erano invece inutilmente impegnati negli assedi di Otsu e Tanabe. Un’altra importante ragione della sconfitta delle forze occidentali, a parte le defezioni, fu l’animo e la natura dei due comandanti in capo. L’Armata dell’Est aveva per capo indiscusso Tokugawa Ieyasu. Egli era il comandante supremo sia dei vassalli che degli alleati, e i suoi ordini venivano eseguiti senza esitazione. Ishida Mitsunari, con tutta la sua ambizione, era semplicemente incapace e forse inadatto a ricoprire quel ruolo. Molti ‘daimyô’ presero parte alla battaglia per lealtà non verso Mitsunari, ma verso l’erede di Toyotomi Hideyoshi. Erano più inclini ad ascoltare i consiglieri dei loro clan e a seguire i loro piani (come fece Shimazu Yoshihiro) che a prendere ordini da un personaggio giudicato un politico che si immischiava negli affari militari. Agendo così, finirono per danneggiare la loro causa; non presentando un fronte unificato, infatti, provocarono inevitabilmente la sconfitta delle loro forze. In più, Mitsunari era enormemente detestato da gran parte dei suoi nemici e la sua figura dominante nell’Armata dell’Ovest attirava l’odio degli Orientali come un magnete”” (pag 84-85)”,”STAx-287″
“BRYANT Louise DEARBORN Mary V.”,”Six Red Months in Russia. An Observer’s Account of Russia Before and During the Proletarian Dictatorship.”,”Mary V. Dearborn holds a doctorate from Columbia University and has written five books, including biographies of Henry Miller. Louise Bryant (Queen of Bohemia), and Norman Mailer (Mailer: A Biography). She is currently at work on a biography of art patron Peggy Guggenheim. Preface by Mary V. DEARBORN, Glossary of Names, Introduction,”,”RIRO-144-FL”
“BRYANT Louise”,”Mirrors of Moscow.”,”Foreword, Lenin and his Subordinates, Illustrations,”,”RIRB-028-FL”
“BRYANT Arthur”,”All’attacco, 1941-1943. Secondo voume di Tempo di guerra. I diari e le note autobiografiche del Feldmaresciallo Visconte Alan Brooke, Capo dello Stato Maggiore generale imperiale.”,”Arthur Bryant, scrittore e docente universitario, figura tra i più grandi storici britannici viventi. (dalla presentazione) 1942: “”Navi! Navi! Soprattutto di navi noi abbiamo bisogno”” (Generale Eisenhower) Operazioni in Asia contro il Giappone “”Contemporaneamente alle citate azioni nel Pacifico sud-occidentale, a tremila miglia di distanza nelle Hawaii, Nimitz e il suo brillante capo di Stato Maggiore, Spruance, allestivano una vasta base aerea e navale autonoma e mobile per appoggiare la flotta e i reparti dei marines. Con i bacini natanti, le officine, i cantieri, i reparti di genieri per costruire strade, aeroporti e moli, si era progettato di attrezzare un gruppo anfibio di portaerei, navi da battaglia e mezzi da sbarco e da trasporto, destinato a operare a migiaia di miglia dalla più vicina base costiera e ad attaccare a discrezione anche la più fortificata delle isole giapponesi. Sarebbe stato facile agli attaccanti, con le loro immense risorse tecniche, stabilire nuove basi per operazioni nel cuore delle posizioni nemiche, dopo averle sorprese e isolate mediante il controllo aereo e navale e dopo averle attaccate con truppe di assalto specializzate. Si prevedeva per l’estate del 1944 di venire in possesso di tutti i gruppi di isole della linea avanzata di difesa del Giappone: Gilbert, Marshall, Marianne e Caroline. Gli americani non si contentavano tuttavia di questo massiccio programma contro il Giappone. A Casablanca e a Washington essi avevano insistito perché gli inglesi iniziassero operazioni offensive in Birmania in modo da riaprire la strada per la Cina. Quindi avevano posto Brooke e i suoi colleghi di fronte a nuovi problemi e a una richiesta di armi ed equipaggiamenti che in quel momento erano urgentemente necessari altrove. Dal momento che adesso Ceylon e l’India era tenuti da forze sufficienti e che la potenza aerea inglese e ameircana era in continuo aumento, Brooke non riteneva possibile una avanzata dei giapponesi verso Occidente, data anche la scarsezza del loro naviglio rispetto alla estensione delle linee di comunicazione. E riteneva opportuno, fino a quando i progressi della guerra in Occidente non avessero reso possibili operazioni decisive, di annegare risorse nel pozzo senza fondo della inefficienza e corruzione orientale, cioè la Cina di Ciang Kai-scek, e di sperperarle in operazioni in Birmania. Ma, nella sua qualità di membro del Consiglio unificato dei capi di Stato Maggiore, essendo subordinato alle decisioni di questo organo ed avendo questo stabilito di iniziare un’offensiva in Birmanai con le forze disponibili, era costretto a rispettare tutte le decisioni”” (pag 566-567)”,”QMIS-298″
“BRYANT Arthur”,”Trionfo in occidente, 1943-1944. Terzo volume tratto da diari di guerra di Lord Alan Brooke, Capo dello Stato Maggiore alleato.”,”Le operazioni Overlord e Anvil. “”(19 febbraio) «Ho avuto qualche difficoltà con Eisenhower, ma non c’è voluto molto per convincerlo; perché in realtà desiderava essere costretto a ritornare ai piani che giudicava realmente migliori, dal momento che aveva fatto il finto tentativo di appoggiare l’idea di Marshall. Penso che ora la questione sia appianata». Le proposte di Einsenhower per le quali il generale americano aveva ottenuto l’appoggio sia pure riluttante di Montgomery e di Ramsay, erano basate su un piano di compromesso nella distribuzione del naviglio, che avrebbe dovuto rendere possibili sia l’operazione ‘Overlord’ sia la ‘Anvil’; al prezzo però di una pericolosa mancanza di elasticità al momento cruciale dei due sbarchi, proprio quando le truppe d’assalto sarebbero state più vulnerabili. Il punto chiave di questo particolare problema era l’assoluta insufficienza dei mezzi da sbarco corazzati che gli inglesi avevano inventato e che gli americani avevano cominciato a produrre ma che a causa delle necessità della guerra nel Pacifico non erano stati ancora in grado di fornire in numero sufficiente per il teatro di guerra europeo. Con lo stesso inguaribile ottimismo che lo aveva spinto ad appoggiare un attacco oltre Manica nel 1942, il comando supremo aveva tentato ancora una volta di ignorare questo inevitabile ostacolo che si opponeva alla sua speranza di poter effettuare due invasioni contemporaneamente. Come lo storico ufficiale americano sottolinea «Aumentando il numero degli uomini nella prima ondata di assalto, senza sbarcare un corrispondente numero di veicoli, i piani del comando supremo delle forze di spedizione alleate o avrebbero mandato a terra reparti che non potevano raggiungere i loro obiettivi finché non fossero arrivati i veicoli, determinando così una congestione sulle spiagge; oppure avrebbero costretto le nave semicariche ad aspettare al largo esponendo così navi e uomini a rischi assolutamente ingiustificabili. La validità di queste obiezioni era pienamente sentita dal generale Eisenhower, ma egli giudicava che si trattasse di sacrifici e di rischi che valeva la pena di accettare, in considerazione del fatto che avrebbero permesso un simultaneo attacco diversivo nella Francia meridionale. Sebbene in un primo tempo vi si fosse vivamente opposto, il generale Montgomery, alla fine, si era accordato con Eisenhower, e il progetto fu perciò sottoposto ai capi di stato maggiore inglesi. Questi bocciarono il compromesso sulla base delle seguenti considerazioni: primo, perché avrebbe indebolito sia l’operazione ‘Anvil’ sia la ‘Overlord’; secondo, perché il lento procedere della campagna italiana rendeva lontana e quindi quasi trascurabile la possibilità di costituire le forze necessarie per l’operazione ‘Anvil’. Il generale (sic) Brooke fece osservare che l’impiego di dieci divisioni nella Francia meridionale, previsto dai piani, avrebbe lasciato soltanto venti divisioni a combattere la difficile battaglia in Italia e a far fronte a tutti gli altri impegni che potevano verificarsi nel Mediterraneo. Eisenhower lasciò la riunione in cui fu discusso questo problema, con l’impressione che le possibilità di effettuare l’operazione ‘Anvil’ fossero minime»”” (pag 129-130)”,”QMIS-299″
“BRYANT Arthur”,”The Turn of the Tide, 1939-1943. A Study based on the Diaries and Autobiographical Notes of Field Marshal The Viscount Alanbrooke.”,”Dedica dell’autore a Alanbrooke (‘whose war diaries are the jewel for which this book is the setting’) “”My long experience in these matters had taught me that a Minister of Defence must work with and through responsible advisers – that is to say, war chiefs who can give effect in the decisions taken and are accountable for the results”” (Winston Churchill) (in apertura)”,”QMIS-075-FSD”
“BRYM Robert J.”,”The Jewish Intelligentsia and Russian Marxism. A Sociological Study of Intellectual Radicalism and Ideological Divergence.”,”BRYM Robert J. è Assistant Professor of Sociology, Memorial University of Newfoundland, St. John’s.”,”RIRx-093″
“BRYNJOLFSSON Erik McAFEE Andrew”,”La nuova rivoluzione delle macchine. Lavoro e prosperità nell’era della tecnologia trionfante.”,”BRYNJOLFSSON Erik è professore presso il Mit e direttore del Mit Center for Digital Business. McAFEE Andrew è ricercatore capo in questo centro. Il mito americano delle ‘start up’ “”L’imprenditoria è stata una voce importante nei manuali di introduzione all’economia almeno a partire dal saggio epocale di Joseph Schumpeter, scritto in pieno ventesimo secolo, sulla natura del capitalismo e dell’innovazione. Schumpeter proponeva la nostra definizione preferita di innovazione, “”l’introduzione sul mercato di una novità tecnica o organizzativa, non solo la sua invenzione””, e, come noi, credeva che fosse intrinsecamente un processo ricombinante (“”ottenere nuove combinazioni””) (11). Sosteneva anche che era meno probabile che l’innovazione nascesse nelle imprese affermate che non nelle sfidanti intenzionate a detronizzarle. Come scriveva in ‘The Theory of Economic Development’, «le nove combinazioni sono di norma incarnate (…) in imprese che di solito non nascono da quelle vecchie (…). Non sarà il proprietario delle diligenze a costruire le ferrovie» (12). Insomma, l’imprenditoria è una macchina per le innovazioni. E’ anche una fonte fondamentale per la crescita dei posti. In effetti in America sembra essere l’unica istanza che sta creando lavoro. In uno studio pubblicato nel 2010, Tim Kane della Kauffman Foundation ha usato i dati dell’ufficio del censimento per suddividere tutte le aziende statunitensi in due categorie: start up nuove di zecca e aziende esistenti (attive da almeno un anno). Ha scoperto che in tutti gli anni a parte sette, tra il 1977 e il 2005, le imprese già esistenti sono state, come gruppo, distruttrici nette di posti, perdendo una media di circa un milione di dipendenti all’anno (13). In netto contrasto, le start up creavano in media tre milioni netti di posti all’anno. La successiva ricerca di John Haltiwanger, Henry Hyatt e colleghi confermava che la creazione netta di posti è assai più elevata nelle giovani imprese anche se gli stipendi sono inferiori (14). Il loro studio suggerisce inoltre che le start up sono responsabili di un imparagonabile “”rimescolamento dei lavoratori””. Suona come un fenomeno spiacevole, e invece non lo è, significa soprattutto che i lavoratori si muovono in senso laterale, da un posto all’altro, in cerca di occasioni migliori. Il “”rimescolamento”” è un’attività importante in un’economia sana, però tende a calare durante le recessioni, quando la gente diventa più riluttante a mollare il posto. L’équipe di ricercatori ha scoperto che le giovani imprese avevano aumentato la loro quota di rimescolamento globale durante la Grande recessione e dopo, confermando che le start up fornivano una quanto mai necessaria fonte di opportunità di trasferimento per i lavoratori in un periodo difficile. L’ambiente imprenditoriale americano è invidiato in tutto il mondo ma ci sono preoccupanti prove del fatto che stia diventando meno fertile. Una ricerca della Kauffman Foundation condotta dall’economista Robert Fairlie ha scoperto che, sebbene il ritmo di formazione di nuove imprese sia cresciuto tra 1996 e 2011, quasi tutte queste start up avevano un solo dipendente: il fondatore (15). Questo tipo di imprenditoria è aumentato durante la Grande recessione, indicando che alcuni imprenditori sono probabilmente soltanto persone che si sono messe in proprio avendo perso il posto. Nello stesso periodo, tra il 1996 e il 2011, il ritmo delle nascita di “”employer establishments””, cioè di aziende che già all’inizio impiegavano più di una persona, è calato di oltre il 20%. Non sono chiari i fattori di questo declino (…)’ (pag 227-228) [(11) J.A. Schumpeter, ‘The Theory of Economic Development: An Inquiry into Profits, Capital, Credit, Interest, and the Business Cycle’, Transaction Publishers, 1934, (…) tr. it. ‘Teoria dello sviluppo economico’, Firenze, 1977; (12) Ivi, p. 66; (13) Comunicato stamap ‘Us Job Growth Driven Entirely by Startups, According to Kauffman Foundation Study, Reuters, 7 luglio 2010 (…); (14) John Haltiwanger et al. ‘Business Dynamics Statistics Briefing: Job Creation, Worker Churning, and Wages at Young Businesses’, (…) 1 novembre 2012; (15) Kauffman Index of Entrepreneurial Activity, E.M. Kauffman Foundation, 2012 (…)]”,”CONx-221″
“BRYSON Bill”,”Breve storia della vita privata.”,”Bill Bryson è nato a Des Moines (Iowa) nel 1951 e ora risiede nel Norfolk, Inghiterra. Dello stesso autore: ‘Una passeggiata nei boschi’, ‘In un paese bruciato dal sole’, ‘NotIzie da un’isoletta’, Breve storia di (quasi) tutto e il mondo è un teatro’. Uno dei più amati autori di libri di viaggio alle prese con un itinerario insolito: l’esplorazine della sua dimora inglese, un’ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk. La sfida è quella di posare sugli oggetti che ci circondano uno sguardo diverso… Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”STOS-006-FAP”
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”La Grande Scacchiera. Il mondo e la politica nell’era della supremazia americana.”,”L’A è nato a Varsavia nel 1928. Laureatosi ad Harvard, vi ha insegnato dal 1953 al 1960 per poi passare alla Columbia Univ. Dal 1977 al 1981 è stato consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente CARTER. E’ professore di politica estera alla Paul Nitze School of Advanced International Studies della John Hopkins Univ. Ha scritto vari libri di politica internazionale, di strategia economica e di storia contemporanea (‘Il grande fallimento. Ascesa e caduta del comunismo nel XX secolo’ 1989, ‘Il mondo fuori controllo. Gli sconvolgimenti planetari all’alba del XXI secolo’ 1993).”,”USAP-019 RAIx-042″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Le grand échiquier. L’Amerique et le reste du monde.”,”L’A è stato consigliere per la sicurezza del Presidente degli USA tra il 1977 e il 1981. Esperto al ‘Center for Strategic and International Studies’ (CSIS) è professore alla Johns Hopkins University.”,”RAIx-067″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Illusions dans l’équilibre des puissances.”,”Brzezinski, nato a Varsavia nel 1928, ha collaborato con L. Johnson, professore alla Columbia University, è stato il braccio destro di Jimmy Carter in politica estera durante “”la lunga marcia”” di questi alla presidenza. Ha preso il posto di Kissinger come Assistente speciale del presidente per gli affari di sicurezza nazionale. Fa parte del Consiglio nazionale di sicurezza, organo supremo dove si integrano e coordinano le strategie dei diversi dipartimenti in materia di politica estera. E’ direttore generale della influente Commissione Trilaterale. “”A présent, et sans doute pour quelque temps encore, il existe la combinaison d’un monde de forces bipolaires avec des multiples interactions étatiques. En réalité, deux triangle compétitif inclut: l’Amérique, la Chine et l’Union soviétique; celui de la coopération: l’Amérique, l’Europe et le Japon. C’est le foyer central du jeu des puissances multiples, en supposant qu’un déséquilibre soudain de l’axe de la puissance de soutien, impliquant un arrêt des rapports bipolaires entre les USA et l’URSS, ne puisse pas se produire.”” (pag 98)”,”RAIx-290″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Il grande fallimento. Ascesa e caduta del comunismo nel XX secolo.”,”””La meta che Gorbaciov si prefiggeva, dar forma a una nuova cultura politica, era tanto più difficile da raggiungere in quanto l'””inadeguatezza”” che egli deplorava non era soltanto un’eredità del leninismo e dello stalinismo, ma era profondamente radicata nella storia russa. nelle ‘Lettere dalla Russia’ che il marchese Astolphe De Custine pubblicò nel 1839 dopo un lungo soggiorno in quel paese traspare un’impressionante continuità tra la politica della Russia del diciannovesimo secolo e quelçlo dell’Unione Sovietica di oggi. De Custine rimase colpito dall’onnipresenza della burocrazia statale, “”fondata sulla miopia, sulla negligenza e sulla corruzione””, e in cui “”regna sovrana la segretezza””. Egli osservava che “”l’unico campo in cui la tirannia mostra una certa inventiva è negli strumenti per mezzo dei quali perpetua il proprio potere”” e che “”il dispotismo è peggiore quando pretende di agire per il bene comune, perché in tal modo giustifica con le intenzioni gli atti più infami e il male spacciato per utile medicina non conosce più limiti””. Il suo giudizio su quel regime potrebbe essere applicato senza difficoltà all’esperienza sovietica: “”Non dico che il loro sistema politico non abbia mai dato buoni risultati, ma affermo semplicemente che per ottenerli è stato pagato un prezzo troppo alto””. De Custine fu impressionato anche dalle restrizioni imposte alla circolazione delle idee e dal modo in cui il potere manipolava la storia, che egli definiva “”possesso degli zar””, i quali “”offrono al popolo le verità storiche che si accordano con la finzione dominante””. Forse ancora più significativamente, commentava: “”Il sistema politico russo non reggerebbe a vent’anni di libere comunicazioni con l’Europa occidentale””.”” (pag 62)”,”RUSU-250″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Il mondo fuori controllo. Gli sconvolgimenti planetari all’alba del XXI secolo.”,”Dedica libro a Jimmy Carter ‘la cui voce in favore dei diritti umani continua a risuonare’ India, Cina, Russia. “”Non è probabile che uno dei paesi in via di sviluppo si qualifichi come modello e leader. L’India mostra al suo interno povertà e ricchezza estreme e quindi, anche presupponendo che le sue diversità etniche e religione non spingano verso la disintegrazione, non è probabile che riguadagni la statura internazionale che aveva ai tempi di Nehru. Nessuna delle nazioni africane ha il prestigio e nessuna delle nazioni latino-americane ha la vocazione per farlo. In particolari circostanze, come si è detto, la Russia potrebbe provare la tentazione di ricercare il ruolo di leader, forse spinta dai dilemmi geopolitici e dalla confusione ideologica. Ma per essere accettata da altri e non solo reclamata dai russi, la leadership russa dovrebbe basarsi su un modello socioeconomico funzionante e interessante. Una Russia semifascista sarebbe incapace di dar vita a un simile modello, con il suo probabile e inevitabilmente debilitante coinvolgimento in nuove lotte imperialiste. Una Russia impegnata in un positivo processo di democratizzazione sarebbe orientata verso Occidente e dipenderebbe dal suo continuo sostegno; quindi la sua progressiva integrazione con il mondo avanzato precluderebbe un’identificazione stretta e ideologicamente significativa con le popolazioni dell’ex Terzo mondo. Se una Russia fascista, o un Russia democratica, dovesse perseguire ambizioni così campate per aria, sarebbe improbabile che riuscisse a ricevere una buona accoglienza da parte dei poveri del mondo. Per contrasto, la Cina potrebbe aspirare allo scettro. La Cina, per quello che è, sfida il mondo della disuguaglianza. E’ un gigante, che abbraccia oltre un miliardo di persone impegnate in uno sforzo sostenuto contro la disparità, una lotta che, almeno fino ad oggi, è stata coronata da successo. Inoltre, è ben più di una nazione-Stato in un mondo formato da tante nazioni-Stato. E’ l’unico Stato che è, al tempo stesso, una civiltà ben distinta e definita, certamente più di quanto non lo sia la Russia. Quindi si pone in una relazione in un certo senso unica rispetto al resto del mondo: ne fa parte e al tempo stesso ne è separata”” (pag 193-194)”,”RAIx-349″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”La grande scacchiera.”,”Zbigniew Brzezinski è nato a Varsavia nel 1928. Laureatosi a Harvard, vi ha insegnato dal 1953 al 1960, per poi passare alla Columbia University. Dal 1977 al 1981 è stato consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter. É professore di politica estera alla Paul Nitze School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University. Ha scritto vari libri: Il grande fallimento. Ascesa e caduta del comunismo nel XX secolo. Il mondo fuori controllo, Gli sconvolgimenti planetari all’alba del XXI secolo.”,”RAIx-024-FL”
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Game Plan. A Geostrategic Framework for the Conduct of the U.S. – Soviet Contest.”,”Zbigniew Brzezinski è stato Consigliere per la Sicurezza nazionale alla Presidenza dal 1977 al 1981. Dopo è stato Professor of Government alla Columbia University e Consigliere al Center for Strategic and Internazional Studies alla Georgetown University. “”«Democracy», wrote Sir Halford Mackinder in the light of Europe’s painful wartime experiences, «refuses to think strategically unless and until compelled to do so for purposes of defense». Yet today democracy must think, not only strategically for the purpose of defense, but also geopolitically for the purpose of offense”” (pag 194)”,”USAP-081″
“BRZEZINSKI Zbigniew SCOWCROFT Brent, moderated by David IGNATIUS”,”America and the World. Conversations on the Future of American Foreign Policy.”,”Z. Brzezinski ex consigliere del National Security Advisor del presidente J. Carter. professore alla Johns Hopkins University. Brent Scowcroft già consigliere del National Security Advisor del presidente George H.W. Bush e Gerald Ford, e assistente militare del Presidente R. Nixon. E’ presidente dello Scowcroft Group. Ha scritto con G.W.H. Bush ‘A World Transformed’. D. Ignatius giornalista del Washington Post.”,”USAP-089″
“BUBER NEUMANN Margarete”,”Da Potsdam a Mosca.”,”L’A moglie un prime nozze del figlio del celebre filosofo ebraico Martin BUBER e compagna poi di Heinz NEUMANN uno dei capi più in vista del KPD tedesco tra il 1925 ed il 1932 narra le esperienze nella repubblica di Weimar, nella Russia di STALIN e nella Spagna all’inizio della Rivoluzione. Ribellatasi da giovane alla tradizione prussiana autoritaria, si iscrisse al PC e diventò collaboratrice a Berlino del settimanale della Terza Internazionale ‘Imprekorr’. Sua sorella Babette aveva sposato uno dei principali esponenti della 3° Internazionale, Willi MÜNZENBERG, il capo del Soccorso Rosso Internazionale e dei Comitati internaz di lotta contro colonialismo, imperialismo e più tardi nazismo. Nelle sue memorie Margarete narra anche la vita di Heinz NEUMANN, grande oratore di massa, che morì nei campi di STALIN.”,”GERG-013″
“BUBER Martin, a cura di Nahum N. GLATZER”,”The Way of Response. Martin Buber. Selections from his writings edited by N.N. Glatzer.”,”Dono Tino Albertocchi Martin Mordechai Buber (Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965) è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano. Si deve a lui l’emersione alla cultura europea del movimento hassidim, ma soprattutto a lui si deve l’idea che la vita è fondamentalmente non-soggettività, bensì intersoggettività, anzi per Buber soggetto e intersoggettività sono sincronicamente complementari e ne era talmente convinto che non esitò ad affermare: “”In principio è la relazione””. (wikip)”,”EBRx-059″
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Prigioniera di Stalin e Hitler.”,”Margarete THÜRING nasce a Potsdam nel 1901. Studentessa entra nel movimento giovanile ‘Freideutsche Jugend’. Inizialmente legata a a Rafael, figlio del filosofo ebreo Martin BUBER, nel 1921 si trasferisce con lui a Heidelberg, dove entrambi aderiscono alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo presso i suoceri a Heppenheim. Dalla loro breve unione, terminata nel 1925, nascono due figli (che più tardi seguiranno i BUBER in Palestina). Nel 1923 la sorella Babette sposa Willi MÜNZENBERG, uno dei principali organizzatori del Comintern. Nel 1926 entra nel KPD e dal 1928 lavora nella redazione berlinese del periodico del Comintern ‘Inprekorr’. Nel 1929 si unisce a Heinz NEUMANN, dirigente del partito e l’anno seguente deputato al Reichstag. Ma la stella politica di NEUMANN si offusca velocemente. Isolato nel partito, nel 1932 viene richiamato a Mosca, inviato come delegato del Comintern in Spagna e alla fine del 1933, definitivamente ‘sganciato’. Fino al 1935 i due vivono precariamente tra Zurigo e Parigi poi, in sostanziale isolamento, a Mosca. Qui nell’aprile del 1937 N. è arrestato e sparisce nel nulla. L’anno dopo è la volta di Margarete che viene condannata a 5 anni di lavoro forzato da scontare nella colonia penale di Karaganda, nel Kazakistan. Nel 1940, in seguito al patto RIBBENTROP-MOLOTOV, con altri tedeschi detenuti in URSS è riconsegnata ai nazisti. E viene internata a Ravensbrück fino alla fine della guerra. Nel dopoguerra vive per qualche tempo a Stoccolma dove nel 1948 scrive e pubblica questo libro. Poi si trasferisce a Francoforte dove sposa il giornalista Helmut FAUST e fonda e dirige per 2 anni la rivista ‘Aktion’ (1951-52). Depone al processo Kravchenko a Parigi (1949) e l’anno dopo al processo ROUSSET circa l’esistenza dei campi di concentramento in URSS. Altri suoi libri: -Da Potsdam a Mosca (1957). Integra il presente volume per gli anni fino al 1937 -Milena, l’amica di Kafka (1963), dedicato alla compagna di prigionia a Ravensbruck, Milena JESENSKA. Margarete muore nel 1989.”,”RUSS-007″
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Historia del Komintern. La revolucion mundial. (Kriegss chaupltze der weltrevolution).”,”””Grazie ad August Thalheimer, che portava con sé il suo discepolo da tutte le parti, Heinz Neumann conobbe molti compagni della direzione del Comintern. Certamente, non fu solo la sua padronanza della lingua russa che gli permise di farsi degli amici in questo primo soggiorno a Mosca. Il suo temperamento ottimista, lo spirito vivace, il suo humor e a volte soprattutto la sua ingenuità, il bisogno di stupire, fecero di Heinz un ospite sempre benvenuto””. (pag 90)”,”INTT-177″
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Von Potsdam nach Moskau – Stationen eines Irrweges.”,”Die Autorin Margarete Buber-Neumann, geboren 1901 in Berlin. Lebt heute als Publizistin in Frankfurt/M. Als Frau von Heinz Neumann und Schwägerin Willi Münzenbergs lernt sie in den zwanziger Jahren die KPD und ihre Führungsspitze von innen her kennen. 1933 Emigration in die UdSSR, 1937 wird sie dort in einem Lager inhaftiert un 1940, nach dem Hitler-Stalin-Pakt, an die Gestapo ausgeliefert.”,”RUSS-077-FL”
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Milena, l’amica di Kafka.”,”La vita di Milena Jesenská raccontata dall’amica Margarete che la conobbe nel campo di concentramento di Ravensbrück. Moglie di Heinz Neumann, importante comunista tedesco, Margarete Buber-Neumann (Berlino, 1901-Francoforte 1989) partecipa alla lotta politica sino all’avvento di Hitler, poi emigra col marito in Russia. Nel 1937 viene internata dai russi in un campo di concentramento e nel 1940 consegnata alla Gestapo. Oltre a ‘Milena, l’amica di Kafka’ (1977), ha pubblicato un libro di memorie: ‘Prigioniera di Stalin e Hitler’ (1949). “”Milena Jesenská non merita attenzione solo come donna amata da Franz Kafka; era lei stessa una personalità affascinante, una donna che durante la giovinezza ignorò le convenzioni borghesi e nel corso di una vita difficile riuscì a evolvere, a prezzo di una dura lotta interiore, da un estremo individualismo alla responsabilità sociale e politica. Anche dopo che la sua patria, la Boemia, fu soggiogata, Milena ebbe la forza e il coraggio, che mai le vennero meno, di difendere la causa della libertà di pensiero. Quando Hitler occupò la Cecoslovacchia, si adoperò, a rischio della propria vita, per la salvezza di coloro che più erano minacciati. Aiutò a fuggire all’estero ebrei e compatrioti cechi. Pubblicò una rivista clandestina e incitò alla resistenza contro gli oppressori. Di lì a non molto fu arrestata dalla Gestapo e morì nel 1944 nel campo di concentramento di Ravensbrück”” (pag 9-10) (premessa) “”Come tutti i prigionieri politici, anche Milena era rinchiusa nella prigione di Pankrac, il carcere di Praga, dal quale ogni mattina veniva trasportata in automobile alla Peckarna per esservi interrogata. Il Palazzo Petschk, che in passato ospitava un istituto bancario e aveva tre piani sotterranei per le cassette di sicurezza, era ora la centrale della Gestapo. A volte Honza (la figlia, bambina, ndr) aveva il permesso di andare a far visita alla madre, e Fredy Mayer, il padre adottivo, l’accompagnò alla Peckarna fino al giorno in cui lui stesso fu tratto in arresto. Dopo numerosi interrogatori da cui non emerse niente di decisivo a carico di Milena perché lei si difese con grande abilità, fu dapprima deciso il suo trasferimento a Beneschau in un campo destinato ai «parenti degli ebrei», poi nel carcere giudiziario di Dresda. Poiché la cella di Dresda era fredda e umida, e l’alimentazione del tutto insufficiente, la salute di Milena ricevette un colpo durissimo dal quale lei non si riebbe mai più. In breve tempo dimagrì più di venti chili e cominciò a soffrire di reumatismo articolare acuto. Dopo meno di un anno ricevette la comunicazione che il procedimento contro di lei era stato archiviato per insufficienza di indizi e che l’avrebbero portata a Praga e poi rilasciata. Milena dunque già si vedeva di nuovo in libertà. Ma nella prigione di Pankrac la Gestapo le notificò che era stato emanato «un provvedimento di custodia preventiva» in base al quale veniva disposto il suo trasferimento a Ravensbrück. Milena ricevette un’ultima visita dalla piccola Honza. Non poté mai più dimenticare l’immagine della bambina dalle gambette sottili che camminando con passo spedito accanto al secondino si allontanava nel corridoio della prigione avviandosi verso un mondo senza madre e senza un vero focolare. Milena non avrebbe mai più rivisto sua figlia. Già alla fine di ottobre del 1939, quando Milena si trovava in prigione da alcune settimane, vi furono a Praga le prime aperte manifestazioni di protesta contro la tirannide nazista. Studenti e scolari scesero in piazza, fu aperto il fuoco contro di loro e centoventi giovani trovarono la morte. Il 18 novembre i nazionalsocialisti decretarono la legge marziale. Decine di migliaia di persone furono tratte in arresto, imprigionate e deportate nei campi di concentramento. Le persecuzioni contro gli ebrei diventavano di giorno in giorno più atroci. In conseguenza della legge marziale, l’Università ceca di Praga e tutti gli istituti di istruzione superiore vennero chiusi, dapprima per la durata di tre anni, in seguito «per l’eternità». (pag 215-216) (inserire) La resistenza di Milena. “”Una volta Milena giunse in ritardo all’appello. Era, questa, una mancanza grave. Si sarebbe magari potuto chiudere un occhio se lei, conscia del proprio errore, fosse arrivata di corsa. Invece no, era tranquilla e rilassata e camminava lentamente. Questo contegno mandò in bestia una vecchia sorvegliante delle SS che si affrettò verso di lei con la mano alzata per colpirla sulla faccia. Milena rimase immobile e le piantò gli occhi addosso guardandola dall’alto in basso. Quasi presa da un senso di colpa, la megera lasciò cadere il braccio e addirittura ammutolì del tutto. Spesso dipendeva dalla condotta di un detenuto se le SS lo colpivano o no. Si può dire senza timore di esagerare che alcuni individui avevano dipinta sul volto un’espressione talmente servile o piena d’angoscia che addirittura provocavano le percosse delle SS. «E’ la natura stessa dell’angoscia che non permette di star fermi in un posto» sosteneva Milena «… fermarsi significa infatti guardare in faccia ciò che non si conosce e prepararsi ad affrontare questo quid sconosciuto…». Ma per poterlo fare, c’è bisogno di forza, e l’individuo possiede questa forza solo fino a quando «il suo destino non si separi da quello degli altri ed egli non perda di vista l’essenziale, e cioè la profonda consapevolezza di appartenere ad una comunità. Appena diventa una coscienza isolata, egli cerca nel suo intimo un pretesto che gli permetta di fuggire. La solitudine è probabilmente la più grande maledizione che esista sulla faccia della terra…» (1)”” (pag 218-219) (1) M. Jesenská, ‘L’arte di stare in piedi’, in “”Pritomnost””“,”BIOx-349”
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Da Potsdam a Mosca. Tappe di una strada sbagliata.”,”Die Autorin Margarete Buber-Neumann, geboren 1901 in Berlin. Lebt heute als Publizistin in Frankfurt/M. Als Frau von Heinz Neumann und Schwägerin Willi Münzenbergs lernt sie in den zwanziger Jahren die KPD und ihre Führungsspitze von innen her kennen. 1933 Emigration in die UdSSR, 1937 wird sie dort in einem Lager inhaftiert un 1940, nach dem Hitler-Stalin-Pakt, an die Gestapo ausgeliefert. Margarete Buber-Neumann nata a Potsdam il 21/10/1901 ed è morta 6/11/1989. É nota principalmente per la sua testimonianza “”Prigioniera di Stalin e Hitler”” pubblicata nel 1948 e tradotta in una dozzina di lingue. Ancora negli anni della scuola entra nel movimento giovanile Freideutsche Jugend. Nel 1921 si trasferisce ad Heidelberg dove aderisce alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo a Heppenheim. Nel 1926 Margarete entra nel Partito comunista tedesco.”,”MGEK-017-FL”
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Prigioniera di Stalin e Hitler.”,” “”Margarete Buber-Neumann è passata tra il 1938 e il 1945 da un gulag sovietico a un lager nazista. Il suo racconto prende le mosse, a Mosca, dall’arresto di Heinz Neumann, dirigente del partito comunista tedesco caduto in distrazia, e compagno dell’autrice. L’uno svanisce senza ritorno nei labirinti delle purghe staliniane; l’altra, come moglie di un “”nemico del popolo””, è poco dopo arrestata a sua volta e condannata alla “”rieducazione”” di un campo di lavoro nel Kazakistan siberiano. Ma nel 1940, a seguito deil patto-Ribbentrop-Molotov, viene restituita alla Germania e destinata al campo di concentramento di Ravensbrück, dove rimarrà fino alla liberazione, il 21 aprile 1945. Per sette anni la donna tenne testa alle severissime prove dell’universo concentrazionario serbando la propria umanità, la propria dirittura, la propria capacità di amicizia; e da quella “”città dei morti”” ha riportato non solo una denuncia dura e drammatica della degradazione e della violenza fatta sistema, ma nache il ricordo delle solidarietà, dei rapporti che nelle situazioni estreme resistono e diventano migliori, come testimoniano le intese pagine dedicate a Milena, “”l’amica di Kafka”” conosciuta all’interno del campo. Die Autorin Margarete Buber-Neumann, geboren 1901 in Berlin. Lebt heute als Publizistin in Frankfurt/M. Als Frau von Heinz Neumann und Schwägerin Willi Münzenbergs lernt sie in den zwanziger Jahren die KPD und ihre Führungsspitze von innen her kennen. 1933 Emigration in die UdSSR, 1937 wird sie dort in einem Lager inhaftiert un 1940, nach dem Hitler-Stalin-Pakt, an die Gestapo ausgeliefert. Margarete Buber-Neumann nata a Potsdam il 21/10/1901 ed è morta 6/11/1989. É nota principalmente per la sua testimonianza “”Prigioniera di Stalin e Hitler”” pubblicata nel 1948 e tradotta in una dozzina di lingue. Ancora negli anni della scuola entra nel movimento giovanile Freideutsche Jugend. Nel 1921 si trasferisce ad Heidelberg dove aderisce alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo a Heppenheim. Nel 1926 Margarete entra nel Partito comunista tedesco.”,”MGEK-018-FL”
“BUCCHERI Mauro”,”Livio Maitan e il trotskismo italiano.”,”Mauro Buccheri, nato a Palermo nel maggio del 1977, si laurea in filosofia nel marzo del 2022 con una tesi sul pensiero religioso di Nietzsche. Con Rosolino Buccheri ha pubblicato ‘Evolution of human knowledge’ (2005). Nel marzo 2021 ha conseguito la laurea magistrale in Studi storici, antropologici e geografici presso l’Università di Palermo con una tesi su ‘Livio Maitan e il trotskismo italiano’, relatore Salvatore Lupo, dalla cui revisione è nato l’omonimo libro. Attualmente insegna storia e filosofia presso il Liceo classico, linguistico e coreutico ‘Ruggero Settimo’ di Caltanissetta. Tra le fonti consultate dall’autore: ‘Arrigo Cevetto, Opere, 23, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2018 Fonti inedite: Carteggio di Anna Maria Satta con Mauro Buccheri, Carteggio di Marco Maitan con Mauro Buccheri.”,”MITC-157″
“BUCCI Fausto CASCIOLA Paolo, con la collaborazione di Claudio CARBONCINI”,”Cristofano Salvini (1895-1953). Un rivoluzionario italiano nella guerra civile spagnola.”,”””Iscrittosi agli inizi del 1930 alla cellula 341 del PCF nel quartiere Quinze-Vingt, presso la Gare de Lyon, Salvini veniva chiamato “”Tosca”” per la sua origine toscana e frequentava la sede del Soccorso Rosso insieme ad altri comunisti italiani, tra cui il Linzerini, che aveva adottato il nome di battaglia di “”Volpe”” (e più tardi sarebbe stato estradato in Italia dalle autorità francesi), Nino Raimondi, responsabile del gruppo locale del PCdI e poi combattente in Spagna nelle Brigate Internazionali, e lo stuccatore friulano Mario Giordani. Ma i suoi rapporti con il PCdI non era più quelli degli anni precedenti: in dissenso rispetto alla “”svolta”” ultrasinistra e settaria effettuata dal Komintern nel 1929-30, egli si stava allontanando, pur senza rotture traumatiche immediate, dal partito comunista e aiutava gli oppositori dello stalinismo con piccole sottoscrizioni, come quella inviata nel marzo del 1930 da Parigi, a firma “”Tosca””, a Prometeo, il giornale che la Frazione di Sinistra del PCdI (bordighista) stampava in Belgio.”” (pag 17) “”L’ anello più debole delle forze rivoluzionarie spagnole venne individuato dagli uomini della Terza Internazionale nel POUM, e contro questo partito, per giunta “”reo”” di aver protestato comtro il primo mostruoso processo di Mosca, i due partiti staliniani spagnoli (PSUC e PCE) orchestrarono e scatenarono un’ impressionante campagna di calunnie, denunciandolo come forza controrivoluzionaria, “”Quinta colonna”” dei franchisti e orrendo ibrido “”trotsko-fascista””, mentre alle milizie poumiste, sui fronti di battaglia, venivano deliberatamente rifiutate le armi””. (pag 39)”,”TROS-126″
“BUCCIANTE Giuseppe”,”I generali della dittatura.”,”Giuseppe BUCCIANTE è nato a Chieti nel 1907. Redattore del ‘Giornale d’Italia’ e di altri quotidiani, nel 1935 divenne capo dell’ufficio stampa del ministero dell’ Africa italiana e durante la 2° GM diresse il reparto stampa presso il Comando Superiore FFAA dell’Africa settentrionale. Dal 1944 si è dedicato alla professione forense.”,”ITQM-030″
“BUCCIARELLI Fabio CITATI Stefano”,”L’odore della guerra. Inviati al fronte.”,”I capitoli 1-4 sono di Citati, i capitoli 5-6 sono di Bucciarelli, le foto sono di quest’ultimo Fabio Bucciarelli (Torino 1980) laureato in ingegneria delle telecomunicazioni presso il Politecnico di Torino, dal 2008 si dedica al fotogiornalismo. Stefano Citati, responsabile Esteri del ‘Fatto quotidiano’ ha seguito per ‘Repubblica’ varie crisi e realtà sociali in Africa (genocidio Ruanda, ex Zaire, Sierra Leone, traffico bambini-schiavi, epidemia di Ebola, Sahara occidentale, rivoluzione di Gheddafi, Mozambico post bellico, Uganda)”,”FOTO-104″
“BUCHAN John (Lord Tweedsmuir)”,”Augusto.”,”Ottaviano e Cicerone. “”Solo Ottavio e Cicerone erano decisi a ciò che ritenevano ormai inevitabile. Gettatasi dietro le spalle ogni preoccupazione letteraria, Cicerone si preparava con rinnovata energia ad affrontare la tempesta; come scrive uno storico moderno, “”si elevava, simile a un alto masso erratico di ardimento che tutti da ogni parte vedevano, nella rasa e bassa pianura dell’ universale incertezza”” (Ferrero, cit III, 173). Si sentiva chiamato a guidare il popolo romano verso quello Stato ideale di cui aveva tracciato le grandi linee nel De Republica. La Seconda Filippica contro Antonio era stata appena resa pubblica, ed egli andava tessendo un’ attiva corrispondenza coi proconsoli occidentali, dal cui atteggiamento dipendeva, a suo giudizio, la decisione finale. Il 20 dicembre uscì la Terza Filippica (…).”” (pag 51)”,”STAx-117″
“BUCHANAN James M.”,”L’economia pubblica. Domanda e offerta di beni pubblici.”,”‘L’autore propone un metodo di indagine mutuato dall’economia “”privata””, nel senso di esaminare la domanda e l’offerta dei beni pubblici come contrapposti ai beni privati. Quindi il punto di partenza della sua analisi è l'””individuo””, unità decisionale, che opera scelte alternative tra beni privati e pubblici’ (in 4° di copertina)”,”ECOT-367″
“BUCHARIN N.”,”Lenine marxiste.”,”Il marxismo all’epoca di MARX, il marxismo degli epigoni, il marxismo di LENIN, teoria e pratica di LENIN, Q imperialismo, LENIN e lo Stato, LENIN e i contadini, nuovi problemi teorici.”,”BUCD-013 LENS-056 MADS-176″
“BUCHARIN N.I.”,”L’ economia mondiale e l’ imperialismo.”,”Nella prefaz LENIN critica la teoria dell’ ultra-imperialismo di KAUTSKY e stabilisce il rapporto tra imperialismo e guerra. Anche BUCHARIN in un capitolo (XII) critica la teoria di K. sullo ultra-imperialismo.”,”BUCD-018 ECOI-046″
“BUCHARIN N. STALIN I. TROTSKY L. ZINOVIEV G.; a cura di Giuliano PROCACCI”,”La ‘rivoluzione permanente’ e il socialismo in un paese solo.”,”Questo dibattito politico sovietico si è svolto negli anni 1924 – 1926, periodo immediatamente successivo alla morte di LENIN. “”Il decorso e l’esito della rivoluzione d’Ottobre ha colpito a morte quella parodia scolastica del marxismo che era largamente diffusa nei circoli socialdemocratici russi, in parte già nel Gruppo della emancipazione del lavoro, e che fu più ampiamente elaborata dai menscevichi. L’essenza di questo pseudomarxismo stava nel fatto che esso faceva una legge assoluta e “”sovrastorica”” – come la chiamava Marx – del giudizio condizionato e limitato di Marx secondo cui “”i paesi progrediti indicano a quelli arretrati il modello del loro sviluppo futuro””; e su questa legge lo pseudomarxismo cerca di fondare la tattica del partito della classe operaia. A questo modo di vedere, non si poteva pensare a una lotta del proletariato russo per il potere prima che i paesi economicamente più progrediti non avessero stabilito un precedente. E’ innegabile, senza dubbio, che ogni paese arretrato trova nella storia dei paesi più progrediti alcuni aspetti del proprio sviluppo futuro; ma non si può affatto parlare di una ripetizione dello sviluppo. Al contrario, quanto più l’economia capitalistica si espande in economia mondiale, tanto più peculiari diventano le vicende dei paesi arretrati, in cui gli elementi della loro arretratezza si accoppiano alle ultime conquiste del capitalismo. Scriveva Engels nella prefazione alla sua ‘Guerra dei contadini’ [La guerra dei contadini in Germania, 1949 p. 13]. “”E ad un certo punto – che non è detto che debba presentarsi dappertutto nel medesimo modo o al medesimo grado di sviluppo – essa comincia ad accorgersi che questo suo proletario compagno di viaggio è andato più avanti di lei””. Grazie al corso dello sviluppo storico la borghesia ‘russa’ dovette capire questo fatto prima e più a fondo di ogni altra”” [L. Trotsky, Le lezioni dell’Ottobre][in ‘La “”rivoluzione permanente”” e il socialismo in un paese solo’, a cura di Giuliano Procacci, 1973] (pag 39) “”In Lenin non c’è nulla, o quasi nulla, che non possa essere “”dedotto”” dal marxismo. In questo senso Lenin si è rivelato tante volte come l’allievo di Marx. Non c’è Lenin senza Marx. Tuttavia, non possiamo più oggi parlare di marxismo senza Lenin. Le prime “”parti integranti”” del marxismo sono personificate principalmente da Marx, così come le nuove “”parti integranti”” lo sono soprattutto da Lenin. Senza Lenin, non c’è più oggi marxismo, così come non ce n’è più senza lo stesso Marx. Marx senza Lenin non è già più Marx intero; Marx più Lenin, ecco oggi il marxismo. Il leninismo è lo sviluppo del marxismo che corrisponde compiutamente alla fase contemporanea della lotta di classe. Ciò non vale in modo altrettando compiuto per le opere di marxisti di rilievo quali Rosa Luxemburg e Pannekoek. Per quanto riguarda il “”marxista”” Kautsky, egli si è posto totalmente al di fuori della lotta di classe”” [G. Zinoviev, Il leninismo] [in ‘La “”rivoluzione permanente”” e il socialismo in un paese solo’, a cura di Giuliano Procacci, 1973] (pag 145-146) “”Per illustrare il tema: ‘marxismo e leninismo’, la cosa migliore è partire dal ben noto articolo di Lenin: ‘Tre fonti e tre parti integranti del marxismo’. Quest’articolo, estremamente importante, è stato scritto, nel marzo 1913, in esilio a Cracovia. In esso, Lenin, seguendo l’esempio di Engels (1), indicava che il marxismo è lo sviluppo e il coronamento delle tre grandi correnti ideali del XIX secolo: 1. la filosofia classica tedesca; 2. l’economia politica classica inglese; 3. il socialismo francese. “”La dottrina di Marx è onnipotente perchè è giusta. Essa è completa e armonica, e dà agli uomini una concezione integrale del mondo, che non puà conciliarsi con nessuna superstizione, con nessuna reazione, con nessuna difesa dell’oppressione borghese. Il marxismo è il successore legittimo di tutto ciò che l’umanità ha creato di meglio durante il secolo XIX: la filosofia classica tedesca, l’economia politica inglese e il socialismo francese”” (2). All’origine…. [G. Zinoviev, Il leninismo] [in La ‘rivoluzione permanente’ e il socialismo in un paese solo, 1973]”,”RIRO-018 TROD-076″
“BUCHARIN Nicolai TROTSKY Lev”,”Ottobre 1917: dalla dittatura dell’ imperialismo alla dittatura del proletariato.”,”Contiene due scritti di BUCHARIN redatti all’indomani delle giornate di luglio e delle giornate di Ottobre e ripubblicati insieme agli inizi del 1918 sotto il titolo di ‘Dalla caduta dello zarismo al crollo della borghesia’. E’ stato aggiunto puro lo scritto di L. TROTSKY ‘Gli insegnamenti della Comune di Parigi’.”,”BUCD-014″
“BUCHARIN N. ZINOVIEV G. STALIN I. e altri; interventi nel dibattito di BUCHARIN POSTYCHOV KRUPSKAIA IAROSLAVSKY KAMENEV TOMSKY SOKOLNIKOV LARIN RYKOV; discorsi di chiusura di ZINOVIEV MOLOTOV STALIN”,”La Russie vers le socialisme. La discussion dans le parti communiste de l’URSS.”,”Rapporto di STALIN e co-rapporto di ZINOVIEV. Dibattito: discorsi di BUCHARIN (estratto), POSTYCHOV (e), KRUPSKAIA, IAROSLAVSKY (e), KAMENEV (e), TOMSKY (e), SOKOLNIKOV (e), LARIN (e), RYKOV (e). Discorsi di chiusura di ZINOVIEV, MOLOTOV, STALIN. Dopo il dibattito dichiarazione di KAMENEV riguardante la risoluzione sul rapporto del CC e risposta di STALIN.”,”RIRO-121″
“BUCHARIN Nicolaj PREOBRAZENSKIJ Eugenj”,”L’ accumulazione socialista.”,”La discussione sovietica sull’ accumulazione socialista si svolse tra il 1924 e il 1926.”,”BUCD-008 RIRO-017″
“BUCHARIN Nicolaj FABBRI Luigi”,”Anarchia e comunismo scientifico. Un teorico marxista ed un anarchico: due testi a confronto.”,”BUCHARIN che LENIN giudicò “”il teorico più stimato e più forte del partito””, entrò nel 1906, appena diciottenne, nel movimento rivoluzionario. Luigi FABBRI, autore di numerose opere e opuscoli politici, entrò a soli 16 anni nel movimento anarchico. Ne aveva 17 quando lo arrestarono e condannarono per aver scritto e diffuso un manifesto antimilitarista. Collaboratore di MALATESTA, al quale fu sempre vicino, lasciò l’ Italia nel 1926. Espulso dalla Francia e dal Belgio, trovò riparo in Uruguay, dove morì nel 1935.”,”BUCD-020″
“BUCHARIN N.”,”La Bourgeoisie internationale et son Apôtre Karl Kautsky (Réponse à Kautsky).”,”L’ opuscolo è stato pubblicato in più parti slla Pravda organo centrale del PCR.”,”BUCD-022″
“BUCHARIN Nicolai”,”How it all began. The prison novel.”,”Nicolai BUCHARIN (1888-1938). Stephen F. COHEN è professore di studi russi e storia alla New York University. I suoi libri includono ‘Bukharin and the Bolshevik Revolution: A Political Biography, 1888-1938’ e ‘Rethinking the Soviet Experience: Politics and History Since 1917’. Questa di BUCHARIN è una novella autobiografica scritta durante gli ultimi mesi della sua vita in prigione. Essa fu tenuta nascosta negli archivi personali di STALIN fino agli anni 1990. Il libro è anche un testamento politico e fornisce una visione panoramica della Russia all’inizio della rivoluzione.”,”BUCD-023″
“BUCHARIN N. JAROSLAVSKI J. KAMENEV L. KARPINSKI KRSHISHANOVSKI KRUPSKAIA N.K. LARIN J. LEPESCHINSKI P. LOMOV A. MILIUTIN W. PODVOYSKI N. PREOBRAZENSKIJ E. RADEK Karl ROTSTEIN T. RYKOV A.I. RYSKULOV T. ZINOVIEV G. SORIN G. SOSNOVSKI S. STALIN J. TROTSKY L. CICERIN G. ULIANOVA M.I., scritti di”,”Lenin. Leben und Werk.”,”Scritti di BUCHARIN N. JAROSLAVSKI J. KAMENEV L. KARPINSKI KRSHISHANOVSKI KRUPSKAIA N.K. LARIN J. LEPESCHINSKI P. LOMOV A. MILIUTIN W. PODVOYSKI N. PREOBRAZENSKIJ E. RADEK Karl ROTSTEIN T. RYKOV A.I. RYSKULOV T. ZINOVIEV G. SORIN G. SOSNOVSKI S. STALIN J. TROTSKY L. CICERIN G. ULIANOVA M.I.,”,”LENS-115″
“BUCHARIN N.”,”Il programma dei comunisti (bolscevichi).”,”””La guerra mondiale, scoppiata nell’ estate del 1914 è la prima guerra per la nuova divisione decisiva del mondo fra i mostri della rapina civilizzata”” (pag 10).”,”BUCD-031″
“BUCHARIN N. (BUJARIN)”,”La economia mundial y el imperialismo.”,”””La dominazione del capitale finanziario suppone l’ imperialismo e il militarismo. In questo senso, il militarismo è un fenomeno storico tipico allo stesso modo del capitale finanziario”” (pag 118)”,”BUCD-033″
“BUCHARIN Nicolai”,”Il programma dei comunisti.”,”””La più importante lega di proprietari è lo Stato borghese”” (pag 17) “”Dato ciò è di necessità assoluta per la classe lavoratrice impossessarsi delle banche, toglierle alle mani private e passarle in quelle dello Stato operaio e contadino, o, come si suol dire, operarne la nazionalizzazione”” (pag 92) “”Nell’ Europa occidentale (specialmente in Germania) e negli Stati Uniti d’ America, quasi tutta la produzione è, durante la guerra, passata in potere dello Stato imperialista borghese. La borghesia di quei paesi decise che non avrebbe potuto ottenere la vittoria se la guerra di conquista non fosse stata organizzata nel miglior modo possibile”” (pag 102)”,”BUCD-035″
“BUCHARIN N.”,”La teoria del materialismo storico. Manuale popolare di sociologia marxista.”,”Traduzione di Cinzia Cenci Proietti “”Vediamo anzitutto che il processo di produzione determina il processo di ripartizione dei prodotti. Se, per es., la produzione si compie in particolari e indipendenti imprese (capitaliste o artigiane isolate) allora, in ciascuna di esse, non si produce più che un articolo speciale (in una degli orologi, in altre del pane, o serrature, martelli, pinze ecc.); è chiaro che la ripartizione dei prodotti avverrà con lo scambio. (…) “”…dal modo col quale si produce deriva il modo della ripartizione dei prodotti. La ripartizione non è qualcosa di indipendente dal prodotto stesso. Al contrario, essa è determinata dal prodotto e forma con esso una parte della riproduzione materiale sociale””. (pag 141)”,”BUCD-036″
“BUCHARIN N.”,”Lenine marxiste.”,”Il marxismo all’epoca di MARX, il marxismo degli epigoni, il marxismo di LENIN, teoria e pratica di LENIN, la questione imperialismo, LENIN e lo Stato, LENIN e i contadini, nuovi problemi teorici. Sulle previsioni di Lenin (metodo): “”Io consiglio a quelli che si interessano di questo aspetto della questione di leggere l’ articolo polemico che Lenin scrisse contro Rosa Luxemburg durante la guerra. Cosa ammirevole: le più leggere transizioni nella situazione, transizioni di cui non ci rendiamo conto che al momento della loro realizzazione, Lenin le aveva teoricamente previste. Perché? Perché era un eccellente tattico, un meraviglioso stratega. E questo, perché s’ appoggiava su una vasta previsione teorica, che, a sua volta, era il risultato di un’ analisi profonda dei rapporti capitalistici esistenti, in tutta la loro complessità e la loro realtà””. (pag 30-31)”,”LENS-056″
“BUCHARIN N. PREOBRAGENSKI E.”,”L’ ABC del comunismo. Sviluppo e decadenza del capitalismo. (1919)”,”Comunismo. “”Il sistema di produzione comunista determinerà un immenso sviluppo delle forze produttive, di modo che il lavoro che ognuno dovrà compiere nella società comunista sarà molto minore di prima. La giornata di lavoro diventerà sempre più breve e gli uomini si libereranno delle catene con le quali li tiene vincolati la natura. Quando gli uomini dovranno impiegare soltanto poco tempo per procurarsi ciò che è necessario per la vita materiale, essi potranno dedicare una gran parte di tempo al loro sviluppo spirituale. La civiltà umana raggiungerà un grado mai sognato. La cultura sarà generale e non più una cultura di classe. Con l’ oppressione dell’ uomo sull’ uomo scomparirà il dominio della natura sull’ uomo. E l’ umanità, per la prima volta nella sua storia, condurrà una vita veramente ragionevole e non più bestiale””. (pag 79) Nella società comunista non ci sarà una ripartizione egualitaria dei beni (v. brano successivo). Distinzione tra comunismo proletario e: socialismo della plebe (anarchismo), socialismo piccolo-borghese (della piccola borghesia urbana), socialismo agrario borghese, ‘cosiddetto’ socialismo dei grandi capitalisti e degli schiavisti. (pag 80-82) pag 147 bibliografia”,”BUCD-038″
“BUCHARIN Nikolai, a cura di Wladislaw HEDELER e Ruth STOLJAROWA”,”1929. Das Jahr des grossen Umschwungs. (1929, L’ anno della grande svolta)”,”””Bucharin: ‘Nun, ich werde dich mit Vergnügen anhören. Diese Leute sind Rechte, und gegen sie ist Kampf erforderlich. Aber ich kann mich ‘keine einzige Sekunde lang’ als Rechter bezeichnen. Ich kann mich auf keine Kapitulation vor dem Trotzkismus einlassen. Ich habe darum gebeten, in die Resolution über den Fünfjahrplan einen Punkt über den Kampf gegen den Trozkismus aufzunehmen, weil darin über den Kampf gegen die rechte Gefahr sehr viel gesagt wird, aber über den Trozkismus ‘kein Wort’. Doch mein Korrekturvorschlag wurde ‘abgelehnt’, der Punkt, daß man auch gegen die trotzkistische Gefahr kämpfen muß, ‘wurde abgelehnt!”. Ordshonikidse: ‘Gegen Trotzki kämpft man nicht. Er sitzt in Konstantinopel'””. (pag 107) “”Adesso di ascolterò volentieri. Queste persono sono di destra e contro di esse è necessaria la lotta. Ma io non posso qualificarmi “”un solo secondo”” di destra. Non posso consertirmi la capitolazione di fronte al trotskismo. Io ho chiesto di adottare un punto, nella risoluzione sul piano quinquennale, sulla lotta contro il trotskismo, perché sulla lotta contro il pericolo di destra si dice veramente molto, ma sul trotskismo “”nessuna parola””. Ma la mia proposta di correzione “”è stata respinta””, il punto che diceva che si doveva anche combattere contro il pericolo trotskista ‘è stato respinto’!. Ordinokhidze: “”Contro Trotsky non si combatte. Si trova a Costantinopoli””.”” Dibattito al Plenum del CC e della CCC del PCUS del 16-23 aprile 1929.”,”BUCD-039″
“BUCHARIN N.”,”Communist Programme of the World Revolution.”,”Libretto già appartenente (v. timbro appartenenza) a ‘The Operative Painters & Decorators Union of Australia’ “”Nei paesi imperialistici (…) uno dei principali ostacoli ad una rivoluzione è il partito social-patriottico. Perfino nel presente momento esso sta proclamando la difesa della (saccheggiata) madrepatria, con ciò ingannando le masse popolari. Essi stanno deplorando la decadenza dell’ esercito. Ci sono anche persecuzioni dei nostri compagni in Germania, Austria e dei bolscevichi inglesi, che soli persistono nel rifiutare con disprezzo e indignazione di difendere la patria borghese. La posizione della Repubblica sovietica è esclusiva. E’ la sola organizzazione statale proletaria nel mondo, nel mezzo di Stati borghesi organizzati e in declino. Solo per questa ragione lo Stato sovietico ha diritto ad essere difeso; e oltre a ciò, esso deve essere visto come un’ arma del proletariato internazionale contro la borghesia universale. Il grido di guerra di questa lotta viene da sé: il grido di guerra universale di questa lotta è il motto della ‘Repubblica sovietica internazionale’.”” (pag 89)”,”BUCD-040″
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”Philosophical Arabesques.”,”””Nel 1931 Bucharin guida la delegazione sovietica al congresso di storia internazionale della scienza di Londra. La sua relazione, pubblicata poi nel libro ‘Science at the Crossroads’ e tradotte in molte lingue, indica questa transizione filosofica. Egli vuole comunicare la vitalità intellettuale del marxismo ad un uditorio scettico, collocandolo all’ interno del contesto di tutte le correnti contemporanee della filosofia ed enfatizzando come il materialismo dialettico abbia sconfitto la ristrettezza del materialismo meccanicista per sostituire il suo astoricismo, il suo quietismo, il suo individualismo.”” (pag 11) “”Nel 1933 Bucharin cura l’ edizione di ‘Marxism and Modern Thought’, una collezione di saggi pubblicata dall’ accademia delle scienze per commemorare il 50° della morte di Marx.”” (pag 11) “”Bucharin era un intellettuale cosmopolita esposto ad un assortimento di influenze intellettuali…”” (pag 12) “”ignorantia non est argumentum””. (pag 38) Libertà e necessità. (pag 186) Lenin filosofo. (pag 369) “”Soprattutto, si dovrebbe notare che se in ‘Materialismo ed Empiriocriticismo’, il marxismo appare come ‘materialismo’ dialettico, nei ‘Quaderni filosofici’ appare come materialismo ‘dialettico’. Là l’ accento è sul materialismo, qui sulla dialettica.”” (pag 372) La formula di Stalin sulla pianificazione: “”Il piano? noi siamo il piano!”” (pag 191) (pag 254) Abolizione della spontaneità sociale primordiale (pag 254) “”Philosophische Arabesken. Bucharin ha una personalità più rilevante in politica che in filosofia. Da filosofo egli ha un nome soprattutto per il manuale apparso con il titolo ‘Teoria del materialismo storico’ (1922) testo che per le sue semplificazioni sociologiche e materialistico-meccaniche si prese a suo tempo le reprimende di Gramsci e Lukacs. Gli ‘Arabesken’ (postumi, 1996) spaziano su questioni centrali del marxismo (dialettica) e sono composti da riflesisoni, citazioni, commenti, schizzi esemplificativi ecc. che comunque non assumono come tali il rango di teoria. Sono tardi scritti del periodo di prigionia. Secondo il rec. hanno un interesse perché senza dichiararlo ritoccano e corregono in profondità la dottrina del Manuale. (Maog 1.2007; rec rec Guido OLDRINI)”””,”BUCD-042″
“BUCHARIN Nikolai, Herausgegeben von Swetlana N. GURWITSCH-BUCHARINA Wladislaw HEDELER und Ruth STOLJAROWA”,”Gefängnisschriften 1. Der Sozialismus und seine Kultur.”,”””Die ‘utopischen Sozialisten’ (einschließlich Fourier und insbesondere Saint-Simon) propagierten eine ‘hierarchische’ Ordnung als End – und Idealzustand einer Gesellschaft. Doch das war genauso ein Ausdruck der Unreife des sozialistischen Denkens wie die Verkündingung einer sozialistischen “”neuen Kirche””. Das philanthropische Wesen der “”Gebildeten”” widerspiegelte sich hier dain, daß sie die Kategorien des Alten auf das Neue zu übertragen suchten””. (pag 193)”,”BUCD-056″
“BUCHARIN N. (BUJARIN Nicolas)”,”El programa de los bolcheviques.”,”BUCHARIN N. vicepresidente della Terza Internazionale Le banche e l’industria. “”La experiencia demuestra que basta poseer el 30 o el 40 por 100 de todas las acciones para dominar de hecho toda la Empresa. Esta es la realidad. En los Estados Unidos, por ejemplo, dos Bancos dirigen y dominan toda la industria. En Alemania, cuatro Bancos tienen en las manos toda la vida económica del país. El mismo fenómeno existía, en parte, en Rusia. La immensa mayoría de las grandes Empresas rusas eran Sociedades anónimas.”” (pag 47) Il riferimento a Carlotta Corday e Marat. A proposito del costo della rivoluzione. (pag 124)”,”BUCD-043″
“BUCHARIN Nikolaj (BOUKHARINE N.)”,”La situation extérieure et intérieure de l’ URSS. Rapport fait à la XV° conférence de parti du gouvernement de Moscou.”,”””La seconde prévision de l’opposition est la suivante: comme vous ne comprenez pas, comme vous négligez la différenciation dans les campagnes, comem vous ne comprenez pas que les koulaks jouent un rôle plus grand que vous ne el croyez; comme vous ne dirigez pas le feu là où il le faut, la calamité économique dont nous avons souffert lors de la fameuse “”erreur de calcul économique”” s’aggravera fatalement. Vous vous souvenez que Kaménev prétendit alors que le koulak nous avait “”réglés””. Nous avons arrêté un programme économique disait Kaménev, mais le koulak nous a “”réglés””. Il a caché les réserves de céréales, il n’a pas voulu nous vendre son blé et nous avons été obligés de réduire notre programme d’exportation, notre programme d’importation et nois programmes de production. L’opposition nous reprochait de ne pas avoir remarqué la croissance du koulak, qui, disait-elle, avait organisé une véritable “”grève du blé”” contre le prolétariat et qui fait échouer nos plans””. (pag 34) “”Tout homme, même s’il est rempli des meilleures intentions, même s’il est communiste est toujours enclin à suivre la ligne du moindre effort et à augmenter le prix. Pourquoi ferait-il ce qu’il n’est pas obligé de faire? Ainsi raisonne la majorité des gens. Ce n’est pas flattuer pour le bipède qui s’appelle homme (‘Rires’), le bipéde communiste y compris, mais objectivement c’est un fait. Et nous, qui avons conscience de ce mécanisme; nous ne nous adressons pas seulement à la “”conscience”” des hommes, nous voulons mettre ces derniers dans l’obligation de se fendre en quatre si c’est nécessaire, mais de faire ce qu’il faut.”” (pag 49-50)”,”BUCD-044″
“BUCHARIN Nicolaj PREOBRAZENSKIJ Eugenj, a cura di Lisa FOA”,”L’accumulazione socialista.”,”La discussione sovietica sull’ accumulazione socialista si svolse tra il 1924 e il 1926.”,”RUSU-208″
“BUCHARIN N. PREOBRASCHENSKY E.”,”A.B.C. of Communism. Volume I.”,”””The workless men on the streets serve as a whip in the hands of the capitalist for using against the workers in the factory. The industrial reserve army furnishes examples of men driven to utter desperation of poverty and starvation, and even of crime. Those who are unable to find work throughout a prolonged period gradually take to drink, or become vagabonds, beggars, etc In large towns – as London , New York, Hamburg, Berlin, Paris – there are entire districts inhabited by such workless people. Such a quarter is the Chitrov Market in Moscow. In the place of the proletariat a stratum appears in society which has forgotten how to work (the “”lumpenproletariat””). With the introduction of machinery came women – and child-labor. These kinds of labor are cheap, and, therefore, are more profitable to the capitalist. Before the advent of machinery considerable skill, and in some cases a long apprenticeship was necessary. But many machines can be attended to by children. There is nothing to be done but to raise an arm or to move a leg. That is the reason why, since the invention of machinery, the labor of women and children has been extensively used. Besides, women and children cannot offer the same resistance to the capitalist as men workers. They are more timid, and believe more readily what the clergyman and others in authority tell them. Therefore, the manufacturer often replaces men by women, and compels little children to coin their blood into gold pieces for his benefit”” (pag 42-43) [LEGGERE IN: BUCHARIN N. PREOBRASCHENSKY E., ‘A.B.C. of Communism. Volume I.’, The Marxian Educational Society, Detroit, 1921] [Versione digitale su richiesta]”,”BUCD-048″
“BUCHARIN (BUKHARIN) N.I. DEBORIN A.M. URANOVSKY Y.M. VAVILOV S.I. KOMAROV V.L. TIUMENIEV A.I.”,”Marxism and Modern Thought.”,”Ralph FOX autore di una biog Lo scritto di Bucharin va da pag 1 a 90.”,”BUCD-052″
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”The Economic Theory of the Leisure Class.”,”‘La teoria economica delle classi agiate'”,”BUCD-053″
“BUCHARIN (BUKHARIN) Nikolai”,”Imperialism and World Economy.”,”””Hegel’s formula, “”Everything that is is reasonable””, was more than once utilised by such opportunists for their own purpose. Whereas for Marx the “”reasonableness of everything existing”” was only the expression of a causal relation between the present and the past, a relation the understanding of which is the starting point for the ‘overcoming’ of the “”existing””, this “”reasonableness”” served for the opportunists to justify and perpetuate it. ‘Die Geschichte hat immer Recht’, (history is always right), this is how a “”Marxist””, Heinrich Cunow, justifies his “”acceptance”” of imperialism (1). Every idea of overcoming it, he says, is only an “”illusion””; the desire to systematise such ideas is a “”worship of illusions”” (Illusionenkultus). Of course, nothing is more shallow than such an interpretation of Marxism. An excellent reply to Cunow is contained in Marx’s answer to the bourgeois economist, Burke. “”The laws of commerce”” (the latter said) “”are the laws of nature and therefore the laws of God””, to which Marx replied: “”In view of the abominable lack of principle that we see on all hands to-day, and in view of the devout faith in ‘the laws of commerce’, it is our boundless duty again and again to stigmatise the Burkes whose only difference from their successors was that they had talent”” (Capital, Vol. I, p. 843).”” [Nikolai Bukharin, Imperialism and World Economy, 1929] (pag 131-132) (1) Heinrich Cunow: ‘Parteizusammenbruch? Ein offenes Wort zum inneren Parteistreit, Berlin, 1915″,”BUCD-055″
“BUCHARIN Nikolaj I.”,”L’imperialismo e l’accumulazione del capitale.”,”””Sovrapproduzione temporanea e permanente. (…) La posizione di Marx è chiarissima anche in tale questione. (…) Trattando il problema della sovrapproduzione generale, Marx afferma che il punto di vista di una sovrapproduzione soltanto ‘parziale’ non è altro che una “”misera scappatoia””. “”Innanzitutto, se si considera soltanto la natura della merce, nulla impedisce che ‘tutte le merci’ siano presenti in eccesso sul mercato. Qui si tratta appunto ‘soltanto del momento della crisi'”” (Marx, Storia delle teorie). In altri termini: un conflitto tra produzione e consumo o, il che è lo stesso, una sovrapproduzione generale, non è altro che una crisi. Questa è una concezione radicalmente diversa da quella di Rosa Luxemburg, secondo cui in una società capitalistica pura la sovrapproduzione è un momento costantemente necessario, in quanto una riproduzione allargata è assolutamente impossibile. Dunque: si può parlare soltanto di una sovrapproduzione ‘relativa’. Quanto al soddisfacimento assoluto dei bisogni, da questo punto di vista sotto il capitalismo abbiamo sempre a che fare con una ‘sottoproduzione’. E’ possibile non soltanto una sovrapproduzione parziale, ma anche una sovrapproduzione ‘generale’ nella quale si incarna appunto il conflitto tra produzione e consumo. Questa sovrapproduzione è una sovrapproduzione di capitale, ‘dunque’ anche una sovrapproduzione di merci. Questa sovrapproduzione non è però affatto un fenomeno costante, che si rileva in ogni momento, ma piuttosto l’espressione della crisi. “”Ma le crisi permanenti non esistono”” (Marx). Se enucleiamo i punti fondamentali che ci interessano, otteniamo la seguente disposizione teorica: I. Gli ‘apostoli dell’armonia’ (Say e compagni) e gli ‘apologeti’. Una sovrapproduzione generale non è mai data. II. I ‘sismondisti’, i ‘populisti’, ‘Rosa Luxemburg’. Una sovrapproduzione generale deve essere data ‘sempre’. III. I ‘marxisti ortodossi’. Una sovrapproduzione generale ‘talvolta’ è inevitabile (crisi ‘periodiche’). O, in un altro contesto: I. Tugan-Baranovskij, Hilferding e altri. Le crisi risultano dalla disproporzionalità tra i singoli rami della produzione. In questo caso il consumo non svolge alcun ruolo. II. ‘Marx, Lenin e i marxisti ortodossi’. Le crisi risultano dalla disproporzionalità della produzione sociale. Il momento del consumo costituisce però un elemento di questa disproporzionalità””. (pag 99-101) [Nicolaj I. Bucharin, L’imperialismo e l’accumulazione del capitale, 1972]”,”BUCD-003-FPA”
“BUCHARIN (BOUKHARINE) Nikolaï OSSINSKI Nikolaï RADEK Karl SMIRNOV Vladimir, a cura di Michel ROGER in collaborazione con Marcel ROELANDTS e Eric SEVAULT”,”Kommunist. Revue hebdomadaire économique, politique et sociale. Les communistes de gauche contre le capitalisme d’Etat.”,” Marx. “”Personne ne fut comme Marx à la mesure du grand mouvement historique dont son nom devint l’emblème. Avant tout, il était un homme d’une force immense, doué d’un esprit extraordinaire. Il a expliqué lui-même avec limpidité que ce n’étaient pas les hèros qui font l’histoire. Sa base est l’ordre économique qui place les hommes dans des rapports donnés: les classes sociales. La lutte des classes est le moteur de l’histoire sociale. Les doctrines et les idéologies ne sont que des superstructures, et seule une explication du monde existe du point de vue de telle ou telle classe; ceux qui élaborent ces doctrines ne sont que les idéologues, des porte-parole des intérêts de classe. Les héros historiques ne sont que des chefs ou des organisateurs mis en avant par la lutte des classes; ils ne peuvent s’en séparer. Voilà ce que Marx souligna contre ceux qui croient que les héros font l’histoire à leur gré, entraînant “”les foules”” derrière eux. Mais pour lui – et pour nous aussi – il est clair que le rôle des idéologues et des organisateurs est strictement défini par leur milieu social. On peut mesurer la force de telle ou telle classe par son idéologie explicite et par la fermeté des ses liens organisationnels. Les deux sont en grande partie dus aux théoriciens et organisateurs de cette classe. Ils sont une des parties de la machine, la partie la plus importante et indispensable. Mieux cette partie est imbriquée, mieux la machine fonctionne. C’est pourquoi le fait que les trois quarts de l’idéologie de la classe ouvriere, ainsi que sa méthode d’organisation et de lutte, aient été construits par un homme tel que Marx, revêt une grande signification. Il avait une grande force d’esprit. Ce ne fut pas seulement le plus grand savant du XIXe siècle, il appartient à la cohorte des hommes dont on n’oublie pas le nom pendant de nombreux siècles et qui acquièrent, de ce fait, une existence éternelle. Ses livres possèdent le trait caractéristique des oeuvres de génie: en les relisant, chaque fois le lecteur découvre quelque chose de nouveau. La pensée qui y est empreinte est si profonde, reflète si complètement les processus réels qu’en la comprenant, vous semblez ouvrir de nouveau les yeux et en découvrir de nouveaux aspects. Ce trait de génie est complété par d’autres. L’érudition extraordinaire de Marx est bien connue: il connaissait toute la littérature économique et il “”découvrit”” beaucoup d’économistes du passé oubliés par Messieurs les professeurs. En somme, quant à la preparation de son travail intellectuel, Marx surpassa tous les savant bourgeois plongés, il est difficile de dénombrer combien de ‘langues étrangères’ connaissait Marx. Tout le monde sait qu’il parlait le russe et était au courant de la littérature économique de cette langue, qu’il voulait utiliser pour ses travaux. Il ne se replia jamais dans les limites seules de sa science: il avait de grandes connaissances en philosophie, en histoire, en langues, en droit, en sciences naturelles et surtout en mathématiques. D’où son horizon intellectuel extraordinairement large: tout la science était devant ses yeux. Il se ‘reposait’ en s’occupant de mathématiques ou en lisant les poètes classiques de toutes les époques. Marx avait non seulement un esprit génial, mais aussi un goût important pour l’art”” [V. Obolenski [N. Ossinski], Un noble vieillard] [in ‘Kommunist. Revue hebdomadaire économique, politique et sociale. Les communistes de gauche contre le capitalisme d’Etat’, 2011] (pag 207-208)”,”BUCD-057″
“BUCHARIN N. (BOUKHARINE)”,”La théorie du matérialisme historique. Manuel populaire de sociologie marxiste.”,”Dedica: “”Alla memoria del compagno N.N. Iakovlev, morto, come ha vissuto, per la classe operaia, fucilato dall’ammiraglio Kolchak”” “”Pour l’instant il suffit de dire que les rapports entre les classes, qui constituent la partie la plus importante des rapports de production, changent eux aussi relativement au changement des forces productives. “”Selon le caractère des moyens de production changent également les rapports sociaux entre les producteurs, les conditions de leur collaboration, ainsi que leur participation à la marche de la production. L’invention d’un instrument de guerre nouveau, de l’arme à feu par exemple, change forcément toute l’organisation intérieure de l’armée, ainsi que les rapports mutuels qui lient les personnes faisant partie de l’armée et grâce auxquels elle représente un ensemble organisé; enfin, les rapports mutuels entre les armées ont changé aussi à leur tour. Les rapports sociaux entre les producteurs, les rapports sociaux de la production changent par consequent avec la transformation et le développement des moyens matériels de la production, c’est-à-dire avec le développement des forces productives”” (K. Marx, ‘Capital et Salariat’). En d’autre termes: “”L’organisation de chaque société donnée est déterminée par l’état des ses forces productives. Avec le changement de cet état se transforme forcément aussi, tôt ou tard, l’organisation sociale. Par conséquent, elle se trouve dans un état d’équilibre instable partout, où montent (ou baissent, N.B.) les forces productives sociales”” (G. Plékhanov, ‘La conception matérialiste de l’histoire. Critique de nos critiques’). L’ensemble des rapports de production constitue la structure économique de la Société, autrement dit ses moyens de production. C’est l’appareil du travail humain de la société, sa “”base réelle””.”” (pag 152-153) [N. Boukharine (Bucharin), ‘La thérie du matérialisme historique. Manuel populaire de sociologie marxiste, 1927]”,”BUCD-059″
“BUCHARIN Nicola (BOUKHARINE Nicolas)”,”Economique de la periode de transition. Théorie générale des processus de transformation.”,”Si sono aggiunte al testo le note marginali di Lenin scritte sul proprio esemplare e che sono state pubblicate in seguito (Leniniskyi Sbornik, XI, Mosca, Leningrado, 1924. Si ringrazia Claudio INGERFLOUR per aver comunicato questo testo ai curatori (pag 19) Quest’opera di Bucharin è stata scritta nel 1919-1920 in piena guerra civile e di comunismo di guerra. Sono testi che appartengono al primo periodo della rivoluzione russa assieme a quello di Preobrazhenskij (La nuova economica). La teoria dei periodi critici. “”On ne peut donc assimiler simplement les oeuvres des théoriciens bolcheviques à celles de Marx o d’autres de ses successeurs (comme Hilferding et Rosa Luxemburg). Avec la révolution russe apparaît un nouveau genre de théorie, la théorie des ‘périodes critiques’, que les Saint-simoniens distinguaient déjà des ‘périodes organiques’ où un système économico-social déploie toutes ses structures sous une forme achevée. Ces genre de théorie est le plus difficile, car il suppose à la fois une participation directe à l’organisation du nouveau régime, une activité créatrice, et une réflexion, une critique de la construction en cours qui conserve encore un caractère expérimental. Cette situation ambiguë et périlleuse, mais inévitable, exige des qualités exceptionnelles de rigueur et de clairvoyance, d’honnêteté et de liberté (….)”” (dalla introduzione di Pierre Naville) (pag 9) La centralizzazione statale in tempo di guerra. “”L’esistenza di un “”capitalismo di Stato”” era già stata discussa nella socialdemocrazia prima del 1914, a proposito dello sviluppo dell’imperialismo. L’imperialismo caratterizzava la politica estera dei grandi monopoli del capitali; essi conducevano alla colonizzazione del mondo intero da parte di qualche metropoli europea. Dal XV al XX secolo, le politiche imperialistiche si erano profondamente trasformate: la conquista si basava ormai su una esigenza di esportazione di capitale, di sovraprofitti ricavati dalle zone non capitalistiche, sulla tendenza del capitale a estendersi all’insieme del mercato mondiale virtuale. Allo stesso tempo, questa politica rendeva necessario un intervento crescente del potere dello Stato nella condotta degli affari economici, già suscitata dalla concentrazione accresciuta dei capitali su scala nazionale. Questo movimento provocava ovviamente dei conflitti. In fin dei conti, la guerra del 1914 ebbe questo doppio risultato: la presa dello Stato sul sistema economico prese una forma quasi istituzionale; sotto l’aspetto di un “”capitalismo di Stato””; e questo capitalismo di Stato appariva come una struttura su cui l’organizzazione socialsita poteva basarsi, a una condizione necessaria: che il proletariato diventasse attraverso le sue organizzazioni (soviets, consigli, sindacati, cooperative, partiti) la classe dominante dello Stato. Ad ogni modo, il liberaliismo del mercato capitalista tradizionale sembrava condannato. Lo sforzo di guerra delle grandi potenze industriali dell’Europa e dell’America del Nord aveva condotto ad una concentrazione straordinaria dei mezzi di produzione e di distruzione, e della loro ripartizione. Le condizioni “”normali”” della circolazione della moneta e del credito, della fissazione dei prezzi di mercato, della redazione dei contratti di lavoro, si vedevano rimpiazzati da regolamentazioni draconiane, che arrivavano fino al razionamento e alle ripartizioni autoritarie dello Stato. Questa forma di capitalismo di Stato non aboliva la distinzione di classe, né il gioco delle categorie economiche fondamentali del capitalismo. ma riduceva le contraddizioni interne del sistema per favorire una centralizzazione formidabile sull’obiettivo della guerra nazionale. La Germania presentava l’esempio più spinto di questa tendenza, ed è indiscutibile che essa impressione molto i bolscevichi. Il libro di Bucharin scritto durante la guerra (1915) prima della rivoluzione russa, ‘L’imperialismo e l’economia mondiale’ è la migliore esposizione di questa tendenza.”” (pag 11-12) (introduzione di Pierre Naville) Dalla dittatura mondiale del proletariato al sistema mondiale de comunismo. “”Le prolétariat qui bâtit activement l’avenir de l’humanité et voit clairement cet avenir, peut reprendre les mots du grand combattant de la science: ‘Novatum rerum mihi nascitur ordo’ (8). Seuls les aveugles ne peuvent voir ce nouveau système! Son avènement est inéluctable et imminent”” (pag 196) (chiusura del libro di Bucharin) (8) “”Sous mes yeux naît un nouvel ordre des choses”” (sorge per me un ordine di cose nuove) (nell’edizione italiana, Novarum…) (Virgilio?)”,”BUCD-060″
“BUCHARIN Nikolaj I.”,”L’ economia politica del ‘rentier’.”,”Titolo copertina: Critica dell’economia politica “”‘L’economia politica del rentier’, scritta da Bucharin ventiseienne nei primi anni dell’esilio, vuole essere una “”critica sistematica delle teorie economiche della borghesia moderna””. Il modello che l’Autore tiene di fronte sono le ‘Teorie del plusvalore’, ossia una ricerca in cui storia e teoria si intrecciano continuamente e dalla quale il marxismo esce arricchito al termine di un’analisi critica “”delle teorie dell’avversario”” che è contemporaneamente di “”ordine sociologico e metodologico””. Alla critica dell’economia politica condotta da Marx l’ideologia borghese oppone, secondo Bucharin, due alternative: la scuola storica e la scuola austriaca. La prima nasce in Germania come reazione al cosmopolitismo della scuola classica inglese, trovando nel protezionismo necessario allo sviluppo dell’industria tedesca le premesse sociali di un discorso “”teorico”” che nega appunto la possibilità di qualsiasi teoria generale, limitando i compiti della ricerca economica alla collazione di dati empirici. Risultati di questo tipo di ricerche saranno sempre delle monografie storiche e mai una teoria economica in grado di ricavare delle leggi generali dall’esame e dal confronto delle situazioni empiriche. Alla scuola storica e al suo eclettismo minuzioso si oppone la scuola austriaca con la riscoperta passione per le “”leggi generali””. Se la prima aveva le sue radici nella borghesia tedesca e nel suo appoggio allo sviluppo dell’industria nazionale, la seconda trova la base del suo successo (20) nei ‘rentiers’, ossia in quel particolare settore della borghesia che non partecipa più all’attività produttiva e al commercio (21), ma vive di interessi muovendosi esclusivamente nella sfera del consumo, prodotto secondario, ma non troppo, della egemonia del capitale finanziario. Punto di partenza della scuola austriaca è l’esploratore sperduto nel deserto, il naufrago e così di seguito, tutti esempi che nulla hanno a che fare con il lavoratore salariato e la merce capitalistica, figure dominanti nel modo di produzione moderno. Di fronte a questi problemi il soggettivismo della scuola austriaca si rivela assolutamente impotente in quanto non riesce ad incontrare i nodi decisivi dell’economia capitalistica. “”L’oggettivismo”” dell’analisi marxiana, che Bucharin contrappone al soggettivismo di Böhm-Bawerk, è l'””oggettivismo”” del modo di produzione capitalistico. “”Nell’economia di mercato, infatti – scrive Bucharin -, avviene il processo di “”cosificazione”” dei rapporti umani, nel quale le “”espressioni cosificate””, per il carattere obiettivo dello sviluppo, conducono un’esistenza autonoma, “”indipendente””, sottoposta a leggi specifiche proprie solo di questo tipo di esistenza””. Scopo della scuola austriaca è scoprire le “”leggi generali”” dell’economia muovendo da quello che le sembra il punto di partenza più concreto; e cosa può esservi di più concreto dei bisogni e delle inclinazioni dell’individuo, del singolo consumatore? L’itinerario quindi è dall’individuale al sociale, dalla “”parte al tutto””. Ma il metodo che sembrava il più concreto si rivela strada facendo come il contrario (nella società sviluppata, gli individui operano non come condizioni o presupposti della società, bensì come condizionati o risultati della stessa), inoltre i tratti specifici della moderna produzione capitalistica, che si esprimono al livello del consumo nei prezzi di mercato e in quantitativi determinati di merci di una certa specie, vengono introdotti come “”dati”” sui quali si fonda la valutazione soggettiva dell’individuo che dovrebbe poi spiegare l’origine del valore. Le astrazioni della scuola austriaca si rivelano in tal modo piene dei contenuti empirici della società capitalistica, non spiegati, ma presupposti. La teoria del valore soggettivo, che poggia sulla valutazione individuale dell’utilità di un bene, costituisce la base della teoria del profitto, o meglio, come fa intendere Bucharin, è lo strumento di cui si serve la scuola austriaca per attaccare la teoria del valore-lavoro di Marx e togliere così la base oggettiva alla deduzione del profitto dal plusvalore, espressione immediata dello sfruttamento della forza-lavoro; non a caso Böhm-Bawerk, dopo aver definito il capitale come un “”prodotto intermedio”” che viene utilizzato in un processo di produzione più lungo (implicando quindi una maggiore “”attesa””) ricava il profitto dala valutazione diversa che operai e capitalisti fanno dei beni presenti e dei beni futuri (i beni presenti valutati più dei beni futuri da parte degli operai) e dalla trasformazione dei beni futuri (lavoro) in beni presenti dopo un periodo di “”attesa””; (…)”” [prefazione di A.G. Ricci al volume di N.I. Bucharin, L’economia politica del ‘rentier’, 1970] (pag 22-23-24) [(20) Quanto grande sia questo successo lo potrà constatare il lettore che ritroverà nei ragionamenti del principale esponente della scuola austriaca, Böhm-Bawerk, tutti i caratteri di una mentalità che è tuttora la più comunemente diffusa. La “”psicologia del consumatore”” cui si riduce l’analisi marginalistica costituisce ancora oggi il punto di partenza di molti manuali di economia politica (…); (21) “”La teoria “”austriaca”” esprime l’ideologia del borghese ormai eliminato dal processo di produzione, del borghese ‘sul viale del tramonto’ (Bucharin)] “”Le astrazioni della scuola austriaca, come già era avvenuto, anche se a un livello ben più alto, per i classici dell’economia politica, sono sempre delle astrazioni “”generiche””, costruite dimenticando, o meglio presupponendo e quindi non spiegando, i tratti specifici della produzione capitalistica e pensando di poterli dedurre dalle condizioni generali della produzione naturale. (…) L’astrazione marxiana, invece, è sempre costruita “”salendo”” dall’astratto al concreto; se il capitale viene ‘dedotto’ dalla merce, e questo rappresenta nella storia del capitale l’elemento della continuità, esso però non può venire ridotto alla merce in quanto elemento specifico della sua natura è un tratto nuovo che, quando si afferma nella produzione, annulla i presupposti su cui si è formato. Come scrive Marx: ogni capitale è una somma di merci, ma non ogni somma di merci è capitale: una somma di merci diventa capitale in quanto “”essa, come ‘forza sociale’ indipendente, cioè forza ‘di una parte della società’, si conserva e si accresce attraverso lo ‘scambio’ con la forza-lavoro vivente, immediata. L’esistenza di una classe che non possiede null’altro che la capacità di lavorare, è una premessa necessaria del capitale””. Il capitale nasce dallo sviluppo della forma di merce e dalla sua estensione, nella società dei produttori “”liberi””, alla forza-lavoro; ma quando esiste il capitale non esiste più la merce della produzione mercantile, ‘presupposto generico del capitale’, bensì la merce capitalistica ‘risultato specifico della vita del capitale’ (24). L’analisi marxiana della società capitalistica si rivela, come scrive Bucharin, “”la risultante della combinazione del metodo astratto-deduttivo e del metodo oggettivo””, soluzione del dilemma tra “”storicismo e oggettivismo””. (…) Il Marx che esce indirettamente dalle pagine di Bucharin, durante l’analisi critica delle teorie della scuola austriaca, è appunto il pensatore rivoluzionario che entra nel vivo dell’economia politica per rovesciarne le premesse, là dove i limiti di classe di questa “”scienza”” erano oramai divenuti limiti teorici. Leva di questo ribaltamento è appunto la teoria del valore come teoria dell’alienazione, la ricostruzione del plusvalore come base del profitto e motore della crescita del capitale”” (pag 25-27) [prefazione di A.G. Ricci al volume di N.I. Bucharin, L’economia politica del ‘rentier’, 1970] [(24) Per un’analisi dettagliata si veda L. Colletti, ‘Il marxismo e Hegel, Bari, 1969, parte II, cap. VIII (A.G. Ricci)] Individualismo borghese e psicologia sociale collettivistica del proletariato “”Fin dalle sue origini la borghesia è essenzialmente individualista – la sua stessa esistenza poggia su una ‘cellula’ economica che, per difendere la propria esistenza autonoma, conduce una lotta concorrenziale senza tregua contro le altre cellule – ma nel ‘rentier’ questo individualismo è ancora maggiore. Costui non conduce alcuna vita sociale, vive in isolamento; i suoi legami sociali sono interrotti, neppure gli obiettivi generali di classe riescono a coagulare questi “”atomi sociali””. Si assiste non solo alla scomparsa di ogni interesse per le imprese capitalistiche, ma anche di qualsiasi pensiero attinente al campo “”sociale””. L’ideologia di questo gruppo sociale è quindi essenzialmente individualistica; sul piano estetico questo individualismo di classe ha modo di esprimersi meglio: qualsiasi modo di affrontare i problemi sociali appare ‘eo ipso’ “”anti-artistico””, “”grossolano””, “”tendenzioso””. La mentalità del proletariato si forma, invece, in modo completamente diverso; ben presto esso infatti abbandona la scorza individualista della sua classe di origine: la piccola borghesia urbana e agraria. Confinato tra le mura di cemento delle grandi città, concentrato in luoghi di lavoro comune, il proletariato acquisisce rapidamente una psicologia collettiva e una forte sensibilità per i legami sociali; solo ai primi stadi del suo sviluppo, quando non è ancora una classe pienamente formata, il proletariato presenta ancora tendenze individualistiche, destinate però a sparire senza lasciare tracce. Il proletariato si sviluppa quindi in direzione opposta rispetto alla borghesia; mentre la sua psicologia diventa collettivistica, l’atteggiamento individualistico rimane uno dei tratti fondamentali della borghesia. ‘Un individualismo crescente – questa è la seconda caratteristica del rentier’. La terza caratteristica, comune d’altra parte a tutta la borghesia, è la paura del ‘proletariato, la paura di imminenti rivolgimenti sociali’. Il ‘rentier’ non è capace di fare programmi: la sua “”filosofia”” si riduce alla formula: “”approfittiamo del momento””, ‘carpe diem’; il suo orizzonte non supera il presente (…)”” (pag 49-50) [N.I. Bucharin, Introduzione] [N.I. Bucharin, L’economia politica del ‘rentier’, 1970]”,”BUCD-005-FPA”
“BUCHARIN (BUKHARIN) Nikolai”,”Socialism and its Culture. The prison manuscripts.”,”Nikolai Bukharin (1888-1938) was a leading Bolshevik intellectual and revolutionary, and the author of more than 100 articles and books. Executed as a counterrevolutionary, he was exonerated 50 years later by Gorbachev. George Shriver has translated and edited Roy Medvedev’s On Soviet Dissent and The October Revolution, as well as his Let History Judge. He is also the translator of Bukharin’s How It All Began: The Prison Novel. Translation George SHRIVER, Introduction: Bukharin’s Fate Stephen E. Cohen, Foreword Boris Frezinsky, To the Reader Svetlana Gurvich-Bukharina, conclusion, Appendix: Fundamental problems of Contemporary culture, Speech in Paris on 3 April 1936, Addressed to L’Association pour l’étude de la culture Soviétique (The Association for the Study of Soviet Culture),”,”BUCD-001-FL”
“BUCHARIN N. (BUJARIN) PREOBRAZHENSKI E., a cura di Daniel LACALLE”,”La acumulacion socialista.”,”””Las revoluciones burguesas surgen cuando el capitalismo se halla ya en fase avanzada de construcción de su propio sistema económico. La revolución burguesa no es más que un episodio en el proceso de desarrollo capitalista, que empieza mucho antes de la revolución y avanza con renovada velocidad a raíz de la revolución. El sistema socialista, por el contrario, empieza su historia con la conquista del poder per parte del proletariado. Esto deriva de la esencia misma de la economía socialista, en cuanto grupo unitario que no puede formarse molecularmente en las entrañas del capitalismo. (…) Para dar comienzo a la acumulación capitalista fueron necesarias las siguientes premisas: 1) una acumulación preliminar de capital por parte de los individuos que permitiera la utilización de una técnica más avanzada o de un mayor grado de división del trabajo con la misma técnica; 2) la presencia de un contingente de obreros asalariados; 3) un desarrollo suficiente del sistema económico mercantil, como base de la producción y de la acumulación mercantil-capitalista. Refiriéndose a la primera de estas condiciones Marx afirmaba: “”En el terreno de la producción de mercancías la producción a gran escala sólo puede prosperar en forma capitalista. Una cierta ‘acumulacíon de capital’ en manos de productores individuales constituye por consiguiente el ‘presupuesto del modo de producción especificamente capitalista’. Por ello nos vimos obligados a ‘presuponerla’ al referirnos a la transición del artesanado a la producción capitalista. Podriamos llamarla ‘acumulación primitiva’ porque constituye el fundamento histórico de la producción especificamente capitalista en vez de ser su resultado histórico. No es éste el momento de analizar su origen. Basta con que constituya el punto de partida”” (2). Ahora se plantea el problema de cuál es la situación en lo que se refiere a la acumulación primitiva socialista. ¿Tiene el socialismo una prehistoria? En caso afirmativo, ¿cuándo empieza? Como ya hemos vistos,la acumulación primitiva capitalista pudo desarrollarse sobra la base del feudalismo, mientras que la acumulación primitiva socialista no puede realizarse sobre la base del capitalismo. Por consiguiente, si el socialismo tiene una prehistoria ésta sólo puede manifestarse a partire da la conquista del poder por parte del proletariado”” [E. Preobrazhenski, ‘La ley fundamental de la acumulacion socialista primitiva’] [(in) Bujarin – Preobrazhenski, La acumulacion socialista, 1971] [(2) K. Marx, ‘El Capital’, Editioral Cartao, Buenos Aires, 1965, tomo I]”,”BUCD-061″
“BUCHARIN N. (BOUKHARINE) PREOBRAZHENSKIJ (PREOBRAJENSKY) E. TROTSKY L.”,”La débat sovietique sur la loi de la valeur.”,” “”La méthode historico-dialectique considère la société sous sa forme spécifiquement historique et les lois générales du développement social dans leurs manifestations concrètes en tant que lois d’une formation sociale déterminée, limitées dans leur action par le cadre historique de cette formation (8). Les catégories économiques sont donc aussi des “”expressions théorique historiques, des stades déterminés du développement de la production matérielle correspondant aux rapports de production”” (9). Ceux-ci n’ont pas un caractère éternel qui se conserverait en toutes circonstances, comme l’affirme l’économie bourgeoise, qui se perpétue ainsi puisqu’elle immortalise le mode de production capitaliste (10). Outre cette caractéristique fondamentale connue de la méthode marxiste, il faut encore relever; au niveau méthodologique, la question du “”postulat”” de l’équilibre: nous devons étudier de façon particulièrement détaillée cette méthode en raison, d’une part, de son extraordinaire importance et, d’autre part, à cause de la méconnaissance qu’en ont les représentations habituelles de la pensée marxiste. Dans son étude théorique du système des rapports de production capitalistes, Marx part de la constatation de son existence. Une fois que ce système existe, cela signifie que, bien ou mal, les besoins sociaux sont satisfaits pour le moins dans une proportion telle que les hommes puissent non seulement en pas mourir, mais vivre, travailler, se reproduire. Dans une société où existe la division sociale du travail – et la société marchande capitaliste présuppose cette dernière -, cela signifie qu’un certain équilibre de tout le système doit s’établir. On produit la quantité nécessaire de charbon, de fer, de machines, de tissus, de grain, de sucre, de bottes, etc. On dépense pour la production de tout cela une quantité correspondante de travail humain vivant qui utilise la quantité nécessaire de moyens de production. Il se peut que l’ensemble dévie, qu’il oscille, que tout le système s’élargisse, se complique, se développe, se trouve dans un état de mouvement et d’oscillation continuels, mais dans l’ensemble un état d’équilibre s’établit (11). La découverte de cette loi d’équilibre constitue le problème fondamental de la théorie économique. Le résultat de la prise en considération du système capitaliste dans son ensemble, sous la condition de son équilibre, érige l’économie théorique en système scientifique. (…) Le systéme commence à osciller, devient mobile. Ces oscillations ne perdent toutefois pas leur caractère régulier et, malgré les plus brutales perturbations de l’équilibre (les crises), le système se maintient dans son ensemble. A travers les pertubations de l’équilibre apparaît un nouvel équilibre qui s’articule en façon plus complexe. Ensuite, si les lois de l’équilibre sont connues, nous pouvons aller plus loin et poser le problème des oscillations du système. Les crises même seront considérées non comme la disparition de l’équilibre, mais comme sa perturbation. A ce propos, Marx signale qu’il faut découvrir la loi qui anime ce mouvement et comprendre non seulement de quoi vient cette perturbation de l’équilibre, mais aussi comment ce dernier sera restauré. La crise en sort pas des limites de l’oscillation du système. En conclusion de notre raisonnement, nous observons que le système bouge, oscille, mais que l’équilibre sera toujours rétabli au moyen de tous ces mouvements et oscillations”” [N. Bucharin, ‘Les catégories économiques du capitalisme durant la période de transition’] [in Bucharin Preobrazhenskij Trotsky, ‘La débat sovietique sur la loi de la valeur’, Paris, 1972] (pag 173-174) [(8) C’est là que l’on trouve le côté le plus révolutionnaire de la dialectique marxiste: “”Connaissant le lien face à l’échec pratique, toute foi théorique retrouve son élan dans la nécessité permanente des conditions existantes, (“”Lettre à Kugelmann””, op, cit.); (9) K. Marx, Misère de la philosophie, (10) Sur les questions méthodologique fondamentales, cf. ‘L’économie politique du rentier’; (11) Cfr, la polémique d’Engels contre Rodbertus dans l’introduction du livre de Karl Marx ‘Misère de la philosophie]”,”BUCD-062″
“BUCHARIN Nikolai (BOUKHARINE)”,”L’économie mondiale et l’impérialisme. Esquisse economique.”,”Nei paesi in conflitto la guerra logora e rompe l’ultima catena che lega i lavoratori alla propria borghesia. “”La guerre a engendré, dès début, non pas la crise du capitalisme (dont les symptômes n’étaient perceptibles qu’aux esprits les plus perspicaces de la bourgeoisie comme du prolétariat), mais la faillite de l’Internationale “”socialiste””. Il est impossible d’expliquer ce phénomène, de façon tant soit peu satisfaisante, en se basant exclusivement, comme beaucoup l’ont fait, sur l’analyse des rapports internes dans chaque pays. La faillite du mouvement prolétarien découle de la diversité de situation des “”trusts capitalistes nationaux”” dans le cadre de l’économie mondiale. De même qu’il est impossible de comprendre le capitalisme moderne et sa politique impérialiste sans procéder à l’analyse de la tendance du capitalisme mondial, de même il est indispensable de partir de cette analyse dans la recherche des tendances fondamentales du mouvement prolétarien”” (pag 164); “”Marx et Engels voyaient dans l’Etat l’organisation de la classe dominante, écrasant par le fer et dans le sang la classe opprimée. Ils supposaient que, dans la société future, il n’y aurait plus de classes. Certes, pour l’époque transitoire de la dictature du prolétariat où, momentanément, celui-ci constitue la classe dominante, ils insistaient (avec raison) sur la nécessité d’un appareil d’Etat spécial pour mater les classes renversées. Mais ils haïssaient l’appareil d’Etat oppresseur et, de ce point de vue, ils se livraient à une critique impitoyable des lassalliens et autres “”hommes d’Etat””. Il est certain que ce point de vue révolutionnaire est en rapport avec la thèse bien connue du ‘Manifeste Communiste’: les prolétaires n’ont pas de patrie. Les epigones socialistes du marxisme ont relégue aux archives la position révolutionnaire de Marx et Engels. Ils y ont substitué la théorie du “”véritable patriotisme””, du “”véritable étatisme””, qui d’ailleurs ressemblent comme deux gouttes d’eau au patriotisme traditionnel et à l’étatisme routinier de la bourgeoisie dominante. Cette psychologie c’est formée organiquement de la coparticipation du prolétariat à la politique impérialiste des trusts capitalistes nationaux. (…) La guerre brise la dernière chaîne qui attachait les ouvriers à leurs maîtres – la soumission esclave à l’Etat impérialiste. La dernière forme d’étroitesse de vues du prolétariat: son étroitesse nationale, son patriotisme, est en train de s’évanouir. Les intéréts momentanés, les avantages passagers qui’il trouvait dans le pillage impérialiste et dans les liens le rattachant à l’Etat impérialiste reculent à l’arrière-plan devant les intérêts permanents et généraux de l’ensemble de sa classe, devant l’idée de la révolution sociale du prolétariat international qui, les armes à la main, renverse la dictature du capital financier, brise son appareil gouvernemental et organise un pouvoir nouveau: le pouvoir des ouvriers contre la bourgeoisie. A l’idée de défense ou d’extention des frontières de l’Etat bourgeois, qui paralyse le dévelopment des forces productives de l’économie mondiale, se substitue le mot d’ordre de la suppression des frontières nationales et de la fusion des peuples en une seule famille socialiste. Ainsi, après des recherches douloureuses, le prolétariat acquiert la notoni de ses véritables intérêts, qui l’acheminent au socialisme par la révolution”” (pag 169-171) [Nikolai Bucharin (Boukharine), ‘L’économie mondiale et l’impérialisme. Esquisse economique’, Paris, 1928]”,”BUCD-063″
“BUCHARIN Nikolaj STALIN Giuseppe TROTSKY Leone ZINOVIEV Grigori, scritti; a cura di Giuliano PROCACCI”,”La ‘rivoluzione permanente’ e il socialismo in un paese solo.”,”I documenti di uno scontro d’idee decisivo per la rivoluzione sovietica e per la storia del movimento operaio internazionale.”,”BUCD-003-FL”
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”How it All Began. The Prison Novel.”,” Translation George Shriver, Introduction: Bukharin’s Fate by Stephen F. Cohen, Translator’s Preface, How It All Began, Afterword, Bukharin’s Letter to Anna Larina, Glossary, Nikolai Bukharin (1888-1938) was a leading Bolshevik intellectual and revolutionary, and the author of more than 100 articles and books. Executed as a counterrevolutionary, he was exonerated 50 years later by Gorbachev. George Shriver has translated and edited Roy Medvedev’s On Soviet Dissent and The October Revolution, as well as his Let History Judge. He is also the translator of Bukharin’s How It All Began: The Prison Novel. Stephen F. Cohen is professor of Russian studies and history at New York University. His Books include Bukharin and the Bolshevik Revolution: A Political Biography 1888-1938 and Rethinking the Soviet Experience: Politics and History Since 1917.”,”BUCD-004-FL”
“BUCHARIN (BUKHARIN) Nikolai, a cura di Kenneth J. TARBUCK”,”The Politics and Economics of the Transition Period.”,”Kenneth J. Tarbuck, insegnante, e poi universitario (Univ. Sussex), ha curato l’opera dell’opera ‘Imperialism and the Accumulation of Capital’ di Rosa Luxemburg e N.I. Bukharin Allen Lane, 1972 Lo stato come ‘transient phenomena’ (pag 33-34-35)”,”BUCD-065″
“BUCHARIN Nicolai (BOUKHARINE); BUCI-GLUCKSMANN Christine”,”‘Théorie et pratique du point de vue du matérialisme dialectique’ (Bucharin); ‘Le léninisme et le problème de la révolution culturelle. Discours du camarade N. Boukharine à la séance commémorative de la mort de Lénine’; ‘Boukharine, théoricien marxiste. Sur l’état’ (Buci-Glucksmann).”,”””En se rendant à Londres au Congrès d’Histoire des Sciences, Boukharine en 1931 est déjà un vaincu sur le plan politique, et il ne lui restait plus que sept années à vivre avant de devenir une victime des procès et de la répression de masse des années 36-38. Evincé en février 1929 de son poste de Président de l’Internationale communiste, de son poste de directeur de la Pravda (après douze ans…), démis en novembre 29 du Bureau Politique, Boukharine s’enferme dans un silence politique officiel de trois ans, après ses dernières interventions critiques de la Pravda (19 février 29, 7 mars 1930). Au moment même où Staline affirme son pouvoir au cours de cette «Revolution d’en haut» que fut la collectivisation, le choix d’une industrialisation intensive, Boukharine dénonce le coût à payer: «une politique d’exploitation féodale et militaire de la paysannerie», «une politique d’implantation du bureaucratisme», la terreur contre le peuple et le parti, l’absence de direction collective, un pouvoir vertical «ou tout se fait par en haut». Bref: «la racine du mal, c’est que le Parti et l’Etat soient si totalement confondus» (7). Réduit au silence politique jusqu’en 1934, avant de reprendre momentanément une parole que la mort tranchera bientôt, Boukharine n’en occupe pas moins (encore) des postes de second plan, par rapport à son rôle dirigeant antérieur: directeur de recherche au Conseil Economique, puis au Commissariat à l’industrie lourde (8) c’est en tant que «théoricien ayant des fonctions de direction dans l’Académie des Sciences» qu’il se rendra à Londres. En somme une sorte de porte-parole semi-officiel, alors que l’antiboukharinisme s’installait comme une des composantes de l’idéologie stalinienne. Précisions, qu’en dépit de son échec politique, il conservait encore une certaine influence intellectuelle et que sa notoriété, si grande après la mort de Lénine, demeurait encore réelle. Disons, pour simplifier que «l’année du Grand Tournant» (1929, selon l’expression de Staline) fut pour Boukharine l’année de «la prise de conscience matérialiste de la faiblesse de la théorie marxiste laissée à elle-même» (9)”” (pag 75-76) [(7) Jean Elleinstein, ‘Histoire du Phénomène stalinien’, Grasset, chap. III. Voir également Deutscher, ‘Trotsky’, t. II, Julliard, p. 592 et sq. qui reproduit le récit de la rencontre Boukharine, Kamenev et Sokolnikov. «Sans prononcer le nom de Staline, il (Boukharine) répéta comme un obsédé: Il nous assassinera; c’est un nouveau Gengis Khan». Boukharine parla également des conséquences de la collectivisation telle qu’elle était menée: «Ça veut dire un Etat policier»; (8) Sur tous ces points touchant la biographie politique de Boukharine, on se reportera au livre de Stephen F. Cohen: ‘Boukharin and the Bolschevik Revolution’, Wildwood House, London. Et tout particulièrement, pour la période qui nous intéresse aux chapitres suivants: ‘The fall of Bukharin’ et ‘The last Bolchevik’; (9) Altusser, ‘Est-il simple d’être marxiste en philosophie’, ‘La Pensée’, n. 183, p. 8] [Christine Buci-Glucksmann, ‘Boukharine, théoricien marxiste. Sur l’état’, (in) ‘Dialectiques’, revue trimestrielle, Paris, n. 13 1976] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”BUCD-066″ “BUCHARIN Nicola Ivanovic”,”Lenin.”,”””Lenin teorico non ha trovato ancora chi desse forma sistematica al suo pensiero”” (pag 8) Il marxismo di Lenin. “”Mi è stato riferito che una delle bandiere dell’ Istituto dei professori rossi porta questa scritta: ‘Marxismo nella scienza, leninismo nella tattica’. Secondo me, questa distinzione è sbagliata e non corrisponde affatto al ruolo di avanguardia ideologica che i nostri professori rossi s’attribuiscono. Non bisogna separare la teoria dalla lotta pratica. L’affermazione secondo la quale il leninismo, come azione, non è marxismo, e la teoria è separata dalla pratica, è particolarmente grave per un Istituto come quello dei professori rossi. Il marxismo di Lenin è una dottrina ideologica distinta, perché è stata prodotta da un’epoca diversa. ‘Non è la semplice ripetizione del marxismo di Marx’, perché l’epoca in cui viviamo non è la semplice ripetizione di quella nella quale viveva Marx. Queste due epoche hanno in comune questa caratteristica: né l’una né l’altra sono organiche e, all’epoca attuale, ancora meno che ai tempi di Marx. Il marxismo di Marx era il prodotto di una epoca rivoluzionaria. Quello di Lenin è anche il prodotto di un’epoca estremamente tempestosa e rivoluzionaria. Ma vi sono evidentemente molte cose ‘nuove’ nel cammino dell’evoluzione sociale, nei «materiali» empirici che servono alle generalizzazioni teoriche, nei problemi che si pongono al proletariato rivoluzionario e che richiedono una soluzione e per questo il nostro marxismo attuale non è la semplice ripetizione delle idee esposte da Marx. Svilupperò questa tesi più avanti, perché non si abbia l’impressione che voglia ‘contrapporre’ queste dottrine. ‘L’una è il completamento, lo sviluppo logico e storico dell’altra’. Ma vorrei subito soffermarmi sui fatti nuovi di politica sociale ed economica che sono alla base del marxismo di Lenin. In effetti, che cosa esiste di nuovo rispetto all’epoca di Marx e che egli non poteva conoscere? 1) Innanzitutto, una fase nuova nello sviluppo dei rapporti capitalistici; Marx conosceva l’epoca già trascorsa del capitale mercantile; conosceva il capitale industriale, che era considerato come il tipo classico del capitalismo in generale. Sapete molto bene che Engels stesso non ha visto che l’inizio del costituirsi dei cartelli e dei trust. Per quanto riguarda la nuova fase dell’evoluzione capitalista, con la sua riorganizzazione dei rapporti di produzione in seno al capitalismo, fase che Lenin definiva capitalismo monopolistico, è chiaro che Marx non poteva conoscerla, e perciò non l’ha espressa né generalizzata. (…) 2) Un secondo gruppo di questioni è legato alla guerra mondiale, alla ‘disgregazione’ dei rapporti capitalistici. Qualunque sia l’intensità che si attribuisce alla disgregazione del capitalismo e le previsioni che si fanno a questo proposito, qualunque sia la valutazione che in particolare si dà della situazione economica attuale in Europa occidentale, qualunque sia la formula che si propone, è certo che noi assistiamo a fenomeni che prima non esistevano. All’epoca dei fondatori del socialismo scientifico non esistevano né il capitalismo di stato e i fenomeni che vi sono connessi, né i fenomeni di disgregazione e di disorganizzazione del meccanismo capitalista, con gli altri fenomeni specifici che l’accompagnano sia nell’industria sia nella circolazione monetaria. (…) 3) Vi è poi una terza serie di fenomeni strettamente legati all’insurrezione operaia nel periodo del crollo dei rapporti capitalistici, la cui apparizione è determinata dal formidabile scontro degli organismi capitalisti, dalle guerre, che non sono che una forma particolare della concorrenza, forma sconosciuta nell’epoca in cui vivevano Marx e i suoi amici. Ora queste questioni sono direttamente legate alla rivoluzione socialista, formano un immenso fenomeno sociale che bisogna studiare teoricamente, che ha le proprie leggi, che ci pone una quantità di questioni teoriche e politiche. (…) 4) Infine, vi è ancora una quarta serie di questioni interamente nuove, legate all’epoca, o all’inizio dell’epoca, del dominio ‘della classe operaia’. Come poneva la questione Marx? Ricorderò la sua formula, già citata: «Lo spirito della mia dottrina non è la teoria della lotta di classe, ma la dimostrazione del fatto che l’evoluzione sociale conduce inevitabilmente alla dittatura del proletariato». Qui era il limite del pensiero di Marx. Ma quando la dittatura è diventata realtà, noi superiamo questo limite. La dottrina di Marx si ferma alla dittatura inevitabile del proletariato. In quell’epoca non poteva essere altrimenti; non essendosi realizzata la dittatura del proletariato non esistevano i fenomeni che l’accompagnano e, pertanto, non potevano servire come materia per esperienze, osservazioni e, in seguito, generalizzazioni teoriche da cui si siano ricavati insegnamenti pratici. (…) Questa la quarta serie di fenomeni sociali, economici, politici, che devono essere oggetto dei nostri studi e da cui dobbiamo trarre le direttive pratiche della classe operaia”” (pag 15-16) [Nicola Ivanovic Bucharin, ‘Lenin’, Roma, 1969] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] 6 altre parole d’ordine di Lenin (dopo la rivoluzione): “”Un solo specialista vale più di dieci comunisti”” “”Rubate la roba rubata”” “”evoluzione verso il socialismo”””,”BUCD-067″
“BUCHARIN Nicolai”,”L’ ABC del comunismo. In appendice: atto di accusa, processo e condanna a morte di Bukharin.”,”””Abbiamo visto che la società capitalistica soffre di due mali sostanziali: innanzi tutto è «anarchica» (manca di organizzazione); in secondo luogo è costituita da ‘due’ società (classi) nemiche”” (pag 55)”,”BUCD-004-FV”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic TROTSKY Lev”,”Ottobre 1917: dalla dittatura dell’Imperialismo alla dittatura del Proletariato.”,”Nicola Ivanovic Bucharin era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguitoi, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista.”,”BUCD-005-FL”
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”Philosophical Arabesques. (Schede di sintesi in italiano)”,”FILOSOFIA BUCHARIN REALTA’ MONDO INTRIGHI SOLIPSISMO TEORIA CONOSCENZA SPAZIO TEMPO TEORIA PRATICA ESTETICA UNITA’ MONDO NATURA MATERIALISMO IDEALISMO HYLOZOISMO PANPSYCHISMO MISTICISMO INDU’ FILOSOFIA EUROPEA OCCIDENTALE MATERIALISMO MECCANICISTA MECCANICISMO LEGGE GENERALE RELAZIONI RAPPORTI ESSERI VIVENTI TELEOLOGIA LIBERTA’ E NECESSITA’ ORGANISMO DIALETTICA MATERIALISMO DIALETTICO SOCIOLOGIA PENSIERO MODO PRODUZIONE RAPPRESENTAZIONE PENSIERO RAZZIALE CONCETTO ESPERIENZA OGGETTO SOGGETTO SOCIETA’ VERITA’ ASSOLUTA RELATIVA BUONO BONTA’ HEGEL IDEALISMO DIALETTICO MARX SCIENZA ARTE EVOLUZIONE STORIA IDEALE SOCIALE LENIN FILOSOFO ASTRAZIONE ARISTOTELE FILOSOFIA ANTICA AVENARIUS ESSERE CAPITALISMO CAPITALE COSCIENZA ENGELS GOETHE UMANITA’ KANT MARXISMO MISTICISMO FENOMENOLOGIA PLATONE PLECHANOV SCHELLING LOGICA SENSAZIONE SENSI SOCIALISMO SPINOZA STALIN TECNOLOGIA TECNICA COSA IN SE’ PER SE’ SILLOGISMO FEUERBACH SCHEDE RIASSUNTO SINTESI CONSIDERAZIONI FINALI POLITICA FILOSOFIA INTRODUZIONI DI COHEN SHRIVER FREZINSKY SOLIPSISMO NICHILISMO REALTA’ MONDO ESTERNO SPAZIO E TEMPO ASTRATTO CONCRETO ACCETTAZIONE E NON DEL MONDO PERCEZIONE IMMAGINE CONCETTO PENSIERO RAZIONALISTA RAZIONALISMO PENSIERO DIALETTICO E CONTEMPLAZIONE TEORIA PRASSI IN GENERALE E PRASSI IN TEORIA DELLA CONOSCENZA ILOZOISMO E PANSPSICHISMO FILOSOFIA DELLA IDENTITA’ LEGGI GENERALI E RELAZIONI DELL’ ESSERE SCIENZA MODERNA E MATERIALISMO DIALETTICO DIALETTICA SOCIOLOGIA DEL PENSIERO PENSIERO RAZZIALE CONCETTO VERITA’ E VERIDICITA’ BENE IDEALISMO DIALETTICA COME SCIENZA E ARTE EVOLUZIONE LENIN MARX ENGELS HEGEL MARXISMO GOETHE PLECHANOV Testo scritto da Bucharin in carcere”,”BUCS-001-FC”
“BUCHARIN N.I.”,”L’ economia mondiale e l’ imperialismo.”,”Nella prefaz LENIN critica la teoria dell’ ultra-imperialismo di KAUTSKY e stabilisce il rapporto tra imperialismo e guerra. Anche BUCHARIN in un capitolo (XII) critica la teoria di K. sullo ultra-imperialismo.”,”BUCD-005-FV”
“BUCHARIN N.I. JOFFE A.F. RUBINSTEIN M. ZAVADOVSKIJ B.M. ECOLMAN VAVILOV N.I. MITKEVIC V.F. HESSEN B.”,”Scienza al bivio. Interventi dei delegati sovietici al Congresso internazionale di storia della scienza e della tecnologia, Londra 1931.”,”Contiene il saggio di N.I. Bucharin ‘Teoria e prassi dal punto di vista del materialismo dialettico’ Contiene il lungo saggio di B. Hessen: ‘Le radici sociali ed economiche dei “”Principia”” di Newton. Introduzione: ‘La teoria del processo storico in Marx; Economia fisica e tecnologia nell’epoca di Newton; La lotta di classe durante la rivoluzione inglese e le concezioni filosofiche di Newton; La concezione dell’ energia in Engels e l’ assenza della legge di conservazione dell’ energia in Newton; I distruttori di macchine dell’epoca di Newton e gli odierni distruttori di forze produttive’ Contiene lo scritto di E. Colman ‘Breve comunicazione sugli scritti di Karl Marx riguardanti la matematica, le scienze naturali, la tecnologia e la storia di queste discipline’ “”E così l’uomo è storicamente dato come uomo ‘sociale’ (a differenza dell’illuministico Robinson di Rousseau, che fonda la società e la storia come se fossero un circolo scacchistico e con l’aiuto di un «contratto»). Questo uomo sociale, cioè la società umana, per vivere deve ‘produrre’. ‘In principio era l’Azione’ (in contrasto con il Logos cristiano: «In principio era il Verbo». La produzione è il vero punto di partenza dello sviluppo sociale (26). Nel processo produttivo avviene un «metabolismo» (Marx) fra la società e la natura. In questo processo – un processo ‘materiale’ -, in cui l’uomo storico e sociale interviene come parte ‘attiva’, ogni persona è in una relazione definita con le altre e con gli strumenti di lavoro. Queste relazioni sono storiche, la loro totalità costituisce la ‘struttura economica della società’, che è anche essa una variabile storica (a differenza di quanto affermano le teorie della «società in generale», della «società eterna», della «società ideale», ecc.). La struttura economica della società (il «modo di produzione») include, prima di tutto, la relazione fra le ‘classi’. Su questa base nasce e si sviluppa la «sovrastruttura»: organizzazioni politiche e potere statale, norme morali, teorie scientifiche, arte, religione, filosofia, ecc. Il «modo di produzione» determina anche il «modo di concettualizzazione»: l’attività teorica è «una tappa» nella riproduzione della vita sociale: il materiale le è fornito dall’esperienza, la cui ampiezza dipende dal grado di dominio sulle forze della natura, che è determinato, infine, dallo sviluppo delle forze produttive, dalla produttività del lavoro sociale, dal livello di sviluppo tecnico. Gli stimoli provengono dai compiti proposti dalla prassi; i principi informatori, il «modo di concettualizzazione» in senso letterale, riflettono il «modo di produzione», la struttura di classe della società e le sue complesse esigenze (l’idea di rango, di autorità, di gerarchia e del Dio personale nella società feudale; l’idea della forza impersonale del destino, dell’incontrollabilità dei processi, del Dio impersonale nella società capitalistica, produttrice di merci, ecc.). Le concezioni prevalenti sono quelle della classe dominante, che è il ‘supporto’ del modo dato di produzione (27). Ma, proprio come lo sviluppo della storia naturale cambia le forme delle specie biologiche, lo sviluppo storico della società, con alla base il movimento delle forze produttive, cambia le forme storico-sociali di lavoro, le «strutture sociali», i «modi di produzione», insieme ai quali muta l’intera sovrastruttura ideologica fino a comprendere le forme «più alte» di conoscenza teorica e di illusioni riflesse. (…)”” (pag 53-55) [N.I. Bucharin, ‘Teoria e prassi dal punto di vista del materialismo dialettico’] [(26) Questo non è un segreto neppure per alcuni fisici moderni. «Le condizioni fisiche dell’esistenza sono più fondamentali di quelle estetiche, morali o intellettuali. Un bambino ha bisogno di cibo prima che di insegnamento. Un certo livello di vita superiore a quello degli animali è una condizione preliminare per lo sviluppo di ciascuna delle qualità specifiche degli esseri umani» (Frederick Soddy, ‘Science and Life’, J. Murray, London, 1920, p. 3; (27) Il filosofo tedesco, oggi di moda, creatore del «socialismo cristiano-profetico» Marx Scheler, nel condurre una lotta disperata contro il marxismo, ne sfrutta numerosi principi fondamentali, producendo di conseguenza una cacofonia di motivi del tutto intollerabile (…)] Gli stimoli provengono dai compiti proposti dalla prassi; i principi informatori, il «modo di concettualizzazione» in senso letterale, riflettono il «modo di produzione», la struttura di classe della società e le sue complesse esigenze (l’idea di rango, di autorità, di gerarchia e del Dio personale nella società feudale; l’idea della forza impersonale del destino, dell’incontrollabilità dei processi, del Dio impersonale nella società capitalistica, produttrice di merci, ecc.).”,”BUCD-068″
“BUCHARIN Nikolaï; OSSINSKI Nikolaï; ANTONOV N.”,”Bibliographie: Lénine, ‘L’État et la révolution’ (Bucharin); Bucharin, ‘L’économie mondiale et le capitalisme’ (Ossinski); A. Bogdanov, ‘Les problémes du socialisme’ (Bucharin); ‘Histoire de la libération de la Russie. Vol. I’ (Antonov).”,”‘Questo libro (Lenin, ‘Stato e rivoluzione’, ndr) non è soltanto interessante dal punto di vista della semplice restaurazione delle loro idee (dei fondatori del comunismo scientifico, Marx Engels, ndr). E’ di una bruciante attualità in quanto la questione del rapporto tra il proletariato e lo Stato è la cruciale questione che viene posta all’azione rivoluzionaria della classe. Questa questione ha oggi un’importanza enorme, perché la ‘guerra mondiale’ l’ha posta direttamente al proletariato. In realtà, la stessa questione della difesa della patria è il corollario della difesa dello Stato borghese; la questione nazionale passa attraverso il sostegno a questo Stato o, per lo meno, attraverso una benevola neutralità, nei suoi confronti, ecc. Tutte queste questioni parziali, quale che sia la loro importanza, sono risolte in funzione della risposta data al problema primario dei rapporti del proletariato con lo Stato della borghesia che si attribuisce la straordinaria denominazione di patria. L’importanza pratica di questa questione assume ancora maggiore ampiezza dal fatto che segue: in primo luogo perché il potere statale della borghesia di tutti i paesi capitalistici avanzati si è particolarmente rafforzato assorbendo le organizzazioni economiche (i sindacati, i trusts ecc.); in secondo luogo perché il proletariato deve risolvere, nella pratica, la questione della presa del potere, ossia , della sua dittatura”” (pag 117, N. Bucharin)”,”RIRO-468″
“BUCHARIN Nicolaj PREOBRAZENSKIJ Eugenj, a cura di Lisa FOA”,”L’accumulazione socialista.”,”La discussione sovietica sull’ accumulazione socialista si svolse tra il 1924 e il 1926.”,”BUCD-006-FV”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic, a cura di Andrea BINAZZI”,”Teoria del materialismo storico. Manuale popolare di sociologia marxista.”,”Nicola Ivanovic Bucharin era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista.”,”BUCD-006-FL”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic”,”Economia del periodo di trasformazione.”,”Nicola Ivanovic Bucharin (1888-1938) era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista. Membro del Cc, del Politbjuro, direttore delle Izvestija e della Pravda, dirigente del Komintern, fu uno dei massimi ispiratori della politica economica sovietica fino al 1929.”,”BUCD-008-FL”
“BUCHARIN Nikolaj PREOBRAZENSKIJ Evgenij A.”,”Abc del comunismo.”,”Evgenij Preobrazenskij nasce nel 1886, Nicholaj Bucharin nel 1888. Militanti bolscevichi fin dalla giovinezza, saranno riuniti da un comune destino politico per quasi tutta la loro esistenza. Gli anni che vanno dal 1907 al 1917 li vedono in prima fila nell’opera di riorganizzazione del partito comunista russo. Vengono arrestati varie volte, e Preobrazenskij è addirittura difeso dall’avvocato Kerenskij, futuro capo del governo provvisorio russo, il grande sconfitto della rivoluzione d’Ottobre. Sono ambedue delegati al congresso dell’agosto 1917 che consacra l’entrata di Trockij nel partito. Preobrazenskij attacca la linea di Stalin che sostiene l’ipotesi del socialismo in un solo paese. Scriveva Lenin di Bucharin nel 1922: “”Bucharin non è soltanto un valido e importantissimo teorico, ma è considerato anche, e giustamente, il prediletto di tutto il partito””.”,”BUCD-009-FL”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic, a cura di Francesco BENVENUTI”,”Le vie della rivoluzione, 1925-1936.”,”Nicola Ivanovic Bucharin (1888-1938) era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista. Membro del Cc, del Politbjuro, direttore delle Izvestija e della Pravda, dirigente del Komintern, fu uno dei massimi ispiratori della politica economica sovietica fino al 1929.”,”BUCD-010-FL”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic”,”Economia del periodo di trasformazione.”,”””La caratteristica principale dell’organizzazione statale della classe dominante, grazie alla quale questa organizzazione si distingue da altre organizzazioni della medesima classe, è la sua generalità. L’organizzazione statale è la più ampia organizzazione di classe, nella quale si concentra l’intera sua forza, nella quale sono concentrati gli strumenti del meccanismo di oppressione e le misure di coercizione, nella quale la classe dominante è organizzata in quanto classe e non in quanto parte o gruppetto di una classe. Ne deriva che qualunque azione «economica», in quanto essa abbracci un’intera classe, assume inevitabilmente un carattere «politico», qui i colpi sono indirizzati non contro un singolo gruppo, ma contro la classe come intierezza e di conseguenza contro il suo potere statale”” (pag 27)”,”BUCD-001-FGB”
“BUCHARIN Nikolaj Ivanovic”,”L’economia mondiale e l’imperialismo.”,”Nicola Ivanovic Bucharin (1888-1938) era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista. Membro del Cc, del Politbjuro, direttore delle Izvestija e della Pravda, dirigente del Komintern, fu uno dei massimi ispiratori della politica economica sovietica fino al 1929.”,”BUCD-002-FGB”
“BUCHARIN N. (BOUKHARINE)”,”Le socialisme dans un seul pays.”,”Il formalismo logico del trotskismo e la dialettica leninista. “”La fonte degli errori del compagno Trotsky, errori che molti di noi hanno egualmente commesso, risiede nel suo modo formale e letterario di trattare le questione della nostra vita sociale, contrariamente al vivente metodo dialettico che caratterizza il bolscevismo. Lenin, analizzando gli errori politici, risale sempre alle loro fonti dirette. Non è invano che durante il dibattito della questione sindacale, egli consacra pagine intere alla dialettica e che poco prima della sua morte, insisteva sulla necessità di «insegnare la dialettica». Adesso che noi vediamo chiaramente ciò che ci separa dal compagno Trotsky, non è difficile constatare che tutti gli errori hanno dei tratti specifici. Spingendo l’analisi di questi errori fino alle loro fonti metodologiche, scopriamo facilmente la differenza fondamentale tra il leninismo e il trotskismo”” (pag 282-283) “”Occorre determinare l’epoca in cui Bucharin ha abbandonato i ranghi della classe operaia. Nel 1925, Trostky si apprestava ad allearsi con lui contro Zinoviev e Stalin. Ora, sulla questione del “”socialismo in un paese solo”” egli si allea con Zinoviev contro Stalin e Bucharin (si veda I. Deutscher, Trotsky, Julliard, Tome 2, pp. 315, 328, 373). E’ dunque su una questione teorica fondamentale che si è generato una spaccatura e non sugli “”errori”” del passato e i “”meriti”” comparati di Zinoviev e Bucharin”” (pag 7, presentazione di Dallemagne)”,”BUCD-003-FGB”
“BUCHARIN Nikolaj I., a cura di A.G. RICCI”,”L’ economia politica del rentier.”,”[Capitolo I. I fondamenti metodologici della teoria dell’utilità marginale e del marxismo] “”Anche il fenomeno del valore ha un carattere storico. Pur considerando giusto il metodo individuaistico della scuola austriaca e tentando di ricavare il valore solo dal «valore oggettivo», vale a dire dalla valutazione individuale delle diverse persone, è necessario, an che in questo caso, tener conto che nell’economia moderna la psicologia del «produttore» ha caratteri completamente diversi da quella del produttore nell’economia naturale (e soprattutto dalla psicologia di un uomo «seduo sulla riva di un ruscello» o errante affamato nel deserto). Il capitalista moderno, che rappresenta l’industria, o il capitale commerciale, non si interessa affatto al valore d’uso del prodotto: «lavora» con «mano d’opera» affittata esclusivamente in vista di un profitto, solo il valore di scambio lo interessa. Questo dimostra che anche il fenomeno più importante dell’economia politica, il valore, non puL essere spiegato con il fatto, valido per tutti i tempi e per tutti i popoli, che i beni soddisfano un qualunque bisogno umano. Invece è proprio questo il metodo della scuola austriaca (55). Tutto questo ci porta a concludere che la strada metodologica imboccata dalla scuola austriaca è del tutto sbagliata perché non tiene alcun conto degli elementi caratteristici del capitalismo. Un’economia politica che si proponga come obiettivo di spiegare le condizioni economico-sociali, vale a dire i rapporti tra gli uomini, deve essere una scienza storica. «Chi volesse trattare l’economia dela Terra del Fuoco – osserva Engels con spirito mordace – secondo le stesse leggi vigenti nell’odierna Inghilterra, evidentemente non potrebbe arrivare che al luogo comune più banale» (56). Questi «luoghi comuni» possono poggiare su una base più o meno intellettuale, ma questo non basterà a spiegare le particolarità dell’ordine sociale capitalistico, che saranno state messe da parte preliminarmente. Questa «economia» ipotetica «costruita» da Böhm-Bawerk, della quale egli esamina le «leggi», è talmente lontana dal nostro mondo di ingiustizie da non potere in alcun modo servire ad analizarlo. D’altra parte anche gli iniziatori della nuova scuola cominciano a comprenderlo. Lo stesso Böhm-Bawerk scrive nell’ultima edizione del suo ‘Kapital’: «Avrei voluto anzitutto colmare una lacuna…, bisognerebbe … esaminare l’influenza delle cosiddette “”categorie sociali”” e vedere quale sia il potere e il significao dei rapporti di forza e di autorità che nascono dagli organismi sociali… Questo capitolo dell’economia sociale non è stato ancora scritto in maniera soddisfacente… Né dai teorici del valore marginale più che dagli altri» (57). Si potrebbe dire che questo «capitolo» non potrà mai esserE scritto in maniera «soddisfacente» dai rappresentanti del marginalismo, dato che essi non considerano la «categoria sociale» come parte integrante e organica della «categoria puramente economica», ma come un elemento esterno, che si colloca al di là dell’economia. (…) Molto prima di Stoltzman (‘uno dei difensori del metodo “”sociale-organico””, (N.B. ndr)). il legame tra metodo classico astratto, «oggettivismo» e «storicismo» è stato sciolto da Marx senza nessuna aggiunta etica”” (pag 74-75) [(55) (…); (56) F. Engels ‘Antidühring’, Roma, 1968, p. 157. Il carattere non storico dell’oggettivismo degli «Anglo-Americani» e dei «matematici» li conduce ad una concezione puramente meccanica, per la quale non vi è società, ma solo oggetti in movimento; (57) Prefazione alla terza edizione di ‘Kapital und Kapitalzins’, vol. II, pp. XVI e XVIII]”,”BUCD-004-FGB”
“BUCHIGNANI Paolo”,”Fascisti rossi. Da Salò al PCI la storia sconosciuta di una migrazione politica 1943-53.”,”Paolo BUCHIGNANI (Lucca, 1953) studioso di storia della cultura italiana del Novecento, ha pubblicato numerosi saggi sulle avanguardie e sul fascismo, tra cui ricordiamo: -Marcello Gallian. La battaglia antiborghese di un fascista anarchico. BONACCI. 1984 -Un fascismo impossibile. L’eresia di Berto Ricci nella cultura del ventennio. IL MULINO. 1994 BUCHIGNANI collabora a ‘Nuova storia contemporanea’.”,”PCIx-008″
“BÜCHNER Ludwig VOGT Karl ; WITTICH Dieter a cura”,”Schriften zum kleinbürgerlichen Materialismus in Deutschland. Zweiter Band.”,”””Now what I want, is – facts”” (Boz) (in apertura prefazione) pag 516 Galilei: ‘E pur si muove!’ Nel secondo volume scritti di BUCHNER e VOGT, nel primo quelli di MOLESCHOTT e BUCHNER. Primo volume: FIL-246″,”FILx-404″
“BUCHOLZ Arden”,”Hans Delbrück and the German Military Establishment.”,”BUCHOLZ A. (nato a Chicago, 1936) storico americano. Ha raccolto il materiale su Delbrück, ha intervistato la figlia. DELBRÜCK H. (1848-1929) considerato una figura importante della Germania imperiale, in parte ancora poco conosciuta. Tra i maggiori storici tedeschi che tentarono un’analisi scientifica della storia militare e della guerra. Una vita tra impegno accademico e commentatore politico dell’epoca. Per il suo collega sociologo WEBER Max, scienza e politica sono due mondi diversi: mentre per D. H. possono convivere. Per 40 anni insegnò all’Università di Berlino. 3 413881 SBN”,”QMIx-170-FSL”
“BUCI-GLUCKSMANN Christine”,”Gramsci et l’État. Pour une théorie matérialiste de la philosophie.”,”Ritornare a Marx attraverso Lenin (pag 377)”,”GRAS-001-FPB”
“BUCK Paul H.”,”La riunificazione, 1865 – 1900.”,”Collezione di storia americana a cura di Mauro CALAMANDREI Vittorio DE CAPRARIIS Nicola MATTEUCCI Rosario ROMEO”,”USAS-054″
“BUCKLEY Robert J.”,”Allegheny International. A New Global Business Enterprise.”,”Fondo Palumberi BUCKLEY Robert J. Chairman and Chief Executive Officer Allegheny International Pittsburgh, Pennsylvania Tutti i marchi del gruppo (pag 22)”,”ECOG-073″
“BUCK-MORSS Susan”,”Hegel e Haiti. Schiavi, filosofi e piantagioni.”,”Susan Buck-Morss è Professoressa di Filosofia politica e Teoria sociale presso il Department of Government della Cornell UniversitY e membro dei corsi di laurea in Germanistica e Storia dell’Arte. Dialettica hegeliana tra signoria e servitù “”Hegel insiste sul fatto che la libertà non può essere concessa dall’alto agli schiavi. Per l’autoaffrancamento dello schiavo si richiede una “”prova suprema””: “”E soltanto mettendo in gioco la vita si conserva la libertà (…). L’individuo che non ha messo a repentaglio la vita, può ben venire riconsciuto come persona (il probramma degli abolizionist!); ma non ha raggiunto la verità di questo riconoscimento come riconoscimento di autocoscienza indipendente”” (Hegel, Fenomenologia dello spirito’, cit., p. 157) (pag 58-59) “”Agli inizi degli anni Quaranta dell’Ottocento, con i primi scritti di Karl Marx, la lotta tra schiavo e padrone è stata rimossa dal suo significato letterale e letta ancora una volta come metafora – questa volta della lotta di classe”” (pag 60)”,”TEOS-351″
“BUDDHA (SIDDHARTA GAUTAMA), a cura di K.E. NEUMANN e G. DE LORENZO”,”I quattro pilastri della saggezza.”,”Buddha in sanscrito significa “”il risvegliato””, è il titolo con cui fu designato Siddharta GAUTAMA appartenente alla nobile famiglia degli Shakya, fondotre del Buddhismo. Ha abbandonato moglie e figlio per dedicarsi all’ascesi alla meditazione e alla predicazione.”,”RELx-049″
“BUEB Bernhard”,”Elogio della disciplina.”,”””La libertà certamente. Ma finisce male quando la massa decide da sola. Così la soluzione più intelligente, la migliore, la più facile e di gran lunga la più gradita anche agli spiriti liberi alla fine, non ne faccio mistero, è dare leggi severe e ordini rigorosi.”” (pag 7, Theodor Fontane) BUEB Bernhard (1938) è studioso di filosofia e teologia. E’ stato preside dell’ esclusivo collegio privato tedesco di Salem per trent’anni, dal 1974 al 2005. “”Quello che ci manca in campo educativo sono dei modelli di riferimento. L’attuale generazione di genitori, insegnanti ed educatori conosce solo lo stile educativo democratico; inoltre è cresciuta discutendo, e dunque ha un atteggiamento guardingo – quando non di rifiuto – di fronte a tutto ciò che sia guida, autorità e disciplina. Abbiamo dunque bisogno di una svolta in ambito pedagogico, di una virata verso un’immagine dei giovani che sia pragmatica e non idealistica: le famiglie e le scuole che avranno il coraggio di pronunciarsi a favore di una maggiore autorità come principio del processo educativo si porranno alla testa del progresso pedagogico””. (pag 81) Il talento da solo non basta (pag 141)”,”VARx-273″
“BUFALARI Giuseppe, a cura di Romano MASTROMATTEI”,”Pezzo da novanta. Due secoli di mafia.”,”Questo libro non è un’inchiesta, anche se contiene molti documenti storici. Persone e fatti talvolta sono immaginari, oppure libere interpretazioni della realtà.”,”VARx-173-FV”
“BUFALINI Paolo”,”Uomini e momenti della vita del Pci.”,”Contiene il paragrafo: – Lenin e la questione femminile (pag 103-119) (V Conferenza delle donne del Pci, Roma 30 gennaio 1970, nel centenario della nascita di Lenin) “” (…) Lenin individua nello sviluppo dei servizi sociali la chiave per la soluzione della contraddizione tra il lavoro della donna nella produzione e le esigenze dell’economia domestica e della famiglia. Qui Lenin vede giustamente un punto nodale per la liberazione della donna dalla schiavitù della casa: ed è uno dei punti nodali, insieme, sia della lotta per l’emancipazione della donna, sia della creazione di una nuova società e della trasformazione della famiglia. «Ci occupiamo abbastanza – dice Lenin – nella pratica, di questa questione, che teoricamente è evidente per ogni comunista? Naturalmente no. Abbiamo sufficiente cura dei germogli di comunismo che già si hanno in questo campo? Ancora una volta no, no e poi no!» …. finire (pag 112-113)”,”PCIx-003-FPB”
“BUFALINO Gesualdo”,”Dizionario dei personaggi di romanzo. Da Don Chisciotte all’Innominabile.”,”Oblomov: non è solo l’ignavo-tipo, l’ignavo biologico refrattario all’azione. E’ anche, nella sua bontà di fondo e abulia paralizzante, il ritratto in grigio d’una condizione della borghesia metropolitana russa al tempo della servitù della gleba. (di Ivan Gonciarov, Milano, Mursia, 1965) (pag 216) Mi sembra che manchino i personaggi di Cernysevskij, soprattutto Vera Pavlovna, Lopukhov e Kirsanov.”,”VARx-001-FC”
“BUFFA Domenico, a cura di Emilio COSTA”,”Il Regno di Sardegna nel 1848 – 1849 nei carteggi di Domenico Buffa.Volume primo (28 settembre 1847 – 18 dicembre 1848). II Serie: Fonti. Vol. LIV.”,”Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Autore di inni sacri manzoniani e collaboratore di Vieusseux, partecipò a numerose testate giornalistiche dell’epoca e fu anche un valente studioso di storiografia ed etnografia. Di idee liberali, nel 1848 divenne Ministro dell’agricoltura e del commercio del Regno di Sardegna nei Governi Gioberti e Chiodo, oltre che deputato lungo le prime sei legislature del Parlamento Subalpino. Fu anche regio commissario a Genova nel 1848 e intendente generale nella stessa città dal 1852 al 1855 123. (f. copil.)”,”RISG-051-FSL”
“BUFFA Domenico, a cura di Emilio COSTA”,”Il Regno di Sardegna nel 1848 – 1849 nei carteggi di Domenico Buffa.Volume secondo (19 dicembre 1848 – 19 febbraio 1849). II Serie: Fonti. Vol. LVIII.”,”Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Autore di inni sacri manzoniani e collaboratore di Vieusseux, partecipò a numerose testate giornalistiche dell’epoca e fu anche un valente studioso di storiografia ed etnografia. Di idee liberali, nel 1848 divenne Ministro dell’agricoltura e del commercio del Regno di Sardegna nei Governi Gioberti e Chiodo, oltre che deputato lungo le prime sei legislature del Parlamento Subalpino. Fu anche regio commissario a Genova nel 1848 e intendente generale nella stessa città dal 1852 al 1855 123. (f. copil.)”,”RISG-055-FSL”
“BUFFA Domenico, a cura di Emilio COSTA”,”Il Regno di Sardegna nel 1848 – 1849 nei carteggi di Domenico Buffa.Volume terzo (20 febbraio – 29 novembre 1849). II Serie: Fonti. Vol. LXI.”,”Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Autore di inni sacri manzoniani e collaboratore di Vieusseux, partecipò a numerose testate giornalistiche dell’epoca e fu anche un valente studioso di storiografia ed etnografia. Di idee liberali, nel 1848 divenne Ministro dell’agricoltura e del commercio del Regno di Sardegna nei Governi Gioberti e Chiodo, oltre che deputato lungo le prime sei legislature del Parlamento Subalpino. Fu anche regio commissario a Genova nel 1848 e intendente generale nella stessa città dal 1852 al 1855 123. (f. copil.)”,”RISG-058-FSL”
“BUFFETAUT Yves”,”Verdun. Guide historique & touristique.”,”Pe perdite nella battaglia della Marna si equilibrano 163 mila francesi e 143 mila tedeschi (pag 77) La Marna (Marne) è un dipartimento francese della regione Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena.”,”QMIP-259″
“BUHLE Paul”,”Marxism in the USA. From 1870 to the present day.”,”BUHLE è un giornalista fondatore di ‘Radical America’ e contribuisce regolarmente a ‘Village Voice’ e ‘Minnesota Review’.”,”MUSx-012″
“BUHLE Paul DAWLEY Alan a cura”,”Working for Democracy. American Workers from the Revolution to the Present.”,”BUHLE (1944) è D di storia orale alla American Left, Tamiment Library, New York University e coeditore di ‘The Concise History of Woman Suffrage’. DAWLEY (1943) è membro della facoltà di storia al Trenton State College ed è autore di ‘Class and Community: The Industrial Revolution in Lynn””.”,”MUSx-081″
“BUHLE Mari Jo BUHLE Paul GEORGAKAS Dan a cura; contributi di N. ABRAHAM F. ADAMS E. ALLEN A.M. ALONSO P.G. ALTBACH D.H. ANTHONY H. APTHEKER R. ARMSTRONG D. ARNOLD C. ASHBAUGH R. ASHER B. BAIR C.L. BAKER R. BARANIK J.R. BARRETT F. BASCH L. e R.F. BAXANDALL E. BEECHERT B. BERCH D.E. BERNHARDT P. BERRYMAN R. e S. BEST C.N. BLAKE F.M. BLAKE M. BLATT A. e J. BLOOM J. BLUM S. BOOTH T. BOTTOMORE H. BOYD M.W. BRAY E.N.S. BREDLAND P. BREINES E. BREIBART E. BRILL J. QUINN BRISBEN L. BROWN D. BRUNDAGE M.J. BUHLE P. BUHLE K.C. BURT O.V. BURTON A.P. BUS L. BUSH W. E. CAIN O.V. CAMPOMANES G.W. CAREY C. CARSON D.M. CARSON S. CASSEDY L. CEPLAIR J. CHAMETSKY C. CHARLES R.W. CHERNY H. CHRISTOFFEL J.P. CLARK D. COCHRAN E.S. COCKCROFT J. B. COHEN P.F. COHEN R. COHEN J.R. CONLIN S. COOPER J. CORT E. COUNTRYMAN R. CRILEY M. CYGAN R. D’ATTILIO E.L. DAVIN J. DE-GRAAF G. DeGRUSON P. DE-LAPPE D. DeLEON M. DENNING V. DOBY S. DOLLINGER A. DOSTOURIAN J. DOYLE P. DRUCKER E.C. DuBOIS F.H. EARLY A. ECHOLS M. ELBAUM F. EMSPAK B. EYNON G.M. FAGIANI B. FALKOWSKI D. FEELEY T. FIEHER F. VANDERBILT FIELD L. FINK R. FISHER E. FONER P.S. FONER S. FRASER R. HALPERN H.J. KAYE M. KAZIN P. LE-BLANC G. LIPSITZ N.L. e N.R. ROBERTS e altri”,”Encyclopedia of the American Left.”,”contributi di N. ABRAHAM F. ADAMS E. ALLEN A.M. ALONSO P.G. ALTBACH D.H. ANTHONY H. APTHEKER R. ARMSTRONG D. ARNOLD C. ASHBAUGH R. ASHER B. BAIR C.L. BAKER R. BARANIK J.R. BARRETT F. BASCH L. e R.F. BAXANDALL E. BEECHERT B. BERCH D.E. BERNHARDT P. BERRYMAN R. e S. BEST C.N. BLAKE F.M. BLAKE M. BLATT A. e J. BLOOM J. BLUM S. BOOTH T. BOTTOMORE H. BOYD M.W. BRAY E.N.S. BREDLAND P. BREINES E. BREIBART E. BRILL J. QUINN BRISBEN L. BROWN D. BRUNDAGE M.J. BUHLE P. BUHLE K.C. BURT O.V. BURTON A.P. BUS L. BUSH W. E. CAIN O.V. CAMPOMANES G.W. CAREY C. CARSON D.M. CARSON S. CASSEDY L. CEPLAIR J. CHAMETSKY C. CHARLES R.W. CHERNY H. CHRISTOFFEL J.P. CLARK D. COCHRAN E.S. COCKCROFT J. B. COHEN P.F. COHEN R. COHEN J.R. CONLIN S. COOPER J. CORT E. COUNTRYMAN R. CRILEY M. CYGAN R. D’ATTILIO E.L. DAVIN J. DE-GRAAF G. DeGRUSON P. DE-LAPPE D. DeLEON M. DENNING V. DOBY S. DOLLINGER A. DOSTOURIAN J. DOYLE P. DRUCKER E.C. DuBOIS F.H. EARLY A. ECHOLS M. ELBAUM F. EMSPAK B. EYNON G.M. FAGIANI B. FALKOWSKI D. FEELEY T. FIEHER F. VANDERBILT FIELD L. FINK R. FISHER E. FONER P.S. FONER S. FRASER R. HALPERN H.J. KAYE M. KAZIN P. LE-BLANC G. LIPSITZ N.L. e N.R. ROBERTS e altri”,”MUSx-094″
“BUHLE Mari Jo BUHLE Paul GEORGAKAS Dan a cura, Contributors Robert ASHER James R. BARRETT Martin BLATT Robert COHEN e Altri”,”Encyclopedia of the American Left.”,”This volume is a revised and Expanded Edition of the First Comprehensive reference work on the history of the American Left to be published. This edition is approximately one-quarter larger than the original, with more than seventy new articles. Preface to the Second Edition and to the First Editions, Notes on Contributors, Glossary, General Bibliography, Synoptic Outline of Contents, Index,”,”MUSx-011-FL”
“BUHLE Paul GEORGAKAS Dan a cura, Contributors di CHARLES Carolle CYGAN Mary E. GOSSE Van LEE Robert G. MONROY Douglas NADEL Stan SULEIMAN Michael W. MILLER Michael WOROBY Maria”,”The Immigrant Left in the United States.”,”Paul Buhle directs the Oral History of the American Left, Tamiment Library, NYU, and is author or editor of twenty-one books. including Marxism in the United States, the Encyclopedia of the American Left, The American Radical, and C.L.R. James: The Artist as Revolutionary. Dan Georgakas teaches in the Labor Education and Advancement Project of Queens College; he is author of Greek America at Work, special theme editor of the Journal of Hellenic Diaspora, and coeditor of the Encyclopedia of the American Left and New Directions in Greek American Studies. Carolle Charles teaches sociology at Baruch College. Mary E. Cygan is an assistant professor of history at the University of Connecticut, Bridgeport. Van Gosse, director of the Center for Democracy in the Americas, is author of Where the Boys Are: Cuba, Cold War America and the Making of a New Left. Robert G. Lee teaches Asian-American Studies and is an assistant professor of American civilization at Brown University. Douglas Monroy is an associate professor of history at Colorado College and author of Thrown Among Strangers: The Making of Mexican Culture in Frontier California. Stan Nadel is a visiting professor of history at SUNY-Plattsburgh. Michael W. Suleiman is an assistant professor of political science at Kansas State University. Michael Miller Topp is an assistant professor of history at the University of Texas-El Paso. Maria Woroby is a former research assistant at the Immigrant History Research Center and currently librarian at Augsburg College, Minneapolis, Minnesota. Introduction, Contributors, Name Index, Subject Index,”,”MUSx-028-FL”
“BUHLE Paul”,”Marxism in the United States. Remapping the History of the American Left.”,”Paul Buhle directs the Oral History of the American Left, Tamiment Library, NYU New York University, and is author or editor of twenty-one books. including Marxism in the United States, the Encyclopedia of the American Left, The American Radical, and C.L.R. James: The Artist as Revolutionary. Preface, Introduction, Conclusion, Notes, Index,”,”MUSx-030-FL”
“BUHLE Paul SCHULMAN Nicole”,”Wobblies! A Graphic History of the Industrial Workers of the World.”,”Paul Buhle is Senior Lecturer i n History and American Civilization at Brown University. He founded the wobblyesque New Left journal Radical America, for the Students for Democratic Society, in 1967. He is the author of the authorized biography of C.L.R. James and coeditor of the Encyclopedia of the American Left. Nicole Schulman is an artist on the editorial board of World War 3 Illustrated. Her work has been exhibited and published across the United States, as well as in Europe and South Korea, and is in the permanent collection of The Library of Congress. She was born and raised in New York City, and continues to live there. ‘Strike’ Sue COE, ‘The New Century Sang of Freedom’ Sabrina JONES, Acknowledgments, Introduction Paul BUHLE, Why “”Wobblies””?, The Art and Music of the IWW, Wobbly Originals, Artists’ and Writers’ Biographies, Bibliography, Illustrazioni,”,”MUSx-061-FL”
“BUHLE Paul a cura, selezione di scritti di James CONNOLLY”,”A Full Life: James Connolly, the Irish Rebel. A graphic remembrance 100 years after his cruel murder duringe the Easter Rising.”,”Paul Buhle ex senior lectureer at Brown University. Realizzatore dell’archivio ‘Oral History of the Amercan Left’ e coeditore con Mari Jo Buhle di ‘Encyclopedia of the American Left’.”,”IRLx-019″
“BÜHLER Karl”,”Il principio della Gestalt nella vita dell’uomo e degli animali.”,”Traduzione di “”Gestalt”” in italiano · forma · figura · aspetto · sembianze · immagine · personaggio · corpo · configurazione…”,”SCIx-342-FRR”
“BUHR Manfred a cura”,”Enzyklopädie zur bürgerlichen Philosophie im 19. und 20. Jahrhundert.”,”Saggi di Manfred BUHR Andras GEDO (Idealismo; Razionalità) Hans-Heinz HOLZ (Metafisica) Hans Jorg SANDKÜLER (Materialismo) H. HOLZER (Sociologia) Friedrich TOMBERG (Filosofia della storia; Etica, filosofia natura) Hermann KLENNER (Filosofia del diritto) Karl-Heinz RÖDER (Teoria stato) Werner RÜGEMER (Antropologia) Karl Heinz BRAUN (Psicoanalisi) Jorg SCHREITER (Ermeneutica) Michel VADEE (Epistemologia) Evelyn DÖLLING (Logica) Erhard ALBRECHT (Linguaggio) John ERPENBECK Ulrich RÖSENBERG (Fisolofia della scienza) Hellmuth LANGE (filosofia della tecnica).”,”FILx-290″
“BUKHARI Hemir McBRIDE Angus; HAYTHORNTHWAITE Philip FOSTEN Bryan”,”La cavalleria della guardia napoleonica. La fanteria di linea di Napoleone.”,”””Il 1° gennaio iniziò una totale riorganizzazione che partì dall’ abolizione dei vecchi titoli reggimentali, e nei due anni successivi fu creato un crescente numero di battaglioni formati da coscritti volontari, che culminò con la levée en masse del 1793. La loro qualità variava dalla competenza dei primi reggimenti della Guardia Nazionale alla plebaglia non addestrata e male equipaggiata della levée, la cui tattica principale era un precipitoso assalto, essendo anche le più semplici manovre al di là delle loro possibilità. Per combinare la disciplina e la fermezza dell’ esercito regolare con il fervore rivoluzionario del nuovo esercito, il 21 febbraio 1793 fu decretata ‘Amalgame’ e messa in esecuzione l’ 8 gennaio 1794. (…) Le implicazioni tattiche sono ovvie: il battaglione di centro (regolare) poteva manovrare in linea e concentrare la sua potenza di fuoco, mentre i coscritti su entrambi i fianchi potevano fare rapide avanzate in colonna. Nato da necessità, il sistema si sviluppò nella classica tattica napoleonica dell’ ‘ordre mixte’, che operava a tutti i livelli dal battaglione alla divisione, mediante la quale le unità si alternavano nel foprnire fuoco di copertura mentre le altre caricavano; il sistema era potenzialmente invicibile fino a quando i francesi non si scontrarono con avversari altrettanto innovativi.”” (pag 49)”,”FRQM-035″
“BUKHARIN Nicolai (BUCHARIN)”,”L’ ABC del comunismo. In appendice: atto di accusa, processo e condanna a morte di Bukharin.”,”””Bucharin afferma che vede ora, in aula, per la prima volta nella sua vita, alcuni dei suoi coimputati, e che altri, un tempo suoi amici, sono ora irriconoscibili, e dichiara che “”le persone sedute sul banco degli accusati non formano, in alcun modo, un gruppo””. Egli sostiene infine, lanciando un’ultima disperata accusa ai metodi staliniani, che “”la confessione degli accusati è un principio giuridico medievale””. Ma è soprattutto nella schermaglia con il procuratore generale, Viscinski, che Bucharin arriva a riscattare pienamente la sua posizione di teorico: egli si rifiuta di rispondere “”si”” e “”no””, e si richiama alla complessità dei fatti sociali, e, di fronte ai giudici che lo condanneranno a morte, rivendica il suo cosciente riconoscimento della validità degli insegnamenti di Lenin.”” (pag 286) (appendice; Nota informativa su Nicolai Bukharin, di Roberto Magni) “”La confessione degli accusati è un principio giuridico medievale”” (Bucharin) O socialismo o barbarie ovvero: ‘O la decomposizione generale o il comunismo”” (pag 116)”,”BUCD-041″
“BUKHARIN Nicolai (BUCHARIN)”,”L’ ABC del comunismo. In appendice: atto di accusa, processo e condanna a morte di Bukharin.”,”Contiene il paragrafo 4 (pag 100-103): ‘La guerra imperialista del 1914-1918’ (all’interno del capitolo: ‘Come lo sviluppo del capitalismo ha portato alla rivoluzione comunista’ Citazione da mettere in apertura speciale prima guerra mondiale: “”La politica imperialista delle “”grandi potenze”” doveva presto o tardi condurre ad una collisione. (…) La guerra doveva fatalmente trasformarsi in una guerra mondiale. Essendo allora tutto il globo tagliato in pezzi e diviso tra le “”grandi potenze”” e tutte le grandi nazioni essendo unite tra loro da una economia mondiale comune, era inevitabile che la guerra abbracciasse quasi tutti i continenti”” (pag 100-102) [Nicolai Bucharin, L’ABC del comunismo, 1963] “”La politica imperialista delle “”grandi potenze”” doveva presto o tardi condurre ad una collisione. E’ perfettamente chiaro che questa politica di rapina di tutte le grandi potenze, ha causato la guerra. Soltanto gli imbecilli possono credere che la guerra è scoppiata perché i serbi hanno ucciso un principe austriaco e la Germania ha aggredito il Belgio. In principio si discusse molto per sapere chi era stato il responsabile della guerra. I capitalisti tedeschi affermavano che la Russia aveva attaccato la Germania, e i commercianti russi che la Germania aveva attaccato la Russia. In Inghilterra si diceva che la guerra si faceva per difendere il povero piccolo Belgio. In Francia, con la penna, con le canzoni, con le parole, si celebrava la generosità della Francia che difendeva l’eroico popolo belga. Nello stesso tempo l’Austria e la Germania gridavano a tutti i venti che si difendevano dall’aggressione dei cosacchi russi combattendo una guerra santa di difesa nazionale. ‘Tutte queste affermazioni, erano soltanto un cumulo di sciocchezze destinate ad ingannare le masse operaie’. La borghesia aveva bisogno di menzogne per trascinare i soldati. Non era questa la prima volta che ricorreva a tali mezzi. Abbiamo già visto che i ‘sindacati industriali’ hanno introdotto i diritti doganali con lo scopo di sostenere la lotta per i mercati stranieri, dopo aver depredato i loro compatrioti. Queste imposte erano dunque un mezzo di aggressione. Ma la borghesia gridava che voleva difendere in questo modo “”l’industria nazionale””. Nella guerra imperialista fatta per sottomettere il mondo al dominio del capitale finanziario, tutti i partecipanti sono in sostanza degli aggressori. Non vi sembra tutto questo abbastanza chiaro ora? I servi dello zar dicevano che “”si difendevano””. Ma quando la Rivoluzione d’Ottobre ebbe sfondato gli armadi segreti del ministero, fu stabilito, con documenti ufficiali, che lo zar, come Kerenski, era perfettamente d’accordo con gli inglesi e i francesi; che aveva fatto una guerra di brigantaggio, che voleva conquistare Costantinopoli, che non gli apparteneva, battere la Turchia e la Persia, e strappare la Galizia all’Austria. Anche gli imperialisti tedeschi si sono smascherati. Basta ricordare il trattato di Brest-Litovsk, i saccheggi del Belgio, della Lituania, dell’Ucraina, della Finlandia. La rivoluzione tedesca ha provocato anche parecchie scoperte; ora sappiamo da documenti autentici, che la Germania si era preparata all’aggressione in vista del saccheggio, che sognava di appropriarsi di quasi tutte le colonie dei paesi vinti e di vari territori nemici. E i “”nobili Alleati””? Del tutto smascherati anche loro. Dopo averli visti, con la pace di Versailles, saccheggiare la Germania e imporle 132 miliardi di marchi oro di “”riparazioni””, toglierle tutta la flotta, tutte le colonie, quasi tutte le locomotive e le vacche da latte, nessuno crederà più alla loro generosità. Ora saccheggiano la Russia da nord a sud. E’ evidente che anche loro hanno fatto la guerra avendo per obiettivo il saccheggio. I comunisti (bolscevichi) avevano predetto fin dall’inizio della guerra tutto ciò, ma pochi dettero loro credito. Ora ogni uomo, anche poco intelligente, sa che dicevano la verità. Il capitale finanziario è un brigante rapace e sanguinaio qualunque sia la sua nazionalità: russa, tedesca, francese, giapponese o americana. E’ ridicolo perciò, in caso di guerra, dire che un imperialista è colpevole ed un altro innocente, o che alcuni imperialisti sono gli aggressori, mentre gli altri si difendono. Questo è solo un sistema per prendere in giro i lavoratori. ‘In realtà tutti hanno cominciato, mirando ai piccoli popoli coloniali; tutti hanno concepito il disegno di depredare il mondo intero, sottomettendolo al capitale finanziario del loro paese’. La guerra doveva fatalmente trasformarsi in una guerra mondiale. Essendo allora tutto il globo tagliato in pezzi e diviso tra le “”grandi potenze”” e tutte le grandi nazioni essendo unite tra loro da una economia mondiale comune, era inevitabile che la guerra abbracciasse quasi tutti i continenti”” (pag 100-101-102) “”La guerra del 1914 ha avuto i suoi precedenti nelle guerre coloniali: la campagna delle potenze “”civili”” contro la Cina, la guerra ispano-americana, la guerra russo-giapponese del 1904 (per la Corea, Port Arthur, la Manciuria, e altro), la guerra italo-turca del 1912 (per la colonia africana di Tripoli), la guerra anglo-boera, durante la quale, all’inizio del XX secolo, l’Inghilterra “”democratica”” ha strozzato le due repubbliche boere. Più di una volta queste competizioni rischiarono di provocare incendi immensi. La divisioni dei territori africani, minacciò di portare ad una guerra tra Inghilterra e Francia (per Fashoda), poi tra Francia e Germania (per il Marocco); la Russia zarista ha rischiato di arrivare alla guerra per la divisione dell’Asia centrale. Alla vigilia della guerra mondiale, furono messi in luce in maniera chiarissima gli interessi contrastanti tra Inghilterra e Germania per il predominio dell’Africa, sull’Asia Minore e sui Balcani. Le circostanze fecero sì che l’Inghilterra si alleasse alla Francia che voleva togliere alla Germania l’Alsazia-Lorena, e con la Russia, desiderosa di fare i suoi affarucci nei Balcani e nella Galizia. L’imperialismo germanico aveva come principale alleata l’Austria-Ungheria. L’imperialismo americano entrò in lizza solo più tardi, per aspettare l’indebolimento reciproco degli stati europei. L’arma più usata dalle potenze imperialiste, dopo il militarismo, è la diplomazia, con i trattati segreti, i complotti, gli assassinii, gli attentati, eccetera. Da un lato esistevano trattati segreti contro Inghilterra, Francia e Russia, dall’altro contro Germania, Austria-Ungheria, Turchia e Bulgaria. Sembra che prima della guerra, gli agenti segreti dell’Intesa fossero perfettamente al corrente dell’assassinio dell’arciduca austriaco. D’altro canto la diplomazia tedesca non vedeva alcun inconveniente in questo misfatto; l’imperialista tedesco Rohrbach scriveva: “”Dobbiaom considerarci fortunati se, grazie all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, il grande complotto antitedesco è scoppiato prima del termine fissato. Due anni più tardi, la guerra avrebbe potuto essere molto più dura per noi””. I provocatori tedeschi erano disposti a sacrificare uno dei loro principi pur di scatenare la guerra”” (pag 102-103) “”La guerra imperialista è caratterizzata non soltanto dalle sue proporzioni gigantesche e dalla sua azione devastatrice, ma anche dal fatto che tutta l’economia del paese in guerra, è subordinata agli interessi militari. Il denaro, un tempo, era sufficiente alla borghesia per fare la guerra. Ma la guerra mondiale assunse una tale estensione ed i paesi in essa coinvolti erano talmente grandi, che il solo denaro non fu più sufficiente ai suoi bisogni. Le acciaierie dovettero fondere cannoni sempre più potenti, la guerra assorbì tutto il carbone estratto dalle miniere, tutti i metalli, i tessuti, il cuoio e le altre risorse. ‘Tra i trust capitalistici nazionali, soltanto quello la cui produzione e i cui trasporti rispondevano meglio ai bisogni della guerra poteva sperare di riuscire vittorioso. Come si adattarono le varie industrie ai bisogni della guerra? Tutta la produzione venne centralizzata. Fu necessario che la produzione camminasse senza posa, che fosse organizzata e completamente obbediente alle istruzioni dello stato maggiore affinché gli ordini dei “”signori dal cappello gallonato”” fossero eseguiti puntualmente. ‘Perciò la borghesia non ebbe che da mettere la produzione privata dei diversi sindacati e trust, a disposizione del suo stato maggiore di rapina’. Così fu fatto. L’industria fu “”mobilitata”” e “”militarizzata””, cioè messa a disposizione dello stato e delle autorità militari. (…) Grazie alla centralizzazione, la macchina militare ha realmente camminato in maniera migliore accrescendo così la possibilità di vittoria in questa guerra di brigantaggio. ‘Durante la guerra il capitalismo di stato ha preso il posto dei sindacati privati. La Germania, per esempio, ottenne le sue vittorie, e resistette a lungo all’assalto delle forze nemiche superiori di numero, perché la borghesia tedesca organizzò in modo ammirevole il capitalismo di stato”” (pag 103-104-105)”,”BUCD-004-FPA”
“BUKOVSKIJ Vladimir”,”Una nuova malattia mentale in URSS: l’ opposizione.”,”ANTE3-46″,”RUSS-200″
“BULFERETTI Luigi e altre relazioni di Giorgio SOLA Norberto BOBBIO Marcello GALLO Filippo BARBANO Emilio R. PAPA Luigi BULFERETTI Franco BOLGIANI Luciano GALLINO Riccardo FAUCCI Giulio GIORELLO Giorgio LANARO Riccardo VIALE Franco DELLA-PERUTA Remo FORNACA Giuseppe ZACCARIA Giancarlo BERGOMI Claudio PAGLIANO; comunicazioni di Enrico ARTIFONI Chiara OTTAVIANO Mirela LARIZZA LOLLI Morris L. GHEZZI Nella VELICONIA; relazione conclusiva di Giuseppe GIARRIZZO”,”Positivismo ed evoluzionismo nell’ ideologia socialista. (Saggio presentato al Convegno)”,”Presiede convegno ‘Il positivismo nella cultura italiana tra Otto e Novecento’: Valerio CASTRONOVO, Norberto BOBBIO, Massimo L. SALVADORI. Relazioni di Giorgio SOLA, Norberto BOBBIO, Marcello GALLO, Filippo BARBANO, Emilio R. PAPA, Luigi BULFERETTI, Franco BOLGIANI, Luciano GALLINO, Riccardo FAUCCI. Comunicazioni di Enrico ARTIFONI, Chiara OTTAVIANO, Mirela LARIZZA LOLLI. Relazioni di Giulio GIORELLO, Giorgio LANARO, Riccardo VIALE, Franco DELLA-PERUTA. Comunicazioni di Morris L. GHEZZI, Nella VELICONIA. Relazioni di Remo FORNACA, Giuseppe ZACCARIA, Giancarlo BERGOMI, Claudio PAGLIANO. Relazione conclusiva delle tre giornate di Giuseppe GIARRIZZO. Nel programma dei lavori si riportano gli incarichi dei relatori.”,”MITS-012″
“BULFERETTI Luigi”,”Socialismo risorgimentale.”,”Luigi BULFERETTI, nato a Torino nel 1915, è attualmente professore di storia moderna nell’ Università di Genova. Tra le sue opere: – Antonio Rosmini nella Restaurazione (1942) – Galilei nella società del suo tempo (1972) – Lombroso (1975)”,”MITS-106″
“BULFERETTI Luigi”,”Socialismo risorgimentale.”,”appendici: ‘Inediti riguardanti David Levi’ ‘G. Passerini Pensieri filosofici’ ‘L. Dragonetti Sull’ industria considerata nelle sue attinenze colla pubblica amministrazione’ ‘Socialismo e comunismo nei periodici torinesi più diffusi dal 1849 al 1859’ ‘G. Bonfigli La questione italiana’ ‘P.L.B. Considerazioni sociali'”,”ITAB-036″
“BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario, saggi di”,”Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell’ unità d’ Italia.”,”Saggi di BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario. “”Ma il genio dell’ intrapresa moderna, il demone dell’ industrialismo furono presenti soprattutto nell’ imponente programma ferroviario realizzato da Cavour, programma che egli stesso aveva delineato alcuni anni prima di raggiungere il potere, nello studio ‘Des chemins de fer en Italie’, apparso nella ‘Revue Nouvelle’ del 1846″” (pag 526)”,”ITAB-133″
“BULFERETTI Luigi CAIZZI Bruno LURAGHI Raimondo CARUGO Adriano e MONDELLA Felice PIERI Piero MORELLI Emilia MARCELLI Umberto MANZOTTI Fernando CATALUCCIO Francesco FONZI Fausto ROMANO Salvatore Francesco PERTICONE Giacomo ALBERTINI Mario MARCHETTI Leopoldo, saggi di”,”Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell’ unità d’ Italia.”,”Saggi di BULFERETTI Luigi CAIZZI Bruno LURAGHI Raimondo CARUGO Adriano e MONDELLA Felice PIERI Piero MORELLI Emilia MARCELLI Umberto MANZOTTI Fernando CATALUCCIO Francesco FONZI Fausto ROMANO Salvatore Francesco PERTICONE Giacomo ALBERTINI Mario MARCHETTI Leopoldo. Contiene il saggio di Leoldo MARCHETTI: ‘Bibliografia generale del Risorgimento’ (pag 729 “”””L’ Africa ci attira indicibilmente””, confessava il Correnti”” (pag 244)”,”ITAB-134″
“BULFERETTI Luigi”,”Le ideologie socialistiche in Italia nell’ età del positivismo evoluzionistico (1870-1892).”,”””””Il Risorgimento richiede d’ essere continuato e integrato perché “”la Germania aveva fatto una rivoluzione letteraria, scientifica, industriale, sociale, prima di fare la rivoluzione politica che ne fu la conseguenza inevitabile. L’ Italia ha cominciato col fare una rivoluzione politica, da cui s’ aspetta una trasformazione intellettuale e sociale”” (Villari, ndr); l’ indifferenza religiosa degli italiani fa il giuoco del clero:..”” (pag 88-89)”,”MITS-205″
“BULFERETTI Luigi”,”Socialismo risorgimentale.”,”Luigi BULFERETTI, nato a Torino nel 1915, è attualmente professore di storia moderna nell’ Università di Genova. Tra le sue opere: – Antonio Rosmini nella Restaurazione (1942) – Galilei nella società del suo tempo (1972) – Lombroso (1975). “”Nella situazione politico-sociale arretrata rispetto a quella francese parve enorme cosa la richiesta dei deputati borghesi e laici del matrimonio civile, pilastro basilare per una classe che tende all’ egemonia e cioè a creare una società, anche domestica, consona ai propri ideali, per allora non coincidenti in molti casi con quelli propugnati dalla Chiesa cattolica: ciò che non riuscì al Parlamento subalpino di ottenere riuscì a quello italiano colla approvazione del nuovo Codice civile, la vera Magna Charta della borghesia.”” (pag 237)”,”ITAB-136″
“BULFERETTI Luigi COSTANTINI Claudio”,”Industria e commercio in Liguria nell’ età del Risorgimento, 1700-1861.”,”””La dominazione francese coincise con il primo moto di ammodernamento dell’ industria ligure, e, potremmo dire, con il primo tentativo, presto abortito, di rivoluzione industriale. Certamente le premesse di tale esperienza possono essere ricercate in quel processo di riassestamento della produzione che aveva segnato gli ultimi decenni del Settecento; ma solo in età napoleonica si ebbe la caratteristica confluenza di fattori, quali l’ iniziale slancio della meccanizzazione, l’ affermazione entusiastica di nuove attitudini imprenditoriali, la cooperazione in un consapevole indirizzo produttivistico degli organi amministrativi.”” (pag 342)”,”ITAE-124″
“BULFERETTI Luigi”,”Leonardo l’uomo e lo scienziato.”,”BULFERETTI Luigi”,”BIOx-257″
“BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario, saggi di”,”Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell’unità d’Italia. Volume 1.”,”Saggi di BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario Contiene tra l’altro il saggio di Franco Valsecchi ‘L’unificazione italiana e la politica europea (1849-1859) [La ‘Seconda Restaurazione’; La guerra di Crimea; L’intervento piemontese – Il congresso di Parigi – Le Potenze e l’Italia – Plombières – La campagna diplomatica del 1859 – Villafranca – Bibliografia]”,”STOx-061-FF”
“BULFERETTI Luigi”,”Introduzione alla storiografia.”,”A pag 41 si parla dell’entropia, la teoria dell’informazione sarebbe legata alla concezione dell’entropia, Pochettino, Boyle, Bergson, neg-entropia, entropia come misura del disordine (neg-entropia: di fronte all’aumento dell’entropia nella materia non-vivente, starebbe il movimento opposto nella materia vivente, aumento della neg-entropia)….”,”STOx-005-FFS”
“BULFONI Clara a cura; critti di Barbara BISETTO Clara BULFONI Daniele COLOGNA Mireille de GOUVILLE Sofia GRAZIANI Federico GRESELIN GUO LIFAN JIN ZHIGANG Alessandra C. LAVAGNINO Emma LUPANO Bettina MOTTURA Lucia NUZZI Tommaso PELLIN Chiara PICCININI Silvia POZZI Giorgio STRAFELLA Valeria ZANIER”,”Studiare la Cina oggi. Società, politica, lingua e cultura. Atti del Convegno – Polo di Mediazione Interculturale e di Comunicazione, Università degli Studi di Milano.”,”Scritti di Barbara BISETTO Clara BULFONI Daniele COLOGNA Mireille de GOUVILLE Sofia GRAZIANI Federico GRESELIN GUO LIFAN JIN ZHIGANG Alessandra C. LAVAGNINO Emma LUPANO Bettina MOTTURA Lucia NUZZI Tommaso PELLIN Chiara PICCININI Silvia POZZI Giorgio STRAFELLA Valeria ZANIER Chiara BULFONI è ricercatore di Lingua cinese all’Università degli studi di Milano.”,”CINE-037″
“BULGAKOV Michail”,”La guardia bianca.”,”BULGAKOV Michail (1891-1940) è oggi considerato uno dei grandi scrittori del Novecento europeo. Di lui Einaudi ha pubblicato ‘Il Maestro e Margherita’, ‘Il Romanzo teatrale’, e i ‘Racconti’. “”I bolscevichi erano odiati. Ma nonn di un odio a viso aperto, quando chi odia vuole combattere e uccidere, ma di un odio vile, perfido, di chi si nasconde nel buio, dietro un angolo. Erano odiati di notte, quando ci si addormentava in una vaga inquietudine, di giorno nei ristoranti, quando si leggevano i giornali che descrivevano come i bolscevichi sparassero alla nuca agli ufficiali e ai banchieri e come a Mosca i macellai vendessero la carne dei cavalli malati di cimurro. Li odiavano tutti: i mercanti, i banchieri, gli industriali, gli avvocati, gli attori, i proprietari di case, le cocottes, i membri del Consiglio di Stato, gli ingegneri, i medici e gli scrittori…”” (pag 56)”,”VARx-527″
“BULGAKOV Michail”,”Appunti di un giovane medico.”,”BULGAKOV Michail “”Tutta l’opera bulgakoviana, si sa, è intrecciata di elementi autobiografici, ma questi racconti “”medici””, narrano quasi sempre, come s’è visto, fatti reali”” (pag 19) “”Protagonista degli ‘Appunti’ è la buia provincia dove regna l’ignoranza e la superstizione…”” (pag 23) (introduzione)”,”VARx-528″
“BULGAKOV Michail”,”Appunti sui polsini.”,”Michail Afanas’evic Bulgakov (Kiev 1891 – Mosca 1940) scrittore e drammaturgo russo, laureatosi in medicina a Kiev nel 1916, si dedica per alcuni anni alla professione medica. Scelta la libera professione di scrittore, nel 1921 si trasferisce a Mosca, dove collabora a diversi giornali, tra cui ‘Gudok’ e ‘Nakanune’, su cui pubblica la prima parte di Appunti sui polsini. Raggiunta la notorietà con La guardia bianca, Diavoleide e Uova fatali, è costretto al silenzio dalla censura che ravvisa nelle sue opere un’apologia dei nemici del potere sovietico.”,”RUSx-054-FL”
“BULGAKOV Michail”,”Romanzi brevi e racconti.”,”Michail Afanas’evic Bulgakov (Kiev 1891 – Mosca 1940) scrittore e drammaturgo russo, laureatosi in medicina a Kiev nel 1916, si dedica per alcuni anni alla professione medica. Scelta la libera professione di scrittore, nel 1921 si trasferisce a Mosca, dove collabora a diversi giornali, tra cui ‘Gudok’ e ‘Nakanune’, su cui pubblica la prima parte di Appunti sui polsini. Raggiunta la notorietà con La guardia bianca, Diavoleide e Uova fatali, è costretto al silenzio dalla censura che ravvisa nelle sue opere un’apologia dei nemici del potere sovietico.”,”RUSx-216-FL”
“BULGAKOV Michail”,”Il maestro e Margherita.”,”Michail Afanas’evic Bulgakov (Kiev 1891 – Mosca 1940) scrittore e drammaturgo russo, laureatosi in medicina a Kiev nel 1916, si dedica per alcuni anni alla professione medica. Scelta la libera professione di scrittore, nel 1921 si trasferisce a Mosca, dove collabora a diversi giornali, tra cui ‘Gudok’ e ‘Nakanune’, su cui pubblica la prima parte di Appunti sui polsini. Raggiunta la notorietà con La guardia bianca, Diavoleide e Uova fatali, è costretto al silenzio dalla censura che ravvisa nelle sue opere un’apologia dei nemici del potere sovietico. “”… dunque chie sei?”” “”Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente opera il bene”” (Goethe, Faust) (in apertura)”,”VARx-145-FV”
“BULGAKOV Michail”,”Vita del signor di Molière.”,”””Non mortificate il vostro talento!”” (La Fontaine) (in apertura di capitolo)”,”BIOx-007-FRR”
“BULGAKOV Michail”,”Diorama moscovita. Mosca dalle pietre rosse – La coppa della vita – La capitale nel blocknotes – Mille e mille cupole – Scene moscovite.”,”Nei ‘feuilletons’ e in tutte le sue opere seguenti Bulgakov ci svela la Mosca dei ‘nepman’ ricchi, senza scrupoli ed approfittatori e la Mosca stracciona ed affamata, priva di alloggi e martoriata dal mercato nero, la sede del labirinto burocraticoche annulla il singolo inerme, lo scenario fantastico di esperimenti ‘social-scientifici’ destinati al fallimento. “”«Mosca, mi sembra, rumoreggia» dissi incerto, chinandomi sulla ringhiera. «È la NEP» rispose il mio accompagnatore, tenendosi il cappello. «Lascia perdere quella maledetta parola! – risposi. Non è la NEP, ma la vita stessa. Mosca comincia a vivere». Provavo una sensazone di felicità e spavento. Mosca comincia a vivere, è evidente, ma vivrò anch’io? Oh, erano tempi difficili. Nulla ci garantiva il domani”” (pag 54) (da ‘Mille e mille cupole’)”,”RUSx-001-FMDP”
“BULGANIN Nikolai”,”Questioni di politica internazionale e di economia.”,”””Ancora. Nella direzione della nostra industria si riscontra un’eccessiva centralizzazione. Un gran numero di aziende dipende direttamente dai ministeri dell’Unione, mentre esse potrebbero essere meglio dirette dagli organismi delle repubbliche. Questa centralizzazione non reca alcun vantaggio. Da una parte, ostacola una direzione operativa e concreta delle aziende, e dall’altra riduce la responsabilità delle organizzazioni economiche, del partito e dei soviet delle repubbliche circa l’attività dell’industria. Nel 1954 dall’Unione è stata trasferita alle repubbliche la direzione di un considerevole numero di aziende dell’industria carbonifera, forestale, petrolifera, metallurgica, della carne, del latte e di alcuni altri settori. Ma in questo senso resta ancora molto da fare.”” (pag 80)”,”RUST-131″
“BULL Hedley”,”La società anarchica. L’ordine nella politica mondiale.”,”Direttore dell’ASERI è Lorenzo ORNAGHI BULL Hedley (1932-1985) è stato uno dei massimi esponenti della scuola inglese di Relazioni Internazionali. Australiano di nascita ha insegnato nelle Università di Camberra e Oxford. Ha riscoperto un autore come Grozio e ha colto l’emergere di una ‘società mondiale’. Questo libro è stato scritto nel 1977″,”RAIx-278″
“BULL Hedley WATSON Adam a cura, Saggi di Christopher M. ANDREW Coral BELL Adda BOZEMAN Ian BROWNLIE Michael DONELAN Ronald DORE David GILLARD Gerrit W. GONG Sir Michael HOWARD Elie KEDOURIE Gopal KRISHNA Wm.Rger LOUIS Richard LÖWENTHAL Peter LYON Ali MAZRUI Thomas NAFF Patrick O’BRIEN Sir Michael PALLISER James PISCATORI Hidemi SUGANAMI R.J. VINCENT, Saggio introduttivo di Brunello VIGEZZI”,”L’espansione della società internazionale. L’Europa e il mondo dalla fine del Medioevo ai tempi nostri.”,”Christother M. Andrew è professore di Storia e membro del Corpus Christi College di Cambridge e direttore dell’Historical Journal. Coral Bell è attualmente Visiting Fellow presso la Australian National University. In precedenza ha insegnato Relazioni internazionali alla University of Sussex. Adda Bozeman è Barrister della Middle Temple. É stata professore presso il Sarah Lawrence College. Ian Brownlie è professore di Diritto pubblico internazionale presso la cattedra Chichele dell’Oxford University. É inoltre membro dell’All Souls College ed è condirettore di The British Yearbook of International Law. Hedley Bull è stato professore di Relazioni Internazionali presso la cattedra Montague Burton dell’Oxford University e membro del Balliol College. Precedentemente aveva insegnato alla London School of Economics e all’Australian National University. Michael Donelan è Senior Lecturer in Relazioni Internazionali presso la London School of Economics and Political Sciences. Ronald Dore è professore associato presso il Centre for Economic Performance della London School of Economics, ed è Adjunct Professor presso il Massachusetts Institute of Technology. David Gillard è Senior Lecturer in Storia moderna presso l’University of Glasgow, ed è responsabile, per il Medio Oriente della serie Britsh Foreign Relations. Gerrit W. Gong è direttore dell’Asian Studies Program presso il Centre for Strategic and International Studies a Washington DC. Si è laureato alla Brigham Young University ed è stato Rhodes Scholar presso Wadham College di Oxford. Sir Michael Howard è presidente dell’International Institute for Strategic Studies. É stato Regius Professor di storia moderna a Oxford dal 1980 al 1989 e ha poi insegnato all’Università di Yale. In precedenza è stato professore presso la cattedra Chichele di Storia della guerra a Oxford e di War Studies al King’s College di Londra. Elie Kedourie è stato professore di Politics all’University of London, e direttore di Middle East Studies. Gopal Krishna è Senior Fellow del Centre for the Study of Developing Societies di Dehli, ed è membro del Wolfson College di Oxford. Si occupa di storia moderna e di sociologia politica e ha tenuto dei corsi presso la McGill University of California. Wm. Roger Louis è professore di Storia e cultura inglese presso la cattedra Kerr dell’University of Texas, Austin, ed è membro del St. Antony College di Oxford. Richard Löwenthal è stato professore di Relazioni internazionali presso la Libera Università di Berlino. Peter Lyon è Reader in Relazioni internazionali , Segretario dell’Institute of Commonwealth Studies presso l’Universty of London e direttore di The Round Table. Ali Mazrui è Research Professor presso la University of Jos in Nigeria e professore di Scienze politiche presso la University of Michigan. Thomas Naff è professore di Storia del Medio Oriente ed è stato direttore del Middle East Center and Middle East Research Institute dell’University of Pennsylvania. Patrick O’Brien è diretgtore dell’Institute of Historical Research dell’University of London ed è membro del St. Antony College di Oxford. Sir Michael Palliser sottosegretario di stato permanente e capo del HM Diplomatic Service dal 1975 al 1982; in precedenza Head of Planning Staff del Foreign and Commonwealth Office, Private Secretary del primo ministro e rappresentante permanente alle Comunità europee. James Piscatori è professore di Politica presso il Dipartimento di International Politics dell’University of Wales. Hidemi Suganami è Senior Lecturer presso la cattedra di Relazioni internazionali della Keele University. R. J. Vincent è stato professore si Relazioni internazionali presso la cattedra Montague Burton alla London School of Economics. In precedenza aveva insegnato a Oxford e alla Keele University. Adam Watson è professore emerito dell’University of Virginia. É stato membro del HM Diplomatic Service e ambasciatore inglese in Africa occidentale e a Cuba.”,”EURx-130-FL”
“BULLIET Richard W.”,”La civiltà islamico-cristiana. Una proposta.”,”Richard W. Bulliet è uno dei maggiori studiosi americani di storia islamica. Insegna alla Columbia University, direttore del Middle East Institute e segretario esecutivo della Middle East Studies Association. Ha pubblicato tra l’altro ‘The Camel and the Wheel’ (1990).”,”VIOx-001-FSD”
“BULLOCK Alan”,”Hitler, studio sulla tirannide.”,”””Gli uomini non diventano tiranni per tener lontano il freddo. Aristotele, Politica BULLOCK Alan nato nel 1914 ha studiato alla Bradford Grammar School e al Wadham College di Oxford. Dal 1940 al 1945 ha lavorato per la BBC. E’ stato corrispondente diplomatico e poi decano e professore di storia moderna al New College di Oxford. Ha scritto vari libri. “”Non vi è dubbio che Hitler, se era di buon umore, poteva essere una compagnia attraente, persino affascinante. Nelle trovate di cui si compiaceva, non soltanto faceva mostra d’ una gran capacità di divertirsi, ma sapeva anche mettere gli altri a loro agio, parlando bene e manifestando i doni d’un mimo per divertire i compagni. D’altra parte, il suo senso dell’ umorismo era assai scarso e fortemente intriso di ‘Schadenfreude’, ossia di maligna soddisfazione per gli errori e le disgrazie altrui. Il trattamento degli ebrei suscitava in lui solo un senso di divertimento, e la descrizione delle indegnità cui erano stati sottoposti da parte della S.A. berlinese lo fece ridere di cuore. Possedeva capacità mimiche degne d’un attore e se ne serviva per mettere in caricatura quelli che disprezzava. Era indifferente verso le sofferenze altrui, brutale, intollerante, privo d’ogni senso di simpatia. Giudicava la pietà e la compassione trappole umanitarie, segni di debolezza. Pensava che la sola virtù fosse la durezza e che l’ esser spietati fosse il segno distintivo della superiorità. Più si rafforzò in lui la presuntuosa convinzione della propria infallibilità e di essere depositario di una missione, più solo divenne, finché verso la fine della sua vita restò completamente isolato da ogni contatto umano, schiavo di un mondo fantastico ove la sola cosa reale e importante era la sua volontà.”” (pag 381)”,”GERN-117″
“BULLOCK Alan”,”Hitler e Stalin. Vite parallele.”,”Alan Bullock è uno dei massimi storici britannici, autore di numerosi saggi, tra cui Hitler: A study in tiranny un classico della storiografia contemporanea, The Humanist Tradition in the West, coautore del Dizionario del sapere moderno. Ha iniziato la sua carriera accademica al New College di Oxford, nel 1960 è diventato Founding Master del St. Catherine College, sempre a Oxford, dal 1969 al 1973 è stato vice-Cancelliere dell’Università di Oxford. É membro della British Academy, Chevalier de la Légion d’Honneur e pari del Regno d’Inghilterra.”,”BIOx-007-FL”
“BÜLOW Bernhard von GUGLIELMO II”,”Correspondencia secreta entre Bülow y Guillermo II. Compilada por Spectator, y precedida de un estudio acerca del principe de Bülow.”,”BÜLOW Bernhard von (1849-1929) uomo politico tedesco, ministro degli esteri (1897-1900) e cancelliere (1900-1909) con la sua politica coloniale e il riarmo navale favorì l’ intesa tra la Russia, l’ Inghilterra e la Francia in senso antiprussiano. “”Si estalla la guerra con la Gran Bretana, la ayuda que nos preste la Rusia no estarà en Asia, en la quimerica “”presion sobre la India””, sino en el hecho de que nos garantice en Europa la absoluta libertad a nuestras espaldas. De este modo, la guerra “”en los dos frentes”” que hemos preparado durante los ultimos veinte anos, se reduce a la guerra de un frente unico, con todo el ejercito aleman agrupado contra Francia sola, si es Francia la que moviliza para ayudar a Inglaterra, lo cual no es imposible””. (Cancelliere Bülow a Guglielmo II, Luglio 1905) (pag 149)”,”GERQ-048″
“BULWER Enrico”,”La Francia, sociale, politica e letteraria. Opera originale inglese di Enrico Bulwer membro del Parlamento.”,”””In Francia non si aggiunge alcuna idea vile o triste a tali scostumatezze. Secondo la Bruyére “”la donna che ha un solo amante non è ‘civetta’; è ‘civetta’ appena se ne ha molti””. Avere un amante è cosa semplicissima e naturale: non v’ha mestieri d’una vigorosa passione per iscusare questa debolezza. Ninon de l’ Enclos, la cui dottrina si osserva in tutta la integrità sua della presente generazione, Ninon de l’ Enclos diceva: “”Non sempre l’ amore si congiunge ad un amante; ma una certa conformità di pensieri, di volontà, l’ uso di vedersi, il desiderio di sfuggir noi medesimi, il bisogno di ricever qualche amorosa cortesia””. – Galanteria! è voce, di cui in onta alla nostra perfezione sociale noi possiam trovare a mala pena un giusto significato (…)””. (pag 95) Influenza militare. Napoleone. “”E pure l’ esercito francese sotto Richelieu, non era già la Francia. Il prete che umiliò l’ aristocrazia, non s’era ardito di schiudere alla nazione le vie degli onori. Sono oggimai ventun anno che in quel palazzo, ove abitò da poi più d’un padrone, avresti potuto vedere un uomo divorato dall’ ambizione, irrequieto e tormentato, increspare le sopracciglia, mordersi le labbra. Talvolta corre e ricorre la sua camera per più pre continue, talvolta pensoso e taciturno rimansi un interno giorno ricurvo su smisurate carte geografiche che le sue conquiste han tutte volte sossopra, impaziente, agitato, come diceva egli stesso, da un destino non compiutosi ancora; avresti potuto veder quest’uomo straordinario che con la spada aveva già decise le sorti degl’imperi, componente, quasi di suo malgrado, il disegno di una nuova conquista, conquista che s’informava nella sublime stampa della sua mente e che dovea sottomettere le più antiche dinastie d’ Europa alle leggi d’un impero nascente.”” (pag 314)”,”FRAD-082″
“BUNGE Mario SHEA William R. a cura, saggi di Erwin N. HIEBERT Lawrence BADASH John L. HEILBRON Norman FEATHER Thaddeus J. TRENN, Stanley L. JAKI Neil CAMERON Stephen G. BRUSH Guglielmo RIGHINI”,”Rutherford and Physics at the Turn of the Century.”,”Guglielmo Righini, University of Florence. Stephen G. Brush, University of Maryland. John L. Helbron, Berkeley. Erwin N. Hiebert, Harvard. Norman Feather, F.R.S. University of Edinburgh. Stanley L. Jaki, Seton Hall. Neil Cameron, McGill. Thaddeus J. Trenn, University of Regensburg.”,”SCIx-089-FL”
“BUNGE Mario”,”La causalità. Il posto del principio causale nella scienza moderna.”,”Nato nel 1919 a Buenos Aires, dal 1956 al 1962 Mario Bunge ha insegnato nell’Università di Buenos Aires e di La Plata fisica teorica e filosofia. E’ stato professore di filosofia teorica all’Università McGill di Montreal. Fra le sue opere: ‘Intuition and Science’ (1962), dedicata all’esame e alla confutazione delle varie forme di intuizionismo, ‘Scientific Foundation of Physics (1967), vertente sui problemi relativi all’assiomatizzazione della fisica. [‘Hegel sostenne (…) che, lungi dall’essere esterno all’interazione, il nesso causale si riduce a un caso particolare di questa. Egli definì l’azione mutua in termini di causalità reciproca (‘gegenseitige Kausalität’) e intese l’interazione quale aspetto parziale (a “”momento””) all’interno di un processo (11). Stando ad Hegel quindi, la causa e l’effetto non sono che i due poli della categoria d’interazione, la quale “”attua la relazione causale nel suo sviluppo completo”” (12). Inoltre, nel sistema dell’idealismo oggettivo di Hegel, la categoria dell’interazione godette d’uno ‘status’ ontologico. Per Kant era invece stata, insieme alle altre categorie, elemento – oltre che puramente epistemologico – altresì a priori rispetto all’esperienza. Per quanto riguarda la categoria dell’interazione, i discepoli materialisti di Hegel mantennero e svilupparono la sua dottrina sostenendo la necessità che la connessione causa-effetto venga concepita non nei termini d’una antitesi irriducibile ma come fase (o “”momento””) interna a una connessione multilaterale e mutevole. La causa e l’effetto «si confondono e si dissolvono nella visione della universale azione reciproca, in cui cause ed effetti si scambiano continuamente la loro posizione, ciò che ora o qui è effetto, là o poi diventa causa e viceversa» (13). Pur giudicando la causalità un'””astrazione vuota”” e accordando invece importanza decisiva all’interazione, Marx ed Engels non respinsero del tutto la nozione di nesso causale; ne riconobbero infatti l’utilità in punti eccezionali, “”nel corso di crisi”” (14). C’è nei dialettici una netta tendenza a sussumere la connessione causale sotto l’azione reciproca’ (pag 184-185)] [(11) G.W.F. Hegel (1812, 1816), vol. 2; (12) G.W.F. Hegel, ‘Logica’, sez. 156, in G.W.F. Hegel (1817); (13) F. Engels (1878), p. 28. Vedi anche la lettera a Mehring, del 14 luglio 1893, in K. Marx e F. Engels (1846-95); (14) F. Engels, Lettera a C. Schmidt, del 27 ottobre 1890, in K. Marx e F. Engels (1846-95)] Ontologico: filos. Che si riferisce all’essere in generale, alle sue strutture immutabili, oggettive e reali. Definizione e significato del termine ontologico. (trecc) Epistemologia Indagine critica intorno alla struttura logica e alla metodologia delle scienze. Il termine, coniato dal filosofo scozzese J.F. Ferrier… (trecc)”,”TEOC-775″
“BUNGE Mario”,”La causalità. Il posto del principio causale nella scienza moderna.”,”Nato nel 1919 a Buenos Aires, dal 1956 al 1962 Mario Bunge ha insegnato nell’Università di Buenos Aires e di La Plata fisica teorica e filosofia. E’ stato professore di filosofia teorica all’Università McGill di Montreal. “”Uno degli scopi dell’antropologia (intesa nell’accezione ampia del termine) consiste ad esempio nel “”predire o indicare le ‘direzioni generali’ del cambiamento cui il fenomeno considerato ‘potrà’ sottostare. In quanto scienza, l’antropologia deve pertanto mirare a stabilire leggi storiche, sociologiche e psicologiche in grado di descrivere tendenze e processi globali riscontrabili nei popoli di tutti i periodi preistorici e storici”” (7). Sulla base di leggi sociostoriche possono venir fatte e sono state fatte predizioni generali concernenti tendenze globali (che sono tipicamente statistiche); è invece quasi impossibile predire con precisione eventi storici particolari. Le speranze di Marx relative a un’imminente rivoluzione sociale in Inghilterra ad esempio non si avverarono; egli riuscì invece senz’altro a prevedere talune delle caratteristiche generali degli sviluppi futuri (8). Non deve sorprenderci che Marx si sia sbagliato nella previsione d’eventi storici ‘singoli’, mentre fu invece in grado di predire taluni degli aspetti più rilevanti del mondo nel quale viviamo: l’estesa centralizzazione dei mezzi di produzione, la crescente partecipazione della società nel suo insieme alla produzione, il declino del colonialismo, l’affermarsi del socialismo e così via. A tal fine Marx si basò su alcuni schematici enunciati di leggi concernenti la struttura economica della società capitalistica. La validità di tali enunciati è meramente statistica; essi consentono pertanto la predizione di ciò che ‘probabilmente’ avrò luogo nel ‘lungo termine’ ovunque si abbiano ‘certe condizioni’. Analogamente, le leggi mendeliane dell’ereditarietà non consentono di prevedere con certezza il comparire d’un ‘dato’ tratto ereditario in una stirpe di piselli ‘data’, in un istante ‘dato’ del tempo; non lo consentono per il solo fatto che non concernono eventi singoli e non comportano la variabile “”tempo”””” (pag 342-343) [Mario Bunge, ‘La causalità. Il posto del principio causale nella scienza moderna’, Boringhieri, Torino, 1970] [(7) M. Jacobs e B.J. Stern (1947), p. 5; (8) J.D. Bernal (1949) p. 413]”,”SCIx-327-FRR”
“BÜNGER Siegfried”,”Friedrich Engels und die britische sozialistische Bewegung von 1881-1895.”,”BÜNGER Siegfried “”Engels erkannte sehr genau das politische Gewicht der mehr als 200 Londoner Arbeiterklubs, denen die Liberalen immerhin fast ein Viertel ihrer hauptstädtischen Unterhaussitze verdankten. Er wies die Avelings Anfang 1887 auf die großen Möglichkeiten hin, die sich jetzt für eine sozialistische Agitations- und Propagandaarbeit unter den Arbeiter-Radikalen boten, und riet ihnen, sich intensiv um die Klubs des Londoner Ostens zu kümmern. Den Avelings, die diesem Rat folgten, kamen die Erfahrungen, die sie während ihrer mehrmonatigen Reise in den USA gesammelt hatten, sehr zustatten. Die amerikanischen Wahlerfolge, bemerkte Engels in einem Brief an Sorge, helfen ihnen sehr, denn “”der John Bull will sich nicht von jenen überflügeln lassen, es ist der ‘einzige’ fremde Einfluß, der hier zieht”” (54). Die Avelings selbst schrieben etwas später: “”Man wird dem Beispiel der amerikanischen Arbeiter bald auf der europäischen Seite des Atlantik folgen. Eine … britische Arbeiterpartei wird gebildet werden… ihr endgültiger Standpunkt wird sozialistisch sein, obwohl sie wie die amerikanische Arbeiterpartei mehrere Vorstufen zu passieren haben mag; und ihr endgültiges Schicksal wird wie das ihres transatlantischen Prototyps die Erringung der höchsten politischen und dann der höchsten ökonomischen Gewalt sein (55). In diesem Sinne führten die Avelings ihre Arbeit im Londoner Osten durch, wobei sie die Agitation zur Schaffung einer proletarischen Partei mit dem Kampf um die Redefreiheit und Irlands Unabhängigkeit zu verbinden suchten. Sie hatten beträchtliche Erfolge: “”Übermorgen beim großen Coercion Meeting (56) im Hyde-Park wird Aveling von zwei und Tussy von einer der 15 Plattformen sprechen””, schrieb Engels am 9. April an Sorge. “”Es verspricht, eins der großen Meetings zu werden, wodurch die Londoner Arbeiter einen Wendepunkt in der englischen Politik zur Erscheinung bringen”” (57). Tatsächlich wurde es eine Versammlung, wie sie London seit langem nicht gesehen hatte (58). Zwischen 100.000 und 200.000 Menschen kamen zum Hyde-Park – großenteils in Demonstrationszügen, die Fahnen und Plakate mit sich führten -, und von allen sozialistischen Rednern erzielte Eleanor Marx die mit Abstand nachhaltigste Wirkung (59).”” [Siegfried Bünger, Friedrich Engels und die britische sozialistische Bewegung von 1881-1895. Berlin, 1962] [(54) Brief vom 9. April 1887, in ‘Briefe an Sorge’, S. 260; (55) Edward u. Eleanor Marx Aveling, ‘The Working-Class Movement in America’, London, 1888, S. 152 f.; (56) Es richtete sich gegen die Zwangsmaßnahmen in Irland, die das Unterhaus im April verabschiedete; (57) ‘Briefe an Sorge’, S. 260; (58) “”…. c’était sans exception le plus grand meeting que nous ayons jamais eu ici””, schrieb Engels am 13. April an Paul Lafargue (‘Engels/Lafargue’, Correspondance, Bd II, S. 28). Mehrere Zeitungen äußerten sich in ähnlichem Sinne; (59) Der bürgerliche ‘Daily Telegraph’ schrieb in seinem mehr als fünf Spalten langen Bericht von 12. April: “”Considerable interest was naturally taken in the speech delivered with excellent fluency and clear intonation by Mrs. Marx Aveling… Her speech was chiefly confined to impressing on her Socialist friends the necessity of helping poor Ireland, as in so doing they would be helping their own poor selves and the cause to which they were attached. She was enthusiastically applauded for a speech delivered with perfect self-possession””] (pag 119-120)”,”MAES-162″
“BUNIN Ivan”,”Il villaggio. Romanzo.”,”BUNIN Ivan è nato nella Russia meridionale nel 1870 e appartiene ad una antica e nobile famiglia russa. Già ai suoi primi passi come scrittore ha ricevuto riconoscimenti (Premio Pusckin, membro onorario (1909) di dodici accademie (come Tolstoi). BUNIN non ha creduto nella guerra del 1914 e ne ha visto le tragiche conseguenze. Lasciata Mosca nel 1918, è rimasto nella Russia meridionale durante la guerra civile poi si è trasferito a Parigi. Ivan Bunin (1870-1953), scrittore russo, Nobel per la letteratura nel 1933. Il villaggio Incipit Il bisnonno dei Krassov, soprannominato, fra la servitù, lo Zingaro, era stato sbranato dai mastini del suo signore, il capitano di cavalleria Durnovo. Lo Zingaro gli aveva tolto l’amante. Durnovo ordinò di condurre lo Zingaro in un campo fuori dal villaggio e di farlo sedere su un cumulo di terra, poi egli stesso uscì fuori con la sua muta e gridò: «Taiuh!». Lo Zingaro dopo un momento di sbalordimento si diede alla fuga. Ora, sappiamo che non bisogna mai correre davanti ai cani. Non si sa per quale ragione il nonno dei Krassov, liberato dalla schiavitù, andò ad abitare in città con la famiglia e divenne in breve celebre come ladro. Prese in affitto nel Sobborgo Nero una casupola, e vi mise la moglie a far merletti che poi vendeva, mentre egli in compagnia di un certo Bielocopitov scorazzava per la provincia, depredando le chiese. Due anni dopo fu catturato. Ma davanti al tribunale si difese in maniera tale che per parecchio tempo le risposte da lui date ai giudici divennero popolari.”,”VARx-297″
“BUNT Lucas N.H. JONES Phillip S. BEDIENT Jack D.”,”Le radici storiche delle matematiche elementari.”,”Lucas N.H. Bunt, Ph.D. presso l’Università di Groningen, è professore di matematica nella Arizona State University. Phillip S. Jones, Ph. D. presso la University of Michigan, è professore di matematica e didattica nella stessa Università. Jack D. Bedient, Ph. D. presso la University of Colorado, è associate professor di matematica nella Arizona State University.”,”SCIx-263-FL”
“BUNTING Madeleine”,”Willing Slaves. How the Overwork Culture Is Ruling our Lives.”,”””In the debate over Britain’s overwork culture, we often forget the issue’s long historical roots. The negotiations over working time was central to the emergence and development of the trade union movement in industrial capitalism. Karl Marx saw clearly in the mid-nineteenth century how the politics of time was essential to freedom: «The shortening of the working day [is the] basic prerequisite [for] that development of human energy which is an end in itself, the true realm of freedom» (25). Time and pay were the two variables over which unions struggled with bosses, and arguably they were more successful on the former than the latter. In 1923 the TUC concluded that reduced working hours was ‘the principal advantage secured by over sixty years of trade union effort and sacrifice – the most important achievement of industrial organisation’. Historian James Arrowsmith calculates that from 1856 to 1981 the average total of hours spent at work over the course of a forty-year working life in Britain dropped from 124.000 to 69.000. The historic decline was halted in the early nineties at an average of 68,440. But this figure masks the increasing polarisation of work into the work-rich, time-poor and the work-poor, time-rich. While one-fifth of all households have no one in paid employment, as many as two-fifths are working harder than ever, and suffer from the big squeeze. The trade union battle to reduce working hours lasted intermittently for nearly two centuries. Children’s labour was the first battleground which established the principle of the state intervening to regulate working hours”” (pag 19) [Madeleine Bunting, ‘Willing Slaves. How the Overwork Culture Is Ruling our Lives’, Harper Perennial, London, 2005] [(25) Karl Marx, ‘Selected Writing’, p. 497, quoted in J. Arrowsmith, ‘The Struggle Over Working Time in Nineteenth and Twentieth-Century Britain’, Historical Studies in Industrial Relations’, 13, spring 2002] [Madeleine Bunting, Willing Slaves. How the Overwork Culture Is Ruling our Lives’, Harper Perennial, London, 2005] “”Nel dibattito sulla cultura del superlavoro britannico, spesso dimentichiamo le lunghe radici storiche della questione. I negoziati sull’orario di lavoro sono stati fondamentali per l’emergere e lo sviluppo del movimento sindacale nel capitalismo industriale. Karl Marx ha visto chiaramente a metà del diciannovesimo secolo come la politica del tempo [lavorativo] era essenziale per la libertà: «L’accorciamento della giornata lavorativa [è il] prerequisito di base [per] quello sviluppo delle energie umane che è fine a se stesso, il vero regno della libertà» (25). Tempo di lavoro e salario erano le due variabili su cui i sindacati hanno lottato con il padronato, e probabilmente hanno avuto più successo sul primo rispetto al secondo. Nel 1923 il TUC concluse che la riduzione dell’orario di lavoro era “”il vantaggio principale assicurato da oltre sessant’anni di lotte sindacali e sacrifici – il risultato più importante dell’organizzazione industriale””. Lo storico James Arrowsmith calcola che dal 1856 al 1981 il totale medio delle ore trascorse al lavoro nel corso di una vita lavorativa di quarant’anni in Gran Bretagna è passato da 124.000 a 69.000. Il declino storico è stato arrestato nei primi anni novanta con una media di 68.440. Ma questo dato nasconde la crescente polarizzazione di lavoro-ben pagato, tempo-ridotto e lavoro-mal pagato, tempo di lavoro abbondante. Mentre un quinto di tutte le famiglie non ha nessuno con un’occupazione retribuita, ben due quinti lavorano più duramente che mai e soffrono per la forte compressione. La battaglia sindacale per ridurre l’orario di lavoro è durata in modo intermittente per quasi due secoli. Il lavoro minorile è stato il primo campo di battaglia che ha stabilito il principio dell’intervento dello Stato per regolare [per legge l’orario di lavoro”” (pag 19) [Madeleine Bunting, ‘Willing Slaves. Come la cultura del superlavoro sta dominando le nostre vite’, Harper Perennial, London, 2005] [( 25) Karl Marx, “”Selected Writing””, p. 497, citato in J. Arrowsmith, “”La lotta sull’orario di lavoro nella Gran Bretagna del XIX e XX secolo””, Studi storici nelle relazioni industriali “”, 13, primavera 2002] Bibl. M.A. Bienefeld, Working Hours in British Industry: An Economic History, Weidenfeld and Nicolson, 1972″,”CONx-002-FP”
“BUNYAN James”,”The Origin of Forced Labor in the Soviet State 1917 – 1921. Documents and Materials.”,”James BUNYAN è coautore di ‘The Bolshevik Revolution, 1917-1918’ (con H.H. FISHER) e autore di ‘Intervention, Civil War and Communism in Russia, Apri-December, 1918’. Ora (1967) è impegnato in uno studio sull’organizzazione economica e la pianificazione sovietica, 1917-1967.”,”RIRO-145″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del cristianesimo. I. Evo antico.”,”””Nella prima metà del secondo secolo la cristianità romana ci si presenta come la palestra in cui i maestri delle varie interpretazioni cristiane cercano di esercitare il loro magistero, di guadagnare proseliti e di instaurare una certa egemonia intellettuale. Roma è la capitale di un immenso impero ed anche dal punto di vista della spiritualità colta rappresenta il mercato centrale in cui tutti ambiscono di mettere a prova le loro virtù di proselitismo e di conquista. I maestri gnostici come i maestri dell’ apologetica, Marcione come i rappresentanti dell’ ispirazione profetica, che pretende tuttora di rappresentare l’ unica continuazione logica, valida e accreditata del primitivo messaggio evangelico, tutti, dalla più lontane plaghe dell’ Impero affluiscono a Roma, non diversamente dai retori, come Elio Aristide e dai rappresentanti della cultura misteriosofica, come quel Filostrato che cercherà di accreditare alla corte sincretistica dei Severi la figura ambigua e leggendaria di Apollonio di Tiana. Una grande capitale politica è sempre una sede ambita ed una meta sognata da chi cerchi di trovare l’ ambiente più acconcio e più fruttifero alle proprie ambizioni di maestro e di missionario.”” (pag 160)”,”RELC-200″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del cristianesimo. II. Evo medio.”,”””Roma, dal giorno del trasporto della capitale a Levante, era divenuta una città essenzialmente sacra e carismatica, alla ricerca di un equilibrio politico con gli insorgenti poteri statali. Bisanzio era diventata invece una capitale essenzialmente politico-statale, alla ricerca di una subordinazione docile e flessibile della autorità patriarcale. Il conflitto tra Roma e Bisanzio, più che il conflitto di due capitali in rivalità fra loro, era veramente il conflitto dello spirituale che domina l’ empirico e dell’ empirico che asservisce lo spirituale. Un conflitto di questo genere non poteva maturare nel giro circoscritto di pochi decenni. Doveva lentamente consumarsi attraverso le vicende di quello che è stato il permanente programma della vita mediterranea ed europea: il programma di unificazione e della complementarietà.”” (pag 248-249)”,”RELC-201″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del cristianesimo. III. Evo moderno.”,”””(…) Lutero era venuto a trasferire automaticamente, in qualsiasi forma della vita umana normale, quella pienezza di giustizia che il medioevo aveva veduto soltanto nella disciplina regolare e nell’ allontanamento dal mondo. E il mondo ne aveva ricevuta una giustificazione e una celebrazione che dovevano riflettersi e fruttificare in tutti i secoli successivi dela storia europea. C’è un tratto tipico nella traduzione di Lutero della Bibbia, che a questo riguardo è di una significazione e di un valore sconfinati. Nel libro dell’ Ecclesiastico, al Capo IX, versetto 21, il testo sacro dice: “”Non ti stupire di quel che riguarda il peccatore: poni la tua fiducia in Dio e sii perserverante nel tuo sforzo””. Nel testo greco la parola ‘sforzo’ è ‘ponos’, che è precisamente il lavoro faticoso, il travaglio non disgiunto da pena. Lutero ha tradotto questo versetto in una maniera che, mentre tradisce alquanto l’ originale, rivela il suo orientamento spirituale: “”Nutri fiducia nel signore e sii perseverante nella tua chiamata (Beruf)””. Dall’ uso parallelo che Lutero fa di questo vocabolo altrove, appare chiaro che egli è disposto a riguardare e a celebrare qualsiasi forma di lavoro nella vita quotidiana come una divina chiamata””. (pag 126) “”Calvino giunge forse alle stesse conclusioni pratiche, ma per altra via e con altra efficienza. (…) fa della teologia un sistema più organico, della sua pratica di governo, di cui Ginevra gli permette di fare l’ esperimento, un tentativo concreto e originale, con le sue direttive economico-sociali: un insieme di norme e di principi, che sono veramente alle origini del capitalismo moderno. Intanto non bisogna mai dimenticare la circostanza che le due esperienze religiose, quella di Lutero e quella di Calvino, sono profondamente difformi l’una dall’ altra.”” (pag 127)”,”RELC-202″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del Cristianesimo. I. Evo antico.”,”BUONAIUTI Ernesto Filone (pag 469 e seguenti)”,”RELC-273″
“BUONAIUTI Ernesto, a cura di Cesare MARONGIU BUONAIUTI”,”Storia del Cristianesimo. Origini e sviluppi teologici, culturali, politici di una religione.”,”Ernesto Buonaiuti (1881-1946) sacerdote, storico, scrittore e rettore, perseguitato ad oltranza come ‘modernista’ allontanato per questo dall’insegnamento universitario, più che per non aver firmato tra i 12 il giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931, ha indagato sulle figure e i momenti più rilevanti del cristianesimo. Quasi a coronamento della sua vita drammatica ha scritto una autobiografia: Il pellegrino di Roma, pubblicato nel 1945. Cesare Marongiu Buonaiuti, titolare di Storia moderna e contemporanea della Chiesa e delle altre confessioni cristiane all’Università di Roma La Sapienza, è autore dei volumi: Non Expedit, storia di una politica, Spagna 1931: la seconda repubblica e la chiesa, La politica religiosa del Fascismo nel Dodecanneso, Politica e religioni nel colonialismo italiano, Coscienza d’Europa attraverso i secoli, Chiese e Stati dall’età dell’illuminismo alla prima guerra mondiale. Giordano Bruno Guerri, senese, ha diretto Storia illustrata e Chorus, è stato direttore editoriale della Arnoldo Mondadori Editore, autore e conduttore di trasmissioni televisive. Attualmente è opinionista del Giornale. Ha pubblicato: Giuseppe Bottai, un fascista critico, Rapporto al duce, Galeazzo Ciano, L’Arcitaliano, vita di Curzio Malaparte, Italo Balbo, Povera santa, povero assassino, Gli italiani sotto la Chiesa, Io ti assolvo, Fascisti, Giuseppe Bottai, fascista, Antistoria degli italiani, Per una rivoluzione italiana, con Ida Magli, Eretico e profeta.”,”RELC-016-FL”
“BUONAIUTI Ernesto”,”Lutero e la riforma in Germania.”,”Lutero e la guerra di contadini. “”Per una singolare coincidenza, che non manca di essere parecchio istruttiva sul temperamento di Lutero e le reazioni del pensiero e della sua condotta alla realtà circostante, l’aperta professione di fede che è nel ‘De servo arbitrio’ appare lanciata nel momento stesso in cui le ripercussioni morali e sociali del messaggio riformato apparivano d’ogni intorno più vaste e minacciose. L’agitazione suscitata dalla propaganda fra mistica e rivoluzionaria dei «profeti celesti» era lungi dall’essere sedata. Carlostadio ad Orlamünd, Münzer ad Allstädt, tenevano accesi due focolai di sedizione, che periodicamente lanciavano guizzi di tumulto popolare e propagavano scoppi di brutalità iconoclastica, accompagnati da barbare manomissioni di Chiese. Lutero sentì il bisogno di scendere nuovamente in campo. E’ degli inizi del 1525 il suo rinnovato attacco ‘wider die himmlischen Propheten’ (Contro i “”profeti celesti””), in due parti, la prima delle quali diretta a frenare l’intempestiva violenza degli esaltati contro le manifestazioni pubbliche del culto esterno, la seconda rivendicante in termini perentori e sempre più vivi la dottrina della presenza reale. Lutero si dichiara decisamente contrario a qualsiasi azione concreta, spiegata in vista della soppressione del rito costituito, assicurando che le superstizioni e le ostentazioni del culto esterno cadranno automaticamente quando gli uomini si siano persuasi della novità reintegratrice del suo messaggio. Ai “”profeti celesti””, che a giustificazione del loro programma e della loro tattica si appellano alla legge mosaica e al suo solenne divieto di ogni simulacro sensibile, Lutero risponde osservando che la legislazione di Mosè è una povera cosa destinata unicamente al popolo ebraico e condannata a scomparire al sopravvenire della rivelazione cristiana. (…). Ma le inquietudini che dovevano destare nell’animo del Riformatore le petulanti ed aggressive velleità dei “”profeti celesti”” erano ben lievi, se avvicinate alle preoccupazioni pungenti e allo sbigottimento pieno d’incertezza provocati dall’uragano minaccioso della sollevazione proletaria. La vasta rivolta dei contadini, che raggiunse nel 1525 il suo più alto grado di violenza, ha offerto la misura esatta di quel che era effettivamente, nell’animo di Lutero, la freddezza e l’insensibilità al cospetto delle sofferenze inenarrabili delle masse operaie e la sua volontà prepotente di guadagnare solo simpatie sicure e sostegni materiali al sogno cupo, astioso e tenace della sua ribellione religiosa, avesse pur dovuto il raggiungimento di tal fine costare l’oblìo della propria origine e il disconoscimento delle conseguenze più logiche del proprio messaggio. La rivolta arse rapida ed inaspettata nel giugno del 1524. (…) I contadini chiedevano perentoriamente la confisca della manomorta; l’abrogazione di tutte le esose servitù; l’abolizione di ogni riserva di pedaggio, di caccia, di pesca; impugnavano la validità di ogni privilegio padronale; chiedevano che il latifondo fosse restituito alla comunità lavoratrice, cui esclusivamente appartiene la terra. Infine, legando anche praticamente il programma della insurrezione proletaria alle nuove forme della organizzazione religiosa, i contadini, attraverso l’abile mossa dei loro capi, cercavano di raccomandare le loro rivendicazioni a quella riforma ecclesiastica, in cui i principi e l’alta borghesia concretavano i loro propositi di autonomia politica di fronte a Roma e all’Impero. (…) [Lutero] Ai contadini inculca la calma e l’obbedienza. Riconosce per giuste alcune delle loro rivendicazioni, ma condanna aspramente la violenza, perché colloca come indeclinabile presupposto il principio che la parola di Dio non la si può raccomandare alla lotta politica e alla contesa sociale. Tutta questa parte dell’ammonizione tradisce il profondo imbarazzo del Riformatore. (…) Voler sopprimere le differenze economiche, sentenzia Lutero, equivale a trasferire arbitrariamente nel terreno politico principi e norme che valgono esclusivamente nella zona della vitalità spirituale. L’uguaglianza sussiste unicamente nel mondo dello spirito: il mondo della carne è dominio della disparità e della discordia. Le differenze tra le classi sociali sono volute, inviolabilmente, dalla natura”” (pag 196-200) (BIOx-019-FV)”,”BIOx-019-FV”
“BUONAIUTI Ernesto”,”Lutero e la Riforma in Germania.”,”Ernesto Buonaiuti (1881-1946) sacerdote, storico, scrittore e rettore, perseguitato ad oltranza come ‘modernista’ allontanato per questo dall’insegnamento universitario, più che per non aver firmato tra i 12 il giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931, ha indagato sulle figure e i momenti più rilevanti del cristianesimo. Quasi a coronamento della sua vita drammatica ha scritto una autobiografia: Il pellegrino di Roma, pubblicato nel 1945.”,”RELx-016-FL”
“BUONAIUTI Ernesto”,”La prima rinascita. Il profeta: Gioacchino da Fiore. Il missionario: Francesco di Assisi. Il cantore: Dante Alighieri.”,”Il Buonaiuti nacque a Roma il 25 giugno 1881 (non il 24 come di solito viene indicato). Il padre, Leopoldo, di famiglia fiorentina, nato nel 1845, aveva sposato in seconde nozze Luisa Costa e da essa ebbe 7 figli di cui Ernesto era il quarto. Leopoldo Buonaiuti, o Buonajuti, com’egli stesso scrive in un foglio di quattro pagine dal quale sono tratte queste notizie, gestiva una tabaccheria in via Ripetta ed abitava in un appartamento del palazzo Valdambrini, sito a numero 102 della stessa via. Nel 1903 concluse gli studi teologici e il 19 dicembre, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinal Pietro Respighi, vicario di Roma, lo ordinò sacerdote. Il suo interesse primario è sempre stato la storia del cristianesimo. Dura condanna dell’enciclica pontificia Pascendi del 1907, che definì il modernismo “”sintesi di tutte le eresie””; la scomunica del 1925, che doveva porre il sacerdote Buonaiuti al bando della Chiesa ufficiale; l’estromissione nel 1931 dalla cattedra universitaria di Storia del Cristianesimo a Roma da parte del regime fascista.”,”RELC-053-FL”
“BUONANNO Milly a cura”,”Le funzioni sociali del matrimonio. Modelli e regole della scelta del coniuge dal XIV al XX secolo.”,”Saggi di Emmanuel LE ROY LADURIE Leon Battista ALBERTI Jean GAUDEMET Peter LASLETT Claude LEVY e Louis HENRY Robert BURR LITCHFIELD William I. THOMAS e Florian ZNANIECKI Pierre BOURDIEU Bernard VERNIER Joan F. MIRA Gerard DELILLE Martine SAGALEN Edwadr SHORTER Alain GIRARD Francois de SINGLY Nowal D. GLENN Adreian A. ROSS e Judy C. TULLY. “”La logica dei matrimoni è dunque dominata da un fine essenziale, la salvaguardia del patrimonio: essa si effettua in una situazione economica particolare, caratterizzata principalmente dalla scarsità di denaro; ed è sottoposta a due principi fondamentali, cioè l’ opposizione fra il primogenito e il cadetto e l’ opposizione fra il matrimonio dal basso in alto e il matrimonio dall’ alto in basso, punto d’ incrocio della logica del sistema economico – che tende a classificare le case in grandi e piccole, secondo la misura della proprietà – e della logica dei rapporti fra i sessi – secondo la quale il primato e la supremazia spettano agli uomini, specialmente nella gestione degli affari faimilari. Ne consegue che ogni matrimonio è funzione, da una parte, del rango di nascita di ciascuno degli sposi e della dimensione della famiglia e, dall’ altra, della posizione relativa delle due famiglie nella gerarchia sociale, a sua volta funzione del valore della proprietà””. (pag 177)”,”STOS-110″
“BUONARROTI Filippo; DELLA PERUTA Franco a cura”,”Filippo Buonarroti. Scritti politici.”,”””Da quando il governo rivoluzionario è passato nelle mani degli egoisti, è diventato un vero flagello pubblico. La sua azione pronta e terribile, che solo la virtù dei suoi dirigenti e i loro propositi interamente popolari potevano rendere legittima, non fu più che un’ odiosa tirannia per il suo scopo e per la sua forma: essa demoralizza tutti; essa richiama il lusso, i costumi effeminati e il brigantaggio; essa dissipa la sfera pubblica, snatura i principi della rivoluzione, e consegna ai pugnali dei suoi nemici tutti quelli che l’ avevano difesa con sincerità e disinteresse.”” (pag 32)”,”SOCU-110″
“BUONARROTI Filippo MAZZINI Giuseppe CATTANEO Carlo PISACANE Carlo FERRARI Giuseppe NIEVO Ippolito GIOBERTI Vincenzo”,”Pensiero e azione nel Risorgimento. Scelta dai testi di Buonarroti, Mazzini, Cattaneo, Pisacane, Ferrari, Nievo.”,”Direzione editoriale Mario NILO, Direzione letteraria Geno PAMPALONI Mazzini su Buonarroti. “”Era un uomo profondo, ma assai gretto conformava la sua vita alle sue credenze; ma era intollerante, e mi tacciava di traditore, se per caso affiliavo un banchiere o un ricco borghese. Era inoltre comunista””. (pag 15) Buonarroti. “”Disfare tutti gl’ inciampi interni ed esterni a conseguire il fine della rivolta””. (pag 27) “”Che prima della rivolta debbe un istituto segreto prepararla, ed indicare gli uomini dabbene che occorre preporre al governo per la rivolta””. (pag 31)”,”ITAB-199″
“BUONARROTI Philippe, a cura di Jean CROZIER”,”La Conjuration de Corse. Et divers mémoires sur la Trahison de Paoly, sur l’ état de cette isle, et sur quelques moyens pour la ramener à l’ unité de la République.”,”Giornalista, coautore nel 1981 di ‘Nice, la Baie des Requins’ Jean CROZIER lavora in corsica per il servizio pubblico televisivo. E’ titolare di un DEA di geografia industriale. Filosofo rivoluzionario, Buonarroti (1761-1837) non è un funzionario della rivoluzione che sta nei suoi limiti. Partecipa al complotto, alla clandestinità e alla sovversione che tenta di organizzare. Poi c’è l’ esilio fino alla morte, l’ opera dei Lumi proseguirà nell’ ombra. Il periodo corso di Buonarroti è una tappa cerniera. Cercando di inserire l’ utopia in un luogo, Buonarroti si è agguerrito in tempi di guerra civile. I suoi scritti di Corsica lo indicano. ‘Conjuration de Corsa’ inedito dal 1793 è l’ anello mancante del pensiero buonarrotiano degli scritti fino al testo celebre della ‘Conspiration pour l’ Egalité , dite de Babeuf’. “”I grandi tradimenti di Pascal Paoli.”” (pag 67) Osservazioni sulla Corsica. (mandate al cittadino Barrère all’ epoca relatore del comitato di salute pubblica, per gli affari della Corsica, mese di giugno 1793) “”Rimedi che si propongono: 1. Occorre impiegare tutti i mezzi per distruggere Paoli. 2. Stabilire in Corsica un foglio periodico italiano, che dia delle idee chiare delle libertà e della eguaglianza, e predichi la fraternità e l’ amore di patria; occorre che questo giornale sia distribuito “”gratis”” a ciascuna comunità, almeno per il primo anno, altrimenti non si avrà un numero sufficente di abbonati, e un tipografo non potrà farsene carico: è la nazione che deve farlo. 3. Inviare in Corsica, in italiano, il bollettino della convenzione nazionale; gli abitanti non comprendono il francese. 4. Inviare ai tribunali le leggi, con la traduzione italiana a lato. Il popolo non intende il francese, e l’ amministrazione ritarda qualche volta fino ad un anno la traduzione e la pubblicazione. 5. Stabilire prontamente le scuole primarie; ma a condizione che si insegnerà, in ciascuna scuola, la lingua francese; e che i maestri non saranno eletti dagli abitanti, che a colpo sicuro nominerebbero delle monache o dei preti. 6. Decretare che in un tempo determinato tutti gli atti pubblici si faranno in francese, e che non potrà essere funzionario pubblico, senza conoscere questa lingua.”” (…) (pag 77-78)”,”FRAR-344″
“BUONARROTI Filippo”,”Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf.”,”BUONARROTI Filippo “”Marx e Engels nel loro celebre ‘Manifesto’ non sono stati teneri con il “”socialismo e il comunismo critico-utopici”” di Babeuf e Buonarroti. Ascoltiamoli… “”I primi tentativi del proletariato per far prevalere direttamente il suo interesse di classe… dovevano di necessità fallire, sia per la condizione poco sviluppata del proletariato stesso, sia per la mancanza delle condizioni materiali della sua emancipazione. La letteratura rivoluzionaria che accompagnava questi primi movimenti del proletariato è nel suo contenuto necessariamente reazionaria. Essa preconizza un ascetismo universale e un rozzo egualitarismo””. Tuttavia gli autori tennero a riconoscere l’apporto anticipatore di questi scritti che “”attaccano tutti i fondamenti della società esistente. Perciò hanno offerto del materiale di gran valore per illuminare gli operai…””, essi sono pertanto portatori del “”primo presago impulso verso una generale trasformazione della società”” … anche se “”quegli enunciati hanno ancora un senso puramente utopistico””””. [prefazione di Michel Vovelle][in Filippo Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, Edizioni Pantarei, 2011] (pag XXII-XXIII)”,”ELCx-167″
“BUONARROTI Filippo”,”Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf.”,”””Ciò che il marxismo deve all’illuminismo e a Rousseau non passa attraverso Babeuf, ma ciò che il movimento socialista deve alla rivoluzione francese è passato anche attraverso il babuvismo e attraverso questo libro”” (dall’introduzione di G. Manacorda)”,”SOCx-001-FSD”
“BUONASORTE Nicla”,”Siri. Tradizione e Novecento.”,”Nicla Buonasorte, formatasi nelle Univ. di Genova e del Sacro Cuore di Milano, si occupa di storia della Chiesa e dei suoi rapporti con la società del Novecento.”,”RELC-380″
“BUONFINO Giancarlo”,”La politica culturale operaia. Da Marx a Lassalle alla rivoluzione di Novembre, 1859-1919.”,”L’A è nato a Milano nel 1940. Ha collaborato a riviste e giornali con interventi di satira politica e con saggi su problemi della politica culturale del movimento operaio.”,”MADS-160 LASx-016″
“BUONGIORNO Massimo”,”La democrazia americana. Il sistema politico ed elettorale.”,”Massimo Bongiorno, giornalista e autore tv, si occupa di politica ed economia dalla fine degli anni Novanta. Ha lavorato in una importante agenzia di stmapa italiana. Dal 2010 è in Rai dove ha firmato una serie di documentari di Storia contemporanea e realizzato format per Rai Cultura.”,”USAS-246″
“BUONO Italo”,”Socialismo latino e relazioni internazionali.”,”BUONO Italo (Catanzaro, 1956) si è laureato in scienze politiche all’Università di Pisa. Scrive su ‘Mondoperaio’.”,”EURx-306″
“BUOZZI Bruno, a cura di Annamaria ANDREASI”,”Le condizioni della classe lavoratrice in Italia, 1922-1943.”,”Già pubblicato in Annali dell’ Istituto Giangiacomo Feltrinelli, 1972 “”Non si può dire – come sostenne il Tasca attaccando i dirigenti della Confederazione Generale del Lavoro – che nel Buozzi ci fosse una debole corrispondenza ai bisogni delle masse; il Buozzi seppe effettivamente guidare la categoria verso decisive conquiste mai prima realizzate in Italia. Ma gli mancò la percezione che molto era mutato nel paese, che le lotte delle masse venute alla ribalta nel dopoguerra volgevano a obiettivi diversi da quelli che egli aveva sempre cercato di imporre al movimento sindacale. Interpretò la turbolenza e le agitazioni come un fenomeno di assestamento e pensò che dovessero essere incanalate in direzione della Costituente (…)””. (pag 37)”,”MITT-200″
“BUOZZI Bruno, a cura di Annamaria ANDREASI”,”Le condizioni della classe lavoratrice in Italia, 1922-1943.”,” “”La formazione politica del Buozzi era avvenuta alla scuola riformista di Claudio Treves e di Filippo Turati, e da allora egli rimase fedele a una visione antieroica della lotta socialista, aliena dalle suggestioni volontaristiche, legata ai “”fatti materiali””. Condivideva con i capi riformisti l’ ideale di un’ avanzata graduale del movimento operaio nel quadro di un generale progresso economico. Ma, organizzatore più che politico, metteva l’ accento prevalentemente sul momento “”economico”” della lotta. Per lui il precipuo scopo dell’ azione socialista doveva essere la trasformazione dell’ organizzazione del lavoro e della produzione nel contesto della società industrializzata; questa trasformazione doveva essere attuata mediante il trasferimento dellagestione della produzione al proletariato. Di conseguenza la lotta per l’ instaurazione del socialismo non contrastava con l’ incremento produttivo, – purché controllato dal sindacato – che, in tal modo, diveniva organismo di primo piano nella preparazione della classe operaia a succedere al regime borghese. Non alieno dal riconoscere l’ importanza del partito, egli affermava che al sindacato doveva essere riconosciuta una priorità decisionale per tutto quanto riguardava i problemi dell’ organizzazione della produzione e del lavoro (…)””. (pag 9)”,”CONx-132″
“BURANOV Yuri”,”Lenin’s Will. Falsified and Forbidden. From the Secret Archives of the Former Soviet Union.”,”Yuri A. Bueanov is a professor of history and head of the Department of Research and Publication at the Russian Center for the Preservation and Study of Modern History Documents (the former Central Party Archives) in Moscow. Key to Abbreviations, Introduction, Appendix, note,”,”LENS-077-FL”
“BURANOV Jurij Alekseevic, a cura di Paolo CASCIOLA”,”Il «testamento» di Lenin: falsificato e proibito. Dagli archivi segreti dell’ex Unione Sovietica.”,”Lavoro dedicato alla memoria di Enrico Rossi (Firenze 1937-2018), fondatore nel 1972 del Gruppo Spartaco, libraio e rivoluzionario Appendici all’edizione italiana: 1. L. Trotsky, ‘A proposito del libro di Max Eastman ‘Since Lenin died’ (prima versione, 25 giugno 1925)’; 2. L. Trotsky, ‘A proposito del libro di Max Eastman’ ‘Since Lenin died’ (seconda versione, 1° luglio 1925)’; 3. N.K. Krupskaja, ‘Lenin e Trotsky (7 luglio 1925); 4. Max Eastman, ‘Il significato della sconfessione di Trotsky (ca. agosto 1925); 5. L. Trotsky, ‘Lettera a Nikolaj Ivanovic Muralov (11 settembre 1928); 6. L. Trotsky, ‘Il testamento di Lenin (31 dicembre 1932) “”Jurij Alekseevic Buranov (1933-2004) è stato un celebre storico russo. Studiò presso la Facoltà di Storia dell’Università Statale degli Urali e, dopo aver ottenuto un dottorato di Scienze storiche presso l’Istituto di Economia di Sverdlovsk, fu chiamato a Mosca dall’Accademia delle Scienze dell’Urss a ricoprire la carica di capo-dipartimento presso il Rossijskij Centr Charanemija i izucenija Dokumentov Novejsej istorii (RCChDNI, Centro russo per la conservazione e lo studio dei documenti della storia contemporanea). A partire dagli anni Sessanta pubblicò vari lavori sulla città di Sverdlovsk e sulla storia dell’industria mineraria e della classe operaia degli Urali nel periodo precedente la rivoluzione d’Ottobre. All’inizio degli anni Novanta, lavorando sui vecchi archivi del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, Buranov rinvenne la trascrizione manoscritta e la relativa versione dattiloscritta della prima parte della “”Lettera al congresso”” dettata da Vladimir Ilic Lenin ad una delle sue segretarie il 23 dicembre 1922. Le differenze testuali tra i due documenti, che fino ad allora erano stati tenuti segreti, dimostravano che il “”testamento”” di Lenin era stato falsificato, con tutta evidenza per ordine di Stalin. Su quella scoperta si basa il presente volume, originariamente edito negli Stati Uniti nel 1994 e finora mai pubblicato in altre lingue. Due anni dopo Buranov contribuì alla realizzazione di una raccolta di inediti leniniani curato da Richard Pipes (‘The Unknown Lenin. Frm the Secret Archve’, Yale University Press, 1996. Successivamente Buranov si è occupato dell’esecuzione dello zar Nicola II e della sua famiglia, e della sorte dei gioielli dei Romanov”” (retrocopertina) “”La «riluttanza di Trotsky ad agire» (7) contro Stalin costituisce un punto di snodo cruciale della battaglia antiburocratica di cui Lenin si era fatto iniziatore. Buranov vi fa ovviamente cenno, ma senza spingersi troppo in là nella sua ricognizione storico-politica di questo aspetto specifico. Eppure l’atteggiamento irresoluto di Trotsky durante la lunga malattia di Lenin pesò in maniera decisiva sulle sorti dell’Unione Sovietica. Per questa ragione nel corso del presente lavoro ci soffermeremo diffusamente sulla storia del famoso «blocco Lenin-Trotsky»”” (pag 19-20) [introduzione di Paolo Casciola] [nota 7: Con questa formula Russell Block intitolò un paragrafo della sua introduzione a V.I. Lenin – L. Trotsky, ‘Lenin’s Fight Against Stalinism’, Pathfinder Press, New York, 1975, pp. 5-28]; “”In uno dei suoi numerosi volumi consacrati alla lotta di Trotsky e dei suoi compagni contro la controrivoluzione staliniana, lo storico sovietico di orientamento trotskista Vadim Rogovin ha dedicato un capitolo alle fatidiche esitazioni politiche manifestate da Trotsky nel corso del 1923 (226). Nel far ciò, egli ha ricordato le spiegazioni addotte ‘a posteriori’ da Trotsky per giustificare la propria riluttanza a mettere in atto il blocco politico che Lenin gli aveva proposto allo scopo di sferrare un attacco frontale contro Stalin e la ‘trojka’. Dopo la loro difesa vincente del monopolio del commercio estero, quel sodalizio politico si era praticamente arenato, come abbiamo visto, sulla «questione georgiana». Su questo punto, come pure sull’obiettivo politico fondamentale del «blocco Lenin-Trotsky» – la lotta contro il burocratismo, cioè per la destituzione di Stalin e per una riorganizzazione complessiva dell’apparato di partito -, è del tutto evidente che, nella sua azione, Trotsky si lasciò pesantemente condizionare dal peggioramento delle condizioni di salute di Lenin. Nel 1929 egli sostenne che agli inizi del 1923 un’azione contro il CC nello spirito del «blocco Lenin-Trotsky» sarebbe sicuramente stata vincente, e che, se alla vigilia del XII Congresso avesse «preso apertamente posizione contro la burocrazia staliniana», egli avrebbe vinto «anche senza la diretta partecipazione di Lenin» dal momento che « (…) nel 1922-1923 era ancora possibile conquistare la posizione di comando con un attacco aperto contro la frazione in rapida formazione dei funzionari nazional-socialisti; degli usurpatori dell’apparato, dei profittatori dell’ottobre e degli epigoni del bolscevismo» (227). Senonché agli occhi di Trotsky « [l]’ostacolo principale era la salute di Lenin. Si sperava che si riprendesse come dopo la prima crisi e che potesse partecipare al XII Congresso (…) (228). Egli stesso ci contava». In tale situazione, spiegò Trotsky, una sua iniziativa « (…) sarebbe stata interpretata o, più esattamente, presentata come una lotta personale per prendere il posto di Lenin nel partito e nello Stato. Non potevo pensarci senza rabbrividire. Ritenevo che una cosa simile avrebbe potuto provocare nelle nostre file una demoralizzazione tale da essere pagata a caro prezzo anche in caso di successo. In tutti i piani e in tutti i calcoli c’era un decisivo elemento di incertezza: Lenin e le sue condizioni di salute. (…) Data la posizione particolare che Lenin aveva nel partito, l’incertezza sulle sue condizioni diveniva incertezza sulle condizioni di tutto il partito. La situazione di provvisorietà si protraeva e ciò andava a tutto vantaggio degli epigoni nella misura in cui Stalin, come segretario generale, diventava naturalmente nel periodo di «interregno» il capo dell’apparato» (229). Nel suo lungo articolo sul «testamento» di Lenin ultimato alla fine del 1932, Trotsky sostenne di aver sempre garantito il proprio appoggio a Lenin durante «le fasi della lotta finale tra Lenin e Stalin». Egli ammise però che, nell’ultimo periodo della sua vita attiva, Lenin potesse essere «allarmato e afflitto» a causa del sostegno «non abbastanza attivo» fornito dallo stesso Trotsky «alle sue misure di lotta contro Stalin», che il fondatore del bolscevismo intendeva «disarmare» allo scopo di garantire la «stabilità futura della direzione del partito». Trotsky giustificò allora la propria titubanza nei seguenti termini: «(…) Quello che mi frenava era il timore che qualsiasi aspro conflitto all’interno del gruppo dirigente, in quel momento, mentre Lenin stava lottando con la morte, potesse essere interpretato dal partito come una pretesa al manto di Lenin» (230)”” (pag 100-102) [introduzione di Paolo Casciola] [Note: (226) V.Z. Rogovin, ‘Vlast’ i Oppozicii (Il potere e l’Opposizione), Tovariscestvo Zurnal “”Teatr””, Moskva, 1993, pp. 79-84; (227) L. Trotsky, ‘La mia vita’, cit., p. 444; (228) Ibidem; (229) Ibidem, pp. 444-445; (230) Cfr. infra, p: 399]”,”STAS-073″
“BURASCHI Filippo coordinamento redazionale; biografie realizzate da Ugo BERTONE F. CAPOZZI V. CARLINI C. CONDINA C. CONTI A. DE-MICHELE e altri”,”I grandi manager italiani.”,” Biografie realizzate da:. Ugo BERTONE F. CAPOZZI V. CARLINI C. CONDINA C. CONTI A. DE-MICHELE e altri Biografia e carriera di DINASTIA G. AGNELLI U. AGNELLI G. AGUSTA G. ARMANI S. ASTALDI P. BAFFI P. BARILLA G. BASSETTI G. BAZOLI M. BELLISARIO A. BENEDUCE L. BENETTON S. BERLUSCONI E. BERNABEI E. BONDI A. BONOMI BOLCHINI G. BORGHI FAMIGLIA BORSALINO E. BREDA G. CABASSI D. CAMPARI G. CARLI E. CATANIA E. CEFIS C. A. CIAMPI G. CIMOLI FAMIGLIA CINZANO R. COLANINNO L. CORDERO DI MONTEZEMOLO A. COSTA FAMIGLIA CRESPI DANIELI E. CUCCIA C. DE-BENEDETTI D. DELLA-VALLE G. DELL’AMORE L. DEL-VECCHIO A. DESIATA E. DORIS G. DONEGANI M. DRAGHI L. EINAUDI GRUPPO FALCK E. FERRARI P. FERRERO S. FERRUZZI C. GERONZI S. LIGRESTI L. LUCCHINI G.E. LURAGHI V. MARANGHI S. MARCHIONNE P. MARZOTTO E. MATTEI R. MATTIOLI D. MENICHELLA V. MERLONI C. MERZAGORA V. MINCATO A. MONDADORI A. MONTI A. OLIVETTI L. ORLANDO C. PASSERA C. PESENTI R. PIAGGIO S. PININFARINA L. PIRELLI P. PISTORIO M.M. POLEGATO R. PRODI A. PROFUMO A. RIZZOLI C. ROMITI N. ROVELLI S. SCAGLIA P. SCARONI M. SCHIMBERNI O. SINIGAGLIA R. SORU B. STRINGHER M. TRONCHETTI PROVERA V. VALLETTA”,”ITAE-190″
“BURAT Tavo”,”Dolcino e gli apostolici, la storia in breve – Dolcino, civiltà montanara e autonomia regionale – Longino Cattaneo e il movimento dolciniano 700 anni dopo – Stralci dei giornali biellesi.”,”””Dante dà il quadro puntuale di Dolcino assediato su Monte Ribello dalle milizie vercellesi e novaresi, facendo dire a Maometto (canto XXVIII, vv. 54-60 dell’Inferno): “”Or dì a frà Dolcin, dunque che s’armi tu che forse vedrai lo sole in breve, s’egli non vuol qui tosto seguitarmi, sì di vivande, che stretta di neve non rechi la vittoria al Novarese, ch’altrimenti acquistar non sarìa breve”” Quasi tutti i commentatori danteschi vedono qui una repressa simpatia per Dolcino: infatti Dante vedeva nella Chiesa di Roma la “”prostituta”” dell’Apocalisse, da non confondersi con la vera Chiesa di Cristo, che è il suo opposto. È poi indicativo che l’Apostolica sia l’unica eresia citata dall’Alighieri nella sua “”Commedia”””” (pag 11) [Tavo Burat, Dolcino e gli apostolici, la storia in breve…, 2007] Giuseppe Giusti: “”dopo morti son più vivi di prima”” (pag 15)”,”RELP-002-FGB”
“BURATTO Fabio LELLI Marcello”,”La città come rapporto sociale. Abitazione e ideologia urbana a Pesaro.”,”Fabio Buratto è professore di statistica e matematica per economisti all’Università di Sassari. Marcello Lelli è incaricato di Sociologia e Sociologia politica all’Università di Sassari.”,”ITAS-002-FSD”
“BURAZEROVIC Manfred”,”Max Nettlau. Der lange Weg zur Freiheit.”,”Max NETTLAU (1865-1944), storico dell’ anarchismo, fu anche esponente del movimento anarchico ma esterno e bastian contrario. Il suo lascito comprende 6 mila pagine di manoscritti.”,”ANAx-078″
“BURBA Elisabetta ROMANO Beda”,”Mondo ’94. Cronaca, economia, politica, arte. Repertorio ragionato del 1993 con il ‘Chi è’ dei protagonisti.”,”Elisabetta Burba (Milano 1962), giornalista di Epoca, è laureata in lettere e ha seguito corsi alla University of Wisconsin e alla London Shool of Economics. Beda Romano (Roma 1962), giornalista, è laureato in legge e ha studiato alla University of Chicago e all’Institut d’études politiques di Parigi.”,”STOU-027-FL”
“BURCKHARDT Jacob a cura Maurizio GHELARDI”,”Sullo studio della Storia. Lezioni e conferenze 1868-1873.”,”Nel 1905, otto anni dopo la scomparsa di B. (1) il nipote Jacob OERI, disattendendo le esplicite volontà dello zio, pubblicò le lezioni che lo storico svizzero aveva tenuto all’Univ di Basilea tra il 1868 e il 1873. OERI rielaborò i manoscritti originali apportandovi correzioni e integrazioni e ne ottene un testo sostanzialmente omogeneo e compituo che suggeriva l’immagine di un BURCKHARDT ‘pensatore’ e ‘profeta’ stretto tra NIETZSCHE e SCHOPENHAUER. Questa edizione condotta sui manoscritti originali tenta di restituire il significato autentico degli appunti facendo giustizia delle manipolazioni di OERI.”,”STOx-030″
“BURCKHARDT Jacob”,”Riflessioni sulla storia universale.”,”BURCKHARDT (Jacob), scrittore e storico svizzero di lingua tedesca (Basilea 1818-1897). Professore al politecnico di Zurigo e all’università di Basilea, si rese noto per alcune opere di storia dell’ arte e della civiltà, tra cui ricordiamo L’età di Costantino il Grande (1853), in cui è svolta una tesi nuova riguardo al sorgere del cristianesimo all’epoca di questo imperatore; Il Cicerone (1855), Storia della civiltà greca (4 voll., 1898-1902, in parte postuma), Considerazioni sulla storia universale (1905, postume). Di particolare importanza fu, ed è tuttora, La civiltà del Rinascimento in Italia (1860). Anche se l’interpretazione del Burckhardt di un Rinascimento rigidamente separato dal medioevo appare oggi inaccettabile o almeno discutibile, gli resta il merito di aver descritto ampiamente e suggestivamente la vita e le abitudini degli  uomini nuovi  del Rinascimento e di aver messo in risalto questo nuovo tipo di uomo, l’individuo conscio di sé e delle proprie possibilità. (RIZ)”,”STOx-035″
“BURCKHARDT Jacob”,”Riflessioni sulla storia universale.”,”Crisi storiche (pag 201)”,”STOU-080″
“BURCKHARDT Carl J.”,”Richelieu.”,”Lo studio di Burckhardt considera soltanto l’avvento di Richelieu al potere. Richelieu e lo Stato (pag 20-21, prefazione di Bruno Revel)”,”BIOx-007-FV”
“BURCKHARDT Jacob”,”La civiltà del Rinascimento in Italia.”,”La scoperta dell’uomo. (pag 230-231) “”Fortunatamente questo riconoscimento dello spirito umano non cominciò dall’andare sulle tracce di una psicologia teoretica (in tal caso sarebbe bastata quella di Aristotele), ma dal prendere a punto di partenza l’osservazione dei fatti e la loro classificazione.”” (pag 231)”,”STOS-003-FV”
“BURCKHARDT Jacob”,”Lezioni sulla storia d’Europa.”,”‘In questa raccolta postuma di appunti per Lezioni sulla storia d’Europa, non abbiamo i grandi spaccati caratteristici dell’opera – anch’essa postuma – ‘Sullo studio della storia’, abbiamo invce una esposizione degli avvenimenti – dall’antichità classica a Napoleone – svolta secondo un filo cronologico: sicché quest’opera rappresenta un complemento essenziale per intendere le meditazioni dell’altra’ (pag 5, introduzione) Cronologia della vita di Jacob Burckhardt. Nasce a Basilea nel 1818, studia all’Università d Basilea, A Berlino segue le lezioni di Leopold Ranke. Insegna come libero docente all’Università di Basilea. E’ nominato professore straordinario. Scrive ‘L’età di Costantino il Grande’. E’ chiamato a insegnare storia dell’arte al Politecnico di Zurigo. Scrive ‘Il Cicerone’. Ritorna a Basilea come ordinario di storia. Scrive ‘La civiltà del Rinascimento in Italia’ e ‘L’arte del Rinascimento in Italia. Tiene il corso ‘Sullo studio della storia’. Comincia a tenere i corsi sulla ‘Storia della civiltà greca’ (opera postuma pubblicata nel 1898). Lascia l’insegnamento nel 1893. Muore nel 1897. (pag 10) “”Sul potere del papato. Esso rivendica pretese di arbitrato tra nazioni e sovrani in conflitto; impone (anche se per lo più invano) la pace all’Occidente, perché si possa unificare contro l’Islam; si conosce ad esempio l’offerta di Bonifacio VIII ai re contendenti (Inghilterra e Francia, Angiò ed Aragona). Dopo il periodo avignonese e lo scisma esso accampa nuovamente questa pretesa: Eugenio IV risolve il conflitto tra la Castiglia e il Portogallo sul possesso delle isole Canarie, così come più tardi Alessandro IV traccia nell’oceano Atlantico il meridiano tra i due. Anche Niccolò V promulgò bolle in materia di scoperte portoghesi. Naturalmente, quando Roma, come potenza territoriale italiana, fu implicata negli affari di tutto il mondo, non poté più mantenere questa pretesa, eppure forse Alessandro VI (tra Carlo VIII e Ferrante), e ancora Leone X tentarono del loro meglio. Ma c’è anche l’ingenuità di Leone, quando nel 1513-14 volle l’Italia settentrionale e quella meridionale per Giuliano e Lorenzo de’ Medici. Il Papato era per di più l’istanza suprema in materia di fede e in questioni di pena e di grazia ecclesiastica. Il Papato sarebbe forse sfuggito alla Riforma tedesca, anche se la sua condotta fosse stata del tutto corretta? Anche quando fosse stata affrontata la questione dei pagamenti al Papa? Era pericolosa l’assuefazione alle armi spirituali, come la scomunica, l’interdetto, eccetera. (Pio II mise l’elusione delle miniere di allume di Tolfa tra i peccati mortali, per i quali non c’era indulgenza!). Se in qualche luogo si superava il terrore tradizionale, non solo l’effetto era finito, ma gli avversari si inasprivano e riprendevano forza rispondendo con maledizioni, chiamando il Papa Anticristo, eccetera”” (pag 137-138)”,”STOx-330″
“BURCKHARDT Jacob, a cura Maurizio GHELARDI”,”Sullo studio della Storia. Lezioni e conferenze, 1868-1873.”,”‘Jacob Burckhardt (Basilea, 25 maggio 1818 – Basilea, 8 agosto 1897) è stato uno storico svizzero di grande rilevanza nel XIX secolo1. La sua opera più celebre è “La civiltà del Rinascimento in Italia” (1860) 2. Ecco alcuni dettagli sulla vita e il lavoro di Burckhardt: Biografia: Jacob Burckhardt era il quarto dei sette figli di un pastore protestante e arcidiacono a Basilea. Studiò filologia, storia antica, storia dell’arte e teologia al Collège Latin di Neuchâtel. Successivamente si dedicò principalmente alla storia e alla filosofia. Nel 1843, si trasferì all’Università di Berlino per studiare storia, frequentando le lezioni di Leopold von Ranke, fondatore di un’importante accademia storica. Burckhardt si laureò in storia nel 1843 e pubblicò un’opera sugli artisti nord europei intitolata “I capolavori delle città Belghe” nel 1842. Nel 1844 iniziò a insegnare presso l’Università di Basilea, dove rimase particolarmente legato. Storiografia: Burckhardt si interessò alla cultura tardoantica e fu influenzato dalla Scuola Berlinese di Critica d’arte. Franz Kugler, uno dei maggiori esponenti di questa scuola, fu un mentore per Burckhardt. Nel 1847, Burckhardt curò la seconda edizione di “Storia della pittura” e “Storia dell’arte”. Nel 1846, partì per l’Italia, dove soggiornò per due anni, apprezzando il ricco patrimonio culturale italiano e scoprendo la bellezza senza pari delle opere del Rinascimento. Opere: Oltre a “La civiltà del Rinascimento in Italia”, Burckhardt scrisse altre opere importanti, tra cui “L’età di Costantino il Grande” (1852). La sua visione storica metteva l’individuo al centro, e la cultura era per lui una dimensione dinamica e costantemente nuova12. La figura di Jacob Burckhardt continua a influenzare gli studi storici e l’apprezzamento dell’arte e della cultura’ (f. copilot)”,”STOx-025-FSD”
“BURDA Michael WYPLOSZ Charles”,”Macroeconomia. Un testo europeo.”,”Michael Burda ha insegnato all’INSEAD di Fontainebleau. Attualmente insegna Economia alla Humboldt Universität di Berlino. Charles Wyplosz ha insegnato all’INSEAD di Fontainebleau. Attualmente insegna al Graduate Institute of International Studies dell’Università di Ginevra.”,”ECOT-191-FL”
“BURDACH Konrad”,”Riforma Rinascimento Umanesimo. Due dissertazioni sui fondamenti della cultura e dell’arte della parola moderne.”,”E’ la letteratura umanistica che ha aperto la strada alle arti del Rinascimento Le opere d’arte del Rinascimento, i frutti di questa emancipazione dell’istinto artistico creatore di forme, sono e rimangono per lunghissimo tempo prevalentemente letterarie; I maestri letterari indicano la via: le opere d’arte del Rinascimento sono letterarie, solo più tardi si affermano le arti figurative ‘Per una ricerca di storia della cultura seria, che attinga alle fonti, Umanesimo e Rinascimento costituiscono una cosa sola. La trattazione di Georg Voigt, che isola l’Umanesimo, e respinge sullo sfondo il contemporaneo movimento artistico, corrisponde ad una necessità di lavoro. Jacob Burckhardt, con le sue notissime opere, rimane maestro ed esemplare della trattazione universale dell’epoca dell’Umanesimo. Ma occorre tener sempre presente che una gran parte della oscurità e delle condizioni opposte che dominano sull’essenza, sull’origine, sullo svolgimento, sull’efficacia del cosiddetto Rinascimento, dipende dal presente uso della parola, del tutto sregolato. Per lo più essa viene intesa in senso stretto, puramente artistico. Dall’altra parte, si pensa, pronunciandola, alla vita spirituale nel campo letterario ed artistico in quell’epoca. In terzo luogo infine si congiunge a questo nome in genere l’idea di tutta quest’epoca con tutti i suoi fenomeni: cosicché il «Rinascimento» non è ormai più che la designazione cronologica di un determinato periodo storico. Del resto, la trattazione del Voigt, che isola il primo secolo del vero e proprio Umanesimo, corrispondeva a un dato di fatto, oggi troppo trascurato: il movimento propriamente umanistico, quello cioè del linguistico-stilistico, letterario-antichizzante, ed etico-filosofico, fu il fondamento di quello artistico, del Rinascimento. (…) Tutto il trecento italiano è pieno dello spirito dell’Umanesimo. Ma solo alla fine di esso si afferma anche nell’arte italiana il nuovo stile, formato sull’antichità. Ed anche questa nuova pittura, questa nuova scultura, questa nuova architettura del quattrocento rimasero e si sentirono per lungo tempo dipendenti dai maestri letterari che indicavano loro la via, dall’Umanesimo: ancor Leon Battista Alberti, il più importante teorico del XV secolo, dava agli artisti questo consiglio: fate amicizia con poeti e retori, poiché son questi che forniscono la materia agli artisti. Si vede qui, di sfuggita, è impossibile esaurire con formule generali l’essenza del Rinascimento. Senza dubbio, il Rinascimento apportò una liberazione delle energie figurative umane in senso proprio. Ma le opere d’arte del Rinascimento, i frutti di questa emancipazione dell’istinto artistico creatore di forme, sono e rimangono per lunghissimo tempo prevalentemente letterarie nella materia e nella tendenza, e non solo dove si tengono lontane dalla sfera ecclesiastica e religiosa. Il che vuol dire: o profane od ecclesiastico-religiose, in sostanza esse son sempre umanistiche’ (pag 85-86-87) “”Lo storico che mette per primo in evidenza la continuità tra Medioevo, Rinascimento e Riforma è Konrad Burdach. Anche nel RInascimento ci sono stati momenti di crisi, basti pensare a quel che accadde dopo la morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492 o al saccheggio di Roma nel 1527. C’è un’alternanza di fasi luminose e di fasi oscure, di ripresa e di ricadute che non deve spaventare”” (Art. ‘Pandemia come la peste, si rinasce con la bottega dei saperi’, Mieli (So 1.12.2021).”,”STOx-339″
“BURDIEL Isabel”,”Isabel II. No se puede reinar inocentemente.”,”Isabel Burdiel è professoressa di Storia contemporanea nell’Università di Valencia ed è specialista del liberalismo spagnolo ed europeo del secolo XIX. Ha pubblicato ‘La politica de los notables’ (1987).”,”SPAx-012-FSD”
“BURDMAN FEFERMAN Anita”,”From Trotsky to Gödel. The Life of Jean van Heijenoort.”,”””With elegant prose, Anita Feferman gives us a truly fascinating picture of the most unusual life of Jean van Heijenoort, a man forced to swim in the tempestuous waters of the mind, love, and politics that make up an important part of the history of this dying century””. Jon Barwise, College of Arts and Sciences Professor of Logic, Indiana University. Acknowledgments, Introduction, Afterword, Appendix: Jean van Heijenoort’s Scholarly Work by Solomon Feferman, References to Appendix, Sources and Notes, Bibliography, Name index, Jean van Heijenoort già segretario di Trotsky”,”TROS-041-FL”
“BURDZHALOV Eduard Nikolaevich, a cura di Donald J. RALEIGH”,”Russia’s Second Revolution. The February 1917 Uprising in Petrograd.”,”E. N. Burdzhalov, 1906-1985. Translator’s Introduction, Preface, Notes, Bibliography, foto, cartine, Index,”,”RIRx-066-FL”
“BURGAN Michael”,”Nikola Tesla. Physicist, Inventor, Eletrical Engineer.”,”Michael Burgan is a freelance writer of books for children and adults. A history graduate of the University of Connecticut, he has written more than 100 fiction and nonfiction children’s books. Life and Times, Life at a Glance, Glossary, Source Notes, Select Bibliography, Index, Image Credits, foto,”,”SCIx-088-FL”
“BURGAUD Stéphanie”,”La politique russe de Bismarck et l’unification allemande. Mythe fondateur et réalités politiques.”,”BURGAUD Stéphanie ex allieva dell’ Ecole Normale Supérieure (rue d’Ulm), insegna storia all’ IEP de Toulouse.”,”GERQ-085″
“BURGIO Alberto SANTUCCI Antonio A. a cura; saggi di Jacques TEXTIER, Hans Hein HOLZ Georges LABICA Andrea CATONE Jean-Pierre POTIER Raul MORDENTI Francesco M. BISCIONE Giuseppe Carlo MARINO Ruggero GIACOMINI Alberto BURGIO Joseph A. BUTTIGIEG Domenico LOSURDO Gianni ALASIA Adalberto MINUCCI Edoardo SANGUINETI Aldo TORTORELLA Francisco Fernandez BUEY Antonio A. SANTUCCI Isabel MONAL Jaime MASSARDO Fausto BERTINOTTI”,”Gramsci e la rivoluzione in Occidente.”,”Saggi di Jacques TEXTIER, Hans Hein HOLZ Georges LABICA Andrea CATONE Jean-Pierre POTIER Raul MORDENTI Francesco M. BISCIONE Giuseppe Carlo MARINO Ruggero GIACOMINI Alberto BURGIO Joseph A. BUTTIGIEG Domenico LOSURDO Gianni ALASIA Adalberto MINUCCI Edoardo SANGUINETI Aldo TORTORELLA Francisco Fernandez BUEY Antonio A. SANTUCCI Isabel MONAL Jaime MASSARDO Fausto BERTINOTTI. Americanismo e fordismo. “”Da una parte il discorso riguarda lo sviluppo degli automatismi nella fabbrica capitalista (e, conviene rammentarlo, nella stessa “”officina socialista””, quando la “”razionalizzazione della produzione”” avviene in forme brutali, a mezzo di quella militarizzazione della produzione che Gramsci imputa a Trotsky ((489) 2164)). Contro questo tipo di “”meccanizzazione”” del lavoratore Gramsci ricorda ad ogni buon conto che lo sviluppo degli automatismi “”non ammazza spiritualmente l’ uomo””, che “”l’ operaio rimane “”purtroppo”” uomo””, che, restando “”libero e sgombro per altre preoccupazioni””, il suo “”cervello”” può concepire “”un corso di pensieri poco conformisti ((492-3) 2170-1). Quando invece, dall’ altra parte, riconosce allo sviluppo degli automatismi un valore progressivo (la “”meccanizzazione”” promuove precisione, come suggerisce l’ esempio degli amanuensi, i cui errori discendevano da un insufficiente “”disinteressamento intellettuale””; rapidità nello svolgimento delle mansioni, come dimostra l’ evoluzione della tipografia, della stenografia e della dattilografia; e finalmente libertà, proprio in virtù di quella delega ai “”fasci muscolari e nervosi”” delle funzioni di governo della prassi svolte in precedenza dalla mente ((492-3) 2170-1)), evidentemente Gramsci parla d’ altro.”” (pag 180, Alberto Burgio)”,”GRAS-046″
“BURGIO Alberto”,”Strutture e catastrofi. Kant Hegel Marx.”,”BURGIO Alberto insegna storia della filosofia moderna nell’ Università di Bologna. Tra i suoi libri si ricorda ‘L’ invenzione delle razze’ (1998). Per gli Editori Riuniti a curato assieme a Antonio A. SANTUCCI ‘Gramsci e la rivoluzione in Occidente’ (1999). “”Marx ed Engels seguono da vicino il dibattito che si sviluppa in Russia su questi problemi, e ben presto le loro posizioni si divaricano. A metà degli anni Settanta Engels sferra, contro le teorie di Tkacëv, considerate emblematiche della posizione populista, un violento attacco, che ha un immediato antefatto nella Lettera aperta inviatagli da quet’ ultimo in risposta alle osservazioni ironiche nei suoi confronti contenute in due articoli engelsiani apparsi sul “”Volksstaat”” del 6 e dell’8 ottobre del ’74. Nella replica (pubblicata a Vienna alla fine del ’74), Tkacëv ribadiva la fondatezza dell’ idea secondo la quale il popolo russo è “”sempre pronto alla rivoluzione””, e accusava Engels di fare il gioco del “”nemico comune”” (l’ autocrazia) con i suoi virulenti attacchi ad anarchici e populisti (da Engels, peraltro, erroneamente assimilati). Nel replicare a Tkacëv (con altri tre articoli affidati al “”Voksstaat”” e subito dopo raccolti in opuscolo sotto il titolo Soziales aus Rußland), Engels coglie l’ occasione per esporre in forma organica il proprio punto di vista sull’ intera questione delle prospettive rivoluzionarie della Russia e per attaccare il fondamento dell’ ipotesi populista. (…) Engels non metterà mai in discussione l’ idea della progressività del capitalismo e l’ assunto deterministico che in esso scorge l’ antefatto ineludibile del comunismo e la garanzia del suo immancabile avvento. Com’è stato osservato da più parti (e con accenti diversi), la riflessione marxiana che si sviluppa su questi temi cruciali tra la seconda metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta si muove in tutt’altra direzione. (…) Allo stato, tutto quello che sembra possibile affermare a suo giudizio è che, “”se continua a battere il cammino che ha imboccato dal 1861″”, la Russia “”attraverserà tutte le funeste vicende del regime capitalistico””: per il momento, tuttavia, la storia russa è aperta: collocata su un crinale decisivo, ma non ancora avviata verso una meta definita.”” (pag 207-208)”,”FILx-287″
“BURGIO Alberto a cura”,”Antonio Labriola nella storia e nella cultura della nuova Italia.”,”Saggi di Renato ZANGHERI Francesco CERRATO Simonetta BASSI Marzio ZANANTONI Gabriele TURI Elisa GUIDI Giuseppe CACCIATORE Beatrice CENTI Aldo ZANARDO Salvatore TINE’ Jean-Pierre POTIER Mauro VISENTIN Paolo FAVILLI Girolamo COTRONEO Gian Mario BRAVO Stefano MICCOLIS Aurelio MACCHIORO Luca MICHELINI Guido OLDRINI Mario AGRIMI Sergio BUCCHI Alberto BURGIO Roberto FINELLI Silvana MUSELLA Marco LATTANZI A proposito del marxismo: Saggi di Mauro VISENTIN: Il rapporto Labriola-Croce e la genesi del marxismo italiano (pag 153-172) Altri saggi: BRAVO (Lettura labriolana del Manifesto), MICCOLIS (il marxismo e la politica socialista nell’ ultimo Labriola), MICHELINI (Marx in Italia: Pareto e Labriola), OLDRINI (Le prospettive del marxismo secondo Labriola) BURGIO insegna storia della filosofia nell’ Università di Bologna. Studioso di Rousseau e Marx, si è occupato anche di storia e teoria del razzismo. Ha pubblicato (2003) ‘Gramsci storico. Una lettura dei “”Quaderni del carcere””‘. “”Alla fine degli anni ’80, Labriola si proclama pubblicamente socialista, ma conosce ancora molto male l’opera di Marx. Contro la miseria crescente, prodotto dalla concorrenza, espone in questi termini le rivendicazioni del proletariato: ‘Contro la libertà di contratto si leva l’ispirazione socialistica del diritto al lavoro, che vuole eliminata la concorrenza; soppressa la privata produzioen; sostituita a questa un’altra di comune interesse, e per opera di un ente collettivo; elevati i lavoratori a membri di una grande famiglia, in cui la sorte di ciascuno trovi assetto e garanzia nell’interesse di tutti (…). In cotesta organizzazione sociale soltanto sarà lecito di ‘dare a ciascuno secondo il merito ed il lavoro suo’. (…)””. (pag 139, Jean-Pierre Potier, Antonio Labriola, lettore degli economisti) “”(…) nelle pagine seguenti c’è il Croce che rammenta i visibilii in lui suscitati a fine ‘800 dal Materialismo storico, Materialismo che diede titolo alla raccolta dei suoi saggi del 1900 e seguenti. Ma c’è anche il Corce che appaierà il marxismo al bismarckismo di fine ‘800 e poi c’è il Croce del 1914-15 della parusia del “”rigido marxismo”” mussoliniano nella disputa sull’interventismo; incantato, il Croce, dalla machiavelliana sagacia della scissione da parte di Mussolini dal neutralismo (Vico, Machiavelli, Marx sono per Croce un trio concorde); c’è in Croce, insomma, una progressioe dell’antimaterialismo storico dal Croce del primo periodo labrioliano al Croce degli anni 1920 dei cui ‘axiomata media’ cercheremo di dare conto””. (pag 227, Aurelio Macchioro, Croce e Labriola)”,”LABD-064″
“BURGIO Alberto”,”Modernità del conflitto. Saggio sulla critica marxiana del socialismo.”,” Alberto Burgio (Palermo, 1955) insegna storia della filosofia moderna nell’Università di Bologna. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Eguaglianza Interesse Unanimità, Napoli, 1989, ‘Rousseau: la politica e la storia’ (Milano, 1996), ‘L’invenzione delle razze’ (1998). Pubblicato un anno dopo il 150° anniversario del ‘Manifesto del Partito comunista” Forza sociale (pag 44-45) “”Osservando che il socialismo pre-marxiano era utopistico perché non aveva individuato “”la ‘forza sociale’ capace di diventare creatrice di una nuova società”” (54), Lenin coglierà nel segno. Il proletariato era per così dire ‘invisibile’: tendeva ad apparire un’appendice della “”classe industriale””, sansimonianamente (o hegelianamente) concepita, in termini corporativi, come un tutto organico comprensivo di operai e capitalisti. D’altronde ciò è detto a chiare lettere nel ‘Manifesto’, che sottolinea come gli “”inventori”” dei sistemi utopistici “”non scorgano alcuna autonoma attività storica da parte del proletariato, alcun movimento politico che gli sia proprio”” (55). In questo senso appare almeno in parte come un esercizio di ‘wishful thinking’ retrospettivo l’affermazione di Engels (nelle prefazioni alle edizioni inglese e tedesca del ‘Manifesto’, rispettivamente del 1888 e 1890) secondo cui nel 1847 il comunismo di Weitling e Cabet costituiva un “”movimento della classe operaia””, in quanto tale contrapposto al socialismo, considerato “”un movimento borghese””, espressione della “”classe media”” (56). Ancora per tutti gli anni Quaranta le posizioni di Marx e di Engels sono deboli in seno al movimento e allo stesso partito comunista tedesco, che – come Marx rivela a Pawel Annenkow nel dicembre del ’46 – ostacola la pubblicazione dell”Ideologia tedesca’ a causa delle critiche che essa svolge nei confronti delle sue “”utopie e declamazioni”” (57). Per quel che riguarda la Francia, non va dimenticato che, benché scritta in francese, la grande opera polemica di Marx contro Proudhon passò pressoché inosservata, senza riuscire a scuotere il prestigio del suo obiettivo polemico (58), e questo forse sconsigliò di procedere immediatamente a una edizione tedesca (che vedrà la luce solo dopo la morte di Marx, nel 1885). Del resto anche le lotte in seno alla Prima Internazionale, ancora a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, avrebbero dimostrato la lunga durata della battaglia ingaggiata da Marx ed Engels allo scopo di porre la situazione del proletariato operaio (e contadino) al centro delle analisi e della strategia del movimento rivoluzionario. Per quanto essi si sforzino di dipingere un quadro rassicurante, dichiarando (nel 1872) che “”dei sansimonisti, dei fourieristi e degli icariani gli operai di Parigi e Lione volevano saperne tanto poco quanto i cartisti e i trade-unionisti inglesi degli owenisti””, cosicché “”la massa del proletariato rimane sempre indifferente e anzi ostile alla loro propaganda”” (59), non si può non concordare con il giudizio generale formulato al riguardo da un autore tutt’altro che ben disposto nei confronti degli autori del ‘Manifesto’. Il quale osserva che “”durante tutta la sua carriera di rivoluzionario Marx ha dovuto combattere con i socialisti retrogradi, come li chiamava lui, che vedevano nel socialismo più una restaurazione della solidarietà precapitalistica che lo sviluppo e il compimento della rivoluzione borghese”” (60)”” [Alberto Burgio, Modernità del conflitto. Saggio sulla critica marxiana del socialismo, 1999] (pag 44-45) [(54) ‘Drei Quellen und drei Bestandteile des Marxismus (1913) (in Werke, cit,, Bd XIX, Dietz, Berlin, 1962, p.7); (55) MEW IV, p. 490 (Manifesto del partito comunista); (56) Ivi pp. 580 e 585; (57) MEW XXVII, p. 462 (lettera ad Annenkow del 28 dicembre 1846); (58) Cfr. Franz Mehring, Storia della socialdemocrazia tedesca (1897-98), Editori Riuniti, Roma, vol I, p. 309; (59) MEW XVIII, p. 33 (Le pretese scissioni nell’Internazionale); (60) Lasch, Il paradiso in terra, cit., p. 139]”,”TEOC-607″
“BURGIO Alberto”,”Gramsci storico. Una lettura dei «Quaderni del carcere».”,”Alberto Burgio (Palermo, 1955) insegna Storia della Filosofia nell’Università di Bologna. Tra le sue opere: Rousseau: la politica e la storia. Modernità del conflitto Saggio sulla critica marxiana del socialismo, Strutture e catastrofi: Kant Hegel Marx, La guerra delle razze.”,”GRAS-003-FL”
“BURGIO Alberto CAZZANIGA Gian Mario LOSURDO Domenico a cura; saggi di Emilia GIANCOTTI Giancarlo DE-CARLO Italo SCARDOVI Enrico BERTI Umberto CERRONI Danilo ZOLO Mario REALE Domenico LOSURDO Vittorio LANTERNARI Giorgio GALLI”,”Massa Folla Individuo. Atti del Convegno organizzato dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dalla Biblioteca Comunale di Cattolica.”,”Tra i saggi: – Emilia Giancotti, ‘Individuo e Stato nelle prime teorizzazioni dello Stato moderno. Hobbes e Spinoza a confronto’ – Umberto Cerroni, ‘Società di massa: oltre la demagogia’ – Domenico Losurod, ‘Marx e la storia del totalitarismo’ – Giorgio Galli, ‘Personalità di Hitler e comportamenti collettivi nello svilupop nazismo’ I rapporti schiavistici si sono mantenuti in Inghilterra fin nel cuore dell’Ottocento. “”Ma è poi vero che (…) [il liberalismo] è del tutto immune dalla macchia del totalitarismo? In realtà, c’è un’istituzione totale, oggetto della dura critica di Marx ed Engels. Sto parlando delle «case di lavoro» (Work-houses) o «case di correzione» nelle quali venivano rinchiusi, spess su un semplice provvedimento di polizia, i disoccupati e tutti coloro che venivano considerati «oziosi vagabondi». (…) Intanto l’ammirata descrizione delle case di lavoro rinvia ad ambienti liberali citati con favore da Hayek (2). E poi, si tratta di un’istituzione che aveva il suo centro in Inghilterra. E proprio con riferimento al paese classico del liberalismo, il giovane Engels ci rivela una serie di particolari ancora più impressionanti: «I ‘paupers’ portano l’uniforme della casa e sono soggetti all’arbitrio del direttore senza la minima protezione; affinche «i genitori “”moralmente degradati”” non possano influire sui loro figli, le famiglie vengono separate: l’uomo viene inviato in un’ala, la donna in un’altra, i figli in una terza». L’unità familiare viene rotta, ma per il resto, sono tutti ammassati talvota fino al numero di dodici o sedici per una sola stanza e su di tutti viene esercitato ogni tipo di violenza che non risparmia neppure i vecchi e i bambini e che comporta attenzione particolari per le donne. In pratica – conclude Engels – gli internati delle case di lavoro vengono dichiarati e trattati come «oggetti di disgusto e di orrore posti al di fuori della legge e della comunità umana» (3). Si tratta di un’istituzione – si potrebbe oggi aggiungere – sulla quale avrebbe potuto degnamente campeggiare la scritta ‘Arbeit macht frei’, il lavoro rende liberi! E tuttavia, non mancano coloro che considerano insufficientemente severa la disciplina vigente in tale istituzione. Alla fine del ‘600, nell’Inghilterra liberale scaturita dalla ‘Rivoluzione Gloriosa’, viene avanzata una proposta per un ulteriore giro di vite: «Chiunque falsifichi un lasciapassare [uscendo senza permesso] sia punito con il taglio delle orecchie: la prima volta, la seconda sia deportato nelle piantagioni come per un crimine», e quindi ridotto in pratica alla condizione di schiavo. Ma c’è una soluzione ancora più semplice, almeno per coloro che hanno la sfortuna di essere sorpresi a chiedere l’elemosina fuori dalla loro parrocchia e vicino ad un porto di mare: che siano imbarcati coattivamente nella marina militare: «se poi scenderanno a terra senza permesso, oppure si allontaneranno o si tratterranno a terra più a lungo del consentito, saranno puniti come disertori», e cioè con la pena capitale. Ma chi è l’autore di queste proposte? È John Locke (4), sì, il padre del liberalismo. E di nuovo, è dal seno stesso dell’Europa liberale che emerge l’universo concentrazionario, tanto più che la caccia agli «oziosi vagabondi» sembra comportare una partecipazione corale del resto della popolazione, dato che a catturarli sono chiamati gli stessi abitanti della casa presso cui gli accattoni hanno avuto la sventura di bussare. Siamo realmente in presenza di «legislazione sanguinaria contro i vagabondi»: il giudizio è di Marx che nel ‘Capitale’ denuncia anche il fatto che i rapporti di lavoro sostanzialmente schiavistici si siano mantenuti in Inghilterra fin nel cuore dell’Ottocento (5)”” (pag 107-109) [Domenico Losurdo, ‘Marx e la storia del totalitarismo’ (in) ‘Massa Folla Individuo’, Quattroventi editore, Urbino, 1992, a cura di Alberto Burgio, Gian Mario Cazzaniga, Domenico Losurdo] [(2) F.A. von Hayek, ‘Studies in Philosophy, Politics Economics and the History of Ideas’, 1978, tr. it. Armando, Roma, 1988; (3) F. Engels ‘Die Lage der arbeitenden Klasse in England, 1845, in K. Marx – F. Engels, Werke, Berlin, 1955 e sgg. (Mew), vol. II, p. 143; (4) Il testo del 1697; scritto da Locke nella sua qualità di membro della ‘Commission of Trade’ è riportato in H.R.F. Bourne, ‘The Life of John Locke’, 1876 (ristampa Aalen, 1969, vol. II, pp. 377-90; (5) K. Marx, ‘Das Kapital’, in Mew, vol. XXIII, pp. 761-5]”,”FOLx-030″
“BURGIO Alberto”,”Il sogno di una cosa. Per Marx.”,”Alberto Burgio (1955) insegna Storia della filosofia a Bologna. Ha pubblicato altri lavori tra cui ”Orgoglio e genocidio. L’etica dello sterminio nella Germania nazista’ (2016) (in collaborazione con Marina Lalatta Costerbosa) Libertà e necessità in Marx Engels Hegel. “”Già Marx pone l’accento sulle contraddizioni immanenti al «modo di produzione» capitalistico (come del resto a tutti i «modi di produzione» fondati su «basi antagonistiche», cioè sulla soggezione del lavoro vivo) per dedurne – la previsione di crisi sistemiche (Gramsci dirà «organiche») e il «necessario» superamento (la ‘Aufhebung’) della «formazione sociale» esistente lungo un processo di liberazione individuale e collettiva. Ora Engels – che come Marx vede nel socialismo l’instaurazione di un «regno della libertà» [AD 264; cfr. K, 828] – insiste sull’essenza emancipativa dell’intero sviluppo storico, in qualche modo riecheggiando la sintesi del processo di modernizzazione prospettata dal ‘Capitale’ (nonché la ricostruzione razionale del processo di civilizzazione consegnata al secondo ‘Discorso’ rousseauiano sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza): “”I primi uomini che si separarono dal regno animale – così nella prima sezione dell’ Anti-Dühring’ – erano per l’essenziale privi di libertà quanto gli stessi animali; ma ogni progresso nella civiltà fu un passo verso la libertà (AD 106). (…) Richiamarsi a Hegel aiuta a orientarsi anche dinanzi a un secondo problema relativo al complesso rapporto tra necessità e libertà. In una ben nota pagina dell”Anti-Dühring’ (ampiamente discussa anche da Lenin in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ (Cfr. ME 184-5) Engels evoca e fa sua la celebre (e problematica) tesi hegeliana (di schietto sapore spinoziano) della coincidenza tra libertà e necessità: «Hegel fu il primo a rappresentare correttamente il rapporto tra libertà e necessità. Per lui la libertà è l’intuizione della necessità. «’Cieca’ è la necessità soltanto ‘nella misura in cui non è compresa’». Non nel sognare l’indipendenza dalle leggi della natura consiste la libertà, bensì nella conoscenza di queste leggi e nella connessa possibilità di farle agire secondo un piano in funzione di un determinato fine» (AD 106; cfr. già SO217). La spiegazione è chiara e mira a sciogliere gli aspetti problematici della questione. A differenza di Schelling (che pure aveva posto il tema del rapporto tra necessità e libertà al fondamento della propria concezione della storia, salvo ridurre la libertà ad apparenza fenomenica e affidare la regia del processo a un «assoluto» trascendente la cui «mano ignota» assicura l’«eterna e immutabile identità» dei due poli (4)», per Hegel la libertà umana è reale e costituisce un ingrediente essenziale del processo. Essere liberi, tuttavia, non vuole dire pretendere (o illudersi) di affermare a ogni piè sospinto il proprio arbitrio, né tentare di imporre la propria volontà quali che siano le finalità perseguite. Significa, al contrario, interagire in modo efficace con la realtà conoscendone struttura, leggi e vincoli (Freud avrebbe definito «principio di realtà» il criterio-base di questa posizione), quindi in primo luogo decidere e operare «con cognizione di causa». Nell’illustrare la tesi hegeliana, Engels non fa nulla per attenuarne l’aspetto paradossale; che anzi radicalizza: «Tanto ‘più libero’ è dunque il giudizio di un uomo in relazione a una determinata questione – aggiunge – quanto maggiore è la ‘necessità’ che determina il suo contenuto: mentre l’incertezza basata sull’ignoranza, che sembra scegliere arbitrariamente tra molte alternative diverse e contrastanti, dimostra proprio in ciò la propria illibertà, il suo essere dominata proprio dall’oggetto che avrebbe dovuto dominare» (AD106)”” (pag 172-174) [Alberto Burgio, ‘Il sogno di una cosa. Per Marx’, Derive Approdi, Roma, 2018] [(4) System des transszendentalen Idealismus’, cit, p. 601]”,”TEOC-797″
“BURGIO Alberto”,”Un marxismo «alquanto aristocratico». Studi su Antonio Labriola.”,”Nel ricordo di Gian Mario Bravo e di Stefano Miccolis “”Egregia Signora, Finalmente voi siete di nuovo a Stuttgart. Finalmente io posso scrivere per mezzo vostro a Carlo, sbrigativamente. Ora imposto per Carlo la prima copia che io ricevo del mio nuovo saggio ‘Del Materialismo Storico’. Come vedrete è una bella edizione. È un socialismo alquanto aristocratico’ (Antonio Labriola a Luise Kautsky, 6 giugno 1896) (in apertura) Alberto Burgio è professore di Storia della filosofia all’Università di Bologna. Autore di numerosi volumi su Marx, Gramsci, Rousseau e la teoria del contratto sociale, oltre che sul razzismo e il nazismo, è condirettore della collana ‘Labirinti’. Per le edizioni Derive-Approdi ha pubblicato, tra l’altro, ‘Gramsci. Il sistema in movimento’ (2014), ‘Il sogno di una cosa. Per Marx’ (2018) e ‘Critica della ragione razzista’ (2020).”,”LABD-131″
“BURGIO Alberto”,”Guerra. Scenari della nuova «grande trasformazione».”,”Alberto Burgio insegna Storia della filosofia a Bologna e fa parte di ‘Rifondazione comunista (responsabile ‘Giustizia’). Ha pubblicato ‘Gramsci storico. Una lettura dei ‘Quaderni del carcere’ (2003).”,”QMIx-002-FMB”
“BURGWYN H. James”,”Il revisionismo fascista. La sfida di Mussolini alle grandi potenze nei Balcani e sul Danubio 1925-1933.”,”H. James Burgwyn è nato a Pittsburgh (Pennsylvania) nel 1936. Si è laureato all’Università di Pittsburgh. Fin dal 1968 fa parte del West Chester State College, dove attualmente è associate professor. Dal ’75 al ’77 si assentò dall’incarico per assumere quello di Assistant director al Salzburg Seminar in American Studies.”,”ITAF-037-FL”
“BURKE Peter a cura; scritti di Peter BURKE Robert DARNTON Ivan GASKELL Giovanni LEVI Roy PORTER Gwyn PRINS Joan SCOTT Jim SHARPE Richard TUCK Henk WESSELING”,”La storiografia contemporanea.”,”Scritti di Peter BURKE, Robert DARNTON, Ivan GASKELL, Giovanni LEVI, Roy PORTER, Gwyn PRINS, Joan SCOTT, Jim SHARPE, Richard TUCK, Henk WESSELING. Che cosa si intende oggi per ‘nuova storia’, in che cosa le nuove tendenze si differenziano dal modo tradizionale di fare storia. Gli AA cercano di dare una risposta a queste domande.”,”STOx-039″
“BURKE Peter”,”Il Rinascimento europeo. Centri e periferie.”,”Peter BURKE è uno dei grandi storici contemporanei del Rinascimento, già autore di ‘Scene di vita quotidiana nell’ Italia moderna’ (1988) e ‘Lingua, società e storia’ (1990). Sempre per la Laterza ha curato: ‘La storiografia contemporanea’ (1993) e ‘Una rivoluzione storiografica. La scuola delle ‘Annales” (1999).”,”EURx-087″
“BURKE Peter”,”Cultura popolare nell’ Europa moderna.”,”BURKE Peter (1937) ha insegnato “”Intellectual History”” presso l’ Università del Sussex e successivamente all’ Emmanuel College di Cambridge. Ha scritto tra l’ altro: “”Venice and Amsterdam: A Study of Seventeenth-Century Elites””. “”Un rito molto più comune nell’ Europa preindustriale era quello dell’ esecuzione capitale. Si trattava di una rappresentazione drammatica gestita con grande cura dalle autorità per mostrare alla gente che il delitto non paga. Di qui l’ obiezione di Samuel Johnson all’ abolizione delle impiccagioni pubbliche: “”Signore, le esecuzioni sono concepite per attirare spettatori. Se non attirano spettatori, non rispondono al loro scopo””.”,”STOS-093″
“BURKE Peter”,”Scene di vita quotidiana nell’Italia moderna.”,”Peter Burke (1937) professore di storia alla Cambridge University. Si è interessato di cultura popolare nell’Europa moderna. “”L’uso di scritte murali o di “”cartelli”” a scopo di protesta, o quanto meno per esprimere in modo ‘naïf’ qualche commento non ufficiale su temi politici, è certamente più spettacolare, e inoltre si rivolge a un pubblico molto più vasto. A Firenze, questa tradizione può esser fatta risalire al quattordicesimo secolo, e a partire dal sedicesimo secolo può esser ritrovata anche a Venezia, a Padova, a Brescia, a Napoli. A Roma, poi, dove, nel quindicesimo secolo, nasce la «pasquinata» (sopra, p. 125), essa si trasforma in una istituzione vera e propria. Nel diciottesimo secolo tale pratica, appare diffusa anche nelle campagne (per esempio, ad Altopascio, in Toscana; McArdle, 1978, pp. 205 sgg.)”” (pag 163-164)”,”STOS-192″
“BURKHARD Bud”,”French Marxism Between the Wars. Henri Lefebvre and the “”Philosophies””.”,”Scuola Capri pag 97 BURKHARD Bud è direttore accademico di storia e letteratura al Maryland University College.”,”FRAP-097″
“BURKHARD Bud”,”French Marxism Between the Wars. Henri Lefebvre and the “”Philosophies””.”,”BURKHARD B., academic director for history and literature at the University of Maryland University College.”,”TEOC-512″
“BURLATSKI F. a cura”,”Materialismo historico.”,”Militanti. “”…dobbiamo andare in tutti gli strati della popolazione come teorici, come propagandisti, come agitatori e come organizzatori””. (pag 204, Lenin) Psicologia sociale. “”per quanto riguarda le masse, è necessario imparare ad avvicinarsi a loro nel modo più paziente e prudente, al fine di poter comprendere le peculiarità e le caratteristiche originali della psicologia di ciascun settore, professione, ecc.”” (pag 205, Lenin) Sviluppo ineguale. “”L’ ineguaglianza dello sviluppo economico e politico del capitalismo – scriveva Lenin – è una legge assoluta del capitalismo. Da qui deriva che è possibile che il socialismo trionfi prima in una parte di paesi capitalistici, o perfino in un solo paese capitalista””. (pag 279, La parola d’ordine degli Stati Uniti d’ Europa)”,”AMLx-053″
“BURLEIGH Michael WIPPERMANN Wolfgang”,”Lo Stato razziale. Germania 1933-1945. Utopia e barbarie: la politica sociale del Terzo Reich.”,”BURLEIGH Michael è docente di storia internazionale alla London School of Economics and Political Science. WIPPERMANN Wolfgang insegna storia alla Freie Universitat di Berlino.”,”GERN-078″
“BURLEIGH Michael”,”Il Terzo Reich.”,”Michael Burleigh è insegnante alla Washington and Lee University e a Cardiff. Ha pubblicato tra l’altro ‘Lo Stato razziale’ (con Wolfgang Wippermann, Rizzoli, 1992). Vive a Lexington, in Virginia (2003). “”Non si fa mai il male così pienamente e così allegramente come quando lo si fa per coscienza”” (Blaise Pascal, Pensieri) (in apertura) “”Vescovi cattolici celebrarono la vittoria delle armi tedeschie nella cattolica Polonia, incuranti del fatto che la radio vaticana e l'””Osservatore romano”” avessero diffuso informazioni fornite dal cardinale Hlond sulle atrocità commesse contro il clero polacco. Ancor meno sorprenderanno i silenzi su quelle contro gli ebrei”” (pag 789) Contiene il capitolo:””«Se Dio lo vuole, anche una scopa può sparare»: la resistenza in Germania, 1933-1945″” (pag 728-794) ‘Avendo minato con la propria stessa condotta la strategia del «fronte popolare», il gruppo dirigente sovietico considerò confermata la propria decisione di contare solo sulle sue forze. La prova fu il patto Ribbentrop-Molotov dell’agosto 1939, fraternamente cementato dalla ri-deportazione nella Germania nazista di circa 500 esuli della KPD (13). Tirapiedi stalinisti, come l’odioso Palme Dutt in Gran Bretagna, provvidero a far adottare questa linea dai partiti comunisti nazionali. Ormai chiusi nel ghetto mentale del loro mondo immaginario, molti comunisti pensavano che Hitler avrebbe liberato gli attivisti imprigionati o permesso alla KPD di operare quasi legalmente. Negli ambienti antinazisti conservatori, il patto fu considerato una conferma della natura di «bolscevismo bruno» del nazismo. Tra i lavoratori di simpatie socialdemocratiche il patto fu considerato un tradimento, simile alla collusione nazi-comunista contro Otto Braun e Severing (14). Dopo sei anni di attività illegale, il partito consisteva in reti locali e non ufficiali di attivisti troppo timorosi per agire, collegati in modo approssimativo a un indebolito vertice moscovita. Erano giunti al punto di partenza dei socialdemocratici, e la loro efficacia politica era giudicata così bassa che la Gestapo destinò numerosi funzionari anti-KPD a compiti più urgenti, come la repressone degli omosessuali, degli ebrei e dei frammassoni. Gli arresti di comunisti crollarono da 500 nel gennaio 1939 a 70 nell’aprile 1940 (15). Gruppi locali clandestini si ricostituirono gradualmente a Berlino e in provincia, compresi i gruppi Uhrig-Römer e Saefkow-Kacob, che coordinavano la stampa e la distribuzione di materiale propagandistico e l’attività di sabotaggio nelle industrie belliche. Il gruppo Uhrig, così chiamato da un fabbricante di strumenti di precisione, il berlinese Robert Uhrig, disponeva di reti di aderenti in varie città, e giunse ad averne 80 in una sola fabbrica di armi a Berlino. Nel 1940-1941 Uhrig cominciò a collaborare strettamente con un altro gruppo della resistenza, capeggiato da Josef “”Beppo”” Römer. La strada di questi verso la lotta armata e la ghigliottina fu tutt’altro che lineare (…). Sino a un certo punto, gli strateghi più realistici della sinistra si trovarono nei sindacati, anche se questi non erano esclusivamente socialisti. Le principali confederazioni non comuniste, comprendenti oltre 200 sindacati, avevano cominciato ad aggregarsi prima della «presa del potere» nazionalsocialista. Ma nell’aprile 1933 offrirono a Hitler un «compromesso storico» basato sulla rinuncia alla lotta di classe, all’internazionalismo e ai legami coi partiti in cambio del diritto a un movimento sindacale unitario. L’offerta fu respinta da Hitler, che colpì il sindacato nei suoi vertici e nei suoi beni e offrì ai lavoratori, come surrogato, il Fronte tedesco del lavoro, privo di molte funzioni di un autentico sindacato. Le elezioni dei consigli dei lavoratori non sembrano aver dato fiducia a questa strategia, né furono organizzate altre elezioni dopo il 1935. Secondo Willy Brandt, futuro sindaco di Berlino e cancelliere della Germania Federale, in molte fabbriche il ruolo dei funzionari del Fronte del lavoro fu solo nominale, mentre le relazioni industriali furono gestite da vecchi rappresentanti sindacali che godevano della fiducia delle maestranze (22). A poco a poco il movimento sindacale si ricostituì all’estero e, saggiamente, si mise al servizio degli attivisti in Germania invece di dar loro degli ordini. Nei confini del Reich gli operai di alcuni settori, come i metallurgici, i lavoratori del legno, i ferrovieri e i marittimi, conservarono reti clandestine di notevole consistenza, che avrebbero avuto un ruolo di primo piano in uno sciopero generale concomitante a un tentativo di colpo di stato’ (pag 732-733; 736)] [(13) Benjamin Pinkus, “”Die Deportation der deutschen Minderheit in der Sowjetunion 1941-1945″”, in Bernd Wegner (a cura di), ‘Zwei Wege nach Moskau’, München 1991, p. 467; (14) ‘Deutschland-Berichte der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands (SOPADE) 1934-1940’, Frankfurt am Main 1980, VI (1940), pp. 985 e segg., su queste reazioni; (15) D. Peukert, ‘Die KPD im Widerstand’, cit., p. 333 N. 20; (22) Gerhard Beier, “”Die illegale Reichsleitung der Gewerkschaften””, in R. Löwenthal e P. von Zur Mühlen (a cura di ), ‘Widerstand und Verwigerung’, cit., pp. 31-4, è eccellente. Si veda anche Willy Brandt, “”Opposition Movements in Germany””, 25 settembre 1943, in J. Heideking e C. Mauch (a cura di), ‘American Intelligence and the German Resistance to Hitler’, Boulder 1993, p. 108] [ISC Newsletter N° 80] ISCNS80TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”GERN-173&#8243;
“BURN Andrew Robert”,”Storia dell’ antica Grecia.”,”””Leonida ordinò agli alleati peloponnesiaci di partire, truppe valorose, in grado di combattere ancora. Tenne con sé i suoi Beoti, forse calcolando freddamente che tanto valeva “”sacrificarli””, visto che le loro città erano destinate a soccombere. Rimase lui stesso insieme ai suoi Spartani, senza i quali la retroguardia avrebbe potuto cedere troppo presto. Una parte dei Beoti si arrese, dopo essersi sulle prime battuta valorosamente. Senza dubbio lo stesso Leonida ricordava l’ oracolo: un re spartano doveva morire. Con queste truppe si scagliò furiosamente sui nemici che aveva di fronte, trascinandone molti in mare, e, dopo una mischia nella quale caddero due giovani fratelli di Serse, oltre a centinaia di altri soldati, Leonida e i suoi Spartani, probabilmente insieme a novecento iloti, morirono sino all’ ultimo uomo””. (pag 196-197)”,”STAx-154″
“BURNARD Trevor”,”The Atlantic in World History, 1490-1830.”,”Trevor Burnard è Wilberforce Professor of Slavery and Emancipation and Director of the Wilberforce Institute, Univ. di Hull, Uk.”,”QMIN-033-FSL”
“BURNE Alfred H., Lieut-Colonel”,”The Noble Duke of York. The Military Life of Frederick Duke of York and Albany.”,”Il principe Federico Augusto di Hannover, Duca di York e di Albany (Londra, 16 agosto 1763 – Londra, 5 gennaio 1827), è stato un membro della famiglia reale inglese, secondo figlio del re Giorgio III e della regina Carlotta.”,”QMIx-108-FSL”
“BURNHAM James”,”La rivoluzione dei tecnici.”,”””Non può esservi certo alcun dubbio che sotto il nazismo, lo stalinismo e la politica del ‘New Deal’, il gruppo sociale che si è avvantaggiato più di ogni altro (per il meglio e per il peggio) è quello dei tecnici: sopra tutto, dei tecnici che hanno avuto il buon senso di “”integrarsi”” nello stato”” (pag 221)”,”TEOS-001-FPA”
“BURNHAM James”,”L’inevitabile disfatta del comunismo.”,”””La storia si svolge nel tempo, è un fatto dinamico; quel che conta è la direzione, la tendenza. Due uomini che si trovano all’altezza del sessantesimo piano del grattacielo dell’Empire State non si trovano in condizioni identiche se uno sta salendo in ascensore e l’altro si è gettato or ora dal davanzale di una finestra. In un ammalato di polmonite il significato di una febbre a 40° è diverso a seconda che il paziente sia in via di guarigione o stia per morire. Dinamicamente considerato, il periodo 1946-49 mostra una ‘tendenza’ nettamente sfavorevole ai comunisti”” (pag 306)”,”USAQ-082″
“BURNHAM James”,”La rivoluzione manageriale.”,”James Burnham (1905-1987), dopo essere stato attivo nel movimento trockista americano, proprio con questo libro iniziò una carriera pubblicistica che lo portò via via su posizioni sempre più conservatrici.”,”TEOP-048-FL”
“BURNIER Michel-Antoine; collaborazione di Cecile ROMANE Jean-Francois BIZOT Patrice VAN-EERSEL Leon MERCADET Patrick RAMBAUD Patrick ZERBIB”,”Les Paradis Terrestres. 25 siecles d’ utopies de Platon à Biosphere 2.”,”Collaborazione di Cecile ROMANE e Jean-Francois BIZOT, Patrice VAN-EERSEL, Leon MERCADET, Patrick RAMBAUD, Patrick ZERBIB.”,”SOCU-054″
“BURNS Tom”,”La BBC tra pubblico e privato.”,”BBC British Broadcasting Corporation Questo libro si basa su registrazioni ed appunti raccolti dall’autore in 15 settimane trascorse alla BBC nel 1963 e poi durante un secondo periodo di stodio nel 1973. Tratta di comunità lavorativa, ambiente di lavoro, cambiamenti intercorsi nel decennio, tratta della BBC come istituzione pubblica e come organizzazione. La BBC in questo senso è un caso speciale, forse unico. Tom Burns, insegnante, scrittore, sociologo, ha curato tra l’altro un’antologia di scritti sociologici ‘Industrial Man’.”,”EDIx-220″
“BURRIN Philippe”,”La derive fasciste. Doriot, Deat, Bergery, 1933-1945.”,”BURRIN insegna all’ Institut de hautes etudes internationales a Ginevra. I settori della sinistra furono colpiti dal fenomeno in modo diverso. I radicali furono a un estremo i comunisti all’ altro. I più toccati furono gli ex- militanti delle organizzazioni operaie, socialiste, sindacaliste e comuniste, e più precisamente gli ex comunisti e gli ex planisti, questi comprendevano i neo-socialisti e la minoranza planista della SFIO. Questo scivolamento verso la collaborazione fu inseparabile da una attrazione verso il fascismo, più particolarmente verso il nazismo. Se questa attrazione che gioca prima della disfatta, fu di livello e grado diverso, essa tocca in modo privilegiato i minoritari, i dissidenti e in non-conformisti, elementi che costituiscono un fattore importante di rimessa in causa delle convinzioni ortodosse e fonte di ispirazione per l’ elaborazione di nuove formule. (pag 490)”,”FRAV-080″
“BURROWES Darryl Anthony”,”Historians at War. Cold War Influences on Anglo-American Representations of the Spanish Civil War.”,”Darryl Burrowes insegna alla Flinders University, Australia. Dopo aver insegnato storia a Londra e svolto attività di vendita di libri didattici, Darryl Burrowes è ritornato all’Università a lavorare come storico. Nessun evento del XX secolo suscitò tanta passione quanto la Guerra Civile Spagnola. La gente si sentiva obbligata a schierarsi, sia per il governo repubblicano eletto, sia per Franco e i nazionalisti che cercavano di rovesciarlo. Fu un conflitto che ebbe eco in tutto il mondo, convincendo molti a recarsi in Spagna e a imbracciare le armi per la loro causa. Quando la guerra finalmente finì, il suo impatto si fece sentire nelle pagine dei libri di storia, poiché anche gli storici si schierarono nel formulare giudizi sulle cause della guerra e sulle sue eredità. In nessun momento questa eredità storica della guerra fu contestata più aspramente che durante la Guerra Fredda. Pubblicato in collaborazione con il Centro Cañada Blanch per gli studi spagnoli contemporanei, LSE ‘Historians at War’ esamina come le opere di quattro “”scrittori-storici”” anglo-americani, che sono ampiamente accettati come contributi all’analisi fondamentale del conflitto spagnolo, siano state modellate non solo dagli eventi del passato, ma anche dal clima politico del tempo in cui sono state scritte. Utilizzando una massa di fonti primarie, tra cui documenti d’archivio e resoconti in prima persona, il dottor Burrowes esamina le vite e le opere di due romanzieri, George Orwell e Gerald Brenan, e di due storici specializzati della guerra civile spagnola, Burnett Bolloten e Herbert Southworth, al fine di determinare fino a che punto questi scrittori abbiano partecipato alla torbida politica culturale generata dal rabbioso clima anticomunista della Guerra Fredda. e come hanno presentato e interpretato il ruolo svolto dal Partito Comunista Spagnolo e dall’URSS nella Seconda Repubblica Spagnola e nella sua Guerra Civile.”,”MSPG-022-FSD”
“BURSTEIN Daniel”,”Yen! L’impero finanziario giapponese sfida l’America.”,”Dore: “”Verso il secolo giapponese…”””,”JAPE-038″
“BURSTIN Haim a cura; saggi di William DOYLE Timothy TACKETT Pasquale PASQUINO Haim BURSTIN Massimo TERNI Paolo VIOLA Maurice AGULHON Gwynne LEWIS Jean-Pierre HIRSCH Jean-Pierre JESSENNE Antonino DE-FRANCESCO Michel VOVELLE Donald M. G. SUTHERLAND Colin LUCAS Carlo CAPRA Piero DEL-NEGRO Anna Maria RAO”,”Rivoluzione francese. La forza delle idee e la forza delle cose.”,”Saggi di William DOYLE Timothy TACKETT Pasquale PASQUINO Haim BURSTIN Massimo TERNI Paolo VIOLA Maurice AGULHON Gwynne LEWIS Jean-Pierre HIRSCH Jean-Pierre JESSENNE Antonino DE-FRANCESCO Michel VOVELLE Donald M. G. SUTHERLAND Colin LUCAS Carlo CAPRA Piero DEL-NEGRO Anna Maria RAO”,”FRAR-119″
“BURSTIN Haim”,”Francia 1789: la politica e il quotidiano.”,”Haim Burstin insegna storia moderna all’Università di Siena (1994). Ha tenuto queste lezioni nel corso del seminario ‘La rivoluzione francese’ presso l’Università di San Marino, Scuola superiore di studi storici, luglio 1990 “”L’alternativa idee-cose, posta in maniera netta e recisa, forza ovviamente ad arte i termini del problema, ma riassume, come già si diceva, un’importante questione storiografica, spesso più implicita che apertamente affrontata”” (pag 38) Misure economiche a favore del popolo. Governo degli interessi “”I compiti di direzione politica non si esauriscono, quindi, come assai banalmente talvolta si sostiene, nella manipolazione dell’opinione pubblica: il segreto è anche e soprattutto quello di interpretare determinati bisogni e temi popolari, sapere farli propri e riproporli pubblicamente in veste politica. A questo mira, ad esempio, la stessa stampa radicale allorché, sotto la penna di un Marat o di un Hébert, adotta uno stile volutamente popolaresco. Come dimenticare, in merito, le acute notazioni di Marc Bloch sulla vendita dei beni nazionali: « …. (pag 54-55)”,”FRAR-443″
“BURSTIN Haim”,”Rivoluzionari. Antropologia politica della Rivoluzione francese.”,”Haim Burstin è professore di Storia moderna presso l’Università di Milano-Bicocca. Specialista di storia della rivoluzione fracnese ha condotto gran parte delle sue ricerche sulla Parigi rivoluzionaria. Tra le sue pubblicazioni: ‘Le Faubourg Saint-Marcel à l’époque revolutionnaire. Structure économique et composition sociale’ (1983), ‘L’invention du sans-culotte. Regard sur le Paris révolutionnaire’ (2005). “”Molto si è insistito sul ruolo dell’emulazione all’interno del complesso sistema di educazione civica che la rivoluzione non cessa di produrre. Infatti quando la pratica dell’eroizzazione si fa pedagogia, può diffondersi in modo ancor più capillare: diventare cioè un messaggio destinato a raggiungere ampi settori della popolazione e soprattutto l’infanzia, nei cui confronti l’educazione morale e civica diventa per i rivoluzionari un obiettivo strategico. Uno degli esempi più significativi è costituito dal ‘Recueil des actions héroïques et civiques des républicains français’, ad opera di Léonard Bourdon. Si tratta di un’antologia di fatti minuti di eroismo o casi di condotta moralmente e civicamente esemplari, pubblicati periodicamente dalla Convenzione per farne un manuale ad uso dei fanciulli nelle scuole della repubblica. Questa raccolta, di cui non ripercorreremo qui la storia, raggiunge la straordinaria tiratura di 150.000 copie. Si tratta di un genere letterario molto antico; la tecnica degli ‘exempla’ – aneddoti di atti meritori da additare al pubblico – ricorre infatti nelle vite dei santi o nei sermoni dei predicatori medievali e – come ricorda Dominique Julia – è di uso corrente nella pedagogia dell’ ‘ancien régime’. La pratica di indicare ai fanciulli dei comportamenti eroici e virtuosi da imitare è dunque funzionale e collaudata. L’idea di raccogliere questi racconti viene espressa esplicitamente dalla Convenzione nel settembre 1793 e poi tenacemente perseguita. Il ‘Recuil’ presentato da Bourdon diventa quindi un manuale popolare di educazione repubblicana, destinato a essere letto obbligatoriamente nella scuola pubblica, ma anche il decadì nelle assemblee popolari, a conferma dell’interpretazione larga che davano i rivoluzionari del concetto di educazione”” (pag 126-127)”,”FRAR-444″
“BURTON Richard F., a cura di Graziella MARTINA”,”Viaggio a Medina e a La Mecca.”,”Richard F. Burton (1821-1890) è uno dei personaggi più interessanti dell’epoca delle grandi esplorazioni europee dell’Ottocento. Ha attraversato i continenti, visitato città, studiato popoli e imparato le loro lingue (ne parlava correntemente più di trenta, e in particolare parlava perfettamente l’arabo). Fu in Africa con Speke alla ricerca delle sorgenti del Nilo, in Nord America per conoscere la comunità dei Mormoni, fu console britaninco a Fernando Po in Africa occidentale, poi in Brasile, a Damasco e a Trieste. Ma la sua impresa memorabile è forse quella raccontata in questo libro: nel 1853, vestito da pellegrino afgano, visita la città santa della Mecca, prima di lui, da Medioevo, solo una decina di occidentali erano riusciti a penetrare nel recinto sacro della Kaaba. Richard Francis Burton (Torquay, 19 marzo 1821 – Trieste, 19 ottobre 1890) è stato un esploratore, traduttore e orientalista britannico. Viaggiò da solo e sotto travestimento alla Mecca, tradusse Le mille e una notte, Il giardino profumato e il Kama Sutra, viaggiò con John Hanning Speke alla scoperta dei grandi laghi africani e della sorgente del Nilo, visitò Salt Lake City insieme a Brigham Young, viaggiò in lungo e in largo, e scrisse molto. Fu probabilmente il terzo miglior spadaccino europeo del suo tempo. Servì come console britannico a Trieste, Damasco e Fernando Poo. Fu nominato cavaliere nel 1886. «Burton ha le mascelle d’un demonio, e le sopracciglia d’un dio» (Algernon Swinburne[1]) Primi anni e educazione Durante la sua infanzia Burton trascorse molto del suo tempo con gli zingari e molti videro il suo carattere selvaggio, irritabile e vagabondo come un riflesso di queste prime conoscenze. Egli fu molto amato dai Rom, che lo consideravano uno di loro. Più tardi, da ragazzo, viaggiò molto in Francia e Italia, imparando molto delle lingue e dei popoli. Richard F. Burton nel 1854 Si iscrisse al Trinity College dell’Università di Oxford nell’ottobre 1842, ma la vita universitaria non faceva per lui, e fu espulso per aver sfidato a duello un collega, che, secondo alcuni, aveva deriso i suoi baffi da militare. Entrò nell’esercito della Compagnia Inglese delle Indie Orientali, non per essere un soldato, ma per studiare la vita e le lingue orientali. Iniziò a studiare l’arabo da solo a Oxford e l’indostano (che oggi, tracciato con diversi alfabeti s’è diviso in hindi e urdu) a Londra. Una volta in India, sotto la guida del generale Charles James Napier, riuscì rapidamente a padroneggiare diverse lingue tra cui il gujarati, il marathi, l’hindustani e anche il persiano, oltre a perfezionare l’arabo. Secondo un conteggio, imparò 29 lingue tra lingue europee, asiatiche e africane, oltre a numerosi dialetti,[2] diventando uno straordinario poliglotta. Fu iniziato in Massoneria nella loggia Hope di Karachi, appartenente alla Gran Loggia unita d’Inghilterra, e dichiarò di essere pure diventato membro dell’ordine sufi dei qâdirî nel Sind, prima di compiere il suo pellegrinaggio alla Mecca nel 1853[3]. Prime esplorazioni e il viaggio alla Mecca Burton in abito arabo, in occasione del suo hajj Fu designato come partecipante ad una spedizione scientifica nella provincia pakistana del Sind, che gli permise di mescolarsi alla popolazione. Nei bazar veniva frequentemente scambiato per un nativo della regione e riuscì ad ingannare anche il suo insegnante di lingua locale, il suo colonnello e i suoi compagni. Le sue esplorazioni nel Sind costituirono un apprendistato per il pellegrinaggio alla Mecca, e i suoi sette anni in India crearono le premesse per la sua ineguagliata familiarità con la vita e i costumi orientali, specialmente delle classi meno agiate. Le sue indagini sulla prostituzione indiana, sia maschile che femminile, generarono grande scalpore tra i suoi conterranei. Il pellegrinaggio alla Mecca nel 1853 rese Burton famoso. Fu un viaggio che pianificò quando si trovava ancora sotto le mentite spoglie di un afghano tra i musulmani del Sind, e al quale si preparò meticolosamente, studiando e facendo molta pratica; arrivò anche a circoncidersi in modo da diminuire il rischio di essere eventualmente scoperto. La principale difficoltà del viaggio consisteva nel riuscire ad ingannare la gente del posto facendo loro credere che egli fosse un nativo di quelle zone: infatti, se le sue reali origini fossero state scoperte, avrebbe sicuramente perso la vita, in quanto non era (e non è) permesso ai non musulmani di entrare nell’area sacra (Haram) della Mecca e, tanto più, nelle immediate vicinanze del santuario della Ka?ba[4]. Burton si camuffò da Pashtun afghano, in modo da poter giustificare le fattezze fisiche ed eventuali difetti di pronuncia, tuttavia rimaneva da dimostrare di poter comprendere i complessi rituali islamici e di avere familiarità con i dettagli dei modi di fare orientali. Il motivo principale del viaggio era sicuramente l’amore per l’avventura, che fu la sua più forte passione, ma era anche un viaggio con scopi di ricerca geografica, e grazie a questo fu finanziato dalla Royal Geographical Society. Sebbene egli volesse colmare un vuoto sulle mappe del tempo, l’area era scenario di guerra, e il suo viaggio si limitò alla visita delle città di Medina e la Mecca. Burton non fu il primo europeo a compiere il pellegrinaggio alla Mecca (l’onore spetta a Ludovico de Varthema nel 1503[5]), ma il suo fu il pellegrinaggio più famoso e meglio documentato. Infatti Burton tracciò, tra l’altro, alcuni schizzi della Mecca e dell’Haram. Il viaggio è raccontato nel libro Il pellegrinaggio a Medina e alla Mecca del 1855[6] (che ha conosciuto continue ristampe e che è stato tradotto in italiano per la prima volta da Graziella Martina per la casa editrice Ibis nel 2009). Esplorazione della Somalia Il viaggio successivo di Burton fu l’esplorazione dell’entroterra somalo, al quale le autorità britanniche erano interessate per proteggere il commercio nel mar Rosso. Fu assistito dal capitano John Hanning Speke e altri due giovani ufficiali, ma portò a termine da solo la parte più difficile del viaggio, l’esplorazione di Harrar, la capitale della Somalia, che nessun europeo aveva mai raggiunto. Burton scomparve nel deserto e se ne persero le tracce per quattro mesi. Quando riapparve, si seppe che riuscì ad arrivare ad Harrar e a parlare con il Re, rimase nella città per dieci giorni scampando a pericoli mortali, per poi fuggire attraverso il deserto, quasi senza acqua e cibo, continuamente attaccato dai somali. Nonostante questa esperienza, ripartì nuovamente verso Harrar, ma ci fu un conflitto con le tribù locali, nel quale uno dei suoi giovani ufficiali fu ucciso. Speke fu ferito gravemente, e Burton ricevette un colpo di giavellotto tra le mascelle. Il suo libro Primi passi nell’Africa orientale (1856), nel quale descrive queste avventure, è considerato uno dei suoi libri più emozionanti e caratteristici, pieno di insegnamenti, osservazioni e humour. La sorgente del Nilo Richard Burton, ritratto di Frederic Leighton, National Portrait Gallery, Londra Nel 1856 tornò in Africa, mandato dal Foreign Office britannico e dalla Royal Geographical Society, alla ricerca della sorgente sconosciuta del Nilo. Fu di nuovo affiancato da Speke e insieme esplorarono la regione dei laghi dell’Africa equatoriale, trovando il lago Tanganica nel febbraio 1858. Burton si ammalò e Speke continuò l’esplorazione seguendo le indicazioni fornite da Burton, giungendo infine al grande lago Vittoria. La scoperta dei laghi sotto la direzione di Burton portò a ulteriori esplorazioni da parte di Speke, James Augustus Grant, Samuel Baker, David Livingstone e Henry Morton Stanley. I rapporti di Burton alla Royal Geographical Society, unitamente al suo libro La regione dei laghi dell’Africa equatoriale (1860), divennero gli antesignani della letteratura sull’Africa nera e, assieme alle altre esplorazioni che ne seguirono, portarono al dominio della colonizzazione britannica su gran parte del continente. Servizio diplomatico e traduzioni Richard F. Burton, xilografia tratta da Stanley and the White Heroes in Africa (H.B. Scammel, 1890). Nel 1861 entrò a far parte del Ministero degli Esteri come console a Fernando Poo, la moderna isola di Bioko nella Guinea equatoriale, e successivamente nelle città di Santos, Damasco e Trieste. Scrisse un libro per ognuna di queste località. Il suo soggiorno a Santos portò a un libro sugli altopiani brasiliani, mentre il suo servizio a Damasco portò al libro Siria inesplorata del 1872. Il consolato a Damasco era un posto ideale per lui, ma la forza con cui denunciò pubblicamente le persecuzioni cui erano sottoposti i cristiani siriani lo rese inviso al governo Ottomano, che infine decretò la sua espulsione e il Ministro degli Esteri britannico lo trasferì a Trieste. All’inizio fu amaramente deluso da questo trasferimento, ma poi iniziò ad apprezzare la città tanto da trascorrervi gli ultimi diciotto anni della sua vita. Qui seguì con attenzione le fasi di costruzione del Porto Nuovo di Trieste, stendendo regolari rapporti che inviava a Londra, e qui scrisse un libro sulle Terme Romane di Monfalcone. I suoi numerosi libri di questo periodo sono pieni di fatti e divagazioni sarcastiche contro i suoi nemici, ma ebbero poco successo di pubblico. Nel 1863 Burton co-fondò l’Anthropological Society of London (Società Antropologica di Londra) insieme al Dottor James Hunt. Nelle stesse parole di Burton, l’obiettivo della società, attraverso la pubblicazione del periodico Antropologia, era «di fornire ai viaggiatori un supporto che avrebbe salvato le loro osservazioni dall’oblio del manoscritto e stampato le loro curiose informazioni sui temi sociali e sessuali». Il 5 febbraio 1886 fu nominato cavaliere dell’Ordine di San Michele e San Giorgio dalla Regina Vittoria. Il suo libro di gran lunga più celebrato è la traduzione de Le notti arabe, pubblicato in sedici volumi dal 1885 al 1888 con il suo titolo di Le mille e una notte[7]. Fu scritto nel sito dell’attuale Hotel Obelisco di Opicina, alle spalle di Trieste, nella qual località si può godere della vista della «finest view in the world», ossia del più bel panorama del mondo.[8] Monumento ai suoi studi arabi e alla sua enciclopedica conoscenza dell’Oriente, questa traduzione fu il suo più grande traguardo. La sua traduzione è stata criticata, ma essa rivela una profonda conoscenza della lingua e dei costumi dei musulmani, non solo dell’idioma classico ma anche del gergo volgare, non solo la loro filosofia, ma anche delle loro vite sessuali più intime[9]. La sua traduzione de Il giardino profumato fu bruciata dalla sua vedova, Isabel Arundell, perché considerata pornografica, e che pertanto avrebbe potuto nuocere alla sua reputazione. Il mausoleo di Richard e Isabel Burton a Richmond, Londra La vedova scrisse una biografia del marito che è una testimonianza di una vita di devozione. Tuttavia ne bruciò la collezione quarantennale di diari e giornali, con la moralistica paura che le rivelazioni pubbliche delle bizzarre pratiche sessuali a cui fu interessato per tutta la vita potessero portare a voci malevole circa le sue inclinazioni personali. Come è scritto nell’edizione del 1997 dell’Enciclopedia Britannica, «la perdita per la storia e l’antropologia fu monumentale; la perdita per i biografi di Burton, irreparabile». Burton e la sua moglie sono sepolti in un mausoleo nella forma d’una tenda araba, disegnata da Isabel, nel cimitero della chiesa cattolica di Mortlake, oggi parte del distretto londinese di Richmond upon Thames. Burton nella cultura di massa Richard Francis Burton è protagonista del romanzo fantascientifico Il fiume della vita (To Your Scattered Bodies Go, 1971) di Philip José Farmer, in cui si descrive un paradiso sui generis in cui si risvegliano tutti gli umani dopo la loro morte. In questo “”mondo del fiume””, si narrano le vicende del redivivo Burton che, insieme ad altri, decide di esplorare il grande fiume per scoprire i misteri che cela[10]. La sua vita piena di avventure è narrata anche nel film di Bob Rafelson Le montagne della luna (Mountains of the Moon), in cui sono narrate le esplorazioni che Burton fece insieme al tenente John Hanning Speke per trovare le sorgenti del Nilo. Opere tradotte Richard F. Burton, L’Oriente Islamico (Note antropologiche alle Mille e Una Notte), Ibis Edizioni, 2005, a cura di Graziella Martina ISBN 978-88-7164-137-9 Richard F. Burton, Viaggio a Medina e a La Mecca, Ibis Edizioni, 2009, Titolo originale: Personal Narrative of a Pilgrimage to Al-Madinah and Mecca, a cura di Graziella Martina ISBN 978-88-7164-267-3″,”ASGx-015-FFS”
“BURUMA Ian MARGALIT Avishai”,”Occidentalismo. L’Occidente agli occhi dei suoi nemici.”,”Ian Buruma è nato in Olanda e ha vissuto a lungo in Giappone. E’ stato un giornalista inviato e ha pubblicato i suoi reportage su ‘New York Review of Books’. Ha insegnato come professore a Gerusalemme e più recentemente al Bard College di New York. Avishai Margalit, filosofo della politica insegna all’Università ebraica di Gerusalemme. “”Ciò che più lo turba è l’abitudine dei mariti a picchiare le mogli. Dai suoi racconti emerge però chiaramente che i suoi vicini cristiani in Siria indulgono a tale pratica quanto i “”maomettani”” oscurantisti”” (pag 113) “”””Ciò che è veramente nostro è estraneo all’Europa””, disse Dostoevskij. Affermazione palesemente falsa. Molto di ciò che i russi consideravano “”nostro”” non era affatto estraneo all’Europa, anzi veniva proprio da lì”” (pag 72)”,”VIOx-215″
“BURUMA Ian”,”La polvere di dio. La nuova Asia: Birmania, Thailandia, Filippine, Malaysia, Singapore, Taiwan, Corea, Giappone.”,”Ian Buruma è caporedattore per gli esteri dello “”Spectator”” e abituale collaboratore del “”Times Literary Supplement””, ha curato anche il settore arte della “”Far Eastern Economic Review””. Ha soggiornato a lungo in Estremo Oriente.”,”ASIx-009-FL”
“BURUMA Ian”,”Anno Zero. Una storia del 1945.”,”Ian Buruma è docente di Diritti umani e Giornalismo al Bard College, nello Stato di New York. Ha pubblicato numerosi reportage sulla ‘New York Review of Books’. E’ autore tra l’altro di ‘Occidentalismo’ (con Avishai Margalit, 2004) In apertura citazione di Walter Benjamin, da ‘Nona tesi sulla filosofia della storia’ Sétif, il cuore dell’agitazione musulmana e del nazionalismo algerino. Gravi esplosioni di violenza: musulmani armati con armi bianche contro cittadini francesi, massacri torture mutiliazioni. Dura repressione dell’esercito francese contro i nativi. (pag 137-139)”,”QMIS-290″
“BURY John, a cura di Domenico ZANETTI”,”Storia della libertà di pensiero.”,”John Bagnell Bury (1861-1927) storico, grecistqa, filologo, libero pensatore irlandese. Di Bury, l’editore ha pubblicato pure ‘Storia dell’idea di progresso’.”,”TEOP-287″
“BURY John B.”,”Storia dell’idea di progresso. (1932)”,”Contiene il capitolo: ‘Il “”progresso”” nel movimento rivoluzionario francese (1830-1851) (pag 217-223) Libretto di A. Javary ‘De l’idée du progrès’ (1850) (Parigi) “”E’ significativo che il giornale di Louis Blanc, che vi pubblicò la sua ‘Organizzazione del lavoro’ (1839), si intitolasse ‘Revue des progrès’. Il problema politico dei confini tra governo e libertà individuale era discusso in termini di progresso: il mezzo più efficace per progredire è la libertà personale o l’autorità dello Stato? Il problema metafisico della necessità e del libero arbitrio, acquistarono nuovo interesse: è il progresso una fatalità, indipendente dalla volontà umana, determinata da leggi storiche generali e ineluttabili? Quinet e Michelet polemizzarono con vigore con l’ottimismo di Cousin, che seguendo Hegel sosteneva che la storia è proprio quella che deve essere e che non è possibile migliorarla. (…) Proudhon ci dice che tutte le sue speculazioni e le sue controverse attività furono penetrate dall’idea di progresso, che gli definì “”la ferrovia della libertà”” e criticò radicalmente le teorie sociali correnti, fossero esse conservatrici o democratiche, in quanto non prendevano sul serio il progresso anche se ne parlavano continuamente. “”Ciò che domina i miei studi, che ne forma l’origine e il fine, la sommità, la base e la ragione, ciò che fa di me un pensatore originale (semmai lo sono), è che io affermo il progresso risolutamente, irrevocabilmente e dovunque, e nego l’Assoluto. Tutto ciò che ho scritto, che ho negato o affermato, l’ho scritto, negato o affermato nel nome di una sola idea, il progresso. I miei avversari dal canto loro, sono tutti partigiani dell’Assoluto, ‘in omni genere, casu et numero’, come dice Sganarello””. (…) (pag 217-218)”,”STOx-303″
“BUSCEMA Massimo PIERI Giovanni, contributo di Raffaello LUPI”,”Ricerca scientifica e innovazione, Le parole chiave.”,”Massimo Buscema (1955) Computer Scientist. Professore fino al 1985 di Scienza delle comunicazioni presso l’Università di Charleston (West Virginia). Giovanni Puri (1938) è stto direttore dell’Istituto di chimica Guido Donegani e direttore divisionale delle ricerca per varie aziende della materia plastiche.”,”SCIx-560″
“BUSCETTA Tommaso MESSINA Leonardo MUTOLO Gaspare”,”Mafia & Potere. Davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.”,”Resoconti delle audizioni di tre fra i maggiori pentiti di Cosa Nostra davanti alla Commissione oarlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari.”,”ITAS-071-FL”
“BUSCHMANN Walter a cura; s”,”Eisen und Stahl. Texe und Bilder zu einem Leitsektor menschlicher Arbeit und dessen Überlieferung.”,”Saggi di Walter BUSCHMANN Ingrid KRAU Manfred TONCOURT Rainer SLOTTA Norbert MENDGEN Ulrich WENGENROTH Wilhelm BUSCH”,”MGEx-121″
“BUSH George con Brent SCOWCROFT”,”A’ la maison blanche. 4 ans pour changer le monde.”,”George BUSH è stato presidente degli Stati Uniti dal 1988 al 1993. Brent SCOWCROFT è stato, presso i presidenti FORD e BUSH, il consigliere per la Sicurezza Nazionale.”,”USAP-028″
“BUSH George con Victor GOLD”,”Guardare avanti. Un’ autobiografia.”,”””Henry (Kissinger, ndr) era maggiormente esperto nella politica europea, non in quella asiatica, ma considerava i rapporti fra gli Stati Uniti e la Cina in un contesto di strategia e di sicurezza globali. La parola d’ ordine era che della politica cinese dovevano occuparsene soltanto lui e i suoi collaboratori più stretti: Solomon, Philip Habib, allora vicesegretario di Stato per gli affari del Pacifico e dell’ Asia orientale, e Winston Lord, direttore dello staff per la pianificazione estera del Dipartimento di Stato.”” (pag 158) “”Walter Mondale mi diede un consiglio quando lo sostituii nell’ incarico di vicepresidente: “”Non prenderti mai alcuna responsabilità che non abbia un preciso limite”” mi aveva avvisato. Con questo intendeva parlare di incarichi permanenti riguardanti particolari settori della politica dell’ amministrazione. La regola generale nell’ assumersi l’ incarico di qualsiasi progetto esecutivo è la seguente: non assumersi mai la responsabilità di qualcosa senza avere l’ autorità di portarla a termine con successo. L’ autorità del vicepresidente in qualsiasi settore esecutivo viene dalla Casa Bianca, ma i limiti sono talvolta confusi””. (pag 263)”,”USAP-056″
“BUSHKOVITCH Paul”,”Pietro il Grande. La lotta per il potere (1671-1725).”,”Paul Bushkovitch è profesore di Storia all’Università di Yale. Tra le sue opere: The Merchants of Moscov 1580-1650 e Religion and Society in Russia, The Sixteenth and Seventeenth centuries.”,”RUSx-069-FL”
“BUSHNELL Geoffrey H.S.”,”Perù precolombiano.”,”Geoffrey H.S. Bushnell già appassionato da ragazzo di archeologia, nel 1938 lasciò l’industria petrolifera e si dedicò totalmente allo studio e all’analisi dei pezzi ecuadoriani raccolti nel Museo di Archeologia e Etnologia dell’Università dI Cambridge. Ha scritto altre opere sull’Ecuador.”,”AMLx-003-FSD”
“BUSINO Giovanni a cura”,”Tra storia e politica. Bibliografia degli scritti di Leo Valiani (1926-1999).”,”pag XXI “”Nel mese di giugno del 1940 benché Valiani… pag XXXI Nel 1960, alla morte di Federico Chabod, Mattioli affidò a Venturi ed a Valiani la direzione della collana “”Studi e ricerche di storia economica italiana nell’ Età del Risorgimento””. Nel 1967..”,”STOx-083″
“BUSINO Giovanni”,”Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana.”,”””A giudicare dalle allusioni fatte qui e là nella corrispondenza privata dell’epoca, un fatto è certo: il grosso della manodopera utilizzata nelle ferriere e nella cava è fornito dall’immigrazione interna e dall’esodo agricolo. Trattasi di forza-lavoro non specializzata, d’una mano d’opera costretta a lavorare in fabbrica, ma in fondo indifferente al contenuto specialistico del lavoro, una mano d’opera di lavoratori dequalificati, che nel linguaggio sociologico odierno s’é convenuto chiamare l’operaio-massa (1), di cui Marx ha detto: «… la manifattura produce operai senza abilità; la relativa svalorizzazione della forza-lavoro, dovuta all’eliminazione o dalla diminuzione delle spese di apprendistato, comporta direttamente una maggior valorizzazione del capitale in quanto tutto ciò accorcia il tempo necessario a riprodurre la forza-lavoro ed allarga il dominio del plusvalore» (2). Quest’operaio-massa non ha un vero e proprio mestiere, e lavora quasi al livello di sussistenza. Abbandona facilmente la fabbrica, manifestando così una sorta di mobilità non di tipo professionale, ma casuale, vale a dire non orientata. Pareto lamenta continuamente questa totale mancanza di stabilità del personale. In certi momenti dell’anno, specie durante la bella stagione, la scarsezza delle assunzioni giunge a livelli veramente critici (3). Quali le ragioni? Inesistenza d’ambizioni (4), e poi assoluta mancanza di formazione professionale adeguata. La piaga più grave dell’Italia «è costituita da tanti giovani che potrebbero guadagnare molto nelle industrie e preferiscono invece meschinissime paghe, pur di non avere da fare altro che leggere e scrivere»”” (pag 199-200) [Giovanni Busino, ‘Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana’, Banca commerciale italiana, Milano, 1977] [(1) Cfr. E.J. Hobsbawm, ‘L’aristocrazia operaia nella Gran Bretagna del XIX secolo’, in ‘Studi di storia del movimento operaio’, Torino, Einaudi, 1972, nonché A.E. Musson, ‘British Trade Unions, 1800-1875’, London, MacMillan, 1972; (2) K. Marx, ‘Il capitale. Critica dell’economia politica’, Libro primo, Libro primo: ‘Il processo di produzione del capitale’, Roma, Editori Riuniti, 1952 I (2), cap XII, ‘Divisione del lavoro e manifattura’, pp. 34-70; (3) Vedere, a titolo d’esempio, Ferriere Italiane, Cons. Amm., vol II, 17 settembre 1886 (…); (4) Allorché venne messa a disposizione dei figli degli operai una maestra per il doposcuola, nessun operaio volle approfittarne; constata Pareto, in ‘Ferriere Italiane, Cons. Amm., 27 agosto 1889, vol. III, f. 88] ‘Rispetto a un Karl Marx, ad un Auguste Comte, ad un Herbert Spencer (1) e ad un Émile Durkheim che miravano, per esprimerci molto sommariamente, a spiegare le tendenze secolari della società, Vilfredo Pareto presta attenzione piuttosto a problemi più modesti e circoscritti. Egli s’interessa ai cambiamenti nelle condizioni e nei modi di vita, nell’organizzazione sociale del paese, insomma limita la sua analisi all’azione storica, cioè alle persone ed ai partiti che condizionano l’orientamento della società, che fanno la storia. Il che, evidentemente, lo porta a trascurare i fattori di cambiamento, i cui interessi, i cui valori, le cui ideologie gli appaiono allora determinanti e condizionanti il divenire della società. Donde l’attenzione quasi esclusiva che porta all”élite’ sociale, e più particolarmente all”élite’ dirigente che detiene le leve del potere, il che gli impedisce d’elaborare una vera analisi della modernizzazione del paese, e anzi gli preclude la via alla costruzione di un giudizio analitico del processo reale e concreto di sviluppo dell’economia e della società italiane. Senza dubbio Pareto non s’accorge punto che l’affarismo, le speculazioni, la gallofobia, i singulti nazionalistici sono conseguenze del processo di modernizzazione del paese, dello scontro tra norme e valori vecchie e norme e valori nuovi. Questo scontro dà luogo sempre ad una frammentazione della vita sociale, vale a dire che gli elementi vecchi e gli elementi nuovi non riescono ad integrarsi in maniera adeguata. (…) Certo che il non aver riconosciuto tutto ciò attribuisce al pensiero di Pareto l’ambivalenza e l’ambiguità, che quasi tutti gli studiosi contemporanei concordano nel mettere in risalto in tutti i suoi scritti. Da un lato, le sue analisi degli agenti storici del cambiamento sociale sono d’un realismo davvero impressionante e d’una crudezza affascinante, da un altro lato queste stesse analisi sboccano in una forma di profetismo (…). Tutti sanno che Auguste Comte considerava inevitabile il progresso verso una società più pacifica e più giusta; che Herbert Spencer intravedeva la nascita di una società liberale ed individualista, pacifica e industrializzata; che Marx ed Engels auspicavano e lottavano per una società più armoniosa, più libera, più giusta, senza oppressori né oppressi, che avesse eliminato definitivamente qualsiasi forma di stratificazione classistica. Pareto, invece, vede nei fenomeni di frammentazione e di squilibrio, che la società contemporanea appalesa, la prova che l’evoluzione non è rettilinea né continua, ma al contrario che il movimento sociale è ciclico’ (pag 241-242-243)] [(1) Cfr. C. Barbé, ‘Progresso e sviluppo. La formazione della teoria dello sviluppo e lo sviluppo come ideologia (Auguste Comte – Herbert Spencer), Torino, Giappichelli, 1974] [Giovanni Busino, ‘Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana’. BANCA COMMERCIALE ITALIANA. MILANO. 1977 pag 920 8° note grafici tabelle appendice: lettere di Vilfredo Pareto; indice grafici, tabelle, nomi di persona, nomi di imprese individuali, società, enti e di luogo, indice materie, indice delle lettere di Vilfredo Pareto; Studi e ricerche di storia economica italiana nell’età del Risorgimento]”,”TEOS-004-FP”
“BUSINO Giovanni PRONZATO Chiara Daniela CALBI Silvia VIANO Francesca Lidia SARDO Elena D’ONGHIA Sergio MURACA Daniela FORTE Riccardo VOLPE Gioacchino MATURI Walter ZUNINO Pier Giorgio GRIPPA Davide”,”Un modello d’erudizione e d’acribia filologica. L’edizione delle opere economiche d’Auguste e Léon Walras (Busino); Motherhood and labour market participation in Europe (Pronzato); La cooperazione economica decentrata tra l’Unione Europea e l’America Latina. Il programma AL-Invest (Calbi); Passaggio a Cornell. Thorstein Veblen e gli esordi della storiografia americana (Viano); Infanzia e adolescenza di Luigi Einaudi tra Carrù e Savona (Sardo); Giovanni Carano Donvito meridionalista e liberale (D’Onghia); Fra antistalinismo e guerra fredda: il pensiero di Angelo Tasca negli scritti del dopoguerra (Muraca); Il colpo di Stato del 1973 in Cile nel contesto politico-culturale dei militari latinoamericani (Forte); Gioacchino Volpe e Walter Maturi. Lettere 1926-1961 (a cura di Pier Giorgio Zunino); Dubbi e certezze nel carteggio Garosci-Venturi (a cura di Davide Grippa).”,”Contiene il saggio: Daniele Muraca, Fra antistalinismo e guerra fredda: il pensiero di Angelo Tasca negli anni del dopoguerra, pag 189-218″,”ANNx-036-FP”
“BUSINO Giovanni”,”Histoire et société en Italie.”,”Giovanni Busino (1932-2022) è stato un rinomato sociologo italiano, nato a Grisolia, in provincia di Cosenza¹². Dopo essersi laureato all’Università di Napoli nel 1954, ha frequentato l’Istituto Italiano per gli Studi Storici come borsista. Ha avuto una lunga carriera accademica, insegnando sociologia presso l’Università di Ginevra e successivamente all’Università di Losanna, dove è rimasto fino al 2002¹². Giovanni Busino (1932-2022) è stato un rinomato sociologo italiano, nato a Grisolia, in provincia di Cosenza¹². Dopo essersi laureato all’Università di Napoli nel 1954, ha frequentato l’Istituto Italiano per gli Studi Storici come borsista. Ha avuto una lunga carriera accademica, insegnando sociologia presso l’Università di Ginevra e successivamente all’Università di Losanna, dove è rimasto fino al 2002¹². (f. copil.)”,”STOx-002-FMB”
“BUSONI Jaures”,”L’ eccidio di Empoli del 1° marzo 1921. Cronistoria e testimonianze di uno dei protagonisti.”,”Empoli pronta alla lotta rivoluzionaria e alla lotta contro il fascismo fu vittima di un equivoco o di un fatale tranello, scambiando per una squadraccia fascista due camions di marinai inviati a Firenze come crumiri per sostituire ferrovieri in sciopero.”,”MITS-048″
“BUSONI Jaurès”,”La lumaca dalle corna rotte. Discorso pronunciato al Senato della Repubblica nella seduta del 30 giugno 1960.”,”J. Busoni senatore della Repubblica. “”Busoni: Le servo subito documentando le mie parole. Ecco che cosa leggiamo in un libro del Cardinale Ottaviani: «La Chiesa e lo Stato possono essere ciascuna nel proprio ordine Potenze sovrane ed indipendenti, ma più elevata e per l’ordine più in alto e superiore è la Chiesa». Ed ancora: «L’indiretta subordinazione del potere temporale al potere spirituale è l’immediata e logica conseguenza del rapporto giuridico di subordinazione indirietta del fine dello Stato al fine della Chiesa». Ed inoltre: “”Non è ammissibile che lo Stato agisca in piena libertà dalla Chiesa. (…)»”” (pag 30) seguono altre citazioni dal testo di Ottaviani”,”ITAP-007-FB”
“BUSONI Jaurès”,”Il Vescovo di Prato e la mula del Papa nella cittadella dello Stato.”,”J. Busoni senatore della Repubblica. “”La Chiesa può condannare il matrimonio civile, ma non lo può nè lo deve perseguitare e tanto meno cercare di renderlo impraticabile, espondendo coloro che lo praticano al pubblico ludibrio, come ha fatto il Vescovo di Prato”” (pag 26)”,”ITAP-008-FB”
“BUSONI Jaurès”,”Requisitoria contro il Governo a favore dei settori dello spettacolo. Discorso pronunziato al Senato della Repubblica nella seduta del 21 aprile 1959.”,”J. Busoni senatore della Repubblica.”,”ITAP-010-FB”
“BUSSIERE Eric GRISET Pascal BOUNEAU Christophe WILLIOT Jean-Pierre”,”Industrialisation et sociétés en Europe occidentale, 1880-1970.”,”BUSSIERE è professore di storia economica contemporanea all’ Università d’ Artois. Idem per Pascal GRISET all’ Università Bordeaux III. BOUNEAU è maitre de conferences all’ Univ. Bordeaux III. WILLIOT è maitre de conferences all’ Università d’ Artois. La guerra della Fiat. “”Partigiano dell’ entrata dell’ Italia nel conflitto, Giovanni Agnelli ingaggia la sua impresa nelle produzioni di guerra con determinazione, e con il più grande profitto della FIAT, a partire dal 1915. Nel 1916, Agnelli investe in una nuova officina a Lingotto, e introduce il lavoro alla catena. Diversifica le sue produzioni nel dominio aeronautico fabbricando 14.000 motori di aereo. Nel 1918, la FIAT, che fabbrica quest’ anno più automobili della Ford inglese, occupa la terza posizione nella graduatoria delle società anonime italiane. Impegnata in domini molto diversi, l’ impresa torinese aveva creato un distacco decisivo con i suoi rivali Itala e Lancia””. (pag 56)”,”EURE-033″
“BUSSOLETTI Anna CAIANIELLO Daniela DI SALVO Lucia SQUILLANTE Stefania VOLTURA Immacolata, a cura di”,”La Campania tra rosa e nero. Rapporto sul lavoro sommerso femminile.”,”Il presente studio nasce da una collaborazione tra la Consulta Regionale Femminile presieduta da Marilù Galdieri e la cattedra di Politica Economica e Finanziaria del prof. Luca Meldolesi, ordinario presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II, Facoltà di Economia e Commercio.”,”DONx-007-FL”
“BUSSOLO Maurizio PANADA Aldo”,”Indagine sul trasporto marittimo in Italia. Fatti, indicazioni, tendenze.”,”Maurizio Bussolo già direttore pianificazione studi e sistemi informativi del raggruppamento Ansaldo, è direttore generale del CESEN e managing partner del gruppo Metis (1988). Aldo Panada ha svolto attività di consulenza sull’economia della gestione dei trasporti. Dal 1984 è consulente del gruppo Metis.”,”ITAE-030-FV”
“BUSSONI Mario”,”First Ladies. Le “”vere”” padrone della Casa Bianca.”,”Mario Bussoni è giornalista e storico. Ex Docente di storia del Novecento e storia del Medioevo. Ha pubblicato reportage su mensili, settimanali e quotidiani. E’ direttore editoriale della Collana Archivi Storici della casa editrice Mattioli 1885. La storia delle consorti dei numeri uno degli Stati Uniti annovera donne di carattere, addirittura definite ‘copresidentesse’ per la loro forte personalità o l’inconsistenza dei mariti, vedove, personaggi malaticci o longevi, sterili o prolifici, puritani e bigotti, condotti sull’orlo della pazzia e persino spendaccioni senza ritegno. E ancora donne troppo immedesimate o addirittura allergiche all’impegno istituzionale, trascurate e molto di più tradite da mariti ossessionati dal sesso, e infine morte ‘in servizio’ e sostituite da parenti. Poche le storie d’amore edificanti, molto di più quelle dettate dall’interesse. Il tutto a tracciare, nel bene e nel male, la storia degli Stati Uniti. Biografie. 1700 – Martha Dandridge Curtis Washington – Abigail Smith Adams – Martha Wayles Skelton Jefferson 1800 – Dolley Payne Todd Madison – Elisabeth Kortright Monroe – L.C.J. Adams – R.D.R. Jackson – H.D. H. Van-Buren – A.T.S. Harrison – L.C. Tyler – S.C. Polk – M.M.S. “”Peggy”” Taylor – A.B. Fillmore – C.C. McIntosh Fillmore – J.A. Pierce – H.L. Johnston – M.T. Lincoln – E. McCardle Johnson – J.B.D. Grant – L. “”Lucy”” Webb Hayes – L.R. Garfield – E.L.H. Arthur – F.C.F. Cleveland – C.L.S. Harrison – I. S. McKinley 1900 – A.H. Lee Roosevelt – E.K.C. Roosevelt – H. “”Nellie”” Herron Taft – E.L.A. Wilson -E.B.G. Wilson – F.K. De-Wolfe Harding – G.G. Coolidge – L. “”Lou”” H. Hoover – A. Eleanor Roosevelt Roosevelt – E. “”Bess”” V.W. Truman – M.G.D. Eisenhower – J. “”Jackie”” L.B. Kennedy – C.A.T. “”Lady Bird”” Johnson – T.C. “”Pat”” R. Nixon – E. “”Betty”” A. Blommer Ford – E.R.S. Carter – B.P. Bush – Hillary D.R. Clinton 2000 – Laura W. Bush – Michelle L. Robinson Obama – Melania K. Trump”,”BIOx-355″
“BUSTILLO Josefina Cuesta”,”Francisco Largo Caballero su compromiso internacional. Documentos.”,”Spaccatura nella UGT. “”Uno degli episodi più conosciuti delle relazioni tra la FSI e la Spagna, durante la guerra, è la attività e la gestione realizzata dalla prima in favore del sostegno internazionale alla 2° Repubblica spagnola. Quando nel 1937 i conflitti interni frammentarono profondamente il socialismo spagnolo e la UGT, la FSI, fedele alla sua tradizione di prossimità e collaborazione con la centrale sindacale spagnola, offrì la sua mediazione. La UGT contava allora 1.900.000 iscritti, secondo il Segretariato generale della FSI Largo Caballero “”nel 1939 figurava al quarto posto per la sua importanza numerica nella Federazione Internazionale””. La FSI proseguiva la sua attività in favore della Repubblica. Prima della divisione e il conflitto nell’ Esecutivo della UGT e una volta confermata la scissione nella presidenza per Largo Caballero, recentemente sostituita da Gonzalez Peña, il Comitato Esecutivo della FSI inviterà ambo le parti ad andare a Parigi per dirimere le differenze.”” (pag 131)”,”MSPx-052″
“BUTERA Federico”,”La divisione del lavoro in fabbrica.”,”””I nomi delle formule che si vorrebbero capaci di superare il taylorismo sono nuovi (per quanto non siano nuove le formule in sé: Wyatt e Frazer, fra gli altri, le avevano create 45 anni fa). (…) In contraddizione con l’ one best way teorizzata da Taylor e accreditata dalla quasi totalità della dogmatica organizzativa, il taylorismo rimane un caso particolare di organizzazione industriale sviluppatasi, sia pure con una amplissima diffusione, in contesti di un determinato specifico tipo. (…) Acanto alle critiche teoriche è visibile dunque anche il relativismo e la debolezza storica del taylorismo. I casi di applicabilità piena del taylorismo tendono a decrescere. (…) (pag 87) “”Gramsci, che parla di fordismo più che di taylorismo (1), mostra i nessi fra lo sforzo della classe imprenditoriale americana per razionalizzare e controllare l’ interno della fabbrica e quello di modellare l’ intera società in modo che questa potesse essere funzionale allo sviluppo di quel modo di produrre e al rafforzamento dei rapporti sociali che si andavano creando”” (pag 94) ((1) Gramsci, Americanismo e fordismo, in Note sul Machiavelli, Einaudi, Torino, 1964)”,”MITT-137″
“BUTI Marco SAPIR André, a cura”,”La politica economica nell’Unione economica e monetaria europea. Uno studio della Commissione europea.”,”Marco Buti è capo unità alla Direzione generale Affari economici e finanziari della Commissione europea e insegna all’Università di Firenze. André Sapir è consigliere alla Direzione generali Affari economici e finanziari della Commissione europea e professore di Economia all’Université Libre de Bruxelles.”,”EURE-065-FL”
“BUTLER Eamonn, edizione a cura di Virgilio FLORIANI”,”Friedrich A. Hayek.”,”Virgilio FLORIANI presidente del CREA, Centro Ricerche Economiche Applicate, Roma, Milano Eamonn Butler, nato nel 1952 a Shrewsbury in Inghilterra, si è laureato all’Università di St. Andrew in Scozia. E’ stato ricercatore associato del Congresso degli Stati Uniti ed ha insegnato allo Hillsdale College nel Michigan. Attualmente (1986) è direttore dell’Adam Smith Institute, fondazione con sede a Londra e a Washington che si occupa di studi di economia politica. E’ autore e curatore di vari scritti di argomento politico ed economico tra cui: ‘Forty Centuries of Wage and Price Control’, Heritage Foundation, Washington D.C., 1979 in collaborazione con Schuettinger (…). “”L’influenza di Friedrich Hayek nell’aiutare una generazione a comprendere la natura di una società liberale ed a capire gli errori del collettivismo supera quella di ogni altro autore suo contemporaneo”” (pag 5) Nato a Vienna nel 1899, dopo aver conseguito due lauree (in Legge e in Scienze politiche) all’Università viennese, Hayek ha lavorato con Ludwig von Mises, esponente della “”scuola austriaca”” di economia. E’ stato professore di Scienze economiche e Statistica all’Università di Londra (1931-1950); di Scienze morali all’Università di Chicago (1950-1962); di Politica economica all’Università di Freiburg (1962-1967). Nel 1974 gli è stato assegnato il premio Noble per l’economia. (dal risvolto di copertina) Differenze tra scienze sociali e scienze naturali. “”Cresciuto in una famiglia di studiosi di scienze naturali, dei cui metodi e scopi aveva egli stesso passione e padronanza, era logico che Hayek reagisse con fermezza quando, avviatosi allo studio dei fenomeni sociali, scoprì che i metodi delle scienze naturali erano erroneamente intesi e acriticamente applicati a problemi per i quali erano del tutto inadeguati. Questa sua reazione si manifestò in ‘Scientism and the Study of Society’, e in diversi saggi che seguirono (2). Non sorprende che gli studiosi dei fenomeni sociali desiderassero emulare gli indubbi successi delle scienze fisiche, i cui progressi, nei tempi moderni, hanno superato ogni previsione e ci consentono di conoscere e controllare in maniera sorprendente l’ambiente naturale e di accrescere il nostro benessere con la produzione ed il godimento di nuovi beni. Secondo Hayek, tuttavia, la fiducia nell’illimitato potere della scienza è troppo spesso basata sull’illusione che il metodo scientifico sia semplicemente l’applicazione di una tecnica investigativa adatta a tutti gli usi (3). Cercando di fornire dei metodi di controllo della società così come li forniscono i fisici per il mondo fisico, gli studiosi della società hanno imitato la forma più che la sostanza delle tecniche scientifiche. Se abbiamo presente le gravi conseguenze che possono derivare da ogni tentativo di controllare la società, destano preoccupazione le molte affermazioni di studiosi di scienze sociali che, anche se possono “”apparire”” scientifiche, sono in realtà proprio il prodotto dell’ignoranza delle fondamentali differenze esistenti fra i fenomeni fisici e quelli sociali”” (pag 193) [(2) ‘Scientism and the Study of Society’ apparve per la prima volta in “”Economica”” tra il 1941 e il 1944, assieme ad uno studio attinente agli stessi problemi. ‘The Counter-Revolution of Science’, che delinea gli errori di molti importanti teorici socialisti. Questi saggi sono ora raccolti in ‘The Counter-Revolution of Science’, cit.; (3) ‘New Studies’, cit., p. 30)]”,”ECOT-371″
“BUTRÓN-PRIDA Gonzalo”,”Nuestra sagrada causa. El modelo gaditano en la revolución piamontesa de 1821.”,”Il Modello Gaditano è un altro nome per la Costituzione spagnola del 1812, anche nota come La Pepa o la Costituzione di Cadice. Questa costituzione fu promulgata il 19 marzo 1812 dalle Cortes, il parlamento iberico, in opposizione all’occupazione napoleonica e al regime di Giuseppe Bonaparte 1. La costituzione stabiliva la monarchia costituzionale con la limitazione dei poteri del re, la separazione dei poteri, il suffragio universale maschile, la libertà d’impresa e altre importanti riforme 1. Durante la Rivoluzione Piemontese del 1821, il Modello Gaditano fu preso in considerazione e dibattuto in Piemonte 2. La rivolta carbonara si estese sia nel Lombardo-Veneto che in Piemonte 2. Bibliografia. Gonzalo Butrón-Prida, ‘Nuestra sagrada causa. El modelo gaditano en la revolución piamontesa de 1821’, 2004. Recensione del libro di Gonzalo Butrón-Prida, ‘Nuestra sagrada causa. El modelo gaditano en la revolución piamontesa de 1821’, pubblicata su una rivista accademica 1. Secondo la recensione, il libro di Butrón-Prida analizza l’influenza ideologica della Costituzione di Cadice sulla rivoluzione piemontese del 1821 e la reazione che questa rivoluzione ha suscitato in Europa 1. (f. copil)”,”RISG-145-FSL”
“BUTTAR Pritt”,”Imperi spezzati. Rivoluzione, nuovi Stati nazionali e fronti di guerra nell’est Europa, 1917-1921.”,”Imperi spezzati. Il fronte orientale 1917-1921. Questo è il quarto volume di una serie che racconta la Prima guerra mondiale sul fronte dell’Europa dell’est. Dopo le battaglie e lo spargimento di sangue degli anni passati, il 1917 vide relativamente pochi combattimenti, mentre la Russia si invischiava nelle sue rivoluzioni e i tedeschi ne approfittavano per concentrale le loro energie altrove. Trotsky a Brest Litovsk. La questione dell’Ucraina diventò l’oggetto di un acceso dibattito. (pag 325-326)”,”QMIP-286″
“BUTTERFIELD Jeremy a cura; saggi di J.R. LUCAS Michael TOOLEY Gregory CURRIE Roberto TORRETTI Julian BARBOUR Jeremy BUTTERFIELD and Chris ISHAM Karel KUCHAR James HIGGINBOTHAM Michel TREISMAN”,”The Arguments of Time.”,”In apertura versi di William Shakespeare tratti dall’opera ‘Winter’s Tale’ (Racconto d’Inverno) (Atto IV, versi 1-32): Ne Il racconto d’inverno possono essere individuate numerose tematiche che guidano ad un’analisi letteraria di notevole complessità. Dal punto di vista drammaturgico, la tragicommedia è nettamente divisa in due parti: i primi tre atti hanno tutti i connotati della tragedia, mentre negli ultimi due la trama si svolge fino al lieto fine. Il sospetto del tradimento, la richiesta dell’avvelenamento, l’inimicizia che esplode tra vecchi amici, la morte di una donna e dei suoi due figli, la morte di Antigono e dell’equipaggio della nave colorano di tinte fosche il dramma, preparando lo spettatore ad un epilogo tragico. Dal quarto atto in poi, invece, entrano in scena numerosi elementi che modificano il plot: scene bucoliche e pastorali vengono allegramente arricchite da canzoni e danze, nelle quali appaiono anche dei satiri, personaggi tipici della commedia antica. Le due parti dell’opera subiscono l’influsso del Tempo: questi entra in scena all’inizio del quarto atto, rappresentato dal coro. «I, that please some, try all, both joy and terror Of good and bad, that makes and unfolds error, Now take upon me, in the name of Time, To use my wings. Impute it not a crime To me or my swift passage, that I slide O’er sixteen years and leave the growth untried Of that wide gap, since it is in my power To o’erthrow law and in one self-born hour To plant and o’erwhelm custom.» (Il Racconto d’Inverno, Atto IV, scena I) «Io che son per alcuni il piacere, che tutti provo, gioia e terror dei tristi e dei buoni, io ch’eccito e rimuovo gli equivoci, or aligero, e con pieno diritto, perché figuro il Tempo, mi presento. Oh un delitto mio o del mio passo celere non è già s’io sorvolo sedici anni e lascio senza un solo sguardo cotesto spazio, perché è nel mio potere sovvertire, in un’ora nata dal mio piacere, le leggi, ed i costumi piantare e sradicare.» (Il Racconto d’Inverno, Atto IV, scena I) La condizione temporale è qui, quindi, non solo una necessità narrativa, ma un vero e proprio colpo di teatro: il suo intervento, infatti, fa cambiare il registro portandolo da quello propriamente tragico a quello comico. Allo stesso modo, è sempre lo scorrere del tempo che consente la riconciliazione tra Leonte ed Ermione, nel frattempo trasformata in statua. (wikip) (in Jeremy Butterfield, The Arguments of Time, Oxford, 2006)”,”FILx-489-FRR”
“BUTTI-DE-LIMA Paulo a cura; saggi di Giuseppe GALASSO Franco CARDINI Salvo MASTELLONE Luciano CANFORA Giuseppe MAZZINI Gian Mario BRAVO Heinz-Gerhard HAUPT Corrado MALANDRINO Pier Paolo PORTINARO Mario TELO’ Maurice AYMARD Stefano ZAMAGNI”,”Idee d’Europa. Atti del convegno di studi, San Marino, 9-10 giugno 2006.”,”Il volume contiene il saggio di G.M. Bravo: ‘L’internazionalismo proletario e socialista fra Otto e Novecento. L’Europa, modello di «civilizzazione» o «metropoli colonialista»? (pag 55-88) “”Sul tema specifico dell’imperialismo, Il testo fondante e nodale della discussione posteriore fu quello del liberale John Atkinson Hobson, da Lenin tanto apprezzato, che sancì un’interpretazione soggettiva soltanto percepita e intuita in precedenza. (…). Notoriamente, molte furono le concettualizzazioni. Due fra le più importanti provennero dalla sinistra del socialismo, da Rosa Luxemburg e da Lenin. La teoria del ‘sottoconsumo’ (derivata dall’anticapitalismo di Sismondi e poi reinterpretata da Hobson), riletta da Rosa Luxemburg qualche anno più tardi (49) (1913), vedeva da un lato crescere l’«internazionalità» delle classi borghesi e da un altro riteneva inevitabile l’esistenza di salariati in condizioni miserevoli o addirittura di sottoproletariato, indispensabili per le leggi oggettive dell’accumulazione capitalistica: per cui le classi dei lavoratori, e ancor più i ceti agricoli e sottoproletari coloniali, dovevano essere tenuti a bassi livelli di capacità di acquisto, perché tutto il prodotto e i profitti potessero essere reinvestiti nella produzione corrente. Vale a dire: accanto al capitalismo sviluppato, affinché questo non si incagliasse e non si bloccasse, dovevano esistere formazioni economiche non capitalistiche. In epoche lontane queste avevano coinciso con il mondo rurale; in periodi di sviluppo intenso, quando agli insufficienti mercati interni si erano vieppiù sostituiti i mercati mondiali, lo sbocco necessario diventava la conquista delle colonie; in seguito, proprio perché le grandi potenze svolgevano un’azione di controllo globale e tendenzialmente conflittuale, si manifestavano i fenomeni dell’imperialismo, cioè del buon esito politico ed economico attraverso la forza e l’espansione territoriale, ma anche tramite l’influenza, la vitalità finanziaria, la conquista e la subordinazione dei mercati «deboli», con i popoli contadini trattenuti lontano dallo sviluppo (50). La teoria, accolta per molti decenni, ma poi superata negli anni ’60 del Novecento dalla concezione di Baran e Sweezy del «capitalismo monopolitistico» (51), fu in realtà quella di Lenin, a sua volta fondata polemicamente sulle interpretazioni antecedenti e in specie sulle ricerche di Hilferding e Bucharin (52). Il ragionamento di Lenin poggiava sulla caduta tendenziale del saggio di profitto, con la «finanza monopolistica» che, nelle situazioni più avanzate del capitalismo (la «fase suprema»), era portata necessariamente a depredare il mercato mondiale aprendo un conflitto con diverse entità finanziarie aventi analoghi obiettivi, tendendo ad attenuarsi o a sparire i profitti ottenuti sui mercati interni a causa della concorrenza. Si trattava, secondo Lenin, della fase più avanzata del capitalismo che si poneva fini e sbocchi – si sarebbe poi detto negli ultimi lustri del XX secolo – di globalizzazione, con il capitale finanziario che, accompagnato anche dalla forza fisica e dalla sopraffazione, sostituiva l’antico capitalismo commerciale e imprenditoriale e si impegnava senza sosta, fino a tramutarsi in «capitalismo morente» (così Franz Mehring nel 1900, con le parole riprese poi da Lenin) (53). In effetti, l’attenta considerazione di Lenin, seppure con modifiche e aggiustamenti, poté venir trasferita alle valutazioni sul neocolonialismo, che nella seconda metà del Novecento vide nascere Stati e governi formalmente indipendenti ma di fatto senza autonomia economica e anche sul piano politico subalterni agli Stati di antica «civiltà» coloniale e imperialista. A prescindere dalla fallacia che poterono avere gli studi economici di Lenin, in ogni caso ebbe un senso preciso la sua asserzione sul colonialismo-imperialismo (in un’epoca in cui la ‘ferrovia’ sembrava giocare il ruolo trainante dell’economia globale), che superava di fatto il dibattito secondo-internazionalista, peraltro già fallito proprio di fronte all’esplosione del conflitto mondiale nell’agosto 1914 (54): «La costruzione delle ferrovie sembra un’impresa semplice, naturale e democratica, apportatrice di civiltà e di progresso: tale appare infatti agli occhi dei professori borghesi, stipendiati per imbellettare la schiavitù capitalistica, e agli occhi dei filistei piccolo borghesi. Nella realtà i fili capitalistici che collegano queste imprese, per infinite reti, alla proprietà privata dei mezzi di produzione in generale, hanno trasformato la costruzione delle linee ferroviarie in strumento di oppressione di ‘un miliardo’ di uomini nei paesi asserviti (tutte le colonie, più le ‘semicolonie’), cioè più della metà degli abitanti del globo terrestre e degli schiavi del capitale nei paesi «civili». – La proprietà privata, basata sul lavoro del piccolo proprietario, la libera concorrenza, la democrazia: tutte parole d’ordine, insomma, che i capitalisti e la loro stampa usano per ingannare gli operai e i contadini, sono cose del passato. Il capitalismo si è trasformato in sistema mondiale di oppressione coloniale e di iugulamento finanziario della maggioranza della popolazione del mondo da parte di un pugno di paesi «progrediti». E la spartizione del «bottino» ha luogo fra due o tre predoni (Inghilterra America, Giappone) di potenza mondiale, armati da capo a piedi, che coinvolgono nella ‘loro’ guerra, per la spartizione del ‘loro’ bottino, il mondo intero». A queste argomentazioni Kautsky contrappose quelle cosiddette dell’ ‘ultraimperialismo’ (o ‘superimperialismo’): egli ammetteva la politica di spoliazione posta in essere dal capitalismo nelle sue forme più avanzate nei confronti delle colonie, ma riteneva che lo stesso capitalismo potesse conoscere una fase di esasperazione dell’imperialismo che avrebbe condotto – come le guerre dimostravano – a ulteriori incompatibilità, sanabili solo dal socialismo nelle sue vesti abituali e col richiamo all’ortodossia marxista, aperta però a tutte le più ampie alleanze con la democrazia e con il fronte internazionale del pacifismo. L’imperialismo rappresentava una minaccia reale, grazie al capitale finanziario che lo sosteneva; ma una parte del capitalismo, quella più dinamica e avanzata, mirava a un’espansione pacifica, frutto del libero mercato: in fin dei conti, l’imperialismo non costituiva l’ ‘unico’ modo di presentarsi del capitalismo. Compito del socialismo – ritenne Kautsky, contestato sia da Rosa Luxemburg sia da Lenin – diventava allora assecondare le tendenze più liberali del sistema presente, borghese, e operare nello stesso tempo per la pace e il disarmo (55). Nonostante gli interventi evocati, la visione dell’imperialismo rimase lacunosa nel dibattito internazionalista, specie fra quanti si riconobbero nel marxismo”” (pag 79-83) [saggio di G.M. Bravo: ‘L’internazionalismo proletario e socialista fra Otto e Novecento. L’Europa, modello di «civilizzazione» o «metropoli colonialista»? (pag 55-88) (in) ‘Idee d’Europa. Atti del convegno di studi, San Marino, 9-10 giugno 2006’, Aiep Editore, San Marino, 2007, a cura di Pauo Butti de Lima] [Note: (49) Rosa Luxemburg, ‘L’accumulazione del capitale. Contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo’ (1913), con introduzione di Paul M. Sweezy, Einaudi, Torino, 1980; (50) R. Monteleone, ‘Teorie sull’imperialismo’, Editori Riuniti, Roma, 1974; Wolfgang J. Mommsen, ‘L’età dell’imperialismo’, 1885-1918′, Feltrinelli, Milano, 1970; Id. Imperialismus Theorie’, Vandenhoec & Ruprecht, Göttingen, 1977; (51) Paul A. Baran P.M. Sweezy, ‘Il capitale monopolistico (1966), Einaudi, Torino, 1978; (52) Vladimir I. Lenin, ‘L’imperialismo fase suprema del capitalismo’ (1917), in Lenin, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma, 1965, passim (ora nell’edizione a sé, La Città del Sole, Napoli, 2001). Oltre al testo cit. di Hilferding (nota 46), cfr. Nikolaj I. Bucharin, ‘L’economia mondiale e l’imperialismo’ (1915), con introduzione di Paolo Santi, Samonà e Savelli, Roma, 1966; (53) Cfr. F. Andreucci, ‘La questione coloniale e l’imperialismo’ cit., (nota 22), p. 883; (54) Lenin, ‘L’imperialismo’, cit., (nota 52), p. 572; (55) K. Kautsky, L’imperialismo (1914), a cura di Luca Meldolesi, Laterza, Bari, 1980. Cfr. M.L. Salvadori, ‘Kautsky fra ortodossia e revisionismo’, in ‘Storia del marxismo’, cit., (nota 17), vol. II, pp. 279-314; Marek Waldenberg, ‘Il papa rosso. Karl Kautsky, Editori Riuniti, Roma, 1980, passim]”,”TEOC-011-FMB”
“BUTTIGLIONE Rocco”,”Dialettica e nostalgia.”,”BUTTIGLIONE Rocco è nato a Gallipoli (Lecce) nel 1948. Ha studiato giurisprudenza a Torino e Roma laureandosi in questa città. “”L’ Institut für Sozialforschung di Francoforte nacque per contrastare la conciliazione del marxismo con l’ esistente, che nella linea teorica e politica della socialdemocrazia dopo la 1° guerra mondiale trovava compimento. Nella prima fase della sua esistenza esso è dominato dalle figure di Carl Grünberg e di Henryk Grossmann e proprio nell’ ambito dell’ Istituto viene elaborata l’ ultima grande teoria del crollo del capitalismo, quella contenuta appunto nell’ opera monumentale di Grossmann Das Akkumulations-und Zusammenbruchsgesetz des kapitalistichen Systems.”” (pag 46)”,”TEOC-210″
“BUTTIGLIONE Rocco”,”La crisi dell’ economia marxista. Gli inizi della Scuola di Francoforte.”,”””Partendo da una teoria del crollo siamo così pervenuti ad una teoria del ciclo capitalistico che permette di individuarne le diverse fasi e i fenomeni connessi con ciascuna di esse con un certo grado di approssimazione. Questa conseguenza fu tratta già immediatamente dopo la pubblicazione del libro di Grossmann da F. Sternberg: altro è dimostrare il carattere contraddittorio del modo di produzione capitalistico, altro è dimostrare la necessità della sua crisi finale.”” (pag 85) (F. Sternberg, Eine Umwälzung der Wissenschaft? Kritik des Buches von Henryk Grossmann “”Das Akkumulations- und Zusammenbruchgesetz des kapitalistischen Systems””. Zugleich eine positive Analyse des Imperialismus, Berlin, 1930)”,”TEOC-213″
“BUTTIGLIONE Rocco”,”Augusto Del Noce. Biografia di un pensiero.”,”Rocco Buttiglione è nato nel 1946. Si è laureato in filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma nel 1969 e ha insegnato in varie università. E’ autore di varie pubblicazioni tra cui ‘Dialettica e nostalgia’ (1979), ‘Il pensiero di Karol Wojtyla, Milano, 1982, ‘L’uomo e il lavoro’ (1984). Contiene il capitolo – Augusto Del Noce e il marxismo (pag 117-142) (in partgicolare sul ‘marxismo italiano’)”,”BIOx-012-FMB”
“BUTTINO Marco”,”La rivoluzione capovolta. L’Asia centrale tra il crollo dell’impero zarista e la formazione dell’URSS.”,”Marco Buttino insegna storia dell’Europa orienale a Torino. Ha pubblicato studi sulla storia dell’URSS e dell’Asia centrale. La rivolta dei coloni e l’ alleanza con i basmachi (pag 368)”,”RIRx-189″
“BUTTINO Marco”,”La rivoluzione capovolta. L’Asia centrale tra il crollo dell’impero zarista e la formazione dell’URSS.”,”Marco Buttino insegna storia dell’Europa Orientale a Torino. Ha pubblicato studi sulla storia dell’Urss e dell’Asia centrale. Ha pubblicato ‘La fuga’ (2001) e ‘Uomini in armi’ (2000) insieme a M.C. Ercolesi e A. Triulzi.”,”ASIx-015-FL”
“BUZZATI-TRAVERSO Adriano”,”L’uomo su misura.”,”A. Buzzati-Traverso è nato a Milano nel 1913. Laureato in scienze naturali si dedicò alla ricerca biologica e allo studio della genetica, delle mutazioni ereditarie. Diventò professore di genetica all’Università di Pavia nel 1948. Dopo un periodo breve negli Stati Uniti come Visiting Professor fece attività presso il CNEN.”,”SCIx-003-FMDP”
“BUZZI A.R.”,”La teoria politica di Gramsci.”,”A. R. Buzzi insegna nella Facoltà di Scienze economiche, sociali e politiche dell’Università cattolica di Lovanio (1973). La struttura del partito politico e il capo carismatico (Gramsci) (pag 231-232; 234; 236-237) Sigla M.: Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno’, Torino, Einaudi, 1949, 1966″,”GRAS-138″

Biblioteca Isc ordinata per nome autore, B3

“BEZZA Bruno a cura; saggi di Claudio PAVESE Luciano SEGRETO Peter HERINER Bruno BEZZA Renato GIANNETTI”,”Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison.”,”Bruno Bezza ha insegnato nelle Università di Milano, Teramo, Perugia. E’ Segretario generale della Fondazione Assi. Si è occupato principalmente di storia delle relazioni industriali.”,”ECOG-073-FPA”
“BHADRA Bula”,”Materialist Orientalism: Marx, ‘Asiatic’ mode of production and India.”,”BHADRA Bula Department of Sociology Calcutta University “”In his ‘A Contribution to the Critique of Political Economy’ Marx said that “”the Asiatic”” mode of production, along with other modes that originated in Europe, was an epoch “”marking progress on the economic development of society””. Marx is correct if this characterization means the invariant fact that civilization and history first arose in the fertile plains of the river valleys of the Tigris-Euphrates, the Nile, the Indus, and the Huangho – all being located in the East. But he alone was no maverick in conceptualizing the stated role of the Eastern civilizations. Hegel clearly stated that it was on the river plains of the East where “”property in land”” commenced and where “”the basis and foundation of the state”” became possible. (…)”” (pag 267-268) “”These words of a contemporary liberal social historian (A.L. Basham) put in perspective precisely the fact, ignored by Marx, that the Indian social formation, like any other social formation of whatever geographical location, was not stagnant ‘per se’. Indeed the reverse is the case, as is indicated today by a plethora of empirical data. Among other things, they repudiate Marx’s claim that the “”Asiatic history”” was marked plainly by an””indifferent unity of town and countryside””, whereas the history of classical European antiquity remained “”the history of cities””. The fact of the matter is that India developed as well what was fundamentally an urban civilization – the Indus or Harappan civilization (2500/2300 B.C. – 1750/1500 B.C.) which, in its turn,was the culminating point of a chain of interrelated material and cultural developments encompassing both productive forces and relations of production.”” (pag 269-270″,”TEOC-557″
“BHAGAT Chetan”,”Un misero 18.”,”Elsa Osorio è nata a Buenos Aires e attualmente risiede a Madrid.”,”VARx-007-FC”
“BHAGAVAN R.S.”,”An Introduction to the Philosophy of Marxism. Part I.”,”R.S. Bhagavan was born in 1927, and after a varied education came into the legal profession in 1956. He joined the Lanka Sama Samaja Party towards the end of 1942, when it was underground during the War, and became associated with all aspects of party activity, apart from public speaking. He edited the Sri Lankan editions of pamphlets by Rosa Luxemburg and Trotsky that were the only copies in print at that time.”,”TEOC-101-FL”
“BHAGWATI Jagdish”,”L’ economia dei paesi sottosviluppati.”,”BHAGWATI Jagdish è nato nel 1934 e ha compiuto i suoi studi a Bombay, Cambridge, Oxford e all’ Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT). Dopo un periodo di ricerche ad Oxford, ha ottenuto la cattedra di Scambi Internazionali all’ Università di Delhi. Nel 1964-65 è stato chiamato come consulente dal Ministro per la Pianificazione in Turchia.”,”PVSx-007″
“BHAGWATI Jagdish a cura, scritti di LEONTIEF W.W. JOHNSON H.G. LANCASTER K. JONES R.W. MINHAS B.S. SAMUELSON H.G. LIPSEY R. STOLPER W.F. CORDEN W.M. FINDLAY R. GRUBERT H. MACDOUGALL G.A.D. MCKINNON R.I.”,”International Trade. Selected Readings.”,”Introduction, Further Reading, Acknowledgements, grafici, formule, Author Index, Subject Index”,”ECOI-383″
“BHASKAR Roy”,”From Science to Emancipation. Alienation and the Actuality of Enlightenment.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation.”,”TEOP-089-FL”
“BHASKAR Roy”,”Dialectic. The Pulse of Freedom.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-125-FL”
“BHASKAR Roy”,”From East to West. Odyssey of a Soul.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-126-FL”
“BHASKAR Roy”,”A Realist Theory of Science.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-133-FL”
“BHASKAR Roy”,”Reflections on Meta-Reality. Transcendence, Emancipation and Everyday Life.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-134-FL”
“BIAGI Enzo”,”Lubjanka. Comunismo. Bilancio 80 milioni di morti.”,”BIAGI è nato nel 1920 a Lizzano in Belvedere (Bologna). Giornalista e scrittore ha scritto molte opere tra cui ‘Un anno e una vita’, ‘La disfatta’, ‘I come italiani’, ‘L’albero dai fiori bianchi’, ‘Il fatto’, ‘Lunga è la notte’, ‘Quante donne’, ‘La bella vita’, ‘Sogni perduti’, ‘Scusate, dimenticavo’.”,”RUSS-060″
“BIAGI Enzo a cura; redattori Gianni BALDI e Sergio BORELLI”,”La rivoluzione russa. Volume primo. I giorni che sconvolsero il mondo.”,”1905. “”Il più celebre di questi episodi fu l’ ammutinamento dell’ equipaggio della corazzata Potemkin, ammiraglia della flotta del Mar Nero. Scoppiò il 14 giugno, quando, avendo i marinai rifiutato di mangiare carne guasta, un ufficiale uccise con un colpo di pistola uno di coloro che protestavano. Tutti gli ufficiali furono buttati a mare. L’ unità, che si trovava in navigazion, issò la bandiera rossa e fece rotta su Odessa. Nel gran porto del Mar Nero era in quel momento in corso uno scopero e le autorità temettero che la solidarietà trfa marinai e operai portasse a una insurrezione. Quelli della Potemkin portarono sul molo il corpo del loro compagno ucciso dall’ ufficiale, e una gran folla incominciò a rendere omaggio alla salma. Le autorità mandarono reparti dell’ esercito con l’ ordine di sparare sulla folla e il risultato fu altrettanto sanguinoso che a Pietroburgo. L’ episodio culminante del amssacro si svolse sulla scalinata monumentale che unisce la città al porto. (…) Per reazione, e su incitamento dei dirigenti operai, l’ equipaggio della Potemkin iniziò il bombardamento della città. Poi, trovandosi in disaccordo sulla via da seguire, i marinai finirono con il salpare, prendere il largo e, dopo molte tergiversazioni, fare rotta sul porto romeno di Costanza, dove furono internati.”” (pag 4)”,”RIRx-131″
“BIAGI Enzo a cura; redattori Gianni BALDI e Sergio BORELLI”,”La rivoluzione russa. Volume secondo. La battaglia per sopravvivere.”,”””Mosca, che non fu la capitale della rivoluzione, divenne la capitale dell’ insurrezione, o meglio delle insurrezioni, perché ve ne furono parecchie in quegli anni della guerra civile. La prima coinvolse gli anarchici, che avevano requisito alcuni edifici di Mosca e ne avevano fatto il loro quartier generale. Fra di essi, oltre agli idealisti, si annidavano avventurieri e delinquenti comuni, e tutti insieme compivano grassazioni, ruberie, saccheggi e sequestri di persona. Nell’ aprile del ’18, la Ceka mise fine al regno degli anarchici attaccandoli nel loro covo e distruggendoli senza pietà.”” (pag 39) Guerra civile. “”Oltre alla fame e alla guerra civile, il regime sovietico dovette fronteggiare durante la primavera e l’ estate del ’18 le continue sommosse e le congiure. Nel mese di maggio, la Ceka scoprì a Mosca un complotto dell’ ex terrorista e braccio destro di Kerenski, Savinkov, il quale con alcuni elementi della sua “”Unione per la difesa della patria e della libertà”” stava organizzando un’ insurrezione. L’ organizzazione venne distrutta: Savinkov, specialista nell’ arte del travestimento, riuscì a fuggire, ma il suo principale collaboratore generale Popov cadde nella rete. Il mese dopo, rivolta a Tambov; finita con la fucilazione di 50 persone. Perfino nelle roccheforti del regime, alla fabbrica Obuchov di Pietrogrado, in uno stabilimento di Mosca, su alcune torpediniere del Baltico, si ebbero scioperi e mezze rivolte, a causa soprattutto della carestia. Ma le grane più serie il governo le incontrò coi ferrovieri, rimasti antibolscevichi fin dalla rivoluzione d’ottobre. Un comitato centrale rivoluzionario delle ferrovie dovette assumere il controllo di parecchie linee e prendere misure drastiche per impedire gli scioperi””. (pag 70)”,”RIRx-132″
“BIAGI Enzo a cura; redattori Gianni BALDI e Sergio BORELLI”,”La rivoluzione russa. Volume terzo. L’ età di Stalin e di Krusciov.”,”””Ed ora, valga un esempio. Il libro è posto in vendita nelle librerie di Stato. Passa uno e lo compro. (…) Vi legge: “”Ivanov, ‘La comune di Parigi’ (…). (…) il libro di Ivanov è stato tolto dalla circolazione! Pochi giorni dopo, sullo scoccare delle due di mattina, gli agenti della NKVD fanno irruzione in casa d’ Ivanov (…). Con tutto il suo archivio personale, comprese le carte di famiglia, Ivanov e il padre, il nonno, la nonna, la moglie sono trascinati via e gettati nelle carceri sotterranee della NKVD, sotto l’ accusa di “”sabotaggio sul fronte ideologico””. Motivi: 1) Ivanov sostiene, nella “”Comune di Parigi””, che “”molto sangue, durante il movimento insurrezionale del 1871, è stato inutilmente versato, visto che il proletariato non riuscì ad imporre il proprio potere”” (…) 2) Ivanov, pretende che, durante la Comune, fu l’ ala sinistra del “”terzo stato”” ad esercitare il potere. Si tratta d’una calunnia e di una falsificazione storica, giacché la Comune fu la “”prefigurazione della dittatura del proletariato””. 3) Ivanov tace deliberatamente sulla funzione direttiva adempiuta dalla sezione parigina della prima Internazionale. 4) Ivanov ha volontariamente sottaciuto i risultati positivi dell’ esperienza della Comune (…). L’ istruttoria dura un anno, un anno e mezzo. Ivanov non cede. (…) Ivanov è mandato in Siberia (…)””. Ho scelto il caso tipico di un Ivanov “”contrabbandiere, falsario e controrivoluzionario””. Ma a quanti seguaci di Pokrovski non toccò un destino simile negli anni che seguirono “”La lettera storica”” di Stalin!”” (pag 156-157, da A. Uralov, Stalin al potere, Cappelli)”,”RIRx-133″
“BIAGI Enzo”,”Testimone del tempo.”,”Fleming, Chain e Florey. La scoperta della penicillina. “”Waksman ha passato l’ esistenza a studiare, per condurre avanti quelle intuizioni, e ha scritto le sue esperienze anche in un libro appassionante: ‘La mia vita tra i microbi’. E’ con Fleming uno dei padri degli antibiotici, ma non ha,L per il defunto collega, una profonda considerazione. “”L’ho conosciuto assai bene””, mi ha detto. “”Egli venne nei miei laboratori, e ciò accadde una ventina d’anni fa. Discutemmo alcuni problemi. Fleming era un batteriologo e un buon osservatore. Notò che certe muffe verdi impedivano lo sviluppo dei batteri, ma non era un biochimico. Intuì il valore potenziale di quella sostanza che aveva individuato in una provetta, per combattere le infezioni, ma non prese molte iniziative. Il suo contributo più importante è l’esame del fenomeno, e l’ aver trovato una definizione del prodotto. Lei ricorda Faust? A un certo momento Goethe gli fa dire: “”Se tu non capisci qualcosa dagli un nome, e penseranno che sai tutto in proposito””. Fleming è diventato famoso perché ha battezzato il farmaco; lo ha chiamato ‘penicillina’. Ma senza il lavoro di Chain e di Florey, le sue osservazioni sarebbero rimaste a un punto fermo.”” (pag 21) USA ed Europa. Il carattere degli americani. “”Art Buchwald: ‘Gli americani sono gentili, pieni di immaginazione, attivi, sempre in movimento, non basta un “”no”” per fermarli. Invece in Europa c’è sempre qualcuno che ti spiega perché non ha potuto fare il suo lavoro come avrebbe voluto, anche gli stagnini si sentono incompresi. Qui si può fare tutto. Difetti? Impazienti, non possono fermarsi mai, debbono sempre andare avanti, insicuri, un anno sei l’ uomo più importante, l’ anno dopo sei nessuno. Costruiscono i loro idoli e subito li distruggono. In Europa si può resistere a lungo, qui no””. (pag 30)”,”BIOx-112″
“BIAGI Enzo”,”Dinastie. Gli Agnelli, i Rizzoli, i Ferruzzi-Gardini, i Lauro.”,”Angelo Rizzoli, Angelone, ‘l’uomo più solo che esista’, ‘l’editore spennato come un pollo’ (pag 108) Lauro e Giannini. “”(Achille Lauro) Non è mai stato un grande lettore, ma c’è un settimanale che segue con tanto interesse, «L’Uomo qualunque», e un personaggio che ammira: Guglielmo Giannini. Gli piace perchè è il primo ad avere alzato «il vessillo della riscossa contro la canea urlante». Anche il linguaggio del giornalista e commediografo suo concittadino deve essere di suo gusto. Ha una rubrica intitolata «Le Vespe». Vi si leggono frasi come queste: «Togliatti, Nenni, Silone, farabutti, falsari, immondo brulicare di politica verminaia». E anche: «Fetenti, fetentoni, fregnoni, panscrementi, carogne e simili». «L’Uomo qualunque» vende ottocentomila copie. Nella testata c’è un poveretto stritolato da un torchio. E’ quello che gli inglesi chiamano ‘The man in the street’, l’uomo della strada. Per lui, per la vittima, Giannini si batte contro «i professionisti della politica». «Sono loro,» scrive «che per mania o per orgoglio hanno condotto il mondo al macello. Così anche mio figlio è morto. E questo non deve più accadere». Anche il comandante la pensa nella stessa maniera: «Io ero contrario alla guerra, a tutte le guerre». Per ragioni ideologiche, ma anche pratiche: «Ad una ad una vidi le mie navi finire in fondo al mare. Una volta me ne affondarono tre in un solo giorno. Mi sentii mancare». Deve condividere anche il programma di Giannini: vuole «lo Stato amministrativo», governato dai tecnici. Nel 1946, porta in Parlamento trentadue deputati che talvolta hanno un peso determinante. Dodici anni dopo Guglielmo Giannini era un signore dimenticato, e il suo giornale non contava più nulla. «Costa quaranta lire» mi disse «ma non le vale». E aggiunse: «Quel successo, quando ci ripenso, mi pare una vergogna. La folla mi applaudiva: mi credevano un fascista. Non lo sono mai stato, e avevo altri progetti». Il comandante Lauro pensa che non può stare a guardare: i devoti dicono per il bene di Napoli e per quello dell’Italia, ma forse anche perché, con gli interessi che manovra, la neutralità non gli conviene. Tratta con la Democrazia cristiana, ma qualcuno si oppone. Un’intervistatore gli fa un nome: «L’onorevole Fanfani?». «Già , deve chiamarsi così». Fa qualche sondaggio anche coi comunisti, ma nemmeno lì trova un ambiente favorevole. Lo contrasta il senatore Reale. C’è nell’aria la possibilità di un accordo di Giannini con Togliatti e con Nenni, per fare cadere il governo De Gasperi. Dice Giannini, che qualcuno chiama anche «Il Fondatore»: «Se il comunismo è elevazione degli umili, abolizione della povertà, benessere per tutti, Cristo era comunista, San Francesco era comunista, io sono comunista». E’ una interpretazione un po’ rozza, molto sentimentale e nasconde anche qualche pericolo. Quelli di Palazzo Chigi si allarmano, e attraverso il ministro della Marina, chiedono una mano a Lauro. Lauro va a trovare Giannini, e lo trova «irascibile, nervoso e ostinato»: oltretutto è afflitto da fistole molto dolorose. Tenta di convincerlo, ma niente da fare: «Debbo dare un colpo in testa alla Dc; e glielo darò». Ma Achille Lauro ricorre a una astuta strategia: tratta coi deputati dei qualunquisti. Qualcuno, andando per le spicce, ha scritto: li compera. Di sicuro gli garantisce solidi appoggi per le prossime elezioni, e tutti, compatti, votano per il presidente del Consiglio. Giannini resta solo. E’ così che nasce il laurismo, «un fenomeno tipicamente meridionale, protestatario, eversivo, erede illegittimo del qualunquismo gianniniano, degenerato nello strapotere di un solo boss». Lo storico Giuseppe Galasso tratteggia un rapido profilo del comandante: «Innanzi tutto era un grosso uomo d’affari, assai vicino a quei capitani d’industria del passato di cui la letteratura europea ci ha dato tante immagini, più che allo spirito del capitalismo di oggi. Aveva anche una proiezione più complessa, e si proponeva non soltanto nelle attività economiche, ma nella vita complessiva della società»”” (pag 185-186)”,”ECOG-052″
“BIAGI Enzo”,”Il signor Fiat. Una biografia.”,”””Una cosa è diecimila cose”” (Proverbio giapponese) (in apertura)”,”ECOG-001-FV”
“BIAGI Enzo, opera a cura di Giuseppe MAYDA Luigi TESTORI Vittorio LUCHINAT”,”La seconda guerra mondiale. Parlano i protagonisti.”,”Materiali iconografici degli archivi del Corriere della Sera, Fabbri Editori, Rizzoli Editore; alcuni testi sono tratti da: Enzo Biagi, ‘La seconda guerra mondiale'”,”QMIS-319″
“BIAGI Enzo”,”Cardinali e comunisti.”,”””Fra duecento, trecento anni, la vita sarà meravigliosamente bella e piacevole. E per questa nuova vita noi viviamo e soffriamo”” (Cecov, Le tre sorelle) (in apertura) ‘Ha letto una frase che mi sembra vera: “”Per ogni uomo che incontri qualcosa in te nasce, qualcosa in te muore”” (prefazione di Biagi) Gli ungheresi hanno il senso dell’umorismo. Anche quando le cose vanno male riescono a sorridere. Sparavano i cannoni russi, e la gente immaginava quali crudeli e impossibili “”annunci economici”” avrebbero potuto pubblicare i giornali. “”Venite a Budapest, la citta dei bagni. Di sangue””. Oppure: “”Il maresciallo sovietico Grebegnik divide il vostro appartamento”” Grebgenik fece sparare i cannoni. E ancora: “”Abbiamo avuto torto. Volevamo interferire nei nostri affari”” (pag 119) (Evoluzione della barzelletta)”,”EURC-014-FV”
“BIAGINI Antonello F.M.”,”L’ Italia e le guerre balcaniche.”,”Con questo lavoro il Prof Antonello BIAGINI aggiunge un nuovo tassello a quel vasto programma di ricerca e valorizzazione dei documenti prodotti dagli addetti militari italiani impegnati nell’area danubiano-balcanica. Collaboratore dell’Ufficio, l’A è impegnato attualmente in diversi settori della ricerca archivistica: le Commissioni interalleate di controllo dopo la 1° GM e la pubblicazione del Diario Storico del Comando Supremo, 1940-1943.”,”ITQM-021″
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’ Albania. Dalle origini ai giorni nostri.”,”BIAGINI è Prof ordinario di storia dell’ Europa orientale presso l’Univ La Sapienza di Roma, componente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, coordinatore nazionale del progetto strategico ‘Il “”sistema”” mediterraneo: radici storiche e culturali, specificità nazionali’, D del Dipartimento di storia moderna e contemporanea. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica e a quella della Russia e dell’ Europa centro-orientale. Tra le pubblicazioni recenti: – L’ Ungheria dal socialismo all’ economia di mercato – Caratteristiche e prospettive del processo di transizione, 1996 (con R. TOLOMEO) – Mezzo secolo di socialismo reale – L’ Europa centro-orientale dal secondo conflitto mondiale all’era postcomunista (con F. GUIDA)”,”EURC-036″
“BIAGINI Furio”,”Nati altrove. Il movimento anarchico ebraico tra Mosca e New York.”,”Furio BIAGINI (Pistoia 1954) laureato e specializzato in storia medievale, moderna e contemporanea, collabora alla Fondazione Anna Kuliscioff e al Centro studi libertari di Milano. Ha pubblicato saggi e artioli su riviste specializzate e presso l’ editore Lacaita il volume ”Il risveglio’, 1900-1922. Storia di un giornale anarchico dall’ attentado di Bresci all’ avvento del fascismo’. Attualmente è Professore di Storia dell’ ebraismo contemporanea presso la Facoltà di Lingue dell’ Università di Lecce. Fa parte della redazione della ‘Rivista storica dell’ anarchismo’.”,”ANAx-088″
“BIAGINI Antonello”,”Storia della Turchia contemporanea.”,”Antonello BIAGINI è professore ordinari di storia dell’ Europa orientale presso l’ Università di Roma ‘La Sapienza’ e presso la Libera Università degli Studi S. Pio V. Si è occupato anche di temi relativi alla sotria danubiana-balcanica, della Russia e della transizione dell’ Europa centro-orientale. Ha scritto vari libri (v. retrocopertina).”,”TURx-015″
“BIAGINI Antonello F.M.”,”In Russia tra guerra e rivoluzione. La missione militare italiana 1915-1918.”,”””Esisteva tuttavia, scriveva ancora l’ ufficiale italiano, “”un gruppo di rivoluzionari che si trovano a Losanna (e Ginevra) e che hanno, almeno attualmente, scarsa voce fra le classi minori della popolazione russa””, la cui opposizione si era manifestata con una duplice affermazione: la prima, basata sull’ analisi dei risultati della guerra di Crimea e soprattutto su quelli della guerra russo-giapponese, asseriva che una Russia vincente la guerra sarebbe stata una Russia che avrebbe riaffermato la reazione, mentre una Russia che avesse perso la guerra sarebbe stata una Russia che avrebbe concesso qualche cosa al popolo; la seconda posizione sosteneva che per giungere alla rivolta occorreva che le cose non si fossero assestate all’ interno del paese. La Duma, lavorando d’accordo con il governo, avrebbe riorganizzato in parte il paese e avrebbe impedito la vera necessaria rivolta. In effetti Lenin vedeva nella sconfitta militare l’ unica possibile affermazione della rivoluzione in contrasto con quegli esponenti come Plechanov che pur nell’ opposizione allo zar, si erano schierati per la vittoria e la “”resistenza”” ai tedeschi. (cfr. A. Tamborra, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Laterza, 1977) pag. 681) V’era infine la corrente di estrema destra, rappresentata da elementi sempre ostili ad ogni lavoro di iniziativa parlamentare.”” (pag 41)”,”ITQM-100″
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’Ungheria contemporanea.”,”Antonello BIAGINI (1945) è professore ordinario di storia dell’Europa orientale presso l’Università La Sapienza di Roma. Direttore del Centro interuniversitario per gli studi ungheresi e sull’Europa centro-orientale. “”Imre Nagy, esponente comunista esperto di agricoltura, che era stato per circa venti anni in Unione Sovietica, rientra in patria con il gruppo Rakosi-Gero. Propugna una diversa sistemazione delle terre rispetto al modello della collettivizzazione secondo le teorie di Nikolaj Bucharin (1888-1938). Questi, direttore della ‘Pravda’, viene condannato a morte da Stalin con l’accusa strumentale di essersi alleato con Trotsky. In realtà egli era sostenitore del modello instaurato dalla NEP (Nuova Politica Economica) che prevedeva forme di economia privata soprattutto nel settore dell’agricoltura e dunque contrario alla collettivizzazione forzata”” (nota pag 143)”,”UNGx-011″
“BIAGINI Antonello”,”Storia della Turchia contemporanea.”,”Antonello Biagini è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”TURx-004-FL”
“BIAGINI Eugenio F.”,”Storia dell’Irlanda dal 1845 a oggi.”,”Eugenio F. Biagini insegna Storia moderna e contemporanea nell’Università di Cambridge. Con il Mulino ha pubblicato “”Il liberalismo popolare. Radicali, movimento operaio e politica nazionale in Gran Bretagna 1860-1880′ (1992) e ‘Il Risorgimento e l’unificazione dell’Italia’ con D. Beales, 2005. Marx Engels e il movimento cartista (pag 23) Questione emigrazione in Gran Bretagna o America. Engels sugli immigrati irlandesi a Londra ecc. (pag 80) “”Coloro che decidevano di restare in Gran Bretagna erano concentrati nelle grandi città industriali del Lancashire e del Cheshire (40%), a Londra (17%), oppure a Glasgow (29%), che era la destinazione preferita in Scozia. Spesso provenienti dalle zone rurali di Mayo, Clare o Tipperary, catapultati negli ‘slums’ industriali, questi contadini stentavano ad adattarsi alle regole di vita urbane e con i loro maiali e altri animali domestici nel cortile e nelle strade (com’erano stati soliti fare in Irlanda) davano adito a stereotipi più o meno razzisti sulla natura primitiva degli irlandesi. Avevano la reputazione di essere violenti, ubriaconi, sporchi, malati e contagiosi. Talora li si rappresentava come delle specie di scimmioni in panni umani, una caricatura che si trova spesso nei giornali satirici come «Punch», ma che era anche condivisa da osservatori della sinistra radicale. Addirittura Friedrich Engels scrisse: «se quasi in ogni grande città un quinto o un quarto degli operai sono irlandesi, oppure figli di irlandesi cresciuti nella sporcizia irlandese, non ci si può meravigliare del fatto che la vita dell’intera classe operaia, i suoi costumi, il suo atteggiamento intellettuale e morale, tutto il suo carattere abbia assimilato molti elementi irlandesi, e si può comprendere come la situazione indegna dei lavoratori inglesi, generata dall’industria moderna, e dalle sue conseguenze immediate, sia stata resa ancora più degradante (2)». Ma se l’irlandese appena sbarcato era spaesato e disperato, pronto a lavorare a salari irrisori ben al di sotto della paga che i sindacati cercavano di negoziare, nel giro di pochi anni si assimilava, anche per sottrarsi al pregiudizio razziale. In genere si impegnava per integrarsi e farsi accettare e usava come meglio poteva le opportunità che gli venivano offerte. Anziché «crumiro», diveniva attivo nelle ‘trade unions’ e nella politica locale”” (pag 80)”,”IRLx-015″
“BIAGINI Antonello”,”Storia della Romania contemporanea.”,”Antonello Biagini è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”EURC-081-FL”
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’Ungheria contemporanea.”,”Antonello Biagini (1945) è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”UNGx-006-FL”
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri.”,”Antonello Biagini (1945) è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”EURC-082-FL”
“BIAGINI Eugenio F.”,”Il liberalismo popolare. Radicali, movimento operaio e politica nazionale in Gran Bretagna, 1860-1880.”,”Il legame tra puritanesimo e radicalismo “”La storia, oltre a stimolare la politica ed ispirare poesia popolare, forniva ispirazioni anche al romanzo e al teatro. Romanzi a puntate ambientati al tempo della Guerra civile furono pubblicati sulla stampa operaia, con Cromwell che rivestiva il ruolo del riformatore intrepido (84) (…) Cromwell era visto come la personificazione del ‘Commonwealth’, la repubblica puritana le cui tradizioni erano coltivate come quelle della prima vittoria del «Popolo» contro «il Privilegio». Quando Carlo I «il tiranno» cercò di governare senza il parlamento e di ignorare la volontà della nazione, quest’ultima dimostrò di essere in grado di fare a meno del re. Gli antichi puritani, saldi nella cultura calvinista, avevano combattuto con successo la battaglia per la libertà politica e l’uguaglianza sociale abbattendo la monarchia e le sue appendici. Nel 1862 il bicentenario della «Grande espulsione» del 1662 stimolò considerevolmente questo revival culturale (87), e tra le altre cose suggerì il titolo del giornale ultraradicale, «The Commonwealth», diretto da J.B. Leni e da altri artigiani e agitatori (88). Il legame tra puritanesimo e radicalismo era così forte che alcuni radicali plebei erano incapaci di concepire un movimento radicale che non fosse in qualche senso anche «puritano». Un esempio lo si trova nei commenti radicali plebei alla Guerra franco-prussiana del 1870-1 e alle sue conseguenze. La disfatta completa della Francia era dovuta al fatto che essa era stata resa «corrotta, frivola, e licenziosa, affinché potesse essere governata facilmente da un capo immorale», e perfino le truppe d’élite, «gli zuavi – resi codardi e infingardi dal bonapartismo – fuggirono di fronte al nemico in disonorevole confusione». Al contrario, i tedeschi vincitori – che all’inizio sembravano combattere solo per l’indipendenza del loro paese – erano da lodare per le loro virtù protestanti, essendo «le truppe di miglior qualità che l’Europa abbia visto dal tempo in cui gli ‘ironsides’ di Cromwell debellarono i realisti» (89). In seguito, quando il nazionalismo aggressivo dei tedeschi divenne evidente, essi persero la loro aureola di santità, sebbene i francesi – divenuti repubblicani – fossero ancora trattati con disprezzo per la loro «incurabile immoralità» (…) (pag 60-62) “”Max Weber ha scritto che lo sviluppo della «demagogia – nel senso «avalutativo» da lui inteso, come culto dell’eroe democratico nelle attività dei partiti – è una funzione dell’ampliamento del suffragio (7). Nel caso britannico la «demagogia» era molto più antica della democrazia (8) (…)”” (pag 422) (7) Max Weber, Teoria delle categorie sociologiche, in ‘Economia e società’, Ed. di Comunità, 1980 (8) E.G. Rudè, Wilkes and Liberty’, LW, 1983″,”UKIS-023″
“BIAGINI Antonello a cura; saggi di Andrea CARTENY Roberto REALI Gabriele NATALIZIA”,”C’era una volta la Libia. 1911-2011, storia e cronaca.”,”Antonello Biagini è professore ordinario di Storia dell’Europa Orientale e prorettore per la Cooperazione e i Rapporti Internazionali presso l’Università di Roma La Sapienza. Consulente dal 1971 dell’Ufficio Storico dell’Esercito, ha curato la pubblicazione di numerosi documenti dello Stato Maggiore Esercito. Componente della Commissione Nazionale di Storia Militare, è stato presidente della Società Italiana di Storia Militare”,”AFRx-117″
“BIAGINI Antonello F.M., a cura”,”Documenti italiani sulla guerra russo-giapponese (1904-1905).”,”Rapporto di Ruggeri Laderchi Paolo, addetto militare a Pietroburgo, al Comandante in 2a del Corpo di Stato Maggiore Carlo Caneva, Pietroburgo 28 giugno 1906, Oggetto: Agitazione rivoluzionaria nell’esercito russo: “”(…) Le cause sono conosciute e ad esse ebbi in gran parte ad accennare in altri miei rapporti, fin da quando, durante la guerra col Giappone, si manifestarono i primi disordini militari in Russia. Esse si possono ricercarsi: a) nella propaganda socialista e rivoluzionaria, facilitata dal contatto stesso cogli operai, col popolo e coi contadini nei mesi e mesi di servizio di pubblica sicurezza disimpegnati dai vari reparti presso stabilimenti, officine e nelle campagne. Tale propaganda, dopo essere penetrata ed aver messo radici nelle caserme, dove era pressoché sconosciuta due o tre anni fa, guadagna ora ogni giorno maggiormente terreno. b) Nelle numerose sconfitte subite, nelle ignominie, negli orrori rivelatisi durante la guerra, che hanno profondamente scosso la disciplina, dato la stura alla critica, generato la sfiducia nei capi e lasciato in ufficiali e soldati strascichi immensi di animosità, di rancori e di odii d’ogni genere. c) Nel periodo di crisi che attraversa l’esercito per i numerosi mutamenti di ufficiali di tutti i gradi, nell’amministrazione, nei comandi e presso le truppe, per le varianti introdotte nei sistemi d’amministrazione per le riforme in corso, ecc. … d) Nella ripugnanza di non pochi ufficiali e soldati a disimpegnare quel servizio di polizia, di pubblica sicurezza e di repressione, generalmente gravoso, sovente crudele e spietato, che dura da quasi due anni, e che, ponendo continuamente e dappertutto l’esercito contro il popolo, non solo nelle regioni di frontiera, abitate da altre razze, ma anche nel centro della Russia, genera una forte perturbazione negli animi. e) Nell’adesione di una parte delle truppe e specialmente delle più intelligenti, compresi non pochi sottufficiali ed ufficiali, alle nuove idee politiche, ed al concetto che in Russia occorre tutto rinnovare, e che non è possibile ottenere ciò che coll’impiego della forza. f) Infine, ed è questa la causa principale alla quale, in fondo, tutte le altre risalgono, nelle tristi condizioni generali dell’impero ed in quello stato di confusione, di disordine e quasi di anarchia, in cui brancolano da qualche tempo le varie istituzioni russe ed al quale non era possibile che l’esercito potesse per lungo tempo sottrarsi. (…)”” [Paolo Laderchi Ruggeri, addetto militare a Pietroburgo, al Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Carlo Caneva, Pietroburgo, 28 giugno 1906, Oggetto: ‘Agitazione rivoluzionaria nell’esercito russo’] (pag 76-77)”,”QMIx-299″
“BIAGINI F. MASIELLO P. BERTOLO A. BERTI N. PUPPINI M. BOTTI A. NOVARINO M. VENZA C. FOFI G. CARROZZA G. MADRID-SANTOS F. TADDEI D. PEZZICA L.”,”Speciale Spagna ’36.”,”Memoria storica, informazioni editoriali e bibliografiche, attività libertarie, storia per immagini, album di famiglia”,”MSPG-007-FGB”
“BIALAS Wolfgang CHUNG Moon-Gil LIBRETTI Giovanni SCHÜRMANN Volker SOLDANI Franco MILIOS Jannis SKREDOV Vladimir Petrovic ANDERSON Kevin PARAGENINGS Heinz SIMON Hermann HAFNER Kornelia GEHRIG Thomas VOLLGRAF Carl-Erich DRISCHLER William Frederick SYLVERS Malcolm”,”Marx und Engels Konvergenzen – Divergenzen. Deutungkämpfe um Marx’ Frühschriften – Zur Edition der “”Deutschen Ideologie”” – The Concept of Structure in The German Ideology – Natur dialektik und Marxsche Kritik der Philosophie – Über Marxsche Kategorien: Extramehrwert, Kaufmannskapital, Asiatische Produktionsweise, Zur Kritik von Engels’ Historismus in seinem “”Kapital””-Verständis.”,”Alcuni saggi sono in inglese (di Libretti, Soldani, Anderson, Drischler, Sylvers)”,”MADS-680″
“BIALER Seweryn”,”I successori di Stalin.”,”BIALER è nato a Berlino nel 1927. Ha compiuto gli studi universitari in Polonia divenendo membro dell’Accademia Polacca delle Scienze. Nel 1956 è emigrato negli USA dove ha svolto attività di ricerca persso la Columbia University su temi relativi all’URSS. Attualmente è Prof di scienze politiche alla Columbia, D del Research Institute of International Change e membro del Comitato esecutivo del Columbia’s Russian Institute.”,”RUSU-077″
“BIALER Seweryn”,”I successori di Stalin.”,”Seweryn Bialer è nato a Berlino nel 1927. Ha compiuto gli studi universitari in Polonia divenendo membro dell’Accademia polacca delle Scienze. Nel 1956 è emigrato negli Stati Uniti, dove ha svolto attività di ricerca presso la Columbia University su temi relativi alla storia sovietica e specificatamente sulla questione della formazione dei gruppi dirigenti e del processo decisionale in Unione Sovietica. Attualmente è Professor of Political Science presso la Columbia University, Direttore del Research Institute of International Change e membro del Comitato Esecutivo del Columbia’s Russian Institute. É autore di: I generali di Stalin, Radicalism in the Contemporary Age, The Domestic Context of Soviet Foreign Policy. Interventi su riviste e giornali americani quali ‘Foreign Affairs’, ‘New York Times’, ‘Newsweeek’ e ‘Problems of Communism’.”,”RUSU-054-FL”
“BIALER Seweryn a cura, scritti di STARINOV, STUCENKO, BIRJUZOV, KUZNECOV, JAKOVLEV, EMELIANOV, BEREZKOV, STRACHOV, ZAMERCEV, TJULENEV, LUGANSKIJ, VORONOV, ROKOSSOVSKIJ, STEMENKO, CUIKOV, ZUKOV, KONEV,”,”I generali di Stalin. Storia della potenza militare sovietica attraverso le memorie dei suoi artefici.”,”Seweryn Bialer è nato a Berlino e ha studiato a Varsaviapresso l’Istituto di Economiadell’Accademia polacca delle Scienze e l’Istituto di Scienze Sociali. Nel 1956 si è trasferito negli Stati Uniti. Docente alla Columbia University, membro del Russian Institute e del Research Institute on Communist Affairs presso la stessa università, ha pubblicato numerosi saggi di economia e politica e prepara un’opera sulla classe dirigente sovietica dal 1939 al 1966.”,”RUST-034-FL”
“BIANCHERI Boris a cura, saggi di Boris BIANCHERI Alessandro COLOMBO Luigi CALIGARIS Corrado STEFANACHI Paolo CALZINI Maria WEBER Fausto POCAR Carlo JEAN Stefano SILVESTRI Paolo COTTA-RAMUSINO e Maurizio MARTELLINI Edoardo FLEISCHNER Alberto MARTINELLI Franco BRUNI Donato MASCIANDARO Francesco PASSARELLI Rodolfo RAGIONIERI Massimo CAMPANINI Paolo BRANCA Agostino GIOVAGNOLI Mario SCIALOJA.”,”Il nuovo disordine globale dopo l’ 11 settembre.”,”BIANCHERI Boris è presidente dell’ ISPI e dell’ ANSA dal 1997. E’ stato ambasciatore a Tokyo, Londra, Washington e Segretario generale del ministero degli esteri. Ha collaborato a ‘La Stampa’. L’ Ispi è l’ Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Saggi di Boris BIANCHERI Alessandro COLOMBO Luigi CALIGARIS Corrado STEFANACHI Paolo CALZINI Maria WEBER Fausto POCAR Carlo JEAN Stefano SILVESTRI Paolo COTTA-RAMUSINO e Maurizio MARTELLINI Edoardo FLEISCHNER Alberto MARTINELLI Franco BRUNI Donato MASCIANDARO Francesco PASSARELLI Rodolfo RAGIONIERI Massimo CAMPANINI Paolo BRANCA Agostino GIOVAGNOLI Mario SCIALOJA. “”L’ emergenza della guerra in Afghanistan accelerava il riorientamento del “”fuoco”” geopolitico della politica estera americana verso l’ Asia già osservabile prima del settembre 2001″” (pag 33)”,”RAIx-140″
“BIANCHI Paolo”,”Avere 30 anni e vivere con la mamma.”,”Paolo BIANCHI (nato a Biella nel 1964) ha compiuto gli studi all’ Università di Torino poi è andato a lavorare a Milano. Nel 1992 è diventato giornalista professionista. Lavora per l’ Editoriale Giorgio Mondadori, collabora a vari periodici e quotidiani. Ha fatto il cronista per il giornale di Feltri. Ha svolto pure attività di traduzione.”,”ITAS-022″
“BIANCHI Gianfranco”,”Quando Mussolini aveva sempre ragione. Dall’ Aventino all’ Impero.”,”A conclusione di una cinquantennale carriera di studi e di insegnamento nelle Università di Neuchatel e di Milano, e di giornalismo ‘militante’, Gianfranco BIANCHI con questa opera rievoca le vicende italiane e internazionali al tempo di MUSSOLINI attraverso documenti inediti.”,”ITAF-076″
“BIANCHI Bruna LOTTO Adriana ORTAGGI Simonetta”,”Economia guerra e società nel pensiero di Friedrich Engels.”,”BIANCHI insegna all’ Università di Venezia presso il Dipartimento di Studi Storici. E’ autrice di vari saggi sulla condizione operaia durante la Grande guerra e il fascismo, sulle nevrosi belliche e sulla diserzione nell’ esercito italiana. La LOTTO, bellunese, insegnante di liceo, collabora con varie istituzioni culturali. Simonetta ORTAGGI insegna presso l’ Università di Trieste. E’ autrice di studi su Gramsci, Trotsky, Lenin e la Terza Internazionale. Ha pubblicato vari lavori (v. retrocopertina).”,”MAES-042″
“BIANCHI Giordano Bruno”,”Alfredo Oriani. La vita.”,”Alfredo ORIANI (Faenza 1852- Casola Valsenio 1909) scrittore dal gusto decadente che portò nei suoi romanzi (Gelosia, 1894, Vortice, 1899, Olocausto, 1902) passioni torbide ed esistenze fallite. Nei saggi politici sociali (Fino a Dogali, 1889), La rivolta ideale, 1908) precorse atteggiamenti del fascismo (Eug). “”Per la maggior parte degli uomini la disfatta è una catastrofe senza tragedia, senza luce di conflitti ideali, senza visione di Dio, né consapevolezza di sé: una rovina banale e tutta esteriore: la malattia, il dissesto, la prigione, la morte. Essi di solito si lasciano trascinare dalla ruota delle abitudini, senza orientarsi per lunghi anni, e rovinano improvvisamente stroncati da un’ oscura violenza, balenando ai loro occhi atterriti la visione dell’ infinito e dell’ eterno; ma lo stupore, lo sbigottimento, la furia stessa del vortice che li travolge non dà loro modo di vedere, di capire, e cadono giù con un grido strozzato”” (pag 128)”,”ITAF-149″
“BIANCHI Gianfranco”,”Da Piazza San Sepolcro a Piazzale Loreto. Primo volume. Dissoluzione dell’ Italia postrisorgimentale, 1919-1924.”,”Il Governo Bonomi tra antifascismo e pacificazione. “”Benedetto Croce (1866-1952), il 23 giugno, consegna la relazione con cui il Governo Giolitti imposta quella riforma scolastica che, attuata poi da Giovanni Gentile, verrà definita “”la più fascista delle riforme””. L’ indomani, Filippo Turati rileva alla Camera che socialcomunismo e nazionalfascismo, presuntamente agli antipodi, si somigliano, in quanto credono “”alla taumaturgia della violenza (…). La guerra e gli eventi che la accompagnarono e seguirono, hanno creato due miracolismi: comunista e socialista, da un lato, nazionalista e fascista dal lato opposto””””. (pag 135)”,”ITAF-176″
“BIANCHI Bruna”,”La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’ esercito italiano (1915-1918).”,”BIANCHI Bruna insegna storia dele dottrine politiche all’ Università di Venezia presso il Dipartimento di studi storici. Si è interessata alla condizione operaia con paricolare interesse al lacvoro dei minorenni (per gli scritti v. risvolto di copertina). “”La volontà di mantenere uno stile di vita che li distinguesse dalla truppa, l’ abitudine al gioco d’ azzardo, l’ uso di liquori, la necessità di procurarsi denaro per alloggi e servizi, condussero molti ufficiali all’ alterazione dei registri di cassa, ai furti ai danni dei soldati, della popolazione civile e persino dei feriti. Attraverso la falsificazione di diari storici, documenti, corrispondenza, cercarono di ottenere promozioni, medaglie o trasferimenti. La vanità spinse molti ufficiali a fregiarsi abusavamente di distintivi (…). Anche tra gli ufficiali il reato più diffuso fu quello di diserzione; come nel caso dei soldati anche tra gli ufficiali prevalse la diserzione all’ interno (87.8 % di tutti gli allontanamenti).”” (pag 396)”,”ITQM-104″
“BIANCHI Bruna CAFFARENA Fabio GERVASONI Marco GIANNI Emilio MANZELLI Gianguido MARTIN Lidia PASTORE Giovanni ZANANTONI Marzio”,”Militarismo e pacifismo nella sinistra italiana. Dalla Grande guerra alla Resistenza.”,” Bordiga e Gramsci. “”I bordighiani pesavano per l’ 80% nel nuovo partito (comunista, PCdI, ndr) contro il magro 10% degli ordinovisti. Bordiga era un marxista attrezzato con una solida preparazione nel campo dell’ economia e molte posizioni politiche lo avvicinavano a Lenin, nonostante le numerose polemiche che intercorsero tra loro. Fra i limiti delle concenzioni di Bordiga vi erano il centralismo organico (pochi dirigenti dovevano costituire il partito) e una sottovalutazione dell’ importanza dei quadri intermedi (nonché dei quadri operai), preparati e capaci di autonomia: quando il fascismo sfascerà il nucleo dirigente comunista annullerà la capacità del partito di agire nella clandestinità. Le caratteristiche del tipico militante bordighiano solido e forte (‘duro e puro’), ma di insufficiente preparazione politica e privo di autonomia critica, ne farà un facile e docile strumento della stalinizzazione del partito di cui fu campione Palmiro Togliatti. Quanto a Gramsci, rivoluzionario di fede e impegno indiscutibili, mancava sulle questioni strategiche quella profonda assimilazione del marxismo indispensabile ad orientarsi in tempi drammatici come quelli della nascita e dei primi anni del PCd’I: non sarà così in grado di comprendere e di opporsi alla stalinizzazione del partito gestita da Togliatti.”” (pag 88, saggio di G. Manzelli)”,”MITC-077″
“BIANCHI Gianfranco”,”Problemi interpretazioni e vicende della Resistenza nella storia italiana contemporanea.”,”Edizione di mille copie Teoria politica riguardo al diritto di resistenza (pag 22-23) Nella bibliografia; Problemi metodologici e rassegne bibliografiche Opere generali: – di ispirazione neo-fascista – di intonazione antifascista o afascista Opere sulla RSI e sulla Resistenza – di ispirazione neofascista – di ispirazione antifascista o afascista – cattolici e protestanti nella Resistenza “”Il contrasto tra ‘legalità’ e ‘giustizia’, tra ‘leggi scritte’ e ‘leggi di coscienza non scritte’ – o, in altri termini, tra ‘diritti positivo’ storicamente determinato e ‘diritto naturale’ fondato sulla razionalità umana – risale al V secolo a.C. allorché si produssero i dibattiti dei Sofisti e di Socrate””. (pag 23) “”Che esista un diritto naturale alla rivoluzione – che in una fase storico-dottrinale può configurarsi come il tirannicidio teorizzato dai Monarcomachi – è acquisito dalla scienza giuridica-politica. C’è chi ricorda Sant’Agostino (De civitate Dei, IV, 4), per il quale ‘la legge ingiusta non va obbedita’ e ogni obbedienza deve cessare quando qualcosa sia comandato in contrasto con la legge della coscienza, che risale a Dio e si manifesta nella natura umana. (…) E San Tommaso, sulla base della ragione, non escludeva – ben sapendo che ‘non sunt facienda mala ut eveniant bona – l’eventualità del tirannicidio e del diritto alla resistenza, anche aggressiva, benchè solo come ‘ultima razio’, quando non vi sia altro mezzo per riaffermare la giustizia conculcata e per difendere i diritti fondamentali e inalienabili dell’ uomo””. (pag 23)”,”ITAR-102″
“BIANCHI Donato”,”La Russia nel mondo multipolare.”,”””Lo studio della Banca Mondiale rifà i conti sulla base delle tavole intersettoriali e di confronti internazionali, arrivando alla conclusione che un 12-13% del PIL deve essere “”riportato”” dal commercio all’industria del petrolio e del gas, che sale così al 20%, portando l’industria nel complesso al 41%, contro il 36% effettivo dei servizi. Le implicazioni del ricalcolo sono che la Russia è ancora molto dipendente dal petrolio e quindi esposta ai movimenti dei prezzi internazionali, più di quanto le cifre ufficiali lascerebbero intendere. La diversificazione diviene una necessità per poter raggiungere e sostenere ritmi di crescita che Putin si è prefissato, il raddoppio nel decennio. Lo studio stima anche il mancato introito fiscale derivante dal meccanismo spiegato: almeno il 2% del PIL, quindi una cifra valutabile attorno a 6-8 miliardi di dollari l’anno.”” (pag 212)”,”RUSx-131″
“BIANCHI Lorenzo a cura”,”L’idea di cosmopolitismo. Circolazione e metamorfosi. Atti del convegno organizzato dal Dipartimento di Filosofia e Politica dell’I.U.O. in collaborazione con l’Université de Bourgogne e la Società Italiana di Studi sul Secolo XVIII, Napoli 30 novembre-2 dicembre 2000.”,”Saggi di André ROBINET Anthony McKENNA Lorenzo BIANCHI Enrico NUZZO Arturo MARTONE Simone GOYARD-FABRE Stefano GENSINI Miguel BENITEZ Michèle BENAITEAU Nicoletta de SCISCIOLO Paolo BERNARDINI Jean FERRARI Agostino LUPOLI Giuseppe LANDOLFI PETRONE Georges PIERI Rossella BONITO OLIVA Marzia PONSO Eugenio DI-RIENZO”,”SOCU-166″
“BIANCHI Lorenzo a cura; saggi di André ROBINET Anthony McKENNA Lorenzo BIANCHI Enrico NUZZO Arturo MARTONE Simone GOYARD-FABRE Stefano GENSINI Miguel BENITEZ Michele BENAITEAU Nicoletta de-SCISCIOLO Paolo BERNARDINI Jean FERRARI Agostino LUPOLI Giuseppe LANDOLFI PETRONE Georges PIERI Rossella BONITO OLIVA Marzia PONSO Eugenio DI-RIENZO”,”L’idea di cosmopolitismo: circolazione e metamorfosi.”,” Istituto Universitario Orientale, comitato direzione: Maria DONZELLI, Luigi CORTESI, Roberto ESPOSITO, Paolo LUCENTINI coordinamento editoriale Lorenzo BIANCHI e Francesco FUSILLO Saggi di André ROBINET Anthony McKENNA Lorenzo BIANCHI Enrico NUZZO Arturo MARTONE Simone GOYARD-FABRE Stefano GENSINI Miguel BENITEZ Michele BENAITEAU Nicoletta de-SCISCIOLO Paolo BERNARDINI Jean FERRARI Agostino LUPOLI Giuseppe LANDOLFI PETRONE Georges PIERI Rossella BONITO OLIVA Marzia PONSO Eugenio DI-RIENZO”,”TEOP-392″
“BIANCHI BANDINELLI Ranuccio”,”Dal diario di un borghese e altri scritti.”,”Bianchi Bandinelli dirigeva nel 1945 la rivista “”Società””. Trovatosi a dover sopperire nel primo numero ai contributi di alcuni collaboratori inadempienti, pubblicò sotto lo pseudonimo ‘Giovanni Douro’ un gruppo di fogli di un suo quaderno personale. Questi attrassero l’attenzione di Alberto Mondadori che volle avere l’intero manoscritto… (in 2° di copertina) Da pag 171 a 183, descrizione impressione di Hitler e Mussolini. Nato a Siena nel 1900 da antica famiglia del uogo e da madre slesiana RBB si è lauireato in lettere a Roma per dedicarsi all’archeologia e all’arte antica. Ha scritto volumi sull’arte classica. Ha diretto l’Enciclopedia dell’arte antica e classica e orientale dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana. Ha diretto ‘Società’. E’ socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e membro dell’Accademia sovietica. Articolo Storia e cultura pag 341 si apre con citazione di Lenin (1915): “”Gli Stati Uniti d’Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari””.”,”ITAD-106″
“BIANCHI Bruna DE-GIORGI Laura SAMARANI Guido a cura; saggi di Francesco GATTI Guido SAMARANI Giovanna PROCACCI Bruna BIANCHI Laura DE-GIORGI Marco DEL-BENE Irene DI-JORIO Marcello FLORES Rosa CAROLI Matteo ERMACORA Serena TIEPOLATO Flavia SOLIERI Dianella GAGLIANI”,”Le guerre mondiali in Asia orientale e in Europa. Violenza, collaborazionismi, propaganda.”,”Alla memoria di Francesco GATTI Saggi di Francesco GATTI Guido SAMARANI Giovanna PROCACCI Bruna BIANCHI Laura DE-GIORGI Marco DEL-BENE Irene DI-JORIO Marcello FLORES Rosa CAROLI Matteo ERMACORA Serena TIEPOLATO Flavia SOLIERI Dianella GAGLIANI”,”QMIx-195″
“BIANCHI Giulia”,”Come cambia una rivista. La “”Riforma sociale”” di Luigi Einaudi, 1900-1918.”,”BIANCHI Giulia dottore di ricerca in storia delle dottrine economiche svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento di scienze economiche dell’Università di Pisa. I suoi principali interessi riguardano il pensiero economico italiano fra Ottocento e Novecento. Ha pubblicato saggi su riviste e volumi collettanei. “”Questo ci porta a ritenere che l’approvazione per il sistema inglese e la sottovalutazione del “”circolo virtuoso”” tedesco fosse basato su più ampie ragioni di carattere culturale. Come avrebbe scritto nel 1915, in Germania era “”avvenuto che il pensiero economico si sia talmente imbevuto di socialismo, da far quasi del tutto dimenticare l’antica e reazionaria Economia politica, ormai condannata a meritato oblio e sostituita dalla nuova e moderna “”scienza economica socialista”” o, più brevemente, ‘socialismo scientifico’ (L. Einaudi, Democrazia, collettivismo e guerra, Minerva, 16.1.1915). Colpevole di tutto ciò sarebbe risultato addirittura Marx: “”Chi, se non Carlo Marx, ha dimostrato che la scienza economica inglese degli Smith, dei Malthus, dei Ricardo, dei Senior era un volgare trucco delle classi capitalistiche e plutocratiche per tenere a bada nella miseria le classi proletarie? Chi, se non Carlo Marx, ha esposto la nuova teoria del valore, dimostrando che esso non è altro che lavoro coagulato e che quindi solo il lavoratore ha diritto all’intiero valore delle merci da lui solo prodotte? Chi, se non lui, ha detto: operai di tutto il mondo organizzatevi? L’organizzazione, ecco la grande scoperta della Germania moderna, che tutti gli altri paesi fanno a gara ad imitare. Organizzazione, che vuol dire sforzo collettivo e cosciente, organizzato in vista di un fine comune, senza mire particolari, per il raggiugimento del maggior benessere della collettività. Nell’applicare il principio collettivista dell’organizzazione, tutte le classi sociali sono concordi.”” In realtà per Einaudi proprio nella tendenza all’organizzazione così ampiamente diffusa in Germania risiede la principale ragione di debolezza dei tedeschi (…)””. [Giulia Bianchi, Come cambia una rivista. La “”Riforma sociale”” di Luigi Einaudi, 1900-1918, 2007] (pag 162-163)”,”EMEx-085″
“BIANCHI Gianfranco”,”Itinerari e incontri nella storia contemporanea.”,”””Mi sono fondato sulle testimonianze più sicure, per quanto possano essere provati i fatti trascorsi. (…) Quanto agli avvenimenti, non mi sono accontentato di scriverli sulla fede del primo che me li avesse raccontati, mé come a me pareva che fossero avvenuti: ma ho preso le più esatte informazioni che mi è stato possibile anche per avvenimenti ai quali io stesso ho assistito”” (Tucidide, I, 21-22) (pag 117) “”Mussolini non fu mai socialista e tanto meno marxista, ma semplicemente un “”rivoluzionario”” generico e incatalogabile che del marxismo assorbì unicamente l’aspetto apocalittico. La “”barricata”” quarantottesca, la Comune di Parigi, Amilcare Cipriani con un pizzico di Bakunin, di Babeuf e di Blanqui, ecco i suoi modelli preferiti. Ad un certo punto si considerò discepolo di Sorel, ma il fatto non capì ed avversò sempre il sindacalismo e l’organizzazione operaia di cui non riusciva ad avvertire se non la forza d’urto barricadiera.”” (pag 65)”,”STOx-001-FPA”
“BIANCHI Alvaro / BASSO Luca / BELLOFIORE Riccardo”,”Democrazia e rivoluzione nel pensiero di Marx ed Engels (1847-1850) (Bianchi) / Marx: quale libertà? (Basso) / Teoria del valore, crisi generale e capitale monopolistico (Bellofiore).”,”””La rottura col movimento democratico culmina nell’ Ansprache der Zentralbehörde an den Bund vom Marz 1850′ [Indirizzo del Comitato centrale alla Lega del marzo 1850′] in cui Marx ed Engels danno una caratterizzazione delle differenti frazioni del movimento democratico tedesco individuando in esso tre orientamenti: a) la parte più progressista della grande borghesia, il cui obiettivo era il crollo totale ed immediato del feudalesimo e dell’assolutismo; b) la piccola borghesia costituzionalista-democratica, il cui principale obiettivo nel movimento precedente era creare uno Stato federale più o meno democratico; c) la piccola-borghesia repubblicana, il cui idealwe era una Repubblica federale tedesca e che in quel momento si auto-denominava “”rossi”” e “”democratico-sociali””, frazione composta dai “”membri dei congressi e dei comitati democratici, i dirigenti delle associazioni democratiche, i redattori dei giornali democratici””. Rispetto a tutte queste frazioni, il proletariato avrebbe dovuto ristabilire la propria ‘indipendenza’ ed i comunisti avrebbero dovuto affermarsi come partito autonomo”” (pag 11) (Ansprache… v. MEW Bd 7 p. 252)”,”MADS-664″
“BIANCHI Gianfranco LAUZI Giorgio a cura; scritti di Bruno BUOZZI Giovanni ROVEDA Vittorio FOA Agostino NOVELLA Luciano LAMA Piero BONI Bruno TRENTIN Giorgio BENVENUTO Pierre CARNITI Pio GALLI”,”I metalmeccanici. Documenti per una storia della FIOM.”,”Nell’80° anniversario della fondazione della Fiom.”,”SIND-123″
“BIANCHI Carluccio”,”La crisi dei debiti sovrani in Europa.”,”Pil mondiale nel 2009 è caduto per la prima volta dal 2° dopoguerra (pag 3)”,”EURE-107″
“BIANCHI Bruna ZANANTONI Marzio CAFFARENA Fabio MANZELLI Gianguido GERVASONI Marco GIANNI Emilio MARTIN Lidia PASTORE Giovanni”,”Militarismo e pacifismo nella sinistra italiana.”,”Bruna Bianchi, docente di Storia del pensiero politico presso l’Università di Venezia, è autrice di numerosi saggi sulla condizione operaia con particolare attenzione al lavoro delle donne e dei minorenni. Autrice di: Deportazione e memorie femminili 1899-1953, La follia e la fuga, Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918, con Adriana Lotto e Simonetta Ortaggi Economia, guerra e società nel pensiero di Friedrich Engels, Crescere in tempo di guerra, Il lavoro e la protesta dei ragazzi in Italia 1915-1918. Fabio Caffarena lavora presso il Dipartimento di Storia moderna e contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova, diretto da Antonio Gibelli. É autore di numerose ed originali ricerche su quella particolare forma di letteratura e di testimonianza storica che sono le lettere dei soldati della grande guerra. In proposito ha pubblicato il libro, Lettere dalla grande guerra. Scrittore del quotidiano, monumenti della memoria, fonti per la storia, Il caso italiano. Marco Gervasoni, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Storia politica dell’età contemporanea presso l’Università Paris VIII, ha lavorato per alcuni anni all’Università di Milano. Attualmente è docente di Storia contemporanea all’Università del Molise. Ha curato l’edizione francese della Rivoluzione mliberale di Piero Gobetti e pubblicato molte opere, tra cui: Georges Sorel, una biografia intellettuale, Liberalismo e socialismo nella Francia della Belle Epoque, Antonio Gramsci e la Francia, Dal mito della modernità alla scienza della politica, La cruna dell’ago, Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica (con Simona Colarizi), L’intellettuale come eroe, Piero Gobetti e le culture del Novecento. Emilio Gianni, responsabile del dipartimento di Storia del movimento operaio presso l’Istituto di Studi sul Capitalismo di Genova. Autore di importanti ricerche sulla diffusione del marxismo in Italia e sulle origini del movimento operaio italiano, ha pubblicato per le Edizioni Pantarei di Milano, L’editore Luigi Mongini e la diffusione del marxismo in Italia, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo in Italia, Liberali e democratici alle origini del movimento operaio italiano. Gianguido Manzelli, ordinario di Linguistica generale e docente di Lingua Ungherese e Letteratura Ungherese all’Università di Pavia. Oltre alla sua attività professionale per la quale ha prodotto numerose e importanti pubblicazioni, è da tempo impegnato allo studio del marxismo e del movimento operaio, in questa veste svolge attività di conferenziere e cura la pubblicazione del materiale di documentazione del Centro Filippo Buonarroti, di cui è stato fondatore ed è attualmente Presidente. Lidia Martin si è laureata in Lettere moderne, indirizzo storico, all’Università di Milano con una tesi sull’argomento del suo intervento al Convegno (le donne in armi nella Resistenza italiana). É membro attivo dell’Associazione Storie in Movimento e della Commissione scientifica dell’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta di Como. Ha pubblicato diversi articoli sulla rivista Zapruder, inoltre ha collaborato a numerose ricerche promosse dai sindacati di Como, tra cui: I cancelli erano chiusi, la situazione nelle fabbriche e gli scioperi del 1944 a Como. Giovanni Pastore, laureatosi all’Università di Genova con il Professor Raimondo Luraghi, ha poi lavorato con lui negli anni della gioventù. Dopo aver intrapreso altre attività professionali, è tornato da alcuni anni ad occuparsi attivamente di ricerca storica con il Centro Filippo Buonarroti, per il quale cura il settore storico e della storia delle relazioni in ternazionali. Marzio Zanantoni si occupa da tempo di storia dei movimenti e della cultura italiana tra Otto e Novecento, intorno a cui ha pubblicato numerosi contributi in Riviste e Convegni. É autore di Anarchismo e Positivismo, Di Antonio Labriola ha curato una nuova edizione dell’Origine delle passioni secondo l’Etica di Spinoza e la raccolta del socialismo e altri scritti politici. Da anni ricopre la carica di direttore editoriale delle Edizioni Unicopli.”,”MITC-009-FL”
“BIANCHI Luisito”,”La messa dell’uomo disarmato. Un romanzo sulla Resistenza.”,”L’autore è un sacerdote dal 1950, nato in provincia di Cremona. E’ stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente in ospedale.”,”ITAR-002-FB”
“BIANCHI TONIZZI Maria Elisabetta”,”Traffici e strutture del porto di Genova (1815-1950).”,”Sul tema del mondo del lavoro in particolare il capitolo I. L’ organizzazione del lavoro portuale (pag 111-)”,”LIGU-153″
“BIANCHI Patrizio”,”La rincorsa frenata. L’industria italiana dall’unità nazionale all’unificazione europea.”,”Patrizio Bianchi è professore ordinario di Economia dei settori produttivi nell’Università di Ferrara e direttore della rivista L’Industria.”,”ITAE-081-FL”
“BIANCHI Roberto”,”Pace, pane, terra. Il 1919 in Italia.”,”Roberto Bianchi (Firenze 1966) è ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di studi storici e geografici dell’Università di Firenze. Ha pubblicato ‘Bocci-bocci. I tumulti annonari nella Toscana del 1919’ (Olschki, 2001), ‘La Valdelsa tra le due guerre. Una storia italiana negli anni del fascismo’ (a cura di Società storica della Valdelsa, 2002). Ha contribuito al volume ‘Le XXe siècle des guerres’ (Editions de l’Atelier, 2004). Comizio del 1° giugno 1919 a Milano ‘Il comizio tenuto la sera di domenica 1° giugno 1919 a Milano non assomigliò alle tante, numerose iniziative sindacali o propagandistiche organizzate fino ad allora dalla Camera del lavoro o dal partito socialista, e certamente non solo perché vide una notevole partecipazione di lavoratori milanesi: le 10.000 persone di cui scriveva l’«Avanti!», e di cui davano conferma le fonti di polizia, che da quella sorta di piazza al coperto collocata all’interno della sede sindacale debordarono nelle vie adiacenti, con la speranza di udire qualche parola degli oratori e di partecipare, in ogni caso, alla riuscita della manifestazione (10). Erano ormai passati molti mesi dalla fine della Grande guerra; l’ondata di mobilitazioni economiche, sociali e politiche aveva già permesso di ottenere conquiste sindacali importanti e di forte valore simbolico, come la giornata lavorativa di otto ore, rivendicata su scala internazionale fin dal Primo maggio 1890 e introdotta in Italia all’inizio del 1919, per contratto: una «strepitosa vittoria raggiunta quasi senza scioperi» come si disse, anche se per il momento limitata alla grande industria (11). Ma le crescenti difficoltà dovute alla riconversione economica e agraria, alla disoccupazione, al repentino aumento dei prezzi e al collasso del sistema annonario aggravavano il malessere di un paese che, uscito vittorioso dalla guerra, doveva adesso confrontarsi con una pace portatrice di nuove delusioni, povera di benefici e ricca di promessa infrante. Quello del 1° giugno, infatti, non fu uno dei soliti comizi, più o meno ritualizzati, del socialismo milanese. Quella sera, insieme a dirigenti del partito, del Gruppo parlamentare, della federazione socialista provinciale e della Confederazione generale del lavoro, c’erano rappresentanti di primo piano del laburismo britannico e della Section française de l’Internationale ouvriere (12). Quando verso le nove, gli oratori entrarono nella sala «tutto il comizio» proruppe «in un uragano di applausi con sventolio di cappelli che – scriveva con orgoglio il corrispondente dell’«Avanti!» – dura per ben un quarto d’ora. Si acclama alla rivoluzione russa, all’Internazionale, al socialismo»’ (pag 136-137) [(10) «Intervennero 10.000 persone e gremirono la sala, le logge ed i cortili ed anche via Manfredo Fanti»: Acs Ps 1919, K5, b. 102, f. ‘Sciopero generale internazionale, sf. Accordi fra socialisti italiani, francesi ed inglesi avvenuti a Roma ed a Milano contro la pace di Versailles’, Prefetto di Milano a MI, 3 giugno 1919; (11) R. Bachi, ‘L’Italia economica nell’anno 1919’, cit. p. 399; cfr. Filippo Turati, ‘L’orario di lavoro delle 8 ore: relazione e disegno di legge approvati dal Consiglio superiore del lavoro nel luglio 1919’, prefazione di Giuseppe Prato, Milano, Treves, 1920. (…); (12) Sui comizi in questa fase cfr. Giovanni Contini, ‘Il comizio’, in ‘I luoghi della memoria. Strutture ed eventi dell’Italia unita’, a cura di Mario Isnenghi, Bari, 1997, pp. 175-202; Maurizio Ridolfi, ‘Interessi e passioni. Storia dei partiti politici italiani tra l’Europa e il Mediterraneo’, Milano, Bruno Mondadori, 1999, pp. 294-295. Sul socialismo milanese cfr Maurizio Punzo: ‘La giunta Caldara. L’amministrazione comunale di Milano negli anni 1914-1920’, Bari, Laterza, 1986; Andrea Panaccione, ‘Su alcuni caratteri del socialismo a Milano e in Lombardia’, in ‘Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La lombardia’, a cura di Duccio BIgazzi e Marco Meriggi, Torino, Einaudi, 2001, pp. 789-790]”,”MITT-413″
“BIANCHI Antonio CLERICI Carlo Alfredo POLI Silvio”,”Droghe in guerra. Uso bellico di sostanze psicoattive.”,”””L’uso delle anfetamine, come abbiamo già accennato, era diffuso fra tutti i belligeranti. Nello stesso esercito italiano i comandanti delle pattuglie incaricate di azioni particolarmente impegnative disponevano oltre che delle consuete fiale di morfina da iniettare ai feriti, anche di compresse di simpamina da utilizzare nei momenti di stanchezza (2). Durante il conflitto sarebbero state fornite alle sole truppe britanniche più di settanta milioni di compresse di anfetamina e si deve ricordare il caso del Giappone dove, nell’immediato dopoguerra, vennero immessi sul mercato civile gli enormi stock di questa sostanza, prodotti per uso militare. Questo surplus di farmaci diede luogo in quel paese ad una vasta diffusione della tossicodipendenza da anfetamine, «ice», smerciate dalla Yakuza, che ebbe il suo culmine di propagazione negli anni Cinquanta, con circa seicentomila tossicomani, quando si tentò di stroncarlo con drastiche misure repressive (3)”” (pag 52) [(2) L.G. Longo, ‘I commandos dell’esercito italiano’, in ‘Rivista Storica’, febbraio 1996; (3) D. Kaplan, ‘Yazuka’, Edizioni di Comunità, Bologna, 1988; A. Mc Coy, ‘The politics of heroin in S.E. Asia’, Harper & Row, Londra, 1972; R. Deacon, ‘Kempei Tai. History of Japanese secret service’, Berkeley, San Francisco, 1983]”,”QMIx-028-FV”
“BIANCHI Gianfranco LAUZI Giorgio a cura; scritti di Bruno BUOZZI Giovanni ROVEDA Vittorio FOA Agostino NOVELLA Luciano LAMA Piero BONI Bruno TRENTIN Giorgio BENVENUTO Pierre CARNITI Pio GALLI”,”I metalmeccanici. Documenti per una storia della FIOM.”,”Nell’80° anniversario della fondazione della Fiom. La storia del maggiore sindacato di categoria nella documentazione di ottant’anni di lotte. Con scritti di Bruno Buozzi, Giovanni Roveda, Vittorio Foa, Agostino Novella, Luciano Lama, Piero Boni, Bruno Trentin, Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti, Pio Galli”,”SIND-032-FV”
“BIANCHI Donato”,”La Russia in guerra nella crisi dell’ordine.”,”‘Questo è lo Stato imperialista russo, oggi impegnato nella guerra di spartizione dell’Ucraina’ (4° di copertina)”,”ELCx-315″
“BIANCHI Donato”,”Rusia en guerra en la crisis del orden.”,”Donato Bianchi, este volumen reúne articulos publicados en Italia en el periódico Lotta Comunista entre junio de 2008 y junio de 2022.”,”ELCx-009-FL”
“BIANCHI Paola”,”Onore e mestiere. Le riforme militari nel Piemonte del Settecento.”,”Paola Bianchi, dottore di ricerca in Storia moderna all’Università di Torino. Citato nell’indice dei nomi un riferimento a Vittorio Scotti Douglas”,”QMIx-040-FSL”
“BIANCHI Vasco”,”L’Europa e il nuovo mondo.”,”””E’ comune negli Europei l’etnocentrismo, cioè io considerare la propria cultura come l’unica vera possibile, in relazione alla quale la cultura degli altri è inferiore o moralmente condannabile o, addirittura inesistente”” (pag 3, introduzione)”,”ASGx-033-FFS”
“BIANCHI Angelo GARIGLIO Bartolo a cura; saggi di Mauro MORETTI Fulvio DE-GIORGI Mario ROSA Francesco TORCHIANI Luciano PAZZAGLIA Marta MARGOTTI Angelo BIANCHI Bartolo GARIGLIO Antonello VENTURI Marco CUAZ Renata ALLIO Gian Giacomo MIGONE Gian Savino PENE-VIDARI”,”Ettore Passerin d’Entrèves. Uno storico “”eretico”” del Novecento.”,”Angelo Bianchi è professore ordinario di Storia moderna e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di MIlano. Insegna Storiografia moderna. Bartolo Gariglio è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università deglI Studi di Torino. Ha pubblicato presso Morcelliana ‘I cattolici dal Risorgimento a Benedetto XVI’, 2013.”,”STOx-053-FMB”
“BIANCHINI Stefano a cura; contributo di Mario DEL-PERO”,”Valdo Magnani e l’antistalinismo comunista.”,”Stefano Bianchini professore di Storia e Istituzioni dell’Europa Orientale all’Università di Bologna, campus di Forlì, è coordinatore del network internazionale “”Europe and the Balkans””, autore di ‘Le sfide della modernità: idee, politiche e percorsi dell’Europa Orientale’ (2009), ‘Sarajevo, Le radici dell’odio’ (2003) e ‘La questione jugoslava’. Presunta ‘infermità’ politica di Togliatti nell’estate 1950 (pag 89-90) “”Nel caso specifico dei comunisti italiani, le tensioni emerse in ambito internazionale vennero ad agire e a pesare su un preesistente contrasto politico all’interno del partito, che certamente vi fu, come del resto attestano i diari di Secchia e le polemiche seguite alla loro pubblicazione, sul finire degli anni Settanta (17), anche se molti aspetti ad esso connessi ci sfuggono tuttora e i verbali delle direzioni del PCI fino ad oggi resi noti non sempre si sono rivelati illuminanti o in grado di sciogliere alcuni nodi insoluti della storia di questo partito. In particolare, appare grave, per la ricostruzione storica delle vicende di cui ci stiamo occupando in questa sede, la scomparsa del resoconto della riunione del 31 gennaio 1951. Un’assenza, questa, tanto più rilevante in quanto fu proprio in questo complesso intreccio di tensioni che venne ad inserirsi l’esplosione del dissenso pubblico da parte di Valdo Magnani. Non può sfuggire, invero, all’attenzione del lettore il fatto che quando Magnani prese la parola a Reggio quel 19 gennaio 1951, Togliatti fosse assente dall’Italia sin dal 17 dicembre. Una coincidenza, questa, che raramente viene messa in evidenza nelle biografie di Magnani e nelle ricostruzioni delle vicende che portarono alla rottura con il PCI, nonché alla costituzione del MLI/USI. In realtà, il capo del PCI non si era mai rimesso dai postumi dell’incidente occorsogli a Ivrea il 22 agosto 1950, al punto che il 31 ottobre dovette essere operato al cervello. E’ legittimo allora reputare che non tenesse più le redini del suo partito dall’estate del 1950, ossia a partire da un periodo di poco successivo all’inizio della guerra di Corea che, all’epoca, acuì i timori di un nuovo conflitto mondiale. Tale vicende vanno, infatti, considerate congiuntamente, poiché proprio mentre Togliatti si trovava in URSS per un periodo di convalescenza, il PCI e il PSI si impegnarono in una massiccia campagna contro la guerra di Corea (allora al suo apice) e contro la visita a Roma del generale Eisenhower. Scioperi e manifestazioni si moltiplicarono, mentre la polizia aprì spesso il fuoco, lasciando morti e feriti sulle strade. Tutto, almeno a sinistra, sembrò consolidare l’idea stalinista dei “”due campi””, in cui quello della pace si identificava ‘tout court’ con l’URSS. Secondo Mieli, Secchia, uomo di idee semplici, poco ambizioso, ma dedito anima e corpo al partito, nonché sinceramente preoccupato della piega che avrebbero potuto prendere gli avvenimenti, si convinse che con un clima politico di quel genere fosse indispensabile al PCI adottare una linea non solo meno nazionale e più nettamente inserita nel movimento operaio internazionale, ma anche capace di fornire una risposta frontale più dura, più rigida (potremmo dire più “”di campo””) rispetto agli attacchi mossi dagli avversari in patria, sollecitando in questo senso grandi proteste di massa (18). Indicazioni di tal genere arrivarono, del resto, anche da Mosca”” (pag 89-90) [(17) Si v. a questo proposito l’introduzione di Enzo Collotti a ‘Archivio Pietro Secchia 1945-1973’, Milano, Annali Feltrinelli, 1978, specie alle pp. 95-108 e la si cfr. con i servizi di Corbi su “”L’Espresso””, 19 e 26 feb. 1978 e 5 mar. 1978, nonché con l’ampio art. di Giorgio Amendola, ‘I contrasti fra…’, cit., pp. 23-26; (18) TAA di Renato Mieli in FVM FGER, Appendice I, Documentazione su Valdo Magnani, b 1, fasc. “”Testimonianze su Valdo Magnani””]”,”PCIx-408″
“BIANCHINI Stefano DASSÙ Marta a cura, saggi di Rosa BALFOUR Andrea SEGRÈ Michele MARCHESIELLO Igor PELLICCIARI Marco DOGO Stefano BIANCHINI László NYUSZTAY Roberto MENOTTI Ilja LEVIN Sergio LUGARESIRoberta BENINI Maurizio GUANDALINI”,”Guida ai Paesi dell’Europa Centrale Orientale e Balcanica. Annuario politico-economico, 1999.”,”Il Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica, diretto da Stefano Bianchini, è stato costituitonel 1996 dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna, con l’adesione attiva dell’Unione europea, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Forlì, Cesena e Cervia e della Fondazione Carisbo. Il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), diretto da Marta Dassù, è un’associazione non-profit indipendente che fa parte degli enti internazionali sostenutio dal Ministero degli Affari Esteri.”,”EURC-041-FL”
“BIANCHINI Stefano DASSÙ Marta a cura, saggi di Livia B. PLAKS Mauro MARTINI Ilja LEVIN Loredana BOGLIUN Mario ZUCCONI Rosa BALFOUR Roberto MENOTTI Silvia APRILE Adriano GUERRA Andrea SEGRÈ Dusan JANJIC Armando PITASSIO”,”Guida ai Paesi dell’Europa Centrale Orientale e Balcanica. Annuario politico-economico, 2000″,”Il Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica, diretto da Stefano Bianchini, è stato costituitonel 1996 dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna, con l’adesione attiva dell’Unione europea, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Forlì, Cesena e Cervia e della Fondazione Carisbo. Il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), diretto da Marta Dassù, è un’associazione non-profit indipendente che fa parte degli enti internazionali sostenutio dal Ministero degli Affari Esteri.”,”EURC-042-FL”
“BIANCHINI Stefano DASSÙ Marta a cura, saggi di Francesco PRIVITERA Roberto SPANÒ Rosa ROSSI Dominika STOJANOSKA Monika KAMINSKA Camelia BECIU Tiiu POHL Luigi Vittorio FERRARIS Michele MARCHESIELLO Ludovica RIZZOTTI Felice C. BESOSTRI Antonio ARMELLINI Gianluca BONDURI Giulio MARCON Ferruccio PASTORE”,”Guida ai Paesi dell’Europa Centrale Orientale e Balcanica. Annuario politico-economico, 2001″,”Il Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica, diretto da Stefano Bianchini, è stato costituitonel 1996 dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna, con l’adesione attiva dell’Unione europea, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Forlì, Cesena e Cervia e della Fondazione Carisbo. Il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), diretto da Marta Dassù, è un’associazione non-profit indipendente che fa parte degli enti internazionali sostenutio dal Ministero degli Affari Esteri.”,”EURC-043-FL”
“BIANCHINI Stefano a cura; contributo di Mario DEL-PERO”,”Valdo Magnani e l’antistalinismo comunista.”,”Stefano Bianchini professore di Storia e Istituzioni dell’Europa Orientale all’Università di Bologna, campus di Forlì, è coordinatore del network internazionale “”Europe and the Balkans””, autore di ‘Le sfide della modernità: idee, politiche e percorsi dell’Europa Orientale’ (2009), ‘Sarajevo, Le radici dell’odio’ (2003) e ‘La questione jugoslava’. “”Non mi riferisco qui tanto agli insulti, alle facili ironie (si pensi solo al termine dispregiativo i “”Magnacucchi”” inventato da Davide Lajolo)”” (pag 23) “”Se teniamo presente che, come apparve chiaro nel 1947 anche in Jugoslavia, l’ignaro Magnani godeva della fiducia di Togliatti e lo frequentava pure in contesti privati (sua cugina, Nilde Jotti, lo invitava a pranzo a Roma ogni settimana)”” (pag 62-63) “”””E’ significativo – si affermava in una prima analisi dell’ambasciata di fine gennaio 1950 – che “”per quanto il comunicato dell’ufficio stampa del PCI”” non accusasse “”esplicitamente Magnani e Cucchi di Titoismo””, la denuncia di essere delle “”marionette di Tito”” fosse già diffusa. Questa rappresentazione dei “”traditori”” evidenziava come il “”tratto principale del malcontento dentro il comunismo italiano”” potesse essere definito come una “”deviazione nazionalista dallo stalinismo”” e “”di conseguenza come una forma di Titoismo”” (…)”” (pag 170)”,”PCIx-002-FC”
“BIANCHINI Stefano”,”La questione jugoslava.”,”Italia, Germania e i loro “”alleati nemici””. “”La complessità della situazione era stata aggravata dalla decisione, assunta da Mihailovic, di ritenere compito primario del proprio movimento la sconfitta dei partigiani. Ecco, allora, che un’alleanza di comodo con l’Italia avrebbe potuto tornare utile, sia perché consentiva di ottenere equipaggiamenti e denaro per la guerra, sia perché forniva di fatto una protezione nelle azioni contro gli ‘ustascia’. Ma proprio per questi ultimi motivi i nazisti preferivano i ‘cetnici’ dei nemici alla stregua dei partigiani e, quindi, combatterli, almeno fino a quando – crollata l’Italia dopo l’8 settembre 1943 – non divenne più utile agli uni e agli altri stabilire un’alleanza in funzione anti-comunista. Una situazione simile si verificò anche in Slovenia e soprattutto nella provincia di Lubiana, dove gli italiani cercarono di approfittare dei contrasti fra le destre locali e i comunisti, per stabilire con le prime delle alleanze in grado di isolare i partigiani che avevano cominciato le azioni di guerriglia subito dopo l’attacco nazista all’Unione Sovietica. La politica fascista ottenne un certo successo, poiché riuscì a costituire i ‘domobranci o belogardisti’ (ossia difensori della patria o guardie bianche, come vennero chiamate dai comunisti con disprezzo e a ricordo della guerra civile russa). In Kosovo un’operazione analoga, unitamente al fatto che sia pure sotto l’Italia esso era stato però unito all’Albania, trovò il consenso passivo di buona parte della popolazione e quello attivo di una guardia filofascista detta dei ‘balisti’. A loro volta, i Tedeschi – che avevano stabilito un protettorato della Wehrmacht sulla Serbia – installarono al governo di Belgrado il generale Milan Nedic, ci attribuirono funzioni simili a quelle di Pétain in Francia e di Quisling in Norvegia e tra le fila della cui gendarmeria andarono a militare non poch ‘cetnici'”” (pag 61-62) Stefano Bianchini insegna Storia e istituzioni dell’Europa orientale all’Università di Bologna, sede di Forlì. È coordfinatore centrfale del network internazionale ‘Europe and the Balkans’ sostenuto dall’Unione europea. Ha pubblicato pure ‘Sarajevo, le radici dell’odio. Identità e destino dei popoli balcanici’.”,”EURC-143″
“BIANCIARDI Luciano”,”La vita agra. L’ amara storia di un intellettuale di provincia.”,”Luciano BIANCIARDI (Grosseto 1922 – Milano 1971) ha pubblicato opere situabili tra la saggistica storica e la narrativa, e romanzi: ‘Il lavoro culturale’ (1957), ‘L’ integrazione’ (1960), ‘Da Quarto a Torino’ (1960), ‘La battaglia soda’ (1964′, ‘Daghela avanti un passo’ (1968), ‘Aprire il fuoco’ (1969). Milano 1962: il miracolo economico, la febbre dei consumi, la strategia aziendale, la disumanità dei rapporti, le delusioni politiche, il bisogno di denaro (i dané), il tram e la televisione, gli scocciatori telefonici e gli scaldabagni esplosivi, la nebbia e i lavori stradali, gli automobilisti viperini del lunedì… stringono in una morsa irresistibile e grottesca l’ intellettuale anarchico venuto dalla provincia… ‘La vita agra’ di Bianciardi è stato il primo romanzo italiano della contestazione, la prima rilevante testimonianza letteraria di uno stato di profondo malessero politico, sociale ed esistenziale.”” “”Così quel baffone delle umane relazioni doveva ficcarselo bene in testa, che qui non era storia di rapporti tra uomo e uomo, tra operaio e dirigente e ditta, ma fra uomo, giorno e tonnellata. Lasciasse perdere Garcia Lorca e i documenti dell’ Usis e il prete di fabbrica (che oltre tutto era una spesa, perché si beccava, don Coso, il suo bravo premio di produzione, senza produrre una madonna) e cercasse semmai di far capire a questa gente che la direzione non ce l’ aveva con loro personalmente… ma d’ altra parte non poteva tollerare che lì, sotto Montemassi, si continuasse a tirar fuori, con tremilacinquecento operai, appena duecentoquarantamila tonnellate all’ anno, e di lignite, poi.”” (pag 42) “”Tradurre, comunemente, si dice oggi. Ma nel Trecento dicevasi volgarizzare, perché la voce tradurre sapeva troppo di latino, e allora scansavasi i latinismi, come poi li cercarono nel Quattrocento, e taluni li cercano ancor oggi; sì perché que’ buoni traduttori facevano le cose per farle, e trasportando da lingue ignote il pensiero in lingua nota, intendevano renderle intelligibili a’ più””. (pag 125)”,”VARx-090″
“BIANCIARDI Luciano”,”L’ integrazione. Uno schizzo sarcastico dell’ industria culturale all’ alba del boom.”,”In Italia sta per cominciare il ‘miracolo economico’ quando Luciano BIANCIARDI (1922-1971), un professore di filosofia grossetano immigrato nell’ industria culturale a Milano, scrive L’ Integrazione. Il suo romanzo scarno, in bilico tra cronaca e saggio, è scritto con ironia ma sotto l’ ironia c’è una disperazione autentica. L’ Integrazione è la rappresentazione del mondo editoriale della Milano del miracolo economico. “”Io stavo spesso con Bauducco, il quale mi aveva preso in simpatia e mi invitava a prendere un caffé. “”Diglielo, eh, a tuo fratello.”” “”Cosa gli devo dire?”” “”Che non esageri con quella sociologia. Perché cosa è poi la sociologia? Una pseudoscienza, no? Guarda l’ insegnamento del Croce. Non bisogna mica ignorarlo l’ insegnamento del Croce, non ti pare? Anche se poi politicamente il Croce era quello che era. Pensa al valore che ha avuto il Croce per la nostra formazione culturale. Tutti ci siamo formati sul breviario d’ estetica del Croce, al liceo, non è forse vero? Ora, cosa ti dice il Croce della sociologia? Che è una pseudoscienza, no? E poi c’è la questione degli americani. Perché credi che gli americani facciano tanta sociologia? Proprio perché sono portatori e diffusori del neocapitalismo, l’ ideologia in altre parole che noi stiamo combattendo””. (pag 40-41)”,”VARx-091″
“BIANCIARDI Luciano”,”Il lavoro culturale.”,”Luciano BIANCIARDI (Grosseto 1922- Milano 1971), laureato in filosofia, bibliotecario e professore di liceo, scrisse con Carlo CASSOLA ‘I minatori della Maremma’ (1955). Trasferitosi a Milano, lavorò come redattore, giornalista, traduttore e scenegiattore. Ha scritto varie opere tra cui ‘L’ integrazione’ e ‘La vita agra’. “”Marcello aveva tentato di farle capire che le idee sono tali in quanto tu puoi comunicarle agli altri, che se le tieni per te non servono a nulla, anzi, non sono nemmeno idee.”” (pag 45)”,”ITAB-152″
“BIANCIARDI Luciano”,”Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille.”,”””Ma in generale i Mille furono uomini maturi: un buon quarto di loro avevano passato i trentacinque anni, non pochi sfioravano i cinquanta. Centossessanta erano bergamaschi, centocinquantasei liguri, settantadue di Milano, cinquantanove di Brescia, cinquantotto di Pavia (studenti in buona parte), quarantasei del meridione d’ Italia, soprattutto calabresi. Sessantotto di Livorno, con alla testa Andrea Sgarallino, aspettavano d’ imbarcarsi a Piombino, dov’erano giunti su di un peschereccio, l’ Adelina, ma persero l’ appuntamento. Una cinquantina, come si è già detto, i siciliani. Garibaldi volle, ed a ragione, che i meridionali fossero ben rappresentati tra i quadri della spedizione: Crispi e Calvino nello stato maggiore, La Masa, Carini, Stocco al comando delle compagnie, Vincenzo Orsini alla testa degli artiglieri (…)””. (pag 33) “”Ufficiale d’ Intendenza, infine, era uno scrittore vero e grande, Ippolito Nievo. Morì nel marzo del ’61, a spedizione finita, in un naufragio. C’era anche una donna, Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi, e tre sacerdoti. Del resto il capo di stato maggiore, Giuseppe Sirtori, era un ex prete, e del prete, forse meglio dire del pastore quacchero, serbava l’ aria assorta (…)””. (pag 35) “”La sua stampa aveva lavorato a dovere per orientare l’ opinione pubblica contro il “”malgoverno”” di Garibaldi e contro le scelleratezze della dittatura, e Garibaldi aveva, dal canto suo, avuto il torto din non rispondere alle calunnie. Dopo la pubblicazione della lettera di Brusco, il Piemonte benpensante e tradizionalista stimava il dittatore poco più che un soldataccio fortunato e ingrato verso il saggio primo ministro e persino verso il re””. (pag 179)”,”ITAB-221″
“BIANCIARDI Luciano”,”La battaglia soda.”,”Alla memoria di Giuseppe BANDI “”Questi sono i modi che si possono tenere da una battaglia, quando dee passare, sola, pei luoghi sospetti. Ma la battaglia soda, senza corna e senza piazza, è meglio””. Machiavelli (in apertura) “”Basandosi sulla vita di un suo conterraneo garibaldino, Giuseppe Bandi, e su un suo libretto, Luciano Bianciardi ci fornisce una personalissima interpretazione degli anni decisivi del Risorgimento italiano, quando la raggiunta unità nazionale vide cadere, nello stesso tempo, le speranze degli uomini migliori che ne erano stati protagonisti. L’annessione piemontese del sud, l’epurazione della parte “”azionista”” dei garibaldini, il brusco e inflessibile “”rappel à l’ordre””, la tragedia di Custoza, dove a essere sconfitti non furono soltanto i generali piemontesi, ma anche noi stessi.”” (fonte Unilibro) “”Il lettore attento mi obbietterà che gli amici toscani e Giuseppe Mazzini medesimo, con le loro lettere, m’invitavano appunto a menar le mani per la giusta causa, e prestando loro l’orecchio e traducendo in fatto l’ intenzione avrei potuto, come dicono i nostri contadini, levarmi la sete col prosciutto. Perché insomma non mi risolvevo all’ azione? Perché non eccitavo, io maggiore, un bel battaglione di granatieri col bianco delle lor mostrine alla goletta della tunica, e non me lo tiravo dietro oltre il Ticino, e raccolta gente nella patriottica Lombardia non marciavo fino al Mincio e al Garda, sollevandovi quelle animose popolazioin bresciane e mantovane, per poi marciare, fatto d’un battaglione un reggimento e d’un reggimento una brigata, oltre quelle acque, e quindi ficcarmi in mezzo alle fortezze del temuto e nefasto quadrilatero incurante dei loro cannoni, e infine marciare dritto sull’ amata Venezia ancor fremente sotto il giogo imperiale?”” (pag 57-58) “”Le parole dei Maestro a questo appunto m’incoraggiavano, ma eran parole dettate più da un generoso sogno che da un sicuro pensamento dell’ alea che avrei corso. Così mi facevo sempre più persuaso che, se si poteva e doveva seguire di Mazzini l’alto concetto e l’ amore che l’ispirava, saria stato poco men che follia accoglierne le proposte d’azione immediata. Troppi esempi passati me ne convincevano, dalla disperata spedizione dei fratelli Bandiera, alla non meno tragica avventura di Carlo Pisacane, e ultima e infelicissima questa del giovane Emilio escito di senno nelle segrete di Favignana””. (pag 58)”,”ITAB-234″
“BIANCIARDI Luciano CASSOLA Carlo”,”I minatori della maremma.”,”77 minatori fucilati da nazifascisti a Niccioleta (pag 101-103)”,”MITT-350″
“BIANCIARDI Luciano”,”La vita agra.”,”Luciano BIANCIARDI (Grosseto 1922 – Milano 1971) ha pubblicato opere situabili tra la saggistica storica e la narrativa, e romanzi: ‘Il lavoro culturale’ (1957), ‘L’ integrazione’ (1960), ‘Da Quarto a Torino’ (1960), ‘La battaglia soda’ (1964′, ‘Daghela avanti un passo’ (1968), ‘Aprire il fuoco’ (1969). L’ amara storia di un intellettuale di provincia. Una sorta di decrescita felice: “”La rivoluzione deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha. La rinunzia sarà graduale (…)”” (pag 1650)”,”TEOS-001-FMP”
“BIANCIARDI Luciano”,”Garibaldi.”,”””Neanche un terzo degli ufficiali garibaldini entrò con il suo grado nell’esercito regolare, e lo spurgo tenne anche conto della fede politica. Nino Bixio fu generale di divisione, e con lui Cosenz, Medici e Sirtori. Il bello è che lo stesso grado toccò al Pianell, un generale borbonico. A Garibaldi fu offerto il grado di generale d’armata, una grossa somma di denaro al figlio maggiore Menotti, una dote alle figlie e un castello. Di offrire soldi a lui personalmente non ebbero il coraggio. Infatti rifiutò ogni cosa. Trascorse la notte a bordo di una nave inglese, l”Hannibal’, conversando con l’ammiraglio Mundy, e quando fu giorno partì per Caprera, con pochi fidati compagni. Si portava dietro un sacco di sementi, una balla di stoccafissi, qualche libbra di caffè, due mazzi di sigari e poche migliaia di lire “”risparmiate”” a sua insaputa dal segretario Basso. A continuare la guerra provvidero i piemontesi. Capua si arrese dopo una notte di bombardamento, Gaeta invece resistette all’assedio per cento giorni, e dovette passare un altro mese prima che si arrendessero Messina e Civitella del Tronto. Ma intanto, dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il 14 marzo 1861, un pò dappertutto, cominciava un’altra guerra, una guerra che di solito non si legge sui libri di scuola, e quando se ne parla, si preferisce dire “”brigantaggio””. Invece fu una guerra, la più sanguinosa di tutto il Risorgimento, e la più atroce, perché fu combattuta fra italiani. Le popolazioni del sud non accettarono la “”occupazione”” piemontese, e ci vollero settanta battaglioni per insegnar loro che fatta l’Italia, bisognava “”fare gli italiani””. Chi aveva acerbamente criticato il governo di Garibaldi, ora doveva convincersi che senza Garibaldi le cosa andavano anche peggio. Dovunque imboscate, ammazzamenti, rappresaglie, fucilazioni sommarie, coprifuoco, ostaggi. Una guerra che durò quasi cinque anni, stremando l’esercito italiano, le popolazioni, le campagne, e che ridusse il Meridione alla loro mercè. Napoli, che era la più grande e una delle più belle città d’Italia, cominciava la sua decadenza. Il “”miracolo”” dell’unità d’Italia era avvenuto, ma si trattava di un’unità raggiunta con l’intrigo e con la forza. Il paese restava profondamente diviso, e in qualche misura continua a esserlo ancor oggi. È una faccenda molto complessa che preferiamo chiamare “”questione meridionale”””” (pag 99-100)”,”BIOx-003-FMP”
“BIANCIARDI Luciano”,”L’alibi del progresso. Scritti giornalistici ed elzeviri.”,”Luciano Bianciardi (Grosseto 1922 – Milano 1971) è stato giornalista, traduttore e scrittore. Tra gli autori americani da lui tradotti, ricordiamo Miller, Faulkner, Steinbeck e London.”,”EDIx-011-FL”
“BIANCO Lucien a cura; collaborazione di Paul AKAMATSU Heinz BECHERT Georg BUDDRUSS LE-THANH-KHOI Jacques ROBERT”,”L’ Asia moderna.”,”Collaborazione di Paul AKAMATSU Heinz BECHERT Georg BUDDRUSS LE-THANH-KHOI Jacques ROBERT. Lucien BIANCO, nato nel 1930, ha studiato all’ Ecole Normale e all’ Ecole Nationale des Langues Orientales Vivantes a Parigi. Agregé d’ histoire nel 1957, dal 1959 al 1961 ha insegnato prima a Beauvais poi a Parigi. Nel 1964-65 ha compiuto ricerche all’ East Asian Reserch Center della Harvard University, negli Stati Uniti. Attualmente (1971) è D di studi all’ Ecole Pratque des Hautes Etudes di Parigi e Chargé de coenference all’ Ecole Normale Superieure e alla Faculté des Lettres et Sciences Humaines a Parigi. BIANCO è specializzato sulla storia sociale della Cina moderna. Ha scritto ‘Les origines de la Revolution Chinaise’ (Paris, 1967), e ‘La crise de Sian’ (1970).”,”ASIx-034″
“BIANCO Pialuisa”,”La lunga marcia dei pop comunisti. La Cina nell’ economia globale.”,”BIANCO Pialuisa giornalista ha fatto l’ inviata, la commentatrice, il direttore nella carta stampata, in TV, in radio. E’ stato il primo direttore donna di un quotidiano nazionale (L’ Indipendente). Attualmente è editorialista alla ‘Nazione’ ‘Il Giorno’ ‘Il Resto del Carlino’. Tesi: spirito cinese: internazionalismo etnico”,”CINx-088″
“BIANCO Gino”,”Un socialista ‘irregolare’: Andrea Caffi intellettuale e politico d’ avanguardia.”,”Gino BIANCO è nato a Torino il 31 maggio 1932. E’ stato dal 1956 al 1960 ricercatore presso l’ Istituto di Storia moderna e contemporanea dell’ Università di Genova, poi redattore della rivista ‘Critica sociale’ e responsabile, dal 1964 al 1967 della sezione storica del Ceses (Centro Studi Economico Sociale) di Milano. Da dieci anni (1977) vive a Londra dove è stato Fellow al Center of Contemporary European Studies dell’ Università del Sussex, corrispondente dell’ Avanti! e di altre testate (TV). Ha collaborato con saggi di storia contemporanea a ‘Movimento operaio e socialista’ e a ‘Tempo presente’.”,”MITS-176″
“BIANCO Lucien, collaborazione di Hua CHANG-MING”,”Jacqueries et révolution dans la Chine du XXe siècle.”,”Storico e sinologo, Lucien BIANCO è direttore di studi emerito all’ EHESS. E’ autore di vari libri tra cui ‘Les Origiens de la révolution chinoise’ (Gallimard, 1997) e ‘Peasants Without the Party’ (M.E. Sharpe). Madam Hua CHANG-MING è stata bibliotecaria del Centre de recherche et de documentation sur la Chine contemporaine (EHESS) per trent’anni. E’ autrice di varie opere sulla società cinese. “”L’ opposizione violenta al censimento del 1910 ricorda un po’ il movimento dei Boxer. Un giro d’ orizzonte su tre sinologi dovrebbe permettere di esplicitare questo punto di vista. Joseph Esherick, innanzitutto (…). La seconda opera è quella di Roxann Prazniak (1999), che ha letto le stesse mie fonti… e ne ha letto, a dire il vero, molte di più. Il mio disaccordo con questa non riguarda la diagnostica (apprezzo l’ eloquente sottotitolo del suo libro: Rural Rebels against Modernity) (…). Il terzo sinologo è Prasenjit Duara (1991): ispirandosi, tra gli altri (per per tenersi ai francesi), a Louis Dumont e Michel Foucault, analizza brillantemente l’ interposizione della conoscenza e delle relazioni di potere (come pure i conflitti di interesse) nel discorso modernizzatore.”” (pag 382)”,”CINx-161″
“BIANCO Lucien”,”Les origines de la révolution chinoise, 1915-1949.”,”BIANCO Lucien agregé d’histoire è ex allievo dell’ Ecole Normale Superieure e dell’ Ecole Nationale des Langues orienales vivantes. Direttore di studi all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e ex direttore del Centre de recherches et documentation sur la Chine contemporaine, insegna pure all’ Institut d’ études politiques de Paris e al Centre de recherches sinologiques delle università Harvard e Michigan come pure al St. Antony’s College (Oxford) e all’ Academia Sinica (Taiwan). E’ autore di molte opere tra cui ‘Peasants without the Party (M.E. Sharpe) 2001 prix Levenson 2003 e in collaborazione con Hua CHANG-MING ‘Jacqueries et révolutions dans la Chine du XXe siecle”” (La Martiniere 2005). “”E’ in queste circostanze che si produce un avvenimento molto strano, che rappresenta la data più importante in questa storia della formazione del sentimento nazionale in Cina (e allo stesso tempo un tornante decisivo nel destino della Cina moderna): il rapimento di Chiang Kai-shek da parte di uno dei suoi generali (12 dicembre 1936). Non è in sé, una cosa straordinaria nella Cina degli ultimi sessant’anni che un generale si rivolti contro il suo capo e lo catturi. Ma l’ incidente ha, questa volta, un significato particolare. E’ per annientare l’ Armata Rossa scampata alla Lunga Marcia che questo generale, Zhang Xueliang, è stato inviato a Sian, capitale del Shaanxi. Ora giovane “”signore della guerra””, Zhang è stato privato delle ricche province del Nord Est attraverso il colpo di Mukden, tre anni appena dopo esser subentrato a suo padre, assassinato dai giapponesi che lo trovavano insufficientemente docile. Le sue truppe guardano con nostalgia verso la Manciuria e accettano mal volentieri di dover combattere dei Cinesi, anche fossero comunisti (“”i Cinesi non lottano contro i Cinesi””), impazienti come sono di andare a liberare la loro terra natale. Quando il 12 dicembre, all’ alba Zhang Xueliang fa prigioniero Chiang Kai-shek, è per costringerlo a cambiare politica. Tra le “”otto domande”” che gli presenta, sette riprendono i principali punti del programma formulato due settimane prima dal PCC. Programma che si riconduce a questo: alla guerra civile, sostituiamo la guerra contro l’ invasore. L’ epilogo dell’ affare del Sian non è meno strana che la sua brusca disgregazione: alla tredicesima giornata di cattività e mentre una nuova guerra civile minaccia, Chiang Kai-shek è liberato… Zhou en-lai (Ciu en-lai, ndr) stesso è venuto a patrocinare la causa del massacratore dei comunisti””. (pag 228-229)”,”CINx-209″
“BIANCO Gino a cura; scritti di Clement ATTLEE Henry N. BRAILSFORD G.D.H.COLE Stafford CRIPPS Edwin F.M. DURBIN Wal HANNINGTON Arthur HENDERSON John A. HOBSON Douglas JAY Arthur CREECH JONES Harold J. LASKI Herbert MORRISON George ORWELL John MURPHY John STRACHEY Richard H. TAWNEY Sidney e Beatrice WEBB Edward F. WISE Leonard WOOLF”,”L’esperienza laburista tra le due guerre. Tra bolscevismo e fascismo.”,”BIANCO Gino a cura; scritti di Clement ATTLEE Henry N. BRAILSFORD G.D.H.COLE Stafford CRIPPS Edwin F.M. DURBIN Wal HANNINGTON Arthur HENDERSON John A. HOBSON Douglas JAY Arthur CREECH JONES Harold J. LASKI Herbert MORRISON George ORWELL John MURPHY John STRACHEY Richard H. TAWNEY Sidney e Beatrice WEBB Edward F. WISE Leonard WOOLF”,”UKIx-111″
“BIANCO Lucien, avec la collaboration de HUA Chang-Ming”,”Jacqueries et Révolution dans la Chine du XX° siècle.”,”2° copia Storico e sinologo, Lucien BIANCO è direttore di studi emerito all’ EHESS. E’ autore di vari libri tra cui ‘Les Origiens de la révolution chinoise’ (Gallimard, 1997) e ‘Peasants Without the Party’ (M.E. Sharpe). Madam Hua CHANG-MING è stata bibliotecaria del Centre de recherche et de documentation sur la Chine contemporaine (EHESS) per trent’anni. E’ autrice di varie opere sulla società cinese. Forme di resistenza dei contadini contro i funzionari di partito e i ricchi (v. ultimo capitolo) La condizione dei braccianti ex proprietari di un fazzoletto di terra e indebitati. “”Résistance au fermage. Il faut souligner d’emblée le paradoxe: les fermiers se révoltent rarement [chapitre 8], alors que leur condition représente le problème social le plus massif dans les campagnes chinoises. Les débiteurs sont, certes, presque aussi nombreux que le fermiers, et leur sort est parfois plus tragique, mais les deux catégories se recoupent: beaucoup de fermiers sont endettés et, de surcroît, on devient assez souvent fermier parce qu’on est un débiteur insolvable, contraint de céder la propriété de son lopin à son créancier. Sans en être la cause unique, la pression démographique sur une terre qui n’est pas extensible (‘ren duo tian shao’: “”les hommes pullulent, la terre manque””) suffit à expliquer que fermage et taux d’intérêt soient si élevés, tellement élevés que peu de fermiers et de débiteurs réussissent à sortir du cercle vicieux: endettement chronique et culture du champ d’autrui”” (pag 83)”,”MCIx-067″
“BIANCO Gino”,”Socialismo libertario. Scritti dal 1960 al 1972.”,”L’autore nell’articolo ‘Socialismo e marxismo’ ‘critica’ Marx Engels, il marxismo e il Manifesto, Lenin ecc. “”considerare tutto il socialismo anteriore a quello marxista come una forma inferiore dell’autentico e unico “”socialismo scientifico”” non è soltanto un’ipocrisia, ma anche un’aberrazione storica…”” (pag 125) “”E’ poi un errore considerare il ‘Manifesto comunista’ (redatto da Marx e da Engels alla fine del 1847) come un’espressione sufficientemente esplicita di quella “”novità”” che il marxismo avrebbe introdotto nell’ideologia rivoluzionaria socialista. Molto più che pensiero originale, il ‘Manifesto’ offre una sintesi, genialmente vigorosa, di un certo comune patrimonio dei vari gruppi d’avanguardia che dal 1815 al 1848 hanno preconizzato la rivoluzione socialista…”” (pag 125) “”Tutta l’azione di Lenin e dei bolscevichi è contrassegnata da un’ambiguità radicale: il modello pragmatico che Lenin rivendica con orgoglio è il “”giacobinismo”” e il “”blanquismo”” …”” (pag 135)”,”ANAx-394″
“BIANCO Gino PERILLO Gaetano”,”Cronache militari della Resistenza in Liguria. Volume I.”,”Giorgio Gimelli è nato a Genova il 28 settembre 1926. Nel 1943, ancora studente, aderì al PCI e partecipò alla lotta partigiana nella VI zona operativa. E’ presidente dell’ ANPI di Genova ed è stato eletto consigliere comunale della stessa città (1965)”,”ITAR-276″
“BIANCO Gino”,”L’avvento del fascismo a Sestri Ponente (1921-22).”,”testo della comunicazione di Gino Bianco al Convegno sulle ‘Origini del fascismo’, promosso dall’Istituto Gramsci Occupazione di Sestri da parte di centinaia di squadristi provenienti da paesi limitrofi e anche da Savona, aggressioni e violenze tollerate dalla forza pubblica”,”LIGU-169″
“BIANCO Magda”,”L’industria italiana.”,”Magda Bianco è economista alla Banca d’Italia, Ufficio Diritto dell’economia. Ha pubblicato vari saggi di economia industriale.”,”ITAE-092-FL”
“BIANCO Gino GRENDI Edoardo a cura; scritti di Robert OWEN William THOMPSON John GRAY John Francis BRAY William BEMBOW”,”La tradizione socialista in Inghilterra. Antologia di scritti politici, 1820-1852.”,”””È nota la critica che mosse Marx all’applicazione «egualitaria» della formula ricardiana del valore (in polemica con Proudhon, indicò in Thompson e Bray gli originari elaboratori di una teoria di cui Proudhon e Rodbertus non sarebbero stati che epigoni) e alla teoria del tempo di lavoro come unità di misura diretta della moneta elaborata da Gray (1). I socialisti ricardiani non possono essere considerati precursori di Marx come anticipatori della teoria dello sfruttamento o della concezione materialistica della storia in tutta l’estensione del significato che queste teorie hanno nel sistema di Marx. Ma anche il ‘Manifesto del Partito comunista’ redatto da Marx e da Engels alla fine del 1847, molto più che pensiero originale (un’espressione sufficientemente esplicita di quella «novità» che il marxismo doveva introdurre nell’ideologia rivoluzionaria socialista è soltanto nel ‘Capitale’ pubblicato molti anni dopo), offre una sintesi, genialmente vigorosa, di un certo comune patrimonio dei vari gruppi d’avanguardia che tra il 1820 e il 1848 hanno preconizzato la rivoluzione sociale. Nei socialisti cooperatori l’attacco era rivolto contro l’ordine esistente che si voleva trasformare e sovvertire attraverso piani di riforme dai quali era assente una rigorosa analisi critica, ma con la consapevolezza che il sistema capitalistico non era soltanto l’espressione della natura umana, ma anche un prodotto storico che poteva essere trasformato attraverso l’organizzazione cooperativa, sindacale e politica della classe operaia. Ciò condusse ad una riscoperta dell’intima relazione tra momento economico e momento politico e ad una più netta presa di coscienza del fatto che nella società capitalistica chi controllava la proprietà controllava il governo e lo Stato (e questa nozione dello Stato strumento della classe dominante fu poi elaborata in modo più articolato dall’ala socialista del cartismo e, prima, da Smith e Morrison”” [dall’introduzione di Gino Bianco e Edoardo Grendi, pag LXXXVIII] [(1) K. Marx, loc. cit. Su Bray in ‘La miseria della filosofia’, ed.it., Roma, 1950, pp. 57-64] [Gino Bianco Edoardo Grendi, ‘La tradizione socialista in Inghilterra. Antologia di scritti politici, 1820-1852’, Giulio Einaudi, Torino, 1970] La presa di coscienza dei socialisti inglesi nella prima metà dell’800: nella società capitalistica chi controlla la proprietà controlla il governo e lo Stato…”,”MUKx-002-FV”
“BIANCONI Piero”,”Pascoli.”,”BIANCONI Piero “”L’annuncio della guerra di Libia lo riempì di letizia appunto perchè egli credette di vedervi la fine dell’emigrazione italiana; ed espresse il suo entusiasmo nel discorso di Barga, ‘La grande proletaria si è mossa…”” A cose fatte il dissidio non esiste più””. (pag 189)”,”BIOx-244″
“BIANCONI Pietro”,”Il movimento operaio a Piombino.”,”BIANCONI Pietro (1924-) ha lavorato come operaio all’Ilva di Piombino fino al 1948. Ha partecipato alla lotta partigiana in provincia di Grosseto con la III brigata Garibaldi. Dal Partito d’Azione è passato al Partito Socialista, nel 1953 ha aderito a Unità Popolare di Calamandrei, Codignola e Parri, nel 1956 viene eletto nel direttivo nazionale della CGIL. Ha partecipato alle iniziative della sinistra operaia extra-parlamentare.”,”MITT-357″
“BIANCONI Pietro”,”1943: la CGL sconosciuta. La lotta degli esponenti politici per la gestione dei sindacati operai, 1943-1946.”,”BIANCONI Pietro (1924-) ha lavorato come operaio all’Ilva di Piombino fino al 1948. Ha partecipato alla lotta partigiana in provincia di Grosseto con la III brigata Garibaldi. Dal Partito d’Azione è passato al Partito Socialista, nel 1953 ha aderito a Unità Popolare di Calamandrei, Codignola e Parri, nel 1956 viene eletto nel direttivo nazionale della CGIL. Ha partecipato alle iniziative della sinistra operaia extra-parlamentare. “”Lo scopo di Togliatti di partecipare con questi uomini in un governo di coalizione poteva anche essere quello dichiarato dell’unità nazionale, ma lo scopo di questi generali reazionari, più o meno fascisti, era sicuramente quello di organizzare un esercito e una polizia che allenandosi alle sparatorie contro le masse dei braccianti meridionali affamate fosse poi in grado di “”mettere a posto”” gli operai del nord. Gli altri, demolaburisti, i liberali e democristiani, proclamavano ad alta voce i loro propositi: si battevano per assicurare agli italiani quella ‘continuità dello Stato’ di cui tanto tenevano padroni e preti. “”Occorre – scriveva l’organo dei padroni (9) – facilitare la costituzione di nuove società per azioni e l’ingrandimento di quelle preesistenti, onde far sì che possa essere facilmente drenato verso la produzione anche il piccolo risparmio che, presso ogni singolo, non sarebbe sufficiente a dar vita a una impresa di apprezzabile entità… Dare a ogni risparmiatore la sensazione che nessuno gli limiterà gli eventuali utili che potrà trovare dall’industria nella quale si accinge ad investire i propri risparmi; quindi nessuna limitazione ai dividendi. Far nascere nel risparmiatore la più assoluta sicurezza che vendendo l’oro acquistato alla borsa nera e comprando azioni di una società industriale egli non corra il rischio che la fabbrica nella quale va a interessarsi sia occupata con la forza e fatta propria da altri””. Gli altri, naturalmente, erano i braccianti e gli operai, contro i quali il governo doveva dare garanzie da gendarme. Del resto queste garanzie il governo le aveva già date per bocca dei suoi più autorevoli rappresentanti, comunisti e socialisti, infatti la prima deliberazione presa del governo Badoglio-Togliatti, riguardo alle aspettative della classe operaia, era che nessuna riforma sociale, per quanto miserrima e anodina, sarebbe stata possibile fino alla fine della guerra. Le dichiarazioni dei ministri, socialisti e comunisti, non si prestavano a intepretazioni dubbie: non si potevano concedere aumenti salariali, diceva il Ministro socialista Di Napoli, ma per dare un “”giusto premio alle masse operaie e contadine”” (10) si doveva aumentar e il prezzo del grano”” (pag 60-61) [(9) “”La Libertà””, 2 giugno 1944; (10) Il comunista Antonio Pesenti sottosegretario alle Finanze, annunciava che le linee sulle quali si sarebbe basata l’azione del governo erano: “”La difesa della proprietà dello Stato, la ricostruzione delle ricchezze nazionali, il potenziamento delle forze produttive per dare pane e lavoro al popolo e per aumentare la quantità dei prodotti”” (L’Unità 14 maggio ’44). Come si vede il linguaggio dei comunisti governativi non era poi molto dissimile da quello dei padroni: il governo si proponeva di dare ‘quattrini’ ai padroni perché questi dessero ‘pane e lavoro’ al popolo il quale avrebbe ‘aumentato la quantità di prodotti’ nelle mani dei padroni]”,”MITT-358″
“BIANCONI Giovanni”,”Eseguendo la sentenza. Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro.”,”Giovanni Bianconi nato a Roma nel 1960 è inviato del Corriere della Sera (2008). Per Einaudi ha pubblicato ‘Mi dichiaro prigioniero politico. Storia della Brigate Rosse’.”,”TEMx-001-FFS”
“BIANUCCI Piero”,”La verità confezionata. Come leggere un giornale.”,”BIANUCCI Piero nato a Torino nel 1944 laureato in filosofia alla scuola di Luigi Pareyson è un giornalista professionista. Dal 1969 dirige la pagina letteraria di un grande quotidiano.”,”EDIx-108″
“BIANUCCI Piero FERRERI Walter, contributi di Tullio REGGE Pippo BATTAGLIA Guido COSSARD”,”Atlante dell’Universo.”,”Il principio cosmologico. (pag 391) di Tullio Regge “”La comunità scientifica è generalmente d’accordo nell’accettare il concetto secondo cui l’universo è sostanzialmente uniforme e omogeneo in ogni direzione se osservato in un determinato momento della sua evoluzione. Questo concetto costituisce il cosiddetto «principio cosmologico» e ha conseguenze di grande rilievo. Per esprimerci in termini più rigorosi, infatti, il principio cosmologico asserisce l’esistenza di un tempo universale t tale che, a t fissato, l’universo appare in media uguale a se stesso ovunque lo si osservi. In particolare la densità media e la temperatura media sono date da funzioni del tempo ma non del luogo in cui vengono misurate. L’esistenza di irregolarità locali nella distribuzione delle galassie ha gettato dubbi sulla vera portata del principio cosmologico e non è chiaro se esso vale solamente nella porzione di universo osservabile o anche oltre. Grosso modo possiamo paragonare il cosmo a una spugna le cui pareti sono grandi ammassi galattici tra cui esistono vuoti immensi. La dimensione di questi vuoti è dell’ordine dell’1% della porzione osservabile dell’universo che è delimitata da un orizzonte le cui dimensioni sono dell’ordine di 2c/H ossia circa 6000-12.000 Mpc. Se ci allontaniamo dalla Terra e dalla nostra Galassia incontriamo altre galassie raggruppate in ammassi. La forza gravitazionale che agisce tra le galassie induce moti che si sovrappongono alla recessione cosmica di Hubble e rendono difficile e ambigua la sua determinazione. La recessione cosmica comincia ad essere preponderante solamente oltre i 100 Mpc, pari a circa 326 milioni di anni luce. Se andiamo oltre, i moti locali perdono di importanza ma diventa molto difficile valutare le distanze galattiche e quindi la stessa H. A grandissime distanze, oltre i 1000 Mpc, la velocità di recessione diventa una frazione apprezzabile di quella della luce. L’orizzonte degli eventi è appunto definito come la distanza che corrisponde ad una velocità di recessione pari a c [velocità della luce, ndr]. Un viaggio nello spazio è necessariamente anche un viaggio a ritroso nel tempo, e infatti una galassia che disti 100 Mpc viene vista come era circa 326 milioni di anni or sono. Le galassie che giacciono al di là dell’orizzonte sono così distanti che la loro luce non ha fatto in tempo a giungere sulla Terra nel periodo intercorso tra la nascita dell’universo ed i giorni nostri. Su questa scala di tempi dobbiamo attenderci profonde mutazioni nella struttura delle galassie e, di riflesso, del cosmo. Non possiamo quindi osservare il cosmo nella sua interezza ad un dato istante. Il principio cosmologico è una ipotesi che semplifica di molto la teoria e ci permette di costruire un modello preliminare su cui basare la discussione; infine è al momento in sostanziale accordo con i dati osservativi”” [Tullio Regge, ‘Cosmologia’, pag 391] [ndr: Unità di misura Mpc: 100 Mpc uguale a circa 326 milioni di anni luce] Unità di misura Mpc: 100 Mpc uguale a circa 326 milioni di anni luce PARSEC Per distanze molto ampie, anche l’anno luce inizia ad apparire un po’ scomodo ed allora si utilizza un’altra unità di misura: il Parsec Il concetto di Parsec è legato al concetto di parallasse, tanto è vero che Parsec è l’abbreviazione di parallasse-secondo. Il Parsec (P) è la distanza alla quale una stella avrebbe una parallasse di un secondo d’arco. Parsec e parallasse sono quindi legati dalla formula d = 1/p, dove d è la distanza espressa in parsec mentre p è l’angolo di parallasse. Un Parsec corrisponde a 206.265 UA, ovvero a 3,086×1013 chilometri oppure ancora a 3,262 anni luce. Il Sole, posto a 1 UA, ha una parallasse di 206.265 secondi. Da questa unità di base, derivano altre che servono ad eliminare un po’ di zeri. Esattamente come si parla di chilogrammi, si può parlare di KParsec (KPc) e MegaParsec (MPc) per parlare di migliaia e milioni di Parsec. Il KPc è utilizzato spesso per esprimere le distanze all’interno della Via Lattea. Il MPc è utilizzato spesso per descrivere le distanze di altre galassie. Riassumendo, all’interno del Sistema Solare si utilizza l’Unità Astronomica, per le distanze stellari si utilizzano gli anni luce mentre per distanze ancora maggiori come quelle tra galassie si utilizzano i Parsec. – See more at: http://www.astronomiamo.it/Articolo.aspx?Arg=la_misura_delle_distanze_in_astronomia#sthash.Zw4Mpu9x.dpuf&#8221;,”REFx-140″
“BIARD Roland”,”Dictionnaire de l’ extrême-gauche de 1945 à nos jours.”,”BIARD Roland insegnante e storico, a pubblicato ‘1919, la commune de Budapest’ (Tête de Feuilles’, ‘Histoire du mouvement anarchiste en France’. “”Lo scacco degli scioperi del 1946-1948 traduce in effetti una inadeguatezza fondamentale dell’ eredità spirituale di un Trotsky o di un Bakunin con delle situazioni concrete. L’ estrema sinistra in questa versione è la frangia politica serrata nell’ ideologia””. (pag 10)”,”FRAP-077″
“BIARD Roland”,”Histoire du mouvement anarchiste en France, 1945-1975.”,”BIARD Roland, 30 anni (1976) è uno storico e militante anarchico. Ha scritto pure ‘1919, la Commune de Budapest’, Editions de la Tete de Feuilles, Paris, 1972 “”Di fatto, l’ esperienza organizzativa del movimento spagnolo risale al periodo bakuniniano e alleanzista. Di più, la pratica è sensibilmente differente poiché riposa sul dualismo CNT (1910) – FAI (1927). La CNT è essenzialmente un sindacato. Nel suo Congresso di Costituzione, alla questione: “”Il sindacalismo è un mezzo o un fine nell’ emancipazione operaia?””, la CNT sviluppa tre punti che sono rimasti in seguito le basi della sua azione. Prima di tutto, viene affermato che il sindacalismo è l’ associazione della classe operaia per combattere il potere delle classi possidenti. I sindacati non sono dunque né un fine, né un ideale, ma un mezzo di lotta, una forza che permette di intensificare senza soste questa lotta. Il fattore decisivo sul piano rivoluzionario non è dunque il sindacalismo come tale, ma la lotta condotta dal medesimo e che deve condurre all’ emancipazione economica integrale e all’ espropriazione della borghesia””. (pag 77) Comunismo libertario (pag 233) (Fonte http://anarlivres.free.fr/pages/biblio/biblioB.html#bardy:) BARDY Roland [BIARD Roland] cf. BIARD R. Chronologie des Internationales libertaires (1864-1914), Organisation révolutionnaire anarchiste, s.l., 1974, 35 p. [IIHS] Historique du mouvement libertaire en France (1945-1978), éd. Front libertaire-Organisation révolutionnaire anarchiste, Paris, 1974, 22 p. [aCCFR, CIRA-L, IIHS] 1919, la Commune de Budapest, éd. de la Tête de feuilles, Paris, 1972, 244 p. [CCFR, CIRA-L, IIHS]”,”ANAx-218″
“BIASCO Salvatore”,”L’inflazione nei Paesi capitalistici industrializzati. Il ruolo della loro interdipendenza 1968-1978.”,”Salvatore Biasco è professore ordinario di Economia internazionale e direttore dell’Istituto Economico della Facoltà di Economia e commercio di Modena, dove insegna sal 1970. Laureato in Statistica a Roma (1963), ha compiuto studi di perfezionamento a cambridge, G.B. (1965-68).”,”ECOI-202-FL”
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Giuseppe GENNA Paolo GRAZIOSI Raffaello PARENTI Sergio SERGI Italo SIGNORINI Carlo TAGLIAVINI”,”Le razze e i popoli della terra. Volume primo. Razze, popoli e culture.”,”con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Giuseppe GENNA Paolo GRAZIOSI Raffaello PARENTI Sergio SERGI Italo SIGNORINI Carlo TAGLIAVINI”,”ASGx-005″
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA José Manuel GOMEZ TABANERA Christina HOLE Felix KARLINGER Bertil LUNDMAN Asa NYMAN Monique ROUSSEL DE FONTANES Adolfo TAMBURELLO Paolo TOSCHI”,”Le razze e i popoli della terra. Volume secondo. Europa – Asia.”,”con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA José Manuel GOMEZ TABANERA Christina HOLE Felix KARLINGER Bertil LUNDMAN Asa NYMAN Monique ROUSSEL DE FONTANES Adolfo TAMBURELLO Paolo TOSCHI”,”ASGx-006″
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Lidio CIPRIANI Vinigi L. GROTTANELLI Nello PUCCIONI Alda VIGLIARDI MICHELI”,”Le razze e i popoli della terra. Volume terzo. Africa.”,”con la collaborazione di Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Lidio CIPRIANI Vinigi L. GROTTANELLI Nello PUCCIONI Alda VIGLIARDI MICHELI”,”ASGx-007″
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Ernesta CERULLI Alicia DUSSAN DE REICHEL Giuseppe GENTILLI Martin GUSINDE José IMBELLONI Vittorio MACONI Pellegrino Claudio SESTIERI Italo SIGNORINI Tullio TENTORI Otto ZERRIES”,”Le razze e i popoli della terra. Volume quarto. Oceania – America.”,”con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Ernesta CERULLI Alicia DUSSAN DE REICHEL Giuseppe GENTILLI Martin GUSINDE José IMBELLONI Vittorio MACONI Pellegrino Claudio SESTIERI Italo SIGNORINI Tullio TENTORI Otto ZERRIES”,”ASGx-008″
“BIDET Eric”,”La Corée deux systemes, un pays.”,”Eric BIDET vive attualmente in Corea del Sud. E’ autore di un’ opera sull’ economia sociale.”,”ASIx-054″
“BIDET Jacques KOUVELAKIS Eustache a cura; saggi di Jacques BIDET Eustache KOUVELAKIS André TOSEL Alex CALLINICOS Gerard DUMENIL e Dominique LEVY Christopher BERTRAM Gerard RAULET André TOSEL Michel HUSSON Jean-Marie HARRIBEY Remy HERRERA Michael LÖWY Tony ANDREANI Thomas COUTROT Paul BLACKLEDGE Stevi JACKSON Maria TURCHETTO Bart MOORE-GILBERT Liu KANG Remy HERRERA Jean Marie VINCENT Francois MATHERON Jacques BIDET Jon BEASLEY-MURRAY Roberto NIGRO Jean-Pierre LECERCLE Pierre MACHEREY”,”Dictionnaire Marx contemporain.”,”J. BIDET è Professore di filosofia all’ Università Paris X, direttore della rivista Actuel Marx. E. KOUVELAKIS è ricercatore all’ Università di Wolverhampton (RU). Saggi di Jacques BIDET Eustache KOUVELAKIS André TOSEL Alex CALLINICOS Gerard DUMENIL e Dominique LEVY Christopher BERTRAM Gerard RAULET André TOSEL Michel HUSSON Jean-Marie HARRIBEY Remy HERRERA Michael LÖWY Tony ANDREANI Thomas COUTROT Paul BLACKLEDGE Stevi JACKSON Maria TURCHETTO Bart MOORE-GILBERT Liu KANG Remy HERRERA Jean Marie VINCENT Francois MATHERON Jacques BIDET Jon BEASLEY-MURRAY Roberto NIGRO Jean-Pierre LECERCLE Pierre MACHEREY. Scuola austriaca. “”Allievi, discepoli, colleghi in Ungheria del vecchio Lukacs, seguono con interesse il tentativo dell’ ontologia dell’ essere sociale. Critici del regime comunista, Ferenc Feher (1933), Agnes Heller (1929), Gyrgy Markus (1934), Istvan Meszaros (1930) entrano più o meno in dissidenza e sono allontanati dall’ Università di Budapest. Il primo a seguire questo percorso è Meszaros che partecipa nel 1956 alle attività del circolo Petofi e che diviene professore in Inghilterra (Sussex). A. Heller e G. Markus fanno lo stesso dopo la repressione della primavera di Praga nel 1968, e negli anni settanta vanno in Australia dove insegnano e lavorano.”” (pag 162)”,”TEOC-328″
“BIDET Jacques”,”Teoria della modernità. Marx e il mercato.”,”Jacques Bidet, nato nel 1945, insegna filosofia all’università di Parigi X (Nanterre).”,”TEOC-077-FL”
“BIDOUZE René”,”Lissagaray la plume et l’épée.”,”BIDOUZE ex-Consigliere di Stato, è autore di opere sul sindacalismo dei funzionari. Collana ‘La part des hommes’ diretta da Claude PENNETIER”,”MFRx-046″
“(BIDOUZE René)”,”(Lissagaray, la penna e la spada)”,”LISSAGARAY (1838-1901) è detto il ‘Michelet della Comune’ , l’ autore della celebre ‘Storia della Comune del 1871′ “”La Marseillaise nasce effettivamente il 19 dicembre 1869, con J.B. Millière come direttore e Henri Rochefort come redattore capo. Lissagaray non figura tra i giornalisti presentati come fondatori di questo nuovo organo, al quale collaborerà notoriamente con due articoli pubblicati in febbraio. E’ il giornale più “”radicale”” della “”democrazia radicale””, come lo qualifica lui-stesso. Raggruppa tutte le correnti della sinistra rivoluzionaria – blanquisti, giacobini, internazionalisti, radicali accesi – e incontra subito un gran successo. All’ inizio del 1870, La Marseillaise usciva quindi da poco quando esplode il famoso affare Victor Noire, quel giovane collaboratore del giornale assassinato dal principe Bonaparte. La stampa repubblicana di Parigi e della provincia gli “”consacra”” il primo posto. Nel dipartimento di Gers, “”L’ Avenir”” apre una sottoscrizione per “”un monumento alla memoria di Victor Noir, assassinato da Sua Altezza il principe Pierre-Napoléon Bonaparte.”” Ecco come Lissagaray racconterà, nel Prologo della sua Storia della Comune, questo avvenimento (…). Il 12 gennaio 1870, i funerali richiamano a Neully 100.000, o forse 200.000 persone. Una sommossa ben servirà da pretesto ad una sanguinosa repressione. Viene evitata grazie al sangue freddo degli operai militanti che, d’accordo con Rochefort e Delescluze, intuiscono che una insurrezione sarebbe prematura””. (pag 31)”,”MFRC-111″
“BIDUSSA David”,”Angelo Tasca e la crisi della cultura politica socialista. Autobiografia (1940).”,”Il fascicolo contiene: -Angelo TASCA, Autobiografia (1940). Altro libro citato nel fascicolo: – A. TASCA, In Francia nella bufera. GUANDA. MODENA. 1953″,”FRAV-024″
“BIDUSSA David e altri; interventi di Rossana ROSSANDA Luigi PINTOR Antonio MOSCATO Luciano CANFORA Pietro INGRAO Domenico LOSURDO Andrea CATONE Giuseppe CHIARANTE David BIDUSSA Aldo TORTORELLA Marcello FLORES Enrica COLLOTTI PISCHEL Gianpasquale SANTOMASSIMO Mario TRONTI”,”Sul libro nero del comunismo. Una discussione nella sinistra.”,”Interventi di Rossana ROSSANDA, Luigi PINTOR, Antonio MOSCATO, Luciano CANFORA, Pietro INGRAO, Domenico LOSURDO, Andrea CATONE, Giuseppe CHIARANTE, David BIDUSSA, Aldo TORTORELLA, Marcello FLORES, Enrica COLLOTTI PISCHEL, Gianpasquale SANTOMASSIMO, Mario TRONTI.”,”RUSS-058″
“BIDUSSA David GUARRACINO Scipione a cura; saggi di Massimo MASTROGREGORI Scipione GUARRACINO David BIDUSSA”,”Le Annales e i loro caratteri originali.”,”Saggi di Massimo MASTROGREGORI Scipione GUARRACINO David BIDUSSA.”,”STOS-108″
“BIDUSSA David CHITARIN Attilio a cura, saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI”,”Trotsky nel movimento operaio del XX secolo.”,”Saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI. “”Per alcune settimane il Comitato centrale condusse una battaglia energica contro l’ opposizione di sinistra della Kpd, la quale con la ‘Lettera dei 700′ aveva ricevuto nuova forza. Ora era ammessa anche una discussione sulla questione russa. Nell’ ottobre 1926, a Berlino, alla conferenza cittadina, 806 delegati votarono a favore e 344 conro una risoluzione della direzione distrettuale che si pronunciava a favore della politica di Stalin. In questa sede quindi l’ opposizione poté accrescere la propria presenza fino a quasi il 30%. Eppure questo fu l’ ultimo episodio culminante dell’ attività dell’ opposizione di sinistra nel Kpd. Nei mesi seguenti, la direzione del partito riuscì ad isolare ed estromettere i capi della sinistra (Urbahns, Scholem, Schütz e Schwam, tutti membri del Politburo, nel novembre 1926). Anche l’ atteggiamento dell’ opposizione russa non mancò di produrre effetti sulla Kpd. In una dichiarazione del 16 ottobre 1926, Trotsky, Zinoviev e i loro sostenitori riconobbero di aver infranto la disciplina di partito e presero le distanze dall’ opposizione di sinistra nel Comintern. Questo dietrofront tattico ebbe non solo effetti dolorosi all’ interno dell’ opposizione di sinistra russa, ma demoralizzarono anche quella tedesca. Infine, l’ opposizione dichiarò persino di ritenere “”assolutamente inamissibile l’ appoggio diretto e indiretto al frazionismo di ogni gruppo nelle singole sezioni dell’ Ic contro la linea del Komintern, sia che fosse il gruppo Souvarine in Francia, sia Maslow-Ruth Fischer e Urbahns-Weber in Germania””. Il Comitato centrale di Thälmann approfittò trionfalmente di questo distacco dei capi dell’ opposizione russa dai loro seguaci tedeschi per soffocare definitivamente l’ influenza dell’ opposizione di sinistra nella Kpd.”” (pag 1270, Herman Weber, La KPD e l’ opposizione di sinistra in Unione Sovietica. L’ opposizione di sinistra nella Kpd e nel PCRb).”,”EMEx-065″
“BIDUSSA David”,”L’idea sociale di sviluppo. Come in Italia si è pensato il benessere tra il XVIII e il XX secolo.”,”David Bidussa è storico sociale delle idee e lavora presso la biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Leo Valiani tra politica e storia’, Feltrinelli, 2009. Elementi che determinano il processo di sviluppo: accumulazione del capitale, innovazioni e progresso tecnico, risorse umane (pag 20=)”,”ITAS-183″
“BIDUSSA David CHITARIN Attilio a cura, saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI”,”Trockij nel movimento operaio del XX secolo.”,”Saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI.”,”TROS-006-FV”
“BIDUSSA David BONAVITA Riccardo CHIOZZI Paolo COLLOTTI Enzo DALL’ORTO Giovanni GOGLIA Luigi MIGNEMI Adolfo NISTICO’ Gabriella ONOFRI Nazario Sauro POLLOTTINO Paolo PICCIOTTO FARGION Liliana RASPANTI Mauro, scritti; a cura del Centro Furio JOSI”,”La menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e dell’antisemitismo fascista.”,”””Lo studio materialistico del passato mette in una situazione critica il presente”” (Walter Benjamin) (in apertura)”,”EBRx-089 FOTO-112″
“BIEHAHN Walther CRISPIEN Arthur DAN Theodor KAMPFFMEYER Paul KAUTSKY Karl RENNER Karl SPEIER Hans STEIN Alexander”,”Marx, der Denker und Kämpfer. Gedenkschrift zum 50. Todestag.”,” Renner: vita e lavoro di Marx Spier: Marx come sociologo Biehahn: Marx come teorico economico Dan: Marx come politico Kautsky: La superiorità del marxismo sui suoi precursori Crispien: L’influsso delle idee marxiste sul movimento operaio internazionale Kampffmeyer: La casa editrice Dietz come pioniere del marxismo “”Marx’ Lehre von der Bedeutung der kapitalistischen Krisen bildet geradezu den Angelpunkt, von dem aus er “”die Physiologie des bürgerlichen Systems”” begreift. Die bürgerliche Oekonomie erblickte in den Krisen Teilstörungen, momentane Verschiebungen des Gleichgewichts, die keineswegs unbedingt einzutreten brauchen und von denen man sogar annehmen dürfe, daß sie mit der weiteren Entwicklung der kapitalistischen Gesellschaft immer mehr ausgeschaltet werden könnten. Diese letzten Jahrzehnten des 19. Jahrhunderts immer mehr an Boden, da man von den Kartellen und von der zunehmenden statistischen Erhellung der Marktvorgänge Möglichkeiten für eine zunehmende “”Beherrschung des Marktes”” erwartete. Marx stellte dem alle seine Theorie vom Ursprung der kapitalistischen Wirtschaftskrisen aus der “”absoluten Ueberproduktion”” entgegen””. (pag 29-30) [W. Biahahn, Marx als Wirtschafts theoretiker][in AA.VV., Marx, der Denker und Kämpfer. Gedenkschrift zum 50. Todestag, 1933]”,”MADS-544″
“BIENEFELD M.A.”,”Working Hours in British Industry. An economic history.”,”E.H. Phelps Brown ex Professor of Economics of Labour at the LSE. M.A. Bienefeld gratuated from Toronto University and then studied for his doctorate at the London School of Economics and Political Science.”,”CONx-266″
“BIENEN Henry”,”Violence and Social Change. A Review of Current Litterature.”,”BIENEN Henry”,”TEMx-083″
“BIENKOWSKI Wladyslaw”,”Burocrazia e potere socialista.”,”Wladyslaw Bienkowski nato a Lodz 17/03/1906. Uomo politico e pubblicista, autore di studi sociologici , dal 1930 al 1936 fa parte di organizzazioni giovanili comuniste, OMS, ZYCIE, KZMP, dal 1942 milita nelle file del partito operaio polacco PPR; successivamente nel partito operaio unificato , PZPR. Durante l’occupazione tedesca è tra gli organizzatori del Consiglio Nazionale della Resistenza (K.R.N.). Dal 1945 al 1948 membro del CC del PPR; dal 1945 al 1947 sottosegretario all’istruzione; dal 1947 al 1948 fa parte della segreteria del PPR; dal 1949 al 1956 direttore della Biblioteca Nazionale; dal 1956 al 1959 ministro dell’istruzione. Dal 1960 vive Presidente del Consiglio Nazionale per la protezione della natura. Dal 1944 al 1947 deputato al KRN; dal 1942 al 1952 e dal 1957 deputato al Sejm. Opere: Studio sulla Polonia contemporanea, Apriamo le finestre sulle campagne, La trasformazione dell’istruzione in Polonia.”,”POLx-005-FL”
“BIENKOWSKI Wladyslaw”,”Burocrazia e potere socialista.”,”Wladyslaw Bienkowski nato a Lodz 17/03/1906. Uomo politico e pubblicista, autore di studi sociologici , dal 1930 al 1936 fa parte di organizzazioni giovanili comuniste, OMS, ZYCIE, KZMP, dal 1942 milita nelle file del partito operaio polacco PPR; successivamente nel partito operaio unificato , PZPR. Durante l’occupazione tedesca è tra gli organizzatori del Consiglio Nazionale della Resistenza (K.R.N.). Dal 1945 al 1948 membro del CC del PPR; dal 1945 al 1947 sottosegretario all’istruzione; dal 1947 al 1948 fa parte della segreteria del PPR; dal 1949 al 1956 direttore della Biblioteca Nazionale; dal 1956 al 1959 ministro dell’istruzione. Dal 1960 vive Presidente del Consiglio Nazionale per la protezione della natura. Dal 1944 al 1947 deputato al KRN; dal 1942 al 1952 e dal 1957 deputato al Sejm. Opere: Studio sulla Polonia contemporanea, Apriamo le finestre sulle campagne, La trasformazione dell’istruzione in Polonia.”,”EURC-005-FV”
“BIENSTOCK Gregory SCHWARZ Solomon M. YUGOW Aaron”,”La direzione delle aziende industriali e agricole nell’ Unione Sovietica.”,”””In realtà i direttori temevano che gli stachanoviti potessero ostacolare un ordinato svolgimento del lavoro aziendale in quanto trascuravano certe prevalenti esigenze tecniche. Spesso gli stachanovisti superavano la produzione loro assegnata, ma portavano la disorganizzazione nel ritmo del lavoro; essi alteravano i rapporti di subordinazione esistenti tra i vari settori e minavano così l’ autorità del personale tecnico e dello stesso direttore (…). Molti direttori ed ingegneri non poterono reggere a una tale intricata manovra tra il governo, gli stachanoviti e i lavoratori e durante il periodo del movimento stachanovita dovettero cedere il posto a coloro che erano più adatti a questo compito particolare. Questo fu uno degli aspetti della epurazione del 1936 – 38…”” (pag 131)”,”RUSU-148″
“BIENSTOCK G.”,”La lotta per il Pacifico. (Tit.orig.: The Struggle for the Pacific)”,”””Un maggior significato geo-politico ha l’ espansione marittima giapponese dello stesso periodo, che garantì la sicurezza di quello Stato dalla parte dell’ oceano, assicurandogli il possesso delle chiavi di casa. Tra il 1876 e il 1879 i Giapponesi posero fine al condominio con la Cina nel gruppo delle isole Ryû-kyû, incorporandole nell’ impero. Queste isole costituiscono un prolungamento naturale dell’ arcipelago giapponese; esse separano il Mar della Cina orientale e la foce dello Yang-tse (Shanghai) dall’ oceano ed hanno così una grande importanza strategica. Una volta compiuta l’ annessione delle Ryû-kyû il Giappone incominciò ad avanzare delle pretese su Formosa. Contemporaneamente venne risolto il problema della frontiera marittima all’ altra estremità dell’ arcipelago. Sakhalin fu ceduta alla Russia e le isole Curili divennero territorio giapponese (1875).”” (pag 158) La Cina e le grandi potenze. (pag 193) “”””Il soldato dell’ esercito rosso differisce dal soldato dello Zar ancor più di quello che i granatieri di Napoleone differissero dai mercenari dei Borboni”” (Nota 30, Trotsky, Die Kriegsstärke der Roten Armee) (pag 267, 305) Kriegsstärke potenza di guerra, forza”,”RAIx-187″
“BIESCAS José Antonio TUÑON DE LARA Manuel”,”Historia de España. Tomo X. España bajo la dictadura franquista (1939-1975).”,”Hitler pensava di attaccare Gibilterra passando per la penisola iberica e lo comunicò a Serrano Suner. Questi sostenne però che non poteva fissare una data senza l’ autorizzazione di Franco. Canaris propose la data del 10 gennaio 1941 per iniziare l’ operazione ed Hitler aveva pronte quindici divisioni di fanteria e blindati per l’ operazione ‘Felix e Isabel’. Ma Franco ancora una volta rifiutò di fissare una data. Poi la congiuntura militare e politica deviò l’ attenzione di Hitler e Mussolini verso altri obiettivi. (pag 177)”,”SPAx-050″
“BIGARAN Mariapia a cura; coordinamento redazionale di Felice LIPERI”,”L’ archivio Basso e l’ organizzazione del partito (1943-1945).”,”Documento del Partito Comunista Italiano – Partito Socialista Italiano di Unità proletaria, agosto 1944. “”(…) Noi ci rivolgiamo perciò agli operai (…). Ai braccianti (…). Ai contadini (…). Agli intellettuali (…). Ai tecnici ed agli impiegati dell’ industria (…). E diciamo agli ufficiali dell’ Esercito: la lotta ci ha avvicinati e ci ha permesso di conoscerci e di comprenderci (…). E ai giovani (…). Ed alle donne d’ Italia (…). Ed ai funzionari dei pubblici uffici (…). Ed ai componenti delle forze armate: passate con armi e bagagli come tanti di voi hanno già fatto, nelle file dei Volontari della Libertà; consegnateci le armi per la lotta comune. Ed ai fascisti: quelli di voi che hanno ancora una coscienza debbono ammettere di essere stati ingannati e traditi; abbandonino dunque il partito antinazionale della corruzione e dell’ infamia, che vorrebbe condurre l’ Italia a definitiva rovina nell’ interesse dello straniero e di un pugno di gerarchi. Essi saranno giudicati secondo l’ ampiezza dell’ aiuto prontamente apportato ai patrioti. Per gli altri la sorte è segnata e la giustizia del popolo sarà inesorabile. Ai piccoli e medi industriali (…). Ai grandi industriali (…). Agli italiani tutti (…). (pag 81-839″,”ITAP-085”
“BIGATTI Nicoletta”,”L’altra fatica. Lavoro femminile nelle fabbriche dell’Alto Milanese 1922-1943.”,”BIGATTI Nicoletta (Legnano) svolge attività di ricerca archivistica. ollabora con l’ISEC. Ha scritto pure: ‘Le bambine operaie nelle industrie dell’Alto Milanese durante il ventennio fascista’ (2006) Fondazione ISEC presidente Gianni Cervetti, direttore Luigi Ganapini”,”MITT-349″
“BIGAZZI Duccio”,”La grande fabbrica. Organizzazione industriale e modello americano alla Fiat dal Lingotto a Mirafiori.”,”Duccio BIGAZZI (1947-1999) docente all’ Università degli Studi di Milano, è stato studioso di storia dell’ industria e del lavoro industriale. Tra i suoi titoli, ‘Il Portello. Operai, tecnici e imprenditori all’ Alfa Romeo, 1906-1926′ (1988). Ha diretto per dieci anni la rivista ‘Archivi e imprese’ (ora ‘Imprese e storia’. STUDIO, ORDINE, METODO: “”Dopo due mesi di “”ricerca affannosa tra il macchinario delle fabbriche visitate (e) nelle indagini dirette presso i capi e gli operai stessi””, la conclusione raggiunta era di sconcertante semplicità: “”Il segreto della produzione americana a basso costo è principalmente il frutto di studio, ordine, metodo””. Contrariamente alle attese, il problema non consisteva quindi in specifici ritardi o carenze tecniche del Lingotto, quanto piuttosto nell’ approccio organizzativo. Già il viaggio compiuto nel 1922 con Fornaca aveva lasciato “”l’ impressione che, in qualche officina specialmente, vi fosse un qualche cosa di magnifico che coordinava il lavoro di tanti in un risultato diverso; da allora però questa coordinazione ha camminato con passi giganteschi e ha assunto, in tutte le fabbriche senza distinzione, un apice di armonia e di risultati che ha del perfetto””. (pag 48)”,”ECOI-136″
“BIGAZZI Francesco LEHNER Giancarlo a cura;”,”Dialoghi del terrore. I processi ai comunisti italiani in Unione Sovietica (1930-1940).”,”I casi di LUIGI CALLIGARIS RODOLFO BERNETICH EZIO BIONDINI GINO MARTELLI OTELLO GAGGI EMILIO GUARNASCHELLI LINO MANSERVIGI MARIO MENOTTI ALDO GORELLI GAETANO MARCOLIN GINO VANOLI ELODIA MANSERVIGI Emilio Guarnaschelli (verbale del 13 gennaio 1935) a un certo punto si dichiara colpevole, citando, fra l’altro, il «crimine» di «aver espresso il mio malcontento affermando che mi trovo male in Urss». Così Otello Gaggi che il 9 gennaio 1935 confessa: «Ero con d’accordo con Siciliano perché anch’io ritenevo che in Urss i lavoratori vivono male e che nel paese non ci sia libertà”” (pag 64)”,”RUSS-001-FPM”
“BIGAZZI Duccio”,”La grande fabbrica. Organizzazione industriale e modello americano alla Fiat dal Lingotto a Mirafiori.”,”Duccio Bigazzi (1947-1999) docente all’ Università degli Studi di Milano, è stato studioso di storia dell’ industria e del lavoro industriale. Tra i suoi titoli, ‘Il Portello. Operai, tecnici e imprenditori all’ Alfa Romeo, 1906-1926′ (1988). Ha diretto per dieci anni la rivista ‘Archivi e imprese’ (ora ‘Imprese e storia’).”,”CONx-002-FMP”
“BIGGART John DUDLEY Peter KING Francis a cura; saggi di Leonid ABALKIN, Galina ALEKSEEVA James WHITE Vadim SADOVSKY Natalya KUZMINYKH Simona POUSTILNIK Peter PLYUTTO Georgii GLOVELI Nadezhda FIGUROVSKAYA Andrei BELYKH Vladimir MAEVSKY Saltan DZARASOV Victor PARMENOV Nikita MOISEEV Peter DUDLEY Yunir URMANTSEV Alexander OGURTSOV Nemil GORELIK David SHAPIRO Mikhail KUZMIN John BIGGART Francis KING”,”Alexander Bodganov and the Origins of Systems Thinking in Russia.”,”BIGGART John insegna alla School of History, University of East Anglia. Saggi di Leonid ABALKIN, Galina ALEKSEEVA James WHITE Vadim SADOVSKY Natalya KUZMINYKH Simona POUSTILNIK Peter PLYUTTO Georgii GLOVELI Nadezhda FIGUROVSKAYA Andrei BELYKH Vladimir MAEVSKY Saltan DZARASOV Victor PARMENOV Nikita MOISEEV Peter DUDLEY Yunir URMANTSEV Alexander OGURTSOV Nemil GORELIK David SHAPIRO Mikhail KUZMIN John BIGGART Francis KING”,”RIRB-055″
“BIGIARETTI Libero”,”Il congresso.”,”””Fiaschi che mi era accanto osservò che il povero Figari non si era accorto che i suoi enunciati sull’ alienazione erano ormai volgarizzati e frusti al punto che se ne erano impadroniti i romanzieri. Replicai, per divertimento, che l’ oratore sembrava ignorare anche un’altra circostanza: tutti i suoi concetti, e il modo di esporli, risalivano a un tempo favolosamente lonano, a un’altra epoca geologica: cioè all’ anno scorso. Il linguaggio di sei mesi fa appare terribilmente demodé: il linguaggio dei critici e dei sociologi, mormorai al mio amico, ha durata stagionale, segue la moda e il calendario come l’ abbigliamento delle signore.”” (pag 112) Libero Bigiaretti nasce a Matelica il 16 maggio 1905 e si trasferisce giovanissimo a Roma dove le sue condizioni economiche non gli permettono di svolgere studi regolari. Per poter vivere svolge svariati lavori, tra i quali l’ apprendista muratore e il disegnatore tecnico, ma non rinuncia allo studio al quale si applica di sera creandosi così, da autodidatta, una buona preparazione. Iscrittosi al Liceo artistico riesce infine a diplomarsi. Dopo la guerra si trasferisce ad Ivrea è riesce a diventare direttore dell’ufficio stampa dell’Olivetti e in seguito segretario del Sindacato Nazionale Scrittori. Scrittore prolifico inizia la sua attività alla fine degli anni ”30, esordendo come poeta con la raccolta di poesie pubblicata nel 1936 con il titolo di Ore e stagioni alla quale segue, nel 1940, Care ombre. Dedicatosi in seguito alla narrativa, tranne Lungadora nel 1955 che è ancora un’opera poetica, scrive numerosi romanzi e racconti nei quali analizza con grande abilità i sentimenti, primo tra i quali Esterina nel 1942, in cui narra la nascita e il deteriorarsi del rapporto sentimentale dei protagonisti, al quale segue, nel 1950 Carlone. All’attività di narratore e poeta unisce anche quella di traduttore dei classici francesi e di giornalista collaborando a diversi quotidiani, da L’Avanti! all’ l’Unità e nel dopoguerra diventa redattore di Mondoperaio. Verso la fine degli anni ’60 iniziò una collaborazione con la Rai, che si tradusse in due importanti programmi culturali: Dito puntato (1967) e Punto interrogativo (1971-72), trasmissione trisettimanale di cui andarono in onda alcune centinaia di puntate, condotte da Bigiaretti e dal critico letterario Luigi Silori. Vincitore di vari premi letterari pubblica nel 1952, La scuola dei ladrie nel 1954 I figli con il quale vince il Premio Marzotto. In queste opere egli affronta i temi a lui cari della difficoltà dei rapporti interpersonali e dell’incomunicabilità tra padri e figli. Con Le indulgenze del 1966, racconto minuzioso di una lunga serata in una società artistico-letteraria dove viene svelata la falsità di un mondo in cui affari e scambi di favori sono spacciati per politica, arte, cultura ( un racconto in cui imperversa la noia, l’indecisione e l’incapacità di vivere), vince il Premio Chianciano e con La controfigura del 1968 il Premio Viareggio. Lo scrittore esprimerà il suo impegno morale anche in altri romanzi innovativi come Uccidi o muori del 1958 dove inaugura un nuovo filone narrativo basato su una dimensione surreale ripreso in seguito nei romanzi Abitare altrove(1989), Il Congresso (1963), Dalla donna alla luna (1972) dove affronta il tema del disagio dell’uomo nella società industriale e in particolare quello del condizionamento tecnologico e della spersonalizzazione dei rapporti umani dando così un contributo alla letteratura ispirata dall’industria, attraverso l’esame del rapporto tra un uomo di cultura e alcuni operai. Negli ultimi anni è autore anche di testi teatrali: L’Intervista con Don Giovanni ( 1958) e Licenza di Matrimonio ( 1968). È infine da ricordare il carteggio tra Bigiaretti e vari esponenti della cultura novecentesca, tra cui Giorgio Caproni e Mario Luzi, composto da oltre settecento lettere, scritte tra il 1932 e il 1990, donate dallo scrittore ad Alfredo Luzi nel 1986. Nel 1986 riceve la laurea honoris causa in Lettere all’Università di Urbino. Muore a Roma il 3 maggio 1993. Bigiaretti rimane per un periodo di tempo uno scrittore isolato, difficile e scontroso sia per l’innata timidezza sia per il complesso dell’autodidatta, ma egli, pur forse non essendo un maestro della comunicazione, è certamente un testimone attendibile del proprio tempo se non altro perché ha saputo raccontare con ammirevole sincerità i vizi e le virtù della borghesia italiana tra fascismo guerra e dopoguerra. La sua si può definire “”ribellione estetica”” contro il dannunzianesimo e la retorica fascista con la quale voleva raggiungere l’obbiettivo, in buona parte riuscito, di illuminare zone buie delle coscienze, dove nascono i mali degli uomini contemporanei: incomprensione, falsità, ipocrisia, alienazione, disamore. In questo senso si può ritenere “”scrittore ideologico”” e critico non troppo indulgente verso i protagonisti uomini dei suoi romanzi, spesso vittime di compromessi e cedimenti, a differenza delle donne, più positive e propositive. Ancora meno accomodante è verso la figura dell’intellettuale che, secondo lo scrittore, può ottenere la salvezza nella volontà di vivere e analizzando la crisi della società in cui vive o crede di vivere rinunciando, con un bagno d’umiltà, a missioni profetiche. I romanzi e racconti di Bigiaretti puntano a una sottile analisi dei sentimenti e nelle ultime opere egli ha saputo anche affrontare il tema della funzione dell’intellettuale nella società moderna con serio impegno morale che, insieme a l’umiltà e al suo senso innato all’autocritica, sono riuscite a salvarlo dalla “”fossa comune degli scrittori dimenticati””. Opere principali Poesia [modifica] Ore e stagioni, Roma, 1936. Care ombre, Roma, 1940. Lungodora, Roma 1955. Narrativa Esterina, Roma 1942. Incendio a Paleo, Roma 1945. Un’amicizia difficile, Roma 1945. Il villino, Milano 1946. Un discorso d’amore, Milano 1948. Cartone, Milano 1950. La scuola dei ladri, Milano1952. I figli, Firenze 1955. Disamore, Pisa 1956. Carte romane, Torino 1958. Uccidi o muori, Firenze 1958. I racconti, Firenze 1961. Il Congresso, Milano 1963. Le indulgenze, Milano 1966. La controfigura, Milano 1968. Il dissenso, Milano 1969. Dalla donna alla luna, Milano 1972. L’uomo che mangia Il leone, Milano 1974. Due senza, Milano 1979. Il viaggiatore, Milano 1984. Abitare altrove, Milano 1989. Saggistica Il dito puntato, Mlano 1967. Profili al tratto, Roma 2000. Teatro L’Intervista con Don Giovanni 1958. Licenza di Matrimonio 1968.”,”VARx-231″
“BIGNAMI Elena, a cura; saggi di Antonio SENTA Mirella SCRIBONI Edda FONDA Lorenzo PEZZICA Giorgio SACCHETTI Giuseppe GALZERANO Francesco CODELLO”,”Le donne nel movimento anarchico italiano (1871-1956).”,”Elena Bignami dottore di ricerca in ‘Istituzioni e società’ attualmente collabora al Dipartimento di Storia Cultura Civiltà dell’Università di Bologna e con l’Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa. Studiosa del movimento operaio, ha pubblicato tra l’altro ‘Le schiave degli schiavi’. La “”questione femminile”” dal socialismo utopistico all’anarchismo italiano (1825-1917).”,”ANAx-468″
“BIGNARDI Agostino”,”Dizionario biografico dei liberali bolognesi (1860-1914).”,”Contiene dedica di BIGNARDI ad A. ARDIGO'”,”ITAA-050″
“BIGO Pierre”,”Marxisme et humanisme. Introduction a l’oeuvre economique de Karl Marx.”,”Marx e gli economisti classici, Marx e i filosofi, valore moneta e capitale, significato umano del marxismo, significato storico del marxismo, capitalismo e collettivismo, Q della proprietà, appendice: econ pol secondo Stalin.”,”MADS-050″
“BIGO Pierre”,”Marxisme et humanisme. Introduction a l’oeuvre economique de Karl Marx.”,”Pierre BIGO è uno studioso di scienze politiche e di diritto.”,”MADS-288″
“BIHR Alain”,”L’avvenire di un passato. L’estrema destra in Europa: il caso del Fronte Nazionale francese.”,”Nato nel 1950, Alain Bihr ha studiato filosofia e sociologia a Strasburgo e Parigi. Collaboratore de ‘Le Monde Diplomatique’, ha pubblicato numerose opere tra cui ‘Dall'””assalto al cielo”” all'””alternativa””. La crisi del movimento operaio europeo’, BFS, Pisa, 1995. Psicologia dei declassati (pag 146)”,”FRAV-174″
“BIHR Alain, a cura di Oscar MAZZOLENI”,”Dall’ «Assalto al cielo» all’«Alternativa». Oltre la crisi del movimento operaio europeo.”,”Alain Bhir nato nel 1950, insegna filosofia in un liceo di Strasburgo, ed è collaboratore di Le Monde Diplomatique.”,”MEOx-010-FL”
“BILENCHI Romano”,”Il capofabbrica.”,”BILENCHI Romano (Siena, 1909) ha cominciato a scrivere giovanissimo. Ha pubblicato libri di racconti, novelle e un romanzo. Ha svolto la professione di giornalista. Dopo la Liberazione è stato direttore della “”Nazione del Popolo”” organo del CTLN poi direttore del quotidiano ‘Il Nuovo Corriere’. Ha fondato e diretto la rivista ‘Società’ e per qualche tempo è stato direttore del settimanale ‘Il Contemporaneo’. “”Poco dopo dall’ officina si udirono grida irose: era lo Zani che faceva una scenata al capofabbrica perché aveva parlato. Marco accorse e difese apertamente Andrea. La sera stessa, piano piano perché nessuno lo notasse, Paolo si fermò dietro ad Andrea che lavorava al tornio e disse: – Venite qua, subito, voi che dite che il padroncino è una bestia – e lo condusse presso la porta dell’ ufficio. Dentro si udiva parlare. Lo Zani diceva: – Bisogna che si decida a mandare via gli operai. Dovevano essere già fuori e lei li ha trattenuti. E poi bisogna buttare fuori anche Andrea. E’ un fannullone e per la paga che prende non combina nulla di buono. Non ci vuole pietà, lei è troppo giovane. (…)””. (pag 94-95) “”Il sabato sera lo Zani licenziò i tre operai, e avrebbe voluto licenziare anche Andrea, ma Marco fu irremovibile. Lo Zani disse: – Le fa torto prendere le difese di Andrea, non la può vedere e poi è stato sempre un sovversivo. – Non importa – rispose Marco. – Qui dentro fa il suo lavoro e il suo dovere e basta.”” (pag 97)”,”VARx-269″
“BILENCHI Romano”,”Il capofabbrica.”,”In otto storie apparentemente autosufficienti ma in realtà connesse e collegate fortemente tra loro, le vicende di Marco, il giovane protagonista, entrato a lavorare in fabbrica e quelle di una piccola società provinciale fatta di contadini, artigiani, commercianit minuti con le loro speranze, avidità, violenze, ambizioni. Romano Bilenchi (Colle Val d’Elsa 1909 – Firenze 1989) è uno dei maggiori narratori italiani del Novecento. Il romanzo ‘Il capofabbrica’ scritto negli anni Trenta, ritenuto ‘sovversivo’, ebbe un percorso travagliato, con mancate pubblicazioni, censure, interventi di correzione, modifiche, ecc.”,”VARx-013-FMDP”
“BILLINGTON James H.”,”Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria.”,”L’A è dal 1973 D del Woodrow Wilson International Center for Scholars di Washington. Per diciassette anni ha insegnato storia nelle Univ di Harvard e Princeton. Tra le sue opere ‘Mikhailovsky and Russian Populism’ (NY 1958) e ‘The Icon and the Axe: An Interpretative History of Russian Culture’ (New York 1970).”,”PARx-004″
“BILLINGTON James H.”,”The Icon and the Axe. An Interpretive History of Russian Culture.”,”Preface, Background, Note, Cartina, Bibliography, References, Acknowledgments, Illustrations, Index,”,”RUSx-113-FL”
“BILLINGTON James H.”,”Russia in Search of Itself.”,”James H. Billington has been the Librarian of Congress since 1987. The originator and guiding force of two major Russian-American bipartisan initiatives in Congress in the 1990s-Meeting ofe the Frontiers, a bilingual, online educational library; and the Open World Program, which has brought more than 7,500 emerging young Russian leaders to America – he also founded the Kennan Institute in 1975 as director of the Woodrow Wilson International Center for Scholars. A foreign member of the Russian Academy of Sciences, he is the author of five books on Russia, including most recently Russia Transformed and The Face of Russia. Preface, Conclusion, Notes, Bibliographic Postscript, Index,”,”RUSx-184-FL”
“BILLSTEIN Reinhold a cura”,”Das andere Köln. Demokratische Traditionen seit der Französischen Revolution.”,”Saggi di Ludger REIBERG Bruno FISCHER e Birgit SCHERER Heribert SCHRAMM Heinrich BILLSTEIN Ulrike NYASSI e Helmut KÖSTER Angela JAITNER Dieter BRANDT Reinhold BILLSTEIN Monika DOMKE Ingrid HEGE Wilfried VIEBAHN e Walter KUCHTA Reinhold BILLSTEIN Ulrich LAMSFUß Reinhold BILLSTEIN Guido GRÜNEWALD”,”MGEx-136″
“BILLSTEIN Reinhold FINGS Karola KUGLER Anita LEVIS Nicholas”,”Working for the Enemy. Ford, General Motors, and Forced Labor in Germany during the Second World War.”,”BILLSTEIN Reinhold Opel e i campi di prigionieri. “”Under the Quartering Provisions Law, Opel was expected to pay the accomodations and food for the Werkschulz guarding the prisoners. In fact, the company demanded a daily “”compensation”” from the Stalag, equivalent to 0.40 RM for a soldier and 0.70 RM for a staff officer. From its Stalag payments, Opel deducted per diems for camp doctors (1,35 RM) and priests, paramedics and craftsmen (1 RM each). All other “”direct overhead costs””, such as stationery for the Werkschutz, the wages of the German “”Following”” workers in the camp or “”foreigner kitchen””, the employer’s share of social insurance, and so forth, as well as transport costs “”for the prisoners of war received from the Stalag or the Arbeitsamt”” were taken off the sum paid to the Stalag as the prisoners’ “”wages”””” (pag 71)”,”GERN-175″
“BILLSTEIN Reinhold FINGS Karola KUGLER Anita LEVIS Nicholas”,”Working for the Enemy. Ford, General Motors, and Forced Labor in Germany during the Second World War.”,”Solidarietà operaia, tra operai tedeschi e lavoratori stranieri “”The forced laborers at the factory were at the mercy of the German personnel. Many Germans seem to have helped them by secretly giving them food. Some supervisors are described are friendly people. A few acts of sabotage were specifically intended to slow down the pace of work for the forced laborers. But the company security forces never rested in their efforts to prevent contacts between their “”fellow Germans”” (Volksgenosse) and the “”foreign peoples”” (Fremdvölkische), by harsh punishment if necessary. One German worker caught giving food to a foreigner was promptly sent off to the front (80)”” (pag 147) [Chapter 4. Forced Labor at Ford Werke in Cologne] [(80) See the account by a former Ford employee in ‘Kölner StadtRevue’, 11, 1986, n. 11, 38]”,”QMIS-058-FV”
“BILLY George J.”,”Palmerston’s Foreign Policy: 1848.”,”George J. Billy, United States Merchant, Marine Academy, Kings Point, New York.. George J. Billy è Library Director alla United States MErchant Academy all Kings Point New York. Il volume si basa sulla corrispondenza di Palmerston in precedenza non accessibile. Discute il mutamento di linea in politica estera, di allineamento con le grandi potenze in Europa nel corso del 1848 – 1849 e le conseguenze della sua diplomazia. Presenta un ampio approccio sul ruolo di Palmerston e della Gran Bretagna nel corso della rivoluzione del 1848.”,”RAIx-380″
“BILSBORROW Richard E. a cura; saggi di Richard E. BILSBORROW Nancy CHEN Paolo VALENTE Hania ZLOTNIK John O. OUCHO José Marcos PINTO DA CUNHA Junming ZHU Biswajit BANERJEE Andrew MORRISON XIN GUO Philippe BOCQUIER Sadio TRAORE’ Philip GUEST Rita AFSAR Martin BROCKERHOFF Carlos Brambila PAZ Alan G. GILBERT Dennis A. RONDINELLI Gyula VASTAG”,”Migration, Urbanization, and Development: New Directions and Issues. Proceedings of the Symposium on Internal Migration and Urbanization in Developing Countries, 22-24 January 1996, New York.”,”Richard E. Bilsborrow Research Professor of Biostatistics. Saggi di Richard E. BILSBORROW Nancy CHEN Paolo VALENTE Hania ZLOTNIK John O. OUCHO José Marcos PINTO DA CUNHA Junming ZHU Biswajit BANERJEE Andrew MORRISON XIN GUO Philippe BOCQUIER Sadio TRAORE’ Philip GUEST Rita AFSAR Martin BROCKERHOFF Carlos Brambila PAZ Alan G. GILBERT Dennis A. RONDINELLI Gyula VASTAG”,”STAT-632″
“BILSKY Edgardo”,”La Semana Trágica.”,”L’apice della lotta sociale nel paese fu “”La Semana Trágica”” del gennaio 1919 rimasta profondamente nella memoria popolare della società argentina. Fu il momento di massima mobilitazione della classe operaia argentina, in concomitanza con l’immediato dopo guerra mondiale e della rivoluzione russa. L’autore E. Bilsky ha utilizzato materiale inedito collocato presso l’Istituto di storia sociale di Amsterdam (ISSH).”,”MALx-069″
“BIMBA Anthony”,”The Molly Maguires. The true story of labor’s martyred pioneers in the coalfields.”,”Nel 1932 l’autore ricostruisce il “”capitolo dimenticato”” della storia del movimento operaio americano, rivelando la vera natura dei così chiamati Molly Maguires come pionieri e martiri in una dura lotta avvenuta nella regione mineraria carbonifera (antracite) della Pennsylvania, condotta per migliorare le loro miserabili condizioni di lavoro degli anni 1870. Nessun lavoro pubblicato da allora ha evidenziato così chiaramente il ruolo delle compagnie ferroviarie proprietarie delle miniere, il cui presidente ingaggiò spie, provocatori, agenti della Pinkerton facendo perseguire penalmente e condannare in processi pubblici alla forca i ‘Mollies’.”,”MUSx-294″
“BIMBI Linda a cura”,”Tribunale Russell II. Brasile. Violazione dei diritti dell’ uomo.”,”Il Tribunale Russell 1 sul Vietnam fu costituito da Bertrand RUSSELL nel novembre 1966 ed ebbe, nel 1967, due sessioni, una a Stoccolma e l’ altra a Copenaghen. Il Tribunale Russell II fu costituito su richiesta degli esuli brasiliani e si estese su tutta l’ America Latina. E’ stato costituito nel 1973.”,”AMLx-034″
“BINAGHI Maurizio”,”Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento.”,”BINAGHI (1972) ha studiato storia moderna e contemporanea all’Università di Friburgo. Dopo la laurea (1997) ha svolto attività di assistente presso la stessa università. Insegna in una scuola media del Cantone Ticino. “”Con il fratello Elie partecipò alla Comune di Parigi. Mentre Elie mantenne un ruolo culturale assumendo la direzione della Biblioteca Nazionale, Elisée entrò pià attivamente nella difesa della Comune aderendo alla Guardia nazionale. Arrestato nell’ aprile del 1871, Reclus venne condannato alla deportazione a vita nella Nuova Caledonia. Pur in questo regime di cattività, Reclus non si lasciò sopraffare dalla disperazione, sostenuto dalla certezza di aver seguito nella difesa della Comune “”il senso del dovere…al rischio stesso di compromettere la vita o la libertà””. (…) La condanna alla deportazione a vita di Elisée Reclus stupì e impressionò il mondo accademico continentale. Molte petizioni in favore di Reclus giunsero al governo francese, in particolare ebbe una forte risonanza il messaggio di sostegno redatto dalla Società geologica e zoologica di Londra firmato da 61 personalità tra cui Charles Darwin. Di fronte a queste prese di posizione, le autorità parigine decisero di commutare la pena a dieci anni di espulsione dalla Francia. Dopo sette mesi di detenzione, Reclus venne trasferito dalla prigione di Versailles a Parigi da dove, ammanettato e rinchiuso in una vettura cellulare, fu trasportato in Svizzera””: (pag 163)”,”ANAx-188″
“BINCHOIS Pierre, sotto la direzione di Francois MABIT”,”Storia moderna dell’ antica Roma. Roma e l’ Oriente.”,”””L’ Oriente restò per i Romani un problema spinoso, se non militarmente, quanto meno politicamente. Superiori ad ogni altro popolo nell’ organizzazione militare e in quella statale, i Romani restavano nettamente inferiori ai Greci e agli Orientali in genere nell’ amministrazione della cultura. Qui essi avevano se non tutto, molto e anzi moltissimo da imparare. E non si governa un impero senza un’ ideologia culturale e morale di tipo universalistico.”” (pag 246)”,”STAx-109″
“BINI SMAGHI Lorenzo”,”Il paradosso dell’euro. Luci e ombre dieci anni dopo.”,”Lorenzo BINI SMAGHI è uno dei massimi esperti della moneta unica europea, dal 2005 è membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, dove ha preso il posto di Tommaso PADOA-SCHIOPPA. Ha studiato economia internazionale nelle Università di Lovanio e Chicago. Ha ricoperto ruoli di direttore generale della Direzione rapporti finanziari internazionali del ministero economia e finanze e capo ufficio cambi e commercio internazionale. Ha scritto: ‘Con la nuova moneta in tasca’ (1998).”,”EURE-073″
“BINI SMAGHI Lorenzo”,”L’Euro. Non più lire, marchi o franchi. Come cambierà la nostra vita con la moneta unica europea.”,”Lorenzo Bini Smaghi, è responsabile della Divisione Analisi e Programmazione dell’Istituto monetario europeo.”,”EURE-068-FL”
“BINMORE Ken”,”Game Theory. A Very Short Introduction.”,”Ken Binmore CBE is Professor Emeritus of Economics at University College, London. He has also taught at LSE, Caltech, and the Universities of Bristol, Michigan, and Pennsylvania. He is a Fellow of the British Academy and of the American Academy of Arts and Sciences. List of Illustrations, References and Further reading, Index, A Very Short Introduction 173,”,”SCIx-199-FL”
“BINNI Lanfranco”,”André Breton.”,”””Con la grande crisi del ’29, il movimento surrealista sembra aver concluso il proprio sviluppo. Da molto tempo è finita la fase delle scoperte, e il movimento è attanagliato da grandi contraddizioni irrisolte. Lo stesso appello all'””occultazione”” del surrealismo non è una pavida forma di autodifesa, di fronte agli eccessivi pericoli, del resto direttamente provati? Una prova di ciò è data dal fatto che, a partire da questo momento, Breton – dimostratosi incapace di conciliare problemi e concezioni difficilmente conciliabili – isolerà esplicitamente i campi (elaborazione teorica, pratica letteraria, politica, pittura, etc.) e tenterà di far procedere, con un certo coordinamento, il movimento su diversi canali. La scelta sulla priorità alla ricerca di tipo spirituale prevarrà comunque sempre sulla “”politica””, che a partire dal ’33 – anno dell’espulsione di Breton dal PCF – rimarrà un’attività assolutamente marginale dei surrealisti, anche se sarà impossibile per Breton liberarsi chiaramente del problema “”politico””. (pag 115) Manifesto redatto in Messico con Trockij nel 1938: ‘Per un’arte rivoluzionaria indipendente’ (pag 118)”,”VARx-459″
“BINOCHE Jacques”,”L’Allemagne et le Général De Gaulle (1940-1945).”,”””A una domanda del Duce (colloqui 28 ottobre 1940, palazzo Vecchio, Firenze, ndr) sul miglior modo di appoggiare il governo Pétain, il Führer risponde che occorre «assicurare Pétain che la Germania e l’Italia non hanno che delle esigenze misurate e non hanno intenzione di distruggere l’impero coloniale francese; che al contrario essi vogliono dare alla Francia delle compensazioni, a spese dell’Inghilterra. Se la Francia apprenderà che il suo Impero non verrà distrutto e che potrà anche avere delle possibilità di compensazioni, ciò sarà la fine di De Gaulle (1)». «Il Führer, si è accordato con Roma sulle annessioni a spese della Francia, ha mantenuto la sua opposizione alle rivendicazioni di Madreid. C’è una prova supplementare nel colloquio che ha avuto luogo a Berchtesgaden tra Hitler e il ministro spagnolo degli affari esteri, Serrano Suner, il 18 novembre 1940. (…)» (2). Sembra dunque che questo autunno 1940, De Gaulle fosse una pietra d’inciampo tra Berlino e Madrid, ed è con qualche ragione che si può porre la questione seguente: fino a qual punto, la presenza di De Gaulle nel 1940 ha impedito, per un effetto involontario e fortuito, l’ingresso in guerra della Spagna a fianco delle potenze dell’Asse? «Piuttosto che cedere agli Spagnoli, il Führer preferisce sostenere il governo del maresciallo Pétain, al fine di tenere in scacco De-Gaulle”” (pag 11-12) [(1) ‘Staatsmänner und Diplomaten bei Hitler (1939-1941), op. cit., pp. 281-291; (2) id. p. 326] De Gaulle creatura dell’Inghilterra – De Gaulle personaggio di mediocre valore – De Gaulle agente del bolscevismo – De Gaulle visto da Hitler – La querelle Giraud, Darlan, De Gaulle – L’azione militare, parlamentare e politica di France Libre – Il ritorno in Francia del Generale De Gaulle – Il Patto De Gaulle – Stalin (dicembre 1944) – Le mire di De Gaulle sulla Germania – Tentativo tedesco di capovolgimento delle posizioni nei confronti di De Gaulle.”,”QMIS-045-FGB”
“BINOT Jean-Marc LEFEBVRE Denis SERNE Pierre”,”100 ans 100 socialistes.”,”Tra i profili biografici: Jules GUESDE Jean JAURES, BRACKE (Desrousseaux Alexandre-Marie) AUBRY BEREGOVOY BLUM BROSSOLETTE BROUSSE CHEVENEMENT DEAT CRESSON DELANOE DELORS DORMOY EMMANUELLI FABIUS FAURE GUIGOU GUIDONI HERNU HERR HERVE’ HOLLANDE JAURES JOSPIN JOXE LANG MAUROY MITTERAND MOLLET MONNET PISANI RAMADIER RENAUDEL ROCARD ROYAL SEGOLENE SAVARY SENGHOR STRAUSS-KAHN THOMAS VAILLANT DEFFERRE BUISSON e altri. BINOT, laureato in storia e scienze politiche, giornalista, autore di una biografia di Max Lejeune (ed. Martelle, 2003). D., LEFEBVRE segretario generale dell’ OURS (Office universitaires de recherche socialiste). Ha scritto ‘Fred Zeller. Des trois frèches aux trois points) (2004). SERNE ex allievo ENS, laureato in storia, ha pubblicato ‘Le Parti Socialiste, 1965-1971′. Entrato in politica dall’ alto. Francois Hollande (1954). “”Il suo itinerario è conosciuto, per grandi linee. Una laurea in diritto e, sicuramente, le grandi scuole (IEP, HEC, ENA), perché è il riflesso della sua epoca. L’ ingresso in politica dall’ alto, con una partecipazione attiva alla campagna presidenziale del 1981. Successivamente un passaggio all’ Eliseo, la direzione del gabinetto di Max Gallo, all’epoca portavoce del governo, la creazione di una corrente in seno al PS, la partecipazione all’ avventura del quotidiano ‘Le Matin de Paris’. (…). Dall’ epoca degli studi, si è costituito un importante vivaio di amici e amiche: è un uomo di fedeltà e di reti. Si vede qui una delle ragioni della sua attrazione per i club politici, più ristretti, più intimisti, che ha da lungo tempo trasceso, pare il suo attaccamento al partito, al punto da rendere agli occhi di alcuni poco comprensibile la sua carriera? La sua lunga attrazione per Jacques Delors, da lungo tempo ai margini, potrebbe lasciar pensare.”” (pag 202)”,”FRAP-085″
“BIOCCA Dario”,”Silone. La doppia vita di un italiano.”,”La vera storia di un maestro di libertà che per anni collaborò con la polizia di Mussolini. La biografia definitiva che scava nei drami di una coscienza e nella contraddizioni del Novecento. BIOCCA Dario ha preso il Ph.D. all’ Università di California Berkeley. Ha isnegnato al Connecticut College e alla Stanford University. E’ docente di storia contemporanea all’ Univ. di Perugia e alla Scuola di giornalismo radiotelevisivo. Ha scritto tra l’ altro: ‘L’ informatore Silone, i comunisti e la polizia, Luni Editore, 2000, assieme a Mauro CANALI. “”Con l’ approvazione dei vertici dell’ Internazionale, il Comitato centrale del Pcd’I, riunitosi a Colonia il 20 marzo del 1930, sospese Ravazzoli e Silone dagli incarichi politici loro affidati. Nei giorni precedenti, in verità, Silone si era provato a inviare una nota dai toni pacati e concilianti ma giudicati invece dai dirigenti dell’ Ufficio politico “”provocatori e sarcastici””. (pag 165) “”Mentre la nuova edizione di Fontamara vedeva la luce, anche Silone operò la sua scelta: sulle pagine di Comunità, un periodico sorto per iniziativa di Adriano Olivetti, lo scrittore pubblicò un lungo articolo, dal titolo “”Un’ uscita di sicurezza””, che suscitò numerosi e contrastati giudizi. Per la prima volta dalla crisi del 1931 Silone illustrò gli elementi decisivi – politici, culturali, psicologici – della sua esperienza nelle file del Partito comunista; descrisse i viaggi a Mosca; come abbiamo detto, rievocò gli anni della clandestinità e le vicende che condussero alla sua espulsione dal Pcd’I; riferì anche, in dettaglio, del ruolo svolto da Togliatti, Grieco, Di Vittorio e altri dirigenti comunisti. Aggiunse anche alcune notazioni di carattere personale, in primo luogo il “”gusto di cenere”” della sua gioventù sciupata e la segreta affezione per alcuni compagni conosciuti negli anni della lotta clandestina. Malgrado il racconto presentasse elementi di straordinaria forza narrativa, le parole di Silone suscitarono in critici e lettori un sentimento di stupore.”” (pag 271)”,”PCIx-226″
“BIONDI NALIS Franca”,”Etienne Cabet tra Utopia e Rivoluzione.”,”CABET (Digione 1788 – Saint Louis 1856) fondatore della Colonia icariana negli Stati Uniti è autore di un numero sterminato di pamphlets e di opere tra cui una ‘Storia popolare della rivoluzione francese’. E’ noto soprattutto per il suo romanzo utopico ‘Viaggio in Icaria’. Redattore di uno dei più diffusi giornali d’opposizione ‘Le Populaire’ (1833-1835) e per dieci anni di ‘Le Populaire 1841’, è il leader del comunismo icariano. BIONDI NALIS Franca è professore associato e insegna storia delle dottrine politiche nell’Università di Catania. Le sue ricerche riguardano in particolare il pensiero politico contemporaneo italiano e francese. Ha curato la pubblicazione di opere di Calvi, Cabet, e altre opere. “”La repressione della rivolta dei lavoratori della seta nel novembre 1831 fa luce sul vero carattere della Monarchia di luglio: le aspettative del mondo del lavoro nei confronti del nuovo regime vengono tradite a causa degli effetti prodotti dal crescente intervento del capitale all’interno delle tradizionali forme dell’attività artigianale indipendente. Il regime di Luigi Filippo, favorevole agli interessi dei gruppi mercantili, rifiuta le richieste provenienti dagli operai dei mestieri artigiani. Cabet viene coinvolto nei tumulti scoppiati il 5 ed il 6 giugno a Parigi ed è accusato di aver partecipato all’insurrezione. Nominato commissario al corteo funebre del generale Lamarque, cerca di raggiungere velocemente la propria abitazione, ciò nonostante viene incriminato. Il giorno successivo, la rivolta viene sedata e viene decretato lo stato di assedio di Parigi. Soltanto il 30 giugno, in seguito alle proteste di tutti i democratici, per ripristinare la legalità ed il rispetto delle garanzie costituzionali, viene tolto lo stato d’assedio che attribuisce la competenza ai Tribunali militari. Cabet, sino al quel momento latintante, si presenta ai Giudici ed il 30 agosto sarà riconosciuta la sua innocenza. Le giornate di giugno ed i moti di Lione impongono una nuova linea nei confronti di Luigi Filippo che deve essere ormai attaccato apertamente. Nell’ottobre 1832, Cabet pubblica ‘Révolution de 1830 et situation présente expliquées et éclairées par la Révolution de 1789, 1799 et 1804 et par la Réstauration’, un’opera che consegue un grande successo (…)””. (pag 39-40)”,”SOCU-154″
“BIONDI-NALIS Franca”,”La giovinezza politica di Pietro Nenni.”,”Contiene dedica dell’autrice Franca Biondi-Nalis (Catania, 1947) è assistente ordinaria alla cattedra di Storia delle dottrine politiche della Facoltà di scienze politiche di Catania. Ha pubblicato un’antologia di scritti di E. Cabet.”,”BIOx-009-FMB”
“BIORCIO Roberto FARÈ Ida HAIM Joan LONGONI Maria Grazia, a cura; scritti di Giorgio GALLI Livio MAITAN Silverio CORVISIERI Luigi VINCI Emilio MOLINARI Attilio MANGANO Umberto TARTARI Graziella MARCOTTI Sergio d’AGOSTINI Luigi VINCI Maria Grazia LONGONI Emilio MOLINARI Michele NARDELLI Guido PICCOLI Claudia SORLINI Francesco FORCOLINI Francesco BOTTACCIOLI Franco CALAMIDA Vittorio RIESER Delia PSASSARELLI Sandro DE-TONI Michele NARDELLI Giovanna LANGELLA Basilio RIZZO ALfredo TASSOE Franco CALAMIDA Mireille ARDITI Silvia GORLA Ida FARÈ Ernesto GORLA Joan HAIM Luciana CASTELLINA”,”Massimo Gorla: un gentiluomo comunista. Cinquant’anni della nostra storia.”,”Si era iscritto al PSI nel 1953. Nel 1957 entra in contatto coi Gruppi Comunisti Rivoluzionari (GCR), a cui aderì poco dopo, diventandone quasi subito un quadro dirigente sul piano nazionale e internazionale. In seguito divenne responsabile nella segreteria dei GCR del lavoro nel PCI, dove lui e altri membri della Quarta Internazionale erano entrati negli anni cinquanta praticando la tattica dell’entrismo. A livello internazionale partecipò ai lavori dell’esecutivo e del Segretariato della Quarta Internazionale. Con il Sessantotto abbandonò il PCI e i GCR, partecipando poi alla fondazione di una nuova organizzazione: Avanguardia Operaia di cui divenne uno dei principali dirigenti nazionali. Nel 1976 è eletto Deputato nel cartello elettorale di Democrazia Proletaria, appoggiato da quasi tutti i gruppi della nuova sinistra, compresa AO. Viene rieletto deputato nel 1983. Nel frattempo partecipa al processo della creazione di Democrazia Proletaria come partito, con la fusione tra AO e la minoranza del Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Nel 1991 quando DP deciderà di sciogliersi per dare vita, assieme alla sinistra del PCI, a Rifondazione Comunista, Gorla si opporrà e deciderà di abbandonare l’attivismo politico. (wikip)”,”ITAC-004-FGB”
“BIORCIO Roberto PUCCIARELLI Matteo a cura”,”Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia Operaia, 1968-1977.”,”Roberto Biorcio insegna Scienza politica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Svolge attività di ricerca sulla partecipazione politica e sociale, i partiti, le associazioni e i movimenti sociali. Autore di varie pubblicazioni fra cui: ‘Il Movimento 5 Stelle dalla protesta al governo’ (con P. Natale) (2018); ‘Italia civile. Associazionismo, partecipazione e politica’ (con T. Vitale) (2016); ‘Il populismo nella politica italiana. Da Bossi a Berlusconi, da Grillo a Renzi’ (2015); ‘Politica a 5 Stelle. Idee, storia e strategia del movimento di Grillo’ (con P. Natale, 2013); ‘La rivincita del Nord. La Lega dalla contestazione al governo’ (2010). Matteo Pucciarelli è giornalista de ‘La Repubblica’, vive e lavora a Milano. Ha scritto saggi sulle sinistre di Podemos in Spagna e Syriza in Grecia. Ha pubblicato ‘Anatomia di un populista. La vera storia di Matteo Salvini’ (2016); ‘Gli ultimi mohicani. Una storia di Unità Proletaria’ (2011). Nascita del gruppo nel 1968. “”I promotori della nuova formazione politica cercavno di mettere in rapporto gli attivisti più impegnati nelle lotte con la teoria marxista, recuperata e ripensata criticando il “”revisionismo”” attuato dai partiti comunisti dopo la rivoluzione d’Ottobre. Per avviare la formazione di Avanguardia Operaia era stato creato un piccolo gruppo di studio che comprendeva militanti provenienti dalla sinistra tradizionale e attivisti emersi dai nuovi movimenti. “”Attorno a quel circolo politico-culturale si andò formando il gruppo fondatore di AO. C’erano alcuni operai, alcuni studenti, in particolare quelli di Fisica. C’erano militanti della Quarta Internazionale come SIlverio Corvisieri, Luigi Vinci, Massimo Gorla, Michele Randazzo”” (Francesco Forcolini). Nel dicembre 1968 viene pubblicato il primo numero della rivista “”Avanguardia Operaia””. La nuova organizzazione si proponeva di offrire un riferimento unitario alle lotte che si erano sviluppate nei diversi settori sociali”” (pag 28-29) Il direttivo di AO aveva affidato ad Attilio Mangano la redazione dello statuto che fu approvato dall’assemblea nel mese di luglio 1969 (pag 31) 12 dicembre 1973. A Milano, durante il comizio per l’anniversario della strage di piazza Fontana, il Servizio d’ordine del Movimento studentesco di Mario Capanna attacca i militanti di AO, provocando una ventina di feriti, di cui otto sono ricoverati al Policlinico e uno, Claudio Varisco, in gravi condizioni (pag 283) 13 marzo 1975. A Milano, viene aggredito da militanti di AO del Servizio d’ordine di Medicina il giovane neofascista Sergio Ramelli, studente dell’istituto tecnico “”Molinari””, che morirà il 29 aprile (pag 285)”,”ITAC-161″
“BIRAL Bruno”,”La posizione storica di Giacomo Leopardi.”,”BIRAL Bruno è nato a Venezia nel 1913 e ha insegnato lettere in un Liceo della città. Ha pubblicato saggi su Guicciardini, sul Manzoni, su Dostoevskij, sulla repressione in Italia nel 1898.”,”VARx-343″
“BIRAUD Pierrette; RAYMOND Justinien; STASSE Francois; LEGRAND Gérard”,”Le socialisme en France. Jules Guesde – Pierre Mendès France – Edouard Vaillant – Francois Mitterrand.”,”‘Jules Guesde’ di P. Biraud – ‘Pierre Mendès France’ di J. Raymond – ‘Edouard Vaillant’ di Francois Stasse – ‘Francois Mitterrand’ di Gérard Legrand.”,”MFRx-311″
“BIRCHALL Ian RADEK Karl”,”Marxists and Military Thinking. The Enigma of Kersausie: Engels in June 1848 (Birchall) – Marxism and the Problems of War (Radek).”,”””Bernard Moss claims that ‘Engels’ work is marked by a dichotomy between an overarching historical determinism and instances of political voluntarism’ (1). This is a much better way of putting it than the common but implausible attempt to juxtapose Engels’ alleged determinism to Marx’s ‘humanism’ (2). But in fact Engels did not see determinism and voluntarism as a dichotomy. Rather, he recognised that history was made by social forces that transcended individuals; unlike Blanqui, he did not believe that a small group could impose its will on history. But at certain historical turning points, Engels realised that individual intervention could up the balance and decide between two possible futures. Hence the importance attributed to the symbolic figure of Kersausie. As Lenin wrote in December 1906, when the revolutionary wave of 1905 was ebbing: ‘The Marxists it the ‘last’ to leave the path of directly revolutionary struggle, he leaves it only when all possibilities have been exhausted, when there is not a ‘shadow’ of hope for a shorter way…’ (3). In the same spirit, Engels clung to the hope of victory in 1848 until all possibility of success had passed. It is easy to criticise his voluntarism in retrospect, but the problem of when to give priority to activism and when to analysis has always been a difficult one”” [Ian Birchall, The Enigma of Kersausie: Engels in June 1848 (Marxists and Military Thinking), RH, 2002 vol 8 n° 2] [(1) B.H. Moss, ‘Marx and Engels on French Social Democracy: Historians or Revolutionaries?’ Journal of the History of Ideas, Volume 46, n° 4, October-December 1985, pp. 539-57; (2) For a critique of this position see J. Rees, ‘Engels’ Marxism’, International Socialism, n° 64, 1994, pp. 47-82; (3) V.I. Lenin, Collected Works, Volume 11, Moscow, 1960, p. 351] (pag 49)”,”MAES-142″
“BIRCHALL Ian H.”,”Workers Against the Monolith. The Communist Parties Since 1943.”,”Once they led the workers towards power. Now the Communist Parties are parties of order in the West; of counter-revolution in the East; and of betrayal in Asia and Latin America. Berlin in 1953, Hungary 1956, Indonesia 1965, Czechoslovakia and France 1968, Italy 1969, and Chile in 1973… Acknowledgements, Introduction, Chronology, Bibliographical Note, Notes, Index,”,”RUST-053-FL”
“BIRCHALL Ian”,”Paul Levi in perspective. A review article.”,”Recensione dei libri di David Fernbach (a cura), ‘In the Steps of Rosa Luxemburg’ (2011); Frédéric Cyr, ‘Paul Levi, rebelle devant les extrêmes’, Presses de l’Université Laval, Québec, 2013; Paul Frölich, ‘Im radikalen Lager: Politische Autobiographie, 1890-1921′, 2013. In appendice: Recensione di Georges Ubbiali (da Dissidences): Frédéric Cyr, Paul Levi. Rebelle devant les extrêmes. Une biographie politique, Laval (Québec), Presses université de Laval, 2013, 212 pages, 30 $ can. Indice argomenti del volume di F. Cyr Secondo Birchall, Cyr ha scritto la prima biografia completa di Paul Levi – il lavoro della Beradt del 1969, si è basato sulla sua personale conoscenza di Levi ma non ha potuto consultare gli archivi russi [Charlotte Beradt, Paul Levi. Ein demokratischer Sozialist in der Weimarer Republik]. Sebbene esca dagli standard delle biografie politiche (194 pagine per quasi 47 anni di vita politica di Levi, densi di eventi). E’ un resoconto ben documentato basato sulla consultazione di archivi russi e di vari archivi locali e nazionali tedeschi. Ha letto gli scritti di Levi e la stampa contemporanea. Cry descrive il primo periodo di vita di Levi e le sue attività di avvocato. Proprio attraverso l’azione legale che ha incontrato per la prima volta Rosa Luxemburg e per un po’ di tempo tra loro ci fu una relazione. Nel 1914 la Luxemburg è stata difesa da Levi in due processi relativi all’ antimilitarismo. Nel primo fu condannata per un discorso in cui disse “”Se ci imporranno di prendere le armi contro i nostri fratelli francesi o altri, noi proclameremo: «noi rifiuteremo»”” (If we’re expected to take arms against our brothers from France or elsewhere, we shall procaim: ‘we refuse’, [C27]). Proprio un mese prima dello scoppio della grande guerra la Luxemburg fu nuovamente processata per aver denunciato la sistematica brutalità presente nell’esercito tedesco. Di fronte alla difesa di Levi il procuratore crollò e la Luxemburg ne uscì assolta. Negli anni seguenti Luxemburg e Levi fecero insieme iniziative pubbliche antimilitariste che ebbero notevole successo a dimostrazione che il sostegno verso il conflitto non era unanime in Germania. Dopo aver lasciato il KPD Levi riprese le sue attività legali. Negli anni ’20, durante la Repubblica di Weimar, entrò più volte in conflitto con i nazisti. Vinse una causa contro Alfred Rosenberg, dirigente nazista, che lo aveva accusato di aver ricevuto denaro inglese per azioni di spionaggio durante la prima guerra mondiale. E nel 1926 si trovò di fronte allo stesso Hitler, quando difese un socialdemocratico della Sassonia che aveva accusto Hitler di ricevere fondi dall’estero. Levi concluse la sua difesa dichiarando ironicamente “”Hitler può sapere molto del Talmud, ma certamente ha un talento naturale, generalmente attribuito agli ebrei, per questioni di denaro”” [C 176]. Nella sua recensione riguardante tre volumi [recensione dei libri di David Fernbach (a cura), ‘In the Steps of Rosa Luxemburg’ (2011); Frédéric Cyr, ‘Paul Levi, rebelle devant les extrêmes’, Presses de l’Université Laval, Québec, 2013; Paul Frölich, ‘Im radikalen Lager: Politische Autobiographie, 1890-1921′, 2013] Birchall afferma che Frölich giudicava negativamente Levi in contrasto con il giudizio su Jogiches. Alla morte di quest’ultimo Levi gli successe – ma era piuttosto riluttante, alla guida del partito. Il metodo di Levi, era quello di “”comandare senza convincere””. Ciò contrastava con lo stile di Jogiches. “”tutti erano felici di sottostare a Leo, ed eravamo pronti a fare l’impossibile quando ce lo chiedeva””. Ma ci sentivamo sottovalutati, disprezzati, e trattati come non-esistenti da Levi. C’era un abisso tra di noi, non ci apparteneva, sentivamo che era un aristocratico”” [F256]. Nel suo volume Fernbach afferma che frequentemente Levi difendeva la Luxemburg nelle sue polemiche contro Radek. Quando ci fu l’ Azione di Marzo (1921) durante la quale secondo Lenin, Levi “”ha perso la testa”” [Fernbach, p. 104], egli giudicò con ragione quest’azione come un disastro per il Kpd. Secondo le parole della Zetkin l’azione del partito fu “”mal concepita, peggio preparata, peggio organizzata e peggio condotta””. Molte critiche ricevette Levi per il suo pamphlet su tale azione. Dopo il fallimento dell’operazione ci fu un’ondata repressiva (400 militanti condannati a un totale di 1500 anni di lavoro forzato e 500 anni di galera, 4 condanne a morte e molti compagni erano ancora in attesa di processo). Clara Zetkin darà le dimissioni dalla ‘Zentrale’ insieme a Levi [Zentrale, la direzione del partito, con 7-15 membri, direttamente eletta dal congresso del partito] sulla base di un disaccordo relativo alla situazione italiana. La Zetkin lesse ‘Our Path’ che trovò ‘assolutamente eccellente’ ma consigliò a Levi maggiore cautela [Beradt, p. 49]. Nella recensione critica di Georges Ubbiali (Dissidences) al libro di Cyr si sottolinea che l’autore usa un linguaggio a volte spregiativo, che nel testo si pone un problema di vocabolario. L’autore afferma per es. che “”Lenin ordina a Radek di legarsi a Levi con il preciso scopo di infiltrare Spartkus”” (p. 44). Questa prossimità con Lenin conduce dunque Cyr a considare Paul Levi come “”il cavallo di Troia di Lenin in Spartakus”” (p. 54). In breve, P. Levi sarebbe stato in qualche modo un elemento estraneo al comunismo tedesco (“”Malgrado la moderazione al congresso fondatore del KPD, è Levi che ha reso possibile l’incursione russa in seno a Spartakus”” (p. 71). In sostanza il tentativo sarebbe stato quello di bolscevizzare il gruppo Spartaco, trasformare il gruppo in matrice del KPD. E’ stato sempre Levi a condurre la lotta contro le correnti dette “”ultra-sinistre”” (che farà espellere alla fine del 1919, e che poi confluiranno nel Kapd) e anarco-sindacaliste (tutto ciò sempre sotto l’influenza di Lenin). Paul Levi tra il 1919 e il 1921 è a capo del Partito comunista tedesco che trasformerà in un partito di massa. Ma ciò non gli impedirà di denunciare il «putschismo bolscevico», cosa che gli costerà l’esclusione dal movimento comunista. Sempre al centro di polemiche, nel 1922 entrerà nel Partito socialdemocratico tedesco, dove, malgrado le minacce di morte, condurrà diverse inchieste sugli omicidi politici condotti dall’estrema destra e dal nazismo. Frédéric Cyr est docteur en histoire, diplômé de l’Université de Montréal. Outre ses recherches sur Paul Levi et le communisme européen, il a publié sur divers thèmes en lien avec l’histoire de l’Allemagne et de la Russie. Il effectue actuellement un stage postdoctoral à la Faculté d’histoire de l’Université d’État de Moscou Lomonosov, en vue d’un nouveau livre sur les relations germano-soviétiques. Paul Levi, rebelle devant les extrêmes : une biographie politique est son premier livre. (2013) (Cat. Univ. Laval: Presses de l’Université Laval Éditeur depuis 1950 « Tout m’intéresse, tout m’étonne. » Montesquieu]”,”MGEK-129″
“BIRD Stewart GEORGAKAS Dan SHAFFER Deborah”,”Solidarity Forever. An oral history of the IWW.”,”Memorie orali di Bruce PHILLIPS Jack MILLER Joseph MURPHY Sophie COHEN Irma LOMBARDI Dominic MIGNONE Irving ABRAMS Henry PFAFF Vaino KONGA Irving HANSON Jack MILLER Nels PETERSON Violet MILLER Mike FOUDY Katie PINTEK Roger BALDWIN Art SHIELDS George HODIN Fania STEELINK Frank CEDERVALL James FAIR Fred HANSEN Tom SCRIBNER Fred THOMPSON Ralph CHAPLIN. “”Gli IWW lottavano per nuovi valori, per una società in cui ogni persona poteva essere un essere umano completo. Si vedeva che gli uomini erano annoiati nel fare lo stesso lavoro rituale, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Naturamente essi bevevano molto. Avevamo uno slogan: “”Non potete combattere il padrone e il bere allo stesso tempo”” (“”You can’t fight booze and the boss at the same time””). Noi siamo contro le bevande alcoliche e a favore dell’ istruzione””. (pag 69)”,”MUSx-156″
“BIRD Anthony”,”De Dion Bouton.”,”Anthony Bird was born in 1917, began his love affair (now a love.hate affair) with motor cars in 1920, left school at fourteen, worked as factory hand, garage mechanic, librarian, and set up business as antique dealer in 1938. After five years in the army he resumed antique dealing and also was part owner of a fleet of Rolls.Royce hire cars. Epitaph for a marque, Photographs and Illustrations, Ballantine’s Illustrated History of the Car marque book n. 6,”,”ECOG-009-FL”
“BIRNBAUM Norman”,”La crisi della società industriale.”,”La teoria della società industriale sostanzialmente accettata da sociologi come Bell, Lipset, Riesman, Bazelon, Galbraith, Aron, Crozier, Crosland, Dahrendorf, Schelsky, Holz. Analisi critiche su questo tema di Bottomore, Harrington, Hailbroner, Hobsbawm, Lichttheim, Marcuse, O’Brien, Abendroth, Goldman, Gorz, Habermas, Lefebver, Mallet, Mandel, Touraine.”,”TEOS-262″
“BIRNBAUM Pierre”,”La sociologia di Tocqueville.”,”Pierre Birnbaum è nato a Londra nel 1940. Ha conseguito la laurea in diritto e sociologia. E’ stato assistente alla facoltà di lettere e scienze umane dell’Università di Bordeaux. Attualmente (1973) insegna nell’Università di Parigi. Tocqueville, Marx e la rivoluzione del 1848 (pag 120-124) “”Al di là della rivoluzione del 1830, alla quale Tocqueville dedica poche pagine, la rivoluzione del 1848 gli appare come la continuazione dei fatti del 1789. La Francia non si è mai normalizzata, non ha raggiunto la tranquillità che i costumi democratici assicurarono alla società americana. Ai suoi occhi, la rivoluzione del 1848 simboleggia l’impossibile alleanza della libertà e dell’uguaglianza, in una società di natura conflittuale. Anche questa è determinata da cause primarie e da cause secondarie. Tra le seconde Tocqueville ricorda l’incapacità di Luigi Filippo, la repressione successiva, la confusione dell’opposizione: formeranno l’«accidente» che renderà mortale la «malattia», e anche «imprevista» (69), come avvenne prima per la rivoluzione del 1789. Si può osservare che Tocqueville passa sotto silenzio, tra le cause secondarie, la crisi economica, che, come nel 1789, precede lo scoppio della rivoluzione (70). Tra le cause generali Tocqueville mette in evidenza soprattutto la rivoluzione industriale che comporta una forte concentrazione della popolazione operaia a Parigi, il malessere democratico da cui è travagliata, la violenza delle ideologie che combattono apertamente l’ordine esistente e auspicano l’affermazione di un sistema diverso, il deterioramento della classe dirigente, disprezzata da tutti, l’accentramento totale che preannuncia una brusca presa del potere, e infine «la mobilità di tutto, istituzioni, idee, costumi e uomini in una società in movimento, che è stata sconvolta da sette grandi rivoluzioni in meno di sessant’anni… Queste furono le cause generali, senza le quali la rivoluzione di febbraio sarebbe stata impossibile» (71). Sia la rivoluzione del 1789 sia quella del 1848 sono dunque il prodotto di molte cause. Ma tra tutte una, come nel 1789, sembra determinante: le teorie socialiste, che svolgono ora il ruolo di quelle dei filosofi illuministi, attaccano sempre più violentemente la società e il suo più solido fondamento, il diritto di proprietà. Queste teorie non sono nate «per caso», non sono per niente il frutto di un «capriccio passeggero». Scatenando le passioni, fanno scoppiare la guerra tra le diverse classi e penetrano profondamente lo spirito delle masse (72). Queste teorie, che vengono accolte così favorevolmente, sono, come quelle degli illuministi, il frutto di una società malata. Mettono sotto accusa l’ineguale distribuzione della proprietà privata, caratteristica della società industriale non democratica. Tocqueville può così fare la previsione che «presto la lotta politica sarà tra quelli che hanno e quelli che non hanno; il grande campo di battaglia sarà la proprietà e i problemi politici principali riguarderanno modifiche più o meno profonde da apportare al diritto di proprietà» (73). Questo antagonismo assume un aspetto ancora più grande se si considera l’estrema concentrazione della ricchezza che l’accompagna. Infatti la classe dirigente prende «un’aria di industria privata, perché tutti i suoi membri pensano agli affari pubblici solo per rivolgerli a profitto degli affari privati, dimenticando facilmente nel loro modesto benessere il popolo… Allora il governo aveva preso alla fine l’atteggiamento di un’azienda industriale, nella quale tutte le operazioni vengono effettuate in vista dei benefici che ne possono derivare ai membri» (74). Perciò lo stato è un puro strumento della classe dirigente. Non si può rimanere stupiti per la somiglianza che esiste tra questa analisi e quella svolta da Marx nelle ‘Lotte di classe in Francia’ (75). Come Marx, Tocqueville sottolinea come la «guerra di classe» abbia per protagonisti da una parte, i proprietari dei mezzi di produzione alleati all’alta finanza, e dall’altra quelli «che lavorano colle proprie mani» (76). Bisogna anche rilevare che le rivoluzioni che segnano la realizzazione della «guerra di classe» in una società industriale non democratica sono assai simili a quelle che si generano in società democratiche industriali, prese come modello. Così la società industriale avrà come conseguenza ineluttabile la «guerra di classe» che provoca delle rivoluzioni, e questo indipendentemente dallo stato dei costumi. Le istituzioni politiche, le credenze o l’accentramento si trovano così relegate in secondo piano a vantaggio dell’industria. Il conflitto che mette gli uni contro gli altri, i proprietari e quelli «che lavorano con le loro mani», si aggiunge a una grave crisi politica. Poiché la vita politica si concentra completamente presso la classe dirigente a causa della distinzione tra paese legale e paese reale, il popolo ne viene del tutto estromesso. Questa separazione, che ha anche attirato l’attenzione di Marx, ha come conseguenza l’indebolimento estremo e l’immobilismo del mondo politico che non conosce nessuna vera opposizione d’interessi a causa della sua grande omogeneità sociale (77). Dunque le masse popolari non sono più legate alla vita politica e così si costruiscono un loro proprio mondo. A questo quadro Tocqueville aggiunge una nota di moralismo: la classe dirigente, per il suo egoismo e i per i suoi vizi, è diventata indegna di conservare il potere agli occhi del popolo. Allora si leva il vento della rivoluzione. Come nel 1789, gli uomini cominciano una rivoluzione senza rendersene conto, imitando i grandi antenati del 1789 e ispirandosi, come osserva anche Marx (78), alle tradizioni passate che servono così di modello alla loro condotta. Di colpo il corpo sociale si sfascia. Bisogna qui insistere su un breve testo particolarmente originale di Tocqueville: «Poiché la rivoluzione aveva esteso il possesso della terra all’infinito, il popolo sembrava far parte di questa grande famiglia (…). L’esperienza ha dimostrato che questa unione non era così intima come sembrava, e che i vecchi partiti e le diverse classi si erano sovrapposte più che confuse: la paura aveva agito su di essi come avrebbe potuto agire una pressione meccanica su dei corpi duri, che sono obbligati a aderire tra loro finché opera questa pressione, ma che si separano non appena questa viene a cessare» (79). Queste parole meritano di essere esaminate con attenzione tanto sembrano pertinenti. Implicano che in una società non democratica le diverse classi coesistono solo grazie al potere esterno che colla forza le tiene insieme. Quando il potere si vede attaccato da tutte le parti, quando la sua pressione si allenta, la società si sfascia, entra in agitazione rivoluzionaria mentre le classi si affrontano con violenza. Questa «meccanica», che presuppone che lo stato rimanga estraneo alla società, sembra tuttavia abbastanza incompatibile con la teoria sostenuta da Tocqueville, dello stato come strumento della classe dirigente. Invece questa visione sembra molto ben combaciare con la situazione che la Francia conoscerà con Napoleone III. Per illustrare la separazione dello stato dalla società, Tocqueville analizza accuratamente lo sviluppo della burocrazia, che beneficia di una lunga tradizione di accentramento. Come Marx (80), dimostra in questo modo l’autonomia raggiunta dallo stato, autonomia che gli permette di tenere insieme classi antagonistiche. Infatti le classi dirigenti e quella «che lavora colle sue mani» non hanno più nessun interesse comune. Mentre le prime si arricchiscono, la seconda resta nella povertà”” [Pierre Birnbaum, ‘La sociologia di Tocqueville’, 1973] [(69) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., pp. 31, 41 e 84-85; (70) Si veda E. Labrousse; «1848-1830-1789. Comment naissent les révolutions», in ‘Actes du Congrés historique du centenaire de la Révolution de 1848’, Paris, Presses Universitaires de France, 1948, pp. 7-9; (17) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 85; (72) Ibid., p. 37; (73) Ibid., p. 37. Si veda anche p. 96; (74) Ibid., p. 31; (75) Marx, ‘Les luttes de classes en France’, Paris, Ed. Sociales, 1952, pp. 25-26 (trad. it. ‘Le lotte di classe in Francia’, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 103-105). Anche se per Marx una parte della borghesia industriale fa parte dell’opposizione; (76) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 91; (77) Ibid., cit, pp. 34-35. Vedere l’opera di Tudesq, ‘Les grand notables en France (1840-1849)’, Paris, Presses Universitaires de France, 1946. L’autore studia la mentalità collettiva dei notabili di quest’epoca, sottolinea la chiusura della vita politica e dimostra la forte concentrazione dei beni che ad essa si accompagna. Egli osserva tuttavia che «in mancanza di una comunione ideologica, la prosperità economica doveva avvicinare le diverse frazioni delle classi dirigenti», cit., p. 435. Lo stesso, a p. 129, nel libro II della prima parte, capp. 1-3; nella terza parte, i capitoli 1-2 del libro II. Si veda anche J. Lhomme, ‘La grande bourgeoisie au pouvoir (1830-1880)’, Paris, Presses Universitaires de France, 1960; (78) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 75. Si veda anche Marx, ‘Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte’, Roma, Editori Riuniti, 1964; (79) Ibid., p. 107. Si veda anche a p. 36, dove Tocqueville parla della «macchina ingegnosa»; (80) Per un confronto tra Marx e Tocqueville su questo punto si veda R. Aron, ‘Le tappe del pensiero sociologico’, trad. it., cit., pp. 275-276. E. Gargan, ‘Alexis de Tocqueville: the critical years, 1848-1851’, New York, The Catholic University of America Press, 1955, pp. 298-301. Gargan pensa che Marx sia stato influenzato dalle pagine di Tocqueville sull’accentramento statale. D’altra parte Marx cita esplicitamente Tocqueville solo quando ricorda la relazione da questi tenuta all’Assemblea nazionale nel luglio 1851. Marx, ‘Il 18 Brumaio’, trad. it., cit.; (81) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 116; (2) A. de Tocqueville, “”Discorso sul diritto al lavoro””, in op. cit., p. 544; (84) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 96] (pag 120-121-122-123-124)”,”TEOS-280″
“BIRNBAUM Pierre”,”«La France aux Français». Histoire des haines nationalistes.”,”Pierre Birnbaum professore di sociologia politica all’università Paris – I e membro dell’ Institut universitare de France. Su temi vicini ha pubblicato pure: ‘Le Peuple et les Gros. Histoire d’un mythe’ (Grasset, 1979, Pluriel 1982); ‘Un mythe politiquew: “”La République juivie”” (Fayard, 1988) e ‘””Les Fous de la République. Histoire politique des Juifs d’Etat, de Gambetta à Vichy’ (Fayard, 1992) Marx (pag 91)”,”FRAS-059″
“BIRNIE Arthur”,”Storia economica dell’ Europa Occidentale, 1760-1933.”,”””Un sintomo delle nuove tendenze fu la fondazione di Borse del lavoro, istituzione tipicamente francese che non ha esatto equivalente in Inghilterra (1). La Borsa è installata in un fabbricato, per le spese relative al quale generalmente i comuni accordano un sussidio; in esso hanno sede i sindacati che vi tengono le loro sedute. Vi si trovano anche uno o parecchi uffici, dove gli operai disoccupati possono essere messi in contatto con i datori di lavoro. Il campo di attività della Borsa del lavoro è molto esteso (…)””. (pag 215) (1) Le Bourses du travail ebbero un corrispondente in Italia con le “”Camere del lavoro”” “”Il voto della legge delle dieci ore, secondo le parole di Carlo Marx, costituì una splendida vittoria per la classe operaia (2) e le regioni industriali l’ accolsero con entusiasmo, ma le conseguenze di tale legge non furono sattamente quelle previste dagli operai delle fabbriche. (…) I datori di lavoro istituirono allora un complicato sistema di turni che permetteva loro di far funzionare le macchine per dodici ore o più; negli intervalli, le donne e i ragazzi erano tenuti a disposizione della fabbrica, il che veniva a privarli in pratica di quei vantaggi che la legge aveva voluto assicurare loro. (…) (2) “”Gli operai di fabbrica inglesi furono i campioni non solo della classe operaia inglese, ma di tutta la classe operaia moderna”” (Il capitale)”,”EURE-054″
“BISCHOFF Joachim, a cura”,”Die Klassenstruktur der Bundesrepublik Deutschland. Ein Handbuch zum sozialen System der BRD.”,”Joachim Bischoff (Hrsg.) .”,”GERV-024-FL”
“BISCIONE Francesco M.”,”Rivoluzione e contadini del Sud nella politica comunista, 1921-26.”,”BISCIONE Francesco M. In evidenza le posizioni di Giovanni Sanna. “”Più analitiche e mature le posizioni di Giovanni Sanna, sostanzialmente coincidenti con quelle che Gramsci verrà assumendo successivamente. Sanna affermava la quasi completa coincidenza tra questione agraria e questione meridionale e la coincidenza tra quest’ultima e il problema dei contadini poveri, prevedendo che solo attraverso un lavoro di lungo periodo il partito comunista avrebbe potuto guadagnare la fiducia delle masse contadine. La tesi non verrà però sviluppata né sul piano analitico né sul piano politico. In prossimità del congresso di Roma (marzo 1922), il dibattito continuò stancamente, ma ormai le cose più importanti riguardo l”Agrarfrage’ erano state dette e, poco a poco, il gruppo dirigente del partito comunista si era convertito, almeno sul piano teorico, all’impostazione leninista del problema. Le tesi di Roma sulla questione agraria, stese da Sanna e Graziadei, riassumevano quanto era emerso dal dibatitto nel primo anno di vita del partito, ricalcando in particolar modo le posizioni di Bordiga. Mancavano infatti le acute osservazioni dello stesso Sanna sul rapporto tra questione agraria e questione meridionale e mancava un esame delle condizioni di vita dei contadini; in esse veniva sottolineata l’importanza della rivoluzione agraria al fine del completamento della rivoluzione borghese e si parlava dell’alleanza tra operai e contadini quale evento pregiudiziale per l’esito della rivoluzione proletaria. Dopo un dibattito vivace ma di scarso livello, le tesi furono approvate a larga maggioranza”” (pag 27)”,”MITC-135″
“BISCIONE Michele”,”La filosofia politica del Novecento in Italia.”,”Michele Biscione (Potenza 1918) ha insegnato Filosofia della Storia all’Università di Roma. E’ stato allievo di Carlo Antoni e ha curato alcune raccolte di scritti postumi del Maestro. E’ autore di uno studio sulla formazione dell’ idea di Rinascimento nella storia della cultura dell’Ottocento e di una serie di saggi sullo sviluppo dello storicismo crociano. “”Ma gli articoli che più chiaramente mostrerebbero il filonazionalismo di De Ruggiero sono secondo Zeppi (), quelli che si intitolano «La mentalità reazionaria» (1913) e «La monarchia socialista» (1914), comparsi sul «Carlino» il primo e sull’«Idea nazionale» il secondo (68). «La mentalità reazionaria» sembra a Zeppi un’apologia della reazione (69). In realtà l’articolo, che non certo è uno dei più espliciti e persuasivi di De Ruggiero, esprime una preoccupazione senza dubbio giustificata per certi aspetti non solo politici, ma in generale pratici della società dell’epoca, e in particolare per il gusto estetizzante ed irrazionalistico coagulato intorno al mito dell’individuo d’eccezione, di evidente origine letteraria, ma di diffusione quasi popolare. De Ruggiero guarda con ansia all’incremento di certe abitudini di disordine, e ritiene che il fastidio per questi atteggiamenti sia oramai così esplicito e pronunziato da costituire un vero e proprio rifiuto dell’anarchia. Questo rifiuto costituisce appunto la «mentalità reazionaria». (…) Né la situazione migliora per l’altro articolo, che è la recensione che De Ruggiero fa alla ‘Monarchia socialista’ di Missiroli. Lo scritto poteva fornire a Zeppi l’occasione di esaminare meglio il concetto di “”reazionarismo””, poiché il tema torna in discussione con riprese e motivazioni assai importanti. Zeppi invece lo esamina frettolosamente e in superficie, quasi suggerendo la lettore che si tratti di cosa irrilevante, mentre l’articolo è essenziale per comprendere gli orientamenti politici di De Ruggiero alla vigilia della prima guerra mondiale. Vi scorge niente di più che la preconizzazione di un evento politico nuovo, cioè «il trionfo di una rinnovellata e non più prematura ed incompresa Destra» (75). Qui non è possibile riesaminare il complesso articolo di De Ruggiero, anche perché questo inevitabilmente imporrebbe un riesame dello stesso libro di Missiroli. Ma si può almeno osservare che Missiroli, partito dalla assunzione del punto di vista «nazionalista e liberale» con la dichiarata intenzione di mostrarne l’assurdità (76), appare di fatto a De Ruggiero così pervaso dalle idee politiche della Destra da fornire di essa una forse involontaria esaltazione, incongruente rispetto a quel punto di vista cattolico, di cui Missiroli voleva farsi sostenitore. Cioè De Ruggiero si rende perfettamente conto che è proprio la formula intrinsecamente religiosa dello stato etico, difesa della Destra, ad esercitare un vivissimo fascino su Missiroli. Vi è una specie di affinità segretamente operante tra Missiroli e la Destra”” (pag 95-97) [Il pensiero politico dell’idealismo italiano] [(68) Rispettivamente il 30 giugno del 1913 e il 7 maggio el 1914; (69) Zeppi, op. cit., p. 245; (75) Cfr. De Ruggiero, op. cit., p: 107, nota; (76) De Ruggiero, op. cit., p. 113] [() Stelio Zeppi, Il pensiero politico dell’idealismo italiano e il nazionalfascismo’, 1973]”,”TEOP-529″
“BISCOTTI Barbara”,”Cleopatra.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess.”,”STAx-360″
“BISCOTTI Barbara”,”Giulio Cesare. Un «tirannicidio» imperfetto.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. La congiura frutto di lotte interne alla classe dominante mentre il popolo romano rimase passivo, fuori dai giochi pronto però a plaudire al nuovo campione, sempre desideroso di nuove forme di servitù volontaria come scriverà Etienne de La Boetie (pag 152-153)”,”STAx-361″
“BISCOTTI Barbara”,”Giovanna d’Arco.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. “”La presenza di Giovanna nella cattedrale a Reims al fianco del Delfin, vede consacrati a un tempo quest’ultimo come re e lei stessa nel ruolo appena descritto: due delle promesse a lei fatte dalla Voci e da lei svelate a Poitiers si sono nel corso del 1429 realizzate, mostrando pubblicamente il “”segno”” della sua investitura divina. Giovanna d’Arco diviene con ciò ufficialmente e definitivamente “”la Pulzella””, la vergine che salva e libera la gente di Francia, restituendole la dignità di popolo prediletto da Dio (…)”” (pag 107)”,”BIOx-366″
“BISCOTTI Barbara”,”Agrippina minore.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess.”,”STAx-368″
“BISCOTTI Barbara”,”Teodora di Bisanzio.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. “”Quanto a me, mi serbo fedele all’antico detto: “”Il potere è uno splendido sudario”” [Teodora (Procopio, Guerra persiana)]”,”TURx-050″
“BISCUSO Massimiliano”,”Tra esperienza e ragione. Hegel e il problema dell’inizio della storia della filosofia.”,”Massimiliano Biscuso (Roma, 1958) ha conseguito il dottorato di filosofia presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato, in riviste e raccolte, studi sulla filosofia dell’Ottocento, specialmente tedesca, e su momenti e aspetti della storia e della teoria della storiografia filosofica.”,”HEGx-019-FL”
“BISIACH Gianni”,”Il Presidente. La lunga storia di una breve vita.”,”‘O Capitano! O mio Capitano! il nostro aspro viaggio è terminato, La nave ha superato ogni pericolo, l’ambìto premio è stato conseguito, Prossimo è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta, Seguono gil occhi la carena salda, l’audace nave severa; Ma o cuore, cuore, cuore, O rosse gocce di sangue, Dove sul ponte giace il Capitano, Caduto, freddo, morto. (…) [Walt Whitman, in morte del presidente Lincoln] (in apertura) Gianni Bisiach, medico, giornalista, regista. “”In politica, come in guerra, per vincere occorrono tre cose: denaro, denaro e ancora denaro”” (Joseph Patrick Kennedy, padre del presidente) (pag 17) “”Essere secondi è essere perdenti!”” (idem), pag 19)”,”USAS-238″
“BISIGNANI Luigi MADRON Paolo”,”I potenti al tempo di Renzi. Da Bergoglio a Mattarella.”,”I due autori sono giornalisti.”,”ITAP-004-FC”
“BISIGNANI Adelina”,”Tocqueville e la democrazia in Europa.”,”L’avvento di una nuova epoca dopo il ’48 e le differenze strutturali tra Europa e America sono i temi delle riflessione tocquevilliana. Proprio la Parigi del XIX secolo, dominata dal denaro e attraversata da profonde contraddizioni, sarebbero il vero oggetto della ricerca di Tocqueville. Adelina Bisignani è professore associato di Storia del pensiero politico moderno presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari. Ha pubblicato pure ‘Democrazia e sovranità’ (1996); ‘Croce e il partito politico’ (1999). L’avvento di Luigi Bonaparte. ‘Le circostanze che avevano potuto spingere tanto in alto la sua mediocrità’ “”Nella ‘Prefazione’ alla seconda edizione de ‘Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte’ Karl Marx, tra gli scritti intorno alla figura di Luigi Napoleone quasi contemporanei al suo, segnala come degni di nota solo lo scritto di Proudhon ‘Coup d’état’ e quello di Victor Hugo ‘Napoléon le petit’. Ma, egli aggiunge: «Victor Hugo si limita ad una invettiva amara e piena di sarcasmo contro l’autore del colpo di stato. L’avvenimento in sé gli appare come un fulmine a ciel sereno. Egli non vede in esso altro che l’atto di violenza di un individuo. Non si accorge che ingrandisce questo individuo invece di rimpicciolirlo, in quanto gli attribuisce una potenza di iniziativa personale che non avrebbe esempi nella storia del mondo. Proudhon, dal canto suo, cerca di rappresentare il colpo di stato come il risultato di una precedente evoluzione storica; ma la ricostruzione storica del colpo di stato si trasforma in lui in una apologia storica dell’eroe del colpo di stato. Egli cade così nell’errore dei nostri cosiddetti storici ‘oggettivi’. Io mostro invece, come in Francia la ‘lotta di classe’ creò delle circostanze e una situazione che resero possibile a un personaggio mediocre e grottesco di far la parte dell’eroe» (64). Nella sua indagine Marx sostiene che la vittoria di Luigi Napoleone scaturisce dagli errori commessi dal governo provvisorio, formatosi dopo il febbraio. Esso si alienò il sostegno dei contadini che finirono con il trovare il Luigi Napoleone il loro più naturale rappresentante”” (pag 38-39) [Adelina Bisignani, ‘Tocqueville e la democrazia in Europa’, Cet – Centro editoriale toscano, Firenze, 2012] [(64) K. Marx, ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, ed. cit., pp. 35-36. Parole non molto diverse adopera Tocqueville nei ‘Ricordi’, quando definisce Luigi Napoleone un «uomo straordinario (straordinario non per il suo genio, ma per le circostanze che avevano potuto spingere tanto in alto la sua mediocrità» (‘Ricordi’, p. 234). E in una nota a margine a questa stessa pagina così lo descrive: «il y avait en lui deux hommes, je ne tardai pas à m’en apercevoir. Le premier était l’ancien conspirateur, le rêveur fataliste qui se croyait appelé a être le maïtre de la France et par elle à dominer l’Europe. L’autre était l’epicurien qui jouissait mollement du bien-être nouveau et des plaisirs faciles que lui donnait sa position presente et ne se souciait plus de la hasarder pour monter plus haut. Ces deux hommes dominaient alternativement en lui, mais jamais assez longtemps pour laisser prise» (A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, in Id. ‘Oeuvres’, ed. cit, vol. III, p. 1252, nota alla p. 919). Un’acuta analisi del bonapartismo è ora in C. Cassina, ‘Il bonapartismo o la falsa eccezione. Napoleone III, i francesi e la tradizione liberale’, Carocci, Roma, 2001; della stessa autrice si veda anche: ‘Alexis de Tocqueville e il dispotismo di “”nuova specie””, in D. Felice (a cura), ‘Dispotismo. Genesi e sviluppo di un concetto filosofico-politico’, Liguori, Napoli, 2002, , vol. II, pp. 515-543] [“”C’erano due uomini in lui, me ne resi conto presto. Il primo era l’ex cospiratore, il sognatore fatalista che si credeva chiamato a essere il padrone della Francia e attraverso di essa a dominare l’Europa. L’altro era l’epicureo che godeva del nuovo benessere e dei piaceri facili che la sua posizione attuale gli dava e non si preoccupava più di rischiare per salire più in alto. Questi due uomini si alternavano in lui, ma mai abbastanza a lungo da lasciarlo andare””] Francia: il giorno dell’elezione di Luigi Napoleone a Presidente fu «il giorno dell”insurrezione dei contadini’» “”In ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’, [Marx] osserva che, dopo aver stabilito il corso forzoso dei biglietti di banca, «il governo provvisorio piegava sotto l’incubo di un crescente disavanzo. Invano andava mendicando sacrifici patriottici. Solo gli operai gli gettavano la loro elemosina. Si dovette ricorrere ad un mezzo eraico, all’introduzione di una ‘nuova imposta’. Ma su chi farla cadere? Sui lupi della Borsa, sui re della banca, sui creditori dello Stato, su chi viveva di rendita, sugli industriali? Non era il mezzo di cattivare alla repubblica la borghesia. Da una parte era un mettere a repentaglio il credito dello Stato e il credito commerciale, mentre dall’altra parte si cercava di mantenerlo con così grandi sacrifici e umiliazioni. Ma qualcuno doveva sborsare. Chi venne sacrificato al credito borghese? ‘Jacques le bonhomme’, il contadino» (65) Fu, così, aggiunta una addizionale di 45 centesimi per franco alle imposte già esistenti. I contadini dovettero, così, pagare le spese della rivoluzione di febbraio. «Da questo momento la repubblica fu per il contadino franese l’imposta dei 45 centesimi, e nel proletariato parigino egli vide lo scialacquatore che se la faceva bene a sue spese» (66). E così Marx conclude il suo ragionamento: «Mentre la rivoluzione del 1789 aveva esordito liberando i contadini dai gravami feudali, la rivoluzione del 1848, per non recare danno al capitale e tenere in carreggiata la sua macchina dello Stato, si annunciava alla popolazione rurale con una nuova imposta» (67). La conseguenza di tutto ciò non poteva che essere che, alla prima occasione, i contadini si sarebbero schierati contro gli operai parigini e avrebbero sostenuto quella forza politica che avesse mostrato di avere a cuore la difesa dei loro interessi. Perciò, il giorno dell’elezione di Luigi Napoleone a Presidente fu «il giorno dell’ ‘insurrezione dei contadini’». «La repubblica erasi annunciata a questa classe coll’ ‘esattore dell’imposte’; essa si annunciò alla repubblica coll’imperatore. Napoleone era l’unico uomo che avesse esaurientemente rappresentato gli interessi e la fantasia della nuovo classe di contadini sorta nel 1789. (…) Napoleone non era per i contadini una persona, ma un programma. (…) Dietro l’imperatore si nascondeva la guerra dei contadini. La repubblica contro la quale avevano votato era la ‘repubblica dei ricchi’» (68)”” (pag 38-40) [[Adelina Bisignani, ‘Tocqueville e la democrazia in Europa’, Cet – Centro editoriale toscano, Firenze, 2012] [(65) K. Marx, ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’, ed.it. a cura di G. Giorgetti, Editori Riuniti, Roma, 1962, pp. 124-125; (66) Ivi, p. 125; (67) Ibidem; (68) Ivi p. 169-170]”,”TEOP-052-FMB”
“BISMARCK Ottone”,”Pensieri e ricordi.”,”””L’imperatore Francesco Giuseppe è una natura retta, ma la nave dello Stato austro-ungarico è di una struttura così tutta sua propria che le sue oscillazioni, alle quali pur deve il monarca adattare la sua condotta a bordo, difficilmente possono essere previste. Le tendenze centrifughe delle singole nazionalità, l’ingranaggio dei vitali interessi, che l’Austria deve contemporaneamente tutelare dal punto di vista tedesco, italiano, orientale e polacco, la impossibilità di dirigere lo spirito di nazionalità ungherese e sopra tutto la imprevedibilità del modo in cui influenze di confessionale attraversano le risoluzioni politiche, tutto ciò impone ad ogni alleato dell’Austria il dovere di essere assai circospetto e di far dipendere gli interessi dei propri sudditi non unicamente dalla politica austriaca. La fama di stabilità, che quest’ultima aveva acquistata sotto il lungo governo del Metternich, non può, di fronte alla composizione della monarchia di Absburgo ed alle forze motrici che in esse si agitano, essere mantenuta, e colla politica del Gabinetto di Vienna prima del periodo di Metternich non si accorda affatto, e con quella posteriore a tale periodo non si accorda del tutto. Che se adunque i contraccolpi, che sulle deliberazioni del Gabinetto di Vienna esercita la vicenda degli eventi e delle situazioni non si possono alla lunga calcolare, rimane per ogni alleato dell’Austria la necessità di non rinunziare in modo assoluto a coltivare rapporti, dai quali si possano, occorrendo, trarre altre combinazioni”” (pag 331). LEGGERE IN: BISMARCK Ottone, Pensieri e ricordi. ROSENBERG & SELLIER. TORINO. 1898 Volume I, pag 367 8° note foto [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75DIGIT (GERx-002) Vol 2: “”La posizione geografica delle tre grandi potenze orientali è tale, che ciascuna di esse, appena viene attaccata dalle altre due, si trova in condizioni strategiche sfavorevoli, anche avendo alleate, nell’ Europa occidentale, l’Inghilterra o la Francia. Più d’ogni altra l’Austria, isolata, sarebbe in sfavorevoli condizioni contro un attacco russo-tedesco; meno di tutte lo sarebbe la Russia contro l’Austria e la Germania; però anche la Russia, in caso di un attacco concentrico delle due potenze tedesche contro il Bug (1), si troverebbe all’inizio della guerra, in una posizione difficile. A causa della sua posizione geografica e della sua costituzione etnografica, l’Austria in guerra coi due Imperi vicini si troverebbe in condizioni di grande svantaggio, perchè gli aiuti della Francia difficilmente giungerebbero a tempo per stabilire l’equilibrio. Che se l’Austria avesse fin da principio dovuto soccombere ad una coalizione russo-germanica, se mediante una saggia conclusione di pace fra i tre Imperatori venisse disciolta la lega nemica o questa fosse anche solo indebolita da una sconfitta dell’Austria, allora la preponderanza della Russia e Germania sarebbe decisiva. Nei grandi eserciti, a parità di condizioni per ciò che riguarda la bontà del comando e il valore, havvi nella configurazione territoriale delle singole potenze, una grande forza per la combinazione russo-tedesca, se essa si mantiene salda fin dall’inizio. Ma il calcolo del successo militare e la credenza in esso, sono in se incerti e lo diventano ancor più, quando la forza che si calcola da una parte non è una forza sola, ma fondata su alleanze. Nel mio abbozzo di risposta, che risultò per forza più lungo della lettera dell’imperatore Alessandro, io rilevavo che una guerra fatta in comune contro le potenze occidentali, e per le condizioni geografiche e per le brame francesi sulle provincie renane, doveva finire coll’essere, nel suo definitivo sviluppo, una guerra franco-prussiana; che l’iniziativa russo-prussiana per la guerra peggiorerebbe la nostra posizione in Germania; che la Russia, lontana dal teatro della guerra, sarebbe meno colpita dai dolori di questa, mentre la Prussia dovrebbe sostenere materialmente non solo i proprii eserciti, ma anche i russi, e che allora la politica russa, se la memoria non m’inganna, questa è la frase che adoperai, poggierebbe sul braccio di leva più lungo”” (pag 62-63); [Nota (1) ‘Il Bug Occidentale è un fiume, lungo 772 km, che scorre in Ucraina, Bielorussia e Polonia. Per gran parte del suo corso rappresenta il confine orientale della Polonia’ (wikip)]. LEGGERE IN: BISMARCK Ottone, Pensieri e ricordi. ROSENBERG & SELLIER. TORINO. 1898 Volume II, pag 311 8° note foto [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75DIGIT”,”GERx-002″
“BISMARCK Ottone di”,”Pensieri e ricordi. Volume primo.”,”BISMARCK Ottone di Diplomatici prussiani. “”La conoscenza delle lingue – come la posseggono anche i primi camerieri – eziandio presso di noi costituiva la cagione principale del loro credersi chiamati alla diplomazia, specialmente fino a che le nostre relazioni sugli affari, e in particolare quelle ‘ad Regem’, doveano essere scritte in francese: era, invero, una prescrizione che non sempre si seguiva, ma che fu sempre ufficialmente in vigore, fino a quando io non diventai ministro””. (pag 4)”,”GERx-118″
“BISMARCK Ottone di”,”Pensieri e ricordi. Volume secondo.”,”BISMARCK Ottone di Carattere di Moltke (da pag 1) Tendenza di Guglielmo II a circondarsi di mediocrità (pag 257) La retorica di Gortchakov. “”Di Gortschakow i suoi subalterni al ministero dicevano: “”Il se mire dans son encrier”” a un dipresso come diceva Bettina di suo cognato il celebre Savigny: “”Non può vedere una pozza d’acqua che non vi si specchi dentro””. Una gran parte dei dispacci di Gortschakow, specie i più concludenti, non sono suoi, ma di Jomini, redattore abilissimo, figlio di un generale svizzero, che l’Imperatore Alessandro aveva saputo indurre a entrar in servizio nell’esercito russo. Quando dettava Gortschakow, c’era più sfoggio di rettorica nei dispacci; ma quelli di Jomini erano i più pratici””. (pag 31)”,”GERx-119″
“BISONI Cesare”,”Il bilancio delle banche.”,”Cesare Bisoni è professore straordinario di tecnica bancaria e professionale nell’Università di Modena e docente senior nell’area Credito presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano. Opere: Gli istituti di credito industriale e Il mercato monetario italiano.”,”EURE-043-FL”
“BISSOLATI Leonida”,”La politica estera dell’ Italia dal 1897 al 1920. Scritti e discorsi di Leonida Bissolati.”,”””E’ l’ imperialismo germanico che, cogliendo l’ occasione di Tripoli, si propone di mettere in valore, conglobandolo a sé, il nascente imperialismo italiano”” (pag 243) Bissolati Bergamaschi (Leonida), uomo politico italiano (Cremona 1857 – Roma 1920). Nella sua formazione politica e culturale esercitò una forte influenza il sodalizio con i coetanei Arcangelo Ghisleri e Filippo Turati, insieme coi quali si orientò verso l’ala estrema, repubblicana, della democrazia. Passato poi agli ideali socialisti, fu tra gli organizzatori dei primi scioperi agricoli nel Cremonese, cooperò alla fondazione del partito socialista italiano (Genova, 1892), e ne diresse il quotidiano, l’Avanti!, dalla sua fondazione (25 dicembre 1896). Eletto deputato nel 1897, partecipò attivamente, nel 1898-1899, alla lotta parlamentare contro il tentativo reazionario di Pelloux. Nel periodo giolittiano fu uno dei capi della frazione riformista e sostenne l’opportunità per i socialisti di appoggiare i governi di Giolitti. Espulso nel 1912 dal partito per il suo atteggiamento favorevole all’ impresa libica, fondò il partito socialista riformista italiano. Scoppiato il conflitto mondiale del 1914, fu risolutamente interventista, nel quadro di un’interpretazione della guerra concepita soprattutto come lotta per l’ emancipazione delle nazionalità; dopo aver combattuto fra gli alpini, fu ministro nei gabinetti Boselli (30 ottobre 1916) e Orlando (1° novembre 1917) e sostenne la necessità di un accordo dell’ Italia con le nazionalità soggette all’ Austria. Coerentemente con queste sue idee, dopo l’ armistizio fu decisamente contrario all’ inclusione di gruppi allogeni nei confini italiani, dimettendosi dal governo per i suoi contrasti con la politica di Sonnino (27 dicembre 1918). (RIZ)”,”ITQM-080″
“BISTARELLI Agostino”,”La storia del ritorno. I reduci italiani del secondo dopoguerra.”,”La ricostruzione di come centinaia di migliaia di reduci di guerra fecero ritorno in Italia Agostino Bistarelli insegna Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato ‘La resistenza dei militari italiani all’estero. Jugoslavia centro-settentrionale’, Edizioni Rivista Militare, Roma, 1996. L’universo dei combattenti (pag 34-35) “”Prima di cercare di delineare alcune caratteristiche generali della figura del reduce, è utile soffermarsi sulla composizione interna del mondo dei combattenti per fornire riferimenti quantitativi che possano fare da quadro alle successive specificazioni. Ma il problema della quantità delle diverse tipologie della sfera reducistica risente anche di una questione più generale sulla quale ha indagato con particolare cura Giorgio Rochat. Ci riferiamo alla dimensione e composizione di quello che rappresenta il nostro universo di partenza, cioè l’esercito italiano della seconda guerra mondiale. Ancora agli inizi degli anni novanta «i dati disponibili sulla forza delle armi nella guerra italiana 1940-1943 sono pericolosamente vicini allo zero». La lapidaria affermazione era basata sulla constatazione che non si conosceva «praticamente nulla sulla forza delle varie classi, sul totale degli uomini alle armi nei diversi periodi, sulla ripartizione territoriale dei reparti, sul ritmo di richiami, arruolamenti e congedamenti» (48). Da allora si sono aggiunti pochi studi in grado di colmare queste lacune. Vediamo comunque alcuni elementi utili alla lettura degli sviluppi successivi. Escluse le reclute (gli arruolati della leva in corso ma non ancora effettivamente incorporati) e le forze in Africa orientale (che nell 1940 erano 280.000, divisi tra ascari – 200.000 – e nazionali – 80.000), ma compresi i carabinieri, questo è il quadro sintetico dell’esercito: Ottobre 1939. Sottufficiali e truppa 1.300.000 Ufficiali 46.000 Ottobre 1940. Sottufficiali e truppa 1.600.000 Ufficiali 58.000 Ottobre 1941 Sottufficiali e truppa 2.300-2.400.000 Ufficiali 113.500 Ottobre 1942 Sottufficiali e truppa 2.800.000 Ufficiali 136.000 Aprile 1943 Sottufficiali e truppa 2.900-3.000.000 Ufficiali 146.250 Ma va subito smentita l’impressione di uno sviluppo lineare che si potrebbe ricavare dalla tabella, visto che entrano in gioco i congedamenti e soprattutto le perdite «che tra il giugno 1940 e l’8 settembre 1943 ammontarono in cifra tonda a 200.000 morti e 600.000 prigionieri », senza contare il numero imprecisato di feriti e malati non più abili (49). Riepilongando, si può parlare di circa 4.500.000 uomini in guerra (50) nell’esercito, distribuiti su un totale di 72 divisioni e con una accentuata proliferazione di comandi. : 3 di Gruppo d’armata, 9 di Armata, 27 di Corpo d’armata”” [(48) Giorgio Rochat, ‘Gli uomini alle armi, 1940-1943′. Dati generali sullo sforzo bellico’, in Micheleti e Poggio, a cura, ‘L’Italia in guerra’, cit., pp 33-72, 33. Nel suo saggio Rochat propone una ricostruzione complessiva dei dati che anche noi utilizzaremo in queste pagine; (49) Ibid, p. 35; (50) Parla di un totale di 4.900.000 mobilitati, di cui 3.700.000 mobilitati contemporaneamente nell’aprile 1943, Virgilio Ilari, ‘Servizio militare’, in ‘Storia militare d’Italia dal 1796 al 1973’, Editalia, Roma, 1990, pp. 239-56, 253] finire”,”QMIS-361″
“BISTARELLI Agostino PERTICI Roberto, a cura, saggi di Raffaella BARITONO Silvio PONS Lorenzo KAMEL Ernesto GALLI-DELLA-LOGGIA Alessandro CAMPI Daniele MENOZZI Dino COFRANCESCO Stefania BARTOLINI Domenico CONTE Brunello VIGEZZI”,”1917. Un anno un secolo.”,”Agostino Bistarelli referente per la ricerca della Giunta centrale per gli studi storici, ha insegnato Storia contemporanea nell’Università di Roma, La Sapienza. Roberto Pertici è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bergamo e membro della Giunta centrale per gli studi storici”,”EURx-358″
“BITETTO Valerio”,”La nazionalizzazione tradita. Cent’anni di industria elettrica tra privato e pubblico.”,”””Quando arriva la crisi del Kippur ci si accorge che tutto questo petrolio è un errore. Il ciclone Donat Cattin non dà tempo per ragionare intorno a un simile errore. Ha già impostato il problema: l’ Enel ha sbagliato e va messo sotto controllo. Non sa fare previsioni strategiche: ci si rivolge a tecnici esperti. Cosa c’è di meglio che rivolgersi agli esperti dell’ Istituto bocconiano delle Fonti di energia e a un nucleo di Consulenti ministeriali? Donat Cattin punto tutto sul nucleare e si dimentica il carbone. Come nasce l’ ipotesi del nucleare, cominciano a organizzarsi gli interessi industriali. Entra in scena la Fiat, fino ad allora estranea al mercato Enel. La Fiat aveva puntato su queste tecnologie d’ intesa con la Marina Militare, con lo studio di una nave a propulsione nucleare (…). Secondo Fiat il nucleare italiano doveva nascere intorno alla filiera Westinghouse, cioè quella adottata per la propulsione dei sottomarini nucleari non solo americani.”” (pag 141-142)”,”ITAE-155″
“BITTEL Karl a cura”,”Der Kommunistischenprozeß zu Köln 1852 im Spiegel der zeitgenössischen Presse. [”Il processo ai comunisti di Colonia nel 1852, nei resoconti della stampa contemporanea’]”,”‘Il processo ai comunisti di Colonia nel 1852, nei resoconti della stampa contemporanea’”,”MADS-716″
“BITTO Irma CORDOVANA Orietta CUPAIUOLO Giovanni DE-SALVO Lietta DILIBERTO Oliviero FORABOSCHI Daniele GEYMONAT Mario GILIBERTI Giuseppe LEWIN Ariel MIGLIARIO Elvira MINONZIO Franco PINZONE Antonino PRICOCO Salvatore SCORZA BARCELLONA Francesco TRAINA Giusto WICKHAM Chris”,”Storia della società italiana. Parte prima. Vol. IV. Restaurazione e destrutturazione nella tarda antichità.”,”BITTO Irma CORDOVANA Orietta CUPAIUOLO Giovanni DE-SALVO Lietta DILIBERTO Oliviero FORABOSCHI Daniele GEYMONAT Mario GILIBERTI Giuseppe LEWIN Ariel MIGLIARIO Elvira MINONZIO Franco PINZONE Antonino PRICOCO Salvatore SCORZA BARCELLONA Francesco TRAINA Giusto WICKHAM Chris”,”ITAS-142″
“BIXBY William”,”L’universo di Galileo e Newton.”,”””Continuando le sue osservazioni per molti mesi Galileo ebbe la soddisfazione di veder ricomparire le macchie scure sul lato opposto del disco solare. E allora tutto fu chiaro: il Sole ruotava sul suo asse, con quello stesso movimento che Galileo e Copernico attribuivano alla Terra. La scoperta delle macchie solari avrebbe avuto un’enorme portata. Galileo, però, nonostante l’evidenza con cui questa sua nuova scoperta dava credito alla teoria copernicana, non sapeva decidersi se usarla con prudenza o con audacia. Non tenne alcuna lezione su queste sue nuove scoperte davanti agli studenti universitari di Padova. Continuò invece ad insegnare il sistema tolemaico. Ed anche quando si decise a pubblicare qualcuno dei suoi nuovi studi, lo fece senza attaccare direttamente le teorie riconosciute. Ma pur avendo agito con tanta cautela, le sue pubblicazioni suscitarono negli ambienti tradizionalisti grande scalpore. Clavius di Roma, il famoso matematico gesuita, disse con scherno della scoperta delle lune di Giove: «Lasciamo pure a Galileo le sue nuove opinioni. Io rimango delle mie». Due professori, uno di Padova e uno di Pisa, respinsero decisamente le conclusioni di Galileo. Quello di Pisa, Julius Libri, morì nel 1610 rifiutandosi di guardare attraverso un telescopio. E il commento caustico di Galileo fu che se il Libri aveva da vivo rifiutato di credere nei satelliti di Giove, di passaggio ora per il cielo poteva accertarsene direttamente. Uno studioso di Aristotele divulgò questo scritto col quale esprimeva il suo disgusto per le teorie di Galileo: «Non dobbiamo credere che la natura abbia fornito Giove di quattro satelliti per rendere immortali i nomi dei Medici. Si tratta invece delle idee ridicole di uomini disutili che le preferiscono al nostro duro lavoro in difesa della vera teoria dell’Universo. La natura detesta queste situazioni di terribile confusione e questa vanità è veramente deplorevole agli occhi di chi è veramente saggio». Non era però la certezza che le idee di Galileo fossero errate a suscitare lo sdegno di questi ostinati tradizionalisti, quanto la preoccupazione che egli potesse avere ragione”” (pag 60)”,”SCIx-033-FV”
“BIZAKIS Eftichios”,”Fisica contemporanea e materialismo dialettico.”,”BIZAKIS Eftichios è nato a Creta nel 1927. Studente liceale ha partecipato alla Resistenza contro i nazisti. Nel 1946 si iscrive alla facoltà di scienze di Atene. Due anni dopo in piena guerra civile è arrestato e condannato a 16 anni di carcere. Farà sette anni di prigione. Uscito dal carcere riprende gli studi e si laurea nel 1958. Nel 1965 esce il suo primo libro ‘Fisica e filosofia’. Nel 1967 si stabilisce a Parigi. Qui si dedica alla ricerca e all’ insegnamento. Questo libro, lievemente modificato, è il testo della tesi di filosofia discussa dall’ A nel 1972 (Univ. Paris VIII). pag 178″,”TEOC-420″
“BIZZARRI Elisa D’ANGELO Lucio MERCURI Lamberto SETTA Sandro SIRCANA Giuseppe”,”Epurazione e stampa di partito, 1943-1946.”,”Mancata epurazione: l’ epurazione o defascistizzazione è un processo rivelatore del clima degli anni 1943-1946. “”Nenni, a sua volta, semplificando al massimo il pensiero di molti dirigenti del suo partito, affermò deluso che, tutto sommato, in Italia “”c’è stato soltanto un grande epuratore, ed è stato il colonnello partigiano Valerio””, giustiziere di Mussolini a Dongo. Per quanto concerne, in particolare, l’ epurazione propriamente detta, Vassalli ribadì che le cause principali del suo fallimento dovevano esser ricercate nella “”concezione penalistica””, ossia punitiva, e non disciplinare, come avrebbe dovuto essere, e nell’ “”ispirazione conservatrice e ipocritamente legalitaria”” di essa, tese entrambe a salvaguardare la continuità dello Stato (…)””. (pag 119) “”Di un solenne atto di clemenza a favore dei fascisti condannati, in verità, s’era cominciato a parlare già poco prima della metà di ottobre del 1945. Nenni, però, s’era affrettato a rilevare che prima di concedere l’ aministia per taluni reati politici bisognava “”ultimare l’ epurazione, l’ avocazione dei profitti e le sentenze contro i fascisti””. (pag 121) Il decreto Togliatti-De Gasperi (votato da tutti i ministri socialisti). “”Quando, perciò, la mattina del 21 giugno il consiglio dei ministri approvò il decreto presentato da Togliatti, l’ edizione romana dell’ ‘Avanti!’ commentò in maniera largamente positiva gli obiettivi generali del provvedimento, riscontrando in esso “”un grande sforzo di pacificazione””. Ma già qualche giorno più tardi, una volta, cioè, che furono resi noti i termini esatti e la reale portata dell’ amnistia, la stampa socialista, e in particolar modo quella settentrionale e quella ispirata dalla destra del PSIUP, cominciò a rivedere radicalmente questo giudizio, che di lì a poco divenne, almeno per quanto riguarda il contenuto del provvedimento, del tutto negativo, in sintonia, del resto, con il “”senso di sorpresa””, la “”profonda indignazione”” e la “”costernazione”” esternati sin dagli ultimi giorni di giugno dalla “”base”” del partito, segnatamente al Nord.”” (pag 122)”,”ITAD-069″
“BIZZOCCHI Roberto”,”In famiglia. Storie di interessi e affetti nell’Italia moderna.”,”Roberto Bizzocchi (1953) insegna Storia moderna presso l’Università di Pisa. Ha pubblicato varie opere tra cui ‘La Biblioteca italiana e la cultura della Restaurazione, 1816-1825’ (1979).”,”ITAS-010-FV”
“BIZZONI Achille”,”Impressioni di un volontario all’esercito dei Vosgi.”,”Guerra 1870-71. Il sogno di Garibaldi per un ‘santo patto della fratellanza fra le nazioni’. ‘Già inoltrata era la notte, quando, col nostro generale, entravamo a cavallo, il capitano Druon ed io, nel cortile della prefettura di Dijon. Vidi Garibaldi, e mi ricordo che, tentando di rivolgergli una congratulazione per la terza e splendida vittoria, mi si imbrogliò talmente la lingua che non seppi spiegarmi, tant’era la mia emozione nel rivedere quell’uomo tanto grande, tanto semplice, tanto terribile pel nemico sui capi, e tanto cortese. Egli era occupato a dettare il famoso ordine del giorno ai suoi soldati, il quale incominciando con l’eloquente foga che si riscontra in quelli di Napoleone I, finiva paternalmente, con bonomia veramente unica fra i capitani, dando consigli militari dapprima, ed insegnando il reciproco affetto ai soldati, il rispetto ai cittadini, l’amore alla repubblica. «Ai prodi dell’esercito de’ Vosgi. «Ebbene, voi le avete rivedute le calcagna dei terribili soldati di Guglielmo, giovani figli della libertà!». Così cominciava quell’eloquente programma…, era il soldato vittorioso che parlava. Ma più innanzi il cittadino si rivela in tutta la sua purezza, più che capo, padre de’ suoi solati: «Siate fra voi affettuosi, quanto siete bravi, acquistatevi l’amore delle popolazioni di cui siete difensori e sostegno, e noi lo scuoteremo in modo da polverizzarlo l’insanguinato e tarlato trono del dispotismo, e noi lo fonderemo sul suolo capitale della nostra bella Francia il santo patto della fratellanza fra le nazioni». Splendido sogno… Il disinganno non tardò a venire; ma Garibaldi, grande sempre, partì, senza astio in cuore; per la sua romita Caprera… Egli non è di quegli ingiusti che delle colpe de’ governi chiamano responsabili i popoli, vittime prime de’ governi stessi. La Francia lo salutava con due milioni di voti, il governo francese lo proscriveva quasi, dopo di averlo insultato. E se i popoli imparassero a giudicarsi meglio, non confonderebbero più le calunnie, le infamie di una stampa prezzolata, che si vanta di rappresentare la pubblica opinione, con le proprie aspirazioni’ (pag 266-267)] Wikip: La battaglia di Digione fu combattuta nel contesto della guerra franco-prussiana e in essa truppe repubblicane francesi e forze prussiane si contesero il dominio della città. Prima battaglia di Digione La guerra, iniziata il 19 luglio con la dichiarazione di guerra francese, conobbe una rapida successione di sconfitte delle truppe del secondo impero da parte del Regno di Prussia: l’evacuazione del nord dell’Alsazia (sconfitte francesi di Wissembourg e Froeschwiller), i rovesci sotto Metz (battaglia di Gravelotte e Mars-la-Tour), la disfatta dell’imperatore Napoleone III alla battaglia di Sedan, la sua capitolazione (2 settembre). Le armate germaniche invasero tutto l’est della Francia e si aprirono la strada per Parigi. La repubblica venne proclamata il 4 settembre ed il governo provvisorio decise, sotto l’impulso di Léon Gambetta incaricato della difesa nazionale, la prosecuzione della guerra. Dall’inizio dell’assedio di Parigi (19 settembre 1870 – 20 gennaio 1871) la strategia francese si concentrò su azioni di alleggerimento della pressione esercitata dalle truppe prussiane stanziate nell’est del Paese, sulla capitale. Il 28 settembre intanto giungeva la capitolazione di Strasburgo e il 23 ottobre quella di Metz, che comportò la resa dell’intera armata del Reno. Le truppe sopravvissute, unite alle forze frutto della mobilitazione di massa decisa dal governo neorepubblicano (tutte scarsamente equipaggiate e addestrate), si impegnarono in una guerra “”partigiana”” per la difesa della nazione e la guerra giunse ad assumere i connotati di una “”lotta di popolo””. Si ricorse a un più massiccio uso dei “”franchi tiratori””, corpi di volontari di entità variabile, che avrebbero costituito, insieme ai garibaldini italiani, il nerbo dell’esercito di Garibaldi, di lì a pochi mesi. Il loro coordinamento con le residue truppe regolari, come di prassi, risultò tutt’altro che agevole e dall’11 settembre il governo cercò di integrarli nelle file dei regolari, con alterne fortune. La battaglia di fine ottobre è espressiva delle difficoltà di implementare tale strategia e della profonda disorganizzazione delle forze armate francesi. Dopo la capitolazione di Sedan e mentre assediavano Parigi, i prussiani consolidarono le conquiste ad est. Il 17 ottobre le truppe del generale Werder occuparono Luxeuil-les-Bains e Vesoul, mentre il 26 Gray. Il 27, avanzarono su Digione. Le truppe del generale francese Fauconnet, si videro costrette a rinunciare alla difesa della città, ripiegando su Beaune. Il 29 il prefetto ed il sindaco della città, sotto la pressione della popolazione reclamarono il ritorno delle truppe. Nel frattempo i volontari locali ingaggiavano combattimenti con due brigate del Granducato di Baden, l’avanguardia dell’esercito prussiano. I combattimenti continuarono per tutto il giorno successivo sulle alture di Montmusard e nella periferia orientale della città. In mancanza di appoggio da parte delle truppe da Beaune, la città venne occupata il 31 ottobre. Seconda battaglia di Digione Garibaldi a Digione Nel frattempo Giuseppe Garibaldi giunse a Marsiglia il 7 ottobre, per portare il proprio soccorso alla Repubblica che aveva sostituito il potere assoluto di Napoleone III, i cui eserciti avevano battuto Garibaldi a Roma nel 1849 ed alla battaglia di Mentana nel 1867. Da metà ottobre il generale venne incaricato dal governo provvisorio del compito di organizzare un esercito nell’est della Francia (è a Dôle il 13 ottobre, dove fissò il quartier generale). Si trattava di una missione simile a quella condotta fra i laghi lombardi nel 1848 e nel 1859 ed alle operazioni in Trentino del 1866: agire in una zona di operazioni secondaria ma con un non disprezzabile ruolo strategico. L’armata era composta da guardie nazionali (Alpi marittime e Savoia), corpi franchi (est e sud-est della Francia), volontari stranieri (polacchi, ungheresi, spagnoli, statunitensi e, soprattutto, italiani): inizialmente circa 4.000 effettivi. Lo assistevano i figli Menotti e Ricciotti, il genero Stefano Canzio e Joseph Bordone, un avignonese di origini italiane che aveva seguito Garibaldi nella spedizione nelle due Sicilie e che venne per l’occasione promosso generale e capo di stato maggiore. A partire dal mese seguente Garibaldi installò il proprio quartier generale ad Autun, ed iniziò ad infastidire l’esercito tedesco, disturbando le linee logistiche da Strasburgo a Parigi, con qualche successo a partire dal vittorioso scontro di Châtillon-sur-Seine (14 novembre), quando Ricciotti Garibaldi fece 167 prigionieri e catturò carriaggi di armi e munizioni e cavalli. Il 26 novembre, attaccato dai prussiani, riuscì a respingerli. Il 18 dicembre ebbe luogo la battaglia più importante nella piana ai piedi del borgo di Nuits-Saint-Georges, quando i tedeschi agganciarono i volontari che sbarravano loro la strada verso sud. Dopo una giornata di combattimento i corpi franchi batterono in ritirata: circa 1.200 furono i prigionieri francesi, 97 gli ufficiali tedeschi caduti, qualche centinaio le perdite complessive. I prussiani finirono i fuggiaschi nelle strade del borgo, salvo i superstiti messi in salvo dalla popolazione, a sua volta rifugiata alla meglio, che li rivestiva in abiti civili. I vincitori saccheggiarono l’ospedale, le botteghe, gli alberghi, e incendiarono e setacciarono la città casa per casa. Terza battaglia di Digione Lo stato maggiore di Garibaldi Il 14 gennaio Garibaldi si installò in Digione, evacuata dai prussiani il 17 dicembre una volta informati dell’arrivo verso nord di truppe regolari francesi guidate dal generale Charles Denis Bourbaki (già comandante della guardia imperiale di Napoleone III alle sfortunate battaglie dell’armata del Reno). Bourbaki tentava una ambiziosa operazione per liberare Parigi prendendo a tergo le truppe nemiche, attraverso un vasto movimento strategico da Bourges all’Alsazia passando da Belfort. Questo disperato tentativo seguiva i due precedenti condotti dalla armata della Loira e dall’armata del Nord. Garibaldi condusse allora da Digione una serie di iniziative di accompagnamento dell’offensiva principale. Nel frattempo la situazione precipitava. L’armata di Parigi falliva i suoi sforzi, mentre la ritirata di Bourbaki verso Besançon venne interrotta dai tedeschi di Edwin von Manteuffel e, dopo il tentativo di suicidio di Bourbaki, sospinta verso la frontiera svizzera a Verrière-de-Joux a fine gennaio, quando gli 84.000 francesi ancora in armi dei 150.000 partiti, vennero disarmati ed internati nella Confederazione. A seguito della ritirata dell’armata principale di Bourbaki, Garibaldi ridusse la sua azione alla difesa di Digione e delle ‘porte di Borgogna’, che impedivano al nemico l’avanzata verso sud. Tra il 21 e il 23 gennaio la città venne attaccata da 4.000 prussiani: Garibaldi ne uscì vincitore e ottenne la soddisfazione di catturare le insegne del 61º reggimento di Pomerania. Significativa è la testimonianza del garibaldino Antonio Fratti: “”Finalmente la vittoria ci ha arriso. I prussiani, dopo sforzi inauditi, hanno dovuto cedere… Alla fine si è visto da lungi tutta la massa nemica ascendere il monte e pigliare la strada di Parigi… Il Generale non ha potuto fare a meno di ripetere elogi a’ suoi garibaldini. Egli e i suoi figli rimasero meravigliati al vedere tanti atti di valore””[1]. Epilogo Il governo provvisorio iniziò colloqui per l’armistizio, che venne firmato il 28 gennaio. Da esso rimase escluso il fronte dei Vosgi, probabilmente per consentire ai prussiani di continuare gli scontri contro gli uomini di Garibaldi e giungere alla cattura del patriota italiano. Aggredito il 31 gennaio, nella notte spostò, nel miglior ordine che si potesse realizzare, l’esercito nelle zone tutelate dal decreto di interruzione delle ostilità. Digione rimase occupata dall’esercito tedesco, divenuto imperiale a partire dal 18 gennaio 1871, per circa otto mesi e ricevette la Legion d’onore per la sua resistenza del 30 ottobre 1870, solo trent’anni dopo, nel 1899. Le elezioni per il nuovo governo repubblicano che avrebbe dovuto ratificare i termini del trattato di pace, si svolsero l’8 febbraio e l’Assemblea Nazionale fu riunita a Bordeaux. Tra gli eletti illustri vi furono Victor Hugo, Georges Clemenceau e anche Giuseppe Garibaldi, la cui elezione non fu convalidata. L’otto marzo 1871, di fronte a un’Assemblea Nazionale piuttosto ostile a Garibaldi, Victor Hugo ne celebrò il valore[2]: “”Di tutte le potenze europee, nessuno si alzò per difendere la Francia che tante volte, avevano preso la causa d’Europa… non un re, non uno stato, nessuno! Tranne un uomo. Dove il potere, come si dice, non è intervenuto, beh, un uomo ha parlato, e questo uomo è un potere. Quest’uomo, signori, cosa aveva egli? La sua spada. […] Io non voglio male a nessuno in quest’Aula, ma devo dire che è l’unico generale che ha combattuto per la Francia, l’unico che non è stato sconfitto. […] Io vi soddisferò, signori, allontanandomi da voi. Tre settimane fa, vi siete rifiutati di ascoltare Garibaldi. Oggi vi rifiutate di ascoltare me. Questo è sufficiente. Mi dimetto.”” Note ^ A. Fratti, lettera al padre del 22 gennaio 1871, citata in R. Balzani, Antonio Fratti. Dalle campagne garibaldine a Domokos, Cartacanta, Forlì 2010, p. 7. ^ Discorso di Victor Hugo all’Assemblée Nationale Bibliografia (FR) Dijon dans la guerre de 1870, su histoire-geographie.ac-dijon.fr. URL consultato il 13 luglio 2012 (archiviato dall’url originale l’8 luglio 2012). Alfonso Scirocco, Garibaldi: battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Bari, Casa editrice Laterza, 2001. Voci correlate”,”QMIx-304″
“BLACK Edwin”,”L’ IBM e l’ Olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana.”,”””Il messaggio dell’ IBM era destinato alla Dehomag tramite l’ ufficio di Ginevra. Diceva “”Risoluzione del comitato esecutivo e finanziario del consiglio d’ amministrazione: non acconsentiremo ad alcun cambiamento per quanto riguarda l’ autorità di sottoporre a voto la nostra partecipazione nella Dehomag. La Dehomag è di proprietà dell’ IBM per l’ 84 per cento circa e l’ IBM non può acconsentire a cambiamenti ottenuti votando il controllo o a qualsiasi altro cambiamento fin quando non sarà finita l’ emergenza. Preghiamo di informare Albert e Kiep””. Luthringer prese appunti della sua conversazione con Chauncey, che aveva già conosciuto in precedenza. “”Durante una precedente visita”” scrisse “”si era riferito al fatto che l’ esercito tedesco usasse una gran quantità di macchine contabili della sua azienda. Sembrava che i tedeschi portassero con loro queste macchine mentre si spostavano sul campo di battaglia.”” E aggiunse: “”Dalle osservazioni generiche del signor Chauncey ho tratto l’ impressione che fosse turbato dal timore che la sua società un giorno potesse essere accusata di aver collaborato con i tedeschi.”” Quattro giorni più tardi i giapponesi attaccavano Pearl Harbor. Gli Stati Uniti entravano infine in guerra contro la Germania. Ora la Dehomag e tutte le filiali di Watson sotto il controllo del Reich sarebbero state dirette da amministratori fiduciari nominati dai nazisti. L’ IBM Europa era salva.”” (pag 339-340)”,”USAE-052″
“BLACK Jeremy”,”Le guerre nel mondo contemporaneo.”,”BLACK Jeremy insegna storia nell’ Università di Exeter ed è autore di vari libri di storia inglese ed europea. “”Inoltre, soltanto una difesa flessibile poteva permettere alle forze occidentali di riprendere, e sfruttare, l’iniziativa. La divisione “”Pentomic”” istituita dagli USA negli anni Cinquanta per combattere su un teatro nucleare fu giudicata troppo debole e, negli anni 1959-63, nel corso di un processo denominato Road (Reorganization of the Army Division), ci fu una riorganizzazione e un riequipaggiamento dell’esercito americano che venne basato su una maggiore mobilità (carri armati, elicotteri, artiglieria semovente e blindati). Inoltre, la vittoria israeliana contro le posizioni difensive egiziane e siriane nel corso della “”guerra dei sei giorni”” del 1967 e – dopo i successi iniziali dell’Egitto e della Siria – nella guerra del Kippur del 1973, dimostrò l’utilità della mobilità e la vulnerabilità delle forze che non ne erano dotate. I militari Usa dedicarono una incredibile attenzione alla lezione della guerra del Kippur.”” (pag 128) “”Contro tutto questo gli americani promossero innanzitutto la dottrina della difesa attiva e poi quella dello scontro aeroterrestre (air-land battle), una volta che i militari rividero la teoria e la pratica dopo la guerra del Vietnam.”” (pagt 129)”,”QMIx-176″
“BLACK Cyril E. JANSEN Marius B. LEVINE Herbert S. LEVY Marion J. ROSOVSKY Henry ROZMAN Gilbert SMITH Henry D. STARR S. Frederick”,”The Modernization of Japan and Russia. A Comparative Study.”,”BLACK Cyril E.”,”JAPE-030″
“BLACK Robert”,”Stalinism in Britain.”,”Introduction, Postscript, Appendices, Index, Events,”,”MUKx-011-FL”
“BLACK Edwin”,”L’ IBM e l’Olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana.”,”””La frenetica corsa all’intensificazione della collaborazione con i nazisti e all’automazione di un numero sempre maggiore di progetti del Reich”” (pag 139) La legge per la prevenzione della nascita di prole affetta da malattie genetiche (1934) (Eugenetica) (pag 113)”,”GERN-006-FV”
“BLACK Stephen”,”La natura delle cose viventi. Saggio di biologia teorica.”,”Stephen Black, dottore in medicina, ha lavorato nel settore Physiology al Medical Research Council. Ha scritto ‘Mind and Body’ e ‘Man and Motor Cars’.”,”SCIx-023-FV”
“BLACK Jeremy”,”A Military Revolution? Military Change and European Society, 1550-1800.”,”Jeremy Black è Professore di Storia, Direttore del Research Foundatin and Society, Centre for European Studies, University of Durham. Ha pubblicato 18 libri incluso ‘The Rise of the European Powers, 1679-1793’ (1990) e ‘European Warfare, 1660-1815′”,”QMIx-111-FSL”
“BLACK Jeremy a cura; scritti di Hans VAN-DE-VEN Douglas PEERS Edward DREA Spencer TUCKER Miguel Angel CENTENO John LAMPHEAR Peter WILSON Jan GLETE”,”War in The Modern World Since 1815.”,”Jeremy Black, University of Exeter”,”QMIP-035-FSL”
“BLACKABY Frank ARKIN William M. BURROWS Andrew S. FIELDHOUSE Richard W. COCHRAN Thomas B. NORRIS Robert S. SANDS Jeffrey I. FERM Ragnhild TSIPIS Kosta GINSBURG A.S. GOLITSYN G.S. VASILIEV A.A. JASANI Bhupendra PERRY G.E. ROBINSON Julian P. Perry BRZOSKA Michael HAGMEYER-GAVERUS Gerd LOOSE-WEINBRAUB Evamaria SKÖNS Elisabeth TULLBERG Rita ACLAND-HOOD Mary BRZOSKA Michael WULF Herbert TULLBERG Rita DEN OUDSTEN Eymert”,”Armamenti e disarmo oggi. Rapporto Sipri 1985.”,”Sipri Stockholm International Peace Research Instutute”,”STAT-416″
“BLACKBURN Robin”,”An Unfinished Revolution. Karl Marx and Abraham Lincoln.”,”Robin Blackburn insegna presso la New School in New York e l’Università di Essex in Gran Bretagna.. Le lettere di Marx a Lincoln e le risposte di Lincoln sulla condizione del mondo del lavoro e il problema della schiavitù negli Stati Uniti segnala l’importanza della comunità tedesca americana in Usa e il ruolo dei comunisti internazionalisti in Europa all’interno dell’opposizione europea al riconoscimento della Confederazione (dalla introduzione) Il libro include articoli del giornale radicale newyorkese ‘Woodhull and Claflin’s Weekly e un estratto del classico lavoro di Thomas Fortune su razzismo. Una prefazione di Engels sul progresso del movimento operaio americano negli anni 1880 e il discorso di Lucy Parsons in occasione della fondazione degli IWW”,”MADS-795″
“BLACKETT P.M.S.”,”Conseguenze politiche e militari dell’ energia atomica.”,”Aviazione in guerra europea e in guerra del Pacifico, bomba atomica come arma offensiva, futuri sviluppi tecnici, conseguenze strategiche bomba atomica, ONU, Q atomo come forma energia, perchè si è ricorso alle bombe, Piano Baruch, atteggiamento URSS su energia atomica, proposte Gromyko.”,”USAQ-005″
“BLACKETT P.M.S.”,”Le armi atomiche e i rapporti fra Est e Ovest.”,”L’autore ha già pubblicato per l’Einaudi, ‘Conseguenze politiche e militari dell’energia atomica’ (1949). Si considera un “”eretico atomico””: ha sostenuto che “”le armi atomiche tattiche non sono una risposta adeguata all’inferiorità in truppe terrestri””. BLACKETT P.M.S., Le armi atomiche e i rapporti fra Est e Ovest. EINAUDI EDITORE. TORINO. 1961 pag 246 8° prefazione note, traduzione di Luciana PECCHIOLI, Collana ‘Saggi’. L’autore ha già pubblicato per l’Einaudi, ‘Conseguenze politiche e militari dell’energia atomica’ (1949). Si considera un “”eretico atomico””: ha sostenuto che “”le armi atomiche tattiche non sono una risposta adeguata all’inferiorità in truppe terrestri””. [‘[Il generale Matthew B. Ridgway] [s]ostiene infine la necessità per l’America di avere forze terrestri maggiori, molto ben addestrate, dotate di appoggio e di mezzi di trasporto aerei efficienti, oltre che di un forte armamento tradizionale e atomico tattico. In quel che egli dice sono implicite una distinzione pratica tra uso tattico e uso strategico delle armi atomiche, e la convinzione che si possa arrivare al primo senza che ciò trascini inevitabilmente il secondo. Si sono avuti in America altri importanti interventi in questa discussione. Nel numero di gennaio 1956 di “”Foreign Affairs””, Paul H. Nitze, in un articolo intitolato ‘Atomi, strategia e politica’ mette in rilievo la contraddizione esistente tra la teoria della distruzione di massa e la teoria dello scoraggiamento graduale: facendo sue le parole di Dulles, egli definisce la prima una politica che affida la nostra sicurezza «soprattutto a una grande capacità di reagire immediatamente, colpendo come si vuole e dove si vuole»; mentre la seconda cerca di limitare le armi, i bersagli, le aree e la durata delle guerre al minimo necessario per scoraggiare l’aggressione. Egli suggerisce all’Occidente questa linea di azione: ogni qual volta ce ne sia la possibilità, cercare di far fronte all’aggressione e di risolvere la situazione, senza usare le armi atomiche; estendere le ostilità ad altre aree, solo se non sia possibile fare altrimenti. Anche se divenisse necessario adoperare armi atomiche contro l’Unione Sovietica, dovremmo limitarci ad obiettivi militari e, inizialmente, solo a quelli indispensabili per conquistare il dominio dell’aria, ma evitare bombardamenti di centri industriali e civili. Infine, per ridurre sempre più la necessità di appoggiarsi alle armi atomiche, l’Occidente dovrebbe rafforzare tutti gli elementi della propria forza «non-atomica». Nella stessa pubblicazione, Henry A. Kissinger, in un articolo dell’aprile 1956 intitolato ‘Forza e diplomazia nell’era nucleare’, afferma che lo slogan del presidente Eisenhower «Non vi è alternativa alla pace» è una teoria poco pratica, quando va unita alla teoria egualmente poco pratica, e in un certo senso opposta, della distruzione di massa. Tutt’e due sono teorie che significano «tutto o niente» e sono parimenti irrealizzabili nel mondo in cui viviamo. L’autore insiste invece sull’importanza di prepararsi a guerre limitate e quindi sulla necessità che i militari rendano possibile in pratica, oltre che in teoria, l’uso graduale della forza. Egli sostiene che l’importanza degli obiettivi limitati è evidente, perché: «Non è probabile che una potenza in possesso di armi termonucleari accetti la resa incondizionata senza farne uso, né è probabile che una nazione affronti il rischio della distruzione termonucleare, se non vede in gioco la sua stessa esistenza». Kissinger argomenta inoltre, come molti altri prima di lui, che la capacità di distruzione di massa delle armi nucleari può certamente scoraggiare l’aggressione, ma può anche scoraggiare la resistenza. La coscienza nazionale e la volontà necessarie per difendere il proprio «modo di vivere» presuppongono che ci sia una ragionevole probabilità di continuare a vivere. A mio parere queste considerazioni interessano specialmente le piccole nazioni, più esposte alle aggressioni, e quindi costituiscono un incentivo alla neutralità così forte, che può rendere difficile per l’Occidente ottenere delle basi militari. Altro contributo molto efficace alla discussione lo troviamo in un articolo di Arnold Wolfers nel numero del 1955-56 della «Yale Review», intitolato ‘Potrebbe restar limitata una guerra in Europa?’. Egli sottolinea che la maggioranza degli americani, fino a data molto recente, erano assolutamente convinti che tutte le guerre dovessero esser combattute in avvenire senza restrizione o limite. «E’ finita. – si diceva, – la vecchia distinzione fra forze armate e popolazione civile; finita, la probabilità di localizzare le ostilità e circoscrivere gli obiettivi; finita, soprattutto, la possibilità di limitare la scelta delle armi o dei bersagli»’ (pag 30-31-32)] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”QMIx-285&#8243;
“BLACKETT P.M.S.”,”Conseguenze politiche e militari dell’energia atomica.”,”””Per valutare gli effetti della bomba atomica nelle guerre del futuro, è evidentemente necessario partire da una conoscenza quanto più possibile profonda e particolareggiata della funzione adempiuta fino a oggi dalle bombe atimiche e dalle altre armi dotate di potere distruttivo a esse paragonabile. Poiché nella Seconda guerra mondiale furono usate soltanto due bmbe atomiche; e in un periodo di tempo molto avanzato rispetto al corso della guerra, in circostanze specialissime, è assolutamente insufficiente limitarsi allo studio di quanto avvenne a Hiroshima e Nagasaki; è di essenziale importanza, invece, studiare la guerra nel suo complesso e cercare di valutare la parte sostenuta delle altre armi. Sta in primo piano, quindi, lo studio degli effetti delle comuni bombe incendiarie e ad alto esplosivo, poiché tali effetti sono per molti aspetti assai simili a quelli prodotti dalle bombe atomiche. L’elemento significativo nell’offensiva aerea contro la Germania è costituito dallo straordinario peso complessivo di bombe che furono sganciate, senza incidere in modo decisivo sulla produzione o sul morale della popolazione civile; eppure quest’offensiva ebbe luogo proprio mentre la Germania era impegnata su un vastissimo fronte terrestre, sul quale era già stata decisamente sconfitta e aveva sofferto perdite enormi di uomini e materiali. Si vedrà nei capitoli II e III, che le armate aeree dell’Inghilterra e dell’America sganciarono tre milioni di tonnellate di bombe comuni nei teatri di guerra dell’Europa e del Pacifico. Poiché una bomba atomica del tipo attuale produce (come diremo in seguito) la medesima distruzione materiale prodotta da 2000 tonnellate di bombe ordinarie, si deduce necessariamente che occorrerebbe un numero non indifferente di bombe atomiche per sconfiggere, soltanto mediante la offensiva aerea, una grande nazione. (…) Forma invece uno stupefacente contrasto l’enorme pubblicità abbondantemente profusa su tutti gli aspetti della bomba atomica e sui suoi effetti su HIroshima e Nagasaki. Benché questi effetti siano stati veramente importanti, nasce il serio pericolo che se ne traggano false conclusioni, a meno che non teniamo presenti le specialissime circostanze della fine della guerra in Giappone, e la lezione di Hiroshima e Nagasaki non venga completata con quella di Berlino, Amburgo, Dresda e delle altre sessanta città della Germania che furono violentemente danneggiate dai bombardamenti normali”” (pag 17-19) (introduzione)”,”USAP-002-FP”
“BLACKMER Donald L.M. TARROW Sidney”,”Il comunismo in Italia e Francia.”,”Saggi di D.L.M. BLACKMER Georges LAVAU Sidney TARROW Alan STERN Peter LANGE Denis LACORNE Jerome MILCH Stephen HELLMAN Ronald TIERSKY Giacomo SANI Gli autori, tranne il francese LAVAU e l’ italiano SANI sono tutti americani. “”Il significato reale della vittoria fascista non era stato inizialmente compreso dai dirigenti comunisti: soltanto dopo un lungo periodo di dibattito interno Togliatti riuscì a far accettare ai suoi compagni la dura realtà delle caratteristiche di massa del regime fascista; prima Mussolini era considerato semplicemente uno dei tanti leader reazionari, non molto diverso da altri che l’ avevano preceduto al governo”” (pag 253)”,”PCFx-018″
“BLAGOEVA Stella”,”Gheorghi Dimitrov.”,”DIMITROV (Georgi), nato in Bulgaria (Radomir, presso Sofia, 1882 – Mosca 1949). Figlio di un artigiano, partecipò dal 1903 all’attività rivoluzionaria. Deputato nel 1913, poi imprigionato (1915-1917), si recò nel 1920 in Russia, ove conquistò la fiducia dei dirigenti sovietici. Al suo ritorno in Bulgaria, per aver organizzato nuove agitazioni fu esiliato. Arrestato nel 1933 in Germania dai nazisti, sotto l’accusa d’aver incendiato il Reichstag, si difese brillantemente. Liberato nel 1934, ritornò in Russia, dove acquistò la cittadinanza sovietica e divenne segretario generale del Comintern. Tornato in Bulgaria alla fine del 1944 al seguito dell’esercito sovietico, fu il primo presidente del consiglio sotto il nuovo ordinamento repubblicano (1946). Operò in stretta collaborazione con l’URSS, accelerando la trasformazione della Bulgaria in un regime di democrazia popolare, ma entrò successivamente in contrasto con il governo di Mosca. Colpito da malattia, morì durante un soggiorno nella capitale sovietica. (RIZ)”,”EURC-038″
“BLAISDELL Bob a cura; scritti di J.J. ROUSSEAU F.M.A. VOLTAIRE Thomas JEFFERSON Thomas PAINE Camille DESMOULINS Emmanuel Joseph SIEYES Jean Paul MARAT Georges Jacques DANTON Pierre-Sylvain MARECHAL F.N. BABEUF Robert OWEN Pierre-Joseph PROUDHON Karl MARX Friedrich ENGELS Ferdinand LASSALLE Peter KROPOTKIN Mikhail BAKUNIN V.I. LENIN Leon TROTSKY Emma GOLDMAN Rosa LUXEMBURG Mohandas K. GANDHI MAO Zedong Che GUEVARA Vaclav HAVEL Jan PATOCKA”,”The Communist Manifesto and Other Revolutionary Writings.”,”Scritti di J.J. ROUSSEAU F.M.A. VOLTAIRE Thomas JEFFERSON Thomas PAINE Camille DESMOULINS Emmanuel Joseph SIEYES Jean Paul MARAT Georges Jacques DANTON Pierre-Sylvain MARECHAL F.N. BABEUF Robert OWEN Pierre-Joseph PROUDHON Karl MARX Friedrich ENGELS Ferdinand LASSALLE Peter KROPOTKIN Mikhail BAKUNIN V.I. LENIN Leon TROTSKY Emma GOLDMAN Rosa LUXEMBURG Mohandas K. GANDHI MAO Zedong Che GUEVARA Vaclav HAVEL Jan PATOCKA. “”Analysis of the Doctrine of Babeuf. (…) 9. No one can, by accumulating to himself all the means, deprive another of the instruction necessary for his happiness. Instruction ought to be common to all. 10. The end of the French Revolution is to destroy inequality, and to reestablish general prosperity. 11. The Revolution is not terminated, because the rich absorb all valuable productions, and command exclusively. Whilst the poor toil like real slaves, pine in misery, and count for nothing in the State. (…)”” (pag 97)”,”SOCx-152″
“BLALOCK Hubert M. jr”,”Statistica per la ricerca sociale. (Tit.orig.: Social Statistics)”,”BLALOCK Hubert M. ha insegnato a Yale, e nella North Carolina University, Chapell Hill. Ha studiato la stratificazione sociale e le relazioni tra gruppi etnici.”,”STAT-065″
“BLANC Louis”,”Histoire de la Revolution de 1848.”,”LUIGI FILIPPO e il suo regno, il popolo alle Tuileries, governo provvisorio, proclamazione Repubblica, carattere generale della rivoluzione di febbraio, il diritto al lavoro, il Luxembourg- il socialismo in teoria, il socialismo in pratica, associazioni cooperative promosse dal Luxembourg, stabilimenti nazionali di M. MARIE, politica estera del governo provvisorio, crisi finanziaria, rivoluzione nel mondo del lavoro, manifestazione popolare del 17 marzo; calunnie della reazione, elezioni, invasione dell’ Assemblea nazionale, anniversario del 31 maggio, ammissione di LUIGI BONAPARTE come membro dell’Assemblea, insurrezione della fame, repressione Gen. CAVAIGNAC, l’indomani della battaglia, l’ostracismo, visita a Fort de Ham.”,”QUAR-008″
“BLANC André”,”Geographie des Balkans.”,”André BLANC è professore all’ Università di Parigi X”,”EURC-066″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome I.”,”I giovani e l’ insurrezione di Parigi. “”Il silenzio era disceso sulla città con la notte. Che giornata! Parigi non ne aveva avuto di più terribili, anche durante le selvagge querelles degli Armagnacs e dei Bourguignons. Ora, perché tutto questo sangue versato? Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma questo grido aveva fatto trasalire nel fondo delle loro dimore e i deputati e la maggior parte di quelli su cui la Carta fondava il potere. Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma chi erano questi combattenti? Erano giovani borghesi, uomini risoluti e di cuore, che non vedevano nella Carta che un dispotismo abilmente dissimulato; erano dei proletari ai quali la Carta era sconosciuta, e che, se l’ avessero conosciuta, l’ avrebbero maledetta; erano, infine e soprattutto, i ragazzi delle vie di Parigi, razza stordita e coraggiosa, eroica a forza di incuranza, avida di divertimento e perciò stesso guerriera, perché i combattimenti sono una sorta di gioco””. (pag 257)”,”FRAD-057″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome II.”,”””Casimir Perier non poteva più dominare del suo ascendente sulla Camera: egli si slanciò a testa alta, nella via che aveva tracciato; ma doveva inquietarsi un po’ della parte diplomatica del suo sistema. Una volontà superiore alla sua aveva già regolato tutto e l’ abbandono dell’ Italia, per esempio, era risoluto””. (pag 333)”,”FRAD-058″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome III.”,”””Fermiamoci un istante per notare una delle più deplorevoli singolarità di questa giornata fatale. Si sono viste le cause che hanno spinto gli operai alla insurrezione: nessuna passione politica aveva armato il loro braccio, e essi comprendevano poco in quest’ epoca, che la loro sorte potesse dipendere da una modificazione radicale nelle forme di governo. Gli uomini politici, da parte loro, non erano preoccupati che dal desiderio di rovesciare il potere, e non pensavano molto a dare basi nuove all’ ordine sociale. Non c’era dunque alcun legame reale tra la classe operaia e la parte più viva, la più generosa della borghesia. A Lione, come negli altri punti della Francia, c’erano allora molti repubblicani, ma pochi veri democratici. Avvenne dunque che molti repubblicani si armarono contro gli operai. Per un errore, senza dubbio comprensibile, ma funesto, essi credettero che si trattasse di salvare Lione dal saccheggio (…)””. (pag 67-68)”,”FRAD-059″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome IV.”,”””””Mantenere l’ integrità dell’ impero ottomano”” erano le parole in uso da lungo tempo nella grammatica delle cancellerie d’ Europa. Tutte le Potenze, in effetti, e particolarmente la Francia, l’ Inghilterra e l’ Austria, avevano interesse a protegger l’ inviolabilità di Costantinopoli, a conservarle; di fronte ai Russi, il soprannome di ‘Stamboul la bien gardée’. Il possesso dello stretto dei Dardanelli da parte della Russia, a meno di compensazioni enormi stipulate in nostro favore, sarebbe sempre stato un ostacolo alle mire della Francia sul Mediterraneo, campo di battaglia in cui, presto o tardi si dovrà vedere la grande querelle della nostra supremazia intellettuale e morale. La posizione geografica dell’ Austria le imponeva di non lasciarsi troppo circondare completamente dalla Russia. (…) Quanto all’ Inghilterra (…) avrebbe perduto, con l’ occupazione russa di Costantinopoli, una parte della sua influenza nel Mediterraneo, le sue linee di comunicazione con l’ India attraverso la Turchia, una parte dell’ importanza dei suoi possedimenti del Levante, e uno sbocco aperto all’ esportazione annuale di trenta milioni di prodotti inglesi.”” (pag 453-454)”,”FRAD-060″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome V.”,”Scontro Thiers Guizot. “”Il suo solo torto (di Thiers) riguardo a Guizot fu di non usare il suo ascendente sui membri della Sinistra in modo da ottenere da essi il completo sacrificio delle loro prevenzioni. Si era tenuta una prima riunione di amici di Barrot, Thiers vi aveva partecipato, e, con un calore sincero, si era dato a provare che togliere Guizot da ogni partecipazione ai benefici di una vittoria ottenuta con il suo concorso, non sarebbe stato né prudente né giusto. E tuttavia, non arrivava fino a chiedere per il capo del partito dottrinario il ministero dell’ interno. L’ assemblea era incerta, la deliberazione fu piena d’ ansietà. Infine, fu deciso che si sarebbe offerto a Guizot il portafoglio dell’ istruzione pubblica, e che, se si fosse accontentato, sarebbe stato appoggiato dalla Sinistra. Fiero di un successo sul quale appena contava, Thiers corse ad informare Guizot. Ma ciò che gli veniva annunciata come una felice novità, quest’ultimo non vide che una ingiuria (…)””. (pag 594-595)”,”FRAD-061″
“BLANC Louis”,”Organisation du travail. Quatriéme edition. Considérablement augmentée, précédée d’une Introduction, et suivie d’un compte-rundu de la maison Leclaire”,”La ditta Leclaire che si occupava di tinture dorature e vetri a Parigi fu una delle primissime imprese ad offrire una ripartizione proporzionale dei profitti tra i propri impiegati. La realizzazione del principio di fraternità. “”Riassumiamo. Una rivoluzione sociale deve essere tentata, 1. Perché l’ ordine sociale attuale è troppo pieno di iniquità, di miserie, di torpitudini, per poter durare lungo tempo; 2. Perché non c’è nessuno che non abbia interesse, quale sia la sua posizione, il suo rango, la sua fortuna, all’ inaugurazione di un nuovo ordine sociale; 3. Infine, perché questa rivoluzione, se necessaria, è possibile, anche facile, da compiere pacificamente””. (pag 101)”,”SOCU-136″
“BLANC Luigi”,”Il socialismo. Diritto al lavoro. Risposta al signor Thiers.”,”””No, il prodotto del nostro lavoro non sarà né per noi, né per i nostri figli. Poiché la nostra miseria ci mette al servizio degli altri, e ciò che ci si offre, in cambio della nostra feconda attività, non è già il prodotto creato, ma soltanto un salario che ci permetterà di vivere creandolo, salario che la concorrenza mantiene a livello della più stretta necessità della vita, e che non lascia giammai di che fare qualche risparmio, che d’altronde divorerebbe il primo giorno di mancanza di lavoro o di malattia. Non è dunque la speranza del ben essere futuro dei nostri figli che c’incalza, noi per stimoli non conosciamo che la fame. Dopo di ciò, che il Thiers chiami la proprietà un diritto, e ch’egli la dichiari inerente alla società, essenziale alla natura umana, io certo nol contradirò. E’ certo che l’uomo non può vivere se non se appropriandosi gli oggetti esterni; ma precisamente perché la proprietà è un ‘diritto’, che non bisogna abbassarlo sino a farne un ‘privilegio’.”” (pag 14)”,”MFRx-295″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome I.”,”I giovani e l’ insurrezione di Parigi. “”Il silenzio era disceso sulla città con la notte. Che giornata! Parigi non ne aveva avuto di più terribili, anche durante le selvagge querelles degli Armagnacs e dei Bourguignons. Ora, perché tutto questo sangue versato? Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma questo grido aveva fatto trasalire nel fondo delle loro dimore e i deputati e la maggior parte di quelli su cui la Carta fondava il potere. Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma chi erano questi combattenti? Erano giovani borghesi, uomini risoluti e di cuore, che non vedevano nella Carta che un dispotismo abilmente dissimulato; erano dei proletari ai quali la Carta era sconosciuta, e che, se l’ avessero conosciuta, l’ avrebbero maledetta; erano, infine e soprattutto, i ragazzi delle vie di Parigi, razza stordita e coraggiosa, eroica a forza di incuranza, avida di divertimento e perciò stesso guerriera, perché i combattimenti sono una sorta di gioco””. (pag 257)”,”FRAD-006-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome II.”,”””Casimir Perier non poteva più dominare del suo ascendente sulla Camera: egli si slanciò a testa alta, nella via che aveva tracciato; ma doveva inquietarsi un po’ della parte diplomatica del suo sistema. Una volontà superiore alla sua aveva già regolato tutto e l’ abbandono dell’ Italia, per esempio, era risoluto””. (pag 333)”,”FRAD-007-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome III.”,”””Fermiamoci un istante per notare una delle più deplorevoli singolarità di questa giornata fatale. Si sono viste le cause che hanno spinto gli operai alla insurrezione: nessuna passione politica aveva armato il loro braccio, e essi comprendevano poco in quest’ epoca, che la loro sorte potesse dipendere da una modificazione radicale nelle forme di governo. Gli uomini politici, da parte loro, non erano preoccupati che dal desiderio di rovesciare il potere, e non pensavano molto a dare basi nuove all’ ordine sociale. Non c’era dunque alcun legame reale tra la classe operaia e la parte più viva, la più generosa della borghesia. A Lione, come negli altri punti della Francia, c’erano allora molti repubblicani, ma pochi veri democratici. Avvenne dunque che molti repubblicani si armarono contro gli operai. Per un errore, senza dubbio comprensibile, ma funesto, essi credettero che si trattasse di salvare Lione dal saccheggio (…)””. (pag 67-68)”,”FRAD-008-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome IV.”,”””””Mantenere l’ integrità dell’ impero ottomano”” erano le parole in uso da lungo tempo nella grammatica delle cancellerie d’ Europa. Tutte le Potenze, in effetti, e particolarmente la Francia, l’ Inghilterra e l’ Austria, avevano interesse a protegger l’ inviolabilità di Costantinopoli, a conservarle; di fronte ai Russi, il soprannome di ‘Stamboul la bien gardée’. Il possesso dello stretto dei Dardanelli da parte della Russia, a meno di compensazioni enormi stipulate in nostro favore, sarebbe sempre stato un ostacolo alle mire della Francia sul Mediterraneo, campo di battaglia in cui, presto o tardi si dovrà vedere la grande querelle della nostra supremazia intellettuale e morale. La posizione geografica dell’ Austria le imponeva di non lasciarsi troppo circondare completamente dalla Russia. (…) Quanto all’ Inghilterra (…) avrebbe perduto, con l’ occupazione russa di Costantinopoli, una parte della sua influenza nel Mediterraneo, le sue linee di comunicazione con l’ India attraverso la Turchia, una parte dell’ importanza dei suoi possedimenti del Levante, e uno sbocco aperto all’ esportazione annuale di trenta milioni di prodotti inglesi.”” (pag 453-454)”,”FRAD-009-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome V.”,”Scontro Thiers Guizot. “”Il suo solo torto (di Thiers) riguardo a Guizot fu di non usare il suo ascendente sui membri della Sinistra in modo da ottenere da essi il completo sacrificio delle loro prevenzioni. Si era tenuta una prima riunione di amici di Barrot, Thiers vi aveva partecipato, e, con un calore sincero, si era dato a provare che togliere Guizot da ogni partecipazione ai benefici di una vittoria ottenuta con il suo concorso, non sarebbe stato né prudente né giusto. E tuttavia, non arrivava fino a chiedere per il capo del partito dottrinario il ministero dell’ interno. L’ assemblea era incerta, la deliberazione fu piena d’ ansietà. Infine, fu deciso che si sarebbe offerto a Guizot il portafoglio dell’ istruzione pubblica, e che, se si fosse accontentato, sarebbe stato appoggiato dalla Sinistra. Fiero di un successo sul quale appena contava, Thiers corse ad informare Guizot. Ma ciò che gli veniva annunciata come una felice novità, quest’ultimo non vide che una ingiuria (…)””. (pag 594-595)”,”FRAD-010-FL”
“BLANC Yannick KAISERGRUBER David”,”L’affaire Boukharine ou Le recours de la mémoire.”,”Ringraziamento. Ken Coates, presidente della Bertrand Russell Peace Foundation, è all’origine della campagna internazionale per la riabilitazione di Bucharin. È a lui che si deve l’idea di questo libro (lui stesso ha pubblicato nel 1978 ‘The Case of Nikolai Bukharin’), come pure alcuni documenti pubblicati in questo dossier. Yannick Blanc, 24 anni, normaliano di formazione filosofica, comunista e osservatore attento della realtà politica e sociale. Membro della redazione della rivista ‘Dialectiques’. David Kaisergruber, 31 anni. normaliano, insegna filosofia all’ ENS – Saint-Cloud. ‘Comunista dal 13 maggio 1968, e critico dopo il 13 maggio 1968’. Fonda nel 1973 la rivista ‘Dialectiques’. “”Si è sovente valutata la carriera di Bucharin come una lunga successione di errori e di disfatte, non sulla base di una analisi di questa stessa carriera, ma piuttosto attraverso il prisma degli interlocutori di Bucharin. Prisma trotskista: Bucharin è un debole, alleato di Stalin per eliminare l’opposizione di sinistra nel 1926, eliminato a sua volta da Stalin nel 1929 (4). Prisma leninista: Bucharin è, tra tutti i dirigenti bolscevichi, colui che si è più sovente opposto a Lenin, ma è sempre stato da lui battuto. Sulla questione dello Stato nel 1916-17, sulla pace di Brest-Litovsk nel 1918, sul problema dei sindacati nel 1921. Ma Bucharin è stato un militante disciplinato: egli si è alleato con Lenin quando ha constatato di aver torto, rifiutandosi di dedicarsi ad una “”attività frazionistica””, ma la sua debolezza teorico-politica (l’ha detto Lenin: «Non ha mai studiato e senza dubbio mai assimilato la dialettica») gli ha impedito di far fronte efficacemente al «volontarismo» di Stalin (5). È vero che in termini di lotta politica, Bucharin non è sempre stato un vincitore. Può anche essere stato il più grande sconfitto di Stalin. Ma non bisogna dimenticare l’importanza del suo ruolo nella vittoria dell’Ottobre e nelle prime conquiste del socialismo, durante la Nep. Ma più importante ancora, è che non bisogna far pesare gli incerti di questa carriera politica sui contenuti, la pertinenza e l’influenza politica reale delle opere teoriche di Bucharin. Tutti i commentatori di Bucharin non hanno mai mancato di citare la frase del testamento di Lenin, molto citata, che afferma che è “”il beniamino del Partito””. Essa è a colpo sicuro l’indice della profonda differenza teorica tra i due uomini. Ma è un po’ poco per qualificare, fuori luogo e fuori posto, le concezioni buchariniane come «non dialettiche»”” (pag 16-17) [(4) si veda Pierre Brouè, ‘Le Parti bolchevique’, Editions de Minuit, Paris, 1971; (5) Cfr. l’articolo di Jean-Paul Scot, su ‘France nouvelle’, gennaio 1979. Non è stato un commentatore di Bucharin a citare questa frase del testamento di Lenin. Il primo ad averla citata fu Stalin, nel 1928, omettendo completamente di parlare di ciò che lo riguardava nello stesso testamento] [Y. Blanc, D. Kaisergruber, ‘L’affaire Boukharine ou Le recours de la mémoire’, Maspero, Paris, 1979]”,”BUCS-036″
“BLANCHARD Hippolyte (foto di) BARONNET Jean (testi di)”,”Regard d’ un Parisien sur la Commune. Photographies inédites de la Bibliothéque historique de la Ville de Paris.”,”Foto: Wulff Jeune. Maggio 1871. L’ Arco di trionfo. Tracce di obice versagliese tirate da Courbevoie. Il 17 maggio i federati issarono di notte una batteria alla sommità dell’ Arc de triomphe per replicare ai tiri dei cannoni versagliesi.”” (pag 84) Hippolyte Blancard. Giugno 1871. “”Stato maggiore di Dombrowsky a Neuilly, rue Perronet””. Il generale Dombrowski era un esiliato polacco, comandante in capo della piazza di Parigi. Sarà ucciso il 23 maggio sulla barricata di rue Myrha.”” (pag 97)”,”MFRC-119″
“BLANCHARD Oliver Jean FISCHER Stanley”,”Lezioni di macroeconomia.”,”Oliver Jean Blanchard e Stanley Fischer insegnano Economia al Massachusetts Institute of Technology.”,”ECOT-185-FL”
“BLANCO Hugo”,”Land or Death. The Peasant Struggle in Peru.”,”Hugo Blanco, a principal organizer of the peasant movement in Peru, was sentenced to a twenty-five year prison term for his activities. Written from inside the famous El Fronton Island prison, Land or Death illustrates Blanco’s refusal to be silenced by the government. Blanco was freed in 1970 under pressure of an international campaign. Introduction, Notes, Glossary of foreign words, foto, Index,”,”AMLx-025-FL”
“BLANK Stephen”,”The Sorcerer as apprentice. Stalin as Commissar of Nationalities 1917 – 1924.”,”Stephen BLANK, Professore di studi sovietici e analista di sicurezza nazionale allo Strategic Studies Institute of the U.S. Army War College, ha coeditato con Jacob KIPP il volume ‘The Soviet Military and the Future’ (1993). E’ anche autore di ‘War and the New Thinking: Soviet Policies in Central and Latin America (1992) e di ‘Operational Strategic Lessons of the Soviet War in Afghanistan’ (1991).”,”RIRO-143″
“BLANQUI L. Auguste; collaborazione di Albert SOBOUL Pierre ANGRAND e Jean DAUTRY; a cura di V.P. VOLGUINE”,”Textes choisis.”,”Albert SOBOUL, Pierre ANGRAND e Jean DAUTRY, agregé dell’Università, hanno collaborato alla messa a punto di quest’opera. L’introduzione di VOLGUINE e la nota biografica soo state tradotte da Helene MIAKOTINE e Louise BIRAUD. BLANQUI, rivoluzionario e teorico socialista francese (Puget-Theniers 1805-Parigi 1881). Figlio di un vecchio rivoluzionario, iniziò l’attività politica partecipando a gruppi estremisti e ad associazioni segrete come gli “”Amici del popolo”” o gli “”Amici delle famiglie””. La lettura delle opere del Buonarroti e l’incontro con Pierre Leroux lo portarono a sposare le tesi di un socialismo di impronta babuvista e sansimoniana che insisteva sull’abolizione della proprietà privata. Prese parte ai moti del 1834 di Lione e Parigi e nel 1838 fondò, insieme a Barbés, la “”Società delle stagioni””, che nel 1839 tentò, senza successo, di organizzare un’ insurrezione contro Luigi Filippo. Arrestato, fu condannato all’ergastolo. Liberato nel 1847, riprese l’attività cospirativa mettendosi nel 1848 alla testa del proletariato francese contro il moderatismo del nuovo governo repubblicano. Sconfitto anche questa volta, fu arrestato e condannato rimanendo in prigione fino al 1859. Cercò poi inutilmente di organizzare gruppi socialisti e rivoluzionari per un’azione contro Napoleone III. Condannato nel 1861, riuscì a evadere in Belgio; rientrò a Parigi dopo Sedan e preparò, senza successo, un’altra insurrezione proletaria. Arrestato alla vigilia della Comune, nonostante si volesse liberarlo in cambio di numerosi ostaggi, restò in carcere fino al 1879; si dedicò poi, negli ultimi anni, a riorganizzare il movimento operaio; diresse in quest’ultimo periodo un giornale di estrema sinistra: Ni Dieu ni maître (Né Dio né padrone). Bibliografia M. Dommanget, Les idées politiques et sociales d’Auguste Blanqui, Parigi, 1957; A. B. Spitzer, The Revolutionary Theories of Louis Blanqui, New York, 1957; G. Parenti, Il pensiero politico di Blanqui, Pisa, 1976. (GE20)”,”BLAx-002″
“BLANQUI Louis Auguste”,”Autodifesa di un rivoluzionario. (Défense)”,”L’ autodifesa al processo dei quindici, da sola, costò a Blanqui una condanna ad un anno e mezzo di prigione, et pour cause. Antesignano del “”processo di rottura””, Blanqui vuol trasformare l’ aula di giustizia in una tribuna dell’ agitazione rivoluzionaria, il suo processo in un’ azione di denuncia e di propaganda. Secondo Marx, Blanqui è il più autorevole dirigente operaio del XIX secolo. “”Il presidente: Qual è la vostra professione? Blanqui: Proletario. Il presidente: Non è una professione. Blanqui: Come, non è una professione! E’ la professione di trenta milioni di francesi, che vivono del loro lavoro e che sono privi di diritti politici.”” Il presidente: Ebbene, sia. Cancelliere, scriva che l’ accusato è proletario.”” (pag 23-24)”,”BLAx-016″
“BLANQUI Auguste”,”Instructions pour une prise d’ armes.”,”Opuscolo redatto da BLANQUI nel 1868-1869. Altre edizioni: pubblicato per la prima volta con l’ edizione di Georges BOURGIN in Archiv für die Geschichte des Arbeiterbewegung, vol. 15, 1930, pag 272-300. Pubblicato (frammenti) da La Critique Sociale, la rivista di Boris SOUVARINE, n° 3, ottobre 1931, pag 108-118. La Critique sociale è stata ristampata nel 1983 dalle Editions de la Difference. C’è poi stata l’ edizione di MIguel ABENSOUR e Valentin PELOSSE, Instructions pour une prise d’ armes. L’ Eternité par les astre, Futur anterieur, 1972 Riedizione per Sens et Tonka, 2001. Tattica di combattimento. “”L’ arma per eccellenza nelle guerre di strada, è il fucile. Il cannone fu più rumore che lavoro””. (pag 19) Organizzazione militare. “”L’ esercito non ha sul popolo che due grandi vantaggi, il fucile Chassepot e l’ organizzazione. Quest’ ultima soprattutto è immensa e irresistibile. Fortunatamente si può sottrargliela, e in questi casi, la superiorità passa dalla parte dell’ insurrezione””. (pag 20)”,”BLAx-003″
“BLANQUI Louis Auguste, a cura di Dominique LE-NUZ”,”Oeuvres I. Des origines à la Révolution de 1848.”,”””Ahimé! l’ umanità marcia con una benda sugli occhi e non la solleva che dopo lunghi intervalli per vedere la strada. Ciascuno dei suoi passi in vista del progresso rompe la guida di chi glielo fa compiere, e sempre i suoi eroi hanno cominciato ad essere le sue vittime. I Gracchi sono fatti a pezzi da una turba sollevata dalle parole dei Patrizi. Il Cristo spira sulla croce di fronte agli urli di gioia della popolazione ebraica eccitata dai Farisei e i preti. E recentemente, i difensori dell’ eguaglianza sono morti sull’ altare della rivoluzione per l’ ingratitudine e la stupidità del popolo che ha lasciato i suoi più crudeli nemici votare la loro memoria all’ esacrazione. Oggi ancora gli stipendiati del privilegio insegnano ogni mattina ai francesi a sputare sulle tombe dei suoi martiri. Quanto è difficile al proletariato aprire gli occhi sui suoi tiranni!”” (pag 293)”,”BLAx-004″
“BLANQUI August”,”La patrie en danger.”,”””Ogni Rivoluzione che non rompa radicalmente con il dispotismo decaduto, che conservi alla sua testa uno solo degli uomini messisi in luce e noti per la loro partipazione al governo dell’ oppressore, è una Rivoluzione uccisa in anticipo, una trappola per chiunque vi abbia messo la mano””. (pag 116)”,”BLAx-006″
“BLANQUI Auguste”,”L’ Armée esclave et opprimée. Suppressione de la conscription einsegnement militaire de la jeunesse armée nationale sédentaire.”,”Fine della disciplina della paura. “”Où s’évanouit la discipline de la peur, resplendit la discipline du dévouement, la seule vraie, la seule à l’ épreuve des grands périls, cette discipline qui naît du sentiment de la solidarieté, des liens de l’ habitude, de la conformité des opinions entre enfants du même pays. La confiance mutuelle, le point d’honneur, l’émulation, la conscience, toutes les qualités humaines, et même certains défauts, l’ orgueil, la vanité, en forment les bases solides.”” (pag 26) “”Questo grande esercito sarà puramente difensivo, senza minaccia né pericolo per la pace dell’ Europa. Al contrario, la sostituzione delle truppe immobili nelle loro caserme, con l’ esercito attivo permanente, diventerà una doppia garanzia di tranquillità. La Francia non potrà essere né assalitrice, né assalita.”” (pag 28)”,”BLAx-009″
“BLANQUI Louis Auguste, a cura di Arno MÜNSTER”,”Ecrits su la Révolution. Oeuvres complètes 1. Textes politiques et lettres de prison.”,” Socialismo e comunismo (pag 14-15) “”Les luttes ouvrières de 1835, de 1839 et surtout la grève massive des ouvriers parisiens en 1840, à laquelle participèrent 100 000 ouvriers, confirmaient la thèse selon laquelle la force et la conscience de classe du prolétariat qui, en 1830, avait surgi “”d’un brusque coup de tonnerre sur la scène politique”” (12) s’accroissait de plus en plus. Dans cette lutte pour l’émancipation et le pouvoir politique, le prolétariat s’adjoignit un allié fort utile: les forces révolutionnaires de l’aile gauche de la petite bourgeoisie, organisées dans des sociétés secrètes, des clubs, etc., et en particulier les intellectuels. L’installation d’écoles pour une “”éducation des ouvriers”” et d’une commission pour “”la propagande parmi la classe ouvrière”” constituait une preuve du rapprochement entre la fraction révolutionnaire, néo-jacobine, de cette petite bourgeoisie et le mouvement ouvrier. Ces cours furent assurés par une des sociétés secrètes les plus importantes de l’époque: la ‘Societé des Droits de l’Homme’. Elle s’était donné pour but l’abolition de la propriété et de l’exploitation de l’homme par l’homme. A cette évolution au sein des sociétés secrètes correspondait l’orientation idéologique en faveur des idées babouvistes d’un communisme égalitaire, s’opposant aux doctrines relativement réformistes des “”socialistes”” de l’époque: Saint-Simon et Fourier. (Engels écrivait dans la préface du ‘Manifeste communiste’: “”Le socialisme signifiait en 1847 un mouvement bourgeois, le communisme un mouvement ouvrier”” (13)). Le mouvement “”communiste”” dont les origines remontent dans la Révolution française, se partagea, selon R. Garaudy, en deux tendances très voisines qui parfois même se recoupaient: le communisme néo-babouviste de tradition jacobine qui comptait au nombre de ses représentants Laponneraye, Lahautière et Jean-Jacques Pillot, et le communisme matérialiste (14) représenté principalement par Théodore Dézamy et Auguste Blanqui. Cette distinction (15) semble ignorer que l’élément jacobin est aussi perceptible dans la tendance matérialiste et que les deux tendances ont des racines communes dans le matérialisme mécaniste du rationalisme français”” [Arno Münster, Introduction] [(in) Louis Auguste Blanqui, a cura di Arno Münster, Ecrits su la Révolution. Oeuvres complètes 1. Textes politiques et lettres de prison, 1977] (pag 14-15) [(12) Blanqui, Discours devant la société des Amis du Peuple, 1832; (13) F. Engels, Préface au ‘Manifeste du Parti Communiste, 1er mai 1890, Ed. Sociales, 1954, p. 24; (14) Garaudy, op. cit., p. 173; (15) Ibid. (Roger Garaudy, Les Sources françaises du socialisme scientifique, Paris, 1848)]”,”BLAx-014″
“BLANQUI Adolphe”,”Des classes ouvrières en France, pendant l’année 1848.”,”Adolphe Blanqui Adolphe Blanqui. Jérôme-Adolphe Blanqui (21 novembre 1798 à Nice – 28 janvier 1854 à Paris) est un économiste français. Biografia Il est le fils aîné de Jean Dominique Blanqui, membre de la Convention et député au Conseil des Cinq-Cents, et frère ainé du révolutionnaire Auguste Blanqui. Partisan du libre-échange, il s’attache de bonne heure à Jean-Baptiste Say, auquel il succède à la chaire d’économie politique au Conservatoire national des arts et métiers en 1833. Il est rédacteur au Journal du commerce, au Courrier français et au Siècle. Il collabore au Producteur, journal saint-simonien, au Figaro, au Courrier français. Il fonde le Journal des Économistes. Il devient directeur de l’École Supérieure de Commerce de Paris en 1830 et le reste jusqu’à la fin de sa vie. Il est membre de l’Académie des sciences morales et politiques en 1838 et professeur au Conservatoire des Arts et Métiers. Il est l’auteur de nombreuses publications, ayant toutes pour objet les progrès de l’industrie et du commerce. Le 1er août 1846, Adolphe Blanqui est élu député dans le 1er collège électoral de la Gironde (Bordeaux), par 352 voix sur 709 votants et 888 inscrits, contre 348 à M. Larrieu, candidat de l’opposition démocratique. Conservateur en politique, il soutient la monarchie de Louis-Philippe. Son beau-frère était l’économiste Joseph Garnier et son gendre Hippolyte Maze, agrégé d’histoire, préfet. Principaux ouvrages[modifier | modifier le code] Voyage d’un jeune Français en Angleterre (1824) Histoire de la civilisation industrielle des nations européennes (1825) Voyage à Madrid (1826) Résumé de l’histoire du commerce et de l’industrie (1826) Précis élémentaire d’économie politique (1826) Histoire de l’Exposition de l’industrie (1827) Histoire de l’économie politique en Europe depuis les Anciens jusqu’à nos jours (1837-1842) 5 vol. Rapport sur l’état économique et moral de la Corse (1838) Rapport sur la situation économique de nos possessions dans le Nord de l’Afrique (1840) Considérations sur l’état social des populations de la Turquie d’Europe (1841) Principes et leçons d’agriculture et d’économie rurale, Paris, Librairie agricole et administrative, 1843, 372 p. Voyage en Bulgarie 1841, (1843) Des classes ouvrières en France pendant l’année 1848 (1849) Rapport sur l’exposition de Londres (1851)”,”CONx-199″
“BLANQUI Auguste”,”L’eternità viene dagli astri. Ipotesi astronomica.”,”‘La frase più celebre del testo: «Sempre e dappertutto, nel mondo terrestre, lo stesso dramma, lo stesso scenario, sullo stesso ristretto palcoscenico, una umanità rumorosa, infatuata della propria grandezza, che si crede l’universo e vive nella sua prigione come in una immensità, per scomparire ben presto insieme al suo globo che ha portato col più profondo disprezzo il fardello del suo orgoglio», … «L’universo si ripete senza fine»’ (O. Fatica, p. 126) Nel 1871 Auguste Blanqui, «l’eterno cospiratore», sta scontando l’ennesima pena detentiva di una vita trascorsa per metà in carcere. Questa volta, per impedirgli qualsiasi contatto con la Comune che sta infiammando Parigi, lo hanno trasferito nel remoto Fort du Taureau, in Bretagna, dove è sottoposto a una reclusione tra le più dure, in totale isolamento. E tuttavia, pur in condizioni estreme, Blanqui riesce a scrivere e a far arrivare all’esterno, eludendo la censura, il testo di quello che sarà il suo primo libro, pubblicato l’anno successivo a Parigi. Ci si aspetterebbe, dall’ormai vecchio rivoluzionario, un pamphlet politico. E invece quello che Blanqui ha meticolosamente composto nella sua cella è un visionario trattato di «astronomia metafisica», uno scritto insieme scientifico, poetico e filosofico, che avanza un’ipotesi vertiginosa: «Ogni astro, qualunque esso sia, esiste dunque in numero infinito nel tempo e nello spazio, non soltanto sotto uno dei suoi aspetti, ma quale si trova in ognuno degli istanti della sua vita, dalla nascita sino alla morte. Tutti gli esseri distribuiti sulla sua superficie, grandi o piccoli, viventi o inanimati, condividono il privilegio di questa perennità». Ogni uomo, così, «possiede nello spazio un numero infinito di doppi che vivono una vita tale e quale la sua». Il lettore rimarrà sbalordito nel constatare, come già fecero Benjamin e Borges, che questo piccolo libro anticipava i concetti alla base dell’eterno ritorno di Nietzsche, ma in una dimensione, notava ancora Benjamin, di malinconia baudelairiana. Perché nel ‘multiverso’ di Blanqui – vicino a quello di certe attuali teorie cosmologiche – ogni prospettiva di «progresso» fatalmente si rivela illusoria.”,”BLAx-019″
“BLÄNSDORF Agnes”,”Die Zweite Internationale und der Krieg. Die Diskussion über die internationale Zusammenarbeit der sozialistischen Parteien 1914-1917.”,”BLÄNSDORF Agnes”,”INTS-039″
“BLANSHARD Paul”,”Democrazia e cattolicesimo in America.”,”pag 55 “”L’ opposizione dei cattolici alla cremazione è assolutamente priva di senso della realtà. Oggi quando la cremazione è spesso il sistema più igienico e economico per risolvere il problema della dissoluzione del corpo nelle affollate città moderne, la gerarchia cattolica americana è costretta a osservare l’ editto del Santo Uffizio del 19 maggio 1886 che non solo vieta a cattolici di appartenere a associazioni che propugnano la cremazione, ma dice anche che il clero deve rifiutare preghiere pubbliche e l’ ingresso in Chiesa ai corpi di coloro che da vivi chiesero che i loro corpi venissero cremati. La Chiesa permette la cremazione in periodi di epidemie e pestilenze (…)”” (pag 218)”,”USAS-108″
“BLAREL Nicolas”,”Inde et Israel: le rapprochement stratégique. Pragmatisme et complémentarité.”,”BLAREL Nicolas è diplomato dell’ IEP Institut d’ Etudes Politques di Strasbourg e prosegue le ricerche nel campo del master Recherche Societés et Politiques comparées, specialità Asia di Sciences Po, Parigi. “”Israele e Stati Uniti vogliono ad ogni costo impedire lo sviluppo di un Iran nucleare; e le due nazioni si inquietano per la posizione passiva dell’ India che non si agita per un Iran nucleare nella regione. L’ India continua per esempio a rifiutare di partecipare in modo aperto agli sforzi di non proliferazione nei confronti dell’ Iran. Ma Washington e Tel Aviv sono pure critici quanto agli aiuti dati dall’ India al programma nucleare iraniano denunciato come una copertura per produrre armi nucleari, una accusa respinta dalla Repubblica islamica. Questa cooperazione nucleare sarebbe anche antica: nel 1983, l’ India avrebbe aiutato l’ Iran a far ripartire il suo programma nucleare e nel 1988, secondo la CIA, l’ India avrebbe pressoché venduto all’ Iran un reattore nucleare da 10 megawatts per la sua centrale di Ma’allem Kelayah presso il mar Caspio.”” (pag 121)”,”INDx-083″
“BLASCO IBANEZ V.”,”Alfonso XIII smascherato. Il terrore militarista in Ispagna.”,”ALFONSO XIII di Borbone (1886-1941) re nel 1886-1931 appoggiò la dittatura di PRIMO DE RIVERA (1923-30), abbandonò la Spagna in seguito alla proclamazione della Repubblica.”,”SPAx-025″
“BLASIER Cole”,”The Giant’s Rival. The USSR and Latin America.”,”BLASIER Cole è professore di scienze politiche e Research Professor of Latin American Studies all’Università di Pittsburgh. Ha fondato e diretto il Center for Latin America studies (CLA) dedicato alla memoria di Philip E. Mosely”,”RUST-156″
“BLAU Joel”,”Illusions of Prosperity. America’s Working Families in an Age of Economic Insecurity.”,”””I sindacalisti e i loro alleati guardavano alla scala salariale messicana e giungevano a conclusioni completamente diverse. Il salario medio orario in Messico è di 2.50 dollari, comparato con i 17.1 dollari negli Stati Uniti. Perciò, nonostante suggestioni riguardo ai positivi incrementi salariali messicani, questo differenziale si può proiettare al 2010 a più di 20 dollari all’ ora (4 $ all’ ora per il Messico in confronto ai 25.4 all’ ora negli Stati Uniti). Questi numeri hanno convinto gli oppositori del NAFTA che la tentazione di muoversi verso il Messico era fin troppo grande. Senza criteri che stabiliscano un minimo ambientale e lavorativ, si era convinti che il NAFTA avrebbe colpito migliaia di lavoratori americani””. (pag 33)”,”MUSx-155″
“BLAUG Mark”,”Storia e critica della teoria economica.”,”””Qualsiasi dubbio sul fatto che Marx sia stato un grande economista classico dovrebbe, a questo punto, essersi dissolto. Quanto a capacità di ragionamento economico e rigore logico, egli non ebbe rivali nel suo secolo. Certo, l’attitudine al ragionamento deduttivo astratto non fa, di per sé, un grande economista; Marx possedeva tuttavia le altre qualità richieste: un’intuizione sicura delle interrelazioni fra i diversi aspetti dell’attività economica, una grande capacità di cogliere la continua interazione fra istituzioni storicamente determinate e caratteristiche strutturali intrinseche di un sistema economico, un fiuto istintivo per le generalizzazioni empiriche fondato su una penetrante osservazione della vita economica. Eppure, l’abbiamo visto cadere in errori logici, travisare i fatti, trarre conclusioni illegittime dall’esame dei dati, chiudere quasi deliberatamente gli occhi dinanzi alle insufficienze della propria analisi. La spiegazione di tutto ciò va ricercata nelle insormontabili difficoltà del compito che egli si proponeva. Il ‘Leitmotiv’ dell’analisi economica di Marx è la teoria del plusvalore, ma questa appunto non regge. Nulla, nei tre volumi del ‘Capitale’, riesce a convincere il lettore che ciascun lavoratore ugualmente abile genera il medesimo ammontare di plusvalore, quali che siano le attrezzature di cui si serve e i beni che produce. E quando tale assunto sia lasciato cadere, l’intero edificio costruito da Marx, privato del proprio fondamento, crolla rovinosamente. Rimane una “”visione””, una concezione dell’economia (…)”” [Mark Blaug, Storia e critica della teoria economica, 1970] (pag 375)”,”ECOT-007-FPA”
“BLAUG Mark”,”Storia e critica della teoria economica.”,”BLAUG Mark è professore di economia dell’istruzione e direttore di ricerca nella stessa disciplina presso l’Institute of Education dell’Università di Londra e nell’Institute of Development Studies dell’Università del Sussex. Ha pubblicato pure: ‘Progresso tecnico ed economia marxiana’ in ‘D. Horowicz, a cura, ‘Marx, Keynes e i neomarxisti’ (Boringhieri, 1971) e ‘La rivoluzione di Cambridge’ (Napoli, 1976) “”Qualsiasi dubbio sul fatto che Marx sia stato un grande economista classico dovrebbe, a questo punto, essersi dissolto. Quanto a capacità di ragionamento economico e rigore logico, egli non ebbe rivali nel suo secolo. Certo, l’attitudine al ragionamento deduttivo astratto non fa, di per sé, un grande economista; Marx possedeva tuttavia le altre qualità richieste: un’intuizione sicura delle interrelazioni fra i diversi aspetti dell’attività economica, una grande capacità di cogliere la continua interazione fra istituzioni storicamente determinate e caratteristiche strutturali intrinseche di un sistema economico, un fiuto istintivo per le generalizzazioni empiriche fondato su una penetrante osservazione della vita economica. Eppure, l’abbiamo visto cadere in errori logici, travisare i fatti, trarre conclusioni illegittime dall’esame dei dati, chiudere quasi deliberatamente gli occhi dinanzi alle insufficienze della propria analisi. La spiegazione di tutto ciò va ricercata nelle insormontabili difficoltà del compito che egli si proponeva. Il ‘Leitmotiv’ dell’analisi economica di Marx è la teoria del plusvalore, ma questa appunto non regge. Nulla, nei tre volumi del ‘Capitale’, riesce a convincere il lettore che ciascun lavoratore ugualmente abile genera il medesimo ammontare di plusvalore, quali che siano le attrezzature di cui si serve e i beni che produce. E quando tale assunto sia lasciato cadere, l’intero edificio costruito da Marx, privato del proprio fondamento, crolla rovinosamente. Rimane una “”visione””, una concezione dell’economia (…)”” [Mark Blaug, Storia e critica della teoria economica, 1970] (pag 375) I cicli economici. “”Non si trova in Marx una specifica teoria dei cicli economici, e, in realtà, egli considera illegittimo qualsiasi tentativo di elaborare una teoria siffatta. Egli sembra piuttosto d’avviso che le crisi siano semplicemente espressioni della “”contraddizione fondamentale del capitalismo””, cioè del fatto che la produzione è finalizzata al profitto anziché all’uso dei prodotti, e che la stessa spinta all’aumento dei profitti distrugge le occasioni d’investimento. La teoria dei cicli economici non è perciò, in Marx, qualcosa di distinto dall’analisi generale dell’accumulazione del capitale. Il quadro che egli traccia del processo ciclico può essere riassunto nei seguenti termini. In una fase di espansione la domanda di lavoro derivante dall’accumulazione eccede l’offerta disponibile: l’esercito di riserva si esaurisce e la scarsità relativa del lavoro provoca l’aumento dei salari; ne segue una riduzione dei profitti e un rallentamento dell’accumulazione. Quest’ultimo dà luogo a una contrazione della domanda aggregata: inizia così la fase discendente del ciclo. Durante la crisi il capitale perde valore, mentre la ricostituzione dell’esercito di riserva dei disoccupati fa diminuire i salari. Ciò ripristina la convenienza dell’attività produttiva e prepara la ripresa dell’accumulazione: la crisi è, al tempo stesso, castigo e catarsi. Questa teoria delle variazioni cicliche dell’esercito industriale di riserva si riallaccia alla tesi della caduta tendenziale del saggio del profitto nel lungo periodo e a quella della possibilità di sproporzioni fra i saggi di sviluppo delle industrie dei beni capitali e di quelle dei beni di consumo. “”La causa ultima di ogni crisi”” rileva Marx, è la cattiva distribuzione del reddito in regime capitalistico, dovuta al fatto che i salari reali non riescono ad aumentare alla stessa velocità del prodotto per lavoratore. Ciò non significa che Marx abbia elaborato una teoria del sottoconsumo, o nel senso che il processo di risparmio e d’investimento conduca necessariamente alla sovrapproduzione, a meno che non appaia una nuova fonte di domanda di consumo, o nel senso che all’origine di una crisi vi sia sempre un’insufficienza di tale domanda (pp. 217 sg. di questo volume). La prima versione, sostenuta da Malthus, è confutata dagli schemi di riproduzione, i quali dimostrano la possibilità concettuale della riproduzione allargata a un saggio di sviluppo costante. La seconda versione è confutata dalla penetrante osservazione di Marx che i salari non sono mai così alti come alla vigilia della crisi; l’aumento dei salari non vale di per sé a perpetuare l’espansione, poiché non fa che provocare una situazione in cui il rapporto fra salari e prezzi è insoddisfacente dal punto di vista dei capitalisti. L’idea che possiamo ravvisare in Marx è che il capitalismo tende continuamente a espandere la produzione senza riguardo alla domanda effettiva, mentre è questa soltanto che può dare un senso alla produzione. L’espansione produttiva, d’altro lato, non genera automaticamente un aumento proporzionale della domanda effettiva, poiché un saggio di accumulazione del capitale troppo elevato riduce il saggio di profitto, anche se le innovazioni incorporate nel capitale addizionale, per essere in larga misura risparmiatrici di lavoro, contribuiscono a comprimere i salari”” (pag 229-230) [Mark Blaug, Storia e critica della teoria economica, 1977]”,”ECOT-236″
“BLED Jean-Paul”,”L’agonie d’une monarchie. Autriche-Hongrie, 1914-1920.”,”Jean-Paul Bled, miglior specialista francese dell’Austria-Ungheria, è professore emerito all’Università Paris IV Sorbona. “”L’imbroglio est à son comble. Car, si l’Autriche-Hongrie devait ne pas honorer sa promesse de venir en aide au gouvernement ukrainien en difficulté, rien ne peut assurer qu’elle recevrait une part notable du million de tonnes de céréales qu’il s’est engagé à livrer en urgence. Pour définir le traité signé avec l’Ukraine, Czernin avait parlé d’une «paix du pain» (Brotfrieden), soulignant ainsi quelle avait été sa principale motivation au moment de conclure la négociation. Mesurant les conséquences que pourrait avoir un refus de livrer ces céréales à l’Autriche, Arz von Straussemburg prend sur lui de détacher des troupes pour intervenir en Ukraine. Il est vrai que le retour des Russes à la table des négociations tend à éclipser la décision du chef d’état-major général. Considérant que la lutte contre les ennemis intérieurs avait un caractère prioritaire et que les bolcheviks devaient concentrer toutes leurs forces sur seul front, Lénine a choisi d’accepter toutes les conditions posées par les puissances centrales, c’est-à-dire en fait par l’Allemagne. A partire de là, tout va très vite. Dès le 3 mars, le traité est signé. Dans cette dernière phase, l’Autriche-Hongrie ne joue plus qu’un rôle de comparse. Elle avait annoncé qu’elle se refuserait à une paix de conquêtes et qu’elle serait prête à signer une paix séparée si l’Allemagne persistait dans son intention de procéder à des annexions. Il ne s’agissait sans doute que d’un moyen de pression avec lequel on espérait l’amener à réfréner ses appétits. En pure perte! Les Allemands n’ont cure des réserves austro-hongroises, si bien qu’à l’arrivée la Monarchie n’a d’autre choix que d’endosser leurs exigences. Une fois de plus, l’Autriche-Hongrie s’est illusionnée sur sa capacité à influencer les décisions de son allié”” (pag 347-348)”,”AUTx-039″
“BLENGINO Vanni”,”Storia della letteratura ispano-americana.”,”BLENGINO insegna letteratura ispano-americana nella Terza Università di Roma. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: -Oltre l’Oceano. Un progetto di identità: gli immigranti italiani in Argentina (1987) -Il viaggio di Sarmiento in Italia. Analogie, utopie, polemiche (1996) Ha curato ‘Nascita di una identità. La formazione delle nazionalità americane (1990). E’ in corso di stampa ‘Il vallo della Patagonia’.”,”AMLx-020″
“BLENGINO Vanni FRANZINA Emilio PEPE Adolfo a cura, interventi di Adolfo PEPE Zeffiro CIUFFOLETTI Dora MARUCCO Paola CORTI Patrizia AUDENINO Ornella BIANCHI Pietro Rinaldo FANESI Paola SALVATORI Lorenzo BERTUCELLI Teresa CORRIDORI Federico ROMERO José PANETTIERI Fernando J. DEVOTO Luis Alberto ROMERO Flavio FIORANI Angelo TRENTO Bianca GERA e Diego ROBOTTI Patrizia SIONE Maria Rosaria STABILI Piero BRUNELLO Isabelle FELICI Marcello ZANE Paola MANZIOLI Irene GUERRINI Marco PLUVIANO Joao Fabio BERTONHA Gabriella CHIARAMONTI Marisia VANNINI Gianfausto ROSOLI Emilio FRANZINA Rudolph J. VECOLI Vanni BLENGINO Jorge LAFFORGUE Chiara VANGELISTA Paolo DE-SIMONIS Leonor ARFUCH Liliana HUBERMAN Ana Lìa KORNBLIT Susi FANTINO Francesco MICELLI Ferruccio MUSITELLI Bruno TRENTIN Franco DELLA-PERUTA Ruggiero ROMANO”,”La riscoperta delle Americhe. Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina, 1870-1970. Atti del Convegno storico internazionale promosso dalla Camera del Lavoro Territoriale – Cgil di Brescia, 25-26-27 novembre 1992.”,”Interventi di Adolfo PEPE Zeffiro CIUFFOLETTI Dora MARUCCO Paola CORTI Patrizia AUDENINO Ornella BIANCHI Pietro Rinaldo FANESI Paola SALVATORI Lorenzo BERTUCELLI Teresa CORRIDORI Federico ROMERO José PANETTIERI Fernando J. DEVOTO Luis Alberto ROMERO Flavio FIORANI Angelo TRENTO Bianca GERA e Diego ROBOTTI Patrizia SIONE Maria Rosaria STABILI Piero BRUNELLO Isabelle FELICI Marcello ZANE Paola MANZIOLI Irene GUERRINI Marco PLUVIANO Joao Fabio BERTONHA Gabriella CHIARAMONTI Marisia VANNINI Gianfausto ROSOLI Emilio FRANZINA Rudolph J. VECOLI Vanni BLENGINO Jorge LAFFORGUE Chiara VANGELISTA Paolo DE-SIMONIS Leonor ARFUCH Liliana HUBERMAN Ana Lìa KORNBLIT Susi FANTINO Francesco MICELLI Ferruccio MUSITELLI Bruno TRENTIN Franco DELLA-PERUTA Ruggiero ROMANO”,”MALx-039″
“BLENGINO Vanni”,”Storia della letteratura ispano-americana.”,”Vanni Blengino insegna Letteratura ispano-americana nella Terza Università di Roma.”,”AMLx-028-FL”
“BLENGINO Vanni FRANZINA Emilio PEPE Adolfo a cura, interventi di Adolfo PEPE Zeffiro CIUFFOLETTI Dora MARUCCO Paola CORTI Patrizia AUDENINO Ornella BIANCHI Pietro Rinaldo FANESI Paola SALVATORI Lorenzo BERTUCELLI Teresa CORRIDORI Federico ROMERO José PANETTIERI Fernando J. DEVOTO Luis Alberto ROMERO Flavio FIORANI Angelo TRENTO Bianca GERA e Diego ROBOTTI Patrizia SIONE Maria Rosaria STABILI Piero BRUNELLO Isabelle FELICI Marcello ZANE Paola MANZIOLI Irene GUERRINI Marco PLUVIANO Joao Fabio BERTONHA Gabriella CHIARAMONTI Marisia VANNINI Gianfausto ROSOLI Emilio FRANZINA Rudolph J. VECOLI Vanni BLENGINO Jorge LAFFORGUE Chiara VANGELISTA Paolo DE-SIMONIS Leonor ARFUCH Liliana HUBERMAN Ana Lìa KORNBLIT Susi FANTINO Francesco MICELLI Ferruccio MUSITELLI Bruno TRENTIN Franco DELLA-PERUTA Ruggiero ROMANO”,”La riscoperta delle Americhe. Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina, 1870-1970. Atti del Convegno storico internazionale promosso dalla Camera del Lavoro Territoriale – Cgil di Brescia, 25-26-27 novembre 1992.”,”””Quali speranze nutrono questi militanti dell’Internazionale Socialista quando decidono di stabilirsi in Argentina? Forse nel pensiero e nell’operare di Raymond Wilmart si esprime anche il sentimento degli altri. Wilmart nato in Belgio nel 1850, è un attivo componente dell’Internazionale. Arriva Buenos Aires nel 1873, all’età di 23 anni, dopo aver manifestato con una lettera a Marx, il desiderio di essere inviato in una paese nel quale potesse esercitare un ruolo organizzatore. Ci siamo già riferiti, in un precedente lavoro, all’attività svolta dal Wilmart in Argentina. Qui ci soffermeremo soltanto a descrivere la sua immediata e profonda disillusione. Ciò viene evidenziato nella corrispondenza che mantiene con Marx dopo il suo arrivo a Buenos Aires, quando manifesta l’inattuabilità dell’espansione del socialismo in una paese ancora «barbaro». Allude anche ai contatti stabiliti con associazioni operaie a Buenos Aires e all’esistenza di rapporti con due di esse – quella dei falegnami e quella dei sarti – anche se si tratta di legami fragili. In opposizione a quei tentativi, alcuni membri delle sezioni presentano costantemente progetti mutualistici (credito ed istruzione mutualistici). In alcune occasioni le sedi delle sezioni dell’Internazionale sono autilizzate per riunioni di proprietari di terreni. Tutto questo forse influisce nell’animo di Wilmart che così mostra la sua amarezza e delusione in una lettera a Marx: «Ci sono troppe possibilità di diventare piccolo padrone e di sfruttare gli operai per poter pensare di ottenere qualche risultato». Falcon, dal quale abbiamo preso queste riflessioni su Wilmart, considera che probabilmente le affermazioni di costui contengano qualche elemento esagerato. Ciò nonostante esse illustrano l’animo che prevale tra i dirigenti internazionalisti, dopo che sono passati i primi momenti di ottimismo riguardo alle reali possibilità di sviluppo delle attività internazionalistiche (14). Wilmart segnala la disuguaglianza tra classi sociali e i pregiudizi esistenti contro gli stranieri, che vengono chiamati «gringos»; tutta la politica del paese -aggiunge – è una faccenda di alcune personalità e difficilmente in Europa potrebbero credere che esistano antagonismi tra le diverse provincie. Sostiene che senza il contributo degli stranieri non ci sarebbe nessun sviluppo e che i nativi non sanno far altro che andare «a caballo». Tante sono le cause che hanno determinato lo scoramento e la veloce scomparsa di queste associazioni socialiste. In primo luogo dobbiamo prendere in considerazione lo scioglimento della Prima Internazionale che determina l’isolamento in un paese così remoto come l’Argentina; anche l’allontanamento – pochi anni dopo – dei più anziani e attivi dirigenti soprattutto quelli della sezione francese, dopo l’amnistia dicharata dal governo francese per gli esiliati della Comune. D’altra parte è necessario far risaltare che all’arrivo di Wilmart e durante gli anni del suo operare, l’Argentina non ha ancora rinunciato alla sua condizione di un paese ad agricoltura estensiva che ha subito il suo primo e serio colpo in conseguenza della recente crisi della lana del 1866-1867. In paese, con la sua principale città, Buenos Aires, che più di una città è ancora un grande villaggio, capoluogo della omonima provincia e al tempo stesso sede delle autorità nazionali e anche sede di un processo immigratorio crescente, senza industrie ma popolata da officine e da artigiani. Qui gli immigrati trovano, già radiati, comunità straniere che hanno cominciato ad associarsi per fini mutualistici. (…) I mazziniani e i repubblicani hanno un’incidenza notevole in queste associazioni, ripetendosi qui ciò che accade in Italia, vale a dire l’influenza dominante di Mazzini, anche negli anni seguenti, nelle nascenti associazioni operaie. Ma non trovano una classe operaia costruita; essa si sarebbe appena organizzata con l’apporto dell’immigrazione”” (pag 209-210) [José Panettieri, ‘Modelli ideologici. Immigrazione, lavoro e ciclo economico nelle origini del movimento operaio in Argentina’, in ‘La riscoperta delle Americhe. Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina, 1870-1970. Atti del Convegno storico internazionale promosso dalla Camera del Lavoro Territoriale – Cgil di Brescia, 25-26-27 novembre 1992’, Teti, Milano, 1994] [(1) Falcon, Ricardo, ‘Los origines del movimiento obrero (1857-1899)’, Buenos Aires, 1984, pp. 43-44]”,”MALx-004-FV”
“BLEUEL Hans Peter”,”Ferdinand Lassalle oder der Kampf wider die verdammte Bedürfnislosigkeit.”,”Ferdinand Lassalle (1825-1864). Nella nota bibliografica si citano la biografia del 1904 di Hermann ONCKENS e gli studi di Shlomo NA’AMAN.”,”LASx-029″
“BLIN Arnaud”,”1648, La Paix de Westphalie ou la naissance de l’ Europe politique moderne.”,”BLIN Arnaud è specialista di relazioni internazionali e ha pubblicato una ‘Histoire du terrorisme, de l’ Antiquité à Al-Qaida’ con G. CHALIAND (Bayard, 2004), ‘Le Désarroi de la puissance’ (2004) e ‘America is Back’ (con CHALIAND) (2005). Arnaud Blin è specialista di relazioni internazionali e ha pubblicato una ‘Histoire du terrorisme, de l’Antiquité à Al-Qaida’ con G. Chaliand (Bayard, 2004), ‘Le Désarroi de la puissance’ (2004) e ‘America is Back’ (con Chaliand) (2005). [‘Da parte sua, Mazzarino diede prova di una grande flessibilità che gli permise di riaggiustare rapidamente la sua politica nella misura in cui la situazione andava evolvendosi. Soprattutto, comprese perfettamente la relazione intima tra la guerra e la pace, i suoi obiettivi militari erano sempre concepiti in rapporto agli obiettivi della pace. Così, per esempio, cercò di controllare la sua forza nei confronti della Baviera, anche durante l’offensiva francese, sapendo che era un potenziale alleato. Mazarino faceva uso della forza da applicare per ogni scenario come metodo più adatto per i suoi obiettivi politici: per ottenere una vittoria militare decisiva, per fare pressione, per dissuadere o persuadere, per difendere le sue conquiste. Si è sempre imposto di usare solo la forza necessaria, ma non di più, con la consapevolezza che l’umiliazione di un avversario avrebbe potuto ostacolare la pace futura’ (pag 143)] [ISC Newsletter N° 69] ISCNS69TEC”,”EURx-209″
“BLINKHORN Martin”,”Democracy and Civil War in Spain, 1931-1939.”,”BLINKHORN Martin è Senior Lecturer and Head of the Department of History, University of Lancaster. Perché Franco ha vinto la guerra civile? “”Most writers agree that once the Civil War was under way, its outcome depended upon the manner in which, on the two sides, foreign aid and influence related to internal political and military considerations. Military and economic historians continue to argue about the quantities and quality of aid received by the two sides, and the financial and economic costs thereof. These were probably not, however, the deciding factors. Quantities apart, it is clear that while Soviet aid to the Republic was principally calculated to prolong resistance, Axis help for Franco was aimed successfully at victory. When to this is added the betrayal of the Republic by its supposed fellow democracies and the sorry farce of non-intervention, the Nationalists’ advantage is clear and, by historians, little disputed”” (pag 55)”,”MSPG-259″
“BLIXEN Karen (Isak Dinesen), a cura di Paola NANNI”,”La mia Africa.”,”pag 30-31 Baronessa danese, K. Blixen, nei primi anni del 900, in piena età degli imperi coloniali, si ritrova padrona di una immensa piantagione di caffè che decide di mandare avanti da sola.”,”AFRx-064″
“BLIXEN Karen (Isak Dinesen), a cura di Paola NANNI”,”La mia Africa.”,”pag 30-31 Baronessa danese, K. Blixen, nei primi anni del 900, in piena età degli imperi coloniali, si ritrova padrona di una immensa piantagione di caffè che decide di mandare avanti da sola.”,”VARx-143-FV”
“BLIXEN Karen”,”Capricci del destino. Racconti. Il pranzo di Babette – Il pescatore di perle – Tempeste – La storia immortale – L’anello.”,”Karen Blixen (1885-1962), nota anche come Isak Dinesen (Dinesen era il suo cognome di ragazza) – anche lei, come George Sand e George Eliot, si scelse, per affermarsi nel mondo delle lettere, uno pseudonimo di uomo – è uno dei nomi pià prestigiosi della storia letteraria europea di questo secolo.”,”VARx-144-FV”
“BLIXEN Karen (Isak Dinesen)”,”La mia Africa.”,”””Equitare, Arcum tendere, Veritatem dicere”” “”Cavalca, mira l’arco, dì la verità”” (in apertura)”,”AFRx-001-FFS”
“BLOCH Ernst”,”Thomas Münzer. Theologien de la revolution.”,”Thomas Münzer.”,”GERx-001″
“BLOCH Ernst a cura di Virginio MARZOCCHI”,”Marxismo e utopia.”,”Ernst BLOCH (1885-1977) si laureò a Würzburg nel 1908 e durante la 1° GM si trasferì in Svizzera per il suo pacifismo. All’avvento del nazismo emigrò in USA. Tra le sue opere: ‘Il principio speranza’, ‘Ateismo nel cristianesimo’, ‘Karl Marx’ e ‘Thomas Münzer’.”,”FILx-083″
“BLOCH Marc”,”La società feudale.”,”Marc BLOCH, insigne maestro alla Sorbona, tramutatosi in umile soldato del maquis, arrestato e torturato, venne fucilato dai tedeschi nel Val de Saone (Lione) il 16 giugno 1944 a 58 anni. Il libro è uscito per la prima volta nella Collana ‘l’Evolution de l’Humanité’ diretta da Henri BERR”,”STOS-057 EURx-066″
“BLOCH Ernst a cura di Stefano ZECCHI”,”Thomas Münzer teologo della rivoluzione.”,”Titolo introduzione di S. ZECCHI: ‘La filosofia morale del comunismo’. La guerra dei contadini del 1525 e il lavoro politico e teologico del suo massimo ispiratore, il mistico rivoluzionario Thomas MÜNZER, costitutiscono il grande scenario in cui BLOCH affronta un nodo centrale della sua filosofia: il rapporto religione-rivoluzione. Ernst BLOCH, nato nel luglio 1885 in Germania da famiglia ebrea, a tredici anni scrisse un saggio intitolato ‘Sistema del materialismo’ e a quindici si immerse nello studio di HEGEL. Frequentò le università di Monaco, Würzburg e Berlino (dove fu allievo di SIMMEL), Heidelberg, dove conobbe LUKACS e JASPERS. In Svizzera scrisse, nel 1918, la prima sua grande opera ‘Spirito dell’ utopia (Geist der Utopie). Nel 1921 pubblicò questo libro su MÜNZER, e nel 1930 ‘Tracce (Spuren)’ uno dei capolavori dell’ espressionismo tedesco. Amico in quegli anni di Walter BENJAMIN, Theodor W. ADORNO, SCHOLEM, dopo l’avvento del nazismo fu a Vienna, Parigi, Praga, New York. Dopo la fine della guerra insegnò filosofia all’ Univ di Lipsia pubblicando altre opere (v.retrocopertina). Nel 1956 fu espulso dall’ Univ di Lipsia. Dal 1961 insegnò quale professore ospite all’ Univ di Tübingen, in RFT dove morì nel 1977. Müntzer, Thomas (Stolberg, Harz 1489 ca. – Mühlhausen 1525), riformatore tedesco protestante, ispiratore di un atteggiamento radicale e spiritualista per il quale la vera comprensione della Parola di Dio (che non si riduce alla sola Sacra Scrittura) deriverebbe dall’illuminazione divina o dalla luce interiore dello Spirito Santo. Ancora studente a Lipsia e Francoforte, divenne abile letterato e teologo erudito; abbracciò le idee riformatrici luterane, ma in seguito concepì un’originale visione della Riforma, interpretandola come rovesciamento delle classi dominanti a opera dei contadini che incarnavano, secondo lui, quel popolo di Dio cui era stata sottratta, da papato e luterani, la stessa Sacra Scrittura. Pastore a Zwickau (1520-1521), sostenne i contadini in una lotta tra le corporazioni dei minatori e le autorità, cominciando a divulgare la sua dottrina che la gente comune, nella sua fondamentale semplicità, potesse ricevere quella luce interiore superiore anche alle Scritture. Espulso da Zwickau, Allstedt e Mühlhausen per aver appoggiato una ribellione di contadini e lavoratori, organizzò la guerra dei contadini (1524-1525) a Hegau e Klettgau, e poi tornò a Mühlhausen per guidare un’insurrezione contro le locali autorità civili e religiose. Il movimento fallì dopo la sconfitta nella battaglia di Frankenhausen del 15 maggio 1525, in cui Münzer fu fatto prigioniero e giustiziato (27 maggio). (ENC)”,”GERx-054″
“BLOCH Ernst”,”Geist der Utopie. Unveränderter Nachdruck der bearbeiteten Neuauflage der zweiten Fassung von 1923.”,”””L’ acqua che io prendo giammai non si corse”” (pag 209, Dante) Contiene la parte: “”Karl Marx, der Tod und die Apokalypse. Oder über das Inwendige auswendig und das Auswendige wie das Inwendige werden kann””. (Karl Marx, la morte e l’ apocalisse. O sull’ interno della memoria e come può essere la memoria dall’ interno”” (appr.) (pag 291-343)”,”FILx-291″
“BLOCH Ernst”,”Literarische Aufsätze.”,”Contiene il saggio ‘Marxismus und Dichtung’ (pag 135-142) (Marxismo e letteratura) (relazione al Congresso per la Difesa della Cultura, Parigi, 1935) “”Doch als echter und großer entzieht er nicht das in Wahrheit, gerade in der Wahrheit poetische Korrelat, welches Marx einmal den “”Traum von einer Sache”” in der Welt genannt hat.”” (pag 137) (Ma siccome non ottiene più genuinamente e più grandemente ciò con la verità, correla direttamente la poesia con la verità, cosa che Marx una volta ha apertamente definito “”sogno di una conoscenza””) (appr.)”,”FILx-292″
“BLOCH Marc”,”Lavoro e tecnica nel Medioevo.”,”BLOCH Marc nacque a Lione nel 1886, e si formò all’ Ecole Normale Superieure e completò gli studi in Germania. Dal 1920 al 1936 ebbe la cattedra di storia medievale all’ Università di Strasburgo dove collaborò con Lucien FEBVRE alla fondazione delle “”Annales d’ Histoire économique et sociale. Dal 1936 al 1939 insegnò storia economica alla Sorbona. Combatté a Dunkerque. Il governo Petain lo destituì perché ebreo dalla cattedra di Montpellier. nel 1942 entrò nel maquis. Fu fucilato dai nazisti nel giugno 1944. Una bibliografia blochiana si trova in “”Studi medievale””. “”Non lasciamoci però ingannare da queste anomalie. Quando la macchina a vapore venne a consumare la sconfitta della macina a mano e del mortaio, erano passati dei secoli nel corso dei quali i mulini ad acqua o a vento producevano la maggior parte, di gran lunga, della farina consumata sia nelle campagne sia nelle città dell’ Occidente. Certo, lasciati a se stessi, i contadini sarebbero rimasti ben più a lungo attaccati all consuetudini ancestrali. Padroni dei mulini banali, i signori ebbero un bell’ incoraggiare talvolta, in forza dei gravi diritti di macina che essi esigevano, questa fedeltà al passato; in definitiva essi invece la infransero, con la forza. Suscettibili di essere paragonate, per più di un aspetto, alle nostre grandi imprese, le proprietà signorili si erano viste in un primo tempo imporre, a causa della penuria della manodopera, la necessità di questo gran perfezionamento del corredo tecnico umano; successivamente però esse lo imposero, con durezza, nella loro giurisdizione. Per questa via il progresso tecnico si trovò in questo caso ad essere il figlio di una doppia costrizione. Ma certo non soltanto in questo caso.”” (pag 107)”,”STOS-124″
“BLOCH Marc”,”La fine della comunità e la nascita dell’ individualismo agrario nella Francia del XVIII secolo. (Tit. orig.: La lutte pour l’ individualisme agraire dans la France du XVIII siècle)”,”””Le campagne inglesi stavano subendo in quell’epoca una metamorfosi radicale: il grande movimento delle ‘inclosures’, che doveva stravolgere la vita economica dell’intera nazione, fino a modificarne lo stesso paesaggio, era nel suo pieno vigore. Esso si svolgeva su due fronti: da un lato spartizione dei terreni comunali (‘inclosure of commons’); dall’altro, soppressione del pascolo comune sugli arativi; ormai raggruppati in parcelle più ampie, ognuna delle quali si circondava d’una chiusura (‘inclosure of common field). Gli economisti francesi lo seguivano con interesse appassionato, dimostrandosi inclini a vedere questa trasformazione agraria un aspetto di quelle rivoluzioni politiche che avevano reso “”libero il popolo inglese””. Diciamo meglio che il consolidamento del regime parlamentare e la distruzione delle vecchie consuetudini rurali che favorivano le comunità a spese dell’individuo, ritardati l’uno e l’altra dal dispotismo dei Tudor e degli Stuart, contrassegnavano entrambi, con uguale nettezza, il trionfo della ‘gentry’.”” (pag 56-57)”,”FRAA-074″
“BLOCH Marc”,”La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921).”,”ANTE1-23″,”QMIx-180″
“BLOCH Ernst”,”Filosofia del Rinascimento.”,”‘Come abbiamo già detto, la lotta di luce e tenebre è stata concepita in Böhme quale dialettica oggettiva. Non c’è movimento senza ciò che si contraddice, senza dualismo, e l’oscurità del male si mostra come il veicolo che realizza il manifestarsi della luce. (…) In tal modo, in un chiaro-scuro certo non meridionale della Germania arretrata, riemerge la dialettica oggettiva di Eraclito come formatrice del mondo, come ciò che produce il mondo a partire da se stessa, come essenza che lo pungola a manifestarsi. Il mondo sorge dalla fermentazione tra Sì e No, tutto è nel mondo in quanto alambicco all’opera per la formazione della luce, sempre chimicamente, sempre moralmente e sempre, insieme, religiosamente”” (pag 101); “”L’intento di fondo della dottrina di Bacone è nuovo: non vi è una verità fine a se stessa, una conoscenza in sé. Ogni conoscenza deve essere utile agli uomini, utile nel senso dell’instaurazione del ‘regnum humanum’, della felicità per tutti sulla terra. Questo è anche il fine ultimo del cosiddetto utilitarismo baconiano: un regno in cui godere di una vita più facile, più felice, opportunamente liberata grazie al sapere, da corvées, lavoro, fatica, oppressioni, casualità, malattia, destino; il che significa trasformazione del mondo nel senso del suo miglioramento. Si esprime in questo tutto lo slancio del giovane capitalismo in ascesa, che abbandona ora lo stadio del capitale commerciale ed entra in quello del capitale industriale. Il movimento entra, in senso letterale, nel conto e il movimento viene espresso nella fiduciosa speranza, presente ancora in Adamo Smith nel diciassettesimo secolo, che questo tipo di organizzazione economica porti la maggiore felicità possibile al maggior numero possibile di uomini. Per questo però è assolutamente necessaria la conoscenza causale delle leggi naturali per costringere la natura al servizio del ‘regnum humanum’. Ciò significa, per Bacone, impadronirsi del mondo, acquistare potere sulle cose, trasformare le cose in cose per noi. Il dominio però è qui possibile solo attraverso il suo opposto apparente, l’ubbidienza. «La natura viene vinta obbedendole» dice [Francesco] Bacone, ‘natura parendo vincitur’. Prima dunque bisogna conoscere la natura, conoscere le sue leggi e osservarle, per acquisire attraverso tale osservanza un potere tecnico all’uomo’ (pag 109-110)”,”FILx-538″
“BLOCH Ernst DEBORIN Abraham REVAI Jozsef. RUDAS Laszlo; a cura di Laura BOELLA”,”Intellettuali e coscienza di classe. Il dibattito su Lukács, 1923-24.”,”Laura Boella è anta a Cuneo nel 1949. Si è laureata a Pisa presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di perfezionamento con una tesi su Lukacs.”,”TEOC-178-FF”
“BLOCH Ernst, a cura di Livio SICHIROLLO”,”Dialettica e speranza. Dai tempi più antichi la meta della ricerca della felicità – che l’interiore diventi esterno e l’esterno come l’interiore – non abbellisce e conclude, come in Hegel, il mondo esistente, ma è collegata invece con quello non ancora presente, con le qualità del reale cariche di futuro.”,”Ernst Bloch: durante la seconda guerra mondiale viene condotta a termine il lavoro principale, il nuovo ‘Geist der Utopie’, di un ordine ampio e illuminato: ‘Das Prinzip Hoffnung’, tentativo di una ‘enciclopedia’ dei contenuti utopici nella coscienza, nella società, nella cultura, nel mondo. Il libro su Hegel del 1952 vuol essere un’introduzione ‘monografica’, una nuova esplorazione, oltre Hegel. Contiene il paragrafo: ‘Marx e la dialettica idealistica’ (pag 136-142) “”A differenza degli utopisti astratti, la dialettica pone Marx in grado di vedere nell’indigenza non soltanto l’indigenza ma un punto di svolta. La dialettica lo convince che nel proletariato non c’è soltanto la negazione dell’uomo, bensì, proprio per questo, in forza di questa disumanizzazione spinta al limite, la condizione di una «negazione della negazione»”” (pag 137)”,”FILx-342-FF”
“BLOCH Ernst”,”Il principio speranza. Volume primo.”,”Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 – Tubinga 1977) amico di Benjamin, Brecht, Kracauer, Adorno, esule in Svizzera durante la Prima guerra mondiale lascia la Germania dopo l’avvento di Hitler e vive a Parigi, Praga e poi negli Stati Uniti. Torna in Germania nel 1949 e si stabilisce all’Est (DDR) fino al 1961. Dopo la costruzione del mura si trasferisce in RFT e insegna nell’Università di Tubinga fino alla morte. ‘Fenomenologia degli stati utopici della coscienza’ “”Come il tempo, secondo Marx, è lo spazio della storia, così il ‘modo del futuro’ del tempo è lo spazio delle ‘possibilità reali della storia’”” (pag 290) Contiene il capitolo 19. Trasformazione del mondo ovvero le «Undici tesi su Feuerbach» di Marx (pag 293-337)”,”TEOS-143-FF”
“BLOCH Ernst”,”Il principio speranza. Volume secondo.”,”Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 – Tubinga 1977) amico di Benjamin, Brecht, Kracauer, Adorno, esule in Svizzera durante la Prima guerra mondiale lascia la Germania dopo l’avvento di Hitler e vive a Parigi, Praga e poi negli Stati Uniti. Torna in Germania nel 1949 e si stabilisce all’Est (DDR) fino al 1961. Dopo la costruzione del mura si trasferisce in RFT e insegna nell’Università di Tubinga fino alla morte. ‘Fenomenologia degli stati utopici della coscienza’ Contiene il capitolo 42. La giornata di otto ore, mondo in pace, tempo libero e ozio (pag 1026-1076)”,”TEOS-144-FF”
“BLOCH Ernst”,”Il principio speranza. Volume terzo.”,”Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 – Tubinga 1977) amico di Benjamin, Brecht, Kracauer, Adorno, esule in Svizzera durante la Prima guerra mondiale lascia la Germania dopo l’avvento di Hitler e vive a Parigi, Praga e poi negli Stati Uniti. Torna in Germania nel 1949 e si stabilisce all’Est (DDR) fino al 1961. Dopo la costruzione del mura si trasferisce in RFT e insegna nell’Università di Tubinga fino alla morte. ‘Fenomenologia degli stati utopici della coscienza’ Contiene il capitolo 55. Karl Marx e l’umanità; il materiale della sperazna (pag 1564-1588)”,”TEOS-145-FF”
“BLOCH Ernst, a cura di Virginio MARZOCCHI”,”Marxismo e utopia.”,”Ernst Bloch (1885-1977) si laureò a Würzburg nel 1908 e durante la Prima guerra mondiale si trasferì in Svizzera per le sue convinzioni pacifiste. All’avvento del nazismo emigrò negli Stati Uniti. Ha scritto ‘Principio Speranza’, ‘Ateismo nel cristianesimo’, ‘Karl Marx’, ‘Thomas Münzer’ (Muntzer)”,”FILx-389-FF”
“BLOCH Ernst”,”Soggetto – Oggetto. Commento a Hegel.”,”Ernst Bloch nato nel 1885 ha studiato a Berlino con? Simmel e ha frequentato a Heidelberg assieme a Lukàcs e Jaspers il circolo di Max Weber. Protagonista della cultura d’avanguardia negli anni Venti e Trenta è costretto dal nazismo ad un lungo esilio con tappe a Zurigo, Vienna, Praga e Cambridge, Mass. Nel 1949 con la nascita della DDR inizia ad insegnare a Lipsia, insegnamento che abbandonerà nel 1957 per divergenze ideologiche con i colleghi, sostenuti dalle autorità politiche. Marx Engels Lenin Hegel “”Nella filosfia della storia di Hegel, così come nella sua filosofia della natura, il figlio genera la madre, lo spirito la natura, la religione cristiana il paganesimo, il risultato il principio”” (Marx-Engels, La sacra famiglia, Roma, Rinascita, 1954, p. 180) (pag 427) “”Engels ha scritto una ‘Dialettica della natura’ sulle orme di Hegel, dalla ‘Filosofia del diritto’ di Hegel Marx ha mutuato la fondamentale distinzione «società civile – Stato» ed altro ancora, che è di valore contenutistico e non più solo «metodologico». ‘L”Estetica’ di Hegel è prevalentemente basata sui rapporti sociali ed è correlata ad essi in modo volutamente significativo e concreto non meno dell’ «ideale»; Marx si riferisce al concetto di arte hegeliano dovunque il fatto ideologico sfoci nel fatto «cultura». Lenin lo tiene presente, allorché afferma che «la dottrina di Marx è sorta come ‘continuazione’ diretta e immediata della dottrina dei più grandi rappresentanti della filosofia, dell’economia politica e del socialismo» (‘Drei Quellen und drei Bestandteile des Marxismus’, Werke, XVI, p. 349; Cfr. Lenin, ‘Tre fonti e tre parti integrali del marxismo’, in Opere, Roma, Editori Riuniti, 1954-1970, vol. XIX, p. 9). Amplissime parti di Hegel – meno che mai va dimenticata la ‘Filosofia della religione’ (Sinistra hegeliana, Feuerbach) appartengono perciò alla storia dei tramiti culturali del marxismo, del marxismo che, come è noto non è concluso. In ciò il marxismo è, e resta, anche come «continuazione», un ‘novum’, nei confronti non solo di Hegel, ma dell’intera filosofia fino ad allora; un ‘novum’ poiché qui si palesa la filosofia non, come fino ad allora, d’una società di classi, bensì dell’abolizione della società di classi”” (pag 427-428) [Ernst Bloch, ‘Soggetto – Oggetto. Commento a Hegel’, Il Mulino, Bologna, 1975, pag 428-429]”,”HEGx-060-FF”
“BLOCH Marc”,”L’étrange défaite. Témoignage écrit en 1940.”,”Marc Bloch (1886-1940) Edizione elettronica realizzata da Pierre Palpant. Originale: Société des Éditions Franc-Tireur, Paris, 1946; l’edizione cartacea contiene una prefazione di Georges Altman “”On sait le mot dont Marx se plaisait à stigmatiser les mouvements sociaux sans envergure: ‘Kleinbürgerlich’. A-t-il été rien de plus «petit bourgeois» que l’attitude, durant ces dernières années et pendant la guerre même, de la plupart des grands syndicats, de ceux des fonctionnaires, notamment?”” (pag 88)”,”FRQM-063″
“BLOCH Marc”,”Apologie pour l’histoire ou métier d’historien.”,”Marc Bloch (1886-1940) Edizione elettronica realizzata da Pierre Palpant. Originale: Librairie Armand Colin, Paris, 2° ed. 1952, p. 112, 1° ed. 1949 Comprendere il presente attraverso il passato e il passato attraverso il presente Giudicare o comprendere? “”La formula del vecchio Ranke è celebre: lo storico non si propone nient’altro che di descrivere le cose «come esse sono accadute, ‘wie es eigentlich gewesen’. Erodoto aveva detto prima di lui: “”raccontare ciò che fu, ton eonta”””” (pag 80)”,”STOx-334″
“BLOCH Marc, a cura di Annette BECKER e Étienne BLOCH”,”L’Histoire, la Guerre, la Résistance.”,”Fustel de Coulanges (Histoire des institutions politiques de l’ancienne France, ndr) e Marx (pag 391-392) (Concezione della storiografia come scienza dei fatti sociali) “”Ma l’influenza di un milieu intellettuale è una cosa sottile, che si respira con l’atmosfera. Non è difficile rilevare, nella ‘Storia delle istituzioni politiche’, sorprendenti corrispondenze con le grandi correnti di pensiero del diciannovesimo secolo, Romanticismo? Il suo impulso, nella sua prima vivacità, era morto quando Fustel iniziò a scrivere. In un certo senso, si può dire che l’austero studioso era perennemente in reazione contro la storia romantica, troppo veloce per generalizzare a volontà, troppo amante dei colori sgargianti, in una parola troppo schiavo della sua sensibilità. (…) Fustel conosceva il nome di Marx? forse, ma temo, solo come quello di un pericoloso agitatore o di un fallace utopista. Come il padre del materialismo storico, tuttavia, apparteneva a quella generazione che di fronte allo spettacolo o chiaramente percepita o oscuramente sentita delle grandi trasformazioni economiche del XIX secolo, prese coscienza dell’importanza dei fattori materiali, e fu Fustel e non Marx che scrisse – con qualche esagerazione credo, ma comunque con un sentimento molto più corretto di quanto non fosse stato prima di lui di certe necessità storiche – che per spiegare “”come si sono edificati”” e “”come sono crollati”” i regimi politici “”dobbiamo guardare a come gli interessi si sono raggruppati e si sono stabiliti””, “”si sono trasformati o sono cambiati””. Non ha mai, per quanto ne so, pronunciato i nomi di Lamarck o Darwin, né quello di August Comte; se con Berthelot e Claude Bernard ha intrattenuto, per quanto ne so, qualche relazione, erano indubbiamente solo lontani rapporti da collega a collega. Tuttavia, la sua opera non sembra essere tutta permeata di evoluzionismo e tutta immersa in questa atmosfera di determinismo scientifico che fu il segno vittorioso della grande epoca in cui visse?”” “”Mais l’influence d’un milieu intellectuel est chose subtile, et qui se respire avec l’atmosphère. Il n’est pas malaisé de déceler, dans l’ ‘Histoire des institutions politiques’ frappantes correspondances avec les grands courants de pensée du XIXe siècle, en son milieu. Le romantisme? Son élan, dans sa vivacité première, était mort, quand Fustel se mit à écrire. En un certain sens, l’on peut dire que l’austère savant a été perpétuellement en réaction contre l’histoire romantique, è son gré trop prompte aux généralisations, trop amie des couleurs vives, en un mot trop esclave de sa sensibilité. (…) Fustel connaissait-il le nom de Marx? peut-être, mais je le crains, seulement comme celui d’un dangereux agitateur ou d’un fallacieux utopiste. De même que le père du matérialisme historique cependant, il appartenait è cette génération qui devant le spectacle ou clairement perçu ou obscurément ressenti des grandes transformations économiques du XIXe siècle, prit conscience de l’importance des facteurs matériels, et c’est Fustel et non pas Marx qui a écrit – avec quelque exagération je crois, mais tout de même avec un sentiment beaucoup plus justee qu’on ne l’avait eu avant lui de certaines nécessités historiques – que pour expliquer «comment se sont édifiés» et «comment sont tombés» les régimes politiques «il faut regarder comment les intérêts se sont groupés et assis», «se sont transformés ou déplacés». Il n’a jamais, à ma connaissance, prononcé les noms de Lamarck ou de Darwin, pas plus que celui d’August Comte; si avec Berthelot et Claude Bernard il a, ce que j’ignore, entretenu quelques relations, ce n’ont été sans doute que de lointains rapports de collègue à collègue. Son oeuvre cependant n’apparaît-elle pas tout pénétrée d’évolutionnisme et toute baignées dans cette atmosphère de déterminisme scientifique qui a été le signe victorieux de la grande époque où il a vécu?”” (pag 391-392) [Marc Bloch, a cura di Annette Becker e Étienne Bloch, ‘L’Histoire, la Guerre et la Résistance’, Le Grand Livre du Mois, Paris, 2006] Trecc: Fustel de Coulanges, Numa-Denis. – Storico (Parigi 1830 – Massy, Essonne, 1889). Insegnò nelle univ. di Strasburgo (1860-70) e di Parigi (1875-88). La cité antique (1864; trad. it. 1914) poggia sopra due intuizioni fondamentali: che il culto degli antenati e del focolare hanno avuto per i Greci e per i Romani più antichi un significato assai più profondo dei culti e miti degli dei maggiori; e che lo stato antico è unità gentilizia e sacrale. Nell’altro celebre lavoro, Histoire des institutions politiques/””>politiques de l’ancienne France (2 voll., 1875-88; ed. post. completa a cura di C. Jullian, 6 voll., 1888-92), e in tutte le ricerche che affiancarono quest’opera, F. nega che i Germani abbiano innestato nella civiltà romana istituzioni politiche nuove. Altri scritti sono raccolti in Recherches sur quelques problèmes d’histoire (1885). Particolarmente rilevante la sua concezione della storiografia quale “”scienza dei fatti sociali””.”,”STOx-335″
“BLOCH Marc”,”La società feudale.”,”Marc BLOCH, insigne maestro alla Sorbona, tramutatosi in umile soldato del maquis, arrestato e torturato, venne fucilato dai tedeschi nel Val de Saone (Lione) il 16 giugno 1944 a 58 anni. Il libro è uscito per la prima volta nella Collana ‘l’Evolution de l’Humanité’ diretta da Henri BERR”,”STOS-004-FRR”
“BLOCH Marc”,”La fine della comunità e la nascita dell’ individualismo agrario nella Francia del XVIII secolo. (Tit. orig.: La lutte pour l’ individualisme agraire dans la France du XVIII siècle)”,”””I tentativi di riforma agraria, incentrati sulla rottura con le antichie servitù collettive, furono, nel XVIII secolo, un fenomeno europeo. In nessun angolo del continente, è vero, conobbero la medesima intensità e il medesimo successo che in Gran Bretagna. Ma dovunque, se non altro, vi si pose mano”” (pag 107)”,”FRAA-001-FRR”
“BLOCH Marc, a cura di Lucien FEBVRE e Fernand BRAUDEL”,”Lineamenti di una storia monetaria d’Europa.”,”Marc Bloch (1886-1944) ha pubblicato con Einaudi ‘Apologia della Storia’, ‘I re taumaturghi’, ‘La società feudale’.”,”EURE-001-FMDP”
“BLOCH Marc”,”La società feudale.”,”Marc Bloch nato a Lione nel 1886, insegnò all’Università di Strasburgo dal 1919 al 1936 e poi alla Sorbona. Prese parte alla Resistenza e, arrestato dai tedeschi, venne fucilato nel 1944. Ha pubblicato molte opere tra cui in italiano: ”Lineamenti di una storia monetaria d’Europa’.”,”STOx-001-FMDP”
“BLOCH-LAINE’ François BOUVIER Jean”,”La France restaurée, 1944-1954. Dialogue sur le choix d’une modernisation.”,”Malthusianesimo d’impresa. “”La première exigence serait de définir le «malthusianisme» d’entreprise. Le problème n’est pas d’en nier la possibilité ou l’existence, puisque les manifestations en sont de mieux en mieux connues et datées, grâce aux recherches accumulées sur la base d’archives de grandes entreprises. Il est plus intéressant de constater sous quels types de contraintes, qui s’imposent à l’entrepreneur, les choix dits malthusiens sont pris, et de quelle logique ils rèvelent. Le malthusianisme essentiel d’entreprise, lorsqu’il se déploie, n’est autre qu’une stratégie défensive (et non plus offensive) du profit, utilisant comme procédures à doses variables: le ralentissement de l’innovation technologique; le freinage de l’investissement de «capacité»; la régulation en baisse de la production et de l’offre (par les spéculations sur les stocks); le maintien de prix de vente les plus élevés possibles grâce aux «ententes», «cartels» et «syndicats». Concurrence «oligopolistique», disent les économistes depuis la fin des années trente, et vieilles pratiques internationales. Malthusianisme donc, par la programmation d’une rarité relative. Et les examples ne manqueraient pas avant 1914, avant 1939, et depuis 1945. Oui, mais… D’un côté, il a existé, des stratégies offensives de cartels, misant tout au contraire sur la modernisation des équipements et la dynamisation de la production (telle la sidérurgie française d’avant 1914. D’ailleurs, longue durée, qu’est la croissance capitaliste sinon une série dynamique d’innovations en chaine? Marx lui-même le savait. Et de l’autre, le choix défensif d’une politique malthusienne n’est que réponse et adaptation à une situation devenue défavorable du marché, ou à des perspectives prévues comme telles, donc à une conjoncture qui se dérobe (ralentissement des ventes, baisse des prix de vente) annonçant une «surproduction relative», relative aux effectives et immédiates capacités d’achat du marché. «Anticipations rationnelles» somme toute, pour emprunter le vocabulaire de l’analyse néo-libérale. Alors, le malthusianisme d’entreprise est à considérer comme un fait de conjoncture plutôt que comme un trait de «structure», encore moins de «mentalité» ou de «propension à…». Il relève d’une approche historique, concrète, datée, soucieuse d’expliquer des stratégies de firmes, changeantes au cours du temps, en fonction des modifications de leur environnement”” (pag 36-37) (Jean Bouvier, Chapitre premier. ‘Deux problématiques’)”,”FRAE-058″
“BLOK Aleksandr a cura di Igor SIBALDI”,”Gli ultimi giorni del regime zarista.”,”Quest’opera di BLOK piacque molto a TROTSKY che la citò ripetutamente nella sua ‘Storia della rivoluzione russa’. BLOK, il maggiore poeta del ‘900 russo, redasse questo testo nel 1917-1918 per presentare alla nazione i lavori della Commissione Straordinaria incaricata di indagare sui crimini degli ex ministri ed alti funzionari. Il racconto è molto preciso e ricco di fatti.”,”RIRx-075″
“BLOK Anton”,”La mafia di un villaggio siciliano 1860-1960. Imprenditori, contadini, violenti.”,”Anton Blok insegna antropologia all’Università di Amsterdam. É autore di Antropologische Perspektieven e di numerosi saggi sul banditismo nell’Olanda del secolo XVIII.”,”ITAS-020-FL”
“BLOK Aleksandr, a cura di Igor SIBALDI”,”Gli ultimi giorni del regime zarista.”,”Resoconto che Aleksandr Blok, il maggior poeta del ‘900 russo, redigeva nel 1917-’18, per presentare alla nazione i lavori della Commissione Straordinaria incaricata di indagare sui crimini degli ex ministri ed alti funzionari.”,”RIRx-107-FL”
“BLOM Philipp”,”Il primo inverno. La piccola era glaciale e l’inizio della modernità europea (1570-1700).”,”Philipp Blom (Amburgo, 1970) ha studiato filosofia, storia moderna e cultura ebraica a Vienna e a Oxford. Storico, giornalista, autore e traduttore, scrive per riviste e quotidiani europei e americani, tra cui ‘Financial Times’, ‘The Indipendent’, ‘The Guardian’. Ha pubblicato per Marsilio nel 2019, ‘La grande frattura. L’Europa tra le due guerre (1918-1919)’. “”Per far carriera in un ambiente urbano occorrevano capacità diverse da quelle spendibili nelle campagne, e anche in questo campo gli olandesi sono stati dei pionieri, come del resto gli inglesi. Nelle città l’ascesa sociale risultava più agevole che in passato: affermarsi e fare strada grazie al talento personale e al duro lavoro non era più del tutto impossibile. Per limitarci a un solo esempio ben noto, Rembrandt van Rijn (1606-1669) era figlio di un mugnaio di Leida, e soltanto una generazione prima, molto probabilmente, avrebbe rilevato l’impresa di suo padre. Ora invece aveva potuto studiare, ricevere una formazione umanistica, iscriversi all’università e poi abbandonare gli studi per entrare a bottega dal pittore Jacob Isaacszoon van Swanenburgh e poi da Pieter Lastman, ad Amsterdam, prima di farsi una posizione indipendente nella metropoli. Nell’ambiente dinamico di una città in rapida crescita Rembrandt non aveva trovato soltanto clienti facoltosi, ma anche una finestra sul vasto mondo. Comprava e rivendeva opere d’arte e acquistava gli oggetti esotici che le navi mercantili portavano dall’Asia e delle altre regioni del mondo. Non gli servivano soltanto da accessori alle proprie composizioni: il collezionismo di oggetti extraeuropei era una moda che rispecchiava anche una certa consapevolezza del mondo, un mondo che andava ben al di là dei confini dell’Olanda e dell’Europa”” (pag 82-83)”,”STOS-208″
“BLOND Georges”,”La Grande Armée 1804 – 1815.”,”NAPOLEONE rimbrottava BERTHIER dicendogli che era un buono a nulla ma sapeva che questo maresciallo incapace di comandare a un livello elevato era, come capo di Stato maggiore, la perfezione. Il pensiero del capo supremo appena espresso, BERTHIER lo sviluppava nella sua interezza e nelle sue sfumature. Mai lo discuteva, mai lo metteva in dubbio e, con una rapidità ed una efficacia rara, lo trasmetteva ai diversi livelli in termini di una chiarezza assoluta. Ma BERTHIER durante i Cento Giorni non era più: si era ucciso il 1° giugno 1815. Era stato trattenuto a Bamberg impedendoglio di raggiungere NAPOLEONE. Secondo BLOND, BONAPARTE commise un grande errore di giudizio nominando SOULT, capo di SM al posto di BERTHIER. Il cervello di SOULT era quello di un buion tattico capace di rapide combinazioni sul campo di battaglia ma mancava totalmente di qualità d’ ordine e di organizzazione necessarie per dirigere un grande SM.”,”FRAN-026″
“BLOND Georges”,”La liberté ou la mort. La grande armée du drapeau noir. Les anarchistes à travers le monde.”,”Nato a Marsiglia, BLOND Georges, fu inizialmente un marittimo. Fece poi diversi mestieri tra cui il giornalista. E dopo la guerra scrittore.”,”ANAx-114″
“BLOND Georges”,”Storia della filibusta.”,”‘I Fratelli della Costa, visti su questo sfondo, appaiono animati, più o meno consapevolmente, da un’aspirazione alla libertà e all’uguaglianza non molto diversa da quella che poi si doveva esprimere nella Rivoluzione francese e in tutti i moti popolari successivi, fino ai più recenti.’ (dal risvolto di copertina) Quarto periodo: ‘Jean Laffite dalla pirateria al marxismo’ (pag 277-) in cui: ultimo cap. V: Il marxismo e l’amore (pag 359-370) Presunti rapporti di Laffite con Marx Engels giovani (pag 364-365)”,”STOS-205″
“BLONDEL Jean SEGATTI Paolo”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 2003.”,”Saggi di Maurizio COTTA e Luca VERZICHELLI Gianfranco BALDINI e Guido LEGNANTE James L. NEWELL Gianfranco PASQUINO David NELKEN Paolo ONOFRI Giliberto CAPANO e Marco GIULIANI Asher COLOMBO Giuseppe SCIORTINO Renzo COSTI Aris ACCORNERO Eliana COMO Filippo ANDREATTA Elisabetta BRIGHI Giuseppe BERTA Susy Monica LELLI”,”STAT-521″
“BLOOM Harold”,”El canon occidental. La escuela y los libros de todas las epocas.”,”BLOOM Harold (1930) è uno dei più prestigiosi critici letterari. Qui recupera l’ idea di ‘canone’ o ‘catalogo dei libri precettivi’. Ci propone una panoramica della storia della letteratura occidentale attraverso 26 autori che considera capitali.”,”VARx-041″
“BLOOM Harold”,”La saggezza dei libri.”,” “”La popolarità del Vangelo di Tommaso fra gli americani è un altro segno dell’effettiva esistenza di quella “”religione americana”” di cui parlavo sopra:é una religione senza credo, orfica, entusiastica, proto-gnostica, post-cristiana. A differenza dei Vangeli canonici, quello di Giuda Tommaso detto Didimo (“”il gemello””) ci risparmia la crocifissione, rende inutile la resurrezione, e non ci presenta un Dio chiamato Gesù. In questa sequenza (se è una sequenza) di aforismi non compare nessun dogma. Nel Vangelo di Tommaso incontriamo un Geù libero e distaccato dal potere (…)”” (pag 349)”,”VARx-492″
“BLOOM Harold”,”Come si legge un libro (e perchè).”,”BLOOM Harold (New York, 1930) è uno dei più celebri e influenti critici letterari americani. “”Kierkegaard, il filosofo danese autore del saggio ‘Sul concetto d’ironia’, osserva che Shakespeare è il più grande degli ironisti, il che è indiscutibile. Anche l’ironista degli ironisti è tuttavia riconosciuto in maniera più autentica e singolare nel personaggio di Amleto, come spiego altrove nel presente volume. Perché leggere? Perché è possibile conoscere a fondo solo pochissime persone, e forse non si conosceranno davvero nemmeno quelle. Dopo aver letto ‘La montagna incantata’, conoscerete bene Hans Castorp, un individuo con cui vale veramente la pena di fare amicizia””. (pag 241)”,”VARx-493″
“BLOOM Harold”,”How to Read and Why.”,”BLOOM Harold (New York, 1930) è uno dei più celebri e influenti critici letterari americani.”,”VARx-494″
“BLOOM Harold”,”Genius. A Mosaic of One Hundred Exemplary Creative Minds.”,”BLOOM Harold La scelta di un centinaio di autori come dichiara l’autore è completamente arbitraria. Molto presenti gli anglosassoni meno presenti altri paesi (in Italia manca per es. Manzoni e mancano molti grandi poeti. Per gli Stati Uniti manca Steinbeck. Per la Russia Cernichevskij. ecc., l’Asia è quasi assente)”,”VARx-495″
“BLOUNT W. Houston”,”The Past as a Challenge to the Future.”,”Fondo Palumberi Houston W. Blount member of the Newcomen Society President and Chief Executive Officer Vulcan Materials Company, Birmingham, Alabama N.R. Berte President Birmingham-Southern College, Birmingham Alabama”,”ECOG-072″
“BLOXHAM Donald”,”Il “”grande gioco”” del genocidio. Imperialismo, nazionalismo e lo sterminio degli armeni ottomani.”,”BLOXHAM Donald insegna storia del Novecento presso l’università di Edinburgo.”,”TURx-002-FL”
“BLUCHE Frédéric RIALS Stéphane a cura; saggi di Jacques KRYNEN Bertrand SCHNERB Jean-Pierre BABELON Yves-Maris BERCE’ François BLUCHE Jean-Louis HAROUEL Guy ANTONETTI Lucien JAUME Jean-Clément MARTIN Benoît YVERT Frédérick BLUCHE Georges CARROT Jean-Luc MAYAUD Stéphane RIALS Guy PEDRONCINI Léo HAMON Jean-Marie DENQUIN Philippe RAYNAUD Pierre BOURETZ”,”Les révolutions françaises. Les phénomènes révolutionnaires en France du Moyen âge à nos jours.”,”Saggi di Jacques KRYNEN Bertrand SCHNERB Jean-Pierre BABELON Yves-Maris BERCE’ François BLUCHE Jean-Louis HAROUEL Guy ANTONETTI Lucien JAUME Jean-Clément MARTIN Benoît YVERT Frédérick BLUCHE Georges CARROT Jean-Luc MAYAUD Stéphane RIALS Guy PEDRONCINI Léo HAMON Jean-Marie DENQUIN Philippe RAYNAUD Pierre BOURETZ Contiene il saggio di Guy PEDRONCINI: ‘Indisciplines pendant al Grande Guerre’ (pag 379-395) Ammutinamenti del 1917 “”Le commandement a naturellement été inquiet de cette extension, mais il n’a pu lui échapper longtemps que ce mouvement ne se tournait pas contre les officiers qu’il s’agissait de crises isolées, cloisonnées, rapidement nées et tout aussi rapidement dénouées – quelques heures le plus souvent, parfois un jour ou deux – comme des feux follets allumés sans plan préconçu, sans concertation, par quelques dizaines d’hommes, rarement par quelques centaines (53). La crise reste en surface: elle ne s’enracine pas. Les réactions du commandement devant une crise aussi exceptionnelle se sont faites à plusieurs niveaux. Les officiers de troupe, dont l’influence personelle sur leurs hommes a souvent permis de limiter les mouvements d’indiscipline, ont, dans bien des cas, tenté de miimiser les incidents, soit qu’ils partageassent le point de vue de leurs hommes, soit qu’ils eussent souci de leur épargner les conséquences graves d’actes qui relevaient d’un “”moment de vertige””, soit enfin qu’ils ne tinssent point à se voir reprocher de n’avoir pas empêché les refus d’obéissance. Les services de renseignements continuèrent d’abord sur leur lancée, mais ils en revinrent très vite, dès début de juin, à une vue plus militaire des origines du mouvement. Ils abandonnèrent également leur interprétation pacifiste de la crisi lourqu’ils constatèrent que la propagande pacifiste continuait après la fin des mutineries sans entraîner l’apparition de nouveaux mouvements”” (pag 389-390) (53) Une seule exception: la mutinerie de la brigade du général Bulot, qui réunit 2000 manifestants”,”MFRx-368″
“BLUCHE Frédéric RIALS Stéphane TULARD Jean”,”La Rivoluzione francese.”,”Frédéric Bluche e Stéphane Rials, professori presso l’Università di diritto, economia e scienze sociali di Parigi. Jean Tulard, professore alla Sorbona, è autore di numerosi saggi, gran parte dei quali tradotti in italiano: Napoleone. Il mito del salvatore, Vita quotidiana in Francia ai tempi di Napoleone, Napoleone e il Grande Impero.”,”FRAR-019-FL”
“BLÜHER Rudolf”,”Moderne Utopien. Ein Beitrag zur Geschichte des Sozialismus.”,”Thomas More. “”In diesen Jahren wurde More in den Kampf hineingezogen, der zwischen den beiden vorwärtsdrängenden Geistesrichtungen der Zeit entsprang, zwischen Reformation und Humanismus.”” (pag 19) “”In questi anni More è stato attirato dalla lotta tra le due forti tendenze d’avanguardia dello spirito del tempo, tra Riforma e Umanesimo”” “”So gelangte man zu der Überzeugung, Staaten und Speziell den besten Staat konstruieren zu können. Eine solche Staatskonstruktion, gegründet auf dem Prinzip des Kommunismus, ist nun die Utopie””. (pag 21) “”Così si è arrivati alla convinzione di poter concepire lo Stato e in particolare il miglior Stato. Una tale costruzione di Stato, fondata sul principio del comunismo, è adesso l’ Utopia”””,”SOCU-131″
“BLUM Leon”,”L’ exercice du pouvoir. Discours prononces de Mai 1936 a Janvier 1937.”,”””…nous nous gardons bien d’ elever un soupcon sur la volonté de paix que le Chancelier Hitler a proclamée dans des occasions solennelles”” (BLUM, 24 gennaio 1937).”,”FRAV-071″
“BLUM Oscar”,”Russische Köpfe. Kerenski, Plechanov, Martov, Cernov, Savinkov-Ropschin, Lenin, Trotsky, Radek, Lunacharsky, Dzerzinsky, Cicerin, Zinoviev, Kamenev.”,”””Radek è il grande avventuriero della rivoluzione d’ Ottobre””. (pag 90) “”Lenin, Trotsky, Radek: il triumvirato della rivoluzione d’ Ottobre. Tutti gli altri sono comparse, materiale umano più o meno funzionale””. (pag 91)”,”RIRB-070″
“BLUM William”,”Il libro nero degli Stati Uniti.”,”BLUM William è stato funzionario del dipartimento di Stato USA, lasciò l’ incrico nel 1967, a 34 anni, per protesta contro la guerra in Vietnam. Autore di inchieste sulla CIA, Vietnam e sul colpo di stato in Cile nl 1973, ha pubblicato in italiano ‘Con la scusa della libertà’ (Tropea, 2002). Jean-Bernard Aristide restò in carica come presidente di Haiti meno di otto mesi, prima di essere deposto, il 29 settembre 1991, da un colpo di Stato militare nel quale molte centinaia dei suoi sostenitori furono massacrati e altre migliaia fuggirono nella Repubblica Dominicana o via mare. Il presidente haitiano, di corporatura esile, che negli anni immediatamente precedenti era sopravvissuto a diversi gravi attentati e all’ incendio della chiesa dove si trovava in preghiera, si salvò soprattutto grazie all’ intervento dell’ ambasciatore francese. Solo il Vaticano riconobbe il nuovo governo militare, sebbene, naturalmente, il colpo di Stato fosse stato appoggiato dall’ élite dei ricchi. “”Ci hanno aiutato moltissimo””, disse il nuovo capo della polizia del paese, nonché principale cospiratore del colpo di Stato, Joseph Michel Francois, “”perché noi li abbiamo salvati””. Non è affiorata nessuna prova evidente di una complicità diretta degli Stati Uniti anche se, come vedremo, la CIA aveva finanziato e addestrato tutti gli elementi importanti del nuovo regime militare (…)””. (pag 551-552)”,”USAQ-035″
“BLUM Leon”,”Les congrès ouvriers et socialistes francais. I. 1876-1885″,”Quarto congresso operaio socialista (Le Havre, 1880). “”(…) Nel partito operaio, dissensi personali, velocemente soffocati, si erano già accesi. Così Jules Guesde, aveva obbligato Benoit Malon, ritornato dall’ esilio, a rifiutare una offerta di collaborazione al giornale di Rochefort, l’ Intransigeant. La redazione del programma minimo aveva fatto nascere qualche difficoltà tra Guesde e si suoi amici, da una parte, Malon e Paul Brousse, dall’ altra. Paul Brousse, ex membro dell’ Internazionale e amico di Bakunin, si era a poco a poco allontanato dall’ anarchia “”dopo la condanna a due mesi d prigione e la sua espulsione dalla Svizzera, per incitazione al regicidio, nel 1879… Sul giornale Le Travail che pubblicava a Londra, egli raccomandava apertamente l’ unione con i collettivisti…””. La pubblicazione di un programma minimo votato a Parigi aveva comunque definitavemente separato Brousse come Guesde dal partito anarchico. Sia quel che sia, queste querelles si erano ben presto estinte, e, nell’ ottobre 1880, Guesde, Malon e Brousse si unirono per fondare insieme a Lione un giornale quotidiano socialista, l’ Emancipation””. (pag 59-60)”,”MFRx-245″
“BLUM Leon”,”Les congrès ouvriers et socialistes francais. II. 1886-1900.”,”1° congresso generale delle organizzazioni socialiste francesi, Parigi 1899. “”Questo congresso si è aperto il 3 dicembre, al ginnasio Japy, boulevard Voltaire. Si svolgerà fino all’ 8 dicembre. I dibattiti prendono nell’ insieme, un’ importanza e un’ ampiezza veramente magistrale. (…) I cittadini Revelin, Carnaud, Viviani, Salembier, Heppenheimer, Ponard, parlano nello stesso modo (di Jaures ndr); Briand imputa ai guesdisti la responsabilità di queste “”deviazioni”” che condannano; Albert Richard, Faberot, Allemane fanno un appello alla concordia. Essi affermano che troppo spazio è dato nella propaganda all’ azione puramente politica, ma che i militanti, quando le libertà pubbliche sono in pericolo, devono schierarsi al fianco delle libertà pubbliche. Vaillant e Guesde rispondono che la lotta di classe vieta in modo assoluto la partecipazione di un socialista a un governo borghese. Altrimenti, il proletariato arriverà a confondere la politica della classe operaia con quella del capitalismo; esso si troverebbe disorientato, disperso, e perderebbe ogni fiducia nel socialismo. D’altra parte è inesatto comparare l’ azione ministeriale con l’ azione elettorale. (…) Un socialista che entra in un governo non appartiene più al socialismo; egli non rappresenta che gli interessi dei capitalistici””””. (pag 183)”,”MFRx-246″
“BLUM Albert A. PLOVSING Jan”,”Organizing danish white collar workers: the attitudes of white collar union officials.”,”BLUM Albert A. è della Michigan State University. Terziario e lavoro impiegatizio nell’ industria. “”From 1950 to 1969, the numer of white collar workers in Denmark went up from 433.000 to 829.000, or from about 23 percent of the labor force in 1950 to 35 percent in 1969. Thus, as in other developed societies, Denmark is following the trend that an ever-increasing share of its workers wear white collars. This change in labor force mixture will have many implications for a society – surely in its labor relations. For example, the main Danish white collar union, the Union of Commercial and Clerical Employees (HK), is rapidly expanding. It had 62.000 members in 1950, 112.000 in 1965, and 138.000 in 1969″”. (pag 157) Organizzazione sindacale degli impiegati o colletti bianchi. “”Despite the difficulties in the way of organizing clerks, HK officials continue optimistic. Of the 145 officers queried, 113 or 78 percent, believe that more and more white collar workers will join unions. The reasons for their optimism are given in Table 2. (…)””. (pag 163)”,”MEOx-078″
“BLUM Jerome”,”Lord and Peasant in Russia. From the Ninth to the Nineteenth Century.”,”Jerome Bkum, Henry Charles Lea Professor of History at Princeton University, is also the author of The Emergence of the European World and The European World Since Eighteen Fifteen. Lord and Peasant in Russia was awarded the Herbert Baxter Adams Prize of the American Historical Association in 1962. Foreword, Introduction, Glossary, List of Works Cited, Index, Maps, Notes, Abbreviations, Princeton Paperbacks,”,”RUSx-080-FL”
“BLUM Léon, a cura di Maria Grazia MERIGGI”,”Il discorso di Tours (27 dicembre 1920).”,”Maria Grazia Meriggi, già professoressa di Storia contemporanea presso l’Università di Bergamo, ha fatto parte del direttivo della SISLav (Società italiana di storia del lavoro) che ha contribuito a fondare, e collabora con istituti di ricerca in Italia e Francia. Per Biblion ha curato ‘L’alimentazione dell’operaio russo prima e dopo la guerra’ di Elena O. Kabo (2019) e ‘Un proletariato negato. Studio sulla situazione sociale ed economica degli operai ebrei’ di Leonty Soloweitschik (2020).”,”MFRx-390″
“BLUMENBERG Werner – LANGKAU Götz”,”””Einige Briefe Rosa Luxemburgs und andere Dokumente”” (Alcune lettere di R.L. e altri documenti) – “”Briefe Rosa Luxemburg im IISG. Ein Nachtrag”” (Lettere di R.L. nell’ IISG. Un supplemento).”,”””La lingua è ancora un maledetto impedimento dell’ Internazionale”” (pag 4, 2° parte) Questione Gradnauer. Lettera di Bebel del 3 novembre 1898. “”Egregio collega! Se potessi esprimere una richiesta, sarebbe questa: non accetti le dichiarazioni della compagna Luxemburg. Non conosco queste dichiarazioni, ma secondo informazioni che mi sono state trasmesse da un compagno di partito di Dresda nel modo più obiettivo, la compagna Luxemburg non aveva nessuna ragione per reagire nel modo in cui ha reagito. La commissione (per la) stampa le aveva dato ragione in tutte le questioni essenziali. Trovo anche corretto che la commissione vietasse la pubblicazione della sua – della Luxemburg – dichiarazione contro Gradnauer e particolarmente della dichiarazione incredibilmente indelicata contro i suoi colleghi di redazione (…). Kautsky che ho incontrato per caso stamattina, la pensa come me, e se io incontrassi la compagna Luxemburg, le direi la mia opinione in un modo ancora più franco. Ciò che mi irrita particolarmente, è che la compagna L. si è comportata troppo come donna e troppo poco come compagna di partito e ciò mi ha deluso. Questo è spiacevole. Cordiali saluti. Suo Bebel.”” “”Rosa Luxemburg aveva anche ragione ad osservare che l’ animosità dei colleghi indotta dalla singolare direzione della redazione da parte di Parvus fosse una fòmite favorevole alle divergenze. Un vero giornalista doveva cedere alla disperazione nel vedere Parvus usare il giornale solo come strumento della polemica riempiendolo con articoli sulla politica di partito ed articoli polemici per pagine intere, con articoli di fondo di dieci, dodici e più continuazioni. Rosa Luxemburg non aveva questa inclinazione; però il suo tono era tagliente e sarcastico, soprattutto nei confronti di Gradnauer.”” (pag 7) “”August Bebel, che sapeva apprezzare una franca critica e che non aveva lo sguardo annebbiato neppure per le debolezze del partito, consiglia ripetutamente “”di polemizzare possibilmente poco contro certe persone. Una polemica di questo genere applicata in maniera più aspra, fa effetto anche senza nominare la persona””. Prima del congresso del partito di Lubecca espresse la sua preoccupazione sulle conseguenze di una degenerazione della polemica: “”Ho letto gli articoli di Parvus sull’ opportunismo. Ma dubito che al momento presente siano efficaci. Con la lotta che scoppierà a causa dei Sozialistische Monatshefte (Quaderni socialisti mensili), questi articoli saranno sfruttati di nuovo per provare che non si può scrivere su un giornale senza che “”gli uomini più meritevoli del partito”” vengano sgridati malamente. E’ vero che gli articoli non sono una sgridata, ma una critica obbiettiva, anche se essa non è sempre nel giusto. I sentimentali però che sono contro tutte le personalizzazioni e per soprammercato hanno Parvus sullo stomaco, prendono partito contro ciò, e così la nostra posizione sarà resa molto difficile. Non puoi immaginare quale animosità c’è nel partito contro Parvus e anche contro la Rosa, e anche se io non sono del parere di dover tener conto di questo pregiudizio, non si può neanche trascurarlo completamente””. (pag 8-9)”,”LUXD-075″
“BLUMENBERG Werner”,”Karl Marx. An Illustrated History.”,”BLUMENBERG Werner è stato un membro della opposizione e resistenza clandestina cotnro Hitler sia in Germania che all’estero, in Olanda. Fu capo della sezione tedesca dell’ Institute for Social History fino alla sua morte nel 1964.”,”MADS-476″
“BLUMER Giovanni”,”La rivoluzione culturale cinese. Prodromi, fondamenti ideologici, fasi: la storia di ieri e le prospettive di domani.”,”Giovanni BLUMER è nato a Bergamo nel 1938; vive in Svizzera ed è cittadino elvetico. Nel 1965-66 è stato a Shanghai come insegnante di lingua tedesca. Studiosi di problemi internazionali, svolge attività pubblicistica in particolare riguardo alla storia contemporanea della Cina. Sta preparando uno studio sui rapporti tra l’ Internazionale e il movimento comunista cinese.”,”CINx-120″
“BLUNDELL Stephen”,”Superconductivity. A Very Short Introduction.”,”Stephen Blundell is Professor of Physics at Oxford University Department of Physics and Fellow of Mansfield College. Acknowledgements, List of Illustrations, Dramatis personae, Further reading, Index, A Very Short Introduction 204,”,”SCIx-202-FL”
“BO Giorgio”,”Un bilancio per una politica.”,”Discorso pronunciato alla Camera dei Deputati il 20 ottobre 1961 a chiusura della discussione sul bilancio delle partecipazioni statali”,”ITAE-416″
“BOARELLI Mauro”,”La fabbrica del passato. Autobiografie di militanti comunisti (1945-1956).”,”Mauro Boarelli è nato a Macerata nel 1962. Ha conseguito il dottorato di ricerca in storia all’Istituto universitario europeo di Fiesole. Vive e lavora a Bologna (2007) dove si occupa di progettazione culturale presso un ente pubblico. “”Nell’introduzione al primo volume della sua ‘Storia del Partito comunista italiano’, Paolo Spriano scriveva: “”La storia di un partito politico non può non essere in primo luogo storia del suo, o dei suoi, gruppi dirigenti”” (44). Pubblicata tra il 1967 e il 1975, l’opera di Spriano è ancora oggi la sintesi più ampia, solida e ambiziosa prodotta dalla storiografia comunista. Ma il suo assunto di partenza ne limita il campo di indagine escludendone i militanti e assumendo un punto di vista esclusivamente maschile, perché maschili sono stati, in prevalenza, i gruppi dirigenti del partito. Questa mutilazione dell’analisi storica ha impedito a Spriano e a molti altri autori di interrogarsi intorno a questione cruciali, prima fra tutte quella dei modi in cui ceti subalterni hanno appreso e praticato la politica. Questa domanda veniva formulata con chiarezza negli stessi anni da Danilo Montaldi, che nel 1971 diede alle stampa ‘Militanti politici di base’, primo tentativo di interpretare i percorsi biografici e le autorappresentazioni di uomini e donne che, in poche diverse avevano scelto l’impegno politico”” (pag 16) IN APPENDICE, AUTOBIOGRAFIA DI FERRUCCIO PRETI FRANCA SACCHETTI ERMETE COMELLINI GIULIANA COVA ROLANDO NEGRETTI TULLIO MERIGHI BETTINA VANELLI”,”PCIx-453″
“BOAS Marie”,”Il Rinascimento scientifico 1450-1630.”,”Marie BOAS (1919 ha insegnato storia della scienza in varie Università. Ha scritto molte opere. E’ la moglie di A.R. HALL. “”Ma è significativo che in Inghilterra, così come in Italia, chi desiderava attaccare Aristotele e difendere le novità scientifiche, si rifacesse, nel 1585, a Copernico, usandolo come esempio e come arma. (…) (pag 83) “”Negli ultimi decenni del Cinquecento il sistema copernicano, pur contando solo pochi sostenitori, era molto noto (…)”” (pag 84)”,”SCIx-158″
“BOATTI Giorgio”,”Guerra fredda guerra di spie.”,”Storico e giornalista, Giorgio BOATTI è autore fra l’ altro di ‘Enciclopedia delle spie’ (RIZZOLI, 1989), ‘Piazza Fontana, 12 dicembre 1969’, ‘C’era una volta la guerra fredda’ (BALDINI & CASTOLDI, 1994).”,”RAIx-075″
“BOATTI G. CANTARELLI R. CHILANTI F. DOGLIANI P. GAGLIANI D. GIOVAGNOLI G. GOLFIERI O. GOZZINI G. MERENDI E. ORLANDI G. RAVERA C. RIDOLFI M. ZANOTTI W. saggi e testimonianze”,”Alle origini del PCI. Atti del Convegno su Gastone Sozzi. Cesena, 30 novembre – 1° dicembre 1978.”,”Saggi e testimonianze di Giorgio BOATTI Rossella CANTARELLI Felice CHILANTI Patrizia DOGLIANI Dianella GAGLIANI Giorgio GIOVAGNOLI Oberdan GOLFIERI Giovanni GOZZINI Enzo MERENDI Giorgio ORLANDI Camilla RAVERA Maurizio RIDOLFI Walter ZANOTTI “”Testimonianza ulteriore del difficile passaggio ad una organizzazione giovanile internazionale che rinnegasse la tradizione ideale ed istituzionale secondointernazionalista sono proprio i numeri della ‘Jugend-Internationale’, da alcuni storici (quali Gankin e Fisher ed in parte in Humbert-Droz) falsamente giudicata bolscevica e di estrema sinistra sin dal suo nascere; almeno i suoi primi otto numeri, dal settembre 1915 al maggio 1917, presentano invece un indissolubile intreccio di ricordi e di ricostruzioni del passato antimilitarista della Internazionale giovanile di Vienna e delle sue organizzazioni nazionali e di proposte per riallacciare diversi rapporti, su nuove parole d’ ordine, tra federazioni sopravvissute e minoranze giovanili di sinistra in via di formazione””. (pag 63, Patrizia Dogliani)”,”MITC-046″
“BOATTI Giorgio”,”Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.”,”L’ 8 ottobre 1931 MUSSOLINI impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Dodici ordinari su 1250 rifiutano di piegarsi al duce, perdendo nello stesso tempo la cattedra e la libertà: Ernesto BUONAIUTI, Mario CARRARA, Gaetano DE-SANCTIS, Giorgio ERRERA, Giorgio LEVI-DELLA-VIDA, Fabio LUZZATTO, Piero MARTINETTI, Bartolo NIGRISOLI, Francesco ed Edoardo RUFFINI, Lionello VENTURI, Vito VOLTERRA. BOATTI Giorgio, giornalista, ha al suo attivi molti volumi dedicati alla storia contemporanea. “”A salvare il bilancio familiare di Levi Della Vida, visto che non bastano le collaborazioni alla Treccani, interviene il viceprefetto della Biblioteca Vaticana Eugene Tisserant, anche lui studioso di cose islamiche, che incarica l’ orientalista di redigere il catalogo dei manoscritti arabi lì conservati. Nella biblioteca vaticana, tra gli altri colleghi, lavora fianco a fianco con il futuro statista Alcide De Gasperi: “”s’ incontravano spesso in ascensore, mantenendo reciprocamente rapporti di costante cordiale rispetto; ma niente di più””. (…) Nell’ ottobre del 1936 Vito Volterra è accolto nell’ Accademia Pontificia delle Scienze, su regia di padre Gemelli che ne è il presidente””. (pag 129) Lionello Venturi. “”Nel 1925 Venturi è altresì tra i firmatari del Manifesto Gentile e, tuttavia in quella seconda metà degli anni Venti, al di là della firma, è difficile cogliere qualche traccia di sue simpatie politiche, di schieramento a favore del regime. Distanza, la sua, da un mondo quello della lotta politica, che presenta – rispetto ai temi che gli premono – il volto di un mondo inferiore, tragicamente infernale, dal quale stare appartati””. (pag 164)”,”ITAD-078″
“BOATTI Giorgio”,”Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.”,”2° Copia L’ 8 ottobre 1931 MUSSOLINI impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Dodici ordinari su 1250 rifiutano di piegarsi al duce, perdendo nello stesso tempo la cattedra e la libertà: Ernesto BUONAIUTI, Mario CARRARA, Gaetano DE-SANCTIS, Giorgio ERRERA, Giorgio LEVI-DELLA-VIDA, Fabio LUZZATTO, Piero MARTINETTI, Bartolo NIGRISOLI, Francesco ed Edoardo RUFFINI, Lionello VENTURI, Vito VOLTERRA. BOATTI Giorgio, giornalista, ha al suo attivi molti volumi dedicati alla storia contemporanea. “”E’ appunto men tre Levi Della Vida è impegnato a stendere le osservazioni con cui s’ oppone al giuramento che Gentile interviene attraverso il professor Nallino: prima per esortazioni generiche e “”la seconda a carte scoperte, prospettandomi l’ eventualità che la mila collaborazione all’ Enciclopedia dovesse cessare””. Tuttavia la minaccia, una volta che Levi Della Vida ha formalizzato il suo diniego, non si realizzerà. Gentile – preseguendo nel suo contorto procedere – quando Levi Della Vida viene estromesso dall’ insegnamento, si reca da Mussolini affinché il provvedimento non significhi anche l’ interruzione dei contributi dell’ orientalista all’ iniziativa editoriale. Una perorazione, coinvolgente anche l’ apporto all’ Enciclopedia di De Sanctis, che Mussolini accoglie. A salvare il bilancio familiare di Levi Della Vida, visto che non bastano le collaborazioni alla Treccani, interviene il viceprefetto della Biblioteca Vaticana Eugène Tisserant, anche lui studioso di cose islamiche, che incarica l’ orientalista di redigere il catalogo dei manoscritti arabi lì conservati. Nella biblioteca vaticana, tra gli altri colleghi, lavora fianco a fianco con il futuro statista Alcide De Gasperi: “”s’incontravano spesso in ascensore, mantenendo reciprocamente rapporti di costante cordiale rispetto; ma niente di più””. Inoltre, di tanto in tanto, viene ricevuto dal Papa (…)””. (pag 128-129)”,”ITAF-214″
“BOATTI Giorgio”,”Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.”,”L’ 8 ottobre 1931 Mussolini impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Dodici ordinari su 1250 rifiutano di piegarsi al duce, perdendo nello stesso tempo la cattedra e la libertà: Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra. Giorgio Boatti, giornalista, ha al suo attivi molti volumi dedicati alla storia contemporanea. La dura condanna di Buonaiuti da parte della Curia. “”Ma più che da queste vicende politiche Buonaiuti è incalzato dall’azione della Curia che reitera le condanne: la scomunica a termine, l’inserzione nell’Indice dei libri proibiti di tutti i suoi libri e scritti, il divieto di tenere conferenze e insegnare nelle scuole pubbliche su temi attinenti la religione. E poiché Buonaiuti continua invece a non rinunciare alla cattedra s’arriva il 28 gennaio 1925 a un più duro provvedimento: i Cardinali Inquisitori Generali oltre a ribadire le precedenti sanzioni privano Buonaiuti “”(…) del diritto di vestire l’abito ecclesiastico a tutti gli effetti penali che ne derivano…(…)””. Trascorre qualche mese. Non potendo più contare sulla protezione del cardinale Gasparri, sempre più impegnato peraltro a tessere la tela di quella che sarà la Conciliazione tra Stato e Chiesa, Buonaiuti scrive una lettera a Pio XI chiedendo la remissione dei provvedimenti che lo hanno colpito. Il papa manda come suo inviato presso Buonaiuti padre Agostino Gemelli, (…). Tra Buonaiuti e il francescano – che la Segreteria di Stato ha chiamato a Roma, per compiere la sua missione, con un telegramma in cui viene detto che dovrà «assistere un malato» – si succedono diverse riunioni «tutte penose e amare». La rinuncia alla cattedra universitaria viene ribadita in tutte le tonalità come condizione preliminare a ogni perdono. Addirittura Gemelli, saputo che è in corso di pubblicazione presso Zanichelli un volume su Lutero e la Riforma frutto di un suo corso accademico, si dichiara pronto a correre a Bologna ed acquistare in contanti l’intera tiratura dell’opera così che non venga messa in commercio, proteggendo in questo modo – secondo il fondatore della Università Cattolica – le coscienze dei credenti dal veleno distillato dall’insegnamento e dagli scritti di Buonaiuti. Sfinito dagli incontri – all’ultimo partecipano anche quattro allievi come testimoni – Buonaiuti sta quasi per cedere alla richiesta di dimissioni. Si è già seduto alla scrivania e sta vergando la lettera in cui rinuncia alla cattedra quando «un imperioso comando dall’intimo mi irrigidì la mano». Il documento non viene sottoscritto. Gemelli, sempre più irritato, raccoglie le sue carte e se ne va: «Voi, Buonaiuti, avete preposto una cattedra universitaria al sacerdozio». Arriva una nuova deliberazione dalla Curia romana. È la sanzione massima: col decreto del 25 gennaio il sacerdote Ernesto Buonaiuti scomunicato nominalmente e personalmente…». La comunità ecclesiale allontana come un appestato la pecora nera. Secondo i dettami del codice canonico allora in vigore se uno scomunicato vitando entra in chiesa lo si dovrà espellere dall’edificio e quindi provvedere a una rinconsacrazione del luogo. Se, invece, per sbaglio la sua salma finisse in terra consacrata bisognerà riesumarla, affidandola a terreno profano”” (pag 256-257-258)”,”ITAA-008-FL”
“BOATTI Giorgio”,”Inganno di Stato. Intrighi e tradimenti della polizia politica tra fascismo e Repubblica.”,”Giorgio Boatti, giornalista e scrittore, è autore di saggi e inchieste sulla storia recente del nostro paese. Ha pubblicato per Einaudi ‘Piazza Fontana, 12 dicembre 1969’ e ‘Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini’ (ultima ediz: 2022). Continuità dello Stato, nelle sue strutture repressive dal fascismo alla repubblica.”,”TEMx-101″
“BOBBIO Norberto a cura di Carlo VIOLI”,”Né con Marx né contro Marx.”,”Carlo VIOLI, Prof di storia della filos politica presso l’Univ di Messina ha pubblicato ‘Benjamin Constant e altri saggi’ (1992) e ha curato la ‘Bibliografia degli scritti di Norberto Bobbio, 1934-1993’ (1995) BOBBIO, filosofo, giurista e scrittore politico ha scritto ‘Politica e cultura’ (1955), ‘Da Hobbes a Marx’ (1965), ‘Quale socialismo?’ (1976), ‘Il futuro della democrazia’ (1984), ‘Profilo ideologico del Novecento’ (1992).”,”MADS-158″
“BOBBIO Norberto”,”Maestri e compagni. Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Rodolfo Mondolfo, Augusto Monti, Gaetano Salvemini.”,”Norberto BOBBIO è nato a Torino enl 1909. Ha studiato filosofia del diritto, filosofia politica, scienza della politica, storia della cultura. Nel saggio su MONDOLFO, BOBBIO parla anche di MARX, LENIN e KAUTSKY. A proposito delle donne, dice che anche i grandi egualitari, come ROUSSEAU, nei loro sistemi morali si sono dimenticati dell’ altra metà del genere umano. L’ Autore del Manifesto degli Eguali, Sylvain MARECHAL, uno degli egualitari più radicalie, a parer suo, consequenziali, propugnava l’ assoluto analfabetismo delle donne e discettava su ‘Les inconvenients que les femmes sachent lire’.”,”ITAD-028″
“BOBBIO Norberto MATTEUCCI Nicola PASQUINO Gianfranco a cura; collaborazione di Francesco MARGIOTTA BROGLIO Sergio PISTONE Marino REGINI Massimo L. SALVADORI Pier Giorgio ZUNINO Aldo AGOSTI Mauro AMBROSOLI Fulvio ATTINA’ Carlo BALDI Giuseppe BEDESCHI Lorenzo BEDESCHI Silvano BELLIGNI Giorgio BIANCHI Luigi BONANATE Tiziano BONAZZI Bruno BONGIOVANNI Roberto BONINI Sergio BOVA Karl D. BRACHER Gian Mario BRAVO Alessandro CAVALLI Paolo CERI Lucio LEVI Mario STOPPINO Saffo TESTONI BINETTI Giampaolo ZUCCHINI e altri”,”Dizionario di politica.”,”collaborazione di Francesco MARGIOTTA BROGLIO Sergio PISTONE Marino REGINI Massimo L. SALVADORI Pier Giorgio ZUNINO Aldo AGOSTI Mauro AMBROSOLI Fulvio ATTINA’ Carlo BALDI Giuseppe BEDESCHI Lorenzo BEDESCHI Silvano BELLIGNI Giorgio BIANCHI Luigi BONANATE Tiziano BONAZZI Bruno BONGIOVANNI Roberto BONINI Sergio BOVA Karl D. BRACHER Gian Mario BRAVO Alessandro CAVALLI Paolo CERI Lucio LEVI Mario STOPPINO Saffo TESTONI BINETTI Giampaolo ZUCCHINI e altri”,”REFx-073″
“BOBBIO Norberto”,”Trent’ anni di storia della cultura a Torino (1920-1950).”,”BOBBIO Norberto (1909-2004) ha insegnato filosofia del diritto nele università italiane per 40 ani e a Torino dal 1948. Ha condotto ricerce di storia del pensiero politico e filosofico e di storia della cultura. Einaudi. 23. BOBBIO Norberto, Trent’anni di storia della cultura a Torino (1920-1950). EINAUDI. TORINO. 2002 pag XXXIII 143 16° introduzione di Alberto PAPUZZI note indice nomi. Norberto Bobbio (1909-2004) ha insegnato filosofia del diritto nelle università italiane per 40 anni e a Torino dal 1948. Ha condotto ricerche di storia del pensiero politico e filosofico e di storia della cultura. [‘Pubblicato nel 1977 fuori commercio, il saggio di Bobbio entra per la prima volta nelle librerie con questa edizione: è una galleria di personaggi, grandi e minori, da Gobetti a Ginzburg, da Cajumi a Monti, da Salvatorelli a Pavese, e una storia di iniziative culturali, brevi e folgoranti come la «Biblioteca Europea» di Franco Antonicelli, o durature come la casa editrice di Giulio Einaudi, che Bobbio evoca con la pazienza del cronista, oltre che con la partecipazione di chi parte di questo mondo ha conosciuto di persona. Il saggio presenta una affilata tesi, che ha fatto e fa molto discutere: l’equazione «fascismo uguale incultura, là dove mostra come gli intellettuali che rompono gli schemi convenzionali e battono nuove strade diventino, di fatto, espressioni di antifascismo»’ (Einaudi.it); ‘Nel primo decennio, che coincide con la crescita e la morte del fascismo e in cui il gruppo einaudiano svolge un’opera, come è stato detto giustamente, di “”resistenza”” culturale, Salvatorelli è senza ombra di dubbio il più autorevole autore della casa editrice, colui di cui si stampano in breve volger di tempo il maggior numero di libri (…)’ (pag 80)] [ISC Newsletter N° 60] ISCNS60TEC”,”ITAD-061″
“BOBBIO Norberto”,”Politica e cultura.”,”Argomento del “”poco male”” (pag 67) “”La massima suprema dell’azione è quella a cui così spesso si appella il Jemolo: “”Fa’ quel che devi e avvenga quel che può””. Per fare quel che si deve non vi è bisogno né di organizzazione né di masse (…)””. (pag 127 pag 270 Roderigo di Castiglia, alias Palmiro Togliatti.”,”TEOP-361″
“BOBBIO Norberto”,”Pareto e il sistema sociale.”,”Manca 1° pagineBOBBIO Norberto “”Occupiamoci di ricercare le relazioni tra i fatti sociali e poi lasciamo ce a tale studio si dia il nome che si vuole, e che con qualsiasi metodo la conoscenza di queste relazioni si ottenga. A noi preme il fine, molto meno e anche niente i mezzi che ad esso adducono”” (pag 38) [V. Pareto, Trattato di sociologia] [Norberto Bobbio, Pareto e il sistema sociale, Sansoni, 1973]”,”TEOS-199″
“BOBBIO Norberto”,”Marx, lo stato e i classici. (in)”,”””Poiché, a cento anni dalla morte, nessuno, marxista o non marxista che sia, dubita che Marx debba essere considerato un classico nella storia del pensiero in generale e anche in quella del pensiero politico, mi sono proposto di mettere a confronto la teoria politica di Marx con alcune di quelle i cui autori sono concordemente chiamati i “”classici”” del pensiero politico, da Platone a Hegel, e di indicare, attraverso un procedimento di comparazione per affinità e differenze, quale possa essere il posto della teoria dello stato di Marx nella storia del pensiero politico. (…) Nel confronto prescindo completamente dalla maggiore o minore conoscenza che Marx abbia avuto degli scrittori politici che l’hanno preceduto. Quello che intendo fare non è un discorso sulle fonti del pensiero politico di Marx. Che Marx conoscesse la ‘Repubblica’ di Platone, la ‘Politica’ di Aristotele, Machiavelli, il ‘Trattato teologico-politico’ di Spinoza (che aveva letto nel 1841 per la preparazione agli esami), Hobbes, Locke, Montesquieu, Rousseau e, naturalmente Hegel, è ben noto. Ma non è detto che Marx, conoscesse tutti gli scrittori politici che hanno in qualche modo contribuito a costituire il corpo della storia delle dottrine politiche. Ed è anche da considerare il fatto che non tutti i grandi scrittori politici vengono citati, specie nel ‘Capitale’, per le loro idee politiche, essendo per lo più citati per le loro idee economiche (sino alla scoperta dell’economia politica ed anche oltre, si pensi a Hegel, e a cominciare da Aristotele, la trattazione dell’economia fa parte integrante della politica). Per menzionare un solo esempio, ma oltremodo significativo, nel ‘Capitale’, il ‘Leviatano’ di Hobbes, questo monumento della filosofia politica moderna, viene citato per il famoso passo in cui Hobbes scrive che “”il valore d’un uomo è, come per tutte le altre cose, il suo prezzo; vale a dire quanto si dà per usare la sua forza””. Preciso infine, e così chiudo il preambolo, che per teoria marxiana dello stato intendo quella che si può ricavare, a mio avviso inequivocabilmente, da alcuni passi più volte elencati dagli studiosi, dei ‘Manoscritti del 1844′, dell”Ideologia tedesca’, della ‘Sacra Famiglia’, del ‘Manifesto’, della ‘Prefazione’ alla ‘Critica dell’economia politica’, dei ‘Grundrisse’, e del ‘Capitale’, nonché dalle opere storiche come ‘Il 18 brumaio’ e da quelle politiche come ‘La guerra civile in Francia’””. [Norberto Bobbio, Marx, lo stato e i classici, 1983] (pag 84)”,”MADS-593″
“BOBBIO Norberto”,”Il problema della guerra e le vie della pace.”,” Contiene il capitolo: ‘La teoria della guerra giusta’ (pag 57-62) “”Le teorie che considerano la guerra come una via obbligata per il progresso (in questo senso un male necessario o un bene-mezzo per il raggiungimento di un bene-fine) hanno assunto tante forme quante sono le concezioni del progresso. Enumero le principali. 1) La guerra serve al ‘progresso morale’: (…) 2) La guerra serve al progresso civile’: (…) 3) La guerra serve al ‘progresso tecnico’: (…)”” (pag 71-74) “”Non vi è nessun nesso necessario fra marxismo e violenza: il marxismo è una teoria della rivoluzione sociale e non soltanto di quella politica, e di conseguenza è una giustificazione della violenza solo in quanto sia necessaria ai fini della rivoluzione. Credo che parte della incomprensione esistente fra movimenti marxisti e movimenti nonviolenti dipenda dal fatto che i marxisti vedono nei movimenti nonviolenti soltanto gli aspetti di rivoluzione individuale e parziale, come è effettivamente l’obiezione di coscienza o il compimento di azioni esemplari anch’esse abitualmente individuali come il digiuno, e non prendono in considerazione le campagne di nonviolenza collettiva di cui oltrettutto gli stessi movimenti operai, anche ad ispirazione marxista, sono stati grandi protagonisti. Reciprocamente, da parte dei movimenti non violenti una certa diffidenza nei riguardi del marxismo esiste, ed è fondata sulla convinzione che per il marxismo la dottrina della violenza collettiva sia irrinunciabile, mentre non viene presa in considerazione l’enorme capacità che hanno dimostrato i movimenti che s’ispirano al marxismo di promuovere manifestazioni nonviolente di massa. Queste forme di diffidenza sono dall’una e dall’altra parte ingiustificate e derivano dalla mancanza di conoscenza reciproca. Non voglio dire con questo che non ci siano fra marxismo e nonviolenza ragioni di contrasto. Ma si tratta di un contrasto che ha per oggetto i fini ultimi che non i mezzi di volta in volta ritenuti legittimi per raggiungerli”” [Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, 1984] (pag 162)”,”TEOP-267″
“BOBBIO Norberto, a cura di Alberto PAPUZZI”,”Il pensiero dei padri costituenti. Norberto Bobbio.”,”BOBBIO Norberto (1909-2004), nasce, cresce e si forma a Torino negli anni in cui la città è centro di grande fermento culturale e politico. Filosofo, storico e politologo insigne, i suoi studi sono stati supporto alla stesura della carta costituente. Antifascista ha aderito al partito d’azione e ha militato nella resistenza fino al suo arresto nel dicembre 1943. Nel dopoguerra si è dedicato all’insegnamento universitario a Torino. Non si è impegnato direttamente in politica ma è divenuto un punto di riferimento nel dibattito intellettuale e politico italiano. “”Io, Norberto Bobbio di Luigi, nato a Torino nel 1909, laureato in legge e in filosofia, sono attualmente libro docente in Filosofia del Diritto in questa R. Università; sono iscritto al P.N.F. e al GUF dal 1928, da quando cioè entrai all’Università, e fui iscritto all’Avanguardia giovanile nel 1927, da quando cioè fu istituito il primo nucleo di Avanguardisti nel R. Liceo d’Azeglio per incarico affidato al compagno Barattieri di San Pietro e a me; (…) non ho potuto iscrivermi alla milizia (…) sono cresciuto in un ambiente familiare patriottico e fascista (…)”” [dalla lettera di Bobbio al Duce dell’8 luglio 1935, ndr]. (…) In questa lettera, mi sono ritrovato improvvisamente faccia a faccia con un altro me stesso, che credevo di avere sconfitto per sempre. Non mi hanno turbato tanto le polemiche sulla mia persona quanto la lettera in sé e il fatto stesso di averla scritta. Anche se faceva parte, in un certo senso, d’una prassi burocratica, consigliata dalla stessa polizia fascista; era un invito alla umiliazione: “”se lei scrive al Duce…””. “”Chi ha visstuo l’esperienza dello Stato di dittatura sa che è uno Stato diversa da tutti gli altri. E anche questa mia lettera, che adesso mi pare vergognosa, lo dimostra. Perché una persona come me, che era uno studioso e apparteneva a una famiglia perbene, doveva scrivere una lettera di questo genere? La dittatura corrompe l’animo delle persone. Costringe all’ipocrisia, alla menzogna al servilismo. E questa è una lettera servile.”” (pag 29 32)”,”BIOx-277″
“BOBBIO Norberto, a cura di Pietro POLITO”,”De senectute e altri scritti autobiografici.”,”Norberto Bobbio nasce a Torino il 1909, figlio di Luigi, medico-chirurgo, e Rosa Caviglia, entrambi originari della provincia di Alessandria. Studia al Ginnasio e poi al Liceo Massimo d’Azeglio di Torino, allievo di Umberto Cosmo, Zino Zini, Arturo Segre; fra i suoi compagni di classe Leone Ginzburg e Giorgio Agosti; fra i coetanei liceali Cesare Pavese e Massimo Mila. Studente di Giurisprudenza all’Università di Torino, ha come maestri Luigi Einaudi, Francesco Ruffini, Gioele Solari, col quale nel 1931 si laurea in Filosofia del diritto, discutendo una tesi su Filosofia del diritto e scienza del diritto. Il maestro Solari lo aveva già guidato, nel primo anno di università (1927-28), in una ricerca sul pensiero politico di Francesco Guicciardini. Insieme con Ludovico Geymonat e con Renato Treves, nel 1932 compie un viaggio di studio in Germania, dove segue un corso estivo all’Università di Marburg. Nel luglio 1933 si laurea in Filosofia, sempre a Torino, con una tesi su Husserl e la fenomenologia, relatore Annibale Pastore. Nel marzo 1934 consegue la libera docenza in Filosofia presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Camerino. Nel 1934 scrive il saggio Aspetti della filosofia giuridica in Germania, pubblicato dalla Rivista internazionale di filosofia del diritto, e il libro L’indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica. Il 15/5/1935 è arrestato a Torino, insieme agli amici del gruppo di Giustizia e Libertà, Pavese, Mila, Vittorio Foa, Giulio Einaudi, Antonicelli. Nello stesso anno diventa redattore della Rivista di Filosofia, diretta da Pietro Martinetti. Nel gennaio 1939, è chiamato all’Università di Siena, successore di Felice Battaglia. Dopo aver trascorso due anni a Siena, viene chiamato dall’Università di Padova alla fine del 1940. Aderisce al Partito d’Azione clandestino, dopo essere entrato nel movimento liberalsocialista, nato all’ombra della Scuola Normale Superiore di Pisa e fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini. Il 28/4/1943 sposa Valeria Cova. Il 6 dicembre è arrestato a Padova per attività clandestina. Il 16 marzo nasce il figlio Luigi. Dal 1940 al 1948 insegna a Padova, salvo il 1943-44 che trascorre in gran parte a Torino, impegnato nell’attività politica clandestina come membro del Partito d’Azione. Subito dopo la Liberazione, dall’aprile del ’45 all’autunno del ’46, inizia l’attività di giornalista politico, collaborando a Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito d’Azione, diretto da Franco Venturi. Scrive anche su Lo Stato Moderno, rivista critica politica, economica e sociale, diretta da Mario Paggi.Col saggio Società chiusa e società aperta in cui presenta il libro di Karl Popper, allora uscito, inizia a collaborare alla rivista Il Ponte, fondata e diretta da Piero Calamandrei. Nel 1948 è chiamato all’Università di Torino, titolare di Filosofia del diritto fino al 1972. Nel 1995 presso Laterza esce l’edizione completa della bubliografia degli scritti di Bobbio.”,”FILx-035-FL”
“BOBBIO Norberto, a cura di Pina IMPAGLIAZZO e Pietro POLITO”,”Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla resistenza in Italia. 1955-1999.”,”Contiene uno scritto di due pagine sui fatti di Genova del 30 giugno 1960 (condanna fascismo, ma richiamo alla Costituzione e alla legalità ecc.) (pag 33-36)”,”ITAR-251″
“BOBBIO Norberto a cura; PARETO Vilfredo”,”Pareto e il sistema sociale.”,”Manca 1° pagineBOBBIO Norberto “”Occupiamoci di ricercare le relazioni tra i fatti sociali e poi lasciamo ce a tale studio si dia il nome che si vuole, e che con qualsiasi metodo la conoscenza di queste relazioni si ottenga. A noi preme il fine, molto meno e anche niente i mezzi che ad esso adducono”” (pag 38) [V. Pareto, Trattato di sociologia] [Norberto Bobbio, Pareto e il sistema sociale, Sansoni, 1973]”,”TEOS-007-FV”
“BOBBIO Norberto CERRONI Umberto ECO Umberto GIORELLO Giulio MANCINI Italo ROSSI Paolo SEVERINO Emanuele VATTIMO Gianni, testi di; a cura della Biblioteca comunale di Cattolica”,”Che cosa fanno oggi i filosofi?”,”Cerroni: “”Su questa linea la teoria delle classi, che Marx non riuscì a mettere a punto teoricamente come onestamente attesta l’ultimo incompleto capitolo del ‘Capitale’, sarebbe invece una certezza di partenza. I risultati sono spaventosi, però. Non si capisce più la distinzione fra conoscere e agire, fra vivere e pensare, fra origine sociale e carriera intellettuale, fra passività dell’ambiente e creazione soggettiva”” (pag 15)”,”FILx-022-FV”
“BOBBIO Norberto”,”Da Hobbes a Marx. Saggi di storia della filosofia.”,” Capitoli I-VII: – Legge naturale e legge civile nella filosofia politica di Hobbes – Hobbes e il giusnaturalismo – Studi lockiani – Leibniz e Pufendorf – Kant e le due libertà – Studi hegeliani – La dialettica in Marx (ndr: sul rapporto Marx Hegel) “”Il celebre passo della negazione della negazione, a cui il Dühring si riferiva, era alla fine del primo volume del ‘Capitale’. Era l’unico passo, del resto, in cui Marx avesse scoperto il proprio metodo usando il linguaggio della dialettica hegeliana: «Il modo di appropriazione capitalistico che nasce dal modo d produzione capitalistico, e quindi la ‘proprietà privata capitalistica’, sono la prima ‘negazione della proprietà privata individuale, fondata sul lavoro personale’. Ma la produzione capitalistica genera essa stessa, con l’ineluttabilità di un processo naturale, la propria negazione. ‘E’ la negazione della negazione’» (6). Nella difesa del metodo marxiano, Engels, per la prima volta, come si è detto, cercò di fissare i principi di una teoria della dialettica: ora, proprio fra gli esempi di sviluppo dialettico, tratti dalla natura, dalla matematica e dalla storia, egli indicò lo stesso materialismo dialettico, come il risultato di un movimento della storia del pensiero, che dalla tesi del materialismo primitivo (greco) era passato all’antitesi dell’idealismo cristiano-borghese, per sboccare alla fine nel materialismo dialettico, negazione della negazione. Marx era morto da alcuni anni quando Engels diede il quadro più completo delle origini e dello sviluppo della filosofia marxiana, e ne presentò ancora una volta nella forma più ampia e storicamente più articolata la concezione materialistica e dialettica, nel saggio ‘Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’ (1888), uno dei testi fondamentali del marxismo teorico. Dopo aver messo in rilievo i pregi e i difetti di Feuerbach, del quale viene accolto il materialismo che faceva fare alla filosofia un passo oltre Hegel, ma respinta l’assenza di metodo dialettico che la riportava indietro al materialismo settecentesco, egli chiarisce i rapporti di Marx e suoi con Hegel in questo modo: «Non ci si accontentò di mettere Hegel semplicemente in disparte; al contrario, ci si ricollegò ‘a quel suo lato rivoluzionario, (…) al metodo dialettico’. Ma nella forma che Hegel gli aveva dato, questo metodo era inservibile. Per Hegel la dialettica è l’autoelevazione del concetto (…). Era questa inversione ideologica che si doveva eliminare. Noi concepimmo di nuovo i concetti del nostro cervello in modo materialistico come riflessi delle cose reali, invece di concepire le cose reali come riflessi di questo o di quel grado del concetto assoluto (…). Ma in questo modo la stessa dialettica del concetto non era più altro che il riflesso cosciente del movimento dialettico del mondo reale, e così ‘la dialettica hegeliana veniva raddrizzata’, o, per dirla più esattamente, mentre prima si reggeva sulla testa, veniva rimessa a reggersi sui piedi» (7)”” (pag 242-243) [(6) ‘Il Capitale’, trad. it., ed. Rinascita, 1952, III. p. 223. Nel cap. IX aveva ricordato «la legge scoperta da Hegel nella sua logica, che mutamenti puramente quantitativi si risolvono in certo punto in distinzioni qualitative» (I, p. 337), legge che da Engels sarà considerata come una delle tre leggi fondamentali della dialettica; (7) Ludovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’, trad. it, ed. Rinascita, 1950, pp. 50-52. Il corsivo è mio ‘ ‘]”,”TEOP-521″
“BOBBIO Norberto”,”Giusnaturalismo e positivismo giuridico.”,”Norberto Bobbio, nato a Torino nel 1909, morto a Torino nel 2004, è stato professore di filosofia del diritto all’Università di Torino. Ha pubblicato tra l’altro ‘Da Hobbes a Marx’ (1965). “”[L]a maggior parte delle correnti politiche ottocentesche, anche quelle avverse o indifferenti al giusnaturalismo, hanno espresso l’esigenza che il potere statale abbia dei limiti, pur valendosi di argomenti diversi da quelli propri della tradizione giusnaturalistica: l’utilitarismo, il positivismo evoluzionistico, il socialismo pluralistico, il neokantismo nelle sue varie accezioni, il pragmatismo, hanno variamente concorso alla formazione d’una opinione e di una prassi favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento del costituzionalismo. Che cosa hanno a che vedere queste nuove tendenze col vecchio giusnaturalismo? E se rappresentano espressioni diverse del multiforme modo di atteggiarsi del pensiero umano, con qual ragione si può sostenere che la resistenza contro lo stato totalitario di oggi sia appannaggio, come si pretende, del rinato giusnaturalismo, e non dell’utilitarismo, del positivismo evoluzionistico, del socialismo pluralista, del neokantismo, del pragmatismo? L’unica filosofia, da cui si sono potuti trarre argomenti per la giustificazione dello stato totalitario, è la filosofia hegeliana, unilateralmente interpretata; e per la giustificazione di uno stato totalitario di transizione (dittatura del proletariato), la filosofia di Marx. Nessuno oggi potrebbe affermare che le correnti anti-hegeliane e anti-marxistiche, sostenute variamente in questo ultimo secolo in difesa di una concezione liberale e democratica dello stato, siano state una prosecuzione del giusnaturalismo. Molto spesso, anzi, sono state ad esso dichiaratamente avverse. Per fare un esempio significativo e vicino, Benedetto Croce, storicista, idealista e restauratore sotto certi aspetti dell’hegelismo, è stato per tutta la vita intransigente antigiusnaturalista e insieme, negli anni della dittatura fascista, intransigente difensore dello stato liberale contro lo stato etico. Incoerenza di un filosofo o impotenza di una dottrina?”” (pag 192-193) “”Tanto Hobbes quanto Pufendorf ammettono che nello stato di natura gli uomini siano eguali e pertanto l’eguaglianza sia un fatto naturale”” (ma per Hobbes l’eguaglianza è un male, per Pufendorf è un bene) (pag 174)”,”DIRx-052″
“BOBBIO Norberto”,”Italia civile. Ritratti e testimonianze. Piero Calamandrei, Giuseppe Capograssi, Luigi Cosattini, Umberto Cosmo, Benedetto Croce, Antonio Giuriolo, Alessandro Levi, Piero Martinetti, Rodolfo Morandi, Arturo Segre, Gioele Solari, Silvio Trentin, Zino Zini.”,”Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, giurista, politologo, storico e senatore a vita italiano. “”Ogni grande filosofia presenta un interesse metodologico e uno ideologico. In questa rievocazione, che mi ha offerto l’occazione per un ripensamento, mi sono soffermato in modo particolare e con intenzione sull’aspetto metodologico: in primo luogo, perché la discussione pro e contro Croce in questi anni ha avuto per oggetto principalmente (…) l’ideologia; in secondo luogo, perché la metodologia, voglio dire certi aspetti della metodologia, quelli che riguardano il compito della filosofia e l’ufficio del filosofo, mi sembrano ancora di grande attualità, mentre l’ideologia è maggiormente legata al momento storico in cui fu elaborata (…)”” (pag 89)”,”TEOP-530″
“BOBBIO Norberto”,”Trent’anni di storia della cultura a Torino (1920-1950).”,”Norberto Bobbio (1909-2004) ha insegnato filosofia del diritto nele università italiane per 40 ani e a Torino dal 1948. Ha condotto ricerce di storia del pensiero politico e filosofico e di storia della cultura. “”Il gruppo d’intellettuali torinesi che è uscito dalla Resistenza con la testa piena d’idee sulla nuova cultura, sul tipo nuovo di rapporto che dovrebbe stabilirsi fra politica e cultura, tra uomini di cultura e masse, dà vita, per iniziativa di Franco Antonicelli, che è stato nominato presidente del Comitato piemontese di liberazione, non a una rivista o a u giornale, ma a un’associazione per il promovimento di dibattiti, spettacoli, conferenze, che prende il nome di Unione culturale e riesce a insediarsi in alcune belle sale a pianterreno del palazzo Carignano”” (pag 101)”,”ITAD-001-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Elogio della mitezza e altri scritti morali.”,”Norberto Bobbio è nato a Torino nel 1909. E’ stato professore emerito dell’Università di Torino, giurista e filosofo. Razzismo oggi. “”Il razzismo è diventato uno dei grandi problemi dei nostri giorni; e sarà tale aoncr più nei prossimi anni. Noi italini siamo stati sempre un popolo di emigranti. Soltanto in questi anni il nostro paese sta diventando una terra di immigrazione. Destinata, non illudiamoci, a crescere. All’immigrazione dai paesi che chiamiamo convenzionalmente del Terzo mondo, si sta aggiungendo quella dei paesi dell’Est europe in seguito al crollo del comunismo. La gravità del problema odierno rispetto alle immigrazioni del secolo scorso sta nel fatto che allora il flusso immigratorio procedeva da paesi sovrappopolati, come era l’Italia, verso paesi popolati, come le Americhe, o quasi spopolati, come l’Australia. Ora avviene il contrario: il flusso immigratorio arriva ai paesi europei che sono tra i paesi più popolati del mondo. … finire (pag 123-124)”,”TEOP-002-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica.”,”Norberto Bobbio (1909-2004) è stato un autorevole intellettuale italiano del Novecento. Professore di Filosofia all’Università di Torino. Nel 1984 è stato nominato senatore a vita della Repubblica “”Per quanto particolarmente evidente in questi anni di crisi delle ideologie tradizionali e di conseguente confusione dottrinale, l’interpretazione ambiguamente contrastante di un autore non è affatto nuova: il più illustre precedente, che serve egregiamente a chiarire l’apparente paradosso, è Georges Sorel. L’autore delle ‘Riflessioni sulla violenza’ ebbe politicamente funzione e ruolo di ispiratore di movimenti della sinistra: da lui nacque la corrente del sindacalismo rivoluzionario italiano che ebbe un quarto d’ora, o poco più, di celebrità nelle vicende del socialismo nel nostro paese; negli ultimi anni egli stesso diventò contemporaneamente ammiratore di Mussolini e di Lenin, e molti dei suoi seguaci italiani confluirono nel fascismo; i due suoi maggiori ammiratori italiani furono due onesti conservatori, Pareto e Croce, rispetto ai quali mai e poi mai, pur tra le più diverse etichette che sono state loro attribuite, troverebbe alcun posto quella di pensatori di sinistra. Ho già accennato al movimento della rivoluzione conservatrice. Hitler stesso si definì in un articolo sul «Völkische Beobachter» del 6 giugno 1936 «il più conservatore rivoluzionario del mondo». Meno noto è che in un discorso al Parlamento italiano Alfredo Rocco chiedesse di «passargli l’antitesi» di «rivoluzionario conservatore» (ma Rocco con quell’inciso dimostrava di essere perfettamente cosciente del paradosso). Soprattutto questi due ultimi esempi, ma anche quello di Sorel, gli uni di conservatori rivoluzionari, l’altro di un rivoluzionario conservatore, ci consentono di sollevare qualche sospetto sull’uso che della simultaneità di una posizione di destra e di sinistra (in una dichiarazione o in una interpretazione postuma) si è fatto per dare un nuovo colpo di piccone sulla diade [dualità destra – sinistra, ndr]”” (pag 70-71)”,”TEOP-003-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Stato, governo, società. Frammenti di un dizionario politico.”,”La società civile. L’interpretazione marxiana (pag 27-31) (critica dell’interpretazione marxiana sulla base di una interpretazione riduttiva e fuorviante di Marx del concetto hegeliano di società civile, pag 28) La dittatura rivoluzionaria (pag 155-157) “”Quando Buonarroti chiama «illuminata» la volontà del comitato di ardimentosi che deve guidare la rivoluzione e «saggi» i componenti del governo dello stato di transizione, c’invita ad accostare l’idea della dittatura rivoluzionaria a quella del dispotismo illuminato. L’idea della dittatura rivoluzionaria come governo provvisorio e temporaneo, imposto da circostanze eccezionali, passò nella teoria e nella pratica di Blanqui, non nella teoria politica di Marx, che parlò di dittatura del proletariato nel senso di dominio di classe e non di un comitato e tanto meno di un partito, e quindi non nel senso tradizionale di forma tipica di esercizio del potere, non i quel senso che il termine aveva sostanzialmente conservato nel passaggio dalla dittatura classica a quella moderna. Le uniche annotazioni che Marx fa sullo stato di transizione sono tratte dall’esperienza della Comune di Parigi tra il marzo e il maggio 1871 e sono volte a mostrare che il governo della Comune è una forma di democrazia più avanzata della democrazia rappresentativa dei più avanzati stati borghesi. Ciò nonostante Engels nella prefazione agli scritti di Marx sulle guerre civili in Francia addita nella Comune di Parigi una prima grande e terribile prova della dittatura del proletariato. Ma ciò che rende se mai più esemplarmente evidente che altro è il dominio di classe (dittatura in senso non tecnico), altro è la forma di governo in cui questo dominio si esprime (che non era infatti nel caso della Comune, almeno nella interpretazione di Marx, una dittatura in senso tecnico). Nell’espressione marxiana ‘dittatura del proletariato’ il termine ‘dittatura’ non ha un significato valutativo particolarmente rilevante: dal momento che tutti gli Stati sono dittature, nel senso di dominio di classe, il termine indica sostanzialmente uno stato di cose e quindi ha un significato essenzialmente descrittivo. Il passaggio dal significato valutativo positivo proprio della dittatura sia come magistratura sia come governo rivoluzionario al significato valutativo negativo, oggi prevalente, come ho detto all’inizio, è avvenuto per il fatto che per dittatura s’intende ormai sempre più non genericamente il dominio di una classe ma una forma di governo, cioè un modo di esercizio del potere”” (pag 156-157) [Norberto Bobbio, ‘Stato, governo, società. Frammenti di un dizionario politico’, Einaudi, Torino, 1995]”,”TEOP-004-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Il futuro della democrazia.”,”””[L]e democrazie rappresentative che noi conosciamo sono democrazie in cui per rappresentante s’intende una persona che ha queste due caratteristiche ben precise: a) in quanto gode della fiducia del corpo elettorale, una volta eletto non è più responsabile di fronte ai propri elettori e quindi non è revocabile; b) non è responsabile direttamente di fronte ai suoi elettori appunto perché egli è chiamato a tutelare gli interessi generali della società civile e non gl’interessi particolari di questa o quella categoria. Nelle elezioni politiche, in cui funziona il sistema rappresentativo, un operaio comunista non vota l’operaio non comunista ma vota un comunista anche se non è operaio. Il che vuol dire che la solidarietà di partito e quindi la visione degli interessi generali è più forte della solidarietà di categoria e quindi della considerazione degl’interessi particolari. … finire (pag 40-42)”,”TEOP-005-FMP”
“BOBBIO Norberto TAMBURRANO Giuseppe”,”Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo.”,”””Il Suo libro è stato preso in seria considerazione e discusso. Poi ha prevalso il libro di Castelnuovo che era o sembrava più rifinito e filologicamente più ineccepibile. (…) Lei ha il merito di aver scritto il primo libro completo e ‘non conformistico’ su Gramsci. E proprio perché si è messo di fronte a Gramsci senza partito preso ha colto, a mio parere, alcuni aspetti genuini e fondamentali del suo pensiero. (…) Il capitolo più importante mi pare quello sulla egemonia: anche qui ho qualche volta l’impressione che Lei faccia di Gramsci un democratico più autentico di quel che fosse in realtà. Certo non era un totalitario: del resto, quando egli scriveva, il concetto di Stato totalitario, come lo possiamo formulare noi dopo l’esperienza fascista e staliniana, non esisteva ancora. Ma quel paragone del partito col principe mi ha sempre lasciato l’impressione che Gramsci di fronte al problema della conquista del potere non andasse tanto per il sottile. Comunque, in ogni interpretazione di un autore operiamo sempre una scelta: scegliamo quello che ci pare più vivo e importante per noi. Non posso rimproverarLe di aver messo l’accento in modo particolare sul concetto di egemonia, perché anch’io avrei fatto lo stesso. Rimane a vedere donde Gramsci avesse tratto questa idea: che derivi da Lenin tutti lo dicono, lo lascia intendere anche Gramsci, ma non è vero. A meno che si tratti di una traduzione diversa da quelle a cui siamo noi oggi abituati, mi pare che il termine egemonia in Lenin non ricorra mai. La parola egemonia, invece, era, nel linguaggio politico italiano, comune per indicare per esempio la situazione del Piemonte nelle guerre del Risorgimento: egemonia piemontese ecc. Direi che Gramsci applicava al problema politico un concetto che aveva derivato dai suoi studi sul Risorgimento. Ma bisognerebbe andare più a fondo: mi meraviglia, che nessuno, salvo errore, abbia dedicato a questo concetto di egemonia maggiore attenzione dal punto di vista delle fonti. Per quel che riguarda le conseguenze in tema di rapporti tra socialismo e democrazia, le Sue riflessioni sul concetto di egemonia mi paiono da accettare. Io aggiungerei soltanto una postilla: la democrazia ha bisogno non soltanto del consenso, ma anche della ‘verifica del consenso’. E questa verifica non vedo come si possa attuare se non attraverso le elezioni, più precisamente attraverso ‘libere elezioni’. Le elezioni non sono tutto, ma sono pur sempre necessarie. Ma le elezioni per essere tali, e non già una finzione, devono essere libere. Una volta aperta la porta alla democrazia, questo ci rinvia immediatamente anche alle libertà individuali. È una catena in cui non possiamo fermarci al primo anello”” [dalla lettera di Norberto Bobbio a Giuseppe Tamburrano, Torino, 29 agosto 1963] (pag 47-49) [(in) N. Bobbio – G. Tamburrano, ‘Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo’, Editori Riuniti, Roma, 2007]”,”TEOC-033-FV”
“BOBBIO Norberto”,”Saggi su Gramsci.”,”Il concetto di dialettica in Gramsci (pag 28-29; 31-32) “”Quanto all’uso del termine “”dialettica”” (e derivati), si trovano nelle pagine di Gramsci i diversi significati che il termine ha assunto nel linguaggio marxistico. Si possono distinguere almeno due significati fondamentali: il significato di “”azione reciproca”” e quello di “”processo per tesi, antitesi e sintesi””. Il primo significato appare quando l’aggettivo “”dialettico”” è unito a “”rapporto””, “”nesso””, forse anche “”unità””; il secondo, quando è unito a “”movimento””, “”processo””, “”sviluppo””. È inutile dire che i due significati sono nettamente diversi. (…) A questi due significati Engels, nella ‘Dialettica della natura’, ne aggiunge un altro. Per Engels, le leggi della dialettica sono tre, vale a dire, oltre alle leggi della compenetrazione degli opposti (azione reciproca) e della negazione della negazione, anche quella “”della conversione della quantità in qualità e viceversa”” (10). In Gramsci si trovano tutti e tre i significati. Nel senso di azione reciproca, direi che il termine “”dialettica”” viene usato, ad esempio, nell’espressione “”dialettica intellettuali-massa”” (11). Il significato dell’espressione è che intellettuali e massa non sono termini senza relazione , e neppure a relazione univoca, ma sono termini a relazione biunivoca, nel senso che, come gli intellettuali influiscono sulla massa dando ad essa la consapevolezza teorica delle sue aspirazioni, così la massa influisce sugli intellettuali, dando ad essi; con l’espressione dei propri bisogni, una funzione storica reale. Gli intellettuali decadono quando il nesso si rompe. (…) La funzione del concetto di dialettica nel pensiero gramsciano è centralissima, ed è legata quasi esclusivamente al secondo significato sopra illustrato che è, come si è detto, il significato genuino hegeliano-marxistico. Il concetto di dialettica serve a Gramsci per caratterizzare il marxismo come filosofia nuova, e a dare battaglia, secondo l’interpretazione di Marx più volte ripetuta da Engels, su due fronti, contro l’idealismo hegeliano, che è dialettico, sì, ma fa un uso speculativo della dialettica, e contro il materialismo volgare che è sì antidealistico, ma non è dialettico”” [‘Gramsci e la dialettica’, pag 28-29; 31-32] [Norberto Bobbio, ‘Saggi su Gramsci’, Feltrinelli, Milano, 1990] [(10) F. Engels, Dialettica della natura’, Edizioni Rinascita, Roma, 1950, p. 32; (11) Quaderni del carcere, cit., p. 1386]”,”GRAS-162″
“BOBBIO Norberto PAVONE Claudio, a cura di David BIDUSSA”,”Sulla guerra civile. La Resistenza a due voci.”,”Discorso sulla Resistenza (1965) (Bobbio); I giovani e la Resistenza (1968) (Pavone); La Resistenza “”contestata”” (1969) (Bobbio); La guerra civile (1986) (Pavone); Le tre guerre: patriottica, civile e di classe (1989) (Pavone); Le tre guerre (1990) (Bobbio); Guerra civile? (1992) (Bobbio); La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea? (1994) (Pavone); Norberto Bobbio e Claudio Pavone. Sedici lettere inedite (1983-2001) La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea? (1994) di Claudio Pavone, (pag 99-148) ‘Alla vigilia della prima guerra mondiale si erano dunque create in Europa le condizioni per un rimescolamento tutt’altro che indolore dei rapporti sia internazionali che interni ai singoli Stati, che avrebbe trovato il suo acme nella seconda guerra mondiale. Il 1914 è una data tanto traumatica perché ruppe sia un ordine e un equilibrio politici, sia un ordino e un equilibrio sociali e culturali. Ha scritto Chabod che «lo sviluppo drammatico dell’ultimo periodo di storia europea» sta proprio nel fatto che l’idea di nazione si è staccata da quelle dell’equilibrio e del consorzio europei nonché da quella della libertà, e si è volta contro l’Europa (24). La prima e poi la seconda guerra mondiale possono essere interpretate sia come il trionfo che come l’inizio della crisi del principio di nazionalità, visto ottimisticamente come garanzia che, se si fosse attuato ovunque, avrebbe assicurato pace e stabilità nella convivenza dei popoli. Anche Hobsbawm, che intitola il capitolo del suo libro dedicato all’argomento «L’apogeo del nazionalismo, 1918-1950», lo apre con la seguente affermazione, basata sul peso che ebbero nella sistemazione dell’Europa nel primo dopoguerra sia i progetti wilsoniani che quelli leninisti, entrambi, e in concorrenza fra loro, facenti appello al principio di autodeterminazione dei popoli: «Il “”principio di nazionalità”” del secolo XIX ebbe il suo momento trionfale alla fine della prima guerra mondiale, nonostante ciò non rientrasse né nelle previsioni in linea generale, né nelle intenzioni dei futuri vincitori in linea particolare» (25). Il senso di una comunità europea era certamente più forte nel 1914 che nel 1939, e questo contribuisce a spiegare la violenza di quel trauma primigenio. Norberto Bobbio ne ha dedotto che, se di guerra civile europea si deve parlare, questa definizione si attaglia più alla prima che alla seconda guerra mondiale (26). Comparve fra il 1914 e il 1918 la preoccupazione che le ragioni militari e politica della guerra sopraffacessero quelle del civile colloquio fra i popoli. Valga per tutti l’esempio di Benedetto Croce, il quale «durante la guerra aveva manifestato il suo sdegno per gli studiosi che venivano meno ai loro doveri verso la verità avallando con la loro autorità le menzogne della propaganda di guerra» (27). (…) Anche uno storico attento soprattutto alle ragioni della geopolitica, come Andreas Hillgruber, per il quale la vera «catastrofe» del 1914 sta nell’aver creato, con la sconfitta della Germania, un pauroso vuoto di potere al centro dell’Europa, ha riconosciuto che la prima guerra instaurò «la contrapposizione ideologica fra democrazia e autocrazia… I fronti ideologici e politico-sociali si trovarono in certo qual modo trasversali rispetto alla contrapposizione di un gruppo di potenze contro l’altro, senza poterla tuttavia superare». Ne derivarono un «mutamento del giudizio morale sulla guerra» e la «richiesta di una condanna morale dell’aggressore», quale poi si ebbe con l’art. 231 del Trattato di Versailles (28). Il significato della grande guerra e della sua eredità fu reso più complicato, proprio dal punto di vista che qui ci interessa, dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalle sue conseguenze. I progetti per il futuro assetto europeo da due divennero tre, tutti variamente intrecciati alle politiche degli Stati. L’incitamento di Lenin a trasformare su scala internazionale la guerra imperialista in guerra civile si basava sul presupposto di una avvenuta omologazione della società europea sotto il dominio capitalistico, pur nella distinzione fra gli anelli deboli e gli anelli forti della catena imposta da quel domini (29). Quando al posto della «autocrazia» degli imperi centrali comparvero i ben più virulenti regimi totalitari fascista e nazista divenne sempre più esplosiva la miscela fra le ideologie con pretese universali e le esasperate ragioni di Stato dei Paesi nei quali quelle ideologie avevano conquistato il potere”” (pag 108-110)] [(24) Chabod, ‘L’idea di nazione’, cit., p. 81; (25) Eric J. Hobsbawm, ‘Nazioni e nazionalismo dal 1780, Einaudi, Torino, 1991, p. 155 (…). Torneremo brevemente sul rapporto fra seconda guerra mondiale, guerra civile, nazionalismo. Qui va ricordato che Hobsbawm include nel suo discorso anche il processo di decolonizzazione; (26) Osservazione fatta a voce nel corso di un seminario tenutosi presso il Centro Gobetti di Torino nel 1994; (27) Norberto Bobbio, ‘Julien Benda’, in ‘Il Ponte’, XII, n. 8-9, 1956, pp. 1377-92, poi in Id., Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea’, NIS, Roma, 1993, donde cito, p. 44. Sul rapporto fra Croce e l’Europa cfr. Rosario Romeo, ‘Croce e l’Europa’, conferenza tenuta all’Istituto Universitario Europeo il 16 febbraio 1978, in Id. ‘Italia mille anni’, cit., pp. 220-39; (28) Andreas Hillgruber, ‘La distruzione dell’Europa. La Germania e l’epoca delle guerre mondiali (1914-1945), Il Mulino, Bologna, 1991, pp. 118 e 125-26 (…). L’art. 231 del Trattato di Versailles, che provocò in Germania un forte e generale risentimento sul quale molto si appoggiò in nazismo, recitava: «I Governi Alleati e Associati dichiarano e la Germania riconosce, che la Germania e i suoi alleati sono responsabili, per esserne la causa, di tutte le perdite e di tutti i danni subiti dai Governi Alleati e Associati e dai loro cittadini in conseguenza della guerra che è stato loro imposta dall’aggressione della Germania e dei suoi alleati»; (29) Hillgruber, ‘La distruzione dell’Europa’, cit-, p: 450, coerentemente con le sue preferenze geopolitiche e con la sua ostilità verso la storia sociale, afferma recisamente che «non esiste una “”politica interna mondiale””»: è chiaro che in un tale contesto non ha senso parlare di guerra civile europea. E infatti Hillgruber polemizza contro la tesi di una «guerra civile internazionale»: «Nonostante tutti i fregi ideologici», egli scrive, la seconda guerra rimane «una gara tra le grandi potenze per una ridistribuzione o per il mantenimento delle loro posizioni internazionali», cioè «un problema di sfere di interessi strategici ed economici» (Id., ‘Storia della seconda guerra mondiale’, Laterza, Roma-Bari, 1987, pp. 131-32] [(in) ‘La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea?’ (1994) di Claudio Pavone, (pag 99-148)]”,”ITAR-325″
“BOBBIO Norberto”,”Quale socialismo? Discussione di un’alternativa.”,”Articoli di Bobbio relativi al dibattito avvenuto sulla rivista ‘Mondo Operaio’ (1973-1976) Burocrazia, tecnocrazia, democrazia sovversiva, socialismo, marxismo…”,”TEOP-019-FSD”
“BOBBIO Norberto”,”Tra due repubbliche. Alle origini della democrazia italiana.”,”Norberto Bobbio, professore emerito di Filosofia all’Università di Torino e senatore a vita della repubblica. Bobbio: Hegel e Marx, ‘Stato etico e Stato tecnico’ “”Mentre è proprio dall’idealismo idealizzare tutto ciò che tocca, onde è facile vedere che in tutta la più grande tradizione del pensiero idealistico, da Platone a Hegel, la suprema organizzazione sociale degli uomini è improvvisamente elevata alla dignità di persona morale e trasportata dalla sfera reale della storia alla sfera metaforica delle idee, le correnti positivistiche, ispirate dalle scienze della natura e guidate dal metodo sperimentale, sono portate, anche per naturale reazione alla mitizzazione idealistica, a ridurre ogni vero o presunto valore a fatto storico, a smascherare i falsi misteri, a capovolgere ogni processo spirituale in processo tecnico. Non è un caso anche qui che la più esplicita affermazione del valore puramente strumentale dello Stato sia stata fatta, nel momento in cui si è aperta la crisi della grande filosofia hegeliana e il positivismo si avviava a diventare la filosofia dominante, e nella vita politica la restaurazione conservatrice del principio legittimistico si andava dissolvendo nelle sue correnti, più aderenti alla realtà sociale allora in formazione, del radicalismo democratico, sia stata fatta insomma dal teorico del materialismo storico ed eversore della filosofia hegeliana, Karl Marx. Quando Marx dice che lo Stato è un apparato permanente di pubblici funzionari, burocrazia, esercito, polizia, di cui la classe dominante si vale per conservare il proprio potere, esprime con la massima chiarezza la formula dello Stato tecnico. Non vi è accadimento della storia del pensiero che più di questa antitesi tra maestro e discepolo sia atto a mostrare nella sua nudità e nella sua irriducibilità il contrasto tra le due diverse concezioni dello Stato, che sorte, come si è visto, dall’entificazione di due momenti non dialettizzati dell’identica realtà, diventano due astrazioni che finiranno per escludersi vicendevolmente. E difatti a Hegel si richiamano, in minor o maggiore misura, le dottrine che affermano l’eticità dello Stato da quella di Binder in Germania a quella del Gentile in Italia, così come a Marx si ricollegano, direttamente o indirettamente, i sostenitori dello Stato tecnico come, ad esempio il Lenin nel suo scritto ‘Stato e rivoluzione'”” (pag 77-78) [Norberto Bobbio, ‘Tra due repubbliche. Alle origini della democrazia italiana’, Donzelli editore, Roma, 1996]”,”TEOP-001-FMDP”
“BOBBIO Norberto a cura di Carlo VIOLI”,”Né con Marx né contro Marx.”,”Bobbio: due diverse accezioni del concetto di “”dialettica””. I dubbi di Bobbio e le tre leggi della dialettica della natura “”Dalle rapide annotazioni fatte fin qui appare che il problema della dialettica fu per Marx un problema sempre vivo, e se oggi è completamente abbondonata la considerazione di un Marx pensatore non dialettico, ha poche probabilità di essere accolta anche la tesi che egli sia giunto alla piena comprensione della dialettica solo negli anni della maturità. Il problema critico, nuovo, o per lo meno non discusso come meriterebbe, è un altro: è il problema se si dia un significato univoco di dialettica, e se quando si parla di dialettica in Marx, si intenda parlare, in diversi periodi della sua attività e in diverse opere, sempre della stessa cosa. Nasce il sospetto, tra l’altro, che alcune delle discussioni sulla maggiore o minore dialetticità del pensiero marxiano nei diversi periodi siano unicamente il frutto di diversi modi di intendere la dialettica, e quindi di mettere l’accento su questo o quel significato considerato coem esclusivo. Non contribuì certo a dissipare i dubbi lo Engels quando credette di poter riassumere il significato del metodo dialettico in tre leggi, che costituivano una estrapolazione di tre momenti e caratteri della logica hegeliana, e che sembra non abbiano altra ragione comune che quella di costituire insieme le leggi dello sviluppo della natura e della società: la legge della conversione della quantità in qualità e viceversa; la legge della compenetrazione degli opposti (azione reciproca); la legge della negazione della negazione (30). Il punto comune di riferimento del termine «dialettica» nelle sue diverse accezioni è pur sempre dato da una situazione di opposizione, di contraddizione, di antitesi, di antinomia, di contrasto, che deve essere risolta. Per quel che riguarda la prima delle tre leggi, essa non si riferisce a un’opposizione da mediare o da risolvere, non indica il metodo per la risoluzione di un’opposizione, e pertanto il farla rientrare in una teoria generale della dialettica è fuorviante. Quanto alle altre due, si riferiscono, sì, a una situazione di opposizione, ma concepiscono l’opposizione e il modo di risolverla in maniera diversa, tanto che l’applicazione dell’una o dell’altra allo stesso problema conduce a soluzioni diverse. (Oggi diremmo che esse formulano due tecniche di ricerca diverse, e che in una logica della ricerca qual è quella che intende elaborare Engels nella ‘Dialettica della natura’, dovrebbero esser meglio distinte per non ingenerare confusioni)”” (pag 88-89) [Norberto Bobbio, a cura di Carlo Violi, ‘Né con Marx né contro Marx’, Editori Riuniti, Roma, 1997] [(30) F. Engels, ‘Dialettica della natura’, Roma, Rinascita, 1950, p. 32]”,”TEOC-001-FMDP”
“BOBBIO Norberto, a cura di Laura CORAGLIOTTO Luigina MERLO-PICH Edoardo BELLANDO”,”Mutamento politico e rivoluzione. Lezioni di filosofia politica.”,”Si tratta di un corso di 54 lezioni tenuto da Bobbio quarant’anni fa (2021). Bobbio attraversa tutta la storia della cultura occidentale in cui vengono pensate, giudicate, comparate le forme del mutamento politico. Individua i temi ricorrenti: le cause oggettive delle trasformazioni, le rivendicazioni divergenti di giustizia, la formazione di fazioni in lotta, le lotte civili, l’avvento dei demagoghi, dei capi carismatici. Sette lezioni sono su ‘Hegel e la rivoluzione’ (lez. 33-39), 5 lezioni sono su ‘Marx e la rivoluzione’ (lez. 40-44: 1. La filosofia della storia di Marx – Prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’; 2. Elementi caratterizzanti la teoria della rivoluzione in Marx ed Engels – La critica della rivoluzione borghese ne ‘Il problema ebraico’; 3. La critica della Rivoluzione francese in Saint-Simon e Fourier – Marx ed Engels: la critica al giacobinismo – ‘L’Indirizzo del Comitato centrale della Lega dei Comunisti’ del 1850 – Engels, ‘La guerra dei contadini’ – Marx, ‘La guerra civile in Francia’: la Comune di Parigi; 4. Introduzione di Engels a ‘Le lotte di classe in Francia – Il soggetto storico rivoluzionario’; 5. Sintesi della teoria marxista della rivoluzione. Discussione) Il ‘rovesciamento’: Marx capovolge la posizione di Hegel “”L’elemento negativo in Hegel è sempre la scissione dell’unità. In ogni autore bisogna sempre cercare quali sono i valori di fondo. Il valore di fondo positivo di Hegel è il tutto, la totalità, l’unità. Tutto ciò che scinde, che separa, che lacera, che divide è negativo. I momenti negativi della storia sono i momenti in cui si introduce la spaccatura e certamente l’Impero è il periodo della massima dissoluzione dello stato in tanti atomi che sono gli individui, che hanno tra loro dei rapporti di diritto privato, ma non esiste più l’organizzazione, la costituzione. Questo è il disegno generale della storia nella filosofia di Hegel. Per arrivare alla Rivoluzione francese, non è che qui, nelle ‘Lezioni sulla filosofia della storia’, dica cose diverse da quelle che avete già sentito a proposito della ‘Fenomenologia dello spirito’. Da mettere in rilievo è soprattutto che la Rivoluzione francese è il risultato dell’Illuminismo. Questo è un punto acquisito, anche oggi. La Rivoluzione francese è il prodotto della lotta degli intellettuali, dei ‘philosophes’ francesi contro le superstizioni, contro le religioni positive, in difesa della ragione. L’Illuminismo come razionalismo, ma razionalismo astratto, e questa appunto è uno delle ragioni della sua sconfitta. Hegel ha delle espressioni che vengono spesso ripetute per indicare questo rapporto tra il pensiero e l’azione: «Se dunque l’Illuminismo non procede fino al contenuto oggettivo della ragione, tuttavia per mezzo di esso il pensiero fu insediato sul trono» (8). E subito dopo, proprio iniziando il capitolo intitolato «La rivoluzione francese e le sue conseguenze», scrive: «La rivoluzione francese ha avuto la sua genesi e il suo inizio nel pensiero [questo è il punto che contraddistingue la Rivoluzione francese]. (…) Il supremo principio, che il pensiero può trovare, è quello della libertà del volere» (9). Ancora un’altra espressione: «Il pensiero, il concetto del diritto si fece d’altronde valere tutto in una volta, e la vecchia impalcatura dell’ingiustizia non poté minimamente resistere ad esso» (10). E poi c’è quella famosa frase che dice: «Da che il sole splende sul firmamento e i pianeti girano intorno ad esso, non si era ancora scorto che l’uomo si basa sulla testa, cioè sul pensiero, e costruisce la realtà conformemente ad esso» (11). È quella famosa frase che poi ha permesso il rovesciamento da parte di Marx: Hegel ha messo l’uomo sulla testa, e si dice che Marx ha capovolto la posizione di Hegel, perché ha rimesso l’uomo sui piedi. «Metterlo sui piedi» per Marx vuol dire che bisogna guardare quali sono le condizioni economiche, le forme di produzione, perché è lì che l’uomo si forma nei suoi bisogni concreti. Hegel l’aveva posto sulla testa. Ed è proprio su questo punto, quando dice che finalmente l’uomo si basa sulla testa, è qui che scrive: «Questa fu una splendida aurora. (…) Dominò in quel tempo una nobile commozione, il mondo fu percorso e agitato da un entusiasmo dello spirito, come se allora fosse finalmente avvenuta la vera conciliazione del divino col mondo» (11). «Entusiasmo» è la parola che aveva usato lo stesso Kant”” (pag 352-353) [Norberto Bobbio, ‘Mutamento politico e rivoluzione. Lezioni di filosofia politica’, Donzelli editore, Roma, 2021; Lezione 37. Hegel e la rivoluzione] [(8) Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia, cit., IV, p. 197; (9) Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia, cit., IV, p. 197; (10) Ibid., p. 205; (11) Ibid.] ‘L’assiologia è una branca della filosofia che studia i valori, in particolare i valori morali, estetici e religiosi. Il termine deriva dal greco “”axios”” (valido, degno) e “”logia”” (discorso). L’assiologia si occupa di comprendere la natura dei valori, come vengono determinati e come influenzano la realtà e il comportamento umano 2. Questa disciplina esamina come le persone attribuiscono valore a oggetti, idee e credenze, e come questi valori influenzano le loro decisioni e azioni. L’assiologia può essere suddivisa in diverse aree, tra cui l’etica, che tratta del bene morale, e l’estetica, che si occupa del valore artistico 3.’ (f. copilot)”,”TEOP-023-FSD”
“BOBBIO Norberto”,”L’età dei diritti.”,”””Chi volesse cercare una riprova di quanto si è detto dovrebbe fare un’analisi, più precisa di quella che si possa fare in questa occasione, delle caratteristiche dei due grandi movimenti di resistenza che oggi si dividono il mondo, quelli che fanno capo ai partiti rivoluzionari (nello loro diverse accezioni) e quelli che fanno capo ai movimenti di disobbedienza civile. Tanto per intenderci, e ammesse articolazioni interne: leninismo e gandhismo. La discriminazione tra l’uno e l’altro è l’uso della violenza, e quindi dal punto di vista ideologico la giustificazione o in-giustificazione della violenza. Sotto questo aspetto la fenomenologia dei movimenti odierni non differisce da quella antica: anche nelle vecchie trattazioni sulle varie forme di resistenza la differenza che divideva la resistenza attiva da quella passiva era l’uso della violenza. Oggi, la differenza, sta, principalmente, come si è detto, nel tipo di argomentazioni con cui questo uso (o questo non uso) viene giustificato: più politica, come si è detto, che giuridica (o etica). La cosa è abbastanza ovvia per il partito rivoluzionario la cui teorizzazione trae la sua matrice da una dottrina realistica, nel senso machiavellico della parola, come quella marxiana e ancor più come quella leniniana (secondo cui il fine giustifica i mezzi). Un’altra differenza, se mai, tra la teoria della violenza rivoluzionaria di oggi da quelle di ieri (le teorie giusnaturalistiche), sta nel fatto che per queste la violenza statale era un caso limite che doveva essere di volta in volta individuato (come si diceva, conquista, usurpazione, abuso di potere ecc.); per la prima, invece lo Stato in quanto tale (anarchismo), o lo Stato borghese in quanto tale, cioè in quanto fondato sull’oppressione di una ristretta classe di privilegiati su una classe numerosa di sfruttati (comunismo), è violento. Lo Stato è «violenza concentrata e organizzata della società», secondo la famosa frase di Marx, che è uno dei temi conduttori della teoria rivoluzionaria che passa attraverso Lenin per arrivare a Mao, alla guerra popolare, alla guerriglia ecc. (Nuova rispetto alla teoria tradizionale è la giustificazione anche di quell’eccesso di violenza in cui consiste il terrore, da Robespierre a Mao. del quale si può ripetere una tesi altrettanto famosa: «… è stato necessario creare un breve regno del terrore in ogni zona rurale… Per riparare un torto è necessario superare i limiti»). Meno ovvio, e quindi più interessante, è che la stessa teoria della disubbidienza civile- dalla obbedienza passiva d’origine esclusivamente religiosa, da Thoreau, che rappresenta pur sempre un caso individuale (non pagare le tasse se queste servono alla continuazione della guerra ingiusta), da Tolstoj, al metodo ‘satyagraha’ di Gandhi – ha percorso un lungo cammino di strada del realismo politico, cioè della sua giustificazione politica”” (pag 172-173) [Norberto Bobbio, L’età dei diritti’, Einaudi, Torino, 1992]”,”TEOS-002-FMDP”
“BOBBIO Norberto”,”Maestri e compagni. Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Rodolfo Mondolfo, Augusto Monti, Gaetano Salvemini.”,” ‘Menscevichi’ italiani. ‘I nuovi dottori di Salamanca’ contro Lenin e il leninismo “”Ho sinora considerato separatamente l’umanismo come concezione della storia, e l’umanesimo come etica. Ma nella storia del pensiero di Mondolfo c’è un momento, che è poi uno dei momenti cruciali della storia del socialismo e del movimento operaio, in cui i due aspetti si richiamano l’uno con l’altro. Mi riferisco al periodo della rivoluzione russa. Sono gli anni in cui scende per così dire dalla cattedra (anche se Gramsci in un articolo sferzante gli rimprovera la serietà accedemica con cui il professore boccia Lenin perché la sua azione rivoluzionaria non rientra negli schemi di un preteso marxismo scientifico costruito a tavolino dai nuovi dottori di Salamanca) e partecipa più direttamente alla battaglia politica scrivendo una lunga serie di articoli sulla rivoluzione che raccoglie in varie edizioin del libro ‘Sulle orme di Marx’. In questi scritti, che rappresentano forse l’espressione più compiuta e consapevole in Italia di quell’orientamento critico nei riguardi del leninismo che per comodità può essere chiamato il punto di vista menscevico. Mondolfo dà sulla rivoluzione un giudizio storico e un giudizio etico che sono strettamente intrecciati. Il giudizio etico che consiste soprattutto nella condanna del terrore è desunto da un giudizio storico che si fonda o che pretende di fondarsi su una determinata interpretazione del marxismo inteso come concezione della storia. Il terrore è necessario perché la rivoluzione è stata prematura, e la rivoluzione è stata prematura perché Lenin non ha rispettato il canone fondamentale fissato una volta per sempre da Marx in un celeberrimo passo della introduzione alla ‘Critica dell’economia politica’ secondo cui «una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso» e «nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza». Sul tema della rivoluzione prematura e del rapportofra rivoluzione socialista e arretratezza russa sono state scritte a caldo e a freddo migliaia di pagine: è ancora uno dei grandi temi della storiografia contemporanea, come dimostra l’interesse suscitato dal saggio di Roy Medvedev, ‘La rivoluzione d’ottobre era ineluttabile?’, dove il problema del «terrore» e della sua pretesa necessità occupa un posto importante nella valutazione di certe misure sbagliate o intempestive prese dal governo dei bolscevichi. Sin dal 197 la rivista dei riformisti «Critica sociale» aveva espresso con fermezza l’opinione che per le condizioni arretrate della società russa la rivoluzione socialista era impossibile, sentenziando che «la storia qualche volta procede a salti, dopo lunghe stasi, ma nessun salto può varcare gli oceani». Dal canto suo, la Confederazione del lavoro, pur salutando «col cuore gonfio d’esultanza» la caduta del vecchio regime, precisava: «Non perciò la rivoluzione è compiutamente proletaria. Per quanto audace lo sbalzo in avanti del proletariato, è fatale che la direzione della cosa pubblica resterà nelle mani della borghesia»”” [Norberto Bobbio, ‘Maestri e compagni’, Passigli editore, Firenze, 1984] Mondolfo. Distinguendo l’ ‘essenza del marxismo’ dalla ‘praxis leninista’ e citando e ricitando i famosi passi marxiani… “”Quando i bolscevichi presero il potere, rifiutarono di dare la loro adesione al nuovo governo impugnando come arma di lotta la distinzione fra marxismo e leninismo, destinata a fare molta strada. Mondolfo scrisse il primo articolo sull’argomento nel febbraio 1919, in riposta a un articolo di Arturo Labriola il quale aveva sostenuto la continuità fra Marx e Lenin come continuità fra la teoria e la sua applicazione pratica. A questo articolo aveva già risposto Turati, il quale aveva scritto di non aver mai sospettato che «conquista del potere da parte del proletariato volesse dire usurpazione del potere e terrore sistematico da parte di una setta (…), sostituzione del Soviet ai Parlamenti (…) negazione di ogni libertà e di ogni democrazia», e concludeva affermando che Lenin non doveva assumere il potere perché in quelle condizioni era evidente che non avrebbe potuto mantenerlo se non col terrore (12). Con linguaggio più pacato ma nello stesso ordine di idee, Mondolfo, citando e ricitando i famosi passi marxiana della ‘Critica dell’economia politica’, spiegava che: «l’essenziale e il proprio marxismo (…) sta nel suo carattere ‘critico-pratico’», il quale consiste in una «concezione realistica della storia e nel trarre da questa viva coscienza storica la stessa teoria del movimento proletario»; e si domandava «Che c’è di tutto questo, che pure, ripeto, è l’essenza del marxismo, nella praxis leninista? Era forse giunta l’economia capitalistica in Russia al pieno sviluppo di tutte le forze produttive che era capace di dare? Poteva quindi in Russia Lenin avviare… l’ ‘era socialista’». Concludeva citando un altrettanto famoso brano di Engels che era e ha continuato ad essere uno dei testi canonici della teoria delle rivoluzioni che non si devono fare: il peggio che «possa capitale al capo di un partito estremo è di venir costretto ad assumere il potere quando il movimento non è ancor maturo per il dominio della classe ch’esso rappresenta e per l’attuazione delle misure che la signoria di questa classe richiede» (12). Nella prefazione alla prima edizione di ‘Sulle orme di Marx’, datata settembre 1919, Mondolfo riprendendo e riassumendo l’argomento citava Kautsky il cui libro ‘Dittatura del proletariato’ era uscito nel 1918, e per condannare la violenza ingiustificata si valeva della stessa metafora. Kautsky aveva scritto: «Essi (i bolscevichi) ritengono che questo sia il metodo più indolore per far nascere il socialismo e «abbreviare le doglie del parto». Ma volendo rimanere nell’analogia, la nostra esperienza ci richiama alla mente piuttosto una donna incinta, che si mette a fare i salti più matti allo scopo di abbreviare la durata della sua gravidanza, che mal sopporta, e arrivare ad un parto prematuro. Il prodotto di un tale comportamento di regola è un bimbo incapace di vivere» (14). Mondolfo: «L’ostetrico (…) dovrebbe uccidere la gestante per liberare il feto; sia pur questo embrione informe, privo dello sviluppo degli organi della sua vitalità; i ferri chirurgici dovrebbero compiere il miracolo di tenerlo in vita, e farlo formare e crescere dopo averlo tratto alla luce» (15). Nel gennaio del 1921 Mondolfo prendeva lo spunto dal famoso duello oratorio fra Zinoviev e Martov al Congresso dell’USPD (Partito social-democratico indipendente della Germania) per ribadire le proprie accuse ai bolscevichi dando torto al primo e ragione al secondo. (…) (16)”” (pag 89-90) [Norberto Bobbio, ‘Maestri e compagni’, Passigli editore, Firenze, 1984] [(12) F. Turati, Commento a ‘Leninismo e marxismo’, di A. Labriola, in ‘Critica sociale’, XXIX, n. 2, 16-31 gennaio 1919, p. 23; (13) ‘Leninismo e marxismo’ (1919), in UM, pp. 148-149; anche in ‘Sulle orme di Marx’, Bologna, Cappelli, 1923, vol. I., p: 108; (14) Traggo questo brano, che si trova nello scritto ‘Demokratie oder Diktatur’, da libro di M. Salvadori, ‘Kautsky e la rivoluzione socialista (1880-1938)’, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 237; (15) ‘Sulle orme di Marx’, cit., vol I, p. 136; (16) ‘Martov contro Zinoviev e l’antitesi fra socialismo e bolscevismo’ (1921), in ‘Sulle orme di Marx’,, cit, vol. I, p. 159] Da ‘copilot’: “”I tre dottori di Salamanca”” è una filastrocca scritta da Gianni Rodari. La filastrocca racconta di tre dottori di Salamanca che si misero in mare su una panca, e se non andavano subito a fondo, facevano certo il giro del mondo. È una delle tante filastrocche divertenti e fantasiose di Rodari, che ha scritto numerose poesie e racconti per bambini. La filastrocca “”I tre dottori di Salamanca”” di Gianni Rodari è stata pubblicata nel 1960 nella raccolta “”Filastrocche in cielo e in terra”” Norberto Bobbio ha menzionato i “”dottori di Salamanca”” in riferimento a un articolo di Antonio Gramsci. Gramsci, nei suoi scritti, ha discusso di vari intellettuali e figure storiche, e Bobbio ha approfondito questi temi nei suoi studi su Gramsci I “”dottori di Salamanca”” sono spesso associati alla Scuola di Salamanca, un gruppo di teologi e filosofi spagnoli del XVI secolo. La Scuola di Salamanca è stata fondata da Francisco de Vitoria, un domenicano che insegnava all’Università di Salamanca a partire dal 1526. Questi studiosi hanno affrontato temi di diritto naturale, diritto divino e giustizia, e hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo del pensiero giuridico e teologico. Inoltre, c’è una credenza popolare che Cristoforo Colombo abbia dovuto affrontare i “”dotti di Salamanca”” quando presentò il suo progetto di viaggio verso le Indie occidentali alla corte spagnola. Tuttavia, questa storia è in gran parte un mito, poiché gli intellettuali dell’epoca erano già consapevoli della sfericità della Terra.”,”BIOx-003-FMDP”
“BOBBIO Norberto”,”Il positivismo giuridico. Lezioni di filosofia del diritto raccolte dal dott. Nello Morra.”,”””Bisogna che sia determinata qual è la retta ragione e qual è la misura che la definisce’ (Aristotele, ‘Etica Nicomachea’, 1138b) (in apertura)”,”DIRx-063″
“BOBBIO Norberto”,”L’età dei diritti.”,”Bobbio chiude il libro con la ‘legge della ragione’: “”Dove non sembra ambigua la storia di questi ultimi secoli è nel mostrare l’interdipendenza fra la teoria e la pratica della tolleranza, da un lato, e lo spirito laico, inteso come la formazione di quella mentalità che affida le sorti del ‘regnum hominis’ più alle ragioni della ragione accumunante tutti gli uomini che non agli slanci della fede, e ha dato origine, da un lato, agli stati non confessionali, ovvero neutrali in materia religiosa, e insieme liberali, in materia politica, dall’altro, alla cosiddetta società aperta nella quale il superamento dei contrasti di fedi, di credenze, di dottrine, di opinioni, è dovuto all’impero della regola aurea secondo cui la mia libertà si estende sino a che essa non invade la libertà degli altri, o, per dirla con le parole di Kant, «la libertà dell’arbitrio di uno può sussistere colla libertà di ogni altro secondo una legge universale» (che è la legge della ragione)”” (pag 252)”,”FILx-015-FMB”
“BOBBIO Norberto”,”Contratto sociale, oggi.”,” “”Una delle critiche più radicali fu quella di Hegel. Dalla sua prima opera politica (‘La costituzione della Germania’) sino alle lezioni di filosofia del diritto (nelle varie redazioni oggi accessibili grazie alla monumentale edizione di (Karl-Heinz) Ilting), Hegel non si stancò di criticare e screditare la teoria del contratto sociale, ogni volta che l’argomento gliene offriva l’occasione. La critica di Hegel alla teoria contrattualistica è fondata soprattutto sulla netta distinzione fra diritto privato e diritto pubblico e sulla considerazione del diritto privato come momento inferiore e negativo del processo di realizzazione dell’idea del diritto, e del diritto pubblico come momento superiore e positivo. Una delle conseguenze che derivano dalla subordinazione del diritto privato al diritto pubblico è, secondo Hegel, che lo stato come ente di diritto pubblico (interno ed esterno) non può essere fondato su un istituto tipico del diritto privato com’è il contratto. Brevemente, il contratto procede dall’arbitrio dei due contraenti, e non da una volontà a loro superiore; la volontà che ne deriva è una volontà comune e non una volontà generale; oggetto del contratto è sempre una singola cosa esterna e non tutte le cose esterne cui si applica il dominio dello stato. Al contrario, lo stato è, o più precisamente deve essere, per essere uno stato nel pieno senso della parola, l’espressione di una volontà superiore a quella dei singoli individui; è o deve essere l’espressione della volontà generale attraverso le leggi, ovvero delle leggi, sono o possono essere tutte le cose esterne la cui regolamentazione è necessaria alla vita di quella totalità organica e organizzata che è, appunto, secondo Hegel, lo stato. (…) Non già che Hegel ritenesse che tutti gli stati storici avessero realizzato l’idea puramente razionale della supremazia del diritto pubblico sul diritto privato. Anzi per lui la maggior parte degli stati storici erano corrotti dalla confusione fra gl’istituti di diritto privato, quali la proprietà e il contratto, e gli istituti di diritto pubblico. Ma in quanto tali non erano veri e propri stati e contrassegnavano le epoche di decadenza, qual era ad esempio l’età feudale, in cui l’obbligo di fedeltà de vassallo verso il suo signore «non è un dovere verso l’universale ma un’obbligazione privata, esposta ad un tempo all’accidentalità, all’arbitrio, alla violenza» (4)”” [Norberto Bobbio, ‘Contratto sociale, oggi’, Guida editori, Napoli, 1980] [(4) G.W.F. Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia’, trad. it., Firenze, La Nuova Italia, 1963, vol. IV, p. 69]”,”TEOS-032-FMB”
“BOBBIO Norberto BOVERO Michelangelo”,”Società e stato da Hobbes a Marx. Corso di Filosofia della politica a.a: 1972-73.”,”La teoria dello Stato in Marx (pag 225-227) La teoria dello Stato in Engels (pag 228-231) “”Contro la “”superstizione politica””, cioè contro la sopravalutazione dello stato, l’attacco di Marx, checché ne dicano alcuni interpreti recenti, è costante. È questo rifiuto della superstizione politica che gli fa dire in uno scritto giovanile, ‘La questione ebraica’ (1843), che la rivoluzione francese non è rivoluzione compiuta, perché è stata soltanto una rivoluzione politica, e che l’emancipazione politica non è ancora l’emancipazione umana. E in uno scritto della maturità contro Mazzini che questi non ha mai capito nulla perché «per lui lo Stato, che crea nella sua immaginazione, è tutto, mentre la società, che esiste nella realtà, non è niente”” (che è un altro modo di dire che una rivoluzione soltanto politica non è una vera rivoluzione). La teoria dello stato come apparato di dominio nato in una società divisa in classi e quindi come strumento di dominio di classe è il tema dominante dell’opera di Engels, citata, sull’Origine della famiglia, della proprietà e dello stato. Il libro nacque da una riflessione sull’opera dell’etnologo e sociologo americano L.H. Morgan, ‘Ancient Society’, pubblicata nel 1877: il Morgan era andato alla ricerca dell’origine delle società umane studiando le “”unioni gentilizie di alcuni raggruppamenti indiani dell’America del Nord, e aveva dimostrato che «l’antica società fondata su unioni gentilizie era saltata in aria nell’urto con le nuove classi sociali e al suo posto era subentrata una nuova società che si compendia nello stato…, una società in cui l’ordinamento familiare viene interamente dominato da quello della proprietà e nella quale si dispiegano liberamente quegli antagonismi e quelle lotte di classi di cui consta il contenuto di tutta la storia scritta fino ad oggi». Seguendo l’idea direttiva del Morgan e integrandola con ricerche personali sulla storia della Grecia antica e di Roma e delle società germaniche nel medioevo, Engels sostiene la tesi che lo stato non è sempre esistito (non è quindi una categoria eterna della storia umana), ma è nato in qualsiasi società abbia seguito lo sviluppo comune dallo stato selvaggio allo stato barbaro, dallo stato barbaro allo stato civile, al momento in cui è avvenuta la dissoluzione della società gentilizia, cioè di una società in cui non è ancora sorta la divisione del lavoro (l’unica divisione del lavoro che vi sussiste è quella tra i due sessi, che compiono anche nella società gentilizia funzione organiche diverse). È dalla divisione del lavoro che nasce la prima grande divisione della società in due classi contrapposte, quella dei padroni e quella degli schiavi, cui seguiranno altre, sino alla formazione di una classe che non si occupa più della produzione ma solo dello scambio, la classe dei mercanti, da cui nasce la società borghese. In un brano sintetico Engels esprime il giudizio sulla sviluppo storico della società gentilizia allo stato in questo modo: «La costituzione gentilizia aveva fatto il suo tempo. Essa era stata distrutta dalla divisione del lavoro e dal suo risultato: la divisione della società in classi. Essa fu sostituita dallo Stato». Non c’è bisogno di aggiungere che una concezione siffatta della natura dello stato è in antitesi all’idea hegeliana dello stato etico. Engels ne è perfettamente consapevole e lo dice con forza: “”Lo stato dunque non è affatto una potenza imposta dall’esterno e nemmeno la ‘realtà dell’idea etica’, ‘l’immagine e la realtà della ragione’, come afferma Hegel. Esso è piuttosto un prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo, è la confessione che questa società si è avvolta in una contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili che è impotente a eliminare»”” (pag 227-228-229) [Norberto Bobbio Michelangelo Bovero, ‘Società e stato da Hobbes a Marx. Corso di Filosofia della politica a.a: 1972-73’, Coop. Libraria Univ. Torinese ed., Torino, 1973] “”Tra Hobbes e Rousseau del ‘Contratto sociale’ da una lato e Engels dall’altro c’è peraltro una differenza, e una differenza decisiva. La differenza sta nell’espressione “”in apparenza”” che io ho sottolineato. Per Hobbes, per Rousseau, per tutti i teorici dello stato prima di Marx lo stato è concepito come un ente che sta al di sopra delle parti non in apparenza ma in realtà come un ente: a) che ha per fine un valore veramente comune, cioè desiderato da tutti i membri della società ugualmente e indistintamente, che è l’ordine (Hobbes); b) oppure che garantisce e protegge gl’interessi di tutti coloro che sono considerati a pieno diritto cittadini in quanto proprietari (Locke); c) oppure che esprime nella volontà generale l’interesse collettivo e supera continuamente in questa volontà del capo politico nel suo insieme gli interessi parziali delle fazioni (Rousseau); d) oppure che realizza attraverso la classe generale la volontà razionale del popolo considerato come un tutto organico (Hegel). Per Marx e Engels invece lo stato è al di sopra delle parti solo in apparenza. In realtà esso è l’espressione degli interessi della classe economicamente dominante e l’ordine che esso riesce a instaurare è l’ordine del più forte. Su questo punto Engels come Marx, non ha alcun dubbio: «Lo stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di queste classi, ‘è per regola lo stato della classe più potente’, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tener sottomessa e per sfruttare la classe oppressa». Se lo stato non è sempre esistito, se esso è un fenomeno storico, ed ha fatto la sua apparizione in un determinato momento dello sviluppo storico, se esso insomma non è una categoria eterna dello spirito umano, come poteva apparire nella filosofia politica precedente, si deve trarre rispetto alla sua storia un’altra conclusione: lo stato è destinato a durare sino a che dureranno le condizioni che gli hanno dato origine cioè la divisione del lavoro e la divisione delle società in classi antagonistiche”” (pag 230-231) [Norberto Bobbio Michelangelo Bovero, ‘Società e stato da Hobbes a Marx. Corso di Filosofia della politica a.a: 1972-73’, Coop. Libraria Univ. Torinese ed., Torino, 1973]”,”TEOS-035-FMB”
“BOBBIO Norberto”,”Il futuro della democrazia.”,”La richiesta della revoca del mandato da parte degli elettori sulla base della critica al divieto di mandato imperativo “”Con questo ritengo di essermi messo in condizione di precisare in quale accezione del termine «rappresentanza» si dice che un sistema è rappresentativo e si parla abitualmente di democrazia rappresentativa: le democrazie rappresentative che noi conosciamo sono democrazie in cui per rappresentante s’intende una persona che ha queste due caratteristiche ben precise: a) in quanto gode della fiducia del corpo elettorale, una volta eletto non è più responsabile di fronte ai propri elettori e quindi non è revocabile; b) non è responsabile direttamente di fronte ai suoi elettori appunto perché egli è chiamato a tutelare gli interessi generali della società civile e non gl’interessi particolari di questa o quella categoria. Nelle elezioni politiche, in cui funziona il sistema rappresentativo, un operaio comunista non vota l’operaio non comunista ma vota un comunista anche se non è operaio. Il che vuol dire che la solidarietà di partito e quindi la visione degli interessi generali è più forte della solidarietà di categoria e quindi della considerazione degl’interessi particolari. Una conseguenza del sistema è che, come ho detto poc’anzi, i rappresentanti, in quanto non sono rappresentanti di categoria, ma sono per così dire i rappresentanti degl’interessa generali, hanno finito per costituire una categoria a se stante che è quella dei politici di professione, cioè di coloro, che per esprimermi con la definizione efficacissima di Max Weber, non vivono soltanto ‘per’ la politica ma vivono ‘di’ politica. Ho insistito su queste due caratteristiche della rappresentanza di un sistema rappresentativo perché è in genere proprio su queste due caratteristiche che si appunta la critica della democrazia rappresentativa in nome di una democrazia più larga, più completa, insomma più democratica. Nella polemica contro la democrazia rappresentativa infatti si possono distinguere nettamente due filoni prevalenti: la critica al divieto del mandato imperativo e quindi alla rappresentanza concepita come rapporto fiduciario in nome di un vincolo più stretto fra rappresentante e rappresentato, analogo a quello che lega il mandante e il mandatario nel rapporto di diritto privato, e la critica alla rappresentanza degl’interessi generali in nome della rappresentanza organica o funzionale degl’interessi particolari di questa o quella categoria. Chi conosce un po’ la storia della disputa ormai secolare pro e contro il sistema rappresentativo sa benissimo che gira e rigira i temi in discussione sono soprattutto questi due. Sono entrambi temi che appartengono alla tradizione del pensiero socialista in opposizione alla democrazia rappresentativa considerata come l’ideologia propria della borghesia più avanzata, come l’ideologia «borghese» della democrazia. Due temi, il primo, cioè la richiesta della revoca del mandato da parte degli elettori sulla base della critica al divieto di mandato imperativo, è proprio del pensiero politico marxistico: come tutti sanno fu lo stesso Marx che volle dare particolare rilievo al fatto che, nella Comune di Parigi, questa «fu composta da consiglieri municipali eletti a suffragio universale nei diversi mandamenti di Parigi, responsabili e revocabili in qualunque momento» (6). Il principio fu ripreso e ribadito più volte da Lenin, a cominciare da ‘Stato e Rivoluzione’, ed è trapassato come principio normativo nelle varie costituzioni sovietiche”” (pag 40-42) [Norberto Bobbio, ‘Il futuro della democrazia’, Einaudi, Torino, 1991] [(6) K. Marx, ‘La guerra civile in Francia’, in ‘Il partito e l’internazionale’, Edizioni Rinascita, Roma, 1948, p. 178] Nota Il mandato imperativo per i delegati di un’associazione implica che essi siano vincolati ad agire secondo le istruzioni precise ricevute dai membri dell’associazione che rappresentano. In questo modello, i delegati non hanno autonomia decisionale e devono seguire scrupolosamente la volontà espressa da chi li ha nominati. In contesti associativi, l’applicazione del mandato imperativo potrebbe garantire che le decisioni prese siano in linea con gli interessi collettivi, ma potrebbe anche limitare la capacità dei delegati di adattarsi a nuove informazioni o situazioni impreviste. Alcune associazioni preferiscono un approccio diverso, dando ai delegati un mandato libero per permettere loro di prendere decisioni basate sul contesto e sull’evoluzione dei dibattiti. (f. copil.)”,”TEOP-001-FPB”
“BOBBIO Norberto, a cura di Franco SBARBERI”,”Politica e cultura.”,” «L’assurdo accoppiamento delle parole “”libertà”” e “”stato””» “”Lo stato borghese, dunque, nonostante il nome, non è più liberale di quello proletario; quanto allo stato proletario, esso non è liberale ma à l’unica via possibile per il raggiungimento finale dello stato di libertà (che coincide con l’estinzione dello stato). Con questi due argomenti si concede agli avversari il valore del fine, ma li si mette in guardia sul disvalore del mezzo che essi hanno messo in atto per raggiungerlo. E, fermo restando il fine (almeno apparentemente), si contrappone il mezzo idoneo al mezzo inidoneo. Questa tesi si fonda sull’opposizione dei due concetti di ‘stato’ e ‘libertà’, considerati come escludentisi reciprocamente. Essa è, rispetto alla tradizione marxistica, quella più ortodossa e ha il merito della chiarezza. Si trova esposta in un celebre passo della lettera di Engels a Bebel (18 marzo 1875) a proposito del Programma di Gotha: «Non essendo lo stato altro che un’istituzione temporanea di cui ci si deve servire nella lotta, nella rivoluzione, per tener soggiogati con la forza i propri nemici, parlare di uno «stato popolare libero» è ‘pura assurdità’; finché il proletariato ha ancora ‘bisogno’ dello stato, ne ha bisogno ‘non nell’interesse della libertà’, ma nell’interesse dell’assoggettamento dei suoi avversari, e ‘quando diventa possibile parlare di libertà, allora lo stato come tale cessa di esistere’ (7). Ripresa da Lenin, il quale ammira Engels per aver colpito implacabilmente «l’assurdo accoppiamento delle parole “”libertà”” e “”stato””», la tesi viene interpretata nel suo significato pregniante di alternativa tra stato e libertà: «Finché esiste lo stato non vi è libertà; quando regnerà la libertà non vi sarà più stato» (8)”” (pag 154-155) [Norberto Bobbio, a cura di Franco Sbarberi, ‘Politica e cultura’, G. Einaudi, Torino, 2005] [(7) ‘Il partito e l’Internazionale’, Rinascita, Roma, 1948, p. 251; (8) ‘Stato e rivoluzione’, in ‘Opere scelte’, cit., t. II, p. 191]”,”TEOP-061-FMB”
“BOBBIO Norberto, testi inediti a cura di Cesare PIANCIOLA e Franco SBARBERI”,”Scritti su Marx. Dialettica, stato, società civile.”,”Norberto Bobbio (Torino 1909-2004) è stata una figura intellettuale di riferimento della cultura italiana del Novecento. Dopo aver studiato al Liceo D’Azeglio, si iscrisse al’ateneo torinese, dove si laureò nel 1931 in Giurisprudenza e nel 1933 in Filosofia. L’anno seguente conseguì la libera docenza in Filosofia del diritto. Nel 1935 fu arrestato per le sue frequentazioni antifasciste. Per poter riprendere la carriera universitaria, scrisse una lettera a Mussolini, cosa che sarebbe poi stata oggetto di tormentate autocritiche. Dal 1935 al 1948 insegnò a Camerino, poi a Siena e a Padova. Nel 1942 aderì al Partito d’Azione. Nel 1948 venne chiamato all’Università di Torino, dove insegnò fino al 1983. E’ a questa lunga fase che appartengono i suoi fondamentali studi su Cattaneo, e su Kelsen, Pareto, Mosca, Gobetti e Gramsci, su Hobbes e Locke, Kant e Marx. Collaboratore della casa editrice Einaudi nel 195 pubblica ‘Politica e cultura’. Negli anni settanta su ‘Mondoperaio’ avvia una discussione sulla sinistra italiana e interna al Psi. Le fasi del marxismo teorico in Italia. “”Appartengo ad una generazione che si è formata negli studi consocendo Marx di riflesso, attraverso la critica che ne aveva fatto il Croce…. (pag 29-31)”,”TEOC-017-FMB”
“BOBER M.M.”,”Karl Marx’s Interpretation of History.”,”M.M. Bober, Professor of Economics, Lawrence College. In bibliografia (opere di Marx) : – “”Lettre sur le développement économique de la Russie””, ‘Le mouvement socialiste’, VII, N: 93 (1902), 968-972 – “”Unpublished Letters of Karl Marx and Friedrich Engels to Americans””, ‘Science and Society””, II, N. 2 and 3 (1938). Translated and edited by Leonard E. Mins Capitolo dedicato alla teoria della crisi di Marx Engels (pag 232-258) Credito e crisi. “”What of the rôle of credit? Only brief, stray remarks are available, and it is hardly possible to distill from them a reliable formula. Credit plays a part in the trade cycle, but it does not rank among the causal factors. Credit is a powerful lever in the centralization of capital; it promotes new enterprises, encourage speculation and reckless ventures, strains production to the utmost, accelerates overproduction, intensifies the crises, and, presumably, aids in recovery. Credit, is “”one of the most potent instruments of crises and swindle””. Credit gives impetus to enormous undertakings like railway building which may promote booms and crises. It is to be noted parenthetically that in these references he generally uses credit in the sense of corporate securities, and only at times in the sense of commercial bank credit; more than once it is hard to tell which type of credit as a determinant of crises. “”The superficiality of Political Economy””, Marx teaches, “”shows itself n the fact that it looks upon the expansion and contraction of credit, which is a mere symptom of the periodic changes of the industrial cycle, as their cause”” (57). A crisis on the money market, he says, merely masks “”abnormal conditions in the process of production and reproduction”” (58)”” (pag 256-257) [M.M. Bober, Karl Marx’s Interpretation of History’, Cambridge, 1948] [(56) Capital, I, 687, 693; II, 361-363; III, 298, 359, 497, 522, 652, 713; ‘Theorien über den Mehrwert’, II, n. 2, p. 289; (57) Capital, I, 695; III, 575-576; (58) Capital, II, 365] traduzione “”Qual è il ruolo del credito? Sono disponibili qui e là solo brevi osservazioni, ed è difficile trarre da esse una formula affidabile. Il credito gioca un ruolo nel ciclo commerciale, ma non si colloca tra i fattori causali. Il credito è una potente leva nella centralizzazione del capitale, promuove nuove imprese, incoraggia la speculazione e le avventure sconsiderate, spinge al massimo la produzione, accelera la sovrapproduzione, intensifica le crisi e, presumibilmente, aiuta la ripresa. Il credito è “”uno dei più potenti strumenti di crisi e di truffe””. Il credito dà impulso a enormi imprese come la costruzione di ferrovie che possono promuovere boom e crisi. Si deve notare tra parentesi che in questi riferimenti usa generalmente il credito nel senso di titoli societari, e solo a volte nel senso del credito bancario commerciale, varie volte è difficile dire quale tipo di credito sia un fattore determinante delle crisi. “”La superficialità dell’economia politica””, spiega Marx, “”si mostra nel fatto che considera l’espansione e la contrazione del credito, che è un semplice sintomo dei cambiamenti periodici del ciclo industriale, come loro causa “”(57). Una crisi del mercato monetario, dice, semplicemente maschera “”condizioni anormali nel processo di produzione e riproduzione”” (58) “”(pag 256-257) [MM Bober, Karl Marx’s Interpretation of History””, Cambridge, 1948] [( 56), I, 687, 693; II, 361-363; III, 298, 359, 497, 522, 652, 713; “”Theorien über den Mehrwert””, II, n.2, 289; (57) Capitale, I, 695; III, 575-576; (58) Capitale, II, 365]”,”MADS-743″
“BOBERACH Heinz FISCHER Wolfram LÖSCHE Peter a cura”,”Band 1. Hessisches Hauptstaatsarchiv Wiesbaden.”,”Stato federato (21.114 km2; 5 milioni 512.000 ab.; capit. Wiesbaden) della Germania, nel settore centrale del Paese, include quasi tutti i territori che nelle diverse epoche storiche appartennero all’omonimo principato e non corrisponde a una regione geografica ben definita per ciò che riguarda confini e caratteristiche. Nel suo insieme il territorio si presenta come un susseguirsi di bacini intercomunicanti racchiusi da gruppi montuosi prevalentemente periferici. I fiumi principali, oltre a quelli che scorrono ai suoi confini, sono il Fulda, il Lahn e il Meno. Principali risorse economiche sono l’agricoltura (cereali, patate, barbabietole da zucchero, vite, frutta, ortaggi), praticata nelle fertili valli del Reno e del Meno, l’allevamento bovino e suino, lo sfruttamento forestale e del sottosuolo (lignite, minerali di ferro, sali potassici) e l’industria (settori meccanico, elettrotecnico, chimico, auto, alimentare e carta. Città principali, oltre alla capit., sono Francoforte sul Meno, Kassel, Darmstadt, Offenbach am Main, Fulda, Hanau e Marburgo. In ted., Hessen.”,”ARCx-008″
“BOBERACH Heinz a cura; elaborazione Marli BECK LÖFFLER Irma SIMON Bernhard SIMONIS Manfred”,”Landeshauptarchiv Koblenz. Band 2. Nordrhein-Westfälische Haupstaatsarchiv Düsseldorf.”,”-Nordrehin Westälisches Hauptstaatsarchiv Düsseldorf. Bearbeitet von Dieter LÜCK Überlieferung aus der ehemaligen preußischen Rheinprovinz. Vestfalia, regione storica della Germania, corrispondente alla metà nord-orient. dello Stato federato della Renania Settentrionale-Vestfalia. Non ha confini ben definiti, in quanto fu soggetta nel corso della storia a notevoli mutamenti territoriali, specialmente in età napoleonica; la si può far coincidere a grandi linee con la provincia prussiana della V., il cui territorio, dalla forma approssimativamente triangolare, si stendeva tra il confine olandese, il corso del Weser e quello del Sieg, affluente di destra del Reno. Dal punto di vista geomorfologico è costituita da regioni geografiche assai differenti, quali l’ampio bacino pianeggiante di Münster, i rilievi della Selva di Teutoburgo e del Wiehen-Gebirge e inoltre le alteterre del Sauerland culminanti nel Rothaargebirge. In ted., Westfalen. Storia: abitata anticamente dai Sassoni, poi sottomessi e cristianizzati da”,”ARCx-009″
“BOBIN Frédéric WANG Zhe”,”Pékin en mouvement.”,”L’irruzione della classe media: Shao Xianzhen, proprietario (pag 144-) F. Bobin corrispondente del quotidiano Le Monde a Pechino, Wang Zhe è stata assistente nell’ufficio di Le Monde a Pechino per due anni”,”CINE-078″
“BOBINSKA Celina; GINZBERG Siegmund; ZANCA Aldo; TISO Aida; MORAWSKI Stefan; RAGIONIERI Ernesto; PASQUINELLI Carla”,”Questione nazionale e contadina nella visione leninista del socialismo (Bobinska); Filosofia e politica in ‘Materialismo ed empiriocriticismo (Ginzberg); Parlamento borghese e rivoluzione socialista in Lenin (Zanca); Rileggendo Lenin: l’emancipazione della donna (Tiso); Arte e società nel pensiero di Plekhanov (Morawski), Presenza di Engels (Ragionieri); Né Lukács né Korsch (Pasquinelli);”,”Bobinska: – Lenin apprezzò debitamente il contenuto teorico della concezione marxiana del processo rivoluzionario (…) Purtuttavia il nostro secolo verifica ancor più positivamente il modello della rivoluzione “”strisciante””. Lenin non aveva canonizzato il modello di Marx (…) (pag 77) – Lenin mise in guardia dal pericolo di accentrare il potere nelle mani del ‘gensek’ (segretario generale) (doveva essere bilanciato dal comitato centrale..) (pag 85)”,”LENS-001-FB”
“BOBINSKA Celina; BOREJSZA J.”,”Aspects idéologiques de la «Question polonaise» au sein de la Première Internationale entre 1860 et 1870 (Bobinska); La Première Internationale et la Pologne (Borejsza).”,”Celina Bobinska, Cracovia; J. Borejsza, Varsavia”,”MOIx-046-M”
“BOBROVSKAYA C.”,”Lenin and Krupskaya.”,”La Krupskaja muore nel febbraio del 1939. Il giorno dopo (27) del suo 70° compleanno (festeggiato dai vertici del regime il 26). Era nata il 26 febbraio 1869. “”The great revolutionary events that developed and spread to all parts of the vast country in the next few months made it possible for Lenin and Krupskaya to return to St. Petersburg in the autumn of 1905. The had to be careful, however, and observe strict secrecy; for although the tsarist secret police apparatus, the gendarmerie and the spy system were disorganized and in a state of confusion, they still continued to function. Lenin and Krupskaya returned to Russia separately. In St. Petersburg, again because of police persecution, Krupskaya, under the name of Prakovya Onygina, lived apart from Lenin.”” (pag 23-24) “”During these stormy days Krupskaya was entirely taken up by Party organizational work, acting as secretary of the Central Committee of the Party. This work was extremely intricate. Although the Party had come out into the open, yet, in accordance with Lenin’s instructions, it was necessary to preserve the secret apparatus while making full use of all legal possibilities. In December, 1905, when uprising in Moscow was beginning, Krupskaya took part in the all-Russian Bolshevik conference held in Tammerfors, Finland. Here she met Joseph Stalin personally for the first time.”” (pag 24)”,”LENS-178″
“BOBROWSKI Czeslaw”,”La formazione del sistema di pianificazione sovietico.”,”Fallimento rivoluzione in Germania e rivoluzione cinese (pag 65) Tesi staliniana del socialismo in un paese solo (pag 69)”,”RUSU-283″
“BOBZIN Hartmut, edizione italiana a cura di Roberto TOTTOLI”,”Maometto.”,”Hartmut Bobzin è professore di Storia dell’Islam e Filologia semitica presso l’Università di Norimberga. Si occupa di problemi riguardanti lo studio del Corano e la ricezione dell’Islam in Europa.”,”RELx-005-FL”
“BOCCA Giorgio”,”Palmiro Togliatti.”,”Giorgio BOCCA è nato a Cuneo nel 1920. Con GALIMBERTI e BIANCO fu tra i fondatori delle formazioni di ‘Giustizia e Libertà’. Comandante della X Divisione GL, vice commissario politico nel cuneese, BOCCA iniziò la sua attività giornalistica alla ‘Gazzetta del Popolo’, proseguita poi all’ ‘Europeo’ e al ‘Giorno’. E’ autore di molti libri e saggi. A questo libro ha collaborato Silvia GIACOMONI.”,”PCIx-035″
“BOCCA Giorgio”,”La Russia di Breznev. Resoconto di viaggio e Informazioni.”,”Giorgio BOCCA (Cuneo 1920) fu con GALIMBERTI e BIANCO tra i fondatori delle formazioni di Giustizia e Libertà. Comandò la X divisione GL e fu vice commissario politico nel Cuneese. E’ giornalista e storico.”,”RUSU-109″
“BOCCA Giorgio”,”Storia dell’ Italia partigiana. Settembre 1943 – maggio 1945.”,”Giorgio BOCCA è nato a Cuneo nel 1920. Con GALIMBERTI e BIANCO fu tra i fondatori delle formazioni di ‘Giustizia e Libertà’.”,”ITAR-014″
“BOCCA Giorgio”,”La disUnità d’ Italia. 20 milioni di italiani la democrazia è in coma e l’Europa.”,”Giorgio BOCCA, nato nel 1920, è una delle più note firme del giornalismo italiano. E’ stato partigiano e ha dedicato vari volumi al fascismo, a Mussolini e a Togliatti.”,”ITAP-021″
“BOCCA Giorgio”,”Una repubblica partigiana. La resistenza in Val d’ Ossola. Ossola 10 settembre – 23 ottobre 1944.”,”””Alla prova dei fatti l’ Ossola è una delle zone meno adatte alla guerriglia. Troppo lontana da Milano per poter ricevere l’ aiuto; ma non tanto lontana da essere trascurata dai tedeschi e dai fascisti. Attraversata da una linea ferroviaria che, passando per la Svizzera arriva in Germania: usata dei tedeschi per spedire, spettatrice la Svizzera, tutto ciò che è stato predato in Italia. Manca all’ Ossola uno sbocco diretto sulla pianura, il lago e la cintura morenica la isolano dalle campagne e dalle stalle della Bassa. I rifornimenti alimentari, difficili nei mesi della guerra di montagna, diventeranno impossibili durante la repubblica. L’ Ossola è l’ unico luogo della guerra partigiana che resterà più di un mese senza pane. I rari tentativi di rifornimento via lago si risolvono in altrettanti fallimenti.”” (pag 33)”,”ITAR-053″
“BOCCA Giorgio in collaborazione con Silvia GIACOMONI”,”Palmiro Togliatti.”,”””Dal 1930 al 1932 Togliatti e il partito italiano sono in eclisse: gli svoltisti, i “”giovani”” presi dal lavoro in Italia, la vecchia direzione degli ex-buchariniani in penitenza e in prudenza. Se si sfoglia la “”Corrispondenza internazionale””, organo del Comintern, si nota che gli italiani non escono dal loro orticello, intervengono solo sul loro partito e sul loro paese, esclusi o autoesclusi dal dibattito internazionale””. (pag 223)”,”BIOx-075″
“BOCCA Giorgio”,”Mussolini socialfascista.”,”Sorel ed Arturo Labriola. “”Benedetto Croce è un buon maestro che non si sente responsabile degli errori dei discepoli. E’ lui a far conoscere in Italia le opere di Le Bon e di Sorel ed è lui che poi sentenzia: “”I libri di Sorel sono stati dei breviari del fascismo””. Mussolini il fascista non lo nega: “”Quel che sono lo devo a Sorel. Per me l’ essenziale era agire. Ma ripeto è a George Sorel che io devo di più. E’ questo maestro del sindacalismo che con le sue rudi teorie sulla tattica rivoluzionaria ha contribuito di più a formare la disciplina, l’ energia, la potenza delle corti fasciste.”” E Jean-Paul Sartre conferma là dove scrive di Sorel come di un protofascista. (…) Anche Arturo Labriola è un maestro in condominio tra fascisti e comunisti, maestro di quel sindacalismo rivoluzionario e interventista che assieme ai democratici riformisti e interventisti fonda il fascismo del 1919, proprio come dice Ivano Bonomi: “”Gli uomini che vi partecipano provengono quasi tutti dal socialismo rivoluzionario e dal riformismo””. Insomma la strana miscela di cui dà atto anche Palmiro Togliatti, quando dice che a quel fascismo parteciparono “”…uomini che militavano e in parte militano ancora nelle file del movimento operaio””. (pag 12-13) Croce. “”Del resto Mussolini non fa che ripetere un discorso sulle somiglianze fatto di interventi che vanno da quello di Benedetto Croce: “”…Il fascismo di Mussolini, già comunista rivoluzionario, è stato una imitazione del comunismo e solo gli accidenti e le avventure portarono Mussolini a diventare nemico del leninismo, al quale sarebbe volentieri tornato se avesse potuto e se ne avesse avuto il tempo””, a quello di Victor Smirnov (…). O ancora di Giovanni Gentile (…). (pag 21) “”Trotsky ha detto che la scimmia del fascismo può prendere a calci il suo padrone e ha colto la verità: nel “”mostro”” autoritario che cresce i calci non li prendono solo i socialisti, i comunisti e il fascismo “”normalizzato””, li prendono anche gli eredi e continuatori dello stato liberale.”” (pag 137) “”E’ vero, ma questo potere oligarchico ha dovuto cedere al fascismo, a Mussolini in particolare, gra parte del potere politico e spesso si troverà spiazzato, disarmato dalle scelte politiche, in particolare di politica estera. Il fascismo non è “”il cane da guardia”” del capitalismo come non è il “”socialismo possibile””, non è la “”reazione di massa”” di cui parla Togliatti e neppure la sola “”possibilità progressista””, come sostiene l’ economista Vajda: è uno zig zag, una faticosa ricerca, spesso un voglio e non posso, da cui però il paese, nella sua interezza, viene cambiato””. (pag 138)”,”ITAF-173″
“BOCCA Giorgio”,”Palmiro Togliatti. 1.”,”””””Per quattro anni il partito si tenne in equilibrio su questa instabile e traballante corda ora pencolando da una parte, ora dall’ altra. Ora sterzando verso i “”giovani”” (Longo, Secchia) che sin dall’ autunno 1927 cominciarono a criticare quella parola d’ ordine, sostenendo che non esistevano in Italia soluzioni intermedie”” (Berti). Ma l’ arte politica di Togliatti è propria questa di trovare il compromesso, di fare da perno della bilancia. Egli dirige avendo per stretti collaboratori Tasca e Grieco, il “”triumvirato””, che si presenta come prosecuzione organica della linea di Lione, linea che prima del ’26 è elaborata nella comune lotta contro la sinistra bordighiana e poi come lotta comune contro la sinistra dei giovani. Ruggero Grieco, acceso bordighiano fino al 1924 (ricordate il suo saluta a Bordiga imprigionato?), si è avvicinato a Gramsci attraverso il comune interesse per la questione meridionale. Quanto al “”destro”” Tasca, ha fatto il suo atto di sottomissione all’ Esecutivo allargato del ’26, spalleggiando il centro contro Bordiga.”” (pag 137)”,”PCIx-198″
“BOCCA Giorgio”,”Palmiro Togliatti. 2.”,”””Togliatti non si fa illusioni, sa che lo slittamento dei socialisti verso il centrosinistra è progressivo, e nel novembre del ’57, parlando alla Conferenza moscovita dei 64 partiti, dice: “”Dopo il XX Congresso il compagno Nenni si è allontanato da noi. Egli ha dato una interpretazione del tutto sbagliata delle decisioni del XX e particolarmente della parte dedicata alla critica del culto della personalità. Questa critica venne da lui compresa come una conferma che, quando nel 1921 noi uscimmo dalle file del vecchio Partito socialista per formare il Partito comunista, non avevano ragione noi ma i riformisti. Egli giunge quindi a ritenere che i comunisti devono uscire dalla scena politica e i socialisti unirsi con i socialdemocratici””. (pag 586-587)”,”PCIx-199″
“BOCCA Giorgio”,”Il padrone in redazione. Pubblicità, televisione, partiti, grandi gruppi economici: e la libertà d’ informazione?”,”””Questi padroni, lo si è detto, sono culturalmente molto migliori rispetto ai loro padri e nonni: vivono nel mondo, incontrano gente di ogni ceto e lavoro, stanno dentro l’ informazione, partecipano a decine di congressi e magari si fanno scrivere i discorsi dal negro aziendale, ma danno le tracce, li rivedono e sponsorizzano le belle lettere e le belle arti. Inaugurano mostre, si occupano più della intelligenza aziendale che della produzione. Tale essendo la specie padronale, il rapporto con il giornalista non è semplicemente di dominio o di corruzione, ma anche e soprattutto di plagio. La corruzione c’è, eccome, ci sono il regalo, la stecca, l’ ‘inside trading’, cioè il gioco in Borsa con le carte segnate che il padrone fa fare al giornalista e ci sono anche le registrazioni dell’ affare, da tirar fuori al momento opportuno. Ma tutto ciò per servile e sgradevole che sia non ha grande peso nella informazione economica, ci sono limiti di decenza e di prudenza che anche un giornalista corrotto deve rispettare. Il vero rischio è quello del plagio che nasce dalla convivenza impari fra il padrone e l’ informatore, da fatto che il primo che ha cento armi affilate e rilucenti può facilmente sedurre il secondo, può affascinarlo come un re Mida””. (pag 152-153)”,”EDIx-073″
“BOCCA Giorgio”,”Il provinciale. Settant’anni di vita italiana.”,”Giorgio Bocca (Cuneo, 1920-)ù “”Nei garibaldini c’erano anche i comunisti veri, i credenti, come Piero Comollo, operaio torinese dell’Ordine Nuovo, guardia del corpo di Gramsci. Un uomo bellissimo, con un viso affilato, pallido, con una angelica anzi evangelica melanconia, la melanconia di chi ti offre le chiavi del paradiso e se la vede rifiutare. Una sera che arrivammo in una baita in cui c’era un solo letto e gli dissi di dormirci non ci fu verso, “”non me la sento””, diceva, “”non voglio privilegi, con tutta la gente che soffre””. E diceva sul serio, era come un frate penitente, come un asceta. Se gli parlavo male del comunismo, di Stalin, dell’Urss faceva proprio come quei preti che stanno fra i bestemmiatori e più quelli le tirano giù più fanno gli occhi di divino amore accesi, il sorriso sempre più fraterno. Non rispondeva con parole o argomenti ma con sospiri, con sguardi come pensasse: “”Ah buon dio del comunismo cosa mi tocca sentire, ma credimi buon dio del comunismo, anche Giorgio ha dentro qualcosa di buono, ne sono certo, diventerà un compagno, andrà anche lui a Mosca e si chinerà a baciare il suolo della Piazza Rossa e piangerà guardando le stelle rosse del Cremlino come feci io, nel ’28, fuggendo dal fascismo””. Perché c’erano i comunisti come Togliatti che sapevano, vedevano ma tacevano per sopravvivere e comandare, i comunisti come Pajetta che sapevano ma lo negavano per non ammettere di aver sbagliato e i comunisti come Pietro che non sapevano, non vedevano e quando proprio erano costretti a sapere e a vedere si inebriavano di masochismo, si dicevano che soffrire per il comunismo, subire ferocie e ingiustizie dal comunismo era la massima delle gioie e la più alta delle arcane prove della sua verità. Il cognato di Togliatti Paolo Robotti, incarcerato e torturato dalla Ghepeu, la polizia segreta, su false accuse, dimenticato prudentemente nei giorni della prigionia dal Togliatti che pure era vicesegretario del Comintern, appena tornato libero scriveva alla moglie: “”Abbiamo letto la nuova Costituzione approvata dal compagno Stalin. E’ il più alto dei monumenti ai diritti e alle libertà umane””””. (pag 52-53)”,”BIOx-304″
“BOCCA Giorgio”,”La repubblica di Mussolini.”,”BOCCA Giorgio “”Mussolini vive nel suo isolamento formalistico, negli orari precisi, nell’immutabile rito burocratico: il sangue e la confusione incominciano appena fuori di Salò, a Brescia e a Peschiera si è già dentro la guerra senza prigionieri, dentro l’Italia dai cento padroni: il ministro degli Interni ha ordinato di essere larghi con i prezzi, il commissario ai prezzi ordina che siano stretti; il ministero dell’Agricoltura difende gli ammassi, in ogni zona; il partito ordina di bruciare quelli che stanno nelle zone partigiane; mentre i giornali pubblicano i bandi di amnistia, le formazioni nere intensificano i rastrellamenti,. Il govero è isolato e disinformato.”” (pag 141)”,”ITAF-335″
“BOCCA Giorgio”,”Il sottosopra. L’Italia di oggi raccontata a una figlia.”,”Giorgio Bocca chiede aGianni Agnelli: “”E di Berlusconi cosa pensa?”” “”Sa cosa ha detto Mitterand di Berlusconi? “”Non mi piace , ma non mi ripugna””. Solo un francese avrebbe potuto dire così. Io dico che non mi incanta, ma che è un uomo di grande fiuto, di grande abilità. E ogni tanto penso al mio amico Carlo De Benedetti che deve essere infuriato: ma come, dovevo essere io il De Gaulle italiano e al mio posto c’è questo venditore di pubblicità?””. E’ molto curioso il signor Fiat, se non fosse nato signor Fiat sarebbe stato un ottimo giornalista”” (pag 101)”,”ITAP-216″
“BOCCA Giorgio”,”Basso impero.”,”””Il capitalismo sfrenato sorpassa l’immaginazione, sorpassa Karl Marx’ (pag 93) BOCCA Giorgio, Basso impero. FELTRINELLI. MILANO. 2003 pag 164 8° Serie Bianca / Feltrinelli. [‘Il terrorismo è cosa normale nei conflitti tra gli stati, non un’eccezione. Nell’ultima guerra mondiale in cui vennero violate tutte le regole del diritto internazionale ci fu chi tentò con scarso successo un ritorno alla guerra cavalleresca: i generali Montgomery e Rommel recitarono nel deserto libico la guerra dei combattenti leali che si rendevano l’onore delle armi, ma nel suo complesso quella fu la guerra più terroristica della storia, il secondo fronte delle popolazioni civili venne terrorizzato con ogni mezzo, le rappresaglie sproporzionate, le deportazioni, la fame, gli stupri di massa, la condanna dei popoli inferiori contro cui tutto era permesso. Gli inglesi e americani bombardarono le città tedesche con bombe incendiarie, devastarono città come Dresda; rasero al suolo con l’atomica Hiroshima e Nagasaki. Ma la notizia che era stata usata la bomba di distruzione totale non destò nell’Europa di allora, nell’Occidente, né orrore né rimorso: chi era arrivato alla fine della lunga notte e vedeva la salvezza a portata di mano pensava: meglio centomila morti in un giorno che milioni in una guerra che continua. Se Hitler non fosse giunto in ritardo a costruire la bomba l’avrebbe lanciata su Londra e anche il nostro bonario Duce rincuorava i suoi fedeli a Salò dicendo che stavano per arrivare le armi di distruzione totale: “”Dio mi perdoni gli ultimi dieci minuti di guerra”” diceva Hitler. Ora Kissinger legalizza il terrorismo, lo si ritiene funzionale al progresso scientifico e alla rivoluzione tecnologica, qualcosa di automatico, di ineluttabile. (…) Lo sviluppo capitalistico globale e senza controllo crea lo stesso smarrimento della Rivoluzione industriale che fece dire a Marx: “”Tutto ciò che sembrava solido si dissolve nell’aria”” e in questo stato caotico il terrorismo irrompe con la sua ferocia e i suoi martiri senza un disegno preciso. Dice Kissinger del nuovo flagello: “”Il terrorismo deforma le istituzioni, restringe la sfera decisionale, richiama gli istinti peggiori, la violenza, la conquista, crea una selezione alla rovescia, salgono nella scala sociale figure prive di principi, disponibili al servizio dei potenti, ostili alla democrazia””‘ (pag 85-86)] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”TEMx-079&#8243;
“BOCCA Giorgio”,”Istruzione, formazione e cultura. Una politica della Comunità Europea per l’educazione.”,”Giorgio Bocca, dottore di ricerca in Pedagogia, è ricercatore presso il Dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica di Milano. Contiene il paragrafo: ‘Il contributo teorico di H. Jeanne e R. Dahrendorf’ (pag 27-)”,”GIOx-108″
“BOCCA Giorgio”,”La Repubblica di Mussolini.”,”Giorgio Bocca (Cuneo 1920) fu con Galimberti e Bianco fra i fondatori delle formazioni di Giustizia e Libertà. Comandò la X divisione GL e fu vice commissario politico nel Cuneese. Corsivista politico del settimanale ‘Tempo’ e del ‘Giorno’ è autore fra l’altro di Storia dell’Italia partigiana e Palmiro Togliatti.”,”ITAF-025-FL”
“BOCCA Giorgio”,”Il dio denaro. Ricchezza per pochi, povertà per molti.”,”””Mentre si alza nel mondo il coro privatistico il capitalismo ha realizzato nel 1999 fusioni per 3160 miliardi di dollari, la Vodafone ha comperato Mannesman, la Total dei petroli ha inghiottito la Elf, la Daimler Benz si è presa la Chrysler, perché intrinseco al capitalismo non è, come si dice, il libero mercato ma il controllo del mercato, il cliente prigioniero, il consumatore ingabbiato. (…) E’ un capitalismo che si affida ai trasferimenti più che agli investimenti, una nube di miliardi che viaggia in continuo per i duecentocinquanta paradisi fiscali. Nel granducato del Lussemburgo c’è una banca specializzata in trasferimenti «coperti» di nome Clearstream. Il denaro ci arriva per «scomparire», diventa un ago in un pagliaio, pare vi abbia un normalissimo conto corrente anche la nostra Banca d’Italia. Non c’è azienda che non sia articolata in decine di holding che si ramificano in mille combinazioni. A che scopo? Nel migliore dei casi per frodare il fisco, il che nel sistema è considerato ordinaria amministrazione. I trasferimenti avvengono in uno spazio in cui il risparmiatore comune non deve mettere piede. Avvengono e non si discutono. Mai nella storia le manovre del grande capitale sono state così esenti da controlli e critiche. Questo è il vero tallone di Achille di una sinistra che invece di tener d’occhio il sistema lo accetta e vi compete. Nessuno ha capito in quale misura i governi di sinistra abbiano favorito le privatizzazioni per ricavarne profitti, di certo nessuna delle ‘authorities’ preposte all’operazione ha mai né voluto né saputo dirci quale sia stato il profitto sociale che ne è derivato, che cosa ci abbia guadagnato il paese dalla privatizzazione dei telefoni, dell’elettricità, dell’energia. Nessuno in Parlamento si è seriamente occupato di questi enormi spostamenti di denaro e di potere, di queste appropriazioni dei beni pubblici, salvo il comico Grillo che è diventato una sorta di buffone di corte che più dice il vero e più fa schiattare dalle risate i cortigiani. Questa è davvero una gran trovata del sistema: lasciar dire le cose importanti, l’informazione seria, ai buffoni e ai satirici. Perché le fusioni sono così gradite al sistema? Perché sono gradite a chi lo dirige, ai manager che hanno emarginato nelle aziende le famiglie proprietarie e che fanno ciò che vogliono degli azionisti di cui Ernesto Rossi diceva: «contano come un cane nella società di protezione degli animali»”” (pag 10-11) ‘Una gran trovata del sistema: lasciar dire le cose importanti, l’informazione seria, ai buffoni e ai satirici'”,”ECOS-021″
“BOCCA Giorgio”,”Storia d’Italia nella guerra fascista, 1940-1943.”,”””Esiste, nel 1939, alla vigilia del conflitto, una politica razionale, programmata degli armamenti? Ci sono un uomo, un gruppo dirigente forniti dei poteri necessari? In teoria, almeno due persone hanno tali poteri. La prima è Mussolini, che accentra i dicasteri militari ma, a forza di collezionare incarichi, non è in grado di esercitarli e arriva al pietoso lamento: «Questa amministrazione dell’esercito non va, non se ne può mai essere sicuri, le sue cifre non sono mai esatte» (42). La verità è che il regime, per sopravvivere, impone un continuo dissolvimento delle responsabilità. C’è un episodio che lo spiega bene: riuniti i massimi dirigenti industriali, Giordani per l’ IRI, Rocca per l’ Ansaldo, presenti il generale Soddu e il ministro Ciano, Mussolini chiede come si possa impostare un programma di rinnovamento delle artiglierie: «Bisognava pensarci dieci anni fa, Duce» osserva Giordani. E Mussolini: «Già, avete ragione, Giordani, bisognava pensarci». E chiude un discorso che porterebbe a una analisi intollerabile dal sistema. La seconda persona è il maresciallo Pietro Badoglio, capo dello stato maggiore generale, del Comitato nazionale per l’indipendenza economica, organo supremo dell’autarchia, della Commissione per gli studi sulle materie fondamentali per la difesa, del Consiglio nazionale delle ricerche: tutte cariche onorifiche che il maresciallo non disdegna, fin che si è in pace, dichiarandosi pronto a rispondere «al popolo e al Duce, in qualunque momento e per qualunque necessità», ma in realtà spettatore come gli altri e profittatore. Un certo potere operativo potrebbe averlo un terzo personaggio, il generale Carlo Favagrossa, succeduto nell’agosto del 1939 al generale Dallolio alla direzione del Commissariato generale fabbricazioni di guerra, che poi si chiamerà Fabbriguerra. Ma il regime ha una cura meticolosa nel creare l’antipotere di ogni potere: l’articolo 3 della legge che ha creato il Commissariato stabilisce che i ministeri militari, ciascuno per le commesse di rispettiva competenza, conservano intera la propria responsabilità tecnica e amministrativa. Ma il regime ha una cura meticolosa nel creare l’antipotere di ogni potere: l’articolo 3 della legge che ha creato il Commissariato stabilisce che i ministeri militari, ciascuno per le commesse di rispettiva competenza, conservano intera la propria responsabilità tecnica e amministrativa. Risultato: tre organi tecnici per i collaudi delle munizioni, tre centri di progettazione, sprechi e perdite di tempo. In mezzo ai contrapposti bisogni il Commissariato media la confusione: ora è costretto dalle insistenze di un ministero a sospendere le lavorazioni già compiute all’ottanta per cento per conto di un altro, salvo riprenderle se le proteste sono arrivate al dittatore. L’esercito vuole cannoni antiaerei da 90,53 ma la marina li pretende da 90,50 e bisogna provvedere a due catene produttive; l’industria ottica fornisce di mezzi di puntamento i cannoni antiaerei ma non ce la fa a rifornire i carri armati, onde liti, contestazioni, pratiche interminabili. Sfuggono al Commissariato i rifornimenti di carbone, carburanti, legna, cotone, canapa, gomma affidati ad altrettanti enti (43). In tale caotica situazione la tesi marxista di una industria monopolistica che spinge il paese alla guerra nel suo bisogno inesausto di aumentare produzione e profitti (44), deve subire, per cominciare, questo correttivo: la disorganizzazione è tale, la sclerosi protezionistica è arrivata a tal punto che la nostra industria, per ammissione dello stesso Mussolini, produce «al sessanta per cento delle nostre possibilità» (45)”” (pag 52-54) [(42) G. Bottai, ‘Vent’anni e un giorno’, Milano, Garzanti, 1949, p. 127; (43) C. Favagrossa, ‘Perché perdemmo la guerra’, Milano, Rizzoli, 1946, p. 43; (44) Cfr. R. Battaglia, ‘Storia della Resistenza italiana’, Torino, Einaudi, 1953 e ‘La seconda guerra mondiale’, in ‘Trenta anni di storia italiana’, Torino, Einaudi, 1961, p. 257; (45) D. Alfieri, ‘Due dittatori di fronte’, Milano, Rizzoli, 1948]”,”QMIS-205″
“BOCCA Giorgio”,”L’inferno. Profondo Sud, male oscuro.”,”Volume dedicato dall’autore a Falcone e Borsellino La malavita e Garibaldi. “”Elizabeth Gaskell scrittrice inglese trovatasi a passare l’Italia meridionale nell’anno dell’Unità racconta: «All’arrivo a Napoli di Garibaldi la camorra prese l’intero contrabbando sotto la sua speciale protezione. Pasquale Menotte, il capo mafia, si occupava dei dazi. Non appena arrivava un carico di vino o di grano si presentava con i suoi armati alle guardie gridando: “”Lasciate passere, è roba di Garibaldi””. Una cooptazione dell’eroe dei due mondi il quale ha lasciato un segno così forte nella immaginazione meridionale che anche la ‘ndrangheta calabrese ne ha fatto un suo padre fondatore, un suo eroe. «Garibardo», mi dice lo storico Gaetano Cingari, «è il grado più alto della ‘ndrangheta, per primo se ne è insignito Santo Aramiti poi è toccato a Mommo Piromalli e a Paolino Di Stefano». Gli studiosi come Cingari, sono dei calabresi esiliati nelle loro belle case, conservano con la ragione e la loro gente un rapporto culturale, di rado fanno sortite nell’inferno che li circonda, stanno come monaci in convento nello loro stanze piene di libri, di quadri, con mogli amorose in attesa che la barbarie sia finita, se finirà. La casa di Cingari, autore della ‘Storia della Calabria dall’Unità a oggi’, è sopra Villa San Giovanni, a Campo Calabro, e di sera si vedono le luci di Messina al di là di un «braccio di mare che è largo come un oceano» come dice il biologo Enzo Mutolo, palermitano. (…) Cingari è un bel signore magro a cui le molte letture hanno insegnato a padroneggiare la parola, a regolarla come un corso d’acqua limpida, ora impetuoso ora placato nella riflessione. «Vedi, prima dell’Unità d’Italia la mafia non era l’antistato, era una faccenda popolare che viveva fuori dallo stato, in parte banditismo, in parte gestione rurale della giustizia. Come organizzazione malavitosa che ha rapporti con lo stato di conflitto e di complicità si forma lentamente, i prefetti piemontesi che pure tendono a raccontare il sud a tinte fosche non se ne accorgono, nelle loro relazioni insistono a parlare di criminalità spicciola, non di un controllo mafioso del territorio. Quando poi la mafia, che allora non si chiamava ‘ndrangheta, afferma la sua presenza, quando non è più possibile ignorare che nelle campagne è un potere, viene scambiata dagli scrittori socialisti per una società di mutuo soccorso. Francesco Arca, sindacalista rivoluzionario di Civitanova ne dà una immagine populista, Giovanni De Nava la racconta come la buona società che riscatta i poveri dalla miseria e dal lupanare. E così deve essere vissuta dai suoi fondatori se il primo nome della associazione è la Fratellanza». Cingari è uno storico scientifico, come usa dire, uno che scrive in base ai documenti di archivio, ma è anche uomo di fantasia, gli piace avventurarsi per me in questo intrico risorgimental malavitoso. «La prima mafia si chiamava la Fratellanza o anche la Santa e la leggenda ripresa da tutti i capitolari mafiosi è che a fondarla furono i tre Giuseppe arrivati dalla Sicilia, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Giuseppe La Marmora. Forse questo confuso intreccio massonico, carbonaro, risorgimentale nacque nelle prigioni del Borbone dove i malavitosi dividevano le celle con i ribelli, i fratelli Romeo carbonari si fecero anche banditi contro il Borbone». E’ andata lontano questa immagine di mafia liberale, è arrivata sino a Hobsbawm, lo studioso dei movimenti popolari, per lui è «la sola rivoluzione borghese possibile nel sud italiano»”” (pag 60-62)”,”ITAS-225″
“BOCCA Giorgio”,”Il sottosopra. L’Italia di oggi raccontata a una figlia.”,”””Lo studioso della mafia professor Lamberti dice: «Di fatto, in questi anni la camorra è stata la testa pensante e progettuale dell’economia napoletana e, mentre personaggi di facciata come Cirino Pomicino e Gava stavano alla ribalta politica, ha preso le redini dell’economia e dello sviluppo in Campania»”” (pag 121)”,”ITAS-003-FMP”
“BOCCA Giorgio”,”Storia della Repubblica italiana dalla caduta del fascismo a oggi.”,”Giorgio Bocca è nato a Cuneo nel 1920. Come molti altri ha compiuto “”il lungo viaggio attraverso il fascismo”” sino al rifiuto dell’8 settembre 1943 ed alla guerra partigiana. Tra i fondatori delle formazioni ha comandato la X divisione Giustizia e Libertà e ha avuto una medaglia d’argento al valor militare. Dal ’45 la sua vita è dedicata al giornalismo e alla storia: ‘Miracolo all’italiana’ del 1962 è il libretto che gli dà notorietà. Poi scrive ‘I giovani leoni del neocapitalismo’, ‘Alla scoperta dell’Italia’, ‘Storia della guerra partigiana’, ‘Storia d’Italia nella guerra fascista’, ‘Togliatti’, ‘La repubblica di Mussolini’, ‘La Russia di Breznev’. Ha scritto per il quotidiano La Repubblica e il settimanale L’Espresso. È morto a Milano nel 2011. Referendum 2 giugno 1946 tra repubblica o monarchia. Duro colloquio tra De Gasperi e (re) Umberto. De Gasperi: “”Ho finito il mio latino. Si vuole ricorrere alla forza? Va bene, vorrà dire che io verrò a trovarla a Regina Coeli o lei verrà a trovare me””. Umberto non sa rispondere altro che il suo dovere è di attendere la proclamazione definitiva dei risultati. (….)”” (pag 16)”,”ITAP-250″
“BOCCA Giorgio”,”Partigiani della montagna. Vita delle divisioni “”Giustizia e Libertà”” del Cuneese.”,”Dedica a Duccio Galimberti, nostro compagno e comandante, per ricordare il suo nome e nel suo sacrificio il nome e il sacrificio di tutti coloro che caddero per gli ideali di “”Giustizia e Libertà”” (in apertura) Giorgio Bocca, noto giornalista e scrittore (Cuneo 1920) ha partecipato alla guerra partigiana; a Torino nell’immediato dopoguerra ha mosso i primi passi da giornalista nel foglio di ‘Giustizia e Libertà’. Gli accordi con la resistenza francese. Il patto delle due Resistenze. ‘(…) Il comandante delle bande G.L. di Val Maira, Detto Dalmastro, aveva inviato nell’inverno un ufficiale in territorio francese col compito di entrare in collegamento con i dirigenti del Maquis. Furono necessari mesi di tentativi e di lavoro. La cosa può sembrare strana alla mentalità italiana abituata ai partigiani schierati in montagna alla luce del sole; chiara invece per chi abbia conosciuto da vicino l’organizzazione del Maquis. Il nostro inviato si trovava, entrando in territorio francese, in mezzo ad una rete impalpabile, segreta e diffidente. Non c’erano là uomini riconoscibili per le barbe incolte o per l’arma a tracolla, ma cittadini eguali l’uno all’altro, intenti al loro lavoro abituale. Fra questi l’ufficiale doveva trovare i maquisards, ottenere la loro fiducia, persuaderli ad avere un abboccamento. Gli valse la perfetta conoscenza della lingua, l’aver vissuto parecchi mesi in Francia, le amicizie che si era procurate. Egli ritornò finalmente in Italia ad annunciare che un primo abboccamento preliminare era stato fissato per la prima decade di maggio in località vicino al confine. Una staffetta francese precisò in seguito i termini. (…) Dieci giorni dopo, la delegazione ufficiale italiana, guidata da Duccio Galimberti, da Detto Salmastro e dal comandante della Val Varaita, si portava scavalcando ancora i Colli della Maira, attraverso un territorio presidiato dai tedeschi, sino a Barcellonette. Qui venivano quei patti politici e militari che dovevano alcuni giorni dopo essere confermati e perfezionati in Italia, in un ultimo colloquio tenuto ad Acceglio, presenti per la Resistenza italiana Livio Bianco, Ezio Aceto e Gigi Ventre e per quella francese Max Jouvenal, comandante del Sud-Est. I punti fissati negli accordi dicono in sunto: 1. si afferma la necessità di una solidarietà italo-francese e si nota la comunanza di intenti nella lotta per il trionfo delle libertà democratiche; 2. si intensificano i collegamenti fra le vallate confinanti; 3. avverrà uno scambio di ufficiali osservatori rappresentanti i rispettivi movimenti; 4. si pongono in comune le fonti di collegamento con gli alleati. Sul piano militare l’accordo non ebbe grandi risultati Pratici. Sino a che la Francia fu occupata il Maquis era, per sua natura e costituzione, così diverso dall’organizzazione partigiana italiana da non permettere alcuna fattiva e costruttiva cooperazione. I maquisards erano cittadini che volevano ancora una vita normale, legati da un’organizzazione clandestina che doveva svelarsi solo il giorno dell’attacco generale. Non potevano perciò affiancarsi per un’azione militare in campo aperto alle bande italiane. Quando la Francia fu liberata ed i partigiani italiani ebbero bisogno di aiuto, gli uomini della Resistenza francese non erano soli al governo. Accanto a loro c’era l’Armée di De Gaulle, c’erano i militaristi, c’erano i reazionari sciovinisti. I patti furono dimenticati. Tuttavia, in un campo strettamente politico, l’accordo ha importanza e significato grandissimi. Prova l’identità di ideali dei due movimenti popolari, prova l’esistenza di una base comune su cui possono essere fondati rapporti di durevole amicizia. Il patto delle due Resistenze ha anche un significato umano. È il patto dei perseguitati e degli oppressi che ritrovano, nella difesa contro il nemico comune, sentimenti di solidarietà”” (pag 83-86)”,”ITAR-343″
“BOCCA Giorgio”,”Italia anno uno. Le campagne senza contadini. Le città senza operai.”,”Pci e sindacato. ‘Certo una classe operaia, un movimento operaio come forza produttiva e dunque sociale e poltiica restano, ma si è chiuso il tempo in cui si contava su di essa per le mediazioni decisive fra il lavoro e la vita. Non è più così, la ricomposizione fra lavoro e vita oggi va cercata con altri strumenti, con altre più complesse partecipazioni, verso un futuro complesso e incerto. Ma che sollievo per gli operai trovarsi finalmente sollevati dal fardello dei salvatori del mondo, della classe “”martire””. La classe operaia non ha perso la sua identità come lamentano i suoi “”aiutanti””, ma la falsa identità, la identità artificiosa che le era stata imposta dalla sincera ipocrisia”” (pag 121)”,”ITAS-002-FER”
“BOCCA Giorgio”,”Storia dell’ Italia partigiana. Settembre 1943 – maggio 1945.”,”Capitolo XII La battaglia del lavoro Capitolo XXX. Insurrezione. La battaglia di Genova Dedica manoscritta: “”A voi che c’eravate, con l’augurio che, se fosse il caso, saprei fare come voi. Con tutto il mio affetto, Vittorio”” (Natale ’66 – Capodanno ’67)”,”ITAR-036-FSD”
“BOCCACCIO Marco”,”Hayek. Teoria della conoscenza e teoria economica.”,”Marco Boccaccio, già Visiting Scholar presso la Yale Law School, è ricercatore in Scienza delle finanze presso l’Università di Perugia.”,”ECOT-156-FL”
“BOCCARA Paul”,”Etudes sur le capitalisme monopoliste d’ etat sa crise et son issue.”,”Vengo al terzo punto: questa questione delle fasi lunghe. E’ possibile che noi assistiamo effettivamente in questo momento a un ritorno del ciclo lungo. Dopo un periodo pressapoco di 25 anni di relativa stabilità nel dopoguerra – durante il quale il ciclo decennale era appiattito, come si era già visto negli anni 1897-1914 – sembrano ora annunciarsi difficoltà per la crescita. Andiamo allora verso un periodo di difficoltà lunga, legato a una sovra-accumulazione lunga, la superaccumulazione spiega, secondo noi, l’ evoluzione ciclica tanto media che lunga. Così si manifesterà una crisi strutturale del capitalismo monopolistico di Stato. E’ almeno un’ ipotesi di lavoro. (pag 140)”,”ECOT-061″
“BOCCELLA Nicola”,”L’economia disobbediente. Distribuzione del reddito e mercato del lavoro nell’economia sovietica, 1950-1985″,”Fondo Dav BOCCELLA è ricercatore confermato presso il dip. di scienze economiche e sociali dell’Univ. di Napoli.”,”RUSU-204″
“BOCCELLA Nicola”,”L’economia disobbediente. Mercato del lavoro e distribuzione del reddito nell’economia sovietica: 1950-1985.”,”Nicola Boccella è Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università di Napoli.”,”RUSU-132-FL”
“BOCCHINI Claudia”,”La teoria schmittiana della democrazia. Il pensiero politico e la teoria costituzionale di Carl Schmitt nel contesto dell’interpretazione delle costituzioni moderne dall’età della Rivoluzione francese alla Repubblica di Weimar.”,”Tesi della bancarotta spirituale del parlamentarismo (pag 249)”,”TEOP-265″
“BOCCHIO Mario”,”La Guerra Civile in Piemonte, 1943-1945. Alla ricerca della verità. I.”,”Marco Bocchio nato nel 1968 ad Alba, giornalista professionista, si occupa delle vicende legate alla RSI. Ha pubblicato ‘Guerra in Africa orientale’ (1994),”,”ITAR-008-FMP”
“BOCCI Mauro, a cura (mostra fotografica)”,”Istantanee per una storia. Francesco Leoni e il fotogiornalismo.”,”Foto reparto produzione bulloni; Foto reparto femminile fabbrica Impermeabili San Giorgio (pag 77, 1949) Sciopero e manifestazione operaia del 1953 in via XX settembre (pag 99) Lavoratori portuali e cantieri (1950) (pag 101-103) Foto lavoro femminile, lavoratrici (pag 106) Primo maggio dei portuali (Ramo industriale) (1955) (pag 117) Battaglia di ‘De-Ferrari’ 30 giugno 1960 (pag 126) Mareggiata e disastro del 1955 in porto”,”LIGU-130″
“BOCCIA Corso Paolo”,”New Deal e lotte operaie. Il Socialist Party of America negli anni Trenta.”,”BOCCIA (Firenze, 1960) ha studiato in Italia e USA. Ha conseguito il dottorato in storia delle Americhe presso l’ Università di Genova e svolge attività di ricerca in storia contemporanea. Ha pubblicato articoli di Storia americana, storia delle relazioni internazionali e storia militare in Italia e all’estero.”,”MUSx-055″
“BOCCOLARI Giorgio CASALI Luciano a cura; saggi di Dianella GAGLIANI Massimo STORCHI Alfredo GIANOLIO Pietro SPAGNI Azio SEZZI Carlo VALLAURI Francesco BARBAGALLO Luciano CASALI Stefano BIANCHINI Franco BOIARDI Sergio DALMASSO Vittorio POMA Pasquale AMATO Fausto SACCHELLI Edwin Morley FLETCHER”,”I Magnacucchi. Valdo Magnani e la ricerca di una sinistra autonoma e democratica.”,”””Il Movimento dei lavoratori italiani (Mli) era cosa fatta, in pratica, in quell’incontro del 24 febbraio, quando Magnani, sotto il fuoco di fila delle domande dei giornalisti, precisava che non c’erano stati abboccamenti con “”esponenti titisti”” e che non c’era alcuna intenzione di passare dalla gravitazione verso l’Unione Sovietica a quella verso un’altra potenza straniera. L’esistenza di “”punti di contatto””, sul piano degli orientamenti politici e della lotta allo stalinismo, non autorizzava a ritenere che il nuovo movimento fosse una sorta di ‘longa manus’ del governo di Belgrado. Noi, spiegava Magnani, “”abbiamo parlato di difesa del territorio nazionale contro l’aggressione da qualunque parte essa venga””. “”Noi crediamo che si possa arrivare a una struttura quale noi desideriamo senza piegarci a condizioni di sudditanza. La difesa del territorio ne è il corollario”” (pag 199-200)”,”PCIx-360″
“BOCENINA Nina”,”La segretaria di Togliatti. Memorie di Nina Bocenina. Con un saggio di Sergio Bertelli.”,”Foto Yalta 1964, feretro di Togliatti portato da Longo e … da Krusciov, assieme a Lama Breznev e altri. pag 108-109″,”PCIx-248″
“BOCHICCHIO Francesco”,”Berlino 1919. Rosa Luxemburg e la rivoluzione. Problematica completamente inattuale?”,”Francesco Bochicchio esperto di diritto dei valori mobiliari, del settore finanziario e professore a contratto di Diritto degli intermediari finanziari presso la Facoltè di Economia dell’Università di Parma ha pubblicato vari libri tra cui ‘La politica della domanda e la riforma antiliberista dell’economia. Spunti per una ripresa del dialogo tra Marx e Keynes’ (2015) e ‘Scacco alla superclass’, con Giorgio Galli (2016). In bibliografia cita l’opera ‘Diritto e politica di fronte alle revisioni storiche. Un percorso critico sul “”politico”” di Carl Schmitt””, Milano, 2012″,”LUXS-091″
“BOCK Gisela CARPIGNANO Paolo RAMIREZ Bruna”,”La formazione dell’ operaio massa negli USA, 1898-1922.”,”ANTE1-24 Gisela BOCK insegna all’Istituto di storia americana dewlla Freie Unviersitat di Berlino. La Carpignano insegna alla City University di New York. Ha pubbliato anche (con altri) ‘Crisi e organizzazione operaia’ (1975). Bruno Ramirez lavora all’Università di Toronto.”,”MUSx-224″
“BODEI Remo FAROLFI Bernardino JERVIS Giovanni DONOLO Carlo DONZELLI Franco FENGHI Francesco”,”La cultura del 900. Volume primo. Filosofia storiografia psicologia sociologia economia diritto.”,”Filosofia (Remo BODEI), storiografia (FAROLFI), psicologia (JERVIS), sociologia (DONOLO), economia (DONZELLI), diritto (FENGHI).”,”REFx-060″
“BODEI Remo a cura, testi di Georg Wilhelm Friedrich HEGEL”,”Hegel e la dialettica.”,”””E’ questo il principale intento della superficialità: collocare la scienza, invece che nello sviluppo del pensiero e del concetto, piuttosto nell’osservazione immediata e nell’immaginazione accidentale; far dissolvere, quindi, la ricca membratura dell’ethos in sé, che è lo Stato, l’architettonica della sua razionalità, che con la determinata distinzione delle cerchie della vita pubblica e dei suoi diritti e col rigore della misura, nella quale si regge ogni pilastro, arco e sostegno, fa nascere la forzas del tutto dell’armoneia delle sue parti; – far dissolvere, dico, questa plastica costruzione nella pappa del “”cuore, dell’amistà e dell’ispirazione””. (…)La forma speciale della cattiva coscienza, che si manifesta nella specie retorica di cui si pavoneggia quella superficialità, può rendersi osservabile qui e soprattutto nel fatto che essa, dove più è ‘priva di spirito’, parla maggiormente dello “”spirito””; dove più mortalmente e aridamente parla, ha in bocca le parole “”vita”” e “”iniziare alla vita””; dove si manifesta il più grande egoismo del vano orgoglio, più ha in bocca la parola “”popolo”” (Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Prefazione) (pag 55-56) “”Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”” (pag 57) “”Hic Rhodus, hic saltus, Qui la rosa, qui danza. Intendere ‘ciò’ che è, è il compito della filosofia, poiché ‘ciò che è’, è la ragione”” (pag 59)”,”HEGx-026″
“BODEI Remo”,”Sistema ed epoca in Hegel.”,”Remo Bodei, nato a Cagliari nel 1938, ha compiuto i propri studi a Pisa e li ha perfezionati in diverse università tedesche e a Parigi. Dal 1975 è stato professore di Storia e storiografia filosofica alla Scuola Normale Superiore di Pisa e di Storia della filosofia alla Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa. Oggi è professore emerito di Filosofia all’Università di Pisa e insegna alla University of California a Los Angeles. “”Non riuscendo a rappresentarsi il genere, l’animale agisce per ‘istinto’. Nel costruire «nidi, tane, giacigli», egli si comporta come un «artigiano inconscio», ma solo «nel pensiero, nell’artista umano, il concetto è per se stesso» (180). Perciò – dice Hegel, riferendosi agli esempi di Cuvier in ‘Le Régne Animal distribué d’après son organisation’ (181) – quanto più complessa è l’organizzazione dell’animale, tanto più debole è l’istinto. L’uomo, invece, «avendo coscienza del reale come ideale, cessa di essere qualcosa di puramente naturale, dedito solo alle sue immediate intuizioni e tendenze, alla loro soddisfazione e produzione. Che egli abbia coscienza di questo si manifesta nel fatto che egli frena i suoi istinti: tra l’impulso dell’istinto e la sua soddisfazione egli pone l’ideale, il pensiero. Nell’animale i due momenti coincidono; esso non scinde da sé questo nesso, che può essere interrotto solo dal dolore o dal timore. Nell’uomo l’istinto sussiste prima o senza che esso lo soddisfi: potendo frenare o dar corso ai suoi istinti, egli agisce secondo ‘fini’, si determina secondo l’universale. E’ lui che deve determinare quale fine debba riconoscere come valido: e può porre come suo fine persino il puro universale. Quel che lo determina, egli lo sa… Per l’animale le rappresentazioni non sono realtà ideale, effettiva… Esso non può intercalare nulla fra il suo istinto e la sua soddisfazione; non ha volontà, non può passare all’inibizione. Lo stimolo si genera nel suo interno e presuppone un’esecuzione immanente. L’uomo è autonomo non perché il movimento comincia in lui, ma perché egli lo può frenare, rompendo in tal modo la sua immediatezza e naturalità» (182). In questo senso, dato che anche per Hegel «il lavoro non é un ‘istinto’, bensì un atto razionale» (183), «attività in sé riflessa» (184), che ha a fondamento una rappresentazione, vale qui quanto affermato da Marx: «Il nostro presupposto è il lavoro in una forma nella quale esso appartiene esclusivamente ‘all’uomo’. Il ragno compie operazioni che assomigliano a quelle del tessitore, l’ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che fin da principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla nella cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nella ‘idea del lavoratore’, che quindi era già presente ‘idealmente’. Non che egli ‘effettui’ soltanto un cambiamento di forma dell’elemento naturale; egli ‘realizza’ nell’elemento naturale, allo stesso tempo, il ‘proprio scopo’, che egli ‘conosce’, che determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà» (185)”” (pag 146-147) [(180) Hegel, ‘Henzyklopädie der philosophischen Wissenschaften, § 365 Z.; (181) Cfr. Ibide, e G. Cuvier, ‘Le règne animal distribué d’après son organization, vol. 1., Paris, 1817, pp. 47-55 (…); (182) Hegel, ‘Philosophie der Weltgeschichte’, cit., p. 34 (trad. it, cit., vol 1, pp. 40-41; (183) Hegel, Jenenser Realphilosophie I, cit, p. 236 (trad. it., cit., p. 95); (184) Hegel, id., vol 2, pp. 197 (trad. it., p.125); (185) K. Marx, ‘Das Kapital’, Berlin, 1962, vol. I, p. 193; trad. it. di D. Cantimori, ‘Il capitale, Roma, 1956, vol. I, p. 1, p. 196. (…)]”,”HEGx-050-FF”
“BODEI Remo RACINARO Roberto BARALE Massimo, a cura di Salvatore VECA”,”Hegel e la economia politica.”,”Elogio hegeliano dell’ economia politica classica (pag 17) L’economia politica è per Hegel una scienza del campo pratico (pag 49) “”la duplice relazione dello Stato e della società civile era, per Marx, il segno di una contraddizione insanabile della società civile (la fondamentale contraddizione di una struttura costretta ad «uscir da sé»), mentre per Hegel era il segno di una contraddizione sanabile, per l’appunto, al livello dello Stato”” (pag 201 (Massimo Barale, Oltre Marx)”,”HEGx-049″
“BODELSEN C.A.”,”Studies in Mid-Victorian Imperialism.”,”””Race being the decisive factor in all Dilke’s political ideas, the possibility of the race changing or deteriorating is a constant bugbear with him. A fear that race may be conditioned by climate and surroundings is apparent in several places in ‘Greater Britain’: Will the “”Saxon”” race be able to maintain its characteristics in the conditions of America or Australia? Is it true that, if the American settlers can in the long run maintain themselves under the climatic conditions of America, it will be at the price of being no longer English but Red Indians? The corollary of Dilke’s admiration for the “”Saxon”” race is a corresponding distrust of the ability of the other nations: “”The map of the world will show that freedom exists only in the homes of the English race. France, the authoress of modern liberty, has failed as yet to learn how to retain the boon for which she is ever ready to shed her blood. Switzerland, so-called free state, is the home of the worst of bigotry and intolerance; the Spanish republics are notoriously despotisms under democratic titles. America, Australia, Britain, the homes of our race, are as yet the only dwelling-spots of freedom”””” (pag 70)”,”UKIx-123″
“BODIGUEL Jean-Luc”,”La réduction du temps de travail. Enjeu de la lutte sociale.”,”BODIGUEL Jean-Luc”,”MFRx-343″
“BODIN Luis TOUCHARD Jean”,”Front Populaire 1936.”,”TOUCHARD e BODIN della FNSP sono conosciuti per le loro opere e i loro lavori sulle idee e le forze politiche in Francia.”,”FRAV-015″
“BODIN Jean a cura di Margherita ISNARDI PARENTE”,”I sei libri dello Stato. 1. Libro primo e secondo.”,”Capitolo V: Se sia lecito attentare alla vita del tiranno e annullare le sue ordinanze dopo la sua morte. (pag 605-627) Capitolo VII. Della democrazia. (pag 651) “”Per concludere, quindi, riaffermiamo che è democratico quello Stato in cui ha la sovranità la maggioranza dei cittadini, sia che si voti per testa, sia per tribù, per classi, per parrocchie, per comunità””. (pag 658)”,”TEOP-170″
“BODINO M. PASTENGO C. a cura”,”Pro e contro Mao Tse-Tung.”,”Stalin impedisce a Mao di incontrare Togliatti. “”Anche dopo il riconoscimento della nostra vittoriosa rivoluzione e dopo la nostra riappacificazione, Stalin mantenne un atteggiamento sospettoso verso di me. Durante un viaggio a Mosca, per esempio, dove c’era anche il compagno Togliatti, io avevo chiesto di poter avere un incontro con lui, ma Stalin è riuscito, con mille stratagemmi a negarmelo””. (Mao a Davide Lajolo, settembre 1956, L’ Europeo, 18.8.1963). (pag 126)”,”CINx-142″
“BODY Marcel”,”Les groupes communistes français de Russie 1918 – 1921.”,”Quest’opera è stata pubblicata per la prima volta nel 1965 in ‘Contributions à l’histoire du Comintern’ sotto la direzione di Jacques FREYMOND per la Librairie Droz di Ginevra, nella serie delle Publications de l’institut universitaires des hautes etudes internationales de Geneve. L’indice di questo volume comprendeva scritti di Boris NICOLAEVSKY (i primi anni dell’IC), Angelica BALABANOVA (Lenin e la creazione del Comintern), BODY, Lucien LAURAT (Partito comunista austriaco), M.N. ROY (Michel Borodine in America, con prefazione di Boris SOUVARINE), Yves COLLART (a proposito di due lettere di LUNATCHARSKI), Boris SOUVARINE (Una controversia con Trotsky), Ervin SINKO (Journal de Moscou), Branko LAZITCH (le scuole quadri del Comintern). Contiene in fondo al libro lettera di SOUVARINE a BODY del 28.10.1984 e succinta biografia pol di BODY operaio di Limoges (1894-1984)”,”RIRO-124″
“BODY Marcel”,”Au coeur de la Révolution. Mes années de Russie, 1917-1927.”,”Nato a Limoges nel 1894 e morto nel 1984, Marcel BODY sceglie il mestiere di tipografo. Nel 1916, fa parte della Missione militare francese in Russia. Spettatore della rivoluzione si unisce ai bolscevichi. E’ al fianco di Lenin Trotsky Zinoviev Stalin. Diventato cittadino sovietico, occupa un posto nella diplomazia in Norvegia al fianco di A. KOLLONTAI. Ostile all’ evoluzione del regime, ritorna in Francia nel 1927. Si dedicherà a questo punto alla traduzione dele opere di LENIN, TROTSKY e più tardi alla pubblicazione delle opere complete di BAKUNIN. Alain SKIRDA storico e traduttore, è uno specialista della Russia sovietica. ha pubblicato persso le stesse edizioni ‘Nestor Makhno, le cosaque libertaire’ ‘Les Anarchistes russes, les soviets et la revolution de 1917′. Ha conosciuto M. BODY e lo ha aiutato a mettere a punto le sue Memorie. “”Poco dopo, all’ inizio di marzo 1921, scoppia la rivolta dei marinai di Kronstadt. Questo fu per nuoi una sorpresa. Niente lasciava prevedere un svolgimento così drammatico. Certo, sapevamo che là come altrove serpeggiava il malcontento tanto nella guarnigione che tra la popolazione dell’ isola. Ma quale colpo per Zinoviev e il suo entourage! Io non ebbi l’ occasione di vedere durante questi giorni tragici, egli aveva lasciato, con molti altri, l’ hotel Astoria, diventato rapidamente vuoto. Victor Serge era profondamente turbato. Quanto a me, mi chiesi come si era potuto, in così poco tempo, arrivare fino a questo; perché in fondo, tra anni e qualche mese solamente ci separavano dalla rivoluzione d’ Ottobre, e furono sufficienti per rigettare nell’ opposizione, peggio, nella rivolta a mano armata, i lavoratori e i marinai che, all’ origine, erano stati i principali sostegni di Lenin e del suo partito. Lo stesso Victor Serge si rendeva conto anche della responsabilità che incombeva non solo su Zinoviev ma pure su tutti i responsabili della politica economica seguita dopo i primi mesi della rivoluzione d’ Ottobre; una politica ultra-burocratica che soffocava sistematicamente ogni iniziativa individuale e artigianale””. (pag 181)”,”RIRB-081″
“BODY Marcel”,”Au coeur de la Révolution. Mes années de Russie, 1917-1927.”,”Né à Limoges en 1894, mort en 1984, Marcel Body choisit très tot le métier de typographe. En 1916, il fait partie de la Mission militaire française en Russie. D’abord spectateur de la révolution, il se rallie ensuite aux bolcheviks et milite dans leurs rangs. C’est là qu’il cotoie Lénine, Trotski, Zinoviev, Staline… Devenu citoyen soviétique, il occupe un poste diplomatique en Norvège aux cotés d’Alexandra Kollontai. Il se consacrera alors à la traduction des oeuvres de Lénine et de Trotski, et plus tard à la publication des oeuvres complètes de Bakounine, tout en participant à la gestion d’une coopérative ouvrière et en collaborant à la presse pacifiste. Le présentateur, Alexandre Skirda, historien et traducteur, est un spécialiste de la Russie soviétique. Présentation d’Alexandre SKIRDA, Avant-propos, foto, documenti, Annexe: Exclusion de Marcel Body du Parti Communiste,”,”RIRO-143-FL”
“BODY Marcel a cura, saggi di Boris NICOLAEVSKY Angekica BALABANOVA Lucien LAURAT M.N. ROY Yves COLLART Boris SOUVARINE Ervin SINKO Branko LAZITCH”,”Les Groupes Communistes Français de Russie 1918-1921.”,”Les Groupes Communistes Français de Russie de Marcel Body a été publié une première fois en 1965 dans Contributions à l’histoire du Comintern sous la direction de Jacques Freymond par la Libraire Droz à Genève, dans la série des Publications de l’Institut universitaire des hautes études internationales de Genève. “”La révolution russe raprésente certainement la plus grand événement politique et social du XX° siècle et le drame de cette révolution mérite la clarification sous tous les rapports””. Ante Ciliga Introduction par Jacques FREYMOND, Publications de l’Institut Universitaire de Hautes Études International n. 45, Contributions a l’Histoire du Comintern, publiées sous la direction de Jacques FREYMOND, Documenti, foto, Index des noms cités,”,”INTT-028-FL”
“BOECKH Katrin VÖLKL Ekkehard”,”Ucraina. Dalla rivoluzione rossa alla rivoluzione arancione.”,”Katrin Boeckh (1967-) insegna storia dell’Europa orientale e sud-orientale all’Università di Ratisbona (Germania). E’ autrice di studi sullo stalinismo in Ucraina e sul ruolo delle Chiese nella recente storia dei Balcani Ekkehard Volkl (1940-2006) già professore all’Università di Ratisbona, si è occupato di storia dell’Europa centro-orientale in particolare dell’Ucraina, della Romania e della Bulgaria.”,”EURC-126″
“BOELCKE Willi A. a cura”,”La guerra è bella! Goebbels e la propaganda di guerra.”,”Willi A. Boelcke storico berlinese, autore fra l’altro dei uno studio sui Krupp e gli Hohenzollern (1956) e di una storia della amministrazione del Reich tedesco (1960), ha fuso l’ampio e aggrovigliato materiale tolto dagli archivi delle due Germanie in tredici distinti capitoli, corrispondenti ad altrettante fasi del conflitto, dalla propaganda della vittoria a quella della catastrofe e della guerra totale.”,”GERN-019-FL”
“BOELLA Laura”,”Il giovane Lukacs. La formazione intellettuale e la filosofia politica, 1907-1929.”,”Laura BOELLA (Cuneo 1949) lavora all’ istituto di filosofia del diritto dell’ Università di Pisa. Ha scritto vari saggi (“”Via a Marx”” del giovane Lukacs””, Storia e politica, 3.1971), introduzione a ‘Intellettuali e coscienza di classe. Il dibattito su Lukacs, 1923-24′ (1977). Prassi e coscienza della crisi della “”Weltanschauung”” grande borghese ad una teoria della rivoluzione in Occidente. “”L’ introduzione del ’21 all’ edizione ungherese del ‘Massenstreik’ è uno scritto vibrante ed entusiasta, in cui la Luxemburg appare il simbolo della lotta per “”il senso autentico del marxismo: il rivoluzionamento del proletariato””. Ed è significativo, in rapporto alla funzione sotterranea esercitata dalla Luxemburg nel pensiero lukacsiano come difficoltà di comprendere fino in fondo il leninismo, l ‘ accostamento della sua figura a quella di Lenin come “”forse l’ unico, vero successore di Marx e di Engels”” nella qualità di “”vero capo del proletariato””””. (pag 132-133) “”Ne risulta la contrapposizione implicita delle analisi luxemburghiane a quelle dell’ ‘Imperialismo’ di Lenin, i cui contributi teorici sono valutati solo in rapporto al campo della teoria dello Stato: anzi, Lukacs afferma che ‘Die Akkumulation des Kapitals’ fornì “”la teoria economico-sociale per la tattica rivoluzionaria dei bolscevichi nei confronti degli strati non proletari dei lavoratori””””. (pag 134) BOELLA Laura”,”TEOC-339″
“BOERI Tito GALASSO Vincenzo”,”Contro i giovani. Come l’ Italia sta tradendo le nuove generazioni.”,”””Per tanti anni la famiglia ha ovviato all’essenza di ammortizzatori sociali in Italia. Lo fa tuttora, quando può. E con un mercato del lavoro che propone solo insicurezza, salari da fame e scarse prospettive di inserimento e di crescita professionale, i giovani italiani si rivolgono alla mamma. La maggioranza dei maschi italiani tra i 25 e i 34 anni vive ancora con i genitori. I “”mammoni”” aumentano invece di diminuire. Se oggi sono più di uno su due, dieci anni fa erano quattro su dieci. Gli uomini sono più mammoni delle donne: solo un terzo delle donne tra i 25 e i 34 anni vive ancora con i genitori. Dieci anni fa era una su quattro. Anche per loro l’emancipazione dalla famiglia di origine è diventata sempre più complicata. Sono poche, sempre meno, le giovani coppie che vivono insieme, in una loro casa. Abbiamo la più bassa percentuale di donne tra i 18 e i 34 anni che vive in coppia – con o senza figli – nell’Europa a 25; è una percentuale inferiore anche a quelle di Grecia, Spagna e Portogallo. In altri Paesi, soprattutto anglosassoni e scandinavi, i giovani escono dalla casa dei genitori a 18 anni per studiare o lavorare altrove. Nei Paesi scandinavi, un ‘welfare state’ molto orientato ai bisogni dei singoli – e dunque anche dei giovani – li aiuta a emanciparsi, mentre nel Regno Unito o negli USA l’emancipazione è frutto di un mercato del lavoro flessibile, che consente ai giovani di diventare rapidamente autosufficienti dal punto di vista economico””. (pag 90)”,”GIOx-046″
“BOERI Tito”,”Uno Stato asociale. Perchè è fallito il welfare in Italia.”,”Tito Boeri Ph.D. presso la New York University, è stato senior economist all’Ocse e consulente di Banca Mondiale, Fmi e Ilo; attualmente è professore di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. É uno dei fondatori del sito http://www.lavoce.info”,”ITAS-025-FL&#8221;
“BOERI Tito BRUGIAVINI Agar CALMFORS Lars a cura; scritti di Lars CALMFORS Alison BOOTH Michael BURDA Daniele CHECCHI Robin NAYLOR Jelle VISSER Richard FREEMAN Pietro GARIBALDI Agar BRUGIAVINI Bernhard EBBINGHAUS Bertil HOLMLUND Martin SCHLUDI Tierry VERDIER”,”Il ruolo del sindacato in Europa.”,”Tito Boeri è docente di Economia del Lavoro all’Università Bocconi di Milano; Agar Brugiavini è docente di Economia Politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia; Lars Calmfors è docente di Economia Internazionale all’Istituto per gli Studi di Economia Internazionale dell’Università di Stoccolma. Capitolo I. L’adesione dei sindacati. 1.1. Le tendenze della sindacalizzazione nel XX secolo: l’aumento delle differenze tra paesi; 1.2. Il calo delle iscrizioni al sindacato (…) (pag 17-23) Tabella 1.1. Tassi di sindacalizzazione, 1950-1997. (paesi Ocde, Ocse) (pag 18) Figura 1.1. Trend della sindacalizzazione in Europa e Usa, 1960-1996 (pag 21)”,”SIND-183″
“BOERI Tito CORICELLI Fabrizio”,”Europa: più grande o più unita?”,”Tito Boeri Ph.D. presso la New York University, è stato senior economist all’Ocse e consulente di Banca Mondiale, Fmi e Ilo; attualmente è professore di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. É uno dei fondatori del sito http://www.lavoce.info Fabrizio Coricelli è professore all’Università di Siena. É stato economista al FMI, alla Banca Mondiale e Consigliere Economico alla Commissione Europea.”,”EURE-063-FL”
“BOERI Tito BERTOLA Giuseppe NICOLETTI Giuseppe a cura, Contributi di Juan Francisco JIMENO Ramon MARIMON Christopher PISSARIDES Robert C.G. HAFFNER Stephen NICKELL Stefano SCARPETTA Gylfi ZOEGA”,”Protezione sociale occupazione e integrazione europea.”,”Tito Boeri Ph.D. presso la New York University, è stato senior economist all’Ocse e consulente di Banca Mondiale, Fmi e Ilo; attualmente è professore di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. É uno dei fondatori del sito http://www.lavoce.info Giuseppe Bertola, professore ordinario di Economia politica nell’Università di Torino, attualmente insegna all’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Giuseppe Nicoletti dirige l’unità di ricerca sulla riforma della regolamentazione presso il Dipartimento di Economia dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo a Parigi.”,”EURx-109-FL”
“BOERO Pino a cura”,”L’ 89. Una rivista per la rivoluzione (1888-1892).”,” Pino BOERO insegna Letteratura italiana contemporanea all’ università di Genova. Roberto BECCARIA è responsabile della sezione periodici della Civica Biblioteca Berio di Genova. Luca BORZANI è direttore del Centro Ligure di Storia Sociale di Genova. “”Che cosa significa Anarchia? Questo vocabolo preso dal greco significa ‘non governo, sgoverno’, o meglio ‘nessuno governo’. Chi professa l’ ‘anarchia’ aspira ad uno stato sociale, – veramente non si potrebbe dire ‘stato sociale’, perché queste due parole includono la idea di ‘ordine e governo’, e meglio si direbbe ‘un disordine caotico’ – in cui non vi sia più alcun ordine di governo fra gli uomini, non leggi, non autorità collettiva, ma una licenza individuale di fare e disfare peggio, che nel mondo dei bruti, i quali nello stato selvaggio, se non vivono solitari, hanno come i buffali, i cavalli, gli elefanti, i castori ecc. un ordinamento di comunità, una larva di legge negli animali più vecchi e intelligenti, e una regola nell’imitazione e nell’ istinto.”” (pag 103) (A.F. Peroni, 18 gennaio 1891)”,”MITS-309″
“BOERO Pino”,”””La riviera ligure”” tra industria e letteratura.”,”BOERO Pino nato a Genova nel 1949 è ricercatore presso l’Università di Genova e incaricato di Italiano all’ISEF di Firenze (corso funzionante a Genova). Ha collaborato al ‘Giornale storico della letteratura italiana’, ‘Il Verri’ ecc. Mario NOVARO direttore del bollettino ‘La Riviera ligure’ (1895-1919) riuscì a trasformarlo in una significativa antologia della letteratura italiana tra i due secoli ospitando autori come Capuana, Deledda, Pascoli, Pirandello. Novaro valorizzò anche scrittori giovani (Boine, Campana, Alvaro, Rebora, Ungaretti, Sbarbaro).-“,”LIGU-066”
“BOERO Federico Mario, collaborazione scientifica di Gianmarco BASOLA”,”Genova genovesi e foresti da Giano a Colombo.”,”‘Na vòtta côre o can, l’âtra a lêvre’ ‘ Un po’ cöre o can, un po’ cöre a levre’ “”Quel che avviene nel bienno 1260-61 dimostra la giustezza del proverbio citato (un po’ corre il cane, un po’ corre la lepre): malgrado la situazione disperata, i genovesi non si perdono d’animo, non si sa bene se cogliendo o, piuttosot, creando l’occasione propizia. L’antefatto è quello della quarta crociata che, iniziata per liberare i luoghi santi, finisce per cacciar via l’imperatore di Bisanzio, con un’operazione tanto brillante quanto lontana dalle prime intenzioni: poco male, almeno per gli abili “”registi”” veneziani che, dall’impresa, traggono enormi vantaggi, non ultimo quello di dare un duro colpo al commercio genovese gravandolo, al pari di quello pisano, di pesanti dogane”” (pag 133)”,”LIGU-103″
“BOESCH-GAJANO Sofia MODICA Marilena a cura; saggi di Marilena MODICA Cristiano GROTTANELLI Maria Carla GIAMMARCO-RAZZANO Aline ROUSSELLE Charles M. RADDING Gabor KLANICZAY Laurence MOULINIER e Odile REDON Sophie HOUDARD Giulio SODANO William A. CHRISTIAN Sofia BOESCH-GAJANO”,”Miracoli. Dai segni alla storia.”,”Sofia Boesch-Gajano è professore di storia medievale presso l’Università di Roma Tre. Marilena Modica è docente di storia moderna presso l’Università di Catania.”,”RELC-004-FSD”
“BOEZIO Severino Anicio Manlio”,”La consolazione della filosofia.”,”Titolo opera in latino: Consolatio Philosophiae Boèzio (Anicio Manlio Torquato Severino), filosofo, poeta e uomo di Stato latino (Roma verso il 480 d.C. – 524). Figlio di un console, fu discepolo di Festo e Simmaco, di cui sposò la figlia, e completò la sua educazione in Atene. È il tipico rappresentante di quella nobiltà colta latina che appoggiò il re goto Teodorico nel tentativo di realizzare un’equilibrata convivenza tra il popolo goto e quello latino. Collaborò con Teodorico, il quale gli affidò incarichi importanti e delicati: fu console nel 510 e principe del senato. Quando il re goto mutò politica nel timore che la nobiltà romana e il vescovo di Roma tramassero con l’ imperatore d’ Oriente contro di lui, Boezio cadde in disgrazia e venne condannato a morte. Come filosofo cristiano è noto per averci conservato e tramandato gran parte del pensiero greco; fu infatti buon commentatore di Platone e Aristotele. L’opera più importante è il De consolatione philosophiae, che ebbe larga”,”FILx-139″
“BOFF Leonardo, a cura di Paolo COLLO”,”La teologia, la Chiesa, i poveri. Una prospettiva di liberazione.”,”Leonardo Boff è nato nel 1938 a Concordia (Brasile). Professore di teologia sistematica, è stato redattore della Rivista Ecclesiastica Brasileira e dell’edizione portoghese-brasiliana di Concilium.”,”RELC-025-FV”
“BOFF Leonardo, a cura di Paolo COLLO”,”La teologia, la Chiesa, i poveri. Una prospettiva di liberazione.”,”Leonardo Boff è nato nel 1938 a Concordia (Brasile). Professore di teologia sistematica, è stato redattore della Rivista Ecclesiastica Brasileira e dell’edizione portoghese-brasiliana di Concilium.”,”RELC-054-FL”
“BOFF Leonardo”,”Una prospettiva di liberazione. La teologia, la Chiesa, i poveri.”,”Leonardo Boff, francescano, è nato nel 1938 in Brasile, professore di Teologia sistematica. E’ autore di libri e riviste tradotte in Italia.”,”RELC-004-FFS”
“BOFFA Giuseppe”,”Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. Le interpretazioni dello stalinismo.”,”Stalinismo figlio legittimo del leninismo (SOLZENICYN); stalinismo rivincita vecchia Russia (TUCKER), dittatura analoga ad altri regimi totalitari contemporanei (ARENDT); tratto specifico di un paese in via di sviluppo (GERSCHENKRON); epoca controrivoluzionaria paragonabile al periodo del termidoro (TROTSKY e DEUTSCHER), caso di dispotismo industriale (WITTFOGEL).”,”RUSS-046″
“BOFFA Giuseppe MARTINET Gilles”,”Dialogo sullo stalinismo.”,”BOFFA (Milano, 1923) corrispondente da Parigi (1949-53) e da Mosca (1953-58 e 1963-64) e inviato speciale e commentatore politico dell’Unità, ha pubblicato tra l’altro: ‘La rivoluzione russa (1967) e ‘Storia dell’Unione sovietica’ (1976). MARTINET (Parigi, 1916) nel 1938 uscì dal PCF in segno di protesta contro i processi di Mosca; partecipò poi alla resistenza francese. Giornalista e militante politico, dal 1975 è stato segretario nazionale del Partito socialista di MITTERAND. Tra le sue opere ‘I cinque comunismi’ (1971) e ‘Il socialismo oggi e domani’ (1976).”,”RUSS-047″
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1-4. 1917-1927 1928-1941 1941-1945 1945-1964.”,”Quest’opera uscita nel 1976 è la 1°storia organica dell’URSS dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Nel 1979 ha ottenuto il Premio Viareggio per la saggistica. Giuseppe BOFFA è stato per 41 anni giornalista dell’Unità (1946-1987), dove ha svolto le più diverse mansioni, sempre nel campo della politica internazionale. Oggi (1990) è senatore della Repubblica e P del CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale). Le sue principali opere storiche, oltre alla ‘Storia dell’Unione sovietica’, sono: -Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. LATERZA. 1982 -Dialogo sullo stalinismo. LATERZA. 1976 in collaborazione con Gilles MARTINET. Dopo i suoi soggiorni a Mosca come corrispondente dell’Unità aveva scritto: ‘La grande svolta’ (ER 1959) e ‘Dopo Krusciov’ (EINAUDI 1965).”,”RUSU-001″
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica 3. 1941-1945. La ‘grande guerra patriottica’. I disastri dell’inizio. La riscossa da Stalingrado a Berlino. L’alleanza antifascista.”,”Quest’opera uscita nel 1976 è la 1°storia organica dell’URSS dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Nel 1979 ha ottenuto il Premio Viareggio per la saggistica. Giuseppe BOFFA è stato per 41 anni giornalista dell’Unità (1946-1987), dove ha svolto le più diverse mansioni, sempre nel campo della politica internazionale. Oggi (1990) è senatore della Repubblica e P del CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale). Le sue principali opere storiche, oltre alla ‘Storia dell’Unione sovietica’, sono: -Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. LATERZA. 1982 -Dialogo sullo stalinismo. LATERZA. 1976 in collaborazione con Gilles MARTINET. Dopo i suoi soggiorni a Mosca come corrispondente dell’Unità aveva scritto: ‘La grande svolta’ (ER 1959) e ‘Dopo Krusciov’ (EINAUDI 1965).”,”RUSU-001″
“BOFFA Giuseppe”,”Memorie dal Comunismo. Storia confidenziale di quarant’anni che hanno cambiato volto all’Europa.”,”BOFFA è nato a Milano nel 1923. Durante la Resistenza è stato partigiano in Val d’Ossola. Dopo la guerra è entrato nella redazione milanese dell’Unità per la quale ha lavorato come corrispondente prima a Parigi e poi a Mosca (1953-1958)(1963-1964). Un’esperienza da cui sono nati i due libri ‘La grande svolta’ (1959)(premio Viareggio) e ‘Dopo Kruscev’ (1965). E’ stato in seguito editorialista e inviato speciale in EU, Asia, MO, USA. Ha compiuto molti lavori di ricerca storica: -Storia della rivoluzione russa. 1966 -Dialogo sullo stalinismo, in collab con Gilles MARTINET (1976) -Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo -Storia dell’Unione Sovietica (2 voll) (1976 e 1979) (premio Acqui storia e premio Viareggio per saggistica) Negli ultimi anni ha pubblicato: -Dall’URSS alla Russia. Storia di una crisi non finita. 1995 -L’ultima illusione. L’Occidente e la vittoria sul comunismo. 1997. E’ stato senatore nella X legislatura, ha fatto parte della Commissione per gli affari esteri e membro dell’Assemblea del Nord Atlantico e dell’Assemblea parlamentare della CSCE. Presiedeva il CESPI (Centro studi politica internazionale).”,”PCIx-005″
“BOFFA Giuseppe MARTINET Gilles”,”Dialogo sullo stalinismo.”,”Due noti studiosi, diversi per formazione e orientamento politico, affrontano il tema dello stalinismo in una discussione a due voci sull’ esperienza sovietica del 1917 e sulle conseguenze dello stalinismo. Gli autori approfondiscono il tema anche a partire dal ‘rapporto segreto’ di KRUSCIOV del 1956. BOFFA (Milano 1923) corrispondente da Parigi (1949-53) e da Mosca (1953-1958 e 1963-64) poi inviato speciale e commentatore politico dell’ Unità ha pubblicato vari libri e tra l’ altro ‘La rivoluzione russa’ (1967) e ‘Storia dell’ Unione Sovietica’ (1976).”,”RUSU-111″
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’ Unione Sovietica. Dalla rivoluzione alla seconda guerra mondiale. Lenin e Stalin, 1917-1941.”,”Giuseppe BOFFA è nato a Milano nel 1923. Dal 1946 lavora come giornalista al quotidiano del PCI l’ Unità per il quale è stato a lungo corrispondente da Parigi (1949-1964). Poi è stato inviato speciale e commentatore politico.”,”RUST-088″
“BOFFA Giuseppe”,”Il fenomeno Stalin nella storia del XX Secolo. Le interpretazioni dello stalinismo.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stat per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”STAS-001-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. Vol. IV. 1945-1964 Guerra fredda e stalinismo. Gli anni di Chruscev. Crisi del movimento comunista. Considerazioni sull’Urss da Breznev a Gorbacev.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUST-072-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1917-1927. Dalla Russia degli Zar al bolscevismo. La figura di Lenin. Gli anni della Nep. Gli scontri fra Stalin, Trockij, Zinoviev e Bucharin. Vol. I.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUSU-125-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1928-1941. La battaglia di Bucharin. Industrializzazione. Collettivizzazione. Despotismo e terrore staliniano. La minaccia fascista. Vol. II.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUSU-126-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1941-1945 La grande guerra patriottica. I disastri dell’inizio. La riscossa da Stalingrado a Berlino. L’alleanza antifascista. Vol. III.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUSU-127-FL”
“BOFFA Massimo”,”Sulle origini della sovranità socialista in Urss nel periodo del «comunismo di guerra».”,”‘Isolamento’ della rivoluzione russa. “”Al fondo della politica inaugurata dai bolscevichi nell’ottobre del 1917 stava la fiducia in un imminente scatenamento della rivoluzione socialista in tutto il mondo. Durante il periodo della guerra civile, come anche in quello immediatamente successivo, fu questo elemento a dare coerenza teorica e credibilità all’esperimento bolscevico. Senza di esso, affermava la teoria del partito, il socialismo in Russia non aveva alcuna prospettiva, e a questa concezione Lenin si mantenne fermo a lungo (6). (…) Oltre all’«assegnamento sulla rivoluzione mondiale», l’altro presupposto su cui la strategia bolscevica si fondava per superare lo scoglio rappresentato dall’estrema arretratezza e dagli squilibri sociali del paese, e per far rientrare la Rivoluzione d’ottobre nello schema dell’ortodossia marxista, era costituito dalla possibilità di realizzare la convergenza dell’insurrezione operaia con la guerra contadina, garantendo però al proletariato la guida del processo rivoluzionario, ipotesi che, Lenin ci terrà a precisare, lo stesso Marx aveva previsto per la Germania del suo tempo (7). Ma venendo meno il primo presupposto, anche quest’ultimo diventava problematico e concetrava su di sé tutte le tensioni di quella situazione contraddittoria. Ora, all’isolamento nei confronti del mondo esterno e del proletariato internazionale si aggiungeva il pericolo per l’avanguardia comunista e proletaria di rimanere isolata anche all’interno del paese, con una dittatura costruita sul vuoto e senza un sostegno da parte delle altre componenti della società russa. La necessità delle forme più estreme di militarizzazione e il crescente processo di statizzazione erano in gran parte riconducibili; come abbiamo visto, alla soverchiante presenza delle masse contadine e alla conseguente impossibilità di imporre altrimenti la disciplina e l’egemonia proletaria. Ora però gli effetti di questa medesima situazione si ripercuotevano ancora più profondamente, fin nel cuore del meccanismo della dittatura, sugli stessi rapporti fra la classe operaia e il «suo» Stato”” (pag 103-104) [(6) Nel novembre 1920; commemorando il terzo anniversario della rivoluzione, Lenin disse: «Tre anni fa sapevamo che la nostra vittoria sarebbe stata durevole solo quando la nostra causa avesse trionfato nel mondo intero, perché noi avevamo cominciato la nostra opera facendo esclusivo assegnamento sulla rivoluzione mondiale» (V.I. Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, 1954, volume XXI, p. 376); (7) Ivi, vol. XXXIII, p. 436. Vedi la lettera di Marx a Engels del 16 aprile 1856 in ‘Carteggio Marx-Engels’, Edizioni Rinascita, 1950, vol. II, p. 423] Problemi interni relativi alla esiguità della classe operaia. “”Ma un’altra spiegazione venne avanzata [sul fatto che ‘dopo la presa del potere i ‘soviet’ cominciavano a non funzionare più’, ndr], forse più profonda, e comunque tale da prolungare i propri effetti anche oltre il periodo della guerra. Essa riguardava la condizione degli operai che dovevano esercitare la dittatura. Questo strato di operai, diceva Lenin, è troppo sottile (12). Dopo aver sottolineato come la burocrazia poteva essere distrutta solo facendo partecipare gli operai al lavoro sovietico, Lenin aggiungeva: «Oggi questo compito è estremamente difficile per noi, perché, come ho avuto occasione di indicare più volte, lo strato di operai che governa è eccessivamente, incredibilmente ‘sottile’» (13). E questo strato era così «sottile» poiché la gran massa dei lavoratori era completamente priva di cultura (14). Perfino l’opposizione (cosiddetta del «centralismo democratico») non poteva che condividere, nella sostanza, questa spiegazione formulata nel programma del partito. «Lo strato dei lavoratori avanzati, – disse Osinskij nella sua correlazione, – su cui soltanto può fondarsi il nostro apparato statale, è in Russia incredibilmente sottile», «e gli altri strati sono privi di cultura a causa dell’arretratezza del nostro paese». La militarizzazione imposta dalle esigenze della guerra, il contrasto fra la necessità di concentrare il potere e la spinta all’autonomia che veniva dai ‘soviet’, l’immaturita e la mancanza di cultura amministrativa dei lavoratori russi: questa la diagnosi sulla quale concordavano maggioranza e opposizione per spiegare il deperimento dei ‘soviet'”” (pag 105-106) [(12) «Lo strato di operai che hannodi fatto diretto la Russia nel corso di quest’anno e attuato tutta la sua politica, questo strato, che ha costituito la nostra forza, è incredibilmente sottile in Russia. Se nel futuro uno storico raccoglierà i dati per stabilire quali sono le centinaia, le migliaia di persone che si sono sobbarcate a tutto questo lavoro, che si sono addossate il peso incredibile di dirigere il paese, nessuno crederà che questo sia stato ottenuto da forze così esigue» (Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, 1954, vol. XXIX, p. 141-142); (13) Ivi, p. 164; (14) «Noi sappiamo benissimo che cosa significa l’arretratezza culturale della Russia, quel che essa fa del potere sovietico… sappiamo come questa incultura freni il potere sovietico e faccia rivivere la burocrazia» (Ivi, p. 159)] [Massimo Boffa, Sulle origini della sovranità socialista in Urss nel periodo del «comunismo di guerra», (in) Critica marxista, Roma, n. 5 1975]”,”RIRO-001-FB”
“BOFFA Giuseppe DE-JACO Aldo FERRARA Maurizio FERRI Franco FERRI Giuliana LEDDA Romano OCCHETTO Achille RAGIONIERI Ernesto RINALDI Dina”,”1917-1967. Almanacco della Rivoluzione d’Ottobre.”,”Almanacco pubblicato in occasione del 50° anniversario della rivoluzione d’ottobre”,”PCIx-449″
“BOFFA Giuseppe; HARRISON Mark”,”La politica staliniana alla vigilia dell’aggressione nazista, 1939-1941 (Boffa); L’economia sovietica negli anni ’20 e ’30 (Harrison).”,”””Al popolo sovietico Stalin non parlò sino al 3 luglio. L’aggressione tedesca, da lui non prevista, e il disastro militare che si profilò subito alle frontiere ebbero su di lui un effetto sconvolgente. Il primo che rivelò il suo cedimento fu Krusciov nel 1956. Pochi ne hanno parlato in termini altrettanto espliciti. Pure vi sono conferme sufficienti per dire che Stalin conobbe allora una grave crisi psicologica. Già nella tragica notte, quando Zukov lo aveva svegliato al telefono, era rimasto a lungo senza dire una parola, tanto che l’altro aveva dovuto chiedergli: «Mi capite?» (1)”” (pag 23) [(1) G. K. Zukov, Memorie e battaglie, Milano, 1970)]”,”STAS-002-FGB”
“BOFFA Giuseppe; HARRISON Mark”,”La politica staliniana alla vigilia dell’aggressione nazista, 1939-1941 (Boffa); L’economia sovietica negli anni ’20 e ’30 (Harrison).”,”Boffa: “”Quando Molotov si recò a Berlino, Hitler in realtà aveva già deciso di attaccare l’Urss”” (pag 11) “”Stalin era consapevole – su questo le testimonianze concordano – della scarsa preparazione sovietica alla guerra. Dopo il patto sovietico-tedesco Hitler aveva accumulato più forze di lui”” (pag 15) “”Le valutazioni errate di Stalin resero goffa la sua diplomazia. Il solo vero successo di quel periodo fu nell’aprile ’41 la firma del trattato di neutralità col Giappone”” (pag 17) “”Con la Germania Mosca concluse ancora nel gennaio ’41 un accordo economico basato sullo scambiodi materie prime con macchine e attrezzature tedesche”” (pag 17) “”Vi furono anche errate concezioni strategiche. Dopo la scomparsa dell’intero nucleo dirigente delle forze armate nel ’37, il pensiero militare sovietico aveva subito una lunga battuta d’arresto”” (pag 19)”,”QMIS-015-FGB”
“BOFFA Giuseppe; GUERRA Adriano; CHIESA Giulietto; TAGLIAGAMBE Silvano”,”Tendenze e contrasti dopo il XX congresso (Boffa); La questione europea nella politica estera dell’Urss (Guerra); Le difficoltà dell’economia. L’XI piano quinquennale (Chiesa); Il «monolitismo» della cultura sovietica: un caso di «logica simmetrica»=? (Tagliagambe).”,”Citato il volume (nel saggo di Guerra): V.E. Meier, La rinascita del nazionalismo nei Balcani, Bologna 1969 Parole di Churchill “”Se Hitler invadesse l’inferno troverei certo qualche buona parola da dire sul diavolo”” (pag 36) “”Un peso enorme nello spingere Stalin a cercare una soluzione ai problemi della sicurezza nella dilatazione dei confini dello Stato lo ha indubbiamente avuto la tragedia del 1941. Non si deve dimenticare che con la firma del patto Molotov-Ribbentrop, Stalin si era proposto non già soltanto di trovare una soluzione ai problemi sorti dal fallimento delle trattative di Mosca con gli anglofrancesi, così «da guadagnare qualche anno» – come dirà lui stesso più tardi – e mettere nelle condizioni il paese di far fronte meglio all’«inevitabile» attacco di Hitler. Più si analizzano, anche alla luce di documenti ora a disposizione, le vicende del 1938-1939, e più diventa chiaro che preoccupazione di Stalin era allora quella di salvaguardare la sicurezza dell’Urss anche indipendentemente dall’esito di una guerra che a Mosca, ma non solo a Mosca (‘le drôle de la guerre’) appariva allora «strana», perché caratterizzata – e in un mondo già dominato dalla presenza dell’Unione sovietica – dallo scontro fra due imperialismi. (Solo nel 1945 Stalin riconoscerà che sin dall’inizio la guerra aveva avuto un carattere antifascista). Il patto di non aggressione del 1939 è dunque certamente nato per far fronte alla minaccia rappresentata dalla Germania hitleriana (minaccia che non certo da parte sovietica – si pensi alle proposte presentate prima e dopo Monaco – era stata sottovalutata) ma va tuttavia visto – anche per capire la natura del meccanismo che ha poi tratto in inganno Stalin (il quale aveva ancora fiducia nella parola datagli da Hitler quando già le truppe naziste erano penetrate da più di 24 ore in territorio sovietico) anche in un’altra dimensione e prospettiva. (Si vedano a questo riguardo le modifiche territoriali a spese della Polonia, e delle repubbliche baltiche, la firma, infine, di patti analoghi col Giappone (21))’ (pag 37) [Adriano Guerra, La questione europea nella politica estera dell’Urss] [() Questo saggio è una parte, rielaborata dall’autore, di un volume di prossima pubblicazione presso gli editori Riuniti, ndr (1982)]”,”RUST-002-FGB” “BOFFI Erica CAVALLARI Giovanna FURIOZZI Gian Biagio BOZZI Franco ONUFRIO Salvatore ANDREASI Annamaria PISCOPO Ugo MASTELLONE Salvo BRACCO Fabrizio F. CARINI Carlo”,”George Sorel. Studi e ricerche.”,”Tra i vari saggi si possono ricordare: – G.B. Furiozzi, La fortuna italiana di Sorel – F. Bozzi, Il mancato incontro tra Sorel e Antonio Labriola – S. Onufrio, Considerazioni su Croce e Sorel – S. Mastellone, Sorel e la guerra mondiale – F.F. Bracco, Il giovane Gramsci e Sorel – C. Carini, Lenin e la rivoluzione russa negli scritti italiani di Sorel “”Nel suo ‘Plaidoyer pour Lénine’ (8), del settembre 1919, rispondendo ad una dichiarazione polemica di Paolo Seippel apparsa sul «Journal de Genève» del 4 febbraio 1918, Sorel negava un suo rapporto diretto con Lenin (9); così pure, in uno dei ‘propos’ che il Variot raccoglierà in volume nel 1936, vedeva il collegamento con Lenin in modo del tutto generico, dovendosi escludere la possibilità di una influenza reciproca (10). E, in effetti; se si affrontasse il problema in questi termini, lo studio del rapporto Sorel-Lenin risulterebbe estrinseco e storicamente poco attendibile, una elencazione di profonde differenze e, in ultima analisi, una testimonianza della inesistenza del rapporto medesimo, non avendo Lenin dedicato molta attenzione a Sorel e al sorelismo, anche se non è da escludere che, nonostante la estrema esiguità delle citazioni dirette, Lenin abbia avuto una conoscenza non superficiale dei testi del teorico francese. Criticando nel 1908 l’empiriosimbolismo del Poincaré e del Le Roy, Lenin aveva sommato nel pensiero del «ben noto confusionario Georges Sorel» i postulati fondamentali del «fideismo» francese: l’uomo non può conoscere la natura, poiché la pretesa di stabilire l’identità della scienza e dell’universo è un’illusione, onde la scienza ha natura meramente pragmatica (11). Il secondo ed ultimo riferimento diretto a Sorel è contenuto nella bibliografia posta in margine all’articolo ‘Karl Marx’ (12); in esso Lenin collocava il teorico del sindacalismo fra coloro che criticavano Marx dal punto di vista dell’anarchismo (13). Ma se, in aggiunta a ciò, è da ritenere probabile che Lenin sfogliò un certo numero di opere soreliane, tenuto conto che già negli anni della deportazione in Siberia egli lesse con soddisfazione i ‘Saggi sulla concezione materialistica della storia’ di Antonio Labriola (Paris, 1987) con una prefazione di Sorel (14), e che nel corso della prima e seconda emigrazione dalla Russia egli frequentò le biblioteche pubbliche di Ginevra, Parigi, Cracovia ecc., e che, infine, egli consultava con regolarità le principali riviste francesi, non perde tuttavia d’importanza l’affermazione fatta dallo stesso Lenin nel marzo 1908 circa i limiti sostanziali del cosiddetto «revisionismo di sinistra», delineatosi nei paesi latini come «sindacalismo rivoluzionario», ma ancora «ben lontano dall’essersi sviluppato come il revisionismo opportunistico» e non ancora «fenomeno internazionale, non avendo affrontato nessuna battaglia politica importante con il partito socialista in nessun paese» (15)”” [Carlo Carini, ‘Lenin e la rivoluzione russa negli scritti italiani di Sorel’] [(in) Aa,Vv,, ‘George Sorel. Studi e ricerche’, Firenze, 1974] [(8) Posta in appendice alla quarta edizione delle ‘Réflexions sur la violence’, Paris, 1919; (9) G. Sorel, ‘Considerazioni sulla violenza’, trad. it, Bari, 1970, p. 370; (10) ‘Propos de G. Sorel’, recueillis par Jean Variot, Paris, 1936, pp. 55-57; (11) Lenin, ‘Materialismo ed empiriocriticismo’, in ‘Opere complete’, v. 14, pp. 286-287. E’ da notare che Lenin si riferisce espressamente al saggio soreliano su ‘Les preoccupations méthahisique des physiciens modernes’, Paris, 1907. Circa questa problematica, mi permetto di rinviare al mio ‘«Filosofia» e partito in Lenin’, “”Annali della Facoltà di Scienze Politiche di Perugia””, 1970-72, I, pp. 227-75; (12) Pubblicato nel ‘Dizionario enciclopedico Granat’ (VII ed., 1915, vol. 28); (13) Lenin segnala questa volta l’opera di Sorel ‘Introduction à l’économie moderne’ del 1903, nella quale l’esaltazione del mito e del puro volontarismo riducono il dibattito tra socialisti riformisti e socialisti rivoluzionari in un campo in cui, come dirà lo stesso Lenin a Safarov in una lettera del febbraio 1916 a proposito della Francia, la frase anarchica prevale sul «lungo lavoro sistematico, serio, tenace…. che occorre alla classe operaia di tutti i paesi» (cfr. ‘Opere’, v. 22, p. 134); (15) Lenin, ‘Opere’, v. 37, p. 104; (15) Id., ‘Marxismo e revisionismo’, in ‘Opere’, v. 15, p. 32] (pag 198-199-200)”,”TEOC-677″ “BOFFITO Carlo”,”Teoria della moneta. Ricardo, Wicksell, Marx.”,”””Perciò, per conoscere il modo in cui varia la domanda di moneta dobbiamo, da un lato, conoscere il modo in cui varia lo stato del credito e, dall’altro, vedere da che cosa dipende la domanda di mezzi di circolazione da parte della sfera del reddito. A tal fine dobbiamo prima tracciare brevemente i lineamenti della ‘teoria del ciclo’ di Marx, qual è esposta qua e là in modo frammentario nella sezione V (in particolare nel capitolo XXX: Capitale monetario e capitale effettivo) del III libro del ‘Capitale’, e poi cercare di individuare il modo in cui variano le condizioni della circolazione nelle diverse fasi del ciclo, ossia di individuare il modo in cui esse variano al mutare dello stato degli affari. Per spiegare il ciclo dobbiamo conoscere le cause della crisi e quelle della ripresa dell’attività economica. Marx procede, in questo caso, per approssimazioni successive. In un primo momento egli suppone che la società sia composta soltanto da capitalisti industriali e da operai, e prende in considerazione soltanto il credito commerciale. Per cogliere le cause della crisi Marx fa astrazione ancora da due circostanze, che non sono propriamente cause di crisi. Prima: ‘le variazioni di prezzo’ di una o più merci che impediscono a grandi porzioni di capitale totale di ricostituirsi nelle loro condizioni medie, e a causa delle concatenazioni del credito provocano momentanei ristagni generali. Questo è, per esempio, il caso degli effetti di un cattivo raccolto (…). Seconda: ‘le speculazioni’ che il sistema creditizio stimola. Vedremo in seguito che questa non è affatto una causa di crisi come sostengono molti economisti, ma un fenomeno necessario di una determinata fase del ciclo, che tuttavia accentua la crisi (…). A prescindere da tali circostanze, dunque, e supponendo che la società sia composta soltanto da capitalisti industriali e da operai, Marx sostiene che la crisi può essere spiegata unicamente da: I. ‘Sproporzione della produzione dei diversi rami’. Se si tiene conto della grande interdipendenza esistente fra tutti i settori della produzione sarà facile comprendere come in periodi di eccitazione, di frenetica attività economica la produzione di alcuni settori possa essere portata al di là dei limiti stabiliti dalla domanda determinata dall’espansione della produzione negli altri settori. (…). 2. ‘La sproporzione fra il consumo dei capitalisti e la loro accumulazione’. Qui si tratta evidentemente di consumo sia produttivo sia personale, e in questo caso improduttivo, dei capitalisti e di sproporzione fra questi e l’accumulazione, realizzata da parte dei capitalisti. Se i capitalisti contraggono il loro consumo, o non lo aumentano allo stesso ritmo al quale aumenta l’accumulazione, è chiaro che vi sarà una flessione della domanda complessiva, e perciò anche in questo caso, a causa della concatenazione del credito, non saranno possibili riflussi monetari normali. Gli operai non possono influire volontariamente sulla dimensione della domanda globale, poiché non possono ridurre il loro consumo al di sotto del loro reddito; essi, cioè, non “”risparmiano””, ma consumano tutto il loro salario; l’unica cosa che ssi possono fare è diluire nel tempo la spesa del loro reddito (…). “”La causa ultima di tutte le crisi effettive è pur sempre la povertà e la limitazione del consumo delle masse in contrasto con la tendenza della produzione capitalistica a sviluppare le forze produttive ad un grado che pone come unico suo limite la capacità di consumo assoluta della società”” (Il capitale, III, p. 569).”” [Carlo Boffito, Teoria della moneta. Ricardo, Wicksell, Marx, 1973] (pag 143-144-145)”,”ECOT-005-FPA” “BOFFITO Carlo”,”Efficienza e rapporti sociali di produzione. Contributo alla critica della concezione tradizionale dell’economia comunista.”,”Carlo Boffito (Milano, 1939) si occupa di economie dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha pubblicato ‘Il sistema economico sovietico’ (1979) e altro.”,”RUSU-244″ “BOFFITO Carlo”,”Teoria della Moneta. Ricardo, Wicksell, Marx.”,”Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha curato Socialismo e mercato in Jugoslavia, in collaborazione con Lisa Foa La crisi del modello sovietico in Cecoslovacchia, ha scritto Teoria della moneta, Ricardo, Wicksell, Marx. Attualmente insegna economia monetaria nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”ECOT-098-FL” “BOFFITO Carlo”,”Il sistema economico sovietico. Raccolta di testi.”,”Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha curato Socialismo e mercato in Jugoslavia, in collaborazione con Lisa Foa La crisi del modello sovietico in Cecoslovacchia, ha scritto Teoria della moneta, Ricardo, Wicksell, Marx. Attualmente insegna economia monetaria nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”RUSU-009-FL” “BOFFITO Carlo”,”Corso elementare di economia politica.”,”Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha curato Socialismo e mercato in Jugoslavia, in collaborazione con Lisa Foa La crisi del modello sovietico in Cecoslovacchia, ha scritto Teoria della moneta, Ricardo, Wicksell, Marx. Attualmente insegna economia monetaria nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”TEOC-069-FL” “BOFFITO Carlo a cura, saggi di Boris KIDRIC Joza VILFAN Adolf DRAGICEVIC Mito HADZI VASILEV Miladin KORAC Zvonimir TANKO Savka DABCEVIC KUCAR”,”Socialismo e mercato in Jugoslavia.”,”Boris Kidric. Nacque nel 1912 a Vienna da una famiglia borghese. Il padre era un famoso letterato sloveno. Nel 1928 Kidric abbandonò gli studi ed entrò nel partito comunista; durante gli anni che precedettero la guerra fuggì in esilio dove fu segretario del Comitato centrale della Lega giovanile comunista. Nel 1945 fu primo ministro della Repubblica Slovena e nel 1946 ministro dell’Industria nel governo federale. Fino alla sua morte (1953) diresse l’economia del paese, in qualità di presidente del Consiglio per l’economia e della Commissione federale per la pianificazione. Joza Vilfan. É uno sloveno nato a Trieste nel 1908. Studiò a Vienna, a Roma e a Lubiana. Dopo aver collaborato e diretto giornali di opposizione al regime fu arrestato nel 1941 e ancora nel 1942 e deportato in Serbia. Nel 1942 ritornò alla vita politica clandestina a Lubiana, e fu membro del Consiglio antifascista di liberazione popolare jugoslava. Dopo la guerra fu membro del Comitato centrale del partito comunista sloveno, collaboratore del ministro degli esteri e delegato jugoslavo alle Nazioni Unite. Dal 1950 al 1953 fu ambasciatore jugoslavo in India e in Birmania, e per vari anni dopo il 1953 segretario personale del presidente Tito. Mito Hadzi Vasilev. É un macedone nato nel 1922. Dopo aver studiato diritto a Belgrado, fu partigiano e commissario politico. Dopo la guerra diresse il giornale ‘Nova Makedonija’ e ricoprì importanti cariche politiche. É un pubblicista famoso e collaboratore delle più importanti riviste della Lega dei comunisti e dell’Alleanza socialista del popolo lavoratore, ‘Komunist’ e ‘Socijalizam’. Miladin Korac. Nacque a Valjevo, in Serbia, ed è professore di economia politica all’Università di Belgrado. Studiò a Belgrado, nell’Unione Sovietica e in Gran Bretagna. Adolf Dragicevic. Professore di economia all’Università di Zagabria. Studiò a Zagabria, a Belgrado e in Gran Bretagna. Zvonimir Tanko. Nato nel 1920, durante la guerra fu partigiano e poi collaboratore del ministro degli Interni. Studiò Economia politica all’Università di Lubiana e dal 1948 dirige la Rog, impresa di Lubiana. Savka Dabcevic Kucar. É croata, ha studiato in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e all’Università di Zagabriadove è diventata profesoressa di economia politica. Nel 1967, ha raggiunto il vertice della sua carriera politica, con la carica di presidente del Consiglio esecutivo della Repubblica popolare di Croazia. Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti.”,”EURC-076-FL” “BOFFITO Carlo; PAVONE Claudio; REINERI Mariangiola”,”La formazione della classe dirigente dell’Urss nella storia della Russia sovietica dei E.H. Carr (Boffito); Sulla continuità dello Stato, 1943-45 (Pavone); I cattolici torinesi de “”Il lavoratore”” dinanzi al fascismo (Reineri).”,”aggiungere testo dal saggio di Pavone su Q seconda guerra mondiale”,”STOx-029-FGB” “BOGANI Giovanni a cura, Papa GIOVANNI XXIII”,”Papa Giovanni XXIII. Portate una carezza ai vostri bambini.”,”Emigrazione e altro “”Il mondo cammina. Bisogna prenderlo per il suo verso con spirito sempre giovane e confidante, non sprecando tempo a far confronti. Io preferisco tenermi al passo con chi cammina che soffermarmi e lasciarmi sorpassare”” (pag 88) “”Al mondo non c’è nulla di facile, ciò che vale si conquista col sudore e con la fatica”” Discorso al XVI Congresso della Confederazione dei coltivatori diretti, 4 aprile 1962 “”Le prime impressioni della vita sono in realtà le più forti””. Discorso per il centenario dell’Istituto Heinschule Lendex di Sasbach, 11 giugno 1962. “”L’emigrazione è principalmente un fatto umano di vaste proporzioni, di cui son protagonisti persone concrete, ciascuna con i suoi problemi…E poiché recano un contributo prezioso all’economia dei vari paesi, è naturale che debbano inserirsi in essi con un processo armonioso e continuo, che non presenti dolorose frattue””, Discorso agli emigranti e profughi per il X anniversario dell’Exxul Familia, 5 agosto 1962 (pag 74)”,”RELC-342″ “BOGART Ernest Ludlow”,”Storia economica dell’ Europa, 1760-1939.”,””” Benché fosse stato collocato per primo l’ argomento militare, questo non era il più importante, poiché le linee private avevano servito i bisogni dell’ esercito in modo soddisfacente nella guerra del 1870. Ciascuno dei malanni della gestione privata o dei vantaggi della proprietà statale, ricordati nel “”memorandum””, segnalava un difetto o d un abuso positivo, a cui si doveva porre rimedio. In Gran Bretagna il problema era stato risolto per mezzo di regolamenti; in Francia con sussidi e controlli; la Prussia adottò la proprietà e la gestione dello Stato.”” (…) “”La proprietà statale non si fermò alle ferrovie, poiché altre importanti sezioni dell’ attività economica erano state socializzate.”” (…) “”Benché usualmente si dica che in Germania il sistema ferroviario fosse proprietà dello Stato, non si deve dimenticare che le ferrovie erano possedute da singoli Stati e non dal Reich””. (pag 453-454)”,”EURE-030″ “BOGATSVO Julius”,”L’occupazione nazista in Europa. L’occupazione nazista in Russia e in Polonia. Volume III.”,”La Storia dell’occupazione nazista in Europa significa rievocare il più grande dramma umano dell’età moderrna. Il carattere dell’occupazione nazista nei paesi dell’Europoa orientale è profondamente diverso da quello della stessa occupazione nazista negli altri paesi dell’Europa.”,”GERN-017-FL” “BOGDAN Henry”,”Storia dei Paesi dell’Est.”,”Henry Bogdan è nato nel 1936 a Beauvais, da padre ungherese e madre francese. Professore ordinario di storia, è autore di numerose opere e ricerche sull’Europa dell’Est e le sue minoranze nazionali.”,”EURC-044-FL” “BOGDANOV Aleksandr; a cura di Dominique LECOURT Henri DELUY”,”La scienza l’ arte e la classe operaia.”,”Aleksandr BOGDANOV (pseudonimo di Aleksandr Aleksandrovic MALINOVSKIJ, 1873-1928) è noto per essere stato, dopo la rivoluzione del 1905, l’avversario ‘di sinistra’ di LENIN, l’ideologo e il leader della frazione ‘otzovista’ del Partito bolscevico, bersaglio della dura polemica teorica espressa da LENIN in ‘Materialismo e Empiriocriticismo’. Ritorna in primo piano durante la Rivoluzione d’ Ottobre, teorico e organizzatore del Proletkult, movimento culturale di massa che raggruppava in Russia numerosi intellettuali rivoluzionari, bolscevichi e no. E, nel 1920, è la nozione di ‘cultura proletaria’, di cui B. aveva fatto il simbolo del proprio lavoro teorico e militante, a subire la dura condanna di LENIN e del partito. Nel 1921 B. abbandona l’attività nel Proletkult, come medico si dedica alla ricerca e fonda il primo centro di trasfusione sanguigna. Muore durante un esperimento praticato su se stesso. Il bogdanovismo soppravvive però nei temi di fondo dell’ideologia staliniana (zdanovismo, LYSSENKO ecc.).”,”RIRB-004 FILx-145″ “BOGDANOV Aleksandr AKSELROD Ljubov BAZAROV Vladimir JUSKEVIC Pavel GORKI Maksim, a cura di Vittorio STRADA”,”Fede e scienza. La polemica su ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ di Lenin.”,”Akselrod ha scritto la recensione (qui pubblicata) di ‘Materialismo e empiriocriticismo’. In appendice c’è pure una lettera inedita di GORKI a Natalia B. MALINOVSKAJA”,”RIRB-005″ “BOGDANOV A.A.”,”Quattro dialoghi su scienza e filosofia. Con scritti di Ernst von Glasersfeld, Massimo Stanzione, Silvano Tagliagambe.”,”Metodo di critica. “”Con questa concezione critica, che abbandona l’ idea passiva di riflesso, viene a cadere la pretesa che la conoscenza possa cogliere e riprodurre “”immediatamente”” e in modo esaustivo il reale. Ogni obiettivazione si pone invece come conclusione di un processo di elaborazione, nell’ ambito del quale occupa un ruolo di particolare importanza la mediazione del linguaggio e del tessuto concettuale. E’ questo, a giudizio di Lenin, quello che non ha compreso Plechanov, al quale per questo, nei Quaderni filosofici, viene riservato un giudizio piuttosto lapidario e liquidatorio: “”1. Plechanov critica il kantismo (e l’ agnosticismo in generale) più dal punto di vista materialistico volgare che non da quello materialistico dialettico, poiché respinge i loro ragionamenti solo a limine (1), e non li emenda (come Hegel ha emendato Kant), approfondendoli, generalizzandoli, estendendoli, mostrando la connessione e i trapassi di tutti e di ogni singolo concetto. 2. I marxisti hanno criticato (all’ inizio del secolo XX) i kantiani e gli humiani più alla maniera di Feuerbach (e di Büchner) che non alla maniera di Hegel””. (pag 104)”,”RIRB-073″ “BOGDANOV A.”,”La science, l’art et la classe ouvrière.”,”Libro con alcune pagine mancanti (bianche) “”Si sa che Bogdanov ed amici dalla sconfitta del 1905 tirarono la conclusione che non bisognava più aspettarsi nulla dall’azione legale. Essi erano dunque ostili alla partecipazione dei bolscevichi al parlamento. E’ contro questa posizione politica che Lenin interviene, ed è per distruggere le fondamenta teoriche che essi pretendevano di darle che prese la penna contro “”i discepoli russi di Mach'”” (pag 11, nota) (D. Lecourt)”,”RIRB-122″ “BOGDANOV Aleksandr (MALINOVSKIJ)”,”La stella rossa.”,”Fondo Casella “”La pubblicazione recente degli scritti bogdanoviani sull’organizzazione lo rivela anticipatore delle moderne teorie dei sistemi, delle catastrofi, della complessità, per aver fondato una disciplina dal nome lievemente evocante capricci futuristi, la “”tectologia””. Fu capo dei bolscevichi nella rivoluzione del 1905.”” (risvolto di copertina) L’opera di fantascienza sociologica potrebbe prefigurare l’anti-utopia di Orwell e Zamjatin, oppure prospettare che la vera catastrofe sia che non ci sarà catastrofe (risvolto di copertina) Bodganov ha scritto due romanzi di fantascienza (‘La stella rossa’, e ‘L’ingegner Menni’) “”Se Bodganov, infatti, pone in bocca a Sterni una profezia della barbarie del “”socialismo in un solo paese””, è pur vero che lo stesso Autore elimina, per m ano di Leonid il personaggio-profeta”” (pag 227) (saggio di Giovanni Maniscalco Basile) “”Non la rinuncia del rivoluzionario bogdanoviano ad ogni ruolo post-rivoluzionario terrorizza l’Autore della ‘Stella rossa’, ma una minaccia più oscura e meno specifica all’universo filosofico socialista: la minaccia della massificazione, che ha prodotto le più significative ‘utopie negative’ della storia di questo secolo, e già prima, a partire da Swift, Butler e Abbott. Una minaccia che genera una paura. La stessa paura capace di produrre, in contesti diversi, ‘Noi’, di Evgenij Zamjatin, ‘1984’ di George Orwell e ‘Auto da fé’ di Elias Canetti. La paura tutta “”borghese”” della serena e quasi inconsapevole avidità divoratrice delle masse e della conseguente “”digestione”” dell’individuo nelle viscere del nuovo Leviatano. Zamjatin, bolscevico “”pentito””, descrive tutto l’orrore provato nell’aver vissuto il “”filisteismo”” post-rivoluzionario; Orwell constata le conseguenze – apparentemente riferite all’universo staliniano, ma in realtà nella sua Inghilterra – e il canettiano Kien cerca di sfuggire mobilitando le sue legioni di carta stampata e trasformandosi in statua vivente. Bogdanov, invece, sorretto da una tradizione secolare di vocazione al sacrificio, profetizza il martirio. La sua “”utopia”” gli appassisce fra le dita come un fiore che si cerchi di obbligare a vivere oltre il suo termine naturale, e profezia e “”assenza di fantasia””, “”assenza di desiderio”” e angoscia si fondono, forse all’insaputa dell’Autore, in un’epica straziante”” ‘Un rivoluzionario senza desiderio’ di Giovanni Maniscalco Basile) (pag 229-230)”,”RIRB-146″ “BOGGIONE Valter CASALEGNO Giovanni”,”Dizionario storico del lessico erotico italiano. Metafore, eufemismi, oscenità, doppi sensi, parole dotte e parole basse in otto secoli di letteratura italiana.”,”Dono T. Albertocchi V. Boggione (Alba, 1966) laureato in letteratura italiana è stato redattore del ‘Grande dizionario della letteratura italiana’ della Utet e del ‘Dizionario analogico della lingua italiana’ della Tea. Carlo Casalegno (Chieri, 1962) anch’egli laureato in letteratura italiana con Giorgio Barberi Squarotti con una tesi sulle metafore oscene da Boccaccio al Cinquecento, ha collaborato alla ‘Storia della civiltà letteraria italiana’ e al ‘Grande Dizionario’ della Utet.”,”VARx-598″ “BOGGS James WILLIAMS Robert”,”La révolution aux Etats-Unis?”,”Gli autori sono due militanti neri. BOGGS James è un militante dell’industria auto del Nord America che ha scritto ‘Réflexions d’un ouvrier noir’. WILLIAMS Robert è un ex operaio dell’industria auto del Sud e ha scritto ‘Des negres avec des fusils’, testi qui pubblicati. Il secondo è una esperienza diretta il suo ritorno al paese natale (Monroe) nel sud (Nord Carolina).”,”MUSx-253″ “BOGLIARI Francesco, a cura; scritti di Antonio LABRIOLA, Andrea COSTA, Enrico FERRI, Antonio CABRINI, Napoleone COLAJANNI, Leonida BISSOLATI, Ivanoe BONOMI e altri”,”Il movimento contadino in Italia dall’unità al fascismo.”,”Le origini del movimento contadino, i fasci siciliani e dibattito sulla questione agraria, il movimento nell’età giolittiana dalla prima guerra mondiale al fascismo Contiene tra l’altro: Antonio Labriola. – Crisi agraria: ‘Le critiche di Antonio Labriola (1891)’ (pag 43) – Fasci siciliani: ‘Il giudizio di Antonio Labriola: Lettera a Engels 1° luglio 1892; I Fasci siciliani, 22 novembre 1893; Lettera a Engels, 14 dicembre 1893; “”Su un filo di rasoio””, 1° gennaio 1894 (pag 102-105); Socialismo e contadini: la posizione di Antonio Labriola (1895) (pag 115-116) – Francesco Bogliari è nato a Città di Castello nel 1953. È attualmente (1980) ricercatore presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino Ha pubblicato pure ‘Il movimento contadino in Umbria dal 1900 al fascismo’, Milano; 1979. 2022: Francesco Bogliari (1953) negli anni ’80 è stato direttore delle Edizioni del Sole 24 Ore; negli anni ’90 direttore editoriale di Sperling & Kupfer. Negli anni 2000 prima amministratore delegato di Libri Scheiwiller, poi direttore scientico di Rcs/Etas. Attualmente è editore in proprio con i marchi Metamorfosi, Mind e Ink. Ha svolto e svolge una parallela attività giornalistica. Oltre a collaborare a importanti testate quotidiane e periodiche (tra cui Il Sole 24 Ore, Repubblica, Il Giorno, La Voce di Montanelli, Il Mondo, Mondo Economico) è stato direttore di Espansione (Mondadori), L’Impresa (Sole 24 Ore), Business People e altre. Attualmente è opinionista del mensile Harvard Business Review e del quotidiano online affaritaliani.it. Per Rizzoli Etas ha curato Il grande libro del cinema per manager (2007), Il grande libro della letteratura per manager (2008), Chi comanda è solo. Sergio Marchionne in parole sue (2012).Dal 1998 è docente alla Scuola di giornalismo della Luiss di Roma. Come formazione accademica è uno storico dell’economia, allievo di Valerio Castronovo alla Fondazione Einaudi di Torino dopo la laurea in Filosofia all’Università di Pisa. Ha anche conseguito il master in direzione d’azienda alla Sda Bocconi.”,”MITS-479″ “BOGLIOLO Gino RAPETTI BOVIO DELLA TORRE Gianluigi SATRAGNO Giancarlo”,”Guida all’archivio Umberto Terracini.”,”Dono di Pietro Moretti”,”PCIx-497″ “BOGLIOLO Enrico”,”Tradizione e innovazione nel pensiero politico di Vincenzo Bacallar.”,”Tra gli scrittori politici spagnoli del Cinque-Seicento vengono ricordati soprattutto i teorici della ‘ius gentium’, primi fra tutti Vitoria e Suárez; al contrario sono quasi ignorate e talvolta misconosciute le opere di quanti, pur partecipi dello stesso clima politico-culturale, si fecero sostenitori dell’ assolutismo regio. Uno di questi è Vincenzo Bacallar y Sanna – politico, diplomatico e scrittore, nato a Cagliari nel 1669 e morto a L’Aia nel 1726. Più conosciuto come marchese di San Filippo e generalmente celebrato quale storico della guerra di successione spagnola, benché in realtà ne sia stato non disinteressato memorialista. Appunto la sopravvalutazione dei suoi ‘Comentarios’ retaggio di interpretazioni settecentesche, ha portato ad una scarsa diffusioen della sua complessiva produzione letteraria.. Il presente volume intende rivedere quei giudizi sulla base di una lettura critica di tutte le opere di Vincenzo Bacallar e le inquadra nel contesto storico in cui nacquero…”,”TEOP-024-FMB” “BÖHLER Jochen”,”Civil War in Central Europe, 1918-1921. The Reconstruction of Poland.”,”Jochen Böhler è direttore del Vienna Wiesenthal Institute for Holocaust Studies. Ha pubblicato tra l’altro ‘War, Pacification, and Mass Murder, 1939: The Einsatzgruppen in Poland’ (2014) con J. Matthäus e Klaus-Michael Mallmann. E ‘Legacies of Violence: Eastern Europe’s First World War’ (2014) con J. von PUttkamer e W. Borodziej. Infine ‘A European History’ (2016) con Robert Gerwarth. Alcune pagine iniziali sono state asportate”,”QMIP-010-FSL” “BÖHM Gabriela”,”Karl Marx. Revolutionär aus Trier.”,”La ‘pagella’ di Marx al ginnasio (pag 11) Gabriela Böhn è una giornalista che vive e lavora a Trier. Ringraziamenti al Prof. Dr. Beatrix Bouvier e al Dr. Hans-Joachim Kann”,”MADS-768″ “BÖHM-BAWERK Eugen von”,”Capitale valore interesse. Con il saggio di Joseph Alois Schumpeter, L’ opera scientifica di Eugen von Böhm-Bawerk.”,”””In questo piano organico – al di fuori del quale restano soltanto pochissimi lavori alla maggior parte dei quali accenneremo più avanti – rientra anche un saggio che acquista il suo significato intrinseco dal parallelismo tra le sue intenzioni e le intenzioni scientifiche di Marx. Si tratta della critica a Marx che, con il titolo Zum Abschluß des Marxschen Systems, egli pubblicò dopo l’ uscita del terzo volume del Capitale come contributo ad un volume di scritti in onore di Karl Knies (Berlino, 1896; una traduzione russa apparve a Pietroburgo già nel 1897, e subito dopo un’ altra inglese, a Londra, nel 1898). Marx ha avuto numerosi critici ed apologeti – tanti quanti nessun teorico ha mai avuto, salvo forse lo stesso Böhm-Bawerk. Ma la maggior parte delle critiche e delle apologie hanno o l’ uno o l’ altro di questi due difetti: di porre l’ interesse principale dovunque tranne che sul nucleo scientifico dell’ opera, saltellando da un argomento all’ altro, ora storico-teorico, ora filosofico, politico o d’ altra natura, ma tutti irrilevanti rispetto a quel “”nucleo””; oppure, di non essere pienamente all’ altezza dell’ uomo e dell’ opera. Ben diverso il significato della critica di Böhm-Bawerk, la quale va immediatamente al nocciolo del problema e in ogni riga rivela la mano del maestro, la grandezza del critico nella grandezza dell’ oggetto della critica. E’ per questo che tale critica occupa un posto eccezionale nell’ opera di Böhm-Bawerk, ed è per questo che non cesserà di essere la critica a Marx per eccellenza per quanto riguarda il contenuto teorico del’ opera marxiana.”” (pag 25-26)”,”ECOT-074″ “BÖHM-BAWERK Eugen von; HILFERDING Rudolf; a cura di Paul M. SWEEZY”,”Karl Marx and the Close of his System (by E. Böhm-Bawerk); Böhm-Bawerk’s Criticism of Marx (by R. Hilferding).”,”””Marx ha trovato nel vecchio Aristotele l’ idea che lo “”scambio non può esistere senza eguaglianza, e la parità non può esistere senza commensurabilità”” (I, 68). Partendo da questa idea egli la espande. Concepisce lo scambio di due merci nella forma di una equazione, e da questo deduce che deve esistere “”un fattore comune dello stesso ammontare”” nelle cose scambiate e perciò espresse in forma di equazione, e poi procede a cercare questo fattore comune tra i due termini dell’ equazione che devono essere “”riducibili”” come valori di scambio. Dovrei rimarcare, di passaggio, che la prima assunzione, secondo cui una “”parità”” deve essere manifestata nello scambio tra due cose, mi appare molto fuori moda, cosa che non sarebbe molto importante se non fosse anche molto irrealistica. Semplicemente, mi sembra un’ idea sbagliata””. (pag 68, Eugen Böhm-Bawerk)”,”TEOC-295″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume primo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”Usura e protestantesimo. “”Dal punto di vista di un ordine ideale del mondo – essi pensavano – l’ interesse non potrebbe certamente esistere; ma dal momento che gli uomini sono così imperfetti, non conviene estirparlo, ed è meglio tollerarlo entro certi limiti. E’ questo il criterio cui si ispirano tra l’ altro alcune grandi figure della Riforma: Zwingli, Lutero negli ultimi anni della sua vita, mentre prima era stato un avversario spietato dell’ usura; infine, ma con maggiori riserve, Melantone.”” (pag 65) Turgot: nesso tra interesse del capitale e rendita. “”In tal modo si spiega anzitutto la necessità economica dell’ interesse originario del capitale. L’ interesse sul prestito si deduce da quest’ ultimo attraverso la semplice considerazione che l’ imprenditore che non possiede capitali è disposto a cedere a colui che gli affida un capitale – e sotto il profilo economico può farlo – una parte del profitto ricavato dal capitale preso a prestito. – Così alla fine tutte le forme dell’ interesse del capitale vengono spiegate come conseguenze necessarie della circostanza per cui chi possiede un capitale può scambiarlo con un terreno che frutta una rendita. Come si vede, tutto il filo del ragionamento di Turgot si affida ad una circostanza alla quale si erano richiamati volentieri gli apologeti dell’ usura già da alcuni secoli, a cominciare da Calvino. Ma di tale circostanza Turgot fa un uso sostanzialmente diverso, molto più esteso. I suoi predecessori ne avevano fatto un uso occasionale ed esemplificativo; Turgot ne fa una pietra angolare del sistema””. (pag 116)”,”ECOT-083″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume secondo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”””Tra i massimi esponenti della teoria dell’ utilizzazione del capitale due si sono particormente impegnati a dimostrare l’ esistenza di una utilizzazione autonoma: Hermann e Knies.”” (pag 62) “”Da un punto di vista psicologico, è interessante osservare il modo in cui Hermann perviene alla sua “”utilizzazione autonoma””. La prima introduzione del concetto di utilizzazione avviene all’ insegna dell’ utilizzazione di beni durevoli. “”Terreni, edifici, attrezzi, libri, denaro, hanno un valore d’ uso durevole. Il loro uso, durante il quale essi continuano ad esistere, viene chiamato “”utilizzazione””, la quale poi può essere concepita come un bene autonomo che può ricevere un suo autonomo valore di scambio; e questo viene chiamato interesse””. (pag 63-64) Sillogismo analogico di Hermann. “”Anzitutto bisogna constatare che l’ unico sostegno su cui poggia quella dimostrazione è un sillogismo analogico. L’ esistenza autonoma di un uso dei beni consumabili non può affatto chiamare a proprio testimone la percezione sensibile e l’ esperienza economica pratica””. (pag 65) Critica del valore – tempo di lavoro. “”Questa legge che vuole che il valore di tutte le merci dipenda dal tempo di lavoro in esse incorporato, essi la propugnano allo scopo di attaccare subito dopo come “”illegittime””, “”innaturali””, “”ingiuste””, e quindi da eliminare, tutte le forme di valore che non si armonizzano con questa legge, per esempio le differenze di valore che vanno a beneficio dei capitalisti sotto forma di plusvalore. Quindi essi dapprima ignorano l’ eccezione per poter proclamare l’ universalità della loro legge del valore; poi, dopo averne in questo modo ottenuto surrettiziamente la validità generale, rivolgono di nuovo la loro attenzione alle eccezioni, per bollarle come violazioni della legge stessa. (…)””. (pag 331) L’ attesa pubblicazione del 3° volume del Capitale. “”Questo il giudizio che io espressi sostanzialmente già molti anni fa, nella prima edizione di quest’opera, sulla legge del valore-lavoro in generale, e sulla motivazione che ne dava Marx in particolare. Da allora è apparso, postumo, il terzo volume del Capitale di Marx. La sua pubblicazione era attesa con una certa eccitazione negli ambienti teorici di tutti i partiti. Si era curiosi di sapere come se la sarebbe cavata Marx con un certa difficoltà in cui la teoria esposta nel primo volume lo avrebbe inevitabilmente cacciato, e che nel primo volume non solo era rimasta irrisolta, ma per il momento non era stata neanche affrontata.”” (pag 331)”,”ECOT-084″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume terzo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”Teoria dell’ astinenza. “”Anche Marshall, come già fece Jevons, ha inserito nella sua teoria alcune considerazioni psicologiche sul tema della valutazione di pene e piaceri futuri. La costituzione effettiva della natura umana fa sì che la maggior parte delle persone valuti un piacere futuro, anche se fosse assolutamente sicura di ottenerlo, non quanto valuta un piacere presente della stessa specie: bensì “”scontandone”” la grandezza, operando una detrazione la cui misura è assai diversa a seconda delle singole persone, ed è connessa al diverso grado di pazienza e di autocontrollo di cui dispongono. Il valore attuale di un piacere futuro e perciò anche l’ utilità marginale attuale di una fonte di godimento temporalmente lontana (…) è perciò inferiore al valore di un identico piacere attuale, o anche al valore che un identico piacere futuro avrà al momento in cui si presenterà effettivamente.”” (pag 114-115)”,”ECOT-085″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume primo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”””Ma l’ autore che più di altri ha contribuito a rendere popolare in Germania la teoria della produttività è Wilhelm Roscher. Questo eccellente studioso, i cui meriti più autentici non vanno certo ricercati nell’ ambito delle indagini teoriche rigorose, ha dedicato purtroppo pochissima cura alla trattazione della teoria dell’ interesse del capitale (…). Stando alla sostanza di quanto detto finora, Roscher è un eclettico. La sua concezione è un miscuglio di teoria ingenua della produttività e teoria dell’ astinenza di Senior. (…) In una nota successiva egli polemizza vivacemente con Marx per la sua “”recentissima ricaduta nella vecchia erronea teoria della improduttività dei capitali”” (…). Da tutti questi esempi tuttavia è evidente che cosa pensa Roscher: egli sostiene che il capitale produce direttamente il plusvalore in virtù di una sua forza produttiva specifica. (…)””. (pag 203-204)”,”TEOC-299″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume secondo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”Marx, Engels e il terzo volume del Capitale. “”Marx ha dedicato tutta la sua vita ad una ponderosa opera teorica sul capitale, in tre volumi. I fondamenti della sua teoria dello sfruttamento sono esposti nel primo volume, l’ unico apparso – nel 1867 – durante la vita dell’ autore. Il secondo volume, edito da Engels nel 1885, dopo la morte di Marx, è completamente omogeneo al primo dal punto di vista del contenuto. Meno omogeneo, com’è noto, è il terzo volume, anch’esso pubblicato da Engels solo a distanza di molti anni, nel 1894. Molti ritengono – me compreso- che il contenuto del terzo volume sia incompatibile con quello del primo e viceversa. Ma dal momento che Marx stesso non ha ammesso questa relazione, e anzi nel terzo volume ha rivendicato la piena validità delle teorie esposte nel primo, la critica ha al tempo stesso il diritto e il dovere di considerare la teoria esposta nel primo volume come l’ espressione dell’ opinione autentica e permanente di Marx, malgrado l’ esistenza del terzo; ma ha altresì il diritto e il dovere di richiamare al momento opportuno le teorie esposte in quest’ultimo a scopo illustrativo e critico.”” (pag 294-295)”,”TEOC-300″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume terzo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”””Di tutti gli autori socialisti – forse per una ingiusta sottovalutazione di altri, e sopratttuto di un’ alta personalità scientifica come quella di Rodbertus – Karla Marx ha senz’altro avuto la massima influenza sui suoi compagni. La sua opera ha rappresentato per così dire la dottrina ufficiale del socialismo contemporaneo. E perciò essa è stata anche al centro degli attacchi e delle apologie, al punto che si può dire che la letteratura polemica di questo periodo è diventata letteratura su Marx.”” (pag 185) “”Marx era morto prima di aver portato termine la sua opera sul capitale. Le parti rimaste in sospeso furono ritrovate tuttavia quasi per intero, manoscritte, nel suo lascito. Da esse ci si attendeva in particolare il chiarimento su un tema che era stato al centro degli attacchi contro la teoria dello sfruttamento, e rispetto al quale, secondo le aspettative delle due parti contendenti, bisognava fornire la prova decisiva della sostenibilità – per gli uni – o della insostenibilità – per gli altri – del sistema marxiano: e cioè sulla questione della compatibilità tra l’ esistenza sperimentalmente confermata di un uguale saggio di profitto, e la legge del valore nonché la teoria dello sfruttamento sviluppate nel primo volume dell’ opera di Marx. Senonché proprio la pubblicazione del terzo volume, che affrontava questo tema, si protrasse per ben undici anni dopo la morte di Marx, al 1894. La tensione di chi si chiedeva cosa avrebbe avuto da dire Marx stesso su quel punto delicatissimo della sua teoria, si scaricò in una specie di letteratura profetica che si pose l’ obiettivo di sviluppare la probabile opinione di Marx sul tema del “”saggio medio di profitto”” partendo dalle premesse date nel primo volume della sua opera. Questa letteratura profetica riempie il decennio 1885-1894 e ha al suo attivo una imponente serie di scritti più o meno voluminosi. Il secondo atto, e al tempo stesso l’ acme dello svolgimento drammatico, è costituito dalla pubblicazione nel 1894 del terzo volume postumo a cura di Engels. E ad essa si riallaccia immediatamente, come terzo atto, un appassionato dibatitto scientifico, che, avendo come oggetto il giudizio critico su questo terzo volume, il suo rapporto con il punto di partenza del sistema e le prospettive future del marxismo, difficilmente potrebbe concludersi rapidamente.”” (pag 185-187)”,”TEOC-301″ “BÖHM-BAWERK Eugen von”,”La conclusione del sistema marxiano. (Tit.orig.: ‘Zum Abschluss des Marxschen Systems’)”,”BÖHM-BAWERK (1851-1914) nacque a Vienna da una famiglia della grande aristocrazia burocratica che di fatto dominava l’ impero austriaco. Fra il 1895 e il 1904 fu ministro delle finanze, e dal 1904 fino alla morte, tenne una cattedra di economia politica all’ Università di Vienna. Come economista BB fu il principale esponente della nuova teoria del valore soggettivo o dell’ utilità marginale e, con MENGER e WIESER, fu uno dei fondatori della cosiddetta “”scuola austriaca””. Condusse un’ attacco scientifico al marxismo. “”Qui aggiunge (Marx, ndr) la seguente, strabiliante argomentazione: “”Quando domanda e offerta si equilibrano, cessano di agire (…). Due forze che agendo in senso inverso con la medesima intensità si neutralizzano, non possono dar luogo ad alcuna manifestazione esteriore, ed i fenomeni che si producono in queste condizioni non sono attribuibili a queste due forze. Quando domanda e offerta si equilibrano, esse non possono più spiegare nessun fenomeno, non esercitano alcun influsso sul valore di mercato e ci lasciano completamente all’ oscuro sul motivo per cui il valore di mercato si esprime proprio in questa somma di denaro piuttosto che in un’ altra”” (III, p.233). Perciò col rapporto tra domanda e offerta si possono bensì spiegare le “”divergenze del valore di mercato”” che sono provocate dal prevalere di una forza sull’ altra, ma non il livello dello stesso valore di mercato.”” (pag 77)”,”TEOC-314″ “BÖHM-BAWERK Eugen HILFERDING Rudolf BORTKIEWICZ Ladislaus”,”Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico.”,”Böhm-Bawerk: ‘La conclusione del sistema marxiano’ Hilferding: ‘La critica di Böhm-Bawerk a Marx’ Bortkiewicz: ‘Per una rettifica dei fondamenti della costruzione teorica di Marx nel III volume del Capitale’ “”Considerando la carriera di Hilferding nel suo complesso, si può rilevare come la fase creativa sia stata relativamente breve: iniziata con ‘La critica di Böhm-Bawerk a Marx’, si concluse con ‘Il capitale finanziario’. Fu un uomo ricco di notevoli doti naturali, la cui visione fu offuscata e le cui energie furono vanificate dal troppo rapido successo. Ma la tragedia finale della sua vita – e certamente l’incapacità di mantenere le grandi promesse fatte è sempre una tragedia tanto individuale quanto sociale – non deve in alcun modo oscurare i grandi meriti dell’opera da lui compiuta. La sua risposta a Böhm-Bawerk ed il suo studio sul capitale finanziario resteranno per sempre tra i classici della letteratura marxista. L’importanza del saggio ‘Böhm-Bawerk’s Marx-Kritik’ è duplice. Da un lato, fu l’unica replica completa a Böhm-Bawerk in campo marxista (2); dall’altro, è probabilmente la più chiara esposizione di cui disponiamo della differenza fondamentale di prospettiva tra l’economia marxista e la moderna economia ortodossa. Non intendo occuparmi qui della confutazione che fa Hilferding degli argomenti specifici di Böhm-Bawerk; mi limiterò ad osservare come egli abbia avuto ragione dell’avversario e come abbia mostrato, pur avendo soltanto ventiquattr’anni (3), di saper affrontare e tener testa ad un polemista sperimentato e accanito come Böhm-Bawerk (…)”” (pag XVIII-XIX) [P.M. Sweezy, presentazione] [(in) Eugen Böhm-Bawerk Rudolf Hilferding Ladislaus Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico’, 1971] [(2) Louis B. Boudin, op.cit., replicò ad alcuni degli argomenti di B., ma non in modo sistematico come Hilferding. ‘The Economic Theory of the Leisure Class’ di Bucharin (pubblicato in originale nel 1919, trad. inglese del 1927) è piuttosto un attacco alla scuola austriaca che una replica all’attacco di Böhm-Bawerk contro Marx; (3) ‘Böhm-Bawerk’s Marx-Kritik’ fu pubblicato nel 1904, quando Hilferding aveva 27 anni, ma la prefazione al volume ‘Marx-Studien’, in cui il saggio fu pubblicato, spiega che il manoscritto fu terminato prima della fine del 1902] “”Sia Böhm-Bawerk sia Hilferding dedicano molta attenzione al problema del rapporto tra il primo e il terzo volume del ‘Capitale’. Böhm-Bawerk sostiene che la teoria del valore esposta nel primo volume è in netta contraddizione con la teoria del “”prezzo di produzione”” contenuta nel terzo; Hilferding a sua volta ritiene che il prezzo di produzione sia meramente ‘una modificazione’ del valore e quindi che le due teorie siano collegate tra loro in modo logico e per nulla contraddittorio. Le loro opinioni et il reciproco dissenso erano di natura tale che né l’uno né l’altro sentirono l’esigenza di esaminare in modo critico il procedimento effettivo usato da Marx per trasformare i valori in prezzi di produzione. Böhm-Bawerk giudicò che il mero dato di fatto della differenza tra valore e prezzo di produzione fosse sufficiente per togliere qualsiasi interesse all’operazione; Hilferding invece si preoccupò di replicare all’argomentazione di Böhm-Bawerk e non di difendere il procedimento di Marx. (…)”” (pag XXI-XXII) [P.M. Sweezy, presentazione] [(in) Eugen Böhm-Bawerk Rudolf Hilferding Ladislaus Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico’, 1971] “”Ladislaus von Bortkiewicz è conosciuto in primo luogo come studioso di statistica. In un necrologio apparso nell””Economic Journal (giugno 1932), il professor Schumpeter lo definì “”di gran lunga il più eminente esperto tedesco di statistica dopo Lexis”” (1), e a mio giudizio nel frattempo non si è verificato nessun avvenimento tale da rendere questo giudizio meno valido oggi di quanto lo fosse nel 1932. Secondo l’opinione di Oscar Anderson, egli stesso eminente studioso di statistica matematica, Bortkiewicz fu “”uno dei pochi personaggi realmente grandi nel campo della statistica matematica”” (2). Quest’altra reputazione di studioso di statistica, com’è naturale, concorse a distogliere l’attenzione dai contributi resi da Bortkiewicz all’economia (…). Classificare la teoria economica di Bortkiewicz non è certo facile. Il professor Schumpeter afferma che egli professò “”il credo di Marshall””, ma probabilmente ciò si riferisce al primo periodo della sua vita e più alla sua attività di insegnante che ai suoi scritti. In ogni caso, scarse sono le prove di una influenza di Marshall nei suoi saggi su Marx (…). L’atteggiamento assunto da Bortkiewicz nei confronti di Marx presenta quattro facce. Quando Marx è d’accordo con Ricardo, egli tende ad approvarlo. Quando Marx è in disaccordo con Ricardo, Bortkiewicz tende a difendere Ricardo. Quando Marx diverge totalmente da Ricardo, come nell’intera teoria sullo sviluppo capitalistico, Bortkiewicz dimostra disinteresse o incomprensione. Infine, quando Marx prosegue sulle vie che Ricardo aveva già tracciato, Bortkiewicz si mostra un critico comprensivo e costruttivo. Ed è proprio con questo spirito che affrontò il problema del valore e del prezzo nel sistema marxiano. (…) Bortkiewicz scrisse due saggi sull’economia marxiana: ‘Wertrechnung und Preisrechnung’ e l’articolo compreso in questo volume, che reca il titolo: ‘Zur Berichtgung der grundlegenden theoretischen Konstruktion von Marx im III. Band des “”Kapitals””‘. I titoli stessi denunciano con evidenza come entrambi i saggi siano centrati sul problema del rapporto tra valori e prezzi, ed è chiaro altresì dalle rispettive date di pubblicazione che essi furono, per così dire, il prodotto unitario di un periodo di intensi studi su Marx ed i suoi critici (3). Il fatto che siano stati pubblicati separatamente e in riviste differenti, tuttavia, mostra come Bortkiewicz li considerasse due opere indipendenti tra loro, ciascuna delle quali poteva far parte a sé. ‘Wertrechnung und Preisrechnung’ è senz’altro il più ambizioso e ampio dei due saggi. Esso contiene un esame dettagliato delle precedenti critiche a Marx (dal quale, detto incidentalmente, i critici, Böhm-Bawerk incluso, non escono certo in modo brillante), una discussione sull’errore contenuto nel metodo marxiano di trasformazione dei valori in prezzi di produzione e una riconsiderazione di tale problema sotto forma di un sistema di equazioni (da Bortkiewicz attribuito all’economista russo W.K. Dmitriev), assai più affine alla teoria ricardiana che non a quella marxiana. Ad esempio, esso non cerca di risolvere il problema della trasformazione così come lo stesso Marx l’aveva presentato. Questo fu appunto il compito che si pose l’articolo compreso in questo volume”” [P.M. Sweezy, presentazione] [(in) Eugen Böhm-Bawerk Rudolf Hilferding Ladislaus Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico’, 1971] [(1) Wilhelm Lexis (1837-1914) fu il maestro di Bortkiewicz (…); (2) Necrologio in “”Zeitschrift für Nationalökonomie””, vol. III, n° 2, 1932. Questo necrologio contiene l’unica, ampia bibliografia delle opere di Bortkiewicz; (3) L’articolo che qui compare in appendice fu pubblicato nel luglio 1907, nello stesso mese in cui fu pubblicata la II parte di ‘Wertrechnung und Preisrechnung””] (pag XXIII-XVIII)”,”TEOC-606″ “BÖHME Helmut a cura”,”The Foundation of the German Empire. Select Documents.”,”BÖHME Helmut ha insegnato all’ Università di Amburgo ed è ora professore di storia moderna alla Technical University, Darmstadt. Ha anche curato ‘Vor 1866’ una collezione di documenti sulla politica economica. Agatha RAMM ha scritto ‘Germany 1789-1919’ e ha curato i quattro volumi de ‘The Political Correspondence of Lord Granville and Mr. Gladstone, 1868-1886′. Germania e Austria. “”I fattori economici essenziali erano già più o meno fermamente fissati dal 1864. Dal 1865 in poi l’ unità della Germania era solo una questione di tempo. L’ attuale supremazia della Prussia fu decisa quando Berlino e Vienna segnarono punti l’ un l’ altro dal 1849 al 1864. In questi anni la Prussia ebbe successo nel manovrare l’ Austria fuori dall’ area germanica in materia economica. Questo periodo fu la base per la soluzione ‘Prussian-kleindeutsch’ (Germania-senza-Austria) del 1870 -1.””. (pag XI, prefazione)”,”GERx-094″ “BÖHME Helmut”,”An Introduction to the Social and Economic History of Germany. Politics and Economic Change in the Nineteenth and Twentieth Centuries.”,”BÖHME Helmut è professore di storia moderna alla Technical University of Darmstadt e W.R. LEE è Lecturer, Department of Economic History, University of Liverpool. La questione dei tempi. Il trend agricolo e industriale. “”Ma contrariamente ai suoi vicini occidentali, in Germania la borghesia non salì al potere. Le “”feudali, patriarcali, idilliche condizioni”” (F. Engels) non vennero distrutte. In effetti, si verificò il caso opposto. Probabilmente la classe proprietaria terriera tedesca aveva un “”istintivo presagio che la locomotiva sarebbe stata il mezzo che avrebbe portato il feudalesimo e l’ assolutismo al cimitero (F. Harkort), ma in contrasto con la situazione in Inghilterra e Francia, l’ aristocrazia tedesca fu in grado di incanalare il dinamismo delle forze della (middle-class) media borghesia imprenditoriale e se stessa per dare l’ avvio ad una produzione agricola su larga scala su base capitalistica. La ragione di ciò può essere trovata non solo nella specifica tradizione storica dei territori tedeschi, ma anche nel gap tra le tendenze nello sviluppo industriale e agricolo – un intervallo particolare allo sviluppo tedesco. Fino all’ ultimo terzo del XIX secolo, questo ritardo tra le tendenze dei cicli dell’ industria e dell’ agricoltura, influenzò lo sviluppo economico e sociale in modo decisivo, e rese possibile il tempo dell’ aristocrazia e ancora di guadagnare un po’ di respiro per difendere il vecchio ordine. Al contrario, il boom industriale fu continuamente trascinato in un vortice di crisi e depressione, in parte di natura locale e di breve durata, e in parte mondiale e di lunga durata””. (pag 46)”,”GERE-022″ “BÖHME Helmut”,”L’ ascesa della Germania a grande potenza. Economia e politica nella formazione del Reich, 1848-1881. (Tit.orig.: Deutschlands Weg zur Grossmacht)”,”‘L’impero dei 70 milioni’ Prussia e Austria in lotta per egemonia medieuropea, trattato commercio franco-prussiano, unione doganale, crisi dello zollverein, ‘Germania di DELBRUCK’ autonomia liberista e liberalismo governativo, tracollo del 1873 e conseguenze, egemonia prussiana e Stato conservatore germanico: la Germania bismarckiana, BISMARCK all’interno della nuova concezione protezionista, successo finale di BISMARCK. ‘L’impero dei 70 milioni’ Prussia e Austria in lotta per egemonia medieuropea, trattato commercio franco-prussiano, unione doganale, crisi dello zollverein, ‘Germania di DELBRUCK’ autonomia liberista e liberalismo governativo, tracollo del 1873 e conseguenze, egemonia prussiana e Stato conservatore germanico: la Germania bismarckiana, BISMARCK all’interno della nuova concezione protezionista, successo finale di BISMARCK. “”Ultima fondazione autorizzata prima della nuova legge sulle società per azioni, quella della Deutsche Bank segnò il punto finale di questo primo slancio economico, caratterizzato dalla scarsezza di capitali, in mezzo al quale scoppiò la guerra del ’70. Il grande aumento dei consumi provocato dalla guerra, l’ avvicinamento al mercato finanziario di Londra reso da essa necessario, l’ annessione dell’ Alsazia-Lorena che ne seguì, l’ abbinamento tra il minerale di ferro lorenese e il carbone della Ruhr così effettuato, diedero così forte impulso alla congiuntura, già molto animata, che, col vasto sviluppo della rete ferroviaria europea e conseguente ampliamento delle aree commerciali , con l’ incremento degli scambi commerciali, l’ economia della Germania assunse in brevi anni definitivamente la sua struttura di grande capitalismo industriale. Il “”boom”” attizzato dai miliardi francesi. La spinta più cospicua alla congiuntura fu data dai 5 miliardi di franchi (1,4 miliardi di talleri) del tributo di guerra francese, voluto da Bismarck, su consiglio del Bleichröder e del conte Henckel-Donnersmarck, ma non per ultimo anche per ragioni politiche. La Francia, grazie allo splendido esito di un prestito internazionale, che venne coperto quattordici volte, riuscì a trasferire la somma totale in un tempo più breve del previsto, per lo più in valute estere, tramite il Rothschild, a Bleichröder e Hansemann.”” (pag 322-323)”,”GERx-104″ “BÖHME-KUBY Susanna”,”Non più, non ancora. Kurt Tucholsky e la Repubblica di Weimar.”,”BÖHME-KUBY Susanna è docente di Letteratura tedesca nelle Università di Udine e Venezia. Ha pubblicato in Germania nel 1989 un libro sull’ eco della Rivoluzione francese nella stampa prussiana (1789-1795) e diversi saggi sulla letteratura tedesca del Novecento (Brecht, Kirsch, Tucholsky). Pubblicista e romanziere fra i più amati e odiati del Novecento, poeta, cabarettista, TUCHOLSKY era il simbolo dell’ ‘altra-Germania’, quella che nel primo dopoguerra ha visto nella società tedesca i segni premonitori della deriva autoritaria. Dal 1911 al 1935 affrontò le tematiche della guerra nel capitalismo, del rapporto intellettuali e media, comunicazioni di massa e potere economico che per certi versi anticipano le successive analisi di ADORNO. La sua polemica antimilitarista culminante nel famoso motto ‘I soldati sono assassini’ è ancora oggi oggetto di dibattito, persino nei tribunali tedeschi. “”Niente è più difficile e niente richiede più carattere che essere in aperto contrasto con la propria epoca e dire a voce alta: No.”” (Ignaz Wrobel) (pag 17)”,”GERG-051″ “BOHOU Jean Marie”,”Géopolique et projection de puissance du Brésil au XXI siécle.”,”BOHOU Jean Marie, direttore di geopolitica, Sorbonne Nouvele, Paris III”,”AMLx-154″ “BOILLOT Jean-Joseph”,”L’ économie de l’ Inde.”,”BOILLOT Jean-Joseph è professore aggiunto di scienze sociali. Ha cominciato i suoi lavori sull’ India all’ inizio degli anni 1980 come ricercatore associato al CEPII Centre d’ études prospectives et d? informations internationales) ed è stato consigliere finanziario per la Direzione del Tesoro a New Delhi tra il 2003 e il 2005. India -Cina centro di gravità o di rivalità mondiale? (pag 93) L’economia indiana nel mondo 2025-2050. Il cambiamento del paesaggio demografico mondiale. “”En dépit d’une population qui atteindra 1.6 milliard d’habitants en 2050, le poids relatif de l’Inde devrait se stabiliser aux alentours de 18% de la population mondiale en raison de son entrée dans la dernière phase de la transition démographique et alors que l’Afrique n’en est qu’au milieu. Cette dernière devrait ainsi dépasser la population indienne en 2030 au moment même où elle dépasserait celle de la Chine, puis s’envoler vers 2 milliards d’habitants en 2050, soit davantage que la population indienne à la fin du XXIe siècle. Pourtant, l’Inde va bien changer en partie l’équation démographique du monde à deux titres. D’une part, relativement aux zones développées et même à la Chine dont le vieillissement rapide donnera à l’Inde un poids relatif hors Afrique comme elle n’est a jamais connu. L’Europe, ex-URSS comprise, tombera ainsi au tiers de la population indienne alors qu’elle était en tête en 1950 à égalité avec la Chine. Les Etats-Unis, en déclin relatif plus lent, passeront tout de même en dessous de la barre de 5% de la population mondiale tandis que l’Europe de l’Ouest continentale hautement développée devrait tomber à 2% comme le Japon.”” (pag 100)”,”INDE-003″ “BOIS Jean-Pierre”,”De la paix des rois à l’ ordre des empereurs, 1714-1815. Nouvelle histoire des relations internationales. 3.”,”BOIS Jean-Pierre è professore di storia moderna all’ Università di Nantes. “”Schematiquement, l’ Europe du debut du XVI siecle avait été dominée par les puissances mediterranéennes: Renaissance italienne – monarchie espagnole. Apres le guerres europeennes de religion et avec la naissance du conflit entre maison d’ Autriche et maison de France, l’ architecture internationale du XVII siecle repose sur un systeme à trois, France – Suede – Empire ottoman, une monarchie catholique, una monarchie lutherienne, une monarchie musulmane, encerclant l’ immense systeme autrichien et imperial d’ Europe centrale, prolongé par les ramifications familiales des Habsbourg”” (pag 12)”,”EURx-166″ “BOIS Jean-Pierre”,”Maurice De Saxe.”,”BOIS Jean-Pierre: (1945- ) Studente dell’École Normale Supérieure de l’Enseignement Technique, Associato di Storia e Dottore in Lettere, professore all’Università di Nantes (nel 1989). Specialista in storia sociale e storia militare, concentra le sue ricerche ai problemi tattici e scritti teorici sulla guerra. Maurice De Saxe: Maurizio di Sassonia (Goslar, Germania 28/10/1696 – Chambord, Francia 20/11/1750), in tedesco Hermann Moritz von Sachsen, in francese Maurice De Saxe. Generale francese di origine tedesca, conte di Sassonia e maresciallo di Francia. Figlio illegittimo di Augusto II re di Polonia e della Contessa Aurora von Königsmarck. Nel 1720 entrò a servizio del Regno di Francia. Nel 1733 si distinse combattendo nella zona del Reno Superiore durante la Guerra di successione polacca. Nel 1736 è promosso generale. La campagna che intraprese nel 1744 nelle Fiandre, sotto il comando nominale di Luigi XV, fu il punto più alto della sua arte della guerra, bloccando il nemico pur in superiorità numerica. Nel 1745 battè gli inglesi a Bruxelles e nel 1746 a Roucoux. Naturalizzato francese venne definitivamente nominato Maresciallo generale di campo e dell’esercito del Re. Al termine della guerra di successione austriaca con la pace di Aquisgrana del 18/10/1748 si ritirò nel Castello di Chambord che Luigi XV gli aveva lasciato in uso a vita, diventando un centro d’incontri culturali, artistici e filosofici. Inventò un cannone denominato Amusette (apprezzato durante la Rivoluzione francese). Uomo brillante e di talento conquistò l’amicizia di Voltaire, aspirava alla corona e mancò di poco il trono di Zar. Attivo in tutto il continente, era riconosciuto come il Generale eccezionale dell’epoca, genio militare che unì l’epoca di Marlborough (Generale britannico) con l’epoca di Federico il Grande. Affrontare lo studio delle sue campagne non è stato noioso, poichè fu tra i professionisti militari più arguti ed eleganti mai vissuti. Opere di Maurice De Saxe: “”Memoires Sur L’Art De La Guerre De Maurice Comte De Saxe (…)”” e “”Mes rêveries. Ouvrage posthume de Maurice comte de Saxe””. (da introduzione e fonti esterne, traduz. d. r.) <> (pag 177, Traduz..d.R.) (a pag 230 un paragrafo dedicato ad una riflessione demografica di Maurice De Saxe: “”Rèflexions sur la propagation de l’espèce humaine””. Sebbene rozza e limitata ai dati del 1740, è interessante per comprendere il dibattito dell’epoca su crolli e crescita della popolazione).”,”QMIx-216-FSL” “BOIS Jean-Pierre”,”Bugeaud.”,”BOIS Jean-Pierre: (1945- ) Studente dell’École Normale Supérieure de l’Enseignement Technique, Associato di Storia e Dottore in Lettere, professore all’Università di Nantes (nel 1989). Specialista in storia sociale e storia militare, concentra le sue ricerche ai problemi tattici e scritti teorici sulla guerra. BUGEAUD Thomas Robert: marchese della Piconnerie, duca d’Isly (Limoges, F, 15/10/1784 – Parigi, 10/6/1849) generale francese, maresciallo di Francia. Partecipò alle guerre napoleoniche: promosso caporale ad Austerlitz, sottotenente nelle campagne di Prussia e in Polonia. Combattè come comandante nella guerra contro la Spagna (guerra peninsulare) dove si mise in luce nel corso di assedi; nel secondo assedio di Saragozza fu promosso maggiore e affrontò la guerriglia spagnola (l’esperienza nell’antiguerriglia venne utilizzata da Bugeaud nella guerra d’Algeria (occupata dalla Francia nel 1830) combattuta tra il 1836 e 1847 contro Abd el-Kader (militare e uomo politico algerino, figlio di uno sceicco sufi della Qadiriyya), il quale si arrese nel 1847. Bugeaud, nominato Governatore d’Algeria nel 1840 da Thiers, si trovò a capo di 100.000 uomini e generali, impiagando nuovi metodi di guerra ispirati, appunto, alla sua esperienza antiguerriglia nella guerra di Napoleone in Spagna. Bugeaud e i suoi uomini si macchiarono, nella guerra d’Algeria, di efferatezze contro le truppe e i civili algerini. Il libro riporta come sotto sue indicazioni ai subordinati nel giugno 1845 il colonnello Pélissier non esitò ad asfissiare oltre 1000 algerini, uomini, donne, bambini di Ouled Riah, che si erano rifugiati nellA grotta di Ghar-el-Frechih nel Dahra. Orrori simili si ripeterono in agosto in altre grotte. Le vicende ebbero ripercussioni sulla stampa francese e interpellanze presso la Camera francese. Bugeaud si assunse la responsabilità obiettando che diversamente la guerra contro Abd el-Kader non avrebbe avuto fine. Deputato prima della guerra in Algeria, durante le insurrezioni del febbraio 1848 fu sacrificato dal sovrano Luigi Filippo per tentare una pacificazione con la Guardia nazionale. Entrato nell’Assemblea costituente, frazioni conservatrici ne proposero la candidatura alla Presidenza della Repubblica ma rinunciò a favore di Luigi Napoleone Bonaparte. Morì di colera nel 1849. Fu autore di alcuni testi sulla campagna di Algeria, su questioni militari ed un libello contro il socialismo. <> (pg 455, traduz. d. r.)”,”QMIx-217-FSL” “BOISSEL Jean”,”L’ Iran moderne.”,”BOISSEL Jean è professore all’ Università di Montpellier.”,”VIOx-104″ “BOISSIER Gaston”,”Saint-Simon.”,”BOISSIER G. è stato segretario perpetuo dell’ Academie Francaise. “”Come pittore di ritratti, nessuno, tra noi, eguaglia Saint-Simon. Si vede bene che appartiene ad un’ epoca in cui l’ abitudine di vivere insieme ha generato quella di osservarsi, che egli ha frequentato quegli ambienti affascinanti ove si riunivano le persone di spirito, dove la conoscenza dell’ uomo e la scienza della vita hanno fatto tanti progressi. Le sue ‘Mémoires’ sono come una galleria in cui ritroviamo tutti i personaggi importanti di questo secolo disposti al loro posto””. (pag 167-168)”,”FRAA-053″ “BOISSIER Gaston MILANESE Cesare a cura”,”La fine del mondo pagano.”,”Gaston Boissier (Nimes 1823-Viroflay 1908) è considerato il più importante studioso francese della romanità. Storico, Archeologo, letterato, nel 1876 fu eletto membro dell’Accademia di Francia, della quale divenne in seguito segretario perpetuo. L’Enciclopedia italiana riporta su di lui questo giudizio, Ebbe in grado eminente le doti caratteristiche dell’ingegno francese, la capacità di assimilare i risultati dell’indagine scientifica e di esporre la materia grezza in forma limpidissima, vivificandola e dando a personaggi e cose antiche anima e vita. Boissier considera l’uomo come, cittadino della storia, e vede in questa il disegno di realizzazione di quella dimensione di valore che Thomas Mann chiamerebbe, la nobiltà dello spirito. Opere principali: Terentius Varro, Cicéron et ses amis, La religion romaine d’Auguste aux Antonins, L’opposition sous les Césars, La fin du paganisme, Promenades archéologiques: Rome et Pompei, Nouvelles promenades archéologiques: Horace et Virgile, Afrique Romaine, Tacite, La conjuration de Catilina.”,”STAx-048-FL” “BOISSONNADE P.”,”Le Travail dans l’Europe chrétienne au Moyen Age (V-XV Siècles).”,”BOISSONNADE P. professore all’Università di Poitiers, corrispondente dell’Istituto.”,”STOS-145″ “BOISSONNADE P.”,”Colbert. Le Triomphe de l’Estatisme. La Fondation de la Suprématie Industrielle de la France. La Dictature du Travail (1661-1683).”,”BOISSONNADE P. docente della Facoltà di Lettere di Poitiers, corrispondente dell’ Institut.”,”FRAA-077″ “BOITANI Piero, con un saggio di Anna TORTI”,”La letteratura del Medioevo inglese.”,”Piero Boitani insegna Letterature comparate presso la Facoltà di Scienze umanistiche dell’Università di Roma La Sapienza. Anna Torti è professore associato di Lingua e Letteratura inglese presso l’Università di Verona.”,”UKIx-010-FL” “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Stefano GASPARRI Nicolò PASERO Andrea FASSO’ Paul ZUMTHOR Joseph J. DUGGAN Piero BOITANI Giuseppina MATINO e Roberto ROMANO Antonio PIOLETTI William J. McCANN Carlo DONA’ Corrado BOLOGNA Alberto VARVARO Marco INFURNA Maurizio PERUGI Paolo CANETTIERI Tesera PAROLI William McCANN Salvatore LUONGO”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 21. La letteratura volgare e le tradizioni culturali preesistenti.”,”Saggi di Stefano GASPARRI Nicolò PASERO Andrea FASSO’ Paul ZUMTHOR Joseph J. DUGGAN Piero BOITANI Giuseppina MATINO e Roberto ROMANO Antonio PIOLETTI William J. McCANN Carlo DONA’ Corrado BOLOGNA Alberto VARVARO Marco INFURNA Maurizio PERUGI Paolo CANETTIERI Tesera PAROLI William McCANN Salvatore LUONGO Saggio: ‘Come lavorava un autore: strumenti e tradizioni formali’ di Maurizio Perugi (pa 459-492)”,”STAx-352″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Teresa PAROLI Gerold HILTY Adele CIPOLLA Wolfgang G. VAN-EMDEN Walter MELIGA Alberto VARVARO Gioia ZAGANELLI William J. McCANN Sergio VATTERONI Michael DALLAPIAZZA Enrico GIACCHERINI Marcelo MELI Rosanna BRUSEGAN Janet F. VAN-DER-MEULEN Michel ZANK Laura MINERVINI Giuseppina BRUNETTI Michelangelo PICONE Alfonso D’AGOSTINO Michael DALLAPIAZZA Anna TORTI Lia VOZZO Anton M. ESPADALER Valeria BERTOLUCCI PIZZORUSSO”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 22. Corti, castelli, città: i nuovi luoghi della produzione letteraria.”,”Saggi di Teresa PAROLI Gerold HILTY Adele CIPOLLA Wolfgang G. VAN-EMDEN Walter MELIGA Alberto VARVARO Gioia ZAGANELLI William J. McCANN Sergio VATTERONI Michael DALLAPIAZZA Enrico GIACCHERINI Marcelo MELI Rosanna BRUSEGAN Janet F. VAN-DER-MEULEN Michel ZANK Laura MINERVINI Giuseppina BRUNETTI Michelangelo PICONE Alfonso D’AGOSTINO Michael DALLAPIAZZA Anna TORTI Lia VOZZO Anton M. ESPADALER Valeria BERTOLUCCI PIZZORUSSO Contiene il saggio di Michel Zink ‘Parigi e il suo ambiente universitario nel secolo XIII’ (pag 573-610) “”E tuttavia questo cuore del francese è una città di frontiera. Riguardo alla produzione intellettuale e letteraria, Parigi è la città del latino come del francese o, per meglio dire, nell’epoca che ci interessa, del latino più che del francese. Bella faccenda, si dirà. Questo confine e questa divisione non sono propri della Parigi del secolo XIII: essi caratterizzano tutto l’Occidente medievale. Certamente, ma Parigi conosce allora una situazione unica che dà a questo aspetto così generale un significato e una risonanza eccezionali. La città in cui risiede il re più potente dell’epoca è anche quella in cui fioriscono le scuole più illustri. Il XIII secolo, che vede nascere la sua università, è anche il secolo in cui Parigi diventa veramente capitale. Uno stesso luogo riunisce da allora la più grande università e la più grande corte del tempo. Dal castello reale, in cui ci si vanta di parlare il miglior francese, al ‘quartiere latino’ in cui il latino unisce una comunità universitaria venuta dai quattro angoli del mondo, non c’è che un ponte da superare. Alla fine del XIII secolo, e ancor più nel secolo successivo, questa situazione, unita alla personalità dei re, darà una colorazione particolare alle lettere alla corte di Francia”” (pag 573) [dal saggio di Michel Zink ‘Parigi e il suo ambiente universitario nel secolo XIII’]”,”STAx-353″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Max PFISTER Vittorio FORMENTIN Luciano FORMISANO Elda MORLICCHIO Ermanno BARISONE Erich POPPE Giovanni ORLANDI Paul SAENGER Giovanni ACCIAI Marco INFURNA Carlo DELCORNO Massimo BONAFIN Maria Luisa MENEGHETTI Paola MORENO Stefano ASPERTI Lino LEONARDI Anna Maria COMPAGNA PERRONE CAPANO Alberto BLECUA Anna Maria LUISELLI FADDA Andrea PALERMO Derek PEARSALL William J. McCANN”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 23. La circolazione dei testi tra lingue, forme e tradizione manoscritta.”,”Saggi di Max PFISTER Vittorio FORMENTIN Luciano FORMISANO Elda MORLICCHIO Ermanno BARISONE Erich POPPE Giovanni ORLANDI Paul SAENGER Giovanni ACCIAI Marco INFURNA Carlo DELCORNO Massimo BONAFIN Maria Luisa MENEGHETTI Paola MORENO Stefano ASPERTI Lino LEONARDI Anna Maria COMPAGNA PERRONE CAPANO Alberto BLECUA Anna Maria LUISELLI FADDA Andrea PALERMO Derek PEARSALL William J. McCANN La predicazione (di Carlo Delcorno) “”L’intera storia della predicazione in Italia, dall’inizio del secolo XIII a tutto il XV è definita dal variare del rapporto fra tre elementi: la Bibbia, spesso mediata dalla liturgia, la retorica del sermone, finalizzata alla ‘manifestatio’ del testo scritturale, e il pubblico con la sua mobile capacità di ricezione e quindi di condizionamento del messaggio religioso. Nonostante la diffusione dei volgarizzamenti della Bibbia, è innegabile che i laici vengano a contatto col libro sacro soprattutto attraverso la parola dei predicatori”” (pag 405)”,”STAx-354″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Arianna PONZI Eugenio BURGIO Walter MELIGA Rita LIBRANDI Mario MANCINI Marc-René JUNG Charmaine LEE Paolo CHERCHI Luciano ROSSI Fabio TRONCARELLI Anna CORNAGLIOTTI Maria Luisa MENEGHETTI Daniela DELCORNO BRANCA Marco INFURNA Piero BOITANI Laura MINERVINI Alessandro BARBERO Corrado BOLOGNA Antonio GARGANO Mario MANCINI Giosuè LACHIN”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 24. Diffusione e fruizione della letteratura romanza.”,”Saggi di Arianna PONZI Eugenio BURGIO Walter MELIGA Rita LIBRANDI Mario MANCINI Marc-René JUNG Charmaine LEE Paolo CHERCHI Luciano ROSSI Fabio TRONCARELLI Anna CORNAGLIOTTI Maria Luisa MENEGHETTI Daniela DELCORNO BRANCA Marco INFURNA Piero BOITANI Laura MINERVINI Alessandro BARBERO Corrado BOLOGNA Antonio GARGANO Mario MANCINI Giosuè LACHIN Contiene il saggio di Alessandro Barbero ‘Età di mezzo e secoli bui’ (pag 505-525) Il Medioevo non esiste. “”Un recentissimo manuale di storia medievale, indirizzato ai nuovi corsi universitari triennali, non impiega mai, se non nel titolo, la parola «Medioevo» o l’aggettivo «medievale». Sembrerebbe a prima vista un ‘tour de force’ spericolato, come in quel romanzo di Perec scritto senza mai usare la lettera «e»; invece gli autori non sono costretti a nessuna acrobazia, e il lettore non si accorge di nulla fino a quando, arrivato all’ultimo capitolo, il gioco gli viene rivelato. Il passo in cui Massimo Montanari, curatore del volume, spiega le ragioni di questa scelta merita d’essere citato, perché è rivelatore d’una convinzione sempre più diffusa fra gli studiosi di quello che anche noi, per comodità o per forza d’inerzia, continueremo a chiamare Medioevo: «In questo testo medievale sembrerebbe impossibile non usare mai questo termine Ma proprio questa è stata la sfida del libro che giunge qui al capitolo conclusivo (…). La nostra scelta non è stata solo un abile gioco di prestigio ma un modo di comunicare un’idea che ci sta particolarmente a cuore: il Medioevo non esiste se non come invenzione moderna. E’ un concetto che si sviluppa a iniziare dal XV secolo, che non ha nulla a che vedere con la realtà dei secoli cosiddetti medievali e che pertanto abbiamo deciso di trattare solo al termine del nostro percorso cronologico, quando effettivamente una storia del Medioevo, o meglio dell”idea’ di Medioevo comincia a essere possibile (1)». E’ necessario precisare che il capitolo finale del manuale, da cui sono tratte queste parole, s’intitola ‘L’invenzione del Medioevo. Secoli XV-XXI’? Naturalmente non tutti gli specialisti si spingono così in là; e del resto «medievisti» è pur sempre l’unico termine che li designa e li rende immediatamente riconoscibili, sia nel mondo accademico sia di fronte al grande pubblico. Così, in un altro saggio recente, Giuseppe Sergi osserva: «fra gli storici, è ormai viva l’idea che “”medioevo”” è una pura convenzione periodizzante»; ma ne conclude che siamo comunque autorizzati a impiegarla, anche se per qualcuno il Medioevo finisce nell’anno Mille, e per qualcun altro arriva fino alla rivoluzione industriale”” (pag 505-506) [Alessandro Barbero, Età di mezzo e secoli bui] (pag 505-525) [(1) Massimo Montanari, ‘Storia medievale’ (in coll. con G. Albertoni, T. Lazzari e G. Milani), Laterza, 2002, p. 268]”,”STAx-355″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Mirella BILLI Cecilia PIETROPOLI Mario BARONI Joerg O. FICHTE Francesco ZAMBON Franco CARDINI Ulrich MÖLK Marco INFURNA Claudia CORTI Adone BRANDALISE Piero BOITANI Alain CORBELLARI Carlo DONA’ Mario MANCINI Alberto VARVARO Charmaine LEE Sarah KAY Patrizia CARAFFI Domenico PEZZINI Luisa MURARO Simon GAUNT”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 25. Il fascino del Medioevo, dai revivals medievali alle intepretazioni nel Novecento.”,”Saggi di Mirella BILLI Cecilia PIETROPOLI Mario BARONI Joerg O. FICHTE Francesco ZAMBON Franco CARDINI Ulrich MÖLK Marco INFURNA Claudia CORTI Adone BRANDALISE Piero BOITANI Alain CORBELLARI Carlo DONA’ Mario MANCINI Alberto VARVARO Charmaine LEE Sarah KAY Patrizia CARAFFI Domenico PEZZINI Luisa MURARO Simon GAUNT Contiene il saggio di Adone Brendalise ‘Figure del Medioevo nell’ immaginazione politica della Modernità (pag 273-298) “”Il Medioevo è il luogo dove il popolo si fa protagonista. Lo fa esibendo già il connotato della massa che punta a riscattarsi dall’angustia della miseria e della soggezione. Sono le crociate dei poveri e dei nobili meno agiati più che dei grandi feudatari cinici e calcolatori. Ma il popolo sarà anche l’orrore della ‘jacquerie’, la componente umana di uno scenario desolato, tenebroso, piagato, di cui l’inscheletrimento delle carestie e la lebbra sono cifre riassuntive. E nel Medioevo ha luogo quel miracolo chimico che è la fusione delle diverse componenti nella femminile personalità della Francia. Giovanna d’Arco si presta agevolmente a sintetizzare l’aspetto luminoso di entrambi questi elementi. La nazione per eccellenza, che muove verso il suo ‘telos’, che è poi quello dello storico Michelet, la libertà che si realizza nella grande rivoluzione, ma quindi anche verso il grande interrogativo che quest’esito glorioso contiene e ridistribuisce su tutti i crinali del paesaggio storico che in esso va a culminare. Ciò che non a caso induceva Michelet vecchio a dirsi nato con il Terrore di Babeuf e prossimo alla morte dopo aver sperimentato quello della Comune”” (pag 293)”,”STAx-356″ “BOITANI Andrea CICIOTTI Enrico a cura; saggi di Andrea BOITANI Enrico CICIOTTI Alessando ARONICA Giovanni AMENDOLA Paolo GUERRIERI Pier Carlo PADOAN”,”Innovazione e competitività nell’industria italiana.”,”A. Boitani (Univ. Cattolica di Milano) ha studiato all’Università di Roma e di Cambridge. Si occupa di teoria economica e di economia e politica industriale; E. Ciciotti (IUAV e Univ. Cattolica) ha studiato nelle Università di Roma, Essez e Frei Universitat di Berlino. Si occupa di economia regionale e di economia e politica dell’innovazione.”,”STAT-587″ “BOITANI Piero”,”Letteratura europea e Medioevo volgare.”,”Piero Boitani insegna Letterature comparate presso la Facoltà di Scienze umanistiche dell’Università di Roma La Sapienza. Anna Torti è professore associato di Lingua e Letteratura inglese presso l’Università di Verona.”,”VARx-124-FL” “BOITO Armando MOTTA Luiz”,”Karl Marx no Brasil.”,”A versão em inglês deste artigo foi publicada no número 54 da revista ‘Socialism and Democracy’ Boito Jr., Armando, and Luiz Eduardo Motta. 2010. Marx in Brazil. Socialism and Democracy, 24 (3): 155-160.”,”MADS-600″ “BOIVIN Michel”,”Le Pakistan.”,”Chargé de cours all’ Università di Savoia (Chambery) BOIVIN Michel è ricercatore associato al Centre d’ Etudes de l’ Inde et de l’ Asie du Sud (Paris).”,”PAKx-005″ “BOIVIN Michel”,”Histoire de l’ Inde.”,”BOIVIN Michel ricercatore al Centre d’ Etudes de l’ Inde et de l’ Asie du Sud (EHESS-CNRS) chargé de cours all’ Università di Savoia. La fine dell’ impero e la partizione. 1. Nazionalismo indù e nazionalismo musulmano. Il nazionalismo indù fu segnato negli anni 1920 da due movimenti: la Hindu Mahasabha e il Rashtriya Swatamsevak Sangh (RSS, Associazione dei volontari nazionalisti””). Il primo, proveniente dal Congresso, divene negli anni 1930 un partito politico indipendente. Situato nella linea dell’ Arya Samaj, la sua ideologia faceva degli indù i rappresentanti della nazione indiana e gli eredi di un passato glorioso. Le minoranze dovevano ridurre le loro pratiche religiose alla sfera privata, e accettare i simboli indù come simboli della nazione indiana. Il RSS è stato fondato nel 1925 in reazione alla mobilitazione provocata dal movimento del Califfato. Il suo obiettivo era di riunire gli indù affinché potessero tener testa ai musulmani””. (pag 77-78)”,”INDx-078″ “BOJER Johan”,”Il prigioniero che canta.”,”Johan Bojer (6 marzo 1872 – 3 luglio 1959) è stato uno scrittore norvegese molto apprezzato. Le sue opere si concentrano principalmente sulle vite dei poveri contadini e pescatori, sia nella sua Norvegia nativa che tra gli immigrati norvegesi negli Stati Uniti. Bojer è stato nominato cinque volte per il Premio Nobel per la Letteratura. La sua biografia è affascinante: nato da una relazione illegittima tra una cameriera e il suo datore di lavoro, non fu riconosciuto da quest’ultimo. Cresciuto in una famiglia di poveri contadini, Bojer ha vissuto in prima persona le ristrettezze e i drammi della realtà contadina. Appassionato di letteratura, ha studiato poesia e ha iniziato a scrivere. Dopo aver viaggiato a lungo tra Parigi e Roma come corrispondente, ha pubblicato opere come ‘La processione’ e ‘L’isola dei morti’. La sua scrittura ha affrontato temi politici e sociali, guadagnandogli elogi dalla critica letteraria. In breve, Johan Bojer è stato un autore che ha dato voce alle storie e alle lotte delle persone comuni, e la sua eredità letteraria continua a ispirare. (copil.)”,”VARx-002-FAP” “BOLAFFI Guido VAROTTI Adriano”,”Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970.”,”Guido Bolaffi (Roma, 1946) studia Sociologia economica presso l’Univeristà di Roma. Ha collaborato al volume collettivo ‘Leninismo e rivoluzione socialista’, De Donato, 1979, Adriano Varotti (Ferrara, 1946) è incaricato di Sociologia del lavoro all’Università di Cagliari (1973). Contiene il capitolo 1. ‘Marx, il marxismo e il problema dell’azienda contadina. A. L’azienda contadina nella teoria economica di Marx; B. Kautsky, Lenin e il problema dei contadini. (pag 39-50)”,”ITAS-005-FSD” “BOLAFFI Guido VAROTTI Adriano”,”Marx, il marxismo e il problema dell’azienda contadina. L’azienda contadina nella teoria economica di Marx – Kautsky, Lenin e il problema dei contadini. Capitolo estratto da ‘Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970.”,”””In continuità con Marx, e con il Kautsky della ‘Agrarfrage’, Lenin afferma l’unitarietà dei processi di sviluppo capitalistico dai quali non può essere esentata l’agricoltura, fosse anche quella del «paese ideale dal punto di vista dei critici di Marx». La necessità però di affermare questa oggettività delle leggi capitalistiche contro la sociologia neo-romantica dei populisti russi ha comportato, anche nel pensiero leniniano, una semplificazione e ‘linearizzazione’ della trasformazione capitalistica delle campagne. Nonostante il peso fondamentale che nella strategia leniniana assumeranno nel corso degli anni i ‘ritardi storici’ ed ‘i residui feudali’ presenti nel tessuto socio-economico del capitalismo russo, soprattutto in agricoltura, è fuori discussione che, dal punto di vista strettamente teorico, per Lenin, così come per il ‘marxismo ortodosso’ della Seconda Internazionale, tutto ciò che non coincideva immediatamente con la «produzione mercantile + lavoro salariato» era non-capitalismo, residuo storico e, quindi, storicamente prossimo alla scomparsa. Abbiamo già fatto cenno, nelle pagine precedenti, alla differente articolazione ed uso che della statistica sociale fece Lenin nello studio sulla stratificazione dell’agricoltura capitalistica russa. È importante ritornare a sottolineare questa ‘coupture’ nella pur solida continuità di pensiero che esiste tra l’opera di Lenin e quella di Kautsky sul problema agrario, non solo per l’importanza metodologica che ad una rilettura odierna assumono lo ‘Sviluppo del capitalismo in Russia’ o, quelle pagine poco note sulla ‘Struttura capitalistica dell’agricoltura moderna’ scritte nel 1910 (1), e dalle quali questa ricerca ha appunto tratto le maggiori indicazioni di metodo, quanto per aprirci, nei limiti del presente lavoro, un ‘varco interpretativo’ all’interno delle profonde, grandissime differenze che si verranno manifestando tra il Kautsky ‘teorico’ ed il Lenin ‘politico’ (…)”” (pag 61-62) [Guido Bolaffi, Adriano Varotti, ‘Marx, il marxismo e il problema dell’azienda contadina. L’azienda contadina nella teoria economica di Marx – Kautsky, Lenin e il problema dei contadini. Capitolo estratto da ‘Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970’, (in) ‘Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970’, De Donato, Bari, 1973] [(1) Lenin, ‘La struttura dell’agricoltura moderna’, Opere complete, vol. XVI, pp 396 sgg] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LENS-012-FGB”
“BOLAFFI Giulio, a cura di Stella BOLAFFI-BENUZZI; scritti di Alberto CIPELLINI Nerio NESI Stella BOLAFFI-BENUZZI Massimo OTTOLENGHI Mario PISANO Giulio BOLAFFI”,”Un partigiano ‘ribelle’. I Diari di Aldo Laghi, comandante della “”Stellina”” 1944-45 e i ricordi paralleli della figlia.”,”Guerra di liberazione in Val di Susa, raccontata giorno per giorno da Aldo Laghi, nome di battaglia Giulio Bolaffi. Si descrive la quotidianità della vita in montagna dei partigiani della Formazione GL ‘Stellina’ , diventati poi IV Divisione alpina “”Duccio Galimberti””.”,”ITAR-014-FSD”
“BOLCHINI Piero”,”La Pirelli: operai e padroni.”,”BOLCHINI Piero è nato a Venezia nel 1935. Si è laureato a Pavia nel 1958 conuna tesi di storia contemporanea. Ha preseguito gli studi in Inghilterra presso la LSE (London School of Economics and Political Science) conseguendo il Ph. D. in storia economica internazionale. E’ stato redattore dell’ Unità e ha diretto la sezione economica della Federazione milanese del PCI. Attualmente (1967) è dirigente del Centro studi del Piano intercomunale milanese. Rapporti Pirelli-Turati. “”Obiettivo primo della famiglia Pirelli tra il ’45 ed il ’48 fu quello di rimettere in moto il meccanismo di accumulazione ricostruendo l’ azienda, attraverso l’ aumento della produttività delle maestranze, la imposizione della disciplina e quindi della gerarchia aziendale. Fu evitato accuratamente ogni scontro frontale con le maestranze, messa in luce la disponibilità sociale dell’ azienda riesumando persino i rapporti giovanili tra i fratelli Pirelli e Turati, steso, per contro, un velo sulle vicende del ventennio. Di questa politica il manifesto e per così dire la bandiera, fu il già citato opuscolo “”La Pirelli. VIta di un’ azienda industriale”” scritta da Alberto Pirelli nel ’46 in Svizzera. Uno scritto, all’ interno del quale sarebbe vano ricercare spunit e concetti originali, ma indubbiamente abile nel presentare l’ idea di una grande famiglia aziendale, l’ insostituibilità dei capi, la necessità assoluta dell’ aumento della produttività operaia, i benefici che le maestranze avrebbero ricevuto da una ricostruzione della azienda””. (pag 126)”,”ITAE-156″
“BOLCHINI Piero”,”La Gran Bretagna e la formazione del mercato italiano (1861-1883).”,”Contiene in allegato lettera dattiloscritta firmata dall’ autore indizzata a Miss Dorothy S. BRADY. “”Alcuni giorni più tardi, il ministro degli Esteri italiano chiese una diminuzione dei dazi sui vini nella tariffa inglese mediante la fissazione della prima categoria a 28 anziché a 26 gradi nella scala Sykes. Una richiesta assai modesta, fatta per ottemperare al mandato della Camera. Del resto, al rifiuto di Granville, la diplomazia italiana lasciò cadere la questione: le parti si accordarono nel limitare il trattato alla clausola della nazione più favorita. Come Mancini sottolineò a Paget, l’ Inghilterra era l’ unico Paese al quale l’ Italia concedeva il trattamento della nazione più favorita senza ricevere alcuna contropartita. Perfino il Governo tedesco aveva accordato alcun e riduzioni tariffarie al commercio italiano, interrompendo una prassi stabilita e consolidata dopo il 1878.”” (pag 188)”,”UKIE-036″
“BOLCHINI Piero – LACAITA Carlo G.”,”Tecnica ed economia nell’Ottocento. Tecnica e rapporti di produzione in K. Marx (P. Bolchini) – Tecnica e sviluppo industriale in E. Stamm (C.G. Lacaita).”,”””(…) nel 1859, Ch.R. Darwin pubblicava il trattato “”Sull’origine delle specie mediante selezione naturale””, un libro che, come testimoniano le lettere a F. Engels e le memorie di Liebknecht, sollevava, specie al suo apparire, l’entusiasmo di Marx. Il 12 dicembre dello stesso anno, F. Engels giudicava il lavoro di Ch. Darwin “”stupendo”” e gli riconosceva il merito di aver “”sgominato la teleologia”” e di aver compiuto “”un tentativo grandioso per dimostrare uno sviluppo storico nella natura””. Agli occhi di Marx, la portata di Darwin andava più in là della stessa scienza biologica per presentare analogie con l’analisi sociale: “”è notevole – scrive Marx ad Engels in riferimento all’influenza che le teorie di Malthus avrebbero esercitato sul naturalista inglese – il fatto che nelle bestie e nelle piante Darwin riconosce la sua società inglese, con la divisione del lavoro, la concorrenza, l’apertura dei nuovi mercati, ‘le invenzioni’ e la lotta per la sopravvivenza””. Successivamente il giudizio di Marx sarebbe risultato più critico ed articolato, come appare nelle pagine del ‘Capitale’ e nei ‘Carteggi’. E’ bene tuttavia sottolineare come i quaderni di ‘Per la critica dell’economia politica’ dedicati alla tecnologia furono scritti tra il 1861 ed il 1863, periodo in cui appare più forte e diretta l’influenza di Darwin. Il principio dello sviluppo dell’organo mediante la funzione, della specializzazione mediante differenziazione nella vita animale e vegetale gli appaiono, analogicamente, gli stessi posti alla base della divisione del lavoro e dello sviluppo degli strumenti di lavoro nella storia dell’uomo, una chiave, dunque, per comprendere anche il sentiero percorso dall’uomo e dalla tecnica. Infine, allorché si citano le fonti di Marx non è possibile dimenticare il ruolo di F. Engels, non solo per i suggerimenti ed i consigli che questi, più esperto in materie tecniche e scientifiche gli forniva, ma per il fatto che a lui Marx si rivolgeva, come chiaramente appare dalle lettere, per esporre quasi come a se stesso, abbozzi di idee, richieste di dati e risultati di elaborazioni”” [Piero Bolchini, Tecnica e rapporti di produzione in K. Marx] [in ‘Tecnica ed economia nell’Ottocento’, 1978] (pag 44-45) Quantità e qualità del capitale costante come indice del grado di sviluppo di una economia “”E’ la materia, questa, trattata nelle celebri pagine dell’Introduzione ai ‘Grundrisse’, scritti tra il 1857 ed il 1858: la teoria poteva solo procedere per astrazioni, perciò contenenti caratteri generali e comuni, quali la produzione, la distribuzione e così di seguito. Ma tali generalizzazioni venivano determinate dal carattere della contraddizione principale, “”quella che ingloba e subordina a sé tutte le altre””: nella fase di sviluppo contemporaneo quella tra capitale e forza-lavoro e, proposta in altri termini, tra sviluppo sociale delle forze produttive e appropriazione del plusvalore. (…) Nei ‘Grundrisse’, lo schema di riferimento è quello esposto nel ‘Manifesto’, verificato, tuttavia e arricchito dalla critica delle categorie dell’economia classica. Il processo di autovalorizzazione del capitale si manifesta attraverso la espansione costante delle forze produttive, il rinnovamento, dunque dei metodi di produzione attraverso l’utilizzazione della scienza, l’aumento dei fabbisogni e dei consumi; nei rapporti sociali propri della società borghese, questo processo implica la concentrazione del capitale e delle forze di lavoro, l’assoggettamento della disciplina di fabbrica, l’immiserimento relativo ed assoluto delle masse operaie. Lo sviluppo del capitale costante comporta la diminuzione della quota destinata a quello variabile, dal momento che il costo delle macchine deve essere sempre inferiore, per risultare conveniente al capitalista, a quello della forza-lavoro sostituita (K. Marx, Storia delle teorie economiche, voll. 3, 1955, vol II, p. 609 e seg.). (…) Lo sviluppo stesso del capitalismo, l’aumento del capitale costante a spese di quello variabile, e non già la legge sulla popolazione, stavano alla base della formazione di un esercito industriale di riserva e del livello decrescente dei salari. Marx respinge, dunque, la teoria elaborata da A. Smith, secondo la quale l’introduzione delle macchine serviva ad abbreviare e facilitare il lavoro, per accettare in parte quella di Lauderdale, secondo cui il capitale costante sostituiva il lavoro. Di tale teoria egli, rifiutava la conclusione, secondo cui il capitale costante creava valore, poiché in tal modo si confondeva tra valore d’uso e valore di scambio delle macchine e non si coglieva il ruolo del capitale costante nel processo di produzione capitalistico. Doveva infatti essere distinta, a giudizio di Marx, la macchina in sè, il mezzo per la trasformazione della materia in prodotto, la condizione tecnologica della produzione, che assorbiva le conquiste della tecnica e che, pertanto, inglobava in sè un valore che cedeva al prodotto e che veniva reintegrato mediante l’ammortamento. Per valore di scambio del capitale fisso, per contro, doveva essere inteso l’uso capitalistico delle macchine, la trasformazione dello strumento in capitale costante in vista dello sfruttamento del plusvalore e dell’assoggettamento della forza-lavoro (K. Marx, Lineamenti fondamentali dei critica dell’economia politica, “”Grundrisse””, Voll. 2, 1977 , op.cit, p. 701 e seg.). “”E’ nella produzione del capitale fisso che i capitale si pone come fine se stesso””, poiché soltanto in tal modo era possibile incrementare le forze produttive e diminuire il valore delle merci destinate al sostentamento della forza lavoro. Lo sviluppo stesso del capitale costante risultava funzione del livello generale del processo di accumulazione, della possibilità, vale a dire, di dirottare risorse dalla produzione di beni di consumo immediato a quella di beni capitali. Il tempo di lavoro complessivo dedicato alla creazione di capitale costante stava a quello destinato alla produzione di beni di consumo come il tempo di lavoro eccedente stava a quello necessario: sotto tale profilo, il capitale costante “”non solo nella sua quantità ma anche nella sua qualità”” risultava indice certo del grado di sviluppo di una economia”” (Ibid, pp. 719, 720)”” [Piero BOLCHINI, Tecnica e rapporti di produzione in K. Marx’, (in) ‘Tecnica ed economia nell’Ottocento’, 1980]”,”MADS-580″
“BOLDRINI Arrigo COLOMBI Arturo DE-CLEMENTI Andreina GALANTE GARRONE Alessandro GIOLITTI Antonio LEONETTI Alfonso LEPRE Aurelio NATTA Alessandro FRANCOVICH Carlo PAVONE Claudio LAJOLO Davide COLLOTTI Enzo COLLOTTI PISCHEL Enrica LUSSU Emilio RAGIONIERI Ernesto SANTARELLI Ezio CATALANO Franco PESCE Giovanni QUAZZA Guido CALVINO Italo BASSO Lelio BERGONZINI Luciano CORTESI Luigi VALIANI Leo BERLINGUER Mario GIOVANA Mario SCOCCIMARRO Mauro ALATRI Paolo SPRIANO Paolo LEDDA Romano SCAPPINI Remo ZANGRANDI Ruggero CERRONI Umberto GERRATANA Valentino e altri”,”Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza. Volume II. D-G.”,”Direttore dell’opera Pietro Secchia, vicedirettore Enzo Nizza Redazione: Bruno ANATRA Angelo AVER Cesare DE-SIMONE Mario GIOVANA Alfonso BARTOLINI Filippo FRASSATI Pietro CARACCIOLO Celso GHINI Romano LEDDA”,”ITAR-174″
“BOLDRINI Sandro”,”La prosodia e la metrica dei Romani.”,”Sandro Boldrini insegna Storia della lingua latina presso l’Università degli Studi di Urbino.”,”STAx-134-FL”
“BOLDRINI Arrigo”,”Diario di Bulow. Pagine di lotta partigiana, 1943-1945.”,”Nato nel 1915 a Ravenna, Arrigo Boldrini iniziò a lavorare come perito agrario. Inviato al fronte durante la guerra, l’8 settembre 1943 pronunciava in piazza Garibaldi a Ravenna un discorso che esortava alla lotta contro i tedeschi e i fascisti. Sostenitore e organizzatore della resistenza anche in pianura, diveniva comandante militare (comandante Bulow) del ravennate (medaglia d’oro nel 1945. Deputato alla Costituente, rieletto alla Camera fino al 1976, anno in cui è stato eletto senatore. È stato presidente nazionale dell’ANPI dal 1947.”,”ITAR-025-FSD”
“BOLELLI Tristano”,”Italiano sì e no. I mille problemi della lingua parlata e scritta.”,”BOLELLI Tristano dopo gli studi compiuti a Pisa, Heidelberg e Parigi, è diventato professore all’ Università di Pisa, dove ha diretto l’ Istituto di Glottologia dal 1948 al 1983 e dove è stato vicedirettore della Scuola Normale Superiore per otto anni. (V. retrocopertina).”,”ITAG-045″
“BOLELLI Tristano”,”Lingua italiana cercasi.”,”BOLELLI dopo gli studi compiuti a Pisa, Heidelberg e Parigi è divenuto professore all’ Università di Pisa dove ha diretto l’ Istituto di Glottologia dal 1948 al 1983 e dove è stato vicedirettore della Scuola Normale Superiore per otto anni. Ha scritto varie opere sul tema (v. retrocopertina). Le parole che compongono i ‘Promessi sposi’ del MANZONI sono più di 223 mila, che, tenendo conto delle classificazioni grammaticali (verbi, plurali, femminili ecc.) si riducono a 8950. L’ ultimo Zingarelli ne contiene 127 mila. In DANTE si registrano 13.769 parole.”,”ITAB-079″
“BOLIN Wilhelm”,”Spinoza. Ein Kultur – und Lebensbild.”,”BOLIN Wilhelm professore nell’Università di Helsingfors. Da ‘filosofico.net’: SPINOZA A cura di Diego FUSARO: In una libera Repubblica é lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire ciò che pensa. Benedetto ( Baruch ) Spinoza opera in Olanda nella seconda metà del 1600 e , come il collega Hobbes , cercherà di risolvere una volta per tutte il problema , lasciato in eredità da Cartesio , del rapporto tra la res cogitans ( la spiritualità ) e la res extensa ( la materia ) , non rinunciando tuttavia a porsi anche problemi politici con schemi simili a quelli di Hobbes , ma con risultati incredibilmente diversi : Spinoza é uno dei primi grandi teorici della democrazia . Tuttavia , per meglio comprendere la sua filosofia , é opportuno fare riferimento al contesto sociale e culturale in cui egli vive ; come suggerisce il cognome , Spinoza , pur vivendo in Olanda , é un pensatore di origine ebrea e fa parte di quelle famiglie cacciate dalla Spagna in quanto ebree a fine ‘400 , rifugiatesi in Portogallo per poi fuggire anche da lì per via dell’ improvviso assorbimento del Portogallo da parte della potenza spagnola . L’ Olanda seicentesca é stata più volte definita una vera e propria isola di tolleranza : liberatasi dal dominio spagnolo nel 1500 con una lotta dalle valenze sia nazionali sia religiose , era però sconvolta da lotte interne : vi erano i dinamici mercanti di Amsterdam , calvinisti moderati ( si era diffuso l’ arminianesimo ) , che sostenevano il regime repubblicano : erano moderati sia in ambito politico sia religioso ; il loro capo era il famoso De Witt , denominato “” gran pensionario d’ Olanda “” , titolo affine a quello di presidente della Repubblica dei giorni nostri . Contrapposto a questo schieramento moderato , vi era poi quello di Guglielmo D’ Orange , che aveva l’ appannaggio alla suprema carica militare e mirava a realizzare non una repubblica , bensì una monarchia . Egli godeva dell’ appoggio degli artigiani olandesi , i ceti popolari più estremisti tanto sul piano religioso quanto su quello politico . In un primo momento il potere fu in mano al moderato De Witt e l’ Olanda godette di un’ ottima tolleranza religiosa , vissuta in modo singolare : si tratta di una tolleranza religiosa “” per gruppi “” . C’ era in altre parole equilibrio tra le diverse componenti religiose ( ebrei , protestanti , anabattisti … ) . Lo Stato olandese , che si contraddistingueva per essere molto “” leggero “” , riconosceva i vari gruppi religiosi e ogni singolo individuo apparteneva allo stesso tempo allo Stato olandese e alla religione del gruppo di appartenenza . E’ una tolleranza enorme per quegli anni , in cui in Francia veniva revocato l’ editto di Nantes . Era addirittura possibile pubblicare tutti i libri che si volevano senza correre il rischio di incappare nella censura . Tuttavia va detto che questa tolleranza e questa libertà erano riconosciute ai gruppi e non ai singoli : un uomo singolo , di per sè , non era mai totalmente libero e , se allontanato dalla propria comunità religiosa , egli perdeva la libertà . Fu quel che accadde a Spinoza , della comunità ebraica . Egli dimostra grandi doti intellettuali fin dalla gioventù , però manifesta posizioni teoriche incompatibili con la religione ebraica tradizionale e non tarda ad arrivare alla rottura e alla “” scomunica “” , l’ esclusione dalla comunità : da quel momento egli vive come un esiliato in patria : si era infatti olandesi nella misura in cui si apparteneva ad una comunità . Tuttavia Spinoza non si lascia andare e ama frequentare i salotti borghesi e non i filosofi di professione . Nella sua emarginazione egli vive producendo lenti per cannocchiali , attività nella quale gli olandesi primeggiavano e un personaggio come Galileo aveva avuto modo di sperimentarlo creando il cannocchiale ; é tipica della tradizione ebraica che ciascuno debba avere un suo mestiere nel corso della vita . Ecco che Spinoza scelse il settore della produzione delle lenti , un lavoro che , a suo dire , conciliava l’ attività speculativa . Tuttavia la sua non fu solo una necessità , ma anche una scelta : ricevette promesse di importanti incarichi pubblici ma rifiutò sempre sostenendo di preferire la libertà al denaro : da produttore di lenti avrebbe sempre potuto pensare liberamente . Fu una persona molto pacata e tranquilla e , si racconta , l’ unica volta in cui perse la pazienza fu in occasione dell’ assassinio del condottiero De Witt : uscì da casa furibondo , si recò sul luogo del delitto , gremito di rivali e assassini di De Witt e si pronunciò apertamente contro tale azione , rischiando il linciaggio . La filosofia di Spinoza é il punto di incontro tra le più disparate concezioni filosofiche : sullo sfondo c’ é la recente filosofia cartesiana e la filosofia spinoziana nasce proprio come tentativo di risolvere il complesso problema del rapporto tra le due res . Notevole risulta anche l’ influenza del neoplatonico italiano cinquecentesco Giordano Bruno , dell’ antico stoicismo e della religione ebraica . Esaminiamo ora nel dettaglio i contenuti del pensiero spinoziano : il problema da cui nasce e il metodo con cui viene impostata l’ intera sua filosofia , come accennato , é di derivazione cartesiana : l’ impostazione fortemente matematica molto risente della tradizione cartesiana e , più in generale , del secolo in cui Spinoza vive . Il suo testo più importante , non a caso , si intitola Etica dimostrata alla maniera geometrica : la struttura argomentativa dell’ opera é quella dei libri di geometria : compaiono teoremi , definizioni , scoli , corollari . Si tratta di un vero e proprio ragionamento geometrico tipicamente seicentesco . Così come Cartesio spiega la sua filosofia con le 4 regole matematiche del metodo , anche Spinoza illustra il suo pensiero filosofico tramite la geometria . Nel dimostrare l’ etica alla maniera geometrica , Spinoza risulta essere fortemente influenzato dallo stoicismo : già in Cartesio vi era qualche elemento stoicheggiante , tuttavia in lui lo stoicismo non era così massicciamente presente : dall’ opera stessa ( L’ etica dimostrata alla maniera geometrica ) emerge lo stoicismo spinoziano : di tutta l’ opera , infatti , solo l’ ultima parte tratta di etica , mentre nel resto vengono affrontate problematiche metafisiche e gnoseologiche . E’ tipicamente stoica l’ idea che l’ obiettivo ultimo della filosofia debba essere l’ etica , ma che per capire come comportarsi si debba prima delineare la struttura complessiva della realtà che ci circonda ; é dalla struttura della realtà che deve derivare l’ etica : il mondo é così e funziona in questo modo , io mi devo comportare di conseguenza . Ecco che Spinoza , sulle orme degli stoici , dedica all’ etica , che é il vero obiettivo della sua filosofia , solo la parte conclusiva dell’ opera , riservandone i tre quarti a questioni metafisiche e gnoseologiche . Anche quando si parla di metafisica e gnoseologica , l’ obiettivo ultimo rimane l’ etica . E’ indubbiamente un atteggiamento di forte sapore ellenistico . Tipicamente stoico , poi , é il contenuto stesso dell’ etica : per raggiungere la felicità si deve ricercare la tranquillità , la quale deriva dal conformarsi all’ andamento razionale e necessario della realtà . Come dicevamo , in Spinoza vi é anche la matrice bruniana : l’ intera realtà , dice Spinoza sulla scia di Bruno , é il risultato di una derivazione da un unico principio : tutto ciò che ci circonda e che ci pare indubbiamente molteplice deriva in verità da un’ unica cosa , di cui é manifestazione . Ancora più bruniana é la convinzione di Spinoza secondo la quale questo derivare non sia tanto un uscir fuori dal principio , quanto piuttosto un autoarticolarsi interno del principio stesso : la realtà non esce dal principio ( come avevano detto Plotino e Cusano ) , bensì vi é un autoarticolarsi interno del principio stesso che manifesta le sue articolazioni ( come aveva detto Bruno ) . C’ é poi sullo sfondo della riflessione spinoziana anche la matrice ebraica : la concezione bruniana era monistica , ossia tutte le contrapposizioni nella realtà venivano superate con la coincidenza degli opposti : per Bruno l’ universo é unico e non presenta i dualismi qualitativi : vi é un’ unica forma e un’ unica materia e non c’ é neanche distinzione tra forma e materia . Qualcosa di simile vi é anche nella concezione spinoziana , ma il monismo assume in lui una coloritura ancora più netta che in Bruno per via della matrice ebraica : l’ ebraismo ha sempre insistito sul carattere unitario di Dio senza accettare la Trinità ; ecco allora che Spinoza risente di quest’ idea fortemente monistica . Dobbiamo fare una precisione prima di entrare nel merito della filosofia spinoziana : sembra che la filosofia di Spinoza sia una pura e semplice commistione delle più bislacche e diverse concezioni filosofiche , nient’ affatto innovatrice . In un certo senso é anche vero , tuttavia rimescolando le varie fonti filosofiche , il prodotto finale del pensatore ebreo é quanto mai originale e innovativo . La sua indagine filosofica , in modo analogo a come si fa in geometria , parte da una definizione : egli esamina la definizione di sostanza data qualche anno prima da Cartesio , il quale l’ aveva in buona parte mutuata da Aristotele ; lo Stagirita aveva definito come sostanza tutto ciò che per esistere non ha bisogno di nient’ altro all’ infuori di se stesso , ponendo così una netta distinzione tra le sostanze e quelli che lui chiamava accidenti : la terra é una sostanza , non ha cioè bisogno di nessuno all’ infuori di sè per esistere ; il marrone invece é un accidente , diceva Aristotele perchè per esistere ha sempre bisogno di una sostanza cui riferirsi : la terra é marrone ; il marrone esiste solo abbinato a sostanze marroni , ha cioè un’ esistenza “” parassitaria “” . Dopo di che Cartesio aveva ripreso questa definizione di sostanza apportando però delle modifiche impostegli dalle sue credenze religiose ( era cattolico ) : sostanza é tutto ciò che per esistere non ha bisogno di null’ altro all’ infuori di sè e di Dio . Sì , perchè per Aristotele il mondo é eterno e increato , per Cartesio ( e per gli altri cristiani ) é Dio che lo crea : quindi la terra per esistere non ha bisogno di null’ altro all’ infuori di sè e di Dio che la genera con la creazione . Ora Spinoza , muovendo dalla definizione cartesiana , accostata a quella aristotelica , non può far altro che riscontrare come Cartesio sia caduto in contraddizione ; la definizione di Aristotele era di per sè assolutamente perfetta e Cartesio , aggiungendo l’ intervento divino per non entrare in conflitto con la Chiesa , é caduto in errore : la definizione aristotelica , se accettata , va accettata fino in fondo , senza modifiche . E così fa appunto Spinoza : sostanza é tutto ciò che per esistere non ha bisogno di nulla all’ infuori di sè . Però questa definizione porta Spinoza laddove Cartesio aveva avuto timore di finire : se esiste solo ciò che per esistere ha bisogno solo di sè , allora esisterà solo Dio ; la res cogitans e la res extensa non possono più esistere così ( l’ aveva anche intuito Cartesio ) e l’ unica a permanere sarà la res divina . Esiste quindi per Spinoza un’ unica sostanza ( Dio ) e se sostanza é ciò che per esistere non ha bisogno di nulla all’ infuori di sè , vuol dire che non vi é nulla che possa ammettere limiti alla sostanza : la sostanza c’ é , é unica ( solo Dio può esistere senza bisogno di nulla all’ infuori di sè ) ed é infinita perchè nulla può limitarla e di conseguenza essa può occupare l’ intero spazio a disposizione ( che é infinito ) . Cartesio ammetteva 3 sostanze perchè con la correzione alla definizione aristotelica poteva considerare sostanze anche la res cogitans e la res extensa , e si era imbattuto nell’ insormontabile problema del rapporto tra res cogitans e res extensa ( come possono tra loro avere contatti la realtà spirituale e quella materiale ? Come é possibile che se metto il braccio materiale sul fuoco sento con l’ anima il caldo ? Ci deve per forza essere un contatto e deve avvenire per urti perchè lo prescrive il meccanicismo : ma come fa il corpo ad entrare in contatto per urti materiali con l’ anima che é immateriale ? ) ; ora Spinoza , riprendendo la definizione di sostanza data da Aristotele , fa sparire la res cogitans e la res extensa : la sostanza é solo ciò che per esistere ha bisogno di sè e di null’ altro , ma allora solo Dio ( res divina ) é sostanza e quindi esiste , perchè solo Dio può dar vita a se stesso . Esaminiamo ora meglio il carattere inifinito della res divina spinoziana , tenendo sempre presente Giordano Bruno : l’ infinità di Dio é assoluta , ossia investe tutti gli infiniti aspetti in cui può manifestarsi : l’ infinitezza di Dio non si può risolvere in infinitezza spaziale ( Dio é dappertutto ) perchè si tratterebbe allora di un assolutismo relativo , ma deve manifestarsi sotto tutti gli aspetti possibili . Nicola Cusano sosteneva l’ infinitezza di Dio e dell’ universo giocando con metafore geometriche : ben emergeva come l’ infinitezza di Dio ( proprio perchè si tratta di Dio , il principio supremo ) deve essere totale : infinitamente grande , infinitamente buono , infinitamente misericordioso , ecc. La res divina , spiega Spinoza riprendendo in parte Cusano , é assolutamente infinita ( é l’ unica sostanza esistente e non c’ é per questo nulla che la limiti ) e in quanto tale non é infinita solo in modo relativo , ma sotto tutti gli aspetti : e per definizioni questi aspetti non possono che essere infiniti ( estensione , bontà , grandezza , ecc. ) . L’ unica infinita sostanza é dotata , dunque , di infiniti attributi , ossia di infiniti aspetti : questi aspetti valgono allo stesso tempo in termini ontologici e gnoseologici : la si può conoscere sotto infiniti aspetti perchè ontologicamente presenta infiniti aspetti . Tra questi aspetti presenterà indubbiamente l’ estensione ed il pensiero , ossia l’ infinità di spazio e di pensiero ; questi sono solo due degli infiniti attributi ; e tutti gli altri quali sono ? Noi non possiamo saperlo , dice Spinoza , ma sappiamo comunque quanti sono ( sono infiniti ) . Ognuno di questi infiniti attributi é a sua volta infinito : Dio ( la sostanza ) avrà quindi infiniti attributi , di cui conosciamo lo spazio e il pensiero e ognuno sarà infinito : occuperà uno spazio infinito e avrà un pensiero infinito . Ma dire che ciascun attributo é infinito vuol dire che ha infiniti modi di manifestarsi : l’ estensione della sostanza infinita é infinita e può manifestarsi in un’ infinità di modi . Occorre però specificare , per non cadere in errore , che modi e attributi ( 2 cose ben diverse ) non sono sostanze : l’ unica sostanza é la res divina , Dio . Proprio perchè infinita , la sostanza presenta infinite manifestazioni e infiniti sono i modi , le singole maniere di manifestarsi . Per esempio , i modi dell’ estensione sono tutti quei modi in cui l’ estensione può manifestarsi . I modi del pensiero , spiega Spinoza , sono le singole idee e le singole menti : ciascuno di noi é un modo di manifestarsi dell’ unica sostanza . Ma perchè l’ uomo , degli infiniti attributi di Dio , può solo conoscerne due , cioè l’ estensione e il pensiero ? Perchè sono gli unici due che gli competono , ossia quei due attributi che sono presenti in quel modo di manifestarsi della sostanza che sono gli uomini : il pensiero e l’ estensione , che Cartesio aveva chiamato res cogitans e res extensa ; tutti gli altri attributi , che sappiamo essere infiniti , non possiamo neanche immaginarli perchè con essi non abbiamo rapporto . Con la questione dell’ unica sostanza ( Dio , la res divina ) , alla quale Spinoza é approdato seguendo la definizione di Aristotele , si eliminano le due res cartesiane , che fungevano da vere e proprie sostanze distinte , per lasciar spazio ad una sola sostanza : ecco quindi che estensione e pensiero non sono più due sostanze ( come era in Cartesio ) , ma diventano due attributi differenti della medesima sostanza ; essi non sono più due cose differenti , bensì sono due aspetti differenti della stessa cosa ( Dio ) : sono cioè due distinti modi di manifestarsi e di essere conosciuta della res divina ( l’ unica sostanza ammessa ) ; il che comporta che quello che avviene nella sostanza sotto un attributo sia identico a quello che avviene sotto l’ altro attributo : ma come funziona il processo misterioso del contatto tra anima e corpo , per via del quale quando poggio la mano su una superficie calda sento il calore con l’ anima ? Ciò che avviene nel corpo é esattamente quello che avviene nell’ anima ( sono due aspetti dell’ unica sostanza ) , ma in modo diverso : é la stessa cosa vista da due diversi punti di vista , dal punto di vista corporeo e da quello spirituale . Tra pensiero ed estensione , dunque , non può esservi alcun rapporto di causa – effetto : non é un impulso del corpo che muove l’ anima e non é un impulso dell’ anima che muove il corpo . Tuttavia quando io penso con l’ anima di alzare il braccio , esso si alza effettivamente , quasi come se vi fosse un rapporto di causa – effetto ! Cartesio doveva in qualche modo spiegare la questione ricorrendo ad un fatidico incontro tra le due sostanze ; Spinoza , invece , non vedendo le due res come sostanze , può dire che l’ alzata del braccio in seguito al pensiero di alzare il braccio in realtà sono un solo fenomeno visto sotto due diversi punti di vista , quello spirituale del pensiero e quello corporeo : sotto quello spirituale si coglie la volontà di alzare il braccio , sotto quello dell’ estensione si osserva l’ alzarsi fisico del braccio . Si tratta però di una ed una sola modificazione dell’ unica sostanza sotto due diversi punti di vista , i soli degli infiniti che noi possiamo conoscere . E tutto questo avviene non nell’ io cartesiano , bensì nella sostanza divina ( res divina ) : quello che Cartesio chiamava “” l’ io “” , non é altro , come qualsiasi cosa , che una manifestazione dell’ unica sostanza divina . E’ , evidentemente , una concezione fortemente panteistica , vi é cioè un’ identificazione netta tra la sostanza che ci circonda e Dio , il quale si autoarticola e non può essere un Dio creatore quale é quello tradizionale . Spinoza riesce dunque in qualche maniera a risolvere il problema di Cartesio del rapporto tra res cogitans e res extensa : i modi della res cogitans corrispondono a quelli della res extensa , sono la stessa cosa vista sotto un altro profilo . Per definire la concezione spinoziana potremmo inventare una metafora di forte sapore leibniziano : é come se avessimo un orologio in cui é possibile leggere l’ ora da una parte o dall’ altra , sulle due facce : dal momento che le lancette risultano essere visibili anche sul di dietro ed essendo le stesse , viste da una parte o dall’ altra non cambia proprio nulla , se non il punto di vista : così sono il pensiero e l’ estensione , i cui modi corrispodono perfettamente tra loro ; l’ ordine e la successione delle idee corrispondono all’ ordine e alla successione dell’ estensione . La nostra mente stessa , dice Spinoza , é un’ idea ; egli fa altresì notare che i modi del pensiero sono le idee , quelli dell’ estensione sono i corpi . Da questo deriva una gnoseologia : come faccio a conoscere il libro che mi sta di fronte ? La risposta data da Spinoza é che lo conosco in quanto conosco la modificazione che il libro produce sul mio corpo ; toccandolo con la mano , infatti , esso produce una modificazione sul mio corpo , ma si tratta di una modificazione che investe anche il mio pensiero : c’ é la sensazione tattile che arriva a colpire anche l’ ambito del pensiero : proviamo a chiudere gli occhi e a toccare qualcosa : é come se dal contatto fisico risultasse coinvolto anche il pensiero , che si immagina cosa sta toccando il corpo . Ma questa maniera di conoscere “” sensibile “” é solo la forma più elementare di conoscere , il livello meno elevato , dice Spinoza . Dobbiamo però fare alcune osservazioni : il problema cartesiano aveva due sfumature diverse : da un lato il rigoroso meccanicismo di Cartesio gli impediva di far entrare in contatto tra loro la res extensa e la res cogitans : se tutto avviene per urti , come prescrive il meccanicismo , come é possibile che il corpo entri in contatto con l’ anima , che per definizione é immateriale ? Ci deve però essere un contatto , altrimenti come si spiega che toccando con la mano il calore , lo sento con l’ anima ? Ma rimane assurdo parlare di contatto per urto tra il corpo e l’ anima . Ma vi era poi un altro problema insormontabile nel dualismo cartesiano : come possono entrare in contatto due realtà tanto diverse , la materia caratterizzata dal più rigido determinismo , e l’ anima , la cui prerogativa é il libero arbitrio ? Non si tratta certo di un problema da poco . Se messe in contatto ( ammesso che lo si possa fare , visto che il meccanicismo presenta la contraddizione prima illustrata ) , le due realtà si inquinerebbero a vicenda . Dopo aver superato il problema delle due res sottolineando come la sostanza sia una sola ( res divina ) e le altre siano solo modi , Spinoza deve ora superare la problematica dell’ eterogeneità presente tra pensiero ( dove vige il libero arbitrio ) ed estensione ( dove vige il determinismo , ossia la necessità : dato un fatto A ce ne deve per forza essere uno B ) : l’ unica sostanza ( res divina ) dovrà avere un unico meccanismo di funzionamento e Spinoza , dovendo scegliere se attribuirle la libertà o il determinismo , opta per il secondo : la sostanza funziona in modo puramente deterministico , cosa peraltro molto evidente nell’ estensione ( uno dei suoi infiniti modi ) , un pò meno nel pensiero ( un altro dei suoi infiniti modi ) . Tutto questo porta Spinoza ad ammettere il meccanicismo nell’ ambito dell’ estensione , ossia a vedere il mondo fisico come una grande tavola da biliardo dove tutto avviene per contatto fisico ( siamo nel 1600 , il secolo della fisica matematizzata ) , ma anche , seppur in modo diverso , nell’ ambito del pensiero : ci sarà una concatenazione necessaria delle idee analoga alla necessaria concatenazione dei fatti fisici ; tuttavia , é evidente , la concatenazione non sarà in termini fisici , perchè sarebbe assurdo parlare di urti materiali tra idee , bensì in termini metafisici . Per Spinoza tutto procede necessariamente e il libero arbitrio non esiste . Ecco allora che si spiega lo strano titolo dell’ opera spinoziana più importante , l’ etica dimostrata alla maniera della geometria : egli la intitola così non solo perchè intende dare una veste matematizzata tipicamente seicentesca al libro , ma perchè é convinto che tutto , compresa l’ etica , avvenga in modo necessario , alla pari di una dimostrazione geometrica . Non a caso , nel corso dell’ opera , egli afferma che gli infiniti modi della sostanza derivano da essa allo stesso modo in cui dall’ essenza del triangolo derivano i suoi teoremi stessi : tutto avviene necessariamente , compresa la derivazione dei modi dalla sostanza e questo colloca indubbiamente Spinoza nel 1600 , il secolo della matematica e della fisica . Ecco quindi che si può tranquillamente costruire un’ opera di etica allo stesso modo in cui si dà vita ad un libro di geometria proprio perchè gli infiniti modi della sostanza derivano da essa allo stesso modo in cui dall’ essenza del triangolo derivano i suoi teoremi stessi . La metafora del triangolo spiega bene come il derivare dei modi e degli attributi dalla sostanza non sia un venir fuori alla Plotino , come un torrente da una sorgente , bensì si tratta di un autoarticolarsi interno alla Bruno : per dirla con Cusano , i teoremi del triangolo sono complicati nell’ essenza stessa del triangolo e si esplicano per un’ autoarticolazione interna al triangolo : non vi é alcun uscir fuori dal triangolo nè dalla sostanza . Con questa concezione della sostanza in termini necessari , però , sparisce il tempo : prendiamo l’ esempio del triangolo ; quando dico che i teoremi derivano necessariamente dalla sua essenza , questo derivare é nel tempo o fuori dal tempo ? In realtà é l’ una cosa e l’ altra perchè quando dimostro il teorema , lo faccio nel tempo , ma si tratta comunque di un tempo soggettivo ; i teoremi però derivano dall’ essenza stessa del triangolo e quindi sempre ci son stati e sempre ci saranno proprio perchè presenti nell’ essenza stessa del triangolo . E’ proprio il derivare necessariamente che implica l’ atemporalità del processo : il tempo non c’ é perchè se si sa già ( proprio perchè avviene in modo deterministico ) quello che sarà ( il futuro ) , il futuro non c’ é più perchè il futuro , per definizione , c’ é quando non c’ é ancora : una cosa é futura quando non c’ é , ma ci sarà ; ma se tutto é determinato necessariamente , come dice Spinoza , il futuro non c’ é perchè é già nel presente : so già adesso come andranno le cose in futuro perchè tutto avviene necessariamente secondo una concatenazione causale ( da un fatto A uno B , da un fatto B uno C , da un fatto C uno D , e così via ) . Il concetto di futuro , poi , é strettamente connesso con quello di libertà di scelta : dove tutto é già determinato il futuro non c’ é perchè é già adesso , non vi é la libertà e non vi é più il tempo perchè tutto quello che sarà lo so già adesso . E’ vero che io dimostro nel tempo , però tiro fuori dal triangolo qualcosa che era già di per sè nel triangolo : non vi é novità alcuna ( solo dal punto di vista soggettivo può esserci ) . Ecco allora che , in assenza del tempo , l’ uomo deve vedere le cose non come se nel tempo , ma sub specie aeternitatis , sotto l’ aspetto dell’ eternità . Nell’ ambito del meccanicismo si potrebbe , come fece notare nel 1800 La Place e come ha intuito Spinoza , sapere esattamente cosa avverrà per l’ eternità , visto che tutto é già determinato . Ma perchè Spinoza , arrivato al bivio cartesiano , sceglie il determinismo e non la libertà ? Egli , come sempre , parte da una definizione : la sostanza é una e infinita ed é perfetta proprio perchè non manca di nulla ( per dirla con Parmenide ) : ora il Dio di Spinoza ( che é la sostanza , la quale é il mondo ) , deve per forza avere due caratteristiche : 1 ) non può essere libero perchè il poter scegliere di comportarsi così anzichè cosà sarebbe un’ imperfezione ; così come quando ho un’ espressione algebrica , il risultato non mi può dare sia uno sia due , bensì , nella sua perfezione , mi deve dare uno solo dei due , così la sostanza ( che in fondo può essere vista come una grande espressione ) non può che funzionare in un modo ( perfetto ) : non ha libertà e proprio per questo é perfetta . 2 ) Non può agire in modo finalistico : le religioni tradizionali di Dio dicono sempre che agisce liberamente perchè può tutto e che agisce in vista di un bene ( ha un fine ) . Il Dio di Spinoza non agisce liberamente e non può neanche avere un fine perchè avere un fine implica la mancanza di qualcosa , il desiderarlo e agire in modo da ottenerlo : pensiamo alle concezioni tipicamente finalistiche , l’ eros platonico o il mondo aristotelico , concezioni secondo le quali si muoveva verso un fine proprio per supplire a delle mancanze . Ma Dio non può mancare di qualcosa e quindi non ha fini , bensì agisce in termini deterministici proprio perchè agisce in maniera razionale . La sostanza é Dio stesso : tutto ciò che ci circonda , quindi l’ intero universo , é Dio stesso : Deus sive natura , Dio ovvero la natura stessa : é una concezione più panteistica di tutte quelle fino ad ora affiorate nella storia della filosofia : non a caso c’ é stato chi ha parlato di pancosmismo , sottolineando che , se é vero che il mondo si identifica in Dio , é altrettanto vero che Dio si identifica nel mondo : la res divina viene sostanzialmente ridotta al mondo intero e la concezione spinoziana può quindi essere detta pancosmica . Certamente , poi , il Dio di Spinoza non é il Dio persona di cui parlava Pascal , ma é quello dei “” filosofi e degli scienziati “” , dimostrabile con la ragione . E’ interessante notare come in età romantica ci sia stato un acceso dibattito a riguardo di Spinoza dove emersero posizioni a favore del filosofo ebreo : si vedeva infatti un divinizzarsi totale dell’ universo . Tuttavia non mancarono anche gli atteggiamenti di rifiuto alle posizioni spinoziane : il Deus sive natura , infatti , può essere visto come la più radicale affermazione dell’ ateismo : Dio é il mondo intero , ma é come se Egli sparisse nel momento in cui diventa il tutto perchè non ha libero arbitrio e non agisce secondo fini . Certo agisce razionalmente , ma questo non significa che effettui una scelta razionale tra due possibili cose , non é il Demiurgo di Platone che sceglie tra le varie cose e muove verso un fine : la razionalità secondo cui agisce il Dio spinoziano , infatti , é la stessa secondo cui i teoremi del triangolo derivano dall’ essenza stessa del triangolo : certo é un derivare razionale , ma é evidente come non vi sia nè libertà nè finalità alcuna : d’ altronde , come abbiamo già spiegato , la definizione stessa di Dio implica la sua perfezione e una cosa che possa scegliere non può essere perfetta , perchè l’ idea della scelta in un certo senso implica che chi sceglie possa cadere in errore : la cosa giusta da fare é una sola e Dio non può far altro che compiere quella senza libertà alcuna . Così dicendo , Spinoza fa definitivamente cadere il concetto di possibilità : non c’ é possibilità alcuna nella res divina e tutto avviene necessariamente e , quindi , razionalmente : e dato che tutte le cose esistenti sono modi dell’ unica sostanza , allora nel mondo non esiste la possibilità e tutto procede razionalmente e necessariamente . Altro segno di perfezione é l’ agire in base a cause efficienti e non finali : la causa efficiente implica la necessità assoluta ( da un fatto A , uno B ) , quella finale comporta invece la mancanza , l’ agire in vista di qualcosa di cui si é sprovvisti : non a caso Pico della Mirandola faceva notare come sia contradditorio attribuire l’ eros platonico a Dio : si ama qualcosa di cui si é sprovvisti , ma Dio é perfetto , non manca di nulla e quindi non può amare ; vale lo stesso discorso per le cause finali : Dio non manca di niente perchè lui stesso é tutto e quindi non muove verso fine alcuno . Ecco allora che Spinoza sostiene che la sostanza agisce esplicando in modo necessario la propria razionalità . Ma se Dio non ha fini nè libertà , allora anche l’ uomo non può averne proprio perchè é manifestazione ( modo ) della sostanza , come qualsiasi altra cosa esistente . Però , almeno in apparenza , sembra proprio che l’ uomo abbia sia fini sia libertà : può infatti scegliere liberamente di perseguire i suoi fini . Ma Spinoza fa notare come le cose non stiano così : il credere di essere liberi e di agire secondo fini é un errore dovuto all’ ignoranza dell’ uomo , che é portato a ritenere libere e finalizzate le proprie azioni per il semplice motivo che ignora la concatenazione causale necessaria che muove ogni cosa : l’ uomo , in altre parole , non si rende conto di essere parte del tutto ( Deus sive natura ) , ma é convinto di avere esistenza autonoma . In realtà , spiega Spinoza , ogni singola azione e ogni comportamento é governato dalla concatenazione delle cause necessarie della res divina . L’ uomo , pensando di essere una entità a se stante e autonoma , crede ( a torto ) di essere libero e di poter agire secondo fini : voglio andare a vedere una mostra , decido di andarci e vado : questo é il classico ragionamento degli uomini per dimostrare la loro libertà di perseguire i propri fini . Ma in realtà le cose non stanno così : io vado a vedere la mostra non perchè ho liberamente scelto di adempiere quel fine ( come si é generalmente portati a credere ) , ma perchè coinvolto dalla inevitabile concatenazione delle cause : ho letto un foglio che parlava di tale mostra , nel mio cervello si é innescato un complesso meccanismo che fa muovere il corpo che mi conduce a vedere la mostra : ho agito puramente secondo cause meccaniche e necessarie , senza alcun fine . L’ errore del finalismo consiste in un errore di prospettiva , nell’ anticipare quello che avverrà , quasi come se fosse un obiettivo : ma in realtà non vado là perchè così ho deciso , bensì perchè agisco secondo cause necessarie . Spinoza si avvale di argomentazioni simili per quel che riguarda i miracoli : essi , secondo la tradizione , sono stravolgimenti improvvisi da parte di Dio delle leggi fisiche ; Dio infatti solitamente non agisce sul mondo ; dà leggi alla natura ( le leggi fisiche ) ed essa agisce secondo quelle leggi : é quindi possibile studiare il mondo senza tener conto di Dio , come sosteneva Telesio . Il miracolo consiste proprio in un inusitato intervento di Dio il quale stravolge le leggi fisiche da lui introdotte e agisce come causa prima sul mondo , ossia in modo diretto . Di fronte ai miracoli ci si può atteggiare in due modi diversi , accettandoli o rifiutandoli , ma Spinoza adotta una soluzione alternativa : quelli che comunemente chiamiamo miracoli ci sono , ma non sono miracoli ; Spinoza non intende mettere in discussione la veridicità storica di certi eventi biblici quali l’ apertura delle acque del Mar Rosso , ma vuole dimostrare come questi fatti insoliti non siano stravolgimenti delle leggi fisiche da parte di Dio : la definizione stessa di Dio é quella di ente perfetto che agisce perfettamente ( secondo necessità ) : ma se é perfetto e agisce perfettamente , perchè mai dovrebbe intervenire sulle leggi fisiche da lui introdotte quasi come se volesse correggerle ? Se é perfetto le leggi fisiche non possono che essere perfette e non necessitano di modificazioni . Va poi ricordato che , nella concezione panteistica di Spinoza , Dio e le leggi di natura ( Deus sive natura ) coincidono . Se Dio é perfetto ( e lo é per definizione ) , il miracolo non può esistere perchè sarebbe una prova dell’ impotenza divina incompatibile appunto con il concetto di perfezione . Il miracolo non esiste e quelli che nelle Scritture vengono fatti passare per tali , spiega Spinoza , non sono altro che fatti rarissimi , tanto rari da apparire veri e propri stravolgimenti delle leggi fisiche ; in realtà essi rientrano totalmente nella razionalità del tutto ed é l’ uomo , con la sua ignoranza , che non sa coglierne i motivi razionali e le cause necessarie . L’ identificazione Dio-universo ha importanti conseguenze sulle teorie etiche spinoziane ; molte teorie egli le mutua dalla tradizione stoica , come peraltro da essa aveva mutuato l’ idea della coincidenza della libertà con la necessità . L’ uomo deve eliminare le passioni e per far questo deve prendere atto della razionalità che governa il tutto fino ad assimilarsi con lo scorrere razionale del tutto stesso . Questa teoria può vagamente ricordare quella dell’ omoiosis qeo ( l’ assimilazione a Dio ) di Platone . Tuttavia in una filosofia come quella di Spinoza ( e così era anche per Bruno ) diventare Dio significa rendersi conto di essere Dio : l’ uomo é infatti un modo dell’ unica sostanza ( Dio ) e l’ “” indiarsi “” consiste proprio nell’ intuire l’ identificazione Dio-natura-uomo ; Spinoza parla di amor Dei intellectualis , un vero e proprio slancio di amore e di intelletto verso Dio , un qualcosa di assai simile all’ eroico furore di Giordano Bruno : con questo slancio amoroso e intellettuale verso Dio mi assimilo all’ unica sostanza , ossia divento ciò che già ero , rendendomi conto di non avere esistenza autonoma : arrivo a vedere che ogni cosa , anche la più irrazionale , se vista dall’ ottica del tutto , avviene secondo ragione e necessità e da questa constatazione ottengo la tranquillità d’ animo . Ognuno di noi non deve diventare Dio perchè lo é già , ma deve rendersi conto di esserlo perchè , fin tanto che non se ne accorgerà , non sarà pienamente Dio : bisogna riuscire a diventare ciò che si é già , per dirla con Nietzsche . Ed é proprio rendendosi conto di essere Dio che l’ uomo può raggiungere l’ annientamento delle moleste passioni e dei turbamenti . Bisogna eliminare il pentimento ossia il dolore che si prova nel momento in cui si rimpiange di non essercisi comportati diversamente , avendo optato per qualcosa di peggiore : il pentimento comporta nella sua stessa natura un duplice errore : il credere di potersi comportare diversamente , quasi come se si avesse libertà di scelta é il primo grossolano errore dovuto all’ ignoranza umana : tutto avviene necessariamente e non c’ é spazio per la libertà . Il secondo errore , altrettanto grave e connesso al primo , consiste nel credere di aver scelto la via sbagliata : il primo errore é credere di poter scegliere , il secondo é pensare di poter scegliere la via sbagliata : la “” scelta “” fatta , per definizione , era quella buona , dettata dalla catena causale e necessaria . Nell’ idea di pentimento , fa notare Spinoza , é implicito il finalismo : per ottenere quello scopo mi sarebbe convenuto agire così … ma la scelta fatta é necessariamente quella giusta in termini meccanici e causali , quella che segue la razionalità del tutto : a me potrà anche sembrare di aver agito scorrettamente , ma se mi metto nell’ ottica del tutto ho agito giustamente , secondo necessità . La possibilità di peccare , ossia il lasciarsi tentare e distogliere dalla retta via per agire in modo malvagio , sembra così essere eliminata . Se il pentimento é assurdo , lo é altrettanto l’ arrabbiarsi perchè le cose non vanno come vorrei : le cose vanno secondo la razionalità del tutto e quindi nel migliore dei modi , checchè possa pensare io singolo . Tuttavia non si può fare a meno di notare come in Spinoza vi sia una convergenza tra i due significati del verbo dovere : esso implica infatti tanto una necessità ( la penna deve per forza cadere se lasciata ) quanto un’ idea di giustizia ( dovete studiare di più : non lo fate , ma sarebbe giusto che lo faceste ) . In Spinoza questi due significati diversi vengono a coincidere nel senso che tutto ciò che avviene e che é giusto che avvenga , avviene necessariamente . L’ idea di razionalità spinoziana , dunque , indica che le cose non possono avvenire diversamente da come avvengono e , allo stesso tempo , che é giusto che avvengano così . Ciò che deve avvenire necessariamente coincide con ciò che é giusto che avvenga . L’ errore é dovuto all’ ignoranza e consiste nel ritenere di avere esistenza autonoma rispetto al tutto , vedendo l’ andare razionale delle cose ritenute a noi esterne da punti di vista limitati alla propria situazione , senza vedere il legame causale e necessario che lega il tutto . Io singolo individuo potrò anche valutare le cose in termini di peggio o di meglio ( sarebbe stato meglio o peggio che andasse così ) , ma se guardo le cose inserite nella loro totalità universale non c’ é meglio o peggio : c’ é solo necessità e quindi razionalità . Se vivessi come ente a sè stante , allora potrei parlare di meglio o peggio , ma visto che sono un modo di essere del tutto devo vedere con una prospettiva non limitata al mio caso , devo cioè cercare di vedere la rosa nella croce , come dirà Hegel : negli apparenti mali che mi affliggono devo essere capace di vedere gli aspetti positivi , sapendo che tutto va in modo razionale e necessario e non posso fare nulla per cambiarlo : posso solo cambiare il mio atteggiamento . Tutto , per definizione , va come deve andare , razionalmente , necessariamente e quindi giustamente ; noi non siamo sostanze , ma modi dell’ unica sostanza e quindi tutto quel che ci succede , se visto in modo complessivo , va bene . Ma l’ etica spinoziana presenta delle evidenti aporie , quelle contraddizioni presenti in tutte le filosofie deterministiche che pretendono di dare consigli etici : come é possibile che mi si dica come comportarmi , quando tutto procede secondo necessità e non vi é libertà alcuna ? L’ etica di Spinoza é accettabile fin tanto che il pensatore ebreo si limita a descrivere il comportamento necessario dell’ uomo , ma diventa autocontradditoria nel momento in cui dà indicazioni sulle modalità di comportamento da seguire : invita l’ uomo a porsi dal punto di vista della res divina per poter così guardare le cose sub specie aeternitatis sottolineando come , propriamente , il futuro non esista proprio perchè é già nel presente : si tratta di una gnoseologia che parte dal sensibile , passa alla concatenazione causale degli eventi per poi approdare ad una conoscenza con la quale si vede tutto ciò che avviene nella realtà come espressione necessaria dell’ unica sostanza . La contraddizione sta nel fatto che Spinoza indichi il come comportarsi , come se si avesse la libertà di scegliere ; Spinoza infatti invita tutti gli uomini , in quanto modi dell’ unica sostanza , a guardare le cose sotto l’ aspetto dell’ eternità per ottenere la tranquillità dell’ anima : se tutto é già deciso in maniera rigorosamente deterministica non serve a nulla dirmi come comportarmi perchè tanto é già deciso come mi comporterò. Tuttavia la teoria etica spinoziana comporta un altro paradosso , derivato dal primo : il dirmi di comportarmi così non implica solo la possibilità di una scelta , ma anche la condanna di certi comportamenti che vanno evitati : devi fare così e non cosà . Ma se non c’ é libertà di scelta perchè tutto é determinato ( la sostanza é perfetta , quindi fa solo il giusto , dunque non ha scelta : l’ uomo e un modo della sostanza ! ) , non c’ é nemmeno la possibilità di condannare certi comportamenti : tutto avviene necessariamente ( non c’ é libertà ) , quindi tutto ciò che avviene é un bene e comportamenti negativi , per definizione , non ce ne possono essere . Come é quindi possibile che Spinoza condanni il pentimento , la rabbia e le passioni , visto che tutto ciò che avviene é un bene ? Ma se tutto avviene razionalmente é evidente che però le passioni sono ( per definizione ) qualcosa di irrazionale e ci sono perchè Spinoza dice che vanno eliminate : ma se ci sono le passioni vuol dire che forse non tutto va poi così razionalmente … L’ argomentazione spinoziana ( di esplicita derivazione stoica ) consiste nel fatto che non mi si dice come comportarmi nel senso che mi si può distogliere dal compiere un’ azione o cambiare il mio modo di operare proprio perchè tutto avviene in termini deterministici , tuttavia se mi comporto come Spinoza dice é perchè esiste la concatenazione causale dovuta al determinismo stesso : nella concatenazione causale di eventi , dunque , ci sarò anch’ io che mi comporto così dopo aver letto il suo libro . Spinoza ha poi anticipato considerazioni che staranno alla base delle pratiche terapeutiche freudiane : Spinoza sa che le passioni devono per forza essere ( per quanto possa sembrare strano ) qualcosa di razionale perchè tutto ciò che esiste ( in quanto modo dell’ unica sostanza razionale ) deve essere tale ; quindi egli non promuove una loro eliminazione totale , bensì un depotenziamento : per Spinoza la cura delle passioni consiste nel rendersi conto delle motivazioni che le fanno nascere . Nel momento stesso in cui prendo coscienza dell’ origine della passione che mi tormenta , essa si smonta da sè : Freud non cercherà di eliminare drasticamente le malattie psichiche , bensì prometterà ai suoi pazienti di aiutarli a far prendere loro atto della malattia che li affligge , a far venire fuori i motivi della malattia psichica , di cui il paziente non ha ancora coscienza : capire da dove derivino le malattie é come guarirle . Così fa Spinoza con le passioni , evitando di combatterle direttamente , ma aggirandole e spiegandole come fattori naturali , necessari e razionali . Nel momento in cui spiego razionalmente la passione che mi affligge essa cessa di agire su di me e io arrivo a comprendere essenzialmente due cose : in primo luogo che essa non poteva che verificarsi , poichè tutto avviene necessariamente e in secondo luogo che é giusto che si sia verificata perchè ciò che avviene deve avvenire ed é giusto che avvenga . Questo é il succo dell’ etica spinoziana , esposta nell’ Etica dimostrata alla maniera geometrica . Va però notata una cosa : Spinoza si inserisce a pieno titolo nel filone razionalista seicentesco avviato da Cartesio ; egli arriva ad esaltare ancora più di Cartesio l’ onnipotenza della ragione umana sostenendo che essa possa tutto proprio perchè la ragione dell’ uomo , che é modo della sostanza , é la stessa della sostanza stessa , ossia di Dio , il quale é , come dimostrato , infinito e totalmente razionale. Accanto allo scritto dell’ Etica dimostrata alla maniera geometrica , che é senz’ altro il più importante , ve ne sono altri in cui si occupa del miracolo , della tolleranza religiosa ( di cui é strenuo sostenitore , anche per via delle vicende personali ) e della politica . Spinoza avvia la sua discussione politica da un punto di partenza simile a quello di Hobbes per arrivare , però , non allo stato assoluto ( come Hobbes ) , bensì alla democrazia , che viene ad aggiungersi al liberalismo spinoziano , emerso soprattutto nella sua profonda tolleranza religiosa . La concezione spinoziana della politica molto risente dell’ impianto metafisico : non essendovi distinzione tra “”essere”” e “”dover essere”” , non avrebbe molto senso parlare di diritto come ciò che é e ciò che sarebbe giusto che fosse proprio perchè tutto ciò che é , é giusto che sia . Nello stato di natura , la retrograda condizione che precede lo stato moderno , il diritto di ogni singolo essere si estende quanto si estende la sua potenza : tutto questo é indubbiamente coerente con la metafisica spinoziana . Già Hobbes diceva che nello stato di natura ciascuno ha diritto su tutto : lo stesso é per Spinoza , a parere del quale ogni singolo ha diritto su tutto ciò che ha la potenza di prendere per sè . Dal punto di vista metafisico il diritto su tutto , però , ce l’ ha solo la sostanza ( la res divina ) che é infinita , ha potenza infinita e quindi ha anche diritto infinito . Però gli uomini non possono avere sulle cose un diritto infinito ( come diceva Hobbes ) proprio perchè , in quanto modi , sono limitati : avendo potenza limitata , avranno anche diritto limitato . A questo punto Spinoza fa in politica lo stesso discorso che faceva nell’ etica : là occorreva abbandonare il particolare per mettersi nell’ ottica della sostanza e per vedere che tutto avviene razionalmente e quindi per ottenere la felicità da questa constatazione , che porta a superare l’ infelicità , ossia il punto di vista ristretto che prima si aveva . In politica é grosso modo la stessa cosa : abbiamo potenza e diritto limitati , ma potremmo provare ad acquisire diritto e potenza più ampi unendoci tutti insieme , sommando le nostre singole potenze e i nostri singoli diritti ; come comunità , avremo maggior potenza e quindi maggiori diritti . Per far questo occorre che i singoli individui si spoglino dei loro singoli diritti e delle loro singole potenze non in favore di un terzo ( come diceva Hobbes ) , ma in favore di se stessi : ognuno si priva della sua singola potenza e dei suoi singoli diritti per poi riacquisirli come comunità : non appena io cedo il mio diritto , subito lo recupero come membro della collettività , non rimane in mano ad un terzo . Anch’ io come singolo faccio parte del gruppo che detiene i diritti . Certo ci sono anche degli svantaggi : quando cedo i miei diritti di singolo per riacquisirli come collettività , non posso più fare come mi pare perchè non ne ho più il diritto , ma devo attenermi alle regole prese dalla comunità , di cui comunque faccio parte . Molto maggiore , secondo Spinoza , é il vantaggio : il diritto di cui partecipo come collettività ( proprio perchè somma di potenze ) é molto maggiore rispetto a quello di cui partecipavo come singolo . Da notare però che le leggi sono vincolanti : le leggi stabilite dalla comunità sono espressioni del volere di tutti , anche di chi non é d’ accordo : io posso non concordare come singolo , ma come membro della comunità non solo devo rispettarle , ma devo anche riconoscerle come espressione della mia volontà ; obbedendo ad esse obbedisco a me stesso perchè ho ceduto il diritto di singolo a me stesso come membro della collettività : mentre cedo il mio diritto di singolo perdo quello a fare quello che mi pare e devo agire come vuole la comunità ( come prescrivono le leggi ) ma ho acquisito un nuovo diritto : quello di determinare insieme agli altri la decisione collettiva . Cento anni dopo Spinoza , circa , Rousseau sosterrà tesi assai vicine a quelle del pensatore ebreo . Anche per Spinoza , come per Hobbes , non c’ é diritto alla ribellione perchè ribellarsi é andare contro alle decisioni prese dalla collettività , di cui io faccio parte : é come decidere una cosa e poi ribellarsi ad essa .”,”BIOx-190″
“BOLIS Luciano”,”Il mio granello di sabbia.”,”Cenni sulla Casa dello Studente”,”ITAR-143″
“BÖLL Heinrich”,”Il mestiere inspiegabile. La scrittura come contemporaneità. Dialogo con Heinrich Vormweg.”,”Heinrich BÖLL (Coloni 1917, Bonn 1985) popolare scrittore tedesco, premio Nobel nel 1972. Tra le sue opere: ‘Foto di gruppo con signora’, ‘L’onore perduto di Katharina Blum’, ‘Il treno era in orario’, ‘Opinioni di un clown’.”,”GERS-013″
“BOLL Michael M.”,”The Petrograd Armed Workers Movement in the February Revolution (February-July, 1917). A Study in the Radicalization of the Petrograd Proletariat.”,”Introduction, Conclusion, Appendix, Bibliography, Footnotes, Index of Names,”,”RIRx-044-FL”
“BÖLL Heinrich”,”L’onore perduto di Katharina Blum, ovvero Come può nascere e dove può condurre la violenza.”,”BÖLL Heinrich è nato a Colonia nel 1917. In Italia sono state pubblicate varie sue opere presso le edizioni Einaudi. Heinrich BÖLL (Colonia 1917, Bonn 1985) popolare scrittore tedesco, premio Nobel nel 1972. Tra le sue opere: ‘Foto di gruppo con signora’, ‘L’onore perduto di Katharina Blum’, ‘Il treno era in orario’, ‘Opinioni di un clown’. Ecco una breve sintesi del romanzo L’onore perduto di Katharina Blum, di Heinrich Böll: ‘La vicenda: Katharina Blum, una cameriera di Colonia, si innamora di Ludwig Götten, un rapinatore di banche ricercato dalla polizia. Dopo aver trascorso una notte con lui, viene arrestata e interrogata. Un giornale scandalistico, Die Zeitung, la dipinge come una complice e una comunista, rovinando la sua reputazione e la sua vita. Katharina, esasperata, uccide il giornalista Walter Tötges, autore degli articoli diffamatori, e si costituisce alla polizia. La critica: Il romanzo è una denuncia dello strapotere della stampa, che manipola e deforma la realtà, violando la privacy e la dignità delle persone. Böll si ispira al caso di Ulrike Meinhof, una terrorista della RAF, e al giornale Bild, che la attaccò duramente. Il romanzo è scritto come una cronaca giudiziaria, con un linguaggio preciso e asettico, che contrasta con le emozioni e le sofferenze dei personaggi. Il messaggio: Il romanzo mostra come la violenza possa nascere e diffondersi in una società in cui i media sono corrotti e irresponsabili, e in cui i diritti umani sono calpestati. Katharina Blum è una vittima innocente, che reagisce all’ingiustizia con un gesto estremo, ma comprensibile. Böll invita il lettore a riflettere sul ruolo dell’informazione e sulla responsabilità civile. Il film: Dal romanzo è stato tratto un film nel 1975, diretto da Volker Schlöndorff e Margarethe von Trotta, con Angela Winkler nel ruolo di Katharina Blum. Il film è fedele al libro, e ne riprende lo stile documentaristico e la critica sociale. Il film ha avuto un buon successo di pubblico e di critica, e ha vinto il premio BAFTA come miglior film straniero’. (f. copil.)”,”VARx-053-FSD”
“BÖLL Heinrich”,”Perché la città si è fatta straniera. Dialoghi con Heinrich Vormweg.”,”Heinrich Böll (Colonia 1917-Bonn 1985) premio Nobel nel 1972, è tra i più noti e popolari romanzieri tedeschi del dopoguerra. Possiamo ricordaer ‘Opinioni di un clown’ (1963) e ‘Foto di gruppo con signora’ (1971).”,”VARx-068-FSD”
“BOLLATI Giulio”,”L’italiano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione.”,”Questo libro è una raccolta di saggi scritti in occasioni diverse, preceduta da una lunga “”digressione”” , come la definisce l’A, sul trasformismo. BOLLATI-G ricerca in questi scritti “”il carattere degli italiani”” da lui inteso come l’immagine che la nazione (e per essa i suoi politici e scrittori) ha cercato di dare di sè nel processo di formazione dell’ Unità e nel corso degli sviluppi successivi. BOLLATI-G (San Pancrazio Parmense 1924 – Torino 1996) ex normalista, ha dedicato la sua attività al lavoro editoriale, pria presso EINAUDI e MONDADORI, poi, dal 1987, come amministratore delegato della BOLLATI BORINGHIERI. Ha pubblicato da EINAUDI saggi comparsi nella “”Storia d’Italia”” e le voci “”MANZONI”” e “”ALFIERI”” edite nell’ “”Albero della Rivoluzione”” (TORINO, 1989). Sempre per EINAUDI, ha curato le edizioni delle “”Tragedie”” di MANZONI-A (1965)”,”ITAS-013″
“BOLLATI Ambrogio”,”Il Congo Belga.”,”BOLLATI era senatore del regno.”,”AFRx-020″
“BOLLATI DI SAINT PIERRE Eugenio”,”La rivoluzione Russa vista da Pietrogrado. Cronistoria degli avvenimenti. Volume primo.”,”Eugenio Bollati di Saint Pierre, Contrammiraglio Una cronaca ferocemente anti-bolscevica e pro ancien regime: “”… la pace di Brest Litowski, conchiusa colla Germania dal famigerato governo massimalista, con a capo quei carnefici del loro paese, che si chiamano Oulianoff e Bromstein, alias Lenin e Trotzki. La storia si incaricherà di far loro il processo, nel quale saranno coinvolti quei dirigenti della Germania colpevoli di aver perpretato sopra un popolo un delitto, che non ha esempio nella storia del mondo e del pari giudicherà ‘quella nazione che, di sottomano, aiutò lo scoppio della rivoluzione'”” (pag 39)”,”RIRx-186″
“BOLLOTEN Burnett”,”El gran engaño.”,”Manuel FRAGA IRIBARNE è direttore del Instituto de Estudios Politicos. “”Il piccolo proprietario leale- dichiarava il giornale socialista Claridad, portavoce della UGT- non deve essere forzato ad entrare nelle fattorie collettive, però deve prestare generoso aiuto tecnico, economico e morale a tutta l’ iniziativa spontanea in favore della collettivizzazione”” (pag 238) leal”,”MSPG-108″
“BOLLOTEN Burnett”,”The Spanish Revolution. The Left and the Struggle for Power during the Civil War.”,”Burnett Bolloten (1909-1987) was a Unided Press correspondent in Spain during the war, and it was then that he began his lifelong practice of collecting original documents relating to the conflict. By invitation, he was a lecturer and director of research on the Spanish Civil War and revolution, for three years, at the Institute for Hispanic and Luso-Brazilian Studies at Stanford University. Foreword by Raymond Carr, Preface, Author’s Note, Acronyms and Other Abbreviations, Some Leading Participants, Notes, Appendixes, Bibliography, Acknowledgments, Index, Maps, 1. Division of Spain, 20 july 1936, 7 november 1936, 8 february 1937, 15 april 1938, march 1939″,”MSPG-043-FL”
“BOLLOTEN Burnett”,”The Spanish Civil War. Revolution and Counterrevolution.”,”Burnett Bolloten (1909-1987) was a Unided Press correspondent in Spain during the war, and it was then that he began his lifelong practice of collecting original documents relating to the conflict. By invitation, he was a lecturer and director of research on the Spanish Civil War and revolution, for three years, at the Institute for Hispanic and Luso-Brazilian Studies at Stanford University. Foreword by Stanley G. Payne, Preface, Author’s Note, Acronyms and Other Abbreviations, Leading Participants, Notes, Bibliography, Acknowledgments, Index, Maps, 1. Division of Spain, 20 july 1936, 7 november 1936, 8 february 1937, 15 april 1938, march 1939″,”MSPG-055-FL”
“BOLOGNA Sergio CARPIGNANO P. NEGRI A.”,”Crisi e organizzazione operaia.”,”Il saggio di BOLOGNA si intitola ‘Moneta e crisi: Marx corrispondente della ‘New York Daily Tribune’. BOLOGNA insegna storia del movimento operaio all’Univ di Padova. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui ‘La Chiesa Confessante sotto il nazismo’ (FELTRINELLI, 1967) e ha collaborato al volume collettaneo ‘Operai e Stato’ (FELTRINELLI, 1972). Fa parte del comitato direttivo della rivista ‘1° Maggio’.”,”MADS-154″
“BOLOGNA Sergio”,”La Chiesa confessante sotto il nazismo 1933 – 1936.”,”Sergio BOLOGNA incentra il suo lavoro (frutto della propria tesi di laurea) sul gruppo protestante che solo tentò di impostare un’ opposizione (radicata anche nella tradizione luterana) al regime nazista. I protagonisti, i leader di questo gruppo, che prese nome di ‘ chiesa professante’ sono il teologo svizzero Karl BARTH, considerato il massimo esponente della teologia evangelica del secolo, e il pastore Martino NIEMÖLLER, ex sommergibilista, ex-nazista, e poi simbolo dell’ opposizione protestante a HITLER.”,”GERR-009″
“BOLOGNA Sergio MATTEUCCI Renato ECKELMANN BATTISTELLO Cecilia NEGRI Luigi PERASSO Giuseppe BUSSOLO Maurizio LEONIDA Giovanni NERLI Francesco PERISSICH Luigi PEZZOTTA Savino BERSANI Pierluigi, interventi di”,”Il trasporto internazionale di container, la portualità italiana, la logistica. Atti del convegno.”,”BOLOGNA Sergio MATTEUCCI Renato ECKELMANN BATTISTELLO Cecilia NEGRI Luigi PERASSO Giuseppe BUSSOLO Maurizio LEONIDA Giovanni NERLI Francesco PERISSICH Luigi PEZZOTTA Savino BERSANI Pierluigi, interventi di Competizione dei porti mediterranei con Anversa e Rotterdam. “”Un esperto italiano di problemi portuali, l’ ing. Trotta di Marconsult, ha dimostrato in un articolo pubblicato sull’ ultimo numero dell’ ‘International Journal of Maritime economics’ che il recupero di quote di mercato da parte dei porti mediterranei a scapito dei porti del Nord è più apparente che reale, cioè è un’illusione statistica determinata dalla presenza dei porti di transhipment, che contano i TEU due volte. Trotta prova a fare un confronto dei traffici container negli anni 1997-1999 tra i soli terminal non di transhipment (tra Le Havre, Rotterdam, Anversa, Zeebrugge, Amburgo e Bremerhaven da un lato e Valencia, Barcellona, Marsiglia, Genova, Livorno, La Spezia, Venezia e Koper dall’ altro), il risultato è il seguente (in milioni di TEU): 1997 Porti Nord 15341 Porti Sud 5192 Tot TEU 20533 1999 Porti Nord 17960 Porti Sud 6019 Tot TEU 23980 crescita 2619 827 3466 Come si vede, la crescita complessiva dei porti del Nordeuropa è molto più consistente.”” (pag 13)”,”ITAE-192″
“BOLOGNA Sergio”,”Nazismo e classe operaia, 1933-1993.”,”BOLOGNA Sergio, ha insegnato Storia del movimento operaio e della società industriale in diverse Università (Trento, Padova, Milano, Brema) tra il 1966 e il 1983. Ha diretto per alcuni anni la rivista Primo Maggio. Collabora con la Fondazione di storia sociale del XX secolo di Amburgo della cui rivista 1999. Zeitschrift für Sozialgeschichte è redattore. E’ membro del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia.”,”MGEK-089″
“BOLOGNA Sergio”,”Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale.”,”BOLOGNA Sergio (Trieste 1937) svolge attività di consulenza per istituzioni e grandi imprese. Ha coordinato il settore trasporto merci e logistica del Piano Generale dei Trasporti (1998-2000). E’ membro del Board di ACTA (Associazioni Consulenti Terziario Avanzato)”,”ITAE-232″
“BOLOGNA Sergio”,”Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale.”,”BOLOGNA Sergio (Trieste, 1937) svolge attività di consulenza per istituzioni e grandi imprese. E’ membro del Board ACTA.”,”ITAE-256″
“BOLOGNA Sergio”,”Tempesta perfetta sui mari. Il crack della finanza navale.”,”Alla memoria di Amanzio Pezzolo, portuale della Compagnia Unica di Genova Zeno d’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale Sergio Bologna già con il libro ‘Banche e crisi’ metteva in guardia il cluster ‘marittimo-portuale’ che i vento stava cambiando. Sergio Bologna, consulente, ha insegnato in diverse università. Ha pubblicato: ‘Ceti medi senza futuro?’ (2007), ‘Maggio ’68 in Francia (2008) con Giairo Daghini, ‘Le multinazionali del mare’ (2010). E’ presidente dell’Agenzia imprenditoriale Operatori Marittimi. Pier Paolo Poggio, storico, è direttore della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. Gian Enzo Duci è presidente di Federagenti, associazione degli agenti marittimi e dei broker italiani. Mario Sommariva è segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale. Roberto Prever ingegnere navale, direige la società di progettazione Naos Ship and Boat Design di Trieste.”,”ITAE-367″
“BOLOGNA Sergio / TAIT Serena / CARTOSIO Bruno / ANTONIOLI Maurizio BEZZA Bruno / BUONFINO Giancarlo”,”Moneta e crisi: Marx corrispondente della «New York Daily Tribune» (Bologna) / Alle origini del movimento comunista negli Stati Uniti: Louis Fraina teorico della azione di massa (Tait) / Note e documenti sugli Industrial Workers of the World (Cartosio) / Alcune linee interpretative per una storia dell’Unione Sindacale Italiana: un inedito di Armando Borghi (Antonioli, Bezza) / Il muschio non cresce sui sassi che rotolano: grafica e propaganda IWW (Buonfino).”,”Il primo saggio di S. Bologna ‘Moneta e crisi’ si incentra sulla crisi finanziaria del 1857 (studiata da Marx) in America e in Europa (in particolare Stati Uniti e Francia) “”All’inizio del 1855, sui numeri dell’11, 12, 20 e 25 gennaio della «Neue Oder Zeitung» e poi, a più riprese, nei mesi successivi, Marx affronta il problema delle crisi cicliche ed una serie di questioni legate alla riforma bancaria inglese del 1844. Erano le prime avvisaglie della grossa recessione degli anni 1856-58; era urgente analizzarne a fondo le cause. Novembre 1854-gennaio 1855 vengono datati i quaderni inediti di Marx su ‘Geldwesen, Kreditwsen, Krisen’ (Essenza del denaro, del credito, crisi): il rapporto tra forma denaro e crisi generale doveva essergli chiaro dunque prima dell’esperienza diretta della crisi del 1857. Tuttavia ci sembra legittimo individuare specificamente in questa esperienza un momento di svolta, centrato sul rapporto tra nascente progetto de ‘Il Capitale’ e rinnovata volontà di costruire praticamente le basi del partito rivoluzionario, operaio e internazionale. La stessa unità di fondo tra impianto teorico e progetto di partito non si sarebbe forse realizzata così solidamente senza aver vissuto, tallonato la crisi monetaria del 1857. Da queste premesse siamo partiti per rileggere gli articoli che sull’argomento Marx scrisse per la ‘New York Daily Tribune’ dal giugno 1856 al dicembre 1858 (1). La scarsa attenzione finora dedicata a questa parte dell’attività pubblicistica di Marx è plausibilmente dovuta alla rappresentazione che Marx medesimo ne diede. Ogni occasione è buona per esprimere il disprezzo verso il giornale: «Ieri ho visto di nuovo la NYT (settimanale). Il giornale non porta che ‘electoral dodge’ e lo farà ancora per mesi. Potremo impegnarci di nuovo seriamente con la NYT soltanto quando sarà finita questa merda delle elezioni presidenziali» (2). Esasperato per la riduzione dei compensi, che d’altronde erano l’unica sua fonte di reddito fisso allora, scrive ancora all’amico, il 23 gennaio 1857: «Pestare delle ossa, macinarle e cuocerne delle zuppe come i ‘paupers’ nei ‘workhouses’, ecco a che cosa si riduce il lavoro politico a cui si è bellamente condannati in un simile ‘concern’. Sono insieme consapevole che, asino come sono, ho fornito fin troppo a questi giovanotti, per il loro denaro, se non proprio in questi ultimi tempi, certo per anni (3). A Lassalle, il 12 novembre 1858, scrive di aver fatto tanti articoli in inglese da riempire due grossi volumi «de omnibus rebus et quibusdam aliis». Un lavoro occasionale, dunque, tutto imposto, fuori da un piano d’interessi? Un lavoro salariato, alienato? Un lavoro da fame? Certo. Sua moglie Jenny è esplicita con Conrad Schramm: «Karl lavora di giorno per provvedere al pane quotidiano e la notte per portare a termine la sua Economia» (lettera dell’8 dicembre 1857) (4). «Non sono padrone del mio tempo, ma piuttosto ne sono schiavo. Mi rimane per me stesso solo la notte». «Sono costretto ad uccidere il giorno con lavori per guadagnare. Mi resta solo la notte per dei ‘veri’ lavori» – scrive in due occasioni diverse a Lassalle. Eppure, proprio nell’ultima delle lettere citate, datata 21 dicembre 1857, si lascia sfuggire un’importante ammissione: «L’attuale crisi commerciale mi ha stimolato a preparare qualcosa anche sulla crisi nella stesura definitiva dei miei lineamenti fondamentali (‘Grundzüge’) dell’economia». La verifica di questa ammissione, il confronto cioè tra i materiali raccolti per gli articoli della NYDT, i giudizi contenuti negli articoli medesimi e il testo dei ‘Grundrisse’, la prova cioè che non esisteva affatto scissione tra il lavoro diurno e quello notturno è invece facile da trovare, si presenta ricca di risultati. Ma qui non si tratta di fare una semplice ricostruzione filologica, di catalogare meglio le fonti dei ‘Grundrisse’ e quindi de ‘Il Capitale’, qui si tratta invece di affermare la centralità politico-teorica dell’analisi – pur condizionata dall’occasione giornalistica – della crisi monetaria del 1857. Assumere questa ipotesi non è certo una scoperta originale. Rosdolsky, con la consueta acutezza, aveva formulato un suggerimento preciso in tal senso: «L’interruzione causata nel lavoro intorno alla ‘Critica dell’economia politica’, fra l’estate del 1852 e l’autunno del 1856, dall’attività pubblicistica di Marx non significa che gli studi compiuti a questo fine non abbiano avuto importanza per la sua opera economica. Al contrario, poiché molte delle sue corrispondenze trattavano dei ‘principali avvenimenti economici in Inghilterra e sul continente’, Marx dovette ‘familiarizzarsi con particolari pratici’ che, pur ‘esulando dalla scienza dell’economia politica in senso proprio’, gli riuscirono tuttavia utili per l’avvenire e basti accennare ai numerosi articoli sulla congiuntura economica, sulle questioni di politica commerciale, sul movimento operaio e sugli scioperi in Inghilterra». E ancora «E’ oltremodo caratteristico che la decisione immediata di metter per iscritto il ‘Primo Abbozzo’ e l’ansia febbrile con cui essa venne attuata (il tutto era pronto in nove mesi, fra il luglio del 1857 e il marzo del 1858!) siano state dovute principalmente allo scoppio della crisi economica del 1857». Quindi, concluide Rosdolsky, «varrebbe la pena di raffrontare con cura i temi storico-economici svolti da Marx negli articoli sulla ‘New York Tribune’ da un lato e nel ‘Capitale’ dall’altro» (5)] [(1) (…) Gli scritti e le lettere di Marx di cui si farà cenno sono contenuti nei voll. 12 e 29 dei Marx Engels ‘Werke’, Dietz Verlag, Berlin, 1963 e 1967. Per le opere maggiori di Marx si sono seguite le seguenti edizioni italiane: ‘Il Capitale’, ed. Rinascita, Roma, 1956 sgg; ‘Lineamenti fondamentali per la critica dell’economia politica’, Ed. Riuniti, Roma, 1963; ‘Per la critica dell’economia politica’, Ed. Riuniti, Roma, 1969, ‘Miseria della filosofia’, Id., 1969, ‘Le lotte di classe in Francia’, Id., 1962; ‘Carteggio Marx-Engels’, Ed. Rinascita, Roma, 1950; (2) Carteggio, II, p. 437; (3) Ibid., III, p. 18; (4) ‘Werke’, 29, Bd.; R. Rosdolsky, ‘Genesi e struttura del “”Capitale”” di Marx’, Laterza, Bar, 1971, pp. 27-8. Cfr. inoltre le annotazioni di Tronti nell’introduzione agli ‘Scritti inediti’ ecc., XVII sgg.] (pag 1-2) [Sergio Bologna, “”Moneta e crisi: Marx corrispondente della «New York Daily Tribune»””, Milano, n.1, 1973] (pag 1-2)”,”MUSx-311″
“BOLOGNA Sergio FERRARI BRAVO Luciano GAMBINO Ferruccio GOBBINI Mauro NEGRI Antonio RAWICK George P.”,”Operai e Stato. Lotte operaie e riforma dello stato capitalistico tra rivoluzione d’Ottobre e New Deal.”,”Gli autori di questi saggi lavorano o hanno lavorato nell’Istituto di Scienze politiche e sociali della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova. Sergio Bologna, che insegna Storia del movimento operaio, ha già pubblicato per la Feltrinelli il volume La Chiesa Confessante sotto il nazismo (1933-1936), ed è noto per numerosi saggi di storia del movimento operaio europeo. Di Luciano Ferrari Bravo, assistente ordinario di Dottrina dello stato, è uscito sempre per la Feltrinelli il volume Stato e sottosviluppo; il caso del Mezzogiorno italiano. Ferruccio Gambino, che insegna Sociologia del lavoro, ha in preparazione il volume Classe operaia e stato negli USA, 1945-1970. Mauro Gobbini è esperto della storia delle idee economiche nei paesi anglosassoni. Antonio Negri, che insegna Dottrina dello stato, ha pubblicato numerosi saggi di storia del pensiero politico e giuridico. George P. Rawick ha lavorato all’Università del Michigan e ora insegna all’Università di St. Louis; il suo libro Lo schiavo americano dal tramonto all’alba sulla formazione della comunità nera durante la schiavitù negli USA, è un contributo fondamentale. I problemi trattati sono molti: le teorie sul partito e la composizione di classe dalla Bernstein-Debatte a cavallo del secolo all’ondata rivoluzionaria consiliare del primo dopoguerra, le teorie dello sviluppo capitalistico in Keynes e le loro applicazioni nel New Deal rooseveltiano, il grande sciopero inglese del 1926 e l’ondata di lotte negli Stati Uniti. ‘Marx sul ciclo e la crisi’ di Antonio Negri (pag 191-233)”,”MUSx-044-FL”
“BOLOGNA Corrado”,”Tradizione e fortuna dei Classici italiani. Volume I. Dalle origini al Tasso.”,”Corrado Bologna, nato a Torino il 26/11/1950, ha studiato a Roma e dal 1987 insegna Filologia romanza nell’Università di Chieti.”,”ITAG-021-FL”
“BOLOGNA Corrado”,”Tradizione e fortuna dei Classici italiani. Volume II. Dall’Arcadia al Novecento.”,”Corrado Bologna, nato a Torino il 26/11/1950, ha studiato a Roma e dal 1987 insegna Filologia romanza nell’Università di Chieti.”,”ITAG-022-FL”
“BOLOGNA Sergio FERRARI BRAVO Luciano GAMBINO Ferruccio GOBBINI Mauro NEGRI Antonio RAWICK George P.”,”Operai e Stato. Lotte operaie e riforma dello stato capitalistico tra rivoluzione d’Ottobre e New Deal.”,”Gli autori di questi saggi lavorano o hanno lavorato nell’Istituto di Scienze politiche e sociali della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova. Sergio Bologna, che insegna Storia del movimento operaio, ha già pubblicato per la Feltrinelli il volume La Chiesa Confessante sotto il nazismo (1933-1936), ed è noto per numerosi saggi di storia del movimento operaio europeo. Di Luciano Ferrari Bravo, assistente ordinario di Dottrina dello stato, è uscito sempre per la Feltrinelli il volume Stato e sottosviluppo; il caso del Mezzogiorno italiano. Ferruccio Gambino, che insegna Sociologia del lavoro, ha in preparazione il volume Classe operaia e stato negli USA, 1945-1970. Mauro Gobbini è esperto della storia delle idee economiche nei paesi anglosassoni. Antonio Negri, che insegna Dottrina dello stato, ha pubblicato numerosi saggi di storia del pensiero politico e giuridico. George P. Rawick ha lavorato all’Università del Michigan e ora insegna all’Università di St. Louis; il suo libro Lo schiavo americano dal tramonto all’alba sulla formazione della comunità nera durante la schiavitù negli USA, è un contributo fondamentale. I problemi trattati sono molti: le teorie sul partito e la composizione di classe dalla Bernstein-Debatte a cavallo del secolo all’ondata rivoluzionaria consiliare del primo dopoguerra, le teorie dello sviluppo capitalistico in Keynes e le loro applicazioni nel New Deal rooseveltiano, il grande sciopero inglese del 1926 e l’ondata di lotte negli Stati Uniti.”,”MUSx-006-FV”
“BOLOGNE Maurice, con José FONTAINE Guy DESOLRE Robert DEVLEESHOUWER”,”L’ insurrection prolétarienne de 1830 en Belgique.”,”I testi di Maurice BOLOGNE José FONTAINE Guy DESOLRE Robert DEVLEESHOUWER sono già apparsi su ‘Critique politique’ n° 9 del luglio 1981 L’ influenza della rivoluzione di Parigi. Il ruolo della stampa. “”Martedi 27 luglio 1830, gli operai stampatori di Parigi diedero il segnale della rivolta. Due giorni dopo, il popolo fu padrone della città. L’ emozione che questa novità provoca nelle province belghe dei Paesi Bassi è indescrivibile. I resoconti sia orali che scritti della vittoria operaia erano ascoltati e letti con il più grande entusiasmo. I giornali, tirati in migliaia di esemplari, non bastavano a soddisfare la curiosità della massa. Dei pamphlets scritti in fiammingo riproducevano i racconti della stampa francese e creavano un’ effervescenza generale nei centri operai delle Fiandre.”” (pag 58-59) Maurice BOLOGNE (1900-1984) è il fondatore della Societé historique pour la Defense et l’ Illustration de la Wallonie (1938) che divenne l’ Institut Jules Destrée nel 1960.”,”MHLx-027″
“BOLT Robert”,”Un uomo per tutte le stagioni.”,”‘Robert Bolt iniziò la sua attività letteraria verso il 1950, come autore di testi radiofonici, alcuni dei quali per ragazzi. (…) nel 1960 [scrive] ‘A Man for all Season’, che ripropone in forma tutta moderna ma con essenziale fedeltà, l’affascinante figura di Tommaso Moro. Delle molte prospettive con cui questi è entrato nella storia – il grande umanista, l’ironico e appassionato autore di ‘Utopia’, l’ambasciatore e cancelliere del Re d’Inghilterra, il fraterno amico di Erasmo – Bolt sceglie quella più ardua e difficile dell’«obiettore di coscienza», dell’oppositore strenuo e rigoroso, in nome delle proprie convinzioni di cattolico, al dispotismo di Enrico VIII che lo vorrebbe consenziente alle sue ambizioni di supremazia sulla Chiesa di Roma. Ed è singolare come, malgrado alcune inesattezze storiche e teologiche e la sua posizione chiaramente esistenzialistica e immanentistica, questo autore dichiaratamente “”non cattolico e neppure, in senso stretto’, cristiano””, ma attento assertore dell’inviolabilità dell’io individuale, riesca a penetrare con tanta finezza le ragioni di estrema coerenza morale, rigorosa fino all’eroismo (…)”” (dalla presentazione, in apertura); “”More: [A Cromwell, l’accusa, ndr] “”La legge non è una torcia atta a far lume a voi o a chicchessia. La legge non è in alcun modo uno strumento. [Al Presidente dei Giurati] La legge è una strada maestra dove il cittadino deve sentirsi sicuro di poter camminare senza pericolo. [Sempre rivolto al Presidente dei Giurati, in tono vibrato] In materia di coscienza…”” (pag 197); “”More [guardando il Presidente dei Giurati] A che scopo? Ormai sono un uomo morto. [A Cromwell] L’avete raggiunto, finalmente, quel che vi eravate proposto. Perché ciò per cui mi avete perseguito non erano le mie azioni, ma le mie convinzioni. E’ una lunga strada quella che voi avete aperto in tal modo. Si incomincerà col rinnegare le proprie convinzioni e si finirà per non avere più convinzioni. Dio abbia misericordia dei popoli i cui statisti percorreranno la vostra strada”” (pag 202)’] [ISC Newsletter N° 81] ISCNS81TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”VARx-593&#8243;
“BOLTANSKI Christophe, fotografie di Patrick ROBERT”,”Minerais de Sang. Les esclaves du monde moderne.”,”BOLTANSKI C. è un grande reporter del Nouvel Observateur. “”Je voulais assister à l’enfûtage, une procédure longue et fastidieuse qui consistait à peser de vieux bidons, les remplir jusqu’à ras bord de cassitérite, sceller leur couvercle, poser un plomb, recalculer leur poids et les charger dans un conteneur, tout cela en présence de six ou sept fonctionnaires venus délivrer un certificat d’exportation, percevoir diverses taxes et toucher, au passage, un “”petit billet””. Cette dernière perspective expliquait l’extrême assiduité des agents de l’Etat à cette cérémonie. “”Ils prennent tous quelque chose, m’avait expliqué un transitaire, Sinon, ils ne se déplacent pas et ça bloque le camion””. A’ chaque mise en fûts, les comptoirs découvraient de nouveaux services, de nouveaux sigles. “”La DGM arrive. L’OCC, l’OFIDA et le CEEC sont déjà là. Il y a aussi le DERC, mais on ne sait pas encore ce que c’est””, déclara le directeur technique d’Amur, un type menu, assez suspicieux. Il ne cessait de répéter: “”On nous accuse d’acheter la cassitérite aux ‘Interahamwe’, mais c’est vous, les grands pays, qui leur fournissez des armes””. (…) Malgré cette vigilance, cet eongorgement bureaucratique, la moitié du minerai du Kivu passait la frontière en contrebande, souvent à l’incitation de ceux-là mêmes qui étaient chargés de la surveiller, en échange d’autres “”petits billets””. Dans la cour, des ouvriers, payés 2,5 dollars par jour, trimaient sous un soleil brûlant, pieds nus, les vêtements déchirés, maculés de poussières. (…)”” (pag 198)”,”CONx-191″
“BOLZONI Giacomo”,”John Lennon. Uccidere il mito.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. È membro corrispondente dell’Ehess. Giacomo Bolzoni è nato e vive a Milano. Musicista elettronico, appassionato di storia della musica pop, si occupa di formazione digitale soprattutto in ambito multimediale”,”BIOx-389″
“BOMBACCI Annamaria”,”Nicola Bombacci rivoluzionario, 1910-1921.”,”Il PCI espelle Nicola BOMBACCI nel 1928. BOMBACCI (nato nel 1879) è il prozio di Annamaria, l’ autrice.”,”MITS-171″
“BOMPIANI Giorgio PREPOSITI Clemente”,”Le ali della guerra.”,”””Ma mentre l’aviazione s’imponeva così all’attenzone generale, nessuno ancora aveva pensato a coordinare sistematicamente gli sforzi e ad organizzarne l’impiego”” (pag 10, prefazione)”,”QMIP-013-FV”
“BONA Giorgio”,”Sangue di tutti noi.”,”‘L’omicidio di Mario Acquaviva. 11 luglio 1945, ore 18.10: cinque colpi d’arma da fuoco uccidono, nelle parole dei due attentatori, una spia fascista. Da allora, omertà e silenzio avvolgono la vicenda di un personaggio che la Storia ha tentato di cancellare’ (quarta di copertina) ‘La Resistenza non è stata come ce l’hanno raccontata prima gli apolegeti vicino al PCI, poi, in senso contrario, i revisionisti. E’ scomparso nel nulla tutto un filone antifascista che professava convinzioni eretiche: anarchici, militanti di Stella Rossa (Torino) o di Bandiera Rossa (Roma), bordighisti, socialisti massimalisti, trotskisti. La storia cruda e drammatica della progressiva denigrazione di Mario Acquaviva, militante del Partito Comunista Internazionalista, fino al suo assassionio, subito dopo la Liberazione, è emblematica di tante altre storie. Da sempre gli stalinisti, anche dopo aver cambiato pello, casacca e ideologia, hanno trattato i rivali di sinistra da fascisti e provocatori. “”Pidocchi nella criniera di un cavallo di razza””, disse qualcuno’ (Valerio Evangelisti) [quarta di copertina] Giorgio Bona, nato nel 1956, lavoro alla segreteria politica dell’Assessorato al Lavoro e Formazione Professionale della Provincia di Alessandria. Ha tradotto racconti e fiabe dal russo.”,”ITAR-234″
“BONACASA Nicolò a cura; contributi di Roberto SINIGAGLIA Franco DELLA-PERUTA Emilio COSTA Nicolò BONACASA Francesco SURDICH Giovanni B. VARNIER Augusta MOLINARI Sandro ANTONINI Marco DORIA Paolo ARVATI Philip COOKE Raimondo RICCI Mario AGOSTINELLI e altri”,”Il contributo del movimento operaio genovese allo sviluppo socio-economico e alla democrazia: 150 anni di storia. Atti del convegno svoltosi a Genova il 29 e 30 settembre 2004.”,”Contributi di Roberto SINIGAGLIA Franco DELLA-PERUTA Emilio COSTA Nicolò BONACASA Francesco SURDICH Giovanni B. VARNIER Augusta MOLINARI Sandro ANTONINI Marco DORIA Paolo ARVATI Philip COOKE Raimondo RICCI Mario AGOSTINELLI e altri “”Pochi giorni fa leggevo un numero de Il Ponte, la rivista fondata e diretta per molti anni da Piero Calamandrei, che scrisse pure una poesia famosa, la stessa che si trova riprodotta nell’ atrio di questa Stazione marittima: Lo avrai camerata Kesselring. Dalle pagine della rivista, Calamandrei aveva chiesto ad alcuni storici che non facessero mancare il loro contributi allo studio del ventennio. Ebbene, puntuale giunse la risposta di Delio Cantimori, che in sostanza affermò: “”Io la mia collaborazione non mi sento di darla, perché nonostante tutto per moltissimi di noi il fascismo ha rappresentato qualcosa””. Ed è vero. Com’è altrettanto vero che quando la stragrande maggioranza della popolazione cominciò ad accorgersi di che cosa fosse il fascismo, cioè con il 1943 e dopo l’ 8 settembre, c’è stata una reazione: prima gli oppositori erano davvero pochi e disponevano di mezzi irrisori. Certo esistevano dei gruppi, per esempio i fuoriusciti a Parigi o i comunisti all’ interno; esistevano il confino e le carceri, in cui scontavano pene variabili gli antifascisti ma, se rapportati alla massa, rappresentavano un’ esigua minoranza senza reali prospettive. Quindi, per acquisire una coscienza politica tra il 1943 e il 1945 ci volle coraggio, tempo e spesso la maturazione avvenne a seguito di tragiche esperienze personali. Nel marzo 1944, a Genova e più in generale in Liguria, era in formazione un embrione di coscienza politica, non una coscienza politica generalizzata.”” (pag 125)”,”MITT-171″
“BONACASA Nicolò a cura”,”La guerra in Iraq ed il “”Nuovo Ordine Mondiale””.”,”Contiene l’ articolo ‘L’ Europa e la guerra’ tratto da ‘Lotta comunista’ La nozione di “”imperialismo”” (pag 42) Ultraimperialismo, superimperialismo e concorrenza interimperialista. (pag 47)”,”RAIx-206″
“BONACCHI Gabriella M. DE MASI Guido MARRAMAO Giacomo PELINO Antonio Cesare RUSCONI Gian Enrico TELO’ Mario VACCA Giuseppe”,”Teoria e prassi della organizzazione consiliare. Da Weimar al New Deal.”,”Nel saggio di Gian Enrico Rusconi ‘Weimar: il ciclo di lotta 1919-1926 come reazione al fallimento consigliare’ c’è un’analisi del movimento degli scioperi in Germania (numero di conflitti di lavoro, giornate di lavoro perdute, salari ecc.) Il saggio della Bonacchi ‘Teoria marxista e crisi: i “”comunisti dei consigli”” tra New Deal e fascismo si occupa anche della posizione degli IWW negli Stati Uniti e del dibattito sulla teoria del crollo del capitalismo. Il saggio di Vacca si occupa delle posizioni di Korsch, quello di Telò di Gramsci. “”Rispondendo alle critiche mossegli dal “”luxemburghiano”” Sternberg, Grossmann aveva poi, sul terreno dello spinoso “”problema della trasformazione dei valori in prezzi”” (114), operato una serie di importanti precisazioni intorno al senso da attribuire alla sua critica dell”Accumulazione del capitale’ e al “”modello”” teorico elaborato nella sua opera sul crollo, che già aveva suscitato vivaci polemiche. Prendendo le mosse dalla “”hegeliana”” nozione di scienza di Marx come conoscenza dell'””essenza nascosta”” e dei “”nessi interni”” dei fenomeni empirici, aveva costruito uno “”schema astratto”” (rigorosamente fondato sulla teoria del valore) di funzionamento del processo di accumulazione che conduceva necessariamente al crollo del sistema, in conseguenza della caduta del saggio del profitto determinata dall’aumento della composizione organica del capitale. Ma il carattere necessitante della tendenza alla “”crisi mortale”” all’interno dello schema di valore non era ricondotto a un accidente esterno (come nelle teorie esogene della crisi) bensì alla struttura dicotomica della stessa “”forma cellulare”” (‘Zellenform’) del sistema: la merce, da cui derivava la dimidiazione del lavoro in lavoro astratto, produttore di valori di scambio, e lavoro concreto, produttore di valori d’uso (che Grossmann poneva a base del carattere “”bidimensionale”” della critica dell’economia politica) (115). Dall’insieme di queste premesse teorico-metodologiche conseguiva la “”necessaria connessione interna”” di teoria dell’accumulazione, teoria del valore e teoria del crollo. Grossmann aveva dunque inteso, marxianamente, rintracciare nella purezza di un processo produttivo (e riproduttivo) capitalistico senza “”attriti”” esterni la “”possibilità generale”” della crisi. La “”‘forma più astratta della crisi’ (e quindi la possibilità formale della crisi)””, aveva infatti scritto Marx, “”è la stessa ‘metamorfosi della merce'””; in essa è contenuta, “”solo come movimento sviluppato, la contraddizione, inclusa nell’unità della merce, fra valore di scambio e valore d’uso, e poi fra denaro e merce”” (116). Ma le relazioni stabilite al livello del “”capitale complessivo”” – astrazione indispensabile alla comprensione e all’esposizione scientifica del materiale empirico -, all’interno del quale il “”‘rapporto diretto’ fra le diverse componenti del capitale e il lavoro vivo non è connesso con i fenomeni del processo di circolazione, non scaturisce da esso, ma dal ‘processo di produzione immediato’, ed il rapporto tra capitale ‘costante’ e ‘variabile, la cui differenza è fondata solo sul loro rapporto col lavoro vivo”” (117), definiscono soltanto la possibilità generale, astratta, della crisi, “”senza un contenuto, senza un movente significativo della medesima””. La ‘potentia’ della crisi, “”la ‘metamorfosi’ formale del capitale stesso, la separazione temporale e spaziale di compra e vendita””, non era dunque altro che “”la ‘forma più generale’ della ‘crisi’, quindi la crisi stessa nella sua ‘espressione più generale”” e non la “”causa della crisi”” (118). La ‘forma’ della crisi non conteneva, secondo Marx, la via attraverso la quale questa ‘potentia’ della crisi diventa ‘realtà’, poiché, risultando le crisi da “”‘variazioni di prezzo’ e da ‘rivoluzioni di prezzo'”” non coincidenti con le “”‘variazioni di valore’ delle merci””, esse non potevano naturalmente essere spiegate “”nell’esame del capitale ‘in generale’, in cui presuppongono prezzi ‘identici’ ai ‘valori’ delle merci”” (119). Soltanto le “”‘condizioni generali’ della crisi”” dovevano quindi, in quanto indipendenti dalle oscillazioni dei prezzi e del mercato, venir spiegate sulla base delle “”condizioni generali della produzione capitalistica”” (120)”” [Gabriella M. Bonacchi, ‘Teoria marxista e crisi: i “”comunisti dei consigli”” tra New Deal e fascismo’] [(in) Aa.Vv., Teoria e prassi della organizzazione consiliare. Da Weimar al New Deal, Milano, 1976] [(114) Cfr. F. Sternberg, ‘Eine Umwälzung der Wissenschaft? Kritik des Buches von Henryk Grossmann “”Das Akkumulations- und Zusammenbruchsgesetz des kapitalischen Systems””. Zugleich eine positive Analyse des Imperialismus’, Berlin, 1930, e la risposta di Grossmann (…); (115) Si veda in proposito H. Grossmann, ‘Marx, die klassische Nationalökonomie und das Problem der Dynamik’, Frankfurt am Main, 1969 (trad. it., Marx, l’economia politica classica e il problema della dinamica’, Bari, 1971; (116) K. Marx, ‘Theorien über den Mehrwerth, Mew 26/2, p. 510, trad. it. ‘Teorie sul plusvalore’, II, Roma, 1973, pp. 551-552; (117) Ivi, pp. 581-581 (trad. it. p. 625); (118) Ivi, p. 515 (557); (119) Ibidem (556); (120) Ivi, p. 516 (557)]] (pag 105-106) Leggere e inserire”,”MGEK-113″
“BONACCI Giovanni”,”L’ Italia vittoriosa e le terre redente.”,”L’A cita a pag 140 il libro di G. AGNELLI e A. CABIATI, Federazione europea o lega delle nazioni?. BOCCA. TORINO, 1918″,”ITQM-055″
“BONACCINI Marina CASERO Renza”,”La Camera del Lavoro di Milano dalle origini al 1904.”,”Regione Lombardia, Biblioteca di storia lombarda moderna e contemporanea, Studi e Ricerche. Comitato direttivo: Marino BERENGO, Franco DELLA-PERUTA, Aldo DE-MADDALENA Sandro FONTANA Giulio GUDERZO Francesco TRANIELLO Gianfranco VENE’ Sergio ZANINELLI”,”MITT-305″
“BONACINA Giorgio a cura”,”L’ atomica di Hiroshima.”,”””Ma gli esperimenti atomici nell’ atmosfera, con ordigni nucleari anche migliaia di volte più potenti dei due che hanno annientato Hiroshima e Nagasaki, sono continuati per moltissimi anni dopo la fine del conflitto. Nel 1961, l’ anno in cui l’ Unione Sovietica ha sperimentato la bomba all’ idrogeno più terribile di tutte, di una potenza pari a quella di 57 megaton, ossia 57 milioni di tonnellate di tritolo – il timore del fall-out ha toccato l’ acme in tutto il mondo (…). Cinque anni prima, del resto, il dottor Caster aveva constatato, dopo aver fatto compiere una lunga indagine d’ équipe, che nelle ossa dei bambini americani la radioattività era in costante aumento (…). Il 24 gennaio 1970 il professor Ernest Sternglass dell’ Università di Pittsburgh ha fatto una rivelazione agghiacciante dai microfoni della Televisione Indipendente Britannica: le esplosioni nucleari del dopoguerra hanno ucciso indirettamente 1 milione di bambini, dei quali 400.000 negli Stati Uniti e 100.000 in Gran Bretagna.”” (pag 79-81)”,”JAPx-058″
“BONACINA Giorgio”,”Obiettivo: Italia. I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945.”,”(pag 158-159) Bombardamenti sulle tre più importanti città del Nord “”Consideriamo adesso, rimanendo in termini di nuda e fredda statistica, le valutazioni degli inglesi. Il Ministero dell’Aria comunicò che circa 1.600 tonnellate di bombe esplosive e incendiarie erano state sganciate sulle tre più importanti città dell’Italia Settentrionale nel corso di 1.336 sortite, svolte quasi esclusivamente dai quadrimotori: ciò equivaleva ad ammettere, almeno di fronte a chi aveva orecchie per intendere, che una buona metà di quelle sortite era andata a vuoto, a causa soprattutto della difficoltà di superare le Alpi nell’imminenza dell’inverno (gli equipaggi s’erano meravigliati di aver subito così poche perdite nonostante le intemperie e i lunghi voli sul territorio nemico); a Torino 70 fabbriche erano state danneggiate, e così 24 edifici pubblici; a Genova il 40% dei moli era stato reso inservibile «per un certo tempo»; complessivamente, sempre però nei limiti di «un certo tempo», era stato bloccato un terzo della produzione industriale a Torino, Milano e Genova. Nemmeno la più accurata delle indagini potrebbe appurare per intero, in un mare di discordanze, la verità. Avvenne tuttavia un fatto paradossale. Mentre il Governo italiano sopravvalutò al momento l’entità dei danni, come risulta da diversi memoriali, il Ministero dell’Aria britannico la sottovalutò: ben più di 70 fabbriche, ad esempio, e ben più di 24 edifici pubblici, erano stati annientati a Torino. Viceversa la produzione non fu ridotta di un terzo, ma solo perché alla fine del 1942 essa aveva già subito una forte flessione, anzi, un tracollo, per conto suo, per la scarsità di materie prime e l’avarizia del cosiddetto alleato tedesco. Il 2 dicembre, Mussolini, offrendo un’ennesima prova della sua mancanza integrale di senso dell’umorismo, disse, lapidario: «Abbiamo deciso che le case totalmente distrutte tali rimangano fino alla fine della guerra». (Si noti che da appena qualche mese si era riusciti a riassestare pochi appartamenti lesionati a Genova dalle piccole bombe a basso potenziale che la città aveva ricevuto nel giugno del 1940!). Facendo poi il punto a modo suo dello stato d’animo delle popolazioni colpite, tentò la carta dell’ironia: «Non c’è stato mai alcun accenno di dimostrazione contro la guerra. Solo una donna – non ne faccio il nome perché non ne vale la pena: forse le si farebbe troppo onore (è vero che c’è chi distrusse il tempio di Diana in Efeso per essere tramandato alla storia) – solo una donna a Genova, dico, ha gridato che voleva la pace. Io credo che questo suo desiderio non aveva nulla di disumano Si è poi constatato che essa era munita al dito di abbondanti anelli per cui si può pensare che appartenesse a quel ceto che ai tempi dei Ciompi in Firenze veniva chiamato il popolo grasso». Quindi, la grande sentenza: «Non si fa la guerra senza odiare il nemico da mattina a sera, in tutte le ore del giorno e della notte, senza propagare quest’odio e senza farne l’intima essenza di se stessi. Bisogna spoglarsi una volta per tutte dai falsi sentimentalismi. Noi abbiamo di fronte dei bruti, dei barbari». Peccato che Monsieur de La Palisse fosse morto da più di quattro secoli sotto le mura di Pavia: Da vivo – ma era irrimediabilmente morto – avrebbe osservato a Mussolini che, se non si fa la guerra senza odiare il nemico, per gli inglesi il nemico eravamo noi, dunque dovevano odiarci, e, per odio, bombardarci: perché prendersela, allora?”” (pag 158-159) inserire”,”QMIS-306″
“BONACINA Giorgio a cura”,”L’attacco a Pearl Harbor.”,”‘Perchè il Giappone ha scatenato la guerra?’ (pag 68-70)”,”QMIS-048-FV”
“BONACINA Giorgio”,”Obiettivo: Italia. I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945.”,”””Il modello da seguire era Coventry, anche se la Luftwaffe aveva adottato contro Conventry solo la tecnica della concentrazione nello spazio, diluendo in quattro attacchi una forza d’urto che avrebbe causato maggiori disastri se fosse stata concentrata anche nel tempo. Cioè in un unico attacco, e di breve durata. Harris inviò alcuni apparecchi a eseguire le più accurate riprese fotografiche di Coventry. Conosceva con esattezza il peso e il tipo delle bombe esplosive e incendiarie lanciate sulla sfortunata città dagli ‘Heinkel 111. Le aree devastate furono da lui riportate in scala su un trasparente sovrapposto alla carta topografiche di Coventry, così da aver meglio sott’occhio i settori della distruzione totale (40 ettari, sommando i diversi blocchi) e quelli gravemente o leggermente danneggiati, oltre alla loro distribuzione. Dall’accurato studio su Coventry, Harris trasse molte conclusioni interessanti con speciale riferimento alla quantità di bombe dirompenti e incendiarie necessaria per annientare un’are precisa nei centri urbani. Per compiere il primo esperimento di ‘area-bombing’ coordinato scelse Lubecca, una città non più grande di Coventry e altrettanto popolata, e che, come Coventry, costituiva un obiettivo misto di quartieri residenziali e di impianti industriali (nella fattispecie, soprattutto portuali). Prima di attaccare Lubecca, tuttavia, Harris fece svolgere un’incursione massiccia contro le fabbriche Renault a Billancourt, nella regione parigina, per saggiare il principio della concentrazione nel tempo e nello spazio. Il bombardamento ebbe luogo il 3 marzo a tarda sera e durò un’ora e cinquanta minuti. Su 235 aerei inviati, 223 sganciarono attorno al bersaglio. I danni furono gravi, ma Harris non si ritenne soddisfatto: quasi due ore, troppo tempo. Bisognava ridurlo (3). All’attacco di Lubecca, la sera del 28 marzo 1942, parteciparono 234 bombardieri e quadrimotori che in due ondate principali rovesciarono sulla città 163 tonnellate di spezzoni incendiari e 146 tonnellate di ordigni esplosivi. Guidati da ‘Gee’, gli apparecchi giunsero sicuri all’obiettivo e lo sorvolarono seguendo quasi esattamente la diagonale prevista. A ogni pilota era stata consegnata una carta stilizzata dela città, in cui l’area soggetta all’attacco era indicata in violetto. Non ci furono dubbi di sorta e, fra le 22,30 e mezzanotte, Lubecca fu castigata quanto Coventry, pur avendo incassato un peso di tritolo e di termite sensibilmente minore. Il giorno dopo Harris inaugurò il suo ‘Blue Book’, un album dalla copertina turchina che un anno più tardi, inviato in visione a Stalin che chiedeva insistentemente l’apertura del Secondo Fronte, gli farà esclamare: «Questo non è proprio il Secondo Fronte, ma conta altrettanto!». Si trattava della raccolta documentata, con fotografie prese dalla ricognizione, trasparenti e grafici, degli effetti dell”area-bombing’. Cominciava con Coventry, subito dopo veniva Lubecca. Il 31 marzo 1942 non c’era altro sul ‘Blue Book’: Harris s’era però già preoccupato di circoscrivere con linee bianche i settori della distruzione totale. Così avrebbe sempre fatto.”” (pag 122-123) [(3) Nel 1944, alcune volte, il Bomber Command arrivò a scaricare 2.000-4.000 tonnellate di esplosivo in 15-25 minuti su un singolo bersaglio] Su altra copia scheda QMIS-306: [(pag 158-159) Bombardamenti sulle tre più importanti città del Nord “”Consideriamo adesso, rimanendo in termini di nuda e fredda statistica, le valutazioni degli inglesi. Il Ministero dell’Aria comunicò che circa 1.600 tonnellate di bombe esplosive e incendiarie erano state sganciate sulle tre più importanti città dell’Italia Settentrionale nel corso di 1.336 sortite, svolte quasi esclusivamente dai quadrimotori: ciò equivaleva ad ammettere, almeno di fronte a chi aveva orecchie per intendere, che una buona metà di quelle sortite era andata a vuoto, a causa soprattutto della difficoltà di superare le Alpi nell’imminenza dell’inverno (gli equipaggi s’erano meravigliati di aver subito così poche perdite nonostante le intemperie e i lunghi voli sul territorio nemico); a Torino 70 fabbriche erano state danneggiate, e così 24 edifici pubblici; a Genova il 40% dei moli era stato reso inservibile «per un certo tempo»; complessivamente, sempre però nei limiti di «un certo tempo», era stato bloccato un terzo della produzione industriale a Torino, Milano e Genova. Nemmeno la più accurata delle indagini potrebbe appurare per intero, in un mare di discordanze, la verità. Avvenne tuttavia un fatto paradossale. Mentre il Governo italiano sopravvalutò al momento l’entità dei danni, come risulta da diversi memoriali, il Ministero dell’Aria britannico la sottovalutò: ben più di 70 fabbriche, ad esempio, e ben più di 24 edifici pubblici, erano stati annientati a Torino. Viceversa la produzione non fu ridotta di un terzo, ma solo perché alla fine del 1942 essa aveva già subito una forte flessione, anzi, un tracollo, per conto suo, per la scarsità di materie prime e l’avarizia del cosiddetto alleato tedesco. Il 2 dicembre, Mussolini, offrendo un’ennesima prova della sua mancanza integrale di senso dell’umorismo, disse, lapidario: «Abbiamo deciso che le case totalmente distrutte tali rimangano fino alla fine della guerra». (Si noti che da appena qualche mese si era riusciti a riassestare pochi appartamenti lesionati a Genova dalle piccole bombe a basso potenziale che la città aveva ricevuto nel giugno del 1940!). Facendo poi il punto a modo suo dello stato d’animo delle popolazioni colpite, tentò la carta dell’ironia: «Non c’è stato mai alcun accenno di dimostrazione contro la guerra. Solo una donna – non ne faccio il nome perché non ne vale la pena: forse le si farebbe troppo onore (è vero che c’è chi distrusse il tempio di Diana in Efeso per essere tramandato alla storia) – solo una donna a Genova, dico, ha gridato che voleva la pace. Io credo che questo suo desiderio non aveva nulla di disumano Si è poi constatato che essa era munita al dito di abbondanti anelli per cui si può pensare che appartenesse a quel ceto che ai tempi dei Ciompi in Firenze veniva chiamato il popolo grasso». Quindi, la grande sentenza: «Non si fa la guerra senza odiare il nemico da mattina a sera, in tutte le ore del giorno e della notte, senza propagare quest’odio e senza farne l’intima essenza di se stessi. Bisogna spogliarsi una volta per tutte dai falsi sentimentalismi. Noi abbiamo di fronte dei bruti, dei barbari». Peccato che Monsieur de La Palisse fosse morto da più di quattro secoli sotto le mura di Pavia: Da vivo – ma era irrimediabilmente morto – avrebbe osservato a Mussolini che, se non si fa la guerra senza odiare il nemico, per gli inglesi il nemico eravamo noi, dunque dovevano odiarci, e, per odio, bombardarci: perché prendersela, allora?”” (pag 158-159)] inserire”,”QMIS-004-FER”
“BONAIUTI Chiara LODOVISI Achille a cura; saggi di Achille LODOVISI Francesco TERRERI Chiara BONAIUTI M. Cristina ZADRA”,”Il commercio delle armi. L’ Italia nel contesto internazionale. Annuario armi-disarmo Giorgio La Pira.”,”BONAIUTI Chiara è ricercatrice presso l’ IRES Toscana, dal 1999 coordina l’ Osservatorio sul Commercio delle armi. LODOVISI Achille nato nel 1956 si è laureato presso l’ Università di Bologna con una tesi sul commercio mondiale degli armamenti. Scrive su molte riviste. Saggi di Achille LODOVISI Francesco TERRERI Chiara BONAIUTI M. Cristina ZADRA Tabella 13. Maggiori esportatori: esportazione effettuale nel mondo, 1994-01 (milioni US $ cost. 2001) (pag 152) graduatoria: USA, Russia, Francia, Germania, Regno Unito, Cina, Italia “”Considerando l’ evoluzione del portafoglio ordini e dei trasferimenti compiuti dai quattro grandi esporatori europei (Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia), si nota che nel periodo 1994-97 gli ordinativi sono stati pari al 27.7% del totale mondiale, per poi scendere al 23.1% nel quadriennio successivo; le esportazioni, dal canto loro, sono passate dal 32.1% del totale nel primo periodo al 30.1% nel secondo. Entrambi i dati documentano una riduzione della presenza europea sul mercato mondiale,mentre per gli USA i dati USCRS, in controtendenza rispetto a quelli del SIPRI, attestano un sostanziale consolidamento delle quote percentuali dei conratti e dei flussi globali di armamenti””. (pag 152)”,”ITQM-126″
“BONAMICO Domenico; a cura di Giuseppe FIORAVANZO”,”Mahan e Callwell.”,”La marina militare cinese. “”La struttura fisica della Cina non è favorevole ad un grande potere marittimo, e la marineria militare fu sempre un’ appendice, una superfetazione anziché una funzione vitale dell’ Impero. La continentalità è l’ essenza dello Stato. Il dualismo non è mai esistito né potrebbe esistere per inefficienza degli interessi marittimi, paragonati a quelli territoriali. La marineria di Stato fu e sarà un elemento fittizio, non animato dal soffio vitale di una nazione. Essa potrebbe esistere in sé e per sé, come dicono i metafisici, ed anche elevarsi a grande potenza per effetto di una vigorosa iniziativa autocratica, ma egli è assi poco probabile che tale iniziativa si determini e perseveri nel suo intento, date le condizioni della Corte imperiale e quelle della organizzazione nazionale. Quando pure tale improbabile iniziativa si rivelasse, la marineria non cesserebbe dall’ essere un organismo fittizio e la struttura fisica costiera non favorirebbe la integrità ed il compito della flotta, poiché la sua convessità e la grande distanza che separa le posizioni costiere più importanti tendono a frazionare la flotta in reparti ed a renderli indipendenti ed autonomi, come avvenne per il passato, come avverrà indubbiamente per il futuro.”” (pag 144)”,”QMIx-158″
“BONANATE Luigi”,”La guerra.”,”BONANATE (Saluzzo, 1943) si è laureato con N. BOBBIO e insegna relazioni internazionali presso la facoltà di scienze politiche dell’Univ di Torino, la Scuola di applicazione di Torino, l’ Alta scuola di economia e relazioni internazionali di Milano. E’ Stato D del Dipartimento di studi politici e Vice-rettore dell’ateneo torinese dove attualmente presiede il corso di laurea in scienze internazionali e diplomatiche. E’ inoltre D del centro interdipartimentale di studi americani ed euro-americani ‘Piero Bairati’ e del Centro studi di scienza politica ‘Paolo Farneti’. Ha fondato e dirige la rivista ‘Teoria politica’ e fa parte del comitato editoriale dello ‘European Journal of International Relations’ EJIR. Tra le sue pubblicazioni in IT: -La politica della dissuasione. GIAPPICHELLI. 1971″,”QMIx-047″
“BONANATE Luigi”,”La crisi. Il sistema internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino.”,”BONANATE Luigi insegna Relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Torino. E’ aturoe di vari volumi tra cui ‘Le relazioni fra gli Stati tra diritto e politica’ (2008).”,”RAIx-301″
“BONANATE Luigi, collaborazione di Fabio ARMAO e Francesco TUCCARI”,”Storia internazionale. Le relazioni tra gli stati dal 1521 al 2009.”,”BONANATE Luigi insegna relazioni internazionali all’Università degli Studi di Torino ed è socio dell’Accademia della Scienze. E’ autore di numerosi libri. “”Non tocca a un lavoro come questo analizzare approfonditamente le vicende politico-militari delle guerre del XX secolo, del resto ormai ricostruite correttamente in molte opere introduttive o di respiro generale (Renouvin, 1957a; Gibelli, 1986; De Luna, 1986; Salvadori, 1990; Di Nolfo, 1994; Di Nolfo, 2002). Ci interesseremo piuttosto alla natura dei disegni politico-internazionali perseguiti sul campo, tenendo comunque conto del fatto che in entrambe le guerre gli schiaramenti iniziali non abbiano corrisposto a quelli conclusivi. Verso la guerra. Del quadro essenziale delle alleanze già abbiamo detto: Inghilterra, Francia e Russia nell’Intesa; Germania, Austria e Italia nella Triplice. Dell’occasione del conflitto, ovvero del famosissimo attentato di Sarajevo (in Bosnia) che costò la vita all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono, e alla moglie il 28 giugno 1914 riterremo semplicemente che esso è l’antefatto ‘materiale’ dello scoppio del conflitto , il 4 agosto successivo, avvenuto dopo che la Serbia ebbe respinto (ma soltanto in una sua clausola) l”ultimatum’ austriaco. Oggetto di approfondimento e incessanti discussioni è invece, tra gli studiosi, se il nesso tra l’attentato e lo scoppio della guerra debba essere considerato del tutto ‘casuale’ ovvero, esattamente all’opposto, ‘causale’ (Bonanate, 1997): nel primo caso la forza degli eventi avrebbe travolto gli uomini, nel secondo questi ultimi avrebbero invece approfittato dell’evento per piegarne la portata a dei loro già ben determinati fini di guerra. In particolare, si potrebbe dibattere se la guerra sia stata la conseguenza di una serie di malintesi oppure l’atto finale di una lucida manovra; l’attenzione viene prevalentemente appuntata sulla posizione dei tedeschi, non coinvolti direttamente nell’attentato, ma responsabili di aver pianificato, già da più di dieci anni, un piano di guerra disegnato dal generale von Schlieffen e inteso a sbaragliare in una guerra lampo dapprima la Francia (attraverso la violazione della neutralità belga) e subito dopo la Russia, nel giro di non più di due, tre mesi (condizione quest’ultima per isolare l’Inghilterra e mantenerla fuori del conflitto). Quel che è certo è che il periodo dal 28 giugno al 23 luglio (data dell’invio dell”ultimatum’) fu agitatissimo per le Cancellerie europee, dibattute nel dubbio se l’Intesa avrebbe onorato gli impegni assunti: la Russia sarebbe stata inevitabilmente trascinata nel conflitto, ma gli alleati anglo-francesi l’avrebbero sostenuta? E dall’altra parte, la Germania, che sembra visibilmente spingere l’Austria-Ungheria alla durezza, la seguirà poi nel conflitto, ovvero la manovra diplomatica di Berlino andrà intesa come uno spregiudicato tentativo di rompere l’asse, in sostanza, di entrambi gli schieramenti, andando a cercare un accordo con l’Inghilterra che porrebbe entrambi i paesi, salvatori della pace, come arbitri dei destini europei? Affidiamo agli storici diplomatici e ai politologi (Fussell, 1975; Isnenghi, 1989; Leed, 1979; Gibelli, 1986) la risposta a questi dubbi, per analizzare invece come, sia sul piano politico sia su quello strategico-militare, la guerra che scoppia sia destinata a meritarsi, nell’immaginario popolare, l’appellativo di “”grande”””” (pag 196-197)”,”RAIx-329″
“BONANATE Luigi a cura, scritti di Albert CAMUS Karl JASPERS Günther ANDERS Norberto BOBBIO William JAMES Albert EINSTEIN Sigmund FREUD Quincy WRIGHT Gaston BOUTHOUL Lionel ROBBINS Vladimir Ilic LENIN Max SCHELER Irving Louis HOROWITZ Philip Noel BAKER Charles E. OSGOOD Amitai ETZIONI Raymond ARON André BEAUFRE Hermann KAHN”,”La guerra nella società contemporanea. Scritti scelti.”,”””Come individuare dunque l'””essenza reale”” della guerra, come definirla? La guerra è la continuazione della politica. E’ necessario lo studio della politica prima di quello della guerra. Se la politica era imperialista, se difendeva cioè gli interessi del capitale finanziario, depredando e opprimendo le colonie e i paesi stranieri, la guerra che ne deriva è una guerra imperialista. Se la politica era volta alla liberazione nazionale ed era quindi l’espressione di un movimento di massa contro l’oppressione nazionale, la guerra che ne deriva è una guerra di liberazione nazionale. L’uomo semplice non comprende che “”la guerra è la continuazione della politica”” e si accontenta di ripetere che “”il nemico attacca””, che “”il nemico ha invaso il mio paese””, senza cercare di comprendere perché si fa la guerra e quale obiettivo politico essa persegue”” (Lenin, agosto-ottobre 1916) (pag 101-102)”,”QMIx-019-FL”
“BONANATE Luigi”,”Terrorismo internazionale.”,”Luigi Bonanate insegna Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Torino. É autore, fra l’altro, di Le dimensioni del terrorismo, Etica e politica internazionale, I doveri degli Stati.”,”TEMx-008-FL”
“BONANATE Luigi”,”Ordine internazionale. Fondamenti di relazioni internazionali.”,”Luigi Bonanate nato nel 1943, è Ordinario di Relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Si è occupato di teoria strategica, dimensioni della violenza politica, di teoria generale delle relazioni internazionali. Ha pubblicato tra l’altro ‘Etica e politica internazionale’ (1992) e ‘Terrorismo internazionale’ (1994). Cinque secoli, cinque modelli, cinque ordini Cinque secoli, cinque modelli, cinque ordini “”Anche alla luce degli studi pionieristici svolti da G. Modelski sul concetto di «ciclo lungo» della storia (Modelski, 1987; Modelski, a cura di, 1987), che trova le sue radici culturali nell’opera sia di F. Braudel sia di I. Wallerstein, è possibile periodizzare la storia delle relazioni internazionali in alcune fasi scandite dalle diverse «guerre costituenti». Esse sono: 1) la Guerra tra Carlo V e Francesco I (1521-1559); 2) la Guerra dei trent’anni (1618-1648); 3) la Guerra di successione spagnola (1701-1713); 4) la Guerra delle coalizioni anti-napoleoniche (1805-1815); 5) la Prima guerra mondiale (che molti studiosi legano alla Seconda, costruendo così una nuova «guerra dei trent’anni», durata quindi fino al 1945). A ciascuna di queste guerre toccherebbe il ruolo «costituente» di aver dato vita a un nuovo sistema internazionale, inteso come strutturazione di un ordine gerarchico, il cui contenuto è stato forgiato sul campo di battaglia. Tralasciando la circostanza (di per sé tutt’altro che irrilevante, per quanto inspiegabile, così come lo è quella secondo cui ciascuna guerra inizia all’incirca nel primo ventennio di ciascun secolo) che tra l’inizio di ognuna delle guerre costituenti intercorre circa un secolo (il che offre il senso di una vera e propria ciclicità), su cui da Toynbee in poi moltissimi studiosi si sono interrogati (Toynbee 1954; Levy 1983; Goldstein 1988), interessa piuttosto dal nostro punto di vista osservare che ciascun ciclo possa, a sua volta, essere ridefinito alla luce della situazione di ‘leadership’ che vi si determina, come se cioè la vittoria in guerra (e questo potrebbe essere considerato in buona sostanza il bersaglio principale che tutta questa presentazione aveva di mira) non consistesse in altro che nell’assegnazione dello scettro del governo dell’ordine internazionale a questa o a quella potenza. E così, il primo ciclo sarà quello dell’egemonia spagnola, il secondo vede invece l’imporsi della Repubblica delle Province Unite (l’Olanda), il terzo assiste all’ascesa francese; il quarto all’espansione della potenza britannica; il quinto infine può essere considerato come l’apogeo del «Concerto europeo», ma anche e consecutivamente, come il tracollo della centralità millenaria dell’Europa (…)”” (pag 61-62)”,”RAIx-371″
“BONANATE Luigi ARMAO Fabio TUCCARI Francesco”,”Le relazioni internazionali. Cinque secoli di storia: 1521-1989.”,”Luigi Bonante insegna Relazioni internazionali all’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni: Etica e politica internazionale, I doveri degli stati, Una giornata del mondo. Le contraddizioni della teoria democratica. Fabio Armao è ricercatore di Relazioni internazionali presso l’Università di Torino. Oltre a numerosi saggi, ha pubblicato: Capire la guerra, e ha curato, insieme a V.E. Parisi, il dizionario di politica internazionale, Società internazionale. Francesco Tuccari è ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni: I dilemmi della democrazia moderna. Max Weber e Robert Michels e Il pensiero politico di Max Weber.”,”RAIx-050-FL”
“BONANATE Luigi a cura di, Saggi di J. David SINGER Talcott PARSONS Morton A. KAPLAN Richard N. ROSECRANCE Oran R. YOUNG George MODELSKI Roger D. MASTERS Stanley HOFFMANN James N. ROSENAU”,”Il sistema delle relazioni internazionali. Il metodo e i contenuti di una nuova scienza politica.”,”Luigi Bonanate (nato nel 1943) insegna Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Torino. É autore, fra l’altro, di Le dimensioni del terrorismo, Etica e politica internazionale, I doveri degli Stati.”,”RAIx-068-FL”
“BONANATE Luigi”,”Transizioni democratiche 1989-1999. I processi di diffusione della democrazia all’alba del XXI secolo.”,”Il Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS) è l’organismo che gestisce, nell’ambito e per conto del Ministero della Difesa, la ricerca su temi di carattere strategico. Fondato nel 1987 con Decreto del Ministero della Difesa, il CeMiSS svolge la propria opera avvalendosi di esperti civili e militari, italiani ed esteri. Luigi Bonanate è professore di Relazioni internazionali nella Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino.”,”TEOP-113-FL”
“BONANATE Luigi”,”La guerra.”,”BONANATE Luigi: (Saluzzo,17 aprile 1943) si è laureato con Norberto Bobbio e ha insegnato Relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino, la Scuola di applicazione di Torino, l’Alta scuola di economia e relazioni internazionali di Milano; è stato direttore del Dipartimento di Studi politici e vice-direttore dell’Ateneo torinese, presiedendo il corso di laurea in Scienze internazionali e diplomatiche. È stato direttore del Centro interdipartimentale di studi americani ed euro-americani “”Piero Bairati”” e del Centro Studi di studi di scienza politica “”Paolo Farneti””. Ha fondato e diretto la rivista “”Teoria politica””. «Il caso di Agostino di Ippona (354-430) è emblematico, stretto tra la necessità di salvaguardare l’insegnamento evangelico e quella di legittimare temporalmente la sua religione, altrimenti considerata eversiva. La sua lealtà all’impero romano non era in discussione, seppur non priva di un pizzico di ambiguità: le guerre romane eran giuste in quanto si combattevano contro nemici ingiusti (“”Città di Dio””, IV, XV), e per sventare l’accusa che il cristianesimo avesse indebolito la forza dell’impero romano Agostino si trasformava addirittura in statistico presentando un fitto elenco di guerre combattute dai Romani in tempi e periodi diversi, con durate estremamente variabili, (…) Egli evita poi il tranello dell’insubordinazione all’autorità romana, dicendo ben chiaro: “”se un soldato obbedendo all’autorità alla quale è legittimamente soggetto uccide un uomo, non è reo di omicidio per nessuna legge della sua città, anzi sarebbe reo di indisciplina e di ribellione se non lo facesse”” (“”Città di Dio””, I, XXVI). Ma il problema è di più ampia portata, essendo la guerra una dimensione sostanzialmente inevitabile della condizione della “”città terrena””, mentre la pace sarà davvero goduta soltanto in quella di Dio. (…) Il dualismo che Agostino descriveva, tra città terrena e città di Dio, si ripropone poco meno di tre secoli dopo con il magistero di Maometto, secondo il quale due “”case”” dividono il mondo, quella dell’Islam (Dar al-Islam) e quella della guerra (Dar al-Harb).» (pag 95, 96)”,”QMIx-223-FSL”
“BONANATE Luigi BOVERO Michelangelo, a cura, saggi di Pietro ROSSI Claudio CESA Umberto CERRONI Eugenio GARIN Remo BODEI Nicola MATTEUCCI Salvatore VECA Gianfranco PASQUINO Michelangelo BOVERO Luigi BONANATE Norberto BOBBIO”,”Per una teoria generale della politica. Scritti dedicati a Norberto Bobbio.”,”””Per quanto riguarda le prospettive di uno sviluppo politico dei paesi a economia capitalistica, in ‘Wirtschaft und Gesellschaft’ si possono certamente trovare considerazioni illuminanti a proposito sia dell’affermarsi dei «partiti di pura appropriazione», sia dall’emergere di un sistema rappresentativo fondato sulla «rappresentanza di interessi», orientato verso la ricerca del compromesso come mezzo normale di soluzione dei conflitti (69); ma, collegando i due fenomeni, Weber ha finito per considerare quest’ultimo il risultato della struttura di classe dei grandi partiti moderni. Ma, forse, lo ha colto il sospetto che potesse costituire il segno di una trasformazione che avrebbe portato alla rinascita di un’organizzazione di carattere corporativo. Su un punto Weber concordava infatti con l’analisi marxiana, al di là della profonda distanza che da essa lo separava sia sul terreno metodologico sia per l’interpretazione complessiva del mondo moderno e del suo sviluppo: nella convinzione che nella società contemporanea la struttura di classe avesse ormai soppiantato – o almeno relegato ai margini – l’antica struttura corporativa fondata sui «ceti». Pur non condividendo né l’impostazione dicotomica dell’immagine marxiana della società capitalistico-borghese, incentrata sul conflitto tra la classe dei detentori dei mezzi di produzione e il proletariato industriale, né la tesi della crescente pauperizzazione di quest’ultimo e della graduale scomparsa delle classi intermedie, e ancor meno la predizione (o l’utopia) di un superamento rivoluzionario dell’assetto sociale fondato sulla proprietà privata, che avrebbe dovuto condurre alla nascita di una società senza classi, Weber riteneva tuttavia – d’accordo con Marx – che i «ceti» e il loro particolarismo fossero un fenomeno appartenente al passato. L’unico indizio in senso opposto che egli scorgeva era, come si è visto, quello offerto dalla burocrazia e della sua tendenza a farsi portatrice di interessi di ceto. Ma tale tendenza era subito ricondotta al mutamento di funzioni dell’amministrazione burocratica: che essa potesse invece burocratizzarsi, che la struttura di classe della società contemporanea potesse trasformarsi e, per così dire, frantumarsi dando vita a una molteplicità di gruppi in conflitto reciproco per la conquista di privilegi e per il loro mantenimento a spese di altri gruppi, è una prospettiva che rimase sempre estranea a Weber. Ed essa sarebbe apparsa, del resto, incompatibile con il processo di livellamento delle differenze economiche e sociali, in cui riconosceva una direzione fondamentale della democratizzazione”” (pag 75-76) [Pietro Rossi, ‘Max Weber e la teoria della politica’, (in) ‘Per una teoria generale della politica. Scritti dedicati a Norberto Bobbio’, Passigli editore, Firenze, 1986, a cura di Luigi Bonanate e Michelangelo Bovero] [(69) Si veda ”Wirtschaft und Gesellschaft’ , parte prima, capitolo III, rispettivamente § 18 e § 22, vol. I, pp. 167-69 e 174-76, trad. it. cit., vol. I, pp. 282-85 e 295-97]”,”TEOP-050-FMB”
“BONANATE Luigi”,”Storia (e storie) della Facoltà di Scienze Politiche di Torino. Scienze politiche a Torino. Una storia della Facoltà.”,”La nuova Facoltà nel 2005 i volumi sono quasi 200.000 e i periodici in abbonamento 370.”,”TEOP-082-FMB”
“BONANNI Raffaele, con Lodovico FESTA”,”Il tempo della semina. Responsabilità e cooperazione per affrontare la crisi.”,”Raffaele Bonanni è dal 1973 operatore sindacale nella Cisl, segretario generale dal 2006. Con Michele Tiraboschi ha curato gli scritti di Marco Biagi in ‘Quando il tempo è galantuomo’ (Ed. Lavoro, 2008); Lodovico Festa, giornalista, saggista e analista politico, presso Boroli editore ha pubblicato ‘Guerra per banche’, ‘Il partito della decadenza’, ‘Sotto le ceneri dell’università’ (con Adriano De Maio), ‘Capitalismi’ (con Giulio Sapelli), ‘Milano e il suo destino’ (con Carlo Tognoli).”,”SIND-001-FC”
“BONANNO Carmelo”,”L’ Età contemporanea nella critica storica.”,”‘A chi gli suggeriva ch’era “”cosa impossibile unificare l’ Italia col Parlamento ma fattibile con un potere forte e quasi assoluto””, egli (Cavour, ndr) rispose: “”Io non ho fiducia alcuna nelle dittature civili; sono convinto che con il Parlamento si possono fare molte cose che sarebbero impossibili con il potere assoluto. Non mi sento mai così debole come quando la Camera è chiusa””‘. (Carteggio D’Azeglio, II, Torino, 1865) (pag 86)”,”STOx-078″
” BONANNO Alfredo M.”,”Astensionismo elettorale anarchico.”,”BONANNO Alfredo M.”,”ANAx-338″
“BONAPARTE NAPOLÉON I (NAPOLEONE BONAPARTE I), a cura di Suzanne D’HUART”,”Lettres, ordres et apostilles de Napoléon Ier. Extraits des Archives Daru (138 AP).”,”Molte lettere inviate a Monsieur Pierre Daru, intendente generale della Grande Armée: Napoleone si interessava ai ‘dettagli’: le necessità nell’abbigliamento dei soldati: ‘Monsieur Daru, j’attende toujours les 20.000 paires de souliers; il n’en est encore arrivé qui 7.000. Dirigez sur Osterode trois mille capottes. Osterode, le 28 mars 1807’ Nap. (lettere firmate ‘Napol’, 28-29 Marzo 1807) ‘Monsieur Daru, il faut s’occuper un peu de former des magasins d’avoine. Où en avons-nous en ce moment? (…)’ (A Osterode, le 28 mars 1807) (Nap.) (…)”,”FRAN-003-FSL”
“BONAPARTE NAPOLEONE, edizione presentata da Thierry LENTZ”,”Mémoires de Napoléon. La Campagne d’Égypte, 1798-1799.”,”Questo testo non deve essere confuso con quelli che si chiamano ‘Memoriali’ ritrascritti e aggiunti di considerazioni personali dei fedeli che accompagnarono Napoleone e lo ascoltarono nell’ultima fase della sua carriera. Tra queste testimonianze che Heinrich Heine chiama i “”vangeli””, il famosi ‘Memoriali di Sant’Elena’ di Las Cases e il ‘Napoléon dans l’exil’ del dottor O’Meara, occupano un posto di prima scelta. Pubblicati dopo la morte dell’imperatore, furono aggiunti in seguito le ‘Récits de captivité’ del generale de Montholon, poi i diari, memorie o quaderni del generale Gourgaud’, del valletto da camera Marchand e del grande mareschiallo di palazzo Bertrand, ed altri ancora. Il loro successo popolare ha fatto quasi dimenticare le “”vere”” Memorie di Napoleone, quelle che lui stesso ha voluto, dettato, corretto e lasciato in custodia a suoi compani affinché ne assicurassero la diffusione”” (pag 12-13, presentazione)”,”FRAN-007-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Therry LENTZ collaborazione di Émile BARTHET e François HOUDECEK”,”Correspondance générale. Tome premier. Les apprentissages, 1784-1797.”,”Baron Gougaud, Président de la Fondation Napoléon et du Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon. presentazione del baron GOURGAUD, introduzione generale di Jacques-Olivier BOUDON, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (segue a pagina 1363), introduzione generale (pag 13-37), note, ‘Principes d’édition’ di Émile BARTHET, corrispondenza anni 1784-1797; Lettres sans texte, allegati: ‘Tableau de concordance des calendriers républicain et grégorien, misure e monete, I gradi nell’Armata rivoluzionaria, cartina dell’Italia del nord, cronologia (1783-1797), fonti e bibliografia del primo volume, indice dei nomi di persona, indice delle istituzioni, entità e autorità destinatarie, indice dei luoghi di redazione, tavola delle illustrazioni Nota: in particolare lettere a Philippe Buonnaroti (1761-1837) (cospirazione Babeuf) n° 35, 41, 65″,”FRAN-021-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Therry LENTZ collaborazione di Gabriel MADEC, assistenza di Émile BARTHET e François HOUDECEK”,”Correspondance générale. Tome deuxième. La campagne d’Égypte et l’avènement 1798-1799.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-022-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Therry LENTZ collaborazione di Gabriel MADEC, assistenza di Émile BARTHET e François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome troisième. Pacifications, 1800-1802.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-023-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di François HOUDECEK collaborazione di Gabriel MADEC, assistenza di Irène DELAGE Élodie LERNER Patrick LE-CARVÈSE Michell MASSON”,”Correspondance générale. Tome quatrième. Ruptures et fondation, 1803-1804.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-024-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Michel KERAUTRET e Gabriel MADEC, assistenza di François HOUDECEK Élodie LERNER Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome cinquième. Boulogne, Trafalgar, Austerlitz, 1805.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-025-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Michel KERAUTRET, assistenza di François HOUDECEK Élodie LERNER Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome sixième. Vers le Grand Empire, 1806.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-026-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Michel KERAUTRET e Gabriel MADEC, assistenza di François HOUDECEK Irène DELAGE Marie BAUDOUIN”,”Correspondance générale. Tome septième. Tilsit, l’apogée de l’Empire, 1807.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-027-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Gabriel MADEC, assistenza di François HOUDECEK Marie BAUDOUIN Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome huitième. Expansions méridionales et résistances, 1808.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier e Clarke”,”FRAN-028-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Patrice GUENIFFEY, assistenza di François HOUDECEK Irène DELAGE Soléna CHENY”,”Correspondance générale. Tome nouvième. Wagram, février 1809 – février 1810.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier e Clarke”,”FRAN-029-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Annie JOURDAN, collaborazione di Michel ROUCAUD, assistenza di François HOUDECEK Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome dixième. Un Grand Empire, mars 1810 – mars 1811.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Champagny e Clarke prefazione di Patrice GUENIFFEY, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), introduzione di Annie JOURDAN, note, ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, mars 1810 – mars 1811; Lettres sans texte, Études: ‘L’instrument du régne: le Domaine extraordinaire’, di Pierre BRANDA, allegati: misure e monete, ‘Les pays réservés de Napoleon I’, cartine, cronologia (marzo 1810-marzo 1811) di Irene DELAGE, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni”,”FRAN-030-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Luigi MASCILLI MIGLIORINI, direzione di Thierry LENTZ, assistenza di François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome onzième. Bruits de bottes, avril 1811 – décembre 1811.”,” Maggiori destinatario delle lettere: Clarke, Davout, Decrés prefazione di Luigi MASCILLI MIGLIORINI, ‘Bruis de bottes’ di Thierry LENTZ, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, avril 1811 -décembre 1811; allegati: Lettres sans texte, Due lettere apocrife, cronologia (1811) di Irène DELAGE, misure e monete, cartine, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon BAILLY DE MONTHYON BEAUHARNAIS BERTHIER BESSIERES BIGOT DE PREAMENEU GIUSEPPE ELISA BONAPARTE CAMBACERES CHAMPAGNY CLARKE DAVOUT DECRES DORSENNE DUMAS GAUDIN HOGENDORP LACUEE LEBRUN MARET MARMONT MOLLIEN MONTALIVET SAVARY SOULT SUCHET”,”FRAN-031-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Thierry LENTZ, assistenza di François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome douzième. La campagne de Russie, 1812.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier, Clarke, Davout prefazione di Marie-Pierre REY, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, 1812, Lettres sans texte, Études: ‘La Grande Armée de 1812. Organisation à l’entrée en campagne’ di Françoise HOUDECEK, ‘L’organisation de l’armée russe (1810-1812)’ di Victor BEZOTOSNYI, allegati: ‘La correspondance en chiffre, les lettres à Maret en 1812’, cronologia (1812) di Irène DELAGE, nomi dei luoghi citati nella corrispondenza e loro equivalenti attuali, misure e monete, cartine, illustrazioni, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon”,”FRAN-032-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Pierre BRANDA, assistenza di François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome treizième. Le commencement de la fin, janvier 1813 – juin 1813.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier e Clarke Alain Pigeard, presidente del ‘Souvenir Napoléonien’ prefazione di Alain PIGEARD, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), introduzione di Pierre BRANDA, ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, janvier-juin 1813, allegati: Lettres sans texte, misure e monete, cartine, nomi dei luoghi citati nella corrispondenza e loro equivalenti attuali (Polonia, Russia, Lituania), cronologia (janvier-juin 1813) di Irène DELAGE, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon”,”FRAN-033-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di François HOUDECEK, collaborazione di Patrick LE-CARVÈSE e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome quatorzième. Leipzig, juillet 1813 – décembre 1813.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier maresciallo dell’Impero e Clarke ministro della guerra Alain Pigeard, presidente del ‘Souvenir Napoléonien’ prefazione di Pierrre LAUGEAY, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), introduzione di François HOUDECEK, ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, Juillet-décembre 1813, Lettres sans texte, allegati: nomine dei commissari straordinari, decreto del 26 dicembre 1813, cronologia (luglio 1813 – dicembre 1813) di Irène DELAGE, misure e monete, cartine, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon”,”FRAN-034-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di François HOUDECEK, collaborazione di Patrick LE-CARVÈSE e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome quinzième. Les chutes. Janvier 1814 – mai 1821 – Supplément 1788-1813.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Davout, maresciallo dell’Impero prefazione di Victor André MASSÉNA, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, La Campagne de France (1er janvier 1814 – 20 avril 1814) di Vincent HAEGELE; Le souverain de l’Ile d’Elbe (21 avril 1814 – 28 février 1815) di Pierre BRANDA; Les Cents-jours (11 mars 1815 – 22 juin 1815) di Thierry LENTZ; Le dernier exil: Sainte-Hélène (27 juin 1815 – 5 mai 1821) di Jacques MACE’, Lettres sans texte, Supplément (1788-1813) di François HOUDECEK; Les mystérieuses lettres à Emma, di François HOUDECEK, Lettres sans texte volumes déjà parus; Études: La apocryphe célèbre: la pseudo lettre de Napoléon à Marie-Louise du 22 juin 1815, par Charles-Éloi VIAL; 1814-1815- Destructions et prélèvaments d’archives, di François HOUDECEK; Le Cabinet de Sainte-Hélène; allegati: misure e monete, cronologia (gennaio 1814 – maggio 1821) di Irène DELAGE, cartine, Bilan d’une avengture éditoriale, di Thierry LENTZ e François HOUDECEK, Ricapitolazione dei quindici volumi della Corrispondenza generale di Napoleone; Tavola generale degli studi pubblicati e allegati della Correspondance générale;Tavola generale delle cartine pubblicate e allegate della Correspondance générale; Elenco degli archivi che hanno partecipato alla pubblicazione; Comitato per l’edizione della Corrispondenza di Napoleone (suite); Fonti generali manoscritte e bibliografiche (tomo 1-15); indice dei nomi di persona (gennaio 1814 maggio 1821); indice dei nomi di persona, indice delle istituzioni – Supplemento (1788-1813); indice dei nomi dei luoghi di redazione – Supplemento (1788-1813).”,”FRAN-035-FSL”
“BONAPARTE Napoleone”,”The Confidential Correspondence of Napoleon Bonaparte with his Brother Joseph. Vol. I.”,”Alcune lettere di Giuseppe a Napoleone, alcune lettere di Napoleone ad altri (Berthier ecc.)”,”FRAN-038-FSL”
“BONAPARTE Napoleone”,”The Confidential Correspondence of Napoleon Bonaparte with his Brother Joseph. Vol. II”,”Alcune lettere di Giuseppe a Napoleone, alcune lettere di Napoleone ad altri (Berthier e Clarke ecc.) Volume in parte intonso”,”FRAN-039-FSL”
“BONAPARTE Napoleone”,”Lettres inédites de Napoléon Ier à Marie-Louise. Écrites de 1810 à 1814 avec introduction et notes par Louis Madelin.”,”Volume intonso”,”FRAN-040-FSL”
“BONAPARTE Napoleone MARIA-LUISA D’AUSTRIA (ASBURGO-LORENA)”,”Lettres de Napoléon a Marie-Louise et de Marie-Louise a Napoléon. Tome premier.”,”MARIA LUISA d’Asburgo-Lorena, imperatrice dei Francesi, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Di Mario Menghini – Enciclopedia Italiana (1934) (Treccani) Nata a Vienna il 12 dicembre 1791, morta a Parma il 17 dicembre 1847. Era figlia primogenita di Francesco I, imperatore d’Austria e di Maria Teresa di Napoli. Docilissima di carattere fin dalla fanciullezza, apprese con facilità le lingue inglese, italiana, francese e si applicò pure al disegno e alla musica. Quanti l’attorniavano, le istillarono in quegli anni una grande avversione per i Francesi, e specialmente per Napoleone I, il quale, divorziato da Giuseppina (15 dicembre 1809), il 13 febbraio 1810 ottenne invece il consenso dell’imperatore austriaco per sposarne la figlia Maria Luisa. Il matrimonio, dapprima per procura, fu celebrato l’11 marzo; due giorni dopo M. L. lasciò Vienna e presso Soissons il 27 marzo si unì con Napoleone I che era andato a incontrarla con il Murat. Il matrimonio civile ebbe luogo a Saint-Cloud il i° aprile e quello religioso il giorno dopo al Louvre. Fin dai primi giorni l’imperatrice s’avvide che i suoi gusti, le sue abitudini male s’adattavano agli splendori della corte francese, e preferì vivere quasi appartata, non troppo sensibile alle cure di cui la circondava Napoleone. Il 20 marzo 1811 essa diede alla luce un figlio, al quale fu dato il titolo di re di Roma. Quando Napoleone partì per la campagna di Russia, M. L. andò per qualche giorno a Praga; il 15 aprile 1813 fu investita del titolo di reggente, ma non parve interessarsi troppo degli affari di governo, che affidò al consiglio messole a fianco dall’imperatore. Avvenuti i disastri, rimase a Parigi fino al 29 marzo 1814. Il 2 aprile, era a Blois, quindi, avendo Napoleone abdicato, si trasferì a Orléans decisa di ricongiungersi al padre, con cui s’incontrò a Rambouillet, e il 25 aprile partì per Vienna, dove ebbe un’accoglienza trionfale. Il 19 febbraio 1815 protestò con un atto presentato al Congresso di Vienna contro la restaurazione dei Borboni in Francia, reclamando quel trono in favore del figlio. Dopo la partenza di Napoleone per Sant’Elena, M. L., che era stata investita dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, interruppe qualunque relazione epistolare col marito, che invece scrisse a lei lettere commoventi. A Parma giunse il 20 aprile I816; e poiché non era rimasta insensibile alle cure che le prodigava il conte A. A. di Neipperg, lo sposò segretamente nel 1822. Il Neipperg morì nel 1829; due anni dopo M. L. dovette abbandonare per breve tempo Parma, che aveva acceduto al moto rivoluzionario dell’Italia centrale, e, tornatavi, non incrudelì su coloro che l’avevano costretta a partire, contrariamente a ciò che aveva fatto il suo vicino, duca di Modena. Quando le morì il figlio (22 luglio 1832) si trovava da pochi giorni a Vienna. Il 17 febbraio 1834 passò a terze nozze col conte Ch.-R-di Bombelles. La sua vita da allora in poi trascorse tranquilla, e quando morì, il ducato passò a Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca. Bibl.: J. Lecomte, M.-L. à Parme, Parigi 1845; J. A. Helfert, M.-L. Erzherzogin von Oesterreich, Vienna 1873; E. Wertheimer, Die Heirat der Erzherzogin M.-L. mit Napoléon, Vienna 1892; E. Guglia, M.-L. von Oesterreich, Vienna 1894; B. Antonmarchi, Le mariage par procuration de M.-L. et Napoléon, in Revue Hébdomadaire, 1898; F. Masson, L’Impératrice M.-L., Parigi 1902; A. Fournier, M.-L. et la chute de Napoléon, in Revue Historique, 1903; M. Billard, Les maris de M.-L., Parigi 1909; E. d’Hauterive, Lettres de l’Impératrice M.-L. à la Reine Cathérine, in Revue des Deux Mondes, 1928; E. M. Ravage, Empress Innocente, the Life of M.-L., New York 1931; G. Guatteri, M. L., Firenze 1932; F. Salata, M. L. e i moti del Trentino, in Arch. Stor. per le Prov. Parmensi, 1932.”,”FRAN-041-FSL”
“BONAPARTE Napoleone MARIA-LUISA D’AUSTRIA (ASBURGO-LORENA)”,”Lettres de Napoléon a Marie-Louise et de Marie-Louise a Napoléon. Tome deuxième.”,”MARIA LUISA d’Asburgo-Lorena, imperatrice dei Francesi, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Di Mario Menghini – Enciclopedia Italiana (1934) (Treccani) Nata a Vienna il 12 dicembre 1791, morta a Parma il 17 dicembre 1847. Era figlia primogenita di Francesco I, imperatore d’Austria e di Maria Teresa di Napoli. Docilissima di carattere fin dalla fanciullezza, apprese con facilità le lingue inglese, italiana, francese e si applicò pure al disegno e alla musica. Quanti l’attorniavano, le istillarono in quegli anni una grande avversione per i Francesi, e specialmente per Napoleone I, il quale, divorziato da Giuseppina (15 dicembre 1809), il 13 febbraio 1810 ottenne invece il consenso dell’imperatore austriaco per sposarne la figlia Maria Luisa. Il matrimonio, dapprima per procura, fu celebrato l’11 marzo; due giorni dopo M. L. lasciò Vienna e presso Soissons il 27 marzo si unì con Napoleone I che era andato a incontrarla con il Murat. Il matrimonio civile ebbe luogo a Saint-Cloud il i° aprile e quello religioso il giorno dopo al Louvre. Fin dai primi giorni l’imperatrice s’avvide che i suoi gusti, le sue abitudini male s’adattavano agli splendori della corte francese, e preferì vivere quasi appartata, non troppo sensibile alle cure di cui la circondava Napoleone. Il 20 marzo 1811 essa diede alla luce un figlio, al quale fu dato il titolo di re di Roma. Quando Napoleone partì per la campagna di Russia, M. L. andò per qualche giorno a Praga; il 15 aprile 1813 fu investita del titolo di reggente, ma non parve interessarsi troppo degli affari di governo, che affidò al consiglio messole a fianco dall’imperatore. Avvenuti i disastri, rimase a Parigi fino al 29 marzo 1814. Il 2 aprile, era a Blois, quindi, avendo Napoleone abdicato, si trasferì a Orléans decisa di ricongiungersi al padre, con cui s’incontrò a Rambouillet, e il 25 aprile partì per Vienna, dove ebbe un’accoglienza trionfale. Il 19 febbraio 1815 protestò con un atto presentato al Congresso di Vienna contro la restaurazione dei Borboni in Francia, reclamando quel trono in favore del figlio. Dopo la partenza di Napoleone per Sant’Elena, M. L., che era stata investita dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, interruppe qualunque relazione epistolare col marito, che invece scrisse a lei lettere commoventi. A Parma giunse il 20 aprile I816; e poiché non era rimasta insensibile alle cure che le prodigava il conte A. A. di Neipperg, lo sposò segretamente nel 1822. Il Neipperg morì nel 1829; due anni dopo M. L. dovette abbandonare per breve tempo Parma, che aveva acceduto al moto rivoluzionario dell’Italia centrale, e, tornatavi, non incrudelì su coloro che l’avevano costretta a partire, contrariamente a ciò che aveva fatto il suo vicino, duca di Modena. Quando le morì il figlio (22 luglio 1832) si trovava da pochi giorni a Vienna. Il 17 febbraio 1834 passò a terze nozze col conte Ch.-R-di Bombelles. La sua vita da allora in poi trascorse tranquilla, e quando morì, il ducato passò a Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca. Bibl.: J. Lecomte, M.-L. à Parme, Parigi 1845; J. A. Helfert, M.-L. Erzherzogin von Oesterreich, Vienna 1873; E. Wertheimer, Die Heirat der Erzherzogin M.-L. mit Napoléon, Vienna 1892; E. Guglia, M.-L. von Oesterreich, Vienna 1894; B. Antonmarchi, Le mariage par procuration de M.-L. et Napoléon, in Revue Hébdomadaire, 1898; F. Masson, L’Impératrice M.-L., Parigi 1902; A. Fournier, M.-L. et la chute de Napoléon, in Revue Historique, 1903; M. Billard, Les maris de M.-L., Parigi 1909; E. d’Hauterive, Lettres de l’Impératrice M.-L. à la Reine Cathérine, in Revue des Deux Mondes, 1928; E. M. Ravage, Empress Innocente, the Life of M.-L., New York 1931; G. Guatteri, M. L., Firenze 1932; F. Salata, M. L. e i moti del Trentino, in Arch. Stor. per le Prov. Parmensi, 1932.”,”FRAN-042-FSL”
“BONAPARTE Napoleone, a cura du Léonge DE-BROTONNE”,”Lettres inédites de Napoléon Ier. Collationnées sur les textes et publiées par Léonge De Brotonne.”,”Pubblichiamo 1500 lettere di Napoleone I che le commissioin del 1854 e del 1864 non avevano creduto dover inserire nella raccolta ufficiale della corrispondenza di Napoleone. Un curatore ufficiale on disdegnò queste lettere nella raccolta ufficiale della corrispondenza di Bonaparte, ma i fedeli del regime, soprattutto il principe che presiedeva la seconda commissione, si pose da un punto di vista troppo esclusivo e scelse di eliminare queste lettere dalla corrispondenza ufficiale… (pag III)”,”FRAN-099-FSL”
“BONAZZI Tiziano GALLI Carlo a cura; saggi di Teodoro TAGLIAFERRI Raffaele LAUDANI Maria Laura LANZILLO Loris ZANATTA Sandro MEZZADRA Roberto VALLE Tiziano BONAZZI, testi antologici di J.S. MILL J.E.E. DALBERG-ACTON V. HUGO A. DE LAMARTINE E.R. LEFEBVRE DE LABOULAYE A. POUSSIELGUE A. CARLIER P.J. PROUDHON P. VESINIER C. DE MONTALEMBERT C. LE PRINCE DE POLIGNAC L. TAPARELLI D’AZEGLIO G. GARIBALDI L. BERTOLAZZI G. MAZZINI E. CASTELAR P. GULLON F. GARRIDO GEN. PRIM C. FRANTZ J. FRÖBEL H. VON TREITSCHKE B.G. REICHENBACH F. ANNEKE G. STRUVE W. LIEBKNECHT C. SANDER G. SCHMOLLER N.G. CERNYSEVSKIJ”,”La guerra civile americana vista dall’ Europa. Con antologia di testi.”,”Saggi di Teodoro TAGLIAFERRI Raffaele LAUDANI Maria Laura LANZILLO Loris ZANATTA Sandro MEZZADRA Roberto VALLE Tiziano BONAZZI. Testi antologici di J.S. MILL J.E.E. DALBERG-ACTON V. HUGO A. DE LAMARTINE E.R. LEFEBVRE DE LABOULAYE A. POUSSIELGUE A. CARLIER P.J. PROUDHON P. VESINIER C. DE MONTALEMBERT C. LE PRINCE DE POLIGNAC L. TAPARELLI D’AZEGLIO G. GARIBALDI L. BERTOLAZZI G. MAZZINI E. CASTELAR P. GULLON F. GARRIDO GEN. PRIM C. FRANTZ J. FRÖBEL H. VON TREITSCHKE B.G. REICHENBACH F. ANNEKE G. STRUVE W. LIEBKNECHT C. SANDER G. SCHMOLLER N.G. CERNYSEVSKIJ BONAZZI insegna storia delle istituzioni dell’ America del Nord (Univ. Bologna, Scienze politiche); GALLI insegna storia delle dottrine politiche (Univ. Bologna). “”Anche senza un esplicito riconoscimento degli Stati Confederati, Napoleone III aveva infatti costruito buona parte delle sue scelte di politica estera, che culminarono poi nella spedizione in Messico del 1862, sullo smembramento definitivo degli Stati Uniti, sopravvalutando l’ importanza strategica del continente americano e trascurando invece i processi in corso in Europa, specialmente nella vicina Prussia. L’ orientamento era giustificato dalle ricadute economiche del blocco navale imposto dal Nord agli Stati Confederati, che aveva privato la Francia di uno dei suoi principali partner commerciali specialmente per quanto riguarda le importazioni di cotone, ma anche per le esportazioni di vino ed altri beni di lusso. La ‘Cotton Diplomacy’ era però solo un aspetto delle scelte dell’ Imperatore: nello smembramento dell’ Unione Napoleone III vedeva infatti anche lo spazio per spezzare la dottrina Monroe, (…)””. (pag 107)”,”USAQ-039″
“BONAZZI Giuseppe”,”Storia del pensiero organizzativo. La questione industriale. Volume I.”,”Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Alienazione e anomia nella grande industria, in una fabbrica di motori, Colpa e potere, Sull’uso politico del capro espiatorio. Recentemente ha pubblicato Il tubo di cristallo, Fabbrica integrata e modello giapponese alla Fiat auto, Lettera da Singapore, Sociologia della Fiat e Dire, fare, pensare, Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”TEOS-042-FL”
“BONAZZI Giuseppe”,”Storia del pensiero organizzativo. La questione burocratica. Volume II.”,”Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Alienazione e anomia nella grande industria, in una fabbrica di motori, Colpa e potere, Sull’uso politico del capro espiatorio. Recentemente ha pubblicato Il tubo di cristallo, Fabbrica integrata e modello giapponese alla Fiat auto, Lettera da Singapore, Sociologia della Fiat e Dire, fare, pensare, Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”TEOS-043-FL”
“BONAZZI Giuseppe”,”Storia del pensiero organizzativo. La questione organizzativa. Volume III.”,”Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Alienazione e anomia nella grande industria, in una fabbrica di motori, Colpa e potere, Sull’uso politico del capro espiatorio. Recentemente ha pubblicato Il tubo di cristallo, Fabbrica integrata e modello giapponese alla Fiat auto, Lettera da Singapore, Sociologia della Fiat e Dire, fare, pensare, Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”TEOS-044-FL”
“BONAZZI Giuseppe”,”Dire. Fare. Pensare. Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”Dal 1975 Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. Tra le sue opere: Storia del pensiero organizzativo, Il tubo di cristallo – Modello giapponese e fabbrica integrata, Lettera da Singapore, ovvero il terzo capitalismo, Discovering the Japanese Model, Cognitive Processes in European and American Sociology. É tra i curatori de Lavoro, tecnologia, organizzazione dell’impresa e nuove forme di consenso, Donne e uomini nella divisione del lavoro, Economia, lavoro e organizzazione, Modello giapponese e produzione snella: la prospettiva europea, I sociologi e il lavoro.”,”ECOA-005-FL”
“BONAZZI Tiziano a cura; saggi di Marc EGNAL Turner MAIN Gary B. NASH Jack P. GREENE Kenneth A. LOCKRIDGE Jack P. GREENE Joseph ERNST Bernard Bailyn Gordon S. WOOD Perry MILLER”,”La rivoluzione americana.”,”Per gli aspetti internazionali della Rivoluzione americana, non trattati in questa introduzione si vedano A. De-Conde, ‘A History of American Foreign Policy’, New York, 1971, cap. II e soprattutto R.W. Van-Alstyne, ‘Empire and Independence’, New York, 1965 (pag 9)”,”USAG-004-FMB”
“BONCHIO Roberto BUFALINI Paolo GRUPPI Luciano NATTA Alessandro a cura”,”Il Partito comunista italiano e il movimento operaio internazionale, 1956 – 1968.”,”Autocritica di Togliatti. “”E’ evidente che dalle gravi denunce e critiche di oggi la persona di Stalin esce molto diversa da quella che ci eravamo rappresentata. Non esce però distrutta. Dovrà ricevere nuove dimensioni. Si presenta come una personalità profondamente contraddittoria nel suo interno e nella sua evoluzione. A un massimo di cose buone andava accoppiato in essa un massimo di cose cattive. Ma questo problema, oramai, è problema di storia. I compagni sovietici dovranno aiutarci, essi che conoscono le cose come noi non possiamo, a comprenderlo e risolverlo sempre meglio. Per quel che riguarda la nostra “”corresponsabilità””, di cui oggi tanto si parla dagli avversari ed è stata uno dei loro cavalli di battaglia nella lotta elettorale, essa ha un contenuto politico. Esiste perché noi abbiamo accettato, senza critica, una posizione fondamentalmente falsa circa l’ inevitabile inasprimento della lotta di classe con il progresso della società socialista, teoria che era stata enunciata da Stalin e dalla quale derivarono terribili violazioni della legalità socialista. Esiste una nostra responsabilità anche di aver accettato, e introdotto nella nostra propaganda, il culto della persona di Stalin (…). (pag 77) “”In Polonia si è corso il rischio di perdere il controllo della situazione; in Ungheria lo si è, palesemente, perduto e il punto di arrivo, nel momento in cui scriviamo, non sappiamo ancora quale sarà””. (Palmiro Togliatti, Sui fatti d’ Ungheria, Rinascita ottobre 1956) (pag 82)”,”PCIx-152″
“BONCHIO Roberto, direttore responsabile”,”Storia delle rivoluzioni. La rivoluzione cinese.”,”Trattativa Mao-Chiang Kai-shek. (pag 2029)”,”CINx-163″
“BONCHIO Roberto a cura, scritti di Giuseppe BOFFA Enzo COLLOTTI Enzo SANTARELLI Manuel TUÑON DE LARA Mario PACOR Sergio DE-SANTIS Saverio TUTINO Romano LEDDA Enrica COLLOTTI PISCHEL G. BOURDAREL e J. CHESNEAUX”,”Storia delle rivoluzioni del XX secolo. Volume secondo. Europa II.”,”C’è un solo riferimento a A. NIN (pag 890)”,”SOCx-156″
“BONCINELLI Edoardo”,”Le forme della vita. L’evoluzione e l’origine dell’uomo.”,”BONCINELLI Edoardo ha diretto il laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo presso l’Istituto scientifico San Raffaele e insegna all’Università Vita-Salute di Milano. Ha pubblicato altri libri sul tema.”,”SCIx-315″
“BONCINELLI Edoardo”,”Il cervello la mente e l’anima. Le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana.”,”BONCINELLI Edoardo, fisico, si è dedicato alla genetica e alla biologia molecolare.Insegna alla facoltà di psicologia del San Raffaele di Milano. Scrive su Le Scienze e sul Corriere della Sera. “”Possiamo allora concludere che la specie umana è 20-30 volte più complessa di un piccolo insetto o mille volte più complessa di un batterio che popola il nostro intestino? Questa conclusione non appare molto soddisfacente, anche se nessuno sa che cosa voglia dire possedere una complessità 10 volte, 100 volte, o 1000 volte maggiore. La situazione si presenta ancora più problematica quando si considera che due specie animali e vegetali molto simili possono avere talvolta genomi che differiscono tra di loro di un fattore 100 e che alcuni anfibi e alcune piante hanno un genoma anche cento volte più grande del nostro. Riesce difficile credere che noi siamo considerevolmente più semplici di una salamandra, di un fagiolo o di un giglio e che due animali praticamente indistinguibili presentino livello di complessità molto diversi. Si pensò allora che il fattore discriminante non fosse, o non fosse soltanto, la dimensione del genoma, ma che i diversi genomi potessero immagazzinare in maniera diversa la loro informazione biologica. E’ concepibile che, a parità di lunghezza, il DNA di un organismo superiore possa contenere più informazione di quello di un batterio. La teoria dell’informazione ci dice che questo è possbile…”” (pag 55)”,”SCIx-407″
“BONCOEUR Jean THOUÉMENT Hervé”,”Le idee dell’economia. Testi e Storia. I. Da Platone a Marx.”,”Jean Boncoeur e Hervé Thouément insegnano storia delle dottrine economiche presso l’Università della Bretagna occidentale.”,”ECOT-124-FL”
“BONCOEUR Jean THOUÉMENT Hervé”,”Le idee dell’economia. Testi e Storia. II. Da Walras ai contemporanei.”,”Jean Boncoeur e Hervé Thouément insegnano storia delle dottrine economiche presso l’Università della Bretagna occidentale.”,”ECOT-125-FL”
“BOND Brian”,”War and Society in Europe, 1870-1970.”,”Brian Bond è Reader in War Studies al King’s College di Londra. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni nel campo della storia militare e altro. Tra le sue opere: ‘British Military Policy Between the Two World Wars’ (1980).”,”QMIx-096-FSL”
“BONDAS Joseph”,”50 ans! Un demi siècle d’ action syndicale, 1898-1948. Histoire de C.S. de la C.G.T.B. et de la F.G.T.B..”,”BONDAS Joseph ex segretario generale della FGTB. “”Si è constatato che la Commissione Sindacale si è sempre rifiutata di partecipare alle Conferenze con le organizzazioni tedesche. Per chauvinismo? Assolutamente no e il rifiuto di questi incontri con i socialisti d’ Oltre Reno avrebbe potuto fare spazio a un tacito consenso se questi, invece di restare complici del loro governo imperialista, avessero adottato un’ atteggiamento più dignitoso.”” (pag 106)”,”MHLx-023″
“BONELLI Franco a cura; saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI”,”Acciaio per l’ industrializzazione. Contributi allo studio del problema siderurgico italiano.”,”Saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI. “”Nella stessa storiografia, ormai sostanziosa, che si è occupata della Fiat, sono difficilmente rintracciabili elementi di analisi e di interpretazione di un certo peso, che trattino della non indifferente presenza dell’ impresa torinese nel settore siderurgico. Non si giunge infatti al di là di qualche notizia e di alcuni dati, mentre anche il solo fatto che la Fiat sia stata l’ unica grande industria meccanica italiana che sia riuscita a concretizzare un ciclo verticale, che parte dalla produzione di acciaio e laminati in grande stile, rappresenta indubbiamente un problema di storiografia economica ed industriale al quale dovrebbero essere dedicate maggiore riflessione e maggiori ricerche””. (pag 167)”,”ITAE-097″
“BONELLI Riccardo”,”Joaquim Maurin, Andreu Nin rivoluzionari nella Spagna del 1936.”,”BONELLI Riccardo (Napoli, 1973) si è laureato in storia contemporanea all’ Università degli Stdi di BOlogna e vive a Milano. La crisi di Maurin. “”Più in generale possiamo far risalire questi errori a un limite presente nel marxismo rivoluzionario e anche nel marxismo delle origini. Questo limite, di cui abbiamo parlato precedentemente, risiede nella concezione della storia e della società umana nel suo farsi. Il marxismo rivoluzionario era partito dall’ assioma di Marx che diceva: “”I rapporti di produzione borghesi sono l’ ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; (…) le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo.”” Nel seno della società borghese crescono le condizioni per il suo superamento. Questo lo abbiamo potuto vedere anche nella stessa elaborazione di Maurin, quando arriva a sostenere che la forte concentrazione statale presente sotto il fascismo in un certo senso è segno transitorio verso il socialismo. Oltre a rappresentare un’ aberrazione teorica, è la dimostrazione che Maurin non risce a cogliere i reali cambi storici in corso. Di fronte alla sconfitta della rivoluzione, alla vittoria delle democrazie imperialiste sul mostro nazista, grazie all’ aiuto dei sacrifici dei popoli, di fronte al rilancio della dittatura stalinista nel mondo e alla sua asfissiante egemonia su buona parte del movimento operaio, crollano tutte le sue convinzioni e certezze. Maurin dopo la Seconda guerra mondiale, di fronte alla nascita del sistema politico globale a dominio Usa, ritiene che le condizioni oggettive per il trionfo della rivoluzione proletaria e socialista non esistano più; che i tempi siano talmente cambiati da rendere impossibile che si ricreino.”” (pag 124-125)”,”MSPG-152″
“BONELLI Riccardo”,”Joaquím Maurín, Andreu Nin. Rivoluzionari nella Spagna del 1936.”,”BONELLI Riccardo nato a Napoli nel 1973 si è laureato in storia contemporanea all’ Università degli Studi di Bologna e vive a Milano. E’ impegnato nell’ organizzazione Socialismo rivoluzionario e nell’ Associazione nazionale interetnica e antirazzista 3 febbraio. Maurin (1897-1973) Nin (1892-1937) si forgiano nella preparazione e nello sviluppo del processo rivoluzionario spagnolo del 1936. “”La CNT non è soltanto un sindacato che difende i lavoratori, ma ha un chiaro progetto di superamento, in senso rivoluzionario, del capitalismo. E’ un punto di riferimento complessivo, che esercita grande fascino per la sua radicalità, per la sua alterità al sistema e per la forza con cui sostiene lotte e scioperi. Molto probabilmente, come sostiene lo storico Palei Pagès, durante tutto il 1919, Nin contribuisce allo sviluppo della CNT, costruendo il sindacato delle professioni liberali, che aderisce alla Confederazione proprio nel Congresso del dicembre 1919.”” (pag 138) “”In quel periodo all’ interno della CNT prevale la corrente sindacalista attraverso due figure molto importanti tra le altre: la prima è Salvador Seguí, caratterizzato da un maggior pragmatismo e protagonista della forte crescita e riorganizzazione della CNT, la seconda è Angel Pestaña con posizioni molto più intransigenti anche se in futuro sarà protagonista della fondazione del Partido sindacalista. Il gruppo che fa riferimento al primo, dove si colloca lo stesso Nin, è inoltre legato anche al francese Pierre Monatte, uno dei leader principali di quel sindacalismo rivoluzionario che collaborerà maggiormente con i bolscevichi. La dottrina del gruppo di Seguí rifiuta la politica ed in particolar modo il ruolo del partito rivoluzionario””. (pag 139)”,”BIOx-275″
“BONELLI Riccardo”,”Joaquín Maurín. Andreu Nin. Rivoluzionari nella spagna del 1936.”,”Riccardo Bonelli, nato a Napoli nel 1973, si è laureato in storia contemporanea all’Università degli Studi di Bologna e vive a Milano. É impegnato nell’organizzazione Socialismo rivoluzionario e nella Associazione nazionale interetnica e antirazzista 3 febbraio.”,”MSPG-034-FL”
“BONELLI Franco”,”Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962.”,”BONELLI Franco Bonelli è nato a Saluzzo nel 1933. Incaricato di storia economica nella Facoltà di Scienze economiche e bancarie di Siena, ha insegnato all’Università di Pisa per il corso di laurea in storia. E’ autore di libri e saggi. Ha pubblicato: ‘La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia’ (Torino, 1971) Trecc.: Bonelli, Franco. – Economista italiano (Saluzzo 1933 – Roma 2017). Laureato in Scienze politiche alla Sapienza di Roma (1956), assistente della cattedra di Storia moderna di R. Ciasca (1958), per il cui tramite ha redatto numerosi profili di tecnici e imprenditori per il Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana, dal 1969 al 1974 è stato professore incaricato di Storia economica presso l’università di Siena, dove ha approfondito l’analisi comparata dello sviluppo industriale e dei rapporti tra sviluppo e sottosviluppo, per poi ricevere gli incarichi di Storia economica alla Sapienza di Roma (1978-81) e di professore straordinario di Storia economica (1981-84), divenendo ordinario nel 1984 e proseguendo l’attività di docenza presso l’Università Roma Tre (1990-99). Direttore dell’Ente Einaudi (1975-83), in stretta collaborazione con P. Baffi, la sua attività di valorizzazione degli archivi economici lo ha portato a ordinare o guidare il riordino, tra gli altri, delle Carte Stringher, dell’Archivio storico della Banca d’Italia, della Terni, dell’Ansaldo, della Banca Commerciale Italiana, e a stabilire importanti connessioni tra archivi privati, archivi pubblici e istituzioni di ricerca. Al termine della carriera ha lavorato a una nuova edizione del saggio sul capitalismo italiano e alla storia della Banca Commerciale Italiana dal primo dopoguerra agli anni Novanta, incaricatone dall’istituto nel 1991, non portando a termine i due lavori per una connaturata tendenza all’approfondimento e per il progressivo deteriorarsi delle condizioni di salute. Tra i pionieri della storia dell’impresa e della finanza in Italia, cui ha contribuito sia con un’ampia produzione scientifica e un’intensa attività accademica, sia attraverso un impegno costante per la conservazione e valorizzazione degli archivi, tra i suoi lavori principali si citano: La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia (1971); Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962 (1975); Il capitalismo italiano: linee generali d’interpretazione (1978); Acciaio per l’industrializzazione: contributi allo studio del problema siderurgico italiano (1982); La Banca d’Italia dal 1894 al 1913: momenti della formazione di una banca centrale (1991).”,”ITAE-417″
“BONELLI Franco”,”Evoluzione demografica ed ambiente economico nelle Marche e nell’Umbria dell’Ottocento.”,”””La relazione dell”Inchiesta Jacini’ prevedeva che il fenomeno emigratorio, appena agli inizi negli anni ’80, si sarebbe esteso «imperroché … il bisogno di cercare altrove occupazioni esiste fra la classe agricola in misura presso a poco identica in tutte le Marche come ne fa prova l’emigrazione temporanea nella Campagna romana». Fin dopo il 1880, tuttavia, i due-trecento emigrati all’anno che partirono per l’estero dalla regione marchigiana provennero quasi tutti dai comuni litoranei e solo in minima parte erano lavoratori della terra, poiché numerosi erano invece i muratori, i falegnami, i fabbri, gli scalpellini. Un aumento della emigrazione cominciò ad aversi verso il 1882-83 e destò i primi allarmi. Dalla provincia di Macerata nel primo quadrimestre del 1883 partirono circa 500 persone. Le autorità chiesero notizie dettagliate sulle ragioni di tale improvviso fenomeno e i proprietari cominciarono a preoccuparsi. Si trovò una giustificazione nella suggestione esercitata dalle buone notizie inviate da coloro che negli anni precedenti erano partiti per l’Argentina e dicevano della possibilità di far fortuna. Erano le prime avvisaglie di un risveglio che di lì a dieci anni o poco più si sarebbe diffuso a tutte le campagne umbro-marchigiane (1). Negli anni successivi le partenze si fecero sempre più frequenti e, da isolate com’erano fino ad allora, assunsero l’aspetto di vere e proprie fughe collettive sia di braccianti che di coloni, particolarmente verso il 1888-89 e il 1895-97. Durante gli anni 1893-97 la maggior parte delle partenze (50% ed oltre) era ormai dovuto alla emigrazione di interi gruppi familiari. Aumentò tra gli emigranti il numero dei giovani di età inferiore ai 15 anni. Il fenomeno emigratorio – che dapprima era circoscritto alle zone più litoranee, delle province di Ancona e di Macerata in particolare, a quelle cioè caratterizzate da un più antico ed inteso sviluppo demografico, dove le popolazioni erano più predisposte ai contatti con l’esterno (2) e dove erano più sentite le conseguenze delle limitate possibilità di impiego di nuove leve di giovani – interessò quindi in misura crescente nel volgere di pochi anni la popolazione delle zone sub-montane e appenniniche, la quale abbandonava terreni malamente sfruttati nei decenni precedenti. (…) L’emigrazione all’estero perdette, allora, quel carattere di eccezionalità che essa aveva fino a pochi anni prima, e l’abitudine di cercar lavoro fuori dall’Italia per un periodo più o meno lungo si diffuse rapidamente e si estese a gruppi di lavoratori dell’edilizia e di altre industrie, di artigiani, di addetti al commercio e ai servizi e divenne un fatto normale nella vita delle popolazioni di vaste zone delle Marche e dell’Umbria (2)”” (pag 148-150)”,”DEMx-003-FP”
“BONELLI Franco”,”La privatizzazione delle imprese pubbliche.”,”La privatizzazione della gestione: il caso del porto di Genova (pag 58-62) Sull’autore. Franco Bonelli storico della banca’ di Pierluigi Ciocca; Francesca Pino , Marzo 2018 – n. 3. La figura e gli insegnamenti di Franco Bonelli sono stati ricordati nel corso del Convegno, organizzato dall’Università Bocconi e svoltosi a Milano il 29 gennaio 2018, Il capitalismo italiano. La lezione di Franco Bonelli. Nelle pagine che seguono, pubblichiamo gli interventi di Pierluigi Ciocca e Francesca Pino.”,”ECOG-117″
“BONELLI Franco a cura; collaborazione di Elio CERRITO”,”La Banca d’Italia dal 1894 al 1913. Momenti della formazione di una banca centrale.”,”””La storia della legge bancaria, da questo momento, è anche la storia dei tentativi volti a trovare soluzione al problema della vigilanza sulle aziende del credito. Quel progetto (la nuova legge bancaria, ndr) era stato anche il prodotto delle preoccupazioni della Banca d’Italia circa il problema della stabilità del sistema bancario, al quale aveva dovuto cominciare da tempo a prestare esplicita attenzione e col quale si era già dovuta ripetutamente confrontare, sino talvolta a correre il rischio di veder compromessa la propria solidità patrimoniale e di immagine”” (pag 41, introduzione)”,”ITAE-072-FP”
“BONELLI Franco”,”Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962.”,”Franco Bonelli è nato a Saluzzo nel 1933. Incaricato di storia economica nella Facoltà di Scienze economiche e bancarie di Siena, ha insegnato all’Università di Pisa per il corso di laurea in storia. E’ autore di libri e saggi. Ha pubblicato: ‘La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia’ (Torino, 1971) Seconda guerra mondiale. “”La marcia del complesso industriale che vediamo funzionare a pieno regime alla vigilia della nuova guerra cominciò ad essere ostacolata e sempre più seriamente pregiudicata dopo il 1940 dai rallentamenti, dai ritardi, dalle sfasature organizzative che erano conseguenza della mancanza di materie prime o di carenze che si manifestavano nella pianificazione dei fabbisogni e dei rifornimenti. A differenza di quel che era avvenuto tra il 1915 e il 1917, l’attività dell’acciaieria non andò crescendo nei momenti cruciali dello sforzo bellico. È ben vero che durante gli anni della vigilia della guerra la Terni aveva lavorato intensamente, ma nel complesso – e tenuto conto delle dimensioni del conflitto al quale l’Italia partecipava – l’andamento della produzione bellica della Terni dal 1939 in poi costituì un buon preannuncio del collasso al quale si avviava l’apparato bellico e l’organizzazione militare dell’Italia. Il maggiore impegno produttivo si concentrò nei proiettili. Nel 1943, cominciarono le menomazioni di capacità produttiva derivanti dalle distruzioni operate dai bombardamenti aerei. Infine, tra il giugno e il luglio del 1944 quando gli stabilimenti vennero direttamente coinvolti dagli eventi bellici sopravvenne la completa paralisi di ogni attività. I danni provocati dalla guerra al complesso ternano furono ingenti. L’acciaieria venne distrutta dai bombardamenti e alcuni dei suoi più moderni impianti vennero smontati dai tedeschi e in parte asportati (1). Le truppe tedesche in ritirata distrussero gli organi essenziali delle centrali idroelettriche. Nel 1944 si interruppero i rapporti tra la direzione generale – che da Genova e si era tra l’altro trasferita per «sfollamento» a Santa Margherita Ligure – e gli stabilimenti. Il 1944 si chiuse senza che si fossero verificate le condizioni economiche ed organizzative più elementari che consentissero la predisposizione di un conto consultivo dell’esercizio (2). Prima ancora che quell’anno si chiudesse, molte cose erano cambiate e la pagina in bianco del futuro della Terni portava ormai un nuovo titolo. A parte lo stato di disorganizzazione dell’impresa e la necessità di dover prendere ordini dai comandi militari delle truppe di occupazione, i fatti nuovi che dettero tutta la dimensione del capovolgimento di situazioni che si era verificato furono la separazione dell’apparato amministrativo dell’impresa operante nell’area ternana dala centrale di comando diretta da Bocciardo e l’avvio dell’«epurazione». Il comando alleato fu in questo caso esigente e perentorio nel chiedere l’applicazione del provvedimento di epurazione con cui si voleva «defascistizzare» il paese. Anche alla Terni si compilarono gli elenchi di coloro che erano statai «antemarcia», «sansepolcristi», «sciarpa littorio», «gerarchi» o che si erano fatti passare per tali nel momento in cui il regime aveva celebrato i suoi trionfi. (…) Bocciardo venne sottoposto a giudizio da un tribunale partigiano del Comitato di liberazione nazionale. Non sappiamo se i giudici di Bocciardo avessero fresca memoria o diretta conoscenza delle vicende che forse solo in parte, e comunque faticosamente, sono state ricostruite nel corso della nostra analisi: sappiamo, invece, che il «Krupp italiano» venne da essi assolto senza riserve”” (pag 244-246) [(1) A causa dei bombardamenti l’acciaieria subì notevoli guasti e la fonderia venne distrutta. Assai più gravi furono però i danni arrecati dalle truppe tedesche di occupazione che asportarono o spedirono in Germania una parte del macchinario migliore, insieme a materie prime e scorte di prodotti: vennero smantellati quasi tutti i forni elettrici, la trafila per siluri, l’impianto di stampaggio, il laminatoio a freddo, alcuni gassogeni e circa 300 macchine utensili. (…) Nel giugno del 1944 vennero fatte saltare le centrali di Cotilia, Cervara, Galleto, Papigno, Marmore, Preci, nonché le stazioni di smistamento e trasformazione dell’energia. Le linee di trasporto ad altissima tensione vennero rese inservibili. La potenza installata che era pari a 340 Kw (con una capacità di produzione di 1300 milioni di Kw) si ridusse ai 250 Kw di una vecchia centralina da molti anni inutilizzata; (2) Un aggiornamento della situazione dei conti, che venne allora predisposta, sarà poi effettuato soltanto alla fine del 1945] inserire in 2GM”,”ECOG-019-FP”
“BONELLI Franco a cura; saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI”,”Acciaio per l’ industrializzazione. Contributi allo studio del problema siderurgico italiano.”,”Saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI. L’aspra lottta con i privati (1939-40) (pag 293-)”,”ITAE-002-FMB”
“BONESCHI Marta”,”Poveri ma belli. I nostri anni cinquanta.”,”Marta BONESCHI è nata nel 1946 a Milano, dove negli ultimi vent’anni ha lavorato come giornalista per diverse testate, tra le quali ‘Espansione’, ‘Mondo economico’, ‘Italia Oggi’ e ‘L’ indipendente’.”,”ITAS-048″
“BONESCHI Marta”,”La grande illusione. I nostri anni sessanta.”,”Marta BONESCHI è nata nel 1946 a Milano, dove negli ultimi vent’anni ha lavorato come giornalista per diverse testate, tra le quali ‘Espansione’, ‘Mondo economico’, ‘Italia Oggi’ e ‘L’ indipendente’.”,”ITAS-049″
“BONESCHI Mario”,”Dalla liberazione alla libertà. (Idee per una Costituzione).”,”L’ Italia è un paese conservatore. “”Altra massima essenziale per i costituenti: l’ Italia è un paese conservatore. Non illuda il fatto che i più retrivi si chiamano liberali o democratici e tutti gli altri rivoluzionari. Per essere veramente riformatori o rivoluzionari bisogna essere più forti di quella realtà che si vuol cambiare. I nostri riformatori o rivoluzionari ne sono in genere più deboli, perché amano con il cuore il progresso, ma non lo sentono con il cervello. Una nazione è progressiva quando il suo gioco politico permette alle correnti innovatrici di affermarsi senza logorarsi nella conquista del potere e quando dalla lotta politica escono uomini preparati e programmi politici. Ma la politica italiana è un’ eterna incompiuta. Nessun processo politico arriva mai alla maturazione completa. Le passioni e gli interessi vincono le idee, le vanteria vincono sulla serietà. Le riforme vengono non tanto arrestate dai nemici, quanto dai troppo zelanti amici che vogliono sempre di più. Nessuna corrente politica riesce mai ad imporsi, se non subendo deviazioni, frazionandosi e mescolandosi. Quando voi avete fatto una costituzione, ricordatevi che essa potrà facilmente andare in pezzi, ma assai difficilmente essere modificata. Ogni proposta di modifica darà l’ avvio ai desideri immoderati dei fautori del sempre più in là. Ogni tentativo di riforma apparirà forzatamente come una pericolosa avventura. In Italia si legifera molto in estensione, ma assai poco in profondità: tutto tende a rimanere. Una istituzione, anche se funesta, può difficilmente essere soppressa. (…)”” (pag 107-108)”,”ITAP-117″
“BONESCHI Mario PICCARDI Leopoldo ROSSI Ernesto, a cura di Sergio BOCCA; interventi di Bruno VISENTINI Mario BERUTTI Mario BONESCHI Tullio ASCARELLI Ada ALESSANDRINI Guido TORRIGIANI Giovanni FERRARA Ugo LA-MALFA Leopoldo PICCARDI Adriaan H. LUIJDJENS Aldo GAROSCI Vincenzo MAZZEI Orazio BARBIERI”,”Verso il regime.”,”Interventi di Bruno VISENTINI Mario BERUTTI Mario BONESCHI Tullio ASCARELLI Ada ALESSANDRINI Guido TORRIGIANI Giovanni FERRARA Ugo LA-MALFA Leopoldo PICCARDI Adriaan H. LUIJDJENS Aldo GAROSCI Vincenzo MAZZEI Orazio BARBIERI. Gli abbonati alla radio e alla televisione. “”Nel 1938 il numero di abbonati alle radioaudizioni in Italia era di 978 mila; alla fine del 1948 era più che raddoppiato; 2 milioni e 205 mila; alla fine del 1958 gli abbonati erano 7 milioni 138 mila: la percentuale delle famiglie abbonate sul totale delle famiglie italiane era già salita al 56,53%. L’incremento netto degli abbonamenti continua a crescere: è stato di 187 mila nel 1956, di 307 mila nel 1957, di 423 mila nel 1958; in pochi anni arriveremo alla saturazione completa del mercato, come già è avvenuto negli Stati Uniti, in Inghilterra e in molti altri paesi economicamente più progrediti. Alla fine del 1958 gli abbonati alla televisione erano 673 mila, più del triplo che nel 1954. Da una inchiesta eseguita nel giugno1957 dalla RAI, in collaborazione con l’istituto Doxa, nelle regioni del Mezzogiorno incluse nelle reti televisive solo al principio di quell’anno (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna), risulta che le trasmissioni televisive erano allora seguite, in quelle regioni, dal 42% della popolazione adulta complessiva: 110 mila adulti disponevano di un televisore in casa propria; circa 1.9 milioni di persone si recavano ad assistere alle trasmissioni, con frequenze varie, nei locali pubblici, mentre poco più di un milione si recavano a casa di amici o parenti, e 200 mila alternavano entrambe le possibilità. (…)””. (pag 254-255) Controllo clericale sulla pubblica assistenza (pag 215)”,”ITAP-133″
“BONESCHI Marta”,”Quel che il cuore sapeva. Giulia Beccaria, i Verri, i Manzoni.”,”BONESCHI Marta Boneschi è nata nel 1946 a Milano dove ha lavorato per un quarto di secolo come giornalista. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Poveri ma belli’ sull’Italia degli anni Cinquanta, e ‘La grande illusione’ sugli anni Sessanta. Ha scritto biografie e una storia delle donne.”,”ITAB-344″
“BONESCHI Mario PICCARDI Leopoldo ROSSI Ernesto, a cura di Sergio BOCCA”,”Verso il regime.”,”Interventi di Bruno VISENTINI Mario BERUTTI Mario BONESCHI Tullio ASCARELLI Ada ALESSANDRINI Guido TORRIGIANI Giovanni FERRARA Ugo LA-MALFA Leopoldo PICCARDI Adriaan H. LUIJDJENS Aldo GAROSCI Vincenzo MAZZEI Orazio BARBIERI.”,”EDIx-001-FV”
“BONET Luciano”,”Gli impiegati-studenti. Il caso di Scienze politiche.”,”L. Bonet è ricercatore presso l’Istituto di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”GIOx-006-FMB”
“BONETTI Paolo”,”””Il Mondo””, 1949-66. Ragione e illusione borghese.”,”BONETTI Paolo è nato a Fano nel 1939. Si è laureato all’ Università di Roma con una tesi su politica e storiografia in Croce. Insegna filosofia nei licei. Per 18 anni fu il riferimento per una parte della cultura italiana, estranea all’ influenza dell’ ideologia marxista, e che si richiamava alla tradizione liberale da GOBETTI a CROCE, a Luigi EINAUDI. Attraverso le iniziative degli “”Amici del Mondo”” passò dalla proposta mitica di una “”terza forza”” alla teorizzazione del centro-sinistra. “”A metà strada fra la posizione di Croce e quella di Einaudi possiamo situare Panfilo Gentile, l’ Averroè del Diario politico, che, per circa due anni, sarà un po’ (come abbiamo detto) il portavoce ideologico del gruppo; quello di Gentile è un pensiero politico che si sviluppa in serrata polemica con gli avversari, cercando inutilmente uno spazio politico ed ideologico autonomo, e chiudendosi, infine, un un vicolo cieco, che darà origine ad una rapida parabola involutiva. Egli si rende conto, come Croce, che il liberalismo vive, ormai, un tempo di crepuscolo.”” (pag 25) “”Interessante è la divergenza di vedute sulla riforma agraria, fra Panfilo Gentile e Nicolò Carandini. Gentile, in polemica anche con il partito liberale (che proprio da questa riforma prenderà lo spunto per uscire dal governo nel gennaio del 1950) si compiace per questo tentativo di creare una democrazia rurale fondata su milioni di piccoli proprietari, secondo quello che gli appare un classico schema liberale. Non dello stesso avviso è Carandini, al quale la riforma sembra fondamentalmente sbagliata. In essa vede un “”attacco indiscriminato alla media e grande proprietà terriera”” (…)””. (pag 41)”,”EMEx-063″
“BONETTI Paolo”,”Il pensiero politico di Pareto.”,”Vilfredo Pareto nasce a Parigi il 15/07/1848 dal marchese Raffaele Pareto, ingegnere, esule in Francia per le sue idee mazziniane, e da Marie Méténier, cittadina francese di modeste condizioni sociali. Quando Vilfredo è ancora bambino, la famiglia Pareto si trasferisce in Italia, prima a Genova, e poi a Casale Monferrato, dove il giovane è allievo della sezione fisico-matematica del locale Istituto tecnico. Nel 1862, Raffaele Pareto porta la famiglia a Torino, dove ha ottenuto l’incarico di preparare, per conto del ministero dell’Agricoltura, la nuova legge sulle bonifiche. Vilfredo dopo aver conseguito la licenza in scienze matematiche e fisiche dell’Università di Torino, si iscrive ai corsi della Scuola di applicazione per ingegneri della stessa università, diventando condiscepolo e amico di Galileo Ferraris, nel 1870 consegue la laurea in ingegneria. Muore il 19/08/1923.”,”TEOP-054-FL”
“BONETTI Paolo a cura; scritti di ANTONI Carlo BATTAGLIA Adolfo CROCE Benedetto DE CAPRARIIS Vittorio FERRARA Mario JEMOLO Arturo Carlo LA MALFA Ugo PANNUNZIO Mario PAVOLINI Paolo ROMEO Rosartio SALVADORI Massimo SALVEMINI Gaetano”,”Le battaglie politico-ideologiche. I 30 anni del Mondo.”,”Contiene di B. Croce: ‘Liberalismo o liberismo’, di Massimo Salvadori: ‘La libertà o la proprietà’ Carlo Antoni fedele interprete di Croce (pag 9)”,”TEOP-288″
“BONFANTI Giuseppe”,”Dalla svolta di Salerno al 18 aprile 1948. Documenti e testimonianze di storia contemporanea.”,”””Togliatti limitava la “”mano tesa”” ai soli partiti di massa, socialista e democristiano, ignorando gli altri che pur facevano parte del governo e del CLN. Liberali, azionisti, democratici del lavoro erano classificati partiti borghesi. (…) L’ “”Italia libera””, del partito d’ azione, trova “”sfocata”” la visione di un’ Italia in cui soltanto “”l’ alleanza tra i partiti politici marxisti e cattolici garantisca contro il pericolo di ritorni rivoluzionari”” (11 luglio). (pag 14)”,”ITAP-090″
“BONFANTINI Massimo A. MACCIÒ Marco”,”La neutralità impossibile. Quantistica, relatività ristretta, evoluzione biologica.”,”L’introduzione è incentrata su Marx Engels Lenin e Mao (pag 16-62) Massimo Bonfantini autore di libri sul pensiero scientifico e filosofico di Russell e Whitehead. Marco Macciò autore di saggi sul pensiero di Lukacs e Sartre. Insieme hanno curato la filosofia della rivoluzione culturale cinese”,”SCIx-457″
“BONGHI Ruggero, a cura di Leopoldo MARCHETTI”,”I partiti politici nel parlamento italiano.”,”‘Un’ acerba critica alla insufficienza dei partiti e una chiara denuncia delle degenerazioni parlamentari, stesa da un illustre uomo di governo del Risorgimento.’ ‘Hoc vero occultum, intestinum, domesticum malum, non modo non existit, verum etiam opprimit, antequam perspicere qtque explorare potueris’ Cicerone (in apertura) “”Lo scritto del Bonghi sui partiti è, lo ripetiamo, una esplicita constatazione del disordine e della insufficiente vitalità della classe politica negli anni che corrono tra il 1861 e il 1868. Perché un regime democratico possa instaurarsi e conseguire gli scopi che si prefigge, abbisogna di grandi partiti ufficialmente costituiti ‘nei quali ognuno sia solidale ed i capi stiano colle parti o la parte coi capi’ (1), che sappiano imprimere all’ attività statuale un ritmo pieno, armonico, continuo. Le rivalità senza tregua, i conrasti senza posa tra i partiti sono nocivi e immiseriscono l’ azione governativa (…)””. (pag VII-VIII) (1) Giuseppe Ferrari, Il governo a Firenze, Le Monnier, 1865, pag 60″,”ITAA-121″
“BONGIORNO Pino RICCI Aldo G.”,”Lucio Colletti. Scienza e libertà.”,”Lucio Colletti (1924-2001), filosofo e storico della filosofia, è stato uno degli intellettuali più influenti e originali del secondo dopoguerra. Il suo percorso culturale e politico, dal marxismo critico ad un liberalismo fortemente scettico e disincantato, è stato sempre caratterizzato, come spiegano gli autori del volume, da una grande libertà di spirito e da un assoluto anticonformismo. Profondo conoscitore della letteratura marxista internazionale, alla quale ha apportato importanti contributi speculativi con i suoi studi degli anni Cinquanta e Sessanta, Colletti non ha esitato a prendere le distanze dalle sue posizioni di un tempo e a rivedere le basi della sua visione del mondo. Gli ultimi suoi anni, caratterizzati dall’impegno parlamentare nelle fila di Forza Italia, sono stati all’insegna di un crescente pessimismo, spesso scambiato per cinismo dai suoi avversari. Pino Bongiorno, docente e saggista, è stato allievo e amico di Lucio Colletti, con cui si è laureato discutendo una tesi sul problema del rapporto fra ‘teoria’ e ‘osservazione’ nel dibattito epistemologico contemporaneo. Ha collaborato negli anni con Mondooperaio, Ragionamenti sui fatti e le immagini della storia, Ideazione, Lettera dall’Italia, storiainrete.com, Il Messaggero, Avanti!. É redattore dell’Enciclopedia Italiana. Aldo G. Ricci, storico dirigente dell’Archivio centrale dello Stato. Assistente di Colletti tra il 1967 e il 1970. Tra i suoi libri: Il compromesso costituente, 2 giugno 1946 – 18 aprile 1948, La Repubblica, Collabora a Il Tempo, L’Indipendente, Ideazione.”,”TEOC-082-FL”
“BONGIORNO Pino RICCI Aldo G.”,”Lucio Colletti. Scienza e libertà.”,”Pino Bongiorno, docente e saggista, è stato allievo e amico di Lucio Colletti. Ha collaborato con ‘Mondoperaio’ ‘Ragionamenti’ ‘Ideazione’ ecc. E’ redattore dell’Enciclopedia italiana. Aldo G. Ricci, storico e dirigente dell’Archivio centrale dello Stato. Assistente di Colletti tra il 1967 e il 1970. Ha pubblicato tra l’altro: ‘I governi della transizione’ (1996). Collabora al Tempo, L’ Indipendente, Ideazione, (2004) “”I primi responsabili della falsificazione del pensiero di Marx sarebbero stati, secondo Lukacs, i partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale. Sono stati loro, infatti a mettere in giro l’idea del marxismo come scienza, a far credere che le leggi del mercato siano leggi naturali e perfino che il ‘mercato’ stesso sia un fenomeno naturale, invece che la forma oggettiva – assunta in una data epoca – dei rapporti sociali determinatisi tra gli uomini’ ((pag 48-49) “”La crisi del marxismo non è evidentemente soltanto teorica, è anche e soprattutto storica’ (pag 191)”,”TEOC-005-FC”
“BONGIOVANNI Bruno TRANFAGLIA Nicola a cura; collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO”,”Dizionario storico dell’ Italia unita.”,”collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO”,”ITAB-074″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Da Marx alla catastrofe dei comunismi. Traiettorie e antinomie del socialismo. Karl Marx tra Occidente ed Oriente. Liberalismo, democrazia, Russia: Piero Gobetti e Franco Venturi. Esercizi di semantica storica: Rivoluzione, Intellettuali, Revisionismo e Totalitarismo. Il Sessantotto tra mentalità e ideologia. La catastrofe: dai comunismi agli etnonazionalismi.”,”BONGIOVANNI Bruno insegna storia contemporanea alla Facoltà dell’ Università di Torino. Tra le sue opere più recenti ‘Il pensiero socialista nel secolo XIX’ (Utet, 1987), ‘La caduta dei comunismi’ (1995). ecc. “”La questione della continuità (oggettiva) o della discontinuità (soggettiva ed oggettiva) tra populismo e bolscevismo è, d’altra parte, da tutti i punti di vista, assolutamente non eludibile. Diverse furono, del resto, le anime del populismo russo: aristocraticamente liberale e democratica quella di Herzen, anarco-ribellistica e antitedesca quella di Bakunin, democratico-utopistica e letterariamente “”realistica”” quella di Belinskij, legata a intellettuali di rango sociale declassato e portatori di radicalità crescente quella di Cernysevskij e di Dobroljubov (i cosiddetti “”nichilisti””), neogiacobina quella di Tkacev, internazionalistica quella di Lavrov, e così via, sino al tenebroso Necaev, agli intransigenti, ai terroristi, ma anche sino, da una parte, dopo la crisi del 1881, ai populisti liberali o “”legali”” (Danielson e Michailovskij) e, dall’altra, al raggruppamento Cernyi peredel, sorto nel 1879, favorevole all’ azione politica e destinato a costituire il punto di partenza che consentirà, anni dopo, ad una componente del movimento populistico, grazie al ruolo inizialmente giocato da Plechanov, di confluire nel POSDR (Partito Operaio Socialdemocratico Russo), formatosi nel 1894 e, a partire dal 1903, pienamente “”occidentalista””, vale a dire non coinvolto nel particolarismo populistico-“”slavofilo””, solo, e non sempre, con la frazione menscevica.”” (pag 199) Bruno BONGIOVANNI, Il 18 Brumaio di Marx in America. “”Torniamo ora al nostro Weydemeyer appena sbarcato in America. Il primo problema ‘politico’ da affrontare è la fondazione della rivista che tanto stava a cuore a Marx. E questi, il 19 dicembre 1851, diciassette giorni dopo il ‘coup d’Etat’, già gli promette per il successivo martedì (23 dicembre, il giorno della partenza del piroscafo) nientemeno che ‘Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte’ (1). Anche Engels, Freiligrath, Wolff e altri promettono articoli per il giornale che sarebbe naturalmente uscito in lingua tedesca e che avrebbe avuto un titolo estremamente esplicito, “”Die Revolution””. Il fattivo e febbrile entusiasmo di Marx, tanto più sorprendente in un periodo di grandi difficoltà personali, era veramente straordinario se si pensa che egli stava scrivendo al buio il suo capolavoro storiografico-politico per una problematica rivista di tedeschi emigrati negli Stati Uniti senza denaro, una rivista, si badi bene, che in primo luogo avrebbe dovuto proporsi di tenere alto il livello della rissa tra le contrapposte e litigiose fazioni del ‘deutsches Exil’. (…) Il ’18 Brumaio’ andò così a rilento: il 13 febbraio Marx prometteva a Weydemeyer altri due capitoli dell’articolo che si stava vistosamente ingrandendo. Jenny Marx, in un poscritto, aggiungeva, tra le altre cose: “”Mio marito crede che i suoi articoli sulla Francia, cui si aggiungeranno altri 2 articoli, offrirebbero la materia migliore per un piccolo opuscolo dato il loro grande interesse attuale, se non altro come continuazione dei suoi articoli sulla “”Revue”””” (2). Intanto ‘Die Revolution’ aveva cominciato coraggiosamente ad uscire. Il primo numero del 6 gennaio 1852 conteneva in testa una breve, ma significativa dichiarazione firmata proprio da Weydemeyer (…). Il numero conteneva inoltre una prima parte di un saggio di Weydemeyer sui partiti in Europa e, tra le altre cose, un pezzo di un articolo di Marx sulle crisi commerciali del 1845-47 già uscito sulla “”Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue””, rivista redatta a Londra, stampata ad Amburgo e indicante sul frontespizio anche New York, perché Marx ed Engels già allora facevano affidamento su un’ampia diffusione tra gli emigrati tedeschi in America. In chiusura veniva annunciata la pubblicazione del ’18 Brumaio’ [Bruno Bongiovanni, Da Marx alla catastrofe dei comunismi. Traiettorie e antinomie del socialismo, 2000] [(1) Cfr. K. Marx a J. Weydemeyer, lettera del 19 dicembre 1851, in OC XXXVIII p. 607; (2) Poscritto di Jenny Marx a JL Weydemeyer, lettera del 13 febbraio 1852, in OC XXXIX, p. 518)]”,”TEOC-320″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Storia della guerra fredda.”,”BONGIOVANNI Bruno (Torino, 1947) insegna storia contemporanea all’ Università di Torino (Lettere). Ha scritto molti lavori (v. pag 159). Ha curato edizioni di opere inedite in Italia di Marx ed Engels. Collabora con riviste e istituzioni. Guerra di Corea e contenimento. “”La guerra che si era appena conclusa sembrava ora essere stata, sul terreno pratico e territoriale, del tutto inutile. Erano però stati sconfitti i fautori dell’ offensiva: i cinesi-nordcoreani da una parte, il generale MacArthur e i “”falchi”” occidentali dall’ altra. Avevano vinto i fautori del ‘containment’: in primo luogo l’ ONU, poi l’ amministrazione americana di Truman (passata proprio nel 1953, con Eisenhower, ai repubblicani), infine, ma la cosa resta ambigua e incerta, l’ URSS, che certo dal containment, sino ad allora, aveva ricevuto vantaggi non meno, e forse più, che svantaggi. Tra i vincitori vi fu però indirettamente, anche il Giappone. Nella sua situazione di retrovia dela guerra di Corea, il Giappone nonostante l’ ostilità dei sovietici, stipulò l’ U settembre del 1951 con gli USA la pace di San Francisco; in al modo poté prendere lo slancio per rientrare nel contesto politico post-bellico e per effettuare il più spettacolare sviluppo industriale e finanziario del dopoguerra (…)””. (pag 78)”,”RAIx-184″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Leggere Marx dopo il marxismo. Per una storia della ‘Gesamtausgabe’.”,”BONGIOVANNI Bruno “”Sul piano delle vicende editoriali, l’ultima testimonianza di un’epoca tutto sommato ottimistica furono i ‘Gesammelte Schriften’ di Marx ed Engels del periodo 1852-1862, curati da David Borisovic Rjazanov, l’uomo cui dobbiamo le basi, anche morali, del passaggio della ‘Marx-Forschung’ alla piena maturità filologica: quest’edizione, rimasta largamente incompleta e pubblicata a Stoccarda nel fatale 1917, comprendeva in due volumi esemplarmente commentati gli articoli giornalistici marxengelsiani, tradotti dall’inglese da Luise Kautsky, dei soli anni 1852-1855. Fu ristampata nel 1920 e subito si capì, morto Mehring nel 1919, che Rjazanov, un menscevico ora divenuto bolscevico, per competenza, capacità, cultura, relazioni personali e probità intellettuale era la persona che meglio poteva mettere insieme l’opera di Marx ed Engels. Così, consolidatosi in Russia il potere dei bolscevichi, venne sin dal 1920 creata una “”commissione Marx”” all’interno delle edizioni di Stato della nuova repubblica dei Soviet. Nel 1921, con la creazione dell’Istituto Marx-Engels di Mosca, il progetto di pubblicare l’opera completa di entrambi sembrò diventare una realtà. Rjazanov riuscì a mantenere, nonostante tutto, memore dei valori umanistici e socialisti comuni, buoni rapporti con la socialdemocrazia tedesca e anche con la diaspora menscevica, ciò che pagherà carissimo, così che già nel 1923 poté portare da Berlino a Mosca 7.000 fotografie – oggi si direbbero fotocopie – di manoscritti marxengelsiani. Nel 1924 l’SPD cedette ai sovietici i diritti di pubblicazione e Rjazanov rimise materialmente insieme i pezzi dell”Ideologia tedesca’ che si trovavano dispersi nelle biblioteche di Bernstein e Viktor Adler. A partire dal 1927, tra Francoforte Berlino e Mosca, cominciarono ad uscire, in lingua tedesca e non russa, come pure fu oggetto di discussione, i volumi della prima MEGA. Avrebbero dovuto essere 40, divisi in tre sezioni: le opere politiche, filosofiche e storiche in 17 volumi, il lavoro di critica dell’economia politica cresciuto intorno al ‘Capitale’, e prima e dopo di esso, in tredici volumi, il carteggio tra Marx ed Engels, e degli stessi con gli altri corrispondenti, in dieci volumi. Uscirono in realtà solo 12 volumi in tutto. Nel 1930, inoltre nel clima politico turbato nella Germania di Weimar dalla strategia del “”socialfascismo””, l’SPD rescisse il contratto. Intanto, però, a Mosca, grazie al lavoro indefesso di Rjazanov, che aveva anche fatto acquistare materiale non presente nell’archivio della SPD, erano stati acquisiti 15.000 documenti originali e 175.000 fotocopie. Lo stesso Rjazanov, tuttavia, nel 1931, dopo aver fatto dichiarare a un suo collaboratore che praticamente tutto era stato decifrato e dattilografato, venne rimosso, deportato, sostituito dal servile e grigio Adoratskij e fatto sparire. Solo da non molti anni sappiamo con certezza che è stato fucilato frettolosamente nel 1938, dopo una parvenza di processo, senza essersi piegato a “”confessare”” delitti inesistenti. Dei dodici volumi usciti tra il 1927 e il 1935 Rjazanov ne curò direttamente solo 5 (più due volumi del Marx-Engels Archiv) (…)”” [Bruno Bongiovanni, Leggere Marx dopo il marxismo. Per una storia della ‘Gesamtausgabe’, Belfagor, Firenze, n° 299 V 30 settembre 1995] (pag 586)”,”MADS-642″
“BONGIOVANNI Bruno”,”L’universale pregiudizio. Le interpretazioni della critica marxiana della politica.”,”Tesi: ‘Anarchismo’ dei primi testi giovanili marxiani inseriti in tradizione pensiero libertario che concepisce la democrazia in netta opposizione con lo Stato Bruno Bongiovanni (Torino, 1947) lavora presso l’Istituto di Storia della Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. “”Kreuznach è una cittadina sulla strada tra Kaiserlautern e Magonza, assai nota, come confermano da sempre i ‘dépliants’ turistici, per le sue acque termali, calde e fredde. Proprio a Kreuznach vi era la residenza di Jenny von Westphalen e di sua madre: ed è qui che, il 19 giugno 1843 (come il giorno dopo annuncia la “”Kreuznacher Zeitung”” (1)), Karl Marx e Jenny, che pure aveva da poco perso il padre, si sposano. I due giovani fanno un viaggio di nozze di breve durata, partono verso il Palatinato renano e, passando per Baden-Baden, tornano a Kreuznach, dove restano fino alla fine di settembre (2). La decisione di convolare a giuste nozze fu favorita, come sembra suggerire il primo grande biografo di Marx, Franz Mehring (3), da uno stipendio di 500 talleri promesso a Marx dal facoltoso Arnold Ruge per la direzione dei futuri ‘Deutsch-Französische Jahrbücher’ (Annali franco-tedeschi). Nulla però ci dice Mehring sull’attività letteraria di Marx nel periodo di Kreuznach. Questo periodo copre i mesi che vanno dal giugno all’ottobre del 1843, quando la giovane coppia si spostò con entusiasmo dallo stagnante clima politico-culturale della Germania della restaurazione per recarsi al celebre indirizzo di Parigi (38, rue Vanneau) dove si sistemò con un gruppo di ‘emigrés’ ed esuli volontari tedeschi, tra cui Hervegh e Ruge, non alieno, quest’ultimo, dal considerare la nuova convivenza “”una sorta di falansterio”” (4), o, come oggi si direbbe, una “”comune””. Torniamo per il momento alla nostra ridente cittadina termale. Mehring non dice nulla sulla attività letteraria di Marx perché quando il manoscritto della sua classica biografia venne consegnato a Johann Heinrich Wilhelm Dietz, il celebre editore della socialdemocrazia tedesca, vale a dire nel 1918 (un anno prima della morte di Mehring), i cosiddetti ‘Frühschriften’, gli scritti giovanili di Marx, dovevano ancora in gran parte essere pubblicati. E pensare che proprio Mehring aveva non poco contribuito alla conoscenza del giovane Marx pubblicando nel 1902 i quattro volumi della cosiddetta ‘Nachlassaugabe’, riveduta nel 1913 (in seguito anche ai preziosi studi di Gustav Mayer), ed ancora ristampata, in quarta edizione ed in tre volumi, nel 1923 (5): questa edizione comprendeva la tesi di laurea marxiana su Democrito ed Epicuro, sino ad allora inedita, ed inoltre riproponeva i dimenticati saggi apparsi sugli ‘Annali franco-tedeschi’ e la non molto più nota ‘Heilige Familie’ (La sacra famiglia). Sempre nel 1902 Bernstein aveva pubblicato sui “”Dokumente des Sozialismus”” (6) una novità più ghiotta, aveva cioè sottratto alla “”critica rodente dei topi”” (7) alcuni frammenti del III fascicolo (Sankt Max) della ‘Deutsche Ideologie’ (L’ideologia tedesca) e di questa stessa opera un altro capitolo (il ‘Leipziger Konzil’) venne nel 1921 pubblicato da Gustav Mayer (8). Nella biografia “”popolare”” del secondo grande biografo di Marx, il russo Rjazanov, non si parla neppure di Kreuznach. Si tratta però dell’integrazione di una serie di lezioni tenute nel 1922 al corso di marxismo dell’accademia socialista di Mosca e la necessità di spiegare in modo semplice ed elementare la dimensione storica e teorica dell’opera marxiana impedisce al conferenziere di soffermarsi troppo sui particolari più propriamente “”privati!”” della vita di Marx. Eppure la terza conferenza (9), che affronta gli scritti del periodo che va dalla “”Rheinische Zeitung”” agli ‘Annali’ ed alla ‘Sacra famiglia’, si sofferma a lungo sulla “”questione filosofica”” ed in particolare sul problema del capovolgimento della filosofia hegeliana, argomento allora trascurato (anche se è di questi anni nella cultura tedesca la ‘Hegel-Renaissance’ all’interno del “”marxismo””), ‘massime’ in una conferenza per operai, tanto da far sospettare che Rjazanov conosca qualche cosa che il mondo ancora non conosce (10). Ed in effetti, cinque anni dopo, nel 1927, nel primo volume della MEGA compare in ‘Kritik des hegelschen Staatrechts’ (‘Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico’) (11), definita anche “”meditazione di Kreuznach”” (12) perché plausibilmente – ma su questo torneremo in seguito – datata da Rjazanov appunto all’epoca del soggiorno di Marx a Kreuznach (13). Nello stesso 1927 Rjazanov traduce in russo e pubblica una parte del III manoscritto de ‘Zur Kritik der Nationalökonomie’ / ‘mit einem Schluszkapitel über die Hegelsche Philosophie’ (14), testo meglio noto come ‘Oekonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844’ (‘Manoscritti economico-filosofici’), di cui alcuni pezzi compaiono (tradotti dal russo) sulla francese “”Revue marxiste”” nel 1929 (15). Occorre attendere il 1932, quando Rjazanov è già stato rimosso e deportato da Stalin, per vedere nella MEGA (che avrà vita stentata sino al 1935) il testo tedesco dei ‘Manoscritti’. Sempre nel 1932 la MEGA pubblica l”Ideologia tedesca’ (16). Può sorprendere a questo punto che il terzo grande biografo di Marx, Nikolaevskij, che scrive nel 1935-36, dedichi pochissimo spazio agli studi di Kreuznach e per di più confonda la ‘Kritik’ di Kreuznach del 1843, inedita sino al 1927, con l”Einleitung’ (‘Introduzione’) a questa stessa ‘Kritik’, uscita, autonoma, nel 1844 sugli ‘Annali’ e quindi nota da tempo (17). Ancora più scarne le notizie fornite da Nikolaevskij sulle altre opere giovanili di Marx, all’interno però di una biografia – va pur detto – che vuole essere un resoconto di fatti più che un’esposizione di teorie. D’altra parte lo stesso Engels, primo custode del lascito intellettuale marxiano, aveva dimostrato scarso interesse verso i ‘Frühschriften’, non solo dell’amico, ma anche propri, ed aveva manifestato un certo fastidio verso chi gli chiedeva di pubblicare o di ripubblicare vecchi scritti del periodo “”filosofico”” (18). Si era limitato a pubblicare le marxiane ‘Thesen über Feuerbach’ (Tesi su Feuerbach) del 1845 in appendice al proprio saggio su Feuerbach e la fine della filosofia lassica tedesca del 1886 (19)”” (pag 9-10) [Bruno Bongiovanni, L’universale pregiudizio. Le interpretazioni della critica marxiana della politica, 1981] [(1) Cfr. Karl Marx Chronik Seines Lebens in Einzeldaten, Marx-Engels Verlag, Moskau 1934, p. 18. Di questo testo esiste un reprint presso la Verlag Detlev Auvermann, Glashütten im Taunus 1971; (2) Cfr. la testimonianza, del 1865, di Jenny Marx in ‘Kurze Umrisse eines bewegten Lebens’, in ‘Mohr und General. Erinnerungen an Marx und Engels (1964), ora in ‘Colloqui con Marx ed Engels. Testimonianze sulla vita di Marx e Engels raccolte da Hans Magnus Einzensberger, Einaudi, Torino, 1977, p. 18; (3) Cfr. Franz Mehring, Vita di Marx, Editori Riuniti, Roma 1972 (1918), p. 57; (4) Cfr. 1848. Briefe von und an Herwegh’ (1898), ora in ‘Colloqui con Marx ed Engels, cit., p. 19; (5) Cfr. ‘Aus dem literalischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels 1841 bis 1850’, Dietz, Berlin-Stuttgart 1923 (1902). Per notizie dell’autore sulle precedenti edizioni cfr. F. Mehring, Vita di Marx, cit., pp. 533-534: (6) Cfr. ‘Der “”heilige Max””. Aus einem Werk von Marx-Engels über Stirner’, in “”Dokumente des Sozialismus. Hefte für Geschichte. Urkunden und Bibliographie des Sozialismus””, t. III e IV, 1903-1904 (di questa rivista è stato fatto un reprint a Frankfurt nel 1968); (7) L’espressione si trova nella notissima ‘Prefazione’ (1859) a ‘Per la critica dell’economia politica’ Editori Riuniti, Roma, 1957, p. 12; (8) Cfr. Marx und Engels, ‘Das Leipziger Konzil’, in “”Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik””, n. 3, 1921, pp. 773-808. Su tutti questi problemi cfr. Maximilien Rubel, ‘Bibliographie des oeuvres de Karl Marx’, Rivière, Paris, 1956, pp. 49-56 e Bert Andréas, ‘Marx et Engels et la gauche hégélienne’, in ‘Annali. Istituto Giangiacomo Feltrinelli’, a. VII, 1964-65, pp. 353-516. Di notevole utilità è sempre ‘Marx Engels Lassalle. Eine Bibliographie des Sozialismus’, Prager, Berlin, 1924 e la bibliografia, a cura di E. Czobel, in “”Marx-Engels Archiv””, vol. II, 1927, pp. 469-537; (9) Cfr. D.B. Rjazanov, Marx ed Engels, Samonà e Savelli, Roma, 1969 (1922), pp-. 32-47; (10) Ed infatti importanti rivelazioni Rjazanov fa il 20 settembre 1923 in un discorso all’Accademia socialista di Mosca, pubblicato con il titolo ‘Neueste Mitteilungen über den literarischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels, in “”Archiv für die Geschichte des Sozialismus und Arbeiterbewegung””, n. 3, 1925, pp. 385-400. Cfr. inoltre allo stesso autore ‘Über den liberarischen Nachlass von Marx und Engels’, in “”Internationale Presse-Korrespondenz””, n. 49, 1923, p. 1152 e ‘Über neue Manuscripte von Karl Marx und Friedrich Engels’, in “”Arbeiter-Literatur””, n. 9, 1924, pp. 534-538; (11) Cfr Karl Marx – Friedrich Engels, Historisch-kirtische Gesamtausgabe. Werke – Schriften – Briefe, Marx-Engels Verlagsgesellschaft, Frankfurt, 1927, vol. I, 1, pp. 403-533 (…). Per un eccellente repertorio in merito alle edizioni principal; cfr. ora Franz Neubauer, Marx-Engels Bibliographie, Boldt, Boppard am Rhein 1979. Cfr. inoltre Heinz Stern, Dieter Wolf, Das grosse Erbe. Eine historische Reportage um den literarischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels’, Dietz, Berlin, 1972 e Michail Mtschedlov, Zu einigen Fragen der Erforschung und Veröffentlichung des theoretischen Nachlasses von Karl Marx und Friedrich Engels in der UdSSR, in AA.VV., Beiträge zur Geschichte der Marx-Engels-Forschung und Edition in der Sovjetunion und der DDR, Dietz, Berlin, 1978, pp. 16-33; (12) Cfr. Marximilien Rubel, Introduction a Karl Marx, Oeuvres. Economie II, Gallimard, Paris, 1968, pp. XIX sgg.; (13). Cfr D. Rjazanov, Einleitung, a MEGA, I, 1 cit., pp. LXXI-LXXV; (14) Cfr. “”Archiv Marksa i Engel’sa””, III, 1927, pp. 247-286; (15) Cfr. “”La Revue marxiste””, a. I., n. 1, 1929, pp. 7-28. Su tutte le vicende dei ‘Manoscritti’ sul piano editoriale cfr. B. Andréas, ‘Marx et Engels et la gauche hégélienne’, cit. pp. 389-395; (16) Per i ‘Manoscritti, cfr. MEGA, 1,3, pp. 33-172 e 589-596. Per l”Ideologia tedesca’, cfr. MEGA, 1,5, pp. 3-528; (17) Cfr. B. Nikolaevskij, O. Maenchen-Helfen, Karl Marx, Einaudi, Torino, 1969 (1937), pp. 86 sgg.; (18) Cfr. la testimonianza del russo Aleksej Voden (1893) in ‘Reminiscences of Marx and Engels (1927), ora in Colloqui con Marx ed Engels, cit. pp. 522-530. Su questa testimonianza cfr. anche David McLellan, Marx prima del marxismo, Einaudi, Torino, 1974, pp. 242-243; (19) Cfr. Friedich Engels, Ludovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, Rinascita, Roma, 1950 (1886). Su questo testo cfr. Gareth Stedman Jones, ‘Engels e la fine della filosofia classica tedesca’, in ‘Comunità’, n. 177, 1977, pp. 211-235. Oltre alla biografia di Gustav Mayer (Einaudi, Torino, 1969) cfr per un rapido ritratto “”filosofico”” David McLellan, Engels, Harvester, Hassocks, 1977, pp. 56-64. Per le ‘Tesi su Feuerbach (1845) cfr. Marx Engels, Opere complete, vol. V, Editori Riuniti, Roma, 1972, pp. 3-7] (pag 9-10; 20-22) Fortuna dei ‘Manoscritti’ del ’44 maggiore di quella della ‘Kritik’ di Kreuznach (pag 26)”,”MADS-644″
“BONGIOVANNI Bruno KUSCEV Evgeni MANANNIKOV Alexi”,”Comunismo e questione russa – Intervista a Bruno Bongiovanni – La società e lo Stato – Bagliori all’Est – Le lotte e i movimenti – Lo sciopero dei minatori – La periferia e la crisi – Polonia: dal sogno al disastro.”,”””Mi sto convincendo che il bolscevismo è l’erede del populismo russo, cioè di una tradizione autoctona russa rivoluzionaria che ha avuto diverse incarnazioni e che non è stata affatto sconfitta dalla storia. Nelle interpretazioni del populismo russo ci sono due vicende storiografiche. Per la prima il populismo russo è come una specie di socialismo utopistico precedente al marxismo e poi soppiantato dalla vera “”scienza”” che sarebbe il marxismo, il bolscevismo. Questa è un’interpretazione classicamente marxista-leninista, maturata in Unione Sovietica. L’altra interpretazione, che possiamo definire liberale, è quella che vede nel populismo russo un’occasione mancata per fare una rivoluzione o una trasformazione democratica, libertaria, popolare, che poi è stata soffocata, confiscata, usurpata da un mostro esterno di natura occidentale che sarebbe il marxismo concretizzatosi poi nel bolscevismo. Secondo me esiste una terza via, una terza ipotesi interpretativa, secondo cui il populismo, sia pure in modo diverso da come si è posto in origine, è il vero vincitore di questo secolo. Basta leggere in un certo modo alcune grandi ipotesi strategiche dell’inizio del secolo come “”la dittatura democratica degli operai e dei contadini”” di Lenin che si colloccava, a mio avviso, in una tradizione tipicamente populista e la stessa “”Rivoluzione permanente”” di Trotsky che è la variante perfetta del populismo russo perché ha, in qualche misura, “”marxistizzato”” nelle cateorie la tradizione populista”” (pag 6) “”Il marxismo non ha vinto ma è stato sconfitto, probabilmente il marxismo è morto”” (pag 7) “”Altrove, già, avevo fatto notare come la parola “”capitalismo”” non esiste in Marx, non la sua mai come sostantivo. Usa sempre modo di produzione capitalistico. La parola capitalismo ha una sua fortuna a partire dal programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca, steso da Kautsky col consenso di Engels, in cui si parla di civiltà capitalistica, dove il capitalismo diventa un grande sistema onnicomprensivo in grado di regolare tutto e tutti”” (pag 12)”,”TEOC-709″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Marx, la Turchia, la Russia: due lettere.”,”””In appendice alla seconda edizione accresciuta del pamphlet di Wilhelm Liebknecht ‘Zur orientalischen Frage oder soll Europa kosakisch werden? Ein Mahnwort an das deutsche Volk’, uscita a Lipsia al termine del febbraio 1878, comparve uno scritto anonimo, costituito di due lettere inviate allo stesso Liebknecht rispettivamente il 4 e l’11 febbraio dello stesso anno. Nelle sue conclusioni Liebknecht segnalava al lettore che l’autore delle lettere era un amico che molto aveva studiato la questione orientale e che sull’argomento era competente come pochi altri. L’acutezza nei giudizi – concludeva Liebknecht – rivelava il grande maestro: ‘ex ungue leonem’. (…) finire (pag 635) Secondo Bongiovanni le due lettere di Marx sono state erroneamente attribuite da Gustav Mayer, nel 1934, a Engels nell’edizione in lingua tedesca ed in due volumi della sua biografia (Franz Mehring le aveva già utilizzate nella sua biografia di Marx) (pag 636-637)”,”MADS-752″
“BONGIOVANNI Alberto”,”La guerra in casa. Settembre ’43 – aprile ’45.”,”””Accanto alle forze alleate, risalenti con esasperante lentezza la martoriata penisola italiana, combatterono alcuni contigenti di italiani sorti quasi per miracolo dal disfacimento del nostro esercito dopo l’8 settembre, e che fornirono un prezioso quanto misconosciuto contributo allo svolgersi delle operazioni belliche, da Cassino fino allo sfondamento della Linea Gotica. Con la dichiarazione di guerra del «regno del Sud» alla Germania hitleriana, occorreva fornire la richiesta «prova» che mostrasse che l’«armata degli straccioni» intendeva cooperare in assoluta lealtà allo sforzo comune per la definitiva eliminazione del nazifascismo. Si ebbe pertanto, nel dicembre ’43, l’atteso battesimo del fuoco contro le truppe germaniche. Nell’Alto Volturno, sul fronte Mignano-Monte Lungo, gli uomini del 1° Raggruppamento motorizzato si batterono magnificamente, strappando incondizionati elogi dei pur sospettosissimi capi militari angloamericani. Caduta, almeno in parte, la barriera della diffidenza e riorganizzate, nella primavera del ’44, le nostre truppe nel quadro del Corpo Italiano di Liberazione, i risultati pratici della cobelligeranza si faranno sempre più numerosi e significativi e avranno un loro peso ben preciso sul corso della campagna d’Italia. Subentrerranno, poi, nella fase finale, tra l’Appennino emiliano e il settore adriatico, i sei Gruppi di combattimento costituiti per ordine del generale Alexander: e di uno di essi – per l’esattezza il «Cremona» – fu comandante di battaglione l’autore, che ebbe così modo di seguire da vicino e di condividere giorno per giorno le sorti di quei soldati molto spesso morsi dal dubbio sul ‘perché’ della loro partecipazione a una tale «guerra in casa», quando la patria era tagliata in due e percorsa da truppe straniere delle più diverse nazionalità e colore, e mentre nessun barlume di speranza sembrava accendersi tra tanti lutti e distruzioni”” (…) [dal risvolto di copertina]; “”Il 1943 si era chiuso in modestia e gli anglo-americani si erano dovuti accontentare di quel po’ di territorio italiano che era a sud del Garigliano, del Rapido e del Parco Nazionale, dalla parte del Trirreno, o dell’allineamento che all’incirca passa per le pendici orientali della Maiella e gli abitati di Guardiagrele, Orsogna e Ortona, sul versante adriatico. Sul finire del gennaio del 1944 lo sbarco di Anzio alimentò ancora la speranza di un successo risolutivo, ma fu un fuoco di paglia e la situazione rimase stagnante, proprio come l’avevano creata l’inverno e l’impreparazione. A proposito di quest’ultima si può fare una cosiderazione: nel campo della preparazione militare grava come un imponderabile di intempestività così che quando si è pronti ad affrontare una certa situazione, la sorte ne matura subito un’altra del tutto contraria. Nel caso degli anglo-americani, quando erano divenuti dei maestri della guerra in piano e nel deserto del nord Africa vennero infilati di punto in bianco sull’Appennino d’Abruzzo. Anche a noi era accaduto sovente la medesima cosa, ma qui il caso era differente perché mentre gli italiani – come quasi tutti i popoli meridionali – hanno fama di essere superficiali ed imprevidenti, gli inglesi spiccano per previdenza e lungimiranza: quindi si può dedurre che tutto il mondo è paese! Si rese necessario programmare un nuovo grande sforzo che si concreterà in quella lunga e deludente offensiva che, fra la primavera e l’inizio dell’inverno 1944-’45, riuscì solo a spostare il fronte sull’appennino tosco-emiliano e nella pianura che ad oriente è compresa fra il Po e il Reno, ma non valse a risolvere la campagna d’Italia. Perché questo avvenga ci vorrà ancora un inverno e parte della primavera successiva”” (pag 108-109) Difficoltà incontrate nell’avanzata degli anglo-americani in Italia su un terreno montuoso.”,”QMIS-271″
“BONGIOVANNI Bruno TRANFAGLIA Nicola a cura; collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO”,”Dizionario storico dell’Italia unita.”,”collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO Bruno Bongiovanni insegna Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino (1996). Nicola Tranfaglia insegna Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino (1996).”,”STOx-076-FL”
“BONGIOVANNI Bruno TRANFAGLIA Nicola a cura; saggi di Francesco BARBAGALLO Bruno BONGIOVANNI Mario ISNENGHI Gian Carlo JOCTEAU Marco PALLA Marco SCAVINO Nicola TRANFAGLIA”,”Le classi dirigenti nella storia d’Italia.”,”Contiene il saggio di Marco Scavino ‘La crisi di fine Ottocento e l’età giolittiana’ (tra cui il paragrafo ‘Il socialismo fra democrazia e rivoluzione sociale’, ‘La fine del “”compromesso”” giolittiano) e quello di Marco Palla ‘Per un profilo della classe dirigente fascista’.”,”ITAS-069-FL”
“BONGIOVANNI Bruno”,”Democrazia, dittatura, lotta di classe. Appunti su Marx e la rivoluzione francese.”,”””L’analisi marxiana, ora, sembra in sintonia con la terza fase del liberalismo francese, quella rappresentata dal pur isolato Tocqueville, la cui ‘Democratie en Amérique’ aveva citato nella ‘Jugendfrage’ (1)”” (pag 800) (1) Cfr. K. Marx, Sulla questione ebraica, in OC, cit. p. 163, Werke, cit., p: 352, in Mega (2), 1/2 p: 146″,”MADS-006-FGB”
“BONGIOVANNI BERTINI Mariolina”,”Guida a Proust.”,”””Non è possibile accostarsi a Proust – immergersi nella ‘Recherche’ o percorrere le pagine del giovanile ‘Jean Stanteuil’ – senza incontrare sul proprio cammino, evocato nel suo irripetibile incanto ma anche nei suoi nodi di segreta sofferenza, l’universo dell’infanzia”” (pag 3)”,”VARx-151-FV”
“BONGIOVANNI Bruno”,”Stati, nazioni, democrazie. Storiografia e tragitti politici.”,”Collana Biblioteca di storia contemporanea, Comitato scientifico: Bruna Bianchi, Paul Corner, Lorenzo Bertucelli; Bruno Bongiovanni; Mario Del Pero; Giovanna Procacci Bruno Bongiovanni (Torino, 1947) è stato professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Torino. Ha collaborato con case editrici, riviste, periodici e quotidiani. Ha concentrato i suoi interessi sulla rivoluzione francese, il socialismo, le relazioni internazionali, i rapporti Usa-Urss, il totalitarismo. E’ socio dell’Accademia delle Scienze di Torino e membro di diverse fondazioni. La bibliografia riportata nel volume (per capitolo) risale alla fine del XX secolo. ‘La democrazia è infine la dittatura del proletariato, espressione che Marx usa una prima volta nel 1850…’ “”Il proletariato, immensa maggioranza che lotta a favore dell’immensa maggioranza, come recita il ‘Manifesto del partito comunista’, può far sì che alla società divisa in classi subentri un’associazione in cui “”il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti””, espressione, questa, che ricorda peraltro il mai veramente affossato tragitto della democrazia-essenza. Come può avvenire ciò? Con la conquista della democrazia, e cioè con l’elevarsi del proletariato a classe dominante. E che cos’è la democrazia conquistata? È il governo forte della maggioranza. Tale reggimento politico fondato sulla strabiliante potenza del numero, non può che effettuare interventi dispotici (despotische Eingriffe) nei rapporti di proprietà. Il governo dei poveri, come Aristotele aveva intuito, è del resto, e di fatto, un governo contro i ricchi. La democrazia, come sosterrà il commentatore americano di Marx Hal Draper, è di per sé, in Marx, la dittatura, intesa come magistratura provvisoria, della democrazia stessa. Essa è così anche la dittatura della maggioranza che l’industria e la storia stanno rendendo socialmente omogenea. La democrazia è infine la dittatura del proletariato, espressione che Marx usa una prima volta nel 1850, in polemica, con tutta probabilità contro i liberali censitari che avevano individuato nella democrazia una dittatura popolare e il grido di guerra sociale. L’espressione “”dittatura del proletariato””, d’altra parte, compare in tutto sole 12 volte nelle opere di Marx ed Engels. La democrazia-numero, comunque, non verrà più abbandonata, pur permanendo sempre sullo sfondo la democrazia-essenza. Il 25 agosto 1852, conclusasi da tempo la stagione rivoluzionaria quarantottesca, Marx, sul ‘New York Daily Tribune’, scrive comunque, deluso dalla tragica parabola ella seconda repubblica francese, che “”in Inghilterra conseguire il suffragio universale costituirebbe una misura di gran lunga più socialista di qualsiasi altra cosa sia stata onorata con questo nome sul continente””. Marx si illude tuttavia che la società industriale possa semplificare al massimo i rapporti sociali e fare del proletariato l’immensa maggioranza. Non esisterà mai un territorio dicotomico popolato, sic et simpliciter, da pochi borghesi e molti proletari. La società infatti, saprà resistere all’aggressione della logica economica disegnata da Marx e si dispiegherà secondo morfologie cangianti nel tempo e sempre più complesse. L’analisi sociologica di Eduard Bernstein constaterà in proposito elementi decisivi. Ancora nel 1891, tuttavia, otto anni dopo la morte di Marx, il vecchio Engels, quello che sta per anticipare la revisione di Bernstein, scrive, nella critica del programma di Erfurt, che “”la repubblica democratica è la forma specifica della dittatura del proletariato””. È questa la dodicesima volta che l’espressione compare nel lessico marxengelsiano. Ed è anche l’ultimo atto di fede nelle virtù ipso facto redentrici della democrazia-numero”” (pag 116-117) (Bibliografia: Su questi temi: Democrazia, dittatura, lotta di classe. Appunti su Marx e la rivoluzione francese, Bruno Bongiovanni, Studi Storici, Anno 30, No. 4, La rivoluzione francese e l’Italia (Oct. – Dec., 1989), pp. 775-802 (28 pages) Published By: Fondazione Istituto Gramsci, Studi Storici https://www.jstor.org/) Capitolo V. Il socialismo contro la nazione. Il caso di Amadeo Bordiga (1911-1918) (pag 121-143) Bordiga e la guerra di Libia “”Fu la guerra di Libia, tuttavia, l’evento originario da cui germinò la formazione politica di Bordiga; il quale, il 4 marzo 1912, in un articolo su ‘La Soffitta?, sostenne per la prima volta il principio che mai più abbandonò: “”essere socialista… vuol dire rinunziare … anche alla propria nazionalità”” (11). La risposta socialista alla guerra, in ogni caso, non doveva strutturarsi in un’alleanza generica tra pacifisti di tutte le classi e di tutte le opinioni, ma doveva seguire a sua volta la stella polare dell’antimilitarismo di classe. (…)”” (pag 126-127-128) (citato tra i tanti nella bibliografia su Bordiga a pag 143 il saggio di Maria Luongo, ‘Amadeo Bordiga e il movimento operaio napoletano (1910-1920)’, in ‘Cahiers internationaux d’histoire economique et sociale’, n. 17, 1985) 1624. LUONGO MARIA, Amedeo Bordiga e il movimento operaio napoletano (1910-1920), in «Cahiers internationaux d’histoire economique et sociale», 1985, 17, pp. 1 55-176. – Min. Industria, commercio e lavoro, DG Lavoro e previdenza sociale, Div. Ufficio del lavoro – Min. Interno, DG PS, Div. Affari generali e riservati, CPC (ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, BIBLIOGRAFIA, LE FONTI DOCUMENTARIE NELLE PUBBLICAZIONI DAL 1979 AL 1985″,”STOx-336″
“BONGIOVANNI Bruno BRAVO Gian Mario, a cura; saggi di Giuseppe RICUPERATI Gian Mario CAZZANIGA Gabriella SILVESTRINI Michel VOVELLE Maria MONETI Luciano CANFORA Vita FORTUNATI Alice FRANCESCHI Ginevra CONTI-ODORISIO Manuela CERETTA Maria Alberta SARTI Vincenzo ARIANO Arrigo COLOMBO Bruno BONGIVANNI Gian Mario BRAVO”,”Nell’anno 2000. Dall’utopia all’ucronia.”,”Testi in italiano e francese Bravo: su Marx Engels (pag 219-221) “”In primo luogo, ricordo Friedrich Engels e le sue intelligenti intuizioni: egli dette, secondo Vovelle, la lettura «canonica» dell’utopia ed elaborò uno statuto d’essa (9). Egli percepì come il pensare utopico fosse «geniale» ma corrispondesse a epoche in cui sopravvivano rapporti di produzione arretrati, allorché era generalizzata una sorta di immaturità sociale e la progettazione del tempo futuro diventava necessariamente ideale, anzi, idealista. La sua definizione resta celebre (10): «Il socialismo [per gli utopisti] è l’espressione dell’assoluta verità, dell’assoluta ragione, dell’assoluta giustizia, e basta che sia scoperto perché conquisti il mondo con la propria forza; poiché la verità assoluta è indipendente dal tempo, dallo spazio e dallo sviluppo storico dell’uomo, è un semplice caso quando e dove sia scoperta. (…) [Gli utopisti] non potevano ancora far appello alla storia del loro tempo». D’altra parte, Engels Marx e in genere il pensiero marxista più acuto misero in luce un altro elemento decisivo nella critica dell’utopismo: la mancanza del concetto di ‘transizione’. Su di esso si discusse a lungo fea Otto e Novecento, le soluzioni adottate furono il più delle volte fallimentari, ma ciò non toglie validità all’osservazione marx-engelsiana sulla sostanziale estraneità a esso della nozione di utopia. Un ulteriore elemento fu dato, nel giovane Marx, dalla contestazione del «dogmatismo», proprio di tenti socialisti utopisti, coll’affermazione dell’opportunità di adeguare la loro analisi politica agli sviluppi e alle stesse contraddizioni della realtà, abbandonando il riferimento all’astratta «ragione». Sanciva Marx in un commento ad Arnold Ruge nel 1843 (11): «(…) Non verrei che noi innalzassimo una bandiera dogmatica; al contrario. Noi dobbiamo cercare di venire in aiuto ai dogmatici, affinché chiariscano a se stessi i loro princìpi. Così soprattutto il ‘comunismo’ è un’astrazione dogmatica, e con ciò mi riferisco non a un qualsiasi, presunto ed eventuale comunismo, bensì al comunismo realmente esistente, quale lo prefessano Cabet, Dézamy, Weitling, ecc. Questo comunismo è proprio solo una manifestazione particolare del principio umanistico, contaminato dal suo opposto, l’elemento privato. Abolizione della proprietà privata e comunismo, quindi, non sono affatto identici e non a caso, bensì necessariamente, il comunismo si è trovato di fronte ad a ltre dottrine socialiste, come quelle di Fourier, Proudhon; ecc., proprio perché esso spesso non è che un’astrazione particolare, unilaterale, del principio socialista. Tutto il principio socialista, a sua volta, non è che uno degli aspetti, quello concernente la ‘realtà’, della vera essenza umana (…)»”” (pag 219-221) [Gian Mario Bravo, ‘Utopia e socialismo’ (in) ‘Nell’anno 2000. Dall’utopia all’ucronia’, Leo S. Olschki editore, Firenze, 2001] [ (10)”,”SOCU-018-FMB”
“BONGIOVANNI Bruno”,”La caduta dei comunismi.”,”Bruno Bongiovanni (Torino, 1947) insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Tra le sue opere ‘Il pensiero socialista nel secolo XIX’ (Utet, 1987), ‘Le repliche della storia’ (Bollati Boringhieri, 1989), L’albero della rivoluzione’ (Einaudi, 1989, con Luciano Guerci) Storia del termine ‘communismo’ ‘comunismo’ dal 1569 (forma comunitaria di Hutter a Cracovia, Polonia) (pag 40) Parigi negli anni 1840: un laboratorio irripetibile “”E Parigi, nella prima metà degli anni Quaranta (Marx vi abitò tra la fine del 1843 e l’inizio del 1845), fu a questo proposito un laboratorio irripetibile, con la ‘bohème’ letteraria e il pensiero politico radicale in reciproco contatto: rapporti sempre più stretti e sempre provvisori avvicinavano infatti tra loro, in una sorta di cosmopolitismo ‘melting pot’ intellettuale, persone come gli esuli russi e quelli tedeschi, come George Sand e Heine, Proudhon e Lamennais, Herzen e Bakunin, Cabet e Leroux, Blanc e Considerant, Flora Tristan ed Engels, Senza dimenticare la presenza sotto questo aspetto più labile, e pur non senza importanza, di personalità come Musset, Liszt, Hugo, Delacroix, Turgenev, Berlioz, Gauthier, Wagner, e gli stessi Lamartine e Tocqueville (14). Tra tutti costoro, e tra molti altri ancora, che si emozionavano per i polacchi, per gli italiani, per gli irlandesi, per i liberali svizzeri o spagnoli, e che leggevano avidamente cronache e resoconti sul sistema politico americano e sulle condizioni di vita della classe operaia inglese, la parola «comunismo», non più proibita, circolava ora vorticosamente. Era diventata quasi una moda, un oggetto di studio, un’espressione di ciò che poi si chiamerà il «movimento reale», una causa di snobistico malumore e di paura più o meno inconfessata, un’occasione di brividi, una discesa intellettuale o etica negli abissi della stratificazione sociale, uno strumento di predicazione a fianco degli indigenti e dei sofferenti, una promessa di redenzione per i medesimi, ma anche, citando Marx, una passione del cervello e un cervello della passione”” (pag 48) [Bruno Bongiovanni, ‘La caduta dei comunismi’, Garzanti, Milano, 1995] [(14) Cfr. Isaiah Berlin, ‘Karl Marx’, La Nuova Italia, Firenze, 1994] Stato e rivoluzione. “”Del resto, proprio grazie ai precedenti contributi teorici di socialdemocratici come Hilferding e come Kautsky, e anche come Rosa Luxemburg, i bolscevichi (soprattutto Bucharin, e poi anche Lenin) avevano potuto definire appunto «imperialistica» la guerra in atto. Il 10 aprile successivo, tuttavia, sempre a Pietrogrado, Lenin approfondì la questione, scollegandosi dalla storia della socialdemocrazia sino al 1914 e ponendosi, pur sotto le sembianze di una implacabile ortodossia, in stretto rapporto con la propria storia, quella iniziata nel 1902. A questo punto una lunga citazione è necessaria, perché è qui che, insieme alla ‘querelle’ sul nome, nasce, quindici anni dopo il ‘Che fare?’, ma prima della stesura di ‘Stato e rivoluzione’ (agosto-settembre 1917); la teoria comunista novecentesca di scuola bolscevica: «Noi dobbiamo chiamarci ‘Partito comunista’, come si chiamavano Marx ed Engels. Noi dobbiamo ripetere che siamo marxisti e che prendiamo per base il ‘Manifesto del partito comunista’, svisato e tradito dalla socialdemocrazia su due punti principali: 1. gli operai non hanno patria; la «difesa della patria» nella guerra imperialista significa tradimento del socialismo; 2. La teoria marxista dello stato, svisata dalla Seconda Internazionale. La denominazione di «socialdemocrazia» è ‘scientificamente’ falsa, come Marx dimostrò più di una volta, fra l’altro, nella ‘Critica del programma di Gotha’ nel 1875, e come ripeté in forma più popolare Engels nel 1894. Dal capitalismo l’umanità non può passare direttamente al socialismo, cioè alla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e alla ripartizione dei prodotti proporzionalmente al lavoro di ciascuno. Il nostro partito guarda più lontano: il socialismo è inevitabilmente destinato a trasformarsi a poco a poco in comunismo, sulla cui bandiera è scritto: “”Da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni””. Questo è il mio primo argomento. Ecco il secondo: anche la seconda parte della nostra denominazione (‘socialdemocratici’) è scientificamente errata. La democrazia è una delle forme dello ‘stato’. Invece noi marxisti siamo contro ‘ogni’ stato» (23). Questo testo, di grande rilievo rispetto al momento in cui venne scritto (ciò che consente di negarne a priori un qualsivoglia carattere accademico), mette in luce lo straordinario scatto effettuato da Lenin, per il quale ora il partito comunista era un partito strutturalmente diverso rispetto alle socialdemocrazie (questo era chiaro sin dal 1902) perché si batteva per la realizzazione di ‘tutto’ il programma massimo, che prevedeva come tappa conclusiva del cammino umano il comunismo, esemplificato nella formula di derivazione in realtà sansimoniana «da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni», riformisticamente poi realizzata, in forme certo non sempre soddisfacenti, dal ‘Welfare State’ contemporaneo (24)” (pag 56-57) [Bruno Bongiovanni, ‘La caduta dei comunismi’, Garzanti, Milano, 1995] [(23) V.I. Lenin, ‘I compiti del proletariato nella rivoluzione’, in ‘Opere scelte’, II, Edizioni in lingue estere, Mosca, 1948, pp. 35-36; scritto il 10 aprile 1917, e articolato in 19 punti, questo testo venne pubblicato, in opuscolo separato, nel successivo settembre; (24) Tre divise furono piazzate nel 1831, come sottotitolo, sul giornale sansimoniano “”Le Globe”” (…)] Bruno Bongiovanni (wikip) “”Sposato dal 1968 con la studiosa di letteratura francese Mariolina Bongiovanni Bertini, professore ordinario sino al 2017, Bruno Bongiovanni ha conseguito nel 1972 la laurea in Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino. Argomento della tesi era la natura sociale dell’URSS, ritenuta antisocialista, tesi diventata libro nel 1975. In precedenza aveva fatto ricerche, pubblicando un libro, presso la Fondazione Giovanni Agnelli di Torino. Nel 1972-1973 ha lavorato al CNR. Ha poi iniziato la carriera universitaria all’Università di Torino. Dal 1974 al 1981 è stato borsista e contrattista e poi, a partire dal 1981, è stato, sempre per Storia Contemporanea, ricercatore, professore associato e ben presto ordinario. Ha in continuità aderito ai corsi di laurea in Storia e in Scienze Storiche, aderendo altresì al Dipartimento Culture Politica e Società negli ultimi cinque anni di attività universitaria, appunto fino al 2017, quando sono state modificate le istituzioni della docenza. Dall’inizio del 1991 al 2004 ha tenuto annualmente, presso la sede torinese del Bureau International du Travail, corsi di storia della politica internazionale organizzati dal Ministero degli Affari Esteri per gli aspiranti alla carriera diplomatica. Concentrate principalmente sulla storia della rivoluzione francese, del socialismo, delle relazioni internazionali, dei rapporti USA-URSS, della guerra fredda, del totalitarismo e delle tre Italie (la liberale, la fascista e la repubblicana), le sue ricerche sono state effettuate, oltre che a Torino, Milano, Roma e Firenze, in buona parte a Parigi, ma anche a Berlino, Amsterdam, Londra, Zurigo e Vienna: è stato tradotto in sei lingue. È socio corrispondente dal 2016 e socio nazionale residente dal 2024 dell’Accademia delle Scienze di Torino per storia, archeologia e geografia (classe di scienze morali, storiche e filologiche) ed è presente nel comitato scientifico dell’Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini di Torino, della Fondazione Luigi Firpo di Torino, della Fondazione Amadeo Bordiga di Formia, della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia e della Fondazione Federico Chabod di Aosta. Collabora e ha collaborato con diverse case editrici, con quotidiani, soprattutto l’Unità, oltre che con settimanali – tra i quali Rinascita e Diario – e con mensili. Si è occupato di libri e di editoria in trasmissioni radiofoniche Rai. Gli è stato assegnato il Premio nazionale letterario Pisa per la saggistica (1995). Ha anche diretto e dirige tre collane presso gli editori Laterza, Unicopli e Stylos. Ha pubblicato, per quel che riguarda le riviste, articoli, interventi, rubriche e recensioni su varie pubblicazioni, tra cui Passato e presente (della cui direzione ha fatto parte), Studi Storici, Rivista di Storia Contemporanea, L’Indice dei libri del mese, Belfagor, Il Ponte, Monthly Review, Telos, Quaderni storici, Quaderni di storia, Linea d’ombra, Mondoperaio, Tuttolibri, Il Tetto, Narcomafie e altre. Ha scritto saggi in opere con più volumi e in dizionari enciclopedici. E ha poi pubblicato e introdotto, sempre in volumi, testi, talora inediti in italiano, di Ottorino Perrone, Karl Marx, Friedrich Engels, Daniel Guérin, Maximilien Rubel, Baruch Spinoza, John Tosh, Bruno Rizzi, Isaiah Berlin, Robert Palmer e Joel Colton, Giovanni Borgognone, Max Hölz, Luca La Rovere, Elena Fallo e su Angelo Tasca”” Bibliografia. Tra i lavori più recenti: La forza dei bisogni e le ragioni della libertà. Il comunismo nella riflessione liberale e democratica del Novecento (con Franco Sbarberi), Reggio Emilia, Diabasis, 2008 Il concetto di Impero, in Imperi e imperialismo. Modelli e realtà imperiali nel mondo occidentale, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009 * Marxismo, in Gli ismi della politica, Roma, Viella, 2010 * La revisione del marxismo tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento, in La fine del socialismo – Francesco Saverio Merlino e l’anarchia possibile, Chieti, Centro Studi Libertari Camillo di Sciullo, 2010 Stati, nazioni, democrazie. Storiografia e tragitti politici, Milano, Unicopli, 2019 Storia della guerra fredda, Roma-Bari, Laterza, 2023 (10ª ed.) (1ª ed. 2001) Umberto Levra, in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, 2-2022, Torino, Accademia delle Scienze di Torino, 2023 Intellettuali (di Zygmunt Bauman e Bruno Bongiovanni, introd. di Emanuele Coccia), Roma, Treccani Libri, 2024″,”RUST-001-FMDP”
“BONGIOVANNI Bruno”,”Le repliche della storia. Karl Marx tra la Rivoluzione francese e la critica della politica.”,” “”Negli anni successivi alla stesura dei manoscritti marxiani sulla questione polacca, Engels prosegue l’opera dell’amico, sia dal punto di vista del metodo (ma, da buon protomarxista, con un pizzico di «economia» in più), sia dal punto di vista dei temi e dei problemi affrontati. Dopo avere spiegato cosa hanno a che fare gli operai d’Occidente con la Polonia (109) e dopo avere constatato con soddisfazione nel 1870-71 la raggiunta unità dei tedeschi, Engels si aspetta, sin dal 1874, una guerra «tra la Germania e la Russia» (110). Cos’era accaduto? La Russia, per i suoi fini (a cominciare dalla repressione dell’insurrezione polacca del 1863) aveva costantemente aiutato la Prussia (anche in funzione antiaustriaca, onde avere le mani libere nei Balcani ed approfittare della lenta dissoluzione dell’Impero turco) ed ora la Prussia si era talmente ingigantita da diventare un nuovo ‘Reich’ tedesco, una creatura schizoide, metà tedesca e metà prussiana. L’armata russa – secondo Engels – «sarà sempre disposta ad assistere la Prussia in un movimento interno. Ancor oggi la Prussia ufficiale è l’asilo e il baluardo dell’intera reazione europea» (111). L’anima tedesca (intimamente democratica) del ‘Reich’ ha contro il nemico interno prussiano e contro il nemico esterno russo un solo alleato, sempre lo stesso: «il popolo polacco». «La Polonia ancor più della Francia è posta dal suo sviluppo storico e dalla sua condizione presente dinanzi al dilemma: o essere rivoluzionaria o perire. E con ciò cade la sciocca diceria del carattere scioccamente aristocratico del movimento polacco. Nell’emigrazione polacca v’è abbastanza gente con voglie aristocratiche: ma non appena la Polonia entra nel movimento questo diviene fondamentalmente rivoluzionario, come abbiamo visto nel 1846 o nel 1863. Questi movimenti non furono soltanto nazionali: essi erano contemporaneamente diretti alla liberazione dei contadini e a trasferir loro la proprietà fondiaria» (112). Le cose poi evolveranno diversamente. La crescita vertiginosa della potenza dei ‘Reich’ ridurrà sempre più il possibile ruolo polacco. L’incontenibile forza dello sviluppo economico tedesco – penserà Engels sul finire degli anni ottanta, quando Marx era già morto – aveva compiuto, servendosi di Bismarck e della Prussia, ciò che la borghesia democratica era stata incapace di fare”” (pag 168-169) [Bruno Bongiovanni, ‘Le repliche della storia. Karl Marx tra la Rivoluzione francese e la critica della politica’, Bollati Boringhieri, Torino, 1989] [(109) Cfr. F. Engels, ‘What have the Working Classes to do with Poland?’, in K. Marx F. Engels, ‘The Russian Menace to Europe’, cit., pp. 95-104. Si tratta di tre articoli pubblicati su ‘The Commonwealth’ tra il marzo e il maggio 1866. Cfr. in traduzione tedesca, ‘Werke’, XVI, pp. 153-163. Il terzo articolo è stato tradotto in italiano in appendice a R. Luxemburg, ‘La questione nazionale e lo sviluppo capitalista, Jaca Book, Milano, 1975, pp. 407-12; (110) F. Engels, ‘Due manifesti di profughi. I. Un proclama polacco’, in ‘Cose internazionali estratte da “”Volksstaat’ (1871-1875), Mongini, Roma, 1909, p. 32. Si tratta dell’articolo ‘Flüchtlings-Literatur I. Die polnische Proklamation’, comparso sul ‘Volksstaat’ (1874), 17 giugno, 69, cfr. Werke, XVIII, p 526; (111) Ibid., (112) Ibid., pp. 33, 526]”,”MAES-001-FMB”
“BONHOEFFER Dietrich, a cura di Eberhard BETHGE”,”Resistenza e resa. Lettere e appunti dal carcere. (Tit.orig.: Widerstand und Ergebung)”,”””Quando sono venuto a contatto con ‘outcasts’ o “”paria”” sociali, mi ha colpito ogni volta il fatto che per costoro il motivo determinante nel giudizio su altre persone è la diffidenza. Ogni gesto o atto, anche il più disinteressato, di una persona in posizione sociale più elevata viene a priori guardato con sospetto. Del resto questi outcasts si ritrovano in tutti i ceti sociali. In un giardino non vanno che alla ricerca del letame che fa crescere i fiori. Quanto meno un uomo è legato, tanto più scivola in questo atteggiamento. Anche nel clero si trova questa assenza di legami, l’ atteggiamento che chiamiamo “”clericale””, quel fiutare-la-pista-dei-peccati-umani, per poter prendere in castagna l’ umanità. E’ come se si riconoscesse bella una casa, soltanto dopo aver scoperto le ragnatele nell’ ultima cantina, come se si potesse veramente apprezzare un buon lavoro teatrale, soltanto quando si è visto che cosa fanno gli attori dietro le quinte.”” (pag 258-259)”,”RELP-041″
“BONHOEFFER Dietrich, a cura di Alberto GALLAS”,”Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere.”,”Dietrich Bonhoeffer era nato in Breslavia nel 1906. Fu impiccato a Flossembürg nell’aprile 1945. Eberhard Bethge era nato a Warchau, Magdeburgo, nell’agosto 1909. E’ stato allievo di Bonhoeffer. Alberto Gallas è nato nel 1951, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica.”,”RELP-009-FMP”
“BONI Eligio GUERZONI Antonio PAGLIANI Giorgio”,”Cinque anni di utili. Otto banche all’analisi di bilancio.”,”BONI-E è segretario della categoria lavoratori bancari della Cisl di Modena. Da anni approfondisce il problema del credito con particolare attenzione ai problemi locali. GUERZONI-A, laureato in scienze politiche, indirizzo economico, all’ Università di Bologna, è componente della segreteria Cisl di Modena. PAGLIANI-G, laureato in scienze politiche a Bologna con una tesi sulle partecipazioni statali, lavora presso un istituto di credito di Modena.”,”E1-BAIT- 014″
“BONI Federico”,”Il corpo mediale del leader. Rituali del potere e sacralità del corpo nell’epoca della comunicazione globale.”,”BONI Federico insegna Sociologia della Comunicazione all’Università di Genova e alla Statale di Milano. Ha pubblicato ‘I media e il governo del corpo’ (2002)”,”TEOP-508″
“BONIFACE Pascal a cura; saggi di Pascal BONIFACE Alain CHENAL Marc GERMANANGUE Camille GRAND Jean-Jacques KOURLIANDSKY Ewa KULESZA-MIETKOWSKI Christian LECHERVY Jacques LEVESQUE Jean-Pierre MAULNY Axel QUEVAL Jean-Pierre RAISON Stephane ROUSSEL Jean SAVOYE Isabelle SOUBES-VERGER Thierry TARDY Bruno TERTRAIS”,”L’année stratégique, 1997.”,”Saggi di Pascal BONIFACE Alain CHENAL Marc GERMANANGUE Camille GRAND Jean-Jacques KOURLIANDSKY Ewa KULESZA-MIETKOWSKI Christian LECHERVY Jacques LEVESQUE Jean-Pierre MAULNY Axel QUEVAL Jean-Pierre RAISON Stephane ROUSSEL Jean SAVOYE Isabelle SOUBES-VERGER Thierry TARDY Bruno TERTRAIS”,”STAT-032″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume IV. 1968-1975: dall’ autunno caldo verso l’ unità organica.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti della UIL. RAVENNA è stato segretario confederale della UIL. “”Il movimento sindacale si avviava così verso il suo “”autunno””, una stagione ben diversa da quella esaltante del 1969. La parabola discendente si poteva verificare anche sul piano delle lotte e delle realizzazioni: diminuiva la capacità di presa del sindacato all’ interno della fabbrica e nella società; recuperavano i padroni, le forze politiche, il potere pubblico. Il sindacato era costretto ad una dura lotta che iniziava proprio nel momento in cui con il “”patto federativo”” si toccava il punto più basso della tensione unitaria e si ripiegava su una formula difensiva che aveva come unico spiraglio un labile “”ponte verso l’unita””.”” (pag 114) Nasce la Federazione unitaria. (pag 114)”,”MITT-250″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume I. 1860-1906: dalle Società di Mutuo Soccorso alla prima organizzazione unitaria dei lavoratori.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti sindacali.”,”MITT-294″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume II. 1906-1944: dalla prima Confederazione Generale del Lavoro al patto di Roma.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti sindacali.”,”MITT-342″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume III. 1944-1967: dalla Resistenza alla vigilia dell’autunno caldo.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti della UIL. RAVENNA è stato segretario confederale della UIL.”,”MITT-343″
“BONIFAZI Corrado”,”Le migrazioni italiane.”,”Tra i libri citati in bibliografia: M. Ambrosini, ‘Utili invasori. L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano, Franco Angeli, MIlano, 1999 “”lIn definitiva l’emigrazione si avvia e si sviluppa all’interno di un processo di crescita economica e trasformazione politica che avviene nell’ambito di un’economia di mercato internazionale, distruggendo le forme economiche e sociali tradizionali e creando una popolazione mobile che cerca di aumentare il proprio reddito e diversificare i rischi. Nei paesi d’arrivo, invece, si produce una compartimentazione tra i diversi settori del mercato del lavoro, che diventa essa stessa fattore d’attrazione; una volta iniziato, il flusso tende a perpetuarsi attraverso le reti migratorie, l’affermarsi di una vera e propria cultura dell’emigrazione e la formazione di economie etniche. Infine, il processo di sviluppo raggiunge un livello tale da determinare una riduzione della spinta a migrare e tende a trasformare i paesi d’emigrazione in paesi d’immigrazione. In forma molto sintetica è il processo che è avvenuto nell’ultimo secolo e mezzo in Italia e negli altri paesi dell’Europa meridionale e che, da tempo, si era già realizzato in gran parte dell’Europa centro-settentrionale. In effetti, questo quadro di riferimento, messo a punto soprattutto per descrivere le migrazioni della seconda metà del Novecento tra i paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati, risulta altrettanto valido per gran parte dei flussi internazionali della prima parte del secolo scorso e dell’Ottocento (1)”” (pag 334) (1) Su quest’aspetto si vedano D.S. Massey, ‘Economic develpment and international migration in comparative perspective’, in “”Population and development review””, 14 (3) 1988 pp. 383-413 e Hatton e Williamson (1998) Bibliografia: Bonifazi Corrado – L’ Italia delle migrazioni L’ Italia delle migrazioni Titolo L’ Italia delle migrazioni Autore Bonifazi Corrado Prezzo Sconto -15% € 21,25 (Prezzo di copertina € 25,00) Dati 2013, 299 p., brossura Editore Il Mulino (collana Le vie della civiltà) Normalmente disponibile per la spedizione entro 3 giorni lavorativi Metti nel carrello Aggiungi alla lista dei desideri Segnala il libro ad un amico Premium Questo prodotto dà diritto a 21 punti Premium. Per saperne di più nectar Questo prodotto dà diritto a 21 punti Nectar. Per saperne di più Descrizione Per circa un secolo tra i maggiori paesi d’emigrazione, l’Italia è diventata negli anni recenti una delle principali mete delle migrazioni internazionali. Non meno rilevanti sono stati i flussi interni, che hanno ridisegnato la geografia umana del paese, spostando masse ingenti dalle campagne alle città, dalle aree economicamente svantaggiate a quelle più dinamiche. Il volume ricostruisce le tappe principali e i caratteri più significativi delle migrazioni italiane dall’Unità ad oggi, considerando cinque grandi periodi: l’Ottocento preunitario; la prima globalizzazione e l’emigrazione di massa (1861-1914); la fase tra le due guerre; gli anni della ricostruzione e del miracolo economico (1946-1975); la seconda globalizzazione e l’immigrazione straniera.”,”STOx-247″
“BONIFAZI Corrado”,”L’immigrazione straniera in Italia.”,”Corrado Bonifazi è primo ricercatore nell’Istituto di ricerche sulla popolazione (Irp) del Cnr. Atteggiamento della popolazione d’arrivo sugli immigrati “”E’ fuor di dubbio che diffidenza, e spesso, aperta ostilità da parte della popolazione d’arrivo sono stati i sentimenti che più frequentemente hanno accompagnato i flussi d’immigrazione. Cohn Bendit e Schmid 1993, 91 ricordano come l’arrivo degli immigrati tedeschi in quelli che poi sarebbero stati gli Stati Uniti suscitasse forti preoccupazioni: «perché la Pennsylvania, fondata da inglesi, dovrebbe diventare una colonia di stranieri, che saranno presto così numerosi da germanizzarci, invece di essere noi ad anglicizzare loro, e che non saranno mai disposti ad adottare la nostra lingua e le loro abitudini?» ammoniva nel 1751 Benjamin Franklin, uno dei padri dell’indipendenza americana. A distanza di due secoli il desiderio di verificare quanto questo genere di timori fosse esteso tra i francesi spinse l’Institut national d’études démographque (Ined) a effettuare una indagine sul campo per studiare l’atteggiamento della popolazione locale verso l’immigrazione e l’adattamento alla società transalpina degli italiani e dei polacchi, allora due delle comunità più numerose Girard e Stoetzel 1953. La storia delle migrazioni internazionali è costellata da esempi di questo tipo, ma proprio il caso degli immigrati tedeschi negli Stati Uniti e di quelli italiani e polacchi in Francia dimostra come molto spesso tali preoccupazioni si siano rivelate, alla prova dei fatti, decisamente eccessive, la capacità delle società d’arrivo di interagire con i flussi di immigrazione, trovando percorsi di inserimento e di reciproco adattamento, si è dimostrata nella realtà maggiore di quanto venisse paventato. Tuttavia, tali manifestazioni sono anche il riflesso di precisi contrasti di interesse che non possono essere sottovalutati”” (pag 216-217)] [(1) Cohn-Bendit, D. e Schmid T., ‘Heymat Babylon. Das Wagnis der multikulturellen Demokratie’, Hamburg, Hoffman und Campe Verlag, trad. it. ‘Patria Babilonia. La sfida della democrazia multiculturale’, Roma, Theoria, 1994; (2) Girard A. e Stoetzel J., ‘Français et immigrés. L’attitude français, L’adaptation des Italiens et des Polonais’, Paris, Presses Universitaires de France]”,”DEMx-067″
“BONIN Pierre”,”Construire l’Armée française. Textes fondateurs des institutions militaires. (Tome 2). Depuis le début du règne de Henri II jusqu’à la fin de l’Ancien Régime.”,”BONIN Pierre: grazie alla doppia formazione di storico e di giurista, è professore associato di Storia del diritto presso l’Università di Nantes (al 2006). La sua ricerca si concentra sul funzionamento delle istituzioni in epoca moderna. (dal retro di copertina del volume 2; traduz. d. r.). <> (dal retro di copertina. Traduz. d. r.).”,”FRQM-004-FSL”
“BONINO José Miguez”,”Cristiani e marxisti. La sfida reciproca alla rivoluzione.”,”José Miguez Bonino, teologo metodista argentino, docente di teologia sistematica alla Facoltà evangelica di Buenos Aires, fu osservatore delegato al Concilio Vaticano II; è considerato una delle personalità più vive dell’attuale teologia sudamericana. É stato di recente eletto uno dei sei presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese.”,”RELC-079-FL”
“BONITO OLIVA Rossella CANTILLO Giuseppe a cura, Saggi di Valerio VERRA Giuseppe VARNIER Luca FONNESU Gaetano RAMETTA Giovanni BONACINA Francesco Saverio TRINCIA Virginia LÓPEZ DOMÍNGUEZ Valeria PINTO Myriam BIENENSTOCK Norbert WASZEK Giovanna PINNA Franco BIASUTTI Livia BIGNAMI Marcella D’ABBIERO Vanna GESSA-KUROTSCHKA Walter JAESCHKE Gabriella BAPTIST Marco IVALDO Pierluigi VALENZA Fabio CIARAMELLI Gilbert GÉRARD Emilia D’ANTUONO Antonello GIULIANO Giuseppe CACCIATORE Carla DE PASCALE Maria GIUNGATI Sergio DELLAVALLE Félix DUQUE José L. VILLACAÑAS Pietro KOBAU Angelica NUZZO Francesca MENEGONI Faustino ONCINA COVES Antonio CARRANO”,”Fede e sapere. La genesi del pensiero del giovane Hegel.”,”Rossella Bonito Oliva insegna Storia della Filosofia contemporanea presso la facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Si è occupata soprattutto del tema della soggettività nella tradizione filosofica deel moderno. Giuseppe Cantillo insegna Filosofia Morale presso la facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. I suoi studi hanno riguardato temi e autori dello storicismo – con particolare riferimento all’opera di E. Troeltsch – e della filosofia dell’esistenza, nonchè il pensiero di Hegel.”,”HEGx-025-FL”
“BONNEFOUS Georges”,”Histoire politique de la Troisieme Republique. Tome II. La Grande Guerre, 1914-1918.”,”La frazione disfattista del Partito socialista francese interviene nella Seduta della Camera del 15 settembre 1916. “”M. Brizon (socialiste), qui était allé récemment en Suisse, à Kienthal, conférer avec les socialistes allemands, accompagné de ses deux collègues, défaitistes comme lui, M.M. Alexandre Blanc et Raffin-Dugens, prit ensuite la parole. Il commença par dire, dans un style inattendu chez un ancien instituteur: “”On nous refuse le droit de ‘parlage’, et aussi le droit d”écrivage’; il nous reste le droit de calculer: calculons””. Il cita alors plusieurs quantités de milliards perdus (sans le préciser) depuis le début de la guerre. Il ajouta: “”La guerre doit se traiter comme une affaire. Arrêtons les frais. Négocions. On n’a pas le droit de jeter les milliards du peuple dans l’abîme, et les hommes sous le feu roulant de la mort. On peut et on doit négocier””. La quasi-totalité de la Chambre commençait à supporter impatiemmentces propos, de la part d’un homme qui, un mois et demi avant la guerre, à la séance de la Chambre du 12 juin 1914, avait eu l’audace de s’écrier: “”Ce n’est pas contre nous que l’Allemagne arme””. Mais, quand, ajoutant à ce qu’il avait déjà dit, il crut bon de s’écrier: “”La guerre durerait encore trois ans, avec la politique de M. Briand…””, de nombreuses interruptions, sur presque tous le bancs de l’Assemblée, l’empêchèrent de continuer et M. Briand demanda la parole, puis monta à la tribune, pendant que le député Brizon en descendait. Le président du Conseil répondit à son interpellateur par cette improvisation magnifique: “”Jetez les yeux, Monsieur Brizon, sur votre pays, et vous constaterez que ce n’est pas de son plein gré qu’il est allé à cette guerre horrible. Après plus de quarante années de paix, maintenue dans le conditions le plus difficiles, je pourrais même dire les plus douloureuse, il a été brusquement attaqué, on lui a sauté a la gorge, en s’efforçant de le terrasser et, pour l’atteindre, on passa sur le corps mutilé et sanglant d’un petit pays, dont on avait garanti la neutralité. Lorsque, pendant deux ans, notre pays, qui a eu l’honneur d’être le champion du droit, arrête l’envahisseur, l’oppresseur, et défend l’humanité tout entière, quand son sang a coulé à flots, vous dites: “”Négociez la paix!”” Quel défi! e quel outrage à la mémoire de tous nos morts! (…). Cette paix serait humiliante et déshonorante. Il n’y a pas un Français qui la puisse désirer””. L’acclamation de toute la Chambre debout, à l’exception de quelques défaitistes, salua la superbe riposte du président Briand. L’affichage de son discours fut demandé, et immédiatement voté, par 420 voix contre 26. Ces 26 opposants appartenaient tous à la fraction, plus o moins défaitiste, du parti socialiste: 34 membres de ce parti s’étaient abstenus, dont 7 absent par congé; 38 députés socialistes avaient voté pour l’affichage du discours Briand”” (pag 160-161)”,”FRAV-092″
“BONNEFOUS Edouard”,”Les milliards qui s’envolent. L’ aide francaise aux pays sous-développés.”,”BONNEFOUS Edouard membre de l’Institut, senatore, ex ministro. “”Le economie europee ed africane sono profondamente legate l’ una all’ altra. L’ Europa occidentale è il principale partner dell’ Africa. I 2/3 delle importazioni africane provengono dall’Europa e il 3/5 delle esportazioni vi si dirigono. Il continente americano non rappresenta che il 10% del commercio africano, come pure il commercio interafricano. L’ eredità del passato pesa senza dubbio molto in questa unione afro-europea, ma non può essere abolita.”” (pag 190-191)”,”FRAV-119″
“BONNEFOY Yves MOATTI Claudia BORER Alain VITRANI François AGOSTI Stefano ALBANO Lucilla ANACLERIO Gabriele ARGENTIERI Simona AUGIAS Corrado BERTOZZI Marco BECK Philippe BOITANI Piero BOLOGNA Piero BOLOGNA Corrado BOMPIANI Ginevra BORSELLINO Nino CALLE-GRUBER Mireille CANDINAS Pia CANTU’ Francesca CASTOLDI Alberto CITATI Pietro CORTIANA Rino D’ANGELO Paolo DE-CECCATTY René CAVALLI Patrizia e altri”,”I pensieri dell’istante. Scritti per Jacqueline Risset.”,”Studiosa di Dante (Dante écrivain, 1982; Dante. Une vie, 1995), ha tradotto in francese la Divina Commedia (3 voll., 1985-90). Jacqueline Risset. Poetessa e saggista francese (Besançon 1936 – Roma 2014). Membro (dal 1967) del comitato di redazione di Tel quel, ha insegnato letteratura francese presso la III università di Roma. È autrice di raccolte poetiche (Sept passages de la vie d’une femme, 1985; Amour de loin, 1988; Petits éléments de physique amoureuse, 1991; Les instants, 2000) e di opere di saggistica (tra cui L’anagramme du désir. Essai sur la Délie de Maurice Scève, 1971; Marcelin Pleynet, 1988; La letteratura e il suo doppio. Sul metodo critico di Giovanni Macchia, 1991; L’incantatore. Scritti su Fellini, 1994). Studiosa di Dante (Dante écrivain, 1982; Dante. Une vie, 1995), ha tradotto in francese la Divina Commedia (3 voll., 1985-90). Ha scritto ancora, tra l’altro, i saggi Puissances du sommeil (1997; trad. it. 2009); Il silenzio delle sirene. Percorsi di scrittura nel Novecento francese (2006). Curatrice dei volumi Sartre-Bataille (con M. Surya e F. Marmande, 2000); La lirica rinascimentale (con R. Gigliucci, 2001) e Scene del sogno (con A. Mazzarella, 2003), tra le sue opere più recenti si segnala l’antologia Il tempo dell’istante: poesie scelte 1985-2010 (2010). (Trec)”,”VARx-002-FSD”
“BONNELL Victoria E.”,”L’immagine della donna nell’iconografia sovietica della rivoluzione all’era staliniana.”,”BONNELL Victoria E. “”Quando Theodor Dreiser verso la metà degli anni venti visitò l’Unione Sovietica, egli osservò che “”le bandiere e soprattutto i numerosissimi manifesti fornivano agli analfabeti e agli alfabetizzati di recente un’informazione visiva con un minimo di parole. Muri, veicoli, vetrine con loro tappezzati rendevano le strade una specie di biblioteca semi-colta”” (62). Le immagini, come i libri, potevano essere “”lette”” in modi imprevedibili. Le illustrazioni, create per esaltare l’identità di classe, trasmettevano anche, del tutto involontariamente, idee circa il sesso e i rapporti tra i sessi. Prescindendo dai fini ufficiali e artistici, l’arte politica conteneva messaggi eterogenei. I manifesti e le altre forme di propaganda visiva fornivano una complessa e influente forma di discorso politico per una società in cui i vecchi presupposti erano stati scossi e i nuovi erano ancora in gestazione. Il 1930 segnò una svolta nel linguaggio dell’arte politica bolscevica. Le immagini precedenti degli operai e dei contadini in pratica scomparvero e una nuova iconografia e una nuova grammatica visiva prese il loro posto. Uno dei cambiamenti che maggiormente colpiscono e intrigano è relativo alla rappresentazione delle donne, in particolare delle contadine. La contadina, la più ambigua e contradditoria tra le immagini “”positive”” del canone bolscevico, cominciò ad occupare il posto centrale nelle nuova iconografia stalinista durante la campagna per la collettivizzazione dell’agricoltura”” (pag 26) (62) Citato da ‘Dreiser looks at Russia’, Loodon, 1938, p. 90 da R. Pethybridge, The Social Prelude, London, 1974, p. 160″,”DONx-059″
” BONNELL Victoria E. a cura, scritti di S.I. KANATCHIKOV P. TIMOFEEV F.P. PAVLOV E.A. OLIUNINA A.M. GUDVAN”,”The Russian Worker. Life and Labor under Tsarist Regime.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley.”,”MRSx-061″
” BONNELL Victoria E.”,”The Russian Worker. Life and Labor under Tsarist Regime.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley. List of Illustrations, Preface, Note on Translations, Note on Dates and Transliteration, Introduction, Selected Bibliography,”,”MRSx-014-FL”
” BONNELL Victoria E.”,”Roots of Rebellion. Workers’ Politics and Organizations in St. Petersburg and Moscow, 1900-1914.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley. List of Tables, List of Illustrations, Acknowledgments, Introduction, Notes, Appendix: I. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1905, II. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, March 1906-May 1907, III. St. Petersburg and Moscow Employers’ Organizations, 1906-1907, IV. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, June 1907-1911, V. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1912-1914, Bibliography, Index,”,”MRSx-024-FL”
“BONNELL Victoria E.”,”Roots of Rebellion. Workers’ Politics and Organizations in St. Petersburg and Moscow, 1900-1914.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley. List of Tables, List of Illustrations, Acknowledgments, Introduction, Notes, Appendix: I. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1905, II. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, March 1906-May 1907, III. St. Petersburg and Moscow Employers’ Organizations, 1906-1907, IV. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, June 1907-1911, V. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1912-1914, Bibliography, Index,”,”RIRx-006-FV”
“BONNER Arnold”,”British Co-operation. The History, Principles, and Organisation of the British Co-operative Movement.”,”””Fu da Owen che la classe operaia imparò il Socialismo”” (Max Beer) (in apertura) Arnold BONNER, nato nel 1904, divenne bibliotecario a tempo pieno del Rochdale Pioneers e segretario del Rochdale Cooperative Corn Mill. Durante gli studi ad Oxford fece parte del piccolo gruppo di discussione di G.D.H. COLE, studenti che si incontravano settimanalmente nella stanza di COLE per discutere problemi ritenuti importanti. E’ stato uno studioso del movimento cooperativo. Cooperative. “”La forma del Commonwealth cooperativo e il processo della sua evoluzione hanno ricevuto molta attenzione in questo secolo. Nel capitolo VIII vengono descritte alcune opinioni di Sidney e Beatrice Webb, Leonard Woolf, il Professor C. Gide, E. Poisson e A. Örne.”” (pag 468)”,”MUKx-122″
“BONNET Marguerite KAREPOVS Dainis GREEMAN Richard WALD Alan TRAVERSO Enzo BROUE’ Pierre ROCHE Gérard LAMBERT Serge BRETON André PERET Benjamin PARIJANINE M. POULAILLE H. SERGE Victor TROTSKY Léon”,”Trotsky, la litterature et les ecrivains. Trotsky, la littérature et les écrivains (Bonnet); Benjamin Péret et la Ligue communiste au Brésil (Karepovs); Victor Serge et le roman révolutionnaire (Greeman); James T. Farrell et le trotskysme (Wald); Walter Benjamin et Trotsky (Traverso); Victor Serge, l’opposition comme force d’idées (Broué); Deux colloques: Panaït Istrati et Victor Serge (Roche); La gauche littéraire de New York (Wald); Cinéma et Histoire à Perpignan (Lambert); Lettre à la ligue communiste du Brésil (Péret); Révolution et culture (Trotsky); etc.”,” Trotsky recensore delle opere dei grandi scrittori russi. M. Bonnet: Trotsky la letteratura e gli scrittori (pag 6-10) (Mexico, 23 agosto 1990): “”Je dois vous parler de Trotsky devant la littérature et les écrivains. Dans, un premier développement, je considérerai Trotsky écrivain. A la différence de la plupart des grands dirigeants politiques que leur tâche détourne des problèmes de l’art, Trotsky se montre à double titre un écrivain. Il l’est d’abord comme critique: il me suffira de rappeler que, lors de son exil sibérien au début du siecle, il gagnait sa vie et celle des siens en recensant pour des revues les oeuvres ou telle ouvre des grands écrivains russes, Gogol par exemple; (…)”” (pag 7) Il volume contiene lo scritto di Trotsky: ‘Révolution et culture’ (pag 113-116) (Clarté, n. 46, 1. novembre 1923)”,”TROS-332″
“BONNOR William”,”Universo in espansione. Il sistema del mondo.”,”BONNOR William è lettore di matematica al Queen Elizabeth College di Londra. “”Le teorie della relatività sono in effetti due: la speciale e la generale. La relatività speciale fu formulata al principio di questo secolo, e si considera comunemente che ne segni l’ inizio la comunicazione di Einstein del 1905. La paternità non è chiaramente precisabile perché l’ argomento era “”nell’ aria”” e altri, in particolare Henri Poincaré e il fisico olandese H.A. Lorentz, afferrarono oscuramente che in fisica stava per avvenire una rivoluzione. Ma Einstein capì più chiaramente degli altri di che cosa si trattava, ed espresse le nuove idee con grande coraggio e vigore. Se chi abbia scoperto la relatività speciale è un problema da risovere col cronometro, nel caso della relatività generale Einstein è primo e solo. Presentò la teoria nel 1915 e per molti anni pochi an che tra i fisici poterono capirla. Vi erano eccezioni; come l’ astronomo e matematico inglese Arthur Eddington e l’ astronomo e matematico olandese Willem de Sitter. Il mondo della fisica capiva cheuna bomba era esplosa, ma era troppo intontito dalla forza dell’ esplosione per metterne insieme i frammenti””. (pag 86) “”Il continuo spazio-temporale, cioè lo spazio e il tempo insieme, ha quattro dimensioni, e nella relatività generale, nelle cui equazioni spazio e tempo sono fittamente intrecciati insieme, è di uso categorico.”” (pag 89)”,”SCIx-210″
“BONO Elena”,”Per Aldo Gastaldi “”Bisagno””. Documenti, testimonianze lettere e altro materiale utile ad una sistemazione storica del personaggio.”,”In quarta di copertina testo di Danilo VENERUSO”,”ITAR-151″
“BONOMELLI Geremia (Mons.)”,”Un autunno in Oriente.”,”G. Bonomelli, vescovo di Cremona.”,”ASGx-027-FFS”
“BONOMI Ivanoe”,”La politica italiana da Porta Pia a Vittorio Veneto 1870 – 1918.”,”Riportato a pag 11: questo libro era già stampato nel 1941 ma MUSSOLINI ne proibì la pubblicazione.”,”ITAA-010″
“BONOMI Aldo”,”Il capitalismo molecolare. La società al lavoro nel Nord Italia.”,”L’A (Sondrio, 1950) dirige l’Istituto di ricerca Aaster, ed è consulente del CNEL. Fa parte del gruppo di Lisbona, importante organismo internazionale di studiosi e imprenditori. Tra le sue opere ‘Il trionfo della moltitudine’ (BOLLATI BORINGHIERI, 1996). Capitalismo molecolare vuol dire Nord Italia: 67.9 imprenditori per ogni mille abitanti con una media di 4.9 addetti per impresa.”,”ITAS-004″
“BONOMI Ivanoe”,”Leonida Bissolati e il movimento socialista in Italia.”,”BISSOLATI (Cremona 1857-Roma 1920). Repubblicano, socialista e compagno di studi di F. Turati, a cui rimase sempre legato da solida amicizia, collaborò dal 1891 alla Critica Sociale e fu attivista sindacale nelle campagne cremonesi e mantovane. Direttore dell’Avanti! dalla fondazione (1896) al 1904 (e successivamente dal 1908 al 1910), deputato dal 1897, fu arrestato dopo i moti milanesi del 1898 ma poi liberato per la mancata autorizzazione a procedere del Parlamento. Favorevole alla collaborazione governativa e all’inserimento delle masse popolari e delle loro organizzazioni di lotta nel sistema politico-sociale dello Stato, andò assumendo una posizione riformista di stampo laburista che lo distaccò sempre più nettamente dalla sinistra rivoluzionaria sinché alcuni suoi atteggiamenti “”filogovernativi”” offrirono il pretesto agli avversari capeggiati da B. Mussolini per espellerlo dal partito (Congresso di Reggio nell’Emilia, 1912). Nel medesimo anno fondò con Bonomi, Cabrini e Podrecca il Partito Socialista Riformista (P.S.R.), che tuttavia non riuscì mai a ottenere lo sperato seguito tra gli operai e i contadini. Scoppiata la guerra, fu dapprima neutralista ma presto”,”MITS-037″
“BONOMI Ivanoe”,”Le vie nuove del socialismo.”,”Prefazione: Travaglio di dottrine e di metodi in mezzo secolo di movimento socialista I. BONOMI (Mantova 1873-Roma 1951). Laureato in scienze naturali e in giurisprudenza, dopo alcuni anni di insegnamento si dedicò al giornalismo collaborando all’Avanti! con Bissolati e alla Critica Sociale con Turati. Divenuto in breve uno degli esponenti dell’ala più moderata del Partito Socialista, sostenne apertamente in alcuni scritti, e specialmente in Le vie nuove al socialismo (1906), la legittimità delle correzioni di Bernstein alle previsioni marxiste, il rifiuto della violenza e la fiducia nella democrazia, ma soprattutto propugnò la necessità di un inserimento del movimento operaio nelle strutture dello Stato borghese per ottenere caute ma concrete riforme. Definito per questo dagli avversari come “”il socialista che si contenta”” e attaccato dagli stessi compagni di corrente quando prese decisa posizione a favore della campagna di Libia, finì con l’essere espulso dal partito con Bissolati, Podrecca e Cabrini (1912, Congresso di Reggio”,”MITS-073″
“BONOMI Giorgio”,”Partito e rivoluzione in Gramsci.”,”BONOMI Giorgio (1946) insegna a Roma dove si è laureato in filosofia. Insegna alle superiori. Ha militato in ‘Avanguardia operaia’ (1976).”,”GRAS-071″
“BONOMI Ivanoe”,”Leonida Bissolati e il movimento socialista in Italia.”,”Ivanoe Bonomi ex presidente del consiglio Colonialismo italiano “”Né la conquista della Libia sembrava al Bissolati e ai suoi amici tal fatto da gettare l’Italia nel baratro e da impedire ogni sviluppo democratico. Nel congresso socialista, straordinariamente convocato a Modena nell’ottobre di quell’anno, tanto il Bissolati, quanto chi scrive queste pagine, opposero, alle catastrofiche previsioni dei riformisti turatiani, constatazioni irrefutabili circa la conciliabilità del fatto coloniale con i regimi democratici di Europa, osservando che il fenomeno della espansione coloniale non si poteva sopprimere proprio nell’unico grande paese, dove le correnti migratorie erano intensissime e assumevano l’aspetto di un vero esodo di popolo. (2)”” (pag 114) (2) Ivanoe Bonomi, Dieci anni di politica italiana, Milano, Unitas, 1924, da pag 57 a 111.”,”BIOx-294″
“BONOMI Giorgio / BOLOGNINI Renato / PAGGI Leonardo”,”La teoria della rivoluzione in Gramsci / Cultura e classe operaia in Gramsci / La teoria generale del marxismo in Gramsci.”,”””In un testo giovanile, del resto assai celebre, Marx aveva affermato che la storia della filosofia mostra come nei momenti di crisi e di dissoluzione dei grandi sforzi sistematici, quando la riflessione è spinta a volgere di nuovo gli occhi verso il mondo reale, sorgono sempre timidi tentativi di conciliazione tra le vecchie abitudini con i bisogni nuovi che urgono nel presente: “”Le mezze animule appaiono, in simili tempi, tutto il contrario dei condottieri integri. Esse credono di poter riparare il danno diminuendo le loro forze combattive, frastagliandole, concludendo un trattato di pace con le reali necessità, mentre Temistocle, quando Atene fu minacciata di distruzione, persuase gli Ateniesi ad abbandonarla completamente, fondando sul mare, su un altro elemento, una nuova Atene”” (21). Nella misura in cui è lecito servirsi di questa immagine – che pure sembra prefigurare quasi plasticamente il significato della successiva “”rottura”” di Marx con la filosofia – si può affermare che la definizione del marxismo come storicismo, ben lungi dal significare la volontà di Gramsci di procedere verso una nuova e diversa identificazione positiva del contenuto filosofico del marxismo, costituisce invece l’indicazione perentoria della necessità di procedere alla fondazione di una nuova Atene, su di un nuovo elemento”” (pag 1328) [Leonardo Paggi, La teoria generale del marxismo in Gramsci, Estratto da ‘Annali’ 1973, Milano, 1974] [(21) Marx, Scritti politici giovanili, Torino, 1950, p. 505]”,”GRAS-116″
“BONOMI Enrico”,”Il problema della grande Asia.”,”dono di Casella “”Già il 1° agosto 1940 Matsuoka dichiarava: “”Il Giappone, il Manciukuò e la Cina costituiranno il nucleo di un blocco est-asiatico di comune prosperità… Il progettato blocco est-asiatico includerà i Mari del Sud. Lo scopo è di ottener l’autonomia entro il blocco che include non solo il Giappone, il Manciukò e la Cina, ma l’Indocina Francese, le Indie Olandesi e altre regioni””. Più avanti, parlando alla Dieta, non esitava a comprendere nell’ambito del nuovo ordine anche l’Oceania: “”E’ sempre stata la mia teoria preferita che l’Oceania deve diventare uno sbocco per l’emigrazione asiatica. La regione ha sufficienti risorse per sopperire ai bisogni di 600-800 milioni di abitanti. Io ritengo che la razza bianca deve cedere l’Oceania agli asiatici”””” (pag 61-62)”,”JAPx-085″
“BONOMI Aldo”,”Il capitalismo molecolare. La società al lavoro nel Nord Italia.”,”Aldo Bonomi (Sondrio 1950) dirige l’Istituto Aaster ed è consulente del Cnel. Fa parte del gruppo di Lisbona, importante organismo internazionale di studiosi e imprenditori. Tra le sue opere: Il trionfo della moltitudine.”,”ITAE-073-FL”
“BONOMI Ivanoe”,”Dal socialismo al fascismo. La sconfitta del socialismo – Le crisi dello Stato e del Parlamento – Il fascismo.”,”Ivanoe Bonomi ex presidente del consiglio “”Si venne così costituendo – in un paese meridionale dove le proporzioni delle luci e delle ombre sono facilmente spostabili – quasi lo stesso stato d’animo dei popoli vinti. Negli anni 1919 e 1920 l’Italia, se non ebbe le condizioni economiche così disastrose dei paesi vinti, ebbe però in comune con essi una profonda delusione, una irritazione fatta di rancori, un desiderio di mutazioni violente. Così la gioventù italiana, in quel grande travaglio economico e psicologico del dopo guerra, si avviò, per una parte, verso le profetizzate insurrezioni del socialismo; per un’altra parte, verso la ribellione dannunziana di Fiume, due sbocchi diversi ed opposti di una stessa anima ribelle. I casi della storia permisero al socialismo di dare a questa anima ribelle un segno, una idea-forza, un mito. La rivoluzione russa era allora sboccata nel comunismo. La dittatura del proletariato aveva finalmente trovato un uomo che l’aveva instaurata: Lenin. Il modo della produzione e degli scambi, adottato dalla rivoluzione russa, non giungeva ben chiaro e distinto nei paesi d’occidente, un po’ per la barriera che tutti gli Stati avevano innalzata intorno al mondo slavo, un po’ per la complessità e la primitività di quell’economia, fino allora quasi ignota nei nostri paesi. Ma questa ignoranza giovava. I ceti, a cui il comunismo avrebbe recato danno, non si spaventavano d’una rivoluzione di cui non capivano l’effetto economico; i facili entusiasmi degli apologisti del bolscevismo non si esaurivano nella discussione dei dettagli. Ciò che costituiva il mito seducente della rivoluzione russa non era tanto il comunismo, quanto la dittatura dei consigli dei soldati, degli operai, dei contadini. I veri combattenti, i produttori autentici della ricchezza, erano, dunque, in Russia padroni assoluti dello Stato. Gli uomini che avevano versato il loro sangue sulle frontiere contese avevano rovesciato gli antichi capi e gli antichi padroni, avevano data la terra ai contadini – una promessa questa troppe volte ripetuta, specialmente dai liberali italiani, durante la guerra – avevano dato le officine agli operai, avevano conferito alle forze nuove, espresse dalla guerra, poteri dittatoriali coi quali esse punivano i torti ricevuti, distruggevano gli arricchimenti illeciti, livellavano i privilegi iniqui. Così, nella fervida immaginazione del nostro popolo scontento, a cui l’incoltura non permetteva un esame critico approfondito, il lontano bolscevismo russo, vagamente intuito più che compreso, diventava il simbolo della giustizia sociale, che premia gli artefici della guerra e punisce i profittatori. Anche nell’ordine internazionale, la Russia rivoluzionaria, messa al bando degli Stati dell’Intesa e minacciosa contro l’Intesa, rappresentava per il nostro popolo, malato di una crisi di delusione, la vendetta della storia contro la prepotenza delle paci imposte, la ribellione contro le ingiustizie di cui esso sentiva il morso crudele. Così alla Russia di Lenin potevano guardare, nello stesso momento, e i ribelli del socialismo bolscevico e i ribelli dannunziani di Fiume. Questa insperata fortuna toccata al socialismo italiano per il concorso di circostanze imprevedute e straordinarie, ampliò talmente i suoi quadri, le sue schiere, la cerchia della sua influenza morale, da porlo al primo posto nella vita politica del dopo guerra, e da conferirgli una potenza con la quale avrebbe potuto compiere l’impresa più arrischiata e audace. Senonché è proprio in questo periodo che si manifesta la debolezza organica della sua costituzione e l’incommensurabile insipienza dei suoi dirigenti”” (pag 30-32) [Ivanoe Bonomi, ‘Dal socialismo al fascismo. La sconfitta del socialismo – Le crisi dello Stato e del Parlamento – Il fascismo’, A.F. Formiggini, Roma, 1924] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”ITAD-156″ “BONOMI Ivanoe”,”La politica italiana da Porta Pia a Vittorio Veneto, 1870 – 1918.”,”Ivanoe Bonomi nacque a Mantova nel 1873. Eletto deputato nel 1909, fu espulso con Bissolati dal partito socialista nel 1912 e diede vita alla nuova formazione socialista riformista. Fu ministro deli lavori pubblici nel ministero Boselli (1916-17) e nel secondo gabinetto Orlando, mmministro della guerra con Nitti (1920) e con Giolitti (1920-21). Presidente del Consiglio nel 1921, restò in carica un anno. Nel 1924 si ritirò dalla vita politica dedicandosi agli studi storici. Ricomparve nel 1942 come attivo coordinatore del movimento antifascista, e il 9 giugno 1944 fu eletto capo del governo. Morì nel 1951. Ha scritto e pubblicato ‘Dieci anni di politica italiana’ (1924), ‘Dal socialismo al fascismo’, ‘L. Bissolati e il movimento socialista in Italia’, Diario di un anno (2 giugio 1943 – 10 giugno 1944)’ e ‘La politica italiana dopo Vittorio Veneto’. I rapporti bilaterali Italia Francia dopo il 20 settembre 1870. ‘I cattolici di tutto il mondo, consigliati e ispirati dalla Curia romana, avevano fatto insistenze sui loro governi perché intervenissero nelle cose italiane in difesa del Papa. Ma i governi, con maggior senso di responsabilità, aveva dovuto riconoscere che non vi era bisogno di difesa alcuna, perché la legge, che l’Italia si era spontaneamente data, garantiva efficacemente la libertà della Chiesa e del suo capo. Più tarda a riconoscere questa verità fu sempre la Francia, non tanto perché il presidente Thiers e il ministro Favre non riconoscessero nell’avvenimento del Venti Settembre il logico e fatale sbocco della rivoluzione italiana, a cui l’impero francese aveva dato l’avvio, ma perché le correnti clericaleggianti della Francia erano potentissime nell’assemblea nazionale e occorreva, per ragioni parlamentari, parzialmente assecondarle. Così, subito dopo l’entrata dell’Italia a Roma, la Francia aveva mandato una sua nave a Civitavecchia, l’Orénoque, perché rimanesse a disposizione del Papa qualora questi deliberasse di lasciare il Vaticano e di esulare altrove. Ma di fronte alle pressioni clericali per un intervento più aperto e più efficace, il Favre lasciò il potere e il Thiers rispose con l’accorgimento di un uomo di stato preoccupato di non guastare i rapporti tra la nuova Francia repubblicana e il giovane regno d’Italia. Anche quando venne innalzato alla presidenza della repubblica un uomo caro alle Destre, il Maresciallo Mac-Mahon, la questione papale non assunse mai carattere minaccioso. Le imprudenti promesse che il conte di Chambord offrì alla parte clericale nell’eventualità ch’egli fosse diventato re di Francia, caddero pietosamente insieme al suo infelice tentativo. Più tardi i rapporti ufficiali fra i due paesi migliorarono di tanto di quanto le proteste papali, ripetute in ogni occasione come un ritornello senz’anima, perdettero ogni efficacia di persuasione. Così, nell’ottobre del 1874, l’Orénoque, il battello fantasma che avrebbe dovuto condurre il Papa in esilio, salpò vuoto e solo, per i lidi francesi’ (pag 19)”,”ITQM-013-FV” “BONOMI Ivanoe”,”Diario di un anno (2 giugno 1943 – 10 giugno 1944).”,”Ivanoe Bonomi (Mantova 1873 – Roma 1951) avvocato giornalista e politico. Socialista moderato e riformista, fu più volte Ministro e Presidente del Consiglio dal 1921 al 1922, responsabile del Comitato di Liberazione Nazionale centrale (1943). Bonomi fu capo di Governo (giugno 1944 – giugno 1945) e Presidente del Senato dell’Italia repubblicana (1948-1951). ‘Dovetti superare difficoltà formidabili: ricreare uno Stato, formare col concorso inglese un piccolo Esercito modernamente attrezzato, riprendere i rapporti diplomatici e inviare ambasciatori nei maggiori Paesi, collegare Roma col movimento partigiano e sovvenirlo di mezzi, tener ferma la moneta e provvedere ai crescenti bisogni della finanza, promulgare una nuova legge sull’elettorato e preparare le liste in vista delle future elezioni. L’opera ardua fu condotta fino alla completa liberazione del territorio nazionale (…). Poi, così come era avvenuto dopo la liberazione di Roma, altre correnti e altri uomini, venuti dalla guerra partigiana del Settentrione, reclamarono il potere ed io fui ben lieto di cederlo”” (quarta di copertina) Il binomio Badoglio-Togliatti, 18 aprile 1944. ‘Amici che sono in grado di conoscere ciò che avviene nel Mezzogiorno ci portano qui, nel nostro rifugio, nuove e interessanti notizie. La travolgente vittoria del binomio Badoglio-Togliatti ha indotto i maggiori uomini politici del Mezzogiorno a cercare una soluzione che possa salvare la loro coerenza e possa tranquillizzare l’opinione pubblica turbata. In sostanza si vuole allontanare il Re senza obbligarlo ad abdicare, ciò che egli, a quanto sembra, non vuol fare per caparbietà o per punto d’onore. E allora (se le notizie che ci giungono dal Mezzogiorno sono esatte) è De Nicola che si incarica di dipanare abilmente la matassa. Si trova, nel ricordo di precedenti non molto remoti, che il Re può allontanarsi lasciando in sua vece un Luogotenente del Regno. Si tratta di fare un passo avanti. Creare una Luogotenenza col crisma dell”irrevocabile’ decisione del Re. In altre parole si tratta di arrivare ad una abdicazione mascherata. Pare che il Re abbia accettato i consigli di De Nicola. Così si creerà la futura Luogotenenza del principe Umberto di Piemonte. Ormai i partiti antifascisti del Mezzogiorno possono ritenere che la condizione posta a Bari si sia all’incirca verificata e possono quindi far credito a Badoglio e allo stesso Re, che promette di fare più tardi, alla liberazione di Roma, il gran passo. Così il binomio Badoglio-Togliatti può trascinare dietro a sé tutto l’antifascismo e portarlo a giurare nelle mani del Re Vittorio, che ha preso l’impegno di ritirarsi dietro la persona di suo figlio, futuro Luogotenente generale del Regno. Tutte le nostre interminabili discussioni sul modo di essere del Governo di Comitato di Liberazione – con o senza investitura regia, con o senza accantonamento della Monarchia, con o senza poteri costituzionali straordinari – restano pertanto superate. Togliatti, a somiglianza del filosofo greco, ha troncate le dispute sulla natura del movimento cominciando a camminare’ (pag 168-169)”,”ITAD-163″ “BONOMI Ivanoe, a cura di Roberto CHIARINI”,”Le vie nuove del socialismo.”,”Roberto Chiarini è professore straordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara. Ha pubblicato studi su liberismo, fascismo, neo-fascismo. ‘Marx rimane il nemico più implacabile di coloro che «all’evoluzione rivoluzionaria sostituiscono la frase rivoluzionaria»’ “”Mutando l’ambiente sociale, doveva e deve necessariamente mutare il criterio tattico dell’azione. È anche questo un principio fondamentale proclamato dalla dottrina marxista, e per il quale Carlo Marx può ben rivendicare la paternità spirituale di tutti gl’insegnamenti delle odierne e delle future lezioni delle cose. Sostanzialmente la dottrina marxista del materialismo storico è un saggio geniale del come inquadrare, in una concezione realistica, il divenire della storia. Benché nell’azione pratica Marx abbia talvolta partecipato alle illusioni del rivoluzionarismo di vecchia maniera, ed abbia – errore e virtù insieme di tutti i grandi agitatori – introdotte spesso le proprie ardenti passioni nella fredda valutazione del reale, non per questo egli cessa di essere un pensatore realistico, anzi uno dei più grandi maestri del realismo che abbia avuto l’Europa. Tutta la sua opera è uno sforzo poderoso per intendere la realtà che si cela sotto le apparenze vaporose dell’idealismo di tutte le scuole. Sempre la sua mano è alzata, in un gesto nervoso, a squarciare i veli, ora della filantropia, ora del patriottismo, ora della religione, ora della metafisica, che occultano gli antagonismi di classe, gli urti d’interessi, le tenacie dell’egoismo, le violenze della forza, di cui è intessuta la faticosa storia degi uomini. Prima di lui, il socialismo era un’utopia librata nel cieli azzurri del buon volere umano; ed egli lo trascina in terra a cimentarsi nel prosaico giuoco degl’interessi economici, a confondersi nella realtà del moto operaio. Il rivoluzionarismo volgare credeva bastassero le invocazioni alla Libertà e alla Giustizia per far leva sul mondo e sollevarlo ad una sfera più alta; e Marx, che aveva, attraverso alla critica dell’economia politica, osservati con securi occhi gli antagonismi di classe e la dipendenza dei fatti sociali dalla struttura economica, distrugge le speranze puramente insurrezionali della democrazia idealistica e giacobina e assegna alle rivoluzioni un substrato economico, senza del quale esse non sono né pensabili né possibili. Tutta la storia era intepretata, o come la manifestazione della volontà divina, o come lo sviluppo di un’idea preconcetta, o come l’incontrarsi causale di forze brute ed inesplorate; e Marx insegna il metodo per il quale le vicende dei popoli e delle classi non è che la «storia naturale» dell’umanità, il prodotto logico di determinate condizioni di ambiente, di economia, di pensiero, sempre in atto e sempre immanenti allo sviluppo sociale, di cui sono, ad un tempo, causa ed effetto. Per questo Marx rimane il nemico più implacabile di tutte le ideologie politiche, di tutte le utopie sociali, dei ‘progettisti’ del socialismo e dei credenti in una ricetta unica e miracolosa, di quelli che si fermano ad un empirismo grossolano e di coloro che «all’evoluzione rivoluzionaria sostituiscono la frase rivoluzionaria» (1)”” (pag 135-136) [Ivanoe Bonomi, ‘Le vie nuove del socialismo’, Pietro Lacaita editore, Manduria, 1992] [(1) Queste parole vennero inserite da Marx nella dichiarazione con la quale si ritirava, il 15 settembre 1850, dal Comitato centrale di Londra]”,”MITS-001-FFS” “BONOMINI Luigi FAGOTTO Federico MICHELETTI Luigi MOLINARI TOSATTI Luigi VERDINA Natale a cura”,”Riservato a Mussolini. Notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana novembre 1943 – giugno 1944.”,”Documenti concessi dall’ Archivio Micheletti di Brescia. GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) “”N. Gallerano che ha studiato le condizioni di vita e l’ orientamento della popolazione italiana nel 1942-’43 – un punto di vista non diverso da quello con cui abbiamo letto la presente documentazione – ha fatto giustamente notare il carattere ‘indiretto e parziale’ dei rapporti delle autorità fasciste e ha inoltre precisato: ‘la stessa logica dello Stato di polizia – accentuata dallo stato di guerra -se da una parte comporta la rilevazione e la repressione della minima manifestazione di avversione al regime, dall’ altra è costituzionalmente incapace di comprendere nel profondo le motivazioni e gli stati d’ animo degli oppositori. (…)’.”” (pag XII)”,”ITAF-200″ “BONTE Florimond”,”Le chemin de l’honneur. De la Chambre des députés aux prisons de France et au bagne d’Afrique.”,”Wikip: Florimond Paul Denis Louis Joseph Bonte1 est un homme politique français, né le 22 janvier 1890 à Tourcoing (Nord) et décédé le 19 novembre 1977 à Fleury-Mérogis (Essonne). Issu d’un milieu catholique modeste, Florimond Bonte milite dans sa jeunesse au sein du mouvement de tendance chrétienne-démocrate Le Sillon de Marc Sangnier, puis fait la connaissance en 1914 du socialiste Jules Guesde qui a une grande influence sur lui. Pendant la Première Guerre mondiale, il est blessé en septembre 1914 à la bataille de la Marne. Fait prisonnier en 1916, il prend part en 1918 aux travaux des conseils d’ouvriers, de paysans et de soldats créés durant la Révolution allemande. De retour en France, il participe à la création de la fédération du Nord de l’Association républicaine des anciens combattants (ARAC), présidée par Henri Barbusse. Membre de la Fédération du Nord du Parti socialiste, il participe, après la Congrès de Tours en 1920, à la formation du Parti communiste français. Il devient secrétaire de la Fédération PCF du Nord, puis, il est nommé en 1924, avec Maurice Thorez, secrétaire de la région communiste du Nord et du Pas-de-Calais. Aux élections législatives de 1936, il est élu député dans la 2e circonscription du 11e arrondissement de Paris. Il intègre la Commission du suffrage universel et celle des affaires étrangères. II intervient en faveur de la sécurité collective et du désarmement général, et dénonce les conséquences des accords de Munich. Cosignataire avec Arthur Ramette d’une lettre écrite au nom du groupe ouvrier et paysan français N 1 demandant que la Chambre examine des offres de paix de l’URSS, il est arrêté par la police, mis en prison, déchu de son mandat puis condamné le 3 avril 1940 par le 3e tribunal militaire de Paris à 5 ans de prison, 5 000 francs d’amende et 5 ans de privation de ses droits civils et politiquesN 2. Incarcéré dans plusieurs prisons en France puis transféré avec 26 autres de ses collègues dans le pénitencier de Maison-Carrée en Algérie, il est libéré après le débarquement allié en Afrique du Nord en 1943. Il est nommé en novembre de la même année par le Comité français de libération nationale délégué à l’Assemblée consultative provisoire où il est l’un des représentants du groupe communiste de la Chambre des députés. En 1944, il affirme à Alger que « la France est et veut rester une grande puissance africaine », c.à d. garder les colonies, contre la politique américaine de décolonisation. En 1945, il est élu à la Ire Assemblée nationale constituante, dans la 3e circonscription de la Seine, puis réélu en 1946 à la IIe Assemblée nationale constituante. Il siège à nouveau à l’Assemblée nationale en novembre 1946 et est réélu en 1951 et 1956. Il retrouve la Commission des affaires étrangères. Au sein de Parti communiste, il est réélu membre du Comité central à la Libération et le reste juqu’en 1958 ; il est aussi membre du Bureau politique de 1944 à 1947. Il assure également des fonctions importantes au sein de la presse communiste : rédacteur en chef de L’Humanité (1929-1934), directeur de France-Nouvelle (1945-1956) et de Liberté.”,”PCFx-007-FV” “BONTEMPELLI Massimo”,”Introduzione e discorsi (1936-1942).”,”””Un primo movimento di quella nuova relazione tra vita e musica s’ ebbe in Beethoven; ma in lui non è un dato empirico, in lui è uno stato di passione generico e primordiale, quello che nasce prima del fatto musicale e gli sopravvive. Questo è il carattere della rivoluzione beethoveniana; e riproduce quanto era accaduto a Michelangelo, quanto era accaduto a Shakespeare in confronto con la tragedia greca: Michelangelo e Shakespeare, i veri inventori del grande romanticismo. I successori di Beethoven molto rapidamente passano dalla passione come forza di natura allo stato di passione come contingenza dell’ uomo.”” (pag 156)”,”ITAB-174″ “BONVESIN-DE-LA-RIVA”,”De magnalibus Mediolani – Le meraviglie di Milano.”,”Bonvesin de la Riva è milanese, maestro di grammatica, terziario dell’Ordine degli Umiliati, dotato di una sorta di prudenza pensierosa in un periodo di selvagge lotte di potere, quale è stato l’ultimo trentennio del Duecento a Milano. Descrivendo la città di Milano, in primo luogo la sua attenzione si rivolge alla gente comune, al popolo, ai cittadini a cui lui stesso appartiene: dai notai ai messi comunali, dai chirurghi ai trombettieri, dai copisti ai macellai, ai fabbri, ai pescatori. Come vivono, lavorano, commerciano costoro, cosa fanno, cosa mangiano, dove abitano? L’ideale dell’autore è la vita pacifica dei milanesi in città a fronte delle lotte fratricide fra magnati, violenza, uccisioni… Bonvesin della Riva è stato uno scrittore e poeta italiano del XIII secolo, considerato il padre della lingua lombarda. Tra le sue opere, si ricordano: Il Libro delle tre scritture, un poemetto in volgare lombardo che descrive le pene dell’inferno, la passione di Cristo e le glorie del paradiso. De magnalibus urbis Mediolani, un trattato in latino che esalta le meraviglie di Milano, la sua città natale. De quinquaginta curialitatibus ad mensam, un trattato in volgare lombardo che illustra le buone maniere a tavola. Diversi contrasti, dialoghi poetici in volgare lombardo tra personaggi allegorici o reali, come Satana e la Madonna, la Rosa e la Viola, la Morte e l’Uomo. (f. copilot)”,”STMED-060-FSD” “BOOKER Christopher NORTH Richard”,”The great deception. Can the European Union survive?”,”BOOKER Christopher giornalista del Sunday Telegraph. Richard NORTH analista politico. Molto rappresentata la posizione inglese”,”EURE-099″ “BOORSTIN Daniel”,”Les decouvreurs. D’ Herodote a Copernic, de Christophe Colomb a Einstein, l’aventure de ces hommes qui inventierent le monde.”,”””La découverte de la Nature, des mécanismes planétaires, du mode de vie des plantes, des animaux, exigeait que soit transcendé le sens commun. La science progressera non en ratifiant l’expérience sensible, mais en se colletant avec les paradoxes, en s’aventurant dans l’inconnu”” (in capitolo iniziale Livre III) “”La scoperta della Natura, dei meccanismi planetari, del modo di vita delle piante, degli animali, esige che sia trasceso il senso comune. La scienza progredirà non ratificando l’esperienza sensibile, ma dibattendosi con i paradossi, avventurandosi verso l’ignoto”” [Daniel Boorstin, Les decouvreurs. D’ Herodote a Copernic, de Christophe Colomb a Einstein, l’aventure de ces hommes qui inventierent le monde, Seghers, Paris 1986]”,”SCIx-045″ “BOORSTIN Daniel J.”,”The Discoverers.”,”””La scoperta della Natura, dei meccanismi planetari, del modo di vita delle piante, degli animali, esige che sia trasceso il senso comune. La scienza progredirà non ratificando l’esperienza sensibile, ma cogliendo i paradossi (), avventurandosi verso l’ignoto”” (T.H. Huxley, 1871) (pag 291) (*) … but by grasping paradox… Daniel J. Boorstin è stato Librarian of Congress dal 1975, e direttore del National Museum of History and Technology e senior historian del Smithsonian Institut”,”SCIx-531″
“BORCH Herbert von”,”La società incompiuta. L’America: realtà e utopia.”,” Nel 1963 era in atto un movimento di massa nazionale di protesta dei neri per i diritti civili con boicottaggi e resistenza passiva. Una sorta di ‘guerra civile’ che il nuovo presidente Johnson, subentrato dopo la morte di Kennedy, non poteva ignorarne la portata. Il 2 luglio 1964 venne approvato il Civil Rights Bill. (pag 11) Nel suo studio ‘The Share of the Top Wealth-holders in National Wealth, 1922-1956’ (1961) Robert J. Lampman ha rilevato che l’1 % della popolazione possiede il 28 % del patrimonio nazionale e che questa situazione non è cambiata da quando nel 1933 iniziò il New Deal (pag 71) Gop Grand Old Pary”,”USAS-236″
“BORCHARDT Julian”,”The Essence of Marx’s Theory of Crises. (1919)”,”BORCHARDT Julian”,”ECOT-260″
“BORCHARDT Knut e Heinz HALLER Otto PFLEIDERER Gottfried HABERLER Rudolf STUCKEN Heinrich IRMLER Willi ALBERS Karl-Heinrich HANSMEYER Rolf CAESAR Fritz NEUMARK, saggi, a cura della DEUTSCHE BUNDESBANK”,”Economia e finanza in Germania 1876-1948.”,”L’ultimo capitolo è di Karl-Heinrich Hansmeyer e Rolf Caesar e riguarda la Seconda guerra mondiale: ‘Economia di guerra e inflazione (1936-48)’ (pag 383-430) [paragrafi: Premessa – La posizione della Reichsbank nello Stato totalitario (Il quadro legislativo, H. Schacht di fronte alla politica economica e monetaria nazionalsocialista, La Reichbank nella seconda guerra mondiale) – Il finanziamento della seconda guerra mondiale (L’allestimento del dispositivo militare, Le fonti di finanziamento, Il giudizio economico, La preparazione finanziaria del conflitto, Il finanziamento del conflitto, Il finanziamento «silenzioso») – Il nuovo tipo di inflazione nascosta (Disciplina e controllo dei prezzi nel periodo prebellico, Il perfezionamento della politica dei prezzi, Gli sviluppi monetari dopo il crollo del 1945)] Il finanziamento silenzioso e l’inflazione nascosta. (pag 409-411) “”La procedura della raccolta «silenziosa» di mezzi pubblici in grande stile non è affatto un fenomento peculiare del nazionalsocialismo. Metodi simili si possono ritrovare infatti durante la prima guerra mondiale in quasi tutti i paesi coinvolti nel conflitto (155). Tuttavia «Il tratto peculiare del finanziamento pubblico tedesco sotto il nazismo» risiede nel fatto che «esso mise in primo piano la procedura» definita appunto «silenziosa» (156), nel senso che non si tentò neanche di consolidare il finanziamento facendo appello al pubblico dei risparmiatori. In questo modo il governo tedesco rinunciò consapevolmente a compiere un prelievo diretto sul reddito della popolazione: ciò accadde da un lato perché il prestito forzoso era considerto fonte di effetti psicologici negativi, dall’altro perché si capì che dal punto di vista della tecnica del finanziamento era indifferente se le somme di denaro venissero impiegate direttamente in titoli di Stato o indirettamente presso gli istituti di credito, verso cui si sarebbero comunque indirizzate, data la ridotta capacità di spesa, conseguente alle misure di razionamento applicate su tutti i beni, e data anche la minaccia di provvedimenti penali contro la tesaurizzazione di moneta (157). (,,,) Una ricostruzione d’insieme di questo processo di per sé semplice non è però molto facile, poiché col passare degli anni venne messo in circolazione, ritirato e scambiato un gran numero di titoli diversi, anche se sostanzialmente simili per caratteristiche. Tuttavia il ricorso al credito del sistema bancario fu attuato soprattutto attraverso l’emissione di buoni e certificati fruttiferi del Tesoro a lunga scadenza; inoltre, per il carattere che assunse, anche l’indebitamento formalmente a breve scadenza ebbe un termine molto più lungo (159). … finire e trasferire in Archiv e sito Isc”,”GERE-002-FL”
“BORDAZ Robert”,”La nouvelle économie soviétique, 1953-1960.”,”Problemi fondamentali. (pag 173) “”I progressi della produzione industriale dopo la rivoluzione non sono stati possibili che per la migrazione dei contadini verso le città. Le cifre seguenti lo provano: Tabella. Evoluzione della popolazione urbana e rurale in URSS (in milioni) Anni Popolazione totale Popolazione urbana Popolazione rurale 1913 159 28.1 131.8 1926 162.3 (stima) – – 1940 191.7 60.6 131.1 1956 202 87 113.2 1959 208 99.8 109 (pag 179) Questione dell’ adozione di misure c BORDAZ Robert è Consigliere di Stato, economista e giurista allo stesso tempo. Ha vissuto alcuni ani in Russia sovietica ed è stato in contatto con gli economisti russi. Ha studiato tutti i settori e ha insistito sul problema che pone all’ URSS l’ ascesa nuova della Cina.”,”RUSU-184″
“BORDEAUX Henry”,”L’air de Rome et de la mer. Images romaines de la coupole a la Farnésine. Le Mai florentin. Les souveniers français en Méditerranée.”,”Henry Bordeaux de l’Académie Française. ‘la grande opera di Mussolini’ in Italia (pag 130)”,”ITAS-211″
“BORDIGA Amadeo”,”I fattori di razza e nazione nella teoria marxista.”,”- Riproduzione della specie ed economia produttiva – Digressione su Stalin e la linguistica – Il peso del fattore nazionale nei modi storici di produzione – Il movimento del proletariato moderno e le lotte per la formazione e la libertà delle nazioni – appendice: articoli diversi degli anni 1951-1953″,”BORD-009″
“BORDIGA Amadeo”,”Lenin.”,”Il testo di BORDIGA è quello di ‘Lenin nel cammino della rivoluzione’ conferenza tenuta nella casa del Popolo di Roma il 24 febbraio 1924.”,”BORD-002″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’ oggi.”,”A pag 695 nel capitoletto 3 ‘I cinquant’anni di TROTSKY’, BORDIGA formula la sua previsione sui tempi della crisi generale del sistema capitalistico e della 3° guerra imperialistica (accettazione dei 50 anni di TROTSKY che conducono al 1976).”,”BORD-007″
“BORDIGA Amadeo”,”Proprietà e capitale. Inquadramento nella dottrina marxista dei fenomeni del mondo sociale contemporaneo.”,”Appendice: programma rivoluzionario società comunista eliminazione ogni forma di proprieta’ suolo impianti di produzione e prodotti del lavoro.”,”BORD-008″
“BORDIGA Amadeo”,”Russia e rivoluzione nella teoria marxista.”,”””Il principale interesse di quest’opera sta nel fatto che essa riallaccia tutta l’attuale “”questione russa”” al programma classico (Marx-Engels) e all’analisi dei rapporti di forza tra le varie classi e i diversi stati dell’Europa del XIX secolo””. ‘Amadeo BORDIGA nacque a Resina nel 1889. Fondatore nel 1912 del circolo socialista intransigente ‘Carlo Marx’, si mise rapidamente in luce come uno dei più attivi esponenti della FIGS. Acceso neutralista durante la 1° GM, leader della corrente socialista astensionista, ebbe un ruolo primario nella fondazione del PCdI di Livorno nel 1921 e nell’ Internazionale Comunista. In seguito, pur avendo con sé la maggioranza del partito, fu messo ‘burocraticamente’ in minoranza dal gruppo ‘centrista’. Condannato al confino con GRAMSCI nel 1926 a Ustica, fu espulso dal PCI nel 1930 per attività frazionistica. Da allora ha continuato per un quarantennio la sua attività politica. E’ morto a Formia nel 1970′.”,”BORD-012″
“BORDIGA Amadeo a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti 1911 – 1926. 1. Dalla guerra di Libia al Congresso socialista di Ancona.”,”appendice: Il socialismo napoletano e le sue morbose degenerazioni. Paginette di cronaca politica, perché gli adulti ricordino e i giovani apprendano, Agosto 1921 BORDIGA (Amadeo) (Resina, Napoli, 1889 – Formia 1970). Studente di ingegneria a Napoli, si iscrisse al partito socialista ed ebbe presto una posizione preminente nella sezione provinciale. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale fondò il settimanale ‘Il Soviet’ (22 dicembre 1918 – 29 aprile 1922), che divenne nel 1919 l’organo della frazione comunista astensionista del PSI; intorno a lui si riunirono le frazioni socialiste rivoluzionarie che nel congresso di Livorno del 1921 diedero vita al partito comunista italiano (PCdI), del quale BORDIGA fu segretario nel 1921 – 1923. Scontratosi presto con GRAMSCI su varie questioni come la  bolscevizzazione  del partito comunista, B. (arrestato nel 1922-1923 e confinato dal 1927 al 1930) fu accusato di troskismo dal Comintern e finì isolato nel PCI, dal quale fu espulso nel 1930. Da allora abbandonò l’attività politica militante. (RIZ)”,”BORD-027″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’ oggi.”,”””Bastano pochi passaggi algebrici (frase, citata da Marx, di Hegel su Keplero-Newton). Non esiste in nessun luogo e tempo la concorrenza pura, senza monopolio. Lo sviluppo è già in Engels, pre-1848 (la concorrenza genera il monopolio e il monopolio genera la concorrenza) e si potrebbero addurre diecine di passi di Marx. Se il capitalismo sviluppa al massimo il mercantilismo e dilata i mercati, grazie alla concorrenza, a limiti geografici prima ignoti, esso lo fa in quanto rompe preesistenti sfere di monopolio dovute al limitato giro delle merci. Se il capitalismo storicamente richiama la categoria ‘concorrenza’, la precedente proprietà signorile richiama la categoria ‘monopolio’. Da monopoli spesso sorse la prima accumulazione del capitale monetario, e i primi capitali dei re e degli Stati che dettero slancio alle grandi manifatture, alle grandi compagnie estrattive, di navigazione. Che le deduzioni di Marx si basassero tutte sulla descrizione di una società integralmente di concorrenza, è annosa buaggine. I capitalisti sostennero sempre che il loro sistema avrebbe girato a perfezione appena eliminati gli inconvenienti, che facevano risalire alla presenza di avanzi e scorie feudali, e Marx provò come anche ammessa questa ipotesi le tesi rivoluzionarie erano pienamente dimostrate: la prima era quella della ricaduta nel monopolio e nel totalitarismo economico. Inoltre Marx, nella teoria della rendita di natura borghese, dette tutte le equazioni che spiegano il moto del capitale monopolistico, e parassitario, che Lenin verificò per i periodi di espansione mercantile che preparano le guerre e le dittature imperiali. Quando Marx dice che la democrazia è una dittatura della borghesia, egli dice, in lingua economica, che la produzione capitalistica mercantile esprime un monopolio di classe della produzione e dei prodotti”” [Amadeo Bordiga, Struttura economica e sociale della Russia d’oggi. Volume 1, 1966]”,”BORD-006″
“BORDIGA Amadeo”,”Economia marxista e economia controrivoluzionaria.”,”Contiene gli scritti: – Vulcano della produzione o palude del mercato? (Programma comunista, 13,1954) – Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo (Programma comunista, 19,1957) Appendice: – La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo. (pubblicato a puntate in ‘L’ Ordine Nuovo’ rassegna politica e di cultura operaia, serie III, anno I, 1924, nn. 3-4, 5 e 6.”,”BORD-033″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista.”,”E’ presente una recensione del libro di D. GUERIN ‘Ou va le people americain?’ e di F.R. DULLES ‘Storia del movimento operaio americano’. “”Marx, come aveva indicato nella prefazione del 1859 alla “”Critica dell’economia politica”” prima stesura del “”Capitale””, dopo aver trattato delle tre classi fondamentali della società moderna: proprietari del suolo, capitalisti, proletari, si riservava altri tre argomenti: “”Stato, commercio internazionale, mercato mondiale””. L’argomento “”Stato”” si trova nel testo sulla Comune di Parigi del 1871 e nei classici capitoli di Engels, nonché in “”Stato e Rivoluzione””, quello “”commercio internazionale”” nell'””Imperialismo”” di Lenin. Si tratta del lavoro di una scuola storica e non di “”Opera Omnia”” di una persona. Il tema “”mercato mondiale”” fiammeggia oggi nel libro del fatto (…)””. (pag 25) “”Senza chiedere diritto di autore su una sola frase, si può completare il capitolo cruciale, spezzato dalla morte, arbitrario incidente individuale per Carlo Marx, solito in questo a citare Epicuro, cui giovane dottorino aveva dedicato la tesi di laurea. Come riferì Engels “”ogni evento che deriva da necessità, porta in sè la sua consolazione””. Inutile rimpiangere.”” (pag 26) Bordiga riporta tre brani del libro III del Capitale [capitoletto: Marx e l’impersonalità del Capitale] Una parte del terzo brano è la seguente: “”Se il credito appare come la leva principale della sovra produzione e della spinta all’estremo del processo di riproduzione del capitale, è perchè una gran parte del capitale sociale è impiegata dai non proprietari che trascurano le precauzioni del proprietario singolo. La messa in valore del capitale, fondato sul carattere antagonista della produzione capitalista, non permette il libero sviluppo che fino ad un certo punto e dunque costituisce in realtà un intralcio immanente, una barriera della produzione, barriera che il credito di continuo rovescia. Il credito accelera per conseguenza il materiale sviluppo delle forze produttive e la creazione di un mercato mondiale, che il modo di produzione capitalista ha la missione storica di stabilire, fino ad un certo punto, come fondamento materiale della nuova forma di produzione: esso nello stesso tempo accelera le violente eruzioni di tali opposizioni, ossia le crisi, e per conseguenza, la dissoluzione dell’antico modo di produzione. Dunque, il credito ha un carattere immanente: esso spinge, da una parte, la produzione capitalista a fare dell’arricchimento mediante lo sfruttamento di valore altrui un sistema enorme di speculazione e di gioco, limitando sempre più il numero di quelli che sfruttano la ricchezza sociale; e permette, d’altra parte, l’avvento di un nuovo modo di produzione”” [Marx, Il Capitale, Libro III, cap. XXVII] [in Amadeo Bordiga, Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista, 1953] (pag 10)”,”BORD-041″
“BORDIGA A. e altri”,”Bilan. Bullettin Théorique mensuel de la fraction de Gauche du P.C.I. n° 1 Novembre 1933 – n°46 Dicembre-Gennaio 1938.”,”Digitalizzazione eseguita nel settembre 2000 dalle Edizioni Lotta Comunista – Milano”,”EMEx-049″
“BORDIGA Amadeo”,”Dialogato coi Morti. Il XX Congresso del Partito comunista russo.”,”Nel Dialogato coi Morti del settembre 1956 non furono inseriti tre capitoli degli scritti complementari che figurano in appendice alla presente edizione.”,”BORD-046″
“BORDIGA Amadeo”,”Proprietà e capitale. Vulcano della produzione o palude del mercato? Marxismo e tempo storico. Glosse a ‘Proprietà e capitale.”,”In una paginetta introduttiva i curatori polemizzano sulla questione della pubblicazione degli scritti di BORDIGA, sulla questione della firma e della ‘proprietà intellettuale’.”,”BORD-047″
“BORDIGA Amadeo”,”Structure economique et sociale de la Russie d’ aujourd’ hui. 2. Developpement des rapports de production après la revolution bolchevique.”,”Questa necessità fu enunciata da Lenin in molti scritti che abbiamo studiato, in particolare l’ articolo suggestivo sulla necessità dell’ oro e dunque della moneta legata a lui. Ma, quello che non si trova in Lenin, è l’ idea che si tratti dell’ introduzione di una forma socialista; in mille casi, egli dice che si tratta di una forma capitalistica, di cui è tuttavia necessario suscitare l’ apparizione, attendendo il momento famoso in cui si utilizzerà l’ oro per fare degli orinatoi pubblici, visto che resiste bene ai liquidi acidi. (pag 192) Tutto questo è giusto nella misura in cui non si tratta, per Trotsky, di un primo stadio del socialismo, o socialismo inferiore, ma di un periodo transitorio ancora anteriore. Non sono i caratteri economici che lo inducono a rinunciare a parlare fino alla sua morte (1940) di una Russia socialista, ma il fatto politico che il potere fu conquistato dal Partito comunista della classe operaia. Ma la situazione del partito e dello Stato, sotto l’ aspetto politico egualmente, fu progressivamente invertita e rovesciata; ciò è mostrato dalle lotte sanguinose che si sono prodotte, anche se esse non sono conosciute che sotto un aspetto unilaterale. (pag 193)”,”BORD-054″
“BORDIGA Amadeo”,”Structure economique et sociale de la Russie d’ aujourd’hui. II. Développement des rapports de production après la révolution bolchevique.”,”””Selon Trotsky, c’est justement l’ opposition qui soutint que l’ on devait atteindre des taux d’ accroissement de 16 à 18% par an “”pour avoir, grâce à l’ accumulation socialiste, un developpement selon un rythne inaccessible au capitalisme””. Nous pouvons admettre que, dans ce passage, les mots d’ accumulation socialiste se referent à la couleur politique du parti qui était à la tête de l’ Etat; sinon on verrait Trotsky faire une concession à la construction du socialisme en Russie. Quoi qu’il en soit, il n’y a aucun doute à se faire sur son temoignage lorsqu’il dit que ses propositions furent tournées en dérision par la fraction dirigeante; tant il est vrai que le premier plan quinquennal de 1927 (stigmatisé comme “”mesquin”” par l’ opposition) se fondait sur un taux d’ accroissement de la production qui “”devait varier, selon une courbe descendante, de 9 à 4%””. (pag 190 191)”,”BORD-055″
“BORDIGA Amadeo”,”Dialogato con Stalin. Nella linea marxista di Bordiga.”,”Dialogato con Stalin è uno dei numerosi scritti compresi in una serie dal titolo ‘Sul filo del tempo’ iniziata nel 1949 in Battaglia Comunista e terminata nel 1955 in Programma Comunista. “”Se l’ antichissima filosofia scrisse sunt nomina rurum (letteralmente: i nomi appartengono alle cose) intese dire che le cose non appartengono ai nomi. Ossia, nel nostro linguaggio, la cosa determina il nome, non il nome la cosa.”” (pag 27) “”Il libro di Bucharin su L’ economia del periodo di transizione, uscì nel 1920 e fu commentato, in una serie di note spesso aspramente critiche, da Lenin. L’ autore, egli dice, sotto l’ influenza delle filosofia di Bogdanov “”molto spesso, troppo spesso (…) cade nello scolasticismo terminologico (…) che contrasta con il materialismo dialettico (…), nell’ idealismo. Di qui una serio proprio di inesattezze teoriche (…), di rimasticature scientifiche, di nobili sciocchezze accademiche”” (notiamo di passaggio l’ interesse di queste considerazioni leniniane sul linguaggio – lo “”scolasticismo terminologico”” – come fonte di errori). Ma poi prosegue: “”Il libro sarebbe del tutto eccellente, se l’ autore eliminasse nella seconda edizione i sottotitoli, eliminasse venti o trenta pagine di fatti (…). Allora l’ inizio prolisso e non buono del libro migliorerebbe, diventerebbe più asciutto, più robusto, si libererebbe del grasso antimarxista e in tal modo “”darebbe un fondamento”” più solido all’ ottimo finale del libro. Quando l’ autore si fa personalmente in primo piano dice cose molto buone, in modo piacevole e senza pedanteria (…)”” (pag 184, nota 20)”,”BORD-056″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Fausto BUCCI e Paolo CASCIOLA”,”Lettere a Bruno Bibbi, Piero Corradi, Eugenio Moruzzo, Michelangelo Pappalardi e Lodovico Rossi (1925-1926).”,”””E’ ancora possibile rettificare la linea della Internazionale attuale, o almeno questo appare difficile si, ma non impossibile. Sebbene noi aneliamo ad un partito mondiale la cui sicurezza contro le deviazioni non oscilli col mutare delle situazioni, dobbiamo pur attendere per vedere come reagirà sul Comintern così come è oggi, il radicalizzarsi, come essi direbbero, della congiuntura. Dovremo sì diffidare degli uomini che saranno resi sinistri dal sinistreggiare della situazione, ma non possiamo non “”far credito”” in questo senso ai nostri partiti””. (pag 17-18, lettera di Bordiga ai compagni, 27 luglio 1926)”,”BORD-062″
“(BORDIGA Amadeo TERRACINI Umberto)”,”Relazione presentata dalla frazione comunista al Congresso di Livorno del PSI (15-21 gen. 1921) sull’ indirizzo politico del partito.”,”La frazione comunista si costituiva nell’ ottobre dell’ anno scorso (1920) sulla base di una intesa tra i gruppi di sinistra del Partito Socialista Italiano che si ponevano sul terreno delle decisioni del II Congresso Mondiale della Internazionale Comunista, e lanciando un manifesto-programma, firmato dai compagni Nicola Bombacci, Amadeo Bordiga, Bruno Fortichiari, Antonio Gramsci, Francesco Misiano, Luigi Polano, Luigi Repossi, Umberto Terracini. Gli estensori per il Comitato Centrale della Frazione Comunista sono BORDIGA e TERRACINI. “”In tutti gli episodi culminanti della lotta di classe, prima e dopo il congresso di Bologna, quando la crisi economica trascinava le masse operaie in vaste agitazioni, l’ opera del partito (socialista, ndr) rivelò sempre le stesse incertezze, le stesse esitazioni, determintate dallo scontrarsi di due tattiche opposte, durante le diatribre tra le quali le azioni si esaurivano e si spegnevano tra le delusioni e il dispetto delle masse. In questi episodi non solamente la corrente di destra era sicura di far prevalere il proprio gioco, ma aveva dopo la possibilità di svalutare la tendenza massimalista approfittando del contrasto esistente tra le affermazioni verbali e i risultati che traeva dall’ azione. (…) Il partito socialista italiano dette così prova della sua impotenza rivoluzionaria, e la borghesia imparò gradualmente a non temerne le minacce, intraprendendo una audace controffensiva ideale e materiale contro la “”invasione del bolscevismo””.”” (pag 22)”,”BORD-063″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Prospettive rivoluzionarie della crisi.”,”””La potenza economica americana, che sembra porre gli Stati Uniti al disopra e al di fuori del mondo, è per tale modo vitalmente legata alla situazione economica mondiale, e ne subisce i riflessi: è, non sembri un paradosso, una potenza poggiata su basi di creta. La ferrea logica dell’ imperialismo conduce gli Stati Uniti a stringere rapporti sempre più stretti con altri paesi, ad investire capitali dovunque, ad esportare su tutti i mercati: ma questa stessa logica li mette alle dipendenze del faticossisimo, dell’ impossibile riassettamento economico di tutti i paesi sul piano di un’ economia normale.”” (pag 45) “”In risposta a tante piacevolezze i marxisti stabilirono cento volte che senza affatto rinunziare alla valutazione critica e storica dei caratteri distintivi tra guerra e guerra nella loro ripercussione sugli sviluppi delle lotte sociali e sulle crisi rivoluzionariee, tutti questi motivi di giustificazione della guerra, usati al fine di trovare carne da cannone e disperdere i movimenti e i partiti che traversano la strada al militarismo, sono inconsistenti e si distruggono tra loro. Il motivo abusatissimo dell’ aggressione e quello non meno sfruttato dell’ invasione possono stare in contrasto. Uno stato può prendere l’ iniziativa della guerra e i rovesci militari esporre in breve i suoi territori all’ invasore, come dalla già ricordata togliattiana teoria dell’ inseguimento dell’ aggressore. Non meno contradditori sono gli altri famosi motivi tratti dalle rivendicazioni nazionali e irredentiste, e quelli che molti marxisti di bocca buona allinearono per giustificare l’ appoggio a guerre coloniali, che valevano a diffondere in paesi “”barbari”” i caratteri della moderna economia capitalistica. La guerra anglo-boera del 1899-1900 fu una palese aggressione, i coloni boeri di razza olandese difesero la patria la libertà nazionale e il territorio violato, ma i laburisti riuscirono a giustificare come progressiva l’ impresa britannica. Nel maggio 1915 quella dell’ Italia all’ Austria ex-alleata fu una palese aggressione, ma la giustificarono – vari socialtraditori – col motivo della liberazione di Trento e Trieste e con l’ altro della “”guerra per la democrazia”” senza imbarazzarsi del fatto che dall’ altro lato l’ Austria-Ungheria era alle prese con gli eserciti dello Zar. Un caso classico è riportato nel libro interessantissimo di Bertram D. Wolfe “”Three made a revolution””, vera miniera di dati storici, con ogni riserva sulla linea propria dell’ autore. Il 6 febbraio 1904 i giapponesi, alla Pearl Harbour, attaccano e liquidano la flotta russa davanti a Port Arthur senza dichiarazione di guerra. Palese aggressione. Dopo il lungo assedio da terra e da mare la cittadella cade nel gennaio del 1905. Lutto nero per il patriottismo russo. Nel Vperiod del 4 gennaio 1905 Lenin scrive frasi come le seguenti: “”Il proletariato russo ha ogni motivo di rallegrarsi… Non il popolo russo ma l’ assolutismo ha subito una disfatta vergognosa: la capitolazione di Port Arthur è il prologo della capitolazione dello zarismo (…)””. (pag 74-75)”,”BORD-064″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura del materialismo marxista.”,”””Un sasso scagliato per aria se avesse coscienza si figurerebbe di volare per libera volontà”” (B. Spinoza) (in apertura) “”Non avevamo bisogno per apprenderlo di vedere in Russia il regime borghese senza borghesi, e di vedere che Malenkoff come Stalin apre e chiude come rubinetto l’ estro creatore di letterati e artisti, pittori e musici. Bastava leggere in Engels nel capitolo cruciale dell’ Antidühring quale è la fase D, (che i fessi hanno “”scoperta”” nel 1950), del ciclo capitalista. “”D). Ma anche i capitalisti sono costretti a riconoscere in parte il carattere sociale delle forze produttive. Essi si affaccedano ad impossessarsi dei grandi organismi di produzione e di scambio, dapprima per mezzo di società per azioni, indi per trusts, ed infine per il tramite indiretto dello Stato. Ma la borghesia si rivela con ciò una classe superflua (…)””. (pag 41)”,”BORD-065″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Dialogue avec les morts. Le XX° Congrès du Parti Communiste Russe.”,”Sui forti ritmi di industrializzazione: “”Saturo di ricchezze e di potenza, il capitalismo inglese, dorme per 17 anni sugli allori dell’ epoca di Gladstone. Verso il 1860, Marx calcolava aumenti del 7-8 % e anche più, ovvero degli indici uguali a quelli che caratterizzarono l’ entrata in scena di Francia e Germania verso la fine del secolo. Ma abbiamo mostrato come, prima ancora, negli anni 1830-1860, i ritmi erano più elevati nella stessa Gran Bretagna, eguagliando quelli che gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia avranno alla fine del secolo.”” (pag 143) In Italia il ritmo nei primi anni del secondo dopoguerra è fortissimo: dal 1946 al 1949 (14.3), nella prima metà degli anni ’50 sopra al 9 % (pag 148)”,”BORD-066″
“BORDIGA Amadeo”,”Facteurs de race et de nation dans la théorie marxiste. Reproduction de l’ espèce et économie productive. Digression sur Staline et la linguistique. Le poids du facteur national dans les différents modes historiques de production. Le mouvement du prolétariat moderne et les luttes pour la formation et l’ émancipation des nations. Annexe: articles des années 1951-1953.”,”””Lo Stato che abolisce economicamente il capitale, il lavoro salariato, e il rapporto di scambio tra il capitale e il lavoro, non può essere che lo Stato del proletariato! In Francia – ma non nel resto d’ Europa – è a partire dal 1848 che la serie delle gloriose alleanze rivoluzionarie con la borghesia giacobina è stata denunciata per sempre da parte dei lavoratori, ed è da allora, dopo il 1848, che noi possediamo il nostro modello (si, il nostro modello: la rivoluzione è la scoperta di un modello della storia) per la rivoluzione di classe comunista””. (pag 123) Il piano della Rivoluzione in permanenza. I popoli delle colonie e il loro proletariato. “”I delegati d’ Oriente, nel 1922, risposero di no: essi non volevano passare attraverso il capitalismo e il suo seguito di infamie (…). Essi volevano marciare al fianco della rivoluzione mondiale della classe operaia dei paesi capitalisti, e anche realizzare nei loro paesi la dittatura delle masse non possidenti e il sistema dei Soviets. I marxisti occidentali accettarono il piano. Ciò significava che ovunque, in Oriente, si accendeva la lotta contro il regime feudale agrario o teocratico, allo stesso tempo contro le metropoli coloniali, i comunisti locali e internazionali scendevano in lotta e l’ appoggiavano. Non per darsi come fine un regime democratico borghese locale e autonomo, ma per lanciare la rivoluzione in permanenza, che non sarebbe terminata che con l’ instaurazione della dittatura sovietica. Come ricorda Zinoviev alzando le braccia al cielo davanti alla sorpresa di Serrati, Marx ed Engels non hanno mai detto altro: lo dicevano già per la Germania del 1848! La successione dei tre periodi si stabilisce dunque come segue. Fino al 1870: appoggio alle insurrezioni nazionali nelle metropoli. Dal 1871 al 1917: lotta insurrezionale di classe nelle metropoli; una sola vittoria, in Russia. All’ epoca di Lenin, lotta di classe nelle metropoli e insurrezioni nazional-popolari nelle colonie, con la Russia rivoluzionaria al centro, secondo una strategia mondiale unica che terminerà con il rovesciamento del potere capitalista in tutti i paesi. In una tale prospettiva, il problema economico e sociale trova la sua soluzione nella garanzia fornita dal “”piano economico mondiale unitario””. (pag 173-174)”,”BORD-067″
“(BORDIGA A.) a cura del C.E. del P.C.I.”,”Il processo ai comunisti italiani, 1923. Gli arresti e l’ istruttoria, il dibattimento e le arringhe, la sentenza.”,”Distribuzione regionale delle forze del PCI (1924) Fascia iscritti al PCI (oltre 2000): Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana Fascia iscritti al PCI (da 1000 a 2000): Liguria, Trentino, Veneto, Venezia Giulia, Marche Fascia iscritti al PCI (da 650 a 1000): Lazio Campania Puglia Sicilia Fascia iscritti al PCI (da 300 a 650) Umbria, Abruzzi Fascia iscritti al PCI (da 0 a 300) Sardegna, Calabria, Basilicata. (pag 49) Difesa di Bordiga. “”Bordiga: (…) Associazioni segrete in seno al partito non esistono e domando una prova qualunque che possa far presumere l’ esistenza di una associazione segreta. E poi dimostro che non esiste col fatto stesso che noi non possiamo avere costituito un meccanismo del tutto inutile solo per darci il lusso di offrire elementi che ci mettessero in contrasto con la legge. Noi abbiamo interesse a profittare di tutte le possibilità che la legge ci offre e di sfruttarle per fare il nostro lavoro senza incorrere in sanzioni che siamo pronti ad affrontare, ove sia necessario, ma che non vogliamo provocare per principio, perché se ci facciamo mettere tutti in galera il partito se ne va.”” (pag 76).”,”BORD-068″
“BORDIGA A. TURATI F. SERRATI G.M., commenti storici di Carlo VALLAURI Ruggero PULETTI Piero MELOGRANI Luciano PELLICANI Ugo INTINI”,”Il drammatico 1921. La scissione voluta da Lenin. Bordiga Serrati Turati, gli interventi integrali al Congresso di Livorno.”,”Livorno: perché Lenin impose la scissione. “”La centralizzazione proposta da Mosca deve servire – nella visione di Lenin – ad avere partiti disposti ad accettare la leadership dei bolscevichi qualunque sia il corso del processo rivoluzionario in Occidente: in Italia occorre perciò, attraverso la scissione che emargini i riformisti, mantenere compatta la maggioranza comprendente sia i comunisti unitari alla Serrati sia le frazioni comuniste di Bordiga e Gramsci.”” (pag 105) “”Il che era esattamente ciò che aveva capito Turati quando, inascoltato, metteva in guardia i suoi compagni di partito di fronte al pericolo rappresentato dalla costituzione di una internazionale che, egemonizzata dai bolscevichi, avrebbe finito per diventare uno strumento dell’ “”asiatizzazione”” del socialismo europeo””. (pag 129)”,”MITC-063″
“BORDIGA Amadeo”,”Russie et révolution dans la théorie marxiste.”,”Marx e lo slavismo. “”(…) Ma se il panslavismo rivoluzionario prende queste parole con serietà, là dove si tratta della fantastica nazionalità slava, esso abbandona la rivoluzione, allora sappiamo – continua la Neue Rheinische Zeitung, ovvero Marx – ciò che ci resta da fare: “”La lotta, la lotta inesorabile per la vita o per la morte, contro lo slavismo traditore della rivoluzione, lotta di annientamento e terrorismo senza pietà – non nell’ interesse della Germania, ma nell’ interesse della rivoluzione””. Mehring aggiunge qui: “”Queste sono le frasi che hanno permesso a un professore tedesco di inventare la menzogna secondo la quale Marx avrebbe chiesto l’ annientamento dei popoli russo, ceco e croato.”” (pag 209) La questione orientale (pag 209). Biblioteca Marx (pag 385)”,”BORD-071″
“(BORDIGA A.)”,”Scienza e rivoluzione. Volume secondo. Sbornia di ballistica spaziale.”,”Specializzazione scientifica. “”Nella decadenza del feudalesimo l’ arte visse il periodo barocco. La scienza del decadere capitalistico è una scienza barocca, pesante ma impotente. Oggi si lavora per settori di competenza e nessuno mette il naso fuori della sua stretta specialità; così fa di cappello alle fesserie degli altri, ma sta tranquillo perché essi non possono controllare le sue. Nessuno legge l’ altezza dello Sputnik che passa perché non lo si può collimare né colla tecnica di mestiere dell’ astronomo né con quella del geodeta. E ognuno dei due lascia all’ altro il disturbo””. (pag 23)”,”BORD-073″
“BORDIGA Amadeo”,”Testi sul comunismo.”,”””La passione è la forza fondamentale dell’ uomo che tende energicamente a raggiungere il suo obietto””, Marx A Janitzio la morte non fa paura. pag 187 “”La polemica interiorizzata fu spesso giustificazione ad uso interno. La sinistra non è un semplice movimento culturale, un circolo di studi, essa non rifiuta l’ azione (cfr. la posizione nei confronti dei sindacati). Ciò si riferisce particolarmente a Damen, come quel che concerne il congresso di Bologna, il rapporto con Lenin, la questione della tattica, ecc.. Infine vi era la necessità di distinguersi dalla sinistra germano-olandese, del KAPD in particolare. E’ a questo che si devono delle osservazioni o delle prese di posizione che sono incomprensibili per chi non conosce tutte le vicissitudini della sinistra italiana e di Bordiga.”” (pag 18-19) “”Nel comunismo naturale e primigenio, anche se la umanità è sentita nel limite dell’ orda, il singolo non ha scopi che consistano nel sottrarre beni al fratello; ma è pronto a immolarsi per il sopravvivere della grande fratria senza alcuna paura. Sciocca leggenda vede in questa forma il terrore del dio che si plachi col sangue. Nella forma dello scambio, della moneta, e delle classi, il senso della perennità della specie sparisce, e sorge quello ignobile della perennità del peculio, tradotta nella immortalità dell’ anima, che contratta la sua felicità fuori natura con un dio strozzino che tiene questa banca esosa. In queste società che pretendono di essere salite da barbarie a civiltà si teme la morte personale e ci si prostra alle mummie, fino ai mausolei di Mosca, dalla storia infame. Nel comunismo che non si è avuto an cora, ma che resta certezza di scienza, si riconqusita la identità del singolo e della sua sorte con quella della specie, distrutti entro essa tutti i limiti di famiglia, razza e nazione. Con questa vittoria finisce ogni timore della morte personale, ed allora soltanto ogni culto del vivo e del morto, essendo per la prima volta la società organizzata sul benessere e la gioia e sulla riduzione al minimo razionale del dolore e della sofferenza e del sacrificio, togliendo ogni carattere misterioso e sinistro alla vicenda armoniosa del succedersi delle generazioni, condizione naturale del prosperare della specie.”” (pag 187-188, A Janitzio la morte non fa paura.)”,”BORD-074″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Storia della sinistra comunista. III. Dal II al III Congresso dell’ Internazionale Comunista: settembre 1920 – giugno 1921.”,”Il congresso di Livorno. Graziadei. Del discorso del primo oratore, Antonio Graziadei, diamo appena il cenno necessario per farsi un’idea del personaggio, fondamentalmente legato alla tradizione secondinternazionalista anche se schieratosi con sincera convinzione sul fronte del comunismo rivoluzionario, sia di quella che poi sarà una corrente, di per sé insignificante ma, nel 1923-24, forte dell’ appoggio di Mosca, in seno al PCd’I.”” (pag 251) Serrati. “”Il solo discorso che, dall’ altra parte della nostra barricata, si elevi al di sopra della contingenza per cercar di inquadrare i problemi dell’ oggi in una visione di insieme, collegandoli al filo di una tradizione di battaglia per dar loro continuità e coerenza, è quello di Turati. Non per la prima volta nell’arco di tre decenni, il “”grande isolato”” polarizza nel suo breve intervento ‘tutti’ gli umori socialisti al Congresso: è di qui che si capisce l’ insistenza di Serrati affinché non si getti al vento quello che, malgrado tutto, è in Italia il vero ‘ago della bilancia’ del socialismo secondointernazionalista. Modesto è il suo arsenale teorico: come a Bologna, il suo asso nella manica è il testo mutilo e mal digerito della prefazione 1892 di Engels alle ‘Lotte di classe in Francia’, scambiato per un…. antidoto all’ essenza rivoluzionaria del marxismo. Ma esso non è che un lasciapassare per lo smercio delle briciole di una saggezza tutta ‘sperimentale’ nelle file di un pubblico non tanto socialista, quanto ‘radicale con venature socialdemocratiche’, cresciuto alla scuola del positivismo sul piano della cultura e del minimalismo sindacale e del riformismo parlamentare sul piano della politica attiva””. (pag 259-260)”,”BORD-077″
“BORDIGA Amadeo”,”Un’ intervista ad Amadeo Bordiga. E altri scritti vari.”,”Bordiga muore nel luglio del 1970. Nel novembre del 1969 aveva rilasciato un’intervista registrata a Sergio ZAVOLI ed Edek OSSER dela RAI che sarebbe poi andata in onda nel novembre 1972 nel corso del programma televisivo ‘Nascita di una dittatura’. Più che di un testamento di BORDIGA, si può parlare di un bilancio storico. Contiene in appendice anche un articolo di Cervetto rilegato assieme per errore”,”BORD-080″
“(BORDIGA A.)”,”Il partito decapitato. La sostituzione del gruppo dirigente del P.C.d’It. (1923-24).”,”””Quando proponiamo il fronte unico sul terreno dei sindacati, dei consigli di fabbrica o non importa quali altre organizzazioni operaie, anche se dirette da capi opportunisti, fronte unico che ci condurrà forse alla necessità di negoziare personalmente con i capi opportunisti, – il che non ci spaventa – quando diciamo ciò, noi vogliamo convogliare nella lotta degli organi che sono suscettibili di divenire degli organi rivoluzionari e che dovranno divenirlo perché il proletariato trionfi. Quando invece convogliamo in un’azione comune un partito non comunista, allora ci rivolgiamo a un organo che non è suscettibile di lottare sulla via finale della rivoluzione mondiale, che non è suscettibile di sostenere, gli interessi della classe operaia, e col nostro atteggiamento diamo a questo partito un certificato di capacità rivoluzionaria, la qual cosa sconcerta tutto il nostro lavoro di principio, tutta la nostra opera di preparazione politica della classe operaia (Applausi).”” (pag 106-107) “”Oggi si dice che la situazione mondiale è tale che ci sconsiglia la tattica di coalizione coi socialdemocratici. Ma nulla ci garantisce che domani non si possa ricominciare. Ora la nostra opinione differisce su questo punto da quella di Zinoviev nel senso che noi crediamo che mai questa tattica di alleanza coi partiti opportunisti possa essere utile per la rivoluzione comunista, né quando la situazione rivoluzionaria è favorevole, quando è evidente che il partito comunista può avere una posizione autonoma, né quando la situazione rivoluzionaria è sfavorevole e il momento dell’azione finale sembra essere lontano da noi””. (pag 107)”,”BORD-081″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Volume pubblicato con il concorso dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova, per gentile concessione della Fondazione Amadeo Bordiga, Formia Volume pubblicato con il concorso dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova, per gentile concessione della Fondazione Amadeo Bordiga, Formia. La discussione su Brest-Litovsk. Protagonisti: Lenin, Trotsky, Bucharin, Zinoviev. “”La delegazione Trotzky ritornò con la notizia che non aveva accettato di firmare la pace il 10 febbraio. Ma già la questione era stata discussa in una conferenza di 63 bolscevichi, tenuta il 21 gennaio cui era stato chiamato Trotzky. La tesi di Lenin di firmare la pace come i tedeschi volevano fu battuta avendo avuto solo 15 voti. Ne ebbe 16 la tesi ‘né guerra né pace’ di Trotzky. La maggioranza assoluta, 32 voti, seguì la tesi Bucharin per il rifiuto della firma e la proclamazione di una guerra rivoluzionaria. Il 24 gennaio la discussione tornò avanti al Comitato Centrale del Partito. Lenin propose di non rifiutare la firma, ma tirare in lungo le trattative: 12 sì, 1 no. Trotzky insistette nella proposta: rifiuto di firma, smobilitazione, con 9 sì e 7 no. Il 25 gennaio si discute ancora in una riunione comune agli ‘esserre’ di sinistra. La maggioranza decide di sottoporre al Congresso dei soviet la formola: né guerra né pace. Il 10 febbraio, come detto, rientra la delegazione che ha applicato questo indirizzo, contro il parere di Lenin ma non contro quello della maggioranza. Krilenko che aveva il comando supremo ordina la smobilitazione. Le condizioni militari in linea tecnica erano così palesi, che nessuno si oppose. Quando si seppe che i tedeschi, dopo una conferenza presieduta dal kaiser Guglielmo ad Amburgo, avevano ripreso l’avanzata, fu ancora riunito il Comitato Centrale il 17 febbraio. La proposta tedesca di riprendere in negoziati e firmare fu rigettata con 6 voti contro 5. Non vi furono voti per la guerra rivoluzionaria, ma solo l’astensione di Bucharin, Joffe e Lomov. Il 18 febbraio in una lunga seduta, prima sostennero la firma Lenin e Zinovief, il diniego Trotzky e Bucharin, e la proposta di trattare fu respinta con sette voti contro sei: più tardi si decise l’invio di un telegramma che offriva la pace alle vecchie o anche diverse condizioni, con l’approvazione di Lenin, Smilga, Stalin, Sverdlov, Trotzky, Zinovief, Sokolnikov, con 5 no e un’astensione. La risposta venne il 23. Il Comitato Centrale votò l’accettazione con 7 voti contro i quattro di Bucharin, Bobnov, Uritsky e Lomov. Si votò tuttavia la preparazione alla guerra rivoluzionaria. Il 3 marzo si ebbe la pace. Il 6-8 marzo la polemica scoppiò violenta al VII Congresso del Partito, e fu approvata, contro la viva opposizione di Bucharin, l’accettazione della pace di Brest. La risoluzione di Lenin ebbe 30 voti, contro 13 e 4 astenuti.”” (pag 234-235)”,”ELCx-127″
“BORDIGA Amadeo”,”Le lotte di classi e di stati nel mondo dei popoli non bianchi storico campo vitale per la critica rivoluzionaria marxista.”,”Ciclostilato, dattiloscritto Parte I. La dottrina dei modi di produzione valida per tutte le razze umane. Parte II. Le suggestive lezioni della grande storia della razza cinese. Conclusione. Programma mondiale della forma rivoluzionaria comunista. Marx attese la rivoluzione dalla Cina (pag 16)”,”BORD-086″
“BORDIGA A. CAMATTE J. LUKACS G.”,”La mistificazione democratica.”,”””La vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che deviano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nell’attività pratica umana e nella comprensione di questa attività pratica”” (Marx, VIII Tesi su Feuerbach) (pag 4) Bordiga (pag 56-57) Centralismo L’articolo di Camatte contiene molte citazioni di Marx”,”BORD-090″
“BORDIGA Amadeo”,”Elementos de la economia marxista.”,”Concepito come corso di economia politica per i militanti comunisti italiani confinati, nel 1929, con Bordiga, ‘Elementi di teoria marxista’ è una sintesi del primo libro del capitale. Si introducono tutti i concetti dell’economia marxista: merce, valore d’uso, di scambio, plusvalore, accumulazione e storia del capitale. A. Bordiga, fondatore del Partito Comunista d’Italia e membro del segretariato della Terza Internazionale fu il più qualificato rappresentante della corrente comunista di sinistra espulso con l’ascesa di Stalin. Nel 1946, con altri militanti della sua corrente, ricostruisce il Partito Comunista Internazionale scrivendo sulle sue pubblicazioni fino alla morte avvenuta nel 1970. Non firmò i suoi scritti, cosa conseguente con la critica del concetto di proprietà intellettuale.”,”BORD-097″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Cinque testi inediti di Amadeo Bordiga. Orazione in morte della trinità Religione, Filosofia e Scienza – Critica alla filosofia. Escursione con il metodo di Marx intorno alla teoria borghese della conoscenza e alla non-scienza d’oggi – Il frammento sulla teoria rivoluzionaria della conoscenza – Dal mito originario alla scienza unificata di domani (1960) – Il moderno feticcio della scienza e della tecnica – Rovesciare la piramide conoscitiva”,”Testo scaricato da Internet “”Lenin ricorda sempre, in ultima istanza, che per risolvere un problema bisogna [analizzare e conoscere la prassi da cui il problema è sorto]”” (pag 91) Componimento scolastico di Marx del 1835 (17 anni) riguardo alla scelta della professione sottolinea la nacessità di fondarla stabilmente in vista di un nobile “”operare per l’umanità”” perché solo così “”la nostra felicità appartiene a milioni”” e “”le nostre imprese vivono silenziose ma eternamente operanti”” (pag 9)”,”BORD-100″
“BORDIGA Amadeo”,”Dall’economia capitalistica al comunismo. Conferenza tenuta a Milano il 2 luglio 1921.”,”ristampa dell’ edizione LIBRERIA EDITRICE DEL PARTITO COMUNISTA D’ ITALIA. CASA DEL POPOLO. ROMA. 1921 “”Ora qui molto si potrebbe discutere, se volessimo seguire quelle che erano le linee dell’acutizzarsi generale della crisi capitalista e il prepararsi della catastrofe finale come venivano tratteggiate dalla critica economica marxista. Ma possiamo omettere questa esposizione, in quanto che ci troviamo di fronte ai fatti, che hanno nettamente confermate le previsioni catastrofiche del marxismo in ordine allo sviluppo del capitalismo borghese. Se ci addentrassimo, sulle orme di Marx, nell’analisi di quello che è il giuoco del capitale finanzario e di quel fenomeno che è stato chiamato imperialismo, noi vedremmo che la classe capitalista che è al potere ha cercato bensì di reagire alla condanna che le pesava addosso, ha cercato di eludere questa crisi finale, ma non ha potuto far altro che dilazionarla, rendendola più grave.”” (A. Bordiga, Dall’economia capitalistica al comunismo. Conferenza tenuta a Milano il 2 luglio 1921, edizione 1975)”,”BORD-004-B”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Tracciato d’impostazione – I fondamenti del comunismo rivoluzionario marxista nella dottrina e nella storia della lotta proletaria internazionale.”,”””Non volete credere che le paroline privilegio e sfruttamento stanno fuori del nostro marxistico dizionario? Riprendiamo la ‘Critica al Programma di Gotha’. Il passo per cui Marx getta fiamme, e che contiene le idiozie lassalliane sullo “”Stato Libero”” e la “”legge di bronzo del salario””, finisce con quella che Marx chiama – ed Engels in altro luogo – vaga formula ridondante che termina il paragrafo; ed è questa (sì, chi non ha peccato scagli la prima pietra!): “”Il partito si sforza… di raggiungere l’abolizione dello sfruttamento in ogni forma e l’eliminazione di ogni disuguaglianza sociale e politica””. Bisogna dire così, scrivono Marx ed Engels (senza, è chiaro, aver preso accordi): “”Con l’abolizione delle differenze di classe, scompaiono da sè tutte le disuguaglianze sociali e politiche che ne derivano””. (…) In questo paragrafo Marx tratta anche la questione della visione limitata di Lassalle – che significativamente riconduce a Malthus, oggi rimesso di moda dalle scuole americane antimarxiste del “”benessere”” – per cui il socialismo si leverebbe in lotta solo in quanto il salario operaio è bloccato ad un limite troppo basso; laddove si tratta di abolire il salariato in quanto “”è un sistema di schiavitù, e di una schiavitù che diventa più dura via via che si sviluppano le forze sociali produttive del lavoro, tanto se l’operaio è pagato meglio, quanto se è pagato peggio””. Qui Marx svolge il paragone con lo schiavismo, che noi abbiamo più sopra tentato a proposito della rivendicazione scema per l’autonomia dei salariati: “”E’ come se, tra gli schiavi venuti finalmente a capo del mistero della schiavitù e insorti, uno schiavo prigioniero di concetti antiquati scrivesse nel programma della insurrezione [uno schiavo, diciamo noi, amarxista, e solo immediatista, ordinovista]: la schiavitù dev’essere abolita perchè il sostentamento degli schiavi, nel sistema schiavistico, non può superare un certo massimo poco elevato”””” [Marxismo ed economia dei consigli] [I fondamenti del comunismo rivoluzionario marxista nella dottrina e nella storia della lotta proletaria internazionale, 1969] (pag 56)”,”BORD-111″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Rita CARAMIS”,”Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx.”,”L’editore ringrazia la fondazione Bordiga. Libro dedicato a Liliana Grilli membro del comitato scientifico della Fondazione Bordiga. L’economista Oreste Bordiga (autore di , il padre di Amadeo, e la scuola di Portici. “”Così, nello stabilire la preminenza del “”metodo storico””, in questo testo (cfr. il pr. ‘Economia rurale e storia’ del I cap.) Bordiga introdurrà il compresso argomento della questione agraria – rappresentando l’economia agricola nel ciclo storico umano una parte preponderante di tutta l’economia sociale – trascrivendo alcuni “”passi didattici”” del trattato sull’economia rurale del padre Oreste. Amadeo Bordiga, autore di questa assimilazione della teoria della rendita marxiana, era figlio di uno dei maggiori studiosi di economia agraria del suo tempo, Oreste Bordiga, il rappresentante più autorevole della scuola superiore di agricoltura di Portici, scuola di elevato livello scientifico e tecnico, opera di una ‘élite’ della competenza’ e nello tempo veicolo di riproduzione di tale ‘élite’ (1), istituita – la prima nel Mezzogiorno – nel 1872. Gli studi porticesi nel campo dell’alta formazione in economia e politica agraria, che, con una certa continuità, hanno seguito, sviluppato e applicato indirizzi scientifici e metodi di studio relativamente uniformi, restano “”fondamentali”” e “”un riferimento obbligato””, “”ancora agli inizi del Novecento, quando il dibattito politico e scientifico approfondì notevolmente la conoscenza delle province meridionali”” (…). E’ sufficiente ricordare i nomi di Nitti, Bordiga, Brizi, Sereni e Rossi Doria, questi ultimi collegati poi allo stesso Serpieri, per comprendere quanto la Scuola di Portici abbia potuto influire sul pensiero e sulla poltiica agrari italiani della fine dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra e oltre”” (pag XXXI-XXXII) (1) E proprio alla sezione socialista di Portici, che vanta come si è visto una prestigiosa tradizione, sono iscritti la maggior parte dei membri fondatori, tra cui lo stesso Amadeo Bordiga, del circolo ‘Carlo Marx’, “”vero e proprio atto costitutivo della sinistra marxista napoletana””. A Portici “”era soprattutto ospitata la Scuola Agraria, frequentata da un gruppo di studenti socialisti, tra cui allora Ruggiero Grieco, che si riunivano nel circolo di studi sociali; lì era nata, infine, la prima sezione del PSI del circondario e, pur tra fasi alterne, questa ricca tradizione non era mai venuta meno”” (De Clementi, Amadeo Bordiga, cit, p. 18, p. 23) (…) Engels e la Germania. “”Il lavoro di Engels, scritto nel 1850, sulla guerra dei contadini in Germania, ha maggiori relazioni con una situazione storica paragonabile a quella della Russia zarista del novecento, essendo, come l’autore dice, scritto sotto la impressione della controrivoluzione, ossia del tentativo fallito di rivoluzione in permanenza, di una salita al potere della borghesia capitalista tedesca e di una successiva lotta del proletariato per il potere. Nel domandarsi i motivi della neghittosità rivoluzionaria della borghesia in Germania, della assenza storica di una vera rivoluzione nazionale, Engels ricorda che una grande lotta antifeudale vi fu, con la rivolta dei contadini di Tommaso Münzer nel 1525 che la storia corrente tratta come una guerra di religione, non avendone ravvisata la base sociale. La rivoluzione contadina contro i poteri feudali venne schiacciata soprattutto non avendo trovato un appoggio effettivo nella borghesia delle città e la Germania fu condannata a quel particolarismo di staterelli e piccoli principati, contro il quale specialmente Engels si scaglia nelle sue vigorose apostrofi e nel suo deciso schieramento per la formazione, sia pure tardiva ed in pieno ottocento, di uno Stato unitario centrale: altra volta spiegammo con larghezza come in tal senso sia giusto vedere in lui un precursore dell”Anschluss’, riuscita solo in pieno novecento e rimandata indietro oggi da una convergente aspirazione di tutti i poteri controrivoluzionari mondiali (1). Ricordammo pure la conclusione di Engels: chi approfittò della rivoluzione del 1525, tra le forze in lotta: contadini servi, signori feudali, principi dei piccoli staterelli? I contadini furono battuti e ribadite le catene del servaggio feudale. Ma i nobili di campagna perdettero molta della loro ricchezza ed autonomia a favore del piccolo principato: fu comunque un colpo allo sparpagliamento feudale. Dunque approfittarono i ‘piccoli principi’. E chi nel 1848, quando operai, contadini e borghesi delle città a loro volta furono battuti? I ‘grandi principi’, Engels rispose. Ma dietro i piccoli principi stavano allora, nelle loro modeste capitali, i piccoli borghesi; dietro i grandi principi del 1848 a Berlino, a Vienna, a Monaco, stavano ormai i grandi borghesi e dietro questi i proletari. Anche la controrivoluzione è in questo senso unitario un passo storico innanzi: si ricorderà anche la valutazione di Sadowa: fu bene che Vienna fosse stata sottomessa da Berlino; come sarebbe stato bene che Berlino fosse stata sottomessa da Vienna. E fu bene Sedan e la formazione dell’impero, perché altro passo avanti verso la centralizzazione tedesca, attuata da Bismarck con ben trecentocinquanta anni di ritardo su Münzer! Una grande questione storica si chiude così e si apre quella dell’internazionale rossa in Europa, della dittatura del proletariato senza nazione.”” (pag 259-260) [Amadeo Bordiga, Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx, 2009] [(1) Nel “”filo del tempo”” intitolato ‘Guerra e rivoluzione’ apparso nel n. 10/1950 de “”Il programma comunista”” e riprodotto in “”Quaderni del programma comunista””, n. 3, giugno 1978, pp. 18-20] Le materie prime e la teoria della rendita “”La ‘questione agraria’ in termini marxisti – è stato detto – non significa dunque solo terra, contadini e proprietari, come nell’angusta visione dei vecchi riformisti e poi degli stalinisti dell’epoca, ma significa soprattutto ‘teoria della rendita’, ovvero ripartizione del plusvalore, nelle forme del moderno capitalismo monopolistico e parassitario. La tesi centrale di Marx, per Bordiga, è che “”collo sviluppo del modo di produzione capitalistico e coll’investimento di maggior capitale nella terra””, mezzo necessario per “”aumentare il prodotto in relazione all’aumento della popolazione””, “”‘la rendita tende ad aumentare’, sia nella massa totale, sia nella media per unità di superficie””, talvolta “”in rapporto maggiore di quello del capitale (e del suo profitto), poche volte con ritmo minore di esso”” (A. Bordiga, Mai la merce, 1979, cit., p. 195). Il prezzo di mercato regolatore dei prodotti agrari viene “”inchiodato”” sul prezzo di produzione dell’ultimo (ma necessario) quintale di grano prodotto nelle condizioni più svantaggiose, cioè “”dipende dal prezzo di produzione ‘sul peggior terreno, più ancora un altro margine’ di aumento che costituisce la rendita assoluta”” (Ivi, p. 232). Così come del resto “”il minerale più spregevole e quindi la meno fertile miniera, regola il mercato generale””, e cioè “”regolano bene il prezzo internazionale””, che “”ci farà pagare profumatamente”” “”il ‘rentier’ della coltivazione”” di combustibili e minerali più pregiati, “”nido caldo del sovraprofitto capitalista sulle materie prime della morte civile e militare”” (Ivi, pp. 260-261). Nella rappresentazione di questo nesso fondamentale vengono dunque individuati, anticipando con la forza della teoria scenari storici oggi ben più cogenti, i beni ‘non riproducibili capitalisticamente’, come lo sono le risorse non rinnovabili e, in particolare, il petrolio: in questo senso, la teoria della rendita, si è detto, si deve applicare “”non alla sola agricoltura, ‘ma a tutte le forze naturali'””. Così, se nel sistema capitalistico, per Bordiga come per Marx, il prezzo dei prodotti agrari è determinato dalla legge del “”terreno peggiore””, cioè i benefici dati dal progresso tecnologico e dall’aumento di produttività, sono bloccati in questo settore dalla barriera della rendita, che impedisce “”ogni compensazione tra i prezzi industriali ed agrari”” (A. Bordiga, Mai la merce, cit., p. 302), allora anche per le risorse energetiche, che sono di differente qualità e potenza energetica e che sono ripartite in aree geologiche diversamente accessibili e hanno dunque costi di estrazione e commercializzazione estremamente differenziati (…), si determina intanto una enorme ‘rendita differenziale’ (…). Anche per il greggio entrano in gioco cioè i due fattori, ‘fertilità’ e ‘posizione’, le “”cause generali”” le definiva Marx, che influiscono sulla rendita differenziale ricardiana. (…)””. (pag V, VI, VII) [Rita Caramis, introduzione, ‘Amadeo Bordiga e la teoria della rendita: una critica rimossa’] [(in) Amadeo Bordiga, Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx, 2009]”,”BORD-113″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. III. Lotte sociali e prospettive rivoluzionarie del dopoguerra, 1918-1919.”,”Gerosa: La questione dei tempi e la previsione di Bordiga (nota in parte dedicata a A. Cervetto) Brano e note tratte dall’introduzione di Luigi Gerosa a ‘Amadeo Bordiga, Scritti, 1911-1926. III. Lotte sociali e prospettive rivoluzionarie del dopoguerra, 1918-1919, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2010; a cura di Luigi Gerosa. “”E in effetti nel 1919 si assistette in Italia (…) ad una ondata di scioperi mai registrata in precedenza, a spontanei moti popolari di inusitata violenza e diffusione, ad occupazioni di terre, ad una impressionante crescita numerica della CGdL e del PSI, ne quadro di una situazione internazionale (conferenza di Berna e fondazione della III Internazionale) ancora aperta a molteplici sviluppi (99). All’appuntamento del dopoguerra, a cui si era rimandata durante il conflitto la riscossa e la ripresa di iniziativa del partito, la sinistra socialista giunse sostanzialmente impreparata, attendendo invano un programma organico di azione dalla Direzione del partito, che Bordiga aveva sollecitato nella mozione presentata al Convegno di Roma del febbraio ’17. Il dibattito si esaurì in gran parte nella controversia preliminare sulla possibilità di una rivoluzione socialista in Italia a breve o medio termine, senza mai spingersi ad un’analisi socio-economica della situazione e a scelte operative conseguenti. La stessa corrente massimalista era sostanzialmente incerta: da ciò le oscillazioni tra opposte soluzioni e un comportamento esitante e contradditorio in diverse situazioni che il partito si trovò ad affrontare (100)”” (pag LVI-LVII) Note. [(99) Rinviamo all’antologia: ‘La crisi italiana nel primo dopoguerra. La storia e la critica, a cura di G. Sabbatucci, Bari, 1976 e a C. Natoli, La Terza Internazionale e il fascismo, 1982 pp. 35-53. Per le vicende interne al PSI, G. Arfè, op.cit.. pp. 250-297; (100) G. Sabbatucci, I socialisti nella crisi dello stato liberale (1918-1926), in ‘Storia del socialismo italiano, Roma, 1980, vol. III, pp. 139-143 e, per quanto riguarda l’assenza di una analisi della situazione economica oggettiva che caratterizzò tutte le correnti del socialismo italiano, cfr. G. Maione, Il bienno rosso, cit., pp. 291 e sgg. Il tema della “”previsione rivoluzionaria”” nel marxismo è stato affrontato da A. Cervetto, in una serie di scritti raccolti in: ‘La difficile questione dei tempi’, Milano, 1990. In esso, si accenna ad Amadeo Bordiga in relazione alla sua nota previsione di una crisi mondiale del capitalismo per il 1975 (cfr. [A. Bordiga]: ‘Dialogato con Stalin’, ed. Prometeo, Milano, 1953, pp. 52-62; ‘Struttura economica e sociale della Russia d’oggi, cit., pp. 223-224), e a quest’ultimo periodo si riferiscono le riflessioni di G. Galli in ‘Dall’internazionale alla seconda guerra mondiale. Classe e rappresentanza politica in Urss e in occidente’, in ‘Amadeo Bordiga nella storia del comunismo’, cit., pp. 281-302. Quello che caratterizza però, in generale, ma soprattutto negli anni ’19-’20, l’atteggiamento di Bordiga, non è la previsione della rivoluzione a una data fissa, che Cervetto gli rimprovera. Si vedano a questo riguardo le considerazioni sulla “”attesa”” o la “”certezza”” dell’avvento della rivoluzione svolte da Bordiga in ‘Proprietà e capitale’, ‘Prometeo’, n. 3-4, 152, pp. 124-130 (ed. Iskra, Milano, 1980, pp. 147-157), o in ‘Esploratori del domani’, Battaglia Comunista’, n. 6, 20 marzo-3 aprile 1952. Nel linguaggo di Bordiga, l'””attualità”” della rivoluzione ha un significato preminentemente epocale, nel senso che la dimostrata impossibilità per la borghesia di orientare lo straordinario sviluppo delle forze produttive in un senso non distruttivo, poneva all’ordine del giorno il superamento della società capitalistica, così come il marxismo rivoluzionario aveva predetto. Allora condivise certamente l’attesa di un imminente rivolgimento rivoluzionario tra la fine della guerra e la prima metà del ’19, in relazione agli avvenimenti in Germania – che al pari di Lenin Bordiga ritenne la chiave di volta della situazione europea. Ma già la tragica repressione del movimento spartakista nella “”settimana di sangue”” e poi la caduta della Repubblica dei consigli operai in Ungheria indussero Bordiga alla considerazione che il processo rivoluzionario sarebbe stato discontinuo e più tormentoso di quanto potesse apparire subito dopo la conclusione del conflitto. Cfr ‘La restaurazione borghese in Ungheria’, a pp. 296-298 (Per la reazione di Trotsky, di fronte alla sconfitta della rivoluzione in Ungheria, si veda I. Deutscher, ll profeta armato, Milano, 1956, pp. 610-613. Per quanto riguarda Lenin si veda il saggio citato di E. Ragionieri, ‘Lenin e l’Internazionale’. Cfr. E.H. Carr, op.cit., pp. 927-935). Quanto all’Italia, l’onda rivoluzionaria sarebbe passata invano se – scrisse allora Bordiga – il partito non si fosse liberato a tempo della zavorra riformista. La scossa che attraversò l’Italia nel ’19 fu di grado inferiore a quella registrata in Germania, e la separazione dai riformisti non si impose con la stessa stringente necessità che altrove. Se non fu quello il tempo dell’azione – dichiarerà Bordiga, mezzo secolo dopo – fu comunque quello della riorganizzazione del proletariato su basi rivoluzionarie: “”Oggi la formula esatta non è quella che nel 1919 tutto era maturo per la rivoluzione socialista in Italia; ma è, preferibilmente, l’altra: conclusa la prima guerra mondiale, i partiti proletari avrebbero potuto prendere la testa di un movimento offensivo vittorioso, che non vi fu solo perché quei partiti tradirono il loro stesso patrimonio ideologico e la visione loro propria delle lotte storiche che avrebbero chiusa l’era capitalistica. Era quindi il vero momento e lo svolto fatale per ricostruire il movimento proletario e socialista, restaurando le sue vere basi di dottrina, di programma e di strategia…””, ‘Una intervista ad Amadeo Bordiga’, a cura di E. Osser, “”Storia contemporanea, n. 3, settembre 1973″” (nota 100 a pag LVII)]”,”BORD-119″
“BORDIGA Amadeo; FAGGIONI Vittorio; MAFFI Bruno; DAMEN Onorato; BUONO Giuseppe”,”Tracciato d’impostazione (redazionale, Bordiga); Panorama d’oggi (Faggioni); La Russia Sovietica dalla rivoluzione ad oggi (Alfa, Bordiga); La “”mancata rivoluzione borghese”” in Italia (Maffi); Alle radici della guerra (Damen); Le origini del Partito Comunista in Italia.”,”‘Rivista mensile del partito comunista internazionalista’, Pcint”,”BORD-123″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Lezioni delle controrivoluzioni (Doppie rivoluzioni natura capitalistico-rivoluzionaria dell’economia russa) – Appello per la riorganizzazione internazionale del movimento.”,”””La rivoluzione russa doveva essere, come quella tedesca del 1848, l’integrale di due rivoluzioni: antifeudale e antiborghese. La rivoluzione tedesca mancò nella lotta politica e armata a entrambi i compiti, ma socialmente prevalse il primo del passaggio alle forme capitalistiche. La rivoluzione russa è stata politicamente e militarmente vittoriosa in entrambi i compiti e perciò più avanzata. Ma economicamente e socialmente è rimasta alla stessa altezza, ripiegando sul compito dell’industrializzazione capitalistica del territorio controllato”” (pag 11) Questione tempi “”Misure anti-Nep di Lenin in campo politico. Lenin, che nel campo economico giungeva fino a prospettare la entrata in Russia del capitale privato estero con le concessioni di interi territori, preconizza l’irrobustimento del potere statale per fronteggiare le reazioni sociali causate dalle misure della Nep e guadagnare tempo per avere aiuto dalle rivoluzioni occidentali operaie”” (pag 33) “”Doppia rivoluzione tedesca e russa. Il socialismo non poteva essere costruito nella Russia sola, dove pertanto si erano addizionate nel febbraio e nell’ottobre 1917 la rivoluzione borghese e quella proletaria. In Germania nel 1848 fu anche tentata, invano, la doppia rivoluzione borghese e proletaria: quella borghese vinse nel campo economico e sociale, dopo che borghesi e operai alleati avevano perduto nel campo politico. In Russia dopo la doppia vittoria politica e sociale del 1917 si ebbe la sconfitta sociale proletaria databile al 1928. Restò la vittoria sociale capitalistica”” (pag 33-34) Insegnamenti della controrivoluzione (dalla disfatta, ndr) “”Spartaco, i cristiani e la caduta sociale dello schiavismo. 60) Con la disfatta di Spartaco ai piedi del Vesuvio si ebbe in una sola volta la disfatta politica e sociale degli schiavi e il regime sociale dello schiavismo restò al potere. Ma la vittoria delle successive repressioni di Diocleziano sui Cristiani, veri cospiratori politici e di classe, comporta non il rassodarsi del regime schiavista, ma sotto l’aspetto del trionfo della nuova religione, la caduta sociale di questo regime, e successivamente l’avvento del feudalesimo medioevale. Comprendere la controrivoluzione per preparare la rivoluzione. 61) Quando ci si chiede perché Engels, dopo la sconfitta della rivoluzione del 1848, si accinse a scrivere ‘La guerra dei contadini’ e studiò la loro sconfitta del 1525, capiamo che occorre comprendere la controrivoluzione per preparare la rivoluzione di domani. Lo stesso ci spetta di fare oggi non isolando un settore o un problema, ma inquadrandolo nel contesto dell’insieme. Così la borghesia potè, nel secolo scorso, inneggiare alle molteplici e ricordate disfatte precedenti, nel costruire la sua definitiva vittoria. Così anche il proletariato che – come dice Marx ne ‘Le lotte di classe in Francia’ (12), non la vittoria ma una serie di disfatte “”abilitano”” al suo trionfo nel mondo – grazie al suo partito di classe, vincerà ripresentandosi quale esso fu al principio della sua lotta e nelle formule programmatiche, lapidarie, insuperate perché insuperabili, contenute nel ‘Manifesto dei Comunisti'””. [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981] [(12) Cfr. K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, cap. I, ‘Dal febbraio al giugno 1848] (pag 37) Trotsky sull’ opportunismo (pag 59): “”E’ Trotsky, che partendo da una lettera di Lassalle a Marx, scrive nel ‘1905’: “”Sembrerà forse un paradosso dire che la caratteristica psicologica dell’opportunismo è la sua ‘incapacità di aspettare’. Eppure è così”” (pag 59) Engels e la guerra dei contadini in Germania (pag 60-61) “”Engels vuole dimostrare che “”anche il popolo tedesco ha la sua traduzione rivoluzionaria”” e porre in evidenza che le vittorie di Cromwell e di Robespierre sono pareggiate dalla gloriosa disfatta di Tommaso Müntzer, capo dei contadini insorti nel 1525 e alleati già allora dei borghesi delle città, che tuttavia anche allora primi rincularono e tradirono, lasciando che le milizie dei signori feudali massacrassero i ribelli. Non si tratta, come sembrò a qualche vuoto polemista, di orgoglio nazionale, ma appunto di riprova di una tesi di valore rivoluzionario internazionale. Il parallelo tra le due rivoluzioni antifeudali del 1525 e del 1848 è di una portata suggestiva. Come gli enciclopedisti precedono la Bastiglia e la Convenzione, così la rivolta dei contadini oppressi dai baroni ha per suo segnale l’eresia religiosa e la riforma, Hüss e Lutero. La scuola marxista sa riscrivere la storia di tali conflitti come guerra tra le classi, molto più che come contrasto su questo o su quel dogma, sul teismo e l’ateismo. E a queste lotte Engels collega quelle degli Albigesi in Francia, degli scismi in Boemia e Polonia, di Arnaldo da Brescia in Italia, tutti in sostanza primi conati della nascente borghesia per strappare il potere all’aristocrazia feudale sorretta dalla chiesa di Roma”” [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981] (pag 60-61) Marx e il sistema schiavistico romano (pag 64-65) “”Quando Marx spiega che non vi poteva essere capitalismo nel mondo antico, egli ricorda che ciò non fu perché non vi fosse concentramento di massa monetaria ma perché mancavano le masse di lavoratori ‘liberi’. Gli schiavi non lo erano e i cittadini possedevano tutti qualche cosa. Marx ne induce che è falso dire (come Mommsen) che nell’antichità il capitale fosse ‘completamente’ sviluppato, in quanto solo dallo scambio di salario contro la forza lavoro si formano le masse del capitale; ma non per escludere che limitatamente certi capitali potessero in date quantità trovarsi concentrati. Solo che, se li aveva tesaurizzati un privato, non poteva servirsene ad organizzare la produzione mancando i lavoratori disponibili. Quindi solo lo Stato, colla possibilità di costruzione e coscrizione di tipo militare, poteva in un ambiente o antico-schiavista, o medievale-servile, dare i primi esempi di organizzazione capitalista produttiva: e dare con ciò i primi lontani avvii alla accumulazione capitalista. I primi ad armare navi furono i Fenici, navigatori e commercianti. Roma sulla strada della sua potenza imperiale stette per cedere quando le sue forze fondate su una produzione solo agraria si misurarono colla “”capitalistica”” e fenicia Cartagine, padrona dei mari. Dovette darsi alla costruzione di flotte e fu lo Stato che dette al console Duilio i mezzi per organizzare gli arsenali: uomini, materiali, sussistenze. L’arsenale è il primo tipo di industria, e dunque la prima industria fu statale. Lo Stato armatore corre due millenni avanti lo Stato investitore, che avrebbero scoperto gli economisti della ‘ultimissima edizione del capitalismo’. Tuttavia Duilio aveva schiavi, e li usò per le triremi rostrate. Precursore dei moderni e scettici tecnici, al momento di partire gli dissero che i sacri polli non avevano voluto mangiare: ebbene bevano, disse lanciandoli in mare, e fece salpare le ancore. Nelle navi del lago di Nemi, benché di diporto e non di commercio, si sono trovate ancore col ceppo mobile che gli inglesi hanno brevettate da qualche decennio. Si sono trovati cuscinetti a rulli come quelli in uso da non molto… Noi vi troviamo…il capitalismo di stato!”” [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981] (pag 64-65) Marx su primo capitalismo in Italia del Nord, Genova, Venezia ecc. (pag 66-67)”,”BORD-124″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti 1911-1926. V. La scissione di Livorno e l’organizzazione del partito comunista in Italia. 1921.”,”Dalla produzione capitalistica al socialismo. “”Se il nostro socialismo è il comunismo critico di Carlo Marx, e non l’infantile utopismo di Tommaso Moro o di Saint-Simon, è solamente quando siamo giunti alla presenza di questa forma moderna di produzione capitalistica che noi possiamo parlare della “”possibilità”” di collettivizzazioni, di socializzazioni. Ancora una volta, il socialismo non può avere una formulazione etico-giuridica, ma deve essere un concetto economico-storico. I socialisti, i comunisti, sono coloro che mirano ad abolire la proprietà privata, a mettere tutti i beni in comune? Ciò può forse passare come formulario di propaganda, ma è formulario inesatto e che può generare equivoci gravissimi. Anche la bottega dell’artigiano era di proprietà privata; ma la proposta di collettivizzazione di essa non avrebbe senso alcuno, e se anche non cadesse per ragioni di anacronismo, non reggerebbe ad un superficiale esame inteso a vedere se affidando quella azienda alla gestione della collettività potrebbe sorgerne per questa un rendimento maggiore. Nella produzione artigiana il lavoratore non è ancora diviso dagli strumenti della produzione, e perciò stesso non è diviso dal prodotto. Non vi è che una appropriazione privata del prodotto del lavoro privato, in minima misura “”lavoro altrui””. Quando la produzione capitalistica stacca il lavoratore dal possesso degli strumenti e dei prodotti del suo lavoro essa crea le condizioni di una rivoluzione economica, perché nella sua sempre maggiore estensione, crea condizioni di oppressione e di miseria per coloro che reggono tutto il peso della macchina sociale e ne sono i reali conduttori, avendo sulle loro spalle una minoranza di parassiti. Il socialismo è la formola risolutiva di queste contraddizioni proprie di una data epoca storica, la nostra. Esso vuole abolire dunque la separazione del lavoratore dallo strumento di lavoro e dal prodotto, ma vuole e deve abolirla senza intaccare quella che è la reale conquista dei progressi della tecnica: l’associazione e la specializzazione del lavoro. Esso si formula così nell’obiettivo ultimo: tutti i prodotti del lavoro associato, non più ai privati, ma alla collettività, per la equa loro distribuzione a quelli che hanno effettivamente concorso a produrli. Abolizione dunque della proprietà privata, in quanto però essa abbia raggiunto questa forma speciale della proprietà capitalistica, ossia di aziende che inquadrino l’opera di molti produttori, e quindi più propriamente: abolizione della appropriazione privata dei prodotti del lavoro associato, socializzazione dei prodotti del lavoro associato, socializzazione delle aziende capitalistiche di produzione. La forma economica della società socialista è dunque la gestione da parte della collettività di tutte le aziende in cui si esplica lavoro associato e specializzato, poiché allora soltanto esiste la convenienza di costruire il nuovo apparecchio economico che sostituisce l’esercizio da parte della collettività all’esercizio da parte dell’intraprenditore privato. Alla produzione per imprese private, infatti, corrisponde un sistema di circolazione delle materie prime e dei prodotti basato sul libero commercio e sulla convenienza che ha ogni azienda di trovare, per acquistare e vendere, le condizioni di tempo e di luogo più favorevoli. Se il socialismo della produzione è l’abolizione della disponibilità privata dei prodotti, la sua ripercussione nella distribuzione è l’abolizione del libero commercio dei prodotti, la cui distribuzione si fa centralmente da organismi che regolano la produzione al bisogno collettivo. Questa rete di distribuzione, per poter essere realmente vantaggiosa rispetto al libero commercio, non deve avere ad occuparsi di una miriade di piccoli centri di produzione di minima potenzialità, ma deve avere come base l’accentramento già avvenuto delle grandi forze produttive nei grandi impianti della moderna industria capitalistica”” [Amadeo Bordiga, La questione agraria (Elementi marxisti del problema)] [(in) Amadeo Bordiga, a cura di Luigi Gerosa, Scritti 1911-1926. V. La scissione di Livorno e l’organizzazione del partito comunista in Italia. 1921, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2014] (pag 398-399)”,”BORD-126″
“BORDIGA Amadeo”,”Per una teoria rivoluzionaria della conoscenza.”,”Il bisogno di conoscenza nel giovane Marx (pag 9-10) “”Il primo volume delle ‘Opere Complete’ di Marx ed Engels si apre con un componimento scolastico di Marx sulla scelta della professione scritto nel 1835. Il diciassettenne futuro rivoluzionario si sofferma non tanto sulla scelta in sé quanto sulla sua coerenza e sulla necessità di fondarla stabilmente in vista di un nobile “”operare per l’umanità””: perché solo così “”la nostra felicità appartiene a milioni”” e “”le nostre imprese vivono silenziose ma eternamente operanti”” (pag 9) Lenin su Hegel, questione apparenza e sostanza (pag 89-90) “”Dunque vi sono affermazioni simili anche in Lenin. Le trovo in un suo commento alla ‘Scienza della Logica’ di Hegel, commento che studieremo; lo abbiamo solamente per il momento in inglese, e questo libro inglese lo dobbiamo restituire ai francesi, ma prima o poi lo tradurremo, noi o loro. E’ abbastanza interessante, però c’è un po’ troppa ammirazione per Hegel. Secondo me è più severo Marx che non Lenin, tanto più che Lenin studiava la ‘Logica’, una parte dell’opera di Hegel criticata vigorosamente da Marx. E’ vero che Engels trasloca la logica e la dialettica dalla filosofia alla scienza, ma non allude direttamente a Hegel. Quindi tenete conto che Lenin nel momento in cui leggeva si esprimeva con un eccessivo entusiasmo. Dice perfino che nessuno può pretendere di capire il ‘Capitale’ di Marx se non capisce prima la ‘Logica’ di Hegel (84). Ora, Marx ammette di essersi servito del metodo hegeliano nella sua esposizione della materia che aveva lungamente elaborato, affrontando a sua volta le elaborazioni degli economisti, ma dice di essersene servito per comodità di presentazione, in quanto metodo più conseguente, più brillante, più accessibile. Tolta questa “”innovazione”” di Lenin, leggiamo i suoi due passi, che convergono con noi sul bisogno di scrivere una storia della scienza e della tecnologia, che i borghesi hanno cercato di scrivere ma che non risulta ancora sia stata scritta da un marxista (non so i russi in che modo se la stiano cavando) (85). Come vedete anche Lenin però non scherza con Hegel: addirittura “”pedante”” lo definisce: “”Se non erro, c’è molto misticismo e vuota pedanteria qui nelle conclusioni di Hegel ma l’idea di base è magnifica: connessione multilaterale e vivente di ogni cosa con ogni altra cosa, e riflessione di questa connessione – messo Hegel materialisticamente sui suoi piedi – nel concetto dell’uomo, che dev’essere così raffinato, articolato, flessibile, mobile, relativo, mutuamente collegato, essere unità nonostante le opposizioni tanto da poter abbracciare il mondo. La continuazione dell’opera di Hegel e Marx deve consistere nello svolgimento ‘dialettico’ della storia del pensiero umano, della scienza e della tecnologia”” (86). Io al posto di Lenin avrei scritto la sequenza invertita: la storia della tecnologia, della scienza e del pensiero umano. Ma evidentemente l’idea di tecnologia ha colpito l’autore. E poi, s’intende, ciò che noi si continua è l’opera di Marx, non certo di Hegel. “”Da una parte, dobbiamo approfondire la conoscenza della materia in conoscenza di sostanza (o nozione di sostanza) per trovare le cause dell’apparenza. Dall’altra, la conoscenza attuale delle cause è l’approfondimento della conoscenza dall’esteriorità dell’apparenza alla sostanza. Due tipi di esempi dovrebbero spiegare questo punto: 1) tipo di esempi tratti dalla storia delle scienze naturali; 2) tratti dalla storia della filosofia””. (ecco che qui Lenin mette prima le scienze) “”Più esattamente: non ‘esempi’- ‘comparaison n’est pas raison’ – ma la quintessenza dell’una e dell’altra più la storia della tecnologia”” (87). È interessante quel che Lenin scrive, prima che la fisica atomica avesse avuto tutti i suoi sviluppi, perché egli risponde a quell’obiezione che si è fatta sempre ai meccanicisti e ai materialisti: “”Noi non abbiamo che un’apparenza; anche gli atomi a cui crediamo di essere arrivati, che tuttavia non sono afferrabili dai nostri sensi, sono ulteriormente composti e scomponibili. La loro sostanza ci sfugge. La materia non ha per sostanza tanti pezzettini di materia più piccoli, palpabili, che si possono stringere tra le dita: questa era una illusione antropomorfa. Nell’interno dell’atomo c’è tutto un mondo di altre particelle con i loro moti, le loro energie, le loro cariche elettriche, le loro forze magnetiche, tutto quanto un mondo microscopico””. Allora il discorso di Lenin significherebbe: “”Dobbiamo arrivare veramente alla sostanza per spiegare l’apparenza””. Quindi non dobbiamo accettare la materia come io la vedo in questo bicchiere. Interessante…”” [Amadeo Bordiga, Per una teoria rivoluzionaria della conoscenza, Torino, 2004] [(84) Lenin, Quaderni filosofici, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 38, p. 167 “”Aforisma. Non si può comprendere appieno ‘Il Capitale’ di Marx, e in particolare il suo primo capitolo, se non si è studiata e capita tutta la logica di Hegel. Di conseguenza, dopo mezzo secolo, nessun marxista ha capito Marx!”” (…); (85) Gli stalinisti dell’epoca avevano come testo di riferimento non un testo russo ma uno, allora assai celebre, dell’inglese John D. Bernal, una sintesi del percorso scientifico umano scritta con taglio empirista-progressista e socialeggiante (J.D. Bernal, Storia della scienza, Editori Riuniti, 1956, pagg. 1.100; (86) Lenin, Quaderni filosofici, cit. p. 137; (87) Ibid., cit., p. 148] (pag 89-90-91)”,”BORD-127″
“[BORDIGA Amadeo]”,”La crisi storica del capitale drogato. Critica marxista rivoluzionaria del corso degenerativo dell’odierno capitalismo senile.”,”””Il “”rimedio”” si impone da sé: per poter sopravvivere alla crisi cronica di sovraproduzione che minaccia sempre più l’economia capitalista mondiale, e in particolar modo la più forte – l’inglese -, l’imperialismo ricorre al militarismo e alla corsa agli armamenti, all’interno; al colonialismo e alle guerre locali, all’esterno. L’intrusione del militarismo nella produzione, segna il passaggio del capitale a quella che viene chiamata “”la ‘tappa’ dell’imperialismo”” (Lenin). Si tratta di una fase tutt’altro che nuova del capitale, perché esso è nato colonialista e aggressore di altri popoli. L’Irlanda, dove Cromwell si rende tristemente celebre fin dalla rivoluzione borghese, è secondo l’espressione di Marx, la prima colonia dell’Inghilterra. Così, la creazione violenta del mercato mondiale con l’assoggettamento dei popoli di colore durante la cosiddetta accumulazione primitiva, è la base preliminare del modo di produzione borghese. La militarizzazione di una parte della produzione significa, inoltre, l’entrata in forze della ‘politica’ nell’economia. Miracolosa panacea! La crisi, dovuta all’eccesso di forze produttive, è integrata nell’economia, perché con l’armamento il capitale crea …. la sovraproduzione sviluppando nuovi settori di produzione che gonfiano l’apparato produttivo, anche se ne distrugge in parte il prodotto poiché serve a liquidare la sovraproduzione, ed è il mezzo per non soccombere alle proprie micidiali devastazioni e poter iniziare così un nuovo ciclo. Questi interventi nell’economia rafforzano la sola istituzione in grado di esercitare un ruolo contemporaneamente politico ed economico. Infine, la politica applicata all’economia diffonde, per usare un’espressione moderna, il totalitarismo nella società. Le pretese dello Stato di essere liberale e democratico e di rappresentare tutti i cittadini, vengono smentite quotidianamente dalle sue azioni. Oggi, la crisi economica divenuta “”permanente”” si manifesta virtualmente con i suoi prolungamenti politici e militari. Questo “”rimedio”” dell’armamento permette al capitale di sopravvivere e persino di prosperare (sovraprodurre) in tutti gli altri rami… fino alla crisi che impone guerra e distruzioni in una virulenza corrispondente al livello di sovraproduzione che l’economia mercantile assetata di profitti spinge al culmine. Nell”Antidühring’, Engels descrive i meccanismi imperialistici: “”La guerra franco-prussiana ha segnato una svolta di ben maggiore importanza di tutte le precedenti… l’esercito è diventato fine precipuo dello Stato e fine a se stesso; i popoli non esistono più se non per fornire e nutrire i soldati. Il militarismo domina e divora l’Europa, ma reca in sé anche il germe della sua propria rovina… Esso perisce per la dialettica del suo proprio sviluppo”” (1)”” [(A. Bordiga), La crisi storica del capitalismo drogato. Critica marxista rivoluzionaria del corso degenerativo dell’odierno capitalismo senile, Torino, 1978] (pag 74-75) [(1) Cf. Engels, Anti-Dühring, Ed. cit., Op. complete, XXV, p. 163]”,”BORD-133″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il Soviet. Organo del Partito Comunista d’Italia”,”Il Soviet fu un giornale settimanale della sinistra rivoluzionaria del PSI, fondato a Napoli nel dicembre 1918 e diretto da Amadeo Bordiga [1]. Fu stampato fino al 1922. Tramite il giornale, la sinistra del PSI manifestava il proprio appoggio alle tesi di Lenin e alla rivoluzione d’Ottobre. Nel 1919 il giornale divenne l’espressione della frazione comunista astensionista, formatasi in seno al PSI in netto contrasto con la politica riformista della dirigenza [2]. Lenin citò il giornale nel suo testo L’estremismo malattia infantile del comunismo [3], sostenendo come il gruppo de Il Soviet fosse il solo, in Italia, ad aver compreso la necessità della separazione tra comunisti e socialdemocratici, attraverso la scissione del Partito Socialista [4]. (wikip) Note[modifica | modifica wikitesto] ^ Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol.1: da Bordiga a Gramsci, pag. 18. Einaudi, Torino, 1973. ^ Spriano, op. cit., pag. 38. ^ Lenin, L’estremismo malattia infantile del comunismo, cap. VII. Partecipare ai Parlamenti borghesi?, titolo originale ??????? ??????? «???????» ? ??????????, 1920. ^ Edek Osser (1970), Una intervista ad Amedeo Bordiga. In Storia contemporanea numero 3, settembre 1973. URL consultato in data 21-09-2011.”,”EMEx-097″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il Soviet. Organo del Partito Comunista d’Italia”,”Il Soviet fu un giornale settimanale della sinistra rivoluzionaria del PSI, fondato a Napoli nel dicembre 1918 e diretto da Amadeo Bordiga [1]. Fu stampato fino al 1922. Tramite il giornale, la sinistra del PSI manifestava il proprio appoggio alle tesi di Lenin e alla rivoluzione d’Ottobre. Nel 1919 il giornale divenne l’espressione della frazione comunista astensionista, formatasi in seno al PSI in netto contrasto con la politica riformista della dirigenza [2]. Lenin citò il giornale nel suo testo L’estremismo malattia infantile del comunismo [3], sostenendo come il gruppo de Il Soviet fosse il solo, in Italia, ad aver compreso la necessità della separazione tra comunisti e socialdemocratici, attraverso la scissione del Partito Socialista [4]. (wikip) Note[modifica | modifica wikitesto] ^ Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol.1: da Bordiga a Gramsci, pag. 18. Einaudi, Torino, 1973. ^ Spriano, op. cit., pag. 38. ^ Lenin, L’estremismo malattia infantile del comunismo, cap. VII. Partecipare ai Parlamenti borghesi?, titolo originale ??????? ??????? «???????» ? ??????????, 1920. ^ Edek Osser (1970), Una intervista ad Amedeo Bordiga. In Storia contemporanea numero 3, settembre 1973. URL consultato in data 21-09-2011.”,”EMEx-098″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Come si costituì il Partito Comunista d’Italia – Dal Congresso di Livorno (1921) a quello di Roma (1922). – Manifesti ed altri documenti politici del Partito Comunista d’Italia, 1921 – Rassegna comunista, rivista quindicinale del Partito Comunista d’Italia, 1921-22, raccolta completa – La struttura e il lavoro del Partito Comunista d’Italia. Relazione del Comitato Centrale al II Congresso, 1922. – Il processo ai comunisti italiani. Gli arresti e l’istruttoria. Il dibattito e le arringhe. La sentenza, 1923. – Prometeo, Rivista mensile della Sinistra del PCd’I (1924), raccolta completa.”,”Contiene: Come si costituì il Partito Comunista d’Italia – Dal Cogresso di Livorno (1921) a quello di Roma (1922). – Manifesti ed altri documenti politici del Partito Comunista d’Italia, 1921 – Rassegna comunista, rivista quindicinale del Partito Comunista d’Italia, 1921-22, raccolta completa – La struttura e il lavoro del Partito Comunista d’Italia. Relazione del Comitato Centrale al II Congresso, 1922. – Il processo ai comunisti italiani. Gli arresti e l’istruttoria. Il dibattito e le arringhe. La sentenza, 1923. – Prometeo, Rivista mensile della Sinistra del PCd’I (1924), raccolta completa. Rassegna Comunista, a cura di Giovanni Sanna e ispirato da Bordiga”,”EMEx-099″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1952-1964.”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1952-1964. Programma Comunista, grazie alla collaborazione di Amadeo Bordiga, affrontò questioni di pressante attualità che, movendo dalla natura economica e sociale della Russia post-rivoluzionaria, entravano nel merito dell’evoluzione del modo di produzione capitalistico, contribuendo allo sviluppo della teoria marxista. Alla fine degli anni cinquanta, l’organizzazione assunse una dimensione internazionale; dapprima in Francia e Belgio, poi in altri Paesi d’Europa, apparvero pubblicazioni in francese, inglese, tedesco, spagnolo e, occasionalmente, anche in altre lingue. L’attività in campo operaio e sindacale e, più in generale, proletario fu impostata nella consapevolezza di attraversare una fase contro-rivoluzionaria, che tuttavia non impedì divergenze riguardo alle forme di organizzazione da adottare.”,”EMEx-101″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1965-1973.”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1952-1964. All’inizio degli anni sessanta la ripresa delle lotte operaie [7] spinse alcuni militanti a intervenire e svolgervi un ruolo di propaganda e agitazione classiste. Contemporaneamente, Amadeo Bordiga e altri militanti, tra i quali Jacques Camatte, maturarono invece la convinzione che si stesse attraversando una lunga fase contro-rivoluzionaria, nella quale il partito si sarebbe ridotto a una piccola entità, con compiti e ruoli completamente diversi da quelli dei partiti nati sull’onda della Rivoluzione d’ottobre (Terza Internazionale), e giunsero alla conclusione che si dovesse “consegnare alla storia” l’Internazionale Comunista, in quanto espressione di una fase storica ormai superata.”,”EMEx-102″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il corso del capitalismo mondiale nella esperienza storica e nella dottrina di Marx, 1750-1990. Rapporto alle Riunioni di Cosenza, di Ravenna e di Piombino; ed anche di Torino e di Parma.”,”Contiene un grafico (pag 37) che spiega su calcolo incremento annuo medio dato l’incremento complessivo per un certo numero di anni. (interesse composto). ‘Errore’ E. Varga. Alcuni temi trattati: La crisi del 1929 (pag 152-) Differenza tra la crisi Usa del 1929 e quella del 1958 (pag 169) La crisi nel pensiero di Marx (pag 173-174) Legge generale del comunismo (pag 293-294) Marx su macchinismo e sistema automatico, produzione automatica (pag 328-329) Centro mondiale di potere economico e politico (pag 89) “”E’ vitale per la stabilità del sistema capitalistico l’esistenza di un formidabile centro mondiale di potere economico e politico. Questa funzione fu svolta inizialmente e per un lungo periodo dall’Inghilterra. Successivamente, in conseguenza del declino di Albione, non più in grado di assolvere quel compito, al punto che si vide l’insorgere di un periodo estremamente pericoloso di destabilizzazione per l’equilibrio generale, detta funzione fu trasferita agli Stati Uniti che si presentavano ormai con un apparto di forza, tale da garantire con una incidenza più marcata un’altra lunga fase di condizioni favorevoli al Capitale per incrementare ulteriormente le spoliazioni, razzie e saccheggi ai danni del pianeta e degli esseri viventi che lo popolano. Leggi economiche proprie del sistema capitalistico ci stano facendo assistere al progressivo affievolirsi per gli Stati Uniti della sua funzione di centro mondiale in grado, da una posizione di forza preponderante, di assicurare stabilità, di garantire fiducia ed equilibrio al sistema imperante. Un nuovo centro di potere, adeguato ai tempi, che surroghi quello che lentamente, ma inesorabilmente, va logorandosi, oggi come oggi non esiste”” (pag 89) Crisi del 1929 (pag 152) “”La vera crisi. Nel 1929-32 le cose ‘furono ben diverse’. L’inflazione brillò per la sua assenza: i prezzi precipitarono, paurosamente quelli all’ingrosso, spargendo il terrore tra i borghesi – meno decisamente, ma sempre abbastanza per confortare in parte i proletari della disoccupazione fiera, quelli al dettaglio. Nel corso dei tre anni i prezzi all’ingrosso caddero del 31.6%, essendo l’indice, per 1913 = 100, sceso da 136.4 a 93.3. Nello stesso tempo il prezzo delle derrate agricole all’ingrosso, ossia per i produttori, scese assai di più della media: da 146.7 a 67.5, ossia dell’enorme scarto del 54%. Da allora non è finita la crisi dell’agricoltura nella ricca, coltivatissima e tenacissima ‘America’ del Capitale e del Cafone. I prezzi che paga il consumatore, ossia quelli al dettaglio, scesero anch’essi violentemente, ma in misura minore. L’indice generale cadde da 172.7 a 137.7, ossia del 20.3%. Ma scese di più l’indice degli alimentari, che più interessa le classi povere, da 165.4 a 107.9, e quindi del 34.8%. Ci pare che tanto basti per differenziare la crisi del 1929 da quella in corso, che secondo Ike [Eisenhower] ha toccato già il “”bottom””, il fondo, sicché, a sentir lui, riprenderà da questo mese la produzione. Nemmeno lui però promette che si fermi l’inflazione del dollaro. Gli dovremmo servire una crisi tipo venerdì nero, ma l’ora non è suonata. Solo per gli indici dei prezzi all’ingrosso possiamo differenziare tra loro i tre anni della grande crisi. L’indice dette la serie 136.4, 123.9, 93.3 (voglia il lettore diligente confrontare il nostro Prospetto VII A sul commercio mondiale). Orbene, le cadute sono anno per anno del 9.2%, 15.7%, 10.6%. Ritmo medio annuo: -11.9%. Quindi il primo anno di una grande crisi di sovraproduzione dà una caduta imponente dei prezzi di produzione. Preso come primo anno della odierna crisi il 1957 (nel 1929 si attaccò coi rovesci in ottobre e quindi il confronto va bene) i prezzi di cui beneficiano i grandi capitalisti non sono caduti, ma saliti del 2.9%! I pressi al dettaglio non sono diminuiti, ma saliti ancora di più, del 3.5%. Ancora: i prezzi agrari non sono crollati, ma quelli all’ingrosso sono saliti (prendiamo per semplicità il confronto 1956-57) da 221.7 a 227.7, ossia del 2.7% e i prezzi al dettaglio degli alimentari da 289.0 a 298.6 ossia del 3.3%. Peggio stanno andando le cose negli ultimi dati del gennaio 1958, essendo l’indice dei prezzi agrari all’ingrosso salito ancora a 234.7, del 3.1%, e quello del dettaglio a 307, dell’1.7%, in un periodo da considerarsi di sette mesi; il che darebbe per un anno 5.3% e 2.9% di ‘salita’ dei prezzi. Ben altro che un ‘crollo’, se prendessimo per la crisi 1929-32 la media annua del -22.8% (agricoli) e del -13-3% (alimentari). Oggi il lavoratore licenziato mangia di meno per doppia ragione, e così tutta la classe operaia. Dicevano in Francia, prima della guerra: “”‘On a mieux mangé pendant la crise!'””. Invece il capitalista ferma la produzione fino a che non ha smaltito il sovraprodotto; e lo vende a prezzi maggiorati mentre evita le sue spese. Il profitto è in salvo. Crisi dei miei stivali! Non crisi dei cresi, come allora, ma crisi dei poveri cristi! Il fenomeno dell’inflazione monetaria non scoppia come le crisette, ma è in atto dalla guerra”” (pag 152-153-154) La crisi nel pensiero di Marx (pag 173) “”Occorre qui riportare ‘in extenso’ un passo di Marx già adoperato nelle riunioni e citato nei resoconti sommari, per la sua grande importanza. E’ nel Libro Secondo del ‘Capitale’, capitolo XX, paragrafo IV: ‘Mezzi di sussistenza necessari e mezzi di lusso’. (…) (v. Ed. Utet, 1980; da pag. 494. (…). “”Ogni crisi conduce ad una diminuzione passeggera del consumo di lusso; essa rallenta e ritarda la ritrasformazione in capitale denaro del capitale variabile della sezione II, sottosezione b (nota: la sezione II della produzione capitalistica globale riguarda ila produzione dei generi di consumo; in essa Marx introduce fino dall’epoca in cui poco si parlava di arredamento ed impianti installati e macchine domestiche, due sottosezioni, la a) per i generi di prima necessità, e la b) per i generi di lusso. Una buona formula per l’organizzazione economica sotto la dittatura proletaria sarebbe: a farsi fregare la seconda!), non permette che parzialmente detta ritrasformazione in capitale denaro dei salari pagati agli operai della produzione di lusso, mentre dall’altra parte essa crisi rallenta e diminuisce la vendita dei mezzi di consumo necessari. E conviene non dimenticare gli operai licenziati e resi improduttivi che ricevono per i loro servizi una parte della spesa di lusso dei capitalisti, divengono essi stessi una specie di articolo di lusso, e partecipano per una larga parte al consumo dei mezzi di sussistenza necessari. E’ il contrario che si verifica nei periodi di prosperità, e soprattutto al momento di un ‘ingannevole apogeo’ (…) in cui altri motivi fanno ribassare il valore relativo del denaro espresso in mercanzie, senza che vi sia una reale rivoluzione nei valori e fanno dunque salire i prezzi delle merci indipendentemente dal loro proprio valore. (Si noti che nel periodo prospero è logico che i prezzi salgano e ribassi il potere di acquisto del denaro). Non solo aumenta il consumo dei mezzi di sussistenza necessari; la classe operaia in cui l’armata di riserva è divenuta armata attiva (leggi: pieno impiego) partecipa momentaneamente al consumo di articoli di lusso che altra volta non le erano accessibili, e si mette a prendere parte al consumo di articoli tali che fino a quel momento non costituivano per la maggior parte che mezzi di consumo necessari per la classe capitalistica. Da ciò una ulteriore alzata di prezzi. “”E’ una pura tautologia affermare che le crisi si producono per la mancanza di consumatori capaci di pagare gli articoli di consumo (di lusso). Il sistema capitalistico non conosce che consumatori paganti, fatta eccezione per i mendicanti ed i ladri. Se delle merci restano invendute è perché non hanno trovato compratori in grado di pagare, ossia consumatori. D’altra parte poco importa che in ultima analisi le merci siano acquistate per il consumo produttivo o per il consumo personale. Se si vuole dare a questa tautologia un’apparenza più seria, col dire che la classe operaia riceve una parte troppo scarsa del suo proprio prodotto, e che per rimediare a un tale inconveniente non vi è che da assicurarle una parte più grande di quello coll’aumentare il suo salario; allora noi (leggi: che neghiamo che la soluzione possa raggiungersi con il continuo elevamento dei salari anziché con la rivoluzione che sopprime il salariato) noi faremo rimarcare che tutte le crisi sono precisamente preparate da un periodo in cui il rialzo dei salari è generale, e in cui per conseguenza la classe operaia riceve in effetti una più larga parte del prodotto annuo destinato al consumo. Ma a dire dei nostri avversari, campioni della buona e sana ragione, tali periodi (il ‘benessere’…) dovrebbero al contrario prevenire le crisi. Sembra dunque, si deve proprio concludere, che la produzione capitalistica racchiuda in sé talune condizioni indipendenti dal buon piacere dei capitalisti; i quali non tollerano questa prosperità della classe lavoratrice che transitoriamente e come preludio di una crisi””. Questo passo di Marx si presta ad essere bene considerato, nel corso di questa ricapitolazione delle stimmate discriminanti della storia recente del capitalismo USA, il primo che ha a gran voce parlato di lusso e di consumi voluttuari per il benessere di tutta la popolazione – il più carogna!”” (pag 173-174) Legge generale del comunismo (pag 293-294) “”In quanto Marx descrive il capitalismo, scegliendo con valide ragioni il primo suo modello inglese, egli lega nella legge generale due ordini di fatti. Il fatto ‘condizionante’ è che il numero degli uomini capaci di lavoro e che non hanno riserva, dotazione, “”provvista”” di mezzi di produzione (o di consumo), sia sempre più grande. Il fatto ‘condizionato’ è che il totale del capitale di tutta la società (dunque comunque detenuto: «in una società intera questo limite sarà raggiunto soltanto nel momento in cui l’intero capitale sociale si troverà unito in una sola mano, sia di un unico capitalista che di una società di capitalisti» – Il Capitale, Libro 1°, Cap. XXIII, par. 2. Utet: pag 799; Editori Riuniti: pag 77 – ed ogni stato che compra lavoro di nullatenenti è una società di capitalisti), dunque, che ‘il totale del capitale sociale vada crescendo’. Quale in economia marxista la misura del capitale sociale totale? La stessa che serve a misurare il capitale individuale o aziendale: il quantitativo della massa di merci prodotto in uno stesso periodo: l’anno, per la vecchia suggestione delle forme agrarie di produzione che sono stagionali. Quindi il ‘fatto condizionato’ dalla legge generale di Marx, e che dobbiamo provare legato al fatto condizionante della proletarizzazione, dell’inurbamento, è il crescere degli indici del “”prodotto nazionale””, avvenga ciò nella statistica statunitense o in quella sovietica, vinca l’uno o vinca l’altro paese la gara ignobile di questo aumento, che condiziona un’aumentata soggezione delle masse umane al Capitale. Vi è in Marx una opposta ‘legge generale della produzione comunista’? Quelli che davvero sono convinti che l’autore del ‘Capitale’ non abbia altro obiettivo che tracciare la descrizione dell’economia passata e presente come si è svolta e si svolge sotto i suoi occhi, e non si sia mai sognato di disegnare programmi e anticipazioni della società futura, risponderanno sicuri di ‘no’. Che dire di costoro e della loro sicumera se non il biblico: ‘habent oculos et non vident; habent aures et non audiunt?’. «La legge (la legge, o egregi signori, propria della società comunista) secondo la quale una massa ‘sempre maggiore’ degli elementi che costituiscono la ricchezza può, mediante il continuo sviluppo dei poteri collettivi del lavoro, essere procurata con un impiego di forza di lavoro ‘sempre minore’, tale legge (della società comunista, o ciechi e sordi) che pone l”uomo sociale’ (la specie umana comunista; ecco il personaggio di ‘Grundrisse’ 1859, a noi ben noto, che ricompare nel 1867 nel Capitale, Libro 1°, Cap. XXIII, par. 4. UTET: pag. 820; Editori Riuniti: pag. 96), in grado di ‘produrre con un lavoro minore’, si cambia nell’ambiente capitalistico – in cui non sono già i mezzi di produzione che si trovano al servizio del lavoratore, ma è il lavoratore che servo dei mezzi di produzione – ‘in una legge contraria’…». Adesso vediamo quale è la legge ‘contraria’, e se non leggiamo con un poco di allenamento dialettico, niente da fare. La legge contraria è quella del ‘capitalismo’. Ogni tanto Marx si ferma di colpo e riprende ‘senza avvertire’ enunciando un estremo della forma comunista. Noi non avremmo mai avuta la chiave per capire il senso diabolico del presente ingranaggio borghese se non avessimo tale chiave, noi non persone ma noi partito rivoluzionario, nella cognizione del futuro comunista. Altrimenti scendiamo al livello dei Palmiri, che in lunghi rapporti ogni tanto confessano che l’ottobre 1917 aprì un corso nuovo ‘per tutti’ al fine di aprire gli occhi ‘a loro’, o che sulle tracce di moccoli di Krusciov cercano a tentoni i caratteri che segnano nel settennio corrente, il passaggio dal socialismo al comunismo in Russia. Marx invece, prima di quei nuovi corsi, nomina anzitutto i caratteri della società comunista piena, e poi a quella luce potente denuda l’infamia della forma borghese. «… si cambia in una legge contraria, vale a dire che quanto più il lavoro guadagna in potenza, tanto più la condizione di esistenza del salariato, la vendita della sua forza, assumono un carattere precario». E qui continua, con le pagine classiche che non vorremmo ancora una volta trascrivere (ed ‘Avanti!’, 614, 15, 16, 17) in cui ricorre la frase «la legge che equilibra sempre il processo di accumulazione e quello della soprappopolazione relativa incatena l’operaio al Capitale più solidamente di quanto le catene di Vulcano legassero Prometeo alla sua rupe» (Utet: pag. 821; Editori Riuniti: pag. 97). L’immagine di Prometeo non è scelta a caso o per effetto retorico: come il rivoluzionario Prometeo aveva rubato a Giove il segreto del fuoco, il partito del moderno proletariato ha ‘rubata’ la cognizione dei caratteri della società comunista; questa è la sua prima arma, non una sterile analisi della natura della società dominata dal Capitale, e della sua schifosa cronaca giorno per giorno”” (pag 293-294)”,”BORD-137″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VI. Di fronte al fascismo e alla socialdemocrazia. Il fronte unico proletario. 1921-1922.”,”Crisi capitalistiche. “”Allorquando il meccanismo industriale capitalista ha determinato una grande quantità di un certo prodotto e tenta di collocarlo su diversi mercati, vi è una grande offerta rispetto a quella che è la limitata domanda dei consumatori, il prezzo comincia a discendere e discende al di sotto di un livello che rende impossibile per l’intraprenditore capitalista di seguitare la produzione: le fabbriche si chiudono, gli operai vengono licenziati, non ricevono più il salario e siccome in ultima analisi sono essi sempre i consumatori e gli acquirenti, la crisi ulteriormente si acutizza. Quindi l’aver accumulato una grande quantità di quei beni che sono necessari a tutte le funzioni della vita umana, anziché essere condizione di benessere, nel regime capitalista diventa condizione di malessere, determina la chiusura delle officine, l’arresto della produzione, finché a poco a poco mediante il consumo o la distribuzione stessa dei prodotti dell’industria capitalista non si venga a ristabilire l’equilibrio e si possa riorganizzare la produzione. Il marxismo denunciava certi periodi di queste crisi capitaliste; si seguivano a distanze di dieci anni, si ripetevano a carattere sempre più accentuato e riusciva sempre più difficile il mettervi rimedio. Ora qui molto si potrebbe discutere, se volessimo seguire quelle che erano le line dell’acutizzarsi generale della crisi capitalista e il prepararsi della catastrofe finale come venivano tratteggiate dalla critica economica marxista. Ma possiamo omettere questa esposizione, in quanto che ci troviamo di fronte ai fatti, che hanno nettamente confermate le previsioni catastrofiche del marxismo in ordine allo sviluppo del capitalismo borghese. Se ci addentrassimo, sulle orme di Marx, nell’analisi di quello che è il gioco del capitale finanziario e di quel fenomeno che è stato chiamato imperialismo, noi vedremmo che la classe capitalista che è al potere ha cercato bensì di reagire alla condanna che le pesava addosso, ha cercato di eludere questa crisi finale, ma non ha potuto far altro che dilazionarla, rendendola più grave. La fase più recente, cioè l’imperialismo, ci mostra le coalizioni dei grandi capitalisti, i grandi trust, i grandi sindacati, direttamente appoggiati dal grande apparato degli stati borghesi, che con la loro opera di compensazione colla conquista politica e militare dei mercati coloniali, cercano di neutralizzare la crisi capitalista, cercano di fare ancora qualche cosa; di più, cercano di estendere la loro influenza anche al di fuori della parte puramente economica, nella parte politica. Essi comprendono che questa grande massa di proletariato, questa grande massa del lavoro continuamente sacrificata dal capitalismo, sfruttata completamente nelle officine, comincia ad alimentare in sé il massimo sforzo rivoluzionario per poter arrivare a infrangere i rapporti da cui derivano tali condizioni d’inferiorità e quindi si contrappone come forza, demolitrice prima e rigeneratrice dopo, a tutto il mondo capitalista nelle sue esplicazioni economiche, sociali, politiche. L’imperialismo capitalista cerca perciò di arginare anche dal punto di vista politico il dissolversi del suo regime, come ben dice nel suo recente lavoro il compagno Bucharin (1): l’imperialismo fa tutte le mobilitazioni, non solo dell’economia capitalista, per cercare di irregimentarla, non solo la mobilitazione militare attraverso a quella corsa agli armamenti che si determina per le rivalità tra i grandi gruppi capitalistici, ma anche la mobilitazione ideologica del proletariato; cerca di incanalarlo anziché nel grande sforzo finale, in vie erronee ed oblique che possono convergere in un’opera di ricostruzione della disgregazione capitalista, di fare una mobilitazione di forze politiche che permetta di deviare l’urto delle forze rivoluzionarie del proletariato, attraverso quel fenomeno del social-riformismo e del social-patriottismo in cui attraverso le degenerazioni parlamentaristiche da una parte e corporativistiche dall’altra si traggono dalla stessa unione proletaria coefficienti di sostegno per lo stato borghese”” (pag 16-17-18) [Dall’economia capitalistica al comunismo. Conferenza tenuta a Milano il 2 luglio 1921] [Amadeo Bordiga, a cura di Luigi Gerosa, Scritti, 1911-1926. VI. Di fronte al fascismo e alla socialdemocrazia. Il fronte unico proletario. 1921-1922, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2016] [(1) Si tratta dell’opera ‘Ekonomica perechodnogo perioda. Obscaja teorija trasformacionogo processa’ (Economia del periodo di trasformazione), pubblicata a Mosca nel 1920. Nel ’21 l’opera era sconosciuta in occidente: fu tradotta in Germania, ‘Ökonomik der trasformations periode’, nel febbraio 1922. Nel fascicolo 4-6 del febbraio 1921 della rivista “”Sowjet”” era apparso un articolo di Arkadj Maslow (che era di origine russa) sul libro di Bucharin, prima recensito da “”Rassegna comunista””, n. 3, 15 maggio 1921, e poi riprodotto sulla medesima rivista: n. 6, 15 luglio, pp. 261-269 e n. 7, 30 luglio 1921, pp. 309-318. E’ dunque probabile che sulla esposizione del Maslow si basasse Bordiga, non sul testo di Bucharin. Nel 1922 l’opera di Bucharin fu pubblicata in gran parte (i primi cinque capitoli) su “”Rassegna comunista””, dal n. 24 di giugno al n. 30 di ottobre, l’ultimo numero uscito della rivista. L’opera è stata ritradotta in lingua italiana presso le edizioni Jaca Book, Milano, 1971 (reprint 1988). Nel n. 4-5, luglio-ottobre 1967, di “”Critica marxista””, pp. 271-326, sono state pubblicate le annotazioni in margine di Lenin al testo buchariniano (31 maggio 1920), non comprese nelle opere complete di Lenin]”,”BORD-138″
“BORDIGA Amedeo”,”Dialogato con Stalin.”,”«Tutti questi ‘socialisti’, da Collins in poi hanno questo in comune: che lasciano sussistere il lavoro salariato e quindi anche la produzione capitalistica, perchè vogliono far credere a se stessi e al mondo che, trasformando la rendita fondiaria in imposta allo Stato, tutti i malanni della produzione capitalistica debbano sparire da sè. Il tutto non è perciò che un tentativo socialisticamente abbellito di salvare la dominazione capitalistica e, in realtà, di poggiarla di bel nuovo su una base ancora più vasta» Marx a Sorge 20.VI.1861 (Werke, XXXV, p.200).”,”BORD-007-FL”
“BORDIGA Amedeo”,”Dialogato coi Morti. Il XX Congresso del Partito comunista russo.”,”Venti anni fa, in risposta al XX Congresso del PCUS, veniva pubblicato il Dialogato coi Morti; ‘coi Morti, perchè ormai non c’era più il terreno sul quale poter svolgere polemicamente il dialogo con i vivi del Cremlino. Questi infatti con le loro affermazioni codificate anche in risoluzioni congressuali avevano cancellato le ultime tracce di politica classista dal partito e dallo Stato sovietici. “” La rivoluzione borghese russa is over. É un fatto compiuto””, si scrisse nel 1953. Il XX Congresso fu l’espressione di questa non più negabile realtà.”,”BORD-008-FL”
“BORDIGA Amadeo e altri”,”””Prometeo””. Esce ogni mese il 1° e il 15 di ogni mese.”,”‘Il problema della libertà’ articolo di fondo giornale (16 ottobre 1928) “”Marx aveva parla di «giustizia, di libertà» in alcune occasioni sovrattutto nel periodo della vita della Prima Internazionale ….”” articolo di prima pagina ‘Il problema della libertà'”,”V-BORD-001″
“BORDIGA Amadeo TERRACINI Umberto, relatori”,”Tesi di Roma – Sulla tattica del P.C. d’Italia.”,”Tattica codificata: “”Il partito nella sua coscienza ed esperienza critica già aveva preveduto un certo svolgimento delle situazioni, e quindi delimitate le possibilità tattiche corrispondenti all’azione da svolgere nelle varie fasi. L’esame della situazione sarà un controllo per la esattezza della impostazione programmatica del partito; (…)”” [V. Elementi della tattica del partito comunista tratti dall’esame delle situazioni] [Tesi di Roma – Sulla tattica del P.C.d’Italia, relatori Amadeo Bordiga e Umberto Terracini] (v. per controllo: BORDIGA Amadeo TERRACINI Umberto GRAZIADEI Antonio SANNA Giovanni GRAMSCI Antonio TASCA Angelo, relatori, Tesi di Roma. Tesi del 2° Congresso del PCI. LES ARTS GRAPHIQUES. BRUXELLES. (1928) FELTRINELLI REPRINT. SD pag 95 16° premessa. MITC-033″,”BORD-142″
“BORDIGA Amadeo”,”Le communisme et la question nationale.”,”Testo di Bordiga del 1924 “”La thèse 9 (2ème Congrès) dit que, sans de telles conditions, la lutte contre l’oppression coloniale et nationale reste un drapeau trompeur comme pour la 2ème Internationale, et la thèse 11, paragraphe E, insiste et dit « qu’il est nécessaire de mener une lutte décidée contre la tentative de couvrir d’un habit communiste le mouvement révolutionnaire séparatiste, non réellement communiste, des pays arriérés ». Ceci suffit pour sanctionner la fidélité de notre interprétation.”” La critica a Radek. “”Il ne suffit pas non plus, pour modifier notre appréciation, d’affirmer qu’en Allemagne l’alignement des forces politiques se présente de telle sorte que la grande bourgeoisie n’a pas une attitude nationaliste accentuée mais tend à se coaliser aux forces de l’Entente, aux dépens du prolétariat allemand et pour une action contre-révolutionnaire ; alors que le mouvement nationaliste est alimenté par les couches petites-bourgeoises mécontentes et tracassées, elles aussi, économiquement, par la préparation de cette solution capitaliste. Le problème de la révolution déclanchée à Berlin ne peut se voir qu’en s’en rapportant – et cela est réconfortant – à Moscou, mais, d’autre part, à Paris et à Londres également. Les forces fondamentales sur lesquelles nous devons compter pour combattre l’entente capitaliste entre l’Allemagne et les Alliés, sont non seulement l’État Soviétique, mais aussi en première ligne, l’alliance du prolétariat allemand avec celui des pays d’Occident. Ce dernier est un facteur d’autant plus important pour le développement révolutionnaire mondial qu’il serait faux et très grave de le compromettre, dans des moments difficiles, pour l’action révolutionnaire en France et en Angleterre. Et cela arriverait en faisant, fut-ce en partie, de la question de la révolution allemande une question de libération nationale, soit même sur un plan qui exclut la collaboration avec la grande bourgeoisie, car la disproportion de maturité entre la base d’action du parti communiste allemand et celui de France et d’Angleterre déconseille une position erronée consistant à opposer à l’antipatriotisme de la bourgeoisie allemande un programme nationaliste de la révolution prolétarienne. L’aide de la petite-bourgeoisie allemande (qu’il faut certainement utiliser par une autre tactique que celle du « bolchevisme national » et en tenant compte de la situation économique ruineuse des couches moyennes), serait annulée complètement dans une situation où le capitalisme français et britannique se sentiraient intérieurement les mains libres pour agir au-delà des frontières allemandes, ce qui ne peut être seulement évité que par une position internationaliste du problème révolutionnaire allemand. Le cas échéant, c’est en France que nous devons nous préoccuper le plus de l’attitude des couches petites-bourgeoises que l’aggravation du nationalisme allemand remettrait, encore une fois, à la merci des forces bourgeoises locales. Et une chose analogue peut se dire pour l’Angleterre où le labourisme se proclame effrontément nationaliste, maintenant que, pour compte et dans l’intérêt de la bourgeoisie britannique, il est au gouvernement. Voilà comment, en oubliant les origines de principe des solutions politiques communistes, on peut arriver à les appliquer là où manquent les conditions qui les ont suggérées. On doit considérer comme un phénomène qui présente certaines analogies avec les entreprises du social-nationalisme le fait que le camarade Radek, soutenant dans une réunion internationale la tactique qu’il préconise, « découvrit » que le sacrifice du nationalisme dans la lutte contre les Français de la Rhür doit être exalté par les communistes, et cela au nom du principe, nouveau pour nous et vraiment inouï, qu’au-dessus des partis il faut soutenir quiconque se sacrifie pour son idée!”” (ultima pagina)”,”BORD-143″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Volume pubblicato con il concorso dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova, per gentile concessione della Fondazione Amadeo Bordiga, Formia Trotsky, Lenin e lo scioglimento dell’Assemblea costituente “”Noi sappiamo tuttavia che fin dalle Tesi di aprile Lenin proclama il principio che la repubblica debba essere non parlamentare ma poggiata sul sistema dei Soviet, e quindi escludendo il voto dei non lavoratori, pure essendo ammessi nei Soviet oltre agli operai anche i contadini-soldati. Vi era fedeltà assoluta alla formula della dittatura democratica (ciò, ancora una volta, vuol dire non di una sola classe, ma di più classi. Se la base fosse di una sola classe, resta il sostantivo dittatura e va via l’aggettivo democratico – se di ‘tutte’ le classi, va via la dittatura e resta la democrazia). Il preteso passaggio sostenuto dagli stalinisti, in un certo limitato senso anche da Trotsky, non solo in teoria ma anche in pratica, alla dittatura del proletariato ‘tout court’, come si concilia col fatto che oggi in Russia votano ‘tutti’ i cittadini? La risposta che non essendovi borghesia la sanzione è superflua, è vana: in ogni caso, se valesse a dimostrare che vi è la dittatura, questa sarebbe sempre una dittatura interclassista (ammette al voto contadini, artigiani, piccoli industriali, commercianti etc. che è pacifico esistano ad oggi) e quindi il passo oltre la ‘dittatura democratica’, giusta Lenin 1905, non è mai avvenuto: infatti lo poteva solo per effetto della rivoluzioni ‘fuori Russia’. A suo tempo la questione dello studio delle costituzioni, e della definizione della Russia odierna come una repubblica capitalistica che, malgrado la prassi statale totalitaria, è tanto ‘parlamentare’ quanto lo erano quelle borghesi di Hitler e Mussolini. Lenin dunque teorizza che, anche non essendo in presenza di una rivoluzione proletaria integrale, deve subito porsi il superamento della forma parlamentare di Stato. Quindi dall’Aprile condanna l’Assemblea costituente. La stessa formola del 1903-1913 l’aveva già condannata come ‘pratico’ programma di governo alla caduta degli zar. Abbiamo poi citato passi di Lenin, come il lettore conosce, che implicitamente contengono il principio della non convocazione della Costituente, pur nel protestare contro il rinvio a questa della espropriazione terriera. Eppure lo stesso Trotsky, il quale si dice fautore della dittatura proletaria nella ‘rivoluzione permanente’, crede di doversi giustificare in via contingente della misura di scioglimento dell’Assemblea, convocata dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Scrivendo nel 1918 egli evidentemente pensa che sia dai più ritenuto potersi buttar via la dittatura restando nel campo della democrazia, e non passare per sempre oltre la democrazia, andando traverso la dittatura uniclassista e unipartitica fino al traguardo del non-Stato – nel quale solo senso marx-engelsiano la dittatura è «transitoria»”” (pag 226-228) [Amadeo Bordiga, ‘Struttura economica e sociale della Russia d’oggi’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2009] “”Riportiamo la giustificazione di Trotzky dal libretto ‘Dalla Rivoluzione di Ottobre alla Pace di Brest-Litovsk’, scritto appunto nelle lunghe more di quelle trattative: «Noi eravamo perfettamente sinceri quando dicevamo che la via per l’Assemblea costituente non passava attraverso il Parlamento Preliminare di Tzeretelli, bensì attraverso la conquista del potere da parte dei Soviet. La continua proroga della Costituente aveva lasciate le sue tracce…». Qui Trotzky spiega che il partito numericamente più forte in Russia era il socialista-rivoluzionario, la cui ala destra prevaleva di gran lunga nelle campagne, con una minoranza di sinistra di operai urbani. Ora sebbene le elezioni avessero luogo anche dopo la Rivoluzione di ottobre nelle prime settimane, le notizie si diffusero male nell’immenso territorio, e fu chiaro che gli ‘esserre’ di destra avrebbero avuto la maggioranza: ciò significava la maggioranza al deposto governo di Kerensky: graziosa l’idea di richiamarlo indietro e dirgli: abbiatevi le nostre scuse e risalite sullo scanno, i principii della democrazia sono per noi preliminari ed universali: rivoluzione, socialismo, proletariato, sono cose in sottordine!» (a). Trotzky è sotto l’effetto dell’orgia di imprecazioni venute dall’Occidente alla notizia della dispersione del branco di neo-onorevoli a suon di calcio di moschetto e senza spargere una goccia di sangue, delle ignobili pedanterie di Carlo Kautsky, cui dedicò indi un volume formidabile (b). Dopo aver escluso colla storia della questione che fosse proponibile il recitare la parte del fesso fino a tal punto, egli prosegue: «Resta ora da esaminare la questione del terreno dei principii. Nella nostra qualità di marxisti noi non fummo mai idolatri della democrazia formale. Nella società di classe le istituzioni democratiche non solo non tolgono di mezzo la lotta di classe, ma danno agli interessi di classe una espressione sommamente imperfetta. Le classi dominanti continuano pur sempre ad avere a loro disposizione innumerevoli mezzi per falsificare, distogliere e violentare la volontà delle masse popolari lavoratrici. Un apparato ancora più imperfetto per esprimere la lotta di classe sono, nel trambusto della rivoluzione, le istituzioni della democrazia. Marx disse che la rivoluzione è “”la locomotiva della storia””. Grazie alla lotta aperta e diretta per conquistare il potere governativo, le masse lavoratrici accumulano nel minor tempo una maggiore quantità di esperienza, e salgono rapidamente da un gradino all’altro. Il lento meccanismo delle istituzioni democratiche può tanto meno seguire questa evoluzione, quanto più grande è il paese e più imperfetto è il suo apparato tecnico» (c). Questa è buona polemica contro i socialdemocratici che tuttavia ammettano lotta di classe e conquista del potere politico. Ma sembra a noi analisi insufficiente, in quanto riteniamo che più un paese è sviluppato quanto a tecnica e quanto a lungo esercizio della democrazia rappresentativa borghese, tanto più l’apparato di questa si presta a menzogna, corruzione e rinvilimento delle masse, ed è atto, consultato, sempre più a dire di no al socialismo proletario. Trotzky stesso dice che Lenin tenne lui a redigere il decreto ‘di sfratto’. Da almeno sei mesi gli stava sullo stomaco”” (pag 227-228) [Amadeo Bordiga, ‘Struttura economica e sociale della Russia d’oggi’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2009] [(a) Trotsky, ‘Dalla Rivoluzione di Ottobre al Trattato di Pace di Brest Litovsk’, ed. Atlantica, Roma, 1945, pp. 123-126; (b) ‘Terrorismo e comunismo’, Sugar, 1964; (c) Idem, ‘Dalla rivoluzione di Ottobre ecc.’, cit, p: 126]”,”BORD-146″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VII. Le “”Tesi di Roma”” e i contrasti con l’Internazionale Comunista.”,”Introduzione (pag XCV-XCVI-XCVII-XCIX-C) Lo scontro sulla fusione Pcd’I serratiani ‘La stessa operazione che l’IC [Internazionale Comunista] intendeva fare coi massimalisti, per avere ad ogni costo un partito più numeroso in Italia, dimostrava per Bordiga la giustezza della critica rivolta al concetto di «conquista della maggioranza», ripetuta ancora una volta intervenendo sulla relazione dell’esecutivo. I dirigenti del Comintern chiedevano al gruppo dirigente bordighiano di rinunciare alle proprie convinzioni politiche, per dare esecuzione a una politica che ne era l’esatta antitesi. La cosa era improponibile perché quel gruppo avrebbe dovuto sacrificare la sua stessa fisionomia politica, che l’aveva condotto all’Internazionale e alla costituzione del partito a Livorno, e per l’ulteriore ragione, oltre a quelle già dette, che la politica perseguita dall’Internazionale violava due condizioni «statutarie»: le condizioni di ammissione all’Internazionale fissate al II congresso e lo statuto del partito. Altrettanto ferma la posizione dell’Internazionale. La richiesta dell’uscita immediata dei terzini dal Psi, che invece si rivelarono determinanti nella votazione al congresso socialista di Roma per il successo della scissione, la fallace previsione che questa non sarebbe avvenuta, erano errori di valutazione di Bordiga che, sommati ai precedenti: la mancata partecipazione del Pcd’I alla riunione costitutiva della Alleanza del Lavoro, la presa di distanza dal movimento degli Arditi del popolo, il rifiuto della parola d’ordine della conquista della maggioranza, del fronte unico politico e del governo operaio, e financo l’istanza astensionista del 1920, avevano una unica radice: quella di un partito rigidamente arroccato sulle posizioni proprie posizioni di principio (tesi di Roma), incline ad una visione operaistica della lotta di classe (fronte unico sindacale), incapace di concepire azioni di maggior respiro politico, con le necessarie manovre e mediazioni, un partito insomma a vocazione minoritaria, tendenzialmente putchista. E’ proprio in questo periodo, nella seconda metà del 1922, che si consolida definitivamente a Mosca nel gruppo dirigente dell’IC questo giudizio negativo, destinato a passare nella polemica interna di partito in Italia negli anni successivi, e ancora dopo la guerra, con l’affermarsi della teoria del «partito nuovo». Da allora Bordiga è stato criticato in base a quello schema, per lo più senza bisogno di verificarne le argomentazioni o volutamente ignorandone gli scritti (156), col risultato paradossale che talvolta capita di leggere in opere di suoi denigratori valutazioni e riflessioni che furono sue. Un secondo paradosso è che nonostante la lotta accanita contro il massimalismo serratiano, e fosse proprio l’ostilità verso di esso all’origine del conflitto con l’Internazionale, il pensiero di Bordiga è stato definito «massimalista», nel senso negativo indicato da Antonio Gramsci, come appartenente ‘malgré tout’ alla tradizione politica e ideologica del vecchio intransigentismo socialista, retaggio che lo rendeva inadatto ad affrontare i compiti che si presentarono innanzi al Partito comunista dopo la sua formale costituzione. Eppure la fusione fallì sul nascere soprattutto per i numerosi errori di valutazione da parte dell’Internazionale, primo tra tutti quello di averla imposta dall’alto a due partiti che non la volevano, sottovalutando l’opposizione che covava al loro interno. Non tanto quella dichiarata dei comunisti, quanto quella strisciante dei socialisti, illudendosi di averla esorcizzata con l’esclusione del gruppo Vella. Ci si potrà rallegrare della sconfitta politica di Bordiga e dell’avvento di Gramsci alla segreteria del partito, o consolarsi col fatto che nel 1924 entreranno nel Partito comunista duemila terzini (158), ma questa è una opzione ideologica, non analisi storica. Il ruolo di Gramsci nella commissione italiana risulta abbastanza marginale: il tanto sottolineato strappo con Bordiga, con la sua entrata nella commissione di fusione, avvenne per sua richiesta con l’approvazione della maggioranza della delegazione, per rendere le decisioni dell’IC meno sfavorevoli ai comunisti, quindi in un’ottica ancora contraria alla fusione; niente di paragonabile alla netta presa di posizione di Tasca’ (pag XCV-XCVI-XCVII)] [Luigi Gerosa, introduzione] [Amadeo Bordiga, ‘Scritti, 1911-1926. VII. Le “”Tesi di Roma”” e i contrasti con l’Internazionale Comunista’, Formia, 2017]”,”BORD-147″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Dialogato con Stalin.”,”””In questo senso, per tutti gli dèi, Marx sacrificò una vita per descrivere il ‘socialismo’, il ‘comunismo’, e ci sentiamo di dire che se si fosse trattato soltanto di descrivere il capitalismo, se ne sarebbe altamente fregato. Marx studia e sviluppa dunque sì le «leggi economiche» capitaliste, ma in un modo tale, che si sviluppa in pieno e in dialettico contrapposto il sistema dei caratteri del socialismo. Ha dunque questo leggi? Sono diverse? E quali allora? Un momento prego. Al centro della costruzione marxista noi poniamo il programma, che è momento ulteriore al freddo studio di ricerca. «Abbastanza i filosofi hanno spiegato il mondo, si tratta ora di cambiarlo». (Tesi su Feuerbach, ed ogni colto fesso aggiunge: giovanili). Ma prima del programma e anche prima della indicazione delle leggi scoperte, occorre stabilire l’insieme della dottrina, il sistema di «teorie». Alcune Marx le trova belle e fatte nei suoi stessi contraddittori, come la teoria del valore di Ricardo, ed anche la teoria del plusvalore. Queste – non intendiamo dire che Stalin non l’abbia mai saputo – sono cose diverse dalle da lui a fondo trattate «legge del valore» e «legge del plusvalore» che, per non confondere i meno provetti, sarebbe meglio dire: «legge dello scambio tra equivalenti» e «legge della relazione tra saggio del plusvalore e tasso del profitto». La distinzione che ci preme chiarire al lettore vige anche nello studio della natura fisica. Teoria è una presentazione dei processi reali e delle loro corrispondenze che vuole facilitare la loro comprensione generale in un certo campo, passando solo dopo alla previsione, ed alla modificazione. Legge è l’espressione precisa di una certa relazione tra due serie di fatti materiali in particolare, che si vede costantemente verificarsi, e che come tale consente di calcolare rapporti sconosciuti (…). Teoria è faccenda generale, legge faccenda ben delimitata e particolare. La teoria è in genere qualitativa e stabilisce solo definizioni di certe entità o grandezze. La legge è quantitativa, e ne vuole raggiungere la misura. (…) Natura e storia. Prima di venire al punto; quali sono in Marx le leggi dell’economia capitalista, e quali di esse sono «discriminanti» tra capitalismo e socialismo, quali (eventualmente) comuni ai due stadi va rilevata la troppo corrente assimilazione tra leggi fisiche e leggi sociali. Combattenti e polemisti come dobbiamo essere alla scuola di Marx, non dobbiamo sciogliere un tale quesito con tono scolastico, ed insistere sull’analogia teorica, al fine “”politico”” di evitare che ci si dica: se le leggi sociali non sono poi così infrangibili come la legge ad esempio di gravità, sotto a levarne di mezzo taluna. Come dimenticare che tra il colosso Marx e la schiera dei botoli prezzolati nelle università del capitale si svolge la lotta intorno al punto che le leggi dell’economia borghese “”non sono leggi naturali””, e quindi ne potremo e ne vogliamo spezzare il cerchio? è vero che lo scritto di Stalin ricorda che in Marx le leggi dell’economia non sono “”eterne””, ma ve ne sono proprie di ogni stadio ed epoca sociale: schiavismo, feudalismo, capitalismo, ma egli vuole poi giungere a dire che “”certe leggi”” sono a tutte le epoche comuni, e vigeranno anche nel socialismo, che avrà anche lui una sua “”economia politica””. Stalin deride Jaroscenko [L.D. Jaroschenko, ndr] e Bucharin che avrebbero detto che all’economia politica succede una scienza dell’organizzazione sociale, e Stalin, pungente, ribatte che questa nuova disciplina, abbordata da economisti russi pseudo-marxisti e timorosi della polizia zarista, è invero una “”politica economica””, di cui ammette la necessità come cosa diversa. Ebbene, pensiamo questo: se nel socialismo si avrà una scienza economica lo discuteremo, messi i termini al loro posto; ma quando vi è ancora una politica economica (come deve essere sotto la dittatura proletaria, anche) lì sono presenti classi rivali, lì non si è al socialismo ancora arrivati. E ci dobbiamo alla Lenin ridomandare: chi ha il potere? E quindi: lo sviluppo economico – che è, siamo d’accordo, gradato – in che direzione va? Le sue leggi ce lo diranno”” [Amadeo Bordiga, ‘Dialogato con Stalin’, Milano, sd.]”,”BORD-006-FV”
“BORDIGA A. BUCHARIN N. ZINOVIEV G. LOSOWSKI A. KUUSINEN O. THALMANN E. ZETKIN C. FISCHER Ruth”,”Protokoll Erweiterte Exekutive der Kommunistischen Internationale. Moskau, 17. Febr. bis 15. März 1926.”,”Protocollo dell’ Esecutivo allargato dell’Internazionale comunista”,”INTT-328″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Storia della sinistra comunista. V. Dal maggio 1922 al febbraio 1923.”,”‘Allo scopo di chiarire per l’ennesima volta e in via definitiva al proletariato in lotta la propria posizione, il PCd’I pubblicava il 10 giugno – dunque ormai nel vivo della lotta – le ‘Varianti e Aggiunte alle Tesi di Roma’ relative ai rapporti tra Partito e Sindacati, ed in particolare ai rapporti con la recentemente costituita AdL: “”La costituzione della Alleanza del Lavoro è un tentativo di risolvere il problema della unità di azione sindacale del proletariato italiano. Questa necessità è vivamente sentita dalle masse dopo l’esito delle ultime agitazioni e scioperi e l’esperienza che le lotte parziali dei sindacati non possono avere ragione dell’offensiva borghese. Ma il tentativo di unità ha per ora forma puramente burocratica, nella quale i capi potrebbero trovare una via per liberarsi della responsabilità che pesa su di essi di fronte alle masse. E’ un compito del PC il sospingere l’Alleanza ad acquistare un vero carattere unitario. “”I comunisti prospettandosi il modo per cui l’attuale unità burocratica diverrebbe il punto di partenza di un processo di sviluppo con carattere rivoluzionario tendono soprattutto a rendere i Comitati unitari direttamente elettivi da parte delle masse proletarie. Questa formula e questa tattica potrebbero divenire più opportune di quelle dei Consigli di fabbrica, tanto più per la impossibilità nella situazione attuale di condurre la propaganda per i Consigli e per le delusioni che la tattica dei Consigli ha provocato in vari episodi di lotta proletaria. Non è escluso che alle elezioni dei Comitati della A. del L. [AdL – ndr] si giunga in un ulteriore stadio a far partecipare anche i lavoratori disorganizzati. Oggi il numero degli organizzati è in diminuzione, ma ciò avviene anche perché le masse hanno perduto la fiducia nella forma di organizzazione per quota e per assemblee mentre una organizzazione di tipo elettivo ne ridesterebbe il vivo interesse. “”Le organizzazioni elettive della Alleanza del lavoro potrebbero in questo processo divenire l’embrione di una formazione a tipo soviettistico, che costituirebbe la piattaforma per l’azione unitaria rivoluzionaria del proletariato italiano”” (23). (…)’ [Lo sciopero dei metallurgici in Lombardia – Il PCd’I di fronte alle lotte economiche, cap. 2] [(23) “”Testo ufficiale delle deliberazioni di II Congresso””, ‘Il Sindacato Rosso’, 10 giugno 1922] Nota per volume IV vedi retro”,”BORD-153″
“BORDIGA Amadeo GRAMSCI Antonio”,”Dibattito sui Consigli di fabbrica.”,”Il dissenso teorico e strategico tra i due leaders negli articoli del ‘Soviet’ e di ‘Ordine Nuovo’.”,”BORD-020-FV”
“BORDIGA Amedeo”,”Dialogato con Stalin.”,”«Tutti questi ‘socialisti’, da Collins in poi hanno questo in comune: che lasciano sussistere il lavoro salariato e quindi anche la produzione capitalistica, perchè vogliono far credere a se stessi e al mondo che, trasformando la rendita fondiaria in imposta allo Stato, tutti i malanni della produzione capitalistica debbano sparire da sè. Il tutto non è perciò che un tentativo socialisticamente abbellito di salvare la dominazione capitalistica e, in realtà, di poggiarla di bel nuovo su una base ancora più vasta» Marx a Sorge 20.VI.1861 (Werke, XXXV, p.200).”,”BORD-022-FV”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Storia della Sinistra Comunista. Volume I.”,”Contiene articoli di B. su prima guerra mondiale e guerra rivoluzionaria (pag 333-)”,”BORD-023-FV”
“BORDIGA Amadeo”,”Lenin. Restauratore teorico del marxismo – Il realizzatore della politica marxista – Il preteso opportunista tattico – La funzione del capo – La nostra prospettiva dell’avvenire.”,”‘Lenin nel cammino della rivoluzione’ conferenza tenuta da Amadeo Bordiga nella Casa del Popolo di Roma il 24 febbraio 1924 ‘Capo’ di Antonio Gramsci, editoriale scritto in morte di Lenin su Ordine Nuovo nel marzo 1924″,”LENS-003-FC”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il cadavere ancora cammina; Marx sulla impersonalità del capitale; L’organica sistemazione dei principi comunisti nelle periodiche riunioni interregionali. Riunione di Roma (1 aprile 1951); Riunione di Napoli (1 settembre 1951); Riunione di Napoli (25 aprile-5 luglio 1952); Riunione di Firenze (riassunto dalle tesi esposte) (8-9 settembre 1951): I. Dottrina; II. Compito generale del partito di classe; III. Tattica ed azione del partito; IV Azione del partito in Italia e altri paesi al 1952; Riunione di Milano (7 settembre 1952): I. La “”invarianza”” storica del marxismo; II. Falsa risorsa dell’attivismo; Riunione di Forli (28 dicembre 1952): I. Teoria ed azione; II. Il programma rivoluzionario immediato; Riunione di Genova (26 aprile 1953): I. Le rivoluzioni multiple; II. La rivoluzione anticapitalista occidentale; New Deal e le dirigenze opportuniste del movimento operaio americano (Letture). Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista.”,”Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista. Sommario: Il cadavere ancora cammina; Marx sulla impersonalità del capitale; L’organica sistemazione dei principi comunisti nelle periodiche riunioni interregionali; New Deal e le dirigenze opportuniste del movimento operaio americano (Letture) Riunioni. Riunione di Roma (1 aprile 1951) (pag 11-); Riunione di Napoli (1 settembre 1951) (pag 12-); Riunione di Napoli (25 aprile-5 luglio 1952) (pag 14); Riunione di Firenze (riassunto dalle tesi esposte) (8-9 settembre 1951) (pag 14-): I. Dottrina; II. Compito generale del partito di classe; III. Tattica ed azione del partito; IV Azione del partito in Italia e altri paesi al 1952; Riunione di Milano (7 settembre 1952) (pag 19): I. La “”invarianza”” storica del marxismo; II. Falsa risorsa dell’attivismo; Riunione di Forli (28 dicembre 1952) (pag 28-): I. Teoria ed azione; II. Il programma rivoluzionario immediato; Riunione di Genova (26 aprile 1953) (pag 31-): I. Le rivoluzioni multiple; II. La rivoluzione anticapitalista occidentale Programmismo. “”(…) 7. Allo stupido attualismo-attivismo che adatta gesti e mosse ai dati immediati di oggi, vero esistenzialismo di partito, va sostituita la ricostruzione del solido ponte che lega il passato al futuro e le cui grandi linee il partito detta a se stesso una volta per sempre, vietando a gregari ma soprattutto a capi la tendenziosa ricerca e scoperta di “”vie nuove”” 8. Questo andazzo, soprattutto quando diffama e diserta il lavoro dottrinale e la restaurazione teoretica, necessaria oggi come lo fu per Lenin al 1914-18, assumendo che l’azione e la lotta sono tutto, ricade nella distruzione della dialettica e del determinismo marxista per sostituire alla immensa ricerca storica dei rari momenti e punti cruciali su cui fare leva, uno scapigliato volontarismo che è poi il peggiore e crasso adattamento allo statu quo e alle sue immediate misere prospettive”” (pag 28-29) Riunione di Forlì 28 dicembre 1952 (I. Teoria ed azione)”,”BORD-159″
“BORDIGA Amadeo”,”Communisme et fascisme. La fonction de la social-démocratie en Italie (1921) – Les sociaux-démocrates et la violence (1921) – Les voies qui conduisent au “”noskisme”” (1921) – Le fascisme (1921) – Le programme fasciste (1921) – Du gouvernement (1921) – Le rapport des forces sociales et politiques en Italie (1921) – Rapport de A. Bordiga sur le fascisme au IVe Congrès de l’Internationale communiste”,”Articoli apparsi su ‘Il comunista’ dal febbraio del 1921 al dicembre 1921. Altri articoli pubblicati su Rassegna comunista (1921) e ‘Il lavoratore’ (1922-23), Rapporti di Bordiga sulla questione italiana e il fascismo ai congressi dell’ Internazionale comunista (4° e 5° congresso, 1922 e 1924)”,”BORD-161″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Partito e classe. Tesi sul ruolo del partito comunista (1920) – Partito e classe (1921) – Partito e azione di classe (1921) – Il principio democratico (1922) – Dittatura proletaria e partito di classe (1951) – Forza violenza dittatura nella lotta di classe (1946-1948) – Partito rivoluzionario e azione economica (1951).”,”””Risorge la soluzione illusoria di collegare la soddisfazione quotidiana degli stimoli economici col risultato finale di un capovolgimento del sistema sociale, risolvendo con una formula organizzativa il vecchio problema dell’antitesi tra le conquiste limitate e graduali e la massima realizzazione di programma rivoluzionario. Ma – giustamente disse in una sua risoluzione la maggioranza del partito comunista tedesco, quando queste questioni erano in Germania più accese (e determinarono poi la secessione del Partito Comunista del Lavoro) – ‘la rivoluzione non è una questione di forma di organizzazione’. La rivoluzione esige un organamento di forze attive e positive, affasciate da una dottrina e da una finalità”” (pag 36, ‘Partito e classe’, da Rassegna comunista, anno I, n. 2 del 15 aprile 1921) Controrivoluzione staliniana rappresentata nel testo come ‘degenerazione del potere proletario’, ‘degenerazione interna del nuovo apparato politico e amministrativo’, ‘si vede il formarsi di una cerchia privilegiata che monopolizza i benefici e le cariche della gerarchia burocratica’ ecc. ecc. (pag 106) [Degenerazione russa e dittatura, in Forza e violenza dittatura nella lotta di classe (1946-48)”,”BORD-163″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Storia della sinistra comunista 1919 – 1920. Dal congresso di Bologna del PSI al secondo Congresso dell’ Internazionale Comunista.”,”””Bisogna però aggiungere che, nelle lettere e negli scritti di Lenin …. …. finire (pag 47-48)”,”MITC-012-FV”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Introduzione allo studio della questione “”nazionale e coloniale””.”,”Natura sociale della rivoluzione russa: – Premessa – I menscevichi – Trotsky – Lenin – Conclusione (pag 89-106) “”Trotzky è d’accordo con i bolscevichi sul’incapacità dei liberali borghesi di assumere un atteggiamento rivoluzionario; invece si avvicina ai menscevichi sul problema dei contadini. Non tanto perché egli neghi che i contadini possano avere una posizione indipendente: ciò è del tutto vero se ci si riferisce al regime sociale in cui ogni rivoluzione “”contadina”” deve necessariamente sfociare, che non può essere che borghese, e alla direzione di ogni rivoluzione democratica, che non può non spettare alla città. Ma in realtà Trotsky finisce per attribuire ai contadini la sola funzione di “”appoggiare”” passivamente la rivoluzione nella sua prima fase “”democratica””, e questa è una forzatura perché non v’è dubbio che il peso del contadiname, in una situazione come quella russa, doveva necessariamente trovare, attraverso i mille fili determinati dal prevalere della piccola produzione mercantile, i vasi comunicanti attraverso cui far sentire al proletariato la propria influenza politica. Come non è affatto necessario, in regime capitalistico, che i borghesi siano fisicamente al potere affinché predominino attraverso l’influenza economica, ideologica, culturale, allo stesso modo un Paese in cui la piccola borghesia sia la classe più numerosa non può non risentire, in misura più o meno grande a seconda delle particolarità dello sviluppo storico, indipendentemente deall’esistenza di un partito “”contadino”” (…). Anche Trotsky cade qui nello schematismo che rimprovera ai menscevichi: egli vede la rivoluzione “”borghese”” da un lato e la rivoluzione “”proletaria”” dall’altro (…)”” (pag 93)”,”BORD-164″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe.”,”Testo pubblicato sulla rivista ‘Prometeo’ nn. 2,4,5,8,9,10 della prima serie. ‘Atrocismo’. Violenza in atto e violenza in potenza “”Travalicando i millenni ed evitando di ripetere l’esame delle successive forme storiche di rapporti produttivi, di privilegi di classe, di potere politico, si deve giungere ad applicare tale risultato e criterio alla presente società capitalistica. E’ così possibile battere la tremenda contemporanea mobilitazione dell’inganno, la universale regia che costruisce la soggezione ideologica delle masse ai sinistri dettami delle minoranze predominanti, il cui trucco fondamentale è quello dell’atrocismo, ossia, della messa in evidenza (corroborata inoltre da potenti falsificazioni di fatto) di tutti gli episodi di sopraffazione materiale in cui, per effetto dei rapporti di forza, la violenza sociale si è resa palese e si è consumata colpendo, sparando, uccidendo e – cosa che dovrebbe apparire più infame, se la regia non avesse avuto tremendi successi nell’incretinimento del mondo – atomizzando. Sarà così possibile riportare al loro giusto, preponderante valore qualitativo e quantitativo i casi innumerevoli in cui la sopraffazione, sempre risolvendosi in miseria, sofferenza, distruzione e volumi imponenti di vite umane, si consuma senza resistenza, senza urti, e – come dicevamo all’inizio – ‘sine effusione sanguinis’ – anche nei luoghi e nei tempi in cui sembra dominare la pace sociale e la tranquillità, vantata dai ruffiani professionali della propaganda scritta e parlata come l’attuazione piena della civiltà, dell’ordine della libertà. Il confronto tra il peso dei due fattori – violenza in atto e violenza in potenza – mostrerà che, malgrado tutte le ipocrisie e gli scandalismi, il secondo è quello predominante, e solamente su di una tale base si può costruire una dottrina e una lotta capaci di spezzare i limiti dell’attuale mondo di sfruttamento e di oppressione”” (pag 9) In ‘Postilla’ “”(…) importante polemica svoltasi nell’ Internazionale comunista nel 1925 – 1926 a proposito della trasformazione della base organizzativa dei partiti comunisti secondo le cellule o nuclei di azienda. Quasi sola la sinistra italiana si oppose decisamente e sostenne che la base di organizzazione doveva restare quella per circoscrizioni territoriali”” (pag 57)”,”BORD-165″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Partito e classe (‘Rassegna comunista’, 1921) – Il principio democratico. (‘Rassegna comunista’, 1922)”,”””Se quindi di quelle azioni e iniziative che devono essere riservate al partito, questo chiamasse giudice tutta la massa proletaria, esso si vincolerebbe ad un responso che sarebbe quasi certamente alla borghesia, sempre poi meno illimitato, avanzato, rivoluzionario, di quello che esce dalle sole file del partito organizzato. Il concetto di diritto del proletariato a disporre della sua azione di classe non è che un’astrazione senza alcun senso marxista, e che cela il desiderio di condurre il partito rivoluzionario ad allargare la sua cerchia a strati meno maturi, poiché man mano che questo avviene le decisioni che ne scaturiscono si avvicinano di più agli intendimenti borghesi e conservatori”” (pag 7) “”La rivoluzione non è una questione di forma di organizzazione”” (pag 11) “”(…) un errore dottrinale è sempre alla base di un errore di tattica politica”” (pag 13) “”Quindi l’unità stato si serve materialmente delle attività di individui di tutte le classi, ma è organizzata sulla base di una sola o di poche classi privilegiate, che hanno il potere di costruire le varie gerarchie”” (pag 22) Dono D. Erba”,”BORD-166″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VIII. La crisi della Internazionale Comunista e la nuova direzione del partito in Italia, 1922-1924.”,”Il principio della difesa nazionale è il principio della guerra tra i proletariati “”Nel 1914 quei cari amici e parenti dei ‘resistenti’ francesi di oggi, che ovunque in nome del Socialismo inneggiarono all’unione sacra e alla guerra, fabbricarono un principio, che pretendevano inserire nel pensiero socialista: quello della ‘difesa nazionale’: Quando la nazione a cui si appartiene è minacciata, aggredita, invasa dagli eserciti stranieri, i proletari socialisti, messa da parte la lotta di classe ed i propositi rivoluzionari di rovesciare il regime, devono dare allo Stato anche capitalistico il loro concorso per la difesa del territorio nazionale. Fin d’allora i socialisti sul serio, comunisti sulla linea che va da Marx a Lenin, dalla dottrina del ‘Manifesto dei comunisti’ a quella di Mosca, fecero la critica di questo preteso principio, che non era che la maschera di un tradimento, e che fu propugnato da quanti, da allora in poi, sono senz’altro rimasti nel campo dei nemici del proletariato. Non ripeteremo tutta questa critica, il cui fondamento elementare consisteva nell’osservare che ogni popolo e ogni Stato avevano la possibilità e il diritto di considerarsi, anche se non invasi, aggrediti, e anche se non aggrediti, esposti alla minaccia dell’invasione, dal fatto stesso dello scoppiare della guerra. Il principio della difesa nazionale veniva ad uccidere senz’altro ogni possibilità di azione del proletariato internazionale contro la guerra capitalistica, ed infatti fu con gli stessi argomenti invocato da una parte e dall’altra del fronte: e chi può negare che come una rivolta dei soldati francesi anche una forma meno spinta di sabotaggio del sovversivismo francese poteva condurre il nemico a Parigi, così poteva per un’analoga azione tentata in Germania, un’ora dopo che la fatale dichiarazione di guerra era partita, verificarsi un successo degli eserciti dell’Intesa? Il principio della difesa nazionale è il principio della guerra tra i proletariati, e la sua applicazione uccide ogni possibilità di arrestare con un’azione della classe lavoratrice le minacce di guerra, di provocare la guerra rivoluzionaria contro il capitalismo. La posizione teoretica del socialismo marxista dinanzi a questo problema è dunque la ‘negazione del principio della difesa nazionale’, ossia la negazione del dovere e della necessità pregiudiziali in cui i lavoratori e i partiti della loro classe si troverebbero di aiutare la causa militare del loro paese. La Internazionale Comunista è stata ed è sul terreno della negazione teorica e pratica di un tale principio e di tutto il ciarpame di retorica patriottica col quale lo si circonda dai rinnegati della lotta di classe. Questa posizione non è stata e non potrà essere mai abbandonata da Bucharin o dal alcuno di noi, e non potrà che essere riconfermata in tutti i testi dell’Internazionale”” (pag 60-62) [A. Bordiga, ‘Comunismo e guerra’ [‘Il Lavoratore, n. 5223, 13 gennaio 1923, articolo firmato] [(in) Amadeo Bordiga, Scritti. 1911-1926. VIII. ‘La crisi della Internazionale Comunista e la nuova direzione del partito in Italia, 1922-1924’, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2019] Disfattismo rivoluzionario (pag 61-62) (idem)”,”BORD-167″
“BORDIGA Amadeo”,”Storia della Sinistra comunista (dalle origini fino al 1919).”,”””Quanto sappiamo dell’Andrea Costa dei momenti migliori, tra l’altro precursore del più reciso anticolonialismo, permette a noi di inserirlo nella traccia storica dell’autentica sinistra italiana. Abbiamo qui l’attestazione programmatica della dittatura marxista del proletariato, che i socialisti tedeschi tenevano nascosta, come Lenin svelò. Essa non era ignota in Italia, sebbene soffocata dalla menzogna che gli anarchici sono per la violenza e che i socialisti se ne staccarono per pacifismo sociale. La storia dell’Angiolini (‘Cinquantanni di socialismo in Italia’), noto riformista, e ben destro, edita a Firenze nel 1900, in tutte le pagine presenta gli antianarchici non solo come autoritari, che è termine valido e da noi rivendicato, non solo come legalitari, ma perfino come «transigenti» ed «evoluzionisti», il che è grossa svista programmatica almeno quando non si guardi alla tendenza socialista di destra che, come vedremo, nasce non nel 1890 ma nel 1900, per dominare fino al 1910 (e debordare oscenamente oggi, dal 1925 in poi). Eppure l’Angiolini, che a modo suo rivendica il marxismo teorico, non può non scrivere a pag. 61 queste parole «Il Marx voleva come scopo finale l’associazione dei produttori basata sulla proprietà collettiva del suolo e degli strumenti di lavoro, ‘e come mezzo la dittatura politica e transitoria della classe operaia’». E’ il passo dove lo contrappone giustamente a Bakunin, il quale voleva che l’Internazionale «fosse del tutto indifferente alla questione della forma di governo». Se dunque è vero, come abbiamo cento volte denunziato, che nel secondo volume dell’Edizione ‘Avanti!’ delle opere di Marx, Engels e Lassalle, 1914 (lettera di Marx sul programma di Gotha) la parola ‘dittatura’ (quel ‘Wörtchen’ del cornutissimo Kautsky) fu falsata in «critica rivoluzionaria del proletariato», non è men vero che dal 1900 essa girava stampata (come gira in Europa dal 1848 nelle ‘Lotte di classe in Francia’) per tutta l’Italia. I filistei indigeni finsero di scoprirla nel 1917. I filistei russi la stanno in questi giorni seppellendo!”” [Amadeo Bordiga, Storia della Sinistra comunista (dalle origini fino al 1919), Edizioni Il Programma comunista, Milano, 1963] (pag 13) Bordiga cita il volume di Raffaele Colapietra (Ist. Feltr., 1962) ‘Napoli tra dopoguerra e fascismo’. L’autore ha attinto utilmente materiali dovunque (collezioni di giornali del tempo, il settimanale socialista ‘Il Soviet’ poi organo della Frazione Comunista Astensionista del partito. Il Colapietra, che ha scritto questa cronostoria documentale, è palesemente un tipo “”centrista”” e “”antisinistro”” e appunto perciò storico non “”sospetto”” (pag 75-76)”,”BORD-168″
“[BORDIGA Amadeo]”,”La piattaforma politica del Partito Comunista Internazionalista. Presentata dal Comitato Centrale in vista del Convegno Nazionale del Partito.”,”””Il partito si differenzierà da tutti gli altri partiti italiani del momento, non solo perché non si porterà sul mercato delle combinazioni ed aggruppamenti elettorali, ma per la sostanziale posizione che, mentre tutti gli altri proclameranno che il programma politico da attuare ed accettare senza ulteriore resistenza sarà quello incognito che prevarrà nella maggioranza numerica dell’assemblea, il partito rivoluzionario respinge in partenza tale abdicazione e, nella ipotesi astratta (ma pratica certezza) che la vittoria elettorale confermi la sopravvivenza costituzionale dei fondamentali istituti capitalistici, pure essendo minoranza ai sensi democratici, continuerà la sua lotta per abbatterli dall’esterno”” (pag 11) (dal punto 17)”,”BORD-001-FGB”
“[BORDIGA A.]”,”Origine e funzione della forma partito.”,”Si citano i ‘Manoscritti parigini’ del 1844 [Nota: Manoscritti filosofici ed economici del 1844 (detti anche Manoscritti di Parigi (o parigini ndr)) sono una serie di note scritte tra l’aprile e l’agosto 1844 da Karl Marx, mai stampati durante la vita di questi e pubblicati per la prima volta nel 1932 da ricercatori sovietici. Queste annotazioni sono una prima espressione dell’analisi marxiana dell’economia e delle critiche a Hegel. Esse coprono un ampio spettro di argomenti: il salario, il profitto del capitale, la rendita fondiaria, il lavoro estraniato, il rapporto della proprietà privata, proprietà privata e lavoro, proprietà privata e comunismo, bisogno, produzione e divisione del lavoro, il denaro, la critica della dialettica in generale e della filosofia di Hegel. (wikip)] I Manoscritti economico-filosofici del 1844 furono scritti dal Marx ventiseienne tra il marzo e il settembre di quell’anno, durante il soggiorno parigino. Essi avrebbero dovuto costituire la prima parziale esecuzione di un disegno piú generale: cioè la critica dell’economia politica.Teoreticamente questi manoscritti rappresentano la raggiunta consapevolezza, da parte di Marx, del vizio d’origine della filosofia hegeliana, l’astrattismo. Il giovane Marx, avendo acquistata chiara consapevolezza del suo distacco da Hegel e messo da parte definitivamente il radicalismo democratico, inizia un lavoro costruttivo nel campo della critica filosofica, storica, economica e politica. Si ripiega su se stesso e scrive con un programma generale soltanto abbozzato, ma con straordinaria felicità di idee e fecondità di sviluppi, inventivo e polemico, incisivo e sferzante, questa sequenza di saggi. Indice. Prefazione di Norberto Bobbio Nota alla traduzione. – Prefazione. Primo manoscritto. Salario. Profitto del capitale. Rendita fondiaria. Il lavoro estraniato. Secondo manoscritto. Il rapporto della proprietà privata. Terzo manoscritto. Proprietà privata e lavoro. Proprietà privata e comunismo. Bisogno, produzione e divisione del lavoro. Denaro. Critica della dialettica e in generale della filosofia di Hegel (cat Einaudi) A proposito della concezione del partito (rapporto tra organizzazione-partito e programma partito) si cita una lettera di Marx a Freiligrath del 23 febbraio 1860 in cui Marx precisa i seguenti elementi: “”Osservo anzitutto: dopo che, su mia richiesta, la “”Lega”” fu disciolta nel novembre 1852, io non ho appartenuto, né appartengo, ad alcuna organizzazione segreta o pubblica: dunque il Partito, nel senso del tutto effimero del termine, ha cessato di esistere per me da otto anni”””,”PARx-001-FGB”
“[BORDIGA Amadeo]”,”La passione e l’algebra. Amadeo Bordiga e la scienza della rivoluzione. In appendice: A. Bordiga, ‘Il battilocchio nella storia’ (‘Il programma comunista’, n. 7, 1953).”,”””Venuta a mancare la spinta rivoluzionaria, la polarizzazione storica, Bordiga fu prima isolato e poi cancellato dalla storiografia ufficiale dei partiti cosiddetti operai. La storia d pochi anni condensò una sua massima. ‘L’attesa del Messia ed il culto del genio, spiegabili per Pietro e per Carlyle, sono per un marxista solo misere coperture di impotenza’. La rivoluzione si rialzerà tremenda, ma anonima”” (84) (84) ‘Fantasime carlailiane’, in ‘Il Programma comunista’, n. 9 del 1953. Ora in ‘Il battilocchio nella storia’, ed. Quad. Int.]”,”BORD-002-FGB”
“BORDIGA Amadeo”,”Il movimento dannunziano.”,”””Se la conquista del potere fosse per i lavoratori una questione di maggioranze, anzitutto basterebbe a conseguirla la ordinaria democrazia politica, e in secondo luogo è evidente che essa non potrebbe essere raggiunta attraverso le rappresentanze delle Corporazioni, che possono tutt’al più dare una rappresentanza minoritaria agli interessi del lavoro come tanti altri istituti. Quanto alla nostra posizione critica di marxisti, non occorre ricordare che essa nega che vi sia potere proletario fin quando vi è la sola possibilità della rappresentanza delle classi abbienti, che sono di fatto una minoranza, ma il cui potere sarà eliminato solo da mezzi extralegali e impedito dalla dittatura operaia. Ma diciamo qualche altra cosa, e che non concerne solo la Carta del Carnaro, su questa rappresentanza delle categorie. Anzitutto non è vero di fatto che essa stia a base della Costituzione della Repubblica dei Soviet. Se anche ciò fosse, il carattere distintivo del Soviettismo resterebbe nella esclusione dei non produttori dal diritto elettivo; in questo sarebbe tutta la novità e la originalità da respingere o imitare. Ma il Soviet, di più, non è affatto un organismo sindacale e professionale, e tutta la rete delle rappresentanze soviettiste si fonda su di una base territoriale, e solo nel primissimo grado, per un carattere che è più che altro di comodità pratica, ha deleghe elettive di gruppi divisi per ragioni di consultazione, in aziende, caserme, scuole, uffici, etc. In ogni caso si ha non un delegato di categoria, ma di azienda, ossia ad esempio, in una fabbrica votano assieme lavoratori di diversa specialità di mestiere, impiegati, tecnici, etc.. Ma quello che è sostanziale è che negli organi superiori, fino al Congresso dei Soviet e al Comitato esecutivo, che sarebbe il sostituto del Parlamento democratico, si compone di varie centinaia di membri, ed elegge il governo, non vi è traccia di origine corporativa dei delegati. Tutto ciò vale per dire che il principio corporativo non può significare la immissione, in un programma politico, di una dose di pepe bolscevico”” (pag 28-30) [Amadeo Bordiga, ‘Il movimento dannunziano’, Associazione Culturale Italia Storica, Genova, 2013]”,”BORD-169″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VI. Di fronte al fascismo e alla socialdemocrazia. Il fronte unico proletario. 1921-1922.”,”””Nel Congresso di Livorno la maggioranza del Partito Socialista, posta dinanzi alle tesi di principio e di tattica della Internazionale Comunista, disse di accettarle. Posta innanzi ai 21 punti delle condizioni d’ammissione, che sono la pietra di paragone del rispetto alle dichiarazioni generiche d’adesione e di disciplina, disse altresì di accettarle: ma ne respinse una che avrebbe dovuto subito e tangibilmente tradurre in atto: la cacciata dei riformisti. Le condizioni di ammissione sono concepite in questo spirito: se ne dovrebbe sempre trovare almeno una il cui rifiuto sarà la riprova che l’accettazione di tutto il resto non era schietta e sicura”” (Amadeo Bordiga, I socialisti italiani e il comunismo, ‘Il Comunista’, a. II, n. 49, 21 agosto 1921 e L’Ordine Nuovo, a. 1, n. 232, 21 agosto 1921, articolo firmato) (pag 94-95)”,”BORD-024-FV”
“BORDIGA Amadeo; GRAMSCI Antonio”,”Lenin.”,”Il testo di Bordiga è quello di ‘Lenin nel cammino della rivoluzione’ conferenza tenuta nella casa del Popolo di Roma il 24 febbraio 1924. “”Non dobbiamo che seguire Lenin: siano le tesi dei primi congressi della nuova Internazionale, siano i discorsi, siano i programmi e i proclami del partito bolscevico sulla via della vittoria, sia infine il paziente e geniale esposto di ‘Stato e Rivoluzione’ in cui si dimostra come le tesi di cui si tratta non abbiano mai cessato di essere quelle di Marx e di Engels, nella vera interpretazione dei testi classici e nel vero intendimento del metodo e del pensiero dei maestri, dalla prima formulazione del ‘Manifesto’ fino alla valutazione dei fatti del periodo successivo e soprattutto delle rivoluzioni del ’48, del ’52, della Comune di Parigi; opera di fiancheggiamento della avanzata storica del proletariato mondiale che Lenin riprende e ricollega colle battaglie rivoluzionarie in Russia: la disfatta del 1905, la schiacciante rivincita di dodici anni dopo. Il problema della interpretazione dello Stato viene risolto nel quadro della dottrina storica della lotta di classe: lo Stato è la organizzazione della forza della classe dominante, nata rivoluzionaria, divenuta conservatrice delle sue opinioni. Come per tutti gli altri problemi: non vi è ‘lo Stato’, immanente e metafisica entità che attende la definizione e il giudizio del filosofastro reazionario o anarchicheggiante: ma lo stato borghese, espressione della potenza capitalistica, come vi sarà dopo lo Stato operaio, come si tenderà in seguito alla sparizione dello Stato politico”” (pag 19-20) [Amadeo Bordiga, ‘Lenin’, Partisan, Roma, 1978]”,”BORD-025-FV”
“BORDIGA Amadeo”,”The Human Species and the Earth’s Crust. (Specie umana e crosta terrestre) (1952)”,”‘Among Bordiga’s only “”ecological”” works, ‘The Human Species and the Earth’s Crust’ explores the unsustainable nature of cities, and their incompatibility with Socialism’ (quarta di copertina) (L’articolo esplora la natura insostenibile delle città e la loro incompatibilità con il socialismo) “”La questione non vale solo ad intendere recenti processi dell’economia capitalistica, volgarmente detta economia controllata o diretta, e che qualitativamente nulla presenta di nuovo, quantitativamente (per quanto dilaghi ogni giorno di più) nulla di impreveduto, ma conduce alla generale impostazione marxistica del processo sociale e alla dimostrazione ad effetto universale, che di tutte le grandezze che vanta il presente periodo capitalista, nessuna ha avuto come causa prima e spinta motrice altro fine che quello dell’interesse della classe dominante, dei suoi membri o dei suoi gruppi, mai del benessere sociale generale. La questione di cui dicevamo, anche trattata limitatamente alle opere di trasformazione edilizia delle grandi città, sempre più vaste e clamorose nell’epoca contemporanea, sempre più esaltate e stamburate come capolavori di civiltà e di saggia amministrazione, si connette a quella dello allogamento degli animali-uomini sulla terra, e alla soluzione non civile e perfetta, ma insensata e deforme, che ce ne presenta il modo capitalistico di produzione. Siamo in pieno nel quadro delle atroci contraddizioni che il marxismo rivoluzionario denunzia come proprie dell’odierna società borghese, e che non si limitano alla spartizione dei prodotti del lavoro e ai conseguenti rapporti tra i produttori, ma – inseparabilmente – si estendono alla dislocazione geografica e territoriale degli strumenti ed impianti di produzione e di trasporto, e quindi degli uomini stessi, che forse in nessun’altra epoca storica presentò caratteri così disastrosi e raccapriccianti.”” (pag 6-7) (Da “”Il programma comunista”” n. 6 del 18-31 dicembre 1952)”,”BORD-173″
“BORDIGA Amadeo”,”Lessons of the Counter-Revolutions. (Lezioni delle controrivoluzioni) (1951)”,”””In questo breve testo Amadeo Bordiga esplora la storia delle controrivoluzioni dalla disfatta di Spartaco alla Battaglia di Legnano nel 1176 alla guerra dei contadini in Germania del 1525, allo stalinismo nel 1922″” “”Tutti sanno come orientaris nel momento della vittoria ma pochi sanno cosa fare quando arriva la disfatta”” (quarta di copertina) (Da “”Bollettino interno del PCInt.”” del 10 settembre 1951) Testo integrale v. extratext”,”BORD-174″
“BORDIGA Amadeo”,”Economia marxista ed economia controrivoluzionaria. Vulcano della produzione o palude del mercato? – Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione del marxismo.”,”Contiene gli scritti: – Vulcano della produzione o palude del mercato? (Programma comunista, 13,1954) – Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo (Programma comunista, 19,1957) Appendice: – La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo. (pubblicato a puntate in ‘L’ Ordine Nuovo’ rassegna politica e di cultura operaia, serie III, anno I, 1924, nn. 3-4, 5 e 6. fonti; estratti da Il Programma Comunista, 1954, nn. 13 e 19.; Idem, 1957, nn. 19 e 20, appendice: estratti da ‘L’Ordine Nuovo, anno I, nn: 3-4, 5 e 6 prefazione di Armando CONTICINI, appendice: ‘La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo’, note, fonti; estratti da Il Programma Comunista, 1954, nn. 13 e 19.; Idem, 1957, nn. 19 e 20, appendice: estratti da ‘L’Ordine Nuovo, anno I, nn: 3-4, 5 e 6; ‘Sul filo del tempo’”,”BORD-008-FGB”
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. IX. All’opposizione nel partito e nell’Internazionale, 1925-1926.”,”Contiene la difesa di Bordiga al processo di Palermo Gli appunti (quaderni) di Bordiga sull’ Antidüring di F. Engels (pag 417-466)”,”BORD-177″
“[BORDIGA Amadeo]”,”In difesa della continuità del programma comunista. Tesi della frazione comunista astensionista, 1920. Tesi di Roma, 1922. Tesi sulla tattica dell’ Internazionale, 1922. Tesi di Lione, 1926. Natura funzione tattica del partito comunista, 1945. Tesi caratteristiche del partito, 1951. L’ attività organica del partito in situazioni sfavorevili, 1965. Tesi sul compito storico, l’ azione e la struttura del partito comunista mondiale, 1965. Tesi supplementari a quelle del 1965, 1966.”,”Le tesi della Frazione Comunista Astensionista del PSI (1) che qui ripubblichiamo dai numeri d 16 e 17 del 6 e 27 giugno 1920 de ‘Il Soviet’ furono redatte nella primavera dello stesso anno e approvate dalla Conferenza nazionale tunuta dalla Frazione nei giorni 8 e 9 maggio a Firenze. Le “”tesi”” precedono di pochi mesi quello che giustamente fu detto il vero congresso costitutivo dell’Internazionale Comunista, il II (19 luglio – 7 agosto 1920) …”,”BORD-010-FGB”
“BORDIGA Amadeo TROTSKY Leon ZINOVIEV G. LENIN V.I.”,”O preparazione rivoluzionaria o preparazione elettorale. Bilancio del parlamentarismo rivoluzionario dai dibattiti nell’Internazionale Comunista ad oggi.”,”‘Il ciclo era compiuto. Non più il parlamento per la causa del proletariato, ma il proletariato per la causa del Parlamento’ (pag 75) (Bordiga, Il cadavere ancora cammina)”,”BORD-011-FGB”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Lenin nel cammino della rivoluzione (1924). “”L’estremismo malattia infantile del comunismo”” condanna dei futuri rinnegati (1960). Sulla “”Risposta a “”L’estremismo”” di Lenin””, 1920, di H. Gorter (1972).”,”””A un certo punto della complessa storia del movimento marxista russo (…) sorge una scuola, capeggiata dal filosofo Bogdanov, che vorrebbe sottoporre a una revisione la concezione materialista e dialettica marxista, per dare al movimento operaio una base filosofica a carattere idealistico e quasi mistico. Questa scuola vorrebbe far riconoscere ai marxisti il preteso superamento della filosofia materialistica e scientifica da parte di moderne scuole filosofiche neoidealistiche. Lenin risponde a essa in modo definitivo con un’opera (‘Materialismo ed empiriocriticismo’) disgraziatamente poco tradotta e poco nota, apparsa in russo nel 1908, nella quale, dopo un poderoso lavoro di preparazione, svolge una critica dei sistemi filosofici idealistici antichi e moderni, difende la concezione del realismo dialettico di Marx ed Engels nella sua brillante integrità, superatrice delle astruserie in cui si imbottigliano i filosofi ufficiali, dimostra infine come le scuole idealistiche moderne siano espressione di uno stato d’animo recente della classe borghese, e una loro penetrazione nel pensiero del partito proletario non corrisponda che a uno stato psicologico di impotenza, di smarrimento, non è che il derivato ideologico della situazione effettiva di disfatta del proletariato russo dopo il 1905. Lenin stabilisce, in modo che per noi esclude ulteriori dubbi, che “”non vi può essere una dottrina socialista e proletaria su basi spiritualiste, idealiste, mistiche, morali”””” (pag 7-8) [Amadeo Bordiga, ‘Il restauratore teorico del partito’ (in) ”Lenin nel cammino della rivoluzione’, Conferenza tenuta il 24 febbraio 1924 alla Casa del Popolo di Roma’, Edizioni il Programma Comunista’, Milano, 1973]”,”LENS-001-FER”
“BORDIGA Amedeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Gennaio 1921 a Livorno veniva fondato il Partito comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. La direzione immediata di tutto il lavoro del partito venne affidata dal Comitato centrale a un comitato esecutivo di cui fecero parte Bordiga, Grieco, Terracini, Repossi, Fortichiari. Il vero dirigente di tutto il lavoro fu però Amedeo Bordiga.”,”BORD-015-FL”
“BORDIGA Amedeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Gennaio 1921 a Livorno veniva fondato il Partito comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. La direzione immediata di tutto il lavoro del partito venne affidata dal Comitato centrale a un comitato esecutivo di cui fecero parte Bordiga, Grieco, Terracini, Repossi, Fortichiari. Il vero dirigente di tutto il lavoro fu però Amedeo Bordiga.”,”BORD-016-FL”
“BORDIGA Amedeo”,”Proprietà e capitale. (inquadramento nella dottrina marxista dei fenomeni del mondo sociale contemporaneo).”,”Gennaio 1921 a Livorno veniva fondato il Partito comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. La direzione immediata di tutto il lavoro del partito venne affidata dal Comitato centrale a un comitato esecutivo di cui fecero parte Bordiga, Grieco, Terracini, Repossi, Fortichiari. Il vero dirigente di tutto il lavoro fu però Amedeo Bordiga.”,”BORD-017-FL”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Storia della sinistra comunista. I.”,”La lotta nel partito socialista contro la guerra e l’annessione della Libia al Regno d’Italia (1912). “”Quello che dette al partito socialista un violento scossone fu un fatto storico d’importanza non solo locale ed italiana ma collegato al corso dell’imperialismo mondiale, e gli effetti furono favorevoli alla posizione che il partito italiano potrò prendere nel 1914. Giolitti, tornato al potere (con audace manovra, egli aveva fatto di tutto per avere Bissolati nel ministero, ma non vi riuscì, e forse il più serio ostacolo si ridusse, nella pacchiana Italia, a una questione di giacca e non frac al Quirinale!), il 29 settembre 1911 dichiarava guerra alla Turchia e la flotta italiana occupava Tripoli. Non è fuori luogo otare che il pretesto fu la vittoria dei ‘Giovani Turchi’, accusati di «nazionalismo». Non si dimentichi che quella rivoluzione, popolare e non proletaria, contro il regime feudale turco, fu altamente apprezzata da Lenin.Il movimento proletario si era fieramente levato contro l’impresa nazionalista di Tripoli, secondo le sue non recenti tradizioni anticoloniali. Lo sciopero generale non ebbe esito completo, ma vivissime furono le dimostrazioni contro la partenza delle truppe. Il gruppo socialista votò un ordine del giorno Turati contro la guerra, ma ne dissentirono i destri De Felice, Bissolati, Bonomi, Cabrini e Podrecca. È da notare che non pochi «sindacalisti rivoluzionari» si dichiararono fautori dell’impresa libica, in prima linea Arturo Labriola, Orano ed Olivetti. Il congresso straordinario si riunì il 15 ottobre 1911 a Modena sotto l’influenza di questa situazione generale. Bussi, per Treves e per i ‘riformisti di sinistra’, deprecò la guerra e sostenne il passagio alla decisa opposizione a Giolitti, non per questo rinunziando in linea teorica all’antico possibilismo. Lerda ancora una volta (e qui meglio che altrove) ribattè felicemente che, quanto alla prima, non si trattava di una qualunque congiuntura politica, ma dell’origine del fatto bellico dalla essenza del capitalismo e che, quanto al secondo, non ci si poteva fermare ad esso, ma urgeva constatare il fallimento della colpevole illusione di attendersi vantaggi per il proletariato e per il socialIsmo dallo Stato borghese, e condannare la tendenza a subordinare le finalità ultime del movimento agli interessi immediati della classe operaia espressi nelle sue organizzazioni economiche (…). Per i rivoluzionari anche Francesco Ciccotti sostenne che l’opposizione alla guerra di Libia doveva basarsi non su motivi contingenti coe le ‘spese’ deviate dall’opera di riforme, a sui pricipi internazionalisti. Turati parlò pure abilmente contro Tripoli. Lazzari con ragione disse che non era contento neppure dell’ordine del giorno (Lerda) della sua frazione. (…) La lotta fu tra ben cinque correnti: riformisti di destra, con 1954 voti; di sinistra, Treves e Turati, 7818; idem Modigliani (…), 1736; integralisti o centristi di Pescetti, 1073; infine rivoluzionari, 8646. Questi avevano finalmente raggiunto la vittoria relativa (…). Il 23 febbraio del 1912 tutto il Gruppo socialista, ma con ben diversa intonazione nei discorsi di Turati e Bissolati, vota contro l’annessione della Libia al Regno d’Italia. In quell’occasione si liquida finalmente il gran pagliaccio Enrico Ferri, che aveva votato a favore. Già nelle pIazze lo avevamo fischiato via. Ma il 14 maggio vi fu un altro evento, sia pure non di peso storico. Il muratore Antonio d’Alba sparò contro il re. Tutti andarono al Quirinale su proposta del repubblicano Pantano, e dei socialisti ruppero la disciplina del gruppo Bonomi, Bissolati e Cabrini. Scoppiò l’indignazione nel partito; Mussolini, che al tempo di Modena era in carcere per le azioni antibelliche, sulla «Lotta di Classe» di Forlì, che insieme al settimanale nazionale «La Soffitta» ed altri giornali locali era coi rivoluzionari, a gran voce chiese l’espulsione dei tre al congresso previsto per il 7-10 luglio 1912 a Reggio Emilia. In questo congresso ebbero importanza le riuninoni della franzione intransigente rivoluzionaria, in cui gli elemeni più giovani presero posizioni di avanguardia che hanno relazioni con gil sviluppi ulteriori di un’effettiva sinistra. Questa volta fu subito imposta la discussione sugli errori della Direzione e del Gruppo parlamentare. (…) Podrecca si difesa bene invocando Antonio Labriola che molti avevano la debolezza di presentare come teorico del marxismo in Italia: Antonio, diciamo (e non Arturo), che in nome di una diffusione mondiale del capitalismo avanzato, base del socialismo, aveva difeso le conquiste coloniali. Altro uomo abile, Podrecca gridò che non avrebbe firmato un articolo dell’«Avanti!» che augurava lo sventolio del tricolore sulle balze trentine. Non siamo in grado di dire se la diabolica allusione volesse colpire Mussolini che aveva lavorato nel Trentino perseguitato dagli austriaci, i quali tra patrioti e socialisti non andavano forse per il sottile: Mussolini, comunque, non disse nulla”” (pag 51-53) [A.B., ‘Storia della sinistra comunista. I’., Edizioni Il Programma Comunista, Milano, 1964]”,”MITC-002-FC”
“BORDIGA Amadeo”,”Vae victis Germania – Auschwitz ovvero il Grande Alibi.”,”Barbarie capitalista sui fronti di due guerre mondiali catastrofiche “”Allo scoppio della guerra imperialista del 1914, sulla denigrazione della Germania e del popolo tedesco si fondò l’inganno gigantesco di presentare il conflitto come ‘guerra ideologica’. Non era il capitalismo che imboccava la china ineluttabile della sua infamia e vergogna e della sua svelata barbarie, proclamata dai marxisti. No. La civiltà, una nel tempo e nello spazio, era attributo umano a cui uno solo attentava: il tedesco; tutto gli altri la difendevano in una santa crociata! La bestemmia secolare sta tutta qui; è stata la stessa nel 1939 ed è la stessa oggi. Il grande movimento marxista mondiale sembrò lacerarsi. Gli ortomarxisti videro nella guerra la inevitabile conseguenza del sistema sociale capitalista e la reazione del capitale tedesco determinata dalla sua preclusone dal banchetto coloniale sulla pelle degli infelici popoli di colore. Dall’altra banda i rinnegati sostennero che il proletariato dovesse affittarsi a difendere la patria locale o la civiltà umana barattando la causa propria, l’avvento della rivoluzione socialista. I rinnegati allignarono anche e massimamente in Germania; e presentarono la minaccia alla civiltà e alla cultura nella Russia feudale che muoveva a distruggere un secolo di democrazia; la stessa cosa di cui gli intesisti accusavano gli imperi centrali. I falsari del socialismo ricorse a tutti i mezzi. Ma gli antitedeschi, fondando essi la infamia del razzismo e della predestinazione dei popoli a salvare o ruinare la specie umana tutta, soffiarono nell’odio perfino servendosi del testo della Germania di Tacito, in cui il civile latino descriveva quel popolo, ribelle alla oppressione imperiale, come un branco di bruti e di feroci belve; passati dal quale traverso due millenni. Nella prima guerra la Germania fu debellata, ma il merito non fu de socialisti fattisi crociati della idea liberale borghese. Proprio i socialisti dell’ala sana, che avevano sostenuto, al posto del crociatismo estero, il disfattismo interno e la guerra civile, scavarono la fossa allo Stato del Kaiser. La rivoluzione russa di ottobre tolse agli eserciti tedeschi un potente nemico; e tanto più quando nel 1918 firmò la pace di Brest-Litovsk. Ma il disfattismo, scuola viva e generosa del socialismo, passò la frontiera irta di ferro, e il grande proletariato tedesco capì la lezione russa. I fronti ovest cedettero, e fu la pace di Versailles e la repubblica di Weimar. (…) Nella seconda guerra di rivincita tedesca in una prima fase la Russia, ormai deviata dal marxismo rivoluzionario, per un momento fece il blocco con Hitler e simulò la tesi leninista che in Francia e Inghilterra (poi America) lottassero per lo squisito movente imperialista, quello del 1914. Questa fu una prima vergogna, ma il secondo stadio fu peggiore. Tesa la mano a francesi inglesi ed americani, i russi si rigettarono al crociatismo democratico più criminale. La forza vitale del disfattismo di classe era spenta ovunque da due ondate di tradimento. Sconfitta una seconda volta, la Germania non ha ancora avuta la seconda Versailles, ma di peggio. I vincitori divisero in due zone di occupazione che formano due Stati separati, sia pure senza corridoio tra i due pezzi di territorio. Sono due pezzi che si toccano, e anche Berlino è in due pezzi”” [Amadeo Bordiga, ‘Vae victis Germania’, Gruppo della Sinistra Comunista, Torino, 1971, pag 10-11]”,”BORD-001-FAP”
“BORDIGA Amadeo”,”La questione agraria. Elementi marxisti del problema.”,”‘Questo lavoretto risulta dalla riunione di una serie di articoli apparsi nel giugno-luglio 921 nel “”Comunista”” di Milano. Esso non ha la pretesa alcuna di ordine scientifico, dal punto di vista economico o sociologico: si tratta di uno scritto polemico a cui si è dato un ordine espositivo a scopo di propaganda…’ dalla presentazione di A.B.”,”BORD-003-FAP”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Le forme di produzione successive nella teoria marxista.”,”In fondo al testo di Marx ‘Critica del programma di Gotha’: ‘Dixi et salvavi animam meam'”,”BORD-008-FAP”
“BORDIGA Amadeo”,”The Fundamentals for a Marxist Orientation. And other Writings on Marxist Theory: Characteristic Theses of the Party; The Fundamentals for a Revolutionary Communism; The Original Content of the Communist Program.”,”Amadeo Bordiga (1889-1970) fu il fondatore del Partito Comunista d’ Italia e fu una delle voci principali levatesi contro l’egemonia stalinista nella sinistra del XX secolo. Bordiga vide l’Urss come “”stato capitalista””, e cercò di ricostruire il ‘vero’ leninismo come base del partito rivoluzionario. ‘I fondamenti per un orientamento marxista ed altri scritti sulla teoria marxista’ sono degli elementi essenziali dell’opera di Bordiga.”,”BORD-180″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Carlo Luigi LAGOMARSINO e Marco SERRA”,”Il rancido problema del Sud italiano.”,”Paragrafo. Risorgimento e socialismo. “”Una prima questione sarebbe se movimenti proletari furono presenti, sia pure collaboratori alla rivoluzione nazionale, ‘prima’ del 1860, nella lotte del ’21, del ’31 e del ’48. Larga parte vien fatta a Carlo Pisacane (di cui altra volta ci occupammo) ma per ora non come organizzatore di lavoratori, più che altro come ideologo socialista: tuttavia l’importanza che egli dà alla economia e la denunzia dei caratteri capitalisti di questa autorizzano a considerarlo come avviato ad una visione materialista della storia e della lotta di classe: non può ora approfondirsi un tale tema. Movimenti che dichiaratamente fondassero su lavoratori salariati, distinti dai lavoratori autonomi urbani e rurali, artigiani o piccoli contadini, non sono forse visibili prima del sessanta: ma i proletari indubbiamente lottarono nelle file della rivoluzione anche se confusi con altri ceti poveri. Non dobbiamo per l’ennesima volta ripetere che per il marxismo ortodosso tale fatto storico è generale nel trapasso da precapitalismo a capitalismo, e che – per esprimerci ora alla spiccia – i proletari lo avrebbero ‘dovuto’ fare ‘anche se’ già fossero stat diretti da un partito marxista. Ed il verbo ‘dovere’ e l’avverbio ‘se’ hanno momentanea cittadinanza nel dire marxista, in quanto, se quella condizione mancava nell’Italia di allora, può non mancare in altri tempi e luoghi. Si sa che nella storia fatta per nomi non vedremo negli attori del 1848, e prima, altro che intellettuali, studenti, vari artigiani, e altresì nobili, dame, e qualche principe del sangue, e non pochi prelati. Ciò per noi non crea difficoltà: non solo non vieta, come opina il Salvatorelli, commentando Romano, di parlare di ‘rivoluzione borghese’, il fatto che insieme all’alta borghesia industriale si battessero quei medi ceti, ma nemmeno quello che anche questi spulciatori di storia stenterebbero a darci su due piedi qualche nome di «padrone di fabbrica» del tempo, misto a cospirazioni liberalnazionali o vestito di camicia rossa. Non a caso i massoni sono «muratori», ossia hanno preso nome da un mestiere che in fondo è il meno artigiano di tutti, in modo che, prima che il principio borghese trionfasse, poteva simbolicamente prendersi un’attività di vero salariato a simbolo di suo fautore più risoluto; e non solo pel banale concetto di mettere su con calce e cazzuola una società nuova, fatto omaggio al grande Architetto dell’Universo, surrogato del Dio dei preti. Una rivoluzione è borghese non quando è fatta ‘dai borghesi’ ma quando è fatta ‘per i borghesi’, magari ficcati in cantina e in sacrestia o di là da venire al mondo, quando è fatta per il tipo capitalista di società, anche se non lo sanno i combattenti. Ed è vero che quando una rivoluzione è borghese, pure essendo in questo esplicito rigoroso senso rivoluzionario ‘di classe’, è per noi marxisti rivoluzionari fatta dal popolo, «veramente popolare», mentre collo stesso diritto poniamo in antitesi «popolo» e «classe». Solo la rivoluzione proletaria sarà a sua volta rivoluzione ‘di classe’, fatta ‘da una classe, non per una classe’, perché distruggerà le classi, ed è vaneggiamento definirla, ottocentescamente, rincoglionendo, ‘ (pag 84-85)”,”ITAS-008-FGB”
“BORDIGA Amadeo e altri”,”Avanti, verso la Rivoluzione Comunista Mondiale!”,”Contiene il discorso di Bordiga al Congresso di Livorno del 1921 e i 21 punti dell’ Internazionale Comunista, condizione di ammissione all’IC; Relazione della Frazione comunista al Congresso del Psi di Livorno del 1921″,”BORD-014-FGB”
“BORDONE Renato SERGI Giuseppe”,”Dieci secoli di medioevo.”,”Renato Bordone (1948) docente di Storia medievale all’Università di Torino. Giuseppe Sergi (1946) docente di Storia medievale all’Università di Torino.”,”STMED-042-FSD”
“BORDONE Renato BRUSCHI Alessandro BUTTAFUOCO Annarita CALCHI NOVATI Gian Paolo CORNI Gustavo DEL PANTA Lorenzo FEDERICO Giovanni FLORES Marcello GALLERANO Nicola GATTI Francesco ISENBURG Teresa LANZA Diego LUZZATI Michele MAIOCCHI Roberto MALANIMA Paolo MASSAFRA Angelo ROMERO Federico ROSA Mario VARNI Angelo, comitato scientifico”,”Dizionario di storiografia.”,”Renato Bordone (Torino 1948) è professore ordinario di storia medievale presso la facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Scolaro di G. Tabacco, si occupa in prevalenza di storia urbana del Medioevo. Alessandro Bruschi (Laterina, Arezzo, 1942) insegna a Firenze, presso la facoltà di scienze politiche Cesare Alfieri, come professore ordinario di metodologia delle scienze politiche. Annarita Buttafuoco (Cagliari 1951) insegna storia d’Europa contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena. Cofondadrice della Rivista Dwf. Donna Woman Femme. Gian Paolo Calchi Novati (Vimercate, Milano, 1945) è professore ordinario di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici alla facoltà di scienze dell’Università di Urbino. Alberto De Bernardi (Milano 1948) insegna storia dell’industria all’Universtà di Bologna. Direttore dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimenti operaio, collabora a numerose riviste fra cui Società e storia e Storia in Lombardia ed è condirettore de I viaggi di Erodoto. Gustavo Corni (Modena 1952) laureato in scienze politiche a Bologna, è stato ricercatore presso le università di Bologna e Venezia. Dal 1989 professore assiociato, insegna storia della Germania presso l’Università di Trieste. Lorenzo Del Panta (Firenze 1944) è professore ordinario di analisi demografica nella facoltà di scienze statistiche dell’Università di Bologna. É stato tra i soci fondatori della Scietà italiana di demografia storica, di ui è stato segretario dal 1977 al 1980 e poi, per lunghi anni, membro del comitato scientifico. É inoltre membro della Societé de démographie historique, della Asociación de demografia histórica e dell’International Union for the Scientific Study of Population. Giovanni Federico (Pistoia 1954) è ricercatore confermato presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea all’Università di Pisa. Marcello Flores (Padova 1945) insegna storia dell’Europa orientale all’Università di Siena. Nicola Gallerano (Roma 1940) insegna storia contemporanea all’Università di Siena. Presidente dell’IRSIFAR Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, è membro del Consiglio direttivo dell’INSMLI Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. É condirettore di Passato e presente e fa parte del comitato scientifico di Movimento operaio e socialista e de I viaggi di Erodoto. Francesco Gatti (Torino 1935) è titolare della cattedra di storia dell’Asia orientale presso il corso in lingue e letterature orientali della facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università Cà Foscari di Venezia. Scipione Guarracino (Firenze 1943) si è laureato in scienze politiche e sociali nel 1966. Dal 1967 al 1982 ha insegnato storia e filosofia e dal 1982 al 1988 ha lavorato presso il Laboratorio di didattica della storia di Bologna. Dal 1990 tiene dei corsi a contratto di metodologia della storia presso la facoltà di scienze politiche di Firenze. Teresa Isenburg (Arona 1944) insegna geografia all’Università di Firenze. Diego Lanza (Milano 1937) insegna letteratura greca all’Università di Pavia. Michele Luzzati (Torino 1939) laureato all’Università di Pisa e diplomato alla Normale, è stato borsista presso l’Università di Pisa, allievo dell’Istituto storico italiano per il Medioevo di Roma. Roberto Maiocchi (Milano 1947) è laureato in ingegneria elettronica e in filosofia e insegna storia della scienza e filosofia della scienza presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Paolo Malanima (Pisa 1950) è professore di storia economica presso l’Università di Reggio Calabria. É membro del comitato di direzione delle Riviste Società e storia e I viaggi di Erodoto, Korrespondend della Österreichische Zeitschrift für Geschichtswissenschaften e corresponding editor della International Review of Social History. Angelo Massafra (Martina Franca, Taranto 1942) insegna storia moderna all’Università di Bari. Componente della direzione di Società e storia. Federico Romero (Torino 1953) insegna storia americana all’Università di Bologna. In precedenza ha lavorato come ricercatore e/o docente alla Yale University; all’Istituto universitario europeo di Fiesole, alla London School of Economics e al College d’Europe di Bruges. Mario Rosa (Napoli 1932) ha insegnato storia moderna nelle università di Lecce, Bari, Pisa, Roma La Sapienza ed è attualmente docente della stessa disciplina nella Scuola normale superiore di Pisa, di cui è anche vicedirettore Angelo Varni (Bologna 1944) è ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Bologna. É direttore della rivista Padania e della Rivista nazionale di studi napoleonici, direttore dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara, presidente del Centro nazionale di storia napoleonica.”,”STOx-092-FL”
“BORDONI Carlo DE-PAZ Alfredo a cura; scritti antologici di Karl MARX Émile DURKHEIM Friedrich NIETZSCHE Ferdinand TOENNIES [TÖNNIES] Georg SIMMEL Karl MANNHEIM Max WEBER Vilfredo PARETO Gaetano MOSCA Roberto MICHELS Thorstein VEBLEN Charles WRIGHT MILLS Alvin W. GOULDNER György LUKÁCS Karl KORSCH Theodor W. ADORNO Max HORKHEIMER Herbert MARCUSE Jürgen HABERMAS Henri LEFEBVRE Agnés HELLER Lucien GOLDMANN Oskar NEGT Franco FERRAROTTI Francesco ALBERONI Raniero PANZIERI Enzo PACI”,”Max Weber e la critica della società nel pensiero contemporaneo.”,”L’introduzione delle macchine nel modo di produzione capitalistico provoca un antagonismo completo. “”Dove avviene che la macchina prenda a poco per volta un campo di produzione, essa produce la miseria cronica negli strati operai che sono in concorrenza con essa. Dove il trapasso è rapido, l’effetto è di massa e acuto. La storia universale non offre spettacolo più orrendo della estinzione dei tessitori artigiani di cotone inglesi, graduale, trascinata per decenni, e infine sigillato nel 1838. Molti morirono di fame, molti vegetarono a lungo, assieme alle loro famiglie, con due ‘pence’ e mezzo al giorno. Invece acuto fu l’effetto delle macchine inglesi per la lavorazione del cotone nelle Indie Orientali, il cui governatore generale constatava nel 1834-35: «La miseria difficilmente trova paralleli nella storia del commercio. ‘Le ossa dei tessitori di cotone imbiancano le pianure indiane’. Certo, in quanto quei tessitori lasciavano questo mondo temporale, le macchine creavano loro solo «inconvenienti temporanei». Del resto, l’effetto «’temporaneo’» delle macchine è ‘permanente’, in quanto s’impadronisce di sempre nuovi campi di produzione. Quella figura indipendente ed estraniata che il modo di produzione capitalistico conferisce in genere alle condizioni di lavoro e al prodotto del lavoro nei riguardi dell’operaio, si evolve perciò con le macchine in un ‘antagonismo’ completo. Quindi con esse si ha per la prima volta la rivolta brutale dell’operaio contro il mezzo di lavoro”” [testo tratto da K. Marx, Il Capitale, trad. D. Cantimori, Editori Riuniti, Roma, 1964, vol. I., pp. 472-481] [(in) ‘Max Weber e la critica della società nel pensiero contemporaneo’ a cura di Carlo Bordoni e Alfredo De Paz, G. D’Anna, Messina Firenze, 1985 (pag 29-30)]”,”TEOC-783″
“BORDONOVE Georges”,”La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo.”,”‘L’attività dei Templari ebbe un rapido e inatteso sviluppo: in Europa furono moderni anticipatori della circolazione del denaro, dove l’attività di mediazione economica, prestito finanziamento e amministrazione dei beni usciva dal ghetto dell’usura per farsi attività controllata da un’etica trasparente e rigorosa’ (4° di copertina)”,”FRAG-011″
“BOREL Emile”,”Probabilité et certitude.”,”””Principio di indeterminazione dei numeri finiti””. “”La conclusione che mi sembra di sviluppare da questo studio, è che c’è molta illusione nell’ idea in apparenza chiarissima che si fa il matematico della sequenza illimitata dei numeri interi. Dopo qualche numero intero, ce n’è un altro e l’ operazione per la quale si passa da n a n+1 ci appare a prima vista come la stessa, quale che sia n, ma ancora occorre che si possa concepire il numero n. I numeri più grandi che possiamo considerare come definiti sono quelli che rappresentano, nella numerazione alfabetica, i libri che sono nelle nostre biblioteche, libri che ci è facile, se non sono troppo numerosi, supporre inseriti in successione gli uni con gli altri in un ordine determinato. Ma è assolutamente impossibile conoscere qualsiasi proprietà dei numeri così definiti.”” (pag 80)”,”SCIx-217″
“BORELLI Sergio FERRIERI Giuliano UBOLDI Raffaello GEROSA Guido CONTI Massimo VEGAS Ferdinando STERPELLONE Alfonso MANTOVANI Vincenzo FOSSATI Luigi SORMANI Pietro LEVI Arrigo”,”Gli uomini del Cremlino.”,”Testi di BERTOLDI Silvio BORELLI Sergio CHIERICI Maurizio CONTI Massimo FERRIERI Giuliano FOSSATI Luigi GEROSA Guido LEVI Arrigo MANTOVANI Vincenzo SORMANI Pietro STERPELLONE Alfonso UBOLDI Raffaello VEGAS Ferdinando VINCENTI Lorenzo Cartina d’Europa con lo storico ritorno di Lenin a Pietrogrado nel 9-16 aprile 1917 (pag 32) (via Zurigo-Berna-Francoforte-Berlino-Sassnitz-Malmoe-Stoccolma-Pietrogrado (treno e nave) Foto riunione dei Commissari del popolo allo Smolnyi. (pag 34) in particolare: Sergio Borelli: Lenin Giuliano Ferrieri: Trotsky Raffaello Ubodi: Stalin Guido Gerosa: Beria Massimo Conti: Kruscev Ferdinando Vegas: Litvinov Alfonso Sterpellone: Molotov Vincenzo Mantovani: Malenkov Luigi Fossati: Mikojan Pietro Sormani: Breznev”,”RIRB-172″
“BORGATO Delfina, a cura di Manuela TOMMASI”,”Non si poteva dire di no. Prigionia e Lager nei diari e nella corrispondenza di un’internata. Venezia – Mauthausen – Linz, 1944-1945.”,”Il volume raccoglie i diari che la diciassettenne Delfina Borgato (7 aprile 1927 – 13 maggio 2015) scrisse al momento dell’arresto e poi nel corso della sua detenzione nel campo di lavoro di Linz, sottocampo di Mauthausen. ‘Il campo di Mauthausen, dove arriva Delfina, fu aperto il primo agosto del 1938, cinque mesi dopo l”Anschluss’ dell’Austria, nelle vicinanze di una cava di granito a circa trenta chilometri da Linz. Tale cava era stata acquistata dalla Dest (Deutsche Erd-und-Sternwerk) GmbH, una società tedesca di movimento terra e pietra da costruzione, costituita a Berlino nell’aprile del 1938. Lo scopo era quello di sfruttare la cava per i progetti edilizi previsti per le città del Führer, come Linz. Doveva inoltre essere finalizzato a due obiettivi particolari: da un lato l’eliminazione dei nemici politici, dall’altro essere fonte di profitto attraverso il lavoro. Esso fu classificato di “”classe 3″”, vale dire un campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro (65). Circa duecentomila persone furono deportate a Mauthausen e metà di loro vi trovarono la morte (66). Il fabbisogno di manodopera crebbe di pari passo con l’aumento dell’arruolamento dei cittadini tedeschi necessario all’andamento della guerra che andava via via prolungandosi. L’amministrazione dei campi fu così trasferita, nel marzo del 1942, all’Ufficio centrale per l’amministrazione economica, diretto da Oswald Pohl (67) che si impegnò per mobilitare tutti i prigionieri a sostenere lo sforzo della guerra. In una sua circolare del 30 aprile 1942 egli afferma che l’impiego della manodopera “”deve essere produttivo nel verso senso della parola al fine di ottenere il massimo rendimento (…). Il tempo di lavoro non ha alcun limite. La sua durata dipende dalla struttura del ‘lager’ (…). Tutte le circostanza che possono abbreviare i tempi di lavoro (pasti, appelli, ecc.) devono essere ridotte al massimo. Spostamenti e pause di mezzogiorno soltanto per mangiare, che portano via tempo destinato al lavoro sono vietati”” (68). “”Una chiara competenza specifica nelle cose militari ed economiche”” deve essere unita a “”una saggia e accorta direzione dei gruppi di persone che deve ridurre per ottenere un alto potenziale di rendimento”” (69). In realtà solo l’otto per cento della popolazione del campo veniva utilizzata a tal fine. Esso era infatti diventato uno dei principali luoghi di annientamento dei deportati politici che provenivano sia dalla Germania che dai paesi invasi. Nel maggio del 1940 il campo era stato dotato di un forno crematorio, per provvedere all’eliminazione dei cadaveri, e nel maggio del 1942 era entrata in funzione una camera a gas. Dopo la visita di Albert Speer, ministro del ‘Reich’, nella primavera del ’43, aumentò il numero dei prigionieri da utilizzare nella produzione di armi e, di conseguenza, aumentò il numero degli ‘Aussenlager’ (campi satelliti) (69) da utilizzare come campi di lavoro. Soprattutto nell’area dell’alta Austria (Linz, Steyr e Wels) venivano infatti prodotte armi per le industrie come Steyr, Daimler, Puch AG e Hermann Göring-Werke (70). L’economia di guerra riguardava, oltre la costruzione di armamenti, l’espansione industriale di infrastrutture, quali strade e centrali elettriche, e la costruzione di siti sotterranei per ricollocare le industrie di armi. Ad ogni prigioniero lavoratore doveva essere corrisposto un compenso che nel gennaio ’43 era di 1.50 RM (Reichsmark) per gli uomini e di 0.50 RM per gli ausiliari e le donne. In realtà fino al dicembre 1943 non fu dato nulla, tranne a quelli con particolari funzioni. Solo a partire dall’inverno ’44/45 la paga fu elargita anche se in maniera decisamente discontinua’ (pag 31-32)”,”QMIS-331″
“BORGE’ Jacques VIASNOFF Nicolas”,”Archives du Nord.”,”Catastrofe miniera di Courrieres, 10 marzo 1906, morte di 805 minatori. (pag 141) La sconfitta di una lotta operaia. 12 Novembre (1902). “”E’ la fine. La ripresa del lavoro è stata decisa ieri, alla riunione. La lotta è stata accesa, raccontano gli agenti segreti; ci è mancato poco che ci si picchiasse in sala. Mingas, sembra, alla testa degli intransigenti, si è mostrato particolarmente violento, urlando come un forsennato, insultando tutti, con la sua rabbia di vedere ancora una volta crollare il sogno. Ma i suoi argomenti non hanno prevalso. Lo slancio è spezzato, e non lo si rianima con qualche ora di entusiasmo morente, per una lotta che ciascuno sente divenuta inutile, mentre lo scoraggiamento si è fatto aperto, aggravato da due mesi di privazioni. Sentendo che per questa volta la partita è perduta, i minatori riprendono saggiamente gli arnesi da lavoro, attendendo senza dubbio il momento propizio per giocarne un’altra.”” (Liutenant Z., L’ armée aux grêves, 1904).”” (pag 174)”,”FRAS-041″
“BORGES Jorge Luis GREENE Graham VARGAS LLOSA Mario, a cura di Norman THOMAS DI GIOVANNI”,”In quante lingue si può sognare?”,”J.L. Borges (1899-1986) scrittore argentino, G. Greene (1904-1991) romanziere inglese, Mario Vargas Llosa (1936- ) peruviano romanziere.”,”AMLx-168″
“BORGES Jorge Luis, a cura di Martin ARIAS e Martin HADIS”,”La biblioteca inglese. Lezioni sulla letteratura.”,”””Ho preferito insegnare ai miei studenti non tanto la letteratura inglese, ma l’amore per certi autori, o meglio ancora, per certe pagine, o meglio ancora, per certe frasi”” (J.L. Borges) Di JL Borges (Buenos Aires 1899 – Ginevra 1986) Einaudi ha pubblicato ‘Finzioni’, ‘Manuale di zoologia fantastica’ (con Margarita Guerrero), ‘Elogio dell’ombra’, ‘Cronache di Bustos Domecq’ (scritto con Adolfo Bioy Casares) e ‘Evaristo Carriego’. “”Le lezioni che seguono sono state registrate da un piccolo gruppo di studenti di letteratura inglese con l’intento di permettere di seguire il corso anche agli studenti che a causa del loro lavoro non potevano assistere alle lezioni nell’orario stabilito. Dalle incisioni originali su nastro magnetico (le “”cassette”” ancora non esistevano), quel gruppo di studenti ha realizzato le trascrizini che hanno costituito la base per la compilazione di questo libro”” (pag XI)”,”VARx-037-FSD”
“BORGESE Giuseppe A.”,”Golia. Marcia del fascismo.”,”G.A. Borgese nasce in provincia di Palermo nel 1882. E’ uno degli intellettuali più significativi e meno conosciuti della prima metà del Novecento. Nel periodo precedente la Prima guerra mondiale, è interventista convinto ma in seguito alla grande guerra prova dlusione . Animatore di riviste culturali, docente universitario di letteratura tedesca e di estetica, conosceva le realtà culturali straniere (aveva sposato la figlia di Thomas Mann). Fu uno dei pochi docenti universitari a rifiutare il giuramento di fedeltà al fascismo imposto nel 1931. Espulso per antifascismo, alla fine degli anni Venti, dalla cattedra di estetica dell’Università di Milano, si trasferisce negli Stati Uniti, dove insegna. Rientrato in Italia dopo l’esilio, vive a Milano dove collabora al Corriere della Sera. Muore a Fiesole nel 1952. Ha pubblicato pure una biografia di D’Annunzio (1909). La ‘Marcia del fascismo’ è del 1937.”,”ITAF-014-FV”
“BORGHELLO Giampaolo”,”Linea rossa. Intellettuali letteratura e lotta di classe 1965 – 1975.”,”L’A affronta cinque situazioni chiave del decennio che gravita attorno al ‘Sessantotto’ che riguardano il rapporto tra intellettuali italiani, letteratura e la realtà della lotta di classe. La rivista ‘Nuovo impegno’ apparve a Pisa nel dicembre 1965, il direttore era Franco PETRONI. I redattori appartenevano al PCI o al PSIUP. Essi criticavano la politica culturale dei partiti di sinistra. Giampaolo BORGHELLO, nato nel 1946, ha studiato e si è perfezionato presso la Scuola normale superiore di Pisa. Ha lavorato nelle Università di Pisa e Trieste. Attualmente (1982) è professore associato di lingua e letteratura italiana all’ Univ di Udine. Dirige la collana ‘Letteratura e problemi’ (LP) dell’ editore Zanichelli. Ha pubblicato tra l’altro: -Letteratura e marxismo, ZANICHELLI, 1974 -Interpretazioni di Pasolini, SAVELLI, 1977 -La coscienza borghese. Saggio sulla narrativa di Svevo, SAVELLI, 1977 -Il simbolo e la passione, MURSIA, 1986″,”ITAC-022″
“BORGHELLO Giampaolo a cura; scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT A. HAUSER G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI”,”Letteratura e marxismo.”,”Scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT A. HAUSER G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI La legge dei lunghi periodi. “”Ma se Lei traccerà l’ asse mediano della curva, troverà che quanto più lungo è il periodo considerato e quanto più grande il campo trattato, tanto più questo asse corre in maniera approssimativamente parallela all’ asse dello sviluppo economico.”” (pag 19, dalla lettera di F. Engels a H. Starkenburg, (Marx Engels Sul materialismo storico, Rinascita 1949, pag 87-90) “”Anche nei riguardi del “”male fisico””, beninteso, il Leopardi non trascurò mai di attribuire la sua parte di colpa alla società sua contemporanea, a quell’ educazione tutta “”spirituale”” e malsana di cui egli e tutta la sua generazione avevano così gravemente sofferto. Nell’ importanza che i greci e i romani avevano dato all’ educazione fisica vide sempre uno dei punti di superiorità degli antichi sui moderni””. (pag 189)”,”TEOC-389″
“BORGHELLO Giampaolo a cura; scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA-VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI”,”Letteratura e marxismo.”,”Scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA-VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI Giampaolo BORGHELLO (1946) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove si è laureato e perfezionato in letteratura italiana. Collaboratore di varie riviste specializzate, si è occupato di letteratura dell’ Otto-Novecento e di metodologia. Attualmente (1974) lavora presso l’ Istituto di Letteratura Italiana dell’ Università di Pisa. Friedrich Engels. La Legge dei lunghi periodi. “”Il maggior ostacolo alla giusta comprensione delle cose è in Germania l’ imperdonabile abbandono in cui è tenuta la storia economica. E’ assai difficile non solamente disavvezzarsi alle idee storiche inculcate nella scuola, ma ancor più raccogliere il materiale a ciò necessario. Chi, per esempio, ha letto anche solo il vecchio G. von Gülich, che nella sua scarna raccolta di materiale pur contiene tanta materia per la spiegazione di innumerevoli fatti politici!”” (pag 19, dalla lettera a Heinz Starkenburg) (1) Gustav von Gülich, storico ed economista, fu autore della ‘Storia del commercio e dell’ agricoltura dei più importanti Stati moderni”” (1830)Pag 18 Engels Legge dei lunghi periodi”,”TEOC-431″
“BORGHELLO Giampaolo”,”Linea rossa. Intellettuali, letteratura e lotta di classe, 1965-1975.”,”Giampaolo Borghello, nato nel 1946, ha studiato e si è perfezionato presso la Scuola normale superiore di Pisa. Ha lavorato nelle Università di Pisa e di Trieste. Attualmente è professore associato di lingua e letteratura italiana all’Università di udine. Dirige la collana “”Letteratura e problemi”” dell’editore Zanichelli.”,”ITAC-015-FL”
“BORGHI Armando”,”Mussolini in camicia.”,”””A questo punto ho anch’io il mio episodio personale, che ho già narrato in un altro libro; ma che considero al suo giusto posto qui. Eravamo a metà ottobre, giusto nel periodo del dissidio di cui discorriamo, mi trovavo a Milano e un bel mattino, mentre mi dirigo da via Carlo Alberto alla Gallieria, mi imbatto in Mussolini al centro della piazza del Duomo. Non ci erevamo ancora tolto il saluto e non ve n’era ragione, per un dissidio di opinioni, senza dire che io ho sempre considerato possibile che una deviazione possa essere corretta e che il modo migliore per pervenirvi sia il colloquio cordiale, non importa poi se focoso o no. Strettaci appena la mano, il discorso cadde sulla questione guerra. Egli mi disse subito che dirigeva un nuovo quotidiano, se lo avessi voluto, aperto anche a me, un giornale libero, per quelli favorevoli e per quelli contrari alla guerra. Io lo affrontai in pieno sul terreno generale: la coerenza, i contatti sporchi, la monarchia, i nazionalisti imperialisti, l’ amara delusione dei suoi compagni, la ripresa del dopoguerra ecc. Il brav’uomo si sentì pietrificato, si fissò la punta dei piedi, mi lasciò dire e poi scoppiò in una frase irosa contro ‘chi vigliec et tchi sucialesta’ (molte battute in romagnolo le avevo date anch’io) che secondo lui io difendevo. Gli osservai di botto che tra quei vigliacchi dei socialisti io consideravo anche lui.”” (pag 83)”,”ITAF-148″
“BORGHI Armando”,”La rivoluzione mancata.”,”A cura dei gruppi d’ Azione Carlo Pisacane, edizioni Azione Comune, responsabile Giulio SENIGA Questo libro di Armando BORGHI uscì nel 1925, semiclandestino in Francia e ignorato in Italia con il titolo: ‘L’ Italia tra due Crispi’ e il sottotitolo ‘Cause e conseguenze di una rivoluzione mancata’ (…) (pag 9) “”La sede centrale d’ origine fu la Camera del Lavoro di Parma, con segretari Alceste De Ambris e Tullio Masotti. Più tardi, verso la fine del 1915, la sede centrale passò a Bologna, con segretario Armando Borghi, e questo per la scossa provocata dai dissensi scoppiati a causa dell’ interventismo, del quale i dirigenti parmensi divennero immediatamente dei sostenitori impegnati, fin da quando lo stesso Mussolini non si era deciso sull’ interventismo. L’ USI fu detta – o creduta – “”anarchica””, forse perché il nuovo segretario Borghi era già noto sin da allora come un militante anarchico attivo. In realtà, l’ USI era un “”sindacato”” e non poteva dirsi né essere “”anarchico””, per il fatto stesso che non risultava da una selezione ideologica ma da un reclutamento operaio sulla base del “”mestiere””. (…)”” (nota pag 16) “”Tutto concorreva ad accendere la fede rivoluzionaria delle masse. L’ attentato di Federico Adler contro il ministro austriaco sembrò un primo colpo di folgore e fece dimenticare i sermoni di altri tempi sull’ orrore della violenza politica individuale. Il fatto non era “”antisociale”” che per l’ Austria. Le masse plaudivano ad Adler, come noi plaudimmo ad Adler e a Bresci.”” (pag 64) “”Solite trattative. Mancato accordo. Prima fase della lotta: ostruzionismo. Dopo un giorno di ostruzionismo, per parare il colpo di una serrata, si passa all’ occupazione. Il fatto produce una grande impressione in tutta Italia. la Liguria si appresta ad imitare l’ esempio di Sestri. Milano e Torino ne sono fortemente influenzate. Il governo teme il contagio e ricorre alla forza, prima che sia troppo tardi. Sestri è invasa dalla guardia regia che attacca militarmente una ad una le officine occupate. La resistenza si presenta impossibile agli operai, i quali finiscono con l’ abbandonare i luoghi di lavoro. (pag 114, Sestri ponente. Genova 1920)”,”ANAx-211″
“BORGHI Armando”,”Fernand Pelloutier nel sindacalismo.”,”Opuscolo pubblicato per la prima volta in Italia nel 1912 con il titolo “”Fernand Pelloutier nel Sindacalismo Francese””. E’ stato soppresso un capitolo che si riferiva alla situazione di allora in Italia. La prefazione di allora era di Georges Yvetot. In questa nuova edizione vi sono alcune note aggiunte dall’A. Il testo è stato scaricato dal sito (v. appunto manoscritto)”,”MFRx-317″
“BORGHI Armando”,”Fernand Pelloutier nel sindacalismo francese.”,” Georges JVETOT (YVETOT) segretario generale delle Borse di Francia”,”MFRx-318″
“BORGHI Armando, antologia di scritti a cura di Vittorio EMILANI”,”Vivere da anarchici.”,”Nomi presenti nel dizionario biografico: AGLIARDI ARPINATI BAKUNIN BENTINI BERNERI BIANCHI BISSOLATI BOMBACCI BRESCI CAFIERO CASERIO CIPRIANI CORRIDONI COSTA D’ARAGONA DE-AMBRIS DI-VITTORIO FABBRI FANELLI FERRI GALLEANI GIULIETTI GORI KROPOTKIN KULISCIOFF MALATESTA MASETTI MASSARENTI MERLINO MORI NETTLAU PRAMPOLINI REED RIGOLA ROSSONI SACCO VANZETTI ZANARDI ZIRARDINI Pag 183 Colloquio con Lenin”,”ANAx-321″
“BORGHI Beatrice, a cura; saggi di Daniela ROMAGNOLI Gianluca SALAMONE Antonio MARSON FRANCHINI Federico BOLOGNESI Filippo GALLETTI Silvia MINGUZZI Laura HUBBARD Rolando DONDARINI Giovanni BRIZZI Franco CARDINI Andrea FASSO'”,”Il faro dell’umanità. Jacques Le Goff e la storia.”,”Jacques Le Goff (1924-2014) ‘Jacques Le Goff (Tolone, 1º gennaio 1924 – Parigi, 1º aprile 2014) è stato uno storico francese, studioso della storia e della sociologia del Medioevo. Tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica, Le Goff ha lasciato un’impronta significativa nel mondo accademico 12. Formazione e Insegnamento: Nato in una famiglia modesta, Le Goff studiò a Marsiglia e successivamente a Parigi presso il lycée Louis-le-Grand e l’École normale supérieure. Insegnò al liceo Louis-Thuillier d’Amiens e poi si dedicò alla ricerca, entrando nel 1960 all’École pratique des hautes études di Parigi, dove divenne direttore due anni dopo. Ha tenuto lezioni nelle Università di Lilla e Parigi1. Opere e Contributi: Le Goff ha scritto numerosi saggi di storia medievale, tra cui: Gli intellettuali del Medioevo (1957) Il basso medioevo (1967) La civiltà dell’Occidente medioevale (1964) Mercanti e banchieri del Medioevo (1976) Tempo della Chiesa e tempo del mercante (1977) La nascita del Purgatorio e Intervista sulla storia Il meraviglioso e il quotidiano nell’Occidente medioevale Collaborazioni e Riconoscimenti: Le Goff ha collaborato alla Storia d’Italia edita da Einaudi e ha ricevuto la menzione speciale della Giuria del Premio Internazionale Città di Ascoli Piceno nel 1987. Ha diretto la collana Fare l’Europa pubblicata da cinque editori europei. Nel 2000, ha ricevuto lauree honoris causa da diverse università italiane e la cittadinanza onoraria di Fidenza. Parlava correntemente diverse lingue, tra cui francese, inglese, italiano, tedesco e polacco1. Contributo Agiografico: Nel suo testo Tempo della Chiesa e tempo del mercante, pubblicato in Italia nel 1977, Le Goff ha analizzato, tra gli altri aspetti, il tema della lotta di san Marcello. Questo studio si basa sull’agiografia scritta intorno al VI secolo da Venanzio Fortunato in Vita Sancti Marcelli1. La sua eredità come storico e studioso continua a influenzare il campo della storia medievale e oltre. (copilot)'”,”STOx-024-FSD”
“BORGNA Paolo”,”Un Paese migliore. Vita di Alessandro Galante Garrone.”,”BORGNA Paolo magistrato si occupa di problemi della giustizia e della sicurezza urbana temi sui quali ha pubblicato vari saggi. “”Negli anni tra i Sessanta e l’ inizio degli Ottanta Galante Garrone prosegue la sua riflessione storica sui suoi amati “”vinti””: sui personaggi di confine, sconfitti nel loro tempo ma seminatori per le generazioni successive. Non più i giacobini artefici e figli della Rivoluzione francese, ma gli sconfitti del Risorgimento italiano, le riforme mancate del post-Risorgimento, la coscienza critica esercitata da quei vinti. E’ l’ epoca, tra i tanti libri, saggi, prefazioni, di volumi come ‘I radicali in Italia’ e la biografia di Felice Cavallotti: ricerche approfondite su quella corrente di pensiero, legata originariamente a Cattaneo e Garibaldi, che nei primi decenni dell’Unità diventa, all’ opposizione, “”il partito delle riforme””. Riflessioni sulle battaglie, tutte perse, per un maggior collegamento dell’ Italia all’ Europa, per la moralizzazione della vita pubblica, per il riscatto delle masse contadine: dal “”mazziniano dissidente”” Agostino Bertani, che nel 1860 aveva appoggiato la spedizione dei Mille di Garibaldi, ai radicali dei primi decenni del Novecento, in maggioranza interventisti e poi dissolti dalla crisi del dopoguerra. Fino a Giovanni Amendola, non più radicale in senso stretto, ma sicuramente erede della tradizione, (…)””. (pag 328)”,”STOx-128″
“BORGNA Paolo”,”Un Paese migliore. Vita di Alessandro Galante Garrone.”,”Paolo Borgna magistrato si occupa di problemi della giustizia e della sicurezza urbana temi sui quali ha pubblicato vari saggi. Rapporti Stato fascista e Chiesa cattolica. L’antifascismo. “”Ruffini non si limita a manifestare il suo pensiero nelle lezioni agli studenti di Torino. Al Senato, insieme a Benedetto Croce e all’ex direttore del “”Corriere della Sera””, Luigi Albertini, voterà contro i Patti. Nel dibattito in aula, anche a nome di Ruffini e Albertini, si leverà, il 24 maggio 1929, la voce di Croce, per criticare un accordo che umiliava non solo le prerogative dello Stato, ma anche la coscienza dei veri cristiani. (…) I Patti del Laterano hanno un’altra conseguenza deleteria: rompono l’unità dell’antifascismo interno e in esilio. I cattolici vengono criticati e isolati. Alberto Tarchiani, che diventerà presto un elemento di spicco di Giustizia e Libertà, scrive a proposito dei popolari che “”il loro dovere è di eclissarsi”””” (pag 103)”,”BIOx-046-FSD”
“BORGNA Piero MANESCHI Angelo PAGGI Mario Lorenzo a cura”,”Carte della persecuzione. L’applicazione delle leggi razziali a Savola, 1938-1945.”,”Il capitolo 2 di Mario Lorenzo PAGGI ‘Il 1938 a Savona’ riporta un brano del libro di Cervetto ‘Savona operaia’… (pag 31-33) “”Anche Savona ha il suo “”biennio rosso”” ma anche la classe operaia savonese subisce, dopo il ’21 l’influenza della sconfitta operaia e contadina in tutta Italia. Così «il caldo e calmo pomeriggio della vecchia via Pia viene rotto da urla, canti, colpi di rivoltella, trambusto di gente esaltata. È una domenica d’estate: il 6 agosto 1922. Una grossa squadra di fascisti (molti dei quali provenienti da fuori Savona) sfonda le porte della Camera del Lavoro, penetra nella sede, distrugge tutto quello che trova. Anni di lotte, di sacrifici, di gloriose battaglie del movimento operaio savonese bruciano tra le fiamme dell’improvvisato falò ed è come se bruciassero le pagine più belle della storia di questa vecchia città…» (3). Ma la sconfitta del movimento operaio, con l’avvento del fascismo a Savona, non è così scontata. Infatti, alle elezioni comunali del 26 marzo 1923, di fronte al Blocco nazionale composto da popolari, liberali, fascisti, nazionalisti, ex combattenti, su 21.781 elettori vanno a votare soltanto 9.370 savonesi. (…) La prima guerra mondiale costituisce l’occasione per un rilancio e un potenziamento delle industrie savonesi, ma la crisi produttiva del primo dopoguerra viene superata non senza traumi e gravi conflitti sociali. Nel 1918 la Siderurgica di Savona si fonde con l’Ilva e gli impianti vengono ristrutturati mentre nello stesso anno la Servettaz si fonde con la Basevi. Nascono, in quel periodo, le Officine Elettromeccaniche Scarpa e Magnano che dal 1926 avranno un consistente sviluppo produttivo trasferendosi nel nuovo stabilimento di Via Fiume. (…) Non è dunque un caso se nella nostra città trova fertile terreno l’opposizione clandestina al regime fascista seppur da parte di minoranze, come quella comunista (il 30 aprile 1938 viene arrestato l’intero gruppo dirigente savonese) o di alcuni studenti universitari che si raccoglieranno l’anno successivo nel ‘Muri’ o attorno ad alcuni insegnanti antifascisti come Ennio Carando, docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico Statale “”G. Chiabrera”” e che parteciperà attivamente alla Resistenza e sarà fucilato a Villafranca Piemonte il 5 febbraio 1945 dai nazifascisti. Tuttavia il consenso verso il regime, è in questo periodo, consolidato e diffuso sia a livello nazionale che locale e le leggi razziali del 1938 vengono applicate anche a Savona senza reazioni pubbliche di sorta non solo perché gli ebrei presenti in città sono un’esigua minoranza, ma anche perché l’antisemitismo secolare presente nella nostra cultura religiosa ne aveva facilitato in qualche misura l’accettazione. Al riguardo, su “”Il Giornale di Genova”” del 14 settembre di quell’anno, compare un articolo intitolato “”La situazione dei giudei a Savona””, in cui vi si affermava tra l’altro: “”In tutta la provincia abbiamo circa una quarantina di famiglie delle quali fanno parte elementi giudei; di esse una metà risiede nel capoluogo. (…) L’infiltrazione di elementi giudaici nella nostra provincia non ha mai avuto e non ha oggi una specifica gravità… Ciò non toglie però che quanto sino ad oggi non si è verificato non si potrebbe verificare per l’avvenire e che, senza i provvidenziali provvedimenti presi dal Fascismo per la tutela della razza, la zona della nostra provincia non potrebbe esserlo in un immediato domani d’azione per l’attività ebraica…”” (8). Si trattava di un antisemitismo motivato da ragioni razziali introdotte nel nostro paese, a partire dal 1936 dal regime fascista, dopo la conquista dell’Etiopia, volte a salvaguardare l’integrità della “”razza italiana”” e a scoraggiare i rapporti tra italiani e indigeni delle colonie ma che derivano soprattutto dall’allineamento di Mussolini con l’antisemitismo hitleriano dopo la costituzione dell’Asse Roma-Berlino di quell’anno”” (pag 31-33) ‘Mario Lorenzo Paggi, ‘Il 1938 a Savona’ (in) ‘Carte della persecuzione. L’applicazione delle leggi razziali a Savona, 1938-1945’, a cura di Piero Borgna, Angelo Maneschi, Mario Lorenzo Paggi, Sabatelli editore, Savona, 2005] [Cfr. Arrigo Cervetto, ‘Ricerche e scritti. Savona operaia dalle lotte della Siderurgica alla Resistenza’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2005; (8) La citazione è riportata da Rodolfo Badarello in ‘Note per una storia del movimento operaio savonese’, su ‘Savona nel Novecento’ edito da Arte, Savona, 1998]”,”LIGU-001-FMDP”
“BORGOGNONE Giovanni”,”James Burnham. Totalitarismo, managerialismo e teoria delle elites.”,”BORGOGNONE Giovanni (Torino, 1971) è dottorando in Storia del pensiero politico presso l’ Università degli studi di Torino. Ha collaborato con ‘Belfagor’ e ‘Studi storici’, ‘Teoria Politica’ e ‘L’ indice dei libri del mese’.”,”BIOx-034″
“BORGOGNONE Giovanni”,”Max Eastman e le libertà americane.”,”BORGOGNONE Giovanni (1971) è dottore di ricerca in storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche all’ università di Torino e borsista della Fondazione Luigi Firpo. Ha pubblicato varie opere (v. 4° copertina) “”Nel corso del ’40, ben tre lavori di prestigiosi scrittori americani attaccaroo frontalmente la dialettica: ‘Marxism: Is It Science?’ di ‘Max Eastman, Reason, Social Myths and Democracy’ di Sidney Hook e ‘To the Finland Station’ di Edmund Wilson””. (pag 182-183) “”La rivolta di Marx contro Hegel e quella contro Feuerbach non lo avevano realmente liberato dalla mentalità “”religiosa”” e ideologica, che aveva pervaso di sé tutta la cultura tedesca ottocentesca, e avrebbe avuto come esito finale la “”filosofia dello Stato”” dell’ Unione Sovietica. Una mentalità, dunque, che rendeva possibile “”il sottile equilibrio di uno che abbandona la filosofia per lo sforzo pratico-scientifico e tuttavia conserva in quello stesso atto l’ essenza della filosofia””. Eastman riconduceva così la genealogia dei mali dell’ Urss alla filosofia nazionale tedesca dell’ Ottocento e, innanzitutto, a Hegel. Marx aveva considerato coincidenti la vera filosofia del mondo”” ed un “”risoluto programma di cambiamento del mondo””. Questo era però ache il cuore della metafisica hegeliana, dalla quale dipendeva, in ultima analisi, la “”deviazione”” subita dalle idee rivoluzionarie dopo il loro “”brillante avvio”” con l’ Illuminismo francese. La critica della dialettica che Eastman aveva riformulato nel suo nuovo volume venne accolta favorevolmente dal radicale “”eretico”” John Don Passos. Il libro venne molto apprezzato inoltre da intellettuali inglesi come Isaiah Berlin e R.N. Carew Hunt.”” (pag 184-185)”,”TEOC-349″
“BORGOGNONE Giovanni”,”Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo.”,”””Nel ’40 Draper fece poi parte della minoranza uscita dal Swp e riorganizzatasi come Workers Party sotto la guida di Max Schactman. Sulla questione della natura sociale dell’Urss egli aveva subito aderito, infatti, alla linea di Joseph Carter, Max Shachtman e James Burnham, e su quella base preparò nel ’41 la risoluzione del partito. Nel Wp fu protagonista di molte battaglie: contro l’amministrazione Roosevelt, giudicata autoritaria; contro l’internamento degli americani di origine giapponese; contro il perpetuarsi delle discriminazioni razziali; contro i crimini e le atrocità commessi anche dagli Alleati nel corso della guerra. Nel biennio ’41-42 fu coordinatore politico del nuovo partito nel Massachussets orientale e a Filadelfia. Nel ’42 si trasferì con la moglie a Los Angeles, per continuare l’opera di consolidamento del Wp””. (pag 14-15) “”La voce dell’enciclopedia su cui, però, Draper si soffermò maggiormente, dedicandole un intero saggio pubblicato su “”New Politics””, fu ‘Bolivar’, scritta dal solo Marx. Draper volle mostrare come l’analisi dell’articolo marxiano consentisse di mettere in luce le distorsioni operate dal marxismo novecentesco nelle discussioni sulle dittature nei paesi in via di sviluppo (1). Tali regimi autoritari venivano spesso giustificati o perché dipendenti dalla potenza americana, e dunque appartenenti al cosiddetto “”mondo libero””, o perché, al contrario, filocomunisti. In quest’ultima prospettiva l’articolo di Marx su Bolivar era considerato da Draper interessante in quanto gettava una diversa luce sulla possibilità di difendere le “”dittature”” nei movimenti di liberazione nazionale. Bolivar – si leggeva nella voce marxiana – era stato discendente di una delle più ricche famiglie venezuelane della nobiltà creola. Aveva visitato l’Europa, assistendo, tra l’altro, all’incoronazione di Napoleone Bonaparte nel 1804. In Sud America aveva instaurato un potere autoritario e arbitrario, che aveva tentato di consolidare introducendo un Codice boliviano, sul modello di quello napoleonico. Nel Congresso di Panama del 1827 aveva avuto, poi, come obiettivo la creazione di una repubblica federale di tutto il Sud America, con lui stesso come dittatore. Infine la voce riassumeva brevemente il declino del potere di Bolivar e la sua morte nel 1830. Considerando che l’articolo avrebbe dovuto attenersi a uno stile “”spassionato””, Marx aveva espresso molto chiaramente, secondo Draper, una posizione ostile all’autoritarismo di Bolívar, e aveva sostenuto la tesi che esso avesse finito per indebolire la lotta per l’indipendenza nel Sud America. Secondo Marx, dunque, il “”bonapartismo”” di Bolívar era stato sostanzialmente in contraddizione con i veri obiettivi rivoluzionari. L’articolo su Bolívar era stato incluso già nella prima edizione russa delle opere complete di Marx ed Engels, nel ’34, e ancora nel ’51 il dirigente comunista americano William Z. Foster aveva citato favorevolmente quel testo marxiano. Ma tale linea politica era stata poi ribaltata a causa della guerra fredda: con la seconda edizione russa delle operre e con i ‘Marx-Engels Werke’ tedesco-orientali era iniziata, dunque, una fase critica nei confronti del giudizio di Marx su Bolívar. Marx, in quella circostanza, si era sbagliato: le sue fonti lo avevano informato male; il ruolo di Bolívar in Sud America – sostenevano ora i comunisti – doveva essere considerato “”progressista”” (H. Draper, Karl Marx and Simon Bolívar, cit., pp. 39-40). Ma Draper rigettava tale posizione degli editori dell’Europa orientale: non era affatto vero che le fonti consultate da Marx per scrivere l’articolo avessero avuto una prospettiva ostile a Bolívar. Per preparare le voci della ‘New American Cyclopaedia’ Marx aveva consultato alla British Library enciclopedie francesi, tedesche e inglesi, e nell’ ‘Encyclopaedia Britannica’, nella ‘Penny Encyclopaedia’, nell”Encyclopedie du XIX siècle’, nel ‘Dictionnaire de la conversation’ e nel ‘Conversations Lexicon’ Brockhaus i giudizi erano prevalentemente pro-Bolivar. Rispetto a questo quadro, dunque, l’articolo di Marx risultava decisamente stridente, e infatti il curatore dell’opera statunitense Charles Dana aveva avuto su di esso non poco da obiettare”” (ivi, p. 40)”” [Giovanni Borgognone, Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo, 2008] [(1) ‘Hal Draper, Karl Marx and Simon Bolivar: A Note on Authoritarian Leadership in a National-Liberation Movement, in Id., Socialism from Below, cit., pp. 34-48’]”,”MUSx-279″
“BORGOGNONE Giovanni”,”Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo.”,”Marx su Bolivar (pag 108-109) “”La voce dell’enciclopedia su cui, però, Draper si soffermò maggiormente, dedicandole un intero saggio pubblicato su “”New Politics””, fu ‘Bolivar’, scritta dal solo Marx. Draper volle mostrare come l’analisi dell’articolo marxiano consentisse di mettere in luce le distorsioni operate dal marxismo novecentesco nelle discussioni sulle dittature nei paesi in via di sviluppo (1). Tali regimi autoritari venivano spesso giustificati o perché dipendenti dalla potenza americana, e dunque appartenenti al cosiddetto “”mondo libero””, o perché, al contrario, filocomunisti. In quest’ultima prospettiva l’articolo di Marx su Bolivar era considerato da Draper interessante in quanto gettava una diversa luce sulla possibilità di difendere le “”dittature”” nei movimenti di liberazione nazionale. Bolivar – si leggeva nella voce marxiana – era stato discendente di una delle più ricche famiglie venezuelane della nobiltà creola. Aveva visitato l’Europa, assistendo, tra l’altro, all’incoronazione di Napoleone Bonaparte nel 1804. In Sud America aveva instaurato un potere autoritario e arbitrario, che aveva tentato di consolidare introducendo un Codice boliviano, sul modello di quello napoleonico. Nel Congresso di Panama del 1827 aveva avuto, poi, come obiettivo la creazione di una repubblica federale di tutto il Sud America, con lui steso come dittatore. Infine la voce riassumeva brevemente il declino del potere di Bolivar e la sua morte nel 1830. Considerando che l’articolo avrebbe dovuto attenersi a uno stile “”spassionato””, Marx aveva espresso molto chiaramente, secondo Draper, una posizione ostile all’autoritarismo di Bolívar, e aveva sostenuto la tesi che esso avesse finito per indebolire la lotta per l’indipendenza nel Sud America. Secondo Marx, dunque, il “”bonapartismo”” di Bolívar era stato sostanzialmente in contraddizione con i veri obiettivi rivoluzionari. L’articolo su Bolívar era stato incluso già nella prima edizione russa delle opere complete di Marx ed Engels, nel ’34, e ancora nel ’51 il dirigente comunista americano William Z. Foster aveva citato favorevolmente quel testo marxiano. Ma tale linea politica era stata poi ribaltata a causa della guerra fredda: con la seconda edizione russa delle operre e con i ‘Marx-Engels Werke’ tedesco-orientali era iniziata, dunque, una fase critica nei confronti del giudizio di Marx su Bolívar. Marx, in quella circostanza, si era sbagliato: le sue fonti lo avevano informato male; il ruolo di Bolívar in Sud America – sostenevano ora i comunisti – doveva essere considerato “”progressista”” (H. Draper, Karl Marx and Simon Bolívar, cit., pp. 39-40). Ma Draper rigettava tale posizione degli editori dell’Europa orientale: non era affatto vero che le fonti consultate da Marx per scrivere l’articolo avessero avuto una prospettiva ostile a Bolívar. Per preparare le voci della ‘New American Cyclopaedia’ Marx aveva consultato alla British Library enciclopedie francesi, tedesche e inglesi, e nell’ ‘Encyclopaedia Britannica’, nella ‘Penny Encyclopaedia’, nell”Encyclopedie du XIX siècle’, nel ‘Dictionnaire de la conversation’ e nel ‘Conversations Lexicon’ Brockhaus i giudizi erano prevalentemente pro-Bolivar. Rispetto a questo quadro, dunque, l’articolo di Marx risultava decisamente stridente, e infatti il curatore dell’opera statunitense Charles Dana aveva avuto su di esso non poco da obiettare.”” (ivi, p. 40)”” [Giovanni Borgognone, Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo, 2008] (pag 108-109) [(1) Hal Draper, Karl Marx and Simon Bolivar: A Note on Authoritarian Leadership in a National-Liberation Movement, in Id., Socialism from Below, cit., pp. 34-48]”,”TEOC-598″
“BORGOGNONE Giovanni”,”La destra americana. Dall’isolazionismo ai neocons.”,”Giovanni Borgognone è dottore di ricerca in Storia del pensiero politico all’Università di Torino e borsista della Fondazione Luigi Firpo.”,”USAP-022-FL”
“BORI Pier Cesare BETTIOLO Paolo a cura, testi di G. FLOROVSKIJ MEREZKOVSKIJ RÒZANOV BERDJAEV BULGAKOV FLORENSKIJ STRUVE LUNACARSKIJ GOR’KIJ SÀVINKOV TROCKIJ TROTSKY LENIN”,”Movimenti religiosi in Russia prima della rivoluzione (1900-1917).”,”Paolo Bettiolo nato il 6.5.1947 e laureato in Filosofia a Padova, è ricercatore presso l’Istituto per le scienze religiose in Bologna dall’ottobre 1972. Dall’ottobre 1973 frequenta a Lovanio (Belgio) i corsi per la licence in Filologia e storia orientale. Nel settembre 1976 partecipa al II Symposium syriacum con una comunicazione su alcuni aspetti nella versione siriaca di un testo ascetico di s. Nilo. Pier Cesare Bori è nato nel 1937 a Casale Monferrato. Si è laureato nel 1960 in giurisprudenza presso l’Università cattolica di Milano. Ha successivamente compito studi filosofici e teologici a Roma, presso l’Università Gregoriana, e presso il Pontificio Istituto biblico conseguendo la licenza in scienze bibliche nel 1967. Inseritosi nel 1969 come ricercatore nell’Istituto per le scienze religiose di Bologna, nel 1970 insegna per incarico Storia delle dottrine teologiche alla Facoltà di scienze politiche dell’Università di Bologna.”,”RUSx-145-FL”
“BORIO Guido POZZI Francesca ROGGERO Gigi”,”Futuro Anteriore. Dai “”Quaderni Rossi”” ai movimenti globali: ricchezze e limiti dell’ operaismo italiano.”,”Il CD-ROM contiene 39 copertine e schede di riviste, un’ ampia bibliografia, link a siti e liste di discussione, le interviste integrali a R. ALQUATI A. ASOR ROSA M. BASCETTA P. BENVEGNU’ F. BERARDI (Bifo) L. BERTI S. BIANCHI S. BOLOGNA A. BONOMI G. BORIO P BURANB. CARTOSIO A. COLOMBO G. CONTINI D. CORBELLA V. CRUGNOLA D. DAGHINI M. DALMAVIVA M. DE-ANGELIS A. DEL-RE F. DEDENA R. DI-LEO V. EVANGELISTI S. FEDERICI C. FORMENTI F. GAMBINO P. GASPAROTTO R. GOBBI M. GOBBINI C. GREPPI E. LIVRAGHI R. MADERA A. MAGNAGHI B. MANTELLI C. MARAZZI M.G. MERIGGI S. MEZZADRA V. MILIUCCI E. MODUGNO G. MORONI Y. MOULIER BOUTANG T. NEGRI G. PABA M. PICCININI F. PIPERNO D. POZZA M. REVELLI V. RIESER P.A. ROVATTI R. ROZZI O. SCALZONE R. SCELSI E. SOAVE M.T. TORTI M. TRONTI B. VECCHI P. VIRNO L. ZAGATO. Guido BORIO è nato a Torino nel 1954; lavora nel campo delle cooperative sociali. F. POZZI è nata a Como nel 1973, laureata in scienze della Comunicazione è ricercatrice sociale. G. ROGGERO è nato a Casale Monferrato nel 1973, laureato in storia contemporanea, è ricercatore sociale. “”Diceva Marx in una pagina del famoso Frammento che: “”La macchina non si presenta sotto nessun aspetto come mezzo di lavoro dell’ operaio singolo. La sua differenza specifica non è affatto, come nel mezzo di lavoro, quello di mediare l’ attività dell’ operaio nei confronti dell’ oggetto; ma anzi questa attività è posta ora in modo che è essa a mediare soltanto ormai il lavoro della macchina, la sua azione sulla materia prima – a sorvegliare questa azione e a evitare le interruzioni. A differenza quindi dallo strumento, che l’ operaio anima – come un organo – della propria abilità e attività, e il cui maneggio dipende perciò dalla sua virtuosità. Mentre la macchina, ‘che possiede abilità e forza al posto dell’ operaio’, è essa stessa il virtuoso, che possiede una propria anima nelle leggi meccaniche in essa operanti, e, come l’ operaio consuma mezzi alimentari, così essa consuma carbone, olio ecc. per mantenersi continuamente in movimento. L’ attività dell’ operaio, ridotta a una semplice astrazione di attività, è determinata e regolata da tutte le parti del movimento del macchinario e non viceversa. La scienza, che costringe le membra inanimate delle macchine – grazie alla loro costruzione – ad agire conformemente a uno scopo come un automa, non esiste nella coscienza dell’ operaio, ma ‘agisce, attraverso la macchina, come un potere estraneo su di lui, come potere della macchina stessa’””””. (pag 132-133, Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’ economia politica)”,”ITAC-089″
“BORIO Guido POZZI Francesca ROGGERO Gigi a cura; autobiografie di Romano ALQUATI Alberto ASOR ROSA Nanni BALESTRINI Bianca BECCALLI Franco BERARDI Lapo BERTI Bruno CARTOSIO Giairo DAGHINI Mariarosa DALLA COSTA Mario DALMAVIVA Alisa DEL-RE Rita DI-LEO Ferruccio GAMBINO Romolo GOBBI Mauro GOBBINI Claudio GREPPI Enrico LIVRAGHI Alberto MAGNAGHI Christian MARAZZI Toni NEGRI Franco PIPERNO Vittorio RIESER Emilio SOAVE Mario TRONTI Paolo VIRNO Lauso ZAGATO”,”Gli operaisti. Autobiografie di cattivi maestri.”,”Autobiografie di Romano ALQUATI Alberto ASOR ROSA Nanni BALESTRINI Bianca BECCALLI Franco BERARDI Lapo BERTI Bruno CARTOSIO Giairo DAGHINI Mariarosa DALLA COSTA Mario DALMAVIVA Alisa DEL-RE Rita DI-LEO Ferruccio GAMBINO Romolo GOBBI Mauro GOBBINI Claudio GREPPI Enrico LIVRAGHI Alberto MAGNAGHI Christian MARAZZI Toni NEGRI Franco PIPERNO Vittorio RIESER Emilio SOAVE Mario TRONTI Paolo VIRNO Lauso ZAGATO Guido BORIO è nato a Torino nel 1954, lavora nel campo delle cooperative sociali. Francesca POZZI è nata a Como nel 1973 laureata in scienze della comunicazione è ricercatrice sociale. Gigi ROGGERO è nato a Casale Monferrato nel 1973, laureato in storia contemporanea, è dottorando presso l’ Università della Calabria. “”Parlando di operaismo non si fa riferimento a un ‘corpus’ dottrinario omogeneo né a un unitario soggetto politico, ma a molteplici sentieri che hanno la propria radice in una comune matrice teorica, in un peculiare imprinting formativo, in un approccio incardinato sull’ambivalenza dei processi, sulla soggettività e sull’elemento della scissione come loro motore, in culture del conflitto e della trasformazione che – rileggendo il miglior Marx – sono estranee alla tradizione marxista, in filone di ricerca pericolosamente sulla frontiera, in uno sguardo di parte sul mondo. (…) La costellazione operaista si articolò negli incontri e incroci di figure che venivano da percorsi formativi diversi, ma accomunati da una tensione critica verso le forme politiche e culturali esistenti, e spinti – per dirla con Dalmaviva – dall'””aver visto che il mondo stava cambiando e non aver nessuna voglia di stare fermi””.”” (pag 34-35)”,”ITAC-103″
“BORKENAU Franz, a cura di Salvatore Francesco ROMANO”,”Storia del comunismo europeo (1917-1948).”,”””In seno al Comintern il patto Hitler-Stalin affrettò processi che maturavano da anni sotto la superficie. Accelerò in primo luogo quell’ evoluzione verso la estrema destra che aveva costituito l’ orientamento dominante del periodo del Fronte Popolare. Lungi dal rappresentare, come si presume generalmente, una improvvisa, totale rottura con il passato, il patto Hitler-Stalin e la difesa che ne fecero i partiti del Comintern furono il coronamento di una politica che aveva portato i comunisti dall’ alleanza con la sinistra socialista all’alleanza con la destra socialista, poi con la borghesia liberale, con i conservatori, quindi con le autocrazie reazionarie; e che ora da ultimo li conduceva all’ alleanza con i nazisti. L’ intima concatenazione, il logico sviluppo dei fatti sono tuttavia sorprendenti. In corrispondenza a quest’ evoluzione, il Comintern si era trasformato in uno strumento della politica estera russa. Tale era stato, del resto, anche ai suoi inizi; ma allora la causa della Russia comunista si identificava completamente con la causa della rivoluzione mondiale. Poi queste due cause si erano separate: la teoria di Stalin del “”socialismo in un solo paese””, proclamata nel 1924, aveva spezzato i legami fra il comunismo in Russia e il comunismo all’ estero; e in Europa durante tutto il decennio seguente non vi erano stati contatti rilevanti tra la politica estera russa e il Comintern.”” (pag 271)”,”INTT-204″
“BORKENAU Franz”,”Spanish Cockpit. Rapport sur les conflits sociaux et politiques en Espagne (1936-1937).”,”BORKENAU Franz è uno storico e commentatore della guerra civile. Ha visitato il fronte e le regioni retrostanti come osservatore. “”In serata sono andato ad una riunione del POUM in cui Nin e Gorkin dovevano prendere la parola. L’ uditorio era entusiasta ma assai ridotto. Il POUM era debole. Gli interventi non aveva un grande interesse. Rientrando, verso l’ albergo, un giovane intellettuale del POUM, un rifugiato tedesco fornito di una solida formazione marxista, mi ha spiegato: “”E’ evidente che né la Generalitad né Madrid vogliono veramente vincere la guerra. Lo prova lo sguarnimento del fronte di Saragozza, il rifiuto di Madrid d’ inviare aerei da bombardamento laggiù, le tergiversazioni se bombardare Oviedo. Si lamentano che la rivoluzione non progredisce al ritmo dei successi militari. Cercheranno di far abortire la guerra civile per preparare un accordo con Franco alle spalle dei lavoratori””. Questa opinione non è ufficialmente quella del POUM, ma riflette assaibene il modo di pensare che c’è.”” (pag 87) “”Dès que Saragosse tombera, ce sera une autre paire de manches. Dans l’ immédiat, m’explique le jeune hmme, les anarchistes n’envisagent pas l’ abolition totale de la propriété privée. Ils ont introduit le ‘comunismo libertario’, c’est-à-dire la communauté des biens et la suppression de la monnaie dans un certain nombre de villages où ils exercent un pouvoir sans partage, mais il n’est pas question d’imposer tout de suite ce système à l’ensemble de la paysannerie. Pas question non plus de décréter la socialisation totale de l’ industrie. Au contraire, partout où les patrons d’usines et d’ateliers son restés en place, on les contraint à poursuivre la gestion de leur entreprise””. (pag 89)”,”MSPG-171″
“BORKENAU Franz”,”World Communism. A History of the Communist International.”,”Inghilterra ‘Black Friday’ 1921. “”The hand of the communists was considerably strengthened by the disaster of ‘Black Friday’ in spring 1921. The mineowners had attempted to cut the miners’ wages. The miners ha relied upon the ‘triple alliance’ of their own union with the railwaymen and the transport workers. At the last moment their allies had failed them, David Williams, the communist leader of the transport workers, being among those chiefly responsible. Williams was immediately excluded from the party, but that did not affect the result of the fight. Frank Hodges, chairman of the miners’ union, strongly advised his men to accept defeat, and for the moment there was no choice left but do submit. The outcry for a more militant leadership was general””. (pag 275)”,”INTT-273″
“BORKENAU Franz GROSSMANN Henryk NEGRI Antonio, a cura di Pierangelo SCHIERA”,”Manifattura, società borghese, ideologia.”,”Critica delle tesi di F. Borkenau Il libro raccogle le parti essenziali della polemica che all’intero del dibattito sviluppato dalla Scuola di Francoforte negli anni ’30, oppose F. Borkenau e H. Grossmann sul problema dei rapporti tra struttura sociale e sovrastrutture filosofiche. P. Schiera, già ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Trento”,”TEOC-818″
“BORKENAU Franz”,”The Spanish Cockpit. An Eyewitness account of the Spanish Civil War.”,”Franz Borkenau nacque a Vienna nel 1900 e crebbe in quella città. Si spostò in Germania dopo la prima guerra mondiale e si impegnò nel movimento comunista tedesco, poi dopo l’avvento dello stalinismo, ruppe con esso emigrando in Francia, e di seguito in Inghilterra come Hitler prese il potere. Dopo la guerra tornò in Germania e insegnò Storia e fu anche giornalista. E’ morto nel 1957.”,”MSPG-033-FSD”
“BORKHEIM Sigismund; introduzione di Friederich ENGELS”,”In ricordo dei grandi patrioti tedeschi 1806 -1807.”,”Opuscolo uscito dopo la guerra franco-prussiana, ripercorre le tappe della disfatta militare prussiana nella campagna napoleonica del 1806, attingendo a uno scritto del direttore della Scuola generale di guerra, Edward von Hopfenr. La prefazione di Engels contiene la celebre previsione sulla guerra mondiale. Traduzione dalla lingua tedesca per iniziativa dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova. Esemplare fuori commercio esclusivamente per consultazione.”,”MAED-122″
“BORKHEIM Sigismund”,”Zur Erinnerung für die deutschen Mordspatrioten, 1806-1807. (In ricordo dei grandi patrioti tedeschi)”,”””Moltke non è sempre stato un silenzioso osservatore. Leggendo il suo poco noto libro “”La campagna russo-turca nella Turchia europea. Berlino 1835″” si ha la precisa impressione che un fiume (il Danubio) sia un confine militare abbastanza buono o che lo possa divenire, una montagna (i Balcani) non sia invalicabile e che non si debbano assediare grandi città (Costantinopoli). (…) Il libro di Moltke deve essere letto attentamente perché vi prende decisamente posizione contro la Russia, sulla cui debolezza interna e intenzioni ladronesche egli allora rifletteva almeno quanto oggi il ‘Volksstaat'””. (pag 52)”,”GERQ-053″
“BOR-KOMOROWSKI Generale”,”Histoire d’une armée secrète.”,”‘Alla memoria dei soldati dell’esercito clandestino che donarono la loro vita per libertà della Polonia’ (in apertura) Stalin non invia aiuti richiesti dai rivoltosi di Varsavia. (pag 248) “”Lorsque Mikolajczyk voulut citer les informations de la radio allemand concernant l’evolution du soulèvament, il se heurta toujours à la même réponse: d’après les récits des témoins oculaires, aucun combat n’était en cours à Varsovie. La seconde et dernière entrevue de Mikolajczyk avec Staline eut lieu le 9 août. A la requête presante et réitérée qui lui était faite par Mikolajczyk d’envoyer de l’aide aux insurgés, Staline opposa la même réponse: à savoir qu’il avait espéré, au début, que la libération de la capitale se ferait le 6 août, mais qu’une contre-offensive allemande avait bouleversé ses plans. Après une discussion prolongée, au cours de laquelle Staline ne cessa d’insister sur les difficultés que comporterait une aide à Varsovie, il accepta finalement de parachuter dans la capitale un officier de liaison soviétique, muni d’un émetteur de radio et de l’équipement de liaison nécessaire, à condition toutefois que, du côté polonais, on établît soigneusement le lieu et les autres modalités de l’opération.”” (pag 248)”,”POLx-037″
“BORLENGHI Aldo”,”Ariosto.”,”5 Hegel: con Ariosto e Cervantes è rappresentata la dissoluzione della cavalleria (pag 161)”,”STOx-156″
“BORN Max”,”Einstein’s Theory of Relativity.”,”Max BORN ha ricevuto il premio Nobel nel 1955. E’ stato uno dei maggiori fisici del mondo.”,”SCIx-136″
“BORN Max”,”L’ universo in movimento.”,” Il problema dell’ atomo elementare. “”Nella vecchia teoria atomica, che si basava essenzialmente sui dati della chimica e della teoria cinetica dei gas, il termine “”atomo”” era usato col significato originale di “”indivisibile””. Si riteneva che gli atomi fossero come palline elastiche, simili a quelle del biliardo e munite ciascuna di alcuni piccoli ganci (le “”valenze”” chimiche), per mezza dei quali erano in grado di unirsi gli uni con gli altri; e si riteneva, come abbiamo visto, che ve ne fossero circa novanta differenti tipi, per mezzo dei qualifossero costituite tutte le sostanze. Ma il mondo materiale non è così semplice; infatti si riscontrano fenomeni che non è possibile far rientrare in questo schema, il quale, ad esempio, non ci spiega la relazione tra materia e luce. La luce è emessa da corpi incandescenti o ardenti, assorbita da altri corpi e trasmessa da altri ancora, in misura maggiore o minore a seconda della sua lunghezza d’onda; durante questo processo la sua velocità si altera e così via. Vi sono inoltre i fenomeni elettrici e magnetici, anch’essi strettamente collegati ai corpi materiali, e che questa teoria non riesce a spiegare””. (pag 48) Scienza e storia. (pag 221)”,”SCIx-239″
“BORN Max”,”Physics in my Generation.”,”Max Born, F.R.S., Noble Laureate, is Professor Emeritus at the Universities of Göttingen and Edinburgh. He studied at the Universities of Breslau, Heidelberg, Zürich, Göttingen of Cambridge, and in 1915 became Professor of Theoretical Physics at the University of Berlin, in 1919 at the University of Frankfurt, and 1921 at Göttingen. He came to England in 1933 and was Stokes Lecturer in Mathematics at Cambridge. In 1936 he became Tait Professor of Natural Philosophy at the University of Edinburgh. Professor Born retired in 1954. Preface, Acknowledgment, Introduction to ‘Eistein’s’ Theory of Relativity’, Notes, figure,”,”SCIx-084-FL”
“BORNENGO Massimo CANAUZ Maurizio autori, Contributi di Gustavo BRACCO Lorenzo CELLINI Luigi DI MARCO Mario D’OLIF Sergio Maria MACCIÓ Francesco MASSA Barbara NICHELINI Bruno PANTOSTI BRUNI Francesco PETRINGA Massimo RICHETTI Giorgio SIMONETTI Marianna VEZZINI Jolanda ZAMBON”,”Anatomia della negoziazione sindacale.”,”Maurizio Canauz laureato all’Università di Milano in Giurisprudenza si è occupato prevalentemente di Sociologia del diritto e sociologia politica, con particolare riferimento allo studio dell’élites politiche. Dopo una breve parentesi nel mondo assicurativo, ricopre attualmente l’incarico di Direttore delle Risorse Umane per un gruppo leader nel campo dell’accessoristica per l’illuminazione. Impegnato da sempre nel mondo confindustriale, è Consigliere Delegato di UNIONPLAST, membro di giunta della Confederazione Gomma Plastica, nonchè Presidente del Gruppo Merceologico delle Materie Plastica di Assolombarda e Presidente del Gruppo Gomma e Plastica presso l’Associazione Industriale di Firenze. É socio AIDP dal 1990. Massimo Bornengo laureato all’Università di Firenze in Giurisprudenza, è attualmente responsabile del servizio sindacale dell’Unionplast. Dopo un’esperienza di lcuni anni presso grandi aziende metalmeccaniche nell’area personale e funzionario del Servizio Sindacale in diverse associazioni datoriali territoriali. Gustavo Bracco torinese, è attualmente Direttore Risorse Umane Gruppo Pirelli. Dopo la laurea in Giurisprudenza, opera dal 1972 nella funzione del personale di principali aziende italiane ed internazionali ricoprendo tra l’altro il ruolo di responsabile Relazioni Sindacali del Guppo FIAT, di Direttore del personale New Holland (Londra) e di Direttore Personale Case-New Holland (Chicago). É stato Consigliere Nazionale dell’AIDP, oltre che presidente del Gruppo piemontese e vice presidente del Gruppo Emilia-Romagna. Lorenzo Cellini attualmente Responsabile dell’Area Relazioni Industriali e Affari Sociali dell’Associazione Industriali di Firenze. Socio AIDP, Associazione nella quale riveste cariche di prestigio a livello regionale. Luigi Di Marco Presidente AIDP (Associazione Italiana Direttori di Personale) è stato di recente eletto Presidente di Federmanagement. Mario D’olif laureato in Economia e Commercio dopo un’esperienza come Direttore del personale in alcune importanti realtà industriali del Veneto ha riportato la carica di dirigente responsabile del Servizio Sindacale per diversi anni. Attualmente ricopre la mcarica di Vice Direttore dell’Associazione degli Industriali della provincia di Udine. Sergio Maria Macciò Dirigente Confindustria (Area strategica Impresa – Lavoro e Relazioni industriali). Francesco Massa laureato i n Economia Aziendale all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza. Entrato in Fiat nel 1998, ha lavorato nel dipartimento di Human Resources di Basildon (UK) per la CNH (Case New-Holland) occupandosi prevalentemente di problematiche inerenti il costo del lavoro, lo sviluppo e le relazioni industriali. Barbara Muchelini responsabile dell’amministrazione del personale, selezione e formazione di un gruppo industriale con diverse unità sociali sul territorio italiano, consulente del lavoro. Bruno Pantosti Bruni laureato in Giurisprudenza, dopo un’esperienza nella funzione del personale (Area Selezione e Responsabile del Personale di Fabbrica), è attualmente Responsabile dell’Ufficio Legale e Sindacale dell Michelin Italia (carica ricoperta dal 1981), nonchè di Grecia, Albania e Bulgaria. Francesco Petringa, è segretario generale di Api Milano dal novembre 1998, laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano. Espero in diritto d’impresa, ha fatto il suo ingresso in associazione nei primi anni ottanta come funzionario del servizio sindacale. Dal 1992 ha fatto parte, come membro effettivo, della Commissione Regionale per l’impiego della Lombardia. Massimo Richetti nato a Torino laureato in Giurisprudenza è esperto di Diritto Sindacale. Dopo una breve esperienza presso il Credito italiano, collabora dal 1990 con l’Unione Industriale di Torino rivestendo, dal 1995, la carica di Segretario delle Associazioni Gomma e Materie Plastiche. Giorgio Simonetti Avvocato, esperto di diritto sindacale e del lavoro, è stato funzionario per breve tempo dell’ALDAI (Associazione Lombarda dei Dirigenti di Aziende Industriali) e di seguito dipendente di Assolombarda dal 1978 prima come funzionario quindi come dirigente dell’area chimica-alimentare. Marianna Vezzini diplomata, coordinatrice e curatrice di diverse punnlicazioni ha perfezionato e approfondito la conoscenza del pensiero giuridico tedesco anche con soggiorni presso alcune Università Tedesche. Jolanda Zambon Direttore del Personale e Responsabile legale della rete di vendita di una azienda del settore plastica. Membro del Centro Studi Confindustria nel Comitato Tecnico Sindacale Antonio D’Amato, membro della delegazione sindacale Unionplast e Presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile in seno alla C.C.I.A.A. di Lucca.”,”SIND-030-FL”
“BORNSTEIN Sam RICHARDSON Al”,”Two Steps Back. Communists and the wider labour movement, 1939-1945. A study in the relations between “”vanguard”” and class.”,”The book is a by product of a longer project on the history of Trotskyism in Britain. But since Trotskyism is valid only as a critique of Stalinism, the main narrative became subject to increasing interruptions as the need arose to account for the zigzags of the Communists through that period. Foreword, Preface, Notes, Illustrazioni,”,”MOIx-003-FL”
“BORNSTEIN Sam RICHARDSON Al”,”Against the Stream. A History of the Trotskyist Movement in Britain 1924-38.”,”Forward by Reg Groves, Preface, Appendix: One, Two: Michael Tippett and the Trotskyist Movement, Illustrations, Notes, Index,”,”TROS-058-FL”
“BORNSTEIN Sam RICHARDSON Al”,”The War and the International. A History of the Trotskyist Movement in Britain 1937-1949.”,”Forward by Fred Jackson, Preface, Appendix: One, Two: The Wartime Agitation of a Trotskyist Soldier, Illustrations, Notes, Index,”,”TROS-061-FL”
“BOROCHOV Ber”,”The National Question and the Class Struggle. (1905)”,”Ber Borochov (1881-1917) Sul nazionalismo e la classi sociali. Il nazionalismo dei grandi proprietari terrieri, il n. della grande borghesia, il n. della piccola borghesia, il n. del proletariato, la questione ebraica, il sionismo, il congresso mondiale ebraico”,”EBRx-071″
“BORRELLI Gianfranco”,”Teoria del valore e crisi sociale. Sul concetto di capitale in generale.”,”””A questo punto del nostro discorso risulta necessario introdurre (…) la distinzione marxiana tra ‘metodo di esposizione’ e ‘metodo d’indagine’: “”certo, il modo di esporre (Darstellungsweise) un argomento deve distinguersi formalmente dal modo di compiere l’indagine (Forschungsweise). L’indagine deve appropriarsi il materiale nei particolari, deve analizzare le sue differenti forme di sviluppo e deve rintracciare l’interno concatenamento. Solo dopo che è stato compiuto questo lavoro, il movimento reale può essere esposto in maniera conveniente. Se questo riesce, e se la vita del materiale si presenta ora idealmente riflessa, può sembrare che si abbia a che fare con una costruzione a priori”” (1). Cominciamo col definire le attribuzioni proprie dell”indagine’: questa deve appropriarsi il concreto, “”sintesi di molte determinazioni, quindi unità del molteplice””, in quanto ‘materiale’ dell’esposizione scientifica. Dal momento che il concetto nel pensiero “”si presenta come processo di sintesi, come risultato e non come punto di partenza””, proprio perché – insieme – esso è il “”punto di partenza effettivo””: l’indagine parte “”dall’intuizione e rappresentazione (Anschauung und Vorstellung)”” del ‘concreto immediato’ – attualità del ‘concreto reale’ – come parte iniziale e insopprimibile del processo conoscitivo della scienza critica. L’indagine si sofferma, allora, sulla ‘materia individuale’ dell’esposizione logica; quella materia che è ‘genesi’ rinnovantesi della realtà sociale che ci circonda, e che si tratta di ricostruire criticamente: e la società – materialisticamente – “”deve essere sempre presente alla rappresentazione come presupposto”” (2). L’indagine deve garantire – a partire dalle forme costitutive della propria conoscenza, l’intuizione e la rappresentazione – l’immissione, nel movimento logico delle categorie, dei fenomeni empirici, finiti, casuali, accidentali; l’indagine deve “”sviluppare geneticamente le differenti forme (die verschiedenen Formen genetisch entwickeln)”” (3) del finito, “”analizzare le differenti forme di sviluppo e rintracciare l’interno concatenamento”” nei particolari del materiale che si trova innanzi. Indagine è acquisizione analitica delle contraddizioni: e “”l’analisi è il presupposto necessario dell’esposizione genetica (die notwendige Voraussetzung der genetischen Darstellung)”” (4).”” (pag 70-71) [Gianfranco Borrelli, Teoria del valore e crisi sociale. Sul concetto di capitale in generale, 1975] [(1) MEW, 23, p.27; Capitale I, p. 44; (2) ‘Grundrisse’, p. 21; Lineamenti, I, p. 27 (…); (3) MEW, 26.3, p. 491; ‘Teorie’-Conti, III, p. 518; (4) Ibidem]”,”MADS-013-FL”
“BORRERO Mauricio”,”Hungry Moscow. Scarcity and Urban Society in the Russian Civil War, 1917-1921.”,”BORRERO Mauricio è Associate Professor of History al St- John’s University di New York. Ha pubblicato articoli sulla carestia nella prima Unione Sovietica. Programma di razionamento del partito bolscevico. “”The continued severity of the food crisis during the Civil War forced the Bolshevik government to expand the rationing programs begun by the Provisional Government in 1917. In time, as a result of the magnitude of the crisis and the ideological preferences of the Bolsheviks, rationing became the dominant form in which goods were ‘legally’ transferred during the Civil War. The Bolsheviks set up rationing systems that allocated different quantities of food on the basis of class origins and the type of labor performed. When the government wanted to attract workers for special jobs it promised them increased rations or, as shortages became more severe, guaranteed rations. By 1920, in an attempt to combat labor absenteeism, the government turned to the ‘trudpaek’ system which in theory issued rations only on the basis of work actually performed”” (pag 136)”,”RIRO-407″
“BORRMANS M. PHICHIT P. PRATO J. ROSSANO P. SHIH J. SHIRIEDA M. SPADA D.”,”Le grandi religioni del mondo.”,”‘Il Confucianesimo si dice in cinese ‘Ju-chiao’, la setta dei ‘Ju’. Esso è una delle tre forme religiose della Cina tradizionale. Le altre due forme religiose si chiamano ‘Tao-chiao’ (la setta dei Taoisti) e ‘Fu-chiao’ (la setta dei Buddisti), benché quest’ultima sia di provenienza indiana. Il significato originale della parola «Ju» è dubbio. Si sa, però, che sin dal III secolo a.C. questa parola fu usata per indicare quegli specialisti vaganti che prestavano servizio all’aristocrazia ereditaria, e che col tempo riuscirono a dominare il loro padrone per la superiorità della loro conoscenza. Più tardi, dopo l’istituzione della monarchia, quando l’aristocrazia scomparve dalla scena politica del regno unito, la medesima parola venne attribuita alla nuova classe sociale composta dai magistrati e dai candidati alla magistratura, cioè i letterati. Quindi il Confucianesimo, una delle tre forme religiose cinesi, è la setta dei letterati (‘Ju-chiao’). Il culto principale di questa setta era dedicato a Confucio. Questi è un personaggio storico. Nacque nel 551 a.C. nel piccolo stato feudale di Lu nella provincia moderna di Shangtung. Il mondo che conobbe non era un mondo felice. La Cina era divisa. I vari principi feudali ricusavano l’ubbidienza al re e si contendevano l’egemonia. Confucio sperava di lavorare per la restaurazione dell’ordine del regno, ma le sue aspirazioni politiche non furono adempiute. Invece ebbe gran successo quale educatore. Egli morì nel 479 a.C. La religione ufficiale della Cina imperiale imponeva il culto di Confucio a tutti i magistrati e manteneva un tempio confuciano in tutte le città, ove, due volte all’anno, venivano celebrate solenni feste in onore di Confucio, alle quali partecipavano gli ufficiali civili e militari della regione. Inoltre, due volte al mese nella nuova luna e nella luna piena, venivano offerti sacrifici. Tuttavia, comunemente, per Confucianesimo si intende la religione tradizionale dei Cinesi, della quale Confucio è stato il più autorevole esponente. Questa religione consiste principalmente nel culto degli antenati che è una antichissima istituzione. Ma Confucio la considerò e interpretò alla luce del cosiddetto sistema ‘Tsung’, che rappresentava ai suoi occhi il ‘Tao’, ossia l’ordine perfetto del mondo. Il sistema ‘Tsung’ era il sistema di parentela adottato dall’aristocrazia cinese nel tempo di Confucio. La parola «tsung», che si scrive disegnando un tetto sopra un altare, aveva un duplice significato. Significava ad un tempo gli antenati che ricevevano il sacrificio e i figli che l’offrivano loro’ (pag 141-142)”,”RELx-075″
“BORRUSO Edoardo”,”Studi di storia dell’industria «milanese» (1836-1983).”,”Edoardo Borruso (1945) valtellinese di origine, ricercatore confermato e docente presso l’Università Bocconi di Milano e al LIUC di Castellanza, segue da tempo i problemi dell’industrializzazione lombarda e milanese in particolare.”,”ITAE-407″
“BORSA Giorgio a cura; saggi di Aldo TOLLINI Rosella IDEO Giovanna MASTROCCHIO Michelguglielmo TORRI Simonetta CASCI Nicoletta DEL FRANCO Enrica COLLOTTI PISCHEL Francesco MONTESSORO Ralph R. KLEMP Sandro BORDONE”,”La fine dell’era coloniale in Asia Orientale. Asia Major 1993.”,”BORSA ha insegnato storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale all’Univ di Pavia. Ha curato i precedenti rapporti ISPI sul continente asiatico (il primo Asia Major 1990 in collaborazione con lo scomparso BEONIO BROCCHIERI Paolo)”,”ASIE-002″
“BORSA Giorgio”,”La nascita del mondo moderno in Asia Orientale. La penetrazione europea e la crisi della società tradizionali in India, Cina e Giappone.”,”Collana storica Rizzoli a cura di Giorgio BORSA. Giorgio BORSA è titolare della cattedra di storia politica e diplomatica dell’ Asia Orientale e D del Centro studi per i popoli extraeuropei nella Facoltà di Scienze politiche dell’ Univ di Pavia. Ha insegnato storia moderna, Storia dei trattati e delle relazioni internazionali, Storia ed istituzioni dei Paesi afro-asiatici nelle Univ di Pavia e di Milano. E’ autore di molti saggi, articoli tra cui: – L’ Estremo oriente tra due Mondi – Italia e Cina nel secolo XIX – Gandhi e il Risorgimento Indiano – La cessazione del Mandato Internazionale – Estremo Oriente: nuovi orientamenti storiografici”,”ASIx-008″
“BORSA Giorgio BEONIO-BROCCHIERI Paolo; saggi di Giorgio BORSA Paolo BEONIO-BROCCHIERI Gianni FODELLA Michelguglielmo TORRI Simonetta CASCI Krzysztof GAWLIKOWSKI Francesco MONTESSORO Enrica COLLOTTI PISCHEL”,”Asia Major. Un mondo che cambia.”,”BORSA ha insegnato storia politica e diplomatica dell’ Asia Orientale nell’ Università di Pavia. BEONIO BROCCHIERI insegna storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici ed è D del Centro stdi “”Cesare Bonacossa”” dell’ Univ. di Pavia. Entrambi sono responsabili dell’ Osservatorio di Studi sull’ Asia e l’ Estremo Oriente dell’ ISPI”,”ASIx-053″
“BORSA Giorgio a cura; scritti di Renzo CAVALIERI Aldo TOLLINI Rosella IDEO Michelguglielmo TORRI Marco CORSI Sandro BORDONE Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Enrica COLLOTTI PISCHEL”,”Continua il miracolo asiatico? Asia Major 1997.”,”BORSA, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’ Asia orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extraeuropei C. Bonacossa dell’ Università di Pavia, è dottore honoris causa in storia dell’ India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo BEONIO BROCCHIERI della pubblicazione Asia Major ne dirige la redazione.”,”ASIx-056″
“BORSA Giorgio”,”Gandhi e il risorgimento indiano.”,”””Nell’ India antica – scrive R. Tagore – l’ uomo mirava a non possedere ma a comprendere, ad ampliare la sua coscienza sviluppandosi col e nel suo ambiente. Mentre l’ occidente sembra inorgoglirsi al pensiero che va soggiogando la natura, per l’ India il fatto importante è che noi siamo in armonia con la natura… la superiorità dell’ uomo consiste non già nel potere di possesso ma in quello di unione poiché il nostro possesso è la nostra limitazione””. (pag 230)”,”INDx-052″
“BORSA Giorgio”,”Dieci anni che cambiarono il mondo. 1941-1951. Storia politica e diplomatica della guerra nel Pacifico.”,”Giorgio BORSA è stato titolare della cattedra di storia politica e diplomatica dell’ Asia Orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extra-europei dell’ Università di Pavia. E’ autore tra l’altro di ‘Gandhi’ e di ‘La nascita del mondo moderno in Asia Orientale’, ‘Europa e Asia fra modernità e tradizione’. L’ ambigua politica dell’ URSS verso la Cina. “”Nella violenta polemica che divampò negli Stati Uniti dopo la vittoria della rivoluzione comunista in Cina, questa è stata da molti attribuita all’ incerto appoggio americano a Chiang e all’ aiuto sovietico ai comunisti. Su quest’ ultimo punto c’è molto da discutere. Formalmente l’ URSS riconobbe e sostenne Chiang Kai-shek con cui nel 1945 firmò il trattato di amicizia e di alleanza. In attesa che l’ aprtura degli archivi russi fornisca elementi certi per rispondere, non è possibile dire fin dove i sovietici fossero sinceri nel lasciar intravvedere il loro appoggio al governo del Kuomintang. Ma molti elementi fanno pensare che lo fossero. Non si deve anzitutto dimenticare che i rapporti tra Mao e il Comintern, vale a dire tra Mao e Stalin, non erano sempre stati cordiali. Stalin non aveva certo contribuito all’ ascesa di Mao nel PCC; la politica di collaborazione con il Kuomintang, da lui sostenuta, aveva portato al disastro del 1927, per il quale Chen Tu-hsiu aveva dovuto pagare colpe solo in parte sue.”” (pag 193)”,”RAIx-198″
“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura; saggi di Riccardo REDAELLI Elisa GIUNCHI Marco CORSI Michelguglielmo TORRI Matilde ADDUCI Sandro BORDONE Benedetta TRIVELLATO Francesco MONTESSORO Giorgio VIZIOLI Enrica COLLOTTI PISCHEL Lina TAMBURRINO Rosella IDEO Corrado MOLTENI”,”Trasformazioni politico-istituzionali dell’Asia nell’era di Bush. Asia Major 2001.”,”Saggi di Riccardo REDAELLI Elisa GIUNCHI Marco CORSI Michelguglielmo TORRI Matilde ADDUCI Sandro BORDONE Benedetta TRIVELLATO Francesco MONTESSORO Giorgio VIZIOLI Enrica COLLOTTI PISCHEL Lina TAMBURRINO Rosella IDEO Corrado MOLTENI Contiene il saggio: Rossella IDEO, ‘Penisola coreana: in crisi la politica di Kim Dae-jung’ (in) Trasformazioni politico-istituzionali dell’Asia nell’era di Bush. Asia Major 2001, a cura di Giorgio BORSA Corrado MOLTENI Francesco MONTESSORO, IL MULINO, BOLOGNA. 2001 (pag 243-258) [Indice: ‘In stallo la “”sunshine policy”” di Kim Dae-jung’, ‘Chi comanda in Corea del nord?’, ‘Le difficoltà interne di Kim Dae-jung’, riferimenti bibliografici] [‘Kim, esattamente come il suo predecessore, si serve degli ampi poteri concessi al presidente dalla Costituzione per punire i nemici e remunerare gli amici, sia all’interno della sua coalizione sia nel governo. I suoi consiglieri alla Casa Blu hanno poteri superiori ai ministri, ma come quelli sono soggetti a repentine cadute. Il Parlamento è spesso impotente. Dominato dal partito d’opposizione, il Parlamento ricorre con troppa frequenza al boicottaggio bloccando l’iter di approvazione delle leggi. Anche la logica regionalista è rimasta intatta. In dicembre, i giovani turchi del Partito democratico del millennio (PDM) di Kim si sono ammutinati per contestare la supremazia della vecchia guardia di Cholla, provincia natale e riserva esclusiva di voti del primo cittadino (EIU, Economist Intelligence Unit South Korea and North Korea, Country Reports, London, febbraio 2001, p. 17). E’ vero che il PDM non ha mai raggiunto la maggioranza assoluta in Parlamento e Kim ha dovuto dipendere da alleanze tattiche, instabili e poco credibili con altre piccole formazioni politiche; ed è anche vero che il maggior partito coreano, il Grande partito nazionale (GPN) di Lee Hoi-chang, ha boicottato i lavori parlamentari per ben due mesi tra la fine di luglio e i primi di ottobre del 2000, congelando un centinaio di disegni di legge, in un momento assai delicato per il dialogo con la Corea del nord. Ma ben poco edificanti sono stati i giochi di corridoio e i sotterfugi cui è ricorso Kim Dae-jung nei primi mesi del 2001 per guadagnare alla coalizione di governo la maggioranza relativa – per un solo seggio – all’Assemblea nazionale’] (pag 256-257)”,”ASIx-108″
“BORSA Mario”,”La fine di Carlo I (1625-1640).”,”BORSA Mario “”La sentenza di morte era stata firmata il lunedì in Westminster. Alcuni all’ultimo momento avevano esitato. Cromwell ne aveva preso uno per il collo e l’aveva obbligato a scrivere il suo nome in calce al documento. Colle buone e colle cattive si era finito per avere la firma di 60 Commissari. Era quanto bastava.”” (pag 227) “”Sei giorni dopo l’esecuzione di Carlo I la Camera dei Comuni abolì la Camera dei Lord come “”inutile e pericolosa””. Otto giorni dopo abolì la monarchia come “”ingombrante e non necessaria””. Tre mesi più tardi, il 10 maggio, proclamò la repubblica”” (pag 232) J.G. Muddiman nel suo libro sul processo di Re Carlo I pubblicato nel 1928 e riconosciuto come lo studio più accurato sull’argomento, non è riuscito a chiarire il mistero dell’identità dei due boia che eseguirono la sentenza di morte sul patibolo (pag 229)”,”UKIR-046″
“BORSA Giorgio”,”L’Estremo Oriente tra due mondi. Le relazioni internazionali nell’Estremo Oriente dal 1842 al 1941.”,”Giorgio Borsa, figlio del noto giornalista e scrittore Mario Borsa, è nato a Milano il 19 gennaio 1912. Laureato in giurisprudenza ed in filosofia, è a capodella sezione ‘Asia orientale’ dell’ISPI di Milano dal 1946. Libero docente di storia coloniale dal 1952, è incaricato di storia dei trattati e politica internazionale presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Pavia dal 1955. Ha collaborato a ‘The Times’, ‘New York Times’ ecc. Ha viaggiato in Europa, Stati Uniti e India, Cina e Giappone. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi tra cui ‘Gandhi e il risorgimento indiano’, ‘Problemi della Cina comunista’, ‘Il ritorno dell’influenza sovietica in Estremo Oriente e le responsabilità di Roosevelt’. ‘Si deve mantenere senza condizioni l’indipendenza del movimento proletario internazionale’ “”E’ il leninismo e non il marxismo che ha aperto la strada alla diffusione della ideologia comunista in Cina ed in Asia: è la teoria della rivoluzione di Lenin ed in particolare la sua teoria della rivoluzione nei paesi coloniali e semi-coloniali, così come risulta dalla sua opera ‘L’imperialismo come stadio ulteriore del capitalismo’ e dalla relazione da lui presentata al 2° Congresso della Terza Internazionale, in polemica col marxista ortodosso delegato indiano Manabendra Roy (2). La tesi di Lenin, in breve, è che il carattere internazionale mondiale del capitalismo costringe a concepire la rivoluzione proletaria in termini totali e mondiali. Finché il capitalismo era stato un fatto nazionale (nell”800), il nazionalismo era apparso un fenomeno borghese, risultato dalle interne contraddizioni del mondo capitalistico e strumento in mano alle borghesie per distrarre il proletariato dalla lotta di classe. Ma nella nuova situazione creatasi, per cui le colonie erano diventate la grande riserva del mondo capitalistico, la rivoluzione nazionalista nelle colonie, anche se opera di ceti borghesi, in quanto rivolta a indebolire l’imperialismo e perciò il capitalismo sul piano mondiale, diventava obiettivamente un elemento della rivoluzione proletaria mondiale. Questa teoria di Lenin offriva agli intellettuali cinesi e degli altri paesi dell’Asia, che avevano imparato a guardare alla cultura e alla civiltà occidentale come alla sorgente del progresso, ma che erano turbati dalla contraddizione tra i principi delle civiltà occidentali e la pratica dell’imperialismo colonialista, una via d’uscita dalla contraddizione stessa. Imputando al capitalismo e non alla civiltà occidentale come tale le colpe dell’imperialismo, era giustificata l’accettazione di quegli altri aspetti della civiltà occidentale come il progresso scientifico e tecnico, la diffusione della educazione, il miglioramento delle condizioni di vita che gli asiatici tendevano a identificare con il progresso. I primi marxisti, o meglio leninisti cinesi come Li Ta-chao e Chen Tu-hsiu, il direttore e fondatore di quella rivista «La Giovinezza» di cui si è già fatto cenno, erano infatti degli intellettuali illuministi e occidentalizzati che avevano sostenuto la introduzione in Cina d’una democrazia di tipo occidentale e della scienza occidentale. Entrambi furono grandemente colpiti dalla rivoluzione russa, «l’eternamente giovane spirito del mondo che scuote da sé la polvere del passato». Li Ta-chao, che salutava la rivoluzione con queste parole, fu così bolscevico prima che marxista, essendo da questa spinto allo studio di Marx (3). Chen Tu-hsiu resisté di più su una posizione volterriana, soprattutto impegnato in una critica al confucianesimo, al buddismo e al taoismo insieme a Hu-Shih. Fu uno degli ispiratori del movimento del 4 maggio e, come abbiamo visto, del movimento per la Rinascita letteraria. Verso la metà del 1920, anche Chen Tu-hsiu si convertì al marxismo, e nello stesso tempo caddero molte riserve di Li Ta-chao. Fin dal 1918 avevano fondato presso l’Università di Pechino la Società per lo studio del marxismo. La fondazione del Partito comunista cinese si può collocare intorno al 1920″” (pag 243-244-245) [Giorgio Borsa, ‘L’Estremo Oriente tra due mondi’, Bari, 1961] [(2) Il 28 luglio 1920 il 2° Congresso del Comintern adottava con tre astensioni una “”tesi”” preparata e proposta dallo stesso Lenin sulla politica da seguire nei paesi sottosviluppati. In essa tra l’altro, era dello: « 2) Per quanto riguarda i paesi e le nazioni più arretrate, a carattere prevalentemente feudale o patriarcale-contadino, debbono essere particolarmente tenute presenti le seguenti dichiarazioni: a) Tutti i partiti comunisti debbono appoggiare attivamente i movimenti di liberazione nazionale in questi paesi. La forma di tale appoggio dovrà essere discussa all’interno dei partiti comunisti dei paesi in questione, in quanto esistano. Questo obbligo si riferisce in primo luogo ai lavoratori del paese dal quale la nazione arretrata dipende o come colonia, o semplicemente sul piano economico. b) E’ essenziale lottare contro l’influenza reazionaria e medioevale della casta sacerdotale, delle missioni cristiane e di altri simili elementi. c) E’ necessario lottare contro il movimento pan-islamico e pan-asiatico e altre simili tendenze che cercano di combinare la lotta per la liberazione contro gli imperialismi europeo ed americano con il rafforzamento del potere e degli imperialismi turco e giapponese e della nobiltà, dei grandi proprietari terrieri, dei sacerdoti, ecc. d) E’ particolarmente importante appoggiare il movimento contadino nei paesi arretrati contro i signori terrieri e contro tutte le forme e le sopravvivenze del feudalesimo. Soprattutto si deve fare uno sforzo per dare al movimento contadino un carattere il più possibile rivoluzionario, organizzando nei Soviet i contadini e tutti coloro che sono sfruttati, stabilendo così un legame il più stretto possibile fra il proletariato comunista dell’Europa occidentale ed il movimento contadino rivoluzionario in Oriente, nelle colonie e nei paesi arretrati. e) Una lotta risoluta deve essere condotta contro ogni tentativo di contrabbandare sotto il mantello comunista movimenti rivoluzionari di liberazione nei paesi sottosviluppati che non siano veramente comunisti. L’Internazionale comunista ha il dovere di appoggiare il movimento rivoluzionario nelle colonie e nei paesi arretrati allo scopo di costituire un punto di raccolta per i costituenti dei futuri partiti proletari – che dovranno essere veramente comunisti e non tali solo di nome – in tutti i paesi arretrati, e di educarli alla coscienza della loro funzione, vale a dire a combattere contro le tendenze democratico-borghesi nel loro paese. L’Internazionale comunista deve collaborare provvisoriamente con il movimento rivoluzionario nelle colonie e nei paesi sottosviluppati e formare con questi un’alleanza senza peraltro amalgamarvisi; deve mantenere senza condizioni l’indipendenza del movimento proletario anche se questo si trova solo in uno stato embrionale» (The Communist International, 1919-43, Documents, vol. I, p. 143; (3) Li Ta-chao nacque nell’Hopeh nel 1888; studiò economica politica nella Scuola di scienze amministrative e giuridiche di Peiyang e poi nell’Università Waseda in Giappone, specializzandosi in economia politica. Ritornato in Cina, diventò bibliotecario dell’Università di Pechino, avendo nel 1918 alle sue dipendenze quale impiegato, Mao Tze-tung. Nel 1920 fu nominato professore di storia nella stessa Università. In questi anni collaborò con Chen Tu-hsiu e Hu-Shih nella redazione di «Giovinezza nuova» e collaborò anche alla rivista studentesca «La Rinascita». Fu con Chen Tu-hsiu tra i fondatori del Partito comunista di cui divenne uno degli esponenti più influenti. Fu sommariamente giustiziato nell’aprile 1927 per ordine di Chang Tso-lin e da allora è stato sempre venerato come un martire del movimento comunista cinese] (note a pag 259-260)”,”ASIx-115″
“BORSA Giorgio”,”Dieci anni che cambiarono il mondo 1941-1951. Storia politica e diplomatica della guerra del Pacifico.”,”Giorgio Borsa è stato titolare della cattedra di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extraeuropei dell’Università di Pavia. É autore di: Gandhi, La nasciata del mondo moderno in Asia Orientale e Europa e Asia fra modernità e tradizione.”,”QMIS-016-FL”
“BORSA Giorgio”,”L’Estremo Oriente tra due mondi. Le relazioni internazionali nell’Estremo Oriente dal 1842 al 1941.”,”Contiene tra l’altro il cap. VIII: – Lo sviluppo del nazionalismo in Cina. Il governo rivoluzionario di Sun Yat-sen e la penetrazione ideologica sovietica in Cina. L’accordo di Koo-Kharakhan e la conversione a sinistra del Kuomintang. Le forze operanti per il rinnovamento della Cina. Il rinascimento culturale cinese. (pag 218-231)”,”ASIx-001-FC”

Biblioteca Isc ordinata per nome autore, B2

R N. ROZKOV H. ROLAND-HOLST P. RUMJANCEV J. STEKLOV M. TAGANSKIJ A. FINN-ENOTAEVSKIJ”,”Karl Marx (1818-1883). Per il 25° anno dal giorno della sua morte, 1883 – 1908.”,”Altri autori: K. RENNER, N. ROZKOV, H. ROLAND-HOLST, P. RUMJANCEV, J. STEKLOV, M. TAGANSKIJ, A. FINN-ENOTAEVSKIJ.”,”MADS-143″
“BAZZANI Fabio”,”Il tempo dell’esistenza. Stirner, Hess, Feuerbach, Marx.”,”BAZZANI Fabio (Empoli, 1955) svolge attività di ricerca presso l’Accademia toscana di scienze e lettere ‘La Colombaria’ e collabora alla cattedra di filosofia morale dell’Università di Firenze. “”””Sotto l’apparenza di un riconoscimento dell’uomo, l’economia politica, il cui principio è il lavoro, è, piuttosto, soltanto la conseguente effettuazione del rinnegamento dell’uomo, dacché l’uomo non sta più in una tensione esterna verso l’esistenza esteriore della proprietà privata, bensì è diventato esso stesso questo essere teso della proprietà privata. Ciò ch’era prima un ‘trovarsi fuori’, una reale espropriazione dell’uomo, è semplicemente divenuto l’azione dell’espropriarsi, dell’alienarsi”” (Marx, Manoscritti, p. 318). Dunque è il lavoro, la ‘Arbeit’, non la ‘Tätigkeit’, il principio dell’economia politica, ovvero il lavoro nella forma della mercificazione, l’attività produttiva che non corrisponde all’attività come essenza attiva della vita dell’uomo; la ‘Arbeit’, in altre parole, nel senso dell’attività alienata, espropriata. (…) La ‘Arbeit’, scrive Marx, viene valutata in conformità a parametri temporali (“”La misura del lavoro è il tempo””, Miseria della filosofia, p. 15) e “”il tempo è tutto, l’uomo non è più niente; è tutt’al più l’incarnazione del tempo… Questo livellamento del lavoro… è semplicemente la realtà dell’industria moderna””. Livellamento del lavoro si contrappone implicitamente a differenziazione nell’attività. Nell’industria moderna, il lavoro è livellato, e, dunque, il tempo, di cui l’uomo nell’industria moderna è incarnazione, è tempo del livellamento. Tempo del livellamento significa tempo della riproduzione sempre eguale a se stessa, ovvero, tempo della ripetizione. Il riferimento ad una temporalità come affermarsi dell’attività differenziata risulta eliminato. Quel che in altre parole risulta eliminato è un tempo fondamentale nella “”radice”” umana, nell’essere, la cui dimensione è differenziata nell’unità del genere: individui differenti nei differenti momenti della loro attiva esistenza ma regolati dalla circolarità in sé conchiusa del tempo universale della ‘Gattung’. In senso autentico, v’è dunque un tempo qualitativo, “”radicale””, in senso inautentico, un tempo quantitativo, ripetitivo, di superficie, cioè estraneo alla “”radice””. Nel sistema tecnico-industriale, il tempo si mostra come unico discrimine ‘quantitativo’ tra il lavoro compiuto da un singolo – che di per sé scompare quale singolo individuo umano per mostrarsi quale funzione del sistema, quale produttore di merce – e il lavoro compiuto da un altro singolo. Il lavoro tecnicizzato elimina – scrive Marx – ogni differenza “”qualitativa””. Questo termine sta ad indicare sia una differente “”qualità”” tra gli individui – capacità, bisogni, desideri differenti – (…) sia una qualità differente nell’attività degli individui, le differenti modalità di soddisfacimento dei bisogni e dei desideri e il differente utilizzo delle capacità. ‘Qualità’, insomma, rimanda all’idea della vita umana in quanto attiva per essenza. Ne consegue che il tempo di lavoro, come si dà nell’organizzazione tecnico-industriale della produzione, è tempo che si trova esternamente all’essenza, appunto perché livellante, tempo di ‘lavoro’, quantitativo e non qualitativo. E’ per tali motivi, quindi che con l’organizzazione tecnica del lavoro, con l’essere l’individuo gettato in una situazione di mera riproduttività / ripetitività temporale, le differenze spariscono. La tecnica è il regno della quantità, del tempo quantitativo, non del tempo qualitativo, essenziale””. [Fabio Bazzani, Il tempo dell’esistenza. Stirner, Hess, Feuerbach, Marx, 1987] (pag 160-162)”,”FILx-459″
“BAZZARELLI Eridano, introduzione traduzione e note”,”Il canto dell’impresa di Igor’. Testo russo a fronte.”,”Autore del testo ignoto”,”RUSx-005-FV”
“BAZZOLI Maurizio”,”Fonti del pensiero politico di Benedetto Croce.”,”Tra i nove capitoli si segnalano: II. Politica e morale nei primi studi crociani sul marxismo (pag 39-52) III. Croce e Bernstein. La “”crisi”” del marxismo tra politica e filosofia (pag 53-75) “”Croce ha più volte definito come “”herbartismo”” il modo d’intendere la morale nei suoi anni giovanili”” (pag 45) l’analogia fra Marx e Machiavelli, per il quale ultimo Croce restituiva ad onore l’interpretazione del De Sanctis. De Sanctis si era opposto a Villari che condannava il Machiavelli con ragioni di carattere moralistico (pag 48) “”Ed è significativo che il filosofo napoletano indicasse proprio in Labriola, o, meglio, in una delle sue due anime, quella del critico e del filosofo, il vero promotore della sistemazione e correzione del marxismo, memore dell’insoddisfazione che Labriola medesimo manifestava nei confronti di un marxismo scientificamente ridotto ai minimi termini dall’insipienza appunto della propaganda socialista in Europa e soprattutto in Italia. Ma è altrettanto significativo che all’altra anima del Labriola, quella rivoluzionaria, Croce contrapponesse non solo il proprio lavoro critico, ma specificamente quello del Bernstein, animato anch’egli, tra gli «altri della crisi», da analogo proposito di correggere e sistemare il marxismo lavorando criticamente in ambito teorico e pratico al di fuori di ogni visione dogmatica (6). A partire dal 1898 si sviluppava in Germania, ma con ripercussioni che superavano i confini della cultura e della politica tedesche, la polemica Bernstein-Kautsky che, nel contrapporre le nuove tesi del revisionismo a quelle dell’ortodossia marxista, adombrava in realtà più di un problema filosofico e si imponeva per la rilevante portata delle conseguenze a livello ampiamente europeo. I termini di quel dibattito, in sede di dottrina politica e di politica pratica, non sfuggivano al Croce, che andava proprio allora misurando il mutato atteggiamento del Sorel e anzi la sua simpatia per le tesi di Bernstein con quello, pressoché contrario, del Labriola; questi all’inizio tendeva a minimizzare la portata della polemica salvo poi, giudicatala «più seria, ossia ‘reale’», col dilagare di quella, prendere posizione netta contro Bernstein non risparmiando, nelle lettere a Croce, giudizi piuttosto coloriti (7). Ma soprattutto a Croce non sfuggiva la natura di quella polemica che sì si manifestava in termini di dottrina politica, ma affondava le proprie radici in un terreno filosofico che con Bernstein, Sorel e altri egli stesso aveva contribuito a dissodare. Il libro di Bernstein, ‘Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie’ (Socialisme théorique et socialdémocratie pratique’) (8) usciva nel gennaio del 1899, ma il manoscritto era comunque terminato alla fine del 1898. Inoltre esso non cadeva nel tranquillo stagno del socialismo tedesco come fulmine a ciel sereno giacché era stato preceduto da conferenze, articoli e comunque ufficialmente dichiarato in una lettera inviata al congresso socialdemocratico tedesco, a Stoccarda, il 3 ottobre 1898. La materia trattata nell’opera non risultava affatto nuova alla critica marxistica e non marxistica soprattutto tedesca, giacché era stata trattata nella serie d’articoli intitolata ‘Problemi del Socialismo’, soprattutto nella ‘Neue Zeit’, fondata nel 1883 dal Kautsky e considerato il periodico più autorevole – con il ‘Sozialistiche Monatshefte’ – del socialismo teorico e pratico tedesco. Che l’«eresia» documentabile e documentata risalisse agli anni precedenti il 1898 è espressamente dichiarato dal Bernstein, che aggiunge a prova di ciò: «Cette déviation ne date pas, en vérité, de peu de temps. Elle est le produit d’une lutte intérieure de plusieurs années, connue d’Engels – comme je puis le prouver» (9)”” [Maurizio Bazzoli, Fonti del pensiero politico di Benedetto Croce, Milano, 1971] [(6) Cfr. ‘Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia’ (in ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, cit., p. 318); (7) «Quel cretino di Bernstein […]»; «Quel buon uomo di Kautsky […]». Si vedano le lettere di Labriola a Croce del 17 novembre 1898 e 8 gennaio 1900 (in ‘Come nacque’ etc, cit., pp. 314-315 e 320-321); (8) Con questo titolo fu subito tradotto in francese (Parigi, P.V. Stock, 1900). Questa traduzione – alla quale farò riferimento – fu approvata da Bernstein poichè «rien n’a été changé en matière de principe» e benchè non sia del tutto una traduzione testuale dell’edizione tedesca, tuttavia non se ne discosta che minimamente. Inoltre esse è interessante perchè contiene una Prefazione dello stesso Bernstein in cui egli risponde alla critiche (specialmente del Kautsky, col quale evidentemente Labriola finiva col trovarsi d’accordo) mosse alla prima edizione tedesca dell’opera; (9) Cfr. Prefazione all’edizione tedesca di ‘Socialisme théorique et socialdémocratie pratique’, cit., p. XLII; ma si veda anche p. XXXV]”,”CROx-051″
“BEAN Charles BENTOLILA Samuel BERTOLA Giuseppe DOLADO Juan, rapporto redatto da”,”Le politiche sociali in Europa. Rapporto.”,”Rapporto effettuato da ricercatori del CEPR: Bean (LSE), Bentolila (Cemfi), Bertola (Univ. Torino), Dolado (Univ. Carlos III, Madrid)”,”EURE-130″
“BEARD Charles A.”,”Storia delle responsabilità. La politica estera degli Stati Uniti. (Tit.orig.: American Foreign Policy in the Making)”,” BEARD Charles A. è nato nell’ Indiano nel 1874. E’ uno storico e un giornalista di grande fama. E’ laureato in legge filosofia e scienze politiche presso la Cornell University e l’ Università di Oxford. E’ stato professore di sceinze politiche alla Columbia University dal 1915 al 1917. Nel 1922 si è recato a Tokyo ove è diventato consigliere del ministro degli interni giapponese Visconte GETO. E’ autore di molti libri (v. risvolto copertina). “”Il quarto dilemma che Roosevelt si trovò di fronte dopo la sua elezione alla Presidenza, e che riguardava gli affari internazionali era quello della politica americana nell’ Estremo Oriente, soprattutto nella forma che ad essa aveva dato Henry Stimson, Segretario di Stato del Presidente Hoover. In origine, questo problema era stato intimamente connesso con i piani imperialisti messi in opera sotto gli auspici repubblicani, in Estremo Oriente, fino dal 1898; ma gli internazionalisti americani aveva visto nelle iniziative del Segretario Stimson una possibilità di “”rafforzare”” il Patto di Pace Kellogg-Briand, inducendo gli Stati Uniti ad entrare nella S.d.N. (Società delle Nazioni, ndr) e a far uso di essa per controbattere l’ imperialismo giapponese. In tal modo, sarebbe stato possibile legare strettamente gli Stati Uniti alla S.d.N. o alle grandi potenze che di fatto la dominavano. A causa delle implicazioni internazionaliste della manovra di Stimson, il problema dell’ Estremo Oriente era assai spinoso per Roosevelt. Ma egli lo trattò molto ingegnosamente””. (pag 176-177)”,”USAQ-043″
“BEARZOT Cinzia a cura”,”Pericle e la Grecia classica.”,”L’età di Pericle (pag 40-41) Cinzia Bearzot insegna Storia greca all’Università Cattolica di Milano. “”E’ l'””Età di Pericle””; realizzazione di quel sottile e sotterraneo equilibrio tra un sistema aristocratico e una democrazia che ebbe la sua massima espressione nell’Ecclesia, l’assemblea di tutti gli Ateniesi (maschi, ovviamente, ma accessibile anche ai meno ricchi, grazie a una speciale indennità), deputata al governo della ‘polis’. Ma fu pure, altro lato della medaglia, il tempo d’oro delle imprese, dei commerci, delle manifatture, dei forzieri pieni di ricchezze nei templi, della letteratura, delle arti; del bello. Pericle si dedicò a opere difensive, come la costruzione delle Lunghe Mura che cingevano il collegamento tra Atene e i suoi porti; e si impegnò a rendere maestosa la sua città, della quale cambiò il volto con ornamenti e capolavori usciti dagli scalpelli di Fidia e Policleto e, eterno tra gli altri progetti, con la ricostruzione dell’Acropoli che, da allora, è dominata dal dorico Partenone (ca. 448-439 a.C:) su disegno di Ictino e Callicrate), tempio all’interno del quale trovò posto la colossale statua crisoelefantina di Athena ‘Parthènos’ oggi perduta. Fece erigere anche i Propilei, l’imponente ingresso in marmo bianco alla città ideato da Mnesicle. Plutarco narra che, durante i lavori, il migliore tra gli addetti al cantiere fosse caduto rovinosamente dall’alto della fabbrica: Pericle intervenne guarendogli le ferite con un’erba sconosciuta ai Greci, per poi sostenere con infinita scaltrezza che era stata la dea Minerva a suggerirgli in sogno quella cura. Lo schiavo recuperò le forze e la città, allora, incaricò Fidia di realizzare una statua d’oro della dea, detta della Salute, a celebrazione di quell’evento miracoloso. Lo storico dell’architettura del Settecento Francesco Milizia, nelle ‘Vite dei più celebri architetti d’ogni nazione e d’ogni tempo’, oltre a ricordare lo stesso episodio con dovizia di particolari, commenta che, avendo Pericle sempre a che fare con architetti di grande valore, alla fine era diventato lui stesso un architetto. Ma l’entusiasmo non era generale: gli avversari gli imputarono quello che Ignazio Silone avrebbe chiamato ironicamente il «mal della pietra», cioè la mania di erigere ovunque monumenti e dare forma monumentale ad ogni edificio pubblico, il che sostanzialmente si traduceva nell’accusa di abuso delle rendite pubbliche e di richieste eccessive di tributi, soprattutto a scapito degli alleati. Alla radice c’era di più, ovvero na stratificata ostilità di fronte alla concentrazione di un potere che pareva senza limiti (…)”” (pag 40-41)”,”STAx-276″
“BEASLEY William Gerald”,”Storia del Giappone moderno.”,”W.G. BEASLEY, è nato nel 1919, e dal 1954 è Prof di storia dell’ Estremo Oriente all’Univ di Londra.”,”JAPx-021″
“BEASLEY William Gerald”,”Storia del Giappone moderno.”,”William Gerald Beasley è nato nel 1919, e dal 1954 è professore di Storia dell’Estremo Oriente all’Università di Londra.”,”JAPx-004-FL”
“BEATON Roderick”,”La Grecia. Biografia di una nazione moderna.”,”Roderick Beaton è Professore emerito di Storia, Lingua e Letteratura greca moderna e bizantina al King’s College di Londra Seconda guerra mondiale: la sconfitta e l’instaurazione di un governo fantoccio guidato da Georgios Tsolakoglou. La carestia. “”La Grecia era stata sconfitta e occupata dalle sole forze armate tedesche. Tuttavia, Hitler si interessò solo di sfuggita alla sua nuova conquista. A differenza di altri Paesi conquistati, sembra che i nazisti considerarono la Grecia un bottino da saccheggiare e depredare, piuttosto che come un’impresa ben avviata da coltivare e mantenere nel proprio interesse. Ciò divenne presto evidente quando Hitler consegnò il controllo della maggior parte del Paese agli alleati che si trovavano nella posizione più conveniente per esercitarlo: i bulgari e gli italiani. La maggior parte della Tracia ocidentale e tutta la Macedonia orientale furono affidate alla Bulgaria affinché le amministrasse. La «pulizia etnica» messa in atto da entrambe le parti durante le guerre balcaniche e la Prima guerra mondiale ricominciò. I tedeschi mantennero il controllo solo della aree più importanti dal punto di vista strategico: le isole e la terraferma più vicine alla Turchia, che era rimasta neutrale, la maggio r parte delle aree macedoni al confine con la Jugoslavia, compresa Salonicco, la maggior parte di Creta e una piccola area interno ad Atene e al Pireo. Per tutto il resto la responsabilità sarebbe stata degli italiani”” (pag 292-293) La guerra civile greca e la dottrina Truman. “”Il risultato fu che, mentre un governo sempre più autoritario inaspriva il controllo sulle città e sui centri abitati, nelle campagne e in particolare nelle montagne della Grecia contenentale ritornava il caos dell’Occupazione. Gli storici hanno analizzato minuziosamente le dichiarazioni e cercato di sondare le motivazioni della leadership del Partito comunista in quel periodo. Tuttavia, fu solo gradualmente, durante il 1946 e i primi mesi del 1947, che il Kke assunse il controllo di tutti i gruppi di guerriglia che si opponevano ai rappresentanti dello Stato ufficiale. Il fatto stesso che avesse potuto farlo fu in gran parte la conseguenza di azioni perpretate o tollerate dal governo. I resti dell’Elas si riunirono negli ultimi mesi del 1946, anche se il suo successore non avrebbe mai raggiunto più della metà della forza dell’Elas al suo apice. La formazione di un nuovo Esercito democratico greco (Dse) fu annunciata a dicembre; al comando c’era un ex leader della guerriglia dell’Elas, Markos Vafeiadis. Sarebbe passato un altro anno prima che il Partito comunista fosse pronto a far rinascere il Comitato politico di liberazione nazionale (Peea). Tale era il nome del governo alternativo istituito nella «Grecia libera» per sei mesi nel 1944. Ora, con Vafeiadis come Primo ministro, il governo aveva il controllo delle zone montuose della Grecia settentrionale e centrale – all’incirca lo stesso territorio che era stato liberato dall’Eam e dall’Elas durante l’Occupazione. Solo alla fine del 1947 la guerra civile, che durava da quattro anni, venne formalizzata in una contesa tra amministrazioni politiche opposte, ciascuna sostenuta da un esercito regolarmente costituito. Gli eventi decisivi che avrebbero determinato più di ogni altra cosa questo risultato ebbero luogo, come spesso era accaduto nella storia greca, in territori lontani: questa volta si trattò di Londra e di Washington. All’inizio del 1947, il governo laburista britannico che era salito al potere alla fine della Seconda guerra mondiale aveva avviato il processo di disimpegno in tutto il mondo, che nei duie decenni successivi avrebbe visto la trasformazione dell’Impero britannico nel Commonwealth. Il ministro degli Esteri, Ernest Bevin, annunciò che le forze britanniche sarebbero state ritirate dalla Grecia alla fine di marzo. Appena tre settimane prima di tale scadenza, il 12 marzo, il presidente Truman in un famoso discorso alle due Camere del Congresso annunciò quella che da allora è nota come «Dottrina Truman». Da tempo il governo americano temeva la diffusione del comunismo sovietico nel mondo. La dottrina affermava che gli Stati Uniti avrebbero messo a disposizione massicci aiuti economici militari per tutti gli Stati minacciati da una presa di potere comunista. Tale dottrina sarebbe stata sperimentata prima in Grecia e in Turchia, ma in Grecia la necessità era sentita come più pressante. Il supporto logistico americano al governo greco iniziò ad arrivare quasi subito. Gli americani non inviarono truppe da combattimento in Grecia”” (pag 320-322) Markos. (wikip): ‘(…) Nel febbraio del 1946, si trovò poi in forte disaccordo anche con Nikos Zachariadis, segretario generale del KKE, che dopo un sudatissimo quanto temporaneo cessate il fuoco con le forze nemiche premeva affinché si riprendessero immediatamente le armi per poter cogliere di sorpresa il nemico, che invece Vafeiadis riteneva infattibile sulla scorta delle loro forze. Comunque, quando le azioni ripresero nel luglio dello stesso anno, Zachariadis designò ugualmente Vafeiadis come leader della guerriglia comunista. Con il termine del conflitto e lo scoppio subitaneo della guerra civile greca, sorta a causa di un referendum plebiscitario, non riconosciuto dai comunisti, atto alla riconferma al potere del regime monarchico preesistente, nell’ottobre del 1946, quando fu fondato il Comando generale dell’Esercito Democratico Greco (DSE), organismo militare rivoluzionario per la trasformazione della Grecia in una repubblica popolare, Vafeiadis ne assunse da subito un ruolo di primo piano in seno ai suoi quadri dirigenti e, nel dicembre del 1947, fu nominato primo ministro e ministro della guerra del Governo democratico provvisorio, facente capo per l’appunto alla resistenza comunista. Durante gli ultimi fuochi della guerra civile, i suoi contrasti con Zachariadis si acuirono irrimediabilmente a causa del loro fortissimo disaccordo sulle scelte militari da prendere per l’andamento della guerra e così fu esonerato dalle sue funzioni di comando (agosto del 1948), per poi venir rimosso da tutti gli altri suoi incarichi (gennaio del 1949). Nell’ottobre del 1950, con la resistenza comunista del tutto sbaragliata dall’esercito regolare ellenico dopo circa quattro anni di conflitto armato e il conseguente esilio dei suoi militanti nei paesi del blocco orientale, fu allontanato dal KKE mentre si trovava in isolamento nell’Unione Sovietica, anche per la sua avversione manifesta alla dirigenza stalinista del tempo, seguita ciecamente dal suo stesso partito. Con l’inizio poi della destalinizzazione, Vafeiadis fu riammesso nel KKE, venendone eletto tra i membri dell’Ufficio politico del Comitato Centrale, ma, a seguito di nuovi disaccordi con il resto della sua dirigenza, fu rimosso dal suo incarico nel gennaio del 1958 e allontanato nuovamente dal KKE nel giugno del 1964, nello stesso anno poi in cui il suo vecchio compagno stalinista Zachariadis veniva condannato dallo stesso partito quale “”nemico del popolo””. In seguito poi alla spaccatura in due fazioni distinte – una prosovietica e un’altra eurocomunista – venutasi a formare all’interno del partito nel 1968, fu nuovamente riammesso dai membri del cosiddetto “”KKE dell’interno””, la fazione eurocomunista, divenuta nel frattempo maggioritaria. Nel marzo del 1983 tornò dunque in Grecia dall’Unione Sovietica, dove era rimasto in esilio per ben 23 anni, dove in seguito pubblicò le sue memorie. Dal novembre del 1989 all’aprile del 1990, ricoprì la carica di deputato del Parlamento greco all’interno delle liste”,”GREx-030″
“BEAUD Michel”,”Storia del capitalismo. Dal Rinascimento alla New Economy.”,”BEAUD Michel (1935) già docente di economia, storia del pensiero economico e storia economica all’ Università di Lille e di Parigi VIII, è autore di molti saggi. Insegna attualmente all’ Università di Parigi VII Denis Diderot. “”In Germania dopo le leggi eccezionali votate nel 1878 contro i socialisti e un difficile periodo di azione semiclandestina, i socialdemocratici ottengono un primo successo nel 1884, con 500.000 voti e 24 rappresentanti in Parlamento; riusciranno in seguito ad aumentare notevolmente la loro influenza con più di 3 milioni di voti e 81 deputati nel 1903, e oltre 4 milioni di voti e 110 deputati nel 1912. Parallelamente si assiste allo sviluppo dei sindacati: 300.000 iscritti nel 1890, 680.000 a fine secolo, 2,5 milioni nel 1913: l’accordo di “”parità””, deciso al congresso di Mannheim nel 1906, obbliga il partito e l’organizzazione sindacale a prendere le decisioni essenziali in comune. Negli Stati Uniti, infine, il movimento sindacale si forma seguendo il ritmo delle crisi, degli scioperi e della repressione. I Knights of Labor (Cavalieri del lavoro) passano da 110.000 aderenti nel 1885 a 729.000 nel 1886, per poi scendere a 100.000 nel 1890; alcune organizzazioni crescono in occasione di un’agitazione riuscita: l’American Railway Union (150.000 iscritti nel 1893), la Federazione dei minatori americani (100.000 aderenti nel 1897). L’American Federation of Labor (AFL) si sviluppa più lentamente ma con notevole successo: 100.000 aderenti nel 1886, 250.000 nel 1892, 2 milioni nel 1912. Nel complesso, nel 1913 ci sono in tutto il mondo circa 15 milioni di lavoratori iscritti al sindacato.”” (pag 171)”,”ECOI-234″
“BEAUFRE André”,”Introduzione alla strategia.”,”L’autore, A. Beaufrè, è un generale. Ha combattuto nella seconda guerra mondiale (terminando alla fine di questa in qualità di Capo delle Operazioni dello Stato Maggiore della 1° armata francese). Nel 1958 è diventato Capo dello Stato maggiore aggiunto dello Shape e due anni dopo rappresentante della Francia in seno al Gruppo Permanente della Nato a Washington. Tesi Generale Gamelin su 1° Gm “”In una prefazione scritta verso il 1934, il Generale Gamelin spiegava che tra il “”piano 17″” del 1914 che prevedeva un’offensiva in direzione delle Ardenne e la battaglia di Francia del 1918, esisteva una completa similitudine di concetti, ma che nel frattempo i mezzi erano divenuti adatti ai fini della strategia; la strategia, cioè, disponeva finalmente di mezzi che rendevano possibile la sua manovra . Questa opinione, basata solo su una analogia geografica, dimostra l’errore che si commette quando si considerano uguali due azioni militari simili in apparenza, che si svolgono su un medesimo terreno ma in momenti differenti dell’evoluzione e in circostanze diverse. Il colpo offensivo in direzione delle Ardenne del 1914 era una follia; infatti: a) la debole capacità offensiva di quell’epoca votava l’azione al fallimento; b) il terreno era sfavorevole; c) avanzando al centro in presenza di un’ala destra tedesca non contenuta, ci si esponeva all’avvolgimento. La situazione del 1918 si era rovesciata rispetto a due di questi fattori: il terreno rimaneva sfavorevole ma a) la capacità offensiva era diventata notevole; b) il nemico era stabilizzato dappertutto, le sue riserve erano logorate e, con l’avanzata al centro, si minacciava di avvogere tutta l’ala destra tedesca. Inoltre, il paragone tra il 1914 e il 1918 mette in luce la straordinaria mobilità delle forze nel 1914 e l’estrema pesantezza di quelle del 1918. Ciò dimostra come, nel volgere di quattro anni, le norme della schermaglia strategica si siano completamente modificate. Si avranno mutamenti ancora più profondi tra il 1918 e il 1940 e persino tra il 1940 e il 1945. Tutte queste considerazioni mettono in luce quella che è la maggiore difficoltà dell’arte militare, e cioè la sua ‘variabilità'”” (pag 52)”,”QMIx-245″
“BEAUFRE André, Generale”,”Difesa della bomba atomica.”,”In apertura: Dedica dell’autore: ‘Al Capitano B.H. Liddell Hart, il quale ha così notevolmente contribuito alla rinascita della strategia’ André Beaufre (French pronunciation: [?d?e bof?]; 25 January 1902 – 13 February 1975) was a French Army officer and military strategist who attained the rank of Général d’Armée (Army General) before his retirement in 1961. He was born in Neuilly-sur-Seine and entered the military academy at École Spéciale Militaire de Saint-Cyr in 1921, where he met the future French president Charles de Gaulle, who was an instructor. In 1925 he saw action in Morocco against the Rif, who opposed French rule. Beaufre then studied at the École Supérieure de Guerre and at the École Libre des Sciences Politiques and was subsequently assigned to the French army’s general staff. By the end of World War II, he had attained the rank of colonel and was well known in the English-speaking world as a military strategist and as an exponent of an independent French nuclear force. He commanded the French forces in the 1956 Suez War campaign against Egypt in 1956. Beaufre later became chief of the general staff of the Supreme Headquarters, Allied Powers in Europe in 1958. He was serving as chief French representative to the permanent group of the North Atlantic Treaty Organization (NATO) in Washington in 1960 when he was promoted to général d’armée. Beaufre retired from the Army in 1961 for health reasons. He died in 1975 while engaged in a series of lectures in Yugoslavia.[citation needed]”,”QMIx-332″
“BEAUJEU-GARNIER J.”,”L’ économie du Moyen-Orient.”,”Israele, 1946. “”Poco a poco si è sviluppata una forma di colonizzazione proletaria. La terra restava proprietà nazionale e non era concessa ai coltivatori se non per un periodo di 49 anni rinnovabile. Essa doveva essere coltivata direttamente senza impiego di manodopera salariata, anche gli appezzamenti erano piccoli (2,5-3 ettari). La monocoltura era proibita alfine di assicurare un miglior equilibrio economico. Infine, era obbligatorio vendere e acquistare attraverso l’ intermediazione delle cooperative. Tre tipi di villaggio sono nati su queste terre. Il Kibbutz è un villaggio collettivista in cui gli individui coltivano in comune un grande dominio e ne consumano tutti insieme la produzione. Tutti i membri, uguali, vivono in comune; i bambini sono allevati a parte. Il macchinismo è molto sviluppato e il rendimento generalmente eccellente. Si ne contano duecento che raggruppano 200 mila persone (…). I sionisti hanno dato prova di originalità nella loro organizzazione della vita sociale ma anche nella messa in opera di mezzi tecnici perfezionati.”” (pag 83-84)”,”VIOx-120″
“BEBEL August”,”La donna e il socialismo. La donna nel passato nel presente e nell’ avvenire.”,”L’opera è stata scritta da BEBEL in carcere nel 1899.”,”DONx-008″
“BEBEL August VAHLTEICH Julius MEHRING Franz JAECKH Gustav”,”Die Gründung der Deutschen Sozialdemokratie. Eine Festschrift der Leipziger Arbeiter. 23 Mai 1903.”,”Scritti di BEBEL August VAHLTEICH Julius MEHRING Franz JAECKH Gustav”,”MGEx-068″
“BEBEL A. KAUTSKY K. SINGER AUER HOFFMANN LEDEBOUR MEHRING LUXEMBURG VOLLMAR e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Dresden vom 13. bis 20. September 1903.”,”Nella seconda parte del volume contiene: BEBEL A. BAADER DIETZ EBERT HOFFMAN KAUTSKY ZIETZ e altri interventi, Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Bremen vom 18. bis 24. September 1904. VERLAG EXPEDITION DER BUCHHANDLUNG VORWÄRTS. BERLIN. 1904 pag 384 8° programma organizzazione partito socialdemocratico tabelle elenco presenze nomi interventi Congresso indice argomenti. .”,”MGEx-071″
“BEBEL A. AUER KAUTSKY SINGER VOIGT e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Hamburg vom 3. bis 9. Oktober 1897.”,”Nello stesso volume: BEBEL A. AUER DAVID KAUTSKY LIEBKNECHT LEDEBOUR LUXEMBURG SINGER VOLLMAR e altri interventi, Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Hannover vom 9. bis 14. Oktober 1899. VERLAG EXPEDITION DER BUCHHANDLUNG VORWÄRTS. BERLIN. 1899 pag 304 8° programma organizzazione statuto partito socialdemocratico tabelle elenco presenze nomi interventi Congresso indice argomenti trattati. .”,”MGEx-076″
“BEBEL A. AUER DAVID KAUTSKY LIEBKNECHT LEDEBOUR LUXEMBURG SINGER VOLLMAR e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Hannover vom 9. bis 14. Oktober 1899.”,”E’ contenuto nel volume MGE-076″,”MGEx-077″
“BEBEL DIETZ EBERT ADLER LEGIEN LEBER LIEBKNECHT LUXEMBURG ZETKIN e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Jena vom 10. bis 16. Oktober 1911. Sowie: Bericht über die 6. Frauenconferenz am 8. und 9. September 1911 in Jena.”,”Contiene il volume: BEBEL A. AUER BERNSTEIN CACHIN DAVID DITTMANN EBERT GOTTSCHALK HAASE LEDEBOUR LIPINSKI NOSKE PANNEKOEK SCHEIDEMANN LIEBKNECHT ZETKIN e altri interventi, Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Chemnitz vom 15. bis 21. September 1912. VERLAG BUCHHANDLUNG VORWÄRTS PAUL SINGER – HANS WEBER. BERLIN. 1912 pag 558 8° programma organizzazione statuto partito socialdemocratico tabelle elenco presenze nomi interventi Congresso indice argomenti trattati. .”,”MGEx-078″
“BEBEL Augusto”,”Alla conquista del potere. Discorso al parlamento tedesco nella tornata del 3 febbraio 1893.”,”””Noi oggi null’ altro abbiamo a fare se non provvedere ad illuminare le masse sull’ essenza e la natura della società borghese…”” “”quando finalmente i campi di battaglia saranno teatro di carneficine che faranno inorridire l’ Europa, allora, o signori, sarà venuto il momento che tutta la vostra società precipiterà in rovina in un colpo solo””.”,”BEBx-021″
“BEBEL August”,”August Bebel. Auswahl aus seinen Reden. Mit Einleitung von Kurt Kersten.”,”””Al momento, gli Stati Uniti cominciano a fare un passo nella competizione con la vecchia Europa nei settori militare e marittimo esattamente come nei settori economico e industriale.”” (pag 87, 1903)”,”BEBx-028″
“BEBEL August”,”Diesem System keinen Mann und keinen Groschen. Aus Reden und Schriften.”,”””Das würde die Folge sein. Sie können nicht ein Volk von 400 Millionen so mir nichts dir nichts in einigen Jahrzehnten christianisieren. DIe Jesuiten, welche sehr geschickte Operateure sind auf dem Missionsgebiet und auf dem politischen Gebiet, arbeiten seit kurz nach ihrer Begründung, seit zirka 300 Jahren, in China. Was haben sie erreicht? Was haben die ganzen christlichen Missionen bis jetzt erreicht?.”” “”Quello sarebbe il risultato. Non si può cristianizzare un popolo di 400 milioni di persone solamente in pochi decenni. I gesuiti, che erano operatori molto abili sul terreno delle missioni e sul terreno politico hanno lavorato dal loro insediamento per trecento anni in Cina. Che cosa hanno ottenuto? Che cosa hanno ottenuto fino ad oggi le missioni cristiane?”” (pag 65)”,”BEBx-029″
“BEBEL August ENGELS Friedrich, a cura di von Werner BLUMENBERG”,”Briefwechsel mit Friedrich Engels.”,”Quellen und Untersuchungen zur Geschichte der Deutschen und Österreichischen Arbeiterbewegung, VI, a cura di IISG, direttore Prof. Dr. A.J.C. RÜTER.”,”BEBx-031″
“BEBEL August DIETZ LIEBKNECHT AUER AUERBACH SINGER e altri”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Halle a. S. vom 12. bis 18. Oktober 1890.”,” “”Liebknecht: Ich werde das Persönliche möglichst vermeiden und mich auf die Kritik der gegen die Parteileitung und Fraktion von der Opposition erhobenen Angriffe beschränken.”” (pag 56) “”Eviterei se possibile il personale e mi limiterei alla critica degli attacchi condotti alla linea del partito e al gruppo parlamentare da parte della frazione dell’ opposizione””.”,”MGEx-173″
“BEBEL August”,”Aus meinem Leben. Zweiter Teil.”,”””Der “”Sozialdemokrat”” beobachtete jetzt die Taktik, ständig zu verkünden, unser Anhang bestehe nicht aus Arbeitern, sondern aus Literaten, Schulmeistern und sonstigen Bourgeois.”” (pag 81) « « Le Sozialdemokrat » observé la tactique constamment annoncer, nos partisans se compose pas maintenant des travailleurs, mais des homme de lettres, des maîtres d’école et d’autres Bourgeois”””,”BEBx-032″
“BEBEL August”,”My Life.”,”Engels è citato tre volte. Gli attacchi di Duhring 2 volte. “”La sede del comitato di controllo era Lipsia, ed io ero il presidente. Gli organi ufficiali del partito erano il “”Neue Sozialdemokrat”” a Berlino e il Volksstaat a Lipsia. Entrambi furono acquistati dal partito””. (pag 286) La mia posizione sulla Comune. “”Il 12 marzo 1876, un dibattito sulla questione fu realizzato tra Bruno Sparig, capo agitatore del Partito liberale nazionale ed il sottoscritto. Il meeting fu organizzato congiuntamente dai due partiti (…). Il mio opponente mi attaccò per il mio atteggiamento nei confronti della Comune (…). Io parlai un’ ora e mezza, sollevando alcuni argomenti: (…) “”la Comune non ha fatto nulla di cui essere biasimata, e se commise atti di violenza i governi monarchici d’ Europa in situazioni simili hanno commesso atti cento volte più violenti.”” (pag 292) “”Il Reichstag del 1877 dedicò molto tempo alle questioni sociali. Il Centro (il partito del centro, ndr), molto allarmato dalla impennata dei voti socialdemocratici, partì con le sue proposte di riforme sociali (…)””. (pag 304) Il caso Höchberg. “”Un settimanale, il “”Zukunft””, fu fondato a Berlino. Era finanziato da Karl Höchberg, il figlio di un banchiere di Francoforte. Höchberg era unito al movimento, se si può dire così, per motivi di filosofia sentimentale; Eduard Bernstein, dando le dimissioni da una banca di Berlino, divenne suo segretario. L’ atteggiamento piuttosto indeterminato del giornale rispetto al Socialismo scientifico come lo definivano Marx ed Engels – esso aprì le sue colonne a tutte le varie correnti di opinione che caratterizzavano il nostro movimento – eccitò, fin dall’ inizio, il sospetto dei “”due anziani di Londra””; sospetti che si approfondirono quando il corso degli eventi e le difficoltà finanziarie del partito ci spinsero ad accettare l’ assistenza finanziaria di Höchberg. Marx ed Engels, che erano troppo lontani per avere una visione corretta di persone e cose, videro in questi larghi sacrifici da parte di Höchberg non altro che un disegno machiavellico per prendere in trappola il partito e deviarlo dai suoi veri fini. Essi erano piuttosto in errore. Höchberg non pose mai condizioni (…)””. (pag 309)”,”BEBx-033″
“BEBEL August”,”Society of the future.”,”Questione demografica popolazione (pag 150) Non cita Engels. Internazionalismo. “”Questa separata esistenza nazionale, che è, l’ ostile chiusura di una nazione dall’ altra, svanirà gradualmente nonostante gli sforzi da ogni parte di conservarla, e così le future generazioni potranno senza difficoltà compiere quei compiti che brillanti menti hanno da tempo contemplato e tentato di risovere senza successo. Così, Condorcet concepiva l’ idea di un linguaggio internazionale. E il defunto Ulisse S. Grant, ex-Presidente degli Stati Uniti, diceva in un indirizzo pubblico: “”Nella misura in cui il commercio, l’ educazione, e la rapida trasmissione del pensiero e di contenuti per mezzo del telegrafo e delle navi a vapore hanno cambiato ogni cosa, credo che Dio stia preparando il mondo a diventare ‘una’ nazione, a parlare ‘una’ lingua, e pervenire a uno stato di perfezione ‘in cui non ci sarà più bisogno degli eserciti e delle flotte di guerra””.”” (pag 142)”,”BEBx-034″
“BEBEL August”,”Unsere Ziele. Eine Streitschrift gegen die “”Demokratische Korrespondenz””. [tr. ‘I nostri obiettivi. Una polemica contro “”Corrispondenza democratica””].”,”Appendice: Dal Congresso del partito operaio socialdemocratico di Stoccarda, 6 giugno 1870 ‘”,”BEBx-036″
“BEBEL August”,”Bebel’s Reminiscences. Part I.”,”Schweitzer e Marx (pag 205-207) “”After that vote in Hamburg, Schweitzer and Fritzsche, declared that they would call a workingmen’s congress for the foundation of trade unions in their capacity as Reichstag members, But when opposition made itself heard against this, Schweitzer threatened to resign immediately, if instructions were given preventing his doing this, and that he would leave the association. This threat had the desired effect. The congress took place on September 27th [1868], and on the following days, in Berlin. Not less than 206 delegates were present, who had mostly been elected in workingmen’s meetings, and who represented 140,000 workers. The following remarks of Schweitzer, in a speech opening the congress, were significant: «England is by far the richest country of the world in the matter of capital, and if the industry of other countries has nevertheless, mastered the English, it is due to the fact that the English laborers are making so much trouble for their capitalists. That may also be done in Germany, and even more easily. The German working-men can ruin the German industry altogether, if they want to do so, and they have no interest in maintaining it, so long as they derive but the scantiest wages from it…. The German workingmen, if they are strongly organized, can drive the German industry out of competition, and if the capitalists don’t like that, they may pay higher wages». This was not a very able argument, but perhaps it was no intended to be. The congress established so-called workers’ groups, under the control of a central board, composed of Schweitzer, Fritzsche and Karl Klein of Elberfeld, as president and vice-presidents. This organization was not very happily chosen, and was due to Schweitzer, who, under no circumstances, would permit any part of a movement under his influence to have any independence. Schweitzer, who was very anxious to obtain a favorable answer from Marx for his enterprise; had written a letter to him on September 13th, and inclosed a draft of his constitution. Marx, who had misunderstood the first letter, replied only to a second letter of Schweitzer. The following passages refer to Schweitzer’s organization: “”So far as the Berlin congress was concerned, the time did not press, since the law on coalition had not been passed as yet. You should have conferred with the leaders outside the Lassallean circle and drawn up a common program and called a joint congress. Instead of that, you left no other alternative but to follow you or to take up a position against you. This congress itself seemed but an enlarged edition of the Hamburg congress (the general congress of the General Association of German Workingmen). As for the draft of the constitution, I consider it a failure in the matter of principle, and I think I have as much experience in trades unionism as any contemporary. Without going into details at this point, I will merely say that this form of organization, while suitable for secret societies and sects, contradicts the nature of trades unionism. If it were possible – I declare it to be utterly impossible – it would not be desirable, least of all, in Germany. There, where the laborer is under the thumb of bureaucracy from childhood and believes in the authority of the instituted government, the first duty is to make him self-dependent. Your plan is impractical also in other respects. In your organization you have three independent powers of different origin: 1. The committee, elected by the unions; 2. the president, a wholly superfluous personality, elected by general vote (); 3. the congress, elected by the locals. This makes everywhere for friction, and this hinders rapid action. Lassalle made a serious mistake when he borrowed the ‘person elect’ of universal suffrage from the French constitution of 1852. In a trades union movement that person is utterly out of place. It turns mostly on money questions, and you will soon discover that there all dictatorship comes to an end. However, whatever the faults of the organization, they may perhaps be eliminated more or less by a rational practice. I am willing, as the secretary of the International, to act as mediator between you and the Nuremberg majority, which has joined the International directly – of course, upon a rational basis. I have written to Leipsic to this effect. I do not ignore the difficulties of your position, and I never forget that everyone of us depends more upon circumstances than upon his will. I promise you, under all circumstances, that impartiality which my duty demands. On the other hand, I cannot promise that I shall not some day, in may capacity as a private writer, as soon as I may consider it absolutely necessary in the interest of the labor movement, publish a frank critique of the Lassallean superstition, as I did at one time with that of Proudhon. Assuring you personally of my sincere good will, I remain, Yours loyally, ‘Karl Marx'””. The newly created organization did not suit Schweitzer very long”” [() Here Marx made the following marginal remark: “”In the constitution of the International Workingmen’s Association a president is also mentioned. But is reality he never had any other function but that of presiding at the sessions of the General Council. At my suggestion the office was abolished in 1867, after I had already decline it in 1866, and his place was taken by a chairman, who was elected at each weekly session of the General Council. The London Trades Council also had only a chairman. Its permanent official is only the secretary, because he performs a continuous business function””. Thus wrote the “”dictator”” of the International. I must state for myself that Marx and Engels, even in their correspondence with me, never showed themselves as anything but advisers, and in severl important instances, their advice was not taken, because I considered that I was more familiar with the situation. Nevertheless I never had any serios differences with them. A.B.] (pag 205-206-207) [August Bebel, ‘Bebel’s Reminiscences. Part I’, New York, 1911] Bibliografia su Schweitzer: Chisholm, Hugh, ed. (1911). “”Schweitzer, Jean Baptista von””. Encyclopædia Britannica (11th ed.). Cambridge University Press.”,”BEBx-037″
“BEBEL August”,”Souvenirs de ma vie. (Tit. orig. Aus meinem Leben)”,”Testimonianza vivente sul socialismo degli anni 1860-1880, il periodo rivoluzionario. Quest’opera non era mai stata trdotta in francese Disaccordi tattici Bebel-Liebknecht Prima di passare alla tragedia della guerra franco-tedesca, devo parlare brevemente dei disaccordi tattici che erano nati tra Liebknecht e me a proposito della nostra posizione parlamentare. (pag 141)”,”BEBx-039″
“BEBEL Auguste”,”La Femme et le Socialisme. Nouvelle traduction française d’après la 50me édition allemande par Avanti.”,”””Sonderreger colpisce nel segno quando dice: ‘Non c’è ordine nell’avere più o meno bisogno di questo o quell’alimento, ma una legge immutabile per la miscelazione dei loro elementi nutritivi’. È vero che nessun uomo acconsentirebbe a mangiare esclusivamente carne, ma accetterebbe cibi vegetali, purché potesse sceglierli a suo piacimento. D’altra parte, nessun uomo vorrebbe accontentarsi di uno specifico alimento vegetale, anche se fosse il più sostanzioso. Fagioli, piselli, lenticchie, in una parola, tutti i legumi sono, ad esempio, i più nutrienti di tutti i prodotti alimentari. Essere obbligati a nutrirsi esclusivamente di essi, il che è possibile, non sarebbe meno spaventoso. Così Karl Marx riferisce nel “”Capitale”” che i proprietari delle miniere del Cile obbligano i loro operai a mangiare fagioli da un capo all’altro dell’anno, perché questo cibo dà loro grande vigore e li mette in buone condizioni, come nessun altro cibo farebbe, di sopportare i fardelli più pesanti. Gli operai spesso respingono i fagioli, ma non ricevono nient’altro e sono costretti a mangiarli. In nessun caso la felicità e il benessere degli uomini dipendono da una certa alimentazione, come sostengono i vegetariani fanatici. Il clima, le abitudini e il gusto personale hanno la maggiore influenza. E’ certo che, con il progredire della civiltà, l’alimentazione vegetale sostituirà la dieta esclusivamente animale, così come esiste tra i cacciatori e i pastori. La varietà della coltivazione delle piante è principalmente un segno di un alto grado di civiltà””. “”Sonderreger touche juste quand il dit: «Il n’y a pas de rang d’ordre dans le plus ou moins de nécessité de tels ou tels aliments, mais une loi immuable pour le mélange de leurs éléments nutritifs». Il est évient que pas un homme ne consentirait à se nourrir exclusivement de viande, mais qu’il accepterait une nourriture végétale, à condition de pouvoir la choisir à son goût. D’autre part, aucun homme ne voudrait se contenter d’une nourriture végétale déterminée, celle-ci fût-elle la plus substantielle. Les haricots, le pois, les lentilles, en un mot tous les légumineux sont, par exemple, les plus nourrisantes de toutes les sustances alimentaires. Etre obligé de s’en nourrir exclusivement ce qui est possible – n’en serait pas moins épouvantable. Ainsi Karl Marx raconte dans le «Capital» que les propriétaires des mines du Chili obligent leurs ouvriers à manger des haricots d’un bout de l’année à l’autre, parce que cet aliment leur donne une grande vigueur, et les met en état, comme ne la ferai aucune autre nourriture, de porter les plus lourds fardeaux. Les ouvriers repoussent souvent les haricots, mais ils ne reçoivent rien d’autre, et sont bien obligés de les manger. Dans aucun cas le bonheur et le bien-être des hommes dépendent d’une nutrition déterminée, comme le prétendent les végétariens fanatiques. Le climat, les habitudes, le goût personnel ont la plus grande influence. Il est certain qu’au fur et à mesure que la civilisation progress, la nourriture végétale remplace davantage l’alimentation exclusivement animale, telle qu’elle existe chez les peuples chasseurs et pasteurs. La variété de la culture des plantes est principalement le signe d’un haut degré de civilisation”” (pag 656-658) [Auguste Bebel, ‘La Femme et le Socialisme’, Imprimerie Coopérative ‘Voksdrukkerij’, Gand, 1911] L’autore citato potrebbe essere questo: Stefan Sonderegger. Era uno storico, linguista e militare svizzero, nato il 28 giugno 1927 a Herisau e deceduto il 7 dicembre 201712. Sonderegger ha studiato germanistica all’Università di Zurigo, dove ha conseguito il dottorato con una tesi sui toponimi del Paese di Appenzello. È stato professore di filologia germanica all’Università di Zurigo e ha pubblicato numerose opere sulla lingua e la letteratura dell’antico alto tedesco, con particolare attenzione agli autori dell’area sangallese, come Notker il Teutonico”,”BEBx-040″
“BECARUD Jean LAPOUGE Gilles”,”Los anarquistas españoles.”,”BECARUD Jean ha pubblicato moltio articoli sulla Spagna (Le Monde). LAPOUGE Gilles è collaboratore de ‘La Quinzaine Litteraire’. Victor Serge a Barcellona. “”Sobre este periodo poseemos un testimonio importante. Victor Serge, que había partecipado en todas as revoluciones y tempestades de Europa, se refugié durante la guerra en Barcelona, donde trabajó de tipógrafo, empleo que le permítia llevar a cabo con más facilidad sus proyectos. Frecuenta con asiduidad los medios anarquistas, de los que nos traza un retrato apasionante y fervoroso en una de sus novelas, cidada ya anteriormente, ‘El nacimiento de nuestra fuerza’.”” (pag 76)”,”ANAx-258″
“BECARUD Jean LAPOUGE Gilles”,”Anarchistes d’ Espagne.”,”””Les Espagnols évolueront dans le même sens, l’aboutissement étant, nous le verrons, la fondation en 1911, de la Confederación Nacional del Trabajo (CNT) à l’intérieur de laquelle l’influence anarchiste sera prépondérante. mais la douzaine d’années qui s’étend entre les procès de Montjuich et la fondation de la CNT – laquelle consacre la naissance de l”anarchosyndicalisme’ – est riche d’événements de tous ordres. C’est l’époque où la perte de Cuba, de Porto-Rico et des Philippines, conséquence désastreuse de la guerre hispano-américaine de 1898, réveille la conscience espagnole de sa léthargie. La bourgeoisie intellectuelle comprend que le pays s’est dangereusement isolé du reste du monde. Une brillante génération d’écrivains se cherche et se définit à travers ces épreuves et ces tourments: Miguel de Unamuno, Valle Inclán, Pio Baroja, Antonio Machado. En même temps, l’action subversive change de forme, la grève y joue un rôle de plus en plus grand, et on change de lieu: l’incendie, à partir de 1902, se rallume dans les campagnes andalouses.”” (pag 51)”,”ANAx-270″
“BECATTINI Giacomo”,”Dal distretto industriale allo sviluppo locale. Svolgimento e difesa di una idea.”,”Giacomo Becattini, nato a Firenze nel 1927, è ordinario di Economia politica nell’Università di Firenze. Membro dell’Accademia dei Lincei. dell’Accademia toscana La Colombaria e dell’Accademia dei Georgofili, è stato presidente della Società italiana degli economisti ed è membro onorario di Trinity Hall (Cambridge, UK). Opere: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Scienza economica e trasformazioni sociali, L’industrializzazione leggera della Toscana, Il distretto industriale, Il bruco e la farfalla.”,”ITAE-060-FL”
“BECATTINI Giacomo”,”Distretti industriali e made in Italy. Le basi socioculturali del nostro sviluppo economico.”,”Giacomo Becattini, nato a Firenze nel 1927, è ordinario di Economia politica nell’Università di Firenze. Membro dell’Accademia dei Lincei. dell’Accademia toscana La Colombaria e dell’Accademia dei Georgofili, è stato presidente della Società italiana degli economisti ed è membro onorario di Trinity Hall (Cambridge, UK). Opere: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Scienza economica e trasformazioni sociali, L’industrializzazione leggera della Toscana, Il distretto industriale, Il bruco e la farfalla.”,”ITAE-061-FL”
“BECATTINI Giacomo”,”I nipoti di Cattaneo. Colloqui e schermagile tra economisti italiani.”,”Giacomo Becattini, nato a Firenze nel 1927, è ordinario di Economia politica nell’Università di Firenze. Membro dell’Accademia dei Lincei. dell’Accademia toscana La Colombaria e dell’Accademia dei Georgofili, è stato presidente della Società italiana degli economisti ed è membro onorario di Trinity Hall (Cambridge, UK). Opere: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Scienza economica e trasformazioni sociali, L’industrializzazione leggera della Toscana, Il distretto industriale, Il bruco e la farfalla.”,”ITAE-086-FL”
“BECCALLI Bianca BIAGIOLI Mario CROMPTON Rosemary, comitato scientifico; ADDIS Elisebetta BETTIO Francesca ADDABBO Tindare WALDMANN, gruppo di analisi economica ed econometrica; Robert CANIGLIA Paola SPANÒ Antonella LIMONCELLI Laura DE FELICE Francesca, gruppo di analisi sociologica”,”I differenziali salariali per sesso in Italia. Rapporto di ricerca a cura della società ITER-Centro Ricerche e Servizi.”,”BECCALLI Bianca BIAGIOLI Mario CROMPTON Rosemary, comitato scientifico; ADDIS Elisebetta BETTIO Francesca ADDABBO Tindare WALDMANN, gruppo di analisi economica ed econometrica; Robert CANIGLIA Paola SPANÒ Antonella LIMONCELLI Laura DE FELICE Francesca, gruppo di analisi sociologica”,”STAT-570″
“BECCARI Arturo”,”Lassalle.”,”Ammirazione di LASSALLE per GARIBALDI viaggio in IT per incontrarlo (cosa che avvenne a Caprera). L. nel 1861 dopo aver incontrato Carlo CATTANEO a Lugano, si incontrò con VERA, traduttore di HEGEL a Milano, e quindi passò per Genova dove incontrò Agostino BERTANI e altri del movimento nazionale di sinistra. Successivamente andò a Caprera.”,”LASx-017″
“BECCARI Arturo”,”Lassalle.”,”Ammirazione di LASSALLE per GARIBALDI viaggio in IT per incontrarlo (cosa che avvenne a Caprera). L. nel 1861 dopo aver incontrato Carlo CATTANEO a Lugano, si incontrò con VERA, traduttore di HEGEL a Milano, e quindi passò per Genova dove incontrò Agostino BERTANI e altri del movimento nazionale di sinistra. Successivamente andò a Caprera.”,”LASx-001-FV”
“BECCARIA ROLFI Lidia BRUZZONE Anna Maria”,”Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane.”,”Ravensbrück era un campo di rieducazione diventato poi di sterminio unico lager esclusivamente femminile. “”E’ onesto dire che sono sopravvissute quelle che hanno accettato di lavorare per il sistema, come me, alla Siemens, al Betrieb, nei trasporti destinati alle fabbriche, alla produzione, in sostanza quelle che sono state obbligate a lavorare per l’ industria bellica. Quelle che invece, volontariamente o involontariamente negli ultimi mesi non hanno fatto un lavoro stabile al coperto in fabbrica o nell’ organizzazione del campo, ben difficilmente hanno avuto la forza fisica di reggere fino alla fine e la forza morale di non lasciarsi morire, di lottare per sopravvivere””. (pag 107) “”La maggioranza di quelle che sono rimaste sottoproletariato… sono scomparse””.”,”GERN-084″
“BECCARIA Cesare”,”Dei delitti e delle pene.”,”””Questa è la ragione per cui in alcuni governi , che hanno tutta l’ apparenza della libertà, la tirannia sta nascosta o s’ introduce non prevista in qualche angolo negletto dal legislatore, in cui insensibilmente prende forza e s’ ingrandisce””. (pag 98)”,”TEOP-146″
“BECCARIA Giantommaso”,”Storia delle società di mutuo soccorso d’ Europa dalla loro origine fino ai tempi nostri.”,”””La più celebre associazione d’ Europa è certamente quella detta I pionieri di Rochdale ch’era rappresentata al parlamento inglese dal suo deputato naturale l’ immortale Cobden. Questo nome ha un grande significato. Là ha la sua sede principale l’ unione dei buoni e giusti pionieri cooperativi, ossia l’ unione di coloro che precedono il resto dell’ umanità, che preparano la via del progresso; sentinelle avanzate che soccombono qualche volta alle fatiche del viaggio, ma dopo di avere tracciata la via, e dopo di averla illuminata col sacro loro fuoco e colla loro virtù””. (pag 153)”,”MEOx-052″
“BECCARIA Gian Luigi”,”I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute.”,”Gian Luigi Beccaria insegna Storia della lingua italiana all’Università di Torino. È autore di ‘L’autonomia del significante. Figure del ritmo e della sintassi. Dante, Pascoli, D’Annunzio’ (Einaudi, 1975), ‘Italiano’ (Garzanti, 1988), ‘Le forme della lontananza’ (1989).”,”VARx-035-FSD”
“BECCARIA Cesare”,”Dei delitti e delle pene. Con il Commentario di Voltaire.”,”15 marzo 1738, nasce a Milano Cesare Beccaria (1738-1794). Giurista, filosofo, economista, scrittore, fu una delle massime figure dell’illuminismo italiano in particolare dell’illuminismo lombardo.”,”DIRx-003-FL”
“BECCARO Andrea”,”La guerra in Iraq.”,”Andrea Beccaro, dottore di ricerca in Scienze strategiche e docente a contratto di Relazioni internazionali presso la Scuola Università Interfacoltà di Scienze Strategiche di Torino. È autore di ‘La guerra oggi e domani’ (2010) e curatore di ‘Charles Edward Callwell, Small Wars. Teoria e prassi del XIX secolo all’Afghanistan’ (2012)”,”QMIx-323″
“BECCEGATO Paolo NANNI Walter STRAZZARI Francesco a cura; saggi di Francesco STRAZZARI Marta ORLANDI Alessandra OGLINO Luigi RANZATO Mario RAGAZZI Pierluigi BODA Nicola BRUNO Walter NANNI Paolo BECCEGATO Danilo FELICIANGELI Gianfranco BRUNELLI Michele CESARI Francesco ROSSI Maria Elisabetta GANDOLFI Alberto BOBBIO Michele CESARI Mario RAGAZZI Marta ORLANDI”,”Guerre alla finestra. Rapporto di ricerca su conflitti dimenticati, guerre infinite, terrorismo internazionale.”,”Hanno collaborato a questa ricerca ‘Famiglia cristiana’ e ‘Il Regno’. Paolo Beccegato è responsabile dell’Area internazionale della Caritas-Italiana e vicepresidente della Fondazione ‘Giustizia e solidarietà’ della Conferenza episcopale italiana. Walter Nanni, sociologo, collabora con l’Ufficio Studi e ricerche di Caritas Italiana ed è consulente per enti locali e organizzazioni no profit in materia di ricerca, formazione e progettazione. Francesco Strazzari insegna Relazioni internazionali nell’Università di Amsterdam. Collabora con l’International Training Program on Conflict Management della Scuola Superiore S. Anna di Pisa. “”Anche dopo aver messo Marx in naftalina, per gli economisti i fattori economici contano molto di più di quelli etno-culturali per analizzare e spiegare le guerre”” (pag 131, ‘La dimensione economica dei conflitti armati’ di Mario Ragazzi”,”QMIx-230″
“BECCHETTI Margherita GAMBETTA William GIUFFREDI Massimo LA-FATA Ilaria PISI Guido”,”Una stagione di fuoco. Fascismo guerra resistenza nel Parmense.”,”inserire in Correna Scambi di prigionieri e Accordi con i tedeschi (pag 161-169) Missioni alleate, disertori della Wehrmacht. Contro il comune nemico “”Questa dimensione internazionale della lotta assume un significato ancora più marcato considerando l’arruolamento nella guerriglia anche di disertori dall’esercito tedesco, un fenomeno che, iniziato nei mesi primaverili, si protrasse poi fino alla liberazione. Nei ruolini redatti dai comandi partigiani al termine della guerra risultarono oltre 300 partigiani fuggiti da reparti tedeschi. Di questi circa 250 erano sovietici che, catturati durante l’invasione dell’Urss, avevano aderito alle truppe naziste in gran parte per lasciare le atroci condizioni dei campi di prigionia, ma talvolta anche per ostilità antisovietiche. Tra di loro, infatti la maggioranza era russa ma vi erano anche georgiani, ucraini, bielorussi e soldati originari delle regioni musulmane più orientali (24). Per loro, come per i fuggitivi di altre nazionalità (polacchi, francesi, olandesi e jugoslavi) che avevano fino a quel momento combattuto per il Terzo Reich, era ora possibile un’occasione di riscatto. Tra chi abbandonava i reparti di Kesselring vi erano però anche soldati tedeschi e austriaci, forse da sempre antifascisti oppure prima illusi dal nazionalsocialismo e ora disgustati dalle sue guerre. Nel loro insieme, quindi, questi fuggitivi costituivano anche una simbolica immagine della crisi dell’Europa hitleriana che, frastornata dalla violenza, maturava o riprendeva percorsi di opposizione antinazista. Solitamente i disertori, per ovvi sospetti, venivano a lungo tenuti sotto controllo dei comandi partigiani e per prudenza distribuiti tra i diversi distaccamenti. Ci furono però anche rari casi in cui poterono organizzarsi in propri gruppi, come i due distaccamenti “”Voroscilov I”” e “”Voroscilov II””, inquadrati nella 3ª Julia, composti da sovietici e comandati dal ventisettenne georgiano Nicolai Esaria. Il fenomeno dei disertori passati alla Resistenza era motivo di grave preoccupazione per tedeschi e fascisti, poiché i partigiani avevano la possibilità di impiegare combattenti che non solo indossavano le loro uniformi ma ne conoscevano anche la lingua e la prassi militare”” (pag 224-225) [M. Becchetti, W. Gambetta, M. Giuffredi, I. La Fata, G. Pisi, ‘Una stagione di fuoco. Fascismo guerra resistenza nel Parmense’, Edizione BFS, Pisa, 2021] [(24) M. Minardi, Disertori alla macchia. Militari dell’esercito tedesco nella Resistenza parmense’, Bologna, Clueb, 2006, p. 27 e ss.]”,”ITAR-367″
“BECHELLONI Giovanni”,”L’immaginario quotidiano. Televisione e cultura di massa in Italia.”,”Giovanni Bechelloni è professore straordinario di Sociologia dell’arte e della letteratura e direttore dell’Istituto di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli. Ha pubblicato tra l’altro: ‘La macchina culturale in Italia’ (1975) “”La prova migliore e più tangibile della validità delle ipotesi di McLuhan è data da due fatti che sono sotto gli occhi di noi italiani: l’avvento delle televisioni private in abbinamento col telecomando che consente di costruire individualmente palinsesti e programmi, nonché la crescita di una generazione di bambini ipersocializzati dalla televisione che sono molto più attivi e svegli di qualsiasi altra generazione di bambini che li ha preceduti”” (pag 175)”,”EDIx-222″
“BECHIS Franco RIZZO Sergio”,”In nome della rosa.”,”La storia gloriosa e tormentata, quasi una “”dynasty”” all’italiana, della casa editrice fondata da Arnoldo Mondadori: dai lontani inizi del 1907 alle ultime, burrascose vicende che hanno coinvolto eredi litigiosi, magnati della finanza e personaggi politici Bechis e Rizzo hanno lavorato insieme a Milano Finanza. Poi Rizzo la lavorato nella redazione romana de ‘Il Mondo’.”,”EDIx-105″
“BECHIS Franco”,”Ruberai. Quarant’anni di sprechi e scandali della TV di stato.”,”Somme astronomiche elargite a centinaia di collaboratori Rai nel 1992 (una scala che va da 2 miliardi e 600 milioni a Michelangelo Guardì fino ad un minimo a Guglielmo Nardocci di 50 milioni) Franco Bechis (Torino, 1962) è vice direttore del quotidiano MF e del settimanale Milano Finanza (1994). Ha già pubblicato ‘In nome della rosa’ (1991), ‘Onorevole l’arresto’ (1994) e ‘Le signore delle tangenti’ (1994).”,”EDIx-227″
“BECK Ulrich”,”I rischi della libertà. L’ individuo nell’ epoca della globalizzazione.”,”BECK Ulrich insegna sociologia nell’ Università di Monaco di Baviera e alla LSE (London School of Economics).”,”TEOS-054″
“BECK Ulrich”,”Lo sguardo cosmopolita.”,”ANTE1-29 Ulrich BECK insegna sociologia alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera e alla London School of Economics. Ha scritto: ‘La società del rischio’, ‘Che cos’è la globalizzazione’, ‘Libertò o capitalismo?’, ‘Europa felix’.”,”TEOP-349″
“BECK Ulrich”,”Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”ECOI-119-FL”
“BECK Ulrich”,”La società cosmopolita. Prospettive dell’epoca postnazionale.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-22-FL”
“BECK Ulrich”,”Un mondo a rischio.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEMx-005-FL”
“BECK Ulrich”,”Libertà o capitalismo? Varcare la soglia della modernità. Conversazione con Johannes Willms.”,”Ulrich Beck insegna sociologia alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera, è docente alla London School of Economics ed è firma autorevole del settimanale ‘Der Spiegel’.”,”TEOS-040-FL”
“BECK Ulrich”,”I rischi della libertà. L’individuo nell’epoca della globalizzazione.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-049-FL”
“BECK Ulrich, a cura di Walter PRIVITERA”,”La società del rischio. Verso una seconda modernità.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-050-FL”
“BECK Ulrich”,”Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro. Tramonto delle sicurezze e nuovo impegno civile.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-051-FL”
“BECK Ulrich”,”Europa felix. Il vecchio continente e il nuovo mercato del lavoro.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”EURE-023-FL”
“BECK Ulrich GIDDENS Anthony LASH Scott”,”Modernizzazione riflessiva. Politica, tradizione ed estetica nell’ordine sociale della modernità.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro. Pierpaolo Marrone, Università di Trieste. Scott Lash, Università Lancaster. Anthony Giddens, Università Cambridge. Democrazia delle emozioni o emonzionalizzazione della democrazia? (pag 270)”,”TEOS-100-FL”
“BECK Hans Georg, edizione italiana a cura di Enrico LIVREA”,”Il millennio bizantino.”,”H.G. Beck professore emerito di Storia della civiltà bizantina all’Università di Monaco.”,”STAx-048-FF”
“BECK Ulrich”,”What is Globalization?”,”Ulrich Beck is Professor of Sociology at the Ludwig Maximilian University in Münich. ‘Visione cosmopolita di Marx ed Engels nel Manifesto’ “”«The bourgeoisie has through its exploitation of the world market given a cosmopolitan character to producion and consumption in every country. (…)» (…)”” (pag 22)”,”ECOI-002-FP”
“BECKER Bert LADEMACHER Horst a cura; saggi di Bert BECKER Eberahrd SCHMITT Wolf D. GRUNER Horst LADEMACHER Werner ABELSHAUSER Werner BURGHARDT Ulrich SCHMELZ Arno HERZIG Bernd BONWETSCH Abraham ASCHER Reiner TOSSTORFF Marek WALDENBERG Kurt KOSZYK Manfred BURAZEROVIC Werner BRAMKE Bert BECKER Rolf WÖRSDÖRFER Lothar MERTENS Willy BUSCHAK Werner MÜLLER Bernhard H. BAYERLEIN Hubert SCHNEIDER Ursula LANGKAU-ALEX Alexander WATLIN Hermann WEBER Klaus TENFELDE Jürgen ZIMMERLING”,”Geist und Gestalt im historischen Wandel. Facetten deutscher und europäischer Geschichte 1789-1989.”,”Saggi di Bert BECKER Eberahrd SCHMITT Wolf D. GRUNER Horst LADEMACHER Werner ABELSHAUSER Werner BURGHARDT Ulrich SCHMELZ Arno HERZIG Bernd BONWETSCH Abraham ASCHER Reiner TOSSTORFF Marek WALDENBERG Kurt KOSZYK Manfred BURAZEROVIC Werner BRAMKE Bert BECKER Rolf WÖRSDÖRFER Lothar MERTENS Willy BUSCHAK Werner MÜLLER Bernhard H. BAYERLEIN Hubert SCHNEIDER Ursula LANGKAU-ALEX Alexander WATLIN Hermann WEBER Klaus TENFELDE Jürgen ZIMMERLING”,”GERS-019″
“BECKER Jean-Jacques”,”Histoire politique de la France depuis 1945.”,”Jean-Jacques BECKER, professore emerito di storia contemporanea all’ Università Paris-X Nanterre, è specialista della Grande Guerra. Ha pubblicato vari lavori sulla storia politica francese (v. retrocopertina).”,”FRAV-079″
“BECKER Jens”,”Heinrich Brandler. Eine politische Biographie. Gießener sozialwissenschaftliche Dissertation.”,”BECKER, per scrivere la sua biografia di BRANDLER (1881-1967) ha consultato gli archivi del KPD di Berlino, gli archivi regionali e gli archivi del Comintern a Mosca. Altro libro curato da BECKER Jens assieme a BERGMANN Theodor e WATLIN Alexander: – Das erste Tribunal. Das Moskauer Parteiverfahren gegen Brandler, Thalheimer und Radek. DECATON VERLAG. MAINZ. 1993 pag 191 DM 30 (quest’opera contiene tre documenti inediti che segnarono l’inizio della stalinizzazione del Comintern e l’incremento dell’influenza dei quadri dirigenti del partito russo PCb sul KPD (Kommunistische Partei Deutschlands): un’ analisi del 5° Congresso mondiale del Comintern, scritta da August THALHEIMER nel 1925, che critica la bolscevizzazione dei Partiti Comunisti e i protocolli dei primi tribunali del Comintern che nel 1925 criticano alcuni membri del Comitato esecutivo del Comintern, come BRANDLER, THALHEIMER e RADEK, con reprimende politiche).”,”MGEK-058″
“BECKER Gerhard”,”Karl Marx und Friedrich Engels in Köln 1848-1849. Zur Geschichte des Kölner Arbeitervereins.”,”Giornale operaio. “”Die “”Neue Rheinische Zeitung”” war die erste selbständige Tageszeitung des deutschen Proletariats””. (pag 25) “”La Nuova Gazzetta Renana fu il primo quotidiano indipendente del proletariato tedesco””.”,”MADS-357″
“BECKER Oskar”,”Logica modale, calcolo modale.”,”””La nascita della logica modale è contestuale (storicamente e teoricamente) a quella della logica ordinaria e trova la sua prima formulazione nell’ Organon aristotelico. Qui sono definiti i concetti modali fondamentali: necessario, possibile, impossibile, contingente e le principali relazioni tra le proposizioni modali corrispondenti.”” (pag 7)”,”SCIx-206″
“BECKER Jean-Jacques CANDAR Gilles a cura; saggi di Maurice AGULHON Sylvie APRILE Yves BENOT Thomas BOUCHT Nicolas BOURGUINAT Philippe BOUTRY Patrick CABANEL Jean-Claudie CARON Marianne CAYATTE Jean-Francois CHANET Alain CORBIN Jean-William DEREYMEZ Jean EL-GAMMAL Catherine FHIMA Emmanuel FUREIX Christine GUIONNET Dominique KALIFA Pierre LEVEQUE Gilles MANCERON Gaetano MANFREDONIA Philippe OULMONT Christophe PROCHASSON Anne RASMUSSEN Philippe REGNIER Michele RIOT-SARCEY Jacques ROUGERIE Michel VOVELLE Claude WEILL”,”Histoire des gauches en France. Volume 1. L’ héritage du XIXe siécle.”,”Saggi di Maurice AGULHON Sylvie APRILE Yves BENOT Thomas BOUCHT Nicolas BOURGUINAT Philippe BOUTRY Patrick CABANEL Jean-Claudie CARON Marianne CAYATTE Jean-Francois CHANET Alain CORBIN Jean-William DEREYMEZ Jean EL-GAMMAL Catherine FHIMA Emmanuel FUREIX Christine GUIONNET Dominique KALIFA Pierre LEVEQUE Gilles MANCERON Gaetano MANFREDONIA Philippe OULMONT Christophe PROCHASSON Anne RASMUSSEN Philippe REGNIER Michele RIOT-SARCEY Jacques ROUGERIE Michel VOVELLE Claude WEILL. La sinistra e l’ illuminismo (capitolo 1) La sinistra durante la Rivoluzione: nascita di un concetto. (capitolo 3) “”La Rivoluzione francese “”proietta un’ ombra sui Lumi””, scrive Baczko (1988, pag 783). Ma essa ne ha anche arricchito il messaggio, forgiato al fuoco di ciò che resta un’ esperienza senza precedenti della conquista democratica e delle libertà. Quando venne il tempo dei primi bilanci, gli ideologi – questo gruppo che associava i fuggitivi e nuove reclute, intorno a Destutt de Tracy, Cabanis, Volney, Daunou, Ginguené.. – si pose, sul loro giornale ‘La Décade philosophique’ e all’ Institut, come erede delle correnti materialiste e scientifiche provenienti dagli enciclopedisti via Conderocet. Essi conservavano l’ ambizione di cambiare il mondo attraverso una scienza dell’ uomo, appoggiata sui rapporti del fisico e del morale, senza rinunciare all’ ideale della felicità””. (pag 39, M. Vovelle) “”I giacobini non sono gli unici portatori dell’ idea rivoluzionaria avanzata: il Club dei Cordiglieri, fondato nel 1790, è stato più accogliente verso un discorso radicale, allora portato da Danton o Marat, e si è posto come punto di incontro delle società popolari e fraterne parigine.”” (pag 56, M. Vovelle)”,”FRAD-069″
“BECKER Jean-Jacques CANDAR Gilles a cura; saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE”,”Histoire des gauches en France. Volume 2. XXe siècle: à l’ épreuve de l’ histoire.”,”Saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE. “”La specificità del socialismo francese riguarda l’ assenza d’ integrazione “”verticale”” di questo ambiente e di queste reti. L’ eredità della carta d’ Amiens non c’è a caso, ma vale soprattutto come formula incantatoria. E’ per congiurare come contro-modello bolscevico, che la charte d’ Amiens è stata costantemente sollecitata a partire dagli anni 1920 per giustificare il tipo di rapporto intrattenuto dal Partito socialista con i sindacati dei salariati (CGT tra le due guerre, CGT-FO e FEN dopo il 1948, CFDT negli anni 1970) o i raggruppamenti agricoli””. (pag 41, Frederic Sawicki)”,”FRAD-070″
“BECKER Jean-Jacques CANDAR Gilles a cura; saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE”,”Histoire des gauches en France. Volume 2. XXe siècle: à l’ épreuve de l’ histoire.”,”2° copia Saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE. “”Per iniziativa di un socialista svizzero Robert Grimm e di un menscevico russo Yurii Martov, due riunioni ebbero luogo nei villaggi svizzeri, a Zimmerwald (5-8 settembre 1915) e a Kienthal (24-30 aprile 1916) (Rebérioux, 1974). A Zimmerwald, i delegati francesi che non rappresentavano che i gruppi pacifisti molto poco importanti non furono dei socialisti, ma i sindacalisti Alphonse Merrheim e Albert Bourderon, segretario della federazione dei bottai, (che all’ epoca era anche socialista)! Quanto a quella di Kienthal, i delegati francesi erano ben socialisti, c’erano tre parlamentari, i deputati, Jean Raffin-Dugens, Alexandre Blanc e Pierre Brizon, ma essi non rappresentavano alcun gruppo parlamentare socialista. Comunque queste conferenze (organizzate clandestinamente) non raggruppavano che una piccola minoranza di militanti, 38 a Zimmerwald, 44 a Kienthal, cosa che non impediva di essere molto divisi tra pacifisti che volevano semplicemente trovare il cammino della pace e i rivoluzionari””. (pag 325, Jean-Jacques Becker)”,”FRAV-100″
“BECKER Jasper”,”The Chinese.”,”BECKER J. è stato corrispondente dalla Cina ed ora (2000) è Beijing Bureau Chief per il South China Morning. Ha scritto altre opere. Da RC”,”CINE-029″
“BECKER Jean-Jacques”,”Le parti communiste veut-il prendre le pouvoir? La stratégie du PCF, de 1930 à nos jours.”,”ANTE3-40 J.J. BECKER è nato a Parigi nel 1928. E’ agregé d’histoire e docteur en lettres. E’ specialista di storia politica e dell’opinione pubblica. E’ direttore del dipartimento di storia e professore all’Università di Clermont-Ferrand.”,”PCFx-080″
“BECKER Jean-Jacques”,”1914. L’anno che ha cambiato il mondo. (Tit.orig.: L’Année 14)”,”BECKER Jean-J professore emerito di storia contemporanea all’università di Paris X Nanterre è presidente dell’Historial de la Grande Guerre di Péronne.”,”RAIx-255″
“BECKER Jean-Jacques MARCOU Lilly BROUE’ Pierre JOUBERT Jean-Paul GOTOVITCH José AUBERT Roger LEVILLAIN Philippe REMOND René MAYEUR Jean-Marie GUILLIEN Pierre AGERON Charles-Robert ROMANO Sergio CANAVERO Alfredo MILZA Pierre VALOTA CAVALLOTTI Bianca RUMI Giorgio BERNSTEIN Serge PEDERSEN Ole Karup KREIS Georg REMOND René, saggi di”,”Les Internationales et le problème de la guerre au XXe siècle.”,”Saggi di BECKER Jean-Jacques MARCOU Lilly BROUE’ Pierre JOUBERT Jean-Paul GOTOVITCH José AUBERT Roger LEVILLAIN Philippe REMOND René MAYEUR Jean-Marie GUILLIEN Pierre AGERON Charles-Robert ROMANO Sergio CANAVERO Alfredo MILZA Pierre VALOTA CAVALLOTTI Bianca RUMI Giorgio BERNSTEIN Serge PEDERSEN Ole Karup KREIS Georg REMOND René Contiene i saggi: – Jean-Paul JOUBERT, ‘Le défaitisme révolutionnaire dans la stratégie marxiste’ (pag 65-74) – Lilly MARCOU, ‘La IIIe Internationale et le problème de la guerre. Bilan historiographique’ (pag 28-50) – Pierre BROUE’, Les trotskystes et le problème de la guerre. Bilan historiographique’ (pag 51-64) “”Marx et Engels n’ont jamais élaboré une théorie spécifique de la guerre. Faisant leur la formule de Clausewitz, ils considéraient la guerre comme la continuation de la politique par d’autres moyens. Leur politique dans une guerre donnée n’était donc pas définie en fonction d’une théorie ‘a priori’ mais à partir de l’analyse concrète du conflit, les intérêts de la révolution constituant le critère suprême. Lors de chaque conflit, il s’interrogèrent donc pour définir le camp dont la victoire serait la plus avantageuse pour la classe ouvrière. On connaît la formule d’Engels: “”Mon plus grand désir est que la Prusse se fasse bien battre, il y aurait alors une révolution à Berlin”” (2 avril 1866)””. (pag 65) [Jean-Paul Joubert, ‘Le défaitisme révolutionnaire dans la stratégie marxiste’, in ‘Les Internationales et le problème de la guerre au XXe siècle’]”,”INTT-255″
“BECKER Jean-Jacques”,”1917 en Europe. L’année impossible.”,”Questione ammutinamenti. “”La bibliographie étrangère n’accorde pas une très grande place à la crisi que connut alors l’armée française. Au fond, elle semble parfaitement logique, soit pour des causes matérielles, “”froid, pluie, faim, fatigue, (…) les hommes se rebellent”” (Biographical Dictionary of the World War I), soit pour des causes morales, les unes se conjuguant avec les autres: “”L’offensive Nivelle avait obtenu le résultat inverse de ce qu’elle avait promis. Au lieu de rompre le front allemand, elle avait réduit l’infanterie française à se mutiner (…). Une armée (…) quand son esprit de combat et ses espérances ont été usés au-delà d’un certain point peut perdre la volonté de se lancer elle-même contre de terribles barrières. C’est ce qui est arrivé aux forces francaise”” (Trevor Wilson, p. 456). Les analyses françaises ne sont pas très différentes: “”C’est un phénomène spontané exprimant la lassitude et la révolte de soldats s’estimant sacrifiés inutilement”” (jean Delmas, in Images de 1917, p. 53). Depuis les travaux de Guy Pedroncini, les mutineries de l’armée française en 1917 sont connues dans leur détail”” (pag 77)”,”QMIP-080″
“BECKER Jean-Jacques”,”La Grande Guerre.”,”BECKER Jean-Jacques professore emerito nell’Università di Paris Ouest Nanterre La Défense, presidente onorario del centro di ricerca dell’Estorial de Péronne sur la Grande Guerre.”,”QMIP-098″
“BECKER Jean-Jacques, con la collaborazione di Annette BECKER”,”La France en guerre 1914 – 1918. La grande mutation.”,”Professore all’Università di Parigi (X Nanterre), J.J. Becker ha dedicato una gran parte dei suoi lavori all’opinione pubblica e alla guerra del 1914.”,”QMIP-178″
“BECKER Jean-Jacques BERSTEIN Serge, a cura”,”Victoire et frustrations, 1914-1929.”,”Economia e finanza internazionale. Le due prime crisi dei cambi: 1919-1921 e 1923-1924 (pag 226-230) Tabella relativa alla crisi monetaria del 1923-1924 (corsi medi mensili a Parigi della sterlina e del dollaro, settembre 1923 – marzo 1924) (pag 228)”,”FRAV-172″
“BECKER Jean-Jacques”,”1914. L’anno che ha cambiato il mondo.”,”Jean-J. Becker professore emerito di storia contemporanea all’università di Paris X Nanterre è presidente dell’Historial de la Grande Guerre di Péronne. “”Alla fine del 1914 tutti gli elementi di una guerra interminabile era evidenti: i due campi avversi disponevano di forze umane quasi equivalenti, mettevano in campo un arsenale bellico gigandesco e mostravano una risoluzione senza precedenti”” (pag 297)”,”QMIP-024-FV”
“BECKER Howard S.”,”Tricks of the Trade. How to Think about Your Research While You’re Doing It.”,”Howard S. Becker is Adjunct Professor of Sociology at the University of California, Santa Barbara.”,”VARx-113-FL”
“BECKER Howard S. RICHARDS Pamela”,”Writing for Social Scientists. How to Start and Finish Your Thesis, Book, or Article.”,”Howard S. Becker is Adjunct Professor of Sociology at the University of California, Santa Barbara, and University of Washington. Pamela Richards is associate professor of sociology at the University of Florida.”,”VARx-115-FL”
“BECKER Jean-Jacques”,”The Great War and the French People.”,”Storia sociale della guerra in Francia Le tabelle sulle perdite del conflitto sono prese da Alfred Sauvy, ‘Histoire économique de la France entre le deux guerres’, vol. I., Fayard.”,”QMIP-038-FSL”
“BECKETT Ian F.W.”,”La prima guerra mondiale. Dodici punti di svolta.”,”Titolo originale: ‘The Making of the First World War’. Ian Beckett è Visiting Professor of History all’Università del Kent. Affermato specialista di storia della Prima guerra mondiale, è autore tra l’altro di Ypres: ‘The First Battle, 1914’ (2006) e ‘The Great War 1914-1918’ (2007) Zeppelin. (pag 231) “”Ci si aspettava un attacco aereo sin dagli anni Novanta dell’Ottocento, poiché gli spettacolari bombardamenti aerei erano entrati a far parte della letteratura popolare prebellica, si trattasse di storie di invasioni o di spionaggio. Lord Northcliffe, proprietario del “”Daily Mail””, cominciò a mettere in guardia la Gran Bretagna sulla sua vulnerabilità agli attacchi aerei nel 1906, mentre H.G. Wells predisse la guerra aerea nel suo influente ‘La guerra nell’aria’, del 1908. Nel luglio del 1909 Louis Blériot volò sulla Manica, alimentando le apprensioni dell’opinione pubblica. ‘Aerial Warfare’ di R.P. Hearne, uscito nello stesso anno, contribuì a far scoppiare il cosiddetto terrore dello Zeppelin, aiutato dal film di Charles Urban ‘The Airship Destroyer. L’ansia aumentava progressivamente, e il culmine arrivò nel febbraio del 1913 con la comparsa dell’aeronave ‘Hansa’ nei cieli della Gran Bretagna. Una volta scoppiata la guerra, tuttavia, la tendenza iniziale della stampa fu di enfatizzare le difficoltà che gli Zeppelin avrebbero incontrato a causa del vento e dei banchi di nuvole nel cielo britannico. Nel 1914 i tedeschi avevano costruito 11 dirigibili, 10 dei quali Zeppelin di alluminio e un modello simile in legno, lo Schütte Lanz. Il vicecapo di stato maggiore della marina tedesca, Paul Behncke, insisteva per usarli immediatamente su Londra, ma 10 di questi dirigibili erano controllati dall’esercito e, di questi, 7 erano assegnati a supporto delle operazioni di terra. Quindi prima del 1915 non c’era un numero sufficiente di dirigibili a disposizione per effettuare raid di bombardamento sulla Gran Bretagna. (…) La scarsa sicurezza delle apparecchiature radio degli Zeppelin, inoltre, aiutò enormemente la raccolta di informazioni tramite intercettazione, una volta che la Naval Intelligence Division e la Military Intelligence Division iniziarono a cooperare a pieno regime. Spesso i britannici sapevano meglio degli stessi equipaggi degli Zeppelin quale fosse la loro posizione. Le perdite aumentarono progressivamente e il decano dei comandanti degli Zeppelin, Heinrich Mathy, morì gettandosi dall’L31, in fiamme e gravemente danneggiato, nella notte tra il 1° e il 2 ottobre del 1916, su Potters Bar. In tutto, la Germania perse 17 dirigibili in battaglia e 21 per incidenti”” (pag 231, 244-245)”,”QMIP-191″
“BECKETT Francis”,”Enemy Within. The Rise and Fall of the British Communist Party.”,”Acknowledgements, Illustrations, foto, Introduction, Postscript, Bibliography, Index,”,”MUKx-003-FL”
“BECKETT Ian F.V. a cura, scritti di PIMLOTT John, TOASE Francis, BENNET Matthew, LEE Nigel”,”The Roots of Counter-insurgency. Armies and guerrilla warfare, 1900-1945.”,”BECKETT Ian F. V. è Visiting Profesor di Storia all’Università del Kent, Specialista di storia della prima guerra mondiale. Tra le sue pubblicazioni Ypres: The First Battle, 1914 (2006). Per Einaudi ha pubblicato La prima guerra mondiale. Dodici punti di svolta.”,”QMIx-054-FSL”
“BECKMAN Arnold O.”,”Beckman Instruments, Inc. “”There is no satisfactory substitute for excellence””.”,”Fondo Palumberi Dr. Arnold O. Beckman, member of the Newcomen Society, Founder and Chairman Beckman Instruments Inc., Fullerton, California Compagnia nata in un garage a Pasadena, California (pag 14)”,”ECOG-067″
“BECKMANN George M.”,”The Making of the Meiji Constitution. The Oligarchs and the Constitutional Development of Japan, 1868-1891.”,”””Il più importante tra questi partiti fu il Jiyuto (Partito Liberale), che era stato organizzato nel novembre 1880 da alcuni membri del defunto Aikokusha. Questo gruppo, guidato da Ueki Emori e Kono Hironaka, sentiva che solo attraverso una continua pressione si sarebbe potuto forzare il governo ad approvare una costituzione che includesse freni istituzionali alla oligarchia. (…) Nel complesso, lo Jiyuto fu il più democratico dei partiti politici in quanto la sua filosofia politica era basata sul principio della sovranità popolare; i suoi leaders si battevano sulla premessa che il paese esisteva principalmente per il popolo e non per il sovrano o una oligarchia””. (pag 61)”,”JAPx-051″
“BEDARIDA Francois”,”Will Thorne. La voie anglaise du socialisme.”,”BEDARIDA è D di ricerca al CNRS, anima l’Institut d’Histoire du Temps Present (IHTP). I suoi principali libri sono: ‘La Civilisation industrielle à la conquete du monde’, ‘L’Ere victorienne’, ‘La Societé anglaise’ e ‘Le Socialisme anglais de origines à 1945’.”,”MUKx-016″
“BEDARIDA F. BOUVIER J. CARON F. CLOULAS I. DAUMARD A. DEMONET M. DESROSIERES A.; altri autori J. DUPAQUIER M. DUPAQUIER G. GARRIER M. HAU J. HECHT J. HOOCK B. LECUYER P. LEON M. LEVY R. LEVY-BRUHL M. LEVY-LEBOYER J. MAIRESSE E. MALINVAUD T. MARKOVITCH C. MENARD H. MORSEL J. OZOUF J.D. PARISET J.C. PERROT M. PERROT J. VACHER A. VANOLI E. VILQUIN M. VOLLE”,”Pour une histoire de la statistique. Tome 1. Contributions. Tome 2. Materiaux.”,”Altri autori: J. DUPAQUIER, M. DUPAQUIER, G. GARRIER, M. HAU, J. HECHT, J. HOOCK, B. LECUYER, P. LEON, M. LEVY, R. LEVY-BRUHL, M. LEVY-LEBOYER, J. MAIRESSE, E. MALINVAUD, T. MARKOVITCH, C. MENARD, H. MORSEL, J. OZOUF, J.D. PARISET, J.C. PERROT, M. PERROT, J. VACHER, A. VANOLI, E. VILQUIN, M. VOLLE. Il secondo volume è curato da Joëlle AFFICHARD”,”FRAS-008″
“BEDARIDA Francois e J.M. BOUISSOU D. DAVID M. FERRO M. FLANDREAU R. FRANK F. GASPARD V.Y. GHEBALI F. GODEMENT P. HASSNER P.C. HAUTCOEUR P. JACQUET H. LAURENS E. M’BOKOLO M. MERTES D. MOISI P. MOREAU DEFARGES G. PARMENTIER H. RUIZ FABRI F. SACHWALD A. SMOLAR G.H. SOUTOU P. THIBAUD A. TIRASPOLSKY M. VAISSE TALLEYRAND B. CAZES E. ALPHANDERY Y. GOUNIN E. ZUNZ B. BLOCH”,”1900-2000: Cent ans de relations internationales.”,”BEDARIDA Francois e J.M. BOUISSOU D. DAVID M. FERRO M. FLANDREAU R. FRANK F. GASPARD V.Y. GHEBALI F. GODEMENT P. HASSNER P.C. HAUTCOEUR P. JACQUET H. LAURENS E. M’BOKOLO M. MERTES D. MOISI P. MOREAU DEFARGES G. PARMENTIER H. RUIZ FABRI F. SACHWALD A. SMOLAR G.H. SOUTOU P. THIBAUD A. TIRASPOLSKY M. VAISSE TALLEYRAND B. CAZES E. ALPHANDERY Y. GOUNIN E. ZUNZ B. BLOCH”,”RAIx-106″
“BEDARIDA François BOURDÉ Guy BOUVIER Jean CHAMBELLAND Colette CHARLES Jean DROZ Jacques DUBIEF Henri FRIDENSON Patrick GALLISSOT René GIRAULT Jacques HAUPT Georges MOISSONNIER Maurice OLIVESI Antoine OZOUF Jacques PERROT Michelle RACINE Nicole RAYMOND Justinien REBERIOUX Madeleine ROUGERIE Jacques TREMPÉ Rolande WILLARD Claude WINOCK Michel”,”Mélanges d’histoire sociale offerts a Jean Maitron. Sur l’anarchisme en Angleterre (Bedarida); Application du concept de “”capital financier”” à une économie déterminée: le cas français au XXe siècle (Bouvier); A propos de la scission syndicale de 1921 (Charles); Anarco-syndicalisme et communisme de gauche dans les débuts de la République de Weimar (Droz); Contribution à l’histoire de l’ultra-gauche: Maurice Heine (Dubief); Groupes dirigeants internationaux du mouvement ouvrier (Haupt); Les voies du réformisme: le cas d’Albert Richard (Moissonnier); Victor Serge: chroniques de la revue ‘Clarté’ (1922-1926) (Racine); Notes pour servir à l’histoire du 18 mars 1871; Les réactions du PC et de la SFIO à l’arrivée de Hitler au pouvoir (Willard); Robert Michels et la démocratie allemaniste (Winock); etc.”,”Saggi di BEDARIDA François BOURDÉ Guy BOUVIER Jean CHAMBELLAND Colette CHARLES Jean DROZ Jacques DUBIEF Henri FRIDENSON Patrick GALLISSOT René GIRAULT Jacques HAUPT Georges MOISSONNIER Maurice OLIVESI Antoine OZOUF Jacques PERROT Michelle RACINE Nicole RAYMOND Justinien REBERIOUX Madeleine ROUGERIE Jacques TREMPÉ Rolande WILLARD Claude WINOCK Michel Saggi su anarchismo, sindacalismo rivoluzionario, comunismo di sinistra in Germania, gruppi dirigenti internazionali del movimento operaio, riformismo, comune di Parigi, PCF e SFIO su ascesa potere di Hitler, repubblica di Weimar ecc.”,”MEOx-137″
“BEDEL Maurice”,”Monsieur Hitler.”,”””Hitleriani o no, staliniani o no, i francesi sono colpiti da lungo tempo, e per lungo tempo ancora, dalla psicosi delle libertà democratiche. Impiego la parola psicosi nel suo senso più generale: non c’è popolo che non abbia la sua psicosi e pure le sue psicosi nazionali; i tedeschi le collezionano, e una delle più curiose- e che potrà essere loro fatale- è quella che fa loro credere di essere la razza eletta”” (pag 84)”,”GERN-098″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Introduzione alla Scuola di Francoforte.”,”La SCUOLA DI FRANCOFORTE nasce di fatto con l’ ISTITUTO PER LA RICERCA SOCIALE (IRS), fondato da un gruppo di intellettuali marxisti nel 1922. Il primo direttore dell’Istituto fu un economista, Kurt Albert GERLACH, che però morì precocemente, pochi mesi dopo aver assunto l’incarico di direttore (d). Gli successe Karl GRÜNBERG, già professore di Scienze politiche all’ UNIVERSITA’ DI VIENNA, fondatore nel 1910 dello “”Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung”” (AGSA), al quale già collaboravano eminenti pensatori e studiosi marxisti (fra gli altri LUKACS-G e KORSCH-K). Nel discorso ufficiale con cui assunse la carica di direttore (1924), GRUNBERG-K affermò che l’ IRS si prefiggeva il compito di comprendere il mondo e, attraverso tale comprensione, di cambiarlo. Sotto la sua”,”TEOS-041″
“BEDESCHI Giuseppe”,”La parabola del marxismo in Italia, 1945-1983.”,”BEDESCHI Giuseppe (Roma, 1939) insegna filosofia morale all’ Università di Roma. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina) tra cui ‘Introduzione a Marx’ (1981).”,”PCIx-092″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Il giovane De Gasperi e l’ incontro con Romolo Murri.”,”Lorenzo BEDESCHI nato nel 1915 è docente di storia contemporanea presso l’ Università di Urbino.”,”ITAP-054″
“BEDESCHI Giuseppe”,”La fabbrica delle ideologie. Il pensiero politico nell’ Italia del Novecento.”,”Giuseppe BEDESCHI (Alfonsine, 1939) è ordinario di filosofia morale nella facoltà di filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Hegel’ (1993), ‘Tocqueville’ (1996) e ‘Kant’ (1997), ‘Introduzione a Marx’ (2001), ‘Introduzione alla Scuola di Francoforte’ (2002). “”Salvemini: la guerra per la democrazia in Europa. Salvemini fu, insieme a Leonida Bissolati, il principale esponente dell’ interventismo democratico. In lui le preoccupazioni di ordine internazionale si intrecciavano strettamente a quelle nazionali (e con ciò egli dimostrava di essere ormai lontanissimo dalla forma mentis socialista, che gli era divenuta del tutto estranea).”” (pag 91) “”E infatti proprio questo fu lo scoglio sul quale si arenò la trattativa tra comunisti e socialisti. Angelo Tasca ha ricordato che, durante l’ incontro fra le delegazioni del Pcd’I, del Psi e del Psu, Matteotti (segretario del Psu) disse rivolto ai comunisti: “”Lottare a fondo contro il fascismo? D’accordo. Ma in nome di che? Noi vogliamo lottare contro il fascismo in nome della libertà, voi in nome della dittatura. C’è tra noi un dissidio di principio insuperabile. Appunto perché vogliamo lottare contro il fascismo, non possiamo confondere la nostra posizione con la vostra. La vostra fa il gioco del fascismo. Siete disposti a dichiarare che rinunciate alla dittatura, che siete contro le dittature? Se sì, possiamo senz’ altro fare la lista comune; se no, ciascuno deve andare per la propria strada””. (pag 186)”,”ITAB-148″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Cattolici e comunisti. Dal socialismo cristiano ai cristiani marxisti.”,”BEDESCHI Lorenzo è nato a Bagnocavallo (Ravenna) nel 1915. Insegna storia contemporanea all’ Università di Urbino. Ha pubblicato tra l’ altro: ‘Socialisti e cattolici nei Comuni dall’ Unità al fascismo’ (1973). “”E che il leader comunista fosse interessato al problema e l’ altro, la prospettiva di “”un partito unico della classe operaia”” alleato con le masse contadine cattoliche ch’egli pensava potessero essere gestite dall’ erede del Partito Popolare, cioè la DC. In tale quadro un Partito della Sinistra Cristiana assumeva veramente il compito di spezzare la tanto temuta “”unità dei cattolici””. Senonché di lì a poco più di un anno, chiaritisi meglio gli schieramenti politici italiani ed entrato in crisi il governo ciellenista di Parri, la constatata convergenza dei cattolici e delle gerarchie ecclesiastiche attorno al partito degasperiano inducevano Togliatti a trattare con questo data la grande forza che rappresentava. Perciò appoggiava subito il primo governo della DC riconoscendo ingombrante, se non proprio dannosa, ai fini di questa politica unitaria la presenza del Partito della Sinistra Cristiana, come del resto ha scritto il giornalista comunista Alberto Chiesa””. (pag 155)”,”ITAA-087″
“BEDESCHI Lorenzo”,”La sinistra cristiana e il dialogo con i comunisti.”,”””Una qualche eco ad una tradizione cattolica preesistente, di sapore culturalistico e mistico, può sentirsi nella Democrazia Cristiana Italiana di Murri e un po’ anche nel modernismo in genere, riscoperti attraverso lo studio più che i contatti con gli uomini d’ allora. Il pedigree dei futuri promotori del Partito della Sinistra cristiana non lascia dubbi su ciò. Il torinese Felice Balbo ha dietro di sé una tradizione familiare liberal-cattolica e un esercizio culturale nell’ ambito del gruppo marxisteggiante-azionista ed einaudiano, con una giovinezza quasi atea da cui si converte alla concezione filosofica spiritualista più che alla pratica cattolica. Franco Rodano proviene dal Liceo Visconti di Roma e dalla Congregazione religiosa “”La Scaletta”” dove il card. Massimo Massini (che l’ ha fondata) accoglie un’ elite studentesca borghese nella quale stimola un’ apologetica sostanziale e aperta come ne fa fede il suo testo di religione Basi e sintesi del domma cattolico.”” (pag 21-22)”,”ITAA-091″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Buonaiuti, il Concordato e la Chiesa. Con un’ appendice di lettere inedite.”,”BEDESCHI Lorenzo è docente di storia moderna all’ Università di Urbino. Si interessa principalmente dei fermenti politico-religiosi novatori nel cattolicesimo italiano dell’ ultimo secolo, con attenzione al movimento modernista di cui rivendica la validità di fondo nei confronti della condanna ecclesiastica e dell’ incomprensione crociana. Ha scritto ‘I pionieri della DC 1896-1906’, ‘Riforma religiosa e Curia romana all’ inizio del secolo’. “”Su queste posizioni Buonaiuti si consolida durante la guerra dopo la messa all’ Indice del primo volume della sua Storia del Cristianesimo e vi resta fermo fino alla morte. Esse rappresentano il suo definitivo atteggiamento nei confronti della Chiesa cattolica come ne è prova la lettera scritta a don Bietti pochi mesi prima di morire e che perciò rappresenta quasi un doppione del suo testamento spirituale. In essa (il testo è stato riportato) si dice spinto da un “”dovere spirituale”” a preparare la “”Chiesa del domani”” come spiritualità nuova più che come istituzione credendovisi responsabilmente investito sia davanti a Dio sia davanti alla comunità.”” (pag 249)”,”ITAA-092″
“BEDESCHI Giulio”,”Centomila gavette di ghiaccio.”,”””Il male non è soltanto di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce””. (Tucidide) L’A era sottotenente medico durante la seconda guerra mondiale. Ha partecipato lla campagna di Grecia e di Russia prendendo parte alla ritirata della Divisione Julia. “”Fu spaventoso quando uomini validi fino a quel punto sentirono le forze fisiche crollare mentre l’ animo anelava ancora procedere: tutti camminavano contro il vento dosando con angosciosa cautela le estreme sfuggenti energie, quando quelli iniziarono a piegare un ginocchio nella neve, poi l’ altro, poi curvavano la schiena, affondavano le mani nella neve e tendevano la testa in avanti, gli occhi fuori dalle orbite, protesi in un immane sforzo disperato (…). Erano uomini parevano bruti. (…) Immobilizzato dall’ abbandono delle forze protendeva infine un braccio convulso, lo levava dalla neve, stendeva le dita verso la colonna come per aggrapparsi ad essa, per farsi trascinare. – Fratelli… – ansimava con voce fioca: – Fratelli… – Sono un uomo anch’io… non lasciatemi… – singhiozzava. La colonna procedeva, la sua corrente lo sfiorava lasciandolo gemere sulla riva gelida; poiché nessuno poteva reggere una soma di dolore che non fosse la propria””. (pag 367-368)”,”ITQM-125″
“BEDESCHI Lorenzo, a cura di Ugoberto ALFASSIO GRIMALDI”,”Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico.”,”BEDESCHI Lorenzo insegna storia contemporanea all’ Università di Urbino. Ha dedicato di recente numerosi saggi al problema del modernismo. Presso la Bompiani ha pubblicato ‘Don Minzoni’, ‘Il giovane De Gasperi’. “”Erroneamente e troppo semplicisticamente la Curia romana attribuiva l’estensione del fenomeno ad una presunta intesa segreta, messa in atto da alcuni nemici della Chiesa e denunciata attraverso la stampa integralista come “”massoneria modernista internazionale””. All’origine di questo fraintendimento, non si sa quanto interessato per creare una corrente d’opinione in seno alla gerarchia romana o quanto attribuibile a una scarsa conoscenza della realtà, non c’era che un’unione sorta fra i più noti rappresentanti del cattolicesimo tedesco (Lega di Münster) in nome del teologo Hermann Schell, le cui opere erano state poste all’Indice. Essa aveva avanzato una richiesta a Roma per ottenere una riforma in senso liberale del regime in uso per la sorveglianza delle pubblicazioni cattoliche. In particolare richiedeva che la Congregazione dell’Indice invitasse gli autori a dare spiegazioni prima di condannare le loro opere, poi sentisse le difese degli imputati dopo la condanna””. (pag 90) La curia contro Murri ed altri esponenti di diversi paesi. “”Così, abilmente, dava un’interpretazione mistificata a un fatto di capitale importanza sotto il profilo storico come lo spontaneo costituirsi di un concorde sentire ideologico-religioso fra gruppi o individui di diversi paesi, fra loro completamente sconosciuti, che si trovavano a comunicare al di sopra delle frontiere politiche o linguistiche negli stessi ideali e nelle stesse aspirazioni, e a operare spesso con metodi affini di azione””. (pag 91)”,”RELC-226″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Il modernismo e Romolo Murri in Emilia e Romagna.”,”””In tal modo la ragione sociale andava gradualmente prendendo in loro il sopravvento su quella partitica o confessionale. Ma doveva restare allo stato latente finché il congresso dei sindacati cristiani tedeschi, tenuto a Breslavia nel settember 1906, dava l’occasione per rendere pubblico il loro proposito. Il deputato cattolico, sindacalista ed ex operaio, Giesbert, aveva in quell’occasione affermato l’ineliminabile conflitto di classe e in questa prospettiva aveva tracciato la tattica da seguire annunciata due anni prima da R. Murri nelle ‘Lettere ai lavoratori’: “”Gli operai facciano da sè””. Proclamata così autorevolmente l’unità sindacale, i giovani democratici cristiani del ‘Savio’ non tardavano a farla propria. Chè nel frattempo era scoppiata l’agitazione agraria nel cesenate, e il vescovo, nella lettera pastorale aveva raccomandato ai contadini d’associarsi. Il Gruppo democratico cristiano non dimostrò un solo momento di titubanza sul da farsi. La meditata scelta veniva descritta in un lungo articolo di Fuschini. Il quale, polemizzando con il deputato liberale Zappi di Imola che aveva imputato quell’agitazione alle mene socialiste come padre Boggiani, sosteneva che nei contadini si era formata “”una coscienza nuova (…) per le forti ripercussioni che ha avuto in loro il diffondersi dell’organizzazione fra il proletariato industriale o semplicemente salariato”” e notava d’aver egli “”più volte riscontrato, e so essere un po’ diffusa ovunque nelle nostre terre (…), la tendenza nei contadini a chiedere di essere organizzati all’infuori dei partiti politici e religiosi in Leghe neutre o aconfessionali, aderenti, ben sotto inteso, alle Camere del lavoro””. Poi aggiungeva che tale tendenza “”è l’effetto della propaganda dei democratici cristiani””.”” (pag 156)”,”RELC-227″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Marcuse e il marxismo.”,” La bancarotta delle teorie di Marcuse. “”Il primo elemento essenziale della teoria politica di Marx che Marcuse sottopone ad aspra critica e a radicale revisione, è la concezione del proletariato. “”Secondo Marx – egli dice -, la transizione [al socialismo] si attua in un solo modo: attraverso la rivoluzione proletaria che, con la liquidazione di tutte le classi, abolisce anche il proletariato in quanto classe dando vita a un nuovo agente di progresso, cioè la comunità degli uomini liberi che organizzano la loro società in accordo con la possibilità di un’esistenza umana per tutti i suoi membri. Senonché, lo sviluppo attuale del capitalismo sembra proporre un’altra forma di superamento della predetta coincidenza storica: e precisamente un mutamento così radicale nei rapporti fra le due classi in conflitto da giungere a far sì che il proletariato manchi di agire come classe rivoluzionaria”” (17). La situazione, insomma, si prospetta del tutto diversamente da come l’aveva descritta Marx, poiché “”l’evoluzione del capitalismo più maturo fa emergere nelle nazioni industriali avanzate una tendenza a lungo termine alla collaborazione di classe piuttosto che alla lotta di classe, alle divisioni nazionali e internazionali invece che alla solidarietà del proletariato”” (18). E’ tutto il modello teorico marxiano che, secondo Marcuse ha fatto bancarotta. Marx avrebbe tratto le sue conclusioni partendo da un modello teorico di capitalismo spoglio in tutti quegli aspetti (quali il commercio con l’estero, l’intervento statale, il settore terziario) che non rientrano nel processo economico fondamentale costituente il sistema capitalistico”” (pag 1264-1265); “”Se ora, dopo tutto quel che abbiamo visto, dovessimo dire che cosa la “”revisione”” di Marcuse salva di Marx e del marxismo, la nostra conclusione non potrebbe non essere del tutto negativa. In effetti, Marcuse elimina, l’uno dopo l’altro, tutti i fondamenti, filosofici e sociologici, del marxismo. (…) “”La “”rottura con il marxismo – è stato detto giustamente a questo proposito – si manifesta soprattutto nell’aver troncato il vincolo tra profitto e rapporti di produzione e nell’aver rivolto l’attenzione ai mezzi di produzione e soprattutto allo sviluppo della tecnologia più avanzata”” (49). A ciò si aggiunga la soppressione del presupposto fondamentale dell’analisi di Marx e della sua teoria politica: il proletariato come ‘classe rivoluzionaria’. E si pensi, anche, alla stretta affinità di molte tesi di Marcuse col vecchio revisionismo socialdemocratico. “”La sua attribuzione a Marx della teoria dell””impoverimento assoluto”” e la “”teoria del crollo”” è desunta da Bernstein. La teoria dell'””ultraimperialismo”” – che tanto gli serve per dimostrare che il neocapitalismo può tutto – è desunta da Kautsky. Il suo discorso è, dal principio alla fine, un tentativo di dimostrare che ‘Marx è superato!’. E, quanto più generici e vaghi sono i contenuti dell’analisi, tanto più risolute sono le conclusioni di Marcuse: la teoria della rivoluzione proletaria di Marx è superata; superata “”la nozione marxiana della composizione organica del capitale””; superata, “”con essa, la teoria della creazione del plusvalore”” (50). Le conseguenze di questa impostazione si vedono nella caratterizzazione sostanzialmente apologetica che Marcuse dà della società neocapitalistica”” [Giuseppe Bedeschi, Marcuse e il marxismo, (in) ‘Annali’ Feltrinelli anno XV 1973, 1974] (pag 1264-1272) [(17) Herbert Marcuse, Soviet Marxism, trad. it., Parma, 1968, p. 17; (18) Marcuse, Soviet Marxism, cit., p: 18; (49) Wolfgang F. Haug, ‘Il Tutto e l’affatto diverso’, in ‘Risposte a Marcuse’, cit., p. 57; (50) Lucio Colletti, Ideologia e società, Bari, 1969, p. 190. Le citazioni di Colletti sono prese da ‘L’uomo a una dimensione’, cit., p. 48]”,”TEOC-654″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Politica e storia in Hegel.”,”Marx, Hegel (pag 129-130) “”Che la ‘Fenomenologia’ sia un’opera estremamente ricca di contenuti storici, politici e sociali – questo è stato riconosciuto da Marx molte volte. In una lettera a Engels, per es., egli scriveva: «E’ singolare come Darwin riconosca fra bestie e piante la sua società inglese con la sua divisione del lavoro, concorrenza, apertura di nuovi mercati, invenzioni e malthusiana lotta per l’esistenza. E’ il ‘bellum omnium contra omnes’ di Hobbes e ricorda Hegel nella ‘Fenomenologia’, dove la società borghese viene raffigurata come ‘regno animale dello spirito’, mentre in Darwin il regno animale viene rappresentato come società borghese» (27). Ma è soprattutto in un breve frammento (che Marx si proponeva di sviluppare ulteriormente) sulla ‘Fenomenologia’, oltre che nel celebre ultimo capitalo dei ‘Manoscritti economico-filosofici’, che viene sottolineata la stretta connessione fra metodo logico (dialettico) e contenuti storico-politici (borghesi) nella ‘Fenomenologia’. Il frammento al quale accenniamo dice: «Costruzione hegeliana della ‘Fenomenologia’. 1. Autocoscienza in logo dell’uomo. Soggetto-ottetto. 2. Le differenze delle cose [‘Sachen’] inessenziali [unwichtig’], poiché la sostanza viene concepita come autodifferenziazione ovvero perché l’autodifferenziazione, il differenziare, l’attività dell’intelletto viene concepita come essenziale [‘wesentlich’]. Hegel ha presentato perciò all’interno della speculazione distinzioni reali abbraccianti le cose [‘wirkliche, die Sache ergreifende Distinktionen’]. 3. La soppressione dell”alienazione’ identificata con la soppressione dell”oggettività’ (un olato sviluppato soprattutto da Feuerbach). 4. La tua soppressione dell’oggetto rappresentato, dell’oggetto come oggetto della coscienza, identificata con la soppressione ‘reale oggettiva’, di ‘azione’ sensibile distinta dal pensiero, di ‘prassi’ e ‘attività reale’. (Ancora da sviluppare)» (28). Attraverso un complesso analitico a questo frammento si può ricostruire tutto il complesso giudizio di Marx sulla ‘Fenomenologia dello spirito’.”” (pag 129-130) [(27) La lettera è del 19 giugno 1862: cfr. Marx-Engels, Carteggio, vol. IV, Roma, 1951, p. 102. Per un tentativo di analizzare la corrispondente sezione della ‘Fenomenologia’ (V.C.a: «il regno animale dello spirito e l’inganno o la cosa stessa») alla luce di questa indicazione di Marx cfr. S. Landucci, ‘L’operare umano e la genesi dello «spirito» nella «Fenomenologia» di Hegel’, in Rivista critica di storia della filosofia’, 1965, pp. 16-50, 151-81; (28) Cfr. Marx-Engels, ‘Die deutsche Ideologie’, ed: Dietz, Berlin, 1953, appendice]; Hegel: « (…) Capire [Begreifen] ‘ciò che è’, è la ragione. Del resto, per quel che si riferisce all’individuo, ognuno è senz’altro ‘figlio del suo tempo’; e anche la filosofia è il ‘proprio tempo appreso col pensiero» (2) (pag 181-182), (2) Hegel, Filosofia del diritto, cit., p. 14″,”HEGx-031″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Il pensiero politico di Kant.”,”Immanuel Kant nacque a Königsberg (Prussia Orientale) il 22/04/1724. Suo padre, Johann Georg, correggiaio, era originario di Memel (Lituania); sua madre, Anna Regina Reuter, era originaria, per parte di padre, di Norimberga. Dal 1732 al 1740 frequentò il Collegio Fridericiano. Ma assai importante fu l’influsso dell’ambiente familiare: Kant ricevette dalla madre (che morì nel 1737) una severa educazione religiosa, di ispirazione pietistica. Nel settembre del 1740 si iscrisse all’Università di Königsberg Facoltà di filosofia. Nel 1746 concluse gli studi universitari, e fino al 1755 si impiegò come precettore presso famiglie residenti nei dintorni di Königsberg. Nel 1755 conseguì il dottorato in filosofia, e poi l’abilitazione alla libera docenza. In questo stesso anno pubblicò la Storia universale della natura e teoria del cielo, in cui formulava, prima di Laplace, un’ipotesi analoga relativa alla genesi del sistema solare. Dal 1762 al 1797 Scrisse e pubblicò molte opere e saggi. Nel 1794 divenne membro dell’Accademia delle scienze di Pietroburgo. Nel 1799 criticò duramente la Dottrina della scienza di Fichte. Si spense nel 1804, il 12 febbraio.”,”TEOP-052-FL”
“BEDESCHI Lorenzo”,”Lineamenti dell’antimodernismo. Il caso Lanzoni.”,”Francesco Lanzoni celebre agiografo italiano”,”RELC-387″
“BEDESCHI Lorenzo”,”La curia romana durante la crisi modernista. Episodi e metodi di governo.”,”Analisi dell’organizzazione curiale: Gli uomini del vertice direzionale I rapporti tra curia e papa La nuova struttura, gli incarichi e gli uomini I metodi di governo ecclesiastico I rapporti tra curia ed episcopato”,”RELC-388″
“BEDESCHI Giulio”,”Centomila gavette di ghiaccio.”,”Centomila gavette di ghiaccio è la rievocazione della ritirata di Russia durante la quale ben centomila soldati italiani perirono o combattendo o soccombendo al freddo e alla fame. L’autore, sottotenente medico nell’ultima guerra, ha preso parte alle campagne di Grecia e di Russia partecipando a tutta la ritirata con la Divisione Julia. Attualmente vive e lavora a Milano. (1964) “”Il male non è soltato di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce””. Tucidide.”,”QMIS-014-FL”
“BEDESCHI Lorenzo”,”Cattolici e comunisti. Dal socialismo cristiano ai cristiani marxisti.”,”Lorenzo Bedeschi è nato a Bagnacavallo (Ravenna) nel 1915. Insegna storia contemporanea all’Università di Urbino. Tra le sue pubblicazioni: Socialisti e cattolici nei Comuni dall’Unità al fascismo, La terza pagina del “”Popolo”” 1923-1925, Cattolici democratici e clerico-fascisti, Don Minzoni, il prete ucciso dai fascisti, L’Ideologia politica del Corpo italiano di liberazione, Il giovane De Gasperi e l’incontro con Romolo Murri.”,”RELC-025-FL”
“BEDESCHI Giuseppe”,”Il marxismo dopo Marx. Sviluppo e dissoluzione.”,”1° capitolo su Antonio Labriola, 2° Bernstein, 3° Lenin e la concezione del partito leninista, Le critiche di Trotsky e Rosa Luxemburg, Kautsky, 4° I critici marxisti del leninismo e della rivoluzione bolscevica: la critica di Kautsky e della Luxemburg, Turati, Leninismo e marxismo… Giuseppe Bedeschi (Ravenna, 1939) filosofo politico e storico della filosofia.Professore ordinario di filosofia morale e poi di stria della filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Ha studiato il rapporto Marx-Hegel e il marxismo nel corso del XX secolo.”,”TEOC-756″
“BEDESCHI Giuseppe; GUASTINI Riccardo; RUSCONI Gian Enrico; BONOMI Giorgio; TOMASETTA Leonardo”,”Società e Stato in Marx e nel pensiero marxista. Stato e rivoluzione in Marx (Bedeschi); Alcune tappe del pensiero di Marx sullo Stato (Guastini); Lo Stato come eredità giacobina nella critica di Karl Korsch (Rusconi); La teoria gramsciana dello Stato (Bonomi); La «rifeudalizzazione della sfera pubblica» (Tomasetta).”,”Recensione di Bedeschi del libro di S. Avineri ‘Il pensiero politico e sociale in Marx’, Bologna 1972 Alcune tappe del pensiero di Marx sullo Stato (Guastini) La lotta di classe ha esaurito la sua funzione storica (Habermas) (pag 550) (Tomasetta)”,”TEOC-765″
“BEDESCHI Giuseppe; ICHINO Pietro; BASSO Lelio”,”Partito e democrazia socialista in Rosa Luxemburg (Bedeschi); La concezione del diritto nelle opere giovanili di Marx (Ichino); Sviluppo capitalistico e rivoluzione socialista (Basso).”,”””La dittatura del proletariato viene subito concepita da Rosa non come un’abolizione della democrazia. Ma proprio per ciò “”questa dittatura deve essere opera della ‘classe’, e non di una piccola minoranza-guida, in nome della classe (…)”” (pag 1170) Nota di risposta di Lelio Basso (pag 1171-1172) alla critica di Marzio Vacatello alla sua introduzione del volume ‘Scritti politici’ (1967) a proposito della morte della Luxemburg (in particolare sul rifiuto di RL di abbandonare Berlino cosa che avrebbe evitato la sua uccisione)”,”LUXS-077″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Storia del pensiero liberale.”,”Giuseppe Bedeschi (Alfonsine di Ravenna, 1939) è professore ordinario di Filosofia morale nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Per i nostri tipi ha pubblicato Alienazione e feticismo nel pensiero di Marx, Politica e storia in Hegel, Introduzione a Marx, Introduzione alla Scuola di Francoforte.”,”TEOP-077-FL”
“BEDESCHI Giulio”,”Il peso dello zaino.”,”Giulio Bedeschi (1915), laureato in medicina e chirurgia, ufficiale della Divisione di Fanteria Casale, medico di battaglione nel corso della battaglia di Grecia e dei Russia. Autore di ‘Centomila gavette di ghiaccio’ “”«Non si tratta di speranza, ma di incapacità di credere che tutto possa finire in questo modo. Il gettare le armi fino a che non si manifesti la diretta impossibilità di mantenerli in pugno, sarebbe una follia. Il governo ha ottenuto un armistizio, ma gli anglo-americani non stanno occupando l’Europa, che invece è in mano dei tedeschi. Il penso ai nostri soldati delle molte Divisioni dislocate dalla Francia alla Grecia, in balia delle contromisure tedesche; e non credete che a questo abbia pensato anche il governo? Mi rifiuto di supporre il contrario». «Ma non è la stessa cosa anche in Italia? Non siamo esposti anche noi alle rappresaglie tedesche?» domandò i tenente Perando. «Certamente, i soldati e tutti gli altri. Ma è una ragione di più per farmi credere che stia per finire questa confusione iniziale, e che domani verranno ristabiliti i contatti, avremo nuovi ordini che ci consentano di restare inquadrati e di far sentire ai tedeschi il peso del nostro esercito. È impossibile che il Re e Badoglio lascino più a lungo i soldati senza direttive, e assistano inerti al totale sfacelo delle forze armate, dell’Italia intera». «Ma perchè dopo il proclama del giorno otto non si sono più fatti vivi? Che siano prigionieri di qualcuno?» domandò il sottotenente Fossati. Il maggiore non seppe che dire, restò perplesso. Nel silenzio che seguì, dalla finenstra aperta giungeva nella stanza il ticchettio dei cucchiai che pescavano nelle gavette: seduti a terra nel cortile i soldati mangiavano il rancio. Era un rumore che evocava altri giorni, altre pene. Nella stanza il silenzio si prolungava, si tendeva sottile come un elastico sul punto di rompersi”” (pag 212)”,”VARx-632″
“BEDESCHI Giulio a cura”,”Fronte italiano: c’ero anch’io. Volume primo. La popolazione in guerra.”,”‘Questo settimo volume della serie «C’ero anch’io» si differenzia sostanzialmente dai precedenti: in essi erano esclusivamente i militari a prendere la parola, in questo sono soltanto i civili, popolazione italiana delle città e delle campagne, dei monti e delle zone costiere, delle regioni continentali e insulari’ (pag 7, prefazione)”,”QMIS-007-FER”
“BEDESCHI Giuseppe”,”Marx e la divisione del lavoro.”,”La concezione hegeliana del lavoro come ‘fare toatle’ e marxiana dell’uomo ‘onnilaterale'”,”MADS-029-FGB”
“BEDOUIN Jean-Louis”,”Storia del surrealismo dal 1945 ai nostri giorni.”,”BEDOUIN Jean-Louis”,”VARx-463″
“BEECHER Jonathan, a cura di Roberto MASSARI”,”Fourier. Il visionario e il suo mondo.”,”Professore di storia alla Univ. of California Santa Cruz J. BEECHER ha pubblicato varie ricerche sul pensiero socialista in Francia dell’Ottocento e una grande biografia su Considerant (2001). E’ membro dell’Associazione internazionale di studi fourieristi con sede a Besancon.”,”SOCU-170″
“BEELER John”,”Warfare in feudal Europe, 730 – 1200.”,”BEELER John H. (1916-1985) Professore di Storia Università del Nord Carolina a Greensboro.”,”QMIx-069-FSL”
“BEER Max”,”Histoire generale du socialisme et des luttes sociales. 1. L’antiquité, 2. Le Moyen Age, 3-4. Les Temps Modernes XIV-XVIII siecle, 1740 – 1850, 5. L’epoque contemporaine.”,”””Les prisonniers et otages cultivés, tels que les Grecs, les esclaves habiles en affaires, tels que les Syriens, étaient employés comme précepteurs ou administrateurs, et étaient peu à peu affranchis. L’un de ces esclaves affranchis fut l’historien grec Polybe, dont l”Histoire romaine’ est l’une des meilleures qui soient. La noblesse et la plutocratie romaines n’avaient pour les Grecs que du mépris et se plaignaient de l’influence qu’ils exerçaient sur la culture romaine. Cette concentration d’esclaves, de masses considérables d’hommes animés d’une haine farouche pour leurs oppresseurs devait avoir pour effet, tôt ou tard, de provoquer des conspirations et des révoltes. Il ne fallait qu’un chef énergique pour les déclencher. La première révolte d’esclaves éclata en Apulie, en 187 avant Jésus-Christ. Elle fut rapidement écrasée et 7.000 esclaves moururent sur la croix. Incomparablement plus pénibles et plus sanglantes furent les deux grandes insurrections d’esclaves qui éclatérent en Sicile, la prémière de 134 à 132, la seconde de 104 à 101. Cette île fertile offrait un champ étendu à l’exploitation esclavagiste. Les domaines de l’Etat étaient des ‘latifundia’: champs de blés immenses, plantations d’olives et vastes prairies pour l’élevage de moutons. Des masses énormes d’esclaves cultivaient le sol, soignaient les arbres fruitiers, gardaient les troupeaux de moutons et faisaient de la Sicile le grenier de Rome. L’insurrection qui y éclata en 134 se transforma en une longue et pénible guerre. Les insurgés avaient pour chefs le Syrien Ennus et le Macédonien Cléon, qui groupérent autour d’eux une armée de 70.000 hommes armées contre les armées romaines qu’on envoya successivement contre eux, mais furent finalement vaincus, soit par la famine, soit par la force des armes. 20.000 insurgés moururent sur la croix. Cela se produisit à la même époque où se déroulait à Rome l’agitation des Gracques. La seconde insurrection sicilienne fut également conduite par un Syrien, du nom de Salvius, et un Macédonien, appelé Arthénion. Ce n’est qu’après que les chefs furent tombés dans la lutte que les Romains parvinrent à réprimer l’insurrection””. LEGGERE IN: Max Beer, ‘Histoire generale du socialisme et des luttes sociales. 1. L’antiquité’, Les Revues, Paris, 1930] [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 73] ISCNS73DIGIT”,”SOCx-041″
“BEER Max”,”Storia del socialismo britannico. Vol 1. Dal comunismo medioevale alla nascita del cartismo. 2. Dal cartismo al socialismo moderno.”,”Prime influenze cristiane, gli scolastici inglesi, primo comunismo inglese, fine del medievalismo, guerra civile e gloriosa rivoluzione, periodo anti-comunista, rivoluz econ, fermento comunista e democratico, tumulti e violenza, gli economisti, Robert OWEN, influenze oweniane e ricardiane, i socialisti cooperativisti, econ dell’ anti-capitalismo, critici sociali conservatori, nascita del cartismo, alleanza tra classe lavoratrice e classe media, separazione tra classe media e classe operaia, sviluppo del cartismo, organizzazione politica delle masse, la mobilitazione cartista, la Convenzione generale, rivolta cartista e coscienza nazionale, riorganizzazione e pol elettorale, apogeo del cartismo e sua influenza, socialismo moderno”,”MUKx-009 MUKC-007″
“BEER Max”,”Historia general del socialismo y de las luchas sociales.”,”I catari e il comunismo. “”Un teologo francese, di nome Alano, che visse nel secolo XII e scrisse un libro contro di loro, osservava ciò che segue: “”Affermano pure i catari che il matrimonio è contrario alle leggi della natura, secondo le quali tutto deve essere in comune””. Eberardo di Betunia, altro avversario dei cátari, scrive: “”Il vostro comunismo è meramente esterno, è un comunismo di parola. Perché in realtà, non esiste alcuna eguaglianza tra di voi. Gli uni sono ricchi e gli altri sono poveri””””. (pag 162) “”I critici sociali: Meslier, Morelly, Mably.”” (pag 301) “”A Dionisio Varaisse d’Allais si deve la prima descrizione francese di una società comunista. Il suo libro intitolato “”Storia dei Sevarambi”” apparve prima in inglese, a Londra, nell’anno 1765, e poi in francese a Parigi, negli anni 1777 e 1778.”” (pag 306) Sevarambi: Fonte Lycos: Il romanzo socialista Nel corso del XVI secolo e nella prima metà del XVII abbiamo incontrato a intervalli più o meno lunghi, a volte qualche decennio, a volte un secolo intero, delle opere d’ispirazione socialista. Verso la fine del XVII secolo e nel XVIII la situazione cambia, e si incontra una vera e propria marea di letteratura socialista. Le concezioni socialiste sono alla moda e diventano una forza, così che in una maniera o nell’altra quasi tutti i pensatori dell’epoca ne subiscono l’influenza. Nella corrente generale si possono distinguere due filoni: il romanzo socialista indirizzato al grande pubblico, divertente; e la letteratura socialista più austera, di contenuto filosofico e sociologico. Le origini di questi due filoni risalgono entrambe alle opere di More e di Campanella, ma verso la fine del 1600 si diversificano e ognuno assume un volto più specifico. Il primo romanzo socialista tipico è la Storia dei Sevarambi, di Denis Vayrasse. Il primo tomo dell’opera, che rappresenta il modello più interessante di questo nuovo tipo letterario, uscì nel 1675. Nel romanzo troviamo avventure marittime, un naufragio, l’approdo su un continente sconosciuto, la descrizione della vita dei naufraghi. Alla fine questi incontrano gli indigeni e vengono a conoscenza dei loro originali costumi. Qui la forma stringata delle descrizioni di More e Campanella viene sostituita dalle vive impressioni del narratore, il capitano Sidaine. Quasi tutto il libro è occupato dalla descrizione del suo viaggio nel paese dei Sevarambi e di ciò che vi ha veduto. Solo le ultime dieci pagine contengono la descrizione del sistema statale ed economico del paese. Lo Stato dei Sevarambi fu fondato dal persiano Sevarisse. Questi scoprì un continente, sul quale trovò delle tribù selvagge che vivevano in gruppi familiari e praticavano la comunanza dei beni e delle donne secondo un comunismo primitivo. Grazie a una serie di espedienti, egli riuscì a convincerli che era arrivato dal sole per comunicare loro le leggi e la volontà del dio Sole. Queste leggi furono accolte dal popolo e determinarono la struttura dello Stato. Fu introdotta la religione del Sole, e si proclamò re del paese il Sole stesso. Questi designò poi un viceré scelto tra quattro candidati proposti da un Consiglio di alti magistrati. Il prescelto detiene il potere assoluto, limitato solamente dal diritto del Consiglio di dichiararlo irresponsabile. Sotto il viceré c’è una complessa gerarchia di funzionari in parte eletti dal popolo, in parte nominati dall’alto. Tutti questi funzionari godono di numerosi privilegi: possono avere più mogli degli altri cittadini, degli schiavi personali, delle abitazioni più lussuose, cibo e abiti migliori. La maggior parte della popolazione (tutta gente ben fatta, bella) ha una vita felice e spensierata in città ben organizzate, dove vive in splendide dimore comuni. Un terzo della giornata lavorano sotto la direzione di funzionari, un terzo dormono e un terzo riposano. Più in basso di loro sulla scala sociale si trovano gli schiavi privati e dello Stato che vengono inviati come tributo dai popoli sottomessi. Toccano a loro i lavori pesanti, le loro mogli servono da concubine ai cittadini e agli stranieri di passaggio. Tutta l’economia è fondata sulla proprietà statale esclusiva: Sevarisse “”ha soppresso il diritto di proprietà, togliendolo ai privati, caldeggiando che tutte le terre e le ricchezze del popolo appartenessero esclusivamente allo Stato, che potrà illimitatamente disporne, in modo che i sudditi ricevano solo quanto è stato loro assegnato dai funzionari”” (329). L’intera popolazione vive e lavora in comunità di mille persone, e abita in grandi case quadrate. Tutti i prodotti del lavoro vengono consegnati ai magazzini statali, in cambio di tutto ciò che è necessario. In particolare tutti ricevono un vestito standard, in cui solo il colore permette di distinguere l’età del proprietario. “”Lo Stato si preoccupa di tutto questo, senza pretendere tributi né tasse, e tutto il popolo, sotto la direzione dello Stato, vive in una felice agiatezza e nel riposo. Tutti i cittadini hanno l’obbligo di lavorare per provvedere lo Stato di riserve, ma anche per evitare che si ammutinino per il troppo benessere, o che si rammolliscano nell’inattività”” (330). Tutti gli indigeni si distinguono per la loro bellezza. Gli storpi vengono mandati in città lontane; così pure le donne sterili. Il governo veglia attentamente che il paese resti completamente isolato dal mondo esterno, ciononostante i Sevarambi sono al corrente di tutti i progressi della scienza e della tecnica in Europa e in Asia. Ciò avviene perché delle persone istruite nelle scienze e nelle lingue si recano regolarmente in questi paesi ad apprendere tutto ciò che è utile prendere a prestito. Comunque essi hanno il divieto assoluto di raccontare del loro paese. Per essere sicuri che ritornino, sono lasciati partire solo quando lasciano in pegno non meno di tre figli. La Storia dei Sevarambi ci dà anche un’idea di quello che sarà il romanzo socialista in seguito. Per questo narreremo solo in breve alcuni altri romanzi che illustrano vari aspetti di questo stile. La terra australe (331) il cui autore, secondo Bayle, sarebbe Gabriel Foigny, un monaco lorenese oppure un nobile della Bretagna. Il romanzo uscì nel 1676; vi si descrive il viaggio nell’emisfero australe, nella quinta parte ancora sconosciuta del mondo. La terra scoperta dai viaggiatori è abitata da un popolo di androgini, gli “”australiani””. Tutta la loro vita si svolge nella più completa libertà. Ognuno agisce come gli detta la ragione. C’è un’unica legge secondo cui ognuno deve generare almeno un figlio. Gli abitanti si trovano in uno stato d’innocenza, senza conoscere abiti, nessun tipo di governo, e le parole “”mio”” e “”tuo””. Tutti ricevono dalla nascita un’educazione assolutamente identica, che instilla sin dall’infanzia l’idea della loro più assoluta uguaglianza. Le avventure di Telemaco, di Fenelon (332), uscì nel 1689. Ciò che rende curiosa quest’opera è che non esamina solamente il problema della società socialista ideale, ma si occupa anche delle fasi intermedie della sua realizzazione, il “”primo”” e il “”secondo”” stadio del socialismo. Alla ricerca dell’Odissea, Telemaco visita in particolare due comunità, Betik e Salento. A Betik la proprietà della terra è sociale; tutti i beni, terra, frutta, alberi, latte vaccino e caprino sono comuni. Quasi tutti gli abitanti sono contadini o pastori. Le arti sono considerate dannose; gli artigiani quasi non esistono. Per gli indigeni la felicità consiste nella frugalità, grazie alla quale non manca nulla a nessuno. Vivono in famiglie, in assoluta eguaglianza, senza alcuna distinzione. A Salento il re Idomeneo, orgoglioso e dissipato ha condotto il paese alla rovina. Mentore ha istituito un nuovo regime che è uno stadio intermedio verso la collettivizzazione completa. La popolazione è suddivisa in sette classi, a ciascuna delle quali è prescritto un certo tipo di abitazione, d’abito, di cibo, di mobilio e la consistenza dei beni della famiglia. Rimane la proprietà privata della terra ma in misura limitata, nessuno infatti può possedere più terra di quanta è necessaria al suo mantenimento. Anche il commercio è ammesso. La repubblica dei filosofi, ovvero La storia degli Ajaoiens, di Fontenelle, apparsa nel 1768. (333). Una tempesta getta alcuni”,”SOCx-148″
“BEER Max”,”Karl Marx. Sa vie. Son oeuvre.”,”Per costruzione di una società senza classi. “”Marx se considérait comme le premier à avoir lancé l’idée de la dictature prolétarienne. En 1852, il écrivit à son ami Weydemeyer, à New York: “”En ce qui me concerne, je n’ai pas le mérite d’avoir découvert l’existence des classes dans la société moderne et leur lutte entre elles. Longtemps avant moi, des historiens bourgeois ont décrit le développement historique de cette lutte de classes. Ce que j’ai fait de nouveau, ça été de montrer: 1° que l’existence des classes n’est liée qu’à certaines conditions historiques déterminées de développement de la production; 2° que la lutte de classes conduit à la dictature du prolétariat, que cette dictature n’est autre chose qu’une période de transition vers la suppression de toutes les classes et la construction d’une société sans classes.”” (Neue Zeit, tome 20, page 164). En tout cas, c’est chez Marx qu’apparaît pour la première fois l’expression de dictature prolétarienne et de la dictature de classes du prolétariat. (La Lutte des classes en France, écrit en 1850, publié en 1895, page 93). Déjà, dans le Manifeste Communiste, (1847-48), Marx décrivit les traits fondamentaux de la dictature du prolétariat (…)””. (pag 123)”,”MADS-423″
“BEETHAM David”,”La teoria politica di Max Weber.”,”Weber sulla debolezza del sistema liberale in Russia (pag 256-257-258-259) La questione dei contadini russi. “”Un altro dei fattori che rendevano incerto il sostegno dei contadini alla democrazia liberale, era il carattere quasi esclusivamente economico delle loro rivendicazioni. I loro obiettivi politici, se anche ne avevano, erano totalmente negativi: l’abolizione del controllo burocratico a livello locale, l’elezione di rappresentanti che negoziassero direttamente con lo Zar (…). L’aspetto più sentito delle loro rivendicazioni, tuttavia, era quello economico e Weber non poteva che esprimere scetticismo riguardo alle motivazioni in grado di “”spingere le masse a partecipare a un movimento che andasse oltre gli interessi puramente materiali”” (35). (…) Gli osservatori stranieri, per Weber, tendevano a considerare i contadini russi dei reazionari accesi, mentre i russi stessi ritenevano che avessero la tempra degli estremisti rivoluzionari (36). Entrambi i giudizi potevano apparire esatti. La esperienza storica delle moderne rivoluzioni europee, per i contadini, significava oscillare “”tra un estremo radicalismo massimalista e l’apatia (…) o posizioni addirittura reazionarie, dopo che le loro immediate richieste economiche sono state soddisfatte”” (37). Il presupposto fondamentale dei liberali era che lo zarismo non era in grado di dare una risposta a queste esigenze, poiché ciò avrebbe comportato l’esproprio dei beni dell’aristocrazia, e che, quindi, i contadini dovevano essere gli alleati della riforma parlamentare. Tuttavia Weber stesso non escludeva la possibilità che, con un atto di forza, l’autocrazia “”chiudesse la bocca ai contadini (con la terra!)””. Se ciò fosse accaduto, o se i contadini si fossero semplicemente impadroniti della terra in uno scoppio di anarchia, “”tutto il resto, per la gran parte di loro, non conterebbe più nulla e si spegnerebbe in essi qualsiasi interesse per la forma di governo”” (38). Considerare i contadini dei convinti sostenitori della democrazia liberale era quindi, secondo Weber, un errore. Anche se essi potevano unirsi ad una coalizione di forze per rovesciare lo zarismo, non potevano fornire alcuna base di sostegno a lungo termine per le istituzioni parlamentari. Né erano in grado di farlo le classi sociali più “”moderne””, e cioè il proletariato urbano o la borghesia. Il carattere antiliberale del primo era rafforzato dalla presenza della socialdemocrazia. La seconda era in grado di conseguire i suoi fini grazie alle pressioni dei gruppi di interesse sull’amministrazione. Weber parla della socialdemocrazia russa in tono particolarmente ostile, anche se il suo articolo contiene una acuta analisi delle divergenze tra Lenin e Plekhanov (39). Le ragioni del contrasto, egli osservava, non erano tanto di principio, quanto di natura personale e tattica. Esso traeva origine anche dalle ambiguità del marxismo – come dimostrava l’atteggiamento dello stesso Marx di fronte alla Comune di Parigi e ad eventi analoghi – e dal carattere particolare della tradizione del socialismo russo. L’esaltazione dell’impeto rivoluzionario e l’opposizione contro il determinismo sociale aveva radici profonde nel socialismo russo, come conseguenza, in particolare, di idee hegeliane. Ciò che Weber definiva il “”razionalismo pragmatico”” di questa tradizione – la sua esaltazione del carattere creativo del pensiero umano – non era mai stato sepolto dal “”razionalismo naturalistico”” di una teoria deterministica dello sviluppo sociale”” (40). Non sorprende, perciò, che in tale contesto Weber non trovasse alcun elemento a sostegno della causa del liberalismo”” [David Beetham, La teoria politica di Max Weber, Bologna, 1989] [(35) “”Archiv””, XXII B, p. 280; (36) Ibidem, pp. 333-334; ‘Sulla Russia’, cit., p. 56; (37) ‘Sulla Russia’, cit., p. 55; (38) Ibidem, pp. 55-56; (39) ‘Archiv’, XXII B, pp. 281-284; (40) Ibidem, p. 283] (pag 258-259-260)”,”TEOS-234″
“BEETHOVEN Ludwig van, a cura di Michele PORZIO”,”Autobiografia di un genio. Lettere, pensieri, diari.”,”””Però sto già meglio. Apollo e le Muse per il momento non permetteranno che io sia consegnato nelle mani della Morte, perché ho ancora tanti debiti verso di loro e, prima della mia partenza per i Campi Elisi, devo lasciare dietro di me ciò che lo Spirito Eterno mi ha ispirato e che mi comanda di condurre a termine. Infatti, ho l’impressione di aver scritto appena qualche nota. Auguro ogni successo alle Vostre fatiche in favore dell’arte. In fondo sono l’arte e la scienza che ci indicano e ci fanno sperare una vita superiore. Quanto prima Vi scriverò di nuovo e più a lungo. In fretta, Signori, il Vostro devotissimo Beethoven. (Dalla lettera a Bernhard Schotts Söhne, Magonza, Baden, 17 settembre 1824) (pag 96-97) Dai Pensieri e diari “”Non avere alcun interesse personale a questo riguardo, e sia sempre così: gli alberi si piegano sotto l’abbondanza dei frutti, le nuvole si abbassano quando sono cariche di pioggia fecondatrice, e i veri benefattori dell’umanità non si gonfiano delle loro ricchezze”” (pag 124) “”Beato l’uomo che, lasciatosi alle spalle ogni passione, assolve con tutte le forze a tutti i compiti della vita, e lo fa nell’indifferenza del loro esito! Fa’ che la motivazione del tuo agire sia nella cosa, non nel suo esito. Non essere tra coloro che trovano motivo di azione nella speranza della ricompensa. Sii laborioso, compi il tuo dovere, abbandona qualsisi preoccupazione circa l’esito delle tue azioni e considera identico qualsiasi avvenimento, sia che ti arrechi il bene come il male (…)”” (pag 125)”,”VARx-039-FGB”
“BEEVOR Antony”,”La guerre d’ Espagne. (Tit.orig.: The Battle of Spain)”,”BEEVOR Antony è membro della Royal Society of Literature in Inghilterra. Autore di varie opere (v.sch.bibl.) “”Gli interessi economici americani e britannici contribuirono fortemente alla vittoria finale dei nazionalisti, sia attraverso un aiuto attivo, come quello accordato da Henry Deterding, il magnate del petrolio, sia attraverso il boicottaggio della Repubblica, perturbando il suo commercio con delle azioni giuridiche e bloccando i crediti a livello del sistema bancario. Nel 1936, il petrolio era divenuto un prodotto molto vitale sia per la guerra che per le munizioni. L’ Atto di neutralità americano del 1935 non rifletteva questo cambiamento e permise a Franco di ricevere 3.500.000 tonnellate di petrolio a credito durante la guerra, oltre il doppio delle importazioni totali di petrolio della Repubblica. Il presidente della Texas Oil Company, Thorkild Rieber, era un ammiratore dei fascisti e, quando apprese della ribellione, dirottò cinque petroliere in rotta per la Spagna verso il porto nazionalista di Tenerife, che disponeva di una vasta raffineria. Dato che la Texaco era stata la principale fornitrice della Repubblica, la sua decisione fu un colpo terribile per il governo.”” (pag 205)”,”MSPG-175″
“BEEVOR Antony”,”La guerra civile spagnola. (Tit.orig.: The Battle for Spain)”,”BEEVOR Antony romanziere e saggista è stato per cinque anni ufficiale di carriera nell’ esercito britannico, prima di dedicarsi alla scrittura. Uscito nel 1998, il suo libro ‘Stalingrado’ è stato un best-seller. Ha inoltre pubblicato ‘Berlino 1945. La caduta’ (2002) e ‘Creta’ (2003). “”Il 13 luglio cominciò la quarta e ultima fase della battaglia, con un attacco lungo la strada Teruel-Sagunto, da parte del CTV e dei corpi d’ armata di Túria e di Castiglia. Nello stesso tempo le truppe del corpo galiziano e quelle di García-Valiño tentarono di avanzare lungo la costa. Tale concentrazione di forze ostacolò i nazionalisti in questa “”assurda manovra””; per dieci giorni tentarono invano di sfondare sotto il caldo sole del levante, con ondate di fanteria e incursioni di bombardieri. Con grande sorpresa, i nazionalisti scoprirono che queste divisioni di reclute repubblicane erano in grado di infliggere forti perdite agli attaccanti senza subirne, come erano solite fare le truppe di Modesto. Come conseguenza, quest’ operazione puramente difensiva si dimostrò una vittoria della Repubblica molto più grande di quella di Guadalajara. Con 20.000 perdite inflitte ai nazionalisti contro soltanto 5.000 repubblicane, lo slogan “”Resistere è vincere”” ebbe finalmente un senso. La tragedia, tuttavia, fu che anche in questa fase finale della guerra i dirigenti repubblicani non impararono la lezione e continuarono ad attribuire più importanza ai motivi politici e propagandistici anziché a quelli dell’ efficienza militare. La battaglia dell’ Ebro, che sarebbe cominciata subito dopo, superò anche quella di Brunete nel tentativo di ottenere un successo spettacolare, ma avrebbe portato alla distruzione finale dell’ esercito repubblicano.”” (pag 397-398)”,”MSPG-189″
“BEEVOR Antony”,”La guerra civil española.”,”BEEVOR Antony”,”MSPG-240″
“BEEVOR Antony, edizione italiana a cura di Maurizio PAGLIANO”,”La seconda guerra mondiale. I sei anni che hanno cambiato la storia.”,”Antony Beevor, ex ufficiale dell’esercito inglese è uno dei più affermati autori di storia militare. Ha pubblicato tra l’altro ‘D-Day’ (2010). Libro dedicato dall’autore a Michael Howard. Dicembre 1941. Due eventi contemporanei: la controffensiva sovietica nel corso della battaglia di Mosca e l’attacco giapponese a Pearl Harbor “”L’Armata Rossa era ancora a corto di mezzi corazzati e artiglieria, ma con l’arrivo delle nuove armate, in termini di uomini le sue forze sul fronte di Mosca erano quasi pari a quelle tedesche. Il suo vantaggio principale era stato l’elemento sorpresa: i tedeschi non avevano dato alcun credito ai rapporti dei piloti della Luftwaffe che avevano riferito di grosse formazioni militari in movimento dietro le linee. Inoltre, i tedeschi non disponevano di riseve e, con i violenti scontri a sud-est di Leningrado e il ripiegamento del gruppo d’armate Sud sulla linea del fiume Mius, Bock non poteva sperare di ottenere rinforzi dai fianchi. Il senso di precarietà contagiò anche un caporalmaggiore addetto ai servizi logistici della 31ª divisione di fanteria. «Non so che cosa c’è che non va» scrisse in una lettera a casa. «Semplicemente c’è come il brutto presentimento che questa enorme Russia sia troppo grande per le nostre forze». Il 7 dicembre, la battaglia per il saliente principale stava andando bene: l’obiettivo sovietico di intrappolare la 3ª armata panzer e parte della 4ª sembrava raggiungibile. Tuttavia, con grande frustrazione di Zukov, l’avanzata procedeva a rilento. Le armate coinvolte erano ostacolate dai tentativi di eliminare tutti i singoli capisaldi nemici, difesi da gruppi di combattimento (Kampfgruppe) improvvisati; due giorni dopo, Zukov ordinò ai suoi comandanti di sospendere gli attacchi frontali e di aggirare i centri di resistenza, così da penetrare in profondità nelle retrovie tedesche. L’8 dicembre un soldato tedesco scrisse sul suo diario: «Saremo costretti a ritirarci? Se così fosse, che Dio abbia pietà di noi». Sapevano che cosa significava ritirarsi all’aperto sui campi innevati. Il ripiegamento lungo tutto il fronte era segnato dai villaggi bruciati, dati alle fiamme mentre le truppe procedevano a fatica nella neve profonda. Il loro percorso era disseminato di veicoli bloccati per la mancanza di carburante, di quadrupedi morti per la stanchezza e persino di feriti abbandonati nella neve. I soldati affamati tagliavano pezzi di carne congelata dai fianchi dei cavalli. I battaglioni di sciatori siberiani piombavano fuori dalle gelide nebbie lanciando ripetuti attacchi. Con impietosa soddisfazione osservavano la totale inadegutezza dell’equipaggiamento dei tedeschi, ridotti a coprirsi con muffole e scialli di donne anziane, rubati dai villaggi o direttamente dalle spalle delle loro proprietarie. «Il gelo era intensissimo», scrive Erenburg «ma i siberiani dell’Armata Rossa brontolavano dicendo: “”Se arrivasse davvero un freddo come si deve, li ucciderebbe tutti in un colpo solo””». Dopo ciò che avevano sentito sul modo in cui i tedeschi trattavano i prigionieri e i civili, la vendetta dei russi fu spietata. Senza incontrare quasi nessuna resistenza da parte della Luftwaffe, i reparti da caccia e d’attacco al suolo Sturmovik dell’aviazione dell’Armata Rossa tormentarono le lunghe colonne di truppe in ritirata, nere, sullo sfondo bianco della neve. (…) Chi non poteva muoversi da solo era spacciato. «Molti dei feriti si sparano» scrisse un soldato sul suo diario. Spesso le armi non funzionavano a causa del gelo. Diversi carri armati vennero abbandonati perché non c’era più carburante. Si diffuse la paura di rimanere tagliati fuori, e sempre più soldati e ufficiali si pentivano per come avevano trattato i prigionieri di guerra sovietici. Tuttavia, nonostante i continui riferimenti al 1812 e la sensazione che la Wehrmacht fosse ora maledetta come la Grande Armata di Napoleone, la ritirata non degenerò in una rotta caotica. L’esercito tedesco, in particolare quando si trovava sull’orlo del disastro, sorprendeva spesso i suoi nemici per come sapeva rispondere agli attacchi. (…) Quando gli giunse la notizia dell’offensiva sovietica, Hitler rimase incredulo: essendosi convinto che i rapporti sulle nuove armate fossero solo un bluff, non riusciva proprio a capire da dove fossero saltate fuori. Umiliato da quella svolta inattesa della guerra, che arrivava dopo tutti i recenti proclami di vittoria sugli ‘Untermenschen’ slavi, era confuso e infuriato. D’istinto, si rifugiò nella sua convinzione viscerale che la forza di volontà avrebbe infine trionfato: il fatto che i suoi uomini fossero privi di uniformi adatte, munizioni, razioni e carburante per i mezzi corazzati non aveva per lui quasi nessuna rilevanza. Ossessionato dal pensiero della ritirata napoleonica del 1812, era determinato a evitare un ripetersi della storia e ordinò alla sue truppe di tenere duro, anche si di fatto non erano neppure in grado di scavarsi posizioni difensive nel terreno duro come il granito. A Mosca tutta l’attenzione era concentrata sulla grande battaglia a ovest della capitale, e la notizia dell’attacco giapponese a Pearl Harbor non ebbe molta risonanza (…). Il 6 dicembre 1941, proprio mentre i sovietici lanciavano il loro contrattacco attorno a Mosca, i crittoanalisti della marina statunitense decifrarono un messaggio fra Tokyo e l’ambasciatore giapponese a Washington. Pur mancando l’ultima sezione, il contenuto era più che chiaro. «Questo significa guerra» disse Roosevelt ad Harry Hopkins, che si trovava nello studio ovale la sera in cui arrivò l’intercettazione (1)”” (pag 315-318) [(1) Robert E. Sherwood, vol. I, p. 430] [Robert E. Sherwood, a cura, ‘The White House Papers of Harry Hopkins, 2 voll., New York, 1948]”,”QMIS-243″
“BEEVOR Antony”,”Stalingrado. La battaglia che segnò la svolta della Seconda guerra mondiale.”,”””Per la Wehrmacht era tempo di fare due conti. Lo stato maggiore del feldmaresciallo Milch aveva calcolato la perdita di 488 aerei da trasporto e di 1.000 uomini d’equipaggio durante il ponte aereo. La 9ª divisione Flak era stata annientata, insieme con altropersonale di terra, senza contare poi le perdite di bombardieri, caccia e Stuka della Luftflotte 4 durante la campagna. Il numero esatto delle perdite dell’esercito è ancora incerto, ma non c’erano dubbi che la campagna di Stailngrado avesse rappresentato la disfatta più catastrofica subita fino a quel momento dalla Germania. La 6ª armata e la 4ª Panzerarmee erano state distrutte. Solo nel ‘Kessel’ erano morti quasi 60.000 uomini dall’inizio dell’operazione Uranus e altri 130.000 erano stati presi prigionieri. (Anche in questo caso la confusione delle statistiche sembra essere dovuta al numero di russi che avevano combattuto con i tedeschi). Queste cifre non tengono conto delle perdite a Stalingrado e nei dintorni tra agosto e novembre, dell’annientamento di quattro armate alleate, del fallimento del tentativo di salvataggio di von Manstein e delle perdite inflitte dall’operazione Piccolo Saturno. Nel complesso, l’Asse dovrebbe aver perso più di 500.000 uomini. Presentare una simile catastrofe al popolo tedesco era una prova alla quale Goebbels si dedicò con frenetica energia usando tutto il suo talento per le distorsioni più impudenti”” (pag 435) Anthony Beevor è stato ufficiale di carriera dell’esercito britannico, prima di dedicarsi esclusivamente alla scrittura, occupandosi della Guerra civile spagnola e della Seconda guerra mondiale.”,”QMIS-008-FER”
“BEEVOR Antony”,”Berlin. The Downfall 1945.”,”Antony Beevor comincia la sua carriera come ‘professional officer’ nel 11th Hussars. È autore di molti libri in particolare sulla guerra civile spagnola, sull’esercito britannico e sulla Francia (Parigi dopo la Liberazione, 1944-149). “”The demolition method used by the SS engineers was almost certainly a ‘hollow charge’, which meant fastening their explosives to the ceiling in a largo circle to blast out a chunk. This would have been the only way to penetrate such a depth of reinforced concrete with relatively small amounts of explosive. Estimate of the time – and even the date – of the explosion vary enormously, but this is probably due to the looting of watches and clocks and the confusing, perma-night existence of all those sheltering in bunkers and tunnels. The most reliable accounts point to the explosion taking place n the early morning of 2 May. This suggests either a surprisingly long-delayed charge or that the ‘Nordland’ sapper detachment experienced considerable difficulties carrying out their task. In any case, the explosion led to the flooding of twenty-five kilometres of S-Bahn and also U-Bahn tunnels, once the water penetrated through a connecting shaft. Estimates of casualties ranged ‘between around fifty and 15.000’. A number of Berliners are convinced that the new Soviet authorities had the victims carted of small canal harbour near the Anhalter Bahnhof and then buried under rubble. More conservative estimates, usually around the 100 mark, are based on the fact that, although there were many thousands of civilians in the tunnels, as well as several ‘hospital trains’, which were subway carriage packed with wounded, the water did not rise quickly since it was spreading in many different direction. Women and children running through the dark tunnels as the floodwater rose were naturally terrified. Some recount seeing exhausted and wounded soldiers slip beneath the water, as well as many who had been seeking oblivion in the bottle”” (pag 371) Le SS demoliscono e allagano la metropolitica di Berlino. “”Il metodo di demolizione utilizzato dagli ingegneri delle SS era quasi certamente una ‘carica cava’, che significava fissare gli esplosivi al soffitto in un ampio cerchio per farne esplodere un pezzo. Questo sarebbe stato l’unico modo per penetrare in profondità nel cemento armato così spesso con quantità relativamente piccole di esplosivo. Le stime dell’ora – e anche della data – dell’esplosione variano enormemente, ma ciò è probabilmente dovuto al saccheggio di orologi e alla confusa esistenza notturna di tutti coloro che si rifugiavano nei bunker e nelle gallerie. I resoconti più attendibili indicano l’esplosione avvenuta la mattina presto del 2 maggio. Ciò fa pensare o ad una carica sorprendentemente a lungo ritardata o che il distaccamento di genieri “”Nordland”” abbia incontrato notevoli difficoltà nello svolgimento del proprio compito. L’esplosione provocò l’allagamento di 25 chilometri di gallerie della S-Bahn e della U-Bahn, non appena l’acqua penetrò attraverso un pozzo di collegamento, e le vittime furono stimate tra le cinquanta e le 15.000 persone. Molti berlinesi sono convinti che le nuove autorità sovietiche avessero fatto trasportare le vittime dal piccolo porto sul canale vicino alla Anhalter Bahnhof e poi seppellirle sotto le macerie. Stime più prudenti, di solito intorno ai 100, si basano sul fatto che, sebbene nei tunnel ci fossero molte migliaia di civili, oltre a diversi “”treni ospedale””, vagoni della metropolitana pieni di feriti, l’acqua non si sarebbe alzata rapidamente poiché si stava diffondendo in molte direzioni diverse. Donne e bambini che correvano attraverso i tunnel bui mentre il livello dell’acqua si alzava erano naturalmente terrorizzati. Alcuni raccontano di aver visto soldati esausti e feriti scivolare sott’acqua, così come molti che cercavano l’oblio nella bottiglia”” (pag 371)”,”QMIS-042-FSD”
“BEEVOR Antony”,”The Battle for Spain. The Spanish Civil War, 1936-1939.”,”Rifugiati esiliati e la seconda guerra mondiale. “”I 450 mila repubblicani che attraversarono la frontiera francese nel febbraio 1939 quando cadde la Catalogna, non furono i primi rifugiati della guerra civile (1). E non furono gli ultimi. Altri 15.000 che cercarono di fuggire dai morti mediterranei nel marzo durante il collasso finale della Repubblica, raggiunsero la Tunisia colonia francese e furono internati nel campi di Getta e Gafsa vicino a Tunisi, altri vicino a Bizerta e Argelia. Le condizioni furono descritte come sub-umane. Le autorità coloniali francesi non diedero il benvenuto ai questo ingresso dei ‘rossi’. Uno dei molti prigionieri era Cipiano Mera, comandante delle compagnie militari (IV Corpo e Casado) durante il colpo. (…)”” (pag 455) Vedi i dati in nota (1) capitolo 36 a pag 547 (qui viene citato il libro di Bartolomé Bennassar, ‘La guerre d’Espagne et ses lendemains’, Paris, 2004, pag 363 Francisco Largo Caballero ‘Francisco Largo Caballero è stato un importante politico spagnolo durante la guerra civile spagnola. Ecco alcuni dettagli sulla sua vita: Biografia: Nato a Madrid il 15 ottobre 1869, Largo Caballero iniziò la sua carriera lavorando come stuccatore nell’edilizia. Nel 1894 si unì al Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e divenne segretario del partito e del sindacato socialista, l’UGT, dopo la morte del fondatore Pablo Iglesias Posse. Durante la Seconda Repubblica Spagnola, Largo Caballero fu ministro delle Relazioni Sindacali nei primi governi repubblicani. Dopo la sconfitta elettorale del 1933, abbandonò le sue posizioni moderate e si schierò per una ‘rivoluzione socialista’. Nel luglio 1936, durante l’inizio della guerra civile spagnola, fu nominato capo del governo e ministro della Guerra. La sua presidenza durò dal 4 settembre 1936 al 17 maggio 19371. Posizioni politiche: Largo Caballero difese l’alleanza con altri sindacati e partiti operai, come il Partito Comunista di Spagna (PCE) e il sindacato anarchico CNT. Fu uno dei capi della rivolta nelle Asturie e in Catalogna nel 1934, repressa duramente dal governo. La sua visione era quella di una Repubblica senza conflitto di classe, ma per raggiungerla credeva che una classe dovesse scomparire1.”,”MSPG-023-FSD”
“BEEVOR Antony”,”Russia. Rivoluzione e guerra civile, 1917-1921.”,”Antony Beevor (Londra 1946) ex ufficiale dell’esercito inglese, è uno dei più affermati autori contemporanei di storia militare. I suoi libri sono stat tradotti in 29 paesi. Tra le sue pubblicazioni ‘Stalingrado’ (1998). Guerra civile. I reparti antiritirata per trattenere al fronte le truppe. “”Trattenere al fronte i marinai e le truppe dell’Armata rossa non era un problema limitato agli Urali settentrionali, come Trotsky scoprì ben presto. Larissa Reisner, che venerava il commissari del popolo per la sua comparsa a Svijazsk quasi nelle vesti di ‘deus ex machina’, scrisse: «Al fianco di Trotsky saremmo potuti morire combattendo con l’ultima cartuccia rimasta, incuranti delle ferite. Perché lui incarnava la santa demogogia della battaglia, con parole e gesti che evocavano le pagine più eroiche della storia della Rivoluzione francese» (33). Sentimenti tanto profondi non erano dovuti solo alle armi e ai rifornimenti che egli aveva portato con sé per sollevare il morale delle truppe, ma anche alla sua forte leadership e al genio organizzativo. E, nello specifico, la «forte leadership» si manifestava nel condannare all’esecuzione ogni uomo sorpreso a disertare dal fronte, compresi comandanti e commissari di reggimento. Quando il colonnello Kappel’ sferrò un attacco a sorpresa alla loro retroguardia, «il panico si impadronì delle forze rosse» come scrisse Victor Serge (34). Trotsky rimase allibito dal fatto che restarono a combattere solo poco più di cinquecento uomini dei quasi diecimila della forza di Väcietis. Presi dalla disperazione molti di quelli in fuga tentarono di imbarcarsi sulla flottiglia del Volga. Non meno di ventisette volontari del Partito comunista, sui duecento che Trotsky aveva portato con sé, vennero giustiziati per viltà. E la scelta di condannarli all’esecuzione fu presa senza dubbio ‘pour encourager les autres’. Trotsky mise inoltre una taglia di 50.000 rubli sulla testa del colonnello Kappel (35). La Reisner, tuttavia, nel suo racconto dei fatti non fece alcun accenno a elementi che potessero minare le gloriose immagini di quei tempi. Trotsky si trovò quindi a invocare le stesse misure, comprese le mitragliatrici piazzate dietro le prime linee, per le quali i bolscevichi avevano condannato Kornilov durante l’offensiva Kerenskij. I reparti antiritirata, composti da quadri comunisti, sarebbero diventati comuni nell’Armata rossa. Questo rigore, unito al supporto di altre cannoniere che raggiunsero la flottiglia di Raskol’nikov sul Volga, ad artiglieria extra e ad alcuni bombardieri, cominciò ad irrobustire la resistenza delle truppe sul fronte orientale di Kazan’. Questo non significava, tuttavia che la fiducia nella qualità dei marinai inviati al fronte fosse aumentata. Il comandante in capo della flotta del Baltico mandò un telegramma a Raskol’nikov, presso il quartier generale della V armata: “”Cinquecento comunisti della marina, divisione mine, sono in partenza per Svijazsk, oggi 26 agosto, alle ore 20.00. Saranno inviati anche dieci ufficiali, ma né il comandante della marina né il commissario navale di Kronstadt possono garantire per loro. Raccomandiamo di tenerli sotto stretto controllo. Possiamo solo ordinarvi di sparare ad almeno cinque ufficiali per ogni traditore”” (36)”” (pag 278-279) [(33) Reisner L. , ‘Letters from the Front’, Moskva, 1918, citato in Serge, V. ‘Year One of the Russian Revolution’, Haymarket Books, Chicago, 2015, p. 334; (34) Ivi, p. 335; (35) Svertsev, A., ‘Tragedy of a Russian Bonaparte’, “”Russkiy Mir””, 16 aprile 2013; (36) RGAVMP R. 96/1/6/70] Deus ex machina Al di fuori dell’ambito narrativo, l’espressione indica una persona o un evento che inaspettatamente risolve una situazione difficile”,”RIRO-483″
“BEGOZZI Mauro BERMANI Cesare BIGAZZI Duccio BORGOMANERI Luigi FORTINI Franco PAVONE Claudio PEREGALLI Arturo RONDOLINO Gianni VERMICELLI Gino interventi; a cura del Laboratorio di ricerca storica “”L’eccezione e la regola”””,”Conoscere la Resistenza.”,”In ricordo di Franco Fortini Contiene tra l’altro i tre saggi: – Arturo PEREGALLI, La sinistra dissidente in Italia nel periodo della Resistenza (pag 61-77) – Duccio BIGAZZI, La fabbrica nella crisi del regime: gli scioperi del marzo-aprile 1943 (pag 77-89) – Cesare BERMANI, Dopo la guerra di Liberazione (appunti per una storia ancora non scritta) (pag 89-122) Bandiera Rossa. “”Nel mese di marzo, ‘Bandiera Rossa’ approntò un piano per liberare Aladino Govoni, uno dei dirigenti del movimento, dalla prigione di Regina Coeli, ma un’ondata di arresti si abbattè sul movimento. Il 23 dello stesso mese i Gap romani uccisero in un attentato in Via Rasella trentadue soldati tedeschi. Nella sparatoria che ne seguì rimasero coinvolti alcuni militanti del Mcd’I che transitavano nelle vicinanze, ignari di quanto organizzato dalle forze della Resistenza. La ritorsione tedesca, con la strage delle Fosse Ardeatine, coinvolse pesantemente ‘Bandiera Rossa’. Ne disperato tentativo di salvare i compagni arrestati, venne fatto pervenire ai nazisti un documento nel quale il movimento si dissociava politicamente dall’azione partigiana. Ma i tedeschi avevano già proceduto all’esecuzione. E anche se l’appello fosse giunto in tempo, molto difficilmente i nazisti ne avrebbero tenuto conto, visto il loro precedente comportamento nei confronti dei militanti di Bandiera Rossa, i cui processi erano stati utilizzati come monito verso l’intera Resistenza romana. La ritorsione nazista all’attentato e gli arresti che lo avevano preceduto avevano costituito un durissimo colpo per il Mcd’I. Esso giunse così a maturare una severa condanna di qualsiasi attentato terroristico. Il primo numero del nuovo organo di stampa del movimento (‘Direttive Rivoluzionarie’), che sostituiva ‘Bandiera Rossa’, pubblicato il 29 marzo, sosteneva che occorreva risparmiare vite umane e non commettere atti che potessero portare a una rappresaglia sproporzionata al risultato ottenuto. Si affermava inoltre che l’azione del Mcd’I era, e doveva restare fino a nuovo ordine, soltanto difensiva. Nello stesso numero del periodico appariva evidente la riflessione che i dirigenti di Bandiera Rossa facevano sulla debolezza della loro organizzazione: la rivoluzione socialista sembrava ora molto superiore alle loro forze. Alla durezza dei colpi inferti dai fascisti si accompagnava anche un aggravamento dei rapporti con il Pci. L”Unità’ accusò gli “”irresponsabili sparuti gruppetti””, la cui politica estremista favoriva la “”propaganda hitleriana””, di assumere una “”funzione obiettivamente provocatoria””. Dopo la liberazione di Roma, Bandiera Rossa cercò di organizzare una “”Armata rossa”” per combattere, su basi classiste, il nazifascismo, ma gli Alleati e il governo italiano impedirono che si giungesse alla sua creazione. Terminata la guerra, la forza di attrazione del Pci fu irresistibile. ‘Bandiera Rossa’ rimase così il giornale di un piccolissimo gruppo che sopravvisse sino alla fine degli anni Quaranta”” [Arturo Peregalli, La sinistra dissidente in Italia nel periodo della Resistenza] (pag 67)”,”ITAR-212″
“BEHR Hans-Georg”,”I moghul. Splendori e potenza degli imperatori dell’ India.”,”BEHR è nato a Vienna nel 1937. Ha studiato psicologia e storia. Si è dedicato al teatro e al giornalismo presso il settimanale ‘Stern’. Più tardi si è trasferito a Katmandu dove ha scritto reportage sul Nepal e sull’ Islam.”,”INDx-022″
“BEHRENS Diethard WOLF Dieter REICHELT Helmut PARAGENINGS Heinz SIMON Hermann MILIOS Jannis e SOTIROPOULOS Dimitris STAMATIS Georg ECONOMAKIS George E. TSCHECHOWSKI Valeri MUSTO WENDLING Amy LINDNER Kolja GIANNI Emilio GANDLER Stefan GRANDT Jens SHIGETA Sumio, saggi di”,”Geld – Kapital – Wert. Zum 150. Jahrestag der Niederschrift von Marx’ ökonomischen Manuskripten 1857/58 ‘Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie’. Der Anfang un die Methode. [Denaro – Capitale – Valore. Nel 150 ° anniversario della stesura di manoscritti economici di Marx 1857-1858 ‘Grundrisse’. L’origine e il metodo]”,”Saggi di BEHRENS Diethard WOLF Dieter REICHELT Helmut PARAGENINGS Heinz SIMON Hermann MILIOS Jannis e SOTIROPOULOS Dimitris STAMATIS Georg ECONOMAKIS George E. TSCHECHOWSKI Valeri MUSTO WENDLING Amy LINDNER Kolja GIANNI Emilio GANDLER Stefan GRANDT Jens SHIGETA Sumio “”Between 1871 and first months of 1872 Marx and Engels had already intervened personally and on various occasions in the Italian debate, both in the controversies with the anarchists and against Mazzini’s attacks. In this intervention of theirs they could avail of the support of such persons as Bignami (6) in Lodi, or, above all, Cafiero (7) in Naples, until, after connections with the IWMA’s General Council had been broken off, he passed definitively in the anarchic ranks in June 1872. When ‘La Plebe’ thus ended up as the only “”pied-à-terre”” (8) on which Engels could count in Italy, he began to collaborate with it directly. Engels’ relationship with ‘La Plebe’ dated back to the summer-autumn 1871, but the first correspondence appeared only in April of the following year. Known as the ‘Lettere londinesi’, eight of them were published up to December of the same year. The whole collection of the correspondence written by Engels for the Lodi organ, including the aforementioned letters and those sent subsequently, is of considerable importance: we could say it forms a sort of ‘Anti-Dühring’ for Italy. As in the latter, also in the former Engels’ criticism was directed at the “”sublime stupidity”” of those who wish to reform Socialism. The “”new socialist theory”” (9) that was spreading all over Italy under the anarchic guise personified by Bakunin, actually re-proposed all typical errors (utopianism, subjectivism, voluntarism and “”Garibaldinism””) inherited from the political cycle of the Risorgimento. Through ‘La Plebe’, Engels tried to rid the Italian political sphere of precisely these impurities”” [Emilio Gianni, The Diffusion of Marxism in Italy from 1848 to 1926] [(in) Aa.Vv, ‘Geld – Kapital – Wert. Zum 150. Jahrestag der Niederschrift von Marx’ ökonomischen Manuskripten 1857/58 ‘Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie’. Der Anfang un die Methode. Beiträge zur Marx-Engels-Forschung Neue Folge 2007′, Hamburg, 2007] [(6) Enrico Bignami (1844-1921). Garibaldian-Mazzinian, then Socialist. Founder and editor of ‘La Plebe’ (1868-1884); (7) Carlo Cafiero (1846-1892). One of the leaders of Italian anarchism; (8) Letter from Engels to F.A. Sorge dated January 4th 1873 in ‘Marx Engels Opere’ (MEO), Rome, Editori Riuniti, 1972-1990, vol. XLIV, 579; (9) F, Engels’ foreword of June 11th 1878 to ‘Anti-Dühring’, Milan, Edizioni Lotta Comunista, 2003, 13-16]”,”MADS-663″
“BEININ Joel LOCKMAN Zachary”,”Workers on the Nile. Nationalism, Communism, Islam, and the Egyptian. Working Class, 1882-1954.”,”Joel Beinin is professor of Middle East history at Stanford University. He is the author of Was the Red Flag Flyng There? Marxist Politics and the Arab-Israeli Conflict in Egypt and Israel, 1948-1965 and the coeditor of Political Islam; Essays from Middle East Report. Zachary Lockman is professor of Middle Eastern studies and history at New York University. He is the author of Comrades and Enemies; Arab and Jewish Workers in Palestine, 1906-1948 and the editor of Workers and Working Classes in the Middle East; Struggles, Histories, Historiographies. List of Tables, List of Abbreviations, Preface, Introduction, Notes, Conclusion, Bibliography, Index,”,”MVOx-003-FL”
“BEISER Frederick C.”,”The Romantic Imperative. The Concept of Early German Romanticism.”,”Frederick C. Beiser is Professor of Philosophy at Syracuse University. He is the author of German Idealism; the Fate of Reason; and Enlightenment, Revolution, and Romanticism (all from Harvard) Preface, Introduction, Abbreviations, Notes, Bibliography, Index,”,”GERx-031-FL”
“BEISER Frederick C.”,”German Idealism. The Struggle against Subjectivism, 1781-1801.”,”Frederick C. Beiser is professor of Philosophy at Syracuse University and the author of many books.”,”FILx-149-FL”
“BEJA Jean-Philippe”,”A’ la recherche d’une ombre chinoise. Le mouvement pour la démocratie en Chine, 1919-2004.”,”BEJA Jean-Philippe è direttore di ricerche al CNRS/CERI. E’ stato direttore scientifico del Centre d’ etudes francais sur la Chine contemporaine (Hong Kong) dal 1993 al 1997. E’ membro del comitato di redazione di ‘China Perspectives’ e di ‘Perspectives chinoises’. Il movimento degli studenti del 1989. “”Occorre attendere l’ indomani della instaurazione della legge marziale da parte del governo il 20 maggio perché i fondatori dell’ Associazione autonoma degli operai di Pekino siano autorizzati a installarsi sulla Piazza. Questa proclamazione, che minaccia l’ esistenza stessa del movimento, conduce gli studenti a ricercare il sostegno delle altre categorie sociali. Alcuni tra loro si lanciano anche nella battaglia per la fondazione dell’ Associazione autonoma degli operai di Pechino (AAOP), come per esempio il laureando Li Jinjin dell’ Università di Pechino. Il ruolo degli studenti nella AAOP è così importante che due dei tre oratori che intervengono in occasione della conferenza stampa che essa ha organizzato sulla Piazza il 1° giugno sono studenti. Però anche a questo punto della crisi, le reticenze persistono e l’ Associazione degli operai è relegata nell’ angolo nord-ovest della Piazza. Occorrerà attendere la fine del mese di maggio perché gli studenti agiscano in comune con l’ AAOP per esigere la liberazione di tre dei sei militanti arrestati dalla polizia. Tuttavia, l’ Associazione non ha molto tempo per svilupparsi poiché viene dissolta dopo il massacro che interviene meno di quindici giorni dalla sua fondazione.”” (pag 152-153)”,”CINx-197″
“BEKKER Cajus”,”La Luftwaffe. Historia del arma aerea alemana durante la II guerra mundial.”,”Tra le ‘Conclusioni e insegnamenti’ dell’ autore: 1. La campagna contro la Polonia non fu una passeggiata: costò alla Luftwaffe 285 aerei e 734 aviatori. 2. L’ intervento nel mare del Nord (1939) ha dimostrato che formazioni di bombardieri senza caccia di scorta finivano in bocca ai caccia nemici. Di qui la scelta di intervenire con azioni notturne che avevano però scarsa precisione. 3. Le azioni sul fronte Ovest dimostrarono che le fortificazioni tradizionali non resistevano all’ attacco combinato ‘terra-aria’ (mezzi corazzati più aerei). 4. Battaglia d’ Inghilterra: il tentativo di piegare l’ Inghilterra al negoziato mediante l’ esclusivo impiego dell’ arma aerea naufragò. La causa principale della sconfitta viene attribuita ad Hitler che nel 1938 aveva escluso un conflitto bellico con la Gran Bretagna. Pertanto la Luftwaffe non era preparata a questa eventualità. Nel 1936 lo sviluppo di un bombardiere quadrimotore con grande capacità di carico venne posticipato per dare la precedenza ai caccia (agli stukas). L’ arma dei caccia non era preparata però per un doppio compito di volare contro i caccia nemici e proteggere i bombardieri. Questi aerei avevano scarsa autonomia ed erano tecnicamente inferiori a quelli avversari. La Luftwaffe e la marina tedesca non avevano inoltre la forza per attaccare in modo decisivo i grandi convogli navali e le installazioni portuali inglesi. 5. La decisione di attaccare la Russia fu presa già nel giugno 1940, prima cioè dell’ inizio della ‘Battaglia d’ Inghilterra’. La lotta sul teatro occidentale non aveva la priorità nei piani del comando tedesco. 6. La campagna dei Balcani necessaria in seguito alla sconfitta italiana in Grecia costò ai tedeschi un mese di ritardo nel lancio dell’ Operazione Barbarossa, mese che può considerarsi decisivo per il fronte orientale. 7. Tra l’ estate e l’ autunno 1941 i due terzi dell’ aviazione militare tedesca operavano sul fronte russo. Nonostante i successi nelle operazioni ci fu un problema di manutenzione: i guasti del materiale crescevano di più delle sostituzioni, così il numero degli aerei in grado di operare diminuì rapidamente. 8. Gli aerei furono impiegati in compiti di appoggio tattico alle operazioni terrestri. Rare furono le azioni di respiro strategico (come il bombardamento in profondità di fabbriche di carri armati e aerei russi) (anche per i limiti imposti dal raggio d’ azione dei vettori tedeschi). Di conseguenza la produzione sovietica di tanks e aerei crebbe più delle perdite sul campo. 9. Non fu la strategia inglese e americana del bombardamento a tappeto (o a zona) sulla popolazione civile a piegare il morale tedesco. Questa strategia non fu pagante per gli alleati che ebbero molte perdite. Furono gli attacchi contro obiettivi militari, contro i punti chiave della rete di comunicazioni, le arterie di rifornimento di combustibile, di pezzi di ricambio che portarono al logoramento e al collasso dell’ esercito tedesco. Per BEKKER questa è una lezione che non si dovrà mai dimenticare. Conclusioni: la Germania perse la battaglia della logistica e la corsa al perfezionamento tecnico nella navigazione in qualunque condizione di tempo e nel combattimento di precisione (azioni di precisione notturne, impiego del radar ecc.). (pag 105 176 290 376 456 548 599 661 768)”,”GERQ-054″
“BEKKER Cajus”,”Luftwaffe. Le forze aeree tedesche nella seconda guerra mondiale.”,”Cajus Bekker è stato un giornalista e scrittore tedesco. Entrato nel 1943 nella Marina militare ottenendo riconoscimenti al valore, nel 1953 pubblicò il suo primo libro con lo pseudonimo di Hans Dieter Berenbrock a causa del materiale scottante del quale si era servito per la redazione. Ha pubblicato vari libri sull’aviazione militare utilizzando il suo pseudonimo. Paul Deichmann (1898-1981) è stato un generale della Luftwaffe durante la Seconda guerra mondiale. Insignito della Croce di Ferro il 26 marzo 1944, venne fatto prigioniero dagli americani dalla fine della guerra al 1947. A partire dal 1950, collaborò con la US Air Force a diversi studi sulla Luftwaffe. Hitler, Göring e la battaglia d’Inghilterra. “”Il 30 giugno 1940, una settimana dopo la fine della campagna di Francia, Göring aveva elaborato una “”Istruzione generale per la lotta della Luftwaffe contro l’Inghilterra””. In quest’istruzione si leggeva che «l’impiego delle flotte aeree deve essere coordinato al massimo» e che «dopo il raggruppamento delle singole unità deve avere inizio l’attacco sistematico ai gruppi di obiettivi». La lotta doveva essere condotta soprattutto contro l’aviazione militare inglese, i suoi servizi al suolo e anche contro l’industria dell’aeronautica. La marina esigeva, però, che si attaccasse dall’alto la flotta inglese, i porti di rifornimento e le unità della marina mercantile. Göring era fiducioso di risolvere i due problemi simultaneamente con la Luftwaffe. Lo Stato Maggiore della Lufwaffe indicò l’obiettivo principale: «Fino alla distruzione dell’aviazione militare nemica, il sommo principio della guerra nei cieli è quello di aggredire le formazioni nemiche in ogni occasione, di giorno e di notte, in cielo e in terra, senza tener conto di altri incarichi». L’obiettivo era dunque chiaro. Mancava però il piano con i particolari della realizzazione. Il primo passo concreto fu tuttavia compiuto da Göring, l’undici luglio 1940, quando diede il via agli attacchi contro i convogli navali britannici del Canale. Il tentativo corrispondente di attirare i caccia inglesi per costringerli a misurarsi con gli stormi da caccia tedeschi tuttavia fallì. Gli inglesi proteggevano sì i loro convogli, ma avevano l’ordine severo di evitare il pericoloso confronto diretto con i caccia tedeschi. Le convinzioni dei dirigenti politici tedeschi influirono notevolmente sull’atteggiamento della Luftwaffe che esitava a iniziare la guerra aerea contro l’Inghilterra. L’inattesa e rapida vittoria sulla Francia fece supporre ai dirigenti politici di aver sufficientemente dimostrato all’Inghilterra, ormai isolata, la potenza militare tedesca e di averla così resa disposta alla pace. Il 19 luglio venne festeggiata all’Opera Kroll di Berlino la vittoria in Occidente. (…) Tre giorni più tardi il ministro degli esteri inglese, Lord Halifax, dichiarò alla radio di non aver trovato nel discorso di Hitler alcuna allusione a una pace basata sul concetto di giustizia. «I suoi unici argomenti erano le minacce… Nella Gran Bretagna regno lo spirito della decisione irrevocabile. Non rinunceranno alla lotta…». Era il giorno in cui crollarono le ultime illusioni tedesche circa un’eventuale resa degli inglesi. La Luftwaffe doveva ora riflettere seriamente sul modo di condurre la guerra contro l’isola britannica. Mancava sempre un ben definito piano d’azione. Göring convocò il 21 luglio i comandanti della flotta aerea, incaricandoli di elaborare le loro concezioni riguardanti l’azione tedesca. I marescialli Kesselring e Sperrle diedero le istruzioni necessarie ai comandi loro sottoposti. Gli Stati Maggiori iniziarono febbrilmente le discussioni sul piano d’azione. Non c’era dubbio che il primo e più importante obiettivo fosse quello di sbaragliare la Royal Air Force, ma non si era d’accordo sul come realizzare l’impresa. Cio nonostante la direzione politica prendeva una decisione dopo l’altra. Già il 16 luglio, tre giorni prima del discorso pronunciato al Reichstag, Hitler aveva ordinato nell’Istruzione n. 16 di preparare e di portare a termine in caso di necessità, un’operazione di sbarco in Inghilterra (operazione Leone marino). Il 31 luglio, però, Hitler rivelò al comandante in capo dell’Esercito von Brauchitsch e al suo capo di Stato maggiore Halder, nel corso di un colloquio svoltosi a Obersalzberg, di voler aggredire la Russia «quanto prima, tanto meglio, possibilmente ancora entro l’anno in corso. Una volta sconfitta la Russia, l’Inghilterra avrà perduto la sua ultima speranza». Anche Göring e il capo di Stato Maggiore della Luftwaffe, Jeschonnek, vennero informati già in luglio della svolta di Hitler”” (pag 206-207)”,”QMIS-207″
“BELARDELLI Giovanni”,”Il Ventennio degli intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell’ Italia fascista.”,”BELARDELLI Giovanni insegna storia del pensiero politico contemporaneo nell’ Università di Perugia. Ha curato le riedizioni de ‘L’ Italia in cammino’ (1991) di Gioacchino VOLPE e dell’ ‘Intervista sul fascismo’ (2004) di DE-FELICE. “”Lo storico appariva dunque come un esponente, e tra i più autorevoli, di quei settori dell’ opinione pubblica che guardavano con simpatia al fascismo quale agente di una difesa e di un rinnovamento dello Stato liberale che, in oni caso, non comportasse rivolgimenti politico-istituzionali troppo profondi. Fin dal giugno 1921, con una lettera aperta pubblicata sul “”Popolo d’ Italia””, Volpe aveva messo in guardia Mussolini dai rischi legati all’ aver proclamato una “”tendenzialità repubblicana”” che avrebbe potuto spingere alla defezione quanti, “”dentro o a fianco dei Fasci””, non erano invece disposti a mettere in discussione le istituzioni politiche esistenti. Trovava infatti che in un’ Italia in cui abbondavano gli squilibri regionali e i particolarismi, in cui lo Stato vedeva “”rizzarsi davanti a sé la grande ombra del Vaticano””, la monarchia costituiva un indispensabile elemento di coesione nazionale e, per il fascismo, un alleato irrinunciabile. (…) In realtà per vent’anni, come Volpe lamenterà dopo la fine della seconda guerra mondiale, il fascismo avrebbe esercitato una “”azione blandamente, inconsapevolmente o consapevolmente, logoratrice dell’ istituto monarchico””. (pag 101)”,”ITAF-206″
“BELARDELLI Giovanni”,”Nello Rosselli.”,”Giovanni Berardelli, insegna Storia del pensiero politico contemporaneo presso l’Università di Perugia. E’ autore tra l’altro del volume ‘Il Ventennio degli intellettuali’ (Laterza, 2005); ha curato di recente le ‘Lettere dall’Italia perduta, 1944-1945’ di Gioacchino Volpe. “”A settant’anni dall’assassinio dei fratelli Rosselli, avvenuto il 9 giugno 1937 in Francia, la personalità del più giovane dei due, Nello, continua a restare nell’ombra. Ancora oggi sono pochi a sapere che, a differenza di Carlo, tra i massimi leader dell’antifascismo italiano, Nello Rosselli, pur condividendo le idee del fratello, rimase essenzialmente uno studioso di storia. Lo stesso assassionio, avvenuto per mano di sicari francesi assoldati dai servizi segreti italiani, rendendo i Rosselli tra le vittime più note della ditturara fascista doveva oscurare la specifica personalità di Nello. Questo volume ricostruisce dunque la biografia di una figura tanto celebrata quanto in fondo poco conosciuta; allo stesso tempo, fornisce un interessante spaccato della vita culturale nell’Italia fascista. Vediamo in particolare come, nella vicenda di Nello Rosselli, si riflettano certi caratteri della dittatura di Mussolini: un regime che, da una parte, permetteva al giovane storico di recarsi spesso all’estero pur sapendo come ne approfittasse per incontrare il fratello; dall’altra; ne avrebbe stroncato la vita attraverso un assassinio politico”” (dalla quarta di copertina) Mazzini Garibaldi Bakunin Marx e Engels (pag 65-69) “”Il primo libro di Rosselli, sulle origini del movimento operaio in Italia e sul contrasto tra Mazzini e Bakunin, fu pubblicato nel 1927 dall’editore Bocca di Torino (). Si trattava, come sappiamo, della tesi di laurea arricchita da successive ricerche e soprattutto dalla consultazione, a Berlino, della quasi introvabile biografia di Max Nettlau su Bakunin, dei verbali del Consiglio dell’Internazionale e del carteggio fra Engels e i suoi corrispondenti italiani. Da quando aveva iniziato quel lavoro, tanto i suoi studi quanto la sua partecipazione alle vicende politiche si erano mossi, come abbiamo visto, in stretto rapporto con Gaetano Salvemini. E anzitutto da Salvemini Rosselli aveva appreso a non scindere il lavoro dello storico dall’impegno nella politica contemporanea, a collegare la ricostruzione del passato a una funzione educatrice da esercitare, «con l’aiuto della storia» appunto, nel presente (1). Una concezione non dissimile da Rosselli poteva trovarla in Guglielmo Ferrero il quale, com’è stato osservato, più che storico in senso stretto fu «un uomo che faceva la storia da politico e la politica da storico» (2). Del resto, la generazione di storici alla quale Rosselli apparteneva si alimentò di un’esperienza che fu principalmente esperienza politica (3). (…) Per Rosselli il progresso delle classi lavoratrici è inscindibilmente connesso con un miglioramento non solo delle loro condizioni economiche ma anche di quelli più generalmente culturali e intellettuali. L’immaturità del movimento operaio italiano intorno al 1860 si spiega, secondo lui, proprio con il fatto che «l’organizzazione operaia non sorge e non si consolida, o almeno sorge e si sviluppa stentatamente là dove manchi un certo grado di benessere materiale, oltre che di maturità intellettuale delle classi lavoratrici» (6). Qui sta una delle radici delle simpatie dell’autore per Mazzini, nel fatto che il programma operaio di quest’ultimo «presuppone una progressiva elevazione morale e culturale della classe operaia» (7). Rosselli analizza la funzione contraddittoria svolta da Mazzini nei confronti dell’organizzazione operaia e i limiti del suo modo di concepire la questione sociale: il fatto, cioè, che dopo l’unità il programma mazziniano divenne storicamente superato. Mazzini, dopo il 1860, trovò largo consenso nell’ambiente democratico cominciando a propagandare il suo programma sociale che era allora l’unico esistente, a parte quello moderato teso ovviamente a tutt’altre finalità. Il positivo ruolo svolto dall’attività condotta in campo sociale dai seguaci di Mazzini e il successo che inizialmente ad essa arrise dipendevano dal fatto che quell’azione sconvolgeva un quadro di stasi e ristagno. Per il resto Rosselli sottolinea i limiti della teoria sociale mazziniana e i motivi del suo fallimento. L’organizzazione operaia, per Mazzini, era legata a una precisa ideologia politico-religiosa che difficilmente poteva essere completamente accettata (e, in realtà, non lo fu del tutto neanche da parte dei suoi più fedeli seguaci). I nuclei operai interessavano Mazzini non tanto come mezzo per l’emancipazione economica delle classi lavoratrici, quanto per far leva su di essi al fine del completamento dell’unificazione nazionale con Roma e i territori ancora soggetti all’Austria. Da ciò scaturiva necessariamente il suo atteggiamento paternalistico e autoritario di fronte al problema operaio. Inoltre, era la stessa concezione di un’emancipazione che doveva passare per l’unione di capitale e lavoro, con la necessità di una collaborazione delle classi medie, a far sì che si determinasse ben presto una contraddizione fra il programma mazziniano e l’ulteriore sviluppo del movimento operaio. I primi scioperi, in relazione alla perdurante precarietà della condizione economica delle classi lavoratrici, indicheranno questa incompatibilità. (…) Non si comprenderebbe tuttavia il complesso atteggiamento di Rosselli di fronte alla figura di Mazzini se non si tenesse conto del fatto che l’accento posto da quest’ultimo sulla «progressiva elevazione morale e culturale della classe operaia», rendevano il giovane storico particolarmente sensibile a «quel senso accorato d’umanità, (…) quella larga simpatia umana per cui Mazzini è ‘sentito’ in ogni parte del mondo e, se pur lo si discute e nega, lo si comprende ed ama». A differenza di Marx, aggiungeva, che invece «si studia e si ammira». «Rovesciamo Mazzini – prosegue Rosselli – e si avrà qualcosa di molto simile a Marx: freddo, preciso, logicamente impeccabile, concreto; cervello assai più acuto che non sensibile cuore. Dall’uno non poteva venire che una predicazione di amore: il sogno della solidarietà fra le classi sociali, una dottrina di educazione e di elevazione morale. L’altro dalla secolare esperienza dell’umanità doveva trarre una ferrea legge economica, prima regolatrice d’ogni vicenda; legge che non nega, ma innegabilmente attenua l’influenza dei valori morali» (11). C’è qui la stessa preoccupazione di fondere valori morali e razionalità politica che aveva spinto socialisti come Alessandro Levi e Rodolfo Mondolfo a studiare con particolare attenzione la figura di Mazzini. Mondolfo si era interessato, nel suo ‘Sulle orme di Marx’ (1919), ai rapporti tra Mazzini e il socialismo convinto che, di fronte alle interpretazioni positivistiche, fosse necessario restituire «un contenuto spirituale e una filosofia al socialismo» (12). Levi aveva scritto nel volume su ‘La filosofia politica di Giuseppe Mazzini’ (1917) che, pur essendo socialismo e mazzinianesimo teorie inconciliabili, non per questo il primo non doveva, «ammaestrato dalla rude esperienza che ne ha sfrondato molte illusioni, smentito alcune previsioni, corretto molti errori di teoria e di tattica, trarre dal pensiero politico di Mazzini, e far suoi, ammaestramenti fecondi». Infatti, solo tenendo nel massimo conto in valori morali si sarebbe potuta superare la società presente e preparare la società nuova (13)”” (pag 65-69) [Giovanni Belardelli, ‘Nello Rosselli’, Soveria Mannelli, 2007] [[() N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872). Einaudi, Torino, 1967. Nel titolo della prima edizione (F.lli Bocca, Torino, 1927) il nome dell’anarchico russo compariva, secondo la grafia in uso all’epoca, come Bakounine]; (1) G. Salvemini, ‘Pasquale Villari’, in ‘Nuova Rivista Storica’, a. 11 (1918), fasc. 2, poi in Id., ‘Scritti vari’, cit., p. 64; (2) G. Busino, ‘Dodici lettere di Guglielmo Ferrero a W.E. Rappard’, in ‘Nuova Antologia’, a. 97 (1962), fasc. 1942, p. 177; (3). Cfr. W. Maturi, ‘Interpretazioni del Risorgimento’, Einaudi, Torino, 1962, p. 466; (…) (6) N. Rosselli, ‘Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1972)’, Einaudi, Torino, 1967, p. 43; (7) Ivi, p. 27; (8) Ivi, p. 212; (9) Già Salvemini aveva sottolineato, diversi anni prima, l’importanza delle ripercussioni della Comune [di Parigi] in Italia. Cfr. Rerum Scriptor [G. Salvemini], ‘I partiti politici milanesi nel secolo XIX’, Editori dell’Educazione politica, Milano, 1899; poi in G. Salvemini, ‘Scritti sul Risorgimento’, a cura di P. Pieri e C. Pischedda, Feltrinelli, Milano, 1961, p. 115; (10) N. Rosselli, ‘Mazzini e Bakunin’, cit., pp. 297 e 348; (11) Ivi, pp. 136 e, per le citazioni precedenti, 27 e 133; (12) R. Mondolfo, ‘Sulle orme di Marx, III ediz., vol. II, Cappelli, Bologna-Rocca San Casciano-Trieste, 1923, p. 73; (13) A. Levi, ‘La filosofia politica di Giuseppe Mazzini’, nuova edizione a cura di S. Mastellone, Morano, Napoli, 1967, p. 134]”,”STOx-290″
“BELARDELLI Giovanni CAFAGNA Luciano GALLI DELLA LOGGIA Ernesto SABBATUCCI Giovanni”,”Miti e storia dell’Italia unita.”,”Giovanni Belardelli insegna Storia del pensiero politico contemporaneo all’Università di Perugia. Luciano Cafagna, dopo aver insegnato Storia contemporanea all’Università di Pisa, è stato commissario dell’Autorità garante per il mercato e la concorrenza. Ernesto Galli della Loggia insegna Storia dei movimenti e dei partiti politici all’Università di Perugia. Giovanni Sabbatucci insegna Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma.”,”ITAB-016-FL”
“BELARDELLI Giovanni”,”Nello Rosselli. Una storico antifascista.”,”Giovanni Berardelli è nato a Roma nel 1951, dove si è laureato in Lettere. Ha collaborato a ‘Storia contemporanea’. Ha studiato i rapporti tra intellettuali e fascismo.”,”BIOx-030-FF”
“BELARDI Mauro CORGHI Vincenzo”,”Il pendolo di Mosca.”,”Mauro Belardi ha diretto dal 1975 al 1991 l’ufficio studi dell’Associazione Italia-Urss. É autore di numerose trasmissioni radiofoniche. Vincenzo Corghi ha studiato a Mosca. Deputato del Pci per quattro legislature, è stato dal 1975 al 1992 segretario dell’Associazione Italia-Urss.”,”RUSx-109-FL”
“BELCI Corrado”,”Zaccagnini.”,”Corrado Belci (Dignano d’Istria 1926) risiede dal 1947 a Trieste. E’ stato parlamentare DC per quattro legislature e direttore del quotidiano ‘Il Popolo’.”,”BIOx-330″
“BELCI Franco KUKLER S. IVASIC M. CERNIC C. BENVENUTI Silvano PINCHERLE Renzo CHERSOVANI Licia”,”Nazionalismo e neofascismo nella lotta politica al confine orientale 1945-75. Volume II.”,”introduzione al primo volume:: ‘Per quale storiografia’ di G. MICCOLI”,”ITAV-020″
“BELDEN Jack”,”La Cina scuote il mondo.”,”BELDEN, giornalista, visse per 5 anni in Cina dal 1937 assistendo all’ invasione giapponese. Sul finire del 1946 tornò in Cina sempre come giornalista registrando insieme con le sue impressioni anche i racconti delle varie componenti sociali della popolazione cinese (il contadino, il soldato, la donna, il dirigente di partito…). L’A ha criticato le ingerenze politiche degli USA in Cina.”,”CINx-061″
“BELDEN Jack”,”La Cina scuote il mondo.”,”Al momento dell’invasione giapponese, nel ’37, l’autore di questo libro era già stato in Cina per cinque anni, pur essendo sbarcato inizialmente ad Hong Kong con il progetto di una breve escursione nei dintorni. Quando, sul finire del ’46, Jack Belden torna in Cina, come giornalista.”,”CINx-041-FL”
“BELGRANO Luigi Tommaso, a cura di Gabriella AIRALDI”,”Della vita privata dei genovesi. (1875)”,”Luigi Tommaso Belgrano storico italiano (Genova 1838 1835) studioso di storia genovese. Segretario della Società Ligure di Storia Patria.”,”LIGU-013-FSD”
“[BELIBASTE, a cura]”,”La comune di Kronstadt. Raccolta di documenti comprendenti la traduzione integrale delle Izvestija di Kronstadt.”,”‘traduzione dal francese di ‘La coune di Krostadt’ edito dal compagna Bélibaste’ Ultimatum di Trotsky (presidente del Soviet militare rivoluzionario della Repubblica e Kamenev (comandante in capo): “”(…) Nello stesso tempo io dò ordini destinati a reprimere l’ammutinamento ed a vincere i ribelli con la forza delle armi. I capi degli ammutinati controrivoluzionari saranno interamente responsabili dei danni che la popolazione pacifica potrà subire per loro colpa.. Questo avvertimento è definitivo””. Pietrogrado, 5 marzo 1921 (pag 10-11)”,”RIRO-387″
“BELL Daniel”,”Marxian Socialism in the United States. With a new introduction by Michael KAZIN and a new Afterword by the Author.”,”Daniel BELL è Scholar in Residence all’ America Academy of Art and Sciences e Professore emerito di sociologia alla Harvard University. Michael KAZIN insegna storia all’ American University. E’ autore di ‘The Populist Persuasion: An American History’.”,”MUSx-067″
“BELL Daniel”,”The Cultural Contradictions of Capitalism.”,”Il mutamento della società americana negli anni 1960. “”1. La molteplicità dei problemi sociali. La rimarchevole performance dell’ industria americana (e il rafforzamento psicologico derivato dal fatto che nel dopoguerra non c’è stata depressione economica, sebbene fosse stata prevista dagli economisti) sembrava indicare che lo sviluppo economico avrebbe risolto ogni problema sociale.”” (pag 187) “”2. I moti e i crimini dei neri. Dal 1963 al 1967 ci furono cinque ‘hot summers’ (estati calde), in cui, ogni anno, ci fu un crescendo di rivolte che, cominciando nel Sud, passavano velocemente al Nord, cosicché da Watts, Detroit, Newark e Washington DC, l’ intera sezione di ciascuna città finì in fiamme””. (pag 188) “”3. L’ alienazione dei giovani.”” (pag 189)”,”USAS-140″
“BELL Daniel”,”The Coming of Post-Industrial Society. A Venture in Social Forecasting.”,”Daniel BELL professore di sociologia alla Harvard University. E’ autore di ‘The End of Ideology’ e ‘The Cultural Contradictions of Capitalism’ (1976). “”I padri fondatori dell’ economia contemporanea erano preoccupati della “”lamentevole scienza”” a causa del fatto che credevano che l’ accumulazione del capitale non potesse continuare indefinitamente. Queste conclusioni erano basate su tre assunzioni: la legge dei rendimenti decrescenti; il principio malthusiano, secondo cui un incremento nei salari reali avrebbe semplicemente portato ad una crescità più veloce della popolazione e alla “”diluizione”” di quell’ incremento; e, implicitamente, uno stato invariante della tecnologia. Queste erano le basi dell’ economia ricardiana. Esse furono elaborate da John Stuard Mill nella concezione de “”The Stationary State””. Perfino Marx, in questo senso un economista post-ricardiano, giunse a conclusioni pessimistiche. Sebbene fosse più sensibile al ruolo rivoluzionario delle macchine rispetto ai suoi contemporanei, Marx sentì che la prima conseguenza della sostituzione del lavoro con il macchinario sarebbe stata la centralizzazione del capitale, a spese degli altri capitalisti, l’ incremento dello sfruttamento della forza-lavoro (attraverso un allungamento della giornata lavorativa) nella misura in cui più capitalisti arretrati avrebbero cercato di mettersi a competere, e, in ultimo, le crisi quando il sistema avesse raggiunto dei limiti superiori. In base alla teoria del valore lavoro, Marx sentiva che l’ espansione della “”composizione organica del capitale”” poteva portare solo a un declino del tasso medio di profitto e a un continuo impoverimento del lavoratore.”” (pag 189-190)”,”ECOI-184″
“BELL Eric Temple”,”La magia dei numeri.”,”””Democrito che il mondo a caso pone”” Dante, Inferno (controllare) “”Tutto è numero”” Pitagora fonte E.T. Bell, la magia dei numeri “”Nè nella matematica, nè nella scienza si è raggiunta la certezza di un progresso costante.”” (pag 206) “”In teatralità e dignità, per non dire in ostentazione, Empedocle superò anche il suo maestro Pitagora. Poichè la porpora era l’ insegna della tirannia, il filosofo dimostrava il proprio disprezzo per i tiranni aggirandosi paludato in una veste di rosso vivo. Per colmo di impertinenza, si metteva alla cintura una catena d’ oro e sulla testa una corona di foglie d’oro. E per far capire che avrebbe saputo dirimere facilmente qualsiasi disputa, si circondava di un corteggio più numeroso e meglio nutrito di quello che un tiranno potesse permettersi””. (pag 144)”,”SCIx-221″
“BELL Daniel KRISTOL Irving a cura”,”The Crisis in Economic Theory.”,”Contributi di Kenneth J. ARROW Daniel BELL Paul DAVIDSON Peter F. DRUCKER Edward J. NELL Harvey LEIBENSTEIN James W. DEAN Israel M. KIRZNER Allan H. MELTZER Irving KRISTOL Mark H. WILLES Frank HAHN. BELL Daniel KRISTOL Irving. Il primo è professore di sociologia ad Harvard. Il secondo è Henry Luce Professor of Urban Values all New York University. Sono autori di varie opere (v. 4° cop). “”Sebbene Keynes sia largamente conosciuto per le idee del deficit finanziario e il “”pump priming””, questi non erano i problemi della ‘Teoria generale’. La ‘General Theory of Employment, Interest and Money’, per dare il titolo completo del libro – era un assalto alla Legge di Say, all’ argomento secondo cui sulla lunga distanza le “”forze reali”” del sistema economico avrebbero teso all’ equilibrio della piena occupazione. La considerazione di Keynes era che, sulla lunga distanza, noi siamo tutti morti. Keynes sosteneva due tesi. La prima, altamente tecnica, che perfino se la legge di Say fosse stata valida in un modello statico (e chiuso), essa non poteva dimostrare che un equilibrio di pieno impiego era dinamicamente ottenibile dato che il processo di movimento verso l’ equilibrio ‘nel corso del tempo’ squilibrava l’ equilibrio stesso. La seconda, che ha ricevuto la massima attenzione, era che, in una depressione, un equilibrio statico era impossibile per tre ragioni: la inelasticità (e/o la irresponsabilità) dei tassi di interesse come un mezzo per stimolare gli investimenti; una “”trappola di liquidità””, o il desiderio degli esperti (istituzioni finanziarie o individui) di tenere (“”hoard””) denaro; e la viscosità dei salari e dei prezzi in moneta””. (pag 63)”,”ECOT-111″
“BELL Henry”,”John Maclean. Hero of Red Clydeside.”,”Henry Bell è uno scrittore e curatore di libri tra i quali ‘A Bird is Not a Stone’ (2014), e ‘Tip Tap Flat’ (2012). Il 30 gennaio 1921, si tiene una Convenzione unitaria a Leeds (Unity Convention). Il CPGB può a questo punto reclamare di rappresentare l’insieme dei comunisti britannici; con la sola eccezione di John McLean e del Socialist Labour Party (1). Maclean pubblica una lettere aperta a Lenin lo stesso giorno mettendolo sull’avviso dell’ errore che il Comintern e i suoi compagni stanno facendo sostenendo questo nuova Partito comunista della Gran Bretagna’ (pag 165) (1) ‘The Communist’, 5 febbraio 1921″,”MUKx-214″
“BELL David Avrom”,”The First Total War. Napoleon’s Europe and the Birth of Modern Warfare”,”BELL David Avrom: nato a New York (USA), 17 novembre 1961 da una famiglia di origine ebraica. Laureato in Storia e Letteratura alla Harvard University. Storico specializzato in Storia francese. Insegna Storia francese alla Johns Hopkins University. Già autore di “”Lawyers and Citizens”” che ha vinto il Pinkney Prize of the Society for French Historical Studies. <>. (Traduz. d. r. dal risvolto di copertina).”,”FRAN-115-FSL”
“BELL Geoffrey”,”Mercato dell’eurodollaro e sistema finanziario internazionale.”,”Geoffrey Bell, nato nel 1939, ha studiato a Grimsby e alla London School of Economics. Successivamente è entrato al Dipartimento del Tesoro britannico in qualità di consigliere economico aggiunto e nel 1963-64 ha trascorso nove mesi come visiting economist presso il Sistema della Riserva Federale, principalmente alla banca della Riserva Federale di St.Louis. Tra il 1964 e il 1966 è stato lettore di economia monetaria alla LSE ed ha svolto attività di consulenza presso il Dipartimento del Tesoro. Nel 1966 è stato nominato consigliere economico dell’ambasciata britannica a Washington.”,”ECOI-201-FL”
“BELLACICCO Antonio LABELLA Anna”,”Le strutture matematiche dei dati.”,”Antonio Bellacicco è assistente ordinario presso la cattedra di Istituzioni di statistica e professore stabilizzato di Applicazioni operative dell’algebra e della teoria dei grafi nella Facoltà di scienze statistiche dell’Università di Roma, è autore di numerose pubblicazioni sia sulla metodologia dell’analisi dei dati che sulle sue applicazioni, particolarmente nell’ambito della pianificazione territoriale. Anna Labella è assistente ordinario presso la cattedra di Algebra ed è professore incaricato di Matematiche complementari I nell’Istituto di matematica G. Castelnuovo nella Facoltà di scienze dell’Università di Roma, si occupa di problemi di fondamenti della matematica e di teoria delle categorie ed è autrice di lavori di tipo algebrico.”,”SCIx-074-FL”
“BELLAMY Edoardo”,”Eguaglianza. Unica traduzione autorizzata. Vol 1.2″,”Scrittore americano(1850-1898) noto per il romanzo di narrativa utopistica sociale ‘Guardando indietro 2000-1887’ (1888) forse il maggior romanzo utopistico americano e uno dei più importanti in assoluto; in esso l’A descrive un ordine politico e sociale di tipo collettivistico in cui sono state eliminate le diseguaglianze e sconfitte le grandi corporazioni. Sull’onda del successo del libro fondò il Partito nazionalista con un programma di radicali riforme sociali e diresse i periodici ‘The Nationalist’ e ‘The New Nation’. Ma il movimento ebbe vita breve. Il romanzo Eguaglianza è una replica del precedente ma meno brillante perchè scritto con intenzioni teoriche.”,”SOCx-011″
“BELLAMY Joyce MARTIN David SAVILLE John adattamento di Francois BEDARIDA”,”Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier international. 3. La Grande-Bretagne.”,”Tradotto dall’inglese da Renée BEDARIDA”,”MUKx-004″
“BELLAMY Joyce M. SAVILLE John; collaborazione di Paul ADELMAN Mai ALMAN R. Page ARNOT P.N. BACKSTROM Philip S. BAGWELL David BARTON John BAXTER Joseph O. BAYLEN Ron BEAN Margaret BELL John BENSON Joyce M. BELLAMY Harold F. BING Kenneth BRILL Ian BRITAIN Keith BROOKER Kenneth D. BROWN Raymond BROWN Marjorie BUCKE Michael CAHILL Maureen CALLCOTT Frank CARRUTHERS Raymond CHALLINOR Malcolm CHASE Doris N. CHEW David CLARK Alan CLINTON M.D. CLUSE Margaret COLE Stephen W. COLTHAM Simon CORDERY Helen CORR Grace G. COWIE Fergus D’ARCY Kenneth DALLAS Ralph H. DESMARAIS F.K. DONNELLY Peter D. DRAKE Janet DRUCKER Margaret ESPINASSE E.W. EVANS Richard D. FELSTEAD David FERNBACH Geoffrey FIDLER Allan FLANDERS Barbara FLETCHER Eileen FLETCHER Edmund FROW Ruth FROW Janet FYFE Tom GALLAGHER Sheridan GILLEY Kenneth L. GOODALL Ian GOODFELLOW Stephen GOSLING Robert GRIFFITHS Reg GROVES June HANNAM K.G.E. HARRIS Brian H. HARRISON J.F.C. HARRISON Ralph H.C. HAYBURN Barbara HILL Patricia HOLLIS Colin HOLMES Ann HOLT David HOPKINSON David HOWELL Sean HUTTON Laurence JACOBS Louis G. JAMES Mick JENKINS Bernard JENNINGS Alan R. JONES Laurence JOHNSON Zoe JOSEPHS Fraulein Beate KASPAR Stephen F. KELLY John E. KING Beverley KINGSTON William KNOX Marion KOZAK Judith Fincher LAIRD David LARGE Keith LAYBOURN Alan J. LEE Philip J. LENG Fred M. LEVENTHAL Richard LEWIS John C. LOVELL David E. MARTIN William H. MARWICK James MACFARLANE David E. MARTIN Helen MATHERS James McCONVILLE Norman McCORD Anthony MASON Valerie MASON Neville C. MASTERMAN Anna MATHAMS Frank MATTHEWS Iain McCALMAN Marion MILIBAND Maurice MILNE A. Leslie MORTON M. Vivien MORTON Charles Loch MOWAT Robert G. NEVILLE Barbara NIELD Keith H. NIELD John OSBURN Frederick C. PADLEY John PARKER Trevor PEACOCK Robin PEARSON, John S. PEART-BINNS, Archie POTTS, I.J. PROTHERO, T. David W. REID, Naomi REID, John REYNOLDS, Gerald RHODES, Norman W. ROBINSON John J. ROWLEY Edward ROYLE David RUBINSTEIN Bryan H. SADLER John SALT John SAVILLE James A. SCHMIECHEN John S. SHEPHERD John B. SMETHURST Adrian A. SMITH Richard STOREY Eric L. TAPLIN Eric TAYLOR George F. THOMASON Anthony J. TOPHAM Adrian TRANTER Bob TURNER R.E. TYSON Mavis WATERS Ken WELLER Royston A.A. WHITE Andrew WHITEHEAD Major W. WALFORD WHITE Bob WHITFIELD Martin J. WIENER Joel H. WIENER J.E. WILLIAMS Diana WYLIE”,”Dictionary of Labour Biography. Vol 1-8. Ogni volume A-Z.”,”BELLAMY è Fellow of the University of Hull SAVILLE è Emeritus Professor of Economic and Social History, Univ of Hull. Collaboratori: Paul ADELMAN, Mai ALMAN, R. Page ARNOT, P.N. BACKSTROM, Philip S. BAGWELL, David BARTON, John BAXTER, Joseph O. BAYLEN, Ron BEAN, Margaret BELL, John BENSON, Joyce M. BELLAMY, Harold F. BING, Kenneth BRILL, Ian BRITAIN, Keith BROOKER, Kenneth D. BROWN, Raymond BROWN, Marjorie BUCKE, Michael CAHILL, Maureen CALLCOTT, Frank CARRUTHERS, Raymond CHALLINOR, Malcolm CHASE, Doris N. CHEW, David CLARK, Alan CLINTON, M.D. CLUSE, Margaret COLE, Stephen W. COLTHAM, Simon CORDERY, Helen CORR, Grace G. COWIE, Fergus D’ARCY, Kenneth DALLAS, Ralph H. DESMARAIS, F.K. DONNELLY, Peter D. DRAKE, Janet DRUCKER, Margaret ESPINASSE, E.W. EVANS, Richard D. FELSTEAD, David FERNBACH, Geoffrey FIDLER, Allan FLANDERS, Barbara FLETCHER, Eileen FLETCHER, Edmund FROW, Ruth FROW, Janet FYFE, Tom GALLAGHER, Sheridan GILLEY, Kenneth L. GOODALL, Ian GOODFELLOW, Stephen GOSLING, Robert GRIFFITHS, Reg GROVES, June HANNAM, K.G.E. HARRIS, Brian H. HARRISON, J.F.C. HARRISON, Ralph H.C. HAYBURN, Barbara HILL, Patricia HOLLIS, Colin HOLMES, Ann HOLT, David HOPKINSON, David HOWELL, Sean HUTTON, Laurence JACOBS, Louis G. JAMES, Mick JENKINS, Bernard JENNINGS, Alan R. JONES, Laurence JOHNSON, Zoe JOSEPHS, Fraulein Beate KASPAR, Stephen F. KELLY, John E. KING, Beverley KINGSTON, William KNOX, Marion KOZAK, Judith Fincher LAIRD, David LARGE, Keith LAYBOURN, Alan J. LEE, Philip J. LENG, Fred M. LEVENTHAL, Richard LEWIS, John C. LOVELL, David E. MARTIN, William H. MARWICK, James MACFARLANE, David E. MARTIN, Helen MATHERS, James McCONVILLE, Norman McCORD, Anthony MASON, Valerie MASON, Neville C. MASTERMAN, Anna MATHAMS, Frank MATTHEWS, Iain McCALMAN, Marion MILIBAND, Maurice MILNE, A. Leslie MORTON, M. Vivien MORTON, Charles Loch MOWAT, Robert G. NEVILLE, Barbara NIELD, Keith H. NIELD, John OSBURN, Frederick C. PADLEY, John PARKER, Trevor PEACOCK, Robin PEARSON, John S. PEART-BINNS, Archie POTTS, I.J. PROTHERO, T. David W. REID, Naomi REID, John REYNOLDS, Gerald RHODES, Norman W. ROBINSON, John J. ROWLEY, Edward ROYLE, David RUBINSTEIN, Bryan H. SADLER, John SALT, John SAVILLE, James A. SCHMIECHEN, John S. SHEPHERD, John B. SMETHURST, Adrian A. SMITH, Richard STOREY, Eric L. TAPLIN, Eric TAYLOR, George F. THOMASON, Anthony J. TOPHAM, Adrian TRANTER, Bob TURNER, R.E. TYSON, Mavis WATERS, Ken WELLER, Royston A.A. WHITE, Andrew WHITEHEAD, Major W. WALFORD WHITE, Bob WHITFIELD, Martin J. WIENER, Joel H. WIENER, J.E. WILLIAMS, Diana WYLIE.”,”MUKx-006″
“BELLAMY Edward”,”Looking backward. If socialism comes, 2000-1887.”,”Libro pubblicato nel corso della 2° guerra mondiale, 2° edizione “”””Oh, no!”” replicò il dottore. “”I partiti del lavoro, in generale, non potrebbero mai concludere qualcosa su una grande scala e in modo permanente. Per obiettivi di interesse nazionale, la loro base semplicemente di classe è troppo ristretta. Era possibile realizzare un lavoro di riassetto del sistema industriale e sociale su una più alta base etica, e per la più efficiente produzione di ricchezza, visto come l’ interesse, non di una classe, ma egualmente di tutte le classi, di ricchi e poveri, colti e ignoranti, vecchi e giovani, deboli e forti, uomini e donne. A questo punto è nato il partito nazionale per realizzare tutto ciò con metodi politici. Esso probabilmente ha preso questo nome a causa del suo obiettivo di nazionalizzare le funzioni della produzione e della distribuzione””””. (pag144-145)”,”SOCx-125″
“BELLAMY Joyce M. SAVILLE John a cura, collaborazione di David E. MARTIN; voci biografiche di Peter ACKERS Victor BAILEY Daniel BALLARD F.K. DONNELLY Sarah EDDY Cyril EHRLICH Geoffrey FIDLER Edmund e Ruth FROW Jim FYRTH Ian GOODFELLOW Aled JONES Stephen F. KELLY Richard LEWIS David E. MARTIN Barbara NIELD John S. PEART-BINNS Archie POTTS Eileen PRICE Dylan REES Naomi REID Stephen ROBERTS Tania ROSE John B. SMETHURST Norbert C. SOLDON Terry SPENCER Eric TAPLIN Noel W. THOMPSON Alistair G. TOUGH Andrew WHITEHEAD Alan YATES”,”Dictionary of Labour Biography. Volume IX.”,”collaborazione per le voci biografiche di Peter ACKERS Victor BAILEY Daniel BALLARD F.K. DONNELLY Sarah EDDY Cyril EHRLICH Geoffrey FIDLER Edmund e Ruth FROW Jim FYRTH Ian GOODFELLOW Aled JONES Stephen F. KELLY Richard LEWIS David E. MARTIN Barbara NIELD John S. PEART-BINNS Archie POTTS Eileen PRICE Dylan REES Naomi REID Stephen ROBERTS Tania ROSE John B. SMETHURST Norbert C. SOLDON Terry SPENCER Eric TAPLIN Noel W. THOMPSON Alistair G. TOUGH Andrew WHITEHEAD Alan YATES”,”MUKx-164″
“BELLAMY Chris”,”Guerra assoluta. La Russia sovietica nella seconda guerra mondiale.”,”Chris Bellamy è docente di Scienza e dottrina militare e direttore del Security Studies Institute presso la Cranfield University Mosca. La prima grande sconfitta terrestre della Germania nella seconda guerra mondiale (pag 408-411) Kursk. La più grande battaglia di carri armati? La guerra ferroviaria (pag 669-674) Copertina di Time: Stalin ‘Uomo dell’anno’ per il 1942 (v. inserto fotografico) Nell’indice non viene citato il generale tedesco Manteuffel che sul fronte orientale riuscì a mostrare tutte le sue grandi capacità anche in chiave difensiva “”A fine giornata del 12 luglio [1943] i russi avevano imposto ai tedeschi una battuta d’arresto a Prochorovka. Le vittime da entrambe le parti risultano difficili da accertare. I russi sostengono che nella fase difensiva furono uccisi 70.000 tedeschi, ufficiali e soldati – senza dimenticare, naturalmente, la percentuale considerevole di perdite causate da «fuoco amico». Affermano inoltre di aver distrutto più di 3.000 carri armati e cannoni semoventi, 844 pezzi d’artiglieria, 1.392 aerei e 5.000 camion. Le statistiche russe più recenti per la fase difensiva riportano 70.330 caduti, prigionieri e dispersi russi, e 107.517 feriti e infermi. I tedeschi sostennero di aver abbattuto 1.800 carri armati, 1.000 cannoni anticarro, e di aver preso 24.000 prigionieri sul solo settore Sud. (75). Gli esiti dell’operazione che aveva fatto rivoltare lo stomaco al Führer potevano essere una ragione sufficiente per fermarsi, ma ce n’era un’altra. Prima di Kursk, Hitler aveva dichiarato che avrebbe immediatamente bloccato l’offensiva se gli alleati occidentali fossero sbarcati in italia. Il 10 luglio lo sbarco ci fu. La strategia mediterranea di Churchill, su cui Roosevelt venne persuaso a trovare un accordo, ebbe infine un’occasione per mostrare cosa poteva produrre. Gli obiettivi dell’operazione erano limitati a una messa in sicurezza delle linee di comunicazione nel Mediterraneo, a dirottare truppe tedesche dall’Unione Sovietica, a staccare l’Italia dall’alleanza con la Germania ed eventualmente a portare la Turchia in guerra dalla parte degli alleati. Non appena ci fu l’invasione angloamericana della Sicilia, con l’operazione Husky, truppe tedesche vennero dirottate dal fronte russo. In realtà, alcune erano già state spostate. Ancora più importante fu forse il trasferimento delle forze aeree. In luglio e agosto, secondo dati tedeschi, la Luftwaffe perse 702 velivoli sul fronte orientale e 3504 su altri fronti, per la maggior parte in Italia: molte di queste perdite furono dovute a incidenti, ma in totale erano cinque volte superiori a quelle subite in Russia (76). Nonostante il comprensibile scetticismo dei russi in proposito, può ben darsi che all’Italia, e all’alleanza con Mussolini, Hitler attribuisse un’importanza maggiore che alla guerra sul fronte orientale che stava ormai perdendo. È una tesi convincente. Con l’approdo angloamericano in Europa, supportato da una crescente superiorità delle forze navali e aeree, stava cambiando la natura dell’intera guerra”” (pag 674-675) La guerra ferroviaria. “”Tutto il lavoro svolto dall’alto comando sovietico per organizzare e tenere legati a sé i partigiani alle spalle delle principali forze tedesche stava ora per dare i suoi frutti. La ‘Stavka’ sapeva che i tedeschi usufruivano di migliori comunicazioni ferroviarie e stradali dalla loro parte del fronte. L’attività partigiana si intensificò in giugno, ma la vera offensiva venne tenuta a freno fino al contrattacco sovietico. Il 14 luglio, due giorni dopo Prochorovka, la ‘Stavka’ ordinò al quartier generale del movimento partigiano di mettere in atto l’operazione ‘Rel’sovaja vojna’, la «guerra ferroviaria», che si svolse dal 3 agosto al 15 settembre. La ‘Stavka’ calcolava che i tedeschi, per mantenere le loro forze su entrambi i lati del saliente contro l’Armata Rossa al contrattacco, avessero bisogno di 100.000 tonellate di forniture al giorno. Dopo ii 397 attacchi sulle linee di collegamento del gennaio 1943, ce ne furono 1092 in giugno e 1460 in luglio. Nel mese di giugno, nel settore del gruppo d’armate Centro, i partigiani filosovietici fecero saltare 44 ponti ferroviari, danneggiarono 298 locomotive e 1233 vagoni, e interruppero il traffico su rotaia 746 volte. Anche quando un treno non era distrutto con tutto il suo carico, tenerlo a occupare uno smistamento ferroviario mentre veniva messa in sicurezza e riparata la linea costituiva un rilevante intoppo alle operazioni tedesche. Del piano di guerra ferroviaria facevano parte 96.000 combattenti partigiani che dovevano recidere da 200.000 a 300.000 tratti di binari. Questa enorme operazione di sabotaggio avrebbe paralizzato per parecchi giorni i collegamenti fra i gruppi d’armate Nord e Centro, ostacolando seriamente la risposta tedesca alla controffensiva sovietica, quanto meno a nord del saliente di Kursk (77). Con 12 unità partigiane che operavano dietro le linee tedesche nella regione di Leningrado, 9 nel distretto di Kalinin, 16 a Smolensk e 7 a Orël, lo sforzo era concentrato in Bielorussia e più a nord. E c’era una ragione: in Ucraina molti partigiani erano contro i russi (78). Oltre a far loro distruggere i binari e deragliare i treni, ai partigiani venne ordinato di infliggere un danno più duraturo – e vendicativo – innanzitutto uccidendo il personale ferroviario, in larga misura composto da ex cittadini sovietici che, volenti o nolenti, com’era più probabile, lavoravano per i tedeschi. Ciò non aveva la benché minima importanza, Stalin aveva stabilito che chiunque si arrendesse o collaborasse con il nemico, per qualsivoglia ragione, era un traditore e doveva morire. Granate perforanti contro le blindature andavano molto bene per far esplodere le caldaie delle locomotive a vapore, dopodiché si poteva dar fuoco ai carri con le scorte di carbone, come a qualunque combustibile a base di petrolio trasportato dai treni”” (pag 675-678) [(75) CFr. J. Erickson, ‘The Road to Berlin’, cit., p. 148-49; G.F. Krivosheev, ‘Soviet Casualties’, cit., p.132; (76) K.H. Frieser, ‘Turning Point of the War?, cit. p. 79; (77) Cfr. L.D. Grenkevich, ‘The Soviet Partisan Movement, cit., pp. 241-44; (78) Cfr. ibid., pp. 244-45]”,”QMIS-309″
“BELLANCA Nicolò”,”Economia politica e marxismo in Italia. Problemi teorici e nodi storiografici 1880 – 1960.”,”Nicolò BELLANCA (1960) è ricercatore all’ Università di Torino. Ha pubblicato numerosi saggi su temi di storia del pensiero economico italiano, storia delle teorie classico-marxiste, metodologia, economia italiana di guerra, economia meridionale. Ha curato e introdotto raccolte di scritti di PANTALEONI e PIETRANERA. E’ autore del volume: -La teoria della finanza pubblica in Italia, 1883-1916. OLSCHKI. FIRENZE. 1993″,”MITS-079″
“BELLANCA Nicolò”,”Dinamica economica e istituzioni. Aspetti della economia politica italiana tra Otto e Novecento.”,”Questo volume ricostruisce interpretativamente alcuni importanti momenti e aspetti del pensiero economico italiano tra Ottocento e Novecento, collocandoli sia nel dibattito del tempo che in quello contemporaneo. ————————- Autore ————————————— Nicolò Bellanca, ricercatore di storia del pensiero economico, insegna economia politica presso la Facoltà di economia della Università di Firenze. Coordina inoltre l attività didattica del Dottorato di ricerca in storia delle dottrine economiche. ————————– Bibliografia —————————— “”La teoria della finanza pubblica in Italia”” (1993), “”Economia politica e marxismo in Italia”” (1997), “”Maffeo Pantaleoni”” (1998), con Nicola Giocoli.”,”E3-I-001″
“BELLANCA Nicolò”,”L’ indagine del capitalismo contemporaneo nel marxismo italiano.”,”””Come le esperienze storiche testimoniano, sembra illusorio ritenere che uno spazio economico nuovo – il quale elimini lo sfruttamento e/o riduca la mercatizzazione universale del mondo – possa edificarsi semplicemente a mezzo ed in conseguenza di sconvolgimenti politici (la famigerata “”dittatura del proletariato””). Screpanti riconduce questa difficoltà a un errore teorico del marxismo: l’ idea che il capitalismo sia, o possa diventare, un modo di produzione puro. Invece, proprio come dentro l’ involucro istituzionale feudale si svilupparono, fin dal Trecento, aree di economia capitalistica, così oggi assistiamo all’ avvento di processi economici non capitalistici nell’ ambito istituzionale dominante. Il principale tra questi processi è rappresentato, a suo avviso, dall’ offerta e fornitura di ‘beni sociali’, ossia “”di beni allocati fuori dal mercato e sottratti alla logica del profitto, che è possibile offrire a tutti i cittadini senza esclusione e senza far pagare il prezzo, e la cui fruizione non genera rivalità tra i consumatori. Le politiche ambientali, ad esempio, producono un bene – diciamo, aria pulita – che viene distribuito a tutti i cittaidni gratis e il cui consumo da parte di un individuo non riduce la quantità disponibile per gli altri.”” (pag 12) (Ndr: i servizi forniti ‘gratis’ dallo Stato, usando la leva fiscale, ci sono sempre stati. V. ad es. i famosi e fruibili parchi di Londra a disposizioni della popolazione urbana (v. passeggiate di Marx nella Londra dell’ 800) o le spiagge allora praticamente quasi tutte libere.”,”TEOC-440″
“BELLASI Pietro LUCAS Uliano, mostra e catalogo a cura; testi di Pietro BELLASI Tiziano BONAZZI Gian Luca FARINELLI John HELLER Pina LALLI Franco LA-POLLA Uliano LUCAS Federico MONTANARI Vera ZAMAGNI”,”U.S.A. 1929-1939. Dalla Grande Crisi al New Deal.”,”testi di Pietro BELLASI Tiziano BONAZZI Gian Luca FARINELLI John HELLER Pina LALLI Franco LA-POLLA Uliano LUCAS Federico MONTANARI Vera ZAMAGNI”,”FOTO-004″
“BELLAVITA Luigi”,”La riscossa della Lira. Dalla crisi del 1992 al rietro nello Sme: cause e fattori decisivi.”,”Luigi Bellavita, laureato in Economia e Commercio, dal 1989 è responsabile del Servizio di Intermediazione Mobiliare della Cariplo, con qualifica di direttore centrale. É inoltre presidente dell’Assobat (Associazione operatori bancari in titoli), socio ordinario dell’Aiaf (Associazione italiana analisi finanziari) nonchè membro del Consiglio di amministrazione e componente del Comitato Rsecutivo della Monte Titoli Spa.”,”ITAE-097-FL”
“BELLAVITA Emilio”,”La battaglia di Adua. I precedenti – La battaglia – Le conseguenze (1881 – 1931).”,”Emilio Bellavita uno dei protagonisti della cruciale Battaglia di Adua.”,”ITQM-032-FL”
“BELLEMÈRE Gilles”,”Le quindici gioie del matrimonio.”,”Gilles Bellemère a cui viene attribuita quest’opera fu vescovo di Avignone dal 1380 al 1408, esperto di diritto e di problemi matrimoniali. Giovanni Antonucci è un esperto di teatro. “”Se l’uomo, anzi ‘il marito’, è il protagonista indiscutibile de ‘Le quindici gioie del matrimonio’, protagonista beffeggiato e vittima designata di una lotta impari con la moglie, quest’ultima non ha solo il ruolo dell’antagonista, ma spesso anche quello della protagonista, con le sue invenzioni, i suoi capricci, le sue arroganze, le sue infedeltà mascherate, le sue seduzioni interessate, la sua sensualità, il suo egoismo. Bellemère è un ritrattista di straordinaria forza nel cogliere tutti gli atteggiamenti della Moglie”””,”VARx-551″
“BELLEZZA Simone Attilio”,”Il tridente e la svastica. L’occupazione nazista in Ucraina orientale.”,”Simone Attilio Bellezza si è laureato a Torino e ha conseguito il dottorato di ricerca in storia sociale europea all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nel 2008 è stato Shklar Fellow allo Harvard Ukrainian Research Institute e attualmente (2010) è allievo della Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino. “”(…) I nazisti non avrebbero faticato a trovare collaboratori in Ucraina, che era stata oggetto di una pesante politica di russificazione. Anche a causa dell’alleanza fra l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini con i nazisti, lo stereotipo dell’ucraino “”volenteroso carnefice di Hitler”” ha goduto di grande fortuna. Questo volume analizza l’amministrazione civile nazista nel ‘Generalbezirk Dnjepropetrowsk’, la regione più orientale ad essa sottoposta, e dimostra come i collaboratori non vennero dalle fila dei perseguitati dello stalinismo, ma da quegli stessi quadri dirigenti che con il regime sovietico avevano fatto carriera e che erano passati dalla parte dei tedeschi, quando vi avevano intravisto una possibilità di sopravvivenza. Nonostante gli sforzi del Ministro del Territori Occupati Alfred Rosenberg di operare una politica più favorevole nei confronti della nazione ucraina, la fazione più razzista dei nazisti riuscì ad imporre la linea del massimo sfruttamento, perdendo così l’iniziale appoggio delle popolazioni civili. Queste, vittime dell’alienazione sociale dello stalinismo, non seppero esprimere una propria alternativa politica e l’iniziativa rimase nelle mani dei partigiani comunisti, unica minoranza attiva capace di organizzazioen’ (dalla quarta di copertina) Eccidi contro la popolazione civile tra cui bambini e malati psichici. Campi di prigionia e lavoro. “”La difesa della razza prevedeva l’eliminazione anche di tutti quegli individui che a vario titolo potevano compromettere l’integrità delle razze o erano colpevoli di comportamenti antisociali. Le vittime principali di questa politica furono i malati psichici presenti nel territorio della regione. (…) Ma la stessa popolazione ucraina e russa era nel mirino dei piani colonizzatori dei nazisti: la diminuzione della popolazione locale per lasciar spaio ai coloni tedeschi iniziava con l’impedire la crescita delle nuove generazioin: furono così presi di mira gli orfanatrofi. L’episodio forse più atroce si svolse nel rione di Tomakivka, dove i tedeschi decisero l’uccisione dei 128 ospiti dell’orfanatrofio locale: l’8 marzo del 1942 ai bambini, tra i quali v’erano dieci ebrei, fu ordinato di partire per essere trasferiti altrove; sotto la scorta di 15 poliziotti ucraini furono condotti alle fosse già preparate, dove tre tedeschi armati di mitragliatrice li uccisero. L’azione ordinata dall’ufficiale tedesco Kaiser fu seguita dall’uccisione degli ebrei e degli invalidi del luogo il 28 marzo”” (pag 97)”,”QMIS-040-FSD”
“BELLI Joseph, a cura di Heinrich GEMKOW”,”Die Rote Feldpost.”,”Joseph Belli Joseph Belli (* 11. Januar 1849 in Rammersweier bei Offenburg; – 19. August 1927 in Gengenbach (Baden)) war ein deutscher Organisator der sozialdemokratischen Literaturverteilung und Schriftsteller. Der Sohn eines Bauern besuchte bis 1862 die Dorfschule in Rammersweier, um danach eine Beschäftigung als Landarbeiter aufzunehmen. Von 1864 bis 1867 absolvierte er eine Schumacherlehre in Offenburg. Er wurde Mitglied der katholischen Gesellenvereine und begab sich von 1867 bis 1877 auf Wanderschaft durch Süd- und Westdeutschland, Österreich, Frankreich und die Schweiz. Von 1870 bis 1872 leistete er seinen Militärdienst ab. 1868 wurde er Mitglied in den Arbeiterbildungsvereinen. In die Sozialdemokratische Arbeiterpartei trat er 1869 ein. Vorher hatte er sich schon auf der Wanderschaft gewerkschaftlich und politisch betätigt. 1877 ließ er sich in Kreuzlingen bei Konstanz als selbständiger Schumacher nieder. Nach dem Sozialistengesetz half er, sozialdemokratische Schriften über die deutsch-schweizerische Grenze zu bringen. Ende 1879 erhielt er von der deutschen Sozialdemokratie den Auftrag, den illegalen Transport des in Zürich gedruckten Organs der Sozialdemokratie, Der Sozialdemokrat, über die Grenze nach Deutschland zu organisieren. Unter der Leitung von Julius Motteler baute er ein reibungslos funktionierendes Transport- und Verteilungssystem für die sozialistische deutsche Literatur im In- und Ausland auf, das unter dem Namen Rote Post in die Geschichte eingegangen ist. 1880 nahm Belli an dem wegen des Sozialistengesetzes auf dem schweizerischen Schloss Wyden abgehaltenen Kongress der deutschen Sozialdemokratie teil. Von 1882 bis 1883 war er in Österreich wegen revolutionärer Tätigkeiten inhaftiert. 1890 kehrte er nach Deutschland zurück und nahm bis 1919 eine Tätigkeit als Prokurist im sozialdemokratischen Verlag J. H. W. Dietz in Stuttgart auf. Nebenbei war er bis 1903 als Kassierer der württembergischen Landesorganisation der Sozialdemokratie beschäftigt. Er veröffentlichte in mehreren Parteiblättern seine Erinnerungen, die er 1912 unter dem Titel Die rote Feldpost unterm Sozialistengesetz herausgab. Seit 1919 lebte er zurückgezogen in Gengenbach. Literatur[Bearbeiten] Joseph Belli: Die Rote Feldpost. Berlin 1956.”,”MGEx-234″
“BELLI Giuseppe Gioachino, a cura di Bruno CAGLI”,”Tutti i sonetti romaneschi. Compresi i sonetti rifiutati, gli abbozzi e tutte le note dell’autore, per la prima volta pubblicati integralmente. Volume quinto.”,”‘Lo scaricabbarili der governo’ (pag 324)”,”VARx-577″
“BELLICINI Andrea”,”La siderurgia bresciana. Storia, aspetti geografici, problemi economici.”,”Andrea Bellicini è nato in Val Camonica nel 1961 da una famiglia di imprenditori siderurgici. Laureato nel 1986 con una tesi di cui il presente volume costituisce uno sviluppo e una elaborazione.”,”ITAE-005-FGB”
“BELLIGNI Eleonora”,”Lo scacco della prudenza. Precettistica politica ed esperienza storica in Virgilio Malvezzi.”,”‘Notizie biografiche di Virgilio Malvezzi. Virgilio Malvezzi nacque l’8 settembre 1595 a Bologna, Italia. Era figlio di Piriteo Malvezzi, barone di Taranta e marchese di Castel Guelfo, e di Beatrice Orsini 2. Studiò umanità e diritto a Bologna, conseguendo il dottorato in utroque iure nel 1613. Nel 1614 si trasferì a Siena, dove suo padre era stato nominato governatore dal Granduca di Toscana, Cosimo II 2. A Siena, Malvezzi strinse amicizia con Fabio Chigi, il futuro papa Alessandro VII, e si immerse in un ambiente culturale vivace che influenzò profondamente i suoi interessi filosofici e storici 2. Nel 1622 pubblicò la sua prima opera, “”Discorsi sopra Cornelio Tacito””, dedicata a Cosimo II 2. Malvezzi intraprese anche una breve carriera militare al servizio della Spagna, partecipando alla presa di Acqui e all’assedio di Verrua 2. Tuttavia, a causa di problemi di salute, abbandonò presto la carriera militare per dedicarsi alla scrittura e alla politica 2. Morì l’11 agosto 1654 a Castel Guelfo di Bologna e fu sepolto nella Basilica di San Giacomo Maggiore a Bologna 2’. “”Lo scacco della prudenza. Precettistica politica ed esperienza storica in Virgilio Malvezzi”” di Eleonora Belligni è un’opera che esplora la vita e il pensiero di Virgilio Malvezzi, un letterato e storiografo degli Asburgo. Pubblicato nel 1999, il libro analizza il tentativo di Malvezzi di conciliare la prudenza della ragion di Stato con l’ideale della giustizia politica. Questo lavoro rappresenta il declino di un’antica concezione dell’arte di governo e l’alba di un’era in cui la politica diventa una professione e la produzione del consenso 2. (f. copil.)”,”BIOx-004-FMB”
“BELLIGNI Eleonora”,”Auctoritas e Potestas. Marcantonio De Dominis fra l’inquisizione e Giacomo I.”,”‘Marcantonio De Dominis (1560-1624) è stato un arcivescovo cattolico, teologo e scienziato dalmata, noto per il suo carattere irrequieto e le sue idee innovative. Nato sull’isola di Arbe (oggi Rab, in Croazia), proveniva da una nobile famiglia dalmata. Studiò presso il Collegio Illirico di Loreto e l’Università di Padova, dove si distinse in matematica e teologia. De Dominis fu arcivescovo di Spalato e primate di Dalmazia e Croazia, ma le sue posizioni critiche verso il sistema papale lo portarono a conflitti con la Chiesa cattolica. Nel 1616 abbandonò il suo incarico e si trasferì in Inghilterra, dove si avvicinò alla dottrina anglicana e pubblicò opere contro il primato del papa, come il famoso “”De Republica Ecclesiastica””. Tornò in Italia nel 1623, sperando di riconciliarsi con la Chiesa cattolica, ma fu arrestato dall’Inquisizione e imprigionato a Castel Sant’Angelo, dove morì. Dopo la sua morte, il suo corpo fu bruciato a Campo de’ Fiori per eresia. Nonostante le controversie, De Dominis è ricordato per i suoi contributi scientifici, tra cui studi sulla luce e l’ottica, che influenzarono anche Isaac Newton’ 2. (f. copilot) Eleonora Belligni si è laureata a Torino in Lettere moderne con una tesi sulla fine dell’epoca della Ragion di Stato in Europa. Ha pubbilcato ‘Lo scacco della prudenza. Virgilio Malvezzi tra storiografia e teoria politica’ (1999).”,”RELC-015-FMB”
“BELLINAZZI Paolo”,”Forza e materia nel pensiero di Engels.”,”‘Helmoltz considera (…) la materia, a parere di Engels, ‘prima e indipendentemente’ da quelle determinazioni qualitative che, secondo Aristotele e Leibniz, provengono dalla capacità formativa della forza. E come Leibniz rimprovera a Cartesio di sopravvalutare il prodotto ‘mh’, poiché lo riteneva troppo «estrinseco» e «statico», rispetto alla «dinamica interna» delle cose, per la stessa ragione Engels rimprovera a Helmoltz di avere ‘ridotto’ il concetto di lavoro al prodotto ‘quantitativo’ massa per spostamento (90). Le polemiche di Engels contro la scelta helmotziana a favore della linea di pensiero ‘meccanicista’ sembrano dunque completamente giustificate. Se esse risentono in molti punti della metafisica del teorizzatore dell’armonia prestabilita, non bisogna dimenticare che Engels si rivolge soprattutto a Leibniz «matematico» e «fisico» e, forse, in ‘interiore cordis’ antiteista (91). D’altronde, come abbiamo visto e come è stato messo in luce da altri (92), analoghe critiche venivano mosse ad Helmoltz da personalità che si rifacessero o no al monadismo erano «scienziati» nel senso pieno della parola. In realtà, c’erano altre buone ragioni perché Engels e in genere il materialismo tedesco appoggiassero, senza guardare troppo per il sottile, una certa metafisica aristotelica-leibniziana. Nonostante le ambiguità della dottrina monadistica e i suoi risvolti spiritualistici inevitabili, Leibniz si era sempre rifiutato di separare la forza dalla materia, dando alla prima entità un significato che sfuggisse alle leggi razionali e controllabili della meccanica. Il movimento del cosmo doveva essere provocato da forze che avevano un carattere fisico-chimico, senza la necessità di alcun intervento soprannaturale. Durante tutto l’ottocento, si fa invece sempre più evidente nel mondo scientifico la tendenza a difendere l’autosufficienza della forza, «libera» dalla materia e indipendente da essa, e, quindi, a sostenere il carattere integralmente spirituale del movimento cosmico e della «attività» che lo produce. Sebbene non sapessero che cosa costituisse la materia e questo indebolisse indubbiamente la loro posizione, era dunque inevitabile l’adesione al leibnizianesimo da parte di pensatori che, avendo accettato senza riserve la conservazione della forza, non potevano per ovvie ragioni considerarla a ‘prescindere’ dalla materia (93). In fondo, non è un caso che il più grande «allievo» di Engels abbia tratto dall’opera del suo più grande «precursore» parole di stima significative per l’unione attuata da Leibniz tra forza e materia, materia e movimento. Scrive Lenin, commentando un libro di Feuerbach sulla filosofia monadistica: «Attraverso la teologia, Leibniz si è accostato al principio della connessione inscindibile (e universale, assoluta) tra materia e movimento. La sostanza corporea non è quindi per Leibniz come per Descartes una massa soltanto estesa, morta, messa in moto dall’esterno, ma come sostanza ha in se stessa una forza attiva, un irrequieto principio di attività. Per questo, senza dubbio anche Marx stimava Leibniz a dispetto della sua tendenza alla conciliazione in politica e nella religione» (94)”” (pag 178-179) [(90) ‘Dialettica della natura’, p.112, 113; (91) B. Russel, La filosofia di Leibniz, cit., p. 12; (92) A. D’Elia, ‘E. Mach’, Firenze, 1971; (93) Cfr. E. Haeckel, op.cit., p. 24. M. Ostwald, ‘Die Uberwindung des wissenschaftlichen Materialismus’, 1875. Ma anche cfr. W. Wundt, ‘Grundrisse der Psychologie’, 1898, p. VII, W. Wundt, ‘Kleinere Schfriten, Leizpig, 1910, vol 1. p. 31; (94) V.I. Lenin, ‘Quaderni filosofici’, Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 238. Cfr. L. Feuerbach, ‘Werke’, 1910, vol IV, p. 40. ‘Darstellung, Entwicklung und Kritik der leibnizschen Philosophie]”,”MAES-005-FB”
“BELLINAZZI Paolo”,”Forza e materia nel pensiero di Engels.”,”””E’ molto difficile sopravvalutare l’importanza di queste pagine della ‘Dialettica della natura’ rispetto al complesso della filosofia engelsiana. Le formule delle forze che, a parere di Engels, regolano con le loro azioni i movimenti del Cosmo vengono difatti scelte in base alla soluzione di compromesso già usata da Kant e da Mayer, ma offerta da Leibniz per mettere fine alla disputa sulle forze vive. La formula di ‘mv’ (massa per velocità, ndr), in quanto collegata a un movimento che ‘non avviene’, l’oscillazione ‘virtuale’ della bilancia, è valida per calcolare la forza che «spinge» ed «attira» vero il basso, ma che non sviluppa ‘realmente’ questo suo ‘impulso’. Poiché Engels qui si riferisce in modo palese al concetto aristotelico di potenzialità precedente l’atto, possiamo dire che, con ‘mv’, si calcola ‘anche’ il movimento indispensabile a ‘caricare’ il peso di questa ‘potenzialità’, ad esempio, il suo sollevamento ‘esterno’ e ‘finito’, che gli fornisce una certa energia potenziale (tra l’altro, tale sollevamento ricorre di continuo negli esempi di «moto» della ‘Dialettica della natura’) (cit. pp. 107-108). La formula mv² delle forze vive serve, invece , per misurare quei movimenti che, dopo la caduta del corpo da una certa altezza, continuano all”infinito’, all”interno’ della materia. Per esempio, nel caso degli urti anelastici, i movimenti molecolari dovute alle forze di attrito (Ivi, p. 111). Engels può così immaginare, sia pure a grandi linee, un sistema comprensivo di tutte le forze del Cosmo. In questo sistema, che da sfondo a tutte le sue opere, si comincia con la ‘leva’ e le altre ‘forme di moto’ da lui definite «puramente meccaniche», vale a dire, si prende le mosse dalla fisica cartesiana e dalla sua concettualizzazione del moto come «semplice spostamento». Da qui, si «passa», grazie ai fenomeni d’urto e di attrito, ai movimenti molecolari, elettrici e magnetici: si penetra, cioè, all’interno della materia. L’ultimo gradino sono, infine quei movimenti che richiedono alla teoria un salto qualitativo, per essere compresi: i moti del pensiero e del regno organico, per i quali l’approccio meccanicistico, a carattere esclusivamente quantitativo, è considerato da Engels insufficiente (Ivi, pp. 255, 274)”” (pag 169-170) [Paolo Bellinazzi, ‘Forza e materia nel pensiero di Engels’, Critica marxista, Roma, n. 2, marzo-aprile 1980]”,”MAES-202″
“BELLINI Fulvio BELLINI Gianfranco”,”Storia segreta del 25 luglio ’43.”,”BELLINI Fulvio (1923), coautore con G. GALLI della Storia del Partito comunista italiano (1° edizione)”,”ITAF-298″
“BELLINI Fulvio GALLI Giorgio”,”Storia del partito comunista italiano.”,”Il congresso socialista di Livorno del gennaio 1921. “”In posizione intermedia rispetto a questi tre raggruppamenti fondamentali (la frazione comunista, i comunisti “”puri””, attorno a Bordiga, il raggruppamento riformista attorno a Turati e i comunisti unitari che seguivano Serrati, ndr), stavano i “”rivoluzionari intransigenti””, capeggiati da Costantino Lazzari e dal sindaco di Milano, dottor Filippetti, e la pattuglia di “”circolare comunista”” che si raccoglieva attorno a Graziadei ed a Marabini. I primi speravano di fare da intermediari tra Turati e Serrati e in realtà si proponevano un compito per nulla difficile. I secondi aspiravano a conciliare i comunisti “”puri”” e gli “”unitari”” ed era un assunto di ben più alto impegno. In questo vulcano di passioni italiane, avevano un aspetto un poco sorpreso e seccato i due rappresentanti dell’Internazionale comunista, il bulgaro Kabacev e l’ungherese Rakosi, l’attuale capo del partito comunista magiaro. Appunto Kabacev diede inizio al dibattito congressuale, con una relazione che assunse un tono di ammonimento nei confronti di Serrati, invitato a mantenersi in linea con quanto deciso al congresso di Mosca. Subito dopo si aprì il torneo oratorio, che raggiunse i suoi punti culminanti allorché presero la parola Baratono, Lazzari, Terracini, Serrati, Turati e Bordiga.”” (pag 43-44)”,”MITC-115″
“BELLO Walden”,”Il futuro incerto. Globalizzazione e nuova resistenza.”,”Walden Bello è direttore del Focus on the Global South, un istituto di ricerca e analisi con sede a Bangkok, e docente di Pubblica amministrazione e Sociologia all’Università delle Filippine. Anuradha Mittal, indiana, scrittrice e pensatrice progressista, è condirettore di Ford First/Institute for Food and Development Policy, un centro di ricerca no-profit che si dedica all’indagine e alla divulgazione delle cause alla base della fame nel Terzo Mondo.”,”ECOI-174-FL”
“BELLOC Hilaire”,”Napoleone.”,”””Il Belloc è un grande scrittore inglese e cattolico, ed è cattolico come lo sanno essere soltanto gli inglesi. Ci sarebbe dunque da temere che nella sua biografia egli cedesse, una parte all’ amor proprio nazionale, e fosse tirato a presentare l’ ostilità della liberale Inghilterra come l’ anankè della vita di Napoleone; (…) Ma il Belloc vi resiste (…). E per quanto concerne la lotta tra Napoleone e l’ Inghilterra, il Belloc adotta un punto di vista poco lusinghiero per l’ amor proprio britannico: cioè che la supremazia navale inglese non ebbe affatto, nel fare cadere il Corso, quel peso che noi siamo portati ad attribuirle; e che Trafalgar, in fondo, pesò molto meno, sui destini di Napoleone, di quanto si dice. (…) Il Belloc, peraltro, non vuole essere originale a tutti i costi, nella sua interpretazione di Napoleone; evita così il rischio più grave, quello cui soggiacque il Merezkovskij. Anzi egli riprende, nelle sue grandi linee, la interpretazione che del grande fenomeno umano dava, cent’anni fa, la scuola storiografica liberale francese: quella del Napoleone che “”tira le somme”” della Rivoluzione, realizza il possibile, del programma rivoluzionario, ed ha, per ideale ultimo, la pace, e l’ organizzazione federalistica dell’ Europa””. (pag 6)”,”FRAN-060″
“BELLOC Hilaire”,”Le génie militaire du Duc de Marlborough. (The Tactits and Strategy of the Great Duke of Marlborough)”,”””Un’ abile strategia non consiste solo nel provare a fare una manovra avvolgente che sia di buona scienza militare – questo è alla portata di tutti. Ma essa risiede nella sua felice esecuzione, tenendo conto delle condizioni del terreno, della fatica degli uomini, della qualità e del tipo di truppe a disposizione, e di tutti i fattori che entrano in gioco””. (pag 15) “”Une habile stratégie ne consiste pas soulement à essayer de faire une manoeuvre enveloppante qui est de bonne science militaire – ceci est à la portée de tout le monde. Mais elle réside dans son heureuse exécution, de la fatigue des hommes, de la qualité et de l’ espèce de ses troupes, et de tous les facteurs qui entrent en jeu.”” (pag 15) “”Il racconto del combattimento di Oudenarde è più difficile da esporre che quello di molte altre azioni più importanti perché, da lato francese, fu condotto per azzardo e perché, dal lato alleato, Marlborough ebbe da manovrare tenendo conto di tutti questi incidenti imprevisti””. (pag 160-161) “”Una battaglia è difficile da raccontare, perché gli uomini nel fuoco della mischia nono sono nelle condizioni necessarie per ricordarsi dei momenti esatti o degli avvenimenti che si sono svolti e del tempo che li ha separati. I testimoni non possono arrivare a mettersi d’accordo, per via di una confusione che impedisce sovente di riconoscere la verità.”” (pag 161) John Churchill, 1° duca di Marlborough, KG, PC [1] (26 maggio 1650 – 16 giugno 1722) fu un alto ufficiale inglese nel corso della Ribellione di Monmouth, della Guerra della Grande Alleanza e successivamente comandante in capo delle forze anglo-olandesi durante la Guerra di successione spagnola. Lo storico Sir Edward Creasy scrisse che “”[egli] non combatté mai una battaglia che poi non abbia vinto e non assediò mai una piazzaforte che egli poi non abbia preso””. Prime Campagne, della guerra di successione spagnola. La Campagna del 1703 non produsse alcun risultato, ma Marlborough guadagnò un vantaggio sostanziale nel frustrare i piani di Luigi XIV d’invadere i Paesi Bassi col catturare le fortezze olandesi nord-orientali dei Paesi Bassi, Venlo e Roermond, e col devastare l’Elettorato del Principe-Elettore di Colonia, come pure i domini del vescovato di Liegi, due alleati tedeschi di Luigi. Per queste vittorie fu creato Marchese di Blandford’ e Duca di Marlborough, il titolo col quale egli è rimasto più noto. Viene altresì accreditato della fondazione di una nuova scuola di strategia militare. I generali europei fino ad allora provenivano dalla vecchia scuola, che era convinta assertrice dell’impetuoso attacco armato a ranghi contrapposti secondo una logica “”propria dei gentiluomini””, dove la vittoria era usualmente guadagnata a costo di gravi perdite. Sul campo di battaglia egli era sempre vigile ed energico, anche se era spesso meno vigoroso nelle operazioni precedenti alla battaglia per assicurarsi il miglio vantaggio, come l’aggirare i fianchi e le posizioni degli avversari, e l’ingannare e l’attaccare il nemico quando esso meno se l’aspettava. In una occasione, egli costrinse ad arretrare un esercito francese di 60.000 uomini e s’impadronì di metà del ducato di Brabante (oggi Belgio) con perdite minori a 80 uomini. Anche quando erano necessarie battaglie cruente e aggressive, egli mai si allontanava dai suoi uomini e condusse personalmente i suoi soldati nelle più infuocate mischie con un coraggio imperturbabile che gli valse l’universale ammirazione. Marlborough fu anche un innovatore nel campo della logistica e della sussistenza. In un’epoca in cui gli eserciti spesso vivevano foraggiandosi e alimentandosi a spese delle contrade che li ospitavano, le Campagne di Marlborough si distinsero per il fatto che i suoi uomini erano ben nutriti e riforniti. Blenheim e altre vittorie [modifica] Il 1704 portò la prima notevole vittoria campale con la quale Marlborough fu in grado di mostrare appieno tutte le sue capacità. Al principio, il suo esercito era dislocato fra la Mosa e il Basso Reno, a protezione dei Paesi Bassi contro la Francia. Tuttavia, Luigi XIV aveva portato un altro esercito in Germania meridionale e lo aveva unito ai suoi alleati bavaresi, e la forza così combinata aveva preso la vallata del Alto Danubio, minacciando seriamente l’Austria. Marlborough rapidamente capì che il teatro d’azione di maggior rilevanza strategica era in Baviera, non sulla Mosa. Di conseguenza celermente marciò con le sue forze, compresi i riluttanti olandesi, attraverso la Germania verso la Baviera, mentre lungo la strada portava a compimento una serie di brillanti simulazioni che indussero i francesi a credere che egli si stesse preparando ad attaccare l’Alsazia. Mentre costoro si affrettavano a contrastarlo colà, egli repentinamente penetrò nel Württemberg a tappe forzate e giunse nella vallata del Danubio. Qui colpì il campo fortificato bavarese a Schellenberg, vicino Donauwörth, si frappose fra il nemico e l’Austria e ostacolò ogni ulteriore avanzata su Vienna. Egli si congiunse così all’esercito austriaco comandato dal Principe Eugenio di Savoia e la forza combinata era forte abbastanza per scontrarsi con l’intero esercito franco-bavarese, che contava 56.000 uomini che egli per l’appunto attaccò, conseguendo una grande vittoria nella battaglia di Blenheim. Conquistò l’intera Baviera e l’Austria fu così salva. La sconfitta fu così devastante che Luigi XIV fu obbligato a ritirarsi dietro il Reno e non fu più in condizione di minacciare la Germania. Rapidamente come era giunto, Marlborough s’affrettò a muoversi verso la frontiera olandese e si presentò ancora sulla Mosa in primavera, minacciando i Paesi Bassi spagnoli e la loro frontiera orientale. Ultime battaglie [modifica] John Churchill, 1° Duca di MarlboroughNel 1705 Marlborough fu costretto a rinunciare a un ambizioso attacco contro la Francia attraverso la vallata della Mosella, perché il Principe Eugenio era stato inviato a combattere in Italia. Nondimeno decise un’offensiva nei Paesi Bassi spagnoli. I francesi, sotto il comando del Maresciallo Villeroi, s’erano concentrati in una lunga linea che andava da Anversa a Namur, coprendo ogni punto vulnerabile con fortificazioni. Marlborough voleva impegnare una battaglia campale a Waterloo, ma il governo olandese sgomberò le sue forze e si defilò da ogni impegno determinante. La sua occasione si presentò in primavera, tuttavia, quando egli indusse Villeroi a concentrare tutte le forze francesi nei Paesi Bassi spagnoli per difendere la fortezza di Namur. La conseguente battaglia di Ramillies (1706) rappresentò una devastante sconfitta per i francesi, e come risultato Bruxelles, Anversa, Ghent, Bruges, tutte le Fiandre e la Contea di Hainaut caddero nelle mani di Marlborough. Tutto ciò che rimaneva ai francesi sul territorio erano le fortezze di Mons e di Namur. Marlborough fu parimenti abile come diplomatico, oltre che come generale. Nessun altro personaggio dell’alleanza anti-francese avrebbe potuto mantenere unito un assortimento di eserciti tanto diversi e frazionati. Senza la sua guida astuta, essi sarebbero piombati in una litigiosa disunione. Egli aveva tutte le qualità dell’uomo di Stato: paziente, geniale, raffinato e pratico. (fonte Wikip)”,”QMIx-172″
“BELLOC Hilaire”,”Napoleone.”,”””Il Belloc è un grande scrittore inglese e cattolico, ed è cattolico come lo sanno essere soltanto gli inglesi. Ci sarebbe dunque da temere che nella sua biografia egli cedesse, una parte all’ amor proprio nazionale, e fosse tirato a presentare l’ ostilità della liberale Inghilterra come l’ anankè della vita di Napoleone; (…) Ma il Belloc vi resiste (…). E per quanto concerne la lotta tra Napoleone e l’ Inghilterra, il Belloc adotta un punto di vista poco lusinghiero per l’ amor proprio britannico: cioè che la supremazia navale inglese non ebbe affatto, nel fare cadere il Corso, quel peso che noi siamo portati ad attribuirle; e che Trafalgar, in fondo, pesò molto meno, sui destini di Napoleone, di quanto si dice. (…) Il Belloc, peraltro, non vuole essere originale a tutti i costi, nella sua interpretazione di Napoleone; evita così il rischio più grave, quello cui soggiacque il Merezkovskij. Anzi egli riprende, nelle sue grandi linee, la interpretazione che del grande fenomeno umano dava, cent’anni fa, la scuola storiografica liberale francese: quella del Napoleone che “”tira le somme”” della Rivoluzione, realizza il possibile, del programma rivoluzionario, ed ha, per ideale ultimo, la pace, e l’ organizzazione federalistica dell’ Europa””. (pag 6) Marengo. “”Di fronte alla testa di ponte sulla Bormida, parallelo al fiume, corre attraverso i campi di Maregno uninsignificante corso d’acqua detto il Fontanone. Benché non sia che un rigagnolo, costituisce tatticamente un ostacolo e una protezione. Perché le sue rive, come quelle di tanti corsi d’acqua italiani, corrono in cima a due argini elevati, allo scopo di contenere le acque quando un abbondante scioglimento di neviavviene sulle montagne. Costituisce perciò una difficoltà per la cavalleria e anche per la fanteria, perché se l’uomo a piedi, può naturalmente, arrampicarsi sui margini, anch’egli è esposto quando sale sul margine opposto. Ancor più difficile è il passaggio per l’artiglieria (…)”” (pag 117)”,”FRAN-001-FV”
“BELLOFIORE Riccardo a cura”,”Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento.”,”Saggi di Cristina CORRADI Rosario PATALANO Vittorio RIESER Adelino ZANINI Maria TURCHETTO Roberto FINESCHI Roberto FINELLI Raffaele SBARDELLA Giorgio GATTEI Stefano PERRI Riccardo BELLOFIORE Fausto BERTINOTTI Daniele BALICCO BELLOFIORE Riccardo insegna all’università di Bergamo ed è Research Associate dell’History and Methodology Group (Facoltà di economia) dell’Università di Amsterdam. Ha pubblicato una monografia su Claudio Napoleoni (1991) e ha curato volumi su Sraffa, von Mises, le condizioni di lavoro nel capitalismo contemporaneo. Ha pubblicato anche due saggi in inglese.”,”TEOC-529″
“BELLOFIORE Riccardo FINESCHI Roberto a cura”,”Marx in questione. Il dibattito “”aperto”” dell’International Symposium on Marxian Theory.”,”BELLOFIORE Riccardo è professore di economia politica presso l’Università degli Studi di Bergamo. FINESCHI Roberto è professore di storia e cultura italiana presso la Italian School for Liberal Arts e la AHA -University of Oregon. Entrambi fanno parte del Comitato scientifico dell’edizione italiana delle ‘Opere complete’ di Marx ed Engels “”La teoria marxiana della produzione e della distribuzione del plusvalore è basata su una premessa metodologica fondamentale che non è stata sufficientemente analizzata: ‘l’ammontare totale del plusvalore è determinato precedentemente e indipendentemente dalla divisione di esso in parti aliquote’. La parti aliquote del plusvalore sono determinate ad uno stadio successivo di analisi, nel quale l’ammontare totale del plusvalore è preso come grandezza data. Questa premessa è discussa per la prima volta da Marx nei ‘Lineamenti’ in relazione alla perequazione dei saggi di profitto nelle differenti branche della produzione. Nel secondo abbozzo del ‘Capitale’, scritto nel 1861-63, parti del quale sono state pubblicate in inglese soltanto recentemente, Marx prende le mosse da questa premessa quando elabora la propria teoria della rendita, dell’interesse e del profitto mercantile. Negli abbozzi rimanenti del ‘Capitale’, questa premessa fondamentale è coerentemente ribadita ed enfatizzata, specialmente nel terzo libro, nel quale la distribuzione del plusvalore è l’argomento principale. Marx esprime questo fondamentale assunto alla sua teoria, relativa all’anteriore determinazione della quantità totale del plusvalore, nei termini della distinzione tra i differenti stadi di analisi del “”capitale generale”” e della “”concorrenza”” (o dei “”molti capitali””). Il capitale in generale si riferisce alle proprietà essenziali che tutti i capitali hanno in comune. Il tratto più importante, comune a tutti i capitali, è la loro capacità di auto-espandersi, ossia la loro capacità di produrre plusvalore. Dunque, il problema principale implicito nell’analisi del capitale in generale è la determinazione della quantità totale del plusvalore prodotto nell’economia capitalistica nel suo complesso. La concorrenza si riferisce alle relazioni tra i capitali e, in particolare, alla distribuzione del plusvalore tra i capitali: prima tra le differenti branche della produzione, poi nell’ulteriore divisione del plusvalore in profitto industriale, profitto mercantile, interesse e rendita. Sfortunatamente, questa importante premessa alla teoria marxiana è stata pressoché completamente elusa nella vasta letteratura sul tema, almeno in quella inglese. In particolare questa premessa non è stata debitamente considerata nel lungo dibattito sul cosiddetto “”problema della trasformazione””. La principale eccezione a questa omissione è Rosdolsky (1977: 41-50 e 367-75), il quale sottolinea che la spiegazione di Marx della perequazione dei saggi di profitto tra le industrie nei ‘Lineamenti’ è basata proprio su questo principio (un’altra eccezione è Foley, 1986). Comunque la trattazione di Rosdolsky è ugualmente limitata: essa si riferisce esclusivamente ai ‘Lineamenti’ e alla teoria marxiana dell’uguaglianza dei profitti e non ai successivi abbozzi del ‘Capitale’ né alle altre componenti del plusvalore”” [Fred Moseley, Lo sviluppo della teoria marxiana della distribuzione del plusvalore] [in ‘Marx in questione. Il dibattito “”aperto”” dell’International Symposium on Marxian Theory’, a cura di Riccardo Bellofiore e Roberto Fineschi, 2009] (pag 243-244)”,”MADS-583″
“BELLOFIORE Riccardo a cura, saggi di Meghnad DESAI e Roberto VENEZIANI Andrew B. TRIGG Riccardo BELLOFIORE Paul ZAREMBKA Jan TOPOROWSKI Paul MATTICK Tadeusz KOWALIK Joseph HALEVI RobertoVENEZIANI HE Ping Michael R. KRÄTKE Andrea PANACCIONE Edoarda MASI”,”Rosa Luxemburg and the critique of political economy.”,” Contiene il paragrafo: Luxemburg and Marx (pag 40-) e il capitolo: ‘Rosa Luxemburg and finance’ (di Jan Toporowski) (pag 81-) e il capitolo: ‘Rosa Luxemburg on trade unions and the party: the polemics with Kautsky and Lenin: an assessment’ (pag 175-) “”The schemes of reproduction of Marx are a remarkable attempt at posing a new problem for investigation. They sustain the political economy of economists such as Kalecki, whom Kowalik (1990) argues is the main continuity from Marx and Luxemburg. They have even influenced ‘mainstream’ economics. But they do not help much, at least in Marx’s own formulation, in addressing a fundamental problem, the possibility of realizing surplus value within a fully capitalist system. Nor do they suggest that Marx was incorporating within his last theoretical work the issue of penetration of capitalism into non-capitalist modes of production. White (1996), whom we have already discussed, considers Marx’s problem in drafting Volume 2. He argues that we have the first draft, begun by Marx in 1865, failed ‘to establish any necessary connection between expanded reproduction of capital and the extension of capitalist relations’ – the introduction of time and space as he puts it. Accumulation of capital, for Marx (White, 1996: 196) was to be «a process which would reproduce its presuppositions, the capitalists and workers on an extended scale… To be unable to show that capital created its own presuppositions, that it created Civil Society, was a serious difficulty for Marx’s overall scheme of capitalist development». Marx never came close to resolving this problem. And he could not resolve it as long as he separated theoretical questions regarding accumulation of capital from penetration of non-capitalist forms of production (‘primitive accumulation of capital’ is another matter altogether; see Zarembka , 2002a). Luxemburg on accumulation. Marx’ study of the history of capital’s penetration, including its difficulties, had a successor in Luxemburg’s interest in the question of penetration of non-capitalist forms of production. Luxemburg’s interest is evidenced particularly in her ‘Introduction to Political Economy’, published posthumously (only half of it found after her murder). In fact, her work used many of the same sources Marx had studied. But she also integrated these questions into her own theoretical work. Marx’s ‘Capital’ and Luxemburg’s ‘Introduction to Political Economy’ have distinct beginning points. Marx begins with ‘Commodities’. Luxemburg does not get to that until her sixth chapter, after ‘What is Political Economy?’, ‘Social Labour’, and then three chapters on economic history, including primitive communism, the feudal system, and the medieval city and guilds. In other words, for Luxemburg, the capitalist mode of production arises in a historical context. Luxemburg’s conclusions concerning primitive communism’s longevity are indicative. While the last form of primitive communism – the Russian commune – had survived because of its adaptability, «there is only one contact that it cannot tolerate or overcome; this is the contact with European civilization, i.e. with capitalism… [The contact] accomplishes what centuries and the most savage Oriental conquerors could not…» (Luxemburg, 1925: 103). To determine the comparative power of capital to rip these people from all means of production and to thrust these societies into value-producing ones, we cannot just look at capital. We also have to look at the weakness of the primitive societies, including, as she does, developments in their specific practices of warfare (3). The capitalist mode arising in an historical context indicates that theoretical categories are not only socially conditioned, but socially conditioned ‘within the developing historical setting'”” (pag 68-69) [Paul Zarembka, ‘Late Marx and Luxemburg’] [(in) Riccardo Bellofiore a cura, ‘Rosa Luxemburg and the critique of political economy’, New York, 2009] [(3) Marx, judging by a number of his interventions on this issue, seemed the think that primitive communism resisted capital more than Luxemburg argued. Examining this disparity is unnecessary for our purposes] Nell”Introduzione all’economia politica’, pubblicata postuma (1925), Rosa Luxemburg, ha studiato il comunismo primitivo “”Gli schemi di riproduzione di Marx sono un notevole tentativo di proporre un nuovo problema di indagine. Essi sostengono l’economia politica di economisti come Kalecki, che sostiene Kowalik (1990), è la principale continuità da Marx e Luxemburg. Essi hanno persino influenzato”” l’economia “”mainstream””, ma non aiutano molto, almeno nella formulazione di Marx, ad affrontare un problema fondamentale, la possibilità di realizzare plusvalore all’interno di un sistema pienamente capitalistico, né suggeriscono che Marx incorporasse nel suo ultimo lavoro teorico la questione della penetrazione del capitalismo in modi di produzione non capitalistici. White (1996), di cui abbiamo già discusso, considera il problema di Marx nella stesura del Volume 2. Sostiene che abbiamo il primo progetto, iniziato da Marx nel 1865, manca di stabilire ogni connessione necessaria tra la riproduzione allargata del capitale e l’estensione delle relazioni capitalistiche – l’introduzione del tempo e dello spazio, come egli afferma. L’Accumulazione del capitale, per Marx (White, 1996: 196), doveva essere «un processo che riproducesse i suoi presupposti, i capitalisti e gli operai su una scala estesa … Non essere in grado di mostrare che il capitale ha creato i propri presupposti, che ha creato la società civile, era una seria difficoltà per lo schema generale di sviluppo capitalista di Marx ». Marx non si è mai avvicinato alla risoluzione di questo problema. E non riuscì a risolverlo finché separò le questioni teoriche riguardanti l’accumulazione del capitale dalla penetrazione di forme di produzione non capitalistiche (“”l’accumulazione primitiva del capitale”” è un’altra questione, vedi Zarembka, 2002a). La Luxemburg sull’accumulazione: Lo studio di Marx sulla storia della penetrazione del capitale, comprese le sue difficoltà, ebbe un successore nell’interesse della Luxemburg per la questione della penetrazione delle forme di produzione non capitalistiche. L’interesse della Luxemburg è evidenziato in particolare nella sua “”Introduzione all’economia politica””, pubblicata postuma (solo la metà di essa è stata trovata dopo il suo omicidio). In effetti, il suo lavoro utilizzava molte delle stesse fonti studiate da Marx. Ma ha anche integrato queste questioni nel suo lavoro teorico. Il “”Capitale”” di Marx e la “”Introduzione all’economia politica”” della Luxemburg hanno punti di partenza distinti. Marx inizia con le “”merci””. La Luxemburg non arriva a questo fino al suo sesto capitolo, dopo “”Cos’è l’economia politica?””, “”Lavoro sociale””, e poi tre capitoli sulla storia economica, compreso il comunismo primitivo, il sistema feudale e la città medievale e le corporazioni. In altre parole, per la Luxemburg, il modo di produzione capitalista sorge in un contesto storico. Le conclusioni della Luxemburg sulla longevità del comunismo primitivo sono indicative. Mentre l’ultima forma di comunismo primitivo – la comune russa – era sopravvissuta per la sua adattabilità, «c’è un solo contatto che non può tollerare o superare; questo è il contatto con la civiltà europea, cioè con il capitalismo … [Il contatto] realizza ciò che i secoli e i più selvaggi conquistatori orientali non potevano…» (Luxemburg, 1925: 103). Per determinare il potere comparativo del capitale per strappare queste persone da tutti i mezzi di produzione e per spingere queste società in società produttrici di valore, non possiamo semplicemente guardare al capitale. Dobbiamo anche considerare la debolezza delle società primitive, inclusi, come essa fa, gli sviluppi nelle loro specifiche pratiche di guerra (3). Il modo capitalista emergendo in un contesto storico indica che le categorie teoriche non sono solo condizionate socialmente, ma condizionate socialmente “”all’interno del contesto storico in via di sviluppo”” “”(pag 68-69) [Paul Zarembka,”” Late Marx and Luxemburg “”] [(in) Riccardo Bellofiore a cura, “”Rosa Luxemburg e la critica dell’economia politica””, New York, 2009] [(3) Marx, a giudicare da alcuni dei suoi interventi su questo tema, sembrava pensare che il comunismo primitivo resistesse al capitale più di quanto sosteneva la Luxemburg. Esaminare questa disparità non è necessario per i nostri scopi]”,”LUXS-073″
“BELLOFIORE Riccardo; collaborazione di Jan TOPOROWSKI”,”La crisi globale, l’Europa, l’euro, la Sinistra.”,”Riccardo Bellofiore (Arezzo, 1953) è Professore di Economia Politica al Dipartimento di Scienze Economiche H.P. Minsky dell’Università di Bergamo, dove insegna Economia Monetaria, Storia dell’Economia Politica e International Monetary Economics.”,”EURE-140″
“BELLOFIORE Riccardo a cura; saggi di Gerdard DUMÉNIL e Dominique LÉVY Suzanne DE-BRUNHOFF Hugo RADICE Guglielmo CARCHEDI Joseph HALEVI Michael PERELMAN Carl H.A. DASSBACH Mike PARKER Alain BIHR Antonella STIRATI Sergio CESARATTO Franklin SERRANO Vittorio VALLI Giovanna ALTIERI Vittorio RIESER”,”Il lavoro di domani. Globalizzazione finanziaria, ristrutturazione del capitale e mutamenti della produzione.”,”La resistenza opposta dai lavoratori alla produzione snella (pag 169-173) (dal saggio di Carl H.A. Dassbach: ‘La produzione snella nel Nord America: mito e realtà’ (pag 157-174)”,”CONx-281″
“BELLOFIORE Riccardo a cura, Saggi di Giovanna ALTIERI Alain BIHR Suzanne DE BRUNHOFF Guglielmo CARCHEDI Sergio CESAROTTO Carl H.A. DASSBACH Gérard DUMÉNIL Joseph HALEVI Dominique LÉVY Mike PARKER Michael PERELMAN Hugo RADICE Vittorio RIESER Franklin SERRANO Antonella STIRATI Vittorio VALLI”,”Il lavoro di domani. Globalizzazione finanziaria, ristrutturazione del capitale e mutamenti della produzione.”,”Riccardo Bellofiore (Arezzo 1953) insegna Economia monetaria, Macroeconomia e Storia del pensiero economico all’Università di Bergamo. Giovanna Altieri è direttore dell’IRES. Alain Bhir insegna filosofia in un liceo di Strasburgo, ed è collaboratore di Le Monde Diplomatique. Suzanne De Brunhoff è direttore di ricerca norario al CNRS (Centre National de la Richerche Scientifique) e membro associato dell’ISERES centro di ricerca del sindacato francese. Guglielmo Carchedi insegna all’Università di Amsterdam. Sergio Cesarotto è ricercatore presso il Dipartimento di Economia pubblica, Università di Roma 1. Carl H.A. Dassbach si è formato al City College a alla New School for social Research di New York, e poi alla Binghamton University. Attualmente insegna sociologia alla Michigan Technological University di Houghton, Michigan. USA. Gerard Duménil è direttore del CNRS, MODEM, Università di Pais-X, Nanterre. Joseph Halevi si è laureato all’Università di Roma nel 1974. Ha insegnato alla New School for Social Research a New York, alla Rutgers University, e alla University of Connecticut. Dominique Lévy è direttore di ricerca CNRS Paris. Mike Parker scrive regolarmente per la pubblicazione americana Labor Notes. Michael Perelman è professore di economia alla California State University. Hugo Radice insegna economia alla University of Leeds, Vittorio Rieser si interessa di problemi del lavoro da sempre. Ha insegnato sociologia industriale all’Università di Modena. Franklyn Serrano lavora alla Federal University di Rio de Janeiro, Brasile. Antonella Stirati insegna all’Università di Siena. Vittorio Valli è professore di Politica economica alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino.”,”ECOI-163-FL”
“BELLOMO Manlio”,”Società e istituzioni in Italia tra Medioevo ed Età Moderna.”,”””Nel movimento formativo del “”popolo”” (o “”comune del popolo””) gli abitanti delle città italiane tengono parti che, nelle grandi linee, sono costanti. Mentre sta al margine dell’ azione il popolo minuto (servitori di ricche famiglie e di uomini di chiesa, manovali, accattoni, ecc.) che, poi, resterà escluso dall’ ordinamento popolare, gli artigiani hanno ovunque un peso preponderante: essi sono ad un tempo membri della corporazione e membri della ‘societas armorum’ (o “”società delle armi””, o “”compagnia delle armi””): della prima, in quanto esercitano un determinato mestiere; della seconda, in quanto abitano in un quartiere (o “”porta””).”” (pag 61)”,”ITAG-157″
“BELLON Bertrand NIOSI Jorge”,”L’ industrie americaine fin de siecle.”,”BELLON è specialista di economia industriale internazionale e di politica industriale, insegna all’Univ di Paris-Nord. NIOSI specialista di econ politica e professore all’Univ del Quebec, Montreal e D del Centro di ricerca e sviluppo industriale e tecnologico (CREDIT) di questa università.”,”USAE-004″
“BELLONCI Maria”,”Lucrezia Borgia.”,”BELLONCI Maria è nata a Roma da famiglia piemontese (il padre ha scritto importanti volumi di chimica) ha sposato Goffredo BELLONCI scomparso nel 1964. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1939. Seguito poi da ‘Segreti dei Gonzaga’ (1947) e altri lavori. “”Cesare Borgia piombò su Urbino, di sorpresa, il 24 giugno 1502, mostrando uno volta di più, con questa rapina che i veneziani avevano previsto da tempo e che i Montefeltro avevano sperato di risparmiarsi onorando e ospitando Lucrezia nel suo viaggio nuziale, quanto fossero libere da influssi e senza legami di scrupoli la sua volontà e la sua mano. L’occupazione di Urbino era avvenuta rapidissimamente, preparata dall’opera di traditori che il Valentino s’era acquistati nella corte stessa di Guidobaldo e che avevano consigliato al loro signore di prestare al Borgia, per ingraziarselo, artiglierie e vettovaglie, e di permettergli inoltre il passaggio attraverso l’imprendibile passo di Cai: il 23 notte, era stato dunque facilissimo alle truppe borgiane, accampate così nelle terre del ducato, volgersi improvvisamente verso la città d’Urbino e prenderla con tale prestezza che fu miracoloso per il duca, avvertito appena in tempo, poter salire a cavallo e fuggire, in farsetto e senza mantello, con soli due compagni a fianco.”””,”BIOx-132″
“BELLONCI Maria”,”Lucrezia Borgia.”,”BELLONCI Maria è nata a Roma da famiglia piemontese (il padre ha scritto importanti volumi di chimica) ha sposato Goffredo BELLONCI scomparso nel 1964. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1939. Seguito poi da ‘Segreti dei Gonzaga’ (1947) e altri lavori. “”Cesare Borgia piombò su Urbino, di sorpresa, il 24 giugno 1502, mostrando uno volta di più, con questa rapina che i veneziani avevano previsto da tempo e che i Montefeltro avevano sperato di risparmiarsi onorando e ospitando Lucrezia nel suo viaggio nuziale, quanto fossero libere da influssi e senza legami di scrupoli la sua volontà e la sua mano. L’occupazione di Urbino era avvenuta rapidissimamente, preparata dall’opera di traditori che il Valentino s’era acquistati nella corte stessa di Guidobaldo e che avevano consigliato al loro signore di prestare al Borgia, per ingraziarselo, artiglierie e vettovaglie, e di permettergli inoltre il passaggio attraverso l’imprendibile passo di Cai: il 23 notte, era stato dunque facilissimo alle truppe borgiane, accampate così nelle terre del ducato, volgersi improvvisamente verso la città d’Urbino e prenderla con tale prestezza che fu miracoloso per il duca, avvertito appena in tempo, poter salire a cavallo e fuggire, in farsetto e senza mantello, con soli due compagni a fianco.”””,”ITAG-014-FV”
“BELLONE Enrico”,”I modelli e la concezione del mondo nella fisica moderna da Laplace a Bohr.”,”Nel 1862, e cioè negli anni in cui Kelvin difendeva l’ evoluzione della natura inorganica e nello stesso tempo combatteva “”la straordinaria futilità della filosofia”” di Darwin, il grande fisico ed ingegnere che l’ Inghilterra già onorava come uno dei massimi rappresentanti delle scienze naturali sosteneva che “”è impossibile concepire un limite all’ estensione della materia entro l’ universo; la Scienza, conseguentemente, conduce ad ammettere uno sviluppo senza fine (…) piuttosto che a considerare l’ universo come un meccanismo finito, funzionante alla stregua di un meccanismo di orologeria e capace pertanto di arrestarsi per sempre””. Basti questa citazione per misurare la distanza che separava la fisica di Kelvin dal meccanismo settecentesco. Il mondo di Kelvin era lontano da quello del newtonianesimo francese tanto quanto l’ universo dei Principia Mathematica era distante da quello degli astronomi precopernicani.”” (pag 164)”,”SCIx-178″
“BELLONE Enrico, consulenza e direzione scientifica, CRAVETTO Enrico direzione generale, saggi di Rosanna FARAGGIANA Francesco PALLA Franco PACINI Gianluca RANZINI Patrizia CARAVEO Giovanni F. BIGNAMI Marco RONCADELLI Tullio REGGE Aldo CONTI Elisabetta TOMMASI J.R. HURLEY M.M. SHARA Lara ALBANESE Sofia TALAS Elisabetta TOMMASI Richard B. LARSON Volker BROMM Omer BLAES Chryssa KOUVELOTOU Robert C. DUNCAN Christopher THOMPSON Michael SHARA Michael A. STRAUSS Steven E. ZEPF Keith M. ASHMAN Colin ADAMS Joey SHAPIRO Kimberly WEAVER”,”La scienza. 1. L’ Universo.”,”””Il fluido stellare è costituito di stelle che in media si muovono lungo orbite circolari intorno al centro galattico, ma che singolarmente possono presentare deviazioni anche considervoli da tale moto medio per effetto di perturbazioni, ed esempio da parte delle stelle vicine. In conseguenza di questi moti perturbatori si possono creare all’ interno dl fluido delle zone di concentrazione stellare, il potenziale gravitazionale subisce delle alterazioni e lo studio statistico degli effetti che ne derivano evidenzia la formazione di “”onde di densità”” che prendono la forma delle braccia a spirale osservate quando la velocità dei componenti il fluido (gas interstellare e stelle) è inferiore a un certo valore limite””. (pag 212)”,”SCIx-211″
“BELLONE Enrico”,”La scienza negata. Il caso italiano.”,”BELLONE E insegna sotria della scienza presso la Facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali dell’Università degli studi di Milano.E’ direttore delle riviste ‘Le Scienze’ e ‘Mente e cervello’.”,”SCIx-298″
“BELLONE Enrico GEYMONAT Ludovico GIORELLO Giulio TAGLIAGAMBE Silvano”,”Attualità del materialismo dialettico.”,”””Nella stessa opera (1) Lenin si mostra perfettamente consapevole di quel legame tra materialismo e metodo scientifico, cui si accennava sul finire del paragrafo precedente. “”Questa idea del materialismo, – egli scrive infatti a proposito della teoria di Marx di un processo storico-naturale di sviluppo delle formazioni economico-sociali, – era già, di per sé, un’idea geniale. S’intende che ‘per il momento’ si trattava ancora soltanto di un’ipotesi, ma di un’ipotesi tale che creava per la prima volta ‘la possibilità di un atteggiamento rigorosamente scientifico verso i problemi storici e sociali’. Sino ad allora i sociologi, che non riuscivano a discendere fino ai rapporti più semplici, fino ai rapporti primordiali, come sarebbero i rapporti di produzione, e che affrontavano direttamente l’indagine e lo studio delle forme giuridiche e politica, urtavano nel fatto che queste forme sono originate da queste o quelle idee del genere umano in un determinato periodo, e si arrestavano qui: ne risultava che i rapporti sociali sembravano consapevolmente edificati dagli uomini. (…) Il materialismo ha data un criterio completamente oggettivo, separando “”i rapporti di produzione”” come struttura della società e dando la possibilità di applicare a questi rapporti quel criterio scientifico generale della reiterabilità, la cui applicazione alla sociologia era negata dai soggettivisti. (…)””””. (pag 138) [Silvano Tagliagambe] [in BELLONE Enrico GEYMONAT Ludovico GIORELLO Giulio TAGLIAGAMBE Silvano, Attualità del materialismo dialettico, 1978] “”Non diverso ma, come dicevamo addirittura opposto è l’atteggiamento di chi si richiama a Lenin, il quale, in un passo dei ‘Quaderni filosofici’ afferma con decisione: “”Il pensiero, salendo dal concreto all’astratto, non si allontana – quando sia ‘corretto’ […] – ‘dalla’ verità, ma si avvicina a essa. L’astrazione della ‘materia’, della ‘legge’ di natura, l’astrazione del ‘valore’, ecc., in breve, tutte le astrazioni scientifiche (corrette, serie, non assurde) rispecchiano la natura in modo più profondo, fedele e ‘compiuto’. Dalla vivente intuizione il pensiero astratto ‘e da questo alla prassi’: ecco il cammino dialettico della conoscenza della ‘verità’, della conoscenza della realtà oggettiva.”” [V.I. Lenin, Quaderni filosofici, Roma, 1971, pp. 157-158]. Sostenere, come sembrano tentati di fare alcuni, che questa è una convinzione del solo Lenin, e per di più conseguente alla lettura della ‘Scienza della logica’ di Hegel, e quindi un un certo senso estranea al modo di pensare del marxismo, significa dimenticare la profonda lezione di metodo che Marx fornì nella Introduzione del ’57 a ‘Per la critica dell’economia politica’. Si può cercare come si vuole di stravolgere il senso del paragrafo di quest’opera dedicato, appunto, al metodo dell’economia politica: non per questo l’indicazione che da esso scaturisce potrà apparire meno netto e precisa. Hegel, a giudizio di Marx, ha ragione di ritenere che il metodo scientifico debba partire dall’astratto per poi rivolgersi al concreto: il suo errore è stato quello di credere che questo procedimento non sia tipico solo del metodo con cui il pensiero si appropria della realtà, bensì sia anche quello che riproduce il cammino della formazione del reale medesimo””. [Silvano Tagliagambe] [in BELLONE Enrico GEYMONAT Ludovico GIORELLO Giulio TAGLIAGAMBE Silvano, Attualità del materialismo dialettico, 1978] (pag 188)”,”TEOC-549″
“BELLONE Enrico”,”Galileo. Le opere e i giorni di una mente inquieta.”,”BELLONE Enrico (Tortona, 1938-2011) è stato professore ordinario di storia della scienza dal 1980 nelle università di Lecce, Genova, e Padova. Ha occupato la cattedra galileiana di storia della scienza dal 1994 al 2000. Dal 2001 ha insegnato all’Università di Milano. Direttore di ‘Le Scienze’ dal 1996 al 2008, è stato uno dei massimi esperti dell’opera di Galileo. La scienza della natura non ha bisogno di decreti filosofici. “”Egli (Galileo, ndr) ha sempre creduto, invece, che la scienza sia una via privilegiata verso la verità, a condizione però che si accetti che anche i fenomeni più semplici non siano spiegabili in modo completo e una volta per tutte. La scienza, insomma, cresce di scoperta in scoperta, ma non si assesta mai su una conoscenza definitiva, proprio perché la natura è molto più ricca e imprevedibile di quanto ci si possa immaginare o si voglia decidere per mezzo di decreti filosofici. L’astronomia e la fisica procedono dunque verso la verità ma non la raggiungono mai in forme immodificabili. Il sapere cresce ma non si assesta su sistemi dogmatici: è questo il significato dell’espressione galileiana sulla futilità della pretesa che la natura, “”sorda e inessorabile a i nostri vani desideri””, sia sensibile alla presunta “”forza dell’umane autorità””. “” (pag 139-140)”,”SCIx-355″
“BELLONE Enrico a cura”,”Enrico Bellone racconta: Galileo, Keplero e la nascita del metodo scientifico.”,”Galilei e Copernico pensavano ancora ad un’orbita dei pianeti circolare. Keplero dopo ripetuti calcoli arriva a scoprire che il moto dei pianeti attorno al Sole è ellittico La Chiesa si muove contro Galileo e Keplero entrambi copernicani. Nel 1616 il trattato di Copernico viene confiscato. Nello stesso anno Galileo viene convocato dal Cardinale Bellarmino, d’ora in poi dovrà tacere. Il secondo nel 1615 avrà la madre denunciata per stregoneria. Anche una sua zia era finita al rogo perchè considerata una strega. Se Galileo tace, Keplero insiste e nel 1619 pubblica ‘Harmonices Mundi’ dove enuncia la sua terza legge: i quadrati dei periodi di rivoluzione di un pianeta attorno al solo sono proporzionali ai cubi delle distanze. Il libro è difficile e Keplero lo sa, ma ha un concetto di ss stesso molto alto che esprime in una frase contenuta in questo libro: “”Posso ben aspettare cento anni un lettore che comprenda ciò che ho scoperto, se Dio ha aspettato seimila anni qualcuno che sapesse meditare la sua creazione!”” (pag 31-32)”,”SCIx-487″
“BELLONE Enrico”,”I modelli e la concezione del mondo nella fisica moderna da Laplace a Bohr.”,”‘Di qui la necessità di una svolta epistemologica grazie alla quale si possa cogliere questa irriducibilità delle categorie scientifiche a categorie assolute di conoscenza. Non si deve tuttavia pensare che una svolta del genere sia il frutto di una scelta operata al di fuori delle scienze e in qualche modo imposta ad esse, anche se gli ultimi decenni sono stati particolarmente fecondi di ricette filosofiche che si muovevano in tal senso. Può essere opportuna, in proposito, una breve parentesi. Una svolta come quella di cui si è fatto cenno non può non fare i conti con il materialismo dialettico e con le discussioni sul problema della conoscenza come riflesso. La teoria del riflesso ‘passivo’, che secondo il materialismo metafisico spiegherebbe il rapporto fra la “”natura”” e la “”scienza””, è stata trapiantata da parte di interessatissimi commentatori nell’ambito del materialismo dialettico al fine di poter demolire quest’ultimo sul medesimo terreno che ha visto giustamente soccombere il primo: il terreno delle scienze. Si tratta di un trapianto che dà frutti a patto di ridurre il materialismo dialettico ad un capitolo della logica formale basato sulle tre famose leggi dialettiche di Engels, vale a dire ad un capitolo particolarmente sterile della logica. Recentemente, però, la rilettura storica di Engels e, soprattutto, di Lenin, ha rimesso in discussione tutto quanto, senza inseguire sogni apologetici e senza cercare le inutili e fuorvianti dimensioni di una proclamazione di fedeltà ad ipotetici testi sacri. Non ci si deve dimenticare che in ‘Materialismo ed Empiriocriticismo’ il materialismo dialettico viene presentato da Lenin come ‘necessariamente’ trasformabile in base allo sviluppo scientifico: “”La revisione della ‘forma’ del materialismo di Engels, la revisione delle sue tesi di filosofia naturale, non soltanto non ha nulla di ‘revisionista’ nel senso che si è convenuto dare a questa parola, ma è anche un’esigenza necessaria del marxismo””. E, come appunto ricorda Lenin, lo stesso Engels aveva sostenuto che “”ad ogni scoperta che fa epoca nel campo delle scienze naturali esso [il materialismo] deve cambiare la sua forma””‘ (pag 16-17, Nota introduttiva)]”,”SCIx-142-FF”
“BELLONE Enrico”,”Galilei e l’abisso. ‘Un racconto’ e ‘Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene. In perpuosito de la Stella Nuova’.”,”Enrico Bellone, storico della scienza, è stato il primo docente ad essere chiamato nel 1994, per chiara fama, ad occupare la “”cattedra galileiana”” dell’Università di Padova. Nel 2008 ha ricevuto, insieme a George Lakoff dell’Università di Berkeley, il premio Preti.”,”SCIx-220-FL”
“BELLONI Antonio”,”Storia letteraria d’Italia. Scritta da una Società di Professori. Il Seicento.”,”BELLONI Antonio professore nell’Università di Padova”,”ITAG-203″
“BELLONOTTO Marco”,”I compagni di Stefano. Storie di partigiani di città (Savona 1943 – 1945).”,”Ringraziamento al Prof. Giovanni ASSERETO L’ autore, Marco BELLONOTTO (Savona 1969) laureato in Lettere moderne lavora presso la biblioteca civica di Albenga. Il suicidio di Alce. “”Di questi, sicuramente il più popolare e coraggioso è “”Alce””, Piero Parisotto, commisario politico del distaccamento “”Gatti””, all’ epoca giovane studente di tendenza politica anarchica: “”””Alce”” era un ragazzo intelligentissimo. Aveva fondato il gruppo degli anarchici, che erano legati a Marzocchi. Marzocchi era un dirigente anarchico europeo, faceva congressi a Parigi (…) e Parisotto è stato un suo allievo. Poi però morto Parisotto questo gruppo qui si è un po’ sbandato. Ed è nato “”Lotta comunista””, guidata da Cervetto (Arrigo) (nota 106). Cervetto era un ragazzo intelligente, preparato ma… Parisotto era migliore, era sensibile, era veramente intelligente, forse per quello che si è ammazzato”” (Rodolfo Badarello)””. (pag 66) (106) Arrigo Cervetto “”Stalin”” (n. 1927), caposquadra della brigata Savona “”Sguerso””. Cfr Cervetto, Ricerche e scritti,… “”E’ opportuno tornare sulla tragica fine di “”Alce””, poiché racchiude in sé molti temi che riguardano quel periodo. L’ articolo della sua morte, ‘Con una raffica di mitra suicidio di un giovane a Savona’, appare su ‘Il secolo XIX’ di martedi 28 aprile 1953. (…) Fin qui la cronaca giornalistica. Nel ricordo di Badarello vengono confermate le difficoltà economiche cui doveva far fronte “”Alce””, ma emergono anche altri particolari: ‘Parisotto che lavorava all’ Ilva, l’ Ilva aveva licenziato un mucchio di gente, non c’era più la produzione di prima, aveva perso il posto … (…). Parisotto ha cercato anche lui di andare via (dall’ Italia), ma… allora guardavano molto alla costituzione, alla salute, penso fosse stato malato di tbc, ed è rimasto qui (a Savona). Era deluso, poi era trattato un pò, tanto lui che…allora c’era molto settarismo… tanto lui come Cervetto (Arrigo) erano trattati da traditori dal Pci. Io lo so perché facevo un po’ da tramite con loro'””. (pag 116-117)”,”ITAR-098″
“BELLONOTTO Pietro”,”Storia del Medio Evo (dal 476 al 1313).”,”476 data convenzionale. “”Qualunque valore possa avere questa data, noi l’accettiamo senza discussione, come un postulato storico. Sarebbe, però errore il credere che, proprio in quest’anno, la rovina del grande Impero Romano avesse il suo inizio ed il suo compimento. Una parte di esso, l’Impero d’Oriente continuerà ancora a sussistere, e dello stesso Impero d’Occidente nel 476 non cadeva che l’ultimo avanzo ridotto ormai a poco più che l’Italia. Le altre provincie già erano state occupate da genti germaniche, e dove un giorno s’estendeva la potenza di Roma, ora invece s’ergevano di fronte agli antichi dominatori, nuovi Stati Barbarici (…)”” (pag 5)”,”ITAG-015-FV”
“BELLOTTA Ireneo”,”Engels e la religione. Gli aspetti attuali della prima critica marxista alla religione.”,”BELLOTTA Ireneo è un discepolo di Alfonso DI-NOLA. Religione oppio dei popoli. “”La religione “”è la realizzazione immaginaria della natura umana, poiché la natura umana non possiede vera realtà”” (op.cit. Mega (…). In conseguenza la lotta contro la religione è un momento secondario o accessorio, poiché il riacquisto della condizione umana va compiuto a livello di Stato: “”La lotta contro la religione è indirettamente la lotta contro questo mondo del quale la religione è l’ aroma spirituale”” (op.cit.). Vi sono mali sociali, ingiustizie di rapporti reali, violenze che estraniano l’ uomo a livello economico, e la religione si pone soltanto come un fatto ambiguo che tenta di giustificare e razionalizzare queste situazioni. Di qui la celebre espressione di Marx: “”La miseria religiosa è, per un aspetto, l’ espressione della miseria reale e, per un altro aspetto, la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, l’ anima di un mondo senza cuore, come è lo spirito di un mondo dal quale lo spirito è escluso. Essa è l’ oppio del popolo (op.cit.(…)).”” (pag 58)”,”MAES-063″
“BELLOW Saul”,”Herzog.”,”L’autore è premio Nobel 1976. a pubblicato questo romanzo nel 1964 dopo ‘Il Re della pioggia’ (1959) e prima del ‘Dono di Humboldt’ (1975).”,”VARx-056-FV”
“BELLOW Saul”,”Addio alla casa gialla. Racconti.”,”Saul Bellow rappresentante importante della narrativa americana d’oggi (come ha scritto Granville Hicks), premio Nobel, è l’autore di questi sei racconti scritti nell’arco di diciotto anni tra il 1951 e il 1966. L’argomento è la commedia umana nei suoi aspetti patetici e begnignamente assurdi, ma il filo conduttore che unisce i racconti è la lotta condotta dai personaggi di Bellow, in genere piccoli borghesi ebrei di estrazione mitteleuropea o intellettuali consci profondamente della loro appartenenza a una casta e dello sradicamento e della difficoltà di comunicazione con i propri simili… Si tratta dunque di una ‘storia di vinti’… di sconfitti “”Un lavoro duro? No, in realtà non era tanto duro. Lui non era abituato a camminare e a salire tante scale, ma non erano i disagi fisici del nuovo lavoro a pesare di più su George Grebe. Recapitava degli assegni di sussidio nel quartiere negro, e per quanto fosse nato a Chicago questa non era una parte delal città con la quale aveva molta dimestichezza – c’era voluta la depressione perché la frequentasse. No, non era quello che si chiama lavoro duro, almeno se calcolato in sforzo e peso, ma pure cominciava a risentirne la fatica, a rendersi conto della sua particolare difficoltà. Trovava strade e numeri, ma i clienti non erano dove ci si aspettava che fossero e lui si sentiva come un cacciatore inesperto in mezzo a selvaggina mimetizzata. Era una giornata poco favorevole, per di più – autunno e dreddo, tempo buio, ventoso. (…) Questa particolare energia l’aveva ora in sovrabbondanza; da quando aveva cominciato ad affluire, affluiva in modo troppo ingente. E, per il momento, era fermo. Non riusciva a trovare il signor Green. Era rimasto lì ritto con queo sottanone dell’impermeabile e con una gran busta in mano e delle carte che gli uscivano dalla tasca, a domandarsi perché dovevano essere così difficili da rintracciare quando erano troppo deboli o ammalati per poter andare personalmente all’ufficio a ritirare il sussidio. Raynor, però, gli aveva detto che sulle prime non era facile rintracciarli e gli aveva offerto anche dei consigli sul modo di procedere. “”Se le riesce di vedere il postino, è il primo al quale deve rivolgersi, è quello che le offre migliori probabilità. Se non può metteri in contatto con lui, provi agli spacci e coi fornitori del quartiere. Poi il portiere e i vicini. Ma si accorgerà che più vicino sarà il suo uomo e meno glielo indicherano. Non vogliono dir nulla””. “”Perché sono un estraneo””. “”Perché è bianco. Ci vorrebbe un negro per questo servizio, ma per ora non ne abbiamo, e naturalmente anche lei deve mangiare, e questo è pubblico impiego. E i posti di lavoro devono esserci. Oh, il discorso vale anche per me. Badi, io non mi escludo. Io ha tre anni di anzianità su di lei, e basta. E una laurea in legge. Altrimenti, lei potrebbe stare dietro alla scrivania e io potrei essere fuori sulla breccia in questa giornata fredda. Lo stesso denaro ci paga tutt’e due e per lo stesso, preciso, identico motivo. Che cosa c’entra in questo la mia laurea in legge? Ma lei deve distribuire questi assegni, signor Grebe, e le sarà utile essere caparbio, dunque spero che lo sia””. “”Si, sono piuttosto caparbio”””” (pag 99-101) [Saul Bellow, ‘Addio alla casa gialla. Racconti’, Feltrinelli, Milano, 1978, Racconto: ‘Alla ricerca del signor Green’]”,”VARx-009-FMDP”
“BELLUCCI Giorgio”,”Critica del monetarismo e dei derivati di credito.”,”Luigino Bruni è docente di Economia politica alla Lumsa di Roma e allo Ius di Loppiano (Fi). Storico del pensiero economico, ha fondato la Scuola di Economia civile (Sec) ed è editorialista di ‘Avvenire’. Giorgio Bellucci, studioso di economia, presta la sua attività nella Camera del lavoro Cgil di Arezzo. Il crollo del 1929 e la grande depressione: Friedman vs Galbraith. “”Negli innumerevoli saggi dedicati all’attuale crisi finanziaria l’accostamento al 1929 è di prammatica, quasi una costante. In verità, ogni qual volta si manifesta una crisi, lo spettro di quel disastro viene rievocato. Ciò è avvenuto sia nel caso del crollo del Dow Jones nel 1987 (quando a ottobre perse il 20%), che nel caso della crisi conseguente allo scoppio della bolla tecnologica, nella primavera del 2001. La particolarità dell’attuale crisi rispetto alle altre sta però nel fatto che, per le dinamiche che l’hanno scatenata, per il valore distrutto e per i riflessi che ha avuto e che ha, è considerata senz’altro la più vicina a quella del 1929. E infatti, non c’è testo che non evochi lo spettro di quel periodo, magari sottolineando che oggi la reazione è stata diversa. Il crollo del 1929, tuttavia, non provocò soltanto una devastante crisi economica, ma determinò anche una crisi della teoria economica tradizionale. Essa lasciò orfani delle precedenti teorie economiche generazioni di economisti, tanto che si parlerà della prima crisi della teoria economica (Joan Robinson). I vecchi paradigmi non riuscivano a spiegare adeguatamente l’origine di quel disastro. Nel 1936 uscì la ‘Teoria generale’ di Keynes. Dopo un viaggio tormentato dentro le vecchie teorie economche, egli fondava una nuova macroeconomia. E’ indiscutibile che la grande crisi sia stata uno spartiacque, non solo nella storia del Novecento, ma anche nella storia delle dottrine economiche. Le questioni di allora si rinverdiscono nell’oggi: biblioteche intere si sono riempite di saggi sulle crisi economiche. In questo studio, tuttavia, sarebbe superfluo ricapitolare i termini storici del dibattito, c’è però un aspetto che attualizza quella discussione: il confronto tra l’interpretazione del crollo del 1929 e l’interpretazione della crisi di oggi. Fra le diverse tesi interpretative degli eventi del ’29, due testi paiono emblematici e significativi anche per l’oggi: l’interpretazione di Friedman e l’interpretazione di Galbraith. Proprio perché sono opposte e inconciliabili, esse possono rappresentare la lente di ingrandimento necessaria per comprendere la vicenda attuale e capire come, a volte, la storia si ripeta, così come si ripetono le discussioni teoriche e le interpretazioni dottrinarie degli eventi economici. La scelta di contrapporre il testo di Galbraith sulla grande crisi dell’ottobre del ’29 al testo di Friedman non è casuale per questo e altri motivi. In Friedman, tutta l’elaborazione della crisi del ’29, sia nella cronologia degli avvenimenti che nella loro interpretazione, è ristretta, come vedremo, ai dati che servono per acclarare le precedenti teorie monetariste, ovvero la sua teoria quantitativa della moneta. Questa interpretazione della crisi passerà alla storia con il termine di «contrazione monetaria». In Galbraith sono già presenti temi come la speculazione immobiliare, l’effetto leva, l’innovazione finanziaria, l’euforia finanziaria e anche la crescente disuguaglianza fra i redditi: tutti temi di grande attualità e comparativi fra la crisi attuale e quella del 1929. Troviamo l’interpretazione di Friedman della crisi del ’29 nel famoso testo ‘Il dollaro. Storia monetaria degli Stati Uniti’, scritto con A. Schwartz, uscito nel 1963, mentre ‘Il Grande Crollo’ (1), di J.K. Galbraith, esce nel 1955. Nella ‘Storia monetaria’, Friedman si esercita nel compito di contestare i risultati di Keynes e dei keynesiani sviluppati dall’analisi della lezione del 1929. Sulla base di dati reali, Friedman intende trarre conclusioni opposte e ricostruire un’interpretazione legata alla vecchia teoria della moneta. (…)”” (pag 161-162) [(1) Cfr. J.K. Galbraith, ‘Il Grande Crollo’, Rcs Libri saggi Bur, Milano, 2002; si veda anche, dello stesso autore, ‘Breve storia dell’euforia finanziaria’, Rcs Rizzoli Libir, Milano, 1991]”,”ECOT-364″
“BELOCH Karl Julius”,”Storia della popolazione d’ Italia.”,”L’A in Italia era noto come Giulio BELOCH (1854-1929) diventato cittadino italiano, nato nella Slesia, aveva studiato storia, geografia e statistica. Elaborò una sua concezione della demografia storica.. Ha scritto Die Bewolkerung der griechisch-rominschen Welt (1886) e Bewolkerungsgeschichte Italiens. Romagna. Gli effetti della peste nera sulla popolazione locale e la sottostima di questa. “”In una seduta del parlamento della provincia, tenuta a Forlì nel 1288, Imola fu valutata possedere 2000 fuochi; la città si appellò al Papa e questi ne ridusse il numero a 1500 (fonte Archivio di Stato di Imola). Trattandosi del comune, il contado (Distretto) è senz’altro compreso; questo, unitariamente alla città, contava 2962 fuochi nel 1371, dal che si dedurrebbe che la popolazione sia cresciuta del 50-100% nel secolo trascorso dal 1288, malgrado la “”peste nera””, in realtà i dati relativi al 1288 sono solamente il frutto di stime effettuate allo scopo di calcolare il contingente di truppe da mettere a disposizione, e tali stime rimanevano allora sempre al di sotto del vero.”” (pag 237) Il crollo demografico della città di Mantova: guerra e malattie. “”Secondo Carlo D’Arco, (Studi Stat.) nel 1629 la popolazione assommava a 38787; nello stesso autore, ‘Storia di Mantova’ (edizione del 1873), la cifra indicata è 38987. Non viene citata alcuna fonte. Che la popolazione debba essere aumentata nel periodo 1625-29, non è presumibile stato ai dati dello ‘Spoglio Davari’, è possibile però che questi dati non comprendano nel periodo in questione i conventi e gli ebrei che invece sono compresi in D’Arco; come la parte dei borghi mancanti allo spoglio. Se la cifra riportata da D’Arco è esatta, la mortalità in quel tempo avrebbe raggiunto un tasso del 40%. Anche Giov. Ant. Pico in una lettera scritta a nome della città di Mantova (Vienna 1638) riferisce che gli abitanti prima dell’ assedio erano circa 40000, in seguito solo 6000 (Spoglio Davari). 4). L’anno 1630 portò la catastrofe, dalla quel Mantova non si è più ripresa completamente. La peste, l’assedio degli imperiali, infine, il 18 luglio, il saccheggio. Dall’inizio di gennaio fino al 7 giugno morirono secondo le liste ufficiali (D’Arco) 10737 persone (…)””. (pag 377-378)”,”ITAS-114″
“BELOFF Max”,”La politica estera della Russia Sovietica 1929-1941. Volume I.”,”L’opera del Beloff, ormai classica per il pubblico di lingua inglese (l’autore professore ad Oxford, è considerato il più autorevole storico occidentale di cose sovietiche), getta viva luce sui molteplici problemi internazionali che l’Unione Sovietica si è trovata ad affrontare nel periodo che va dal primo piano quinquennale (1929) all’invasione tedesca del 1941 e mette in evidenza il filo logico che lega tra di loro i diversi avvenimenti.”,”RUST-061-FL”
“BELOFF Max”,”La politica estera della Russia Sovietica 1929-1941. Volume II.”,”L’opera del Beloff, ormai classica per il pubblico di lingua inglese (l’autore professore ad Oxford, è considerato il più autorevole storico occidentale di cose sovietiche), getta viva luce sui molteplici problemi internazionali che l’Unione Sovietica si è trovata ad affrontare nel periodo che va dal primo piano quinquennale (1929) all’invasione tedesca del 1941 e mette in evidenza il filo logico che lega tra di loro i diversi avvenimenti.”,”RUST-064-FL”
“BELPERRON Pierre”,”La croisade contre les albigeois et l’ union du Languedoc a la France (1209-1249).”,”””C’est le malheur qui a toujours été l’ accoucheur du vrai”” (Daniel Halévy, Histoire d’une histoire’) “”Les villes étaient atteintes par l’hérésie autant que la noblesse. A Toulouse en 1178 les envoyés du pape furent hués. Lavaur, Verfeil, Avignonet étaient des centres cathares et vaudois, où les Parfaits prêchaient publiquement. A Castelnaudary les vaudois se réunissaient dans l’église, Laurac avait plusieurs maisons d’hérétiques, de même Fanjeaux et Mirepoix. Carcassonne et Béziers sont aux mains des hérétiques, tandis que Narbonne, Montpellier et Nîmes sont restées catholiques avec des minorités d’hérétiques souvent turbulentes. La soi-disant tolérance des seigneurs et des villes du Midi est faite en grande partie d’indifférence. La foi n’a plus cette vigueur agressive et intransigeante qu’elle a gardée dans le Nord. Les Méridionaux se sont frottés à trop de gens divers, chez eux la foi n’est plus un feu intérieur et le sens de la discipline religieuse s’est émoussé comme celui de la discipline féodale. La meilleure preuve en est leur attitude à l’égard des Juifs, qui jouissaient dans le Midi d’une situation privilégiée, alors que dans le Nord ils n’étaient que tolérés, souvent spoliés et opprimés. Jusqu’au XIIe siècle à Béziers pendat la semaine sainte les chrétiens avaient le droit de souffleter tout Juif rencontré dans la rue.”” (pag 135)”,”FRAA-073″
“BELT Don a cura; saggi di Ella C. SYKES Frederick SIMPICH Margaret SIMPICH Junius B. WOOD Melville CHATER Maynard Owen WILLIAMS Thomas J. ABERCROMBIE John J. PUTMAN Muhammad ABDUL-RAUF William S. ELLIS Marianne ALIREZA Tad SZULC Richard MACKENZIE Mike EDWARDS Edward GIRARDER”,”Islam. Dal 1888 ai nostri giorni.”,”Saggi di Ella C. SYKES Frederick SIMPICH Margaret SIMPICH Junius B. WOOD Melville CHATER Maynard Owen WILLIAMS Thomas J. ABERCROMBIE John J. PUTMAN Muhammad ABDUL-RAUF William S. ELLIS Marianne ALIREZA Tad SZULC Richard MACKENZIE Mike EDWARDS Edward GIRARDER.”,”VIOx-082″
“BELTOTTO Giampiero GIOJELLI Giancarlo”,”I nuovi poveri. Storie di ordinaria emarginazione nell’ Italia di oggi.”,”BELTOTTO giornalista (ex Rai) ha pubblicato già alcune opere. GIOJELLI caporedattore e inviato Rai2 ha lavorato anche per Mediaset e La7. E’ stato inviato in zone ‘calde’ del mondo. Ha scritto un romanzo e libri d’ inchiesta. Il gioco d’ azzardo. Poveri per gioco. “”Queste cifre dimostrano quanto il gioco sia diffuso, ma c’è un’altra realtà contenuta nelle statistiche ancora più allarmante. Perché il gioco è una malattia, anzi una epidemia. Almeno 700.000 italiani sono malati gravi, malati di gioco compulsivo. E rischiano di rovinare le loro famiglie. Si calcola che siano 3 milioni i cosiddetti “”border line””, cioè le persone che rischiano di diventare giocatori compulsivi e in totale sono 30 milioni gli italiani che comunque non rinunciano a giocare.”” (pag 58) “”Circa 4.2 milioni di lavoratori guadagnano meno di 780 euro al mese. Ci sono 10 milioni di persone classificate povere con un reddito inferiore a 6.000 euro all’ anno.”” (pag 60) “”In media ogni italiano ha accumulato 7.735 euro di debito. Ogni famiglia 21.640 euro.”” (pag 142)”,”ITAS-107″
“BELTRAME Fabio”,”Palestina ai palestinesi.”,”Fabio Beltrame (Roma, 1963). Esperto di questioni mediorientali ha collabrorato con quotidiani e periodici tra cui Socialismo o Barbarie. Attualmente è componente del Comitato di redazione del trimestrale Utopia Socialista. Membro del Committee on Middle East e dell’International Committee on Jerusalem (USA), è animatore del Comitato Emergenza Palestina al-Awda per il diritto al ritorno del popolo palestinese. Per questa editrice ha pubblicato nel 2000 il testo introduttivo a Gerusalemme del fotoreporter Tano D’Amico, e Da Livorno a Rimini. Viaggio nel PCI.”,”VIOx-100-FL”
“BELTRAME Fabio”,”Gli eroi di Varsavia. Resistenza e rivolta nel ghetto (1939-1943).”,”Fabio Beltrame, Roma 1963, insegna storia alla Scuola internazionale di Utopia socialista (rivista). La Cronologia (pag 121-132): “”Questa sintetica cronologia sinottica offre al lettore un quadro degli avvenimenti in Europa (in tondo), in Polonia (in corsivo) e delle lotte, rivolte e ribellioni tra il 1933 e il 1945 (in grassetto). L’intero sistea concentrazionari nazista comprendeva circa 20.000 tra campi di sterminio, di concentramento e di transito”” (pag 121) “”Uno dei più degni tentativi d’approccio analitico marxista alla «questione ebraica» e all’antisemitismo nel XX secolo è l’opera ‘Conception matérialiste de la question juive’ di Abram Leon, intellettuale ebreo attivo nella resistenza franco-belga durante la Seconda guerra mondiale – giustiziato dalla Gestapo nel 1944 – e miintati nell’opposizione antistalinista trotskista (8). In questa sua breve opera Abram Leon ha analizzato e definito l’ identità ebraica’ sviluppando la categoria socio-economica di «popolo-classe» per spiegare le radici dell’antisemitismo e quindi offrire una risposta risolutiva alla questione ebraica”” (pag 92) (8) Fu pubblicata in Francia nel 1946. In italiano ‘Il marxismo e la questione ebraica’, Samonà Savelli, Roma, 1968) (…) Il limite più importante dello sviluppo della tesi di Leon è che essa si fonda su un’analisi rigorosamente economicista della storia e non spiega, quindi, il perché diverse identità etnico-culturali che nel corso della storia moderna hanno subito altrettante persecuzioni, genocidi, segregazioni (9), pur avendo funzioni sociali ed economiche ben diverse, abbiano mantenuto se non rafforzato la propria identità di popolo”” (pag 93) (9) come per es. gli armeni in Euroasia, i curdi, il popolo sarawi nel Maghreb, le numerose popolazioni indigene dell’America del Sud, le minoranze islamiche in Cina In bibliografia: – Mary Berg Il ghetto di Varsavia Diario (1939-1944) ET Saggi Il primo documento completo sulla piú immane tragedia che mai colpì una città nel corso della seconda guerra mondiale. 2009 ET Saggi pp. XXII – 294 € 12,00 ISBN 9788806196356 A cura di Frediano Sessi Traduzione di Maria Martone (Il libro Il 16 maggio 1943 il ghetto di Varsavia veniva raso al suolo, defintivamente; ne rimaneva un cumulo di macerie, ma fu un’illusione dei nazisti pensare di poter distruggere anche il ricordo di quei terribili giorni. Mary Berg aveva lasciato il ghetto qualche mese prima, in attesa di essere scambiata con ufficiali tedeschi prigionieri delle forze alleate; con sé, sotto gli occhi vigili dei nazisti, portò le pagine del suo diario. Quando iniziò a scriverlo, il 10 ottobre 1939, Mary Berg aveva 15 anni e un’incredibile capacità di osservare quegli stessi eventi dai quali si sentiva travolta. La sua attenzione ai fatti storici, tuttavia non impedisce mai l’emergere dei sentimenti o di aspetti della sua vita privata di adolescente. Ne scaturisce un libro che, oltre al suo valore di documento, apre a interrogativi e a risposte di bruciante attualità. Sostenuto da una scrittura scarna e veloce, ricca di partecipazione emotiva e non mai rassegnata al divario che si apriva tra la realtà e le parole per rappresentarla, il diario di Mary Berg, come quello di Anne Frank, è una testimonianza irrinunciabile del nostro tempo) – Jean Francois Steiner, ‘Treblinka. La rivolta in un campo di sterminio’, Mondadori, Milano, 1967″,”EBRx-085″
“BELTRAME Stefano”,”Breve storia degli italiani in Cina.”,”Stefano Beltrame è stato console generale d’Italia a Shanghai ed è attualmente consigliere diplomatico del Ministero dell’Interno. Tra gli altri, è autore di ‘Mossadeq. L’Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica’ (Rubbettino), e ‘Storia del Kuwait. Gli arabi, il petrolio e la prima guerra del Golfo’ (Aracne). Il massacro di Shanghai (pag 92-93) “”Per contrastare l’ascesa di Chiang e consolidare il proprio ruolo dentro il Fronte Unito, il PCC lancia a Shanghai una serie di scioperi e sollevazioni mirati a conquistare la città. Una prima ondata di protesta si ha già nell’ottobre del ’26 e una seconda viene repressa dalle forze locali, fedeli al governo di Pechino, nel febbraio del ’27. Segue un periodo di crescente violenza in cui il Partito, guidato dal segretario generale Chen Duxiu e da un comitato politico assistito dagli agenti del Comintern capeggiati da Grigori Voitinsky, organizza pestaggi, rapimenti e omicidi di figure antisindacali e nemici del popolo: il cosiddetto “”terrore rosso””. Per dare manforte alla rivolta giunge clandestinamente a Shanghai anche Zhou Enlai. Il 21 marzo vi è quindi la terza sollevazione armata in cui gli operai sindacalizzati tagliano le linee telefoniche e la corrente elettrica, occupano la centrale di polizia, la stazione ferroviaria e l’ufficio postale della città cinese. Per evitare la reazione degli occidentali e delle loro cannoniere ormeggiate davanti al Bund, le Concessioni non sono toccate e l’elemento xenofobo emerso il mese prima a Nanchino è tenuto a freno. Dopo vari scontri violenti le truppe della locale guarnigione si ritirano lasciando la città in mano ai sindacati comunisti. Il giorno seguente la XXVI Armata nazionalista del generale Omar Bai Chongxi entra nei quartieri cinesi senza incontrare resistenza, ma le relazioni coi comunisti sono molto tese. A fronte di questi avvenimenti gli stranieri sono naturalmente in allarme. Gli scioperi continuano e si susseguono serrate le manifestazioni di protesta organizzate dalle sinistre per chiedere l’abolizione dell’extraterritorialità. Bai Chongxi, generale musulmano di etnia Hui (43), e Chiang Kai-shek vorrebbero fermare le agitazioni che giudicano contrarie all’interesse nazionale e la cui prosecuzione rischia di provocare la risposta militare delle potenze straniere. La situazione precipita quando i comunisti tentano di installare un soviet rivoluzionario nella Municipalità. Il 5 aprile arriva a Shanghai il leader dell’ala sinistra del Kuomintang, Wang Jingwei. Rientrato dall’esilio seguito al sollevamento di Canton dell’anno precedente, Wang aveva costituito assieme al PCC il governo provvisorio di Wuhan con il sostegno di Chen Duxiu, di Mao Zedong e dei sovietici. Il rivale di Chiang vuole trovare un compromesso che eviti lo scontro e firma, in nome del KMT, un impegno a proseguire il Fronte Unito assieme ai capi del PCC. Chiang Kai-shek e Bai Chongxi rispondono il 9 aprile proclamando la legge marziale, denunciando la collaborazione del governo di Wuhan col PCC e ordinando l’espulsione dei comunisti dalle file del KMT. In parallelo i nazionalisti preparano una controffensiva sotterranea intesa a colpire i comunisti nell’ombra. Chiang Kai-shek era da tempo in contatto con la criminalità organizzata e in particolare con la Banda Verde guidata da Du Yuesheng, a cui viene segretamente affidato il compito di svolgere il lavoro sporco. All’alba del 12 aprile parte dunque quello che nella Storia cinese è noto come il “”massacro di Shanghai””. Vengono prima catturati ed eliminati con l’inganno i principali leader sindacali. Decapitati i vertici, parte quindi dalla teoricamente sicura Concessione francese e dai quartieri cinesi di Zhabei e Pudong una spietata caccia ai militanti di sinistra, che sono inseguiti e trucidati a centinaia per mano della mafia cinese (44)”” (pag 92-93) [(43) Gli Hui sono i cinesi musulmani di origine persiana e centroasiatica. Nella Storia della Cina vi sono diverse figure Hui di grande rilievo tra cui forse il più noto è il grande navigatore Zheng He (Hajji Mahmud) in epoca Ming; (44) Il massacro di Shanghai è il contesto del romanzo storico di André Malraux: ‘La Condition humaine’ pubblicato da Gallimard nel 1933. Il romanzo è incluso nella lista dei 100 libri del XX Secolo dal quotidiano Le Monde] L’occupazione giapponese del Vietnam del Nord (pag 184-185) (dal Capitolo 9. La seconda guerra mondiale tra Oriente e Occidente (pag 183-198) “”Il Giappone guarda alla guerra in Europa con atteggiamento chiaramente utilitaristico. Nel 1940 il clamoroso successo dell’offensiva tedesca in Occidente, con l’invasione della Francia e dell’Olanda e la possibile imminente resa anche dell’Impero britannico, rende verosimili gli scenari di facile conquista delle colonie europee in Asia, come era successo nel 1914 con l’occupazione delle Concessioni tedesche in Cina. La sconfitta della Francia apre nuove prospettive in Indocina, mentre l’Italia dichiara guerra a Parigi il 10 giugno 1940. Il 19 dello stesso mese il Giappone indirizza un ultimatum al Governatore generale dell’Indocina francese; generale George Catroux. La richiesta è di chiudere la frontiera con la Cina e permettere a una missione ispettiva di verificarlo. La ferrovia Haiphong-Hanoi-Kunming è infatti una delle principali vie di rifornimento di armi e munizioni per l’Esercito nazionalista in guerra. L’intento dei militari nipponici è quello di tagliare la linea in modo da indebolire Chiang Kai-shek e costringerlo alla resa. Non essendo in grado di resistere militarmente, i francesi devono cedere, ma (come era già successo in Cina fin dall’incidente di Mukden del 1931) gli ufficiali ultranazionalisti giapponesi sul posto assumono poi iniziative aggressive e lanciano nuovi ultimatum con richieste di consentire il transito alle truppe e cedere l’uso di basi aeree. Entro il mese di settembre, le Forze Armate imperiali assumono di fatto il controllo del Vietnam settentrionale. Il governo di Vichy acconsente al passaggio delle truppe giapponesi ponendo però un limite temporale legato alla durata del conflitto sino-giapponese (Intesa Matsuoka-Baudoin del 30 agosto 1940] e riesce comunque a prevenire l’occupazione di tutta l’Indocina. Per timore di provocare ua reazione inglese e americana i giapponesi non invadono il Vietnam meridionale, che resta pertanto sotto l’autorità di Vichy. Il consenso forzato della Francia, sotto occupazione nazista, è ottenuto grazie alle pressioni di Berlino. L’assenso all’occupazione del Vietnam del Nord è quindi il prezzo che il Terzo Reich paga a Tokyo per far accettare al Giappone l’adesione al Patto Tripartito, firmato il 27 settembre dal primo ministro nipponico Konoe”” (pag 184-185)”,”CINE-098″
“BELTRAME Fabio”,”Da Livorno a Rimini viaggio nel PCI.”,”Fabio Beltrame (Roma, 1963). Esperto di questioni mediorientali ha collabrorato con quotidiani e periodici tra cui Socialismo o Barbarie. Attualmente è componente del Comitato di redazione del trimestrale Utopia Socialista. Membro del Committee on Middle East e dell’International Committee on Jerusalem (USA), è animatore del Comitato Emergenza Palestina al-Awda per il diritto al ritorno del popolo palestinese. Per questa editrice ha pubblicato nel 2000 il testo introduttivo a Gerusalemme del fotoreporter Tano D’Amico, e Da Livorno a Rimini. Viaggio nel PCI.”,”PCIx-039-FL”
“BELTRAMETTI Giulia GATTI Gian Luigi MAZZONI Matteo VARNIER Giovanni VARNIER Giovanni ROSSI Pietro”,”Il fascismo tra movimento e regime.”,”Saggio di Pietro Rossi, ‘Giacomo Buranello, i Gap, la violenza e la moralità nella Resistenza’ (pag 205-218)”,”ITAF-003-FGB”
“BELTRAMI Celso MAGGIANI Iunio Valerio”,”Vita e idee di Bruno Fortichiari. La figura e l’ opera del militante rivoluzionario nel corso dei diversi momenti del suo cammino politico e biografico.”,”””La disfatta di Caporetto e il momentaneo risveglio di un’ ondata di patriottismo nazionalista anche in seno alla classe operaia determinano una avvicinamento “”tattico”” tra la Direzione nazionale del PSI e la frazione intransigente. In un convegno clandestino tenuto a Firenze il 18 novembre 1917 al quale partecipano per Milano sia A. Zanetta che Fortichiari non si va tuttavia oltre la riaffermazione di fedeltà ai deliberati di Zimmerwald e Kienthal, e all’ affermazione che le scelte socialiste non possono dipendere dall’ andamento delle operazioni militari. Non vi si fa cenno alla Rivoluzione russa; di fatto la frazione di sinistra si trova inserita nella “”dialettica dell’ apparato”” e questo non può che ritardarne le possibilità di sviluppo. E se Bordiga pone esplicitamente la questione dell’ azione immediata e diretta di fronte alla debacle dello stato, trovando il consenso dei milanesi e di pochi altri, non è ancora al convegno di Firenze che si gettano le basi della futura Frazione Comunista del PSI, l’ ostacolo principale essendo ancora una volta, secondo Fortichiari, l’ ostinato astensionismo del dirigente napoletano che si trascinerà “”fin quasi alla vigilia di Livorno””””. (pag 14) “”Nella seconda metà del 1919 arriva in Italia il primo emissario della Terza Internazionale, N.M. Ljubarskij che con lo pseudonimo di Carlo Niccolini sviluppa un’ intensa attività pubblicistica che culmina con la fondazione del bimestrale Comunismo, diretto da Serrati, e che porta come sottotitolo “”rivista della Terza Internazionale”” della quale pubblica i documenti più importanti””. (pag 16)”,”MITC-054″
“BELTRAMINI Enrico”,”L’America post-razziale. Razza, politica e religione dalla schiavitù a Obama”,”BELTRAMINI Enrico insegna storia del cristianesimo nell’Univ. di Notre Dame de Namur in California. E’ editorialista de ‘Il Riformista’. “”In Georgia, la schiavitù fu imposta per legge nel 1750. Nel periodo dello sbarco dei primi africani alla guerra d’Indipendenza, un secolo e mezzo dopo, la schiavitù divenne – nelle colonie del sud – il pilastro sul quale si reggeva l’intera società. Come ha scritto lo storico Philip D. Morgan (Cfr. J.H. Franklin A.A. Moss jr, From Slavery to Freedom. A History of African American, McGraw Hill, Boston, 2000, p. 77), il Sud passò da “”società con schiavi”” a “”società schiavista””, indicando così il ruolo centrale giocato in essa dalla schiavitù””. (pag 45-46)”,”USAS-185″
“BELTRAN Alain a cura; saggi di Alain BELTRAN Anne-Thérèse MICHEL André PHILIPPON Douglas A. YATES Mohamed SASSI Samir SAUL Pier Angelo TONINELLI Gabriel TORTELLA Khaoua NADJI Martin CHICK René WALTHER Christophe BRIAND Daniele POZZI Mogens RÜDIGER Morgan LE-DEZ Uri BIALER Armelle DEMAGNY Carlo J. MORELLI”,”A Comparative History of National Oil Companies.”,”Saggi di Alain BELTRAN Anne-Thérèse MICHEL André PHILIPPON Douglas A. YATES Mohamed SASSI Samir SAUL Pier Angelo TONINELLI Gabriel TORTELLA Khaoua NADJI Martin CHICK René WALTHER Christophe BRIAND Daniele POZZI Mogens RÜDIGER Morgan LE-DEZ Uri BIALER Armelle DEMAGNY Carlo J. MORELLI Alain BELTRAN è ricercatore al CNRS.”,”ECOI-272″
“BELTRATTI Andrea MARSELLI Riccardo SAITO Yukari CARLE Lucia ALIMENTO Antonella DOGLIANI Patrizia TAMBORINI Robeto ZANINI Adelino D’ORSI Angelo GUERCI Luciano CAPRA Carlo DIAZ Furio BERENGO Marino VENTURI Franco AUDISIO ROberto VASCO Giambattista MALANDRINO Corrado PANNEKOEK Anton”,”Macroeconomia quando i mercati non si equilibrano (Beltratti); Le modalità di funzionamento del debito pubblico: alcune note sull’interdipendenza tra politica monetaria e politica fiscale (Marselli); La fortuna della scuola olandese «rangaku» in Giappone (Saito); Un tempo per ogni cosa. Ritmi temporali, stagionali e demografici in una comunità contadina dell’Alta Langa dal XVII al XX secolo (Carle); Véron de Forbonnais tra Spagna, Francia e Lombardia (Alimento); Edgard Milhaud e la rivista internazionale «Annales de la régie directe» (1908-1924) (Dogliani); Finanza e commercio internazionali negli anni dell’alta teoria: Keynes e Ohlin (Tamborini); Metodo della variazione, equilibrio economico generale, moneta, sviluppo. Economia «pura» e teoria economica in J.A. Schumpeter (Zanini); Intellettuali allo specchio nell’Italia fascista (D’Orsi); «Parola da uomo»: sulla pratica dell’arbitrato in un paese sardo. Un contributo etnologico (Carosso); Settecento riformatore: Qualche osservazione su assolutismo e democrazia in margine a Settecento riformatore (Guerci); Immagine e realtà nel «grande progetto» di Giuseppe II (Capra); Dal quadro regionale al quadro intercontinentale: la spinta universalizzante delle «Lumières» nello sviluppo della ricerca storica di Settecento riformatore (Diaz); Fonti e problemi di Settecento riformatore (Berengo); Postilla (Venturi).”,”Contiene in particolare i saggi: – Marco Doria, ‘Dal progetto di integrazione verticale alle ristrutturazioni dell’IRI : la siderurgia Ansaldo (1900-1935) (pag 411-454) – Luciano Segreto, ‘Aspetti delle relazioni economiche tra Italia e Germania nel periodo della neutralità (1914-1915) (pag 455-518)”,”ANNx-018-FP”
“BEMONT Fredy”,”L’ Iran devant le progres.”,”BEMONT Fredy è attaché de recherche au Centre National de la Recherche Scientifique.”,”VIOx-060″
“BEMPORAD Alberto BORTOT CORGHI DELLA-BRIOTTA GRANELLI GUERRINI LIZZERO MARCHETTI ORILIA PEDINI PERAZZO PEZZINO PIGNI ROSELLI STORCHI SCALFARO e altri”,”Esame dei problemi della emigrazione. Indagine conoscitiva della III Commissione permanente (Affari Esteri).”,”Alberto Bemporad, Sottosegretario di stato per gli affari esteri”,”ITAS-006-FP”
“BENADUSI Luciano; ALBANESE Luciano e FRAIOLI Mauro”,”Marx e il problema pedagogico (Benadusi); La sinistra e il pacifismo (Albanese e Fraioli).”,”Bella foto di una classe fine secolo XIX inizio XX sovraffollata e di una bambina al lavoro ad una macchina. Altre foto di lavoro infantile alle macchine. Marx ed Engels non erano pacifisti, “”La migliore esemplificazione di questa tesi è l’atteggiamento preso di comune accordo da Marx ed Engels in occasione della guerra tra Stati Uniti e Messico. Contro la teoria dell’«affratellamento dei popoli» sostenuta da Bakunin («teoria che senza riguardo alla posizione storica, al grado di sviluppo sociale dei singoli popoli, vuole solo affratellare a vanvera»), Marx ed Engels scrivono quanto segue «È forse una disgrazia che la meravigliosa California sia stata strappata ai pigri messicani che non sapevano cosa farsene? che gli energici ‘yankees’, con il rapido sfruttamento delle miniere d’oro locali, aumentino i mezzi di circolazione, concentrino in pochi anni nella costa più remota del Pacifico una fitta popolazione e un esteso commercio, creino grandi città, aprano vie di collegamento con navi a vapore, costruiscano una ferrovia da New York a San Francisco, dischiudano veramente, per la prima volta, l’oceano Pacifico alle civiltà e, per la terza volta nella storia, diano una nuova direzione al commercio mondiale? L'””indipendenza”” di alcuni californiani e texani spagnoli probabilmente soffrirà, qua e là si saranno violati la “”giustizia”” e altri principi morali; ma che importa di fronte a tali fatti storici di portata mondiale?» (6)”” (pag 118) [(6) K. Marx F. Engels, Opere complete, vol VIII, Roma 1976 pp. 367-8] [Luciano Albanese e Mauro Fraioli, ‘La sinistra e il pacifismo’, Mondo Operaio, Roma, n. 11 novembre 1983] “”Assai significativi ancora, sono gli articoli pubblicati da Marx nella ‘New York Daily Tribune’, in occasione della crisi russo-turca che culminerà nella guerra di Crimea (1853). Marx ed Engels presero decisamente posizione a favore di un intervento militare dell’Inghilterra contro la Russia, baluardo della reazione europea, in difesa della Turchia. L’atteggiamento di Cobden, capo del movimento pacifista contrario all’intervento, venne bollato da Marx come espressione di «tutta la calcolata viltà del bottegaio» (7). L’atteggiamento era mosso dalla convinzione, che lo accompagnò per tutta la vita, che la Russia fosse il principale ostacolo allo sviluppo della potenza industriale ed economica europea, e – conseguentemente – allo sviluppo del movimento operaio. Un terzo e ultimo esempio, anche questo denso di implicazioni, è l’atteggiamento preso da Marx allo scoppio della guerra franco-prussiana. «Se vincono i prussiani – scrivono Marx ed Engels – l’accentramento dello ‘state power’ sarà utile per l’accentramento della classe operaia tedesca». «Se vince la Germania – ribadisce Engels – l’eterno litigio per la creazione dell’unità tedesca è eliminato, (e) gli operai tedeschi potranno organizzarsi su una scala ben diversamente nazionale che non prima» (8)”” (pag 118-119) [Luciano Albanese e Mauro Fraioli, ‘La sinistra e il pacifismo’, Mondo Operaio, Roma, n. 11 novembre 1983] [(7) Marx Engels, Opere complete, vol. XII, Roma, p. 284; (8) Id, ‘Carteggio, vol. VI, Roma, 1953, pp. 99 e 131]”,”MADS-025-FGB”
“BEN-AISSA Hazem”,”Histoire des conditions de travail dans le monde industriel en France: 1848-2000.”,”BEN-AISSA Hazem è un laureato in ingegneria e gestione dell’ Ecole des Mines di Parigi. E’ maitre de conferences all’ Université Paris XI. Industria auto. Mutamento delle condizioni di lavoro. Dalla strategia padronale di compensazione alla strategia di smistamento e/o di miglioramento. “”Cette deuxième strategie mise en place suite à la nationalisation de l’ entreprise se développe davantage entre 1977 et 1990 avec la généralisation de l’ automatisation et de la robotisation. Il faudra attendre le premier choc pétrolier pour assister, dans l’industrie automobile, à un début réel d’ introduction de machine-outil ò commande numérique. Précédemment, il s’agissait surtout d’une mécanisation généralisée des postes de travail. Avec l’automatisation de certains secteurs, le travail sur machine-transfert semi-automatique sinon automatique remplace peu à peu les tâches effectuées sur des machines universelles nécessitant une forte intervention humaine. La contrainte de la chaîne tend à s’estomper pour laisser place à des tâches plus cognitives telles que celles liées au contrôle et àla régulation. La pénibilité, la salissure et les risques d’accidents corporels diminuent sensiblement (deuxième et troisième niveau des conditions de travail). Ceci tient également à la réduction des effectifs dorénavant nécessaires. Aprés l’ expérience de General Motors et de sa première ligne de robots soudure en 1970, Renault lui a emboîté le pas avec une ligne automatique de soudure pour l’ assemblage de carrosseries (…)””. (pag 143-144)”,”CONx-150″
“BENAROYA François”,”L’economia della Russia.”,”François Benaroya lavora come economista presso la Banca BNP Paribas. Di formazione ingegnere ed economista, è specialista di relazioni economiche internazionali e profondo conoscitore della realtà russa. Nel XX secolo la Russia ha conosciuto due grandi trasformazioni economiche: il passaggio all’economia pianificata; la transizione all’economia di mercato, suscitando in entrambe le occasioni speranze e delusioni. Dal 1999 l’economia russa sembra aver acquistato un nuovo slancio, tanto che per alcuni il paese nell’arco di vent’anni tornerà ad essere la prima potenza economica europea.”,”RUSU-015-FL”
“BENBOW William, a cura di S.A. BUSHELL”,”Grand National Holiday and Congress of the Productive Classes.”,”Biografia. William Benbow William Benbow was born in Manchester in 1784. As a young man he became a Nonconformist preacher with radical political opinions. A shoemaker, Benbow became one of the leaders of the reform movement in Manchester. Benbow moved to London where he helped William Cobbett on the Political Register. In 1817 he heard that the government planned to have him arrested for sedition. Unwilling to spend another period in prison, Cobbett fled to the United States. For two years Cobbett lived on a farm in Long Island where he wrote Grammar of the English Language and with the help of Benbow continued to publish the Political Register. In an effort to stop the Political Register from being published, the authorities arrested Benbow and he was tried and found guilty of seditious libel. When Benbow was released from Cold Bath Field Prison in London in 1820 he continued to work for William Cobbett. Benbow also wrote a series of pamphlets called Crimes of the Clergy. Benbow was once again arrested and imprisoned for seditious libel. In 1831 Benbow joined the National Union of the Working Classes, where he joined forces with two other radical publishers, James Watson and Henry Hetherington. He also developed a reputation as an orator at the Rotunda, a speaking venue in the Blackfriar’s Road, owned by Richard Carlile. Benbow was a supporter of universal suffrage, annual parliaments and the secret ballot. However, Benbow did not believe the House of Commons would ever willingly vote for these reforms. He believed that the only way that equality would be achieved was through a violent revolution. It was at the Rotunda that Benbow first advocated his theory of the Grand National Holiday. Benbow argued that a month long General Strike would lead to an armed uprising and a change in the political system. Benbow used the term “”holiday”” (holy day) because it would be a period “”most sacred, for it is to be consecrated to promote the happiness and liberty””. Benbow argued that during this one month holiday the working class would have the opportunity “”to legislate for all mankind; the constitution drawn up… that would place every human being on the same footing. Equal rights, equal enjoyments, equal toil, equal respect, equal share of production.”” Benbow’s theory was published in a radical newspaper, the Tribune of the People and in a pamphlet, Grand National Holiday (1832). Benbow joined with radical publishers such as Henry Hetherington, John Cleave and James Watson in refusing to pay stamp-duty on his pamphlets. As part of this campaign Benbow published his pamphlet Censorship Exposed (1837). Benbow eventually convinced several leading Chartists, including George Julian Harney of the wisdom of his Grand National Holiday strategy. At the Chartist National Convention of 1839 it was decided to call for a General Strike on 12th August, 1839. Benbow and Harney travelled around England trying to persuade Chartist members to join the strike. Eight days before the strike was due to start, Benbow was arrested and the strike was called off. At his trial for sedition at Chester in April, 1840, Benbow spoke for ten hours in his defence, but he was found guilty and sentenced to sixteen months’ imprisonment. William Benbow died in prison in 1841. http://www.spartacus.schoolnet.co.uk/CHbenbow.htm&#8221;,”MUKC-031″
“BENCI Antonio”,”Immaginazione senza potere. Il lungo viaggio del Maggio francese in Italia.”,”Antonio Benci, dottorando di ricerca (2011) presso l’Università di Venezia ha pubblicato con M. Lampronti, ‘Spoon River 1968. Antologia corale di voci dai giornali di base’ Bolsena, Massari, 2008 e assiame a G. Lima e A. Mangano, ‘Il Sessantotto è finito nella rete’, Centro di documentazione di Pistoia editrice, Pistoia, 2009.”,”ITAC-003-FFS”
“BENCIVENGA Ermanno”,”Platone, amico mio. I filosofi rispondono alle grandi domande della nostra vita.”,”Ermanno Bencivenga (Reggio Calabria 1950) professore di filosofia all’Università di California (Irvine). E’ autore di saggi di logica, estetica, filosofia del linguaggio e storia della filosofia. “”Il nemico da combattere è in fondo sempre lo stesso: il conformismo, che uccide la fantasia”” (pag 14, introduzione)”,”FILx-023-FV”
“BENCIVENGA Ermanno”,”Una logica dei termini singolari.”,”Ermanno Bencivenga è nato a Reggio Calabria nel 1950 e si è laureato in filosofia a Milano nel 1972.”,”SCIx-224-FRR”
“BENDERSKY Joseph W.”,”Carl Schmitt teorico del Reich.”,”BENDERSKY Joseph W. insegna storia contemporanea nella Virginia Commonwealth University. “”Capax imperii nisi imperasset”” Sallustio (“”capace di governare, se non avesse governato””, I 49) Schmitt vs Kelsen. “”La resistenza verso ogni possibile violazione della tradizionale separazione tra la giurisprudenza e la sociologia era ben impersonata dalle teorie della “”pura dottrina del diritto”” di Hans Kelsen, il quale affermava che la giurisprudenza era normativismo e che l’intero sistema giuridico scaturiva da quelle norme basilari e unificanti che rappresentavano l’essenza di una costituzione. Un giurista doveva limitarsi ad analizzare e ad interpretare i vari aspetti della legge entro i ristretti limiti di queste norme basilari, e perciò non doveva lasciarsi influenzare da considerazioni di natura politica, sociologica o morale. La purezza della teoria giuridica doveva restare incontaminata da tutti quei fattori che potevano pregiudicare le idee giuridiche. Schmitt di contro sosteneva che con tali preoccupazioni nei confronti della “”obiettività scientifica””, Kelsen e gli altri normativisti finivano per ignorare completamente la realtà dei mutamenti politici e sociologici. I normativisti, sottolineava, non si sono altresì occupati del problema cruciale del caso di eccezione, che per definizione non si può vincolare a nessuna norma. Era cioè convinto che ogni filosofia del diritto che credeva di far riferimento al mondo reale – e ciò valeva in modo particolare per la Germania del periodo di Weimar – dovesse necessariamente tener conto della eccezione, così come della situazione di normalità. Il problema specifico che Schmitt aveva in mente era lo “”stato di eccezione””, vale a dire una situazione in cui l’rdine interno o la stessa esistenza dello stato erano seriamente messi in pericolo da crisi economiche o politiche””. (pag 65)”,”TEOP-270″
“BENDIX Reinhard”,”Max Weber. Un ritratto intellettuale. Con una postfazione di Günther Roth.”,”BENDIX è nato nel 1916 a Berlino. Nel 1928 è emigrato negli Stati Uniti dove ha terminato gli studi. Ha insegnato a lungo all’ Università di California Berkeley. E’ stato presidente dell’ American Sociological Association. Alcuni suoi libri sono stati tradotti in italiano: Stato nazioanle e integrazione di classe (Laterza, 1969), ‘Lavoro e autorità nell’ industria’ (Etas, 1973), ‘Re o popolo’ (Feltrinelli, 1980). Lavori pubblici imposti ai cittadini dal faraone. Lavoro forzato. Egitto come comunità domestica. “”L’ antico Egitto rappresentò probabilmente il più coerente esempio di patrimonialismo. La massa della popolazione egiziana era completamente dipendente dal controllo coordinato delle vie d’ acqua in una paese geograficamente dominato da un solo grande fiume. Questa dipendenza e la facilità dei viaggi sulle vie d’ acqua facilitò il controllo politico centralizzato del popolo. Inoltre, il lungo periodo durante il quale gli uomini erano liberi dal lavoro dei campi faceva sì che la popolazione potesse essere ampiamente utilizzata in progetti eseguiti con il lavoro forzato. Quei sudditi che non erano reclutati come lavoratori forzati erano tenuti, al pari di tutti i proprietari terrieri e gli artigiani, al pagamento di imposte che venivano loro esatte con ogni mezzo di coercizione. Sebbene sembri che gli individui possedessero certi diritti, per esempio quello di scegliere la propria occupazione, questi diritti erano aasai precari. Appena veniva loro richiesto dalla casa reale, gli individui divevano esser presenti nella località alla quale appartenevano e nella quale dovevano eseguire i loro doveri pubblici. Così l’ intero paese e il suo governo furono costituiti come ua vasta “”comunità domestica”” patriarcale del faraone, specialmente dopo che le conquiste straniere avevano distrutto le proprietà terriere delle famiglie dei notabili””. (pag 245)”,”WEBx-017″
“BENDIX Reinahrd LIPSET Seymour Martin a cura; scritti di Kingsley DAVIS e Wilbert E. MOORE Melvin M. TUMIN Wlodzimierz WESOLOWSKI Arthur L. STINCHCOMBE Reinhard BENDIX Stanislaw OSSOWSKI Henri PIRENNE Alexis de TOCQUEVILLE Jackson T. MAIN Boris BRUTZKUS Thomas C. SMITH Lloyd A. FALLERS Kurt B. MAYER Seymour Martin LIPSET Wolfram EBERHARD Glaucio Ary DILLON SOARES”,”Classe, potere, status. Teorie sulla struttura di classe.”,”Bendix insegna sociologia all’Università della California Berkeley. Lipset è professore di Government and Social Relations alla Harvard University. Contiene: – S. Ossowski: ‘Sul concetto di classe’ (pag 105-) – Henri Pirenne, ‘Le fasi della storia sociale del capitalismo’ (pag 129-) – A. Tocqueville, ‘Come la democrazia influisce sui rapporti tra padroni e servi (pag 143-) – Jackson T. Mann, ‘La struttura di classe nell’America rivoluzionaria’ (pag 149-) – Boris Brutzkus, ‘Caratteristiche storiche dello sviluppo sociale ed economico della Russia’ (pag 167-) – Thomas C. Smith, ‘La rivoluzione aristocratica in Giappone’ (pag 197-) – Glauco Ary Dillon Soares, ‘Sviluppo economico e struttura delle classi (pag 309-) [teoria della ‘burocratizzazione prematura] ‘Comunque, se lo sviluppo tecnologico e l’aumentata produttività del lavoro sembrano essere una condizione sufficiente per l’espansione relativa delle dimensioni della classe media, non sembra essere una condizione necessaria. Trattiamo qui della possibilità di burocratizzazioni «premature», le quali possono non essere basate su solidi cambiamenti strutturali dell’economia. Per esempio, alcuni paesi che hanno goduto per molti anni di una favorevole congiuntura economica basata sull’esportazione (per esempio l’Uruguay) hanno potuto sostenere una classe media abbastanza ampia. Il declino di questa congiuntura favorevole rappresenta l’inizio di seri problemi strutturali, dato che questi paesi hanno ora una classe media relativamente numerosa i cui valori ed i cui gusti per merci che non sono prodotte all’interno non possono essere soddisfatti. Se è vero che in grossi paesi una classe media relativamente estesa rappresenta un mercato per certe merci, con questo stimolandone la produzione interna, è pur vero che nei paesi con poca popolazione il mercato rappresentato dalla classe media può non essere sufficiente a stimolare forti investimenti. Un tale mercato prematuro di beni di consumo può anzi distrarre gli investimenti dalla loro mira strutturale di base (18). L’Argentina è forse un altro caso di burocratizzazione prematura con forte sviluppo della classe media. Sebbene le sue proporzioni geografiche e demografiche offrano all’Argentina prospettive industriali molto migliori di quelle dell’Uruguay, sembra che la classe media argentina sia cresciuta più rapidamente di quanto non lo consentisse lo sviluppo tecnologico ed industriale del paese. L’Argentina inoltre ebbe un’espansione educazionale ben più importante di quella dell’Uruguay. Un recente articolo comparativo sulla mobilità educazionale a Montevideo ed a Buenos Aires mostra che il 60.2% degli intervistati di Buenos Aires aveva uno status educazionale più alto di quello dei loro genitori, in confronto al 46.7% di Montevideo (19). Questo sviluppo delle possibilità educazionali non è stato seguito da un corrispondente aumento di posti di lavoro nell’industria. Come conseguenza l’Argentina, paese tradizionalmente di immigrazione, ha perso negli anni recenti attraverso l’emigrazione un numero consistente di specializzati, di tecnici e di professionisti (20). Sino a quale punto ciò possa spiegare l’inquietudine dell’Argentina è argomento di ricerca empirica. Se, da una parte, il peronismo e le agitazioni di sinistra negli ultimi anni sembrano essere il risultato dell’incapacità dell’Argentina a soddisfare le aspirazioni dei lavoratori urbani, il continuo affacciarsi di movimenti di destra, non meno radicali, può significare la reazione dei settori della classe media di fronte alla perdita di status ed all’incapacità del paese di soddisfare l’alto livello di consumi della classe media. La secolare tendenza verso la burocratizzazione non è una particolarità delle industrie manifatturiere soltanto, come i dati precedenti potrebbero aver suggerito. Le statistiche nazionali svedesi indicano che, mentre il numero dei datori di lavoro diminuì da circa 650.000 nel 1940 a circa 600.000 nel 1950, e mentre il numero dei salariati diminuì da circa 1 milione 750.000 a circa 1.660.000, quello degli impiegati crebbe da circa 600.000 a circa 840.000 nello stesso periodo (21)’] [(18) Un punto trattato anche da Galenson W., nel suo ‘Labor and Economic Development’, New York, Wiley, 1959; (19) Cfr. Iutaka S., ‘Mobilidade Social e Opportunidades Educacionas em Buenos Ayres e Montevidéu: uma Analise Comparativa’, in ‘America Latina’, 6, aprile 1963, p. 22; (20) I dati argentini mostrano una grave situazione di disoccupazione per i professionisti, come conseguenza dell’impossibilità del paese di assorbire coloro che escono dai licei e dall’università. Statistiche del 1961 mostrano che in tale anno vi erano 11.673 diplomati che lavoravano in imprese occupanti 100 o più persone. Solo nel 1960, le università argentine ebbero 7.350 laureati. Una reazione a questa situazione è stata quella dell’emigrazione. Così, dal 1950 al 1963, 774 fisici, 863 ingegneri, 191 chimici, 172 amministrativi, 76 legali, 92 architetti, 77 dentisti, 48 farmacisti, 756 maestri e professori vennero accettati come immigrati dai soli Stati Uniti. Questi dati sono ricavati da: Centro de Investigaciones Economicas, Instituto Torcuato di Tella, ‘La Prensa’ del 26.9.1963 e dal Dipartimento Statunitense di Giustizia, Immigrazione e Servizio di Naturalizzazione; (21) Dati da ‘Statistik Arsbok för Sverige’, 1955, Stockholm, Statistika Centralbiran, 1955, p. 29] [ISC Newsletter N° 80] ISCNS80TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”TEOS-264&#8243;
“BENEDETTI Giuseppe COCCOLI Donatella”,”Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere.”,”Giuseppe Benedetti è un docente di scuola. Si occupa prevalentemente di didattica della lingua, a cui ha dedicato manuali scolastici e saggi, tra cui ‘Scritti sui banchi’ (2009, insieme a Luca Serianni). Ha tenuto corsi di aggiornamento per docenti all’Accademia dei Lincei e all’Accademia della Crusca. ‘Left’, su cui scrive di politiche scolastiche. Donatella Coccoli è una giornalista. Dal 2009 è al settimanale ‘Left’, dove si occupa, tra l’altro, di scuola, welfare, diritti. Ha curato nelle scuole corsi di scrittura giornalistica e redazione di giornali scolastici. Su questa esperienza ha scritto il libro Penne sconosciute (2005), presentato dal Clemi (Centre pour l’éducation aux médias et à l’information) all’Università La Sorbonne di Parigi. Gramsci contro i “”cattivi maestri”” presenti nella scuola “”Un’accusa tagliente contro i “”cattivi maestri”” si trova sull’Avanti! del 17 dicembre 1918. Gramsci prende spunto dallo sciopero proclamato da alcuni studenti delle scuole medie per rivendicare all’Italia tuti i porti dell’Adriatico e denuncia il “”lato obbriobrioso”” della vicenda: “”lo sciopero degli studenti medi è stato promosso ed è incoraggiato dai professori che fanno parte del comitato pro-Dalmazia, i quali non hanno esitato a introdurre nelle scuole metodi fascisti istigando gli scolari poltroni contro gli insegnanti che vogliono compiere il loro dovere””. L’azione di questi insegnanti – prosegue – è volta, attraverso la manipolazione propagandistica, a “”suscitare nuove occasioni di guerre, (…) fabbricare nuovi ‘secolari nemici’, (…) scoprire nuove ‘missioni di civiltà’ a oriente e a occidente”” (23). Gramsci denuncia l’ipocrisia e l’opportunismo di questi “”cattivi maestri””, che stravolgono il senso della scuola, mettendosi a capo di un movimento di riscossa che nasconde appena la difesa di una libertà “”pidocchiosa””, da lazzaroni (24). I “”cattivi maestri”” sfruttano la scarsa confidenza degli italiani con un’autentica libertà e una vera autonomia, con la conseguenza che “”invece della disciplina sociale, spontaneo fiore della libera riflessione sui doveri comuni, dal ribollire schiumoso delle passioni sono esalati tutti gli istinti antisociali, tutta la barbarie, tutta la ferocia, tutta la slealtà che secoli di servaggio poltico, di gesuitismo e di attività settaria avevano accumulato nell’animo degli italiani”” (23)”” (pag 188-189) note e « al posto di “” finire”,”GRAS-005-FV”
“BENEDETTI Giuseppe COCCOLI Donatella”,”Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere.”,”Giuseppe Benedetti è un docente di scuola. Si occupa prevalentemente di didattica della lingua, a cui ha dedicato manuali scolastici e saggi, tra cui ‘Scritti sui banchi’ (2009, insieme a Luca Serianni). Ha tenuto corsi di aggiornamento per docenti all’Accademia dei Lincei e all’Accademia della Crusca. ‘Left’, su cui scrive di politiche scolastiche. Donatella Coccoli è una giornalista. Dal 2009 è al settimanale ‘Left’, dove si occupa, tra l’altro, di scuola, welfare, diritti. Ha curato nelle scuole corsi di scrittura giornalistica e redazione di giornali scolastici. Su questa esperienza ha scritto il libro Penne sconosciute (2005), presentato dal Clemi (Centre pour l’éducation aux médias et à l’information) all’Università La Sorbonne di Parigi. Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza. (Antonio Gramsci) Libro citato nel testo (pag 98): Pasquale Voza e Lea Durante (a cura di), La prosa del comunismo critico. Labriola e Gramsci, Bari, Palomar, 2006, pp. 342, € 27.00 [rec igsitalia.org] [Il sarcasmo e l’ironia di una poetica del pensiero critico; Il sintetico e insofferente alla retorica Labriola a confronto con il dialogante Gramsci. In un volume collettivo, le opere di due autori attraverso l’analisi del loro stile di scrittura Guido Liguori: Che Gramsci sia uno degli autori principali della letteratura italiana del Novecento non è affermazione nuova. La sua prosa – in particolare quella delle Lettere dal carcere – è stata oggetto di apprezzamento e di analisi da molto tempo, fin da quando la celebre raccolta di missive vinse, nel 1947, il premio Viareggio. La scrittura di Antonio Labriola, invece, ha dovuto faticare maggiormente per conquistare la considerazione degli esperti. Piace ricordare come sia stato un grande studioso marxista da non molto scomparso, Nicola Badaloni, a richiamare l’attenzione forse per primo (se si fa eccezione per il precedente illustre di Benedetto Croce) sul livello alto della prosa di Labriola. A Labriola e a Gramsci, alla loro specifica scrittura, è dedicato ora un bel volume curato da Lea Durante e Pasquale Voza, intitolato La prosa del comunismo critico. Labriola e Gramsci (Palomar, pp. 339, euro 27). Già il titolo lascia intendere quel che molti dei contributi raccolti illustrano da molteplici punti di vista: la forma della scrittura di questi due autori fa tutt’uno non solo con le modalità «dialogiche» del loro pensare, ben al di là del «passeggiare conversando», che pure a entrambi fu caro, ma col fatto stesso – come afferma Voza – che essi sono tra i marxisti che più si sono discostati da una visione meccanicistica ed economicistica del marxismo. La loro consapevolezza espressiva – nota Pasquale Guaragnella – deriva da una «acuta consapevolezza linguistica»: per un filosofo come Labriola, ad esempio, «il quale riteneva che l’ideologia e la scienza non fossero semplici “”casualità espressive””, la rappresentazione del nuovo poteva realizzarsi solo attraverso una complessa retorica». Non a caso l’ironia, l’autoironia, l’umorismo sono nella sua scrittura e nel suo modo d’essere, non meno che in quelli di Gramsci, anche se costui preferisce teorizzare il «sarcasmo». Le lettere di Labriola, nota Stefano Miccolis, curatore della nuova, raffinata edizione del Carteggio presso Bibliopolis, sono scritte con uno stile «incisivo, asciutto, essenziale, del tutto privo di svolazzi retorici». Vi è in lui – secondo Marzio Zanantoni – la piena consapevolezza che si debba dare vita a una forma nazionale nuova per «la storia materialisticamente narrata». La scrittura di Gramsci anche e ancora di più costituisce, un modello da studiare e meditare. Il Gramsci cronista a Torino innanzitutto, in quello specifico contesto culturale e politico mirabilmente reso da Angelo d’Orsi, per il quale la quotidiana fatica giornalistica del giovane sardo, «abbandonando il livello della propaganda di partito, è in primo luogo strumento di conoscenza e di analisi della realtà». Senza trascurare di innovare la comunicazione, grazie – spiega Marina Paladini Musitelli – a una scrittura ricca di metafore, con una attenzione sempre viva al significato originario delle parole: il tutto «si traduce in una vivacità lessicale rara nel panorama della scrittura contemporanea e in una interessante propensione a far giocare tra loro vecchi e nuovi significati delle parole». Per combattere le frasi fatte, i pensieri convenzionali, il senso comune ossificato. Non meno attira l’attenzione il Gramsci del carcere, anche sotto l’aspetto stilistico. Come nel ricco contributo di Lea Durante sull’epistolario. Vi è – nota Durante – una «””divisione del lavoro”” tra Lettere e Quaderni: le parole, infatti, vengono usate nelle prime in una forma estremamente fluida e movimentata», mentre alla prova dei Quaderni esse «giungono selezionate, ricalibrate… spesso arricchite di una carica semantica nuova». Riprendendo Fortini, anche Giorgio Baratta sottolinea la differenza fra le due «opere» carcerarie, distinguendo l’«identità prosastica dei Quaderni da una identità poetica, per lo meno parziale, delle Lettere». Quaderni che contengono tante forme diverse di scrittura, generi e tipologie diversissimi, tanto da poter far parlare Raul Mordenti di «opera mondo», sia pure in un’accezione particolare. Un’opera vicina a quella di tanti classici del ‘900, per l’intrinseca incompiutezza, e caratterizzata per Mordenti da un doppio movimento contraddittorio: da una parte la tensione alla totalità (del progetto), dall’altra «l’irriducibile frantumazione» della scrittura, che riflette un mondo. Completano questo bel libro su Labriola e Gramsci anche contributi più incentrati sulle loro categorie di pensiero, magari a partire da «parole-chiave», indicative di tutto un orizzonte teorico. Un’espressione su tutte: filosofia della praxis, tanto centrale nella tradizione del marxismo italiano. Sulla filosofia della praxis di Labriola e Gramsci si interrogano e danno contributi rilevanti, anche se tutt’altro che univoci, studiosi come Roberto Finelli, Fabio Frosini, Silvio Suppa. Ma interessanti sono anche le riflessioni di Bruno Brunetti e Laura Mitarotondo sulle letture gramsciane di Machiavelli, o il contributo di Raffaele Cavalluzzi su alcuni momenti della formazione di Labriola, sulla sua attenzione a certe forme della morale e alla religione, che verrà ridimensionata, ma forse non fatta del tutto tacere, nel periodo marxista]”,”GRAS-141″
“BENEDETTI Arrigo”,”Paura all’alba.”,”Arrigo Benedetti è nato a Lucca nel 1910. Esordì con il romanzo ‘La figlia del capitano’ (1938), mentre compieva la sua esperienza di giornalista nei primi rotocalchi italiani. Direttore dei settimanali “”L’Espresso”” e “”L’Europeo””, collaboratore del “”Mondo”” (oltre che della ‘Stampa’), ha contribuito soprattutto a rinnovare lo stile, a elevare la cultura e il gusto della nostra stampa periodica. Dopo ‘I misteri della città’ (1941), ‘Le donne fantastiche’ (1942) e ‘Paura all’alba’ (1945) ha pubblicato nel 1964 ‘Il Passo dei Longobardi’. Paura all’alba. A vent’anni dalla Liberazione, torna di attualità quest’opera, testimonianza diretta sulla guerra partigiana dove il dato autobiografico, il “”periodo clandestino”” dell’autore, si intreccia con la più vasta vicenda del nostro ‘Secondo Risorgimento’. Tra il fitto tessuto dei personaggi, l’andare e venire dei viandanti senza bussola, circola l’aria unica, indimenicabile dell’Italia di allora: inquieta, temporalesca eppure già elettrizzata dal presagio di un tempo nuovo. Passano i “”buoni”” e i “”cattivi””, gli aguzzini e papà Cervi, in un mondo che non occorre romanzare per scorgerv le servitù e le grandezze della condizione umana (quarta di copertina)”,”ITAR-012-FER”
“BENEDETTI Amedeo”,”Il linguaggio delle nuove Brigate Rosse. Frasario, scelte stilistiche e analisi comparativa delle rivendicazioni dei delitti d’Antona e Biagi.”,”Amedeo Benedetti, studioso toscano, si occupa di comunicazione letteraria e delle immagini, argomenti sui quali ha pubblicato libri, tenuto corsi e ricoperto incarichi istituzionali.”,”TEMx-097″
“BENEDICT Ruth”,”Il crisantemo e la spada. Modelli di cultura giapponese.”,”La BENEDICT (1887-1948) allieva di Franz BOAS, antropologa di fama mondiale, insegnò alla Columbia University. Tra i suoi libri più noti, ‘Modelli di cultura’ e ‘Race. Science and Politics’.”,”JAPx-013″
” BENEDICTOW Ole J.”,”The Black Death, 1346-1353. The Complete History.”,”Ole J. Benedictow è Professore Emerito di Storia nell’Università di Oslo. Tra gli storici citati nel testo: Jean-Noël Biraben (1928-2003) è stato uno storico della medicina e demografo francese. Ha conseguito il dottorato in medicina presso l’Università di Bordeaux nel 1954 1. Biraben ha lavorato come ricercatore presso l’Institut national d’études démographiques (INED) di Parigi, dove ha diretto il dipartimento di demografia storica 1. Ha pubblicato numerosi articoli e libri sulla demografia storica, tra cui “Les hommes face à la peste en France et dans les pays méditerranéens” 1.”,”STMED-065-FSD”
“BENEDIKTER Thomas a cura di Manuela PALERNI”,”Il dramma del Kosovo. Dall’ origine del conflitto fra serbi e albanesi agli scontri di oggi.”,”BENEDIKTER (Bolzano, 1957) dal 1992 è responsabile della sezione sudtirolese dell’ Associazione per i popoli minacciati, organizzazione internazionale per i diritti umani presente soprattutto nelle aree di lingua tedesca. Collabora con varie riviste e giornali ed è impegnato in iniziative politiche e umanitarie per una soluzione pacifica del conflitto nel Kosovo.”,”EURC-034″
“BENEDIKTER Thomas”,”Il dramma del Kosovo. Dall’origine del conflitto fra serbi e albanesi agli scontri di oggi.”,”Thomas Benedikter (Bolzano, 1957) dal 1992 è responsabile della sezione sudtirolese dell’Associazione per i popoli minacciati (Gesellschaft für bedrohte Völker), organizzazione internazionale per i diritti umani presente soprattutto nei paesi e nelle aree di lingua tedesca. Collabora con varie riviste e giornali ed è impegnato in iniziative politiche ed umanitarie per una soluzione pacifica del conflitto nel Kosovo.”,”EURC-016-FL”
“BENETTI Carlo”,”Smith. La teoria economica della società mercantile.”,”Carlo Benetti è docente nell’Università di Paris X Nanterre (1979). Carlo Benetti ha pubblicato presso le edizioni Anthropos ‘L’accumulation dans les pays capitalistes sous-développès’ nel 1974 e presso le edizioni PUG – Maspero, un saggio sulla genesi della teoria della formazione e della circolazione del valore in Marx (‘Marx et l’Economie politique’ opera collettiva, 1977) e in collaborazione, ‘Economie classique et Economie Vulgaire – Essais critiques, 1975) (f: google libri, da Carlo Benetti, Valore e ripartizione, Jaca Book) Marx e la teoria del valore di Adam Smith “”Sviluppando le indicazioni suggerite da Marx (82), si giunge allora a uno schema costruito in modo che la formazione del valore risulta compatibile con la circolazione. Questo schema rispetta dunque le esigenze della teoria del valore ricordate, cioè la concezione del valore come unità di produzione e circolazione. Ne risulta la necessità di distinguere tra mezzi di produzione in quanto merci e mezzi di produzione in quanto capitale. Un mezzo di produzione è, per ipotesi, prodotto come merce, il suo valore si esprime socialmente sul mercato, come tutte le merci. Una volta effettuato l’acquisto, entra nel processo di produzione e, dal punto di vista del valore, funziona unicamente in quanto valore d’uso (83). Lo schema costruito permette allora di associare al valore prodotto un valore d’uso composito o sociale, ottenuto mediante la combinazione lineare dei processi di produzione separati, o privati, inizialmente dati, in modo da rispettare le regole della formazione del valore (84). Possiamo concludere che la logica della formazione e circolazione del valore esclude la sua conservazione sulla base della permanenza dei mezzi di produzione materiale. In altri termini, la produzione di valore si concepisce ex nihilo. In tal modo è fondata la proposizione centrale di Smith sulla necessaria uguaglianza fra il valore e il reddito (85). Il che ci fornisce l’occasione di segnalar, senza chiarirlo, un paradosso. Marx, per primo, sottolinea che il valore è un rapporto sociale, e di conseguenza non una qualità delle cose, ma in fin dei conti mantiene una concezione fisicalista del processo di formazione del valore; Smith impernia la sua analisi sulla nozione di valore «reale» (cioè: il valore è nelle cose) e concepisce il processo di formazione del valore in termini di separazione logica tra valore e beni fisici (86). Notiamo infine che, nei termini della teoria di Smith, la categoria significativa per l’espressione del valore (come lavoro comandato) non è tanto il saggio di profitto (che, a sua volta, implica la nozione di costo e dunque di trasmissione del valore) quanto il saggio di partizione del valore formato. Questo ci introdurrebbe all’analisi delle condizioni di formazione del plus-valore e della riproduzione della forza-lavoro attraverso il processo di formazione del valore. Ma tali sviluppi ci farebbero uscire dai limiti della discussione sul pensiero di Smith”” [Carlo Benetti, ‘Smith. La teoria economica della società mercantile’, Etas Libri, Milano, 1979] [(82) Alle quali si può aggiungere la distinzione significativa proposta nel cap. 6 del primo libro del ‘Capitale’ tra la riproduzione «apparente» del capitale costante e la riproduzione «reale» della forza lavoro. Cfr. K. Marx (1970), vol. I, p. 227: (83) Il valore che esso rappresenta è ormai associato alla sua qualità di capitale. Esso è dunque unicamente reperibile su un mercato dei capitali o mercato finanziario; (84) Si ritrova dunque formalmente un «sub-sistema» del tipo proposto da P. Sraffa (1960), appendice A, il cui prodotto netto rappresenterebbe il valore formato. La differenza fondamentale nei confronti del sub-sistema si situa al livello interpretativo; (85) La critica di Marx alla posizione di Smith è stata recentemente ripresa F. Vianello (1973) che, come Marx, sembra considerare evidente la reintegrazione del capitale costante al di fuori della relazione di scambio (in tal caso, la nozione di «valore» non è niente di più che una semplice e nello stesso tempo problematica contabilità di oggetti fisici in termini di «lavoro», salariato o concreto). (…); (86) È ovvio che la nostra esposizione rappresenta una razionalizzazione di una posizione fondamentale che Smith è lungi dal mantenere sempre in modo rigoroso. Marx ha giustamente notato l’evidente oscillazione del suo pensiero, quando, dopo aver riaffermato che il valore si risolve in redditi (p. 278), Smith propone una distinzione tra reddito lordo e reddito netto che contraddice l’affermazione precedente, in quanto essa si riallaccia a una concezione del valore come differenza tra valore del prodotto (reddito lordo) e valore del capitale costante. Quest’ultima distinzione è a sua volta oscurata quando Smith dice nello stesso tempo che le spese di mantenimento del capitale fisso di un individuo o di una società, non entrano a far parte del reddito lordo o del reddito netto di entrambi» (p. 282). Tutte queste confusioni giustificano il giudizio di Marx secondo il quale, su questo punto, Smith è «del tutto disorientato» (K. Marx (1961), p. 205 e, più generalmente, il § 8 del cap. 3). Una parte di questi problemi sarà riconsiderata nel cap. 6] (pag 73-74-75) [Carlo Benetti, ‘Smith. La teoria economica della società mercantile’, Etas Libri, Milano, 1979] [bibl.: Vianello, 1973, ‘Pluslavoro e profitto nell’analisi di Marx’ in P. Sylos-Labini, a cura, ‘Prezzi relativi e distribuzione del reddito’, Boringhieri, Torino; Marx, 1961, ‘Teorie sul plusvalore’, vol. I, trad. it., G. Giorgetti, Ed. Riun.]”,”ECOT-395″
“BENGTSON Hermann”,”Introduzione alla storia antica.”,”Hermann Bengtson (1909-1989) illustre antichista, ha insegnato per molti anni a Würzburg a Tubinga e a Monaco, ed è stato membro della prestigiosa Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. É autore di numerose opere fra le quali : Die Flavier. Vespasian, Titus, Domitian, Geschichte eines römischen Kaiserhauses, Herrschergestalten des Hellenismus, Il Mulino ha pubblicato L’Antica Grecia dalle origini all’ellenismo (1989).”,”STAx-061-FL”
“BENGTSON Hermann”,”Storia Greca. Vol. I. La Grecia arcaica e classica.”,”Herman Bengtson, uno dei più noti studiosi tedeschi di storia greca e romana, ha insegnato per molti anni a Würzburg e a Tübingen; è membro della prestigiosa Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. É autore di numerose opere fra cui: Die Flavier, Vespasian-Titus-Domitian. Geschichte eines römischen kaiserhauses; Herrschergestalten des Hellenismus; Römische Geschichte, un corso di storia romana che si affianca a questo di storia greca. In traduzione italiana: Introduzione allo studio della storia antica.”,”STAx-063-FL”
“BENGTSON Hermann”,”Storia Greca. Vol. II. La Grecia ellenistica e romana.”,”Herman Bengtson, uno dei più noti studiosi tedeschi di storia greca e romana, ha insegnato per molti anni a Würzburg e a Tübingen; è membro della prestigiosa Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. É autore di numerose opere fra cui: Die Flavier, Vespasian-Titus-Domitian. Geschichte eines römischen kaiserhauses; Herrschergestalten des Hellenismus; Römische Geschichte, un corso di storia romana che si affianca a questo di storia greca. In traduzione italiana: Introduzione allo studio della storia antica.”,”STAx-064-FL”
“BENICHOU Paul”,”Morali del “”Grand Siècle””. Cultura e società nel Seicento francese.”,”BENICHOU Paul ha insegnato letteratura francese dal 1959 al 1979 nelal Harvard University, raggiungendo una notorietà internazionale grazie a questo volume cui sono seguiti ‘Le sacre de l’écrivain’ (1973), ‘Le temps des prophètes’ (1977) e ‘Les mages romantiques’ (1987).”,”FRAA-075″
“BENIGNO Francesco”,”Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica.”,”Francesco Benigno insegna storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Con Einaudi ha pubblicato ‘La mala setta: Alle origini di mafia e camorra, 1859-1878’ (2015) Lo sterminio della popolazione civile per mezzo dei bombardamenti delle città: «una parte riconosciuta della guerra moderna»”” “”Di fronte al ripetersi degli attacchi, anche in Italia le truppe tedesche generalizzarono il sistema di rappresaglia. Ne è un esempio l’eccidio delle Fosse Ardeatine, perpetrato a Roma il 24 marzo 1944. In seguito a un attentato esplosio compiuto il giorno prima dai Gruppi di azione patriottica, formazione comunista impegnata nella resistenza antitedesca, avevano perso la vita 33 soldati del reggimento di polizia tedesca «Bozen». Per rappresaglia furono quindi uccisi 335 civili e militari italiani non coinvolti nell’attentato, ma scelti in quanto detenuti politici o ebrei, oppure anche solo carcerati per delitti comuni. Va da sé che i tedeschi consideravano i responsabili dell’attentato di via Rasella dei «terroristi». Intorno a via Rasella si aprì poi una polemica sulla responsabilità morale dell’eccidio, destinata a durare a lungo: alcuni, infatti, sostenevano che la strage fosse stata causata dalla decisione dei colpevoli dell’attacco di sottrarsi all’arresto. Il culmine di questo sistema ritorsivo contro i civili si sarebbe poi toccato con le azioni di reparti SS, fiancheggiati da combattenti della Repubblica di Salò, contro la popolazione inerme dei comuni dell’Italia centrale, in particolare fra la Versilia, le Alpi Apuane e la Lunigiana. Il fine di questi atti di sterminio – i più efferati ebbero luogo a Sant’Anna di Stazzema e a Marzabotto – era quello di fare «terra bruciata» intorno alle formazioni partigiane colpendo la popolazione di interi centri abitati, composta soprattutto da donne, anziani e bambini. Non diversamente in Francia, il 10 giugno 1944, cioè quattro giorni dopo lo sbarco in Normandia delle truppe alleate, la popolazione civile del villaggio di Oradour-sur Glane (nel Limousin) fu sterminata in modo sistematico, in quella che va considerata la più grave azione di rappresaglia avvenuta in territorio francese. In base allo stesso principio di responsabilità oggettiva, era stata nel frattempo scatenata una rappresaglia aerea di massa. In particolare, nella notte fra il 14 e il 15 novembre 1940 la città industriale di Coventry, nel centro dell’Inghilterra, fu rasa al suolo da bombardamenti della ‘Luftwaffe’ durati tutta la notte, in risposta ad alcuni raid della Raf su Monaco di Baviera. In seguito alla conquista della superiorità aerea, ottenuta nella cosiddetta «Battaglia d’Inghilterra», fu poi l’aviazione inglese a praticare ampiamente i bombardamenti strategici, soprattutto a partire dal febbraio 1942, quando divenne comandante in campo del ‘Bomber command’ il maresciallo Arthur Harris. Egli infatti fece prevalere la linea dei bombardamenti «a tappeto» sulle città tedesche, scelta che in patria suscitò una polemica sostenuta da interpellanze parlamentari. Harris provò a difendersi in una conferenza dal titolo «L’etica del bombardamento», suscitando però la reazione del cappellano militare John Collins, il quale osservò che un titolo più idoneo sarebbe stato «Il bombardamento dell’etica». La linea strategica di distruzione delle città tedesche, sancita nel gennaio 1943 dalla conferenza alleata di Casablanca, fu poi tradotta concretamente in operazioni belliche come ‘Gomorrah’, che distrusse Amburgo tra il 25 luglio e il 3 agosto successivi. Questo attacchi consistevano in un alternarsi di bombe esplosive e ordigni incendiari, con l’obiettivo primario di sterminare la popolazione civile e ottenere indirettamente la demoralizzazione e la resa delle forze belligeranti. Gli attacchi venivano indirizzati soprattutto contro il centro delle città, in aree dove, attraverso il moltiplicarsi degli incendi, si creava un effetto di accumulo di calore e di concentrazione dei roghi in grado di provodare una sorta di tempesta di fuoco. La completa distruzione di Dresda con queste stese modialità, fra il 13 e il 14 febbraio 1945, a guerra ormai vinta, rimane un tragico esempio di «terrorismo» – sterminare la popolazione civile per forzare il nemico alla resa – superato soltanto il 6 e 9 agosto dello stesso anno dalle bombe atomiche sganciate, con il medesimo intento, sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, senza alcuna necessità militare incombente. Durante il processo di Norimberga, celebrato per giudicare i gerarchi nazisti sugli efferati crimini di guerra da loro compiuti, la questione dei bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile non fu neppure posta: nelle parole del procuratore americano Telford Taylor, infatti, essi andavano ormai considerati «una parte riconosciuta della guerra moderna»”” (pag 145-147)”,”TEMx-094″
“BENIGNO Francesco”,”Specchi della rivoluzione. Conflitto e indentità politica nell’Europa moderna.”,”Francesco Benigno insegna Storia moderna a Metodologia della ricerca storica presso l’Università di Teramo. E’ direttore dell’Istituto meridionale di storia e scienze sociali (Imes) e membro della redazione delle riviste ‘Meridiana’ e ‘Storica’. Si è occupato di storia politica del Seicento e di storia economico-sociale del mondo mediterraneo in età moderna. Ha pubblicato tra l’altro ‘Ministri e lotta politica nella Spagna del Seicento’, Venezia, 1992. ‘Storiografia marxista britannica’: dibattito sulla rivoluzione inglese “”Come ha recentemente ricordato Eric J. Hobsbawm, attorno alla metà degli anni trenta non esisteva una storiografia marxista in Inghilterra (4). A parte alcune opere di Marx, Engels (5) e Lenin, circolavano solo testi dei protagonisti della seconda internazionale, come il libro di Kautsky su ‘Tommaso Moro e la sua utopia’, tradotto nel 1927 o quello di Bernstein su ‘Cromwell e il comunismo’, pubblicato in inglese nel 1930 (6). La cultura egemone nel movimento operaio inglese e nel partito laburista, di cui erano espressione intellettuali come Laski o Tawney, era radicata – più che nel marxismo – nell’alveo della tradizione del socialismo cristiano di Edward Carpenter e di William Temple, del ‘new social gospel’ e della Fabian Society’. Sul finire degli anni trenta, tuttavia, vanno emergendo alcune significative modificazioni di questo panorama: mentre viene pubblicata (1938) una storia d’Inghilterra di A.L. Morton (8), considerata comunemente il primo testo di storiografia marxista britannica, Christopher Hill – che aveva compiuto un viaggio di studio a Mosca nel 1935-36 – inizia un’opera di divulgazione degli studi sovietici dedicati all’Inghilterra moderna, tra cui soprattutto le importanti ricerche agrarie di Arkhangelsky (9). In questo quadro il XVII secolo, l’epoca dell’abbattimento della monarchia e dell’instaurazione del ‘Commonwealth’, acquista un ruolo cruciale. L’interesse per il Seicento, che per le varie componenti della cultura laburista (cristiano-socialista, radicale, fabiana, ecc.) era incentrato su quella multiforme tradizione di resistenza all’uniformità religiosa della Chiesa anglicana nota come ‘nonconformity’ o ‘dissent’, costituiva invece per la cultura comunista una tensione verso la riscoperta del passato rivoluzionario inglese, emblematicamente rappresentato dall’esperienza dei ‘levellers’ (10). Il partito comunista britannico decideva così di utilizzare l’occasione del tricentenario degli eventi del 1640 per condurre un’offensiva intellettuale volta alla reinterpretazione e valorizzazione della tradizione rivoluzionaria, attraverso una serie di articoli e sopratutto mediante la pubblicazione di un agile libretto collettivo, di taglio divulgativo, interamente dedicato alla rivoluzione inglese (11). Christopher Hill, cui era affidata la parte fondamentale dell’opera, ne offriva una lettura in chiave di rivoluzione borghese, descrivendola come un duro scontro di classe in cui le nuove forze in ascesa della borghesia mercantile e industriale puntavano a scalzare il dominio della vecchia aristocrazia feudale (12). Il testo di Hill, con la sua visione di un’Inghilterra Stuart ancora feudale, che solo attraverso un mutamento rivoluzionario degli equilibri politici era riuscita a trovare la via dello sviluppo capitalistico, riecheggia talune tesi storiografiche affermatesi in Unione Sovietica durante gli anni trenta e divenute prevalenti a seguito della campagna ideologica contro le posizioni di M.N. Pokrovskij; questi, già commissario bolscevico e influente esponente del partito, aveva sostenuto l’esistenza di un lungo periodo di transizione dal feudalesimo al capitalismo caratterizzato dalla coesistenza della monarchia assoluta e di una classe di mercanti-capitalisti in ascesa, una fase perciò definita come «dittatura del capitalismo mercantile» (13). Queste tesi, che facevano derivare l’emergere del capitalismo direttamente dallo sviluppo delle forze produttive, erano state accusate, in occasione del XVII congresso del Pcus – di riduzionismo economicista e in sostanza di sottovalutazione del ruolo attivo della lotta di classe come agente della trasformazione. Per lungo tempo, tuttavia, esse avevano avuto legittimità, influenzando – soprattutto attraverso la ‘Great Soviet Encyclopedia’ – l’orientamento della cultura marxista britannica, propensa per altro ad individuare, anche sulla base di taluni passi di Marx ed Engels – nell’Inghilterra del Cinque-Seicento un paese precocemente capitalistico. Queste posizioni venivano espresse con forza in una recensione critica del testo di Hill pubblicata su «Labour Monthly»; l’anonimo autore, che in realtà era Jürgen Kuczynski (14), obietta che l’Inghilterra di Elisabetta, lungi dall’essere un paese ancora feudale, era già giunta a uno stadio avanzato di sviluppo capitalistico, grazie anche a uno monarchia che aveva da tempo assunto una fisionomia borghese. La rivoluzione va di conseguenza interpretata come una risposta al tentativo di ‘revanche’ di un’aristocrazia già battuta e che aveva trascinato dalla sua parte il debole Carlo I. In difesa delle tesi di Hill intervenivano allora Douglas Garman, Dona Torr e Maurice Dobb, tutti con varie sfumature preoccupati che l’impostazione di Kuczynski potesse legittimare, più o meno implicitamente, posizioni riformiste (15). Dobb, tuttavia, si mostra sensibile almeno a un punto del ragionamento di Kuczynski, ribadito da questi con qualche modificazione in un ulteriore intervento (16), un punto sintetizzabile in un interrogativo: come può la rivoluzione borghese di metà Seicento ‘precedere’ di oltre un secolo e mezzo l’avvento del modo di produzione capitalistico fissato canonicamente nel tardo Settecento? Dobb considera tuttavia inaccettabile una visione dello sviluppo capitalistico inglese nei termini di capitalismo mercantile e propone di rintracciarne viceversa le radici nel tardo Quattrocento, epoca di inizio della graduale trasformazione della produzione artigianale nella manifattura capitalistica, nonché di importanti modificazioni strutturali dell’agricoltura inglese”” (pag 65-68) [Francesco Benigno, ‘Specchi della rivoluzione. Conflitto e indentità politica nell’Europa moderna’, Donzelli editore, Roma, 1999]”,”STOx-051-FMB”
“BENINCASA Gianpaolo”,”Einstein e il sasso. L’impossibile e la scienza.”,”Gianpaolo Benincasa è nato a Palermo nel 1940 dove si è laureato in Ingegneria Nucleare. Dopo aver svolto attività di ricerca presso l’Università di Palermo, nel 1967 è entrato a far parte del CERN di Ginevra dove svolge tuttora la sua ttività. Ha progettato e partecipato alla realizzazione di complessi sistemi di controllo e di sicurezza per alcuni dei più grandi acceleratori di particelle del mondo. É autore di molte pubblicazioni apparse su riviste scientifiche.”,”SCIx-159-FL”
“BENINI Rodolfo, Prof.”,”Principi di statistica metodologica.”,”Metodo induttivo. “”Dal seguito dell’ opera apparirà più chiaro ai lettori, se la Statistica possa considerarsi come un metodo sui generis distinto dall’ induttivo e dal deduttivo o invece si riduca ad uno svolgimento particolare di uno dei due. Qui ci limiteremo a dire che le proposizioni sue sono vere in generale, come media dei casi osservati, ma possono non essere vere nei singoli casi particolari. (…) la Statistica, già al suo primo aspetto, ci si presenta non come un metodo diverso dall’ induttivo e da deduttivo, ma come uno svolgimento particolare dell’ uno e dell’ altro, anzi soprattutto del primo. La qual cosa abbiamo voluto che risaltasse nella definizione, ove appunto si è qualificata la Statistica come una forma di induzione, senza aggiungere: e di deduzione (…)””. (pag 31-32)”,”SCIx-208″
“BENINI Aroldo MASINI Pier Carlo a cura; saggi di Arturo COLOMBO Salvatore CANDIDO Giuseppe TRAMAROLLO Lucio CEVA Mino MILANI Paolo MORETTI Giuseppe ANCESCHI Giorgio MIRANDOLA Aroldo BENINI Giuseppe ARMANI Marc VUILLEUMIER Pier Carlo MASINI Marco NOZZA Aldo A. MOLA Miklos KUN Roberto GALATI Silvia ALBERTI DE MAZZERI Giovanna ANGELINI Virginio Paolo GASTALDI Letterio BRIGUGLIO Denis MACK SMITH”,”Garibaldi cento anni dopo. Atti del Convegno di studi garibaldini, Bergamo, 5-7 marzo 1982.”,”saggi di Arturo COLOMBO Salvatore CANDIDO Giuseppe TRAMAROLLO Lucio CEVA Mino MILANI Paolo MORETTI Giuseppe ANCESCHI Giorgio MIRANDOLA Aroldo BENINI Giuseppe ARMANI Marc VUILLEUMIER Pier Carlo MASINI Marco NOZZA Aldo A. MOLA Miklos KUN Roberto GALATI Silvia ALBERTI DE MAZZERI Giovanna ANGELINI Virginio Paolo GASTALDI Letterio BRIGUGLIO Denis MACK SMITH Penultimo capitolo: ‘Garibaldi e il socialismo’ di Letterio Briguglio (pag 366-380)”,”BIOx-212″
“BENITEZ-QUILES José”,”Diario de un soldado en el frente.”,”””El gobierno de la Republica fue obligado a evacuar a los internacionales. Franco ya habia sido reconoscido par la “”perfida Albion””. Las tropas moras, italianas y alemanas sumaban miles de soldatos y mandos bien pertrechados. La Republica fue sacrificada, como lo fueron Checoslovaquia y Austria”” (pag 106) “”Il governo della Repubblica fu costretto a evacuare gli internazionalisti. Franco era già stato riconosciuto dalla “”perfida Albione””. Le truppe moresche, italiane e tedesche contavano migliaia di soldati e comandanti ben equipaggiati. La Repubblica fu sacrificata, così come la Cecoslovacchia e l’Austria.”” (pag 106) “”Por la libertad así como por la honra, se puede aventurar la vida”” (M. de Cervantes) (in apertura) “”Per la libertà così come per l’onore, “”Puoi rischiare la vita”” (Signor Cervantes) in Diario de un soldado en el frente.”,”MSPG-032-FSD”
“BENJAMIN Walter”,”Uomini tedeschi. Una serie di lettere. Con un saggio di Theodor W. Adorno.”,”””Dell’ onore senza gloria Della grandezza senza splendore Della dignità senza mercede”” (in apertura) “”Dell’ onore senza gloria Della grandezza senza splendore Della dignità senza mercede”” (in apertura) “”3 gennaio 1832. Alla Sua pregiatissima lettera, mio carissimo, devo rispondere con tutta sincerità come la scomparsa prematura del Suo ottimo padre sia per me una grave perdita personale. Troppo portato io sono a immaginare in piena attività quegli uomini valenti che al contempo si sforzano di accrescere le loro conoscenze e ampliare le loro vedute. Quando fra amici lontani il silenzio comincia a insinuarsi fino a divenire totale, e da questo, senza ragione e necessità, nasce un dissapore, siamo purtroppo costretti a scoprire in ciò qualche cosa di maldestro, che può rivelarsi anche in nature buone e ben disposte, e che noi dovremmo studiarci di superare ed eliminare, come altri errori, con la consapevolezza. Nella mia vita mossa e incalzante mi sono reso colpevole piuttosto spesso di una simile negligenza e anche nel presente caso non voglio respingere del tutto da me questo rimprovero. Posso tuttavia assicurare che all’uomo troppo presto scomparso non ho mai lesinato né simpatia d’amico, né interesse e ammirazione di studioso, tanto che sovente pensavo d’interpellarlo su qualcosa d’importante, così che poi sarebbero stati scacciati, una volta per sempre, tutti i cattivi spiriti della sfiducia. Ma la vita che passa davanti rumoreggiando, fra altre stranezze, ha anche questa, che noi, così impegnati in attività, così avidi di godimento, raramente sappiamo apprezzare e trattenere i particolari che l’attimo ci offre. E così nell’estrema età ci rimane ancora il dovere di riconoscere l’umano, che mai ci abbandona, almeno nelle sue peculiarità, e di consolarci, attraverso la riflessione, di quelle mancanze che non possiamo del tutto evitare di imputarci. Raccomandandomi alla benevola simpatia Sua e dei suoi cari, il devotissimo, J.W. v. Goethe.”” (lettera di risposta a quella di Moritz Seebeck in cui gli annunciava la morte del padre)”,”GERx-112″
“BENJAMIN Walter”,”Avanguardia e rivoluzione. Saggi sulla letteratura.”,”Germania: paese in cui non si può nominare il proletariato (pag 184-188) ‘Non tutti gli spettatori hanno visto chiaramente ciò che si impone al ‘lettore’ come tesi decisiva di tutti questi drammi. Si può formularla con una frase del profetico ‘Processo’ di Kafka: «Si fa della menzogna l’ordine del mondo». Ognuno di questi atti brevi dimostra la stessa cosa: come il dominio del terrore, che si pavoneggia davanti ai popoli col nome di Terzo Reich, asservisca ineluttabilmente tutti i rapporti interumani alla menzogna. Menzogna è la deposizione sotto giuramento davanti al tribunale (‘La ricerca del diritto’), menzogna è la scienza che insegna norme che non è consentito applicare (‘La malattia professionale’); menzogna è ciò che è attribuito alla pubblica collettività (‘Referendum’), e ancora menzogna è ciò che è sussurrato nelle orecchie del morente (‘Il discorso della montagna’). È menzogna inculcata con la pressa idraulica quello che hanno da dirsi due sposi negli ultimi minuti della loro convivenza (‘La moglie ebrea’); menzogna è la maschera che si mette la stessa compassione, quando osa ancora dare un segno di vita (‘Al servizio del popolo’). Siamo nel paese in cui non può essere fatto il nome del proletariato. Brecht mostra che in questo paese le cose sono messe in modo che perfino il contadino non può più dar da mangiare alle proprie bestie senza mettere in gioco la «sicurezza dello stato» (‘Il contadino dà da mangiare alla scrofa’). La verità che un giorno dovrà distruggere, come un fuoco purificatore, questo stato e il suo ordine, per ora è solo una debole scintilla. Lo alimenta l’ironia del lavoratore, che davanti al microfono smentisce le parole che il presentatore gli mette in bocca; protegge questa scintilla il silenzio di quelli che non possono incontrare senza la massima cautela il compagno che è passato attraverso il martirio; e il testo del volantino per il ‘Referendum’, che è semplicemente un «No», non è altro che questa stessa piccola, debole scintilla. C’è da sperare che l’opera sia presto pubblicata in forma di libro. Essa costituisce un intero repertorio per il teatro. Il lettore riceve un dramma nel senso in cui lo hanno realizzato ‘Gli ultimi giorni dell’umanità’ di Kraus. Forse a questo dramma è dato soltanto di accogliere in sé l’ancora incandescente attualità in modo che essa pervenga ai posteri come una bronzea testimonianza’ (pag 187-188) La satira e Marx (pag 197-198)”,”TEOS-329″
“BENJAMIN Walter, a cura di Gianfranco BONOLA e Michele RANCHETTI”,”Sul concetto di storia.”,”Walter Benjamin (1892-1940) intellettuale ebreo berlinese, critico letterario, filosofo e militante comunista pag 79 pag 97-98 Rapporto tra rivoluzione, corso normale degli eventi e memoria del passato Metodo e caratteristiche di una storia dal punto di vista materialistico (pag 151-155) Il vedere in modo puro il passato (pag 162) (Marx Engels) (pag 173-174) (pag 181-182) (pag 192-193) (pag 200) (pag 276) (pag 327)”,”STOx-338″
“BENJAMIN Walter, a cura di Carlo SALZANI”,”Capitalismo come religione.”,”Michel Lowy sostiene che Benjamin avrebbe preso il titolo ‘Capitalismo come religione’ dal libro di Ernst Bloch ‘Thomas Münzer, teologo della rivoluzione’ (pag 6) Il frammento di Benjamin prende le mosse dalla celebre tesi esposta da Max Weber in due ponderosi saggi del 1904 e 1905, riuniti poi sotto il titolo ‘L’etica protestante e lo spirito del capitalismo’. L’enfasi sul lavoro come valore in sé riconducibile all’etica della religione protestante, in particolare del calvinismo. Il capititalismo rappresenta dunque per Max Weber una secolarizzazione della etica protestante (pag 9) L’aspetto più interessante del frammento è comunque l’individuazione di una specifica struttura del capitalismo come religione, sulla quale è possibile fare considerazioni ben precise (pag 11) Walter Benjamin (1892-1940) è considerato uno dei massimi filosofi del Novecento. Nietzsche, Marx e Max Weber (pag 21-23) “”Benjamin non è però stato il primo a giocare sull’ambiguità del termine ‘Schuld’ (colpa, debito…, ndr). Nella seconda dissertazione della ‘Genealogia della morale’ (1887), intitolata “”Colpa’, ‘Cattiva coscienza’ e simili””, già Nietzsche afferma che il “”basilare concetto morale di ‘colpa’ (Schuld) ha preso origine dal concetto molto materiale di ‘debito’ (Schulden) (33) e riconduce genealogicamente l’origine dei concetti morali di colpa, coscienza e dovere alla sfera del diritto delle obbligazioni. È “”il rapporto contrattuale tra ‘creditore e debitore’, che è tanto antico quanto l’esistenza di ‘soggetti di diritto'””, che sta alla base della costruzione normativa dell’etica occidentale, “”e rimanda ancora una volta, dal canto suo, alle forme fondamentali della compera, della vendita, dello scambio, del commercio”” (34). Il senso di colpa sarebbe quindi la condizione di chi si sente in debito. Inoltre, Nietzsche mette in relazione la grandezza del concetto di dio e della divinità con il “”senso di debito (Schulden)”” nei confronti della divinità, al punto che “”l’avvento del Dio cristiano, in quanto massimo dio che sia stato fino ad oggi raggiunto, ha portato perciò in evidenza, sulla terra, anche il ‘maximum’ del senso di colpa/debito (Schuldgefühl)”” (35). Ma già vent’nni prima Marx aveva dedicato un intero capitolo del primo libro del ‘Capitale’ (1867) – il ventiquattresimo e penultimo capitolo sulla “”cosiddetta accumulazione originaria””, che alcuni definiscono appropriatamente ‘Schuldkapitel’ (36) – alla centralità del concetto di ‘Schuld/Schulden’ nel capitalismo, giocando anch’egli sull’ambiguità del termine. Ciò che rende il denaro “”capitale””, cioè denaro che utilizza se stesso e si moltiplica, è per Marx il “”debito pubblico””: «Il debito pubblico (…) imprime il suo marchio nell’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è … il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita (sich verschuldet). Il credito pubblico diventa il ‘credo’ del capitale. E col sorgere dell’indebitamento dello Stato (Staatsverschuldung), al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico (Staatsschuld) (37)». Come nota Hamacher, con questa metamorfosi strutturale dal credito secolare-economico a credo sacramentale Marx fornisce la diagnosi della trasformazione del capitalismo in fenomeno religioso (38). Inoltre, come Nietzsche, e anticipando in un certo senso Max Weber, Marx mette il Dio cristiano al centro di questa trasformazione: “”Il ‘cristianesimo’, col suo culto dell’uomo astratto, e in ispecie nel suo svolgimento borghese, nel protestantesimo, deismo, ecc:, è la ‘forma di religione’ più corrispondente”” a una società di produttori di merci (39). È ipotizzabile che Benjamin conoscesse queste due fonti, almeno di seconda mano (40). E tuttavia proprio Nietzsche e Marx, con l’aggiunta di Freud, sono bollati nel frammento banjaminiano come “”gran sacerdoti”” del culto capitalista”” (pag 21-23) [Walter Benjamin, ‘Capitalismo come religione’, Il Melangolo, Genova, 2018] [(33) F. Nietzsche, Genealogia della morale, a cura di Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Mondadori, Milano, 1988 pag. 46; (34) Ibid. p. 47: (35) Ibid. p. 73; (36) Hamacher, “”Schuldgeschichte””, cit., Stimilli, ‘Il debito del vivente’, cit., pag 219; (379 K. Marx, Il Capitale. Critica dell’economia politica, trad.it, a cura di Delio Cantimori, Ed. Riun., Roma, 1989, vol 1., p. 817; (38) Hamacher, “”Schuldgeschichte””, cit., Stimilli, ‘Il debito del vivente’, cit., pag 97. Hamacher mette poi in relazione questo passo con un passo del capitolo “”La formula generale del capitale”” sul concetto di valore: (…); (39) Marx, Il Capitale, cit., vol 1, p. 111. A questa genealogia della colpa/debito va aggiunto Adam Müller (1779-1829), scrittore romantico cattolico e conservatore, che Benjamininclude nella lista bibliografica del frammento. (…); (40) Sul ‘milieu’ culturale in cui si muoveva Benjamin in questi anni si veda il saggio di Steiner già citato: “”Der wahre Politker””. A proposito del passo di Marx dal capitolo sulla “”cosiddetta accumulazione originaria””, sempre Steiner (“”Kapitalismus als Religion: Anmerkingen zu einem Fragment Walter Benjamin””, cit., p. 161) nota che Benjamin poterebbe aver letto riferimenti ad esso nelle ‘Riflessioni sulla violenza’ di Georges Sorel, che analizza brevemente questo capitolo – anche se non cita esplicitamente questo passo – nelle paginesubito precedenti a quelle che Benjamin cita in “”Capitalismo come religione””. Cfr. G. Sorel, ‘Riflessioni sulla violenza’, trad.it. Maria Grazia Meriggi, Bur, Milano, 1997, pp. 213 seg.]”,”TEOP-573″
“BENJAMIN Walter”,”Über den Begriff der Geschichte. Sul concetto di storia (1940, pubblicato postumo nel 1950).”,”Articolare storicamente il passato “”L’origine è la meta”” (Karl Kraus, Parole in versi, I)”,”STOx-025-FGB”
“BENJAMIN Walter, a cura di Attilio FORTINI”,”Parigi, capitale del XIX secolo.”,”””La storia è come Giano, ha due facce: chi osservi il passato o il presente, vede le stesse cose”” (Maxime Du Camp, Paris, VI, p. 415) (in apertura) Haussmann si è dato lui stesso l’appellativo di “”artista demolitore”” “”Non c’è da stupirsi se l’interesse della massa, la prima volta che si mostra, possa superare di gran lunga l’idea o la rappresentazione che se ne possedeva dei suoi limiti effettivi”” (Marx Engels, La Sainte-Famille) (pag 15) “”I trucchi sottili nel rappresentare gli oggetti inanimati sono ciò che Marx chiamerà “”i capricci teologici’ della merce”” (pag 20) “”L’attività di Haussmann appartiene all’imperialismo napoleonico favorente il capitalismo finanziario. A Parigi la speculazione si trova al suo apogeo. Gli espropri di Haussmann ingenerano la speculazione rasentando la truffa. Le sentenze della Corte di cassazione, promosse dall’opposizione borghese e orleanista, aumentano i rischi finanziari della haussmannizzazione. Haussmann cerca d’offrire un solido sostegno alla sua dittatura mettendo Parigi in uno stato di regime speciale. Nel 1864 dona sfogo alla sua sovversione per le popolazioni instabili delle grandi città in un discorso alla Camera. A causa delle sue imprese queste popolazioni andranno però ad ingrossarsi costantemente. L’aumento dei canoni di locazione conduce i proletari nei sobborghi. In questa maniera i quartieri di Parigi perdono la loro fisionomia. La “”cintura rossa”” si costituisce. Haussmann si è dato lui stesso l’appellativo di “”artista demolitore””. Possedeva una vera e propria vocazione per l’opera che aveva intrapreso; lo sottolineò chiaramente nelle sue memorie. I mercati centrali appaiono la realizzazione meglio riuscita di Haussmann, e si può riconoscere in ciò un sintomo assai interessante. Si diceva che dopo il passaggio di Haussmann nel centro storico della città fosse rimasto solo una chiesa, un ospedale, un edificio pubblico e una caserma. Hugo e Mérimée fanno comprendere quanto le trasformazioni di Haussmann siano apparse ai parigini come un vero e proprio monumento del dispotismo napoleonico. Gli abitanti della città non si sentono più a casa loro, e iniziano così a divenire coscienti del carattere disumano della grande città. L’opera monumentale di Maxime Du Camp, ‘Paris’, deve la sua esistenza a questa consapevolezza. Le acque-forti di Meryon (verso il 1850) prendono la maschera mortuaria della vecchia Parigi. Il vero obiettivo dell’opera di Haussmann era quello d’offrire un’assicurazione contro l’eventualità di una guerra civile. Voleva rendere impossibile per sempre la costruzione di barricate nelle strade di Parigi. Perseguendo il medesimo obiettivo Luigi Filippo aveva già introdotto la pavimentazione stradale in legno. Tuttavia le barricate avevano svolto un ruolo importante nella Rivoluzione di febbraio. Engels si occupò dei problemi tattici nei combattimenti sulle barricate. Haussmann mira a prevenirli in due modi. La larghezza delle strade per renderne l’erezione impossibile, e la realizzazione di nuove strade ritte per permettere il passaggio veloce dalle caserme ai quartieri popolari. I contemporanei hanno battezzato la sua impresa: “”abbellimento strategico”””” (pag 40); “”La barricata è stata resuscitata dalla Comune. Più forte e meglio concepita di prima. Ora occlude i grandi ‘boulevards’ e sovente s’innalza sino all’altezza dei primi piani, celando le trincee che la costituiscono. Allo stesso modo in cui il Manifesto Comunista’ conclude l’epoca dei cospiratori di professione, così la Comune dissolve la fantasmagoria che governa le prime aspirazioni proletarie. Tramite essa l’illusione che il compito della rivoluzione proletaria fosse di giungere al compimento dell’opera del 1780 in stretta collaborazione con la borghesia, si dilegua. Questa chimera aveva segnato il periodo 1831-1871, ossia a partire dai disordini di Lione fino alla Comune. La borghesia non ha mai condiviso quest’errore. La sua lotta contro i diritti sociali del proletariato è vecchia quanto la grande rivoluzione. Essa coincide con il movimento filantropico che la occulta, e che ha avuto il suo pieno sviluppo con Napoleone III. All’epoca del suo governo nacque la monumentale opera di questo movimento: il libro di Le Play, ‘Operai Europei’. Vicino alla posizione d’apertura della filantropia, la borghesia ha sempre assunto una posizione ambigua nel confronti della lotta di classe. Già nel 1831 riconosce nel ‘Giornale dei dibattiti’: “”Ogni impresario vive nella sua fabbrica come i proprietari delle piantagioni stanno assieme ai loro schiavi””. Se è stato fatale per i vecchi moti dei lavoratori che nessuna teoria rivoluzionaria sia stata in grado di mostrargli il cammino, d’altra parte questa è apparsa anche la condizione necessaria per donare a quelle teorie la forza e l’entusiasmo di perseguire energicamente la realizzazione di un nuovo tipo di società. Quest’entusiasmo che culminò nella Comune guadagnò qualche volta alla causa dei lavoratori i migliori elementi della borghesia, mentre dall’altra portò gli operai a rimanere soggiogati dai suoi peggiori elementi. Rimbaud e Courbet si schiararono con la Comune. L’incendio di Parigi è il degno coronamento dei lavori di distruzione del barone Haussmann”” (pag 44-45); “”Non c’è da stupirsi se l’interesse della massa, la prima volta che si mostra, possa superare di gran lunga l’idea o la rappresentazione che se ne possedeva dei suoi limiti effettivi”” (Marx Engels, La Sainte-Famille) (pag 15) “”I trucchi sottili nel rappresentare gli oggetti inanimati sono ciò che Marx chiamerà “”i capricci teologici’ della merce”” (pag 20) [Walter Benjamin, ‘Parigi, capitale del XIX secolo’, Edizioni Temperino Rosso, Brescia, 2014]”,”MFRx-395″
“BEN-JELLOUN Tahar”,”La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba.”,” Ben Jelloun è nato a Fès in Marocco nel 1944 e vive a Parigi. E’ autore di molte opere (v. risvolto di 4° cop). Le Machrek (ou Machreq, Mashreq) désigne l’Orient arabe, dont les limites géographiques varient considérablement selon les sources, les sensibilités ou les théories. Le Machrek peut d’abord être défini par rapport au Maghreb. Machreq signifie en effet Levant, par opposition à Maghreb qui veut dire Couchant. Le Maghreb désigne aujourd’hui un ensemble septentrional de l’Afrique, qui correspond aussi à la partie occidentale du monde arabe, entre le Maroc (dont le nom arabe a longtemps été Al Maghrib Al Aqsa, ou le couchant extrême, désormais abrégé en Al Maghrib) et la Tripolitaine (en Libye), en passant par l’Algérie et la Tunisie, voire par la Mauritanie. Quand la péninsule ibérique était sous souveraineté musulmane, elle était aussi incluse dans l’appellation Maghreb, de même que Malte et la Sicile. Dans son acception étroite et géographique, le Machrek ne comprend que les territoires des États qui n’appartiennent ni au Maghreb, ni à la péninsule Arabique, c’est-à-dire l’Irak, la Syrie, le Liban, la Jordanie, Israël, la Palestine et le Koweït. Dans son acception culturelle, l’État d’Israël en est fréquemment exclu. La présence de l’Égypte dans cet ensemble, voire du nord du Soudan, font aussi débat. Dans son acception géographique la plus large, le Machrek regroupe l’ensemble des États arabes hors Maghreb, y compris donc les États de la péninsule, avec là encore une incertitude sur l’appartenance ou non à cet ensemble de la Libye”,”VIOx-163″
“BEN-JELLOUN Tahar”,”Il razzismo spiegato a mia figlia.”,”Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944. Vive a Parigi ed è padre di quattro figli, dei quali Merièm è la più grande. Poeta, romanziere e giornalista, è noto in Italia per i suoi romanzi. “”La parola ghetto è il nome di un’isoletta di fronte a Venezia, in Italia. Nel 1516, gli ebreidi Venezia furono riuniti su quell’isola, separati dalle altre comunità. Il ghetto è una forma di prigione. In ogni caso è una discriminazione”” (pag 21)”,”CONx-177″
“BEN-JELLOUN Tahar”,”Il razzismo spiegato a mia figlia.”,”Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944. Vive a Parigi ed è padre di quattro figli, dei quali Merièm è la più grande. Poeta, romanziere e giornalista, è noto in Italia per i suoi romanzi. “”La parola ghetto è il nome di un’isoletta di fronte a Venezia, in Italia. Nel 1516, gli ebreidi Venezia furono riuniti su quell’isola, separati dalle altre comunità. Il ghetto è una forma di prigione. In ogni caso è una discriminazione”” (pag 21)”,”CONx-002-FV”
“BENNA Alessandro COMPAGNINO Lucia”,”30 giugno 1960. La rivolta di Genova nelle parole di chi c’era.”,”Interviste di Giordano BRUSCHI Siro MORETTINI Wjlma BADALINI Renato DROVANDI Fulvio CEROFOLINI Paride BATINI Attilio SARTORI Francesca BUSSO Enrico BELTRAMETTI Nunzio LOPS Eraldo OLIVARI Giusy GIANI Ermanno BAFFICO Giorgio BERGAMI Giovanni AGOSTI Giambattista LAZAGNA Enrica BASEVI Vittorio FASCIOLO Giulio MANUZIO. “”Il Presidente dell’ ANPI Giorgio Gimelli per l’ occasione invita i “”suoi”” partigiani a scendere tutti in piazza, raccomandando di farlo a mani vuote””. (pag 21) “”A quel punto Giorgio Gimelli prende contatto in questura con Angelo Costa, un funzionario di polizia, ex-partigiano della divisione Mingo. Insieme a Oscar Barillari, ex-commissario politico sempre della Mingo ed alcuni comandanti partigiani, si incontrano nei pressi della rotonda di via Corsica e giungono a un accordo: l’ ANPI scenderà in mezzo ai tumulti e inviterà tutti alla calma, in cambio la polizia si ritirerà senza effettuare arresti””. (pag 25) “”Per i fatti di Genova gli imputati saranno 43: 36 a piede libero, 7 detenuti””. (pag 32) “”Il 20 luglio 1962 la storica arringa di chiusura del difensore d’ eccezione degli antifascisti, il Senatore Umberto Terracini, non sarà sufficiente ad evitare che ben 41 di loro vengano condannati a pene gravissime che vanno fino ai 4 anni e 5 mesi di reclusione. Ci sarà anche un caso eclatante: Giuseppe Moglia, condannato ad un mese e 15 giorni di reclusione, al momento della sentenza è già stato due anni in prigione””. (pag 32) “”E ci fu il comizio di Pertini…”” (pag 120)”,”PCIx-133″
“BENNASSAR Bartolomé”,”Franco.”,”BENNASSAR è uno specialista eminente del mondo mediterraneo dei secoli XV e XVI. Ottimo conoscitore della Spagna ha pubblicato: -L’Homme espagnol. Attitudes et mentalités du XVI au XIX siecle -L’Inquisition espagnole XV-XIX siecles -Histoire des Espagnols -Les Chretiens d’Allah. 1989 -1492. Un monde nouveau? 1991″,”SPAx-013″
“BENNASSAR Bartolomé; collaborazione di Catherine BRAULT-NOBLE Jean-Pierre DEDIEU Claire GUILHEM Marie-José MARC Dominique PEYRE”,”Storia dell’ inquisizione spagnola. L’ influenza sulla scena mondiale dell’ inquisizione spagnola sui costumi politici, religiosi e sessuali dal XV al XIX secolo.”,”Collaborazione di Catherine BRAULT-NOBLE, Jean-Pierre DEDIEU, Claire GUILHEM, Marie-José MARC, Dominique PEYRE. BENNASSAR e i suoi discepoli e collaboratori sono fautori di una nuova linea di ricerca, detta della storia ‘quantitativa’ o ‘seriale’, che ha per oggetto la raccolta, misurazione e analisi di un vasto materiale documentario. Hanno potuto stabilire, per esempio, la curva delle attività inquisitoriali dal loro inizio alla metà del XV secolo fio alla graduale scomparsa nel XVIII secolo. Una scoperta sensazionale a cui sono giunti gli autori è che la maggioranza degli inquisiti non erano conversos (cioè ebrei e musulmani convertiti), o zingari o eretici o streghe e stregoni) ma ‘vecchi cristiani’. Da qui la tesi che l’ Inquisizione, tranne forse nel primissimo periodo, non fu solo un’ istituzione avente come obiettivo la difesa della religione e della Chiesa ma uno strumento in mano alla monarchia spagnola, un sistema di controllo sociale. Secondo BENNASSAR la maggior parte dei giudici non erano iniqui e colpevolisti ma relativamente preparati e garantisti. Tesi: due tipi di inquisizione: contro gli errori dogmatici e contro i costumi BENNASSAR è nato a Nimes nel 1929. Professore di storia all’Univ di Toulouse-le-Mirail, è uno specialista della storia spagnola dell’ età moderna. Tra le sue numerose ricerche sono state pubblicate in Italia: -Il secolo d’ oro spagnolo (RIZZOLI, 1985) -I cristiani d’ Allah (con Lucille BENNASSAR) (RIZZOLI, 1991)”,”RELC-067″
“BENNASSAR Bartolomé VINCENT Bernard”,”Les temps de l’ Espagne. XVIe-XVIIe siecle. Les siecles d’or.”,”BENNASSAR Bartolomé è un eminente specialista del mondo mediterraneo dal XVI al XVII secolo. Ottimo conoscitore della Spagna ha scritto varie opere tra cui ‘L’ homme espagnol’ e ‘Histoire des Espagnols’. VINCENT Bernard è D di studi all’ EHESS in cui insegna storia della Spagna moderna. E’ autore di ‘1492, l’ année admiraibile’.”,”SPAx-021″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La América española y la América portuguesa (siglos XVI-XVIII).”,”””Le attività dei francescani sono conosciute grazie alla recente tesi di Georges Baudot (Utopia e Storia in Messico, Ed. Privat, Toulouse, 1977). (pag 168) “”I francescani del secolo XVI pubblicarono non meno di 80 opere dedicate alle lingue indigene, e già nel 1547 frate Andrés de Olmos, uno dei dodici, fece una grammatica in nahuatl (1).”” (pag 169) Contiene il capitolo: L’ inquisizione in America (pag 180)”,”AMLx-051″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La guerre d’ Espagne et ses lendemains.”,”BENNASSAR Bartolomé è specialista del mondo mediterraneo dei secoli XVI e XVII. Ha pubblicato una biografia di Franco (Perrin) e una Histoire des Espagnols (Perrin). “”La Spagna franchista beneficia, da parte sua, dell’ impegno di militanti fascisti o tradizionalisti a titolo individuale. I volontari più numerosi furono i portoghesi: varie migliaia tra di loro, i Viriatos, combatterono nella Legione straniera, e subirono pesanti perdite. Qualche centinaia di francesi di destra, circa 250 secondo Georges Oudart, uno di loro, si impegnarono nei ‘requetes’, come i Camelots du Roi del barone de la Guillonière, che si fece uccidere in Biscaglia, e altri nella legione sotto gli ordini del colonnello Courcier. Il colonnello Bonneville de Marsagny si arruolò pure lui nella Legione in compagnia di qualche decina di russi bianchi, tra cui il colonnello Boltin e il captiano Rachewski. Un battaglione di 600 irlandesi, comandato dal colonnello O’Duffy, si battè nel campo nazionalista, come qualche britannico, come i capitani Nangle e Franck, e il luogotenente irlandese Noel Fitzpatrick, che parteciparono come legionari alla liberazione di Alcazar. (…)””. (pag 151)”,”MSPG-157″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale.”,”BENNASSAR Bartolomé insegna storia contemporanea all’ Università di Tolosa. Ha scritto l’ ‘Inquisizione spagnola’ e una biografia di Franco. Fondo RC Menzogne estreme: l’ incendio di Guernica e il ‘fascismo’ del Poum (pag 324) “”L’ eliminazione del POUM e l’ assassinio di Andreu Nin, troppo spesso considerati come un conflitto interno alla Spagna del Fronte popolare, hanno suscitato l’ emozione dell’ opinione pubblica internazionale dell’ epoca, ma l’ episodio è stato in seguito cancellato dalla memoria a opera della guerra mondiale. Dopo la nomina di Nin come consigliere alla Giustizia della Generalitat di Catalogna, il rappresentante del Comintern in Spagna, Victorio Codovilla, aveva fatto la propria autocritica: “”Voi avete perfettamente ragione; non non dovremmo accettare di partecipare a questo governo a fianco del provocatore trotskista e, ancor meno, a fianco del traditore Nin, agente di Trotsky in Spagna, un criminale e un assassino, come lui””. L’ intonazione era data. L’ arma della menzogna fu utilizzata sistematicamente. Non fu più di trotskismo che si accusarono gli uomini del POUM, ma di complicità con il fascismo, di intesa con gli agenti di Franco””. (pag 325)”,”MSPG-167″
“BENNASSAR Bartolomé a cura, saggi di Catherine BRAULT-NOBLE Jean-Pierre DEDIEU Claire GUILHEM Marie-José MARC Dominique PEYRE Bartolomé BENNASSAR”,”Storia dell’ inquisizione spagnola. Dal XV al XIX secolo.”,”Collaborazione di Catherine BRAULT-NOBLE, Jean-Pierre DEDIEU, Claire GUILHEM, Marie-José MARC, Dominique PEYRE. BENNASSAR Bartolomé è nato a Nimes nel 1929. Ordinario di storia, è rettore dell’Università di Toulouse Mirail, si è occupato di storia spagnola dell’ epoca moderna. Persecuzione dei moriscos. Sequestro dei beni. “”Essi sono stati per i settant’anni precedenti la loro cacciata, la principale preda degli inquisitori di Valencia, Saragozza e Granada. A Granada, nel periodo 1550-1580, costituiscono la maggioranza dei condannati alla penitenza canonica, e nei dodici autodafé celebrati in questi trent’anni, su 998 condannati, 780 erano moriscos, cioè il 78%. A Toledo, essi erano 190 su 606 condannati e a Murcia, dove i giudeizzati erano numerosi, all’autodafé di settembre il 25% erano moriscos. Gli inquisitori comminavano loro due tipi di pene: la “”riconciliazione”” seguita dal sequestro dei beni per coloro che erano accusati di maomettismo, ma siccome agli occhi degli inquisitori un morisco era sostanzialmente un seguace dell’islamismo, questa pena veniva applicata quasi sempre. L’esame della situazione finanziaria ha dimostrato quanto i moriscos abbiano contribuito a rimpinguare le casse dell’Inquisizione. La seconda pena, l’esecuzione capitale, fu applicata raramente, molto meno che nei confronti dei giudeizzanti o dei protestanti””. (pag 171) Inquisizione arma assoluta dello Stato, della Monarchia (pag 326)”,”SPAx-093″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale.”,”BENNASSAR Bartolomé insegna storia contemporanea all’Università di Tolosa. Ha scritto sull’inquisizione spagnola, su Franco e la storia degli spagnoli. “”L’opinione internazionale si turbò; si voleva sapere dov’era Nin, e ci si allarmava ancor di più per il fatto che si era ripescato a Parigi, nella Senna, il cadavere decapitato del dirigente trotskista Rudolf Klement. Molti compagni di Nin furono accusati di tradimento, di collaborazione con Franco, giudicati, condannati, e giustiziati. Il grande scrittore cattolico di sinistra José Bergamín, molto dotato per gli imbrogli, osò scrivere che gli uomini del Poum “”non meritavano di essere difesi””. E Juan Negrín affermò con una tranquilla impudenza, durante un Consiglio dei ministri nel luglio 1937: “”Nell’affare Nin, i Sovietici sono assolutamente innocenti; sono le nostre istituzioni di polizia a essere colpevoli”””” (pag 178)”,”MSPG-238″
“BENNASSAR Bartolomé BESSIERE Bernard”,”Espagne. Histoire Société Culture.”,”BENNASSAR Bartolomé storico specialista della Spagna moderna e contemporanea. BESSIERE Bernard ispanista specialista della politica e della cultura della Spagna contemporanea.”,”SPAx-119″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La Guerra di Spagna. Una tragedia nazionale.”,”Bartolomé Bennassar insegna Storia contemporanea all’università di Tolosa. Tra isuoi lavori principali: L’Inquisition espagnole, Histoire des Espagnols, Franco.”,”MSPG-045-FL”
“BENNASSAR Bartolomé”,”L’Europa del Rinascimento.”,”Bartolomé Bennassar docente all’Università di Toulouse, ha sempre concentrato i suoi interessi sulla storia europea. Oltre alla produzione saggistica è autore di tre romanzi. “”La repressione cattolica trovò un efficace strumento nell’Inquisizione in Spagna, in Portogallo, in Sicilia, a Roma e a Venezia (anche se il Santo Ufficio veneziano fu il meno severo). Anche l’ Inquisizione pontificia si fece temere, a Napoli e nei Paesi Bassi. Nei paesi che non dipendevano da Roma, l’intolleranza non fu meno repressiva sia pure in gradi diversi. In Inghilterra, Enrico VIII fece decapitare John Fisher e Tommaso Moro per aver ricusato il suo ‘Atto di supremazia’. Tutti attaccarono gli anabattisti, e a Zurigo Zwingli li mandò a morte. A Ginevra, Calvino esiliò i suoi detrattori e condannò al rogo Michele Serveto”” (pag 31)”,”EURx-350″
“BENNETT Matthew”,”Agincourt 1415. Un trionfo contro ogni probabilità.”,”””La portata dell’ arco lungo viene spesso indicata in 400 iarde (365 metri), ma la portata effettiva era di poco superiore alla metà di quella distanza e, nella realtà, il tiro efficace probabilmente non veniva effettuato sopra le 50 iarde (45 metri circa). Ma è importante ricordare che da questo punto di vista l’ arco non fu superato fino alla metà del diciannovesimo secolo! Inoltre, non era necessario uccidere il nemico: ferire e spaventare i cavalli, o costringerlo alla ritirata per paura di morire, sarebbe stato suffciente per raggiungere la vittoria. Ciascun arciere portava fino a una cinquantina di frecce in una faretra o alla cintura. La rapidità di tiro poteva raggiungere le dieci-dodici frecce al minuto. A distanza ravvicinata, le frecce erano in grado di perforare la migliore armatura e la “”pioggia di frecce”” poteva respingere anche il più determinato degli oppositori.”” (pag 28) “”Le balestre pesanti potevano superare per gittata un arco lungo ma per lo più avevano anch’esse una portata massima di circa 360 metri. Benché il tiro potese avere una traiettoria tesa, i balestrieri impiegavano anche una tecnico di tiro alta e a parabola per perforare gli elmi e le spalle delle corazze. A breve distanza, la balestra non dava scampo. Il suo punto debole stava nella ridotta celerità di tiro (…) non superava i due o tre dardi al minuto””. (pag 29)”,”QMIx-148″
“BENNETT Christopher”,”Yugoslavia’s Bloody Collapse. Causes, Course and Consequences.”,”Preface, Abbreviations, Guide to Pronunciation, Maps, Introduction, Conclusion, Bibliographical Note, Index,”,”EURC-053-FL”
“BENNIGSEN Alexandre LEMERCIER QUELQUEJAY Chantal, a cura di Enrico FASANA”,”L’ Islam parallelo. Le confraternite musulmane in Unione Sovietica.”,”Alexandre BENNIGSEN (1913-1988) è il massimo studioso dell’Islam in URSS. Fu professore all’Univ di Chicago e poi storico dei popoli musulmani dell’URSS all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi (EHESS), titolo condiviso dalla sua assidua collaboratrice Chantal LEMERCIER-QUELQUEJAY. Enrico FASANA, dopo aver studiato in IT e negli USA, all’Univ di Chicago con l’antropologo Louis DUMONT, si è dedicato allo studio dell’Asia e in particolare del sub-continente indiano. E’ docente di storia e istituzione dei paesi dell’Asia presso l’Università di Trieste.”,”RUSS-062″
“BENNIGSEN Alexandre LEMERCIER-QUELQUEJAY Chantal”,”Sultan Galiev. Le pere de la revolution tiers-mondiste.”,”Gli AA sono specialisti dell’ URSS e del mondo musulmano in Asia. Ex professore di storia all’ università di Chicago, BENNIGSEN è direttore di studi all’ EHESS. La LEMERCIER è turcologa e maitre de conferences all’ EHESS. GALIEV si può considerare il padre della rivoluzione terzomondista dato che ha elaborato la dottrina del “”comunismo nazionale musulmano””, un socialismo realizzato dai lavoratori musulmani e non imposto dal proletariato europeo, una dottrina che implicava la decolonizzazione dei territori occupati dall’ ex impero zarista. Calunniato dai sovietici come il “”Trotsky musulmano””, GALIEV è stato eliminato da STALIN nel 1928.”,”RUSU-143″
“BENNIGSEN A. LEMERCIER-QUELQUEJAY C.”,”L’ Islam en Union Soviétique.”,”BENNIGSEN A. Direttore di Studi all’ Ecole Pratique des Hautes-Etudes (Sorbona). LEMERCIER-QUELQUEJAY C. Chef de travaux nella stessa istituzione. “”In effetti l’ Islam è, più del cristianesimo ortodosso, una religione collettivista autoritaria la cui dottrina è obbligatoria per l’ insieme dei credenti e che tende ad estendere le sue direttive e i suoi giudizi a tutti i domini della vita sociale e privata. Nell’ Islam non c’è distinzione tra il temporale e lo spirituale e la confusione tradizionale tra i due poteri comporta la socializzazione di tutte le manifestazioni della vita pubblica e privata.”” (pag 144)”,”RUSS-180″
“BENNIGSEN AlexandreLEMERCIER QUELQUEJAY Chantal, a cura di Enrico FASANA”,”L’Islam parallelo. Le confraternite musulmane in Unione Sovietica.”,”Enrico Fasana, dopo aver studiato in Italia e negli Stati Uniti, all’Università di Chicago con l’antropologo Louis Dumont, si è dedicato allo studio dell’Asia e in particolare del sub-continente indiano. É docente di Storia e Istituzioni dei paesi dell’Asis presso l’Università di Trieste. Alexandre Bennigsen, (1913-1988) è il massimo studioso dell’Islam in Urss. Fu professore all’Università di Chicago e poi storico dei popoli musulmani dell’Unione Sovietica all’Ecole des Hautes Etudes en Saiences Sociales di Parigi, titolo condiviso dalla sua assidua collaboratrice Chantal Lemercier-Quelquejay.”,”RUSx-098-FL”
“BENOIST Luc”,”Le compagnonnage et les metiers.”,”Compagnonnage: associazione di istruzione professionale e di solidarietà tra operai dello stesso mestiere BENOIST è Conservateur honoraire des Musees de France.”,”MFRx-113″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande 1918-1945. 1. De l’armée imperiale à la Reichswehr 1918-1919 2. De la Reichswehr à l’armée nationale, 1919-1938″,”‘Histoire de l’armée allemande 1918-1945. 1. De l’armée imperiale à la Reichswehr 1918-1919 2. De la Reichswehr à l’armée nationale, 1919-1938′”,”GERQ-024″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande 1918-1937.”,”””””Privare il popolo tedesco di ogni istruzione militare con l’ abolizione del servizio obbligatorio; indebolire il prestigio dell’ esercito infliggendogli il carattere di una legione di mercenari; mantenere la Germania in una stato di inferiorità permentene limintando i suoi effettivi a 100.000 uomini; decapitare l’ esercito proibendogli di avere un comando unico, superiore agli Stati Maggiori dei due Gruppenkommandos; fare dei soldati tedeschi dei soldati di second’ordine, impedendo loro ogni conoscenza delle armi moderne; infine, isolare totalmente l’ esecito dal seno della nazione tagliando tutti i legami con la popolazione civile, in particolare con i giovani delle scuole e delle università””, tali sono, secondo von Seeckt, gli scopi perseguiti dagli esperti alleati, redigendo come hanno fatto le clausole militari del Trattato (di Versailles, ndr).”” Generale Hans von SEECKT, Die Reichswehr, Berlino 1933, opera capitale dell’ ex comandante in capo dell’ esercito espone nel dettaglio i suoi principi d’ azione. (pag 382)”,”GERG-060″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 1. L’ effondrement, 1918-1919.”,”La sede del Parlamento della Repubblica di Weimar. “”Il governo di Ebert darà un valore simbolico al fatto che abbia scelto Weimar, e non Berlino, per ivi riunire il Parlamenta: è la rottura con Potsdam, il ritorno alle tradizioni idealiste e liberali di Goethe. Questa affermazione è doppiamente tendenziosa. In primo luogo perché non è certo che Goethe sia stato un liberale. Certe sue dichiarazioni danno piuttosto a pensare il contrario; poi perché questa scelta è stata dettata da ragioni in cui l’ idealismo non c’entra per nulla. In realtà, se l’ Assemblea si riunisce a Weimar è per sedersi lì al riparo dalla folla berlinese, sotto la protezione rassicurante delle mitragliatrici di Maercker.”” (pag 147)”,”GERQ-069″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 2. La discorde, 1919-1925.”,”Dallo spartachismo tedesco alle rivendicazioni territoriali polacche. “”L’ 11 novembre 1918, la Germania depone le armi e la rivoluzione spartachista sommerge il paese. Dalla Turigia e la Sassonia, la rivolta guadagna la Slesia. I consigli dei soldati si costituiscono a Breslau e a Gleiwitz, ad Oppeln e a Ratibor. Gli operai interrompono il lavoro. Gli altiforni si spengono. E’ il momento che scelgono i polacchi per trasformare la rivoluzione spartachista in sollevamento nazionale. Riprendendo in Slesia la tattica che gli era così ben riuscita a Posen, i delegati del P.O.W. s’infiltrano nei Consigli dei soldati, mettendo da parte gli elementi tedeschi e piantando la bandiera rossa e bianca sul tetto dei comuni. Precedendo la firma del trattato di Versailles, vogliono porre gli alleati davanti al fatto compiuto, certi che il Consiglio supremo ratificherà la loro iniziativa. Ma il Grande Stato Maggiore tedesco non ci sta. Rispondendo all’ appello del maresciallo Hindenburg, si concentrano a Breslavia e a Francoforte sull’ Oder dei battaglioni di Grenzschutz-Ost e di corpi franchi. I primi scontri hanno luogo all’ inizio di febbraio 1919. (…) Il bilancio di questo primo sollevamento è nettamente favorevole ai Polacchi. Affinché la Slesia sia ufficialmente riunita alla Polonia, occorrerà che la linea di demarcazione provvisoria sia trasformata in frontiera definitiva.”” (pag 164-165)”,”GERQ-070″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 3. L’ essor, 1925-1937.”,”Il maresciallo Hindenburg. “”Con gli ultimi sopravissuti dell’ epoca imperiale, egli è arrivato alla rive del Terzo Reich, portando per mano la Reichswehr che ha protetto contro tanti pericoli. Se passa in rassegna, nel suo spirito, quest’epoca tormentata che si è chiamata “”la Repubblica””, quali scene dominano la mescolanza confusa di uomini e di avvenimenti? (…) Quanto al questo Terzo Reich, verso il quale, senza saperlo, ha condotto la Germania, non è opera sua e nessuno dubita che egli ne abbia mai approvato lo spirito. Egli lo ha riconosciuto e tenuto sulle fonti battesimali del potere, ma lì terminava il suo compito. Era cresciuto in un mondo troppo diverso, per potervisi adattare, – un mondo fondato sul rispetto del potere ereditario e la fedeltà verso la dinastia, un mondo di cui tutte le manifestazioni gravitavano attorno a questo astro unico: l’ Imperatore!””. (pag 210-211) Dottrina strategica offensiva. Partigiani avversari motorizzazione. (pag 221) 18 giugno 1936: accordo navale anglo-tedesco, con indignazione francese. (pag 266)”,”GERQ-071″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 4. L’ expansion, 1937-1938.”,”Il Giappone si ritira dalla Società delle Nazioni e forgia una dottrina Monroe per l’ Asia (pag 44) Missione del generale Von Seeckt in Cina (pag 80) Patto anti-Comintern L’ incorporazione dell’ Austria al Reich. L’ Italia. “”Considerando che ogni sforzo è ormai inutile, (Schuschnigg) va dal Presidente Miklas, per consegnargli le sue dimissioni. Allorché arriva dal Presidente, lo trova in uno stato di agitazione estrema. Non avendo seguito, ora per ora, le peripezie della giornata, non ha che un’ idea confusa di ciò che sta avvenendo. Egli acconsente a che il plebiscito sia spostato ad una data ulteriore. (Ha sempre sospettato che il referendum fosse un errore). D’altra parte rifiuta categoricamente di accettare le dimissioni di Schuschnigg, e a maggior ragione di nominare Seyss-Inquart al suo posto. – Ah, no! dichiara. Questo mai! Non voglio tradire i doveri della mia carica! Fa seguito una discussione animata tra Schuschnigg e lui, nel corso della quale il Cancellliere gli espone le ragioni che richiedevano il suo ritiro. Mentre questo dibattito proseguiva, un funzionario del ministero degli affari esteri porta un messaggio da Roma, che viene decifrato: ‘Il Governo italiano ritiene di far sapere, nel caso venisse consultato, che non può dare alcun consiglio nella situazione presente’. Occorre dunque abbandonare definitivamente ogni speranza in un intervento dell’ Italia. E può essere che sia meglio così. Perché data l’ evoluzione della situazione, un semplice spostamento di truppe verso il Brennero non servirebbe più a niente. Le divisioni italiane sarebbero obbligate ad occupare il paese. Ora, tutto fa supporre che, in questo caso, il popolo austriaco si sarebbe unito come un sol uomo alla Wehrmacht, per respingere l’ invasore italiano. Per una suprema ironia della sorte, Schuschnigg non desiderava più ciò che era, ancora fino a qualche tempo prima, la sua speranza suprema…”” (pag 535-536)”,”GERQ-072″
“BENOIST-MECHIN”,”Un printemps arabe.”,”””L’ Aramco non prende che “”la crema”” dei nostri giacimenti. Intendo con ciò che essa sfrutta unicamente quelli che sono i meno onerosi. Gli altri, li lascia incolti. Poi, noon è “”integrata”” con l’ Arabia. Tutti i suoi dirigenti vivono a New York e si limitano a prendere i gettoni di presenza. Essi ignorano tutto ciò che avviene qui, i nostri bisogni, le nostre aspirazioni. Dirigere una compagnia saudita a quindicimila chilometri di distanza è una assurdità…”” (ripenso, mio malgrado, alla riflessione di Napoleone: “”On se fatigue d’attendre des ordres venus de deux mille lieues… On veut être quelque chose chez soi… L’ ambition achève ce que l’ intérét a commencé…)”” (pag 143) (Si fa fatica ad aspettare degli ordini venuti da due miglia lontano… Si essere qualcosa da soli…L’ ambizione è di completare ciò che l’ interesse ha cominciato…)”,”VIOx-147″
“BENOIST-MECHIN M.J.”,”L’ armata tedesca, 1919-1936. Da Hindenburg a Hitler. Volume primo.”,”””Vi prego notare, signori, che io non biasimo né approvo: narro.”” (Talleyrand) (in apertura)”,”GERQ-078″
“BENOIST-MECHIN M.J.”,”L’ armata tedesca, 1919-1936. Da Hindenburg a Hitler. Volume secondo.”,”””La Repubblica è salva e gli anni che seguiranno segnano per essa un periodo di riposo, di prosperità, quasi di successo. Tuttavia non si è salvata da sé. L’opera di raddrizzamento e di risanamento è dovuta a due uomini che non appartengono al Parlamento; sul piano militare al generale von Seeckt; sul piano economico al dottor Schacht, commissario alle finanze dal 15 novembre 1923. La crisi del 1918-1919 s’era risolta, per impulso di Noske, con la sconfitta dei comunisti. Quella del 1919-1923 si chiude con la rotta dei socialdemocratici. Essi hanno perduto, in cinque anni, la metà dei loro elettori. Il potere passa nelle mani dei partiti borghesi – democratici e populisti – rappresentanti della grande e media industria. Questo mutamento è accompagnato da un violento colpo di timone nell’orientamento politico. Dopo Rathenau la diplomazia del Reich era dominata soprattutto dal desiderio di accostarsi ai Sovieti e di aprire il mercato russo al commercio germanico. Ora, la Germania distoglie lo sguardo dal miraggio asiatico e sembra volersi associare di nuovo ai destini del continente. Come un pendolo che ha raggiunto l’estremità della sua corsa e si rimette in marcia verso l’estremità opposta, essa si volge verso l’Occidente e di là dall’Occidente, verso la lontana America. Dopo un lungo periodo di depressione e di caos, la Germania si ritrova d’un tratto in un mondo trasformato ove i lanzichenecchi hanno ceduto il posto ai finanzieri e agli esperti. Alla mistica militare delle leghe e dei corpi-franchi, i partiti al potere si sforzano di sostituire un’etica del lavoro basata sullo spirito intraprendente e il culto della macchina. Finanziati dall’oro americano, stazioni, stadii, città operaie, aeroporti sorgono un po’ dappertutto. E come sempre in quel paese ove tutto è spinto all’estremo, la Germania si slancia perdutamente in una frenesia di razionalizzazione e di produzione che finirà a generare, col tempo, la superproduzione e la disoccupazione.”” (pag 169-170)”,”GERQ-079″
“BENOIST-MÉCHIN Jacques”,”Soixante jours qui ébranlèrent l’Occident. 10 mai – 10 juillet 1940. 1. La bataille du Nord.”,”La strana guerra. “”Que va-t-il se passer? Chacun s’attendati à des événements stupéfiants, mais contre toute attente, il ne sepasse rien. L’hiver de 1939-1940 s’écoule dans l’inaction. Déroutée par l’immobilité du front, que reflète, jour après jour, la monotonie des communiqués, l’opinion française commence à s’énerver. Tout la déconcerte dans cette guerre préventive, déclenchée trop tardivemen, et surtout l’absence d’opérations militaires. Ce n’est pas que l’idée de se battre répugne aux Français. Leur tempérament impatient s’accommode mal de la «guerre froide», et le souvenir de leurs victoires passées est resté vivant dans leur coeur. De plus, un de leurs chefs militaires les plus prestigieux; le général Weygand, n’a-t-il pas prononcé, tout récemment encore, ces paroles réconfortantes: «L’armée française a une valeur plus grande qu’à aucun moment de son Histoire; elle possède un matériel de première qualité, des fortifications de premier ordre, un moral excellent et un Haut Commandement remarquable. Personne chez nous ne désire la guerre, mais si l’on nous oblige à gagner une nouvelle victoire, nous la gagnerons» (1)? Ces affirmations, venant d’un soldat glorieux, ont raffermi les courages (). Mais une fois leur écho éteint, un malaise indéfinissable s’est emparé des esprits. Que cachent ce calme perfide, ces canons silencieux, ce ciel clair que ne trouble même pas le sillage d’un avion ami? Inquiète du laisser-aller qu’elle voit régner partout, privée d’une direction ferme, la France se sent glisser vers une aventure dont elle discerne mal l’issue. L’opinion réclame des actes, à défaut d’une solution. Mais lesquels? Faire la paix? Le Chanchelier du Reich l’a offert, le 6 octobre 1939, à la tribune du Reichstag, au lendemain de la conclusion de la campagne de Pologne. Le roi des Belges et la reine de Hollande proposent leur médiation; mais d’autres voix s’élèvent pour dire qu’il n’y faut pas songer, car cela équivaudrait è entériner la victoire de l’Allemagne. Roosevelt envoie un émissaire en Europe pour s’enquerir de la situation. Celui-ci repart pour l’Amérique sans avoir terminé son périple. Faute de pouvoir y mettre un terme, on se résignera donc à poursuivre la guerre – cette «drôle de guerre» à lequelle personne ne comprend rien…Mais voici que le conflit russo-finlandais vient fournir une diversion aux esprits (15 janvier 1940). On se prend à rêver à d’autres opérations qu’à celle qui est aux portes du pays, et à laquelle on voudrait penser le moins possible”” (pag 16-17) (introduzione) [() C’est d’ailleurs dans cette intention que le général Weygand les a dites. «Lorsque j’ai prononcé ces paroles, écrira-t-il plus tard, j’avais quitté le commandement depuis quatre ans et demi, pendant lesquels je ne fus jamais consulté sur quoi que ce fût… Mon rôle de vieux chef était de maintenir le moral à la veille d’une guerre que tous savaient imminente, et de ne pas diminuer la confiance en une armée qu’il n’était plus à cette heure possible de modifieer (2)»; (1) Weygand: ‘Discours prononcé à Lille’, le 2 juillet 1939; (2) Weygand: ‘En lisant les Mémoires du général de Gaulle’, 17]”,”QMIS-209″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Soixante jours qui ébranlérent l’Occident. La bataille de France. II. 10 mai-10 juillet 1940.”,”I negoziati per l’armistizio. L’interesse limitato di Hitler nei confronti della Francia. Le dure condizioni proposte da Mussolini dopo una settimana di guerra. “”Au cours de la nuit, Hitler a quitté en train spécial son Q.G. de Charleville, accompagné de M. von Ribbentrop et de quelques membres de ses maisons militaire et civile. En cours de route, son train est arrêté à une petite halte dans la Forét Noire. C’est l’ambassadeu Hewel; de l’Etat Major de Rittentrop, qui a pris des dispositions pour faire stopper le convoi. Il arrive en avion de Berlin, porteur d’une note écrite du gouvernement espagnol (), confirmant officiellement la demande d’armistice formulée par le gouvernement français. Hitler, Ribbentrop et quelques officiers descendent du train et s’avancent au devant de l’ambassadeur Hewel. Celui-ci, d’un air joyeux, tend à Hitler la note du gouvernemen espagnol. Hitler, l’ayant lue, donne libre cours à sa joie. Il esquisse quelques pas de danse sur le terre-plein le long duquel s’est arrété son wagon. «Lorsque je vis cette scène aux actualités, écrira plus tard l’ambassadeur Abet, j’en reçus une impression pénible. Les gestes et l’attitude du Führer ne me paraissaient pas convenir à la gravité du moment. Je pensai alors à Frédéric II, tant admiré par Hitler, qui, après la guerre de Sept ans, se fit jouer un choral de Jean-Sebastian Bach dans la solitude d’une église de Berlin, au lieu d’assister au défilé de la victoire ()». Puis Hitler, Ribbentrop et leur suite remontent dans leur train, qui repart en direction de Munich. Quelles sont les pensées du maître du IIIe Reich, tandis qu’il roule à la rencontre du chef de l’Italie fasciste? «Durant les années qui avaient précédé la guerre, écrit William L. Langer, le grand objectif d’Hitler en politique étrangère avait été d’arriver à un accord avec la Grande Bretagne qui lui laisserait les mains libres à l’Est. Dans ses calculs, la France n’avait tenu qu’une place secondaire. Il semble avoir eu, de l’armée française, une opinion beaucoup plus défavorable que la plupart de ses généraux. Néanmoins, la victoire de l’Allemagne sur la France survint plus rapidement qu’il ne s’y attendait lui-même et la demande d’armistice le prit au dépourvu… L’intérêt que Hitler portait à la France était limité, et celui qu’il attachait aux colonies françaises extrémement faible. Son souci principal était l’Angleterre et son grand espoir était de parvenir à un arrangement avec elle, si possible sans nouvelles opérations militaires. D’une façon générale, son but était de ne pas accroître l’antagonisme des Français, au point de les amener à resserrer leur coopération avec la Grande-Bretagne. «Mussolini, en revanche, était dépourvu de toute finesse. Quoique ses troupes n’eussent récolté aucune gloire, au cours de cette guerre d’une semaine contre la France, le Duce se trouvait du côté du gagnant et il ne se proposait par seulement de prendre son dû, mais de saisir tout ce qui tomberait entre ses mains. En route pour Munich, il approuva donc un programme que ses subordonnés avaient tracé pour lui. Celui-ci comportait la démobilisation de la France et la remise de tous ses armements, l’occupation, par l’Italie, de tous les territoires situés à l’est du Rhône, aisni que de la Corse, de la Tunisie et de la Somalie française; de plus l’occupation à tout moment, si elle devenait nécessaire, de points stratégiques en France, dans les colonies et dans les mandats français, en particulier les bases navales d’Alger, d’Oran et de Casablanca; enfin, le reddition de la flotte de guerre et des force aériennes françaises (373). «Ces plains furent balayés par Hitler, qui exposa ses espoirs en une paix prochaine avec la Grande-Bretagne, et son désir de ne pas accroître l’hostilité des Français» (374)””] [() Elle avait été remise à la Wilhelmstrasse par l’Ambassadeur d’Espagne à Berlin; () Abetz, ‘Histoire d’une politique franco-allemande, p. 126 (…); (373) Papiers du Maréchal Graziani (inédits). Rapport de l’Etat-Major italien, le 18 juin 1940; (374) Langer, ‘Our Vichy Gamble’, 47-48] (pag 319-321)”,”QMIS-217″
“BENOIST-MÉCHIN Jacques”,”Soixante jours qui ébranlèrent l’Occident. 10 mai – 10 juillet 1940. 1. La bataille du nord.”,”1er Juin (1940). Situation militaire. La tempistica. La tempistica. “”Les restes de la 1re Armée, qui combattaient dans la régione de Lille, capitulent après avoir épulsé leur munitions. A 9 heures, deux bataillons de marche, constitués par des délégations de toutes les unités qui ont participé à la bataille, défilent en armes sur la grande place de Lille, devant le général Wegner. Un détachement allemand leur rend les honneurs (466). Le général de Gaulle, convoqué par le général Weygand, se rend au G.Q.G. français, au château de Montry. Le Commandant en chef le félicite de sa belle conduite, à la tête de la IVª Division cuirassée, à Monteornet et à Abbeville. Il le cite à l’ordre du jour et lui confirme sa nomination au grade de général de brigade à titre temporaire. Puis les duex généraux évoquent la deuxième phase de la bataille, qui paraît imminente. – «Je serai attaqué d’un jour à l’autre sur la Somme et sur l’Aisne, lui dit Weygand. J’aurai sur les bras deux fois plus de divisions allemandes que nous n’en avons nous-mêmes. C’est dire que les perspectives sont bouchées. Si les choses ne vont pas trop vite; si je peux récupérer à temps les troupes française échappes de Dunkerque; si l’armée britannique revient prendre part à la lutte, après s’être rééquipée, et si la R.A.F. consent à s’engager à fond dans les combats du continent, alors il nous reste une chance. Sinon! …» (467). Le général Weygand clôture son exposé par une geste de la main qui exprime son impuissance. Le général de Gaulle quitte le G.Q.G. «le coeur lourd» (). On le croit aisément. (…)”” (pag 395-396) [() Le général de Gaulle déclare, dans ses Mémoires, qu’il se serait entretenu avec le général Weygand, au cours de cette visite, de l’emplois éventuel «des 1.200 chars qui nous restaient». Ce doit être une erreur, car le général Weygand n’a conservé aucun souvenir de cet entretien. De plus, le nombre total de chars lourds existaint encore à ce moment-là ne dépassait guère 250 (468)] [(466) Roton: ‘Les années cruciales, 239. Bardies: ‘La campagne de 1939-1940, 248; (467) De Gaulle: Mémoire de guerre, I, 40; (468) Weygand: ‘En lisant les Mémoires du général de Gaulle, 26-29]”,”QMIS-009-FGB”
“BENOT Yves”,”La révolution française et la fin des colonies, 1789-1794.”,”BENOT Yves (23/12/1920 – 03/01/2005) è lo pseudonimo di HELMANN Édouard. Storico, storico della filosofia, professore universitario, giornalista anticolonialista. Figlio di un medico rumeno che combattè sulla Marna nel 1914; arrestato, deportato con la moglie nel 1943 e probabilmente giustiziati al loro arrivo nei campi di sterminio. BENOT interruppe gli studi di letteratura, iniziando la carriera di insegnante in Marocco. Ritornato in Francia collabora con pubblicazioni legate al Partito Comunista francese. Si trasferisce in Guinea, poi nel Ghana. Si laurea nel 1976 all’Università di Parigi-8. Esperto della storia coloniale, combattè i tentativi di revisionismo della storia coloniale. Sepolto nel cimitero monumentale parigino di Père-Lachaise. <<È opportuno preliminarmente chiarire lo stato della questione nel 1789, per non confondere i termini del dibattito. L’antischiavitù è una protesta contro un certo modello di sfruttamento delle colonie, e che quindi non implica automaticamente l’anticolonialismo di principio. (…) Ricordiamo qui che prima di questa guerra [Guerra dei Sette anni, NdR] e del Trattato di Parigi del 1763, il Canada e l’India rappresentavano per la Francia tipi di colonizzazione del tutto diversi dalla colonizzazione degli schiavi, ma la cui redditività a breve termine era considerata poco attraente dai commercianti metropolitani. In ogni caso, nel 1789, chi dice schiavitù dice colonie e viceversa.>> (pag 12 e 14, Traduz. d.r.)”,”FRAR-002-FSL”
“BENOT Yves”,”La démence coloniale sous Napoléon.”,”DORIGNY Marcel (1948-2021, Storico e accademico francese alla Sorbona, lavorato con VOVELLE Michel ed esperto di storia della schiavitù) all’Edizione del 2006 BENOT Yves (23/12/1920 – 03/01/2005) è lo pseudonimo di HELMANN Édouard. Storico, storico della filosofia, professore universitario, giornalista anticolonialista. Figlio di un medico rumeno che combattè sulla Marna nel 1914; arrestato, deportato con la moglie nel 1943 e probabilmente giustiziati al loro arrivo nei campi di sterminio. BENOT interruppe gli studi di letteratura, iniziando la carriera di insegnante in Marocco. Ritornato in Francia collabora con pubblicazioni legate al Partito Comunista francese. Si trasferisce in Guinea, poi nel Ghana. Si laurea nel 1976 all’Università di Parigi-8. Esperto della storia coloniale, combattè i tentativi di revisionismo della storia coloniale. Sepolto nel cimitero monumentale parigino di Père-Lachaise. «(…) non solo è più possibile ignorare la Rivoluzione Coloniale, ma – e questo è il contributo essenziale dell’opera di Benot – non è più possibile agire come se questa Rivoluzione delle Colonie fosse un incidente lontano, esotico ed esterno alla “”Grande Rivoluzione””: Benot ha dimostrato che i due processi erano consustanziali e che era inutile volerne studiare uno ignorando l’altro. Furono le rivendicazioni egualitarie delle persone libere di colore, poi l’insurrezione degli stessi schiavi, a imporre alla Rivoluzione francese la piena applicazione delle promesse della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, cautamente riservate ai francesi bianchi dalla Costituzione del 1791 che escludeva esplicitamente le colonie dal suo ambito di applicazione. (…) La démence coloniale sous Napoléon (…) è il lato oscuro del rapporto complesso e contraddittorio tra la nascita e poi l’affermazione di una nuova società francese a partire dal 1789, e l’esistenza, finalmente riaffermato, delle colonie schiaviste; (…) In realtà la “”follia”” coloniale di Napoleone cessò di essere oggetto di progetti politici concreti già prima del 1814, poichè nel 1811 tutte le allora colonie francesi erano andate perdute (e nonostante il ripristino della schiavitù nel 1802, benchè concepito come punto di partenza della “”restaurazione coloniale”” voluta da Bonaparte e dal suo entourage).>> (pag 2, pg 3 dalla Prefazione di DORIGNY M. Traduz. d.r.)”,”FRAR-003-FSL”
“BENOT Yves”,”Diderot de l’athéisme à l’anticolonialisme.”,”””Le sistre indique que tous les êtres doivent être perpétuellement mus et agités”” (Plutarque, Sur Isis et Osiris) “Il sistro indica che tutti gli esseri devono essere perennemente mossi e agitati” (Il sistro è un antico strumento musicale di origine egiziana. Sistro egiziano: Questo strumento a percussione risale a circa 3000 a.C. ed era sacro alla dea Iside. Si compone di una struttura a forma di anello con barre metalliche o sonagli che producono suoni quando scosso. La dea Hathor, anch’essa associata al sistro, era spesso raffigurata con questo strumento nelle mani) L’autore è stato professore in un liceo del Ghana e poi direttore aggiunto del Ghana Institute of Language ad Accra dal 1962 al 1964. Ha pubblicato varie opere tra cui testi sconosciuti di varie opere di Diderot. “”Il est donc difficile, je ne dis pas de comprendre, Diderot, mais simplement, de el connaître. Les publications isolées de la ‘Lettre sur le commerce de la librairie’ en 1861 et des lettres personelles à Falconet en 1867, en revue, sont des curiosités pour spécialistes. Et ainsi s’explique que Marx et Engels, qui font du ‘Neveu de Rameau’ leur livre de chevet, ignorent le ‘Rêve de d’Alembert’ et les positions (ou les interrogatiosn) philosphiques de Diderot (27). La publication, en 1875-1876, de la seule éditions des oeuvres complètes de Diderot qui ait pu, un moment au moins, mériter ce titre, celle d’Assezat-Tourneux, s’inscrit dans une entreprise culturelle qui vise à fonder la IIIe République sur l’héritage progressiste. (…)”” (pag 271) [(27) Ce qui, par exemple, a pour effet de fausser sensiblement le tableau du matérialisme français du XVIIIe siècle, dans ‘La Sainte Famille’. Lénine, en revanche, redonnera à Diderot la place qui lui est due, dans ‘Matérialisme et empiriocriticisme'””]; “”C’est qu’il y a utopie spiritualiste et utopie matérialiste: Lénine le savait, qui s’écriait, bien après la révolution d’Octobre: «Seuçs des rêveurs pouvaient faire ce que nous avons fait»”” (pag 283); “”De ler, malgré tout ce qui a changé et change depuis près d’un demi-siècle, il n’est pas encore trop tard pour juger actuelle l’appreciation de Lénin en 1922: «Les écrits ardents, vifs, ingénieux, spirituels des vieux athées du XVIIIe siècle, qui attaquaient ouvertement la prêtraille régnante, s’avéreront bien souvent mille fois plus aptes à tirer les gens de leur sommeil religieux que les redites du marxisme, fastidieuses et arides». Et probablement aussi, plus agréables à lire que le jargon du christianisme, revu et corrigé par le galimatias d’un Teilhard de Chardin – pour revenir à l’actualité – ou de qui on voudra. Encore une fois, ce n’est pas parce que l’athéisme n’est pas tout et que, le tenant pour acquis au départ, Marx et Engels ont eu, autre chose à faire qu’à recommencer un travail déjà fait, qu’on aurait le droit d’oublier qu’il est au commencement de tout”” (pag 284)] [Yves Benot, ‘Diderot de l’athéisme à l’anticolonialisme’, François Maspero, Paris; 1970]”,”FILx-015-FSD”
“BENREKASSA Georges”,”Montesquieu.”,”Le condizioni della libertà politica. “”La démocratie et l’ aristocratie ne sont point des Etats libres par leur nature. La liberté politique ne se trouve que dans les gouvernements modérés. Mais elle n’est pas toujours dans les Etats modéres; elle n’y est que lorsqu’on n’abuse pas du pouvoir; mais c’est une expérience éternelle que tout homme qui a du pouvoir est porté à en abuser; il va jusqu’à ce qu’il trouve des limites. Qui le diroit! la vertu même a besoin de limites. Pour qu’on ne puisse abuser du pouvoir, il faut que, par la disposition des choses, le pouvoir arrête le pouvoir. Une constitution peut être telle que personne ne sera contraint de faire les choses auxquelles la loi ne l’ oblige pas, et à ne point faire celles que la loi lui permet. (Lois, VI, 4.). (pag 94)”,”TEOP-332″
“BENSADEK Catherine BLUM Francoise CEPEDE Frederic COURBAN Alexandre DESROCHE Paulin DEZES Marie-Genevieve FAYE Bernard HEDDE Joel HEBRARD Virginie JOUINEAU Emmanuelle KUNHMUNCH Annie LACOUSSE Magali LAFON Eric LEFEBVRE Denis LORRY Anthony MARIE Jean-Jacques MEREL Thierry MOURADIAN Georges MORIN Gilles PROCHALSKI Jadwiga SINNO Henri VACCARO Rossana VEYRON Franck VIAUD Ronan, collaborazione di”,”Congrès du monde ouvrier. France, 1870-1940. Guide des sources.”,”Collaborazione di BENSADEK Catherine BLUM Francoise CEPEDE Frederic COURBAN Alexandre DESROCHE Paulin DEZES Marie-Genevieve FAYE Bernard HEDDE Joel HEBRARD Virginie JOUINEAU Emmanuelle KUNHMUNCH Annie LACOUSSE Magali LAFON Eric LEFEBVRE Denis LORRY Anthony MARIE Jean-Jacques MEREL Thierry MOURADIAN Georges MORIN Gilles PROCHALSKI Jadwiga SINNO Henri VACCARO Rossana VEYRON Franck VIAUD Ronan.”,”ARCx-019″
“BENSAÏD Daniel”,”Les trotskysmes.”,”BENSAÏD Daniel insegna filosofia all’ Università di Paris VIII, Saint-Denis.”,”TROS-072″
“BENSAID Daniel NAIR Alain BOULTE Nicolas MOIROUX Jacques NETTL J.P. LÖWY Michael MEHRINGER Hartmuth MERGNER Gottfried HAUPT Georges”,”Rosa Luxemburg vive. Inediti di Rosa Luxemburg.”,”Interventi di Daniel BENSAID e Alain NAIR, Nicolas BOULTE e Jacques MOIROUX, J.P. NETTL, Michael LOEWY, Hartmuth MEHRINGER e Gottfried MERGNER, Georges HAUPT. “”Così, potrebbe sembrare paradossale, in quel periodo l’ opinione di Lenin era più vicina a quella di Kautsky che a quella della Luxemburg; l’ interesse di Lenin per la coesione e la purezza del suo gruppo all’ interno del RSDRP corrispondeva all’ opinione che si faceva Kautsky del ruolo dell’ SPD nella società tedesca. In entrambi i casi lo sforzo principale era rivolto contro le idee rivali che avrebbero potuto eventualmente turbare l’ unità del gruppo in questione; (…)””. (pag 81, J.P. Nettl) Maggioranza rivoluzionaria. “”Nella sua analisi della rivoluzione bolscevica del 1917, Rosa Luxemburg non studiò mai l’ aspetto tecnico della presa del potere. La maggioranza ottenuta dopo il colpo lo aveva legittimato e questo era sufficiente. Il bisogno di una maggioranza era quindi una parte essenziale della dottrina di Rosa Luxemburg sull’ imperialismo e sulla rivoluzione. (…) Lenin stesso non citò né apertamente né indirettamente la spontaneità nella sua analisi degli errori di Rosa Luxemburg nel 1922. La posizione di Rosa Luxemburg sulla questione della democrazia giocò un ruolo cruciale per un breve periodo nel 1920. Il partito comunista tedesco era stato costretto ad accettare il controllo russo. Nella misura in cui per questi stessi motivi si era opposta alla creazione della Terza Internazionale e aveva consigliato al KPD, nelle settimane che precedettero la sua morte, di fare attenzione a non riprendere le tradizioni oligarchiche dell’ SPD, il prestigio del suo nome era un’ arma importante nelle mani di quelli che volevano resistere alla bolscevizzazione del partito comunista tedesco. A partire da quel momento le opinioni di Rosa Luxemburg furono sottoposte ad una generale critica sistematica.”” (pag 83-84)”,”LUXS-035″
“BENSAÏD Daniel”,”Chi sono questi trotskisti? Storia e attualità di una corrente eretica.”,”BENSAÏD Daniel insegna filosofia all’università di Parigi VIII Saint Denis. Tra i protagonisti del maggio ’68 e dirigente della LCR francese. Direttore della rivista Contretemps. Salvatore CANNAVO’ dirigente dell’Associazione Sinistra Critica. Deputato del Prc. Vice direttore di ‘Liberazione’. ‘Stati Uniti socialisti d’Europa’ “”In un’intervista del settembre 1939 al ‘Daily Herald’ di Londra, Trotsky dichiarava di nuovo che la guerra mondiale era inevitabile. La rivoluzione spagnola era stata l’ultima opportunità di sfuggirle. “”La Seconda guerra mondiale è cominciata””, scrisse allora, poiché gli Stati Uniti non potranno tenersi in disparte nella lotta per l’egemonia mondiale. Ma la Germania arriva troppo tardi per la grande spartizione imperiale: “”La furia militare che si è impadronita dell’imperialismo tedesco si concluderà con una terribile catastrofe. Ma prima, molte cose saranno successe in Europa””. La conferenza d’emergenza riassume questi orientamenti: “”La causa immediata della guerra attuale è la rivalità tra i vecchi e i ricchi imperi coloniali (la Gran Bretagna e la Francia) e i saccheggiatori imperialisti arrivati in ritardo (la Germania e l’Italia)””. Questa guerra “”non è la nostra””. Alla difesa nazionale in nome dell’antifascismo, si oppongono la distruzione rivoluzionaria dello stato nazionale, la parola d’ordine degli Stati uniti socialisti d’Europa, l’appello alla fraternizzazione di classe tra i lavoratori in uniforme””. (pag 55-56)”,”TROS-222″
“BENSAID Daniel MANDEL Ernest”,”Lénine, au delà des larmes (Bensaid) – Le PCF, Roger Garaudy et le “”capitalisme monopoliste d’Etat”” (Mandel), estratti da ‘Quatrième internationale’.”,”””Le classiques du marxisme regorgent de textes annonçant l’avènement de l’action consciente des hommes comme l’ouverture d’une ère nouvelle. Dans l”Idéologie allemande’, déjà Marx souligne que “”le communisme se distingue de tous les mouvements qui l’ont précedé jusqu’ici en ce qu’il bouleverse la base de tous les rapports de production et d’échange antérieurs et que, pour la première fois, il traite consciemment toutes les conditions naturelles préalable comme des créations des hommes qui nous ont précédés, qu’il dépouille celle-ci de leur caractère naturel et les soumet à la puissance des individus associés”” (2). Il reviendra sur la même idée plus tard dans ‘Herr Vogt’ en affirmant que le mouvement ouvrier représente “”la participation consciente au processus historique qui bouleverse la societé””. Enfin Rosa Luxemburg, en lutte contre la débâcle chauvine de la socialdémocratie, reprendra la même idée dans la brochure signée ‘Junius’: “”Dans l’histoire, le socialisme est le premier mouvement populaire qui se fixe comme but, et qui soit chargé par l’histoire, de donner à l’action sociale des hommes un ‘sens conscient’, d’introduire dans l’histoire une pensée méthodique et, par là, une volonté libre. Voilà pourquoi F. Engels dit que la victoire définitive du prolétariat socialiste constitue un ‘bond’ qui fait passer l’humanité du règne animal au règne de la liberté”” (3). (…) On sait la place qu’occupaient récemment la redécouverte et la vogue des textes de jeunesse de Marx. Cette interprétation humaniste pour qui “”le point de départ de Marx c’est l’homme”” (4), s’efforce de racheter, par le culte d’une hypothétique essence humaine, les gigantesques péchés staliniens. Cette attitude, au lieu d’affronter la dégènérescence du mouvement ouvrier, regarde vers le passé, vers l’homme individuel de la vieille philosophie. A l’opposé de cette régression, Lénine donne à la découverte politique de Marx un contenu pratique. L’action consciente du prolétariat est une action de classe. Elle suppose une ‘position du parti’. “”L’organisation des prolétaires en une classe, et par suite, en un parti politique”” écrit Marx. A quoi fait écho la position de Lénine selon laquelle “”l’expression la plus complète de la lutte des classes, c’est la lutte des partis”” (5). En s’organisant en parti, en affirmant par là ses intérêts de classe autonome, en élaborant la stratégie qui les fasse triompher, la classe ouvrière dresse face à l’Etat bourgeois sa propre candidature au pouvoir”” (pag 10-11) [Daniel Bensaid, ‘Lénine, au delà des larmes’, Paris, 1970] [(2) ‘Ideologie allemande, éditions sociales, p. 97; (3) ‘La crise de la social-démocratie’, Editions La Taupe, p: 67; (4) Adam Schaff dans ‘L’Homme et la Société’ (n. 7); (5) Lénine, ‘Le Parti socialiste et le révolutionnarisme sans parti’ (tome 10, p. 75)]”,”LENS-266″
“BENSAÏD Daniel”,”Gli spossessati. Proprietà, diritto dei poveri e beni comuni.”,”Daniel Bensaïd insegna filosofia all’Università di Parigi VIII (Saint-Denis). Tra i protagonisti del maggio ’68, oggi è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Ha pubblicato diverse opere, alcune tradotte in italiano. “”I rapporti sociali “”non sono rapporti tra individuo e individuo””, ma tra operaio e capitalista, tra contadino e proprietario fondiario; ecc.: “”Cancellate questi rapporti, e distruggerete la società”” (28). Nella società capitalistica la proprietà non è dissociabile dall’appropriazione privata del pluslavoro altrui, in altre parole dallo sfruttamento. La società non è riducibile a un aggregato d’individui, o di “”lavoratori immediati””. E’ un rapporto tra classi sociali antagoniste. Ancora prima delle celebri frasi che aprono il ‘Manifesto del partito comunista’, redatte alla fine dello stesso anno (1847), nella ‘Miseria della filosofia’ delinea i termini generali del conflitto che muove la dinamica storica: “”Nel momento in cui la civiltà comincia, la produzione inizia a fondarsi sull’antagonismo degli ordini, delle caste, delle classi, e infine sull’antagonismo del lavoro accumulato e del lavoro immediato””. La conseguenza, in termini pratici, che trae da tutto questo è agli antipodi di quella proposta da Proudhon. Per quest’ultimo “”le coalizioni operaie”” sono nocive in quanto le corporazioni dell”ancien régime’, e il fatto che i lavoratori ne abbiano “”perso l’abitudine”” deve esser considerato un progresso (29). Per Marx, al contrario, questa massa di lavoratori, “”che costituisce già una classe di fronte al capitale ma non ancora in sé””, “”si costituisce in classe per sé”” associandosi e lottando insieme: “”Gli interessi che essa difende diventano interessi di classe. Ma la lotta di classe contro classe è una lotta politica””. Nell’articolo del 1865 scritto in occasione della morte di Proudhon, Marx riprende la sua critica iniziale delucidandola maggiormente. Nel frattempo, le sue tesi, lavorate nel cantiere de ‘Il Capitale’, si erano notevolmente precisate e irrobustite. Il titolo stesso del saggio del 1840 sulla proprietà “”già ne indicava l’insufficienza””: «La domanda era posta troppo impropriamente perché vi si potesse rispondere correttamente (…). La storia stessa si era preoccupata così di criticare rapporti di proprietà del passato. Quello che invece avrebbe dovuto costituire l’oggetto della trattazione di Proudhon erano i rapporti della moderna proprietà borghese. Alla domanda sulla natura di questi rapporti non si poteva rispondere se non con una analisi critica dell”economia politica’, la quale abbracciasse l’insieme di tali rapporti di proprietà, non nella loro espressione giuridica di rapporti di volontà, bensì nella loro forma reale di rapporti della produzione materiale». Quanto alla ‘Filosofia della miseria’, Marx rimprovera a Proudhon di aver condiviso «le illusioni della filosofia “”speculativa””: invece di considerare le categorie economiche come espressioni teoriche di rapporti di produzione storici, corrispondenti a un determinato grado di sviluppo della produzione materiale, la sua immaginazione le trasforma in idee eterne, preesistenti a ogni realtà» (30). Tale critica radicale sfocia nel rifiuto della definizione di “”proprietà”” in termini di “”furto””, che si limita a una concezione giuridica o moralistica dei rapporti di produzione: «le nozioni giuridiche del borghese sul ‘furto’ si applicano altrettanto bene ai suoi ‘onesti’ profitti. D’altra parte, poiché il furto, in quanto violazione della proprietà, ‘presuppone la proprietà’, Proudhon si impania in ogni sorte di nozione confusa e fantastica sulla vera proprietà borghese» (31). Invece di considerare la proprietà come una categoria giuridica illegittima, come la maggior parte dei socialisti dell’epoca, Marx l’analizza fin dall”Ideologia tedesca’ come “”un modo di relazione necessaria a uno stadio di sviluppo delle forze produttive”””” [Daniel Bensaïd, ‘Gli spossessati. Proprietà, diritto dei poveri e beni comuni’, Milano, 2009] [(28) Karl Marx, ‘Miseria della filosofia’, cit., pp. 361, 369, 401. In una lettera del 26 ottobre 1847, Engels riporta di aver detto a Louis Blanc che poteva considerare il libro di Marx contro Proudhon (‘Miseria della filosofia’) “”il nostro programma””; (29) Pierre-Joseph Proudhon, ‘Filosofia della miseria’, cit., p. 430; (30) Karl Marx, “”Lettera a Schweitzer””, trad. it., in Id., ‘Miseria della filosofia’, cit., pp 184-186; (31) Ivi, p. 185]”,”MADS-708″
“BENSAÏD Daniel”,”Marx, istruzioni per l’uso.”,”Daniel Bensaïd insegna filosofia all’Università di Parigi VIII (Saint-Denis). Tra i protagonisti del maggio ’68, oggi è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Ha pubblicato diverse opere, alcune tradotte in italiano. “”L’anno precedente alla prima edizione tedesca del ‘Capitale’, il biologo tedesco Ernst Haeckel, divulgatore di Darwin e appassionato di neologismi, fu il primo a utilizzare, nel 1866, il termine «ecologia». Troviamo tre occorrenze nella sua ‘Generelle Morphologie der Organismen’ (1866). Ecco come Haeckel definisce le relazioni tra gli organismi, tra l’economia umana e la natura: «Per ecologia intendiamo la scienza dei rapporti degli organismi con il mondo esterno, nel quale possiamo riconoscere in modo più ampio i fattori della lotta per l’esistenza». Marx non è un angelo ambientalista, un pioniere, senza sapere di esserlo, dell’ecologia. Per quanto non manchi di prendere parte all’entusiasmo produttivista del suo tempo, tuttavia non aderisce senza riserve alle «illusioni del progresso» denunciate qualche anno dopo da George Sorel. Fintanto che l’ambivalenza del progresso è determinata da un modo di produzione fondato sullo sfruttamento, progresso tecnico e progresso sociale non vanno necessariamente di pari passo. Al contrario, nel Libro I del ‘Capitale’ Marx scrive: «Ogni progresso nell’agricoltura capitalistica è un progresso non solo nell’arte di derubare l’operaio, ma nell’arte di derubare il suolo. Ogni progresso nell’incremento della sua fertilità per un certo periodo, è insieme un progresso verso la rovina delle sue sorgenti perenni» (1). Poiché «la produttività del lavoro è pure legata a condizioni naturali che non di rado diventano meno redditizie nella misura in cui la produttività – in quanto dipendente da condizioni sociali – aumenta. Di qui un movimento contraddittorio in queste diverse sfere: progresso in alcune, regresso in altre. Si consideri per esempio il puro e semplice influsso delle stagioni, da cui dipende la quantità della maggior parte delle materie prime, l’esaurirsi delle foreste, dei giacimenti di ferro e carbone, ecc.» (2). La silvicoltura fornisce un buon esempio della discordanza tra il tempo economico di rotazione del capitale e il tempo ecologico del rinnovamento naturale: «Il lungo tempo di produzione (…), e quindi la lunghezza dei suoi periodi di rotazione, fa della silvicoltura un ramo di industria privato e perciò capitalistico sfavorevole» (3). Cosciente delle pene della colonizzazione e delle mutilazioni del lavoro, Marx non vede dunque un autentico progresso che al di là del capitalismo: «Quando una grande rivoluzione sociale avrà preso possesso dei risultati dell’era borghese, dei mercati mondiali e delle forze moderne di produzione, e avrà sottoposto ogni cosa al controllo esercitato in comune da tutti i popoli più progrediti, solo allora il progresso dell’umanità cesserà di assomigliare a quell’orrenda divinità pagana, che beveva il nettare solo nei teschi dei nemici uccisi» (4). Un orrendo idolo pagano assetato di sangue! La denuncia dei miti del progresso è chiara e franca. E in attesa della grande rivoluzione sociale «tutti i progressi della civiltà, (…) ogni incremento delle forze produttive sociali (…) arricchiscono non l’operaio, ma il capitale. (…) Poiché il capitale è l’antitesi dell’operaio, quei progressi accrescono soltanto il potere oggettivo sul lavoro» (5). Sotto il segno del capitale, il progresso ideale non consiste alla fine che in un «cambiamento di forma di tale servitù» (6)”” [Daniel Bensaïd, ‘Marx, istruzioni per l’uso’, Varese, 2010] [(1) K. Marx, ‘Il Capitale’, Libro I, p. 655; (2) Ibid., Libro III, p. 332; (3) Ibid., Libro II, p. 303; (4) K. Marx, ‘New York Daily Tribune’, 25 giugno 1853; (5) K. Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, 1857-1858, cit., p.295; (6) K. Marx, ‘Il Capitale, Libro I, cit., p. 898] (pag 167-168-169)”,”MADS-709″
“BENSAÏD Daniel”,”Marx, l’intempestivo. Grandezze e miserie di un’avventura critica.”,”Daniel Bensaïd insegna filosofia all’Università di Parigi VIII (Saint-Denis). Tra i protagonisti del maggio ’68, oggi è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Ha pubblicato diverse opere, alcune tradotte in italiano. Massimiliano Tomba è ricercatore di filosofia politica presso l’Università di Padova. Ha pubblicato diversi saggi su Kant, Hegel, Marx e la riflessione posthegeliana- E’ autore di ‘Crisi e critica in Bruno Bauer’, Napoli, 2002 e di ‘La “”vera politica””. Kant e Benjamin: la possibilità della giustizia’, Roma, 2007. “”Se, a partire dal 1858, Marx respinge la “”concezione astratta del progresso””, facilmente confusa con l’abitudine e la routine, in che modo, allora, lo concepisce? Tutta la sua logica si oppone a una visione unilateralmente quantitativa. La riduzione dei rapporti umani alla freddezza dei rapporti monetari e la mera accumulazione di merci non possono costituire una prova di civiltà. Il solo sviluppo delle forze produttive, pur necessario, non costituisce una condizione sufficiente. I criteri maggiormente invocati sono più sociali che tecnici: i rapporti tra uomo e donna (nei ‘Manoscritti’ del 1844), la conquista di un tempo creativo liberato contro il tempo asservito e alienato del lavoro salariato (nei ‘Grundrisse’), l’arricchimento della specie e della personalità individuale attraverso lo sviluppo e la diversificazione dei bisogni. L’ordine cronologico non è garanzia di nulla. Per convincersene è sufficiente leggere le magnifiche pagine di Engels nella ‘Guerra dei contadini’. Nella storia reale, il vinto non ha obbligatoriamente torto e il vincitore non ha necessariamente ragione. Lo sguardo critico dell’oppresso sugli “”avvicendamenti”” del progresso sembra negare anche la missione civilizzatrice altrove riconosciuta al capitalismo. Tuttavia, scrive Marx, «Il problema è il seguente: può l’umanità adempiere il proprio destino senza che avvenga una rivoluzione fondamentale nei rapporti sociali dell’Asia? Se così non fosse, quali che siano stati i delitti commessi dall’Inghilterra, essa è stata lo strumento inconsapevole della storia nel suscitare quella rivoluzione. E allora, qualsiasi amarezza desti in noi lo spettacolo della disgregazione di un mondo antico, abbiamo il diritto, dal punto di vista storico, di esclamare con Goethe: “”Piangeremo come un danno, / ciò che dona voluttà / Forse Timur, il tiranno, / fatto vittime non ha?””» (61). La conclusione non lascia dubbi. D’altra parte l’atteggiamento di Marx davanti all’annessione del Texas e della California da parte degli Stati Uniti lo conferma. Come i «popoli senza storia» sono sacrificati al dinamismo delle nazioni storiche, così il colonialismo sarebbe parte, malgrado i suoi orrori, di una modernizzazione civilizzatrice. I partigiani dichiarati del colonialismo in seno alla II Internazionale, come David o Van Kol, hanno potuto trarne un argomento per giustificare il loro sostegno molto poco critico alle spedizioni imperialiste dell’inizio del secolo (62). Marx, tuttavia, esprime piuttosto un malessere davanti a una contraddizione non risolta. Il ruolo coloniale dell’Inghilterra sarà “”progressivo”” se, e solamente se, l’umanità non arriverà a rivoluzionarie i rapporti sociali in Asia. Allora, e solo allora, si potrà considerare che essa ha svolto questo ruolo, senza dimenticare che lo ha fatto attraverso il crimine”” [Daniel Bensaïd, ‘Marx, l’intempestivo. Grandezze e miserie di un’avventura critica’, Milano, 2007] [(61) Karl Marx, ”La dominazione britannica in India’, il Karl Marx Friedrich Engels, ‘Opere’, vol. 12, Roma, 1978, p. 135; (62) Cfr. Roman Rosdolsky, ‘Le problème des peuples sans histoire’ (inedito in francese). E’ importante ricordare che i testi di Marx ed Engels sono precedenti all’apparizione di ciò che Lenin, Rosa Luxemburg, Bucharin, Hilferding caratterizzarono come imperialismo moderno. Sui congressi della II Internazionale e la questione coloniale, cfr. Stuart Schramm e Hélène Carrère d’Encausse, ‘Le Marxisme et l’Asie’, Armand Colin, Paris, 1965] (pag 60-61) Da internet a proposito di Roman Rosdolsky: Entremonde 29/08/2015 Méthode dialectique : un gros malentendu ? ?http://dndf.org/?p=14372 Les raisons d’exhumer cet essai presque inconnu de Roman Rosdolsky dépassent de beaucoup l’intérêt et la pertinence de son contenu. La volonté, pourtant louable, d’attirer un peu l’attention, contre l’oubli dans lequel il est tombé, sur l’œuvre de cet auteur auquel on doit non seulement reconnaître le mérite d’avoir largement participé à la « découverte » et à la diffusion des Grundrisse, à partir des années 1960, mais aussi celui d’avoir écrit d’importantes contributions théoriques : en premier lieu le jamais réédité Genèse et structure du « Capital » de Marx, mais aussi ce Friedrich Engels et le problème des peuples « sans histoire », entre tous notable, et malencontreusement publié dans sa traduction italienne par un éditeur malheureux (Graphos, Gênes, 2005), cette volonté ne serait pas à elle seule suffisante. En réalité, ce qui nous intéresse le plus est de revenir sur la question de la dialectique et de la méthode dialectique, en la soustrayant à cet air d’évidence et de fausse familiarité qu’elle semble avoir, autant parmi ses rares partisans que ses nombreux ennemis. D’un côté, dans le cadre de la soi-disant « pensée critique » (lire : le crétinisme universitaire), la vogue post-moderne a prétendu classer une fois pour toutes l’aspiration marxiste au dépassement, avec l’équation dialectique = téléologie, en faveur d’une multitude de conceptions anti-dialectiques – nietzschéisme plus ou moins anarchisant, idéologie frenchy des micro-conflits (Foucault), du désir (Deleuze-Guattari) ou de l’événement (Badiou), ou encore, dans le meilleur des cas, des dialectiques repliées sur la négativité permanente (Adorno et Horkheimer) – qui sont autant de réformismes plus ou moins radicaux, tout comme le fut la pensée d’un autre champion oublié de l’anti-hégélianisme : ce Lucio Coletti de triste mémoire, d’abord partisan du PCI puis de Berlusconi, qui opposa l’ « opposition réelle » de Kant à l’unité des contraires hégélienne. D’un autre côté (le « nôtre », si on peut dire), si certains – en attendant des temps meilleurs – se sont contentés de ce que dans leur jeunesse on leur avait expliqué de la « négation de la négation », pour la plus grande gloire de la Doctrine éternelle, d’autres se sont réfugiés dans un hégéliano-marxisme ascétique, dans lequel le prolétariat est dissous dans l’automouvement du capital (ce qui, si possible, est encore pire).”,”MADS-710″
“BENSAÏD Daniel”,”Crisi di ieri e di oggi.”,”Con questo scritto Bensaïd ha introdotto un inedito di Marx [probabilmente si tratta del saggio introduttivo al volume di Marx ‘Les crises du capitalisme’, 2009, ndr] sulla crisi capitalistica. In questo testo Bensaïd descrive le linee di fondo della crisi attuale, utilizzando le categorie marxiane, riferendole all’attualità politica ed economica e facendo un parallelo con la Grande crisi del 1929. “”Tutti vogliono la concorrenza senza le conseguenze nefaste della concorrenza. Tutti vogliono l’impossibile, e cioè le condizioni di vita borghesi, senza le necessarie conseguenze di queste condizioni…”” scriveva già Marx in una lettera ad Annenkov”” (pag 3) “”La crisi, dunque, è quello che scriveva Marx: “”l’instaurazione con la forza dell’unità tra due momenti [produzione e consumo] promossi all’autonomia, ma che “”sono sostanzialmente una sola cosa””. La sua violenza è quella delle famiglie buttate sul lastrico per insolvenza, quella dei massicci licenziamenti, delle chiusure delle fabbriche e delle delocalizzazioni, dcelle file che si allungano davanti ai “”restos du coeur”” (mense per i poveri), dei senza-cas che crepano di freddo, dei piccoli risparmi a danno della salute”” (pag 5) Nota: Cervetto: volume ‘La questione dei tempi’ I tempi della NEP di Lenin “”Dal punto di vista del processo mondiale della riproduzione del capitale sociale la Rivoluzione d’Ottobre ha rappresentato una momentanea (nel tempo) e parziale (nello spazio) rottura dell’unità organica che esiste fra produzione e consumo. Nell’area russa del mercato mondiale veniva a determinarsi una isolata e violenta alterazione tra le condizioni della produzione e le condizioni della ripartizione nella formazione economico-sociale capitalistica. Significava forse che la teoria di Marx, per la quale la”” ripartizione degli oggetti di consumo è ogni volta soltanto conseguenza della ripartizione delle condizioni di produzione “”, non era più valida?”””,”ECOI-364″
“BENSAÏD Daniel”,”Passion Karl Marx. Les hiéroglyphes de la modernité.”,”Dalla bibliografia emerge che a noi manca ancora il volume X delle Editions Sociales: Correspondance. Volume 10, Janvier 1869-juin 1870. Stampato da internet http://www.socialismo-chileno.org/febrero/Biblioteca/Marx/correspondencia_tomo_X.pdf”,”MADS-715&#8243;
“BENSAÏD Daniel”,”Una lente impatience.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Photo, note, Chronologie, Un ordre d’idées, Collection dirigée par Nicole LAPIERRE,”,”TROS-074-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Un monde à changer mouvements et stratégies.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Présentation, note, Collection La Discorde,”,”TEOC-113-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Le nouvel internationalisme, contre les guerres impériales et la privatisation du monde.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Introduction, Post-scriptum, note, Bibliographie sommaire, Collection La Discorde,”,”TEOC-114-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Chi sono questi trotskisti? Storia e attualità di una corrente eretica.”,”BENSAÏD Daniel insegna filosofia all’università di Parigi VIII Saint Denis. Tra i protagonisti del maggio ’68 e dirigente della LCR francese. Direttore della rivista Contretemps. Salvatore CANNAVO’ dirigente dell’Associazione Sinistra Critica. Deputato del Prc. Vice direttore di ‘Liberazione’. ‘Stati Uniti socialisti d’Europa’ “”In un’intervista del settembre 1939 al ‘Daily Herald’ di Londra, Trotsky dichiarava di nuovo che la guerra mondiale era inevitabile. La rivoluzione spagnola era stata l’ultima opportunità di sfuggirle. “”La Seconda guerra mondiale è cominciata””, scrisse allora, poiché gli Stati Uniti non potranno tenersi in disparte nella lotta per l’egemonia mondiale. Ma la Germania arriva troppo tardi per la grande spartizione imperiale: “”La furia militare che si è impadronita dell’imperialismo tedesco si concluderà con una terribile catastrofe. Ma prima, molte cose saranno successe in Europa””. La conferenza d’emergenza riassume questi orientamenti: “”La causa immediata della guerra attuale è la rivalità tra i vecchi e i ricchi imperi coloniali (la Gran Bretagna e la Francia) e i saccheggiatori imperialisti arrivati in ritardo (la Germania e l’Italia)””. Questa guerra “”non è la nostra””. Alla difesa nazionale in nome dell’antifascismo, si oppongono la distruzione rivoluzionaria dello stato nazionale, la parola d’ordine degli Stati uniti socialisti d’Europa, l’appello alla fraternizzazione di classe tra i lavoratori in uniforme””. (pag 55-56)”,”TROS-091-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Moi, La Révolution. Remembrances d’une Bicentenaire Indigne.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Tra i protagonisti del maggio ’68 e dirigente della Lcr francese, è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Direttore della rivista Contretemps. Salvatore Cannavò, dirigente dell’Associazione Sinistra Critica, tra i protagonisti della stagione dei Social Forum, dal 2006 è deputato eletto nelle liste del Prc. É stato vicedirettore del quotidiano Liberazione, ed è direttore della rivista Erre.”,”FRAR-026-FL”
“BENSI Giovanni”,”Nazionalità in URSS. Le radici del conflitto.”,”Giovanni Bensi (nato a Piacenza nel 1938) è un giornalista italiano che lavora a Monaco di Baviera come redattore a Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL). l’emittente che, sotto la tutela del Congresso degli USA, trasmette nelle lingue dell’URSS e dell’Europa orientale. Egli è inoltre corrispondente del quotidiano Avvenire e dell’agenzia di notizie ADN Kronos. Slavista come formazione culturale (all’inizio degli anni ’60 ha studiato anche all’Università di Mosca), l’autore si è dedicato anche allo studio delle culture islamiche non arabe, particolarmente dell’Asia centrale, ed ha soggiornato ripetutamente in Pakistan e Afghanistan. Altre opere: L’incognita jugoslava, Mosca e l’eurocomunismo, La pista sovietica, Sachalin: Bafehl zum Mord, L’Afghanistan in lotta, Allah contro Gorbaciov.”,”RUSU-088-FL”
“BENSIMON Fabrice DELUERMOZ Quentin MOISAND Jeanne, a cura”,”””Arise Ye Wretched of the Earth””: The First International in a Global Perspective.”,”Contiene il saggio di Jürgen Herres, ‘Karl Marx and the IWMA Revisited’ (pag 299-311) “”Alzatevi, miserabili della terra”” Saggi di Fabrice Bensimon, Detlev Mares, Iorwerth Prother, Nicolas Delalande, François Jarrige, Quentin Deluermoz, Jürgen Schmidt, Jean Puissant, Marc Vuilleumier, Krzysztof Marchlewicz, Woodford McClellan, Carl Levy, Albert Garcia-Balañà, Jeanne Moisand, Horacio Tarcus, Michel Cordillot, Antony Taylor, Jürgen Herres, Samuel Hayat, Gregory Claeys, Antje Schrupp, Marianne Enckell, Mathieu Léonard L’ Associazione Internazionale dei Lavoratori (International Working Men’s Association – IWMA, AIL, AIT, Prima Internazionale), scese in lotta per l’emancipazione organizzando la solidarietà con le lotte operaie, gli scioperi e partecipando ai principali eventi sociali del periodo, ma fu costretta alla scissione nel 1872. Questo volume intende completare la mappatura della IWMA. I 24 contributi sono raggruppati in 3 parti. La prima tratta delle organizzazioni che precedettero la IWMA e sottolinea il ruolo centrale svolto da Londra. La seconda descrive le attività delle sezioni locali, studiando le loro radici locali e le loro connessioni con culture politiche transnazionali. La parte terza tratta dell’influenza di alcune personalità e delle ideologie costruite in base alle loro idee. Indice. Editors: Fabrice Bensimon, Quentin Deluermoz and Jeanne Moisand Chapter 1 Introduction Part 1 Organisation and Debates Chapter 2 The iwma and Its Precursors in London, c. 1830-1860, Author: Fabrice Bensimon, Pages: 21-38 Chapter 3 Little Local Difficulties? The General Council of the IWMA as an Arena for British Radical Politics, Author: Detlev Mares, Pages: 39-53 Chapter 4 The iwma and Industrial Conflict in England and France, Author: Iorwerth Prothero, Pages: 54-65 Chapter 5 Transnational Solidarity in the Making. Labour Strikes, Money Flows, and the First International, 1864-1872, Author: Nicolas Delalande, Pages: 66-88 Chapter 6 The iwma, Workers and the Machinery Question (1864-1874), Author: François Jarrige, Pages: 89-106 Chapter 7 The iwma and the Commune. A Reassessment, Author: Quentin Deluermoz, Pages: 107-126 Part 2 Global Causes and Local Branches Editors: Fabrice Bensimon, Quentin Deluermoz and Jeanne Moisand Chapter 8 Global Values Locally Transformed. The iwma in the German States 1864-1872/76, Author: Jürgen Schmidt, Pages: 129-143 Chapter 9 The iwma in Belgium (1865-1875), Author: Jean Puissant, Pages: 144-164 Chapter 10 The First International in Switzerland. A Few Observations, Author: Marc Vuilleumier, Pages: 165-180 Chapter 11 For Independent Poland and the Emancipation of the Working Class. The Poles in the iwma, 1864-1876, Author: Krzysztof Marchlewicz, Pages: 181-192 Chapter 12 Russians in the iwma. The Background, Author: Woodford McClellan, Pages: 193-206 Chapter 13 The Italians and the iwma, Author: Carl Levy, Pages: 207-220 Chapter 14 1871 in Spain. Transnational and Local History in the Formation of the fre-iwma, Author: Albert Garcia-Balañà, Pages: 221-237 Chapter 15 Revolutions, Republics and iwma in the Spanish Empire (around 1873), Author: Jeanne Moisand, Pages: 238-252 Chapter 16 The First International in Latin America, Author: Horacio Tarcus, Pages: 253-269 Chapter 17 Socialism v. Democracy? The iwma in the Usa, 1869-1876, Author: Michel Cordillot, Pages: 270-281 Chapter 18 Sectarian Secret Wisdom? and Nineteenth-Century Radicalism. The iwma in London and New York, Author: Antony Taylor, Pages: 282-296 Part 3 Actors and Ideologies, Editors: Fabrice Bensimon, Quentin Deluermoz, and Jeanne Moisand Chapter 19 Karl Marx and the iwma Revisited, Author: Jürgen Herres, Pages: 299-312 Chapter 20 The Construction of Proudhonism within the iwma, Author: Samuel Hayat, Pages: 313-331 Chapter 21 Professor Beesly, Positivism and the International. The Patriotism Question, Author: Gregory Claeys, Pages: 332-342 Chapter 22 Bringing Together Feminism and Socialism in the First International. Four Examples, Author: Antje Schrupp, Pages: 343-354 Chapter 23 Bakunin and the Jura Federation, Author: Marianne Enckell, Pages: 355-365 Chapter 24 Carlo Cafiero and the International in Italy. From Marx to Bakunin, Author: Mathieu Léonard, Pages: 366-378″,”INTP-096″
“BENSING Manfred”,”Thomas Müntzer.”,”Riformatore tedesco, monaco agostiniano (1467-1525) aderì alla Riforma nel 1519-20 passando presto a posizioni radicali. Respinta l’ organizzazione sociale ed ecclesiastica in nome di un ‘battesimo interiore’ dello Spirito Santo, tentò di creare in Sassonia una ‘comunità di santi’, e si unì poi ai contadini insorti trasformando la loro rivolta in un moto millenaristico. Sconfitto a Frankenhausen fu catturato e decapitato. Scrisse ‘Sermone ai principi di Sassonia sullo spirito di rivolta’ (1524) (EUG).”,”RELP-017″
“BENSOUSSAN Georges”,”L’eredità di Auschwitz. Come ricordare?”,”Georges Bensoussan, nato in Marocco nel 1952, insegna Storia a Parigi e ha pubblicato Génocide pour mémoire.”,”STOx-078-FL”
“BENSUSSAN Gerard LABICA Georges a cura; elenco autori delle voci: Marc ABELES Tony ANDREANI Paul -Laurent ASSOUN Beatrice AVAKIAN Elisabeth AZOULAY Gilbert BADIA Etienne BALIBAR Francoise BALIBAR Gerard BENSUSSAN Ghyslaine BERNIER Jacques BIDET Gerard BRAS Suzanne de-BRUNHOFF Christine BUCI-GLUCKSMANN Jean-Luc CACHON Guy CAIRE Lysiane CARTELIER Jorge CASTANEDA Serge COLLET Jean-Francois CORALLO Olivier CORPET Jean Pierre COTTEN Bernard COTTRET Alastair DAVIDSON Jean-Pierre DELILEZ André et Francine DEMICHEL Marcel DRACH Martine DUPIRE Victor FAY Osvaldo FERNANDEZ-DIAZ, Francoise GADET René GALLISSOT Jean-Marc GAYMAN Maurice GODELIER Alain GUERREAU Jacques GUILHAUMOU Jacques GUILHAUMOU Jean GUINCHARD Enrique HETT Nadya LABICA Philippe de-LARA Marie-Claire LAVABRE Christian LAZZERI Jean-Yves LE-BEC Jean-Jacques LECERCLE Dominique LECOURT Victor LEDUC Jean-Pierre LEFEBVRE Alain LIPIETZ Michael LOWY Pierre MACHEREY Michael MAIDAN Lilly MARCOU Francois MATHERON Solange MERCIER-JOSA Philippe MERLE Jacques MICHEL Maurice MOISSONNIER Gerard MOLINA Mohamed MOULFI Zdravko MUNISIC Sami NAIR Jean-Michel PALMIER Michel PATY Hugues PORTELLI Pierre RAYMOND Catherine REGULIER Henry REY Jean ROBELIN Maxime RODINSON Jean-Maurice ROSIER Elisabeth ROUDINESCO Pierre SEVERAC Gerald SFEZ Danielle TARTAKOWSKY Nicolas TERTULIAN Bruno THIRY André TOSEL TRINH VAN THAO Yves VARGAS René ZAPATA”,”Dictionnaire critique du marxisme.”,”elenco autori delle voci: Marc ABELES Tony ANDREANI Paul -Laurent ASSOUN Beatrice AVAKIAN Elisabeth AZOULAY Gilbert BADIA Etienne BALIBAR Francoise BALIBAR Gerard BENSUSSAN Ghyslaine BERNIER Jacques BIDET Gerard BRAS Suzanne de-BRUNHOFF Christine BUCI-GLUCKSMANN Jean-Luc CACHON Guy CAIRE Lysiane CARTELIER Jorge CASTANEDA Serge COLLET Jean-Francois CORALLO Olivier CORPET Jean Pierre COTTEN Bernard COTTRET Alastair DAVIDSON Jean-Pierre DELILEZ André et Francine DEMICHEL Marcel DRACH Martine DUPIRE Victor FAY Osvaldo FERNANDEZ-DIAZ, Francoise GADET René GALLISSOT Jean-Marc GAYMAN Maurice GODELIER Alain GUERREAU Jacques GUILHAUMOU Jacques GUILHAUMOU Jean GUINCHARD Enrique HETT Nadya LABICA Philippe de-LARA Marie-Claire LAVABRE Christian LAZZERI Jean-Yves LE-BEC Jean-Jacques LECERCLE Dominique LECOURT Victor LEDUC Jean-Pierre LEFEBVRE Alain LIPIETZ Michael LOWY Pierre MACHEREY Michael MAIDAN Lilly MARCOU Francois MATHERON Solange MERCIER-JOSA Philippe MERLE Jacques MICHEL Maurice MOISSONNIER Gerard MOLINA Mohamed MOULFI Zdravko MUNISIC Sami NAIR Jean-Michel PALMIER Michel PATY Hugues PORTELLI Pierre RAYMOND Catherine REGULIER Henry REY Jean ROBELIN Maxime RODINSON Jean-Maurice ROSIER Elisabeth ROUDINESCO Pierre SEVERAC Gerald SFEZ Danielle TARTAKOWSKY Nicolas TERTULIAN Bruno THIRY André TOSEL TRINH VAN THAO Yves VARGAS René ZAPATA”,”MAES-024″
“BENTE Hermann BUCHARIN Nikolaj I., a cura di Alfredo SALSANO”,”Inefficienza economica organizzata. L’economia burocratizzata nella Germania di Weimar.”,”Hermann Bente (1896-1970) studiò a Berlino, Amburgo e Kiel. Redattore capo dell’importante rivista Weltwirtschaftliches Archiv dal 1923 al 1933, divenne nel 1930 Privatdozent presso l’Università di Kiel. Successivamente Professore ordinario a Kiel e a Berlino, nel 1947 fu chiamato come Gastprofessor all’Università di Colonia. Nikolaj I. Bucharin (1888-1938) aderì diciottenne al bolscevismo e nel 1917 fu tra i protagonisti della rivoluzione di Ottobre. Apprezzato da Lenin nonostante divergenze che vertevano essenzialmente sul ruolo dello Stato, ne difese strenuamente la Nuova Politica Economica, opponendosi a Stalin. Allontanato dalle sue cariche nel 1929, finì processato e condannato a morte.”,”BUCD-002-FL”
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il libro dei sofismi.”,”Quello di BENTHAM, intellettuale radicale, è un classico del liberalismo dell’ 800, E’ una rassegna dei luoghi comuni del conservatorismo ma insieme una critica dell’ “”anarchia giacobina””, una derisione dei dogmi del vecchio costituzionalismo, ma insieme anche degli slogan giusnaturalisti.”,”TEOP-169″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il libro dei sofismi.”,”E’ una rassegna dei luoghi comuni del conservatorismo ma insieme una critica all’ ‘anarchia giacobina’, una derisione dei dogmi del vecchio costituzionalismo e degli slogans del giusnaturalismo. Quello di BENTHAM, intellettuale radicale, è un classico del liberalismo dell’ 800, E’ una rassegna dei luoghi comuni del conservatorismo ma insieme una critica dell’ “”anarchia giacobina””, una derisione dei dogmi del vecchio costituzionalismo, ma insieme anche degli slogan giusnaturalisti.”,”FILx-023″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il catechismo del popolo.”,”Disobbedienza patente o violenta eguale a rivolta. “”Come è l’ obbedienza degli individui a costituire lo stato di sottomissione, così è la loro disobbedienza che deve costituire uno stato di rivolta. Ha dunque, ogni atto di disobbedienza, questo effetto? Non è certo possibile sosten ere questa tesi, ché altrimenti non sarebbe dato trovare in nessun luogo qualcosa di somigliante ad un regime politico. Ecco dunque uno o due distinzioni che spontaneamente si presentano. La disobbedienza si può distinguere in consapevole o inconsapevole, e ciò tanto in relazione alla legge quanto in relazione al fatto. Si riconoscerà, credo, facilmente, che la disobbedienza inconsapevole in relazione ad entrambi non costituisce rivolta. La disobbedienza consapevole rispetto ad entrambi, poi, può esser distinta in disobbedienza coperta o disobbedianza patente; o, in altri termini, fraudolenta o violenta. Si riconoscerà pure, credo, che disobbedienza semplicemente fraudolenta non costituisce rivolta.”” (pag 46-47)”,”TEOP-223″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Rosanna PETRILLO”,”Teoria delle finzioni.”,”La PETRILLO è dottore di reicerca in filosofia. Si occupa di filosofia americana. Ha pubblicato un saggio su William James (1997).”,”FILx-260″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il catechismo del popolo.”,”””Una critica esplicita del razionalismo etico sarà fatta da Bentham nell”Introduzione’ del 1789, sulla scia di Hume, seppure coinvolgendo lo stesso Hume nell’accusa di apriorismo. Ma il criterio dell’utilità è già delineato nel ‘Frammento’ del ’76, insieme con la formula della massima felicità del maggior numero”” (pag 10) (introduzione di Lia Formigari)”,”TEOP-023-FV”
“BENTHAM Jeremy, a cura di Michel FOUCAULT e Michelle PERROT”,”Panopticon, ovvero la casa d’ispezione.”,”L’idea del ‘Panopticon’ era nata intorno al 1790: si trattava di risolvere l’eterna questione del sovraffollamento delle carceri e di opporre una soluzione efficace alla deportazione delle colonie. L’epoca è quella delle grandi speranze in Inghilterra: il suffragio universale, il comunismo agrario, la rigenerazione dell’umanità attraverso l’educazione. Ma il progetto di J. Bentham, padre del radicalismo inglese, non è solo un tentativo di riforma bensì la visualizzazione di quello che si rivelerà presto il problema centrale del liberalismo nascente (…). C’è più che una continuità, fra il progetto di Bentham (fare della prigione una fabbrica) e quello dell’ingegnere Taylor (fare della fabbrica una prigione), con una mano d’opera di conseguenza docile ed obbiedente (dalla quarta di copertina) Michelle Perrot, professore a Parigi VII, si è occupata di storia sociale. Michel Foucault, professore al College de France, ha pubblicato tra l’altro ‘Storia della follia’ (1961).”,”TEOS-024-FV”
“BENTIVEGNA Vincenzo; VIANELLO Mino”,”La questione della rendita urbana nella teoria marxista contemporanea (Bentivegna); Statistica, ricerca e organizzazione. Sul fondamento del partito del socialismo scientifico (Vianello).”,”Nota 9, Nota 11, Nota 13, Nota 14 “”Nota (9) Nella Lettera del 4 novembre 1864 Marx sottolinea il ruolo della «discussione» per la crescita del proletariato («Per il trionfo delle idee esposte nel ‘Manifesto…’ si deve contare solamente ed esclusivamente sullo sviluppo intellettuale della classe operaia quale deve scaturire dall’azione unitaria e dalla discussione»). Discussione su che cosa? E che tipo di discussione? E’ evidente che Marx pensa ad una comprensione «scientifica» della realtà da parte del proletariato, cui deve arrivare con l’aiuto del partito; Nota (11) Non occorre richiamare il noto passo del ‘Manifesto’: «Il partito ha sopra il resto del proletariato il vantaggio della sua chiara visione delle condizioni, della marcia e dei risultati generali del movimento proletario». Vedi su questo punto quanto Lukács dice a proposito della Luxemburg in ‘Storia e coscienza di classe’: il partito è chiamato ad essere «il cervello» della missione storica del proletariato. Tale posizione è stata esplicitata per la prima volta nel 1901 da Kautsky in «Akademiker und proletarier», in Neue Zeit (17 aprile) che è la fonte del ‘Che fare?’ di Lenin; Nota (12) E’ opportuno qui richiamare l’attenzione sulla profondità dell’intuizione di Lenin relativamente al «centralismo democratico». Lasciando da parte ciò che quella formula ha potuto indicare in certe situazioni, essa parte dal presupposto che il potere non è un fenomeno a somma zero: che, cioè, se il potere della base aumenta non per questo di altrettanto diminuisce il potere del vertice. Tale intuizione è stata verificata nella ricerca empirica: in effetti, le organizzazioni migliori non sono quelle in cui il vertice ha poco potere, bensì quelle in cui il vertice esercita molto potere, è vigoroso ed aggressivo, ma al tempo stesso stimola la partecipazione della base. Ma tale partecipazione della base presuppone la comprensione da parte di questa della strategia del vertice, strategia che deve esser fissata sulla base dell’analisi della congiuntura: ed ecco di nuovo l’importanza di potare la ricerca alle masse, di abituarle all’analisi metodica, a ragionare sui fatti; Nota (13) Qualcuno obietterà che adottare un programma del genere, che condiziona l’azione all’analisi (come pure l’analisi all’azione) significherebbe spostare nel tempo l’instaurazione del socialismo. Vale la pena di ricordare al riguardo la risposta che Marx diede a Shapper, minoritario nel seno della Lega dei comunisti (1850): «La minoranza sostituisce un punto di vista dogmatico ad uno critico e l’idealismo al materialismo. Per essa, la forza motrice della rivoluzione è semplicemente la forza di volontà, non le condizioni reali. Noi, al contrario, diciamo agli operai: “”Passeranno cinque, venti, cinquanta anni di guerre civili e di lotte popolari non soltanto per cambiare le condizioni, ma anche perché cambiate voi e possiate essere capaci di gestire il potere politico!. Ed essi ci rispondono: “”Se non possiamo prender subito il potere, è meglio che ce ne andiamo a dormire””» (K. Marx, Enthüllungen über den Kommunistenprozess zu Köln’, Berlin, Vorwarts, 1914, pp. 52-53); Nota (14) Non figurava forse tra i compiti del Comitato centrale nello ‘Statuto provvisorio dell’Associazione internazionale dei lavoratori’, redatto da Marx nell’ottobre del 1864, che «si faccia simultaneamente e sotto una direzione comune un’inchiesta sullo stato sociale dei diversi paesi d’Europa»? E non preparò Marx stesso un questionario, che ci è pervenuto, anche se le informazioni con esso raccolte sono andate smarrite? Lo stesso Marx, in vista di tale inchiesta, aveva avanzato una richiesta nell’agosto del 1866 ai delegati del Comitato centrale provvisorio che si provvedesse a fare «(una statistica delle condizioni delle classi operaie di tutti i paesi preparata dagli operai stessi». Del resto, il suo punto di vista circa la posizione dei comunisti verso il proletariato è bene espresso nella ‘Miseria della filosofia’: «Allo stesso modo che gli economisti sono i rappresentanti scientifici della classe borghese, così i socialisti e i comunisti sono i teorici della classe proletaria» (MEGA, vol. VI, p. 191). Il termine ‘théoriciens’ non significa «filosofi sociali», bensì «scienziati» nel senso moderno del termine: cioè, coloro che, partendo da determinati presupposti teorici (e di valore), verificano nella realtà le ipotesi che ne hanno derivate)”” [(in) Mino Vianello, ‘Statistica, ricerca e organizzazione. Sul fondamento del partito del socialismo scientifico’, Critica marxista, n. 4, 1980] In merito alle citazioni dell’autore: Karl Kautsky: Marxism, Revolution, and Democracy John Hans Kautsky, Karl Kautsky, Transaction Publishers, 1924 – 256 pagine [Following the generation of Marx and Engels, Karl Kautsky was the leading theorist, interpreter, and popularizer of Marxism. In numerous publications he fought against Eduard Bernstein’s revisionism and Rosa Luxemburg’s radicalism. In the last two decades of his life he was a bitter enemy of Leninism. “”Karl Kautsky: Marxism, Revolution, and Democracy “”consists of six chapters about Karl Kautsky, all written by his grandson. It includes specialized studies of certain aspects of the theorist’s political thought as well as his role in politics. The chapters cover such topics as the divergent views of Lenin and Kautsky on the role of intellectuals in the labor movement, Kautsky’s complex concept of revolution as it emerges notably from his book “”The Road to Power, “”and Kautsky’s thoughts on imperialism. An introductory essay explores the consistency of Kautsky’s ideas and comments on his relevance today. The recent demise of communism in the Soviet Union again brings the question of the relation between communism and Marxism to the forefront of political theory. Kautsky’s essays shed new light on this controversial and timely subject. “”Karl Kautsky: Marxism, Revolution, and Democracy “”will be an important resource for scholars of political science, political theory, sociology, and European history] (in carrello Abobooks Uk, 14.10.2018) Karl Kautsky Die Intelligenz und die Sozialdemokratie (1895) Quelle: Die Neue Zeit, Jg. XIII, 1894/95, 2. Hb., Heft 27, S. 10–16, Heft 28, S. 43-48 u. Heft 29, S. 74-80. Transkription: Keith O Brien (modernisierte Rechtschreibung). HTML-Markierung: Einde O’Callaghan für das Marxists’ Internet Archive. Die Neue Zeit. Jg. XIII, 1894/95, 2. Hb., Heft 27, S. 10-16 K. Marx, Enthüllungen über den Kommunistenprozess zu Köln’, Berlin, Vorwarts, 1914, pp. 52-53 (trovato reprint in Abobooks uk)”,”MADS-001-FB”
“BENTON Gregor”,”China’s Urban Revolutionaries. Explorations in the History of Chinese Trotskyism, 1921-1952.”,”BENTON Gregor è un esperto del movimento rivoluzionario cinese. Insegna storia e antropologia prima nell’Università di Amsterdam e poi alla Leeds University”,”MCIx-042″
“BENTON Gregor”,”Chinese Migrants and Internationalism. Forgotten histories, 1917-1945.”,”BENTON Gregor è professore di storia cinese alla Cardiff University “”Chinese volunteers participated in key events if the revolution, including the storming of the Winter Palace and the Kremlin. Motivated (according to one Russian historian) “”by a combination of ideology and material interest””, they became “”staunch soldiers of the revolution””. According to Cai Yunchen, Chiang Kai-shek’s emissary to Moscow in 1929, Russian considered them ‘brave fighters but cruel’. After the Civil War, more than 70 Chinese veterans joined Lenin’s personal bodyguard, and several graduated from military schools in the 1920’s”” (pag 24)”,”MCIx-063″
“BENTON Gregor”,”China’s Urban Revolutionaries. Explorations in the History of Chinese Trotskyism. 1921-1952.”,”Gregor Benton is an internationally recognized expert on the theory of China’s revolutionary movements, about which he has published numerous books and articles. He taught history and anthropology at the university of Amsterdam before moving to Leeds University. Introduction, Appendix; I) Chen Duxiu and the Trotskysts by Zheng Chaolin, II) Interviews with Wang Fanxi on Tang Baolin’s History of Chinese Trotskyism, III) Biographical List, index.”,”MCIx-010-FL”
“BENTON Gregor”,”China’s Urban Revolutionaries. Explorations in the History of Chinese Trotskyism. 1921-1952.”,”BENTON Gregor è un esperto del movimento rivoluzionario cinese. Insegna storia e antropologia prima nell’Università di Amsterdam e poi alla Leeds University Gregor Benton is an internationally recognized expert on the theory of China’s revolutionary movements, about which he has published numerous books and articles. He taught history and anthropology at the university of Amsterdam before moving to Leeds University. Introduction, Appendix; I) Chen Duxiu and the Trotskysts by Zheng Chaolin, II) Interviews with Wang Fanxi on Tang Baolin’s History of Chinese Trotskyism, III) Biographical List, index. introduzione note appendici :I) Chen Duxiu and the Trotskysts by Zheng Chaolin, II) Interviews with Wang Fanxi on Tang Baolin’s History of Chinese Trotskyism, III) Biographical List, indice nomi argomenti località Lenin e Trotsky sui tempi della doppia rivoluzione russa (pag 191-193) “”Clearly the Russian Revolution of 1917 unfolded precisely in accordance with Trotsky’s formula of permanent revolution. Here I should add that the differences and disputes that arose between Lenin and Trotsky before the Revolution of 1917 evaporated after it, when the views of the two men tended to converge. … finire”,”MCIx-001-FC”
“BENVENUTI Francesco”,”Storia della Russia contemporanea 1853-1996.”,”Francesco BENVENUTI è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Univ di Bologna. E’ autore di diversi saggi sulla storia dell’URSS tra i quali: -The Bolsheviks and the Red Army. 1983 -Fuoco sui sabotatori. Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938. ROMA. 1988 -Il sistema di potere dello stalinismo. MILANO.1988 con Silvio PONS”,”RUSx-030″
“BENVENUTI Francesco PONS Silvio”,”Il sistema di potere dello stalinismo. Partito e Stato in URSS 1933 – 1953.”,”La prima parte del volume (capitoli I,II,III) è opera di Francesco BENVENUTI, la seconda (capitoli I,II,III,IV) è opera di Silvio PONS. Le due parti sono frutto delle ricerche svolte dagli autori in modo autonomo e indipendente. F. BENVENUTI si è laurato in Lettere Moderne nel 1974, presso l’Università di Firenze. Dal 1979 insegna ‘Storia dell’ Unione Sovietica’ presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università di Bologna, dove è Professore associato. E’ membro del comitato scientifico di ‘Studi storici’. S. PONS si è laureato in Lettere Moderne nel 1980 presso l’ Università di Firenze. Nel 1987 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca, al termine di un dottorato in Storia della società europea presso le Università di Pisa e di Firenze. E’ autore di saggi sul sistema politico sovietico nel periodo staliniano e negli anni della destalinizzazione. Collabora a ‘Studi storici’ e a ‘Passato e presente’.”,”RUSU-101″
“BENVENUTI Francesco; progetto e direzione di Orazio PUGLIESE”,”Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del partito comunista italiano. III. 1956-1964.”,”Togliatti per la creazione di un’ Europa centrale. “”Si è creata in Europa occidentale, grazie alla guerra fredda, una struttura politica reazionaria. E’ stata attribuita una funzione di direzione al militarismo tedesco, rinato nella Germania di Bonn e di Adenauer. Il militarismo francese ha soppresso le principali manifestazioni di vita democratica e anche esso nutre sogni di espansione e di egemonia. (…)””. (pag 201, Togliatti) “”La Repubblica democratica tedesca è ormai entrata nella storia d’ Europa a bandiere spiegate, come libero stato socialista. Noi le rivolgiamo il saluto degli operai de del popolo italiano. La sua esistenza dice a noi, comunisti, che la classe operaia tedesca ha riconquistato la sua posizione di avanguardia di tutto il popolo ed è garanzia, per la nazione italiana, che la minaccia del militarismo tedesco non incomba più su di noi come nel passato, perché nella Germania stessa abbiamo un potente alleato per respingerne e spezzarne la tracotanza. Sia trattata la questione dell’ unità della Germania tenendo conto di questa realtà. Non si respingano, ma si accolgano e si appoggino le proposte per la creazione dell’ Europa centrale, come primo passo, di zone di disarmo atomico e di disarmo totale. Altrimenti non si lavora per la distensione e per la pace.”” (pag 205, Togliatti)”,”PCIx-189″
“BENVENUTI Gino”,”Storia della Repubblica di Genova.”,”Cita nella bibliografia: G. PISTARINO G. FAINA, Fasti del più grande porto italiano, Tuttitalia, Sansoni-De Agostini, 1962 “”La spedizione in Sicilia del 1194 aveva coinciso con la crisi del Consolato e l’ avvento del Podestà. Se il tardivo schieramento con Enrico VI pose termine, anche per le negative conseguenze, alla politica filoimperiale, la nuova forma di governo iniziò un periodo ricco di trasformazioni e apportatore di stabilità politica ed economica. Furono sicuramente le divisioni e le lotte interne a provocare l’ evoluzione costituzionale. Per quasi tutto il XII secolo il Consolato era stato esercitato dai rappresentanti della vecchia classe viscontile e avvocatizia e della classe mercantesca, i quali tutelavano gli interessi del Comune, ma non mancavano di incrementare anche i propri, specialmente nelle ‘compere”” comunali fatte per risanare il bilancio finanziario. Proprio perché alle cariche consolari erano legati vasti interessi, le contese tra i diversi gruppi sociali interni ed esterni si erano andate facendo sempre più frequenti e pericolose. In questa precaria situazione politica, che non tardò a mettere in crisi l’ istituto consolare, fu più che logica una evoluzione costituzionale, come era avvenuto in altre città italiane. La nomina di un Podestà, che accentrasse i più larghi poteri e che fosse forestiero per estraniarlo dal gioco degli interessi cittadini, fu voluta soprattutto dal ceto medio, quello commerciale e mercantile, che era stato sempre escluso dalle cariche maggiori e più redditizie. Questo ceto, più che le sue fazioni guelfa e ghibellina, le quali allora non rappresentavano in Genova dei veri e propri partiti politici, fu, quasi sicuramente, il protagonista del passaggio dal Consolato cittadino al Podestà forestiero, realizzato allo scopo di frenare la decadenza morale in atto da diversi decenni. Il primo Podestà forestiero fu, nel 1191, Manegoldo di Tetocio, proveniente dalla guelfa Brescia.”” (pag 59)”,”LIGU-055″
“BENVENUTI Gino”,”Le repubbliche marinare. Amalfi, Pisa, Genova e Venezia.”,”Gino Benvenuti, pisano, ha svolto un’intensa attività di storico e giornalista. È autore di una ventina di opere, tra cui numerose monografie suite città marinare italiane, argomento per il quale è considerato il più autorevole studioso italiano. Ha collaborato a molte riviste. Tra cui ricordiamo “”Vetro”” e gli “”Acta Historica”” della Società Accademica Dacoromana. E’ stato presidente dell’Accademia dell’Ussero di Arti. Lettere e Scienze di Pisa, e del Comitato Pisano della Società Dante Alighieri. In questo volume rivive la memoria delle repubbliche marinare, le celebri città-Stato che con le loro gesta squarciarono le tenebre elei cosiddetti “”secoli bui””. Le loro imprese aprirono nuove vie ai traffici marinimi, le loro libere istituzioni precorsero i tempi. le correnti artistiche e giuridiche a cui diedero origine portarono civiltà ai popoli del continente europeo. I.e quattro repubbliche vissero ricche e potenti per dieci senili, dall’alto Medioevo all’epoca moderna: se infatti Amalfi. Pisa e Genova combatterono e sconfissero l’espansionismo islamico.Venezia, oltre ad impadronirsi delle terre dell’Adriatico e dell’Egeo. combatte con onore la battaglia per la liberta d’Italia””. Ila scritto il granile storico Gioacchino Volpe che bisogna andare alla ricerca delle sorgenti per entrare nel grande fiume della Storia. Ebbene, queste furono le sorgenti di quattro culture mediterranee che e necessario conoscere per capire il cammino dell’Europa. I.e repubbliche marinare sono state le antesignane della civiltà comunale e rinascimentale, e hanno fornito gli uomini e le energie per l’espansione europea. da Marco Polo a Cristoforo Colombo. Il libro ne ripercorre la storia, dalle lontane origini al tramonto, pochi decenni prima della nascita dell’Italia unitaria. “”Alla riorganizzazione dell’ armata orientale fece seguito un patto di alleanza con il duca di Milano, che era anche signore di Genova, per la comune difesa dei possimenti d’ oltremare. Il patto, concluso insieme a Firenze governata da Lorenze de’ Medici, nello spirito della pace lodigiana del 1454, rimase, però, lettera morta per il disinteresse dei contraenti. La Serenissima non riuscì ad ottenere dal sultano la pace desiderata, ma soltanto una interessata tregua d’armi. Fu sicuramente in forza di questa tregua che l’ armata turca attaccò, nel giugno del ’75, i domini genovesi del Mar Nero, conquistando Caffa, Tana e altre località della Crimea. (…)”” (pag 228) “”Durante la seconda fase della guerra in Oriente, Venezia si era mantenuta in posizione ambivalente tra gli Stati italiani, cercando di svolgere opera di mediazione e di contenimento. Tra una alleanza e l’ altra la sua diplomazia aveva agito con alquanta spregiudicatezza; ma di fronte all’ intesa tra Lorenzo de’ Medici e Ferdinando di Napoli dovette prendere una decisa posizione a lato del pontefice Sisto IV (Francesco della Rovere di Celle Ligure) e del suo nipote Girolamo Riario, che intendeva crearsi una Signoria ai danni di Ercole d’Este, duca di Ferrara. Da diversi lustri gli Estensi si erano ripresi il Polesine, interrompendo la continuità territoriale del dominio veneziano, estendendosi fino a Ravenna e contrallando il transito padano.”” (pag 229)”,”ITAG-159″
“BENVENUTI Nicola”,”Marxismo e socialismo in Germania nel primo dopoguerra.”,”KPD fondata a capodanno del 1919. “”Si tratta di una ricostruzione che intende integrare lo studio sopra ricordato e chiarire imprecisioni e giudizi sommari sull’attività del teorico tedesco rimarcando, implicitamente, l’originalità del suo pensiero rispetto a quello di Kautsky. La prima questione riguarda l’origine della concezione del “”capitalismo organizzato”” come fondamento della transizione al socialismo. A partire dal libro di Gottschalch sul pensiero di Hilferding, si rimanda a questo proposito all’articolo dell’ottobre del 1915 ‘Arbeitsgemeinschaft der Klassen’ in cui Hilferding esaminava la possibilità che invece del socialismo si affermasse come stadio successivo al capitalismo finanziario “”una società a economia organizzata, certo, ma organizzata in modo autoritario, non democratico, al cui vertice starebbero i poteri unificati dei monopoli capitalistici e dello Stato, sotto i quali le masse lavoratrici si articolerebbero come funzionari (Beamte) della produzione””. Come è stato sottolineato, questa analisi era incentrata sulla ristrutturazione dei rapporti sociali attraverso l’economia di guerra organizzata dallo Stato; per questa, Hilferding poteva richiamarsi alle entusiastiche adesioni all’interventismo statale da parte sia di esponenti del socialismo che di sociologhi ed economisti borghesi tra cui il direttore del prestigioso “”Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik””, Edgard Jaffé, che aveva definito la nuova situazione come “”militarizzazione”” dell’economia attribuendogli valore di “”fase di transizione verso nuove finalità e vincoli di solidarietà””. (pag 404) Rifiuto da parte di Hilferding della teoria del crollo (pag 408)”,”MGER-090″
“BENVENUTI Francesco”,”Lenin, la Prussia e l’ America.”,”””In un passo dell’inizio del 1913 si riferisce ancora all’incapacità strutturale del capitalismo, anche di quello americano, di realizzare una piena eguaglianza, come dimostra la questione nera. Ed ecco una precisazione, in uno spirito analogo, che potrebbe attagliarsi anche all’America: ‘…il sistema democratico è uno degli ordinamenti borghesi, l’ordine borghese più puro e perfezionato, dove accanto alla massima libertà, larghezza, chiarezza della lotta di classe si osserva il massimo di furbizia, manovra, inganni, influenza ideale della borghesia sugli schiavi salariati con lo scopo di distoglierli dalla lotta contro la schiavitù salariata.’ Qui Lenin ricorda che anche la democrazia borghese più avanzata si riduce a un insieme di marchingegni manipolativi della coscienza popolare, che non configurano una situazione propriamente democratica. Nell’aprile del 1914, poi, se ne esce con un giudizio sconcertante per chi ricordi la sua tradizionale opinione sugli ordinamenti politici ed economici inglesi: “”in Inghilterra si sono conservati, grazie alla codardia della borghesia, tutta una serie di privilegi e istituzioni dei signori ‘pomeshchik’ pre-borghesi, medievali””. L’Inghilterra come la Prussia, allora?”” (pag 102-103) Tkacev o Tkachev (pag 38-39) Europeizzazione (pag 54) Parallelo storico Russia Germania (pag 98)”,”LENS-180″
“BENVENUTI Nicola; testi di KAUTSKY PARVUS ELM LEGIEN e altri documenti”,”Partito e sindacati in Germania (1890-1914).”,”BENVENUTI Nicola laureato nel 1975 (Firenze, Lettere e filosofia) con una tesi sul movimento operaio tedesco, è stato borsista presso la Fondazione Feltrinelli e poi presso la Fondazione Basso. Dal 1978 insegna storia contemporanea nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Pisa. Ha scritto saggi sulla rivista ‘Movimento operaio e socialista’.”,”MGEx-209″
“BENVENUTI Francesco BERTOLISSI Sergio GUALTIERI Roberto PONS Silvio a cura; saggi di Rosario VILLARI Elena FASANO GUARINI Adrian LYTTELTON Leonardo RAPONE Michal REIMAN Giuseppe VACCA Bruno ANATRA Lapo SESTAN Sergio BERTOLISSI Orsola GORI Antonello BIAGINI Fraser M. OTTONELLI Anna DI-BIAGIO Fabio BETTANIN Gianluca FIOCCO Roberto GUALTIERI Emanuele BERNARDI Francesco BENVENUTI Silvio PONS”,”La passione della storia. Scritti in onore di Giuliano Procacci.”,”Saggi di Rosario VILLARI Elena FASANO GUARINI Adrian LYTTELTON Leonardo RAPONE Michal REIMAN Giuseppe VACCA Bruno ANATRA Lapo SESTAN Sergio BERTOLISSI Orsola GORI Antonello BIAGINI Fraser M. OTTONELLI Anna DI-BIAGIO Fabio BETTANIN Gianluca FIOCCO Roberto GUALTIERI Emanuele BERNARDI Francesco BENVENUTI Silvio PONS Contiene, tra i molti, i capitoli: – Pace e guerra nella storia del socialismo internazionale (pag 48-67) di Leonardo Rapone – La storiografia italiana di sinistra sull’oriente europeo negli anni Settanta e Ottanta (pag 68-81) di Michal Reiman – Les liaisons dangereuses. Gli studi di storia del marxismo (pag 82-122) di Giuseppe Vacca – Dalla lotta di classe all’inizio del secolo XX alla guerra d’Etiopia. Appunti sull’esperienza del movimento operaio italo-americano (pag 194-207) di Fraser M. Ottanelli – Le Camere del Lavoro fra tradizione liberale e Guerra Fredda (pag 284-298) di Emanuele Bernardi Lo studio del marxismo del giovane Procacci (pag 87-88-89-90) “”I primi scritti riguardanti il marxismo apparvero su “”Società”” fra il 1951 e il 1955. Non erano saggi storiografici, bensì metodologici, nei quali l’assillo teoretico è più palese che negli scritti successivi. Se ne comprende la ragione se li si mette in rapporto sia con la giovane età del Procacci, sia con i temi delle sue prime ricerche. Queste riguardavano le origini del capitalismo in Francia ed erano incentrate sui mutamenti delle strutture economiche e della composizione sociale della Normandia nella prima metà del Cinquecento e sul rapporto fra le lotte sociali e la penetrazione del protestantesimo nella Guienna nello stesso periodo. Due temi cruciali per un modernista in formazione, per cui non può sorprendere lo sforzo di appronfondire lo studio del ‘Capitale’ e la condivisione degli indirizzi metodologici e delle analisi storiche in esso contenuti. Quelle ricerche confluirono nel volume ‘Classi sociali e monarchia assoluta nella Francia della prima metà del secolo XVI’, pubblicato da Einaudi nel 1955. Esso fu il primo bersaglio della rassegna di Rosario Romeo sulla ‘Storiografia politica marxista’ pubblicata nel numero di agosto-settembre 1956 della rivista ‘Nord e Sud’ [poi in ‘Risorgimento e capitalismo’, Bari, 1959, ndr]. Citando i due saggi apparsi su “”Società”” nel 1951, Romeo parlava di “”pretenzioso dottrinarismo”” (17). Forse un Procacci più maturo non avrebbe formulato il proprio indirizzo metodologico nel modo e con la perentorietà con cui l’aveva fatto nel secondo dei due saggi. Infatti, riassumendo le conclusioni della rassegna storiografica sui temi della sua ricerca francese pubblicata in precedenza, egli dichiarava: “”L’assenza di una teoria scientifica della conoscenza storica, quale solo il marxismo-leninismo può dare, ha implicato gravi sfasamenti nel campo della ricerca e della ricostruzione storica”” (18). E non avrebbe neppure iscritto le proprie ricerche in una visione del marxismo così ristretta, normativa e vincolan te come quella enunciata a conclusione del saggio, dove compare una dichiarazione di metodo altrettanto perentoria: “”Cogliere la dialettica delle classi nel suo farsi (…) è in sostanza l’unica maniera di ricostruire un processo storico nella sua realtà”” (19). Ma il modo in cui Procacci maneggiava la concezione materialistica della storia non era riducibile, fin da allora, allo schema delle “”lotte di classe””. Quest’ultimo guidava la ricostruzione ‘genetica’ del mutamento, ma, nello svolgimento della ricerca, le “”lotte di classe”” si prospettavano come un complicato processo nel quale non sarebbe stato possibile cogliere il ‘novum’ applicando un paradigma rozzamente classista. In breve, nel “”marxismo-leninismo”” dichiarato del giovane Procacci la lezione di Marx era già filtrata, sia pure in modo non univoco, dall’influenza di Labriola e di Gramsci. Se ne potrebbero fornire molti esempi”” [Les liaisons dangereuses. Gli studi di storia del marxismo’ di Giuseppe Vacca] [(in) ‘La passione della storia. Scritti in onore di Giuliano Procacci’, Roma, 2006, a cura di Francesco Benvenuti Sergio Bertolissi, Roberto Gualtieri Roberto Pons] [(17) R. Romeo, Risorgimento e capitalismo’, Laterza, Bari, 1959, p. 13; (18) G. Procacci, ‘Lotte di classe in Francia sotto l’ancien régime (1484-1559)’, in ‘Società’, 1951.3 p. 416; (19) Ivi, p. 443] (pag 87-88)]”,”STOx-248″
“BENVENUTI Francesco”,”Storia della Russia contemporanea 1853-1996.”,”Francesco Benvenuti è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e Filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna. É autore di diversi saggi sulla storia dell’Unione Sovietica, tra i quali: The Bolsheviks and the Red Army, Fuoco sui sabotatori, Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938, Il sistema di potere dello stalinismo, con S. Pons.”,”RUSx-057-FL”
“BENVENUTI Francesco”,”I Bolscevichi e l’Armata rossa, 1918-1922.”,”Francesco Benvenuti è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e Filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna. É autore di diversi saggi sulla storia dell’Unione Sovietica, tra i quali: The Bolsheviks and the Red Army, Fuoco sui sabotatori, Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938, Il sistema di potere dello stalinismo, con S. Pons.”,”RUST-038-FL”
“BENVENUTI Francesco”,”La Russia dopo l’URSS. Dal 1985 a oggi.”,”Francesco Benvenuti è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e Filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna. É autore di diversi saggi sulla storia dell’Unione Sovietica, tra i quali: The Bolsheviks and the Red Army, Fuoco sui sabotatori, Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938, Il sistema di potere dello stalinismo, con S. Pons.”,”RUSx-137-FL”
“BENVENUTI Nicola a cura; scritti di Karl KAUTSKY PARVUS (Alexander HELPHAND) Adolph ELM Carl LEGIEN”,”Partito e sindacati in Germania (1890-1914).”,”Nicola Benvenuti laureatosi nel 1975 (Firenze, Lettere e filosofia) con una tesi sul movimento operaio tedesco, è stato borsista presso la Fondazione Feltrinelli e poi presso la Fondazione Basso. Dal 1978 insegna storia contemporanea nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Pisa. Ha scritto saggi sulla rivista ‘Movimento operaio e socialista’. A. von Elm, A proposito della neutralità dei sindacati Karl Kautsky, La neutralità dei sindacati Karl Kautsky, Partito e sindacati Parvus, Il significato dei sindacati e il Congresso di Amburgo Carl Legien, Perché i funzionari sindacali devono partecipare di più alla vita interna di partito?”,”MGEx-001-FF”
“BENVENUTI Nicola a cura; testi di Adolph VON-ELM Karl KAUTSKY PARVUS Carl LEGIEN”,”Partito e sindacati in Germania (1890-1914).”,”Laureato nel 1975 presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze con una tesi sul movimento operaio tedesco, Nicola Benvenuti è stato borsista presso la Fondazione Feltrinelli e poi presso la Fondazione Basso, visitando nel contempo Istituti di ricerca stranieri e partecipando a Convegni internazionali di storia del movimento operaio. Dal 1978 collabora presso l’insegnamento di Storia contemporanea della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa.”,”SIND-013-FL”
“BENVENUTI Francesco”,”Lenin, la Prussia e l’America.”,”””Il volume cerca di fare il punto su un tema centrale ma finora poco conosciuto. Per molti anni, prima del 1914, Lenin affermò che la Russia dovesse scegliere tra “”due vie”” di sviluppo storico: o la lotta politica legale all’interno di un regime ancora guidato dalle forze dell’antico regime (che Lenin chiamava la “”via prussiana””) oppure la rottura intransigento con l’antico regime, la rivoluzione a base contadina e l’instaurazione di una regime a massima democrazia di vivace sviluppo economico (la “”via americana””). La guerra mondiale, introdusse un radicale mutamento di priorità nell’agenda politica di Lenin”” (dalla 4° di copertina)”,”LENS-015-FV”
“BENVENUTI Francesco; BERTOLISSI Sergio”,”Tra la guerra civile e la Nep: l’affare georgiano (Benvenuti); Preobrazenskij e l’industrializzazione sovietica (Bertolissi).”,”””Sulla base dell’ampio studio di J. Erickson sulla formazione dello stato maggiore sovietico, il lettore italiano ha già potuto individuare nelle vicende intrecciate ai problemi militari della guerra civile il primo momento in cui una serie di dirigenti del partito destinati ad una brillante carriera politica, si raccolsero attorno a Stalin. Dal libro di Chamardarjan risulta chiaramente che l’ “”affare georgiano”” fu per il “”segretario generale”” l’occasione di una seconda e non certo meno importante leva di sostenitori”” (pag 179-180) (F. Benvenuti) Bertolissi cita tra l’altro i volumi: -Massimo Cacciari e Paolo Perulli ‘Piano economico e composizione di classe’, Milano, 1975 – A. Erlich ‘Il dibattito sovietico sull’industrializzazione, 1924-1928’, Bari, 1969 – N. Spulber, ‘La strategia sovietica per lo sviluppo economico, 1924-1930, Torino, 1970 (riporta anche lo scritto di Prebrazenskij ‘L’ equilibrio economica nel sistema dell’Urss’)”,”RIRO-005-FGB”
“BENVENUTI Francesco; DETTI Tommaso”,”Il reclutamento dei comunisti sovietici (Benvenuti); Protagonisti e alternative del «Biennio rosso».”,”””La tesi che percorre tutto il lavoro (1) è che il PCUS non è mai stato un partito prevalentemente «di operai»; dati statistici grezzi ed elaborati vengono poi più o meno esplicitamente addotti a sostegno dell’altra tesi, che resta ambiguamente ed in parte nella penna di chi scrive, di derivazione schapiriana (2), che esso non sia mai stato neppure un partito ‘operaio’, cioè con una politica ed una direzione operaia. Quello che effettivamente l’indagine dimostra è che il PCUS non è mai stato composto per il 51% da operai, oscillando la sua componente proletaria tra il 18.8% nel 1924 ed il 48% nel 1930, rispettivamente limiti inferiore e superiore di tutta la fase di permanenza del PCUS al potere. Alcune considerazioni permettono però di sdrammatizzare rapidamente quanto le cifre acriticamente assunte sembrano dimostrare. Innanzitutto, per quanto la componente operaia abbia sempre stentato a mantenersi nei dintorni del 45%, ciò costituisce già un elemento positivamente qualificante in un paese in cui la proporzione della classe operaia rispetto all’intera popolazione era enormemente più basso. Inoltre, chi abbia un minimo di conoscenza dell’esperienza storica dei partiti socialisti ed operai sa che direzione politica e composizione sociale non stanno affatto in un rapporto meccanicamente biunivoco. Non pare insomma lecito trarre dall’analisi dei problemi del reclutamento la conclusione che vi fosse una «evidente contraddizione» tra necessità di porre dei comunisti all’amministrazione del paese e mantenimento al tempo stesso dei loro legami con le masse lavoratrici; e che gli strati tecnici ed intellettuali siano sempre stati come «super-rappresentati» nel partito (senza che vengano spiegati i criteri di «rappresentatività», che non siano quelli, banalmente intuitivi, in base alla proporzionalità numerica)”” (pag 187) Francesco Benvenuti T.H. Rigby, ‘Communist Party Membership in the URSS, 1917-1967’, Princeton, University Press Princeton, 1968; (2) Leonard Schapiro, ‘Storia del partito comunista sovietico’. Schwarz, Milano, 1963, ndr] Nel saggio di Detti, citato il volume ‘Le strategie del potere in Gramsci. Tra fascismo e socialismo in un solo paese, 1923-1926’, Editori Riuniti, 1984″,”RIRB-002-FGB”
“BENVENUTI-PAPI Anna GIANNARELLI Elena a cura; saggi di Anna BENVENUTI-PAPI Elena GIANNARELLI Francesco SCORZA-BARCELLONA Anna BENVENUTI-PAPI Anna ESPOSITO Monica TURI Paolo MARRASSINI”,”Bambini santi. Rappresentazione dell’infanzia e modelli agiografici.”,”Il racconto agiografico sul caso di Maria Goretti: delitto a sfondo sessuale (pag 119-140) Il rinnovato interesse storiografico per la definizione dell’infanzia e il suo ruolo reale e simbolico nelle diverse società…”,”RELC-009-FSD”
“BENVENUTO Beppe”,”Giuseppe Prezzolini.”,”BENVENUTO è responsabile della pagina culturale del ‘Foglio’ e docente all’ Università di Palermo e dello IULM di Milano. Ha pubblicato ‘Omodeo a Palermo’ (2001). “”Ecco la biografia parallela: “”Nessuno ha capito ai suoi tempi Nicolò Machiavelli, salvo Francesco Guicciardini. Francesco Guicciardini è il suo uguale, il suo emulo, il suo compagno e direi un gemello, se non avesse avuto quattordici anni di meno. Poca cosa: ma quei quattordici anni sono come quei pochi metri di salita e di discesa che vi portano da un versante all’ altro e bastano per cambiare tutto il panorama… Machiavelli arrivò presso alla cima e cadde: prima di vedere l’ altro versante. Guicciardini cominciò quasi quando l’ altro versante si vedeva in pieno.”””” (pag 86)”,”ITAD-048″
“BENVENUTO Grazia”,”La peste nell’Italia della prima età moderna. Contagio, rimedi, profilassi.”,”Grazia Benvenuto è ricercatrice presso l’Istituto di Scienze Storiche dell’Università di Genvoa.”,”SCIx-005-FFS”
“BENZI Mario”,”Cleopatra.”,”””Antonio disponeva di oltre 400 navi mentre Ottavio ne aveva solo poco più di 200…”” (pag 174)”,”STAx-016-FV”
“BENZONI Alberto”,”Il partito socialista dalla resistenza a oggi.”,”””Ma in realtà, a Pralognan, l’ operazione “”politique d’ abord”” riesce a Nenni assai poco; anzi non riesce affatto. E finisce per collocarlo in una infida terra di nessuno, stretto tra l’ interlocutore socialdemocratico e la maggioranza del suo partito. Rifiutare qualsiasi collegamento politico con i comunisti sia in una prospettiva di apertura a sinistra sia in quella di alternativa richiedeva infatti immediatamente una motivazione che – in questo Saragat aveva perfettamente ragione – non poteva essere semplicemente politica (“”il paese non lo capirebbe””), ma di principio; e che, come tale, preludeva a una netta chiusura verso il PCI”” (pag 83)”,”ITAC-054″
“BENZONI Alberto TEDESCO Viva”,”Il movimento socialista nel dopoguerra.”,”Nenni premio Stalin. “”Centro motore di questa attività di propaganda politica a largo raggio, produttore, quasi a getto continuo, di proposte per patti di non aggressione, aperture commerciali, incontri e dialoghi, iniziative italiane ed europee, è in questi anni il vice-presidente del consiglio mondiale dei partigiani della pace, Pietro Nenni. L’ impegno e il titolo come quello (dicembre 1951) di Premio Stalin per la pace – suggeriscono immediatamente, all’ epoca, l’ immagine di un puro e semplice compagno di strada dei comunisti. Ma, a ben vedere, la realtà è più complessa; è quella non di uno stalinista coerente, anche se mascherato, ma semmai di un pacifista, anche se filosovietico; di un difensore, soprattutto, della filosofia che aveva ispirato gli accordi di Yalta.””. (pag 72) “”Opposto per molti versi a UP, soprattutto per la sua forte caratterizzazione partitica e socialista, anche se come essa contestativa della logica interna e internazionale della guerra fredda, è l’ Unione Socialista Indipendente (USI) nata nel marzo 1951 come movimento dei lavoratori italiani. Punto d’origine il distacco di due deputati comunisti, Cucchi e Magnani, ribelli alle discipline internazionali più che interne imposte dall’ apparato stalinista.”” (pag 100) BENZONI (1935) laurato in giurisprudenza lavoro all’ Ufficio Studi dell’ IRI. E’ militante socialista coautore in varie opere. Viva TEDESCO (1940) laureata in storia moderna ha frequentato per due anni l’ Istituto Universitario di Studi Storici di Napoli.”,”ITAP-118″
“BENZONI Giuliana, memorie raccolte da Viva TEDESCO”,”La vita ribelle. Memorie di un’aristocratica italiana fra belle époque e repubblica.”,”BENZONI Giuliana, Viva Tedesco che ha raccolto le memorie della protagonista sottoponendole a un’accurata verifica bibliografica, ha studiato vari momenti del movimento socialista e la Resistenza romana in volumi e saggi. Collabora a settimanali e riviste. Fa parte del Comitato editoriale della rivista ‘Prometeo’ (Mondadori) Il nonno di G. Benzoni era Ferdinando Martini, ministro delle Colonie. La Benzoni si fidanza con Milan Stefanik, cospiratore cecoslovacco che diverrà ministro della guerra nello Stato cecoslovacco nato a Versailles. Nel maggio 1919 Stefanik morirà in un incidente aereo. Antifascista legata agli ambienti dei grandi meridionalisti della prima generazione come Giustino Fortunato, negli anni ’30 diventa amica di Maria José quest’ultima sempre più orientata verso l’antifascismo. Con lei organizza una specie di sottocongiura femminile antimussoliniana. Medaglia d’argento della Resistenza a Roma. Negli anni ’50 si lega al gruppo “”Amici del Mondo”” e ospita Salvemini tornato dall’esilio. Wikip: Giuliana Benzoni (Padova, 19 giugno 1895 – Roma, 8 agosto 1981) è stata una nobile italiana, nipote di Ferdinando Martini, amica di Maria José di Savoia, di politici e intellettuali antifascisti, svolse un ruolo non secondario nelle vicende che portarono alla caduta del fascismo. I Benzoni furono una famiglia di antica nobiltà milanese: nel Medioevo controllarono Crema e si trovarono in lotta con i Visconti; nel Cinquecento un Girolamo Benzoni navigò fino alle Americhe, sperando di arricchirsi, vi viaggiò per quattordici anni e lasciò un racconto delle sue esperienze, la Historia del mondo nuovo, pubblicata nel 1565; [1] una Paola Benzoni fu la madre dell’Innominato manzoniano, ossia di Francesco Bernardino Visconti. Il nonno materno fu il noto letterato e politico Ferdinando Martini (1841-1928), che nel 1866 aveva sposato Giacinta Marescotti: quest’ultima, a differenza del marito, notabile liberale conservatore, aveva idee socialiste e nel palazzo romano di via della Pilotta riceveva, tra i tanti che frequentavano il loro salotto, Andrea Costa e Sibilla Aleramo. A sua sorella Teresa, sposata con il principe Ignazio Boncompagni Ludovisi, fu affidata l’educazione della figlia Titina (Teresa) che nel 1893 sposò il marchese Gaetano Benzoni, sovrintendente delle scuderie reali, grande appassionato di cavalli. Dopo il matrimonio si trasferirono a Padova – dove nel 1895 nacque Giuliana – poi a Vicenza e a Pisa, e nacquero gli altri due figli, Giorgio e Nando.”,”ITAD-140″
“BENZONI Alberto.”,”Il Partito Socialista dalla Resistenza a oggi.”,”Alberto Benzoni, autore di diverse pubblicazioni sulla storia del socialismo e del PSI, nel 1991, prima della fine della parabola craxiana provocata dalle inchieste di Mani pulite, ha pubblicato il saggio Il craxismo sulla figura e la politica di Bettino Craxi. Cura rubriche di politica internazionale su l’Avanti! e Mondoperaio.”,”MITS-044-FL”
“BEONIO BROCCHIERI Paolo; a cura di Enrica COLLOTTI PISCHEL Simona PIGRUCCI; scritti di S. BALDESSARI R. CAROLLI G. FODELLA F. GATTI M. LOSANO I. NISHIKAWA M.T. ORSI R. PALMIERI A. VALOTA C. ZANIER”,”L’ ascesa del Giappone.”,”scritti di S. BALDESSARI, R. CAROLLI, G. FODELLA, F. GATTI, M. LOSANO, I. NISHIKAWA, M.T. ORSI, R. PALMIERI, A. VALOTA, C. ZANIER”,”JAPx-017″
“BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI Mariateresa”,”Wyclif. Il comunismo dei predestinati.”,”WYCLIF o WYCLIFFE, teologo inglese precursore della Riforma (1330-1384). Capo di un movimento ostile al papa e al clero, vede in una Chiesa povera (la comunità dei predestinati) la sola istituzione conforme al vangelo. Rifiuta la teoria della transustantazione eucaristica e mette l’accento sull’autorità esclusiva della Bibbia. Il concilio di Costanza (1415) lo condanna a titolo postumo come eretico. Le sue idee di giustizia sociale originarono attorno a lui il movimento dei lollardi. Lollardi: movimento ascetico e pauperistico diffuso in Olanda nel secolo XIV. Le loro istanze furono riprese dai seguaci di HUS in Boemia.”,”RELP-024 SOCU-031″
“BEONIO BROCCHIERI Paolo BULFERETTI Luigi FANFANI Amintore SOMENZI Vittorio OMODEO Pietro COTTA Sergio TENENTI Alberto PEARL Valerie PRANDI Alfonso PIERI Piero QUAZZA Guido BARIE’ Ottavio ROSSI Pietro GODECHOT Jacques, saggi di”,”Nuove questioni di storia moderna. 2. La nuova scienza. Le origini della rivoluzione scientifica e dell’ età moderna. Il Rinascimento. Periodi e caratteri dell’ economia moderna. L’ età delle scoperte e la rivoluzione economica del secolo XVI. La Riforma protestante. Riforma cattolica e Controriforma. Tra Sacro Romano Impero e Stato assoluto. Le relazioni internazionali europee dal 1492 al 1700. L’ Europa centro-orientale nei secoli XVI – XVII. L’ Impero ottomano. Origine e sviluppo dei grandi imperi coloniali sino al 1789.”,”Saggi di BEONIO BROCCHIERI Paolo BULFERETTI Luigi FANFANI Amintore SOMENZI Vittorio OMODEO Pietro COTTA Sergio TENENTI Alberto PEARL Valerie PRANDI Alfonso PIERI Piero QUAZZA Guido BARIE’ Ottavio ROSSI Pietro GODECHOT Jacques “”Un riformismo più sistematico e preciso di quello contenuto nelle opere di Vico, Giannone, Muratori, sarà la caratteristica principale di tre pensatori successivi: Cesare Beccaria, Gaetano Filangieri e Pietro Verri, i principali esponenti dell’ illuminismo italiano””. (pag 982) “”Filangieri (1752-1788) nella Scienza della Legislazione (1780-1783) segna il trionfo del razionalismo illuministico. La sua critica serrata delle vecchie istituzioni sfocia nel programma di una nuova sistemazione giuridica che dovrebbe dare al mondo pace e benessere eterni. Col trionfo della ragione sulla violenza e l’ egoismo, lo Stato è diventato mezzo di felicità per i sudditi. (…) Vivo è certo in Filangieri l’ influsso di Montesquieu, ma se per questi il diritto è oggetto di studio nella sua essenza e nelle sue cause, per Filangieri esso è invece lo strumento per la soluzione di ogni problema del viver politico””. (pag 983)”,”STOU-073″
“BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI Mariateresa”,”Wyclif. Il comunismo dei predestinati.”,”Da Trecc: Wycliffe(o Wiclif o Wyclif o Wiclef), John. – Riformatore religioso (Hipswell o Wiclif, Yorkshire, 1330 circa – Lutterworth 1384). Contrastata figura di ecclesiastico, W. predicò la povertà evangelica, rifiutò la gerarchia della Chiesa e alcuni sacramenti, negò la transustanziazione e curò la prima traduzione in inglese della Bibbia. Vita Studiò a Oxford al Merton College, poi (1360) fu master o preside al Balliol College, quindi al Queen’s College (1363-66; 1374-75; 1380-81). Frattanto nel 1361 aveva avuto una prebenda a Fellingham, poi (1365) fu guardiano della Canterbury Hall (nel 1372 espulso perché la fondazione/””>fondazione prevedeva che fosse affidata a monaci); quindi (1368) ebbe un beneficio a Ludgerhall. Ottenuto il dottorato in teologia, probabilmente nel 1372, nel 1374 ebbe il beneficio a Lutterworth. La sua partecipazione alla commissione inviata a Bruges per discutere con i rappresentanti del papa (1374) segnò l’inizio della sua notorietà per le sue tesi politiche, e di lui si fece protettore Giovanni di Gaunt duca di Lancaster. Il vescovo di Londra Courtenay, avversario del duca, citò allora W. (1377), poi inviò a Roma 50 sue tesi (tratte principalmente dal De civili dominio), che furono condannate da Gregorio XI. La protezione di Giovanni di Gaunt e della corte, di cui era consigliere, evitò che W. fosse imprigionato e l’università di Oxford l’assolse. Ma la posizione di W. si venne dopo di allora indebolendo: le sue dottrine eucaristiche lo privarono dell’appoggio dei mendicanti e dello stesso ambiente di Oxford; e se la rivolta dei contadini (1381), della quale si è voluta dare a W. la responsabilità morale, influì solo indirettamente sul prestigio di W., questo andò scemando nell’ambiente di corte per la mutata situazione politica, per i nuovi consiglieri di Riccardo II, proprio mentre Courtenay, divenuto arcivescovo di Canterbury (1381), conduceva una più dura lotta contro W. e i suoi seguaci. Fu lui a convocare (1382) il “”Concilio del terremoto”” (per l’evento sismico che lo fece chiudere), che condannò 10 proposizioni di W. come ereticali e 14 come erronee. I comuni resistettero, ma la stessa università di Oxford dovette sottomettersi e W. ritirarsi a Lutterworth. W., morto in comunione della Chiesa, ebbe sepoltura ecclesiastica; ma quando il concilio di Costanza lo condannò, le sue ossa furono esumate e bruciate (1428). Opere Dei suoi scritti, i principali sono: De dominio divino (1375); De civili dominio (1375); De veritate scripturae (1378); De Ecclesia (1378); De ordine christiano (1379); De Eucharistia (1379); Trialogus (1382). Notevole anche la produzione filosofica di Wycliffe.”,”BIOx-016-FC”
“BEONIO-BROCCHIERI Paolo BOSCARO Adriana”,”Storia del Giappone e della Corea.”,”Paolo BEONIO-BROCCHIERI laureato a Milano con Antonio BANFI e poi ha studiato a Tokyo con Nakamura HAJIME e quindi in America. La BOSCARO ha studiato all’ Università di Venezia e qui è diventata assistente ordinaria di Letteratura giapponese, e all’ Università di Tokyo.”,”JAPx-040″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”Giovanni Giolitti.”,”BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H. ha studiato all’Università degli Studi di Pavia e all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Insegna Storia moderna presso l’Università della Calabria. Si è occupato di storia economica e sociale dell’età moderna. “”Inoltre egli riteneva, come si è detto, che l’Austria-Ungheria probabilmente non sarebbe sopravvissuta a un conflitto prolungato e che la sua inevitabile dissoluzione avrebbe comunque consentito il ricongiungimento all’Italia delle terre irredente senza la necessità di partecipare direttamente al conflitto. In marzo Giolitti rientrò a Roma e divenne il punto di riferimento dei molti deputati e senatori contrari alla guerra. Nonostante fosse evidente come il governo Salandra stesse progressivamente spostandosi su posizioni interventiste, Giolitti usò la sua influenza personale per conservare una maggioranza parlamentare, dissuadendo i suoi “”amici”” in Parlamento dal presentare una mozione di fiducia. Il suo timore era che se il governo fosse caduto sarebbe stato sostituito o da un ministero ancora più decisamente interventista oppure da uno troppo neutralista, che quindi non sarebbe stato in grado di esercitare sull’Austria la pressione necessaria per ottenere le concessioni territoriali che avrebbero scongiurato l’entrata in guerra dell’Italia. Il fronte interventista, minoritario in Parlamento e nel Paese, era anche variegato nelle motivazioni e nell’ispirazione politica. C’era innanzitutto l’interventismo aggressivo degli ultra-nazionalisti come D’Annunzio e Corradini e dei futuristi. Era il più rumoroso e mediatico ma non il più numeroso. Il suo obbiettivo, come si è detto, era in fondo la guerra in sé, come esperienza rigenerante collettiva e individuale, non tanto la guerra all’Austria. Tanto è vero che come aveva giustamente rilevato Giolitti, all’indomani dello scoppio delle ostilità in Europa, nell’agosto del 1914, molti dei più accesi nazionalisti erano stati favorevoli ad entrare in guerra a fianco dei vecchi alleati della Triplice Alleanza. (…) pe gli interventisti democratici, repubblicani e socialisti come Salvemini, Bissolati, Bonomi o il trentino Cesare Battisti le motivazioni erano invece essenzialmente politiche, ma le posizioni erano variagate e le priorità diverse”” pag 114-115-116″,”QMIP-181″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”Winston Churchill.”,”BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H. ha studiato all’Università degli Studi di Pavia e all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Insegna Storia moderna presso l’Università della Calabria. Si è occupato di storia economica e sociale dell’età moderna. Ufficiali. “”Certo l’insurrezione di Cuba non era la campagna peninsulare di Wellington e neppure la guerra di Crimea, e Churchill non vi prendeva parte in qualità di combattente ma di osservatore. Si trattava in fondo di turismo bellico, con un pretesto giornalistico, ma era meglio che niente. Oltre trent’anni più tardi, dopo la tragedia della Grande Guerra, Churchill scrisse, ripensando a quei giorni: “”Gli animi di questa generazione, disgustata, brutalizzata, mutilata, nauseata dalla guerra forse non capiranno l’emozione delicata e trepida con la quale un giovane ufficiale britannico, cresciuto durante il lungo periodo di pace, si avvicinava per la prima volta al teatro di operazioni”” (My Early Life). Eppure cercare di comprendere lo stato d’animo di questi ufficiali, quella miscela di spirito di avventura, patriottismo, ambizione, arroganza e pura e semplice incoscienza è fondamentale per capire perché la Grande Guerra è scoppiata. L’Europa è entrata in guerra nel 1914 anche perché decine di migliaia di ufficiali di buona famiglia, nelle accademie militari e nelle guarnigioni, a Sandhurst come a Saint-Cyr e a Potsdam, questa guerra l’hanno desiderata intensamente come l’occasione che avrebbe dato un senso alla loro vita (e forse anche, ma non è questo l’aspetto più importante, una spinta alle loro carriere). Era un desiderio di azione, di eroismo, di una vita intessuta di valori diversi e antitetici rispetto al piatto utilitarismo dominante nella società borghese”” (pag 26-27) Churchill spinge per proseguire l’intervento a fianco dei Bianchi nella guerra civile russa. “”Il coinvolgimento degli Alleati a fianco delle Armate controrivoluzionarie dei Bianchi nel 1918 non aveva quindi inizialmente motivazioni politiche e ideologiche quanto strategiche. Si trattava di far sì che la Russia – anche se non più zarista – riprendesse il suo posto nella guerra contro la Germania. Con la fine della guerra questa ragione per l’intervento venne chiaramente meno, e infatti Lloyd George propose il ritiro delle truppe. Ma Churchill, a questo punto, si oppose con forza chiedendo il proseguimento dell’intervento a favore dei Bianchi. Lo scopo era diventato quello di soffocare il neonato Stato sovietico considerato di per sé una minaccia per la Gran Bretagna e l’Europa. Anzi, una minaccia per la stessa civiltà. Per Churchill – e naturalmente per molti altri liberali e conservatori in Gran Bretagna e in Europa – la Russia sovietica era qualcosa di mostruoso, qualcosa di “”mai visto prima sulla scena del mondo”” (…)”” (pag 118)”,”QMIP-183″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H. a cura”,”Cristoforo Colombo e il colonialismo.”,”V.H. Beonio Brocchieri ha studiato all’Università di Pavia e all’Ecole des hautes etudes en science sociales (EHESS) di Parigi. Attualmente insegna storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi della Calabria. Si dedica allo studio della storia economica e sociale dell’Età moderna, alla storia delle idee e alla World History. “”Il filosofo e semiologo Tzevan Todorov ha dedicato un lungo saggio a questo tema, iniziando proprio con la percezione che degli indigeni ebbe Cristoforo Colombo; di tutti, coluo che sotto tale aspetto ne esce peggio: “”Colombo parla degli uomini che vede solo perché, dopotutto, fanno parte anch’essi del paesaggio””. Lo studioso sottolinea poi «la preferenza per le terre rispetto agli uomini. Nell’ermeneutica di Colombo questi ultimi non hanno un ruolo a parte» (). Diverso è il comportamento di Hernán Cortes, nei cui confronti bisogna sfatare il mito del ‘conquistador’ sanguinario e ottuso. Il primo aggettivo può essere corretto; il secondo no. Cortés era tutt’altro ce incolto o stupido e, tra le altre cose, aveva una profonda consapevolezza politica e storica dei propri atti. Con grande sottigliezza, mise le sue conoscenze al servizio dell’operazione di conquista, lavorando soprattutto sul piano della comunicazione nei confronti dell'””altro””. (…) Per altri due aspetti cruciali del rapporto con l'””altro”” bisogna fare riferimento al famoso dibattito di Valladolid, promosso nel 1550 e nel 1551 dall’imperatore Carlo V con l’obiettivo, come disse, di «trattare e parlare del modo in cui si devono fare le conquiste nel Nuovo Mondo, in modo che si possano fare con giustizia e con sicura coscienza». In realtà, il cuore del problema era capire se gli spagnoli avessero il diritto naturale di sottomettere istituzionalmente, anche con la forza, gli indios in quanto portatori di una civiltà e una religione superiore, riguardo a popolazioni che compivano sacrifici umani, incesti e altri atti incivili, o se fosse sufficiente una colonizzazione pacifica. Il dibattito, che venne tenuto in pubblico, radunò i migliori giuristi e teologi spagnoli e, fra questi, il frate domenicano Bartolomé de las Casas e il teologo Juan Ginés de Sepúlveda. Il primo, divenuto, a conquistatore, un “”difensore degli indios””, riteneva che “”tutte queste universe e infinite genti, di ogni genere, dio le ha create semplici, senza malvagità né doppiezze, obbedientissime e fedelissime ai loro signori naturali e ai cristiani che servono”””””,”ASGx-048″ “BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”L’Inghilterra dai Tudor agli Stuart.”,”Vittorio H. Beonio-Brocchieri ha studiato all’Università di Pavia e all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi. Attualmente insegna storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi della Calabria. Bobbio su Hobbes. “”L’esigenza di fondo che muoveva Hobbes, come ha rilevato Bobbio, era infatti quella «dell’unità del potere statale»: «Thomas Hobbes è il grande teorico, il più lucido e il più conseguente, il più accanito, sottile e temerario teorico della unità del potere statale. Tutta la sua filosofia politica ha un unico motivo polemico: la confutazione delle dottrine, siano esse tradizionali o innovatrici, conservatrici o rivoluzionarie, ispirate da Dio o dal demonio, che impediscono la formazione di quella unità. Ha una unica meta: la dimostrazione, stringente come una morsa, rigorosa come un calcolo matematico, che l’unità politica corrisponde alla più profonda costituzione della natura umana ed è quindi, come una legge naturale, assoluta e inderogabile». E aggiunge: «[La filosofia di Hobbes] è pervasa da un’unica convinzione fondamentale: che lo Stato o è unico ed unitario o non è nulla,e che quindi l’uomo o accetta questa suprema ragione dello Stato, o si perde nella violenza della guerra perpetua ed universale”” (). Le guerre civili inglesi, a cui aveva assistito in prima persona, avevano fatto riflettere Hobbes sul fatto che anche il governo più oppressivo è – come scriveva nel ‘Leviatano’ – «appena sensibile rispetto alle miserie e alle calamità che accompagnano una guerra civile». Poiché qualunque governo è preferibile a una guerra civile e poiché tutti i governi, tranne quelli assoluti, possono essere distrutti da una guerra civile, gli individui farebbero bene a sottomettersi a una autorità politica assoluta. In altri termini: esiste una relazione reciproca tra l’obbedienza politica e la pace. Ma una teoria del genere non era destinata a rimanere valida a lungo”” (pag 18-19-20)”,”UKIR-047″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”Il Settecento e la Rivoluzione industriale.”,”Vittorio H. Beonio-Brocchieri ha studiato all’Università di Pavia e all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi. Attualmente insegna storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi della Calabria. Claude-Henry de Rouvroy, conte di Saint-Simon, filosofo (1760-1825). Fu l’iniziatore del positivismo sociale, corrente di pensiero che mira alla riorganizzazione della società su basi scientifico-tecnocratiche. Animato da grande fede nel progresso, auspicò lo sviluppo di una nuova società basata su un’organizzazione razionale del lavoro, guidata da un’élite di industriali e uomini di scienza. D i famiglia nobile, ebbe una formazione illuminista. Nel 1779-82 prese parte alla Guerra d’Indipendenza americana e durante la Rivoluzione francese militò nelle fila del partito hebertista; arrestato nel 1793, fu liberato dopo la caduta di Robespierre. Perse allora tutti i suoi averi ma li recuperò grazie alla speculazione finanziaria sotto il Direttorio, per poi dissiparli di nuovo. Dal 1805 visse in povertà, valendosi del sostegno di amici e discepoli. Dopo essersi dedicato a ricerche economico-politiche in Germania e Inghilterra (1797-1801), pubblicò nel 1802 il suo primo scritto, ‘Lettera di un abitante di Ginevra ai suoi contemporanei’. Negli anni della Restaurazione riunì intorno a sé una fitta schiera di seguaci, che dopo la sua morte ne divulgò e sistematizzò il pensiero, facendone una delle dottrine del nascente socialismo. Tra le sue opere più importanti: ‘La riorganizzazione della società europea’ (1814); ‘Il Catechismo degli industriali’ (1823); ‘Il Nuovo cristianesimo (1825)”” (pag 49-50)”,”UKIE-060″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio”,”Cinque testimoni di satana. Milton – Hobbes – Langbehn – Nietzsche – Spengler.”,”Ultimi pagine sottolineate a matita Vittorio Beonio-Brocchieri nato a Lodi nel 1902, ha insegnato storia delle dottrine politiche all’Università di Pavia, in ruolo nel 1939. Giornalista, ha collaborato con il ‘Corriere della Sera’”,”STOx-018-FMB”
“BERARDI Silvio”,”L’Italia risorgimentale di Arcangelo Ghisleri.”,”BERARDI Silvio è docente di storia contemporanea presso la facoltà di scienze politiche dell’Università delle Scienze Umane Niccolò Cusano di ROma. Ha scritto: ‘La teocrazia universale di Joseph de Maistre. Tra Rivoluzione e Restaurazione’ (2008) e ‘Francesco Saverio Nitti. Dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti d’Europa’ (2009).”,”ITAB-283″
“BERARDI Silvio”,”Il socialismo mazziniano. Profilo storico-politico.”,”ebook da ibs Silvio Berardi è professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma.”,”ITAB-346″
“BÉRAUD Alain FACCARELLO Gilbert a cura di, Contributeurs di André LAPIDUS Ramon TORTAJADA Philippe STEINER Pierre De BOISGUILBERT John LAW Antoin MURPHY Daniel DIATKINE Richard ARENA Jérôme DE BOYER”,”Nouvelle histoire de la pensèe économique. Des scolastiques aux classiques.Volume I.”,”Alain Béraud est professeur à l’université de Cergy-Pontoise. Gilbert Faccarello est professeur à l’École normale supérieure de Fontenay/Saint-Coud et à l’université de Paris-II.”,”ECOT-249-FL”
“BÉRAUD Alain FACCARELLO Gilbert a cura di, Contributeurs di Jérôm de BOYER Bernard CHAVANCE Ragip EGE François ETNER Jérôme LALLEMENT Antoine REBEYROL Philippe STEINER Christian TUTIN”,”Nouvelle histoire de la pensèe économique. Des premiers mouvements socialistes aux néoclassiques. Volume II.”,”Alain Béraud est professeur à l’université de Cergy-Pontoise. Gilbert Faccarello est professeur à l’École normale supérieure de Fontenay/Saint-Coud et à l’université de Paris-II.”,”ECOT-250-FL”
“BÉRAUD Alain FACCARELLO Gilbert a cura di, Contributeurs di Elsa ASSIDON Antoine d’AUTUME Rodolphe DOS Santos FERREIRA Christian GEHRKE Vitantonio GIOIA Jean Jacques GISLAIN Bernard GUERRIEN Bernard GUILLOCHON Heinz D. KURZ Philippe MONGIN Christian MONTET Claire PIGNOL Michel RAINELLI Philippe STEINER André Zylberberg”,”Nouvelle histoire de la pensée économique. Des institutionnalistes à la période contemporaine. Volume III.”,”Alain Béraud est professeur à l’université de Cergy-Pontoise. Gilbert Faccarello est professeur à l’École normale supérieure de Fontenay/Saint-Coud et à l’université de Paris-II.”,”ECOT-251-FL”
“BERBEROGLU Berch, a cura di Gianfranco PALA”,”L’ eredità dell’ impero. Declino economico e polarizzazione di classe negli Stati Uniti.”,”BERBEROGLU Berch è professore di sociologia economica e direttore del dipartimento di sociologia all’ Università di Nevada, Reno. E’ autore di diversi libri tra cui: -The Internationalization of Capital: Imperialism and Capitalist Development on a World Scale. 1987 Wallerstein e l’ economia mondo. “”La caratteristica principale del moderno sistema-mondo risiede, essenzialmente, nel trasferimento di plusprodotto dalla periferia al centro del sistema, concettualizzato in una maniera simile al modello “”metropoli-satellite”” di dominio e “”sfruttamento”” dovuto a Gunder Frank. Il meccanismo attraverso cui codesto trasferimento ha luogo è lo “”scambio ineguale”” – un meccanismo reso possibile dal dominio degli stati centrali su quelli periferici.”” (pag 44) “”Dopo aver criticato il criterio che si richiama alle grandi potenze – a causa del suo universalismo e del suo eclettismo astorico, per ciò che riguarda le origini del potere e della politica nell’ economia politica mondiale – ci ritroviamo ora di fronte le astrazioni statiche, ugualmente universalistiche e astoriche, del criterio del sistema-mondo, che ci ha sì portato avanti nell’ analisi di una più ampia logica sistemica dell’ economia capitalistica mondiale, ma non abbastanza per giungere fino alle contraddizioni e ai conflitti di classe capaci di fornirci la chiave interpretativa per la sottostante dialettica della struttura di classe e della logica di classe dell’ impero e della sua eredità””. (pag 45)”,”USAE-053″
“BERBEROVA Nina, a cura d Maurizia CALUSIO”,”Antologia personale. Poesie 1942-1983.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista.”,”RUSS-022-FL”
“BERBEROVA Nina”,”Il male nero.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista.”,”VARx-057-FL”
“BERBEROVA Nina”,”La resurrezione di Mozart. La scomparsa della Biblioteca Turgenev. La grande città.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista. Vibranti testimonianze dei temi della guerra e dell’emigrazione, le tre storie di questo volume svelano una Nina Berberova alle prese con il genere a lei più congeniale; il racconto lungo.”,”VARx-058-FL”
“BERBEROVA Nina, a cura di Maurizia CALUSIO”,”Antologia personale. Poesie, 1921 – 1933.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista.”,”RUSS-044-FL”
“BERCHET Giovanni, a cura di Robert VAN-NUFFEL”,”Lettere alla marchesa Costanza Arconati. Vol. I (Febbraio 1822 – Luglio 1833). II Serie: Fonti. Vol. XXXVIII.”,”Giovanni Berchet (Milano, 23 dicembre 1783 – Torino, 23 dicembre 1851) è stato un poeta, scrittore, traduttore e politico italiano, tra gli esponenti più significativi del romanticismo di cui scrisse un influente manifesto, Lettera semiseria di Grisostomo, pubblicato nel 1816 1. Berchet visse in esilio, principalmente in Gran Bretagna, fino al ritorno in Italia per prendere parte alle rivoluzioni del 1848 1. Riguardo ai rapporti che Berchet intratteneva con la Marchesa Costanza Arpionati, Berchet scrisse delle lettere alla marchesa Costanza Arconati tra il 1833 e il 1851. Le lettere sono state pubblicate in due volumi curati da Robert Van Nuffel 2. (copil)”,”RISG-035-FSL”
“BERCHET Giovanni, a cura di Robert VAN-NUFFEL”,”Lettere alla marchesa Costanza Arconati. Vol. II (Agosto 1833 – Maggio 1851). II Serie: Fonti. Vol. XL.”,”Giovanni Berchet (Milano, 23 dicembre 1783 – Torino, 23 dicembre 1851) è stato un poeta, scrittore, traduttore e politico italiano, tra gli esponenti più significativi del romanticismo di cui scrisse un influente manifesto, Lettera semiseria di Grisostomo, pubblicato nel 1816 1. Berchet visse in esilio, principalmente in Gran Bretagna, fino al ritorno in Italia per prendere parte alle rivoluzioni del 1848 1. Riguardo ai rapporti che Berchet intratteneva con la Marchesa Costanza Arpionati, Berchet scrisse delle lettere alla marchesa Costanza Arconati tra il 1833 e il 1851. Le lettere sono state pubblicate in due volumi curati da Robert Van Nuffel 2. (copil)”,”RISG-037-FSL”
“BERDIAEV Nicolas”,”Les sources et le sens du communisme russe. (1935)”,”Introduction, traduit du russe par Lucienne Julien CAIN, Collection Idèes. Tkacev. “”Un remarquable théoricien de la révolution dans les années 70 est Tkachev (1), qui, plus qu’aucun autre doit être considéré comme le précurseur de Lénine. De l’étranger, il publie le journal révolutionnaire ‘Nabat’ (2) , expression des tendances les plus extrêmes: il est le premier qui parla aux Russes de Marx. En 1875, il adresse à Engels une lettre où il lui indique les voies particulières où la Russie doit s’engager, le caractère très spécial de sa révolution imminente, à laquelle on ne saurait appliquer strictement les principes du marxisme. Qu’on n’entende pas par là que Tkatchev s’oppose à instauration du marxisme du point de vue des thèses populistes; lui-même n’est pas un populiste traditionnel; au fond, il ne croit pas dans le peuple. Mais il nie qu’une application rigoureuse du marxisme exige en Russie, tour à tour, le développement du capitalisme, la révolution bourgeoisie, une constitution, etc. Ici se dessine la différence spécifique qui séparera Lénin de Plekhanov. Tkatchev ne vuet pas admettre la transformation de l’Etat russe en un état constitutionnel et bourgeois. Au contraire, selon lui, l’absence de développment de la bourgeoisie est pour son pays un avantage incontestable, et une promesse de révolution sociale. Le peuple russe est socialiste d’instict. Tkatchev n’a jamais été un démocrate; il préconise la suprématie d’une minorité sur la majorité. On l’a traité de Jacobin, sans que le terme soit tout à fait exact. Car le jacobinisme est une forme de démocratie. Avant tout, Tkachev est un socialiste, et son socialisme n’est pas d’une espèce démocratique, pas plus que celui de Lénine et des communistes. Il est l’ennemi des mouvements populistes «Terre et liberté» et «Partage noir», parce que ceux-ci nient la lutte politique. Son attitude à l’égard de ces formations annonce déjà la position que Lénine prendra vis-à-vis des prétendus «économistes» qui posaient devant la classe des travailleurs problèmes purement économiques, laissant aux libéraux l’initiative du combat politique. Dans l’histoire des courants révolutionnaires russes, Tkatchev apparaît au contraire comme le précurseur de ce mouvement «Liberté du peuple» qui, différant des précédents mouvements, posait, lui, le problème politique de la chute de l’autocratie, par la voie du terrorisme. Le parti «Liberté du peuple» marque la victoire de Tkachev sur Lavrov et sur Bakounine. Tkatchev est, avant Lénine, un théoricien de la révolution. Son idée fondamentale est la prise du pouvoir par une minorité révolutionnaire”” (pag 134-135-136) [(1) Voir Plekanov, ‘Nos désaccords’, et les ‘Oeuvres choisies de Tkatchev, 4e partie, Moscou, 1983; (2) “”Le Tocsin””] [“”Un importante teorico della rivoluzione negli anni ’70 è Tkachev (1), che più di ogni altro dovrebbe essere considerato il precursore di Lenin. Dall’estero, ha pubblicato il giornale rivoluzionario Nabat (2) espressione delle tendenze più estreme: è il primo a parlare ai russi di Marx. Nel 1875, invia una lettera a Engels in cui indica le vie particolari su cui la Russia deve impegnarsi, il carattere molto particolare della sua imminente rivoluzione, a cui non si può applicare rigorosamente i principi del marxismo. Ciò non significa che Tkacev si opponga all’instaurazione del marxismo ponendosi dal punto di vista delle tesi populiste; egli stesso non è un populista tradizionale; in fondo, non crede nel popolo. Ma nega che una rigorosa applicazione del marxismo in Russia richieda, volta a volta, lo sviluppo del capitalismo, la rivoluzione borghese, una costituzione, ecc. Qui emerge la differenza specifica che separerà Lenin da Plekhanov. Tkachev non vuole ammettere la trasformazione dello stato russo in uno stato costituzionale e borghese. Al contrario, a suo parere, la mancanza di sviluppo della borghesia è un vantaggio innegabile per il suo paese, e una promessa di rivoluzione sociale. Il popolo russo è istintivamente socialista. Tkachev non è mai stato un democratico; egli sostiene la supremazia di una minoranza sulla maggioranza. È stato definito giacobino, ma il termine non è esattamente corretto. Perché il giacobinismo è una forma di democrazia. Prima di tutto Tkachev è un socialista, e il suo socialismo non è di tipo democratico come non lo era quello di Lenin e dei comunisti. È il nemico dei movimenti populisti “”Terra e libertà”” e “”Ripartizione nera””, perché negano la lotta politica. Il suo atteggiamento verso queste formazioni già annuncia la posizione che Lenin assumerà di fronte ai pretesi “”economisti”” che ponevano di fronte alla classe lavoratrice dei problemi puramente economici, lasciando ai liberali l’iniziativa della lotta politica. Nella storia delle correnti rivoluzionarie russe, Tkachev appare, al contrario, come il precursore del movimento “”Libertà del Popolo””, che, a differenza dei movimenti precedenti, poneva il problema politico dell’abbattimento dell’autocrazia per mezzo del terrorismo. Il partito ‘Libertà del popolo’ segna la vittoria di Tkachev su Lavrov e Bakunin. Tkachev è, prima di Lenin, un teorico della rivoluzione. La sua idea di base è la presa del potere da parte di una minoranza rivoluzionaria “”(p 134-135-136) [(1) Cfr Plekanov ‘I nostri disaccordi’ e le ‘Opere scelte’ di Tkacev, parte 4, Mosca, 1983; (2 ) “”La campana””]”,”MRSx-062″
“BERDIAIEV Nicolaj (BERDYAEV Nicolas)”,”The Russian Idea.”,”Nicolaj BERDIAIEV (1874-1948) filosofo russo, espulso dall’ URSS nel 1922 sostenitore di un esistenzialismo cristiano, elaborò un’ interpretazione della storia come incarnazione dello spirito.”,”RUSx-068″
“BERDJAEV Nikolaj”,”Le fonti e il significato del comunismo russo. Con una nota di A. Kolosov.”,”Nikolaj BERDJAEV (1874-1948) è tra i più importanti filosofi russi del nostro secolo. Inizialmente su posizioni marxiste, pervenne poi al cristianesimo ortodosso. Promosse la pubblicazione di due raccolte di saggi, ‘Le pietre miliari’ (1909) e ‘Dal profondo’ (1918) che espressero la ‘rinascita culturale’ e cristiana russa dell’ inizio del secolo. Nel 1922 fu espulso dall’ URSS. Dal 1925 si stabilì a Parigi, dove pubblicò la maggior parte delle sue opere, tra le quali “”Un nuovo Medio Evo”” (1927), “”Cristianesimo e realtà sociale”” (1934), “”Il senso della storia”” (1948).”,”MRSx-021″
“BERDJAEV Nikolaj (BERDIAEFF Nicolas)”,”Una Nueva Edad Media. Reflexiones acerca de los destinos de Rusia y de Europa.”,”BERDJAEV Nikolaj (1874-1948) filosofo rsso espulso dall’ URSS nel 1922 sostenitore di un esistenzialismo cristiano, elaborò una concezione della storia come incarnazione dello spirito.”,”FILx-196″
“BERDJAEV Nikolaj”,”Le fonti e il significato del comunismo russo. Con una nota di A. Kolosov.”,”””E i marxisti russi maggiormente inclini all’azione rivoluzionaria si trovavano a dovere dare del marxismo un’interpretazione diversa e a dovere edificare altre teorie inerenti alla rivoluzione russa, a dovere elaborare insomma un’altra tattica. In quest’ala del marxismo russo la volontà rivoluzionaria aveva il sopravvento sulle teorie intellettuali e sull’interpretazione accademica e libresca del marxismo. Ciò portò alla fusione quasi inavvertita tra le tradizioni del marxismo rivoluzionario e le tradizioni del vecchio spirito rivoluzionario russo, restio ad ammettere che lo sviluppo della Russia dovesse attraversare lo stadio capitalistico: lo spirito rivoluzionario, intendo dire, di Cernysevskij, di Bakunin, di Necaev, di Tkacev. Non più Fourier, stavolta, ma Marx si univa a Sten’ka Razin. I marxisti d’indirizzo bolscevico si rivelarono ben più ancorati alla tradizioni russa che non quelli della linea menscevica. Sul puro terreno dell’interpretazione evoluzionistica e deterministica del marxismo, non era possibile giustificare una rivoluzione proletaria e socialista in un paese industrialmente arretrato, fondato su un’economia agricola e con una classe operaia debolmente sviluppata. Se il marxismo fosse stato inteso in questo senso, si sarebbe dovuto dapprima fare affidamento ad una rivoluzione borghese accompagnata dallo sviluppo del capitalismo, e soltanto in seguito avviare la rivoluzione socialista. E questa prospettiva non pareva molto propizia e atta a esaltare la volontà rivoluzionaria”” (pag 137)”,”RIRx-017-FL”
“BERELLINI Bruno”,”La morte di Michel.”,”BERELLINI Bruno “”Sono sedici racconti stesi negli anni Cinquanta, poi riscritti “”pazientemente”” per essere pubblicati nel 1980, in cui l’autore ripercorre la sua esperienza di partigiano, tra il febbraio 1944 e il 1945, nelle file di formazioni garibaldine, prima nella divisione “”Cichero””, localizzata nell’entroterra chiavarese, poi nella “”Pinan-Cichero””, nata da una costola della prima e nerbo forte del partigiano nelle nostre valli del Borbera e del Curone””. (pag 15) Bruno BERELLINI, classe 1925, operaio del cantiere navale Ansaldo di Genova, si iscrive nell’agosto 1943 al PCI, raggiunge tra i primi il “”casone”” di Cichero culla della VI Zona operativa ligure e delle sue divisioni garibaldine la “”Cichero”” e la “”Pinan Cichero””. Nel 1950-52 partecipa anche come interprete alla realizzazione del filme ‘Actung banditi’ e ‘Cronache di poveri amanti’. Svolge in seguito una carriera amministrativa e politica.”,”ITAR-171″
“BEREND Ivan T. RANKI Gyorgy”,”Lo sviluppo economico nell’ Europa centro- orientale nel XIX e XX secolo.”,”BEREND è nato nel 1930 a Budapest. Dal 1953 insegna storia economic all’Univ ‘Karl Marx’ di economia a Budapest. Tra le su pubblicazioni: -Reconstruction and Capital Expropriation in Hungary, 1945-1948 (1962) -Economic Policy and the Beginning of the First 5 Years Plan (1964) Con RANKI è autore di questi libri: -Hungary’s Industry: 1900-1914 (1955) -Hungarian Industry before and during the Second World War, 1934-1944 (1958) -Hungary in the ‘Lebensraum’ of Nazi Germany, 1933-1938 (1960) -The Economy of Hungary after First World War, 1919-1929 (1966) RANKI, nato nel 1930 a Budapest, dopo aver seguito corsi accademici di economia, nel 1953 divenne membro dell’Istituto di storia dell’Accademia Ungherese delle Scienze. Oltre alla collaborazione con BEREND ha scritto vari libri.”,”EURC-014″
“BERENDT Joachim Ernst”,”Il nuovo libro del Jazz dal New Orleans al Jazz Rock.”,”Joachim Ernst Barendt è stato uno dei massimi esperti di musica jazz nel mondo. E’ nato a Berlino nel 1922, critico musicale, collaboratore di giornali stranieri ha scritto vari libri sulla storia del Jazz.”,”VARx-021-FMDP”
“BERENGER Jean”,”Storia dell’ impero asburgico 1700-1918.”,”BERENGER Jean insegna alla Sorbona ed è specialista di storia militare e di storia dell’ Europa centro-orientale in età moderna. Tra i suoi libri ‘La Republique autrichienne de 1919 à nos jours’ (1971) ‘L’ Europe danubienne de 1848 à nos jours’ (1975), ‘Turenne’ (1987). La guerra d’ Italia del 1859. “”Per queste ragioni l’ entourage di Francesco Giuseppe considerava ormai ineluttabile il conflitto. Rechberg, che era succeduto a Buol come ministro degli Affari esteri, pensò che fosse necessario evitare qualsiasi gesto non amichevole fino a quando la monarchia non avesse ricostituito le sue forze. Schmerling, sostenitore del progetto di una grande Germania incentrato sull’ Austria, pensava al contrario che fosse assolutamente necessario sostenere i principi tedeschi enlla loro resistenza all’ imperialismo prussiano. Egli si appoggiò al barone di Biegelben, un “”assiano”” passato al servizio degli Asburgo, che dirigeva la sezione tedesca del ministero degli Affari esteri, Quest’ ultimo raccomandò fermezza, persuaso che fosse necessario sconfiggere la Prussia prima che fosse troppo tardi, dato che l’ obiettivo era quello di ricondurla entro i confini precedenti al 1740. Per questo motivo egli decise di venire a patti con Napoleone III, (…)””. (pag 295)”,”AUTx-023″
“BERENGER Jean”,”Turenne.”,”Jean Bérenger è nato nel 1934. Professore di storia moderna all’Università di Strrasburgo II e a Saint-Cry, è specialista di storia dell’Europa Centrale e Orientale e delle relazioni internazionali durante l’Ancien Regime. Ha scritto una storia della Cecoslovacchia e della monarchia asburgica.”,”QMIx-135-FSL”
“BERENGO Marino, a cura di Roberto PERTICI”,”Cultura e istituzioni nell’ Ottocento italiano.”,”BERENGO Marino (1928-2000) ha insegnato storia moderna nelle Università di Milano e Venezia. Tra le sue opere: ‘Nobili e mercanti nelal Lucca del Cinquecento’ (1965, Einaudi), ‘Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione’ (1980, Einaudi), ‘L’ Europa delle città’ (1999, idem). Università italiana. “”Per due generazioni almeno di studenti italiani, dalla Restaurazione all’ Unità, gli anni universitari rapresentano un passaggio obbligato, quasi sempre avvertito come oneroso e molesto; chi desiderava recepire stimoli culturali, sapeva di doverli cercare altrove. Questa mancanza d’ aria era frutto di una scelta voluta, e consapevolmente perseguita da tutti i governi della penisola. Le università apparivano come delle polveriere, che il controllo di polizia sui professori non bastava a neutralizzare.”” (pag 90) “”Luigi Settembrini spiega bene come funzionavano le cose a Napoli allo schiudersi degli anni ’30: “”Il governo ebbe mai sempre paura di radunare in un solo luogo le molte migliaia di giovani che da tutto il Regno convenivano a Napoli a studiare, e però non li obbligava ad assistere ai corsi, e li lasciava sparpagliare nelle scuole private””. Ne derivava “”un male ed un bene””: il frazionamento degli studi e la perdita di ogni sentimento di solidarietà tra gli studenti, da un lato; e il fatto che, così organizzato, “”l’ insegnamento era liberissimo”” perché in mano a “”maestri privati, che in casa loro insegnavano come volevano””. Analogo criterio aveva seguito il governo austriaco; e così Gian Domenico Romagnosi, che era stato pensionato con lo scioglimento della Scuola di alta legislazione, ottenne nel 1819 la patente di “”maestro privato di legge””.”” (pag 91)”,”ITAB-183″
“BERENGO GARDIN Piero a cura; scritti di Piero MUSCOLINO Cesare COLUMBA Luigi TOMASSINI Anna D’ANGELO Piero BARENGO GARDIN”,”Ferrovie Italiane. Immagine del treno in 150 anni di storia.”,”scritti di Piero MUSCOLINO Cesare COLUMBA Luigi TOMASSINI Anna D’ANGELO Piero BARENGO GARDIN”,”ITAE-270″
“BERENGO Marino”,”Economia barocca. Mercato e istituzioni nella Roma del Seicento.”,”Marino Berengo, nato a Venezia nel 1928, ha studiato a Firenze e a Pisa. Già archivista di Stato a Venezia sino al 1963, è poi stato professore di storia moderna presso le Università di Milano e di Venezia, dove ha insegnato negli ultimi anni. I suoi lavori sono in prevalenza dedicati alla storia sociale veneta.”,”ECOS-024″
“BERENGUER Isidro Albert”,”Bibliografia de la Prensa Periódica de Alicante y su provincia.”,”Alicante è la capitale dell’omonima provincia nel sud-est della Spagna. Città portuale sulla Costa Blanca, è caratterizzata dal centro storico, Barrio de la Santa Cruz, con strade strette, case colorate e una vivace vita notturna. Grazie a un ascensore o a una ripida salita, da qui si raggiunge il medievale castello di Santa Barbara, situato su una collina con una stupenda vista della costa mediterranea”,”ARCx-013-FSL”
“BERENSON Bernard, a cura di Nicky MARIANO”,”Tramonto e crepuscolo. Ultimi diari 1947-1958.”,”Sono anche pensieri e confidenze di un novantenne, ma questo ‘tramonto’ non è sempre nostalgico, anzi esso è ‘herrlich wie am ersten Tag’ (), per dirla con le parole goethiane citate da lui stesso (4° copertina) () stupendo come il primo giorno Aneddoti Aneddoto ebraico (pag 138) L’approccio dei ‘vecchi’ verso i ‘giovani’ e viceversa (pag 139) “”Quelli che difendono il nuovo in tutte le arti: l’ermetico, il criptico, il non intelligibile, biasimano continuamente l’opposizione che c’è stata nel passato contro la novità, ma quella opposizione era sempre rivolta contro un nuovo modo di vedere, di sentire, di esperimentare, di penetrare. Contro nuove idee, contro il cibo inusitato, contro usi e costumi sconosciuti. Adesso questo non succede più. L’artista odierno non ci rivela un mondo nuovo, non ha scoperto nuovi pianeti, non ci mostra una terra promessa, al contrario, il suo cripticismo, il suo ermetismo rappresentano uno sforzo sovrumano per nascondere la propria assenza di visione ovvero l’assoluta banalità della sua visione; tanto banale che la scarabocchia o la imbratta o ci fa sopra dei commenti, dei mormorii e dei sospiri. Non ha niente da dire e se tu fai uno sforzo disperato per capirlo non trovi che il vuoto”” (pag 140); Come mai la persona che sa parlare bene è considerata con tanto sospetto dal medico, dall’impiegato, dall’uomo d’affari, dal finanziere, dal burocrate, e dai loro parenti e amici? Giudicando dalla mia esperienza direi che succede perché parliamo e non facciamo altro; o almeno niente che l’altro possa apprezzare. Come se il parlare non fosse anch’esso un’arte in sé, una occupazione i cui effetti però non si apprezzano perché agiscono a distanza di tempo. Quali sono i suoi effetti lo si vede nei momenti di crisi, quando ad esempio una intera comunità d’improvviso si decide ad agire tutta nello stesso modo fino allora universalmente avversato, perché il sentirne parlare glielo ha fatto accettare. No, l’ultima cosa che si possa dire del parlare è che non abbia effetto”” (pag 145) BERENSON Butrimonys, 26 giugno 1865 – Fiesole, 6 ottobre 1959 Dizionario Treccani: BERENSON, Bernard (Bernhard fino al 1914). – Figlio di Albert Valvrojenski (che prese il cognome Berenson quando emigrò negli Stati Uniti) e di Judith Mickleshanski, ambedue ebrei, nacque il 26 giugno 1865 a Butremanz non lontano da Viltia in Lituania, dove iniziò i suoi studi dimostrando una notevole precocità nell’apprendimento delle lingue; più tardi attribuirà la sua “”curiosità insaziabile per le origini”” alla precoce lettura dell’Antico Testamento (Abbozzo, 1949, p. 81). I pogrom nel 1874spinsero il padre ad emigrare a Boston dove, un anno dopo, fu raggiunto dalla moglie e dai tre figli. Albert Berenson, persona di grande cultura e di spiccate tendenze antireligiose, prese la cittadinanza americana nel 1880e allevò suo figlio come americano. Il B. proseguì i suoi studi presso una scuola secondaria del North End di Boston, dove si erano stabiliti molti immigrati polacchi e lituani, e alla fine del 1881 cominciò a frequentare, contemporaneamente a George Santayana, la Boston Latin School. Due anni dopo si iscrisse alla Boston University. Assai presto si distinse per il suo eccezionale talento e nel 1884 Edward Perry Warren patrocinò la sua ammissione alla Harvard University. Qui si specializzò in letteratura, proseguì i suoi studi linguistici (tra i quali quelli del sanscrito) e frequentò il Museum of Fine Arts con le sue belle collezioni di arte italiana e quelle, magnifiche, di arte orientale. All’epoca l’insegnamento delle belle arti era diretto da Charles Eliot Norton per il quale il B. (allora sotto l’influsso di W. H. Pater e J. A. Simonds) provò scarsa simpatia. Più congeniale gli fu l’incontro con il filosofo William James, cui si deve in gran parte l’interesse che il B. ebbe in seguito per l’aspetto psicologico della creazione artistica nonché la sua fede nella realtà psicologica delle sensazioni sperimentate. Gli anni trascorsi all’università di Boston e a Cambridge incisero profondamente sulla formazione intellettuale dei B. il quale, pur essendo vissuto in America soltanto dagli undici ai ventidue anni, si sentiva più a suo agio con un americano di formazione affine alla sua che con qualsiasi altro “”bipede””. A Harvard il B. si distinse tra gli altri studenti e nel 1886 divenne redattore capo del Harvard Monthly, cui aveva nello stesso anno già collaborato con articoli su Gogol e altri autori. Conseguito il titolo di studio, nella domanda (30 marzo 1887) per una borsa di studio che gli desse la possibilità di viaggiare espresse la sua intenzione di diventare “”critico e storico letterario”” (la domanda, corredata di un curriculuni particolareggiato, è conservata nell’archivio di Harvard ed è riportata quasi per intero dalla Sprigge, 1963, pp.61-64). Quando la sua richiesta fu rifiutata, il B. ottenne da un gruppo di ammiratori convinti del suo talento (tra i quali, insieme con E. P. Warren, figuravano Jack Gardner e sua moglie Isabella Stewart), un finanziamento privato per visitare l’Europa. Trascorse il secondo semestre del 1887 a Parigi e nel gennaio dell’anno successivo si recò in Inghilterra dove Warren lo introdusse nell’ambiente accademico di Oxford e dove la sua carismatica personalità gli conquistò moltissimi amici, tra i quali Oscar Wilde. In Inghilterra incontrò la sua futura moglie, Mary Whitali Smith, che apparteneva a una distinta famiglia quacchera di Filadelfia ed era allora sposata con un politico angloirlandese, Francis C. Costelloe. Nel corso di questo viaggio e delle successive visite nei Paesi Bassi, in Germania, in Svizzera, in Grecia e in Italia, gli interessi del B. si spostarono decisamente verso le arti figurative e in particolar modo sulla pittura italiana. Fattore importante in questa evoluzione furono gli scritti di G. Morelli: in una recensione inedita dei Kunsthistorische Studien über Italienische Malerei, che aveva acquistati nel dicembre 1889, il B. dichiarò che il servizio reso dal Morelli allo studio della pittura era “”greater than Winckelmann’s to antique sculpture or Darwin’s to biology”” (Samucis, 1979, p. ioi). Nel 1889 a Roma aveva conosciuto G.B. Cavalcaselle oltre a Jean Paul Richter che gli diede una presentazione per il Morelli; quando lo incontrò nel 1890, il B. era ormai deciso a dedicarsi completamente all’attività di connoisseur (Abbozzo, 1949, p. 85). Anche se i rapporti coi Morelli non furono facili (“”I can’t really speak to Morelli – si lamentava iI B. – because he expects to be treated en maftre and I can’t take to Richter because he is trop marchand””), Morelli riconobbe il talento eccezionale del B. e lo indirizzò a G. Frizzoni a Brera che il B. giudicò molto più serio degli altri studiosi con cui era venuto in contatto (Samuels, 1979, p. 103). Alla fine del 1890, grazie a un’ulteriore sovvenzione di Warren, il B. cominciò a lavorare sistematicamente a una monografia su Lorenzo Lotto. Sempre nello stesso anno, durante un’altra visita in Inghilterra, incontrò nuovamente Mary Costelloe, il fratello di lei, lo scrittore Logan Pearsall Smith, e il cognato, il filosofo Bertrand Russell. Tramite Mary Costelloe divenne amico del collezionista Herbert Cook, grazie al quale poté visitare numerose collezioni private nelle case di campagna inglesi, inimicandosi spesso i proprietari a causa dei dubbi espressi sulle opere d’arte di loro proprietà. Nel dicembre 1890 Mary Costelloe, che era stata educata quacchera e si era convertita al cattolicesimo in occasione del matrimonio, raggiunse il B. a Firenze assieme al marito. Nel febbraio dell’anno successivo anche il B. si converti al cattolicesimo, ma fu una conversione destinata a durare poco. Mary Costelloe si considerava sua allieva e nella primavera del 1891 iniziò tra i due un lungo periodo di attiva collaborazione con la stesura dei catalogo dei dipinti di Hampton Court, compilato sotto la supervisione dei B. ma pubblicato dalla Costelloe con il nome di Mary Logan (The Guide to the Italian Pictures at Hampton Court, London 1894). Nel dicembre di quello stesso anno Mary, che era divenuta l’amante del B., si trasferì a Firenze dove i due vissero tuttavia in due appartamenti separati sul Lungarno Acciaioli. Seguirono molti mesi di viaggi felici, nonostante le difficoltà economiche, attraverso la Toscana, l’Umbria, l’Emilia, le Marche e l’Italia settentrionale, più tardi descritti dalla signora Berenson in un libro, incompiuto, su suo marito (brani di esso sono citati da S. Sprigge, 1963, cfr. p. 10 n. 4; il manoscritto è attualmente presso una nipote di Mary Berenson, Barbara Strachey). Questi viaggi costituirono il fondamento di una ineguagliabile conoscenza di prima mano della pittura italiana. Fino ad allora il B. non aveva pubblicato né libri né articoli specializzati e non disponeva di un reddito fisso, ma ogni problema pratico veniva risolto grazie all’accortezza e alla determinazione della sua futura moglie. Benché egli fosse contrario a percepire commissioni in denaro dalla vendita di opere d’arte, nel 1892 Si lasciò persuadere da un amico di Boston ad accettare la sua prima commissione per l’acquisto di un quadro di Piero di Cosimo. Un anno più tardi incontrò a Roma il collezionista Theodore M. Davis di Newport, Rhode Island, di cui fu consulente per molti anni. Divenne, inoltre, consulente di altri collezionisti americani, il più importante dei quali fu la signora Gardner. Il primo articolo di storia dell’arte del B. apparve il 9 febbr. 1893 su The Nation (New York) con il titolo Tintoretto’s St. Mark, cui seguì sullo stesso periodico, il 13 aprile dello stesso anno, Vasari in the Light of Recent Publications, poi ristampato in The Study…, 1901, e, tradotto in italiano (Il Vasari alla luce delle recenti pubblicazioni), in Studi vasariani, Atti del convegno internaz. per il IV centenario … delle Vite del Vasari (1950), Firenze 1954, pp. 22-28. Gli articoli risultarono tuttavia di interesse relativamente scarso, tanto che il B. dubitò per qualche tempo delle sue capacità di scrittore. Questi dubbi furono esacerbati dalle critiche della scrittrice di estetica Vernon Lee (Violet Paget), sua vicina di casa a Firenze. Fu Mary Costelloe che riuscì a far entrare il B. in contatto con il grande pubblico angloamericano: un articolo da lei scritto sulla pittura veneziana a Vienna non fu accettato dall’editore Putman (Samuel, 1979, p. 159), quindi ella propose che fosse riscritto in termini più generali ed estesi dal B. e o advised him to make lists of all genuine works of Venetian painters”” (M. Berenson, 1983, p. 54). The Venetian Painters of the Renaissance with an Index to their Works fu pubblicato a Londra e a New York nel 1894, riscuotendo un successo immediato e nuove edizioni ne uscirono nel 1895 e nel 1897. Fu il primo nucleo dei volumi pubblicati più tardi con i titoli Italian Painters of the Renaissance (1930) e Italian Pictures of the Renaissance (1932); una copia del libro fu anche inviata (1894) alla signora Gardner, con cui il B. non aveva avuto più contatti da cinque anni (Tharp, 1965, p. 176; Samuels, 1979, p. 187); quando, nel 1904, il B. ritornò negli Stati Uniti, dopo sette anni di assenza (vi si recherà per l’ultima volta nel 1920-21), era ormai considerato un autorevole conoscitore della pittura italiana. Alla fine di questo viaggio (marzo 1904) Mary Berenson scriveva alla famiglia: “”no denaro in tasca [sic] but 1 do think every reasonable hope that this trip may turn out to be the beginning of our fortune”” (M. Berenson, 1983, pp. 116); e così fu: ebbe inizio allora il nuovo rapporto del B. con la Gardner in qualità di suo consulente per l’acquisto di quadri (v. anche Sprigge, 19635 pp. 138-157). Ritornato in Europa, il B. pubblicò (Londra 1895) un’innovativa monografia su Lorenzo Lotto, cui fece seguito nel 1896 Fiorentine Painters of the Renaissance, opera di grande originalità, salutata da Williani James come il primo tentativo di applicare “”elementary psychological categories to the interpretation of higher works of art”” (Samuels, 1979, p. 258). La sua teoria della tangibilità, che consiste nel dare “”valori tattili alle impressioni della retina”” (Ipittori, 1936, p. 56), rimane un significativo contributo agli studi sulle reazioni estetiche. Nel 1897 apparve un terzo volume intitolato The Central Italian Painters of the Renaissance in cui il B. analizzava i ruoli dell’illustrazione e della decorazione nella pittura senese e umbra. Il successo di questi libri, editi in piccolo formato, non fu dovuto solo alla qualità del testo, ma soprattutto al fatto che gli elenchi di opere in essi contenuti costituivano una sorta di vademecum per i viaggiatori. Il metodo dei Morelli modificato, su cui si basano le prime attribuzioni del B., è descritto nel saggio Rudiments of Connoisseurship che rimase inedito fino al 1902 (in The Study…, II, pp. 111-118). Era un campo, questo, in cui molti erano i contrasti, e suscitò grandi polemiche il commento brillante ed equilibrato del B. ad una esposizione sulla pittura veneta tenutasi alla New Gallery di Londra nel 1895, pubblicato nello stesso anno a Londra a spese di Herbert Cook in veste di opuscolo: Venetian Painting, chiefly before Titian (At the Exhibition of Venetian Art, New Gallery), ristampato in The Study…, 1901, pp. 90-146. Nel 1897 l’editore inglese john Murray propose al B. di scrivere un libro sui disegni dei pittori fiorentini, impresa che in sei anni di lavoro doveva realizzarsi in quello che è senza dubbio il suo testo più ambizioso e pregevole: The Drawings of the Fiorentine Painters (1903). Egli accettò l’incarico con qualche esitazione: per l’impegno che comportava fu infatti costretto a rinunciare alla stesura di un’opera di estetica che aveva intenzione di scrivere; e ancora in tarda età considerava tale decisione come una svolta fondamentale per la sua carriera (Abbozzo, 1949, pp. 60, 183). Durante la seconda guerra mondiale il B. scrisse nel suo diario: “”In quanto organismo che assimila e produce, in quanto istrumento, posso dire di essere stato completo a venticinque anni, e questo strumento ha funzionato e conservato la sua identità per i cinquanta e più anni susseguenti a dispetto di tutte le forze contrastanti in tutti i sensi”” (Echi e riflessioni, 1950, p. 225, v. anche p. 269). In effetti alla fine del primo decennio dei secolo il B. aveva già dato il suo massimo contributo alla storia dell’arte e dedicò gli anni successivi alla revisione e alla rettifica piuttosto che alla ricerca originale. In seguito i suoi interessi, già molto vasti, si ampliarono: nel 1931 visitò Algeri, da dove scriveva al principe ereditario di Svezia, Gustavo Adolfò, di essere sopraffatto dalla bellezza dei ruderi antichi e dall’abbondanza di materiale utile ai suoi studi: “”I do not mean Italian art, which in a sense is now behind me, but the pathology of form which led from the Antique to the Medioeval”” (The Selected…, 1964, p. 112). Ai viaggi seguivano viaggi: a Costantinopoli (1928), in Siria e in Palestina (1929), in Spagna “”per la quinta o sesta volta””, più tardi nello stesso anno. Il 29 dic. 1900 il B. e Mary Costelloe, dopo essersi sposati nel municipio di Settignano, celebrarono il matrimonio religioso nella cappella della villa I Tatti, a Ponte a Mensola, che in quell’anno avevano preso in affitto. La casa fu in seguito comprata e man mano ampliata e le sue attrattive furono accresciute prima dalla creazione di un giardino terrazzato (progettato dall’architetto Cecil Pinsent) e successivamente dal costituirsi di una delle più pregevoli collezioni private di pittura italiana e di opere d’arte orientale. La maggior parte delle opere fu acquistata dal gennaio 1901; oggi la collezione comprende, tra i moltissimi altri capolavori, tre grandi pannelli provenienti dalla pala d’altare del Sassetta di Borgo San Sepolcro, una magnifica Madonna di Domenico Veneziano, i Ritratti Vitelli del Signorelli (cfr. F. Russoli, La raccolta Berenson, Milano 1962). Nel corso degli anni la villa I Tatti divenne molto più di un luogo di piacevole soggiorno o di un rifugio dove scrivere o condurre gli affari. Il suo centro era la biblioteca, con la sua eccezionale collezione di libri e di fotografie; negli ultimi anni di vita (11 marzo 1948), il B. scrisse nel suo diario che aveva voluto costituire “”una biblioteca dove uno studioso del nostro mondo possa trovare ogni libro essenziale a sua disposizione. Avevo sperato di lasciarla a degli studiosi americani per contribuire al loro sviluppo”” (Tramonto…, 1966, p. 55; v. anche Abbozzo…, 1949, p. 216). La biblioteca, come disse e scrisse ripetutamente, era l’impresa di cui andava più fiero. Il B. non abbandonò mai l’intenzione di lasciarla in testamento alla Harvard University o a qualche altra istituzione analoga. A partire dal terzo decennio del 1900, impiegò gran parte del proprio denaro per il suo mantenimento e per la costituzione di un fondo che avrebbe permesso la realizzazione, a tempo debito, del progetto di donazione; nel 1933 questo progetto fu accettato in linea di principio dalla Harvard University, purché fosse assicurato un adeguato fondo di dotazione. La donazione fu formalmente acquisita nel 1960, un anno dopo la morte del Berenson, la cui volontà fu che i fondi fossero utilizzati a livello interdisciplinare; il Harvard University Center for Italian Renaissance Studies è divenuto così un attivo centro di ricerca originale, secondo gli intendimenti del B., con quindici fellows stipendiati, impegnati in studi di storia dell’arte, musicologia, letteratura e storia. Le attività commerciali grazie alle quali il B. potè raggiungere questi obiettivi non gli furono mai particolarmente gradite. Il primo importante acquisto per la signora Gardner, una volta ripresi i loro rapporti, fula Storia di Lucrezia di Botticelli (1894); seguirono, sempre per la collezione Gardner (1896, 1898, 1900) il Ratto d’Europa di Tiziano, il Cristo portacroce di Giorgione e la Presentazione al tempio di Giotto; il livello medio delle opere di pittura italiana che il B. procurò alla Gardner fu quindi molto alto e la sua provvigione era normalmente quella del 5%. Il B. fu inoltre consulente per la ditta Coinaghi di Londra, quindi dal 1907 del mercante J. Duveen, dal quale percepiva inizialmente una percentuale sulle vendite e dopo il 1927 un onorario fisso annuo; nel 1937 troncò improvvisamente le relazioni con Duveen (nel 1939 scrisse in una lettera che i suoi guadagni erano venuti meno poiché aveva interrotto i rapporti con lui). Dopo la seconda guerra mondiale si associò invece con la ditta Wildenstein. Tra i tanti collezionisti che egli consigliò si ricordano ancora Joseph Widener e Carl Hamilton. I primi guadagni dei B. furono piuttosto modesti, ma alla fine del 1896 egli poteva scrivere di aver guadagnato, durante l’anno, non meno di io.000 dollari (Sarnuels, 1979, p. 275). E più tardi dichiarava: “”I want Anierica to have as many good pictures as possible”” (ibid.). La testimonianza più evidente di questo aspetto dell’attività dei B. è costituita dalla collezione della National Gallery of Art di Washington. Tra le due guerre I Tatti furono un luogo d’incontro noto in tutto il mondo da. cui gli ospiti uscivano pieni di riverente ammirazione per la cultura del B. e per la straordinaria varietà, profondità e vivacità della sua conversazione (Berenson and the Connoisseurship of Italian Painting. National Gall. of Art [catal.], Washington 1979). Questo aspetto, meticolosamente programmato, della vita dei B. è ampiamente descritto, anche se non sempre con esattezza, in varie biografie, ma, soprattutto, nel modo più efficace da Elisabetta (Nicky) Mariano (1969), che fu la sua segretaria dal 1917 e che dal 1945fino alla morte del B. assunse la direzione dei Tatti. Spesso però le biografie che privilegiano questo aspetto della vita ai Tatti trascurano le serie attività professionali che contemporaneamente vi si svolgevano. Il B. e sua moglie, di formazione culturale liberale, assistettero all’ascesa dei fascismo con disapprovazione e preoccupazione. Dal 1938 il B. cominciò a temere che la crescente ondata di antisemitismo potesse raggiungerlo e costringerlo ad abbandonare l’Italia. Quando scoppiò la guerra tra Italia e Stati Uniti, nel 1941, egli decise, a suo rischio, di rimanere a Firenze. La sua situazione fu tollerabile fino all’armistizio del settembre 1943, quando il marchese Filippo Serlupi Crescenzi, ministro di S. Marino presso la Santa Sede, gli offrì protezione. Le esperienze di questo periodo hanno costituito l’argomento dei libro Echi e riflessioni (1950). Mary Berenson, che era rimasta ai Tatti, morì poco dopo il ritorno del B., nel maggio 1945. Anche nel periodo successivo alla guerra I Tatti (e durante i mesi estivi la casa al Dono a Vallombrosa) furono meta di numerosissimi visitatori, alcuni celebri come il presidente Truman e il re di Svezia, altri semplici studiosi di storia dell’arte che il B. incoraggiò e consigliò. Il pensiero del B. di questi ultimi anni si riflette fedelmente in Abbozzo per un autoritratto (1949) e in Tramonto e crepuscolo, in cui sono riportate annotazioni dai diari fra il 1947 e il 1958 (1963; trad. ital. 1966). In una penetrante prefazione al secondo libro (p. X), Iris Origo divide la vita dei B. in tre periodi: “”il periodo della giovinezza e dell’ascesa, gli anni del successo acquisito, durante i quali prese forma anche la leggenda, e finalmente… la riscoperta, sempre lucida e qualche volta impietosa, del personaggio vero, come un albero perde le foglie, mantenendo la trama dei suoi rami nudi contro il cielo invernale””. Il B. morì il 6 ott. 1959 ai Tatti, ove è sepolto, accanto alla moglie, nella cappella dove si erano sposati. Anche se i volumi ristampati più tardi, dal 1930 in poi, come The Italian Painters of the Renaissance erano inizialmente composti da un saggio e da un elenco di opere, è necessario, ai fini critici, considerare saggi ed elenchi come unità separate. I libri furono pubblicati nell’arco di tredici anni: The Venetian Painters of the Renaissance (New York-London, G. P. Putnam’s Sons) nel 1894, The Fiorentine Painters of the Renaissance (ibid.) nel 1896 e The Central Italian Painters of the Renaissance (ibid.) nel 1897; dieci anni più tardi The North Italian Painters of the Renaissance (ibid. 1907) concluse la serie. Le date di pubblicazione potrebbero ipotizzare un metodo analitico omogeneo nei primi tre volumi e un mutamento nel quarto, ma di fatto il cambiamento si verifica tra il primo e il secondo libro. In rapporto ai volumi succesivi, l’argomento di Venetian Painters è meno audacemente innovativo in quanto èconcepito in termini più convenzionali come resoconto di uno sviluppo storico, e mancante di quel sostrato teorico che in tanta misura contribuisce alla vitalità dei libri più tardi, laddove l’interesse è posto sul giudizio qualitativo e sul carattere dei dipinti in quanto opere d’arte. Solo dopo questo mutamento di accento, evidente per la prima volta in Fiorentine Painters, le trattazioni dei singoli artisti acquistano quella precisione di cammeo che caratterizza d’allora in poi le valutazioni dei Berenson. Il loro duraturo interesse si deve anzitutto alla capacità dei B. di delineare con pochi agili tratti i lineamenti di una personalità artistica. In Fiorentine Painters e nei libri seguenti il metodo descrittivo è espresso in gran parte nei termini della reazione dell’osservatore alla singola opera d’arte; esemplare e particolarmente avvincente è il passo che descrive il piccolo pannello dell’Ercole e Anteo del Pollaiolo degli Uffizi: “”A realizzare la presa dell’Ercole solidamente piantato sulla terra, il gonfiarsi dei polpacci sotto il pondo che li grava, il violento rovesciarsi del torace, la forza soffocante di quella stretta, a realizzare il supremo sforzo d’Anteo che con una mano ricaccia addietro la testa d’Ercole e con l’altra cerca di scrollarne il braccio, è come se una fonte d’energia ci ribolla sotto i piedi e salga per le nostre vqne”” (I Pittori italiani…, 1936, p. 82). La teoria delle sensazioni immaginarie, che è alla base di Fiorentine Painters e dei testi successivi, si espliciterà però completamente in quanto tale solo in un libro più tardo, Aesthetics and History in the Visual Arts (1948, p. 100 della trad. ital.): “”Le sensazioni immaginarie … sono quelle che esistono solo nella fantasia, e sono prodotte dalla capacità dell’oggetto di far sì che ci rendiamo conto della sua entità e viviamo della sua vita. Nelle arti visive questa capacità si manifesta in primo luogo e fondamentalmente attraverso una varietà di sensazioni immaginarie di contatto e i loto molteplici sottintesi; e attraverso le egualmente inunaginarie sensazioni d’alterazioni barometriche, termometriche, viscerali, e soprattutto muscolari, che si suppone abbiano luogo negli oggetti rappresentati””. Il Gombrich obiettò che il B. aveva nella psicologia della percezione più fede di quanto oggi appaia giustificabile (Art and Illusion, cit. in Samuels, 1979, p. 230), ma è proprio a questa fede che i quattro volumi di Italian Painters of the Renaissance devono la loro vitalità e la loro efficacia. In tutti e tre gli ultimi libri l’attenzione del B. è attratta dal polo magnetico dell’antico, sicché la sezione finale di North Italian Painters. si conclude con una radicale condanna del manierismo che oggi può stupire (e tuttavia il B. non cambiò mai opinione in proposito). D’altra parte bisogna notare come non siano stati trascurati, se non in misura minima, gli aspetti veramente significativi del fenomeno artistico considerato. Nel testo sono prefigurati molti successivi cambiamenti di gusto (come, ad esempio, l’apprezzamento della pittura ferrarese e bresciana o dei Bassano). I giudizi dei B., quando venivano formulati, erano sorprendentemente indipendenti dalla moda, e al di fuori delle mode sono sempre rimasti. Si può dire dunque che Italian Painters of the Renaissance sia la migliore introduzione, in qualsiasi lingua, a qualsivoglia scuola italiana di pittura; per la capacità di potenziare nel lettore la godibilità dell’opera darte presa in considerazione e di indurlo ad analizzarne natura ed origine, con maggiore esattezza di quanto altrimenti gli sarebbe consentito. La storia delle varie e numerose edizioni di questi quattro libri testimonia la loro vasta risonanza. Sempre presso G. P. Putnam’s Sons, New York-London, apparvero due nuove edizioni per Venetian Painters (1895, 1897), Florentine Painters (1900, 1909) e Central Italian Painters (1909, 1911), una per North Italian Painters (1910). Nel 1926 uscì a Parigi (Schiffrin, Editions de la Pléiade) una traduzione, con il titolo complessivo di Les peintres italiens de la Renaissance, dei quattro volumi intitolati rispettivamente Venise, Fiorence, L’Italie du Centre, L’Italie du Nord. Una traduzione tedesca dell’intera serie fu pubblicata a Monaco (Kurt Wolff) nel 1925 (ma una traduzione del Fiorentine Painters era già uscita nel 1898 a Lipsia, Maske); nel 1923 era uscita a Mosca (C. H. Sacharov) una traduzione in russo del Fiorentine Painters. I quattro testi uscirono in volume unico, The Italian Painters of the Renaissance, nel 1930 (Oxford, The Clarendon Press; ne fu stampata anche una edizione illustrata in occasione della Mostra dell’arte italiana a Londra); questo fu disponibile in italiano nel 1936 nella eccellente traduzione di Emilio Cecchi (I pittori italiani del Rinascimento, Milano, Hoepli, collez. “”Valori plastici””, riedita nel 1942 e nel 1948). Fu in seguito ristampato nel 1948 (London, Oxford University Press) e nel 1952 (London, Phaidon) con le illustrazioni; nello stesso anno fu pubblicato anche in tedesco (Zürich, Pliaidon), poi in francese (Paris, Gallimard, 1953), in olandese (Utrecht, W. de Haan, 1953) e ancora in italiano (2 voll., Firenze, Sansoni – London, Phaidon, 1954), in spagnolo (Barcelona, Argos, 1954), in giapponese (Tokio, Shinchosha, 1961) e in russo (Moskwa, Izdatel’stvo Iskusskvo, 1965). Gli elenchi di opere che accompagnavano originariamente le prime edizioni erano piuttosto ristretti e fortemente selettivi; nel 1932, quando per la prima volta furono ordinati alfabeticamente e stampati in unico volume (Italian Pictures of the Renaissance: a List of the Principal Artists and their Works with an Index of Places, Oxford, The Clarendon Press), iI B. modificò il suo precedente atteggiamento rifiutando le teorie restrittive dell’attribuzione allora in voga. Gli elenchi che formano questo volume risultano quindi più ricchi e molto più ampi dei precedenti, e tuttavia basati non su criteri meno precisi, bensì sulla convinzione che solo una filosofia “”espansionista”” dell’attribuzione sia storicamente praticabile. L’anno precedente la morte (13 marzo 1958) il Bscrisse: “”Molti degli errori da me commessi nella mia attività di attributore di dipinti sono dovuti a un concetto troppo rigoroso e dogmatico che avevo della personalità dell’artista che mi faceva escludere tutto quello che non corrispondeva all’ideale che avevo di lui”” (Tramonto, 1966). La versione ampliata degli elenchi del B. divenne più utile anche se aumentò, inevitabilmente, il margine d’errore; il loro aspetto più significativo risiedeva comunque nella coerenza: se vi erano errori, erano errori di concetto e non sbagli, e nel quarto di secolo della sua diffusione il libro fu un manuale di importanza incommensurabile per la formazione di una generazione di storici dell’arte. Quando nel 1952 uscì la nuova edizione illustrata di Italian Painters, la casa editrice Phaidon propose di ripubblicare anche gli elenchi; il B. concordò sul fatto che dovessero essere rivisti, pur con qualche riluttanza (all’epoca aveva ottantotto anni), poiché pretese di decidere personalmente e con scrupolosa obiettività circa tutte le attribuzioni, come se fossero affrontate per la prima volta. Il primo elenco, The Venetian Pictures of the Renaissance, fu pubblicato nel 1957 (2 voll., London, Phaidon; trad. ital., Firenze, Sansoni, 1968) e prima della morte del B. era stato parzialmente preparato il volume sui pittori fiorentini che uscì nel 1963 (2 voll., London, Phaidon), curato da Nicky Mariano (sua stretta collaboratrice anche per le edizioni del 1932 e 1936) e da alcuni collaboratori dei B. ai Tatti. Entrambi i libri sono caratterizzati dall’elasticità e dalla freschezza del metodo, soprattutto quando si tratta di accettare il punto di vista di altri studiosi. Tuttavia il volume relativo alla pittura fiorentina non riflette necessariamente le opinioni definitive del B., e contiene molte interpolazioni e alcuni errori di cui egli non può essere ritenuto responsabile. I due elenchi mancanti furono raccolti in un’opera in tre volumi curata da Luisa Vertova (Central Italian and North Italian Schools, London, Phaidon, 1969), basata in larga parte sul materiale fotografico dei Tatti: al B. non possono riferirsi che in piccola parte le variazioni apportate agli elenchi pubblicati in quest’ultimo libro. Il B. comunque fu sempre interamente consapevole dei carattere precario del compito che si era assunto: “”E di nessuna delle mie liste io mi sento completamente soddisfatto. Occorrerà molta e molta fatica, d’ancora un pajo o forse tre generazioni, prima che il lavoro possa veramente dirsi compiuto”” (Pitture italiane, 1936, p. X). Alcune biografie di grande successo (in particolare quelle di S. Sprigge [1963] e di M. Secrest [1980]), hanno insinuato che le attribuzioni registrate in questi elenchi siano state condizionate dall’attività di consulente svolta per la signora Gardner e per altri collezionisti americani e dagli impegni assunti con la ditta CoInaghi a Londra e con Duveen. Tuttavia l’esame del materiale disponibile e, in particolare, quello conservato presso l’archivio Duveen a New York (Metropolitan Museum), sembra smentire queste accuse; risulta infatti che il B. resistette costantemente alle pressioni del rappresentante di Duveen, E. Fowles, tendenti a fargli modificare le sue convinzioni per facilitare le vendite. Mary Berenson infatti dichiarava in una lettera del 1927 (arch. Duveen): “”He is absolutely convinced that it would be a mistake to sacrifice his general principles to a temporary advantage””. La pratica dell’expertise scritta era molto diffusa all’epoca tra gli studiosi, e nulla prova che le attribuzioni del B. relative ad alcuni grandi pittori fossero in contrasto con le sue reali convinzioni. In varie lettere scritte per Duveen e per altri mercanti d’arte, perché fossero mostrate ad eventuali acquirenti, il B. descrive la qualità dei singoli dipinti in termini che oggi appaiono esagerati e, in certi casi, il resoconto sulle condizioni della superficie dipinta era ottimistico e inesatto; tuttavia, in confronto al basso livello degli studiosi di pittura italiana suoi contemporanei coinvolti nel mercato dell’arte, il B. appare un modello di rigore, e il suo successo fu dovuto non tanto alla convinzione che egli fosse necessariamente nel giusto, quanto alla consapevolezza che tra le opinioni correnti, soprattutto quelle relative alle grandi personalità artistiche, le sue presentassero minori probabilità di errore. Nel 1895, un anno dopo la pubblicazione di The Venetian Painters of the Renaissance, uscì il volume Lorenzo Lotto an Essay in Constructive Art Criticism (New York-London, G. P. Putnam’s Sons) a cui il B. aveva lavorato per diversi anni. Il libro ottenne le lodi di critici assai diversi come H. Wölfflin (in Literarisches Centralblatt, 1895, col. 1452), Reinach (in Revue critique d’histoire et de littérature, XXXIX [1895], pp. 271-276) e J. P. Richter (in Kunstchronik, VI [1894-95], pp. 293 ss.), e fu ristampato a Londra (George Bell and Sons) e a New York nel 1901. Vi traspare chiaramente il debito nei confronti di William James; per il B. il fascino del Lotto non risiede solo nell’essere questo un pittore sottovalutato, quanto piuttosto un artista che consente di stabilire un’equazione tra psicologia e stile. Nelle ultime pagine del libro il B. scrive (ediz. ital., 1955, p. 186): “”La mia indole mi dispone all’indulgenza verso un artista come il Lotto””. L’impostazione in ogni parte del libro è personale, il metodo, di notevole originalità; partendo da uno studio meticoloso, concreto dei dipinti e della loro documentazione approda a una impressione conclusiva “”che non è altro s’intende, se non l’immagine composita risultante da tale esame circostanziato: un’immagine senza pretese d’irrefragabilità scientifica”” (ibid., p. 185). Una nuova edizione del libro riveduta e ampliata uscì in italiano nel 1955 (trad. di L. Vertova, Milano, Electa), in inglese nel 1956 (London, Phaidon) e in tedesco nel 1957 (Köln, Phaidon). Nei quasi sessant’anni intercorsi dalla prima edizione la conoscenza del B. della pittura veneziana era maturata; ciò si riflette soprattutto nella trattazione dell’opera giovanile del Lotto, che nella prima edizione è posta in rapporto con Alvise Vivarini mentre nella seconda è collegata a Giovanni Bellini. L’erronea valutazione dell’influenza e del significato della pittura di Alvise Vivarini era stata nel frattempo corretta dal B. in due articoli sull’opera giovanile di Giovanni Bellini pubblicati nel terzo volume di Study and Criticism of Italian Art (1916). Il libro sul Lotto non ha avuto il peso che meritava nell’ambito degli studi monografici della pittura italiana. Nel 1903 apparve quello che ad ogni buon conto è il lavoro di ricerca più sostanzioso del B., The Drawings of the Florentine Painters, Classified, Criticised and Studied as Documents in the History and Appreciation of Tuscan Art with a Copious Catalogue Raisonné (2 voll., London, Murray, in folio). Come fece notare G. Gronau in una recensione alla prima edizione (in La Gazette des beaux arts, XXXIII [1905], pp. 341-348), lo studio dei disegni italiani del Rinasciniento era allora ancora ai suoi inizi. Le difficoltà dell’impresa non furono originate tanto dalla novità dell’argomento – non esistevano, per esempio, studi sistematici neppure sui disegni di Michelangelo -, dalla sua vastità, per cui furono necessari anni di faticosa ricerca nei gabinetti di grafica di tutta Europa, quanto per i termini di riferimento esposti dal B. secondo i quali i disegni dovevano essere analizzati dal primo all’ultimo sia per ciò che erano in se stessi, sia per la luce che gettavano sui processi creativi degli artisti dai quali erano stati eseguiti. Il testo del libro è scritto in uno stile più naturale e sciolto di qualsiasi precedente lavoro dei B. – il Gronau segnalava come particolarmente encomiabili le pagine su Andrea del Sarto – e il catalogo è un modello di rigore metodologico. Il libro apparve in un’edizione costosa di 355 esemplari e per molto tempo fu reperibile solo nelle biblioteche. Ma nel 1938 ne uscì un’edizione riveduta e meno cara presso la University of Chicago Press. Nel 1954 fu pubblicato in italiano uno stralcio dei Disegni di maestri fiorentini del Rinascimento in Firenze (Torino, Edizioni Radio Italiana) e l’intero testo fu tradotto nel 1961 (Milano, Electa). La nuova edizione comprese molto materiale nuovo (notevole una brillante trattazione dell’opera dei Signorelli, omessa precedentemente in quanto non fiorentino) inserito qua e là, tra parentesi, nel testo dell’edizione originale. Nell’introduzione il B. scrisse (p. 13): “”Invece di camuffare i miei sforzi, presentando una superficie levigata e dura come la convinzione stessa, in questa nuova edizione ho preferito dunque conservare il ricordo dei miei precedenti brancolamenti e citare le conclusioni poi scartate, in quanto non sono semplicemente frutto di negligenza o di temporanea cecità, ma testimoniano il metodo da me seguito. Come ogni altro libro da me scritto, anche questo, infatti, è un saggio nel metodo attributivo, e per capirlo, lo studioso deve poter vedere come quel metodo si è sviluppato nel corso di una intera vita di lavoro””. L’introduzione all’edizione del 1938 (cfr. trad. ital., 1961) è la più importante esposizione dei B. sul metodo storico-artistico: “”Come si riconosce la paternità di un disegno? Per rispondere onestamente a questa domanda, bisogna anzitutto dichiarare che la nostra conoscenza non è mai rigorosamente scientifica…, bensì nel migliore dei casi, semplicemente plausibile. E a tale plausibilità si può giungere in un solo modo, ossia attraverso la percezione che il disegno in parola fu creato dal medesimo spirito che riscontriamo in una serie di pitture o sculture a noi ben note.”” (p. 11). “”Prima di chiudere questa introduzione, voglio dire una parola sulla “”qualità””. Nei nostri studi non basta averne l’idea astratta. Dobbiamo imparare a riconoscere con precisione, in ogni disegnatore, come essa sia condizionata dalle idiosincrasie dei suo temperamento, del suo tirocinio, delle circostanze in cui si trova, dell’umore che lo ispira al momento. Infine, quando tutto è stato detto e fatto, il giudizio ultimo e definitivo spetta alla nostra sensibilità, alla finezza delle nostre percezioni. Nessuna prova meccanica, nessuna considerazione di carattere materiale, nessun ricorso a specchi, magici o no, può affrancarci da quella responsabilità decisiva”” (p. 14). È straordinariamente grande in The Drawings… il numero delle attribuzioni del B. che hanno mantenuto la loro validità e, anche se in alcuni casi il giudizio attuale si discosta dalle sue conclusioni (come, ad esempio, quella relativa a un ben noto gruppo di disegni eseguiti da Michelangelo per Sebastiano del Piombo che il critico credeva essere di Sebastiano), il libro è stato un punto di riferimento fondamentale per tutti i successivi studi sui disegni fiorentini del Rinascimento. Gli studi più significativi del B. sulla pittura senese, furono due lunghi articoli sul Sassetta pubblicati nel 1903 in The Burlington Magazine (III, pp. 3-35, 171-184), che più tardi (1909) formarono un libro intitolato Sassetta. A Sienese Painter of the Franciscan Legend (London, J. M. Dent and Sons). Il libro fu tradotto in tedesco nel 194 (Strassburg, Heitz und Mündel), nel 1946 (Firenze, Electa) apparve la traduzione italiana (di Achille Malavasi: Sassetta; un pittore senese della leggenda francescana, dedicata alla memoria di Giacomo De Nicola “”appassionato cultore dell’arte senese””), dalla quale il volume fu tradotto in francese nel 1948 (Paris, Albin Michel); l’edizione italiana è ampiamente riveduta, in quanto il B. prende correttamente atto dei progressi che gli studi sul Sassetta avevano fatto dopo il 1930. Il volume comprende un’analisi dello stile senese della prima metà dei quindicesimo secolo più approfondita di quella apparsa sette anni prima in Central Italian Painters; è inoltre un capolavoro di critica interpretativa la descrizione di tre pannelli grandi del polittico di Sansepolcro (tuttora conservati ai Tatti) e delle tavolette del postergale con Storie di s. Francesco (sette di esse furono vendute da Duveen a Clarence Mackay e sono oggi conservate alla National Gallery di Londra, mentre una tavoletta, l’unica già riconosciuta anche da altri come del Sassetta, è nel Museo Condé di Chantilly; per una ricostruzione dell’insieme, cfr. Italian Pictures. Central Italian and North Italian Schools, New York 1968, II, tavv. 556-557). Fra le persone con cui il B. fu in rapporto negli Stati Uniti è da ricordare John G. Johnson, uno dei più intelligenti collezionisti dell’epoca, la cui raccolta si trova oggi al Philadelphia Museum of Art. Per lui il B. compilò il catalogo dei dipinti italiani di proprietà appunto del Johnson, pubblicato a Filadelfia nel 1913 (Catalogue of a Collection of Paintings and some Art Objects, I, Italian Paintings), che resta uno dei più completi cataloghi relativi ad una collezione di pittura italiana. Dal 1901 in poi il B. prese a riunire in volume i suoi articoli precedentemente apparsi su vari periodici. La prima raccolta di tale genere consiste nei tre volumi intitolati The Study and Criticism of Italian Art, dei quali le prime serie uscirono a Londra (G. Beli and Sons: I, 1901, ristampato nel 1908, 1912, 1920 e 1930; II, 1902, ristampato nel 1910, 1914 e 1920) e furono tradotte in tedesco nel 1902 (Italienische Kunststudien und Betrachtungen, Leipzig, Hermann Seeman); mentre la terza fu pubblicata nel 1916 presso lo stesso editore londinese. Il primo volume raccoglie materiale scadente, ma si caratterizza per un famoso articolo (pp. 46-69) sul cosiddetto Amico di Sandro; per un articolo inconcludente e con alcuni errori sulle copie da Giorgione (pp. 70-89); infine per una ristampa (pp. 90-146) dei saggio sulla pittura veneziana già pubblicato a Londra nel 1895. Anche se si è spesso ironizzato sul tentativo dei B. di isolare un gruppo di dipinti poi attribuiti al Botticelli, le risultanze devono considerarsi valide, in linea di massima, in quanto molti dei dipinti attribuiti all’Amico di Sandro furono più tardi riconosciuti come opere giovanili di Filippino Lippi, allievo del Botticelli, e altri furono ritenuti di un terzo artista non identificato. Il secondo volume, che contiene ottimi e originali articoli su Baldovinetti (pp. 23-38), Masolino (pp. 77-89), Filippino Lippi (pp. 90-96) e uno studio anticipatore sul miniaturista Girolamo da Cremona (pp. 97-110), è però danneggiato da un imprudente tentativo di,attribuire al Brescianino un cartone della Vergine col Bambino di Raffaello, conservato al British Museum (pp. 39-47), e da un saggio insensato sullo Sposalizio del Perugino a Caen (pp. 1-22). Il terzo volume, il più riuscito dei tre, è dedicato in gran parte alla pittura veneta del XV secolo e tratta (pp. 38-61) della S. Giustina di Giovanni Bellini della collezione Bagatti Valsecchi a Milano (un tempo attribuita dal B. ad Alvise Vivarini), dei trittici giovanili eseguiti da Giovanni Bellini e aiuti per la chiesa della Carità a Venezia (pp. 62-78), di una Madonna di Antonello da Messina (un tempo parte della collezione R. H. Benson a Londra, oggi nella National Gallery of Art di Washington: pp. 79-97), della pala di San Cassiano sempre di Antonello (pp. 98-123), della quale il B. identificò il pannello centrale nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, e, infine, della Gloria di s. Orsola del Carpaccio, di cui fa un’analisi assai penetrante (pp. 124-136). Contemporaneamente al terzo di questi volumi il B. pubblicò Venetian Painting in America: the Fifteenth Century (New York, Frederic Fairchild Sherman, 1916), edito in italiano nel 1919 (Dipinti veneziani in America, Milano, Alfieri e Lacroix) nella traduzione di G. Cagnola; è questo il libro che più di ogni altro si avvicina a quello che tanto bene il B. avrebbe potuto scrivere, ma non scrisse: un ampio esame della pittura veneziana del Quattrocento. Seguì Essays in the Study of Sienese Painting (New York, Frederic Fairchild Sherman, 1918), una raccolta di articoli critici, molti dei quali rivisti, tutti comunque di secondario interesse. Otto anni dopo uscì Three Essays in Method (oxford, Clarendon Press, 1926; traduzione italiana, Metodo e attribuzioni, Firenze, Del Turco, 1947). Il volume contiene uno scritto su di una pala d’altare del Botticelli, A Neglected Altarpiece by Botticelli (già pubblicato in Dedalo, V [1924-25], pp. 17-41), un ben noto studio intitolato A Possible and an Impossible Antonello da Messina (ibid., IV [1923], pp. 3-65), il suo saggio pit lungo che è Nine Pictures in Search of an Attribution (ibid., IV [1923], pp. 601-642, 688-722, 745-775); nella traduzione italiana è aggiunto un quarto saggio, Un Signorelli giovanile a Boston, pubblicato per la prima volta in Art in America, XIV (1926), pp. 105-117. Anche se non tutte le conclusioni del B. sono esatte, si tratta di un’affascinante opera di analisi storico-artistica che deve parte del suo interesse al metodo e parte al carattere spiccatamente personale: “”Un problema come quello che ho cercato di risolvere, non si può trattare solo per via di dialettica e di assaggi. Bisogna che sia esperimentato e vissuto, provato e sentito”” (p. 129).Nel 1930, dedicato alla memoria di A. Phillips, E. Bertaux e Giovanni [sic] De Nicola, uscì Studies in Medieval Painting (New Haven, Yale Univ. Press) con saggi su un’opera di (Cimabue pp. 17-31) di recente scoperta (un trittico allora di proprieti di Carl Hamilton oggi alla National Gallery of Art di Washington), su un Antifonario miniato da Lippo Vanni (pp. 3961: uno degli scritti più perspicaci del B. sulla pittura senese del Trecento), donato da Walter Berry alla Harvard University e oggi nella Houghton Library di quella università, n. 1928-1174-C, e sulle prime opere dell’artista fabrianese Allegretto Nuzi (pp. 63-74). Quest’ultimo articolo, pionieristico per l’epoca in cui fu scritto, è stato in parte invalidato dall’identificazione delle opere di un contemporaneo dei Nuzi, Puccio di Simone. Il libro càntiene inoltre (pp. 30 s.) un cordiale omaggio a P. Toesca, lo studioso italiano di arte medievale, con cui il B. si sentiva in maggior consonanza. Nel 1958, già vecchio, il B. pubblicò Essays in Appreciation (London, Chapman and Hall), composto in parte da brevi e dotti contributi sul maestro di San Miniato, su Zanobi Machiavelli e su dipinti di area giorgionesca (tra i quali una famosa Madonna conservata nell’Ashmolean Museum di Oxford, che egli attribuiva al pittore veronese G. Cariani) già apparsi su vari periodici e in parte da articoli pubblicati sul Corriere della sera (al quale collaborò intensamente dal 3 maggio 1953 al 25 maggio 1955). Tra questi il più efficace e il meno controverso è quello sul Tiepolo; diversi saggi ispirati dalle grandi mostre sulla pittura emiliana del Seicento organizzate a Bologna, esaminano, sub specie aeternitatis, l’opera del Reni e dei Carracci e, appena furono pubblicati, provocarono qualche reazione, soprattutto quello sul Reni, il cui colore, secondo il B., è “”come una graticola senza fuoco”” (p. 122). Tra il 1929 e il 1932 il B. pubblicò, prima in inglese su International Studio e poi in italiano su Dedalo, una serie di articoli raggruppati sotto il titolo generale di Quadri senza casa. Questi articoli furono riuniti in un volume postumo come Homeless Paintings of the Renaissance (London, Thames and Hudson, 1969). Trattano di dipinti, talvolta conosciuti dal B. solo attraverso riproduzioni fotografiche, per cui non era possibile stabilime l’origine, alcuni dei quali erano di passaggio da un proprietario all’altro. Il livello delle opere raramente era di prim’ordine e le argomentazioni, condite da riferimenti polemici ai più importanti critici suoi contemporanei, ma più giovani di lui, come Roberto Longhi e Richard Offner, sono espresse in un tono dilettantistico volutamente irritante. Nel libro, tuttavia, è anche incluso (pp. 199-233) un articolo molto importante già apparso nel Bollettino d’arte (s. 3, XXVI [1932], pp. 49-66: Fra’ Angelico, Fra’ Filippo e la cronologia). Fin dall’inizio della sua attività il B. riteneva di essere destinato a scrivere una grande opera sulla “”decadenza e ripresa delle arti figurative”” e in tarda età il suo rammarico era di esservi stato distolto dal suo impegno nella ricerca. Mentre lavorava ai Disegni di maestri fiorentini, suocognato B. Russell scriveva The Principles of Mathematics e G. Santayna Life of Reason. A probabile che il B., anche nel suo periodo migliore, non sarebbe stato capace di dare vita a un’opera di tale apertura intellettuale; nel 1948, ormai in età avanzata, scrisse comunque Aesthetics and History in the Visual Arts (New York, Pantheon, 1948; cfr. p. 27 dell’edizione italiana). Questo testo, pensato non tanto come un generico contributo alle teorie estetiche quanto come sintesi razionale dei principi estetici che sottendono ai suoi primi lavori, fu pubblicato in Italia sempre nel 1948 (tradotto da Mario Praz) con il titolo Estetica, etica e storia nelle arti della rappresentazione visiva (Milano, Electa) e nel 1950 in Inghilterra con il fuorviante titolo Aesthetics and History (London, Constable; vers. tedesca, Zürich 1950): la versione italiana fu la più riuscita. “”Scopo di questo avviamento alla teoria e alla storia dell’arte nel campo della rappresentazione visiva”” scrive il B. nell’introduzione (p. 11) “”è di riformulare certe idee che si son venute maturando durante una carriera di parecchi anni. Io ho pubblicato libri ed articoli ma … non ho pubblicato quasi nulla circa le supposizioni ed i convincimenti che hanno provocato e diretto la mia opera””. E dichiara di voler insistere nel “”tener distinti in compartimenti separati l’artista e l’opera d’arte”” (p. 13), e nello scrivere dal punto di vista di colui che gode dell’opera e non da quello di colui che l’ha creata. Per il libro da cui sono state tratte queste parole, ciò è vero solo in senso ristretto. Il primo lungo capitolo, sul “”valore””, presenta una riformulazione delle prime teorie del B. sui valori tattili (pp. 93-99), sulle sensazioni immaginarie (pp. 99-106), sulla decorazione e illustrazione (pp. 130 s.), ed è degno di nota soprattutto per una sezione sul colore (pp. 120-129), che era stato trascurato in Venetian Painters of the Renaissance. II capitolo sull'””Illustrazione”” è in linea con le posizioni sostenute nei primi libri; nel quarto capitolo, sulla “”Storia””, lo scrittore esprime la sua disapprovazione per Riegl e Wickhoff, il quale ultimo, a suo parere, aveva erroneamente interpretato lo scadimento della qualità come un cambiamento di stile. Il problema della disintegrazione dello stile tardo antico fu discusso dal B. anche in un altro breve libro, pubblicato prima, nel 1952, nella versione italiana di L. Vertova, L’arco di Costantino o della decadenza della forma (Milano, Electa), poi, nel 1954, in inglese (London, Chapman and Hall). Altri libri tardi trattano di Piero della Francesca o dell’arte non eloquente (versione italiana di L. Vertova, Milano, Electa, 1950; edizione inglese, London, Chapman and Hall, 1954) e di Caravaggio, delle sue incongruità e della sua fama (versione italiana di L. Vertova, Milano, Electa, 1951; ediz. inglese, London, ibid., 1953). Quando furono pubblicati, entrambi i libri suscitarono qualche contrasto; nel primo il fascino di Piero della Francesca era spiegato in termini meno sofisticati di quelli comuni all’epoca o che comunque da allora sono divenuti comuni, e nel secondo Caravaggio era presentato come un artista potenzialmente classico nella sostanza, allontanatosi per caso dalle sue naturali inclinazioni. Più congeniale al B. e degno di nota è un gruppo di libri del periodo tardo, non strettamente legati alla storia dell’arte. Il primo di questi (l’unico che raggiunse una certa popolarità), Sketch for a Self-Portrait, apparve in Inghilterra (London, Constable) e in America (New York, Pantheon) nel 1949, in Italia (Abbozzo per un autoritratto, Milano, Electa) nello stesso anno, e in Germania (Wiesbaden, Insel) nel 1953; il suo interesse non è tanto nel modo in cui è scritto, quanto nell’onestà senza compromessi dell’analisi che il B. fa di se stesso. Il B. fu un accanito scrittore di diari, e un suo diario degli anni della guerra è alla base di Echi e riflessioni. Diario 1941-44 (trad. di G. Alberti, Milano, Mondadori, 1950), pubblicato poi in inglese (London, Constable, 1952; New York, Simon and Schuster, 1952). Questo libro insieme con One Year’s Reading for Fun (1942) (New York, Knopf, 1960), che è un resoconto delle letture del B. nell’anno 1942, descrive, in modo mirabile, il processo mentale del B. durante l’unico periodo di crisi fisica della sua vita. Nel 1951 veniva curata da L. Vertova la pubblicazione di Vedere e sapere (MilanoFirenze, Electa), dal manoscritto del 1948 Seeing and Knowing, edito in inglese nel 1953 (London, Chapman and Hall). Nel 1953 il B. stendeva alcuni appunti sul viaggio in Sicilia (19 maggio-16 giugno), che venivano pubblicati sul Corriere della sera tra il 28 giugno e il 13 novembre dello stesso anno: Sunset und Twilight from the Diaries of 1947-1958 (New York Harcourt, Brace and World, 1963; trad. ital. a cura di N. Mariano, prefaz. di E. Cecchi: Tramonto e crepuscolo; ultimi diari 1947-58, Milano, Feltrinelli, 1966); è il più personale di questi libri, e quello che più commuove coloro che hanno conosciuto il B.; l’introduzione di I. Origo offre la migliore e più veritiera descrizione della sua personalità. Nella Berenson Library della villa I Tatti il Harvard Center for Renaissance Studies custodisce l’archivio Berenson (ancora non ordinato). In esso sono conservati i manoscritti originali, numerose bozze e varie annotazioni relative alle opere a stampa del B., la corrispondenza (cfr. Mariano, 1965), alcune recensioni delle sue opere, numerose fotografie del B. e dei suoi amici. Per un elenco delle opere del B. (comprendente le varie edizioni e traduzioni fino al 1955) si veda Mostyn-Owen, 1955, che fornisce anche indicazioni su articoli, prefazioni ed epistolario, incluse le lettere apparse sui quotidiani (cfr. Mariano, 1965). Nel 1957, ’58, ’59, la casa editrice Electa di Milano ha pubblicato tre volumi con pagine di diario (1942-56) e articoli sparsi, sotto il titolo Raccolta di saggi di B. B., diretta da N. Mariano, versione italiana di A. Loria. Nel 1960 è uscito a Londra (Thames and Hudson) The Passionate Sightseer, from the Diaries 1947-1956, con prefazione di R. Mortimer (trad. francese presso Gerardjulien Salvy, Paris 1985), interessante anche per le fotografie e le illustrazioni; le pagine che si riferiscono alla Calabria sono state tradotte in italiano da F. Spencer Vollaro in Brutium, LIX (1980), pp. 36-40. Le opere del B. da cui è tratta la maggior parte delle citazioni presenti in questa biografia sono: Ipittori italiani del Rinascimento, Milano 1936; Estetica etica e storia nelle arti della rappresentazione visiva, ibid. 1948; Abbozzo per un autoritratto, ibid. 1949; Echi e riflessioni. Diario 1941-1944, ibid. 1950; Tramonto e crepuscolo; ultimi diari, 1947-58, ibid. 1966. Fonti e Bibl.: Bibliografia di B.B., a cura di W. Mostyn-Owen, Milano [1955]; R. Papi, Una visita al signor B. e ai Tatti, Firenze 1958; G. Colacicchi, Ricordo di B. B., Firenze 1959; S. Sprigge-B. Skelton, B. B., in Encounter, genn. 1960, pp. 59-63; H. Kiel, The B. B. Treasury, London-New York 1962; U. Morra, Colloqui con B., Milano 1963; S. Sprigge, La vita di B., Milano-Napoli 1963; The Selected Letters of B. B., a cura di A. K. McComb, London 1964; The Berenson Archive, An Inventory of Correspondence, a cura di N. Mariano, Cambridge, Mass.,-Florence 1965; L. H. Tharp, Mrs Jack, Boston-Toronto 1965, ad Indicem; R. Wellek, Vernon Lee, B. B. and Aesthetics, in Friendship’s Garland, Essays Presented to M. Praz…, II, Roma 1966, pp. 233-251; N. Mariano, Quarant’anni con B., Firenze 1969; E. Samuels, B. B.: the Making of a Connoisseur, Cambridge, Mass.,-London 1979; M. Secrest, Being B. B., Holt 1979; B. Berenson-C. Marghieri, Lo specchio doppio, Milano 1981; F. Bellini, Una passione di R. Longhi: B. B., in L’arte di scrivere sull’arte. R. Longhi nella cultura del nostro tempo, Roma 1982, pp. 9-26; Mary Berenson. A self-portrait from her letters and diaries, a cura di B. Strachey-J. Samuels, London 1983; F. Clerici, Conversando di O. Wilde con B. B., in Il Messaggero, 17 nov. 1986; J. Pope-Hennessy, Il mestiere di conoscitore, in Il Giornale dell’arte, IV (1986), n. 40, pp. 43 s. VEDI ANCHE Doménico Veneziano Doménico Veneziano. – Pittore (m. Firenze 1461), operoso a Firenze. Figura fondamentale del Rinascimento fiorentino, possiamo seguire il suo percorso artistico a partire dall’Adorazione dei Magi (1430-1435 circa, Musei di Berlino), dove si palesano reminiscenze del Pisanello, ma soverchiate dai caratteri … arte In senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati. ? Il concetto di arte come tèchne, complesso … Alessandro Contini Bonacòssi Contini Bonacòssi, Alessandro. – Collezionista d’arte italiano (Ancona 1878 – Firenze 1955). Raccolse, anche sotto la guida di studiosi quali B. Berenson e R. Longhi, importanti opere soprattutto di pittura antica italiana e spagnola che legò, per testamento, allo Stato italiano. Solo una parte della … Giovanni del Biondo Pittore (notizie tra il 1356 e il 1392), attivo a Firenze dal 1356. Tra le sue opere più notevoli la Presentazione al Tempio dell’Accademia fiorentina (1364), predella del polittico Rinuccini in S. Croce in Firenze, una Madonna col Bambino nella pinacoteca di Siena (1377), oltre alcuni grandi e complessi …”,”BIOx-346″
“BERETTA Roberto”,”Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto cattolico.”,”BERETTA per ragioni anagrafiche non ha fatto il Sessantotto (è nato nel 1960) ma lo studia da tre anni. Da otto fa il giornalista e lavora all’inserto culturale del giornale ‘Avvenire’. E’ autore di quattro libri l’ultimo dei quali è intitolato ‘Preti di strada’ (1995) in collaborazione con Giovanni GAZZANEO.”,”ITAC-005″
“BERETTA Roberto”,”Cantavamo Dio è morto. Il ’68 dei cattolici.”,”””Infine c’erano l’America Latina e i suoi ‘curatis comunistas’. Il mito di tantissimi credenti era allora Camilo Torres, il prete colombiano che aveva identificato l’amore del prossimo con la lotta armata: “”Ciò che fa di me un prete”” scriveva il reverendo guerrigliero “”è la rivoluzione sociale, che è l’essenza del cristianesimo. Noi siamo con i rivoluzionari e contro i contro-rivoluzionari… In Colombia è dovere di ogni cristiano partecipare alla rivoluzione”” perché “”dovere del cristiano è di essere rivoluzionario; dovere del rivoluzionario è fare la rivoluzione””. La “”teologia della liberazione”” (un termine usato per la prima volta dal peruviano Gustavo Gutierrez, guarda caso, proprio in una conferenza dell’estate 1968) è troppo poco; si sceglie quella “”della rivoluzione””. Nel marzo 1968 oltre trecento tra sacerdoti e laici al “”Convegno Camilo Torres”” di Montevideo sottoscrivono una “”carta”” in cui dichiarano che “”quest’ora decisiva esige la partecipazione dei cristiani alla rivoluzione, “”l’unica maniera efficace di realizzare l’amore del prossimo””…Questa violenza reazionaria può essere combattuta e vinta solo con la violenza rivoluzionaria… I cristiani devono rifiutare tutte le soluzione attendiste e “”riformiste””””. (pag 139)”,”ITAC-105″
“BERETTA Roberto”,”Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto cattolico.”,”Roberto Beretta non ha fatto il Sessantotto per ragioni anagrafiche (è nato nel 1960), ma lo indaga da tre anni. Da otto, invece, fa il giornalista all’inserto culturale di Avvenire. É autore di quattro libri, l’ultimo dei quali intitolato Preti di strada in collaborazione con Giovanni Gazzaneo.”,”RELC-024-FL”
“BERETTA Franco”,”L’esperienza inutile. I conflitti anglo-boero e russo-giapponese e l’impreparazione italiana alla guerra di trincea.”,”””Per tali ragioni l’ufficiale del genio Enrico Rocchi, ndr riteneva che il carattere della guerra di posizione russo-giapponese non potesse considerarsi un caso isolato né spiegarsi solo con i problemi di ordine logistico ai quali pur veniva riconosciuta tutta l’importanza. Essa doveva considerarsi come il risultato degli effetti dell’impiego delle armi moderne”” (pag 92) (*) E. Rocchi, ‘Traccia per lo studio della fortificazione campale’, Torino, 1911″,”QMIx-303″
“BEREZHKOV Valentin M.”,”In missione diplomatica da Hitler.”,”BEREZHKOV, dopo la guerra, è stato giornalista specializzato in questioni internazionali. Durante la guerra svolse attività diplomatica a Berlino.”,”RUST-058″
“BEREZKOV Valentin”,”Interprete di Stalin.”,”Overlord. “” – Io non ho timori per lo sbarco in se stesso – dichiarò Churchill – ma temo ciò che potrà accadere trenta-quaranta giorni dopo. Stalin rispose che non appena fosse stato attuato lo sbarco nella Francia settentrionale, l’ Armata rossa sarebbe passata all’ offensiva. Sapendo che lo sbarco sarebbe stato effettuato in maggio o in giugno i russi avrebbero potuto scatenare una offensiva su più direttrici. Per il momento la situazione pemetteva ai tedeschi di trasferire truppe sul fronte orientale. Gli hitleriani avrebbero continuato a trasferirle in tale direzione finché non fosse insorta una seria minaccia in occidente. – I tedeschi temono molto un nostro avvicinamento alle loro frontiere, – continuò Stalin. – Essi comprendono che tra di noi non c’è il canale della Manica o il mare. E’ possibile, dall’ oriente, arrivare fino alla Germania. I tedeschi sanno anche che ad ovest sono difesi dalla Manica e che è necessario attraversare tutto il territorio francese prima di raggiungere quello tedesco in Germania. I tedeschi si rifiuteranno sicuramente di trasferire truppe in occidente se l’ Armata rossa attaccherà. E l’ Armata rossa attaccherà se riceverà aiuto dagli alleati occidentali mediante l’ attuazione dell’ operazione “”Overlord””.”””” (pag 226)”,”STAS-055″
“BEREZKOV Valentin”,”Interprete di Stalin.”,”””Quando la penetrazione in territorio sovietico venne bloccata e le truppe sovietiche cominciarono a ricacciare verso occidente gli hitleriani, e in particolare dopo la sconfitta dell’armata del generale Von Paulus sotto Stalingrado, la politica di Ankara cominciò a cambiare di tono. I turchi diedero ad intendere che l'””affare Pavlov-Kornilov”” poteva essere riesaminato”” (pag 144)”,”RUST-003-FV”
“BERG Eugene”,”Chronologie internationale 1945-1977.”,”BERG è Maitre de conferences all’ Institut d’ Etudes Politiques (IEP) di Parigi.”,”STOU-060″
“BERG Mary, a cura di Frediano SESSI”,”Il ghetto di Varsavia. Diario, 1939-1944.”,”Mary Berg, il cui vero nome è Miriam Wattemberg, nasce a Lodz in Polonia nel 1924. In seguito all’occupazione nazista si stabilisce con la famiglia a Varsavia, dove viene rinchiusa nel ghetto. Grazie alla madre, in possesso di passaporto statunitense, il 17 luglio 1942 i Wattemberg vengono rinchiusi nella prigione Pawiak, per essere poi imbarcati alla volta di New York. Il diario viene pubblicato per la prima volta negli Usa quando la guerra non è ancora finita. [“”Il 16 maggio 1943 il ghetto di Varsavia veniva raso al suolo, definitivamente, ne rimaneva un cumulo di macerie, ma fu un’illusione dei nazisti pensare di poter distruggere anche il ricordo di quei terribili giorni. Mary Berg aveva lasciato il ghetto qualche mese prima, in attesa di essere scambiata con ufficiali tedeschi prigionieri delle forze alleate, con sé, sotto gli occhi vigili dei nazisti, portò le pagine del suo diario. Quando iniziò a scriverlo, il 10 ottobre 1939, Mary Berg aveva 15 anni e un’incredibile capacità di osservare quegli stessi eventi dai quali si sentiva travolta. La sua attenzione ai fatti storici, tuttavia non impedisce mai l’emergere dei sentimenti o di aspettative della sua vita privata di adolescente. Ne scaturisce un libro che, oltre al suo valore di documento, apre a interrogativi e a risposte di bruciante attualità. Sostenuto da una scrittura scarna e veloce, ricca di partecipazione emotiva e non mai rassegnata al divario che si apriva tra la realtà e le parole per rappresentarla, il diario di Mary Berg, come quello di Anne Frank, è una testimonianza irrinunciabile del nostro tempo”” (quarta di copertina); “”Ahimè, i miei cattivi presentimenti prima delle feste erano fondati: ieri, vigilia del Rosh Ha-shanah, i tedeschi hanno convocato i rappresentanti della Comunità con l’ingegnere Czerniakow in testa e hanno chiesto che siano immediatamente consegnati loro cinquemila uomini per i campi di lavoro. La Comunità ha rifiutato di obbedire a quest’ordine. I tedeschi hanno fatto allora irruzione nel ghetto, organizzando un vero e proprio pogrom. La caccia all’uomo è continuata tutta la giornata di ieri e stamattina; si sentiva sparare dappertutto. Mi trovavo per caso in strada quanto è cominciata la razzia. Sono riuscita a rifugiarmi in un portone già affollato di gente, dove ho aspettato due ore. Alle otto e un quarto, riflettendo che mi occorreva mezz’ora per andare a piedi da via Leszno a via Sienna, ho deciso di avviarmi, per arrivare a casa prima del coprifuoco, cioè prima delle nove, ora dopo la quale è vietato circolare nelle strade. All’angolo di via Leszno e Zelazna una massa enorme di gente aspettava, disposta in ranghi davanti all’ufficio del lavoro. Erano quasi tutti giovani dai diciotto ai venticinque anni. La polizia ebriaca era costretta a sorvegliare che nessuno fuggisse. Quei giovani piegavano la testa con aria disperata, come se andassero al macello e in realtà non li aspetta niente di meglio. Le migliaia di uomini che sono stati mandati finora nei campi di lavoro sono svaniti quasi tutti senza lasciare traccia”” [dal diario, 23 settembre 1941] (pag 97)] ‘Il primo documento completo sulla più immane tragedia che mai colpì una città nel corso della seconda guerra mondiale'”,”POLx-061″
“BERG Mary, a cura di Frediano SESSI”,”Il ghetto di Varsavia. Diario (1939-1944).”,”Il diario di Mary Berg oltrepassò il muro del ghetto di Varsavia, sotto gli occhi vigili dei nazisti, la notte del 18 gennaio 1943, quando la sua giovane autrice fu trasferita con la famiglia al campo di Vittel (Francia), in attesa di essere scambiata con ufficiali tedeschi prigionieri delle forze alleate.”,”POLx-009-FL”
“BERGAMASCHI Myriam a cura; saggi di Aldo MARCHETTI Giovanni GARBARINI Pietro BASSO Giancarlo CERRUTI Antonio M. CHIESI Anna TEMPIA Maria MERELLI e Maria Grazia RUGGERINI Carmen LECCARDI”,”Questione di ore. Orario e tempo di lavoro dall’ 800 ad oggi. Studi e ricerche.”,”Saggi di Aldo MARCHETTI, Giovanni GARBARINI, Pietro BASSO, Giancarlo CERRUTI, Antonio M. CHIESI, Anna TEMPIA, Maria MERELLI e Maria Grazia RUGGERINI, Carmen LECCARDI”,”MITT-011″
“BERGAMI Giancarlo”,”Il giovane Gramsci e il marxismo 1911-1918.”,”Giancarlo BERGAMI è nato a Casal di Principe nel 1942. Dopo la laurea in filosofia a Roma ha svolto, presso la Fondazione Luigi Einaudi e il Centro Studi Piero Gobetti di Torino, ricerche di bibliografia gobettiana. Ha curato nel 1973 nella collana ‘Biblioteca di Storia Contemporanea’ una scelta dei diari di Zino ZINI, ‘La tragedia del proletariato in Italia. Diario 1914-1926’. Collabora alle riviste ‘Il Ponte’, ‘Belfagor’, ‘Mezzosecolo’ (Annali del Centro Studi Gobetti), al Dizionario critico di storia contemporanea e al dizionario biografico ‘Il movimento operaio italiano’. Risiede a Torino, dove insegna nelle scuole statali. Sta lavorando a una biografia politica di Piero GOBETTI. in edizioni gramsciane esistenti”,”GRAS-020″
“BERGAMI Giancarlo”,”Gramsci comunista critico. Il politico e il pensatore.”,”G. BERGOMI (1942), laureato in filosofia, ha studiato e svolto attività di ricercatore presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino e il Centro Studi Gobetti. E’ autore di saggi e di edizioni critiche (v. retrocopertina).”,”GRAS-033″
“BERGAMI Giancarlo”,”Guida bibliografica degli scritti su Piero Gobetti, 1918-1975.”,”””La raccolta delle quasi tremila schede di questa bibliografia è durata circa dieci anni””. (pag X)”,”ITAD-055″
“BERGAMI Giancarlo”,”Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga.”,”Contiene dedica autore Giancarlo BERGAMI, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga, Belfagor anno XXXV N° 3 31 Maggio 1980 pp. 263-278 Contiene: il paragrafo: Analisi del fascismo nel primo tempo del PCdI. (pag 266) in cui si cita l’articolo di Bordiga su ‘l’Ordine Nuovo’, del 20 luglio 1921 : ‘Come matura il “”noskismo””‘ e il ‘Rapport de Bordiga sur le fascisme. Débats sur l’offensive du capital’ (resoconto stenografico del IV Congresso IC, La Correspondance Internationale, 22 décembre 1922, n. 36 Scontro Bordiga Stalin al VI Plenum dell’Esecutivo allargato, Mosca, febbraio 1926. Bordiga senza rispettare la richiesta del CC del partito russo di non occuparsi della questione russa interviene chiedendo “”Dove va la Russia? Quali sono i caratteri e gli sviluppi della sua economia?””. “”Intervenendo il 25 febbraio alla 9° seduta dell’Esecutivo allargato, ove si discute delle lotte all’interno del partito russo dominato ora dal blocco Stalin-Bucharin, Bordiga è colpito dallo spettacolo di ortodossia forzata, e dall’umiliazione che viene riservata agli oppositori. “”Io penso che la caccia al frazionismo continuerà e darà i risultati che già ha dato sin qui. Noi lo vediamo bene nel partito tedesco. Dovo dire che questo metodo di umiliazione è un metodo deplorevole, anche quando è applicato a taluni elementi politici che io ho duramente combattuto nel passato. Non riesco a capire come questo sistema di umiliazione possa essere considerato rivoluzionario, tanto più che gli esempi recenti mostrano come si sia voluto tentarlo contro compagni che non solo avevano dietro di sé un grande passato, ma che restavano preziosi per il futuro della rivoluzione. Ritengo che la maggioranza che offre prova della propria ortodossia è probabilmente formata di antichi oppositori già una volta umiliati. Questa mania di demolirci a vicenda deve cessare, se veramente vogliamo porre la nostra candidatura alla direzione della lotta rivoluzionaria del proletariato”” (cfr. “”La Correspondance Internazionale””, Vienne, 6°, n. 36, 19 mars 1926, p. 343, e in “”Annali””, VIII, cit, p. 517). Risaltano la correttezza e l’onestà bordighiane nel tentativo di ridare respiro alla dialettica politica necessaria e vitale in un partito comunista rivoluzionario, insieme alla constatata impossibilità di mantenere quel minimo spazio che consenta a ogni opposizione di svolgere un ruolo appena significativo di stimolo e confronto”” (pag 277-278)”,”BORD-122″
“BERGAMI Giancarlo; LEONETTI Alfonso”,”L’«assalto al cielo della Comune (Bergami); Gli italiani nella Comune di Parigi (Leonetti).”,”Lista di italiani arrestati perché parteciparono alla Comune di Parigi: i loro nomi non figurano né nel ‘Dizionario’ di Jean Maitron per i condannati della Comune, né sulle liste dei liberati, comunicate alla Legazione italiana di Parigi dalle autorità di Versailles (pag 1467)”,”MFRC-002-FGB”
“BERGAMI Giancarlo; ZINI Zino”,”Zino Zini tra liberalismo e comunismo (Bergami); Pagine di guerra, diario (1923-1928) (Zini); Libri e problemi. Il fascismo nei suoi rapporti con gli anglosassoni (Bergami).”,”Dalle pagine di diario: ‘La Chiesa cattolica continua il doppio gioco millenario: è nello stesso tempo coi potenti e cogli umili, coi signori della terra e con quegli altri signori del cielo che sono i poveri (4 maggio 1924)’ (pag 1456) ‘In questo quarto d’ora storico il Mezzogiorno è l’accampamento del fascismo. Ondeggia e bivacca tumultuosamente in queste terre bruciate dal sole e di passione una vaga inquieta torbida massa di giovani, persuasi della verità delle loro fedi, che sono in fondo nient’altro che i loro desideri; forti delle armi, più ancora che delle loro parole. (…) (Luglio 1924)’ (pag 1457) Il fascismo nei suoi rapporti con gli anglosassoni. (Libri e problemi) (G. Bergami) “”(…) Il campo di indagine si può allora utilmente estendere alle relazioni tra i banchieri di Wall Street e i progetti del capitale statunitense, già penetrato da noi al tempo dei ministeri di F.S. Nitti e di G. Giolitti, e il governo mussoliniano”” (pag 1525) (scarne riflessioni su questo tema in libro di J.B. Duroselle, ‘De Wilson a Roosevelt (…)’, 1960, e Renzo De Felice, Mussolini il fascista’, Einaudi 1968, cap. III.”,”TEOC-037-FGB”
“BERGAMI Giancarlo”,”Da Graf a Gobetti. Cinquant’anni di cultura militante a Torino (1876-1925).”,”Dissidio di Gobetti con Mondolfo “”Era qui anche la radice del dissidio (di Gobetti, ndr) con Rodolfo Mondolfo, che aveva studiato «a lungo il materialismo storico, ma, quando dalla speculazione scende alla critica politica, non mostra alcuna fiducia nelle masse e nei suoi piani e nei suo calcoli si occupa soprattutto delle classi medie» (39). Il rilievo coinvolge due modi di valutare i compiti del proletariato davanti al fascismo, alla rivoluzione russa e al bolscevismo, né risparmia la saggezza parlamentare da talpe, l’ignoranza della dialettica rivoluzionaria, del partito socialista. Non ci si lasci fuorviare dal rigore di tale obiezioni, e non si dimentichi che l’approccio di Gobetti a Marx è a sua volta non poco discutibile e dilettantesco. In vari luoghi egli cita bensì con sprovvedutezza le «macchinose costruzioni economiche dell’autore del ‘Capitale’, sicuro che «l’economista è morto, con il pluvsalore, con il sogno della abolizione delle classi, con la profezia del collettivismo» (40). Permane il rifiuto della critica marxiana della ‘economia politica’, nel quadro della chiusura ai principi del collettivismo assimilato al ‘socialismo di Stato’. In assenza di un’educazione idonea a comprendere la realtà in movimento, e nella ripulsa degli strumenti gnoseologici del marxismo, Gobetti si affida al linguaggio immediato dei fatti, alla concretezza della lotta politica, criticando la linea collaborazionista dei giolittiani, che riducono il liberalismo a un’arte di governo, un espediente di moderazione, una «diplomazia per iniziati» (41). La scienza dei liberali, invischiata nelle astrazioni organicistiche, non postula altri principi relativi fuori della «gretta religione della patria e dell’interesse generale». Il saggio crociano su ‘Il partito come giudizio e come pregiudizio’, in cui «la scoperta più arguta era la barzelletta d’apertura, dei partiti politici come generi letterari», compendiava i sospetti e le preclusioni del conservatore meridionale verso «le esagerazioni e le degenerazioni così degli astrattisti come dei materialisti della politica». Parimenti, la distinzione di teoria e pratica dimostrava l”errore’ di considerare la lotta di classe un concetto logicamente assurdo, anche se Gobetti accoglieva le obiezione dei neoidealisti italiani alla ‘filosofia della storia’ di Marx e all’«illusione messianica, di natura mistica e hegeliana, di un’abolizione finale delle classi» (42)”” (pag 122-123) [Giancarlo Bergami, ‘Da Graf a Gobetti. Cinquant’anni di cultura militante a Torino (1876-1925)’, Centro Studi Piemontesi, Torino, 1980] [(39) P. Gobetti, ‘La nostra cultura politica’, cit.; (40) P. Gobetti, ‘L’ora di Marx’, “”Libertà!””, 1° aprile 1924, p. 3; ora in P. Gobetti, ‘Scritti politici’, cit., p. 640; (41) P. Gobetti, ‘Il liberalismo e le masse’, “”La Rivoluzione Liberale””, 10 aprile 1923, p. 37; ora in op. cit., p. 477; (42) P. Gobetti, ‘La rivoluzione liberale’, cit., p. 50]”,”ITAB-001-FMB”
“BERGAMINI Oliviero”,”Breve storia del federalismo americano.”,”Oliviero BERGAMINI insegna Storia dell’America del Nord presso l’Univ di Bergamo. Dello stesso autore la Marcos ha pubblicato: -Un esercito per la nazione. Elihu Root e la nascita del moderno sistema militare degli Stati Uniti.”,”USAS-049″
“BERGAMINI Oliviero”,”Storia degli Stati Uniti.”,”BERGAMINI Oliviero insegna storia dell’ America del Nord e storia del giornalismo presso l’ Università degli Studi di Bergamo. E’ autore di saggi editi in Italia e all’ estero su temi che vanno dalle relazioni internazionali alla storia delle istituzioni politiche americane, a questione di storia e politica militare. Fra le sue pubblicazioni ‘Un esercito per la nazione. La nascita del moderno sistema militare degli Stati Uniti (Milano, 1996) e ‘Breve storia del federalismo americano’ (Milano, 1997). Espansionisti-imperialisti. “”Tramontato il mito del libero scambio, le grandi potenze avevano intrapreso la creazione di imperi, ritenuti ormai indispensabili per assicurarsi sicurezza, prosperità, spazi di crescita. Tutto ciò contribuì a segnare un’ evoluzione profonda nella politica estera americana, che per quanto in continuità ideologica con l’ espansionismo interno, pose anche gli Stati Uniti sulla strada di un nuovo espansionismo esterno, analogo nella sostanza, sebbene in parte diverso nei modi, al vero e proprio imperialismo europeo. Come ha ben illustrato Walter La Feber, alla base della nuova fase ci furono ragioni di tipo economico e geopolitico. Tra 1865 e 1914 le esportazioni americane decuplicarono, e gli investimenti all’ estero, soprattutto nei Caraibi e in America Latina, crebbero enormemente. Il paese passò dal passivo all’ attivo nella bilancia commerciale e negli investimenti internazionali. Il grande business americano raggiunse insomma dimensioni che lo rendevano pronto a una proiezione al di fuori dei confini del paese.”” (pag 144) “”A ciò si intrecciarono considerazioni geopolitiche e di sicurezza, secondo le quali, dal momento che Gran Bretagna, Germania, Francia si stavano accaparrando vasti territori in tutto il mondo, anche gli Stati Uniti avrebbero dovuto assicurarsi una zona di influenza, altrimenti si sarebbero trovati emarginati e condannati al declino economico-politico. A sostenere queste posizioni fu soprattutto un gruppo di espansionisti-imperialisti che comprendeva i futuri segretari di Stato Joh Hay ed Elihu Root, gli influenti politici Albert Beveridge e Henry Cabot Lodge, e il futuro presidente Theodore Roosevelt.”” (pag 144-145)”,”USAS-121″
“BERGAMINI Ivo”,”Alle origini del movimento operaio indiano. Classi, caste e movimenti politici nell’ India coloniale, 1857-1918.”,”””E’ indubbio però che la situazione oggettiva dell’ India occidentale, in cui Tilak si trova ad operare tra la fine del 1896 e gli inizi del 1897, abbia contribuito in maniera consistente alla sua decisione di dare un’ impostazione più assertiva, in senso nazionalista, alle celebrazioni in onore di Shivaji. La grande carestia che colpisce vaste zone del paese sul finire del 1896 e l’ epidemia di peste bubbonica che si sviluppa a partire dal febbraio successivo sono i due elementi essenziali del contesto in cui si sviluppa l’ azione politica complessiva di Tilak, quindi anche l’ accentuazione del carattere politico da lui impresso alla festa di Shivaji.”” (pag 224)”,”ELCx-097″
“BERGAMINI Oliviero”,”La democrazia della stampa. Storia del giornalismo.”,”Oliviero Bergamini, giornalista e storico, lavora per le redazioni giornalistiche Rai (TG3) e insegna Storia dell’America del Nord e Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Bergamo. E’ autore di libri e articoli dedicati alla storia politica degli Stati Uniti e ai rapporti media informazione potere. Ha pubblicato ‘Breve storia del federalismo americano’ (1996), e ‘Democrazia in America?’ (2004), e ‘Storia degli Stati Uniti0 (2006). ‘Il trionfo della propaganda nella Germania nazista’ ‘L’Unione Sovietica e la costruzione della “”verità””‘ La “”preghiera mattutina”” dell’uomo tedesco (pag 109) “”«La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo», scriveva negli ‘Aforismi jenesi’ il grande filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Un paragone divenuto proverbiale, che testimonia come anche nell’area tedesca i giornali avessero raggiunto durante l’Ottocento una posizione di primo piano nella vita sociale e «spirituale» dei cittadini, o almeno delle classi più elevate. L’area germanofona rimaneva divisa tra il multietnico Impero asburgico, e i molti Stati tedeschi, che avviarono però un processo di unificazione politica sotto l’egida della Prussia, culminato con la nascita del ‘Reich’ guglielmino nel 1870. La borghesia tedesca, soprattutto nelle aree urbane, era numerosa, benestante, istruita; i fermenti sociali, intellettuali e politici in Germania erano vivi; ma la pressione delle autorità fu sempre forte. Durante il periodo napoleonico, i temporanei dominatori francesi accompagnarono la retorica dei principi rivoluzionari con una ‘Realpolitk’ fatta di rigida censura su ogni pubblicazione che potesse avere toni antinapoleonici. Poi, con la restaurazione, ricomparvero monarchi pesantemente conservatori e il giornalismo tedesco visse per decenni all’insegna della sottimissione delle autorità. La robusta vita intellettuale e civile delle città non mancò di dar corpo a testate di valore. Il «Reinischer Merkur», voce della Renania, con sede a Coblenza, raggiunse una considerevole notorietà, e la tiratura di oltre 3000 copie, grazie alla collaborazione di autori romantici come i fratelli Grimm, ai brillanti articoli dell’intellettuale cattolico Joseph Gorres e alle sue posizioni coraggiose, prima antifrancesi e poi ostili alla egemonia prussiana, che gli costarono la soppressione nel 1816, dopo meno di due anni di vita. La cultura romantica ispirò anche altri giornali e riviste, che se da un lato coltivarono l’ideale dell’unità spirituale della Germania con toni patriottici che sconfinavano nel nazionalismo pangermanico, dall’altro si schierarono a favore del rinnovamento sociale e intellettuale, della circolazione di nuove idee e quindi contro la censura di libri e giornali. La stampa tedesca dovette comunque sempre fare i conti con un atteggiamento ostile delle autorità, segnato da frequenti giri di vite che si alternavano a periodi di allentamento dei controlli. Nel 1819, ad esempio, la Dieta degli Stati germanici impose una stretta repressiva alla stampa e alle università (una caratteristica tedesca era lo stretto rapporto che esisteva spesso tra riviste e ambienti universitari), ribadendo che tutte le pubblicazioni non espressamente autorizzate erano da considerarsi illegali, e nel 1832 promulgò ulteriori disposizioni (i cosiddetti «sei articoli») che proibivano alla stampa periodica di occuparsi di politica. Nel corso della prima metà dell’Ottocento, intrecciata a quella romantica, il mondo tedesco conobbe d’altra parte, come il resto d’Europa, anche la diffusione della cultura politica liberale e borghese, che battagliò contro le posizioni più conservatrici e reazionarie in larga misura proprio attraverso i giornali. Comparvero riviste e fogli di informazione di tendenza esplicitamente liberale, come la «Deutsche Zeitung» pubblicata dal 1847 ad Heidelberg, che raggiunse le 4000 compie, e anche radicale come la «Reinische Zeitung», nata nel 1842, alla quale collaborarono Friedrich Engels e Karl Marx. Diventato caporedattore, il futuro teorico del comunismo combatté dalle sue pagine una battaglia proprio a favore della libertà di stampa, che descriveva con ispirati toni di sapore hegeliano: «Essa è l’occhio dello spirito popolare aperto su tutto, la fiducia incarnata in un popolo per se stesso, il legame parlante che unisce il singolo con lo stato e con il mondo, la cultura fatta corporea che illumina di spiritualità le lotte materiali e ne idealizza il grezzo aspetto terreno (…). E’ lo specchio spirituale nel quale ogni popolo si guarda, e contemplare se stessi è la prima condizione della saggezza». Come era facile prevedere, la «Rheinische Zeitung» ebbe vita travagliata, continuamente bersagliata come fu da provvedimenti di censura”” (pag 109-110) [Oliviero Bergamini, ‘La democrazia della stampa. Storia del giornalismo’, Roma Bari, 2006]”,”EDIx-202″
“BERGAMINI Oliviero”,”Breve storia del federalismo americano.”,”Oliviero Bergamini insegna Storia dell’America del Nord presso l’Università di Bergamo.”,”USAS-022-FL”
“BERGAMINO Giorgio”,”Colombo e la scoperta dell’America. Prima e dopo il 12 ottobre del 1492: personaggi, storia, scienza e curiosità.”,”I satelliti di Giove. “”Quando Galileo Galilei, osservando il cielo con il cannocchiale, scoprì che intorno a Giove ruotavano quattro satelliti, che chiamò “”medicei””, intuì che le loro cicliche sparizioni e ricomparse davanti al pianeta potevano essere utilizzate come orologio celeste per le misure di longitudine. La possibilità di utilizzo di tale scoperta nella navigazione oceanica fu una delle diverse ragioni per le quali Galileo venne costretto al silenzio dall’Inquisizione: lo scienziato aveva infatti cercato di vendere questo metodo a un paese protestante, l’Olanda, allora in lotta con la cattolica Spagna. Pochi anni più tardi Giovanni Domenico Cassini, astronomo dell’Osservatorio di Parigi, usò le lune di Giove per le misurazioni necessarie alla realizzazione di una carta geografica precisa della Francia. Re Sole, quando gli fu mostrata, si lamentò di Cassini, con quella carta, gli aveva fatto perdere più territori che non con una guerra perduta”” (pag 27) Colombo corsaro (pag 55)”,”ASGx-008-FV”
“BERGER Stefan”,”Social Democracy and the Working Class. In Nineteenth and Twentieth Century Germany.”,”BERGER Stefan è Senior Lecturer nella School of European Studies, University Wales, Cardiff. “”(…) molti tedeschi della classe media furono ossessionati dal timore della rivoluzione sociale e videro la SPD come la maggiore espressione istituzionale di ogni tendenza rivoluzionaria nella classe operaia. Questi timori furono sfruttati da Bismarck che qualificò i Social Democratici come ‘nemici del Reich’ (Reichsfeinde) e ‘antipatriottici’ (vaterlandslose Gesellen). Nel 1878 il Reichstag approvò le Leggi anti-socialiste di Bismarck che vietarono il partito socialdemocratico e le organizzazioni sindacali fino al 1890. Individualmente ai socialdemocratici fu consentito di partecipare alle elezioni ma le loro associazioni furono disciolte a forza, i giornali chiusi e molti dei loro attivisti costretti all’ esilio o imprigionati.”” (pag 72-73) “”In Germania, Bismarck accompagnò il suo approccio con la mano pesante contro i socialdemocratici con un tentativo di corteggiare la classe operaia al di fuori della SPD. Egli introdusse una serie di riforme sociali che fecero della Germania imperiale uno dei primi pionieri del Welfare State””. (pag 73) SPD primo partito di massa. “”Under the Anti-Socialist Law the party could increase its share of the vote from 7.5 per cent in 1878 to 19.7 per cent in 1890, and it was to become the largest party in the Reichstag in 1912 with 34.8 per cent of the vote and 110 of the 397 seats. Recently, Jonathan Sperber has put forward the thesis that the Wilhelmine SPD should be seen as the first ‘people’s party’ in Germany (…)””. (pag 73-74)”,”MGEx-181″
“BERGER Suzanne DORE Ronald a cura; saggi di Robert BOYER Robert WADE W. Carl KESTER Hervé DUMEZ e Alain JEUNEMAITRE Peter A. GOUREVITCH Sylvia OSTRY Paul STREETEN Ronald DORE”,”Differenze nazionali e capitalismo globale.”,”Suzanne BERGER insegna scienza politica nel MIT. Anche R. DORE insegna scienza politica al MIT.”,”ECOI-307″
“BERGER Brigitte BERGER Peter L.”,”In difesa della famiglia borghese.”,”BERGER Brigitte è docente di sociologia nel Wellesley College. Con Peter L. BERGER ha già pubblicxato ‘Sociologia’ (1977). “”Storicamente la famiglia borghese precedette l’istituzione che oggi conosciamo col nome di democrazia. Vorremmo anche sostenere che la famiglia borghese, nelle sue caratteristiche essenziali, può sopravvivere all’interno di politiche non democratiche o persino totalitarie”” (pag 243-244)”,”TEOS-204″
“BERGER Martin”,”Engels, Armies, and Revolution. The Revolutionary Tactics of Classical Marxism.”,”BERGER Martin (1942-) Osservazioni di Engels su esercito rivoluzione francese “”But Engels could not indefinitely ignore the linkage between war and revolution. He began to analyze the 1793 model by disassembling it. To organize his and Marx’s thoughts on the subject , and as a “”sort of exercise”” in his new specialty of military science (29), he began an essay on the prospects that would confront a revolutionary French regime under attack by all the counterrevolutionary powers of Europe. In the ‘Neue Rheinische Zeitung’, Engels had concentrated on the intensifying and accelerating effect that war would have on the political and social side of a revolution. It was assumed that a revolution would increase a nation’s ability to defend itself. If a nation in desperate military straits could save itself only by resort to increasingly radical measures, those measures had to yield military dividends – else why could a “”Fatherland in danger”” be saved more surely by a revolutionary regime than by any other sort of government? Now that the dust of 1848 had settled a bit, Engels examined more closely this matter of what revolution might be expected to do for war, and his findings were not encouraging. During the revolutions of 1848 and 1849, Engels had functioned to some extent as a cheerleader of revolution. In 1851, however, he had to be entirely cold-blooded and detached, lest he mislead himself, Marx, and the proletariat as to the prospects of a future revolution. “”Now that we are not writing an NRZ, we have no need for illusions””, he said, praising the generalship of Radetzky (30). Even the accomplishments of the miraculous year 1793 diminished under Engels’ critical scrutiny: Valmy was a trivial artillery duel, Carnot a mediocrity, and the heroic volunteers, when not directly under the eye of Dumouriez, fought no better than the south German ‘Volkswehr’ of 1849. The ‘levée en masse’ was no panacea. It had increased the size of the French forces, but had no created an army out of nothing; only the allies’ indecision permitted the French to train their levies in the ‘école de bataillon’. France had been saved not by an irresistible revolutionary forces, but by the discord and incompetence of her foes”” [Martin Berger, Engels, Armies, and Revolution. The Revolutionary Tactics of Classical Marxism’, Connecticut, 1977] [(29) To Marx, Apr. 11, 1851, 27, 235; (30) “”Holy Alliance vs France””, MS, I, 212. Riazanov, in ‘Neue Zeit’, suggested that Engels wrote it in response to G.A. Techow ‘s article on a similar theme, and the editors of the MS follow Riazanov. The MEW editors argue convincingly that Engels took up the subject on his own (7, 621)] (pag 83-84) “”France had required the whole period from 1789 to 1792 to assemble Dumouriez’ army, which disintegrated; Hungary had needed the period of March, 1848, to the middle of 1849 to field an organized army. Engels concluded that “”precisely the factor that enabled Napoleon to form gigantic armies rapidly, namely good cadres, is necessarily lacking in any revolution (even in France)”” (32). Engels never regained his lost faith in the military invincibility of a popular rising. “”National enthusiasm””, he wrote in 1866, “”is a capital thing to work upon, but until disciplined and organized, nobody can win battles with it. “”Revolutions created disorder, and disorder was incompatible with military effectiveness. The Sepoy rebels, “”a motley crew of mutineering soldiers who [had] murdered their own officers, torn asunder the bonds of discipline””, and established no unified command, were dismissed in 1857 as “”certainly the body least likely to organize a serious and protracted resistance”” (33). The legend of 1793 took its place among the optimistic illusions that the scientific socialists delighted in exposing. When in 1870 Gambetta attempted a ‘levée en masse’, Engels could consider that his predictions of 1851 had been confirmed. There were not enough officers; once the regular armies were lost, as in the capitulation of Metz, it became “”extremely difficult to turn crowds of men into companies and battalions of soldiers””. Engels continued: “”Whoever has seen popular levies on the drill-ground or under fire – be they Baden Freischaaren, Bull-Run Yankees, French Mobiles, or British Volunteers – will have perceived at once that the chief cause of the helplessness und unsteadiness of these troops lies in the fact of the officers not knowing their duty; and in this present case in France who is there to teach them their duty?”” (34)”” Martin Berger, Engels, Armies, and Revolution. The Revolutionary Tactics of Classical Marxism’, Connecticut, 1977] [(32) To Marx, Sept. 26, 1851, 27, 355; (33) “”Notes on the War, No. III””, Manchester Guardian, June, 28, 1866, EMC, 133; “”The Revolt in INdia””, Tribune, Aug. 4, 1857, FIWI, 44. Edmond Laskine uses quotations of this sort to prove to his satisfaction that Engels and Marx really opposed revolution. ‘L’Internationale et le pangermanisme’ (Paris, H. Floury, 1916), 74-78; (34) “”The Fall of Metz””, Pall Mall Gazette, Oct. 29, 1870, Notes on the War: Sixty Articles reprinted from the “”Pall Mall Gazette””, 1870-1871, ed. Friedrich Adler (Vienna: Wiener Volksbuchhandlung, 1923), 78-79] (pag 84-85)”,”MAES-159″
“BERGER Peter L. LUCKMANN Thomas”,”La realtà come costruzione sociale.”,”Peter L. Berger, nato a Vienna nel 1929, insegna sociologia alla Rutgers University. E’ autore di importanti contributi di sociologia della religione e di sociologia politica. Thomas Luckmann nato a Jesenice nel 1927, insegna sociologia nelal Università di Francoforte. E’ autore di un saggio sulla religione nella società contemporanea pubblicato dal Mulino: ‘La religione invisibile’ (1969). “”Da Marx la sociologia della conoscenza deriva il suo principio basilare, cioè che la coscienza dell’uomo è determinata dalla sua esistenza sociale (5). Certo si è molto discusso su che genere di determinazione Marx avesse in mente. Si può dire che gran parte della grande «lotta con Marx», che caratterizzò non solo gli inizi della sociologia della conoscenza ma anche il «periodo classico» della sociologia in generale (soprattutto come si manifestò nelle opere di Weber, Durkheim e Pareto), era in realtà una lotta con una difettosa interpretazione di Marx compiuta da marxisti posteriori. Questa affermazione acquista una plausibilità ancor maggiore se si pensa che fu solo nel 1932 che gli importantissimi ‘Manoscritti economici e filosofici del 1844’ vennero riscoperti e che solo dopo la seconda guerra mondiale gli studiosi di Marx poterono valutare in pieno le implicazioni di questa riscoperta. In ogni modo, la sociologia della conoscenza ha ereditato da Marx non solo la più chiara formulazione del suo problema centrale, ma anche alcuni dei suoi concetti più importanti, fra i quali dovremmo ricordare soprattutto il concetto di «ideologia» (idee che servono come strumenti di costrizione nella realtà sociale) e quello di «falsa coscienza» (il pensiero che viene alienato dalla vera condizione sociale dell’individuo). La sociologia della conoscenza è stata particolarmente attratta dai concetti gemelli marxiani di «sottostruttura / sovrastruttura» (Unterbau / Uberbau). Su questo punto la controversia sulla corretta interpretazione del pensiero di Marx è stata particolarmente violenta; più tardi il marxismo ha preso la tendenza a identificare la «sottostruttura» con la struttura economica ‘tout court, di cui la «sovrastruttura» doveva quindi essere un diretto «riflesso» (come in Lenin, per esempio). E’ chiaro ora che questo travisa il pensiero di Marx, come dovrebbe farci sospettare il carattere essenzialmente meccanicistico piuttosto che dialettico di questo genere di determinismo economico. Ciò che interessava a Marx era che il pensiero umano è fondato sull’attività umana («lavoro», nel senso più largo della parola) e sulle relazioni sociali prodotte da questa attività. La migliore interpretazione di «sottostruttura» e «sovrastruttura» è di vederle rispettivamente l’una come l’attività umana, l’altra come il mondo prodotto da questa attività (6). In ogni modo, lo schema fondamentale di «sotto-sovrastruttura» è stato ripreso in varie forme dalla sociologia della conoscenza, a cominciare da Scheler, sempre sottintendendo che esiste una qualche sorta di rapporto tra il pensiero e un’altra realtà «sottostante» diversa dal pensiero. Il fascino di questo schema ha prevalso nonostante il fatto che una notevole parte della sociologia della conoscenza è stata formulata in esplicita opposizione al marxismo e che diverse posizioni sono state prese all’interno di essa riguardo alla natura dei rapporti tra le due componenti dello schema”” (pag 18-19-20) [Peter L. Berger Thomas Luckmann, ‘La realtà come costruzione sociale’, Bologna, 1966, dall’introduzione: ‘Il problema della sociologia della conoscenza’] [(5) ‘Cfr. Karl Marx, ‘Scritti giovanili’, Roma, 1963, I. ‘Manoscritti economici e filosofici del 1844’ si trovano a pp. 225 ss.; (6) Sullo schema marxiano di ‘Unterbau / Uberbau’, cfr. Karl Kautsky ‘Verhältnis von Unterbau und Uberbau’, in ‘Der Marxismus’, a cura di Iring Fetscher, München, Piper, 1962, pp. 160 ss.; Antonio Labriola, ‘Die Vermittlung zwischen Basis und Überbau, ibidem, pp. 167 ss. (si tratta del saggio ‘Del materialismo storico. Delucidazione preliminare’, pubblicato a Roma, Ed. Riuniti, 1964, nel volume ‘Saggi sul materialismo storico’); Jean-Yves Calvez, ‘La pensée de Karl Marx, Paris, Ed. du Seuil, 1956, trad. it. ‘Il pensiero di Karl Marx’, Torino, Borla, 1966, pp. 432 ss.. La più importante riformulazione del problema compiuta nel ventesimo secolo è quella di György Lukács, in ‘Geschichte und Klassenbewusstsein’, Berlin, 1923, trad. it., ‘Storia e coscienza di classe’, Milano, Sugar, 1967. L’interpretazione data da Lukács del concetto di dialettica in Marx è tanto più notevole in quanto precede di quasi dieci anni la riscoperta dei ‘Manoscritti economici e filosofici del 1844’] Scheler, Max, Sociologia del sapere / Max Scheler ; introduzione di Gianfranco Morra, ed Abete, Roma, 1976″,”TEOS-279″
“BERGER Denis”,”De Napoléon le petit aux bonapartes manchots. Remarques sur l’état et le bonapartisme à notre époque.”,”””Per Marx il primo fattore da considerare è il rapporto di forze tra borghesia e proletariato. Nel 1851 esso è arrivato ad una sorta di stato di equilibrio per annullamento della capacità di offensiva di ciascuna delle classi”” (pag 10) Il bonapartismo che descrive Trotsky non si comprende se non in rapporto con l’imminenza della minaccia fascista (pag 17)”,”TEOC-753″
“BERGERE Marie-Claire”,”Histoire de Shanghai.”,”BERGERE Marie-Claire professore emerito università. Ha scritto altre opere sulla Cina (biografia di Sun Yat-sen e altro) “”De l’insurection victorieuse du 23 mars à la purge sanglante du 12 avril, Shanghai est le théâtre de tractations secrètes. Les fausses rumeurs et le travail d’intoxication suivent leurs cours, tandis que les forces en présence sont divisées sur le stratégies à adopter. Si les péripéties du drame échappent parfois aux observateurs, l’importance des emjeux ne fait pas de doute: à Wuhan, à Moscou, dans les capitales occidentales, les regards se tournent vers Shanghai. Le meneur du jeu est Chiang Kai-shek.”” (pag 206-207)”,”CINE-043″
“BERGERE Marie-Claire”,”La Repubblica popolare cinese (1949-1999).”,”BERGERE Marie-Claire ha diretto il Centre de Recherche et de Documentation sur la Chine Contemporaine – Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e il Centre d’Etudes Chinoises de l’Institut National des Langues et Civilisations Orientales. Tra le sue pubblicazioni ‘L’age d’or de la bourgeoisie chinoise, 1911-1937’ (1986), ‘Sun Yat-sen’ (1994), ‘Le mandarin et le compradore’ (1998), e, tradotto in italiano ‘La Cina’ (Einaudi, 1973). “”Nel corso di questa crisi la Cina è apparsa molto isolata. Il solo contropiede possibile alla pressione sovietica sarebbe stato un’iniziativa americana. Di fatto, subito dopo la crisi cecoslovacca, alla fine del 1968, sembra proprio che Zhou Enlai abbia fatto un primo tentativo per stabilire contatti con gli Stati Uniti. Ma questo approccio si è scontrato con l’opposizione di Lin Biao e dei radicali.”” (pag 330) “”Nell’agosto 1964 l’incidente del golfo del Tonchino tra navi americane e nordvietnamite poi, nel gennaio 1965, l’inzio dei bombardamenti sul Vietnam del Nord hanno in effetti aperto la via a un massiccio intervento americano, destinato a preservare l’integrità del Vietnam del Sud. Ma il grande dibattito strategico che si apre allora in Cina tra i falchi, guidati dal capo di Stato Maggiore Luo Ruiqing, e disposti a impegnare le truppe cinesi in Vietnam, e i maoisti, decisi a lasciare che le rivoluzioni nazionali si compiano da sole e con le proprie forze, si conclude con la vittoria di questi ultimi. Nonostante la violenza dei suoi discorsi, la Cina evita il confronto diretto con gli Stati Uniti, in Vietnam come nello stretto di Taiwan. Al di fuori di questa prudenza, talvolta difficile da cogliere sotto la violenza verbale, i soli segni di distensione nelle relazioni cino-occidentali in questo periodo sono i rapporti che la Repubblica popolare stringe con il Giappone, sul piano commerciale, e con la Francia, sul piano diplomatico”” (pag 331)”,”CINx-248″
“BERGERE Marie-Claire”,”La bourgeoisie chinoise et la révolution de 1911.”,”La riunificazione cinese. Sun Yat-sen “”Par contre Sun partage avec la bourgeoisie qui le soutient un sentiment profond de l’unité chinoise. Au moment où cette unité a éclaté, où dans toutes les provinces s’établissent des pouvoirs de fait, pratiquement autonomes, la restauration de l’idée nationale et du gouvernement panchinois reste certainement aux yeux du président la tâche la plus urgente après le renvoi de la dynastie mandchoue. Dès le 1er janvier 1912, jour même de son entrée en fonction, Sun envoie à Yuan Shih-kai un télégramme dans lequel il lui propose la présidence, si toutefois il accepte de rallier la république. Un tal effacement, chez un homme comme Sun, dont la modestie n’est pas la vertu dominante, sans aucun doute surprend. Que le rapport des forces ait été défavorable à Sun, et que celui-ci en ait eu conscience, cela semble assez sûr. Mais il est probable que le désir de voir la Chine réunifiée le plus rapidement et le plus pacifiquement possible, a aussi poussé Sun à se retirer sans tenter de résistance et à abdiquer, le 14 février 1912, en faveru de Yuan Shih-kai. Pendant les années qui suivirent et junsqu’à sa mort, en 1925, Sun n’a jamais cessé de proclamer sa foi en l’unité nationale”” (pag 85)”,”CINE-060″
“BERGERE Marie-Claire”,”Sun Yat-Sen.”,”BERGERE Marie-Claire ex allieva dell’Ecole normale supérieure, agrégée e dottore di Stato. E’ professore universitario all’Institut national des langues et civilisations orientale e direttore di studi all’Ecole des hautes études en sciences sociales. “”Déçus par les échecs du socialisme en Europe, les dirigeants de Moscou ont en effet décidé de promouvoir la révolution dans les pays coloniaux. C’est au II° congrès de l’IC, en juillet 1920, que Lénine, dans ses ‘Thèses sur la question nationale et coloniale’, a souligné la nécessité pour les révolutionnaires d’Asie de collaborer avec les mouvements de libération nationale, y compris ceux de la bourgeoisie, sans toutefois complètement subordonner leur action à cette collaboration. En fonction de ces objectifs immédiats et à long terme, la stratégie soviétique en Chine se développe donc en trois directions: négociations avec le gouvernement de Pékin, aide à l’organisation du Parti communiste chinois, recherche de partenaires “”bourgeois”” révolutionnaires pour la constitution d’un front uni. Cependant que les envoyés diplomatiques – Adolf Joffé, puis Lev M. Karakhan – se succèdent à Pékin, des agents du Parti communiste russe et de l’IC sillonnent la Chine. Au printemps 1920, Grigori Voitinski suscite la formation des premières cellules communistes. En juillet 1921, un autre agent de l’IC, Maring, aide à organiser le congrès de fondation du Parti communiste chinois, lequel ne compte alors qu’une soixantaine de membres. Une bien faible force de frappe révolutionnaire… Les émissaires soviétiques multiplient donc leurs contacts pour trouver des alliés. De Wu Peifu à Chen Jiongming, en passant par Zhang Zuolin et quelques autres, ils rencontrent tous ceux qui détiennent force militaire et influence politique. Et parmi eux, naturellement, Sun Yat-sen. Celui-ci, cependant, ne semble pas avoir bénéficié à leurs yeux d’un quelconque préjugé favorable. Certes, dès juillet 1912, Lénine évoquait les mérites, et les limites, de Sun dans un article intitulé “”Démocratie et populisme en Chine””. Il louait son “”esprit sincère de démocratie””, sa “”chaleureuse sympathie pour les masses””, mais dénonçait son ambition naïve et petite-bourgeoise de “”prévenir l’apparition du capitalisme en Chine”” (1). Dans un autre article d’avril 1913, “”La lutte des partis en Chine””, Lénine attribuait la faiblesse du parti Guomindang au fait que celui-ci n’avait “”pas encore réussi à suffisamment drainer les larges masses du peuple chinois dans le courant révolutionnaire”” et il critiquait les “”faiblesses”” de son dirigeant, “”rêveur et indécis”” (2). En 1921, Lénine, comme il l’indique lui-même, a complètement perdu de vue Sun Yat-sen. “”Je ne connais rien des insurgés et des révolutionnaires de la Chine du Sud (3) …”” (pag 346-347-348) [Marie-Claire Bergère, Sun Yat-Sen, 1994] [(1) (2) Cité ici d’après Leng Shao-Chuan et Norman S. Palmer, Sun Yat-sen and Communism, New York, Praeger, 1960, p. 53; (2) Lydia Holubynchy, Michael Borodin and the Chinese Revolution, 1923-1925, Ann Arbor, University Microfilm International, 1979, pp. 139-140] “”Les trois principes du peuple, aussi appelés triple démisme, tels que formulés par Sun Yat-sen, sont les principes de démocratie libérale, de nationalisme et de justice sociale. Élaborés dès 1912, ces trois principes ont été exposés par Sun Yat-sen lors de nombreuses conférences publiques dans les années 1920. Ils sont le fruit de réflexions que Sun avait l’intention de publier sous la forme d’un ouvrage, mais le manuscrit en a été détruit lors d’un incendie en 1921. Le premier principe, le nationalisme, est conçu comme l’union au sein d’un même État des cinq nationalités chinoise, mongole, tibétaine, tartare et mandchoue, dans le but d’élever la Chine au rang de grande puissance. Selon le second principe, la démocratie est conçue sous la forme d’une République dirigée par des « pré-voyants », à l’image du directeur d’une usine, lesquels ont certains pouvoirs, tandis que le peuple dispose d’un certains nombre de droits2. Le troisième principe (Min Sheng, littéralement « Vie du peuple ») est une sorte de socialisme, probablement influencé par les premiers groupes socialistes japonais, au contenu flou”” (wikip)”,”CINx-274″
“BERGÈRE Marie-Claire”,”L’âge d’or de la Bourgeoisie Chinoise, 1911-1937.”,”Tesi autrice sullo scarso contributo al dibattito avviato in Cina negli anni ’20 riguardo ai limiti e ai freni allo sviluppo cinese e sulla stagnazione industriale (sembrerebbe causata dal capitalismo internazionale). A suo parere ci fu un debole contributo in questo dibattito da parte delle teorie marxiste-leniniste che stavano cominciando a penetrare in Cina. Le loro analisi riflettevano una tendenza eurocentrista, guardavano maggiormente all’espansione imperialista e si interessavano alle nozioni che interessavano i paesi capitalisti avanzati: ipotesi del sottoconsumo, tendenza al declino dei profitti. Avrebbero visto con ottimismo il processo attraverso cui il capitalismo internazionale avrebbe coinvolto i paesi sottosviluppati e non riflettuto abbastanza sul “”saccheggio del terzo mondo”” o sullo “”sviluppo del sottosviluppo”” (ossia sull’estensione del sottosviluppo (!!)) (pag 250-251)”,”CINE-090″
“BERGÈRE Marie-Claire”,”La Cina dal 1949 ai giorni nostri.”,”Marie-Claire Bergère ha diretto il Centre de Recherche et de Documentation sur la Chine Contemporaine – École des Hautes Études en Sciences Sociales e il Centre d’Études Chinoises de l’Institut National des Langues et Civilisations Orientales. Tra le sue pubblicazioni: L’age d’or de la bourgeoisie chinoise 1911-1937, Sun Yat-sen, Le mandarin et le compradore, La Cina.”,”CINx-039-FL”
“BERGERE Marie-Claire”,”Capitalismes & capitalistes en Chine. XIX-XXI siècle. Des origines à nos jours.”,”M.C. Bergère, professore emerito all’ INALCO e all’ EHESS, ha compiuto numerose missioni in Cina. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’Age d’or de la bourgeoisie chinoise’, 1911-1937′ e ‘La Chine de 1949 à nos jours’ oltre a una storia della metropoli di Shanghai.”,”CINE-001-FC”
“BERGÈRE Marc”,”L’épuration en France.”,”Marc Bergère è Maitre de Conferences in storia contemporanea all’Università Rennes 2. E’ specialista della storia dell’epurazione in Francia, tema a cui ha dedicato varie opere. Ampiezza dell’ epurazione in Francia: ha riguardato in diverse forme circa 500 mila francesi. Ed è stata più violenta, più profonda e più duratura di quanto per lungo tempo si è stimato (sottovalutazione del fenomeno)”,”FRAV-167″
“BERGERON Louis FURET Francois KOSELLECK Reinhar”,”L’età della rivoluzione europea 1780 – 1848.”,”La rivoluzione industriale in UK, riv franc e la guerra, Stati Europei, FR e EU al tempo di NAPOLEONE, restaurazione, ordinamento agrario EU prima della industrializzazione, rivoluzione di Luglio 1830 e le sue conseguenze fino al 1848, ascesa e struttura del mondo borghese.”,”EURx-046″
“BERGERON André”,”Ma route et mes combats.”,”André BERGERON è nato a Suarce nel 1922. Padre ferroviere, infanzia a Belfort, diventa apprendista stampatore e nel 1947 aderisce alla CGT-FO. E’ membro del PS dal 1936. Diventa leader di FO. “”Lasciando la CGT, policizzata dal partito comunista, nel dicembre 1947, i fondatori della CGT-FO hanno preso l’ impegno di rispettare le opinioni di tutti quelli chi vi aderiranno. Essi hanno voluto che i sindacati Force Ouvriere siano della Case ampiamente aperte a tutti i salariati quali che siano le loro concezioni politiche, filosofiche o religiose. Questo impegno è stato scrupolosamente mantenuto. E’ senza dubbio ciò che spiega l’ estrema diversità delle componenti di CGTFO che vanno “”dagli anarchici ai gollisti””””. (pag 180)”,”MFRx-196″
“BERGERON André”,”F.O. Confederation Force Ouvriere.”,”””Ed è la CGTU che spacca la CGT nel 1921 e aderisce all’ Internazionale Sindacale rossa di Mosca. Questa creazione non conoscerà che una vita vegetativa. Il PC non si accontenterà. Non sarà soddisfatto che quando avrà, venticinque anni dopo, grazie alla riunificazione sindacale, messo il cappello sulla vecchia CGT””. (pag 7) “”Le organizzazioni affiliate alla Confederazione internazionale dei Sindacati cristiani – divenuta poi Confederazione mondiale del Lavoro – hanno agito in una maniera simile. Buone relazioni si sono stabilite tra il loro organo di collegamento e quello creato dalle organizzazioni CISL, non la stessa cosa è avvenuta con il Comitato di collegamento tra la CGT francese e la CGIL italiana, tutte e due dominate dai partiti comunisti. In effetti, queste organizzazioni considerano sempre il Mercato Comune, come un “”prodotto della guerra fredda”” non potendo, secondo loro, che aggravare la condizione operaia””. (pag 60-61)”,”MFRx-197″
“BERGERON Louis”,”Napoleone e la società francese. (Tit.orig.: L’ épisode napoléonien. Aspects intérieurs, 1799-1815)”,”I ministri di Napoleone. “”La rivoluzione aveva dato vita a sei ministeri: Interno (che recuperava soprattutto alcune funzioni dell’ antico Controle général delle finanze e quelle della Casa del Re); Finanze; Guerra; Marina; Giustizia; Affari Esteri. Il Direttorio aveva portato una novità con il ministero della Polizia generale. Il Consolato e l’ Impero arriveranno a una dozzina con i ministeri del Tesoro pubblico, dell’ Amministrazione della Guerra, del Segretariato di Stato, dei Culti, e infine delle Manifatture e del Commercio.”” (pag 87-88) Alcuni nomi: Interni CHAPTAL, CRETET, BACHASSON Polizia: FOUCHE’, SAVARY Finanze: GAUDIN Tesoro: BARBE’-MARBOIS, MOLLIEN Giustizia: ABRIAL, REGNIER Guerra: BERTHIER, CLARKE Amministrazione della guerra: DEJAN, LACUEE DE CESSAC Culti: PORTALIS, BIGOT DE PREAMENEU Marina e colonie: DECRES Affari esteri: TALLEYRAND Segreteria di Stato: MARET (pag 88-89-90)”,”FRAN-076″
“BERGERON André con la collaborazione di Philippe BAUCHARD”,”Tant qu’il y aura du grain à moudre.”,”CContiene dedica manoscritta di Bergeron a A. Bechu (ca.) P. BAUCHARD è giornalista economico e sociale. BERGERON leader di FO, segretario generale di Force Ouvriere a partire dal 1963, sarà ascoltato da tutti i presidenti, DE-GAULLE, MITTERAND e dai primi ministri da POMPIDOU a ROCARD. A lui si deve nel maggio 1968 ‘le SMIC a 3 F’, ‘la quatrieme puis la cinquieme semaine de congés payée’, il ritiro della legge Devaquet. Si dice laico ma non anti-religioso. “”Bérégovoy est un homme que je connais bien, avec lui nos rapports n’étaient pas difficiles. J’ai eu aussi des contacts avec Jacques Delors. Nous tenions le même langage sur beaucoup de choses. Nous étions en désaccord sur d’autres. En particulier lorsqu’il rêvait d’appliquer une politique des revenus. Il était l’un des inspirateurs de la CFDT et ne le cachait pas. Mais, sur un certain nombre de questions, par exemple l’ Europe, je me sentais sur la même longueur d’onde que lui. En 1981, comme ministre de l’ Economie, il a fait preuve de beaucoup plus réalisme que la majorité du parti socialiste. Pour revenir à la fin de la SFIO, c’est un ami, Alain Savary, qui a succédé à Guy Mollet à la tête du parti. Je le voyais souvent et l’aimais beaucoup””. (pag 84)”,”MFRx-288″
“BERGHAHN Volker R.”,”Sarajevo 28 giugno 1914. Il tramonto della vecchia Europa.”,”BERGHAHN insegna storia nella Brown Univ di Providence, Rhode Island. Tra i suoi volumi ricordiamo: ‘Germany and the Approach for War in 1914’ (1975), ‘Militarism’ (1982), ‘Modern Germany’ (1987), ‘Imperial Germany’ (1995).”,”QMIP-016″
“BERGHAHN V.R,”,”Germany and the approach of war in 1914.”,”BERGHAHN Volker R, Germany and the approach of war in 1914. ST. MARTIN’S PRESS. NEW YORK. 1993 pag IX 265 8° abbreviazioni cartine introduzione alla seconda edizione cronologia bibliografia note indice nomi argomenti località [V.R. Berghahn è professore di storia alla Brown University a Providence, RI, Usa. Ha studiato la storia della Germania guglielmina e più recentemente la politica delle elites industriali tedesche dopo il 1945. ‘Nella sua relazione, l’Ammiraglio August von Heeringen ha messo in discussione non solo la concezione di Tirpitz di un’espansione sistematica, a lungo termine, della potenza navale tedesca, ma ha anche stimolato il dibattito sulla possibilità di una guerra precoce. Uno dei frutti di queste riflessioni in ambienti navali e di corte è stato un memorandum del Capo di Stato Maggiore dell’Ammiragliato, completato nel mese di febbraio 1905, ‘relativo alle operazioni contro l’Inghilterra’. Una guerra con la Gran Bretagna, così sosteneva Wilhelm von Büchsel, avrebbe condotto ad un blocco del Reich e causato notevoli danni per l’economia tedesca. Poteva così insorgere ‘una crisi finanziaria e sociale di conseguenze incalcolabili’. Al fine di evitarla, sarebbe stato necessario, scriveva, mettere la Francia di fronte al bivio tra il sostegno al Reich tedesco o la collocazione al fianco dell’Inghilterra. Quest’ultima scelta avrebbe comunque dato alla Germania la possibilità di utilizzare le sue forze di terra. ‘La nostra grande popolazione attiva, che un blocco avrebbe reso senza lavoro e senza pane’ avrebbe avuto così un’occupazione e si sarebbe potuta nutrire ‘sul terreno del nemico e a sue spese’. Quest’idea di risolvere la questione sociale conducendo una guerra di espansione riemergerà nel 1914, come pure la consapevolezza che in ogni guerra futura, anche contro la prima potenza del mare, la Gran Bretagna, l’impero avrebbe dovuto basarsi sull’esercito’ (pag 64-65)]”,”GERQ-093″
“BERGHAHN Volker R.”,”Sarajevo 28 giugno 1914. Il tramonto della vecchia Europa.”,”Volker Berghahn insegna storia nella Brown Univ di Providence, Rhode Island. Tra i suoi volumi ricordiamo: ‘Germany and the Approach for War in 1914’ (1975), ‘Militarism’ (1982), ‘Modern Germany’ (1987), ‘Imperial Germany’ (1995). “”Per lo Stato maggiore (germanico, ndr) era chiaro da tempo che la guerra contro russi e francesi poteva essere combattuta e vinta solo a condizione di mettere – rapidamente e senza tanti scrupoli – fuori combattimento la Francia. Solo così, pensava Moltke, sarebbe stato possibile disporre delle truppe necessarie per poter affrontare con successo il ben più lento a muoversi «rullo compressore» zarista. Anche per i non esperti di cose militari è facile capire che questa era già in se stessa una strategia rischiosa perché era tutta fondata sull?elemento sopresa e non lasciava alcuno spazio all’imprevisto”” (pag 102)”,”QMIP-018-FSL”
“BERGHÖFER Stefan BISCHOFF Joachim EGGERS Friedhelm HARMS Heinrich KAMINSKI Ullrich KRÜGER Stephan LOHAUß Peter MÜLLER Bernhard VOY Klaus”,”Gesamtreproduktionsprozess der BRD 1950-1975. Kritik der volkswirtschaftlichen Gesamtrechnung.”,”Abbildung, Anmerkungen, Tableau des gesellschaftlichen Gesamtkapitals, Schema, Projekt Klassenanalyse”,”GERV-025-FL”
“BERGIER J.F. GUDERZO G. SCHMIEDT G. PETRINOVIC Z. REBOUD L. STRASSOLDO M. PIERACCIONI L. BAUMGARTNER J.P. RAFFESTIN C. FEIST L.”,”Le Alpi e l’ Europa. Economia e transiti. III.”,”””E’ innegabile che questo sistema imperniato sul Reno e sulle due displuviali che si staccano da esso, rischia di sottrarre all’ area mediterranea e in particolare all’ Italia, grandi possibilità di raccordare la sua economia anche attraverso razionali infrastrutture di trasporto, con quella dell’ oriente europeo e balcanico, proprio mentre la nostra economia sente la necessità ed opera per incrementare gli scambi in quella direzione””. (pag 400)”,”EURE-024″
“BERGIER Jean-François; DELUMEAU Jean”,”Calvino – Sant’Ignazio.”,”‘La famiglia di Giovanni Calvino, nato Jehan Cauvin, ha origini in Francia, precisamente a Noyon, in Piccardia. Suo padre, Gérard Cauvin, si trasferì da Pont-l’Évêque a Noyon nel 1481 e divenne un importante funzionario ecclesiastico. La famiglia aveva legami con la nobiltà locale, il che favorì l’educazione di Calvino2. Dopo la sua conversione al protestantesimo, Calvino si stabilì in Svizzera, a Ginevra, dove divenne una figura centrale della Riforma Protestante. Alcuni membri della sua famiglia, come suo fratello Antoine, lo seguirono a Ginevra. Non ci sono molte informazioni su eventuali ramificazioni della famiglia Cauvin in Italia, ma il calvinismo ebbe un impatto significativo anche nel paese, influenzando gruppi protestanti e movimenti religiosi’ (copil)”,”BIOx-005-FMDP”
“BERGMAN Jay”,”Vera Zasulich. A Biography.”,”Petr Tkacev (1844-1886) coprì un ruolo importante nello sviluppo del pensiero rivoluzionario russo e nella genesi del leninismo. Militante nelle manifestazioni studentesche, egli ereditò nel suo pensiero le esperienze e le riflessioni dei populisti e degli anarchici ma aprì una nuova strada nel modo di pensare degli intellettuali russi. Tkacev fu il primo teorico della rivoluzione russa, considerata non come una presa di potere da parte delle masse ma da parte di una minoranza rigorosamente organizzata che doveva inquadrare e dirigere il popolo per realizzare così delle riforme socialiste attraverso la macchina dello Stato. Nel suo giornale Nabat (Campane) venivano proposte le tecniche e le finalità della conquista del potere, che avrebbero indicato a Lenin il cammino da percorrere. (fonte 1917.org)”,”RIRB-101″
“BERGMAN Jay”,”The Perils of Historical Analogy: Leon Trotsky on the French Revolution.”,”””Historical analogies, cannot take the place of historical analysis””, Leon Trotsky, 1919 “”As suggested earlier, Marx and Engels also did their part in establishing France as the particular microcosm in which the workings of universal historical laws could best be seen. Engels, in the preface to an edition of Marx’s ‘The Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ remarked that: «France in the land where, more than anywhere else, the historical class struggles were each time fought out to a decision, and where, consequently, the changing political forms within which they move and in which their results are summarized have been stamped in the sharpest outlines… France demolished feudalism in the Great Revolution and established the unalloyed rule of the bourgeoisie in a classical purity unequalled by any other European land (17). And Marx himself was cognizant of how much one revolution could offer subsequent ones in the way of its particular mythology: «Just when men seem engaged in revolutionizing themselves and things, in creating that which has never yet existed, precisely in such periods of revolutionary crisis they anxiously conjure up the spirits of the past in their service and borrow from them names, battle cries, and costumes in order to present the new scene of world history in this time-honored disguise and this borrowed language (18). Not surprisingly, the revolutions in France in 1830, 1848, and 1870, despite their mixer results, reinforced this view of the French Revolution as the first act of an ongoing revolutionary drama whose subsequent acts would produce “”names, battle cries, and costumes”” that were borrowed from the first one (19)”” (pag 76-77) [(17) Engels in Karl Marx, ‘The Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852; New York, 1963), 13-14; (18) Ibid. 15.] [Come suggerito in precedenza, anche Marx ed Engels hanno fatto la loro parte nell’affermare la Francia come il microcosmo particolare in cui il funzionamento delle leggi storiche universali poteva essere meglio visto. Engels, nella prefazione a un’edizione de “”Il diciotto brumaio di Luigi Napoleone”” di Marx, osservava che: «La Francia è il paese dove, più che altrove, le lotte di classe storiche sono state ogni volta combattute fino a una decisione, e dove, di conseguenza, le mutevoli forme politiche entro le quali esse si muovono e in cui si riassumono i loro risultati sono state impresse nei contorni più netti… La Francia demolì il feudalesimo durante la Grande Rivoluzione e stabilì il dominio puro della borghesia in una purezza classica che non ha eguali in nessun altro paese europeo (17). E lo stesso Marx era consapevole di quanto una rivoluzione potesse offrire alle successive in termini della sua particolare mitologia: «Proprio quando gli uomini sembrano impegnati a rivoluzionare se stessi e le cose, a creare ciò che non è mai esistito, precisamente in questi periodi di crisi rivoluzionaria, essi evocano ansiosamente gli spiriti del passato al loro servizio e prendono in prestito da essi nomi, grida di battaglia e costumi per presentare la nuova scena della storia mondiale in questo antico travestimento e in questo linguaggio preso in prestito» (18). Non sorprende che le rivoluzioni in Francia del 1830, 1848 e 1870, nonostante i loro risultati contrastanti, abbiano rafforzato questa visione della Rivoluzione francese come il primo atto di un dramma rivoluzionario in corso i cui atti successivi avrebbero prodotto “”nomi, grida di battaglia e costumi”” che sono stati presi in prestito dal primo (19)”” (pag 76-77) [(17) Engels in Karl Marx, ‘Il diciotto brumaio di Luigi Napoleone’] [Jay Bergman, ‘The Perils of Historical Analogy: Leon Trotsky on the French Revolution’, The Journal of the History Ideas, n. 1, gen-mar. 1987, pag 73-98]”,”TROS-029-FGB”
“BERGMAN Jay”,”The Paris Commune in Bolshevik Mythology.”,”””Per Marx la Comune fu “”il più glorioso seme (deed) del nostro partito dall’insurezione del giugno 1848″”. Marx non mancò però di criticare la Comune. Secondo la sua opinione essa soffrì di un eccesso di cautela, che ascrisse alla sua natura prematura. Dal 1905 Lenin lesse non solo ciò che Marx ed Engels scrisseo sulla Comune, ma anche le memorie di molti Comunardi Lenin coglie la relativa moderazione della Comune che spiega con l’epoca capitalistica in cui avvenne, ma critica fortemente Plechanov che cita la Comune come la prova che sarebbe stato meglio che non fosse mai esistita. Se non fosse esistita la Comune i rivoluzionari delle prossime generazioni non avrebbero imparato dai suoi errori (pag 1421)”,”MFRC-007-FGB”
“BERGMANN Theodor SCHÄFER Gert a cura; saggi di Valeri PISIGIN Svetlana N. GURVICH-BUCHARINA Leonid SHKARENKOW Yuri A. POLYAKOW Pierre BROUE’ Marjan BRITOVSEK Alexander J. WATLIN Bernhard H. BAYERLEIN Aleksandr KAN Reinhart KÖßLER YIN XUYI, ZHENG YIFAN Michal MIRSKI Aleksandar M. VACIC Radoslav SELUCKY Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Kalman PECSI Viktor P. DANILOW Nathan STEINBERGER Alessandro STANZIANI Yu DAZHANG Stephan MERL Theodor BERGMANN Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS Maria FERRETTI Sidney HEITMAN Su SHAOZHI ZHENG YIFAN Herman SCHMID Agnes GEREBEN”,”””Liebling der Partei””. Nikolai Bucharin. Theoretiker und Praktiker des Sozialismus. Beiträge zum internationalen Bucharin-Symposium, Wuppertal 1988.”,”Saggi di Valeri PISIGIN Svetlana N. GURVICH-BUCHARINA Leonid SHKARENKOW Yuri A. POLYAKOW Pierre BROUE’ Marjan BRITOVSEK Alexander J. WATLIN Bernhard H. BAYERLEIN Aleksandr KAN Reinhart KÖßLER YIN XUYI, ZHENG YIFAN Michal MIRSKI Aleksandar M. VACIC Radoslav SELUCKY Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Kalman PECSI Viktor P. DANILOW Nathan STEINBERGER Alessandro STANZIANI Yu DAZHANG Stephan MERL Theodor BERGMANN Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS Maria FERRETTI Sidney HEITMAN Su SHAOZHI ZHENG YIFAN Herman SCHMID Agnes GEREBEN.”,”BUCS-009″
“BERGMANN Theodor HEDELER Wladislaw KEßLER Mario SCHÄFER Gert a cura; saggi di T. BERGMANN Alexander KAN Reinhart KÖßLER Jens BECKER e Thomas ZÖLLER Elke SCHERSTJANOI Monty JOHNSTONE Michael BRIE Witali STARZEW William HANSEN e Brigitte SCHULZ Wolfgang RUGE Gerd SCHÄFER Wladislaw HEDELER Monika RUNGE Wolfgang KÜTTLER Jutta PETERSDORF Wolfgang Fritz HAUG Mario KEßLER Marjan BRITOVSEK Friedrich FIRSOW Harald JENTSCH”,”Lenin. Theorie und Praxis in historischer Perspective. Beiträge zum internationalen Lenin-Symposium, Wuppertal, 15-18 März 1993.”,”Saggi di T. BERGMANN Alexander KAN Reinhart KÖßLER Jens BECKER e Thomas ZÖLLER Elke SCHERSTJANOI Monty JOHNSTONE Michael BRIE Witali STARZEW William HANSEN e Brigitte SCHULZ Wolfgang RUGE Gerd SCHÄFER Wladislaw HEDELER Monika RUNGE Wolfgang KÜTTLER Jutta PETERSDORF Wolfgang Fritz HAUG Mario KEßLER Marjan BRITOVSEK Friedrich FIRSOW Harald JENTSCH.”,”LENS-133″
“BERGMANN Theodor HAIBLE Wolfgang”,”Die Geschwister Thalheimer. Skizzen ihrer Leben und Politik.”,”E’ una biografia di August THALHEIMER e della sorella Bertha. Theodor BERGMANN descrive la personalità politica e la vita di August. Su Bertha THALHEIMER si parla della sua attiva militanza nel movimento socialista, del suo ruolo di guida nel movimento comunista femminile e nell’ ambito della Terza Internazionale. HAIBLE colma questa lacuna nella storiografia del movimento operaio tedesco e internazionale.”,”MGEK-065″
“BERGMANN Theodor KEßLER Mario a cura; saggi di Jack JACOBS Stanislawa NIEUWAZNY Enzo TRAVERSO Jens BECKER Gert SCHÄFER Joachim BISCHOFF Thomas ZÖLLER Wladislaw HEDELER Annette VOGT Hans PIAZZA Reiner TOSSTORFF Jan BIRCHALL Avgust LESNIK Lothar KÖLM Theodor BERGMANN Mao TIANQI William W. HANSEN e Brigitte H. SCHULZ Mike JONES e Alistair MITCHELL Beat MAZENAUER Dieter HOFFMANN Hubert LAITKO Zdenek MLYNAR Michael BRIE”,”Ketzer in Kommunismus. 23 biographische Essays.”,”Il libro comprende i profili biografici di Rosa LUXEMBURG Maria KOSZUTSKA TROTKSY THALHEIMER ROSENBERG GRAMSCI RAKOWSKI BUCHARIN RJUTIN M.N. ROY A. NIN J. MAURIN V. SERGE PARTITO COMUNISTA JUGOSLAVA KRUSCIOV LIU SHAO-SHI SUN YEFANG F. FANON I. DEUTSCHER P. WEISS R. HAVEMANN PARTITO COMUNISTA CECOSLOVACCO 1968 M. GORBACIOV. I saggi sono di Jack JACOBS Stanislawa NIEUWAZNY Enzo TRAVERSO Jens BECKER Gert SCHÄFER Joachim BISCHOFF Thomas ZÖLLER Wladislaw HEDELER Annette VOGT Hans PIAZZA Reiner TOSSTORFF Jan BIRCHALL Avgust LESNIK Lothar KÖLM Theodor BERGMANN Mao TIANQI William W. HANSEN e Brigitte H. SCHULZ Mike JONES e Alistair MITCHELL Beat MAZENAUER Dieter HOFFMANN Hubert LAITKO Zdenek MLYNAR Michael BRIE”,”INTT-207″
“BERGMANN H. SMILGA J. TROTSKY”,”L’ esercito rosso della Russia.”,”Comandanti rossi. “”Tutto il sistema dei posti di comando dell’ esercito dei Soviet, risponde allo spirito dello Stato proletario. Accanto ai capi di battaglione, reggimento, divisione ecc., esistono Commissari politici, che dirigono tutta la vita fuori di servizio dei riparti di truppe; essi sono anche obbligati, naturalmente senza trascurare l’ attività loro propria, ad occuparsi di tutti i dettagli dei regolamenti militari ed economici. Essi sono gli “”occhi e orecchi”” della rivoluzione.”” (pag 50) “”Il compagno Lenin disse un giorno: “”In primavera la Russia dei Soviet deve possedere un esercito di tre milioni””. “”E l’ avrà””, aggiunse con incrollabile sicurezza. Un capo del proletariato mondiale, della rivoluzione mondiale, sbaglia di rado e non pronuncia a caso le sue parole””. (pag 57)”,”RIRO-301″
“BERGMANN Theodor HAIBLE Wolfgang SCHÄFER Gert a cura; saggi di John NEELSEN William A. PELZ Henning SÜSSNER John D. HOLST Narihiko ITO Bernier TAFT Joachim HEIDRICH Helmut PETERS Qin ZAIDONG Xiao FENG Zhang GUANGMING Zhang WENCHENG Wei XIAOPING DO-HYUN YOON Sobhanlal DATTA GUPTA Dipak MALIK Theodor BERGMANN Ralf KRÖNER Wolfgang HAIBLE”,”Geschichte wird gemacht. Soziale Triebkräfte und internationale Arbeiterbewegung im 21. Jahrhundert.”,”Saggi di John NEELSEN William A. PELZ Henning SÜSSNER John D. HOLST Narihiko ITO Bernier TAFT Joachim HEIDRICH Helmut PETERS Qin ZAIDONG Xiao FENG Zhang GUANGMING Zhang WENCHENG Wei XIAOPING DO-HYUN YOON Sobhanlal DATTA GUPTA Dipak MALIK Theodor BERGMANN Ralf KRÖNER Wolfgang HAIBLE “”Die Schaffung eines modernen Unternehmentssystems, von dem bereits an anderer Stelledie Rede war, wird nach chinesischer Einschätzung dazu führen, dass die staatlichen Unternehmen, modernisiert, in Zukunft mit zwei Dritteln oder gar nur der Hälfte der ursprünglichen Arbeitskräfte auskommen werden. Danach müssen 30-50 Millionen Arbeitger im Interesse “”einer gewaltigen Steigerung der Produktivkräfte der Gesellschaft”” (Lenin) in hohem Tempo umgesetzt und mit neuen Jobs versorgt werden.”” (pag 111)”,”MASx-016″
“BERGMANN Theodor”,”Im Jahrhundert der Katastrophen. Autobiographie eines kritischen Kommunisten.”,”””In marxistischen Bildungsveranstaltungen, die regelmäßig von der Kommunistischen Opposition durchgeführt wurden, wurden die Faschismus-Thesen von Thalheimer diskutiert, ökonomische Probleme, die Krise des Kapitalismus, proletarische Gegenstrategien, der sozialistische Aufbau in der Sowjetunion, die Klassenkämpfe in Indien und China, der Abbau der bürgerlichen Demokratie in Deutschland, die Krise der kommunistischen Bewegung behandelt. Andere wichtige Themen waren die weitere Wahlteilnahme der KPD-O nach der unerwarteten Wahlniederlage in Sachsen, die Politik der SPD von der Koalition zur Tolerierung der Regierungen des Sozial-und Demokratieabbaus, die Spaltung der überparteilichen Massenorganisationen, der “”rote Volksentscheid”” der KPD zusammen mit den reaktionären Rechtsparteien, die Wahltaktik der KPD 1932, als ein neuer Reichspräsident zu wählen war, die Entwicklung in der UdSSR.”” (pag 23)”,”MGEK-085″
“BERGMANN Theodor SCHÄFER Gert a cura; saggi di Gert SCHÄFER Baruch KNEI-PAZ Ernest MANDEL Robert V. DANIELS Cai KAIMIN Wladimir A. KOSLOW Marcel VAN DER LINDEN Monty JOHNSTONE Horst KLEIN Michael COX Leonid M. SPIRIN Reinhart KÖßLER Matitiahu MAYZEL Witalij STARTSEW Marjan BRITOVSEK Avgust LESNIK Catherine MERRIDALE Judith C. SHAPIRO Mark SELDEN Theodor BERGMANN Friedrich I. FIRSOW Peter HAFERSTROH YIN XUYI Enzo TRAVERSO Mario KEßLER Jekatherina LEBEDEWA hasn Jürgen LEHNERT Leo ZEHENDER Kerstin HERBST”,”Leo Trotzki. Kritiker und Verteidiger der Sowjetgesellschaft. Beiträge zum internationalen Trotzki-Symposium, Wuppertal 26. – 29. März 1990. (Leone Trotsky. Critico e difensore della società sovietica)”,”Saggi di Gert SCHÄFER Baruch KNEI-PAZ Ernest MANDEL Robert V. DANIELS Cai KAIMIN Wladimir A. KOSLOW Marcel VAN DER LINDEN Monty JOHNSTONE Horst KLEIN Michael COX Leonid M. SPIRIN Reinhart KÖßLER Matitiahu MAYZEL Witalij STARTSEW Marjan BRITOVSEK Avgust LESNIK Catherine MERRIDALE Judith C. SHAPIRO Mark SELDEN Theodor BERGMANN Friedrich I. FIRSOW Peter HAFERSTROH YIN XUYI Enzo TRAVERSO Mario KEßLER Jekatherina LEBEDEWA hasn Jürgen LEHNERT Leo ZEHENDER Kerstin HERBST”,”TROS-190″
“BERGMANN Theodor SCHAEFER Gert SELDEN Mark a cura; saggi di Valerii PISIGIN Pierre BROUE’ Reinhart KÖSSLER Aleksandr KAN Svetlana N. GURVICH-BUKHARINA YIN XUYI ZHENG YIFAN Aleksandar M. VACIC Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Viktor P. DANILOV Alessandro STANZIANI Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS SU SHAOZHI Herman SCHMID Sidney HEITMAN”,”Bukharin in retrospect.”,”Saggi di Valerii PISIGIN Pierre BROUE’ Reinhart KÖSSLER Aleksandr KAN Svetlana N. GURVICH-BUKHARINA YIN XUYI ZHENG YIFAN Aleksandar M. VACIC Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Viktor P. DANILOV Alessandro STANZIANI Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS SU SHAOZHI Herman SCHMID Sidney HEITMAN Teoria del caos organizzato (pag 126 e altre pagine)”,”BUCS-020″
“BERGMANN Theodor SCHAEFER Gert SELDEN Mark a cura; contributi di BROUÉ Pierre DANILOV Viktor P. GURVICH-BUKHARINA Svetlana HEITMAN Sidney KAN Aleksandr KÖSSLER Reinhart KOSTA Jiri KÜHNE Karl LEWIN Moshe MANDEL Ernest PISIGIN Valerii PONS Silvio SCHMID Herman STANZIANI Alessandro SU Shaozhi TARBUCK Kenneth J. VACIC Aleksandar M. YIN Xuyi ZHENG Yifan, Contributors”,”Bukharin in Retrospect.”,”Theodor Bergmann Prof. agricultural economist, was teaching International Farm Policies at the University of (Stuttgart-) Hohenheim, FRG. Pierre Broué Prof. historian, Institute for Political Studies, University og Grenoble, France. Viktor P. Danilov Prof. historian, Institute for the History, of Russia, Moscow, Russia. Svetlana Gurvich-Bukharina Dr. historian, National Committee of Historians of Russia, Moscow, Russia. Sidney Heitman Prof. Department of History, Colorado State University, Fort Collins, Colorado, USA. Aleksandr Kan Prof. historian, Institute of History, University of Uppsala, Sweden. Reinhart Kössler (Senior Lecturer, Dr.) Professor of Development Sociology, University of Bayreuth, FRG. Jiri Kosta Prof. economist, was Professor of Economics of socialist systems, University of Frankfurt-Maïn, FRG. Karl Kühne Dr. economist, formerly with the EC-Commission, Brussels, Belgium. Moshe Lewin Prof. historian, Department of History, University of Pennsylvania, Philadelphia, Pennsylvania, USA. Ernest Mandel Prof. economist, Center for Political Science, Free University, Brussels, Belgium. Valerii Pisigin, mechanic, convener of the Nikolai Bukharin-club, Naberezhnyie Chelny, Russia. Silvio Pons Prof historian, researcher at Gramsci-Institute, Rome. Italy. Gert Schaefer Prof historian and political scientist, Department of Political Science, University of Hannover, FRG. Herman Schmid Prof political scientist, the Institute of Socio-economics, University of Roskilde, Denmark. Alessandro Stanziani Dr. scientist, the Centre of Historical research, Paris, France. Su Shaozhi Prof. formerly Director of the Institute of Marxism-Leninism-Mao Zedong-Thought, Beijing, PR China. Kenneth J. Tarbuck (M.Sc.Phil.) University lecturer, Addis Abeba, Ethiopia. Aleksandar M. Vacic Prof. economist, Department Head of general economic analysis, Economic Commission for Europe of the UN, Geneva, Switzerland. Yin Xuyi Prof. historian, the Institute for the History of the International Labour Movement, Beijing, PR China. Zheng Yifan Prof. historian, the Institute for the History of the International Labour Movement, Beijing, PR China.”,”BUCS-008-FL”
“BERGMANN Theodor SCHÄFER Gert a cura; saggi di Valeri PISIGIN Svetlana N. GURVICH-BUCHARINA Leonid SHKARENKOW Yuri A. POLYAKOW Pierre BROUE’ Marjan BRITOVSEK Alexander J. WATLIN Bernhard H. BAYERLEIN Aleksandr KAN Reinhart KÖßLER YIN XUYI, ZHENG YIFAN Michal MIRSKI Aleksandar M. VACIC Radoslav SELUCKY Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Kalman PECSI Viktor P. DANILOW Nathan STEINBERGER Alessandro STANZIANI Yu DAZHANG Stephan MERL Theodor BERGMANN Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS Maria FERRETTI Sidney HEITMAN Su SHAOZHI ZHENG YIFAN Herman SCHMID Agnes GEREBEN”,”Liebling der Partei. Bucharin – Theoretiker des Sozialismus.”,”Nikolai Iwanowitsch Bucharin: Geboren 1888, von Lenin in dessen politischem Testament als Liebling der ganzen Partei, gelobt, unter Stalin 1938 im 3. Moskauer Prozeß verurteilt und hingerichtet, schließlich im Frühjahr 1988 rehabilitiert und postum wieder in die Partei aufgenommen. Einleitung, Agnes Gereben: Bucharins Ansichten über Literatur, Zusammenfassungen, Nikolai Iwanowitsch Bucharin: 1888-1938-1988, Autorenverzeichnis, Sachindex,”,”BUCS-009-FL”
“BERGMANN Theodor HEDELER Wladislaw KEßLER Mario SCHÄFER Gert (Hrsg.), Saggi di JOHNSTONE Monty MAYZEL Matitiahu STRIEGNITZ Sonja PETERSDORF Jutta GOLDIN Wladislaw WEGNER Michael LÖTZSCH Ronald GRÄFE Karl-Heinz KING Francis KRAUSZ Tamás WOJEJKOW Michail WATLIN Alexander PIAZZA Hans LESNIK Avgust MAYER Herbert ITO Narihiko PELZ William A. WALLACH Jehuda L. DANIELS Robert Voncent RUGE Wolfgang KAN Alexander”,”Der Widerschein der Russischen Revolution. Ein kritischer Rückblick auf 1917 und die Folgen. [Il riflesso della rivoluzione russa. Uno sguardo retrospettivo critico sul 1917 e le sue conseguenze]”,”Vom 6. bis 9. März 1997 fand in Elgersburg (Thüringen) das internationale Symposium» Die russischen Revolutionen von 1917«mit 31 Referentinnen und Referenten sowie 20 weiteren Teinehmerinnen und Teilnehmern aus Britannien, China, Israel, Japan, Ungarn, den USA, Rußland, Schweden, der Schweiz un Deutschland statt.”,”RIRO-109-FL”
“BERGOMI Maurizio CANTARELLA Elvira CHESI Marco DALL’ACQUA Marzio DEGL’INNOCENTI Maurizio EVANGELISTI Valerio FEDERICO Giovanni GROTTANELLI-DE’-SANTI Eduardo MIGLIOLI Maristella PEPE Adolfo RONCHINI Roberto SORCINELLI Paolo SORESINA Marco TRIANI Giorgio”,”Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XVII. Le strutture e le classi nell’Italia unita.”,”””Nei padri del socialismo scientifico, Engels e Marx (13), il problema della «questione corporale» risulta intimamente connesso con la necessità di emancipazione della classe operaia, ovviamente nelle forme e nei modi con cui essa viene esplicitandosi sul continente europeo e che sono in relazione con l’esigenza di completare la rivoluzione borghese e i processi di unificazione nazionale; precondizioni, queste, indispensabili a che possa finalmente dispiegarsi il ruolo rivoluzionario della classe lavoratrice. Sono quindi i temi della formazione fisica in funzione dell’addestramento militare e dello sviluppo onnilaterale delle potenzialità umane che influenzano le considerazioni svolte da Engels nello scritto ‘Perché disarmare l’Europa?’ e le istruzioni che Marx indirizza ai delegati della I Internazionale riuniti a Ginevra nel 1866. In Italia i primi riferimenti all’educazione fisica dei lavoratori sono contenuti nelle deliberazioni dei congressi delle società operaie che prendono avvio ad Asti nel 1853. Essa infatti si inserisce nel contesto del mutuo soccorso che attorno alla metà del secolo comincia a essere influenzato dal pensiero di Giuseppe Mazzini, il quale nel 1841 aveva fondato l’Unione degli operai italiani. Il dato più saliente di quest’incontro, che coincide per il mutualismo con la perdita dei caratteri di assoluta frammentarietà avuti sino ad allora, è costituito dall’assunzione di compiti dichiaratamente politici e sociali: la solidarietà degli operai di tutta Italia per il mutuo soccorso, la richiesta del suffragio universale, il capovolgimento istituzionale e, prima di questo, il completamento dell’unità nazionale”” (pag 428-429) [dal saggio di Roberto Ronchini e Giorgio Triani, ‘Le basi storico-sociali dello sport’, (in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XVII, ‘Le strutture e le classi nell’Italia unita’, Teti editore, Milano, 1987] [(13) Per «crescita onnilaterale» K. Marx nelle «Istruzioni ai delegati del Consiglio generale provvisorio su singole questioni», intendeva: a) formazione spirituale; b) educazione fisica quale viene impartita nelle scuole di ginnastica e attraverso gli esercizi militari; c) istruzione politecnica, che trasmetta i fondamenti scientifici generali di tutti i processi di produzione e che contemporaneamente introduca il fanciullo e l’adolescente nell’uso pratico e nelle capacità di maneggiare gli strumenti elementari di tutti i mestieri. A questo proposito v.: M.A. Manacorda, ‘Il marxismo e l’educazione’, Roma, 1976, pp. 82-84]”,”ITAS-067-FL”
“BERGONZINI Luciano”,”Il volto statistico dell’Italia, 1861-1981. Uso e abuso della statistica nell’ indagine sociale.”,”Luigi BERGONZINI (Bologna 1919) professore ordinario di statistica sociale nell’ Università di Bologna, è membro della Società italiana di statistica e della Società italiana di economia, demografia e statistica. E’ autore di numerosi saggi di statistica sociale con riguardo particolare ai problemi del lavoro e, in tempi più recenti, a quelli dell’ economia sommersa.”,”ITAS-053″
“BERGONZINI Luciano”,”Quelli che non si arresero.”,”‘Questo libro, che è poco più di una cronaca ragionata delle vicende della 36ª Brigata Garibaldi, vorrebbe contribuire anche a precisare il percorso compiuto, nell’intimo della nostra coscienza, dal fascismo alla libertà. La 36ª Brigata, oltre che una potente formazione militare, fu un modello di organizzazione nuova e molti dei suoi insegnamenti e delle sue esperienze possono, specie per quanto riguarda proprio i rapporti umani, valere per l’avvenire. Credo necessario precisare che il lavoro rappresenta una testimonianza diretta: chi scrive, infatti, fu Ufficiale del Comando e corrispondente di guerra presso la Brigata. Mi preme, inoltre, ricordare come miei collaboratori diretti, tutti coloro che, con informazioni, notizie, giudizi, memorie, suggerimenti critici, hanno consentito la pubblicazione di questo libro’ (pag 9, prefazione) Gli Alleati e la Brigata Garibaldi. “”Ma le manovre volte a determinare la disgregazione della Brigata non tardarono a rinnovarsi. Vennero ufficiali inglesi ed americani e chiesero un giorno dieci, un giorno venti uomini per il lavoro nelle strade, in direzione del fronte. I nostri comandanti intuirono la manovra e risposero che si poteva anche discutere l’eventualità di utilizzare parte della Brigata in lavori stradali, in attesa dell’ordine di riprendere le armi, ma che, in ogni caso, gli alleati avrebbero dovuto cessare di recarsi al «Centro» a reclutare individualmente, col metodo che si usava un tempo nel porto di Shanghai; la regola da rispettare – si disse – non poteva essere che quella della presentazione di proposte ai comandanti partigiani, fermo restando il principio fondamentale dell’unità della formazione. E anche questa battaglia fu vittoriosa”” (pag 290-291)”,”ITAR-032-FSD”
“BERGOUNIOUX Alain GRUNBERG Gerard”,”Le long remords du pouvoir. Le Parti socialiste francais 1905-1992.”,”Alain BERGOUNIOUX, storico, è autore di varie opere e studi sulla storia del socialismo e del sindacalismo, in particolare ‘Force Ouvriere’ (1975), ‘La social-democratie ou le compromis’ (1979, in collab con Bernard MANIN), ‘La Forteresse enseignante. La FEN’ (1985, in collab), ‘Le Regime social-democrate’ (1989, in collab con Bernard MANIN). Gerard GRUNBERG, politologo, specialista di studi elettorali, ha pubblicato ‘France de gauche vote à droite’ (1981, in coll.), ‘L’Univers politique des classes moyennes’ (1983; a cura, con Georges LAVAU e Nonna MEYER), ‘La Drôle de defaite de la gauche’ (1986; a cura, con Elisabeth DUPOIRIER), ‘L’electeur francais en questions’ (1981, en coll.).”,”FRAV-003″
“BERGSON Henri”,”Il riso. Saggio sul significato del comico. (Tit.orig.: Le rire. Essai sur la signification du comique)”,”””Un uomo che corre per la via, inciampa e cade: i passanti ridono. Non si riderebbe di lui, penso, se si potesse supporre che d’ un tratto gli sia venuta la voglia di sedersi per terra. Si ride perché si è seduto involontariamente. Non è dunque il suo brusco cambiamento di attitudine che fa ridere, ma quel che di involontario vi è nel cambiamento; la goffagine.”” (pag 41)”,”VARx-186″
“BERGSON D., a cura di Armando VEDALDI”,”L’ evoluzione creatrice.”,”””Un essere intelligente reca dunque in sé di che superare se stesso. Tuttavia, riuscirà a superarsi meno di quanto vorrebbe, meno di quanto immagina di poter fare. Il carattere puramente formale dell’ intelligenza lo priva della zavorra di cui avrebbe bisogno per potersi posare sugli oggetti che rivestono un interesse speculativo maggiore. L’ istinto, al contrario, avrà, sì, la necessaria materialità, ma sarà incapace di cercare lontano il proprio oggetto; l’ istinto non fa della speculazione. Con ciò, siamo arrivati al punto di maggior interesse per la nostra indagine (1). La differenza, che stiamo per stabilire, tra istinto e intelligenza, è quella che tutta la nostra indagine tendeva a porre in luce. La formuleremo nei termini seguenti: Ci sono cose che soltanto l’ intelligenza è capace di cercare, ma che, da sola, on riuscirà mai a trovare. Soltanto l’ istinto potrebbe trovarle; ma l’ istinto non le cercherà mai.”” (pag 153) (1) Siamo cioè giunti al punto in cui istinto e intelligenza verranno superati dall’ intuizione (Firma M. Tonellotti, 1957)”,”FILx-359″
“BERGSON Enrico, a cura di Vittorio MATHIEU”,”Introduzione alla metafisica.”,”””II. Questa realtà è mobilità. Non esistono ‘cose’ fatte, ma solo cose che si fanno; non ‘stati’ che si conservano, ma solo stati che mutano. La quiete non è mai che apparente o, piuttosto, relativa. La coscienza che abbiamo della nostra propria persona, nel suo continuo scorrere, ci introduce all’interno della realtà sul cui modello dobbiamo rappresentarci le altre. ‘Ogni realtà, dunque, è una tendenza, se si conviene di chiamar tendenza un mutamento di direzione allo stato nascente’. III. Il nostro spirito, che cerca punti d’appoggio solidi, ha come principale funzione, nel corso ordinario della vita, di rappresentarsi ‘stati’ e ‘cose’. Esso prende, di quando in quando, vedute quasi istantanee sulla mobilità indivisa del reale. E ottiene, così, ‘sensazioni’ e ‘idee’ (…)””. (pag 78-79)”,”FILx-401″
“BERGSON Enrico, a cura di Oddino MONTIANI”,”L’evoluzione creatrice. Estratti.”,”Il finalismo sostiene che tutto quanto avviene nell’universo si svolge secondo un piano prestabilito. Il masso esponente è Leibniz che parla di armonia prestabilita (pag 17, introduzione) Henri-Louis Bergson è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell’arte, della letteratura e della teologia. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927 sia «per le sue ricche e feconde idee» sia «per la brillante abilità con cui ha saputo presentarle» (wikip)”,”FILx-524″
“BERGSON D., a cura di Santino CARAMELLA”,”L’ evoluzione creatrice.”,”Mancano le prime 14 pagine”,”FILx-036-FV”
“BERGSON Henri”,”Il riso. Saggio sul significato del comico. (Tit.orig.: Le rire. Essai sur la signification du comique)”,”””Un uomo che corre per la via, inciampa e cade: i passanti ridono. Non si riderebbe di lui, penso, se si potesse supporre che d’ un tratto gli sia venuta la voglia di sedersi per terra. Si ride perché si è seduto involontariamente. Non è dunque il suo brusco cambiamento di attitudine che fa ridere, ma quel che di involontario vi è nel cambiamento; la goffagine.”” (pag 41)”,”VARx-022-FRR”
“BERGSTEN C. Fred”,”Dilemmas of the Dollar. The Economics and Politics of United States International Monetary Policy.”,”C. Fred Bergstein è Direttore dell’ Institute for International Economics fin dalla fondazione nel 1981.”,”USAE-119″
“BERISSO Marco a cura, antologia scritti di GUINIZZELLI Guido ANDREA Monte ALIGHIERI Dante CAVALCANTI Guido CINO DA PISTOIA, CAVALCANTI Iacopo ALFANO Gianni FRESCOBALDI Dino BONAGUIDE Noffo QUIRINI Giovanni GIANNI Lapo PASCI DE’ BARDI Lippo ‘AMICO DI DANTE’ DEGLI UBERTI Lupo”,”Poesie dello Stilnovo.”,”Marco Berisso è ricercatore di Filologia italiana all’Università di Genova. Si occupa prevalentemente di poesia due-trecentesca e ha pubblicato tra l’altro, nel 2000, l’edizione critica dell’Intelligenza, Poemetto anonimo del secolo XIII.”,”ITAG-009-FL”
“BERIZZI Paolo”,”L’educazione di un fascista.”,”Paolo Berizzi è inviato di ‘Repubblica’ dove lavora per la rubrica ‘Pietre’. Ha pubblicato ‘Il piede destro’, ‘Bande nere’, ‘Nazitalia’ ecc. Vive sotto scorta.”,”TEMx-002-FFS”
“BERKELEY Giorgio”,”Ricerche sull’ intelletto umano e sui principii della morale.”,”pag XII HUME e BERKELEY nello stesso volume”,”FILx-375″
“BERKELEY George”,”Trattato sui principi della conoscenza umana.”,”Pubblicato nel maggio del 1710 il Trattato non fu mai portato a termine da Berkeley che in seguito lo ritenne però un’opera compiuta, tanto da ristamparlo sostanziamente immodificato nel 1734.”,”FILx-071-FRR”
“BERKELEY George, a cura di Cordelia GUZZO”,”Dialoghi tra Hylas e Philonous.”,”Pubblicato nel maggio del 1710 il Trattato non fu mai portato a termine da Berkeley che in seguito lo ritenne però un’opera compiuta, tanto da ristamparlo sostanziamente immodificato nel 1734.”,”FILx-072-FRR”
“BERKELEY George, a cura di M. Manlio ROSSI”,”Trattato sui principi della conoscenza umana.”,”Pubblicato nel maggio del 1710 il Trattato non fu mai portato a termine da Berkeley che in seguito lo ritenne però un’opera compiuta, tanto da ristamparlo sostanziamente immodificato nel 1734.”,”FILx-438-FRR”
“BERKMAN Alexander”,”Un anarchico in prigione.”,”””Nessuno osò stampare l’ appello. Ed il tempo passava. All’ improvviso balenò la notizia della strage di Pinkerton. Il mondo rimase stupefatto. Il tempo dei discorsi era passato. Per tutta la regione i lavoratori sostennero la sfida degli uomini di Homestead. I metallurgici erano accorsi coraggiosamente in difesa; gli assassini di Pinkerton furono scacciati dalla città. Ma il sangue delle vittime di Mammone gridava forte sulle rive del Monongahela. Grida forte. E’ il Popolo che chiama. Ah, il Popolo! Il grande Popolo, misterioso, tuttavia così vicino e reale. Nella mia mente mi vedo ancora nella piccola città dove studiavo in Russia, nell’ ambiente degli studenti di Pietroburgo, nella casa delle loro vacanze, circondato dall’ alone di quell’ impalpabile e meraviglioso qualcosa che chiamavamo “”Nichilismo””.”” (pag 17)”,”ANAx-207″
“BERKMAN Alexander”,”Un anarchico in prigione.”,”Alexander Berkman nasce nel 1870 a Vilna (Russia) da una famiglia benestante ebrea, ultimo di quattro figli. Il padre era commerciante di calzature all’ingrosso. Nel 1887 si trasferisce a New York. Nel 1892 fa un infruttuoso tentativo di uccidere il finanziere Henry Clay Frick per vendicare gli scioperanti assassinati dagli uomini di Pinkerton durante lo sciopero della ‘Homestead Steel Company’. Viene condannato a 22 anni di prigione, di cui ne sconta effettivamente 14 nel Penitenziario di Allegheny in Pennsylvania (incluso un anno di isolamento). Nel 1906 dopo essere uscito dal carcere comincia un giro di conferenze, Sparisce per tre giorni (forse cerca di suicidarsi o viene arrestato dalle autorità). Inizia a dirigere la rivista ‘Mother Earth’ (1906-1918) fondata dalla Goldman. Nel 1910 lavora ad organizzare la Ferrer Modern School a New York. Partecipa all’organizzazione dello sciopero di Lawrence. Viene pubblicato a New York, dalla rivista ‘Mother Earth’ il libro Prison memoirs of an Anarchist, nel 1914 inizia una campagna antimilitarista che presto esplode in tutta l’America. Partecipa all’organizzazione dello sciopero di Ludlow. Nel 1916 va a San Francisco dove fonda il giornale anarchico ‘The Blast’ (1916-1917). Nel 1917 viene arrestato a New York assieme ad Emma Goldman. Entrambi sono condannati a due anni, a 10.000 dollari di ammenda e alla deportazione in Russia dopo il rilascio. Nel 1920 rientra in Russia. Nel 1921 Berkman e la Goldman firmano un documento redatto dagli anarcosindacalisti della Lega di Propaganda Anarchica, che viene spedito a Lenin a al Partito Bolscevico. Si tratta di un lungo documento nel quale si enumerano le persecuzioni contro gli anarchici da parte del governo bolscevico. Il documento non ottiene alcun risultato. Nel 1925 viene pubblicato a New York The Bolshevik Myth (Diary 1920-1921). Nel 1929 viene pubblicato dalla Vanguard Press di New York l’ABC dell’anarchia col titolo Now and After. Malato il 28/6/1936 si uccide.”,”ANAx-015-FL”
“BERL Emmanuel”,”La fin de la IIIe République. 16 juillet 1940.”,”Seconda guerra mondiale. 1940. Fattore morale. Crollo dell’esercito francese sul fronte occidentale. “”Nel disastro generale, io avrei dovuto avere più paura di altri, essendo ebreo. Avevo visto molti rifugiati tedeschi per conoscere l’antisemitismo nazista, se non per misurarne il furore; e sentivo, da mesi, il crescere dell’antisemitismo francese. Non mi preoccupavo molto, perché vedevo il malessere diffondersi su tutti i francesi, ebrei o no. All’inizio della disfatta, essi erano, almeno nella grande maggioranza, uniti dalla stessa ebetudine e dalla stessa costernazione. Il sentimento che dominava tutti era lo stupore; la rapidità e l’ampiezza della vittore tedesca li deconcentrava, essa sconcertava i loro capi militari, e pure, credo, i capi della Wehrmacht. Storici e tecnici chioseranno indefinitamente su questa come su tutte le campagne della grande guerra. Non sono certo in grado di pronunciarmi sulle loro teorie e sulle loro diverse spiegazioni. ma conoscevo abbastanza la storia perché le trincee del 1914 non mi facessero dimenticare che molte campagne, da quelle di Alessandro, di Gengis, di Timur, fino a quelle di Napoleone e quelle di Hitler in Polonia, avevano avuto un carattere folgorante, tanto come la disfatta del 1870. Se si ha così tanto ripetuto che la Marna era stato un “”miracolo””, è perché accade raramente che una armata battuta si riprenda e opponga al suo vincitore una resistenza efficace”” (pag 19-20)”,”FRAV-003-FSD”
“BERLANSTEIN Lenard R.”,”The Working People of Paris 1871 – 1914.”,”BERLANSTEIN è Associate Professor of History all’Univ della Virginia. E’ autore di: -The Barristers of Toulouse in the Eighteenth Century, 1740-1793. J. HOPKINS”,”MFRx-118″
“BERLE Adolf A., a cura di Alberto MORTARA”,”La repubblica economica americana.”,”Volume pubblicato a cura di Alberto MORTARA per iniziativa del CIRIEC Centro italiano di ricerche e di informazione sull’ economia delle imprese pubbliche e di pubblico interesse “”Vi è un evidente paradosso nelle due norme fondamentali su cui è costruita la repubblica economica americana. Un’ economia concorrenziale, senza monopoli, è sostenuta dalla legge Sherman. Un’ economia di pieno impiego, larga distribuzione di potere d’ acquisto, e elevata produzione è prevista dalla legge sull’ occupazione del 1946. Si presume che i fini della seconda non saranno in conflitto col metodo economico stabilito dalla prima, mentre è evidente che in qualunque momento può esservi conflitto. Quando esso ha luogo, generalmente viene modificata l’ applicazione della legge Sherman””. (pag 127)”,”USAE-044″
“BERLIERE Jean-Marc LIAIGRE Franck”,”Liquider les traîtres. La face cachée du PCF 1941-1943.”,”””Les faits ne pénètrent pas dans le monde où vivent nos croyances.”” Marcel Proust, Du côté de chez Swann (I fatti non penetrano nel mondo dove vivono le nostre credenze) (ideologie) (in apertura) “”Diversamente, il rapporto Servin indica con severità le responsabilità di Duclos e Frachon e più ancora quelle di Ralph Dallidet che accusa di aver “”mentito scientemente””. “”Perché queste menzogne e queste false spiegazioni della sparizione, laboriosamente ricostruite? Non lo so ma una cosa sembra chiara: se l’ esecuzione di Mathilde Dardant era stata giustificata davanti al Partito (provocatrice, poliziotta, ecc), non c’era nessun bisogno per il Partito di costruire tante false piste””.”” (pag 378) BERLIERE è professore di storia contemporanea all’ Université Bourgogne, F. LIAIGRE incaricato di ricerca al CNRS. Appartengono all’ equipe di ricerca del CESDIP (ministero giustizia, CNRS). FTP Francs-tireurs et partisans”,”PCFx-059″
“BERLIN Isaiah a cura di Henry HARDY”,”Controcorrente. Saggi di storia delle idee.”,”BERLIN Isaiah (1909-1997) ha scritto e pubblicato molto. La bibliografia di BERLIN è disponibile sul sito internet dedicato all’ autore dal Wolfson College di Oxford (www.wolfson.ox.ac.uk/berlin/)”,”TEOP-112″
“BERLIN Isaiah”,”Karl Marx.”,”Isaiah BERLIN è nato a Riga, in Lettonia, nel 1909, emigrato con la famiglia in Inghilterra nel 1920, da tempo insegna all’ Università di Oxford. Ha scritto molti saggi (v.retrocopertina).”,”MADS-279″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il potere delle idee.”,”BERLIN Isaiah Contiene il capitolo: ‘Il padre del marxismo russo’ (su G.V. Plechanov) (pag 196-207) “”Per Marx, una cosa soprattutto distingue gli uomini dagli oggetti naturali: la loro capacità di inventare utensili. L’uomo è stato dotato di una capacità unica non soltanto di usare, ma di creare strumenti per soddisfare i suoi bisogni essenziali: il bisogno di mangiare, quello di vestirsi e di un riparo, il bisogno di procreare, il bisogno di sicurezza, e così via. Queste invenzioni hanno modificato i rapporti dell’uomo con la natura esterna e trasformato lui e le sue società, stimolandolo con ciò stesso a realizzare nuove invenzioni per soddisfare i nuovi bisogni e gusti prodotti dai cambiamenti che, unico tra tutti gli animali, egli ha introdotto nella propria natura e nel proprio mondo. Secondo Marx le capacità tecnologiche sono la natura fondamentale dell’uomo: da esse deriva quella consapevolezza dei processi del vivente e quella cosciente opera di direzione di tali processi che chiamiamo storia”” (pag 183) [Isaiah Berlin, Il potere delle idee, 2003]”,”TEOP-232″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il senso della realtà. Studi sulle idee e la loro storia.”,”BERLIN Isaiah (1909-1997) ha scritto tra l’altro: ‘Il riccio e la volpe’ (1986) e ‘Il legno storto dell’umanità”” (1994). “”George Lichtheim ha dunque perfettamente ragione quando afferma che Marx non credeva che lavorare per la rivoluzione fosse razionale semplicemente perché essa era inevitabile; egli credeva piuttosto che la rivoluzione è inevitabile perché la tensione tra il nuovo stato delle forze produttive e le vecchie forze giuridiche o politiche o economiche diventa alla lettera inaccettabile per chi ha compreso che cosa una società organizzata razionalmente deve essere e sarà (1). Così il conflitto tra la socializzazione crescente dei mezzi di produzione da un lato (un esempio di libera, razionale, consapevole attività umana, in cui si manifesta una comprensione realistica del come raggiungere i fini che non possiamo fare a meno di perseguire), e i mezzi di distribuzione non socializzati, residuo di una fase economica precedente, dall’altro, non può non sfociare in un’esplosione e in una soluzione razionale. E’ questo il senso profondo, cosmico in cui ‘la raison a toujours raison’ (la citazione favorita di Plechanov).”” (pag 204) (1) George Lichtheim, Marxism: An Historical and Critical Study, 1961 [Isaiah Berlin, Il senso della realtà. Studi sulle idee e la loro storia, 1998]”,”TEOP-085″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il legno storto dell’umanità. Capitoli della storia delle idee.”,”Isaiah Berlin nato a RIga nel 1909 è stato presidente della British Academy dal 1974 al 1978 ed è Fellow di All Souls a Oxford. Ha pubblicato ‘Il riccio e la volpe’ (1986) e ‘Impressioni personali’ (1989) con i ritratti da vivo di grandi figure del secolo da Winston Churchill a Aldous Huxley e Anna Achmatova. Contiene passi (di sfuggita) su: Marx: sul mutamento nella storia, sull’unità teoria e pratica, su VVico, sulla storia fatta dall’uomo, sui fatti e la verità, sullo stile, sull’uso di argomenti, sulla salvezza personale, sul neo-razionalismo, sul progresso mediante la soppressione degli avversari, sul materialismo, sull’ impresa capitalistica, sul nazionalismo (v. indice) “”«Al governo delle persone succederà l’amministrazione delle cose»: questa formula sansimoniana era comune a Comte e a Marx. Marx si convinse che a questo risultato si sarebbe arrivati grazie a quello che era l’autentico motore di ogni cambiamento sociale: le forze produttive della società, i rapporti fra le quali costituivano i fattori fondamentali che determinavano le forme esteriori – «la sovrastruttura» – delle relazioni sociali (di regola, le forme servivano a mascherare i fattori). Fra queste forme esteriori figuravano le istituzioni giuridiche e sociali, ma anche le idee nelle teste degli uomini, le ideologie che consapevolmente o inconsapevolmente assolvevano il compito di difendere lo ‘status quo’, ossia il potere della classe dominante, contro le forze storiche incarnate dalle vittime del sistema esistente, le quali alla fine sarebbero nondimeno uscite vittoriose. Quali che siano stati i suoi errori, nessuno può oggi negare che Marx diede prova di capacità prognostiche senza uguali nell’identificare la principale tendenza in atto – la concentrazione e centralizzazione dell’impresa capitalistica -, ossia la tendenza inesorabile verso dimensioni crescenti da parte del grande ‘business’ (allora in embrione) e l’acuirsi dei conflitti sociali e politici che ciò comportava. Egli s’impegnò inoltre a smascherare i travestimenti conservatori e liberali, patriottici e umanitari, religiosi ed etici, che servivano a occultare alcune delle più brutali manifestazioni di questi conflitti e le loro conseguenze sociali e intellettuali. Furono, questi, pensatori autenticamente profetici”” (pag 336-337); “”L’atteggiamento dei fondatori del marxismo verso il patriottismo nazionale o locale, verso i movimenti autonomistici, verso l’autodeterminazione dei piccoli Stati e simili, non lascia adito a dubbi. Prescindendo dalle dirette implicazioni della loro teoria dell’evoluzione sociale, il loro atteggiamento verso la resistenza danese alla Prussia nella vertenza per lo Schleswig-Holstein, verso la lotta italiana per l’unificazione e l’indipendenza del paese (nei suoi dispacci al «New York Times» Marx assume al riguardo una posizione nettamente diversa da quella del filoitaliano Lassalle), verso gli sforzi compiuti dai Cechi per difendere la loro cultura dall’egemonia tedesca, e anche verso l’esito della guerra franco-prussiana, è assolutamente chiaro. L’accusa di appoggiare il pangermanesimo mossa a Marx dal leader anarchico svizzero James Guillaume fu solo un’assurdità propagandistica nel quadro della Grande Guerra. Come altri storicisti che credono in una civiltà unica, universale, in continuo progresso, Marx vedeva nei patriottismi nazionali o regionali una resistenza irrazionale da parte di forme di sviluppo inferiori che la storia si sarebbe incaricata di rendere obsolete. In questo senso la civiltà tedesca (e in seno ad essa l’organizzazione operaia già in pieno sviluppo) rappresentava uno stadio evolutivo più avanzato (sia pure, indubbiamente, capitalistico) rispetto, poniamo, alla ‘Kleinstaaterrei’ danese o boema. Analogamente, dal punto di vista del movimento internazionale dei lavoratori era auspicabile che vincessero i Tedeschi – con le loro superiori organizzazioni operaie – anziché i Francesi, imbevuti com’erano di proudhonismo, bakuninismo e altro ancora. Non c’è traccia di nazionalismo nella concezione marxiana delle tappe del cammino del mondo verso il comunismo e oltre. (…)”” (nota a pag 351-352) [Isaiah Berlin, a cura di Henry Hardy, ‘Il legno storto dell’umanità. Capitoli della storia delle idee’, Milano, 1994]”,”TEOP-493″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”The Roots of Romanticism.”,”Libro dedicato a Alan Bullock”,”FILx-011-FSD”
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il legno storto dell’umanità. Capitoli della storia delle idee.”,”Di Isaiah Berlin (1909-1997) Adelphi ha pubblicato vari testi. I. Berlin, filosofo lettore Riga 1909 – Oxford 1997, naturalizzato brittanico. Emigrato in Inghilterra nel 1920, professore a Oxford (1957-67), negli USA (1966-71) e di nuovo a Oxford. Interessato ai problemi della storia e della libertà, ha scritto tra l’altro: Karl Marx his life and environment.”,”FILx-157-FL”
“BERLIN Isaiah”,”Karl Marx.”,”«Siamo ciò che siamo per merito suo: senza di lui affonderemmo ancora nella confusione» “”«Siamo ciò che siamo per merito suo: senza di lui affonderemmo ancora nella confusione» (Friedrich Engels, 1883). Il primo volume de ‘Il Capitale’ uscì finalmente nel 1867. La sua pubblicazione fece epoca nella storia del socialismo internazionale e nella stessa vita di Marx. Esso era concepito come un trattato organico sulle leggi e sulla struttura dell’organizzazione economica della società moderna e intendeva descrivere i processi di produzione, di scambio e distribuzione così come avvengono nella realtà, interpretarne lo stato attuale come una fase specifica del movimento evolutivo della lotta di classe, «scoprire – secondo le parole di Marx – la legge economica che regola il moto della società moderna», individuando le leggi naturali che determinano la storia delle classi. Ne era risultato una originale amalgama di dottrina economica, storia, sociologia e propaganda che non rientrava in nessuna delle categorie tradizionalmente accolte. Marx considerava certamente ‘Il Capitale’ come un trattato dedicato principalmente alla scienza economica. A suo giudizio gli economisti del passato avevano frainteso la natura delle leggi economiche paragonandole alle leggi della fisica e della chimica e supponendo che nonostante i mutamenti delle condizioni sociali, restassero inalterate le leggi che regolavano tali condizioni. Di conseguenza i loro sistemi si riferivano a mondi immaginari, abitati da uomini economici idealizzati, ispirati a modelli dell’epoca dei loro autori e generalmente definiti da una serie di caratteristiche che erano state rilevanti solo nel diciottesimo, e nel diciannovesimo secolo, oppure descrivevano società che, se mai erano esistite, erano scomparse da tempo. Marx riteneva dunque suo compito creare un nuovo sistema di concetti e di definizioni specificamente applicabile al mondo contemporaneo ed elaborato in modo tale da riflettere la struttura mutevole della vita economica in rapporto non solo al passato, ma anche al futuro”” (pag 207-208) [Isaiah Berlin, Karl Marx, La Nuova Italia, Firenze, 1967]”,”MADS-002-FMDP”
“BERLIN Isaiah”,”Tolstoj e la storia.”,””Tolstoj e la storia’ di Isaiah Berlin è un saggio che esplora la visione della storia di Lev Tolstoj, in particolare attraverso il suo capolavoro Guerra e pace. Berlin analizza il pensiero di Tolstoj confrontandolo con due tipi di intellettuali: i “”ricci”” e le “”volpi””, concetti ispirati a un frammento del poeta greco Archiloco. Tolstoj, secondo Berlin, è una figura paradossale: aspira alla visione unitaria e sistematica del mondo tipica dei “”ricci””, ma il suo talento narrativo e la sua capacità di cogliere la complessità della realtà lo rendono più simile a una “”volpe””. Il libro approfondisce il conflitto tra il desiderio di trovare leggi universali della storia e la consapevolezza che la realtà è caotica e imprevedibile. Berlin mostra come Tolstoj critichi le spiegazioni razionali della storia e metta in discussione il ruolo dei grandi uomini e delle teorie deterministiche. Il saggio è un’affascinante riflessione sulla filosofia della storia e sulla tensione tra ordine e caos nella comprensione degli eventi umani.’ (f. copilot) “”La sapienza pratica è, in senso lato, conoscenza dell’inevitabile: di ciò che, dato l’ordine del nostro mondo, non potrebbe altro che accadere; e viceversa, di come le cose non possono essere, o non potrebbero essere state fatte; del perché, infine, alcuni schemi debbano finire in un fallimento completo – ed è inevitabile che sia così -, sebbene di tutto ciò non si possa dare una ragione dimostrativa, o scientifica. La rara facoltà di rendersi conto di questo, noi giustamente lo chiamiamo “”senso della realtà””. È questo il senso delle “”connessioni””, della necessità e della contingenza nella realtà; e va sotto molti nomi: introspezione, saggezza, genio ‘pratico’, senso della storia, comprensione della vita e del carattere umano. La visione di Tolstoj non è molto diversa. Salvo che egli spiega le nostre folli e esagerate pretese di capire e determinare gli eventi, non come sforzi insensati e sacrileghi, per vivere e agire, senza l’apporto di una conoscenza ‘speciale’ (e cioè, quella soprannaturale); ma le spiega col fatto che noi ignoriamo troppi degli innumerevoli rapporti naturali – le “”cause minime”” che determinano gli eventi. Se ni potessimo conoscere la trama delle cause, nella sua infinita varietà, dovremmo cessare di lodare e biasimare, gioire e dispiacerci; non potremo più considerare gli esseri umani eroi o esseri spregevoli: ma dovremmo sottometterci, molto umilmente, alla inevitabile necessità. Tuttavia, il fermarci qui sarebbe in certo senso travisare il suo pensiero. È pur vero che l’esplicita dottrina di Tolstoj in ‘Guerra e Pace’, è che tutta la verità sta nella scienza – nella conoscenza, cioè, delle cause materiali -, e che di conseguenza noi ci rendiamo ridicoli arrivando a delle conclusioni, sulla scorta di una troppo scarsa evidenza: siamo simili, per questo riguardo, e a tutto nostro svantaggio, ai sempliciotti di campagna, o ai selvaggi, che non essendo poi molti più ignoranti di noi, hanno tuttavia più modeste pretese; ma questa non è la visione del mondo che di fatto sta alla base di ‘Guerra e Pace’, o di ‘Anna Karenina’ o delle altre opere di questo periodo della vita di Tolstoj. Kutuzov è saggio, e non semplicemente intelligente, come – per esempio – lo sono quell’opportunista di Drubetzkoj, o di Bilibin; e non è vittima di teorie astratte, o dei dogmi come invece lo sono gli esperti militari tedeschi. Kutuzov è diverso da loro, ed è più saggio di loro – ma è tale, non perché conosca più ‘fatti’ di loro, e possa percepire degli eventi un numero di “”cause minute”” maggiore di quello dei suoi consiglieri o dei suoi avversari – Pfuel, Paulucci, o Berthier o il Re di Napoli. (…) Levin fa senza dubbio un’esperienza, durante il suo lavoro nei campi, come pure il principe Andrej mentre giace ferito sul campo di battaglia di Austerlitz; ma in nessuno dei casi c’è stata la scoperta di fatti nuovi, o di nuove leggi, come si intendono comunemente: al contrario, più grande è il numero dei “”fatti”” che uno conosce, più futile è la sua attività, irrimediabile il suo fallimento – come dimostra il gruppo dei riformatori alla corte di Alessandro. Loro, e tutti quelli come loro, possono essere salvati dalla disperazione faustiana solo dalla stupidità (come i tedeschi, del resto, e gli esperti militari e gli esperti in genere), o vanità (vedi Napoleone), o frivolezza (Oblonskj), o crudeltà (Karenin)”” (pag 83-84) [Isaiah Berlin, ‘Tolstoj e la storia’, Lerici editore, Milano, 1959]”,”STOx-003-FMDP”
“BERLINER Abraham”,”Storia degli Ebrei di Roma. Dall’antichità allo smantellamento del ghetto.”,”A. Berliner ((1833-1915) ebreo, nacque in Prussia. Autodidatta, autorevole studioso di letteratura rabbinica, fu predicatore e docente di storia e letteratura ebraica. Dedicò in particolare studi sugli Ebrei d’Italia. “”I papi a difesa degli Ebrei””. “”Possiamo comunque affermare che all’interno del mondo cristiano essi vivevano indisturbati e in condizioni favorevoli. Erano tollerati ‘pro sola humanitate’, «per semplici considerazioni umanitarie», come diceva papa Alessandro III (1159-1181), o ‘ex vera gratia et misericordia’, «per particolare favore e misericordia», come diceva Clemente III (1187-1191). In tutte le bolle pontificie dell’epoca, e spesso anche in seguito, ritorna ripetutamente la regola ecclesiastica enunciata da Gregorio Magno. E a giustificare ufficialmente la tolleranza per gli Ebrei viene spesso citata una frase di Tommaso d’Aquino, secondo il quale «gli Ebrei sono da considerare testimoni viventi della vera fede cristiana, e perciò vanno tollerati insieme con le loro pratiche religiose». Lo stesso Innocenzo III (1198-1216), che pure non muove un dito contro la persecuzione pianificata degli Ebrei negli altri paesi, enuncia tale principio, sicché se ne dovrebbe dedurre che non abbia preso iniziative contro gli ebrei di Roma. Avremo più volte l’occasione di ripetere che il rigore delle leggi e delle disposizioni dei pontefici contro gli Ebrei non si faceva pressoché sentire proprio a Roma. Forse perché si era fatta strada la convinzione che l’applicazione di tali leggi discriminatorie avrebbe pregiudicato anche il bene generale; o forse anche perché la sospensione in Roma dei provvedimenti antiebraici già in vigore assicurava una ricca fonte di denaro che si poteva riaprire a volontà ripristinando le vecchie leggi persecutorie. Dobbiamo considerare anche un altro motivo. Negli altri paesi le bolle pontificie contro gli Ebrei erano provocate dalle lagnanze che principi e alti prelati portavano a Roma a carico di quelli. Qui, invece, la gran parte della popolazione cristiana non nutriva sentimenti particolarmente ostili nei confronti degli Ebrei. Soltanto nei periodi in cui il governo papale era lontano da Roma oppure vi era rappresentato molto debolmente, non di rado capitava che la plebaglia si scatenasse in violenze contro di essi, ma allora ne facevano le spese anche i cristiani facoltosi. Anche la disposizione di Innocenzo III (1215) che imponeva gli Ebrei di portare un contrassegno sembra che a Roma fosse applicata soltanto con i decreti del 1269 (in un periodo di sede vacante)”” (pag 97-98)”,”EBRx-063″
“BERLINGUER E. D’ALEMA M. BERNINI B. TRIVELLI R. SERRI R. OCCHETTO A. PETRUCCIOLI C. BORGHINI G. IMBENI R. SANTOMASSIMO G.”,”Il ruolo dei giovani comunisti. Breve storia della FGCI.”,”””Tuttavia, per tutte queste diverse ragioni, un passaggio al partito, effettivo e massiccio, di iscritti e quadri dalla FGCI, fra il 1968 e il 1969 ci fu facilitato anche dalla preparazione e dallo svolgimento del XII Congresso. (…) Noi avemmo come punto di riferimento essenziale il partito, il suo dibattito, la sua politica, il suo rinnovamento; la FGCI veniva in un certo senso dopo, era “”in funzione”” del partito; nel dirigerla inconsapevolmente peccavamo, si può dire, di “”strumentalismo””. Questo “”strumentalismo”” entrò in crisi quando dovette misurarsi con la novità costituita dai movimenti di massa dei giovani. Si rese allora evidente una contraddizione analizzata anche da Occhetto, che risaliva ai primi anni ’60; la contraddizione si risolse nel solo modo possibile, date le premesse, con lo scioglimento di fatto di quella FGCI non nel movimento, come si temeva, ma nel partito. Qui sta la spiegazione, e in parte, credo, anche la giustificazione della “”grande crisi”” del ’66-’69.”” (pag 97-98, Claudio Petruccioli).”,”PCIx-180″
“BERLINGUER Enrico NATTA Alessandro ZANARDO Aldo SMARGIASSE Antonio e altri”,”La lezione di Gramsci; I nuovi orizzonti dei comunisti; Prefazione ai Discorsi parlamentari di Palmiro Togliatti.”,”Articoli di Angius, Badaloni, Chiarante, Chiaromonte, Cinciari Rodano, Garavini, Gruppi, Magli, Mancina, Giovanni Moro, Occhetto, G.C. Pajetta, Pecchioli, Prestipino, Rubbi, Salvadori, Tatò, Tortorella, Tosel, Tronti, Vacca.”,”PCIx-009-FB”
“BERLINGUER Giovanni”,”Natura e società: l’uomo d’oggi tra progresso e regressione.”,”””Si sta alterando il ritmo circadiale, non solo nelle fabbriche in cui vi sono squadre notturne o turni alterni, ma nella vita quotidiana, col prolungamento della giornata verso la notte e con la riduzione o alterazione del sonno. Nel lavoro industriale, il fatto che l’adirvi sia oggi preceduto da una lunga fase formativa, la scuola, fa risaltare ancor più il rischio, già intravisto da Adam Smith, che un uomo che spende tutta la vita eseguendo poche operazioni semplici diventi «stupido e ignorante quanto è possibile a creatura umana» (5). Wiener ha osservato che oggi «l’individuo umano rappresenta un costoso investimento di studio e di cultura, un investimento che nelle condizioni della vita moderna si prolunga forse per un quarto di secolo e a volte quasi per metà della vita», e che perciò il lavoro privo di intelletto «costituisce una degradazione della natura stessa dell’uomo e, dal punto di vista economico, uno sperpero dei valori più preziosi e più umani che l’uomo possieda… Coloro che vorrebbero organizzarci in conformità di funzioni individuali permanentemente prestabilite e di permanenti restrizioni individuali, come quelle della formica, condannano la razza umana a muoversi ad un ritmo ridotto. Essi eliminano la maggior parte della nostra capacità di variazione, e delle nostre probabilità di una esistenza terrena ragionevolmente lunga» (6)”” (pag 76-77) [(5) La considerazione è svolta in ‘Wealth of Nations’, Libro V, cap. I, art. II, ed è ripresa da K. Marx, ‘Il capitale’, Libro I, 2, Roma, Edizione Rinascita, 1952, pp. 61-64, con numerosi esempi (fra cui il fatto che, nel XVIII secolo, alcune manifatture adoperavano per operazioni semplici, che però costituivano segreti di fabbrica, proprio dei semi-idioti); (6) N. Wiener, ‘Introduzione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri umani’, Torino, Boringhieri, 1966, p. 75] “”Nel definire la funzione dell’uomo nei confronti della natura, Marx parla a volte di ‘dominio’, più spesso di ‘ricambio’. Egli, concepisce i rapporti di produzione storico-economici’ non soltanto come rapporti fra gli uomini, o fra le classi: «Il complesso di questi rapporti in cui i rappresentanti di questa produzione stanno con la natura e fra di loro, in cui producono, costituisce precisamente la società, considerata nella sua struttura economica» (8); egli rifiuta il «ritorno alla natura» come negazione del pluslavoro, del lavoro eccedente la misura dei bisogni dati, che però «nel sistema capitalistico come in quello schiavistico ecc. assume semplicemente una forma antagonistica ed è completato dall’ozio assoluto di una parte della società», anche se «uno degli aspetti in cui si manifesta la funzione civilizzatrice del capitale è quello di estorcere questo pluslavoro in un modo e sotto condizioni che sono più favorevoli allo sviluppo delle forze produttive, dei rapporti sociali, e alla creazione degli elementi di una nuova e più elevata formazione», cioè per giungere alla fase dei produttori associati che regolano razionalmente il ricambio con la natura (9). All’affermazione frequente di una «priorità» della natura esterna, si accompagna la polemica verso chi valorizza «la natura inorganica come tale, ‘rudis indigestaque moles’ in tutta la sua selvaggia primitività» (10), e la tesi che ormai «questa natura che precede la storia umana non è la natura nella quale vive Feuerbach, non la natura che oggi non esiste più da nessuna parte, salvo forse in qualche isola corallina australiana di nuova formazione» (11)”” (pag 78-79) [(8) K. Marx, ‘Il Capitale. Critica dell’economia politica’, Roma, Edizioni Rinascita, 1956, Libro III, 3, p. 230; (9) Ivi, pp. 229-231; (10) Ivi, p. 226; (11) K. Marx F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma, Editori Riuniti, 1958, p. 41] Citati N. Wiener Introduzione alla cibernetica AaVv, L’uomo e l’ambiente, Editori Riuniti, 1974 (Tarasov e altri) AaVv, L’uomo, l’automa e lo schiavo’, Atti de XXI Congresso nazionale di filosofia, Pisa, 1967 Citato in Critica Marxista n. 5, 1975 (annuncio pubblicazione) in ‘Kommunist’, n. 13, 1975 G. Volkov, ‘Marx e il problema dell’uomo nel quadro della rivoluzione tecnico-scientifica’”,”TEOC-015-FB”
“BERLINGUER Giovanni”,”La politica ecologica del movimento operaio.”,”Sviluppo scientifico e mutamenti demografici. “”Le categorie «inquinamento planetario» e «sovrapopolazione», sebbene largamente diffuse, non esprimono la complessità dello sviluppo reale. Fin dal sorgere della borghesia nascono ‘rischi’, ma anche ‘possibilità’ nuove di modifica del rapporto uomo-ambiente. Successivamente, la ‘necessità di controllare socialmente la forza naturale’ (Marx) si manifesta su scala più vasta. Proprio dall’esigenze di ‘calcolare gli effetti remoti della nostra attività rivolta alla produzione’ (Engels), che è oggi condizione per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità, prendono slancio nuovi indirizzi scientifici: l’ecologia, che consente di conoscere gli equilibri planetari della biosfera, e la cibernetica, che permette di predisporre un sistema di regolatori dello sviluppo. Il marxismo, come scienza economica e come movimento politico delle classi lavoratrici, come scienza e prassi della rivoluzione, ha per altro verso analoga potenzialità (espressa finora incompiutamente) di guidare il processo sociale veros traguardi lontani, mentre «la scienza borghese della società, l’economia politica classica, si occupa soprattutto degli effetti sociali immediatamente visibili dell’attività umana rivolta alla produzione e allo scambio» (Engels). … finire (pag 134-135)”,”TEOS-002-FGB”
“BERLINGUER Enrico”,”Per un governo di svolta democratica. Il testo integrale del rapporto tenuto al XIII Congresso nazionale del Partito comunista italiano.”,”””E’ necessario che la DC perda a sinistra, che i lavoratori cattolici, i cittadini di fede democratica che hanno votato finora la DC facciano sentire la loro condanna contro le scelte a destra compiute da questo partito. Il ridimensionamento della DC è una delle condizioni per liberare le forze democratiche e popolari cattoliche, farle contare, aprirle al contatto e alla collaborazioen con le forze comuniste e socialiste. (…) Oggi l’essenziale è che la DC deve essere colpita. Ogni voto a chiunque dao dei suoi esponenti e dei suoi candidati, incoraggia la svolta a destra in atto. La DC deve perdere a sinistra. (…) “” (pag 85-86)”,”PCIx-011-FAP”
“BERLINGUER Enrico”,”La proposta comunista. Relazione al Comitato centrale e alla Commissione centrale di controllo del Partito comunista italiano in preparazione del XIV Congresso, 10 dicembre 1974.”,”Dono di Mario Caprini “”Il generale quadro mondiale entro il quale si sviluppa la crisi delle società capitalistiche è caratterizzato dal mutato rapporto di forze fra paesi capitalistici e paesi socialisti e, più in generale, tra l’imperialismo e le forze che gli resistono e lo combattono. L’area dei paesi socialisti – dall’Urss e dai paesi dell’Europa orintale alla Cina, alla Corea, al Vietnam, alla Mongolia fino a Cuba è ormai immensa. (…) Ma anche altre nazioni e paesi dell’Africa e dell’Asia tendono ad orientarsi verso assetti di tipo socialista”” (pag 8-9)”,”PCIx-513″
“BERLINGUER Enrico”,”Per un governo di svolta democratica. Il testo integrale del rapporto tenuto al XIII Congresso nazionale del Partito comunista italiano.”,”””E’ necessario che la DC perda a sinistra, che i lavoratori cattolici, i cittadini di fede democratica che hanno votato finora la DC facciano sentire la loro condanna contro le scelte a destra compiute da questo partito. Il ridimensionamento della DC è una delle condizioni per liberare le forze democratiche e popolari cattoliche, farle contare, aprirle al contatto e alla collaborazioen con le forze comuniste e socialiste. (…) Oggi l’essenziale è che la DC deve essere colpita. Ogni voto a chiunque dao dei suoi esponenti e dei suoi candidati, incoraggia la svolta a destra in atto. La DC deve perdere a sinistra. (…) “” (pag 85-86)”,”PCIx-002-FPB”
“BERMAN Marshall”,”Adventures in Marxism.”,”Marshall Berman ha insegnato teoria politica e urbanesimo alla City University of New York dagli anni 1960. E’ membro dell’editorial board di ‘Dissent’, e regolare collaboratore di ‘The Nation’ e autore di ‘Politics of Authenticity’ e ‘All That Is Solid Melts Into Air’.”,”MADS-740″
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. Dall’inizio della guerra mondiale alle giornate del luglio 1917. Vol. I.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-196-FL”
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. Dalle giornate di luglio all’ottobre 1917. Vol. II.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-197-FL”
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. Le giornate d’ottobre a Pietrogrado. Vol. III.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-198-FL”
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. L’insurrezione a Mosca e l’instaurazione del potere sovietico. Vol. IV.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-199-FL”
“BERMANI Cesare”,”Il nemico interno. Guerra civile e lotte di classe in Italia 1943-1976.”,”BERMANI (Novara, 1937) promotore e collaboratore dell’ Istituto Ernesto De Martino ha collaborato in passato alle riviste ‘Il nuovo canzoniere italiano’ e ‘Primo maggio’. Curatore dei più importanti scritti di Gianni BOSIO, è stato tra i primi a utilizzare criticamente fonti orali. Per le sue opere vedi retrocopertina volume.”,”ITAC-009″
“BERMANI Cesare CORVISIERI Silverio DEL-BELLO Claudio PORTELLI Sandro”,”Guerra civile e Stato. Per una revisione da sinistra. Con una mappa bibliografica dei revisionismi storici.”,”La Commissione storia sociale e il Collettivo politico antagonista universitario dell’Univ La Sapienza di Roma il 22 aprile 1998 organizzavano alla Casa dello studente un incontro-dibattito sul tema: ‘Guerra civile e continuità dello Stato. Un confronto tra metodologie di ricerca’. Chiamavano a discuterne Cesare BERMANI, Silverio CORVISIERI, Alessandro PORTELLI e Claudio DEL-BELLO di Odradek come moderatore. Gli interventi sono stati riportati in questo libro con l’aggiunta di una appendice bibliografica stilata da Cesare BERMANI. In apertura si commemora la figura di Orfeo MUCCI (87 anni), comandante partigiano, comunista di ‘Bandiera Rossa’ morto una settimana prima, iscrittosi a ‘Rifondazione comunista’. Nel suo scritto in appendice ‘Per una mappa bibliografica dei revisionismi storici’, Cesare BERMANI parla di Augustin COCHIN, Francois FURET (che militò nel PCF dal 1949 al 1956), Ernst NOLTE, del ‘revisionismo olocaustico’, del negazionismo (RASSINIER, FAURISSON) , e di Renzo DE-FELICE. In fondo al libro si riporta pure una bibliografia di DE-FELICE per sottolinearne le molteplici sfaccettature.”,”ITAR-005″
“BERMANI Cesare”,”Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell’ emigrazione italiana 1937-1945.”,”BERMANI (Novara, 1937) è uno dei fondatori dell’ Istituto Ernesto De Martino, ha collaborato alle riviste ‘il nuovo Canzoniere italiano’ e ‘Primo Maggio’ ed è redattore di ‘il de-Martino’ e di ‘Musica/Realtà’. Tra le sue opere: -Il bambino è servito. Leggende metropolitane in Italia. 1991 -Spegni la luce che passa Pippo. Voci, leggende e miti della storia contemporanea. 1996 -Pagine di guerriglia. L’esperienza dei garibaldini della Valsesia. 1995-98 3 voll -Mito e storia della Volante Rossa. 1996 -Il nemico interno. Guerra civile e lotta di classe in Italia. 1997″,”GERN-044″
“BERMANI Cesare”,”Novara 1922. Battaglia al fascismo.”,”””Nella mancata difesa della sede pare ci siano state anche delle non indifferenti responsabilità da parte dei dirigenti riformisti della locale Camera del Lavoro, se è vero quanto racconta Mario Montagnana, ossia che quel giorno “”solo con grande difficoltà, usando molte precauzioni, riuscii a giungere fino alla Camera del Lavoro, di cui si attendeva l’ attacco da un momento all’ altro. Trasmisi alcune direttive ai compagni comunisti – direttive di resistenza ad oltranza -, ma inutilmente: i dirigenti socialisti della Camera del Lavoro, convinti che era ormai inutile ogni resistenza, decisero di farne evacuare i locali”” (…). Perchè il Ramella non voleva che si facesse una difesa entro nella Camera del Lavoro, perché “”quelli là lo vengono a sapere e allora si dà un motivo perché loro vengano all’ assalto. E noi non siamo preparati. Poi io sono contro lo spargimento di sangue””. (pag 127)”,”ITAR-051″
“BERMANI Cesare”,”Novara 1922. Battaglia al fascismo.”,”Nato a Novara nel 1937, BERMANI ha diretto ‘Il nuovo Canzoniere Italiano’. Ha condotto ricerche sulla cultura operaia e contadina, sul mondo magico teramano, sulla storia del PCI nella provincia novarese. Tra le sue pubblicazioni: ‘L’ altra cultura. Interventi, rassegne, ricerche. Riflessi culturali di una militanza politica (1962-1969) (Milano, 1970), ‘Pagine di guerriglia. I Garibaldini della Valsesia’ (Milano, 1971), ‘L’ ora di Pestarena’ (Milano 1973). “”Questo libro giunge nella storiografia sul fascismo con ritardo, nota nell’ introduzione Alfonso Leonetti, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano, ma giunge opportuno. Esso dimostra come una battaglia bene ingaggiata può essere perduta quando la direzione vien meno alle sue esigenze, e come una battaglia perduta possa decidere delle sorti di un popolo per decenni (…).”” dalla prefazione di Alfonso LEONETTI, uno dei fondatori del Partito Comunista d’ Italia.”,”ITAF-158″
“BERMANI Cesare COLOMBARA Filippo; collaborazione di Renzo FIAMMETTI Concetto LIZIO Alberto LOVATTO Gisa MAGENES Adolfo MIGNEMI Plinio PIRAZZI MAFFIOLA Enrico STROBINO”,”Cento anni di socialismo nel Novarese. Volume 1. Dalle origini alla prima guerra mondiale.”,”Collaborazione di Renzo FIAMMETTI Concetto LIZIO Alberto LOVATTO Gisa MAGENES Adolfo MIGNEMI Plinio PIRAZZI MAFFIOLA Enrico STROBINO. Il processo di ascesa industriale nella zona di Omegna. (pag 44) Movimento operaio e socialismo in Ossola. (pag 49) La stampa socialista in provincia di Novara dal 1884 al 1990. (pag 56)”,”MITS-283″
“BERMANI Cesare a cura”,”Gianni Bosio: cronologia della vita e delle opere.”,”pag espulsione Bosio da Mov op per opera di Feltrinelli allora PCI. Altra pubblicazione: ‘Il de Martino Rivista dell’Istituto Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario’ In questo numero: Giorni Cantati. La seconda vita del Circolo Gianni Bosio a cura del Circolo Gianni Bosio di Roma Scritti, testimonianze e canzoni di C. Ali Farah, R. Arbia, R. Balzani, D. Bartolini, T. Bessa, B. Bonomo, P. Brega, E. Bruni, G. Cappelletti, M. Capuano, S. Cerboni, C. Cianca, R. Colotti, P. De Acutis, S. Ficacci, M. Fornarola, T. Fusano, S. Genovese, E. Grammaroli, G. Incalza, A. Liberti, D. Lucifreddi, G. Marini, M. C. Mattesini, S. Minasi, S. Modigliani, M. Ovadia, M. Pallone, D. Panzieri, A. Portelli, L. Pulcini, I. Scego, M. Shackleford, A. Sotgia, D. Starnone, S. Venezia, U. Viccaro, Zeinab, T. Zurlo Questo numero de “”Il de Martino”” esce grazie al contributo della Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport * * * SOMMARIO Presentazione Il Circolo Gianni Bosio: una lunga passione Alessandro Portelli Introduzioni Ottave per il Circolo Gianni Bosio Ezio Brunis, Pietro De Acutis Il Circolo Gianni Bosio Giovanna Marini Statuto dell’Associazione “”Circolo Gianni Bosio”” – Premessa La cacciata dei baroni della Leonessa Leonardo Pulcini Ricerche Una ricerca-intervento a Guardavalle, Calabria Ionica: uno sguardo retrospettivo Susanna Cerboni L’ultimo fronte: guerra, liberazione e memoria a Valmontone Bruno Bonomo L’armata della terra Timoteo Fusano Memoria e globalizzazione: la lotta contro la chiusura degli Acciai Speciali a Terni, 2004-2005 Alessandro Portelli Il 12 dicembre a mattina Dante Bartolini Generazioni a Genova, luglio 2001 Alessandro Portelli Suoni e immagini L’archivio “”Franco Coggiola”” Enrico Grammaroli, Diego Luciffredi, Santi Minasi L’ascolto innanzitutto. La Scuola di Musiche del Circolo Gianni Bosio Sylvie Genovese L’amor Sylvie Genovese La Sbanda del Bosio Sara Modigliani Tutti romani Romolo Balzani Scenografia di una città. Un film sulla memoria antifascista a Tivoli Marco Fornarola Bosio Cinema: uno sguardo in più Rino Arbia Ricerche / Roma Storie dalla periferia romana: Centocelle Bruno Bonomo, Alessandro Portelli, Alice Sotgia, Ulrike Viccaro Noi de borgata Armandino Liberti Carnevale d’autunno: San Martino a Borgata Gordiani Ulrike Viccaro Il Borghetto degli Angeli e il sogno differito Stefania Ficacci O Roma Roma città tanto cara Migrazioni Voci afroitaliane: uno spazio di dialogo Cristina Ali Farah Giorno per giorno io adesso vivo. Dal Libano a Roma Zeinab (a cura di Cristina Ali Farah) Storia d’amore e di piedi Igiaba Scego Molte memorie, altre storie: nordestini brasiliani a Roma Telma Bessa Interviste Ho avuto sempre dalla mia la fortuna di comunque sapere e volere giocare Daniela Panzieri (a cura di Maria Pallone) Non ho mai avuto molto rispetto per l’autorità Mildred Shackleford (a cura di Alessandro Portelli) Orsù compagni della cittadella. Storie, poesie e canzoni di un comunista libertario Claudio Cianca (a cura di Ulrike Viccaro) Resistenza e Donna Olimpia Goffredo Cappelletti (a cura di Alessandro Portelli) Elisei Augusto, comunista schedato Giusy Incalza Non è obbligato credere. Però quei pochi che credono raccontino Shlomo Venezia (a cura di Maria Chiara Mattesini e Alessandro Portelli) Dischi Tutti ciànno qualche cosa Riccardo Colotti Tre dischi e più… Susanna Cerboni Jata viènde Tonino Zurlo Due dischi, tre interventi Domenico Starnone, Giovanna Marini, Moni Ovadia Autobiografia di un cantautore Piero Brega Tuscolana Piero Brega Le pubblicazioni del Circolo Gianni Bosio Trascrizioni Tra/scrivere Sylvie Genovese Trascrizioni musicali: “”Ottave per il circolo Gianni Bosio”” “”Noi de borgata”” “”O Roma Roma”” “”L’amor”” “”Tutti romani”” “”L’armata della terra”” “”Il 12 dicembre”” “”Tutti ciànno qualche cosa”” “”Jata viènde”” “”Tuscolana”” Libri ricevuti Ricordo Mio fratello, l’architetto dei poveri Michele Capuano * * * Il Circolo Gianni Bosio è una delle molte diramazioni dell’Istituto Ernesto de Martino. Lo fondammo a Roma nel 1972, a casa di Giovanna Marini […]. Fondammo prima un bollettino e poi una rivista dal titolo I giorni cantati che ebbe molte reincarnazioni fino all’inizio degli anni ’90, e una scuola di musica […], facemmo ricerca su campo di musica popolare, scoprimmo la storia orale, organizzammo spettacoli e seminari. Poi i tempi si fecero più difficili, anche perché non avevamo sponsor […] e di fatto all’inizio degli anni ’90 il Circolo Gianni Bosio non esisteva più. […] nel 1999 ci venne voglia di ricominciare: mandammo un messaggio in giro e alla “”cena di reinaugurazione”” […] ci trovammo un centinaio di persone, tutte legate in modi diversi alla storia del Circolo […]. Poi presero contatto con noi persone più giovani, che venivano dagli studi di antropologia e di storia all’università […], e da lì abbiamo ricominciato. (dalla presentazione di Alessandro Portelli) Ora che le forme più estreme dell’ideologia competitiva e privatistica si pongono come unica ideologia autorizzata, le differenze diventano disuguaglianze ed esclusioni: la valorizzazione della diversità e del pluralismo culturale e la costruzione dell’equità sociale sono un processo unico, e la nostra proposta culturale trova riscontro in fasce crescenti di soggettività sociali che stentano a riconoscersi nell’ideologia del mercato totale. (dalla Premessa allo Statuto dell’Associazione “”Circolo Gianni Bosio””) Istituto Ernesto de Martino > Iniziative editoriali > Il de Martino > n. 16 (2006)”,”MITC-073″
“BERMANI Cesare”,”Una storia cantata. 1962-1997: trentacinque anni di attività del nuovo canzoniere italiano – Istituto Ernesto De-Martino.”,” BERMANI Cesare nato nel 1937, storico, è stato tra i promotori dell’ Istituto Ernesto De Martino. Già collaboratore di riviste come “”il nuovo Canzoniere italiano”” e di “”Primo Maggio””, lo è ora de “”il de Martino””. Tra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della ricostruzione storica è autore di vari libri tra cui ‘Storia e mito della Volante Rossa’ (1996). “”Il principale organizzatore di cultura del Nuovo Canzoniere Italiano era Gianni Bosio, direttore delle Edizioni Avanti! (divenute il 25 dicembre del 1964 Edizioni del Gallo), una piccola ma solida realtà editoriale che, sebbene permamentemente assediata da cambiali in scadenza, rappresentava per il Nuovo Canzioniere Italiano un retroterra sufficiente. Le Edizioni Avanti!, che per prime avevano pubblicato Che Guevara e Rosa Luxemburg, Mario Lodi e gli ‘Scritti italiani’ di Karl Marx, erano infatti in grado non solo di permettere il decollo di “”Quaderni rossi”” – di cui pubblicano i primi tre numeri – ma di operare delle iniziali ricerche sul campo in tema di canti sociali, di editare “”il nuovo Canzoniere italiano”” e di avviare un’ attività discografica””. (pag 49)”,”ITAC-101″
“BERMANI Cesare COGGIOLA Franco”,”Ci ragiono e canto. Rappresentazione popolare in due tempi su materiale originale curato da Cesare Bermani e Franco Coggiola.”,”Contiene il canto: Se otto ore vi sembran poche (pag 42) “”Assai diffusa in tutto l’ arco padano-mantovano-emiliano. Questa lezione appartiene al primo dopoguerra, ma il canto aveva già conosciuto degli antecedenti al tempo del progetto di legge Cugnolio per la concessione delle otto ore. La canzone, tuttora nell’ uso, ha in seguito conosciuto molteplici varianti. E’ qui data nella nota versione delle mondine di Trino Vercellese, pubblicata da Sergio Liberovici in ‘Canti di protesta del popolo italiano 2, (…)””. (pag 42)”,”MITT-244″
“BERMANI Cesare”,”Gramsci, gli intellettuali e la cultura proletaria.”,”Volume a cura dell’Archivio Primo Moroni e del Centro d’Iniziativa Luca Rossi (Milano) Volume dedicato ad Alfonso LEONETTI”,”GRAS-070″
“BERMANI Cesare”,”Il Gramsci di Togliatti e il Gramsci liberato.”,”BERMANI Cesare”,”GRAS-113″
“BERMANI Cesare, volume a cura di Antonio SCHINA”,”GIovanni Pirelli. Un autentico rivoluzionario.”,”Cesare Bermani (Novara, 1937) storico e studioso delle tradizioni popolari italiane e in particolare del canto sociale. La bibliografia curata da Cesare Bermani, ingloba le precedenti stese da Diane Weill Ménard, e da Marinella Pirelli. Antonio Schina ha curato le schede informative. Giovanni Pirelli finanziatore dei “”Quaderni Rossi”” (pag 24-25) “”Nel 1961 sarà quindi tra i fondatori e il finanziatore di “”Quaderni rossi””, la rivista di Raniero Panzieri che opererà una vera e propria analisi rivoluzionaria della struttura capitalistica del tempo. Liliana Lanzardo ha ricordato in una lettera: “”qualche particolare della posizione di Pirelli nei confronti del gruppo, di cui era interno-esterno insieme. Prima di tutto c’è la figura del finanziatore e dell’amico, poi quella di uno che la politica la faceva anche da solo con idee originali e iniziative proprie”” (53). A volte Pirelli, dato il suo legame con i problemi internazionali delle guerre di liberazione, avanzava osservazioni critiche sui settori di attività del gruppo, perché riteneva che i “”Quaderni rossi”” fossero “”un po’ elitari, un po’ chiusi dentro il lavoro operaio torinese o al massimo nazionale”” (54). E quando poi era nato il Centro Franz Fanon – di cui parleremo oltre – “”nei mmenti in cui Giovanni voleva incrementarlo, veniva a conflitto con l’attività dei Q.R., perché erano due poli che spingevano ciascuno per avere il massimo appoggio di Giovanni. Non c’era tra i due gruppi alcuna ostilità, ma non si è mai realizzato un lavoro in collaborazione “” (55). Giovanni non farà comunque parte della redazione di “”Quaderni rossi”” e neppure vi scriverà, perché preso soprattutto dal coordinamento delle molteplici attività politiche e culturali, che senza di lui probabilmente non sarebbero esistite, adoperandosi per fare crescere un discorso di classe con connotazioni originali rispetto a quelle che erano diretta emanazione dei partiti di sinistra, e sforzandosi di fare in modo che ogni iniziativa rafforzasse anche le altre. I “”Quaderni rossi”” verranno stampati dalle Edizioni Avanti! e Raniero Panzieri, grazie a Giovanni, entrerà a lavorare fisso all’Einaudi, portando avanti un’opera di rinnovamento della case editrice di grande rilevanza (…)”” (pag 23-24-25) (pag 41) (pag 47)”,”ITAC-138″
“BERMANI Cesare”,”Gramsci gli intellettuali e la cultura proletaria.”,”Cesare Bermani (Novara, 1937) è uno dei promotori dell’Istituto Ernesto de Martino. Storico, è stato redattore e per dei periodi anche direttore delle riviste il nuovo Canzoniere italiano e Primo Maggio. Curatore dell’edizione dei più importanti scritti di Gianni Bosio, è autore di mumerose pubblicazioni: Pagune di guerriglia, L’oro di Pestarena, Gramsci raccontato, Giustizia partigiana e guerra di popolo in Valsesia, Guerra di Liberazione-Guerra Civile, L’antifascismo del luglio 1960, Il bambino è servito, Leggende metropolitane in Italia.”,”GRAS-006-FL”
“BERMANI Cesare”,”Il «rosso libero». Corrado Bonfantini, organizzatore delle Brigate «Matteotti»,”,”In carcere Corrado insegna francese, tedesco e matematica ai compagni, cui traduce ad alta voce il ‘1893’ di Victor Hugo e corregge le bozze de ‘La Libra’”” (pag 14) “”Una lettera del padre a Mussolini nell’aprile 1929, quando Corrado era ancora nel carcere di Cassino, tendente a minimizzare l’attività sovversiva del figlio e a mettere in luce la sua diligenza scolastica, ciò che secondo il vecchio professore era un’attenuante, non dà risultati e anzi forse aggrava la stessa posizione del padre, ricordandone l’esistenza alla polizia fascista”” (pag 17) “”(…) Bonfantini, malgrado il precedente arresto, riprende i collegamenti con l’organizzazione novarese del Partito, che ha attivamente collaborato a rimettere in piedi”” (pag 18) “”Se Bonfantini sogna già dalla metà degli anni Trenta un partito socialista rivoluzionario, tuttavia solo nel luglio ’42 riesce ad allacciare rapporti con un gruppo che comprende tra gli altri Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Domenico Viotto, Francesco Albertini, Carlo Andreoni e Umberto Recalcati e il 10 gennaio 1943, a Milano, in via Monte Ceneri 64, a casa di Lionello Beltramini, fonda con Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Carlo Andreoni e Domenico Viotto – in una riunione cui parteciparono oltre una trentina di persone, tra cui Camillo Pasquali – il Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista, che rifiuta le vecchie divisioni partitiche ereditate dalla democrazia parlamentare prefascista, sostiene l’attualità della lotta per il socialismo e sisforza di unificare nella lotta antifascista tutte le forze impegnate nella creazione di una società con strutture socialiste”” (pag 43-44) “”Approfittando dell’inattività forzata, Bonfantini (‘Bianco’) scrive per “”Libera Stampa””, assieme a Alex de Corleto (‘Rusticus’), ‘Il Partito Socialista di Unità Proletaria ai lavoratori e ai Giovani d’Italia’”” (pag 48) “”Bonfantini è quindi allora decisamente per una ipotesi rivoluzionaria che preveda la presa del potere attraverso l’insurrezione”” (pag 49) “”Se i rapporti di Bonfantini e Concordia con Mussolini e il fascismo repubblicano non approdarono a nulla rispetto ai maggiori obiettivi da loro proposti (il rovesciamento dell’alleanza del fascismo repubblican con la Germania, il riconoscimento dei partigiani come soldati regolari, l’abolizione delle varie polizie segrete fasciste), e questo perché le trattative – come ricorda Cione – «ad un tratto improvvisamente si arenrono, probabilmente perché Mussolini si dovette spaventare della pregiudicatezza delle richieste», tuttavia – come abbiamo già detto – quei contatti crearono una situazione di notevoli vantaggi per la “”Matteotti””, favorendo tra l’altro una ininterrotta infiltrazione nella polizia e nella Guardia Nazionale Repubblicana”” (pag 84)”,”ITAR-298″
“BERMANI Cesare CORVISIERI Silverio DEL-BELLO Claudio PORTELLI Sandro”,”Guerra civile e Stato. Per una revisione da sinistra. Con una mappa bibliografica dei revisionismi storici.”,”La Commissione storia sociale e il Collettivo politico antagonista universitario dell’Univ La Sapienza di Roma il 22 aprile 1998 organizzavano alla Casa dello studente un incontro-dibattito sul tema: ‘Guerra civile e continuità dello Stato. Un confronto tra metodologie di ricerca’. Chiamavano a discuterne Cesare BERMANI, Silverio CORVISIERI, Alessandro PORTELLI e Claudio DEL-BELLO di Odradek come moderatore. Gli interventi sono stati riportati in questo libro con l’aggiunta di una appendice bibliografica stilata da Cesare BERMANI. In apertura si commemora la figura di Orfeo MUCCI (87 anni), comandante partigiano, comunista di ‘Bandiera Rossa’ morto una settimana prima, iscrittosi a ‘Rifondazione comunista’. Nel suo scritto in appendice ‘Per una mappa bibliografica dei revisionismi storici’, Cesare BERMANI parla di Augustin COCHIN, Francois FURET (che militò nel PCF dal 1949 al 1956), Ernst NOLTE, del ‘revisionismo olocaustico’, del negazionismo (RASSINIER, FAURISSON) , e di Renzo DE-FELICE. In fondo al libro si riporta pure una bibliografia di DE-FELICE per sottolinearne le molteplici sfaccettature.”,”STOx-015-FV”
“BERMANN Julius a cura”,”Die freigewerkschaftliche Angestelltenbewegung in Österreichs, 1892-1932. Gründung, Entwicklung und Erfolge des Zentralvereines der Kaufmännischen Angestellten Österreichs. Herausgegeben aus Anlaß des vierzigjährigen Bestandes der ersten Freien Angestellten-Gewerkschaft, des Zentralvereines der Kaufmännischen Angestellten Österreichs.”,”Le mouvement d’employé freigewerkschaftliche l’Autriche, 1892-1932. Fondation, développement et succès de l’association centrale des employées commerciales d’Autriche. Publié pour la raison de l’existence an du premier syndicat d’employé libre, de l’association centrale des employées commerciales d’Autriche. “”Für den Frieden. Für ein Mindestlohngesetz. Für gesetzlichen Schutz der Kollektivverträge. Auch die Angestellten rüsteten zu einer Friedensdemonstration. Für den 24. Mai 1917 wurde nach Wien eine Reichskonferenz der Agestelltengewerkschaften einberufen, die eine Resolution für die Frieden und eine Entschließung für gesetzliche Mindestlöhne und für gesetzliche Sicherung von Kollektiv-verträgen beschloß.”” (pag 141)”,”MAUx-028″
“BERMOND Claudio CIRAVEGNA Daniele a cura; saggi di Tommaso FANFANI Alberto COVA MORSEL Henri HERTNER Peter ROSSIGNOLI Bruno COSTI Renzo ORTNER Reinhard ANDERSEN Poul Erik”,”Le casse di risparmio ieri e oggi. Atti del convegno internazionale di studi, Torino 13 novembre 1995.”,”La prima parte è stata curata da Claudio Bermond e la seconda da Daniele Ciravegna.”,”ITAE-045-FP”
“BERNABÈ Franco, a cura di Giuseppe ODDO”,”A conti fatti. Quarant’anni di capitalismo italiano.”,”Franco Bernabé è presidente di Celinex, il più importante operatore indipendente europeo di infrastrutture e telecomunicazioni mobili. E’ stato amministratore delegato di Eni e Telecom Italia. Ha pubblicato ‘Libertà vigilata. Privacy, sicurezza e mercato nella rete’ (2012). Giuseppe Oddo, giornalista, ha lavorato in varie testate, inviato del Sole 24 Ore. Collabora oggi con L’Espresso. Ha molte pubblicazioni al suo attivo”,”ECOG-122″
“BERNABÈ Franco VOLA Giorgio NEJROTTI Mariella GAZZOLA Franco Paolo MAROCCO Gianni SPINAZZOLA FRANCESCHI Dora”,”Teorie dell’inflazione e distribuzione del reddito (Bernabè); Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti (Vola); Anarchia, socialismo, democrazia nei periodici popolari del Centro e del Nord Italia (1861-1892) (Nejrotti); Commedie e sonetti inediti di Dalmazzo F. Vasco (Gazzola, a cura); Prose inedie di Dalmazzo F. Vasco (Marocco, a cura); La Biblioteca economica di Luigi Einaudi (Spinazzola Franceschi).”,” Tre saggi: ‘Teorie dell’inflazione e distribuzione del reddito’ (Bernabè); ‘Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti’ (Vola); ‘Anarchia, socialismo, democrazia nei periodici popolari del Centro e del Nord Italia (1861-1892)’ (Nejrotti)”,”ANNx-006-FP”
“BERNABEI Ettore con Giorgio DELL’ARTI”,”L’ uomo di fiducia. I retroscena del potere raccontati da un testimone rimasto dietro le quinte per cinquant’anni.”,”BERNABEI è nato a Firenze nel 1921. Direttore del ‘Popolo’ organo della DC, fu per 14 anni DG della RAI (1961-1974), che riformò ampiamente imponendo uno stile di comunicazione. Uscito dalla RAI diresse fino alla pensione l’ Italstat. Oggi guida la società privata Lux. “”Come si salvò al momento della Liberazione? – Oh, fu facilissimo: fondò un soviet a Torino. Un soviet in Rai? Si, l’ unico soviet che ci sia mai stato in Italia venne impiantato nella sede centrale della Eiar a Torino, via Arsenale 21. Non essendo sicuro che questo bastasse, Severati si procurò anche una tessera del PCI con firma di Togliatti. Lei capisce che con una credenziale simile sarebbe stato impossibile rimuoverlo. Ecco come si salvò la vecchia classe dirigente che durante il fascismo aveva diretto la radio. Ecco perché, nel ’61, me la ritrovai tutta lì al suo posto”” (pag 95)”,”ITAP-064″
“BERNABEI Ettore con Giorgio DELL’ARTI”,”L’uomo di fiducia. I retroscena del potere raccontati da un testimone rimasto dietro le quinte per cinquant’anni.”,”Ettore Bernabei è nato a Firenze nel 1921. Direttore del ‘Popolo’ organo ufficiale della DC, fu per 14 anni (dal 1961 al 1974) direttore generale della Rai, che riformò profondamente imponendo uno stile e una filosofia di comunicazione che sono rimasti celebri. Uscito dalla Rai diresse fino alla pensione l’Italstat. Oggi guida la Lux, società privata che produce programmi televisivi. G. Dell’Arti (Catania; 1945) à giornalista e autore di una biografia di Cavour e di una storia del Risorgimento (con Rosario Villari) Togliatti era ministro di Grazie e giustizia. “”Sì, Dipendeva da lui la restituzione delle testate agli editori che avessero superato l’indagine giudiziaria per i profitti di regime. A un certo punto, come saprà, Togliatti varò il famoso provvedimento d’amnistia: chi aveva avuto rapporti con il fascismo, se si asteneva dalla politica (cioè rinanciava per sempre a fare il deputato o il sindaco), era perdonato. Tra i perdonati c’erano gli editori. E tra gli editori, il Favi. C’era dunque la via legale per restituire i giornali ai vecchi proprietari e per far riavere al Favi “”La Nazione”” (…)”” (pag 27) Dubbi di Bernabei sulla morte di Togliatti forse per mano dei ‘medici’ sovietici (pag 160) Bernabei parla dello stretto rapporto tra Togliatti e monsignor Giuseppe De Luca e cita le parole di Togliatti quando il prete morì: “”Bernabei, è come se mi avessero tagliato il braccio destro”” (pag 160) De-Feo segretario particolare di Togliatti, diventato socialdemocratico non fu mai attaccato a fondo dal Pci che forse temeva che sapesse qualcosa o avesse in mano qualche documento compromettente (pag 180)”,”EDIx-150″
“BERNADAC Christian”,”…a Budapest si muore.”,”BERNADAC Christian, giornalista francese, ha vissuto le giornate esaltanti della rivolta ungherese del 1956 e quelle della tremenda repressione sovietica e la ha narrate in questo libro.”,”MUNx-024″
“BERNAGOZZI Giampaolo MARINO Emanuele Valerio COLLOTTI Enzo DA-MILANO Claudio”,”Vincere, vinceremo. La guerra fascista (1940-1943).”,”Contiene il saggio di Enzo Collotti, L’Italia in guerra (pag 139-205) [ La società italiana verso la guerra; L’alleanza con la Germania nazista; Gli obiettivi di guerra dell’Italia. Inizio e fine della ‘guerra parallela’; La dipendenza strategica ed economica dalla Germania; L’incidenza della guerra sulla società italiana; Gli scioperi del marzo 1943 e il crollo del fronte interno; Dal 25 luglio all’8 settembre: fronda fascista e ripresa antifascista] La dipendenza strategica ed economica dalla Germania. finire brano …. (pag 171-179)”,”ITAF-009-FP”
“BERNAL J.D. HALDANE J.B.S. PIERIE N.W. PRINGLE J.W.S.”,”L’ origine della vita.”,”Saggi qui raccolti apparsi in ‘New Biology’ (1952). ruolo caso pag 97 “”Ma i fatti vincono sempre e non possono essere discussi”” (pag 140)”,”SCIx-282″
“BERNAL J.D. HALDANE J.B.S. PIERIE N.W. PRINGLE J.W.S.”,”L’origine della vita.”,”Saggi qui raccolti apparsi in ‘New Biology’ (1952). ruolo caso pag 97 “”Ma i fatti vincono sempre e non possono essere discussi”” (pag 140)”,”SCIx-012-FV”
“BERNAL Martin”,”Atena nera. Le radici afroasiatiche della civiltà classica. Volume I. L’invenzione dell’antica Grecia, 1785-1985.”,” Il razzismo agli inizi del XIX secolo (paragrafo del capitolo V) Figure di transizione: 1. Hegel e Marx (paragrafo del capitolo XVI) (pag 365-369) (Marx avrebbe negato l’influenza egizia sulla Grecia) “”Con l’amore che le dedicò per tutta una vita; Marx accettava del tutto l’idea predominante che in ogni aspetto della sua sua civiltà la Grecia fosse stata categoricamente diversa da – e superiore a – tutto ciò che era avvenuto prima nella storia (57). Ma Marx andava oltre – così come aveva fatto Shelley, e con la stessa chiarezza – e arrivava ad affermare che la Grecia sovrastava di molto la propria posterità. Una tale affermazione comportava però un problema: la Grecia veniva in tal modo ad opporsi alla corrente del progresso. In un tentativo di giungere a una soluzione, Marx scrisse nell’introduzione ai ‘Grundrisse’, abbozzo preparatorio di ‘Il capitale’ «Per l’arte è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con la base materiale… Per esempio i Greci paragonati con i moderni, o anche Shakespeare». Era però cosciente del paradosso implicito nell’affermazione che «nella loro forma classica, nella forma che fa epoca… certe sue [dell’arte] importanti manifestazioni … sono possibili soltanto in uno stadio non sviluppato dell’evoluzione artistica». Marx continuava poi argomentando che la mitologia era impossibile una volta che fosse stata superata dalla realtà, come era avvenuto con i trionfi dell’industria capitalistica. Era però inflessibile nel sostenere che la mitologia era possibile soltanto in una società data, con proprie forme sociali distinte: «L’arte greca presuppone la mitologia greca, e cioè la natura e le forme sociali stesse già elaborate dalla fantasia popolare in maniera inconsapevolmente artistica. Questo è il suo materiale. Non una qualsiasi mitologia, cioè non una qualsiasi elaborazione inconsapevolmente artistica della natura… La mitologia egiziana non avrebbe mai potuto essere il terreno o la matrice dell’arte greca» (58). La mia interpretazione di questo oscuro passo, nella misura in cui riguarda il tema di questo libro, è questa: anche negli anni 1850, quando scrisse i ‘Grundrisse’ Marx era abbastanza consapevole del modello antico da dover considerare la possibilità che la mitologia greca – e quindi l’arte – non trovasse origine nei rapporti sociali della Grecia ma in Egitto. Se accettava questo, la sua tesi avrebbe perso ogni senso (59). Ed egli viveva in un’epoca in cui tutti erano fermamente convinti che la Grecia stesse categoricamente a sé, distinta e superiore all’Egitto. La distruzione del modello antico offriva quindi alla sua generazione quella libertà riguardo tale problema di cui non poteva disporre Hegel. Per Marx era possibile negare del tutto l’influenza egizia sulla Grecia”” (pag 367-368-369) [Martin Bernal, Atena nera. Le radici afroasiatiche della civiltà classica. Volume I. L’invenzione dell’antica Grecia, 1785-1985′, Pratiche editrice, Parma, 1992] [(57) Marx (1939, trad. it. 1968, vol. II, pp: 94-148; (58) Marx (1939, trad. it. 1968, vol. I, pp: 39-40; (59) Pur essendo convinto che la grande maggioranza dei temi mitologici greci provenissero dall’Egitto e dalla Fenicia, è altrettanto chiaro che la loro selezione e trattamento furono caratteristicamente greci, e in tal misura essi riflettevano la società greca] Martin Bernal, sinologo di formazione, dopo aver insegnato storia della cultura cinese e giapponese al King’s College di Cambridge, ha insegnato al dipartimento di scienze politiche della Cornell University. Il progetto di ‘Atene nera’ lo ha impegnato dieci anni.”,”STOx-331″
“BERNANOS Georges”,”I grandi cimiteri sotto la luna.”,”BERNANOS nacque a Parigi nel 1888. Vicino, dapprima, ai circoli cattolico-nazionalisti dell’ ‘Action Francaise’, se ne staccò nel 1932. Il suo esordio narrativo avvenne con ‘Sotto il sole di Satana’ (1926), cui seguirono tra i romanzi più noti ‘Diario di un curato di campagna’ (1936), ‘Nuova storia di Mouchette’ (1937) e ‘Monsieur Ouine’ (1946). Importante anche la sua attività di saggista e polemista, nella quale, oltre a ‘I grandi cimiteri sotto la luna’ figurano volume come ‘La grande paura dei benpensanti’ (1931) e ‘Lo scandalo della verità’ (1939). Durante la 2° GM svolse dal Brasile, dove si era rifugiato, attività giornalistica a favore della Francia libera. Tornato in FR alla fine della guerra, vi morì nel 1948.”,”MSPG-040″
“BERNANOS Georges”,”Dialogues des Carmélites.”,”Sedici suore ghigliottinate a Parigi nel 1794. “”Il sera intéressant aussi – mais ce n’en est pas ici le lieu – de savoir exactement ce qui, dans la nouvelle allemande comme dans les dialogues francais, appartient à la vérité historique. Bornons-nous à indiquer, avec un ou deux faits à l’appui (1), que Gertrud von Le Fort – tout en s’inspirant de l’histoire authentique des seize carmélites de Compiégne guillotinées le 17 juillet 1794 à Paris – s’est accordé l’entière liberté de l’invention romanesque.”” (pag 235) (1) Nous suivons le précis de Victor Pierre: ‘Les Seize Carmélites de Compiègne’, Locoffre, 1905, que Bernanos a pu consulter (…) Salirono sul patibolo cantando ‘Laudate Dominum omnes gentes’. La beatificazione delle suore decapitate fu fatta da Pio X a Roma nel 1906. Georges Bernanos (Parigi, 21 febbraio 1888 – Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948) è stato uno scrittore francese. Condusse i suoi studi in vari collegi e li concluse alla Sorbona laureandosi in lettere e diritto. Partecipò alla prima guerra mondiale, durante la quale rimase ferito. Fu decorato con una croce al merito. Nel 1917 si sposò e, nel corso di 16 anni, ebbe sei figli. Aderì a movimenti nazionalistici e monarchici da cui si allontanò quando li vide in contrasto con la sua appartenenza alla Chiesa Cattolica. Si trasferì molte volte, per motivi economici e politici. Soggiornò per un lungo periodo a Maiorca poi tornò in Francia ma, durante l’occupazione tedesca, si rifugiò in Brasile, nel comune di Barbacena, dove collaborò alle radio alleate in sostegno alla Resistenza. Rientrò in Francia dopo la guerra, dove morì a Neuilly-sur-Seine presso Parigi. Sulla sua tomba fece scrivere questo epitaffio: “”Si prega l’ angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie””. Una delle sue opere più significative è Diario di un curato di campagna. Da segnalare inoltre Sotto il sole di Satana ed I grandi cimiteri sotto la luna (wikip)”,”VARx-256″
“BERNARD J.P.A.”,”Le parti communiste francais et la question litteraire, 1921-1939.”,”Intellettuali e cultura proletaria. “”Già nel periodo precedente al 1917 un certo numero di intellettuali marxisti avevano posto il problema di una rivoluzione culturale parallela alla rivoluzione politica. A.A. Bogdanov dal 1904 – 1905 getta le basi teoriche di una cultura proletaria. Egli definisce tre vie di accesso al comunismo indipendenti tra loro: la via economica, la via politica e la via culturale. Questa formulazione si allontana dall’ ortodossia leninista, il capo bolscevico unendo le tre direzioni di Bogdanov in una linea d’ azione unica. Per meglio comprendere questo legame stretto tra i problemi politici e i problemi culturali occorre ricordare il ruolo importante che gioca sempre l’ intelligentzia in Russia. Sotto l’ impero degli zar la lotta politica e la lotta intellettuale erano intimamente mescolate e questo permette di spiegare l’ impazienza e la repentinità con cui i bolscevichi hanno tentato di rimpiazzare la vecchia cultura con delle forme nuove. Dal 1917, allorché il governo provvisorio di Kerensky occupa ancora la scena politica, nasce il Proletcult, organizzazione destinata a suscitare una cultura proletaria (1)””. (pag 36-37) (1) Nel 1920, il Proletcult contava 450 mila membri e 15 riviste. Questa potenza era di fatto più di facciata. Il governo sosteneva il Proletcult perché questi l’ aiutava nella sua campagna per l’ alfabetizzazione. L’ organizzazione era però piena di contraddizioni. Molti intellettuali ostili di fatto al bolscevismo camuffarono le loro opinioni sotto l’ oltranza verbale caratteristica delle tesi del Proletcult. Bogdanov alla fine fu tolto dalla direzione e rimpiazzato con il comunista Faidych.”,”PCFx-034″
“BERNARD Henri”,”L’ Autre Allemagne. La résistance allemande à Hitler, 1933-1945.”,”BERNARD Henri professore emerito dell’ Ecole royale Militaire. “”La Resistenza tedesca a Hitler è una pagina di storia poco conosciuta o mal compresa. Si ignora l’ eroismo dei martiri tedeschi. Si dimentica che Dachau e Buchenwald sono state create da Hitler dal 1933 per i propri connazionali. Qualche cifra attinta dagli archivi della Gestapo: 250.000 tedeschi, senza contare gli ebrei, condannati tra il 1933 e il 1939… 302.000 detenuti politici alla data del primo aprile 1939, sovente spediti senza giudizio in un campo di concentramento, qualche volta assassinati. Non si pensa più alle centinaia di migliaia di tedeschi emigrati, tra di loro, Einstein, Heinrich e Thomas Mann, Erich-Maria Remarque, Paul Tillich, Berthold Brecht, Emil Ludwig e Stefan Zweig che condussero con fervore l’ azione antifascista all’ estero.”” (v. retrocopertina) “”Braver toutes les forces contraires”” (Goethe) “”Sfidare tutte le forze contrarie”” (BERNARD Henri, L’ Autre Allemagne. La résistance allemande à Hitler, 1933-1945.)”,”GERR-026″
“BERNARD Philippe”,”L’immigration.”,”BERNARD Philippe”,”FRAS-046″
“BERNARD Jacques CIPOLLA Carlo M. DUBY Georges LE-GOFF Jacques MILLER Edward ROEHL Richard RUSSELL J.C. THRUPP Sylvia WHITE Lynn jr”,”Il Medioevo. Storia economica d’Europa. Volume primo.”,”Le Goff su ‘Città e campagna’ (Marx ed Engels) (pag 75-) Le principali vie commerciali nel Mediterraneo (pag 238) (cartina) saggio di Jacques Bernard ‘Commercio e finanza nel Medioevo (900-1500)’ (pag 235-284, cap. VII) Le principali vie commerciali in Europa (pag 244) saggio di Jacques Bernard (pag 235-284, cap. VII) “”Le signorie; che a partire dal XIV secolo si formarono nella penisola italiana, possono essere state certamente una risposta a condizioni particolari, ma non si può negare che esse si svilupparono nell’ambito della naturale evoluzione della feudalità medievale. Città e campagna. Quest’aspetto fondamentale ci riconduce al problema dei rapporti fra città e campagna nel basso Medioevo. Si conoscono le frasi celebri in cui, nell”Ideologia tedesca’ e, nel ‘Manifesto Comunista’, Marx ha parlato con Engels, dell’asservimento delle campagne alla borghesia urbana, fenomeno dove la sua dialettica è doppiamente soddisfatta dall’asservimento delle campagne alla città – evoluzione positiva nella misura in cui la campagna equivale per Marx alla barbarie – e dell’egoismo dimostrato in questa occasione dalla borghesia urbana che rivela per la prima volta la sua bassezza morale ed il suo appetito ripugnante. «La borghesia, dice il ‘Manifesto’, ha sottomesso la campagna alla città. Essa ha creato città enormi; ha aumentato a dismisura la popolazione delle città in rapporto a quella delle campagne; ed in questo modo ha strappato una gran parte della popolazione all’abbrutimento della vita dei campi. Nello stesso momento in cui ha sottomesso la campagna alla città, i paesi barbari o semibarbari ai paesi civilizzati, essa ha subordinato la vita dei contadini alla borghesia, l’Oriente all’Occidente». L’opinione tradizionale degli storici delle città, soprattutto in Italia, conferma che il comune conquistò ed asservì il contado. I contadini passarono dalla servitù nei confronti dei signori alla servitù nei confronti della borghesia. Tesi questa che è stata sostenuta anche fuori d’Italia. Jean Schneider ha mirabilmente dimostrato come durante il XIII e il XIV secolo Metz conquistò economicamente, socialmente e politicamente la campagna circostante. Ma Plesner, studiando l’immigrazione rurale a Firenze, e più tardi Fiumi riprendendo il problema nel suo insieme, pensano che sia necessario correggere e in certa misura invertire il rapporto città-campagna. In ogni caso, nell’Italia medievale, la campagna avrebbe tratto benefici e sopportato svantaggi dall’ingerenza urbana, ma in definitiva, come si è già accennato, è stato il contado a conquistare la città dall’interno mediante l’immigrazione. Se questa teoria sfuma nel gioco di parole e non confuta nei suoi aspetti essenziali la tesi tradizionale, contiene tuttavia una parte di verità. L’opposizione tra città e campagna nel Medioevo è spesso oziosa. Malgrado fosse cinta da mura, la città lasciava passare attraverso le sue porte un flusso di beni e di idee che andava sì dalla città alla campagna, ma andava anche in senso contrario. Non vi è migliore illustrazione di questa realtà che la testimonianza lasciataci dalla pittura medievale. (…)”” (pag 75-76) [Jacques Le-Goff, ‘La civiltà urbana, 1200-1550’, ‘Città e campagna’] [(in) AaVv, ‘Il Medioevo. Storia economica d’Europa. Volume primo’, Torino, 1979]”,”EURE-135″
“BERNARDI Walter”,”Utopia e socialismo nel ‘700 francese.”,”Contiene: MESLIER, Il testamento; MORELLY, Codice della natura, DESCHAMPS, Il vero sistema o la chiave dell’enigma metafisico e morale”,”SOCU-008″
“BERNARDI Roberto”,”Agostino Lanzillo tra sindacalismo, fascismo e liberismo (1907-1952).”,”””Ma è impossibile conoscere di ogni uomo l’ indole e i sentimenti e i pensieri (…)””. Sofocle, Antigone, 175-6 BERNARDI Roberto studioso del movimento sindacale e socialista ha pubblicato pure ‘Il Sindacato ferrovieri italiani dalla nascita al 1909’ (Unicopli, 1994) e ‘Sindacalismo rivoluzionario e movimento operaio a Brescia. Dall’ inizio del Novecento alla dittatura fascista’ (Teti, 1995) “”Quando nell’ estate del 1910 “”La Demolizione”” interruppe le pubblicazioni il referendum era ancora in corso. A favore del partito, o della “”federazione socialista-anarchica””, si erano schierati, tra gli altri, gli anarchici Luigi Fabbri, Maria Rygier, Armando Borghi, il sindacalista Nicola Vecchi. Dubbi o posizioni di difesa del “”sindacalismo puro”” furono invece espressi da Alfonso De Pietri Tonelli, Michele Bianchi, Paolo Orano. La linea blocchista, il sostegno attribuito dalla rivista alla causa di Francisco Ferrer condannato in Spagna fornirono ad un certo punto ad Agostino Lanzillo l’ appiglio per la polemica. Come già dicevamo, il nostro si prodigò su “”Il Divenire”” nell’ azione sistematica di difesa delle posizioni soreliane.”” (pag 30) “”L’ Usi riuscì a preservare durante il conflitto l’ ossatura della rete organizzativa, circa 50.000 iscritti, alcuni contatti all’ estero. Il sodalizio rivendicò quindi, nel 1918, l’ integrità del proprio “”patrimonio ideale””. Questo continuava ad ispirarsi, in apparenza, al principio della “”lotta di classe”” basata sull’ “”azione diretta”” operaia, contraria al partitismo e ad ogni ipotesi di “”collaborazione”” con lo stato-nazione. “”Socialisti e anarchici”” dell’ Usi ribadirono la loro ostilità al riformismo, e, in definitiva, allo schema dell’ “”interdipendenza del movimento economico da quella politico””, nel nome del “”sindacato che basta a se stesso””. L’ Unione, cui pervenne l’ appoggio dello stesso Enrico Leone, fu quindi tra i protagonisti del cosiddetto ‘biennio rosso’ 1919-1920, aderendo nel contempo, nel 1919, alla Terza internazionale.”” (pag 110)”,”ANAx-235″
“BERNARDI Walter”,”Filosofia e scienze della vita. La generazione animale da Cartesio a Spallanzani.”,”BERNARDI Walter è nato nel 1948, si è laureato e lavora presso l’ Istituto di Filosofia dell’ Università di Firenze. Ha pubblicato ‘Utopia e socialismo nel ‘700 francese’ (Firenze, 1974), ‘Educazione e società in Francia dall’ Illuminismo alla Rivoluzione’ (Torino, 1978), ‘Morelly e Dom Deschamps. Utopia e ideologia nel secolo dei lumi’ (Firenze, 1979). Bonnet: rigenerazioni e preesistenza dei germi. “”(…) La materia è stata prodigiosamente divisa, e i germi sono in qualche modo le ultime divisioni della materia organizzata. Il mio scopo è qui solo quello di cercare di stabilire che tutto ciò che noi chiamiamo produzione o riproduzione è, nelle nostre specie di zoofiti, solo lo sviluppo di piccoli Tutti organici, i quali preesistevano nel grande Tutto di cui riparano le perdite. Così, sia che questa riparazione dipenda da germi che contengono precisamente solo ciò che deve essere riparato, sia che dipenda da germi che contengono un animale intero e di cui si sviluppa solo una parte perfettamente simile a quella che si è tolta, il risultato è lo stesso in entrambe le ipotesi: non si tratta mai di una ‘generazione’ propriamente detta, ma è sempre la semplice ‘evoluzione’ di ciò che era già generato.”” (pag 429)”,”SCIx-255″
“BERNARDI Roberto”,”Sindacalismo rivoluzionario e movimento operaio a Brescia. Dall’inizio del Novecento alla dittatura fascista.”,”BERNARDI Roberto è studioso del movimento operaio. Ha condotto ricerche anche sul Sindacato Ferrovieri Italiani dalla nascita al fascismo (pubblicato da Unicopli).”,”MITT-283″
“BERNARDI Ulderico”,”Paese veneto. Dalla cultura contadina al capitalismo popolare.”,”Ulderico Bernardi insegna sociologia nell’Università veneziana Ca’ Foscari. Autore di pubblicazioni sulle culture tradizionali, si occupa di processi sociali e culturali che accompagnano il passaggo alla modernizzazione. La tradizione a sostegno della innovazione (pag 160-) “”Nel Veneto esiste un sostrato unitario etnicamente connotato fin dal secondo millennio avanti Cristo, cui si richiamano storici antichi e contemporanei, e che affiora ancora nelle indagini statistico-demografiche”” (pag 183) “”Quello operaio appare uno tra i gruppi più chiusi in se stessi, ma si può comunque stimare che circa il 40% degli operai abbia almeno un parente lavoratore autonomo, e circa il 70% almeno un amico”””,”ITAS-221″
“BERNARDI Luigi”,”Letteratura e rivoluzione in Gramsci.”,”Note dell’autore molto ampie Scrittori e popolo…”,”GRAS-159″
“BERNARDI Giovanni”,”Il disarmo navale fra le due guerre mondiali (1919-1939).”,”””Una prima manifestazione dell’intendimento della Germania di liberarsi dai vincoli derivantile dagli accordi navali stipulati con la Gran Bretagna nel 1935 e nel 1937 si ebbe sul finire del 1938, epoca in cui il Governo di Berlino comunicò a quella di Londra che, tenuto conto della situazione internazionale (44), aveva deciso, come gliene davano diritto l’accordo del 18 giugno 1935 e lo scambio di lettere del 17 luglio 1937: – di raggiungere nella costruzione dei ‘sommergibili’ lo stesso tonnellaggio posseduto dall’Impero britannico (45); – di armare con ‘cannoni da 203 mm.’ di calibro (8 pollici) ‘due Incr. B’ da 10.000 tons che aveva in costruzione. L’ «amichevole discussione» che ebbe luogo fra le due Parti a livello tecnico subito dopo non valse a far recedere dalla sua decisione la Germania, la quale si rifiutò anche di far conoscere agli esperti britannici con quale ritmo costruttiva essa si proponeva di raggiungere nei sommergibili il tonnellaggio posseduto dall’Impero britannico. Con questa sua decisione la Germania aveva senza dubbio agito formalmente nei limiti dei suoi diritti, malgrado ciò non pochi furono coloro i quali dissero che essa non aveva rispettato «lo spirito degli accordi». Sull’orizzonte politico si andavano frattanto addesando nubi sempre più minacciose: la Germania smembrava la Cecoslovacchia (15 marzo 1939) e si annetteva Memel (22 marzo); rispondevano Francia e Gran Bretagna assicurando la Polonia della loro assistenza qualora essa fosse stata oggetto di aggressione (31 marzo) ed iniziando con l’Urss negoziati per un trattato di alleanza (8 aprile). Replicava la Germania avanzando rivendicazioni su Danzica e il suo «corridoio»; l’istituzione della coscrizione militare obbligatoria in tempo di pace – fatto nuovo nella storia della Gran Bretagna – era la risposta di questa (27 aprile). Il 28 aprile Hitler, parlando al Reichstag dei rapporti anglo-tedeschi, affermava che la Gran Bretagna, con la sua politica di accerchiamento a danno della Germania, aveva soppresso le premesse che avevano condotto all’accordo navale del 1935′ (pag 687) [(44) La conferenza di Monaco era di tre mesi prima; (45) Essa, comunque, non avrebbe potuto superare, nel tonnellaggio globale, il 35% di quello dell’Impero britannico (vedasi Cap. XI, nr. 2)]”,”QMIx-042-FV”
“BERNARDINI Michele”,”Il mondo iranico e turco dall’avvento dell’Islàm all’affermazione dei Safavidi. Vol. II.”,”Michele Bernardini (Roma 1960) è professore associato di Lingua e letteratura persiana nell’Università degli studi di Napoli, L’Orientale, Autore di diversi saggi sulla storia e letteratura dell’Iran e dell’Asia Centrale, si è dedicato in particolare al rapporto intercorrente tra l’elemento persiano e quello turco nell’Islam. É direttore della rivista Eurasian Studies.”,”VIOx-044-FL”
“BERNARDINI David”,”””Pugni proletari e baionette prussiane””. Il nazionalbolscevismo nella Repubblica di Weimar.”,”Davide Bernardini (1988) ha conseguito il Dottorato in Storia dell’Europa presso l’Università degli Studi di Teramo. Ha pubblicato tra l’altro ‘Contro le ombre della notte. Storia e pensiero dell’anarchico Rudolf Rocker’ (Zero in condotta, 2014). Fa parte della redazione della ‘Rivista storica del socialismo’ e collabora con la cattedra di Storia del pensiero politico contemporaneo presso il dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano. Laufenberg e Wolffheim. “”Laufenberg e Wolffheim avevano iniziato il loro sodalizio umano e politico nelle fila della SPD di Amburgo. Contrari all’approvazione dei crediti di guerra da parte del gruppo parlamentare socialdemocratico nell’agosto 1914, i due erano rimasti attivi durante la prima guerra mondiale. Nel 1915 pubblicarono un libretto nel quale identificavano nel proletariato il realizzatore di una repubblica pangermanica centralizzata, ipotizzando la coincidenza tra questione nazionale e questione democratica (37). Nel novembre 1918 parteciparono ai moti rivoluzionari di Amburgo raccogliendo migliaia di sostenitori tra i lavoratori del porto ed entrarono in conflitto con la dirigenza della SPD (38). La loro successiva adesione alla KPD tuttavia non durò molto. Nell’ottobre 1919 infatti Laufenberg e Wolffheim ruppero con la sua dirigenza, guidata da Paul Levi, in quanto contrari alla centralità del partito a livello organizzativo e presero parte alla costituzione della Kommunistische Arbeiterpartei Deutschland (KAPD), fondata nell’aprile 1920. La firma del Trattato di Versailles rappresentò un trauma per la corrente amburghese. Nella seconda metà del 1919 Laufenberg e Wolffheim ipotizzarono quindi l’inizio di una «seconda rivoluzione», ossia una «guerra popolare rivoluzionaria» capace di riaprire le sorti del conflitto e battere sia il capitalismo internazionale sia il suo alleato in Germania, il «sottile strato» della borghesia affarista tedesca. Per rendere possibile ciò, incoraggiarono la costituzione di un’ Armata Rossa tedesca, l’alleanza con la Russia bolscevica e l’integrazione progressiva dei ceti medi nelle fila della classe operaia. Accusando la SPD di collaborazione con il capitalismo e la KPD di velleitarismo, Laufenberg e Wolffheim invitavano quindi la classe operaia a comportarsi come classe nazionale in lotta per la realizzazione della Germania tradita dalla borghesia (39). Nel dicembre 1919 Karl Radek, l’uomo di Mosca in Germania, pubblicò un articolo sulla rivista comunista “”Die Internationale”” nel quale condannava il «bolscevismo nazionale» di Laufenberg e Wolffheim. Quando lo scritto venne raccolto poche settimane dopo, all’inizio del 1920, in una brochure dal titolo ‘Contro il nazionalbolscevismo’, ecco che l’espressione «nazionalbolscevismo» entrò a far parte del lessico politico della Repubblica di Weimar (40). Un mese dopo la fondazione della KAPD, L. e W. firmarono un opuscolo nel quale definivano Levi il «giuda» della rivoluzione tedesca, riferendosi esplicitamente alle sue origini ebraiche, e facevano propria la leggenda (oggi diremo «fake-news») della «pugnalata alla schiena» messa in circolazione nel novembre 1919 dal generale Paul von Hindenburg (41). Arthur Goldstein, esponente di spicco della sezione berlinese della KAPD, condannò duramente i contenuti dell’opuscolo per reagire alla strumentalizzazione delle posizioni di L. e W. da parte della KPD per condannare in toto il suo partito (42). Poco dopo, Lenin intervenne nel dibattito condannando nel suo ‘Estremismo’ le «madornali assurdità del ‘bolscevismo nazionale’ (Laufenberg e altri), che nell’attuale situazione della rivoluzione proletaria internazionale si è spinto fino al blocco con la borghesia tedesca per una guerra contro l’Intesa» (43). In tutta risposta, Laufenberg e Wolffheim ribatterono criticando Lenin e sostenendo l’esistenza di un’effettiva convergenza tra il «movimento nazionalrivoluzionario», composto da quegli «strati» più «idealisti degli intellettuali» i quali avevano compreso che gli «scopi nazionali non possono realizzarsi che attraverso dei mezzi rivoluzionari», e quello «socialrivoluzionario». Anzi, «il movimento nazionalrivoluzionario e il movimento socialrivoluzionario si riducono l’uno all’altro; essi non hanno un’organizzazione comune, ma la loro unione politica si realizza nella pratica» (44). Nel corso del primo congresso ordinario della KAPD (1-4 agosto 1920) L. e W. vennero espulsi (45)”” (pag 29-30) [(37) Cfr: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim, ‘Demokratie und Organisation. Grundlinien proletarischer Politik’, Hamburg, Dr. Heinrich Laufenberg, 1915; (38) Cfr: Uwe Schulte-Varendorff, ‘Die Hungerunruhen in Hamburg im Juni 1919 – eine zweite Revolution?, Hamburg, Hamburg University Press; 2010; Klaus Weinhauer, ‘Lokale Ordnungen versus Arbeitsgemeinschaftspolitik? Arbeits – und Sozialbeziehungen im Hamburger Hafen 1916-1924’, in ‘Revolution und Arbeiter-bewegung in Deutschland 1918-1920’, Essen, Klartext-Verlag, 2013, p. 195-209; (39) Cfr. complessivamente: H. Laufenberg, ‘Zwischen der ersten und zweiten Revolution’, Hamburg, Willaschk & Co., 1919; H. Laufenberg e F. Wolffheim, ‘Revolutionärer Volkskrieg oder konterrevolutionärer Bürgerkrieg?’ Erste kommunistische Adresse an das deutsche Proletariat’, Hamburg, Buchverlag Willaschek & Co., 1919; (40) Karl Radek, ‘Die auswärtige Politk des deutschen Kommunismus und den Hamburger national Bolschewismus’, in Karl Radek e August Thalheimer, ‘Gegen den Nationalbolschewismus. Zwei Auffätze von Karl Radek und August Thalheimer’, Kommunistischen Partei Deutschlands (Spartaksbund), Berlin, 1920, p. 3-17; (41) Cfr: H. Laufenberg e F. Wolffheim, ‘Kommunismus gegen Spartakismus. Eine reinliche Scheidung’, Hamburg, Willaschek & Co, 1920; (42) Cfr: Arthur Goldstein, ‘Nation und Internationale. Eine kritische Auseinadersetzung mit dem Hamburger Kommunismus’, Berlin, KAPD, 1920; (43) Lenin, ‘L’estremismo, malattia infantile del comunismo’, Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 116; (44) Cfr: H. Laufenberg e F. Wolffheim, ‘Moskau und die deutschen Revolution. Eine kritische Erledigung der Bolscewistischen Methoden’, Hamburg, Willaschek & Co, 1920, p. 4; (43) Cfr: ‘Protokoll des 1. ordenlichen Parteitages der Kommunistischen Arbeiter-Partei Deutschland vom 1. bis 4 August 1920 in Beriln, ed. Clemens Klochner, Darmstadt, Verlag für wissenschaftliche Publikationen, 1981]”,”GERG-099″
“BERNARDINI Carlo MINERVA Daniela”,”L’ingegno e il potere. Disegno di un rapporto complesso, affascinante, inevitabile attraverso i tempi e i protagonisti.”,”Carlo Bernardini è nato a Lecce nel 1930 ed è ordinario di Metodi matematici della fisica all’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato vari testi divulgativi e universitari tra cui ‘Fisica e strumenti matematici’ (Editori Riuniti), ‘Che cos’è una legge fisica’, ‘Fisica degli atomi e dei nuclei’ (in collaborazione) Daniela Minerva è nata a Bologna nel 1958. Ha studiato filosofia all’Università di Bologna e giornalismo scientifico all’Università della California. Ha collaborato al settimanale L’Espresso. Contiene il capitolo 2: La guerra come motore delle invenzioni. Al cui interno vi sono capitoli sulla 2° seconda guerra mondiale: – Werner Heisenberg e la bomba tedesca (pag 84-88) – Frédéric Joliot e la bomba francese (pag 89-103) – Il progetto Manhattan (pag 104-111) “”Werner Heisenberg e la bomba tedesca. Tra la fine del 1938 e i primi mesi del 1939, dopo la scoperta della fissione nucleare dell’uranio da parte dei tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann, molta gente lavorò alacremente quei nuovi problemi di fisica nucleare e alle loro possibili applicazioni. Del progetto Manhattan parleremo fra poco. Assai più controverse, invece, sono le conoscenze sui programmi tedeschi sotto il nazismo. La scoperta della fissione dell’uranio era stata un vero fulmine a ciel sereno, dopo che gli italiani della scuola di Fermi, che pure avevano iniziato l’attività con i neutroni lenti già da alcuni anni, non erano riusciti però a identificare l’inaspettata natura del processo dominante accantonando come fantasiose le ipotesi dei coniugi Noddack che suggerivano che il nucleo di uranio si scindesse in due parti. Come oggi sappiamo, questo è ciò che effettivamente avviene nell’isotopo 235 dell’uranio, con grande liberazione di energia; l’isotopo è presente nell’uranio naturale in frazione non del tutto esigua, lo 0.7 per cento. Già nell’aprile del 1939 il fisico tedesco Wilhelm Hanle aveva fatto un seminario a Goettingen sulla possibilità di produrre energia nucleare mediante una pila a uranio-grafite: un rapporto sul seminario era stato inoltrato da Georg Joos al ministro dell’istruzione pubblica, che l’aveva girato a sua volta a Abraham Esau, delegato per la fisica al Consiglio delle ricerche del Reich. Nel frattempo, sia Nikolaus Riehl (un allievo di Hahn e di Lise Meitner) che Paul Harteck e Wilhelm Groth (due chimici-fisici) avevano ritenuto opportuno mettere al corrente l’autorità militare che, subito dopo, decise di coinvolgere numerosi istituti tedeschi nello studio dell’impiego della fissione. Alle ricerche sulla fattibilità di un reattore e sulla produzione di esplosivi nucleari si dedicarono numerosi scienziati di alto livello: tra di essi, Bothe, Clusius, Gerlach, Hahn, Harteck e Heisenberg. Rifiutò di partecipare l’olandese Peter Debye che, in quell’occasione, emigrò a Cornell, negli Stati Uniti, lasciando la direzione dell’istituto Kaiser Wilhelm a Diebner (nel luglio del 1942 gli succedette Heisenberg). Lo studio di fattibilità fu completato nel 1941, ma l’autorità militare ebbe qualche esitazione nel decidere l’inizio di un programma sperimentale in cui la possibilità di costruire una bomba si prospettava come non immediata se non remota. Tuttavia il programma ebbe inizio, e Heisenberg vi assunse un ruolo di primo piano: nel giugno del 1942 rischiò addirittura la vita per l’esplosione prodotta da una bolla d’idrogeno formatasi a causa dell’umidità su polvere metallica di uranio. A che punto erano arrivati gli scienziati tedeschi quando la guerra ebbe fine? La cosa non è completamente chiarita. Quando gli americani arrivarono in Germania, incaricarono un ufficiale della riserva di partecipare a una famosa missione di indagine segreta, la missione Alsos: l’ufficiale era il fisico di origine olandese Samuel Goudsmit, molto noto per avere scoperto, con George Uhlenbeck, una proprietà degli elettroni nota come «spin». La missione aveva lo scopo di rintracciare ogni documento sull’attività nucleare dei tedeschi, e di dare la caccia agli scienziati che avevano partecipato a quella attività. Nel 1947, Goudsmit pubblicò un resoconto della vicenda in un libro che si intitolava ‘Alsos’ e che divenne ben presto famoso. Ma, nel corso del 1946, Goudsmit aveva già pubblicato alcuni articoli in cui egli cercava di mostrare al grosso pubblico quanto l’effetto del nazismo fosse stato disastroso per la scienza tedesca e quanto in generale fosse da respingere ogni forma di controllo militare sulla ricerca, anche in America. Più o meno nello stesso periodo, Heisenberg e von Weizsäcker, ritornati dal campo di prigionia inglese; avevano cercato di scrivere un articolo sul loro lavoro durante la guerra; l’articolo era stato bloccato in un primo tempo dall’autorità militare inglese in Germania, ma era poi uscito nel novembre 1946 sulla rivista «Die Naturwissenschaften». (…) In Heisenberg scatta, subito dopo la guerra, la molla dell’«effetto Kwai», sul quale torneremo. Egli vuole dimostrare che non avrebbe permesso di portare il progetto alle estreme conseguenze ma, al tempo stesso, tiene a descrivere il lavoro del suo gruppo come lavoro di altissima qualità che aveva già raggiunto importanti risultati”” (pag 84-86)”,”SCIx-507″
“BERNARDINI Carlo MINERVA Daniela”,”L’ingegno e il potere. Disegno di un rapporto complesso, affascinante, inevitabile attraverso i tempi e i protagonisti.”,”Carlo Bernardini è nato a Lecce nel 1930 ed è ordinario di Metodi matematici della fisica all’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato vari testi divulgativi e universitari tra cui ‘Fisica e strumenti matematici’ (Editori Riuniti), ‘Che cos’è una legge fisica’, ‘Fisica degli atomi e dei nuclei’ (in collaborazione) Daniela Minerva è nata a Bologna nel 1958. Ha studiato filosofia all’Università di Bologna e giornalismo scientifico all’Università della California. Ha collaborato al settimanale L’Espresso. Contiene il capitolo 2: La guerra come motore delle invenzioni. 2.1. I Krupp e l’identità tra stato e complesso militare-industriale Ci sono alcuni paragrafi dedicati alla 2° seconda guerra mondiale: – Werner Heisenberg e la bomba tedesca (pag 84-88) – Frédéric Joliot e la bomba francese (pag 89-103) – Il progetto Manhattan (pag 104-111) “”Nel 1933 Gustav Krupp, presidente della Confederazione dell’industria e contribuente ai fondi del partito, chiede l’introduzione del Führerprinzip in economia, che rafforzava la tendenza verso la concentrazione economica. Quasi contemporaneamente fu creato un consiglio per gli armamenti praticamente composto dai capitani d’industria. «Per avere un’idea della compenetrazione dell’elemento nazista col grande capitale, basti osservare che, nel 1940, dei 384 milionari che sedevano nei consigli di amministrazione e di sorveglianza di 24 dei maggiori trust, soltanto 240 tenefvano gli stessi posti prima del gennaio ’33: 144 nuovi milionari erano quindi creature del nazismo (14). L’aumento dell’attività dei Krupp fu esclusivamente connesso con la produzione di armamenti e il Führer divenne un regolare visitatore delle fabbriche di Essen. Nel 1935 si insediò un nuovo direttore del reparto armamenti, il poi tragicamente celebre Erich Müller, che iniziò la sua attività con venticinque costruttori e trenta tecnici. Qualche tempo dopo i costruttori erano 2000. Sempre nel ’35 uscì dai cantieri di Kiel un nuovo sottomarino e nel ’39 si produceva un sommergibile al mese, insieme a corazzate, portaerei e incrociatori. Da Essen venivano cannoni, proiettili e quant’altro servì a Hitler per invadere l’Europa. Nel frattempo si insediava a Essen il giovane Alfred, quello che per sarazzarsi degli altri eredi farà varare a Hitler la ‘Lex Krupp’ che riservava il diritto di eredità al primogenito maschio nell’industria. Il Führer, riconoscente per il buon acciaio, darà a Krupp parte del bottino di guerra: fabbriche e miniere in Francia, Belgio, Olanda e Austria, depositi di cromo in Jugoslavia, miniere di nichel in Grecia, ferriere e acciaierie in Unione Sovietica. Ma gli uomini di Essen partono per il fronte e la Gestapo porta ad ALfried prigionieri da Buchenwald e Auschwitz. Essen diventa un campo di concentramento nazista. È già degenerazione. E sarebbe fuorviante parlare degli ‘Sklaven’ di Alfried Krupp e dei campi di concentramento per bambini in un capitolo dedicato al complesso militare-industriale – ma ci è sembrato giusto prospettarne lo spettro”” (pag 74-75) [dal capitolo ‘2.1. I Krupp e l’identità tra stato e complesso militare-industriale’] inserire”,”QMIx-035-FV”
“BERNARDINI-DELLA-MASSA Gianpaolo”,”Origini e nascita delle Panzer divisionen – Nascita, evoluzione e trasformazione delle Panzer divisionen (1935-1945).”,”””Il primo ed il vero creatore della Panzerwaffe, l’Arma corazzata tedesca, fu certamente Guderian (16). Egli ne intuì le enormi potenzialità ed addestrò queste forze alle manovre relative da una profonda penetrazione strategica. Guderian inoltre – caso forse unico nella storia – fu anche l’esecutore decisivo; egli infatti avrebbe poi operato lo sfondamento di Sedan del 1940 e comandato le successive avanzate delle forze corazzate verso la Manica. Guderian cominciò ad interessarsi dei mezzi corazzati nel 122, allorché gli venne affidato un incarico nella””Inspektion der Kraftfahrtruppen”” (Ispettorato delle Truppe Motorizzate). Da allora cominciò a studiare le esperienze della Prima guerra mondiale ed i progressi realizzati nel dopoguerra nelle varie nazioni, tanto che nel 1928 divenne istruttore di tattica dei mezzi corazzati. I suoi “”allievi”” erano ufficiali di tutte le Armi, riuniti a Berlino nel “”Kraftfahr-Lehr-stab”” (Corpo d’istruzione dei Trasporti Motorizzati””, embrione della futura PanzerSchule. Dopo uno studio approfondito delle opere postbelliche sia francesi sia inglesi sui carri, Guderian concluse che le teorie francesi – le quali vedevano i carri some semplici mezzi d’appoggio della fanteria – erano da respingere, mentre si dovevano accettare quelle inglesi, secondo le quali i carri dovevano essere impiegati come arma a sé stante, assumendo il ruolo svolto dalla cavalleria nei secoli precedenti (17). Nel 1930 Guderian divenne comandante del 3° Kraftfahr-Abteilung e nei due anni successivi, procedé ad una radicale trasformazione del reparto: una compagnia venne dotata di carri da ricognizione, una di carri d’assalto e la terza di cannoni anticarro (18). Nell’ottobre del 1931 Guderian venne nominato CSM dell’Ispettorato delle Truppo Motorizzate, agli ordini di Lutz, completamente d’accordo e forte sostenitore delle sue idee. Varie considerazioni teorico-pratiche relative a queste “”simulazioni””, al credo di Von Seeckt, alle teorie di Liddell Hart (19) e Fuller (20) ed al limitato uso dei mezzi corazzati durante la Prima guerra mondiale (21), inducevano Guderian a considerare la Panzer Division, sostenuta dall’aviazine – quale tipo ideale di unità per l’inquadramento organico dei mezzi corazzati, formando così grandi unità meccanizzate pluriarma; queste unità venivano a costituire lo strumento fondamentale e decisivo nell’azione sia tattica sia strategica. Secondo Guderian, infatti: “”…i carri che agiscono … d’intesa con la fanteria non potranno mai avere un’importanza decisiva…””. Queste considerazioni trovarono, come sempre, sostenitori ed evversari: tra i primi ricordiano il Maresciallo von Blomberg (Ministro della Guerra nel 1933 al 1938) (22), il Gen. W. von Reichenau (23), i già citati von Seeckt e Lutz, e il Gen. von Fritsch (Comandante in Capo dell’Esercito) (24); tra i secondi ricordiamo solo il più importante: il Gen. Beck (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 1935 al 1938) (25) il quale considerava alla pari dello Stato Maggiore francese, le nuove unità motorizzate e corazzate utili per manovre di accerchiamento, ma restava convinto che la Fnateria (la cui mobilità nel 1939 era ancora assicurata, al 90%, dal cavallo) fosse ancora la regina del campo di battaglia; le nuove unità erano da inquadrarsi quindi, al massimo, a livello di brigata (28). Probabilmente, considerati il prestigio e l’autorità di cui godeva Beck, il suo punto di vista avrebbe potuto finire col prevalere se Hitler non fosse salito al potere e, poco dopo il suo insediamento alla Cancelleria del Reich (il 30 gennaio 1933) – dopo aver assistito ad una manovra dimostrativa in corso di svolgimento nel poligono di prova di Kummersdorff, e dopo che Guderian gli ebbi illustrato, in quell’occasone, le proprie idee – non avesse intuito subito le possibilità dei carri esclamando: “”Ecco quello che mi serve! Ecco cosa voglio!…”” (27)”” (pag 8-9) [(..); (23) Von Reichenau: descritto come uomo dotato di fredda e notevole intelligenza, fu tra i primi a tradurre in tedesco alcune delle opere di Liddell Hart. Guderian lo descrisse come dotato di “”mente pensante in senso progressista””; (25) Beck, fervente antinazista, si dimese nel 1938 in segno di protesta contro il proposito di invadere la Cecoslovacchia. Contiuò poi, fino alla fine, a guidare la “”fronda antihitleriana””; (…)]”,”QMIS-049-FGB”
“BERNAREGGI Adriano”,”I papi.”,”BERNAREGGI Adriano era Vescovo di Bergamo. “”La gravità singolare del pericolo è la più naturale spiegazione dell’ istituzione: ed è indubitato che essa (l’ Inquisizione ndr) rese un grande servizio alla civiltà, impedendo la diffusione del sovversivismo cataro. Sopravvisse tuttavia alla scomparsa dei Catari””.”,”RELC-106″
“BERNARI Carlo”,”Tre operai.”,”Carlo Bernari (pseudonimo di Carlo Barnard, Napoli 1909- Roma 1992) romanziere, giornalista, fotografo, a 13 anni viene espulso per ribellione da tutte le scuole del Regno. Entrato giovanissimo negli ambienti dell’ antifascismo, dopo la Liberazione diviene capo della cronaca romana dell’Unità. Ma nel ’49-50 si allontana dal Pci e lavoro per altre testate. Tra le sue opere ‘Tanto la rivoluzione non scoppierà’ (1976). ‘Tre operai’ è il romanzo di esordio. Teodoro, Marco e Anna, operai meridionali in una lavanderia sono i protagonisti di qusto romanzo pubblicato nel 1934. Siamo negl ianni tra il 1910 e il 1920 sullo sfondo delle grandi lotte che colminarono nel ‘biennio rosso'”,”VARx-014-FMDP”
“BERNAYS Edward”,”Propaganda. Comment manipuler l’opinion en democratie.”,”Opera inizialmente apparsa con il titolo ‘Propaganda’ presso le edizioni H. Liveright di New York nel 1928 e ristampata nel 2004. Edward L. Bernays è nato a Vienna nel novembre 1891, e morto più che centenario a Cambridge (Mass.) nel 1995. Per essendo poco noto avrebbe esercitato sulle democrazie liberali una influenza considerevole. Secondo l’autore della prefazione è difficile cogliere completamente le trasformazioni sociali, politiche ed economiche del ‘900 ignorando completamente l’opera di Bernays. Egli è considerato uno dei principali creatori dell’ industria delle pubbliche relazioni e quindi padre di ciò che gli americani chiamano ‘spin’, ossia la manipolazione delle notizie, dei media, dell’opinione pubblica, la presentazione partigiana dei fatti. Le campagne politiche (pag 94-95)”,”FOLx-031″
“BERNECKER Walther L.”,”Anarchismus und Bürgerkrieg. Zur Geschichte der Sozialen Revolution in Spanien 1936 – 1939.”,”””Die Ansätze zu einer gewerksschaftlichen Zusammenarbeit wurden bereits wenige Monate nach dieser Übereinkunft durch den “”Bürgerkrieg im Bürgerkrieg”” erneut belaster. Für viele Historiker bedeuten die katalanischen Mai-Auseinandersetzungen, in denen die Aanrchisten in Barcelona schließlich auf das Drängen ihrer Führer hin den vereinten Kräften der Generalitat und des PSUC wichen, den Beginn von Ende der Revolution. Seit Wochen war es zwischen CNT-, FAI- und POUM-Anhänern einerseits, PSUC- und UGT-Mitgliedern andererseits zu blutigen Zwischenfällen gekommen, in Entsprechung dazu wuchsen die Faktoren einer künftigen gewaltsamen Entladung der Krisensituation. CNT-Patrouillen und PSUC-“”Guardias de Asalto”” lieferten sin in den letzten Apriltagen erbitterte Straßengefechte.”” (pag 73)”,”MSPG-200″
“BERNERI Camillo a cura di Pier Carlo MASINI e Alberto SORTI”,”Pietrogrado 1917 Barcellona 1937. Scritti scelti. In appendice: Il caso Berneri.”,”Gli anarchici nella Rivoluzione russa, Con Kerenski o con Lenin?, Bolscevismo e militarismo, Critiche (del mov anarchico) al bolscevismo, Dibattito sul federalismo, Una lettera a Piero Gobetti, A proposito del revisionismo marxista, La socializzazione, Il federalismo di Pietro Kropotkin, Anarco-sindacalismo, Q Stato, L’ operaiolatria, Due parole a Pietro Arcinov, Polemica con Carlo Rosselli, Socialisti libertari e liberali, Umanesimo e anarchismo, Il marxismo e estinzione dello stato, La dittatura del proletariato e il socialismo di Stato, Risposta a Ercoli (Togliatti) sulla rivoluzione spagnola, In difesa del POUM, Discorso in morte di Antonio Gramsci. Tesi: critica vs tutta la concezione marxista dello Stato da Marx a Lenin”,”ANAx-002″
“BERNERI Camillo”,”L’ ebreo antisemita.”,”Si tratta di una storia dell’ ebraismo antisemita.”,”EBRx-005″
“BERNERI Camillo a cura di Pier Carlo MASINI”,”Mussolini. Psicologia di un dittatore.”,”Camillo BERNERI, nacque a Lodi nel 1897 e morì a Barcellona il 5 maggio 1937. Iniziò adolescente a far politica tra le fila della gioventù socialista e alla scuola di PRAMPOLINI. Durante e dopo la guerra aderì all’ anarchismo partecipando alle agitazioni antimilitariste dell’ epoca. Antifascista militante, emigrato politico, partecipò alla guerra civile spagnola del 1936 svolgendo il ruolo di promotore della prima colonna di volontari italiani e come politico redasse a Barcellona il giornale in lingua italiana ‘Guerra di classe’. Fu ucciso dagli stalinisti durante le giornate di Barcellona del maggio 1937. Studioso e scrittore, attento alla vita sociale, ha lasciato una copiosa produzione di scritti. Questo saggio è inedito.”,”ITAF-104″
“BERNERI Camillo, a cura di Pietro ADAMO”,”Anarchia e società aperta. Scritti editi e inediti.”,”Pietro ADAMO (1959) è Dottore di ricerca in Storia. Si occupa della cultura politica del protestantesimo radicale e della storia della tradizione libertaria. Ha pubblicato saggi e libri. E’ autore di ‘Il dio dei blasfemi. Anarchici e libertini nella Rivoluzione inglese’ (1993), ‘La libertà dei santi. Fallibilismo e tolleranza nella Rivoluzione inglese, 1640-1649’ (1997), ‘La città e gli idoli. Politica e religione in Inghilterra, 1524-1572) (1999). Corporativismo, xenofobia, protezionismo. “”Che il proletariato industriale sia una delle principali forze rivoluzionarie in senso comunista è troppo evidente perché ci sia da discutere a questo proposito. Ma è, d’altra parte, evidente che l’ omogeneità di quel proletariato è più nelle cose che negli spiriti (…). Il particolarismo degli operai delle industrie è troppo evidente perché ci si lasci andare alle generiche e generalizzatrici esaltazioni che di essi fanno taluni dei marxisti e dei marxisteggianti. L’ egoismo corporativo negli Stati Uniti ha condotto ad una vera e propria politica xenofoba, e le corporazioni tipicamente industriali si sono mostrate sempre tra le più accanite nel richiedere al governo l’ interdizione all’ immigrazione operaia. Lo stesso nella Nuova Zelanda. Ma limitiamoci all’ Italia. Gli operai delle industrie hanno sempre favorito il protezionismo industriale. Il libro di G. Salvemini, Tendenze vecchie e nuove del movimento operaio italiano (Bologna 1922), è ricco di esempi, a questo proposito.”” (pag 148)”,”ANAx-194″
“BERNERI Camillo”,”Guerra di classe in Spagna (1936-1937).”,”Si tratta di dodici articoli di Camillo BERNERI apparsi sul giornale “”Guerra di Classe”” (Barcellona 1936-1937) La caduta di Madrid. “”Madrid, l’ allegra Vienna iberica, rinnova le gesta di Sagunto. Dal walzer è passata all’ “”Eroica””. Epica, teatro di eroismi di milizie e di folla che fanno impallidire quella della Comune parigina, essa disillude le speranze belluine dei generali, ne sventa i calcoli minuziosi, ne smentisce le vanterie. Essa resiste e resisterà. Se la pietà delle folle è sorda, se l’ Europa non sa più sdegnarsi, ebbene il mondo intero sarà stupito dall’ energia. Madrid non sarà presa, Potrà essere interamente distrutta, ma non mai occupata vivente. La morte, l’ esodo e le fiamme ne faranno una Pompei.”” (pag 22) Blum. “”La malafede di Mussolini e di Hitler è evedente quanto la stupida prudenza di Blum. Mussolini ha mandato in Spagna almeno ventimila uomini; mentre vi sono in Ispagna, secondo “”L’ Ami du Peuple”” e secondo l’ “”Echo de Paris””, non meno di trentamila soldati tedeschi. Il governo italiano e quello tedesco continueranno a inviare contingenti, armi e munizioni. La neutralità anglo-francese è stata, è e sarà sempre più un ipocrita intervento a favore del fascismo spagnolo, di quello tedesco e di quello italiano. Accettare il blocco di controllo vale porre sullo stesso piano il governo legale e un’ armata di faziosi, vale porre l’ Europa al bivio: o lo scoppio della guerra o il trionfo del fascismo. Ed il trionfo del fascismo è la guerra inevitabile in un prossimo domani. La politica blumista non ha mai presentato una linea precisa e coerente perché dominata dalla paura e dalla tendenza al compromesso. E’ una politica socialdemocratica. Il Partito Comunista francese aderendo ad essa, è venuto a strappare una delle sue poche belle pagine.”” (pag 42-43)”,”MSPG-133″
“BERNERI Camille”,”Guerre de classes en Espagne.”,”””L’ho detto e lo ripeto: la guerra civile può essere vinta sul terreno militare ma il trionfo della rivoluzione politica e sociale è minacciato. I problemi di domani, in Spagna, sono ormai indissolubilmente legati agli sviluppi internazionali della guerra civile”” (pag 25)”,”MSPG-281″
“BERNI Ivan, a cura di Barbara BISCOTTI”,”28.09.1864. La Prima Internazionale.”,”””La prima internazionale aveva gettato le fondamenta dell’organizzazione degli operai per la preparazione del loro assalto rivoluzionario contro il capitale, ponendo le condizioni necessarie per (…) il socialismo”” (Lenin, (L’internazionale e il suo posto nella storia’, 1919) In bibliografia: citati tra l’altro: “”Il lavoro dello storico Gianmario Bravo è pregevole anche per un volume di sintesi di Pantarei del 2014 ‘Marx e la Prima Internazionale’ “”che analizza il ruolo del pensatore tedesco e rintraccia nella sua opera di direzione i segnali di sviluppo del vmomento operaio e dei partiti socialisti e comunisti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento”” (pag 153-154) “”Il lavoro di James Guillaume, ‘L’Internazionale, documenti e ricordi, 1864-1878’, Centro studi libertari Camillo Di Sciullo, Chieti, 2004, che ricostruisce il confronto con la componente marxista mettendo il rilievo l’originalità del pensiero libertario. La particolarità di questo testo sta nella scrittura in prima persona da parte di Guillaume, che dell’Internazinoale fu senza alcun dubbio il principale esponente della Svizzera romanda”” (pag 154)”,”INTP-095″
“BERNINI Fabrizio”,”Il Giustiziere di Dongo. Walter Audisio: il colonnello Valerio. Luci ed ombre sulla fucilazione del secolo, quella del Duce e di Claretta Petacci.”,”BERNINI Fabrizio, pubblicista, si dedica da decenni alla storia del fascismo, della resistenza e dell’età contemporanea. E’ la prima biografia di Walter Audisio a trent’anni dalla morte. Questione istanza e ‘abiura dei principi sovversivi’ fatta a Mussolini per essere liberato dal confino a Ponza (pag 36)”,”PCIx-334″
“BERNKOPF TUCKER Nancy a cura; saggi di Shelley RIGGER, Steven PHILLIPS T.J. CHENG Michael D.SWAINE Michael S CHASE Nancy BERNKOPF TUCKER”,”Dangerous Strait. The U.S. – Taiwan – China Crisis.”,”Saggi di Shelley RIGGER, Steven PHILLIPS T.J. CHENG Michael D.SWAINE Michael S CHASE”,”ASIx-118″
“BERNOCCHI Piero”,”Per una critica del ’68. Considerazioni per l’ oggi e il domani.”,”Nel 1968, Piero BERNOCCHI è stato un dirigente del movimento studentesco nelle Facoltà scientifiche di RRoma e uno dei responsabili dell’ intervento operaio nelle fabbriche e nei cantieri. Oggi fa parte dei Cobas della scuola.”,”ITAC-038″
“BERNOCCHI Piero, con saggi di BIRMAN, KANTOROVICH, LEONTEV, NOVOZHILOV, OMAROV, MANEVICH, VOLKOV, PETRAKOV, SELJIUNIN, VJATKIN, JANOV, KOPYSOV, LEVIKOV, LEONTIEV”,”Le “”riforme”” in URSS. Da Liberman al XXV Congresso del Pcus.”,”Piero Bernocchi è nato a Foligno nel 1947 e vive a Roma, dove si è laureato in matematica con una tesi su Circolazione e riproduzione semplice del capitale e pianificazione. Impegnato attivamente nel movimento studentesco romano dal 1968, è stato successivamente dirigente dei Nuclei comunisti rivoluzionari e di Avanguardia comunista. Ha collaborato alla rivista francese Autogestion et socialisme. Ora partecipa al movimento di lotta nato nell’università di Roma e prosegue lo studio delle società cosiddette socialiste.”,”RUSU-135-FL”
“BERNOCCHI Piero MASSARI Roberto”,”C’era una volta il Pci… 70 anni di controstoria in compendio.”,”Sono di Bernocchi ‘Il peccato originale del Pci’ e la Terza parte (cap, 6,7,8,9,10,11) – Sono di Massari la Prima parte (cap. 5). Gli autori ringraziamo Paolo Casciola, Antonella Marazzi, Vincenzo Palumbo e Giorgio Amico per l’aiuto prestato. Togliatti e lo sterminio del PC polacco (1937-39) (cap. 3) (pag 44-49) “”Lo scioglimento del Kpp – fedelissimo a Stalin benché le sue origini risalissero alla Sdkp fondata a Varsavia nel 1894 da Rosa Luxemburg e Leo Jogiches – fu deciso nella primavera del 1937, ma fu reso pubblico a cose fatte solo a marzo del 1939, nel discorso di Dmitrij Z. Manuil’skij al XVIII Congresso del partito panrusso (futuro Pcus). In mezzo c’era stata la risoluzione di scioglimento del Kpp sottoposta nel novembre 1937 a Stalin (che di suo pugno vi annotò «Dovevamo farl due anni prima»: nel 1935?! che voleva dire?) e adottata dal Presidium del Celc il 16 agosto 1938. Ivi si denunciava l’infiltrazione di spie fasciste, la trasformazione dei suoi deputati in agenti di Jozef Pilsudski e dele sue forze armate, con l’immancabile accusa di «trotskismo». La firmavano il bulgaro Dimitrov, i russi Manuil’skij e Moskvin, il finlandese Kuusinen, il tedesco Florin e l’italiano Ercoli, cioè Palmiro Togliatti. (…) Il Kpp fu sciolto gradualmente, dalle cellule della periferia verso il centro, e nella più assoluta segretezza. Come apparato centrale aveva dato l’ultimo segno di attività a marzo 1937, anche se l’organo ‘Czerwony Sztandar’ (Stella Rossa) continuò ad apparire fino a maggio 1938. Dei 3.817 militanti presenti in Urss, ne sopravvisse un centinaio e nessun dirigente. All’agente cominternista bulgaro, Anton Kozinarov, fu dato l’incarico di sciogliere le cellule dei polacchi nella Brigate internazionali in Spagna. L’intero gruppo dirigente scomparve nel nulla e dalle scarne ricostruzioni postbelliche risulta solo che l’ex deputato Adolf Warski (Warszawki) fu tra i primi ad essere ucciso; Maksymilian Horwitz fu fucilato a settembre 1937; il segretari generale Lenski (pseud. di Julian Leszczynski) fu fucilato a Mosca; Wera Kostrzewa (psed. di Maria (Marianna) K.S. Koszutska) morì in carcere nel 1939; l’ex cekista Jozef Unszlicht fu fucilato nel 1938; Stanislaw Bobinski fu arrestato a giugno e fucilato a settembre 1937 dopo un processo durato circa 20 minuti; il vicepresidente dell’Accademia bielorussa delle scienze, Tomasz Jan Dabal, fu ucciso dopo aver confessato i suoi presunti «crimini»; il celebre poeta futurista Bruno Jasienski, fu fucilato nei pressi di Mosca, mentre la sua seconda moglie Anna finiva per 17 anni nel Gulag; Edward Prochniak, membro dell’Esecutivo del Comintern rifiutò di confessare e fu fucilato ad agosto 1937, il giorno stesso della condanna. Sorti analoghe toccarono a Witold Wandusrki, Albert Bronkowski, Wladyslaw Stein-Krajewski, Jozef Feliks Ciszewski, Saul Amsterdam e ad altri quadri dell’apparato. Michele Nobile ha esposto cifre e dati sull’eliminazione fisica dei comunisti polacchi in un suo lavoro inedito, utilizzando testi di Norman Davies, William Chase, Jaff Schatz, Dante Corneli, Walter Laqueur, Marian K. Dziewanowski e Victor Zaslavsky. Tanta brutalità servì a far scomparire oltre al gruppo dirigente, anche ‘l’intero’ Kpp (compresi il Kpzb e il Kpzu) che ‘in quanto tale non fu ricostituito. Fu solo dopo l’aggressione all’Urss’ – quando Stalin volle utilizzare in funzione antinazista ‘tutti i polacchi e non solo i comunisti sopravvissuti’ – che Mosca creò un suo sostituto (gennaio 1942): il Partito dei lavoratori polacchi (Ppr), «ufficialmente» non comunista e non affiliato al Comintern. (…) Come in tante altre vicende compromettenti, anche questa volta Togliatti fece in modo di non lasciare tracce del ruolo personale da lui svolto. Al punto che lo ‘Stato Operaio’ del 15 aprile 1939, nel riportare il discorso di Manuil’skij eliminò la parte riguardante la Polonia. (…) Tuttavia, la prova «storica» che furono i quattro membri della segreteria a dirigere quella cruenta operazione si avrà in era krusceviana. La segnalò molto bene Renato Mieli nel suo libro del 1964 (‘Togliatti 1937’), ricavandola dalla Dichiarazione per la riabilitazione delle vittime del 1937-39 pubblicata sull’organo del Poup, ‘Trybuna Ludu’, del 19 febbraio 1956″” (pag 45-46) “”Isaac Deutcher fu il primo – e quasi unico per molto tempo – a far luce sulla vicenda, in una celebre intervista del 1957 pubblicata da ‘Les Temps Modernes’ nel 1958, ma tenuta nascosta al grande pubblico dal governo polacco di allora (Gomulka). Fu inchlusa nella raccolta di saggi che nel 1970 curò Tamara Deutscher, ‘The making of a revolutionary’ (Lenin frammento di una vita, Laterza, 1970, pp. 97-152] (nota 2, pag 46)”,”PCIx-490″
“BERNOTTI Romeo, Amm.”,”La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 1941-1943.”,”Fase cruciale nel Mediterraneo (gennaio-ottobre 1942). Difficoltà dell’Italia di proteggere i propri convogli, il traffico tra l’Italia e la Libia. “”La protezione dei convogli contro le eventuali azioni di navi di superficie era assai onerosa, benché la Marina italiana avesse nel Mediterraneo orientale è in quello centrale una decisa prevalenza. Il gruppo navale dislogato a Malta nel gennaio 1942 consisteva di un incrociatore leggero e un cacciatorpediniere: per la perdita di due corazzate inflitta nella notte sul 19 dicembre 1941 dai mezzi italiani d’assalto e per la situazione nell’Oceano Indiano la flotta inglese del Mediterraneo orientale, rimasta priva di corazzate e di navi portaerei, era ridotta a 6 incrociatori leggeri, con circa 12 cacciatorpediniere. Ma aveva superiorità di mezzi tecnici: quindi era difficile da parte italiana dosare economicamente le forze per la protezione dei convogli, per garantirsi contro sorprese, come quelle che negli ultimi mesi del 1941 avevano causato al traffico gravissime perdite. (…) Tale sistema imponeva alle forze navali un continuo logorio; le costringeva ad affrontare molti rischi per i pericoli aerei e subacquei, con forte consumo di combustibile (1). Nel fare queste constatazioni, il Comandante di Squadra navale italiana, in un suo rapporto faceva rilevare che l’uscita in mare di tante navi da guerra, per un convoglio di 6 piroscafi, era sproporzionata all’entità delle presumibili offese nemiche, senza garantire la sicurezza del convoglio, perché avendo scarsità di cacciatorpediniere si era costretti a disperderli per assegnarli alla difesa dei vari gruppi della forza navale. In particolar modo la scarsità dei cacciatorpediniere era sentita in relazione al pericolo subacqueo: infatti al principio del 1942 la Marina britannica aveva nel Mediterraneo circa 30 sommergibili, dei quali 10 con base a Malta e 12 nel Mediterraneo orientale. Nonostante i progressi nell’azione contro i sommergibili le perdite subite dal naviglio mercantile, per effetto delle offese subacquee, costituivano circa un terzo del totale, perché le condizioni geografiche consentivano poca variabilità delle rotte. Supermarina riconosceva quanto fossero fondate le predette osservazioni; ma le corazzate erano adibite al servizio di scorta ai convogli, avendo il Comando Supremo impartito ordini in tal senso, per ragioni d’indole morale: oltre che per la difesa contro le navi di superficie le corazzate incorporate nel convogli costituivano una protezione contro gli attacchi dall’aria, poiché esse disponevano di poderoso armamento di artiglierie contro i velivoli. La Marina italiana non aveva costruito né trasformato navi per il compito particolare della difesa contraerei (che la Marina inglese affidava a incrociatori da 4000 a 5000 tonnellate) e ne risentiva la mancanza. Sebbene fortemente scortati contro gli attacchi delle navi di superficie e contro i sommergibili i convogli rimanevano vulnerabili agli attacchi dall’aria”” (pag 168-169)”,”QMIS-029-FGB”
“BERNOTTI Romeo, Amm.”,”La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 1943-1945.”,”Romeo Bernotti, Ammiraglio designato d’Armata. ‘Prezioso tempo perso dell’Italia dal 25 luglio all’8 settembre’. “”Da tre giorni erano in corso i movimenti dei convogli per lo sbarco nel golfo di Salerno; perciò alla 17h 30m dell’8 settembre Eisenhower inviò al governo italiano un duro telegramma, che impose la proclamazione dell’armistizio alla radio entro le 20h, minacciando in caso contrario di annullare e rendere di pubblica ragione le trattative concluse. Il governo italiano dové constatare di aver perduto ogni libertà di azione; perciò alle 19h 45m il Capo del governo annunziò alla radio l’armistizio, dichiarando che le forze italiane cessavano le ostilità contro quelle anglo-americane, tenendosi pronte a reagire «ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». Per il modo in cui divenne terreno di lotta fra eserciti stranieri l’Italia rimase come un relitto travolto dalla tempesta. Nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre lo sviluppo degli avvenimenti aggravò la situazione italiana, peggio che se l’Italia avesse mutato l’atteggiamento politico nei giorni immediatamente successivi alla crisi del regime. Il crollo del fascismo aveva costituito una sorpresa per la Germania; ma quel vantaggio non fu sfruttato, lasciando alla Germania il tempo di predisporre l’azione premeditata contro l’Italia: contemporaneamente le trattative con gli anglo-americani ebbero come unico effettivo risultato la resa incondizionata”” (pag 104) La bomba atomica e la resa del Giappone. “”Strenuamente il Giappone aveva combattuto, ma il suo atteggiamento finale era diverso da quello che aveva spinto la Germania alla resistenza fino all’invasione del territorio nazionale. Infatti, dopo la guerra 1914-18, in Germania era stata diffusa l’opinione che la resa fosse avvenuta quando la nazione non era ancora sconfitta: la vittoria finale dell’Intesa – scrisse Ludendorff – non fu determinata dalle battaglie ma dalla rivoluzione, che non permise di impegnare le battaglie». Fra i concetti fondamentali della dottrina nazista era stabilito che la nuova guerra dovesse essere combattuta fino all’ultimo. Nel 1944 alte autorità come l’Ammiragliato Doenitz e il Generale Jodl avrebbero voluto intavolare trattative di pace, se gli alleati non avessero opposto la pregiudiziale della resa incondizionata; quindi fu incontrastata la volontà di Hitler, che era risoluto a continuare la lotta. Il Supremo Consiglio di guerra giapponese aveva invece riconosciuto, nel maggio 1945, la necessità di porre termine alla guerra, perciò il Governo aveva insistito ripetutamente per iniziare trattative con gli anglo-americani, anche per mezzo dell’ambasciatore giapponese a Mosca. Dunque il Giappone dalla metà di maggio aveva già riconosciuto la propria sconfitta; se gli alleati anzichè trasmettere il drastico ultimatum avessero accolto la richiesta di trattative sarebbe stata possibile la conclusione di un armistizio, nel quale il Giappone avrebbe dovuto effettivamente accettare le condizioni imposte, perché non poteva fare altrimenti. Ma la proclamazione dei termini dell’ultimatum ferì l’orgoglio nazionale del Giappone, che perciò rispose con un rifiuto. In conseguenza il Presidente Truman diede al Generale Spaatz l’ordine di far gettare la bomba atomica su una delle città prestabilite, con facoltà di scegliere la data, l’ora e l’obiettivo, dopo il 3 agosto. Alle 8h 15m del 6 agosto un velivolo B 29 gettò la bomba atomica su Hiroshima, città di 340.000 abitanti, sulla costa settentrionale del Mare Interno (a nord di Kure) in terreno pianeggiante. La bomba fu lanciata con paracadute dalla quota di 9 mila metri. Il lampo dell’esplosione fu visto a 270 Km; la bomba produsse una nube di vapori alta circa 12.000 metri e causò 60 mila vittime. Dopo quel terribile avvenimento il Presidente Truman nelle pubbliche dichiarazioni fece note che per la realizzazione della bomba atomica erano stati spesi 2 bilioni di dollari e che era stato ordinato di usarla «per abbreviare la guerra, cioè per salvare migliaia di vite di americani, inglesi e giapponesi». Egli aggiunse che se i giapponesi non avessero accettato i termini prestabiliti per la capitolazione «si sarebbero esposti a una pioggia rovinosa dall’aria, quale non fu mai vista su questa terra». L’8 agosto l’Urss dichiarò guerra al Giappone. Il Ministro degli Esteri Molotov nel darne comunicazione all’Ambasciatore giapponese a Mosca informò che l’intervento della Russia mirava a «ridurre il numero delle vittime e facilitare il rapido ritorno alla pace mondiale». Il 9 agosto le armate rosse invasero la Manciuria. Alle 12h dello stesso giorno un velivolo B 29 gettò l’altra bomba atomica su Nagasaki, città di 260.000 abitanti nell’isola di Kyushu, causando 39.000 vittime. Il giorno seguente a quella nuova strage, cioè il 10 agosto, il governo giapponese annunziò alla radio che era pronto ad accettare i termini della dichiarazione di Potsdam del 26 luglio, «nell’intesa che non fossero pregiudicate le prerogative dell’Imperatore come Sovrano regnante». (…) Le bombe atomiche furono usate in virtù del possesso di basi avanzate. «Senza il potere marittimo – ha scritto l’Ammiraglio King – non avremmo avuto il possesso di Saipan, né quello di Iwo Jima e di Okinawa, che furono le basi dei velivoli per l’impiego dei quelle bombe»”” (pag 482-484)”,”QMIS-030-FGB”
“BERNOTTI Romeo, Amm.”,”La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 1939-1941.”,”””Il fattore marittimo ebbe principale influenza sulla decisione del Comando Supremo germanico di procedere alla conquista della Crimea. Per la sua posizione centrale nel Mar Nero la penisola di Sebastopoli aveva grande importanza come base aerea e navale; inoltre le truppe sovietiche dislocate in Crimea costituivano una latente minaccia, e per eliminarla non bastava che fossero tagliate le comunicazioni fra la Crimea e il retroterra, poiché, avendo il dominio del mare, i russi potevano eseguire gli sbarchi. Il possesso della Crimea assicurava alla Russia il dominio del Mare di Azov, anche quando gli eserciti invasori riuscissero ad occupare la costa settentrionale di quel mare avanzando fino a Rostow. (…) Da tutto ciò si comprende come la Crimea avesse per la Russia un valore strategico inestimabile. Nel 1854 la Gran Bretagna e la Francia avevano attaccato la Crimea perché costituiva un obiettivo limitato; ma nel nuovo conflitto, avendo la Russia la padronanza del mare, il possesso della Crimea dava al difensore i massimi vantaggi nell’azione controffensiva. La conquista della Crimea era dunque necessaria per ulteriori operazioni degli eserciti germanici”” (pag 469-470) “”La strenua resistenza collettiva consentiva alla Russia il tempo necessario per mettere in valore le risorse di cui disponeva nel suo enorme spazio, e di ricevere aiuti da oltremare. Roosevelt e Churchill stabilirono gli accordi per dare agli eserciti sovietici tutta l’assistenza possibile: durante la Conferenza Atlantica, a metà agosto 1941, essi inviarono a Stalin un messaggio affermando la politica comune, e Roosevelt annunziò l’invio a Vladivostok di navi americane per trasporto di carburanti. Gli aiuti anglo-americani avevano per la Russia carattere indispensabile, che fu definito da Churchill e nei seguenti termini, nel discorso del 9 settembre 1941 alla Camera dei Comuni: “”Il bisogno è urgente e di grande entità. Una parte della produzione del ferro e dell’acciaio della Russia è caduta nelle mani del nemico. D’altra parte l’Unione Sovietica dispone da 10 a 15 milioni di soldati; perciò una Commissione anglo-russo-americana avrà il compito di organizzare i rifornimenti per potenziare quelle grandi masse””. I rifornimenti all’Urss potevano giungere per tre vie, cioè per quella del Mar Glaciale, chiusa nell’inverno dai ghiacci, per la via di Vladivostok, da cui rifornimenti dovevano percorrere circa 13.000 chilometri in ferrovia; e finalmente attraverso l’Iran, con possibilità di arrivare dal Golfo Persico al Mar Caspio con un percorso di 900 chilometri, e di avere così accesso al Volga, ossia al cuore della Russia. In conseguenza Churchill affermava la necessità dell’intervento anglo-russo nell’Iran; quell’intervento era già in atto dalla fine di agosto, col pretesto della presenza di cittadini dell’Asse accusati di attività antibritannica. La possibilità degli aiuti alla Russia era quindi connessa a tutto l’andamento della guerra marittima e al problema del tonnellaggio navale. La necessità degli aiuti alla Russia accresceva l’importanza del fattore marittimo sull’andamento generale del conflitto. Nell’ottobre gli Stati Uniti fecero credito all’Urss per un miliardo di dollari, in base alla legge “”prestiti e affitti””. Il 7 novembre Roosevelt dichiarò che “”la difesa dell’Urss era vitale per la difesa degli Stati Uniti””. Un mese dopo scoppiava la guerra tra gli Stati Uniti e il Giappone; così il conflitto assumeva carattere mondiale, ma la guerra in Europa manteneva importanza preminente, e sul fronte orientale gli eserciti germanici, come più tardi Hitler ebbe a dichiarare erano in situazione “”vicina al disastro”” (1)”” (pag 473-476) (1) Hitler fece questa ammissione nella successiva primavera quando il pericolo era stato temporaneamente superato. Ved. Relazione di Mussolini sull’incontro con Hitler a Salisburgo nei giorni 29-30 aprile 1942″,”QMIS-032-FGB”
“BERNSTEIN Samuel”,”Blanqui.”,”L’A è uno storico americano di idee sociali, autore di più studi sul movimento operaio FR e nel mondo. Altri libri dell’A: -The Beginnings of Marxian Socialism in France. NY. 1965 -Filippo Buonarroti. TORINO. 1949 – Buonarroti. PARIS. 1949 -Essays in Political and Intellectual History. NY. 1955 -The First International in America. NY. 1962 -Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association, New York, 1872-1876. MILANO. 1962 -Storia del socialismo in Francia dall’illuminismo alla Comune. 2 voll. ROMA. 1963″,”MFRx-041″
“BERNSTEIN Eduard”,”I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia. (Tit. orig.: ‘Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie’, 1899)”,”Apparsa nel 1899 quest’opera divenne il testo fondamentale del ‘Revisionismo’ della 2° Internazionale. Con un’abbondante documentazione economica e sociologica contestava i capisaldi della elaborazione teorica del marxismo: polarizzazione della società nelle due classi estreme, impoverimento crescente e proletarizzazione dei ceti medi, acutizzazione delle crisi economiche, teorie del crollo. Eduard BERNSTEIN (Berlino 1850-1932) storico del socialismo e uomo politico, fu per anni l’esponente più in vista della socialdemocrazia tedesca. Quest’opera provocò una vivace polemica con KAUTSKY e un largo dibattito al Congresso della SPD che a grandissima maggioranza respinse le tesi di BERNSTEIN. Costretto dalle leggi antisocialiste a lasciare la GERM, vi tornò solo nel 1901.”,”BERN-003″
“BERNSTEIN Samuel”,”The First International in America.”,”Altre opere di Samuel BERNSTEIN: -The Beginnins of Marxian Socialism in France (NEW YORK, 1933) -Filippo Buonarroti (PARIS, 1949) -Essays in Political and Intellectual History (NEW YORK, 1955)”,”INTP-011″
“BERNSTEIN Carl WOODWARD Bob”,”Tutti gli uomini del presidente. L’ affare Watergate.”,”Carl BERNSTEIN è nato nel 1944 e a vent’anni, abbandonati gli studi universitari, ha cominciato a lavorare come fattorino in un giornale. Quattro anni dopo è entrato al ‘Washington Post’ come reporter di cronaca. WOODWARD (1943) si è laureato in giurisprudenza all’ Università di Yale ed è divenuto anch’egli cronista di quel giornale.”,”USAS-065″
“BERNSTEIN Eduard; a cura di Heinrich August WINKLER”,”Die deutsche Revolution von 1918-1919. Geschichte der Entstehung und ersten Arbeitsperiode der deutschen Republik.”,”WINKLER (nato nel 1938) dal 1972 al 1991 è stato professore di storia a Friburgo. Autore di opere di storia del movimento operaio tedesco durante la repubblica di Weimar, dal 1991 insegna alla Humboldt-Universitat di Berlino.”,”BERN-013″
“BERNSTEIN Edward”,”Socialismo e socialdemocrazia.”,”Marxismo e blanquismo. “”Nella rivoluziuone del febbraio 1848 i rivoluzionari dei clubs erano spesso chiamati “”babouvisti”” e “”partito Barbés”” o, dall’ uomo che era divenuto il loro capo spirituale, “”blanquisti””. In Germania, Marx ed Engels, con i dati della radicale dialettica hegeliana, erano pervenuti a una dottrina molto simile al blanquismo””. (pag 57) Contro la Luxemburg. “”Noi non abbiamo constatato i sintomi precursori di un cataclisma economico di inaudita violenza e non possiamo qualificare di particolarmente effimero il miglioramento degli affari che si è realizzato dopo. Una terza domanda piuttosto si pone e che, d’altronde, la precedente già, in parte, comporta. Cioè se l’ enorme estensione territoriale del mercato internazionale, aggiunta alla straordinaria riduzione del tempo necessario alle comunicazioni e ai trasporti, non abbia a tal punto moltiplicato le possibilità ‘di compensare’ le perturbazioni e se la ricchezza enormemente accresciuta degli stati industriali d’ Europa, aggiunta all’ elasticità del credito moderno e all’ istituzione dei cartelli industriali, non abbia a tal punto diminuito la forza retroattiva delle perturbazioni locali e particolari, che, per un tempo abbastanza lungo, siano divenute improbabili delle crisi commerciali generali sul modello delle crisi precedenti. Questa questione, da me formulata in un libro sulla “”teoria del cataclisma”” socialista, ha dato luogo a numerosi attacchi. Essa ha, fra gli altri, incitato Rosa Luxemburg a farmi un corso sul credito e la facoltà di adattamento del capitalismo, corso pubblicato, sotto forma di una serie di articoli, nella “”Leipziger Volkszeitung”” del mese di settembre 1898. (…)””. (pag 126-127) Contro Parvus. “”Sono perfettamente cosciente della molto relativa capacità dimostrativa di trattazioni di questo genere, dove, per menzionare una sola cosa, l’ importantissimo fattore della ripartizione locale e della significazione politico-sociale dei gruppi è restato interamente fuor di questione. Ma non si tratta che di stabilire un criterio approssimativo per valutare la proporzione di quegli elementi della popolazione presso i quali le inclinazioni per il socialismo, ammesse in teoria, non siano di una natura unicamente occasionale. Che dire per esempio delle statistiche delle forze socialiste elaborate con dati di pura apparenza che Parvus, nel settimo articolo della sua serie, inalbera trionfalmente contro di me? Come se la grande superiorità numerica degli spossessati – paragonata al numero dei possessori – che egli mette avanti fosse qualcosa di nuovo o di sconosciuto! Vi sono anche stati dei giornali socialisti che dall’ esistenza – dimostrata da Parvus – dell’ esercito del proletariato”” forte di quindici milioni di individui, contro l’ “”esercito del capitale”” con solo 1.6 milioni di combattenti (a lato di 3 milioni di piccoli contadini e artigiani “”rovinati dal capitale””, ma non ancora caduti al livello proletario e 820.000 persone viventi in una relativa dipendenza dal capitale), hanno concluso con l’ imminenza della rivoluzione socialista. La calma veramente asiatica con la quale Parvus allinea i 5.6 milioni di dipendenti dell’ agricoltura nella rubrica “”esercito del proletariato”” non è superata che dall’ ardire con il quale scopre due milioni di “”proletari del commercio””.”” (pag 160-161)”,”BERN-016″
“BERNSTEIN Eduard ENGELS Friedrich, a cura di Helmut HIRSCH”,”Eduard Bernsteins Briefwechsel mit Friedrich Engels.”,”””Die ‘Bataille’ liegt in den letzen Zügen – c’ est une défaite, et méritée. Liss(agaray) entpuppt sich als total unfähig zum Journalisten und er wie seine Mitarbeiter Malon und Brousse appelieren an den chauvinistischen Deutschenhaß der Pariser gegenüber Guesde etc.: Marxistes, nébulosités allemandes etc. Was alles den Liss (agaray) nicht verhindert hat, dem Eigent(ümer) des “”Citoyen”” anzubieten, er wolle in die Red(aktion) eintreten! Die Redaktion hat das natürlich sofort zurückgewiesen (dies privatim).”” (pag 108, F.E. a E.B., 26.6.1882) “”La ‘Bataille’ mente fino all’ ultimo. E’ una disfatta, e meritata. Lissagaray emerge come totalmente inadatto al giornalismo (…)”””,”BERN-017″
“BERNSTEIN Eduard”,”Sozialdemokratische Völkerpolitik. Die Sozialdemokratie und die Frage Europa.”,”Der Krieg als Umleiter des Außenhandels. Es ist daher unmöglich, sich darüber zu täuschen, daß die Nachempfindungen, die Dieser Krieg verursacht hat, allein schon genügen würden, dem Handelsverkehr zwischen den Völkern der hauptsächlich beteiligten Länder tiese Wunden zu schlagen, auch ohne daß irgendwelche Zollgesetze ihm Schranken ziehen.”” (pag 193) La guerra come deviazione del commercio estero. “”E’ dunque impossible sbagliarsi sul fatto che solamente per i sentimenti che che questa guerra ha causato essa colpirà il commercio tra i principali paesi coinvolti, anche senza che siano alzate delle barriere doganali”””,”BERN-018″
“BERNSTEIN Edouard”,”Les présupposés du socialisme.”,”””Hanno fatto del socialismo una scienza. A noi di svilupparla in tutti i suoi aspetti””. (Engels, Antidühring) (in apertura al libro di Bernstein) “”Ho già scritto nel mio articolo sulla “”Teoria delle catastrofi”” che non bisogna fermarsi ai dati globali della statistica delle imprese; ma esaminare attentamente le sue differenti sezioni se si vuole prendere una giusta misura dell’ evoluzione. In certi articoli della serie “”Problemi del socialismo””, io mi ero sforzato di mostrare che il grado di sviluppo capitalistico di una impresa non si giudica unicamente dal numero dei suoi salariati. Parvus ha criticato in “”Sächsischer Arbeiter-zeitung’ l’ uso che io ho fatto delle cifre globali dei gruppi di imprese. Queste osservazioni non aggiungono niente in principio a quello che ho già detto e ripetuto prima di lui, e non chiariscono la questione dibattuta: la probabilità di una prossima catastrofe economica””. (pag 127) “”Le risoluzioni sul sistema cooperativo presentate dal consiglio generale dell’ Internazionale ai congressi di Ginevra e di Losanna testimoniano di questo cambiamento di atteggiamento, come pure un passaggio del libro di Eccarius, ‘Eines Arbeiters Widerlegung’. Quest’ultimo testo può essere dello stesso Marx; o almeno ha ricevuto la sua approvazione””. (pag 138) Giudizio sui Webb. “”Il libro di Sidney e Beatrice Webb ‘Teoria e pratica dei sindacati britannici’ rappresenta il lavoro più recente e più completo su questa questione. I suoi autori lo considerano, a giusto titolo, come un saggio sulla democrazia nell’ industria””. (pag 171)”,”BERN-019″
“BERNSTEIN Eduard”,”Sozialdemokratische Lehrjahre.”,”””Der theoretische Kampf sollte indes noch ein Nachspiel haben. C.A. Schramm mochte es nicht verwinden, daß er in der Polemik über die Bedeutung von Rodbertus für die Sozialdemkratie seine Position gegenüber Kautsky nicht hatte halten können. Er verfaßte eine Schrift “”Marx, Rodbertus und Lassalle””, in der er Marx und Rodbertus gleichmäßig als Stubengelehrte hinstellte, die zwar Wissenschaftlich Achtungswertes geleistet hatten, aber als Politiker nicht entfernt an Lassalle heranreichten, der durch kluges Vorgehen die Grundlagen einer leistungsfähigen politischen Arbeiterpartei gelegt habe. Er bot diese Schrift zuerst J.H.W. Dietz in Stuttgart zum Verlag an, der sie aber wegen ihrer inneren Unwahrheit ablehnte. Er fand dann in dem schon halb un halb der Partei entfremdeten Louis Viereck einen stimmungsverwandten Verleger für sie.”” (pag 151) « La lutte théorique devrait avoir entretemps encore une suite. C.A.Schramm ne pouvait pas déformer qu’il n’avait pas pu tenir sa position dans le Polemik sur l’importance des Rodbertus pour les Sozialdemkratie par rapport à des Kautsky. Il a écrit une écriture « Marx, Rodbertus et Lassalle », dans laquelle il a mis de manière égale Marx et Rodbertus en tant que savants de place qui avaient effectué certes scientifiquement la valeur de respect, mais en tant que politiciens, à le tout le n’élimine pas heranreichten qui a jeté par une procédure intelligente les bases à un parti ouvrier politique efficace. Il offrait d’abord cette écriture à J.H.W. Dietz à Stuttgart à la maison d’édition qui elle a toutefois rejeté à cause de son mensonge interne. Il a trouvé alors dans cela déjà demi les demi le parti le carré aliéné un éditeur stimmungsverwandten de Louis Viereck d’elle. » (pag 151)”,”BERN-020″
“BERNSTEIN Eduard”,”Der Sozialismus einst und jetzt. Streitfragen des Sozialismus in Vergangenheit und Gegenwart. (Il socialismo ieri ed oggi. Differenze del socialismo nel passato e nel presente)”,”””Le socialisme une fois et maintenant. Différends du socialisme dans les Passé et un présent.”” “”Die Frage ist nun: Woher kam der Zuwachs der ungelernten Arbeiter? Sie führt auf eine sehr charakteristische Erscheinung.”” Zum Teil zogen deutsche Arbeiter vom Lande als Tage löhner in die Stadt und wurden auf dem Lande durch Ausländer ersetzt, … La questione è adesso: da dove è venuto l’ aumento dei lavoratori non specializzati? Essa conduce ad un fenomeno molto caratteristico. I lavoratori tedeschi della terra in quanto che giornalieri sono stati attirati in parte nella città e sono stati rimpiazzati nelle campagne dagli stranieri (…). (pag 46)”,”BERN-021″
“BERNSTEIN Samuel”,”Storia del socialismo in Francia. Dall’ illuminismo alla Comune. I.”,”””Mai, prima d’allora, i rapporti tra le classi erano stati esaminati con altrettanto senso critico e inseriti così strettamente nella lotta politica. Linguet e Graslin, Morelly e Mably, persino Maréschal e Brissot, pur avendo intravisto gli elementi di inconciliabilità tra le classi, non li avevano considerati come fattori determinanti dei conflitti politici. Marat aveva indicato gli errori della rivoluzione, nel suo tentativo di dare una coscienza politica alle masse popolari. La sua dottrina politica, tuttavia, aveva oltrepassato il suo programma economico. Gli enragés e gli ebertisti ebbero più di Marat una visione chiara delle mete rivoluzionarie del popolo, pur non avendo essi stesso raggiunto la sua maturità politica. In Babeuf programma economico e programma politico si fusero. (…) Babeuf voleva sostituire quest’ ordine sociale con una società pianificata, in cui tutti gli uomini dovrebbero essere al tempo stesso produttori e consumatori. “”Non deve esserci né alto né basso, né primo né ultimo””. Gli sforzi di tutti “”devono costantemente convergere verso la grande meta sociale: la prosperità comune””.”” (pag 152)”,”MFRx-240″
“BERNSTEIN Samuel”,”Storia del socialismo in Francia. Dall’ illuminismo alla Comune. II.”,”Rivoluzione e Controrivoluzione 1848. “”Lo scoppio della guerra civile era prevedibile fin dal primo giorno. Nei quattro giorni dei combattimenti di strada, Cavaignac portò sistematicamente avanti il suo piano per sottomettere Parigi. Quando Corbon fondatore dell’ Atelier, e Considérant, il fourierista, proposero un compromesso nell’ Assemblea, furono zittiti. Gli operai, che cinque mesi prima avevano costretto i monarchci e i ricchi proprietari a nacondersi o a passare la frontiera, furono ora schiacciati. Il contemporaneo Louis Ménard stimò che da quattrocento a cinquecento operai furono uccisi sulle barricate. Dopo il conflitto, la Garde mobile e i soldati di truppa ne massacrarono più di tremila. Il Peuple constituent, diretto da Lamemmais, affermò che circa quattordicimila persone furono gettate in prigione: di queste quattromila furono deportate dalle colonie o cacciate nei campo di lavoro forzato. Così severa fu la repressione che un’ inchiesta della Camera di commercio riferisce che le strade dei quartieri operai erano spopolate e che vi fu in quel tempo una forte penuria di operai meccanici. Giugno fu la vendetta di febbraio: la borghesia ritornava al potere sui cadaveri degli operai parigini.”” (pag 196)”,”MFRx-241″
“BERNSTEIN Eduard, a cura di Heinrich August WINKLER”,”Die deutsche Revolution von 1918/19. Geschichte der Entstehung und ersten Arbeitsperiode der deutschen Republik.”,”Profilo biografico E. BERNSTEIN (1850-1932), H.A. WINKLER (1938-), T. LOWE (1964-). (pag 352) I socialisti del Kaiser e gli Spartachisti “”Von solchen Blättern erst gar nicht zu reden, die, wie die schtzzöllnerische Londoner “”Morning Post””, das ganze deutsche Volk insgesamt für am Krieg und den Kriegsmissetaten schuldig erlklärten, gehörten für Blätter vom Einfluß der Pariser “”Temps”” sogar die politischen Führer der Partei der Mehrheitssozialisten zu den politisch Kompromittierten, waren sie nur “”die Sozialisten des Kaisers”” gewesen. Nach diesem Blatt hatte im August 1914 der Reichstag, den die Regierung Wilhelm II. doch erst einberufen hatte, als der Krieg schon da war, schlechthin für den Krieg gestimmt. Logischerweise hätte also nur ein Deutschland, das von unabhängigen Sozialisten oder Spartakisten geführt war, den Anforderungen des “”Temps”” und gleichgesinnter Blätter Genüge geleistet. Abe eine Regierung der Spartakisten hieß nach außen in die Regierung von Verbündeten der Bolschewisten Rußlands, gegen die England und Frankreich (…)””. (pag 247-248)”,”MGER-134″
“BERNSTEIN Eduard a cura, scelta testi di Curt BARDAY Erich MAX”,”Was will die Zeit? Der soziale Gedanke. Leisätze aus den Schriften der Begründer des Sozialismus.”,”””Ist der Krieg nicht der permanente Zustand der Menschheit? Krieg gegen den Dämon, Krieg gegen die Ketzerei und die Philosophie, Krieg gegen das Fleisch und gegen den Geist; in Folge dessen Kriegen der Völker und der Regierungen untereinander, immerfort Krieg, Krieg überall.”” (pag 263, Proudhon) traduzione automatica: Se la guerra non è il permanente stato di umanità? La guerra contro il demone della guerra contro l’eresia, e la filosofia della guerra contro la carne e contro lo spirito, in conseguenza delle guerre dei popoli e dei governi tra di loro, sempre continuato guerra, la guerra in tutto il mondo”,”SOCx-146″
“BERNSTEIN Eduard”,”Cromwell and Communism. Socialism and Democracy in the Great English Revolution. (Tit.orig.: Sozialismus und Demokratie in der grossen englischen Revolution (1895))”,”””When, in April 1653, Cromwell forcibly dispersed the “”Rump”” of the Long Parliament, and summoned a Parliament consisting of 139 selected notabilities of the Independent party, and kwown as the “”Little”” or “”Barebone’s”” Parliament, Lilburne returned to London, contending that the sentence of banishment pronounced against him by the “”Rump”” was legally annulled by the mere fact that the latter had ceased to exist. But this was not Cromwell’s view. He ordered Lilburne to be arrested at once and tried for “”breach of exile””, which was punishable as an act to high treason. Again monster petitions pured in on Lilburne’s behalf, but they had no effect upon the Council of State any more tha had an open letter, published by Lilburne immediately after his return entitled ‘The Banished Man’s Suit, etc.’.”” (pag 155) “”The sympathy of the populace for Lilburne had risen to such a pitch as to cause Cromwell to keep several regiments ready under arms, in order to employ force, if necessary. Slips of paper with the inscription: ‘And what, shall than honest John Lilburne die! Three score thousand will know the reason why,’ were circulated in large numbers. As a matter of fact, the number of Lilburne’s partisans was not great as this, but quite aparte from the special easures taken by Cromwell, the pamphlets of the period dealing with Lilburne’s case reveal the intensity of the agitation at this moment, and the enormous popularity acquired by Lilburne. And after a twelve hours’ final hearing, in which Lilburne defended himself with his usual skill, the jury pronounced the verdict of “”Not Guilty””””. (pag 155-156)”,”BERN-023″
“BERNSTEIN Eduard”,”Zur Geschichte und Theorie des Sozialismus. Gesammelte Abhandlungen. Zweite Auflage.”,”BERNSTEIN Eduard “”Abwehr wider Kautskys Schrift: Bernstein und das socialdemokratische Programm’ (pag 406-416) (Difesa contro lo scritto di Kautsky: Bernstein e il programma socialdemocratico)”,”BERN-027″
“BERNSTEIN Eduard, a cura di Manfred STEGER”,”Selected Writings of Eduard Bernstein, 1900-1921.”,”BERNSTEIN Eduard Socialismo scientifico: le due scoperte che trasformano il socialismo in una scienza. “”The most influential socialist theory of our age, subscribed to by the great majority of engaged socialists, has been referred to by its founders, Karl Marx and Friedrich Engels, as “”scientific socialism””. In a famous chapter of his book ‘Anti-Dühring’, called “”The Development of Socialism from Utopia to Science””, Engels points to the two “”scientific”” discoveries of Marx that transformed socialism into a science: the materialist conception of history and the exposition of surplus value extraction in capitalist economy.This is the most authentic, though not the sole passage in which the term “”scientific”” has been claimed on behalf of Marx’s socialism. There exists a plethora of articles within the socialist literature, appearing before the 1877 edition of the ‘Anti-Dühring’, that make the same claim. Even the German socialist J.B. von Schweitzer, who usually sparred with Karl Marx, responded after his first reading of Marx’s Capital Vol. I by saying: “”Socialism is indeed a science”” [Eduard Bernstein, How Is Scientific Socialism Possible?, 1901] [in Eduard Bernstein, a cura di Manfred Steger, Selected Writings of Eduard Bernstein, 1900-1921, 1996] (pag 89) “”Still both the popularized literature of Social Democracy and parts of Engels’s writings (which, by the way, were endorsed by Marx) strongly emphasize the existence of “”surplus-value”” as the herald of a dawning socialist society. Likewise, ‘Capital Vol. I’ abounds with passages characterizing surplus-value as “”exploitation””. Whenever human relations are involved, the term “”exploitation”” carries a moral meaning. In German the term derives from world “”loot””, hence, in the case of capitalist economy, “”exploitation”” connotes robbery in disguise. After all aren’t capitalists depicted as social bandits, robbing the working class? But how can we reconcile this moral undertone with Engels’s passage? It seems to me that Engels attempts to answer this question himself: “”Something appearing false from an economic point of view might still be correct in a world-historical sense. If moral mass-consciousness declares as unjust an economic fact like slavery or serfdom, this is the proof that the economic fact has outlived its purpose. In other words, ‘other economic facts have emerged’, making the old ones both unbearable and untenable. Consequently, ‘behind’ a formal economic falsity there may hide a ‘true economic content'””.”” (pag 91-92) [Eduard Bernstein, How Is Scientific Socialism Possible?, 1901] [in Eduard Bernstein, a cura di Manfred Steger, Selected Writings of Eduard Bernstein, 1900-1921, 1996]”,”BERN-029″
“BERNSTEIN Irving”,”Turbulent Years. A history of the American Worker, 1933 – 1941.”,”BERNSTEIN Irving”,”MUSx-274″
“BERNSTEIN Richard MUNRO Ross H.”,”The coming conflict with China.”,”BERNSTEIN Richard ha studiato la storia cinese sotto John K. Fairbanks ad Harvard, è stato reporter dalla Cine per il Washington Post. Ha lavorato per il Time e il NYT. MUNRO Ross H. è un giornalista direttore di Asian Studies al Center for Security Studies a Washington. Anche lui ha esperienze di lavoro con il Time ed è capo redazione di Pechino del Globe and Mail.”,”RAIx-308″
“BERNSTEIN Irving”,”The Lean Years. A History of the American Worker, 1920-1933.”,”IWW (pag 141-142) Repressione e declino degli IWW. “”This IWW lost ground steadily in the industries where it had once been strong – lumber, metal mining, agriculture, and marine transportation. Its only significant activity, in fact, was in a new area – bituminous coal, where the collapse of the United Mine Workers invited radicals of all stripes. On August 21, 1927, IWW called a national one-day protest strike against the execution of Sacco and Vanzetti. The only workers to respond in substantial number were the coal miners of southern Colorado. This led to a stoppage over economic issues that began on October 18 and lasted four months, accompanied by much bloodshed and police terrorism. It was, in fact, the killing of six miners and the wounding of many others on November 21 at the Columbine Mine of the Rocky Mountain Fuel Company that led Miss Roche to overhaul that firm’s labor policy. Significantly, the agreement she made was with the UMW rather than with the IWW. This short-lived success in coal was to stimulate the Wobblies to later adventures in that industry. In 1929, however, they had little strength there or anywhere else. How many workers the IWW enrolled is difficult to say. An indication may be derived from the fact that only 719 ballots were cast in a nation-wide referendum early in 1929″”. (pag 142)”,”MUSx-298″
“BERNSTEIN Samuel a cura”,”Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association. New York: 1872-1876.”,”Già pubblicato in Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli, IV, 1961 (Documento 68) Lettera di Sorge a Engels (11 aprile 1873) (pag 64-65) “”(…) Last fall a great number of Italians were “”imported”” to this country & now made use of to supplant laborers on strike (3) (see “”Arbeiterzeitung””). The G.C. [General Council] wishes to make inquiry in Italy about the way & manner of their being sent to America, because it is suspected here, that they were “”imported”” for that purpose. (…)”” (pag 65) [(3) About 200 Italian immigrants were compelled by police terror to work as scabs during the strike of the New York gas workers. The ‘Arbeiter-Zeitung, April 12, 1873, ran a long story on the event and reported how the Italians protested vigorously. Several of them died in an attempt to escape. See documents 70 and 77] Documento 77. “”(…) Les ouvriers d’une des plus grandes fabriques de gas à New York demandèrent la réduction de leur travail à 8 heures (conformément aux lois des Etats-Unis et de l’Etat de New York) et si jamais une réduction fut juste, c’est dans le travail malsain et malpropre de la fabrication du gas. les propriétaires philanthropiques de ce monopole, loin d’être contents de leurs salaires et dividendes énormes, refusèrent cette demande et les ouvriers se mirent en grève. A cette vue la Commission d’émigration de l’Etat de New York, créée pour protéger et aider les pauvres émigrants accourut et ‘protégea’ et ‘aida’ la ‘pauvre’ compagnie du gas en lui envoyant quelques centaines d’émigrants Italiens pour supplanter les grévistes. Afin de protéger et aider sécurément les Italiens ils furent renfermés dans la fabrique pour y travailler, manger et dormir et quand ils avaient la prétention de refuser cet ouvrage pernicieux et sale et de vouloir quitter, la police les empêcha de partir et les délivra de nouveau aux tendres soins de leurs maîtres bienveillants. Quelques-uns des Italiens essayant d’échap par è cette nouvelle interprétation de la loi de domande et offre en gravissant les murs trouvèrent la liberté éternelle dans les eaux de la rivière de l’Est (East river) touchant la ceinture de la fabrique!!! Compagnons-ouvriers! Pourrez-ovus empêcher de tels crimes tant qu’une nationalité peut être abusée par nos exploiteurs pour faire échouer les efforts des travailleurs d’une autre nationalité? N’est-il pas le temps que vous unissiez vos forces en adhérant tous à l’Association I. d. Tr.? (…)”” (Rapport du Conseil Général à tous les membres de l’Association Internationale des Travailleurs) (F.I. Bertrand, Fr. Bolte, C. Carl, S. Dereure, S. Kavanagh, C.F. Laurel, F.A. Sorge, C. Speyer, New York, le 25 avril 1873)”” [Samuel Bernstein, a cura, Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association. New York: 1872-1876, 1967] (pag 71) vedi testo ricomposto in retro scabs crumiri crumiraggio”,”INTP-073″
“BERNSTEIN Irving”,”The Lean Years. A History of the American Worker, 1920-1933.”,”Foto di manifestazioni cortei operai, condizione operaia, lunga fila di disoccupati (da pag 306)”,”MUSx-302″
“BERNSTEIN Eduard”,”Die Schneiderbewegung in Deutschland. Ihre Organisationen ud Kämpfe. Band I: Geschichte des Gewerbes und seiner Arbeiter bis zur Gründung des deutschen Schneiderverbandes.”,”Per il secondo volume si veda Heinrich Stühmer, Die Schneiderbewegung in Deutschland, II, 1928″,”BERN-031″
“BERNSTEIN Jeremy”,”L’uomo senza frontiere. Vita e scoperte di Albert Einstein.”,”Jeremy Bernstein è professore emerito di Fisica al Stevens Institute of Technology di Hoboken, New Jersey. Dal 1961 al 1995 ha scritto per il New York Times. In Italia sono stati pubblicati i saggi ‘Uomini e macchine intelligenti’ (1990), ‘Einstein’ (2004) e ‘Il club dell’uranio di Hitler’ (2005) “”Ernest Rutherford, che aveva scoperto il protone nel 1909, aveva formulato l’ipotesi, ovvia ma errata, che questi componenti elettricamente neutri fossero formati da un elettrone e un protone strettamente uniti, senonché nel 1932 James Chadwick, suo collega più giovane a Cambridge, scoprì che questo componente neutro era una particella a sé, il cosiddetto “”neutrone””, con una massa leggermente maggiore di quella del protone. Il neutrone, essendo privo di carica elettrica, rappresenta una sonda ideale per esplorare il nucleo; infatti la repulsione elettrica dei protoni non lo arresta, ed esso può penetrare all’interno. Diversi gruppi di ricercatori, in vari paesi, cominciarono subito a usare i neutroni come sonde sui materiali più diversi e a osservare quello che succedeva. Tra questi gruppi uno dei più interessanti era quello guidato da Enrico Fermi a Roma, Fermi aveva fatto una scoperta accidentale ma estremamente importante: i neutroni lenti (quelli cioè che si muovono alla velocità di una molecola di gas a temperatura ambiente) erano molto più efficienti di quelli veloci nell’indurre reazioni nucleari. Nel 1935, insieme al suo gruppo, schermò un bersaglio di uranio con lamierino di alluminio per isolarlo da radiazioni indesiderate e lo bombardò con neutroni lenti. Quando il nucleo di un atomo di uranio viene spaccato da un neutrone (nel corso dell’evento che viene chiamato fissione), dà origine a due elementi più leggeri, per esempio boro e krypton, più un piccolo numero d neutroni: è una reazione molto intensa che produce energia in quantità, e se il gruppo di Fermi non avesse schermato il bersaglio di uranio l’avrebbe sicuramente osservata. Ma così non fu; e la fissione nucleare fu scoperta in Germania, nel 1938, da Otto Hahn e Fritz Strassmann, che eseguirono l’esperimento decisivo a Berlino, nonché da Lise Meitner e Otto Frisch, che ne interpretarono correttamente il risultato”” (pag 168-169)”,”SCIx-425″
“BERNSTEIN Ed.”,”Der Revisionismus in der Sozialdemocratie. Ein Vortrag gehalten in Amsterdam vor Akademikern und Arbeitern. Mit einem Anhang: Leitsätze für ein sozialdemocratisches Programm. [Il revisionismo nella Socialdemocrazia. Una conferenza tenutasi presso il mondo accademico di Amsterdam ed i lavoratori. Con un’appendice: le linee guida per un programma socialdemocratico]”,”Parallelo tra il pensiero di Marx e la concezione di Darwin sulla natura (pag 8-9) “”Darwins Buch entwickelt den Gedanken, dass die Veränderungen der Lebewesen nicht auf willkülriche Eingriffe eines Schöpfers zurückzuführen sind, sondern ursächlich aus den Lebensbedingungen dieser Wesen erklärt werden müssen, und was Darwin hinsichtlich der Entstehung von neuen Formen und Arten der Pflanzen und Tiere ausführt, entwickelt Marx mit Bezug auf die Entwicklungsgeschichte der menschlichen Gesellschaften. Natürlich sind die Entwicklungsbedingungen dieser in wesentlichen Punkten andere, weil sowohl die Pflanzenwelt wie auch die Tierewelt sich im ganzen unbewusst, absichtslos entwickeln, während die Menschheit sich im Laufe der Zeit ihrer Entwicklungsbedingungen bewusst wird und sich auch immer mehr bewusst wird, wofür sie kämpft. Aber selbst diese Bewusstheit hilft den Menschen nicht über jegliche Gebundenheit hinweg sie macht nach der Marxschen Theorie die Entwicklung der Gesellschaft noch nicht zur Sache der Willkür. In ihrem Entwicklungsgang bleibt die Menschheit gebunden an ihre eigenen Existenz-bedingungen. Mit andern Worten: es ist zuletzt die Ökonomie, die Art und Weise – ich füge hinzu, da die Natur ja selbst das wichtiste Stück Ökonomie ist – und die Naturbedingungen der Produktion der Lebensgüter, welche den letzten entscheidenden Faktor bilden in der Geschichte der Wandlung der menschlischen Gesellschaften. Ein Gedanke der zwar schon früher, schon vor Marx geäussert worden ist, aber nicht in der präzisen Form, die Marx ihm gegeben hat. Vor allem gebührt Marx das Verdienst, dass er als Theoretiker der Gesellschaftsentwicklung zurückgegangen ist auf die Geschichte der menschlichen Arbeitsmittel, sie zurückgeführt hat auf die ‘Entwicklung des Werkzeugs’, dieser “”Verlängerung der Organe des Menschen”””” [Ed. Bernstein, ‘Der Revisionismus in der Sozialdemocratie. Ein Vortrag gehalten in Amsterdam vor Akademikern und Arbeitern. Mit einem Anhang: Leitsätze für ein sozialdemocratisches Programm’, Amsterdam, 1909] (pag 9-10)”,”BERN-033″
“BERNSTEIN Samuel”,”Babeuf and Babouvism. II.”,”Marx e il babuvismo (pag 192-193) Parallelo Babeuf Marx sul potere affidato al popolo, sulla democrazia reale (pag 177) “”Babouvism left its stamp not only on French Socialists and Communists but also on the international proletarian movement. In England, it was no less a person than Bronterre O’Brien, the leading Chartist theorist, who translated and added enthusiastic notes to ‘Buonarroti’s History of Babeuf’s Conspiracy’, and it was another Chartist, Henry Hetherington, editor of the ‘Poor Man’s Guardian’, a Chartist organ, who published the book in 1836. Babouvist ideas were inherited by the Communist League from its parent, the Federation of the Just, which had its origin in Paris, and whose members owed their theoretical views to contact with the neo-Babouvists of the thirties. Karl Marx, toot, met the leaders of the Parisian secret societies after his arrival in Paris in 1843, where he set himself to the study of the French utopian socialists. From Buonarroti’s book, which was apparently the only source of his information on the Conspiracy of the Equals, he carried away an incomplete evaluation of the Babouvists. He appreciated them as the vigorous champions of the proletarian cause, as those who “”learned from history that with the removal of the social question of monarchy versus republic, no single social question would still be solved for the proletariat”” (83). But at the same time he saw in them only “”crude, uncivilized materialists”” (84). A somewhat similar verdict was written into the ‘Communist Manifesto’. Marx had in mind Babouvism and similar movements when he wrote: «The first direct efforts made by the proletariat in a time of general ferment, in a period when feudal society was being overthrown, to further its own interests as a class were necessarily futile, owing to the undeveloped condition of the proletariat itself, and owing to the non-existence of the material conditions requisite for the liberation of the workers (conditions which are only engendered during the bourgeois epoch). The revolutionary literature thrown up in connection with these early proletarian movements was perforce reactionary. It preached universal asceticism and a crude equalitarianism» (85). This judgment of the Babouvists was a bit too harsh. True, Babeuf and his followers were utopians who portrayed a perfect social system which was somewhat Spartan in character, somewhat “”crude”” in its “”equalitarianism””. They idealized Lycurgus and spoke venerably of the Gracchi. But they also stressed the significance of the economic question, painted the bitter struggle between the workers and the bourgeoisie, regarded the state and the legal system as the instruments of the “”haves”” to oppress the “”have-nots””, depended on the revolutionary action of the proletariat to usher in the new society, taught the necessity of a revolutionary dictatorship to educate the people for a new life and, at a time when the industrial revolution had hardly made inroads in France, contemplated the almost limitless social and economic blessings resulting from modern technology in a planned society. It was precisely because the ‘Manifeste des Egaux’ leaned to a “”crude equalitarianism”” from which art would be banished that the Babouvists rejected the document. Though Marx was severe in his appraisal of their theoretical system, he was nevertheless deeply impressed by it as well as by their organization and tactics. Traces of their influence are found in the ‘Communist Manifesto’s’ immediate program, of which several demands are similar to those of the Babouvists. Furthermore, the tactics of revolutionary dictatorship; advocated and developed by the conspirators, were formulated and crystallized by Blanqui and his followers and by Marx as the theory of the dictatorship of the proletariat (86), which Lenin applied for the first time in history”” (pag 192-194) [Samuel Bernstein, ‘Babeuf and Babouvism. II’, Science & Society, New York, n. 2, 1938] [(83) Marx-Engels, ‘Gesamtausgabe’, VI, Part I, p. 309; (84) Karl Marx, ‘Selected Essays’, tr. H.J. Stenning, p. 194; (85) Ryazanoff, ‘The Communist Manifesto’, p. 63; (86) See the secret agreement signed by Willich, Marx, Harney, Engels and by two emissaries of Blanqui in ‘Unter dem Banner des Marxismus’, March 1928, p. 144-145. See also Karl Marx, ‘The Class Struggles in France’, International Publishers, p. 126; Marx’s letter to Weydemeyer in ‘Selected Correspondence’, p. 57; a Blanquist document of 1872, cited in part in Postgate, ‘Out of the Past’, p. 69-70; the Blanquist Manifesto of 1874, in A. Zévaès, ‘Les grandes manifestes du socialisme français’, p. 71 et seq.; Marx, ‘Critique of the Gotha Programme’, Moscow, 1933, p. 44-45]”,”SOCU-217″
“BERNSTEIN Eduard”,”I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia.”,”Volume in origine di Giovanni Galli Nota manoscritta di Roberto Casella in apertura: “”Nb: è la teoria della aristocrazia operaia inglese che Bernstein descrive come futura via dei movimenti operai tedesco, francese ecc.”” “”Il perno su cui ruota tutto il ragionamento di Bernstein è la critica alla «teoria del crollo». Nel suo libro, ‘Bernstein e il programma socialdemocratico’, apparso nel corso stesso del 1899, Kautsky rileva giustamente che «Marx ed Engels non hanno mai prodotto una speciale ‘teoria del crollo’» e che «questo termine origina da Bernstein così come il termine ‘teoria dell’impoverimento’ proviene da avversari del marxismo» (9). Senonché, nella sostanza, ciò che Bernstein intende con questa teoria non è altro che il contenuto stesso del celebre paragrafo del ‘Capitale’ sulla «tendenza storica dell’accumulazione capitalistica». Le leggi coercitive della concorrenza, dice Marx, determinano la progressiva espropriazione dei capitalisti minori da parte dei maggiori e, con ciò, una sempre più accentuata «centralizzazione dei capitali». Questo processo, che è periodicamente accelerato dall’insorgere di crisi economiche, porta alla luce il limite immanente del regime capitalistico: la contraddizione tra il carattere sociale della produzione e la forma privata dall’appropriazione. Da una parte, dice Marx, «si sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo di lavoro (…), la trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzo di lavoro utilizzabili solo collettivamente, l’economia di tutti i mezzi di produzione mediante il loro uso come mezzi di produzione del lavoro combinato, sociale»; dall’altra, «con la diminuzione costante del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della miseria, della pressione, dell’asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione della classe operaia che sempre più s’ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalistico». «’Il monopolio del capitale’ – conclude Marx – ‘diventa un vincolo del modo di produzione’ che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. ‘Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati’» (10). E’ un fatto che Bernstein dissente da questa descrizione della «tendenza storica dell’accumulazione capitalistica» che egli considera «un’anticipazione speculativa». E, non a caso, lo sforzo principale di tutto il suo libro è rivolto a negare o circoscrivere fortemente quella che oggi si considera, anche da parte di economisti non marxisti, la più verificata delle previsione di Marx: la prognosi della concentrazione e centralizzazione capitalistica (11). In questo senso ha quindi ragione la Luxemburg nel dire che «ciò che da Bernstein è stato messo in questione, non è la rapidità dello sviluppo, ma il corso stesso dell’evoluzione della società capitalistica». Bernstein, infatti, «non confuta soltanto una forma determinata di crollo del capitalismo, ma ne nega il fatto stesso» (12). O, per meglio dire, non nega soltanto il «crollo» (che, come vedremo, non è idea di Marx), ma nega anche – a prescindere da qualsiasi «crollo» automatico e quindi, ad es., dalla tesi luxemburghiana che il sistema «si avvii spontaneamente a sfasciarsi e a ridursi a una pura e semplice impossibilità» (13) – ciò che è invece il nucleo vitale del marxismo: l’idea che l’ordinamento capitalistico è un fenomeno ‘storico’, un ordinamento ‘transitorio’ e non «naturale», e che esso, a causa delle proprie interne e oggettive contraddizioni, matura ineluttabilmente nel suo seno forze che spingono verso un’altra organizzazione di società”” (pag XV-XVII) [dall’introduzione di Lucio Colletti a ‘I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia’, di Eduard Bernstein, Roma – Bari, 1968] [(9) K. Kautsky, ‘Bernstein und das sozialdemokratische Programm’, cit., p. 42; (10) K. Marx, ‘Il Capitale’, I, 3, Roma, 1952, pp. 222-23; (11) Sia qui ricordato soltanto il giudizio di un eminente economista americano, che respinge molti aspetti della teoria di Marx, W. Leontiev in ‘Proceedings of the 50th, Annual Meeting of the American Economic Association 1937’ (in “”American Economic Review Supplement””, marzo 1938, p. 5 e 9), il quale osserva, a proposito della «brillante analisi marxiana delle tendenze di lungo periodo del sistema capitalistico», quanto segue: «L’elencazione veramente impressionante: crescente concentrazione della ricchezza, rapida eliminazione delle piccole e medie imprese, progressiva limitazione della concorrenza, incessante processo tecnologico accompagnato da una sempre crescente importanza del capitale fisso e, ultima ma non meno importante, la non diminuita ampiezza dei ricorrenti cicli, costituisce una serie senza precedenti di previsioni verificate, di fronte alla quale la moderna teoria economica, con tutte le sue raffinatezze, ha ben poco da mostrare»; (12) Luxemburg, ‘Scritti scelti””, cit., pp. 148-49; (13) Ivi, p, 148. Questa tesi sarà poi sviluppata dalla Luxemburg, com’è noto, nella sua ‘Accumulazione del capitale’, Torino, 1960] Scritto di Kautsky, ‘Bernstein und das sozialdemokratische Programm’ Altre note di Casella (su Postit): ‘Marx sottoconsumo in antitesi a anarchia produzione e sproporzione’ (pag 114) ‘Mercato mondiale e crisi’ (pag 116 e 123) ‘B. descrive e mitizza la Gran Bretagna, monopolio del commercio mondiale’ (pag141) ‘Gli operai dell’industria sono una minoranza’ (pag 144) ‘Sindacato e democrazia’ (pag 182) ‘La democrazia soppressione del dominio di classe’ (pag 187, 189) ‘Bernstein su Plechanov’ (pag 246) ‘Socialismo scientifico e situazione disperata degli operai’ (pag 248) ‘Bernstein influenzato dall’Inghilterra’ (pag 251) ‘L’insidia di Bernstein sui tempi della mitica attesa’ (pag 259)”,”BERN-001-FC”
“BERNSTEIN Edouard”,”Ferdinand Lassalle. Le réformateur social.”,”Viaggio in Italia di Lassalle nel 1861 “”Vers la fin de l’été de 1861, Lassalle fit avec la comtesse Hatzfeld un voyage en Italie qui, comme il l’écrivit à Marx, fut «très instructif» pour lui. Son séjour à Caprera auprès de Garibaldi présenta un grand intérêt. Il fit la connaissance de presque toutes les personnalités importantes des villes qu’il visita. Comme le prétend Bernhard Becker dans ses ‘Révélations sur la fin tragique de Ferdinand Lassalle’ (1), Lassalle tenta de pousser Garibaldi à entreprendre une expédition de volontaires contre Vienne, et quoique Becker ne soit pas toujours scrupuleusement véridique, l’affaire semble avoir eu un fondement sérieux. Lassalle, influencé par l’ex-colonel garibaldien Rüstow, nourissait l’idée d’une insurrection de toute l’Allemagne, ayant pour point de départ un mouvement révolutionnaire en Autriche. Et pourtant, pendant qu’il se lie, sans compter Garibaldi, avec tous les Italiens possibles, il lui suffit d’avoir entendu quelques propos calomnieux sur le compte du républicain et socialiste allemand Johann Philip Becker, révolutionnaire éprouvé qui avait ravement participé en 1849 au soulèvement badois, pour le déterminer à éviter celui-ci, et bien que Marx lui eût donné pour lui une lettre de recommandation. «La plupart des Italiens ne le connaissent nullement, écrit-il à Marx à propos de Becker, pour «l’informer». Ceux qui le connaissent le tiennent pour un blagueur, pour un ‘humbug’. Il n’est bien qu’avec Türr, qui n’est qu’une créature napoléonienne, à la solde de l’empereur». Aussi Lassalle a-t-il résolu de ne pas tenir compte de la lettre de recommandation de Marx. «Tu sais comme souvent à l’étranger c’est de nos compatriotes qu’il faut nous défier de plus». Cependant le brave Jean Philippe n’était pas le premier bavard venu; il avait à plusieurs reprises fait crânement son devoir d’homme pour la cause de la liberté. Lassalle aurait bien pu, sans déroger, se risquer à une entrevue avec lui”” (pag 107) [(1) Bernhard Becker, ‘Enthüllungen über das tragische Lebensende Ferdinand Lassalle’s’]; “”Verso la fine dell’estate del 1861, Lassalle fece un viaggio in Italia con la contessa Hatzfeld, che, come scrisse a Marx, era “”molto istruttiva”” per lu. Il suo soggiorno a Caprera presso Garibaldi presenta un grande interesse. Incontrò quasi tutte le personalità importanti delle città che visitò. Come afferma Bernhard Becker nelle sue “”Rivelazioni sulla tragica fine di Ferdinando Lassalle”” (1), Lassalle cercò di convincere Garibaldi a intraprendere una spedizione di volontari contro Vienna, e anche se Becker non è sempre scrupolosamente veritiero, sembra che la questione abbia avuto una base seria. Lassalle, influenzato dall’ex colonnello garibaldino Rüstow, nutriva l’idea di una insurrezione di tutta la Germania, avendo come punto di partenza un movimento rivoluzionario in Austria. Eppure, mentre si lega, senza contare Garibaldi, con tutti i possibili italiani, è sufficiente per lui di avere ascoltato alcune osservazioni diffamatorie sul conto del repubblicano e socialista tedesco Johann Philip Becker, un rivoluzionario sperimentato che, nel 1849, aveva preso parte alla rivolta di Baden, per convincerlo a evitarlo, e sebbene Marx gli avesse dato una lettera di raccomandazione. “”La maggior parte degli italiani non lo conosce affatto””, scrive a Marx su Becker, “”per informarlo””. Coloro che lo conoscono lo considerano un burlone, un ‘imbroglione’. Non è che con Türr, che è solo una creatura napoleonica, al soldo dell’imperatore». Così Lassalle decise di ignorare la lettera di raccomandazione di Marx. “”Sai quanto spesso all’estero sono i nostri compatrioti che dobbiamo diffidare di più””. Tuttavia, il coraggioso Jean Philippe non fu il primo interlocutore a venire; aveva a più riprese fatto coraggiosamente il suo dovere per la causa della libertà. Lassalle avrebbe potuto benissimo, senza derogare, accettare un colloquio con lui “” (pagina 107)”,”BERN-034″
“BERNSTEIN Edward”,”Ferdinand Lassalle as a social reformer.”,”Edward Bernstein ex direttore del ‘Des Sozial Democrat’ Segretario dell’Associazione lassalliana era Julius Vahlteich (pag 153) Poco presenti i rapporti di Lassalle con Marx ed Engels, se ne parla in particolare nel capitolo “”The System of Acquired Rights”” (pag 89)”,”LASx-051″
“BERNSTEIN Eduard”,”Die Internationale der Arbeiterklasse und der europäische Krieg.”,”Indice: 1. La mancanza di scioperi di massa contro la guerra 2. I compiti dei socialisti nei parlamenti e la guerra 3. La socialdemocrazia internazionale e il conflitto russo-austriaco-serbo 4. La socialdemocrazia nei parlamenti di Germania e Francia e la guerra europea 5. Il partito operaio belga e la guerra 6. I partiti operai e la guerra 7. I socialisti di Serbia e Russia e la guerra 8. La posizione dei partiti operai nei paesi neutrali e la guerra 9. Le prospettive 1. Das Unterbleiben von Massenstreiks gegen den Krieg 2. Die Aufgaben der Sozialisten in den Parlamenten und der Krieg 3. Die Internationale Sozialdemokratie und der russisch-österreichisch-serbische Konflikt 4. Die Sozialdemokratie in den Parlamenten Deutschlands und Frankreichs und der europäische Krieg 5. Die belgische Arbeiterpartei und der Krieg 6. Die Arbeiterparteien und der Krieg 7. Die Sozialisten Serbiens und Rußlands und der Krieg 8. Die Stellung der Arbeiterparteien in den neutralen Ländern und der Krieg 9. Der Ausblick”,”BERN-037″
“BERNSTEIN Carl WOODWARD Bob”,”L’affare Watergate.”,”Carl Bernstein è nato nel 1944 e a vent’anni, abbandonati gli studi universitari, ha cominciato a lavorare come fattorino in un giornale. Quattro anni dopo è entrato al ‘Washington Post’ come reporter di cronaca. Woodward (1943) si è laureato in giurisprudenza all’ Università di Yale ed è divenuto anch’egli cronista di quel giornale.”,”USAS-009-FV”
“BERNSTEIN Samuel”,”Filippo Buonarroti.”,”””Tre anni dopo (1789), Buonarroti è un entusiasta della Rivoluzione francese. Egli vede una nuova società levarsi, con la promessa di una vita migliore. All’arrivo in Italia delle notizie sugli avvenimenti di Francia il suo interesse verso la Rivoluzione si fa vieppiú ardente”” (pag 18) “”Scrivendo sotto lo pseudonimo di Salomon Abraham Levi (forse per simpatia verso gli ebrei in quel momento vittime della reazione di Livorno), egli attacca i nobili, il clero, la corte di Roma ed il dispotismo in genere. La sue aspirazioni di libertà e democrazia ne fanno uno dei capi del partito estremista, e gli valgono le ire di tutti gli elementi feudali”” (pag 19)”,”BIOx-001-FMB”
“BERQUE Augustin direzione; collaborazione di Anne BAYARD-SAKAI Helene BAYOU Patrick BEILLEVAIRE Bernard BERNIER Francois BERTHIER Anne Marie BOUCHY Jean-Marie BOUISSOU Marc BOURDIER Alain BRIOT Dominique BUISSON Laurence CAILLET Francois CHASLIN Olivier CHEGARAY Sylvie CHIRAT Jean CHOLLEY Bertrand CHUNG Peter N. DALE André DELTEIL Patrick DE VOS Jean ESMEIN Catherine GARNIER Genjo MASAYOSHI Frederic GIRARD Edward M. GOMEZ Haijima YOJI Claude HAMON Robert HEINEMANN Joy HENDRY Francine HERAIL Higuchi YOICHI Horie KO Ichikawa HIROSHI Inoue SHUN Ishige NAOMICHI Bernard JEANNEL Eric JOISEL Jacques JOLY Kimura USATARO Josef KREINER Francois MACE’ Christophe MARQUET Gerard MARTZEL Jean-Claude MARTZLOFF Mikami YUTAKA Mori TOSHIKO Nakamura YUJIRO Nakanodo KAZUNOBU Obinata KIN.ICHI Oka ISABURO Okura MOTOSUKE Jean-Jacques ORIGAS Merguerite-Marie PARVULESCU Philippe PELLETIER Mary PICONE Jacqueline PIGEOT Frederic POCHET Philippe PONS Frank POPPER Jean Francois SABOURET Sato TOYOZO Serge SAUNIERE Eric SEIZELET Francois SIMARD Pierre-Francois SOUYRI Takashina SHUJI Tamba AKIRA Terada SUMIE Max TESSIER Tokitsu KENJI James VALENTINE Michel VIE’ Watanabe MORIAKI Yatabe KAZUHIKO Pascal GRIOLET”,”Dictionnaire de la civilisation japonaise.”,”Lista collaboratori: (nel libro viene indicata la professione di ciascuno) Anne BAYARD-SAKAI, Helene BAYOU, Patrick BEILLEVAIRE, Bernard BERNIER, Francois BERTHIER, Anne Marie BOUCHY, Jean-Marie BOUISSOU, Marc BOURDIER, Alain BRIOT, Dominique BUISSON, Laurence CAILLET, Francois CHASLIN, Olivier CHEGARAY, Sylvie CHIRAT, Jean CHOLLEY, Bertrand CHUNG, Peter N. DALE, André DELTEIL, Patrick DE VOS, Jean ESMEIN, Catherine GARNIER, Genjo MASAYOSHI, Frederic GIRARD, Edward M. GOMEZ, Haijima YOJI, Claude HAMON, Robert HEINEMANN, Joy HENDRY, Francine HERAIL, Higuchi YOICHI, Horie KO, Ichikawa HIROSHI, Inoue SHUN, Ishige NAOMICHI, Bernard JEANNEL, Eric JOISEL, Jacques JOLY, Kimura USATARO, Josef KREINER, Francois MACE’, Christophe MARQUET, Gerard MARTZEL, Jean-Claude MARTZLOFF, Mikami YUTAKA, Mori TOSHIKO, Nakamura YUJIRO, Nakanodo KAZUNOBU, Obinata KIN.ICHI, Oka ISABURO, Okura MOTOSUKE, Jean-Jacques ORIGAS, Merguerite-Marie PARVULESCU, Philippe PELLETIER, Mary PICONE, Jacqueline PIGEOT, Frederic POCHET, Philippe PONS, Frank POPPER, Jean Francois SABOURET, Sato TOYOZO, Serge SAUNIERE, Eric SEIZELET, Francois SIMARD, Pierre-Francois SOUYRI, Takashina SHUJI, Tamba AKIRA, Terada SUMIE, Max TESSIER, Tokitsu KENJI, James VALENTINE, Michel VIE’, Watanabe MORIAKI, Yatabe KAZUHIKO, Pascal GRIOLET.”,”JAPx-004″
“BERQUE Jacques”,”Les arabes d’hier à demain.”,”””Infine i paesi arabi hanno sofferto di una lunga inerzia politica. Fino alle grande trasformazioni dell’ epoca moderna, hanno subito l’ universo degli altri, piuttosto che attivamente attrezzare il proprio universo. In questa fase che possiamo chiamare tradizionale, il numero, la forma e il carattere dell’ oggetto riflettono i rapporti unilaterali di forza. L’ Egitto produce del cotone. Ma i cotonati gli arrivano da Manchester. Il Libano coltiva il gelso, ma le sete lionesi invadono le ricche dimore di Fès come di Aleppo, e diventano parte integrante del lusso dell’ arredamento e dell’ abbigliamento delle donne.”” (pag 79)”,”VIOx-131″
“BERRESFORD ELLIS P.”,”A History of the Irish Working Class.”,”Williams J. pseudonimo di Jenny Marx (pag 148) Dello stesso autore: BERRESFORD-ELLIS-P. con Seumas Mac A’GHOBHAINN, The Scottish Insurrection of 1820″,”MIRx-003″
“BERRUTI Giancarlo TORTAROLO Sergio a cura; scritti e testimonianze di Angelo CAROSSINO Giuseppe NOBERASCO Umberto SCARDAONI Aldo PASTORE Giovanni BUSSO Franco ASTENGO Giuseppe MORETTI Lino ALONZO Donatella RAMELLO Carlo RUGGERI Giovanni URBANI Carlo GIACOBBE Bruno MARENGO Santo IMOVIGLI Giovanni BURZIO Cesare DONINI Adalberto RICCI Nerina SAETTONE Elio FERRARIS Francantonio GRANERO Luigi AUDISIO Bina BERENICE Gerardo CAMPIDONICO Sergio CERRATO Giuseppe CROSA Andrea DOTTA Mariuccia FAVA Renzo GHISO Mario GRAZIANI Anna MICHELANGELI Luigi ROSSO Giovanni SACCONE Teresa VIBERTI”,”Quelli del Pci. Savona: dagli anni ’60 alla Bolognina.”,”A pag. 115-116: ‘Lotta comunista’ (in Franco Astengo, ‘Alla sinistra della sinistra’ (scritto nel novembre 2006)”,”PCIx-521″
“BERRY Adrian”,”La macchina super intelligente.”,”””Solo in un caso possiamo immaginare capi che non hanno bisogno di subordinati, e padroni che non hanno bisogno di schiavi: ciò avverrebbe se ogni strumento inanimato potesse eseguire il proprio lavoro, in seguito a un ordine o per un’ intelligente preveggenza, come le statue di Dedalo o i tripodi forgiati da Efesto, dei quali Omero riferisce che “”spontaneamente erano entrati a far parte del conclave degli dei dell’ Olimpo””; come se una chiusa si apresse da sola e un’arpa si mettesse a suonare senza essere toccata””. (Aristotele, La Politica) (in apertura) BERRY Adrian è corrispondente scientifico del Daily Telegraph dal 1977. E’ autore di vari saggi di divulgazione scientifica. “”La capacità di un programma di computer di imparare dai propri errori e di modificarsi alla luce di ciò che ha imparato, sarà il vero nucleo di un’ intelligenza artificiale. E’ certamente il nucleo dell’ intelligenza umana: come può diventare intelligente chi non impara? E’ stato detto dei re Borboni di Francia che “”non imparavano nulla e non dimenticavano nulla””. E quest’offensiva definizione potrebbe essere applicata in tutta franchezza all’ attuale computer. Ben diverso sarebbe un computer disposto a “”imparare””. Stanley Kubrick, autore con Arthur C. Clarke del film 2001: Odissea nello spazio, in cui il protagonista è il computer omicida Hal, ha espresso in seguito questo parere: “”L’unico ostacolo fondamenale per il giocatore di scacchi elettronico “”psicologo”” potrebbe essere questo: il grande pubblico che lo acquista potrebbe non essere disposto a tollerare che la sua mente venga scandagliata fin nel profondo. (…)””.”” (pag 105)”,”SCIx-247″
“BERSANI Ferdinando”,”I dimenticati. I prigionieri italiani in India: 1941-1946.”,”Ferdinando Bersani figlio di un ufficiale di Cavalleria è nato a Montagnana in provincia di Padova nel 1913. Dopo aver studiato a Vicenza fu bersagliere con il grado di sottotenente e nel 1936 lasciata l’Università Ca’ Foscari , partì per l’Africa Orientale Italiana. Sino al ’40 viaggiò in Etiopia, in Somalia, Eritrea e Arabia. Richiamato in servizio partecipò con le truppe di colore alla campagna contro gli inglesi (deserto sudanese) e fu catturato dalla Quarta Divisione Indiana. “”Nel gruppo di «politici» c’era fra gli altri anche un sottotenente di fanteria; era figlio di braccianti emiliani e non perdeva parola. Veniva dalla Grecia, aveva vissuto quegli orrori, ricordava i racconti del padre sulle «spedizioni» degli squadristi, sugli scioperi del ’20, del ’21. Quanta storia! Ogni volta che si metteva a parlare di quelle cose, ogni volta che concludeva un giudizio sullo sfacelo dell’Italia e del mondo, ridacchiava a denti stretti e poi: «Gli uomini! Lo sappiamo: gli uomini sono fratelli. Ma le tasche non sono sorelle!». Oppure, dopo avere parlato di Platone e degli Apostoli, di Rousseau e Robespierre, di Babeuf, di Engels e di Marx, lui li conosceva a memoria, «La guerra,» concludeva, «tutte le guerre e le continue crisi, sono il gentile dono della “”sacra”” proprietà. Pe difenderla o conquistarla, gli uomini, nei secoli, si sono macchiati di tutte le colpe e di ogni atrocità. E non se ne sono accorti!». Altre volte, il primo spunto bastava e lui partiva deciso, liberando ad alta voce un pensiero che si portava dentro, da sempre: «Tagliarle bisogna, le tasche! E tutto si farà chiaro, finalmente avremo la pace, quella per ogni giorno, quella vera. Lo stato avrà i mezzi di produzione, lo stato distribuirà ai cittadini. Secondo i bisogni prima, e poi, secondo i meriti..» e con l’impeto di un torrente in piena tirava via commentando l’ultimo libro sul socialismo, il comunismo, l’anarchia. Leggeva quanto poteva su quella trasformazione dei sistemi storici di economia, di politica, di morale”” (pag 147-148)”,”QMIS-362″
“BERSELLI Aldo a cura; saggi di Leo VALIANI Aldo BERSELLI Pietro ALBONETTI Roberto FINZI Pier Carlo MASINI Franco DELLA-PERUTA Ettore ROTELLI Nazario GALASSI Luciano FORLANI Sigfrido SOZZI Gian Biagio FURIOZZI Learco ANDALO’ Gaetano ARFE'”,”Andrea Costa nella storia del socialismo italiano.”,”Aldo BERSELLI è docente di storia contemporanea nella facoltà di Magistero dell’ Univ di Bologna. E’ autore di numerose opere e saggi di storia contemporanea; ricordiamo in particolare i due volumi su “”La destra storica in Italia”” (Bologna, 1968), “”Profilo di Nullo Baldini”” (Milano, 1971) e “”L’ opinione pubblica inglese e l’ avvento del fascismo”” (Milano; 1974). Ha curato i tre volmi della ‘Storia dell’ Emilia Romagna’ (Bologna, 1976-1980).”,”MITS-042″
“BERSELLI Edmondo PACCAGNINI Ermanno”,”Milli libri per il Duemila.”,”BERSELLI Edmondo è VD della rivista ‘Il Mulino’, PACCAGNINI Ermanno insegna Letteratura italiana all’ Università Cattolica di Brescia.”,”ARCx-010″
“BERSELLI Edmondo”,”Il più mancino dei tiri.”,”BERSELLI Edmondo editorialista de ‘La Repubblica’ e de l’ Espresso direttore della rivista Il Mulino ha pubblicato vari libri tra cui ‘Post-Italiani. Cronache di un paese provvisorio’ (2003). “”(…) nell’ ambito della discussione salottiera potrebbe saltare fuori qualcosa di interessante, per esempio che Cassirer è l’ autore della straordinaria sintesi storico-filosofica per cui: “”Nel 1942, nella piana davanti a Stalingrado, venne combattuta la battaglia definitiva fra hegeliani di destra e hegeliani di sinistra””, a cui si risponderà con la confessione di Woody Allen: “”Ogni volta che ascolto Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia””; (…). Il destino delle biblioteche si disloca dunque fra due opposti: essere ordinate in base a una catalogazione infallibile, ma i cui stringenti criteri sono conosciuti solo dal gestore, oppure sopravvivere nel disordine più completo, a cui si oppone soltanto la frammentaria, impressionistica, fallace memoria del gestore stesso. Trovare un libro implica allora mettere in azione riflessioni in apparenza astruse, del genere: “”La copertina è rossa, sono sicuro, era vicino a un saggio su Togliatti, no, non la biografia di Giorgio Bocca, un altro libro sono sicuro che esiste, l’ ho comprato in quel Remainders che c’è in Galleria a Milano (…)””. (pag 25-26)”,”ITAS-104″
“BERSELLI Edmondo”,”Venerati maestri. Operetta immorale sugli intelligenti d’Italia.”,”Edmondo Berselli (1951) editorialista della “”Repubblica”” e dell'””Espresso””, direttore della rivista ‘Il Mulino’ ha pubblicato pure: ‘Post-italiani. Cronache di un paese provvisorio’ (2003).”,”ITAV-001-FV”
“BERSELLI Aldo a cura; saggi di Leo VALIANI Aldo BERSELLI Pietro ALBONETTI Roberto FINZI Pier Carlo MASINI Franco DELLA-PERUTA Ettore ROTELLI Nazario GALASSI Luciano FORLANI Sigfrido SOZZI Gian Biagio FURIOZZI Learco ANDALO’ Gaetano ARFE'”,”Andrea Costa nella storia del socialismo italiano.”,”Aldo Berselli è docente di storia contemporanea nella facoltà di Magistero dell’ Univ di Bologna. E’ autore di numerose opere e saggi di storia contemporanea; ricordiamo in particolare i due volumi su “”La destra storica in Italia”” (Bologna, 1968), “”Profilo di Nullo Baldini”” (Milano, 1971) e “”L’ opinione pubblica inglese e l’ avvento del fascismo”” (Milano; 1974). Ha curato i tre volmi della ‘Storia dell’ Emilia Romagna’ (Bologna, 1976-1980).”,”MITS-009-FF”
“BERSELLI Aldo a cura, Saggi di Leo VALIANI Pietro ALBONETTI Roberto FINZI Pier Carlo MASINI Franco DELLA PERUTA Ettore ROTELLI Nazario GALASSI Luciano FORLANI Sigfrido SOZZI Gian Biagio FURIOZZI Learco ANDALÒ Gaetano ARFÉ”,”Andrea Costa nella Storia del socialismo italiano.”,”Aldo Berselli è docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Magistero dell’Università di Bologna.”,”MITS-038-FL”
“BERSIHAND Roger”,”Storia del Giappone. Dalle origini ai giorni nostri.”,”””Quanto agli operai, non si riunivano in sindacati che con estrema lentezza: tanto che nel 1937, meno di un decimo risultava regolarmente iscritto. Nel 1938, fu costituita un’ “”Associazione Industriale Patriottica””, che aveva come scopo principale l’ estensione della conciliazione e dell’ arbitrato nei conflitti di lavoro, e che inoltre, si adoperò per ottenere l’ unione fra datori e fornitori di lavoro: si trattava di un esempio del cosiddetto””sistema paternalistico””. Nell’ aprile 1939, la direzione di questo movimento venne assunta dal governo. In seguito alla creazione, avvenuta dopo la prima guerra mondiale, dell’ “”Ufficio Internazionale del Lavoro””, era stato costituito a Tokyo un ufficio degli Affari Sociali, che, nel 1938, si trasformò in un Ministero del “”Pubblico benessere””. In quello stesso anno, come diretta conseguenza del suo ritiro dalla Società delle Nazioni, il Giappone abbandonò anche l’ Ufficio Internaizonale del Lavoro. Così, dunque, in ogni campo si affermava il predominio del militarismo: esso mirava ad instaurare un “”totalitarismo””, che avrebbe riformata la nazione e la avrebbe impegnata alla creazione di un “”ordine nuovo””, riservando “”l’ Asia agli Asiatici””, sotto la sua direzione, ed eliminando gli Occidentali, mediante quello che fu definito “”Monroismo Asiatico””. Ma, giacché la Cina ricusava di sottomettervisi spontaneamente, bisognava costringerla: ed il Giappone, che ben presto sarebbe stato trascinato in un immane conflitto, spaventoso preludio della catastrofe, non avrebbe avuto modo di dedicarsi interamente a quel compito””. (pag 433-434)”,”JAPx-066″
“BERSTEIN Serge”,”Histoire du Parti Radical.”,”Serge BERSTEIN è professore di storia contemporanea all’ Università di Parigi X Nanterre, maitre de conferences all’ Institut d’ etudes politiques de Paris. Ha al suo attivo molti libri (v. retrocopertina). Herriot (Edouard), uomo politico e scrittore francese (Troyes 1872 – Saint-Genis-Laval, Rodano, 1957). Professore di lettere al liceo di Lione (1896), poi assistente universitario, si iscrisse al partito radicale al tempo dell’ affare Dreyfus. Eletto sindaco di Lione nel 1905, ricoprì tale carica per cinquant’anni, legando il suo nome alla costruzione di numerosi monumenti, alla promozione di grandi lavori urbanistici, alla creazione della fiera di Lione. Le doti cui doveva la sua popolarità, la bonomia, la robusta eloquenza, la cultura enciclopedica, un gran senso di umanità, spiegano in parte anche i suoi successi politici: ministro dei lavori pubblici con Briand (1916-1917) e presidente del partito radicale (1919-1957), nel giugno 1924, dopo il trionfo elettorale del ‘cartello delle sinistre’, da lui costituito per combattere la politica finanziaria, diplomatica e religiosa di Poincaré, fu nominato presidente del consiglio e assunse anche il portafoglio degli esteri. I fatti salienti del suo ministero, durato fino all’aprile 1925, furono l’ evacuazione della Ruhr (1924) e il riconoscimento dell’ URSS (1925). Costretto a dimettersi in seguito all’ impossibilità di attuare l’annunciato programma di riforme finanziarie, fu di nuovo presidente del consiglio dal giugno al dicembre 1932, ministro senza portafoglio dal febbraio 1934 al gennaio 1936, e presidente della camera (giugno 1936 – giugno 1940). In residenza sorvegliata per la sua ostilità al governo di Vichy (1942), poi deportato in Germania (1944-1945), fu rieletto sindaco di Lione nel 1945 e divenne presidente dell’ Assemblea nazionale dal 1947 al 1954. Scrisse: Nella foresta normanna (1925), La vita di Beethoven (1929), Lione non è più (1939-1940); pubblicò anche le sue memorie sotto il titolo di Jadis (Il tempo che fu, 1948-1952). Accad. fr., 1946.“,”FRAD-044”
“BERSTEIN Serge a cura; brani antologici di Hugo PREUSS Max HERMANT Nino VALERI Edouard HERRIOT Joseph PAUL-BONCOUR V.I. LENIN B. MUSSOLINI A. HITLER Frances PERKINS John Maynard KEYNES F.D. ROOSEVELT Pierre LAROQUE Friedrich A. HAYEK Charles DE-GAULLE, altri brani tratti dal Vorwärts e da Esprit”,”La démocratie aux Etats-Unis et en Europe occidentale de 1918 à 1989.”,”brani antologici di Hugo PREUSS Max HERMANT Nino VALERI Edouard HERRIOT Joseph PAUL-BONCOUR V.I. LENIN B. MUSSOLINI A. HITLER Frances PERKINS John Maynard KEYNES F.D. ROOSEVELT Pierre LAROQUE Friedrich A. HAYEK Charles DE-GAULLE, altri brani tratti dal Vorwärts e da Esprit Serge BERSTEIN è professore università nell’ Institut d’Etudes politiques de Paris e direttore del Cycle supérieur d’Histoire du XXe siecle.”,”TEOP-357″
“BERSTEIN Serge a cura, scritti antologici di V.I. LENIN L. TROTSKY J. STALIN J. REED N.N. SUKHANOV KERENSKIJ A. WILLIAMS A.R. DE-ROBIEN L. WALTER G. DZERZINSKIJ F.E. VOLIN e altri”,”Lénine et la Révolution russe.”,”””J’affirme 1) qu’il ne saurait y avoir de mouvement révolutionnaire solide sans une organisation de dirigeants, stable et qui assure la continuité du travail; 2) que plus nombreuse est la masse entraîné spontanément dans la lutte, formant la base du mouvement et y participant, et plus impérieuse est la nécessité d’avoir une telle organisation, plus cette organisation doit être solide (sinon il sera plus facile aux démagogues d’entraîner les couches arriérées de la masse); 3) qu’une telle organisation doit se composer principalement d’hommes ayant pour profession l’activité révolutionnaire; 4) que, dans un pays autocratique, plus nous ‘restreindrons’ l’effectif de cette organisation au point de n’y accepter que des révolutionnaires de profession ayant fait lì’apprentissage de la lutte contre la police politique, plus il sera difficile de se “”saisir”” d’une telle organisation; et 5) d’autant plus ‘nombreux’ seront les ouvriers et les éléments des autres classes sociales qui pourront participer au mouvement et y militer d’une façon active”” [V.I. Lénine, Que faire?, in Oeuvres choisies, op. cit., pp. 280-291] [(in) Lénine et la Révolution russe, a cura di Serge Berstein, Paris 1971] (pag 19)”,”LENS-251″
“BERSTEIN Serge a cura, saggi di Alain BERGOUNIOUX Pierre-Maurice CLAIR André COMBES Lucette LE-VAN-LEMESLE Jean-Claude GEGOT Aline FONVIELLE-VOJTOVIC Lucien ORSANE Roland TREMPE’ Gilles LE-BEGUEC Eric NADAUD Claire ANDRIEU Jean-Jacques BECKER Gérard BOSSUAT Pascal ORY Maurice VAISSE Elisabeth DU-REAU Henri MORSEL Pierre BOULAS e Francis WOLF Jacques VALETTE Guy PERVILLE’ Christine SELLIN Pierre GUILLEN Daniel LEFEUVRE Jacques NERE’ Odile RUDELLE”,”Paul Ramadier. La République et le Socialisme.”,”Sindaco di Decazeville, ministro del governo del Fronte popolare, ministro della difesa nazionale alla conclusione del Patto atlantico. Ramadier è stato un personaggio di primo piano della vita politica francese della fine della Terza Repubblica e sotto la Quarta Repubblica.”,”FRAV-156″
“BERSTEIN Serge a cura; saggi di Marc LAZAR Gaetano MANFREDONIA Pierre MILZA Jean-Luc POUTHIER Jacques PRÉVOTAT Nicolas ROUSSELLIER Étienne SCHWEISGUTH Michel WINOCK Serge BERSTEIN”,”Les cultures politiques en France.”,”””En fait, Léon Blum dans son évolution fut en avance sur la majorité du parti. Les socialistes ne voulaient pas retomber dans le piège d’une Union sacrée, qui leur avit tan coûté. Le secrétaire général de la SFIO, Paul Faure, incarnait ce qu’on appela le pacifisme intégral. De formation guesdiste, il avait rompu avec les idées de Jules Guesde sur la guerre, rallié la minorité pacifiste de la SFIO en 1915, et était devenu un homme d’appareil influent das le Parti socialiste survivant au Congrès de Tours. Les idées pacifiestes rencontraient une large approbation dans le parti et hors du parti. C’est en 1935 que Lousi Guilloux, écrivain socialiste, publie ‘Le Sang noir’, et c’est en 1936, surtout, que Roger Martin du Gard fait paraître ‘L’Été 1914’, considéré par toute la critique comme une charge impitoyable contre la guerre, ce qui vaudra à son auteur le prix Nobel en 1937. A l’aile gauche du parti, Marcel Pivert, leader de la tendance «Gauche révolutionnaire», défend la ligne du «défaitisme révolutionnaire»: «La volonté de se battre contre sa propre bourgeoisie pour la chasser du pouvoir doit avori la priorité sur toutes les autres considérations. Après 1936, deux tendances principales s’affrontent, celle de Léon Blum, partisan d’une politique de fermeté, et celle de Paul Faure, très hostiles à la politique d’union nationale que Blum préconisa au lendemain de l’Anschluss. Les socialistes votèrent les accords de Munich, les uns avec résignation (Blum), les autres avec résolution (Faure). Les deux tentances s’affrontèrent au Congrès de Montrouge, en décembre 1938. Léon Blum l’emporta, mais les «poul-fauristes» représentaient encore une très forte minorité. Ses positions pacifistes devaient conduire Paul Faure à accepter l’armistice de juin 1940 et une nomination par Pétain au Conseil national de l’État français. Ces événements laissèrent des traces profondes dans la mémoire socialiste. La guerre et le régime de Vichy accentuèrent les divisions, car Paul Faure ne fut pas le seul à rallier le régime de Pétain, tandis que son camarade et adversaire Léon Blum dut subir la prison et le procès de Riom, avant d’être déporté. Dans les années d’après-guerre, le pacifisme devint suspect. L’«esprit de Munich» hanta les aînés du parti, tout comme le ralliement à l’Unions sacrée en 1914 avait pesé sur le mémoires socialistes”” (pag 200-201) ….. finire (pag 200-201)”,”FRAV-183″
“BERTA Giuseppe”,”Marx, gli operai inglesi e i cartisti.”,”BERTA (Vercelli, 1952) si è laureato all’Univ di Milano nel 1975. E’ autore di vari saggi di storia sociale politica e del movimento operaio inglese. Attualmente svolge attività di ricercatore presso la Fondazione Olivetti.”,”MADS-077″
“BERTA Giuseppe”,”Mirafiori.”,”BERTA insegna storia dell’industria nel Libero Istituto Universitario ‘Cattaneo’ di Castellanza. E’ responsabile dell’ Archivio storico Fiat.”,”MITT-018″
“BERTA Giuseppe”,”L’ Italia delle fabbriche. Genealogie ed esperienze dell’ industrialismo del Novecento.”,”BERTA Giuseppe alterna da molti anni la ricerca storica e l’ insegnamento universitario, attualmente presso l’ Università Bocconi, al lavoro di consulente per il mondo delle imprese. “”L’ ipotesi – o forse il mito- di un blocco di produttori dell’ industria, di una coesione degli interessi più dinamici e materialmente progressivi, di un’ alleanza sociale da spendere per la modernizzazione sociale, nasce quindi a Torino, dove resterà come una figura del discorso politico capace di riemergere periodicamente a nuova vita per oltre sessant’anni””. (pag 37-38)”,”ITAE-057″
“BERTA Giuseppe”,”Capitali in gioco. Cultura economica e vita finanziaria nella City di fine Ottocento.”,”BERTA Giuseppe nato nel 1952 si occupa di storia economica contemporanea. Ha insegnato e lavorato come consulente per istituti di ricerca ed imprese.”,”UKIE-041″
“BERTA Giuseppe a cura, saggi di Luciano CAFAGNA Giorgio BIGATTI Marco MERIGGI Edmondo BERSELLI Aldo BONOMI Giampaolo VITALI Cristiano ANTONELLI Pier Paolo PATRUCCO Francesco QUATRARO Fabio LAVISTA Aldo ENRIETTI Paolo BRICCO Fulvio COLTORTI Giandomenico PILUSO Giuseppe BERTA”,”La questione settentrionale. Economia e società in trasformazione.”,”Saggi di Luciano CAFAGNA Giorgio BIGATTI Marco MERIGGI Edmondo BERSELLI Aldo BONOMI Giampaolo VITALI Cristiano ANTONELLI Pier Paolo PATRUCCO Francesco QUATRARO Fabio LAVISTA Aldo ENRIETTI Paolo BRICCO Fulvio COLTORTI Giandomenico PILUSO Giuseppe BERTA G. BERTA insegna storia contemporanea all’Università Bocconi di Milano. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Gli spostamenti demografici come indicatore della crisi della grande industria. La dinamica demografica. “”La fine della Olivetti influenza la composizione demografica di quanti vivono intorno alla fabbrica. Il caso di Ivrea è importante: nel 1991 aveva 24.670 residenti, che diventano 24.918 nel 1996 (quindi, in aumento dell’1 per cento), per poi calare nel 2001 a 23.540: in dieci anni ha perso il 4,5 per cento della popolazione. Se consideriamo l’indotto direttamente intorno alla fabbrica, la dinamica risulta simile: fra il 1991 e il 1996 cresce da 76.048 a 76.315, per poi scendere a 73.661 nel 2001 (-3,1 per cento.”” (saggio di Paolo BRICCO) (pag 359-360)”,”ITAE-291″
“BERTA Giuseppe”,”Nord. Dal triangolo industriale alla megalopoli padana, 1950-2000.”,”G. BERTA insegna storia contemporanea all’Università Bocconi di Milano. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. “”Chi sono i lavoratori di Cornigliano? In maggioranza non provengono dalle aziende smobilitate. Di essi, stando a una fonte sindacale, nel 1956 gli assunti sono soltanto 782, indirizzati di preferenza alle mansioni di manutenzione e non a quelle direttamente produttive. Quanto agli altri, gli operai che affluiscono al nuovo centro siderurgico, secondo un documento aziendale preparato dall’Italsider nel 1961, hanno in sostanza tre distinte origini: o vengono dal “”mondo rurale””, e allora si tratta diun tipo di lavoratore ex-contadino, “”abituato a lavorare in genere da solo, senza guida, senza capi””, “”condizionato da un certo ambiente statico e chiuso””, scarsamente permeato da “”elementi modernizzatori””, spesso “”con un grando di istruzione limitatissimo””; o dal “”mondo artigiano””, in cui predominano analoghe caratteristiche di individualismo sul lavoro, ciò che determina, in questo secondo tipo di lavoratore, la persistenza di “”gravi remore di natura culturale””, dovute alla tendenza a mantenere legami personali sul lavoro e a un’istruzione professionale soprattutto imitativa; o, infine, dal “”mondo operaio”” vero e proprio. In quest’ultimo caso, si è dinanzi a un tipo di lavoratore “”già qualificato””, meno lontano, per certi tratti, dalle figure professionali necessarie ai nuovi complessi, ma non a causa della professionalità posseduta – giacché l’aggiustatore, il fresatore, il tornitore, abituati a lavorare il pezzo da soli, hanno una stretta affinità col tipo artigianale -, bensì per l’abitudine ai “”fattori ambientali”” della fabbrica, al sistema sociale della produzione industriale”” (pag 105-106)”,”ITAE-292″
“BERTA Giuseppe”,”Il governo degli interessi. Industriali, rappresentanza e politica nell’Italia del nord-ovest, 1906-1924.”,”Turati. “”Non di meno, nelle note redatte per la sua “”Critica Sociale””, egli aveva cercato di compiere uno sforzo di lucidità. Certo, lo stile era sempre quello, che gli era caro, della retorica tribunizia, ma temperato in questo caso da un reale apprezzamento per la materia esaminata. Accanto alla dichiarazione che il controllo segnava l’ingresso del «””regime costituzionale di fabbrica””», ad anticipare, dgradualmente e sperimentalmente», «la socializzazione delle industrie più mature», si trovava il riconoscimento che era stato il governo, postosi nettamente dal lato degli operai, a trarre il controllo dal «guardaroba dei programmi dimenticati», fatti rivivere soltanto con monotona periodicità, dagli articoli della stampa sindacale (115). Anche Turati non aveva rinunciato a salutare come «una rivoluzione» il controllo operaio, ma s’era premurato di soggiungere che esso andava «mantenuto nei limiti» in cui lo si poteva esercitare (116). Limiti che paiono oggi abbastanza circoscritti, ove non si dimentichi quali punte avesse raggiunto la temperatura sociale in Italia nei giorni in cui Turati scriveva. Quello strumento che avrebbe dovuto «rendere il lavoratore partecipe della gestione dell’azienda, elevare la sua dignità, imparargli a conoscere i congegni amministrativi dell’industria, evitare di questa le degenerazioni speculazionistiche, ridestare nel lavoratore la rallentata spinta al lavoro intensamente e giosamente produttivo» – insomma, trasformare in prassi un carico impressionante di valori -, si compendiava in definitiva nella rappresentanza del lavoro manuale entro i consigli di amministrazione delle aziende. Indicati dalle «Commissioni di fabbrica», gli eletti dei lavoratori dovevano avere il diritto di sedere in tali organismi «a pari titolo» con i «rappresentanti dell’impresa e del capitale», insieme con «quelli dell’elemento tecnico (ingegneri e capi tecnici)» e «quelli degli impiegati amministrativi», e magari con «un delegato tecnico dello Stato, quale rappresentante degli interessi generali del consumo contro la collusione dei produttori, e come rappresentante degli interessi fiscali»”” (pag 98-99) (115) F. Turati, Il controllo operaio sulla fabbrica: il punto nucleare della questione’, in ‘Critica Sociale’; a. XXX, n. 18, 16-30 settembre 1920, poi in Id., ‘Socialismo e riformismo nella storia d’Italia. Scritti politici 1878-1932’, a cura di F. Livorsi, Milano, 1979, pp. 408-409; (116) Ibid, p. 409″,”ITAE-341″
“BERTA Giuseppe”,”Conflitto industriale e struttura d’impresa alla Fiat, 1919-1979.”,”Forte espansione Fiat durante gli anni della Grande guerra. “”L’accelerazione vertiginosa nel proprio ritmo di espansione che conobbe la Fiat fin dal primo anno di guerra è espresso nel dato relativo all’immatricolazione di nuovi operai: nel dicembre 1916 “”le necessità dell’aument di produzione””, riportavano i verbali del consiglio d’ammistrazione, avevano determinato un accrescimento degli organici della manodopera diretta già a 16.000 unità, contro le 3.500 dell’agosto 1914. Quella cifra, che stupiva per la sua entità, sarebbe stata presto dimenticata: un anno dopo gli operai assommeranno a 23.000, per raggiungere un totale complessivo di oltre 40.000 alla fine del conflitto, secondo le stime del Comitato di mobilitazione industriale (29). E’ vero che si trattava di operai particolari, assai diversi da quelli d’anteguerra (giacché “”molti veri operai””, diceva la Fiat, erano stati richiamati alle armi nel primo semestre del 1915 e si erano dovuti rimpiazzare alla meno peggio, con quel che offriva un mercato delle braccia enormemente esteso per quantità, ma depauperato di qualità). C’era davvero di che esitare nell’attribuzione di un’identità industriale alla nuova manodopera: il personale di recentissimo reclutamento “”non aveva in generale alcuna pratica né di lavoro di meccanica in genere, né delle […] lavorazioni”” tipiche della Fiat (30). In quel 1916, del resto, Torino toccava la punta massima del processo di crescita urbana, scavalcando per ritmo di assorbimento delle migrazioni le altre citt° del nord, con l’eccezione di Genova: la popolazione salì a 525.264 abitanti, contro i 430.464 del 1911 (se si indicizza a 100 quest’ultimo valore, quello per il ’16 è pari a 122). Era l’industria ad attirare al capoluogo piemontese un afflusso eterogeneo di persone che sperimentavano per la prima volta un processo di mobilità territoriale; al termine esatto della guerra, la città comincerà a perdere residenti, espulsi dal ridimensionamento dell’attività manifatturiera (31). Di qui il primato di capitale produttiva di Torino, che le guadagnerà rapidamente una posizione peculiare anche nella geografia politica del paese. Con la guerra, per Torino e per la Fiat finisce dunque, in certo modo, la preistoria industriale, o per meglio dire la fase di incubazione che precede lo slancio”” (pag 37-38) (29) Cfr. S. Musso, Gli operai di Torino, 1900-1920, con una prefazione di F. Ciafaloni, Milano, Feltrinelli, 1980, p. 135 (30) Verbale della seduta del consiglio di amministrazione Fiat del 16 dicembre 1916, in ‘Fiat 1915-1930’, cit., vol. I, p. 138 (31) Cfr. G. Prato, Il Piemonte, cit, pp. 166, 169, 1973,. Il totale degli immigrati a Torino dal 1914 al 1920 fu di 66.754 unità. Ibidem, p. 174″,”MITT-365″
“BERTA Giuseppe”,”Conflitto industriale e struttura d’impresa alla Fiat, 1919-1979.”,”L’autunno 1980. “”La politica del dialogo ora non aveva più margini e legittimazione: l’asse manageriale che si ricostituiva aveva al centro la volontà di riappropriarsi di prerogative e funzioni al di fuori di ogni mediazione sindacale. L’acuirsi della crisi aziendale accelerò la svolta managerale in atto alla Fiat: nel momento in cui si ingaggiava una lotta per la sopravvivenza del gruppo, si rese necessario – come ha raccontato Cesare Romiti, riferendo dell’intervento di Enrico Cuccia e di Mediobanca (Cfr. C. Romiti, Questi anni alla Fiat’, p. 110-111) – un passo indietro della proprietà e una piena assunzione di responsabilità da parte del management”” (pag 204)”,”ECOG-002-FC”
“BERTA Giuseppe BIGAZZI Duccio BOTTIGLIERI Bruno COLTELLETTI Luigi FERRERO Daniela FOSCHI Alga D. OLMO Carlo”,”Fiat, 1899-1930. Storia e documenti.”,”””Esportazione e investimenti esteri: la Fiat sul mercato mondiale fino al 1940″” di Duccio Bigazzi (pag 77-168) [elementi di successo della Fiat all’estero: adattamento con abilità tattica alla segmentazione regionale del mercato mondiale dell’auto, provocata principalmente da interferenze governative; politica commerciale che, dopo essersi imperniata sui modelli di lusso o sportivi, si orientava a partire dagli anni venti su modelli relativamente economici] (pag 156-157)”,”ECOG-006-FP”
“BERTA Giuseppe”,”La Fiat dopo la Fiat. Storia di una crisi, 2000-2005.”,”Giuseppe Berta insegna Storia contemporanea all’università Bocconi. Collabora a Stampa ed Espresso.”,”ECOG-005-FC”
“BERTANI Alvaro”,”Da Grosseto a Milano: la vita breve di Luciano Bianciardi. Zarzuela tragica in un prologo, tre atti e un epilogo.”,”Luciano Bianciardi nasce a Grosseto il 14 dicembre 1922. Dopo le scuole dell’obbligo e il liceo, frequentati nella città natale, si laurea alla Normale di Pisa con una tesi su Il problema del conoscere nel pensiero di John Dewey. Tornato a Grosseto si sposa, ma pochi anni dopo il matrimonio, Bianciardi lascia la moglie e i due figli per trasferirsi a Milano dove viene assunto come redattore dalla nuova casa editrice Feltrinelli. Morto a Milano nel 1971. Alvaro Bertani, orgogliosamente cremonese, nasce nel 1943. Si trasferisce a Milano quasi subito, dove oggi vive e opera. Scrittore.”,”BIOx-048-FL”
“BERTAUX Pierre”,”La vie quotidienne en Allemagne au temps de Guillaume II. En 1900.”,”La regola delle tre K delle donne borghesi: Kinder, Kirche, Küche (bambini, chiesa, cucina).”,”GERx-066″
“BERTELLA FARNETTI Paolo a cura”,”Prateria in fiamme. Il programma politico dei Weather Underground.”,”Prateria in fiamme, una raccolta di saggi e documenti politici data alle stampe clandestinamente dai Weather Underground nel 1974 e proposta al movimento italiano, tre anni dopo, dal Collettivo editoriale Librirossi.”,”USAS-011-FL”
“BERTELLI Sergio”,”Il gruppo. La formazione del gruppo dirigente del PCI, 1936-1948.”,”Sergio BERTELLI viene da una famiglia emiliana di solide tradizioni socialiste. Nato all’ apice del fascismo, ha passato l’ infanzia tra Bologna e Roma. Entrato giovanissimo nel PCI, dopo aver collabrato con TERRACINI al Comitato per la libertà della Grecia, nel 1955 è nominato segretario dell’ Istituto Gramsci, lavorando al fianco di NATTA. Con COLLETTI e MUSCETTA è stato l’estensore della lettera ‘dei Centouno’. Ha scritto libri e saggi principalmente su RInascimento e Illuminismo. Il suo ultimo libro ha il titolo ‘Il potere oligarchico nella stato-città medievale’ (FIRENZE, 1978).”,”PCIx-057″
“BERTELLI Sergio BIGAZZI Francesco a cura; saggi di Aleksander KOLPAKIDI Jaroslaw LEONTIEV, Massimo CAPRARA Sergio BERTELLI Francesco BIGAZZI Renato RISALITI Vladimir GALITZKIJ Evgenin ZIRNOV Paolo PISANO’ Renato RISALITI Maurizio TORTORELLA Giuseppe PARLATO Ileana FLORESCU Nikita PETROV”,”Pci: la storia dimenticata.”,”””La decisione di liquidare il Partito comunista polacco (PCP) fu presa personalmente dai sei membri del segretariato del Comintern – Dimitrov, Manuilskij, Moskvin (Trilisser), Kuusinen, Florin ed Ercoli (Togliatti) – che firmarono separatamente la “”Risoluzione del Presidium del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista”” consegnata il 16 agosto 1938 a Stalin dallo stesso Georgij Dimitrov, segretario generale della Terza Internazionale. La pubblicazione di questi storici documenti fa finalmente luce su una delle pagine più infami della storia dell’Internazionale comunista. Conferma che la decisione di dare il via allo sterminio dei comunisti messi all’indice con l’etichetta di trotskisti e buchariniani fu presa dal gruppo più ristretto dei dirigenti del Comintern. Palmiro Togliatti rientrò improvvisamente a Mosca dalla Spagna, dove rappresentava la Terza Internazionale durante la guerra civile per ratificare la scomparsa nel nulla di un intero partito, come se non fosse mai esistito. Solo in questo modo si spiega come mai il compagno Ercoli, che era il “”numero due”” del Comintern, abbia firmato per ultimo”” (pag 181) (Francesco Bigazzi, Il compagno Ercoli e la liquidazione dei comunisti polacchi) “”””La segreteria del Comintern”” mi ha dichiarato lo storico polacco Henry Cimek “”si riunì a più riprese tra la fine del 1935 e l’inizio del 1936 per preparare un progetto di risoluzione contro il PCP. Risulta senza ombra di dubbio che Ercoli partecipò all’elaborazione di questo documento””. Togliatti partecipò anche all’adozione di altre decisioni; come per esempio quelle che approvarono epurazioni in seno al PCP il cui scopo “”ufficiale”” era quello di eliminare i “”provocatori””. Quell’operazione investì non soltanto il PCP, ma anche i comunisti polacchi residenti in URSS. Un’epurazione “”su grande scala, fatta passare per una rivisione dei quadri, ebbe luogo nel 1936 coinvolgendo migliaia di persone””.”” (pag 183) (Francesco Bigazzi, Il compagno Ercoli e la liquidazione dei comunisti polacchi) “”Complessivamente furono assassinati oltre cinquemila comunisti polacchi, in pratica quasi tutti i militanti del partito. Sono sopravvissuti solo coloro che in quel periodo si trovavano nelle prigioni polacche e quelli che furono arruolati dai servizi di sicurezza sovietici. Queste cifre acquistano, se possibile, una fisionomia ancora più tragica se vengono confrontate con quelle dei comunisti polacchi uccisi dalla ‘sanacja’, il governo di salute pubblica fondato da Pilsudski nel 1926 (da venti a trenta persone) e dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale (alcune centinaia). Dal suo esilio in Messico, Trotsky non esitò a definire questa tragedia, come anche il patto Ribbentrop-Molotov, firmato poco dopo, un colpo mortale per il comunismo mondiale. “”La Polonia risusciterà, ma il Comintern non risusciterà mai”” dichiarò Trotsky prima di cadere a sua volta vittima dei sicari di Stalin”” (pag 185) (idem)”,”PCIx-337″
“BERTELLI Sergio”,”Il gruppo. La formazione del gruppo dirigente del PCI, 1936-1948.”,”Sergio BERTELLI viene da una famiglia emiliana di solide tradizioni socialiste. Nato all’ apice del fascismo, ha passato l’ infanzia tra Bologna e Roma. Entrato giovanissimo nel PCI, dopo aver collabrato con TERRACINI al Comitato per la libertà della Grecia, nel 1955 è nominato segretario dell’ Istituto Gramsci, lavorando al fianco di NATTA. Con COLLETTI e MUSCETTA è stato l’estensore della lettera ‘dei Centouno’. Ha scritto libri e saggi principalmente su RInascimento e Illuminismo. Il suo ultimo libro ha il titolo ‘Il potere oligarchico nella stato-città medievale’ (FIRENZE, 1978).”,”PCIx-026-FV”
“BERTELLI Sergio BIGAZZI Francesco CAPRARA Massimo FLORESCU Ileana GALITZKIJ Vladimir KOLPAKIDI Aleksander LEONTIEV Jaroslav PARLATO Giuseppe PETROV Nikita PISANÒ Paolo RISALITI Renato TORTORELLA Maurizio ZIRNOV Evgenij”,”PCI: la storia dimenticata.”,”Sergio Bertelli ha insegnato Storia moderna e Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Firenze. Francesco Bigazzi, giornalista, già direttore dll’Ansa a Mosca e a Varsavia, poi corrispondente del Giorno e oggi a Panorama dalla capitale russa. Massimo Caprera. Dal 1944, per circa vent’anni, è stato segretario di Palmiro Togliatti. Sindaco di Portici negli anni Cinquanta, è stato consigliere comunale di Napoli sino al 1997. Dal 1952 deputato del PCI per quattro legislature, è stato radiato dal partito nel 1969 assieme al gruppo del Manifesto, del quale è stato uno dei fondadori. Giornalista, attualmente collabora al Giornale. Ileana Florescu. Vive tra Roma e Bucarest. Si è occupata a lungo di storia delle corti e del teatro rinascimentali. Vladimir Galitzkij. Capitano di primo rango della Marina militare e docente di Storia militare all’Accademia di Scienze militari in Russia. Aleksander Kolpakidi. Storico e scrittore, studioso dei movimenti estremisti di msinistra, insegna Storia e sociologia presso il Politecnico di San Pietroburgo. Jaroslav Leontiev. Storico-archivista, è docente presso la facoltà di Amministrazione statale dell’Università di Mosca. Giuseppe Parlato. Ricercatore di Storia contemporanea all’Università La Sapienza, docente di Storia contemporanea alla Libera Università San Pio V di Roma, dirige la fondazione Ugo Spirito. Nikita Petrov. dal 1976 si occupa di storia dell’Unione Sovietica e in particolare della storia dei suoi organi punitivi. Dal 1990 è vicepresidente del Centro studi Memorial. É consigliere della Commissione del Soviet Supremo della Federazione Russa per archivi del PCUS e del KGB e della Corte costituzionale per gli affari del PCUS. Dal 1992 è docente di Storia del KGB all’Università statale a Mosca. Paolo Pisanò. Giornalista, ha curato Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945. Dal 1995 cura e conduce sulle emittenti televisive private Sei Milano e Telecampione. Renato Risaliti. Docente di Letteratura russa per diciotto anni all’Università di Pisa, dal 1969 insegna Storia dell’Europa Orientale all’Università di Firenze. Maurizio Tortorella. Giornalista, ha lavorato a Il Sole 24 ore, Mondo Economico e Fortune Italia. Attualmente inviato speciale di Panorama. Evgenij Zirnov. Giornalista e scrittore, è stato corrispondente del quotidiano Komsomolskaya Pravda, di Stern e di diversi canali della televisione russa.”,”PCIx-022-FL”
“BERTELLI Sergio”,”Ribelli, libertini e ortodossi nella storiografia barocca.”,”Sergio Bertelli (Bologna 1928) è stato allievo di Federico Chabod. Segretario dell’Istituto Gramsci dal 1955 al 1957, segretario dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici dal 1960 al 1965, poi professore ordinario di storia moderna a Perugia. Felloww del Harvard Center for Italian Renaissance Studies nel 1966 e 1967. Member dell’Institute for Advanced Study, Princeton per il 1970, Visiting Professor presso lo History Department dell’Università di California, Berkeley. Ha pubblicato ‘Erudizione e storia in L.A. Muratori’ (1960). Ha curato più edizioni delle opere di Machiavelli e di Giannone. “”Le nuove storie sono storie di santi e di martiri (di nuovi santi, di nuovi martiri), storie d’una Chiesa (cattolica o protestante ch’essa sia). Insomma: storie “”sacre””. Tuttavia gli ortodossi non riusciranno a distruggere il messaggio laico del Machiavelli e del Guicciardini. Libertini e ribelli si opporranno agli ortodossi e alla loro dittatura culturale così come si opporranno alla ‘pax hispanica’. Un filo rosso unisce ‘Il Principe’ al ‘Tractatus theolofico-politicus’ d Spinoza”” (quarta di copertina) Libro citato: P. Vernière, ‘Spinoza et la pensée française avant la Révolution’, I, (1663-1715), Paris, 1954″,”STOx-313″
“BERTELLI Sergio”,”Gramsci e Togliatti: un puzzle irrisolto.”,”””””Italianizzare la lotta contro il trotskismo”” sarebbe stata la parola d’ordine di Palmiro Togliatti (1) nel 1937, all’epoca dei grandi processi. Ma l’equazione Trotsky-Bordiga si era posta sin dallo scontro Gramsci-Bordiga del gennaio 1926, al tempo del III Congresso (Lione). Un’equazione che lo stesso Bordiga avrebbe contribuito a rinsaldare, nell’urto con Stalin, al VI Plenum dell’Internazionale del febbraio di quello stesso anno. Però si dovrebbe risalire allo stesso congresso di fondazione di Livorno e ricordare il ruolo centrale giocato, in esso, dai due rappresentanti dell’Internazionale, Christo Kabakciev e Matyas Rakosi – e soprattutto il loro diktat all’assemblea dei delegati socialisti riuniti per i lavori del loro XVII congresso: “”l’internazionale comunista respinge ogni risoluzione che non sia quella che vi impone la frazione comunista e che noi sottoscriviamo”” (2) “” (pag 54) [(1) Critica dei lavori del CC, malgrado i lati positivi’, appunti per la segreteria, 14 febbraio 1937, fotocopia in APC 1440 (2)/20; (2) Cf. P. Spriano, ‘Storia del Partito comunista italiano. I. Da Bordiga a Gramsci’, Torino, Einaudi, 1967: 115] “”Su Stato Operaio’ del maggio-giugno 1927 Togliatti con l’articolo ‘Antonio Gramsci un capo della classe operaia’, a cui si aggiunge Alfonso Leonetti sulle pagine di ‘Correspondance Internationale’ dell’ottobre, mette in difficoltà Gramsci nel suo tentativo, davanti al Tribunale Speciale, di negare di aver appartenuto all’Esecutivo del partito”” (pag 58-59) ‘Strana lettera di Ruggiero Grieco a Gramsci, il giudice istruttore consegnandola gli dice: “”Onorevole Gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei rimanga un pezzo in galera””‘ (pag 59)”,”GRAS-012-FGB”
“BERTHEAU Friedrich”,”Fünf Briefe über Marx an Herrn Dr. Julius Wolf, Professor der Nationalökonomie in Zürich von Friedrich Bertheau, Baumwollspinner in Zürich.”,”Friedrich BERTHAU, operaio-filatore del settore laniero, ha scritto cinque lettere su Marx a Julius WOLF, professore di economia nazionale a Zurigo.”,”MADS-300″
“BERTHIER René”,”L’anarcho-syndicalisme et l’organisation de la classe ouvrière.”,”BERTHIER René”,”ANAx-342″
“BERTHOLD Will”,”La tragedia di Malmedy.”,”Il 16 dicembre 1944 i tedeschi scatenarono quella che fu chiamata l’ offensiva delle Ardenne nella speranza di raggiungere Anversa, interrompendo le linee di comunicazione angloamericane che minacciavano la Ruhr. In questa operazione mandarono anche dei soldati delle SS dietro alle linee. Qui, nel villaggio di Malmedy avvenne la strage di soldati americani che si erano arresi. A questi fatti sanguinosi seguì un processo per crimini di guerra contro i soldati tedeschi SS.”,”QMIS-064″
“BERTHOLD Lothar NEEF Helmut”,”Militarismus und Opportunismus gegen die November-revolution.”,”Risoluzione del Consiglio degli Operai e dei Soldati di Berlino del 10 gennaio 1919. “”Die heute am 10. Januar 1919 in den Sophienslälen tagende Versammlung aller kommunalen A.- und S.- Räte Groß Berlins bedauerte aufs tiefste, daß bei den letzten Vorgängen in Berlin Arbeiterblut geflossen ist. Sie wendet sich mit aller Entschiedenheit gegen die Maßnahmen der Regierung, Studenten und Offiziere zu bewaffnen und sie gegen das Proletariat marschieren zu lassen. Die Todfeinde der Arbeiterklasse werden von einer sozialistischen Regierung gegen die Revolution bewaffnet. Die Bourgeoisie triumphiert, alle Gegenrevolutionäre wittern Morgenluft. (…)””. (pag 359) Governo socialdemocratico artefice della controrivoluzione. “”Il consiglio degli operai e dei soldati riunito oggi 10 gennaio 1919 … è grandemente addolorato per il sangue dei lavoratori versato a Berlino negli ultimi avvenimenti. Esso si opposto con la massima determinazione alle misure del governo per armare gli studenti e i militari e farli marciare contro il proletariato. I nemici mortali della classe operaia sono armati da un governo socialista contro la rivoluzione. La borghesia trionfa, tutti i controrivoluzionari annusano l’ aria del mattino (…)””. (pag 359)”,”MGER-064″
“BERTI Giampietro”,”Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento.”,”Giampietro Domenico BERTI insegna storia dei partiti politici nell’Università di Padova. Ha pubblicato tra l’altro: -Un naturalista dall’ancien regime alla Restaurazione. Giambattista Brocchi (1772-1826), BASSANO 1988 – Censura e circolazione delle idee nel Veneto della Restaurazione, VENEZIA 1989 – Francesco Saverio Merlino. Dall’ anarchismo socialista al socialismo liberale, 1856-1930, MILANO, 1993 -Storia di Bassano, PADOVA, 1993 -Un’ idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico, MILANO, 1994″,”ANAx-061″
“BERTI Lapo a cura; altri saggi di GORI Franco ZANZANI Mario”,”Moneta crisi e stato capitalistico.”,”BERTI, GORI e ZANZANI fanno parte del comitato di coordinamento della rivista ‘Primo Maggio’ pubblicata a Milano dalla Calusca editrice. Su questa rivista sono apparsi il saggio di BERTI e quello di GORI. Il saggoi di ZANZANI e l’ introduzione di BERTI compaiono qui per la prima volta. Il problema viene affrontato in questo opuscolo a partire dalle indicazioni di MARX nei Grundrisse.”,”MADS-244″
“BERTI Giuseppe GALLINARO Maria Bianca a cura; scritti di V.G. BIELINSKI A.J. HERZEN N.G. CHERNISCEVSKI N.A. DOBROLIUBOV”,”Il pensiero democratico russo del XIX secolo.”,”Contiene gli scritti di G. CERNISCEVISKI (1828-1889): ‘Lessing nella storia del popolo tedesco’, ‘Cenni su Bielinski’, ‘Il Conte di Cavour’, e lo scritto di Nicolai A. DOBROLIUBOV (1836-1861) ‘Lettera da Torino’ (1861) sul risorgimento italiano. “”In movimento democratico russo presenta, quindi, un eccezionale interesse dal punto di vista dello studio della storia del liberalismo e della democrazia europea. In primo luogo perché diede vita al gruppo democratico più avanzato d’ Europa, il solo che giunse, prima di Marx ed Engels, e ignorando Marx ed Engels, a conclusioni socialiste le quali più si avvicinano al pensiero marxista. In secondo luogo perché non restò limitato al terreno economico (…)”” (G. Berti, pag XLVII)”,”RUSx-079″
“BERTI Giampietro”,”Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale, 1872-1932.”,”””In Italia il protagonismo delle masse sembrava visibilmente constatabile dall’ enorme sviluppo delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra. Il partito socialista, che alle elezioni politiche di novembre otterrà 1.834.000 voti con 156 deputati, aveva praticamente quadruplicato i suoi iscritti, passati da 50.000 (come risultavano prima della guerra) a 200.000. Conquistati oltre 2.800 comuni (il 24% del totale), controllava migliaia di cooperative e aveva aperto 2.000 sezioni in tutti il Paese. Al congresso nazionale di Bologna, dell’ ottobre 1919, aveva abbandonato ufficialmente il programma riformista e abbracciato la linea massimalista della conquista rivoluzionaria del potere. La Cgdl contava su oltre 1.000.000 di tesserati, numero che salirà a 1.930.000 nel settembre del 1920. Gli aderenti alla seconda organizzazione sindacale, l’ Usi, nonostante la scissione del 1914, si aggiravano sulle 300.000 unità (anche queste destinate a salire a 500.000), mentre il Sindacato ferrovieri – dove operavano molti militanti anarchici – aveva circa 90.000 aderenti””. (pag 608)”,”ANAx-191″
“BERTI Giuseppe”,”Russia e stati italiani nel Risorgimento.”,”””Il Piattoli aveva non soltanto studiato Rousseau, Mably e l’ abate Saint-Pierre e trasfuso questi studi nel giovane suo pupillo, Czartoryski, ma aveva accuratissimamente studiato Kant – e non soltanto la Ragion pura e la Ragion pratica, ma il progetto kantiano Sulla pace perpetua. Le idee del Piattoli non erano soltanto sue: erano le idee degli illuministi e dei massoni francesi, dei democratici avanzati degli Stati Uniti d’ America e, particolarmente, del Jefferson, cui Filippo Mazzei l’ intimo amico di Piattoli, fu specialmente legato,. Le idee del Piattoli erano, in parte, con un accento più avanzato, anche le idee del Potocki e del Czartoryski; erano infine (con un accento più moderato) le idee del terzo compagno di prigionia del Piattoli che Czartoryski stesso definisce nelle sue Memorie “”il più estremo dei rivoluzionari polacchi””, il giacobino Kollontay.”” (pag 238) “”Nel 1848, è vero, non vi furono barricate in Russia. Però, proprio in quell’ anno, le statistiche segnalarono ben 71.000 incendi dolosi avvenuti nella grande proprietà terriera e il bagliore di quegli incendi, i quali portarono a danni economici enormi, arrivò sino ai diplomatici italiani accreditati a Pietroburgo, sino al marchese Emanuele d’Azeglio, sino al duca della Regina; e si rifletté persino nei loro dispacci. Questi incendi, spesso vasti e paurosi, che, senza nessuna premeditata intesa, senza nessun piano preordinato, scoppiavano nelle campagne, nelle proprietà dei feudatari, talvolta a migliaia di chilometri di distanza l’ uno dall’ altro, erano un fatto che induceva a seria riflessione””. (pag 608)”,”RUSx-098″
“BERTI Domenico, a cura di Franco BOLGIANI”,”Il conte di Cavour avanti il 1848.”,”””Mentre egli stava scrivendo la monografia alla quale alludiamo (sull’autonomia legislativa dell’Irlanda, ndr), coi tipi di Bruxelles veniva fuori il libro di Vincenzo Gioberti: ‘Il Primato’, e poco appresso quello del Balbo: ‘Le Speranze d’Italia’. Quale giudizio il conte di Cavour portasse su Gioberti in questo tempo non abibamo onde desumerlo. Sappiamo però dalle note autobiografiche, ch’egli nel 1843 fece quanto potè per impedire che il fratello Gustavo entrasse in polemica col filosofo torinese. Il libro del Balbo sulla ripartizione dell’Oriente pareva degno al conte di Cavour di grave considerazione””. (pag 282)”,”BIOx-250″
“BERTI Giampietro”,”Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale, 1856-1930.”,”””Merlino individua con chiarezza il carattere specifico della grande impresa dell’autore tedesco, cioè l”essenzialismo concettuale e metodologico’. Secondo Merlino, poiché tutto il ‘Capitale’ poggia sull’analisi del tempo di lavoro e dunque sull’idea di lavoro astratto individuato nel rapporto fondamentale tra capitalista e operaio, ne deriva la sottovalutazione del ruolo fondamentale del potere politico e delle connessioni tra questi e il potere economico. Marx “”stima molto meno del loro valore la parte che ha lo Stato nella spoliazione dell’operaio, le rendite che esso distribuisce alle diverse branche della classe dirigente, i servizi che rende agli uni e le esazioni che fa subire agli altri””. Si tratta di un modello fondato “”sopra un’astrazione o piuttosto una serie di astrazioni. Marx prescinde dalla natura e dei movimenti reali dell’uomo, dalla natura e dalle qualità specifiche del lavoro, dalla natura e dalle qualità specifiche delle cose, infine da tutte le circostanze che precedono, accompagnano e seguono la produzione (…) egli sopprime senz’altro le differenze qualitative tra i lavori, riducendo tutti i lavori, compreso quello artistico, intellettuale, d’invenzione o professionale, a un lavoro astratto, indistinto, eguale e rudimentale””. In conclusione, l’essenzialismo metodologico porta Marx a creare un modello teorico sciolto da ogni specificità storica, geografica, etnografica, culturale, cioè dall’insieme delle differenze reali che determinano i diversi contesti storici. Questo essenzialismo, a sua volta, deriva completamente da Hegel e dalla scienza economica borghese: “”Marx credette a queste leggi, e ripeté che esse sono fisse e incrollabili, ma – hegeliano impenitente qual era – aggiunse che crollerebbero e si distruggerebbero da sé, poiché il capitale si accumula a un polo e il lavoro al polo opposto della società. L’urto, vale a dire la rivoluzione, sarebbe inevitabile”” (57). L’osservazione merliniana coglie nel segno. In effetti la metodologia di Marx si basa sull”astrazione determinata’, cioè sulla creazione di un modello euristico capace di sussumere e di spiegare i fatti specifici e concreti della diversificazione reale. Questo modello, che definisce il concreto come “”unità del molteplice”” (58), mentre risulta paradossale per la logica formale – perché la riduzione della molteplicità dei dati sensibili all’unità è il compito della conoscenza non già concreta, bensì astratta delle cose – è del tutto razionale per la logica dialettica”” [Giampietro Berti, ‘Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale, 1856-1930’, 1999] [‘(57) F.S. Merlino, ‘La doctrine de Marx et le nouveau programme des socialdémocrates allemand’, “”La Societé Nouvelle””, VII (1891, set.), pp. 272-292, ora in Id., ‘Concezione critica…’ pp. 63, 65, 67 (…). A sottolineare l’hegelismo di Marx è la più autorevole tradizione marxista: I. Lenin, ‘Karl Marx’, 1965, p. 61; G. Lukacs, ‘Storia e coscienza di classe’, 1973, p. LXVII; R. Rosdolsky, ‘Genesi e struttura del “”Capitale”” di Marx’, 1975, vol. I. pp. 6-7. Come aveva avvertito Merlino, questo essenzialismo metodologico iniziava da Hegel. Infatti: “”Nel processo del pensiero scientifico è importante che l’essenziale sia distinto e posto in rilievo in contrapposto con il cosiddetto non-essenziale””, G.F. Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia’, 1942, vol. I, p. 194; (58) Marx, Lineamenti fondamentali, vol. I. p. 27′]”,”MITS-011-FL”
“BERTI Enrico BELLIN Nicoletta ROSSITTO Cristina. MARIGO Giuseppina CONTI Lino LONGATO Fulvio MILAN Renato NATALI Carlo NAPOLITANO Linda VOLPI Franco, saggi di; testi antologici di ARISTOTELE Immanuel KANT G.W.F. HEGEL Karl MARX Friedrich ENGELS V.I. LENIN György LUKACS Herbert MARCUSE Theodor W. ADORNO MAO Zedong Louis ALTHUSSER Lucio COLLETTI Karl R. POPPER R. GARCIA”,”La contraddizione.”,” “”Per Engels la contraddizione ha luogo in ogni ordine di realtà: nella natura, nella storia, nel pensiero, cioè dovunque vi sia un processo antagonistico, nel quale un estremo si converte nel suo contrario e questo si converte a sua volta nel primo, restituendo però in una forma superiore, cioè più valida dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo. E’ questo il famoso processo della “”negazione della negazione””, teorizzato per la prima volta da Hegel e ripreso esplicitamente da Marx, che Engels illustra, in polemica contro Dühring, con i famosi esempi del chicco d’orzo che, germogliando, cioè trasformandosi in pianta, si nega, ma viene poi restituito in quantità maggiore con la morte, cioè con la negazione della pianta, consistente nella produzione di nuovi semi; o dell’uovo che, negandosi, produce l’insetto, il quale poi, negandosi a sua volta, riproduce l’uovo; o della grandezza algebrica ‘a’ la quale, negandosi, dà luogo a ‘-a’, che poi, negandosi a sua volta, cioè moltiplicandosi per ‘-a’ dà luogo a ‘a²’. Accanto a questi esempi, desunti dalla natura, Engels ne adduce altri, desunti dalla storia, quali il processo per cui dalla primitiva proprietà comune del suolo si è passati, per negazione, alla piccola proprietà privata di esso e, per negazione della negazione, al grande possesso fondiario; o il processo per cui, dall’uguaglianza propria dello stato di natura rousseauiano si è passati, per negazione, alla disuguaglianza propria degli stati primitivi e, per negazione della negazione, all’uguaglianza propria degli stati dispotici; o infine il processo per cui nella storia della filosofia si è passati dal materialismo antico, per negazione, all’idealismo e, per negazione della negazione, al materialismo moderno (1). Contro Dühring, che considera la dialettica uno strumento puramente dimostrativo, cioè valida soltanto sul piano del pensiero, Engels insiste nell’affermare il carattere reale della dialettica, cioè della negazione della negazione, e quindi anche della contraddizione. Ma è chiaro che per contraddizione egli intende contrarietà fra i termini successivi di un processo, quella contrarietà che anche Aristotele considera condizione necessaria del divenire. Ciò non ha nulla a che vedere con la contraddizione di cui parla Aristotele, cioè con l’affermazione e la negazione della presenza di un medesimo predicato nello stesso soggetto contemporaneamente e sotto lo stesso rispetto. A questa differenza tra la contraddizione della dialettica hegeliana e marxiana e la contraddizione della dialettica aristotelica sembra alludere lo stesso Engels quando afferma: “”nella dialettica negare non significa dir di no, o dichiarare che una cosa non è sussistente o comunque distruggerla””, e cita la massima spinoziana ‘omnis determinatio est negatio’ per mostrare che la negazione deve essere determinata, aggiungendo: “”ogni genere di cose ha una sua maniera peculiare di essere negata in modo che ne risulti uno sviluppo, e la stessa cosa si ha per ogni genere di idee e di concetti”” (2). Ulteriori delucidazioni al suo concetto di contraddizione, che confermano l’impressione già riportata, Engels fornisce nella ‘Dialettica della natura’. Quivi egli afferma che la dialettica cosiddetta soggettiva, ossia il pensiero dialettico, non è che il “”riflesso”” della dialettica cosiddetta obiettiva, cioè del movimento che nella natura si manifesta sempre in opposizione fra termini che contrastano continuamente e infine si risolvono l’uno nell’altro in forme superiori. Come esempi di queste opposizioni egli cita l’attrazione e la repulsione tra poli opposti nel magnetismo, tra cariche opposte nell’elettricità e tra atomi nella chimica; la polarizzazione dell’albume vivente nel mondo organico e il contrasto tra eredità e adattamento nell’evoluzione della specie. Nella natura – egli afferma – “”tutte le differenze si risolvono l’una nell’altra attraverso gradini intermedi, tutti gli opposti passano l’uno nell’altro attraverso termini intermedi”” (3)”” (pag 255-257) [Enrico Berti, La contraddizione dopo Marx] [(in) AA. VV., La contraddizione, 1977] [(1) F. Engels, Anti-Dühring, in K. Marx F. Engels, Opere, Roma, 1974, vol. XXV, pp. 128-137; (2) Ibid., p. 136; (3) Engels, Dialettica della natura, ibid., vol. XXV, pp. 496-497] “”Non diversa [da quella di F. Engels, ndr] è la concezione della contraddizione che si ritrova in Lenin, il quale, nello scritto dal titolo ‘A proposito della dialettica’ (composto nel 1915 ma pubblicato nel 1925), afferma che “”lo sdoppiamento dell’uno e la conoscenza delle sue parti contraddittorie è l’essenza della dialettica””. Tra queste parti contraddittorie, che evidentemente sono dei contrari, essendo ottenute attraverso lo sdoppiamento di un’unità che le conteneva entrambe, si instaura un rapporto d’identità, l’identità degli opposti, la quale per Lenin, come per Engels, è legge della conoscenza in quanto ancor prima è legge del mondo oggettivo. Gli esempi di opposti forniti da Lenin sono gli stessi che abbiamo trovato in Engels, cioè nella matematica + e -, differenziale e integrale; nella meccanica azione e reazione; nella fisica elettricità positiva e negativa; nella chimica associazione e dissociazione degli atomi; nella scienza sociale lotta di classe. L’identità degli opposti – che per Lenin può essere detta anche unità degli opposti, dato che in questo caso i termini “”identità”” e “”unità”” si equivalgono – è la condizione del movimento, dello sviluppo spontaneo di tutti i processi della natura, spirito e società compresi. Lo sviluppo, infatti, è “”lotta”” degli opposti, cioè sdoppiamento dell’uno in opposti che si escludono l’un l’altro e loro rapporto reciproco. La concezione dello sviluppo come unità degli opposti fornisce la chiave dei “”salti””, della “”soluzione di continuità””, della “”conversione nell’opposto””, della distruzione del vecchio e della nascita del nuovo. “”L’unità (coincidenza, identità, equipollenza) degli opposti – afferma Lenin – è condizionata, provvisoria, transitoria, relativa. La lotta degli opposti reciprocamente escludentisi è assoluta; come assoluto è lo sviluppo, il movimento”” (4). Da queste parole si desume che l’unità degli opposti è la contraddizione, ossia la relazione per cui due opposti si escludono e insieme si implicano reciprocamente, mentre la lotta degli opposti è il processo per cui l’uno si converte nell’altro e genera una realtà nuova. Anche qui, dunque, come in Hegel e in Marx, la contraddizione, intesa come contrarietà, è reale, ma provvisoria, destinata necessariamente a risolversi mediante un movimento. La dialettica del pensiero è il riflesso, il rispecchiamento di tale movimento esistente nella realtà (5)”” [Enrico Berti, La contraddizione dopo Marx] [(in) AA. VV., La contraddizione, 1977] [(4) V.I. Lenin, Quaderni filosofici, a cura di I. Ambrogio, Roma, 1971, pp. 361-362; (5) Ibid., p. 365: richiamo esplicito alla ‘Bildertheorie’, o teoria del riflesso]”,”HEGx-024″
“BERTI Giuseppe”,”Problemi di storia del PCI e dell’Internazionale Comunista (a proposito della ‘Storia del PCI’ di P. Spriano).”,”Origini PcdI (pag 162-163) “”Nel 1917-18 la separazione profonda, abissale era ancora quella che divideva ‘interventisti’ e ‘non interventisti’, anche ovviamente se si distingueva tra coloro che avevano avuto incertezze all’inizio (e poi erano tornati sui propri passi) e coloro che erano passati definitivamente invece al servizio di quella che veniva definita la “”borghesia imperialista e guerrafondaia””. Questo criterio di divisione sopravanzava ogni altro e, nella particolare situazione italiana, in un certo qual senso, ‘attenuava persino la tradizionale divergenza tra la corrente rivoluzionaria e la corrente riformista: questo, proprio questo è il punto che occorre capire’. La resistenza di Serrati e dei capi della corrente rivoluzionaria del Partito socialista italiano all’espulsione dei riformisti dal partito non derivò unicamente (e nemmeno, crediamo, principalmente) da calcolo «opportunistico», da un gioco inteso a mantenere il potere nel partito ma ‘dalla convinzione sincera e profonda che era in Serrati e negli altri capi della corrente rivoluzionaria che, in fondo, i riformisti italiani non avevano «tradito», non erano passai al servizio della «borghesia guerrafondaia e imperialistica»’. Diremo di più: diremo che persino Bordiga che era sempre più convinto della necessità della separazione tra riformisti e rivoluzionari, (affinché gli uni dessero vita la partito comunista, gli altri al partito socialista riformista) c’era, tuttavia, nei confronti di uomini come Turati e come Treves (lo abbiamo sentito più volte esprimersi in questo senso) un rispetto morale che certamente mancava in Lenin e nei bolscevichi. Ci riferiamo, soprattutto, all’anno 1919: poi le cose presero un altro corso. Sarebbe interessante riuscire a capire per quali motivi Lenin, che pure tenne nel massimo conto questi sentimenti quando si trattò di giudicare i socialisti svizzeri o scandinavi (in fondo anche i socialisti francesi) assunse, invece, una posizione particolarmente aspra proprio nei confronti dei socialisti riformisti italiani che la meritavano di meno. Probabilmente alla base di quest’atteggiamento vi fu non un errato giudizio ma più probabilmente, un errato calcolo politico. Egli pensò, cioè, che in quei paesi il movimento era più arretrato ed era, quindi, indispensabile, ancora per un certo tempo, fare i conti con l’influenza dei riformisti, mentre in Italia, essendo il movimento più avanzato, sarebbe stato più facile costituire subito un partito rivoluzionario, espellendo i riformisti e distruggendo rapidamente la loro influenza sulle masse lavoratrici. Fu quella opinione di Lenin (e, poi, della costituenda I.C.) filtrata già nel 1919 in Italia, che orientò i nuclei estremisti del PSI – decisamente, oramai – verso la scissione e la costituzione di un nuovo partito: nel 1919 solo Bordiga, nel 1920 anche Gramsci e qualche massimalista di sinistra. Perciò è nel 1919-20 la data di origine del PCI. Fu un calcolo politico errato ed ebbe come frutto la scissione minoritaria di Livorno. Naturalmente una volta costituitasi la frazione comunista questo aspro giudizio, questo modo corrosivo di guardare alla tradizione socialista italiana pervase tutta la frazione comunista, i massimalisti stessi che si erano appena staccati da Serrati. Ma non ci pare che si possa anticipare ed antidatare questa situazione di fatto al 1917. Anche se sin dal 1917 un certo preannuncio di questo atteggiamento era in Bordiga e in Gramsci (…)”” [Giuseppe Berti, ‘Problemi di storia del PCI e dell’Internazionale Comunista (a proposito della ‘Storia del PCI’ di P. Spriano)’, Rivista Storica Italiana, Esi, Napoli, 1. 1970] Biografia. Giuseppe Berti (Napoli, 22 luglio 1901- Roma, 16 marzo 1979) è stato un politico italiano. Inizia la sua militanza politica a 17 anni a Palermo, dove studia giurisprudenza, e da giovane socialista fonda la rivista rivoluzionaria Clartè (con allusione a Henri Barbusse), ma scriverà anche nel bordighiano Il Soviet. Nel gennaio 1921 è tra i delegati che al congresso socialista di Livorno danno vita al Partito Comunista d’Italia. Berti, un mese dopo, diviene il segretario della Federazione Giovanile Comunista d’Italia oltre che direttore del relativo settimanale L’Avanguardia. Vicino alle posizioni di Angelo Tasca, nel maggio 1923 è arrestato a Milano con tutto il vertice della Fgcd’I, ma viene, come tutti, assolto. In ogni caso è evidente che il fascismo ha iniziato la sua campagna repressiva e infatti nel 1927 Erik (come si faceva chiamare Berti nella struttura illegale del Pcd’I), che nel frattempo è divenuto redattore de l’Unità, viene nuovamente arrestato e stavolta condannato a tre anni di confino che sconterà a Ustica, Ponza e Pantelleria. Tornato relativamente libero nel 1930, Berti raggiunge ciò che resta del suo partito a Mosca, dove già era stato come delegato al V congresso del Comintern e come membro della segreteria del Kim, l’Internazionale giovanile. Fra il 1930 e il 1931 rappresenta il Pcd’I al Comintern, poi si divide tra Mosca e Parigi, dove dirige il giornale dell’emigrazione. Si dà anche da fare come insegnante nelle scuole dove si formavano i nuovi quadri comunisti. Sposa Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe, dalla quale avrà la figlia Silvia, e lavora alacremente ne Lo Stato operaio e alla fine degli anni ’30 è di fatto il capo del centro estero del Pcd’I. Con l’invasione nazista della Francia nel 1940, fugge negli Stati Uniti d’America dove rimarrà per tutto il periodo bellico organizzando le forze antifasciste italiane d’America. Fra il 1948 e il 1963 è parlamentare eletto in Sicilia. Ma già durante questo periodo la sua passione per gli studi storici e filosofici lo portano via via ad abbandonare la militanza politica in senso stretto. È comunque il primo segretario nazionale dell’Associazione Italia Urss e animatore della rivista Società. Curò per gli Annali Feltrinelli l’edizione critica delle carte dell’archivio Tasca. Sempre più malato e ritirato (quanto ricercatissimo come intellettuale), muore per crisi cardiaca a Roma il 16 marzo 1979. Opere (parziale) Contro la guerra imperialista innalziamo la bandiera della guerra civile, Fgcd’I, 1932 Giù le mani dalla Cina, Edizioni del Pcd’I, 1932 A new Italy arises, New York, Workers Library, 1943 L’antisovietismo contro l’Italia, Roma, U.E.S.I.S.A., s. d. La via della pace. Discorso di apertura al I Congresso nazionale Italia-URSS. Torino, Teatro Alfieri, 25 ottobre 1949, Roma, U.E.S.I.S.A., 1949 Il pensiero democratico russo del XIX secolo, Firenze, Sansoni, 1950 Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, 1954 I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Feltrinelli, Milano, 1962 I primi dieci anni di vita del P.C.I. Documenti inediti dell’archivio Angelo Tasca, Milano, Feltrinelli, 1967 Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] Francesco M. Biscione, Berti Giuseppe, in «Dizionario biografico degli Italiani», IX, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1967″,”PCIx-406″
“BERTI Enrico”,”Il pensiero politico di Aristotele.”,”Aristotele nacque nel 384/3 a.C., da genitori greci, a Stagira, libera pòlis vicina alla penisola Calcidica, colonia di Calcide o, secondo altri, di Andros. Il padre, Nicomaco, era medico e secondo alcuni fu il medico personale del re di Macedonia Aminta III, uno dei predecessori di Filippo II. La madre, Festide, era originaria di Calcide, nell’isola Eubea, dove possedeva una casa nella quale Aristotele si rifugiò prima di morire. É probabile che il padre sia morto quando Aristotele era ancora in tenera età, perchè questi da bambino fu allevato da un certo Prosseno di Atarneo (città greca dell’Asia minore), forse marito di sua sorella (Arimnesta) e padre di Nicanore, che Aristotele nel testamento nominerà suo erede. All’età di 17 anni, cioè 367/6, Aristotele si recò ad Atene, dove entrò a far parte dell’Accademia di Platone e vi rimase vent’anni, cioè fino al 348/7, anno della morte di Platone. Scrisse opere di etica, politica, raccolte sul pensiero generale, pensiero politico in generale, genesi della politica, costituzioni, problemi particolari, costituzione degli Ateniesi. Aristotele morì nel 322/1 a Calcide.”,”TEOP-059-FL”
“BERTI Giuseppe”,”Il Partito bolscevico e il predominio di Stalin.”,”””Esatto, acuto, lo schizzo della personalità di Trotsky e l’esame della sua posizione politica negli anni 1924-26. «Se dovessimo caratterizzare il suo orientamento ideale nel 1924 con una formula – scrive Procacci – diremmo che esso ci sembra caratterizzato dall’esigenza della necessità di un rilancio rivoluzionario, di un ritorno alle origini». Trotsky credeva, in altri termini, che fosse ancora possibile battere l’avversario attraverso una lotta frontale e gli sembrava che gli eventi dell’autunno 1923 in Germania lo avessero dimostrato. Gli pareva che l’Internazionale comunista avesse mancato quell’occasione perché alla sua testa v’erano gli stessi uomini che avevano vacillato durante la Rivoluzione d’ottobre. In realtà, con il suo opuscolo ‘Le lezioni dell’Ottobre’ Trotsky iniziava la lotta per raccogliere la successione di Lenin e il colpo principale veniva da lui diretto contro Zinoviev e Kamenev, contro coloro che nell’ottobre non avrebbero voluto prendere le armi, o non avrebbero voluto prenderle in quel momento e in quella maniera, che avevano esitato ad accettare il piano strategico giacobino di Lenin per la presa del potere anche indipendentemente dal congresso dei ‘Soviet’. In realtà Trotsky dirigeva il colpo principale contro Zinoviev e il suo gruppo non soltanto perché riteneva di poter accusare Zinoviev di aver sostenuto uno sviluppo della rivoluzione di tipo legalitario e marxista occidentale, contrastante con le tesi sulla rivoluzione e sullo Stato che erano state proprie di Lenin, ma anche perché a Trotsky sembrava che fosse proprio Zinoviev, nella lotta per assumere il potere nel partito dopo la scomparsa di Lenin, il suo antagonista diretto più pericoloso. Esattamente, nella stessa maniera, a Zinoviev sembrava che l’uomo principale da battere all’interno del partito fosse Trotsky non soltanto perché Trotsky non proveniva dal gruppo di stretta osservanza bolscevica (e, forse, nemmeno tanto perché le posizioni politiche trotskiste di rilancio rivoluzionario gli sembrassero troppo arrischiate e avventurose) quanto perché anche a Zinoviev pareva che l’unica personalità capace di contendergli il potere all’interno del partito bolscevico fosse Trotsky. In realtà fu proprio il duello senza esclusione di colpi tra Trotsky e Zinoviev che aprì gradualmente a Stalin la via della successione”” (pag 126-127)”,”TROS-315″
“BERTI Giampietro DE-MARIA Carlo a cura; saggi di Pietro ADAMO Gianfranco RAGONA Lorenzo PEZZICA Carlo DE-MARIA Antonio SENTA Elena BIGNAMI Emanuela MINUTO Franco CAMBI Giorgio SACCHETTI Pasquale IUSO Claudio VENZA Fabrizio GIULIETTI Giorgio SACCHETTI Enrico ACCIAI Davide TURCATO Giulia BRUNELLO Salvo VACCARO Selva VARENGO Alberto CIAMPI Arturo SCHWARZ Franco BUNCUGA Fabio SANTIN Luigi BALSAMINI Gianni CARROZZA Massimo ORTALLI”,”L’anarchismo italiano. Storia e storiografia.”,”Giampietro Berti è stato professore ordinario di Storia contemporanea e Storia dei partiti politici all’Università di Padova Carlo De-Maria è direttore dell’ Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena e presidente dell’associazione di ricerca storica Clionet Volume realizzato con il contributo della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. L’ Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa e la Biblioteca Panizzi hanno promosso a Reggio Emilia tra il 2013 e il 2014 un seminario pubblico e un convegno nazionale dedicato alla storiografia dell’anarchismo italiano dal 1945 a oggi. Si tenne il 9 novembre 2013 e rappresentò una indispensabile tappa di avvicinamento al convegno nazionale del 10-11 maggio 2014, che ebbe come titolo ‘Centocinquant’anni di lotte per la libertà e l’uguaglianza. Per un bilancio storiografico dell’anarchismo italiano. Il Comitato scientifico per l’organizzazione di queste due iniziative comprendeva oltre a Giampietro Berti e Carlo De Maria, promotori e curatori dello stesso convegno, Enrico Acciai, Pietro Adamo, Luigi Balsamini, Franco Buncuga, Alberto Ciampi, Pietro Di-Paola, Pasquale Iuso, Massimo Ortalli, Tiziana Pironi, Giorgio Sacchetti, Antonio Senta, Salvo Vaccaro, Selva Varengo. Saggi di Pietro ADAMO Gianfranco RAGONA Lorenzo PEZZICA Carlo DE-MARIA Antonio SENTA Elena BIGNAMI Emanuela MINUTO Franco CAMBI Giorgio SACCHETTI Pasquale IUSO Claudio VENZA Fabrizio GIULIETTI Giorgio SACCHETTI Enrico ACCIAI Davide TURCATO Giulia BRUNELLO Salvo VACCARO Selva VARENGO Alberto CIAMPI Arturo SCHWARZ Franco BUNCUGA Fabio SANTIN Luigi BALSAMINI Gianni CARROZZA Massimo ORTALLI Contiene tra l’altro i saggi: – Emanuela Minuto, ‘Assenze. Giovani anarchici negli anni Cinquanta (pag 179-192) – Giorgio Sacchetti, ‘Mappe del movimento anarchico italiano (1921-1991) (pag 243-268) – Pasquale Iuso, ‘Il problema dell’organizzazione nei primi decenni della repubblica’ (pag 269-284) – Massimo Ortalli, La storiografia del movimento anarchico italiano: repertorio bibliografico e bilancio critico (1945-2014) (pag 479-550) Nel saggio della Minuto si parla dei GAAP, Gruppi anarchici d’azione proletaria e di Cervetto, Parodi e La-Barbera (pag 184-186; 277-278) Nel saggio di Iuso, il paragrafo 4, ‘Dal principio organizzativo alla forma associativa. Fai e Gaap’ (pag 276-279)”,”ANAx-417″
“BERTI Giampietro”,”Contro la storia. Cinquant’anni di anarchismo in Italia (1962-2012).”,”Giampietro Berti è stato professore ordinario di Storia contemporanea e Storia dei partiti politici e di Storia delle ideologie del Novecento, all’Università di Padova Indice: Cervetto (pag 15, 470) Parodi (pag 470) “”Riassumendo, si può dire che i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria rappresentano l’esigenza di conferire all’anarchismo una struttura “”partitica””, a metà strada fra libertarismo e leninismo. L’inevitabile parabola che contraddistinguerà invece la loro breve esperienza – 1949-1956 – dimostra non soltanto, ovviamente, l’impossibilità di una sintesi fra le due concezioni radicalmente contrapposte, ma anche il senso paradossalmente “”solipsistico”” di tale incontro. A questo proposito è sufficiente leggere i loro astrusi documenti, privi di ogni razionalità e di ogni spessore teorico, se si intende, con questi termini, qualcosa che ha a che fare con la realtà e, soprattutto, con l’anarchismo. Lo conferma in modo significativo, l’ovvia e radicale divaricazione del successivo percorso dei due maggiori esponenti dei GAAP: Arrigo Cervetto e Pier Carlo Masini, il primo finito nel leninismo, il secondo nella socialdemocrazia”” (pag 14-15) “”Rientrato in Italia [Pio Turroni] nel dicembre del 1943, dà vita a Napoli, con Giovanna Berneri, Cesare Zaccaria e Armido Abbate, all’ Alleanza dei Gruppi Libertari dell’Italia Meridionale e al Gruppo Editoriale Rivoluzione Libertaria e “”Volontà””, giornale che, dopo il 1947 sarà trasformato in rivista e di cui Turroni fu sempre “”gerente responsabile””. Finita la guerra torna a vivere a Cesena. Nel 1949, insieme a Gigi Damiani, crea ad Ancona il quindicinale “”L’Antistato’, periodico che figura come portavoce della “”corrente antiorganizzatrice”” all’interno della FAI, punto di riferimento nel quale si riconoscevano, oltre allo stesso Gigi Damiani, Aurelio Chessa, Armando Borghi, Max Sartin, Michele Damiani, Italo Garinei. Nel 1950 promuove le edizioni L’Antistato, che continueranno le pubblicazioni fino al 1975. Tra il ’46 e il ’47 sostiene – facendosi tramite dei compagni italo-americani di cui è diventato, fin dai tempi di Marsiglia, uno dei più fidati e affidabili referenti – l’iniziativa di alcuni giovani che, a Milano, pubblicano il quindicinale “”Gioventù Anarchica””: Pier Carlo Masini, Carlo Doglio e Virgilio Galassi. Quando però lo stesso Masini dà vita con Arrigo Cervetto, Ugo Scattoni, Renzo Sbriccoli e Lorenzo Parodi, ai Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria (GAAP), Turroni sarà tra i più strenui oppositori. Diversi anni dopo figurerà come uno dei protagonisti della scissione della Federazione Anarchica Italiana al congresso di Carrara del 1965 e alla costituzione dei Gruppi di Iniziativa Anarchica (GIA). E’ stato anche il principale promotore dei quindicinale ‘L’Internazionale’. Muore a Cesena il 7 aprile 1982″” (pag 469-470)”,”ANAx-418″
“BERTI Giuseppe”,”Fonti ideologiche e orientamenti sociali della democrazia italiana. I.”,”Saggio incentrato sul pensiero di Mazzini. Carattere contraddittorio dell’ideolgia mazziniana. Rapporto tra Mazzini e Saint-Simon. Rapporto tra Mazzini e Pisacane. Sismondi. “”Ma se la ‘bivalenza’ del pensiero sansimoniano è evidente, e Mazzini sviluppò e adattò alla situazione italiana quella parte che più si confaceva a un movimento nazionale-borghese, non bisogna dimenticare che, dopo tutto, quel pensiero era un tutto unico, e nel sansimonismo l’istanza sociale era troppo esclusivamente dominante perché non rimanesse, anche in Mazzini, con tutto il suo peso. Anche questo ebbe la sua importanza nel determinare il carattere contraddittorio dell’ideologia mazziniana, l’attardarsi suo in forme di pensiero, d’organizzazione, di lotta di un’epoca in cui il proletariato e la borghesia lottavano insieme contro l’assolutismo senza che la classe operaia (1830-1840) avesse ancora coscienza di sé. Da qui l’ammirazione di Mazzini per Saint-Simon che, su di un altro piano storico e con altro vigore aveva espresso in Francia (ma agli inizi dell’Ottocento!) al tempo stesso le esigenze di una borghesia industriale e di un proletariato industriale nascenti, i quali a lui sembravano rappresentare, entrambi, l’avvenire. E, forse, non si possono chiudere queste telegrafiche annotazioni sul sansimonismo, senza osservare che Marx condivideva solo sino ad un certo punto gli entusiasmi giovanili di Engels per Saint-Simon. Marx si avvedeva, non solo che in quella dottrina ‘positiva’ della rivoluzione v’era una critica al giacobinismo (a forme di rivoluzione violente, e di dittatura di classe, cioè; critica che i comunisti non possono condividere) ma s’avvedeva che nel sansimonismo era insita una eccessiva ammirazione per il carattere moderno e progressivo dell’industrialismo, per un capitalismo industriale che voleva essere – ma non era, in realtà – spoglio dei lati «negativi» propri alla concentrazione capitalistica (non pochi furono, in Francia, i sansimoniani che divennero grandi industriali: si veda la storia di S. Charlety (11)); e s’avvedeva, quindi, in conclusione, che quella dottrina sociale, sedicente ‘positiva’, sarebbe stata destinata a servire da base ad una concezione riformistica ed evoluzionistica del progresso, nel seno dello stesso movimento operaio, contro cui i rivoluzionari avrebbero dovuto non poco lottare. Proprio Engels – qualche anno più tardi – sarebbe stato costretto, difatti, a dirigere contro di essa, e in termini assai perentori, il suo ‘Antidühring’. Ciò spiega perché i marxisti abbiano sempre nutrito per il positivismo – che, pure, nel lontano albero genealogico, è legato al socialismo da indubbia parentela – una vecchia inimicizia”” (pag 682-683) [(11) S. Charlety, ‘Essai sur l’Histoire du Saint-Simonisme’, Paris, 1896] Marx considerava nel ’48 il Sismondi come il maggiore esponente europeo del socialismo piccolo-borghese (pag 724)”,”TEOP-526″
“BERTI Giuseppe”,”Gli scritti politici di Rosa Luxemburg.”,”””Di lei nel 1922 Lenin scriverà, come, nonostante i propri «errori», Rosa Luxemburg «era ed è rimasta un’aquila, e non soltanto la sua memoria sarà sempre cara ai comunisti di tutto il mondo, ma anche la sua biografia e la raccolta ‘completa’ delle sue opere (nella pubblicazione delle quali i comunisti tedeschi ritardano incredibilmente, del che essi sono soltanto in parte scusabili per gli immensi sacrifici che devono sopportare nella loro lunga lotta) offriranno un insegnamento utilissimo per l’educazione di molte generazioni di comunisti in tutto il mondo (2)». Prima ancora di Lenin, Radek, commemorandola nel 1921, la definì «il più profondo spirito teorico del comunismo» e aggiunse: «ciò che Rosa Luxemburg fu ed è per il proletariato tedesco e internazionale, non appartiene al passato, ma si farà valere soltanto nell’avvenire…» (3): giudizio che, oggi, appare profetico. Del resto, già molti anni prima, inorno agli anni 1905-6, quel giudizio su di lei era comune nella II Internazionale anche a coloro che non condividevano completamente le sue ideee e, proprio sulla rivista diretta da Kautsky, un socialdemocratico autorevole quale Franz Mehring aveva scritto che Rosa Luxemburg era «il cervello più geniale tra gli eredi scientifici di Marx e di Engels» (4). (…) Fu, soprattutto, dopo la morte di Lenin che la sua fortuna nel movimento comunista declinò. Certo, Lenin, aveva sempre sinceramente messo in luce i propri dissensi dal pensiero luxemburghiano ma aveva ritenuto, comunque, quel pensiero un valido stimolo nella discussione tra marxisti. (…) Un’importanza particolare ebbe il pensiero e l’esempio della Luxemburg nella gioventù socialista e comunista internazionale. Chi scrive partecipò come delegato della gioventù comunista italiana a un congresso della gioventù comunista internazionale che si tenne nel marzo del 1921 in Germania, a Jena e a Berlino. Al congresso il Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista era rappresentato da Bela Kun. Per una tradizione che risaliva agli anni della lotta contro la guerra imperialista, la direzione del movimento della gioventù comunista internazionale veniva allora esercitata dalla gioventù comunista tedesca, guidata in quel momento da Willy Münzenberg, la figura più prestigiosa della nuova generazione di comunisti tedeschi che s’era formata e temprata nella guerra del 1914-18 e che riconosceva nella Luxemburg e in Liebknecht i propri capi e i propri ispiratori. In quel congresso per la prima volta venne ‘proposto’ di istituire una «settimana internazionale della gioventù» – principale manifestazione della gioventù comunista internazionale – che avrebbe dovuto portare il nome di «Settimana Luxemburg-Liebknecht»”” (pag 225-227) [Giuseppe Berti, Gli scritti politici di Rosa Luxemburg’, (in) ‘Studi storici’, Roma, n. 1, gennaio-marzo 1968] [(2) ‘Note di un pubblicista’ , scritte alla fine del febbraio 1922 e pubblicate per la prima volta il 16 aprile 1924 nella ‘Pravda’, n. 87 (V.I. Lenin, ‘L’Internazionale Comunista’, Roma ,1950, p. 362); (3) K. Radek, ‘R. Luxemburg, K. Liebknecht, L. Jogiches’, Amburgo, 1921, p. 25; (4) F. Mehring, ‘Historich-materialistische Literatur’, in ‘Die Neue Zeit’, XXV, 1906-7, 2, n. 41, p. 507] “”Sul rapporto Luxemburg-Lenin noi condividiamo le osservazioni contenute in una recensione di Lucio Lombardo Radice al libro di Basso [a cura, ‘Scritti politici di Rosa Luxemburg’, ndr]: «Senza entrare nel merido vero e proprio – scrive Lucio Lombardo Radice – diremo soltanto che abbiamo l’impressione che Lenin avesse quasi sempre (o forse addirittura sempre) ragione nei confronti della Luxemburg per quello che riguarda le scelte politiche da prendere momento per momento: si trattasse del principio di autodeterminazione o della pace di Brest-Litovsk, del centralismo democratico o dello scioglimento della Costituente, nella questione nazionale polacca o della parola d’ordine «la terra ai contadini». Nello stesso tempo, colpisce la straordinaria capacità della Luxemburg di cogliere i ‘pericoli remoti’ insiti in determinate scelte giuste, perché necessarie (…). Ciò che però vogliamo sottolineare in particolare è la ‘capacità dialogica’ dimostrata da Lenin e dalla Luxemburg nel loro rapporto. La Luxemburg è dalla parte di Lenin, con tutta la sua passione rivoluzionaria: ma senza miti. Anzi, consapevole già allora di un pericolo, che con Stalin divenne realtà (…)» (7). Bisogna dire, del resto, che anche per quanto concerne il giudizio su l’essenza del marxismo le opinioni di Lenin e della Luxemburg divergono sensibilmente. Lenin, è noto, trova che ciò ch è essenziale nel marxismo è la dottrina della dittatura del proletariato. La Luxemburg vede questo problema storicisticamente e si rende conto che Marx a Weydemeyer, un posto essenziale ma, nei decenni seguenti, in rapporto alle mutate condizioni storiche dell’Europa occidentale, modificarono sensibilmente quella loro opinione. Ecco perché la Luxemburg nella sua prefazione a ‘La questione placca e il movimento socialista’ afferma che «l’essenza del marxismo non sta in questa o quella opinione sui problemi correnti ma solo in due fondamentali principi: il modo dialettico-materialistico di studiare la storia, di cui una delle conclusioni cardinali è la teoria della lotta di classe, e la analisi dello sviluppo dell’economia capitalista… L’ ‘anima’ dunque di tutta la dottrina di Marx, la sua radice è il metodo dialettico materialistico nell’esame dei problemi della vita sociale, quelmetodo per il quale non esistono fenomeni, principi, e dogmi costanti e immutabili…» (8). È proprio polemizzando implicitamente contro questa opinione della Luxemburg e di altri che Lenin in ‘Stato e rivoluzione’ risponde che l’essenziale nel marxismo non è la lotta di classe ma la dittatura del proletariato”” (pag 230-231) [Giuseppe Berti, Gli scritti politici di Rosa Luxemburg’, (in) ‘Studi storici’, Roma, n. 1, gennaio-marzo 1968] [(7) L. Lombardo Radice, ‘Rosa Luxemburg e il «dialogo interno» nel marxismo europeo’, ne “”L’Unità””, 11 maggio 1967; (8) Rosa Luxemburg, ‘Scritti politici’, Editori Riuniti, 1967, p. 265] Giuseppe Berti. Biografia Inizia la sua militanza politica a 17 anni a Palermo, dove studia giurisprudenza, e da giovane socialista fonda la rivista rivoluzionaria Clartè (con allusione a Henri Barbusse), ma scriverà anche nel bordighiano Il Soviet. Nel gennaio 1921 è tra i delegati che al congresso socialista di Livorno danno vita al Partito Comunista d’Italia. Berti, un mese dopo, diviene il segretario della Federazione Giovanile Comunista d’Italia oltre che direttore del relativo settimanale L’Avanguardia. Vicino alle posizioni di Angelo Tasca, nel maggio 1923 è arrestato a Milano con tutto il vertice della Fgcd’I, ma viene, come tutti, assolto. In ogni caso è evidente che il fascismo ha iniziato la sua campagna repressiva e infatti nel 1927 Erik (come si faceva chiamare Berti nella struttura illegale del Pcd’I), che nel frattempo è divenuto redattore de l’Unità, viene nuovamente arrestato e stavolta condannato a tre anni di confino che sconterà a Ustica, Ponza e Pantelleria. Nel 1922 aveva conosciuto Maria Baroncini, che sposerà nel maggio 1927: nel marzo dello stesso anno era nata la figlia Vinca. Tornato relativamente libero nel 1930, Berti raggiunge ciò che resta del suo partito a Mosca, dove già era stato come delegato al V congresso del Comintern e come membro della segreteria del Kim, l’Internazionale giovanile. Fra il 1930 e il 1931 rappresenta il Pcd’I al Comintern, poi si divide tra Mosca e Parigi, dove dirige il giornale dell’emigrazione. Si dà anche da fare come insegnante nelle scuole dove si formavano i nuovi quadri comunisti. Inviato da Mosca a Parigi, sostituì Ruggero Grieco alla segreteria del PCd’I nell’aprile 1938 [1]. Dopo la fine della relazione con Maria Baroncini, sposa Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe, dalla quale avrà la figlia Silvia, e lavora alacremente ne Lo Stato operaio e alla fine degli anni ’30 è di fatto il capo del centro estero del Pcd’I. Con l’invasione nazista della Francia nel 1940, fugge negli Stati Uniti d’America dove rimarrà per tutto il periodo bellico organizzando le forze antifasciste italiane d’America. Fra il 1948 e il 1963 è parlamentare eletto in Sicilia. Ma già durante questo periodo la sua passione per gli studi storici e filosofici lo portano via via ad abbandonare la militanza politica in senso stretto. È comunque il primo segretario nazionale dell’Associazione Italia Urss e animatore della rivista Società. Curò per gli Annali Feltrinelli l’edizione critica delle carte dell’archivio Tasca. Sempre più malato e ritirato (quanto ricercatissimo come intellettuale), muore per crisi cardiaca a Roma il 16 marzo 1979. Note ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-berti_(Dizionario-Biografico)/ Opere (parziale) Contro la guerra imperialista innalziamo la bandiera della guerra civile, Fgcd’I, 1932 Giù le mani dalla Cina, Edizioni del Pcd’I, 1932 A new Italy arises, New York, Workers Library, 1943 L’antisovietismo contro l’Italia, Roma, U.E.S.I.S.A., s. d. La via della pace. Discorso di apertura al I Congresso nazionale Italia-URSS. Torino, Teatro Alfieri, 25 ottobre 1949, Roma, U.E.S.I.S.A., 1949 Il pensiero democratico russo del XIX secolo, Firenze, Sansoni, 1950 Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, 1954 I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Feltrinelli, Milano, 1962 I primi dieci anni di vita del P.C.I. Documenti inediti dell’archivio Angelo Tasca, Milano, Feltrinelli, 1967 Bibliografia Francesco M. Biscione, Berti Giuseppe, in «Dizionario biografico degli Italiani», IX, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1967″,”LUXS-002-FGB”
“BERTI Lapo a cura, saggi di Franco GORI e Mario ZANZANI”,”Moneta, crisi e stato capitalistico.”,”Opuscoli marxisti a cura di Pier Aldo Rovatti.”,”TEOC-118-FL”
“BERTI Giuseppe”,”Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola.”,”‘Diamo lo stenogramma della relazione informativa svolta da Giuseppe Berti il 23 gennaio 1954 alla “”Fondazione Gramsci”” sulla vita e sul pensiero di Antonio Labriola, in occasione del 50° anniversario della morte. Si tratta di una prima traccia, che l’autore si riserva di elaborare e di completare’ (in apertura) Alla morte di Labriola nel 1904. Turati fece un necrologio di poche righe (pag 60)”,”LABD-127″
“BERTI Giampietro”,”Il pensiero anarchico. Dal Settecento al Novecento.”,”Giampietro Domenico Berti insegna storia dei partiti politici nell’Università di Padova.”,”ANAx-026-FL”
“BERTI Giampietro”,”Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e Internazionale 1872-1932.”,”Giampietro Domenico Berti insegna storia dei partiti politici nell’Università di Padova.”,”ANAx-027-FL”
“BERTIN Claude a cura”,”I processi di Mosca.”,”A pagina 15 si riporta una confidenza (‘Dieci milioni di vittime…’ a causa delle purghe fatta STALIN a CHURCHILL durante una visita di quest’ultimo al Cremlino nell’agosto 1942.”,”RUSS-079″
“BERTIN Claude”,”I grandi processi della storia. I processi rivoluzionari. Luigi XVI – Danton. Volume 4.”,”””Louis Barthon, al quale si deve un lungo studio su Danton, conclude dicendo che non si saprà mai con certezza quale statura morale egli abbia avuto””. E’ un “”enigma storico””…”” (pag 288)”,”FRAR-258″
“BERTIN Claude a cura”,”La lotta per il Pacifico. 5. Hiroshima.”,”””Soprattutto come va ripetendo l’ ammiraglio Halsey, le Filippine sono “”il ventre vulnerabile del drago imperiale””. Se è vero infatti che l’ arcipelago dista solo 3250 chilometri dal Giappone meridionale, mentre San Francisco si trova a 11.550 chilometri da Manila, è anche vero che è assai difficile mantenere l’ arcipelago quando la popolazione è ostile: su 1800 chilometri si raggruppano più di settemila isole e isolotti. Per presidiarlo efficacemente i Giapponesi avrebbero dovuto avere forze considerevoli in ogni parte di questo territorio spezzettato. Ecco perché un attacco ha maggiori possibilità di riuscita che altrove”” (pag 18).”,”QMIS-061″
“BERTIN Gilles-Y.”,”Le multinazionali.”,”IM impresa multinazionale BERTIN Gilles-Y. laureato in scienze economiche è direttore di ricerca al CNRS francese di cui fa parte dal 1965 e insegna all’Università di Rennes. Specialista dei fenomeni industriali e finanziari della crescita internazionale è intervenuto più volte come esperto dei problemi riguardanti tali imprese presso la CEE e la Corte di Giustizia dell’Aja.”,”ECOG-040″
“BERTIN Giovanni Maria VALITUTTI Salvatore VISALBERGHI Aldo”,”La scuola secondaria superiore in Italia.”,”Si cita nelle note il volume di W. Kenneth Richmond ‘La rivoluzione dell’insegnamento’ del 1967 (Armando) e il volume di Ugo Spirito ‘Il fallimento della scuola italiana’, 1971 (Armando) Statistiche sull’aumento della popolazione scolastica specie negli anni 1960 (pag 19-20)”,”GIOx-107″
“BERTINELLI Roberto”,”Economia e politica nella Cina contemporanea.”,”Roberto Bertinelli di Piero Corradini Se ne è andato il 3 aprile 1994, giorno di Pasqua, a meno di trentotto anni, Roberto Bertinelli, vittima di una implacabile malattia. Lo piangono i suoi, lo piangono i maestri, i colleghi, gli amici. Ha lasciato un gran vuoto, sia sul piano umano sia su quello scientifico. Era il migliore di tutta una generazione di giovani sinologi. Era nato a Roma il 4 giugno 1956 e si era laureato alla “”Sapienza”” di Roma, in Filosofia, nel 1979, discutendo una tesi su “”L’economia cinese dal 1949 al 1957. La ricostruzione e il Primo Piano Quinquennale””. La votazione di 110 e lode non premiava soltanto il brillante studente ma era auspicio di una vita dedicata agli studi con risultati altrettanto brillanti. Subito dopo la laurea aveva trascorso due anni in Cina, perfezionando l’apprendimento del cinese, in aggiunta a quegli studi che aveva già iniziato, ancorché non previsti dal curriculum, negli anni universitari. Giunse a padroneggiare la lingua, sia scritta che parlata ed ebbe l’opportunità di studiare sul posto gli sviluppi di quella economia cinese che sarebbe stato l’oggetto principale delle sue ricerche successive. In Cina sarebbe tornato più volte, in seguito, per brevi soggiorni, sempre teso all’osservazione scientifica e critica dei cambiamenti tumultuosi che colà si andavano verificando. Rientrato in Italia veniva assunto dalla Banca Toscana, nell’Ufficio Internazionale e qui svolgeva per anni il suo lavoro con competenza ed abilità, senza dimenticare mai la passione per gli studi sulla Cina. In breve tempo era diventato il maggiore esperto italiano negli studi sull’economia cinese. Come tale collaborava dal 1985 con “”Mondo Cinese””, con la “”Gazzetta Valutaria e del Commercio internazionale””, con il “”Mondo””, “”Politica ed Economia””, la “”Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali””, l’ “Avanti!” e con la Camera di Commercio Italo-Cinese per la cui “”Rassegna Informativa”” redigeva acuti ed informati editoriali. I suoi interessi non erano limitati alla Cina contemporanea. Conscio di quanto il passato possa insegnare al presente volse lo sguardo indagatore anche a problemi dell’economia cinese dei secoli XII?XIV: restano magistrali i suoi due saggi sulla moneta nelle epoche Jin e Yuan. Alla sua attività di studioso non potevano mancare riconoscimenti internazionali ed accademici. Nel 1990 il Governo di Macao lo nominava suo consulente ufficiale per i problemi giuridici legati alla riunificazione del territorio con la Repubblica Popolare Cinese. Nel 1992 l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente gli riconosceva la qualifica di Socio Ordinario. Nel 1992/93 era professore a contratto per un corso integrativo di Storia dell’Asia Orientale nell’Università di Roma “”La Sapienza””. Questo incarico gli veniva rinnovato per il 1993/94 ma la malattia che di lì a breve lo avrebbe stroncato gli impediva di dare inizio al corso. Adesso non c’è più. Di lui resta un’imponente raccolta di pubblicazioni ma soprattutto il ricordo di un giovane capace, dall’intelligenza acuta, dalla preparazione seria, dal tratto umano cordiale e simpatico, che si faceva volere bene. E resta l’amarezza e il dolore del maestro che piange la perdita dell’allievo migliore e del caro amico. MONDO CINESE N. 86, MAGGIO-AGOSTO 1994 Bibliografia di Roberto Bertinelli La presente bibliografia, che non pretende di essere completa, non comprende i numerosi interventi su Cina Notizie, sulla Gazzetta Valutaria e del Commercio Internazionale, sull’Avanti! e su altri giornali quotidiani. “”Origine e sviluppo del sistema bancario della Repubblica Popolare Cinese””, Banca Toscana, Studi e Informazioni, n. 6, Banca Toscana, Firenze, 1979 “”L’economia cinese del periodo 1976?1980″”, in Cina e Sud-Est Asiatico, Camera di Commercio per la Cina e il Sud?est Asiatico, Prato, 1981 “”La riforma del sistema di gestione nelle imprese industriali nella Repubblica Popolare Cinese””, in Atti del Convegno “”Politica Economica in Cina oggi””, Prato, 1981 “”Elementi sul commercio estero cinese””, in Atti del Convegno “”Politica Economica in Cina oggi””, Prato, 1981 “”Alcune considerazioni sulla moneta nella R.P.C.””, in Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali, anno XXVIII, n. 9, Cedam, Padova, 1981 Dizionario dei Termini Economici Cinese?Italiano Italiano-Cinese, Banca Toscana, Roma 1982 “”Sun Yuefang””, in Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali, anno XXX, n. 8, Cedam, Padova, 1983 “”La riunione del Parlamento cinese””, in Mondo Cinese, n. 81, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1983 “”Note sull’emissione di Buoni del Tesoro nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 41, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1983 “”La presenza italiana in Cina dal 1900 al 1905″”, in Rivista degli Studi Orientali, vol. LIII, Dipartimento di Studi Orientali, Università di Roma “”La Sapienza””, 1983 “”Note sul ruolo del saggio di interesse nel sistema bancario della Repubblica Popolare Cinese””, in Il Risparmio, n. 4, 1984 “”Il pensiero economico in Cina. Una nota su Xue Muqiao””, in Il Pensiero Economico Moderno, n. 4, 1984 “”La presenza economica italiana in Cina dal 1900 al 1922″”, in Rendiconti, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche, serie VIII, vol. XXXIX, fasc. 5?6, Accademia Nazionale dei Lincei, 1984 “”Sulla riforma del sistema economico cinese””, in Mondo Cinese, n. 50, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1985 “”Il ruolo della Banca Centrale nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 56, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1986 “”Problemi della periodizzazione della storia economica della Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 53, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1986 “”Democrazia, diritto ed economia nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 58, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1987 “”Il ruolo della moneta sotto la dinastia Jin””, in Rivista degli Studi Orientali, vol. LXII, Dipartimento di Studi Orientali, Università di Roma “”La Sapienza””, 1988 “Verso lo Stato di Diritto in Cina”, Giuffré, Milano, 1989 “”Strategie di sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo””, in Mondo Cinese, n. 67, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1989 “”Sulla riforma dei prezzi nella Repubblica Popolare Cinese (parte prima)””, in Mondo Cinese, n. 66, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1989 “”Sulla riforma dei prezzi nella Repubblica popolare Cinese (parte seconda)””, in Mondo Cinese, n. 67, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1989 “”Convegno su ‘La Cina dopo Mao’ ? Bologna, 23?24 novembre 1989″”, in Mondo Cinese, n. 69, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990, pp. 45?48 “Economia e Politica nella Cina Contemporanea”, Nuova Italia Scientifica, Roma, 1990 “”Note sulla moneta sotto la dinastia Yuan””, in Rivista degli Studi Orientali, vol. LXIV Dipartimento di Studi Orientali, Università di Roma “”La Sapienza””, 1990 “”Violazione del segreto di stato e reati controrivoluzionari””, in Mondo Cinese n. 69, 1990 “”Cina: fine dell’isolamento?””, in Mondo Cinese, n. 71, Istituto Italo-cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990 “”Considerazioni sul diritto di proprietà nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 72, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990 “”Violazione del segreto di stato e reati controrivoluzionari””, in Mondo Cinese, n. 69, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990 “”Note di diritto valutario””, in Crespi Reghizzi G. & Cavalieri R. (a cura di), Diritto commerciale e arbitrato in Cina tra continuità e riforma, E.G.E.A. e Giuffré, Milano, 1991 “”La contrastata offensiva dei conservatori dopo Tian’anmen””, in Politica Internazionale, n. 2/3, 1991 “”La politica economica estera della Cina””, in M. Dassù E T. Saich (a cura di), La Cina di Deng Xiaoping, CE.S.PE., Roma, 1991 “”Norme sulla compilazione dei documenti ufficiali e sulla pubblicazione delle raccolte di leggi e regolamenti””, in Mondo Cinese, n. 78, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1992 “”Il tramonto dell’economia pianificata””, in La Città Nuova Rivista di Cultura Politica, anno VIII, n. 5, pp. G. Macchiaroli, Napoli, 1993 “”Sul ruolo degli economisti nella Repubblica Popolare Cinese””, in Sabattini M. (a cura di), Intellettuali e potere in Cina, Atti del Convegno di Venezia, 5?6 aprile 1990, Cafoscarina, Venezia, 1993 “”La Cina nel periodo post?riformista””, in Mondo Cinese, n. 83/84, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali CENTRORIENTE – P. IVA 07908170017 Copyright Centroriente 1999-2018″,”CINE-004-FV”
“BERTINETTI Paolo”,”Il teatro inglese del Novecento.”,”BERTINETTI Paolo (Torino, 1944) è prof. di letteratura inglese presso l’Univ. di Padova.”,”UKIx-116″
“BERTINETTI Paolo a cura; saggi di Rosanna CAMERLINGO Silvia ALBERTAZZI Paolo BERTINETTI”,”Breve storia della letteratura inglese.”,”Palo Bertinetti professore di Letteratura inglese presso l’Università di Torino. Rosanna Camerlingo insegna Letteratura inglese presso l’Università di Perugia. Silvia Albertazzi insegna Letteratura inglese persso l’Università di Bologna.”,”UKIx-001-FSD”
“BERTINI Giovanni Maria”,”La rivoluzione spagnuola.”,”BERTINI Giovanni Maria Sul carattere fiero dello spagnolo. “”La lotta che i Re Cattolici e, soprattutto, Carlo V debbono sostenere per affermare il potere assoluto della Corona è gigantesca. I “”Comuneros”” – difensori intrepidi delle libertà municipali di fronte all’Imperatore – e la “”germanìa”” di Valencia sono prova storica di questo spirito di indipendenza da ogni soverchio dominio del sovrano. Pur oggi rimane nell’animo dello spagnuolo il gagliardo senso della sua personalità: egli non si piega e non s’inchina. Fieramente con le sue virtù ed anche con i suoi difetti opera e vive e c’è da sperare che l’invasione del moderno esoticume non corroda la bella tempra dell’animo suo””. (pag 126)”,”SPAx-117″
“BERTINI Fabio”,”Figli del ’48. I ribelli, gli esuli, i lavoratori. Dalla Repubblica Universale alla Prima Internazionale.”,”Libro dedicato a Giuseppe Vedovato BERTINI Fabio insegna storia dei movimenti sindacali nella Facoltà “”Cesare Alfieri”” dell’Università di Firenze ed è coordinatore dei Comitati toscani del Risorgimento. Ha scritto tra l’altro ‘Gilliatt e la piovra. Storia del sindacalismo internazionale dalle origini a oggi’, 2011. Citazione in apertura tratta da Victor Hugo, Les Châtiments (1853) Blanqui: ‘Chi ha del ferro ha del pane’ (pag 12) Il volume è centrato su Mazzini e il Comitato Centrale Democratico Europeo Marx e il colpo di stato di Luigi Bonaparte “”Lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e l’arresto di decine di deputati dell’opposizione, in larga parte appartenenti alla ‘Montagne’, l’occupazione di luoghi strategici nella capitale, la sospensione immediata di fatto dei giornali, la proclamazione dello Stato d’assedio e la contestuale sospensione della Costituzione, ebbero per strumento la perfetta efficienza dell’esercito. In quel momento finivano la metafora del cosacco e il modello reazionario di antico regime sarebbe sopravvissuto solo nelle aree arretrate. Si entrava nel lungo nuovo secolo della reazione moderna ma l’obbiettivo era il medesimo di sempre. L’evento travolse mesi di prospettiva strategica dei “”montagnardi””. Nella sua analisi a caldo, Marx scrisse, forse con qualche ingenerosità: “”Era sufficiente ascoltare i presuntuosi latrati di trionfo coi quali i signori democratici si felicitavano reciprocamente per gli effetti miracolosi della seconda (domenica) di maggio del 1852 (a). La seconda (domenica) di maggio era diventata per loro un’idea fissa un dogma, come pei chiliasti il giorno in cui Cristo avrebbe dovuto risorgere un’altra volta e dar principio al regno millenario. La debolezza aveva trovato un rifugio come sempre nella fede nei miracoli; credeva di aver battuto il nemico perché lo aveva esorcizzato nella propria fantasia; perdeva ogni comprensione del presente, rapita nell’inerte esaltazione dell’avvenire e delle azioni ch’essa aveva in animo di compiere e non voleva ancora tradurre in atto. Gli eroi, che si sforzavano di smentire la propria manifesta incapacità inviandosi a vicenda le loro condoglianze e accozzandosi in un sol mucchio, avevano già fatto le loro valigie, si erano cinte in anticipo come corone d’alloro ed erano occupati a scontare in borsa le repubbliche ‘in partibus’ per le quali, nel silenzio delle loro anime modeste, avevano già avuto la previdenza di organizzare il personale governativo. Il 2 dicembre li colpì come un fulmine a ciel sereno”” (1). Nell’analisi di Marx sul colpo di stato, compiuta tra il dicembre del 1851 e il marzo del 1852, poi confluita negli scritti del ‘Diciotto brumaio di Luigi Napoleone’, il precedente ottimismo lasciava spazio all’analisi critica e addirittura sprezzante sulle potenzialità rivoluzionarie della classe operaia francese, subordinatasi a dottrinari e piccola borghesia (2). L’analisi contestava la lettura di Hugo, giudicandola tutta puntata sulle caratteristiche umane di “”Napoléon le petit”” e quella di Proudhon affermando che il francese, in certo modo, aveva enfatizzato la figura del Bonaparte. Ricostruiva le diverse fasi della rivoluzione di febbraio, ed era assai critica verso il ruolo rivestito da Ledru-Rollin e dagli altri protagonisti del governo repubblicano. Li giudicava incapaci di cogliere le modalità della ricomposizione conservatrice, di valutare adeguatamente passaggi come quello del 10 marzo 1850, individuava nell’impianto istituzionale le radici della dittatura. Anche sulla base di quell’analisi si accentuava il distacco di Marx dalla democrazia socialista e repubblicana, con crescente disprezzo (3). Il 2 dicembre, agli occhi di Marx ed Engels, andava messo in relazione all’evoluzione dell’economia internazionale, come modalità moderna della conservazione sociale ai danni delle classi popolari, ed era un approccio diverso da quello di Mazzini, orientato invece a sottolineare le carenze del movimento democratico che si associavano alla confusione del quadro ideologico (4). La resistenza operaia a Parigi e altrove non poté impedire un atto che, per quella classe sociale, era stato già ampiamente compiuto. Ma fu un grande atto di orgoglio repubblicano, giacché non erano più cosa sua la Costituzione e l’Assemblea nazionale. Presto la parola passò agli ideologi della dittatura, pronti a traghettare i moderati verso il nuovo potere e a travestire da pragmatismo “”repubblicano”” la loro complicità (…)”” [Fabio Bertini, Figli del ’48. I ribelli, gli esuli, i lavoratori. Dalla Repubblica Universale alla Prima Internazionale, 2013] [(1) Karl Marx, The Eighteenth Brumaire of Louis Bonaparte, cit., pp. 185 segg.; (2) Cfr. Leonard Krieger, Marx and Engels as Historians, “”Journal of the History of Ideas””, 1953, vol. 14, n. 3, giu., pp. 381-403, Bernard H. Moss, Marx and Engels on French Social Democracy: Historians or Revolutionaries?, Vol. 46, No. 4 (Oct. – Dec., 1985), pp. 539-557; (3) Bernard H. Moss, Marx and Engels on French Social Democracy: Historians or Revolutionaries?, cit, pp., 539-557; (4) Karl Marx – Friedrich Engels, Sul Risorgimento italiano, a cura di Ernesto Ragionieri, Roma, 1959] [(a) Secondo l’art. 45 della Costituzione del 1848, la seconda domenica di maggio del 1852, sarebbe scaduto il mandato quadriennale del presidente della repubblica e sarebbe stato eletto il nuovo presidente. I democratici della Montagna, specialmente gli esuli, speravano che tale elezione avrebbe portato il loro partito al potere. Perciò essi anche dopo la soppressione universale, orientarono la loro attività in quella prospettiva (ndr: f. MIA)] (pag 281-283)”,”INTP-063″
“BERTINI Fabio”,”Gilliatt e la piovra. Il sindacalismo internazionale dalle origini a oggi (1776-2006).”,”Fabio Bertini, docente di Storia contemporanea e di Storia dei movimenti sindacali presso la Facoltà ‘Cesare Alfieri’ dell’Università degli Studi di Firenze. “”Il terzo libro del Capitale. “”L’uscita del terzo libro del ‘Capitale’, nel 1894 (451), mentre il secondo era uscito anch’esso postumo nove anni prima, ribadì la centralità dell’opera di Marx. Realizzato postumo da Engels sugli appunti di Marx, talora assai difficili da interpretare, il terzo libro conteneva il concetto di ‘Legge della caduta tendenziale del saggio del profitto’, che consolidava con ragionamento economico la previsione della crisi del capitalismo (452). Marx (o il Marx ricostruito da Engels) si occupava della questione nella seconda sezione, e largamente nel cap. XII. Il ragionamento principale si svolgeva intorno al meccanismo per cui il bisogno di maggiore produttività in funzione di un crescente plusvalore finiva per trasformarsi in ascendente investimento nella quota di valore afferente alle macchine e dunque, alla lunga in decremento del plusvalore. Era un meccanismo inarrestabile perché dominato dalla concorrenza fino al suo tracollo conclusivo. Il capitale ne derivava un’ambivalenza verso la società: da una parte, come potenza complessiva, le si contrapponeva in modo crescente; dall’altra faceva sì che il potere del capitalista individuale verso il processo produttivo si indebolisse altrettanto progressivamente. I due termini entravano in conflitto, determinando la trasformazione “”delle condizioni di produzione, in condizioni di produzione sociali, comuni, generali””. La vera legge dominante era quella del principio di concorrenza, la quale, ad ogni innovazione capace di aumentare la produttività e dunque di aumentare il saggio del profitto, faceva corrispondere una tendenza che riportava il sistema capitalistico in equilibrio e avviava la diminuzione del profitto attraverso il calo del prezzo: «Non appena il nuovo metodo di produzione comincia a guadagnar terreno, fornendo così la prova tangibile che queste merci possono venire prodotte a costo minore, i capitalisti che continuano a lavorare secondo i vecchi sistemi di produzione devono vendere le loro merci al di sotto del loro pieno prezzo di produzione, perché il valore di queste merci è diminuito ed il tempo di lavoro necessario per la loro produzione è superiore a quello sociale. In una parola – e questo sembra essere un effetto della concorrenza – essi pure sono costretti ad introdurre il nuovo metodo di produzione, che diminuisce il rapporto in cui il capitale variabile sta al capitale costante. (…) Le tre caratteristiche fondamentali della produzione capitalistica sono: 1. La concentrazione in poche mani dei mezzi di produzione, che cessano perciò di apparire come proprietà dei lavoratori diretti e si trasformano in potenze sociali della produzione, anche se in un primo tempo nella forma di proprietà privata dei capitalisti. Questi ultimi sono dei mandatari della società borghese, ma intascano tutti gli utili di tale mandato. 2. (…) In seguito alla concentrazione dei mezzi di produzione ed alla organizzazione sociale del lavoro, il modo capitalistico di produzione sopprime, sia pure in forme contrastanti, e la proprietà privata e il lavoro privato. 3. (…) L’enorme forza produttiva in relazione alla popolazione, quale si sviluppa in seno al modo capitalistico di produzione e (…) l’aumento dei valori-capitale (non solamente dei loro elementi materiali) che si accrescono molto più rapidamente della popolazione, si trovano in contrasto e con la base per cui lavora questa enorme forza produttiva, che relativamente all’accrescimento della ricchezza diventa sempre più angusta, e con le condizioni di valorizzazione di questo capitale crescente. Da questo contrasto hanno origine le crisi» (453). Alla discussione sul capitalismo, rilanciata dall’uscita del III libro del ‘Capitale’, parteciparono economisti, politici e sociologi. Larga parte della discussione, che coinvolse anche Wilhelm Lexis e Conrad Schmidt, si focalizzò sulla teoria del valore e sul prezzo di produzione concatenato al valore. Se il III libro del ‘Capitale’, secondo Engels, componeva l’«apparente» contraddizione tra la legge del valore e il profitto, non mancavano gli oppositori. Sulla rivista italiana «La Nuova Antologia», Achille Loria, che si proponeva come primo divulgatore del marxismo, con soggettiva interpretazione collocava il valore nello scambio e notava la contraddizione in Marx tra il considerare il valore nelle merci «invendibili» e il mantenere la determinazione del valore nel lavoro occorrente (454). A sua volta, Conrad Schmidt, su una rivista tedesca, riconosceva a Marx di aver risolto una difficoltà dell’economia politica, traendo il profitto medio dal plus-valore, ma discuteva la definizione della legge del valore come «ipotesi scientifica» utile alla spiegazione del processo reale di scambio (455). L’austriaco Eugen Ritter von Böhm-Bawerk, in ‘Karl Marx and the Close of His System’, del 1896, negava che il valore del lavoro fosse il fondamento del prezzo, rilevando una contraddizione rispetto al primo libro del ‘Capitale’ e una sottovalutazione della legge della domanda, posizione del resto che derivava dall’orientamento marginalista e che faceva riferimento ad una visione “”individualista”” dello sviluppo. Rispondendo ai primi interventi, Engels attaccava i critici, a cominciare da Loria che liquidava pesantemente, mentre dava assai più rilievo a Sombart, cui riconosceva d’aver esposto in maniera eccellente il pensiero di Marx e di aver definito in modo apprezzabile la teoria del valore, contestandogli però la ristrettezza e una certa imprecisione (456). Engels accomunava Sombart e Schmidt nell’errore di considerare passaggio logico ciò che era invece processo storico influente sul pensiero. Per 5-7 milioni di anni aveva imperato la legge del valore, fino al XV secolo, fino all’affermarsi della legge del profitto, dapprima con mercanti inclini alla condivisione del tasso del profitto, poi, con il dilatarsi dei mercati, con mercanti orientati verso l’individualismo, quindi ancora con l’emergere del capitale industriale e il formarsi del plus-valore capitalista e, a seguire, con il moderno concetto di competitività”” [(451) Piero Di Giovanni, ‘Croce e Marx’, in Giuseppe Cacciatore-Girolamo Cotroneo-Renata Viti Cavaliere (a cura), ‘Croce filosofo’, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, T. 1, p. 276; (452) Ivi, pp. 276-277; (453) Karl Marx, ‘Il Capitale’, Libro III, ‘La trasformazione del plusvalore in profitto – La caduta tendenziale del saggio del profitto’, a cura di Maria Luisa Boggeri, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 322-324; (454) Achille Loria, ‘L’opera postuma di C. Marx’, in “”La Nuova Antologia””, CXXXIX (1895), 1° feb. 1895, pp. 460-496. Cfr. Gian Mario Bravo, ‘Engels e Loria: Relazioni e polemiche’, in ‘Studi Storici’, XI (1970), n. 3, lug.-set., pp. 533-550; (455) Conrad Schmidt, ‘Der Dritte Band des Kapital’, in ‘Sozialpolitisches Zentralblatt’, 25 feb. 1895, 22, pp. 255-258; (456) Friedrich Engels, ‘Complément et supplèment au IIIe livre du Capital’, “”Le Devenir social: revue internationale d’économie, d’histoire et de philosophie’, nov. 1895, pp. 710-728] (pag 152-155)”,”SIND-162″
“BERTINI Fabio”,”Organizzazione economica e politica dell’agricoltura nel XX secolo. Cent’anni di storia del consorzio agrario di Siena (1901-2000).”,”Bertini è docente di Storia contemporanea e di Storia del movimento sindacale presso la Facoltà di Scienze Politiche ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. Ha pubblicato molti volumi (v. 4° copertina) Fabio Bertini, docente di Storia contemporanea e di Storia dei movimenti sindacali presso la Facoltà Cesare Alfieri dell’Università degli Studi di Firenze, è presidente del Comitato Livornese per la Promozione dei Valori Risorgimentali. Ha scritto Risorgimento e Paese reale (Firenze, 2003); Le parti e le controparti (Milano, 2004); La democrazia europea e il laboratorio risorgimentale italiano (Firenze, 2006); Risorse, conflitti, continenti e nazioni (Firenze, 2006); Risorgimento e questione sociale (Firenze, 2007). (fonte Aracne)”,”ITAE-386″
“BERTINI Barbara CASADIO Stefano”,”Clero e industria a Torino. Ricerca sui rapporti tra clero e masse operaie nella capitale dell’auto dal 1943 al 1948.”,”M.B. Bertini (Firenze 1953), diplomata presso la Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica di Torino. Ha studiato nell’Università di Torino, S. Casadio (Rimini, 1953) ha studiato nell’Università di Torino, laureandosi in Storia del cristianesimo. L’ ‘astensione’ dei cappellani di fabbrica sul tema delle elezioni (1948) (pag 114-)”,”RELC-008-FMB”
“BERTINOTTI Fausto GIANNI Alfonso”,”L’Europa delle passioni forti.”,”Fausto Bertinotti è nato a Milano, è sposato e ha un figlio. Ha lavorato per trent’anni nella CGIL, lasciandola all’inizio del 1994 come segretario confederale della sua minoranza Essere Sindacato. Dal gennaio 1994 è segretario del partito della Rifondazione Comunista. É parlamentare europeo e presidente della Sinistra europea. Alfonso Gianni, nato a Milano, è sposato e ha due figli. Ha iniziato la sua militanza politica nella Federazione Giovanile Comunista, poi ha partecipato al movimento studentesco milanese, contribuendo alla costruzione del Movimento Lavoratori per il Socialismo. É stato deputato tra il 1979 e il 1987, eletto prima nelle file del Partito di Unità Proletaria, poi in quelle del Pci. Dal 1988 alla fine del 1993 ha lavorato nella CGIL. Attualmente è deputato nelle file di Rifondazione Comunista.”,”EURx-053-FL”
“BERTO Francesco VERO TARCA Luigi”,”Introduzione alla logica formale.”,”Francesco Berto è dottore in Filosofia e svolge attività di ricerca scientifica presso il Dipartimento di Filosofia e teoria delle scienze dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove collabora alla cattedra di Logica. Studioso di Hegel, Wittgenstein e Gödel. Luigi Vero Tarca è docente di Logica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove è ordinario nel settore di Filosofia teorica. Studioso di Wittgenstein e del pensiero filosofico-epistemologico contemporaneo.”,”FILx-158-FL”
“BERTOLDI Silvio”,”Miles. Le grandi battaglie che hanno fatto la storia.”,”1. Dalla Grecia a Roma 2. Principi e cavalieri 3. I secoli di ferro 4. Lampi sul mare 5. L’epopea napoleonica 6. Sangue sull’Europa 7. In marcia su Berlino 8. Continua il dramma”,”QMIx-037″
“BERTOLDI Silvio”,”A futura memoria. Piccolo Pantheon di Italiani sicuramente rispettabili.”,”BERTOLDI Silvio scrittore e giornalista è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Ha scritto romanzi e opere di carattere storico (tra cui varie biografie, Mussolini, Badoglio, Vittorio Emanuele II, Rommel). “”(Luigi Pirandello fu iscritto al partito fascista dal 19 settember 1924. Fece domanda d’ avere la tessera subito dopo l’ assassinio di Giacomo Matteotti, quasi per esprimere ual regime solidarietà ad ogni costo. Un gesto che destò molto scalpore. Conobbe Mussolini e fu ricevuto da lui numerose volte. Il Duce sperava di poter organizzare, alla morte dello scrittore, funerali littorii. Quando seppe delle ultime volontà di Pirandello, diede un pugno sul tavolo ed esclamò: “”Ha voluto andarsene sbattendo la porta””””. (pag 188)”,”BIOx-088″
“BERTOLDI Silvio”,”Mussolini tale e quale. Come lo ricordano coloro che gli vissero accanto.”,”Pessimo conoscitore di uomini? Il carattere di Mussolini. “”Me lo spiega De Stefani: “”Perché Mussolini era un pessimo conoscitore di uomini. Mi confessò una volta: ‘Tra un malandrino e un onesto, se non li conosco, scelgo sempre il primo’. La chiave per capire il personaggio è questa.”” (pag 121) “”””Erano soprattutto””, precisa Pini, “”simpatie fisiche, immediate, che spesso potevano ingannarlo. Come tutte le simpatie, erano sentimenti superficiali. Mussolini sapeva di non avere veri amici, e non se ne doleva, a causa del suo temperamento di solitario””””. (pag 123)”,”ITAF-199″
“BERTOLDI Silvio”,”Come si vince o si perde una guerra mondiale. 1914-1918. Le battaglie che hanno deciso il nostro destino.”,”””…per innumerevoli consigli apparirà a quanta instabilità, né altrimenti che uno mare concitato da’ venti, siano esposte le cose umane”” Francesco Guicciardini. “”Il Kaiser discute la lettera di Carlo I con il suo vice capo di Stato Maggiore, il generale Eric Ludendorff, il vero cervello della guerra. Ludendorff, a cinquantadue anni, è un mito vivente per la Germania. (…) E’ stato il conquistatore di Liegi e ha formato con von Hindenburg quel duo militare , in perfetta simbiosi, che ha rappresentato la forza geniale e irresistibile dell’ esercito di Guglielmo II. Grandi strateghi, hanno vinto insieme le battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri. (…) Ma come condottiero il generale Ludendorff è un genio, uno dei maggiori soldati della storia tedesca, dove pure i grandi soldati abbondano. Forse il migliore in assoluto nella Prima guerra mondiale. (…). Pertanto la risposta iniziale di Ludendorff al Kaiser, quando gli prospetta la richiesta austriaca, è di respingerla. Il colpo sull’ Isonzo. Però, poco alla volta, non soltanto si lascia convincere, ma addirittura cambia radicalmente opinione. Ha scoperto di poter fare, volendo, anche il ragionamento contrario: se una spallata sull’ Isonzo spazza via una volta per sempre l’ Italia, alcune divisioni austriache resesi disponibili potrebbero venire trasferite in Francia e là affiancarsi a quelle tedesche, rafforzandole per l’ attacco finale. Chi lo persuade a questa interpretazione dei fatti è il generale bavarese Konrad Krafft von Dellmensingen (…). Krafft von Dellmensingen ha fatto una ispezione sull’ Isonzo e si è reso conto della convenienza di dare respiro all’ Austria (…)””. (pag 118-119)”,”QMIP-052″
“BERTOLDI Silvio”,”Il giorno delle baionette.”,”BERTOLDI Silvio è scrittore giornalista (Verona) laureato in lettere a Padova.”,”ITAF-245″
“BERTOLDI Silvio”,”Il re che fece l’Italia. Vita di Vittorio Emanuele II di Savoia.”,”BERTOLDI Silvio, giornalista e scrittore, è stato direttore di ‘Epoca’ e della ‘Domenica del Corriere’. E’ articolista del Corsera. Ha scritto vari libri.”,”ITAB-248″
“BERTOLDI Silvio a cura; scritti di Raffaele CADORNA Angelo TARCHI Achille MARAZZA Ruggero BONOMI Piero PESENTI Ferruccio PARRI Edmondo CIONE Sandro PERTINI Vittorio Magno BOCCA Leo VALIANI Valerio Junio BORGHESE Michael NOBLE Carlo Emanuele BASILE Giorgio BOCCA Renzo MONTAGNA Italo PIETRA Giuseppe SPARZANI Giuseppe BRUSASCA Bruno COCEANI Antonio GIOLITTI”,”La guerra parallela. 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945. Le voci delle due Italie a confronto.”,”Antologia. Scritti di Raffaele CADORNA Angelo TARCHI Achille MARAZZA Ruggero BONOMI Piero PESENTI Ferruccio PARRI Edmondo CIONE Sandro PERTINI Vittorio Magno BOCCA Leo VALIANI Valerio Junio BORGHESE Michael NOBLE Carlo Emanuele BASILE Giorgio BOCCA Renzo MONTAGNA Italo PIETRA Giuseppe SPARZANI Giuseppe BRUSASCA Bruno COCEANI Antonio GIOLITTI”,”ITAR-128″
“BERTOLDI Silvio”,”Badoglio.”,”BERTOLDI Silvio, scrittore e giornalista, ha scritto un romanzo e varie opere di saggistica tra cui ‘Rommel’, ‘Salò’, ‘I Savoia’. “”Ah, mio caro, i tempi passati restano per noi un libro chiuso con sette sigilli. Quel che voi chiamate lo spirito dei tempi, non è in sostanza, se non lo spirito di quei bravi signori, entro i quali i tempi si riflettono”” (Goethe, Faust) (in apertura) La disfatta di Caporetto. “”Aveva a disposizione quanto gli era necessario, e anche di più, per fronteggiare il nemico. Per esempio, era stato il solo comandante di grande unità ad ottenere la deroga, dopo una furiosa richiesta, all’ordine di non sparare con l’artiglieria pesante: sparasse un colpo al giorno per ogni pezzo n dotazione (che è un’altra “”perla””, dopo quella precedente di Capello, di smettere di sparare del tutto). Poteva contare sul suo corpo d’armata con ottocento bocche da fuoco, su un altro corpo d’armata, il settimo di Bongiovanni, a proteggergli le spalle; su sei battaglioni ottenuti di rinforzo all’ultimo momento; sulla brigata Napoli, assegnatagli alle ore 14.30 del 22 ottobre. (…) Risultato: i tedeschi attaccarono e sfondarono, all’ora indicata e nel punto indicato, le linee italiane, gran parte delle quali dipendevano da Badoglio. I cannoni di Badoglio non spararono un colpo e rimasero, come disse Orlando, “”tragicamente muti””. La 19° divisione di Badoglio, che doveva tenere la zona della assurda testa di ponte di Tolmino, lasciata isolata, fu sopraffatta da forze enormemente superiori e distrutta dai gas, senza che nessuno nemmeno se ne accorgesse. Il suo comandante, il generale Giovanni Villani, si uccise non reggendo al disonore. Le altre tre divisioni del corpo d’armata di Badoglio, abbandonate a se stesse sulla sinistra dell’Isonzo, dovettero essere trasferite al corpo di armata di Caviglia, il quale si batté brillantemente per portarle in salvo alla meno peggio. Per l’intero primo giorno di battaglia, Badoglio non riuscì mai a farsi vivo, né con i comandi superiori, né con quelli inferiori. Doveva essere al suo posto di prima linea, all’Ostri Kras, e invece si lasciò sorprendere a quello arretrato di Cosi. Restò subito privo di collegamenti e tagliato fuori dalle sue truppe. (…) Le prime parole che pronunciò, una volta uscito alla meglio da quell’inferno, furono di accusa contro la sua brigata Puglie comandata dal colonnello Tullio Papini, incolpata di diserzione, mentre aveva combattuto (4). Il crollo di Badoglio, tra Tolmino e la Bainsizza, rese più grave, anzi determinò la rotta del corpo d’armata del generale Cavaciocchi, sulla sinistra, che fu preso alle spalle dal nemico. Lo sfondamento poi detto di Caporetto, e la catastrofe che ne derivò, per quanti arzigogoli dialettici si vogliano imbastire, per quanto si leggano con la lente di ingrandimento gli ordini di Capello e di Montuori allo scopo di scoprirvi errori e possibilità di equivoci, porta soprattutto il nome di Badoglio””. (pag 52-53) (4) M. Silvestri, Isonzo 1917, pp. 425-426: “”Il crollo parziale della Puglie, riferì Badoglio al maggiore Campello perché lo riportasse al comando d’armata, che già ne era stato preavvertito telefonicamente, era dovuto alla diserzione delle truppe, da lui personalmente schierate, che avevano abbandonato le posizioni senza combattere. Tale notizia, scrive il generale Capello: “”La si dovette poi in seguito smentire. La maggior parte di detta brigata resistette per parecchio tempo alla linea del Globocak e non meritava l’atroce insulto che il suo comandante di corpo d’armata le aveva leggermente lanciato”””””,”ITQM-191″
“BERTOLDI Silvio”,”Camicia nera. Fatti e misfatti di un ventennio italiano.”,”””Così passa e declina… il miglior tempo della nostra vita e lungamente ci dice addio”” Vincenzo Cardarelli (in apertura) Silvio Bertoldi è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Mussolini. “”Passano gli anni, cambiano i rapporti tra gli uomini. Cosa rimane delle antiche amicizie, quando si è giunti al vertice del potere e si vede il mondo nell’ottica dell’autorità e del comando? Chi sono, ora che è il dittatore incontrastato dell’Italia, gli amici rimasti a Mussolini, tra quelli degli anni della vigilia e tra i nuovi? Secondo Giorgio Pini, redattore capo del “”Popolo d’Italia”” e quotidianamente in contatto telefonico con un Mussolini mai immemore d’essere soprattutto un giornalista, il Duce amici veri non ne ebbe mai, intimi nessuno, nemmeno il fratello Arnaldo. Nella storia delle Camicie Nere prima, del regime poi, non si trova facilmente chi possa dire di avere goduto, conservato o conquistato la sua confidenza. Che ne abbia raccolto i segreti pensieri in quei momenti in cui un uomo cerca di aprirsi con un altro uomo in grado di comprenderlo. La conclusione è una: in tutta la vita Mussolini è sempre stato ed è rimasto solo. Da giovane di carattere era un orso, spesso iracondo e prepotente. Le vicende di cui divenne protagonista lo portarono a un progressivo isolamento. Era circondato da avversari, se non da nemici (….)”” (pag 169)”,”ITAF-286″
“BERTOLDI Silvio”,”Colpo di Stato. Venticinque luglio 1943: il ribaltone del fascismo.”,”””Grandi esordì dolendosi che il Gran Consiglio non fosse stato convocato da quattro anni, nonostante le ripetute richieste sempre rimaste senza risposta. Sicché i ministri del re e lo stesso Gran Consiglio appresero alla radio, il 10 giugno 1940, la notizia dell’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia e l’Inghilterra, e altrettanto avvenne un anno dopo quando scese in campo contro la Russia e l’America”” (pag 156)”,”ITAF-346″
“BERTOLDI Silvio”,”Sangue sul mare. Grandi battaglie navali.”,”Silvio Bertoldi, giornalista e scrittore, è stato direttore di Epoca e della Domenica del Corriere. Attualmente è articolista del Corriere della Sera. Tra i suoi libri, tutti pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Salò, Colpo di Stato, Apocalisse italiana, Il Re che tentò di fare l’Italia, Piazzale Loreto, Il Re che fece l’Italia, Guerra, Il Re e Margherita, Come si vince e si perde una guerra mondiale.”,”QMIx-035-FL”
“BERTOLDI Silvio”,”Hitler. La sua battaglia.”,”‘Tutto tranne pazzo’ (pag 131) ‘(…) Hitler sicuramente non [era] un pazzo. Le deviazioni, le anormalità di Hitler, che progressivamente hanno fatto di lui un mostro, sono altre. In primo luogo, la degenerazione di alcune caratteristiche ritenute positive, almeno in politica. Per esempio, la capacità di convincere, la consapevolezza della propria superiorità, la testardaggine, l’intuito, la rapidità nel decidere, il senso del rischio, la maestria oratoria. Perfino il fanatismo, la demagogia, la cieca fiducia nel proprio istinto (come è noto, né la riflessione, né l’approfondimento dei problemi, né la cultura gli appartennero mai). Queste caratteristiche, queste doti, impiegate a fini criminali, hanno mostrato il loro rovescio. L’uso aberrante che Hitler ne fece per perseguire fini fraudolenti le ha trasformate in strumenti odiosi, in portatrici di morte. Ma la coerenza di certi aspetti del personaggio sta a dimostrare in lui il contrario della pazzia. A cominciare dalla lucidità del suo programma di azione politica, censurabile finché si vuole, ma esposto con assoluta chiarezza in ‘Mein Kampf’ fin dal momento dell’antivigilia, quando alla sua realizzazione credeva soltanto lui. E la prontezza nell’individuare e nel cogliere le incertezze e le lacune degli avversari; l’abilità con cui preparò l’aggressione sullo scacchiere internazionale nel 1939: non si dimentichi come giocò Francia e Inghilterra, battendole sul tempo con il patto d’alleanza con Stalin (che Francia e Inghilterra stavano a loro volta trattando, ma senza la sua spregiudicata fulmineità). Perfino la freddezza del suo odio. Solo un lucido raziocinante può mantenerne la costanza e l’implacabilità senza mai distrarsi, come fece lui, capace di pretendere e di far eseguire per odio la morte di sei milioni di ebrei. Questo è il vero aspetto patologico della personalità di Hitler: l’odio; in particolare l’odio per gli ebrei, assoluto, sanguinario, coltivato fin dall’adolescenza. Germinato e cresciuto in un ambiente di antica tradizione antisemitica come quello tedesco, dove il pregiudizio razziale offre un terreno di coltura ideale per persecuzioni dalle radici ancestrali. Col passare degli anni e con l’assoluto potere prima, poi con l’ebbrezza dei trionfi, per finire con la constatazione del crollo d’ogni conquista, in Hitler prevalgono altre connotazioni: una spietatezza selvaggia, una ferocia belluina, un livore incontenibile fine a sé stesso, la voluttà nel colpire e nel vendicarsi, il disprezzo per la vita (altrui), la caduta di ogni senso dell’onore. Ancora, l’irrisione verso i deboli e i vinti, l’indifferenza per il dolore umano, il cupo sospetto di tradimenti da parte di chiunque e quindi la necessità di prevenirli sanguinosamente. Insieme al compiacimento beffardo per essere riuscito a ingannare il mondo intero, a giocarlo: «Ho creato la grande Germania con il bluff politico»’ (pag 134-135)]”,”GERN-181″
“BERTOLDI Silvio”,”Contro Salò. Vita e morte del Regno del Sud.”,”Libro dedicato a Emilio Radius Il regno del sud fu, tra l’11 settembre 1943 e il 4 giugno 1944, l’estremo lembo dell’Italia legale, dopo la catastrofe dell’armistizio e l’occupazione tedesca, fino alla liberazione di Roma. Vittorio Emanuelel III, suo figlio Umberto, la regina Elina, Badoglio con due soli ministri del governo del 25 luglio e un numero cospicuo di generali in fuga. Sbarcarono a Brindisi e là si sistemarono. Là presero contatto con gli Alleati e là il re divenne il sovrano d’un regno di quattro pronvice: Brindisi, Bari, Lecce e Taranto. Fu quella la piccola oasi della continuità nazionale, anche se la sua indipendenza era apparente e non molto maggiore di quanta ne avesse concessa a Salò il Terzo Reich. (…) Il libro narra la storia dei personaggi piovuti da ogni parte nel piccolo regno. (…) I protagonisti sono Vittorio Emanuele, Umberto, Elena, Badoglio Acquarone, il capo della Missione alleata Mac Farlane (i cui compiti non erano molto dissimili da quelli di Rahn a Salò), Croce, Sforza, De Nicola, Togliatti, Omodeo, i politici stranieri che ci osservavano come entomologhi schizzinosi (l’inglese MacMillan futuro primo ministro, l’amerano Murph, il russo Wishinsky, il terribile pubblico ministero dei processi staliniani) i generali Ambrosio, Roatta, Messe e Utili, gli intellettuali di Radio Bari e di Radio Napoli, Curzio Malaparte, l’aristocratica spia Maria Pignatelli De Seta. Scrittore e giornalista, Bertoldi è nato a Verona e si è laureato in Lettere a Padova.”,”ITQM-244″
“BERTOLDI Silvio”,”Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana.”,”Silvio Bertoldi scrittore e giornalista, è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Ha pubblicato articoli su settimanali vari ed è stato inviato speciale in molte parti del mondo. Ha scritto tra l’altro ‘La guerra parallela. I tedeschi in Italia’ (Rizzoli), ‘Mussolini tale e quale’, ‘Umberto’, ‘I nuovi italiani’, ‘Vittorio Emanuele III’.”,”ITAF-021-FV”
“BERTOLDI Silvio”,”Il sangue e gli eroi. Gli uomini e le battaglie che decisero la Seconda Guerra Mondiale.”,”Blumentritt Manteuffel e l’offensiva delle Ardenne…. “”Il 3 gennaio, mentre anche Hodges si avvicina a Houffalize, von Manteuffel scatena un ultimo disperato attacco contro Bastogne. Vuole tagliare il corridoio di cui si servono gli Alleati per raggiungere la città. Dopo ventiquattro ore di aspri combattimenti, i tedeschi sono costretti a fermarsi ancora una volta «per assoluta insufficienza di mezzi e di uomini». Ma su Houffalize avanza a marce forzate Patton, benché ora incontri una resistenza più accanita nel settore a est di Bastogne, tra Megeret e Wardin. Improvvisamente Hitler acconsente al ritiro dalla regione dell’Eifel dell’armata di Sepp Dietrich, perché sia ricostituita e trasferita sul fronte russo, dove si aspetta di giorno in giorno l’offensiva finale sovietica. Manteuffel resta quindi solo, con l’unico appoggio della Settima armata sul fianco sinistro. Ormai per gli Alleati è vittoria completa. Il 6 gennaio Hodges conquista Odeigne, Patton resiste all’estremo contrattacco di Manteuffel. Il ritiro di Dietrich ha messo in crisi l’intero schieramento tedesco. Ancora una volta von Rundstedt, con un memorandum inviato al Comando della Wehrmacht, propone il ripiegamento sulla riva destra del Reno. Ancora una volta la risposta di Hitler è no. Il 7 cadono Dochamps e Laroche e Patton punta su Tillet. L’8 von Manteuffel comincia a ripiegare e il 13 Patton è sul fiume Ourthe e prende Foy Nôtre-Dame. Il 20, perduta Houffalize, le armate tedesche sono nuovamente sulle posizioni di partenza. L’offensiva delle Ardenne è fallita. In trentaquattro giorni di battaglia i tedeschi hanno avuto circa centomila uomini tra morti, feriti e prigionieri, ottocento carri armati e almeno mille aerei distrutti. Gravi anche le perdite alleate: 81.000 americani e 1.400 britannici, oltre a ottocento mezzi corazzati. È stata per gli Alleati una dura lezione: «… troppo ottimisti, troppo superficiali i comandi superiori, troppo rilassate le truppe, scriteriati i pianificatori che hanno trascurato la difesa dei fianchi, che ha impedito una pronta reazione all’infiltrazione tedesca, anche se le spalle del dispositivo hanno resistito all’urto», è stato scritto. Insomma, un duro colpo,. «Ma mentre gli americani saranno in grado di colmare i vuoti nel breve giro di quindici giorni, le perdite tedesche in uomini e mezzi risulteranno determinanti per il successivo andamento del conflitto. Come ha scritto Churchill, l’offensiva delle Ardenne ha costretto gli Alleati a ritardare di tre settimane l’avanzata in Germania, ma, tutto sommato, ha dato loro insperati vantaggi: “”Poiché i tedeschi non potevano più colmare i vuoti, le nostre successive battaglie sul Reno, anche se dure, risultarono indubbiamente più facili””» (Salmaggi). Dirà Günther Blumentritt, ex capo di Stato Maggiore di von Kluge, commentando più tardi la battaglia: «Fu un’operazione senza senso e l’aspetto più ridicolo di essa fu l’aver indicato Anversa come l’obiettivo finale. Per la verità noi saremmo caduti in ginocchio a ringraziare Dio solo che fossimo riusciti a raggiungere la Mosa». Erano discorsi del tempo di poi. Quando era stato esposto ai generali il piano di Hitler, tutti l’avevano accettato in silenzio pur ritenendolo improponibile. Tranne von Rundstedt; al quale però sarebbe dovuto sembrare logico trarre le conclusioni dal suo dissenso e dimettersi. La vittoria alleata dipese indubbiamente dalle decisioni di Eisenhower, ma sul terreno ha soprattutto un nome, quello di George Patton. Fu lui a rompere per primo l’avanzata tedesca, a liberare Bastogne, a conquistare Houffalize, a ridurre la punta estrema del saliente tedesco nelle Ardenne, poi eliminato con il concorso di Hodges, a varcare il Reno. Lo fermarono mentre stava entrando a Pilsen, dopo avere preso Norimberga e attraversato la Germania da ovest a est”” (pag 244-246)”,”QMIS-332″
“BERTOLDI Silvio”,”Vittorio Emanuele III.”,”Silvio Bertoldi è nato a Verona, ma è vissuto e ha lavorato da molti anni a Milano. Giornalista e inviato speciale, ha scritto molti libri tra cui ‘La guerra parallela’ e ‘I tedeschi in Italia’. Il primo colpo di stato di Vittorio Emanuele (manovre per intervento in Grande guerra) (apg 235-257) Il secondo colpo di stato del re (la marcia su Roma condotta per mano) (pag 287-309)”,”BIOx-041-FSD”
“BERTOLDI Silvio”,”Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana.”,”Silvio Bertoldi scrittore e giornalista, è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Ha pubblicato articoli su settimanali vari ed è stato inviato speciale in molte parti del mondo. Ha scritto tra l’altro ‘La guerra parallela. I tedeschi in Italia’ (Rizzoli), ‘Mussolini tale e quale’, ‘Umberto’, ‘I nuovi italiani’, ‘Vittorio Emanuele III’. “”L’atto di nascita coincide con una strage. L’atto di nascita porta la data del 14 novembre 1943. In Castelvecchio di Verona, l’antica roccaforte dei signori Della Scala, con un documento in 18 punti della prima Assemblea nazionale del Partito fascista repubblicano, inizia la sua vita la Repubblica Sociale….”” (pag 11) “”Il fatto più spietato è l’uccisione di Giovanni Gentile. Il filosofo fascista si è trasferito a Firenze da Roma dopo l’8 settembre e vive a Villa Montalto, presso il Salviatino. Presiede l’Accademia d’Italia e dirige la ‘Nuova Antologia’, tornata ad uscire in febbraio. Il 15 aprle rincasa in automobile per la colazione, all’una e mezzo. Mentre scende davanti al cancello della villa, gli piombano addosso quattro ciclisti guidati dal “”gappista”” Bruno Fanciullacci. Gli sparano e una grida: «In lei non uccidiamo l’uomo, ma l’idea». Il vecchio filosofo viene portato morente sul tavolo operatorio dell’ospedale di Carreggi. Il primo medico ad accorrere alla chiamata, ignaro, è suo figlio, assistente di Piero Valdoni, allora clinico chirurgo a Firenze. Tutti i partiti rifiutano la solidarietà agli autori del delitto, tranne i comunisti. Tiziano Codignola scrive una nobile pagina, scindendo le responsabilità dell’eminente interprete di cultura da quelle dell’uomo che le circostanze e l’ambizione hanno portato ad aderire alla Repubblica Sociale. Mussolini vieta le rappresaglie. Gentile viene sepolto in Santa Croce”” (pag 199)”,”ITAF-417″
“BERTOLI Giuseppe”,”Globalizzazione dei mercati e sviluppo dell’economia cinese.”,”Giuseppe Bertoli, Straordinario di Economia e Gestione delle Imprese Università degli Studi di Brescia Contiene: Tabella delle prime dieci società dei Paesi in via di sviluppo per valore degli investimenti diretti effettuati (pag 5)”,”CINE-077″
“BERTOLINI Tatiana MOLINARO Valter”,”Fiamma partigiana all’Alfa Romeo. Il diario di Antonietta Romano e la Resistenza al Portello.”,”Il libro è diviso in due parti: la prima contiene il saggio introduttivo di Tatiana Bertolini e il diario di Antonietta Romano, la partigiana “”Fiamma”” che iniziò a lavorare a 16 anni all’ Alfa Romeo nel 1941. Il diario inizia il 15 ottobre del 1942, fu la terribile esperienza della guerra e il contatto con gli antifascisti in fabbrica a trasformarla in partigiana combattente. Nella seconda parte, Valter Molinaro racconta la lotta antifascista e la Resistenza all’interno delle officine dell’Alfa Romeo Portello. Nella fabbrica, fiore all’occhiello del fascismo, anche nei momenti più duri la Resistenza aveva radici profonde. All’Alfa lavorarono Cino Moscatelli come tornitore, Milano Cislaghi che pubblicò il primo giornale clandestino di fabbrica “”la Scintilla””, il gappista Sergio Bassi noto per le sue azioni temerarie, e tanti antifascisti e partigiani, molti dei quali furono reclusi e mandanti nei campi di concentramento. Euro 15.0 Nella bibliografia. – Gianni OLIVA, La grande storia della Resistenza, 1943-1948′, Utet, Torino, 2018 – Amedeo OSTI-GUERRAZZI, a cura, Le udienze di Mussolini durante la Repubblica Sociale Italiana, 1943-1945, Deutsches Historisches Institut, Roma, 2019″,”ITAR-021-FSD”
“BERTOLISSI Sergio”,”Un paese sull’ orlo delle riforme. La Russia zarista dal 1861 al 1904.”,”BERTOLISSI Sergio insegna storia d’ Europa orinetale presso l’ Istituto Orientale di Napoli. Ha studiato l’ organizzazione del lavoro nell’ Unione Sovietica degli anni Venti e le riforme economiche degli anni Sessanta e Settanta. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina).”,”RUSx-077″
“BERTOLISSI Sergio SESTAN Lapo a cura; progetto e direzione di Orazio PUGLIESE”,”Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del partito comunista italiano. II. 1944-1955.”,”””Le cose si aggravano perché la proclamazione della dottrina Truman, la proposta del piano Marshall e le discussioni per la realizzazione di esso hanno creato in Europa una situazione nuova. L’ Europa è spezzata in due, il che corrisponde ai piani dell’ imperialismo americano e di quello inglese per l’ isolamento dell’ Unione Sovietica e dei paesi di nuova democrazia, ma non corrisponde per nulla all’ interesse nazionale italiano; così come non corrisponde per nulla all’ interesse nazionale italiano la divisione in due della Germania, che è pure uno degli obiettivi e in parte già il risultato della politica anglo-americana.”” (pag 313, Tre minacce alla democrazia italiana, Togliatti)”,”PCIx-188″
“BERTOLIZIO Giorgio”,”Nevrosi, idiozie e malefatte dei grandi filosofi.”,”Giorgio Bertolizio è nato a Trieste nel 1936. Vive a Brescia e in Toscana. Medico, ha ricoperto la carica di primaro ospedaliero e d segretario dell’ ANPO (Associazione Nazionale Primari Ospedalieri).”,”FILx-016-FGB”
“BERTOLO G. CURTI R. DELLAVALLE C. DE-MARCO P. FLORES M. GALLERANO N. GANAPINI L. GUERRINI L. SALVATI M.A. SANTOMASSIMO G.”,”Il dopoguerra italiano 1945 – 1948. Guida bibliografica.”,”Nicola GALLERANO (Il contesto internazionale), Luigi GANAPINI (i partiti politici), Marcello FLORES (i problemi politico-istituzionali), Gianpasquale SANTOMASSIMO (dibattito sulle linee della ricostruzione), Mariuccia SALVATI (ricostruzione e disegno capitalistico), Claudio DELLAVALLE (il sindacato, Lotte sociali nell’Italia settentrionale), Paolo DE-MARCO (Aspetti del problema del Mezzogiorno), Gianfranco BERTOLO, Roberto CURTI, Libertario GUERRINI (il dibattito sulla questione agraria e le lotte contadine).”,”ITAP-016 EMEx-014″
“BERTOLO Gianfranco BRUNETTA Ernesto DELLAVALLE Claudio GALLERANO Nicola GANAPINI Luigi GIBELLI Antonio GUERRINI Libertario ILARDI Massimo LEGNANI Massimo SALVATI Mariuccia”,”Operai e contadini nella crisi italiana del 1943-1944.”,”””Di più, le SS non avevano dubbi sull’ inutilità dei tentativi volti ad ottenere dall’ Ansaldo una produzione adeguata alle esigenze, né sul motivo delle reticenze industriali: i dirigenti erano preoccupati di porsi in buona luce con gli anglo-americani, non “”forzando troppo il lavoro””. (pag 134-135)”,”ITAR-073″
“BERTOLO Bruna”,”Donne nella Prima Guerra Mondiale. Crocerossine, lavoratrici, giornaliste, femmes de plaisir, eroine, madrine…”,”L’autrice ha scritto pure: ‘Donne nella resistenza in Piemonte. Il volume contiene molte foto e illustrazioni Teresa Labriola interventista (pag 13) “”Lo scontro fra neutralisti ed interventisti divise radicalmente anche le donne, soprattutto dei ceti più elevati. Molto profondo fu il dissenso ad esempio all’interno dello stesso Partito Socialista: molte si schierarono contro la guerra, ma altre, tra le quali Margherita Sarfatti, la maestra elementare Regina Terruzzi, la torinese Emilia Mariani, donne di spicco all’interno del partito, abbracciarono decisamente la tesi dell’interventismo, considerato elemento democratico. Si schierò per la guerra la stessa Maria Mozzoni, icona del nascente femminismo italiano. A nutrire la loro tesi c’era certamente anche una retorica patriottica che porterà alcune di loro, con molte altre donne, ad aderire in seguito al fascismo. Come Teresa Labriola. Fu una figura di grande rilievo intellettuale nel panorama della cultura del primo Novecento, una figura complessa in cui si possono rintracciare periodi esistenziali e di pensiero anche molto diversi, con l’adesione alla filosofia del partito fascista nella seconda fase della sua vita. Fu la prima donna ad ottenere la libera docenza in Filosofia del diritto, “”disciplina della quale tenne a Roma, a partire dal 1900, un corso molto seguito e apprezzato, anche se messo in discussione perché affidato ad una donna! Allo scoppio della Grande Guerra, l’adesione di Teresa Labriola al movimento interventista appare convinta e decisa. Proprio per questo si dimise dal Consiglio Nazionale donne italiane per presiedere o comunque suggerire e avallare buona parte dei movimenti interventisti, staccandosi quindi in modo netto dalla componente socialista e allontanandosi senza via di ritorno dal marxismo e bolscevismo che, anche sull’influenza del celebre padre, Antonio Labriola, avevano caratterizzato il suo percorso di pensiero fino a quegli anni. Si fece promotrice di una Lega femminile di adesione e di appoggio all’intervento in guerra (….)”” (pag 13)”,”QMIP-207″
“BERTOLO Bruna”,”Mondine. Donne e lavoro in risaia. Storia delle mondariso.”,”Bruna Bertolo, rivolese, tesi di laurea in Storia della filosofia, giornalista pubblicista dal 1988, ha pubblicato vari libri di argomento storico, focalizzando la sua ricerca sull’800 e ‘900.”,”CONx-294″
“BERTOLUCCI Franco MANGINI Giorgio a cura; saggi di BALSAMINI Luigi BERTOLUCCI Franco GIULIANELLI Roberto MANGINI Giorgio”,”Pier Carlo Mangini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia.”,”2° copia Errore in altra scheda parole chiave Kuliscoff “”Nei primissimi momenti del suo arrivo a Bergamo, come già accaduto a Vercelli, Masini si reca presso il maggior istituto di conservazione della città, la Biblioteca civica Angelo Mai (dove poi passerà moltissimo tempo, tanto da entrare a far parte, anni dopo, dell’associazione Amici della Biblioteca: su questo, cfr. Giulio Orazio Bravi, Masini e la Civica Biblioteca “”A. Mai””, in Pier Carlo Masini, Un profilo a più voci’, cit, pp. 83-87), alla ricerca di lettere di Antonio Labriola a Silvio Spaventa. L’archivio Spaventa, infatti, alla fine dell’Ottocento era stato versato dagli eredi Spaventa a Bergamo in segno di gratitudine verso la città lombarda, perché Spaventa era stato più volte eletto in parlamento nel collegio di Bergamo. Sullo stesso materiale, prima di Masini, aveva lavorato Benedetto Croce, e poi Paolo Alatri per la sua biografia di S. Spaventa edita da Laterza nel 1942. E’grazie agli studi di Croce e Alatri che Masini, giungendo a Bergamo, sa dell’esistenza di queste carte. Da queste ricognizioni archivistiche deriva il suo articolo ‘Lettere di Antonio e Francesco Saverio Labriola a Silvio Spaventa’, primo contributo alla “”Rivista storica del socialismo”” (cfr. a. 1, n. 3, luglio-settembre pp. 263-272). Così Masini ricorderà quel momento, anni dopo (cfr.P.C. Masini, La biblioteca di Ghisleri, “”Archivio Storico Bergamasco””, n. 9, 1985, p. 127) (…)””. (pag 48)”,”STOx-180″
“BERTOLUCCI Franco MANGINI Giorgio a cura; saggi di BALSAMINI Luigi BERTOLUCCI Franco GIULIANELLI Roberto MANGINI Giorgio”,”Pier Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia.”,”BERTOLUCCI Franco Testo non indicizzato Citati Cervetto Parodi pag 33 e seguenti Cervetto citato una volta sola in indice nomi per bibliografia pag 264. Foto n° 4 in inserto fotografico: 3° conferenza nazionale dei Gaap con Cervetto Parodi Vinazza Vignale e altri (Livorno, 26-27settembre 1953)”,”ANAx-341″
“BERTOLUCCI Franco a cura”,”Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “”legge truffa””: la crisi politica e organizzativa dell’anarchismo.”,”Importanti le pagine che si incentrano sulla disputa tra Masini e Cervetto (sul lavoro teorico e pratico da fare, sul problema dell’organizzazione, dell’anarchismo, filosofia della prassi, tradizione libertaria e marxismo, del comunismo, dei giovani, della teoria marxista, dell’analisi della situazione politica attuale, dell’imperialismo ecc.) (pag 113-115 e seguenti) “”Dunque, il periodico e l’attività del gruppo che vi ruota intorno si caratterizzano «ideologicamente» fin da subito, distinguendosi dal resto del movimento. Nei primi numeri del giornale si avvia una riflessione sulla natura politica dello Stato sovietico, definito «una stampa riveduta e corretta del regime capitalistico». La critica al comunismo sovietico e alle sue strutture politiche nasce dall’affermazione che «il comunismo sarà anarchico (o altrimenti non sarà comunismo)» (291). La rivendicazione del «comunismo anarchico» come definizione – che poi successivamente verrà maturata in «comunismo libertario» – è il tentativo di individuare una matrice originale del gruppo all’interno del movimento anarchico, sfiorando il confine e contaminandosi con altre correnti minoritarie della sinistra rivoluzionaria di allora come quelle bordighiste, massimaliste, trotskiste. Un’operazione di alchimia politica assai ardita del gruppo promotore de «L’Impulso», che cerca attraverso una propria definizione ideologica indipendente di distinguersi dal classico movimento libertario, ritenuto eccessivamente mistico e impotente politicamente, ma nel contempo avviare un percorso critico radicale nei confronti delle correnti comuniste staliniane, ritenute una forza controrivoluzionaria irrecuperabile. A coloro che li accuseranno di «bolscevismo anarchico» o «anarchismo bolscevizzante» (292), il gruppo de «L’Impulso» risponderà: «Vi è stato chi ci ha accusato di bordighismo, di trotskismo e di terzointernazionalismo (ma quale terzointernazionalismo, di grazia, se la III internazionale è morta da un pezzo? Forse qullo della frazione serratiana dopo il congresso di Roma del 1922? O piuttosto si voleva dire soltanto «internazionalismo?») ignorando che il bordighismo e il trotskismo troveranno sempre in noi critici seri e inflessibili quali non li hanno trovati in quegli anarchici che non conoscono né il trotskismo né il bordighismo e che quindi parlano senza nozione di causa». Continuando poi: «Certo che nelle nostre dichiarazioni di principio troverete riaffermati i concetti di classe, di rivoluzione, di costituzione di una società nuova. Ma sono forse questi i termini che infastidiscono i nostri critici? Ebbene se sono questi i termini che li infastidiscono allora sono essi che magari da molto tempo hanno sbagliato indirizzo. Non è questa la loro strada e li abbandoneremo ai margini perché non possono più oltre camminare con noi» (293). D’altra parte però all’interno del gruppo de «L’Impulso», come abbiamo già detto, c’è chi come Cervetto si sta spingendo sempre più decisamente verso un marxismo rivoluzionario spurgato da ogni residuo libertario. Ne sono testimonianza una serie di lettere che indirizza a Masini, nelle quali egli ribadisce: «Bisogna saper rompere i ponti con l’anarchismo che è fallito soprattutto per la sua filosofia, per il suo ideale. Bisogna sapersi domandare perché l’anarchismo è fallito, e non solo per la sua politica, per la sua disorganizzazione. Bisogna riconoscere che l’anarchico è l’antibolscevico. E la rivoluzione ha bisogno di bolscevichi, cioè lottatori disciplinati, fermi, per usare un’espressione brutta, retorica: «d’acciaio». Più riusciremo a «bolscevizzare» l’anarchismo più avremo garanzie rivoluzionarie» (294). E poche settimane dopo precisa che: «La ragione storica dell’anarchismo, anche quando era classista, fu quella di rappresentare un istintivo ribellismo della classe operaia. La nostra ragione, credo, invece è quella di essere un neo-leninismo con altri obiettivi: un leninismo perfezionato, critico ecc. Lo scoglio che abbiamo davanti è quello che fece scrivere a Lenin «Stato e rivoluzione»: la questione pratica del potere (non metafisico, né autoritario, ma pratico, ma vitale per conservare la rivoluzione). Credo che siamo sulla strada giusta per superarlo. Trovata la formula per un «nuovo potere» avremo vinto una importante battaglia teorica. Ma attenti a non cadere in un «democraticismo» rigidamente marxista alla Luxemburg, o in un «comunismo dei Consigli» alla Gorter. Bisogna andare oltre perché nella critica alla Luxemburg e al Gorter Lenin aveva ragione. Senza offendere due pensatori rivoluzionari (e precisamente una delle migliori teste che la classe ha prodotto) e senza elevare in un confronto chi, obiettivamente, non merita, credo che la L. [Luxemburg] e il movimento dei consigli costituivano una specie di «resistenzialismo» nel marxismo: più onesto, però, più concreto, più utile. Ma Lenin, in questo, politicamente aveva ragione. E’ inutile, anzi dannoso, cullarsi nella mistica di democrazia operaia. Bisogna risolvere praticamente la formula «tutto il potere alle Assemblee» cioè trovare, teoricamente, il meccanismo della rappresentanza politica. Sarà il superamento dello Stato (apparato borghese tradizionale) e della dittatura del proletariato (Stato-Comune: punta massima del pensiero leninista). Bisogna superare Lenin. Abbiamo 26 anni più di lui. Bisogna risolvere il problema del potere superando la maturità dell’infantilismo leninista, sbarazzando la mente dall’eredità della senilità anarchica» (295)”” (pag 126-127) [Franco Bertolucci, a cura, ‘Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “”legge truffa””: la crisi politica e organizzativa dell’anarchismo’, BFS, Pisa – Pantarei, Milano, 2017] [(291) ‘Argomenti’, “”IMF””, novembre-dicembre, 1949, p. 1 e 4; (292) Cfr. A. Paolinelli, ‘Bolscevismo anarchico?, “”UN””, 9 aprile 1950, p. 3. La definizione di “”anarchismo bolscevizzante”” è utilizzata da Salvatore Satta, anarchico d’origine sarda, in una lettere a Tommaso Serra del 25 novembre 1950. Cit. in C. Cavalleri, ‘L’anarchico di Barrali…’, cit., p. 45; (293) ‘Come si studia (brevi note), “”IMP””, marzo-aprile 1950, pp. 2-4. Va ricordato il giudizio di Masini sul bordighismo, componente storica del comunismo italiano che conosceva bene dal momento che aveva frequentato il gruppo fiorentino durante gli anni 1945-46, e con cui aveva condiviso il giudizio internazionalista sulla Seconda guerra mondiale. In una lettera a Cervetto scrive: «Ti manderò a parte materiale “”bordighista””. Si tratta di una scuola che a mio giudizio non ha alcuna possibilità di presa reale: ma sono idee che stanno oltre Marx, oltre Lenin, idee modernissime con le quali bisogna fare i conti: da una parte individuando gli elementi che presi in prestito dall’anarchismo hanno avuto una certa acuta teorizzazione e possono tornare reintegrati nell’anarchismo d’avanguardia, dall’altra liquidando tutte le vanità giacobine autoritarie e fondamentalmente astratte del bordighismo». AAC, ‘Lettera’ di P.C. Masini a Cervetto, Cerbaia, 27 aprile 1949; (294) BFS-PCM, ‘Lettera’ di A. Cervetto a P.C. Masini, Savona, 5 febbraio 1950; (295) Ivi, ‘Lettera’ di A. Cervetto a P.C. Masini, Savona, 1 marzo 1950] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]”,”MITC-140″
“BERTOLUCCI Franco a cura”,”Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 2. Dalla rivolta di Berlino all’insurrezione di Budapest: dall’organizzazione libertaria al partito di classe.”,”Giudizio positivo di Cervetto su Seniga dopo un incontro (pag 110) Questo volume è il secondo di tre appendice: ‘G. Fontenis, Manifesto dei comunisti libertari. Problemi essenziali, Lettura di Errico Malatesta, M. Bakunin, Lettera ai compagni d’Italia, C. Berneri, Compiti nuovi del movimento anarchico, Dichiarazione della Corrente anarchica di difesa sindacale al IV Congresso della Cgil, P.C. Masini, Antonio Gramsci e l’Ordine Nuovo visti da un libertario. In appendice: il discorso in morte di A. Gramsci pronunciato da C. Berneri alla Radio CNT-FAI di Barcellona il 3 maggio 1937’; Collana Quaderni della Rivista storica dell’anarchismo ‘Quaderni RSA'”,”MITC-140-B”
“BERTOLUCCI Franco”,”A Oriente sorge il sole dell’avvenire. Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa 1917-1922.”,”foto del Comitato esecutivo del Soviet di Kronstadt, luglio 1917 (in apertura) “”In realtà, la rivoluzione bolscevica si avviava ormai in direzione della restaurazione di un potere statale dove la “”burocrazia”” giocava un ruolo determinante sotto la parvenza di una teoria “”provvisoria”” della dittatura del proletariato ma che repentinamente si stava trasformando in dominio permanente e che, ovviamente, non poteva essere esercitato dal proletariato ma inesorabilmente sul proletariato”” (pag 111) Franco Bertolucci (1957) è bibliotecario, archivista presso la Biblioteca F. Serantini, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetti nazionali come la “”Rivista storica della’anarchismo”” (1994-2004) e il ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani’ (2003-2004) e ha curato vari volumi e saggi in ambito storico e biblioteconomico. Costantino Lazzari. Artigiano di umili origini, si iscrisse giovanissimo alle associazioni operaie milanesi create dai radicali. In seno ad esse condusse con l’amico Giuseppe Croce la battaglia per la loro trasformazione in partito di classe. Aiutato dagli intellettuali Enrico Bignami ed Osvaldo Gnocchi-Viani fondò nel 1882 il Partito Operaio Italiano. Strinse quindi amicizia con Filippo Turati e Anna Kuliscioff. A seguito della loro frequentazione aderì al socialismo, in primo luogo di Marx ed Engels. Con loro, nell’agosto 1892 a Genova, fece confluire il POI nel nuovo Partito dei Lavoratori Italiani, che a Reggio Emilia nel 1893 ed Imola 1894 diventò Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, e nel 1895 a Parma il Partito Socialista Italiano. Avversando il riformismo, si alleò per un certo tempo con i sindacalisti rivoluzionari di Milano (Walter Mocchi e Arturo Labriola), di cui però non condivideva le opinioni sulla violenza rivoluzionaria. In seguito al trionfo dei massimalisti nel XIII Congresso di Reggio Emilia, venne eletto Segretario Nazionale del PSI dal 1912 al 1919, fatto salvo due brevi periodi quando, a causa del suo arresto per “”disfattismo””, la sua carica fu esercitata “”de facto”” dal vicesegretario Oddino Morgari, tra il 24 gennaio al 18 giugno 1918, e poi dal vicesegretario Egidio Gennari, dal 18 giugno al 20 novembre dello stesso anno e infine, dal 22 marzo all’11 ottobre 1919, dal vicesegretario Arturo Vella. Messo in minoranza dal Congresso di Bologna che si svolse tra il 5 e l’8 ottobre 1919, e che portò alla formazione della corrente massimalista dei comunisti unitari di Giacinto Menotti Serrati, dovette cedere l’11 ottobre 1919 la segreteria del partito a Nicola Bombacci. Allo scoppio della Prima guerra mondiale sostenne la posizione pacifista, decisa dalla stragrande maggioranza del PSI. Una volta proclamata l’entrata in guerra dell’Italia, inizialmente solo contro l’Austria e, poi, anche contro la Germania, coniò lo slogan “”né aderire, né sabotare””, che dà l’idea della difficoltà di mantenere una posizione antimilitarista e pacifista a fronte di una massiccia campagna di sostegno dello sforzo bellico condotta dallo Stato monarchico e dai grandi giornali d’opinione. Al Congresso di Livorno del 1921 capeggiò una mozione nella quale confluirono i riformisti.. Nel XIX Congresso del PSI del 1922 votò, dopo un incontro con Lenin al quale partecipò con una delegazione di socialisti, l’espulsione dei riformisti dal partito, rimanendo un massimalista terzinternazionalista, assertore cioè dell’ingresso del PSI nella Internazionale Comunista, anche in seguito.[2] Perseguitato dai fascisti, nel 1927 morì a Roma in estrema povertà e solitudine. (Wikip) Bertolucci ringrazia tra gli altri (pag 15) anche l’amico Philippe Kellermann che lo ha invitato a scrivere sull’argomento una prima versione di questo lavoro, poi inserita nel volume collettaneo da lui curato ‘Anarchismus und Russische Revolution’ (Berlin, Dietz, 2017).”,”ANAx-427″
“BERTOLUCCI Franco a cura”,”Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 3. I militanti: le biografie.”,”Franco Bertolucci (1957) originario della Versilia è bibliotecario, archivista presso la Biblioteca F. Serantini, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetto nazionali, come la “”Rivista storica dell’anarchismo”” (1994-2004) e il ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani’ (2003-04), e ha curato vari volumi e saggi di ambito biblioeconomico e storico, tra cui l’ultimo dedicato al centenario della Rivoluzione russa (A oriente sorge il sol dell’avvenire. La rivoluzione russa vista dagli anarchici italiani, 1917-1922, Pisa, BFS, 2017) Cervetto lettera a Masini del 20 giugno 1956 (pag 342-349)”,”MITC-140-C”
“BERTOLUCCI Franco”,”L’anarchico Cafiero divulgatore di Marx: La fortuna del compendio.”,”‘Nel secondo dopoguerra sono stati pochi gli storici a interessarsi specificamente della figura di Cafiero: Gianni Bosio e Pier Carlo Masini, sulle tracce di Antonio Lucarelli, il primo biografo dell’anarchico di Barletta (2), sono stati i maggiori studiosi della sua vita e delle sue opere (3). Una prima riscoperta della figura dell’internazionalista pugliese avviene in occasione del centenario di fondazione della Prima Internazionale in Italia e della pubblicazione del testo inedito “”Rivoluzione””: anarchia e comunismo’, rintracciato, insieme ad altri scritti minori, nel Bundesarchiv di Berna in Svizzera”” (4)”” (pag 5) [(2) Cfr. A. Lucarelli, Carlo Cafiero, saggio di una storia documentata del socialismo’, Trani, Vecchi e C., 1947; (3) Cfr. ‘Rivoluzione per la rivoluzione: raccolta di scritti’, a cura e con introduzione di G. Bosio, Roma, ‘La nuova sinistra’, Samonà e Savelli; questa raccolta ha avuto la prima stampa nel 1968 a cura delle edizioni del Gallo di Milano. Inoltre, si veda l’importante biografia scritta da P.C. Masini, ‘Cafiero’, Milano, Rizzoli, 1974. Cfr. F. Damiani, ‘Carlo Cafiero nella storia del primo socialismo italiano’, Milano, Jaca book, 1974. Si veda inoltre V. Emiliani, ‘Gli anarchici, vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri, Borghi’, Milano, Bompiani, 1973; (4) Cfr. ‘Dossier Cafiero’, a cura di G.C. Maffei, con una presentazione di P.C. Masini, Bergamo, Biblioteca M. Nettlau, 1972. I testi pubbicati dalla Biblioteca N. Nettlaul ebbero in breve tempo altre due edizioni: “”Rivoluzione”” anarchia e comunismo’, Pistoia, RL – Porro, 1973, e ‘Anarchia e comunismo e altri scritti, Milano, Autogestione, s.d., ma stampato intorno alla metà degl anni Settanta] Opera: ‘Rivoluzione per la rivoluzione: raccolta di scritti’, a cura e con introduzione di G. Bosio, Roma, ‘La nuova sinistra’, Samonà e Savelli, cercare pdf in http://www.liberliber.it/online/opere/download/?op=2344735&type=opera_url_pdf Nota 14. a pag 13: ‘In questa edizione riproduciamo in appendica la lettera di Cafiero a Marx e la minura della risposta dell’autore del ‘Capitale’ con una nuova traduzione, corretta e completa, che abbiamo tratto dal volume K. Marx – F. Engels, ‘Lettere 1874-1879’, Milano, Lotta comunista, 2006, p.305. Questi due documenti vennero pubblicati per la prima volta sempreda Guillaume nella rivista «La Vie ouvrière» di Parigi nel n. 57 del 5 febbrai 1912 (cfr, ivi, pp. 176-183), con il titolo ‘Lettre de Carlo Cafiero à Marx et réposte de Marx'”,”ANAx-465″
“BERTOLUCCI Franco FULVETTI Gianluca, a cura; saggi di Massimo MICHELUCCI Gualtiero MAGNANI Laura SAVELLI Alessandro VOLPI Alberto BALDASSERONI Roberto GIULIANELLI Stefano GALLO Maurizio ANTONIOLI Lorenzo GESTRI Franco BERTOLUCCI Gianluca FULVETTI”,”Lorenzo Gestri, storico del lavoro. Atti del convegno del 19-20 maggio 2022.”,”Lorenzo Gestri (1943-2022) Tra i vari saggi, quello di Roberto Giulianelli, ‘I lavoratori dei porti nell’Italia dell’età contemporanea. Proletariato o lobby? (pag 79-86) e di Franco Bertolucci, ‘Un profilo bio-bibliografico di Lorenzo Gestri’ (pag 149-153) Lorenzo Gestri (1943-2002) per oltre tre decenni è stato docente presso l’Università di Pisa di Storia del movimento operaio e sindacale, ha rinnovato gli studi sulla genesi dell’ associazionismo politico della provincia di Massa-Carrara e sulle condizioni lavorative nell’area vasta che va da Pisa alla Spezia, con particolare attenzione alla zona apuana tra fine ‘800 e inizio ‘900. Si è dedicato con grande cura alla ricostruzione delle traiettorie dei singoli militanti e delle società di mutuo soccorso, ma anche a questioni culturali e sociali più ampie. La passione politica e l’impegno di studioso sono sempre state legate alla difesa delle idee di giustizia e libertà: imperativi etici a cui rimase sempre fedele. A venti anni dalla sua scomparsa, due convegni a Pisa e a Carrara ne hanno voluto ricordare il profilo. Franco Bertolucci (Pietrasanta, 1957) è bibliotecario, presidente della Biblioteca F. Serantini – ISSORECO Pisa, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetti nazionali come la “”Rivista storica dell’anarchismo”” (1994-2004) e il ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani (2003-04), ha curato vari volumi e saggi di ambito storico e biblioteconomico. Gianluca Fulvetti (Lucca, 1973) insegna Storia contemporanea presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, è vice-presidente dell’ ISREC di Lucca. Si occupa di storia dell’Italia contemporanea, in particolare di storia dell’antifascismo, della resistenza e della Seconda guerra mondiale, di storia della criminalità organizzata, e, più recentemente, di storia dello sport. Citato nelle note il libro di M. Caligari, ‘Dall’uncino ai container. I lavoratori portuali di Genova in una prospettiva globale’, Franco Angeli, Milano, 2021″,”CONx-291″
“BERTOLUCCI Rosaria”,”La città perduta. Storie e ritratti di Carrara e del territorio apuo-versiliese tra ‘800 e ‘900.”,”inserire in Correna Rosaria Ciampella dei Bertolucci (1927-1990) romana di nascita ma “”versiliese di adozione”” è stata poetessa, scrittice e giornalista interessata alla letteratura e alla storia. Ha pubblicato varie opere tra cui una biografia: ‘Sibilla Aleramo una vita’ (1983) e alcuni saggi storici: ‘Milleottocentonovantaquattro, storia di una rivolta’ (1981), ‘A come anarchia o come Apua: un anarchico a Carrara, Ugo Mazzucchelli’, 1988. Contiene i ritratti di 42 personaggi in qualche modo collegati a Carrara (tra cui Cafiero, D’Annunzio, Dickens, Failla, Fantoni, Giuntini, Maccari, Malatesta, Mazzucchelli, Meschi, Modigliani, Montale, Nenni, Nicola II, Papini, Pascoli Pea, Pirandello, Pellegrino Rossi, Soffici, Stoppani Viani ecc.)”,”MITS-482″
“BERTOLUCCI Franco a cura; scritti di P. AUDENINO B. BRACCO A. CAFFA P. FAVILLI M. GERVASONI R. GIULIANELLI A. LUPARINI A. MARTINELLI M. VARENGO”,”Maurizio Antonioli: ricerca storica tra anarchismo, sindacalismo e i «profeti del liberato mondo».”,”Il ruolo di Masini nella formazione del giovane Antonioli (v. cronologia, pag 57-59) Nei ringraziamenti si citano Massimo Bigongiali e Aldo Merlassino del Centro Filippo Buonarroti di Milano ‘per il prezioso aiuto nelle ricerche bibliografiche’. (pag 7)”,”ANAx-485″
“BERTONDINI Alfeo”,”Antonio Labriola educazione politica cultura.”,”””I rapidi e densi ‘excursus’ di Labriola, noti specialmente attraverso la splendida argomentazione svolta nel primo Saggio (72) e, parzialmente, dagli appunti delle lezioni di filosofia della storia (73), ci forniscono un panorama ragguardevole della consistenza ideologica dei movimenti popolari dominati da figure eroiche e tragiche di agitatori politici, religiosi e sociali i quali nella storia ufficiale svolsero la parte degli eretici, dei rivoluzionari, dei sovvertitori dell’ordine sociale esistente, ma che Labriola con molta concretezza colloca alle radici più lontane del comunismo critico. Fra Dolcino, Gioacchino da Fiore, i Millenari, i Taboriti, i Fraticelli, Cabet, Fourier, Considérant, Owen, e poi Morelly, Mably, Meslier, Babeuf, la Carboneria, Buonarroti, Blanqui, Bakunin gli appaiono le figure o i momenti che contrassegnano le tappe del lento, faticoso, contrastato, contraddittorio, doloroso cammino culminato nel Manifesto di Marx ed Engels. E se queste figure di profeti, di egalitari e di rivoluzionari impugnarono come arma di combattimento la dottrina dell’eguaglianza e del diritto di natura a ingenuo e grossolanamente utopistico principio di una lotta la quale, per il marxista Labriola, non poteva non sembrare cristallizzazione dell’utopia, tuttavia le figure di Marx ed Engels erano là, nel vivo della storia, a significare e indicare «la luce teorica portata sul movimento proletario» (74): due intellettuali che nel più profondo della loro cultura e della loro azione politica costituiscono il vero tessuto connettivo sociale, manifestato col dare «al comunismo gli elementi di una nuova dottrina, e il filo conduttore per ravvisare nelle intricate vicende della vita politica, le condizioni del sottostante movimento economico» (75), cioè hanno fornito al proletariato, al «gruppo subalterno» «i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive» (76)”” [Alfeo Bertondini, ‘Antonio Labriola educazione politica cultura’, Urbino, 1974] [(72) ‘In memoria del manifesto dei comunisti, CMS; (73) Dal Pane, Antonio Labriola, in appendice; (74) ‘In memoria’, CMS, p. 16; (75) ‘In memoria…’, CMS, p. 28; (76) MS, p. 81; CMS: Saggi sulla concezione materialistica della storia, a cura di E. Garin, Bari, 1965] (pag 246-247-248) (ancora da inserire)”,”LABD-100″
“BERTONE Franco”,”L’ anomalia polacca. I rapporti tra Stato e Chiesa cattolica.”,”Franco BERTONE giornalista è stato corrispondente dell’ Unità dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia. Per molti anni responsabile di politica estera e inviato di Rinascita svolge oggi (1981) lavoro editoriale e collabora col settimanale del PCI.”,”POLx-012″
“BERTONE Luigi, presentazione; scritti di Franco DELLA-PERUTA Giulio GUDERZO Carla GE-RONDI Pasquale SCARAMOZZINO Gianfranco BRUSA Pierangelo LOMBARDI Elisa SIGNORI Alessandro LUCCHINI Lorena ZERBIN Anita MALAMANI Clemente FERRARIO Paolo FAVILLI Sergio FERRARIO Aurora SCOTTI Giacinto CAVALLINI Annibale ZAMBARBIERI Elio SILVA Gigliola DE-MARTINI Oler GRANDI Giovanni ZAFFIGNANI Vittorio ANELLI Daniela PREDA”,”Annali di storia pavese.”,”Scritti di Franco DELLA-PERUTA Giulio GUDERZO Carla GE-RONDI Pasquale SCARAMOZZINO Gianfranco BRUSA Pierangelo LOMBARDI Elisa SIGNORI Alessandro LUCCHINI Lorena ZERBIN Anita MALAMANI Clemente FERRARIO Paolo FAVILLI Sergio FERRARIO Aurora SCOTTI Giacinto CAVALLINI Annibale ZAMBARBIERI Elio SILVA Gigliola DE-MARTINI Oler GRANDI Giovanni ZAFFIGNANI Vittorio ANELLI Daniela PREDA. “”Durante gli scioperi della primavera del ’20, la speranza per molti diventò una quasi certezza. In realtà, i dirigenti sindacali avversavano tenacemente ogni manifestazione violenta dei lavoratori, svolgendo, nei momenti di maggior tensione, un’ opera di contenimento, volta a frenare nel proletariato le velleità rivoluzionarie. La stessa situazione si era verificata, in parte, durante lo “”scioperissimo”” del 20-21 luglio 1919 e si ripeterà, seppur in forme diverse, durante l’ occupazione delle fabbriche nell’ autunno del ’20. Il socalismo dei dirigenti lomellini aveva, d’altronde, una particolare connotazione pacifista, che lo portava a un rifiuto istintivo, viscerale, della violenza, di qualunque colore essa fosse. Paolo Moro, segretario della Federazione nel dopoguerra, pare impersonare esemplarmente questo socialismo pacifista e umanitario.”” (pag 143)”,”MITT-202″
“BERTONI JOVINE Dina”,”La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri.”,”La formazione e preparazione dell’ insegnante. “”Nel 1917, quando Ernesto Codignola stampò il suo opuscolo: ‘La riforma della cultura magistrale’, questo concetto era già arrivato ad una formulazione organica. Il saggio del Codignola parte da un esame della scuola magistrale attraverso le tappe fondamentali e le insolubili contraddizioni in cui era rimasta soffocata. Come scuola di cultura la normale si risolveva in un enciclopedismo superficiale e opprimente: come scuola professionale era inesistente. Di qui le polemiche tra coloro che vogliono accentuare il suo carattere scientifico o teorico e coloro che vedono la sua salvezza nella rocca sicura della pratica. Come uscire da questo caos di sentenze diverse, come porre un freno a questo infecondo e arbitrario fare e disfare? – si domanda il pedagogista. E’ evidente che per la china su cui si è avviati non sarà possibile venire ad una conclusione razionale e soddisfacente del problema. La via che bisogna seguire è un’altra: “”Se la scuola normale deve formare il maestro, non potremo mai sapere con precisione il carattere che deve avere e le discipline che vi si devono impartire, fin che non ci saremo elevati cioè al ‘concetto’ di maestro””. E maestro, per Codignola, non è chi “”conosce i metodi degli altri o chi sa più cose, ma chi ha più agile e aperta intelligenza, più ferma volontà, più squisito senso d’arte, cioè in sostanza più chiara coscienza di sé, chi è, in una parola, più armoniosamente, più universalmente ‘uomo’.”” (pag 195)”,”GIOx-042″
“BERTONI JOVINE Dina”,”L’alienazione dell’infanzia. Il lavoro minorile nella società moderna.”,”Anatole France, all’anagrafe François-Anatole Thibault (Parigi, 16 aprile 1844 – Saint-Cyr-sur-Loire, 12 ottobre 1924), è stato uno scrittore francese, Premio Nobel per la letteratura nell’anno 1921. (wikip) La giovinezza Anatole Thibault nacque in un quartiere parigino di editori, librai e antiquari al numero 19 del quai Malaquais dove il padre François Thibault, originario della Beauce e già sottufficiale monarchico, si faceva chiamare France Libraire e aveva il proprio negozio di libri. Da lui Anatole prese lo pseudonimo di France con il quale è soprattutto noto. Ricevette un’istruzione classica presso l’Institution Sainte Marie prima e al Collège Stanislas poi, uscendone nel 1862 senza aver brillato e ottenendo il baccellierato nel 1864. Fin da giovanissimo aiutò il genitore nel suo commercio, prendendo gusto alla conoscenza erudita e avendo modo di conoscere nella libreria paterna, specializzata in opere e documenti sulla Rivoluzione francese, tanti studiosi i quali, con la loro erudizione, lo scetticismo ironico e l’umorismo disincantato, saranno di modello ai personaggi dei suoi romanzi. Già dal 1863 iniziò a collaborare a riviste bibliografiche, come il Bullettin du bouquiniste, lo Chasseur bibliographe e l’Intermediaire des chercheurs et des curieux, finché non fu assunto nel 1867 dall’editore parigino Lemerre come lettore, ossia con l’incarico di proporre e curare la pubblicazione di nuove opere; al 1868 risale il suo primo scritto, un saggio su Alfred de Vigny. In occasione della rivoluzione comunarda non prese posizione, preferendo allontanarsi da Parigi, dove rientrò solo alla fine del 1871. Cominciò a scrivere poesie, due delle quali furono pubblicate nel 1872 nel Parnasse Contemporain, cui fece seguito, l’anno dopo, il volume di poesie, di fattura parnassiana, i Poèmes dorés (Poemi dorati). Nel 1875 curò la terza antologia poetica de Le Parnasse contemporain, e l’anno dopo, tratto da una ballata di Goethe, pubblicò il dramma in versi Les noces corinthiènnes (Le nozze di Corinto). Raggiunta una stabile posizione economica con l’assunzione alla Biblioteca del Senato nel 1876, poté sposare l’anno successivo Marie-Valérie Guérin de Sauville, dalla quale avrà nel 1881 la figlia Susanne. Dopo la pubblicazione, nel 1879, dei due racconti Jocaste e Le chat maigre (Il gatto magro), nel 1881 ottenne il primo grande successo con la pubblicazione del romanzo Le crime de Sylvestre Bonnard membre de l’Institut (Il delitto dell’accademico Sylvestre Bonnard), premiato dall’Académie Française. Scrittore ormai affermato e ricercato nei salotti, legato di amicizia con Ernest Renan, pubblicò nel 1882 Les désirs de Jean Servais (I desideri di Jean Servais) e nel 1883 Le livre de mon ami (Il libro del mio amico) e collaborò come critico letterario a diversi quotidiani. Il risultato di queste collaborazioni furono i quattro volumi de La Vie littéraire pubblicate dal 1888 al 1893 dove egli, classicista, non esitò a polemizzare apertamente con il creatore del naturalismo Émile Zola e con il poeta parnassiano Leconte de Lisle, dal quale fu perfino sfidato a duello. Intanto il suo matrimonio conobbe una grave crisi e France iniziò, nel 1888, una relazione con Arman de Caillavet, una donna non più giovane che sembra aver avuto un importante influsso sull’orientamento delle proprie idee politiche; da un progressismo illuminato di matrice settecentesca lo scrittore si orientò infatti verso le posizioni socialiste che avevano allora, in Francia, il più popolare rappresentante nella figura di Jean Jaurès. Nel ventennio seguente France realizzò le opere di maggiore qualità: nel 1890 pubblicò Thaïs (Taide), la vicenda di una prostituta convertita al cristianesimo dal monaco eremita Pafnuzio che, preso da un’insana passione per Taide, quando questa ha ormai rinnegato il suo passato e vive santamente, finisce per dannare la sua anima; nel 1893 appare La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca), una sorta di romanzo filosofico che ebbe un seguito, quello stesso anno, con Les opinions de M. Gérôme Coignard.Insignito della Legion d’onore, celebre in tutta la Francia, amante dell’antichità classica, visitò anche l’Italia e proseguì la produzione letteraria con il romanzo Le lys rouge (Il giglio rosso) del 1894 e con i racconti Il pozzo di Santa Chiara (1895), mentre ne Le jardin d’Épicure (Il giardino di Epicuro) affrontò con ironia temi filosofici, volgendosi a dimostrare quanta irrazionalità vi fosse nella società contemporanea. L’impegno politico Divenuto accademico di Francia nel 1896 al posto di Ferdinand de Lesseps, iniziò a scrivere la tetralogia della Storia contemporanea (1897-1901), quattro romanzi – L’orme du Mail (l’olmo del viale), Le mannequin d’oisier (il manichino di vimini), L’anneau d’améthyste (L’anello d’ametista) e M. Bergeret à Paris (Bergeret a Parigi) – che hanno per protagonista il signor Bergeret, modesto e disilluso, ma colto e arguto professore di un liceo di provincia, attraverso i cui occhi France descrive la società del suo tempo, le sue miserie e le sue ipocrisie, mantenendo tuttavia fiducia nella possibilità del riscatto e dell’elevamento umano. Zola denunciò l’affare Dreyfus L’ultimo volume della serie è dedicato all’affare Dreyfus, il celebre caso giudiziario dell’ufficiale francese ebreo, accusato ingiustamente di spionaggio e deportato alla Caienna, sul quale la Francia si divise in colpevolisti – i clericali e i nazionalisti – e innocentisti, a capo dei quali fu Émile Zola, che denunciò il complotto ai danni del Dreyfus con il celebre articolo «j’accuse» ed ebbe l’appoggio di Anatole France, che ruppe ogni rapporto con intellettuali colpevolisti come François Coppée, Paul Bourget e Maurice Barrès. Da quell’episodio l’impegno politico di Anatole France si fece più stringente: plaudì alla Rivoluzione russa del 1905 e condannò la repressione zarista; con la Vita di Giovanna d’Arco, del 1908, attaccò uno dei miti cattolici e nazionalistici, quello della pulzella d’Orléans; nello stesso anno pubblicò L’île des Pinguins, una satira sulla storia e i destini della Francia, e nel 1909, oltre a Les contes de Jacques Tournebroche e Les sept femmes de Barbebleu, raccolse i suoi scritti polemici nel tre volumi di Vers les temps meilleurs. Nel gennaio 1910 morì la sua compagna, la signora de Caillevet. France pubblicò molte meno opere ma nel 1912 ottenne un vero trionfo con Les Dieux ont soif (Gli dei hanno sete), ambientato ai tempi della Rivoluzione francese, dove al fanatico terrorista Evariste Gamelin, France contrappone il saggio e scettico Brotteaux des Ilettes. Dopo i saggi de Le génie latin (Il genio latino) del 1913, con La révolte des anges (La rivolta degli angeli), del 1914, si concluse l’impegno narrativo dello scrittore: protagonisti sono gli angeli del mito e il loro capo, Satana, arcangelo benigno e generoso, il quale rinuncia a dare la scalata al cielo per sostituirsi a Dio, perché, dice, «la guerra genera la guerra e la vittoria la sconfitta. Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa! Io amo l’inferno che ha formato il mio genio, amo la terra dove ho fatto un po’ di bene, se è possibile farne in questo mondo terribile dove gli esseri non esistono che per l’assassinio». Si ritirò nella sua residenza di campagna della Béchellerie, presso Tours, con la moglie Emma Laprévotte – già cameriera della signora de Caillevet – e, mentre giustificava la guerra della Francia contro la Germania, approvò la Rivoluzione russa del 1917 e scrisse libri di memorie, come Le petit Pierre (Pierino) nel 1918 e La vie en fleur (La vita in fiore) nel 1922, dopo aver ottenuto, nel 1921, il premio Nobel per la letteratura. Nel 1920 la Chiesa cattolica mise all’indice tutte le sue opere. Morì nel 1924, all’età di 80 anni, ed ebbe grandiosi funerali di Stato a Parigi. È sepolto nel cimitero di Neuilly-sur-Seine. Il successo da vivo e l’oblio dopo la morte Anatole France fu considerato come un’autorità morale e letteraria di primo piano. Fu apprezzato da scrittori e personalità come Marcel Proust (France è considerato come uno dei modelli che ispirò Proust per il personaggio dello scrittore Bergotte nella Recherche), Marcel Schwob e Léon Blum. Fu inoltre letto e influenzò scrittori che respingevano il naturalismo, come lo scrittore giapponese Jun’ichiro Tanizaki. Le sue opere furono pubblicate dall’editore Calmann-Lévy dal 1925 al 1935. Anatole France, da vivo e poco dopo la sua morte, fu l’oggetto di un gran numero di studi. Ma, dopo la sua morte, fu bersaglio di un pamphlet dei surrealisti, Un cadavere, a cui parteciparono Drieu La Rochelle e Aragon con un testo intitolato: «Avete già schiaffeggiato un morto?» in cui scrive: «Per me ogni ammiratore di Anatole France è un essere degradato». Per lui, Anatole France è un “”esecrabile istrione dello spirito””, rappresentante della “”ignominia francese””. André Gide lo giudicava uno scrittore “”senza inquietudine”” di cui “”si capisce tutto subito””. La reputazione di France divenne così quella di uno scrittore paludato dallo stile classico e superficiale, autore ragionevole e conciliante, compiacente e soddisfatto, e anche melenso, tutte qualità mediocri incarnate soprattutto dal personaggio del signor Bergeret. Diversi specialisti dell’opera di France considerarono tuttavia questi giudizi eccessivi e ingiusti, o perfino frutto di ignoranza, in quanto trascurano gli elementi magici, irragionevoli, buffoneschi, neri o pagani. Per questi, l’opera di France ha sofferto e soffre ancora di un’immagine ingannevole. Di riflesso a questo oblio relativo e alla scarsa conoscenza, le opere su France sono oggigiorno rare e i suoi libri, eccetto i pochi più noti, sono difficilmente ristampati. Anatole France ritratto da Théophile Alexandre Steinlen, 1920″,”CONx-169″
“BERTONI JOVINE Dina”,”Storia dell’educazione popolare in Italia.”,”BERTONI JOVINE Dina (nata nel 1898) si è dedicata all’insegnamento. Ha scritto vari volumi tra cui ‘La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri’ (1958), ‘I periodici popolari del Risorgimento’ (1961), e ‘L’alienazione dell’infanzia’ (1963).”,”GIOx-060″
“BERTONI JOVINE Dina”,”La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri.”,”Il pensiero sulla scuola di Engels, Mondolfo e di Gramsci “”Quando nel 1922 Rodolfo Mondolfo pubblicò il suo volume: ‘Libertà della scuola. Esame di Stato’, nel quale raccolse ed elaborò i principi già espressi in saggi ed articoli precedenti, le posizioni dei nazionalisti erano pienamente manifestate, i fascisti avevano portato a termine con la forza la disgregazione delle organizzazioni proletarie, le istanze dei democratici e degli idealisti erano state travolte dall’ondata della violenza. Fu facile a Mondolfo dimostrare, alla luce dei fatti, che non soltanto i liberali, i radicali, i democratici, ma anche i socialisti dell”Avanti’ avevano avuto torto nel difendere la libertà della scuola e l’esame di Stato. Il volume del Mondolfo riassume logicamente tutte le riserve e le critiche che si potevano muovere alla politica scolastica nata dal connubio liberale-clericale da un punto di vista veramente democratico. Il Mondolfo si rifà alle dottrine di Engels e di Marx, per rintracciare il filone vivo di un’azione veramente socialista nel campo dell’educazione. «I disegni del Gentile, del Croce e d’altri – scrisse – di limitazioni del numero delle scuole medie di Stato, con esame di concorso per acquistarne l’accesso significherebbero un grave passo indietro. E gli effetti non tarderebbero a farsene sentire dolorosamente, chiudendo la classe lavoratrice sempre più nell’ambito della scuola elementare e professionale e quindi rendendo più difficilmente sormontabile il limite del suo interessamento ai problemi dell’istruzione, relativo (naturalmente) al grado della partecipazione al godimento di questa. «Occorre che la scuola come reclamava Engels fino dal 1847 nel primo abbozzo del ‘Manifesto dei comunisti’, sia in tutti i suoi gradi funzione sociale, compiuta dallo Stato ed aperta a tutti. Di questa il proletariato ha bisogno perché non siano insuperabili le disparità di condizione originarie tra i fanciulli che escono dalle varie classi sociali; dalle più colte e dalle ancora incolte…» (1). Questo richiamo alle teorie di Marx ed Engels fu accentuato in un momento successivo, dall’opera e dal pensiero di Gramsci. Commentando il progetto di diminuire le scuole medie statali con la giustificazione di riversare maggiori fondi sulla istruzione elementare, Gramsci svolse uno dei concetti fondamentali della politica scolastica comunista: il conetto che è un errore restringere l’interesse del lavoratore alla scuola elementare e professionale. «Nella scuola attuale – egli scrisse – per la crisi profonda della tradizione cultura e della concezione della vita e dell’uomo, si verifica un processo di progressiva degenerazione: le scuole di tipo professionale, cioè, preoccupate di soddisfare interessi pratici immediati, prendono il sopravvento sulla scuola formativa, disinteressata. L’aspetto più paradossale è che questo nuovo tipo di scuola appare e viene predicata come democratica, mentre invece essa non solo è destinata a perpetuare le differenze sociali, ma a cristallizzarle in forme cinesi» (2)”” (pag 249-250) [Dina Bertoni Jovine, ‘La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri’, Editori Riuniti, Roma, 1980] [(1) Rodolfo Mondolfo, ‘Libertà della scuola: esame di Stato’, ed. 1922, pag 97; Antonio Gramsci, ‘Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura’, Einaudi, 1949, pag 114]”,”ITAS-025-FV”
“BERTONI Enrica”,”Le cause del colonialismo imperialistico.”,”‘Imperialismo. La critica di Hobson, l’analisi di Hilferding, la sintesi di Lenin’ (pag 81-141) “”In tutta la sua opera Lenin fa riferimento a dati e fatti riguardanti per lo più il primo decennio del XX secolo, gli anni culminanti del fenomeno, che poi era sfociato nella prima guerra mondiale, «una guerra per la spartizione del mondo, per una suddivisione e nuova spartizione delle colonie, delle ‘sfere di influenza’ del capitale finanziario, e via dicendo» (24). Così, per esempio, per quel che riguarda la nuova attività delle grandi banche, egli cita più volte Jeidels, «autore di uno dei migliori lavori sui rapporti tra le grandi banche tedesche e l’industria» (25) e, tra gli altri, il seguente passo: «I rapporti tra le imprese industriali col loro nuovo contenuto, le loro nuove forme e i loro nuovi organi, cioè le grandi banche organizzate, a un tempo, sulla base dell’accentramento e del decentramento, come caratteristico fenomeno dell’economia nazionale, non si costituiscono avanti al decennio 1890-1900. In un certo senso si può riconoscere questo momento iniziale soltanto nell’anno 1897 con le sue grandi fusioni di imprese, le quali per la prima volta introdussero la nuova forma decentrata di organizzazione per motivi di politica bancaria industriale. Forse la si può portare anche ad una data posteriore giacché soltanto la crisi del 1900 ha immensamente accelerato il processo di concentrazione tanto nel sistema bancario quanto nell’industria e lo ha consolidato, trasformando, per la prima volta, i rapporti con l’industria in un monopolio effettivo delle grandi banche, e rendendoli notevolmente più stretti e intensi». Dopo la citazione Lenin conclude: «Pertanto l’inizio del secolo ventesimo segna il punto critico del passaggio dall’antico al nuovo capitalismo, dal dominio del capitale in generale al dominio del capitale finanziario» (26). Le date sono importanti perché saranno uno degli argomenti fondamentali dei critici dell’interpretazione economica del colonialismo, contro la tesi di Lenin e della storiografia marxista. Poiché la grande spartizione del mondo tra le potenze industriali era cominciata almeno quindici anni prima dell’avvento del capitale finanziario, i nuovi sviluppi del sistema capitalistico non potrebbero esserne stati la causa. Ma se è vero che lo stesso Lenin vide l’inizio del secolo come il momento del passaggio alla nuova fase, non bisogna trascurare altre sue osservazioni, tra l’altro quella che verso il 1876 era terminata «l’evoluzione del capitalismo dell’Europa occidentale nella sua fase premonopolistica». Gli anni intercorrenti tra queste due date sono appunto quelli della conquiste coloniali, dapprima concordate tra le potenze e poi bellicosamente contese, e del passaggio graduale al protezionismo e al monopolio, mentre nel periodo immediatamente precedente alla prima guerra mondiale, e in particolare negli anni successivi alla crisi del 1907, l’imperialismo aggressivo è giunto alla sua fase ultima, quella appunto del parassitismo del capitale finanziario nella sua forma più compiuta. Nel capitolo conclusivo Lenin osserva che l’imperialismo sorse ‘dalla’ politica coloniale: «Quando per esempio le potenze europee occupavano con le loro colonie solo una decima parte dell’Africa, come era il caso ancora nel 1876, la politica coloniale poteva allora svolgersi nella forma non monopolistica, nella forma, per così dire, di una “”libera presa di possesso”” del territorio. Ma allorché furono occupati già nove decimi dell’Africa (verso il 1900), allorché fu terminata la divisione del mondo, allora, com’era inevitabile, s’iniziò l’era del possesso monopolistico delle colonie, e quindi anche di una lotta particolarmente intensa per la partizione e ripartizione del mondo» (27)”” (pag 99-101) [(24) Lenin, ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’, cit.; (25) L’opera dell’economista tedesco a cui Lenin fa riferimento e dalla quale è tratto il brano riportato sotto è: Jeidels, ‘Das Verhältnis des deutschen Grossbanken zur Industrie mit besonderer Berücksichtingung der Eisenindustrie, Lipsia, 1905; (26) Lenin, op. cit.; (27) Lenin, op. cit.] [Enrica Bertoni, ‘Le cause del colonialismo imperialistico’, ISEDI, Milano, 1978]”,”STOx-006-FFS”
“BERTORELLO Erio a cura”,”La Liguria e l’Unità d’Italia. Movimento operaio e partecipazione sociale.”,”BERTORELLO E. Saggi di Nicolò BONACASA Liliana BERTUZZI Sebastiano TRINGALI Silvio POZZANI Luigi CATTANEI Giovanni Battista VARNIER Erio BERTORELLO Luigi CATTANEI Agostino PENDOLA Emilio COSTA”,”LIGU-069″
“BERTORELLO Marco”,”Un nuovo movimento operaio. Dal fordismo all’accumulazione flessibile.”,”Marco Bertorello lavoro nel porto di Genova, è dirigente della Filt-Cgil del capoluogo ligure, si occupa del mondo del lavoro e delle trasformazioni in esso intervenute. Ha pubblicato: ‘Il movimento di Solidarnosc. Dalle origini al governo del paese’, Lacaita, collabora con la rivista ‘Erre’. Giorgio Cremaschi è membro della segreteria nazionale della Fiom-Cgil. (2004) Tab. 2 pag 124: La quota di lavoro dipendente nei paesi dell’Unione Europea, 1990, 1995, 2000″,”CONx-237″
“BERTOZZI Diego”,”La Festa dei lavoratori. Il Primo Maggio a Brescia dalle origini alla Prima guerra mondiale.”,”BERTOZZI Diego Angelo (Brescia, 1973) lavora al portale web di BresciaOnLine. Laureato in scienze politiche all’Università degli Studi di Milano.”,”MPMx-037″
“BERTOZZI Diego Angelo”,”La Cina da impero a nazione. Dalle guerre dell’oppio alla morte di Sun Yat-sen (1840-1925).”,”””E’ mai possibile che i cinesi considerino amiche sincere queste grandi nazioni occidentali e le trattino in conseguenza, quando sanno che l’obiettivo fondamentale di queste grandi nazioni laggiù è la vendita e la diffusione del consumo di oppio, droga venefica introdotta dai forestieri quasi un secolo fa e prima completamente sconosciuta nell’impero, droga il cui uso aumenta con rapidità terrificante, fatale insieme ai costumi, alla prosperità economica e alla salute fisica dei cinesi?”” (Karl Marx) (in apertura) Diego Angelo Bertozzi (Brescia, 1973), vive a Castegnato (Brescia). Laureato in scienze politiche (indirizzo politico internazionale) ha pubblicato con Ediesse ‘La Festa dei lavoratori. Il Primo Maggio a Brescia dalle origini alla prima guerra mondiale’ (2009). Si occupa di storia cinese e americana e prosegue la ricerca sulla storia del Primo Maggio.”,”CINx-306″
“BERTOZZI Diego Angelo”,”La Belt and Road Initiative. La nuova via della seta e la Cina globale.”,”Diego Angelo Bertozzi (Brescia, 1973) laureato in Scienze politiche all’Università degl Studi di Milano, si occupa da tempo di storia del movimento oepraio e di Cina. Ha pubblicato ‘La cina da Impero e Nazione’, e ‘Socialismo, pace e democrazia. Cento anni di Primo Maggio bresciano’. Coatore dei volumi ‘Marx in Cina. Appunti sulla Repubblica popolare cinese oggi’ e ‘Il risveglio del Drago’. Per Imprimatur ha scritto ‘Cina. Da sabbia informe a potenza globale’. Collabora al sito e la rivista ‘Marx21’.”,”CINE-003-FFS”
“BERTOZZI Diego Angelo”,”Socialismo pace democrazia. Cento anni di Primo Maggio bresciano.”,”A pagina 430 foto manifestazione del 1° maggio di Lotta comunista a Genova In bibliografia citato il n/a volume: AaVv, 1° maggio. 100 anni di storia’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 1986 Diego Angelo Bertozzi, nato a Brescia nel 1973, laureato in Scienze politiche, indirizzo storico internazionale, all’Università degli Studi di Milano, collabora con l’Archivio Storico della Camera del Lavoro di Brescia per il progetto di ricerca sulla storia del primo maggio bresciano. Si occupa anche dalla Cina e di politica internazionale.”,”MPMx-051″
“BERTRAND Louis”,”Luigi XIV.”,”Giudizi su Luigi XIV: “”Non soltanto furono compiute grandi cose durante il suo regno, ma fu lui a compierle””. (Voltaire, Lettera a Milord Harvey) “”Nato con un’ intelligenza meno che mediocre, ma capace di formarsi, limitarsi, raffinarsi, di prendere idee a prestito da altri senza imitarle e senza imbarazzo, egli approfittò molto d’aver vissuto sempre con persone più intelligenti, uomini e donne d’ogni età, d’ogni genere e di ogni condizione””. (pag 82, Saint Simon) “”Dante dà la perfetta idea dell’ italiano? Non so. Ma so che Luigi XIV dà la completa idea del francese. Davanti alla storia è il “”grande francese””. E’ anche qualcosa di meglio: il tipo più integrale che si conosca del latino moderno come Sant’ Agostino è il tipo più rappresentativo del latino d’ Africa. Lo stesso fascino che m’aveva sospinto verso questo, cominciava a spingermi verso quello. Poi venne la Grande Guerra del 1914 e fu per me la rivelazione intera dell’ eroe, come la presentivo da lungo tempo. Essa mi fece conoscere completamente Luigi XIV. Capii finalmente quale grande capo nazionale fosse stato quell’ uomo che passò tutta la vita a guerreggiare””. (pag 13, dal prologo) Louis BERTRAND è accademico di Francia.”,”FRAA-057″
“BERTRAND Louis”,”L’ouvrier belge depuis un siècle.”,”BERTRAND Louis deputato, ministro di stato”,”MHLx-038″
“BERTRAND Charles L. a cura; presentazione e presidenza sessioni di J. LEVESQUE, D. SKOPP, C. BERTRAND, A. LIEBICH P. GOUREVITCH A. MACLEOD W. HUBBARD L. PYENSON A.DONNEUR, comunicazioni di P. BROUE’ F. CARSTEN R.F. WHEELER A. LYTTELTON I. DEAK G. RANKI C. MAIER M. MOLNAR G. FELDMAN A. DONNEUR, commento di A. MITCHELL A. CASSELS M. MOLNAR”,”Situations révolutionnaires en Europe, 1917-1922: Allemagne, Italie, Autriche-Hongrie – Revolutionary situations in Europe, 1917-1922: Germany, Italy, Austria-Hungary.”,”Testo bilingue francese – inglese Saggio Miklos Molnar: ‘Problèmes d’ordre ideologique’. Dal punto di vista ideologico c’erano quattro modelli rivoluzionari in Europa: modello bolscevico, modello spartachista o luxemburghista, modello anarchicheggiante (romanticismo rivoluzionario), modello consiliare. A lato c’è il modello nazionalbolscevista (che si colloca ai confini dell’estrema destra e dell’estrema sinistra) (pag 143-144) Bucharin Lenin e il problema dei tempi della rivoluzione in Germania e in Europa (pag 13) (Brouè) Sulle posizioni marxiste a proposito del federalismo (pag 155-156) (Molnar) Sul problema delle condizioni oggettive e soggettive per una rivoluzione, la possibilità offerta dal ciclo, da una grande crisi economica, dalla politica internazionale e dalla questione militare: una grande guerra mondiale (dal saggio di Arno J. Mayer ‘Internal Crisis and War Since 1870) (pag 213-214) Testo bilingue francese – inglese Saggio Miklos Molnar: ‘Problèmes d’ordre ideologique’. Dal punto di vista ideologico c’erano quattro modelli rivoluzionari in Europa: modello bolscevico, modello spartachista o luxemburghista, modello anarchicheggiante (romanticismo rivoluzionario), modello consiliare. A lato c’è il modello nazionalbolscevista (che si colloca ai confini dell’estrema destra e dell’estrema sinistra) (pag 143-144) Bucharin Lenin e il problema dei tempi della rivoluzione in Germania e in Europa (pag 13) (Brouè) Sulle posizioni del marxismo a proposito del federalismo (pag 155-156) (Molnar) “”Miklos Molnar. Trois points me viennent à l’esprit à propos de cette question. Premièrement, en ce qui concerne le fédéralisme: peut-on le considérer comme une tradition incontestée du mouvement ouvrier socialiste? Non, absolument pas. Il faut quand même rappeler la méfiance, l’hostilité même, de Marx et d’Engels vis-à-vis du fédéralisme. La «république une et indivisible», c’était bien le slogan des communistes, tout au long du XIX siècle, face aux fédéralismes proudhonien, bakouninien, anarchiste, pour des raisons qui sont en dehors de notre sujet. Ce que les marxistes, à l’époque, craignaient, c’est que le fédéralisme suscite ou ressuscite cette idée d’organisation sociale à la Proudhon, à savoir cette fédération des communes, des provinces, des Etats, cette république universelle fédéraliste mondiale qui était tout à fait contraire aux conceptions de Marx. Donc, il faut avoir à l’esprit que le fédéralisme n’est nullement une tradition incontestée dans le mouvement ouvrier. Cela dit, cette idée a quand même prévalu dans la social-démocratie, entre les deux guerres: de grands partis et de forts courants cherchaient à résoudre la dichotomie du social et du national, précisément par l’issue du fédéralisme. Seulement, là, l’unanimité était loin d’être faite: d’abord, pour des raisons bien évidentes, la social-démocratie autrichienne était le porte-parole du fédéralisme. Mais vous connaissez très bien l’histoire de ce parti social-démocrate et de l’éclatement successif du ‘Gesamtpartei’, du parti autrichien «ensemble», par la dissidence des Tchèques et d’autres groupes. Donc, avant la guerre, pas d’unanimité; parce que l’esprit d’indépendance nationale prévalait de plus en plus, même au sein des partis sociaux-démocrates sur l’esprit de fédéralisme et contre ce que Renner – vous avez cité Renner tout à l’heure, – proposait comme solution à l’intérieur, à savoir l’autonomie culturelle. Maintentant, venons-en à la troisième étape de cette évolution de 1910 à 1919. Je ne suis pas convaincu que l’expérience de la République des conseils de Hongrie soit une expérience concluante. Non seulement parce qu’elle était trop courte (en cinq mois rien ne pouvait se faire), mais aussi parce que ce n’était pas un véritable fédéralisme. C’était un camouflage, finalement, d’un objet politique territorial, dont je ne conteste nullement la légitimité, du point de vue national, parce qu’il s’agissait cette fois-ci, du côté hongrois, de se battre pour l’autodétermination des Hongrois. (…)”” [Problèmes d’ordre idéologique. Discussion, T. Hentsch, M. Molnar, P. Broué, Y. Brossard, A. Donneur etc.] [(in) ‘Situations révolutionnaires en Europe, 1917-1922: Allemagne, Italie, Autriche-Hongrie – Revolutionary situations in Europe, 1917-1922: Germany, Italy, Austria-Hungary’, a cura di Charles L. Bertrand, Montréal, Quebec, 1977] Traduzione: “”M. Molnar Tre punti vengono in mente su questa questione In primo luogo, per quanto riguarda il federalismo. Non possiamo considerarlo come una tradizione incontrastata del movimento operaio socialista No assolutamente Occorre ancora ricordare la diffidenza, anche l’ostilità, di Marx ed Engels di fronte al federalismo. “”La repubblica una e indivisibile”” era lo slogan dei comunisti per tutto il XIX secolo, di fronte ai federalismi proudhoniano bakuniniano, anarchico, per ragioni che sono al di fuori del nostro soggetto. Ciò che i marxisti, all’epoca, temevano era che il federalismo creava o riprendeva l’idea di organizzazione sociale di Proudhon, vale a dire la federazione di comuni, province, stati, questa repubblica universale che era abbastanza in contrasto con le idee di Marx. Quindi bisogna tenere a mente che il federalismo non è una tradizione indiscussa nel movimento operaio. ….”” Sul problema delle condizioni oggettive e soggettive per una rivoluzione, la possibilità offerta dal ciclo, da una grande crisi economica, dalla politica internazionale e dalla questione militare: una grande guerra mondiale (dal saggio di Arno J. Mayer ‘Internal Crisis and War Since 1870) (pag 213-214) [Arno J. Mayer, ‘Internal Crisis and War Since 1870’] [(in) ‘Situations révolutionnaires en Europe, 1917-1922: Allemagne, Italie, Autriche-Hongrie – Revolutionary situations in Europe, 1917-1922: Germany, Italy, Austria-Hungary’, a cura di Charles L. Bertrand, Montréal, Quebec, 1977]: ‘Per Engels solo le forti tensioni della guerra moderna avrebbero destabilizzato i sistemi politici in modo tale da offrire una possibilità di successo alle rivoluzioni’ “”It can be said that a preoccupation with general crisis was near the center of Marx’s social theory and political praxis. Although he confronted the prospect of the ultimate collapse of capitalism with confidence, Marx had no illusions about the uniqueness, complexity, and infrequency of general rather than limited crisis, of organic rather than inorganic crisis. His theory of the business cycle was intended to distinguish between the normal contradictions and conflicts ‘within’ the moving capitalist equilibrium and the heightened disequilibration that causes the terminal breakdown of declining capitalism. For Marx and Marxists, then, there can be no lasting economic stability under capitalism. Instead, there is an ever precarious balance between production and consumption that generates chronic fluctuations and recurrent inorganic crises. Whatever the disagreements among economists about the root causes for this built-in disequilibration, even today there is broad acceptance of Marx’s seminal insight that the capitalist economy moves in regular sequence through cycles of recession (or depression), recovery, and prosperity. Another aspect of Marxist theory, however, remains controversial: the proposition that under advanced capitalism the periods of recession or depression become longer and more intense, the periods of recovery more sluggish, and the periods of prosperity shorter and less vigorous. According to Marx and his disciples, eventually these intensifying and accelerating fluctuations of the business cycles will produce the general crisis of the final collapse of capitalism. It is not only their theoretical hypothesis, but also their political conviction, that the structures of contemporary polity, society, and culture are too fragile to withstand these aggravated economic convulsions for long. In sum, for Marxists the preoccupation with periodic economic disorders is an integral part of their anticipation of the inevitable end-crisis of capitalism which they say is bound to take a revolutionary course (16). In the embryonic but pioneering Marxist theory of crisis the economic cycle, is the principal motor for the recurrent and ultimately terminal disequilibration of capitalist society and state. It is almost as if the workers could claim their inheritance by merely delivering the last blow to an increasingly unstable capitalist system or by simply taking over once the system has finally collapsed. Although this conception has been analytically fruitful as well as politically energizing it has also been one-sided. Above all, the Marxist approach has tended to ignore or underestimate the coalescence of resistant and restabilizing forces and processes, especially under conditions of intense disequilibration. (…) By 1895 Friedrich Engels noted that Europe’s ruling and governing classes were determined not to be swept away on the wave of a general crisis. He was particularly impressed, not to say awed, by the growing capacity and resolve of governments to enforce order in times of unsettlement (19). In fact, Engels all but suggested that only the strains of modern war would destabilize political authority systems sufficiently for revolutions to have a chance. He also predicted that to undermine the steel frame of government it would take not just local and limited wars but “”a world war of hitherto unimagined scope and intensity””. He prophesied that in the coming international conflict “”eight to ten million soldiers [would] slaughter each other””; that “”the destruction of the Thirty Years’ War [would] cover the entire continent””; that “”trade, industry, and credit [would] be totally unsettled and sink into general bankruptcy””; and the “”old and traditional regimes [would] collapse and royal crowns [would] roll in the street by the dozens, with no one to pick them up”” (20). August Bebel shared Engels’ presentiment that only a major European conflagration could precipitate the ‘grosse Kladderadatsch’ and the ‘Götterdämmerung’ of the bourgeois world. Nevertheless, Bebel remained confident that the new socialist society could be forged even in the fire of such a cataclysm (21). To be sure, Engels and Bebel still considered the contradictions of advanced and advancing capitalist economies to be the ultimate cause of Europe’s burgeoning tensions, both national and international”” (pag 213-214) [(16) Paul Sweezy, ‘The Theory of Capitalist Development’, Monthly Review Press, New York, 1956, chs. VIII-XII; Bukharin, ‘Historical Materialism’, passim; Eugen Varga, ‘Die Krise des Kapitalismus und ihre politischen Folgen’, Frankfurt: Europäische Verlagsanstalt, 1969; Schumpeter, ‘Capitalism, Socialism, and Democracy’, pp. 38-43. The concluding paragraph of Marx’s postscript of 1873 to the second edition of the first volume of ‘Capital’ reads as follows: “”The contradictory movement of capitalist society impresses the practical bourgeois most forcefully through the gyrations of the periodic [business] cycle which pervades modern industry [i.e., the industrial sector], and whose culminating point is the general crisis. This crisis is approaching once again, although it is only in a preliminary phase; and by the universality of the stage [on which it unfolds] and the intensity of its actions it will drum dialectics even into the heads of the hothouse upstarts of the new, holy Prussian-German empire»; (17) Eduard Bernstein, ‘Evolutionary Socialism’ (New York: Schocken Books, 1961), passim, and Lucio Colletti, ‘From Rousseau to Lenin’ (New York: Monthly Review Press, 1972), esp. pp. 48-63; (18) Karl Polanyi, ‘The Great Transformation: The Political and Economic Origins of Our Time’ (Boston: Beacon Press, 1957), esp. ch. 17; Heinrich August Winkler (ed.), ‘Organisierter Kapitalismus’ (Göttingen: Vandenhoeck and Ruprecht, 1974), passim; Charles S. Maier, ‘Recasting Bourgeois Europe’ (Princeton: Princeton University Press, 1975), esp. 22-46; Gabriel Kolko, ‘The Triump of Conservatism’ (Glencoe, Ill.: The Free Press, 1963); (19) See Friedrich Engels’ introduction of March 6, 1895, to Karl Marx, ‘The Class Struggles in France, 1848-50’ (New York: International Publishers, 1935), pp. 9-30; (20) Cited in Karl Kautsky, ‘Sozialisten und Krieg’ (Prag: Orbis Verlag, 1937), pp. 250-251; (21) See ‘Die Krise der Sozialdemokratie’ (Junius Broschüre), in Luxemburg, ‘Politische Schriften, p. 236]”,”MEOx-127″
“BERTSCH Michiel”,”Istituzioni di Matematica. Programma di matematica, fisica, elettronica.”,”Michiel Bertsch, nato nel 1955 in Olanda, è ordinario di Analisi matematica presso la II Università di Roma – Tor Vergata. Le sue ricerche sono rivolte allo studio di modelli matematici nelle scienze applicate, quali ad esempio la biomatematica, la fluidodinamica e la fisica dei plasmi, con particolare attenzione per i fenomeni non lineari.”,”SCIx-176-FL”
“BERTUCELLI Lorenzo”,”Nazione operaia. Cultura del lavoro e vita di fabbrica a Milano e Brescia 1945-1963.”,”BERTUCELLI è dottore di ricerca all’Univ di Torino e D della rivista ‘Rassegna di storia contemporanea’. Tra le sue pubblicazioni ‘Paternalismo, appartenenza aziendale e culture operaie’ in ‘Passato e presente’ n°42/1997; ‘Sindacato e conflitto operaio. Le Fonderie Riunite di Modena e i morti del 9 gennaio 1950’, in ‘Rassegna di storia contemporanea’, 2.1996.”,”MITT-001″
“BERTUCELLI Lorenzo FINETTI Claudia MINARDI Marco OSTI GUERRAZZI Amedeo”,”Un secolo di sindacato. La camera del lavoro a Modena nel Novecento.”,”Saggi di Luigi GANAPINI Amedeo OSTI GUERRAZZI Marco MINARDI Lorenzo BERTUCELLI Claudia FINETTI GANAPINI è docente di storia contemporanea all’Università di Bologna. BERTUCELLI insegna storia dell’Europa all’Univ. di Modena. Claudia FINETTI collabora con istituti storici di Modena e Reggio Emilia. MINARDI collabora con gli istituti storici di Parma Modena e Reggio Emilia. E’ autore di ‘La camera del lavoro di Fidenza’. OSTI GUERRAZZI collabora con la cattedra di storia contemporanea dell’Università di Roma. E’ autore di ‘Grande industria e legislazione sociale in età giolittiana’ (2000).”,”MITT-272″
“BESANCON Alain”,”Les Origines Intellectuelles du Leninisme.”,”Dello stesso autore: -Le Tsarevitch immolé. PLON. 1967 -Andrei Amalrik, l’Union sovietique survivra-t-elle en 1984? FAYARD. 1970 -Entretiens sur le Grand siecle russe et ses prolongements. PLON. 1971 in collab con Wladimir WEIDLE’ -Histoire et experience du moi. FLAMMARION. 1971 -Education et societé en Russie. LA HAYE, MOUTON. 1974 -L’Histoire psychoanalytique, une anthologie. LA HAYE. 1974 -Etre russe au XIX siecle. A. COLIN. 1974 -Court traité de sovietologie à l’usage des autorités civiles, militaires et religieuses. HACHETTE. 1976″,”LENS-029″
“BESANÇON Alain”,”Le origini intellettuali del leninismo.”,”BESANÇON Alain “”Nel 1908, confutando Mach, (Lenin) ritorna ancora sulla questione della libertà e, per risolverla, comincia citando Engels: “”La libertà della volontà non è altro che la capacità di decidere con cognizione di causa. Da ciò risulta che, più ‘libero’ è il giudizio di un uomo riguardo a una data questione, più grande è la ‘necessità’ (…). La libertà consiste dunque in questa sovranità su noi stessi e sul mondo esterno, fondata sulla conoscenza delle leggi necessarie della natura””. In seguito Lenin aggiunge un commento in quattro punti: 1. “”Engels ravvisa fin dall’inizio la legge della natura esteriore, la necessità naturale”” e tutto ciò che constatano i neokantiani Mach, Avenarius “”e compagnia””. 2. “”Engels non si rompe la testa per formulare le ‘definizioni’ di libertà e di necessità, definizioni scolastiche che interessano fin troppo tutti i professori reazionari””. “”La necessità naturale è l’elemento primigenio e la volontà umana è l’elemento secondario (…). La volontà e la conoscenza umana devono necessariamente e ineluttabilmente adattarsi alla necessità naturale””. 3. “”Engels ammette l’esistenza della necessità ‘non conosciuta’ dell’uomo (…). Il materialismo è l’ammissione della realtà oggettiva del mondo esterno e delle leggi della natura esterna; questo mondo e le sue leggi sono perfettamente accessibili alla conoscenza umana, ma non potranno mai essere conosciute a fondo. Non conosciamo i fenomeni metereologici e perciò siamo inevitabilmente schiavi del tempo, ma, pur ‘non conoscendo’ questa necessità, ‘noi sappiamo’ che essa esiste””. 4. Engels “”fa un balzo dalla teoria alla pratica (…). In Engels, la vivissima pratica umana fa irruzione anche nella teoria della conoscenza, fornendo un criterio oggettivo alla verità. Anche se noi ignoriamo la legge naturale, questa legge, esistendo e agendo al di fuori della nostra conoscenza, ci riduce a schiavi della ‘cieca necessità’. Però, dal momento in cui conosciamo questa legge, che agisce indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza, essa ci rende padroni della natura. Il dominio della natura, realizzato nella pratica umana, è il risultato della rappresentazione oggettivamente esatta nella mente dell’uomo dei fenomeni e dei processi naturali”””” [Alain Besançon, Le origini intellettuali del leninismo, 1978] (pag 180-181)”,”LENS-220″
“BESANÇON Alain”,”Le origini intellettuali del leninismo.”,”BESANÇON Alain “”Nel 1908, confutando Mach, (Lenin) ritorna ancora sulla questione della libertà e, per risolverla, comincia citando Engels: “”La libertà della volontà non è altro che la capacità di decidere con cognizione di causa. Da ciò risulta che, più ‘libero’ è il giudizio di un uomo riguardo a una data questione, più grande è la ‘necessità’ (…). La libertà consiste dunque in questa sovranità su noi stessi e sul mondo esterno, fondata sulla conoscenza delle leggi necessarie della natura””. In seguito Lenin aggiunge un commento in quattro punti: 1. “”Engels ravvisa fin dall’inizio la legge della natura esteriore, la necessità naturale”” e tutto ciò che constatano i neokantiani Mach, Avenarius “”e compagnia””. 2. “”Engels non si rompe la testa per formulare le ‘definizioni’ di libertà e di necessità, definizioni scolastiche che interessano fin troppo tutti i professori reazionari””. “”La necessità naturale è l’elemento primigenio e la volontà umana è l’elemento secondario (…). La volontà e la conoscenza umana devono necessariamente e ineluttabilmente adattarsi alla necessità naturale””. 3. “”Engels ammette l’esistenza della necessità ‘non conosciuta’ dell’uomo (…). Il materialismo è l’ammissione della realtà oggettiva del mondo esterno e delle leggi della natura esterna; questo mondo e le sue leggi sono perfettamente accessibili alla conoscenza umana, ma non potranno mai essere conosciute a fondo. Non conosciamo i fenomeni metereologici e perciò siamo inevitabilmente schiavi del tempo, ma, pur ‘non conoscendo’ questa necessità, ‘noi sappiamo’ che essa esiste””. 4. Engels “”fa un balzo dalla teoria alla pratica (…). In Engels, la vivissima pratica umana fa irruzione anche nella teoria della conoscenza, fornendo un criterio oggettivo alla verità. Anche se noi ignoriamo la legge naturale, questa legge, esistendo e agendo al di fuori della nostra conoscenza, ci riduce a schiavi della ‘cieca necessità’. Però, dal momento in cui conosciamo questa legge, che agisce indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza, essa ci rende padroni della natura. Il dominio della natura, realizzato nella pratica umana, è il risultato della rappresentazione oggettivamente esatta nella mente dell’uomo dei fenomeni e dei processi naturali”””” (pag 180-181) Ancora da inserire”,”TEOP-249″
“BESANÇON Alain”,”Le origini intellettuali del leninismo.”,”Alain Besançon, nato a Parigi nel 1932, direttore di studi all’École des Hautes Études en Sciences sociales, insegna storia della cultura russa. É autore di: Le tsarévitch immolé, Histoire et experience du moi, Éducation et société en Russie, Éntre russe au XIX siècle.”,”LENS-050-FL”
“BESANÇON Alain”,”Novecento. Il secolo del male. Nazismo, comunism, Shoah.”,”Alain Besançon, storico e membro dell’ Institut de France, è autore di saggi autorevoli e di successo. Tra essi ricordiamo: ‘Breve trattato di sovietologia’ (1976), ‘Le origini intellettuali del leninismo’ (1977), ‘Anatomie d’un spectre’ (1981), ‘L’image interdite’ (1994), ‘Trois tentations dans l’Église’ (1996). Tesi: comunismo e nazismo come “”gemelli eterozigoti”” (storia differente ma tratti comuni, uno vuole il bene dell’umanità, l’altro il bene del popolo tedesco… “”Si ha qualche ragione per pensare che Hitler abbia ispirato l’idea del “”grande terrore””, ma la “”notte dei lunghi coltelli”” (1934), cioè l’epurazione lampo del paritto nazista, fece circa ottocento vittime. Stalin moltiplicò quest acifra per più di mille”” (pag 39)”,”TEMx-093″
“BÉSANGER Serge”,”Le Défi Chinois.”,”BÉSANGER Serge”,”CINE-066″
“BESCHLOSS Michael R.”,”Spionaggio dal cielo. 1960: l’affare dell’U-2.”,”Michel Beschloss è storico alla Smithsonian Institution e membro del St. Anthony’s College di Oxford. Nato a Chicago nel 1955 ha studiato ad Harvard. Il suo primo libro è stato ‘Kennedy and Roosevelt’ del 1980.”,”USAQ-100″
“BESNARD Pierre MANDEL Ernest REY A. FAURE Sébastien YVETÔT George DAUDÉ-BANCEL André COTTE E. HILLKOFF A. ROTHEN ER. BASTIEN George MARESTAN Jean LASHORTES MALATESTA Errico MONATTE Pierre BOIS Pierre CHAULIEU Pierre alias Cornelius CASTORIADIS”,”Travailleurs contre bureaucrates. Ni Etats, ni Eglises. Ni “”races””, ni ethnies.Traductions et débats. Anthologie n.1. Syndicalisme révolutionnaire et socialisme (1896-1914). Grèves, Bourses du Travail, Coopératives, mutuelles et syndicats (1876-1036). Principals grèves en France (1936-1968).”,”Molti scritti sono di Pierre Besnard Rivista ‘Ni patrie ni frontières’ (1) Pierre Besnard (8 October 1886 – 19 February 1947) was a French revolutionary syndicalist. He was the Confederal Secretary of the Confédération Générale du Travail-Syndicaliste Révolutionnaire (CGT-SR) from 1929, and the Secretary of the International Workers’ Association. Bibliography ] Les syndicats ouvriers et la révolution sociale, Paris, 1930 Le monde nouveau, CGT-SR, 1936 L’éthique du syndicalisme, CGT-SR, 1936 Besnard was also a contributor to Sébastien Faure’s Encyclopédie anarchiste. (1) Chaque numéro de Ni patrie ni frontières tourne autour d’un thème central et inclut des contributions provenant de sources divergentes ou contradictoires. La revue a publié aussi des brochures, des livres ainsi que des compilations rassemblant les textes jugés les plus intéressants. Une partie des articles sont traduits dans d’autres langues : anglais, espagnol, portugais, italien ou néerlandais. Photocopiée et reliée de façon artisanale jusqu’en mai 2007, elle est imprimée depuis les numéros 21-22 (novembre 2007). De nombreux articles ont été traduits en anglais comme en témoigne la rubrique Texts in English1. Publications annexes[modifier | modifier le code] Livres[modifier | modifier le code] Depuis 2008 plusieurs livres, indépendants de la revue, ont été publiés. Karim Landais, Passions militantes et rigueur historienne, tome 1 (610 pages) et tome 2 (752 pages), 2006 Karim Landais, Anarchisme, nation, identité, culture, 182 pages, 2008 Loren Goldner, Demain la Révolution, tome 1 (recueil d’articles traduits de l’anglais), 392 pages, 2008 Échanges : Restructuration et lutte de classe dans l’industrie automobile, 226 pages, 2010 Encyclopédie anarchiste (1924-1935) : La Raison contre Dieu (anthologie de textes extraits de cette encyclopédie), 484 pages, 2010 Patsy, Le Monde comme il va (199-2010) : chroniques et coups de gueule sur la radio Alternantes, 376 pages, 2010 Anthologies thématiques[modifier | modifier le code] La revue a aussi édité des anthologies thématiques d’articles publiés ou pas auparavant dans Ni patrie ni frontières. Question juive et antisémitisme, sionisme et antisionisme, 344 pages, 2008 Islam, islamisme, « islamophobie », 336 pages, 2008 La Fable de l’illégalité : intégration forcée aux Pays-Bas, 360 pages, 2008 De la violence politique, 274 pages, 2009 Religion et politique, 392 pages, 2010 (wikip)”,”FRAP-107″
“BESNIER Bernard GOTTSCHALCH Wilfried FÜLBERTH Georg AGNELLI Arduino MERHAV Peretz LESER Norbert, saggi di”,”Storia del marxismo contemporaneo. Volume secondo. Schmidt, Hilferding, Mehring, Bauer, Adler, Renner.”,”Saggi di BESNIER Bernard GOTTSCHALCH Wilfried FÜLBERTH Georg AGNELLI Arduino MERHAV Peretz LESER Norbert”,”MADS-282″
“BESNIER Bernard”,”Conrad Schmidt e l’inizio della letteratura economica “”marxista””.”,”””Conrad Schmidt (1865-1932) è soprattutto conosciuto per il suo dibattito con Engels, poco prima della pubblicazione del terzo libro del ‘Capitale’ e, in seguito, per la sua partecipazione al movimento revisionista di Bernstein (dopo la morte di Engels). Con Bernstein, Schmidt era stato tra il 1888 e il 1895, un difensore dell’ortodossia marxista in seno al partito socialdemocratico nel quale l’influenza lassalliana era certamente influente quanto quella di Marx, se non di più. In tale partito infatti la fazione parlamentare (in cui uomini quali Bebel e Wilhelm Liebknecht, a causa della loro quasi totale mancanza di formazione teorica, erano sempre pronti a cedere alle tendenze opportunistiche di cui erano alfieri Auer e Kayser) costituiva un costante “”freno”” all’azione extraparlamentare del partito. Nel 1890 Schmidt è redattore della “”Volkstribüne””, principale espressone dell’opposizione al comitato direttivo (parlamentare) del partito e, dopo la rinuncia da parte di quest’ultimo all’utilizzo del 1° maggio come giornata di lotta radicale, egli dichiara, nel corso di una riunione a Berlino, che il parlamento in Germania è soltanto la copertura dell’assolutismo (1). La sua corrispondenza con Engels (sfortunatamente siamo a conoscenza soltanto delle lettere di Engels), che sembra iniziarsi nel 1888, nel momento in cui termina la sua tesi di dottorato, rivela molto presto (27 ottobre 1890, data della lettera di Engels) l’esigenza di precisazioni (o sfumature?) sulla “”concezione materialistica della storia””. Ma non era il solo. Nello stesso periodo Plechanov e Labriola procedono a tentativi infelici di applicazione del metodo materialista alla storiografia (lo stesso Mehring, in ‘Lessing Legende’, pubblicato nel 1893, aveva composto un capitolo sul materialismo storico, giudicato da Engels eccessivo e unilaterale) e molti critici avevano trovato in ciò pretesto per respingere totalmente il determinismo economico (per esempio Paul Barth), oppure per proporre correzioni tendenti a eliminare il ruolo fondamentale dell’economia rispetto ad altre istanze (si tratta della teoria sociologica dei “”fattori””, criticata da Labriola (2)). E’ sintomatico che Engels giunga a pensare di dover attribuire a sé (e a Marx) una parte di responsabilità per la confusione teorica che si era venuta a creare, per le deformazioni e le semplificazioni del metodo materialistico di interpretazione della storia (lettera a Mehring del 1893) e che tale confessione, aggiunta a quella presente nella lettera a Heinz Starkenburg, venga sfruttata in seguito da Bernstein quale testimonianza di un abbandono, o di un ripensamento rispetto alla ‘Introduzione’ a ‘Per la critica dell’economia politica’ (1859). Come ha notato Karl Korsch (3), sembra che il malinteso tra i fondatori del marxismo (tra i quali Korsch annovera, prendendo in considerazione le influenze intellettuali, Labriola e Plechanov), e i giovani tedeschi della “”seconda generazione”” del marxismo, derivi, per i primi, dalla loro mancanza di chiarezza sull’applicazione e il rovesciamento (‘Umkehrung) della dialettica hegeliana, mentre per i secondi (in Germania) quest’ultima era “”lettera morta””. Engels infatti si lamenta spesso di tale situazione (vedi la lettera a Schmidt del 27 ottobre 1889, come anche quella del 1° novembre 1891 in cui viene proposta una curiosa analogia tra il passaggio, in ‘Scienza della Logica’, dall’essere all’essenza e il passaggio, nel ‘Capitale’, dalla merce al capitale). In definitiva gli sforzi di Engels (per motivi che derivano dall’insufficiente chiarezza sui temi trattati) rimangono vani (…)”” (pag 165-166) [Bernard Besnier, Conrad Schmidt e l’inizio della letteratura economica “”marxista””, Annali, Milano, 1974] [(1) Cfr. Pierrre Angel, Eduard Bernstein et l’évolution du socialisme allemand’, Paris, 1961, p. 154, n. 107; (2) Antonio Labriola, Essais sur la conception matérialsite de l’histoire’, Paris, 1902, pp. 153 sgg., trad. it. ‘Del Materialismo storico’, Torino, 1973 § VI, pp. 563 sgg.; (3) Karl Korsch, Karl Marx, Parte Terza, cap. 14, trad. it. di Augusto Illuminati, pp. 253 e sgg.] Teoria del crollo “”Con Bernstein, ma ancor più con Conrad Schmidt, si delimita e appare in primo piano un tema che sarà motivo di controversie in tutta la letteratura economica marxista, fino alla seconda guerra mondiale: quello del crollo (‘Zusammenbruch’) generale del capitalismo. Se i dibattiti sono a tal punto privi di conclusioni e se, dopo ogni periodo di quiete provvisoria, vi è sempre qualcuno pronto a raccoglierli (Rosa Luxemburg, poi Bucharin e Varga, infine Grossmann), tentando una nuova formulazione, ciò vuol dire che il tema, lungi dall’essere una pura questione di economia (estensione della teoria della crisi), è inequivocabilmente avvolto nella pedagogia rivoluzionaria (o quanto meno in ciò che si definisce tale) dell’organizzazione proletaria. Non è nostro intento seguire tale dibattito attraverso tutte le forme assunte nell’arco di circa mezzo secolo, bensì tentare di delimitare le componenti proprie della sua manifestazione primitiva. In Bernstein la messa in rilievo del tema del ‘Zusammenbruch’, nell’intento di confutarlo, sorge da una motivazione che si colloca piuttosto a livello delle conseguenze politiche generali e non da considerazioni proprie della teoria economica stessa. In un certo senso è senza dubbio il “”catastrofismo”” (conseguenza, a suo avviso, come già abbiamo detto, della “”perfidia dialettica””) che egli cerca di estirpare dal marxismo. Il suo scopo è chiaro: sostituire alla visione della storia “”rivoluzione + catastrofe”” (cfr. il passo di Kautsky citato alla n. 4) la sola evoluzione; lo sconvolgimento da cui gli ortodossi si aspettano l’instaurazione del socialismo non gli appare affatto auspicabile (…). In mancanza di tale chiarificazione, di ciò che egli desidera “”integrare”” del capitalismo nel socialismo, Bernstein preferirà – senza alcuna esitazione – concentrare i suoi sforzi attaccando la ‘Zusammenbruchtheorie’ che suppone essere la sola alternativa alla propria. E ciò opponendo alle credenze dell’accentuazione delle crisi (che sembrano essere state forti negli ambienti socialisti tedeschi tra il 1880 e il 1888) l’immagine della prosperità dell’Inghilterra, e, soprattutto, della Germania degli anni novanta. Le discussioni raggiungeranno un livello teorico soltanto dopo la traduzione in tedesco del grande libro di Tugan-Baranovskij (‘Studien zur Theorie und Geschichte der Handelskrisen in England’. La prima edizione russa è del 1894, la traduzione tedesca del 1901). Quindi noi non ci soffermeremo. Un solo punto attirerà per un momento la nostra attenzione perché concerne il ruolo – sul quale ci dilungheremo nella seconda parte del presente articolo – assunto da Conrad Schmidt in quanto uno dei primi “”specialisti”” della teoria ‘economica’ marxista. In effetti se la confutazione della ‘Zusammenbruchtheorie’ doveva costituire una delle principali manovre della revisione del ‘marxismo’, era necessario che si supponesse che tale teoria gli fosse propria. Non cercheremo qui di esaminare se tale opinione potesse avere qualche fondamento nell’opera stessa di Marx; ciò che maggiormente ci interessa è invece esaminare ‘sotto quale forma’ gli autori degli anni 1895-1900 pensavano (nella misura in ciò avveniva) di trovarla nell’opera di Marx. (…) Il sottoconsumo operaio, aggiunto al progresso (assoluto e relativo) della produzione di plusprodotto, appare come la causa della generalizzazione delle crisi (in concomitanza con “”l’anarchia produttiva””) e come ciò che dovrebbe condurre, per l’estendersi di tale generalizzazione, al ‘Zusammenbruch’ (18). I revisionisti controattaccheranno mettendo in evidenza le capacità di organizzazione del capitalismo (tesi ripresa in seguito da Hilferding e Bucharin con la teoria del “”capitalismo organizzato””, e l’aumento del potere d’acquisto di certi strati della classe operaia. Nel 1901 Conrad Schmidt dà per scontato che la teoria di Marx comporti l’affermazione del ‘Zusammenbruch’. Anch’egli reperisce nella tendenza al sottoconsumo il fattore principale di questo processo; aggiungendo però, in modo assai contestabile, che la tendenza al sottoconsumo conduce al “”crollo”” facendo abbassare il saggio di profitto (perché si fa più violenta la concorrenza per il mercato), diminuendo di conseguenza la “”profittevolezza”” del sistema per i datori di lavoro e aumentando l’esercito industriale di riserva (19)”” [Bernard Besnier, Conrad Schmidt e l’inizio della letteratura economica “”marxista””, Annali, Milano, 1974] [(18) Cfr. Louis B., Boudin, The Theorical System of Karl Marx’, cit, pp. 163 sgg. per la versione del sottoconsumo operaio e p. 237 per l’affermazione che il ‘breakdown’ finale del capitalismo “”non è altro che una grande crisi””; (19) Cfr. il giudizio di P.M. Sweezy, ‘Teoria dello sviluppo capitalistico’, Torino, 1951] (pag 170-171-172-173)”,”TEOC-643″
“BESOMI Daniele RAMPA Giorgio”,”Dal Liberalismo al Liberismo. Stato e mercato nella storia delle idee e nell’analisi degli economisti.”,”Daniele Besomi (1960) è un ricercatore indipendente. É interessato in particolare alla storia della dinamica economica. I suoi contributi più recenti, apparsi su diverse riviste specializzate e in una monografia pubblicata da Macmillan, riguardano la teoria dinamica di Roy Harrod, in precedenza si era occupato di Kalecki e Goodwin. Giorgio Rampa (1956) è docente di economia Politica presso l’Università di Genova. Si è interessato di teoria delle interdipendenze settoriali, equilibrio economico generale, dinamica economica, teoria della scelta e della razionalità.”,”ECOI-154-FL”
“BESOMI Daniele, con Contributi di Giorgio RAMPA”,”Equilibrio distribuzione e crisi nel repertorio degli Economisti. Un percorso di lettura organizzato in 39 schede tematiche.”,”Daniele Besomi (1960) è un ricercatore indipendente. É interessato in particolare alla storia della dinamica economica. I suoi contributi più recenti, apparsi su diverse riviste specializzate e in una monografia pubblicata da Macmillan, riguardano la teoria dinamica di Roy Harrod, in precedenza si era occupato di Kalecki e Goodwin. Giorgio Rampa (1956) è docente di economia Politica presso l’Università di Genova. Si è interessato di teoria delle interdipendenze settoriali, equilibrio economico generale, dinamica economica, teoria della scelta e della razionalità.”,”ECOT-226-FL”
“BESSAND-MASSENET P.”,”Babeuf et le parti communiste en 1796. L’ attaque de Grenelle. Les communistes en 1796.”,”Irruzione della polizia. L’ attacco di Grenelle. “”Babeuf scriveva seduto a un tavolo. Con lui Pillé, il suo copista, e l’ uomo dalla parrucca rotonda, il musicista Buonarroti. Udito un rumore, Babeuf alzò la testa, ma non ebbe il tempo di fare di più, di stendere il braccio, di prendere un’ arma, una pistola: i poliziotti erano su di lui. Similmente, gli altri due sopraffatti dallo stupore per la rapidità dell’ attacco, rimasero fermi, “”le braccia bloccate””. La porta, la finestra erano vigilate, ogni ritirata impossibile. Buonarroti, solo, aveva fatto il gesto di far scivolare via un foglio di carta sotto di lui, ma, senza difficoltà, gli presero le mani. Infine, Babeuf, gettando la sedia, in un soprassalto di collera e di disappunto, gridò “”E’ un fatto, la tirannia vince!””””. (pag 62)”,”SOCU-111″
“BESSE Jean-Pierre PENNETIER Claude”,”Juin 40. La négociation secrète. Les communistes francais et les autorités allemandes.”,”BESSE Jean-Pierre è uno storico, professore di liceo, E’ corrispondente dell’ IHTP (Institut d’ Histoire du temps present). Ha pubblicato con Thomas POUTY ‘Les fusillés: répresions et exécutions pendant l’ Occupation’. PENNETIER Claude ricercatore del CNRS responsabile di un programma sui militanti presso il CNRS, alla morte di MAITRON nel 1987 ha preso il suo posto nella direzione del celebre ‘Dizionario’. La liberazione dei prigionieri del PCF da parte dei tedeschi. “”Il mattino del 23 giugno, quasi quattrocento prigionieri politici di Fresnes sono riuniti in una sala dai tedeschi, in presenza di un distaccamento della Wehrmacht. Un ufficiale passa tra le fila fermandosi davanti a qualche prigioniero e chiede loro: – Perché siete qua? – Per aver difeso la pace. – E voi? – Per aver distribuito volantini. – E voi? – Per propositi disfattisti. Prende quindi la parola: “”Signori, voi avete difeso la pace. Avete lottato per impedire che il vostro paese non fosse trascinato nella guerra voluta dai capitalisti inglesi e dagli ebrei. Per ordine del Führer voi siete liberi, potrete lasciare la prigione da domani.”” Alcuni esitano, altri pensano che sia un frutto naturale del Patto e che siano liberi grazie a Stalin. André Tollet, che notiamo, non cita la trattativa per la riapparizione legale dell’ Humanité, scrive: “”Vennero organizzate alcune operazioni politiche spettacolari. Per confondere gli spiriti, i nazisti liberarono alcuni detenuti politici al fine di far credere ad una alleanza hitleriana-comunista. In realtà, non liberarono, lungi dal necessario, tutti i nostri compagni, ma quanto basta per questo appaia””.”” (pag 111-112) “”Appare difficile sapere di più su questi militanti liberati dai tedeschi. In effetti, alla Liberazione o dopo, quando si tratta di redigere la propria biografia o raccontare i propri ricordi, è più facile affermare che si è evasi più che riconoscere che si sia stati liberati dai tedeschi. Sia quel che sia, ci sono ben stati dei comunisti liberati dai tedeschi, ma meno numerosi senza dubbio di quanto contava la direzione nel quadro dei suoi negoziati con i tedeschi””. (pag 113) Nel dizionario biografico Maitron sono numerosi i casi in cui nella biografie di militanti comunisti arrestati prima del giugno 1940 si segnalano come evasi prima di essere arrestati di nuovo nell’ autunno 1940 o nel 1941 o dopo. (pag 113)”,”PCFx-057″
“BESSE Guy MILHAU Jacques SIMON Michel”,”Lénine. La philosophie et la culture.”,” – Michel Simon, Lenin e la filosofia – Jacques Milhau, Lenin di fronte al revisionismo in filosofia – Guy Besse, Leni e la rivoluzione culturale “”Tous les malentendus sur ‘Matérialisme et empiriocriticisme’ proviennent de la méconnaissance de point décisif. En réalité Lénine développe, dans le conditions de l’essor scientifique et technique de son temps (de l’état effectif des pratiques observables), les Thèses de Marx sur Feuerbach (1845), notamment la seconde: «La question de savoir s’il y a lieu de reconnaïtre à la pensée humaine une vérité objective n’est pas une question théorique mais une question pratique. C’est dans la pratique qu’il faut que l’homme prouve la vérité, c’est-à-dire la réalité, et la puissance de sa pensée, dans ce monde et pour notre temps. La discussion sur la réalité ou l’irréalité d’une pensée qui s’isole de la pratique, est purement ‘scolastique’ (1)» L’idéalisme philosophique est donc un jeu, et Lénine fait scandale, simplement parce qu’il refuse de jouer selon les règles du jeu. Il refuse, au sens premier du terme, la ‘duplicité’ de l’idéaliste, idéaliste en parole quand il s’agit de faire son métier (produire un discours mystificateur), matérialiste en fait quand il s’agit de vivre réellement et d’agir sur le réel. Déjà Feuerbach l’avait dit: l’idéalisme est le point de vue de l’âme séparéé du corps, celui de la mort, non le point de vu vivant et réel. A cela, Lénine oppose une exigence de cohérence, de conséquence, ce qui est bien dans sa manière. Il oppose la simplicité, si c’est le terme choisi pour antithèse de duplicité. Cela veut dire concrètement, en ce début du XXe siècle (atome, électricité, usines) que Lénine développe l’indication d’Engels: le matérialisme est la vérité du développement de la science moderne de la nature. Savoir par essence caractérisé par d’enormes lacunes. Mais le matérialisme est le courage de la science: devant une question non résolue, «il incite par cela même à sa solution, à des nouvelles recherches expérimentales»”” (pag 32-33) [Guy Besse, ‘Lénine et la philosophie’] [(in) Guy Besse, Jaques Milhau,, Michel Simon, ‘Lénine. La philosophie et la culture’, Paris, 1971] [(1) K. Marx F. Engels: ‘L’Idéologie allemande’, Première partie: ‘Feuerbach’, Paris, Editions sociales, 1969, p: 138]”,”LENS-288″
“BESSEDOWSKY G.”,”Memorias de un diplomatico sovietico.”,”BESSEDOWSKY fu ambasciatore sovietico a Parigi finché caduto in disgrazia rischiò di essere eliminato, riuscì miracolosamente a sfuggire agli agenti sovietici in vari paesi dell’ Europa occidentale. “”Piatakov mi rispose: “”E’ inevitabile. La rivoluzione ha passato ormai il periodo dell’ entusiasmo. Si trova in quello routine. In ottobre, la rivoluzione non era se non un’ avventura. Poche settimane dopo si è trasformata nell’ avventura di un gruppo di uomini fortunati””. Un giorno parlavamo con Lenin in un circolo ristretto di persone. Uno dei nostri disse a Lenin: “”Riconosca che non crede nel successo””. Con un leggero sorriso, Ilich rispose: “”E’ chiaro che non ci credevo; la rivoluzione di Ottobre, dopo tutto, non era che un’ avventura che si armonizzava con lo spirito mondiale. Se fossimo stati sconfitti, avremmo lasciato ai proletari un esempio di programma di operai insorti. Questo sarebbe stato più importante di una rivoluzione che ha vinto e poi è degenerata. Il vero rivoluzionario sa attaccare, ma sa anche ripiegare quando perde””. Io guardai Piatakov. “”Allora, attaccare o retrocedere? Rispose con un’espressione di stanchezza: “”si deve ripiegare””. (pag 159-160)”,”RUST-084″
“BESSEY Valérie”,”Construire l’Armée française. Textes fondateurs des institutions militaires. (Tome 1). De la France des premiers Valois à la fin du règne de François I.”,”(Vol. 1) BESSEY Valérie: Dottoressa in Storia, tesi di dottorato sugli Ordini militari in Piccardia nel Medioevo. “”Cos’è l’esercito francese, nella sua essenza e continuità storica, con i suoi usi e costumi, i suoi simboli e tradizioni? I tre volumi di questa Antologia, che coprono il periodo che va dal XIV al XIX secolo, sono realizzati su iniziativa del Centro Studi Storia della Difesa (CEHD), organismo direttamente dipendente dalla Segreteria Generale per l’Amministrazione del Ministero della Difesa. Ciascun volume, affidato a tre storici qualificati (Valérie BESSEY, Pierre BONIN e Annie CRÉPIN), è stato sviluppato sotto il controllo di un referente e sottoposto al vigile esame di una commissione del consiglio scientifico del CEHD.”” (dalla Prefazione, pg 5. Traduz. d. r.). “”Quest’opera, la prima della serie sui testi fondatori delle istituzioni militari, mette a disposizione (…) trenta testi accuratamente curati e intelligentemente commentati. Molti di questi testi erano inediti. Il punto di partenza scelto è il XIV secolo, epoca in cui, con l’inizio di quella che sarebbe diventata la Guerra dei Cent’anni, la famiglia reale francese cominciò a promulgare ordinanze, editti, regolamenti destinati alle forze armate da essa costituite e impiegate, con modalità disuguali di successo in terra e in mare. (…) I Testi di questo primo volume coprono il periodo fino alla metà del XVI secolo. Sono affrontati tutti gli aspetti della questioni militari: reclutamento, finanziamento, supervisione, rifornimenti, equipaggiamenti individuali e collettivi, disciplina e giustizia, il ruolo delle città, il destino delle tre armi, cariche, dal connestabile e ammiraglio di Francia ai capitani di compagnia. (…)”” (Dal retro di copertina. Traduz. d. r.) <> (pag. 75. Traduz. d. r.)”,”FRQM-003-FSL”
“BESSIERE Stéphanie”,”La Chine à l’ aube du XXIe siècle. Le retour d’une puissance?”,”BESSIERE Stéphanie diplomata del Centre d’ Etudes diplomatiques et strategiques de Paris (CEDS), studia da tempo la civiltà cinese. “”La repubblica popolare cinese afferma, quanto ad essa (l’invasione cinese del Tibet; del 1949-1950, ndr), che sua relazione con il Tibet è un affare interno in quanto questo è, e fu per secoli, una parte integrante della Cina. Il Tibet fu prima di Gesù Cristo e per i secoli che seguirono, una delle grandi potenze dell’ Asia. Nel corso dei suoi 2000 anni di storia, il Tibet non ha subito influenze straniere che per brevi periodi nel XIII secolo (impero mongolo) e XVIII secolo (impero manciù), L’ influenza manciù non durò molto tempo. Essa era assolutamente inefficace quando i Britannici invasero per un breve periodo Lhassa e conclusero con il Tibet un trattato bilaterale: la Convenzione di Lhassa.”” (pag 60)”,”CINx-201″
“BESSON Waldemar a cura; collaborazione di Hans ROTHFELS Waldemar BESSON Giorgio CANDELORO Friedrich HILLER VON GAERTRINGEN Franz G. MAIER Hans MOMMSEN August NITSCHKE Horst RABE Armin WOLF; edizione italiana a cura di Giorgio CANDELORO”,”Storia.”,”Hanno collaborato a questo volume: Hans ROTHFELS (introduzione), Waldemar BESSON (periodizzazione), Giorgio CANDELORO (concezione marxista della storia, fascismo risorgimento), Friedrich HILLER VON GAERTRINGEN (Età moderna). Franz G. MAIER (Antichità, Bisanzio, Fonti antichità, periodizzazione, storiografia antica), Hans MOMMSEN (Età moderna, fonti, metodo storico, nazione, partito, storia sociale), August NITSCHKE (Medioevo, periodizzazione), Horst RABE (Età moderna, fonti, periodizzazione, storiografia), Armin WOLF (Discipline storiche ausiliarie, fonti, storiografia medievale)”,”STOx-028 EURx-068″
“BEST Otto F.”,”Expressionismus und Dadaismus.”,”Dono di M. Ferraresi”,”VARx-594″
“BEST Geoffrey”,”War and Society in Revolutionary Europe, 1770-1870.”,”Geoffrey Best ha studiato al Trinity College e Fellow di Trinity Hall, Cambridge. Nel 1954-55 è diventato Choate Fellow ad Harvard, dal 1966 al 1974 ha insegnato Storia all’Università di Edinburgo. In seguito ha insegnato al All Souls College di Oxford, all’Università del Sussex e al Woodrow Wilson International Center di Washington. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Humanity in Warfare’ (1980). L’autore si occupa in particolare del carattere, le qualità di comando militare, le capacità o il limiti di governo della Francia di Napoleone Bonaparte (v. pag 110-111 ecc.)”,”QMIx-100-FSL”
“BESTEIRO Julian”,”Marxismo y antimarxismo. Discurso leido por Don Julian Besteiro en el acto de su recepcion en la Academia de Ciencias morales y politicas el 28 de abril de 1935, Madrid.”,”BESTEIRO Julian fu una delle figure principali della storia contemporanea spagnola e in particolare del Partito Socialista. In ‘Marxismo e Antimarxismo’ fa una esposizione di questa teoria, della sua evoluzione, e tenta di smontare con il rigore del professore di logica, le critiche al marxismo o le interpretazioni del pensiero di Marx ed Engels provenienti da parti diverse tra loro. Critica Lenin e Trotsky per aver prodotto rimedi che avrebbero condotto a mali ancora peggiori di quelli dovuti alla democrazia. “”Notoriamente, Marx impiegò gran parte delle sue poderose risorse dialettiche per contrastare l’ influenza della tradizione rivoluzionaria del giacobinismo francese, rappresentata, in primo luogo, dalle dottrine d Gracco Babeuf; poi, da Blanqui in Francia e da Weitling in Germania.”” (pag 94)”,”TEOC-282″
“BESTEIRO Julian”,”El partido socialista ante el problema de marruecos. Discursos pronunciados por el diputado. Julian Besteiro. En las sesiones del Parlamento correspondientes a los dìas 3,4 y 10 de noviembre de 1921.”,”‘La Spagna è incapace come popolo colonizzatore. Il mito di Re Mida’. (pag 26-)”,”MSPx-113″
“BETA Simone a cura”,”Ulisse. Il viaggio della ragione.”,”Simone Beta insegna Filologia classica all’Università di Siena. Si è occupato di teatro classico.”,”GREx-026″
“BETANZOS Juan CIEZA DE LEON Pedro COBO Bernabé DIOSES Y HOMRES DE HUAROCHIRI GARCILASO DE LA VEGA GUAMAN POMA DE AYALA Felipe MOLINA Cristobal MURUA Martin PIZARRO Pedro SALINAS Y CORDOBA Buenaventura SANCHO DE LA HOZ SANTA CRUZ PACHACUTI Juan SANTILLAN Hernando SARMINETO DE GAMBOA Pedro, testi di”,”Vita e morte degli Incas.”,”Testi di BETANZOS Juan CIEZA DE LEON Pedro COBO Bernabé DIOSES Y HOMRES DE HUAROCHIRI GARCILASO DE LA VEGA GUAMAN POMA DE AYALA Felipe MOLINA Cristobal MURUA Martin PIZARRO Pedro SALINAS Y CORDOBA Buenaventura SANCHO DE LA HOZ SANTA CRUZ PACHACUTI Juan SANTILLAN Hernando SARMINETO DE GAMBOA Pedro. “”Nel 1528, Huascar e Atahualpa, i due figli dell’ Inca Huayna Capac, si mossero guerra. Sangue venne versato; interi gruppi e popolazioni sterminate; e l’ aristocrazia inca non riuscì più a risollevarsi da questo colpo. Se dobbiamo credere a Garcilaso, una figura come quella di Atahualpa non era mai stata vista sul trono degli Incas: questo politico machiavellico, tanto astuto quanto crudele, tanto cauto quanto feroce, tanto “”volpe”” quanto “”leone””, sembrava appartenere piuttosto alla storia europea, come uno scandalo che gli occhi non potevano contemplare. Prima di giungere sulle navi spagnole, l’ Europa era già a Cuzco: l’ Europa, col suo potere senza consacrazione, senza connessione, senza mito, senza luce, senza mitezza””. (pag 29)”,”AMLx-070″
“BETH E.W. a cura di CASARI Ettore”,”I fondamenti logici della matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann. E.W. Beth è nato il 7 luglio 1908 a Stad Almelo (Prov. Overijssel-Olanda) e compiuti nella città natale e a Deventer gli studi secondari, egli ha frequentato le università di Utrecht, Leida e Bruxelles, conseguendo nel 1932 la licenza in scienze matematiche e fisiche, nel 1935 quella in psicologia e filosofia e, sempre nel 1935, il titolo di dottore in lettere dell’università di Utrecht.”,”SCIx-281-FL”
“BETHELL Leslie a cura; saggi di William GLADE Rosemary THORP Robert FREEMAN SMITH Nicolaz SANCHEZ-ALBORNOZ Arnold BAUER Manuel MORENO FRAGINALS James R. SCOBIE Colin M. LEWIS Michael M. HALL e Hobart A. SPALDING Charles A. HALE Gerald MARTIN, John LYNCH”,”The Cambridge History of Latin America. Vol IV c. 1870 to 1930.”,”Il coordinatore generale dell’opera, Dr. Leslie BETHELL è Reader in Hispanic American and Brazilian History all’ Univ College London.”,”AMLx-014″
“BETHELL Leslie coordinamento generale; saggi di Thomas W. MERRICK Victor BULMER-THOMAS Rosemary THORP Ricardo FFRENCH-DAVIS Oscar MUNOZ José Gabriel PALMA Orlandina DE-OLIVEIRA Bryan ROBERTS Joseph L. LOVE Thomas F. GLICK”,”The Cambridge History of Latin America. Vol VI, Part 1. 1930 to the Present. Economy society and politics.”,”Il coordinatore generale dell’opera, Dr. Leslie BETHELL è Reader in Hispanic American and Brazilian History all’ Univ College London. Saggi di Thomas W. MERRICK, Victor BULMER-THOMAS, Rosemary THORP, Ricardo FFRENCH-DAVIS, Oscar MUNOZ, José Gabriel PALMA, Orlandina DE-OLIVEIRA, Bryan ROBERTS, Joseph L. LOVE, Thomas F. GLICK.”,”AMLx-016″
“BETHELL Nicholas”,”The Palestine Triangle. The Struggle between the British, the Jews and the Arabs 1935-48.”,”BETHELL Nicholas è nato nel 1938 e ha studiato al Pembroke College di Cambridge. Dopo vari anni spesi nella traduzione di opere e rappresentazioni dal polacco e dal russo, ha scritto una biografia del leader polacco Wladyslaw GOMULKA, pubblicata nel 1969, e con David BURG ha tradotto di SOLZHENITSYN ‘Cancer Ward’ e ‘The Love-Girl and the Innocent’. I suoi libri più recenti sono ‘The War Hitler Won’ (1972) e ‘The Last Secret’ (1974) e ‘Russia Besieged’ (1978). Ha svolto una breve esperienza come membro del governo consevatore e dal 1975è diventato membro del parlamento europeo. Vive a Londra. La questione ebraica e la questione palestinese. “”Oliver Lyttelton, ministro della produzione, scrisse della “”permanente strategica importanza del Medio Oriente per l’ Impero Britannico””, che significa che la Gran Bretagna deve mantenere il controllo della Palestina “”per un periodo indefinito””. Robin Hankey notava: “”Non possiamo mettere molta gente in Palestina senza minare in modo permanente le nostre relazioni con gli Arabi””. Charles Baxter sostiene che un piccolo stato ebraico sarebbe stato pericoloso come uno grande. Sarebbe stato in breve tempo sommerso di immigranti e sarebbe cominciata la rivendicazione del ‘Lebensraum’, il diritto di espandersi ‘nel resto della Palestina e probabilmente in Transgiordania’. Clement Attlee, primo ministro, il cui Labour Party era ufficialmente pro-sionista, scrisse il 23 giugno che il movimento sembrava essere caduto sotto il controllo di fanatici irresponsabili: “”Nessuno se non un visionario può immaginare che la Palestina possa assorbire tutti gli ebrei, perfino se essi fossero disposti a venire. Milioni desidereranno e saranno obbligati a vivere nelle terre dei gentili, in Europa, in America ed altri continenti””””. (pag 147)”,”VIOx-143″
“BETHELL Nicholas”,”Gomulka. La sua Polonia e il suo comunismo.”,”Dimitrov e lo scioglimento del partito comunista polacco “”Il capo del Comintern Georgy Dimitrov, in un articolo intitolato «La guerra e la classe lavoratrice nei paesi capitalisti» (10), illustrava qual era il punto di vista dell’Unione Sovietica sulla situazione internazionale e sulla guerra: si trattava di una guerra ingiusta, una guerra imperialista alla quale le classi lavoratrici avrebbero dovuto rifiutarsi di partecipare (almeno in Francia e in Gran Bretagna). Si incitavano gli operai a disobbedire agli ordini dei superiori, a rovesciare i loro dirigenti politici, a trasformare una guerra imperialista in una guerra di classe. Erano castelli in aria, come riconoscono obiettivamente, oggi, i moderni studiosi di storia polacchi: «Essi [il Cominitern] non valutavano appieno la necessità di difendere le nazioni minacciate dal fascismo. La loro lotta è stata un elemento prezioso nella guerra fin dal principio. In questo senso il Comintern ha scelto una linea di condotta ormai superata rispetto a quella manifestata all’inizio del 1939, e, non avendo saputo dare un’idea chiara del carattere della guerra polacco-tedesca del settembre 1939, alsciava la impressione che la lotta del popolo polacco per difendersi dall’invasore nazista fosse ingiusta» (11). Molti comunisti polacchi, che ritornavano delusi dalla Russia nei territori occupati dalla Germania, portarono con loro varie copie dell’articolo di Georgy Dimitrov e anche altra letteratura dello stesso genere. Così la confusione aumentò. … finire (pag 68-69)”,”POLx-050″
“BETHELL Nicholas, a cura di Pierre HORAY”,”La guerre qu’Hitler a gagnée. Septembre 1939.”,”La posizione dell’Italia di fronte all’attacco e alla vittoria tedesca in Polonia. Le relazioni con Inghilterra e Francia. “”Ainsi, les relations cordiales récemment établies avec l’Italie ont tant de valeur pour l’Angleterre qu’elle envisage même de ne pas respecter le traité signé avec les Polonais, afin de ne pas les compromettre. «Nous avons, par l’intermédiaire de Loraine, des contacts étroits avec Ciano», écrit Halifax à Lothian. Le Foreign Office est convaincu d’avoir accompli un grand exploit en maintenant l’Italie en dehors de la guerre et il est décidé à aller très loin pour consolider ce succès. Ce n’est pas l’avis de la France, où, au contrraire, de puissants courants d’opinion sont partisans de provoquer l’Italie et de déclencher contre elle une guerre préventive. L’Italie suit une politique périlleuse en s’efforçant de rester en bons termes avec les deux camps. Offensée par la décision d’Hitler de signer un accord avec la Russie bolchevique sans même la consulter, elle avait donné l’assurance à l’Angleterre et à la France qu’elle ne se battrait pas contre elles lorsque la guerre éclaterait et, de plus, elle avait sincèrement essayé de préserver la paix. … finre (pag 314-315)”,”QMIS-358″
“BETRI Maria Luisa”,”Leggere obbedire combattere. Le biblioteche popolari durante il fascismo.”,”L’A è ricercatrice presso l’Istituto di storia medioevale e moderna all’Univ degli Studi di Milano. Ha coltivato accanto a studi di storia sociale, della sanità e dell’assistenza (‘Le malattie dei poveri. Ambiente urbano, morbilità, strutture sanitarie a Cremona nella prima metà dell’Ottocento, MILANO. 1981), interessi per la ricerca etno-antropologica e per la storia della cultura popolare.”,”ITAF-001″
“BETRI Maria Luisa”,”La giovinezza di Stefano Jacini. La formazione, i viaggi, la “”proprietà fondiaria”” (1826-1857).”,”BETRI Maria L. insegna Storia del Risorgimento nell’ Università degli Studi di Milano. Ha studiato vari aspetti della società italiana tra Otto e Novecento con attenzione in particolare alle condizioni sanitarie e assistenziali, alla cultura materiale e all’ organizzazione del sistema bibliotecario (biblioteche). Ha pubblicato vari saggi (v. 4° copertina). S. JACINI è stato ministro dei lavori pubblici con CAVOUR, LA MARMORA, RICASOLI e in seguito interprete, quale presidente della Giunta per l’ inchiesta agraria, delle esigenze delle campagne italiane. “”E se l’ intonazione delle missive paterne si addiceva a un destinatario che non era più, ormai, l’ adolescente di Hofwyl, bensì un giovane maturo e consapevole dei suoi doveri, essa tuttavia non ne cambiava il significato, seguitando a fare appello alla “”solidarietà degli affetti””, all’ opportunità di un oculato dispendio del denaro e di un impiego produttivo del tempo. “”Vieppiù godiamo al sentire che il viaggio ti sia stato istruttivo giacché ‘nisi utile quod fecimus, stulta est victoria’ – rispondeva soddisfatto Giovanni Battista a Stefano che gli aveva comunicato il rientro dal suo primo viaggio, compiuto, faceva notare, non senza una punta di orgoglio, “”con quella somma che molti…conoscenti di Milano convertono in vestiari coi quali vanno a farsi ammirare sulle porte dei caffé””. Nessuno spreco dunque, “”giacché il saper spendere bene il denaro è uno dei primi elementi del saper vivere””, ma nemmeno una politica della lesina, poiché il giovane Jacini doveva essere all’ altezza del suo ceto e ben figurare nella società viennese alla quale si presentava””. (pag 132)”,”ITAE-175″
“BETRI Maria Luisa BIGAZZI Duccio a cura; scritti di L. ANTONIELLI M. BERENGO M. BRIGNOLI L. BRIGUGLIO G. CAPRA M.L. CICALESE E. COLLOTTI A. COLOMBO A. DE-BERNARDI C. DONATI L. GAMBI L. GANAPINI M. GANCI U. LEVRA G. LUSERONI M. MAZZA F. MAZZONIS M. MERIGGI S. MERLI M. MIRRI E. MORELLI M. NEJROTTI G. RUMI L. RUSSI G. SAPELLI M. SORESINA G. TALAMO A. VARNI R. ZANGHERI; redazione di Maria Luisa ROTONDI”,”Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta. Politica e istituzioni. Volume primo.”,”Tra i vari saggi – Il movimento anarchico itailano e spagnolo durante la Prima Internazionale, di Letterio Briguglio (pag 271-281) – Ancora a proposito di socialismo e criminalità. Una lettera di Turati a Costa, di Renato Zangheri (pag 327-334)”,”STOx-016-FSD”
“BETRI Maria Luisa BIGAZZI Duccio a cura; saggi di MORI Giorgio BIGAZZI Duccio ANGELI Stefano BERTA Giuseppe VIGEZZI Brunello SORCINELLI Paolo FRASCANI Paolo LACAITA Carlo G. BETRI Maria Luisa BORRUSO Edoardo BRAMBILLA Elena COSMACINI Giorgio FORTI-MESSINA Annalucia ONGER Sergio LIVA Giovanni DODI Luisa BRESSAN Edoardo CORTI Paola LONNI Ada BIGATTI Giorgio ISENBURG Teresa DECLEVA Enrico GIGLI-MARCHETTI Ada CANTARELLA Elvira; redazione di Maria Luisa ROTONDI”,”Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta. Economia e società. Volume secondo.”,”Tra i vari saggi – Il movimento anarchico itailano e spagnolo durante la Prima Internazionale, di Letterio Briguglio (pag 271-281) – Ancora a proposito di socialismo e criminalità. Una lettera di Turati a Costa, di Renato Zangheri (pag 327-334)”,”STOx-017-FSD”
“BETTANIN Fabio”,”La collettivizzazione della campagne nell’ URSS. Stalin e la ‘rivoluzione dall’ alto’ 1929 – 1933.”,”Fabio BETTANIN è nato a Fabriano nel 1950. E’ attualmente assistente di Storia contemporanea nella facoltà di lettere dell’ Università di Firenze. Collabora a ‘Democrazia e diritto’ e ‘Studi storici’.”,”RUSU-102″
“BETTANIN Fabio”,”Il lungo terrore. Politica e repressioni in URSS 1917-1953.”,”BETTANIN insegna storia dell’ Europa Orientale presso l’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato ‘La collettivizzazione delle campagne nell’ URSS’ (1976), ‘Pro e contro Stalin. La destalinizzazione in URSS’ (1988), ‘La fabbrica del mito. Storia e politica nell’ URSS staliniana’ (1996). Ha inoltre coordinato una ricerca che ha portato alla pubblicazione di due raccolte di documenti inediti degli archivi sovietici: ‘L’ Armata Rossa e la collettivizzazione delle campagne nell’ URSS (1928-1933)’ e ‘Le repressioni degli anni Trenta nell’ Armata Rossa’.”,”RUSS-098″
“BETTANIN Fabio”,”Il lungo terrore. Politica e repressioni in Urss, 1917-1953.”,”Fabio Bettanin insegna storia dell’Europa orientale presso l’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato: La collettivizzazione in Urss, Pro e contro Stalin, La destalinizzazione in Urss, La fabbrica del mito. Storia e politica nell’Urss staliniana.”,”RUSS-067-FL”
“BETTANIN Fabio”,”Stalin e l’Europa. La formazione dell’impero esterno sovietico (1941-1953).”,”Fabio Bettanin insegna storia dell’Europa orientale presso l’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato: La collettivizzazione in Urss, Pro e contro Stalin, La destalinizzazione in Urss, La fabbrica del mito. Storia e politica nell’Urss staliniana.”,”EURC-083-FL”
“BETTATI Mario”,”Le conflit sino-sovietique. Tome 1. Le conflit entre partis.”,”BETTATI è Docteur en Droit (Univ Nice).”,”CINx-068″
“BETTATI Mario”,”Le conflit sino-sovietique. Tome 2. Le conflit entre Etats.”,”BETTATI è Docteur en Droit (Univ Nice).”,”CINx-071″
“BETTELHEIM Charles”,”Storia dell’ India indipendente.”,”L’A è un noto studioso di problemi asiatici.”,”INDx-002″
“BETTELHEIM Charles”,”La pianificazione sovietica.”,”Dalla Rivoluzione d’ Ottobre al 1° piano quinquennale, i quadri della pianificazione sovietica, controllo ed esecuzione, modificazione dei piani economici, limiti pianificazione, statistiche sovietiche, settori industria agricoltura trasporti commercio, salari e lavoro. BETTELHEIM ha vissuto per vari mesi in URSS ed è stato poi incaricato dal Ministero dell’ Educazione Nazionale dello studio della pianificazione sovietica.”,”RUSU-018″
“BETTELHEIM Charles”,”Class Struggles in the USSR. Third Period: 1930-1941. Part One. The Dominated.”,”BETTELHEIM Charles (nato nel 1913) studioso di economia e marxista francese, studiò il russo nel 1934, fece il suo primo soggiorno in Russia nel 1936 per studiare la pianificazione sovietica e pubblicò un libro sul tema nel 1939. Pubblicò altri libri sul tema della pianificazione e dell’ economia sovietica fino al 1950. In seguito visitò l’ URSS varie volte. Ha pubblicato anche due lavori sulla Cina: ‘Cultural Revolution e Industrial Organisation in China’ e ‘China since Mao’. E’ vissuto a Parigi.”,”RUSU-124″
“BETTELHEIM Charles”,”Esquisse d’ un tableau economique de l’ Europe.”,”Charles BETTELHEIM è stato direttore di studi all’ Ecole Pratique des Hautes Etudes. “”Il declino dell’ economia europea è comunque stato relativo. L’ Europa è progredita meno velocemente degli altri continenti. Ma, all’ indomani della crisi del 1929, si registra un regresso assoluto di certi settori dell’ economia europea. Questi sono i differenti aspetti del declino dell’ Europa che andiamo ad esaminare collocandoci successivamente dal punto di vista della produzione, del commercio estero e dei principali elementi della bilancia dei conti.”” (pag 248)”,”EURE-019″
“BETTELHEIM Charles; MAO TSE-TUNG”,”Via China versus modelo sovietico. China y la URSS: dos modelos de industrialización (Bettelheim); La cuestión de Stalin. Sobre las diez grandes relaciones (Textos inéditos) (Mao).”,””” 6. Relazione tra la nazionalità Han e le minoranze nazionali. La nostra politica coerente ha ottenuto l’approvazione delle minoranze nazionali. Noi poniamo l’ accento nella lotta contro il nazionalismo Han. Adesso esiste il nazionalismo locale, ma non ha importanza. Ciò che importa è la necessità d lottare contro il nazionalismo Han. Il popolo Han costituisce la maggioranza all’ interno della popolazione. Se la nazionalità Han diffonde il nazionalismo Han, collocando in condizioni di inferiorità le minoranze nazionali, questo è assolutamente negativo.”” (pag 57, Mao, Sulle 10 grandi relazioni)”,”CINE-016″
“BETTELHEIM Charles”,”Problemi teorici e pratici della pianificazione.”,”BETTELHEIM Charles, noto economista francese, si occupa principalmente dei problemi dell’ economia dei paesi sottosviluppati e non capitalisti. Oltre a questo volume sui ‘Problemi teorici e pratici’ tra le sue opere sono da segnalare ‘L’ economie allemand sous le nazisme’, ‘La planification sovietique’, ‘L’ Inde independante’, ‘La construction du socialisme en Chine’. Tempo di lavoro. “”Non è solo l’ offerta di manodopera a costituire, in determinate condizioni una grandezza determinata: lo è anche il tempo di lavoro. Se in effetti il tempo effettivo di lavoro è inferiore a quanto richiede l’ equilibrio tra produzione e bisogni sociali, si constaterà che una parte più o meno notevole di lavoratori cercherà o di fare delle ore supplementari o di fare un doppio lavoro (cosa possibile ove la giornata lavorativa sia particolarmente breve): è questo il fenomeno che si è talvolta riscontrato nell’ URSS. Tale fenomeno sta a indicare che il tempo di lavoro vigente non basta a soddisfare certi bisogni, stante il ‘livello dei salari’ che consente. Viceversa, ove il tempo di lavoro sia superiore a quanto richiede l’ equilibrio tra produzione e bisogni sociali, si avranno o dei frequenti fenomeni di assenteismo, oppure eventualmente, ove si giunga a una certa saturazione dei bisogni, si avranno dei fenomeni di tesaurizzazione che romperanno l’ equilibrio tra produzione e consumi e che renderanno necessaria una riduzione del tempo di lavoro (ove si voglia ristabilire l’ equilibrio).”” (pag 223)”,”PVSx-031″
“BETTELHEIM Charles, a cura di Eric VIGNE”,”Les luttes de classes en URSS. 3ème période, 1930-1941. Tome premier. Les dominés.”,”vedi cronologia p.n. Nel volume non si parla di SAPRONOV: Timoteï Sapronov Timoteï V. Sapronov , born in 1887 and died in 1939, was a Russian revolutionist He was House painter, and member of the Parti working social democrat Russia starting from 1911. After 1917, he is member of the left of the Bolchevik S. He is then member of the “” Group centralism démocratique”” who criticizes the lack of democracy. It joined the Left opposition later, then the unified Opposition. From 1926 he considers that the Communist party of the Soviet Union is not reformable any more, and that another Party must be created. Excluded from the Party in 1927, imprisoned in 1934, he is shot in 1939 on order of Stalin.”,”RUSU-201″
“BETTELHEIM Charles, a cura di Eric VIGNE”,”Les luttes de classes en URSS. 3ème période, 1930-1941. Tome deuxième. Les dominants.”,”Tesi capitalismo di partito (pag 221)”,”RUSU-202″
“BETTELHEIM Charles, a cura della redazione di Corrispondenza Internazionale”,”Marxismo rivoluzionario o marxismo sclerotizzato.”,”Marx a Mikhailovski (pag 58) “”Punti di vista divergenti appaiono necessariamente quando si tratta di valutare questi interessi contradditori, così la questione è di sapere ‘come arrivare’ in modo corretto ‘ad un accordo’ tra punti di vista che riflettono le diverse aspirazioni delle masse che devono appoggiare la rivoluzione perché questa possa continuare a svilupparsi. Per questo motivo, nella sua ‘Lettera al Congresso’, Lenin aveva scritto: “”Il nostro partito si appoggia su due classi; quindi sarebbe possibile il suo smembramento e inevitabile la sua caduta se non si potesse fare l’accordo tra queste due classi.”” Se si spinge al limite il “”principio del monolitismo”” si perdono i mezzi per unire le larghe masse, perché ‘siamo portati, in pratica, a negare il principio del centralismo democratico’. Questo suppone, in effetti, che ‘delle idee diverse possano essere centralizzate’ dopo un esame e una discussione critica. La reale messa in atto di questo principio esige che si riconosca che deve essere assicurata l’ ‘unità contraddittoria della centralizzazione e della democrazia’, e che il ‘primo termine non può aver significato che sotto il dominio del secondo’. Il “”monolitismo”” nega questo principio in nome di una “”unità”” formale che deve essere ottenuta, in modo sempre illusorio, per mezzo di una lotta ‘senza pietà’.”” (pag 50-51) ‘ ‘ in corsivo nel testo “”Infatti, durante la NEP, la possibilità di esprimere idee divergenti in seno al partito è sempre più limitata e progressivamente non ha niente in comune con ciò che prima costituiva la regola. La ragione immediata di questa trasformazione dei rapporti politici è la debolezza del partito nelle campagne. Questa è considerata come il segno di ‘una situazione sempre pericolosa’ che spinge a limitare seriamente l’ampiezza delle discussioni nel partito. Questa situazione ‘tende a occultare l’idea che possa essere giusto andare contro corrente’. Inoltre conduce frequentemente gli stessi oppositori a rinunciare all’espressione del loro punto di vista e, infine, a dichiarare che non possono aver ragione contro il partito. In tal modo, si crea una certa pratica. Così Trotsky, senza rinunciare alle sue posizioni, non si dimostra da meno, davanti al XIII Congresso del 1924: “”Compagni, nessuno di noi vuole e può avere ragione contro il proprio partito (…) so che non si può avere ragione contro il partito. Si può avere ragione soltanto col partito e attraverso il partito””. In definitiva, se hanno ancora luogo dei dibattiti durante la NEP, ‘nessuno è condotto fino alla fine’ (…)””. (pag 52)”,”TEOC-461″
“BETTELHEIM Charles”,”L’organizzazione industriale in Cina e la rivoluzione culturale.”,”BETTELHEIM Charles direttore del Centro di Studi sulla Pianificazione Socialista persso la VI sezione dell’Ecole Pratique de Hautes Etudes (EPHE), studioso della pianificazione e delle economie di transizione. L’esperienza sovietica di gestione delle imprese (pag 90-) “”Lenin non riteneva che accordare agli specialisti un posto di direzione (e salari elevati) costituisse un “”metodo proletario””, ma vi vedeva un passo indietro imposto dalle circostanze nell’edificazione di nuovi rapporti sociali. Per questo egli scrive: “”E’ chiaro che un tale provvedimento non solo è un arresto – in un certo campo e in una certa misura – dell’offensiva contro il capitale (giacché il capitale non è una somma di denaro ma un determinato rapporto sociale), ma anche un ‘passo indietro’ del nostro potere statale socialista, sovietico, che fin dall’inizio ha proclamata e attuato una politica mirante a ridurre gli altri stipendi al livello salariale dell’operaio medio”” (V.I. Lenin, I compiti immediati del potere sovietico, in Opere complete, 1967, t. 27, pp. 222-223) Lettera di Marx a Kugelmann. “”In breve, la tesi sostenuta in questa sede è che la Rivoluzione culturale proletaria rappresenta una svolta della massima importanza storica in quanto ha “”rivelato”” (nel senso in cui Marx ha usato questo termine a proposito della Comune di Parigi) una delle forme essenziali della lotta di classe per l’edificazione del socialismo. E’ noto come Marx abbia sottolineato il significato della Comune di Parigi: “”La lotta della classe operaia è entrata grazie alla Comune in una nuova fase. Qualunque sia il risultato immediato, un nuovo punto di partenza d’importanza storica universale è conquistato””. (Lettera a Kugelmann, aprile 1871)”” [Charles Bettelheim, Prefazione a ‘L’organizzazione industriale in Cina e la rivoluzione culturale’, 1974] (pag 8)”,”CINE-049″
“BETTELHEIM Charles”,”Les luttes de classes en URSS. Troisième Période 1930-1941. Tome premier: Les Dominés.”,”Charles Bettelheim achève aujourd’hui sa vaste enquête sur les luttes se classes en URSS 1917-1941, entreprise volilà près de dix ans. Et dix ans, c’est plus qu’il n’en faut pour qu’une vision d’ensemble se modifie grâce aux interpellations du monde contemporain. Pour analyser l’émergence et la mise en place du stalinisme dans les années trente, Charles Bettelheim a dû remettre en une perspective critique ses deux premiers volumes et rappeler qu’Octobre 17 fut d’abord la répression systématique d’une révolution populaire irréductible dans sa diversité au seul bolchevisme. Dix ans plus tard, l’offensive stalinienne reprendra et dépassera ce que Lénine et les siens avaient entrepris, A partir de ses recherches, mais aussi de celles menées par les plus grands instituts étrangers de soviétologie, l’auteur met à nu la logique di stalinisme; expropriation de la paysannerie, soumission de la classe ouvrière au despotisme d’usine, terreur de masse, généralisation du salariat et accumulation sans pareille du capital. Le stalinisme serait-il la plus sauvage des révolutions capitalistes de l’histoire? Le deuxième tome traitera des Dominants, 1930-1941.”,”RUSU-010-FL”
“BETTELHEIM Charles”,”Les luttes de classes en URSS. Troisième Période 1930-1941. Tome deuxième: Les Dominants.”,”Charles Bettelheim achève aujourd’hui sa vaste enquête sur les luttes se classes en URSS 1917-1941, entreprise volilà près de dix ans. Et dix ans, c’est plus qu’il n’en faut pour qu’une vision d’ensemble se modifie grâce aux interpellations du monde contemporain. Pour analyser l’émergence et la mise en place du stalinisme dans les années trente, Charles Bettelheim a dû remettre en une perspective critique ses deux premiers volumes et rappeler qu’Octobre 17 fut d’abord la répression systématique d’une révolution populaire irréductible dans sa diversité au seul bolchevisme. Dix ans plus tard, l’offensive stalinienne reprendra et dépassera ce que Lénine et les siens avaient entrepris, A partir de ses recherches, mais aussi de celles menées par les plus grands instituts étrangers de soviétologie, l’auteur met à nu la logique di stalinisme; expropriation de la paysannerie, soumission de la classe ouvrière au despotisme d’usine, terreur de masse, généralisation du salariat et accumulation sans pareille du capital. Le stalinisme serait-il la plus sauvage des révolutions capitalistes de l’histoire? Le deuxième tome traitera des Dominants, 1930-1941.”,”RUSU-011-FL”
” BETTELHEIM Charles”,”Calcolo economico e forme di proprietà.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”TEOC-081-FL”
” BETTELHEIM Charles, a cura di OCCHETTO Franco”,”Le lotte di classe in URSS 1917/1923.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RIRO-113-FL”
” BETTELHEIM Charles”,”Le lotte di classe in URSS 1923/1930.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RIRO-114-FL”
” BETTELHEIM Charles”,”Marxismo rivoluzionario o marxismo sclerotizzato.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”TEOC-095-FL”
“BETTELHEIM Charles”,”L’économie allemande sous le nazisme. Un aspect de la décadence du capitalisme. I. La dynamique de l’économie allemande de 1860 à 1933 et la montée au pouvoir du national-socialisme – Vue d’ensemble sur la structure économique et sociale – La concentration économique: Les cartels et les trusts – Les grandes banques et les compagnies d’assurances – Mesures de concentration et d’organisation économique.”,”The Reichsnährstand (RNST) was founded by the Reichsnährstandsgesetz (decree) of 13 September 1933; it was led by R. Walther Darré. (Nährstand or “”nourishing Estate”” is the name schools usually and somewhat simplifyingly use for the Third Estate of Plato’s Politeia and models influenced by it, together with Lehrstand “”teaching Estate”” and Wehrstand “”defending Estate””, which happens to rhyme in German.) (wiki) Reichsnährstand {m} [statutory corporation of farmers in Nazi Germany] hist. (società statutaria di agricoltori nella Germania nazista)”,”GERN-189″
“BETTELHEIM Charles”,”L’économie allemande sous le nazisme. Un aspect de la décadence du capitalisme. II. L’intervention de l’État dans la vie économique allemande – L’État et les relations de l’Allemagne avec le marché mondial – La politique économique du national-socialisme et l’evolution de la situation de l’industrie – Financement de la politique économique.”,”Effetti economici interni alla Germania nel corso della seconda guerra mondiale: aumento dell’inflazione monetaria e dell’inflazione creditizia, crescente sfiducia nella funzione monetaria del marco, fino all’istituzione del baratto. “”La guerre au début, n’a pas entraîné une accélération du rythme de l’accroissement de la circulation; au contraire, celui-ci s’est ralenti sous l’influence de la liquidité de plus en plus grande de l’économie, due, notamment, à l’épuisement des stocks. C’est ainsi que, de fin octobre 1939 à fin mai 1941, l’accroissement est de 3 milliards environ, dont la plus grande partie (environ 2 milliards) provient de la période octobre 1940 – mai 1941). Avec la guerre germano-soviétique, par contre, on assiste à un accroissement brutal de la circulation: 6 milliards de mai 1941 à avril 1942, près de 5.5 milliards d’avril 1942 à avril 1943. Pour ces deux dernières années, l’accroissement annuel de la circulation est donc de beaucoup supérieur à la circulation de 1932. Il y a là un phénomène de nature inflationniste, puisque pendant la même période la production des biens destinés au marché est en régression. Au total, de fin 1932, à fin avril 1943, la circulation s’est accrue de près de 22 milliards ou de plus de 600%. Commes tous cet billets son-ils entrés dans la circulation? Ils y sont entrés, essentiellement, par la voie du réescompte des traites et des Bons du Trésor auprès de la Reichbank, réescompote grâce auquel les banques on pu élargir de plus en plus leurs crédits – se livrant elles-mêmes à une inflation de crédit. On retrouve la trace de ce phénomène dans le gonflement du portefeuille effets de la Reichbank, portefeuille constitué dans une mesure sans cess croissante par des effets publics (traites spéciales et Bons du Trésor). Ce portefeuille passe de 2.946 millions fin 1932 à 41.342 millions fin 1943, les étapes de cet accroissement retraçant à peu de choses près celles de l’accroissement de la circulation fiduciaire. A l’inflation monétaire proprement dite, il faut évidemment ajouter l’inflation de céridt dont nous vavons déjà aperçu l’ampleur lorsque nous avons examiné, dans la deuxième partie de cette étude, l’accroissement considérable des comptes créditeurs des grande banques allemandes. Cette inflation de crédit, rendue nécessaire pour le financement de la politique économique nazie, constitue en fait une menace constante pour la monnaie, puisqu’à tout instant pèse sur les banques le risque de voir une partie des déposants exiger la transformation de leur monnaie scripturale en billets de banque. En fait d’ailleurs, cette situation a entrainé de la part du public en Allemagne une méfiance croissance vis-à-vis de la monnaie, méfiance qui s’est traduite par la fuite devant la monnaie et par la recherche de valeurs réelles. Le système de blocage des prix, dont nous avons vu la relative efficacité, a d’ailleurs eu pour conséquence que la monnaie, en réalité plus fortement dépréciée que ne le font ressortir les prix officiels, a été de plus en plus incapable de jouer son rôle d’instrument des échanges, et rien n’est plus caractéristique de cet état de choses que la création, à titre officiel, d’établissements municipaux dans lequels les particuliers peuvent se livrer à des opérations de troc: l’officialisation du troc constitue un aveu de la décheance de la fonction monétaire du mark”” (pag 150-151) Traduzione approssimativa: La guerra all’inizio non ha determinato un’accelerazione del tasso di aumento della circolazione; al contrario, ha rallentato sotto l’influenza della crescente liquidità dell’economia, dovuta in particolare all’esaurimento delle scorte. Così, dalla fine di ottobre del 1939 alla fine di maggio del 1941, l’aumento era di circa 3 miliardi, di cui la maggior parte (circa 2 miliardi) provenivano dal periodo ottobre 1940 – maggio 1941). Con la guerra tedesco-sovietica, d’altra parte, c’è un forte aumento della circolazione: 6 miliardi dal maggio 1941 all’aprile 1942, circa 5,5 miliardi dall’aprile 1942 all’aprile del 1943. Negli ultimi due anni, l’aumento La circolazione annuale è quindi molto più alta della circolazione del 1932. Si tratta di un fenomeno inflazionistico, poiché nello stesso periodo la produzione di beni destinati al mercato è in declino. In totale, dalla fine del 1932 alla fine di aprile 1943, il traffico è aumentato di quasi 22 miliardi o più del 600%. Come sono entrati in circolazione tutti questi soldi? Sono entrati, essenzialmente, attraverso il risconto di cambiali e buoni del tesoro con la Reichbank, un risconto attraverso il quale le banche sono state in grado di espandere i propri crediti sempre di più – indulgendosi nell’inflazione del credito. Vi è evidenza di questo fenomeno nel gonfiore del portafoglio di banconote della Reichbank, un portafoglio che è sempre più costituito da fatture pubbliche (fatture speciali e buoni del tesoro). Tale portafoglio è passato da 2.946 milioni alla fine del 1932 a 41.342 milioni alla fine del 1943, le fasi di questo aumento sono state approssimativamente ricondotte a quelle dell’aumento della circolazione fiduciaria. Nel caso dell’inflazione monetaria, è naturalmente necessario aggiungere il tasso di inflazione di cui abbiamo già visto l’entità quando abbiamo esaminato, nella seconda parte di questo studio, il considerevole aumento dei conti delle grandi banche tedesche. Questa inflazione creditizia, resa necessaria per il finanziamento della politica economica nazista, costituisce di fatto una minaccia costante per la valuta, poiché in qualsiasi momento pesa sulle banche il rischio di vedere una parte dei depositanti chiedere la trasformazione dei propri fondi scritturali in banconote. In realtà, questa situazione ha portato il pubblico in Germania a diffidare della crescita nei confronti della moneta, la sfiducia che ha portato alla fuga verso la valuta e alla ricerca di valori reali. Il sistema di blocco dei prezzi, la cui efficienza relativa abbiamo visto, ha anche significato che la valuta, che in realtà è molto più deprezzata rispetto ai prezzi ufficiali, è stata sempre più incapace di fare la sua parte. come strumento di scambio, e nulla è più caratteristico di questo stato di cose che la creazione, in una capacità ufficiale, di stabilimenti comunali in cui gli individui possono impegnarsi in transazioni di scambio: la formalizzazione del baratto costituisce un’ammissione del decadimento della funzione monetaria del marchio “””,”GERN-190″
” BETTELHEIM Charles”,”La pianificazione sovietica.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RUSU-138-FL”
“BETTELHEIM Bruno”,”Il cuore vigile. Autonomia individuale e società di massa.”,”Studio dei prigionieri dei campi. “”Per un certo tempo, il disumano trattamento dei prigionieri da parte delle SS aveva così completamente assorbito ogni altro interesse del pubblico che i veri scopi della Gestapo rimasero nell’ombra. Ciò dipendeva anche dal fatto che le persone in grado di parlare dei campi e più interessate a falro, erano gli ex internati, ai quali, come è naturale, stava a cuore di narrare ciò che era loro accaduto più che cercare di spiegarsene il perché. La Gestapo, invece, aveva numerosi scopi diversi, anche se collegati tra loro. Uno dei più importanti era di frantumare la personalità dei prigionieri come individui e di trasformarli in una docile massa dalla quale non si potesse scaturire alcuna azione di resistenza né individuale né collettiva. Un altro scopo era di seminare il terrore tra la popolazione civile, usando i prigionieri sia come ostaggi sia come esempi intimidatori di ciò che sarebbe accaduto a chi avesse cercato di resistere. Inoltre, i campi erano considerati un terreno sperimentale particolarmente adatto all’istruzione delle SS. A costoro si insegnava sia come liberarsi di ogni senso di umanità sia come apprendere i metodi più efficaci per infrangere ogni resistenza in una popolazione civile indifesa; in questo senso i campi diventarono dei veri e propri laboratori sperimentali. Vi si imparava anche come amministrarli con la massima «efficienza», vale a dire a conoscere le minime quantità di cibo, di cure mediche e igieniche necessarie non solo per tenere in vita i prigionieri, ma anche per mantenerli in grado di eseguire duri lavori, quando la minaccia di punizione avesse sostituito ogni altro incentivo; e a stabilire quale incidenza sul rendimento avesse il fatto che ai prigionieri, separati dalle loro famigie, non si lasciasse altro tempo se non per lavorare. Questa utilizzazione dei campi come laboratori sperimentali fu successivamente estesa fino a comprendere i cosiddetti esperimenti «medici», nei quali al posto degli animali ci si serviva di esseri umani. I campi di concentramento tedeschi appartengono ormai al passato. Nessuno, tuttavia, può essere sicuro che l’idea di trasformare la personalità dei cittadini per meglio sopperire ai bisogni dello Stato appartenga anch’essa al passato”” (pag 124-125) Studio della psicologia dei prigionieri. La traumatizzazione. Il cambiamento nella personalità. Lo shock dell’imprigionamento (pag 135) Intaccata l’autonomia della popolazione “”Anche i campi di concentramento intaccarono solo gradualmente l’autonomia della popolazione. Nei primi anni (1933-1936), i campi servivano a punire e a terrorizzare gli antinazisti attivi nel senso tradizionale, cioè determinate persone in quanto individui. Successivamente, però, si ebbe un’innovazione importante: il tentativo sistematico di depersonalizzare totalmente tutti i cittadini. Ho già descritto come questa nuova impostazione venisse attuata nei campi. Voglio ora dare unidea de metodi adottati per raggiungere lo stesso scopo fra la popolazione civile tedesca, e di come le tecniche della Gestapo seguissero un piano generale ben definito ed efficacemente «propagandato». Dopo il 1936, rafforzatosi lo Stato di Hitler e distrutta ogni opposizione politica, non restavano in Germani né individui né gruppi organizzati che potessero minacciarne seriamente l’esistenza. Anche se si continuava a internare la gente nei cami di concentramento per atti di opposizione individuali, negli anni successivi la stragrande maggioranza veniva internata in base alla sua appartenenza a determinati gruppi sociali. Le persone erano punite perché, per una ragione o per l’altra, il gruppo sociale cui appartenevano era caduto in disgrazia”” (pag 311-312) Risvolto di copertina: ‘Questo libro, che parte da un’analisi minuziosa del comportamento delle varie categorie di deportati e dei loro rapporti con le SS, rappresenta forse il primo tentativo di chiarire i motivi profondi alla base di un fenomeno che è una delle prove più dure per la nostra capacità di capire: i campi di concentramento nazisti. Nato a Vienna, cresciuto in un ambiente influenzato dalle teorie freudiane da un lato e da quelle marxiste dall’altro, Bruno Bettelheim viene rinchiuso, nel 1938, prima a Dachau e poi a Buchenwald. Ben presto si rende conto che il campo di concentramento, più ancora della vita del recluso, tende a distruggerne la personalità, e che l’unico modo per tentare di salvarsi consiste nell’opporsi a questo processo di disintegrazione restando incrollabilmente attaccati ad alcuni valori fondamentali della vita e mantenendo lucida la propria capacità di comprendere fino in fondo il significato di un’esperienza così terrificante. L’osservazione del comportamento proprio e altrui in quella situazione di «estrema coercizione» gli fa capire che le teorie freudiane in cui crede non bastano a spiegare le profonde modificazioni prodotte nella personalità degli internati dalla vita del campo e, più in generale, il fenomeno stesso dei campi di concentramento nei suoi complessi legami con la realtà sociale circostante. Quando, un anno dopo, uscito da Buchenwald ed emigrato negli Stati Uniti, egli comincerà a riflettere sulla propria esperienza, a completarla con notizie che va man mano raccogliendo e a inquadrarla in un sistema di pensiero più vasto, suggeritogli dalla sua attività di educatore, di psicologo e di sociologo, il Lager nazista gli apparirà come una società di massa in miniatura, organizzata secondo i metodi più efficienti per ottenere il massimo rendimento possibile con il minimo dei costi. Il principio fondamentale di una società tecnologica, secondo cui il valore dell’uomo è dato dalla sua capacità produttiva, giunge qui alle sue estreme conseguenze: l’uomo può non valere nulla, neppure i tre Pfennig che sono il prezzo di una pallottola di fucile. Così, quello che era sorto, in un dato contesto storico, come un sistema per produrre beni con il minimo dei costi, si trasforma paradossalmente in una grande industria di morte. Ma il «dato contesto storico» non deve trarci in inganno: se la Germania di Hitler rappresenta il primo e più aberrante esempio di una società «totale» di massa, non possiamo nasconderci che l’intervento sociale e statale nella vita dell’individuo, nelle sue idee e nei suoi gusti, va aumentando di pari passo col progredire della tecnica. E l’autore, esaminando vari aspetti della società tecnologicamente più avanzata, quella americana, giunge in questo libro alla conclusione che il pericolo è ancora ben vivo, e che la sola speranza di tenerlo lontano sta nella consapevolezza dei nessi profondi che ne sono all’origine, e quindi in un’educazione fondata su princìpi capaci di assicurare la necessaria integrazione del singolo senza imporgli, insieme alla perdita del rispetto di se stesso, quella della propria autonomia di giudizio e di azione.’ Bruno Bettelheim nato a Vienna nel 1903, si trasferì negli Stati Uniti nel 1939 dopo essere stato internato per un anno nei campi di concentramento di Dachau e di Buchenwald. Ha diretto per quasi trent’anni la Sonia Shankman Orthogenic School per bambini psicotici. É stato Distinguished Profesor of Education e Professor Emeritus di psicologia e psichiatria all’Università di Chicago.”,”TEOS-334″
” BETTELHEIM Charles, a cura di OCCHETTO Franco”,”Le lotte di classe in URSS, 1917-1923.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RIRO-218-FL”
“BETTI Eloisa CERUSICI Tommaso DORIGATTI Lisa LORETO Fabrizio MONTALI Edmondo MORO Angelo PALAIA Francescopaolo POLO Gabriele RINALDINI Matteo”,”Fiom. Una storia di democrazia, contrattazione e conflitto.”,”Saggi di BETTI Eloisa CERUSICI Tommaso DORIGATTI Lisa LORETO Fabrizio MONTALI Edmondo MORO Angelo PALAIA Francescopaolo POLO Gabriele RINALDINI Matteo”,”SIND-202″
“BETTI Carmen”,”L’Opera Nazionale Balilla e l’educazione fascista.”,”Carmen Betti è autrice di saggi e di ricerche a carattere socio-educativo, in particolare vanno ricordati: ‘I mass-media e l’educazione’ (in collaborazione), 1976, ‘Educazione e propaganda’ (1977), ‘L’ideologia del lavoro nella storia della borghesia’ (1979).”,”GIOx-003-FFS”
“BETTINELLI Ernesto”,”Par condicio. Regole opinioni fatti.”,”L’A insegna diritto costituzionale all’Univ di Pavia. Tra i suoi scritti in tema di partiti e di legislazione elettorale: ‘All’origine della democrazia dei partiti’, COMUNITA’. 1982″,”ITAP-007″
“BETTINI Romano”,”Russia: sociologia del sommerso.”,”Romano Bettini insegna Sociologia del Diritto alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, ed ha insegnato Scienza dell’Amministrazione alla Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università, alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina ed alla Scuola superiore della pubblica Amministrazione. É membro straniero dell’Accademia russa delle scienze naturali, da cui è stato decorato per il suo contributo alla scienza e all’economia. Tra le sue pubblicazioni: Il circolo vizioso legislativo, Legislazione e politiche in Italia, Razionanalità efficacia e modernizzazione imperfetta, Modernizzazione politica e apparato di stato negli anni ’90, Processi legislativi e teoria generale della funzione del diritto, in collaborazione con S. Bobotov, Istituzioni e società in Russia tra mutamento e conservazione, La transizione russa nell’età di El’cin, Sociologia del diritto positivo, Sociologia del diritto amministrativo.”,”RUSx-009-FL”
“BETTINI Romano”,”L’Urss nell’era di Gorbacev. Modernizzazione politica e apparato di Stato negli anni novanta.”,”Romano Bettini insegna Sociologia del Diritto alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, ed ha insegnato Scienza dell’Amministrazione alla Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università, alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina ed alla Scuola superiore della pubblica Amministrazione. É membro straniero dell’Accademia russa delle scienze naturali, da cui è stato decorato per il suo contributo alla scienza e all’economia. Tra le sue pubblicazioni: Il circolo vizioso legislativo, Legislazione e politiche in Italia, Razionanalità efficacia e modernizzazione imperfetta, Modernizzazione politica e apparato di stato negli anni ’90, Processi legislativi e teoria generale della funzione del diritto, in collaborazione con S. Bobotov, Istituzioni e società in Russia tra mutamento e conservazione, La transizione russa nell’età di El’cin, Sociologia del diritto positivo, Sociologia del diritto amministrativo.”,”RUSU-051-FL”
“BETTINI Filippo BEVILACQUA Mirko a cura; scritti di Antonio GRAMSCI Luigi RUSSO Natalino SAPEGNO Walter BINNI Gaetano TROMBATORE Giuseppe PETRONIO Carlo SALINARI Antonio BANFI Galvano DELLA VOLPE Ignazio AMBROGIO Sebastiano TIMPANARO Romano LUPERINI Edoardo SANGUINETI Gianni SCALIA”,”Marxismo e critica letteraria in Italia.”,”Manca la pagina 39-40 (di chiusura delle prefazione e dei ‘Consigli didattici’ Scritti di Luigi RUSSO Natalino SAPEGNO Walter BINNI Gaetano TROMBATORE Giuseppe PETRONIO Carlo SALINARI Antonio BANFI Galvano DELLA VOLPE Ignazio AMBROGIO Sebastiano TIMPANARO Romano LUPERINI Edoardo SANGUINETI Gianni SCALIA”,”GRAS-125″
“BETTINI Maurizio GUIDORIZZI Giulio”,”Il mito di Edipo. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi.”,”Maurizio Bettini insegna Filologia classica all’Università di Siena. Presso Einaudi ha pubblicato ‘Il ritratto dell’amante’ (1992) e ‘I classici nell’età dell’indiscrezione’ (1995), ‘Con i libri’ (1998).”,”STAx-008-FSD”
“BETTINI Maurizio”,”Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi.”,”Maurizio Bettini insegna Filologia classica all’Università di Siena. Presso Einaudi ha pubblicato ‘Il ritratto dell’amante’ (1992) e ‘I classici nell’età dell’indiscrezione’ (1995), ‘Con i libri’ (1998).”,”DONx-005-FSD”
“BETTINI Maurizio”,”Hai sbagliato foresta. Il furore dell’identità.”,”Maurizio Bettini, Classicista e scrittore, è professre di Filologia classica dell’Università di Siena. È autore di romanzi e racconti e collabora alle pagine culturali di ‘Repubblica’. Per il Mulino dirige la collana ‘Antropologia del mondo antico’ e fra l’altro ha pubblicato ‘Elogio del politeismo’ (2014), ‘Radici’ (2016), ‘Il grande racconto dei miti classici’ (2018), ‘Viaggio nella terra dei sogni’ (2017), ‘Dai Romani a noi’ (con F. Prescendi e D. Morresi, 2009). “”Non sei della tribù. Hai sbagliato foresta””: due icastici versi di Giorgio Caproni, l’epigrafe ideale per i nostri anni ossessionati dall’identità, identità culturale, nazionale, regionale, gastronomica, padana, veneta, catalana,.., ormai sembriamo preoccupati solo di stabilire chi appartiene alla tribù e chi no, chie deve stare nella nostra foresta e chi andarsene, chi è “”noi”” e chi è “”loro””., angosciati nella nostra identità da affermare, da difendere in quanto paurosamente mincacciata dal proprio declino. Le nuove parole d’ordine sono delimitare, escludere e soprattuto “”rimettere a posto”” i diversi, per vincere la ripugnanza suscitata dal “”disordine”” che essi sembrano introdurre. Questo libro passa in rassegna i misfatti del furore identitario nella nostra conversazione culturale, dall’atteggiamento verso i migranti e i rom, all’ossessione per la purezza, persino alla moda dei tatuaggi. Una guida alla nostra foresta, un filo per uscirne”” (seconda di copertina) “”Chiunque ragiona in modo così ripugnante da credere che il posto dove è nato sia il più delizioso che esiste sotto il sole, costui stima anche la sua lingua materna al di sopra di tutte le altre (…). Ma io che ho il mondo per patria (…) benché ami Firenze a tal punto da patire ingiustamente l’esilio (…) a leggere e rileggere i volumi dei poeti e degli altri scrittori che descrivono il mondo nell’insieme e nelle sue parti (…) ho tratto questa convinzione: che esistono molte regioni e città più nobili e più deliziose della Toscana e di Firenze, di cui sono nativo e cittadino, e che ci sono molti popoli e genti che hanno una lingua più piacevole e più utile di quella degli italiani”” (Dante Alighieri, ‘De vulgari eloquentia’, 6,2″” (in apertura)”,”TEOS-001-FFS”
“BETTINOTTI Mario”,”Vent’anni di movimento operaio genovese. Pietro Chiesa Giuseppe Canepa Lodovico Calda.”,”Il libro riproduce la foto del corteo interventista in Via XX settembre a Genova.”,”MITT-041 MITS-137″
“BETTIZA Enzo”,”Il diario di Mosca, 1961-1962.”,”BETTIZA soggiornò per quattro anni a Mosca come corrispondente della Stampa registrando gli eventi di quel periodo (ultimo periodo kruscioviano dal XXII congresso del PCUS fino alla caduta di Krusciov).”,”RUST-090″
“BETTIZA Enzo”,”1956. Budapest, i giorni della rivoluzione.”,”Libro dedicato a F. Fejto BETTIZA, giornalista, ha scritto molte opere sul mondo comunista e i paesi dell’ Est Europa. Appena nel 1996, quattro decenni dopo la rivoluzione magiara, già denigrata da Togliatti come “”controrivoluzione teppista e fascista””, consegneranno a un opuscolo edito da “”l’ Unità”” un giudizio opposto: il titolo forte, ‘La rivoluzione calunniata’, sarà illustrato con pagine competenti e talora sferzanti dallo storico Federigo Argentieri. Il postcomunista e prefatore Giancarlo Bosetti cercherà di ammorbidirle con qualche goccia di miele, mitigando la condanna del sistema con l’ apprezzamento sfumato dei saggi restauratori kadariani “”L’ evoluzione del partito comunista ungherese, il Posu di Kádár, si era spinta così avanti rispetto ai suoi confratelli da farne il cavallo di Troia che ora permetteva la disfatta della cittadella del socialismo reale””. (pag 22-23) “”(…) (secondo Mao non c’era nulla da fare con i “”fascisti ungheresi”” se non “”ucciderli e ucciderli””) (…)”” (risvolto 4° copertina)”,”PCIx-309″
“BETTIZA Enzo”,”La cavalcata del secolo. Dall’ attentato di Sarajevo alla caduta del Muro.”,”BETTIZA Enzo, giornalista, ha pubblicato vari libri tra cui ‘Il fantasma di Trieste’, ‘Esilio’, ‘Via Solferino’ e ‘Mostri sacri’. Attentato a Togliatti. “”I colpi di pistola esplosi da un folle contro Palmiro Togliatti furono, almeno a mia memoria, la comprova di quanto asserisco. Delle quattro rivoltellate del 14 luglio 1948 oggi si può dire tutto ciò che si vuole tranne che siano state fatali. Per un attimo, solo per un attimo, sembrò che l’Italia intera fosse sul punto di precipitare nella rivoluzione e nella guerra civile; poi, dopo quarantott’ore, l’incipiente prova insurrezionale svaporò in una bolla di sapone e niente di fatalmente irreparabile si compì. L’impennata popolare si esaurì in rapidissimo fallimento politico, che non servì se non a riconfermare il recente fallimento elettorale. Per due tre giorni i comunisti di base, secchiani massimalisti, ex partigiani frustrati, relitti o simpatizzanti delle “”volanti rosse””, si credettero fallacemente imbattibili. Fu Giuseppe Alberganti, l’impetuoso oratore e dirigente dell’organizzazione lombarda, a dar voce al furore di migliaia di dimostranti convenuti a Milano dopo le prime notizie sull’attentato. Urlò a pieni polmoni: “”Il 18 aprile ci siamo contati numericamente, oggi ci pesiamo!””.”” (pag 136-137) Vittorio Valletta preso in ostaggio all’interno della Fiat occupata (pag 137)”,”EURC-096″
“BETTIZA Enzo”,”1956. Budapest: i giorni della rivoluzione.”,”BETTIZA Enzo”,”MUNx-060″
“BETTIZA Enzo INTINI Ugo”,”Lib/Lab. Le prospettive del rapporto tra liberali e socialisti in Italia e in Europa.”,”Rapporto Marx Proudhon (pag 15) Nel suo libro ‘Il principio maggioritario’ (1) lo studioso Ruffini conferma che la prassi delle decisioni politiche si è sempre basata sul principio dell’ unanimismo; il principio di maggioranza e minoranza sarebbe quindi una eccezione”” (M. Pini) (1) Edoardo Ruffini, Il principio maggioritario, Milano 1976 (pag 22)”,”TEOP-275″
“BETTIZA Enzo”,”Saggi. Viaggi. Personaggi.”,”BETTIZA Enzo nato a Spalato nel 1927, giornalista di lunga carriera, corrispondente da Vienna e da Mosca per ‘La Stampa’ e inviato speciale del Corsera nel decennio 1964-74. E’ stato tra i fondatori del ‘Giornale niuovo’, direttore editoriale de La Nazione e del ‘Resto del Carlino’, senatore nel 1979 del partito liberale. Eletto al parlamento europeo di Strasburgo. “”Max Horkheimer è tutt’altro che forastico. Come sanno a volte esserlo gli autentici pessimisti (Schopenhauer è stato il maestro poetico della sua gioventù, Marx il precettore critico della sua maturità), è un uomo socievole, sorridente, colloquiale, elegante. L’intellettuale raffinato e il grande borghese si fondono nelle sue maniere civili, nel nodo della cravatta intrecciato con disinvolta maestria, nell’abito di taglio esatto e solido: si avverte l’umanista tedesco di classe, il conversatore dotto che trascorse parte dei pomeriggi della sua vita sulla costa americana del Pacifico in compagnia di Adorno e Thomas Mann. (…) Un po’ meno illustre di Adorno, più riservato, più nitido come scrittore, più filosofo, Max Horkheimer può essere considerato l’autentico fondatore e promotore della “”scuola di Francoforte”” nel cui clima si è formata la grande protesta sociologica di massa, poi dilatata in azione politica dalla corrente estremistica dei marcusiani. (…) Sul rapporto che ci sembra essenziale ai fini dell’intervista, di Horkheimer con Marx, otteniamo la risposta: “”Marx ha avuto molta influenza sulla mia formazione sociologica; penso sempre che egli sia stato il più grande critico della struttura economica della società nel secolo XIX. Oggi, però, sono diventato io stesso critico nei confronti di Marx e del marxismo. La pretesa odierna del marxismo di applicare concetti aggressivi come “”dominio di classe”” o “”imperialismo”” soltanto agli Stati capitalistici e non altrettanto agli Stati che si suppongono comunisti, è in contrasto con gli impulsi che, da sempre, mi mossero nella mia ricerca. Il socialismo, l’idea di una vera democrazia, sono stati da lungo tempo pervertiti nei Paesi del Diamat (materialismo dialettico burocratizzato) in uno strumento di manipolazione, come lo fu il Vangelo nei secoli cruenti della cristianità””. (pag 371 373-4) “”Frequentandolo, e ascoltandolo talvolta parlare con amarezza della dissoluzione dello spirito religioso nella società e nella famiglia contemporanee, si poteva quasi fraintenderlo e dubitare che fosse lo stesso uomo che aveva organizzato da solo e in équipe una delle più implacabili critiche culturali al mondo moderno. (…) Il filosofo, il critico della società, il costruttore della più raffinata demolizione di tutte le illusioni ottiche della civiltà industriale, sottintendevano senza rivelarlo in superficie un teologo deluso. Nei momenti in cui m’accorgevo di questo suo fondo mistico e teologale, che teneva più della psicologia che della sua formazione intellettuale, tornavo sempre a scrutarne con rinnovata curiosità i tratti del volto. Riscoprivo, dietro le spoglie del grande borghese tedesco, del rampollo elegante anche negli abiti di una dinastria industriale sveva, i segni caprigni e dolenti di una testa da antico rabbino. Capivo allora per un attimo che, alla formazione del suo pensiero, oltre a Hegel, a Marx, a Nietzsche, a Schopenhauer, a Freud, avevano collaborato in maniera più atavica e più inconscia, ma forse più indelebile, anche Abramo e Mosè. Ed era molto difficile dire, in quell’attimo, dove finisse il professore tedesco che conosceva a memoria ‘Il Capitale’ e ‘La fenomenologia dello spirito’, e dove ricominciasse il bambino semita che aveva compitato le prime sillabe sull’Antico Testamento”” (pag 378-379) [Enzo Bettiza, ‘Il filosofo tradito’ e ‘Horkheimer’] [(in) Enzo Bettiza, Saggi. Viaggi. Personaggi, 1984]”,”BIOx-284″
“BETTIZA Enzo”,”Viaggio nell’ignoto. Il mondo dopo l’11 settembre.”,”Ringraziamenti di BETTIZA per la stesura dell’opera a Dario FERTILIO Laura GRANDI e Rosanna COLOMBO”,”TEMx-062″
“BETTIZA Enzo”,”Il mistero di Lenin. Per un’antropologia dell’homo bolscevicus.”,”Enzo Bettiza, scrittore e giornalista, è nato a Spalato nel 1927. Nella sua vasta produzione si distinguono e si intrecciano, tre filoni: dello scritore di robusto impianto saggistico, del grande giornalista che coglie e documenta i fenomeni non effimeri del mondo contemporaneo, dello studioso acuto e documentato del comunismo.”,”LENS-042-FL”
“BETTIZA Enzo”,”L’anno della Tigre. Viaggio nella Cina di Deng.”,”””Deng ha intuito che per un miliardo di cinesi, che nel Duemila saranno un miliardo e duecento milioni, l’opzione non poteva essere più quella, utopica e semplicistica, tra ideologia e benessere, già disastrosamente fatta da Mao a vantaggio onnivoro della prima. Il continente cinese non fruisce di un rapporto spazio-popolazione simile a quello di cui dispone il bicontinente sovietico, dove l’ideologia centripeta, coi suoi tentacoli burocratici, ha costituito da sempre un tessuto connettivo fra scarsa densità demografica, grandi vuoti e dispersione delle risorse”” (pag 14)”,”CINx-299″
“BETTIZA Enzo CACCAMO Domenico CHESSA Pasquale CURZI Sandro DE-LEONARDIS Massimo LOSURDO Domenico MELOGRANI Piero NEGLIE Pietro PERFETTI Francesco PETRACCHI Giorgio ROMANO Sergio RUSSO Giovanni SANTAMARIA Aldo SOGNO Edgardo SCIROCCO Giovanni PARLATO Giuseppe”,”La crepa nel muro: Ungheria 1956. Annali della Fondazione Ugo Spirito 1996 VIII.”,”Atti Convegno “”La crepa nel muro: Ungheria 1956″” organizzato a Milano dalla Fondazione Ugo Spirito in occasione del quarantesimo anniversario di quell’evento.”,”MUNx-014-FL”
“BETTIZA Enzo”,”Hotel Lux. I fantasmi di Mosca.”,”‘Hotel Lux’ costituisce la prima parte de ‘I fantasmi di Mosca’, affresco di uno dei momenti più drammatici della storia russa. “”Il mio senso di meraviglia non finiva. Non me l’aspettavo davvero che un bolscevico romantico come Lawrence, ch’era andato in India e in Cina a soffiare sul fuoco della rivoluzione planetaria e che sul disastro cinese aveva condiviso per qualche tempo le medesime critiche dell’opposizione trotskista, venisse da me, all’improvviso, in un’ora così insolita a dirmi che lidea della rivoluzione permanente era stata una follia e che Trotsky non era altro che un traditore e un saccente. Io non aveva mai parlato con lui di queste cose. Non m’ero mai occupato di rivoluzione cinese e non aveva avuto rapporti speciali con l’opposizione di sinistra”” (pag 57)”,”RUSS-261″
“BETTIZA Enzo”,”Il mistero di Lenin. Per un’antropologia dell’homo bolscevicus.”,”Enzo Bettiza, scrittore e giornalista, è nato a Spalato nel 1927. Nella sua vasta produzione si distinguono e si intrecciano, tre filoni: dello scritore di robusto impianto saggistico, del grande giornalista che coglie e documenta i fenomeni non effimeri del mondo contemporaneo, dello studioso acuto e documentato del comunismo.”,”LENS-078-FL”
“BETTIZA Enzo”,”La campagna elettorale.”,”Grimello nonostante il suo eroico passato, non crede più nel Pci e viene inviato un ispettore del partito per liquidarlo… Ma l’ispettore subisce il contagio e il suo viaggio ‘nel sottosuolo’ suscita grandi interrogativi esistenziali e problemi di coscienza”,”PCIx-517″
“BETTS Raymond”,”L’alba illusoria. L’imperialismo europeo nell’Ottocento.”,”Raymond F. Betts studioso di storia coloniale francese, insegna Storia nell’Università del Kentucky. Nel paragrafo ‘Teorie e argomenti contro l’imperialismo economico’ (pag 174-182) si citano le opere sull’imperialismo di Hobson, G.B. Shaw (opuscolo ‘Fabianism and the Empire’), Kautsky, Otto Bauer, Rudolph Hilferding, Lenin, Rosa Luxemburg.”,”EURx-003-FSD”
“BETTS Raymond F.”,”La decolonizzazione.”,”Raymond F. Betts insegna Storia nell’Università del Kentucky, Studioso del colonialismo europeo è autore tra l’altro di ‘L’alba illusoria. L’imperialismo europeo nell’Ottocento’, Mulino, 1992. Contiene il capitolo ‘Oltre l’impero. Il dibattito sull’imperialismo e sulla decolonizzazione’ (pag 143-149) (poco interessante)”,”PVSx-006-FFS”
“BEUCLER André ALEXINSKY G.”,”Les amours segrètes de Lénine. D’après les mémoires de Lise de K.”,”Lise de K. fa leggere l’ opera datale da Lenin ‘Materialismo ed Empiriocriticismo’ ad un eminente filosofo per avere il suo parere dicendo che l’ autore era un suo amico russo emigrato. Il filosofo dopo averlo letto lo definisce impressionante ma poi ironicamente e criticamente dice che l’ autore del libro spiega gli “”errori”” di un certo filosofo sia con le sue origini che per le sue funzioni ecclesistiche, si tratta di un vescovo. Inoltre l’ autore ammira molto un filosofo tedesco materialista notorio dimenticando il fatto che questo filosofo tedesco ha fatto eleggere dottore honoris causa di una celebre università un principe della corona (kronprinz)! Ciò in virtù del principio secondo il quale il solo fatto di appartenere alla famiglia Hohenzollern conferisce automaticamente il diritto ai gradi supremi nelle Lettere, Arti e Scienze! Lise de K. riporta a Lenin questi rilievi e Lenin risponde con l’ aria più naturale del mondo: “”Ciò non ha alcuna importanza. Io sostengo, primo: che il mestiere, e principalmente il mestiere ecclesiastico, pesa sulle opinioni; secondo: che un materialista tedesco può ammettere un principe imperiale nell’ elite intellettuale – a tito di oggetto d’ arte naturalmente””. Le sfumature e gli imponderabili non lo preoccupavano mai (…)””. (pag 130-131)”,”LENS-162″
“BEUMELBURG Werner”,”La Guerre de 14-18 racontée par un Allemand.”,”Werner Beumelburg (1899-1963) fa parte della generazione di Ernst Jünger che ha ben conosciuto. Entrato nel conflitto a 16 anni, nel 1916, appena dopo la battaglia di Verdun, promosso ufficiale al fronte compie una esperienza vera della guerra. Poco dopo la fine della guerra, nel 1921, diventa redattore capo della ‘Deutsche Soldatenzeitung’ al ministero della Reichswehr. Prosegue poi una lunga carriera nella stampa e nell’editoria. Falkenhayn. “”Falkenhayn n’était pas homme à perdre la tête et à s’effondrer. Le changement terrible de situation, qui s’était abattu de toutes parts en quelques semaines sur l’Allemagne comme un orage gigantesque, se trouva à son poste comme aux temps plus heureux de son commandement suprême quil exerçait maintenant depuis près de deux ans. Il n’eut pas le temps de faire des comparaisons entre la situation qu’il avait trouvée jadis au départ de Moltke et la situation qui venait de se développer. Savait-il encore dans quelles circonstances on l’avait alors appelé de son poste de ministre de la guerre prussien? À l’Ouest, le plan génial de Schlieffen venait de s’effondrer deux semaines avant sa réalisation complète… les armées allemandes venaient d’être arrêtées à grand-peine après une retraite terrible qui les avait frappées comme un coup de tonnerre en pleine décision victorieuse…les Français et les Anglais, poussés par l’enthousiasme de leurs peuples, étaient sur le point de porter le coup de grâce à l’armée allemande vacillante en le débordant par le nord… À l’Est, malgré Tannenberg et les Lacs Mazures, l’armée russe partie de la Pologne Centrale était en marche, avec ses millions d’hommes, vers l’Allemagne; les Autrichiens, battus à plate couture et repliés derrière les Carpathes, appelaient désespérément les Allemands à leur secours… Les Serbes eux-mêmes se préparaient à envahir la plaine hongroise…”” (pag 247) Falkenhayn Erich von. – Generale tedesco (Burg Belchau 1861 – Schloss Lindstedt, Potsdam, 1922); capo di S. M. dell’esercito tedesco (1914-16). Convinto della preminente importanza del fronte occidentale, insistette a lungo, vanamente, nell’offensiva di Verdun. Fallita questa, ebbe il comando della 9a armata che conquistò quasi tutta la Romania. Fu uno dei generali più eminenti della prima guerra mondiale. Scrisse: Die oberste Heeresleitung 1914-1916 in ihren wichtigsten Entschliessungen (1920). (Treccani) di Adriano Alberti FALKENHAYN, Erich von. – Generale tedesco, nato a Belchau presso Graudenz l’11 settembre 1861, morto a Potsdam l’8 settembre 1922. Sottotenente di fanteria nel 1880, fu poi ufficiale di stato maggiore; nel 1896 andò in Cina come istruttore di quell’esercito; nel 1900 fece parte del corpo di spedizione tedesco contro la Cina stessa; rimpatriò nel 1903. Maggiore generale nel 1912, fu nominato nel 1913 ministro della Guerra e subito dopo promosso a scelta tenente generale. Come ministro della Guerra si oppose ad un aumento di corpi d’armata che lo stato maggiore aveva proposto (Ludendorff, allora colonnello). Fu, per questa sua resistenza, accusato di demagogismo. Dopo la battaglia della Marna egli venne nominato capo di stato maggiore dell’esercito. Intuì la fallacia del metodo che, secondo le teorie dello Schlieffen, si prefiggeva di applicare sempre ed esclusivamente la manovra avvolgente. Appena dichiarata la guerra, egli aveva iniziato l’aumento dell’esercito. Riuscita vana l’offensiva in Fiandra (fine 1914), il F. consentì nel 1915 (come richiedeva Hindenburg) ad attaccare la Russia, ottenendo risultati grandiosi; poi fece invadere la Serbia. Nel 1916, attaccò Verdun, riuscendo a richiamare intorno alla piazza forte il grosso dell’esercito francese. Ma Verdun non fu conquistata e ciò costituì un grave scacco morale per i Tedeschi. Esonerato dalla carica di capo di stato maggiore (fine agosto 1916) e nominato comandante della 9ª armata contro la Romania, guidò magistralmente le operazioni che condussero alla conquista della maggior parte del territorio di quello stato. Ebbe nel giugno 1917 il comando del gruppo di armate destinato ad operare nella Palestina e poi (marzo 1918) il comando della 10ª armata sulla fronte russa. Il F. fu uno dei condottieri eminenti rivelati dalla guerra. Assunto alla suprema direzione dell’esercito, senza aver mai tenuto in precedenza nessun comando di truppa, qualcuna delle sue concezioni, come l’affidare a truppe di nuova formazione l’offensiva delle Fiandre nell’ottobre 1914 e l’impresa di Verdun, non sembrano aver tenuto conto sufficiente delle reali difficoltà tattiche; ma la disfatta della Russia fu in gran parte opera sua. Scrisse: Die oberste Heeresleititng 1914-16 in ihren wichtigsten Entschliessungen (Berlino 1920) e Der Feldzug der 9. Armee gegen die Rumänen und Russen (Berlino 1921) tradotte anche in italiano (Roma 1923). Bibl.: A. Alberti, Il generale Falkenhayn, Roma 1924, ed. tedesca, Berlino 1924; H. Zwehl, General Erich von Falkenhayn, Berlino 1926. (Enciclopedia italiana, 1932)”,”QMIP-179″
“BEUTIN Wolfgang HOPPE Wilfried a cura; saggi di Thomas MEYER Jürgen LÜTHJE Jost HERMAND Thomas HÖHLE Wolfgang BEUTIN Thomas METSCHER Friedrich MÜLDER William BOEHART Waldemar SCHUPP”,”Franz Mehring (1846-1919). Beiträge der Tagung vom 8. bis 9. November 1996 in Hamburg anläßlich seines 150. Geburtstags.”,”Saggi di Thomas MEYER Jürgen LÜTHJE Jost HERMAND Thomas HÖHLE Wolfgang BEUTIN Thomas METSCHER Friedrich MÜLDER William BOEHART Waldemar SCHUPP”,”MEHx-065″
“BEVACQUA Stefano TURANI Giuseppe”,”La svolta del ’78. Il sindacato e il Pci dall’intervista di Lama alla Conferenza operaia di Napoli.”,”Stefano Bevacqua è nato a Milano nel 1952. E’ stato segretario della Federazione dei lavoratori edili della Cisl di Varese fino al 1976. E’ redattore di ‘Repubblica’. Turani è nato a Voghera nel 1941, giornalista (Repubblica), autore con Scalfari di ‘Razza padrona’.”,”SIND-026-FV”
“BEVAN Andrew COULMAN Chris EVES Robert HOWARD Carol JONES Stella MANN Liz MCKELVEY David MCNEICE Justene WISEMAN Nick WRIGHT Simon, Redazione, Hanno Collaborato GIOVANNINI Roberto MATALDI Amedeo RECCHIUTI Martina TORTORELLA Bruna”,”Il Mondo in cifre. 1996.”,”Supplemento al numero 159 di Internazionale del 6 dicembre 1996, Direttore responsabile Giovanni DE MAURO.”,”STAT-018-FL”
“BEVAN Andrew COULMAN Chris EVES Robert HOWARD Carol JONES Stella MANN Liz MCKELVEY David MCNEICE Justene WISEMAN Nick WRIGHT Simon, Redazione, Hanno Collaborato GIOVANNINI Roberto CHIOINI Giovanna GRISANTI Claudia NOTARBARTOLO Alberto VILALTA Francisco”,”Il Mondo in cifre. 2001.”,”Supplemento al numero 364 di Internazionale del 8 dicembre 2000, Direttore responsabile Giovanni DE MAURO.”,”STAT-019-FL”
“BEVAN Andrew COULMAN Chris EVES Robert HOWARD Carol JONES Stella MANN Liz MCKELVEY David MCNEICE Justene WISEMAN Nick WRIGHT Simon, Redazione, Hanno Collaborato GIOVANNINI Roberto CHIOINI Giovanna CARDILE Liliana JOLLIVET Melissa NOTARBARTOLO Alberto VILALTA Francisco”,”Il Mondo in cifre. 2003.”,”Supplemento al numero di Internazionale del29 dicembre 2002, Direttore responsabile Giovanni DE MAURO.”,”STAT-020-FL”
“BEVERE Elio”,”La logica della programmazione dell’elaboratore elettronico.”,”L’Autore, nel presente volume, tratta di come ottenere il prodotto finito “”programma””, tramite un razionale metodo di lavoro e stabilisce, attraverso una analisi rigorosa delle variabili condizionanti ed un opportuno legame tra programmi ed operazioni sugli insiemi, precise regole cui sottostanno tutti i programmi a carattere amministrativo-gestionale.”,”SCIx-117-FL”
“BEVILACQUA Piero DE-CLEMENTI Andreina FRANZINA Emilio a cura, saggi di Giovanni PIZZORUSSO Marco PORCELLA Antonio GOLINI e Flavia AMATO Dora MARUCCO Matteo SANFILIPPO Piero BEVILACQUA Francesco Paolo CERASE Matteo SANFILIPPO Franco RAMELLA Gino MASSULLO Andreina DE-CLEMENTI Paola CORTI Augusta MOLINARI Bruna BIANCHI Adolfo PEPE e Ilaria DEL-BIONDO Amoreno MARTELLINI Maria Rosaria OSTUNI Oscar GASPARI Brunello MANTELLI Federica BERTAGNA Amoreno MARTELLINI Raoul PUPO Federico ROMERO Michele COLUCCI Sabastiano MARTELLI Gian Piero BRUNETTA Francesca ANANIA Emilio FRANZINA Antonio GIBELLI e Fabio CAFFARENA Vito TETI”,”Storia dell’ emigrazione italiana. Partenze.”,”Saggi di Giovanni PIZZORUSSO Marco PORCELLA Antonio GOLINI e Flavia AMATO Dora MARUCCO Matteo SANFILIPPO Piero BEVILACQUA Francesco Paolo CERASE Matteo SANFILIPPO Franco RAMELLA Gino MASSULLO Andreina DE-CLEMENTI Paola CORTI Augusta MOLINARI Bruna BIANCHI Adolfo PEPE e Ilaria DEL-BIONDO Amoreno MARTELLINI Maria Rosaria OSTUNI Oscar GASPARI Brunello MANTELLI Federica BERTAGNA Amoreno MARTELLINI Raoul PUPO Federico ROMERO Michele COLUCCI Sabastiano MARTELLI Gian Piero BRUNETTA Francesca ANANIA Emilio FRANZINA Antonio GIBELLI e Fabio CAFFARENA Vito TETI “”Fu per questo motivo che la politica migratoria si volse a cercare anche altre soluzioni, in particolare proponendo la libera circolazione della manodopera nel contesto del processo di integrazione europea. Dopo aver ottenuto una parziale – ma inefficace – dichiarazione di principio in tal senso con il trattato del 1951 che dava vita alla Comunità europea per il carbone e l’ acciaio (Ceca), l’ Italia riuscì a far inserire nei Trattati di Roma (1957), che istituivano il Mercato comune europeo, l’ art. 48 che garantiva la libera circolazione della manodopera per rispondere a “”un’ effettiva domanda di lavoro””. (pag 406)”,”ITAS-077″
“BEVILACQUA Piero DE-CLEMENTI Andreina FRANZINA Emilio a cura, saggi di Angelo TRENTO Fernando DEVOTO Rudolph J. VECOLI Bruno RAMIREZ Vittorio CAPPELLI Adriano BONCOMPAGNI Enrico PUGLIESE Eric VIAL Giovanna MEYER SABINO Anne MORELLI Marco CLEMENTI Francesco SURDICH Nicola LABANCA Maria Susanna GARRONI Ferdinando FASCE Salvatore LUPO Elisabetta VEZZOSI Gian Antonio STELLA e Emilio FRANZINA Benedicte DESCHAMPS Patrizia AUDENINO Bruna BIANCHI Augusta MOLINARI Daniele MARCHESINI Andreina DE-CLEMENTI Luciano TOSI Ludovico INCISA DI CAMERANA Matteo SANFILIPPO Stefano LUCONI Fernando DEVOTO Joao Fabio BERTONHA Patrizia SALVETTI Sergio BUGIARDINI Federica BERTAGNA Michele COLUCCI Alessandro PORTELLI Caterina ROMEO Vanni BLENGINO Ugo SERANI Paolo COLAIACONO Vito TETI Regina SORIA Maddalena TIRABASSI Anna Maria MARTELLONE”,”Storia dell’ emigrazione italiana. Arrivi.”,”Saggi di Angelo TRENTO Fernando DEVOTO Rudolph J. VECOLI Bruno RAMIREZ Vittorio CAPPELLI Adriano BONCOMPAGNI Enrico PUGLIESE Eric VIAL Giovanna MEYER SABINO Anne MORELLI Marco CLEMENTI Francesco SURDICH Nicola LABANCA Maria Susanna GARRONI Ferdinando FASCE Salvatore LUPO Elisabetta VEZZOSI Gian Antonio STELLA e Emilio FRANZINA Benedicte DESCHAMPS Patrizia AUDENINO Bruna BIANCHI Augusta MOLINARI Daniele MARCHESINI Andreina DE-CLEMENTI Luciano TOSI Ludovico INCISA DI CAMERANA Matteo SANFILIPPO Stefano LUCONI Fernando DEVOTO Joao Fabio BERTONHA Patrizia SALVETTI Sergio BUGIARDINI Federica BERTAGNA Michele COLUCCI Alessandro PORTELLI Caterina ROMEO Vanni BLENGINO Ugo SERANI Paolo COLAIACONO Vito TETI Regina SORIA Maddalena TIRABASSI Anna Maria MARTELLONE. “”Né questa ostilità era così callosa solo nei paesi di lingua inglese. A parte i sussulti xenofobi in Francia o in Argentina, prima e dopo i massacri di Aigues-Mortes e di Tandil di cui diremo più in là, ci sono infatti paesi come la Svizzera dove i sentimenti anti-italiani si sono manifestati in forma carsica (…)”” (pag 289-90)”,”ITAS-079″
“BEVILACQUA Franco e BEVILACQUA Gabriella MANTOVANI Andrea GAMBETTI Luca CICCONI Claudia CUTTICA Cesare PLATANIA Marco SULLAM Simon Levis BRIGHI Elisabetta GRASSI Davide SARTORI Giovanni BUSINO Giovanni EINAUDI Luigi SODDU Paolo PAOLINI MERLO Silvio”,”‘Random walks’ nelle serie storiche macroeconomiche? Evidenza empirica e implicazioni teoriche (Bevilacqua); Does a market economy promote freedom? (Mantovani); The Effectiveness of monetary policy: Evidence from a non-standard identifying criterion (Gambetti); I piccoli aggiustamenti di bilancio. I paesi europei nel periodo 1970-99 (Cicconi); Riflessioni inaspettate. Robert Filmer, ‘vertuous wife’ e caccia alle streghe (Cuttica); Repubbliche e repubblicanesimo in Montesquieu. Percorsi bibliografici, problemi e prospettive di ricerca (Platania); «Pensiero e azione»: Giovanni Gentile e il fascismo tra Mazzini, Vico (e Sorel) (Sullam); Tra necessità ed autonomia: congetture ed ipotesi sugli ultimi vent’anni di politica estera italiana (Brighi); Sindacati e politica in Spagna: dalla transizione democratica ai governi di Aznar (Grassi); Metodologia della scienza politica. Relazione al Convegno di studi sulla scienza politica (Università di Torino, 27-28 ottobre 1962) a cura di Silvio Paolini Merlo (Sartori); Materiali per la bio-bibliografia di Umberto Ricci (Busino); Bibliografia di Umberto Ricci (Busino); Appunti di diario, 28 aprile – 11 maggio 1948, a cura di Paolo Soddu (Einaudi).”,”Giovanni Sartori su Marx e lo Stato (pag 302-303) e Marx e la Comune di Parigi (pag 310-311) (gli errori di Marx…)”,”ANNx-032-FP”
“BEVINS Vincent”,”Il Metodo Giacarta. La crociata anticomunista di Washington e il programma di omicidi di massa che hanno plasmato il nostro mondo.”,”Vincent Bevins è un giornalista pluripremiato. In veste di corrispondente dal Sud Est asiatico del ‘Washington Post’ si è occupato in particolare degli effetti del massacro del 1965 e di politica indonesiana contemporanea. In precedenzxa ha lavorato come corrispondente dal Brasile per il Los Angeles Times coprendo zone limitrofe e da Londra per il Financial Times. Nato e cresciuto in California ha trascorso gli ultimi anni a Giacarta Sterminio. “”Nel 1965 il comandante dei militari di Aceh era Ishak Djuarsa, un accanito anticomunista che aveva studiato a Fort Leavenworth in Kansas (5). Il 7 ottobre lasciò la capitale, Banda Aceh, per un frenetico giro della provincia dove tenere discorsi a folle raccolte in fretta. Secondo i testimoni presenti proclamò: «Quelli del Pki sono ‘kafir’ (infedeli). (…) Li estirperò dalle radici! Se trovate dei membri del Pki in un villaggio e non li ammazzate, sarete voi ad essere puniti!». Djuarsa incitò la folla al grido di ‘Morte al Pki! Morte al Pki! Morte al Pki!. La gente di Aceh Centrale capì che veniva loro detto di ammazzare i comunisti, altrimenti sarebbero stati ammazzati loro (6). Si crede che sull’isola di Sumatra la strage iniziò quel giorno. Qualche uccisione avvenne «spontaneamente» a opera di civili che agivano per proprio conto dopo aver ricevuto quel tipo di ordini, ma non fu la regola: i militari e la polizia iniziarono ad arrestare un enorme numero di persone. Molte persone di sinistra si consegnarono spontaneamente pensando che fosse la cosa più sicura e prudente da fare. I militari rimisero in funzione le strutture civili che avevano creato durante la campagna antimalese. Nel corso della ‘Konfrontasi’, l’esercito aveva istituito organizzazioni paramilitari che potevano essere usate per applicare la legge marziale e schiacciare i comunisti (7). La frase usata da Djuarsa, «estirparli dalle radici», era già stata usata prima, a mezzanotte del 1° ottobre, da Mokoginta, un altro comandante militare di Sumatra che aveva studiato a Leavenworth. Queste parole sarebbero diventate il pubblico e costante ritornello del programma di sterminio di massa (8). 8 ottobre. Il quotidiano dell’esercito «Angkatan Bersendjata» pubblicò la vignetta di un uomo che prende a colpi d’ascia un grande tronco. Sul tronco c’è l’acronimo indonesiano per il Movimento 30 settembre, «G30S», e sulle radici quello del Partito comunista, «Pki». La didascalia diceva: «Estirpateli dalle radici» (9). Ma all’interno dell’esercito indonesiano l’operazione aveva un altro nome: ‘Operasi Penumpasan’ – Operazione Annientamento (10). (…) 20 ottobre. Washington DC. – Il Dipartimento di Stato ricevette un telegramma dell’ambasciatore Howard Green. Green riferiva che il Pki aveva subito «arresti, attacchi e, in alcuni casi esecuzioni dei quadri di partito, che avevano comportato alcuni danni alla sua forza organizzativa». Il telegramma proseguiva: “”Se la repressione dell’esercito ai danni del Pki continua e i militari rifiutano di cedere la loro posizione di potere a Sukarno, la forza del Pki potrebbe essere ridimensionata. A lungo termine, tuttavia, la repressione nei confronti del Pki non funzionerà se l’esercito non deciderà di attaccare il comunismo in quanto tale””. Green concluse: «In ogni caso, l’esercito sta facendo ogni sforzo per distruggere il Pki e io ho sempre più rispetto per la determinazione e l’organizzazione con cui sta portando avanti questo compito fondamentale» (11)”” (pag 155-157); “”Si stima che siano state massacrate dalle cinquecentomila al milione di persone e che un milione di persone venne mandato nei campi di concentramento. Sarwo Edhie, l’uomo che a marzo tese l’imboscata a Sukarno, una volta si vantò che i militari avessero ucciso tre milioni di persone (44). C’è un motivo per cui dobbiamo accontentarci di stime: per più di cinquant’anni il governo indonesiano ha resistito a tutti i tentativi di documentare quello che era successo e nessuno al mondo si preoccupava molto di insistere. Milioni di persone furono vittime indirette dei massacri ma nessuno ha mai chiesto loro quante persone care abbiano perso”” (pag 173); “”Le liste delle persone da uccidere non furono fornite all’esercito indonesiano soltanto dai funzionari del governo degli Stati Uniti: alcuni dirigenti di piantagioni di proprietà americana diedero i nomi di sindacalisti e comunisti «scomodi» che poi furono uccisi (50)”” (pag 174)”,”ASIx-124″
“BEVINS Vincent”,”Se noi bruciamo. Dieci anni di rivolte senza rivoluzione.”,”Vincent Bevins è giornalista e scrittore. In veste di corrispondente dal Sudest asiatico del “”Washington Post”” si è occupato in particolare degli effetti del massacro del 1965 e di politica indonesiana contemporanea. In precedenza ha lavorato come corrispondente dal Brasile per il “”Los Angeles Times””, coprendo anche le zone limitrofe, e da Londra per il ‘Financial Times’. Per Einaudi ha pubblicato ‘Il Metodo Giacarta’ (2021)”,”AMLx-199″
“BEW Paul SASSOON Donald”,”Coscienza di classe e rivoluzione industriale nella storiografia urbana inglese.”,”Da alcune note: (7) (…) Per un saggio che discute in maniera rigorosa i problemi teorici che si presentano nell’affrontare il materiale del censimento si veda B. Hindess, ‘The Use of Official Statistics’, London, 1973, un contributo marxista influenzato dalla epistemologia francese di Bachelard e Canguilhem, ma anche dall’uso che dei dati statistici fa Lenin ne ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ (pag 525) (13) E’ da notare inoltre che Marx, nella sua critica al programma di Gotha, escluse specificamente la possibilità di una eguaglianza dei salari sia nella società socialista (dove la remunerazione dipende dal lavoro) sia in quella comunista (dove dipende dal bisogno di ciascuno) (pag 528)”,”STOx-011-FGB”
“BEYERLEIN Bernhard H. BABICENKO Leonid G. FIRSOV Fridrich I. VATLIN Aleksandr J. a cura”,”Deutscher Oktober 1923. Ein Revolutionsplan und sein Scheitern.”,”Saggi di Friedrich I. FIRSOV Pierre BROUE’ Karsten RUDOLPH. “”Il gruppo di destra di Paul Levi fondò la Kommunistische Arbeitsgemeinschaft (KAG) (comunità operaia comunista, sie verlangte vor allem mehr Unabhängigkeit von der Komintern und eine realistischere Politik der KPD. Innerhalb der Partei gingen die Auseinandersetzungen das ganze Jahr 1921 hindurch weiter””. (pag 23) (traduzione) “”Wenn die Partei in einer solchen Situation, die durch das Gestrige, das Vorhergehende bestimmt wird, fatalistische Tendenzen bemerken lässt, so ist es die grösste Gefahr. Der Fatalismus kann ja verschiedene Formen annehmen. Erstens kann man sagen, ja, die Sietuation ist revolutionär, jetzt kommt die Revolution. Man wiederholt es von Tag zu Tag, man gewöhnt sich daran, und die Politik besteht darin, dass man auf die Revolution wartet.”” (pag 166, Trotsky, Conferenza di Mosca tra i compagni russi dell’ Esecutivo con le delegazioni del KPD, del PCF e del Partito comunista cecoslovacco, 25 settembre 1923) Se il partito in una tale situazione, che per quanto riguarda ieri, era stata precedentemente indicata, fa rimarcare delle tendenze fatalistiche, allora il pericolo è uno dei più grandi. Il fatalismo può prendere delle forme differenti. Si può dire, si, la situazione è rivoluzionaria, allora c’è la rivoluzione. Lo si ripete giorno dopo giorno, ci si abitua, e la politica consiste nell’ attendere la rivoluzione.”” (pag 166)”,”MGER-071″
“BEZBAKH Pierre”,”Histoire du socialisme français.”,”BEZBAKH Pierre è maitre de conferences all’Université Paris-Dauphine. E’ una rassegna veloce di temi e personaggi nel corso di due secoli di ‘socialismo’ francese che termina con Mitterand e soci (è forse la parte ‘centrale’ del libro). Può essere utile solo per compilare una cronologia. La bibliografia sta in una paginetta…”,”FRAP-112″
“BEZSONOV Youri”,”Mes Vingt-Six Prisons et mon Évasion de Solovki.”,”Youri Bezsonov, ancien Capitaine de Cavalerie de la Division Caucasienne dite ‘Division Sauvage’. Note, avec 9 Illustrations hors texte et 4 cartes, traduit du Russe par E. SEMENOFF, note du traducteur, épilogue, Collection d’études, de documents et de témoignages pour servir a l’Histoire de notre temps.”,”RIRx-067-FL”
“BEZZA Bruno a cura; saggi di Emilio LUSSU Umberto ROMAGNOLI Aris ACCORNERO Emilio RAYNERI Gino GIUGNI Francesco CIAFALONI F. LIUZZI e A. PERRELLA F. BIANCHI Bruno MANGHI Italo VIGLIANESI Livio LABOR Luciano PALLAGROSI Marino REGINI M.S. ROMA Lucio DE-CARLINI Leopoldo PIRELLI Ada BECCHI”,”Lavoratori e movimento sindacale in Italia dal 1944 agli anni 70.”,”Saggi di Emilio LUSSU, Umberto ROMAGNOLI, Aris ACCORNERO, Emilio RAYNERI, Gino GIUGNI, Francesco CIAFALONI, F. LIUZZI e A. PERRELLA, F. BIANCHI, Bruno MANGHI, Italo VIGLIANESI, Livio LABOR, Luciano PALLAGROSI, Marino REGINI, M.S. ROMA, Lucio DE-CARLINI, Leopoldo PIRELLI, Ada BECCHI.”,”MITT-044″
“BEZZA Bruno a cura; saggi di O. BAYER L. BRUTI LIBERATI B. CARTOSIO G. CERRITO Z. CIUFFOLETTI G. CRESCIANI D. VON DELHAES-GÜNTHER T.S. DI-TELLA D. FABIANO C. FILGUEIRA E. FRANZINA F. GRASSI M.L. LEIVA A.M. MARTELLONE A. MORELLI A. MIGLIAZZA M.R. OSTUNI R. PARIS M. PUNZO R.H. RAINERO J. RIAL G. ROSOLI E. SCARZANELLA H. SCHÄFER E. SORI S.M. TOMASI R.J. VECOLI L. DELLA BRIOTTA”,”Gli italiani fuori d’ Italia. Gli emigrati italiani nei movimenti operai dei paesi d’ adozione (1880-1940).”,”saggi di O. BAYER L. BRUTI LIBERATI B. CARTOSIO G. CERRITO Z. CIUFFOLETTI G. CRESCIANI D. VON DELHAES-GÜNTHER T.S. DI-TELLA D. FABIANO C. FILGUEIRA E. FRANZINA F. GRASSI M.L. LEIVA A.M. MARTELLONE A. MORELLI A. MIGLIAZZA M.R. OSTUNI R. PARIS M. PUNZO R.H. RAINERO J. RIAL G. ROSOLI E. SCARZANELLA H. SCHÄFER E. SORI S.M. TOMASI R.J. VECOLI L. DELLA BRIOTTA “”E’ indubbio però che l’ alto indice di disoccupazione tra gli italiani, l’ indifferenza, l’ ignoranza delle leggi sindacali e il risentimento nei confronti della politica settaria e razzista del movimento operaio e del Labour Party, inducessero alcuni emigranti ad accettare un impiego durante situazioni di sciopero. Il giornale italiano dell’ epoca riporta frequenti episodi di crumiraggio di manovalanza italiana, spesso incitata in ciò da datori di lavoro italiani ed australiani privi di scrupoli. Alcuni leaders sindacali australiani, consci del pericolo che questa situazione creava per il movimento operaio e desiderosi di migliorare le condizioni di lavoro degli italiani, arrivarono perfino a scrivere ai socialisti in Italia nella speranza che questi potessero convincere in qualche modo gli emigranti italiani dell’ utilità di iscriversi ai sindacati australiani.”” (pag 322)”,”CONx-119″
“BEZZA Bruno”,”Salario e cannoni. Tra la fabbrica e il fronte durante la grande guerra.”,”””La partecipazione dei sindacati fu però attiva, o comunque fu implicito il loro assenso, nelle deliberazioni adottate dal ministero della guerra prussiano per l’industria metallurgica berlinese. Queste deliberazioni riguardavano la libertà di circolazione degli operai e il lavoro obbligatorio. Nel primo caso vennero posti dei limiti alla libera circolazione dietro compensi di aumenti salariali, mentre nel secondo caso venne promulgata una legge che prescriveva l’obbligo al lavoro per tutti gli uomini dai diciassette ai sessanta anni. Come contrappeso a questi obblighi e limitazioni fu autorizzata l’introduzione, nelle aziende con più di cinquanta dipendenti, di “”commissioni operaie”” permanenti (10), “”si possono considerare le dirette precorritrici dei futuri consigli di fabbrica”” (11). La collaborazione fra Stato, imprenditori e sindacati, dopo il 1916, si accentuò in occasione dell’ingresso nell’ufficio di guerra, come rappresentante operaio, di Alexander Schlicke, presidente del sindacato degli operai metallurgici. La costante del comportamento del movimento sindacale tedesco fu la difesa strenua della legalità e del riconoscimento dell’organizzazione anche contro gli interessi del movimento. In Gran Bretagna sin dall’inizio delle ostilità i dirigenti delle organizzazioni sindacali si orientarono favorevolmente verso la politica del governo”” (pag 12) (10) G. Feldman, op.cit., p. 535 ss. (11) G. Hardach, op.cit, p.211 Cita il libro di R. Sichler, J. Tiburtius, Die Arbeiterfrage, eine Kernfrage des Weltkrieges, Berlin”,”QMIP-192″