Biblioteca Isc ordinata per nome autore, C1

“CABALLERO Manuel”,”Latin America and the Comintern 1919-1943.”,”””L’ intervento di Humbert Droz merita più attenzione. Praticamente sta negando l’ esistenza di una classe borghese nativa in America Latina. Non fu il solo ad avere questa opinione. Alla stessa riunione, un altro membro del Segretariato Latino, Travin, espresse la sua convinzione che non c’era, in America Latina, perfino una borghesia compradora, come i cinesi chiamavano quei mercanti che trattavano con l’ export e l’ import tipico dei prodotti coloniali.”” (pag 72)”,”INTT-150″
“CABALLERO Francisco Largo”,”Correspondencia secreta.”,”Opera già pubblicata in Messico con il titolo di ‘Mis recuerdos’ (1954) con prefazione e note di Enrique de FRANCISCO CABALLERO Francisco L. venne chiamato il Lenin spagnolo. Il capo del governo Lerroux. “”Lerroux! Il “”croupier”” della casa da gioco di Catena. L’ uomo di paga de ‘El Pais’ nei suoi primi tempi; il servitore al soldo del capo monarchico don Segismundo Moret in Catalogna per combattere il catalanismo; l’ ex imperatore de El Paralelo de Barcelona; il demagogo della tribuna che tuonando contro curati e monaci… ha condannato il generoso movimento dell’ ottobre che voleva salvare una Repubblica il cui manifesto rivoluzionario per impiantarla era stato redatto da lui! Che mostri produce la politica!”” (pag 159)”,”MSPx-067″
“CABANELLAS Guillermo”,”La guerra de los mil dias. Nacimiento, vida y muerte de la II Republica española. Volumen 1.”,”Bibliografia, storiografia sulla guerra civile spagnola (pag 48) Governo Caballero (4 settembre 1936) Il “”Lenin spagnolo”” al governo. Largo Caballero presidente del Consiglio dei ministri Ministri del governo Caballero. Lo formano i comunisti (Uribe e Hernandez), i socialisti (Prieto, Negrin e De Gracia), i repubblicani non operaisti (Izquierda republicana, Union Republicana), i repubblicani catalani (Ezquerra) e un componente del partito nazionalista basco. (pag 597) Catalogna e Aragona bastioni dell’ anarco-sindacalismo (pag 610)”,”MSPG-136″
“CABANELLAS Guillermo”,”La guerra de los mil dias. Nacimiento, vida y muerte de la II Republica española. Volumen 2.”,”Ritirata repubblicana. Alla fine di ottobre 1937, il governo della Repubblica decide di spostarsi a Barcellona dove già si trova il suo presidente, Manuel Azaña. La causa determinante di questa scelta era strategica e politica. Il saliente che verso il Sud-Est formava il fronte di Teruel minacciava la continuità della Zona repubblicana come poi avvenne nel 1938 con il taglio di Vinaroz. I rapporti tra Negrin e Azaña erano improntati allo scontro permanente. La formula ‘Resistere!’ fu coniata con il documento che il Governo detto di Unione Nazionale fece conoscere il primo maggio 1938. Il governo dichiarava al mondo i 13 punti (Trece puntos) con i quali lanciava un’ offensiva di pace al nemico (nell’ ultimo punto si prometteva un’ ampia amnistia per tutti). (pag 980)”,”MSPG-137″
“CABANTOUS Alain”,”La Vergue et les Fers. Mutins et déserteurs dans la marine de l’ ancienne France (XVIIe-XVIIIe S.).”,”CABANTOUS Alain nato nel 1946, è attaché de recherche al CNRS e chargé de cours all’ Università di Parigi IV Sorbona. Ha pubblicato nel 1980 ‘Le Mer et les Hommes’ uno studio sulla gente di mare di Dunkerque (XVII-XVIII secolo). “”Nel 1677, la grande maggioranza dei marinai del quartiere di Bordeaux, che dovevano servire quell’ anno, era partiti per mare su vascelli mercantili. Infine come si è già visto, nei Paesi Baschi ci fu una forte agitazione tra il 1671 e il 1680. Dopo il Ponente, il Levante, forse ancor più agitato, in tutti i casi per più tempo; Marsiglia, Cassis e soprattutto la regione di Martigues conobberro importanti movimenti di resistenza fino all’ alba del secolo dei lumi. Nel corso del XVIII secolo, salvo qualche zona tradizionalmente refrattaria, e all’ eccezione notevole delle regioni fluviali, il sollevamento contro le classi (di leva, ndr) non presero mai l’ampiezza spettacolare dell’ epoca del Grand Roi. Agli ammutinamenti collettivi sempre più rari si sostituì una forma di rifiuto più minoritario, ma sempre latente, che continuava a dimostrare questa volontà tenace e costante di sfuggire agli obblighi imposti dallo Stato””. (pag 87)”,”FRAA-063″
“CABESTAN Jean-Pierre VERMANDER Benoît”,”La Chine en quête de ses frontières. La confrontation Chine-Taiwan.”,”Rinserrati i legami Giappone Taiwan. Convergenza interessi strategici. (pag 228) Dicembre 2000. Discorso dell’ “”integrazione””, culturale e commerciale. “”Fin décembre 2000, la politique continentale du nouveau pouvoir taiwanais évolue et prend plus de cohérence. Lors de son allocution du 31 décembre 2000, Chen Shui-bian parle pour la première fois “”d’ intégration (tonghe) de nos économies, de notre commerce et de notre culture””.”” (pag 83) Il discorso di Qian Qichen e le sue conseguenze. “”In questo clima, una tappa importante delle relazioni tra le due rive è stato il discorso del 24 gennaio 2002 pronunciato da Qian Qichen. Questo discorso ha dato luogo a varie controverso ed è sembrato indicare, agli occhi di certi osservatori, dei dissensi nel gruppo dirigente cinese.”” (pag 139-140)”,”CINx-206″
“CABESTAN Jean-Pierre”,”La politique internationale de la Chine.”,”CABESTAN Jean-Pierre è direttore di ricerca al CNRS e professore e direttore del dipartimento di scienze politiche e di studi internazionali nell’Università battista di Hong Kong, ricercatore associato all’ Asia Cnetre di Sciences-Po. E’ autore, con Benoit VERMANDER, di ‘La Chine et ses frontières. La confrontation Chine-Taiwan’ (Sciences-Po).”,”CINx-241″
“CABET Etienne, a cura di Franca BIONDI NALIS”,”Condizione operaia, condizione della donna.”,”Rientrato in Francia, dopo cinque anni di esilio a Londra, Cabet, dopo essersi scontrato con le varie correnti del comunismo “”babuvista””, dedica gli anni che vanno dal 1840 al 1848 alla diffusione delle idee comunitarie mediante la propaganda e la pubblicazione di numerosi pamphlets in cui enunzia la dottrina comunista. Sono questi anni di numerose edizioni del ‘Come sono Comunista’ e del ‘Mio Credo Comunista’, gli opuscoli sulla condizione della donna e dell’ operaio. Le defezioni che si verificano all’ interno del movimento icariano, i contrasti tra comunisti rivoluzionari e comunisti riformisti, le accuse che anche i moderati gli rivolgono, lo convincono che la sua attività politica sia divenuta in Francia inutile. Matura quindi la decisione di emigrare in America per fondarvi una Comunità. La colonia icariana, fondata in America, si allontana però notevolmente dalla rigenerazione sociale auspicata da Cabet nella sua opera più importante, “”Viaggio in Icaria””. “”Due condizioni sono quindi necessarie per giungere alla Comunità, un paese industrialmente avanzato ed un movimento operaio forte. Cabet rifiuta i metodi violenti, ma è consapevole che in una società in fermento con le contraddizioni provocate dall’ industrializzazione, la Rivoluzione può egualmente esplodere. Ove ciò dovesse capitare allorché non ci sono le condizioni necessarie per stabilire la Comunità, la Rivoluzione dev’essere comunque considerata come una grande occasione per l’ Umanità per affermare la Democrazia attraverso il “”Regime transitorio””. (pag 18-19) “”Un solo partito, una minoranza coraggiosa, quand’anche detenesse il Governo, tenterebbe invano di imporla alla maggioranza; ci sarebbe l’ ingiustizia, la tirannide, la follia. Ciò che è possibile, ragionevole, utile, è predicare e diffondere la dottrina, discutere, persuadere, convincere”” (pag 31)”,”SOCU-100″
“CABEZA DE VACA Alvar Nuñez, edizione italiana a cura di Giorgio SILVINI”,”Commentari di Alvar Nuñez.”,”CABEZA DE VACA fu nominato governatore della colonia del Rio de la Plata nel 1540. Conclusa la pace con tribù guerriere ostili ai Guarany che erano stati fra i primi ad accettare la cristianizzazione, organizzò una difficile esplorazione all’ interno (parte dei suoi collaboratori non erano entusiasti della sua volontà di rispettare i diritti personali ed economici delle popolazioni indie con le quali entrava in contatto) la cui descrizione costitutisce la massima parte di questi Commentari. Tornato ad Asuncion fu vittima di un complotto di ufficiali che gli contrapposero Domingo de IRALA. Dopoessere finito in prigione e spedito in catene in Spagna fu condannato a 8 anni di esilio in Africa. Rientrato in Spagna e scagionato dalle calunnie venne nominato giudice della corte suprema di Siviglia. Redattore materiale dei Comentarios fu però Pero HERNANDEZ ammiratore dello sfortunato governatore. Opera apologetica i Commentari sono suggestivi per le informazioni di carattere storico-antropologico-ambientale. Come gli indios ammazzano i nemici che catturano e li mangiano. “”Questi Guarany sono un popolo che per mezzo del suo linguaggio si fa comprendere da tutti gli altri gruppi tribali della regione; costoro però mangiano carne appartenente a uomini di altre stirpi che considerano nemiche allorché si trovano in guerra con loro. Se i prigionieri sono catturati in battaglia, li portano ai loro villaggi e insieme a loro si danno a grandi piaceri e divertimenti, cantando e danzando; tale situazione dura fino a quando il prigioniero è divenuto grasso, dato che non appena catturato lo mettono all’ ingrasso dandogli da mangiare tutto quello che vuole e concedendogli le proprie mogli e figlie perché ne tragga piacere (…). Abbattuto alla fine il prigioniero con più colpi di mazza arrivano subito i ragazzini con le loro accette (…)””. (pag 79-80)”,”AMLx-056″
“CABIATI Attilio”,”1919-1929. Da Versailles all’ Aja. Il piano Young.”,” “”Ma l’ occupazione della Ruhr ebbe per risultato di annientare il marco tedesco.”” (pag 4) Lo spostamento di ricchezze prodotto dalla guerra e i suoi danni (pag 95-98) BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI (BRI o BIS) Istituzione fondata a Basilea nel 1930 allo scopo di consentire alle banche centrali un coordinamento delle operazioni di incasso e pagamento relative alle riparazioni di guerra tedesche. Dopo la seconda guerra mondiale, molte funzioni furono assorbite dal Fondo Monetario Internazionale, alla BRI resta la funzione di banca delle banche centrali e di controllo della speculazione internazionale. E’ una istituzione che gode tuttora di speciali immunità e privilegi quali ad esempio l’impossibilità di confisca, espropriazione o sequestro dei suoi beni, sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra. Il suo capitale è sottoscritto dalle banche centrali dei paesi partecipanti (Belgio, Francia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Germania, Svezia e Svizzera). Attualmente la BRI è uno degli operatori più attivi sul mercato finanziario internazionale; opera per conto delle banche centrali, sia per i depositi che per i prestiti; opera sul mercato dell’oro; è agente tecnico del Fondo europeo di cooperazione monetaria, dell’OCSE (v.) e della CECA (v.). Conta 32 banche centrali di altrettanti paesi membri, entro il ‘97 sarà completata la procedura di ammissione di 9 nuova adesioni relativamente a Brasile, Cina, Hong Kong, India, Corea, Messico, Russia, Arabia Saudita e Singapore. (fonte: Unibo) Il soffocamento della rivoluzione tedesca. “”Curioso a notarsi, mentre l’ Europa vincitrice lavorava per la distruzione, la vinta Germania le faceva da gendarme contro il rischio più grave, arrestando, per l’ opera di un suo Presidente socialista, la marcia del bolscevismo che stava per irrompere nella “”Mittel-Europa””. Chi scriverà la storia di questo confuso periodo, dovrà analizzare quale e quanta fu per tutti noi la fortuna che la guerra non avesse distrutto l’ opera profonda che nella Germania aveva saputo creare la libera “”coltura””, foggiando una grande classe media ed una vigorosa classe proletaria, lo spirito liberale delle quali sopravvisse alle distruzioni del conflitto e a quelle della ricchezza.”” (pag 3, prefazione)”,”RAIx-200″
“CABIATI Attilio”,”Gli insegnamenti dell’inflazione tedesca post-bellica.”,”A proposito del volume di Costantino Bresciani-Turroni, ‘The Economics of Inflation. A Study of currency depreciation in post-war Germany’ con una prefazione di Lionel Robbins, George Allen and Unwin, London, 1937, pp. 464. La guerra e l’inflazione. “”Il problema si può impostare così: la guerra consuma; ad un certo punto la spesa supera il reddito disponibile del paese, cioè ciò che avanza dopo avere fatto le spese indispensabili. Il paese allora ipoteca la ricchezza, ossia emette quel debito senza interesse che è l’inflazione, la quale presuppone l’abolizione dell’obbligo del cambio della carta in oro da parte dell’istituto di emissione. Ciò è, come tutti sanno, un disastro, perché altera tutti i prezzi, modifica il valore delle obbligazioni assunte dai singoli e dalle pubblica autorità che emettono debiti pubblici; altera i valori dei debiti e dei crediti dati e fatti da privati a privati, ecc. Ma è l’emissione di cara a corso forzoso ciò che, in simili circostanze impoverisce il paese? No. Ciò che impoverisce il paese è la guerra. La moneta cattiva redistribuisce arbitrariamente la ricchezza rimanente all’interno fra i cittadini. Il peggio si ha quando, avendo emessa e continuando ad emettere carta moneta, lo stato si impaccia anche dai prezzi e calmiera gli uni, lasciando liberi gli altri. Allora veramente la carta cattiva funziona iniquamente. Lo stato non dovrebbe far altro, in tali circostanze, che emettere la carta-moneta, lasciando che i cittadini e le varie classi sociali si aggiustino liberamente fra di loro per ripartirsi il carico; che discutano, che dibattano i propri interessi. Giunti a quel punto oltre il quale gli uni non possono più assolutamente cedere, gli altri sono interessati a venire senz’altro ad accordi. Anatole France ha delle pagine stupende in proposito; ed esaminando la rivoluzione francese che, osserva egli, per riportare la giustizia fra le classi sociali fece saltare centomila teste, conclude con queste parole piene di profonda saggezza politica, a proposito dello stato-giustizia: «Lorsque on veut à tout coût rendre les hommes bons, sages et genereux, on est porté fatalement a les tuer tous». Ogniqualvolta lo stato prende una misura economica, disturba senza volerlo un insieme di interessi, i quali si erano già messi del tutto d’accordo, o stavano per arrivarvi. Nessun cervello d’uomo è tale da poter prevedere con precisione quali sono le conseguenze di una misura pubblica importante, che abbia lo scopo di toccare l’equilibrio generale della produzione e dello scambio. Il Bresciani (op. cit., pp. 50 e seg.) ci narra che lo stesso Havenstein sosteneva nel 1917-18 che non si poteva parlare allora di inflazione , perché, di fronte all’aumento di moneta, stavano le spese della guerra e per i paesi invasi. Egli quindi non vedeva il punto fondamentale della questione: che, cioè, il problema consisteva precisamente nel fatto che i cittadini riducessero in proporzione i propri consumi, altrimenti la carta che si emetteva non era rappresentativa di una nuova ricchezza”” (pag 113-114) Costantino Bresciani-Turroni, The Economics of Inflation. A study of currency depreciation in post-war Germany’, con prefazione di Lionel Robbins, London, tradotto in inglese da M.E. Sayers, 1937 traduzione di ‘Le vicende del marco tedesco’ (1931), Le vicende del marco tedesco Costantino Bresciani Turroni Vitale & Associati, Milano, 2005 (nuova edizione)”,”GERG-104″
“CABONA Danilo GALLINO Maria Grazia a cura; contributi di Danilo CABONA Fabio CAPOCACCIA Giorgio CAROZZI Giuseppe DAGNINO Alberto LAGOMAGGIORE Antonio ORLANDO”,”Il porto visto dai fotografi, 1969-1995.”,”Contributi di Danilo CABONA Fabio CAPOCACCIA Giorgio CAROZZI Giuseppe DAGNINO Alberto LAGOMAGGIORE Antonio ORLANDO”,”LIGU-033″
“CABONA Danilo MASSARDO Giovanna a cura; saggi a cura di Maria Grazia GALLINO Francesco FRUMENTO Guido LORETTU Giovanna MASSARDO Danilo CABONA Mario GRIMALDI Antonio ORLANDO Luigi FERRARIS Mauro PEDEMONTE Fabio CAPOCACCIA Laura IOTTI”,”Il Consorzio autonomo del porto di Genova. La storia.”,”Saggi a cura di Maria Grazia GALLINO Francesco FRUMENTO Guido LORETTU Giovanna MASSARDO Danilo CABONA Mario GRIMALDI Antonio ORLANDO Luigi FERRARIS Mauro PEDEMONTE Fabio CAPOCACCIA Laura IOTTI Nel COMITATO SEZIONE OPERE PORTUALI E GESTIONE c’è il nome di Aldo Vinazza (pag 73)”,”LIGU-042″
“CABONA Danilo a cura, contributi di Giovanni REBORA Giorgio DORIA Ennio POLEGGI Danilo CABONA”,”Archivio storico. Volume primo. 1870-1902.”,”L’archivo storico ha preso avvio nel 1984-85 per volontà di Roberto D’ALESSANDRO presidente del Consorzio Autonomo del Porto di Genova. Contiene l’articolo di Giorgio DORIA ‘Un porto al servizio dell’industrializzazione italiana’ (pag 19-27) “”La scelta di Raffaele De Ferrari fu in un certo senso la logica conseguenza della sua quarantennale esperienza sulla piazza di Parigi durante l’arco di tempo che comprende la Monarchia di Luglio e il Secondo Impero. Da tale osservatorio, grazie alla quotidiana consuetudine con la “”grande banca”” europea e con i massimi operatori del mercato borsistico, egli aveva certamente acquisito la piena coscienza che due erano i fattori essenziali per creare le “”precondizioni”” dell’industrializzazione: l’esistenza di adeguate infrastrutture di trasporto (ferrovie, canali e porti) e di solidi strumenti di finanziamento. Perciò dalla capitale francese il duca di Gallliera impiegò e moltiplicò i suoi capitali sovvenzionando e fondando società per la costruzione di canali in Francia, imprese ferroviarie in Francia, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Russia e nell’Impero austro-ungarico, impianti portuali a Marsiglia e a Londra. Perciò egli fu tra i promotori e gli amministratori della Societé Générale de Crédit Mobilier, della Société du Crédit Industriel et Commercial e di tutti i vari “”Crediti mobiliari”” che, sul modello della banca di Péreire, sorsero in Spagna, Austria, Italia, Paesi Bassi e nell’Impero Ottomano”” [Giorgio Doria, Un porto al servizio dell’industrializzazione italiana, pp. 19-27] (pag 23)”,”LIGU-081″
“CABONA Danilo GALLINO Maria Grazia a cura, contributi di Luigi FERRARIS Mauro PEDEMONTE M.Elisabetta BIANCHI TONIZZI Danilo CABONA Maria Grazia GALLINO”,”Archivio storico. Volume secondo, 1903-1945. I parte. L’autorità portuale.”,”””Tanto la proposta di realizzazione del porto industriale di Cesare Gamba quanto quella di pianificazione urbanistica di Carlo Canepa restano però lettera morta e l’avvento del fascismo comporta, nel 1923, lo scioglimento dell’Ente Industriale Marittimo Genovese.”” (M. Elisabetta Bianchi Tonizzi, Il porto dal 1890 alla fine degli anni trenta: progetti e realizzazioni, pp.213-238) (pag 230)”,”LIGU-082″
“CABRILLAC Bruno”,”Economie de la Chine.”,”CABRILLAC B. è direttore generale degli studi e delle relazioni internazionali della Banque de France.”,”CINE-041″
“CABRINI Angiolo”,”L’ altro Esercito. Gli operai in zona di guerra.”,”Contiene dedica dell’ A. All’ amico Ojetti, A.C. CABRINI Angiolo deputato al parlamento. “”Del resto, se è bene tener gli occhi aperti perché certe buone lane non siano lasciate partire dal Regno per la zona di guerra, giova subito rilevare che – nel regime della disciplina semi-militare e in quell’ ambiente – hanno dato e danno ottimi risultati di lavoro coraggioso e ordinato certi elementi tutt’altro che ben famati presso la P.S. del paese di provenienza. – Ho dei sovversivi, ci diceva un colonnello, che rigano e fanno rigar dritto come se avessero succhiato col latte il principio di autorità!”” (pag 8) “”La mancata emigrazione del 1914 e i colossali rimpatri fecero trovare, sulle prime, di che coprire il fabbisogno di mano d’opera.”” (pag 9)”,”MITT-243″
“CACACE Paolo”,”Venti anni di politica estera italiana (1943-1963).”,”CACACE Paolo nato a Napoli nel 1945, è giornalista, capo del servizi esteri del giornale ‘Il Tempo’ di Roma. “”Scrive a proposito di questo reciproco condizionamento Aldo Garosci: ‘La tradizione europea originaria, coeva allo Stato italiano, confondendosi con la volontà diplomatica di non essere isolati, finì per tradursi anche in un’ alleanza militare (…). L’ Italia nel Patto Atlantico non aveva e non poteva avere una posizione d’ iniziativa. Aveva una posizione di accettazione e di utilizzazione. (…)'””. (pag 320-321)”,”ITQM-105″
“CACACE Nicola GARDIN Paolo”,”Produttività e divario tecnico. Ricerca sui fattori di progresso tecnico nell’industria manifatturiera italiana.”,”La prima parte è dell’ingegner Nicola Cacace, la seconda è curata da Cacace e da Paolo Gardin “”Particolarmente interessante la ricerca empirica compiuta dal Denison nel 1962, sulle cause della crescita economica degli Stati Uniti. Essa considera due lunghi periodi: il primo dal 1909 al 1929, il secondo dal 1929 al 1957, e fa inoltre delle previsioni per il 1960-’80. Con una interessante metodologia il Denison analizza il tasso percentuale medio di crescita del reddito reale nazionale ai fini di determinare in termini quantitativi i ‘contributions’ di altri venti fattori”” (pag 73) v. Denison E.F., The Source of Economic Growth …”,”ITAE-003-FPA”
“CACCAMO Francesco”,”Jiri Pelikán. Un lungo viaggio nell’arcipelago socialista.”,”CACCAMO Francesco insegna storia dell’Europa Orientale all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara. Jiri Pelikán (1923-1999) fu un testimone del Novecento. Nato in Cecoslovcchia milita nel PC durante gli anni dello stalinismo poi con la primavera di Praga va in esilio in Italia. Critica il socialismo reale e la politica di potenza dell’URSS. Collabora con il PCI di Berlinguer ma soprattutto con il PSI di Craxi.”,”BIOx-155″
“CACCAVALE Romolo”,”La speranza Stalin. Tragedia dell’ antifascismo italiano in URSS.”,”Romolo CACCAVALE iscritto al PCI dal marzo 1945, alla vigilia della liberazione, è giornalista dell’Unità da oltre 35 anni. Come corrispondente o inviato, per molti anni è vissuto all’estero: a Berlino, DDR, Hanoi, Mosca e Varsavia.”,”RUSS-036″
“CACCAVALE Romolo”,”Comunisti italiani in Unione Sovietica. Proscritti da Mussolini soppressi da Stalin.”,”CACCAVALE Romolo è nato a Benevento nel 1928. Partigiano, iscritto a PCI dal marzo 1945, è stato per un quarantennio giornalista de ‘L’ Unità’. Come corrispondente o inviato speciale è vissuto per molti anni all’ estero.”,”PCIx-071″
“CACCAVALE Romolo”,”Comunisti italiani in Unione Sovietica. Proscritti da Mussolini soppressi da Stalin. Con una testimonianza di Alessandro Natta.”,”Romolo Caccavale è nato a Benevento nel 1928. Partigiano combattente nella 107° Brigata Garibaldi, iscritto al PCI dal marzo 1945, è stato per circa un quarantennio giornalista dell’Unità. Come corrispondente o inviato speciale, è vissuto per molti anni all’estero: a Berlino (RDT), Hanoi, Mosca e Varsavia.”,”PCIx-038-FL”
“CACCIA DOMINIONI Paolo”,”Alamein, 1933-1962.”,”Paolo Caccia Dominioni, conte di Sillavengo, è nato a Nerviano (Milano) nel 1896. Volontario di guerra, a 19 anni fu prima sottotenente del Genio Pontieri e poi comandante di una sezione lanciafiamme impiegata sul fronte del Carso. Laureatosi in ingegneria e architettura, tra il 1920 e il 1935 lavorò in Medio Oriente e in Africa settentrionale, ove aprì uno studio di ingegneria al Cairo. Richiamato alle armi, nel 1936, allo scoppio del conflitto etiopico, fu impiegato prima in una rete di spionaggio, poi come comandante di una pattuglia informativa, da lui battezzata con il nome di Pattuglia Astrale. Nel secondo conflitto mondiale fu ufficiale superiore del Genio Guastatori alpino, e ne comandò un battaglione prima in Africa settentrionale, ove prese parte alla battaglia di Alamein, poi ad Asiago, sino all’8 settembre 1943. Dopo l’armistizio fu nella Resistenza, per due volte catturato e imprigionato. La fine della guerra lo trova Capo di S.M. del Corpo dei Volontari della Libertà, a Milano. Vive attualmente a Roma.”,”QMIS-020-FL”
“CACCIA-DOMINIONI Paolo”,”Alamein, 1933 – 1962.”,”””È logico che gli aerei italiani e tedeschi abbiano trascurato il cielo della battaglia grande: non avevano neppure la benzina sufficiente ad andarsene quando i campi sono stati abbandonati, e molti hanno dovuto essere distrutti al suolo. Pertanto la seguente citazione statistica diventa oziosa e puramente indicativa. Il 23 ottobre gli italiani disponevano di 76 apparecchi, i tedeschi di 122, totale 198; gli inglesi di 739 bombardIeri e di 846 cacciatori, totale 1585. Uno contro otto, ma otto carichi di benzina al punto di concedersi il lusso della caccia all’uomo in tutto il deserto e lungo duemila chilometri di litoranea, fino a Tripoli. C’è ancora qualche piccola unità aerea che ha benzina e che vuol battersi; e cerca di ostacolare come può l’avanzata di Montgomery”” (pag 363) “”Ventimila prigionieri italiani e diecimila tedeschi sono affluiti al concentramento di Alamein, nella mai raggiunta piazzaforte. Non tutti. Qualche prigioniero è rimasto nel deserto”” (pag 361)”,”QMIS-031-FGB”
“CACCIA-DOMINIONI DI SILLAVENGO Paolo”,”1915 – 1919. Cronaca inedita della Prima guerra mondiale da documenti vari e dal Diario del tenente Sillavengo.”,”CACCIA DOMINIONI Paolo: (Nerviano, 14/5/1896 – Roma, 12/8/1992). Militare, ingegnere, partigiano e scrittore italiano. Nato da una famiglia nobile lombarda, l’adolescenza vissuta al seguito del padre (Carlo, 17° conte e 12° signore di Sillavengo 1869-1936) diplomatico in Francia, Austria-Ungheria, Tunisia e in Egitto; tornato in Italia nel 1913, si iscrisse al Regio Istituto Tecnico Superiore (futuro Politecnico di Milano) frequentando il primo anno della facoltà di Ingegneria. Trasferitosi a Palermo, dov’era l’università più vicina alla sede del padre a Tunisi, all’entrata in guerra dell’Italia nel Primo conflitto mondiale si arruolò volontario nel Regio Esercito. Assegnato al Genio Pontieri, ne divenne Tenente. Nel maggio 1917 fu insignito di medaglia di bronzo al valore militare, per il forzamento dell’Isonzo nei pressi di Canale d’Isonzo, riportando una ferita. Su sua richiesta fu trasferito ad una sezione Lanciafiamme, di cui disegnò lo stemma di specialità. Dopo la ritirata di Caporetto nell’ottobre-novembre 1917, fu trasferito in seconda linea nella valle del Brenta. Qui apprese della morte in combattimento i(29 gennaio 1918) del fratello Francesco Nicolò, Cino, sottotenente degli Alpini. Trasferito in Libia, si ammalò di Influenza spagnola. Terminati gli studi, si avvicinò al fascismo per poi allontanarsene nel 1924 e, trasferitosi in Egitto, avviò la sua attività professionale. Richiamato nella Guerra d’Etiopia nel 1935, gli fu affidata una missione d’intelligence in Sudan. Richiamato anche nella Seconda guerra mondiale, partecipò alle due battaglie di El Alamein. Nel suo libro “”Alamein 1933-1962″” si trova una ricostruzione accurata della battaglia basata su mappe originali di Rommel. Partecipò alla Resistenza subendo nel 1944 l’arresto con percosse da parte dei soldati tedeschi. Risistemò, su incarico del Governo italiano, il cimitero militare italiano di Quota 33 a El Alamein; per 14 anni seguì la missione del recupero delle salme dei caduti di ogni nazione, culminante la costruzione del sacrario italiano da lui progettato. Si spense nel 1992 a Roma all’ospedale militare del Celio a 96 anni. (Nel libro: 43 disegni dell’Autore, 80 illustrazioni fuori testo, 5 cartine, note in fondo ad ogni capitolo). «Termini Imerese, 3/7/1915. Nella caserma abbiamo trovato un intero battaglione territoriale di fanteria. Sono vecchioni dai baffi spioventi, dai 35 ai 40 anni, ma ne dimostrano 60. Non ci amano: hanno saputo che siamo volontari, mobilitati e onorati dall’indennità di guerra. Uno ha detto: “”I volontari sono quelli che dopo, sul campo di battaglia, vanno a depredare i cadaveri””.» (pg 21). «Cascina Medeol, 1/1/1917. Allo scoccare della mezzanotte si leva un pandemonio di cannonate tra le opposte posizioni: è l’augurio reciproco tra italiani e austriaci.» (pg 83). «Vallone del Kotec-Potok. 11/5/1917. (…) Abbiamo salutato Cantoni e i suoi che se ne vanno a Ranzina. In bocca al lupo. Nei valloni dietro l’Isonzo si ammassano le truppe di riserva. Gran via vai di ufficiali alpini e bersaglieri, inzuppati d’acqua. (…) A Liga è successo un ammutinamento di bersaglieri che è terminato con la fucilazione, avvenuta a Kambresko, di un sergente promosso per merito di guerra e decorato di medaglia d’argento.» (pg 109) «12/5/1917, mattina. Le posizioni austriache, sotto il nostro tiro tambureggiante, formano una specie di cratere continuo e fumante. La valle d’Isonzo è piena di fumo e il suolo sussulta come un foglio di carta. Boschi, ferrovia, strade, case si contorcono e si spezzano. Grossi calibri martellano il Roccione del Diavolo: si deve essere formato una specie di pozzo, le granate piombano dentro e si sentono scoppiare nel profondo. Dove cadono le bombarde si sollevano grandi nuvole di fumo pesante e chiaro. Il tiro continua senza tregua: nei rari momenti di silenzio si sente in distanza un boato che non cessa; è la battaglia che infuria tra Plava e Gorizia. (…)» (pg 109, 110)”,”QMIP-052-FSL”
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Storia di un operaio napoletano.”,”””Il compagno che lo presentò disse: “”Vi presento il membro più autoritario della segreteria del Partito Comunista Italiano””. Giorgio (Amendola, ndr) finito il comizio mi fece tutta una storia sulla federazione di Caserta. – Perché non c’era il segretario, poffarbacco? -Ma guarda che è il primo maggio e il segretario è a far comizi – (il segretario era Napolitano). – Mandava un altro, lui doveva essere qui, e poi mi fanno presentare da uno che confonde autorevole con autoritario! Quando si calmò gli dissi: – Bada che il compagno che ti ha presentato sa distinguere, è stato un lapsus freudiano. – Mi diede un pugno amichevole. (pag 172)”,”PCIx-122″
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Da Napoli a Pechino, via Mosca,”,”Salvatore Cacciapuoti, autore della non dimenticata Storia di un operaio napoletano, propone ora al lettore un nuovo volume memorialistico.”,”PCIx-023-FL”
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Storia di un operaio napoletano.”,”Il valore dei ricordi di Salvatore Cacciapuoti non consiste soltanto nel contributo che essi recano alla ricostruzione della storia dell’organizzazione comunista napoletana. Con i ricordi di Cacciapuoti seguiamo il lungo e tenace sforzo dei comunisti napoletani, fin dai difficili tentativi di svolgere in fabbrica una azione clandestina.”,”PCIx-024-FL”
“CACCIAPUOTI Salvatore”,”Da Napoli a Pechino, via Mosca,”,”All’interno del filone della memorialistica, l’autore racconta come si è sviluppata l’organizzazione del Pci nel Mezzogiorno e in particolare del suo viaggio attuato nel 1959 in qualità di membro della delegazione ufficiale del partito in visita in Cina (composta da Li-Causi e da Secchia) e dell’incontro con Liu Sciao Chi, presidente della RPC.”,”PCIx-001-FP”
“CACCIARI Massimo”,”Dialettica e critica del Politico. Saggio su Hegel.”,”Massimo CACCIARI è nato a Venezia nel 1944. Ha pubblicato prima su ‘Angelus Novus’ (1964-1966) poi su ‘Contropiano’ (1968-1971) numerosi saggi dedicati ai rapporti tra filosofia classica tedesca e pensiero negativo. Ha curato l’ edizione italiana di opere di HARTMANN, SIMMEL, LUKACS, FINK e il ‘Der Turm’ di HOFMANNSTHAL. Tra i suoi libri anche ‘Krisis’ (FELTRINELLI, 1976) e ‘Pensiero negativo e razionalizzazione’ (MARSILIO, 1977).”,”TEOP-097″
“CACCIARI Massimo”,”Pensiero negativo e razionalizzazione.”,”Nell’ introduzione CACCIARI descrive i saggi contenuti nel volume e in particolare i due principali ‘Pensiero negativo e razionalizzazione’ e ‘Sul problema dell’ organizzazione’. Il saggio: ‘Sul problema dell’ organizzazione in Germania (1917-1921)’ contiene i paragrafi: Socialdemocrazia e Kommunismus, Luxemburg & Michels, Da Weber a Lenin, Lukacs, dürftiger Poliker (politico inadeguato). (pag 85-146) “”Le conclusioni diverse che Kautsky poteva trarre da questa impostazione, non devono in alcun modo nascondere la sua completa convergenza, nelle premesse di fondo, nel punto di vista dal quale essa muove, con la critica luxemburghiana. Questa coincidenza si manifesta drammaticamente a proposito del bolscevismo, e poi, della rivoluzione di ottobre. E’ il trionfo del punto di vista democratico sull’ organizzazione di classe. Anche quel minimo “”sforzo dialettico””, presente nelle elaborazioni precedenti (e soprattutto in Kautsky nella sua critica a Bernstein), a proposito del rapporto organizzazione – fine rivoluzionario, conquista del potere-dittatura, va a fondo. Kautsky come Pannekoek, Adler e Bauer come la Luxemburg difendono contro l’ organizzazione bolscevica e la “”dittatura”” sovietica, il principio democratico-libertario, si riducono assolutamente ad esso. Il tentativo di spiegare questa critica in base alle diverse situazioni di classe e istituzionali, è, di fatto, miseramente accennato.”” (pag 112) “”L’ “”organizzazione democratica”” o è pendant esatto del romanticismo economico, o scientifica difesa degli interesse borghesi nel partito. Lenin collega la proposta organizzativa democratica alla sua oggettiva funzione di classe. Questa è la domanda che egli si pone: se l’ organizzazione democratica corrisponda a strati sociali non solo strategicamente avversari del movimento di classe, ma, prima ancora, superati dal processo stesso di sviluppo,storicamente impotenti. La democrazia riflette una posizione difensiva del partito, corrisponde alla difesa borghese della propria Individualität. Direbbe Weber: nel “”dibattito”” il borghese cela la propria esigenza di “”sicurezza””, anterem.”” (pag 133) “”Questo è il senso della “”difesa dell’ autonomia contro il centralismo. Questo è, per l’ appunto, il senso di principio (…) dei lamenti sul burocratismo e sull’ autocrazia (…) dei ridicoli strepiti sulla pretesa dell’ “”obbedienza cieca””: arretratezza di classe – né soltanto teorica, né soltanto pratica-organizzativa. Il problema del vero partito nasce dalla liquidazione di questo codismo organizzativo. Lenin è di chiarezza brutale a questo proposito: certo, “”burocratismo versus autonomia, è il principio organizzativo della socialdemocrazia rivoluzionaria in contrapposizione al principio organizzativo degli opportunisti della socialdemocrazia””. (pag 133-134) “”Non solo l’ ultimo passaggio, il “”salto”” di Lenin, è assente nella teoria socialdemocratica tedesca – ma gli stessi principi sui quali essa si fonda permangono, come già abbiamo visto, “”in contatto”” continuo con la tradizione democratica del Sozialismus. Tutt’altro che fair-play, dunque, il rifiuto da parte di Kautsky alla pubblicazione su “”Die neue Zeit”” della risposta di Lenin alle critiche della Luxemburg””. (pag 134)”,”PARx-029″
“CACCIARI Paolo POTENZA Stefania”,”Il ciclo edilizio. Riforma della casa e sviluppo capitalistico in Italia negli anni ’60.”,”Paolo Cacciari nato a Venezia nel 1949 si è laureato in Architettura all’IUAV nel 1972. Ha collaborato alla rivista Contropiano. Stefania Potenza nata a Venezia nel 1945 si è laureata in Architettura alla IUAV nel 1969. Collabora alla rivista Contropiano. Contiene il capitolo: ‘Appunti sulla teoria della rendita urbana’”,”ITAE-368″
“CACCIARI Massimo FACHINELLI Elvio FLORES D’ARCAIS Paolo GIORELLO Giulio MARRAMAO Giacomo MONDADORI Marco SALVATI Michele STAME Federico VATTIMO Gianni VECA Salvatore VIANELLO Fernando”,”Il concetto di Sinistra.”,”Massimo Cacciari è nato nel 1944 a Venezia, dove è docente universitario di Storia dell’architettura. Nell’ultima legislatura è stato eletto deputato al Parlamento nelle liste del PCI. Svolge un’intensa attività pubblicista su giornali e riviste. Elvio Fachinelli è psicoanalista a Milano. Ha contribuito con Luisa Muraro e Giuseppe Sartori, al volume collettivo L’erba voglio. Paolo Flores D’Arcais (Cervignano del Friuli, 1944) è ricercatore presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Roma. É stato direttore del centro culturale Mondo operaio dalla fondazione all’ottobre 1981. É attualmente un collaboratore di Pagina e Lotta continua. Giulio Giorello (Milano, 1945) si è laureato in Filosofia (1968) e in Matematica (1971) ed è attualmente professore ordinario di Filosofia della scienza all’Università di Milano. Giacomo Marramao è nato a Catanzaro nel 1946 e vive a Roma. Insegna Filosofia della politica all’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Scrive sulle riviste Laboratorio politico, Centauro, Critica marxista e sul settimanale Rinascita. Marco Mondadori (Milano, 1946) si è laureato in Filosofia a Milano nel 1968; si è quindi specializzato in Logica e Filosofia della scienza all’Università di Stanford. Attualmente è professore straordinario di Filosofia della scienza all’Università di Palermo. Michele Salvati (Cremona, 1937) insegna Economia Industriale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena e collabora abitualmente alla rivista Quaderni Piacentini. Federico Stame è nato nel 1936 a Bologna, dove esercita la professione di notaio. Direttore di Classe e Stato negli anni 1965-69, ha collaborato alle riviste Problemi del socialismo, Critica del diritto, La questione criminale; scrive abitualmente su Quaderni Piacentini, di cui è redattore. Gianni Vattimo (Torino, 1936) è attualmente professore di Estetica alla facoltà di Lettere di Torino. É membro ordinario del Comité International pour les Etudes d’Esthetique e redattore responsabile della Rivista di Estetica. Salvatore Veca (Roma, 1943) insegna Filosofia della politica all’Università statale di Milano e dirige le attività di ricerca della Fondazione G. Feltrinelli di Milano. Fernando Vianello (Bologna, 1939) è professore straordinario di Economia politica nella Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena.”,”ITAP-069-FL”
“CACCIARI Massimo”,”Il lavoro dello spirito.”,”Massimo Cacciari è professore emerito della Facoltà di FIlosofia dell’Univerisità San Raffaele di Milano. L’ultimo lavoro pubblicato, prima di questo, è ‘Labirinto filosofico’ (2014). “”Il Politico in tanto sarà professione, e cioè ‘lavoro intellettuale’ in quanto saprà orientarsi sul paradigma dell’impresa tecnico-scientifica”” (pag 57) Libretto ‘colto’ infarcito di termini-concetti in tedesco, latino, greco (tra cui, in tedesco, Universale Mobilmachung, Bürgersinn, Gestell, Gegen-stand, Sollen, Gemeinde der Ichen, Ruf, Beruf, Tatsachen, Sachwerhalte, Entwertung, Wertfreiheit, Freigeist, Bildung, Kultur, Zivilisation, Sittliche, Gedankenbildung, Selbüberwindung, geistige Arbeit, Bildungsbürgertum, Wissenschaftlehre, Verfassung, Rationalisierung, Weltbürgertum, Gemeinschaft, Auf-hebung, ecc.)”,”FILx-578″
“CACCIARI Massimo e altri saggi di Francesco RUTELLI Gianni BORGNA Massimo CACCIARI Lucio COLLETTI Biagio DE GIOVANNI Salvatore NATOLI Vittorio MATHIEU Giacomo MARRAMAO Antimo NEGRI Gennaro SASSO Emanuele SEVERINO Lucio VILLARI Paolo SIMONCELLI Luigi ACCARDI Hervé A. CAVALLERA Francesco GABRIELI Jader JACOBELLI Ettore PARATORE Pietro PRINI Luigi GAGLIARDI Antonio FEDE Vincenzo CAPPELLETTI Paolo CHIARINI Aldo DE MADDALENA Gherardo GNOLI”,”La filosofia, la politica, l’organizzazione della cultura.”,”Giovanni Gentile è stato un filosofo, storico della filosofia, pedagogista e politico italiano. Fu, insieme a Benedetto Croce, uno dei maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e dell’idealismo. Nato a Castelvetrano nel maggio 1875, assasinato il 15 aprile 1944 a Firenze. Istruzione Università degli Studi di Firenze (1899-1900) Scuola Normale Superiore (1893-1897).”,”FILx-152-FL”
“CACCIATORE Giuseppe”,”Antonio Labriola in un altro secolo. Saggi.”,”CACCIATORE Giuseppe è ordinario di storia della filosofia nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Napoli. Ha al suo attivo molte opere tra le quali ‘Scienza e filosofia in Dilthey’ e ‘L’etica dello storicismo’. “”Già nel saggio sul ‘Manifesto’ si potevano leggere penetranti osservazioni sull’estensione del capitalismo a livello planetario, non solo in America, ma perfino in Russia e in Giappone, con conseguenze evidenti sul piano della creazione di nuovi centri di produzione e su quello della complicazione delle “”condizioni della concorrenza””, tanto da far individuare a Labriola uno degli effetti più evidenti di questi processi e cioè che il “”pacifico mondo dell’industria è diventato un immane accampamento, entro del quale vegeta il militarismo”” (A. Labriola, In memoria (…)) (pag 132)”,”LABD-076″
“CACCIATORE Giuseppe”,”Ragione e speranza nel marxismo. L’eredità di Ernst Bloch.”,”Giuseppe Cacciatore, nato nel 1945, è assistente di Storia della filosofia e professore incaricato di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Salerno. E’ autore di saggi e articoli su Vico, Hegel, Troeltsch. Ha pubblicato una monografia in due volumi su ‘Scienza e filosofia in Dilthey’ (Napoli, 1976). Collabora a ‘Il Pensiero politico’ e al ‘Bollettino del Centro studi vichiani’. “”La critica ai socialisti utopistici anticipa qui [Marx-Engels, ‘Il manifesto’, ibid., p. 231, ndr] un giudizio che più tardi è ripreso da Engels e cioè la positività di questi sistemi che riescono a vedere «l’antagonismo delle classi e anche l’efficacia degli elementi dissolventi nel seno della stessa società dominante». Il limite più evidente di Saint-Simon, Fourier, Owen è il non aver colto – e questa osservazione pone ancora una volta in luce la connessione tra critica e prospettiva rivoluzionaria – le possibilità di «attività storica autonoma» del proletariato e, dunque, la creazione di un «movimento politico» (24). E’ proprio la mancanza, in questi sistemi, di una rigorosa critica scientifica della società che conduce alla arbitraria sostituzione di «condizioni immaginarie» alla «organizzazione del proletariato in classe». «La storia futura si dissolve per essi nella propaganda e nell’esecuzione pratica dei loro progetti di società» (25). E l’incapacità di cogliere le forme specifiche delle formazioni sociali, gli stessi processi nelle lotte delle classi, addirittura gli antagonismi presenti, conduce alla sopravvalutazione del proprio sistema («miglior progetto possibile della miglior società possibile») e al disconoscimento dell’azione politica rivoluzionaria. In definitiva, i sistemi socialisti, pur considerati nella loro positività («hanno fornito materiale preziosissimo per illuminare gli operai», sono costantemente considerati in rapporto al processo storico-materiale dei rapporti di produzione e delle forze produttive. «L’importanza del socialismo e comunismo critico utopistico sta in rapporto inverso allo sviluppo storico. Nella stessa misura che si sviluppa e prende forma la lotta fra le classi, perde ogni valore pratico, ogni giustificazione teorica quello immaginario sollevarsi al di sopra di essa, quella lotta immaginaria contro di essa» (26)”” [Giuseppe Cacciatore, ‘Ragione e speranza nel marxismo. L’eredità di Ernst Bloch’, Dedalo, Bari, 1979] [(24) «Alcuni di questi romanzi, per esempio il sistema di Fourier, sono elaborati con autentico spirito poetico, come i sistemi di Owen e di Cabet, sono fatti senza alcuna fantasia, ma in base a un calcolo sottile o a un adattamento scaltramente avvocatesco alel idee della classe da influenzare. Quando il partito si sviluppa, questi sistemi perdono ogni importanza e sono conservati tutt’al più come nomi di richiamo» (K. Marx, F. Engels, ‘L’ideologia tedesca’, cit., p. 455; (25) Marx-Engels, ‘Manifesto’, cit., p. 232; (26) Ibid.]”,”SOCU-012-FF”
“CACCIATORE Giuseppe”,”Un convegno su Labriola in Germania.”,” La scarsa circolazione delle idee di Antonio Labriola tra i socialisti tedeschi. “”In una lettera a Luise Kautsky del 5 aprile 1899, così Labriola amaramente commentava il disinteresse che verso i suoi scritti mostravano i «compagni» tedeschi: «Mi dispiace che Carlo [Kautsky] non ha tempo di leggere il mio ‘Socialisme et Philosophie’ – come temo che non abbia mai letto i miei ‘Essays’ (…). Ciò mi dispiace per me -per una legittima ragione di amor proprio. Mi dispiace per lui, perché gli è mancata l’occasione di vedere come lo stesso ordine di idee si svolga diversamente in un altro cervello, che nello svolgerlo ci porti altri elementi di cultura, altre esperienze, ed altro temperamento spirituale. Mi dispiace per la cosa perché qui in Italia ed in Francia si ritiene che i compagni di Germania non tengono nessun conto delle cose mie». E in una lettera a Bernstein, dell’anno precedente, Labriola giustifica la sua ritrosia ad intervenire direttamente nella ormai già avviata polemica sulla «crisi», proprio a causa della scarsa circolazione delle sue idee tra i socialisti tedeschi. «Da quasi due anni non scrivo una riga per un giornale tedesco. Ho solo provato a discutere epistolarmente con molti amici, ‘ma è stata tutta fatica sprecata’. Ogni buon tedesco è fermamente convinto che gli italiani sono persone di terza o al massimo di seconda categoria. Il mio nome, ovviamente, in Germania, è pressoché ignoto». Probabilmente, per i dirigenti e i teorici della socialdemocrazia tedesca non si trattava solo di oggettive difficoltà di comprensione e analisi di una situazione storica e politica, come quella italiana, che vedeva appena gli albori della presenza del movimento organizzato dei lavoratori. In effetti, coglieva nel segno Karl Korsch quando, alla fine degli anni Venti, in uno scritto rimasto inedito fin quasi ai giorni nostri (e che è restato, per lunghi decenni, uno dei rari interventi su Labriola in area politico-culturale tedesca, insieme a quelli di Franz Mehring che ne scrisse nel 1904 nella «Neue Zeit» e ne curò, nel 1909, l’edizione tedesca del ‘In memoria del Manifesto’), così osservava «L’importanza di Labriola per lo sviluppo del marxismo in Occidente è un corrispettivo straordinario dell’importanza di Plechanov per lo sviluppo del marxismo in Oriente. La Socialdemocrazia tedesca, con la sua ideologia ortodossa kautskyana, prende parte ad entrambi gli sviluppi; nel primo decennio del secolo ventesimo, tuttavia, ha una spiccata preferenza per il secondo». Quali che siano, comunque, le motivazioni della lunga sfortuna di Labriola in Germania (si deve, infatti, attendere il 1974 perché esca l’edizione tedesca dei ‘Saggi’ presso Suhrkamp), non resta ora che registrare, con estremo favore, questa intensa fase di rilancio (e per molti versi e propria nascita) di interessi e di ricerche su Labriola in alcuni settori della cultura storica, filosofica e politologica tedesca. Tra le concrete testimonianze di questa nuova fase si colloca dunque il convegno internazionale su ‘Antonio Labriola Vordenker des historischen Materialismus’, svoltosi a Brema (11-13 settembre 1986) (…)”” (pag 262-263) [Giuseppe Cacciatore, ‘Un convegno su Labriola in Germania’, in ‘Studi storici’, N. 1, gennaio-marzo 1987, pag 261-268]”,”LABD-117″
“CACCIOTTO Marco”,”All’ombra del potere. Strategie per il consenso e consulenti politici.”,”Marco Cacciotto (Milano, 1969) è professore a contratto di ‘Marketing e pubblicità politica’ presso la Facoltà di scienze politce dell’Università Statale di Milano e di ‘Marketing politico ed elettorale’ presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Firenze. Svolge consulenza strategica per organizzazioni politiche e sindacali e altri soggetti. ‘Il territorio è la parola chiave per la comunicazione post moderna: comunicare con il territorio, comunicare il territorio. I territori riscoprono le loro identità e per competere devono valorizzare le loro vocazioni’ (pag 134)”,”TEOS-347″
“CACIAGLI Mario KERTZER David I a cura; saggi di Aldo DI-VIRGILIO Pier Vincenzo ULERI Roberto FIDELI Mark GILBERT Marco MARAFFI Gianfranco PASQUINO Onorato CASTELLINO Pier Virgilio DASTOLI Michael BRAUN Sandro MAGISTER Fabio GOBBO e Carlo CAZZOLA Marzia ZANNINI”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 1996.”,”Saggi di Aldo DI-VIRGILIO Pier Vincenzo ULERI Roberto FIDELI Mark GILBERT Marco MARAFFI Gianfranco PASQUINO Onorato CASTELLINO Pier Virgilio DASTOLI Michael BRAUN Sandro MAGISTER Fabio GOBBO e Carlo CAZZOLA Marzia ZANNINI”,”STAT-518″
“CACIAGLI Mario ZUCKERMAN Alan a cura, Saggi di Filia ALLUM Jeffrey J. ANDERSON Carlo BACCETTI Gianfranco BALDINI Paolo BELLUCCI Gianfranco BRUNELLI Marco CILENTO Vincent DELLA SALA Harlan KOFF Rodolfo LEWANSKI Franca MAINO Marco MARAFFI Gianfranco PASQUINO Paolo SEGATTI Salvatore VASSALLO”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 2001.”,”Gianfranco Baldini è ricercatore assegnista presso il dipartimento di Politica, istituzioni e storia dell’Università di Bologna e docente a contratto di Scienza politica presso l’Università della Calabria. Vincent Della Sala è Associate professor presso il department of Political science at Carleton University, Ottawa, Canada. Gianfranco Pasquino è professore ordinario di Scienza politica nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna e Adjunct professor al Bologna center della Johns Hopkins. Filia Allum è lecturer in Politics presso l’Università di Leeds (GB). Jeffrey J. Anderson, è professore di Scienza della politica presso la Brown University di Providence (USA). Carlo Baccetti è professore associato di Scienza politica nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze, dove insegna Partiti politici e gruppi di pressione e Governo locale. Paolo Bellucci è professore associato di Scienza della politica nella Facoltà di Economia dell’Università del Molise. Gianfranco Brunelli è giornalista caporedattore per la sezione Attualità della rivista Il Regno di Bologna. Mario Caciagli è professore di Politica comparata nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze. Marco Cilento è ricercatore presso la cattedra di Politica comparata, Facoltà di Sociologia, Università degli Studi di Roma La Sapienza. Harlan Koff insegna presso il Dipartimento di Scienza politica della Duke University di Durham, North Carolina (USA). Rodolfo Lewanski è professore associato presso il Dipartimento di Organizzazione e Sistema Politico, Facoltà di Scienze politiche, Università di Bologna. Franca Maino, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Scienza politica all’Università di Firenze, è ora titolare di assegno di ricerca presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Pavia. Marco Maraffi insegna Sociologia politica nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano. Paolo Segatti è professore di Sociologia politica presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Pavia. Salvatore Vassallo insegna Analisi comparata delle politiche pubbliche nell’Università di Bologna, Sede di Forlì. Alan Zuckerman è professore di Scienza della politica presso la Brown University di Providence (USA).”,”ITAP-059-FL”
“CACICI Vincenzo FIORE Roberto FORNERO Elsa FUA’ Giorgio GIARDA Piero D. LOVEJOY Robert M. MARIGLIANO Giuseppe PALAZZI Paolo TABUCCHI Giulio VINCI Salvatore”,”Ciclo e sviluppo nell’economia italiana.”,”Contiene il saggio di Salvatore Vinci, ‘Ciclo e politica anticiclica nell’economia italiana dal 1951 al 1971’ (pag 60-142) ‘Da Keynes in poi è ormai accettata da tutti l’opinione che la domanda di moneta dipende dal reddito reale, dal saggio d’interesse e dai prezzi, per cui una variazione della base monetaria decisa dalla banca centrale facendo variare la quantità di moneta in circolazione provoca variazioni nelle grandezze sopra indicate (reddito, interesse e prezzi)’ (pag 104) ‘Politica monetaria e politica fiscale non sono alternative che si escludono a vicenda ma costituiscono interventi complementari’ (pag 105) ‘Un’importante modifica avviene nel periodo in esame nella struttura interna del sistema bancario. Attraverso provvedimenti delle autorità monetarie, fu favorito lo sviluppo di una rete di piccole banche a scapito degli uffici postali i quali depositavano poi la loro liquidità alla Cassa Depositi e Prestiti’ (pag 107)”,”ITAE-396″
“CACUCCI Pino”,”Ribelli!”,”CACUCCI Pino (1955) ha scritto e pubblicato molte opere tra cui ‘Puerto Escondido’ (1990), ‘Tina’ (la biografia di Tina Modotti) (1991), ‘La polvere del Messico’ (1992) ecc.”,”BIOx-149″
“CADEDDU Davide”,”Il valore della politica in Adriano Olivetti.”,”Sistema politico prospettato in ‘L’ordine politico delle Comunità'”,”TEOS-008-FMB”
“CADENE Philippe, collaborazione di Guillaume BALAVOINE”,”Atlas de l’Inde. Une fulgurante ascension.”,”CADENE P. è professore di geografia dello sviluppo all’Università Paris VII Denis Diderot.”,”INDE-005″
“CADIOLI Alberto a cura; poesie di ALBERTI ALERAMO ARAGON BARTOLOTTI DAZZI DE-MURTAS ELUARD FAST GATTO GORKI UGILLEN HIKMET LEGER MAJAKOVSKIJ MUCCI NERUDA PASCUTTO PIOVANO QUASIMODO SPAMPINATO SCIUTO SOCRATE SOTGIU TRILUSSA TUWIM VAPZAROV VIGANO’ WHITMAN”,”Dal poeta al suo partito. Antologia di poesia pubblicate su Rinascita.”,”Nazim Hikmet ‘Le vostre mani e le menzogne loro’ (pag 77)”,”VARx-006-FMB”
“CADONI Giorgio”,”Machiavelli. Regno di Francia e «principato civile».”,”L’auturo collabora da oltre un decennio con l’Istituto di Studi Storici della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma. Si è dedicato al pensiero di Machiavelli. Tra i suoi libri ‘Genesi e crisi del vivere libero in Machiavelli’ (1965).”,”FRAG-004-FMB”
“CADORNA Luigi”,”Altre pagine sulla Grande guerra.”,”””La Germania ha compiuto bensì recentemente uno sforzo enorme che ha vieppiù ampliata ed irrobustita la già salda e magnifica compagine del suo esercito. Ma, parallelamente, anche la Frnacia ha compiuto uno sforzo poderoso e la Russia ne ha compiuto uno altrettanto e forse ancora più grande rispetto all’aumento delle forze ed all’acceleramento della sua mobilitazione e radunata. L’Austria, d’altra parte, ha pure essa accresciuto e va accrescendo e rinvigorendo le sue forze armate, ma ingontra sempre nuovi e più grandi imbarazzi nei Balcani. In tale stato di cose è naturale che la Germania debba molto desiderare il concorso diretto delle nostre forze sul teatro principale della lotta e desiderarlo largo quanto è più possibile”” (pag 21)”,”QMIP-046-FV”
“CADY J.F.”,”Storia dell’Asia Sud-Orientale.”,”Siam nome ufficiale della Thailandia fino al giugno 1939, poi dal 1945 al 1949. “”L’articolo 3 del trattato che stabilisce il confine fra Birmania e Cina, concluso nel 1961, richiedeva la non aggressione da ambo le parti e registrava la decisione della Birmania di non permettere che il suo territorio venisse usato per future operazioni militari contro la Cina. Ci si può aspettare che Pechino segua simili obiettivi diplomatici con altri stati del Sud-Est asiatico. L’Indonesia adottò una politica mirante ad un analogo accordo con la Cina comunista. Gli isolani ricevettero in cambio un permesso da Pechino che concedeva loro per la prima volta la cittadinanza indonesiana per i residenti cinesi in Indonesia. Il partito comunista indonesiano divenne più direttamente associato a Pechino che a Mosca. La presenza di otto-dieci milioni di cinesi d’oltremare in Asia sud-orientale venne a rendere ancora più urgente il non ancora raggiunto obbiettivo di Pechino di riconfermare in qualche modo la sua superiorità storica. Non si può pensare che un qualsiasi sforzo aperto da parte della Cina rossa di dominare con le armi l’Asia sud-orientale sarebbe stato accettato passivamente nella regione. L’altra faccia della medaglia della tradizionale sovranità cinese è la tradizione storica di una riuscita resistenza dell’Asia sud-orientale ad una vera e propria dominazione diretta. I comunisti sia del Vietnam che della Birmania non avrebbero certo gradito una invasione militare cinese. A lungo andare, i fattori ideologici non possono avere che un ruolo incidentale nelle future relazioni politiche della Cina con il sud-est asiatico. L’atteggiamento dei cinesi d’oltremare verso la Cina rossa differisce notevolmente da quello della popolazione indigena. I primi favoriscono una Cina forte che possa proteggerli contro un trattamento discriminatorio, spesso in contrasto con gli orientamenti del comunismo di Pechino. Nella Rangoon di sinistra durante gli anni cinquanta, la letteratura marxista cinese non ebbe successo, mentre le riproduzioni dei capolavori cinesi di pittura andavano a ruba. L’orgoglio culturale e razziale fra i cinesi d’oltremare superava di gran lunga il loro entusiasmo comunista”” (pag 919-920)”,”ASIx-119″
“CAFAGNA Luciano”,”La grande slavina. L’ Italia verso la crisi della democrazia.”,”Luciano CAFAGNA è ordinario di storia contemporanea presso l’Univ di Pisa. E’ autore di ‘Dualismo e sviluppo nella storia d’ Italia’, (MARSILIO, 1989). Ai temi del dibattito politico contemporaneo ha dedicato i volumi ‘Duello a sinistra’ scritto con Giuliano AMATO (MULINO, 1982) e ‘C’era una volta..’ (MARSILIO, 1991).”,”ITAP-017″
“CAFAGNA Luciano”,”Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della ‘febbre edilizia’ e della crisi (1882-1891). (in)”,”Altro materiale in indice rivista: -Costantino LAZZARI, Memorie (A cura di Alessandro SCHIAVI) Rassegne bibliografiche: -Franco DELLA-PERUTA, Materiali di Società Anonime alla Biblioteca G.G. Feltrinelli Recensioni: -Gaetano ARFE’, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, di Federico CHABOD -Armando SAITTA, Sylvain Marechal. L’ Egalitaire. ‘L’ Homme sans Dieu’ (1750-1803). Vie et oeuvre de l’ auteur du Manifeste des Egaux, di Maurice DOMMANGET. Comitato di Redazione di Movimento Operaio: Gianni BOSIO, Franco CATALANO, Elio CONTI, Luigi DAL-PANE, Franco DELLA-PERUTA, Giuseppe DEL-BO, Domenico DEMARCO, Alessandro GALANTE-GARRONE, Matteo GAUDIOSO, Antonio LUCARELLI, Gastone MANACORDA, Giovanni PIRELLI, Ernesto RAGIONIERI, Armando SAITTA, Franco VENTURI, Renato ZANGHERI.”,”MITS-096″
“CAFAGNA Luciano MARTINELLI Renzo NATOLI Claudio SCAMUZZI Sergio VIVANTI Corrado”,”Le tesi di Lione. Riflessioni su Gramsci e la storia d’ Italia.”,”Questo Quaderno raccoglie i materiali presentati nel corso del seminario su “”Le Tesi di Lione. Riflessioni su Antonio Gramsci e la storia d’ Italia’ tenutosi a Cortona nei giorni 13 e 14 novembre 1987. Redazione Luisa CORTESE “”Nel 1925, invece, lo stesso Zinoviev dice, diffondendosi sul significato della formula, intesa come obiettivo prioritario: “”Che cos’è la ‘bolscevizzazione’ dei nostri partiti? Diciamo anzitutto ciò che non è. Bolscevizzare un partito non significa mettersi sulla via di una piccola organizzazione di ‘puri’ bolscevichi, di ‘eletti’. Il bolscevico è innanzitutto l’ uomo di massa, il nemico della setta””; (…)”” (pag 16) “”Infatti, l’ azione del Comintern e di Gramsci nei confronti di Bordiga è assai decisa, anche sul piano amministrativo, e si sviluppa, in certi momenti, addirittura sul piano personale. C’è una lettera di Gramsci, ancora inedita, che documenta efficacemente questo aspetto della lotta contro Bordiga; una lettera molto interessante, che fa comprendere pienamente il travaglio che prepara il Congresso di Lione, e l’ elaborazione delle Tesi. (11).”” (pag 17) Nota 11. La lettera, datata 18 agosto 1925, è presso l’ Archivio della Direzione del Pci. (…) Gramsci scrive, tra l’ altro: “”Si potrebbe sapere, ad esempio, quale elemento di fatto di autorizza a parlare di ‘coloro che vanno a Mosca per ragioni di famiglia’? (…)”” (pag 17)”,”GRAS-049″
“CAFAGNA Luciano a cura, con scritti di G. NAPOLITANO W. VELTRONI F. COEN G. GRAZIOSI M. COLITTI G. EMILIANI M. PIRANI S. CASSESE P. GUERRIERI J. DELORS F. ARCHIBUGI G. CARANDINI L. CAFAGNA M. CARABBA G. GIUGNI”,”Riformismo italiano. Saggi per Giorgio Ruffolo.”,”CAFAGNA Luciano [Guido Carandini,’Per un socialismo ecologico’ (pag 134-135) in ‘Riformismo italiano. Saggi per Giorgio Ruffolo’ a cura di Luciano Cafagna, 2007]”,”ITAE-285″
“CAFAGNA L. CAZES B. HOBSBAWM E.J. KULA W. SPAVENTA L., a cura di A. CARACCIOLO”,”Problemi storici della industrializzazione e dello sviluppo. Pubblicazione dell’Università di Livorno, serie di economia, volume VI”,”””Parlando del modello di un sistema che si distingue per una accumulazione accelerata, ci occupiamo di un problema che fu, poco tempo fa, oggetto di una interessantissima discussione nella scienza italiana. In questa discussione A. Gerschenkron ha messo in dubbio la necessità di un tale modello, almeno per certi paesi. E’ poco probabile, secondo lui, che ci sia una regola generale di precedenza della fase di accumulazione cosiddetta primitiva e di susseguenza della fase del decollo industriale. In certi casi egli è incline “”a vedere il fenomeno dell’accumulazione piuttosto sotto il profilo della simultaneità che non della preliminarità”” (A. Gerschenkron, ‘Rosario Romeo e l’accumulazione primitiva del capitale’, in “”Rivista storica italiana””, LXXI, fasc. 4,p: 578; A. Gerschenkron, ‘Reflexions on te Concept of “”Prerequisites”” of Modern Industrialisation’, in “”Industria””, 1957, p. 358). Altrove egli va ancora più lontano: “”La accumulazione originale del capitale in alcuni dei maggiori paesi del continente europeo non fu un requisito dello sviluppo industriale”” (A. Gerschenkron, Reflections…, p. 368). Pur non potendo pronunciarmi riguardo all’Italia, credo tuttavia che il punto di vista di Gerschenkron possa giustificarsi in certe circostanze. Noi abbiamo qui proprio una illustrazione delle esigenze sopra formulate. Nel modello classico di accumulazione primitiva in Inghilterra, creato da Marx, si trattava di spiegare l’apparizione e la associazione dei tre elementi costitutivi di ogni capitalismo: il capitale, la manodopera salariata e il mercato di smercio dei prodotti. Marx vedeva nelle ‘enclosures’ un processo storico concreto e individuale che da solo creava simultaneamente tre elementi e cioè: 1) l’espropriazione dei piccoli proprietari accumulava ipso facto le forze produttive nelle mani dei proprietari più importanti; 2) i piccoli proprietari espropriati diventavano venditori della loro propria forza lavoro; 3) quelli che si arricchivano, come quelli che diventavano proletari, si legavano al mercato in modo molto più saldo che prima (il contadino proletarizzato viveva forse peggio che prima della sua proletarizzazione, ma ora doveva comprare al mercato tutto quello che consumava). Il modello di Marx resta per l’Inghilterra sempre valido, indipendentemente dall’atteggiamento che assumiamo verso la discussione ulteriore a proposito delle ‘enclosures’. L’essenziale in questo modello è l’indicazione dei tre processi che si sono verificati in tali o tal’altre forme istituzionali prima che sia entrato in gioco il processo, tipico per il capitalismo, della appropriazione del plusvalore, ottenuto grazie al salariato, e del suo reinvestimento. Da un lato l’anteriorità di questo processo e dall’altro il fatto che questa accumulazione non deriva ancora dall’accaparramento del plusvalore spiegano perché Marx la chiamò “”accumulazione primitiva””. Tuttavia è evidente e provato dalla storia che ciascuno dei tre aspetti, che nel caso inglese sono teoricamente differenziabili all’interno di un solo fenomeno storico, può verificarsi indipendentemente”” [W. Kula, Alcuni aspetti della collaborazione fra storici ed economisti] [in ‘Problemi storici della industrializzazione e dello sviluppo’, scritti di L. Cafagna, B. Cazes, E.J. Hobsbawm, W. Kula, L. Spaventa, a cura di A. Caracciolo, 1965] (pag 37-40)”,”EURE-001-FF”
“CAFAGNA Luciano”,”C’era una volta… Riflessioni sul comunismo italiano.”,” Luciano Cafagna, professore ordinario di storia contemporanea all’università di Pisa è tra i massimi studiosi della storia del decollo industriale italiano. Per la Marsilio ha pubblicato: ‘Dualismo e sviluppo nella storia d’Italia’. Alle ricerche sul pensiero politico del Risorgimento e agli studi su Tocqueville ha affiancato l’attività di esperto nei problemi della programmazione economica. “”Bisogna distruggere le formazioni intermedie”” (A. Gramsci, Intervento al Congresso di Lione) (1926) (p. 24) Questione “”debolezza storica borghesia italiana”” (pag 33-41) “”L’idea di una “”debolezza storica della borghesia italiana”” [Congresso di Lione, 1926, ndr] (che tornerà intera nel grande testo della ripresa comunista “”venti anni dopo””, il rapporto di Togliatti al V Congresso del dicembre-gennaio 1945-1946) non è, di per sé, una idea “”di sinistra””. E’ una idea generalmente ritenuta di derivazione orianista, basata sul giudizio di un fallimento post-risorgimentale del “”Risorgimento””, e di qui è passata anche nella cultura del fascismo: a tale idea può benissimo associarsi, infatti, una volontà “”borghese”” di colmare e superare quella “”debolezza””, attraverso il rafforzamento dello Stato, il “”fare gli italiani”” con l’educazione e la disciplina delle masse, il prestigio nazionalistico-militare (…). Quella idea ha però, anche, una specifica tradizione nel marxismo italiano, soprattutto negli scritti di Saverio Merlino – che contengono spunti di notevole acume – e in quelli di Antonio Labriola (5)”” (pag 33-34) (5) F.S. Merlino, ‘Questa è l’Italia’ (1890), prefazione di F. Della Peruta, Milano, Colip, 1953; A. Labriola, ‘Da un secolo all’altro’, in Id., Scritti vari, a cura di B. Croce, Bari, Laterza, 1906″,”PCIx-388″
“CAFAGNA Luciano / LAZZARI Costantino”,”Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della «febbre edilizia» e della crisi (1882-1891) (Cafagna) / Memorie (Lazzari) (a cura di Alessando Schiavi).”,”Seconda parte delle memorie di Costantino Lazzari iniziate nel numero precedente “”Alla radice dei favolosi guadagni del periodo di euforia, così come dell’improvviso crollo che seguì la speculazione, sta un intenso sfruttamento della classe operaia. L’illusione di un rapido aumento della popolazione romana si fondava in gran parte sulla constatazione del grande afflusso di immigrati a Roma (20). Ma questi immigrati erano in massima parte proletari che venivano a Roma in cerca di lavoro – che trovavano a condizioni di fame – e tale loro offerta di forza lavorativa a buona mercato (favorita dalla crisi agricola) era una delle condizioni su cui si reggeva la speculazione. Ma ragione fondamentale del basso livello dei salari reali era per l’appunto il crescente carovita, dato in particolare dalla elevatezza delle pigioni. Man mano che si costruiva; affluiva in Roma nuova mano d’opera e aumentava la richiesta di locali d’affitto e quindi aumentavano le pigioni. I calcoli sull’aumento della popolazione a Roma non tenevano conto del fatto che al crescere della popolazione, date le condizioni che abbiamo descritto, non poteva corrispondere una richiesta di nuovi locali d’affitto proporzionalmente crescente: prova ne è l’enorme aumento del rapporto di densità per metri quadri nei quartieri del centro dal 1871 al 1889, mentre a questa data era possibile riscontrare un “”numero stragrande di quartieri e casamenti sfitti”” (21). Anche i salari nominali tendevano a ridursi con l’accrescersi della concorrenza fra coloro che gareggiavano nei pubblici appalti e che erano in numero sempre maggiore, a causa del sistema dei «certificati di idoneità» (i quali, rilasciati da un ingegnere, attestavano una presunta capacità ad assumere appalti). La condizione di questa assunzione al ribasso era il supersfruttamento degli operai e l’impiego della mano d’opera femminile e minorile. «L’appaltatore, dopo aver assunto i lavori in ribasso, se l’aggiusta con gli operai sulla base …. della fame che non perdona» scriveva ‘L’Emancipazione’, «L’individuo che delibera il lavoro con un ribasso straordinario, delibera impunemente perché sa di trovare un rifugio condiscendente nel subappalto e nel cottimo, con grave danno dell’opera e di chi l’eseguisce (22). Ed a proposito della mano d’opera femminile lo stesso giornale avvertiva: «Noi sappiamo di donne impiegate in lavori di facchini, che prendono 70, 60 e persino 50 centesimi al giorno» lavorando 12 ore al giorno. La media ‘ufficiale’ che si calcolava per i salari corrisposti agli operai era di 3 lire circa. Per fare un raffronto sommario con la speculazione che allora si operava, ricordiamo il caso del senatore Alessandro Rossi, il quale aveva costruito, su un’area che era riuscito a farsi cedere gratuitamente dal Comune, al quartiere Esquilino, delle “”case economiche”” che affittava a 40-45 lire al mese e che rendevano un frutto del 14% sul capitale impiegato (23). Manifestatasi infine la crisi, la situazione della classe operaia peggiorò paurosamente (…)”” (pag 739-740)”,”MITT-376″
“CAFAGNA Luciano; PRETI Giulio”,”Le alternative della pianificazione e la storia della economia sovietica (Cafagna); Scienza e tecnica (Preti).”,”””Il pianificatore viene ad operare (…) non solo dal lato della domanda della forza-lavoro (…) ma anche da lato dell’offerta. Non opera solo cioè influenzando e deformando le alternative di scelta in modo da rendere questa il più obbligata possibile (…), attraverso le condizioni della domanda, ma opera direttamente ‘costringendo’ l’offerta. (…) Sta di fatto, però, che la via per la quale una simile operazione deve passare è la rottura di ogni effettiva «bilateralità» nel rapporto, e ciò si realizza soprattutto attraverso la trasformazione dei sindacati da organismi difensivi delle esigenze immediate della mano d’opera in strumenti di esecuzione del piano e attraverso la introduzione di misure per la ripartizione coercitiva della mano d’opera fra i diversi settori produttivi e le località diverse (1). Al primo di questi due punti bisogna annettere il carattere di una grossa trasformazione istituzionale. Ne segnò l’inizio l’VIII Congresso sindacale dell’URSS (dicembre 1928 – gennaio 1929). Fu posto al bando il punto di vista difeso da Tomski, presidente fino a quel momento del CC dei Sindacati, che rivendicava libertà di premere per miglioramenti continui delle condizioni materiali degli aderenti, nel presupposto che proprio in questi aumenti salariali nelle singole industrie consistesse la prosperità della nazione e negava l’assunzione di responsabilità inerenti al piano da parte dei sindacati. Si iniziò invece una campagna, guidata dall’esponente staliniano Kaganovic, perché al centro dei compiti dei sindacati e dei loro iscritti fosse posto l’aumento della produzione, il raggiungimento ed il superamento del piano: non l’aumento delle paghe ma l’incremento della ricchezza totale doveva essere considerato il vero modo di tutelare l’interesse dei lavoratori (2). Questa venne chiamata, nella storia dei sindacati sovietici , la «svolta verso la produzione». Come osserva il Dobb, «nel periodo compreso fra il 1930 e il 1940, i legami tra l’apparato organizzativo dello Stato e i sindacati si fecero più stretti»”” (pag 148) [(1) C. Bettelheim, ‘Problèmes théoriques et pratiques de la planification’, Paris, 1951; (2) . e B. Webb, ‘Il comunismo sovietico: una nuova civiltà’, Torino, 1950, vol. I, pp. 279 sgg; M. Dobb, ‘Storia dell’economia sovietica’, Editori Riuniti, Roma, 1957, pp. 249 sgg; P. Barton, ‘Conventions collectives et réalités ouvrières en l’Europe de l’Est’, Paris, 1957]”,”RUSU-001-FGB”
“CAFAGNA Luciano”,”‘Classe e stato nello stato di transizione leninista’; ‘L’alternativa di Trockij’.”,”Su rivista ‘Politica del diritto’: Ultimo scritto di Lenin prima della morte, una specie di ‘anti-testamento’ Riflessioni di Cafagna su scritto di Lenin ‘Sulla nostra rivoluzione. A proposito delle note di N. Sukhanov’, in Opere scelte in due volumi, Mosca, 1948, vo. II, pp. 813-5. Queste note furono stese nel gennaio 1923. Citato l’articolo di Eric Hobsbawm ‘Lenin e la questione dell’aristocrazia operaia’, Monthly Review, edizione italiana giugno 1970 pp. 16-19, che ha attirato l’attenzione sulla influenza esercitata su Lenin dall’opera di Webb che egli tradusse e in genere dell’ambiente inglese che osservò direttamente a più riprese (nota 9 pag 529) “”Sono tra le ultime cose scritte da Lenin e hanno qualcosa di drammatico: gli appunti alle note di Sukhanov sulla rivoluzione (1). Si avverte che egli è effettivamente tormentato dalla tesi di fronte alla quale si trova («La Russia non ha raggiunto il livello di sviluppo delle forze produttive sulla base del quale è possibile il socialismo»). Anche se su di essa si rovescia il consueto torrente polemico di violenze verbali. Quella proposizione non solo se la sentiva arrivare da tutte le parti, ma era pane quotidiano della sua esperienza. Poteva sferzarla, urlare contro, ma si capisce che, nella sostanza, era persuaso della sua fondatezza. Però, da quello straordinario uomo d’azione che era, pronto ad accettare tutte le sfide della storia, considerava una sfida da affrontare (la più ardua di tutte, forse) anche questa. Soltanto che egli giaceva ormai irrimediabilmente in un letto di morte. L’abituale tono sprezzante della polemica di Lenin lascia spesso l’impressione di un grosso artificio teorico (…). Però, a guardare bene, si ha la netta impressione che questa volta la violenza verbale sia dettata da esasperazione. (…) Lo scritto si potrebbe quasi definire un anti-testamento: adombra la desolante (o esaltante?) idea della morte della teoria. Qui non v’è contrapposizione di una teoria ad un’altra (come, ad esempio, nella polemica con Kautsky): vi è, semmai, il richiamo a una contrapposizione goethiana di cui altre volte si era compiaciuto (il verde albero della vita contro il grigiore della teoria). Ma si cerchi stavolta l’invito a lasciarsi stimolare dalla «vita» per rinnovellare la «teoria»: non lo si troverà. E ci si imbatterà piuttosto in una acredine generalizzata contro il teorizzare, quasi che questo, proprio in quanto tale, si sia reso colpevole di inganno e tradimento. Perché, insomma, il teorizzare che fa Sukhanov, e non lui solo, non è diverso da quello che Lenin stesso avrebbe – e di fatto aveva anche – praticato, se si fosse ‘attardato’ a teorizzare. Ed è colpevole per questo attardarsi, non per «falso immaginar». Né ci si lasci fuorviare dallo stanco e obbligato tentativo di ulteriore ricorso a uno schema logico frequentemente adottato da chi voglia amministrare discrezionalmente una ortodossia (tipo «regolarità dello sviluppo generale non escludono affatto particolarità sia nella forma che nell’ordine di questo sviluppo»). La vera, l’unica autorità di cui qui spicchi la citazione è, a dir poco, sconcertante: è quella di Napoleone. «On s’engage et puis l’on voit». Cosa volete farci – dice Lenin – l’occasione della rivoluzione si è presentata da noi, ‘non’ dove c’erano le «vostre» premesse di civiltà. E, visto che ci siamo, – aggiunge – diciamola tutta: questo sconvolgimento delle previsioni non ha ancora toccato il fondo: «I nostri piccoli borghesi europei non sognano nemmeno che le successive rivoluzioni, in paesi incomparabilmente più ricchi per popolazione e per l’infinita varietà di condizioni sociali, nei paesi dell’Oriente, presenteranno indubbiamente un’originalità ancora maggiore di quella della rivoluzione russa». Questo è, a nostro avviso, il passo fondamentale dello scritto, quello che pone tutto il resto nella giusta luce. Il fatto che la rivoluzione mondiale potesse ‘cominciare’ dall’«anello più debole» era ormai digerito teoricamente: non, invece, che dovesse seguitare lungo una catena di anelli sempre più deboli, e ‘solo’ in tale direzione (almeno secondo la tendenza storica effettivamente visibile). Questo non poteva non avere implicazioni sconvolgenti”” (pag 503-504) [Luciano Cafagna, ‘Classe e stato nello stato di transizione leninista’, ‘Politica del diritto’, Bologna, n. 4-5, ottobre 1971] [(1) Lenin, ‘Sulla nostra rivoluzione. A proposito delle note di N. Sukhanov’, in Opere scelte in due volumi’, Mosca, 1948, vol. II, pp. 813-5. Queste note furono stese nel gennaio 1923] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] Su rivista Mondoperaio: «In assenza di Lenin e mia non ci sarebbe stata Rivoluzione d’ottobre» – scriveva nel 1935 nel suo diario (L. Trockij, ‘Diario d’esilio’, 1935, tr. it. Milano, Il Saggiatore, 1969, p. 72) (nota 1 pag 67 del saggio di Cafagna) “”Lenin (…) si sbrigherà del concetto di bonapartismo con fastidio e in quattro parole (14)”” (pag 91) (14) «Si chiama bonapartismo – egli scrive – il governo il quale fa mostra di non essere di alcun partito e trae profitto dall’aspra lotta che conducono fra di loro i partiti dei capitalisti e degli operai. Mentre, di fatto, serve i capitalisti, questo governo soprattutto inganna gli operai con promesse e piccole elemosine» (Gli insegnamenti di una rivoluzione’, sett. 1917, in Opere scelte in due volumi, Mosca, 1948, v. II, p. 70 n.) Degenerazione o deformazione della rivoluzione (Trotsky e Lenin) (pag 91-92) “”Il concetto trockijano di «degenerazione» ha però un precedente immediato in una formula usata da Lenin quella di «deformazione». Il Lenin dell’esperienza dello Stato, il quale, come si vedrà più avanti, deve essere distinto dal Lenin della teoria pre-rivoluzionaria ed ‘inesperta’ dello Stato e della società di transizione, conierà infatti una formula ‘di processo’ più complessa di quelle dell’estraneazione-allontanamento. Sarà la stesa, del resto sulla quale Trockij stesso rimarrà per lungo tempo attestato. A un certo punto, nel corso dell’esperienza, Lenin prende infatti a parlare di «deformazione» dello Stato operaio, dovuta al peso che in esso sta prendendo la componente burocratica. Si tratta di riflessioni pratiche, nelle quali non vi è tempo per meditare elaborazioni teoriche, ma che si rivolgono a un fenomeno che è assai rilevante rispetto alla elaborazione precedente. Tale «deformazione» è ricondotta da Lenin a fattori storici, i quali sono a) quelli strutturali, ma storicamente specifici, dell’arretratezza dell’ex impero russo e della necessità di coordinare e controllare l’enorme dispersione contadina, b) quelli contingenti determinati dall’enorme impegno e dalla falcidie dei militanti operai nella guerra civile. La deformazione ha, dunque, il duplice volto di dimensione necessaria di una struttura sociale determinata e di incongruenza funzionale alla natura del nuovo Stato. È un problema di ipertrofia e patologia dell’apparato amministrativo, non di prevaricazione di potere. Per Trockij si passerà dalla «deformazione» alla «degenerazione» (15), allorché il gruppo dirigente comincerà ad affrontare il qualismo sociale esistente nell’URSS (operai e contadini), facendo concessioni dirette al settore contadino potenzialmente capitalistico, in luogo di rafforzare il settore contadino in senso moderno ma non capitalistico. Si tende a un equilibrio restaurativo che è un’evidente scelta politica ma al quale Trockij non fornisce altra motivazione se non quella che esso accresce i poteri della burocrazia, la quale vi è interessata. Compaiono tendenze «termidoriane», le quali si bloccano, a un certo punto, in una situazione «bonapartista»”” (pag 91-92) [Luciano Cafagna, ‘L’alternativa di Trockij’, ‘Mondoperaio’, Roma, n. 12, dicembre 1979] [(15) Un tentativo di analitica ricostruzione del passaggio dal concetto leniniano di «deformazione» a quello trockijano di «degenerazione» si trova in J.L. Dallemagne, ‘Construction du socialisme et révolution. Essai sur la transition au socialisme’, Paris, Maspero, 1975, pp. 138-245] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LENS-001-FGB”
“CAFAGNA Luciano”,”Bucharin e la rivoluzione immatura.”,”‘Il giovane Bucharin fu la più tipica personificazione dello «gnosticismo» bolscevico e del più astratto sperimentalismo economico-sociale. Egli esprimeva la coscienza di una generazione delle cui convinzioni era il più spericolato teorizzatore. La sua successiva conversione riflette la fine delle illusioni di quella generazione e si traduce in una adesione intimamente partecipata alla Nep leninista, che egli intese in tutte le sue implicazioni di svolta, come correzione di errori e non come provvisoria «ritirata». I capi bolscevichi non vollero riconoscere tutte le implicazioni del fatto che la loro rivoluzione era null’altro, sul piano economico-sociale, che l’avvio di un processo di trasposizione all’itnerna divisione sociale del lavoro della divisione «manifatturiera», cioè di una organizzazione gerarchico-autoritaria. (…)’ (pag 69)”,”BUCS-005-FGB”
“CAFAGNA Luciano; SALVADORI Massimo L.; RUFFOLO Giorgio; BETTIZA Enzo”,”Il leninismo tra passato e futuro (Cafagna); Da Marx ai “”socialismi reali”” (Salvadori); Il socialismo tra l’utopia e la scienza (Ruffolo); Dibattito sul togliattismo (intervento di Bettiza).”,”Si tratta delle relazioni italiane al convegno “”Marxismo, leninismo, socialismo””, tenutosi a Roma dal 28 al 30 novembre per iniziativa del Centro culturale Mondoperaio. Togliatti: … virtù diplomatiche di certi prelati della Segreteria di Stato vaticana. Erano del resto queste le doti che Stalin, col suo fiuto sicuro, apprezzava di più in Togliatti, chiamato da lui, e prima di lui da Trotsky, «il grande avvocato della Terza Internazionale» (pag 107) (dall’articolo di Bettiza)”,”TEOC-043-FGB”
“CAFARO Pietro”,”La solidarietà efficiente. Storia e prospettive del credito cooperativo in Italia (1883-2000).”,”‘La storia è maestra di vita’ affermava Cicerone, molto più tardi, Hegel ha sostenuto il contrario: «Dalla storia impariamo che la storia non si impara» (in apertura) (prefazione di A. Azzi) Pietro Cafaro (1953) è professore di Storia economica e docente nelle Facoltà di Sociologia e di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. (v. risvolto quarta copertina)”,”ECOS-031″
“CAFFARENA Fabio STIACCINI Carlo”,”Finale Ligure 1927. Biografia di una città dall’Unità d’Italia al Fascismo.”,”Fabio Caffarena ricercatore universitario (insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia (Dams) dell’Università di Genova. Carlo Staccini, dottore di ricerca, assegnista presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova.”,”LIGU-003-FMP”
“CAFFAZ Ugo; TROTSKY Leon”,”Le nazionalità ebraiche.”,”In appendice contributo di Trotsky: si pubblicano quattro prese di posizione sulla questione ebraica espresse da Trotsky dopo il 1935 e mai edite in Italia (pag 97-108) Caffaz ha scritto con Sebastiano Timpanaro l’articolo ‘Quel “”cane morto”” di Lev Davidovic, in ‘Giovane critica’, 30, primavera 1972 “”Il Bund russo e la proposta leninista. Si legge in una nota allo scritto di Lenin ‘Sul diritto delle nazioni all’autodecisione’ (Edizioni in lingue estere, Mosca, 1949, p. 75, n.3): «’Bund’: Unione generale operaia ebrea della Lituania, Polonia e Russia’ (fondata nel 1897); organizzazione socialdemocratica che stava su posizioni nazionaliste e rispecchiava tendenze piccolo-borghesi nel movimento operaio. Il Bund esigeva la ricostruzione del partito su basi federative – a seconda della nazionalità – e che esso Bund fosse riconosciuto come l’unico rappresentante del proletariato ebreo. Nel 1905 avanzò la richiesta della cosiddetta “”autonomia nazionale-culturale””, che Lenin caratterizzò come una richiesta nazionalista, borghese, reazionaria, che conduceva alla separazione dei proletariati delle diverse nazionalità (…). La posizione di Lenin sul problema nazionale è arcinota: nazionalismo significa ideologia borghese. Per quanto riguarda la sua polemica con il Bund (polemica che si trascina in molti suoi scritti) si può dire che rientri decisamente nella più ampia concezione di una strategia rivoluzionaria che, molto semplicemente, si rifà all’appello marxiano «Proletari di tutto il mondo unitevi». Forse ancora nel 1903 lo scontro con il Bund fa perdere di vista a Lenin la questione ebraica in generale tanto che pone l’accento sul fatto che il popolo ebraico aveva perduto già da tempo le sue caratteristiche nazionali (…). Egli si rendeva conto benissimo della situazione particolarmente difficile in cui si trovava tutto il proletariato non russo e quindi anche quello ebraico: «In Russia gli operai di tutte le nazionalità, e soprattutto quelli che non appartengono alla nazionalità russa, vivono in uno stato di oppressione economica e politica che non ha riscontro altrove. Gli operai ebrei non soffrono soltanto per la generale oppressione economica e politica che li schiaccia, come nazionalità priva di diritti, ma anche per l’oppressione che li priva degli elementari diritti civili. Quanto più gravosa è questa oppressione, tanto più forte è la necessità di realizzare l’unità profonda tra i proletari delle diverse nazionalità, perché senza unità è impossibile combattere con successo contro l’oppressione» (1). E il dopo rivoluzione del ’17 lo convinse ancora di più di questa realtà: «La maggioranza degli ebrei sono operai, lavoratori. Sono nostri fratelli oppressi come noi dal capitale, sono nostri compagni… Gli ebrei ricchi, come i russi ricchi, come i ricconi di ogni paese, uniti agli altri, opprimono, derubano gli operai e seminano la zizzania tra loro» (2). (…) Ma in sostanza il problema ebraico, riassumendo, doveva inquadrarsi in una situazione rivoluzionaria più ampia: «il marxismo mette l’internazionalismo al posto di ogni nazionalismo… riconosce pienamente la legittimità storica dei movimenti nazionali… ma affinché questo riconoscimento non si muti in un’apologia del nazionalismo occorre che esso si limiti strettamente a quanto di progressivo v’è in questi movimenti – questo riconoscimento non dovrà mai oscurare la coscienza del proletariato con l’ideologia borghese» (…)”” (pag 79, 81-83) [(1) Lenin, Opere vol. VIII, p. 457; (2) Citato da Poliakov, ‘Dall’antisionismo all’antisemitismo’, La Nuova Italia, Firenze 1971, p. 21; (3) Lenin, ‘Note critiche sulla questione nazionale’, 1913] [Appendice di Ugo Caffaz: “”Pubblichiamo qui di seguito quattro prese di posizione di Trockij durante gli ultimi anni della sua vita, che esprimono il suo punto di vista sulla questione ebraica. La prima è sotto forma di intervista concessa ai corrispondenti della stampa ebraica al suo arrivo in Messico. La seconda è uno stralcio dell’articolo ‘Termidoro e antisemitismo’ scritto nel ’37. La terza è una lettera che Trockij indirizzò agli ebrei minacciati dalla crescente ondata di antisemitismo e fascismo negli Stati Uniti, invitandoli a sostenere la lotta rivoluzionaria della Quarta Internazionale, come unica via per la loro salvezza. La quarta è tratta dagli archivi di Trockij. (…) [Un brano dalla parte terza]: ‘La Palestina appare un tragico miraggio, il Birobidjan una farsa burocratica. Il Cremlino si rifiuta di accettare profughi. I congressi «antifascisti» di vecchie signore e giovani ambiziosi non hanno la minima importanza. Ora più che mai il destino del popolo ebraico – non solo in senso politico, ma anche in senso fisico – è legato indissolubilmente alla lotta di liberazione del proletariato internazionale. Soltanto un’audace mobilitazione dei lavoratori contro la reazione, la creazione di milizie operaie, l’immediata resistenza fisica alla bande fasciste, aumentando la fiducia in se stessi, l’attività e l’audacia da parte di tutti gli oppressi, può provocare un cambiamento nel rapporto di forze, fermare l’ondata di fascismo che investe il mondo e aprire un nuovo capitolo nella storia dell’umanità. (…)’ (pag 107-108)] [Ugo Caffaz, ‘Le nazionalità ebraiche’, Vallecchi, Firenze, 1974] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TROS-015-FGB” “CAFFE’ Federico a cura, scritti di W. LEONTIEF E.M. PHELPS BROWN G.D.N. WORSWICK N. KALDOR”,”Autocritica dell’economista.”,”W. Leontief premio Nobel per l’economia (1973) è nato nel 1906 a Leningrado. Dal 1931 insegna ad Harvard. E.M. Phelps Brown è nato nel 1906. Ha insegnato economia a Londra dal 1947 al ’68. G.D.N. Worswick è nato nel 1916. Dirige l’istituto nazionale britannico di ricerca economica e sociale. N. Kaldor è nato nel 1908 a Budapest. Dal 1952 insegna a Cambridge. (1975)”,”ECOT-292″ “CAFFE’ Federico, a cura, saggi di PIGOU A.C. KALDOR N. SCITOVSKY T. BERGSON A. HOTELLING H. HICKS J.R. LITTLE I.M.D. ARROW K.J. SAMUELSON P.A.”,”Saggi sulla moderna «economia del benessere».”,”Federico Caffé Professore straordinario di Politica economica e finanziaria nella Università di Messina.”,”ECOS-010″ “CAFFÈ Federico RÉPACI Francesco A. BROSIO Manlio MEDICI Giuseppe PASSERIN D’ENTREVES Alessandro VIALE Vittorio FIRPO Luigi FORTE Francesco STEVE Sergio ROMEO Rosario TONIOLO Gianni ABRATE Mario BOBBIO Norberto GOODWIN Richard M. BOREJSZA Jerzy W. VON DELHAES-GUENTHER Dietrich ANCILLOTTI TEDESCHI Anna MARTINOTTI DORIGO Stefania SPINAZZOLA FRANCESCHI Dora”,”Commemorazioni di Luigi Einaudi nel centenario della nascita (1874-1974) (Caffè e altri); Il pensiero politico di Luigi Einaudi (Bobbio); Luigi Einaudi, il problema sociale, il socialismo (Forte); La teoria economica lineare nell’analisi dinamica della produzione, del valore e della distribuzione (Goodwin); L’Italia e le tendenze fasciste nei paesi baltici (1922-1940) (Borejsza); Cento anni di emigrazione italiana in Brasile e la colonizzazione del Rio Grande do Sul (Delhaes-Guenther); La teoria degli sbocchi in Antonio Scialoja, alla luce di un manoscritto inedito (Ancilotti Tedeschi).”,” Tre saggi: ‘Teorie dell’inflazione e distribuzione del reddito’ (Bernabè); ‘Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti’ (Vola); ‘Anarchia, socialismo, democrazia nei periodici popolari del Centro e del Nord Italia (1861-1892)’ (Nejrotti)”,”ANNx-007-FP” “CAFFÉ Federico, a cura di Nicola ACOCELLA”,”Lezioni di politica economica.”,”Federico Caffè, Lezioni. Ringraziamenti ai suggerimenti dei collaboratori tutti dell’Istituto di Politica economica della facoltà di Economia e Commercio di Roma. Federico Caffè è stato professore di Politica economica e finanziaria all’Università di Roma, dopo aver insegnato a Messina e a Bologna. La sua scomparsa, in circostanze non ancora chiarite, nell’aprile 1987 ha suscitato profonda emozione.”,”ECOT-204-FL” “CAFFI Andrea a cura di Gino BIANCO”,”Socialismo libertario.”,”Subito dopo la guerra (si era arruolato volontario in Francia) CAFFI insieme a Umberto ZANOTTI-BIANCO pubblicò una rivista ‘La giovane Europa’ con lo scopo di studiare i problemi di una ‘pace giusta’. Nel 1920 tornò in Russia come inviato speciale del ‘Corriere della sera’. In seguito ebbe rapporti di amicizia con molti fuoriusciti italiani: ROSSELLI, SALVEMINI, TASCA, SFORZA, SARAGAT, FARAVELLI, MODIGLIANI, TRENTIN. CHIAROMONTE fu l’ esponente più vicino al pensatore socialista.”,”MITS-175″ “CAFFI Andrea, a cura di Sara SPREAFICO”,”Scritti scelti di un socialista libertario.”,”Sara SPREAFICO, saggista, laureata in filosofia. Si è occupata di socialismo libertario.”,”MITS-396″ “CAFFI Andrea”,”I socialisti, la guerra, la pace.”,”Cit pag 41 su esperienza russa controllo operaio,”,”MEOx-001-FPA” “CAFIERO Carlo a cura di Giulio TREVISANI”,”Il capitale di Carlo Marx.”,”””In una lettera dell’aprile 1882 a Moneta, direttore della ‘Favilla’ di Mantova, Cafiero scriveva: “”meglio fare un solo passo con tutti i compagni nella via reale della vita, che rimanersene isolati a percorrere centinaia di leghe… in astratto””. Lo stesso pensiero, quasi con la stessa immagine – caso non privo di interesse – era stato enunciato da Marx (in una lettera a Brake, del 3 maggio 1875, che fu pubblicata solo nel 1891): “”Ogni passo di movimento reale è più importante di una dozzina di programmi”””” [Luigi Trevisani, Prefazione] [(in) ‘””Il Capitale”” di Carlo Marx, brevemente compendiato da Carlo Cafiero, 1950] (pag 17) “”Il compendio di Cafiero, lodato da Marx, oggetto, per molto tempo, di apologia di biografi, è stato recentemente accusato di semplicismo rivoluzionario, perché “”la dottrina economica di Marx vi assume una veste etica e il materialismo storico si trasforma in una metafisica materialistica”” (1). Quest’accusa ci sembra eccessivamente severa, dati i modesti limiti in cui si tiene il compendio: quelli, cioè, di un’esposizione informativa, elementarmente divulgativa e tale da non impegnarsi e non impegnare su un superiore piano ideologico. Marx fu sempre preoccupato delle difficoltà che potesse incontrare il lettore meno provveduto. “”Il motivo di analisi di cui mi sono servito – scriveva nella prefazione all’edizione a dispense di Roy – e che finora non era stato applicato alle questioni economiche rende assai ardua la lettura dei primi capitoli, e c’è da temere che il pubblico francese, sempre impaziente di giungere a conclusione, avido di conoscere il rapporto dei princìpi generali con le questioni immediate che lo appassionano, si scoraggi per non aver potuto subito passare oltre””. E quando l’amico dott. Kugelmann gli scrisse che sua moglie desiderava leggere ‘Il Capitale’, ma trovava difficoltà proprio in principio, Marx gli scrisse: “”La sua signora moglie può anzitutto leggere i capitoli sopra la giornata di lavoro, la cooperazione, la divisione del lavoro e le macchine, e poi passi al capitolo dell’accumulazione primitiva””. Si può affermare che il ‘Compendio’ di Cafiero sia su questa traccia. La sintesi maggiore è raggiunta nei primi capitoli ed è, così, appagato il desiderio del lettore di presto “”giungere a conclusione””. La successiva economia del lavoro e anche – ci sembra onesto aggiungere – il contributo dei brani del ‘Capitale’ citati integralmente e la stessa ricchezza esemplificatrice di cui Cafiero si compiace, sembrano ispirati al consiglio che Marx enunciava ad uso della signora Kugelmann, e cioè ad uso di qualsiasi lettore appassionato della materia ma sprovveduto di preparazione scientifica. In questo lettore Marx, con la predetta lettera all’editore Roy, identificava l’operaio. La considerazione che ‘Il Capitale’, per mezzo della pubblicazione a dispense, fosse “”più accessibile alla classe operaia”” era per lui la “”considerazione avente maggior peso di ogni altra”””” (pag 18-20) [Luigi Trevisani, Prefazione] [(in) ‘””Il Capitale”” di Carlo Marx, brevemente compendiato da Carlo Cafiero, 1950] [(1) Luigi Dal Pane, nel citato numero di “”Romagna socialista””]”,”MADS-046″ “CAFIERO Carlo, a cura di Gian Carlo MAFFEI”,”Dossier Cafiero.”,”””Subito dopo la fine dell’ ultima guerra, avvicinatomi durante gli anni d’ università alle ricerche sulla storia del movimento anarchico, sulla strada tracciata dai lavori di Nello Rosselli e di Max Nettlau, fui fortemente attratto dalla figura e dall’ opera di Carlo Cafiero. Mi misi allora in contatto con Antonio Lucarelli, il vecchio e amabile studioso pugliese che preparava una biografia del suo conterraneo, in occasione del centenario della nascita e con Gianni Bosio che aveva fondato a Milano la rivista Movimento Operaio, inaugurandola appunto con alcune notizie sulla “”follia”” di Cafiero. Dalla mia collaborazione con Bosio nacque la bibliografia su Cafiero, che oggi andrebbe ampiamente rielaborata e integrata. Fu dunque quello “”il primo amore”” di Gianni Bosio, a cui egli tornò poco prima di morire pubblicando finalmente negli Archivi del movimento operaio, da lui fondati e diretti, il testo integrale in francese del saggio “”sulla rivoluzione””, come era apparso su La Revolution Sociale, con una lunga introduzione critica e con altri scritti sincroni di Cafiero. Il lavoro è stato poi ristampato dagli editori Samonà e Savelli, con l’ aggiunta degli appunti di Tasca e della nostra bibliografia””. (Pier Carlo Masini, pag 8)”,”ANAx-165″ “CAFIERO Carlo”,”Il “”Capitale”” di Carlo Marx. Brevemente compendiato con cenni biografici ed appendice di James Guillaume.”,”””La rivoluzione borghese ha distrutto il feudalesimo, ed ha trasmutata la servitù in salariato. Nello stesso tempo, però, essa ha tolto al lavoratore i pochi mezzi di esistenza, che lo stato di servitù gli assicurava. Il servo, benché dovesse lavorare la maggior parte del suo tempo per il suo signore, pure si aveva un pezzo di terra coi mezzi ed il tempo di coltivarla, per campare la sua vita. La borghesia ha distrutto tutto ciò, e dal servo ha fatto un libero (?) lavoratore, il quale non ha altra scelta che, o farsi sfruttare, nel modo che abbiamo visto, dal primo capitalista che gli capita, o morire di fame.”” (pag 134)”,”MADS-377″ “CAFIERO Carlo, a cura di Giulio TREVISANI”,”””Il capitale”” di Carlo Marx. Brevemente compendiato da Carlo Cafiero (Compendio del Capitale)”,”””””Nella manifattura, l’arricchimento del lavoratore collettivo, e per conseguenza del capitale, in forze produttive sociali, ha per condizione l’impoverimento del lavoratore, in forze produttive individuali. “”L’ignoranza”” dice Ferguson “”è la madre dell’industria come lo è della superstizione. La riflessione e l’immaginazione possono smarrirsi; ma l’abitudine di muovere il piede o la mano non dipende né dall’una né dall’altra. Così potrebbesi dire che la perfezione, rispetto alle manifatture, consiste nel poter fare a meno dell’intelligenza, di maniera che l’officina, non avendo bisogno di forze intellettuali, possa essere considerata come una macchina le cui parti sono uomini””. Egli è per questo che un certo numero di manifatture, verso la metà del 18° secolo, impiegavano di preferenza per certe operazioni, che formavano un segreto di fabbrica, operai mezzo idioti. “”A. Smith dice: “”L’intelligenza della maggior parte degli uomini si forma necessariamente per mezzo delle loro occupazioni ordinarie. Un uomo, che passa tutta la vita ad eseguire un piccolo numero d’operazioni semplici, non ha nessuna occasione di sviluppare la sua intelligenza, né di esercitare la sua immaginazione…Egli diventa, in generale, tanto ignorante e tanto stupido per quanto è possibile ad una creatura umana il diventarlo””. Dopo aver dipinto l’istupidimento dell’operaio parcellario, A. Smith continua così: “”L’uniformità della sua vita stazionaria corrompe naturalmente la gagliardia del suo spirito…, essa degrada perfino l’attività del suo corpo, e lo rende incapace di spiegare la sua forza con vigore e perseveranza in un qualsiasi altro impiego che non sia quello per il quale egli è stato educato. Così la destrezza del suo mestiere è una qualità, ch’egli pare abbia acquistato a spese delle sue virtù intellettuali, sociali e guerriere. Ora, in ogni società industriale e civile, questo è lo stato nel quale deve necessariamente cadere l’operaio povero, cioè la grande massa del popolo””. Per rimediare a questo deterioramento completo, che risulta dalla divisione del lavoro, A. Smith raccomanda l’istruzione popolare obbligatoria, pur consigliando d’amministrarla con prudenza e a dosi omeopatiche. (…)”” (pag 52-54) [“”Il capitale”” di Carlo Marx. Brevemente compendiato da Carlo Cafiero, a cura di Giulio Trevisani, 1950]”,”MADS-001-FPA” “CAFIERO Carlo, a cura di Giulio TREVISANI”,”””Il Capitale”” di Carlo Marx, brevemente compendiato da Carlo Cafiero.”,”in apertura: “”L’operaio ha fatto tutto; e l’operaio può distruggere tutto, perché può tutto rifare”” (un lavoratore italiano) “”I tristi effetti della fabbrica e della grande industria sono sempre preveduti dai lavoratori, come lo dimostra l’accoglienza che essi fanno ognora alle prime macchine”” (pag 67)”,”MADS-012-FV” “CAFIERO Carlo”,”Compendio del Capitale.”,”Nella prefazione di Bertolucci la storia dell’edizione del libro di Cafiero, la fortuna del Compendio”,”MADS-002-FC” “CAFIERO Carlo, a cura di Gianni BOSIO”,”Rivoluzione per la rivoluzione. Raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio.”,”L’antologia è preceduta da un saggio critico-biografico di Gianni Bosio che rievoca l’evoluzione e le drammatiche vicende del rivoluzionario pugliese. Engels: «Gli italiani devono imparare che un popolo di contadini arretrati non può insegnare ai lavoratori dei grandi paesi industriali come debbono affrancarsi» “”Nel numero del 10 marzo «La Campana» pubblicava il programma della Federazione operaia napoletana sottoscritto anche da Cafiero. Il programma enunciava dei principi generali senza parlare del modo come realizzarli. L’imposizione del programma non permetteva di collocare organizzativamente Cafiero tra gli adepti di Bakunin; ne faceva un aderente. Cafiero si recava nel maggio da Bakunin per verificare se le accuse a Bakunin avessero un fondamento e per discutere le posizioni alle quali Cafiero si stava avvicinando. Una intesa veniva raggiunta tra Cafiero e Bakunin e Cafiero scriveva a Engels la lettera di rottura per denunciare il dissenso sulla strategia e sulla tattica scivolando sul punto centrale della polemica tra marxisti e bakuninisti, quello cioè della individuazione delle forze che dominano la società e la conseguente determinazione delle forme e dei punti di attacco per sovvertirla. Questa forza era la borghesia, concepita da Engels e da Cafiero in maniera diversa, perché diverse erano le borghesie alle quali si riferivano (27). Engels prevedendo la scelta operata da Cafiero scriveva a un corrispondente due giorni prima della lettera di rottura di Cafiero: «Gli italiani devono fare ancora un po’ di scuola di esperienza, per imparare che un popolo di contadini arretrati, come loro, non fa che rendersi ridicolo quando vuole insegnare ai lavoratori dei grandi paesi industriail come debbono affrancarsi» (28). Cafiero aveva realizzato una intesa immediata con Bakunin in quanto Bakunin si faceva portavoce e interprete del movimento rivoluzionario contadino russo. Nella lettera di rottura Cafiero affermava: «Siate pur sicuro, che i nostri borghesi hanno resi i contadini assai più rivoluzioari di quanto potrebbero renderli tutti i nostri discorsi, e questa è la gran ventura d’Italia» [(pag 14-15) [Gianni Bosio, ‘Carlo Cafiero’ (in) Carlo Cafiero, ‘Rivoluzione per la rivoluzione. Raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio’, Samonà e Savelli, Roma, 1970] [(27) Lettera di Cafiero a Engels; (28) IGF, op. cit., (lettera di Engels a Th. Cuno del 10 giugno 1872); p. 217] Noi diciamo: «sopprimete il Capitale, l’appropriazione di tutti i mezzi di produzione da parte di pochi – e lo Stato cadrà da sé»’ “”Cafiero non rifiutava l’analisi marxista del capitale come sorgente di ogni privilegio e dello Stato borghese come riflesso del dominio borghese del capitale; il contrasto sorgeva «appunto sul ‘modo’ come operare» per ridonare alla collettività il capitale. Secondo l’interpretazione di Cafiero, la corrente marxista consigliava «un colpo di mano sulla rocca principale – lo Stato – caduta la quale in potere dei nostri, la porta del capitale sarà aperta a tutti»; mentre gli altri, i bakuninisti, e Cafiero con loro, sostenevano che bisognava «’abbattere tutti insieme’ ogni ostacolo e (…) ‘impossessarsi collettivamente, di fatto’, di quel ‘capitale’, che si vuole assicurare per sempre proprietà collettiva». La posizione marxista nei riguardi dello Stato circa le forme della lotta per abbattere il capitale e circa la posizione degli anarchici era ribadita ed espressa da Engels in quelle settimane a un corrispondente che risiedeva in Italia, Th. Cuno: «Bakunin (…) vede il maggior male da eliminare non già nel Capitale, che attraverso lo sviluppo della società crea i contrasti di classe tra capitalisti ed operai salariati, ma nello ‘Stato’. Mentre la grande massa dei lavoratori socialdemocratici pensa con noi che il potere statale non è altro se non l’organizzazione che le classi dominanti – latifondiste e capitaliste – si sono date per proteggere i propri privilegi sociali, Bakunin pretende che lo ‘Stato’ ha creato il ‘Capitale’, che il capitalista ha il suo capitale ‘soltanto grazie allo Stato’. E dal momento che lo Stato è il male principale, si deve prima di tutto sopprimere lo Stato e allora il Capitale se ne andrà da sé al diavolo. Noi diciamo invece il contrario: «sopprimete il Capitale, l’appropriazione di tutti i mezzi di produzione da parte di pochi – e lo Stato cadrà da sé». La differenza è essenziale. L’abolizione dello Stato, se non è preceduta da una rivoluzione sociale, è un nonsenso; la soppressione del Capitale costituisce appunto la rivoluzione sociale ed implica una trasformazione di tutto il modo di produzione. Ma poiché per Bakunin il male fondamentale è lo Stato, non si deve far nulla per mantenere in vita lo Stato (…). Per conseguenza, ‘astensione completa da ogni politica’”” (29). La parte importante delle critiche di Engels non si adattava a Cafiero; né le critiche più importanti di Cafiero si adattavano a Engels. Dalle precisazioni epistolari di Engels e di Cafiero risultava che il contrasto, in quel momento verteva specificatamente sulle forme di lotta immediata. Per Engels, la lotta doveva svolgersi sul fronte politico per la supremazia politica del proletariato e sul fronte economico per deprimere il potere politico dei suoi nemici; Cafiero voleva la «distruzione» materiale, «di fatto», del capitale, la presa di possesso collettiva: cioè la distruzione della fattoria e della cascina, del municipio e della caserma per sostituirvi il contadino lavoratore, l’artigiano lavoratore, i quali proclamassero la collettivizzazione della proprietà e del potere decisionale. Voleva cioè, già, la ‘rivoluzione per la rivoluzione’, la rivoluzione di chi è disperato, come erano il cafone e il bracciante degli anni settanta. Cafiero non trovava nella posizione del Consiglio generale il punto d’attacco; la condizione generale dell’Italia e del Mezzogiorno non rendeva evidente questo punto d’attacco”” (pag 15-16) [Gianni Bosio, ‘Carlo Cafiero’ (in) Carlo Cafiero, ‘Rivoluzione per la rivoluzione. Raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio’, Samonà e Savelli, Roma, 1970] [(29) IGF, op. cit., (lettere di Engels a Th. Cuno del 24 gennaio 1872), pp. 133-134]”,”MITC-002-FMB” “CAGLIOTI Daniela Luigia FRANCIA Enrico a cura; saggi di Pier Paolo PORTINARO Luciano CAFAGNA Paolo VIOLA Simonetta SOLDANI Ettore CINNELLA Marco BUTTINO Francesco BENVENUTI Yves CHEVRIER Marc MAZOWER”,”Rivoluzioni. Una discussione di fino Novecento. Atti del convegno annuale SISSCO, Napoli, 20-21 novembre 1998.”,”Saggi di Pier Paolo PORTINARO Luciano CAFAGNA Paolo VIOLA Simonetta SOLDANI Ettore CINNELLA Marco BUTTINO Francesco BENVENUTI Yves CHEVRIER Marc MAZOWER “”La “”via prussiana”” alla modernità capitalistica è caratterizzata dal “”compromesso”” tra gli Junker e il capitalismo e dal “”tradimento”” dei liberali tedeschi dopo il 1848. E’ questa una celebre visione propria di Marx, raccolta da una larga parte del pensiero democratico radicale russo della seconda metà del XIX secolo: ad esempio, dall’amico di Herzen, Dobroliubov, che negli anni ’60 parla dei possibili “”binari tedeschi”” della rivoluzione borghese in Russia. Ne parlarono, in seguito anche diversi populisti, cadetti, menscevichi. Neppure la “”via americana””, come categoria storica, fu inventata da Lenin. Come mostrerà tra breve un saggio di A. Masoero, se ne parlava molto sulle riviste democratiche e socialiste russe negli stessi decenni.”” [Francesco Benvenuti, ‘Lenin e il senso della rivoluzione in Russia’] [in AA.VV, Rivoluzioni. Una discussione di fino Novecento. Atti del convegno annuale SISSCO, Napoli, 20-21 novembre 1998] (pag 95)”,”STOx-184″ “CAGNA Luciana; ARVATI Paolo”,”Antonio Negro dalla reazione del 1898 al fascismo (Cagna); Sulla biografia politica di G.M. Serrati (Arvati).”,”Tra i molti saggi articoli e volumi citati c’è quello di Ennio De-Mirico (Enrico Minio) ‘L’estromissione di G.M. Serrati dall’ “”Avanti!”” nel 1923′ in Movimento operaio e socialista, 1972, n. 4 (pag 145)”,”MITS-471″ “CAGNETTA Mariella”,”Antichisti e impero fascista.”,”CAGNETTA Mariella (Bari 1950) lavora presso l’ Istituto di Filologia Classica dell’ Università di Bari. Ha pubblicato saggi sugli studi classici in Italia nel periodo fascista e sulla tragedia greca. E’ redattrice di ‘Quaderni di storia’. Imperialismo demografico. “”Già Crispi, in un discorso del 1889, giustifica le mire sull’ Etiopia evocando l’ ampiezza del fenomeno dell’ emigrazione e l’ importante crescita demografica, in particolare nelle campagne, dovuta all’ “”esuberante fecondità italiana””: si rende pertanto, a suo dire, necessaria la conquista di terre da colonizzare. Anche in occasione dell’ attacco alla Libia si fa ricorso all’ argomento demografico. Pascoli, nel ben noto discorso, sostiene la necessità di trovare sbocchi alla pressione demografica che non siano quelli dell’ emigrazione in terra straniera, fonte di umiliazione per tutta la nazione. La prospettiva coloniale è sostenuta da Pascoli in nome del dovere di provvedere a tutti””. (pag 35)”,”ITAF-198″ “CAHILL Liam”,”Forgotten Revolution. The Limerick Soviet 1919.”,”Liam Cahill, ex sindacalista, è uno storico e scrittore. Ha condotto ricerche per anni sul Soviet di Limerick”,”MIRx-008″ “CAHM Eric”,”L’ Affaire Dreyfus.Histoire, politique et société. Hommes et événements. Dreyfusards et antidreyfusards. Forces poliques et religieuses. Classes sociales.”,”CAHM Eric è professore associato all’ IEP Institut d’ Etudes Politiques di Parigi e all’ Università di Tours ove insegna storia contemporanea. E’ specialista dell’ affare Dreyfus e di Peguy (ha scritto ‘Peguy et le nationalisme francais). Ex direttore dell’ Ecole des Langues au Polytechnic di Portsmouth, dirige la rivista britannica ‘Modern and Contemporary France’. I gruppi sociali nell’ Affaire Dreyfus. “”Così, qui e là, nelle campagne si bruciava l’ effigie di Zola (…). Gli operai non potevano fare causa comune con Dreyfus che nella misura in cui essi sentivano la Repubblica in pericolo e prendevano coscienza che l’ ingiustizia che lo toccava era inseparabile da quella di cui essi erano le vittime. Quanto all’ astensione della maggioranza dei borghesi, dei progressisti al potere, e più generalmente di tutta la Francia ufficiale, essa traduceva la volontà di continuare a godere, nella pace e tranquillità, dei loro vantaggi economici, sociali, politici e culturali. Avevano il sentimento di essere minacciati dall’ agitazione dell’ Affaire. Erano insomma gli elementi soddisfatti nella Francia della fine del XIX secolo, i ricchi, quelli che occupavano tutte le vie del potere: governo, Parlamento, amministrazione, stampa repubblicana del Centro, padronato, finanza, gerarchia della Chiesa cattolica, organi ufficiali del protestantesimo e del giudaismo, corpi degli ufficiali, Accademia francese. Essi formavano una maggioranza deliberatamente silenziosa. Il loro astensionismo, il loro silenzio, la loro persistenza a ripetere che non c’era un affaire Dreyfus, erano l’ espressione dell’ antidreyfusismo moderato, che si è analizzato in precedenza. Al contrario, quelli che si mobilitavano, sia gli antidreyfusardi estremisti e i dreyfusardi, erano essenzialmente gli insoddisfatti. (…)””. (pag 136) “”L’ ampiezza della mobilitazione sociale e ben presto politica nella Francia del 1898-1899 si spiega così non solo per l’ importanza dei giochi etici dell’ Affaire – che non si tratta di sottostimare – ma anche per l’ importanza dei diversi gruppi sociali e politici che potevano approfittare dell’ Affare per porre le loro rivendicazioni di fronte ai progressisti e ai borghesi al potere. Tutti contestavano il potere dei borghesi e delle persone piazzate.”” (pag 137)”,”FRAD-049″ “CAHN William”,”Lawrence 1912. The Bread & Roses Strike.”,”CAHN William (1912-) è un noto autore di opere sul movimento operaio americano, ha assemblato questo libro fotografico all’ inizio degli anni 1950. CAHN stava lavorando alla revisione di questo libro quando è morto. La revisione è stata completata dai suoi amici. Lavoro infantile e IWW. “”Haywood, un grand’uomo che perse il suo occhio destro in un incidente quando era piccolo, teneva regolarmente riunioni con gli scioperanti, specialmente con donne e bambini. In occasione di uno sciopero di ragazzi, sottolineò amaramente: “”Questi ragazzi dovrebbero essere in una scuola invece di lavorare come schiavi in una fabbrica. (…)””. (pag 170, foto lavoro infantile)”,”MUSx-161″ “CAILLAUX Giuseppe”,”Davanti alla storia. Le mie prigioni.”,”””Tutte le querele contro di me vi sono lungamente esposte. Quali sono? La principale, quella che, secondo Malvy, ha richiamato l’ attenzione del governo francese, è contenuta in questa frase lapidaria: “”Il giorno dopo il suo arrivo a Roma, Caillaux è al Vaticano””. Segue un lungo racconto del linguaggio che avrei tenuto, sia al cardinale Gasparri, sia a prelati pacifisti. Si osserva che i miei propositi concordano esattamente col linguaggio abituale dei prelati romani. Lo credo senza fatica: mi si pongono in bocca le frasi che risuonano nelle “”camere”” del Vaticano e poi si ammira la coincidenza. Dal momento che l’ hanno creata, dal momento che è inteso che io ripeto quello che dice o che si fa dire a mons. Pacelli o a mons. Migone, bisognerà che tutte le mie conversazioni siano imbastite sullo stesso modello e mi si farà passeggiare per Roma vestito del manto clericale che mi hanno affibbiato. Ma io non mi sono limitato, secondo la nota dell’ ambasciata, ed avvicinarmi alla Santa Sede. Ho trattato con alcuni capi del partito socialista che sono indicati: con Turati, con Treves, con Modigliani. Seguendo i miei disegni, ho naturalmente conferito coi neutralisti, cogli amici di Giolitti. Ho commesso il delitto di incontrarmi con Nitti. (…)””. (pag 180-181)”,”FRAV-106″ “CAILLE’ Alain LAVILLE Jean-Louis MAUCOURANT Jérôme POLANYI Karl”,”Il sofisma economicista. Intorno a Karl Polanyi.”,”Caillè uno dei fondatori del movimento anti-utilitarista nelle scienze sociali (MAUSS). Polanyi (Vienna 1886-Pickering 1964) filosofo economista antropologo è stato uno dei più originali critici del capitalismo. L’opera principale è ‘La grande trasformazione’ (1944). “”Da una parte, ogni sforzo di Polanyi sarebbe teso a mostrare che ‘la democrazia non viene dal mercato, che essa nasce e si può riprodurre prima e senza di esso’. Ecco la principale lezione della sua rilettura di Aristotele e del suo lavoro sulla Grecia”” (pag 15) (Caillé, Laville)”,”TEOS-210″ “CAILLOIS Roger”,”Description du marxisme.”,”””L’ enorme massa di un iceberg immerso per nove decimi da l’ impressione di una stabilità assoluta. Però il mare temperato fa fondere dolcemente la parte nascosta. Questo lento lavoro finisce per spostare il centro di gravità, e l’ iceberg oscilla: in un istante ciò che era all’ aria libera sprofonda sotto la superficie del mare e ciò che era nascosto viene alla luce. Tale è l’ azione dell’ ortodossia. Essa impone e diffonde una certa disciplina di spirito le cui conseguenze si man ifesano di colpo””. (pag 59)”,”TEOC-331″ “CAILLOSSE Jacques; WEISSMAN Susan; BERGMANN Theodor”,”L’URSS: problemes historiques. La question du Thermidor soviétique dans la pensée politique de Léon Trotsky (Caillosse); De Petrograd à Orenbourg: la critique du développement politique soviétique par Victor Serge (Weissman); Manifeste de Rioutine, juin 1932; Colloque Boukharine de Wuppertal: «L’enfant chéri du parti» (Bergmann).”,”””La concezione trotskista del Termidoro sovietico sembra ampiamente ispirata dallo studio di Khristian Rakovsky sulle mutazioni che subisce una classe dopo che si è impadronita del potere (1)”” (pag 9) (1) si utilizza qui la lettera di Rakovsky a Valentinov del 6 agosto 1928 recentemente ripubblicata in ‘Nedelia’, supplemento delle ‘Izvestia’ dell’Ottobre 1988. Vedere Cahiers Leon Trotsky n.18 pp. 81-95 per una traduzione rivista e corretta Trotsky proclama che il 1924 segna l’inizio del Termidoro sovietico, si riferisce in particolare alla politica del segretario generale (Stalin) detta “”Promozione Lenin”” ossia il primo colpo decisivo portato al partito bolscevico originale (pag 22)”,”TROS-354″ “CAIN Julien, introduzione”,”La Revolution de 1848. Exposition organisée par la Comité nationale du centenaire.”,”Comité d’organisation de l’exposition du centenaire: Presidente Julien CAIN Membri del comitato: Yvon BIZARDEL, Francois BOUCHER, Georges BOURGIN, Jean CASSOU, André CHAMSON, Raymond ISAY, Jacques JAUJARD, Louis JOXE, Marcel RIEUNIER, Georges-Henri RIVIERE, Georges SALLES, Charles SAMARAN, Emile TERSEN. Chargés de mission: Louis CHERONNET, Jean PRINET, Albert SOBOUL, Jacques SUFFEL, Max TERRIER, Edith THOMAS Comitato di pubblicazione: CH.H. POUTHAS (P), Camille BLOCH, Georges BOURGIN, Julien CAIN, Pierre CARON, Ch.A. JULIEN, Ernest LABROUSSE, Georges LEFEBVRE, Pierre RENOUVIN, Charles SAMARAN, Charles SCHMIDT, Emile TERSEN”,”MFRx-117″ “CAIRE Guy”,”Les syndicats ouvriers.”,”L’A è Professore all’ Università di Parigi X Nanterre”,”MFRx-159″ “CAIRNCROSS Alexander GIERSCH Herbert LAMFALUSSY Alexandre PETRILLI Giuseppe URI Pierre”,”Una politica economica per l’avvenire della Comunità Europea.”,”Gli autori all’epoca si sono riuniti in una sorta di ‘gruppo di Roma’ Tabella di confronto Cee con altri paesi importanti: ‘Dimensioni della Comunità europea con quelle di altri paesi importanti’ (tabella 1 pag 19) (popolazione, PNL o PIL, importazioni, esportazioni, CEE dei 9, USA, URSS, Giappone)”,”EURE-114″ “CAIROLA Aldo”,”Il libro delle monete. Introduzione alla numismatica.”,”Aldo Cairola scrittore e critico d’arte. Si occupa di numismatica. Ha riordinato le collezioni del Museo Civico di Siena di cui è stato direttore.”,”ECOS-025″ “CAIZZI Bruno”,”Storia dell’ industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri.”,”””Dopo il 1932 la Fiat cercò di parare al ristagno del mercato degli automezzi muovendosi più attivamente in altre direzioni: aviomotori, automotrici ferroviarie, motori marini leggeri e pesanti…Per contro la produzione di automezzi era scesa alla Fiat ad appena 18.997 nel 1931, contro i 45.802 di tre anni prima. Ma appena all’ interno giunsero i primi segni di un risveglio dei consumi privati, la fabbrica torinese andò incontro ai gusti di molti clienti ancora timorosi, offrendo macchine utilitarie non costose e di alto rendimento. Poi sopraggiunse l’ impresa di Abissinia a risolvere i molti dubbi di gestione, con la richiesta di forniture militari d’ ogni genere…”” (pag 505)”,”ITAE-067″ “CAIZZI Bruno a cura; scritti di Paolo BALSAMO F.S. NITTI G.M. GALANTI Giuseppe CUBONI Carlo MARANELLI Manlio ROSSI-DORIA Giustino FORTUNATO Eugenio AZIMONTI Sidney SONNINO Giustino FORTUNATO Antonio DE VITI DE MARCO Manlio ROSSI-DORIA Friedrich VÖCHTING Vera LUTZ Ernesto ARTOM Pasquale VILLARI Napoleone COLAJANNI Pasquale TURIELLO Gaetano SALVEMINI G.M. LEI SPANO Guido DORSO Antonio GRAMSCI Umberto ZANOTTI-BIANCO”,”Nuova antologia della questione meridionale.”,”Scritti di Paolo BALSAMO F.S. NITTI G.M. GALANTI Giuseppe CUBONI Carlo MARANELLI Manlio ROSSI-DORIA Giustino FORTUNATO Eugenio AZIMONTI Sidney SONNINO Giustino FORTUNATO Antonio DE VITI DE MARCO Manlio ROSSI-DORIA Friedrich VÖCHTING Vera LUTZ Ernesto ARTOM Pasquale VILLARI Napoleone COLAJANNI Pasquale TURIELLO Gaetano SALVEMINI G.M. LEI SPANO Guido DORSO Antonio GRAMSCI Umberto ZANOTTI-BIANCO Contiene il saggio: – Gaetano SALVEMINI, La direzione oligarchica del movimento socialista, pag 367-375 “”La piccola borghesia intellettuale è non solo più numerosa al Sud che al Nord, ma assai più ignorante. Le scuole, come tutti gli altri servizi pubblici, funzionano troppo peggio nel Mezzogiorno che nell’ Italia settentrionale”” (Salvemini, pag 381)”,”ITAS-072″ “CAIZZI Bruno”,”Camillo e Adriano Olivetti.”,”””Quando, nel 1920, diedi a sua insaputa (dell’ ingegner Prandi, ndr), con Piero Gobetti la mia adesione al movimento per il rinnovamento democratico di Salvemini egli se ne addolorò, non per la scelta, ma perché io mi ero legato ancor troppo giovane e incapace di un giudizio completo, ad una determinata azione politica. Più tardi nel 1923 mi trovai con lui e mio padre nella redazione di un giornaletto riformista “”Tempi Nuovi””. Fu un breve periodo chè più tardi dovetti assentarmi per il servizio militare. Fu in quel tempo che ci trovammo un giorno in piazza S. Carlo con Carlo Rosselli e Piero Gobetti a paralre la prima volta di un accordo per la fusione dei nostri tre settimanali che vivevano separatamente di vita stentata e avevano ciascuno delle istanze che andavano portate avanti”” (pag 136) (dagli appunti inediti di Adriano, ndr)”” “”Il fascismo aveva frantumato le mie aspirazioni al giornalismo. La ribellione ad entrare nella fabbrica paterna venne attenuata””””. (pag 137) (idem) “”Dopo cinque mesi di soggiorno americano, dedicati interamente all’ esperienza industriale, Adriano si ripresentò al padre e gli comunicò di essere a sua disposizione””. (pag 137) (idem) Articolo di Alberto PAPUZZI (Stampa, 13.2.2006) Olivetti, l’ arte di produrre. «Vivevamo un po’ nell’utopia, nella passione di cercare l’idea e di trasferirla nella realtà». Lo dice Giovanni Avonto, prima ingegnere elettronico, quindi dirigente sindacale. Fotografa lo spirito della Olivetti di Ivrea, l’impresa produttrice di macchine da scrivere, quindi di calcolatrici, infine di computer, fondata da Camillo Olivetti agli inizi del secolo, portata all’eccellenza da Adriano Olivetti, quindi passata sotto la gestione di Bruno Visentini e Carlo De Benedetti, per essere cancellata nel 2003 dalla Borsa. Attraverso venticinque testimonianze, di manager, tecnici e operai, raccolte nel volume Uomini e lavoro alla Olivetti (Bruno Mondadori), per la prima volta si racconta la storia, lunga un secolo, di un’azienda attorno alla quale si è costruita una mitologia industriale. E’ storia di uomini – i due Olivetti, il fedele Burzio, intellettuali come Volponi e Pampaloni, Ottieri e Zorzi, designer come Figini e Pollini, Nizzoli o Sottsass. Ed è storia di prodotti: dalla M1, la prima macchina da scrivere italiana, alle «Valentine», rossa e piatta, il Sessantotto in un oggetto, fino al calcolatore Elea 9003, degno di apparire in Odissea 2001. Molti di questi oggetti tecnologici sono esposti in musei del design, dal Moma di New York alla Pinakothek Der Moderne di Monaco. Nessun’altra industria al mondo è stata tanto oggetto di interesse da parte dei musei. D’altronde questa è anche la storia di come un’impresa produca cultura: basta pensare alle biblioteche di fabbrica, ai progetti urbanistici e al Movimento di Comunità, fondato nel dopoguerra da Adriano Olivetti, che ha fatto conoscere Mounier e Maritain. Come sempre nelle ricostruzioni orali, la storia viene fuori a strappi. I passaggi decisivi dipendono dai punti di vista dei personaggi che entrano in scena. In diverse testimonianze si ricorda l’operazione che portò alla cessione, verso la metà degli anni sessanta, della Divisione Elettronica alla General Electric. Secondo Avonto, si era esaurita «la spinta propulsiva» che Adriano Olivetti, morto nel 1960, aveva impresso alla sua azienda, ma la rinuncia all’elettronica era anche una perdita per il paese, allora governato dal primo centrosinistra: «Ci agitammo un po’ in tutti i modi: con le Acli, con il sindacato, con i partiti». Tuttavia il potere politico non mostrò volontà di intervenire. Così, al tempo in cui Bill Gates era ancora al liceo, l’Olivetti si ritrasse sul vecchio terreno della meccanica e l’Italia pagò lo scotto di un ritardo incolmabile nell’informatica. Un altro punto cruciale è la svolta segnata dall’ingresso di Carlo De Benedetti, amministratore delegato dal 1978 e anche presidente dal 1983. Favorevole il giudizio di Umbero Gribaudo, responsabile dell’intero Gruppo di Produzione Olivetti e poi direttore della Divisione Consociate Italia: «Sicuramente deve aver cambiato idea sull’Olivetti dopo un primo periodo, perché credo che quando si è avvicinato all’Olivetti si sia avvicinato a qualcosa che lo ha irraggiato, lo ha entusiasmato. Noi ci aspettavamo delle ghigliottine sui vari settori: invece no, un grande potensiamento dell’immagine Olivetti nel mondo, ma proprio con enfasi. IN quel primo periodo si è occupato di prodotti, di nuove tecnologie, di alleanze. In quel momento credo fosse sinceramente convinto della forza che poteva rappresentare lui per l’Olivetti e l’Olivetti per lui. Guardando dall’interno, l’impressione fu quella di un uomo d’azione che – dopo tre o quattro anni che si scontrava con obiettivi che non riusciva a raggiungere – si era detto qualcosa come: “Non voglio mica invecchiare con questo problema”». Decisamente opposto invece il giudizio di Massimo Levi, che era a capo della Produzione Sistemi di Scrittura e Computer, quando uscì dall’Olivetti nel 1979: «Per uno che vi era cresciuto l’Olivetti era come la mamma, la cosa per cui soffrire e non dormire di notte pensando a cosa fare il giorno dopo, dopo la fine degli anni settanta la faccenda è diventata finanziaria. Cioè De Benedetti è arrivato all’Olivetti tirando fuori dei quattrini: mi pare che l’Olivetti sia stata comprata per qualcosa come 15 miliardi di lire . De Benedetti ha sempre visto l’Olivetti non come qualcosa a cui legarsi nella sorte, ma come un modo di far soldi: De Benedetti è un finanziere insomma, anche se come finanziere ha sbagliato delle cose grosse. Dall’entrata di De Benedetti e dei suoi successori – i Colannino e compagnia bella – l’Olivetti è diventata semplicemente un modo di far soldi, non un modo per dire al mondo “Siamo l’Olivetti”. Prima era così». Della mitologia olivettiana ha fatto parte il tentativo di stabilire un nuovo modello di politica del personale e di relazioni sindacali, in parte sospettato di utopismo in parte accusato di paternalismo. «Fare gestione del personale all’Olivetti – racconta Alberto Gobbi, che è stato direttore del personale – significava farsi carico di tutte le problematiche che insorgevano nel rapporto uomo-fabbrica: cercare di far combaciare per quanto possibile le esigenze della fabbrica con le attitudini, le preferenze e le aspirazioni individuali». Come ricordano i curatori del volume – Francesco Novara e Renato Rozzi, i due psicologi che lavorarono al centro di psicologia della fabbrica, e Roberta Garruccio, storica dell’economia che ha condotto le interviste – «se in altre aziende il lavoratore si confondeva in una massa indifferenziata, in Olivetti egli era una persona con una vita lavorativa ben individuata». In questo senso, un congegno chiave era la selezione e, non a caso, un focus delle interviste è la politica olivettiana del personale (che rispondeva a personaggi come lo scrittore Paolo Volponi). Le memorie individuali colorano di un alone quasi romantico queste vicende, ma mettono anche in evidenza come la vicenda olivettiana rispecchi le contraddizioni dello sviluppo industriale nel nostro Paese, fra l’incudine del rapporto fabbrica-società e il martello dei problemi del mercato globale.”,”ITAE-189″ “CAIZZI Bruno”,”Storia dell’industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri.”,”””Del resto tutta la vecchia siderurgia italiana fu mobilitata dalla guerra, e molte forze, non sempre di sicura capacità, entrarono nello schiermento per affiancarsi alle antiche”” (pag 423)”,”ITAE-013-FSD” “CAIZZI Bruno”,”Camillo e Adriano Olivetti.”,”Bruno Caizzi è nato a Forlì nel 1909. Compiuti gli studi universitari a Torino e Venezia, emigrò nel Cantone Ticino, e a Bellinzona. Libero docente, ha lavorato nel campo della storia economica e sociale della Lombardia e del comasco in particolare. Ha curato per le edizioni di Comunità l”Antologia della questione meridionale'”,”BIOx-032-FSD” “CALABI Lorenzo”,”Sul problema delle classi medie e il metodo del ‘Capitale’.”,”””Ora il costante aumento del plusvalore relativo, o del ‘surplus’ (considerato in questo passo nella forma di valore), che si accompagna allo sviluppo della produzione capitalistica, non si limita a creare le condizioni di una elasticità tendenzialmente crescente nella determinazione della distribuzione del prodotto sociale, dunque anche nella determinazione dei livelli salariali, secondo i rapporti di forza volta per volta esistenti tra le classi in ogni determinata formazione economico-sociale (25); esso ‘produce’ anche l’inserimento di un’«altra» classe tra capitalisti e classe operaia. Se si ipotizza un aumento della produttività dell’industria tale che un terzo della popolazione, invece che due terzi, partecipi direttamente alla produzione materiale; se si ipotizza, cioè, che prima due terzi fornissero i mezzi di sussistenza e di riproduzione per i tre terzi, e ora un terzo soltanto; che prima “”il reddito netto (distinto dal reddito degli operai) fosse un terzo, e ora due terzi””, prescindendo dall’antagonismo delle classi, dice Marx, “”la nazione prima disponeva di un terzo del suo tempo per la produzione immateriale, mentre ora ne dispone di due terzi. Con una ripartizione proporzionale, tutti i tre terzi avrebbero una maggiore quantità di tempo per il lavoro improduttivo e per i propri comodi. Ma nella produzione capitalistica tutto appare ed è antitetico”” (26). Ove la antiteticità consiste in questo, che, dato il modo capitalistico di produzione, e dato il corrispondente modo di distribuzione, la distribuzione del “”tempo a disposizione”” non può essere proporzionale – “”ché se ciascuno lavorasse solo il tempo sufficiente alla riproduzione dei mezzi di sussistenza, per i capitalisti non vi sarebbe ‘surplus’ di cui appropriarsi”” (27). Ma – a prescindere dagli indici numerici – ciò che nella proposizione ora citata viene da Marx ipotizzato è una effettiva tendenza della produzione fondata sul rapporto capitalistico di produzione: «Da un lato è tendenza del capitale ridurre a un minimo sempre minore il tempo di lavoro necessario alla produzione delle merci, dunque anche il numero della popolazione produttiva ‘in rapporto’ alla massa del prodotto» (28). La questione del determinare quale sia il destino della parte di popolazione progressivamente espulsa dal processo di produzione delle merci è quindi l’immagine della questione del determinare quale sia il destino della crescente massa del ‘surplus’ prodotto nelle società dominate dal modo di produzione capitalistico. In misura crescente tale ‘surplus’ non solo può, ma deve essere speso in lavoro “”improduttivo””: «Sebbene non rientri in questa sede, si può tuttavia già qui ricordare come alla creazione di plusvalore da un lato, corrisponda una creazione di minus-lavoro, relativamente inutile (o nel caso migliore, ‘non produttivo’) dall’altro. Ciò è evidente soprattutto riguarda al capitale stesso, ma poi anche alle classi con le quali esso si associa, poveri, servi, galoppini ecc. che vivono del prodotto eccedente, insomma all’intero ‘seguito sociale’, e a quella parte della classe ‘servile’ che non vive di capitale, ma di reddito (…). Perciò Malthus è assolutamente coerente quando accanto al pluslavoro e al pluscapitale, pone l’esigenza di una eccedenza di oziosi che consumano senza produrre, ovvero la necessità dello spreco, dello sperpero, ecc.» (29). Si osserverà a questo proposito che Marx, contrapponendo lavoratori produttivi a oziosi, valendosi, anche dal punto di vista terminologico, di nozioni analitiche proprie dell’economia politica classica, da Steuart, alle ‘Lezioni’ smithiane, ai ‘Principi’ di Ricardo e di Malthus (“”servile””, contrapposizione reddito-capitale, “”seguito””), si riferisce a classi cui il capitale “”si associa””, a classi la cui esistenza sembra storicamente presupposta alla sua esistenza di capitale; o comunque a una conduzione di basso grado di socializzazione dei servizi che, rispetto alla tendenza del modo di produzione capitalistico a sottomettere e per ciò stesso a conformare alla propria specifica natura le situazioni storicamente date e preesistenti, si presenta come una sopravvivenza del passato. E si farà una analoga osservazione a proposito del passo della ‘Storia delle teorie economiche’ che riporto di seguito, almeno nella misura in cui è il carattere personale dei servizi di cui si parla che risulta soprattutto evidente: «Se gli operai produttivi sono quelli pagati dal capitale, e gli improduttivi quelli pagati dal reddito, è evidente che la classe produttiva sta alla improduttiva come il capitale sta al reddito. Ma l’accrescimento proporzionale delle due classi non dipende soltanto dal rapporto esistente fra la massa dei capitali e la massa dei redditi, ma anche dal rapporto in cui il reddito crescente (profitto) sì converte in capitale o è speso come reddito. Benché la borghesia fosse originariamente molto economa, la produttività crescente del capitale, cioè degli operai, l’ha portata a imitare le corti feudali. Secondo l’ultimo rapporto (1861) sulle fabbriche, la cifra complessiva delle persone (compreso il personale amministrativo) impiegata nelle fabbriche vere e proprie del Regno Unito ammontava a sole 775.534 unità, mentre il numero delle domestiche ammontava, soltanto in Inghilterra, a un milione. Che bella organizzazione! Una ragazza deve sudare 12 ore in una fabbrica perché il principale, con una parte del lavoro non pagatole, possa prendere al suo servizio personale la sorella di lei come serva, il fratello come stalliere, il cugino come soldato o poliziotto» (30). Non solo, tuttavia, qui, come in genere in tutta l’opera di Marx, è da tenere presente che quanto si afferma del singolo individuo è da riferirsi in generale alla classe cui il singolo appartiene, perché in questa opera “”si tratta delle ‘persone’ soltanto in quanto ‘personificazione di categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classi””. (…)”” [Lorenzo Calabi, ‘Sul problema delle classi medie e il metodo del ‘Capitale”, (estratto da introduzione a ‘La crisi della società industriale’ di Norman Birnbaum, Padova, 1971] [(26) Karl Marx, ‘Theorien über den Mehrwert’, ed. Kautsky, I, tr.it. di E. Conti, ‘Storia delle teorie economiche’, I, Torino, 1954, p. 309; (27) Martin Nicolaus, op, cit., p. 38; (28) Karl Marx, ‘Theorien über den Mehrwert’, I, Mew, 26.1, 1965, p. 199; (29) Karl Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, I, cit., p. 417; (30) Karl Marx, ‘Storia delle teorie economiche’, I, Torino, 1954, pp. 292-93] (pag 16-17-18-19)”,”MADS-720″ “CALABRESE Oscar a cura; saggi di Franco DELLA-PERUTA Nicola TRANFAGLIA Mario SPINELLA Salvatore VECA Valerio CASTRONOVO Giorgio GALLI Rosario ROMEO Giovanni POSANI Giorgio FABRE Carlo FORMENTI Gianni BAGET-BOZZO Laura BALBO Claudia CONFORTI Vittorio GREGOTTI Marcello CINI Maria CORTI Carlo BERTELLI Enrico PATTARO Gianfranco BETTETINI Giovanni BECHELLONI Omar CALABRESE”,”Italia moderna. Immagini di storia di un’ identità nazionale. Volume V. 1860-1980. Il paese immaginato.”,”Saggi di Franco DELLA-PERUTA Nicola TRANFAGLIA Mario SPINELLA Salvatore VECA Valerio CASTRONOVO Giorgio GALLI Rosario ROMEO Giovanni POSANI Giorgio FABRE Carlo FORMENTI Gianni BAGET-BOZZO Laura BALBO Claudia CONFORTI Vittorio GREGOTTI Marcello CINI Maria CORTI Carlo BERTELLI Enrico PATTARO Gianfranco BETTETINI Giovanni BECHELLONI Omar CALABRESE. “”Una lezione di storia che si stenta ad accettare è che da sistemi di agricoltura avanzati e produttivi non si ottenga necessariamente una crescita del reddito pro-capite, e tanto meno una spinta verso l’ industrializzazione””. Questa lezione, che saggiamente ci ripete E.L. Jones nell’ introduzione di Agricoltura e sviluppo economico, non è stata certamente tenuta in grande considerazione da coloro che, nell’ Italia unita, hanno più volte cercato di rilanciare il processo produttivo agricolo e l’ agricoltura nel suo complesso, perché tutti questi tentativi, in fin dei conti, sono sempre mossi da interessi che agricoli non erano””. (pag 192, Giovanni Posani) “”Con un paragone un po’ ardito possiamo dire che anche Marx ed Engels, in ben altra ottica, manifestavano la stessa sindrome allorché disfatte dallo snervante “”soffio della prosperità”” le illusioni rivoluzionarie del 1848, volgevano lo sguardo verso l’ India, la Cina e la Russia, paesi così profondamente agricoli, lontani da troppa ricchezza, da troppa civiltà, da troppa industria, da troppo commercio””. (idem)”,”ITAS-081″ “CALABRESI Stelio”,”Da Zoroastro ai Catari.”,”Eresia di estrazione orientale. “”I Catari, vero la fine dell’XI secolo, si erano diffusi nella Francia settentrionale, ma senza fortuna: furono perseguitati in quanto eretici e costretti a emigrare verso sud dove furono accolti favorevolmente nella provincia semindipendente della Linguadoca e soprattutto nella città di Albì (ove stabilirono una loro Chiesa) ma anche nelle sedi di Carcassonne e Tolosa. I signori di quelle città furono seguaci del movimento ereticale. Le comunità catare qui stanziate, insieme ai numerosi e coevi focolai dell’ Italia settentrionale, furono in occidente il gruppo principale attraverso il quale si manifestò l’ eresia di estrazione orientale (maturata; come si è visto nei Balcani).”” (pag 28) Due errori. “”Che cosa dunque ruppe l’ equilibrio, nel caso dei Catari? Credo che il catarismo commettesse due errori fondamentali, quanto mortali, di impostazione politica: l’uno e l’altro derivavano dal fatto di essersi voluti spingere fino alla negazione completa della Chiesa di Roma, della sua liturgia ma anche di alcuni dei suoi principali cardini teologici intangibili. Questo fu il primo errore. (…) Intorno al 1170, a Saint-Félix-de-Caraman, i Catari celebrarono il loro primo concilio e, in quella occasione, si dettero una organizzazione su base territoriale in forma diocesana. L’ applicazione di questo tipo di organizzazione, secondo errore, implicava in concreto il pericolo di una nuova chiesa cristiana in occidente e Roma reagì.”” (pag 28-29)”,”RELC-218″ “CALABRESI Mario”,”Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo.”,”CALABRESI Mario (Milano, 1970) ha studiato storia e giornalismo. Ha lavorato come cronista parlamentare all’ Ansa e alla redazione romana della “”Stampa””. E’ stato caporedattore centrale di ‘Repubblica’ e corrispondente da New York. CALABRESI Mario (Milano, 1970) ha studiato storia e giornalismo. Ha lavorato come cronista parlamentare all’ Ansa e alla redazione romana della “”Stampa””. E’ stato caporedattore centrale di ‘Repubblica’ e corrispondente da New York. “”Il 14 maggio 1977, in via De Amicis a Milano, un ragazzo con passamontagna, jeans a zampa d’elefante e stivaletti; tende le braccia in posizione di tiro, impugna una pistola. La foto fa il giro del mondo. Umberto Eco solo una settimana dopo scrive: tenete a mente questa immagine, diventerà esemplare del nostro secolo. E’ l’emblema dello scontro che incendia l’Italia, lo scatto simbolo del Settantasette, di una “”generazione perduta”” nella violenza, di un anno che vedrà 42 omicidi e 2128 attentati politici””. (pag ) (inizio cap. II. Piazza del Popolo)”,”TEMx-044″ “CALABRO’ Antonio a cura; saggi di Angelo BOLAFFI Francesco CAVALLI-SFORZA Luca CAVALLI-SFORZA Predrag MATVEJEVIC Gianfranco RAVASI Amartya K. SEN Domenico SINISCALCO Peter SUTHERLAND”,”Frontiere.”,”Saggi di Angelo BOLAFFI Francesco CAVALLI-SFORZA Luca CAVALLI-SFORZA Predrag MATVEJEVIC Gianfranco RAVASI Amartya K. SEN Domenico SINISCALCO Peter SUTHERLAND”,”STOS-078″ “CALABRO’ Antonio CALABRO’ Carlo”,”Bandeirantes. Il Brasile alla conquista dell’economia mondiale.”,”A. CALABRO’ è giornalista e scrittore, direttore di Corporate Culture del gruppo Pirelli e direttore della Fondazione Pirelli. E’ stato direttore editoriale de ‘Il Sole 24 ore’. Ha scritto pure ‘Orgoglio industriale’ (2009) Carlo CALABRO’ è Head di Governance di Banco Votorantim, quinta banca privata in Brasile.”,”AMLx-126″ “CALABRÒ Antonio”,”Intervista ai capitalisti.”,”CALABRÒ Antonio”,”ITAE-300″ “CALAMANDREI Piero”,”Uomini e città della Resistenza. Discorsi scritti ed epigrafi.”,”Il monumento a Kesserling. “”Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani Ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio (…)”” (pag 245) (Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952) “”Non è stato, vedete, il saccheggio disordinato e sfrenato di soldatesche ubriache ed incoscienti, sfuggite ai loro capi e trascinato dalla loro cieca furia; è stata una distruzione sistematica, oculata, preparata con una specie di compiacimento artistico dai comandanti responsabili, per renderla più feroce e più inesorabile; e i gregari, tutti i gregari, hanno saputo eseguirla con gusto lucido e raffinato: non l’antico costume dei barbari invasori di saccheggiare alla rinfusa per arricchirsi colle spoglie dei vinti, ma la nuovissima tecnica di distruggere ordinatamente, di torturare con inesorabilità burocratica i corpi e gli spiriti, di fare a pezzi con meticolosa cura macchine e ornamenti, statue e libri, mobilia e indumenti e perfino i più innocenti ricordi domestici, per lasciar dietro di sé nella fuga questa scia di salme straziate e di rottami stritolati, a testimonianza che, dove passano i tedeschi, la civiltà, anche nelle sue espressioni più familiari e più amabili, deve per sempre rimanere inaridita.”” (pag 152)”,”ITAR-114″ “CALAMANDREI Piero SALVEMINI Gaetano RUSSO Luigi MILA Massimo CATALANO Franco ALATRI Paolo FAZIO ALLMAYER Vito MOSCON Giorgio RUSSO Luigi SIMONE Alberto COLLOTTI Enzo BRUNETTI Franz ISNENGHI Mario FOA Vittorio”,”L’Italia clericale.”,”’25 anni di lotta laica e progressista contro lo strapotere del Vaticano e della DC’ Scritti di CALAMANDREI Piero SALVEMINI Gaetano RUSSO Luigi MILA Massimo CATALANO Franco ALATRI Paolo FAZIO ALLMAYER Vito MOSCON Giorgio RUSSO Luigi SIMONE Alberto COLLOTTI Enzo BRUNETTI Franz ISNENGHI Mario FOA Vittorio”,”ITAP-141″ “CALAMANDREI Franco”,”L’iniziativa politica del partito rivoluzionario da Lenin a Gramsci e Togliatti.”,”CALAMANDREI Franco Gramsci pro Stalin vs Trotsky “”Anche nei collegamenti che la riflessione gramsciana stabilisce tra la teoria della “”guerra di trincea ed i problemi strategici allora al centro del dibattito del movimento comunista internazionale – la questione del socialismo in un solo paese, la lotta contro le posizioni di Trotzki -, sembra a me sia particolarmente da rilevare l’accentuazione che ne risulta per il valore dell’azione politica che in ciascun paese i partiti comunisti debbono esplicare. Si tratta delle pagine del ‘Machiavelli’ (83), non meno note di quelle citate sopra, in cui Gramsci sostiene la tesi di Stalin contro l’internazionalismo “”vago e puramente ideologico”” di Trotzki, e constatando la passività che esso alimenta (o perché nessun partito crede di “”dover incominciare””, o “”perché si aspetta una forma di “”napoleonismo”” anacronistico e antinaturale””) arriva a intravedere (su un filo, peraltro, anche qui, che cominciava a sdipanarsi già nel 1924) (82) una articolazione autonoma, nella unità dialettica, tra il “”punto di partenza nazionale”” e la “”prospettiva internazionale”””” (pag 96) [(81) A. Gramsci, Internazionalismo e politica nazionale, in ‘Machiavellli, cit, pp. 114-115; (82) Cfr. in ‘La formazione del gruppo dirigente, cit, p. 261]”,”GRAS-105″ “CALAMANDREI Piero, a cura di Giuseppina MAZZONI RAJNA”,”La casa di campagna.”,”Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889, vi è morto nel 1956, ancora nel pieno della sua attività che era di insegnante universitario, di avvocato, di uomo politico, di scrittore. Laureato in giurisprudenza. Oppositore del regime fascista. Finchè fu possibile a lui come ad altri coraggiosi, egli organizzò e contribuì ad organizzare una società di ‘resistenti’ al regime e una rivista di battaglia (‘Non mollare’, un bel titolo che dovrebbe diventare la vostra insegna) in nome della verità nascosta o calpestata dai trionfatori del momento. In Italia aveva contribuito a dar vita alla nuova costituzione repubblicana. Calamandrei poeta di epigrafi (“”Lo avrai, camerata Kesserling, il monumento che pretendi da noi italiani…””) (pag IX)”,”ITAR-017-FV” “CALAMANDREI Piero”,”Chiarezza nella Costituzione. Discorso pronunciato all’Assemblea costituente nella seduta del 4 marzo 1947.”,”Donazione della famiglia Bernamonti, Cremona-Milano Piero Calamandrei, deputato alla Costituente Leggi chiare, stabili, oneste (pag 38-)”,”RELC-016-FV” “CALAMANDREI Mauro”,”Chi comanda in USA. Politica e antipolitica dopo Nixon e Watergate.”,”Mauro Calamandrei è nato a Firenze nel 1925. Laureatosi i n filosofia prima a Firenze e poi a Chicago, ha insegnato in Italia e in variwe Università americane. Da sedici anni è corrispondente dagli Stati Uniti per L’Espresso.”,”USAP-012-FL” “CALAMANDREI Piero RENZI Renzo ARISTARCO Guido, contributi”,”Dall’arcadia a Peschiera. Il processo s’agapò.”,”- Gli aspetti giuridico-costituzionali del processo (Calamandrei) – Una proposta di film e un processo – Un esame dell’opinione pubblica italiana attraverso la stampa – Rapporto di un ex-balilla (Renzi) – Gli oppositori del neorealismo (Aristarco) Questo libro offre una completa informazione sulle origini e sullo sviluppo del processo intentato a Renzo Renzi per la proposta di film ‘L’Armata s’agapò’, pubblicata sulla rivista «Cinema Nuovo» di guido Aristarco; nello stesso tempo intende scoprire nel caratteristico episodio tutti gli aspetti che interessano direttamente lo sviluppo delle libertà democratiche in Italia. Nel primo capitolo introduttivo Piero Calamandrei (…) esamina la posizione dei Tribunali militari nella Costituzione repubblicana e illustra tutti i problemi di portata generale, giuridici e politici, che il processo propone più che ai giudici, a tutti i cittadini che hanno a cuore la loro libertà. (…) Renzo Renzi, che abbiamo invitato a raccontare la sua formazione giovanile e le esperienze politiche e di guerra, ha fatto un’autobiografia che può rappresentare, per il distacco e l’ironia con cui è disegnata, per la ticipità della situazione e degli avvenimenti e per la meditazione scavata di ogni reazione psicologica, la storia di tutta la sua generazione (…). Infine il saggio di Guido Aristarco sugli “”Oppositori del neorealismo”” riconferma la precisa finalità di questo volume (…)”” (pag V-VI, avvertenza) “”Nel febbraio 1953 il numero 4 della rivista quindicinale Cinema Nuovo pubblica una proposta di film di Renzo Renzi sulla guerra in Grecia, alla quale, si noti bene, ha preso parte. Saccheggi, fucilazioni, ma soprattutto vita nei bordelli e conquiste di donne costrette a cedere per fame, ecco, per l’autore, la visione più vera di un conflitto assurdo, non sentito, condotto con passaggi da operetta, nel quale alcuni soldati, mal guidati, diedero sfogo al tipico istinto caratteristico maschile italiano: il gallismo, che portò ad indicare le nostre truppe come l’armata s’agapò che in greco significa ti amo. Un film pacifista e spronante all’autocritica che sollecita valutazioni positive, ma anche negative, espresse da lettere che si possono leggere sui numeri successivi della rivista diretta da Guido Aristarco. Un dibattito culturale sul come trasferire sugli schermi la guerra, fuori dalla retorica. Un gioco politico-intellettuale perché di realizzazione non si parla nemmeno. Ma sette mesi dopo, ecco gli arresti per vilipendio alle Forze Armate e la traduzione dei catturati alla fortezza di Peschiera, nell’ambito di un procedimento militare condotto nei confronti di due cittadini in borghese sulla base della lettura repressiva del codice militare del 1941, riflesso della concezione fascista dello Stato-caserma con i cittadini abili in mobilitazione permanente”” [f. Claudio Santini (estratto da articolo pubblicato dalla rivista “”I Portici””) (resistenzatradita.eu) (“”L’armata s’agapò: repressione e censura nell’Italia del dopoguerra””) ‘Chi è Guido Aristarco. Guido Aristarco (Fossacesia Marittima, 7 ottobre 1918 – Roma, 11 settembre 1996) è stato un influente critico, storico e teorico del cinema. Comincia giovanissimo a collaborare come critico cinematografico per “”La voce di Mantova””, quindi dal 1939 per “”Il corriere padano”” (subentrando a Michelangelo Antonioni) e per varie riviste dei Guf come “”Signum di Treviso”” e “”Architrave”” di Bologna. Nel 1942 la sua firma compare anche su “”Cinema”” (prima serie). Nel 1946 scrive la sceneggiatura de Il sole sorge ancora di Aldo Vergano, assieme a Vergano stesso, a Carlo Lizzani e a Giuseppe De Santis. Nel dopoguerra lavora alla Rai come redattore del radiogiornale e come titolare di una rubrica di cinema. Nel 1948, contemporaneamente a Elsa Morante, viene sollevato dall’incarico per motivi politici. Lo stesso anno è redattore di “”Cinema”” (seconda serie) di cui diventa anche capo-redattore nel dicembre 1951. L’anno successivo abbandona la rivista per fondarne una propria, “”Cinema nuovo””, di cui sarà direttore fino al 1996, anno in cui termina le sue pubblicazioni. La rivista si caratterizza per una forte impostazione marxista, di ispirazione lukácsiana, e per una litigiosità comprensibile soltanto tenendo conto dell’atmosfera del periodo. In tempi più recenti sviluppa invece un notevole interesse per le nuove tecnologie applicate al cinema. Sul n. 4 di “”Cinema nuovo”” (febbraio 1953) Aristarco pubblica un soggetto di Renzo Renzi, intitolato “”L’armata s’agapò””, incentrato sull’occupazione militare italiana in Grecia. Il 10 settembre Aristarco (in quanto direttore) e Renzi (in quanto autore) vengono arrestati e rinchiusi nel carcere militare di Peschiera con l’accusa di vilipendio all’esercito. Il mese dopo (8 ottobre) vengono condannati da un Tribunale militare rispettivamente a sei mesi (Aristarco) e sette mesi e tre giorni di reclusione. Renzi perde anche il grado di ufficiale. Entrambi hanno il beneficio della condizionale. L’anno seguente racconteranno la storia del processo in un libro intitolato “”Dall’Arcadia a Peschiera””. Nel 1969 vince il primo concorso per la cattedra di Storia e critica del cinema. Fino ai primi anni ’80 insegna presso l’università di Torino per passare poi a La Sapienza a Roma. Nel 1989 lascia l’insegnamento per raggiunti limiti di età’. (http://fondazione.cinetecadibologna.it) “”Furono gli organi del Sifar (servizio segreto militare) ad allestire la spregevole operazione che condusse alla privazione della libertà personale di due esponenti della cultura cinematografica nel 1953. All’operazione si unì l’Ufficio Affari Riservati del Viminale. All’operazione il giudice istruttore di Venezia, Carlo Mastelloni, fornisce questa nuova lettura della vicenda che portò in carcere il cineasta bolognese Renzo Renzi e il direttore della rivista Cinema Nuovo, Guido Aristarco, per “L’Armata s’agapò”: una proposta di film sulla guerra fascista in Grecia. Il canovaccio fu l’occasione per processare – davanti all’autorità militare e non civile – due intellettuali accusati di attività antinazionale, pertanto, di conseguenza, comunista. Le prove sono venute fuori dagli scatoloni custoditi nel magazzino segreto del Viminale in Via Appia e allegate, in parte, all’istruttoria veneziana di Mastelloni su Argo 16, l’aereo precipitato (fatto cadere) a Marghera, nel novembre 1973. Li abbiamo recuperati con la collaborazione preziosa degli esperti di settore, Gianni Cipriani e Gianni Flamini, e li proponiamo ai nostri lettori a cinquant’anni dall’evento. I documenti segreti. È il 6 marzo 1952, diciotto mesi prima degli arresti, e il Questore di Nuoro contatta gli Affari Riservati, struttura occulta di polizia politica, per avvertire che il critico cinematografico Guido Aristarco ha presentato in Sardegna un film cecoslovacco su lotte proletarie attuate anche “attraverso conflitti con la forza pubblica”. Si tratta di manifesta “propaganda socialcomunista” che richiede la “cauta vigilanza del caso”. Non passa dunque inosservata la pubblicazione su Cinema Nuovo, rivista diretta proprio da Aristarco, della proposta di film (L ‘armata s’agapò) fatta da Renzo Renzi, bolognese, “politicamente orientato- indagano i Servizi – verso i partiti dell’estrema sinistra” e critico cinematografico del “soppresso quotidiano comunista Progresso d’Italia”. S’inizia dunque la repressione montata sull’asserita rilevanza internazionale assunta dalla vicenda per un articolo pubblicato il 27 febbraio 1953 dal giornale greco Acropoli. L’assunto che “i soldati di Mussolini si dedicavano soprattutto all’amore con le donne greche (s’ agapò – l’Armata s agapo – significa in greco “Ti amo”) ha prodotto, secondo un appunto segreto al Viminale, “grande impressione nei circoli politici di quella Capitale e fra quella colonia italiana”. L’Addetto militare alla nostra Ambasciata di Atene invia un rapporto riservato. “Gli organi informativi (leggi Servizi segreti militari) si incaricano di “segnalare il fatto alle Autorità militari interessate”. La denuncia dunque non parte da un “cittadino indignato”, come si lasciò intendere allora, ma fu sollecitata dal Sifar, come evidenziano i documenti di oggi. La Procura militare di Milano (competente per territorio sulla base del luogo di pubblicazione dello scritto incriminato) comincia l’istruttoria il 2 aprile e la protrae per cinque mesi senza che gli inquisiti sappiano alcunché.Il Ministro di Grazia e Giustizia concede l’autorizzazione a procedere. Il 5 settembre il Questore di Milano scrive al capo della polizia, Tommaso Pavone, per informarlo “in via personale, stante la riservatezza” che, secondo fonti confidenziali, la Procura militare di Milano sta contestando “reati militari commessi a mezzo stampa” per i quali “ sarebbero pure in corso ordini di cattura”. Si tratta di un intervento repressivo forse più consistente di quello che sarà attuato pochi giorni dopo in quanto il Questore di Milano indica fra i possibili catturandi non solo Aristarco ma anche (per altri episodi da connettere) Davide Lajolo, direttore dell’unità e Corrado De Vita, direttore di Milano sera, quotidiano fondato nel capoluogo lombardo per raccogliere consensi nell’area di sinistra. Alla stretta finale però (forse per timore di una ripercussione politica troppo forte) rimangono nella rete i soli Renzi ed Aristarco in nome dell’unica e più “popolare” tutela del prestigio dell’Esercito che proprio fra la fine d’agosto e i primi di settembre, viene schierato sul fronte orientale, jugoslavo, in nome dell’italianità di Trieste. Il 17 settembre 1953 (una settimana dopo gli arresti) l’appunto redatto sul caso da un funzionario del Ministero degli Interni porta la dicitura “Segreto” e la sigla “Z” riservata ai sovversivi di sinistra Tale classificazione giustifica pertanto il controllo politico anche di coloro che solidarizzano con gli imputati. Un rapporto da Napoli segnala che il professor Renato Caccioppoli ha parlato in favore di Renzi e Aristarco ricevendo la solidarietà di Vittorio De Sica e Eduardo De Filippo che hanno dato alla manifestazione “un’intonazione decisamente di sinistra”. Firenze trasmette invece un’informativa sugli interventi dei professori Salvemini e Calamandrei. Tale controllo politico si estenderà su Aristarco almeno fino al 16 febbraio 1966, data di un appunto riservato su un suo viaggio a Cuba. Per un più dettagliato quadro di riferimento, rileviamo, a questo punto, che il Servizio Informazioni Forze Armate, fu ripristinato nel 1949 con la direzione di Giovanni Carlo Re; passò nel ’51 a Umberto Broccoli, già capo di stato maggiore dell’8A Corpo d’Armata in Grecia; era condotto, all’epoca dei fatti, da Ettore Musco. L’Ufficio Affari Riservati del Viminale era diretto, nel 1953, da Gesualdo Barletta, già responsabile della nona zona, Lazio-Roma, del-l’Ovra, la struttura per la repressione antifascista. Tale dirigente figura fra i propugnatori dell’intenzione operativa di bandire il Pci dopo la scomunica del Sant’Uffizio. Fuori dalla Chiesa, fuori dallo Stato. L’estromissione della sinistra anche dal mondo intellettuale italiano trovava allora riferimento nel pensiero di Mario Scelba, Ministro dell’Interno dal 1947 al ’53 (per poi diventare Presidente del Consiglio) e ideatore dell’epiteto “culturame” – cultura-strame – per bollare la produzione di pensiero comunista. La cultura di massa dei primi Anni Cinquanta – la tivù nascerà nel’54- è orientata dal cinema, percorso dalla produzione del neorealismo (ad esempio Rossellini e De Sica con Paisà, Roma città aperta, Ladri di biciclette, UmbertoD…) che, con la cruda rappresentazione degli eventi e della società, fornisce un’immagine negativa dell’Italia e del suo Governo. Lotta dunque contro questi “comunisti nel cinema” proprio come sta facendo l’America con la Commissione guidata dal senatore Joseph Mc Carthy che negli anni fra il 1952-53 compila la famosa lista coi 324 nomi che allontana dalla produzione di Hollywood personalità come Chaplin, Wiler, Losey…. Il fatto. Nel febbraio 1953 il numero 4 della rivista quindicinale Cinema Nuovo pubblica una proposta di film di Renzo Renzi sulla guerra in Grecia, alla quale, si noti bene, ha preso parte. Saccheggi, fucilazioni, ma soprattutto vita nei bordelli e conquiste di donne costrette a cedere per fame, ecco, per l’autore, la visione più vera di un conflitto assurdo, non sentito, condotto con passaggi da operetta, nel quale alcuni soldati, mal guidati, diedero sfogo al tipico istinto caratteristico maschile italiano: il gallismo, che portò ad indicare le nostre truppe come l’armata s’agapò che in greco significa ti amo. Un film pacifista e spronante all’autocritica che sollecita valutazioni positive, ma anche negative, espresse da lettere che si possono leggere sui numeri successivi della rivista diretta da Guido Aristarco. Un dibattito culturale sul come trasferire sugli schermi la guerra, fuori dalla retorica. Un gioco politico-intellettuale perché di realizzazione non si parla nemmeno. Ma sette mesi dopo, ecco gli arresti per vilipendio alle Forze Armate e la traduzione dei catturati alla fortezza di Peschiera, nell’ambito di un procedimento militare condotto nei confronti di due cittadini in borghese sulla base della lettura repressiva del codice militare del 1941, riflesso della concezione fascista dello Stato-caserma con i cittadini abili in mobilitazione permanente. Nel dibattito alla Costituente era stato proposto di abolire i tribunali militari in tempo di pace ma, alla fine, era stato ritenuto opportuno conservarli (sia pure riformati) per i coscritti. Solo che questo concetto era stato affrettatamente formulato con l’espressione “appartenenti alle Forze Armate”: la stessa che il codice militare d’epoca fascista attribuiva anche ai “militari in congedo non definitivo e quindi soggetti al richiamo alle armi”. In quest’ambito, Renzi, già sottotenente, e Aristarco, già sergente, entrambi in congedo non definitivo, appartenevano giuridicamente alle Forze Armate e pertanto potevano essere processati dalla giurisdizione militare per un reato previsto non solo dal codice penale ordinario ma anche da quello marziale. E nulla cambiava che l’Esercito asseritamente vilipeso fosse quello di Mussolini e non quello della Repubblica democratica perché, per la Procura militare, la caduta del fascismo non aveva travolto la Patria, che “c’è ora e c’era allora, indipendentemente dalla forma di governo”. Il dibattito investe il Paese. “Qualunque guerra è sacra perché benedetta dal sangue dei Caduti”. “Solo i nuovi fascisti rifiutano la critica delle guerre fasciste”. La difesa di Renzi è assunta da Ettore Gallo e Giacomo Delitala, quella di Aristarco da Luigi Degli Occhi e Mario Paggi. L’accusa è sostenuta dal generale di brigata Mario Solinas. Presidente il generale di Brigata Armando Calabrò. Sede del dibattimento Milano. Il processo dura dal 5 all’8 ottobre. La tesi difensiva d’incompetenza militare è respinta. L’accusa chiede 2 anni per Renzi e 8 mesi e 20 giorni per Aristarco. La Corte, dopo quattro ore e mezza di camera di consiglio, infligge a Renzi 7 mesi e 3 giorni di carcere e la rimozione dal grado, ad Aristarco 6 mesi. Per entrambi c’è la condizionale. Hanno fatto comunque un mese di Fortezza. La polemica divampa sui giornali coinvolgendo grandi firme da Pannunzio a Benedetti, a Montanelli, a Emanuelli, a Brancati.Tre anni dopo, il 23 marzo del 1956, il Parlamento approva una legge che fissa la qualifica di “militare in congedo” come aggravante del reato di vilipendio delle Forze Armate previsto dal codice penale ordinario. Niente più Corte marziale. Trentanove anni dopo, nel 1992, Meditterraneo di Gabriele Salvatores, vince l’Oscar per il miglior film straniero. Quarantatrè anni dopo, il 12 settembre del 1996, muore Guido Aristarco. I ricordi di Renzi. “Venga con noi, si tratta di una formalità. Se la sbriga in cinque minuti”. Renzo Renzi ricorda la mattina del 10 settembre 1953 quando, verso le 10,30, due carabinieri, presentatisi a casa sua, lo invitano a seguirli. E’ in partenza per la Bassa – dove deve studiare l’ambientazione di un film -ma non sa dire di no ai militari “così gentili, convincenti, rassicuranti”. Al Comando di Via Pietramellara, la notificazione formale di un ordine di cattura. – Perché ? – Vilipendio delle Forze armate – Chi, io? – Sì, con Aristarco. E questo nome fa riemergere l’ormai disperso ricordo dell’articolo su Cinema Nuovo. Comunque “buio completo” durante i sempre meno comprensibili trasferimenti ai Comandi di Via dei Bersaglieri e di Via Vinazzetti. Alle 14, il “prego, s’accomodi” su un’auto civile con occupanti in borghese anche se “uno ha il mitra”. Viaggio verso il nord in un clima di persistente affabilità . A Verona, un caffè “offerto da loro”. A Peschiera l’ormai svelata destinazione del viaggio. Lungo un corridoio della Fortezza, la vista, in lontananza, di Aristarco. Lui, già sergente, nel reparto della truppa. “ Io, già sottotenente, in cella singola con attendente”. Privilegi del grado ma ugualmente bugliolo (secchio per i bisogni fisiologici) e luce perennemente accesa (“ Non mi farà chiudere occhio”). Il giorno dopo, incontro con Aristarco durante l’aria e punto della situazione e decisione di organizzarsi per non cedere alla frustrazione. “Chiedemmo di curare la biblioteca e ci fu concesso”. Così vita quasi da intellettuali anche dietro alle sbarre militari, fra la curiosità degli altri reclusi attratti dal gran parlare che, fuori, si faceva sul caso. “Fu un periodo paradossale per gli aspetti giudiziario e politico ma anche stimolante per le relazioni umane. Io, ad esempio, m’ interessavo, e prendevo nota, delle espressioni gergali-carcerarie. Con Guido invece scrivevamo agli editori amici perché mandassero libri per arricchire la biblioteca (ne giunsero tanti) e distribuivamo volumi e sentivamo commenti…”. Poi gli incontri autorizzati con gli amici, fra i quali Visconti assieme agli interpreti di Senso allora in lavorazione a Custoza. Infine la preparazione, con gli avvocati, della linea di difesa”. Il processo a Milano. “ Sapevo che l’accusatore Solinas aveva sposato una donna greca, conosciuta durante la guerra, e anche per questo lo sentivo particolarmente ostile. Il mio principale timore era di non commettere errori nel rispondere alle sue domande che intuivo insidiose. Il presidente Calabrò invece mi sembrava abbastanza comprensivo. Ricordo infine la rabbia di un comandante alla deposizione del suo attendente (al quale sarò sempre grado per l’onestà civile e intellettuale) sul frequente cambio delle lenzuola segnate dalle deflorazioni”. Poi la sentenza. “ Fui anche degradato”. E, dopo la scarcerazione per la condizionale, il ritorno fra gli amici (“ Quante strette di mano.”) e i familiari (“Com’è sempre stata preoccupata mia madre!.). Il momento storico. Il periodo fra febbraio e settembre 1953 -coincidente con il caso Renzi/Aristarco- è inizialmente segnato dal duro confronto sulla riforma elettorale, con premio di maggioranza, bollata dall’opposizione come “legge truffa”. La Dc di De Gasperi punta alla stabilità di governo in chiave filoamericana, stimolata in ciò anche dalla nuova ambasciatrice Usa a Roma, Clara Booth Luce. Gli scontri sono in piazza, ma anche in Parlamento. Il presidente del Senato, Ettore Paratore, si dimette. La Legge passa, ma le elezioni del 7 giugno bloccano gli alleati democristiani sotto la soglia del 50 per cento che avrebbe portato il 65 per cento di seggi. E’ la fine politica di De Gasperi, battuto alla Camera col suo ottavo governo e costretto a lasciare il posto a Giuseppe Pella. L’esecutivo De Gasperi 7 (fino alle elezioni del 7 giugno) vede Scelba agli Interni, Zoli a Grazia e Giustizia, Pacciardi alla Difesa, Andreotti sottosegretario alla Presidenza con delega Spettacolo. Il De Gasperi 8 (16-28 luglio) Fan-fani agli Interni, Gonella alla Giustizia (è lui a firmare l’autorizzazione a procedere) , Codacci Pisanelli alla Difesa. Il Pella 1, (17 luglio- 5 gennaio) Fanfani agli Interni, Azara alla Giustizia, Taviani alla Difesa, Andreotti segretario del Consiglio. Nel febbraio nasce l’Eni che porta alla ribalta Enrico Mattei. Il 5 marzo muore Stalin. In America, Ethel e Julius Rosenberg vanno alla sedia elettrica per spionaggio a favore dell’Urss. In agosto scoppia la questione Trieste. L’Italia invia unità dell’esercito sul fronte jugoslavo per le ventilate minacce di invasione del Territorio Libero fatte da Tito. Ci sono manifestazioni nazionaliste con morti. L’ 11 aprile a Tor Vajanica viene trovato sulla spiaggia il corpo senza vita di Wilma Montesi. In maggio quella morte viene legata, sui giornali, al nome di Piero Piccioni, figlio del senatore Attilio, delfino di De Gasperi. Il caso giudiziario – senza condanne, quattro anni dopo – ha rilevanti conseguenze politiche sugli equilibri interni della Dc con l’eliminazione di Piccioni e l’ascesa di Fanfani. Claudio Santini (dalla rivista “”I Portici””) (resistenzatradita.eu) (“”L’armata s’agapò: repressione e censura nell’Italia del dopoguerra””) Pubblicato il marzo 27, 2016 da kiba1957)”,”ITQM-258″ “CALAMIDA Leonida”,”Gli anni del dolore e della rabbia. Lotta antifascista dal 1935 al 1975.”,”Leonida Calamida è nato il 9 luglio 1906 a Milano, da famiglia operaia e socialista di origine sarda. Calamida svolse importanti funzioni di collegamento e di organizzazione nelle formazioni milanesi di “”Giustizia e libertà”” guidate da Poldo Gasparotto..”,”ITAR-006-FMP” “CALAMIDA Leonida”,”Gli anni del dolore e della rabbia. Lotta antifascista dal 1935 al 1975.”,”Leonida Calamida è nato il 9 luglio 1906 a Milano, da famiglia operaia e socialista di origine sarda. Calamida svolse importanti funzioni di collegamento e di organizzazione nelle formazioni milanesi di “”Giustizia e libertà”” guidate da Poldo Gasparotto. “”Ora tutto il popolo è con noi e si sta delineando la prima guerra popolare della storia d’Italia. In tutti è la coscienza e la volontà di scacciare i nazisti e piegare i fascisti. Trincee diventeranno le fabbriche, gli uffici, le campagne, le montagne, ma anche le Università e le scuole. I soldati catturati dai tedeschi e deportati in Germania non collaborano con l’odiato nemico e si rifiutano di combattere sotto le bandiere del rinato fascismo repubblicano. Alla chiamata della repubblica di Salò, la maggior parte dei giovani risponde nascondendosi e riparando nelle montagne, dove già si organizza la lotta armata. E la resistenza si organizza anche negli stabilimenti di Torino, Milano, Genova, Sesto San Giovanni, Sampierdarena, in Emilia e nel Veneto dove gli operai scioperano e sabotano la produzione bellica. A nulla valgono le intimidazioni e le deportazioni. In montagna interi settori, zone e vallate sono campo d’azione dei partigiani. E sorgeranno anche alcune “”repubbliche”” rette esclusivamente dai partigiani e col totale consenso della popolazione che collabora. I partigiani portano ovunque un soffio di libertà, la speranza di una società nuova, di un mondo libero, giusto ed in pace. La guerra partigiana si spande a macchia d’olio ed è continuamente alimentata dal popolo che accorre nelle gloriose formazioni. Combattono fianco a fianco contadini e studenti, operai e intellettuali, uomini e donne, giovani e anziani. È sempre più una guerra unitaria e popolare. Noi partigiani possiamo testimoniare quale fu la parte avuta dalle donne in quegli anni e rendiamo omaggio alle intrepide guerrigliere come alle umili, sconosciute e numerosissime patriote indispensabili artefici della vittoria sul nazifascismo”” (pag 64)”,”ITAR-340″ “CALANCA Alvaro”,”Storia dell’Arma dei Carabinieri. Volume I. Dalle origini al 1848.”,”Alvaro Calanca, nato a Roma nel 1938, laureato in lettere presso l’Università di TOrino è stato professore ordinario nei licei classici”,”ITQM-265″ “CALANDRA Piero”,”Il governo della Repubblica. Come funziona l’istituzione che guida il paese.”,”Piero Calandra, Consigliere della Corte dei conti. Ha pubblicato ‘Storia dell’amministrazione pubblica in Italia’ (1983) e ‘I governi della Repubblica’ (1996).”,”ITAP-033-FV” “CALANDRI Michele CORDERO Mario MARTINI Stefano a cura; saggi di Mario GIOVANA Carlo GENTILE Marco RUZZI Michele CALANDRI Mario CORDERO”,”Valle Stura in guerra, 1940-1945.”,”Analisi della composizione di una formazione partigiana. “”Costruire con esattezza e con precisione uno spaccato storico e sociologico di una brigata partigiana è impresa di non facile soluzione: un primo approccio interpretativo al problema lo ha fornito Roberto Battaglia, che nel suo scritto – fondamentale nella storiografia sulla Lotta di Liberazione in Italia – ha tentato una prima approssimazione sulla composizione sociale delle bande partigiane (1). Il tema è stato trattato con passione anche da Mario Giovana, che nel suo pioneristico saggio ‘La composizione sociale delle formazioni G.L. in Piemonte’ traccia una brevissima disamina relativa alle sole formazioni aderenti al movimento Giustizia e Libertà, argomento poi brevemente ripreso nel volume ‘Storia di una formazione partigiana’ a proposito della brigata G.L. Valle Maira. Negli anni settanta, l’Istituto beramasco per la storia del Movimento di Liberazione promuove uno studio simile nei confronti di tre brigate partigiane della zona, ma l’assenza del mezzo informatico ridusse fortemente la disponibilità di dati e le possibilità di eventuali e possibili incroci fra questi (3)’ (pag 59) [(1) R. Battaglia, Storia della Resistenza italiana’, Torino, Einaudi, 1953; (2) M. Giovana, ‘Storia di una formazione partigiana’, Torino, Einaudi, 1964, p.60. Id. La composizione sociale delle formazioni G.L. in Piemonte’, in Il Movimento di Liberazione in Italia, n 10 anno 1951; (3) La ricerca è stata condotta negli anni passati, ma chi scrive si rifà alle considerazioni ascoltate nell’intervento di Giuliana Bertacchi (‘Alla ricerca dell’identità partigiana: la composizione sociale delle formazioni bergamasche’) al Convegno ‘Partigianato piemontese e società civile’, Torino 27-28 aprile 1995 (…)] ‘La decisione di passare alla macchia avviene secondo i meccanismi più vari, portando alla luce una invisibile, ma fitta trama di legami amicali e parentali che condizionano spesso questa scelta, in particolar modo nei piccoli centri montani (…) ‘ (pag 63) [Anatomia di una formazione partigiana. La brigata G.L. Valle Stura “”Carlo Rosselli””‘ di Marco Rizzi]”,”ITAR-345″ “CALANDRONE Giacomo”,”Gli anni di Scelba.”,”CALANDRONE è stato dirigente politico PCI in Sicilia, deputato savonese, garibaldino in Spagna, autore del libro ‘La Spagna brucia’ e di ‘Comunisti in Sicilia’. Riguardo alla Unione Europea Occidentale CALANDRONE dice: ‘Seppellita la Comunità europea di difesa dal voto del parlamento francese e dalla mobilitazione popolare, i frementi paladini dell’ ovest hanno votato un nuovo piano, quello dell’ Unione europea occidentale, piano sottoposto oggi alla ratifica del nostro parlamento. Più che un trattato, è una carta bellicista, con la quale si tende non solo al riarmo e all’ inclusione della Germania federale nel Patto atlantico, ma addirittura all’ assorbimento della Repubblica demcratica tedesca in quella di Bonn, da conseguire con una politica di forza tale da intimorire l’ Unione Sovietica””.”,”ITAP-028″ “CALANDRONE Maria Grazia”,”Alda Merini.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Maria Grazia Calandrone è poetessa, drammaturga, conduttrice Rai. Ha pubblicato vari libri tra cui ‘Giardino della gioia’ (2019).”,”BIOx-386″ “CALAS Raoul”,”Le manifeste du parti communiste et le rôle historique de la classe ouvrière.”,”CALAS Raoul membre du Comité central du Parti communiste français. “”Voici comment Marx s’exprime à ce propos: “”… la petite bourgeoisie manufacturière céda la place aux millionnaires de l’industrie, aux chefs de vraies armées industrielles, aux bourgeois modernes”” (Manifeste). La classe ouvrière à partir de cet instant se développe en nombre; je dis “”en nombre”” seulement, parce que sa conscience politique en fait pas encore de grand progrès. “”Avec le développement de la bourgeoisie, dit Marx, c’est-à-dire du capital, se développe le prolétariat, la classe des ouvriers modernes, qui ne vivent qu’à la condition de trouver du travail et qui n’en trouvent que si leur travail accroît le capital (idem)””. Et voici la progression du nombre des ouvriers. Nous citerons simplement deux chiffres qui sont suffisamment édifiants: en 1851 il y avait environ 1.500.000 ouvriers dans la grande industrie; actuellement il y de 13 à 15 millions de travailleurs salariés.”” [Raoul Calas, Le manifeste du parti communiste et le rôle historique de la classe ouvrière, 1953] (pag 11)”,”PCFx-095″ “CALAS Raoul”,”Le Centenaire du Manifeste. Le Manifeste du Parti Communiste et le rôle historique de la classe ouvriere. [Le Manifeste du Parti Communiste et le mouvement ouvrier français]”,”CALAS Raoul membre du Comité central du Parti communiste français”,”MFRx-333″ “CALCAGNINI Giorgio HESTER Donald D.”,”Banking Changes in the European Monetary Union. An Italian Perspective.”,”Giorgio Calcagnini is an Associate Professor of Economics at the University of Urbino, Italy where he teaches courses and conducts applied research on investment, macro- and micro-economic theory, and the financial system. He was a researcher at ISCO and at the Confindustria, both in Rome. He is a Fellow of the Italian Economic Society. Donald D. Hester is an Emeritus Professor of Economics at the University of Wisconsin – Madison where he taught courses and conducts research on money, banking, the financial system, financial market innovations, and macroeconomic modeling. He has taught at Yale University, the University of Bombay, the University of Wisconsin, and the People’s University of China. He is a Fellow of the Econometric Society.”,”EURE-073-FL” “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia dell’ Algeria indipendente. Dalla guerra di liberazione al fondamentalismo islamico.”,”CALCHI NOVATI è Prof di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Univ di Pavia. Ha insegnato a Pisa, Urbino, Addis Abeba. Studioso dell’ Africa, del colonialismo e della decolonizzazione. Vive a Milano e Roma, collabora a giornali e riviste.”,”AFRx-012″ “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia del Vietnam.”,”Giampaolo CALCHI NOVATI ha diretto per molti anni il settore arabo-africano dell’ Ufficio studi dell’ Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ed è D dell’ istituto per le relazioni fra l’ italia e i paesi dell’ Africa, America latina e Medio Oriente. E’ autore di numerose opere sulla realtà storico-politica degli Stati di nuova indipendenza.”,”ASIx-024″ “CALCHI NOVATI Giampaolo a cura; con la direzione di Yves e Camille LACOSTE; revisione di Giuseppe BARILE Serge CORDELLIER Zakya DAOUD Paolo FERRI Luisa FINOCCHI Maria Chiara FUGAZZA Catherine LAPAUTRE; collaborazione di Gianni ALBERGONI A. AYOUB Paul BALTA T. BEN JELLOUN Jacques BERQUE Sophie BESSIS Alberto CAPATTI Benjamin STORA Haim ZAFRANI e altri”,”Maghreb. Algeria Libia Marocco Mauritania Tunisia.”,”revisione di Giuseppe BARILE Serge CORDELLIER Zakya DAOUD Paolo FERRI Luisa FINOCCHI Maria Chiara FUGAZZA Catherine LAPAUTRE collaborazione di Gianni ALBERGONI A. AYOUB Paul BALTA T. BEN JELLOUN Jacques BERQUE Sophie BESSIS Alberto CAPATTI Benjamin STORA Haim ZAFRANI e altri”,”AFRx-016″ “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Decolonizzazione e Terzo Mondo.”,”CALCHI NOVATI Giampaolo insegna storia dei paesi africani nel XX secolo all’ Università di Pisa. Ha studiato la decolonizzazione e i problemi del Terzo Mondo e ha quei stessi problemi ha dedicato la sua attività all’ interno di organismi come l’ IPALMO (Istituto per le relazioni fra l’ Italia e i paesi dell’ Africa, America Latina e Medio Oriente). Ha scritto varie opere (v. retrocopertina).”,”PVSx-011″ “CALCHI NOVATI Giampaolo a cura; collaborazione di Marziano BRIGNOLI Fortunato M. COCCO Arturo COLOMBO Lucilla GALLAVRESI Pierluigi TRUCILLO Guido VALABREGA”,”Dizionario dei termini politici.”,”Contiene termini in italiano, e alcuni termini usati internazionalmente in lingua inglese, tipo Balance of Power, Brain-trust ecc., francese, tipo Ballon d’essai, ecc. Conferenza di Potsdam. “”Dal 17 luglio al 1° agosto 1945 si incontrarono a Potsdam, presso Berlino, Truman, Churchill (dal 29 luglio sostituito da Clement Attlee in seguito alle elezioni tenutesi in Gran Bretagna) e Stalin. Nel corso della conferenza furono presi accordi sulla sorte futura della Germania, fissate le riparazioni da questa dovute agli Alleati e anche stabiliti approssimativamente i confini occidentali della Polonia sulla linea dei fiumi Oder e Neisse e la cessione della Prussia orientale alla Russia. Si stabilì anche che il trattato di pace con la Germania sarebbe stato firmato dopo la costituzione di un governo centrale tedesco. La conferenza di Potsdam rappresentò il momento dell’ accordo postbellico delle maggiori potenze vincitrici che si costituirono quasi in un direttorio per la sistemazione e la conduzione degli affari mondiali.”” (pag 117-118)”,”REFx-082″ “CALCHI NOVATI Giampaolo VALSECCHI Pierluigi”,”Africa: la storia ritrovata. Dalle prime forme politiche alle indipendenze nazionali.”,”Gli AA ringraziano Anna Maria MEDICI e Marco LENCI CALCHI NOVATI Giampaolo insegna storia moderna e contemporanea dell’ Africa all’ Università di Pavia. VALSECCHI Pierluigi insegna storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’ Università di Urbino.”,”AFRx-059″ “CALCHI NOVATI Giampaolo BERETTA Silvio CASCI Simonetta a cura; saggi di Amit BHADURI Simonetta CASCI Ruggero ORFEI Simona VITTORINI Alessia AMIGHINI Stefano CHIARLONE Gabriele CRESPI REGHIZZI Mario BIGGERI Santosh K. MEHROTRA Marina FORTI Maurizio CREMASCO Daniela BREDI Emanuela MANGIAROTTI Antonio MAJOCCHI Cecilia COSSIO”,”L’India tra i grandi. Politica, economia e società sessant’anni dopo.”,”Calchi Novati insegna storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici (Univ. Pavia). Beretta è professore ordinario di politica economica (Univ. Pavia). La Casci è professore associato di storia e istituzioni dell’Asia sud-orientale (Univ. Pavia) Grafico pag 127 ‘Definizione e segmentazione del sistema economico: economia informale e settore informale’ “”Secondo i dati del ‘National sample survey (NSS) relativi al periodo 2004-2005, il numero complessivo di lavoratori era di 457,5 milioni, mentre quello degli impiegati nel settore non agricolo era di circa 198.5 milioni. In particolare, utilizzando la prima definizione, si stima che in India, nel 2005, ben 142 milioni di lavoratori, ossia circa il 71.6 per cento della forza-lavoro totale non agricola, appartenevano al settore non agricolo informale. Facendo riferimento alla seconda definizione, invece, in India i lavoratori impiegati nell’economia informale non agricola sono circa 166,5 milioni, equivalenti all’83,0 per cento della forza-lavoro non agricola. Poiché nel 2005 nel settore primario trovava occupazione il 56.7 per cento della forza-lavoro totale (si stima che il 97,7 per cento della forza-lavoro complessiva del settore agricolo sia nel settore informale), se si considera congiuntamente anche il settore agricolo, il 92.4 per cento dei lavoratori appartiene all’economia informale””. (pag 129)”,”INDE-012″ “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia dell’ Algeria indipendente. Dalla guerra di liberazione al fondamentalismo islamico.”,”CALCHI NOVATI è Prof di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Univ di Pavia. Ha insegnato a Pisa, Urbino, Addis Abeba. Studioso dell’ Africa, del colonialismo e della decolonizzazione. Vive a Milano e Roma, collabora a giornali e riviste.”,”AFRx-005-FV” “CALCHI NOVATI Giampaolo”,”Storia dell’Algeria indipendente. Dalla guerra di liberazione al fondamentalismo islamico.”,”Giampaolo Calchi Novati è professore di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Università di Pavia, ha insegnato a Pisa, Urbino, Addis Abeba. Studioso dell’Africa, del colonialismo e della decolonizzazione. Volumi pubblicati: Il Corno dell’Africa nella storia e nella politica, Dalla parte dei leoni. Africa nuova e Africa vecchia, Il canale della discordia.Suez e la politica estera italiana. Collabora a giornali e riviste. Vive fra Roma e Milano.”,”AFRx-012-FL” “CALCHI-NOVATI Giampaolo”,”Storia del Vietnam.”,”G. Calchi-Novati ha diretto per anni il settore arabo-africano dell’Ufficio Studi dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ed è Direttore dell’Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’Africa.”,”ASIx-006-FGB” “CALDER Kent E.”,”Pacific Defense. Arms, Energy, and America’s Future in Asia.”,”CALDER Kent E. è Director, Program on U.S.-Japan Relations, Princeton University.”,”ASIx-039″ “CALDER Nigel”,”Le guerre possibili. L’incubo dell’olocausto nucleare.”,”””Le strategie per le possibili guerre a venire sono già inscritte nelle apparecchiature per il sistema di guida dei missili. La gente che ha vissuto in mezzo alle bombe, alle granate e ai missili, primitivi e non finalizzati, spesso notava fatalisticamente: «Finché non ha il mio indirizzo sono salvo». Oggi le testate nucleari hanno «l’indirizzo» scritto su di esse: non certo dei singoli, ma di città e obiettivi militari per i quali sono state ideate. I missili a lunga gittata non sono come i cannoni che possono essere rapidamente puntati in qualunque direzione. I missili più moderni, a testata multipla, sono programmati per diversi insiemi di bersagli possibili, e uno di questi viene selezionato dall’equipaggio immediatamente prima del lancio. Riprogrammare le testate in modo che raggiungano destinazioni completamente nuove richiede almeno mezz’ora, un tempo molto lungo in una guerra moderna. Ogni missile pronto per l’uso è quindi predisposto per i bersagli più opportuni. Le procedure di definizione del corredo di bersagli di ciascun missile, insieme con le istruzioni per gli equipaggi dei bombardieri, permettono di leggere le più recenti teorie su come sarà combattuta la prossima «grande guerra». Gli elenchi di bersagli per la guerra nucleare sono i documenti più segreti del mondo, ma gli Stati Uniti hanno recentemente «declassato» una versione del proprio Joint outline war plan per gli anni 1948-49, il periodo della crisi di Berlino, prima dell’avvento della bomba H e prima che l’Unione Sovietica si dotasse di armamenti nucleari. Sebbene molti dati siano stati soppressi, in particolare i nomi delle settanta città che dovevano essere attaccate in caso di guerra, il piano è sufficientemente esplicito. Il nome in codice era Trojan e gli attacchi richiedevano circa centocinquanta armi «atomiche», il che implicava l’esaurimento quasi totale delle riserve allora esistenti. (…) Gli Stati Uniti, come l’Urss, sono talmente estesi che la maggior parte degli obiettivi puramente militari possono in teoria essere colpiti senza uccidere più del 10% della popolazione civile. Ciò equivale a circa 20 milioni di uomini, donne, bambini, che è un numero relativamente basso rispetto alle cifre previste in una guerra nucleare, sebbene, una volta che gli aeroporti cittadini fossero inclusi negli elenchi degli obiettivi, il numero delle vittime comincerebbe a crescere. Naturalmente gli effetti di un attacco concentrato sui bersagli militari «legittimi» sono più gravi per le nazioni più piccole”” (pag 3-4 -10)”,”QMIx-324″ “CALDERAZZI Massimo A.”,”Ballata tedesca della guerra e della pace.”,” Litografia di Käthe Kollwitz del 1931 intitolata ‘Solidarietà’ (pag 72) Epitaffio per Karl Liebknecht Epitaffio per Rosa Luxemburg (pag 84) ‘L’opposizione della satira colta ai valori dell’età guglielmina, poi alle ipocrisie di Weimar, a Hitler, ora al Quart Reich di Erhard delle società per azioni è fra le poche gesta che la Germania può vantare in questo suo tempo. I grandi cantori di questa sardonica saga tedesca restano Brecht e Grosz, ma molti sono stati gi altri bardi. Per impegno morale gli uomini che combattono con il disegno politico e con la satira non sono secondi a nessuno: da Otto Dix a A.P. Weber, agli artisti ed intellettuali che operano nelle riviste (…)’ (risvolto di copertina)”,”GERR-057″ “CALDERAZZI Massimo Antonio”,”La rivoluzione negra negli Stati Uniti.”,”Fondo Tarcisio Parlanti”,”USAS-002-FSD” “CALDERINI Elisabetta CURTO Rocco SIRCHIA Gemma”,”Hirondelles 1860-1914. Storia e vicende dei lavoratori dell’edilizia in Piemonte.”,”Il mercato internazionale della manodopera edile (pag 69-117) “”Nel marzo 1898 scoppia uno sciopero al Sempione tra gli operai minatori («la parte migliore e più educata» fra gli operai del Sempione), quasi tutti piemontesi e lombardi. «La causa dello sciopero fu questa: che gli operai volevano un aumento di paga, che l’impresa non volle concedere. Interrogati gli operai uno ad uno se volessero riprendere il lavoro nelle stesse condizioni, su trecento trenta o trecento quaranta solo venticinque risposero che non volevano riprendere il lavoro» (26). Lo sciopero si conclude così, con una piena sconfitta, nel giro di ventiquattrore. Anche tra gli operai più organizzati, come gli scalpellini piemontesi e lombardi del Canton Ticino, i rapporti di subordinazione nei confronti degli impresari sono molto marcati. E. Sella fa a proposito un esempio assai significativo: «Siccome il padrone cerca quando può di farli rimanere più lungamente di quanto è prescritto sul lavoro, nasce di qui che è insubordinazione qualunque accenno che tenda a far conoscere al padrone che gli operai si accorgono della sua malafede. Diventa quindi un atto di insubordinazione il portare l’orologio. La maggioranza ha cura di non portare con sé l’orologio, e coloro che lo portano sono quelli più fieri di carattere, i quali già notoriamente si sono resi paladini degli operai contro i padroni». La scarsa conflittualità, la mancanza di spirito associativo degli emigrati stagionali italiani hanno in realtà ragioni che vanno al di là del «gioco della domanda e dell’offerta»: esse vanno ricercate nella sostanziale estraneità – propria della mentalità di questi piccoli proprietari contadini che si difendono dalla proletarizzazione – alle rivendicazioni di natura salariale che costituiscono invece l’obiettivo centrale attorno a cui si sviluppa e si consolida, in questa fase, l’organizzazione degli operai stabili dell’industria”” (pag 103-104) [(26) L. Einaudi, L’emigrazione temporanea italiana, in “”Nuova Antologia””, 1° agosto 1900, pp. 9-10. Un opuscolo socialista del 1897, diffuso in Svizzera, descrive invece nei seguenti termini i «meriti» degli italiani: «Quasi in tutte le città della Svizzera, a Berna, Ginevra, Losanna, Lucerna, Basilea e Zurigo si era riuscito a portare il salario dei muratori ad un minimo di 50 centesimi all’ora; anche gli altri mestieri avevano ottenuto una tariffa bastevolmente elevata; ma oramai la generalità dei padroni, profittando appunto delle squadre degli operai italiani senza coscienza, si è messo le tariffe sotto i piedi, e non paga più che 45 e 40 centesimi e anche meno». Cit. in E. Sella, op. cit., p. 65] [Gemma Sirchia, ‘Il mercato internazionale della manodopera edile’ (pag 69-117)]”,”CONx-247″ “CALDERON DE LA BARCA Pedro, a cura di Luisa ORIOLI”,”La vita è sogno. (Tit.orig.: La vida es sueño. Auto sacramental alegórico)”,”CALDERON DE LA BARCA è considerato il maggior poeta teologico e il più grande drammaturgo dell’età barocca spagnola.”,”VARx-397″ “CALDERONI Maria Rosa”,”La fucilazione dell’alpino Ortis.”,”CALDERONI Maria R. è una giornalista (nata in provincia di Varese) che ha lavorato per quasi trent’anni all’Unità di Roma, prima gli interni e poi come inviato (cronaca, costume). Ha scritto pure ‘Chiamateci compagni’ sulla transizione PCI – PDS. Attualmente collabora a ‘Liberazione’.”,”ITQM-147″ “CALEFFI Piero”,”Si fa presto a dire fame.”,”Piero CALEFFI giornalista è nato a Suzzara nel 1901. A 24 anni è Segretario della Federazione Provinciale Socialista di Mantova e mantiene l’ incarico fino alle leggi eccezionali del 1926. Nel 1922 è condannato a quattro mesi di carcere per reato politico. Nuovamente condannato nel 1923 per un articolo contro la fascistizzazione dell’ esercito. Durante il fascismo si impiega in una compagnia di assicurazioni. E’ arrestato nel 1930 e nel 1936. Nel 1943 è nella giunta esecutiva del Partito d’ Azione a Genova. Nel settembre 1943 entra nella missione Law diretta da Mino STEINER. Nel 1944 viene catturato dalla polizia e inviato a Mauthausen. “”Venne un SS in divisa al quale il capitano diede ordini in tedesco. Quello andò all’ armadio e tornò con una lunga cinghia, invitandomi a sedere. Mi legò rapidamente alla sedia, immobilizzandomi le braccia. Con una cinghia più corta mi legò le caviglie. Quei preliminari suscitarono in me curiosità e interesse. Che cosa si preparavano a farmi? Ormai la paura di parlare era esaurita, il pericolo si era scaricato, per così dire, nelle versioni già date. Erano molto più violenti che abili, costoro. La paura fisica, in quello stato di prostrazione estrema, aveva abbandonato la mia carne. Ebbi la forza di formulare una considerazione: la paura fisica si impadronisce più facilmente di un corpo sano. La paura fisica viene ‘prima’ e ‘dopo’. Avevo una grande voglia di stendermi e di dormire.”” (pag 81)”,”ITAR-082″ “CALEGARI Manlio”,”Comunisti e partigiani. Genova, 1942-1945.”,”Manlio CALEGARI (Genova, 1939) primo ricercatore presso il Centro di studio sulla storia della tecnica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e studioso della pratiche artigiane, ha all’ attivo varie pubblicazioni sulla storia della manifattura preindustriale, la memorialistica tecnica e i “”pratici””. “”Lo sciopero del primo marzo 1944 indetto in tutta l’ Italia occupata dai tedeschi registra a Genova, a differenza delle altre città industriali del Nord, un fallimento. E’ l’inizio d’una disfatta. Durante i primi giorni d’ aprile il principale concentramento militare ribelle è annientato: duecento i morti e trecento i deportati. E’ catturata anche la “”Otto””, l’ organizzazione clandestina collegata agli Alleati per rifornire il movimento partigiano. A giugno circa 1600 operai sono deportati senza colpo ferire lasciando le fabbriche e la città nel terrore”” (pag 8) “”La fine di Giacomo Buranello, malgrado le minuziose ricerche condotte da Simonelli (‘Giacomo Buranello’, cit) resta oscura e vi sono elementi che suggeriscono che, catturato, torturato in Questura, si suicidò lanciandosi da una finestra. L’ ossessione delle torture era un argomento molto presente nei suoi discorsi di allora e, a favore dell’ ipotesi del suicidio, v’è la testimonianza di chi la mattina della sua cattura aveva l’ appuntamento con lui (…). Una diversa versione dei fatti – torture e fucilazione – fu probabilmente accreditata nel processo di canonizzazione del personaggio, eletto a eroe comunista”” (nota, pag 180, 181).”,”ITAR-048″ “CALEGARI Manlio”,”La società patria delle arti e manifatture. Iniziativa imprenditoriale e rinnovamento tecnologico nel riformismo genovese del Settecento.”,”Dono di Mario Caprini”,”LIGU-204″ “CALHOUN Arthur W. BERENZ Horst”,”Die amerikanische Arbeiterbewegung im Lichte amerikanischer Kritik.”,”CALHOUN Arthur W.”,”MUSx-292″ “CALHOUN John Caldwell, a cura di Costanza MARGIOTTA”,”Secessione e libertà.”,”‘John Caldwell Calhoun (1782-1850) è stato un influente politico e teorico politico statunitense, noto per il suo ruolo di settimo vicepresidente degli Stati Uniti dal 1825 al 1832. Nato ad Abbeville, Carolina del Sud, Calhoun iniziò la sua carriera politica come rappresentante alla Camera dei Rappresentanti nel 1811. Calhoun fu un fervente sostenitore dei diritti degli Stati e della supremazia degli Stati nei confronti del governo federale. Durante la sua carriera, ricoprì diversi incarichi di rilievo, tra cui Segretario alla Guerra sotto la presidenza di James Monroe e Segretario di Stato sotto John Tyler. Fu anche un difensore accanito della schiavitù, cercando di proteggere gli interessi dei proprietari di schiavi del Sud. Le sue idee e battaglie politiche ebbero una grande influenza sulla secessione del Sud nel 1860. Calhoun morì a Washington, D.C., il 31 marzo 1850′ (f. copilot)”,”USAG-003-FMB” “CALI’ Vincenzo CORNI Gustavo FERRANDI Giuseppe a cura; saggi di Giuseppe GALASSO Wolfgang J. MOMMSEN Fausto CURI Siegfried MATTL Georg G. IGGERS Michele CANGIANI Hans JOAS Marco CONCI Roberto MAIOCCHI Mario ISNENGHI Giuliana GEMELLI Jacek WISNIEWSKI Ben HELLMAN Klaus AMANN Bernhard VOM BROCKE”,”Gli intellettuali e la Grande guerra.”,”Saggi di Giuseppe GALASSO Wolfgang J. MOMMSEN Fausto CURI Siegfried MATTL Georg G. IGGERS Michele CANGIANI Hans JOAS Marco CONCI Roberto MAIOCCHI Mario ISNENGHI Giuliana GEMELLI Jacek WISNIEWSKI Ben HELLMAN Klaus AMANN Bernhard VOM BROCKE. CALI’, ricercatore nella Facoltà di Lettere dell’ Università di Trento, è direttore del locale Museo Storico. CORNI, docente di storia contemporanea nella Facoltà di Sociologia dell’ Università di Trento è specialista di storia tedesca. FERRANDI svolge attività di ricerca in Storia della filosofia nelle Università di Trento e Bologna. Il suo principale campo di indagine riguarda la cultura filosofica italiana e francese tra Ottocento e Novecento.”,”ITAB-061″ “CALIC Edouard, a cura di Emanuele BERNASCONI”,”Himmler e il suo impero.”,”‘L’ideologia, gli intrighi, le mostruosità del più abietto e più temuto personaggio del Terzo Reich’ (in cop) Foto di Edouard Calic, prigioniero del campo di Oranienburg-Sachsenhausen (pag 145) L’Armata Rosa e gli “”errori di Hitler”” “”In seguito a questa sconfitta, Himmler (1) ordinò alle sue unità politiche e al SD di rinforzare l’attività del Feldgerichtsabteilungen (tribunale da campo) e di applicare persino, se necessario, la “”Sippenhaft”” (sterminio della famiglia dei fuggiaschi). Himmler, che avrebbe voluto presentarsi agli Alleati, patrocinato dal conte Bernadotte, come brillante stratega che disponeva di divisioni pronte a difendere l’Europa, non aveva più nient’altro a disposizione che un’élite di prigionieri politici e di ebrei per giocare la sua ultima carta: la diplomazia. Le truppe non si fecero pregare per mettersi in posizione difensiva sull’Oder. Il Reichführer poteva sempre vantarsi della massa dei soldati del Reich, dei nove milioni di soltati tedeschi e del “”milione di volontari stranieri””. Ma questo non era che uno slogan propagandistico. Himmler fu eccezionalmente favorito da una condizione meteorologica. Quando i russi arrivarono sull’Oder, il fiume non era ancora gelato. L’offensiva di Himmler era bloccata; le SS più a sud, sul Danubio, non si mostravano molto impazienti di forzare il fronte russo. Esse sarebbero state ben contente di farlo, ma non lo potevano. Sepp Dietrich, al quale era affidata la missione dell’offensiva, il 6 marzo, non aveva fatto nessun progresso. Ben informato sul piano preparato dal suo capo Himmler, invece di avanzare verso Budapest ripiegò su Vienna e da qui verso la Baviera. L’Armata Rossa e gli “”errori di Hitler””. Hitler, furioso di queste defezioni delle SS, sua ultima speranza, delegò Guderian nel sud-est per ristabilire la situazione, con l’ordine “”di strappare agli ufficiali delle quattro divisioni SS il bracciale con la scritta ‘Meine Ehre heisst Treue’ e di proibire alla Leibstandarte di portare il suo nome””. Le divisioni Adolf Hitler, Totenkopf e Hohenstaufen furono colpite da questo provvedimento. La divisione Viking fu risparmiata, perché Guderian intervenne, spiegando al Führer che questa misura avrebbe leso l’autorità del più sicuro tra i suoi fidi: Heinrich Himmler. Hitler aveva capito. La tendenza generale è di spiegare le sconfitte nel nord e nel sud-est com un errore commesso da Hitler e cioè il ritiro del corpo d’armata di Sepp Dietrich dal fronte di Varsavia per impegnarlo su un fronte secondario in Ungheria. Ma Guderian, il maggior critico, dimentica che questo spostamento tatitco delle SS non poteva decidere le sorti della guerra. Himmler e i suoi generali si trovavano di fronte a una nuova Armata Rossa in piena avanzata, i cui soldati avevano liberato il territorio nazionale e lottavano ora in terra nemica con armi moderne e rifornimenti assicurati. Se Hitler avesse potuto mobilitare 650.000 reduci stranieri leali, egli l’avrebbe fatto. La degradazione morale delle SS, simbolizzata dalla soppressione del nastro d’onore, provava che gli eroi “”i più fedeli”” erano stanchi. In questi momenti così duri per il Reich, Himmler e la sua camarilla si occupavano di liquidare coloro che tentavano di proporre trattative con il nemico. Così le perdite e le deficienze di potenziale umano e di materiale avrebbero dovuto essere normalmente compensate dal fanatismo delle SS, che però abbiamo visto alla prova. I metodi di Himmler nei confronti dei nemici e degli altri popoli sarebbero stati applicati ormai nei confronti dei combattenti tedeschi. Himmler si atteggiava a uomo del tutto predestinato all’impiego sollecito di questi metodi. Leggere nelle memorie di Guderian che Himmler aveva commesso un errore madornale nel momento in cui era diventato comandante dell’armata della Vistola (non si dimentichi ch’egli era stato nominato dietro suggerimenti di Guderian, che approvava i metodi della guerra totale), lasciando indifesi i ponti di Kulm e di Marienwerder, senza l’autorizzazione congiunta di Keitel e di Jodl, fa sorridere. Egli avrebbe così perso, secondo l’ex capo di SM, alcune teste di ponte necessarie per la controffensiva (19). Con quali effettivi Himmler avrebbe potuto sferrare un’offensiva? Con soldati che vedevano la guerra ormai perduta, con un fronte interno agitato e numerose città bombardate? Con dei bambini o con dei vecchi? Niente prova la vertià delle affermazioni di uno Speidel, di un Guderian, di un Heusinger, di un Dönitz, di un Halder e di tanti altri, quando affermano che avrebbero saputo condurre le operazioni meglio di Hitler, se fossero stati al suo posto. Essi seguivano le cose da un punto di vista unilaterale, mentre Hitler riusciva a coglierle nel loro insieme. Per le questioni economiche, diplomatiche e tecniche, egli doveva avere consiglieri validi; come uno squilibrato avrebbe potuto tenere duro contro il mondo intero altrimenti?”” (pag 204-205) [(a) Himmler aveva impressionato Hitler con la sua azione in Alsazia e aveva ottenuto il comando supremo dell’armata della Vistola. Il suo piano offensivo era più che modesto. Egli chiedeva ai soi ufficiali di respingere i sovietici oltre la VIstola, di prendere, se possibile con un solo attacco Varsavia e in seguito far marciare le truppe del Danubio vittoriose sotto la guida di Sepp Dietrich attraverso la Slovacchia per appoggiare le divisioni che si battevano in Slesia, ndr, p. 201-203]; (19) Guderian, Erinnerungen an einen Soldaten, Heidelberg, 1951, p. 368] Biografieonline: Il gerarca nazista Heinrich Himmler, nato il 7 ottobre 1900, è considerato dagli storici l’anima nera di quello sciagurato regime, il carnefice più spietato e cinico, nonché il folle pianificatore dei campi di sterminio, ritratto confermato da lui stesso, dato che amava dire di essere “”un boia senza pietà””. Secondo di tre figli, il padre era docente al ginnasio di Monaco, mentre la madre era una casalinga molto premurosa nei confronti dei figli. Entrambi i genitori erano fermi credenti cattolici e provvidero alla formazione culturale dei figli, che, appunto per questo motivo, erano fra i primi delle rispettive classi alle quali erano iscritti. Allo scoppio della prima guerra mondiale Himmler aveva quattordici anni. Seguì da vicino gli avvenimenti e spinse i genitori a mandarlo al fronte come ufficiale, date le loro amicizie fra gli aristocratici. Tuttavia La guerra finì prima che gli fosse data quest’opportunità. Himmler rimase mortificato dall’improvvisa sconfitta tedesca e dalle umilianti condizioni di pace imposte alla nuova repubblica. Fu questa la causa del suo cambiamento da ragazzo modello a quello che poi è diventato. Nel 1923 partecipò al fallito colpo di Stato di Monaco da parte di Hitler. In questo periodo l’ideologia di Himmler si mescolò all’ambizione di far carriera. Si iscrisse alle SS nel 1925. Le qualità organizzative e burocratiche di Himmler furono immediatamente apprezzate. Le SS crebbero insieme all’avanzare della carriera di Himmler, che, nel 1929, ne divenne il capo. Il 3 luglio 1928 Himmler sposava Margarete Boden, che in seguito gli diede una figlia. Le SS, erano inizialmente uno sparuto drappello di uomini, inglobato all’interno delle affermate SA, le squadre d’assalto paramilitari del partito nazional-socialista guidate da Rohm, ma ben presto le cose cambiarono: le SS e la loro guida aumentarono sempre di più il loro prestigio e la loro importanza agli occhi del fuhrer, finchè, il 30 giugno 1934, in quella che fu la “”notte dei lunghi coltelli””, Rohm e i suoi luogotenenti furono barbaramente trucidati, per ordine di Hitler e dietro congiura dello stesso Himmler. Da quel momento le SA furono soppiantate dalle sempre più numerose SS, che sarebbero divenute tristemente note per la loro crudeltà e per le agghiaccianti rappresaglie a cui diedero vita, nel corso del loro operato. Le SS furono, dunque, le milizie paramilitari del grande Reich ed Himmler il loro feroce condottiero: erano soldati necessariamente ed obbligatoriamente di puro sangue ariano, dalle nere uniformi che non smisero mai di seminare il panico nell’Europa occupata. Nel loro cappello era raffigurato un teschio, simbolo di morte e di terrore, nei loro pugnali era inciso il farneticante motto “”il mio onore è la fedeltà””. Il progetto di Himmler diventò quello di svincolare le sue SS dal controllo dello Stato e del Partito Nazista, perciò creò uno Stato nello Stato che ben presto avrebbe terrorizzato sia i nemici del regime che i suoi avversari personali. Hitler, stranamente, lo lasciò fare. Per volere di Himmler le SS cambiarono organizzazione e si diversificarono molto. Dopo la presa del potere da parte dei nazisti, Himmler fu nominato capo della polizia politica della Baviera. Grazie al suo ruolo di prestigio nelle SS, divenne in pratica capo anche delle polizie delle altre regioni tedesche. Nel 1933 creò il primo campo di concentramento a Dachau, costruito sull’area dell’ex fabbrica di munizioni e polvere da sparo di Dachau nelle vicinanze di Monaco, allo scopo di diminuire il numero dei prigionieri nelle prigioni. Questo luogo, destinato ad accogliere tutti i prigionieri politici della Baviera, fu subito definito dalle SS “” campo di concentramento””( KZ Konentrationlager). Nei dodici anni della sua esistenza vi sono stati registrati più di duecentomila prigionieri, ma non è possibile stabilire il numero dei deportati non registrati. Dachau fu un campo “”modello”” nel quale furono sperimentate e messe a punto le più raffinate tecniche di annientamento fisico e psichico degli oppositori del regime. Poco prima della liberazione le SS distrussero gran parte dei loro documenti ufficiali, per evitare che essi potessero venire usati come prova a loro carico. Con la guerra Himmler poté attuare in pieno il programma di sterminio cosicché alla vigilia dell’invasione dell’Unione Sovietica il suo potere era incontrastato. Nel 1941 creò, insieme a Heydrich, gli Einsatzgruppen, unità di sterminio in unione sovietica. In seguito (1943) assommò ai suoi poteri anche quello di Ministro degli Interni ottenendo così il controllo totale della macchina repressiva tedesca. Quando le speranze di vincere la guerra divennero nulle per la Germania, tentò di intavolare una pace con gli angloamericani. Venutone a conoscenza, Hitler lo destituì. Dopo la resa della Germania Himmler assunse una falsa identità, tentò la fuga ma venne arrestato dagli inglesi e pochi giorni dopo si suicidò.”,”GERN-200″ “CALICCIA Sandra”,”Lavoro valore e prezzo nella teoria di Marx.”,”Fondo Pegoraro CALICCIA S. (1940) è nata a Roma ed è laureata in scienze statistiche (Univ. Roma).”,”TEOC-486″ “CALICE Nino”,”Ettore Ciccotti. Per un saggio sulla formazione dell’ideologia riformista.”,”Euro 12.0 Nino Calice nasce a Rionero in Vulture nel 1937. Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli nel 1961 insegna Storia e Filosofia in un liceo classico di Potenza. Impegnato nell’attività politica e culturale è eletto nel primo Consiglio Regionale della Basilicata e diventa un punto di riferimento del Pci nella regione. Nel 1976 viene eletto sindaco dei Rionero in Vulture e quindi alla Camera dei Deputati, collegio di Melfi. E’ eletto in Senato nel 1979 e rieletto nel 1983, diventando responsabile per il Pci dela Commissione Bilancio. Dal gennaio 1980 al maggio 1984 è membro del Consiglio Europeo di Strasburgo. Si batte per la modernizzazione anche politica insieme agli ‘amici’ riformisti del Pci come Giorgio Napolitano, Gerardo Chiaromonte, Emanuele Macaluso, Abdon Alinovi, Napoleone Colajanni, Franco Calamandrei, Paolo Bufalini, Andrea Geremicca, Umberto Ranieri, Pietro Valenza, Carlo Fermariello. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui ‘Il miracolo economico e la questione meridionale, Storia della società italiana’, Teti 1991. Muore nel 1997. “”(…) Ciccotti venne offrendo, dal 1899 e fino al 1911, presso l’editore Mongini di Roma, edizioni italiane «scaltrite e consapevoli» – come si espresse Claudio Treves – dei testi di Marx, Engels, Lassalle e Mehring (7)”” (pag 46) (7) I testi, pubblicati a dispense, furono raccolti negli anni 1914 e seguenti, in otto volumi e diffusi dalla società editrice “”Avanti”” di Milano con il titolo generale ‘Marx, Engels, Lassalle’, con una prefazione di Claudio Treves. I testi tradotti e pubblicati furono i seguenti (…)”” (pag 46-47)”,”MITS-464″ “CALIMANI Riccardo”,”Destini e avventure dell’ intellettuale ebreo. Freud, Kafka, Svevo, Marx, Einstein e altre storie europee.”,”CALIMANI Riccardo (Venezia 1946) si è laureato in ingegneria elettrotecnica all’Università di Padova e in filosofia della scienza all’ Università di Venezia. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina). “”Marx condivise pienamente il punto di vista di Heine: gli ebrei potranno sentirsi completamente emancipati solo quando sarà completa l’ emancipazione dei cristiani; la loro causa è identica a quella del popolo germanico ed essi non dovrebbero desiderare come ebrei quello che loro è dovuto da sempre come tedeschi”” (pag 415)”,”EBRx-021″ “CALIMANI Riccardo”,”L’Europa degli ebrei. Vienna, Praga, Berlino, Parigi e Trieste: le capitali europee dell’ebraismo tra Ottocento e Novecento.”,”Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si èlaureato in Ingegneria elettrotecnica e in Filosofia della scienza. Ha pubblicato testi scientifici, romanzi e saggi, dedicati soprattutto all’universo ebraico, tra cui la Storia del ghetto di Venezia e Destini e avventure dell’intellettuale ebreo. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e nel 1967 il Premio europeo per la cultura.”,”EBRx-013-FL” “CALIMANI Riccardo”,”Passione e tragedia. La storia degli ebrei russi.”,”Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si èlaureato in Ingegneria elettrotecnica e in Filosofia della scienza. Ha pubblicato testi scientifici, romanzi e saggi, dedicati soprattutto all’universo ebraico, tra cui la Storia del ghetto di Venezia e Destini e avventure dell’intellettuale ebreo. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e nel 1967 il Premio europeo per la cultura.”,”EBRx-022-FL” “CALIMANI Riccardo”,”Ebrei e pregiudizio. Introduzione alla dinamica dell’odio.”,”Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si èlaureato in Ingegneria elettrotecnica e in Filosofia della scienza. Ha pubblicato testi scientifici, romanzi e saggi, dedicati soprattutto all’universo ebraico, tra cui la Storia del ghetto di Venezia e Destini e avventure dell’intellettuale ebreo. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e nel 1967 il Premio europeo per la cultura.”,”EBRx-029-FL” “CALISE Mauro / FEDELE Marcello / RODOTA’ Stefano”,”Il governo e la macchina (Calise) / Nuovo ceto politico e sistema plebiscitario in USA (Fedele) / La categoria «governo» (Rodotà).”,”Sul concetto di partito-macchina Crisi dei meccanismi di selezione del ceto politico dopo il ’68 Dagli anni Trenta: ruolo crescente dei boss locali: la ‘boss machine’ in città come Pittsburg, Kansas City, Buffalo, Philadelphia, Chicago T. Lowy, Introduzione a H.F. Gosnell, ‘Machine Politics: Chicago Model’, Univ. Chicago, 1968″,”TEOP-293″ “CALISE Mauro; FEDELE Marcello; RODOTA’ Stefano”,”Il governo e la macchina (Calise); Nuovo ceto politico e sistema plebiscitario in Usa (Fedele); La categoria «governo» (Rodotà).”,”Con il ‘Cromwell’ di Thomas Hobbes e con il conte Leinsdorf di Musil, «non si va mai tanto lontano come quando non si sa dove si sta andando» (pag 30) “”Asfaltar no es gubernar”” (pag 87)”,”TEOP-007-FB” “CALISI Astro”,”Metodo dialettico e società aperta nel pensiero di Karl Popper. Tesi di laurea, anno accademico 1981-1982.”,”Contiene il paragrafo: ‘La dialettica nella storia del pensiero’ (pag 21-) “”L’impostazione “”positivistica”” della dialettica data da Engels venne ripresa e divenne dominante nella tradizione marxista successiva, anche se autori come K. Korsch e G. Lukacs hanno contestato la possibilità di applicare la dialettica al campo delle scienze naturali, riservandone la validità al solo mondo storico-sociale dell’uomo”” (pag 26)”,”TEOS-224″ “CALLAGHAN John”,”Cold War, Crisis and Conflict. The History of the Communist Party of Great Britain, 1951-68.”,”John Callaghan is Professor of Politics, University of Wolverhampton. He is author of The Retreat of Social Democracy, Rajani Palme Dutt and Socialism in Britain; and co-editor, with Steve Fielding and Steve Ludlam, of Interpretations of Labour; Labour History and Politics. Preface and acknowledgements, Biographical Notes, Index,”,”MUKx-010-FL” “CALLEGARI Ettore”,”Storia politica d’Italia. Scritta da una Società di Professori. Preponderanze straniere.”,”CALLEGARI-E. libero docente nell’Università di Padova. Versi del poeta G. De-Castro su insurrezione di Genova del 1746 (pag 559 e pag 562)”,”ITAG-208″ “CALLEO David P.”,”Rethinking Europe’s Future.”,”CALLEO David P. è Dean Acheson Professor e Director of European Studies alla Paul Nitze of Advanced International Studies presso la Johns Hopkins University. Ha scritto pure: ‘The Bankrupting of America: How the Federal Deficit Is Impoverishing the Nation’, ‘Beyond American Hegemony: The Future of the Western Alliance’, The German Problem Reconsidered: Germany in the World System, 1870 to the Present’. Il Sistema nazionale di economia politica di Friedrich List, Marx Engels. “”In both world wars, German apologists used the Listian notion of a global balance as a rationale for their geopolitical showdown with Britain and the rest of Europe. Uniting Europe under their hegemony, they argued, was necessary to create a counterbalance in the world to Britain and the United States. Today’s European Union, led by France and Germany together, embodies the project in a more authentically Listian form. (…) List died in 1846 – two years before Karl Marx (1818-1883) and Friedrich Engels (1820-1895) issued their ‘Communist Manifesto’. Few writings have ever expressed as vividly the communitarian critique of unregulated global capitalism: “”[The bourgeoisie] has left no other bond between man and man than naked self-interest, than callous “”cash-payment””. It has drowned the most heavenly excesses of religious fervor, of chivalrous enthusiasm, of philistine sentimentalism, in its icy water of egotistical calculation. It has resolved personal worth into exchange value, and in place of the numberless indefeasible chartered freedoms, has set up that single, unconscionable freedom – Free Trade. In one word, for exploitation, veiled by religious and political illusions, it has substituted naked, shameless, direct, brutal exploitation”” (1). Marx’s materialist philosophy, like that of Smith and Ricardo, subordinated politics to economics and thereby denied List his nationalist remedy – that the nation state, by asserting the countervailing values of national fellowship and solidarity, could reform the faults of capitalism. So long as capitalism remained the prevailing economic form, Marx argued, national politics and culture would only reflect bourgeois dominance. Since the state was merely the “”executive committee”” of the bourgeoisie, no genuine national community was possible. Only after a revolution had abolished private property and social classes could the general interest of the community emerge. The traditional state would the “”wither away””, and war among states would come to an end (2). Capitalism’s own fall was inevitable, Marx argued, because as a system it was not only unjust but unstable – so unstable and crisis-prone that it would ultimately self-destruct. By amassing too much capital in too few hands, it stunted demand and atrophied profits. Disaffected have-nots grew progressively more numerous, while the shrinking number of capitalists, drowning in surplus capital and therefore condemned to low returns from normal enterprise, entrapped themselves in desperate speculation (3).”” [David P. Calleo, Rethinking Europe’s Future, 2001] (pag 72-73) [(1) Karl Marx Friedrich Engels, The Manifesto of the Communist Party, New York, International Publishers, 1937 (1848) p. 11; (2) “”In proportion as the exploitation of one individual by another is put an end to, the exploitation of one nation by another will also be put an end to. In proportion as the antagonism between classes within the nation vanishes, the hostility of one nation to another will come to an end.”” (Karl Marx and Friedrich Engels, ibid., p.45); (3) In various writings, Marx also stresses capitalism’s “”transformation problem”” as un explanation for his declining profits and instability. The use of labor-saving machinery, while it augments the “”reserve army of the unemployed”” and thus keeps down wages, also, by reducing the use of labor, simultaneously reduces the entrepreneur’s capacity to garner “”surplus value”” what labor produces over its own cost – which Marx believed is the only real source of capitalist profit. See Karl Marx’s, ‘Capital: A Critical Analysis of Capitalist Production, ed Friedrich Engels, trans. Samuel Moore and Edward Aveling (New York: International Publishers, 1967; vol. 1 originally published 1867 and vol. 2 originally published 1885-1894, ch. 25)””]”,”EURx-288″ “CALLESEN Gerd CASPERSEN hanne KNUDSEN Knud a cura; saggi di Niels Ole HØJSTRUP JENSEN Erik STRANGE PETERSEN Karl Christian LAMMERS Hans Jørg NIELSEN Claus BRYLD Steen Bille LARSEN Erik CHRISTENSEN Bente ROSENBECK Tinne VAMMEN Ruth EMEREK Birte SIIM John GILLIAM Søren FEDERSPIEL Knud KNUDSEN Jens BENFELDT JØRGENSEN”,”””Fremad og aldrig glemme””. 10 års forskning i arbejderbevægelsens historie. Status og perspektiver. (In avanti e non dimenticare mai. 10 anni di ricerca sulla storia del movimento operaio. Situazione e prospettive)”,”Saggi di Niels Ole HØJSTRUP JENSEN Erik STRANGE PETERSEN Karl Christian LAMMERS Hans Jørg NIELSEN Claus BRYLD Steen Bille LARSEN Erik CHRISTENSEN Bente ROSENBECK Tinne VAMMEN Ruth EMEREK Birte SIIM John GILLIAM Søren FEDERSPIEL Knud KNUDSEN Jens BENFELDT JØRGENSEN”,”MEOx-098″ “CALLESEN Gerd GRELLE Henning LARSEN Claus NIELSEN Vagn Oluf a cura”,”La social-democratie au Danemark, 1871-1990. Résultats et problèmes.”,”‘E’ interessante notare che un capitolo parziale del “”Capitale”” di Marx fu tradotto in danese nel 1876. Questo orientamento fu in seguito ripreso a partire dagli anni 1884-84′ (pag 5)”,”MEOx-119″ “CALLESEN Gerd / HANSEN Marianne Bagge OKSA Marja PARDING Birgit STANDAL Synnove, a cura di Marianne BAGGE HANSEN e Gerd CALLESEN / CALLESEN Gerd a cura / CALLESEN Gerd CASPERSEN Hanne KNUDSEN Knud a cura”,”The Labour Movement Library and Archive (ABA) in Copenhagen (Callesen). / Foreign Language Literature on the Nordi Labour Movements (Hansen e altri) / Arbejdere i alle lande… Seminar den 28. sept. 1989 i anledning af den franske revolutions 200-arsdag og Internationalernes 125- 100- og 70- arsdag (Callesen) – “”Fredmag og aldrig glemme””. 10 ars forskning i arbejderbevaegelsens historie. Status og perspektiver (Callesen, Caspersen e Knudsen).”,”La biblioteca ABA possedeva 75.000 volumi e pamphlet nel 1988.”,”ARCx-051″ “CALLIMACO TEOCRITO MELEAGRO a cura di Marina CAVALLI Giulio GUIDORIZZI”,”Idilli. Epigrammi.”,”Callimaco nacque a Cirene, nel regno tolemaico di Egitto, poco prima del 300 a.C., da famiglia di illustri origini. In gioventù esercitò la professione di maestro di scuola ad Eleusi, un sobborgo di Alessandria, ma ben presto gli venne affidato dal sovrano Tolomeo II Filadelfo l’importante compito di stilare un elenco di tutto il patrimonio librario della Biblioteca di Alessandria, la più grande allora esistente. Ad Alessandria e alla corte di Tolomeo Fikladelfo fa capo anche il periodo determinante della vita e della produzione artistica d Teocrito, anche se ben poco è possibile accertare sui dati biografici di una delle personalità più schive della letteratura greca. Figlio di Prassagora e Filina, egli nacque, probabilmente intorno al 310 a.C., a Siracusa, in quel mondo occidentale di antichissima colonizzazione greca, cioè, che meno risentì degli sviluppi del nuovo assetto politico ellenistico. Scarse notizie possediamo sulla vita di Meleagro. Di sè egli lasciò scritto d’essere nato a Gadara, la città di Transgiordania che sorgeva vicino al lago Tiberiade ed era un notevole centro di cultura greca (originari della stessa città furono il filosofo cinico Menippo, il filosofo e poeta Filodemo e il famoso retore Teodoro); Meleagro si definisce Siriano, ma il nome del padre, Eucrates e la sua cultura lo identificano come greco. Nella prima gioventù si trasferì a Tiro e in vecchiaia a Cos dove ottenne la cittadinanza onoraria e dove probabilmente morì.”,”STAx-102-FL” “CALLINICOS Alex”,”Les idées révolutionnaires de Marx.”,”CALLINICOS Alex “”(…) À mesure que la grande industrie se développe, la base sur laquelle la bourgeoisie a assis sa production et son appropriation se dérobe sous ses pieds. Ce qu’elle produit avant tout, ce sont ses propres fossoyeurs. Son élimination et le triomphe du prolétariat sont également inévitables”” (Manifeste). La chute du capital ne se produira pas automatiquement,comme une mauvaise lecture de ce passage pourrait le faire croire. Elle dépend de l’organisation, de la conscience et de l’activité de la classe ouvrière. En 1879, Marx et Engels ont résumé leur activité politique en ces termes: “”Depuis près de quarante ans, nous avons fait ressortir au premier plan la lutte des classes comme la force motrice directe de l’histoire et, en particulier, la lutte de classes entre la bourgeoisie et le prolétariat comme le plus puissant levier de la révolution sociale. (…) En fondant l’Internationale, nous avons lancé en termes clairs son cri de guerre: “”L’émancipation de la classe ouvrière sera l’oeuvre de la classe ouvrière elle-même””. L’idée d’auto-émancipation de la classe ouvrière est au coeur de la pensée de Marx, comme nous avons pu le voir”” (Correspondance). (pag 167-168) [Alex Callinicos, Les idées révolutionnaires de Marx, 2008]”,”MADS-537″ “CALLINO MIMNERMO SOLONE TIRTEO SENOFANE TEOGNIDE SAFFO ALCEO ANACREONTE IBICO ARCHILOCO SEMONIDE IPPONATTE ALCMANE STESICORO, a cura di Marina CAVALLI Giulio GUIDORIZZI Antonio ALONI”,”Lirici Greci.”,”Callino è per noi il primo autore in metro elegiaco. Di lui sappiamo soltanto che visse e operò a Efeso nella prima metà del VII secolo. Anche Mimnermo nacque e operò nella Ionia, forse a Colofone o forse a Smirne nella senda metà del VII secolo. Si apre con Solone l’età splendita della creatività letteraria ateniese. Il discorso di Tirteo sulla guerra non conosce trionfalismi. Non esiste nella sua poesia esaltazione della violenza o l’ideale di uno spirito guerriero che gioisca dell’odio; al contrario per Tirteo guerra è dolore, penosa sazietà di fatiche e di incertezze, inevitabile ma lacrimosa realtà indagata anche dalla parte dei perdenti, in una consapevolezza partecipe della miseria umana dei vinti. Senofane è personaggio anomalo nell’ambito dei poeti elegiaci arcaici. Teognide, la tradizione medievale ha conservato un corpus di componimenti in distici elegiaci, sotto il nome di Teognide. La raccolta consta di circa 1400 versi, divisi in due libri di ampiezza diseguale, interamente dedicato all’amore efebico. Tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C. l’isola di Lesbo fu sede di una brillante e raffinata civiltà la cui espressione principale è per noi rappresentata dall’opera di due tra i massimi poeti della grecità arcaica, Saffo e Alceo. Essi furono poeti lirici nel senso proprio della parola. Anacreonte appartiene a una generazione successiva ed è espressione di un ambiente e di una sensibilità ormai lontani rispetto a quelli di Saffo e Alceo. Nato a Teo intorno al 570 a.C. si trasferì ad Abdera in Tracia per sfuggire ai Persiani che, dopo avere abbattuto il regno dei Lidi, avevano posto sotto la loro egemonia le città greche dell’Asia Minore. Dopo il crollo del regime tirannico si trasferì forse in Tessaglia presso la corte degli Alevadi; morì in tardissima età, ultraottantenne. Ibico visse attorno alla metà del secolo Vi a.C. Secondo la cronologia di Eusebio, sarebbe fiorito durante la 60° Olimpiade, corrispondente agli anni 540-536 a.C., la sua nascita andrà quindi collocata attorno al 580 a.C., il che ne fa un contemporaneo di Anacreonte. sua patria fu Reggio, colonia che raccoglieva abitanti calcidesi e messeni. Archiloco, Semonide e Ipponatte, accomunati dall’uso del dialetto ionico, formarono in età ellenistica il canone dei poeti giambici, formulato dal dotto Aristarco di Samotracia. I giambografi, soprattutto Archiloco e Ipponatte, furono oggetto di una intensa attività erudita, rivolta in particolare agli aspetti lessicali e metrici. La poesia di Sparta e Alcmane, città attivissima di innovazione e sperimentazione in campo sociale come in campo artistico. Stesicoro, nei poemi omerici, soprattutto nll’Odissea, è frequente la rappresentazione del poeta che canta le imprese legate alla conquista di Troia. Stesicoro, cioè colui che istituisce/ordina il coro, è il soprannome che fu assegnato al poeta Tisia, nato nella prima metà del VI secolo a.C. a Metauro, in Magna Grecia e morto a Catania dopo il 557 a.C.”,”STAx-103-FL” “CALLWELL C.E.”,”Gli effetti del dominio del mare sulle operazioni militari da Waterloo in poi.”,”Operazioni militari minori in guerra. “”L’ essersi questa flotta limitata a distruggere alcune navi nemiche, bloccare le spiagge russe, bombardare qualche fortezza, parve ben poca cosa, in confronto dei mezzi impiegati, a coloro che giudicano la guerra solo dagli episodi più salienti. Eppure quelle operazioni saltuarie ebbero la loro importanza, perché impedirono alla Russia di fronteggiare con forze eguali il nemico in Crimea, mentre esso col dominio del mare la costrinse a mantener oziose sulle rive del Baltico migliaia e migliaia di soldati.”” (pag 166)”,”QMIx-167″ “CALMER Alan”,”Labor agitator. The Story of Albert R. Parsons.”,”””Oltre a Parsons e Spies, c’era una squadra di agitatori di razza. Tra loro c’ era “”Red”” Sam Fielden, un forte lavoratore carrettiere che veniva dal Lancashire. Con la lunga, fluente barba, striata di grigio, sembrava un personaggio del Vecchio Testamento, e parlava così. Di modi gentili, ma imperturbabile e determinato, la sua scabra semplice eloquenza piaceva ai lavoratori di Chicago. Al contrario erano le osservazioni secche e pesanti ma sincere di Micheal Schwab, un magro, spigoloso, occhialuto e barbuto emigrato che sembrava un tipico professore tedesco. Essi erano i più abili luogotenenti di Parsons e Spies.”” (pag 64)”,”MUSx-165″ “CALMETTE Joseph”,”La formation de l’ unité espagnole.”,”CALMETTE J. membre de l’ Institut. “”Colombo non torna da questo quarto viaggio che per veder morire Isabella. Ben ricevuto tuttavia da Ferdinando, non tarda a morire pure lui, a Valladolid, il 20 o il 21 maggio 1505. Aveva scoperto l’ America, ma senza mai, né prima né dopo la scoperta, aver avuto il minimo sospetto di aver esplorato un altro continente e non l’ Asia. I suoi errori di calcolo, combinati con la tenacia e il suo amore per il dominio e il lucro, hanno fatto un miracolo. In totale, un mondo d’ oltremare è stato donato alla Spagna.”” (pag 241) “”Se Colombo a preceduto in America le navi portoghesi, il nome dato al quarto continente doveva venire da un altro navigatore, Americo Vespucci, i cui quattro viaggio sono, in qualche maniera, paralleli a quelli del protetto di Isabella. Vespucci – come lo si è correntemente chiamato – era un Fiorentino. Egli riconobbe nel suo primo viaggio, nel 1497, il Venezuela, l’ Honduras, le Bermuda; al suo secondo viaggio, Trinité e Curacao. (…) Le esplorazioni, molto pittoresche, di Americo Vespucci furono divulgate sotto forma di lettera a Lorenzo de’ Medici. (…)””. (pag 241-242)”,”SPAx-073″ “CALMETTE Joseph”,”Storia di Spagna. Libro primo.”,”Guerra civile di Castiglia. “”Due eserciti di circa quarantamila uomini ciascuno, forze notevoli per quei tempi, si trovano di fronte. Le operazioni si svolgono attorno a Toro. Il partito aragonese e quello portoghese alternativamente avanzano ed indietreggiano. Ferdinando si assicura la città di Toro, ma non il castello. Alfonso ottine da Luigi XI un trattato di alleanza, ma Luigi è troppo impegnato dalla coalizione anglo-borgognona, che lo stringe da vicino, e non può far nulla per i Portoghesi. Il 2 marzo 1476, Ferndinando batte il rivale a Toro. E’ una vittoria decisiva. Come scrive il cronista Bernáldez, Ferdinando, a Toro, è stato fatto “”veramente re di Castiglia””. (…) Si assiste ora agli ultimi spasmi della guerra civile in Castiglia. Alfonso giuoca le sue ultime carte; ma subisce nella pianura di Albuera, il 29 febbraio 1479, una sconfitta decisiva. Albuera conferma quanto era stato deciso a Toro. Questa volta la causa della principessa Giovanna è irrevocabilmente condannata. La sanzione diplomatica della vittoria militare si iscrive nei preliminari di Alcántara (marzo 1479) e nel trattato di Alcoçobes (9 settembre). Giovanna e Alfonso rinunciano al regno di Castiglia a patto che, a loro volta, Ferdinando e Isabella rinuncino a qualsiasi pretesa sul Portogallo. Giovanna entrerà in convento a meno che non sposi don Juan. Un regolamento marittimo e coloniale, che ritroveremo più avanti, completa queste clausole di liquidazione””. (pag 218-219)”,”SPAx-085″ “CALMETTE Joseph”,”Storia di Spagna. Libro secondo.”,”””Mancava un codice. Al tempo dei primi re cattolici, era stato fatto un tentativo sotto la forma dell’ ‘Ordenamiento de Montalvo’. Carlo V e Filippo II fecero fare da vari giureconsulti (Pedro López di Alcocer, prima; Guevara e Escudero in seguito) una ‘Nueva Recopilación’, portata a termine nel 1567, ma che non diede la soluzione sperata del problema. Se non altro ci si diede alla codificazione dei ‘Fueros’ nei diversi Stati. L’ Aragona diede l’ esempio (1547); seguì la Catalogna (1588-1589) e lo stesso fecero gli altri Stati. Il XVII secolo vide la pubblicazione della maggior parte delle raccolte di diritto ordinario spagnolo, come di varie raccolte assai preziose di diritto municipale. A questo proposito, conviene ricordare che il primo rappresentante autorizzato del diritto internazionale è stato uno spagnolo, Francisco de Vitoria. Tra i giuristi più famosi del periodo degli Asburgo vanno ricordati Palacio Rubios, Juan Ginés de Sepúlveda, Domingo de Soto. Quest’ultimo era domenicano. Il padre Mariana si distinse nel diritto politico (…)””. (pag 66)”,”SPAx-086″ “CALOGERO F. DEVOTO G.L. a cura, scritti di Steven BAKER Francesco CALOGERO Roberto CARACCIOLO Gianluca DEVOTO Enrico JACCHIA Mariano MAGGIORE Ian SMART”,”La proliferazione delle armi nucleari.”,”””I militari italiani appoggiano anche la teoria di un uso rapido e diffuso delle armi nucleari tattiche in battaglia, nel presupposto tradizionale che un aumento della potenza di fuoco favorisce la difesa”” (pag 75)”,”RAIx-136″ “CALOGERO Guido”,”La critica dell’ economia e il marxismo. (Il metodo dell’ economia e il marxismo)”,”Mentalità naturalistica di Marx. “”In questa prefazione, il Marx comincia col dire che l’ opera che egli pubblica costituisce la continuazione dello scritto già da lui stampato nel 1859 col titolo ‘Per la critica dell’ economia politica’, e che il contenuto di questo si trova ripreso e riassunto nel primo capitolo della nuova opera (si tratta, appunto, di quella teoria del valore, che abbiamo particolarmente esaminata nel secondo capitolo). E prosegue: “”Ogni inizio è difficile: è principio che vale per ogni scienza. (…)””. In questo primo brano della prefazione si manifesta dunque pienamente, intanto, quella che abbiamo chiamata la mentalità naturalistica del Marx. L’ analisi della forma del valore vi è considerata in primo luogo come tale che dalla comprensione di essa deriva necessariamente la comprensione di tutto il resto; (…)””. (pag 108)”,”TEOC-337″ “CALOGERO Guido”,”Lezioni di filosofia. I. Logica.”,”Metodo: analisi e sintesi ma non dialettica. “”Ma anche lo storico dovrà operare sull’ambiente della sua esperienza: dovrà arare e coltivare il campo delle sue nozioni, dovrà muoversi per cercare libri e giornali e manoscritti, seguire piste e scrutare archivi nella paziente attesa di scoperte; e così modificando e arricchendo i quadri delle sue visioni, acquistare infine la capacità di isolarne i punti più importanti. Si può bensì dire che a questa ‘attitudine per l’analisi’ deve accompagnarsi, in lui, anche un’ ‘attitutidine per la sintesi’. Ma questa non è, ancora una volta, una peculiarità che lo caratterizzi: la stessa esigenza può essere enunciata anche per le altre forme di ricerca. Non pensiamo, qui, alla «sintesi dialettica» (…); e nemmeno alla celebre, troppo celebre, «sintesi a priori», di cui avremo da far cenno in più opportuna occasione. La «sintesi» che ci interessa non è quella che si contrappone all’«antitesi», seguendola e risolvendola nel «processo dialettico», ma bensì quella che, più semplicemente, si contrappone all’ «analisi», come la funzione del mettere insieme a quella dello scindere e distinguere”” (pag 100-101)”,”FILx-368-FF” “CALOGERO Guido”,”Lezioni di filosofia. II. Etica.”,”””Anche il «socialismo scientifico» torna ad essere, in tal modo, quel che già, nella sua meno illigittima sostanza, era sempre stato anche il «socialismo utopistico», da cui esso pur pensava tanto superbamente di distinguersi. E’ un socialismo etico, cioè un programma morale d’azione, poriettato sui problemi della convivenza giuridica e politica, e la cui quota di «utopismo» è inversamente proporzionale (come accade, del resto, per ogni altro programma politico) al suo intendimento delle storiche e sociologiche possibilità”” (pag 353)”,”FILx-369-FF” “CALOGERO Guido”,”Lezioni di filosofia. III. Estetica.”,”Sui fatti storici e le individualità. “”A parità di adeguatezza ricostruttiva e di efficacia letteraria, la migliore storia è quella che maggiormente interessa gli uomini migliori: gli uomini di più ricco senso etico, di più intensa ed intelligente attività civile. Ora; anche in questa più degna storia gli eventi, i fatti, le azioni serbano pur sempre il carattere della concreta singolarità. Sono accadimenti individuali, comportamenti di individui”” (pag 371)”,”FILx-370-FF” “CALORE Antonello a cura; saggi di Italo LANA Francesco SINI Alfredo VALVO Aldo Andrea CASSI Tecla MAZZARESE Danilo ZOLO Antonio D’ANDREA Marco FRIGESSI DI RATTALMA Silvia SANNA Carlo Alberto ROMANO Arnaldo CANZIANI”,”””Guerra giusta””? Le metamorfosi di un concetto antico.”,”Saggi di Italo LANA Francesco SINI Alfredo VALVO Aldo Andrea CASSI Tecla MAZZARESE Danilo ZOLO Antonio D’ANDREA Marco FRIGESSI DI RATTALMA Silvia SANNA Carlo Alberto ROMANO Arnaldo CANZIANI. Partecipano alla tavola rotonda: Massimo BRUTTI Mario DOGLIANI Marco FRIGESSI DI RATTALMA Vincenzo GIUFFRE’ Danilo ZOLO. “”La pariteticità dei belligeranti, e l’ affermazione “”paradossale”” che entrambi possano condurre un bellum iustum, pur sotto un angolo visuale assai differente, legato ad una connotazione di stato di natura come condizione di perenne lotta, sono presenti anche in Thomas Hobbes (1588-1679). Il processo si compie con Samuel Pufendorf (1632-1694), primo titolare della cattedra di “”Jus naturale et gentium”” ad Heidelberg. Nel De jurae naturae ac gentium (1672) egli, pur con qualche incertezza, considera ormai pacifico il diritto al bottino in capo a chi risulti vincitore “”in bello solemni””, prescindendo ormai dal requisito della iusta causa. Lo jus praedae è divenuto ormai argomento principe dello jus inter nationes, il quale con crescente frequenza era chiamato ad occuparsi delle acquisizioni territoriali che furono causa ed effetto delle guerre seicentesche””. L’ anno successivo, nel celebre De officio hominis et civis, Pufendorf cristallizza tre giuste cause di guerra; essa è legittima quando viene indetta per difendersi, per ridurre alla ragione chi rifiuti di rendere il dovuto o, infine, per ottenere risarcimento di un torto. I tre requisiti di de jure communi sono abbandonati””. (pag 148-149)”,”QMIx-124″ “CALORO Bonaventura”,”Pionieri dell’industria italiana.”,”PROFILO BIOGRAFICO DI GIOVANNI AGNELLI GIOVANNI ANSALDO GIUSEPPE BERETTA L.V. BERTARELLI EDOARDO BIANCHI FELICE BISLERI GIUSEPPE BORSALINO DAVIDE CAMPARI BENIGNO CRESPI GUIDO DONEGANI CARLO ERBA G.E. FALK ULRICO HOEPLI VINCENZO LANCIA ROBERTO LEPETIT GIROLAMO LUXARDO ERCOLE MARELLI GAETANO MARZOTTO TOMASO MIGONE GIACINTO MOTTA CAMILLO OLIVETTI ANGELO PARODI CARLO PESENTI G.B. PIRELLI GIULIO RICHARD E CARLO GINORI GIULIO RICORDI EDOARDO SONZOGNO FRANCO TOSI FRANCESCO VALLARDI”,”ITAE-067-FP” “CALOSSO Umberto”,”L’ anarchia di Vittorio Alfieri. Discorso critico sulla tragedia alferiana.”,”””Shakespeare, Machiavelli, Cervantes e Montaigne sono i quattro autori del rinascimento su cui pianse e delirò, e non per metafora, la giovinezza “”ignorante”” del contino girovago. Scrittori umani nel senso profondo della parola, non si può credere che l’ A. non li intendesse così come sono: posti sopra del furore, dell’ amoralità, della follia, del sentimento; mercé la loro superiore misura, l’ effettualità, l’ ironia, lo scetticismo. Il suo cervello comprendeva nel loro vero senso i quattro classici; ma il tumulto del cuore glieli andava ritmando e interpretando originalmente; non portandogli agli occhi la luce del sorriso e il sopracciglio dell? azione, ma l’ onda delle lacrime. L’A., leggendo, isolava e sentiva in Montaigne la sola sentimentalità; in Cervantes l’ eroica follia; in Machiavelli l’ enormità dei delitti del principe; in Shakespeare la tempesta delle passioni””. (pag 109)”,”ITAB-161″ “CALOSSO Giovanni Timoteo, a cura di Davide BOSSO”,”Memorie di un vecchio soldato.”,” “”Dopo aver marciato tutto il giorno, si arrivava al bivacco in serata e non si smontava da cavallo finché non erano formate le gran guardie. Le prime cure di un cavaliere erano per il suo cavallo; poi gli uomini designati partivano per il saccheggio. Si rientrava al campo sfiniti dalla fatica e dal sonno senza poter soddisfare questo imperioso bisogno; all’alba era necessario risalire a cavallo per ricominciare lo stesso tran-tran. È probabilmente da attribuire alla stanchezza e all’acqua cattiva che bevevamo, il gran numero di malati che abbiamo avuto dopo questa memorabile campagna di venticinque giorni. Infine, arrivammo di fronte a Tilsit. La retroguardia russa aveva bruciato il ponte sul Niemen e prendemmo possesso della città. Il giorno dopo l’imperatore ci raggiunse insieme alla sua guardia. Noi evacuammo allora la città per andare ad accamparci lungo la riva prussiana dello Niemen. Gli ussari neri prussiani erano accampati sulla sponda opposta, proprio di fronte a noi; non essendo molto largo, il fiume ci consentiva di parlare con loro e di farci capire. Fu uno dei loro ufficiali che facendo il suo giro e passando davanti a me che ero di vedetta sulla riva, mi informò in buon francese che era stato appena firmato un armistizio. La notizia ci fu confermata la sera stessa da un ordine del giorno. L’incontro dei due imperatori avvenne sulla famosa zattera, e la pace pose fine a questa bella campagna del 1807 con la quale avevo iniziato la mia carriera di soldato. Che tempi! Che ricordi! La nostra brigata era acquartierata nella città di Gumbinnen e nei villaggi circostanti. La lasciammo alla fine di luglio, attraversammo di nuovo la Vistola a Marienwerder e ci dirigemmo, passando per Danzica, nella Pomerania prussiana, dove avevamo per quartieri le città di Slawa, Treptow, Demmin e Koslin. Verso la fine di ottobre fui designato insieme al mio amico Brival per passare alla compagnia d’élite, nonostante la nostra giovane età e il breve stato di servizio. Fu una grande soddisfazione per la nostra autostima; indossare il simbolo della granata sul colbacco di pelo d’orso ci faceva sentire importanti. Lasciai però con grande rammarico il mio vecchio camerata Cibois che, per più di un anno, mi aveva fatto da padre, circondandomi di affettuose attenzioni, aiutandomi nei difficili turni di servizio e, vero mentore, preservandomi dalle insidie che l’inesperienza avrebbe potuto farmi incontrare. Questo prezioso compagno fu una delle vittime della terribile campagna del 1812″” (pag 34-35) [Giovanni Timoteo Calosso, ‘Memorie di un vecchio soldato’, Edizione Amazon Logistica, Torino, 2021; a cura e traduzione di Davide Bosso; tra la bibliografia del traduttore: ‘Quelli che non vollero ritornare, i chiavassesi naturalizzati francesi dopo Napoleone’, in Studi Chiavassesi, vol. 8, Chivassi, 2017]”,”FRAN-001-FGB” “CALVARUSO Claudio”,”Sottoproletariato in Svizzera. 152.000 lavoratori stagionali. Perché?”,”CALVARUSO è nato nel 1939. E’ stato dirigente del Patronato ACLI in Svizzera.”,”CONx-092″ “CALVESI Maurizio”,”Le due avanguardie. Dal Futurismo alla Pop Art.”,”Maurizio Calvesi (Roma 1927) è tra le più eminenti figure di storici e critici d’arte in campo internazionale. Dirige il DIpartimento di Storia dell’arte della facoltà di Lettere dell’Università di Roma La Sapienza.”,”VARx-590″ “CALVET Robert”,”Les Japonais. Histoire d’ un peuple.”,”CALVET Robert è attaché temporaire d’ enseignement e di ricerca in storia moderna all’ Università de La Rochelle. “”Ci si può chiedere circa le ragioni che incitano gli stranieri a voler forzare con tanta insistenza le porte del Giappone. Se il paese non è povero in risorse diverse, le ragioni sono di fatto soprattutto geostrategiche e commerciali””. (pag 194) “”Il Partito comunista giapponese è creato nel 1922, ma non trova ancora che una debole eco nella popolazione operaia molto poco politicizzata, e riunisce soprattutto gli intellettuali. L’ Upton Sinclair giapponese, Kobayashi Takiji (1903-1933) scrive nel 1929 Kanikô fune (Il conservificio galleggiante), che descrive le condizioni di lavoro estremamente penose della classe operaia giapponese. Questo scrittore proletario fu uno dei numerosi rappresentanti di una corrente letteraria effimera ma molto vigorosa negli anni 1920, che voleva utilizzare la letteratura come un’ arma””. (pag 216)”,”JAPx-052″ “CALVEZ Jean-Yves”,”La pensée de Karl Marx.”,”Nato nel 1927, CALVEZ ha compiuto gli studi secondari ed è poi entrato nella Compagnia di Gesù. Studia filosofia a Innsbruck e poi a Monaco. Studia scienze politiche e diritto internazionale a Parigi e all’ Institut des Hautes Etudes Internationals. Diplomato di studi superiori di Germania. Nel 1953 insegna sociologia e filosofia sociale presso la facoltà di filosofia di Chantilly (Oise). Fa ricerche su diritto ed economia sovietica. Prepara una tesi di dottorato sul pensiero politico degli storici tedeschi del XIX secolo. Pubblicazioni: vedi 3° di copertina. Le tappe principali della critica al marxismo. Critiche da economisti, sociologi, filosofi, Chiesa cattolica. (da pag 562) Decreto del Santo Uffizio del 1949. “”E’ lecito iscriversi ai partiti comunisti o favorirli?””. La risposta è: “”No: il comunismo, in effetti è materialista e anticristiano, e i capi comunisti, anche se affermano a volte a parole di non lottare contro la religione, manifestano però in realtà, con la loro dottrina e con i loro atti, che sono i nemici di Dio, della vera religione e della Chiesa di Cristo””. (pag 590) Sulle crisi. “”Marx ha sostenuto la regolarità delle crisi. Riteneva si verificassero ogni sei-sette anni. Engels, stimava invece che l’ intervallo era piuttosto dieci anni. E’ questo un punto su cui gli economisti moderni non hanno smesso di discutere. In tutti i casi, Marx credeva, fino al 1870 almeno, al ritorno “”fatale”” di queste catastrofi che minavano sempre più la salute del capitalismo. Più tardi si mostrerà più riservato.”” (pag 468)”,”TEOC-321″ “CALVEZ Jean-Yves”,”Il pensiero di Karl Marx.”,”Jean-Yves Calvez, nato in Francia nel 1927, è membro della Compagnia di Gesù (Gesuiti) di cui è Provinciale per la Francia. Professore di filosofia e politologo, è direttore dell’Action populaire e insegna studi politici all’Università di Parigi.”,”MADS-047-FL” “CALVI Pasquale (ANONIMO 1866), a cura di Franca BIONDI”,”Catechismo politico economico popolare.”,”Pubblicata pressoché in forma clandestina all’indomani dell’unificazione italiana, questo libro ormai irreperibile per gli storici del movimento democratico e socialista in Italia è stato scoperto in una biblioteca palermitana, forse l’unica ancora esistente. L’autore, un intellettuale messinese, ministro del governo rivoluzionario di Palermo nel 1848 e alto magistrato nel nuovo Regno d’Italia non condivideva la scelta monarchica e accentratrice dello Stato nato nel 1861. Nel 1866 pubblica questo testo anonimo schierandosi per la repubblica e l’autogoverno locale, mette a nudo i limiti del parlamentarismo, la separatezza dello magistratura e dell’esercito dal popolo. Riconosce al popolo il diritto dell’insurrezione, vuole i ‘cittadini in armi’ e la revocabilità di tutti i mandati. Convinto che l’eguaglianza deve avere un fondamento economico e sociale propone in nome dei lavoratori creatori della ricchezza, dei produttori, gli obiettivi della socializzazione del suolo e dei mezzi di produzione e la scomparsa delle classi, per realizzare una democrazia sostanziale e la necessità del socialismo. ‘Pasquale Calvi (1794-1867) è stato un politico, magistrato e patriota siciliano, nato a Messina. Fu una figura di spicco durante i moti rivoluzionari del 1848 in Sicilia. Calvi aderì alla Carboneria e partecipò attivamente ai moti del 1821, per i quali fu arrestato dai Borboni e successivamente liberato. Nel 1830 si laureò in legge a Palermo e divenne un avvocato di successo. Durante la rivoluzione siciliana del 1848, Calvi ricoprì ruoli di rilievo, tra cui quello di ministro degli Interni e della Giustizia nel governo rivoluzionario. Dopo la riconquista borbonica, fu costretto all’esilio a Malta, dove collaborò con Giuseppe Mazzini per promuovere azioni rivoluzionarie. Tornò in Sicilia nel 1860, dopo lo sbarco dei Mille, e fu nominato presidente della Suprema Corte di Giustizia da Garibaldi. Calvi fu anche deputato del Regno d’Italia e presidente della Corte di Cassazione in diverse città italiane. Morì a Castellammare del Golfo nel 1867 e fu sepolto nel Pantheon della Chiesa di San Domenico a Palermo’ (f. copilot) Il libro “”Catechismo politico economico popolare,”” pubblicato postumo nel 1976 da Guaraldi, Firenze. Quest’opera riflette il suo impegno nel rendere accessibili al popolo concetti politici ed economici complessi, sottolineando la sua passione per l’educazione civica e il progresso sociale’ (copil.)”,”MITS-003-FMB” “CALVIE’ Alain”,”La social-démocratie allemande et la dictature du prolétariat (1869-1891).”,”””Le tentative manquée de Rosa Luxemburg de greffer sur le cours opportuniste de la social-démocratie allemande un mot d’ordre révolutionnaire fut sans aucun doute le dernier essai pour en redresser l’orientation générale avant qu’éclate la première guerre mondiale.”” (pag 24-25) “”Il tentativo fallito di Rosa Luxemburg di innestare sul corso opportunista della socialdemocrazia tedesca una parola d’ordine rivoluzionaria fu senza alcun dubbio l’ultimo tentativo di correggerne l’orientamento generale prima dello scoppio della prima guerra mondiale.”” (pagina 24-25)”,”LIEW-018″ “CALVINO Italo”,”Il visconte dimezzato.”,”Calvino, Italo (Santiago de Las Vegas, Cuba 1923 – Siena 1985), scrittore italiano. Percorse le esperienze intellettuali del secondo Novecento con lucida libertà intellettuale e con una disponibilità sperimentale che gli veniva dal quotidiano rapporto con la scrittura. Partecipò alla lotta partigiana e le dedicò nel 1947 il suo romanzo d’esordio, che piacque a Cesare Pavese, Il sentiero dei nidi di ragno, in cui la Resistenza è vista attraverso gli occhi di un bambino. Lavorò a Torino dal 1950 per la casa editrice Einaudi. Negli anni Cinquanta dispiegò una vasta produzione narrativa con la trilogia dei Nostri antenati, parabole filosofico-morali di taglio illuministico (Il visconte dimezzato, 1952; Il barone rampante, 1957; Il cavaliere inesistente, 1959), e con la raccolta dei Racconti (1958). Nel 1956 era uscita la raccolta delle Fiabe italiane, riscrittura del patrimonio favolistico italiano. Partecipò intensamente al dibattito politico-culturale (fu iscritto al Partito comunista fino al 1956) e diresse con Elio Vittorini “”Il Menabò”” (1959-1967). Nel 1963, l’anno della neoavanguardia, pubblicò La giornata di uno”,”VARx-013″ “CALVINO Italo”,”La speculazione edilizia.”,”””Nella ‘Speculazione edilizia’, Calvino ha rappresentato il boom economico dell’Italia settentrionale negli anni ’50 nella sua espressione più vistosa e rappresentativa: il cambiamentod del paesaggio della Riviera ligure sotto l’ondata delle costruzioni di casamenti per la media borghesia delle città industriali che ha come prima rivendicazione l'””appartamento al mare. (…)”” (M. Forti)”,”VARx-559″ “CALVINO Italo”,”Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche.”,”Italo Calvino non ama dare dati biografici perché dice che non significano niente. Si sa che è nato nel 1923, la data pare sicura, a San Remo (…). Di certo si sa che C. ha trascorso a San Remo infanzia e giovinezza fin quasi a vent’anni (…). Pare abbia fatto studi regolari fino all’Università. (4° di copertina) [‘Il materiale preparato da Calvino per questo libro arriva fino al dicembre del 1980. E’ per espressa volontà dell’Autore che tre di questi scritti compaiono in due versioni successive nel tempo. Ho aggiunto gli ultimi cinque testi perché strettamente autobiografici e perché mi sembra completino gli altri. Guardando l’insieme dei testi mi è parso che in alcuni di loro mancasse quel senso d’immediatezza che ci si aspetta dalle autobiografie. Non è solo per questa ragione che ho pensato di includere il ‘Diario americano, 1959-1960’. Dell’importanza che ebbe quel viaggio nella sua vita Calvino parlò e scrisse in diverse occasioni. Eppure decise di non pubblicare ‘Un ottimista in America’, il libro ispirato da questo viaggio, quando era già in seconde bozze. La spiegazione di questo brusco ripensamento si trova in una lettera a Luca Baranelli del 24 gennaio 1985: «… Avevo deciso di non pubblicare il libro perché rileggendolo in bozze l’avevo sentito troppo modesto come opera letteraria e non abbastanza originale come reportage giornalistico. Ho fatto bene? Mah! Pubblicato allora, il libro sarebbe stato comunque un documento dell’epoca, e di una fase del mio itinerario…». Il ‘Diario americano’, invece, non è altro che una serie di lettere inviate regolarmente all’amico Daniele Ponchiroli dell’Einaudi, destinate anche a tutti i collaboratori della casa editrice e perfino, come scrive Calvino, a chiunque volesse conoscere le sue impressioni ed esperienze americane. Come documento autobiografico – e non come prova letteraria – mi sembra essenziale; come autoritratto, il più spontaneo e diretto. Il senso di questo libro, dunque, potrebbe essere: rendere più stretto il rapporto del lettore con l’Autore, approfondirlo attraverso questi scritti. Calvino pensava che «ciò che conta è quel che siamo, approfondire il proprio rapporto col mondo e col prossimo, un rapporto che può essere insieme d’amore per ciò che esiste e di volontà di trasformazione»’ (pag 8-9)] [dalla presentazione di Esther Calvino]”,”EDIx-190″ “CALVINO Italo”,”Un ottimista in America (1959-1960).”,”Italo Calvino (Cuba 1923 – Siena 1985), dopo gli studi e la Resistenza in Liguria si laureò in Lettere a Torino. Dal 1947 al 1983 lavorò a vario titolo per l’editore Einaudi. Visse a Sanremo, a Torino, a Parigi, e dal 1980 a Roma. Collaboratore di quotidiani e riviste, diresse insieme con Vittorini “”Il menabò di letteratura””. Chicago: “”la vera città americana, produttiva, materiale, brutale”” (pag 5) Savannah: “”la più bella città degli Stati Uniti”” (pag 5) “”Le cattedrali del consumo. (…) Il rapporto tra fornitore e consumatore è uno dei rapporti sociali che hanno subito i cambiamenti più vistosi. E la cosa più importante è che ora nessuno paga. Quasi tutti, nei ‘supermarkets’ e nei grandi magazzini, mostrano la loro ‘credit card’ e si fanno segnare in conto tutto quel che hanno comprato. A chiunque può contare su uno stipendio o su un reddito sono aperti crediti spesso superiori alle sue possibilità attuali. Ma è tutto il meccanismo della produzione a imporre che si consumi, che ci si indebiti, che si sia ottimisti per l’avvenire, che si venda l’auto prima d’aver finito di pagare le rate per comprarne una nuova. Le case ormai è ovvio che non le paga chi le compra, ma la banca: e che ci starebbero a fare le banche, altrimenti? E’ questa la società della fiducia, o la società dell’ansia? Una vita in cui a quarant’anni consumi beni che speri di pagare solo a sessanta, appare dilatata o accorciata? I figli nascono col destino di lavorare per pagare la macchina elettrica che sta lavando i loro pannolini, e che i loro genitori non riusciranno a pagare perché avranno ancora da pagare tante cose comperate prima… (…) Il colore della miseria. Il colore della povertà negli Stati Uniti è rosso bruciato, come i fabbricati di mattoni dei quartieri più umili. Oppure è la tinta sbiadita delle villette di legno ormai in cattivo stato, che vengono affittate come ‘slums’. E’ povertà nel senso europeo o è «un’altra cosa»? Girando attraverso le grandi città industriali, dagli aspetti d’un benessere di massa di proporzioni molto vaste si passa in territori dove il benessere sembra non aver mai fatto capolino, e dove le condizioni di larghi strati popolari appaiono ben misere anche agli occhi duramente esercitati dall’europeo. Tra ieri e oggi ho girato molto con Tom per Detroit, soprattutto nei quartieri di ‘slums’, di catapecchie. La recessione del ’58 pare abbia lasciato qui uno strascico di disoccupazione e sottoccupazione. In una città come Detroit, in cui si crea una parte cospicua della ricchezza americana, ci sono quartieri fangosi, dove le case sono poco più che baracche, e quando una viene demolita vedi donne e vecchi farsi attorno con carretti a mano ad approvvigionarsi di legna da bruciare. In questi quartieri della miseria non si trovano soltanto le masse degli ultimi arrivati (i ‘Latins’, ossia gli immigrati dell’America latina) o dei negri per i quali i passi avanti sono più lenti e difficili: sono anche scaglioni delle immigrazioni europee di cinquanta o cento anni fa che «non ce l’hanno fatta» e sono rimasti poveri generazione dopo generazione, e anche molti anglosassoni”” (pag 99-100)”,”EDIx-196″ “CALVINO Italo”,”Le città invisibili.”,”Italo Calvino (1923-85) ha pubblicato nelle edizioni Einaudi il suo primo romanzo ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ (1943), i racconti di guerra partigiana ‘Ultimo viene il corvo’, e i tre romanzi che compongono il ciclo dei ‘Nostri antenati’, ‘Il visconte dimezzato’, ‘Il barone rampante’, ‘Il cavaliere inesistente’.”,”VARx-002-FMP” “CALVINO Italo”,”Etica ed estetica di Trotzkij.”,”””Il saggio di Trotzkij, ‘La nostra morale e la loro’ è scritto nel 1938 al Messico. È una discussione – in cui il rivoluzionario sconfitto ed esule si lancia, con violenza polemica moltiplicata dal suo isolamento, soprattutto contro il moralismo della socialdemocrazia e della sinistra occidentale, – sulla validità per la rivoluzione dell’assioma «il fine giustifica i mezzi». Trotzkij lo considera valido. L’inquadramento storico del problema è assai debole; di Machiavelli non si fa neppure il nome, la paternità dell’idea viene attribuita ai gesuiti, o meglio, ai protestanti che l’attribuivano polemicamente ai gesuiti. L’argomentazione con cui è difesa la storicità e relatività delle varie morali e la spietatezza della morale rivoluzionaria è più debole ancora. E anche la dote che siamo più portati ad apprezzare – la sincerità spietata della violenza rivoluzionaria, quella sincerità che fu di Lenin ma non più di Stalin – diventa quasi un’ostentazione astratta, un compiacimento intellettuale. (…) Quand’ecco, nelle ultime pagine del saggio, un colpo d’ala. Ecco che Trotzkij finalmente affronta il problema nel vero e unico modo in cui si può affrontarlo e per cui la morale socialista non può aver nulla a che fare con quella dei machiavellici. Tra fine e mezzi c’è un’interdipendenza dialettica, non possono essere mezzi buoni (cioè mezzi rivoluzionari) se non quelli che si accompagnano a un processo d’emancipazione delle masse, a una liberazione e a un arricchimento morale degli uomini. «Quando diciamo che il fine giustifica i mezzi, ne consegue per noi che il grande fine rivoluzionario respinge, tra questi mezzi, i procedimenti e i metodi indegni che sospingono una parte della classe operaia contro un’altra; o che tentano di fare la felicità delle masse senza la loro partecipazione; o che minano la fiducia delle masse in se stesse e nella loro organizzazione sostituendovi l’adorazione dei «capi». Al di sopra di ogni altra cosa, la morale rivoluzionaria condanna irriducibilmente il servilismo nei confronti della borghesia e l’altezzosità nei confronti dei lavoratori, cioè una delle caratteristiche più radicate nella mentalità dei pedanti e dei moralisti piccolo-borghesi». Qui Trotzkij, forte d’una esperienza non solo sua ma di tutto il movimento cui appartenne, tocca il vero nocciolo della questione e si pone all’altezza di controbattere non solo i sostenitori della morale trascendente o naturale ma anche il machiavellico suo grande antagonista. Non va più in là, Trotzkij, ma noi muovendoci da questo nocciolo possono dedurre che nella morale rivoluzionaria rientra la violenza popolare, dal basso, non quella poliziesca, né quella dall’alto, quando non emani da un’autorità investita da una spinta popolare diretta; che alla morale rivoluzionaria contribuiscono le lotte tra tendenze che coinvolgono ed educano l’opinione della base, non quelle le cui ragioni sono note solo al livello dei capi; che i mezzi, insomma, giustificano il fine più di quanto il fine non giustifichi i mezzi, cioè in ogni situazione storica la superiorità morale del socialismo si vive e si giustifica «qui e ora», non in un ipotetico domani di rosea perfezione”” (pag 970-971) [Italo Calvino, ‘Etica ed estetica di Trotzkij’, Passato e presente, Roma, n. 7, gennaio-febbraio 1959] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TROS-002-FGB”
“CALVINO Italo”,”Il sentiero dei nidi di ragno.”,”””Questo è il primo romanzo che ho scritto…”” (pag 7) “”I tedeschi sono peggio delle guardie municipali. Con le guardie, se non altro, ci si poteva mettere a scherzare, dire: – Se mi lasciate libero vi faccio andare a letto gratis con mia sorella. Invece i tedeschi non capiscono quello che si dice, i fascisti sono gente sconosciuta, gente che non sa nemmeno chi è la sorella di Pin. Sono due rzze speciali: quanto i tedeschi sono rossicci, carnosi, imberbi, tanti i fascisti sono neri, ossuti, con le facce bluastre e i faffi da topo”” (pag 57)”,”VARx-180-FV”
“CALVINO Italo”,”La giornata d’uno scrutatore.”,”””Gli abusi che uno scrutatore d’opposizione può utilmente contestare durante le votazioni al “”Cottolengo”” sono classificabili in un limitato numero di casi. Prendersela perché fanno votare degli idioti, per esempio, non porta a grandi risultati: quando i documenti sono in regola e l’elettore è in grado d’andare in cabina da solo, cosa si può dire? Non c’è che da lasciarlo andare, magari sperando (ma capita di rado) che non gli abbiano insegnato bene, che si sbagli, e aumenti il numero delle schede nulle. (Ora, finita l’infornata delle monache, era il turno d’una schiera di giovinotti somglianti come fratelli nelle facce storte, vestiti di quello che doveva essere l’abito buono (…)”” (pag 45)”,”VARx-181-FV”
“CALVINO Italo”,”Ultimo viene il corvo.”,”Furto in una pasticceria. Il tassì “”(,..) “” (pag 186-188)”,”VARx-183-FV”
“CALVOCORESSI Peter WINT Guy”,”Total War. Causes and Courses of the Second World War.”,”Questione del radar (pag 139, 141, 431, 438, 447, 456, 494, 496, 495, 764) Peter Calvocoressi studiò a Eton e Balliol dove si laureò in storia. Durante la guerra sevì nell’Intelligence. Partecipò al processo di Norimberga contro i criminali nazisti nel 1945-46. Nel dopoguerra (1949) entrò a far parte dello staff del Royal Institute of International Affairs e nel 1954 divenne un direttore della Chatto & Windus e della Hogarth Press. Dal 1965 al 1971 fu Reader in International Affairs alla Sussex Unviesity e nel 1972 entrò alla Penguin Books dove divenne Publisher e Chief Executive. Guy Wint nacque a Londra nel 1910 e studiò nei college Dulwich College, Oriel College, Oxford e alla Università di Berlino. Nel 1932 andò in Cina come assistente segratrio della League of Nations Technical Mission. E quindi si spostò in India studiando il lavoro attorno alla Costituzione indiana. Ha servito il governo in India, Singapore, America e Cina e nel 1947 pubblicò ‘The British in Asia’. Poi divenne giornalista e per dieci anni scrisse articoli per il Manchester Guardian. E’ morto nel 1969.”,”QMIS-303″
“CALVOCORESSI Peter WINT Guy”,”Total War. Causes and Courses of the Second World War.”,”Peter Calvocoressi studiò a Eton e Balliol dove si laureò in storia. Durante la guerra sevì nell’Intelligence. Partecipò al processo di Norimberga contro i criminali nazisti nel 1945-46. Nel dopoguerra (1949) entrò a far parte dello staff del Royal Institute of International Affairs e nel 1954 divenne un direttore della Chatto & Windus e della Hogarth Press. Dal 1965 al 1971 fu Reader in International Affairs alla Sussex Unviesity e nel 1972 entrò alla Penguin Books dove divenne Publisher e Chief Executive. Guy Wint nacque a Londra nel 1910 e studiò nei college Dulwich College, Oriel College, Oxford e alla Università di Berlino. Nel 1932 andò in Cina come assistente segratrio della League of Nations Technical Mission. E quindi si spostò in India studiando il lavoro attorno alla Costituzione indiana. Ha servito il governo in India, Singapore, America e Cina e nel 1947 pubblicò ‘The British in Asia’. Poi divenne giornalista e per dieci anni scrisse articoli per il Manchester Guardian. E’ morto nel 1969. Questione del radar (pag 139, 141, 431, 438, 447, 456, 494, 496, 495, 764) Battaglia aerea d’Inghilterra. “”On the eve of the battle fighter production was verging on 500 a monthly, which was considerably higher than German fighter production or same German estimates of British production. (Goering thought that British production of all types was only 300). Besides this force Great Britain relied for its defence on an early warning system of revolutionary and decisive importance. It was based on radar or, as it was at first called in Great Britain, RDF – Radio Direction Finding – a method for detecting the position of distant objects by the reflection of radio rays. Without radar too many bombers would have got through. After the First World War the problem of how to stop the bomber was acute. Some despaired of solving it. Others examined desperate remedies like the death ray, an attempt to find ways of killing enemy aircrews by (for example) suddenly raising their blood to boiling point, or ways of stopping their engines by radio transmissions. No death ray was ever invented but from 1934 radar was developed by a number of men, including in particular Professors Henry Tizard, A.V. Hill and P.M.S. Blackett; H.E. Imperils, a civilian engineer who was given a post at Air Ministry; and Robert Watson-Watt of the Radio Research Laboratory”” (pag 139) [Battaglia aerea d’Inghilterra. Alla vigilia della battaglia la produzione di caccia era vicina a 500 al mese, che era considerevolmente superiore alla produzione di caccia tedesca o alle stesse stime tedesche della produzione britannica. (Goering pensava che la produzione britannica di tutti i tipi fosse solo di 300). Oltre a questa forza la Gran Bretagna puntava per la propria difesa su un sistema di allarme rapido di importanza rivoluzionaria e decisiva, basato sul radar o, come venne chiamato inizialmente in Gran Bretagna, RDF – Radio Direction Finding – un metodo per rilevare la posizione di oggetti distanti mediante riflessione delle onde radio. Senza il radar troppi bombardieri sarebbero riusciti a passare. Dopo la prima guerra mondiale il problema di come fermare i bombardieri era acuto. Alcuni disperavano di risolverlo. Altri esaminarono rimedi disperati come il raggio della morte, un tentativo di trovare modi per uccidere gli equipaggi aerei nemici (ad esempio) portando improvvisamente il loro sangue al punto di ebollizione, o modi per spegnere i motori tramite trasmissioni radio. Nessun raggio mortale è mai stato inventato ma dal 1934 il radar è stato sviluppato da un certo numero di uomini, tra cui in particolare i professori Henry Tizard, A.V. Hill e P.M.S. P.M.S. Blackett, H.E. Imperils, un ingegnere civile a cui fu assegnato un posto presso il Ministero dell’Aeronautica; e Robert Watson-Watt del Radio Research Laboratory] (pag 139) Henry Tizard era un chimico e un inventore britannico che ha presieduto il Comitato scientifico per la difesa aerea, che ha promosso la ricerca sul radar e altre tecnologie militari.”,”QMIS-023-FSD”
“CALVO-PLATERO Mario CALAMANDREI Mauro”,”Il modello americano. Egemonia e consenso nell’era della globalizzazione.”,”CALVO-PLATERO Mario vive a New York. E’ responsabile della redazione americana del ‘Sole 24 Ore’ (1996). Mauro CALAMANDREI è uno studioso degli Stati Uniti. Ha insegnato storia americna all’Università di Firenze e in università americane. Fondatore e codirettore della ‘Collana di storia americana’ del Mulino. Ha lavorato all’Espresso e come corrispondente del ‘Sole 24 ore’. E’ autore di varie pubblicazioni tra cui ‘Chi comanda in Usa’ (Laterza, 1976).”,”USAS-186″
“CAM H.M. CONZE W. FONT-ROUIF D. FRANÇOIS M. GERHARD D. GIEYSZTOR A. HALECKI O. HOBSBAWM E. KULA W. LABROUSSE E. LANDES D.S. LAGER W.L. LATTIMORE O. LEICHT P.S. LIGOU D. LOUSSE E. MARONGIU A. NEEDHAM J. PANKRATOVA A.M. PARETI L. PIERI P. POSTAN M.M. RAMA C.M. RENOUARD Y. ROSKELL J.S. RYBAKOV S.D. SARDELLA P. SCHMID H.F. SESTON W. SETON-WATSON G.H.N. SOLOVIEV A. THEME K. TOYNBEE A.J. VILAR P. WEBSTER Ch. WHITAKER A. ZANGHERI R. e altri”,”Atti del X Congresso Internazionale, Roma 4-11-Settembre 1955.”,”Comitato Internazionale di Scienze Storiche, a cura della Giunta Centrale per gli Studi Storici, Roma, presidente della Giunta Aldo Ferrabino Interventi in varie lingue”,”STOx-333″
“CAMA Giampiero”,”Guerre, conflitto distributivo, istituzioni. La nascita della democrazia in Europa.”,”CAMA Giampiero insegna Scienza politica e Relazioni internazionali all’Università di Genova. Ha pubblicato ‘Banche centrali e democrazia’ e ‘Banca d’Italia’. Contiene: TEORIA MODELLO ACEMOGLU ROBINSON MODELLO ROGOWSKI MODELLO DI ZISSIMOS MODELLO DI GALIANI E TORRENS PROTEZIONISMO E LIBERALIZZAZIONE MODERNIZZAZIONE FISCALE CASO INGLESE E TEDESCO POLITICA SOCIALE WELFARE BISMARCK, STORIOGRAFIA GLORIOSA RIVOLUZIONE INGLESE 1688 ecc.”,”EURE-112″
“CAMACHO Marcelino”,”Charlas en la prison. El movimiento obrero sindical.”,”””Ma, senza dubbio, le differenze in seno all’ AIT, principalmente tra i bakuninisti e i marxisti, acutizzatasi soprattutto a partire dall’ espulsione di Bakunin nel Congresso dell’ Aja del 1872 e dalla confusione creata da Fanelli, hanno aggravato la divisione del movimento operaio in Spagna. A questo riguardo è interessante vedere il rapporto di Engels, delegato dell’ AIT per la Spagna, e presentato dallo stesso di fronte al Consiglio Generale dell’ Internazionale, il giorno 31 ottobre 1873: “”In Spagna la Internazionale è stata fondata come un puro accessorio della Società segreta di Bakunin. (…)””.”” (pag 35)”,”MSPx-044″
“CAMAGNI Roberto a cura”,”L’automazione industriale. Mercati e prospettive.”,”Roberto Camagni è professore straordinario di politica economica all’Università di Padova e professore incaricato di Economia politica II all’Università Bocconi di Milano (1988).”,”ECOI-016-FV”
“CAMAIANI Pier Giorgio”,”La rivoluzione moderata. Rivoluzione e conservazione nell’ unità d’Italia.”,”Brani di Gramsci sul ‘Risorgimento’ Storici, autori citati nel saggio ‘Il dibattito storiografico sull’egemonia dei moderati’ (da pag 203): Della Peruta, Ciasca, Cafagna, Rota, Labriola, Omodeo, Galasso, Salvatorelli, Romeo, Gramsci Chabod, Maturi, Villari, Candeloro, Gerschenkron, Zangheri, Agnelli, Anzilotti, Ciasca, Pugliese, Rota, Bourgin, Greenfield, Ragionieri, Cusin, De Ruggiero. Cafagna su Antonio Labriola e i fattori che hanno determinato il Risorgimento (pag 218-221) ‘In effetti, approfondendo l’indagine storica a questo riguardo [la questione agraria, ndr], si è potuto capire meglio come una rivoluzione contadina fosse incompatibile con gli interessi e le paure che ispiravano la condotta dei gruppi sociali che detenevano la direzione del moto risorgimentale. Sostenendo questa tesi in una pregevole relazione su ‘Sviluppo economico e movimento nazionale’, tenuta in un recente congresso (1976), Luciano Cafagna ha affermato: «Ciò che non esisteva allora non erano dei contadini disponibili per una rivoluzione (che c’erano), quanto una borghesia compatibile con una siffatta mobilitazione contadina»; ed ha aggiunto che «la fame di terra della borghesia era (si fa per dire) addirittura maggiore di quella dei contadini» (1). Nella relazione Cafagna sottolinea gli interessi di classe sottesi all’egemonia dei moderati, specialmente quando ammette – riprendendo un giudizio di Francesco Saverio Merlino – che «la borghesia meridionale entrò in scena nelle varie fasi del moto risorgimentale essenzialmente per difendersi o cercare difesa dai contadini». L’accoglimento di questo giudizio, sia pure tra molte riserve sul carattere sommario e polemico del ‘pamphlet pubblicato nel 1890 a Parigi dall’anarchico napoletano (2), si inquadra tuttavia in una relazione, quale quella di Cafagna, che indulge pochissimo verso le ricostruzioni economicistiche o deterministiche del Risorgimento, siano nate o no sotto l’influenza del materialismo storico. Tra gli autori che hanno visto in motivi economici la spinta principale verso l’unificazione del paese, Cafagna ricorda Arnaldo Agnelli (3) e Raffaele Ciasca (4), che utilizzano alcuni canoni del materialismo storico attraverso la mediazione empirica, della scuola economico-giudiziaria; ma non manca di aggiungere che ai primi del Novecento la tendenza a sopravvalutare il «fattore economico» nella genesi del moto risorgimentale risente anche di una «ispirazione latamente nazionalistica». Ne sono partecipi Gioacchino Volpe e Antonio Anzillotti (5), che favoriscono una interpretazione autoctona del Risorgimento sviluppando la tesi della capacità di sviluppo spontaneo riscontrabile nella vita economica del Settecento italiano; in questa chiave vengono letti gli studi sul Piemonte di Salvatore Pugliese, Luigi Einaudi e Giuseppe Prato (6) e sulla Lombardia di Ettore Rota ed Augusto Sandonà (7). «Nessuno degli storici che ho menzionato – precisa Cafagna – può, naturalmente, venire accusato di mero economicismo. Non di questo si tratta. Si tratta invece dell’enfasi posta sull’esistenza o meno di consistenti forze reali alla base del movimento politico. La storiografia nazionalistica, o nazional-liberale, tende a sopravvalutarle». Non senza una sottile intenzione polemica, volta ad esorcizzare la riduzione del marxismo ad economicismo (e il discorso può riguardare anche i marxisti improvvisati), Cafagna dà molto rilievo ai giudizi espressi su questo argomento dal fondatore del marxismo italiano, Antonio Labriola, in un saggio incompiuto e pubblicato postumo dal Croce con il titolo ‘Da un secolo all’altro’ (8). Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, Labriola tende a valorizzare il movente ideologico del moto risorgimentale, tenuto conto del livello di modesto sviluppo capitalistico in cui si trovava la borghesia italiana dalla metà Ottocento. «In questa densa paginetta – commenta Cafagna – compare l’idea che il Risorgimento italiano si sia svolto piuttosto come «storia passiva» che non «attiva»; con una ripresa, non sappiamo se consapevole o no, di una formula del Cuoco e un’anticipazione di quella di Gramsci (Gramsci, però, che pura ricorda Cuoco, non menziona a questo riguardo Labriola). Per Labriola, sembra di potere intendere, una borghesia c’era nel Risorgimento; una borghesia di antica tradizione, passata poi per una grande caduta storica, e ora richiamata alle sue tradizioni dal confronto con la grande espansione borghese dell’Europa per il canale di una cultura che sospingeva alla riscossa. Per questo il Risorgimento può essere presentato con una connotazione di classe solo se dall’ascesa della borghesia si coglie più la spinta ideologica che la consistenza economica. «Un movimento, quindi, quello risorgimentale, per il Labriola compiutosi, sì, «sotto la direzione dello spirito borghese», ma nel senso che questo spirito agisce più come componente storica che come forza attuale, è nel presente stesso per spinta di onda esterna che interna. Se questa interpretazione che ne do è corretta – prosegue Cafagna, – si noti quanto essa sia sottile rispetto a quanto ci si attenderebbe da una versione semplificata e volgare del materialismo storico. Dunque, non c’è materialismo storico in questo giudizio del Labriola? Appena posto di fronte alla necessità di una analisi reale, uno spirito fine (avrebbe opinato malignamente un Croce) si distacca dalle proposizioni di dottrina? Il materialismo storico c’è, invece, in questa pagina, e c’è proprio alla maniera del Labriola: come metodo di confronto tra ciò che i protagonisti della storia pensano di sé e della storia che stanno vivendo, e ciò che questa realmente è; e come indagine sulla specifica funzione che quella, chiamiamola pure così, illusione ideologica riesce ad esercitare per la sua parte come forza reale sugli eventi. Su queste basi il Labriola costruisce (ma purtroppo non è più che un accenno) gli elementi che permetterebbero di definire il Risorgimento come una rivoluzione borghese, diciamo così, volontaristica; che, autoconcependosi come tale più di quanto in realtà non fosse, permise di forzare gli eventi e di determinarli. Ma non è più, però, di quanto lo spessore strutturale della realtà effettiva consentisse». Dunque, per Cafagna, è legittimo parlare del Risorgimento come di una rivoluzione borghese. Ma, per non cadere in «una versione semplificata e volgare del materialismo storico», tale definizione deve essere intesa in modo appropriato: non nel senso deterministico di Georges Bourgin, che aveva attribuito alla borghesia risorgimentale connotati ben definiti e la coscienza di perseguire i propri interessi di classe attraverso il programma unitario (9). Ma nel senso che «il moto risorgimentale sta dentro l’età europea della rivoluzione borghese e ne è parte integrante. Attraverso il moto risorgimentale è certamente la borghesia che cresce, non altre classi sociali. Attraverso le trasformazioni che si compiono nel corso delle lotte di quel periodo e a seguito del loro risultato finale è il modo di proprietà e di valorizzazione della forza-lavoro borghese che si afferma, non altri. Su di esso convergono sempre più parti della vecchia aristocrazia e alle sue leggi sono costretti (vi ci trovino dentro posto o no) i contadini»’ (pag 218-221) [(1) L. Cafagna, ‘Sviluppo economico e movimento nazionale’, relazione tenuta al XLVIII congresso di storia del Risorgimento italiano (Mantova, 26-29 settembre 1976) (…); (2) F.S. Merlino, ‘L’Italie telle qu’elle est’, Parigi, 1890, trad. it. ‘Questa è l’Italia’, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953. D’altronde il giudizio del Merlino sull’unitarismo improvvisato dei proprietari meridionali, in funzione difensiva rispetto alle rivendicazioni dei contadini, è stato largamente confermato dagli studi più recenti, a cominciare da quelli sopra citati di Denis Mack Smith e Salvatore Francesco Romano; (3) A. Agnelli, ‘Il fattore economico nella formazione dell’unità italiana’, in ‘Il Risorgimento italiano’. Rivista storica, VI, 1913, n. 2, pp. 253-278, e n. 33, pp. 471-488; Idem, ‘Il materialismo storico e il Risorgimento italiano. Posizione del problema’, in ‘Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, XLVI, 1913, n. 5, pp. 183-196; (4) R. Ciasca, ‘L’origine del ‘Programma per l’opinione nazionale italiana’, del 1847-1848′, Milano Roma Napoli, Dante Alighieri, 1916. Il lavoro del Ciasca, concepito su suggerimento del Salvemini, tende a dimostrare come il moto risorgimentale fosse alimenato principalmente dall’aspirazione delle borghesie degli Stati italiani a creare un mercato nazionale; (5) A. Anzilotti, ‘Di alcune pubblicazioni sulla storia del Risorgimento’, in ‘Archivio storico italiano’, LXXLL, 1914, vol. II, pp. 424-448; riedito con il titolo di ‘Per una storiografia del Risorgimento’, in Idem, Movimenti e contratti per l’unità italiana’, a cura di L. Russo, Bari, Laterza, 1930 (2° edizione a cura di A. Caracciolo, Milano, Giuffré, 1964, pp. 305-330); (6) S. Pugliese, ‘Due secoli di vita agricola. Produzione e valore dei terreni, contratti agrari, salari e prezzi nel Vercellese nei secoli XVIII e XIX’, Torino, Bocca, 1908; L. Einaudi, ‘La finanza sabauda all’aprirsi del secolo XVIII e durante la guerra di successione spagnola’, Torino, Società tip. ed. nazionale, 1908; G. Prato, ‘La vita economica in Piemonte a mezzo il secolo XVIII’, Torino, Società tip. ed. nazionale, 1908; (7) E. Rota, ‘L’Austria in Lombardia e la preparazione del movimento democratico cisalpino’, Milano-Roma-Napoli, Dante Alighieri, 1911; A. Sandonà, ‘Il regno lombardo-veneto (1814-1859). La costituzione e l’amministrazione’, Milano, Cogliati, 1912; (8) A. Labriola, ‘Scritti vari editi e inediti di filosofia e politica’, raccolti e pubblicati da B. Croce, Bari, Laterza, 1906; ‘IX. Da un secolo all’altro. Considerazioni retrospettive e presagi (Frammento)’, pp. 443-490 (sul Risorgimento pp. 487-490). Il frammento pubblicato con questo titolo dal Croce costituiva il quarto dei ‘Saggi su la concezione materialistica della storia’; era stato materia del corso tenuto all’università di Roma nell’anno accademico 1901-1902. Sul filosofo napoletano cfr.: L. Dal Pane, ‘Antonio Labriola nella politica e nella cultura italiana’, Torino, Einaudi, 1975 (sul frammento pp. 406-407); (9) G. Bourgin, ‘La formazione dell’unità italiana’, Firenze, La Nuova Italia, 1930 (1° ediz. francese: Parigi, Colin, 1929]”,”STOx-287″
“CAMAIANI Pier Giorgio”,”Dallo stato cittadino alla città bianca. La “”Società cristiana”” lucchese e la rivoluzione toscana.”,”P.G. Camaiani si è laureato in Lettere all’università di Pisa e ha seguito corsi di perfezionamento all’ Istituto di Studi Storici di Napoli e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è dedicato allo studio della storiografia sulla vita religiosa. Lucca nel dopoguerra si è differenziata dal resto della ‘rossa’ Toscana per il suo carattere di ‘città bianca’. Nell’Ottocento, lo Stato lucchese ha resistito all’assorbimento da parte del Granducato di Toscana fino al 1847 mantenendosi in vita fino alla vigilia dell’unità d’Italia. Nel volume si affronta il tema del giurisdizionalismo leopoldino, la crisi del 1848-49 e la rivoluzione del 1859.”,”ITAB-006-FMB”
“CAMATTE J. a cura; BORDIGA Amadeo scritti”,”Bordiga et la passion du communisme. Textes essentiels de Bordiga et reperes biographiques.”,”””La passion c’est la force essentielle de l’ homme qui tend energiquement à atteindre son objet”” (Marx) “”En consequence le probleme de la praxis du parti n’est pas de savoir le futur, ce qui serait peu, ni de vouloir le futur, ce qui serait trop, mais de “”conserver la ligne du futur de sa propre classe””.”” (Proprieté et capital, Prometeo, Serie II page 126) (pag 9)”,”BORD-053″
“CAMATTE Jacques”,”Dialogando con la vita.”,”””E’ per questo che ho cercato di andare più lontano di Marx, che sviluppa il concetto di separazione senza andare troppo indietro nel tempo, polarizzandosi sul capitale che presenta come il grande separatore. Si separa dagli uomini e dalle loro condizioni di vita; poi si separa lui stesso, dalla sua dipendenza nei confronti della specie. E allora, tra il ’68 e l’80, mi domando dove siamo rispetto a questo fenomeno, il fenomeno del capitale. La rivoluzione, come la pensava Bordiga, non c’è stata, è un fenomeno che non è possibile, è finito, si è abolito; ma allora cosa si è realizzato davvero, dato che c’è stato un tale sommovimento? E’ per questo che all’ inizio degli anni ’80 ho sviluppato un concetto, quello della morte potenziale del capitale. Il capitalismo si autonomizza totalmente da tutto, da tutte le specie, da tutte le sostanze dalle quali si è edificato, e cioè, come l’ ha dimostrato Marx, dal lavoro umano; ma non solo dal lavoro immediato, e questo è merito di Bordiga averlo ripreso, non solo dal lavoro umano preso attraverso tutti i proletari che ha sfruttato, ma da tutto il lavoro universale della specie, che si esprime in particolare attraverso la scienza, si potrebbe dire attraverso tutto il processo di conoscenza della specie.”” (pag 26-27)”,”TEOC-280″
“CAMATTE Jacques”,”Comunidad y comunismo en Rusia. (Tit.orig.: Bordiga et la revolution russe: Russia et necessité du communisme, Invariance, num. 4)”,”””La teoria della dittatura del proletariato, che affonda le sue radici nei giacobini della Rivoluzione francese e in Babeuf, è stata raccolta da Buonarroti e, con alcune differenze, da Flora Tristan, S. Born e alcuni cartisti, si è sviluppata in Blanqui ed i suoi discepoli (Tkacev, per esempio), è stata elaborata da Marx in forma chiara e precisa, determinante, come dirà Lenin (Bernstein rimproverò a Marx, con ostilità, il non essere stato capace di separarsi dal suo blanquismo), e acquisisce egemonia in Lenin e nei bolscevichi e arriva al culmine in Bordiga. Essa sostiene che l’ intervento dispotico del proletariato nel processo economico potrà accelerare il passaggio al comunismo (…)””. (pag 100)”,”BORD-075″
“CAMATTE Jacques”,”Comunità e comunismo in Russia. (Tit.orig.: Bordiga et la revolution russe: Russia et necessité du communisme)”,”””Jacques Camatte difende dal 1961 la posizione di Marx, secondo la quale l’essere umano è il vero ‘Gemeinwesen’ dell’uomo, “”Das menschliche Wesen ist das wahre Gemeinwesen des Menschen”” (…)”” (pag 13) pag 30 Libro di GB Jacques CAMATTE ha partecipato giovanissimo all’attività e al lavoro teorico del Partito Comunista Internazionale prima a Marsiglia e poi a Parigi. In questo periodo ha scritto tre saggi di particolare rilievo: nel 1961 ‘Origine e funzionamento della forma-partito’ (Firenze, 1969), nel 1964 uno studio sul movimento operaio francese non tradotto in Italia. nel 1966 ‘Il capitolo VI inedito del capitale e l’opera economica di Karl Marx’ (Savona 1972). Nel 1966 è uscito dal P. Com Int. (Programma Comunista) e ha iniziato la pubblicazione della rivista ‘Invariance’ (serie 1-10). Della seconda serie sono usciti al 1975 4 numeri. Vive a Brignoles dove insegna scienze naturali.”,”BORD-093″
“CAMATTE Jacques”,”Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977.”,”Contiene tra l’altro: – La sinistra comunista d’Italia e il Partito Comunista Internazionale – Caratteri del movimento operaio francese – Il KAPD e il movimento proletario “”La società borghese è infatti caratterizzata dall’incertezza della esistenza, dall’angoscia sociale. Soltanto Marx è andato più a fondo nella critica della miseria sociale dell’uomo perché l’uomo doveva essere ancora più distruttivo, più disumanizzato. Era necessario far emergere straordinaria violenza tutta l’inumanità del nostro mondo perché questa diventasse così forte da essere intollerabile. Ma come non salutare la potenza di classe e la virulenza della visione di Babeuf che attinge la sua forza non più dal passato ma dal futuro, che la fa finita con le vecchie concezioni, lasciando che i morti sotterrino i morti? Come, di conseguenza, accordare una qualche attenzione a tutti i nostri pseudofilosofi e politici del momento che sono incapaci di comprendere che il mondo e, anche, di interpretarlo? Il romanzo della loro stupidità e della loro miseria è già scritto nella storia da oltre due secoli. Tutto l’esistenzialismo, l’inquietudine e l’angoscia del nostro mondo moderno sono figli della stessa società denunciata e messa alla berlina da Babeuf. La società borghese è anche la società del super-individualismo che fa di ogni uomo un estraneo per l’altro, dandogli solo due possibilità di esistenza: sfruttatore o sfruttato. “”Che genere di società è in effetti questa, dove in mezzo a parecchi milioni di persone si incontra la solitudine più profonda; dove si può essere sopraffatti da un’incoercibile voglia di uccidersi senza che nessuno lo indovini? Questa società non è una società, è, come dice Rousseau, un deserto popolato da bestie feroci… I rapporti tra gli interessi e gli animi, le vere relazioni tra gli individui, sono ancora da creare fra noi dalle fondamenta, e il suicidio è solo uno dei mille sintomi della generale lotta sociale permanentemente in atto, da cui tanti combattenti si ritirano perché sono stanchi di stare fra le vittime, o perché si ribellano all’idea di guadagnarsi un posto d’onore fra i carnefici”” (Karl Marx, Peuchet: del suicidio, in Friedrich Engels Karl Marx, Opere IV, cit., pp 549-50)”” [Jacques Camatte, Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977, 1978] (pag 209) “”La necessità del partito è legata per i membri del KAPD ad un fenomeno di volontà: cercare di accelerare il processo di formazione della coscienza, per tendere ad invertire il corso degli avvenimenti. In effetti, secondo loro, se il proletariato non fosse riuscito a portare a termine la sua missione storica, l’umanità sarebbe sprofondata nella barbarie. Questa tesi era già stata sostenuta da Rosa Luxemburg (1). C’è in questa volontà di superare la mentalità socialdemocratica il riconoscimento della condizione reale del proletariato. Non si tratta d’altra parte della barbarie di cui parla Morgan e, sulle sue orme, Engels, e neanche del periodo delle invasioni barbariche (benché vi furono affermazioni concernenti un possibile ritorno ad uno stadio simile all’età della pietra), ma barbarie nel senso che il trionfo del capitale significherà una crescita dell’oppressione degli uomini, la loro distruzione, una negazione sempre più terribile della loro umanità. Perché il potere del capitale è il potere dell’inumano. Questa alternativa fu ripresa da Trotsky, dalla scuola di Francoforte (Adorno consacra delle pagine magnifiche a questa questione). In Francia fu la rivista ‘Socialisme ou Barbarie (1948-’65) a metterla al centro delle sue ricerche teoriche e dell’azione che essa promuoveva. La barbarie venne precisata questa volta attraverso l’esistenza nella società sovietica dei campi di concentramento”” (2). [Jacques Camatte, Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977, 1978] (pag 270-271-272) [(1) “”Il socialismo è in questo momento la sola speranza dell’umanità. Al di sopra delle mura che stanno crollando della società capitalistica fiammeggiano a lettere di fuoco le parole del Manifesto comunista: Socialismo o decadenza nella barbarie! (Sozialismus oder Untergang in der Barbarei!)”” (R. Luxemburg, “”Que veut Spartacus?””, in ‘Spartacus et la Commune de Berlin (1918-1919), Cahiers de Spartacus, Paris, 1949, p. 90; “”Was will der Spartaksbund?””, in ‘Die Rote Fahne’, Berlin 14 dicembre 1918; ora in R. Luxemburg, ‘Gesammelte Werke, Dietz Verlag, Berlin, 1974, p. 443). In effetti nel ‘Manifesto del partito comunista’ (…), Marx-Engels non hanno mai affermato una simile alternativa: Rosa Luxemburg cita sicuramente a memoria. In vari punti del ‘Manifesto’ si affronta la questione della barbarie, ma non la si trova mai opposta al socialismo. In seguito, altri autori (tra cui Adorno) hanno pure affermato che Marx avrebbe esplicitamente parlato di socialismo o barbarie, ma essi non hanno mai un riferimento che consenta di trovare nell’opera di Marx o Engels l’origine spazio-temporale della famosa alternativa (cfr. in particolare V. Fay-Altvater – J.M. Vincent, ‘En partant du Capital’, Anthropos, Paris, 1968). Marx ha più volte messo in evidenza fino a qual punto la società in cui domina il modo di produzione capitalista fosse triviale, al di sotto delle antiche società ….”,”BORD-112″
“CAMATTE Jacques”,”Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977.”,”2° copia Contiene tra l’altro: – La sinistra comunista d’Italia e il Partito Comunista Internazionale – Caratteri del movimento operaio francese – Il KAPD e il movimento proletario Barbarie. (pag 270-71-72) “”La necessità del partito è legata per i membri del KAPD ad un fenomeno di volontà: cercare di accelerare il processo di formazione della coscienza, per tendere ad invertire il corso degli avvenimenti. In effetti, secondo loro, se il proletariato non fosse riuscito a portare a termine la sua missione storica, l’umanità sarebbe sprofondata nella barbarie. Questa tesi era già stata sostenuta da Rosa Luxemburg (1). C’è in questa volontà di superare la mentalità socialdemocratica il riconoscimento della condizione reale del proletariato. Non si tratta d’altra parte della barbarie di cui parla Morgan e, sulle sue orme, Engels, e neanche del periodo delle invasioni barbariche (benché vi furono affermazioni concernenti un possibile ritorno ad uno stadio simile all’età della pietra), ma barbarie nel senso che il trionfo del capitale significherà una crescita dell’oppressione degli uomini, la loro distruzione, una negazione sempre più terribile della loro umanità. Perché il potere del capitale è il potere dell’inumano. Questa alternativa fu ripresa da Trotsky, dalla scuola di Francoforte (Adorno consacra delle pagine magnifiche a questa questione). In Francia fu la rivista ‘Socialisme ou Barbarie’ (1948-’65) a metterla al centro delle sue ricerche teoriche e dell’azione che essa promuoveva. La barbarie venne precisata questa volta attraverso l’esistenza nella società sovietica dei campi di concentramento. (2)”” [Jacques Camatte, Verso la comunità umana. Scritti dal 1968 al 1977, 1978] (pag 270-271-272) [(1) “”Il socialismo è in questo momento la sola speranza dell’umanità. Al di sopra delle mura che stanno crollando della società capitalistica fiammeggiano a lettere di fuoco le parole del Manifesto comunista: Socialismo o decadenza nella barbarie! (Sozialismus oder Untergang in der Barbarei!)”” (R. Luxemburg, “”Que veut Spartacus?””, in ‘Spartacus et la Commune de Berlin (1918-1919), Cahiers de Spartacus, Paris, 1949, p. 90; “”Was will der Spartaksbund?””, in ‘Die Rote Fahne’, Berlin 14 dicembre 1918; ora in R. Luxemburg, ‘Gesammelte Werke, Dietz Verlag, Berlin, 1974, p. 443). In effetti nel ‘Manifesto del partito comunista’ (…), Marx-Engels non hanno mai affermato una simile alternativa: Rosa Luxemburg cita sicuramente a memoria. In vari punti del ‘Manifesto’ si affronta la questione della barbarie, ma non la si trova mai opposta al socialismo. In seguito, altri autori (tra cui Adorno) hanno pure affermato che Marx avrebbe esplicitamente parlato di socialismo o barbarie, ma essi non hanno mai un riferimento che consenta di trovare nell’opera di Marx o Engels l’origine spazio-temporale della famosa alternativa (cfr. in particolare V. Fay-Altvater – J.M. Vincent, ‘En partant du Capital’, Anthropos, Paris, 1968). Marx ha più volte messo in evidenza fino a qual punto la società in cui domina il modo di produzione capitalista fosse triviale, al di sotto delle antiche società in cui il fine della produzione era l’uomo stesso. Ne ‘La guerra civile in Francia’ (1871) egli ironizza sul fatto che la borghesia si vanta di aver superato la legge del taglione instaurando il diritto, e dimostra fino a che punto la repressione che essa opera si imparenti all’antica “”vendetta””, decuplicata in forma di violenza dai mezzi moderni di cui dispone; egli parla di stato selvaggio, efferatezza (Wildheit). Il concetto di barbarie nella misura in cui designa un periodo della storia umana, è un concetto estraneo alla teoria marxista. Engels ebbe certamente ragione di mostrare l’importanza dell’opera di L.H. Morgan, di mettere in evidenza come questi, indipendentemente da lui stesso e da Marx, avesse scoperto dei principi fondamentali del comunismo; egli ebbe torto nell’annettere il concetto di barbarie di Morgan (al pari di quello di selvaggio o di civilizzazione). Infatti, oltre alle ambiguità già segnalate, ogni traccia del modo di produzione e della forma della comunità umana vi sono eluse. Invece, i concetti utilizzati da Marx per la seriazione-periodizzazione (che non implica in alcun modo un unilinearismo) integrano i dati precedenti. Abbiamo: le comunità comuniste primitive (e non il comunismo primitivo, termine abbastanza impreciso); le comunità asiatiche (forme asiatiche) e, in seguito, per quanto concerne l’occidente, lo schiavismo della società antica, il feudalesimo, il modo di produzione capitalistico. Appare quindi abbastanza improbabile che Marx abbia parlato di “”socialismo o barbarie””. Che egli abbia evocato l’eventualità di una regressione è ampiamente possibile. Lo studio storico mostrerebbe la validità di un tale processo. Indichiamo brevemente due esempi in cui si ebbe regressione a uno “”stadio anteriore””: l’Italia alla fine del medioevo, in seguito allo spostamento delle vie di comunicazione, vede il modo capitalista ostacolato nel suo sviluppo, e subisce un certo ritorno al feudalesimo; la Germania dopo la Guerra dei trent’anni (1618-48). Che Marx abbia posto l’eventualità di una regressione prova semplicemente – al livello in cui affrontiamo la questione – com’egli non fosse un illuminista, secondo cui il progresso è cumulativo e continuo. Engels non ha evocata in modo netto l’alternativa: socialismo o barbarie, ma: socialismo o distruzione della società: “”In altri termini: ciò deriva dal fatto che le forze produttive generate dal modo di produzione capitalista moderno, al pari del sistema di ripartizione di beni che esso ha creati, sono entrati in contraddizione flagrante con questo stesso modo di produzione, e ciò a un grado tale che diviene necessario un rovesciamento del modo di produzione e di ripartizione eliminando tutte le differenze di classe, se non si vuole vedere perire tutta la società”” (Anti-Dühring); (2) Nella confutazione delle tesi di ‘Socialisme ou Barbarie’ Amadeo Bordiga fa osservare – in stretta coerenza con la periodizzazione di Morgan-Engels – che sarebbe stato opportuno parlare dell’alternativa: Socialismo o civiltà, in luogo di Socialismo o barbarie. A questo proposito egli riprendeva la tesi essenziale di Marx-Engels: i barbari hanno rigenerato l’occidente”” (cfr. “”Avanti, barbari!””, in Battaglia comunista, 1951, n. 2)””]”,”PARx-040″
“CAMATTE Jacques”,”Discontinuità e immediatismo.”,”””C’è da premettere, (…), che quando si fa in genere una citazione occorre tener presente la portata teorica dei riferimenti. In altri termini, vi sono dei riferimenti ad una realtà contingente, quali quelli che si possono ricavare citando il ‘Manifesto’ o la ‘Critica del programma di Gotha’, e altri che si riferiscono a tutto lo sviluppo della classe (si vedano per esempio le seguenti citazioni tratte dall”Ideologia tedesca’); si potrebbe dire altrettanto quando ci si riferisce allo Stato, al capitale, ecc. Dunque: «1°. Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte sorgere forze produttive e mezzi di relazione che nelle situazioni esistenti fanno solo del male, che non sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in connessione con tutto ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società, forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si può formare anche fra le altre classi, in virtù della considerazione della posizione di questa classe; 2°. Le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze produttive sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la cui potenza sociale, che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione ‘pratico’-idealistica nella forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionaria si rivolge contro una classe che fino allora ha dominato; 3°. In tutte le rivoluzioni sinora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il ‘modo’ dell’attività che si è avuta finora, sopprime il ‘lavoro’ e abolisce il dominio di tutte le classe insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l’espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc.; 4°. Tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una ‘rivoluzione’; quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe ‘dominante’ non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l”abbatte’ può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società» (2). Notiamo che nello stesso periodo Marx non disconosceva il problema del partito. Già in ‘Per la critica della filosofia del diritto’ egli parla del partito filosofico che deve lottare contro lo ‘status quo’ tedesco; più tardi rimprovererà a Feuerbach di parlare del comunismo in modo astratto, mentre il comunista è il membro di un partito comunista. («Nelle province renane, (…) esse (le classi medie) decisero l’alleanza col partito filosofico di cui abbiamo prima parlato. Il risultato di questa alleanza fu la ‘Rheinische Zeitung…» (3). E’ dunque chiaro che Marx ed Engels, esaminano qui il movimento nella sua totalità e non nell’immediato. Ebbene, in questa lunga citazione vediamo espressi due elementi che oggi appaiono manifesti: negazione del lavoro in quanto modo dell’attività comune a tutte le società di classe da un lato, e dall’altro l’esistenza di una classe che non si manifesterà più essa stessa come classe; per cui al limite, l’ultima rivoluzione classista sarà allo stesso tempo aclassista, e tale essa si manifesterà. «Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano questi elementi materiali per un rivolgimento totale, cioè da una parte le forze produttive esistenti, dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro la stessa “”produzione della vita”” come è stata fino a quel momento, la “”attività totale”” su cui questa si fondava, allora è del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico, se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la storia del comunismo» (4). (…) «Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano ‘della storia universale’, così come il comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza storica universale» (5)”” [Jacques Camatte, ‘Discontinuità e immediatismo’, Palermo, 1978] [(2) Marx-Engels, ‘L’ideologia tedesca’, in ‘Opere complete’, Roma, 1972, vol. V, pagg. 37-38; (3) F. Engels, ‘Rivoluzione e controrivoluzione in Germania’, in Marx-Engels, ‘Le Opere’, Roma, 1974, p. 607; (4) Marx-Engels, ‘L’ideologia tedesca’, op. cit, pag. 40; (5) Id. pag. 34] (pag 93-94-95)”,”BORD-141″
“CAMATTE Jacques”,”Comunità e comunismo in Russia.”,”Accingendosi a fare una prefazione al lavoro di Bordiga, Jacques Camatte si è trovato a svolgere una lettura del significato della rivoluzione russa.”,”BORD-012-FL”
“CAMBI Franco; collaborazione di Giuseppe TREBISACCE”,”Storia della pedagogia.”,”Franco Cambi è ordinario di Pedagogia generale alla facoltà di Magistero dell’università di Firenze; si occupa di filosofia dell’educazione, di storia dell’infanzia; di filosofia. Ha pubblicato: ‘Antifascismo e pedagogia. 1930-1945’, Firenze 1980. ‘Storia dell’infanzia nell’Italia liberale’ (Firenze 1988, con S. Ulivieri), ‘La ricerca storico-educativa in Italia’ (Milano, 1992). Marx, Engels e la pedagogia (pag 399-403) Labriola e la pedagogia marxista in Italia (pag 403) Modelli di pedagogia marxista (1900-1945) (pag 462-470) “”Al di là di ogni oscillazione, tipica della II Internazionale, tra massimalismo e riformismo, di ogni «collaborazione» con la tradizione educativa borghese, si pongono invece Lenin e gli orientamenti della pedagogia sovietica. In Lenin la teoria marxista viene immessa all’interno della tradizione russa (collegandosi all’illuminismo e al populismo) e, al tempo stesso, connessa a duna strategia politica rivoluzionaria. Da un lato, quindi, Lenin afferma con vigore che il comunismo deve essere l’erede culturale del passato borghese, deve «utilizzare l’intero apparato della società borghese capitalista», attraverso «organizzazione» e «disciplina», specialmente per quello che riguarda la scienza e la tecnica; dall’altro lato sottolinea i caratteri nuovi dell’educazione comunista, individuati in uno stretto rapporto tra scuola e politica (la scuola non è mai apolitica e la migliore scuola, per gli operai e i contadini, è quella legata alla «lotta rivoluzionaria», e nell’istruzione politecnica, che riprende il concetto marxiano di «onnilateralità» e si articola sull’incontro di istruzione e lavoro produttivo. In vari scritti, spesso occasionali, Lenin sostiene con forza queste linee generali di pedagogia socialista, ma pone l’accento anche sui problemi generali di pedagogia socialista, ma pone l’accento anche sui problemi organizzativi della scuola in una società comunista, legati ad «una intera serie di trasformazioni materiali: costruzione di scuole, selezione degli insegnanti, riforme interne dell’organizzazione e della relazione del personale insegnante», trasformazioni queste che richiedono una lunga preparazione. I temi educativi sostenuti da Lenin furono alla base delle realizzazioni scolastiche del primo periodo post-rivoluzionario in Russia, che va dal 1917 al 1930. In questi anni caratterizzati da un forte entusiasmo costruttivo e da una volontà di profondo rinnovamento delle istituzioni per merito di vari pedagogisti, ma soprattutto da Anatolij Vasilevic Lunaciarskij (1875-1953) e di Nadesda Konstantinovna Krupskaja (1869-1939), moglie di Lenin, si viene compiendo un aggiornamento pedagogico e didattico, collegandosi in particolare all’esperienza della «scuola del lavoro» di Kerschensteiner. Venne così realizzata quella «scuola unica del lavoro» che, marxianamente, ricongiungeva lavoro intellettuale e manuale (produttivo), che si afferma come una scuola «di cultura generale e politecnica», fondata sull’unione di lavoro, natura, società”” (pag 464-465) [Franco Cambi, collaborazione di Giuseppe Trebisacce, ‘Storia della pedagogia’, Laterza, Roma Bari, 1997] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”GIOx-003-FGB” “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Gianfranco MADDOLI Francesco BERTOLINI Luigi Enrico ROSSI Gian Franco GIANOTTI Massimo VETTA Cristiano GROTTANELLI Aldo CORCELLA Diego LANZA Giovanni CERRI Giuseppe MASTROMARCO Luciano CANFORA Guido AVEZZU Alberto MAFFI Aldo CORCELLA Fabio ROSCALLA Lucio BERTELLI Giuseppe CAMBIANO Gian Franco NIEDDU Mario VEGETTI”,”Grecia antica. Volume 1. La polis. Dall’epica omerica all’enciclopedia aristotelica del sapere.”,”Erodoto. La forma dell’esposizione “”Un’opera scritta, dunque, immaginata per un pubblico astratto nel futuro. Ma, allora, le notizie sulle letture pubbliche sono false? Il fatto che l’opera scritta sia anche una sorta di bilancio finale di un’attività suggerisce una risposta; ma, prima di formularla, è necessario riconsiderare brevemente alcuni caratteri della “”scrittura”” erodotea. Georg Friedrich Creuzer osservò che Erodoto «nella quasi immensa varietà di argomenti cui volle rendere edotti i Greci non risulta mai dimenticarsi del piano fondamentale dell’opera». Il discorso erodoteo si dipana attraverso una serie di digressioni che possono assumere dimensioni enormi come la descrizione dell’Egitto; ma Erodoto ha sempre presente il filo principale della narrazione.”” (pag 443, Luciano Canfora, Aldo Corcella, La letteratura politica e la storiografia)”,”STAx-331″ “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Marco FANTUZZI Luigi LEHNUS Massimo FUSILLO Enzo DEGANI Franco MONTANARI Ezio PELIZER Ferruccio Franco REPELLINI Roberto PRETAGOSTINI Christian JACOB Maria Michela SASSI Salvatore SETTIS Diego LANZA Giuseppe CAMBIANO Fausto PARENTE Livio ROSSETTI Patrizia LIVIABELLA FURIANI Edgar PACK Konrad VÖSSING Nicholas HORSFALL Luciano CANFORA”,”Grecia antica. Volume 2. L’ellenismo. Egemonia e diffusione della cultura greca.”,”Pergamo come centro culturale prende avvia e si sviluppa dopo Alessandria, dunque in qualche modo può sfruttare un precedente già avanzato: ma ben presto diventa concorrente e rivale della città dei Tolomei, sia come polo di attrazione per intellettuali e artisti, sia per le attività connesse alla biblioteca come la ricerca di libri, sia per la produzione di cultura e il lavoro di interpretazione dei testi letterari”” (pag 647) (Franco Montanari, Pergamo) “”Non è facile stabilire l’influenza della letteratura greca sula cultura dei Cartaginesi. La letteratura punica di Cartagine è andata completamente perduta e la relativa storiografia greco-romana non se ne interessò. Le relazioni economiche di Cartagine con la Sicilia portarono, dalla metà del VI secolo a.C., a contatti più stretti con il mondo greco. (…)”” (Konrad Vossing, Cartagine)”,”STAx-332″ “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Paolo DESIDERI Pierluigi DONINI Guido CORTASSA Salvatore NICOSIA Klaus MEISTER Domenica Paola ORSI Anna Maria BIRASCHI Gianfranco MADDOLI Francesco DONADI Massimo FUSILLO Anna BELTRAMETTI Giorgio CAMASSA Mario VEGETTI Innocenzo CERVELLI Aldo BRANCACCI Bruno CORSANI Enrico NORELLI Giovanni FILORAMO Francesco ROMANO Guglielmo CAVALLO Edgar PACK Pier Franco BEATRICE Marcello GIGANTE Andrea TESSIER Giovanni SALANITRO”,”Grecia antica. Volume 3. I greci e Roma. Tra modelli classici e rimescolamenti di genere.”,” Le forme del libro tra Grecia e Roma, Codice, Libri e testi (pag 613-) Il cristianesimo divenne una religione man mano fondata sul libro “”In ogni caso, quando il cristianesimo – trovandosi a operare in un’età di alfabetismo relativamente largo, pur se a livelli quantitativi e qualitativi diversi a seconda delle aree e centri del Mediterraneo (33) – affidò anche alla parola scritta e al libro la diffusione del suo messaggio (34), orientò in maniera decisa la sua scelta in favore del codice. I più antichi codici cristiani non sono in ogni caso anteriori al II secolo e all’inoltrata età adrianea; ed è a partire da quest’epoca quindi che il cristianesimo divenne man mano religione fondata sul libro, con una sempre più estesa moltiplicazione di esemplari dei suoi testi. Ma anche se né più antichi né, inizialmente, di numero più consistente di quelli di contenuto profano, i primi codici cristiani – di fronte a tre rotoli soltanto, peraltro di contenuto non biblico – impongono di cercare le motivazioni di una scelta che non può essere stata casuale. Il problema, assai dibattuto, non ha finora trovato, né forse può trovare, una soluzione definitiva (35). Ma almeno talune linee di fondo si intravedono, partendo dalla constatazione che il codice costituiva un modello di “”contenitore di testo”” – libro, ma non soltanto libro – diverso dal rotolo, legato alla tradizionale cultura letteraria e perciò a una ‘paideia’ fatta di libri e sui libri propria delle classi dominanti. Il cristianesimo, nel suo proporsi come religione scritta rivolta a tutti faceva leva, in verità, su fasce alfabetizzate di diverso livello sociale e culturale: fasce costituite non tanto o non soltanto dal tradizionale pubblico di lettori più o meno colti adusi al libro-rotolo, ma anche da quello che si può indicare come “”pubblico del codice””, nel senso di individui forniti molto più che di un alfabetismo funzionale, ma privi di strumenti culturali affinati, ai quali, pur se non erano sconosciuti rotoli contenenti testi semplici o di livello letterario piuttosto basso, la cultura scritta era più vicina e familiare nella specie di ‘tabulae’ documentarie e di ‘note-books’ d’uso quotidiano, o che, praticando discipline tecniche o modeste letture scolastiche, erano adusi ad adoperare libri in forma di codice, più adatta, in quanto a “”pagine””, a una letteratura manualistica e di riferimento come in genere quella di testi non solo tecnici e “”professionali”” – grammaticali, lessicografici, medici, giuridici – ma anche di carattere sacro. Se a questo si aggiunge il fattore economico (a parità quantitativa di testo, v’era un notevole risparmio di materia scrittoria, giacché il codice veniva scritto sul ‘recto’ e sul ‘verso’ della pagina, a differenza del rotolo, scritto di norma sul solo ‘recto’), pare ben giustificata la scelta cristiana, la quale comunque restò circoscritta ai testi biblici, mentre gli stessi cristiani, ove committenti o lettori dei testi della produzione letteraria non solo classica ma anche patristica, continuarono ad adoperare più volte il rotolo. Testo biblico e tipologia del codice, vennero così, a legarsi saldamente”” [Guglielmo Cavallo, Discorsi sul libro. Le forme del libro tra Grecia e Roma’(pag 620-621)] (pag 620-621)”,”STAx-333″ “CAMBIANO Giuseppe CANFORA Luciano LANZA Diego, direttori; saggi di Luciano CANFORA Guglielmo CAVALLO Anna PONTANI Enrico V. MALTESE Dieter TIMPE Paolo ELEUTERI Vincenzo ROTOLO Enzo DEGANI Johannes IRMSCHER Luigi LORETO Giulio GUIDORIZZI Goachino CHIARINI Diego LANZA Oddone LONGO Riccardo DI-DONATO Ezio PELLIZER”,”Grecia antica. Volume 4. L’eredità della letteratura greca dalla tarda antichità a oggi.”,”Contiene tra l’altro: Canfora, ‘Libri e biblioteche’ (pag 11-94) Johannes Irmscher, ‘Il pensiero politico a Bisanzio’ (pag 529-562) Luigi Loreto, ‘Il generale e la biblioteca. La trattatistica militare greca da Democrito di Abdera ad Alessio I Comneno’ (pag 563-590) “”E.N. Luttwak ha sostenuto l’esistenza di una ‘grand strategy’ romana basata, nella sua seconda fase tra l’ultimo I e il III sec. d.C., su due sistemi successivi, di difesa avanzata e in profondità. Tra le principali obiezioni mossegli si pone quella di una mancanza di attestazioni positive di una relativa consapevolezza teorica. Se esatta sul piano metodologico, di un suo disinteresse ‘a priori’ cioè a tale problema, tuttavia sul piano sostanziale essa ha ignorato, sinora, che almeno quattro secoli prima un trattato greco, gli ‘Strategika’ di Enea (16 16-18), ‘teorizzava’ sui sistemi di difesa possibili per il territorio di uno stato ipotetico in relazione alla sua geografia individuando due tipi, appunto di difesa in prossimità dei confini e di difesa poggiata sulle posizioni tra questo e il suo centro nevralgico, la ‘polis’. La trasmissione fino alla raccolta bizantina, la testimonianza intermedia di un suo studio attento da parte di Polibio (cfr. x 44 I), una circolazione in età imperiale che doveva essere notevole se – come ancora ci pare preferibile con gli unanimi precedenti editori contro Vieillefond – (8) da esso excerpiva per la sua enciclopedia, dunque per una destinazione non specialistica di laici, Giulio Africano, ci inducono a ritenere che esso fosse ben presente a chi nel governo imperiale provvedeva ad organizzare la dimensione militare dell’impero. Continuità plurisecolare: qui, per la sua positiva mediazione intellettuale, anche nelle strutture”” [Luigi Loreto, ‘Il generale e la biblioteca. La trattatistica militare greca da Democrito di Abdera ad Alessio I Comneno’] (pag 576) (8) J.R. Vieillefond, ‘Les ‘Cestes’ de Julius Africanus’, Firenze-Paris, Didier, 1970 (…)]”,”STAx-334″ “CAMBONI Gianfranco SAMSA Danilo”,”PCI e movimento degli studenti, 1968-1973. Ceti medi e strategie delle riforme.”,”Gianfranco Camboni nato a Ozieri (Sassari) nel 1952 ha in corso una ricerca sull’ epistemologia francese contemporanea. Danilo Samsa, nato a Milano nel 1946, svolge attività di ricerca presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Milano.”,”PCIx-002-FSD” “CAMBRIA Adele”,”Amore come rivoluzione. Tre sorelle per un rivoluzionario: le lettere inedite della moglie e delle cognate di Antonio Gramsci. La risposta alle ‘Lettere dal carcere’. Con il testo teatrale ‘Nonostante Gramsci’.”,”‘Biografia degli affetti’ della famiglia Schucht. Adele CAMBRIA è nata a Reggio Calabria nel 1931. E’ diventata giornalista (Giorno, Paese Sera, Stampa, Mondo, Espresso). Ha lavorato per la Tv. Ha fatto esperienza nella stampa dei gruppi extra-parlamentari (lotta continua, aut, effe).”,”GRAS-088″ “CAMERON Rondo, edizione italiana a cura di Pierluigi CIOCCA; saggi di R. CAMERON R. TILLY O. CRISP H.T. PATRICK R. SYLLA J.S. COHEN”,”Le banche e lo sviluppo del sistema industriale. (Tit.orig.: Banking in the Early Stages of Industrialization)”,”Saggi di R. CAMERON R. TILLY O. CRISP H.T. PATRICK R. SYLLA J.S. COHEN Rondo CAMERON è nato a Linden (Texas) nel 1920. Ha compiuto studi nelle università di Yale (B.A. e M.A.) e Chicago (Ph.D.) dove ha anche insegnato. Ha frequentato il Center for Advanced Study dell’Università di Stanford. Dal 1952 al 1969 è stato professore di storia e di economia all’Università d Wisconsin. Poi ha insegnato all’Emory University. Ha scritto: ‘France and the Economic Development of Europe, 1800-1914’ e ‘The European World’.”,”ECOI-279″ “CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”Banchi pubblici, banchi privati e monti di pietà nell’Europa preindustriale. Amministrazione, tecniche operative e ruoli economici. Atti del Convegno, Genova, 1-6 ottobre 1990. 1.”,”Saggi di CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”EURE-070″ “CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”Banchi pubblici, banchi privati e monti di pietà nell’Europa preindustriale. Amministrazione, tecniche operative e ruoli economici. Atti del Convegno, Genova, 1-6 ottobre 1990. 2.”,”Saggi di CAMERON Rondo KINDLEBERGER Charles MUNRO John H. SANTARELLI Umberto JEANNIN Pierre MILLS Geoffrey T. SCHNEIDER Juergen DE-CECCO Marcello STEEE Mark PIERGOVANNI Vito FELLONI Giuseppe OTTE Enrique RUIZ MARTIN Felipe MUELLER Reinhold C. TUCCI Ugo COVA Alberto CASSANDRO Michele KIRSHNER Julius CONTI Giuseppe PALERMO Luciano PIOLA CASELLI Fausto DE-ROSA Luigi DE-SIMONE Ennio SAVELLI Rodolfo BONAZZOLI Viviana MASSA PIERGIOVANNI Paola STUMPO Enrico TRAVAGLINI Carlo SPICIANI Amleto CATTINI Marco ZALIN Giovanni LANDI Fiorenzo LUZZATI Michele DUBOIS Henry BLOCKMANS Wim SOETAERT Paul HOUTMAN DE SMEDT Helma NORTH Michael HILDEBRANDT Reinhardt KELLENBENZ Hermann KOERNER Martin SPUFFORD Peter MELTON Frank T. PIERUCCI Paola CARRASCO PEREZ Juan HERNANDEZ ESTEVE Esteban FERNANDEZ DE PINEDO Emiliano TINOCO RUBIALES Santiago VAZQUEZ DE PRADA Valentin VAN DER WEE Hermann”,”EURE-071″ “CAMERON Rondo”,”Storia economica del mondo. Dalla preistoria ad oggi.”,”Rondo Cameron, storico dell’economia e specialista di storia della banca, insegna alla Emory University di Atlanta. Ha pubblicato vari contributi tra cui “”France and the Economic Development of Europe”” (1966), e ha curato il volume tradotto dal Mulino “”Le banche e lo sviluppo del sistema industriale”” (1975). Tentativo fallito di cooperazione internazionale [‘L’ultimo grande tentativo di dar vita ad una cooperazione internazionale che ponesse termine alla crisi economica fu la Conferenza monetaria mondiale del 1933. Proposta ufficialmente dalla Società delle nazioni nel maggio del 1932 e adottata come risoluzione dalla conferenza di Losanna nel luglio di quell’anno, l’abbozzo di ordine del giorno della conferenza prevedeva accordi per ripristinare il gold standard, ridurre le tariffe e i contingenti sulle importazioni e mettere in atto altre forme di cooperazione internazionale. Il ruolo in tale conferenza degli Stati Uniti, impegnati in quel periodo in un’elezione presidenziale, era universalmente ritenuto essenziale. A causa delle elezioni e della riluttanza dei candidati, Hoover e Roosevelt, a esporsi anzitempo, la conferenza fu rinviata alla primavera del 1933, e poi nuovamente rinviata al mese di giugno per permettere a Roosevelt di organizzare la propria amministrazione. Roosevelt assunse la carica nel momento peggiore della depressione (…). Quando la conferenza si riunì finalmente a Londra nel mese di giugno, Roosevelt rilasciò una dichiarazione secondo la quale la prima responsabilità del governo americano era di riportare il paese alla prosperità e che egli non avrebbe potuto sottoscrivere accordi internazionali che potessero interferire in questo compito. Scoraggiati, i delegati presenti alla conferenza assistettero a pochi inutili interventi e aggiornarono la conferenza al mese di luglio senza concordare alcuna iniziativa di qualche significato. Ancora una volta la cooperazione internazionale aveva fallito. Cosa provocò la depressione? Dopo oltre sessant’anni ancora non c’è sulla questione un consenso generale. Per alcuni la causa fu prima di tutto monetaria: una drastica diminuzione della quantità di denaro disponibile nelle maggiori economie industriali, Stati Uniti in particolare, che contagiò il resto del mondo. Per altri le cause devono essere cercate nel settore «reale»: un’autonoma contrazione dei consumi e delle spese per investimenti che si propagò a tutto il sistema economico e al mondo attraverso il meccanismo moltiplicatore-acceleratore. Ma altre spiegazioni sono state avanzate: la precedente depressione agricola, l’estrema dipendenza dei paesi del Terzo Mondo da mercati instabili per i loro prodotti primari, una scarsità o cattiva distribuzione delle risorse mondiali di oro, e così via. Un’interpretazione eclettica è quella che non vede responsabile un singolo fattore bensì una sfortunata concatenazione di eventi e circostanze, sia monetari che extra-monetari, che concorsero a determinare la depressione. Si può ulteriormente asserire che questi eventi e circostanze possono essere fatti risalire (forse in larga parte) alla prima guerra mondiale e alla sistemazione postbellica. Il crollo del gold standard, lo sconvolgimento dei commerci, cui non fu posto mai completo riparo, e le politiche economiche nazionalistiche degli anni venti sono tutti elementi del quadro. Quale che sia la causa precisa (o le cause) della depressione, c’è maggiore concordanza di opinioni sulle ragioni della sua gravità e lunghezza, legate alle posizioni relative e alle scelte della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Prima della guerra la Gran Bretagna, il paese guida a livello mondiale nel commercio, nella finanza e (fino alla fine del XIX secolo) nell’industria, aveva svolto un ruolo determinante nel dare stabilità all’economia mondiale. (…) Dopo la guerra la Gran Bretagna non fu più in grado di svolgere questa funzione di guida, ma ciò non divenne pienamente evidente prima del 1931. Gli Stati Uniti, l’economia di gran lunga dominante, erano restii ad accettare il ruolo di guida, riluttanza esemplificata dalla politica dell’immigrazione, dalla politica commerciale (tariffaria), dalla politica monetaria e dall’atteggiamento nei confronti della cooperazione internazionale. Se gli Stati uniti avessero perseguito politiche più aperte negli anni venti ma soprattutto negli anni cruciali compresi tra il 1929 e il 1933, la depressione quasi sicuramente sarebbe stata meno feroce e più breve”” (pag 556-558)]”,”ECOI-379″ “CAMERON Rondo”,”Le banche e lo sviluppo del sistema industriale.”,”Rondo Cameron, nato a Linden (Texas) nel 1920, ha compiuto i suoi studi nelle Università di Yale (B.A. e M.A.) e di Chicago (Ph.D.), dove ha anche insegnato. Ha nstudiato anche in Europa grazie ad alcune borse di studio post-universitarie e nel 1958-59 ha frequentato il Center for Advanced Study dell’Università di Stanford. Dal 1952 aql 1969 è stato professore di storia e econonomia all’Università del Wisconsin. Attualmente insegna all’Emory University.”,”ECOI-200-FL” “CAMEROTA Michele”,”Galileo Galilei e la cultura scientifica nell’età della controriforma. Volume primo.”,”Michele Camerota insegna Storia della Scienza all’Università di Cagliari. Galileo Galilei Pisa 1564 – Arcetri 1642.”,”SCIx-285-FL” “CAMEROTA Michele”,”Galileo Galilei e la cultura scientifica nell’età della controriforma. Volume secondo.”,”Michele Camerota insegna Storia della Scienza all’Università di Cagliari. Galileo Galilei Pisa 1564 – Arcetri 1642.”,”SCIx-291-FL” “CAMINITI Alberto”,”La guerra russo-giapponese, 1904-1905.”,”Alberto Caminiti, classe 1931, già professore di materie giuridiche ed economiche, ha concluso la carriera quale dirigente del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Ha pubblicato pure ‘La guerra delle Falkland’ (2007). “”A dimostrazione dell’alta perizia nautica di Togo e dei comandanti delle sue navi, nonché della notevole preparazione degli equipaggi, si desidera esporre la brillante manovra che venne allora eseguita per opporre una muraglia di fuoco all’avversario: si chiama “”accostata per contromarcia”” e consisten nell’esecuzione di una curva ad “”U”” (360″”), nave dopo nave, per cui alla fine si riforma una formazione di fila (con le navi tutte nella medesima posizione di prima), ma che ora marciano completamente nella direzione opposta rispetto alla precedente. In battaglia, sotto il fuoco nemico, non è davvero cosa facile ma i giapponesi vi riuscirono perfettamente e alla loro marina andò il merito dell’elevato addestramento nautico dimostrato”” (pag 101)”,”QMIx-031-FV” “CAMISASCA Massimo”,”Comunione e Liberazione. Le origini (1954-1968).”,”CAMISASCA Massimo (Milano, 1946) e stato ordinato prete nel 1975. A 14 anni ha incontrato Giussani al Berchet. Responsabile di GS e poi di CL”,”RELC-281″ “CAMISASCA Massimo”,”Comunione e Liberazione. La ripresa (1969-1976).”,”CAMISASCA Massimo (Milano, 1946) e stato ordinato prete nel 1975. A 14 anni ha incontrato Giussani al Berchet. Responsabile di GS e poi di CL”,”RELC-282″ “CAMISASCA Massimo”,”Comunione e Liberazione. Il riconoscimento (1976-1984).”,”CAMISASCA Massimo (Milano, 1946) e stato ordinato prete nel 1975. A 14 anni ha incontrato Giussani al Berchet. Responsabile di GS e poi di CL”,”RELC-283″ “CAMMARANO Fulvio, a cura; ggi di Andrea FRANGIONI Marco DE-NICOLO’ Giovanni SCIROCCO Marco MANFREDI Guido FORMIGONI Elena PAPADIA Andrea FRANGIONI Luca RICCARDI Giovanni SABBATUCCI Catia PAPA Roberto PERTICI Gian Luca FRUCI e Costanza BERTOLOTTI Salvatore BOTTA Gian Luigi GATTI Mauro FORNO Francesco PAOLELLA Graziano MAMONE Antonio Maria ORECCHIA Rodolfo VITTORI e Matteo RABAGLIO Barbara BRACCO Marina TESORO e Michele CATTANE Claudia BALDOLI Costanza BERTOLOTTI Marco MONDINI Matteo MILLAN Paolo TAGINI Giovanni SBORDONE Valentina ZAGHI Emanuela MINUTO Alberto FERRABOSCHI Fabio MONTELLA Fulvio CAMMARANO Andrea BARAVELLI Marco MANFREDI Gianluca FULVETTI Gian Luca FRUCI Camilla POESIA Stefano GULLO Enrico ACCIAI Massimo PAPINI Stefano CAVAZZA Marco DE-NICOLO’ Enzo FIMIANI Marco PIGNOTTI Mario DE-PROSPO Daria DE-DONNO Maria Marcella RIZZO Giuseppe FERRARO Tommaso BARIS”,”Abbasso la guerra! Neutralisti in piazza alla vigilia della Prima guerra mondiale in Italia.”,”Il volume collettaneo contiene in particolare i capitoli: 3. Il neutralismo socialista; 4. Il neutralismo anarchico; 5. Il neutralismo dei cattolici; 6. Il neutralismo giolittiano; 7. Il neutralismo in Parlamento; (…) 11. I ‘neutralisti intellettuali’ “”Un ottimismo volontaristico che si alternava, caratteristicamente, con la disillusione sul ruolo, se non delle masse, della folla: “”Quanto alla folla, essa purtroppo, continuerà a correre con spensieratezza, se non con consapevole entusiasmo, verso il proprio sacrificio. Datele come bandiera un ideale, o uno di quegli ideali ‘doublés’, che la borghesia fabbrica per la folla, con i soliti materiali patriottici, ed essa saprà morire bene, sneza paura e senza rimpianti”” (27). Neppure la crisi economica, che si faceva sempre più grave e che nel gennaio sul piano della propaganda, nonostante il tentativo di legare la protesta contro la disoccupazione e l’aumetno dei prezzi alle agitazioni contro la partecipazione alla guerra. Anzi, mentre la CGdL dava chiari segnali di volersi concentrare sulle lotte di carattere economico (28), la rassegnazione si faceva strada, soprattutto di fronte all’ipotesi di una guerra di ‘difesa’ (29). Uno stato d’animo ben riassunto nelle righe di un giovane studioso, destinato, nel secondo dopoguerra, a una brillante carriera di commentatore sulle colonne del “”Corriere della Sera””: “”Vista l’impossibilità di arrestare l’accavallarsi precipitoso degli avvenimenti, vista l’impossibilità per ora di dirigerli, lasciamo che i fati si compiano, che la crisi cruenta ed orribile tocchi il suo epilogo, giunga alla sua conclusione; e prepariamoci piuttosto per il domani (…). Il nostro compito dunque? Domani, come ieri, la Rivoluzione: il solo atto che, dopo la guerra, possa riabilitare l’umanità”” (30)”” (Giovanni Scirocco, ‘Il neutralismo socialista’) (pag 45). Note: (27) ‘L’altra preparazione: quella morale…’, ivi, 3.1.1915; (28) Cfr. ‘La fame’, in “”La Confederazione del lavoro””, 1.2.1915; (29) Cfr. C. Lazzari, ‘La mobilitazione’, in “”Avanti!””, 11.1.1915; (30) P. Gentile, ‘Il nostro compito’, ivi, 29.1.1915] Saggi di Andrea FRANGIONI Marco DE-NICOLO’ Giovanni SCIROCCO Marco MANFREDI Guido FORMIGONI Elena PAPADIA Andrea FRANGIONI Luca RICCARDI Giovanni SABBATUCCI Catia PAPA Roberto PERTICI Gian Luca FRUCI e Costanza BERTOLOTTI Salvatore BOTTA Gian Luigi GATTI Mauro FORNO Francesco PAOLELLA Graziano MAMONE Antonio Maria ORECCHIA Rodolfo VITTORI e Matteo RABAGLIO Barbara BRACCO Marina TESORO e Michele CATTANE Claudia BALDOLI Costanza BERTOLOTTI Marco MONDINI Matteo MILLAN Paolo TAGINI Giovanni SBORDONE Valentina ZAGHI Emanuela MINUTO Alberto FERRABOSCHI Fabio MONTELLA Fulvio CAMMARANO Andrea BARAVELLI Marco MANFREDI Gianluca FULVETTI Gian Luca FRUCI Camilla POESIA Stefano GULLO Enrico ACCIAI Massimo PAPINI Stefano CAVAZZA Marco DE-NICOLO’ Enzo FIMIANI Marco PIGNOTTI Mario DE-PROSPO Daria DE-DONNO Maria Marcella RIZZO Giuseppe FERRARO Tommaso BARIS”,”ITQM-205″ “CAMMARANO Fulvio”,”Storia dell’Italia liberale.”,”Fulvio Cammarano, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna. Dirige il quadrimestrale ‘Ricerche di Storia politica’. Il congresso di Genova del 14 agosto 1892 nella sala Sivori. Il giudizio di Labriola a Engels. “”Il congresso che si aprì a Genova il 14 agosto 1892 costituì dunque l’occasione più matura, anche se per nulla scontata, per far nascere sul terreno della politica l’agognato partito nazionale. Alla prima giornata del congresso, apertosi nella sala Sivori di via Roma, parteciparono circa 200 delegati (tra cui una decina di donne) in rappresentanza di 324 associazioni, perlopiù lombarde ed emiliane. Non irrilevante, anche se minoritaria, fu la presenza di sodalizi meridionali tra cui quelli pugliesi e i rappresentanti del Fasci dei Lavoratori siciliani. Sin dalle prime battute il congresso mise in luce profonde divergenze, che videro anarchici e operaisti intransigenti unirsi tatticamente contro la linea socialista di Turati e Prampolini. I contrasti tra le due componenti furono sin dall’inizio talmente acuti che Prampolini propose la definitiva separazione dei congressisti – «perché noi siamo due partiti essenzialmente diversi, percorriamo due vie assolutamente opposte, fra noi non ci può essere comunanza, dunque lasciateci in pace» (6) -, mentre Turati, rivolgendosi agli anarchici, aggiunse: «per voi noi siamo reazionari, voi siete reazionari per noi, perché ci allontanate dalla via più breve che conduce alla rivoluzione. Siamo dunque intesi: domattina noi ci aduneremo fuori di qui senza di voi, e voi terrete, ovunque vi piaccia, le vostre riunioni». Il giorno 15 si presentarono alla Sala Sivori solo un’ottantina di delegati, tra cui gli anarchici Gori e Pellaco e l’operaista Casati, i quali costituirono il Partito dei lavoratori italiani; destinato a non lasciare traccia, esso escludeva coloro che non fossero «lavoratori salariati e diseredati». Nel congresso dei «legalitari e collettivisti» prevalse invece la posizione di Turati, favorevole ad un programma francamente socialista in polemica con le componenti più eclettiche della democrazia e dell’operaismo non intransigente, timorose di perdere in tal modo l’appoggio di molte società operaie. (…) Il carattere decisamente socialista (anche se generico in alcuni punti) del programma sembrava parzialmente contraddetto dallo Statuto del partito, che continuava invece a mantenere molte delle prerogative operaiste a cominciare dalla denominazione di Partito dei lavoratori italiani. Lo Statuto infatti, frutto di una discussione necessariamente affrettata, permetteva l’adesione al partito alle sole associazioni composte da «puri e semplici lavoratori d’ambo i sessi (…) salariati» (art. 2), ma poi introduceva di straforo (art. 17) la possibilità di iscrizioni di singoli individui, teoricamente anche non lavoratori salariati. Il congresso, dopo aver ribadito che il partito avrebbe avuto «un proprio giornale per organo centrale» (il settimanale «Lotta di classe», diretto formalmente da Prampolini ma di fatto da Turati), si sciolse acclamando la nascita del «partito operaio socialista», Separatisi definitivamente dagli anarchici e dai gruppi della democrazia radicale, i socialisti italiani non solo abbracciavano una linea programmatica sostanzialmente marxista, ma legittimavano la propria aspirazione a partecipare attivamente alla vita politica del paese. Inoltre il partito di Turati, nonostante la sua gracilità, sembrò fin da subito destinato ad andare al di là del suo ruolo di portavoce dei ceti subalterni, profilandosi come un possibile strumento di acculturazione e obbligazione politica per le grandi masse. «Può darsi – scrisse Labriola ad Engels il 2 settembre 1892 – che il piccolo partito sorto di sorpresa, e il programma votato alla rinfusa, facciano nascere l’amore della disciplina ed il pudore della responsabilità» (7). In effetti il partito raccolse ben presto ulteriori consensi con l’adesione dei Fasci siciliani e del Partito socialista rivoluzionario di Costa. Un parallelo processo di concentrazione si ebbe nel campo delle Camere del lavoro che, sull’esempio della prima sorta a Milano nel 1891, nel giro di due anni erano diventate 12 e si erano unificate in una confederazione. Al secondo congresso, tenutosi a Reggio Emilia nel 1893, si definì con maggiore precisione l’ambito dell’azione del partito, che assunse il nome di Partito socialista dei lavoratori italiani, accentuando l’aspetto della totale indipendenza dagli altri partiti, sia nelle «occasioni elettorali», sia in relazione alla condotta dei deputati socialisti in Parlamento”” (pag 137-139) [Fulvio Cammarano, ‘Storia dell’Italia liberale’, Mondolibri, Milano, 2012] [(6) I riferimenti al congresso di Genova del 1892, salvo altre indicazioni, sono tratti da L. Cortesi, ‘La costituzione del Partito socialista italiano’, ed. Avanti!, Milano, 1962; (7) Antonio Labriola, ‘Lettere a Engels’, Edizioni Rinascita, Roma, 1949, pp. 67-68 e 74] Rivista: Ricerche di storia politica Quadrimestrale dell’Associazione per le ricerche di storia politica Archivio fascicoli |Indice del numero 3/2024, dicembre ISBN: 978-88-15-42532-4 Annata: XXVII RDF Contenuto Saggi Giovanni Borgognone Il labirinto del wilsonismo: tra teoria politica e storiografia pp: 227-242 DOI: 10.1412/115030 Clemente Parisi «A third class, which is not a class». Pubblico e ordine democratico nel discorso politico e scientifico statunitense tra Ottocento e Novecento pp: 243-266 DOI: 10.1412/115031 Rassegne Giovanna Cigliano La politica estera della Federazione russa. Interpretazioni e dibattiti pp: 267-284 DOI: 10.1412/115032 Rubriche Guido Formigoni Ancora sul luglio del 1964. Il ruolo di Antonio Segni nella crisi del centro-sinistra pp: 285-296 DOI: 10.1412/115033 Biblioteca Biblioteca pp: 297-324 DOI: 10.1412/115034 Indice degli autori e dei volumi recensiti pp: 325-326 DOI: 10.1412/115035 Indice degli autori e dei volumi recensiti nel 2024 pp: 327-330 DOI: 10.1412/115036 Indice dell’annata 2024 pp: 331-332 DOI: 10.1412/115037″,”ITAA-003-FGB” “CAMMAROTA Lionello”,”Storia della musica.”,”Nota: in Alfanum in VAR aggiungere Musica CAMMAROTA Lionello (Napoli 1936) laureato in lettere a Roma ha studiato direzione d’ orchestra diplomandosi al Conservatorio di S. Cecilia dove insegna storia ed estetica musicale. (1981) Bach. “”Ma tanta notorietà in vita, accentrata sulle sole doti di virtuoso dell’ organo, fu nociva per il Bach compositore, e ne offuscherà la grandezza anche dopo la morte. Il realtà il Bach compositore non fu mai realmente apprezzato dai suoi concittadini, mentre dietro pressione di F. Benda e di J. Quantz, suoi ex allievi, oltre che del figlio Philipp Emanuel fu invitato a Potsdam da Federico il Grande, alla cui presenza destò in tutti meraviglia per le capacità d’ improvvisatore e di esecutore. Trascorso gli ultimi anni, quasi cieco, nell’ affetto dei familiari e degli allievi. Dopo la morte, il suo corpo andò perduto e con esso la memoria del suo ingegno. (…) Eppure, il vero spirito di Bach non fu conosciuto per molti decenni; solo dopo oltre cinquant’anni dalla morte uno studioso, il Forkel, iniziò nel 1802 a riesumare quanto era rimasto fino ad allora nel buio, e finalmente nel 1829 Felix Mendelssohn diresse a Berlino la Passione secondo San Matteo squarciando il velo che così a lungo aveva avvolto uno dei massimi geni dell’ arte musicale: è il sovrano del contrappunto strumentale ai cui insegnamenti guardarono Schumann, Brahms, Wagner e tanti altri.”” (pag 122-123)”,”VARx-175″ “CAMMELLI Andrea LA-ROSA Michele a cura; scritti di Vando BORGHI Andrea CAMMELLI Valentina CASTALDINI Angelo DI-FRANCIA Claudia GIROTTI Silvia GHISELLI Giorgio GOSETTI Stefano GRANDI Angelo GUERRIERO Michele LA-ROSA Annamaria LILLI Rosangela LODIGIANI Marialuisa LUSETTI Gian Piero MIGNOLI Elena NARDI Eugenio ZUCCHETTI”,”I laureati in Italia. Le indagini di AlmaLaurea su scelte formative, orientamento al lavoro e occupabilità.”,”Scritti di Vando BORGHI Andrea CAMMELLI Valentina CASTALDINI Angelo DI-FRANCIA Claudia GIROTTI Silvia GHISELLI Giorgio GOSETTI Stefano GRANDI Angelo GUERRIERO Michele LA-ROSA Annamaria LILLI Rosangela LODIGIANI Marialuisa LUSETTI Gian Piero MIGNOLI Elena NARDI Eugenio ZUCCHETTI. Capitolo di Giorgio GOSETTI e Elena NARDI, ‘Laureati e contesto sociale di provenienza’ (stratificazione sociale, provenienza sociale laureati e mobilità geografica) pag 89-111) Tre tipi di studenti. “”Lo studente puro, inoltre, è quello che normalmente ha alle spalle una famiglia composta da genitori con un livello di studi includente almeno uno dei due componenti con una laurea (Tab. 10)””. (3 categorie: studenti non lavoratori (puri), studenti-lavoratori, lavoratori-studenti) (pag 107) Scorrimento geografico. “”In generale, dunque, si registra una relazione piuttosto lineare fra la mobilità geografica dal centro verso gli atenei del nord e dal sud verso gli atenei del centro e del nord in relazione sia alla collocazione nella scala delle classi sociali che rispetto al titolo di studio: ci si sposta più facilmente se alle spalle vi è una famiglia appartenente alle classi medio-alte e con un elevato titolo di studio.”” (pag 109) Appendice statistica.Tabella 7: Situazione professionale (posizione nella professione) dei laureati dell’ anno 2000 ad un anno dalla laurea (pag 215) (Si trovano più addensati nella fascia ‘Impiegati alta e media qualificazione’ i gruppi corsi di laurea: Ingegneria (55.7), Scientifico (51.6), Economico-Statistico (48.8), Politico-sociale (46.6).”,”GIOx-030″ “CAMMELLI Stefano”,”Storia di Pechino e di come divenne capitale della Cina.”,”CAMMELLI Stefano, storico contemporaneista, autore di studi sulla cultura tradizionale contadina, dalla metà degli anni ’80 dirige “”Viaggi di cultura””, un’ organizzazione di turismo culturale specializzata in viaggi in Oriente. “”Tuttavia già prima, nel 1262, una ribellione antimongola di importanti feudatari cinesi, signori aggregati all’ esercito mongolo, modificò in modo definitivo il suo orientamento. Tutti i signori che negli anni passati i mongoli avevano unito al proprio esercito vennero rimossi e i posti chiave dell’ amministrazione affidati solamente a persone di sicura fede, generalmente mongoli o prevenienti dall’ Asia centrale. Fu una decisione importante, che non sempre è stata tenuta nella giusta considerazione in sede di analisi storica. (…) La società cinese in epoca Yuan non era una società egualitaria: i mongoli occupavano il gradino più importante e le popolazioni dell’ Asia centrale o Qudan e Jurchen il secondo posto. Solo dopo giungevano i cinesi (Han) conquistati prima del 1273. La gran parte della popolazione cinese, entrata a far parte dell’ impero mongolo dopo quella data, venne raccolta nell’ ultimo e meno importante gruppo detto Nanren (Uomini del sud). E’ stato sottolineato come una simile divisione non fosse rigida, come personalità cinesi abbiano avuto ugualmente accesso a posti chiave sia per capacità personale sia per mancanza di quadri dirigenti. Tuttavia mai in Cina una dinastia aveva costruito la propria amministrazione su una discriminante etnica di tale rilevanza””. (pag 178-179) “”Non desta meraviglia, con queste premesse, che il Shumiyuan, Ufficio per gli Affari Militari, fosse composto solamente da mongoli.”” (pag 180)”,”CINx-154″ “CAMMELLI Stefano”,”Quando l’oriente si tinse di rosso. Saggi sulla rivoluzione cinese.”,”Stefano Cammelli ha pubblicato pure ‘Secondo i cinesi’ (2009). ‘Storia di Pechino e di come divenne capitale della Cina (2004), ‘Ombre cinesi’ (2006). “”L’organizzazione del potere rosso””. “”L’organizzarsi del ‘potere rosso’ e la riorganizzazione della società contadina nelle aree occupate da Mao e dai guerriglieri comunisti costituirono dunque un momento molto complesso per la sopravvivenza delle basi stesse e si dovettero risolvere problemi anche militari molto più articolati di quanto non si sia talora ritenuto. Raggiunta e occupata la base occorreva costruirne le condizioni minimali di sicurezza e di funzionalità: la conquista o l’ingresso nel territorio, non bastava di per sé a garantire assolutamente nulla. Occorreva misurarsi con la molteplicità di poteri ivi presenti, quasi tutti anch’essi armati e ben poco disposti a sottomettersi, come si vedrà, alla direzione di una formazione rivoluzionaria giunta dall’esterno, reduce da falliti tentativi insurrezionali e, oltre tutto, nemica irriducibile dell’esercito del Guomindang con cui molte di queste formazioni banditesche e periferiche avevano raggiunto, se non un esplicito accordo, almeno una sostanziale tregua”” (pag 152)”,”CINx-273″ “CAMMELLI Stefano”,”Ombre cinesi. Indagine su una civiltà che volle farsi nazione.”,”Stefano Cammelli insegna all’Università di Bologna e dirigel’associazione Viaggi di Cultura. L’Occidente ha sempre inseguito il sogno di carpire i segreti della Cina, della sua prodigiosa vitalità e ricchezza. E la Cina non ha mai amato troppo l’interesse degli stranieri, ai quali ha spesso fatto credere ciò che volevano credere. Oggi quel paese appare interessato solo al denaro e all’economia. Ma esiste un’altra Cina, al di questo luogo sognato nello specchio occidentale? E come riconoscerla? Zhou Enlai non avrebbe dubbi, come disse a Henry Kissinger: ‘I misteri cinesi scompaiono in un solo modo, studiando’.”,”CINx-022-FL” “CAMMETT John M. a cura”,”Bibliografia gramsciana, 1922-1988.”,”‘Annali, Fondazione Istituto Gramsci, direttore Claudia Mancina, comitato scientifico: Nicola BADALONI Francesco BARBAGALLO Fabio BETTANIN Michele CILIBERTO Antonio DI-MEO Emma FATTORINI Valentino GERRATANA Claudia MANCINA Anna Maria NASSISI Mario REALE Giuseppe VACCA Le quattro motivazioni della “”fortuna”” delle opere di Gramsci nel mondo. (dalla prefazione) “”La seconda è l’ analisi spregiudicata della storia d’ Italia, vista nel complesso come egemonia di una classe dominante, chiusa nel suo egoismo e pur capace di avvertire il divenire storico nella forma di rivoluzioni passive. Di contro sta il rilievo dato alla capacità di resistenza delle grandi masse umane, nelle diverse caratterizzate forme di aggregazioni politiche e di spirito di “”scissione”” dalle ideologie dominanti, che tali masse avevano acquisito. I limiti stavano nella debole forza espansiva dovuta al loro settarismo, nella estraneità e nel conformismo dei ceti e dei gruppi politici e intellettuali (fatte le debite eccezioni) che potevano dirigerle e conferire loro autorità. Di qui la rottura di Gramsci con quelle filosofie idealistiche che avevano coscientemente rotto con il marxismo storico, accettando l’ elitarismo come ideologia della conservazione. Ciò aveva facilitato il trasformismo di piccoli gruppi prima e di masse più ampie in seguito, quando il paese si era piegato alla nuova forma di reazione antipopolare rappresentata dal fascismo. La polemica con Croce, con Gentile, con Pareto, con il pragmatismo italiano, ha come motivazione principale il rifiuto di queste pur grandi menti a proporre una “”catarsi”” intellettuale e morale tale da trasformare lo spirito di sottomissione in lotta liberatrice””. (pag X-XI, Nicola Badaloni)”,”GRAS-063″ “CAMMETT John M., a cura di Domenico ZUCARO”,”Antonio Gramsci e le origini del comunismo italiano.”,”CAMMETT John M. ha studiato alla Columbia University sotto la guida del Prof. Shepard B. CLOUGH con cui diede la propria laurea, nucleo base di questo lavoro. Ha compiuto ricerche in Italia (Istituto Gramsci). Kabakceff, comunista bulgaro rappresentante ufficiale dell’Internazionale intervenuto al Congresso di Livorno”,”GRAS-073″ “CAMMETT John M.”,”A Bibliography of the Works of Antonio Gramsci. Publications of His Writings in 27 Languages: 1930-1995.”,”IGS presidente onorario Valentino GERRATANA, Comitato provvisorio John CAMMETT Giorgio BARATTA Frank ROSENGARTEN Joseph A. BUTTIEGIEG”,”GRAS-096″ “CAMMILLERI Rino”,”Storia dell’Inquisizione.”,”Rino Cammilleri, scrittore e giornalista, collabora con varie testate nazionali e cura su Il Giornale la popolare rubrica quotidiana Il Santo del giorno.”,”RELC-069-FL” “CAMON Ferdinando”,”Avanti popolo.”,”Raccolta di articoli apparsi negli anni 1972-1977 sui giornali ‘Il Corriere della Sera’, L’Unità, Il Giorno, Quotidiano del lavoratori, il settimanale ‘Il Mondo’ e ‘Nuovi argomenti’. I testi sono stati rimaneggiati e ampliati dell’autore. Ferdinando Camon è nato nel 1935 in provincia di Padova da una famiglia di contadini. Ha lavorato come insegnante, consulente editoriale, giornalista, sceneggiatore. Ha scritto romanzi.”,”TEMx-078″ “CAMORIANO Attilio”,”Scarpe rotte.”,”Attilio Camoriano (Genova 1917-1974) inizialmente giornalista del ‘Il Secolo XIX’ durante la guerra fu partigiano nelal brigata volante “”Severino”” dove venne soprannominato ‘Biondo’. Finita la guerra iniziò a lavorare per l’Unità come giornalista sportivo, e fu molto popolare come cronista di ciclismo.”,”ITAR-260″ “CAMP Jean CASSOU Jean QUERO MORALES J. DAVEE Robert GRENIER Roger GARCIA LORCA Federico OLLIVIER Albert AUDEN W.H. BLANCHOT Maurice HEMINGWAY Ernest BATAILLE Georges, scritti di”,”L’ Espagne libre.”,”Scritti di CAMP Jean CASSOU Jean QUERO MORALES J. DAVEE Robert GRENIER Roger GARCIA LORCA Federico OLLIVIER Albert AUDEN W.H. BLANCHOT Maurice HEMINGWAY Ernest BATAILLE Georges Grafico della distribuzione delle terre attraverso l’ istituto della riforma agraria (Luglio 1936 maggio 1937). 1907 – 1931: 68 mila ettari 1933 – 1936: 164 mila ettari Febbraio – luglio 1936: 712 ettari Luglio 1936 – Maggio 1937: 3 milioni 142 mila ettari (pag 71) Rapporti economici del Franchismo. La Spagna franchista e gli interessi tedeschi e italiani. “”Il Dottor Wohltat, nel 1939, fu inviato in missione per ottenere un miglioramento degli scambi tra il Reich e la Spagna. L’ Italia, da parte sua, costituisce con la stessa intenzione un sindacato, presieduto dal senatore De-Michelis, filiale dell’ Instituo nazionale di Credito e della società delle Vie ferrate del Mediterraneo. Questo sindacato contava tra i suoi membri finanzieri e uomini d’affari della penisola: il conte Alessandro Ciano, il conte Volpi, (…) Luzzatti, Boriello, Broccardi, come pure il Trust della Navigazione, il gruppo metallurgico Terni, la Società finanziaria e marittima Sinmare, la Fiat, la Pirelli, ecc… E’ però la Germania che ha avuto la parte maggiore negli investimenti e negli scambi realizzati.”” (pag 77) Gli scambi con la Gran Bretagna e gli USA. (pag 79)”,”MSPG-174″ “CAMP Helen C.”,”Iron in Her Soul. Elizabeth Gurley Flynn and the American Left.”,”CAMP Helen C. si è laureata nell’University of Missouri (St. Louis e ha preso il Ph.D: in storia nella Columbia University. E’ prof. di storia americana alla Pace University.”,”BIOx-191″ “CAMPA Riccardo a cura; scritti di F.J. ALEGRE F. DE-MIRANDA M. HIDALGO Y COSTILLA J.M. MORELOS Y PAVON A. BELLO S. BOLIVAR J.M.L. MORA J.B. ALBERDI J.V. LASTARRIA D.F. SARMIENTO G. BARREDA F. BILBAO J. MONTALVO J SIERRA M.G. PRADA J. MARTI’ M. LEMOS R. TEIXEIRA MENDES A. KORN J.E. RODO’ J. INGENIEROS A. ARGÜEDAS J. VASCONCELOS A. CASO P.H. UREÑA A. REYES F. ROMERO J.C. MARIATEGUI E.M. ESTRADA V.R. HAYA DE LA TORRE S. RAMOS G. FRANCOVICH J. CRUZ COSTA F. SCHWARTZMANN D.D. CABALLERO E. MAYZ VALLENILLA”,”Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale.”,”CAMPA Riccardo è nato nel 1934. Dal 1961 al 1966 ha diretto una collana di monografie sui paesi dell’America latina e dal 1968 dirige le edizioni della Nuova Antologia. Ha pubblicato: ‘Il potere politico nell’America Latina’ (1968). “”Il metodo hegeliano applicato alla storia ha il suo precursore in Eraclito di Efeso. Nulla dura, tutto diviene, diceva il grande pensatore greco. L’unità risulta dalla conciliazione degli opposti. La notte segue il giorno, la morte la nascita, il sonno la veglia, e non si apprezzano il coraggio senza il pericolo e la salute senza le infermità. Tutto diviene, affermava il filosofo greco, come quando ci bagnamo in un corso d’acqua che è e non è sempre lo stesso in ogni istante. Ma Eraclito era un fatalista. La sua filosofia non teneva conto della libertà nel processo del divenire. Hegel, sfrondando le esperienze del greco, affronta il problema abilmente. “”La natura dev’essere considerata come una serie di sviluppi che derivano l’uno dall’altro””, scriveva. Ogni concetto, essendo limitato, porta in sé la sua negazione, ma la negazione dà origine a un nuovo elemento positivo. Si nega solo il contenuto limitato; negazione significa l’entrata in vigore di un nuovo concetto. Su ciò si fonda il sistema delle triadi di Hegel. Ogni concetto proposto viene poi negato formando l’unità delle antinomie, per giungere all’unità superiore che comprende al tempo stesso l’affermazione e la negazione, la tesi e l’antitesi, per riprendere nuovamente lo stesso processo in un corso e ricorso senza fine. (…) Marx ha applicato questo metodo alle società moderne. Ogni società porta con sé il germe della propria distruzione, come ogni altro organismo. (….) La società feudale in Europa segue lo stesso identico processo. Il feudatario con il suo castello, i suoi servi e la sua grande proprietà sono la tesi. Il borghese delle città nascenti, che ha in mano la ricchezza e il commercio, è l’antitesi. La Rivoluzione francese con la sua violenza e le sue distruzioni è la sintesi che corona la società capitalistica. In ogni società le classi e i loro sistemi si evolvono, negandosi a vicenda. Dal contrasto nasce la nuova società, frutto della violenza. La soluzione degli opposti è la rivoluzione”” [Víctor Raúl Haya de la Torre, Il problema storico della nostra America] [in Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale, a cura di Riccardo Campa, 1970] (pag 497-498-499)”,”AMLx-125″ “CAMPA Riccardo”,”Il riformismo rivoluzionario cileno.”,”Riccardo Campa è nato nel 1934. Dal 1961al 1966 ha diretto una collana di monografie sui paesi dell’America latina e dal 1968 dirige le edizioni della Nuova Antologia. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il potere politico nell’America Latina’ (Milano, 1968) “”La pressione della classe operaia sul sistema capitalistico è considerata da Ernest Mandel come un mezzo per renderne più evidente la contraddizione tra l’effettiva socializzazione della produzione e la tendenza capitalistica all’appropriazione (29), anche se è innegabile il fatto che, a differenza di quanto è sostenuto dai più accesi marxiani, i termini del conflitto fra capitale e lavoro, lungi dal radicalizzarsi nelle forme dell’estremo impoverimento e del più sfrenato sfruttamento, si traduce nella richiesta, da una parte, e nella concessione, dall’altra, di benefici economici. «Tuttavia,» scrive Michael Barratt Brown «se respingiamo il concetto marxiano di “”tendenze che si fanno valere con ferrea necessità”” all’interno della struttura economica e mettiamo l’accento sulle contraddizioni tra le strutture, dobbiamo essere molto più precisi sulla natura di queste contraddizioni, così come si sono sviluppate, di quanto non potessero esser Marx ed Engels» (30). In altre parole, Marx non aveva previsto l’aumento dell’attività imprenditoriale dello Stato (costretto a intervenire con investimenti ognora crescenti nell’area dei servizi), il quale, nell’intento di rendersi tramite tra l’attività privata e le masse dei destinatari della produzione, è continuamente indotto a promuovere, da una parte, agevolazioni e aiuti ai gruppi economici, che appaiono sempre più investiti di una funzione pubblica, e, dall’altra, a socializzare settori progressivamente più ampi di proprietà. Si viene a determinare così una forzatura in termini tra gli scopi della proprietà – che ha assunto incontrovertibili caratteristiche sociali – e l’etica dell’iniziativa privata. Contrariamente a quanto Marx aveva previsto, la proprietà non è diventata un freno allo sviluppo, ma la sua connotazione, il suo carattere di bene inserito in un contesto sociale al quale non interessa ormai più l’appropriazione pura e semplice dello stesso, ma la sua destinazione come fattore di produzione. La tendenza da parte dei privati a comprimere i costi per consentire ai produttori di affermarsi sul mercato e di creare i massimi profitti è venuta meno nella fase tecnologicamente avanzata dell’amministrazione del potere economico. Al detentore e amministratore della ricchezza si è sostituito il dirigente d’impresa, secondo la definizione datane da James Burnham in ‘The Managerial Revolution’, il quale è naturalmente interessato a potenziare l’azienda in termini di continuità e di rinnovamento tecnico piuttosto che in termini di profitti”” [Riccardo Campa, ‘Il riformismo rivoluzionario cileno’, Padova, 1970] [(29) Ernest Mandel, ‘Trattato di economia marxista’, Samonà e Savelli, Roma, 1965; (30) Michel Barratt Brown, ‘Il marxismo e lo sviluppo economico del capitalismo’, in Aa. Vv., Sviluppo economico e rivoluzione’, trad. it. G. Felici Ingrao, G. Migliardi, De Donato, Bari, 1969, p. 40] (pag 356)”,”AMLx-175″ “CAMPA Riccardo a cura; scritti di F.J. ALEGRE F. DE-MIRANDA M. HIDALGO Y COSTILLA J.M. MORELOS Y PAVON A. BELLO S. BOLIVAR J.M.L. MORA J.B. ALBERDI J.V. LASTARRIA D.F. SARMIENTO G. BARREDA F. BILBAO J. MONTALVO J SIERRA M.G. PRADA J. MARTI’ M. LEMOS R. TEIXEIRA MENDES A. KORN J.E. RODO’ J. INGENIEROS A. ARGÜEDAS J. VASCONCELOS A. CASO P.H. UREÑA A. REYES F. ROMERO J.C. MARIATEGUI E.M. ESTRADA V.R. HAYA DE LA TORRE S. RAMOS G. FRANCOVICH J. CRUZ COSTA F. SCHWARTZMANN D.D. CABALLERO E. MAYZ VALLENILLA”,”Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale.”,”Riccardo Campa è nato nel 1934. Dal 1961 al 1966 ha diretto una collana di monografie sui paesi dell’America latina e dal 1968 dirige le edizioni della Nuova Antologia. Ha pubblicato: ‘Il potere politico nell’America Latina’ (1968).”,”TEOP-009-FSD” “CAMPANA André”,”L’argent secret. Le financement des partis politiques.”,”CAMPANA André Il finanziamento del PCF da parte dei militanti. “”Troisième phénomène: cette évolution fait que le P.C. n’est plus tout à fait le “”parti de la classe ouvrière”” au sens traditionnel et historique du terme. Il devient le parti des travailleurs. Certes on ne va pas jusqu’à adopter, plusieurs années après son exclusion, les thèses de Roger Garaudy sur “”le nouveau bloc historique””, mais on fait un bout de chemin dans ce sens-là. Dans l’imagerie du Parti – comme d’ailleurs dans la réalité économique d’aujourd’hui – le rôle des grandes fédérations historiques: mineurs, cheminots, métallurgistes, dockers, diminue: techniciens, employés, voire informaticiens les remplacent peu à peu. Bref, le P.C. tente de deveni le parti des salariés, aux souscriptions, ce sont eux qui ont financé 80% des 105 millions du budget de 1975. Comment? “”Tout l’édifice du P.C., sur le plan financier, explique Georges Gosnat, repose sur les cellules. L’argent est recueilli à la base, puis il remonte vers le sommet””. Il remonte sélon un système qui est divisé en quatre parts et que les communistes appelent le “”quatre-quarts””: un quart pour la cellule, un quart pour la section, un autre quart pour la fédération et le dernier quart pour le comité central. En moyenne, les adhérents du Parti versent 1% de leur salaire. Ce versement – contrairement à ce qui est pratiqué dans tous les autre partis – est mensuel. “”Il est évident, précise Gosnat, que cela crée un lien permanent entre les adhérents et le Parti”” (pag 139-140)”,”FRAV-157″ “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Adriano SERONI”,”La Città del Sole e Poesie.”,”Nell’ età della Controriforma, Campanella si assunse la missione di “”debellar tra mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia””. La sua alta, solitaria, profetica personalità di scrittore è qui presentata alla luce di un penetrante storicismo, nella indissolubile unità dell’ utopista e del poeta. pag XXI XXII Unificazione universale dei popoli. Internazionalismo. “”Della maturazione del suo pensiero e del formarsi della sua politica testimonia particolarmente l’ anno 1593, quando, nel clima culturale di Padova, il Campanella compone il vasto trattato ‘Della Monarchia dei Cristiani’, per esporre il principio della unificazione universale dei popoli in forma di comunità teocratica, che segnasse l’ avvento di una nuova civiltà””. (pag XXII) Comunismo. “”Il fondamento della vita sociale della Città è la totale comunione dei beni, compreso l’ uso comune delle donne. (…) I figli, appena svezzati, crescono in comune. La retta generazione, la salubrità del cibo, l’ esercizio fisico rendono trascurabile presso i Solari il numero e il peso delle malattie; mentre la comunità dei beni, il culto disinteressato delle virtù eliminano quasi del tutto i delitti. Alla fine, la morale, la stessa religione dei Solari si reggono su due principi di fondo: generazione ed educazione””. (pag XXIX)”,”SOCU-117″ “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Luigi FIRPO”,”Apologia di Galileo.”,”Contiene la riproduzione originale del testo del 1622 ‘Apologia pro Galilaeo’ (pag 135-192) “”Si incontrarono a Padova nell’autunno del 1592. (…) Non fu, come si è sinora creduto, un incontro occasionale e senza seguito. Meno di un anno durò il soggiorno libero di Campanella in Padova, ma esso si rivela folto di interessi naturalistici e sperimentali, che solo il lunghissimo isolamento del carcere soffocò più tardi inesorabilmente. Dalle testimonianze ricuperate emerge l’assidua frequenza del giovane filosofo al «teatro anatomico» inaugurato di recente da Girolamo Fabrizi d’Acquapendente; là egli esegue minuziose dissezioni anatomiche dell’occhio, assiste a un’audace operazione di cataratta, isola e analizza ramificazioni nervose, sperimenta la coagulazione naturale e artificiale del sangue in funzione di terapie emostatiche, elabora la sua rivoluzionaria intuizione del processo febbrile come non morboso in sé, anzi rimedio spontaneo dell’organismo aggredito dal male. Al di là degli interessi fito-patologici specifici, Campanella viene accostandosi a una visione deterministica e materialistica della natura ispirata dalla tradizione democritea, partecipando alle discussioni di un eletto gruppo di scienziati, tra i quali si ravvisano non senza emozione i volti di Galileo, di Giambattista Della Porta, di Paolo Sarpi – il Sarpi matematico e naturalista della prima maturità – raccolti in un dibattito che si indovina alto e per più aspetti temerario. Poi le loro strade si divisero. Carcerato al cadere del 1593, tradotto a Roma in catene nell’ottobre del ’94, Campanella si avviò al suo lungo calvario; Galileo, sempre più stimato, accarezzato, riverito, continuò il suo insegnamento padovano, studiando la meccanica e le fortificazioni, il magnetismo e la cosmografia, la stella «nova» del 1604 e il compasso di proporzione; nell’estate del 1609, raccolte vaghe informazioni provenienti dai Paesi Bassi e da Parigi circa l’invenzione di un «occhiale» capace di avvicinare oggetti remoti, ne intuì la struttura e, con l’ausilio di una sua tecnica manuale espertissima, costruì rapidamente strumenti via via più perfetti, non tardando a dirigerli verso i corpi celesti”” (pag 9-10, introduzione di Luigi Firpo)”,”SCIx-140-FF” “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Giacomo SCARPELLI”,”La città del sole.”,”‘Nel 1594 Campanella viene infatti riacciuffato dal Sant’Uffizio e tradotto a Roma, a Castel Sant’Angelo, assieme a Giordano Bruno, accomunati dall’accusa di eresia. Il vecchio Bruno sceglie il martiri. Il giovane Campanella abiura e dichiara sottomissione assoluta ai dogmi dell’ortodossia cattolica. Il processo così si conclude con la ripetizione dell’ingiunzione a rientrare in Calabria. Il fraticello si è arreso solo per poter continuare. Ritrova il proprio paese fiaccato dallo sfruttamento spagnolo e da un apparato clericale corrotto e immutabile nella dura precettistica. Campanella si getta allora a capofitto in una campagna di riscossa morale e sociale, confidando in una sorta di comunismo ascetico in cui sono identificabili istanze del riformismo anabattista, nonché credenze astrologiche e millenaristiche. La sua ‘verve’ di profeta dinamico e la sua tambureggiante loquacità gli procurano proseliti fra i nobili con aspirazioni indipendentistiche, fra i contadini vessati, i banditi redenti e i frati alla ricerca del primitivo cristianesimo. Con costoro Campanella arriva a macchinare una ribellione contro il regime usurpatore. Causa un tradimento, la congiura viene sventata. Il 6 settembre 1599 l’incorreggibile predicatore di un mondo più giusto cade nelle mani dell’Inquisizione spagnola, che si rivelerà assai più inflessibile del clero di Roma. Tradotto a Napoli Campanella viene sottoposto a torture spietate. Ma egli mette in opera tutta la sua scaltrezza per difendersi e salvare la vita. Sa bene che per la prassi inquisitoria cattolica può essere condannato alla pena capitale solo chi abbia fatto atto di pentimento e di apostasia, in assenza di che nell’Aldilà il demonio ne approfitterebbe per impadronirsi della sua anima. Frate Tommaso quindi esibisce atteggiamenti maniacali e allucinati, dando in tal modo ad intendere che il suo anelito rivoluzionario sia l’effetto di una follia congenita e visionaria, che gli impedisce di intendere e di volere, e dunque anche, e soprattutto, di pentirsi coscientemente. In tal modo scampa alla mano del boia e viene condannato al carcere. Riuscirà ad ottenere la libertà solo dopo ventisette anni. Durante questo periodo di solitudine e di tenebra compone le sue opere maggiori, con la perseveranza che gli viene dalla consuetudine alla clausura monastica, e sorretto dalla caparbia certezza che al di là delle pareti madide della cella splenda tutt’ora il sole del libero credo. Trascorre i primi cinque anni della prigionia, nella fortezza napoletana di Castel Nuovo, impegnato a dare profilo definito al progetto della sospirata nuova società. Rifacendosi alla tradizione di Platone, Sant’Agostino, Moro e Doni, nel 1602 inizia la stesura del dialogo ‘La Città del Sole’. In questo capolavoro (redatto nella doppia versione volgare e latina), frate Tommaso armonizza in nitida prosa slancio idealistico, sottigliezza filosofica e passione mistica’ (pag 9-10) [introduzione di Giacomo Scarpelli]”,”SOCU-011-FV” “CAMPANELLA Miriam”,”Economia e stato in Rosa Luxemburg.”,”Miriam Campanella (1944) ha insegnato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha collaborato a diverse riviste. La definizione di «imperialismo». ‘Le posizioni economiche come angolo visuale per comprendere la concezione complessiva della Luxemburg’ “”Prima dell’ ‘Accumulazione del capitale’, e ancor prima dell’ ‘Einführung’, vi è un altro scritto che può concorrere a spiegare la maniera con cui la Luxemburg aveva sistematizzato i risultati dell’analisi marxiana. Si tratta della sua tesi di dottorato che, pur poggiando su un apparato concettuale filtrato dall’analisi empirica delle condizioni di sviluppo del capitalismo in un paese arretrato, aveva costituito per Rosa Luxemburg la prima tappa importante di assimilazione del marxismo. Il nesso fra la prima opera economica della Luxemburg e l’ultima, se si include l’ ‘Antikritik’ nel tessuto teorico dell’ ‘Akkumulation’, è dato dall’eziologia del capitalismo. Nella prima, come è già stato scritto precedentemente, il capitalismo appare come una creatura straniera non avente nessuna base ‘naturale’ nei rapporti sociali ed economici della Polonia; ora, nell’ ‘Akkumulation’, l’impossibilità del capitalismo è dovuta esattamente, al contrario, all’impossibilità di appropriarsi di aree economiche precapitalistiche. Scegliendo questo angolo per esaminare l’ ‘Akkumulation’ non ci siamo posti affatto nella posizione più comoda per tirare le fila del pensiero della Luxemburg, nel senso che l’aporia che corre fra la prima posizione e quella del 1912 appare, in un primo momento, veramente impossibile a spiegarsi, tanto le ipotesi di partenza sono differenti fra di loro e incomunicabili. Lì le forme economiche precapitalistiche impedirebbero lo sviluppo del capitalismo, qui il capitalismo non può svilupparsi perché esse non esistono piú. Quale nesso è possibile fra queste due posizioni della Luxemburg? Ci si dovrebbe semplicemente scoraggiare o dire che Rosa Luxemburg quando scrive di cose economiche lo fa solo per giustificare una posizione politica: lì la tesi dell’inutilità dell’indipendenza nazionale, qui l’ottimistica vittoria della classe operaia sul capitalismo impossibile. Riteniamo, però, che, per quanto scomodo, questo angolo visuale sia quello più ideoneo a comprendere la concezione complessiva della Luxemburg, non a partire dalle posizioni politiche ma proprio da quello più espressamente teoriche o meglio economiche. Se riusciremo a risolvere questa ‘aporia’ avremo in realtà scoperto anche la problematica specifica della Luxemburg e quindi potremo giungere ad un bilancio meno empirico e accidentale del suo contributo al marxismo”” (pag 181-182) [Miriam Campanella, ‘Economia e stato in Rosa Luxemburg’, De Donato, Bari, 1977]”,”LUXS-001-FMB” “CAMPANELLA Tommaso, a cura di Luigi FIRPO, nuova edizione a cura di Germana ERNST e Laura SALVETTI-FIRPO”,”La città del Sole.”,”Qui viene riproposto il testo della ‘Città del Sole’, curato da Luigi Firmo nel 1949, aggiornato nelle note e corredato dalla ‘Terza questione politica’. Una nota critica ricostruisce la storia del testo e descrive i diciassette manoscritti depositati della redazione italiana della più famosa opera di Campanella. “”Nell’ignota isola dei mari della Sonda, presso Sumatra, vicino all’equatore, sorge questo piccolo Stato felice, circondato da re tirannici che invano cercano di sopraffarlo, costituito come una ‘polis’ ellenica, cioè come una distesa di campi ben coltivati intorno a una città….”” (dall’introduzione di L. Firpo) “”Da More Campanella deriva invece gli schemi di un radicale comunismo economico, in cui in nessi sociali siano prevalentemente di natura organizzativa e tecnica anziché politica (…). Nella Città del Sole, come non esistono ceti privilegiati, né clero, né aristocrazia, così non esistono discriminazioni fra arti nobili e mestieri vili…”” (pag XXXIII)”,”SOCU-007-FMB” “CAMPANELLA Miriam”,”Economia e stato in Rosa Luxemburg.”,”Miriam Campanella (1944) ha insegnato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha collaborato a diverse riviste. La definizione di «imperialismo». ‘Le posizioni economiche come angolo visuale per comprendere la concezione complessiva della Luxemburg’ “”Prima dell’ ‘Accumulazione del capitale’, e ancor prima dell’ ‘Einführung’, vi è un altro scritto che può concorrere a spiegare la maniera con cui la Luxemburg aveva sistematizzato i risultati dell’analisi marxiana. Si tratta della sua tesi di dottorato che, pur poggiando su un apparato concettuale filtrato dall’analisi empirica delle condizioni di sviluppo del capitalismo in un paese arretrato, aveva costituito per Rosa Luxemburg la prima tappa importante di assimilazione del marxismo. Il nesso fra la prima opera economica della Luxemburg e l’ultima, se si include l’ ‘Antikritik’ nel tessuto teorico dell’ ‘Akkumulation’, è dato dall’eziologia del capitalismo. Nella prima, come è già stato scritto precedentemente, il capitalismo appare come una creatura straniera non avente nessuna base ‘naturale’ nei rapporti sociali ed economici della Polonia; ora, nell’ ‘Akkumulation’, l’impossibilità del capitalismo è dovuta esattamente, al contrario, all’impossibilità di appropriarsi di aree economiche precapitalistiche. Scegliendo questo angolo per esaminare l’ ‘Akkumulation’ non ci siamo posti affatto nella posizione più comoda per tirare le fila del pensiero della Luxemburg, nel senso che l’aporia che corre fra la prima posizione e quella del 1912 appare, in un primo momento, veramente impossibile a spiegarsi, tanto le ipotesi di partenza sono differenti fra di loro e incomunicabili. Lì le forme economiche precapitalistiche impedirebbero lo sviluppo del capitalismo, qui il capitalismo non può svilupparsi perché esse non esistono piú. Quale nesso è possibile fra queste due posizioni della Luxemburg? Ci si dovrebbe semplicemente scoraggiare o dire che Rosa Luxemburg quando scrive di cose economiche lo fa solo per giustificare una posizione politica: lì la tesi dell’inutilità dell’indipendenza nazionale, qui l’ottimistica vittoria della classe operaia sul capitalismo impossibile. Riteniamo, però, che, per quanto scomodo, questo angolo visuale sia quello più idoneo a comprendere la concezione complessiva della Luxemburg, non a partire dalle posizioni politiche ma proprio da quello più espressamente teoriche o meglio economiche. Se riusciremo a risolvere questa ‘aporia’ avremo in realtà scoperto anche la problematica specifica della Luxemburg e quindi potremo giungere ad un bilancio meno empirico e accidentale del suo contributo al marxismo”” (pag 181-182) [Miriam Campanella, ‘Economia e stato in Rosa Luxemburg’, De Donato, Bari, 1977] “”Iniziamo innanzitutto con l’esaminare la definizione luxemburghiana di imperialismo: «L’imperialismo è l’espressione politica del processo di accumulazione del capitale nella sua lotta di concorrenza intorno ai residui di ambienti neo-capitalistici non ancora posti sotto sequestro» (6). Dunque l’imperialismo è una ‘politica’ corrispondente ad una fase dell’accumulazione, anzi poiché per Rosa Luxemburg l’accumulazione ha due lati diversi, quello rivolto verso l’interno, nei luoghi di produzione del capitale, e l’altro rivolto verso la scena mondiale, se ne deduce che il lato dell’accumulazione di cui l’imperialismo è l’espressione politica è quello rivolto verso la scena mondiale. Ora questo lato racchiude secondo la Luxemburg la tendenza, insita al capitalismo, di estendersi su scala mondiale, e che si esprime nel mercato estero sin dagli inizi della produzione capitalistica. Nell”Akkumulation, così, viene ad essere ripreso il problema che stava alla base della sua tesi di dottorato. Infatti seguiamo le definizioni di mercato interno ed esterno fornite dalla Luxemburg. Concludendo la parte più propriamente teorica concernente la critica degli schemi della riproduzione allargata del ‘Capitale’, e avendo trovato la soluzione al problema dell’accumulazione nella via di mezzo rispetto ai due estremi rappresentati dalle posizioni piccolo-borghesi di Sismondi, e dall’«ottimismo ingenuo di Ricardo», ossia nel fatto che «l’accumulazione capitalistica esige come ambiente per il suo sviluppo formazioni sociali non-capitalistiche, (…) può esistere solo finché trova intorno a sé quell’ambiente», ella si trova a dover definire mercato interno e mercato esterno, che avevano costituito il problema centrale del populismo russo nell’ultimo decennio dell’Ottocento. (…) È solo quindi sul mercato ‘esterno’ che si realizza la capitalizzazione, ossia lo scopo specifico e il motivo animatore dell’economia borghese”” (pag 182-183) [Miriam Campanella, ‘Economia e stato in Rosa Luxemburg’, De Donato, Bari, 1977] [(6) Rosa Luxemburg, ‘L’accumulazione del capitale’, cit. p. 438)”,”LUXS-090″ “CAMPANELLA Miriam”,”Stato-nazione e ordine sociale. Modelli e paradigmi delle società complesse.”,”Miriam Campanella (1944) ha insegnato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha collaborato a diverse riviste. Ricercatrice al Dipartimento di scienze sociali di Torino fra il 1973 e il 1978 ha pubblicato una serie di studi sul materialismo storico e la teoria politica dello Stato: Rosa Luxemburg, la teoria marx-hegeliana dello Stato, ecc. “”Per Hegel, l’ «opinione pubblica» opera positivamente nel mantenimento dell’ordine sociale solo se essa giunge «al vero pensamento e all’intelligenza della situazione e del concetto dello Stato e dei suoi affari», in altri termini solo nella misura in cui «impara a conoscere ed apprezzare anche i compiti, i talenti, le virtù e le attitudini delle autorità dello stato e degli impiegati» (Hegel, 1965: par. 315, ‘Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, Bari, 1965). L’opinione pubblica insomma ha ancora per Hegel il compito di realizzare il detto hobbesiano. È solo nella ‘critica della Filosofia del diritto pubblico’ che finalmente Marx mette a fuoco il ruolo moderno della sfera pubblica o quella che dovrebbe essere se fosse rivoluzionata democraticamente. Essa dovrebbe sostituire non la società reale la fittizia società civile del potere legislativo per diventare principalmente una sfera della pubblica deliberazione e decisione sulla dirigenza e amministrazione di tutti i processi necessari alla riproduzione della società (Habermas, 1975: 152-153). Questa sostituzione non si sarebbe verificata nel senso prospettato da Marx e cioè nell’aspettativa diventata successivamente un ‘leit-motiv’ del marxismo ortodosso, dell’abolizione della sfera politica come artificiale luogo della concentrazione del potere politico. In realtà si è verificata l’istituzionalizzazione dell’opinione pubblica come luogo deputato alla tematizzazione delle trasformazioni sociali e come momento della discussione dei temi dell’istituzionalizzazione delle regole dell’ordine. Che è il processo esattamente inverso a quello prognosticato da Marx anche se i contenuti e i temi dell’opinione pubblica si spostano da quelli essenzialmente politici a quelli più sostanzialmente sociali (Habermas, 1975: 154-155). L’opinione pubblica, dunque, liberata dalla sua separatezza dai problemi della riproduzione della vita sociale forma il ‘trait-d’union’, il ‘medium’ di comunicazione tra società e stato e attraverso di essa il problema dell’ordine sociale si avvia verso la messa in opera di processi di istituzionalizzazione delle domande provenienti dalla periferia o da cerchie o collettività sociali sino ad allora esterne o ai marginali”” (pag 215-216) [Miriam Campanella, ‘Stato-nazione e ordine sociale. Modelli e paradigmi delle società complesse’, Franco Angeli, Milano, 1984] [(12)”,”TEOS-022-FMB” “CAMPANELLI Guido (Jena)”,”1943-1945. Resistenza come rivoluzione.”,”CAMPANELLI Guido (Jena) nato a Bologna (1923) entra nel PCI nel marzo 1942. Partecipa all’ organizzazione degli scioperi del marzo 1943. Diviene Commissario politico del Distaccamento Zambonini della 26° Brigata d’assalto Garibaldi (Reggio Emilia). Invalido della guerra partigiana esce dal PCI nel 1947 in disaccordo con la direzione per l’ inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione italiana e per l’ amnistia concessa da Togliatti ai fascisti. Trascorre un periodo di riflessione nell’ Unione Socialisti Italiani e nel PSI. Con il 1968 si avvicina ai gruppi marxisti-leninisti. “”Uno dei problemi più gravi per il gappista era la sicurezza, occorreva un costante allenamento per non tradirsi mai, in nessuna circostanza. Le regole della vigilanza rivoluzionaria dovevano sempre essere praticate con estremo rigore: purtroppo, a volte, il mancato rispetto delle stesse portava a perdite terribili e irreparabili (basta pensare alla decimazione del GAP di Roma seguito alla delazione del traditore Guglielmo Blasi). Occorreva essere sempre diffidenti, controllare il compagno che parlava troppo, quello che voleva sapere troppe cose, quello che, non richiesto, parlava di azioni compiute. Occorreva avere il culto della puntualità, che doveva diventare il secondo abito del gappista: due, tre minuti di ritardo obbligavano ad allontanarsi immediatamente dal luogo dell’ appuntamento e a mettere in atto tutte le misure di sicurezza predisposte in caso di pericolo (…).”” (pag 187)”,”ITAR-061″ “CAMPANI Carlo”,”Pianificazione e teoria critica. L’opera di Friedrich Pollock dal 1923 al 1943.”,”Carlo Campani, nato a Firenze nel 1962, laureato in filosofia della politica, è da alcuni anni ricercatore presso l”Institut fur Sozialforschung’ di Francoforte sul Meno. Attualmente (1992) si occupa di teoria della democrazia. ‘Regius’ pseudonimo di M. Horkheimer ‘Sering’ pseudonimo di R. Lowenthal La critica di Pollock a Lenin e al ‘comunismo di guerra’ in Russia “”(…) [D]urante la guerra, Lenin aveva abbozzato a grandi linee una teoria della «transizione al socialismo» che Pollock considera, quasi alla stregua di un vero programma di governo, alla base delle prime misure adottate all’indomani della rivoluzione. In linea generale egli condivide le tesi leniniane, che vede comprovate dagli stessi errori del leader bolscevico nel periodo del «cosiddetto comunismo di guerra» (‘der sogenannte Kriegskommunismus’): con tale espressione Pollock indica la fase successiva al «comunismo di guerra in senso stretto (‘Kriegskommunismus in engerem Sinn’), in cui guerra civile e blocco commerciale da parte delle potenze dell’Intesa giustificavano la militarizzazione totale dell’economia, che venne ad interrompere una prima fase di «esperimenti di pianificazione» – durata appena sette mesi – in cui, tuttavia, coerentemente alla teoria di Lenin erano stati presi i primi provvedimenti preparatori alla «transizione». Il periodo precedente alla NEP non ha niente da mostrare in fatto di pianificazione, ma ha comunque un suo valore teorico, in quanto dimostra la necessità di una fase di transizione relativamente lunga, in cui coesistano strutture capitalistiche e socialiste. (…) I primi sette mesi del governo bolscevico vengono denominati da Pollock «fase degli esperimenti statal-capitalistici»: qui egli adotta (tra virgolette) la terminologia leniniana, che indica nel capitalismo di stato appunto una forma di transizione, od anche l’ultimo stadio del capitalismo, in cui mediante la presa del potere da parte della classe operaia vengano create istituzioni che consentano il passaggio al socialismo (…). Pollock condivide le tesi di Lenin sulla transizione al socialismo; esse sono una corretta interpretazione del ‘Manifesto der kommunistichen Partei’ e la loro «ingenuità» è solo dovuta al modo divulgativo in cui Lenin le ha esposte. Le misure che ne conseguono sono, dopo l’espropriazione di apparato produttivo e creditizio, l’istituzione di cooperative di produzione e consumo, l’obbligo di aprire un conto presso la banca centrale e di effettuare le transazioni più importanti per suo tramite, infine la graduale sostituzione di pagamenti in denaro con pagamenti in natura (p. es. una quota di salari) (…). Per quanto limitate possano essere le misure iniziali, se esse sono orientate in una logica pianificatrice, possono mettere in moto una dinamica che rende possibili, se non necessari, ulteriori e più ampi interventi. Nello stesso tempo questi primi «esperimenti di ingegneria sociale» instaurano una sorta di meccanismo a «feed-back». Pollock sottolinea l’affermazione di Lenin secondo cui «l’esperienza pratica allarga infinitamente il nostro orizzonte ed ha un valore milioni di volte superiore ai migliori programmi» (1) ed in queste parole si può vedere riassunto quell’atteggiamento di fondo verso i problemi della pianificazione che è sotteso, come detto, all’impostazione del suo testo. Guerra e transizione: il «Kriegskommunismus». Se le metafore militari impregnano gli scritti leniniani – e marxisti in genere – sulla rivoluzione, ugualmente le teorie del capitalismo di stato e la teoria della transizione al socialismo sono legate a doppio filo all’esperienza della «Grande Guerra», a tal punto da poter venire lette come rielaborazione teorica di essa. La rivoluzione d’ottobre, nata dalla guerra, dovette essere subito difesa militarmente; la disastrata economica russa fu di nuovo posta al servizio delle necessità belliche, e ne venne, se possibile, ancora più provata. Pollock descrive il «comunismo di guerra» come un’«economia della fortezza assediata», che per qualche tratto esteriore ricorda il comunismo, ma che è priva di un piano e risponde solo ad uno stato di necessità. Come tale, a guerra finita, avrebbe dovuto essere prontamente abbandonata a favore dell’originaria politica di Lenin (…). La prosecuzione del «comunismo di guerra» come tentativo per «accorciare la strada per il socialismo» è stigmatizzato da Pollock come un errore gravissimo, fonte di ulteriori, e per di più vani sacrifici, per la popolazione, di spreco di risorse e di pericoli per la stessa realizzazione del socialismo. Se una fase di transizione è necessaria, lo sarà a fortiori per un paese nelle condizioni dell’URSS del 1920. In quell’anno non si arrivò, infatti, mai nemmeno ad abbozzare un piano complessivo, mentre la compartimentalizzazione dell’economia in «Glavki» (…) si rivelava fallimentare. Pollock commenta amaramente, ricordando le tesi centrali di ‘Stato e rivoluzione’ sul governo efficiente ed «a buon mercato» (…). Ma a parte le vittorie dell’armata rossa questa disastrosa politica ha verosimilmente le proprie radici in un errore teorico di Lenin, che Pollock critica più volte, ovvero la sua «smisurata sopravvalutazione dell’economia di guerra dei paesi europei, ed in particolare di quella tedesca» (…) in quanto plausibile modello di economia socialista, che però condiziona tutta la sua teoria del capitalismo di stato, riassunta brevemente da Pollock. Per Lenin la guerra avrebbe trasformato il «capitalismo monopolistico» in «capitalismo di stato»; nel «Kriegssozialismus» guglielmino egli vedeva un sistema altamente organizzato in vista di uno scopo materiale – la copertura del fabbisogno – e non «formale» come la valorizzazione del capitale: perciò avrebbe costituito una «perfetta preparazione materiale del socialismo, la porta d’ingresso ad esso» (ivi, 309) in quanto ultimo stadio del capitalismo»”” [Carlo Campani, ‘Pianificazione e teoria critica. L’opera di Friedrich Pollock dal 1923 al 1943’, Napoli, 1992] [(1) Pollock, ‘Die gegenwärtige Lage der Kapitalism’, 1929, 44] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] (pag 95, 96, 97, 98, 99) [(1) Pollock, ‘Die gegenwärtige Lage der Kapitalism’, 1929, 44]”,”TEOC-736″
“CAMPANINI Massimo”,”Storia del Medio Oriente (1798-2005).”,”CAMPANINI Massimo insegna storia contemporanea dei paesi arabi all’ Istituto Universitario Orientale di Napoli e Civiltà islamica nella Facoltà di Filosofia dell’ Università San Raffaele di Milano. Ha pubblicato ‘Islam e politica’ (2003) e ‘Il pensiero islamico contemporaneo’ (2005). I battaglioni “”arabi”” combattenti nell’esercito regolare della madrepatria coloniale durante la prima guerra mondiale (tra i soli algerini si ebbero 25.000 morti) (pag 63) “”Tuttavia, le conseguenza più importanti della guerra furono sul piano politico. Da una parte la prospettiva che l’impero ottomano, alleato con gli imperi centrali di Germania e Austria-Ungheria, si disgregasse alimentò gli appetiti coloniali non solo della Francia e della Gran Bretagna, ma anche della Russia (e dell’Italia). Nel cosiddetto accordo di Costantinopoli del marzo 1915 alla Russia veniva addirittura promessa – anche se certamente Gran Bretagna e Francia speravano di non dover rispettare l’obbligo – l’annessione di Istanbul oltre al controllo degli Stretti. In generale, i governi dell’Intesa aspiravano a un Medio Oriente asiatico assoggettato a sfere di influenza: la Russia a nord, con dominio sull’Anatolia e l’Asia centrale (un obiettivo più tardi perseguito anche dall’imperialismo sovietico) nella prospettiva di realizzare l’antico disegno di proiettarsi sul Mediterraneo attraverso il dominio dei Dardanelli; la Gran Bretagna a sud, onde controllare il golfo Persico e la parte settentrionale dell’oceano Indiano (…) e la francia al “”centro””, corrispondente alla Siria e all’alta Mesopotamia fino a Mosul, per mere ragioni di ‘grandeur’ (…)””. (pag 63-64)”,”VIOx-154″
“CAMPANINI Massimo MEZRAN Karim a cura; contributi di Stefano ALLIEVI Daniele ATZORI Massimo CAMPANINI Marco DI-DONATO Tiziana GIULIANI Brigitte MARECHAL Karim MEZRAN Anthony SANTILLI”,”I Fratelli Musulmani nel mondo contemporaneo.”,”contributi di Stefano ALLIEVI Daniele ATZORI Massimo CAMPANINI Marco DI-DONATO Tiziana GIULIANI Brigitte MARECHAL Karim MEZRAN Anthony SANTILLI CAMPANINI Massimo è docente di storia dei paesi islamici all’Università di Napoli Orientale. Ha scritto altri libri sul tema. Karim MEZRAN è Adjunct Professor of Middle East Studies, The Johns Hopkins University -SAIS Bologna Center, dirige anche il Centro Studi Americani di Roma.”,”VIOx-173″
“CAMPANINI Massimo MEZRAN Karim”,”Arcipelago Islam. Tradizione, riforma e militanza in età contemporanea.”,”CAMPANINI Massimo è docente di storia contemporanea dell’Islam e paesi arabi all’Università di Napoli L’Orientale e insegna anche nella Facoltà di filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. MEZRAN Karim è Professorial Lecturer in International Relations al Bologna Center della John Hopkins University e Assistant Professor of Political Science alla John Cabot University. “”Il fallimento delle esperienzae liberali e il processo di decolonizzazione condussero all’affermarsi di altre due ideologie importate dall’Occidente: il nazionalismo e il socialismo. La patria di queste nuove correnti fu la Siria (1). Questo paese era rimasto sotto il giogo coloniale francese fino al 1946, ma, acquisita l’indipendenza, aveva rivelato una cronica fragilità istituzionale, a causa di un tessuto sociale assai composito. Fu in Siria comunque che, subito dopo la seconda guerra mondiale, nacque il partito Baath, partito nazionalista panarabo e socialista. Il Baath riuniva trasversalmente musulmani e cristiani, affermava di cercare l’unità dei popoli arabi dal Marocco alla Mezzaluna Fertile e affermava che il socialismo (un socialismo non marxista in ogni caso) doveva promuovere il miglioramento delle condizioni di vita delle masse”” (pag 37) (1) L’unica storia della Siria in italiano è quella di M. Galletti, Storia della Siria contemporanea”,”VIOx-181″
“CAMPANINI Massimo”,”Storia dell’Egitto contemporaneo. Dalla rinascita ottocentesca a Mubarak.”,”CAMPANINI Massimo è docente di cultura araba presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università Statale di Milano. “”Nel 1947, la Gran Bretagna aveva concesso l’indipendenza all’India e nello stesso anno aveva promesso di abbandonare il mandato sulla Palestina a partire dall’aprile 1948. Le simpatie dell’opinione pubblica mondiale andavano tutte agli ebrei: il presidente americano Truman premeva perché fosse abolita ogni restrizione all’immigrazione in Terra santa, e anche l’Urss vedeva con favore la nascita di uno Stato ebraico, considerandolo un simbolo di riscossa anticoloniale (del resto gli intellettuali ebrei avevano dato un contributo essenziale all’ideologia socialista e comunista, da Marx stesso a Trotsky a Rosa Luxemburg). Nell’agosto 1947, le Nazioni Unite proposero la spartizione della Palestina in una entità araba e in una ebraica (Gerusalemme sarebbe rimasta araba)”” (pag 112)”,”VIOx-182″
“CAMPANINI Massimo”,”Storia del Medio Oriente, 1798-2005.”,”Massimo Campanini insegna Storia contemporanea dei paesi arabi all’Istituto Universitario Orientale di Napoli e Civiltà islamica nella Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. Con il Mulino ha pubblicato ‘Islam e politica’ e ‘Il pensiero islamico contemporaneo’.”,”VIOx-068-FL”
“CAMPANINI Giorgio”,”La società industriale fra ideologia e utopia.”,”Giorgio Campanini (1930-) è stato docente di storia delle dottrine politiche nell’Università di Parma. Autore di tre monografie sul pensiero politico del ‘900 (Mounier, Maritain, la sinistra cattolica italiana) ha condotto anche un’ampia riflessione critica sulla società contemporanea, con particolare attenzione ai temi del potere (‘I limiti del potere’ (1966)), del lavoro (‘Cristianesimo e lavoro’ (1973)) e della famiglia (‘Comunità familiare e società civile’ (1970), ‘Matrimonio e famiglia nella riflessione contemporanea’ (1977)). ‘Con la massa degli oggetti cresce il regno degli enti estranei cui l’uomo è sottomesso’ “”Ma qui appunto si ripropone il problema. Quali bisogni soddisfare? E a chi spetta stabilire una graduatoria fra i bisogni da privilegiare e quelli da accantonare, fra i bisogni che, sulla base di un preciso giudizio di valore, costruiscono la persona e quelli che, alla fine, la riducono ad oggetto, sino a farne una cosa, anzi una ‘merce’, secondo l’aspra denunzia di Marx? «Con la massa degli oggetti – ha scritto appunto il giovane Marx – cresce il regno degli enti estranei cui l’uomo è sottomesso e ogni nuovo prodotto è una nuova potenza di reciproco inganno e di reciproco spogliamento» (11)”” (pag 30); (…) “”Ancora una volta, forse, la verità sta nel mezzo. È utopistico pensare al “”non lavoro”” come luogo di libertà quando il lavoro sia e continui ad essere il regno della necessità, nel quadro di una società in cui la diffusa presenza di forme di lavoro alienato inserisce vaste componenti di anonimato e di massificazione: non si può liberare il “”tempo libero”” senza liberare nello stesso tempo il lavoro. Questo progetto di liberazione non può confrontarsi soltanto con le strutture della società capitalistica, come pensava Marx (18), ma deve investire il problema della tecnica nella sua essenza, nelle costanti che si riproducono tanto nelle società capitalistiche quanto in quelle socialiste. In caso contrario non resta che il rifiuto della tecnica (19) (…)”” (pag 54) [(11) C. Marx, ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 236. Ma si tratta, come noto, di un tema ricorrente in Marx, legato com’è a quello dell’alienazione, sul quale si veda la puntualizzazione di C. Camporesi, ‘Il concetto di alienazione da Rousseau a Sartre’, Sansoni, Firenze; 1974; (18) Per una rilettura della concezione marxiana del lavoro, cfr M. Richta, ‘Civiltà al bivio’, cit., specie alle pp. 97 e ss.; ma si veda anche H. Marcuse, ‘Ragione e rivoluzione’, Il Mulino, Bologna, 1966, pp. 309 e ss.; (19) Atteggiamento in un certo senso “”esemplare”” di questo atteggiamento fondamentale reazionario, in senso culturale più che propriamente politico, è quello di G. Bernanos di cui si vedano ‘La Francia contro la civiltà degli automi’, Morcelliana, Brescia, 1947; gli ‘Ultimi scritti politici’, id., 1965 e soprattutto gli ‘Essais et écritis de combat’, a cura di M. Estève, Gallimard, Paris, 1971] [Giorgio Campanini, ‘La società industriale fra ideologia e utopia’, Franco Angeli editore, Milano, 1978]”,”TEOS-361″
“CAMPANOZZI Simone”,”Meuccio Ruini. Il pensiero dei padri costituenti.”,”Posizioni di Ruini durante la 1° prima guerra mondiale pro rapida entrata in guerra al fianco dell’Intesa. (pag 81-82) L’Italia esita a dichiarare guerra alla Germania “”In un articolo scritto nel febbraio del 1916 Ruini considera “”la tesi del logoramento della Germania”” – ossia l’idea che l’Italia potesse continuare a procrastinare la dichiarazione di guerra al secondo Reich – “”perfida di illusioni””, dal momento che “”il miglior modo di vincere la guerra, direbbe La Palisse, è quello di far la guerra, ossia di picchiare sul nemico per esaurirlo e sfondare””. La guerra economica, infatti, non poteva rappresentare “”un succedaneo, un sostitutivo della vera guerra””, quanto piuttosto “”una necessaria integrazione””. Inoltre, il gran polmone germanico risultava essere non a est ma a nord, nel Baltico, dove il blocco navale inglese non aveva sortito gli effetti sperati, e dove occorreva arginare i traffici dei paesi neutrali come la Svezia, la Danimarca, l’Olanda, che con le loro licenze di esportazione erano indotte a “”mandar ancora più roba in Germania”” (50). Invero la politica attendista svolta fino ad allora dal governo presieduto da Salandra, nel timore che una dichiarazione di guerra alla Germania potesse determinare lo spostamento sul fronte italiano di grosse unità tedesche, aveva determinato un progressivo malcontento degli alleati. Nei primi mesi del 1916, in via del compromesso, fu deciso di accentuare gradualmente le pressioni economiche e finanziarie sulla Germania allo scopo di provocarla e indurla a dichiarare guerra. Nel frattempo, nella conferenza di Parigi tenutasi nel mese di marzo, si era deciso di istituire un Comitato permanente che, sottolineava Ruini, aveva finalmente affermato “”l’intera comunanza di vedute e di solidarietà degli alleati””, inclusa l’Italia, considerata in passato da Clemenceau una “”demialliée”” (51). Ma, nel complesso, l’Italia continuava ad apparire “”un alleato ‘sui generis’ secondo quanto affermava Runciman, ministro del Commercio inglese, ancora nel maggio del 1916 (52), con parole di sfiducia verso il nostro Paese che si concretizzavano in uno scarso appoggio economico in termini di materie prime, derrate alimentari e armi (53). Mentre la Germania andava preparando la ‘Strafexpedition’, l’Italia mostrava tutti i limiti della sua azione politica e militare, a causa dei ripetuti contrasti tra il governo di Salandra e il comando supremo militare presieduto dal generale Cadorna, una situazione insanabile e destinata a precipitare nel giugno del 1916. In questo difficile contesto nazionale e internazionale, Ruini decide di fondare e dirigere, insieme al socialista Francesco Arcà e al liberale giolittiano Giuseppe Grassi, la rivista quindicinale “”Nuova Rassegna””, anche grazie al contributo finanziario di Giuseppe Paratore, allora presidente della commissione finanze e tesoro della Camera (54). La rivista uscì dall’aprile del 1916 al giugno dell’anno seguente, trattando questioni politiche, economiche e sociali in ambito nazionale e internazionale, con contributi di autorevoli politici e studiosi quali Orlando, Nitti, Luzzatti, Bonomi, Franchetti, Labriola, Mosca, Murri, G.A. Borgese.”” (pag 81-82) Note: (50) M. Ruini, Il blocco effettivo contro la Germania, Il Messaggero, 24 febbraio 1916 (51) L’Intesa, già superiore in termini di uomini, riserve d i denaro, dominio dei mari era risultata fino ad allora inferiore rispetto a quella “”massa fusa di metallo”” che era l’unità germanica, con il “”cervello a Berlino che dirigeva cento corpi d’armata sovra sei fronti e imponeva la propria disciplina a centocinquanta milioni di uomini””. La concordata unità d’azione decisa a Parigi, sul triplice piano militare, economico, diplomatico, avrebbe finalmente colmato quella discrasia inaccettabile, a patto che l’onere schiacciante dei rialzi non fosse sopportato solo dalle nazioni come l’Italia, povere di naviglio, ma anche da quelle come l’Inghilterra, che ricavano otto miliardi dalla sola rendita. Anche la questione dei rincari si sarebbe dovuta affrontare unitariamente, con intese internazionali di tesoreria e di banchi per un’azione efficace (M. Ruini, Il patto di Parigi, Il Messaggero, 30 marzo 1916); (52) Cfr. L. Albertini, Venti anni di politica italiana, 1952, vol II, Tomo II, p. 302; (53) Cfr. C. Seton-Watson, L’Italia dal liberalismo al fascismo, cit, vol II, p. 600. In tal senso Ruini continuava a sottolineare con accenti gravi e la necessità di un aito da parte dell’Inghilterra, verso un Paese come l’Italia “”senza carbone e con pane insufficiente””, che attendeva la “”fraterna collaborazione inglese”” e il carico da Regno Unito di un milione e due di quintali di grano e il carbone a un prezzo equo (M. Ruini, Le risorse in comune, Il Messaggero, 3 aprile, 1916); (54) “”Ed io le diedi vita – scriverà in seguito Ruini – per il bisogno che sentivo di trattare problemi di guerra ancora aperti e di preparazione pel dopoguerra. Aiutò me e i miei collaboratori Giuseppe Paratore. Ma soprattutto la rivista, che tutti dicevano mia, perché l’avevo voluta e la vivevo, doveva la sua vita anche ad Aiace Alfieri, che fu per me già prima ed ancora figliolo (o piuttosto più giovane fratello) spirituale (AMR, Articoli dalla Nuova Rassegna, A.2.6) Come studioso di diritto pubblico studia le diverse carte costituzionali europee di diverse tendenze politiche e ideologiche. (pag 140)”,”DIRx-034″
“CAMPARINI Aurelia; CARTIGLIA Carlo”,”Il movimento femminile nei primi anni della Internazionale Comunista (1919-1921) (Camparini); La CGdL e il progetto del “”Partito del Lavoro”” (Cartiglia).”,”””La conferenza [la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, Mosca 9-14 giugno 1921, ndr] costituì nel complesso una conferma della politica della Terza Internazionale riguardo al movimento femminile e ribadì il rifiuto di una divisione artificiosa nei partiti comunisti: “”Nessun parallelismo, dunque, nel lavoro, ma integrazione dell’opera del partito con l’attività creativa e l’iniziativa della donna”” (1). Il grande rilievo da dare alla questione femminile ed alla analisi del ruolo politico e sociale della donna fu ribadito nell’ultima seduta della conferenza da Trotsky che disse: «Il movimento delle donne ha oggi un’enorme importanza per lo sviluppo della lotta rivoluzionaria […]. Abbiamo perduto qualche illusione sulla rapidità d’evoluzione della rivoluzione mondiale, le nostre organizzazioni si sono ingrandite e fortificate, abbracciando nuovi paesi e nuovi strati di proletariato. Ma i nostri nemici non hanno dormito e ciò prova che la lotta intrapresa sarà accanita -, richiederà una enorme tensione di forze, una utilizzazione esatta e abile di tutte le parti del movimento proletario. In questo movimento la donna non deve essere e non sarà più un’infermiera nel senso politico della parola, una simpatizzante; ma una partecipante diretta del fronte rivoluzionario comune (2)”” [Aurelia Camparini, ‘Il movimento femminile nei primi anni della Internazionale Comunista (1919-1921)’, Movimento Operaio e Socialista, Genova, n. 1, gennaio-marzo 1974] [(1) Tesi e deliberazioni del III congresso mondiale dell’I.C., cit., p. 201; (2) ‘La seconde conference des femmes communistes’ in “”Moscou””, n. 21, 19 Juin 1921] La ricerca di indipendenza o maggiore autonomia della CGdL dal Psi negli anni 1900-1910 (Cartiglia)”,”INTT-344″
“CAMPARINI Aurelia”,”La rilettura di un classico del pensiero politico democratico: la concezione del socialismo internazionale di Jean Jaurès.”,”Jaurès pervenne al socialismo ‘organizzato’ soltanto all’inizio degli anni 1890 (pag 181) Il 7 gennaio 1899 Jaurès definì la classe operaia “”classe intellectuelle”” (pag 189) Dottrina di Jaurès sul socialismo coe teoria e pratica della democrazi a e della rivoluzione motore della vita nazionale (pag 193) Nesso patria-internazionalismo nel pensiero e nell’opera di Jaures (G.M. Bravo) (pag 209)”,”JAUx-003-FGB”
“CAMPARINI Aurelia CRIVELLIN Walter E. a cura; saggi di Alberto GIORDANO Giuseppe SCIARA Gaetano PECORA Paolo BONETTI Roberto GIANNETTI Aurelia CAMPARINI Dino COFRANCESCO W.E. CRIVELLIN”,”Liberalismo e democrazia nell’Italia del secondo dopoguerra.”,”Contiene dedica ringraziamenti a GM Bravo da parte di Aurelia Camparini Nel testo il più citato è Norberto Bobbio v. indice nomi”,”ITAD-002-FMB”
“CAMPARINI Aurelia”,”Donna, donne e femminismo. Il dibattito politico internazionale.”,”Contiene capitolo 3: Da Marx a Bebel. “”Il rapporto uomo-donna fu affrontato per la prima volta organicamente da Marx (4), nei ‘Manoscritti economico-filosofici’ del 1844. Precedentemente Marx aveva condiviso con Hegel (1770-1831) il principio dell’essenza spirituale del matrimonio, scrivendone sulla ‘Rheinische Zeitung’ (Gazzetta renana) fra il 1842 e il 1843. Ma dall’affermazione hegeliana che «tutti i rapporti morali secondo il loro concetto sono indissolubili», Marx non traeva eguali conclusioni per il matrimonio. Già nel ‘Progetto di legge sul divorzio’, apparso nella ‘Gazzetta renana’ del 19 dicembre 1842, egli anticipò alcuni momenti della successiva polemica con Hegel sulla famiglia, sostenendo che «un vero stato, un vero matrimonio, una vera amicizia sono indissolubili, ma nessuno stato, nessun matrimonio, nessuna amicizia corrispondono interamente al loro concetto; e come un’amicizia reale può rompersi perfino nella famiglia, come lo può uno stato reale nella storia mondiale, così lo può il matrimonio reale nello stato». In ‘La critica della filosofia hegeliana’ (1843), Marx evidenziò i legami della famiglia con lo stato, la società civile e la proprietà privata. Con questo confronto erano già poste le premesse di quella concezione della questione femminile che Marx espresse in altre opere, in antitesi con l’Hegel dei ‘Lineamenti di filosofia del diritto’ (1820). Hegel definiva la famiglia come un sistema di doveri e relazioni al cui interno la formazione e la distribuzione dei ruoli femminili e maschili era sottratta alla determinazione naturale, per esser assegnata alla «seconda natura»: il mondo dello spirito realizzantesi. La conseguenza per la donna era che essa non poteva in alcun modo affermare se stessa come individuo autonomo, poiché all’uomo era riservata la sfera pubblica: «Essendo l’uomo nel rapporto verso l’esterno il potente e il fattivo mentre l’altra è il passivo e il soggettivo (…), l’uomo ha la sia vita affettiva, sostanzialmente nello stato, la scienza, ecc., …, nella famiglia la donna ha la sua determinazione sostanziale, e, in questa pietà ha il suo carattere etico…, le donne sono in grado di essere istruite, ma non sono fatte per attività che richiedono facoltà universali, come le scienze più avanzate». Tale concezione, palesemente limitativa della personalità femminile, non dev’essere messa in connessione con presunte posizioni tradizionaliste di Hegel bensì con i fondamenti della sua riflessione filosofica. Pertanto Marx, anteponendosi all’idealismo e alle tesi hegeliane sulla famiglia, compiva il primo passo verso la sua teoria sull’emancipazione femminile, che iniziò a esporre a partire dai ‘Manoscritti economico-filosofici’. Marx si oppose esplicitamente alle formulazioni astratte sulla questione femminile in base alle quali erano avanzate soluzioni a suo giudizio erronee: quelle di certo comunismo «rozzo», che aveva prospettato la sostituzione del matrimonio con la «comunanza delle donne». Commentava Marx in proposito: «La donna diventa proprietà della comunità, una proprietà comune». Ripreso esplicitamente da Fourier il collegamento fra condizione femminile e e sviluppo sociale nella ‘Sacra famiglia’ (1845), l’argomento fondamentale era, nei ‘Manoscritti’, quello dell’alienazione, di cui il rapporto uomo-donna era, secondo Marx, un aspetto paradigmatico. Scriveva: «Dal carattere di questo rapporto si ricava sino a qual punto l’uomo come essere appartenente a una specie si sia fatto uomo e si sia compreso come uomo; il rapporto del maschio con la femmina è il più naturale dei rapporti che abbiano luogo tra uomo e uomo. In esso si mostra sino a che punto il comportamento naturale dell’uomo sia diventato umano oppure sino a che punto l’essenza umana sia diventata per lui naturale, e la sua natura sia diventata per lui natura». Marx, insieme a Engels (1820-1895), dimostrò in più occasioni di non condividere i pregiudizi sulla natura femminile contestando ai borghesi la definizione delle donne come «semplici strumenti di produzione»; così nel ‘Manifesto del partito comunista’ (1848). I due pensatori esaminarono la condizione di sfruttamento dell’operaia nel capitalismo e, ciononostante, sostennero l’importanza che anche la donna lavorasse, acquisendo consapevolezza di sé e diventando soggetto rivoluzionario, alla pari dell’uomo. Anzi Marx nel ‘Capitale’ (1867), riferendosi all’avvenire socialista, affermò che «la composizione del personale operaio combinato con individui d’ambo i sessi e delle età più differenti» sarebbe stato «fonte di sviluppo di qualità umana»”” (pag 42-44) [Aurelia Camparini, ‘Donna, donne e femminismo. Il dibattito politico internazionale’, Franco Angeli, Milano, 1987, cap. 3. Da Marx a Bebel] [(4) Per Marx cfr. nel vol. II de “”Il pensiero politico contemporaneo, Angeli, Milano, il saggio di G.M. Bravo]”,”DONx-001-FMB”
“CAMPBELL Paul HOWARD Peter”,”L’ America ha bisogno di una ideologia.”,”””Solo il Riarmo morale è la forza capace di risolvere i pregiudizi razziali, perché da una risposta che sfida al cambiamento bianchi e neri, per la costruzione di un mondo nuovo.”” (pag 156)”,”USAQ-051″
“CAMPBELL Angus GURIN Gerald MILLER Warren E., con l’assistenza di Sylvia EBERHART e Robert O. McWILLIAMS”,”The voter decides.”,”Effetto Band-Wagon (pag 5-6) (dopo la vittoria di Eisenhower) Motivazioni del comportamento elettorale degli elettori (non-voto, astensione) (pag 171-173)”,”USAS-231″
“CAMPEANU Pavel”,”The Origins of Stalinism. From Leninist Revolution to Stalinist Society.”,”Contiene dedica manoscritta dell’ autore a Colette Andry. Libro dedicato a Jerry Kline. CAMPEANU Pavel è nato a Bucarest in Romania nel 1920. Si è unito alla Lega comunista giovanile nel 1935 e al Partito comunista rumeno nel 1940. Dal 1941 al 1944 è stato in carcere. Ha quindi ottenuto il Ph.D. in sociologia alla Stefan Gheorghiu Academy nel 1960 e da allora fino al 1980 ha lavorato per la televisione. Quindi si è dedicato all’ insegnamento come professore di scienze sociali al Politecnico di Bucarest. Limiti del dualismo di potere, governo provvisorio – soviet. “”Dual power is a phrase, used by Lenin in his April Theses, that has echoed across history. Worked over in the bowels of official ideology, this concept has had the fate of so many others like it: it was eviscerated of all sense by the attribution to it of so many meanings which it did not have. As Lenin understood it, and indeed underscored, dual power was subject to two limits – in times, and in the configuration of the social conflitct. In time, because the soviet did not share power with the government until it became one with it. In the configuration of the social conflict, because the limitations imposed on the goverment by the soviet’s exercise of a controlling function over it were less restrictive than those imposed on it by the general insubordination of the populace.”” (pag 79)”,”RUSS-194″
“CAMPELLI Enzo”,”Classe e coscienza di classe in Proudhon. Un profilo semplice e stimolante un Proudhon reso alla sua autenticità.”,”CAMPELLI Enzo è nato a Sanremo e vive a Roma. Si è laureato in sociologia all’ Università di Trento con una tesi su Proudhon. “”Così considerevole è infatti il contributo dei seguaci di Proudhon nei dibattiti della Prima Internazionale, che Puech ritiene di poter affermare che lo studio del proudhonismo nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori “”potrebbe avere un altro nome: potrebbe chiamarsi, se questa espressione non sembrasse contradditoria, storia “”dell’Internazionale Francese””. Illuminanti sono altresì le vicende tragiche della Comune, della quale tardivamente Marx pretese la paternità e scrisse l’elogio. Inoltre – e non è senza importanza – le teorie proudhoniane del credito hanno influenzato in modo principalissimo il pensiero degli anarchici americani ed in modo particolare di Warren e Tucker.”” (pag 10)”,”PROD-055″
“CAMPELLI Enzo TESTI Enrico a cura”,”Il calcolatore obbligato. Banche e informatica negli anni Ottanta.”,”L’introduzione di nuove tecnologie sta sottoponendo a un faticoso sforzo di adattamento molti ambienti di lavoro, interi profili professionali sono stati reinventati, mentre la comparsa di nuove figure ha disegnato strutture inedite di organizzazione aziendale. Enzo Campelli lavora presso la cattedra di metodologia della ricerca sociale dell’Università di Roma. Enrico Testi è operatore nazionale della federazione italiana bancari, che attraverso una commissione sui problemi dell’organizzazione del lavoro ha promosso la ricerca.”,”SCIx-057-FL”
“CAMPESINO EL (GONZALEZ Valentin), collaborazione di Maurice PADIOU”,”Morgen ist ein anderer Tag. Memoiren.”,”””Largo Caballero, Prieto und sogar die Anarchisten sehen im Kleber-Plan ein Komplott, von den Kommunisten und ihren sowjetischen Ratgebern mit der Absicht geschmiedet, sich die Vorherrschaft zu sichern.”” (pag 99) “”Largo Caballero, Prieto e anche gli Anarchici videro nel piano Kleber un complotto, forgiato dai comunisti e dai loro consiglieri sovietici, con l’ intenzione di assicurarsi il predominio”””,”MSPG-155″
“CAMPI Alessandro, a cura; saggi di G. ALDOBRANDINI L. ALLODI A. BOLAFFI A. CAMPI A. CARRINO L. CAVALLI D. COLI L. COMPAGNA E. DUTARTRE F. FEJTO L. INCISA DI CAMERANA C. JEAN F. LANCHESTER S. LAUNAY D.J. MAHONEY J. MOLINA CANO G. MORRA S. PAUGAM L. PELLICANI M. PERA F. PERFETTI G. QUAGLIARIELLO G.E. RUSCONI C. SANDOR C. SAVES M. SERRA R. VALLE A. VITALE V. ZANONE”,”Pensare la politica. Saggi su Raymond Aron.”,”Saggi di G. ALDOBRANDINI L. ALLODI A. BOLAFFI A. CAMPI A. CARRINO L. CAVALLI D. COLI L. COMPAGNA E. DUTARTRE F. FEJTO L. INCISA DI CAMERANA C. JEAN F. LANCHESTER S. LAUNAY D.J. MAHONEY J. MOLINA CANO G. MORRA S. PAUGAM L. PELLICANI M. PERA F. PERFETTI G. QUAGLIARIELLO G.E. RUSCONI C. SANDOR C. SAVES M. SERRA R. VALLE A. VITALE V. ZANONE Alessandro CAMPI (1961-) è professore associato di storia delle dottrine politiche nell’Università di Perugia. Ha scritto tra l’altro ‘Morte “”necessaria”” di un filosofo. Giovanni Gentile e la RSI’ (2001).”,”TEOP-370″
“CAMPI Alessandro DE-LUCA Stefano TUCCARI Francesco a cura; saggi di Lucia RUBINELLI Dario CARONITI Francesco INGRAVALLE Michela NACCI Lorenzo RAVANO Agostino CARRINO Maurizio GRIFFO Patricia CHIANTERA-STUTTE Spartaco PUPO Daniele STASI Mario TESINI Federico LEONARDI Nicola DEL-CORNO Rossella BUFANO Anna Rita GABELLONE David RAGAZZONI Stefano QUIRICO Emilia MUSUMECI Silvio BERARDI Andrea FRANGIONI Alberto GIORDANO Gennaro Maria BARBUTO Giovanna SAVANT Cristina BALDASSINI Rosanna MARSALA Eugenio CAPOZZI Enrico GARGIULO”,”Nazione e nazionalismi. Teorie, interpretazioni, sfide attuali. Volume I.”,”Saggi di Lucia RUBINELLI Dario CARONITI Francesco INGRAVALLE Michela NACCI Lorenzo RAVANO Agostino CARRINO Maurizio GRIFFO Patricia CHIANTERA-STUTTE Spartaco PUPO Daniele STASI Mario TESINI Federico LEONARDI Nicola DEL-CORNO Rossella BUFANO Anna Rita GABELLONE David RAGAZZONI Stefano QUIRICO Emilia MUSUMECI Silvio BERARDI Andrea FRANGIONI Alberto GIORDANO Gennaro Maria BARBUTO Giovanna SAVANT Cristina BALDASSINI Rosanna MARSALA Eugenio CAPOZZI Enrico GARGIULO Contiene il saggio di Francesco Ingravalle: ‘Il marxismo austriaco e il problema delle nazionalità nell’imminenza della Prima guerra mondiale’ (pag 51-67)”,”TEOP-540″
“CAMPI Alessandro a cura, saggi di Giovanni ALDOBRANDINI Leonardo ALLODI Angelo BOLAFFI Agostino CARRINO Luciano CAVALLI Daniela COLI Luigi COMPAGNA Elisabeth DUTARTRE François FEITÖ Ludivico INCISA DI CAMERANA Carlo JEAN Fulco LANCHESTER Stephen LAUNAY Daniel J. MAHONEY Jerónimo MOLINA CANO Gianfranco MORRA Serge PAUGAM Luciano PELLICANI Marcello PERA Francesco PERFETTI Gaetano QUAGLIARELLO Gian Enrico RUSCONI Christian SAVÈS Csizmadia SANDOR Maurizio SERRA Roberto VALLE Alessandro VITALE Valerio ZANONE”,”Pensare la politica. Saggi su Raymond Aron.”,”Sociologo, teorico delle relazioni internazionali, filosofo della storia, politologo, esperto di problemi militari e strategici, storico del pensiero politico-sociale, giornalista e commentatore politico. Raymond Aron (1905-1983) è stato senza dubbio un intellettuale completo. Giovanni Aldobrandini è docente di Storia moderna nell’Università di Roma La Sapienza. Ha insegnato Politica comparata presso la Luiss Guido Carli di Roma e ha svolto attività di ricerca e di insegnamento presso l’Università di Cambridge e la London School of Economics. Leonardo Allodi è professore associato di Sociologia dei processi culturali presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Bologna, sede di Forlì. Angelo Bolaffi, filosofo politico e germanista, è docente all’Università di Roma La Sapienza. Alessandro Campi è professore associato di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Perugia. Agostino Carrino è professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Napoli Federico II. Luciano Cavalli è stato a lungo titolare del corso superiore di Sociologia presso la Facoltà di Scienze politiche Cesare Alfieri dell’Università degli studi di Firenze. Daniela Coli è ricercatrice del Dipartimento di filosofia dell’Università di Firenze. Luigi Compagna è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università Luiss Guido Carli di Roma. Elisabeth Dutartre è responsabile degli Archivi Raymond Aron, dei quali sta per pubblicare l’inventario sistematico. François Fejtö, giornalista, storico e scrittore, nato in Ungheria nel 1909, naturalizzato francese nel 1955, è internazionalmente noto per la sua Histoire des démocracies populaires. Ludovico Incisa di Camerana è stato ambasciatore d’Italia in Venezuela e Argentina e sottosegretario di Stato agli Affari esteri del governo Dini. Carlo Jean, Generale di Corpo d’Armata, è presidente del Centro Studi di Geopolitica Economica. Insegna Studi Strategici alla Luiss Guido Carli di Roma. Fulco Lanchester è Preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma La Sapienza, dove è titolare della cattedra di Diritto costituzionale italiano e comparato. Stephen Launay è Professore incaricato di scienza politica all’Università di Lille 2. Daniel J. Mahoney è professore associato di Scienza politica presso l’Assumption College, Worchester (Mass.). Presso Transaction Publishers (New Brunswick, NJ) si sta occupando, in collaborazione con B. Anderson, della riedizione in lingua inglese delle opere di Raymondf Aron. Jerónimo Molina Cano è professore associato di Politica social nell’Università di Murcia. Gianfranco Morra è Professore presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna, sede di Forlì. Ha insegnato Filosofia morale, Filosofia e Sociologia della conoscenza nelle Università di Bologna, Lecce e Macerata. Serge Paugam svolge la propria attività di ricerca presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS). Luciano Pellicani è titolare della cattedra di Sociologia politica presso la Facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli di Roma e direttore della rivista Mondoperaio. Marcello Pera è presidente del Senato della Repubblica. Francesco Perfetti insegna Storia contemporanea e Storia e istituzioni dell’America del nord nella Luiss Guido Carli di Roma, di cui dirige l’Istituto storico-politico. Presidente della Fondazione Ugo Spirito. Gaetano Quagliarello insegna Teoria e storia dei partiti politici nella Facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli di Roma. Gian Enrico Rusconi è professore di Storia politica all’Università di Torino. Christian Savès insegna Scienza politica e Sociologia politica nell’Università di Tolosa. Csizmadia Sandor è professore presso il Dipartimento di studi politici dell’Università di Pécs e direttore del Dipartimento di filosofia presso l’Università di Scienze economiche e dell’amministrazione di Budapest. Maurizio Serra, diplomatico di carriera, ha prestato servizio a Berlino, Mosca e Londra, Attalmente dirige l’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri. Roberto Valle insegna Storia dell’Europa orientale presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma La Sapienza. Alessandro Vitale è ricercatore di Relazioni internazionali presso l’Università di Milano, dove insegna Studi Strategici. Valerio Zanone, è stato Segretario del Partito liberale italiano, deputato per cinque legislature, ministro dell’Ambiente, dell’Industria e della Difesa. Attualmente è Presidente della Fondazione Luigi Einaudi di Roma.”,”TEOP-088-FL”
“CAMPI Emidio RUBBOLI Massimo a cura; testi di TURRETTINI BONNET HALLER LAVATER EULER OBERLIN MONTESQUIEU TOLAND DERHAM COLLINS SWIFT TINDAL LAW MANDEVILLE HUTCHESON BERKELEY BUTLER REID ANDERSON VITRINGA NIEUWENTIJT LEIBNIZ WOLFF BAUMGARTEN SPALDIN SEMLER REIMARUS LESSIN KANT HAMANN HERDER PONTOPPIDAN EGEDE SWEDENBORG SZIKSZAI FRANCKE BENGEL ZINZENDORF SPANGENBERG OLDENDORP VERRI ANNESLEY WESLEY OLIVERS ASTELL WITHEFIELD NEWTON WILBERFORCE BATTISTI FULLER CAREY PESTALOZZI FEDERICO II BION MALTHUS SEWALL WOOLMAN BENEZET MATHER DICKINSON CHAUNCY BREZ PEYRAN GENOVESI BACH HANDEL KLOPSTOCK WESLEY J. NEWTON BELLERS e altri”,”Protestantesimo nei secoli. Fonti e documenti. 2. Settecento.”,”‘John Bellers (1654-1725) apparteneva alla Società degli Amici, era cioè un quacchero. Amico e contemporaneo di William Penn, il fondatore di Filadelfia e della Pennsylvania, dedicò la vita intera a proporre e tentare di attuare ogni sorta di riforme sociali, economiche e politiche. Alla pace e al superamento dei nazionalismi dedicò nel 1710 ‘Some reasons for an European State, proposed to the powers of Europe’, che riprende un analogo pamphlet di Penn (1) e anticipa, in un’Europa sconvolta da decenni di guerre, le tematiche che poi saranno rese famose dall’Abbé de Saint Pierre, da Rousseau e da Kant. Il suo impegno a favore dei miseri e dei diseredati non era altro che l’aspetto vivente e concreto della sua fede di quacchero. Bellers era un facoltoso mercante londinese e i suoi progetti nascono dalla personale osservazione della realtà di Londra tra Seicento e Settecento, quando l’affermazione tumultuosa del grande commercio e della finanza, che avviava l’Inghilterra a un lungo predominio mondiale, s’accompagna alle spaventose condizioni della breve esistenza di moltitudini di miserabili. Questa realtà terribile si trova anche nelle pagine di altri, in quelle di Daniel Defoe, per esempio, ma questi riteneva che povertà e miseria derivassero soltanto da una sorta di vocazione negativa dei poveri alla pigrizia e all’indolenza. Bellers era invece convinto che derelitti e criminali fossero le vittime di circostanze fuori dal loro controllo; gli enormi problemi sociali richiedono a suo parere riforme concrete e misure preventive, non repressive, ad esempio riguardo all’educazione e all’istruzione popolare. Sul modello delle prime società per azioni, i ricchi avrebbero dovuto investire in quella sorta di ricca miniera che è la forza lavoro dei poveri, creando comunità di produzione da cui avrebbero tratto legittimo profitto. Per Bellers, d’altra parte, la riduzione del numero dei poveri mediante l’aumento dell’occupazione non è solo un dovere morale ma, pragmaticamente, un potente acceleratore del benessere di una nazione. Bellers è tra i primi ad abbozzare una teoria del valore fondata sul lavoro e ha perciò un posto di rilievo anche tra i pionieri della scienza economica, come fra gli altri gli riconosceranno John Owen, che ne riprenderà in parte i progetti a distanza di un secolo, e lo stesso Karl Marx’. (…) «Dato che i lavoratori arricchiscono gli uomini, se ci fossero più lavoratori ci sarebbero anche più ricchi, sempre che ci fosse terra sufficiente a dar lavoro e nutrimento. (…) il lavoro dei poveri è infatti la miniera dei ricchi. (…) Sono convinto che i poveri di questa nazione, attualmente dl tutto inutilizzati, siano in grado di produrre beni e manufatti che renderanno l’Inghilterra ricca quanto la Spagna con le sue miniere (…), perché ciò che valorizza di più la terra in Europa rispetto all’America o in Olanda in confronto all’Irlanda, è appunto l’abbondante popolazione; e un popolo ordinato – più che ogni altra cosa creata – è un tesoro di vita e di perfezione, forza delle nazioni e gloria di ogni principe. (…) [Ma] perché proporre di trovare lavoro per i poveri e non lasciare loro ogni profitto…? [Perché]… i ricchi non vivono altrimenti, se non della fatica degli altri; così i proprietari terrieri col lavoro dei fittavoli, e mercanti e artigiani con quello dei loro garzoni, salvo che costoro divengano ‘levellers’ (2) e mettano i ricchi a lavorare coi poveri. (…)» [fonte John Bellers, ‘Proposals for raising a Colledge of Industry of all useful Trades and Husbandry, with Profit for the Rich, a Plentiful Living for the Poor, and a Good Education for Youth (…)’, London, 1695, in ‘John Bellers. His life, times and writings’, a cura di George Clarke, London e New York, Routledge & Paul Kegan, 1987, pp. 53-54, 66, 68] (pag 255-256) [(1) William Penn, ‘An Essay towards the Present and Future Peace of Europe (1693). Cfr. Giorgio Vola, a cura, ‘I quaccheri. Eversione e non violenza. Gli scritti essenziali, 1650-1700’, Torino, Claudiana, 1980, pp. 182-200 e Prot. sec., vol. I, pp. 320-4; (2) Una delle correnti più estremiste del Seicento inglese che intendeva «livellare» le differenze sociali e di classe]”,”RELP-018-FMP”
“CAMPIGLIO Luigi”,”Tredici idee per ragionare di economia.”,”Luigi Campiglio, insegna Politica economica nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.”,”ITAE-138-FL”
“CAMPILLO Maria a cura”,”Quan plovien bombes. Textos literaris catalans sobre els bombardeigs de Barcelona – Quando piovevano le bombe. Testi letterari catalani sui bombardamenti di Barcellona.”,”Barcellona fu una delle prime città europee che visse intensamente l’esperienza dei bombardamenti contro la popolazione civile. Fu inoltre uno dei primi spazi di metabolizzazione di una realtà allora del tutto inedita.”,”MSPG-287″
“CAMPINCHI Philippe”,”Les Lambertistes. Un courant trotskiste français.”,”Philippe Campinchi est secrétaire général du journal L’Hémicycle dédié aux responsables politiques, exposant l’actualité parlementaire.”,”TROS-088-FL”
“CAMPODONICO Aldemiro”,”La Russia dei Soviets (Saggio di Legislazione comunista).”,”Aldemiro Campodonico, docente nell’Università di Pisa Riporta testi dei decreti e brani del libro del capitano francese S. Sadoul (lettere al deputato Albert Thomas) Decisione del governo operaio sulla giornata di 8 ore (pag 338) Abolizione dei titoli e degli ordini Separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa Decreto concernente i matrimoni, le nascite e le registrazioni di stato civile, divorzio Regolamento delle questioni fra padroni e operai Nazionalizzazione delle banche Vie e comunicazioni Requisizione degli alloggi”,”RIRO-463″
“CAMPODONICO Pierangelo, curatore della mostra, saggi di Aldo CATERINO, Giovanni CAROSIO, PIerangelo CAMPODONICO”,”Capitani coraggiosi. Velieri e marinai dell’Ottocento.”,”Dono di Mario Caprini”,”LIGU-205″
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Il Re bomba. Ferdinando II, il borbone di Napoli che per primo lottò contro l’unità d’Italia.”,”Giuseppe Campolieti, giornalista romanziere e saggista. Ha pubblicato altre biografie (Masaniello, Il re Lazzarone)”,”BIOx-331″
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Le sante bugie. Fatti e misfatti della chiesa dei Papi.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”RELC-042-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Breve storia della città di Napoli.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”ITAS-077-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Il re Lazzarone. Ferdinando IV il Borbone, amato dal popolo e condannato dalla storia.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”BIOx-064-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Il re Bomba. Ferdinando II, il Borbone di Napoli che per primo lottò contro l’Unità d’Italia.”,”Giuseppe Campolieti, molisano che vive e lavora a Venezia da tempo come giornalista, ha pubblicato presso Dedalo, nel 1992, un volume di interviste intitolato Voci dal mondo laico.”,”BIOx-065-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Breve storia del Sud dalle origini ai giorni nostri.”,”Giuseppe Campolieti, giornalista, romanziere e saggista, ha pubblicato, tra le altre, le biografie Caterina Comaro, premio Comisso, Masianiello, Marin Faliero ecc.”,”ITAS-089-FL”
“CAMPOLIETI Giuseppe”,”Re Franceschiello. L’ultimo sovrano delle Due Sicilie.”,”Giuseppe Campolieti, giornalista, romanziere e saggista, ha pubblicato, tra le altre, le biografie Caterina Comaro, premio Comisso, Masianiello, Marin Faliero ecc.”,”BIOx-076-FL”
“CAMPORESI Cristiano”,”Il marxismo teorico negli USA 1900 – 1945.”,”Cristiano CAMPORESI, nato a Firenze il 19 marzo 1946, si è laureato all’ Univ di Firenze nel 1969 con Paolo ROSSI e ha svolto ricerche come borsista presso l’ Istituto di Filosofia di quella Università. Ha collaborato e collabora alla ‘Rivista Critica di Storia della Filosofia’, ‘Il Ponte’, ‘Antologia Vieusseux’, ‘Telos’. Secondo l’A gli USA hanno avuto una notevole fioritura di pensatori marxisti , rimasti però isolati, in mancanza, tranne alcune eccezioni, di un movimento operaio rivoluzionario e di partiti di sinistra che facessero effettivamente presa sulla realtà sociale e politica. Partendo dall’ inizio del secolo, il libro affronta dapprima il problema degli emigrati europei come BOUDEIN e UNTERMANN la cui tematica è strettamente connessa alla 2° Internazionale. Nel contempo l’A esamina l’ideologia dei socialisti USA tra 1900 e 1920 (più ispirata all’ evoluzionismo e al populismo che a un’analisi scientifica della realtà). L’A passa poi a due teologi protestanti Reinhold NIEBUHR e Paul TILLICH quindi a WALLING, EASTMAN, HOOK ecc. fino a KORSCH e MARCUSE.”,”TEOC-099″
“CAMPORESI Cristiano a cura; scritti di Adam FERGUSON Jean-Jacques ROUSSEAU Georg Wilhelm Friedrich HEGEL Moses HESS Karl MARX Soeren KIERKEGAARD Arthur SCHOPENHAUER Friedrich NIETZSCHE Franz KAFKA Max WEBER Gyorgy LUKACS Karl MANNHEIM Martin HEIDEGGER Theodor W. ADORNO Jean-Paul SARTRE Erich FROMM Georg SIMMEL Thorstein VEBLEN Charles WRIGHT MILLS David RIESMAN”,”Il concetto di alienazione da Rousseau a Sartre.”,”Scritti di Adam FERGUSON Jean-Jacques ROUSSEAU Georg Wilhelm Friedrich HEGEL Moses HESS Karl MARX Soeren KIERKEGAARD Arthur SCHOPENHAUER Friedrich NIETZSCHE Franz KAFKA Max WEBER Gyorgy LUKACS Karl MANNHEIM Martin HEIDEGGER Theodor W. ADORNO Jean-Paul SARTRE Erich FROMM Georg SIMMEL Thorstein VEBLEN Charles WRIGHT MILLS David RIESMAN “”Questa assenza del volere viene accentuata dal fatto che, con la crescente razionalizzazione e meccanizzazione del processo lavorativo, l’ attività del lavoratore perde sempre piùil suo carattere di attività, trasformandosi in un comportamento contemplativo. L’ atteggiamento contemplativo di fronte ad un processo regolato secondo leggi meccaniche che si svolge indipendentemente dalla coscienza, sul quale l’ attività umana non ha alcun influsso e che si manifesta perciò come un sistema definito e concluso, modifica anche le categorie fondamentali del rapporto immediato dell’ uomo con il mondo: esso riduce il tempo e lo spazio ad un unico denominatore, porta il tempo al livello dello spazio: “”A causa della subordinazione dell’ uomo alla macchina”” dice Marx, accade che “”gli uomini scompaiono davanti al lavoro: che il bilanciere della pendola diviene la misura esatta dell’ attività relativa di due operai, come lo è la velocità di due locomotive. Per cui non si deve più dire che un’ora di un uomo vale un’ ora di un altro uomo, ma piuttosto che un uomo di un’ ora vale un altro uomo di un’ ora. Il tempo è tutto, l’ uomo non è più nulla; è tutt’al più farsi corpo (Verkörperung) del tempo. Non vi è più alcun problema di qualità. La quantità soltanto decide di tutto: ora per ora, giorno per giorno…”” (1)””. (pag 145-146, Lukacs, La reificazione) (1) (Marx, Elend der Philosophie)”,”TEOS-125″
“CAMPORESI Piero”,”Alimentazione folclore società.”,”CAMPORESI Piero. Alle spalle di Camporesi e di questa raccolta di saggi c’è la grande esperienza delle ‘Annales’. L’introduzione è la stessa di quella del volume ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’ (1970)”,”STOS-152″
“CAMPORESI Cristiano”,”Marxismo e sindacalismo in Daniel De Leon.”,”””Il “”preambolo”” che venne adottato alla 1° convenzione dell’Industrial Workers of the World (IWW) aveva un tono ancor più deciso nel sottolineare l’indipendenza del sindacato dal partito: fu proprio De Leon ad insistere affinché l’espressione di Hagerty “”without affiliation with any political party”” già usata nel ‘Manifesto’ (1), fosse di nuovo inserita nel testo”” (pag 634) (1) a Chicago nel gennaio 1905 una riunione di trenta esponenti della sinistra americana stilarono un manifesto: tra i presente c’erano Eugene Debs, A.M. Simons, E. Untermann, C. Moyer e W.D. Haywood. Il sacerdote cattolico Thomas Hagerty di idee anarchiche e Frank Bohn (SLP) partecipante a titolo personale. De Leon non era stato invitato (pag 634) “”Si è già visto come De Leon, al pari del resto di altri scrittori socialisti, definisse la repubblica socialista come un ‘Cooperative Commonwealth’, termine desunto dal titolo di un’opera celeberrima del pensatore utopista Laurence Gronlund; se esaminiamo quale fosse la sua visione del materialismo storico, ci accorgiamo che essa non si discosta molto dai concetti generali accettati dagli esponenti della II Internazionale. De Leon tradusse in inglese ‘L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ di Engels il ‘Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte’ di Marx e la sua immagine della ‘Weltanschauung’ socialista rimane legata alle tematiche canonizzate dall”Antidühring’. Caratteristico è l’uso da parte del teorico americano di un certo modello naturalistico nel discorso sociologico, anche se egli evita consapevolmente quelle forme di “”darwinismo sociale”” in cui cadono molti socialisti americani dell’epoca: “”Le leggi che regolano la sociologia corrono su linee parallele e sono l’esatta controparte di quelle che la scienza naturale ha stabilito in biologia e in primo luogo la figura centrale nel campo della sociologia è quella che corrisponde alla specie nel campo della biologia e la rappresenta. In sociologia le classi economiche prendono il posto della specie in biologia”” (1). In questo ambito De Leon si inserisce con compiti di mediazione nella disputa ideologica se il socialismo debba essere evolutivo o rivoluzionario, se esso debba procedere in modo lento e graduale oppure per salti. In questa concezione De Leon risente alquanto dell’ottimismo deterministico dell’epoca, in quanto ritiene che il processo evolutivo sia irreversibile e destinato dalla sua dinamica interna a provocare delle “”crisi rivoluzionarie”” (2). In secondo luogo è da notare la grande ammirazione di De Leon per l’antropologo Lewis Morgan, ammirazione che lo spinge a parlare con entusiasmo “”della splendida teoria di Morgan-Marx sulla concezione materialistica della storia”” (3). In base alla sua lettura di ‘Ancient Society’ De Leon si inoltra talora in lunghe dissertazioni sull'””origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato””, descrivendo il sorgere della divisione in classi nelle civiltà primitive, privilegia il discorso sullo strumento primitivo. Alcune pagine di De Leon ricordano in parte le asserzioni (e i fraintendimenti) di Achille Loria sulla funzione dello strumento tecnico (…)”” [Cristiano Camporesi, Marxismo e sindacalismo in Daniel De Leon, (in) ‘Annali’ , anno Quindicesimo, 1973, Feltrinelli, 1974] (pag 628-629) [(1) Daniel De Leon ‘Reform or Revolution’, cit., p. 10; (2) Daniel De Leon, ‘Marxism Science and the Colleges’, New York, 1932, pp. 26-27; (3) Daniel De Leon, ‘The Ballot of the Class Struggle’, New York, 1935, p. 12. Sui limiti di De Leon come teorico sono disponibili anche le osservazioni critiche di Paul Buhle, ‘Intellectuals in the Debsian Socialist Party’, in ‘Radical America’, a. IV, 1970, n. 3, p. 36; ‘Debsian Socialism and the New Immigrant Worker’, dattiloscritto]”,”MUSx-304″
“CAMPORESI Piero”,”I balsami di venere.”,”CAMPORESI Piero, saggista ed elzevirista, professore all’Università di Bologna, è autore di opere note anche all’estero. Allegati al libro alcuni ritagli di articoli di Camporesi”,”STOS-204″
“CAMPORESI Cristiano”,”L’uno e i molti: l’idealismo britannico dal 1830 al 1920.”,”Cristiano Camporesi (Firenze, 1946) è un collaboratore dell’Istituto di filosofia dell’Università di Firenze. (1980) ‘In questo saggio l’incidenza di Hegel viene vista nel duplice aspetto teoretico e storico-critico’ ‘Inflenza di Kant e di Hegel'”,”STOx-046-FF”
“CAMPORESI Piero, a cura”,”Il libro dei vagabondi. Lo «Speculum cerretanorum» di Peseo Pini, «Il vagabondo» di Rafaele Frianoro e altri testi di «furfanteria».”,”«La storia dei «falsi vagabondi» è storia eminentemente letteraria, quindi fantastica, fortemente irreale, e, inoltre, tendenziosa e classista. Uomini come Teseo Pini e Rafaele Frianoro, pur tenuto conto della loro particolare ottica, non possono che trasmetterci una immagine alterata, fuorviante e, in definitiva, faziosa, del pauperismo e della mendicità. Il “”mestiere di vagabondo”” fu quasi sempre frutto di un duro bisogno, non di libera scelta» «Il mestiere del vagabondo» fu quasi sempre frutto di un duro bisogno, non di libera scelta…» «I bandi e gli editti contro i mendicanti che si susseguono dai tempi degli imperatori romani fino all’attuale testo unico sulle leggi di Pubblica Sicurezza, in Italia come in ogni altro paese «civile», testimoniano da una parte la gravità, la profondità e l’estensione del fenomeno, dall’altra la risposta che il potere dava ai diseredati e agli affamati» (dal risvolto di copertina)”,”CONx-001-FSD”
“CAMPORESI Piero a cura; Teseo PINI Rafaele FRIANORO e altri autori”,”Il libro dei vagabondi. Lo «Speculum cerretanorum» di Teso Pini, «Il vagabondo» di Rafaele Frianoro e altri testi di «furfanteria».”,”La storia dei “”falsi vagabondi”” è storia eminentemente letteraria, quindi fantastica, fortemente irreale, e, inoltre tendenziosa e classista. Uomini come Teseo Pini e Rafaele Frianoro (…) non possono che trasmetterci una immagine alterata, fuorviante e in definitiva faziosa del pauperismo e della mendicità. (…) Se la letteratura dei vagabondi e dei pitocchi riesce spesso a muovere il riso del lettore, o almeno il sorriso, se spesso diventa divertimento e buffonesca commedia, vista e letta da un ipotetico ma autentico straccione, diventa ignobile pantomima letteraria, cinico travisamento… (dall’introduzione)”,”STOS-008-FSD”
“CAMPOS-BORALEVI Lea”,”Jeremy Bentham padre del femminismo.”,”Jeremy Bentham (1748-1832), filosofo, giurista, riformatore inglese, uno dei capiscuola dell’ utilitarismo.”,”DONx-002-FMB”
“CAMPUS Donatella PASQUINO Gianfranco”,”USA: elezioni e sistema politico.”,”Donatella CAMPUS svolge attività di ricerca presso il dipartimento di organizzazione e sistema politico dell’ Università di Bologna. Ha pubblicato L’ elettore pigro’ (2000). Gianfranco PASQUINO è professore di scienza politica nell’ Università di Bolognae al Bologna Center dalla J. Hopkins University. Ha pubblicato tra l’ altro ‘Il sistema politico italiano’ (2002) e ‘Sistemi politici comparati’ (2003). “”C’è uno spartiacque nella storia delle primarie statunintensi, ed è costituito dal quadriennio fra il 1968 e il 1972. Come già accennato nel quinto capitolo, le drammatiche modalità della scelta della candidatura dell’ allora Vicepresidente Democratico Hubert H. Humphrey – rinuncia alla candidatura da parte del Presidente in carica Lyndon B. Johnson, quasi irresistibile ascesa nelle primarie del Senatore Robert F. Kennedy e suo assassinio a Los Angeles nel giugno 1969, passaggio del testimone della sfida progressista al Senatore Eugene McCarthy, disordini alla Convention democratica nella Chicago del potente e manipolatore sindaco Daley – produssero una forte richiesta di cambiamento nelle modalità di svolgimento delle primarie un ampliamento della rappresentanza interna al partito (più esponenti delle minoranze etniche – i neri, soprattutto – più donne, più giovani, meno politici tradizionali). Per imitazione o per contagio, anche i Repubblicani, come si può vedere dalla tab. 7.1 vollero o furono costretti ad aumentare il numero di stati nei quali tenere le primarie.”” (pag 156)”,”USAS-136″
“CAMURANI Ercole a cura”,”Rinascita liberale. Rivista politica quindicinale.”,”Collaborarono a ‘Rinascita Liberale’: LUIGI EINAUDI GAETANO MOSCA GIOVANNI ANSALDO GIUSTINO FORTUNATO IVANOE BONOMI GUIDO DE-RUGGIERO CARLO SCARFOGLIO MASSIMO FOVEL GIOVANNI AMENDOLA UMBERTO RICCI CARLO SFORZA GIUSEPPE RENSI ADOLFO TINO e altri”,”EMEx-111″
“CAMURANI Ercole a cura”,”L’Observateur. Bulletin du Comité italien de Bruxelles. (Comitato Italiano di Studi Politici e Sociali).”,”Articoli di Armando Zanetti Luigi Einaudi Francesco Ferrari Silvio Barro e altri”,”EMEx-112″
“CAMUS Albert”,”La peste.”,”Albert CAMUS (1913-1960) è stato uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei. Premio Nobel per la letteratura 1957, caposcuola con SARTRE dell’ esistenzialismo, romanziere, drammaturgo, saggista e giornalista, è portatore in letteratura di quella problematica che mette al centro dei valori umani ed esistenziali il diritto alla libertà. Ha scritto pure ‘Lo straniero’ (1947) e ‘L’ uomo in rivolta’ (1957). Orano è colpita da un’ epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un’ umanità sempre al limite fra disgregazione e solidarietà. L’ indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l’ egoismo gretto vengono fuori in un romanzo che ha come riferimento storico costante la vicenda della resistenza francese contro l’ occupazione nazista.”,”VARx-099″
“CAMUS Albert”,”L’ uomo in rivolta.”,”Opera dedicata dall’ autore a Jean GRENIER “”E apertamente dedicai il cuore alla terra grave e sofferente, e spesso, nella notte sacra, le promisi d’ amarla fedelmente fino alla morte, senza paura, col suo greve carico di fatalità, e di non spregiare alcuno dei suoi enigmi. Così, m’ avvinsi ad essa di un vincolo mortale.”” HÖLDERLIN, La morte di Empedocle. La fisica delle anime. “”Il rappresentante della totalità razionale si accontenta, al contrario, di lasicare che nell’ uomo la cosa prenda il sopravvento sulla persona. Lo spirito più alto viene innanzi tutto assimilato allo spirito più basso, mediante la tecnica poliziesca dell’ amalgama. Poi, cinque, dieci, venti notti d’ insonnia verranno a capo di un’ illusoria convinzione e metteranno al mondo una nuova anima morta. Da questo punto di vista, la sola rivoluzione psicologica che il nostro tempo abbia conosciuta, dopo Freud, è stata operata dal NKVD e in generale dalle polizie politiche. Guidate da un’ ipotesi determinista, calcolando i punti deboli e il grado d’ elasticità delle anime, queste nuove tecniche hanno ancora una volta respinto uno dei limiti dell’ uomo e si adoperano a dimostrare che nessuna psicologia individuale è originale e che comune misura di caratteri è la cosa. Hanno letteralmente creato la fisica delle anime.”” (pag 263)”,”VARx-168″
“CAMUS Albert, a cura di Vittorio GIACOPONI”,”Mi rivolto, dunque siamo. Scritti politici.”,”Contiene un articolo sui moti operai di Berlino Est del 1953 e sull’insurrezione di Poznan del 1956 “”Quando ci si proclama a favore dell’emancipazione dei lavoratori, la rivolta operaia che, in Germania e in Cecoslovacchia, rifiuta un inasprimento delle condizioni di lavoro e che, per logica conseguenza, arriva a rivendicare libere elezioni, dimostrando così a tutti gli intellettuali dinamici, convinti assertori del contrario, che la giustizia non può essere separata dalla libertà, questa sollevazione e la grande lezione che porta con sé, come la repressione che ne è seguita, sì, questa sollevazione non meritava forse qualche riflessione? Quando un lavoratore, in qualsiasi angolo del mondo, alza i pugni nudi davanti a un carro armato e urla di non essere uno schiavo, chi siamo per restare indifferenti? Che senso ha allora intervenire per i Rosenberg, se poi ce ne stiamo zitti davanti a Goettling (1)?”” (pag 96) (1) Willy Goettling, operaio tedesco di 35 anni, fucilato senza processo il 18 giugno 1953 dalle truppe sovietiche di stanza a Berlino Est insieme ad altre ventuno persone tutte accusate di aver partecipato alla rivolta (n.d.c.) Calunnie contro le vittime di Poznan (pag 117)”,”EURC-115″
“CAMUS Alberto”,”Il mito di Sisifo.”,”””O anima mia, non aspirare alla vita immortale, ma esaurisci il campo del possibile”” (Pindaro, III Pitica) Il mito di Sisifo, proletario degli dei (pag 117) “”Il mio campo”” dice Goethe “”è il tempo”” (pag 63) “”Dice Amleto: “”Lo spettacolo: ecco la trappola in cui piglierò la coscienza del re”” (pag 73) Il mito di Sisifo, proletario degli dei. “”Gli dei avevano condannato Sisifo a far rotolare senza posa un macigno sino alla cima di una montagna, dalla quale la pietra ricadeva per azione del suo stesso peso. Essi avevano pensato, con una certa ragione, che non esiste punizione più terribile del lavoro inutile e senza speranza. Se si crede ad Omero, Sisifo era il più saggio e il più prudente dei mortali; ma, secondo un’altra tradizione, tuttavia, egli era incline al mestiere di brigante. Io non vedo in questo una contraddizione. Sono diverse le opinioni riguardanti le cause per le quali divenne l’inutile lavoratore degli inferi. Gli vengono rimproverate anzitutto alcune leggerezze commesse con gli dei, in quanto svelò i loro segreti, (…) Si è già capito che Sisifo è l’eroe assurdo, tanto per le sue passioni che per il suo tormento. Il disprezzo per gli dei, l’odio contro la morte e la passione per la vita, gli hanno procurato l’indicibile supplizio, in cui tutto l’essere si adopra per nulla condurre a termine. E’ il prezzo che bisogna pagare per le passioni della terra. Nulla ci è detto su Sisifo all’inferno. I miti sono fatti perché l’immaginazione li animi. In quanto a quello di cui si tratta vi si vede soltanto lo sforzo di un corpo teso nel sollevare l’enorme pietra, farla rotolare e aiutarla a salire una china cento volte ricominciata; si vede il volto contratto, la gota appiccicata contro la pietra, il soccorso portato da una spalla, che riceve il peso della massa coperta di creta, da un piede che la rincalza, la ripresa fatta a forza di braccia, la sicurezza tutta umana di due mani piene di terra. Al termine estremo di questo lungo sforzo, la cui misura è data dallo spazio senza cielo e dal tempo senza profondità, la meta è raggiunta. Sisifo guarda, allora, la pietra precipitare, in alcuni istanti, in quel mondo inferiore, da cui bisognerà farla risalire verso la sommità. Egli ridiscende al piano. E’ durante questo ritorno che Sisifo mi interessa. Un volto che patisce tanto vicino alla pietra, è già pietra esso stesso! Vedo quell’uomo ridiscendere con passo pesante, ma uguale, verso il tormento, del quale non conoscerà la fine. Quest’ora, che è come un respiro, e che ricorre con la stessa sicurezza della sua sciagura, quest’ora è quella della coscienza. In ciascun istante, durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dei, egli è superiore al proprio destino. E’ più forte del suo macigno. Se questo mito è tragico, è perché il suo eroe è cosciente. In che consisterebbe, infatti, la pena, se, ad ogni passo, fosse sostenuto dalla speranza di riuscire? L’operaio d’oggi si affatica, ogni giorno della vita, dietro lo stesso lavoro, e il suo destino non è tragico che nei rari momenti in cui egli diviene cosciente. Sisifo, proletario degli dei, impotente e ribelle, conosce tutta l’estensione della sua miserevole condizione: è a questa che pensa durante la discesa. La perspicacia, che doveva costituire il suo tormento, consuma, nello stesso istante, la sua vittoria. Non esiste destino che non possa essere superato dal disprezzo. Se codesta discesa si fa, certi giorni, nel dolore, può farsi anche nella gioia. Questa parola non è esagerata. Immagino ancora Sisifo che ritorna verso il suo macigno e, all’inizio, il dolore è in lui. Quando le immagini della terra sono troppo attaccate al ricordo, quando il richiamo della felicità si fa troppo incalzante, capita che nasca nel cuore dell’uomo la tristezza: è la vittoria della pietra, è la pietra stessa”” (pag 117-118-119) Nota: Pindaro. Tutte le opere e i frammenti, Bompiani – 642 pagine; googlebooks: Nella presente edizione vengono pubblicate tutte le opere di Pindaro (520-518 a.C.), il più grande esponente della lirica corale arcaica. Nell’edizione alessandrina, la produzione di Pindaro, eccezionalmente ampia, occupava 17 libri ordinati per generi: Inni, Peani, Prosodi, Parteni, Iporchemi, Encomi, Treni, Epinici. Sopravvivono integralmente solo quattro libri degli Epinici, divisi secondo le gare panelleniche di cui celebravano i vincitori: essi contengono rispettivamente 14 odi Olimpiche, 12 Pitiche, 11 Nemee, 8 Istmiche. Le altre opere sono note solo da numerosi frammenti in cui appaiono grandiose descrizioni del mondo divino, racconti mitici, solenni enunciati etici e anche tratti di arguta grazia e voci d’amore. L’epinicio di Pindaro si articola secondo tre linee tematiche svolte con grande varietà di motivi: l’elogio, che contiene un succinto riferimento al vincitore e all’occasione sportiva; il mito, collegato sovente con la famiglia o con la patria del celebrato, che costituisce la parte di maggiore ampiezza e impegno poetico; e la gnome, ossia l?enunciazione di sentenze religiose e morali. Enzo Mandruzzato ci restituisce con la sua traduzione un ‘Pindaro arcaico’ in tutta la sua lontananza: considerato per tutta l’antichità di gran lunga il maggiore dei lirici, come diceva Quintiliano, parrebbe infatti inassimilabile al mondo moderno. Eppure il soggiorno nel suo mondo arcaico -è la tesi del saggio introduttivo – non è meno attraente di quelle civiltà lontane che proprio oggi si cerca di conoscere e di non lasciar perire. Ma con la luce del mondo greco, l’energia dell’intelligenza e il gusto del gratuito, che sono il seme di tutte le conquiste della civiltà occidentale.)”,”FILx-496″
“CAMUS Albert”,”L’étranger.”,”Libro di Ps e Gb L’Etranger è il primo romanzo di Albert Camus (1913-1960), premio Nobel per la Letteratura, autore de ‘La Peste’ e di ‘Caligola’ Riassunto della trama (da oilproject.org) A cura di Matilde Quarti Albert Camus (1913-1960) pubblica Lo straniero (L’étranger) nel 1942 per la casa editrice francese Gallimard. Il romanzo, che fa parte del ciclo dell’assurdo (in cui si trovano anche il saggio Il mito di Sisifo e le opere teatrali Caligola e Il malinteso), è narrato in prima persona da Patrice Meursault, che riporta le proprie vicende con uno stile neutro e distaccato. Meursault è “straniero” rispetto al mondo che lo circonda e alla società borghese di cui non abbraccia né i valori né la morale. La radicale percezione dell’assurdità dell’esistenza umana (con accenti più netti ed estremi che nel successivo romanzo di Camus, La peste) e l’alienazione sociale fanno di Meursault un antieroe che attraversa l’esistenza passivamente ma con una paradossale sincerità, che si traduce in lui nella totale assenza di emozioni 1. L’assenza di senso della vita, per Meursault, non è però un fatto individuale ma una legge che, implacabilmente, coinvolge ogni essere umano, che, in tal senso, è già “condannato” in vita. Riassunto Meursault è un giovane impiegato di Algeri che vive la sua esistenza tra apatia e disinteresse. Una mattina scopre da un telegramma che l’anziana madre, residente all’ospizio di Marengo, presso Algeri, è morta. Senza palesare emozione alcuna, Meursault va all’ospizio, si rifiuta di guardare il cadavere della madre e ne resta anzi a debita distanza durante la veglia notturna, mentre gli altri amici e ospiti del ricovero vanno a porgere l’ultimo saluto alla donna. Il suo atteggiamento suscita lo stupore dei presenti e Meursault avverte con disagio gli sguardi che gli vengono rivolti. Il giorno dopo, ai funerali, non versa una lacrima e, nella sua narrazione in prima persona, si concentra sul caldo che lo soffoca e sui movimenti di uomo chiamato Perez che, a quanto sostengono scherzosamente gli altri ospiti dell’ospizio, era il “fidanzato” della madre. Meursault torna quindi al lavoro e notando che il suo capo è infastidito dai suoi giorni di assenza decide di allontanarsi e andare al porto a nuotare. Sulla spiaggia incontra Marie, una ragazza che lavorava nel suo ufficio: i due passano la giornata insieme e la sera vedono un film al cinema prima di trascorrere la notte insieme. Il giorno seguente Meursault si ferma a pranzare con un vicino, Raymond Sintès, noto per loschi giri di prostituzione. Questi gli chiede se sarebbe disposto atestimoniare in suo favore di fronte alla polizia: egli infatti ha malmenato la sua amantee teme le reazioni del fratello di lei. Meursault testimonia in suo favore, nonostante Raymond picchi la donna una seconda volta. Raymond invita così Meursautl, insieme Marie, a una gita presso la proprietà che alcuni amici hanno sulla spiaggia. In quest’occasione Marie chiede a Meursault di sposarla e l’uomo, mostrando solo indifferenza, le dice di non amarla. Mentre Meursault e Raymond passeggiano da soli sul lungomare incontrano due arabi, uno dei quali è proprio il fratello della donna di Raymond. L’incontro è turbolento e dalle parole gli arabi passano alle mani. Uno dei due con sé ha un coltello e Raymond viene ferito al viso, poi i due arabi si allontanano. Più tardi Meursault si trova da solo in spiaggia e vede avanzare verso di lui uno dei due uomini. L’uomo stringe tra le mani il coltello e Meursault, accecato dalla luce e con il sole che batte a picco su di lui, non riesce a capire le sue intenzioni. Temendo che questi voglia attaccarlo, Meursault impugna la pistola che aveva precedentemente preso a Raymond proprio per evitare mosse inconsulte dell’amico e spara: l’arabo cade al primo colpo ma Meursault spara ugualmente altri quattro colpi sul cadavere. Meursault viene così arrestato e al processo per omicidio il suo atteggiamento impassibile ed apparentemente indifferente nei confronti di quanto ha fatto non fa che aggravare la sua posizione. Egli infatti, non solo non si dimostra pentito ma anzi ammette senza problemi di aver sparato a causa della forte luce; inoltre, il comportamento ostentato durante i funerali della madre, come emerso nel corso dell’indagine della polizia, contribuisce ad aggravare la sua condizione. Meursault viene condannato a morte (l’Algeria è una colonia francese e l’utilizzo della ghigliottina come strumento di morte è pertanto legale). Durante la prigionia rifiuta tre volte l’estrema unzione, ma alla fine decide di lasciar entrare nella sua cella il cappellano. Nonostante i discorsi del religioso lo irritino profondamente, dopo la visita Meursault riesce finalmente ad accettare la sua vita e quello che gli sta per capitare. Così, nella notte, Meursault trova finalmente la pace e accetta il suo destino, nonostante sia consapevole dell’insensatezza delle cose del mondo. 1 Sintomatica la prima frase del romanzo: “Aujourd’hui, maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas”; ovvero: “Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”.”,”VARx-599″
“CAMUS Albert”,”La peste.”,”La peste (La Peste in francese) è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus del 1947. Appena pubblicata, l’opera, che rientra nella produzione di Camus definita “”Ciclo della rivolta””, riscosse grande successo vendendo oltre 160 000 copie nei primi due anni; ottenne tra l’altro il Prix des Critiques. Il libro è ambientato negli anni ’40 ad Orano,una città algerina colpita dalla peste. L’ambientazione sociale è quella di una città in cui l’epidemia di peste limita le attività e la vita degli abitanti,i quali rispondono al morbo in modi diversi. Il giornalista resta in Algeria e si prodiga per combattere l’epidemia. Dalla primavera si passa all’estate e con il caldo anche la peste si trasforma, passando dalla forma bubbonica alla più contagiosa peste polmonare. È il mese di gennaio e la peste regredisce. Fa tuttavia le ultime vittime: Othon quindi Tarrou che muore, serenamente a casa di Rieux. (wikip) Scrittore francese (Mondovi, Algeria, 1913 – Villeblevin, Yonne, 1960). Rimasto prestissimo orfano di padre, morto nella battaglia della Marna, conobbe un’infanzia e una giovinezza di stenti: tuttavia si distinse negli studî universitarî, che non riuscì a compiere per il cattivo stato di salute e per il continuo lavoro cui era costretto. Fu commerciante, commesso, impiegato, per due anni (1936-1937) attore nella compagnia di Radio Algeri. Seguì la sua vocazione di scrittore e di giornalista, prima ad Algeri, dove pubblicò i primi saggi (L’Envers et l’Endroit, 1938; Noces, 1939), poi a Parigi. Antifascista e aderente al partito comunista fin dal 1934, partecipò in Francia attivamente alla Resistenza e fu giornalista engagé soprattutto come redattore e direttore di Combat (1944-48); intanto pubblicava alcune fra le sue opere migliori, i romanzi L’Étranger (1942) e La Peste (1947), i drammi Le Malentendu e Caligula (1944), il saggio sull’assurdo Le mythe de Sisyphe (1944), le nobilissime Lettres à un ami allemand (1945). Dal 1948 sembrò allontanarsi dalla politica militante, cui ritornò però nel 1955-56 (collaborando al giornale L’Express) per i fatti di Algeria; ma si dedicò sempre più alla letteratura e al teatro, con opere che suscitarono continue polemiche: i saggi L’Homme révolté (1951), i racconti La Chute (1956) e L’Exil et le Royaume (1957), le “”cronache”” Actuelles I, II, III (1950-1958). Ma già nel 1957 – tre anni prima della morte in un incidente automobilistico – il premio Nobel ne consacrò la fama, come una delle più forti personalità della letteratura contemporanea. La sua “”filosofia””, che fa tutt’uno con la scena poetica di scrittore, parte dalle sue riflessioni sul destino dell’uomo, nel suo svolgimento assurdo e irrazionale in una realtà ineluttabile, in cui possono trovare posto, per la forza delle circostanze, il delitto quasi involontario o ingiustificabile, la beffa dell’equivoco. Da questa posizione egli giunge alla morale della rivolta, rifiuto di compromessi e di conformismi, che salvi, nella solidarietà umana, nel riscatto dei derelitti, i grandi ideali di libertà e di giustizia, e di verità e di bellezza. La sua è una rivolta dunque non come distruzione, né come rifiuto di tutto, ma come costruzione di vita associata, come creazione libera di un ideale di bellezza. La “”dottrina”” di C. può mostrare incoerenze e contraddizioni; la realtà della sua arte convince per la purezza classica del suo stile, per la sofferta adesione al dramma della sua generazione, per il coraggioso messaggio di lotta, di fiducia, che esprimono tutte le sue opere. A quelle già ricordate bisogna aggiungere i saggi L’Eté (1954), i drammi Révolte dans les Asturies (1936), L’État de siège (1948), Les Justes (1950), il romanzo postumo La mort heureuse (1971).”,”VARx-013-FSD”
“CANALES URRIOLA Jorge Ariel”,”Le valigie dell’anarchia: percorsi e attivismo degli anarchici emiliani e romagnoli in Argentina e Brasile nella svolta di fine Ottocento.”,”Jorge Ariel Canales Urriola Académico carrera de Trabajo Social, Universidad Autónoma de Chile sede Temuco”,”ANAx-440″
“CANALI Mauro”,”Le spie del regime.”,”Mauro CANALI professore di storia contemporanea nell’ Università di Camerino, ha pubblicato “”Il dissidentismo fascista”” (Bonacci, 1983), ‘Cesa Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo’ (Mulino, 1991), ‘Il delitto Matteotti’ (1997). “”Da lui dipese il fiduciario Clemente Carmelo, pseudonimo “”Il siculo””, di cui si servì a partre almeno dal luglio 1941, anche se i rapporti tra i due erano iniziati, tramite la CIAF, nell’ autunno del 1940. Clemente si rivelò una spia preziosa perché godeva della stima dei maggiori leader socialisti, in particolare di Nenni, che, con la scusa di mantenere rapporti epistolari, controllava. Il passato politico di Clemente non era di poco conto. Proveniva dal movimento comunista, e pur avendo fatto parte della corrente bordighiana, a Torino era molto stimato dal gruppo di “”Ordine Nuovo””. Nel 1927, a Milano, gli era stata affidata la direzione dell’ organizzazione giovanile lombarda. Costretto ad espatriare, dopo l’ attentato alla Fiera campionaria dell’ aprile 1928, a occupare il suo posto era stato designato Romolo Tranquilli, il giovane fratello di Ignazio Silone, che tuttavia cadde immediatamente nelle mani della polizia. Dopo una breve esperienza tra i socialisti massimalisti, Clemente aveva aderito, nel 1937, al PSI, diventando un dirigente della sezione di Nizza””. (pag 137) “”Guido Manacorda, illustre “”germanista””, ordinario di Lingua e Letteratura tedesca all’ Università di Firenze, venne utilizzato, a partire dal 1933, come fiduciario di Mussolini. Dal settembre 1935, prese a funzionare anche come intermediario tra Hitler e Mussolini. Di particolare interesse risulta la lettera del 30 settembre 1935, che Manacorda inviò a Mussolini da Berlino, con cui lo informava sui contenuti del colloquio avuto con Hitler, da cui trapelava il desiderio del leader nazista e i desideri espressi (…)””. (pag 290)”,”ITAF-197″
“CANALI Mauro”,”Cesare Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo.”,”Mauro CANALI svolge attività di ricerca in collaborazione con la cattedra di storia dei partiti e dei movimenti politici della Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Roma. Ha pubblicato ‘Il dissidentismo fascista. Pisa e il caso Santini 1923-1925′, Roma 1983. “”Pur collaborando al “”Rinnovamento, Rossi non aderì mai all’ Usi.”” (pag 120) “”Nel giugno del 1918 Rossi aveva iniziato a collaborare al “”Rinnovamento”” con un’ analisi del neutralismo del Psi, in cui sviluppava una feroce critica alla democrazia rappresentativa, che cosiderava responsabile della dittatura esercitata dalle masse sui ceti dirigenti. Era la legge elettorale del 1913 che, allargando la base del suffragio, aveva consentito il capovolgimento del rapporto tra masse e dirigenti. Se fino al allora, a suo dire, i leaders socialisti avevano potuto ignorare le istanze delle masse, con l’ allargamento del suffragio s’erano capovolti “”tutti i rapporti fra gli eletti e gli elettori””. Mentre così, nel decennio che aveva preceduto il conflitto, il socialriformismo aveva potuto boicottare movimenti rivendicativi anche vasti, pur di non turbare i compromessi parlamentari con Giolitti, dalla vigilia del conflitto, per mantenere il consenso delle masse, s’era posto a rimorchio di tutti “”gli scioperi più inconsulti e caotici””. La guerra aveva rafforzato le convinzioni di Rossi sull’ abulia delle masse e accentuato il profilo del suo aristocraticismo politico, che lo induceva a considerare inevitabile il tradimento del proprio ruolo consumato dai dirigenti socialisti. Prima del 1913, indirizzando le masse verso un riformismo spicciolo e opportunistico, dopo il 1913, accodandosi alle necessità immediate del proletariato per vellicarne il neutralismo istintivo e privo di idealità””. (pag 121-122)”,”ITAF-217″
“CANALI Luca”,”Storia della poesia latina.”,”CANALI Luca, romano, ha insegnato nelle università di Roma e di Pisa. Ha tradotto molti autori latini tra cui Virgilio, Lucrezio e Petronio.”,”VARx-398″
“CANALI Mauro”,”Mussolini e il petrolio iracheno. L’Italia, gli interessi petroliferi e le grandi potenze.”,”CANALI Mauro insegna storia contemporanea all’Università di Camerino. Ha scritto ‘Le spie del regime’ (2004). “”Barzilai concludeva acutamente che Orlando s’illudeva che a Parigi potesse “”tirare avanti con le sfumature di cui è maestro nell’ambiente del Parlamento italiano””. Dello stesso parere si mostrò Giolitti, il quale faceva risalire il fallimento di Orlando a Parigi alla sua “”mancata conoscenza del carattere degli anglo-sassoni””, e anche per non aver “”compreso che una conferenza della pace resta, al postutto, un gran mercato d’affari””. Orlando aveva creduto di guadagnarsi l’ingresso “”in quel circolo”” facendo appello ai suoi modi cortesi, mentre gli altri badavano al sodo dividendosi il mondo senza che vi fosse un’opposizione da parte italiana””. (pag 129)”,”ITAF-303″
“CANALI Luca”,”Lucrezio, poeta della ragione.”,”CANALI Luca nato a Roma nel 1925, ha insegnato lingua e letteratura latina nelle Univ. di Roma e Pisa. “”Nulla dunque è la morte per noi, e per nulla ci tocca, poiché la natura dell’anima è di essenza mortale. (III, 830-831)”” (pag 31) “”Possiamo concludere che nella morte non c’è nulla da temere, e che non può divenire infelice chi cessa di esistere; né c’è differenza dal non essere mai nati, quando annulla questa vita mortale la morte immortale”” (III, 866-869)”” (pag 32) “”Ciascuno soffre la sua ombra”” (Eneide); scriverà più tardi Virgilio”” (pag 69)”,”STAx-237″
“CANALI Mauro”,”Il tradimento. Gramsci, Togliatti e la verità negata.”,”CANALI Mauro è docente di Storia contemporanea all’Università di Camerino. Allievo di Renzo De Felice, ha tenuto conferenze e lezioni in università europee e americane e, nel 2006, è stato ‘visiting scholar’ all’Università di Harvard. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il delitto Matteotti’ (2004), ‘Cesare Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo’ (1993), ‘Le spie del regime’ (2004), ‘Mussolini e il petrolio irakeno’ (2007) “”Venne nominata una commissione da Dimitrov, di cui faceva parte anche Togliatti, incaricata di fare “”proposte concrete circa l’uso del patrimonio letterario di Gramsci””. Così Togliatti, tra il gennaio e la primavera del 1941, aveva potuto finalmente studiare con attenzione i quadernetti di Gramsci. Il progetto di Togliatti, di adattare il pensiero alle esigenze strategiche del partito, è evidente nella lettera a Dimitrov del 25 aprile 1941, da cui si evince che egli aveva finalmente potuto leggere quei quadernetti che sarebbero poi divenuti noti come i ‘Quaderni del carcere’. Scriveva Togliatti che i materiali potevano “”essere utilizzati solo ‘dopo un’accurata elaborazione'””, e che “”alcune parti, se fossero utilizzate nella forma in cui si trovano attualmente, ‘potrebbero essere non utili al partito'”” (102). Quindi, già nel 1941 Togliatti progettava una profonda manipolazione della produzione gramsciana, per renderla utile agli interessi del partito e della sua leadership.”” (pag 228) [(102) Documento conservato negli archivi sovietici, riprodotto da Giuseppe Vacca nell”Introduzione’, in ‘Togliatti editore di Gramsci’, cit., p. 25]”,”GRAS-118″
“CANALI Luca, collaborazione di Marcello NOBILI e Maria PELLEGRINI”,”Scandali e vizi privati delle donne dei Cesari.”,”””Sul terreno del potere politico, le donne cominceranno ad avere la loro indiscutibile rivincita durante il principato di Augusto”” (pag 19)”,”STAx-313″
“CANALI Luca”,”Lucrezio, poeta della ragione.”,”Luca Canali è nato a Roma nel 1925, ha insegnato lingua e letteratura latina nelle Univ. di Roma e Pisa. Lucrezio e l’epicureismo nella crisi romana del I secolo aC Il nuovo Olimpo della ragione L’Universo epicureo La poesia della natura L’inferno degli stolti Amore e morte”,”VARx-107-FV”
“CANALI Giulia”,”L’antifascismo italiano e la guerra civile spagnola.”,”Giulia Canali è nata a Roma nel 1970. Laureata in Storia contemporanea, collabora con case editrici e attualmente è lettrice di spagnolo presso l’università LUMSA di Roma. Ha pubblicato traduzioni dallo spagnolo tra cui versi di autori contemporanei su “”Poesia”” e un adattamento spagnolo de ‘Le Troiane’ di Euripide rappresentato a cura della Fondazione Arti Sceniche dell’Università di Tor Vergata. Battaglia di Guadalajara. L’attacco nella zona di Guadalajara, inserito nel contesto della manovra di accerchiamento della capitale, fu sferrato l’8 marzo dal Corpo Truppe Volontarie inviato da Mussolini. Comandato dal generale Roatta, composto da quattro divisioni (la “”Dio lo vuole””, la “”Fiamme nere””, la “”Penne nere”” e la “”Littorio””), e fornito di un’imponente dotazione di autocarri e mitragliatrici (92), il Corpo contava circa 30.000 uomini. A fianco delle forze repubblicane spagnole combattevano invece la XII Brigata internazionale e il Battaglione Garibaldi. La battaglia si concluse il 24 marzo con la ritirata e la fuga dei fascisti italiani”” (pag 65)”,”MSPG-278″
“CANALI Luca”,”Come leggere Virgilio.”,”Luca Canali, scrittore e latinista, è stato professore ordinario di Lingua e Letteratura latina nell’Università di Pisa. Dal 1981 si è dedicato esclusivamente all’attività critica e letteraria.”,”STAx-104-FL”
“CANAVERO Alfredo MOIOLI Angelo, a cura; saggi di Sergio BENVENUTI Alfredo CANAVERO Maria Luisa CICALESE Umberto CORSINI Angelo GAMBASIN Maria GARBARI Andrea LEONARDI Bruno MAIER Angelo MOIOLI Paolo PICCOLI Fabrizio RASERA Richard SCHOBER Giorgio VECCHIO Adam WANDRUSZKA Annibale ZAMBARDIERI”,”De Gasperi e il Trentino tra la fine dell’ ‘800 e il primo dopoguerra.”,”Sono gli atti di un convegno di studi (v. pag 2) “”L’ accordo sul fatto formale dovrebbe essere immediato anche se nel merito è già esploso il dissenso: “”Quando l’ Internazionale scrive che i socialisti vogliono la religione libera, ma fuori della scuola, noi le opponiamo invece la nostra formula: libertà d’ insegnamento religioso nella scuola per chi lo vuole, senza alcuna costrizione per i genitori che non lo vorranno. E se il settimanale socialista a questo riguardo ci attende in atto di sfida alle prossime elezioni, noi gli diciamo che affronteremo con tutto l’ ardore questa battaglia, chiamando il paese a dire francamente la sua parola””. Era, appunto, la preoccupazione di rappresentare il popolo trentino che aveva spinto De Gasperi ad informarsi direttamente ed a procedere in prima persona. “”La libertà”” aveva scritto che egli s’era recato a Roma ad intimare il vade retro, Satana, all’onorevole Credaro””. (pag 283) “”(…) un vero e proprio punto fisso della polemica degasperiana: “”Non è vero, come vanno affermando i propagandisti del socialismo che movimento operaio e partito socialista siano la stessa cosa. Fin dall’ inizio dell’ epoca nuova si distinsero accanto a Saint-Simon e Louis Blanc, Lamennais, Lacordaire e Montalembert; accanto a Marx e Lassalle, Ketteler e Kolping. Due scuole, due teorie e due organizzazioni si divisero il campo in tutte le nazioni latine. Nei paesi anglosassoni, in Inghilterra, in America, in Australia le più grandi organizzazioni operaie sono fuori dal socialismo””.”” (pag 458)”,”ITAB-197″
“CANCIANI Domenico”,”Simone Weil. Il coraggio di pensare. Impegno e riflessione politica tra le due guerre.”,”CANCIANI Domenico insegna lingua e cultura francese presso la Facoltà di Scienze politiche di Padova. Si occupa di minoranze e di politica linguistica nei paesi francofoni, in particolare Maghreb, e di storia intellettuale e politica nella Francia fra le due guerre. Ha già dedicato una monografia a Simone Weil. Figlia di un’agiata e colta famiglia ebrea di filosofia la Weil, morta a soli 34 anni è una figura singolare dalla personalità complessa. Ha fatto esperienze politiche intellettuali militanti e sindacali, e nella resistenza come redattrice di France Libre diventata poi France-Combattante. Muore di tubercolosi. “”La riflessione sulla forza, che secondo Simone Weil domina e determina l’intero corso della storia umana, appare infatti tematizzata per la prima volta nella lettera che invia, probabilmente nella primavera del 1938, a Georges Bernanos dopo aver letto ‘Les Grands cimetières sous la lune’. La contingenza storica rappresentata dalla guerra di Spagna, che è all’origine di questa intuizione, anticipata in ‘Meditazione sull’obbedienza e la libertà’ (estate 1937), in ‘Non ricominciamo la guerra di Troia’ (aprile 1937), distesamente esposta nelle ‘Riflessioni sulla barbarie’ (inizio 1940), e soprattutto nel mirabile saggio intitolato ‘L’Iliade o il poema della forza’ (inizio 1940), sarà di seguito travolta, schiacciata e superata dalla più atroce tragedia della seconda guerra mondiale. La guerra di Spagna, però, rimarrà sempre nella sua mente quella “”brutta ferita”” di cui parla Camus (…)”” (pag 155)”,”FRAV-151″
“CANCIK-KIRSCHBAUM Eva”,”Gli Assiri.”,”Eva Cancik-Kirschbaum insegna Storia del vicino Oriente antico alla Freie Universität di Berlino ed è nota per le sue pubblicazioni sulla storia e la cultura degli assiri.”,”STAx-040-FL”
“CANCILA Orazio”,”Palermo.”,”Orazio CANCILA, ex allievo di Rosario ROMEO, è Professore ordinario di Storia moderna all’ Università di Palermo. E’ anche D della collana “”Storia economica di Sicilia. Testi e ricerche”” dell’Unione delle Camere di Commercio della Regione Siciliana, componente del Consiglio direttivo dell’ Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’ Italia (ANIMI) componente del Comitato scientifico del Centro Internazionale di Studi Risorgimentali-Garibaldini. Ha scritto anche – Storia dell’ industria in Sicilia, LATERZA, ROMA-BARI, 1995, pp. XVI, 493 – L’ economia della Sicilia. Aspetti storici, IL SAGGIATORE, MILANO, 1992, pp. 256 – Baroni e popolo nella Sicilia del grano, PALUMBO, PALERMO, 1983, pp.330 – Impresa redditi mercato nella Sicilia moderna, LATERZA, BARI, 1980, pp. 300″,”ITAS-033″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai Circoli di Carrara.”,”CANCOGNI nato a Bologna nel 1916, è vissuto a Roma, Firenze e Parigi. Narratore, giornalista, ha pubblicato i suoi primi racconti negli anni 1940. Nel dopoguerra si è dedicato al giornalismo politico. Tra le sue collaborazioni spesso dedicate alla ricostruzione degli eventi storici recenti, ricordiamo quella con L’Espresso.”,”ANAx-050″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli squadristi.”,”””Nei giorni successivi alla marcia su Roma piovvero da tutte le parti i consensi. Fecero impressione favorevole quelli di Cadorna e di Giolitti. Il rifiuto di Sforza invece, che si dimise dal posto di ambasciatore a Parigi, fu severamente criticato anche da molti antifascisti. Il 16 novembre Mussolini pronunciò davanti alla Camera il discorso di presentazione del governo. Esordì dicendo: “”Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho almeno in questo primo tempo voluto”” (…). La Camera votò la fiducia con 306 sì, 116 no e 7 astenuti. Votarono sì, fra gli altri, Bonomi, De Gasperi, Giolitti, Gronchi, Orlando. Nitti e Amendola erano assenti. C’era nell’ aria e negli animi un gran desiderio di pace. Il solo uomo capace di assicurarla pareva, a giudizio quasi unanime, Mussolini.”” (pag 152-153)”,”ITAF-188″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli scervellati. La seconda guerra mondiale nei ricordi di uno di loro.”,”Generato dalla memoria cinquant’anni dopo con la freschezza del reportage questo libro dell’antifascismo e dell’antipatriottismo viene oggi pubblicato a Reggio Emilia per conto della Diabasis. Manlio Cancogni, nato nel 1916 a Bologna da genitori toscani, insegnante di Storia e di Filosofia, ha pubblicato i primi racconti su ‘Frontespizio’ e ‘Letteratura’. Dopo la guerra si è dedicato al giornalismo (è stato inviato speciale dell’«Europeo» e dell’«Espresso»), ritornando alla letteratura nel 1956 con ‘La carriera di Pimlico’. Ha pubblicato numerosi e fortunati romanzi tra cui ‘La linea Tomori’ (1966) premio Bagutta. ‘Come la quasi totalità degli Italiani, eravamo sudditi privi di spirito civico, di coscienza nazionale. E tutto sommato, non ci pareva fosse un gran male. (…) Eravamo degli ‘écervelés’, come quelli di Coblenza, al tempo di Robespierre e Napoleone, che ne aspettarono il crollo, pensando che fosse per l’indomani; ma questa volta sarebbero passati più di vent’anni””, “”Rommel non andò oltre El Alamein. A ogni attacco, Auchinlek rispondeva con un contrattacco. La posizione del maresciallo tedesco preferito da Hitler era tutt’altro che sicura. Tuttavia il Duce che non pare s’intendesse molto di cose militari, contagiato dal generale ottimismo credette venuto, dopo tanti mesi di digiuno, il suo momento di gloria. Si trasferì in Libia. Vi portò il suo cavallo bianco. Impugnò la spada dell’Islam che gli era stata regalata da non so quale sceicco. Anche Bonaparte, in Egitto, nel ’98, aveva creduto di conquistare i musulmani, dichiarandosi seguace del Corano. Gli Ulema e l’Iman gli avevano reso ipocritamente omaggio. Egli s’era illuso di averli con sé. Aveva immaginato una grande sollevazione in tutto il Medio Oriente che si sarebbe fatta sentire fino nel Golfo Persico, fino in India, scuotendo le basi della potenza inglese. C’è da chiedersi se in politica l’immaginazione sia una dote. Oggi si sente spesso deplorarne l’assenza. Mancano d’immaginazione, si dice dei politici, come s fosse il loro peggiore difetto, senza indicare che cosa potrebbero immaginare. Napoleone d’immaginazione ne aveva moltissima. Ne aveva anche Hitler. Di ogni avvenimento egli vedeva subito le conseguenze; da un particolare la sua mente; di effetto in effetto, saliva al generale; con uno sguardo ampio e ardito nel futuro, anticipava i tempi, faceva la storia e se ne riteneva il mallevadore. Pericolo esercizio. la mente che spaziando sulla realtà crede di impadronirsene, è vittima di un inganno. È come una rete, dalle maglie troppo larghe. E più le maglie si allargano e più la realtà vi passa attraverso, sconosciuta. E all’ultimo, l’uomo, vedendo il vero rivelarsi al posto dell’immaginato, prima si ostina a negarlo, poi si ritira come un bambino offeso, fra i fantasmi evanescenti dei suoi sogni, facendo il broncio. Anche Mussolini non ne mancava. Fra l’altro, diversamente da Napoleone era un pigro. I sogni gli servivano perciò da alibi. Dopo la conquista dell’Impero, trascurando l’amministrazione della cosa pubblica, egli s’era chiuso fra le proprie immaginazioni, spaziando nell’avvenire, nell’Europa, nel mondo, nei desini dell’umanità, convinto di giocarvi un ruolo quasi taumaturgico, facendo tacere il lato opportunistico della propria natura, che era stato, a ben vedere, la sua forza. L’immaginazione! Si fa presto a invocarla. A conti fatti i due migliori uomini di stato che ha avuto l’Italia unita sono stati Giolitti e De Gasperi, che ne erano scarsamente provvisti. Non sappiamo né sapremo mai fino a che punto il Duce credesse veramente che l’appello rivolto agli Arabi avesse un seguito. Di certo era, in proposito, pochissimo informato. Oggi, sessant’anni dopo quell’episodio più patetico che buffo nessuno sa ancora che cosa vogliano gli Arabi e addirittura che razza di gente siano. Figuriamoci all’epoca. Dopo aver snudato la spada, lanciato l’appello all’Islam, egli dovette rientrarsene in Italia deluso, amareggiato, avendo fra l’altro perso la certezza che i Tedeschi fossero i guerrieri invincibili che in molti credevano. Anche in Russia segnavano il passo. Peggio: dove si erano spinti troppo avanti, oltre il Don, verso il Volga e più a Sud verso il Caucaso, le loro linee, come in Africa, si stavano allungando paurosamente. Intanto l’estate finiva e anche i pochi che si ostinavano a credere nel genio e nella buona stella dei due condottieri, cominciavano a vedere con apprensione l’avvicinarsi dell’autunno e dell’inverno’ (pag 136-137)”,”QMIS-297″
“CANCOGNI Manlio”,”Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani.”,”Il gigante russo (Bakunin) non sopporta Marx (pag 13-17) ‘Venendo in Italia, Bakunin s’era impegnato ad imparare la lingua in un paio di mesi. Di fatto la parlava ancora male e questo rendeva ancora più difficoltosa la comprensione delle sue idee da parte degli ascoltatori (…)’ (pag 15) ‘Nel golfo di Napoli, Bakunin visse il periodo più felice della sua agitata esistenza’ (pag 17) Manlio Cancogni, nato a Bologna nel 1916, è vissuto a Roma, Firenze e Parigi. Narratore e giornalista, ha pubblicato i suoi primi racconti negli anni quaranta. Tra i suoi romanzi ‘Una parigina’ (1960) e ‘La linea dei Tomori’ (1965).”,”ANAx-014-FER”
“CANDAR Gilles”,”Jean Longuet (1876-1938). Un internationaliste à l’ épreuve de l’ histoire.”,”Libro frutto di una tesi di dottorato in storia ‘Jean Longuet (1876-1938). Socialisme et Deuxieme Internationale’ preparata sotto la direzione di Madeleine REBERIOUX e sostenuta nel dicembre 1995 all’ Università Paris VIII Saint-Denis. Congresso di Halle incontro Zinoviev Longuet. (pag 206) CANDAR Gilles professore di storia (in khagne et hypokhagne) presso il liceo Gabriel Guist’hau (Nantes) e Montesquieu (Le Mans) ha diretto con Jean Jacques BECKER, ‘L’histoire des gauches en France’ (La decouverte, 2004). “”Dei campi di concentramento furono così aperti in Transvaal e in Orange e la popolazione civile, donne e bambini, vi fu rinchiusa in condizioni abominevoli. La loro situazione fu denunciata nel giugno 1901 dalla pacifista Emily Hobhouse, fondatrice della ‘South African Women and Children’s distress fund’, cosa che provocò “”un grido di indignazione nel mondo intero””. L’ emozione fu viva anche in Francia, in particolare sulla stampa nazionalista, quando il ricordo di Fachoda era ancora fresco, ma essa tardò a manifestarsi, nella forma almeno di un articolo, su ‘La Petite République’. Il tema non fu affrontato prima della riunione del Bureau socialiste international che adottò a Bruxelles il 13 novembre 1901 il Manifesto che condannava i campi di concentramento in Sudafrica. I socialisti francesi stavano conducento allora una vigorosa campagna contro i massacri degli armeni in Turchia. I loro delegati alla riunione di Bruxelles, Jaures e Vaillant, firmarono il Manifesto, ma era chiaro che l’ adozione di questo, su proposta del segretario, Victor Serwy, molto doveva al turbamento provocato in Belgio dalle rivelazioni di Emily Hobhouse. La mortalità nei campi inglesi, nel corso dell’ estate 1901, era infatti di 264 per mille e anche di 465 per mille per quanto riguarda i bambini. Il delegato britannico a Bruxelles, Hyndman, scontento di vedere proprio il suo paese messo in causa, cercò di allargare la condanna all’ insieme del mondo coloniale. La discrezione di Longuet in questo affare fu estrema. Non l’ affrontò che di sbieco nella polemica con i giornali nazionalisti per sostenere che le voci di disaccordo dei socialisti francesi con il Manifesto del BSI erano infondate e che essi erano i soli a poter marchiare i crimini del nazionalismo inglese, identico al nazionalismo francese.”” (pag 71)”,”MFRx-285″
“CANDELA Simone”,”I piemontesi in Sicilia, 1713-1718.”,”Simone Candela è nato a Palermo nel 1937 e vive a Reggio Emilia. Dirigente delle dogane, ha pubblicato tra l’altro ‘I Florio’ (1986). Ha compilato la voce ‘Florio’ per il Dizionario biografico degli Italiani’. Il libro ricostruisce il breve e sfortunato regno di Vittorio Amedeo II di Savoia, cui la Sicilia era stata ceduta dopo la Guerra di successione spagnola.”,”ITAG-001-FMP”
“CANDELORO Giorgio”,”Il movimento cattolico in Italia.”,”0″”Al non expedit per le elezioni politiche corrispose invece l’ incitamento a partecipare alle elezioni amministrative dato ai cattolici da Pio IX stesso. La stampa clericale si affrettò a dimostrare che l’ accettazione di cariche elettive comunali e provinciali non significava adesione al nuovo stato di cose: su questo punto la grande maggioranza dei clericali fu concorde.”” (pag 142)”,”ITAD-070″
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Il fascismo e le sue guerre. 1922-1939.”,”L’A ringrazia la moglie Luisa SPINELLI per l’aiuto nella revisione del testo e nella stesura della Nota bibliografica CANDELORO storico gramsciano nato a Bologna nel 1909 e morto nel 1988 ha preso parte alla Resistenza. Docente universitario dopo ricerche di storia del pensiero politico si è dedicato alla storia politica e sociale dell’Italia moderna e contemporanea che proseguirà per un trentennio.”,”ITAF-267″
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’ Italia moderna. VI. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio.”,”Antonio Labriola: le manifestazioni del 1° maggio e risponde a proposito dell’ingresso di esponenti della borghesia nel movimento operaio (pag 452-453) “”Queste manifestazioni e questi fatti, per quanto poveri essi siano, meritano la nostra attenzione molto più della ‘borghesia che porta continuamente al socialismo un contingente quale in Germania e in Francia neppure il più grande sognatore potrebbe sperare’, come il compagno prof. Ferri ha detto molto apertamente nei noti articoli sull’Italia nel Vorwärts (vedi il n. 43 del 20 febbraio)… Infatti, secondo questa inconfutabile affermazione di Ferri, la maggior parte dei candidati sono avvocati, medici, professori, piccoli proprietari e precursori – certamente! e precursori inevitabili, qualunque errore essi possano commettere, finché i proletari non siano giunti ad un giusto e pieno sentimento della loro situazione e ad una salda organizzazione politica’.”,”ITAB-274″
“CANDELORO Giorgio RAGIONIERI Ernesto SERENI Emilio, relazioni di; comunicazioni di Cestmir AMORT Mario ASSENNATO Nicola BADALONI Federico BIONDI Alexander K. BURMOV E.J. HOBSBAWM Emanuel HALICZ Eugenio KOLTAY KASTNER Aladar KIS Vladimir KHVOSTOV Vasile MACIU Tudor BUGNARIU Karl OBERMANN Zlata TAVERNA Marian ZYCHOWSKI Roberto BATTAGLIA Mario BERUTTI Carmelo D’AMATO Dina BERTONI JOVINE Guido OLDRINI Arnaldo SILVESTRINI Adriano SERONI Paola ZAMBELLI Jean DAUTRY Renato GIUSTI Witold KULA Giorgio MORI Sergio NARDI Jaroslav PURS Alberto SOBOUL, discussioni di Franco MOLFESE Giuliano PROCACCI Giuseppe BERTI Giorgio CANDELORO Pietro LA-VEGLIA Claudo PAVONE Ernesto RAGIONIERI Renato ZANGHERI Rosario VILLARI Andrei OTETEA Gastone MANACORDA Giorgio MORI Emilio SERENI”,”Problemi dell’Unità d’Italia. Atti del II Convegno di studi gramsciani tenuto a Roma nei giorni 19-21 marzo 1960.”,”Comunicazioni di Cestmir AMORT Mario ASSENNATO Nicola BADALONI Federico BIONDI Alexander K. BURMOV E.J. HOBSBAWM Emanuel HALICZ Eugenio KOLTAY KASTNER Aladar KIS Vladimir KHVOSTOV Vasile MACIU Tudor BUGNARIU Karl OBERMANN Zlata TAVERNA Marian ZYCHOWSKI Roberto BATTAGLIA Mario BERUTTI Carmelo D’AMATO Dina BERTONI JOVINE Guido OLDRINI Arnaldo SILVESTRINI Adriano SERONI Paola ZAMBELLI Jean DAUTRY Renato GIUSTI Witold KULA Giorgio MORI Sergio NARDI Jaroslav PURS Alberto SOBOUL, discussioni di Franco MOLFESE Giuliano PROCACCI Giuseppe BERTI Giorgio CANDELORO Pietro LA-VEGLIA Claudo PAVONE Ernesto RAGIONIERI Renato ZANGHERI Rosario VILLARI Andrei OTETEA Gastone MANACORDA Giorgio MORI Emilio SERENI”,”ITAB-285″
“CANDELORO Giorgio”,”Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio. Storia dell’ Italia moderna. Volume VI.”,”2° copia “”La prima Camera del lavoro fu quella di Milano, fondta nel 1891 da Osvaldo Gnocchi-Viani, che era divenuto consigliere comunale ed ottenne un sussidio dal comune. Seguirono nello stesso anno quella di Piacenza fondata da Angiolo Cabrini, e quella di Torino. Molte altre furono fondate negli anni successivi. L’iniziativa della fondazione fu presa da società operaie, da intellettuali socialisti e in qualche caso da Camere di commercio. Quasi tutte le CdL usufruirono agli inizi di sussidi comunali. Dal 29 giugno al 1° luglio 1893 si tenne a Parma il I congresso nazionale delle CdL, a cui parteciparono i delegati di 12 Camere, fondate fino a quel momento (…)””. (pag 390)”,”MITS-388″
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Volume III. La Rivoluzione nazionale.”,”””La tradizionale tendenza della politica estera francese a controbilanciare l’influenza austriaca in Italia ebbe senza dubbio un certo peso nel determinare l’intervento della Francia contro la Repubblica romana nell’aprile 1849. (…) (pag 438-439″,”ITAB-015-FR”
“CANDELORO Giorgio”,”Il movimento cattolico in Italia.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”RELC-039-FL”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Vol. V. La costruzione dello Stato unitario 1860-1871.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-016-FV”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Vol. VI. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio, 1871-1896.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAE-040-FV”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. La costruzione dello Stato unitario 1860-1871. Volume V.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-026-FL”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio 1871-1896. Volume VI.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-027-FL”
“CANDELORO Giorgio”,”Storia dell’Italia moderna. La seconda guerra mondiale. Il crollo del fascismo. La Resistenza.”,”Giorgio Candeloro, storico gramsciano, nato a Bologna nel 1909 e morto nel 1988, ha preso parte alla Resistenza. Docente universitario, dopo ricerche di storia del pensiero politico, si dedica a una grande ricostruzione della storia politica e sociale dell’Italia moderna e contemporanea che proseguirà per un trentennio (dal 1956 al 1986). L’occupazione della Sicilia avrebbe reso pienamento sicuro il dominio alleato nel Mediterraneo “”Anche Roosevelt era propenso in linea di massima a fare all’Italia un trattamento più favorevole di quello da imporre alla Germania e al Giappone. Ma questa idea, trasmessa a Londra durante la conferenza di Casablanca, non trovò il favore del gabinetto di guerra britannico. Inoltre, mentre Roosevelt in vista delle elezioni presidenziali del 1944 si preoccupava di mantenere il favore degli italo-americani e dei cattolici (allarmati per le sorti della Santa Sede, che poteva essere colpita da operazioni militari effettuati in Italia), il Dipartimento di Stato intendeva studiare nei prossimi mesi il problema della sistemazione auspicata per tutta l’Europa. D’altra parte il generale Einsenhower, comandante in capo delle forze alleate nel Mediterraneo, giudicava necessario anzitutto cacciare definitivamente le forze dell’Asse dal Nord-Africa, poi occupare la Sicilia, il cui possesso avrebbe reso pienamento sicuro il dominio alleato nel Mediterraneo, e successivamente trasferire il grosso delle forze anglo-americane in Inghilterra per preparare il grande attacco alla Francia settentrionale da attuare nel 1944. Questo attacco era giudicato necessario dai capi militari americani non solo perché l’apertura del “”secondo fronte”” era da tempo richiesta da Stalin, ma anche perché, soltanto attraverso la Francia settentrionale e il Belgio, era possibile colpire a morte la forza militare della Germania, mentre un’eventuale campagna in Italia avrebbe avuto una funzione sussidiaria rispetto a questo scopo principale”” (pag 170-171)”,”ITQM-005-FGB”
“CANDELORO Giorgio”,”Il movimento cattolico in Italia.”,”Giorgio Candeloro, nato a Bologna nel 1909, professore di Storia del risorgimento mell’Università di Pisa, è vissuto a lungo a Roma dove ha studiato e partecipato alla resistenza.”,”ITAB-019-FV”
“CANELLES Sergio CARICATO Cristiana PISCAGLIA Luciano SIMONELLI Saverio”,”Introduzione alla Bibbia.”,”I tre autori sono giornalisti professionisti che lavorano come redattori presso la News Press, l’agenzia della CEI. Le origini del testo della Bibbia (pag 11-12-13) “”(Le origini) Sorsero dubbi, quindi, sia da parte cristiana che giudaica, circa l’assoluta attendibilità della tradizione che attribuiva a Mosè la redazione del ‘pentateuco’ [i primi cinque libri della Bibbia], e si dovette attendere fino al ‘Tractatus theologico politicus’ di Benedetto Spinoza (1670) per leggere che il ‘pentateuco’ costituisce un’opera compilata attingendo a fonti diverse, inclusi alcuni appunti dello stesso Mosè. Il ‘pentateuco’, infatti, non è stato composto di getto, ma è il prodotto, come si vedrà, di un processo redazionale estremamente complesso. La prosecuzione degli studi, sempre più approfonditi, portò infatti all’elaborazione di numerose ipotesi relative alla composizione dei primi cinque libri della Bibbia. Nel corso del 1700, fu evidenziato l’uso, in ‘Genesi’, di due diversi nomi di Dio – Jahwè e Elohim – e fu avanzata una prima “”ipotesi documentaria””: Mosè avrebbe composto i testi ordinando il materiale di due fonti o tradizioni principali, identificate dai due nomi divini, integrandole con altre fonti frammentarie e secondarie. Nei primi anni del secolo successivo, alcuni studiosi elaborarono un’altra ipotesi, secondo la quale alla base dei primi libri biblici esisterebbero brani, più o meno ampi, indipendenti l’uno dall’altro e senza alcuna continuità, accostati dalla mano di un successivo redattore (ipotesi dei frammenti). Nel corso della prima metà del sec. XIX fu invece avanzata l’ipotesi dei supplementi: alla base del ‘pentateuco’ vi sarebbe un testo di tradizione elohista (Elohim: Dio), all’interno del quale sarebbero stati successivamente inseriti, insieme ad altro materiale minore, testi di tradizione jahwista (Jahwè). L’evoluzione dello studio delle forme letterarie e delle tradizioni orali e scritte, che precedettero la redazione delle singole fonti, indusse successivamente altri studiosi, tra i quali emergono K.H. Graf e J. Wellhausen, ad elaborare un’ipotesi documentaria secondo la quale la versione giunta fino a noi del ‘pentateuco’ sarebbe il risultato della composizione di quattro documenti redatti nel corso della storia di Israele da diverse “”scuole teologiche”” o “”tradizioni””. I quattro documenti furono indicati con altrettante sigle: J per la tradizione jahwista, E per quella elohista, D per il ‘Deuteronomio’ [la “”seconda legge””] e P (dal tedesco ‘Priesterkodex’) per il «codice sacerdotale». A tali documenti, contenenti anche materiale orale antecedente di secoli alla loro redazione scritta, sarebbero state aggiunte altre fonti minori ad integrazione del contenuto delle tradizioni principali. (…) La ricerca sulle origini dei primi testi biblici è in continua evoluzione, ma, pur evitando di addentrarsi nell’analisi approfondita delle redazioni all’ipotesi documentaria classica e delle successive modifiche ad essa apportate, è lecito affermare che il ‘pentateuco’ costituisce un complesso (…) formatosi lentamente. La composizione delle quattro tradizioni abbraccerebbe infatti almeno sei secoli, forse un intero millennio, e sarebbe avvenuta in tappe successive (…)”” [Dall’Introduzione, Le origini] (pag 11-12-13)”,”RELx-068″
“CANESTRI Giorgio CONTORBIA Franco LIVORSI Franco GUASCO Maurilio CAMPANELLA Miriam AVOLIO Giuseppe ZANNINO Franco”,”Lelio Basso nella storia del socialismo.”,”Si tratta degli atti di un convegno di studi. Relazioni di CANESTRI Giorgio CONTORBIA Franco LIVORSI Franco GUASCO Maurilio CAMPANELLA Miriam AVOLIO Giuseppe, interventi di Angelo BOTTIROLI Luigi CAPRA Carlo GILARDENGHI Brunello MANTELLI Angelo ROSSA William VALSESIA, conclusioni di Franco ZANNINO. “”Fuori dall’ azione degli uomini, che è tutta quanta la storia, non v’è nessuna regola di morale superiore, nessuna supermorale, nessuna superstoria possibile””: non più che un’ operazione di pulizia (o si dica pure di polizia) teorica, insomma, che Basso si trova a reiterare su “”La Rivoluzione Liberale”” il 26 aprile, nella nota Marxismo e liberazione proletaria, respingendo la tesi, formulata due settimane avanti da Carmelo Puglionisi nell’ articolo ‘Esegesi Marxiste, secondo la quale “”il superamento della società borghese non è possibile, perché la storia non consente mai l’ assoluto, e sarà sempre un eterno succedersi di classi dirigenti, di borghesie avvicendantisi al potere””: “”Marx mirerebbe in sostanza a fare del proletariato una nuova borghesia. Ma qui sta celato un grave errore, errore storico e filosofico (…). Marx sarebbe stato davvero antistorico, se avesse preteso che la rivoluzione proletaria segnasse un termine alla storia (…). Marx (…) concepisce la rivoluzione proletaria come superamento di una forma sociale, conchiusione d’ una lotta, raggiungimento d’una mèta, che tosto si converte in punto di partenza per una mèta ulteriore (…). La liberazione conseguente alla rivoluzione proletaria non può esser (…) per Marx altra cosa che la liberazione del proletariato come tale, e cioè il superamento della società a classi.”””” (pag 69)”,”ITAC-097″
“CANESTRINI Sandro PALADINI Aldo”,”Il potere repressivo. L’ingiustizia militare. Natura e significato dei processi davanti ai giudici in divisa.”,”””Sono stati commessi crimini assai più numerosi e odiosi in nome dell’obbedienza che in nome della ribellione”” (C.P. Snow) (in apertura) Aldo Paladini, giornalista, ha scritto il libro ‘L’ingiustizia in aula’; Sandro Canestrini già deputato regionale del Trentino, è un avvocato che si è impegnato nella difesa di giovani sottoposti a processi militari. ‘Questo libro è la prima indagine condotta in Italia sul meccanismo che porta ogni anno dai sei al settimila giovani davanti ai tribunali militari’ Citati i volumi di Neppi-Modona (Sciopero potere politico e magistratura) e di Monticone (Gli italiani in uniforme) ‘Dall’art. 174 al 185 il codice prevede i reati di rivolta, di ammutinamento e di attività sediziosa, con varie sottoipotesi… insinuazione del malcontento…’ (pag 77-78″,”ITQM-256″
“CANETTI Elias, a cura di Furio JESI”,”Potere e sopravvivenza. Saggi.”,”Elias Canetti, romanziere, saggista, drammaturgo, autore di un ricchissimo diario, la sua opera inizia dagli anni Trenta. Hitler alle prese con i numeri. La voluttà del numero zampillante. “”Non appena le sorti della guerrfa mutano, Hitler incomincia ad aver a che fare con altri numeri. Poiché non gli si può nascondere nulla – egli si riserva ogni visione d’insieme e ogni decisione – il suo ministro ha l’obbligo di rendergli note le cifre di produzione del nemico. Nella loro improvvisa crescita, mostrano un’analogia fatale con le sue stesse cifre: quelle che egli in procedenza soleva usare per i propri scopi. Hitler le teme e si rifiuta di prenderne atto. La vitalità dei numeri zampillanti gli è ben familiare. Ora, poiché si volgono contro di lui, avverte la loro ostilità e cerca di sottrarsi al loro contagio distogliendosi da essi”” (pag 103) “”L’avversione di Confucio per l’eloquenza: il peso delle parole scelte con proprietà. Egli teme che l’uso facile e scorrevole le indebolisca. L’esitazione, la riflessione, il momento che ‘precede’ la parola, è tutto; ma anche il momento che che la segue”” (pag 125)”,”TEOP-507″
“CANEVACCI Massimo PALLADINO Pierandrea”,”Il potere aereo. Una critica politica e storico-culturale di un settore trainante dell’ imperialismo contemporaneo.”,”””Il ruolo dei trasporti si precisa sempre più all’ interno del quadro capitalistico e imperialistico di “”spartizione del mondo””: “”Le ferrovie sono il risultato finale dei principali rami dell’ industria capitalistica – carbonifera e siderurgica – e sono contemporaneamente le testimonianze più significative dello sviluppo del commercio mondiale e della civiltà democratica borghese. La costruzione delle ferrovie sembra un’ impresa semplice, naturale e democratica, apportatrice di civiltà e di progresso (…). Nella realtà i fili capitalistici che collegano queste imprese, per infinite reti, alla proprietà privata dei mezzi di produzione in generale, hanno trasformato la costruzione delle linee ferroviarie in strumento di oppressione (…)””. Quando Lenin esprimeva questo giudizio nella sua opera ‘L’ imperialismo (…)’ correva l’ anno 1917 e al centro dell’ analisi leninista era la dimostrazione scientifica del carattere “”classista”” e “”imperialista”” della guerra 14-18: dimostrazione fondata non “”sulla sua storia diplomatica”” ma sul “”complesso dei dati relativi alle basi della vita economica di tutti gli Stati belligeranti e di tutto il mondo””. E appunto fra questi dati fondamentali: “”La ineguale distribuzione della rete ferroviaria, il suo sviluppo ineguale, sono il risultato del capitalismo monopolistico moderno su scala mondiale e dimostrano l’ assoluta impossibilità di evitare le guerre imperialiste su tale base economica, finché esiste la proprietà privata dei mezzi di produzione””.”” (pag 62)”,”ECOI-191″
“CANEVARI Emilio”,”Clausewitz e la guerra odierna.”,”‘In un punto MOLTKE ha poi sviluppato notevolmente i concetti di CLAUSEWITZ: nel concedere larga iniziativa ai comandi inferiori guidandoli solo a mezzo di direttive: unico mezzo per comandare grandi masse separate.'”,”GERQ-034″
“CANEVARI Emilio”,”Clausewitz e la guerra odierna.”,”‘In un punto MOLTKE ha poi sviluppato notevolmente i concetti di CLAUSEWITZ: nel concedere larga iniziativa ai comandi inferiori guidandoli solo a mezzo di direttive: unico mezzo per comandare grandi masse separate.’ ‘La vittoria decide di tutto e cancella ogni errore, aveva già scritto Machiavelli, il maestro di Clausewitz: “”una giornata che tu vinca, cancella ogni altra tua mala azione'””. “”Evitate sempre- dice Machiavelli- il medesimo ordine di battaglia poiché occorre cambiare l’ ordinanza dell’ esercito a seconda della natura del paese, della qualità, numero e disposizione dei nemici””. Clausewitz sulla teoria: “”La teoria deve gettare un fascio di luce sulla massa degli oggetti, al fine di permettere all’ intelligenza di riconoscerli e di abituarvisi. Essa deve analizzare i rapporti che gli oggetti hanno fra loro e separare l’ essenziale dal secondario”” “”la legge come conoscenza significa il rapporto e la interdipendenza delle cose””.”,”QMIx-096″
“CANFORA Luciano”,”Il comunista senza partito. Seguito da ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’ di Arthur Rosenberg.”,”””Chiudo questi appunti il giorno in cui si annuncia l’inizio delle trattative tra Germania e Russia. Se non m’inganno, dovrebbe diventare realtà il desiderio che ho caldeggiato nell’intimo quasi dallo scoppio della guerra: pace con la Russia! E la guerra, ammesso che continui, continuerà contro il solo Occidente, contro i trois pays libres””. Così, concludeva, all’inizio del 1918, Thomas MANN le ‘Considerazioni di un impolitico’, libello di sfida ai ‘valori’ dell’Occidente. Ed è da un tale stato d’animo che iniziò il suo cammino spirituale Arthur ROSENBERG: dalla cerchia di LUDENDORFF al vertice del comunismo mondiale. Storico dell’antichità, sarà anche lo storico della Repubblica di Weimar.”,”MGEK-025″
“CANFORA Luciano”,”La Germania di Tacito da Engels al nazismo.”,”Luciano CANFORA (Bari, 1942) insegna filologia greca e latina e storia della filologia classica nell’ Università di Bari. Studia problemi di storia e di storiografia. Ha scritto molte opere (v. retrocopertina). “”Engels tratteggia con autentico entusiasmo la vita del “”libero Germano”” precedente l’ oppressione romana”” (pag 59) “”Engels non ricerca un mitico ‘Volksgeist’ degli antichi Germani; centro della sua ricerca è il regime della proprietà fondiaria (sulle tracce, ovviamente, di un comunismo agrario primitivo).”” (pag 61)”,”GERx-085″
“CANFORA Luciano”,”Il mistero Tucidide.”,”‘Sulla vita e lo stile di Tucidide’. “” (…) Fu discepolo di Anassagora per la filosofia – e di qui derivò, come testimonia Antillo, una certa sua fama di ateo – e dell’ oratore Antifonte, un vero maestro nell’ arte della parola; di lui Tucidide parla nell’ ottavo libro, attribuendogli la responsabilità di aver abbattuto la democrazia e di aver instaurato il regime dei Quattrocento. Per rispetto verso il suo maestro ha taciuto però che, dopo la morte di Antifonte, gli Ateniesi per vendetta gettarono il suo cadavere fuori della città: si racconta in effetti che gli Ateniesi gettarono il suo cadavere perché era stato lui il promotore del colpo di Stato antidemocratico. Divenuto adulto, il nostro storico non fece vita politica né prese la parola nei dibattiti assembleari; divenne stratego e questa carica causò l’ inizio dei suoi mali, giacché fu esiliato in seguito alla sua strategia (…).”” (pag 132, Marcellino)”,”STAx-123″
“CANFORA Luciano”,”Prima lezione di storia greca.”,”CANFORA Luciano (Bari, 1942) insegna filologia greca e latina nell’ Università di Bari. E’ autore di varie opere (v. retrocopertina). Capacità di cooptazione e declino. “”Cornelio Tacito farà dire all’ imperatore Claudio (41-54 d.C.) che Sparta e Atene erano decadute, al tempo loro, proprio per la miope politica della cittadinanza, per il modo gretto e geloso in cui si erano chiuse in se stesse condannandosi alla decadenza innanzi tutto demografica. Tutto il contrario della capacità dei Romani di cooptare e includere; (…)”” (pag 42) Potenziale di classe. “”La massa degli schiavi, che è esplosa più volte in cruente rivolte o, più spesso, ha cercato nella fuga la risoluzione dei propri mali, se non è riuscita a “”liberarsi”” con le proprie forze, è rimasta pur sempre presente, come incubo o fastidiosa fonte di preoccupazione, alla mente del legislatore come del politico, dell’ oligarca come del democratico, del popularis come del senatore tradizionalista. Tutti agiscono o pensano come se questo soggetto potesse, da un momento all’ altro, irrompere sulla scena.”” (pag 78)”,”STAx-125″
“CANFORA Luciano”,”Un mestiere pericoloso. La vita quotidiana dei filosofi greci.”,”CANFORA Luciano (1942) insegna filosofia greca e latina. “”Allora per la prima volta Siracusa si impose alla sua fantasia. Non era più la città interessante e remota alla sua fantasia, il cui destino, almeno dal tempo delle guerre persiane si era ogni tanto intrecciato con quello della madrepatria: era ormai la nuova grande potenza, la prima rivelatasi capace di sconfiggere Atene sul mare.”” (pag 62) “”Ma Platone andò oltre. Col suo esperimento siracusano, egli si è aperto, nella prassi, ad una empirica intesa con i tiranni. E’ stata una scelta di realismo politico che di solito resta in ombra, quando si parla di Platone, collocato, di norma, agli antipodi del realismo o addirittura della “”Realpolitik””. (pag 93)”,”STAx-126″
“CANFORA Luciano”,”1914.”,”CANFORA Luciano (1942) insegna filologia greca e latina. Ha scritto vari libri (v. risvolto 4° copertina). “”Il principale esponente di questa tendenza fortemente bellicista è il ministro degli esteri dell’ impero austro-ungarico, il conte Berchtold, che è certamente la persona che più ha scherzato col fuoco, sino ad arrivare poi al fuoco vero e proprio, non più metaforico. Nell’ambiente di governo, nelle cerchie ruotanti intorno alla corte, tuttavia ci sono altre voci: c’è un vecchio saggio, il conte Tisza, il quale è tutt’altro convinto dell’ opportunità e soprattutto dell’ inevitabilità del conflitto, e cerca di influenzare il vecchio sovrano. Francesco Giuseppe, che ha sulle spalle sessant’anni di storia, dal 1848 sulla scena del la politica europea, è sensibile, come ovvio, a molte e diverse sollecitazioni; (…)””. (pag 75)”,”RAIx-211″
“CANFORA Luciano”,”La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile.”,”Riflessione di Leonardo Sciascia (1985): “”C’è qualcosa di peggio del non fare una rivoluzione o (a piacer vostro) del farla; ed è farla a metà”” (…) (v. risvolto 4° copertina) Luciano CANFORA (1942)”,”ITAR-146″
“CANFORA Davide a cura”,”La libertà al tempo dell’ Inquisizione. Antologia di documenti dal 1252 al 1948.”,”CANFORA Davide (Bari, 1973) svolge ricerche di italianistica presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Univ. di Bari. Ha al suo attivo varie pubblicazioni.”,”RELC-259″
“CANFORA Luciano”,”Togliatti e i critici tardi.”,”CANFORA insegna filologia classica all’Università di Bari. Dal 1975 dirige la rivista ‘Quaderni di storia’. Fa parte del consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della Society of Classical Tradition (Boston).”,”PCIx-276″
“CANFORA Luciano”,”Gramsci in carcere e il fascismo.”,”CANFORA Luciano Gramsci e Trotsky. “”E questa non era certo una informazione alla portata del giovane direttore del “”Messaggero”” o di qualche suo collaboratore. L’articolista ritiene inoltre di sapere che Gramsci si sarebbe schierato con Trockij (“”partì in tempo [da Mosca] data la sua fedeltà a Trozki””):conosce dunque anche la vicenda della lettera di Gramsci al partito comunista russo (ottobre ’26), che criticava la volontà stalinana di stravincere contro l’opposizione trockijsta; e soprattutto monstra di conoscere il senso e il contenuto della missione di Jules Humbert-Droz, inviato dall’Internazionale alla seduta straordinaria del Comitato Centrale del PCI a Valpolcevera (inizio novembre ’26), che – come lo stesso Humbert-Droz poi scrisse – aveva il compito di impedire che il partito italiano si schierasse, come si temeva, apertamente con Trockij. Gramsci non poté intervenire a quel CC, onn poté raggiungere Valpolcevera perché costretto da un pesante intervento poliziesco a tornare indietro; ma era fermamente deciso a difendere la posizione assunta; al contrario il CC, guidato soprattutto da Grieco, cercò il compromesso con l’emissario del Komintern”” (pag 125) Nilde Iotti riporta una testimonianza di Raffaele Mattioli sul salvataggio dei Quaderni del carcere, sottratti alla cognata Tatiana dalla camera della clinica Quisisana ove Gramsci era spirato, e finiti nella cassaforte della Banca Commerciale, per giungere poi attraverso le mani di Piero Sraffa a Togliatti, al centro estero del partito a Parigi. Mattioli e Sraffa avevano anche aiutato finanziariamente Antonio Gramsci per il lungo periodo di ricovero in clinica (pag 287-288)”,”GRAS-093″
“CANFORA Luciano”,”Filologia e libertà. La più eversiva delle discipline, l’indipendenza di pensiero e il diritto alla verità.”,”La filologia come palestra della libertà “”Ma, con la scomparsa di Leone XIII (20 luglio 1903), la situazione poté solo peggiorare. Il suo successore, Pio X (1903-1914), non solo fu imposto al conclave dall’imperatore d’Austria in odio al candidato (quasi vincente), il cardinale Rampolla, filofrancese e fortemente sostenuto dalla Francia, ma si trovò a fronteggiare ben presto la rottura con la Francia, che nel 1905 diede forma alla “”séparation”” tra Stato e Chiesa”” (pag 38) Nota: su questo Conclave e sul veto dell’Imperatore d’Austria si veda pure ‘Memorie di un questore’ di Augusto BONDI (Milano, 1913) (pag 188-189)”,”STOx-199″
“CANFORA Luciano”,”La storia falsa.”,” La lettera al Congresso di Lenin, Trotsky e le falsificazioni di Stalin. “”Sostanzialmente, Lenin ha ‘designato’, anche se non apertamente, Trockij. Ma quando questa sua incerta scelta è divenuta manifesta, i rapporti di forza non erano più favorevoli. Il funerale di Lenin, solenne e a carico di ritualità, è stato un trionfo per Stalin, Trockij era assente, era in viaggio per una stazione di cura nel Caucaso e ha sempre sostenuto, poi, di essere stato ingannato da Stalin sulla data dei funerali. Quando finalmente la ‘Lettera al Congresso’ verrà letta, in seduta ristretta e a porte chiuse, i ritocchi apportati da Stalin hanno dato i loro frutti, nonostante il macigno rappresentato dall”addendum’ del 4 gennaio (1). Tra i presenti, ovviamente, erano anche Trockij e Radek (allora legatissimo a Trockij). Di ciò che accadde in quella seduta Radek parlò anni dopo con Emil Ludwig. E, nella sua biografia di Stalin, Ludwig riferì aunato Radek gli aveva detto di quella drammatica scena (…). Nella sua autobiografia, Trockij ricorda, lo abbiamo già detto, il capovers su Zinoviev e Kamenev, e trova che qualcosa non va quando commenta: “”Non bisognava però rinfacciare loro il passato””, ma dell’accenno al suo antico “”non bolscevismo”” non fa parola; anzi ritiene che nella ‘Lettera al Congresso’ ci fosse – così alquanto vanitosamente si esprime – “”la mia chiara designazione al primo posto”” (Mein Leben, trad. cit., p. 442).”” (pag 52-53-54) (1) Che per Stalin fu un colpo non lieve anche a giudicare dalle cronache di testimoni oculari della seduta ristretta a porte chiuse del 21 maggio ’24”,”STOx-200″
“CANFORA Luciano”,”Spie, URSS, antifascismo. Gramsci, 1926-1937.”,”CANFORA Luciano è docente di filologia classica all’Università di Bari. Dirige la rivista ‘Quaderni di storia’ (dal 1975). “”Questo era lo stile all’epoca, mentre già crollava tutto””. “”Memorabile è invece l’epopea della mal sopportata pubblicazione delle lettere di Tania (Schucht, ndr). Non ci riferiamo a quelle di Tania a Gramsci, bollate finemente da Santucci con lo ‘Schlagwort’ “”medicine e calze di lana””; ci riferiamo alla vicenda del carteggio Tania-Sraffa. Ecco alcune tappe: Sul “”manifesto”” del 28 marzo 1989 Rossanda deplora che le lettere di Tania vengano mantenute inedite e poco accessibili (io aveva fatto diretta esperienza di ciò nel reiterato tentativo di accedere a quelle a Sraffa del febbraio ’33 e riguardanti la “”famigerata”” lettera di Grieco). Santucci, in un intervento autolesionisticamente volto a dimostrare che Grieco scriveva “”Troski”” (“”Paese sera””, 8 aprile 1989) replica Rossanda bollandola come “”provocatrice”” e preannunzia: “”Le lettere di Sraffa e Tatiana stanno per essere integralmente pubblicate in volume””. A fine dicembre 1990, mentre languiva l’edizione, che Gerratana aveva intrapreso, del carteggio Tania-Sraffa, un appello veniva lanciato da ventuno studiosi dalle pagine de “”l’Unità”” (28 dicembre 1990, p. 17) affinché Pierangelo Garegnani, erede testamentario di Sraffa, desistesse dalla sua pretesa di veder pubblicate per intero le “”625 (sic!) lettere di Tatiana a Sraffa””q. L’11 febbraio ’91 Garegnani spiegava su “”l’Unità”” (p.15) che le lettere di Tania non erano 625 ma 78 e contestava invece il criterio con cui Gerratana si accingeva a pubblicare (delle lettere di Tania, solo estratti in nota). E rivendicava la elementare necessità di pubbliare il carteggio con la necessaria correttezza, dando cioè i testi per intero e riservando pari dignità ai due corrispondenti. Notava: “”Il volume che Gerratana ha preparato è invece limitato alle lettere di Sraffa e per il lato di Tania il lettore trova soltanti estratti di lettere o lettere isolate, riportati in nota o in appendice””. L’edizione è uscita nel giugno ’91, mantenendo sostanzialmente l’erroneo anti-scientifico impianto deprecato da Garegnani. Insomma, non si può proprio dire che Rossanda “”provocasse””! Questo era lo stile all’epoca, mentre già crollava tutto. Avevo chiesto al “”Gramsci”” di poter lettere la lettera di Sraffa a Spriano (18 dicembre 1969) nella quale Sraffa dichiarava la sua indignazione per quel che Grieco aveva scritto a Ercoli il 27 aprile ’37 sulle ubbie di Gramsci (è la poi celebre lettera del “”conosci il tipo””!). Fui invitato a rivolgermi a Giorgio Napolitano in quanto asserito detentore di quella lettera. Scrissi a Napolitano il 5 giugno 1990. Non ebbi mai risposta. Lamentai il fatto sul “”manifesto””. Napolitano scrisse al “”manifesto”” (14 novembre 1990, . 16) dichiarando ovviamente di non aver mai ricevuto la mia lettera. Ma in quell’istante medesimo la lettera veniva fuori, pubblicata in fac-simile dal “”manifesto”” con gesto benemerito”” (pag 139-140)”,”GRAS-099″
“CANFORA Luciano”,”Togliatti e i dilemmi della politica.”,”Luciano Canfora (Bari, 1942) è ordinario di Filologia classica all’Università di Bari e direttore della rivista ‘Quaderni di storia’ (1989). Ha pubblicato molti volumi tra cui ‘Ideologie del classicismo’ (1980). Il patto di non aggressione russo-tedesco ‘Orbene, anche per Togliatti la prima reazione al patto russo-tedesco è stata condanna dei «paesi fascisti aggressori» e di forzatura in chiave ‘antifascista’ del significato del patto: «Questo atto – si legge nella ‘Dichiarazione del Pcd’I’, da lui stilata il 25 agosto e pubblicata il 26 nel periodico dell’emigrazione «La voce degli Italiani» (6) – è un colpo gravissimo dato all’asse Roma-Berlino e al patto d’acciaio, di cui il partecipe principale [cioè la Germania] è costretto oggi ad inchinarsi davanti al potere della classe operaia, che pone un freno ai suoi piani di aggressione». Una scelta dunque in linea con quella del Pcf, schieratosi perciò dapprincipio col proprio governo per combattere l’aggressione tedesca. «In secondo luogo – seguita la ‘Dichiarazione’ – questo atto colpisce direttamente gli elementi reazionari che dirigono la politica dei paesi cosiddetti democratici, serve a denunciare alle masse le loro esitazioni ecc.». Diagnosi pertinente, ma dissonante rispetto alle direttive sovietiche, e presto accantonata. Uscito dalla prigione della Santé, nascosto per un paio di mesi a Parigi, Togliatti mette in circolazione un foglio di propaganda significativamente intitolato ‘Lettere di Spartaco’. Il richiamo alla linea internazionalista di Liebknecht-Luxemburg non potrebbe essere più chiaro: è Rosa Luxemburg – poi fondatrice della Lega di Spartaco che nel ’16/17 ha affidato alle ‘Lettere di Junius’ il proprio pensiero e la propria campagna ruotante appunto intorno alla parola d’ordine «il nemico principale è nel proprio paese». E così, se ancora, alla fine di agosto, nella ‘Lettera aperta al Partito socialista italiano’, Togliatti definiva «nemico principale» la Germania, ora, nelle ‘Lettere di Spartaco’, sceglie senz’altro la linea rigidamente internazionalista e scrive: «Il nostro nemico principale è nel nostro paese» (7). Il riflesso fondato sull’analogia rispetto alla situazione della precedente guerra è evidente nei comportamenti di Stalin e dell’Internazionale. Ed è piuttosto strano che, quando si discorre di questa cruciale vicenda, ci si dimentichi di ricordare come abbia pesato, nella decisione sovietica di stipulare con la Germania un patto di non aggressione che consentisse all’Urss di restare fuori dell’imminente conflitto, il ‘modello’ Brest-Litovsk. La stipulazione, vent’anni prima, di quella pace, a dispetto delle accuse di tradimento da parte dell’Intesa, era stato in realtà un gesto molto contrastato all’interno dello stesso vertice bolscevico. Lo stesso Trotsky, l’artefice della presa del Palazzo d’Inverno, colui che condusse con gli austro-tedeschi le trattative in quanto commissario agli Esteri, alla fine si dimise per non sottoscrivere la pace-capestro. Fu Lenin che impose tra molti contrasti, e sorretto, nella difficile scelta, anche da Stalin, l’accettazione della pace ‘comunque’, in base alla considerazione (rimasta poi un cardine della politica sovietica) secondo cui restare fuori della guerra è il ‘prius’. La situazione del gennaio-febbraio ’18 era certo ben più disperata; ma il presupposto della scelta era il medesimo in entrambe le situazioni. Stalin poté considerare, non del tutto a torto, squisitamente leninista la scelta di tenersi fuori, nel ’39, dal conflitto inter-imperialistico: e i comportamenti anglo-francesi del triennio ’37-39 non possono che averlo rinsaldato in tale scelta’ (pag 92-94) [(6) Testo integrale in: M. Pistillo, ‘G. Di Vittorio, 1924-1944’, Editori Riuniti, Roma, 1975, pp. 196-98; (7) Nella «Lettera di Spartaco» intitolata ‘Tentennamenti ed errori opportunistici all’inizio e nel primo periodo della guerra’ (15 aprile 1940) = Opere, IV, 2 Editori Riuniti, 1979, p. 30]”,”PCIx-428″
“CANFORA Luciano; ROSENBERG Arthus”,”Il comunista senza partito. Seguito da ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’ di Arthur Rosenberg.”,”””La ‘Storia della Repubblica Romana’ è l’unico scritto antichistico di Rosemberg che abbia avuto la ventura di esser tradotto in altre lingue. La tradusse nel 1926, per le edizioni della rivista di Ortega y Gasset, «Revista de Occidente», Margarita Nelken y Mausberger, esponente della sinistra spagnola, morta in esilio dopo la vittoria franchista. Ma la frequenza di termini come «Sozialismus», «Grosskapital», «rote Internationale» e così via non deve ingannare: soo categorie già frequenti nei libri di Pöhlmann o di Eduard Meyer, semplificazioni accentuate dal carattere divulgativo del volume e della collana. In particolare nella grande ‘Storia del socialismo e del comunismo nell’antichità’ di Pöhlmann sembra ricavata la visione del «socialismo greco», che avrebbe influenzato il pensiero e l’azione di Tiberio Gracco (pp. 58-60). Qua e là affiorano anche atteggiamenti del vecchio Rosenberg, come quando, ad esempio, si ravvisa la causa delle molte sconfitte romane tra l’invasione gallica e Spartaco nel fatot che spesso i consoli, supremi capi dell’esercito, erano «degli avvocati, per i quali l’arte militare era un libro dai sette sigilli» (p. 58); viene di pensare dall’immagine della Francia «repubblica di avvocati», e perciò equiparata alla verbosa e impotente Atene demostenica, tratteggiata dalla propaganda tedesca del tempo di guerra. Divulgazione dunque, ma divulgazione vecchia, come vecchia era la collana popolare («Aus Natur und Geisteswelt» dell’editore Teubner) in cui la ‘Storia’ appariva. Ben diversa, e del tutto nuova, è invece la collana popolare in cui appare ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’: la «Bibliothek der Volkshochschule», la collezione inventata dall’editore Velhagen und Clasing di Bielefeld per i corsi delle «Università popolari», promossi su larga scala dai governi socialisti e in primo luogo dal ministro Haenisch. Che ‘Democrazia e lotta di classe nell’antichità’ fosse «destinato ai corsi delle Volkshochschulen» lo dice lo stesso Rosenberg nella più volte citata autobiografia (‘Freie Wissenschaft’, p. 277); e lo aveva rilevato con un po’ di ironia Hans Philipp, recensendo sulla «Berliner Philologische Wochenschrift» del 1922 il volumetto; e soggiungeva, anzi che il noto storico, ormai consigliere comunale comunista a Berlino, conseguiva più successo nelle «Volkshochschulen» che all’Università (p. 422)”” (pag 43-44) (inserire) dati libro Rosenberg in extratest”,”MGEK-001-FC”
“CANFORA Luciano”,”La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia.”,”Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. “”E’ stata un gran flagello questa peste, ma è anche stata ‘una scopa’; ha spazzato via certi soggetti che, figlioli miei, non ce ne liberavamo più”” (A. Manzoni, I promessi sposi, capitolo XXXVIII) Lenin (pag 29) “”Poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale al principio del 1915, Lenin diffuse un opuscolo sulle cause e la natura del conflitto: ‘Il socialismo e la guerra’ (1). Scartando il cicaleccio con cui ogni potenza giustificava la propria entrata in guerra, Lenin definiva le potenze in lotta, tutte ugualmente responsabili del conflitto (che due anni dopo Benedetto XV definì «inutile strage»), «grandi potenze schiaviste» (2). E’ da segnalare come, in quelle pagine, Lenin si riferisca non soltanto ai governi delle potenze europee, che hanno scatenato la guerra per ridisegnare la spartizione del resto del mondo (degli «schiavi», appunto), ma anche alla mentalità affermatasi tra i loro popoli: «I popoli che, negli anni 1789-1871, lottarono per lo più, alla testa degli altri, per la libertà, si sono trasformati, dopo il 1876, sul terreno di un capitalismo altamente sviluppato e ‘ipermaturo’, in oppressori e asservitori della maggioranza della popolazione e delle nazioni di tutto il globo. Dal 1876 al 1914 sei grandi potenze tengono soggetti più di mezzo miliardo di uomini nelle colonie». Conoscea bene il fenomeno dello sciovinismo colonial-imperialista a livello popolare e sindacale negli Usa e in Gran Bretagna, definito, allora, «gingoismo» (1). Non era un uso metaforico del termine «schiavisti»; il massacro scatenato per accaparrarsi le colonie e sottrarsele a vicenda non poteva definirsi altrimenti. Ed è un bell’esempio di eterogenesi dei fini ciò che il conflitto, alla sua conclusione, determinò. Le potenze che volevano riassestare e rinsaladre il proprio dominio sul resto del mondo innescarono senza rendersene conto la più terribile delle rivoluzioni, capaci di minacciare i loro stessi equilibri interni. Per altro verso, la rivoluzione che, partita dalla Russia, si proponeva di innescare analogo processo in Europa, ebbe invece – come risultato durevole – non il socialismo in Germania (su cui i bolscevichi avevano molto contato) ma l’accelerazione di un processo mondiale di decolonizzazione. Si risolse cioè nel più forte impulso alla liberazione di quegli «schiavi» che, scatenando il conflitto, le potenze civilissime e «civilizzatrici» intendevano spartirsi. Prima di altri, Lenin capì l’andamento imprevisto del moto storico in atto e cercò di chiarirlo, ‘in primis’ a se stesso, nell’ultimo suo scritto politico: ‘Meglio meno, ma meglio’ (4). Titolo sintomatico: sembra suggerire un «ripiego». Lenin continuava, nonostante tutto, a rimanere legato ‘sentimentalmente’ al sogno di partenza (avviare da Pietroburgo la marcia del socialismo in Europa) – o forse si esprimeva così perché i suoi lettori e seguaci quel sogno ancora coltivavano -, mentre in realtà ben altro, e più ‘primordiale’, moto di liberazione era diventato la posta in gioco. Soprattutto dopo la immane guerra che, a dispetto degli appetiti e dei piani di chi l’aveva scatenata, aveva a sua volta innescato un esito imprevisto: l’irruzione come soggetti attivi, non più come prede, nella storia mondiale, dei popoli oppressi. O, come Lenin si esprime nell’articolo ora ricordato: «Oriente, India, Cina etc., a causa dell’ultima guerra imperialista, sono stati definitivamente sbalzati fuori dai loro binari» (5)”” (pag 29-31)] [(1) Lenin, ‘Opere scelte in sei volumi’, Edizioni Progress – Editori Riuniti, [1970], vol. II, pp. 377-411. Utile, dopo un secolo, la raccolta di saggi a cura di W. Effenberger e J. Macgregor, ‘Sie wollen den Krieg’, Kopp Verlag, Rottenburg 2016; (2) Lenin, ‘Opere scelte’, cit., vol. II, p. 382; (3) Su cui va visto il bel saggio di John A. Hobson, ‘Il gingoismo’ [1901], trad. it. di R. Monteleone, Feltrinelli, Milano, 1980; (4) ‘Pravda’, 4 marzo 1923 (in ‘Opere scelte’, cit., vol. VI, pp. 754-757; (5) Ivi, p. 755]”,”STOx-305″
“CANFORA Luciano”,”Gramsci in carcere e il fascismo.”,”Dagli anni della lotta agli anni del carcere, alla persecuzione postuma del fascismo contro Gramsci. “”In uno dei suoi ultimi scritti precedenti l’arresto, su l’«Unità» del 26 settembre 1926, aveva scritto che dalla incapacità del socialismo italiano di prendere il potere e dalla conseguente «posizione di equilibrio instabile è nata la forza del fascismo italiano, che si è organizzato e ha preso il potere con metodi e sistemi che, se avevano una loro peculiarità italiana ed erano legati a tutta la tradizione italiana e alla immediata situazione del nostro paese, pur tuttavia avevaon e hanno una certo rassomiglianza coi metodi e i sistemi descritti da Carlo Marx nel “”Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte””, ‘cioè con la tattica generale della borghesia in pericolo, in tutti i paesi’». finire (pag 40-41)”,”GRAS-002-FC”
“CANFORA Luciano a cura, scritti di Adamo CHIUSOLE Umberto ECO Victor HUGO Gérald De-NARVAL Robert MUSIL José ORTEGA Y GASSET”,”Libri e biblioteche. Pagine scelte e presentate da Luciano Canfora.”,”””Franco Fortini scrisse una volta (1974) sul ‘Manifesto’ della forte impressione provata a Mosca (in quegli anni) quando aveva potuto osservare la forza che i libri, vietati, di Trotsky esercitavano proprio per essere, appunto, vietati. Dobbiamo ad Ovidio, il poeta caduto in disgrazia presso Augusto per ragioni tuttora oscure, la travata che be si addice ad au autore perseguitato: quella di personificare i ‘libri’ perseguitati. La ritroviamo, un paio di millenni più tardi, nella geniale favola di Ray Bradbury ‘Fahrenheit 451’ (1953), dove – per resistere ad un potere dispotico che persegue la distruzione dei libri – gli esseri viventi si identificano ciascuno in un libro e lo recitano instancabilmente a memoria per non dimenticarlo. (…) Don Chisciotte fu spinto all’azione dalla continua e sempre più coinvolgente lettura di libri”” (pag 14-16), introduzione di Luciano Canfora”,”ARCx-057″
“CANFORA Luciano”,”La metamorfosi.”,”Luciano Canfora professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. Volumetto incentrato sulla figura di Togliatti La svolta di Salerno suggerita e concordata con Mosca (pag 33-35) ‘Era una scelta compiuta prima della partenza per l’Italia e dell’approdo a Napoli il 27 marzo del ’44. Togliatti la illustra già l’11 aprile a Napoli e poi via via (luglio-settembre-ottobre) a Roma e a Firenze: L’aveva preannunziata nel discorso tenuto a Mosca il 26 novembre 1943 nella Sala delle colonne della Casa dei Sindacati (…). È una linea politica decisa a prescindere dal vertice di partito operante nell’Italia del Sud (che aveva aderito alla pregiudiziale anti-monarchica emersa dal Congresso del Cln di Bari a fine gennaio ’44), a prescindere dagli orientamenti dei dirigenti comunisti della lotta partigiana nel Nord Italia, a prescindere dagli esiti di quella difficile lotta in corso (…), Il fatto di indiscutibile rilievo costituito, un anno più tardi (fine aprile ’45), dalla simultanea insurrezione delle grandi città del Nord Italia – prova non da poco di capacità insurrezionale – non sposterà di un millimetro la scelta dell’«unità nazionale» come formulata lungo tutto l’anno precedente. Scelta definitiva, che comportava ovviamente di lasciar cadere l’istanza di una parte del vertice partigiano, comunisti in primis, di un ruolo (o di un peso) governativo del Cln. La inutilmente accanita discussione (promossa dagli studi di Elena Aga Rossi) sulla ‘vera’ genesi della «svolta di Salerno» rivela, col tempo, tutta la sua pochezza. Che Togliatti si muovesse in sintonia con gli orientamenti e le decisioni operative della diplomazia sovietica (e di Stalin personalmente) era non solo ovvio, ma anche l’unico scenario possibile: né ci voleva un’indagine particolarmente acuminata per capirlo, vista la pronta e significativa decisione sovietica di riconoscere il governo Badoglio (verso il quale, appunto, si orientò la «svolta di Salerno»). Semmai la polemica ha avuto un senso come replica all’enfasi della «retorica di partito» su quella «svolta». Aga Rossi un po’ trascurava, forse, l’altro aspetto della questione: l’affermazione – quasi ossessiva – che, da quel momento in poi (marzo 1944), il Pci diventava, si trasmutava in un «partito nuovo», le cui fattezze intendevano essere ben lontane da quelle della formazione nata nel ’21 e vissuta – nonostante tutto – nella clandestinità (1926-43) (16)”” (pag 33-35) [(16) Scrive ancora Togliatti, appena dà vita alla sua rivista: «La massa del popolo intuisce, anche se non sarebbe capace di esprimerla chiaramente, la profonda differenza che passa tra ‘la situazione odierna’ del nostro paese e quella del primo sviluppo e affermazione del movimento socialista, quando la partecipazione al potere fu considerata inammissibile dalla parte ‘sana e vitale’ di questo movimento» (‘Rinascita’ n. 1, giugno 1944)]”,”PCIx-484″
“CANFORA Luciano”,”La natura del potere.”,”Canfora instilla più di un dubbio sui travestimenti del potere: un dominio di pochi, anche quando sembra essere di uno solo…”,”TEOP-001-FSD”
“CANFORA Luciano”,”Esportare la libertà. Il mito che ha fallito.”,”””L’idea più stravagante che possa nascere nella testa di un uomo politico”” disse Robespierre “”è quella di credere che sia sufficiente per un popolo entrare a mano armata nel territorio di un popolo straniero per fagli adottare le sue leggi e la sua costituzione. Nessuno ama i missionari armati; il primo consiglio che danno la natura e la prudenza è quello di respingerli come nemici”” (in apertura)”,”TEOP-002-FSD”
“CANFORA Luciano, a cura di Antonio CARIOTI”,”Intervista sul potere.”,”Antonio Carioti lavoro alle pagine culturali e al supplemento ‘La lettura’ del Corriere della Sera. E’ autore di ‘Breve storia del presidenzialismo in Italia’, ‘Maledetti azionisti’, ‘Di Vittorio’, ‘Gli orfani di Salò’, ‘I ragazzi della fiamma’. Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di Storia’ e collabora con il Corriere della Sera:”,”TEOP-004-FSD”
“CANFORA Luciano”,”Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano.”,”‘Di Concetto Marchesi (1878-1957) può dirsi che ebbe due vite: quella vera, di uomo di genio, con la sua grandezza, e le sue debolezze e zone d’ombra, il suo fiuto politico, il suo pessimistico individualismo; e quella artificiosa de mito postumo. L’esperienza che segnò tutta la sua vita fu la resa, e poi adesione, al fascismo della maggioranza degli italiani. Marchesi convisse col fascismo nella difficile posizione dell’oppositore ‘dormiente’, unico esponente dell’alta cultura italiana legato al disciolto ma mai annientato Partito comunista. Intanto maturava in lui l’opzione, verso cui si orientava, negli stessi anni, anche Antonio Gramsci, per il “”cesarismo progressivo””, incarnato, ai suoi occhi, dal potere staliniano. La costante riscrittura di capitoli chiave della sua ‘Storia della letteratura latina’ (Gaio Gracco, Sallustio, Cesare, Tacito) fu lo specchio di tale cammino. Rettore a Padova dopo l’8 settembre 1943, giocò una partita spericolata e controversa, ma alla lunga insostenibile. Costretto alla fuga, dall’esilio in Svezzera, crocevia dei servizi segreti delle potenze in guerra, divenne il perno della rete che riforniva di armi i partigiani. Nel riflusso del dopoguerra, presto vide che il fascismo non era affatto morto. Ma nel “”terribile 1956″”, pur sferzando apostati e fuggiaschi, intuì la crisi profonda del movimento comunista”” (risvolto di copertina) Luciano Canfora, professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. “”Che la condotta adottata da Marchesi si prestasse ad equivoci fu clamorosamente evidente quando la stmpa di Salò inneggiò al suo discorso rettorale del 9 novembre (1943). Il 10 novembre “”Il Gazzettino”” di Venezia pubblica quasi per intero il suo discorso. Il 12 novembre escono sia “”La Gazzetta del Popolo”” di Torino (direttore Ezio Maria Gray) sia “”Il Resto del Carlino”” a Bologna (direttore Giorgio Pini) con articoli che esaltano quella prolusione padovana (…) (pag 541) Severa misura disciplinare del Pci “”Ci si deve inoltre domandare se la “”grave misura disciplinare”” abbia cessato di essere operante nel momento in cui Marchesi ha alfine lasciato il Rettorato ed è entrato in clandestinità, ovvero, in caso contrario – quanto tempo dopo la misura sia stata cassata. (…) La ripresa, nel febbraio e nel marzo ’44 , su ‘La nostra lotta’, organo clandestino comunista nell’Alta Italia (Milano), dell’attacco di Marchesi a Gentile, diffuso intanto anche in Veneto da “”Fratelli d’Italia””, organo CLN ma soprattutto azionista, è il segnale del riavvicinamento. Lo scontro con il partito si era prodotto – come Clocchianti attesta . a causa del ‘compromesso’ raggiunto da Marchesi con il comando tedesco, in un momento in cui non c’era altri con cui trattare. Questa è, palesemente, la ragione per cui – nella riscrittura ‘agiografica’ di quella vicenda sorta dopo la ricomposizione dei rapporti col partito- è nata la leggenda di una beffarda visita in pompa magna al comando tedesco come derisorio atto d’omaggio da parte di Marchesi. La prima formulazione di tale leggenda figura nell’introduzione di Raniero Nicolai all’opuscolo pubblicato al principio del ’46 ‘La persona umana nel comunismo’”” (pag 543-544) Mi pare che Canfora non parli dell’uccisione di Gentile in rapporto a Marchesi. ‘Il ruolo di Concetto Marchesi nell’uccisione del filosofo Giovanni Gentile è stato oggetto di polemiche e dibattiti storici. Alcuni elementi che emergono dai risultati della ricerca sono: Lettera aperta: Marchesi, antifascista e comunista, scrisse una lettera aperta a Gentile nel 1944, criticando la sua proposta di una ‘riconciliazione’ tra italiani e accusandolo di essere un collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana 12. Sentenza di morte: La lettera di Marchesi fu considerata da alcuni come una sorta di sentenza di morte per Gentile, che fu ucciso poco dopo da due partigiani comunisti dei GAP a Firenze 23. Togliatti, su Rinascita, giustificò l’omicidio come un atto di giustizia rivoluzionaria 4. Responsabilità morale: Marchesi fu accusato da alcuni di aver istigato all’omicidio di Gentile, ma lui negò sempre di aver avuto una responsabilità morale o materiale nell’attentato 25. Il processo per l’omicidio di Gentile fu archiviato nel 1945 senza individuare i responsabili 2. (f.copilot)”,”PCIx-005-FSD”
“CANFORA Luciano”,”La democrazia. Storia di un’ideologia.”,”Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. L. Canfora (n. a Bari 05.06.1942) è un filologo classico, grecista, storico e saggista italiano.”,”TEOP-110-FL”
“CANFORA Luciano”,”La prima marcia su Roma.”,”‘Una prima ‘marcia’ su Roma era stata quella di Silla (dopo la battaglia di Porta Collina: I.XI.82 a.C.) ma contro un governo considerato illegale, quello di Mario e Cinna. Una seconda era stata quella di Cesare (gennaio del 49), ma quando è nei pressi di Roma il Sentato e i ‘legittimi poteri’ sono fuggiti in Grecia! La ‘piccola marcia di Ottaviano nell’estate del 44 non aveva avuto le dimensioni del colpo di Stato (ma ‘Res Gestae’ I ne parla). È quella dell’agosto 43 la prima vera «marcia su Roma» (). (Nota pag 79) () 19 agosto 43: Colpo di Stato di Ottaviano che riceve la nomina a console insieme a Quinto Pedio Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari (2007). E’ direttore della rivista ‘Quaderni di storia’ e collabora con il ‘Corriere della Sera’. “”All’età di diciannove anni, di mia iniziativa e a mie spese, misi insieme un esercito, grazie al quale liberai la Repubblica dal dominio dei faziosi””. Scolpito nel bronzo, l’ incipit delle ‘Res Gestae Divi Augusti’ consegna al mondo la verità del vincitore: l’aperta rivendicazione di un colpo di Stato’ (quarta di copertina)”,”STAx-030-FSD”
“CANFORA Luciano”,”Il testamento di Lenin. Storia segreta di una lettera non spedita.”,”Confronto tra learie versioni traduzioni e interpretazioni del Testamento di Lenin Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Storico e filologo di fama internazionale è autore di moltissime pubblicazioni, tra cui, recentemente, ‘La grande guerra del Peloponneso’ (2024).”,”LENS-334″
“CANFORA Luciano”,”La democrazia. Storia di un’ideologia.”,”Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. “”Ma prima che gli eventi precipitassero e l’impero fosse scosso da una rivoluzione, quella del 1905, che è molto più che il «primo tempo» del 1917, una discussione aveva percorso la socialdemocrazia russa e quella tedesca, appunto intorno alla questione del «partito» e della «tattica». Gli scritti, celebri, in cui sono espresse le due opposte concezioni sono il ‘Che fare?’ di Lenin (1902) e, in dura replica, ‘I nostri compiti politici’ di Trotsky (1904), cui si affianca nello stesso anno ‘Problemi organizzativi della socialdemocrazia russa’ di Rosa Luxemburg. Di mezzo c’è il secondo congresso del partito operaio socialdemocratico russo (luglio-agosto 1903), svoltosi nella clandestinità dapprima a Bruxelles, poi, scacciato dalla polizia belga, a Londra. È il congresso in cui Lenin riesce a far prevalere le proprie tesi, successo peraltro effimero, ma che darà alla sua corrente una temporanea maggioranza, donde la definizione, poi stabilmente adottata (anche quando non erano maggioranza) di «bolscevichi» (da ‘bosce’ = più). Nel programma uscito temporaneamente vincitore – s’intende, all’interno di un gruppo ridotto alla clandestinità – erano delineati gli scopi «finali» (la rivoluzione socialista) e i compiti «immediati» nella prospettiva di una prossima «rivoluzione democratico-borghese» (i due tempi previsti del tutto a torto da Marx per la Germania nell’ultimo capitolo del ‘Manifesto’ ritornano qui di peso): rovesciamento dell’autocrazia e sua sostituzione con una repubblica democratica, giornata lavorativa di otto ore, soppressione delle sopravvivenze della servitù della gleba, autodeterminazione delle nazioni. Ma la lotta più aspra, nel congresso, fu sulla questione organizzativa: sul partito. Non era una discussione accademica: era il perno. La visione di una partito monolitico, compatto, vincolato al «centralismo democratico» (che allora si chiamava ancora «burocratico»): l’aggettivo «democratico» accanto a «centralismo» fu adottato dai socialdemocratici russi nel 1906) veniva ancorata esplicitamente al modello giacobino, reinterpretato in chiave più accentuatamente organizzativa e militante. In un altro scritto dello stesso periodo (‘Un passo avanti e due indietro’; del maggio 1904) Lenin adotta la formula, che sarà bersaglio della contestazione aspra dei suoi contraddittori, Trockij e Rosa Luxemburg: «Il giacobino legato indissolubilmente all’organizzazione del proletariato, consapevole dei propri interessi di classe, è appunto il socialdemocratico rivoluzionario» (2). L’uso è metaforico, ma è anche il frutto della assunzione con valore positivo di un termine che gli avversari (Akselrod, Plechanov, Trockij, ecc., nonché i grandi esponenti del partito tedesco) adoperavano polemicamente come ‘disvalore’. Perciò nella stessa pagina Lenin evoca la «logora melodia bernsteiniana del ‘giacobinismo’ e del ‘blanquismo’, ecc.», Axelrod «grida al pericolo» di nuovi «giacobini», e Lenin ‘rivendica’ un modo di procedere di tipo giacobino, mentre bolla come ‘girondini’ i suoi contraddittori, assume nella luce positiva un termine che la socialdemocrazia ormai adoperava come connotazione negativa. Per Lenin, l’attuale ‘girondino’ è colui che «teme la dittatura del proletariato» e «sospira sul valore assoluto delle rivendicazioni democratiche», è «appunto l’ ‘opportunista’». Come in altri casi, «ortodossi» sono i suoi contraddittori – basti pensare alla durezza con cui Marx giudica il ceto politico giacobino nei suoi scritti sulla Rivoluzione (3) -, originale, eterodosso, ma proteso ad affermare una propria più sostanziale fedeltà a Marx è Lenin”” (pag 194-196) [Luciano Canfora, ‘La democrazia. Storia di un’ideologia’, Laterza, Bari, 2004] [(2) Lenin, ‘Opere scelte’, in sei volumi, Ed. Riuniti – Ed. Progress, Roma-Mosca, s.d., I, p. 519; (3) Abbiamo ricordato nei capitoli precedenti i cenni ironici sparsi qua e là negli scritti di Marx sui giacobini, la loro infantile ideologia «antica», ecc. Il più organico e aspro è certamente il capitolo della ‘Sacra famiglia’ intitolato ‘Battaglia critica contro la Rivoluzione francese’ (definita, tra l’altro, un «un fatto tutto del diciottesimo secolo». Contraddittoria è anche la sua interpretazione del Terrore – come ha osservato Furet -: «il Terrore realizza i compiti della rivoluzione borghese» ovvero «il Terrore costituisce il ‘rovesciamento provvisorio’ del potere della borghesia» (F. Furet, ‘Marx e la Rivoluzione francese’ (1986), trad. it. Rizzoli, Milano, 1989, p. 142). In una lettera del 4 settembre 1870 a Marx (l’anno prima della Comune) Engels è durissimo verso gli uomini del Terrore: «La colpa del regime del terrore dell’anno 1793 ricade esclusivamente sul borghese follemente impaurito, atteggiantesi a patriota, sul piccolo filisteo che se la faceva addosso dalla paura, e sulla marmaglia del sottoproletariato che con ‘la terreur’ faceva i propri affari» (Marx-Engels, ‘Opere complete’, Ed. Riuniti, vol, 44, Roma, 1990, p. 54]”,”TEOC-014-FMB”
“CANGEMI Luca”,”L’elefante e la metropoli. L’India tra storia e globalizzazione.”,”Luca CANGEMI dottore di ricerca in ‘Profili della cittadinanza’ si è occupato di studi postcoloniali.”,”INDx-108″
“CANGIANI Michele”,”Democrazia e fascismo nel pensiero di Karl Polanyi.”,”L’essenza del fascismo. ‘Alcuni anni dopo, al fine di chiarire l’«essenza del fascismo» mostrando a che cosa esso si contrappone, Polanyi torna a definire il socialismo come un «tipo di organizzazione» in cui libertà e responsabilità individuali da una parte, «lo Stato e i suoi organi» dall’altra, promuovono l’efficienza del sistema sociale mediante un controllo cosciente. «La formazione dell’autogoverno politico ed economico, la democrazia intensiva in circoli ristretti, l’educazione in vista dell’esercizio del governo» dovrebbero caratterizzare questo tipo di organizzazione (22). Si ispira senza dubbio a Bauer tale concezione del socialismo come organizzazione democratica e (quindi) cosciente, in cui all’«autogoverno industriale» nell’accezione di G.D.H. Cole si accompagni la ricerca dell’interesse generale, di un ‘optimum’ sociale politicamente stabilito ai vari livelli, dalle comunità locali allo Stato. Appare acquisita che la lezione di Karl Renner sulla relativa autonomia che devono avere le istituzioni politiche, lo Stato, affinché si possa arrivare a una decisione unitaria, di là dalla rappresentanza di interessi. Per questo Polanyi considera inadeguati, come forme di organizzazione globale della società, il «consiliarismo» e il «sindacalismo». Il problema non è semplicemente l’autogestione delle singole unità di produzione, ma è in primo luogo l’organizzazione della produzione complessiva, la cui «razionalità» va – democraticamente – costruita. A questo livello «integrano» infatti l’economia la logica del profitto e i meccanismi del mercato: dunque a questo livello è la sfida. Coerentemente a questa concezione, in un articolo del 1925 sul movimento operaio inglese Polanyi osserva che le Trade Unions, spezzettate come sono e orientate a proteggere interessi corporativi, locali e di categoria, stentano a comprendere la situazione generale e non arrivano a configurare né strategie di lotta né proposte di politica economica e sociale che siano ‘generali’ (23). La teoria socialista «positiva» di Polanyi rappresenta, d’altra parte, una critica e un superamento del punto di vista di Renner; in essa infatti il problema della politica non si esaurisce al livello delle istituzioni politico-amministrative in senso stretto e magari empiricamente esistenti, ma si pone in primo luogo come problema dell’organizzazione sociale. Come anche per Max Adler, la forma che conta è quella sociale, non quella giuridico-istituzionale. Da quella, prima che da questa, sono determinati i modi, i soggetti, gli oggetti, gli scopi, insomma le condizioni e i limiti delle scelte sociali, dunque della politica. La necessità e la preminenza della ‘funzione’ politica vanno perseguite come principio generale, non come illusione che sia possibile comporre conflitti e risanare crisi, che dipendono dall’organizzazione capitalistica di classe della società, senza che cambi tale organizzazione. L’illusione statalista di Renner e di Hilferding fondava anzi sulla realtà del capitalismo «organizzato» le speranze di socialismo. Sembrava loro che una legge «extraeconomica» potesse, anzi già tendesse a sovrapporsi al mercato; lo Stato appariva come soggetto della regolamentazione dell’economia, la volontà dei lavoratori sembrava potersi realizzare, attraverso il parlamento e il governo, come volontà della maggioranza degli elettori. Polanyi non tende certo, come Renner, a considerare essenza del socialismo l’«amministrazione»; e molto più che alle tesi di Hilferding al congresso del 1927 del partito socialdemocratico tedesco (24) egli sembra vicino a quelle sostenute da Max Adler l’anno precedente al congresso di Linz dei socialdemocratici austriaci. Fondamentale per Adler è la distinzione tra «democrazia politica» e «democrazia sociale». Mentre nella prima, scrive Giacomo Marramao, si ha «la costituzione formale di una “”volontà generale”” in funzione degli interessi particolari di una classe che domina sulle altre, e pertanto una forma di dittatura, la seconda viene a coincidere con la democrazia reale, attuabile nella sua pienezza soltanto in una società senza classi» (25)’ (pag 776-778) [(22) ‘The essence of Fascism’, in J. Lewis, K. Polany and D. K. Kirkhin, eds, Christianity and the Social Revolution’, London, Gollanz, 1935; trad. it. ‘L’essenza del fascismo’, in ‘La libertà in una società complessa’, cit., p. 116; (23) Cfr. ‘Zur Krise der englischen Arbeiterbewegung’, in ‘Der österreichische Volkswirt’, XVII, 1925, pp. 819-820; (24) Buona parte del discorso di Hilferding si trova tradotta in A. Salsano, a cura, ‘Antologia del pensiero socialista’, vol. IV/2, Roma Bari, Laterza, 1982, pp. 559-568; (25) G. Marramao, ‘Tra bolscevismo e socialdemocrazia: Otto Bauer e la cultura politica dell’austromarxismo’, in ‘Storia del marxismo’, Torino, Einaudi, vol. III, t. I, 1980, p. 292]”,”TEOP-535″
“CANGUILHEM Georges LECOURT Dominique, a cura di Francesca BONICALZI”,”L’epistemologia di Gaston Bachelard.”,”Georges Canguilhem (1904-1996) succede a Bachelard nella cattedra di Storia e filosofia della scienza alla Sorbonne. Tutta la sua opera è impegnata a reperire e ricostruire, nella storia delle scienze, la genesi dei concetti e le condizioni epistemologiche del loro apparire. Dominique Lecourt (1944), allievo di Althusser all’École Normale Supérieure dal 1965 al 1970, ha pubblicato numerosi saggi dedicati alla filosofia delle scienze nel dibattito marxista.”,”FILx-105-FL”
“CANNADINE David”,”The Decline and Fall of the British Aristocracy.”,”CANNADINE David membro del Christ’s College, Cambridge.”,”UKIS-021″
“CANNAN Edwin, a cura di Massimo PIVETTI”,”Storia delle teorie della produzione e della distribuzione nell’economia politica inglese dal 1776 al 1848.”,”CANNAN Edwin”,”ECOT-207″
“CANNARI Luigi D’ALESSIO Giovanni”,”La ricchezza degli italiani. Scelte, eredità, fortuna.”,”CANNARI Luigi D’ALESSIO Giovanni sono dirigenti nel Servizio studi della Banca d’ Italia e autori di ricerche sul tema della distribuzione del reddito e della ricchezza. Tabelle: Ricchezza procapite per regioni (pag 63) Trasferimenti intergenerazionali per età del capofamiglia (pag 91) La ricchezza pensionistica (pag 30-) “”Soprattutto in occasione di alcune fasi particolarmente positive del ciclo borsistico, molte famiglie – anche al di fuori del segmento più ricco – si sono avvicinate ai mercati delle attività più rischiose, in taluni casi acquistando direttamente titoli azionari o obbligazioni private. Ciò rappresenta per un verso un segnale positivo di evoluzione delle capacità di investimento delle famiglie, che si avvantaggiano della maggiore varietà di strumenti finanziari a loro disposizione e del maggiore rendimento che – in media – questi titoli possono fornire; d’altra parte il possesso di questi titoli da parte di ampi strati della popolazione può comportare alcuni problemi, quando non vi sia piano consapevolezza del rapporto tra rischio e rendimento, e l’ investimento non segua opportuni criteri di diversificazione che dipendono dalla situazione patrimoniale di ciascuno.”” (pag 45-46)”,”ITAE-193″
“CANNE MEIJER H.”,”Movimiento de los Consejos Obreros en Alemania (1917-1921).”,” AAUD Allgemeine Arbeiter Union Deutschland, Unione Operaia di Germania (organizzazioni di fabbrica nate in tempo di guerra e nel dopoguerra) AAUDE organizzazione unitaria , organizzazione operaia distinta K. SCHROEDER (pag 39) La AAU-E si inclinava di più verso il federalismo; il KAP-AAU tendeva più al centralismo. Nel 1923, Karl Schroeder (1), teorico del KAPD, proclamava che “”quanto più centralizzata sta la società comunista, meglio sarà””.”” (pag 59) (1) Karl Schroeder (1884-1950),combattente spartachista, sulla cui testa fu messa una taglia nel 1919, diventa poi dirigente professionale del KAPD da cui viene espulso nel 1924; quindi scelse di fare il funzionario del partito socialista. Fu uno dei pochi dirigenti di questo partito ad organizzare una “”resistenza”” al nazismo. Condannato nel 1936, insieme ad altri vecchi militanti del KAP, occupa oggi un posto importante nel “”martirologio”” del socialismo tedesco. (nota fondo pagina)”,”GERR-028″
“CANNELLI Riccardo”,”Nazione cattolica e Stato laico. Il conflitto politico-religioso in Messico dall’ indipendenza alla rivoluzione (1821-1914).”,”CANNELLI Riccardo nato a Roma nel 1960, è dottore di ricerca in storia contemporanea. Autore di saggi e articoli relativi alla storia politica e religiosa latinoamericana, ha tradotto e curato l’ edizione critica del diario di monsignor Neophitos Edelby, ‘Il Vaticano II nel diario di un vescovo arabo’ (Milano, 1996). Messico. Chiesa e rivoluzione messicana. “”In questo senso, il movimento cattolico fu un propulsore della rivoluzione del 1911. Secondo Jean Meyer, ‘la Chiesa si trovava, in quella data, alla testa del movimento sociale, movimento che, per quanto timido, esisteva e disimpegnava un rolo precursore del periodo rivoluzionario’. Se l’ira anticlericale del periodo rivoluzionario fu la causa principale della fine dell’ azione sociale della Chiesa, non vanno però trascurati alcuni fattori di debolezza interni al movimento chhe a lungo andare infiacchirono le forze cattoliche. In primo luogo, la diseguale diffusione delle sue associazioni sul territorio nazionale””. (pag 155)”,”AMLx-064″
“CANNISTRARO Philip V.”,”La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media.”,”Dati sugli abbonati all’ Eiar: 40 mila nel 1927, 1.170.000 nel 1939. Confronto con la Germania: nel 1939 aveva oltre 12.500.000 abbonati. A parte il contenuto delle trasmissioni di ‘radio-balilla’, la spiegazione del divario è che solo un numero limitato di italiani poteva permettersi di comprare un apparecchio radio e pagare il canone di abbonamento (pag 256) Philip V. Cannistraro è nato a New York nel 1942. Attualmente (1975) insegna Storia alla Florida State University. Fa parte del comitato direttivo della Society for Italian Historical Studies. Ha pubblicato tra l’altro: ‘The Anatomy of History’ (1974) e ‘Poland and the Coming of the Second World War’ (1975).”,”ITAF-374″
“CANNISTRARO Philip V.”,”La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media.”,”Philip V. Cannistraro è nato a New York nel novembre 1942. Ha insegnato Storia alla Florida State University. Ha pubblicato tra l’altro ‘Poland and the Coming of the Second World War’ (1975).”,”ITAF-002-FFS”
“CANNON James P.”,”I primi dieci anni del partito comunista americano.”,”James P. CANNON fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’ Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon TROTSKY. CANNON descrive nel libro le origini del CPUSA risalenti all’ala sinistra del partito socialista d’anteguerra e i tentativi del pioniere CPUSA di applicare la lezione della rivoluzione russa all’esperienza americana. Il libro è nato da una serie di lettere inviate dall’autore come risposta alle domande che gli rivolgeva Theodore DRAPER. DRAPER si accorge che ‘Jim Cannon, diversamente dagli altri leader comunisti della sua generazione, voleva ricordare…””. In appendice si trovano specifiche analisi dei ruoli di Big Bill HAYWOOD, Eugene DEBS, Daniel DE-LEON e di altri leaders del primo anteguerra.”,”MUSx-057″
“CANNON James P.”,”Notebooks of an Agitator. From the Wobblies to the fight against the Korean War and McCarthyism.”,”Libro dedicato dall’ A a Rose KARSNER CANNON James P. , seguace di TROTSKY, è stato il segretario nazionale e uno dei fondatori dell’ SWP (Socialist Workers Party) dal 1938 al 1953. Quindi è divenuto presidente e quindi presidente emerito fino alla morte avvenuta nel 1974. Era stato anche segretario esecutivo dell’ International Labor Defense (1925-28). Finlandia e Grecia. “”In many respects, the Italo-Greek war appears to be a duplicate of the Soviet invasion of Finland; the points of resemblance strile the eye. In each case a strong military power attacked a smaller and weaker opponent. The Soviet invasion of last year appeared to be poorly prepared. The victim of aggression fought back and scored initial victories. The press dispatches pictured David putting Goliath to rout while thousands cheered. (…) The difference from their point of view is the difference between the class nature of the Soviet Union and fascist Italy. (…) It was the threat to private property, implicit in a Soviet victory over bourgeois anti-Soviet campaign during the Soviet-Finnish war. They gave the workers an instructive lesson in class politics! The motivation of the bourgeoisie in this case was graphically summarized in the Manifesto of the Fourth International on ‘The Imperialist War and the Proletarian Revolution’, adopted by the Emergency Conference of the Fourth International last spring. (…) From a class point of view, the bourgeoisie were absolutely right in the position they took on the Soviet-Finnish war. So were we right, from the point of view of the fundamental class interests of the proletariat, in firmly maintaining our defense of the Soviet Union in spite of the enormous pressure of bourgeois public opinion, which even found expression at the time in our own ranks. Contemptible was the faction of Burnham and Shachtman which attacked our program in synchronism with the bourgeois anti-Soviet campaign. Pathetic must be the fate of the faction whose “”independent”” existence stems from that shameful capitulation.”” (pag 174-177)”,”MUSx-217″
“CANNON James P.”,”L’histoire du trotskysme américain, 1928-1938. Le rapport d’un participant.”,”Libro dedicato a Vincent R. Dunne”,”MUSx-280″
“CANNON James P.”,”The History of American Trotskyism. From Its Origins (1928) to the Founding of the Socialist Workers Party (1938). Report of a Participant.”,”Sconfitta la rivoluzione tedesca. “”But what role in history can play the miserable capitulation of the Social Democrats and Stalinists in Germany? Here was the most powerful proletariat in Western Europe. The Social Democrats and Stalinists combined had polled more than 12 million of votes in the last election. Had the German workers been united in action they could have scattered the fascist riffraff to the four winds with one solid blow. This powerful proletariat,disunited and betrayed by the leadership, was conquered without a fight. The most horrible, barbarous regime was imposed upon them by the fascists. Before the event, Trotsky said that a failure to fight would be the worst betrayal in history. So it was. Ten unsuccessful insurrections, said Trotsky, could not demoralize the proletariat one-hundredth part as mach as one capitulation without a fight which would deprive them of confidence in themselves. After the capitulation, this tragic culmination of the German situation, many people began to think of everything that Trotsky had said and done in the effort to aid the workers to avoid the catastrophe. What finally happened began to appear to many people as complete verification, if even in a negative sense, of all that he had said and explained.”” (pag 109-110)”,”MUSx-281″
“CANNON James P.”,”I primi 10 anni del Partito Comunista Americano.”,”James P. Cannon fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”MUSx-002-FL”
“CANNON James P.”,”Letters From Prison.”,”CANNON James P. Il concetto di Lenin di ‘partito’ di rivoluzionari di professione (nella vecchia Russia zarista) è tradotto dall’autore nel concetto di un vero ‘staff’ professionale di partito in America e in altri paesi avanzati (il peso % del gruppo di militanti lavoratori a tempo pieno rispetto al totale degli iscritti al partito sarebbe secondo Cannon determinante a questo fine) (pag 50) L’ Old Man nel testo è riferito a Trotsky”,”TROS-291″
“CANNON James Patrick”,”The Left Opposition in the U.S., 1928-31. Writings and speeches, 1928-31.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Notes, Glossary, Index,”,”MUSx-046-FL”
“CANNON James P. SHACHTMAN Max TROTSKY Leon, and Others”,”Dog Days:James P. Cannon vs. Max Shachtman in the Communist League of America 1931-1933.”,”James P. Cannon fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Max Shachtman (1904-1972) Joined CP, 1921, as member of Workers Council; leader of CP youth, 1923-27; editor of ILD Labor Defender, 1925-28; alternate member of central committee, 1927-28; supporter of CP Cannon faction; expelled for Trotskyism in 1928; fouding member of CLA and on NC, 1929-34; editor of U.S. Trotskyist publications, including Militant and New International; founding member of WPUS and on NC, 1934-36; entered SP with Trotskyists, 1936-37; founding SWP member and on NC, 1938-40; split from Trotskyist movement, 1940, in opposition to Trotskyist position of unconditional military defense of Soviet Union; founding leader of Workers Party and its 1949 successor, Independent Socialist League; led liquidation of ISL into SP-SDF, 1958; remained leader of SP, and became social patriot and supporter of Democratic Party. Editorial Note, Introduction by the Prometheus Research Library, Notes, Glossary, References, Index, Photo Credits,”,”TROS-054-FL”
“CANNON James Patrick”,”James P. Cannon and the Early Years of American Communism. Selected Writings and Speeches 1920-1928.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About James P. Cannon, Editorial Note, Introduction, Appendix: 1. Cannon’s Collaborators, 2. Report to Political Committee on the Right Danger and Trotskyism, 25 December 1928, by Jack Stachel, Photo Sources, Glossary, Bibliography of the Writings and Speeches of James P. Cannon, 1912-1928, Index,”,”TROS-056-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Communist League of America 1932-34. Writings and Speeches, 1932-34.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Appendix: Four letters by Trotsky on CLA crisis, Notes, Photo, Index,”,”TROS-059-FL”
“CANNON James Patrick”,”Writings and Speeches, 1945-47. The Struggle for Socialism in the “”American Century””.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Notes, Glossary, Photo, Index,”,”TROS-064-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Struggle for a Proletarian Party.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction by George NOVACK, Appendix: The war and bureaucratic conservatism, Glossary, Notes, Index,”,”TROS-066-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Socialist Workers Party in World War II.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. About the author, Introduction, Notes, Glossary, Index, foto,”,”MUSx-054-FL”
“CANNON James Patrick”,”Letters from Prison.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Acknowledgments, Introduction by Jack BARNES, Notes, Foto Index,”,”MUSx-062-FL”
“CANNON James Patrick”,”Socialism on Trial.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction by George NOVACK, Appendix: Defense Policy in the Minneapolis Trial: A Criticism by Grandizo MUNIS, Notes, Foto, Index,”,”MUSx-063-FL”
“CANNON James Patrick”,”Notebook of an Agitator.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Preface to the First Edition by Joseph HANSEN, Notes, Foto, List of Illustrations, Index,”,”MUSx-064-FL”
“CANNON James Patrick”,”Speeches to the Party. The Revolutionary Perspective and the Revolutionary Party.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction by Al HANSEN, Appendices, Notes, Index,”,”MUSx-065-FL”
“CANNON James Patrick”,”Speeches for socialism.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”MUSx-067-FL”
“CANNON James Patrick”,”America’s Road to Socialism.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”MUSx-071-FL”
“CANNON James Patrick”,”The revolutionary party. Its role in the struggle for socialism.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana.”,”TROS-094-FL”
“CANNON James Patrick”,”The Struggle for a Proletarian Party.”,”James P. Cannon (1890-1974) fu organizzatore e leader di scioperi negli IWW, membro del Partito Socialista, ala sinistra, e membro fondatore del Partito Socialista del Lavoro nel 1919. Nel 1928 ha rotto con lo stalinismo ed è diventato uno dei fondatori dell’Opposizione internazionale di sinistra guidata da Leon Trotsky. Cannon descrive in questo libro le origini del Partito Comunista Americano all’ala sinistra del Partito Socialista durante la prima guerra mondiale e i tentativi del pioniere Partito Comunista di applicare la lezione della rivoluzione russa alla scena americana. Introduction, Letters to comrades, Editor’s Note, Appendix: The war and bureaucratic conservatism, Glossary, Notes, Index,”,”TROS-097-FL”
“CANNON James P.”,”L’histoire du trotskysme américain, 1928-1938. Le rapport d’un participant.”,”Libro dedicato a Vincent R. Dunne”,”TROS-014-FV”
“CANNON John”,”The Oxford Companion to British History.”,”Professor John Cannon held the chair of Modern History at the University of Newcastle upon Tyne until 1992.”,”UKIx-024-FL”
“CANNY Nicholas, Contributors Virginia DEJOHN ANDERSON John C. APPLEBY David ARMITAGE G.E. AYLMER T.C. BARNARD Hilary McD. BECKLES Michael J. BRADDICK Richard S. DUNN P.E.H. HAIR James Horn Jonathan I. ISRAEL Ned C. LANDSMAN Robin LAW Peter C. MANCALL P.J. MARSHALL Jane H. OHLMEYER William O’REILLY Anthony PAGDEN N.A.M. RODGER Robert M. WEIR Nuala ZAHEDIEH”,”The Origins of Empire. British Overseas Enteprise to the Close of the Seventeenth Century. Vol. I.”,”Nicholas Canny is Professor of History, and Academic Director of the Centre for the Study of Human Settlement and Historical Change, at the National University of Ireland Galway. Virginia DeJohn Anderson is an Associate Professor of History at the University of Colorado at Boulder. John C. Appleby is Lecturer in the Department of History at Liverpool Hope University College. David Armitage is Associate Professor of History at Columbia University. G.E. Aylmer served in the Royal Navy in the Second World War. He was formerly Master and is an Honorary Fellow of St Peter’s College, Oxford. T.C. Barnard is Fellow and Tutor in Modern History, Hertford College, Oxford. Hilary McD. Beckles is Professor of History and Dean of the Faculty of Arts and General Studies at the University of the West Indies. Michael J. Braddick is Lecturer in History at the University of Sheffield. Richard S. Dunn is Director of the Philadelphia Center for Early American Studies and Nichols Professor of American History Emeritus at the University of Pennsylvania. P.E.H. Hair former Ramsay Muir Professor of Modern History at the University of Liverpool, is President of the Hakluyt Society. James Horn is Head of the School of Historical and Critical Studies at the University of Brighton. Jonathan I. Israel is Professor of Dutch History and Institutions, University College, London. Ned C, Landsman is Associate Professor of History at the State University of New York at Stony Brook. Robin Law is professor of African History at the University of Stirling. Peter C. Mancall is Professor of History at the University of Kansas. P.J. Marshall is former Rhodes Pofessor of Imperial History at King’s College, London. Jane H. Ohlmeyer is Lecturer in History at Aberdeen University. William O’Reilly is Lecturer in History at the National University of Ireland, Galway. Anthony Pagden is Harry C. Black Professor of History at the Johns Hopkins University. N.A.M. Rodger has been Assistant Keeper of the Public Records and is now Anderson Fellow of the National Maritime Museum. Robert M. Weir is Professor of History at the University of South Carolina. Nuala Zahedieh is Lecturer in the Department of Economic and Social History, University of Edinburgh. Foreword, Preface, List of Maps, List of Figures, List of Tables, List of Contributors, Abbreviations and Location of Manuscript Sources, Cronology, Notes, Index, The Oxford History of the British Empire,”,”UKIx-018-FL”
“CANOSA Romano”,”Alle origini delle polizie politiche. Gli inquisitori di stato a Venezia e a Genova.”,”Romano CANOSA, giudice a Milano, ha scritto ‘La magistratura in Italia dal 1945 a oggi’ (1974), ‘La polizia in Italia dal 1945 a oggi’ e molti altri libri.”,”TEMx-015″
“CANOSA Romano”,”Storia della criminalità in Italia 1845-1945.”,”CANOSA Romano ha pubblicato ‘Storia di un pretore’ (1978) e ‘La libertà in Italia. I diritti civili e sociali nell’ ultimo decennio’ (1981).”,”TEMx-016″
“CANOSA Romano SANTOSUOSSO Amedeo”,”Magistrati, anarchici e socialisti alla fine dell’ Ottocento in Italia.”,”CANOSA Romano SANTOSUOSSO Amedeo, giudici a Milano, collaborano entrambi a ‘Critica del diritto’.”,”MITS-163″
“CANOSA Romano FEDERICO Pietro”,”La magistratura in Italia dal 1945 a oggi.”,”Romano CANOSA è nato ad Ortona nel 1935. E’ pretore del lavoro a Milano. Pietro FEDERICO è nato nel 1942 a Roma e pure è pretore del lavoro a Milano e assistente di diritto canonico. “”La lettura dell’ organo di stampa dell’ Associazione Nazionale Magistrati negli anni attorno al 1950 rivela un certo impoverimento della analisi teorica rispetto agli anni precedenti”””,”ITAP-034″
“CANOSA Romano”,”Banchieri genovesi e sovrani spagnoli tra Cinquecento e Seicento.”,”CANOSA Romano vive e lavora a Milano. Ha scritto molti libri tra cui ‘Storia dell’ Inquisizione in Italia dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento’ (5 volumi). “”A partire dalla metà del secolo furono i banchieri genovesi coloro che più di tutti assicurarono ai sovrani spagnoli gli anticipi di denaro necessari per far fronte ai loro crescenti bisogni. I loro rapporti con la Corona furono tutt’altro che idilliaci (i sovrani spagnoli spesso fecero ricorso ad autodichiarazioni di fallimento per sottrarsi al pagamento dei debiti), ma alla fine i genovesi riuscirono sempre a cavarsela e a tutelare i loro interessi”””,”ITAE-089″
“CANOSA Romano”,”La polizia in Italia dal 1945 a oggi.”,”CANOSA Romano nato ad Ortona nel 1935 è giudice a Milano. Ha scritto insieme co P. FEDERICO ‘La magistratura in Italia dal 1945 ad oggi’, Collabora a ‘Critica del diritto’ e a ‘Quaderni Piacentini’. “”Così, nel 1948, un giurista scriveva sulla più diffusa rivista di diritto penale del paese che “”il codice di procedura penale del 1930 preparato ed attuato nel periodo più euforico della dittatura fascista, porta con sé le imprente più inconfondibili del Polizeistaat cui quel regime si compiaceva ispirarsi e nel quale solo poteva trovare ilsuo naturale sostegno.”” In verità, se indubbiamente fondate erano le accuse alle norme del codice in quanto ancora in vigore, non andava dimenticato che, per quanto concerneva il cardine di possibili deviazioni (la possibilità che aveva la polizia di interrogare gli imputati, di procedere a perquisizione personale e domiciliare, di sentire i testimoni ecc.), il codice Rocco era figlio legittimo del codice Finoccharo Aprile del 1913 del quale ripeteva quasi alla lettera le disposizioni, così come prefascista era la prassi dell’ autorità giudiziaria di tollerare gli sconfinamenti degli organi di polizia da questi limiti già assai ampi””. (pag 157-158)”,”ITAP-103″
“CANTALUPO Roberto – DE DONNO Alfredo – GOEHRING Giulio”,”La “”Belle Époque”” [Vita diplomatica di S. Contarini] – A Vittorio Veneto morì la vecchia Europa – Politica occidentale e libertà del mondo.”,”Contarini scrive a Mussolini “”Invece ci eravamo ingolfati in una guerra civile, di un popolo orgoglioso e tenace, geloso della sua indipendenza, e non avevamo dato sufficienti spiegazioni internazionali del nostro intervento, nè avevamo saputo stabilire quali vantaggi avremmo potuto ricavarne; andavamo verso il risultato di legarci mani e piedi ai tedeschi, che ci vedevano molto volentieri impegnati in Ispagna, e ne ritraevano massima libertà d’azione per intesificare il più possibile la loro brigantesca politica di conquista dell’Austria. La frase di una mia lettera a Mussolini – “”Per il gusto di andare a Burgos lei ha consentito ai tedeschi di andare a Vienna”” – ch’egli aveva conosciuta, gli era parsa riassuntiva del contenuto negativo della nostra partecipazione alla guerra spagnola”” (pag 67) [Roberto Cantalupo, La ‘belle epoque’ (vita diplomatica di S. Contarini)]”,”RAIx-316″
“CANTARELLA Raffaele”,”La letteratura greca classica.”,”Raffaele Cantarella professore di letteratura greca dell’Università di Milano, accademico dei Lincei (1963), doctor H.C. dell’Università di Atene (1967), Premio Marzotto per la critica (1955), già presidente dell’Istituto nazionale del dramma antico, direttore della rivista di studi teatrali Dioniso e della Collana Classici greci e latini.”,”GREx-004-FL”
“CANTARO Antonio”,”Il secolo lungo. Lavoro e diritti sociali nella storia europea.”,”CANTARO Antonio insegna Diritto costituzionale dell’integrazione europea nella Facoltà di sociologia dell’Università Carlo Bo di Urbino. Ha scritto numerosi saggi tra cui ‘La modernizzazione neoliberista’ (1990). Contiene il capitolo: ‘Le Costituzioni del lavoro: da Weimar a Roma’, e all’interno, il paragrafo: ‘La ‘risposta’ europea alla Rivoluzione d’ottobre. (pag 59-) “”La Costituzione di Weimar – come è noto – è considerata da molti un documento simbolo anche per i suoi paradossi e le sue contraddizioni (1). In ogni caso, la Costituzione tedesca del 1919 contiene una vera e propria ‘miniera’ di disposizioni nelle quali si manifesta, secondo un giudizio all’epoca unanimemente accettato, la cosiddetta idea sociale. (…) Gran parte di queste disposizioni prefigura un ‘programma’ di profonde ed inedite trasformazioni economiche e sociali. Ma, probabilmente, nessuna di esse è di per sé sufficiente a spiegare perché la vicenda weimariana sia stata vissuta all’epoca come una vera e propria «cesura epocale». Non solo rispetto alle costituzioni liberali, ma anche rispetto a quegli ordinamenti che – come si è visto nel capitolo 2 – si erano, nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, aperti, in varia guisa e con diversa intensità, alle ‘pretese sociali’ e riempiti di contenuti ‘solidaristici’. Della «programmaticità» di molte delle disposizioni della nuova Costituzione erano consapevoli anche le componenti più progressiste dello schieramento pro Weimar. Tuttavia, all’epoca prevaleva la sensazione di trovarsi, comunque, di fronte ad una vera e propria cesura storica. La Costituzione del 1919 era letta come una risposta consapevole alla solenne Dichiarazione dei diritti del popolo fatta al Congresso dei soviet del gennaio 1918 (3). Ma anche come una risposta consapevole alla crisi del liberalismo ottocentesco: alla visione liberale dell’economia, della politica, dello Stato, della giustizia ritenute del tutto inadeguate a reggere le sfide che venivano dal nuovo Stato comunista e dal marxismo. Quell’aurea di ‘sacralità’ è sopravvissuta al momento storico in cui la Costituzione di Weimar è nata e, persino, alla sua singolare e sfortunata sorte”” (pag 59-61); (1) La letteratura sulla Repubblica di Weimar e le sue contraddizioni è sterminata (v. almeno G.E. Rusconi, ‘La crisi di Weimar: crisi di sistema e sconfitta operaia’, Torino, 1977). (…); (3) Lo sottolinea G. Oestreich, ‘Storia dei diritti umani e delle libertà fondamentali’, Bari, 2001; il collegamento tra Rivoluzione e d’ottobre e Weimar è sottolineato anche da C.J. Friedrich, ‘Governo costituzionale e democrazia’, Vicenza, 1963, p. 711]”,”SIND-138″
“CANTARO Antonio”,”La modernizzazione neoliberista. Le istituzioni e le regole del nuovo ordine.”,”‘Dalla modernizzazione keynesianoriformista alla modernizzazione neoliberista’ Antonio Cantaro (Catania, 1955) ricercatore di istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Urbino. Ha scritto saggi sullo Stato sociale, sulle istituzioni della politica monetaria e di bilancio, sulle riforme istituzionali”,”ITAE-378″
“CANTILLO Giuseppe”,”Le forme dell’umano. Studi su Hegel.”,”Giuseppe Cantillo insegna Filosofia Morale nell’Università Federico II di napoli. I suoi studi hanno riguardato principalmente Hegel, lo storicismo e la filosofia dell’esistenza. Tra le sue pubblicazioni: E. Troeltsch, L’eccedenza del passato. per uno storicismo esistenziale. Ha curato l’edizione italiana della Filosofia dello spirito jenese di Hegel.”,”HEGx-015-FL”
“CANTILLO Giuseppe”,”Ernst Troeltsch.”,”Giuseppe Cantillo (nato a Salerno nel 1940) insegna Filosofia Morale nell’Università Federico II di napoli. I suoi studi hanno riguardato principalmente Hegel, lo storicismo e la filosofia dell’esistenza. Tra le sue pubblicazioni: E. Troeltsch, L’eccedenza del passato. per uno storicismo esistenziale. Ha curato l’edizione italiana della Filosofia dello spirito jenese di Hegel.”,”STOx-086-FL”
“CANTIMORI Delio”,”Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche.”,”Nato a Russi (Ravenna) nel 1904, Delio CANTIMORI ricevette dal padre Carlo un’ educazione mazziniana e repubblicana. Studiò filosofia alla Normale di Pisa, teologia all’ Università di Basilea. Insegnò a Pavia. Nel 1933-34 si dedicò a ricerche sui sociniani in Svizzera, Austria, Polonia, Inghilterra, Germania e Francia. Insegnò storia del cristianesimo all’ Università di Roma poi a Messina. nel 1941 passò alla Cattedra di storia alla Normale di Pisa, dove rimase fino al 1950. Da 1951 alla sua morte, avvenuta nel 1966, insegnò storia moderna all’ Università di Firenze. Le sue ricerche vanno dagli eretici del ‘500 agli utopisti e riformatori della fine del Settecento, dal giacobinismo italiano alla storia del marxismo. “”La dottrina del minimo numero degli eletti è stata inventata da Satana per minare l’ affermarsi del regno di Dio fondato sulla misericordia, e subito l’ hanno sostenuta coloro che nutrivano l’ ambizione di apparire più sapienti degli altri. Dapprima questa dottrina lusingatrice di superbia si è manifestata in forma generale, sostenendo che sono molti i malvagi, pochi i buoni: e Curione cita due passi di Giovenale, e l’ antico detto “”stultorum infinitus est numerus”” che però non sarebbe di Salomone, ma di Cicerone. Contro di essa Platone ha giustamente osservato nel Fedone che la massa maggiore non è di cattivi né di buoni, ma di mediocri tanto nel bene che nel male. Unendo il numero di mediocri a quello dei buoni, ecco che il numero dei malvagi è già di molto superato.”” (pag 190)”,”RELP-034″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste.”,”CANTIMORI Delio Contiene nella seconda parte (Approssimazioni marxiste) i seguenti capitoli: I. Interpretazioni tedesche di Marx nel periodo 1929-1945 II. Kautsky e la “”dittatura del proletariato III. Una storia del socialismo “”Mi duole osservare a uno scrittore informato e avveduto come il Perticone, che nella sua descrizione della personalità del Kautsky c’è una svista. Egli dice infatti che il Kautsky fu “”depositario ed editore delle opere postume dei grandi dioscuri del socialismo””. Kautsky pubblicò (non si sa se in maniera adeguata) le ‘Teorie sul plusvalore’, la traduzione tedesca di ‘Rivoluzione e controrivoluzione in Germania’, con il Bernstein la traduzione tedesca de ‘La Misère de la Philosophie’, e varie ristampe di scritti di Marx e di Engels, oltre la famigerata “”edizione popolare”” del ‘Capitale’ (che è stata usata in Italia per la traduzione nella raccolta di scritti di Marx, Engels e Lassalle, ed. Mongini-Avanti); ma il ‘Nachlass’ è stato pubblicato dal Mehring, come l”Epistolario’ fra Engels e Marx dal Bebel e dal Bernstein. Engels lasciò la biblioteca al Partito socialdemocratico tedesco, e per esso al Bebel e al Singer; e i suoi manoscritti e appunti a Bebel e Bernstein. Certo, il Kautsky rimase fino all’ultimo in corrispondenza amichevole con Engels; ma non era certo l’unico. Non credo sia molto noto il giudizio che Marx ne aveva dato, in una lettera (11 aprile 1881) alla figlia: “”E’ una mediocrità, dalle prospettive ristrette, ultrasapiente (ha solo ventisei anni), saccente, diligente alla sua maniera; si dà un gran daffare con la statistica, ma non ne cava un gran che, appartiene per natura al ceto dei filistei…”” (pubblicato da V. Adoratskij, nella ‘Vorrede’ all’edizione del ‘Capitale’ a cura dell’Istituto Marx-Engels-Lenin, p. 18 della ‘Volksausgabe’).”” [Delio Cantimori, Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, 1976] (pag 244-245) “”Abbiamo parlato di “”scoperte”” di scritti di Marx e di Engels e della nuova attenzione rivolta a scritti conosciuti, ma trascurati, o considerati prima con altro occhio o con diversa preoccupazione. Questa attività di ricerca, o di “”filologia marxistica””, a dire il vero, era sempre continuata, specialmente ad opera di Franz Mehring, e poi del Riazanov: il primo gruppo degli scritti minori di Marx e di Engels, fino al 1848, era stato raccolto, di sulle prime pubblicazioni, e di sulle riviste, dal Mehring, nel 1902; il secondo gruppo, di scritti “”minori””, ma sempre già pubblicati se pur dispersi in pubblicazioni occasionali o riviste, era stato pubblicato in Germania nel 1917 dal Riazanov, il quale a questa sua larga attività di indagine erudita dovette poi d’essere invitato a organizzare la biblioteca dell’Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca. Il volume edito dal Riazanov comprendeva le pubblicazioni dal 1848 al 1854. Ma né i tre volumi di Mehring (sono quattro, ma il quarto comprende la corrispondenza Marx-Lassalle, e scritti di Lassalle), né il grosso volume (o due volumi) del Riazanov comprendono gli “”inediti”” di Marx e di Engels che pure erano conservati negli archivi del Partito socialdemocratico tedesco, il quale era depositario, e ne lasciava cura, secondo le disposizioni di Engels, al Bebel e al Bernstein; i quali affidarono poi i materiali o al Mehring o al Kautsky, a seconda delle intenzioni e dei programmi di lavoro dell’uno e dell’altro. Di qui, nel 1907, il Kautsky trasse, in occasione di una ristampa dello scritto ‘Per la critica dell’economia politica’, la prima introduzione, che è quella alla quale Marx allude nell’altra più comunemente conosciuta e pubblicata nel 1859: questa sarebbe la seconda; la prima invece è del 1857 e presenta grande interesse proprio per il suo carattere generale e sintetico. Marx dice: “”Sopprimo una introduzione generale che avevo abbozzato, perché dopo aver ben riflettuto mi pare che ogni anticipazione di risultati ancora da dimostrare disturbi, e il lettore che avrà deciso di seguirmi dovrà decidersi a salire dal particolare al generale””. Ma solo più tardi si cominciò a prestare attenzione a questo scritto, e una edizione non rimaneggiata si è avuta soltanto nel 1934, nell’edizione pubblicata in Isvizzera a cura del soprannominato Istituto. Gli scritti filosofici giovanili rimasero trascurati nonostante gli accenni di Marx stesso sempre in questa prefazione del 1859, e di Engels nel suo scritto su Ludwig Feuerbach. Veramente in esso si accenna soltanto alla ‘Ideologia germanica’: ma si può dire che le ricerche che hanno condotto alla scoperta degli altri scritti partano di qui”” (pag 145-146) [Delio Cantimori, Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, 1976] Nota: Cantimori a pag 147 cita lo scritto giovanile di Enrico DE-NEGRI ‘Recenti studi tedeschi sul marxismo’ apparso in ‘Nuovi Studi di Economia e Diritto’ 1927-28 pp. 48-58, 132-144 dove esamina scritti vs il marxismo di vari autori tra cui uno scritto di Sternberg sull’ imperialismo e accenni ai libri di Lukacs e Korsch, Sombart ecc.”,”STOx-186″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume secondo. Umanesimo, Rinascimento, Riforma.”,”CANTIMORI Delio”,”STOx-187″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie.”,”CANTIMORI Delio Contiene il capitolo ‘Su Antonio Labriola’ (pag 693-700) “”Il Labriola è stato il maggiore e più profondo interprete e ripensatore, staremmo a dire “”traduttore”” (nel senso gramsciano del tradurre) del pensiero di Marx e di Engels in termini non solo di lingua in senso stretto della parola, ma di cultura e storia italiane , e insieme uno dei più genuini intepreti del marxismo nell’Europa del suo tempo, come è testimoniato dall’interesse del Plechanov e del Sorel, ma soprattutto di Lenin: ben più autentico del “”filisteo”” Kautsky, per citare solo uno dei nomi allora più celebrati, e ora non certo famoso per penetrazione critica e filosofica, neppure fra i suoi più interessati apologeti. Il Labriola ha veduto e dichiarato per primo, mentre ci si avviava al revisionismo, che la filosofia della prassi, o metodo genetico, come egli ha preferito chiamarlo per un certo tempo, o insomma il “”marxismo”” è autosufficiente (Gramsci), cioè è indipendente dalle altre correnti filosofiche, il che non vuol dire, ci sembra ovvio, che sia fuori della storia del pensiero e senza nessi con la filosofia, per esempio hegeliana o neohegeliana, ma anzi che opera una delle rivoluzioni di quella storia, e, soprattutto, “”ha in sé gli elementi di un ulteriore sviluppo per diventare da intepretazione della storia filosofia generale. Così egli ha cercato di costruire scientificamente, cioè interpretare, intendere, svolgere con rigore critico, la filosofia della prassi, fra i momenti fondamentali della cultura moderna””. (pag 695) [Delio Cantimori, Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie, 1976]”,”STOx-188″
“CANTIMORI Delio MANACORDA Gastone; a cura di Albertina VITTORIA”,”Amici per la storia. Lettere 1942-1966.”,”Albertina Vittoria è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Sassari. Fa parte della direzione di ‘Studi storici’ e del comitato scientifico della Fondazione Istituto Gramsci. Si è occupata di storia degli intellettuali e delle organizzazioni culturali italiane della seconda metà dell’Ottocento e del Novecento, della politica del regime fascista, dell’antifascismo giovanile, della storia del PCI; di storia dell’editoria italiana. “”Cantimori a Manacorda, 10 giugno 1947, minuta (7). Caro Gastone, in seguito alle nostre conversazioni di Aprile e di questo mese, e dopo aver riflettuto sul lavoro che mi proponevi, sulle mie capacità, e sulle possibilità di compiere come merita, ti scrivo oggi per accettare la tua proposta di fare una nuova degna traduzione del primo volume del Capitale. Lo tradurrei sulla “”Volksausgabe”” pubblicata per conto del Marx-Engels-Lenin-Institut dal Verlag für Literatur und Politik, tenendo naturalmente presente, soprattutto, la prima edizione tedesca, la traduzione francese Le Roy, oltre le altre edizioni tedesche, la traduzione inglese pubblicata dal Cole, e, come ammonimento metodologico, il celebre scritto di Engels, “”Come non si traduce Marx””. Preparerei una prefazione storico-filologica, riscontrerei sugli originali le citazioni da opere non tedesche, fornirei note e spiegazioni per i passi da me eventualmente tradotti in maniera discordante delle traduzioni straniere o italiane correnti. Tradurrei anche l’appendice pubblicata nella cosiddetta “”Volksausgabe””: lo scritto di Engels sul Capitale, le lettere fra Marx ed Engels sul Capitale, le “”note marginali”” di Marx ad A. Wagner (8). L’indice bibliografico, l’indice dei nomi e delle cose dovrebbero essere opera di qualche assistente; ma non avrei difficoltà ad assumerne il l’incarico, eventualmente. Senza appendici, si tratta di 814 pagine; con le appendici, di 853 pagine; con gli indici (bibliografico, di nomi, delle cose) di 927 pagine (non incluso l’indice delle parole straniere; nella edizione tedesca comprende troppe parole d’origine latina, che nella nostra traduzione non avrebbero bisogno di spiegazione). Per questo lavoro chiedo lo stesso compenso che la vostra casa editrice ha offerto alla traduttrice del “”terzo volume”” del Capitale stesso (9). (…) Il mio piano sarebbe di non cominciare col primo capitolo e via dicendo, ma nell’ordine indicato da Marx stesso a Kugelmann, per render più facile la lettura alla moglie di questi (10). (…)”” [Delio Cantimori, Gastone Manacorda, ‘Amici per la storia. Lettere 1942-1966’, Roma, 2013] [(7) ASNS, Archivio Delio Cantimori, s. Minute, fasc. «Minute Cantimori a diversi (inserite nel database)», velina dattiloscritta, con correzioni manoscritte, un foglio, due facciate, senza firma. A differenza di altre lettere non spedite, questa dovrebbe essere una minuta: si può supporre che, trattandosi di una vera e propria proposta di contratto, Manacorda non l’avesse conservata tra le sue carte, ma l’avesse portata alle Edizioni Rinascita, presso le quali uscirà la traduzione del Libro primo del ‘Capitale’ di Marx, la cui conclusione Cantimori comunicherà nella lettera del [giugno 1952]; (8) Queste appendici invece non saranno inserite nell’edizione; (9) Il libro terzo del ‘Capitale’ pubblicato dalle Edizioni Rinascita (1954) fu tradotto da Maria Luisa Boggeri; (10) K. Marx, ‘Lettres à Kugelmann: 1862-1874’, préface de Lénine, introduction de E. Czóbel, Editions Sociales Internationales, Paris, 1930] (pag 146-147) “”Cantimori a Manacorda giugno 1952. Caro Gastone, ho finito il ‘Capitale’, cioè la traduzione (19). Va bene che rimane da copiare, rivedere, pulire, ecc. Ma ho finito. Non avrei mai creduto di essere capace di affrontare e di portare a termine, fra spinte e spintoni, un lavoro come questo. Debbo ringraziare te che a suo tempo mi ci hai spinto, dandomi il coraggio e la fiducia in me necessaria – a cominciare. Scusa il personalismo, ma è “”inradicabile””. Affettuosamente. Delio. Senza l’Emma, non avrei continuato. (19)”” [(18) Lettere manoscritta, un foglio, una facciata; la lettera va collocata prima della successiva di Manacorda del 15 giugno 1952, che come si vede è la risposta; (19) K. Marx , Il capitale. Critica dell’economia politica’, Libro primo, ‘Il processo di produzione del capitale’, 3 voll., traduzione di D. Cantimori, Edizioni Rinascita, Roma, 1951-52 (‘I classici del marxismo’, 30, 31, 32). Cantimori si riferiva evidentemente alla fine della traduzione di tutto il libro, il cui primo volume era uscito nel 1951 e gli altri due sarebbero usciti nel 1952. Manacorda ne aveva accennato nella lettera del 2 luglio 1949]; “”Manacorda a Cantimori, Roma 15 giugno 1952 (20). Caro Delio, sei proprio un cavaliere antiquo! Io non ci ho merito nel tuo lavoro, o, semmai, ce l’ho in quanto membro di quella che il nostro amico Mimmo (21) chiama “”un’organizzazione di fessi che fanno delle cose intelligenti””. Una delle poche cose intelligenti che, in grazia appunto dell’appartenenza a quell’organizzazione, mi è riuscito di fare, è forse proprio questa, di averti sollecitato a tradurre il Capitale. Oggi, che è domenica, sto lavorando a quello che tu chiami il mio “”opus maximun”” (12) e, scrivendoti, rifletto che anch’io non mi ci sarei messo se non stimolato e spinto, sempre da quell’organizzazione (ma nella fattispecie l’agente si sottrae alla definizione generale!). Vedi dunque che non c’è merito personale mio. E con ciò ti perdono l’insradicabile personalismo. Ma, scherzi a parte, sono veramente contento che tu abbia finito: contento perché l’impresa è giunta a termine felicemente, perché ora sarai più libero e leggero e questo gioverà anche alla tua salute e ti permetterà di fare altre ottime cose, se non più per le Edizioni Rinascita, certamente per “”Società””! E infine oltre che con te, mi congratulo con Emma, i cui meriti sono anche in questo caso di gran lunga superiori ai miei. Un affettuoso saluto a tutti e due. Gastone”” [(20) Lettera manoscritta, un foglio, due facciate; (21) Emilio Sereni; (22) Si riferiva ai testi pubblicati come supplementi di “”Rinascita”” tra l’agosto-settembre 1949 e l’ottobre 1953 su ‘Il movimento operaio italiano attraverso i congressi operai e socialisti’, poi riuniti, con un’ampia introduzione, nel volume ‘Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. Dalle origini alla formazione del Partito socialista (1853-1892), che uscirà alla fine del 1953 presso le Edizioni Rinascita] [Delio Cantimori, Gastone Manacorda, ‘Amici per la storia. Lettere 1942-1966’, Roma, 2013] (pag 160-161)”,”STOx-274″
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie.”,”‘Il gruppo più numeroso è dato dai saggi che corrispondono alla attività principale attuale del Namier: la storia del parlamento inglese, l’Inghilterra del Settecento, la questione dei rapporti fra parlamento e corona. L’opera che dette la fama al Namier sono i due volumi del 1929 (preceduti da molti studi particolari) ‘The Structure of Politics at the Accession of George III’: il tema ritorna qui nel saggio sulla personalità di Giorgio III. E’ la revisione del giudizio ‘whig’, passato nei manuali della responsabilità della corona nella politica verso le colonie americane, e l’analisi della reale situazione politica inglese, fuori dal parlamento, fra gli elettori, nel paese, mediante lo studio biografico dettagliato delle singole personalità dei membri del parlamento (non saggi biografici alla Chabod; ma quasi rapporti particolareggiati per un ufficio di informazioni retrospettive). Così i parlamentari e politici della storia parlamentare tradizionale vennero ridotti a quel che erano stati: rappresentanti non di grandi interessi nazionali, o delle idee tipizzate nei grandi partiti tradizionali, ma di interessi di gruppi o di strati sociali o anche individuali; una critica del parlamentarismo inglese che ricorda certe espressioni e certi temi di Marx. Ma non è questo quel che importa, poiché è solo in provincia che si è creduto di poter ignorare Marx «superandolo» con qualche barzelletta. Quel che va notato è che il metodo inaugurato dal Namier, di studiare attraverso archivi pubblici e privati (lettere, diari) il processo della formazione della politica parlamentare attraverso l’indagine puntuale della vita dei deputati e della ragioni che avevano mosso il loro elettori, ha avuto larga influenza in Inghilterra, ed è stato applicato ad altri secoli, rinnovando e vivificando gli studi storici inglesi. Ora il Namier dirige la grande impresa della storia parlamentare inglese costruita come somma organizzata delle biografie di tutti i membri del parlamento stesso. Questi motivi sono ripetuti e riassunti nel terzo saggio di questa raccolta (‘Monarchy and the Party System’), dove ritorna evidente anche il «conservatorismo» del Namier nella critica spietata ch’egli fa degli ideali dei grandi ‘whigs’, ridotti a interessi di classe e ambizioni individuali (all’esperienza di Marx si aggiunge quella di Darwin e di Freud): il Namier non crede alle ideologie, e neppure alle idee. Ha avuto buon gioco in un altro suo famoso scritto (quello sulla «rivoluzione degli intellettuali», che è una mirabile critica delle illusioni del 1848; non ne parliamo perché il succo ne fu riprodotto in una comunicazione del Convegno Volta dei Lincei nel 1948, pubblicata negli atti di quel convegno, e perché la traduzione del libro è in preparazione presso la casa editrice Einaudi (1)) a criticare gli «intellettuali» e la loro incapacità politica. Ma non saprei negare che la riduzione di ogni lotta politica a questioni di interessi (anche di classe) comporta in questo pur grande storico il presupposto, espresso e inespresso, della negazione di ogni valore ideale: e la riduzione di ogni idea a ideologia è un grande limite alla comprensione storica reale. Né si può negare che questa posizione sia in funzione nettamente conservatrice: per quanto il Namier sappia ben valutare per esempio l’azione di un sindacalista in difesa degli interessi dei suoi organizzati, rifiuterà ogni movimento rivoluzionario finché non vittorioso: tuttavia è proprio con le idee che questi movimenti si fanno valere. Lenin non fu solo il capo energico di un grande partito modernamente organizzato; ma il Namier rifiuta di interessarsi del resto. Come osserva molto giustamente S.E. Hobsbawm (‘Where are British Historians going?’ in «The Marxist Quarterly», II, 1935, pp. 19 sgg.) il valore della tendenza storiografica del Namier è prevalentemente critico-negativo: la lotta fra Giorgio III e i ‘whigs’ dopo il 1760 non fu una lotta, come dice il mito, fra libertà e tirannia: ma lotta di interessi (…) che si rifletteva nelle nobili ma generiche orazioni del parlamento; fondamentali sono le analisi delle mutazioni del funzionamento reale dei rapporti fra governo e corona nella storia inglese, che criticano definitivamente le anacronistiche interpretazioni liberali del periodo vittoriano. Ma con questa critica, osserva Hobsbawm, si finisce per cedere alla tentazione di dimenticare che uno sviluppo c’è stato: anche se la storia delle istituzioni mostra sopravvivenze di tecniche e di organizzazioni (…)’ (pag 789-790)”,”STOx-008-FV”
“CANTIMORI Delio”,”Studi di storia.”,”CANTIMORI Delio Divagazioni sullo storicismo – Approssimazioni marxiste – Umanesimo, Rinasciemento, Riforma da Burckhardt al Garin – Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, letture, aporie. Contiene nella seconda parte (Approssimazioni marxiste) i seguenti capitoli: I. Interpretazioni tedesche di Marx nel periodo 1929-1945 II. Kautsky e la “”dittatura del proletariato III. Una storia del socialismo”,”STOx-020-FF”
“CANTIMORI MEZZOMONTI Emma con Franco CAGNETTA Mario Alighiero MANACORDA Antonio GRAMSCI Vezio CRISAFULLI Roberto CESSI Delio CANTIMORI Luigi BULFERETTI Giorgio CANDELORO Stefano CANZIO Emilio SERENI Franco DELLA-PERUTA Salvatore Francesco ROMANO Paolo ALATRI Palmiro TOGLIATTI”,”Il 1848. Raccolta di saggi e testimonianze.”,”Contiene l’articolo di Franco Cagnetta ‘Le traduzioni italiane del Manifesto del Partito comunista”” (pag 21-30) Francesco Cagnetta Campione, dagli inizi degli anni cinquanta, strinse un forte legame con la Sardegna, da quando fece delle ricerche sul campo nel paese di Orgosolo, che pubblicò sul numero 10 della rivista «Nuovi Argomenti» col titolo Inchiesta su Orgosolo. Questo studio è stato un primo contributo a un movimento culturale che sollevava le tradizionali e modeste ricerche di folclore al livello di interpretazione antropologica.[1] Indice 1 Biografia e carriera 2 Note 3 Opere 3.1 Bibliografia critica 4 Fonti Biografia e carriera Cresciuto in una famiglia di medici chirurghi da più generazioni, Cagnetta frequenta, ancora liceale all’Istituto Di Cagno Abbrescia, gli intellettuali della Bari antifascista. A soli diciassette anni, il 30 aprile 1943, viene arrestato con l’imputazione—secondo gli archivi dell’OVRA — di sovversione per aver distribuito volantini di “”propaganda libertaria””.[1] Studiò all’Università degli Studi di Messina dove si laureò nel 1947, con una tesi su Karl Marx, e rimase nella città siciliana, dove fu assistente di Galvano Della Volpe ed in seguito come incaricato per la cattedra di Filosofia della Storia (1951-1954).[2] Negli anni 1952-53 a Roma curò la pubblicazione in lingua italiana delle opere di Karl Marx. Pubblicò diversi studi critici sulle riviste Rinascita, Società e Nuovi Argomenti, nello stesso periodo fu anche condirettore della rivista Il costume politico e letterario. Insieme ad Ernesto de Martino, che assunse il ruolo di presidente[3] e a Diego Carpitella, nel 1954 creò il “Centro Etnologico Italiano”, da cui nacquero le prime ricerche italiane “”sul campo””, raccogliendo materiale tramite registrazioni sonore, fotografie, riprese cinematografiche ecc[4]. Intanto già dal 1952 Cagnetta aveva iniziato la sua prima campagnaetnologica ad Orgosolo dove svolse una ricerca sul fenomeno del banditismo[5] e nelle sue ricerche aveva coinvolto i fotografi Franco Pinna, Pablo Volta, e gli americani William Klein e Sheldon M. Machlin. Con Franco Pinna, in particolare instaurò un lungo rapporto d’amicizia e insieme a lui fece delle inchieste sulle borgate romane e le prostitute del Mandrione, che nonostante l’interesse dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, le sue ricerche romane non furono mai pubblicate. Nel 1953 aveva pubblicato il primo dei suoi scritti sulla Sardegna, che apparve su Società, con il titolo “”La disamistade di Orgosolo””. Un secondo saggio, “”La Barbagia e due biografie di barbaricini. Vita di Samuele Stochino, brigante di Sardegna, raccontato da sua sorella Genesia; vita di Costantino Zunnui, pastore di Fonni, scritta da lui medesimo””, fu pubblicato sul Nuovi Argomenti. Nel 1954 sempre su «Nuovi Argomenti» furono pubblicati i saggi e i risultati delle indagini condotte dall’antropologo tra il 1952 e il 1954, con il titolo: “”Inchiesta su Orgosolo””. A pochi giorni dalla pubblicazione, il 9 novembre 1954, l’allora ministro dell’Interno Mario Scelba denunciò sia Franco Cagnetta che i direttori della rivista Alberto Moravia e Alberto Carocci, per cui la rivista fu sequestrata, tuttavia il 16 marzo 1955 il procedimento fu archiviato[6]. Tra il 1961 e il 1964, Cagnetta frequentò lo Jung Institute a Zurigo e successivamente la Università di Harvard a Cambridge negli Stati Uniti[7]. Dal 1964, trasferitosi in Francia, Cagnetta fu nominato professore di Antropologia Culturale presso le Università di Rennes, Nantes, Nancy e Tours. Nel 1965 fu addetto stampa dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, dove, per le sue attività culturali, fra gli altri, ebbe contatti con diversi intellettuali ed artisti come Marco Ferreri, Claude Mauriac, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Mimmo Rotella. Alcuni suoi saggi appaiono in quegli anni nelle presentazioni delle esposizioni parigine, da “”Les paysagistes naïfs et démoniaques du XIX siècle a Naples”” (1966) a quella per Louis Auguste Dèchelette, artista di “”tableaux-calembours”” (1967). Il saggio “”De luxuria spirituali”” presenta la prima esposizione pubblica di Pierre Klossowski al Cadran Solaire, nel ’67 a Parigi, e viene ripubblicato successivamente nel 1970 per l’esposizione alla Galleria Schwarz di Milano. Prosegue intanto la sua attività di ricerca in collaborazione con diverse Università, in particolare con il Dipartimento di Psicologia sperimentale di Oxford e il prof. Michel Argyle sulla “”comunicazione non verbale””, ovvero la gestualità. Nel 1975, su invito di Diego Carpitella, tiene un corso di antropologia culturale presso l’Istituto di Etnomusicologia a L’università la Sapienza e, lo stesso anno, assunse la cattedra di Antropologia Culturale presso l’Accademia di belle arti di Roma dal 1975 al 1997. Nel contempo tra il 1970 e il 1985, in collaborazione con il Warburg Institute della London University, aveva svolto una serie di ricerche di iconologia simbolica su «Eros e Thanatos» ed in seguito aveva pubblicato dei saggi sull’artista ceroplasta Gaetano Zumbo (1656-1701). Tra il 1974 e il 1979, con lo psichiatra Franco Basaglia iniziò un intenso rapporto di collaborazione che culminò nella realizzazione dei programmi “Immagine e potere” presso l’ospedale psichiatrico di Trieste, della mostra d’arte interattiva “Legare e sciogliere” e dei progetti “”la creazione di un mito””, basato su esperimenti di visione collettiva di UFO, e “”Marco Cavallo””, esperimento di creazione simbolica d’arte da parte dei degenti di Trieste. Nel 1981, con la collaborazione di Jacqueline Sonolet, curò l’esposizione “Nascita della fotografia psichiatrica” a Ca’ Corner della Regina nell’ambito della Biennale di Venezia. Negli anni 1984-85 Cagnetta, per conto del Ministero dell’Educazione Nazionale francese, proseguì con studi sulle “Origini dell’immagine in movimento”. Nel 1986 fu nominato Direttore del “”Programma sull’immagine in movimento e l’archeocinema”” nato dalla collaborazione tra diversi musei di New York, di Londra, di Rochester, di Washington e di Parigi. Note Cfr. Nota bio-bibliografica, p.19 in Franco Cagnetta, Banditi a Orgosolo, Nuoro, 2002 ^ ibidem, p.19 ^ Vedi sito Associazione Internazionale Ernesto de Martino ^ Banditi a orgosolo, 2002, cit., p.19 ^ ibidem, p.20 ^ ibidem, p.21 ^ ibidem, p.22 Opere Benedetto Croce e la classe operaia, in Socialismo, n.5 maggio 1946, pp.125-127 Le traduzioni italiane del Manifesto del Partito comunista, in G. Manacorda (a cura di), Il 1948. Raccolta di saggi e testimonianze, Edizioni Rinascita, Roma 1948 La disamistade di Orgosolo, in Società n.3 sett., 1953 La Barbagia e due biografie di barbaricini, in Nuovi Argomenti n.4 sett-ott, 1953 Inchiesta su Orgosolo, in Nuovi Argomenti n.10 sett-ott, 1954 Bandits d’Orgosolo, Buchet-Chastel, Parigi, 1963 Die banditen von Orgosolo, Econ-Verlag, Düsseldorf/Wien, 1964 Banditi a Orgosolo, Guaraldi, Rimini-Firenze, 1975 (ora: Ilisso, Nuoro, 2002) Pierre Klossowski, Galleria Schwarz, Milano, 1970 Monachesi sconosciuto, Edizioni La Gradiva, Roma, 1977 Monachesi (a cura di Franco Cagnetta), Edizioni La Gradiva, Roma, 1977 Cento scritti di e su Monachesi (a cura di Franco Cagnetta), Edizioni La Gradiva, Roma, 1978 Nascita della fotografia psichiatrica, Marsilio, Venezia, 1981 I teatri delle Vanità””, in FMR n.7 ottobre, 1982 Bibliografia critica G.Ortu, Antropologia e storia nella ricerca di Franco Cagnetta, in “”BRADS””, n.7, 1976 L.M.Lombardi Satriani, Uno sguardo aristocratico, in Franco Cagnetta “”Banditi a Orgosolo””, Ilisso, 2002 Nicolas Martino, La montagna rifugio di libertà e democrazia in “”Il Manifesto/Alias”” n.46, 2009 Giulio Angioni, Sul grande schermo i volti degli ultimi, “”La Nuova Sardegna””, 30 novembre 2011 (Wikip)”,”QUAR-001-FGB”
“CANTIMORI Delio”,”Storici e storia.”,”Delio Cantimori nato a Russi (Ravenna) nel 1904, studiò presso la Scuola Normale di Pisa e cominciò nel 1929 una vasta ricerca in archivi e biblioteche europei, dalla Polonia all’Irlanda sulle tracce dei riformatori ed eretici italiani del Cinquecento che doveva restare al centro di ttuta la sua attività di studioso. Insegnò all’Università di Pisa e poi in quella di Firenze rimanendo sempre legato alla Scuola Normale di Pisa presso la quale è oggi conservata la sua vasta biblioteca. Morì nel 1966. Ha tradotto il primo libro del Capitale di Marx. Una biografia su di lui è stata scritta da Giovanni Miccoli. Wikip: ‘Biografia Delio Cantimòri fu il primogenito dei tre figli di Carlo e Silvia Sintini. Dal 1919 al 1922 frequentò il ginnasio e il primo anno di Liceo classico a Ravenna e concluse il percorso liceale al Liceo ginnasio Giovan Battista Morgagni di Forlì, conseguendovi la maturità nel 1924. Nel novembre di quello stesso anno vinse il concorso per allievo interno alla Scuola Normale Superiore di Pisa, iscrivendosi alla facoltà di lettere e filosofia. Cantimori vi stabilì duraturi rapporti di amicizia con molti normalisti e professori, tra i quali Aldo Capitini, Umberto Segre e il gentiliano Giuseppe Saitta, suo insegnante di storia della filosofia. All’amico, cattolico, Michele Maccarrone, conosciuto a Forlì, Cantimori consigliò di tentare il concorso alla Normale: Maccarrone in effetti lo vinse. Il successivo rapporto tra i due, però, non fu facile per divergenze di ideali. Cantimori, di famiglia mazziniana, aderì in questi anni a un fascismo di impronta repubblicana e anticlericale, rappresentato dal mensile, fondato da Saitta e Leandro Arpinati, «Vita Nova», al quale collaborò dal 1927 al 1932. Il fascismo corporativista, sintesi tra le due estreme esigenze del comunismo e della reazione, e lo Stato autoritario fascista, rivoluzionario in quanto anti-capitalista, era visto essere il coronamento della vicenda risorgimentale italiana, secondo le tesi svolte da Gentile, da Volpe e dal Saitta. Si laureò il 21 giugno 1928 discutendo col Saitta la tesi Ulrico di Hutten e le relazioni tra Rinascimento e Riforma, che pubblicò nel 1930 con qualche rimaneggiamento e con il titolo Ulrich von Hutten e i rapporti tra Rinascimento e Riforma.[1] Rappresentava il deciso virare degli interessi del Cantimori allo studio del Rinascimento, già annunciato nel 1927 con Il caso Boscoli e la vita del Rinascimento, pubblicato nel «Giornale critico della filosofia italiana», e alle ricerche sul movimento ereticale sviluppatosi nel Rinascimento italiano, espressione della complessità conflittuale del rapporto che univa nel Cinquecento la cultura alla società civile. Nello stesso segno vanno le sue Osservazioni sui concetti di cultura e di storia della cultura (1928), il Bernardino Ochino, uomo del Rinascimento e riformatore (1929), e il saggio Sulla storia del concetto di Rinascimento (1932). Nel 1929 vinse il concorso per la cattedra di storia e filosofia per i licei e divenne insegnante al liceo classico Giovanni Maria Dettori di Cagliari, dove ha, tra i suoi allievi, il futuro romanziere Giuseppe Dessì. Nel 1931 prese la seconda laurea in Letteratura tedesca presso l’Università di Pisa e si trasferì al liceo classico “”Ugo Foscolo”” di Pavia. Ottenuta una borsa di studio, si trasferì a Basilea per studiare teologia all’Università, dove conobbe tra gli altri il teologo protestante Karl Barth. Tornò in Italia nel luglio del 1932 e, grazie a un’altra borsa di studio, nel 1933 partì per un soggiorno di un anno in Svizzera, in Austria, in Germania, in Polonia e in Inghilterra, raccogliendo molto materiale documentario per il suo progetto di uno studio sugli eretici italiani del Cinquecento. Nel 1934 Giovanni Gentile gli offrì il posto di assistente all’Istituto Italiano di Studi Germanici di Roma come redattore della rivista dell’Istituto e direttore della biblioteca. Nel 1936 pubblicò per Sansoni una serie di scritti di Carl Schmitt, aperti da un suo saggio, titolandoli “”Principi politici del nazionalsocialismo””. Nel 1939 vinse il concorso alla cattedra di Storia Moderna alla Facoltà di Magistero dell’università di Messina; nel 1940 infine tornò alla Normale chiamato da Gentile come consulente del Dizionario di politica del PNF[2]. Verso la fine degli anni trenta si avvicinò al Partito Comunista d’Italia, anche per l’influenza della moglie Emma Mezzomonti (nata Mittempergher a Bolzano), militante comunista.[3] Interrotto l’insegnamento nel periodo della Repubblica di Salò, riprese il suo posto alla Normale alla fine del 1944, con la nomina di Luigi Russo a direttore della Scuola. Nel 1948 si iscrisse al PCI, da cui uscì nel 1956 in seguito ai fatti d’Ungheria. In questo periodo fu consulente editoriale per l’Einaudi, scrisse sul «Politecnico» e su «Società». Tra il 1951 e il 1952 tradusse con la moglie il primo libro del Capitale di Karl Marx. Dopo l’uscita dal PCI i suoi interessi si allontanarono dall’attualità e si orientarono di nuovo allo studio del Cinquecento. Morì cadendo accidentalmente dalle scale della sua biblioteca personale il 13 settembre 1966. La moglie lo seguì tre anni dopo a causa di un male incurabile’ Il dibattito storiografico sulla figura di Cantimori Nel contesto di una riflessione[6], sul passaggio di numerosi intellettuali italiani dal fascismo al comunismo dopo la caduta del regime, negli anni duemila alcuni storici, in particolare Eugenio Di Rienzo, Paolo Simoncelli e Nicola D’Elia si sono interessati alla figura di Cantimori, personaggio rilevante della cultura italiana del Novecento, e al tempo stesso personalità tormentata, complessa e sfuggente, al punto che nel 1935 Benedetto Croce, non capendo “quale fosse la fede politica del Cantimori”, ne sottolineava la “confusione e contraddizione degli atteggiamenti mentali e morali”[7]. Adriano Prosperi, allievo di Cantimori, ha sempre difeso con ostinazione l’antico maestro[8], rigettando risolutamente il “”nazionalbolscevismo”” attribuitogli, accusando diversi studiosi (Eugenio Di Rienzo, Ernesto Galli della Loggia, Giuseppe Bedeschi, Pietro Citati, Piero Craveri) di voler “”crocifiggere in lui gli “”errori”” dell’Italia novecentesca, equamente divisi tra due Moloch, fascismo e comunismo”” e farne “”un capro espiatorio di tutti i mali del passato italiano””. Prosperi, inoltre, ha collegato la “”conversione democratica”” di Cantimori alle ricerche intraprese dall’inizio degli anni Trenta sugli eretici italiani del Cinquecento, diversamente dall’opinione di altri studiosi, come Roberto Pertici e Patricia Chiantera Stutte, che hanno criticato le interpretazioni di Di Rienzo, Simoncelli e D’Elia, i quali ritengono che l’abbandono dell’ideologia fascista da parte di Cantimori sia stato molto più tardivo[9]. Prosperi ha accusato questi studiosi di ripercorrere le vicende “”con una curiosità spesso malignamente deformante e spesso paurosamente superficiale, pur nell’accumulo di inediti di ogni tipo””, sostenendo che già la voce Cantimori redatta da Piero Craveri per il Dizionario Biografico degli Italiani (vol. 14, 1974) fosse “”assai discutibile””, e tacciando Pietro Citati (studente della Normale dal 1947 al 1951) di “”maramalda ferocia goliardica”” per aver fatto un ritratto sarcastico di Cantimori su La Repubblica[10]. Per la sua vivace difesa del maestro, Prosperi è stato accusato da Di Rienzo di “”uso politico della storia”” e di volere aprioristicamente “”santificare”” Cantimori come un “”figurino liberal-democratico-progressista””[11]. Il giornalista Dino Messina ha scritto sulle pagine del Corriere della Sera: “”Quel che Prosperi vuol difendere è il metodo scientifico di uno studioso, uno dei maggiori del Novecento, «instancabile e attentissimo nell’analizzare i veleni ideologici diffusi nella pratica storiografica», e tanto onesto da essere capace di un’«impietosa autoanalisi» per denunciare i suoi stessi errori. Ma in tanta veemenza, ricerca della scienza e del vero metodo storico, Prosperi commette un errore che lui stesso definirebbe «ideologico». Il filosofo Giuseppe Bedeschi ha dichiarato: “”Prosperi confonde il piano scientifico con quello politico””. Ed ancor più duro è stato lo storico Di Rienzo, che inserisce le sue accuse in un discorso legato ad una egemonia culturale da parte del PCI: “”La verità è che Prosperi crea dei santuari della memoria: di alcuni si può dire tutto e di altri nulla (…) Il rapporto tra Cantimori e il fascismo è ancora poco indagato. Non è stata mai pubblicata, ad esempio, la voce “”Onore”” scritta per il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, in cui lo storico sottolineava la valorizzazione di questo sentimento nel nazismo, conformemente all’antico diritto germanico. Una delle leggi razziste di Norimberga si chiamava “”legge per la difesa del sangue e dell’onore tedesco””. Mi sembra una scoperta di un certo peso. Come mai Gioacchino Volpe, che aveva criticato le leggi razziali, pagò con l’epurazione dall’insegnamento la sua adesione al fascismo, Giovanni Gentile, che aveva impedito la pubblicazione di voci antisemite sull’Enciclopedia italiana, fu addirittura ucciso, mentre Cantimori se la cavò senza una critica? Non vorrei pensare che in questo abbia pesato il suo avvicinamento al PCI. Cantimori non fu neppure sfiorato dai processi di epurazione così come non venne toccato Curzio Malaparte, protetto personalmente da Palmiro Togliatti (…) Qui si vuol difendere un’egemonia culturale a ogni costo. Prosperi parla delle carte di Cantimori custodite alla Normale: perché alcuni ricercatori non riescono a consultarle? Ci arrivano soltanto gli studiosi embedded””[12]. Similmente a Di Rienzo si è espresso Paolo Simoncelli: “”fino agli inizi degli anni Novanta Cantimori era considerato una specie di santo della cultura di sinistra, da proteggere in una nicchia. E lo stesso Prosperi, allievo di Cantimori, rivela che esiste ancora un nervo scoperto. Non è un segreto che a metà degli anni Settanta il Dizionario biografico degli italiani censurò la voce “”Cantimori”” scritta da Domenico Caccamo, che rivelava i trascorsi fascisti dello studioso, che non era soltanto un uomo del regime, ma un giovane intellettuale con forti simpatie per il nazionalsocialismo anticapitalista e uno dei pochi a partecipare all’avventura del nazionalbolscevismo, su cui si sa ancora poco (…) Quando De Felice finì il primo volume della sua monumentale monografia, Mussolini il rivoluzionario, consegnò una copia del dattiloscritto al maestro Cantimori, che si emozionò tanto da riempire quelle pagine di note a margine ricche di testimonianze personali. Nessuno può accedere a quel dattiloscritto, perché la moglie di Cantimori pose un vincolo severissimo””[13]. Opere Ulrico von Hutten e i rapporti fra Rinascimento e Riforma, Annali della R. Scuola Normale Superiore, Pisa, Tipografia Editrice Pacini Mariotti, 1930; a cura di Adriano Prosperi, Torino, Aragno, 2022. Fascismo, nazionalismi e reazioni, in Vita Nova. Pubblicazione quindicinale illustrata dell’Università Fascista di Bologna, anno VII, n. 1, gennaio 1931, pp. 3-6. Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Sansoni, Firenze, 1939 (1ª edizione), 1967 (2ª edizione); con il saggio «Prospettive di storia ereticale italiana» e altri scritti, Introduzione e note di Adriano Prosperi, Bibliografia di Vincenzo Lavenia, Collana Biblioteca di cultura storica n.193, Einaudi, 1992-1997, ISBN 978-88-061-3024-4; Collana Einaudi Tascabili. Storia n.991, Einaudi, 2002; Collana Piccola Biblioteca. Nuova serie, Einaudi, 2009, 978-88-062-0032-9. Utopisti e riformatori italiani. 1794-1847. Ricerche storiche, Collezione Biblioteca storica, Firenze, Sansoni, 1943 (1ª edizione); A cura di Lucio Biasiori e Francesco Torchiani, Prefazione di A. Prosperi, Collana Saggi. Storia e scienze sociali, Roma, Donzelli, 2021, ISBN 978-88-552-2046-0. Il 1848-1849. Conferenze fiorentine di C. Barbagallo, G. Sereni, L. Russo, I. Pizzetti, A. Levi, R. Baccelli, A. C. Temolo, D. Cantimori, R. Salvatorelli, Introduzione di G. Calò, Firenze, Sansoni, 1950 (1ª edizione). Studi di storia, Collana Biblioteca di cultura storica, Torino, Einaudi, 1959-1969. Prospettive di storia ereticale italiana del Cinquecento, Bari, Laterza, 1960. Lutero, Collana I Protagonisti della Storia Universale n.16, Roma-Milano, CEI[14], 1966. Lutero, Introduzione di A. Prosperi, Collana Variazioni, Pisa, Edizioni della Normale, 2018, ISBN 978-88-764-2614-8. Conversando di Storia, Biblioteca di cultura moderna, Bari, Laterza, 1967. [raccolta degli scritti apparsi sulla rivista genovese «Itinerari»] Storici e Storia. Metodo, caratteristiche e significato del lavoro storiografico, Collana Paperbacks n.23, Torino, Einaudi, 1971, ISBN 978-88-063-0916-9. Umanesimo e religione nel Rinascimento, Collana Piccola Biblioteca, Torino, Einaudi, 1975-1980, ISBN 978-88-064-2986-7. Studi di storia. Volume primo. Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1976, ISBN 978-88-064-5526-2. Studi di storia. Volume secondo. Umanesimo, Rinascimento, Riforma, Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1976, ISBN 978-88-064-5534-7. Studi di storia. Volume terzo. Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, lettere, Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1976, ISBN 978-88-064-5542-2. Tre saggi su Jünger, Moeller van den Bruck, Schmitt, Settimo Sigillo, 1985 [scritto nel 1935] Politica e storia contemporanea. Scritti 1927-1942, a cura di Luisa Mangoni, Collana Biblioteca di cultura storica, Torino, Einaudi, 1991, ISBN 978-88-061-2509-7. Machiavelli, Guicciardini, le idee religiose del Cinquecento, Postfazione di A. Prosperi, Pisa, Edizioni della Normale, 2014, ISBN 978-88-764-2492-2. Il furibondo cavallo ideologico. Scritti sul Novecento, a cura di F. Torchiani, Collana Saggi, Macerata, Quodlibet, 2019, ISBN 978-88-229-0313-6.”,”STOx-027-FSD”
“CANTÓN NAVARRO José”,”Storia di Cuba. La sfida tra il giogo e la stella. Biografia di un popolo.”,”CANTÓN NAVARRO José docente dell’Università dell’Avana. ‘Il Giogo e la Stella’, poesia di José Marti, pag 7″,”AMLx-177″
“CANTONE Raffaele”,”Solo per giustizia. Vita di un magistrato contro la camorra.”,”Raffaele Cantone, nato a Napoli nel 1963 è stato sostituto procuratore a Napoli dove nel 1999 è approdato alla Direzione distrettuale antimafia e attualmente (2008) è magistrato presso il Massimario della Cassazione. Nelle ultime tre legislature è stato consulente della Commissione parlamentare antimafia. Collabora al ‘Mattino’.”,”ITAS-207″
“CANTOR Norman F.”,”Inventing the Middle Ages. The Lives Works, and ideas of the Great Medievalists of the Twentieth Century.”,”L’A tratta di Frederic William MAITLAND (legge e società); Percy Ernst SCHRAMM e Ernst Hartwig KANTOROWICZ (i gemelli del nazismo); Louis HALPHEN e Marc BLOCH (gli ebrei francesi); Erwin PANOFSKY e Ernst Robert CURTIUS (i formalisti); Clive Staples LEWIS, John Ronald Reuel TOLKIEN, Frederick Maurice POWICKE (i fantasisti di Oxford); Charles Homer HASKINS e Joseph Reese STRAYER (il pasticcio americano); Michael David KNOWLES e Etienne Henry GILSON (dopo la caduta); Richard William SOUTBERN (il re di una volta e quello futuro); Johan HUIZINGA, Eileen Edna POWER, Michael Moissey POSTAN, Carl ERDMANN e Theodor Ernst MOMMSEN (i battistrada).”,”STOS-051″
“CANTU’ Cesare a cura di Carlo OSSOLA”,”Portafoglio di un operaio.”,”Cantù (Cesare), storico, letterato e patriota italiano (Brivio, Como, 1804 – Milano 1895). Cominciò a insegnare giovanissimo a Sondrio, a Como e (dal 1831) a Milano, ma fu incarcerato per qualche tempo e perse la cattedra per i suoi sentimenti patriottici. Dal Piemonte, dove aveva dovuto rifugiarsi, tornò a Milano durante l’insurrezione del marzo 1848 e vi diresse il giornale La Guardia nazionale. In seguito, però, si accostò all’ambiente riformistico creatosi intorno al nuovo governatore generale Massimiliano di Absburgo, illudendosi su possibili concessioni austriache nel Lombardo-Veneto. Deputato al parlamento italiano dal 1861 al 1867, il Cantù fu uno dei maggiori rappresentanti della scuola cattolico- liberale. Si fece conoscere con la Storia della città e della diocesi di Como (1829-1831), che gli valse l’amicizia del Manzoni, per il cui romanzo pubblicò un’opera di illustrazione storica, La Lombardia nel sec. XVII (1832). Delle sue numerose opere storiche la più ambiziosa è la Storia universale in trentacinque volumi (1838-1846). A essa seguirono la Storia di cento anni (1851), la Storia degli Italiani (1854-1856), le tre opere di Storia della Ietteratura, greca, latina e italiana (1863-1865), Gli eretici d’Italia (1865-1866), la cronistoria Della indipendenza italiana (1872-1877) e gli Ultimi trenta anni (1879). Tutte queste opere dimostrano erudizione e facoltà assimilatrice eccezionali, ma difettano di originalità e sono viziate da un moralismo talvolta un po’ angusto. Molta fortuna ebbero il romanzo storico Margherita Pusterla(1838) e libri educativi quali Carlambrogio da Montevecchia (1836), Il buon fanciullo(1837), Il giovinetto (1837), Il galantuomo (1837), più volte ristampati. (RIZ)”,”MITT-081″
“CANTU’ Cesare”,”Compendio della storia universale.”,”””Ultimo mongolo che governasse la Cina fu Sciung-ti, sotto cui i signorotti si resero indipendenti, e una insurrezione fu organizzata dal bonzo Ciù, il quale proclamò l’ indipendenza e costrinse l’ imperatore a ritirarsi nella Tartaria. In quel tempo i libri classici cinesi e indiani furono tradotti in mongolo; Ma-tuan-li per ordine dell’ imperatore scrisse le Ricerche profonde de’ munumenti lasciati dai dotti, opera in ventiquattro classi e 348 libri legati in cento volumi. I Mongoli ebbero sede a Caracorum, potenti ancora nella Tartaria, minacciosi sempre alla Cina, e da loro nacquero due popoli: i Calkas e i Calmuki; i primi sottopostisi più tardi alla Cina, gli altri alla Russia. Per due secoli la Cina restò staccata dall’ Europa, giacché la potenza marittima degli Arabi era finita, né per terra si potea procedere fra tanti eserciti”” (pag 421) “”L’ Europa mantiene 4 milioni di soldati che costano 2811 milioni; eppure non pajono abbastanza: si torna ai tempi della barbarie col volere che tutti i cittadini siano soldati: si inventano sempre nuovi fucili, le mitragliatrici, il picrato di potassa, la dinamite, la nitroglicerina, le torpedini, i siluri: i bastimenti con corazze di 50 centimetri e che costano 12 milioni, e cannoni da 100 tonnellate”” (pag 652) Cesare CANTU’ (1804-1895) romanziere, storico e critico letterario di tendenza cattolica.”,”STOU-061″
“CANTU’ Cesare”,”Portafoglio di un operaio.”,”Copia firmata “”Il nostro Imbivere mi mostrò un’ode latina ove si impreca a chi primo corse con navi il mare; una declamazione italiana contro chi inventò i fucili; una contro chi insegnò alle donne a cavalcare; una perfino contro chi inventò le carrozze. Sarebbero a dire una bene strana genìa i poeti, se non si avesse anche tra loro chi vantò l’umano ardire, che nessun limite arresta (1).”” (pag 297) ((1) nella nota si riportano i versi in proposito di Foscolo, Lamberti, Vincenzo Monti)”,”MITT-254″
“CANTU’ Cesare”,”Storia universale. Tomo IX. Epoca IX. Parte I.”,”””Anche alle donne toccheranno premii e castighi secondo le opere, ad alcune serbandosi un paradiso distinto, mentre le più gemeranno negli abissi. Avendo una vecchia pregato Maometto ad impetrarle il paradiso, egli rispose: “”Non è per le vecchie””; ma come la vide attristata, soggiunse: “”Non ci avrà vecchie in paradiso, perché Dio restituirà loro gioventù e bellezza””. Ma egli sanzionò l’inferiorità della dona quando le applicò a metà i castighi e le ricompense dell’altro mondo, come in questo dimezzava le penalità per gli schiavi. “”Iddio ab eterno decretò ogni atto, ogni caso dell’uomo: tutto è scritto nel libro dell’evidenza; gl’ infedeli erano predestinati al fuoco; l’uomo porta il suo destino appeso al collo, e nel giorno della resurrezione Iddio gli mostrerà il libro aperto. La fatalità pesa dunque sulla pratica del musulmano.”” (pag 96) “”””Le vostre donne”” dice il corano “”son il campo vostro; coltivatelo quanto vi piacerà; munite i vostri cuori, temete il Signore. Il desiderio di possedere una donna, esternato o no, non vi renderà colpevoli innanzi a Dio: sa che non potete lasciare di pensar alle donne (cap. II). Non isposatene che due, tre o quattro, scegliendo quelle che vi sien piaciute. Se non potete mantenerle convenientemente, prendetene una sola, o contentatevi delle schiave (cap. IV). Per quanto vi sforziate, non potrete amare d’egual misura le vostre donne; ma non lasciate traboccar la bilancia da verun lato. Se divorzio avvenne, Dio arricchirà un consorte e l’altro; egli savio ed infinito””.”” (pag 98)”,”STOU-077″
“CANTU’ Cesare”,”Documenti per la storia universale. Legislazione. Volume unico, parte 2°.”,”Magistri scriniorum. “”Dal ‘magister officiorum’ dipendevano quattro uffizii, ‘memoriae, epistolarum, libellorum, dispositionum; i capi di questi eran i magistri scrinii. a. Magister memoriae. I ‘memoriales’ teneano nota di chi si distingueva nel servigio, perchè l’imperatore potesse ricompensarli (…). b. Magister epistolarum. Augusto scriveva e dettava le proprie lettere, comunicando le importanti ad Agrippa e Mecenate, che poteano farvi variazioni. Nerone pel primo lasciò taleincarico a un ‘magister epistolarum’. Questo segretario riceveva a voce gli ordini del principe su quel ch’aveva a scrivere, e stendeva o dettava la lettera. Inoltre aveva tre occupazioni relative alle ambasciate delle città, alle consulte e alle petizioni. (…)”” (pag 384-385) pag 507″,”STOU-078″
“CANTU’ Cesare”,”Documenti per la storia universale. Legislazione. Volume unico, parte 1°. Appendice alla storia universale”,”””I magistrati poi ai cittadini, come a figli, con amore del giusto presiedano. Nel giudicare pongano da banda nimicizie, amicizie, e rancori. (…) Alla legge si obbedisca, anche malvagia e male scritta. (…) L’adultero possa esser burlato e motteggiato da chicchessia. L’egual pena tocchi al cavilloso, al sicofante, all’impudico, al maligno curioso (…) (pag 240-241) (Legislazione di Caronda)”,”STOU-108″
“CANUTI Massimo”,”Frida Kahlo.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Massimo Canuti, laureato in Architettura al Politecnico di Milano, con una tesi sulla rappresentanza dello spazio cinematografico e pittorico, lavora nel campo della comunicazione come copywriter. 9 gennaio 1937, i coniugi Trotsky arrivano a Tampico, poi vengono accolti dai Riversa a Città del Messico. 21 agosto 1939. Assassinio di Trotsky. Poco dopo Frida viene interrogata. (pag 147-148) Lettera di T. a Frida: “”Mi hai restituito la giovinezza e tolto la ragione. Quando sono con te mi sento un ragazzetto di diciassette anni”” (pag 134) La moglie di Trotsky Natalia avendo saputo della relazione non reagì. Se la relazione fosse stata scoperta da Rivera avrebbe sparato a Trotsky. (pag 136)”,”AMLx-192″
“CANZIO Stefano”,”La dittatura debole. Storia dell’ Italia fascista e dell’ antifascismo militante dal 1926 al 1945.”,”Questo volume del deceduto CANZIO è il quarto volume del ‘Compendio di storia d’Italia’ in 5 volumi apparso nel 1974 presentato in forma separata, sotto una nuova veste, e con un titolo diverso. Stefano CANZIO nacque a Genova nel 1898, da famiglia ispirata agli ideali democratici (suo nonno Stefano aveva sposato la figlia di Giuseppe GARIBALDI, Teresita, e suo padre sarà un combattente antifascista inviato al confino durante il ventennio. Fin dagli anni giovani Stefano si oppose al fascismo entrando a far parte, dopo la marcia su Roma, del movimeno noto come ‘Italia Libera’. Entrato nel PCI clandestino a Milano nel 1942, dopo l’ 8 settembre 1943 prese parte alla Resistenza come gappista. Arrestato nel 1944 riuscì a sottrarsi alla fucilazione e continuò la lotta. Dopo il 25 aprile 1945 fu tra gli organizzatori della Federazione del PCI milanese, che lo candidò al Senato nel 1953. Laureato in Storia e Lettere a Milano, svolse un intenso lavoro di storico e pubblicista specializzandosi in sutdi sulla 1° Repubblica cisalpina,”,”ITAF-048″
“CAPANNELLI Giovanni”,”Rapporto Vietnam. Quali forze emergenti?”,”Giovanni Capannelli laureato in economia politica all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano. Collabora con l’ Isesao (Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia Orientale) (Bocconi).”,”ASIE-029″
“CAPANNELLI Giovanni”,”Rapporto Vietnam. Quali forze emergenti?”,”Giovanni Capannelli laureato in economia politica all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano. Collabora con l’ Isesao (Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia Orientale) (Bocconi).”,”ASIE-005-FV”
“CAPATI Massimiliano”,”Il maestro abnorme. Benedetto Croce e l’Italia del Novecento.”,”CAPATI Massimiliano è nato nel 1948 a Viterbo. E’ autore di ‘Cantimori, Contini, Garin. Crisi di una cultura idealistica’, Il Mulino, 1997. Collabora a ‘Nuovi Argomenti’.”,”CROx-010″
“CAPDEVIELLE Jacques DUPOIRIER Elisabeth GRUNBERG Gerard SCHWEISGUTH Etienne YSMAL Colette, scritti di”,”France de gauche vote a droite.”,”Scritti di CAPDEVIELLE Jacques DUPOIRIER Elisabeth GRUNBERG Gerard SCHWEISGUTH Etienne YSMAL Colette. Nel 1978, i francesi si sentivano e si pensavano a sinistra ma votarono in maggioranza a destra. Gli autori hanno indagato sulle cause di questo comportamento elettorale.”,”FRAV-070″
“CAPDEVIELLE Jacques MOURIAUX René, a cura di Alain LANCELOT”,”Les syndicats ouvriers en France.”,”CAPDEVIELLE J. MOURIAUX R. assistenti di ricerca alla Fondation nationale des sciences politiques. Courroie de transmission, cinghia di trasmissione Cronologia grandi conflitti sindacali (pag 94) Grafici: Cronologia succinta della storia delle organizzazioni sindacali (pag 28-29) Struttura delle tre grandi confederazioni (CGT, CFDT, CGT-FO) (pag 40-42)”,”MFRx-249″
“CAPECE MINUTOLO Antonio Principe di Canosa.”,”I Piffari di Montagna ossia cenno estemporaneo di un cittadino imparziale sulla congiura del Principe di Canosa e sopra i Carbonari. Epistola critica diretta all’estensore del foglio letterario di Londra.”,”CAPECE MINUTOLO Antonio Principe di Canosa (Napoli, 5/03/1768 – Pesaro, 4/03/1838). Politico, scrittore e membrodi una delle famiglie nobili più antiche del Regno delle Due Sicilie. Il filosofo CROCE Benedetto lo definì spregiativamente “”il Don Chisciotte della Reazione italiana”” essendo tra i più importanti intellettuali della controrivoluzione e del legittimismo delle Due Sicilie. Gli studi a Roma lo mantennero lontano dalle posizioni illuministiche e dal fermento che cominciava a manifestarsi anche tra i nobili del Regno di Napoli. L’epoca delle rivoluzioni democratiche, tra gli ultimi anni del XVIII secolo all’epoca napoleonica, dalla Restaurazione al Risorgimento, provocò in Europa movimenti popolari, ma anche una controffensiva politico-filosofica di scrittori tradizionalisti, legittimisti e conservatori. Poco analizzata risulta la pur poderosa partecipazione dei pensatori italiani alla battaglia controrivoluzionaria. Misconosciuta appare l’opera di CAPECE MINUTOLO Antonio Principe dei Canosa, napoletano, che partecipò personalmente alla resistenza sia all’invasione giacobina del 1799 sia al regime napoleonico del Decennio, sia collaborando, da Ministro di Ferdinando I delle Due Sicilie, sia dando l’avvio alla polemica giornalistica contro la diffusione delle sette. Le sue pubblicazioni vanno dalla politica alla teologia, adeguando i mezzi della propaganda e della pubblicistica all’obiettivo di raggiungere strati sempre più estesi di opinione pubblica: da saggi curati con suggestioni erudite all’articolo di giornale, dalla commedia teatrale all’opuscolo, dalla apologetica nei tribunali al carteggio. “”I Piffari di Montagna”” è un pamphlet che sintetizza la visione del Canosa intorno ai problemi posti dalla Restaurazione dopo il Congresso di Vienna. Cosa assimilare e cosa rigettare delle innovazioni apportate dai francesi. Integrare o allontare quella parte consistente della burocrazia statale ed amministrativa che collaborò con gli istituti napoleonici? La sua linea intransigente non intende colpire le opinioni ma ridicolizzarle, evitando così di esacerbare le posizioni. Gli incarichi nei ministeri e gli impieghi pubblici affidati solamente a uomini di provata fedeltà alla monarchia. Nel saggio evidenzia come, invece, la politica si accontenti delle “”mezze misure”” che -prevede- porteranno a rinnovati sommovimenti sociali. Effettivamente, dopo pochi mesi dalla prima edizione de “”I Piffari di Montagna””, a Napoli si ebbe la sollevazione carbonara del 1820-21, che valse al Principe la fama di raffinato interprete della fase politica. La sua opera rimase travolta e oscurata dal prevalere della interpretazione storica Risorgimentale. «Voi non troverete mai che un medico in una cura d’importanza si servirà d’un metodo tutto nuovo, e non prescritto da qualche maestro accreditato dell’arte, (…) E perchè? perchè nel caso che l’infermo di cognita malattia muoja, e venga il pubblico al fatto che è stato curato diversamente da quello, che l’arte prescrive, non possono mancargli i brevetti di asino o di boja, che gli verranno subito spediti da quanti professano l’arte salutare.» (pag 142, 143)”,”RISG-011-FSL”
“CAPECELATRO Edmondo M. CARLO Antonio”,”Contro la ‘questione meridionale’. Studio delle origini dello sviluppo capitalistico in Italia.”,”In appendice: concezione GRAMSCI su Q meridionale, misure Stato a vantaggio Sud, sottosviluppo agricoltura italiana E.M. CAPACELATRO (1948) laureato in giurisprudenza è assistente di storia economica all’Univ di Napoli. Antonio CARLO è professore incaricato di diritto del lavoro all’ Univ di Cagliari. Ha pubblicato ‘Lenin sul partito’ (DE-DONATO, 1970) e ‘La natura socio-economica dell’ URSS’ (numero monografico di ‘Giovane Critica’). Ha fatto parte del PDUP. Ha collaborato anche alla ‘Monthly Review’.”,”ITAS-024″
“CAPECELATRO Edmondo M. CARLO Antonio”,”Contro la «questione meridionale» Studio sulle origini dello sviluppo capitalistico in Italia.”,”Edmondo Maria Capecelatro è nato a Napoli nel 1948. Ha aderito giovanissimo alla FGCI, per poi passare al movimento studentesco ed alla sinistra extraparlamentare attualmente è un indipendente. Ha collaborato, sempre con scritti su problemi del mezzogiorno, alla rivista Giovane critica. Antonio Carlo è nato a Telese (Benevento) nel 1941. Dagli inizi degli anni ’60 partecipa all’attività politica, prima nella sinistra ufficiale (PSI, PSIUP, UGI), poi in quella extraparlamentare: attualmente è un indipendente.”,”ITAS-063-FL”
“CAPEK A.”,”Karl Marx et les USA.”,”””Lo sviluppo della schiavitù in America fu una operazione anglo-americana fondata sull’industria cotoniera”” (Capek, pag 58) “”Peu de temps après la publication du ‘Manifeste’, Marx se mit à participer directement au courant de la vie politique américaine et à atteindre un public très large aux Etats-Unis per l’intermédiaire des analyses économiques et politiques qu’il écrivait pour l’un des journaux les plus marquants de l’époque, ‘The New York Tribune’. La ‘Tribune’ n’était pas un organe socialiste. C’était un grand quotidien qui tirait à 200.000 exemplaires et qui n’avait pas peur d’avoir pour collaborateur le fondateur du socialisme scientifique. Mais c’était une ère differente, une Amérique différente, et les monopoles ne dominaient pas encore la vie américaine; ils n’avaient pas encore emprisonné la pensée américaine. Marx collabora à ce journal pendant onze ans, de 1851 à 1862. A l’origine, le rédacteur en chef lui avait demandé une série d’articles sur la situation en Allemagne. Marx donnait ses articles en langue anglaise et Engels l’aida à en rédiger plusieurs, particulièrement au début, avant que Marx ait pu maîtriser la langue anglaise, qu’il arriva à connaître aussi parfaitement que plusieurs autres langues. Ce fut dans la ‘Tribune’ que l’ouvrage d’Engels, ‘Révolution et Contre-Révolution’, qui contenait les points de vue combinés de Marx et Engels, fut publié pour la première fois en une suite d’articles. C’est pour cette raison qu’à l’origine on l’attribua à Marx. Pendant une période qui dura plus d’une décade de l’histoire américaine, au cours d’une phase de combat et de réflexion qui aboutit finalement à la Guerre Civile, les lecteurs américains purent, à la lecture des colonnes de la ‘Tribune’, étudier l’analyse des principaux événements économiques et politiques contemporains (et plus spécialement leur incidence américaine), et de la Guerre Civile elle-même, que leur présentait l’interprète magistral de l’histoire. Le format et l’influence du journal procuraient à Marx, comme la ‘Presse’ de Vienne, un instrument excellent pour la diffusion de ses idées. Certains articles de Marx étaient intégralement publiés dans la ‘Tribune’ come éditoriaux sans signature d’auteur, mais présentés comme l’opinion d’un journal américain. (…) La collaboration de Marx à la ‘Tribune’ coïncida, à l’époque, avec la grande émigration allemande aux Etats-Unis. En raison de facteurs économiques et politiques, plus de 50.000 Allemands entrèrent aux Etats-Unis en 1847 et pendant la décade qui commença en 1850 l’émigration allemande vers les U.S.A. se fit au rythme de 90.000 par an.”” [A. Capek, Karl Marx et les USA] [in Cahiers internationaux, Revue internationale du monde du travail, N° 46 mai 1953] (pag 28-29)”,”MADS-589″
“CAPELLO Luigi”,”Caporetto perché? La 2° armata e gli avvenimenti dell’ottobre 1917.”,” Dissidi tra Capello e Cadorna. “”E a maggior ragione si comprende perché, dopo la presa di Gorizia, al generale Capello pensassero con sempre maggiore insistenza anche molti uomini politici ostili a Cadorna e che avrebbero voluto noion solo una condotta di guerra più decisa e “”moderna”” ma anche una stretta collaborazione tra governo e Stato maggiore. Di questi maneggi è testimonianza anche nella relazione della Commissione di inchesta nella quale si legge: “”Le voci dell’accennata successione del generale Capello… cominciarono dopo la presa di Gorizia e si trovarono in coincidenza col proposito, allora non ancora spento in qualcuno dei membri del Governo, di esonerare il generale Cadorna””. E’ dalla stessa relazione sappiamo che fu proprio in seguito a queste voci e alle “”maldicenze”” contro Cadorna che le accompagnavano (l’accusa soprattutto di non aver saputo sfruttare il successo conseguito a Gorizia) che il Capello fu in settembre improvvisamente rimosso dal suo comando e mandato a reggere quello del XXII corpo, in Trentino, e, per di più, sotto un generale che sino a poco tempo prima era stato suo divisionario. Ciò che la relazione non dice, invece, è che contro Capello fu aperta una inchiesta e che Cadorna lo avrebbe voluto mettere a riposo. Ce lo riferiscono il generale Marazzi, in una lettera a Capello del 12 ottobre 1916 e F. Martini nel suo diario. Scrive quest’ultimo: “”Dissidi fra Bissolati e Cadorna. Questi avrebbe voluto mettere a riposo alcuni generali, Capello e Lequio fra gli altri…. Fatto sta che Bissolati si è opposto e il provvedimento non fu preso: Cadorna se ne dolse e risentì””. L’intervento di Bissolati salvò Capello (così come nei mesi successivi non poco dovette contribuire a creare l’ambiente favorevole al suo ritorno in auge; significativa è a questo proposito una lettera del 19 dicembre di Marazzi, che nella duplice veste di generale e di deputato era un po’ il trait-d’union tra Capello e gli ambienti politici romani”” (pag 18) pag 227-228 (vantaggi della linea del Tagliamento)”,”QMIP-147″
“CAPELLO Luigi”,”Caporetto perché? La 2ª armata e gli avvenimenti dell’ottobre 1917.”,”‘L’anima delle masse è un elemento mobile, instabile, fluttuante, suscettibile di apparente stabilizzazione solo quando manchi l’intervento di cause perturbatrici. Ma in guerra un numero infinito di fattori – taluni eccitanti, ma per lo più deprimenti, palesi alcuni, altri imponderabili – preme senza tregua sullo spirito collettivo, mantiene l’organismo in perenne instabilità di equilibrio, lo rende nervoso impressionabile sensibilissimo, capace di eroismi epici o soggetto a subitanei accasciamenti”” (pag 24) (Lo spirito delle truppe e la loro preparazione tecnica e morale)”,”QMIP-001-FSL”
“CAPELLUTO Nicola PALUMBERI Franco”,”Energia e petrolio nella contesa imperialista.”,” Preludio alla crisi del 1973. “”A fine anni Sessanta la permanenza di un ritmo forte di crescita del capitalismo mondiale – sul 5 per cento annuo – e il declino relativo delle due superpotenze e della potenza inglese costituirono il quadro di evoluzione della vicenda petrolifera. Nel quinquennio 1965-1970 i consumi petroliferi mondiali crebbero del 48 per cento, ma negli USA del 28, nell’ Europa occidentale del 60 e in Giappone del 127. La pressione sui prezzi energetici aumentò””. (pag 72)”,”ELCx-086″
“CAPELLUTO Nicola PALUMBERI Franco”,”Energie et pétrole dans l’ affrontement impérialiste.”,”””La Chine, avec seulement 1.9% du trafic mondial de véhicules, aussi bien à usage privé ainsi qu’à usage commercial, n’en est encore qu’aux premiers pas de sa motorisation (tableau 5). Le niveau chinois d’un véhicule pour 85.7 habitants est encore très éloigné de celui des pays à moyenne industrialisation, comme ceux d’Amérique Latine, et encore plus de celui des pays industrialisés.”” (pag 191) Circulation mondiale de véhicules à moteur (2000). Tableau 5.”,”ELCx-109″
“CAPITANI Ovidio CHERUBINI Giovanni CORSI Pasquale FUMAGALLI Vito GASPARRI Stefano MUSCA Giosuè PERI Illuminato SANDRI Lucia SESTAN Ernesto”,”Storia della società italiana. Parte prima. Vol. V. L’Italia dell’alto Medioevo.”,”CAPITANI Ovidio CHERUBINI Giovanni CORSI Pasquale FUMAGALLI Vito GASPARRI Stefano MUSCA Giosuè PERI Illuminato SANDRI Lucia SESTAN Ernesto I Longobardi di Ernesto SESTAN”,”ITAS-143″
“CAPITANI Ovidio GREGORY Tullio PIZZANI Ubaldo CRISTIANI Marta GARFAGNINI Gian Carlo VIAN Paolo OLDONI Massimo PICASSO Giorgio PAOLI Emore TODESCHINI Giacomo ROVERSI MONACO Francesca CONSIGLIA DE MATTEIS Maria RUIZ-DOMENEC José Enrique CREMASCOLI Giuseppe”,”Sentimento del tempo e periodizzazione della storia nel Medioevo. Atti del XXXVI Convegno storico internazionale, Todi, 10-12 ottobre 1999.”,”Tra i vari saggi: ‘Storia e tempo in Dante’ di M.C. De-Matteis (pag 283-302)”,”STMED-038-FSD”
“CAPITINI MACCABRUNI Nicla”,”La classe operaia fiorentina e gli scioperi del 1902 e del 1904.”,” “”Il tema dello sciopero generale e dello sciopero di massa, ereditato dal movimento anarchico e dalla Prima Internazionale non aveva suscitato grande interesse fino al VI Congresso della Seconda Internazionale ad Amsterdam nell’ agosto del 1904; il solo paese in cui aveva attecchito l’ idea dello sciopero generale era la Francia anche se vi era fallito quello del 1898. Esso veniva concepito come una “”sorpresa”” che avrebbe paralizzato la vita della nazione creando le premesse per il colpo di stato proletario””. (pag 95)”,”MITT-226″
“CAPITINI Aldo CODIGNOLA Tristano, a cura di Tiziana BORGOGNI MIGANI”,”Lettere 1940-1968.”,”””Il rapporto del 4 marzo stilato dal Prefetto di Firenze, cui si riferiva Gentile, faceva il punto sulle indagini e proponeva: che Pier Carlo Masini e Maurizio Manetti venissero deferiti alla Commissione Provinciale per il confino e che tutti gli altri studenti coinvolti fossero “”diffidati””; relativamente agli “”intellettuali si rimane in attesa delle determinazioni che codesto Ministero riterrà di adottare, valutando le singole responsabilità…soprattutto in rapporta anche ad analoghi movimenti, affiorati in altre province”” (…)””. (pag XL) “”11. Ai marxisti, del socialismo e comunismo, esso dice d’altronde: la nostra aspirazione è la vostra aspirazione, la nostra verità è la vostra verità, quando essa sia liberata dai miti del materialismo storico e del socialismo scientifico. Ricordatevi del Marx agitatore, infiammato dall’ ideale etico della giustizia, e dimenticate il Marx teorico, che presupponendo quell’ ideale nelle sue indagini economiche pensò, viceversa, di poterlo dedurre dalle sue stesse indagini economiche. E soprattutto non dimenticate che Marx scrisse il ‘Manifesto’ e il ‘Capitale’ a Londra, all’ ombra delle libertà inglesi. Cercate che lo stato di domani non tolga a un nuovo Marx la possibilità di sorgere””. (pag 167, dal Secondo manifesto del liberalsocialismo (1941)) Capitini e Codignola (v. 4° cop)”,”ITAD-085″
“CAPIZZI Antonio a cura, antologia scritti di TALETE ANASSIMANDRO ANASSIMENE PITAGORA PITAGORICI SENOFANE ERACLITO PARMENIDE ZENONE MELISSO EMPEDOCLE ANASSAGORA LEUCIPPO DEMOCRITO”,”I presocratici. Antologia di testi.”,”””L’opposto concorda con l’opposto, e bellissima è l’armonia dei discordi”” (Eraclito, Frammenti) (pag 29)”,”FILx-497″
“CAPO Angelo”,”Il socialismo salernitano, 1892-1926.”,”Angelo Capo, preside nei licei, ha collaborato con la cattedra di storia economica dell’Università di Salerno. Ha scritto vari saggi di storia socio-economica del Mezzogiorno.”,”MITS-004-FSD”
“CAPO Angelo”,”Il socialismo salernitano. II. 1943-1953.”,”Angelo Capo, preside nei licei, ha collaborato con la cattedra di storia economica dell’Università di Salerno. Ha scritto vari saggi di storia socio-economica del Mezzogiorno.”,”MITS-005-FSD”
“CAPOBIANCO Giuseppe”,”Riformisti e rivoluzionari a Napoli. Errico Leone e la nascita del socialismo scientifico (1898-1904).”,”CAPOBIANCO Giuseppe (1926-1994) dirigente comunista meridionale ha svolto ruoli di direzione del PCI a Napoli ed in altri centri del Centro Sud. Ha scritto varie opere sui movimenti meridionali e le lotte operaie (v. pag 4)”,”MITS-352″
“CAPOBIANCO Giuseppe”,”La costruzione del “”partito nuovo”” in una provincia del Sud. Appunti e documenti sul PCI di Caserta: 1944-1947.”,”CAPOBIANCO Giuseppe è un funzionario di partito che ha ricostruito la storia locale del PCI a Caserta.”,”PCIx-269″
“CAPOGRASSI Giuseppe”,”Le glosse di Marx a Hegel.”,”CAPOGRASSI Giuseppe (1889-1956). Questo testo fu pubblicato per la prima volta negli ‘Studi filosofico-giuridici dedicati a Giorgio Del Vecchio’ nel 1930. Esso fu nuovamente edito nelle “”Opere”” complete di Capograssi che la casa editrice Giuffré stampò nel 1959. Il saggio di Capograssi fu il primo lavoro italiano dedicato alla “”Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico””. Il testo tedesco di Marx era stato per la prima volta edito nel 1927.”,”MADS-638″
“CAPORILLI Pietro”,”Primavera 1917. Le cause e gli avvenimenti della “”Caporetto”” francese.”,”””I fatti della primavera del 1917 furono, per la Francia, i più tragici di tutta la Prima guerra mondiale, specialmente per le conseguenze di ordine morale. Scossero a tal punto la compagine dell’esercito francese che l’ex ministro Painlevé poté scrivere: “”Vi fu un giorno in cui tra Soissons e Parigi vi erano soltanto due divisioni delle quali potevamo essere completamente sicuri””. Nulla trapelò in quell’epoca, ed ancora oggi si parla poco, dei gravissimi episodi di ammutinamento di intere divisioni, di reggimenti che si rifiutavano di andare in linea marciando invece, coi loro ufficiali in testa, su Parigi per deporvi il governo e dichiarare la pace a qualunque costo”” (quarta di copertina)”,”QMIP-272″
“CAPOTE Truman”,”Altre voci altre stanze.”,”””Una casa. Un gruppo grigio di capanne negre. Una chiesa di assi non verniciate col campanile segnato dalla pioggia e tre vetrate color rubino. Un cartello: Gesù Nostro Signore sta per arriare. Siete pronti’ Un bambino negro con un cappello di paglia stringeva fra le mani un cesto di more. Dappertutto il baglioe accecante del sole. Infilarono ad un tratto una breve strada senza nome, senza pavimentazione, fiancheggiata da case a un solo piano, (…)”” (pag 15)”,”VARx-008-FV”
“CAPOZZI Gennaro”,”Venti giorni di terrore.”,”L’ A attribuisce ai nazisti i massacri avventui alle fosse di Katyn opera degli stalinisti. “”Il 28, verso le ore 14, ebbe inizio l’ Epopea Napoletana. Esporre la serie nobilissima degli innumerevoli atti eroici varrebbe solo a sminuire la grandiosità delle tre radiose giornate. Napoli disarmata da un nemico borioso, minaccioso e crudele, che tutto metteva a ferro e fuoco, in poche ore lanciò in piazza migliaia e migliaia di moschetti, bombe, dinamite ecc. I ragazzi, i giovani, i vecchi – tutti generosi come non mai – presero immediatamente il sopravvento e divennero i padroni della città. Tutte le strade furono presidiate. I tedeschi si diedero alla fugo o si asserragliarono in fortini insieme con pochi italiani rinnegati: i fascisti. L’ Unpa mise a disposizione dei patrioti tutti i propri automezzi con i quali fu possibile fare affluire munizioni, portare ordini, trasportare feriti agli ospedali, ecc. L’ alba del 29 trovò il volto della città trasformata. I Bersaglieri, i Marinai, i Carabinieri di tutte le stazioni secondarie, gli ufficiali di tutte le armi scesero in campo.”” (pag 24-25)”,”ITAR-095″
“CAPPA Alberto”,”Vilfredo Pareto. (1924)”,”Un Pareto pensatore antidemocratico e antisocialista, e ma, peò teorico o sostenitore a tutto tondo del fascismo, è quello che Alberto Cappa descrisse nel 1924, a un anno dalla morte dello studioso. Egli apprezzava in Pareto “”lo studio della psicologia umana e delle sue relazioni con i fatti sociali””. Sottolineature di GM Bravo [Comitato per le Edizioni Gobettiane Presidente Bartolo GARIGLIO Vicepresidente Mario DOGLIANI Componenti: Gian Luigi BECCARIA, Luigi Bonanate, Gian Mario BRAVO, Giovanni CONSO (+), Luciano GALLINO (+), Agostino GIOVAGNOLI, Francesco MALGERI, Claudio PAVONE (+), Cesare PIANCIOLA, Marco REVELLI, Mariuccia SALVATI, Marco SCAVINO, Carlo Augusto VIANO, Giuseppe ZACCARIA, Segreteria Gabriela CAVAGLIA’, Note storico-archivistiche Pierangelo GENTILE e Alessia PEDIO] (al 2017)”,”TEOS-012-FMB”
“CAPPELLANO Filippo DI-MARTINO Basilio”,”Un esercito forgiato nelle trincee.”,”La lezione della guerra anglo-boera, la lettura del conflitto russo-giappoonese (pag 24-29)”,”QMIP-278″
“CAPPELLANO Filippo DI-MARTINO Basilio”,”Un esercito forgiato nelle trincee. L’evoluzione tattica dell’Esercito italiano nella Grande Guerra.”,”Filippo Cappellano, Firenze 1963, è considerato uno dei maggiori storici militari italiani. Basilio Di Martino, Roma, 1957, colonnello del Corpo del Genio Aeronautico è autore di pubblicazioni sulla Grande Guerra. Il libro copre una lacuna della storiografia italiana: la conoscenza della tecnica della scienza militare, delle tattiche e degli armamenti, delle procedure d’attacco e di difesa in quel preciso momento della guerra…”,”QMIP-037-FV”
“CAPPELLANO Filippo DI-MARTINO Basilio”,”La guerra dei gas. Le armi chimiche sui fronti italiano e occidentale nella grande guerra.”,”‘Tante precauzioni e tanti sforzi per la difesa individuale e collettiva fanno intendere quanto gli aggressivi chimici furono temuti ed al tempo stesso quanto fossero diffusi. Nel 1917, e soprattutto nel 1918, l’impiego di queste sostanze era regolarmente contemplato, sia in chiave offensiva che in chiave difensiva, ed in una tale situazione non si può fare a meno di tentare una valutazione della loro efficacia, usando come parametro i dati relativi alle perdite subite dai diversi eserciti. Secondo una fonte statunitense degli anni Venti (1), gli effetti degli aggressivi chimici possono essere così sintetizzati: – Gasati in modo non letale: Germania 191.000; Francia 182.000; Gran Bretagna 181.000; Stati Uniti 71.000; Russia 419.000 – Morti: Germania 9.000; Francia 8.000; Gran Bretagna 8.100; Stati Uniti 1.500; Russia 419.000 – Percentuale di morti rispetto ai gasati in modo non letale: Germania 4.5; Francia 4.2; Gran Bretagna 4.3; Stati Uniti 2.0; Russia 11.8 Le percentuali calcolate indicano da un lato come i gas da combattimento abbiano avuto nel complesso un indice di letalità relativamente basso, dall’altra come a soffrire in misura maggiore sia stato l’esercito russo, che scontava un minor livello di preparazione. Su tutti i fronti comunque si ebbe una crescente capacità di difesa che abbatté in modo significativo il tasso di perdite. Se nell’attacco ad ondate di cloro del 22 aprile 1915 morì quasi un terzo dei colpiti, nel 1918 questa percentuale era diminuita di un ordine di grandezza, un risultato che escludeva i gas dal novero dei “”produttori di morte””. Un altro dato interessante, riportato dalla stessa fonte statunitense e ripreso da altre è relativo al rapporto tra il numero delle vittime del gas ed il numero delle vittime di altri strumenti di offesa. L’esercito della grande repubblica nordamericana contò alla fine del conflitto un totale di 258.338 tra morti e feriti (2), di questi il 30% fu dovuto agli aggressivi chimici contro il 70% causato dalle armi da fuoco. La percentuale dei gasati è piuttosto alta, costituendo un’implicita conferma dell’addestramento affrettato ed incompleto di molte unità delle AEF. Al riguardo è peraltro significativo rilevare il basso numero dei morti, su un totale di 52.842 caduti meno di 1.500 furono infatti vittime del gas, e di queste solo 200 morirono sul campo di battaglia’ (pag 330-331) [(1) Gilschrist H.L., ‘A Comparative Study of World War Casualties from Gas and Other Weapons’, Edgewood Arsenal, Chemical Warfare School, 1928; (2) Dati differenti, ma non in misura tale da modificare questo quadro, sono riportati da Heller C.E., op. cit., pp. 91-92 (224.089 feriti con 70.552 gasati dei quali 1.221 morirono)]”,”QMIP-043-FV”
“CAPPELLI Adriano VIGANÒ Marino a cura”,”Cronologia, Cronografia e Calendario perpetuo. Dal principio dell’era cristiana ai nostri giorni.”,”Tecniche e scienze della misurazione del tempo. Adriano Cappelli, l’autore del manuale, nasce l’8/6/1859 a Modena da Antonio, bibliotecario dell’Estense, e da Luigia Malagoli. Laureato in lettere all’Istituto di studi superiori di Firenze, diplomato archivista paleografo, nell’84 inizia la pratica da alunno di I classe presso l?archivio di Stato di Milano sotto la guida di Cesare Cantù, è promosso da sotto archivista di 3° classe nell’86 ad archivista di 3° classe nel 1900. Nominato direttore dell’Archivio di Stato di Parma nel 1903. Muore nella villa ex Paganini a Gaione di Vigatto (Parma) nel 1942.”,”STOU-028-FL”
“CAPPELLI Vittorio”,”Il fascismo in periferia. Il caso della Calabria.”,”Tesi Michele Bianchi vero ideatore realizzatore organizzatore della marcia su Roma e del primo fascismo (squadrismo) Vedi retro biografia (Trecc) IL LIBRO STA PER ESSERE ORDINATO PRESSO E-BAY 22.11.2021 COMPLETARE”,”ITAF-397″
“CAPPELLI Igino”,”Gli avanzi della giustizia. Diario del giudice di sorveglianza.”,”Igino Cappelli (Casalbuono Salerno 1931) in magistratura dal 1955, nel 1988 è giudice della Corte di Cassazione. Dal 1970 al 1982 è stato magistrato di sorveglianza a Napoli. Nelle sue competenze sono rientrati in particolare il carcere di Poggioreale, il penitenziario di Procida, i manicomi giudiziari di Sant’Efremo e Pozzuoli. “”Non basta già la mannaia? Ci vuol proprio la sentenza che l’accompagni?”” (Bertolt Brecht, Canzone dei tribunali) (in apertura)”,”ITAP-048-FV”
“CAPPELLI Vittorio”,”Il fascismo in periferia. Il caso della Calabria.”,”Vittorio Cappelli (Cosenza; 1947) insegna italiano, storia e filosofia nell’Istituto d’Arte di Firenze. È redattore della rivista ‘Dedalus’ e ha collaborato a ‘Meridiana’. (1992) I leaders calabresi del fascismo. Dal sindacalismo rivoluzionario ai luoghi del comando politico. Agostino Lanzillo (pag 20-23)”,”ITAF-404″
“CAPPELLI A.”,”Cronologia, Cronografia comparata e Calendario Perpetuo. Da principio dell’Èra Cristiana ai giorni nostri.”,”””Nelle minutaglie della cronologia anche i più accreditati scrittori prendono degli sbagli”” (Muratori, Annali d’Italia, a. 1557) (in apertura)”,”STOU-001-FFS”
“CAPPELLINI Antonio”,”Dizionario biografico di genovesi illustri e notabili. Cronologia dei governi di Genova ed indice alfabetico-analitico.”,”In appendice. “”Una tavola cronologica dei Governi della Repubblica ed un indice alfabetico dei principali avvenimenti, luoghi, istituti, edifizi pubblici citati, ed un indice bibliografico … servono di complemento al lavoro per i riferimenti storici””. Dalla tavola si ricava che il dominio di Francia si è verificato negli anni 1396-1410 (re Carlo VI) (14 anni) 1458-1461 (re Carlo VII) (3 anni) 1499-1507 (re Luigi XII) (8 anni) 1507-1512 (re Luigi XII) (5 anni) 1513-1513 (re Luigi XII) (1 anno) 1515-1522 (re Francesco I) (7 anni) 1527-1528 (re Francesco I) (1 anno) L’ ultimo dei Dogi fu Brignole Giacomo Maria. Durzzo Girolamo fu doge della Repubblica Ligure in forza della costituzione data da Napoleone I, dal 1802 al 1805. Il 7 gennaio 1815 Ignazio Thaon de Revel prendeva possesso della Liguria in nome di Vittorio Emanuele I. (pag 169)”,”LIGU-053″
“CAPPELLINI Stefano”,”Rose e pistole. 1977. Cronache di un anno vissuto con rabbia.”,”Stefano Cappellini (1974) catanese, laureato in lettere all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista politico ed autore. Ha collaborato con quotidiani e tv.”,”TEMx-084″
“CAPPIELLO Ida a cura”,”I giacobini. Antologia degli scritti di Marat, Robespierre e Saint-Just.”,”””La fama è un vano rumore. (…) Il bene, ecco quello che bisogna fare, a qualsiasi costo, preferendo il titolo di eroe morto a quello di vigliacco vivo”” (Saint-Just, ultimo discorso, 9 termidoro, 1794) (pag 94)”,”FRAR-369″
“CAPPUZZO Umberto BRIGNOLI Marziano ROCHAT Giorgio LURAGHI Raimondo MAZZETTI Massimo CEVA Lucio BERTINARIA Pier Luigi STRIK-LIEVERS Lorenzo”,”Il problema dell’ alto comando dell’ esercito italiano dal Risorgimento al Patto Atlantico. Atti del Convegno indetto dalla Società Solferino e S. Martino, 18 e 19 settembre 1982.”,”Scritti di CAPPUZZO Umberto BRIGNOLI Marziano ROCHAT Giorgio LURAGHI Raimondo MAZZETTI Massimo CEVA Lucio BERTINARIA Pier Luigi STRIK-LIEVERS Lorenzo “”Cadorna così diventò capo di stato maggiore solo quando Pollio morì per un infarto cardiaco e non ci fu possibilità di lasciarlo fuori. Egli fu veramente il primo capo di stato maggiore che effettivamente comandò l’ esercito italiano, perché né Cosenz, né Saletta, né Primerano, né Pollio furono mai autentici comandanti dell’ esercito anche perché si trovarono sempre ad essere capi in tempo di pace, quando effettivamente il ministro della guerra avanzava le proprie prerogative. Certo, in tempo di pace per modo di dire, perché si ebbe la guerra d’ Africa la quale creò problemi di comando, che furono però affrontati con molta cautela da Cosenz. Egli per esempio mandò a comandare la spedizione d’ Africa il generale Tancredi Saletta, suo fido collaboratore e suo successore nella carica; ma quando il primo ministro Crispi cominciò ad imporsi, allora i contrasti emersero; la nomina di Baratieri a comandare le forze armate in Africa fu un classico “”colpo di testa”” di Crispi contro i militari cosiddetti “”tradizionali”” o che Crispi chiamava tradizionalisti. Baratieri era un ex-garibaldino, anche Crispi si vantava di essere un ex-garibaldino. Tale intervento mi rammenta quanto abbia ragione il generale Cappuzzo quando sostiene nella sua relazione che se la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali, è peggio quando ci mettono le mani gli altri, poiché essa allora arrischia di finire in una burla e poi in una tragedia, come avvenne ad Adua, una battaglia che si poteva assolutamente evitare e fu fatta combattere per motivi politici da Crispi nelle peggiori condizioni””. (pag 140-141, Raimondo Luraghi, Il comando dell’ esercito dal 1882 al 1918) “”Veniamo ora alla vicenda dell’alto comando in relazione alla guerra 1915-18. Sono noti i significativi rafforzamenti della carica di capo dello Stato Maggiore dell’esercito nei confronti del ministero, apportati dai già citati decreti del 1906 e del 1908. E sono altresì conosciutissime le circostanze politiche che determinarono questo rafforzamento. (…)”” (pag 191); “”Dunque il capo di Stato Maggiore dell’esercito (nonché quello della marina) era stato completamente assimilato al comandante supremo di cui all’art. 39 del “”Servizio”” con l’obbligo altresì di dare gli ordini “”nel nome del re””. Dunque si era provveduto (…) a “”fissare le relazioni”” del vertice militare col governo (“”gli altri poteri dello stato””) come prescritto sempre dallo stesso articolo del “”Servizio””. La funzione politica e sostanzialmente governativa del capo di Stato Maggiore comandante supremo era sancita senza incertezze. L’unica cosa di cui si sarebbe potuto dubitare era l’affermazione dell’ultima parte dell’art. 41: che al comandante supremo spettasse davvero “”intieramente ed esclusivamente la responsabilità della condotta della guerra””. Che siffatta responsabilità non potesse spettare neppure in parte minima al sovrano, è di tutta evidenza. Ma che ne fossero scaricati il ministro e il Governo, che nominavano e revocavano il comandante supremo e i cui reciproci rapporti con quest’ultimo erano regolati dallo stesso decreto 26 maggio, era cosa non accettabile. E invero ‘non’ fu accettata. La responsabilità politica dei fatti militari si ripercosse anzi più prontamente sul governo che su vertice militare. Il fallimento del primo anno di operazioni, concluso dalla pericolosa flessione in Trentino, spazzerà via il governo che aveva voluto l’intervento. Mentre il fallimento delle operazioni del 1917 concluso dalla sconfitta di Caporetto farà cadere il governo Boselli provocando altresì la rimozione del capo di Stato Maggiore ed aprendo la strada al gabinetto che, proprio in relazione all’esito finale della guerra, sarà poi chiamato “”della vittoria”” (pag 195-96) (Lucio Ceva, Costituzione e funzionamento del Comando dell’esericot dal 1918 al 1943) (pag 191 e 195-196)”,”ITQM-099″
“CAPRA Carlo”,”L’età rivoluzionaria e napoleonica in Italia, 1796-1815.”,”Carlo Capra, nato a Quartu S. Elena, Cagliari, nel 1938 è stato docente di Storia moderna all’Università Statale di Milano. E’ autore del volume: ‘Giovanni Ristori, da illuminista a funzionario (1755-1830)’ (Firenze, 1968) e del saggio ampio ‘Il giornalismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica’ (nel vol. curato da V. Castronovo e N. Tranfaglia ‘La stampa italiana dal ‘500 all’800’, Laterza, 1976.”,”ITAG-003-FMB”
“CAPRA Luigi a cura; scritti di Dino CINELLI Luigi LANTINI Franco BALESTRINI Armando BARISONE Arturo CAPPELLINI Maddalena PROVANCE Al FABER e altri”,”Partigiani metropolitani.”,”Volume dedicato a: – Guido Malandra, autore di testi fondamentali per la storia della Resistenza savonese – Piero Parisotto (Alce), giovane comandante partigiano – Ilario Piombo, rappresentante della popolazione solidale Contiene in particolare: – ‘Gap e Sap a Savona’ di Maddalena Provance (pag 56-57) (si cita un brano di Arrigo Cervetto (dal volume ‘Ricerche e scritti’) sulla difficoltà di una attività militare d’offesa (Gap) in città, a Savona, a differenza di altre più grandi città) – ‘Partigiani anarchici’ di Franco Balestrini (ricordi su suo comandante Piero Parisotto (Alce) (nota biografica a piè di pagina, pag. 72) su P. Parisotto Alce, nella quale viene citato anche Arrigo Cervetto) (pag 72-73) – Con “”Alce”” nel cuore’ di Al Faber (pag 97-99) (nel testo viene citato e riportato un brano di Arrigo Cervetto (suo compagno e coetaneo) Due foto d’epoca della Casa dello Studente di Genova (pag 104 e 120″,”ITAR-390″
“CAPRARA Massimo”,”Quando le Botteghe erano Oscure. 1944 – 1969. Uomini e storie del comunismo italiano.”,”CAPRARA, militante PCI che ha trascorso due decenni come segretario personale di Palmiro TOGLIATTI, ricorda le vicende maturate intorno a Botteghe Oscure, arricchendole di rivelazioni inedite: dalla fucilazione di MUSSOLINI al recupero dell’ ‘oro di Dongo’, dai retroscena della trattativa con l’ URSS e TITO per Trieste all’ estromissione del gruppo del Manifesto. CAPRARA è stato segretario personale di TOGLIATTI a partire del 1944. Deputato per quattro legislature dal 1954, venne espulso dal PCI nel 1969 insieme al gruppo del Manifesto. Come giornalista ha lavorato per il ‘Mondo’, L’ ‘Espresso e ‘Tempo illustrato’. Tra i suoi libri: ‘I Gava’ (1975), ‘L’ anonima DC’ (1977), ‘Ritratti in rosso’ (1989), ‘L’Italia s’è desta’ (1995), ‘L’inchiostro verde di Togliatti’ (1996).”,”PCIx-031″
“CAPRARA Massimo”,”Gramsci e i suoi carcerieri. Con un saggo di Yaroslav Leontiev.”,”CAPRARA Massimo segretario per circa vent’anni di Palmiro TOGLIATTI, ha vissuto dall’ interno gli avvenimenti del PCI. Deputato per 4 legislature, dal 1954, venne radiato dal partito nel 1969, assieme al gruppo del Manifesto, di cui fu cofondatore. Giornalista professionista è stato inviato del Mondo, dell’ Espresso, di Tempo illustrato. Ha lavorato anche per la Rai. Adesso collabora a ‘Il giornale’. Ha pubblicato ‘Paesaggi e figure’ (Ares, 2000). “”Il libro (1) contiene un grossolano falso oggettivo. Secondo il suo autore, infatti, Potiomkon avrebbe chiesto la scarcerazione di Gramsci e Mussolini l’ avrebbe rifiutata. “”E’ strano che proprio in Italia, dove in passato si sono svolte tante battaglie per l’ indipendenza nazionale, languisca in prigione una personalità politica così importante, Antonio Gramsci, un combattente per la libertà, conosciuto anche fuori d’ Italia. Un uomo sposato con una russa e con due figli, Delio e Giuliano, nati in Russia””, avrebbe sostenuto Potiomkin. “”Mussolini: ma Voi siete a conoscenza, Signor Ambasciatore, di ciò che il Procuratore generale chiese al processo? Una volta provata la colpa grave di Gramsci, egli chiese che venisse condannato a venti anni di prigioni tali da annullare la sua possibilità di pensare. E il Tribunale accolse questa richiesta.”” Potiomkin avrebbe eccepito: “”So che Gramsci è gravemente ammalato””. E Mussolini avrebbe testualmente detto: “”Se questo è esatto, chiederò al Procuratore che Gramsci venga deferito nell’ ospedale della prigione””. “”Risposta improbabile”” sostiene anche Giuseppe Fiori, autore di un libro bene informato sulla biografia gramsciana. Gramsci infatti non è più in prigione a Turi. Da oltre un anno, dal 7 dicembre 1933, egli ne è uscito per essere ricoverato nella clinica per malattie nervose e generali del dottor Giuseppe Cusumano situata a Formia””. (pag 119) (1) biografo di Potiomkin che è il diplomatico Nikolaj Zhukovskij in un libro pubblicato a Mosca nel 1973, intitolato ‘Na diplomaticeskom postu’ (Nel lavoro diplomatico)”,”GRAS-064″
“CAPRARA Maurizio”,”Lavoro riservato. I cassetti segreti del Pci.”,”CAPRARA Maurizio (Napoli; 1961) ha cominciato a fare il giornalista al ‘Manifesto’ nel 1978. Dopo un periodo di collaborazione nel 1982 è stato assunto al ‘Corriere della Sera’. “”Erano Togliatti e i fratelli Secchia, Pietro e Matteo, a tenere i rapporti con l’ambasciata sovietica”” (pag 79) “”””Il Pci raccoglieva informazioni tanto politiche che militari che puttanesche e le dava ai sovietici. Era la contropartita dei finanziamenti””, aggiunge il suo compagno Giulio Seniga”” (pag 105) Notizia pervenuta al PCI di un cardinale di Roma che aveva delle amanti. La notizia finisce ai russi. (pag 106) “”Mentre il Pci si rimette lentamente dalla botta finanziaria e politica del caso Seniga, che Togliatti impiega per ridimensionare, e alla fine demolire, il potere di Secchia e dell’ala secchiana, a sua insaputa da fuori qualcosa lo aiuta. Non dall’Est, ma dal partito dello scudocrociato””. (pag 136)”,”PCIx-289″
“CAPRARA Massimo”,”L’inchiostro verde di Togliatti.”,”Massimo CAPRARA è stato dal 1944 per circa 20 anni segretario di Palmiro Togliatti e ha vissuto dallinterno tutti gli avvenimenti salienti della storia del PCI dalla fine della 2° guerra mondaiel alla metà degli anni ’60. Sindaco di Portici, deputato di Napoli per quattro legislature a partire dal 1954, C. è stato poi radiato dal Pci insieme con Rossana ROSSANDA e il gruppo del Manifesto del quale è stato uno dei fondatori. E’ poi tornato all’attività giornalistica. “”Fu lo stesso Mieli a mostrare l’impraticabilità di tutto questo ricercando scientificamente e pubblicando materiale storico-morale di qualità per combattere “”il silenzio oscurantistico su ciò che è il socialismo attuato da Stalin”” e servire con coraggio “”la verità sulla storia dell’unica e integrale sperimentazione del socialismo fin qui avutasi nel mondo””. Il suo libro intitolato “”Togliatti 1937. Come scomparvero i dirigenti comunisti europei””, pubblicato nel gennaio 1964, è stato il più salutare colpo d’ariete alla sacralità del capo comunistra. Ma nelle conversazioni napoletane di vent’anni prima, negli uffici della Borsa di una città “”senza grazia””, “”dove gli uomini vivono dannati in una feroce tristezza”” come scrisse Compagnone, e “”gli uomini e gli animi erano malati come per una febbre apocalittica”” come annotò lo stesso Ercoli-Togliatti, la verità non brillò immediatamente con il bagliore di una stessa sfolgorante. Apparve come doppiezza possibile e consentita, che solo ulteriori inquietudini ed esperienze avrebbero cosparso del sale della sconfitta””. (pag 55)”,”PCIx-290″
“CAPRARA Massimo”,”Togliatti, il Komintern e il gatto selvatico.”,”Massimo CAPRARA è stato dal 1944 per circa 20 anni segretario di Palmiro Togliatti e ha vissuto dallinterno tutti gli avvenimenti salienti della storia del PCI dalla fine della 2° guerra mondaiel alla metà degli anni ’60. Sindaco di Portici, deputato di Napoli per quattro legislature a partire dal 1954, C. è stato poi radiato dal Pci insieme con Rossana ROSSANDA e il gruppo del Manifesto del quale è stato uno dei fondatori. E’ poi tornato all’attività giornalistica. Espulso dal PCI nel 1969 dopo un doloroso processo di revisione della sua esperienza è approdato nell’area del pensiero liberal-democratico. E’ un obiettivo osservatore e studioso della storia del PCI. Amicizia di Orlov con Togliatti (lo dice nel suo ‘The Secret History of Stalin’s Crimes’) dopo la sua rottura con l’URSS. (pag 84) Nin torturato dagli stalinisti e poi eliminato. “”In giugno, Nin fu arrestato. In contemporanea, la “”Pravda”” con il suo corrispondente da Barcellona informò che “”in Catalogna, l’eliminazione dei trotzkisti e degli anarco-sindacalisti è cominciata e sarà portata a termine con la stessa energia con cui è stata condotta nell’Unione sovietica””. Vennero messi sottochiave altri noti dirigenti del POUM come Juan Andrade, Jordi Arquer, Julian Gorkin. Lo stesso Orlov, con l’assistenza di Erno Geroe, funzionario ungherese dell’NKVD, condusse con durezza l’interrogatorio di Nin. L’obiettivo era quello di strappargli una confessione di tradimento, da parte del POUM, della solidarietà con l’esercito repubblicano in nome della fedeltà alle idee di Trotsky. Nin non cedette, anche per l’inconsistenza delle accuse. Egli confermò la sua considerazione per le posizioni trotskiste, ma ne sostenne la piena compatibilità con l’azione militare antifranchista. Negò che vi fosse stata, da parte egli anarchici del suo partito, la volontà di nuocere alla Repubblica abbandonando le posizioni ad essi assegnate al fronte di Albacete, come sostenevano alcuni comandanti comunisti, a cominciare dal francese André Marty. Nin si rifiutò di firmare una qualsiasi dichiarazione. Orlov pensò allora di far circolare la notizie che egli fosse scomparso da Barcellona perché passato dalla parte di Franco. Completò il proposito decidendo la sua fine materiale, in modo che Nin non potesse smentirlo, ricomparendo in qualche luogo. Sevizie efferate non mutarono la fermezza di Nin. Secondo fonti anarchiche, egli venne crudelmente “”scorticato vivo””. Comunque, egli nn fu visto né vivo né morto. Terrorizzato, Benito Pabon, avvocato anarchico che aveva tentato invano di far luce sull’episodio della scomparsa di Nin e di altri militanti di sentimenti trotskisti, come Kurt Landau e Bob Smilie, inglese, figlio del leader dei minatori inglesi, riuscì a sfuggire nelle Filippine: lo rivelò lo storico Thomas Hugh, sin dalla prima edizione londinese della sua “”The Spanish Civil War””, alle pagine 706, 709.”” (pag 84-85)”,”PCIx-293″
“CAPRARA Massimo”,”L’attentato a Togliatti. 14 luglio 1948, il PCI tra insurrezione e programma democratico.”,”CAPRARA Massimo già segretario di Palmiro Togliatti.”,”PCIx-325″
“CAPRARA Massimo”,”Ritratti in rosso.”,”Dono di Mario Caprini Massimo Caprara è stato dal 1944, per circa vent’anni, segretario di Palmiro Togliatti, come tale ha visssuto dall’interno gli avvenimenti più salienti e ancora oggi dibattuti della storia del PCI. Sindaco di Portici, deputato di Napoli nel 1970 con il gruppo del ‘Manifesto’, del quale è stato uno dei fondatori, tornato all’attività giornalistica, Caprara è autore di vari volumi tra cui ‘I Gava’, e coautore insieme a Orazio Barrese di ‘L’anonima DC. Trent’anni di scandali da Fiumicino al Quirinale”. Ha pubblicato pure ‘L’attentato a Togliatti. Il pci tra insurrezione e programma democratico’, e ‘La fiducia’.”,”PCIx-520″
“CAPRETTINI Alessandro”,”L’Eurocasta italiana. Assenteisti, inefficienti, trasformisti, inaffidabili, eppure sono i più pagati di tutti. Ecco perché l’Europa non si fida dei nostri politici.”,”Alessandro Caprettini ha lavorato al ‘Mondo’, ‘Panorama’, ‘La Nazione’, ‘Il Giorno’, ‘Il giornale’.”,”EURx-347″
“CAPRIO Gerard HANSON James A. LITAN Robert E., a cura”,”Financial Crises. Lessons from the Past, Preparation for the Future.”,”””The assumption is that the higher the inflation rate, the higher the risk that capital inflows complicate the task of monetary policy. Topping the (inflation) list are Colombia and the Philippines, followed in turn by Argentina, China, and Malaysia. The table also provides two measures of the costs of steriling reserve inflows put together by the World Bank in a recent ‘Global Development Finance’ report.”” (pag 199)”,”ECOI-229″
“CAPROTTI Bernardo”,”Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani.”,”CAPROTTI Bernardo è l’ imprenditore proprietario di Esselunga. La vicenda di Modena. “”Intanto, il 17 novembre dell’ormai trascorso 1989, il Consiglio d’Amministrazione di Coop Estense aveva dato mandato al presidente Zucchelli di partecipare alla gara ottemperando a tutti gli adempimenti relativi. Ormai i giochi sono fatti, conviene forse lasciar passare un po’ di acqua sotto i ponti e sarà soltanto il 23 dicembre 1992 (a Natale tutto tace!) che il Comune di Modena venderà a Coop Estense per 10 miliardi di lire (5 milioni di euro) il suo terreno di 78.000 metri sui quali verranno edificati 31.000 metri dei 46.000 di superficie totale del centro commerciale (68%). Di questi 28.000 metri, pari alle 28 esselunghe predette, saranno area di vendita. Infine, dopo un mese, il 25 gennaio 1993, Secu vende a Coop Estense il terreno di 192.000 metri quadrati, acquistato per quattro lire dalla signora Liliana Segre. Non è rilevante il fatto che, anni dopo, Secu venga fusa in una società, la Tiziano Srl, se non per il fatto che Zucchelli di quest’ultima è amministratore. A questo punto, tutta l’orchestrazione, tutto il concerto mi sono sembrati chiari, salvo il prezzo del terreno ceduto dal Comune ai cooperatori, che mi è sembrato esiguo. Pur con la copertura di un valutatore americano, 5 milioni di euro per un terreno di otto ettari con tutta quella edificabilità commerciale sono una cosa mai vista. Sapeva il valutatore americano che il terreno era “”commerciale””? O pensava di trovarsi nelle praterie del Midwest, coi bisonti? Ma, mi sono detto, affari loro. Se i cittadini di Modena sono contenti…”” (pag 83-84)”,”ITAE-204″
“CAPUANI Gian Maria”,”La politica per il pieno impiego.”,”Le ragioni dello squilibrio fondamentale dell’economia inglese (pag 11) “”Dal 1960 in poi il deficit della bilancia dei pagamenti inglese ha assunto proporzioni tali da far caratterizzare l’economia britannica come dominata da uno «squilibrio fondamentale» e tre anni di austerity, con le misure prese per tentare di impedire l’eccessiva espansione dei redditi salariali, nonché le misure adottate dal governo laborista per contenere le importazioni e sviluppare le esportazioni, si sono rivelate assolutamente insufficienti. Nel 1967 (malgrado un certo miglioramento del disavanzo nel mese di dicembre) la bilancia commerciale inglese ha segnato un deficit di circa 565 milioni di sterline. Le ragioni di questo squilibrio fondamentale dell’economia inglese sono state da alcuni ricondotte al fatto che per troppo tempo la Gran Bretagna ha agito politicamente, militarmente, economicamente e finanziariamente come una grande potenza, mentre non lo era più. Attenendoci soltanto agli aspetti più strettamente economici del problema, i fattori che hanno portato alla situazione strutturalmente deficitari della bilancia dei pagamenti inglese sono: la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di mote materie prime, il declino continuo ed inesorabile del carbone come fonte di energia, la ridotta produttività e l’alto livello dei costi che nuocciono alla competitività dei prodotti inglesi, il peso enorme sulla bilancia dei pagamenti del mantenimento di forze armate in vaste aree dello scacchiere internazionale, nonché, per ultimo, il problema della chiusura del Canale di Suez. Di fronte a questa situazione «strutturale» della Gran Bretagna, numerosi esperti, tecnici ed uomini politici – compresi gli italiani – hanno avversato la svalutazione della sterlina come una manovra speculativa, piuttosto che uno dei provvedimenti radicali per la soluzione dei problemi inglesi, con il risultato che la crisi monetaria britannica è giunta, malgrado e dopo tre anni di austerity, ad un punto tale di gravità da rendere molto incerto l’esito del solo provvedimento di svalutazione. I successivi provvedimenti del governo Wilson, circa la riduzione della spesa pubblica di 300 milioni di sterline nel 1968-69 e di 416 milioni di sterline nel 1969-70, con la storica decisione della limitazione geografica della presenza militare britannica fuori dei confini del Paese, fanno parte di una nuova politica che tende appunto a garantire l’incisività e l’efficacia delle scelte inglesi verso l’equilibrio della bilancia dei pagamenti”” (pag 11-12)”,”ECOS-020″
“CAPUANO Carlo”,”La stampa cattolica in Italia.”,”””Il vero gioiello di tutta l’ opera editoriale della Pia Società di San Paolo doveva risultare ua pubblicazione che vide la luce il giorno di Natale del 1931, contava dodici pagine, niente colore e costava 20 centesimi. Si chiavama “”Famiglia Cristiana”” e aveva per sottotitolo “”settimanale per le donne e le figlie”” per meglio indicare il tipo di lettore a cui era diretta. La prima tiratura fu di 12.000 copie. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quei foglietti insipidi e trasandati avrebbero scomodato in seguito i massimi esperti del settore per sviscerare le ragioni di tanto successo. L’ affermazione è stata lenta e graduale: 27.000 copie nel ’37, (…) 30.000 copie alla ripresa e già 300.000 nel ’53. Non era ancora sufficiente per attirare l’ attenzione del mondo giornalistico, che sentì risvegliare la propria curiosità solo verso il 1960 quando, dopo una verifica, si venne a sapere che la rivista tirava più di un milione di copie.”” (pag 59)”,”EDIx-059″
“CAPURSO Marcello”,”Potere e classi nella Francia della Restaurazione. La polemica antiborghese degli scrittori legittimisti.”,”La polemica antiborghese nella Francia della restaurazione degli scrittori legittimisti: Bonald (tradizione), La-Mennais (filosofia e religione), Montlosier e Chateaubriand (polemica aristocratico-liberale), la borghesia secondo Sieyès”,”FRAD-122″
“CAPUZZO Paolo PONS Silvio a cura; saggi di Leonardo RAPONE Bruno SETTIS David BIDUSSA Paolo CAPUZZO Alessio GAGLIARDI Maria Luisa RIGHI Francesco GIASI Andrea BORELLI Silvio PONS”,”Gramsci nel movimento comunista internazionale.”,”Paolo Capuzzo insegna Storia contemporanea e World History all’Università di Bologna, dove dirige il Dipartimento di Storia, culture e civiltà. Ha pubblicato tra l’altro ‘Studi gramsciani nel mondo. Gli studi culturali’ e ‘Il Pci di fronte alla sua storia’ (Viella, 2019). Silvio Pons insegna Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. E’ presidente della Fondazione Gramsci. a pubblicato tra l’altro ‘La rivoluzione globale. Storia del comunismo internazionale, 1917-1991’ (Einaudi 2012). A colloquio con Lenin (pag 143-147) “”Il 14 ottobre 1922 Gramsci incontrò Lenin. Lo scarno resoconto riporta che i due parlarono della situazione del Mezzogiorno, del rafforzamento del fascismo, dello stato del Partito socialista italiano e delle possibilità di fusione con il PCd’I. Il colloquio durò circa due ore (45) – eccezionalmente lungo considerando le precarie condizioni di salute di Lenin, che, in quel periodo, ricevette pochissimi dirigenti comunisti stranieri (46). L’incontro rimase riservato e Gramsci non ne farà mai menzione (47); solo Camilla Ravera, molti anni dopo, ne diede testimonianza a Giuliano Gramsci: [Gramsci] mi disse dell’attenzione con cui Lenin lo aveva ascoltato: “”Lenin – mi diceva Gramsci – conosce le cose nostre assai più di quanto spponiamo””. (…) Lenin aveva giudicato il modo con cui si era conclusa la scissione di Livorno “”un successo della reazione capitalista””: e non aveva mai rinunciato alla conquista di Serrati e dei socialisti sinceramente legati all’IC (48). La definizione di Livorno come «il più grande trionfo della reazione» la troviamo in un appunto di Gramsci titolato ‘Scissioni e fusioni’, scritto in quei mesi (49). Il 1° novembre Lenin incontrò Bombacci e Graziadei (della destra del partito) e solo il 15 novembre la delegazione ufficiale capeggiata da Bordiga. Era chiara l’intenzione dell’IC di trovare un dirigente che potesse sostituire Bordiga. Negli stessi giorni Mátyás Rákosi, dell’Esecutivo dell’IC, inviava a Trotsky, che avrebbe fatto parte della Commissione italiana, una nota su Tasca e Gramsci. Su quest’ultimo scriveva: “”E’ uno dei compagni italiani più eruditi e in alcune questioni è molto più vicino a noi che a Bordiga. La sua presa di posizione nelle questioni italiane è di importanza quasi determinante per la delegazione italiana (50)”” (pag 143-147)”,”GRAS-153″
“CARABBA Manin”,”Un ventennio di programmazione, 1954-1974.”,”CARABBA Manin è nato a Siena nel 1937 ed è libero docente di diritto amministrativo. Dal 1971 al 1977è stato direttore dell’ ISPE, dopo essere stato esperto dell’ Ufficio del programma. Ha svolto poi attività come Consigliere della Corte dei conti. Ha pubblicato varie opere. L’ “”eresia tecnocratica””. “”La creazione di un’ amministrazione funzionale della programmazione presso il presidente del Consiglio, come organo collegato al Consiglio dei ministri, avrebe ribaltato questa tendenza. Ma contro questa inversione di indirizzo si schierarono tutte le forze in campo: il tesoro, che vedeva minacciata la propria supremazia di effettivo centro di coordinamento e di indirizzo dell’ intera amministrazione; i sindacati del pubblico impiego, che nell’ ambito della commissione Saraceno e di quella Medici per la riforma della pubblica amministrazione temeva l’ ingresso in campo di una “”tecnocrazia”” efficiente di nuovo tipo; le stesse forze politiche della sinistra, tese a proclamare un “”primato della politica”” che appariva minacciato dal possibile dominio di una nascente “”tecnocrazia””; infine, e più concretamente, la Democrazia cristiana, il cui legame con l’ alta burocrazia ministeriale costruito in un quindicennio di potere non tollerava innovazioni che apparivano estranee alla logica dei “”grandi corpi”” amministrativi come la Ragioneria generale dello Stato e le maggiori amministrazioni centrali di spesa””. (pag 94)”,”ITAE-168″
“CARABBA Manin”,”Spesa pubblica e iniziativa imprenditoriale. Le erogazioni pecunarie dello Stato a favore dell’attività economica.”,”Manin Carabba è nato a Siena nel 1937, e si è laureato i giurisprudenza all’Università di Firenze nel 1959. Nel 1964 è stato chiamato a far parte della Segreteria Tecnica del Ministero del Bilancio. Attualmente è responsabile del Servizio Problemi istituzionali dell’Ufficio del programma presso il Ministero del Bilancio e della Programmazione economica.”,”ITAE-137-FL”
“CARACCHI Pinuccia a cura”,”Racconti hindi del Novecento.”,”Pinuccia Caracchi è docente di Lingua e letteratura hindi presso la Facoltà di Lingue e Letterature moderne dell’Università di Torino. Stefano Piano è docente di Indologia persso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Torino.”,”INDx-018-FC”
“CARACCIOLO Alberto”,”La civiltà europea nella storia mondiale. L’età della borghesia e delle rivoluzioni: XVIII-XIX secolo.”,”Le fondamenta del dominio borghese nella società civile: il Settecento; I conflitti tra le potenze fino alla pace di Aquisgrana del 1748; illuminismo e riforme: uomo nuovo e Stato diverso; La cultura del Settecento; Un mondo ‘eurocentrico’, esaurimento dell’ Ancien Regime; La rivoluzione americana; Gli anni della rivoluzione francese; L’età napoleonica e l’esportazione rivoluzionaria; Rivoluzioni nazionali e liberali in Europa; Il 1830 e i suoi esiti politici e civili; apogeo della borghesia; Europeizzazione del resto del mondo; Vita intellettuale; Espansione del liberalismo crescita del movimento operaio; Unificazione italiana; Guerra franco-prussiana.”,”EURx-025″
“CARACCIOLO Alberto VILLANI Pasquale a cura”,”Quaderni storici. Europa dell’ imperialismo. Crescita e contraddizioni tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.”,”Saggi di G. MANACORDA (su storiografia contemporanea), (incontro di studi) saggi di Stuart J. WOOLF, Bernard CAZES, Valerio CASTRONOVO, Pasquale VILLANI (Note sul concetto e la storia di ‘imperialismo’), Umberto CERRONI, Ernesto GALLI DELLA LOGGIA (analisi marxista e storiografia imperialismo), Piero BARUCCI, (Elementi di un dibattito) P. CIOCCA, E. GALLI DELLA LOGGIA, R. FAUCCI (Classi sociali e ideologie), Guido VERUCCI, Alberto ASOR-ROSA, (Elementi di un dibattito) ASOR ROSA, T. DE-MAURO, GALLI DELLA LOGGIA, S.J. WOOLF, E. GRENDI, F. MARENCO (La storia degli Stati: aree politiche, istituzioni, apparati), Ennio DI NOLFO, Angelo ARA, Nicola TRANFAGLIA, Sabino CASSESE.”,”EURx-065″
“CARACCIOLO Lucio KORINMAN Michel Direttori; saggi di Roberto MOROZZO DELLA ROCCA Jean TOSCHI MARAZZANI VISCONTI Andrea NATIVI Andrea CORTI Johan PELEMAN Nicolò CARNIMEO Francesco STRAZZARI Alfonso DESIDERIO Emmanuela C. DEL-RE e Franz GUSTINCICH Eduard LUTTWAK Joseph MONTVILLE Michael PALASCHAK Giulietto CHIESA Roberto MENOTTI”,”Kosovo. L’Italia in guerra. Quaderni speciali di”,”Saggi di Roberto MOROZZO DELLA ROCCA, Jean TOSCHI MARAZZANI VISCONTI, Andrea NATIVI, Andrea CORTI, Johan PELEMAN, Nicolò CARNIMEO, Francesco STRAZZARI, Alfonso DESIDERIO, Emmanuela C. DEL-RE e Franz GUSTINCICH, Eduard LUTTWAK Joseph MONTVILLE Michael PALASCHAK, Giulietto CHIESA, Roberto MENOTTI”,”EURC-020″
“CARACCIOLO Ettore”,”L’intelligenza e la sua misura. Dal quoziente intellettuale all’analisi fattoriale.”,”CARACCIOLO Ettore laureato in medicina e chirurgia ha conseguito la libera docenza in psicologia generale. Burt propone 4 fattori, Thurstone almeno 7 fattori, Guilford 120 fattori! (pag 100-103) Vocabolario, Analogie, Forme, Classificazione”,”SCIx-319″
“CARACCIOLO Alberto a cura; saggi di Luigi SPAVENTA Alexander GERSCHENKRON Rosario ROMEO Luigi DAL PANE Sergio FENOALTEA Luciano CAFAGNA Richard S. ECKAUS Dario TOSI Renato ZANGHERI”,”La formazione dell’Italia industriale.”,”””A che cosa si riduce l”accumulazione originaria del capitale’, cioè la sua genesi storica? – si domanda Marx (Il Capitale, 1952, I, 3, pp. 221-22) -. In quanto non è trasformazione immediata di schiavi e di servi della gleba in operai salariati, cioè ‘semplice cambiamento di forma’, l’accumulazione originaria del capitale significa soltanto l”espropriazione dei produttori immediati’, cioè la ‘dissoluzione della proprietà privata fondata sul lavoro personale’. La proprietà privata, come antitesi alla proprietà sociale, collettiva, esiste soltanto là dove i mezzi di lavoro e le condizioni esterne del lavoro appartengono ai privati. Ma, a seconda che questi privati sono i lavoratori o i non lavoratori, anche la proprietà privata assume carattere differente.”” (pag 87) [Rosario Romeo, citato nel saggio di Luigi Dal Pane ‘Alcuni studi recenti e la teoria di Marx’] [in Alberto Caracciolo, a cura, La formazione dell’Italia industriale, 1969]”,”ITAE-267″
“CARACCIOLO Alberto PACI Renzo VIGEZZI Brunello MELOGRANI Piero DE-ROSA Gabriele ARFÈ Gaetano VALIANI Leo DE-FELICE Renzo”,”Il trauma dell’intervento: 1914/1919.”,”””Altrettanto preoccupanti erano le agitazioni operaie in Liguria e particolarmente a Genova, dove, dopo lo sciopero del gennaio alla Ansaldo, gli iscritti alla Federazione Italiana Operai Metallurgici erano passati in pochi mesi da 50 a 1000. Dal 22 al 26 agosto del 1917 si aveva a Torino un vero e proprio moto insurrezionale”” (pag 54) (Renzo Paci) “”Nel maggio 1916 gli austriaci iniziarono la ‘Strafexpedition’. La nostra sconfitta nel Trentino fu la più grave subita prima di Caporetto e determinò la più acuta crisi nei rapporti tra il comando ed il governo Salandra. Sotto l’incalzare degli eventi, Salandra chiese a Cadorna un convegno al quale avrebbero dovuto partecipare anche quattro ministri e i quattro generali comandanti le armate. Cadorna rifiutò. Disse che finché aveva l’onore di godere la fiducia del re e del governo la responsabilità delle operazioni sarebbe stata soltanto sua, che non avrebbe pertanto ammesso alcuna inframmettenza né avrebbe mai accettato l’istituzione di un consiglio di guerra. Il governo non ebbe il coraggio di insistere ed inviò subito il ministro della guerra, Morrone, affinché placasse il generalissimo e gli spiegasse che – per carità – nessuno s’azzardava a proporre un consiglio di guerra; si volevano soltanto ricevere delle informazioni, nulla più”” (pag 139) (Piero Melograni)”,”ITQM-110″
“CARACCIOLO Alberto SCALIA Gianni a cura; saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI”,”La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci.”,”Saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI Il volume contiene il saggio “”Serrati, Bordiga e la polemica gramsciana contro il “”blanquismo”” o settarismo di partito”” di Alberto Caracciolo (pag 93-114) Critica di Alberto Caracciolo a Mauro Scoccimarro (pag 109) “”Mentre i dirigenti più rozzi, come Mauro Scoccimarro, si dedicavano a propagandare le indicazioni dell’Internazionale per la “”bolscevizzazione”” del Partito comunista, fu Gramsci personalmente a sottolineare più degli altri i problemi della unificazione della massa partendo dai luoghi di lavoro”” Scontro Gramsci-Bordiga (1925) (pag 110) Antonio Labriola-Gramsci (pag 168-169) “”E così, pur respingendo la filosofia, erano nate le lettere al Sorel; lettere che il Labriola aveva scritto non tanto per ricavare, appunto, un fondamento filosofico dal materialismo storico, quanto per chiarirne il senso antimetafisico contro le pretese della cultura idealistica e positivistica; salvo poi respingere la filosofia, come s’è detto, qualora questa non venga a costituirsi nel binomio di teoria e pratica, cioè come coscienza storico-politica. La posizione labriolana delle lettere al Sorel presenta un sorprendente parallelo rispetto a quelle che sono state chiamate le tre fonti della filosofia della prassi (13), nel pensiero gramsciano. Infatti, mentre il Labriola concepiva il materialismo storico in un “”triplice aspetto””, di “”tendenza filosofica nella veduta generale della vita e del mondo, di critica dell’economia… e di interpretazione della politica”” (14), Gramsci adombrando la concezione labriolana, formulava, precisando, le tre fonti della filosofia della prassi: “”filosofia classica tedesca… economia classica inglese, … letteratura e pratica politica francese”” (15), con in più la finezza che lo portava a distinguere la filosofia della prassi come “”sintesi nuova”” operata su questi tre movimenti, più che elaborazione dovuta a questi tre movimenti stessi; con ciò significando la preoccupazione di affermare l’originalità e l’integrità del marxismo. Continuava il Labriola: “”Questi aspetti che qui enumero astrattamente, come accade sempre per comodo di analisi, faceano uno “”nel pensiero di Marx e di Engels””; quell”uno’ che, poi, si chiariva come reale, anzi, come la realtà stessa, e che nei suoi correlati filosofici veniva ad essere formulato nel concetto di dialettica, o, come Labriola preferiva, di concezione genetica, “”di certo… più comprensiva, perché abbraccia così il contenuto reale della cose che divengono, come la virtuosità logico-formale di intenderle per divenienti”” (17). In tal modo la dialettica veniva a risultare non legge a priori (18), non legge di tendenza o “”circoscritta generalizzazione”” (19), bensì più esattamente “”un ritmo del pensiero che corrisponde a un ritmo della realtà che diviene”” (20), cioè “”condizione…dello stesso concetto concreto della realtà, che non è di entità fisse, ma di processi”” (21)”” saggio di Alfeo Bertondini, ‘Gramsci e Labriola ‘La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci’, Milano, 1959, a cura di Alberto Caracciolo e Gianni Scalia] [(13) N. Matteucci, ‘Antonio Gramsci e la filosofia della prassi’, Milano; 1951, pp. 13-27; (14) ‘Discorrendo’, p. 19, ma anche p. 73 e p. 89; (15) MS, p. 90; (16) ‘Discorrendo’, p 19; (17) ‘Lettere a Engels’, p. 147; L. Dal Pane, ‘Antonio Labriola’, cit., p. 261; (18) G. Gentile, ‘La filosofia di Marx’, Pisa, 1899, pp. 91-93; (19) B. Croce, ‘Mat. storico ed econom. marxistica’, Bari, 1951, p. 86; (20) L. Dal Pane, op. cit., p. 370; (21) R. Mondolfo, ‘Il mat. stor. di F. Engels’, Firenze, 1952, p. 59] Concetto di imperialismo in Labriola (pag 166-167)”,”GRAS-122″
“CARACCIOLO Alberto”,”Studi heideggeriani.”,”””Come nella poesia di Leoparti, così nel pensiero di Heidegger quale si configura nella sua opera fondamentale, ‘Sein und Zeit’ (1927) , il ‘nihil’ che si profila all’orizzonte dell’uomo, dopo che ne è scomparso Dio, oscilla tra il niente oggettivisticvo (‘das nichtige Nichts’) e il Nulla religioso (‘das nichtende Nichts’). E’ in fondo questa bipolarità intrinseca all’esperienza conseguente alla “”morte di Dio””, questa bipolarità che è nelle “”cose stesse””, che chiarisce le oscillazioni effettivamente presenti nel libro, che rende intelligibili i problemi caratteristici dell’esegesi del primo Heidegger, che permette di sceverare, tra questi, i problemi o mal posti o secondari da quelli autentici ed essenziali”” (pag 212)”,”FILx-543″
“CARACCIOLO Alberto SCALIA Gianni a cura; saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI”,”La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci.”,”Saggi di Carlo CICERCHIA Ezio AVIDGOR Alberto CARACCIOLO Giuseppe TAMBURRANO Mario TRONTI Alfeo BERTONDINI Emilio AGAZZI Roberto GUIDUCCI Luigi ROSIELLO Gianni SCALIA Armanda GUIDUCCI Contiene il saggio di Emilio Agazzi ‘Filosofia della prassi e filosofia dello spirito’. La critica gramsciana alla filosofia dello spirito (critica di Croce, ideologia crociana)”,”GRAS-026-FF”
“CARACCIOLO Alberto”,”L’età della borghesia e delle rivoluzioni: XVIII-XIX secolo.”,”Le fondamenta del dominio borghese nella società civile: il Settecento; I conflitti tra le potenze fino alla pace di Aquisgrana del 1748; illuminismo e riforme: uomo nuovo e Stato diverso; La cultura del Settecento; Un mondo ‘eurocentrico’, esaurimento dell’ Ancien Regime; La rivoluzione americana; Gli anni della rivoluzione francese; L’età napoleonica e l’esportazione rivoluzionaria; Rivoluzioni nazionali e liberali in Europa; Il 1830 e i suoi esiti politici e civili; apogeo della borghesia; Europeizzazione del resto del mondo; Vita intellettuale; Espansione del liberalismo crescita del movimento operaio; Unificazione italiana; Guerra franco-prussiana. Le tavole cronologice sono state realizzate da Roberto Viarisio Messa a punto redazionale di Carla Carloni Alberto Caracciolo è professore di Storia moderna nell’Università di Perugia, dopo aver insegnato per anni storia economica (1979). E’ autore di numerosi volumi e condirettore della rivista ‘Quaderni storici’. “”Il congresso di Vienna è considerato spesso come spartiacque tra due grandi periodi storici. Certo esso è un comodo punto di riferimento, disegna un netto quadro geopolitico, che sarà per vari decenni a base dei rapporti internazionali. Tuttavia esso è soprattutto un suggello esterno, a livello di governanti, di una situazione che dalla rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione francese in poi sarà segnata piuttosto dal movimento, dal cambiamento via via più rapido delle principali strutture sociali ed economiche, di tutti i valori intellettuali e tutte le proposte istituzionali, nel senso di un approfondimento del loro segno borghese e liberale in Europa e in America, coloniale e dominatore di altre civiltà fuori d’Europa”” (pag 162)”,”EURx-025-FF”
“CARACCIOLO Alberto a cura di Cosma Onorio GELSOMINO”,”La Banca d’Italia tra l’autarchia e la guerra, 1936-1945.”,”””Anche la “”divisione del lavoro”” tra banche e mercato finanziario introdotta dalla riforma del 1936 è interpretata in una luce analoga: il credito bancario, che si associa in parte alla creazione di surrogati della moneta, non deve essere utilizzato per il finanziamento di investimenti durevoli, perché lo squilibrio che altrimenti si determinerebbe tra creazione di potere d’acquisto e afflusso di beni sul mercato darebbe luogo a inflazione (11)”” (pag 110) (appendice a cura di Cosma Onorio Gelsomino)”,”ITAE-037-FP”
“CARAFOLI Domizia BOCCHINI PADIGLIONE Gustavo”,”Aldo Finzi. Il fascista ucciso alla Fosse ardeatine.”,”CARAFOLI Domizia BOCCHINI PADIGLIONE Gustavo”,”ITAF-307″
“CARAMELLA Santino”,”Le scuole di Lenin. Note sulla riforma scolastica e la rivoluzione culturale in Russia.”,”Libro dedicato a Gisueppe LOMBARDO-RADICE”,”RIRO-362″
“CARANDE Ramon”,”Estudios de historia de Espana.”,”CARANDE Ramon è un cattedratico dell’ Università di Siviglia, massima autorità nel campo della storia economica.”,”SPAx-045″
“CARANDE Ramón, a cura di Giovanni MUTO”,”Carlo V e i suoi banchieri.”,”Ramón Carande nasce a Palencia nel 1887. Si laurea in diritto all’Università di Madrid nel 1910; tra il 1911 e il 1914 compie studi di economia a Monaco, Berlino, Vienna e Londra; nel 1915 diventa professore di Economia Politica e Scienza delle Finanze all’Università di Murcia; nel 1918 passa all’Università di Siviglia dove resta fino al 1957, anno del suo ritiro in pensine. Fra le sue opere ricordiamo ‘Sevilla, fortaleza y mercado’ (1924). “”Non fu possibile in quegli anni contrapporre a queste uscite (debiti connessi all’elezione imperiale, spese della corte, spese militari ecc., ndr) le entrate concomitanti di Castiglia: lo impedivano le contese delle comunità. Nonostante i memorabili avvertimenti delle cortes di Santiago-La Coruña, l’imperatore non avrebbe potuto immaginare, nel momento in cui si apprestava a partire, la gravità della ribellione covata, e quasi sul punto di esplodere, che avrebbe turbato la vita del regno e, in particolare (ciò che qui ci riguarda), l’ordine dell’amministrazione e il corso della riscossione delle rendite reali. Carlo V, al suo ritorno, trova estinte le casse della tesoreria, proprio nel momento in cui i creditori, non soddisfatti dal 1520, reclamavano il loro denaro, fuori e dentro il paese, e proprio quando era necessario reclutare ed equipaggiare eserciti in Navarra e Guipúzcoa, occupate dal sovrano sconfitto nell’elezione imperiale, e riunire altre truppe perché a Genova e nel Milanesato rispondessero agli attacchi dello stesso contendente. Quel nodo si presenta, attraverso diverse caratteristiche, con tre gruppi di ‘asientos’ (accordi commerciali e finanziari, ndr), chiamati a coprire: a) i debiti dell’elezione e loro annessi; b) le spese della guerra in Navarra e Guipúzcoa, e c) l’inaugurazione delle campagne d’Italia da parte di Carlo V”” [Ramón Carande, ‘Carlo V e i suoi banchieri’, Marietti, Genova, 1987] [Ramón Carande nasce a Palencia nel 1887. Si laurea in diritto all’Università di Madrid nel 1910; tra il 1911 e il 1914 compie studi di economia a Monaco, Berlino, Vienna e Londra; nel 1915 diventa professore di Economia Politica e Scienza delle Finanze all’Università di Murcia; nel 1918 passa all’Università di Siviglia dove resta fino al 1957, anno del suo ritiro in pensione. Fra le sue opere ricordiamo ‘Sevilla, fortaleza y mercado’ (1924)] ‘Carlo V, noto anche come Carlo I di Spagna, è stato un importante sovrano nell’Europa del XVI secolo. Nato il 24 febbraio 1500, Carlo V era il figlio di Filippo I di Castiglia e di Giovanna di Castiglia, noti anche come i Re Cattolici. Durante il suo regno, Carlo V ha governato un vasto impero che comprendeva gran parte dell’Europa, oltre ad alcune colonie e possedimenti in Africa, Asia e Americhe. La vita di Carlo V iniziò a Gand, nelle Fiandre, dove ricevette un’educazione improntata alla cultura umanistica. Alla morte di suo nonno, Ferdinando II d’Aragona, nel 1516, Carlo V divenne l’erede dei vasti territori degli Asburgo, tra cui la Spagna e il Sacro Romano Impero. Durante la sua giovinezza, Carlo V si trovò a dover affrontare varie sfide politiche e militari, inclusa la rivalità con il re di Francia Francesco I e la lotta contro i turchi ottomani che minacciavano l’Europa. Nel 1519, Carlo V fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Durante il suo regno, cercò di mantenere l’unione tra i vari territori che governava, nonostante le tensioni politiche e religiose dell’epoca. Affrontò rivolte in diverse parti del suo impero, come la protestante Riforma guidata da Martin Lutero. La rivalità con il re di Francia Francesco I culminò nelle guerre d’Italia e nelle guerre di religione. Inoltre, dovette fronteggiare l’espansione ottomana nei territori dell’Europa orientale. Nonostante le difficoltà, Carlo V riuscì a mantenere stabilità e controllo sui suoi domini. Nel 1556, a causa dei crescenti problemi di salute e delle difficoltà nel governare, Carlo V decise di abdicare formalmente al trono. Divise i suoi territori tra suo figlio Filippo II di Spagna e suo fratello Ferdinando. Dopo l’abdicazione, Carlo V si ritirò in un monastero, dedicando il resto dei suoi anni alla vita religiosa e alla riflessione. Morì il 21 settembre 1558 nel monastero di Yuste, in Spagna. Carlo V è ricordato come uno dei più importanti sovrani europei del XVI secolo. Durante il suo regno, l’impero degli Asburgo raggiunse il suo culmine, e Carlo V contribuì a diffondere la cultura umanistica in Europa. Inoltre, i suoi sforzi per mantenere l’unità dei territori sotto il suo controllo hanno avuto un impatto duraturo sulla storia europea1. Gli asientos durante il regno di Carlo V di Spagna erano accordi commerciali e finanziari che coinvolgevano principalmente la Spagna e le colonie americane. Questi accordi riguardavano vari aspetti, tra cui il commercio, l’estrazione di risorse e la gestione delle colonie. Ecco alcuni punti chiave riguardanti gli asientos durante il periodo di Carlo V: Commercio e risorse: Gli asientos erano contratti che concedevano a determinate aziende o individui il diritto di commerciare con le colonie spagnole. Ad esempio, gli asientos potevano riguardare il commercio di prodotti come lo zucchero, il tabacco, i metalli preziosi e gli schiavi. Monopolio: Spesso gli asientos venivano concessi in forma di monopolio, il che significava che solo l’azienda o l’individuo specifico aveva il diritto di commerciare con le colonie per un determinato periodo di tempo. Rischi e profitti: Gli asientos erano rischiosi, poiché richiedevano investimenti finanziari considerevoli per avviare operazioni commerciali nelle colonie. Tuttavia, se avessero avuto successo, gli investitori avrebbero ottenuto profitti significativi. Durata e rinnovo: Gli asientos avevano scadenze specifiche e potevano essere rinnovati o revocati a seconda delle circostanze. Alcuni asientos duravano solo pochi anni, mentre altri potevano estendersi per decenni. Importanza economica: Gli asientos erano cruciali per l’economia spagnola e per lo sviluppo delle colonie. Attraverso questi accordi, la Spagna cercava di massimizzare i profitti derivanti dalle risorse delle Americhe. In sintesi, gli asientos durante il regno di Carlo V rappresentavano un elemento chiave nella gestione delle colonie spagnole e nel commercio transatlantico. Tuttavia, la loro complessità e le sfide legate alla gestione delle colonie spesso portavano a controversie e discussioni tra le parti coinvolte. (f. copil.)”,”SPAx-001-FAP”
“CARANDINI Guido”,”Lavoro e capitale nella teoria di Marx.”,”CARANDINI, nato a Roma nel 1929, si è dedicato a studi di storia, economia e sociologia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo uno studio su ‘Il ruolo delle classi sociali nella rivoluzione inglese’ e ‘La struttura economica della società nelle opere di Marx’ (1974).”,”MADS-153″
“CARANDINI Guido a cura”,”Stato e teorie marxiste.”,”Saggi di Lelio BASSO Danilo ZOLO Laura AMMANNATI Biagio DE-GIOVANNI Oskar NEGT Riccardo GUASTINI Miriam CAMPANELLA Giacomo MARRAMAO Aleksandr SOBOLEV Marek WALDENBERG Tadeusz KOWALIK Karl-Heinz RÖDER Marx su tempi presa potere socialista (pag 23) Grossmann (pag 186) Gli effetti del progresso tecnico. “”Prima di iniziare l’esame degli effetti del progresso tecnico, occorre un chiarimento. Le invenzioni manifestano i propri effetti attraverso una trasposizione delle curve di produttività dei fattori di produzione. Come abbiamo chiarito, queste sono curve statiche, e quindi valide solo nell’ambito di un singolo periodo. Quando si discute degli effetti delle innovazioni, la discussione è quindi necessariamente limitata ad un singolo periodo; si assume come data la produttività di ogni fattore, determinata dall’ammontare dell’accumulazione corrente e passata, e si osserva quale sia l’effetto di una innovazione sulla produttività dei vari fattori. (…) E’ errato quindi sostenere che se il progresso tecnico è, come si suol dire, orientato nel senso ed es. di diminuire la produttività del capitale, questa tendenza causerà a lungo andare una diminuzione dei rendimenti dell’investimento e una tendenza dell’accumulazione ad arrestarsi. Ancora una volta questo è un tentativo di interpretare un fenomeno dinamico applicando un ragionamento che, come quello degli effetti delle invenzioni, è puramente statico. Gli effetti di una serie di invenzioni saranno diversi in ogni periodo, e l’effetto complessivo, la tendenza di lungo periodo che ne risulta, sarà il risultato non solo del progresso tecnico ma anche della accumulazione che nel frattempo ha avuto luogo; nel corso del processo storico, la produttività dei fattori può quindi mostrare un andamento diverso da quello che le innovazioni le hanno impresso in ogni singolo periodo””. (pag 87)”,”TEOC-449″
“CARANDINI Guido”,”Un altro Marx. Lo scienziato liberato dall’utopia.”,”CARANDINI Guido (1929) è stato imprenditore agricolo, docente di storia delle dottrine economiche e deputato del PCI tra il 1976 e il 1982. Ha pubblicato volumi e articoli di politica e teoria economica tra cui ‘Lavoro e capitale nella teoria di Marx’ 1971), ‘La struttura economica della società nelle opere di Marx’ (1972) Marx oscilla tra la posizione dell’utopista e quella dello scienziato sociale (pag 154) Stratificazione di capitali nel capitalismo (pag 180)”,”MADS-506″
“CARANDINI Guido, brani antologici di Karl MARX”,”Lavoro e capitale nella teoria di Marx. “”Grundrisse””, “”Teorie sul plusvalore””, “”Il Capitale”” in un’esposizione organica.”,”Guido CARANDINI, nato a Roma nel 1929, si è dedicato a studi di storia, economia e sociologia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo uno studio su ‘Il ruolo delle classi sociali nella rivoluzione inglese’ e ‘La struttura economica della società nelle opere di Marx’ (1974). Fondo Gian Maria Pegoraro I fisiocratici “”Con la scienza economica dei “”Fisiocratici”” si afferma una distinzione che rispecchia la novità dell’ordine borghese che avanza: quella fra lavoro ‘produttivo’ e lavoro ‘improduttivo'”” (pag 10-11) Marx metodo “”Nel medesimo periodo di tempo in cui i post-ricardiani si allontanavano dalla teoria classica del valore, sorgeva la critica socialista. In Francia Sismondi e Proudhon, in Inghilterra Bray, Thompson e Hodgskin, si ponevano, sia pure con accenti diversi, in antitesi con la economia borghese. Essi possono considerarsi i precursori di Marx solo nella misura in cui la loro critica del sistema capitalista muoveva dalla teoria classica del valore-lavoro, da una interpretazione classista della società e, infine, dalla prima intuizione che i mezzi di produzione avevano assunto la forma di “”capitale”” da quando erano divenuti oggetto di un particolare rapporto di produzione (Hodgskin) (9). Viceversa Marx si distaccò da essi e li superò non solo per la profondità incomparabilmente superiore della sua analisi, ma anche perché vide nel capitalismo una forma storica di produzione rivoluzionaria e pertanto non condivise il loro giudizio moralistico sulle ingiustizie sociali, né tanto meno coltivò la loro illusione che si potesse abolirle ripristinando rapporti di produzione definitivamente tramontati. In realtà non è il socialismo “”romantico”” o “”utopistico”” di quei primi critici del capitalismo che deve considerarsi l’antefatto rispetto all’entrata in scena di Marx, bensì lo sviluppo della economia politica borghese che abbiamo prima delineato (10). Al riguardo è opinione corrente che Marx, ponendo a fondamento della sua analisi del Capitale la teoria del valore-lavoro, abbia soltanto sviluppato il pensiero classico, conducendo l’analisi ricadiana alle sue estreme conseguenze. La sua teoria dello sfruttamento, da questo punto di vista, non sarebbe altro effettivamente che la applicazione più coerente e stringente della dottrina classica – che assume il tempo di lavoro come misura del valore – a quella merce particolare che è la forza-lavoro umana. In realtà questa opinione contiene soltanto una mezza verità, perché la spiegazione del fatto che Marx sia riuscito a portare a compimento la teoria smithiana e ricardiana del valore non può risiedere soltanto in una sua maggiore perspicacia intellettuale. Marx è andato al di là dei classici nell’analisi economica perché si è posto al di là della società borghese nella analisi storica. E’ il ‘metodo’ di Marx che è superiore a quello dei classici perché individua nel sistema capitalistico la trasformazione storica non solo degli istituti e dei rapporti sociali, ma anche quella conseguente delle categorie logiche che devono servire per interpretarli. L’analisi classica aveva assunto il lavoro come origine del valore e aveva intuito che, nello scambio fra lavoro vivo e prodotti del lavoro, peculiare del capitalismo, doveva avvenire qualcosa che faceva sgorgare il sovrappiù di cui si appropriavano i capitalisti. Dunque i classici avevano colto nella compravendita del lavoro, divenuto merce, il fenomeno centrale del sistema capitalista. Essi però, studiando questo fenomeno dal di dentro del sistema, cioè immersi nei suoi rapporti, assumevamo questi ultimi come naturali ed eterni, e non erano perciò in grado di valutare che la stessa categoria del lavoro, in quanto merce, aveva subito una profonda trasformazione. Come si vedrà più avanti, nella prima parte di questo libro, la novità fondamentale della teoria di Marx è la sua analisi del lavoro salariato che ha assunto, nel sistema capitalistico, il duplice carattere di lavoro ‘reale’, in quanto fonte di valori d’uso, e di lavoro ‘sociale’, in quanto fonte di astratti valori di scambio. Questa distinzione essenziale, che era sfuggita ai classici – i quali si riferiscono al lavoro senza tener conto della sua specifica natura di merce nel modo di produzione capitalistico – permetterà a Marx di spiegare in che modo il capitale riesce a ottenere dai salariati un pluslavoro che si tramuta in plusvalore”” (pag 14-16) [(9) Cfr. E. Roll, ‘Storia del pensiero economico’, Torino, 1954, pp. 298 ss.; (10) Le principali opere in cui Marx ha trattato problemi economici sono: ‘I Manoscritti economico-filosofici ‘ (1844), ‘Miseria della filosofia’ (1846), ‘Lavoro salariato e capitale’ (1847), ‘Il manifesto del partito comunista’ (1848), ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’ (1850-59), ‘Per la critica dell’economia politica’ (1857-59), ‘Salario, prezzo e profitto’ (1865). Il Libro I del Capitale è stato pubblicato da Marx nel 1867; il II e III Libro sono stati pubblicati postumi a cura di Engels rispettivamente nel 1885 e nel 1894. ‘Le ‘Teorie sul plusvalore’ (note in Italia come ‘Storia delle teorie economiche’), la cui redazione risale al 1862-63, sono state pubblicate da K. Kautsky nel 1905]”,”MADx-792″
“CARANDINI Guido”,”Il disordine italiano. I postumi delle fedi ideologiche.”,”Guido Carandini (1929) è stato docente di Storia delle dottrine economiche e deputato del PCI tra il 1976 e il il 1982. Oltre a numerosi saggi e articoli di politica e teoria economica, ha pubblicato: Lavoro e capitale nella teoria di Marx, La struttura economica della società nelle opere di Marx, Il nuovo e il futuro.”,”ITAP-020-FL”
“CARANDINI Andrea”,”Archeologia e cultura materiale. Dai «lavori senza gloria» nell’antichità a una politica dei beni culturali.”,”Andrea Carandini (Roma, 1937) allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli dirige (1979) a Siena l’istituto di Archeologia e Storia dell’arte, della musica e dello spettacolo. E’ redattore della rivista ‘Dialoghi di Archeologia’ Contiene tra l’altro: Marxismo e antropologia economica (pag 354)”,”SCIx-030-FV”
“CARANNANTE Salvatore a cura”,”Il Quattrocento in Europa.”,” Salvatore Carannante ha studiato filosofia all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore, concentrandosi sul pensiero del Rinascimento (con riferimento alla figura di Giordano Bruno) e dell’Età moderna e sulla storia della storiografia filosofica La grande crisi del XIV secolo. E’ stato proprio Henri Pirenne, insieme allo storico francese Marc Bloch, uno dei primi a parlare di “”crisi”” del Trecento, una crisi inaugurata dalla grande carestia a cominciare dal 1315. (pag 65) Carestie e epidemie, peste in Europa”,”EURx-317″
“CARASSO Jean-Pierre”,”La polveriera irlandese. Lotta di classe o lotta di religione?”,”In appendice scritti inediti di Karl MARX (Progetto di discorso sulla questione irlandese), Friedrich ENGELS (Storia dell’ Irlanda), Jenny MARX (Otto articoli per la Marseillaise), F. ENGELS (Lettere da Londra per ‘La Plebe’), James CONNOLLY (L’ Ulster e la conquista), Thomas DARRAGH (L’ Irlanda rivoluzionaria e il comunismo). A pagina 261-262 ENGELS parla del carattere nazionale irlandese.”,”IRLx-003″
“CARASSO Jean-Pierre, scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS”,”La rumeur irlandaise. Guerre de religion ou lutte des classes? Textes inédits de Marx et Engels.”,”””L’Irlanda è la cittadella dell’aristocrazia fondiaria inglese”” (Marx, pag 45) “”L’Irlande est le seul prétexte du gouvernement anglais pour entretenir ‘une grande armée permanente’ qui, en cas de besoin, est lancée, comme cela s’est vu, sur les ouvriers anglais, après avoir fait ses études soldatesques en Irlande. Enfin, ce que nous a montré l’ancienne Rome sur une échelle monstrueuse se répète de nos jours en Angleterre. ‘Le peuple qui subjugue un autre people se forge ses propres chaînes’.”” [Marx, Circulaire du Conseil Général au Conseil Fédéral de la Suisse Romande à Genève en date du 1er janvier 1870, in Lettres à Kugelmann, p. 142, in Jean-Pierre Carasso, La rumeur irlandaise. Guerre de religion ou lutte des classes? Textes inédits de Marx et Engels, 1970) Lettera di Engels da Londra (14 novembre 1872) sul meeting di Hyde Park, 1872 (La Plebe, N° 117, 17 novembre 1872) (pag 263)”,”MAED-374″
“CARAVALE Mario direttore; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantaduesimo volume: Franco AMATORI Giovanni BOATO Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Eugenio DI-RIENZO Nicola LA-BANCA Umberto MAZZONE Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 52. Gambacorta – Gelasio II.”,”Collaboratori del cinquantaduesimo volume: Franco AMATORI Giovanni BOATO Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Eugenio DI-RIENZO Nicola LA-BANCA Umberto MAZZONE Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-052″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantatreesimo volume: François BOUGARD Eugenio DI-RIENZO Amedeo OSTI GUERRAZZI Luciano PELLICANI Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 53. Gelati – Ghisalberti.”,”Collaboratori del cinquantatreesimo volume: François BOUGARD Eugenio DI-RIENZO Amedeo OSTI GUERRAZZI Luciano PELLICANI Giuseppe SIRCANA Biografia di Egidio Gennari”,”REFx-R-053″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Carlo Alberto BUCCI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantaquattresimo volume: Mauro CANALI Michele DI-SIVO Nicola LABANCA Sandro SETTA Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 54. Ghiselli – Gimma.”,”Collaboratori del cinquantaquattresimo volume: Mauro CANALI Michele DI-SIVO Nicola LABANCA Sandro SETTA Giuseppe SIRCANA e altri Biografia di Arcangelo Ghisleri”,”REFx-R-054″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Carlo Alberto BUCCI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantacinquesimo volume: Zeffiro CIUFFOLETTI Pietro CORSI Nora FEDERICI Emilio GENTILE Giuseppe ONGARO Giovanni ORSINA Gianni SOFRI Francesco TRANIELLO Stefano TRINCHESE Paolo VIAN”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 55. Ginammi – Giovanni da Crema.”,”Collaboratori del cinquantacinquesimo volume: Zeffiro CIUFFOLETTI Pietro CORSI Nora FEDERICI Emilio GENTILE Giuseppe ONGARO Giovanni ORSINA Gianni SOFRI Francesco TRANIELLO Stefano TRINCHESE Paolo VIAN Biografia di Giovanni Giolitti di Emilio Gentile Leone Ginzburg di G. Sofri”,”REFx-R-055″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantaseisimo volume: Domenico DA-EMPOLI Nicola DE-IANNI Giuseppe SIRCANA Carlo VALLAURI Giovanni VIAN Andrea ZORZI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 56. Giovanni di Crescenzio – Giulietti.”,”Collaboratori del cinquantaseisimo volume: Domenico DA-EMPOLI Nicola DE-IANNI Giuseppe SIRCANA Carlo VALLAURI Giovanni VIAN Andrea ZORZI e altri”,”REFx-R-056″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantasettesimo volume: Mauro CANALI Zeffiro CIUFFOLETTI Franco DELLA-PERUTA Corrado MALANDRINO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 57. Giulini – Gonzaga.”,”Collaboratori del cinquantasettesimo volume: Mauro CANALI Zeffiro CIUFFOLETTI Franco DELLA-PERUTA Corrado MALANDRINO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-057″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantantottesimo volume: Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Pietro MAURANDI Paolo NELLO Gaetano QUAGLIARIELLO Giuseppe SIRCANA Stefano TRINCHESE Giuseppe VACCA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 58. Gonzales – Graziani.”,”Collaboratori del cinquantantottesimo volume: Mauro CANALI Angelo DEL-BOCA Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Pietro MAURANDI Paolo NELLO Gaetano QUAGLIARIELLO Giuseppe SIRCANA Stefano TRINCHESE Giuseppe VACCA e altri”,”REFx-R-058″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantanovesimo volume: Giovanni ASSERETO Paolo DELEGU Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Carlo VALLAURI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 59. Graziano – Grossi Gondi.”,”Collaboratori del cinquantanovesimo volume: Giovanni ASSERETO Paolo DELEGU Angelo D’ORSI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA Carlo VALLAURI e altri”,”REFx-R-059″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantesimo volume: Francesco CHIAPPARINO Zeffiro CIUFFOLETTI Nicola DE-IANNI Nunzio DELL’ERBA Indro MONTANELLI Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 60. Grosso – Guglielmo da Forlì.”,”Collaboratori del sessantesimo volume: Francesco CHIAPPARINO Zeffiro CIUFFOLETTI Nicola DE-IANNI Nunzio DELL’ERBA Indro MONTANELLI Giuseppe SIRCANA”,”REFx-R-060″
“CARAVALE Mario direttore; vicedirettore Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantunesimo volume: Mauro CANALI Nicola RAPONI Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 61. Guglielmo Gonzaga – Jacobini.”,”Collaboratori del sessantunesimo volume: Mauro CANALI Nicola RAPONI Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-061″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantaduesimo volume: Renata AGO Giovanni ASSERETO Nicola DE-IANNI Francesco MARGIOTTA BROGLIO Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA Marina TESORO”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 62. Iacobiti – Labriola.”,”Collaboratori del sessantaduesimo volume: Renata AGO Giovanni ASSERETO Nicola DE-IANNI Francesco MARGIOTTA BROGLIO Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA Marina TESORO”,”REFx-R-062″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Livia MAGGIONI Francesco MOZZETTI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantatreesimo volume: Daniele D’ALTERIO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe SIRCANA Albertina Vittoria e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 63. Labroca – Laterza.”,”Collaboratori del sessantatreesimo volume: Daniele D’ALTERIO Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe SIRCANA Albertina Vittoria e altri”,”REFx-R-063″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVO Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantaquattresimo volume: Marta BONESCHI Paolo DELEGU Fulvio CONTI Stefano JOSSA Nicola LABANCA Giuseppe MONSAGRATI Roberto PERTICI Franco PITOCCO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA Guido VERUCCI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 64. Latilla – Levi Montalcini.”,”Collaboratori del sessantaquattresimo volume: Marta BONESCHI Paolo DELEGU Stefano Fulvio CONTI JOSSA Nicola LABANCA Giuseppe MONSAGRATI Roberto PERTICI Franco PITOCCO Alfonso SCIROCCO Giuseppe SIRCANA Guido VERUCCI e altri”,”REFx-R-064″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Roberto ZAPPERI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantacinquesimo volume: Giuseppe SIRCANA Albertina VITTORIA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 65. Levis-Lorenzetti.”,”Collaboratori del sessantacinquesimo volume: Giuseppe SIRCANA Albertina VITTORIA e altri”,”REFx-R-065″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Ugo BALDINI Gabriella CIAMPI Alessandra CIMMINO Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Federico PIRANI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del sessantaseiesimo volume: Riccardo FAUCCI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 66. Lorenzetto – Macchetti.”,”Collaboratori del sessantaseiesimo volume: Riccardo FAUCCI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA”,”REFx-R-066″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del sessantasettesimo volume: Franco DELLA-PERUTA Giorgio INGLESE Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 67. Macchi – Malaspina.”,”Collaboratori del sessantasettesimo volume: Franco DELLA-PERUTA Giorgio INGLESE Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-067″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Michele FATICA Simona FECI Franco PIGNATTI Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del sessantottesimo volume: Giampietro BERTI Fulvio CONTI Nicola LABANCA Francesco MALGERI Stefano MICCOLIS Albertina VITTORIA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 68. Malatacca – Mangelli.”,”Collaboratori del sessantottesimo volume: Giampietro BERTI Fulvio CONTI Nicola LABANCA Francesco MALGERI Stefano MICCOLIS Albertina VITTORIA”,”REFx-R-068″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del sessantanovesimo volume: Luciano CANFORA Stefano MICCOLIS e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 69. Mangiabotti – Marconi.”,”Collaboratori del sessantanovesimo volume: Luciano CANFORA Stefano MICCOLIS e altri”,”REFx-R-069″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantesimo volume: Franco CARDINI Franco PIPERNO Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 70. Marcora – Marsilio.”,”Collaboratori del settantesimo volume: Franco CARDINI Franco PIPERNO Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-070″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantunesimo volume: Marta BONESCHI Domenico DA-EMPOLI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 71. Marsilli – Massimino da Salerno.”,”Collaboratori del settantunesimo volume: Marta BONESCHI Domenico DA-EMPOLI Stefano MICCOLIS Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-071″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantaduesimo volume: Mauro CANALI Domenico DA-EMPOLI Guido FORMIGONI Giuseppe MONSAGRATI Anna Maria RAO e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 72. Massimo – Mechetti.”,”Collaboratori del settantaduesimo volume: Mauro CANALI Domenico DA-EMPOLI Guido FORMIGONI Giuseppe MONSAGRATI Anna Maria RAO e altri”,”REFx-R-072″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI; collaboratori del settantatreesimo volume: Arianna RISI-ROTA Giampietro BERTI Pierluigi CIOCCA Nicola DE-IANNI Maurizio RIDOLFI Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 73. Meda – Messadaglia.”,”Collaboratori del settantatreesimo volume: Arianna RISI-ROTA Giampietro BERTI Pierluigi CIOCCA Nicola DE-IANNI Maurizio RIDOLFI Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-073″
“CARAVALE Mario direttore; Giuseppe PIGNATELLI vicedirettore, Michele DI-SIVO, comitato direttivo; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Gabriella BARTOLINI Simona FOA’ Simona FECI Franco PIGNATTI Renato SANSA Maria Antonietta VISCEGLIA Alessandra CIMMINO Fulvio CONTI Giuseppe MONSAGRATI Stefania DE-GUZZIS Francesco MOZZETTI Paola PIETRINI Maria Giovanna SARTI Alessandra UGUCCIONI Arnaldo MORELLI Federico PIRANI Ugo BALDINI Mario CRESPI Federica FAVINO; collaboratori del settantaquattresimo volume: Gabriella AIRALDI Arianna ARISI ROTA Alessandro CAMPI Nicola DE-IANNI Nicola LABANCA Paolo LINGUA Corrado MALANDRINO Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 74. Messi – Miraglia.”,”Collaboratori del settantaquattresimo volume: Gabriella AIRALDI Arianna ARISI ROTA Alessandro CAMPI Nicola DE-IANNI Nicola LABANCA Paolo LINGUA Corrado MALANDRINO Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH e altri”,”REFx-R-074″
“CARAVALE Mario coordinatore; comitato direttivo: Enrico ALLEVA Maria ANDALORO Alberto MELLONI Adriano PROSPERI Raffaele ROMANELI Maria Antonietta VISCEGLIA; redazione: redattore capo: Serna ANDREOTTI, coordinamento attività redazionali: Michele DI-SIVO; collaboratori del settantacinquesimo volume: Arianna ARISI ROTA Mauro CANALI Paolo FAVILLI Sandro GERBI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 75. Miranda – Montano.”,”Collaboratori del settantacinquesimo volume: Arianna ARISI ROTA Mauro CANALI Paolo FAVILLI Sandro GERBI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-075″
“CARBASSE Jean-Marie LEYTE Guillaume SOLEIL Sylvain”,”La Monarchie francaise du milieu du XVI siecle à 1715. L’ esprit des institutions.”,”I tre autori sono storici del diritto e delle istituzioni. Nel corso dei secoli la Francia si è identificata con i suoi re più di altri paesi d’ Europa. In Francia la monarchia appare come la forma più naturale di governo e come la sola forma possibile.”,”FRAA-054″
“CARBONARO Antonio LUMACHI Franco”,”Giovani in provincia. Inchiesta sui giovani della provincia fiorentina.”,”Nell’indagine si cita l’interessante ricerca di Edward G. BANFIELD, ‘Una comunità del Mezzogiorno’ (IL MULINO, 1961) e gli AA concordano con la critica che Frank CANCIAN (1) fa alla impostazione di fondo del libro di BANFIELD: cioè al presupposto di una sostanziale congruenza tra l’ethos intrinseco della cultura indigena (nel caso specifico il cosiddetto ‘familismo amorale’) e i comportamenti. Si cita pure la suggestiva ricerca di P.G. GRASSO (2) sui valori morali-sociali in transizione e su un confronto tra gli orientamenti morali dei giovani italiani e di quelli americani. Facendo il parallelo tra l’ individualismo moralistico IT e il generico solidarismo US, per gli AA, GRASSO ha fatto bene a rifiutare le formulazioni semplicistiche. Se gli americani tenderebbero a socializzare per una simpatia cosciente in una atmosfera di tolleranza, rispetto e generosità (ma l’universale simpatia non distrugge la realtà di una concorrenza spietata, specie sul piano economico), gli italiani, invece, appaiono come estranei al valore universale del concetto uomo e senza interesse per il valore società. Il loro amore si particolarizza nei gruppi ristretti di appartenenza in cui si sentono identificati, la famiglia, il paese, e, al più, il gruppo nazionale. (1) F. CANCIAN, Il contadino meridionale: comportamento politico e visione del mondo, BOLLETTINO DI RICERCHE SOCIALI, 1961″,”GIOx-056″
“CARBONE Giuseppe”,”Su alcuni commenti alle opere di Antonio Gramsci.”,”””Il peccato di Gramsci è la ‘dialettica’. Il Morpurgo-Tagliabue si rifiuta di inchinarsi dinanzi al “”feticcio della dialettica””. Ma non è da pensare che lo infastidisca quel vuoto e meccanico formalismo cui dagli epigoni hegeliani è condannata la dialettica, per cui “”alle triadi non rimane altro ufficio che di coperchio e di buccia”” (Lenin). Al contrario. Della dialettica quel che lo ambascia è, invece, il brusco procedere per contrasti, le impennate della negazione che nel concreto divenire storico prendono la consistenza di rivoluzioni. Egli propone perciò di incatenare i contrasti, il contradditorio movimento della storia, e ambisce che “”le sintesi siano prevedute e provocate””. Come ciò sia possibile egli non spiega altro che richiamandosi alla ideologia e alla pratica del riformismo, che definisce “”forma esatta di intelligenza pratica””. Vuole che la formula del Quinet “”rivoluzione-restaurazione”” sia rimessa sull’ altare.”” (pag 20)”,”GRAS-061″
“CARBONE Giovanni”,”L’ Africa. Gli Stati, la politica, i conflitti.”,”CARBONE Giovanni insegna scienza politica presso l’ Università degli Studi di Milano, è visiting fellow presso il Crisis States Research Centre della LSE London School of Economics e ricercatore associato presso l’ Istituto di studi di politica internazionale (ISPI) di Milano.”,”AFRx-058″
“CARBONE Giovanni”,”L’ Africa. Gli Stati, la politica, i conflitti.”,”Giovanni Carbone è professore associato di Scienza politica nell’Università degli Studi di Milano, professore a contratto nell’Università Bocconi, ricercatore associato presso l’ Istituto di studi di politica internazionale (ISPI) di Milano. Tabella 3.1 pag 98-99 Conflitti interni in Africa per Stato e per anno”,”AFRx-113″
“CARBONE Giuseppe; ZUCARO Domenico”,”I libri del carcere di Antonio Gramsci (Carbone); Vita di Antonio Gramsci, di Lucio Lombardo Radice e Giuseppe Carbone (Zucaro).”,”L. Lombardo Radice – G. Carbone, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1951, pp. 256″,”GRAS-007-FGB”
“CARBONI Giacomo”,”L’ Italia nella politica militare mondiale. Eisenhower e l’ irredentismo germanico. Il ‘gigantic bluff’ americano. La notte dell’ 8 settembre, rivelazioni del capo del S.I.M.. Il testa del trattato C.E.D.. Esame storico del Gen. Giacomo Carboni.”,”L’ esercito europeo integrato. “”(Eisenhower) Si rese subito conto del tremendo sbaglio inerente al disordinato disarmo dell’ Europa e valutò le non meno tremende difficoltà per procedervi ad un’ efficace e tempestiva riorganizzazione delle forze armate. Nel campo militare demolire talvolta è facile, ma ricostruire è sempre difficilissimo. D’altra parte Eisenhower non poteva ignorare che la Russia era ormai stata messa in allarme e sospetto, se già non vi era prima, da tutto l’ imprudente can-can attorno al Patto Atlantico e alle infuocate discussioni sui problemi del riarmo europeo.”” (pag 25) “”L’ interesse militare americano potrebbe essere meno scoperto, anche perché sarebbe in netto contrasto con l’ interesse europeo. E’ qui che Eisenhower, mediante la CED, potrebbe mirare a fare il gioco esclusivo del proprio Paese. Ed è qui che l’ Europa deve stare bene in guardia.”” (pag 28) “”E, a volere coltivarla seriamente, questa infantile illusione, il progetto dell’ esercito integrato potrebbe essere buono per l’ America e, quindi anche per lo spirito altruistico e illusionistico europeo, se dal progetto potesse per avventura venir fori un esercito ideoneo a combattere, ma qualunque militare onesto e capace si rende conto che la CED potrà servire alla Germania come espediente per rimettere in piedi un esercito tedesco, poiché a questo si tende, ma non servirà mai – in ogni caso – a creare un esercito idoneo a combattere validamente unito””. (pag 29)”,”ITQM-123″
“CARBONI Mario”,”Un secolo di solidarietà a Sestri Ponente. Storia della Croce Verde.”,”CARBONI Mario (1939) è vissuto da sempre a Sestri Ponente. E’ stato operaio, autista, ispettore d’igiene, socio della Croce Verde dal 1957.”,”LIGU-038″
“CARBONI Carlo a cura; saggi di SYLOS LABINI Paolo PACI Massimo PIERONI Osvaldo BARBANO Filippo TRIGILIA Carlo FEDELE Marcello TOUSIJN Willem CALZA BINI Paolo BELLONI Maria Carmen BIANCO Maria Luisa LUCIANO Adriana PICHIERRI Angelo CERASE Francesco Paolo SEBASTIANI Chiara DEI Marcello GASPARINI Giovanni”,”I ceti medi in Italia. Tra sviluppo e crisi.”,”Carlo Carboni (Pergola 1952) insegna Sociologia del lavoro e dell’industria presso l’Università della Calabria. E’ stato ‘research associate’ alla Harvard University e alla Università della California (Santa Cruz). Si occupa di classi sociali e di mercato del lavoro in relazione alle politiche sociali e all’intervento dello Stato. Ha pubblicato su questo tema il saggio: ‘The impact of the state on changing social classes’ per la rivista ‘Kapital-State’. E’ autore pure di ‘Cooperazione e transizione’ (1979). Contiene tra l’altro i paragrafi: – Il marxismo e i nuovi ceti medi – Max Weber e la letteratura sui “”colletti bianchi”” – Tendenze delle classi sociali – La rapida espansione della burocrazia privata e pubblica – La nozione di ceto medio nel dibattito marxista – Il mondo dei colletti bianchi Marx sovrappopolazione relativa “”[S]e è vero che nei ‘Grundrisse’ Marx esamina la socializzazione della produzione, «l’universo compatto» della produzione e della circolazione, egli non sembra mai avere dubbi sull’improduttività del lavoro riguardante le occupazioni dello Stato che rappresentano una «specie di elemosina onorevole» (’18 Brumaio’). Infatti, se per Marx i lavoratori autonomi non sono né produttivi né improduttivi, ma sono «altro » rispetto al modo di produzione capitalistico, le occupazioni dipendenti che non forniscono direttamente lavoro al capitale (innalzamento del plusvalore) sono improduttive (gli impiegati dello Stato e i domestici). Più controversa è in Marx la questione sulla produttività delle occupazioni dipendenti nei trasporti, nel commercio, nelle banche, nella pubblicità e nelle assicurazioni. In questi settori, infatti, da un lato il lavoro non è direttamente fornito al capitale, ma dall’altro lato vi si riscontra spesso un’organizzazione d’impresa con ‘ratio’ capitalistica e gli operatori percepiscono profitti derivati direttamente o indirettamente dal processo di accumulazione capitalistica. Secondo Altvater, essendo le categorie di lavoro produttivo e improduttivo (58) collegate con la produzione ‘immediata’ di plusvalore, la terziarizzazione rappresenta un’estensione di lavoro ‘prevalentemente’ improduttivo. L’innalzamento del lavoro improduttivo è dunque necessario alla riproduzione del capitale complessivo (59). «Le spese improduttive contribuiscono a sostenere la produzione, nella misura in cui come potere d’acquisto di «un nuovo gruppo» di consumatori – addetti alla pubblicità, impiegati statali, militari, disoccupati – esse tendono a facilitare l’alienazione dei beni di consumo e la realizzazione del plusvalore come capitale monetario. Ma nella misura in cui sono tratte dal plusvalore prodotto altrove esse tendono a ridurre il saggio netto del profitto. Questo aspetto dell’aumento delle spese improduttive tende ad approfondire e a prolungare le depressioni, esattamente come la parte che esse hanno nel favorire la realizzazione del plusvalore tende a procrastinare e attenuare la gravità della depressione» (60). La tendenza alla depressione nel capitalismo moderno, provocata dalla difficoltà nella realizzazione del surplus economico, può essere ottenuta solo riducendo tale surplus effettivo mediante l’estensione dello spreco e dell’irrazionalità della produzione e della distribuzione, solo elevando i consumi superflui e mobilitando lavoro improduttivo. Questa riduzione del surplus effettivo, non potendo essere affidata all’iniziativa dei singoli capitali, richiede «un mutamento generale delle istituzioni, dei consumi e dei valori», investe la società nel suo insieme e in particolare lo Stato: «’il grosso del compito deve essere affidato allo Stato’» (61). E’ dunque lo Stato che deve farsi carico delle contraddizioni intrinseche al meccanismo di riproduzione del capitale, della ‘socializzazione’ delle crescenti difficoltà del binomio produzione-consumo. Ma contemporaneamente, lo Stato deve far fronte alle ‘conseguenze’ sociali provocate dallo sviluppo monopolistico le quali si presentano come problemi di legittimazione della posizione di comando: prima fra tutte, è il problema della ‘sovrappopolazione relativa’, che costituisce l’altra faccia della medaglia della contraddizione interno allo sviluppo del capitale che si fa contraddizione nella riproduzione della formazione sociale, come problema di legittimazione. Marx intuì questa tematica riconducendola al processo di cambiamento ‘qualitativo’ della composizione del capitale, in termini di riduzione del peso della parte costitutiva variabile a seguito della rivoluzione tecnica. «Questa diminuzione relativa della parte costitutiva variabile (del capitale) […] appare […] ‘come un aumento assoluto della popolazione operaia costantemente più rapido di quello del capitale variabile ossia dei mezzi che danno occupazione […] [si forma] una popolazione operaia relativamente addizionale, cioè eccedente i bisogni medi di valorizzazione del capitale, e quindi superflua […]. L’aumento assoluto del capitale non è accompagnato da un corrispondente aumento della domanda generale di lavoro’ […]. Il macchinario […] costantemente rende superflua una parte della popolazione, getta sul lastrico una parte della popolazione lavoratrice. Esso produce una sovrappopolazione» (62). E’ lo Stato che deve farsi carico di «sistemare» la sovrappopolazione: «[La borghesia nella macchina statale] mette a posto la sua popolazione superflua; qui essa completa, sotto forma di stipendi statali, ciò che non può incassare sotto forma di profitti, interesse, rendite, onorari» (’18 Brumaio’). Seguendo il concetto marxiano di sovrappopolazione si arriva a concepire ampi settori dei nuovi ceti medi come strati marginali improduttivi, effetto dell’«emarginazione nello sviluppo»”” [(58) Su tali temi, vedi un’utile antologia di P. Gambero, ‘Lavoro produttivo e lavoro improduttivo’, Loescher, Torino, 1980; (59) E. Altvater, ‘Il capitalismo negli anni Settanta’, Mazzotta, Milano, 1972; (60) J. Gillman, ‘Il saggio di profitto’, Editori Riuniti, Roma, 1962 (ma 1957), p. 186; (61) P.A. Baran ‘Saggi marxisti’, Einaudi, Torino, 1976 (ma 1969), p. 273; (62) K. Marx, ‘Il Capitale’, Editori Riuniti, Roma, 1973, I, 3, pp. 80 e 90 e ‘Storia delle teorie economiche’, Einaudi, Torino, 1971, II, p. 630] [Carlo Carboni, ‘Tra ceto e classe’] [(in) ‘I ceti medi in Italia tra sviluppo e crisi’, a cura di Carlo Carboni, Roma Bari, 1981] (pag 23-26)”,”TEOS-290″
“CARBONI Carlo a cura; saggi di SYLOS LABINI Paolo PACI Massimo PIERONI Osvaldo BARBANO Filippo TRIGILIA Carlo FEDELE Marcello TOUSIJN Willem CALZA BINI Paolo BELLONI Maria Carmen BIANCO Maria Luisa LUCIANO Adriana PICHIERRI Angelo CERASE Francesco Paolo SEBASTIANI Chiara DEI Marcello GASPARINI Giovanni”,”I ceti medi in Italia. Tra sviluppo e crisi.”,”Carlo Carboni (Pergola 1952) insegna Sociologia del lavoro e dell’industria presso l’Università della Calabria. E’ stato ‘research associate’ alla Harvard University e alla Università della California (Santa Cruz). Si occupa di classi sociali e di mercato del lavoro in relazione alle politiche sociali e all’intervento dello Stato. Ha pubblicato su questo tema il saggio: ‘The impact of the state on changing social classes’ per la rivista ‘Kapital-State’. E’ autore pure di ‘Cooperazione e transizione’ (1979). Contiene tra l’altro i paragrafi: – Il marxismo e i nuovi ceti medi – Max Weber e la letteratura sui “”colletti bianchi”” – Tendenze delle classi sociali – La rapida espansione della burocrazia privata e pubblica – La nozione di ceto medio nel dibattito marxista – Il mondo dei colletti bianchi Barbano: Ceti medi e crisi (pag 141) “”Tutto ciò mostra che se i ceti medi non sono una realtà unitaria sulla base della loro composizione socio-economica essi non lo sono neppure nella ricomposizione politica e in occasione del voto. Ma anche l’esperienza italiana conferma quella delle democrazie industriali e dei paesi di avanzata industrializzazione: la questione dei ceti medi (moderni) non si esaurisce in se stessa, ma è da porsi in un ambito più generale e nella prospettiva più vasta della produzione dei rapporti sociali e dello sviluppo tecnico-scientifico. Alludo a una prospettiva simile a quella di talune pagine dei ‘Grundrisse’ marxiani (diventati celebri in questi recenti anni anche per questa ragione (6): grande industria, grande scienza, grande tecnologia, intelligenza tecnico-scientifica incorporata non solo nella macchina ma anche nel lavoro sotto forma di professionalità, l’operaio collettivo diventa il tecnico collettivo: siamo nell’epoca in cui la scienza e l’informazione diventano fattori immediatamente produttivi. Nella continuità dello sviluppo gli effetti di centralità dei fattori e dei processi accennati sopra persistono e prevalgono su quelli della perifericità. Il ‘general intellect’ tecnico-scientifico, la diffusa gerarchizzazione nelle tecnostrutture, nei quadri intermedi, l’estesa salarializzazione impiegatizia, giungerebbero a unificare i rapporti socio-economici in una ‘classe generale’ di produttori (proletariato universale: si potrebbe dire da un punto di vista marxiano) immediatamente inserita nello Stato-fabbrica e contrapposta allo Stato-capitale”” [Filippo Barbano, ‘Ceti medi e crisi’] [(in) ‘I ceti medi in Italia tra sviluppo e crisi’, a cura di Carlo Carboni, Roma Bari, 1981] [(6) Alludo alle pagine per esempio dei Quaderni II e VII dei ‘Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica’, Einaudi, Torino, 1976, vol. I]”,”ITAS-009-FV”
“CARBONI Carlo”,”La nuova società. Il caso italiano.”,”Carlo Carboni insegna alla Facoltà di Economia e al Dottorato di e-learning dell’Università di Ancona. É stato presidente di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo.”,”ITAS-024-FL”
“CARCANGIU Bianca Maria NEGASH Tekeste a cura; saggi di Cecilia DAU NOVELLI Bianca Maria CARCANGIU Federica GUAZZINI Isabella SOI Hussein AHMED Nicola MELIS Tekeste NEGASH Giampaolo CALCHI NOVATI Alessandro TRIULZI Silvana PALMA Irma TADDIA Tiziana CAULI Patricia GOMES Alessandro PES Charles BURDETT”,”L’Africa orientale italiana nel dibattito storico contemporaneo.”,”Bianca Maria Carongiu insegna storia e istituzioni dell’Africa nell’Univ. di Cagliari. Tekeste Negash è professore ordinario di storia moderna all’Università di Dalarna, Svezia. “”In realtà, dopo l’invasione italiana dell’Etiopia nel 1935 e la successiva guerra, i somali ebbero buone opportunità per il commercio transfrontaliero giacché “”la generale mancanza di generi alimentari nei territori occupati dagli italiani incoraggiò un certo numero di commercianti al dettaglio – arabi, indiani e somali – a portare rifornimenti a quelle aree dal territorio inglese”” (Geshekter, Anti-colonialism, cit., p. 241)”” (pag 43)”,”AFRx-081″
“CARCANO Giancarlo”,”Cronaca di una rivolta. I moti torinesi del ’17.”,”‘Nel 1921, Ciccotti prende parte alla campagna abbinata di socialisti e nittiani contro i fascisti. Ne nasce un duello tra il Ciccotti e Mussolini, il 27 ottobre ad Antignano (Livorno), che si conclude al 14° assalto “”senza conciliazione per comprovata insufficienza cardiaca di Ciccotti”” (8). Nel 1926, Ciccotti viene privato dal fascismo, in base alle leggi eccezionali, della cittadinanza italiana: il suo nome compare in un elenco insieme con quello di Giulio Grimaldi, redattore-capo del “”Corriere degli italiani””, giornale poi diventato agente-provocatore fra i fuoriusciti in Francia, dove anche il Ciccotti risiedeva. Nel 1932, Ciccotti riottiene la cittadinanza italiana in base a un decreto di amnistia, in occasione del decennale del regime. Si tratta, alla luce di queste sommarie note biografiche, di un uomo politico molto spregiudicato e riesce difficile escludere che, pur di realizzare i suoi stravaganti obiettivi, abbia potuto svolgere qualche ruolo nei vari tentativi, durante la guerra, per far cessare il conflitto. Non sono del tutto infondati i dubbi di Gramsci sulle attività dell’esponente socialista, vicino sia a Giolitti sia a Nitti, anche se mancano precise prove. D’altra parte, perplessità aveva suscitato, all’epoca dell’istruttoria per i moti del 1917, il fatto che soltanto per Francesco Scozzese-Ciccotti fosse stato fatto valere, per il proscioglimento da ogni accusa, il principio che non sempre i rapporti di P.S. sui comizi riflettevano la completezza del pensiero degli oratori. Infatti Ciccotti se la cavò con questa motivazione: “”Se alcune frasi staccate si possono interpretare come un eccitamento alla rivolta, si rileva invece dal complesso del suo discorso che gli fece appello a una azione internazionale dei socialisti per ottenere la pace, concetto in cui non si possono ravvisare gli estremi del reato di tradimento””. Per altri imputati, più o meno nella stessa situazione, questa interpretazione non fu presa in considerazione. L’episodio autorizzò più di un sospetto. Un’ammissione della propria spregiudicatezza, Ciccotti faceva nel 1923 a Piero Gobetti in una lettera con cui intendeva manifestare consenso a una analisi gobettiana sul liberalismo italiano. Scriveva: “”Ebbene io – che sono un rimasuglio di siffatta preistoria italiana e che di essa conservo buona memoria per avervi vissuto – le attesto che il liberalismo, non soltanto, ma il conservatorismo, la democrazia, il socialismo e il resto (di cui lei discorre) in realtà non esistettero negli ultimi venti o trent’anni””. Facendo l’autocritica, Ciccotti si collocava fra il “”gruppo di politicanti e di giornalisti che fra il 1900 e il 1922 si dedicò a “”fare i partiti””. Riteneva fallita la loro opera, paragonandola a una “”città di stuoie, gesso e cartapesta”” e concludeva con la speranza che i giovani, “”animati da una rude sincerità””, possano costruire la nuova casa della politica italiana (9). Per completare, in positivo, le note biografiche su Ciccotti si deve ricordare che fece parte, con altri avvocati socialisti, del collegio di difesa di Bordiga, Gramsci, Terracini, Berti, Gnudi, Fortichiari nel 1923, al processo contro il PC d’Italia, accusato di voler abbattere lo Stato borghese. La Corte assolve tutti gli imputati, meno uno minore, soprattutto per la brillante autodifesa di Bordiga’ (pag 218) [(8) Renzo De Felice, “”Mussolini il fascista, la conquista del potere, 1921-25″”, Torino, 1965; (9) “”Opere complete di Piero Gobetti: volume primo, scritti politici””, Torino]”,”MITT-402″
“CARCOPINO Jerome”,”La vita quoditiana a Roma.”,”CARCOPINO (1881-1970) dal 1901 al 1904 studiò alla Scuola Normale Superiore con Gustave BLOCH, specializzandosi in storia. Agregé di storia nel 1904, membro (1904-1907) dell’ Ecole Francaise di Roma, insegnò poi (1907-12) al Liceo di Le Havre. Nel 1912 ottenne un incarico all’Univ di Algeri dove fu anche Inspecteur de s Antiquités fino al 1920. Professore alla Sorbona dal 1920 al 1937, fu nominato nel 1937 D dell’ Ecole Francaise di Roma. Dopo il lavoro giovanile su l’ ‘Histoire de l’ ostracisme athenien’ volse decisamente la sua attenzione alla storia di Roma antica, con particolare interesse per il periodo della fine della Repubblica (Sylia ou la monarchie manquée, Les secrets de la correspondance de Ciceron, Cesar) e dei primi secoli dell’ Impero (Points de vue sur l’ imperialisme romain, La vie quotidienne à Rome à l’apogée de l’Empire, Passion et politique chez les Cesars). Particolarmente versato nel trarre suggerimenti per nuove interpretazioni di fatti e personaggi da accurate analisi delle fonti archeologiche, fornì anche in questo campo lavori fondamentali come gli studi su Ostia ( Virgile et les origines de Ostie, Ostie). Membro o corrispondente di numerose accademie, enl 1932 ricevette la Laurea Honoris Causa dell’Univ di Oxford e nel 1955 entrò a far parte dell’ Academie Francaise.”,”STAx-028″
“CARCOPINO Jerôme”,”Giulio Cesare.”,”CARCOPINO Jerôme nacque nel 1881 in Normandia. Nel 1920 entrò alla Sorbona insegnando storia romana. Dal 1937 diresse la Scuola archeologica francese di Roma fino al 1940 quando fu chiamato a dirigere l’ Ecole Normale Superieure. Nel 1955 fu eletto all’ Academie Francaise. E’ morto nel 1970. E’ autore di molte opere sulla storia e la vita della Repubblica e dell’ Impero romano.”,”STAx-078″
“CARDAN Paul – CASTORIADIS Cornelius”,”Capitalismo moderno e rivoluzione.”,”2° copia Questo testo comprende tre lunghi articoli apparsi sulla rivista francese ‘Socialisme ou Barbarie’ (n° 31-32-33) del 1961-62. Il testo è stato pubblicato in inglese nel 1965 da ‘Solidarity’. “”Vi sono persone che sono riuscite a rimanere rivoluzionarie solo tenendo gli occhi chiusi”” (L. Trotsky, Introduzione a ‘I primi cinque anni dell’ Internazionale Comunista’) (in apertura) “”D’altra parte, la necessità di mantenere un “”pieno impiego”” relativo, dopo l’esperienza della crisi 1929-1933, e di fronte a una classe operaia che non accetterebbe, neppure per un minuto, la ripetizione di quei fenomeni, si è nettamente imposta alla classe dirigente – mentre veniva infine compreso, contemporaneamente, il legame evidente fra pieno impiego ed espansione accelerata del capitale, ed i capitalisti scoprivano, con gli operai ed anche prima di loro, che statalismo non significa affatto socialismo. Anche i sindacati, a lungo combattuti, vengono riconosciuti, ed infine trasformati in ingranaggi del sistema. Si arriva così al capitalismo contemporaneo, alla politica che è effettivamente applicata, anche quando è combattuta a parole. Essa è imperniata sull’abbandono del “”laissez faire””, sul rifiuto dell’ideologia della “”libera impresa””, non si crede più che l'””optimum”” per la classe dominante passi attraverso il funzionamento spontaneo dell’economia e della società. (…) L’intervento dello Stato negli affari sociali diventa la regola e non più l’eccezione come una volta. (…)””. (pag 38-39)”,”TEOC-463″
“CARDANO Gerolamo, a cura di Alfonso INGEGNO”,”Della mia vita.”,”Gerolamo Cardano nasce a Pavia nel 1501. Esercita oltre alla scienza medica delle pratiche occulte, viene arrestato (1570) sotto accua si eresia, condannato all’abiura e inibito all’insegnamento. Dopo alterne vicende riceverà da papa Gregorio XIII una pensione papale. Muore a Roma nel 1576.”,”BIOx-003-FRR”
“CARDARELLI Roberto GALLI Rossana MORANA Claudio PALADINO Giovanna RUGGERONE Luigi VILLOSIO Claudia PESANTE Maria Luisa BIANCHI Paola CARLUCCI Paola BELLOCCHIO Maria ATTANASIO Livio PINELLI Federica”,”Il fenomeno dei ‘credit crunches’: un’analisi critica (Cardarelli); Analisi comparativa delle teorie sulle onde lungo dello sviluppo economico (Galli); I modelli lineari simultanei in econometria: sviluppi di metodo (Morana); Investimento pubblico e tasso di cambio reale di equilibrio (Paladino); Un modello di inflazione e disoccupazione in un’economia in transizione (Ruggerone); Mercato del credito, proprietà della casa, risparmio delle famiglie (Villosio); La teoria stadiale della storia e l’analisi economica Adam Smith (Pesante); Fra Università e carriere pubbliche. Strategie nella nomina dei rettori dell’Ateneo torinese (1721-1782) (Bianchi); L’ascesa sociale di un banchiere nell’Italia unita: per un profilo biografico di Isacco Sonnino (1803-1878) (Carlucci); Le iniziative scolastiche postelementari femminili a Torino dopo l’Unità. Tra suggestioni europee e tradizione moderata (Bellocchio); La disputa fra Giuseppe Prato ed Antonio Gramsci sul problema degl alti salari operai (1916-1919) (Attanasio); Anne O’Hare McCormick, corrispondente estero del «New York Times».”,”Contiene il saggio: – La disputa fra Giuseppe Prato ed Antonio Gramsci sul problema degl alti salari operai (1916-1919), di Livio Attanasio”,”ANNx-025-FP”
“CARDIA Carlo”,”La riforma del Concordato. Dal confessionismo alla laicità dello Stato.”,”Carlo Cardia (Roma 1943) è docente di Diritto ecclesiastico all’Università di Cagliari. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche, fra cui Ateismo e libertà religiosa, Il diritto di famiglia in Italia, Problemi e dinamica concordataria e sistemi di relazioni tra Stato e Chiese, partecipa, in qualità di esperto, ai lavori per la revisione del Concordato.”,”RELC-022-FL”
“CARDIA Carlo”,”Chiesa e società civile dopo il referendum.”,”‘Ma guardando ai dati più generali, oggi si può registrare, come uno dei risultati più evidenti di tutto il decennio scorso, la ‘caduta storica dell’egemonia etica’ del vetero-cattolicesimo, e, insieme l’emergere di nuove forme di elaborazione della morale e di nuovi rapporti tra morale e società che costituiscono motivi originali dell’esperienza italiana’ (pag 92)”,”RELC-007-FGB”
“CARDINALE Antonio”,”Salute operaia. Le origini delle istituzioni per la protezione dei lavoratori in Italia (1896-1914).”,”CARDINALE Antonio, ex dirigente industriale, collabora con la cattedra di Storia dell’industria presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha scritto vari libri (v. 4° copertina)”,”MITT-318″
“CARDINALI Cinzia”,”Istituto storico dell’antifascismo e della resistenza in Valdichiana “”Bernardo Melacci””. Guida generale dell’Archivio storico e del Centro di documentazione.”,”Istituto storico dell’antifascismo e della resistenza in Valdichiana “”Bernardo Melacci”” fondato da Fernando NOTTOLINI e da Ezio RASPANTI”,”ARCx-036″
“CARDINI Franco”,”L’ Inquisizione. ‘La sofferenza induce a riflettere’ (Bernard Gui).”,”Qual è la verità di questa istituzione ecclesiastica che dal XIII secolo ha operato come “”baluardo della fede””? E quali retroscena nasconde la leggenda nera che avvolge i suoi protagonisti, da Bernard GUI a Tomas de TORQUEMADA? Franco CARDINI, tra i fondatori di ‘Storia e Dossier’ insegna storia medievale nell’Università di Firenze. Fra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo ‘Il Santo Graal’ (con Massimo INTROVIGNE e Marina MONTESANO), (Firenze, 1998), e ‘La crociata dei bambini’ (con Domenico DEL-NERO) (Firenze, 1999).”,”RELC-063″
“CARDINI Franco presentazione a cura; collaborazione di Michel ABITBOL Claude AZIZA Elie BARNAVI Esther BENBASSA Jean BOTTERO Dominique BOUREL Francoise BRIQUEL-CHATONNET Francesco CARDINI Samy COHEN Youssef COURBAGE Jean Marie DELMAIRE Alain DIECKHOFF Sylvie Anne GOLDBERG Ilan GREILSAMMER Anne GRYNBERG Mireille HADAS-LEBEL Adrien HILLAIRET Henry LAURENS André LEMAIRE Camille MANSOUR Richard MILLMAN Pierre MILZA Benny MORRIS Catherine NICAULT André PAUL Jean PERROT Maurice SARTRE Zeev STERNHELL Odon VALLET Edouard WAINTROP Annette WIEVIORKA Idith ZERTAL”,”Israele. Da Mosé agli accordi di Oslo.”,”Il volume raccoglie gli articoli del numero speciale de ‘L’ Histoire’ intitolato ‘Israele. Terra promessa e agognata’ (n° 212, luglio-agosto 1997) ed è integrato da altri articoli apparsi sulla rivista. Hanno collaborato alla redazione del volume: Michel ABITBOL, Claude AZIZA, Elie BARNAVI, Esther BENBASSA, Jean BOTTERO, Dominique BOUREL, Francoise BRIQUEL-CHATONNET, Francesco CARDINI, Samy COHEN, Youssef COURBAGE, Jean Marie DELMAIRE, Alain DIECKHOFF, Sylvie Anne GOLDBERG, Ilan GREILSAMMER, Anne GRYNBERG, Mireille HADAS-LEBEL, Adrien HILLAIRET, Henry LAURENS, André LEMAIRE, Camille MANSOUR, Richard MILLMAN, Pierre MILZA, Benny MORRIS, Catherine NICAULT, André PAUL, Jean PERROT, Maurice SARTRE, Zeev STERNHELL, Odon VALLET, Edouard WAINTROP, Annette WIEVIORKA, Idith ZERTAL.”,”EBRx-015″
“CARDINI Franco”,”Il Santo Graal.”,”Tra i fondatori di ‘Storia e Dossier’, Franco CARDINI insegna storia medievale all’ Università di Firenze. E’ autore di ‘Alle radici della cavalleria medievale’ e ‘Quell’ antica festa crudele'”,”EURx-088″
“CARDINI Franco”,”Napoleone III.”,”Dedica dell’autore a Eugenio DI-RIENZO studioso autentico di Luigi Napoleone con una doverosa riconoscenza di un onesto dilettante. “”La guerra austro-prussiana e il disastro messicano contribuirono a far decidere l’imperatore a metter mano a un’ampia e profonda riforma strutturale del regime; intanto, lo spettacolo della straordinaria forza dispiegata dalla Prussia gli suggeriva anche la necessità di una riforma militare, mentre sul piano diplomatico le prospettive di un “”compenso renano””, che lo aveva indotto a mantenere una posizione equidistante tra Vienna e Berlino alla vigilia del conflitto, erano ormai svanite col fallimento del tentativo di acquistare il Lussemburgo dal re d’Olanda. Napoleone si sentiva giocato da Bismarck (…)””. (pag 158) F. Cardini è nato a Firenze nel 1940. Insegna storia medievale all’Univ. di Firenze. Si occupa di cirstianità e islam.”,”FRAD-101″
“CARDINI Franco VALZANIA Sergio”,”Le radici perdute dell’Europa. Da Carlo V ai conflitti mondiali.”,”CARDINI Franco (1940) insegna storia medievale nell’Università di Firenze; VALZANIA Sergio giornalista, ha al suo attivo molti libri tra cui ”Jutland’, ‘Retorica della guerra’. “”Per quanto riguarda la ricostruzione storica, il termine “”causa”” deve venir sussurrato il minimo di volte possibile e solo sottovoce”” (Carlo M. Cipolla) (in apertura)”,”SPAx-122″
“CARDINI Antonio”,”Stato liberale e protezionismo in Italia (1890-1900).”,”””Dunque più di una perplessità si era affacciata alla mente dei socialisti, per un loro impegno antiprotezionista. Un’altra ragione era che non si trattava di una questione schiettamente socialista, connessa cioè alla lotta di classe fra borghesia e proletariato. Anzi, veniva ripetuto che “”la questione doganale rappresentava una lotta di classi, alla quale la classe proletaria rimaneva essenzialmente estranea”” (La Critica Sociale, ‘Libero scambio e socialismo’, in “”Critica sociale””, 1 aprile 1894, p. 100) . Affermazione che si accompagnava alla pubblicazione della traduzione italiana del discorso di Marx alla Società democratica di Bruxelles nel 1847, poco dopo l’abolizione del dazio sul grano in Inghilterra. Ai liberisti che chiedevano l’alleanza dei socialisti per l’abolizione di dazi, “”La Critica Sociale”” rispondeva che Marx giustificava i cartisti inglesi per non essersi fatti “”pedissequi”” dei “”liberisti borghesi””, e, pur aderendo al loro movimento, negoziarono a caro prezzo l’alleanza, ottenendo la giornata lavorativa di dieci ore (che gli agrari fecero approvare per vendicarsi degli industriali) (Critica sociale, 1 aprile 1894, 16 aprile 1894). Infatti il libero-scambio di per sé non avvantaggiava tanto il proletariato, quanto la borghesia, “”anche se essa era sí sospinta più rapidamente verso quel massimo sviluppo, oltre il quale ‘era’ il suo tracollo finale”” (La Critica Sociale””, 16 aprile 1849, p. 121-23)”” [Antonio Cardini, Stato liberale e protezionismo in Italia (1890-1900), 1981]”,”ITAE-025-FPA”
“CARDINI Franco, collaborazione di Mario BUSSONI”,”Francesco Giuseppe.”,”Franco Cardini nato a Firenze nel 1940, professore emerito alla Scuola Normale Superiore, si è occupato di rapporti tra Cristianità medievale e Islam, quindi di crociate e pellegrinaggi. Poi ha allargato i suoi interessi al mondo moderno e contemporaneo. “”Acquisita la garanzia di un pieno sostegno da parte della Germania, il 23 luglio, l’Austria-Ungheria indirizzò alla Serbia un ultimatum, avanzando richieste chiaramente inaccettabili e che, in effetti, si voleva fossero respinte in modo che ciò desse adito a un ‘casus belli’. L’Imperatore, al quale il documento era stato presentato tre giorni prima a cose fatte poiché in realtà esso era già stato inoltrato alle sedi diplomatiche interessate, non disponeva né di prerogative istituzionali né di possibilità pratiche per fermarlo o modificarlo: si limitò a commentare ch’era stato redatto in termini molto duri. Gli fu risposto che ciò era stato comunque necessario. Forse in quell’occasione Francesco Giuseppe si ricordò dell’ultimatum ch’egli aveva fatto presentare al Piemonte nel 1859 e che troppo tardi gli era stato sconsigliato da Metternich. L’unica cosa che poté fare fu la cavalleresca disposizione di provvedere all’immediato rimpatrio, con un treno speciale, del generalissimo serbo Radomir Putnik, che si trovava in Austria per motivi di salute, in modo che il valoroso ufficiale non si trovasse in territorio nemico. Così alla Serbia fu restituito, con un gesto di purissima lealtà, il suo migliore stratega. La risposta di Belgrado, ancorché molto conciliante, non venne accolta: il 28 luglio l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, senza però proclamare la mobilitazione generale dell’esercito. Ciò sia nella consapevolezza che tale misura sarebbe stata considerata dalla Russia tanto grave da indurla a una risposta irrimediabile che si voleva evitare, sia perché in realtà quel che si voleva provocare era solo la terza guerra balcanica alla quale avrebbe potuto partecipare, come alleata della compagine asburgica, la Bulgaria, e dalla quale la Serbia sarebbe uscita di lì a poco o irreversibilmente ridimensionata o addirittura annessa all’Austria. La questione è fino a che punto si ritenesse plausibile che le cose andassero lisce, poiché si sapeva bene che lo Zar, a differenza dell’Imperatore e sia pur con qualche incertezza, la guerra la voleva. E difatti, nella sconcertata meraviglia delle cancellerie che avevano ancora sperato in qualche bagliore di ragionevolezza, l’autocrate di San Pietroburgo ordinò il 30 successivo una mobilitazione generale, ingiustificata, dal momento che, da una parte, il ‘vulnus’ inferto alla compagine austrungarica dall’assisioni dell’Arciduca era obbiettivamente molto grave mentre, dall’altra nulla, e nessuno, stava minacciando in quel momento in maniera diretta le frontiere russe. Ma Nicola II aveva fretta: la condizione interna del suo Paese gli suggeriva che solo una guerra avrebbe potuto sventare l’evenienza di una rivoluzione. La scelta dello Zar equivaleva a una dichiarazione di guerra: alla quale la Germania, fedele alla sua consegna “”nibelungica”” di fedeltà all’Impero fratello, rispose immediatamente il 31 con una richiesta di smobilitazione, in quanto le mobilitazioni francese e russa costituivano “”uno stato di pericolo di guerra””. Ricevutone un rifiuto, dichiarò guerra a sua volta. Il 1° agosto la Francia dell'””irredentista”” lorenese Raymond Poincaré, che pare non aspettasse altro (sarebbe stato soprannominato “”Poincaré-la-guerre””), mobilitò a sua volta nel nome della sua alleanza con lo Zar”” (pag 124-125-126)”,”QMIP-121″
“CARDINI Franco VALZANIA Sergio”,”La scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l’Italia provocò la prima guerra mondiale.”,”Cronologia [1878-1915] (pag 199-208) Franco Cardini nato a Firenze nel 1940, è Professore emerito dell’Istituto itaiano di scienze umane (Scuola normale superiore). Sergio Valzania (Firenze 1951) sotrico e studioso della comunicazione, autore radiofonico e televisivo, giornalista per la carta stampata, scrittore di opere di storia militare. Il governo sultanale turco disposto a concessioni purché si salvassero le apparenza ma Giolitti voleva la guerra a tutti i costi anche per problemi di politica interna (pag 71-72-73) “”Si è molto discusso a proposito della simpatia del premier inglese Lord Palmerston per la causa unitaria dell’Italia: una simpatia senza la quale la stessa “”spedizione dei Mille”” difficilmente avrebbe potuto avere successo. Si è parlato del nobile impulso britannico a sostenere qualunque causa liberale, della personale amicizia tra il Palmerston e il Cavour, delle istituzioni massoniche inglesi sda sempre nemiche dello Stato della Chiesa e desiderose di assistere alla sua rovina. La ragione primaria di quel sostegno è però molto semplice e concreta: nel 1858 il subcontinente indiano aveva assistito alla nascita di un vicereame inglese, in quanto la “”rivolta dei ‘sipahi'”” aveva definitivamente messo in ginocchio la Compagnia delle Indie Orientali obbligando il governo di Sua Maestà Britannica ad assumere dirette responsabilità di governo in tutta la regione. Nel frattempo erano iniziati i lavori del Canale di Suez, gestiti, per quello che riguarda il capitale e la tecnologia, soprattutto dai francesi, che godevano presso il governo del khedivé d’Egitto di molta maggior simpatia che non gli inglesi. Il nuovo collegamento navale sarebbe stato vitale per gli interessi britannici: non si poteva certo continuare a far passare il traffico commerciale tra Inghilterra e India lungo il Nilo, poi attraverso il deserto orietnale egiziano e reimbarcare le merci sul Mar Rosso o viceversa; né tanto meno perseverare nella lunga, pericolosa, costosissima circumnavigazione del continente africano. Se da una parte Napoleone III perseguiva una politica mediterranea tendente a favorire gli interessi francesi sul canale e a condizionare in questo modo i suoi “”alleati”” britannici, l’Inghilterra – che controllava l’accesso occidentale al ‘Mare nostrum’ con Gibilterra e il Canale di Sicilia con le fortezze di Malta – non poteva far a meno di Suez: con l’appoggio al nascente Regno d’Italia sottraeva all’imperatore dei francesi l’egemonia su quel “”molo naturale”” proteso a dividere il bacino orientale da quello occidentale del Mediterraneo, con tutte le prospettive di sviluppo industriale, portuale, commerciale, cantieristico e ferroviario che erano facilmente intuibili”” (pag 89-90)”,”ITQM-202″
“CARDINI Franco MONTESANO Marina a cura”,”Barbarossa e l’Italia dei Comuni.”,”Marina Montesano è professore di storia medievale all’Università di Milano. Cardini professore emerito dalla Scuola Normale Superiore.”,”EURx-313″
“CARDINI Franco a cura”,”L’impero bizantino.”,”Franco Cardini professore emerito presso la Scuola Normale Superiore. “”L’impero [bizantino] incoraggiava le attività mercantili e attuava una politica favorevole agli operatori locali e stranieri con imposizioni doganali in genere molto contenute. Eppure in questo momento il saldo commerciale bizantino appare deficitario anche se la stabilità monetaria di cui gode costituisce una innegabile attrattiva per i mercanti stranieri (il ‘bisante’ è stato definito il dollaro del tempo). Il commercio estero di Bisanzio era orientato verso l’importazione più che all’esportazione. E le stesse tariffe doganali tendevano a favorirla. Non furono però i Bizantini ma gli stranieri a trarre profitto da questo sviluppo. Molti mercanti russi e italiani si muovevano nella Costantinopoli del X secolo e gli stessi privilegi commerciali concessi a Venezia da Alessio Comneno lo confermano. L’apertura di maggiori varchi per i mercanti italiani fu favorita dalle spinte autonomistiche interne e dalle necessità finanziarie dell’Impero che nel secolo XI si apprestava a far fronte alle nuove pressioni musulmane dei turchi. L’apogeo della mercatura bizantina poggiava su congiunture favorevoli che nell’arco di un secolo sfumeranno: dalla fine del X secolo l’infittirsi dei mercanti italiani e il loro inserimento nei più lontani mercati dell’Impero, avrebbero mutato il quadro commerciale sconvolgendo le regole del traffico mediterraneo. Le arcaiche strutture commerciali bizantine che dovevano la loro fortuna ad una serie di congiunture favorevoli verranno scalzate dalla “”modernità”” italiana, che sarà una delle principali cause del declino di questa borghesia mercantile. Gli effetti dell’inserimento bizantino nel circuito commerciale mediterraneo ebbero risvolti negativi e alla lunga avrebbero portato, nel secolo successivo, la città di Costantinopoli – pur sempre il principale emporio mediterraneo – a divenire la piazza di scambio dei prodotti e delle merci orientali convogliate dai mercanti italiani che su quel mercato si rifornivano inoltre dei prodotti locali a buon prezzo per poi redistribuirli ad ambio giro”” (pag 120-121)”,”STAx-284″
“CARDINI Franco MONTESANO Marina a cura”,”Carlo Magno e il Sacro Romano Impero.”,”Franco Cardini professore emerito presso la Scuola Normale Superiore. Marina Montesano è professore di storia medievale all’Università di Messina. “”Intanto, però, i legami tra Chiesa e Impero si erano rafforzati (specie a vantaggio di quest’ultimo) nel 962 con la nomina a imperatore di Ottone I di Sassonia, da parte del pontefice Giovanni XII. In quella occasione, l’Imperatore emanò il famoso ‘Privilegium Othonis’, con il quale riconosceva i domini temporali della Chiesa, ma subordinava la legittimità dell’elezione del papa all’approvazione dell’imperatore. Al di là dei lunghi conflitti tra Papato e Impero che sarebbero discesi da tale atto in seguito, buona parte degli storici sottolinea però che il Sacro Romano Impero, avviato con la dinastia carolingia, non affiancò all’immagine elevata e prestigiosa di cui godette un’azione politica incisiva come ci si sarebbe aspettato. Soprattutto nei termini di una “”costruzione dell’Europa moderna”” che alcuni studiosi fanno risalire proprio a Carlo Magno. Diceva sempre Le Goff: «Questa risurrezione dell’Impero è all’origine di un’istituzione più teorica che reale, che gode per tutto il Medioevo, e per una parte dell’età moderna, di un grande prestigio simbolico, ma che non riesce quasi mai ad affermarsi stabilmente come forza politica: il Sacro Romano Impero di nazione germanica, che aveva idealmente in Roma la sua capitale, ma da cui i paesi diversi dalla Germania (e anche, seppure abbastanza teoricamente, una parte dell’Italia) si emanciparono ben presto». Concludendo: «Nell’Europa medievale, l’Impero fu perlopiù una forma vuota; e, disputandosi la supremazia del potere spirituale su potere temporale, o viceversa, il papa e l’imperatore, questi due vertici simbolici della cristianità medievale, si esaurirono in conflitti vari, col risultato di marginalizzarsi rispetto alla vera evoluzione politica dell’Europa, quella della genesi degli Stati nazionali moderni a partire dal Duecento» (1). E’ invece incontestabile che sotto il profilo culturale, fu l’Impero carolingio a restituire all’Europa l’identità persa con la fine dell’Impero romano d’Occidente”” [(1) J. Le Goff, Il Medioevo. ‘Alle origini dell’identità europea’, Laterza, Roma Bari, 2002] (pag 23-25) Nascita del sistema feudale VIII secolo IX secolo da Cardini, Minima mediaevalia Il feudo è un’istituzione germanica che trae origine dalla concessione gratuita di un terra “beneficium” nel corso di una solenne cerimonia, “omaggio” da parte del re o del signore il quale assumeva l’obbligo di fedeltà e di aiuto militare. La società feudale aveva una struttura gerarchica e piramidale: al vertice dell’autorità e del potere c’era il re (o l’Imperatore ), da cui dipendevano i grandi feudatari, o vassalli Questi avevano sotto di sé i feudatari minori, o valvassori, i quali avevano alle dipendenze i valvassini. Alla base della piramide si trovavano i servi della gleba , i contadini liberi, gli artigiani, tutti tributari del feudatario e del re. La condizione tipica della società feudale era di “essere l’uomo di un altro uomo” questo significava che ogni beneficiario, grande o piccolo che fosse, era vincolato unicamente al proprio diretto signore, dal quale aveva ricevuto il beneficio. (http://comodoscuola.blogspot.it/2007/08/uno-sguardo-sul-medioevo.html)”,”EURx-320″
“CARDINI Franco”,”Le crociate.”,”Franco Cardini professore emerito presso la Scuola Normale Superiore. “”Quali furono però, sempre secondo i nostri cronisti, le ragioni sostanziali per le quali il Papa volle impegnare la Cristianità in una così grande avventura? Questo è il punto centrale della questione. La necessità di liberare il Sepolcro pare l’argomento che più colpì i cronisti, ma non dimentichiamo che essi scrivevano dopo la presa di Gerusalemme: a Clermont [nel 1095 si tenne a Clermont un concilio, ndr] il richiamo ai Luoghi Santi doveva avere, se veramente fu proferito dal pontefice, valore più edificante e oratorio che sostanziale. Fulcherio, che anche in altre circostanze si dimostra un cronista intelligente e attendibile, sostiene che la necessità dell’impresa era determinata dalla desolazione e dalle sofferenze della Chiesa orientale: la stessa cosa, sottolineata con forza anche da Baudri, potrebbe costituire un aggancio con la presenza degli emissari greci al Concilio piacentino; ma, soprattutto Fulcherio [di Chartres] e Baudri [de Dol] collegano la crociata alla ‘tregua Dei’, osservando che il Papa voleva impedire che i cristiani si uccidessero reciprocamente in guerre fratricide e intendeva spingerli piuttosto a redimere le loro colpe combattendo l’infedele. Baudri e Roberto [il Monaco] sottolineano anzi esplicitamente, a loro volta, il carattere penitenziale dell”iter’ proposto da Urbano [II]. Fulcherio aggiunge che la guerra fra cristiani è ingiusta, quella dei cristiani contro gli infedeli giusta: è la consueta distinzione agostiniana applicata ad un concetto che abbiamo già visto affermato, almeno per la sua prima parte, dai sinodi riuniti per la ‘pax Dei'”” (pag 122-123)”,”RELC-348″
“CARDINI Franco”,”Il Sultano e lo Zar. Due imperi a confronto.”,”Franco Cardini, fiorentino, è professore emerito di Storia medievale. Si occupa dei rapporti tra Cristianità e Islam, soprattutto, ma non solo, per il Medioevo. “”Contro il quarantunenne capo carismatico, che ormai si definiva «Comandante in capo di tutte le armate dell’Islam, congiunto del califfo, inviato del Profeta» e che nella primavera del 1922 aveva conquistato gran parte dell’emirato di Bukhara, i sovietici inviarono a loro volta uno dei fondatori e capi dell’Armata Rossa, il conquistatore di Bukhara: il loro Napoleone. Nato a Bishkek nell’attuale Kirghizistan (35), Mikhail Frunze conosceva bene quei luoghi e quelle genti: e non era estraneo alle loro aspirazioni, tanto che aveva imposto a uno dei suoi figli un nome fatidico, Timur, lo stesso del grande conquistatore. L’armata del ‘jihad’ e quella della Rivoluzione si scontrarono tra primavera ed estate del 1922, ed Enver Pasha cadde il 4 agosto di quell’anno, si disse guidando una carica suicida contro le mitragliatrici sovietiche, ma in realtà le circostanze della sua fine non furono mai veramente chiarite. I suoi seguaci ‘bamaci’ – turco-mongoli, ma anche nordiranici tajiki – continuarono a lungo a combattere: i sovietici li fecero oggetto per tutti gli anni Trenta d’una repressione ancor più feroce di quanto non lo fosse la loro stessa guerriglia. Tre anni dopo la morte di Enver, sarebbe scomparso anche il suo antagonista. Il Comitato Centrale del Partito egemonizzato da Lev Trotskij decise che Frunze, ammalato d’ulcera, dovesse venir sottoposto a un’operazione chirurgica: la quale naturalmente fallì. I suoi figli furono affidati a uno dei suoi pochi sinceri amici, Kliment Iefromovich Voroshilov, che da allora avrebbe sempre detestato Trotskij e non sarebbe stato estraneo alla sua fine. Quanto a Frunze, la sua avventura e le poco chiare circostanze della sua morte sono allusivamente rievocate in un purtroppo da noi poco noto libro-denunzia di Boris Pil’njak, ‘Povest’ nepogashennoi luni’ (Racconto di una luna non estinta), del 1926, ristampato a Mosca nel 1990″” (pag 227) [(35) Durante il periodo sovietico la città ha difatti portato il nome di Frunze; ivi, ancor oggi, una statua bronzea a cavallo e un piccolo museo lo ricordano] Professore emerito di Storia medievale, ha insegnato nell’Università di Firenze, nell’Istituto Italiano di Scienze Umane (oggi confluito nella Scuola Normale Superiore) e presso L’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi; attualmente prosegue la sua attività d’insegnante e di ricercatore, incentrata anzitutto sui rapporti fra Europa cristiana e Islam. Nel volume Cristiani perseguitati e persecutori (Salerno Editrice 2011) ha posto con forza l’interrogativo circa il rapporto fra tolleranza e intolleranza, tra carità e persecuzione, all’interno della Chiesa cattolica.”,”TURx-049″
“CARDINI Franco”,”Turchia, ieri, oggi, domani.”,”Franco Cardini è uno dei più importanti storici italiani, professore emerito presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali, aggregato alla Scuola Normale Superiore. Collaboratore di diversi quotidiani nazionali, è autore di molti libri tradotti anche all’estero. Specializzato nello studio del Medioevo, si è occupato di crociate, pellegrinaggi e rapporti tra la Cristianità e l’Islam.”,”TURx-051″
“CARDINI Franco”,”Medici.”,”””Il papa Sisto IV in cambio di una somma di denaro concessa dal banco Pazzi sostituì nel luglio 1474, i Pazzi ai Medici come banchieri pontifici e alla fine di quello stesso anno dispose un accurato controllo dell’amministrazione medicea delle minire di allume”” (pag 96)”,”ITAG-287″
“CARDINI Franco”,”Nella presenza del soldan superba. Saggi francescani.”,”Contiene dedica dell’autore Franco Cardini (Firenze, 1940) è Professore Ordinario di Storia Medievale presso l’Istituto di Scienze Storiche e Vicedirettore della Scuola Superiore di Scienze Storiche dell’Università di San Marino.”,”STMED-005-FSD”
“CARDINI Franco”,”Cassiodoro il grande. Roma, i barbari e il monachesimo.”,”Franco Cardini, nato a Firenze nel 1940, è stato allievo di Ernesto Sestan, di Delio Cantimori e di Eugenio Garin. Ha trascorso lunghi periodi di studio e d’insegnamento all’estero (Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Brasile, Israele) avvalendosi dell’insegnamento di altri illustri maestri quali Jacques Le Goff, Joshua Prawer, Martin de Riquer e Joseph Fleckenstein. Politico e letterato (Squillace 490 circa – Vivario 580 circa); figlio d’un alto funzionario di Teodorico, fu (507) questore, nel 514 console, e nel 523 magister officiorum, ministro per la politica interna; divenne così l’appassionato animatore dell’ideale di fusione tra Romani e Goti. Ottenuta la prefettura da Atalarico, sostenne nella Historia Gothica, perduta, la nobiltà di origine del suo popolo, continuatore della “”civilitas”” romana. Fu consigliere prudente di Amalasunta, Teodato, Vitige, durante le burrascose vicende della successione del regno goto. Di questa sua attività lasciò memoria nella silloge (in 12 libri) intitolata Variae (537), che servì da modello per lo stile cancelleresco medievale. Quando nel 540 Belisario fece prigioniero a Ravenna Vitige, crollò l’ideale di conciliazione tra romanità e germanesimo perseguito da C. La politica gli apparve allora come dispersione funesta dal raccoglimento religioso, solo valore per l’uomo. Nacque così il De anima, che egli considerava come libro XIII delle Variae. Ritiratosi a Squillace, fondò in quei pressi, a Vivario, un monastero che, fornito di una ricca raccolta di codici e di uno scriptorium, divenne il prototipo dei centri culturali monastici del Medioevo. C. promosse qui una intensa attività di traduzione di opere greche tra cui la Historia ecclesiastica tripartita di Socrate, Sozomeno e Teodoreto tradotta da Epifanio, e scrisse, oltre a opere esegetiche e al De orthographia (composto a 92 anni, per i monaci), l’opera sua più importante per l’influenza che esercitò sulla formazione della cultura medievale: le Institutiones divinarum et saecularium litterarum. Si tratta di un manuale (in due parti) introduttivo allo studio sia della Bibbia sia delle arti liberali, in cui C. si vale ampiamente della sua conoscenza della letteratura esegetica patristica e della letteratura ellenistica, utilizzando, per es., anche testi di Euclide e Nicomaco di Gerasa. L’opera ebbe larga diffusione negli ambienti monastici, contribuendo alla valutazione positiva delle arti liberali per una più completa intelligenza della Scrittura. (trec)”,”STMED-010-FSD”
“CARDINI Franco”,”Le crociate tra il mito e la storia.”,”Crociate: ‘Il fallimento più cocente della Cristianità medievale’ “”Tutta la storia umana si divide in quattro epoche: il tempo dell’errore, il tempo del rinnovamento, il tempo della riconciliazione, il tempo del pellegrinaggio… Il tempo del pellegrinaggio è la presente età, nella quale stiamo sempre come pellegrini in battaglia”” (Iacopo da Varagine, Leggenda Aurea)”,”STMED-025-FSD”
“CARDINI Franco”,”Finestra a Levante. Pellegrinaggi e testimonianze di uno studioso italiano nel Vicino Oriente.”,”Cardini cerca di definire l’Oriente e, attraverso di esso, l’Occidente e ci spiega perchè è tanto difficile farlo. Profilo biografico dell’autore v. risvolto di copertina.”,”VIOx-002-FSD”
“CARDINI Franco a cura, scritti di Jamil BARAKAT Ugo BARLOZZETTI Alessandro BEDINI Alain DE BENOIST Noam CHOMSKY Michel CHOSSUDOVSKY Massimo FINI Eric J. HOBSBAWM Mahmood MAMDANI Michael MANDEL Giannozzo PUCCI V.K. SHASHIKUMAR Marco TARCHI Tariq ALI”,”La paura e l’arroganza.”,”Franco Cardini è docente di Storia medievale all’Università di Firenze, dopo aver insegnato a Bari e in molte città europee e americane e asiatiche. Jamil Barakat, giornalista e saggista, collabora al settimanale arabo Jordan Star che viene pubblicato anche in lingua inglese e francese. Da anni si occupa delle violazioni dei diritti umani da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese. Ugo Barlozzetti, esperto a livello internazionale di storia militare. Alessandro Bedini, studioso di storia medievale, giornalista, collabora con vari quotidiani e riviste tra le quali Storia & Dossier. Fa parte della redazione della rivista Diorama (Firenze) e del comitato scientifico d La porta d’Oriente (Bari) organo dell’ENEC (Europe Near East Center), Alain de Benoist, scrittore, direttore dlle riviste Krisis e Nouvelle École, premio di saggistica dell’Académie Française nel 1978. Noam Chomsky, è u no dei più noti studiosi di linguistica e livello mondiale. Lavora attualmente presso il dipartimento di filosofia linguistica del Massachusetts Institute of Technology. Michel Chossudovsky, docente di economia all’Università di Ottawa. Massimo Fini, scrittore giornalista, è attualmente editorialista de Il Giorno La Nazione e Il Resto del Carlino. Eric John Hobsbawm Fellow della British Academy e Honorary Fellow del King’s College di Cambridge, ha insegnato dal 1999 al Birkbeck College dell’Università di Londra. Mahmood Mamdani direttore dell’Istituto di Studi Africani presso la Columbia University’s School of International Affairs. É presidente del Council for the Development of Social Research in Africa (CODESRIA) che ha sede a Dakar. Michael Mandel, professore di Diritto presso la Osgoode Hall Law School di Toronto. Giannozzo Pucci nel 1974 avvia prima personalmente, poi come collana della Libreria Editrice Fiorentina, la prima attività editoriale dedicata esclusivamente all’agricoltura biologica. Nel 1996 fonda l’Associazione di Solidarietà per la Campagna Italiana (ASCI) e la rivista L’Invetario. V.K. Shashikumar giornalista indiano, scrive sulla testata Web Tehelka. News and Views e collabora con il Christian Science Monitor. Marco Tarchi professore ordinario, insegna Scienza politica e Comunicazione politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze. Tariq Ali, scrittore di origini pakistane.”,”TEMx-014-FL”
“CARDINI Franco”,”La tradizione templare. Miti, Segreti, Misteri.”,”Franco Cardini, fiorentino, ordinario di Storia medievale presso l’Istituto italiano di scienze umane (Sum). ‘L’Ordine dei Cavalieri Templari, fondato nel 1119, ha avuto origine in Terrasanta, ma il suo sviluppo e la sua diffusione hanno coinvolto diversi paesi europei. Tra i principali: Francia: Il paese di origine di Hugues de Payns, il fondatore dell’Ordine. La Francia ha avuto un ruolo centrale nella crescita dei Templari, sia per il sostegno della nobiltà che per la loro influenza politica ed economica. Inghilterra: I Templari hanno stabilito importanti sedi e ricevuto supporto dalla monarchia inglese, diventando una forza significativa nel paese. Spagna: Durante la Reconquista, i Templari hanno giocato un ruolo cruciale nella difesa dei territori cristiani contro i musulmani. Italia: L’Ordine ha avuto una presenza significativa, con sedi e proprietà in diverse città italiane, grazie al sostegno della Chiesa e delle famiglie nobili. Germania: Anche qui i Templari hanno stabilito sedi e ricevuto supporto per le loro attività. L’Ordine ha prosperato grazie al sostegno di queste nazioni, accumulando ricchezze e potere fino alla sua dissoluzione nel 1312’ (f. copil):”,”STMED-005-FMB”
“CARDINI Franco VANOLI Alessandro”,”La via della seta. Una storia millenaria tra Oriente e Occidente.”,”La storia della via della seta comincia in un passato antico e si snoda per secoli… Una strada, o meglio una rete di strade, un fascio di percorsi terrestri e marittimi hanno spostato nel corso dei secoli uomini, merci e conoscenze dall’estremità orientale dell’Asia sino al Mediterraneo e all’Europa…”,”STMED-004-FFS”
“CARDONA Gabriel”,”El poder militar en la España contemporánea hasta la guerra civil.”,”CARDONA Gabriel (Menorca, 1938) è un comandante di fanteria che ha abbandonato volontariamente il servizio nel 1981. Ha scritto pure ‘Las reformas militares de Azana’ (1975) (tesi di licenza) e ‘El poder militar en la Segunda Republica Espanola’ (tesi di dottorato (1979).”,”SPAx-110″
“CARDONA Giorgio Raimondo”,”La foresta di piume. Manuale di etnoscienza.”,”Giorgio Raimondo Cardona (Roma, 1943) è ordinario di Glottologia nell’Università La Sapienza di Roma. Al centro dei suoi interessi è lo studio dei modi in cui la lingua registra e influenza la nostra visione culturale. Tra i suoi scritti ricordiamo: ‘Introduzione all’etnolinguistica’ (1976), ‘Antropologia della scrittura’ (1981), un commento orientalistico al ‘Milione’ di Marco Polo (1975).”,”SCIx-469″
“CARDON-HAMET Claudine”,”Triangles rouges à Auschwitz. Le convoi politique du 6 juillet 1942.”,”ANTE3-16 CARDON-HAMET Claudine è professore agrégée e dottore in storia. Quest’opera deriva dalla sua tesi di dottorato. I ‘45.000’ sono uomini giovani per la maggior parte operai provenienti dai dipartimenti industriali della zona occupata, ci sono tra loro militanti comunisti e sindacalisti della CGT. (pag 81)”,”PCFx-079″
“CARDOT Fabienne a cura; interventi di A. KAIJSER P. LANTHIER K. PÖNNI R. GIANNETTI S. ZARACH J. MALUQUER DE MOTES F. CARDOT H. MORSEL G. KURGAN VAN HENTENRY H. OTT G. RANKI P. CARTIANU C. MIHALEANU J. FABRE N. FELICI P. BRENNI R.L. FOX A. BUTRICA J. GLETE G. BRUNG G. RAMUNNI A. GUAGNINI Y. TAKAHASHI E. SYMONS T.P. HUGHES P. HERTNER U. WENGENROTH D. PROCOS T.C. BARKER C. PAVESE A. DE-BENEDETTI C. SUDRIA M. MAGNIEN”,”1880-1980. Un siècle d’électricité dans le monde.”,”interventi di A. KAIJSER P. LANTHIER K. PÖNNI R. GIANNETTI S. ZARACH J. MALUQUER DE MOTES F. CARDOT H. MORSEL G. KURGAN VAN HENTENRY H. OTT G. RANKI P. CARTIANU C. MIHALEANU J. FABRE N. FELICI P. BRENNI R.L. FOX A. BUTRICA J. GLETE G. BRUNG G. RAMUNNI A. GUAGNINI Y. TAKAHASHI E. SYMONS T.P. HUGHES P. HERTNER U. WENGENROTH D. PROCOS T.C. BARKER C. PAVESE A. DE-BENEDETTI C. SUDRIA M. MAGNIEN”,”EURE-141″
“CARDUCCI Giosué”,”Prose. MDCCCLIX-MCMIII.”,”Contiene tra l’altro gli scritti: ‘Garibaldi in Francia’ (1872) ‘Per la morte di Giuseppe Garibaldi’ (1882), ‘Il risorgimento italiano’ (1895), ‘Prefazione al Prometeo liberato di P.B. Shelley’ (1904).”,”ITAB-090″
“CARDUCCI Gabriele”,”Poesie. Decennali. (Enotrio romano): Levia Gravia, Juvenilia.”,”””Già la rivolta affrettasi Fosca di villa in villa, Turbina il vento ed agita L’animatrice squilla, E ‘l nuovo carme a’ liberi Popoli sona su i caduti re.”” (Pistoia, 25 agosto 1861) (pag 175)”,”VARx-281″
“CARDUCCI Giosuè”,”Per Guglielmo Oberdan e Alberto Mario.”,”CARDUCCI Giosuè”,”VARx-452″
“CARDUCCI Giosuè, a cura di Pietro GIBELLINI”,”Tutte le poesie.”,”Giosue Carducci nasce il 27/07/1835 a Valdicastello, frazione di Pietrasanta, in Versilia, battezzato Giosuè (dal 189 il poeta adotterà la grafia di di Giosue, senz’accento). Giosue studia alle scuole dei padri Scolopi di San Giovannino, che frequenta fino al 1852, trovando buoni maestri, quali il fisico Eugenio Barsanti e il letterato Geremia Barsottini, che lo accosta alla poesia di Orazio e del Fantoni. Nel 1852 con gli amici Nencioni e Gargani fonda l’Accademia dei Filomusi, che si ispira a ideali classicistici e liberali. Nel 1853 si trasferisce a Pisa, dove studia intensamente sotto la guida di insegnanti antiquati; si reca spesso a Firenze per incontrare la fidanzata e gli amici Giuseppe Torquato Gargani, Ottaviano Targioni Tozzetti e Giuseppe Chiarini. Si laurea in filosofia e filologia nel 1855, discutendo una tesi sulla poesia cavalleresca. Nel 1856 inizia la carriera di insegnante nella scuola secondaria di San Miniato al Tedesco come professore di retorica. Il 18/08/1860 Terenzio Mamiani, Ministro della pubblica istruzione del governo sabaudo, offre a Carducci la cattedra di eloquenza italiana (poi ribattezzata letteratura italiana) dell’Università di mBologna, posto cui il Prati ha deciso di rinunziare. Trasferitosi a Bologna con tutta la famiglia, vi rimarrà fino alla morte, esercitandovi per oltre quarant’anni il suo magistero e formando generazioni di illustri allievi, quali Giovanni Pascoli, Severino Ferrari, Adolfo Albertazzi, Alfredo Panzini, Manara Valgimigli, Goffredo Bellonci, Renato Serra. Nella città emiliana il Carducci matura nuove convinzioni politiche: assimila le idee democratico-repubblicane di Mazzini e quelle socialisteggianti di Proudhon, polemizza con moderati e clericali. La sua fama di poeta gli valse nel 1906 il premio Nobel. La notte fra il 15 e 16 febbraio del 1907, Carducci muore nella casa bolognese per un attacco di bronco-polmonite. Pietro Gibellini, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Venezia, filologo e fine interprete di testi classici, è tra i maggiori specialisti dell’Ottocento e del primo Novecento. Marina Salvini è dottoressa di ricerca in Italianistica presso l’Università di Venezia e insegnante di Lettere nei licei. Collabora con le riviste Critica letteraria, Humanitas, Otto/Novecento e 996.”,”VARx-160-FL”
“CARDWELL Donald S.L.”,”From Watt to Clausius. The rise of thermodynamics in the early industrial age.”,”Fondo Palumberi”,”SCIx-428″
“CARDWELL Donald S.L.”,”Turning Points in Western Technology. A study of technology, science ad history.”,”Fondo Palumberi”,”SCIx-429″
“CARÉ Sébastien”,”Les libertariens aux États-Unis. Sociologie d’un mouvement asocial.”,”Libro incentrato su Rothbard, Hayek, Rand ecc. CARE’ è laureato in scienze politiche (Università di Rennes 1). Professore associato all’Ecole Superieure du Commerce de Rennes e membro del CERAD.”,”USAS-188″
“CAREDDA Giorgio”,”La Francia di Vichy.”,”ANTE1-47″,”FRAV-129″
“CAREDDA Giorgio”,”Il Fronte popolare in Francia 1934-1938.”,”Giorgio Caredda, nato nel 1951, laureato in Filosofia all’Università di Cagliari nel 1973, borsista presso l’insegnamento di Storia delle dottrine economiche della medesima Facoltà, lavora a Parigi sull’occupazione nazista in Francia.”,”FRAP-008-FL”
“CAREDDA Giorgio”,”Governo e opposizione nell’Italia del dopoguerra, 1947-1960.”,”Tambroni, il Pci e la crisi del giugno-luglio 1960. La lotta dei giovani operai genovesi. “”Mario Alicata vuole evitare di «disperdere il potenziale di lotta» manifestato in questi giorni dal movimento antifascista, il quale potrebbe rivolgersi «in parte contro di noi»: già ora «molti giovani genovesi criticano l’imborghesimento dei partiti». Non si abbia dunque troppa fretta a concludere un «movimento in piena ascesa» (…). Ma non tutti i dirigenti del Pci pensano che sia già giunto il momento di «chiudere bene», o di prepararsi a valorizzare quanto già ottenuto, come suggerisce Giancarlo Pajetta: Mario Alicata, secondo il quale «in questa occasione le masse hanno fatto un passo avanti rispetto ai partiti», non pensa che il «nuovo antifascismo» possa essere compreso soltanto sul piano parlamentare”” (pag 250) [Giorgio Caredda, ‘Governo e opposizione nell’Italia del dopoguerra, 1947-1960’, Edizioni Laterza, Roma Bari, 1995]”,”ITAP-008-FSD”
“CAREDIO Anna Maria”,”Una storia ingiusta. Racconto. Una testimonianza sulla emarginazione proletaria e sottoproletaria in Italia.”,”A.M. Caredio senese, insegnante vive un periodo nella comune genovese. Ne esce sconvolta…e decide di raccontare la sua esperienza…”,”LIGU-114″
“CARELL Paul”,”Le volpi del deserto. Da Tripoli a El Alamein da El Alamein a Tunisi con le armate italo-tedesche.”,”””Il generale Ziegler era un brillante ufficiale ed un freddo realista; chiese quindi subito con quali truppe sarebbe stata costituita la nuova armata corazzata. (…) Il generale Ziegler chiese se sarebbero stati assicurati anche i rifornimenti, attraverso il Mediterraneo, per un così forte contingente di uomini. – E’ evidente – fu la risposta di Hitler. Sulla basi di tali premesse, pensò il generale Ziegler, sarebbe stato possibile passare all’ offensiva in Africa. Il generale espose subito i suoi piani su una siffatta condotta offensiva (…). Il generale Ziegler contava inoltre su una rivolta araba a favore dei Tedeschi. Con l’ ausilio di un simile stato insurrezionale egli considerava possibile spingersi addirittura fino ad Orano: in tal modo sarebbe stato conquistato l’ ultimo e più importante porto nord-africano. All’ armata di Eisenhower sarebbe rimasta solo l’ alternativa tra la prigionia ed il reimbarco. Indispensabile presupposto per una simile azione di guerra, sottolineò Ziegler, era tuttavia la garanzia dell’ arrivo costante dei rifornimenti e, a tal fine, la conquista di Malta: il possesso dell’ isola, come s’era già avuto occasione di sperimentare, era l’ elemento essenziale per la sicurezza delle linee di rifornimento sul mare. Erano audaci parole, e audaci piani.”” (pag 549-550) Ritirata strategica. “”La storia della guerra annovera certamente un numero di ritirate strategiche, come elementi predisponenti di vittorie, quantomeno nella stessa misura delle audaci avanzate. Il ripiegamento dell’ Heeresgruppe Afrika sulle posizioni di Enfidaville fu uno dei capolavori d’ arte militare e di esperienza bellica da parte delle truppe e degli Stati Maggiori. Il fatto che non condusse alla vittoria, è altra cosa, chè nessuna strada e nessun sentiero avrebbero più potuto condurre alla vittoria. Quando, alla metà d’ aprile, cominciò la battaglia finale di Tunisia, Eisenhower immise nella lotta 15 divisioni inglesi e 5 divisioni americane, completamente equipaggiate, oltre ad un corpo d’ armata francese, flotte aeree e speciali reparti per comunicazioni, riformimenti e genio. Per contro von Arnim disponeva soltanto di 9 divisioni tedesche estenuate dai combattimenti, la maggior parte delle quali era ridotta a tre quinti degli effettivi; v’erano poi 6 divisioni italiane la cui combattività era ormai praticamente esaurita (…).”” (pag 592-593)”,”QMIS-085″
“CARELL Paul”,”Arrivano! Sie kommen!”,”Paul Carell già ufficiale presso l’Oberkommando Wehrmacht durante l’ultimo conflitto mondiale, dà voce agli sconfitti e ricostruisce il quadro della battaglia vista “”dall’altra parte della collina””. Congetture errate su dove sarebbe avvenuto lo sbarco, beghe e complotti di generali, l’ostinazione cieca di Hitler, il mancato intervento della Panzerdivisionen di riserva nel momento decisivo in cui, forse, si potevano rovesciare le sorti della battaglia, la disperata resistenza della VII armata tedesca inferiore per mezzi e materiali. Paul Carell ci porta nel cuore della battaglia, e in particolare a quella mattina nebbiosa del 6 giugno 1944 (…) “”Noi pensavamo che qualunque sbarco in Normandia si sarebbe limitato a un tentativo di prendere Cherbourg…”” (Feldmaresciallo Gerd Von Rundstedt) “”Se riusciamo a respingere l’invasione, un tentativo del genere non potrà essere ripetuto entro breve tempo”” (Generale Walther Warlimont) “”E così l’invasione è finalmente cominciata!”” (Adolf Hitler) “”Non vi era più un piano. Cercavamo sempliocemente, e senza speranza, di resistere…”” (Generale Gunther Blumentritt) “”E’ finita. Sarebbe molto meglio per noi mettere fine alla guerra ora, piuttosto che andare alla rovina continuando questa lotta disperata…”” (Feldmaresciallo Erwin Rommel)”,”QMIS-181″
“CARENA Annibale”,”La competenza del Consiglio della Società delle Nazioni nelle controversie internazionali.”,”””Gli Stati membri della Lega si associeranno immediatamente per ogni azione militare o d’ altra natura necessaria per ottenere che ciascun membro conformi la sua azione alle stipulazioni del Trattato”” (pag 14) “”Minore importanza ha invece per noi il progetto preparato per cura della “”Fabian Society”” di Londra: progetto che può in larga parte essere accostato a quello della “”League to enforce peace”” e che deve invece ritenersi di grande rilievo per chi si occupa dell’ intera organizzazione della Società delle Nazioni (…). Anche in Francia il movimento, che possiamo dire con parola ora molto divulgata, societario ebbe seguaci e rapido sviluppo. La “”Ligue des Droits de l’ Homme”” nel suo Congresso annuale del 1916 elaborò un progetto di programma che risente però più dello spirito largamente umanitario e profondamente pacifico che animava l’ associazione che non di sapere scientifico e di dottrinaria elaborazione”” (pag 15).”,”RAIx-126″
“CARERI Gianfranco”,”Camillo Berneri, l’anarcosindacalismo, la guerra di classe.”,”pag 16 studia filosofia con Gaetano Salvemini A.I.T. (Associacion Internacional de los Trabajadores)”,”ANAx-307″
“CARERI Gianfranco”,”Il sindacalismo autogestionario. L’U.S.I. dalle origini ad oggi.”,”Di-Vittorio, De-Ambris e Corridoni nel primo Consiglio generale dell’USI del 1912 (con sede a Parma) (Primo congresso) (pag 34) Sestri Ponente roccaforte principale del sindacalismo rivoluzionario ligure. Sestri Ponente e Sampierdarena (pag 52, 57, 59, 84) Sulla nascita dei GAAP che si staccano dalla FAI. La prima conferenza nazionale avviene a Genova: la conferenza di Pontedecimo, in cui agisce la corrente libertaria già attiva all’interno della CGIL (pag 117)”,”MITT-341″
“CARETTI Stefano”,”La Rivoluzione russa e il socialismo italiano 1917 – 1921.”,”Stefano CARETTI, nato a Ferrara nel 1946, ha studiato a Pavia e a Firenze, dove vive. Si è laureato con una tesi di storia contemporanea al ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. Attualmente è borsista nell’ Istituto di storia della Facoltà fiorentina di Scienze politiche, presso il quale svolge attività didattica e di ricerca. Ha in corso una serie di indagini e di studi intorno alla storia del movimento operaio.”,”MITS-045″
“CARETTI Stefano CIUFFOLETTI Zeffiro DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura; saggi di Gaetano ARFE’ Alberto BENZONI Stefano CARRETTI Zeffiro CIUFFOLETTI Maurizio DEGL’INNOCENTI Gian Biagio FURIOZZI Ariane LANDUYT Giorgio PETRACCHI Valdo SPINI Francesca TADDEI Giuseppe TAMBURRANO Carlo VALLAURI”,”Lezioni di storia del partito socialista italiano 1892-1976.”,”Saggi di Gaetano ARFE’ Alberto BENZONI Stefano CARRETTI Zeffiro CIUFFOLETTI Maurizio DEGL’INNOCENTI Gian Biagio FURIOZZI Ariane LANDUYT Giorgio PETRACCHI Valdo SPINI Francesca TADDEI Giuseppe TAMBURRANO Carlo VALLAURI”,”MITS-131″
“CARETTI Stefano”,”La Rivoluzione russa e il socialismo italiano 1917 – 1921.”,”Stefano CARETTI, nato a Ferrara nel 1946, ha studiato a Pavia e a Firenze, dove vive. Si è laureato con una tesi di storia contemporanea al ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. Attualmente è borsista nell’ Istituto di storia della Facoltà fiorentina di Scienze politiche, presso il quale svolge attività didattica e di ricerca. Ha in corso una serie di indagini e di studi intorno alla storia del movimento operaio.”,”RIRO-146″
“CARETTI Stefano DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura, scritti e discorsi di Sandro PERTINI”,”Sandro Pertini. Il pensiero dei padri costituenti.”,”””Io ho pagato anche con la morte di due fratelli e non ho alcuna difficoltà a parlare di quello che s’era iscritto al partito fascista. Lo amavo tanto…Eravamo due amici prima che due fratelli. Avevamo anche fatto insieme la prima guerra mondiale. Pippo era molto diverso da me, era estroverso, cordiale (…). Sa perché si iscrisse al partito fascista, nel 1923? Perché, durante una manifestazione, si vide sputare addosso dagli operai. Faceva l’ufficiale di carriera. Fu il suo destino. Ci togliemmo reciprocamente il saluto (…). Poi andai in Francia. Tornai, fui arrestato di nuovo, processato di nuovo, condannato di nuovo, stavolta all’ergastolo. Allora lui uscì dal partito fascista e a quarantun anni morì. Di crepacuore. (…) Avevo un altro fratello che si chiamava Eugenio. Tra me ed Eugenio c’erano solo due anni di differenza. Così crescemmo insieme, al collegio insieme, al ginnasio insieme. Poi lui andò in America e, quando tornò, io ero in carcere da tanto tempo. Ho ricostruito per caso la sua ‘via crucis’. L’ho ricostruita dopo la Liberazione, attraverso un maresciallo di Genova. (…) Allo stesso modo in cui Pippo non capiva nulla di politica, Eugenio non aveva mai fatto della politica. Oltretutto era un po’ claudicante. Ma dopo quella notizia [la fucilazione di Sandro a Forte Boccea, notizia non vera, ndr] si iscrisse al Partito comunista e si abbandonò a una attività sfrenata. Fu arrestato mentre attaccava manifesti contro i nazisti. (…) Lo portarono a Flossenbürg. (…) nello stesso momento in cui alla testa dei partigiani inneggiavo alla libertà riconquistata in Milano, alla stessa ora dello stesso giorno, 25 aprile 1945, mio fratello veniva fucilato nel campo di Flossenbürg (…)”” (pag 47)”,”ITAR-202″
“CARETTI Stefano”,”La rivoluzione russa e il socialismo italiano (1917-1921).”,”Stefano Caretti, nato a Ferrara nel 1946. Ha studiato a Pavia e a Firenze, dove vive. Si è laureato con una tesi di storia contemporanea al Cesare Alfieri di Firenze. Attualmente è borsista nell’Istituto di storia della Facoltà fiorentina di Scienze politiche, presso la quale svolge attività didattica e di ricerca. Ha in corso una serie di indagini e di studi intorno alla storia del movimento operaio. Questo libro abbraccia il periodo storico che va dallo scoppio della rivoluzione russa del febbraio 1917 alla scissione socialista del 1921 e alla costituzione del Partito comunista d’Italia. La ricerca, fondata sopra un sistematico spoglio della stampa periodica, degli atti parlamentari, dei documento congressuali e di inedite fonti archivistiche, tende a ricostruire le linee del dibattito che si è svolto tra le correnti del socialismo italiano, di fronte agli sviluppi della rivoluzione russa, e il graduale progressivo approfondirsi del divario di valutazione tra riformisti e massimalisti fino a toccare i problemi ideologici e la stessa linea d’azione del partito nella società italiana.”,”MITS-012-FL”
“CARETTI Stefano SABBATUCCI Giovanni”,”Guerra e dopoguerra (1914-1926). Parte prima. I socialisti e la grande guerra (1914-1918) (di Stefano Caretti). Parte seconda. I socialisti nella crisi dello Stato liberale (1918-1926) (Giovanni Sabbatucci). Storia del socialismo italiano. Volume 3.”,”Contiene il paragrafo: il dramma di Caporetto (pag 95-) in capitolo III ‘Rivoluzione russa, Caporetto e armistizio'”,”MITS-005-FV”
“CARETTI Stefano DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura; articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI”,”Il socialismo in Firenze e provincia (1871-1961).”,”Articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI Iconografia: riproduzione di un manifesto in appoggio della Comune di Parigi, dell’Associazione Internazinale dei Lavoratori, Manifesti sul Primo Maggio, frontespizi di opuscoli, testate di giornali operai e socialisti, foto del mondo del lavoro (fabbriche, cantieri) Manifesto del Congresso operaio italiano tenuto a Genova nella Sala Sivori (pag 25)”,”MITT-403″
“CARETTI Stefano a cura”,”Matteotti. Il mito.”,”Stefano Caretti, docente di Storia contemporanea all’Università di Siena, è autore di numerosi studi su figure e vicende del socialismo italiano. Sta attendendo alla stampa delle opere di Giacomo Matteotti, di cui ha già pubblicato cinque volumi (1983-1994). Dirige l’Archivio e la Biblioteca della Fondazione di studi storici “”Filippo Turati”” e dell’Associazione nazionale ‘Sandro Pertini’.”,”BIOx-360″
“CARETTI Stefano DEGL’INNOCENTI Maurizio a cura; articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI”,”Il socialismo in Firenze e provincia (1871-1961).”,”Articoli di Elio CONTI Eugenio GARIN Luigi TOMASSINI Giorgio SPINI Maurizio DEGL’INNOCENTI Cosimo CECCUTI Renato RISALITI Luigi MASCILLI Roberto FEDI Elio APIH Stefano CARETTI Nicla CAPITINI MACCABRUNI Antonio CASALI Roberto VIVARELLI Piero TREVES Zeffiro CIUFFOLETTI Bruno PILATI Giuseppe MUZZI Sandro PERTINI Francesca TADDEI Matteo MATTEOTTI Carlo CORDIE’ Lanfranco CARETTI Gaetano ARFE’ Gianfranco BETTIN Valdo SPINI Mariella ZOPPI Iconografia: riproduzione di un manifesto in appoggio della Comune di Parigi, dell’Associazione Internazinale dei Lavoratori, Manifesti sul Primo Maggio, frontespizi di opuscoli, testate di giornali operai e socialisti, foto del mondo del lavoro (fabbriche, cantieri) Manifesto del Congresso operaio italiano tenuto a Genova nella Sala Sivori (pag 25)”,”FOTO-001-FV”
“CAREW HUNT R.N.”,”Calvino.”,”””LUTERO non amava certo l’opposizione, ma non mandò mai nessuno a morte per le sue opinioni. ZWINGLI perseguitò gli anabattisti perché, come tutti gli altri suoi contemporanei, li considerava rivoluzionari. Ma finché a Zurigo dominò la sua efficacia fu permesso ai cattolici di assistere liberamente alla messa, purché celebrassero fuori della città. CALVINO non poteva accettare un simile atteggiamento perché il suo principio fondamentale era che tutte le attività umane dovessero essere coordinate ‘ad finem spiritualem’. Chiunque minacciasse seriamente di turbare questa coordinazione, doveva essere trattato come un nemico di Dio e degli uomini…””. La sentenza con cui SERVETO fu condannato al rogo era assolutamente illegale perché le leggi cattoliche contro l’ eresia erano state soppresse.”,”RELP-012″
“CAREW HUNT R.N.”,”Teoria e pratica del comunismo.”,”””I Soviet delle città erano controllati dai menscevichi, mentre quelli dei villaggi erano controllati dai socialrivoluzionari. Ambuedue questi partiti, tuttavia, giunsero ad un’ intesa col Governo Provvisorio; ma, mentre i socialrivoluzionari vi parteciparono immediatamente, i menscevichi, coerenti ai loro principi, si rifiutarono dapprima di farlo. Il partito bolscevico era allora estremamente debole, ed i suoi capi, compresi Stalin, Kamenev e Molotov, si trovarono in virtuale accordo con i menscevichi. Tale era la situazione quando Lenin ritornò a Pietroburgo, il 16 aprile. Lenin fu subito colpito dalla somiglianza fra la struttura ed il comportamento dei Soviet ed il regime instaurato dalla Comune di Parigi, le cui fasi egli aveva sempre studiato con grande interesse. Il suo primo gesto fu quello di pubblicare le sue Tesi d’ aprile, considerate come una pazzia dalla maggior parte dei suoi seguaci, in cui faceva appello “”al non appoggio al governo provvisorio””, all’ urgenza di creare una repubblica sovietica con il compito di preparare la strada al governo proletario, ed infine alla nazionalizzazione delle terre, di cui i contadini già si stavano appropriando”” (pag279)”,”SOCx-109″
“CAREY James B. GOLDEN Clinton S. HEDGES Marion H. PETERSON Eric ZANDER Arnold S.”,”Il sindacalismo negli Stati Uniti.”,”L’ opuscolo è tratto da uno studio comparativo sulle organizzazioni sindacali degli USA, Francia, Italia, Germania occidentale ‘I sindacati e la democrazia’ compilato per conto del Comitato per il Lavoro della Nationa Planning Association, organizzazione apolitica e senza scopo di lucro. Compilatori di tale studio sono noti sindacalisti e studiosi dei problemi del lavoro: James B. CAREY, Clinton S. GOLDEN, Marion H. HEDGES, Eric PETERSON, Arnold S. ZANDER Glossario di terminologia sindacale americana. (pag 98-103)”,”MUSx-174″
“CAREZZANO Ivo DELLA-CASA Erika PATERNOSTRO Mario”,”Le buone società. La Liguria.”,”””C’è una costante che caratterizza questa “”scuola finanziaria”” genovese: il dominio del capitale della Superba – come ha rilevato autorevolmente Fernard Braudel nella sua monumentale opera ‘I Tempi del Mondo’ – è stato tanto discreto e sofisticato da sfuggire per molto tempo persino all’osservazione degli storici di professione. Studi recenti, infine, hanno messo meglio a fuoco almeno due dei periodi più significativi dell’economia genovese: il Quattrocento e il cosiddetto “”Siglo de los Genoveses”” (1557-1627). Il Quattrocento è stato scandagliato da Jacques Heers, docente alla Sorbona. Ecco cosa scrive Heers in un suo libro dedicato a Genova, composto nel ’71 ma uscito solo quest’anno in Italia: “”Ciò che colpisce maggiormente, nel vasto campo delle strutture, è il carattere moderno, estremamente evoluto delle tecniche. Le tecniche finanziarie di Genova sono in anticipo su quelle della maggior parte delle regioni e delle città dell’Europa occidentale. Dalla metà del XV secolo, Genova ha messo a punto le pratiche che caratterizzano il capitalismo moderno: moneta cartacea, moneta bancaria, traffico dei cambi con ‘ricorsa’, fiere di cambio. Il mercato dei valori mobiliari (rendite pubbliche e quote di società private) è straordinariamente attivo ed organizzato secondo regole precise, che denotano l’affermarsi d’un’evidente razionalità. Da ciò il gran rilievo assunto dal capitale nella città; esso anima e vivifica sia l’attività commerciale, che la stessa organizzazione dell’industria. Non stupisce perciò che, come s’è visto, i genovesi d’ogni condizione sociale facciano largamente appello al credito. Qui non si constata solo l’apparizione di nuove tecniche, ma il loro impiego generale, sistematico, da parte della popolazione attiva della città. L’economia genovese è mirabilmente organizzata per lasciare ampio spazio al capitale e permettergli d’intervenire continuamente ed in ogni settore. Così, malgrado quanto s’è scritto relativamente ad alcuni centri urbani, in questo caso, per situare lo sviluppo capitalistico occorre risalire al XV secolo. L’economia genovese presenta già tutte le forme e tutte le caratteristiche del capitalismo moderno. L’organizzazione dei trasporti marittimi, la politica commerciale, tutto è al servizio della grande città, la nutre in modo più vantaggioso e le consente di lavorare a pieno ritmo. L’economia genovese, soprattutto mercantile ed industriale, è esclusivamente un’economia urbana e, a questo titolo, esula dai riferimenti abituali””. Genova, dunque, città d’eccezione. Il che vale anche per “”el siglo de los Genoveses””, che tiene dietro al forse più celebre (e certamente più studiato) “”Secolo dei Fugger””, celeberrimi banchieri del Nord. Così definisce quel “”secolo dei genovesi”” Fernand Braudel, uno dei maggiori storici viventi della scuola delle “”Annales””: “”Per tre quarti di secolo l’esperienza genovese ha permesso ai mercanti banchieri locali, che maneggiavano i capitali e il credito, di essere gli arbitri dei pagamenti e delle operazioni finanziarie europee. Tale esperienza merita di essere studiata in se stessa; è certamente il più curioso esempio di polarizzazione e di concentrazione che abbia offerto finora la storia dell’economia-mondo europea, in quanto ruota intorno a un punto pressoché inconsistente. Il perno dell’insieme non è infatti Genova, ma un pugno di banchieri-finanzieri (oggi si direbbe una società multinazionale). E questo non è che uno dei paradossi di quella strana città, tanto svantaggiata e tuttavia, prima e dopo il ‘suo’ secolo, tesa a puntare ai vertici della vita internazionale degli affari. Una città che, a mio giudizio, è sempre stata a misura del suo tempo, la città capitalista per eccellenza””. Ma una città “”limitata””: dalla natura innanzitutto, dove sopravvivere e prosperare è sempre comunque difficile. A Genova – dice Braudel – tutto è un’acrobazia. “”Genova ha cambiato rotta più volte, sempre accettando la necessaria metamorfosi. (…)”” (pag 60)”,”LIGU-150″
“CARGNELUTTI Liliana MICELLI Francesco a cura”,”Il Politecnico. Repertorio mensile di Studi applicati alla Prosperità e Coltura Sociale.”,”””Nonostante le premesse, Cattaneo è lontano quindi dalle dottrine del materialismo volgare – non crede, per esempio, all’influsso determinante del clima, della natura del suolo, della razza – come pure è lontano dal sistema positivista di Comte o dal biologismo di Spencer, autori che tra l’altro non aveva letto. La sua “”scienza nuova”” vuole essere una meditazone sulla storia delle nazioni, su quei fattori che possono avere rallenato o accelerato lo sviluppo, su quelle espressioni attraverso cui si manifesta il carattere di un popolo, vale a dire le istituzioni civili, i sistemi economici, la religione, i risultati della scienza e dell’arte. Artefice del mondo delle nazioni è comunque l’uomo, il cui pensiero, la cui “”intelligenza”” permettono il progresso di tutta la società”” (pag 7, introduzione)”,”EMEx-113″
“CARICCHIO Mario”,”Popolo e Rivoluzione? La storiografia e i movimenti radicali della Rivoluzione inglese.”,”CARICCHIO Mario è titolare di un assegno di ricerca all’Università di Bologna. Ha studiato i diggers e Gerrard Winstanley e curato la traduzione di Henry Vane, ‘L’esame dello Zelo’ (Genova, 2003). Ha pubblicato pure ‘Politica, religione e commercio di libri nella Rivoluzione inglese. Gli autori di Giles Calvert’ (Genova, 2003).”,”UKIR-042″
“CARIER H. e altri”,”La Verité e altri scritti.”,”Il saggio di H. CARIER (il n° pagine è in senso inverso) sull’ aristocrazia operaia non riporta la fonte da cui è stato fotocopiato e non fa parte della collezione ‘La Veritè'”,”MFRx-092″
“CARINI Carlo a cura; saggi di L. CEDRONI F. SBARBERI F. MAZZANTI-PEPE F. BARCIA R. TUFANO A. NICOSIA S. MASTELLONE M. FERRARI P. CELLA-RESTAINO M.S. CORCIULO N. ANTONETTI M.T. PICHETTO V. COLLINA G.B. FURIOZZI M. TESINI”,”La rappresentanza tra due rivoluzioni (1789-1848).”,”Contiene dedica manoscritta dell’autore a G.M. Bravo “”Se per Victor Hugo, “”l’abolition du droit de suffrage pour les classes souffrantes””, significava “”on ne sait quel rétablissement impie du droit d’insurrection”” (16), per Montalembert si trattava di difendere le condizioni stesse dell’esistenza sociale di fronte all’aggressione sollecitata dal diffondersi tra le masse delle dottrine socialiste. Nel suo discorso, come in quello di Thiers – accomunati da Marx come “”selvaggiamente sfrenati”” (17), ma in realtà di toni e contenuti diversi (18) – veniva abbandonato ogni infingimento legalitario: Montalembert invocava insomma lo ‘stato di eccezione’ (pag 340) [(16) Compte rendu des séances de l’Assemblée nationale Législative, t. VIII (16 mai – 26 juin 1850) (…); (17) K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, a cura di A. Bolaffi, Ed. Riun. Roma, 1987, p. 133; (18) Thiers prese la parola nella seduta del 24 maggio (cfr. ivi pp. 149-160) contrapponendo al ‘peuple’ la ‘vile multitude’ che la legge intendeva escludere dal diritto di voto] (pag 348)”,”FRAD-004-FMB”
“CARINI Carlo COMPARATO Vittor Ivo a cura; saggi di Giovanni LANDUCCI Silvia ROTA-GHIBAUDI Gilda MANGANARO-FAVARETTO Gustavo GOZZI Sergio AMATO Carlo CARINI Gian Mario BRAVO Franco CRESPI Eugenio RIPEPE Franco SBARBERI Gian Biagio FURIOZZI Maria Luisa CICALESE Giovanni BERARDELLI Marcello MONTANARI Susanna DELFINO Giovanna CAVALLARI”,”Modelli nella storia del pensiero politico. III. Modelli di società tra ‘800 e ‘900.”,”Il volume collettaneo contiene un saggio di G.M. Bravo dal titolo ‘Tesi sul dibattito sociale e sui «modelli» nella Seconda Internazionale (pag 247-254) Karl Kautsky e il dibattito secondointernazionalista “”Nella quotidianità politica del dibattito secondointernazionalista, a dominare sul terreno teorico è la problematica sollevata, in termini positivisti e quasi confessionali, dal «papa rosso» Kautsky: vale a dire, il socialdarwinismo, che, volenti o nolenti, impregna tutti i partiti, tutte le correnti nazionali, regionali e provinciali che contrassegnano l’Internazionale e il suo gruppo dirigente. Il marxismo viene ammantato di positivismo evoluzionista, con larghe concessioni a una visione di volta in volta industrialista o agricolo-populista, con la discussione sull’efficientismo razionalizzatore dell’evoluzione economica sollevata da tanti pensatori e romanzieri neo-utopisti e da numerosi politici, nonostante il tentativo di sistematizzazione posto in essere anche in questo campo da Kautsky colla sua ‘Questione agraria’. Nella sostanza, le eredità sia dell’illuminismo sia del secolo della scienza nell’opinione comune confluiscono positivisticamente nella ‘società industriale’, dominata dal lavoro (cioè, dal diritto-dovere a esso) e dai suoi valori etici, assunti teleologicamente a prerogative irrinunciabili per la società. Quest’ultima – nella sua versione «progredita» tecnologicamente – vien fatta coincidere col ‘progresso’ in assoluto, con una sorta di recezione acritica del concetto da Condorcet. Essa inoltre, in quanto forma ‘superiore’ dell’economia, nella teorizzazione secondointernazionalista, configura uno sviluppo necessariamente omogeneo e continuo, e ha una funzione ‘civilizzatrice’: anche quando s’impegna nell’espansionismo coloniale, come testimoniano ad esempio i casi di Antonio Labriola e di Eduard Bernstein. È la società conforme a ragione, che però deve, o dovrà, essere gestita non più dagli ‘sfruttatori’, ma dalle masse, dalle moltitudini, dal popolo, dalla classe”” (pag 250-251) [Gian Mario Bravo, ‘Tesi sul dibattito sociale e sui «modelli» nella Seconda Internazionale’, (in) ‘Modelli nella storia del pensiero politico. III. Modelli di società tra ‘800 e ‘900’, a cura di Carlo Carini e Vittor Ivo Comparato, Leo Olschki, Firenze, 1993]”,”TEOS-041-FMB”
“CARINO Gianni”,”I ragazzi con le magliette a strisce. Reggio Emilia, luglio 1960. Storia a fumetti.”,”Gianni Carino è illustratore e disegnatore di fumetti. E’ attivo nel mondo della pubblicità e della comunicazione come autore e sceneggiatore.”,”MITT-414″
“CARIOTI Antonio a cura”,”Eugenio Reale, l’ uomo che sfidò Togliatti.”,”CARIOTI Antonio è caporedattore del quotidiano La Voce repubblicana. Autore del volume ‘Breve storia del presidenzialismo’ (Milano, 1997) ha curato un libro-intervista con Mario TARCHI (Cinquant’anni di nostalgia, Milano 1995) e uno con Victor ZASLAVSKY ‘La russia senza soviet’ (Roma, 1996). Nato a Napoli nel 1905, Eugenio REALE aderisce al PCI durante il fascismo, subisce il carcere e l’ esilio. Nel 1944 diviene uno stretto collaboratore di TOGLIATTI. Sottosegretario agli esteri in tre governi e ambasciatore in Polonia, partecipa nel 1947 alla fondazione del Cominform. Deluso dalla realtà del sistema sovietico, rompe con il PCI sui fatti d’ Ungheria e viene espulso nel 1956. Fonda la rivista Corrispondenza Socialista, uscita dal 1957 al 1972, e conduce una lunga polemica contro il PCI. Nel 1958 pubblica il volume ‘Nascita del Cominform’. Muore a Roma nel 1986.”,”PCIx-135″
“CARIOTI Antonio”,”Maledetti azionisti. Un caso di uso politico della storia.”,”CARIOTI (Reggio Emilia 1961) giornalista collabora con ‘Reset’ e ‘Caffeeuropa.it’. Nel 1992 ha curato il volume sul Partito d’ Azione, La lezione dell’ intransigenza. “”Poche cose sono preziose, in politica, come la capacità di autolegittimarsi e, correlativamente di delegittimare i propri avversari””. (pag 9) Nel 1945 venne affidata a Ferruccio PARRI, leader carismatico del PdA la guida del governo. Era una posizione sovraesposta e insostenibile. L’ esperimento durò pochi mesi e venne silurato dai liberali spalleggiati dalla DC, con l’ avallo tacito di PCI e PSI. Nel frattempo erano emerse le divisioni ideologiche che soffocavano il PdA (il programma elaborato da Ugo LA-MALFA, C.L. RAGGHIANTI e Adolfo TINO venne giudicato troppo massimalista in campo sociale da mario PAGGI e Sergio FENOALTEA, ma fu criticato come moderato dai liberalsocialisti come Calogero e Tristano CODIGNOLA che volevano posizioni più radicali. Una spinta ancor più vigorosa verso sinistra vennee dai giellisti guidati da Emilio LUSSU. Gli azionisti del Nord durante la guerra partigiana erano divisi tra un’ ala movimentista-consiliare (Vittorio FOA, Altiero SPINELLI, Riccardo LOMBARDI) (democrazia dal basso fondata sulla valorizzazione del CLN) e una componente moderata. Un congresso meridionale (Cosenza, 1944) segnò una spaccatura tra chi voleva una forza liberaldemocratica destinata a rivolgersi ai ceti medi (LA-MALFA, Oronzo REALE, Adolfo OMODEO, Riccardo BAUER) e chi voleva un socialismo autonomista e libertario (LUSSU, CALOGERO, Aldo GAROSCI, Francesco DE-MARTINO). (pag 26-27)”,”ITAP-079″
“CARIOTI Antonio”,”Di Vittorio.”,”CARIOTI Antonio giornalista lavora alle pagine della cultura del ‘Corriere della Sera’. Ha scritto ‘Breve storia del presidenzialismo in Italia’ (1997) ‘Maledetti azionisti’ (2001). “”Su questo terreno c’è un’ intesa di fondo fra il segretario dell Cgil e quello del Pci, anch’ egli incline a una politica di movimento e dialogo. “”Mi diceva – racconterà anni dopo Foa riferendosi a Di Vittorio – che nella direzione comunista poteva dar retta solo a Togliatti””. Nel gennaio 1951, quando si discute la richiesta di Stalin che il leader del Pci si trasferisca all’ Est per dirigere il Cominform, pare che il sindacalista pugliese (ma non abbiamo documenti a certificarlo) sia tra i pochi contrari a una simile eventualità. Risulta altresì, da un appunto non datato di Secchia, che all’ epoca Longo, riflettendo su come guidare il partito senza Togliatti, giudicasse opportuno “”pensare alla sostituzione di Di Vittorio””, temendo che da lui potessero “”venire noie””.”” (pag 110-111)”,”PCIx-181″
“CARIOTI Antonio a cura; testi di Marta ALLEVATO Luciano CANFORA Antonio CARIOTI Giovanni CODEVILLA Lorenzo CREMONESI Fabrizio DRAGOSEI Marcello FLORES Ernesto GALLI DELLA LOGGIA Boris KOLONITSKY Luigi MAGAROTTO Guy METTAN Nikita MIKHAILOV Stefano MONTEFIORI Antonio MOSCATO Sergio ROMANO Antonella SALOMONI Natalia TEREKHOVA Paolo VALENTINO”,”1917. Ottobre rosso. La rivoluzione russa: i fatti, i protagonisti, il mito.”,”Testi di Marta ALLEVATO Luciano CANFORA Antonio CARIOTI Giovanni CODEVILLA Lorenzo CREMONESI Fabrizio DRAGOSEI Marcello FLORES Ernesto GALLI DELLA LOGGIA Boris KOLONITSKY Luigi MAGAROTTO Guy METTAN Nikita MIKHAILOV Stefano MONTEFIORI Antonio MOSCATO Sergio ROMANO Antonella SALOMONI Natalia TEREKHOVA Paolo VALENTINO Antonio Carioti è nato a Reggio Emilia nel 1961. Ha vissuto a Roma e abita a Milano. Dopo aver intrapreso la professione giornalistica alla ‘Voce repubblicana’, nel 2004 è stato assunto dal ‘Corriere della Sera’, dove lavora alle pagine culturali e al supplemento settimanale ‘La Lettura’. Ha scritto saggi e curato volumi su diversi argomenti di storia contemporanea.”,”RIRO-451″
“CARIOTI Antonio a cura; saggi di Maurizio FERRERA Michele SALVATI Umberto CURI Fulvio CAMMARANO Alberto MARTINELLI Giulio GIORELLO Marco RIZZI Gianfranco PASQUINO Luciano PELLICANI Marcello MUSTO Luciano CANFORA Mauro BONAZZI Antonio CARIOTI”,”Karl Marx vivo o morto? Il profeta del comunismo duecento anni dopo.”,”Saggi di Maurizio FERRERA Michele SALVATI Umberto CURI Fulvio CAMMARANO Alberto MARTINELLI Giulio GIORELLO Marco RIZZI Gianfranco PASQUINO Luciano PELLICANI Marcello MUSTO Luciano CANFORA Mauro BONAZZI Antonio CARIOTI “”L’età d’oro dell’ engagement a sinistra degli intellettuali e della spinta egemonica del marxismo in campo culturale fu il ventennio 1935-1956″” (Galli della Loggia, prefazione, pag 11) “”A indebolire in misura decisiva il richiamo suggestivo del marxismo; valsero soprattutto, però, i mutamenti nella struttura stessa della società dopo gli anni Ottanta’ (Galli della Loggia, prefazione, pag 21) “”Gli studiosi e gli interpreti di Marx hanno discusso a lungo sulla sua concezione riduzionista dello Stato”” (pag 31, Maurizio Ferrera) “”Marx ha inventato l’utopia più famosa della modernità, ma non ne ha mai delineato precisamente i contorni”” (pag 39, idem)”,”TEOC-762″
“CARIOTI Antonio RASTELLI Paolo”,”La guerra di Mussolini. 10 giugno 1940 – 25 luglio 1943. La disfatta dell’Italia fascista.”,”Antonio Carioti è nato a Reggio Emilia nel 1961. Ha vissuto a Roma e abita a Milano. Giornalista, prima alla ‘Voce Repubblivana’ e poi al ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato tra l’altro ‘Gli orfani di Salò. Paolo Rastelli, romano, ma milanese d’adozione, classe 1952, giornalista (Radiocor, Ansa e Corriere della Sera). Ha contribuito al volume: ‘Settembre 1939: l’inizio della Seconda guerra mondiale’ (con Silvia Morosi) (2019). ‘Le cause militari del disastro. Troppo pochi, troppo vecchi, troppo tardi’ (pag 137-175) (di Paolo Rastelli) “”La guerra fascista durò poco meno di 37 mesi, dal 10 giugno 1940 al 25 luglio 1943. E furono mesi e anni di grande sviluppo tecnico e industriale (peraltro iniziato già nel 1935, con la nuova corsa agli armamenti innescata dal risveglio della potenza tedesca), soprattutto quando nella lotta entrarono gli Stati Uniti d’America con la loro immensa potenza. L’Italia del 1940 era povera e con un sistema produttivo antiquato, ma non era una potenza trascurabile: aveva uomini e armi che comunque, se gettati sulla bilancia al momento adatto, avrebbero avuto un ruolo da giocare nel conflitto. Ben diversa era l’Italia del 1943, rimasta indietro sotto ogni punto di vista rispetto sia agli avversari anglo-americani sia agli alleati tedeschi. Molto spesso, quando si parla della Seconda guerra mondiale, si tende a proiettare sull’intero conflitto l’immagine del Paese stremato del 1943 o addirittura di quello del 1945 invaso, distrutto e dilaniato dalla guerra civile. Ciò dà un’idea falsa delle nostre possibilità e dei nostri limiti”” (pag 139-140) [‘Le cause militari del disastro. Troppo pochi, troppo vecchi, troppo tardi’ (di Paolo Rastelli)]”,”QMIS-282″
“CARLETTI Gabriele”,”Dante politico. La felicità terrena secondo il Pontefice, il Filosofo, l’Imperatore.”,”””Un tono ancor più severo assumeva il giudizio di Ferrari, il quale diversamente da Marx che scorgeva in Dante quella «sottile genialità italiana» rintracciabile anche in Machiavelli (38), rimproverava al poeta di essere «l’uomo della reazione imperiale». Quanta differenza da Machiavelli! «Tutto è contrasto nei due geni di Firenze: mentre Dante avrebbe voluto restaurare l’Impero, Machiavelli avrebbe voluto compiere il risorgimento, mentre l’uno stava «per diritto», l’altro «per il successo» (39). Per chi, come lo scrittore milanese, lotta per il trionfo dell’ ‘irreligione’ e della ‘legge agraria’, «la poesia di Dante è la maledizione d’Italia», è «male» ciò che egli chiamava «bene» e il poeta è il nemico «più violento» di coloro che combattono per l’unità della Penisola (40). Ad unire l’Italia non sarebbe stato certo l’imperatore: «Nessuno – afferma – vorrà imitare Dante, che chiamava Alberto Tedesco per fare una l’Italia» (41). Bisognerà attendere Machiavelli perché si cessi di voler tornare, come l’ ‘altro’ Fiorentino, ai tempi di Carlo Magno e si affidi invece, «ad un Borgia» l’opera di realizzare il disegno unitario (42)”” [(38) K. Marx, La situazione in Prussia’, in ‘New York Daily Tribune’, 15 ottobre 1860, ora in K. Marx – F. Engels, ‘Sul Risorgimento italiano’, a cura di A. Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1979, p. 390; (39) Giuseppe Ferrari, Machiavel juge des révolutiosn de nôtre temps’, Paris, Joubert, 1849, trad. it. ‘Machiavelli giudice delle rivoluzioni dei nostri tempi’, in ‘Scritti politici’, a cura di S. Rota Ghibaudi, Torino, Utet, 1973, p. 198; (40) Ivi, p. 222; (41) G. Ferrari, ‘La federazione repubblicana’, Londra, 1851, in ‘Scritti politici’, a cura di S. Rota Ghibaudi, Torino, Utet, 1973, p. 198; (42) Ivi, p. 340] [Gabriele Carletti, ‘Dante politico. La felicità terrena secondo il Pontefice, il Filosofo, l’Imperatore’, ESA, Edizioni Scientifiche Abruzzesi, Pescara, 2006] Gabriele Carletti insegna Storia delle dottrine politiche nella facoltà di Scienze politriche dell’Università degli Studi di Teramo.”,”TEOP-016-FMB”
“CARLETTI Gabriele a cura; saggi di Gian Mario BRAVO Domenico TARANTO Flavio SILVESTRINI Rosanna MARSALA Artemio Enzo BALDINI Francesco INGRAVALLE Paolo C. PISSAVINO Silvio SUPPA Claudio DE-BONI Giuseppe BUTTA’ Sergio AMATO Francesco BERTI Gabriele CARLETTI Franco TODESCAN Ginevra CONTI-ODORISIO Eugenio GUCCIONE Franca BIONDI Carlo GHISALBERTI Adelina BISIGNANI Maria Sofia CORCIULO Carlo CARINI Leonardo LA-PUMA Corrado MALANDRINO Nicola DEL-CORNO Claudia GIURINTANO Paolo BAGNOLI Maria Luisa CICALESE Marcello MONTANARI Giovanna CAVALLARI Maria Antonietta FALCHI-PELLEGRINI Gilda MANGANARO-FAVARETTO Maria CORONA-CORRIAS Aurelia CAMPARINI Angelo D’ORSI e Francesca CHIAROTTO Diana THERMES Gianfranco BORERLLI Alessandro LA-ROSA Francesco BONINI Adolfo NOTO”,”Storia e critica della politica. Studi in memoria di Luciano Russi. Atti del Convegno di studi, Teramo, 17-18 giugno 2010.”,”Gabriele Carletti insegna Storia del pensiero politico nella Facoltà di Scienzie politiche dell’Univ. di Teramo. Ha pubblicato ‘Dante politico’, Esa, 2006 e ha curato ‘Prima di Machiavelli’, Esa, 2007. Contiene il saggio di Nicola Del-Corno ‘Socialismo, marxismo e revisionismo nell’Itaila degli anni ’20’. Il dibattito su “”Libertà!”” (pag 333-345) “”«Bisogna avere il coraggio di affermare che questa è ‘l’ora di Marx’», con questo ‘incipit’ deciso interviene Piero Gobetti (6) che a sostegno della sua considerazione afferma come «tra gli scrittori del secolo scorso», il filosofo di Treviri sia l’unico – assieme a Carlo Cattaneo – a poter essere ora riletto con «tanta commozione fremente e sdegnosa». Altro che revisione. Marx appare al giovane torinese sempre di grande attualità: «bisogna ristampare le pagine di critica della piccola borghesia: sono la critica del fascismo!». Così come sono ancora utili e opportuni i giudizi contro il «comunismo utopistico e anarchico» e contro «la democrazia traditrice»; questi altro non sono infatti nei tempi coevi che il «sovversivismo inconcludente» e l’«incertezza socialdemocratica», i quali hanno impedito la «rivoluzione proletaria», portando invece alla «rivolta degli spostati e dei reduci». Non tutto Marx però piace a Gobetti; se lo «seduce» ancora lo storico e l’apostolo del movimento operaio, poiché «il materialismo storico (…) e la teoria della lotta di classe sono strumenti acquisiti per sempre alla scienza sociale», non lo convince «l’economista» che gli sembra «morto» per quello che riguarda la teoria del plus-valore, l’abolizione delle classi e la società collettivistica. Rimane sempiterno il suo aver saputo dare coscienza del proprio miserevole stato ai ceti subalterni, fornendogli gli strumenti pratici e teorici adatti per mutarlo: «il movimento operaio ha avuto uno scopo e un’organicità quando egli levò il suo grido di battaglia». Cosa che invece non seppe fare Mazzini: «non è vero che Marx parli alle masse il linguaggio materialistico e Mazzini il linguaggio ideale: l’ideale di Mazzini è nebuloso e romantico, quello di Marx realistico e operoso». Gobetti conclude che se «Marx fu ‘messo in soffitta’, lo si deve alla poca lungimiranza del popolo italiano che non seppe valutare la pericolosità di Giolitti: «il giolittismo era un mussolinismo in anticipo». Il socialismo italiano non ha certo bisogno di patenti di «patriottismo» e di «democrazia» per essere accettato presso la pubblica opinione, semmai deve seguire «una linea di intransigenza senza indulgere agli avversari che sperano di attenuarne l’energia», e perciò sarà solamente nel «nome di Marx che le avanguardie operaie e le ‘élites intransigenti» libereranno la nazione dalla «minorità politica» e dall’«ossequio verso i tutori» a cui l’hanno incatenato prima Giolitti e poi il fascismo”” (pag 336-337) [Nicola Del-Corno ‘Socialismo, marxismo e revisionismo nell’Italia degli anni ’20’. Il dibattito su «Libertà!»’, (in) ‘Storia e critica della politica. Studi in memoria di Luciano Russi. Atti del Convegno di studi, Teramo, 17-18 giugno 2010’, a cura di Gabriele Carletti, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2012] [(6) P. Gobetti, ‘L’ora di Marx’, in ‘Libertà!’, I, n. 7, 1924, p. 3]”,”TEOC-006-FMB”
“CARLETTI Gabriele”,”Francesco Soave. Un illuminista controrivoluzionario.”,”Gabriele Carletti è docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Teramo. Ha pubblicato tra l’altro ‘Religione e democrazia nel triennio repubblicano 1796-1799’ (2012). ‘L’Europa e il processo di integrazione politica’ (2012). Francesco Soave (1743-1806) partecipa al processo di rinnovamento culturale e civile dapprima a Parma con Guillaume De Tillot e poi a Milano sotto la spinta riformatrice di Maria Teresa d’Austria e di suo figlio Giuseppe II. E’ stato un esponente del cattolicesimo reazionario.”,”BIOx-025-FMB”
“CARLEY Michael Jabara”,”1939. L’alleanza che non si fece e l’origine della Seconda Guerra Mondiale.”,”Michael Jabara Carley, professore ordinario e direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Montréal, è uno specialista delle relazioni internazionali nel XX secolo e della storia della Russia e dell’Unione Sovietica. Ha lavorato e lavora sulle relazioni dell’Unione Sovietica con l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti tra il 1917 e il 1945, su cui ha scritto diversi libri e articoli, pubblicati in Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Russia. Notevole anche la sua produzione sull’intervento straniero contro il bolscevichi dopo l’Ottobre. “”Le purghe staliniane avevano prodotto vuoti pesanti nel corpo ufficiali dell’Armata Rossa, ma non cancellato l’importanza militare dell’Unione Sovietica in Europa orientale. Danni erano anche quelli portati dalla destra anglo-francese, che strumentalizzava le purghe per escludere ogni cooperazione militare con l’Unione Sovietica in funzione antinazista. Fonti militari sia francesi che britanniche ritenevano l’Armata Rossa una forza formidabile, al di là delle possibili imperfezioni, che valeva la pena avere come alleato. L”attaché’ militare francese a Mosca Palasse, ad esempio, aveva riferito, nell’aprile 1938, che l’Alto Comando sovietico, dopo le purghe, si stava riprendendo e che il potenziale bellico dell’Armata Rossa avrebbe dovuto essere ritenuto di alto valore. Lo stato maggiore non diede alcuna importanza a questo rapporto ma Palasse si atteneva ai dati. L’Armata Rossa poteva mettere in campo 250 divisioni entro un anno dalla mobiiltazione. Era in grado di difendere il suo territorio e le sue capacità offensive, pur limitate, potevano colpire seriamente il nemico (2). I rapporti militari britannici raggiungevano conclusioni simili. L”attaché’ militare britannico a Mosca, R.C. Firebrace, riferì all’inizio di marzo del 1939: «L’Armata Rossa è ora leale nei confronti del regime e combatterebbe, se le fosse ordinato, sia in una guerra difensiva che offensiva… Ha sofferto seriamente per le “”purghe””, ma si dimostrerebbe un serio ostacolo per qualsiasi attaccante…» (3)”” (pag 167-168) [(2) Palasse a Dentz, no. 1955, 14 giugno, SHAT 7N 3186; (3) «The Red Army», Firebrace, copertura di Seeds, no. 81, 6 marzo 1939, DBFP 3nd, IV, 188 e seg.] Litvinov. “”Quanto rapidamente fu dimenticato Litvinov nell’estate del 1939! A nemmeno quattro mesi dalle sue dimissioni, sembrava essersi dissolta la considerazione che si era trattato del più rilevante diplomatico sovietico degli anni tra le due guerre. La sicurezza collettiva, la politica di Litvinov, era stata gettata vita come un vecchio calzino. Un addetto dell’ambasciata francese a Mosca fece un resoconto positivo della politica di Stalin: «Sembra un fatto consolidato l’abbandono da parte del governo sovietico dell’ideologia per la realtà… avversione al fascismo, difesa contro le aggressioni non sono più obiettivi, ma mezzi». Gli obiettivi della politica sovietica erano diventati la sicurezza dello stato e il recupero dei territori zaristi perduti. La politica sovietica «si separava da ogni scrupolo morale»; derivava dalla «scuola di Machiavelli nella sua forma più pura» (81). Dato il facile spostamento di Stalin, in politica interna, da una collocazione di opposizione alla eliminazione omicida di rivali ed innocenti, perché non avrebbe dovuto applicare le stesse regole di condotta in politica estera?”” (pag 273-274) [(81) Luguet, attaché dell’aviazione francese a Mosca, a Guy La Chambre, ministro dell’aviazione, no.463, segreto, 29 agosto 1939, SHAT 7N 3186]”,”QMIS-294″
“CARLI Maddalena”,”Nazione e rivoluzione. Il ‘socialismo nazionale’ in Italia: mitologia di un discorso rivoluzionario.”,”CARLI Maddalena ha vinto una borsa di perfezionamento biennale post-dottorato presso l’ Università degli Studi di Siena, sotto la direzione del professor Marcello FLORES presentando un progetto di ricerca su ‘Intellettuali e potere negli anni Venti. Due campi d’ investigazione: il Futurismo italiano e il Surrealismo francese. E’ attualmente cultrice dellamateria presso la cattedra di Storia dell’ Europa contemporanea dell’ Università degli Studi di Siena.”,”MITS-142″
“CARLI Maddalena”,”Nazione e rivoluzione. Il ‘socialismo nazionale’ in Italia: mitologia di un discorso rivoluzionario.”,”CARLI Maddalena ha vinto una borsa di perfezionamento biennale post-dottorato presso l’ Università degli Studi di Siena, sotto la direzione del professor Marcello FLORES presentando un progetto di ricerca su ‘Intellettuali e potere negli anni Venti. Due campi d’ investigazione: il Futurismo italiano e il Surrealismo francese. E’ attualmente cultrice dellamateria presso la cattedra di Storia dell’ Europa contemporanea dell’ Università degli Studi di Siena. “”Il sindacalismo, nella formulazione messa a punto da Leone agli inizi del 1905, si propone come il superamento delle “”due tendenze”” del socialismo italiano, “”una concezione totale fondata su una filosofia materialistica e su una teoria della storia in cui gli interessi economici e la conflittualità di classe, naturalisticamente intesi, rendono possibili le trasformazioni sociali””. (…) Leone è inoltre animato da una previdente determinazioe a difendersi dalle accuse di “”eresia”” e di “”anarchismo”” che si traduce in uno sforzo di sistematizzazione dei concetti di “”sciopero generale”” e di “”violenza””: sono queste le direttive che informano originariamente “”Il divenire sociale”” (…). Oltre a Enrico Leone e Paolo Mantica cui, in qualità di direttori, è riservato un ruolo di rilievo nell’elaborazione teorica e nella impostazione dei commenti politici, partecipano alla redazione della rivista e alla evoluzione della sua linea editoriale Arturo Labriola, Agostino Lanzillo, Ernesto Cesare Longobardi, Angelo Oliviero Olivetti, Paolo Orano, Sergio Panunzio: la presenza dei più importanti intellettuali sindacalisti, che non si limitano a prendere posizione sulle questioni relative alla battaglia interna al Partito socialista ma concedono alla testata l’anteprima di una parte considerevole della coeva produzione saggistica, testimonia della profonda attenzione con cui è recepito dai quadri dirigenti della corrente il compito di ricostruire le basi ideologiche della propria azione politica.”” (pag 84-85)”,”ITAD-096″
“CARLI Plinio SAINATI Augusto”,”Scrittori italiani. Saggi con notizie e commento. Volume II. Secoli XVI-XVIII.”,”Contiene ritaglio del settimanale cattolico Il Letimbro del 23 dicembre 1938 in cui si dà notizia delle misure prese dal consiglio dei ministri del governo fascista circa la “”regolamentazione dei limiti di proprietà immobiliare e di attività industriale e commerciali per i cittadini italiani di razza ebraica”””,”ITAG-183″
“CARLI Guido”,”Pensieri di un Ex Governatore.”,”Nato a Brescia nel 1914 Guido Carli ricoprì ruoli sempre più importanti in ambito finanziario e istituzionale. Membro della Consulta Nazionale nel 1945 e Consulente generale dell’Ufficio italiano dei cambi nel 1948, venne nominato Ministro per il Commercio con l’Estero nel 1958. Nel 1959 divenne Direttore generale della Banca d’Italia e per quindici anni, dal 1960 al 1975, rivestì la carica di Governatore. Risalgono a questo periodo la preparazione e la discussione delle celebri ‘Considerazioni finali’. Presidente della Confindustria dal 1976 al 1980, dalla fine degli anni Settanta si dedicò alla rifondazione e alla guida della Libera Università Internazionale per gli Studi Sociali (LUISS). Eletto al Senato della Repubblica nel 1983, da luglio del 1989 al giugno del 1992 fu Ministro del Tesoro. E’ morto nel 1993. Radiografia di un crollo (New York, Wall Street 1929 – 1930). (pag 155-157) “”Il presidente Hoover in un messaggio alla nazione annunciò con solennità: «La prosperità è dietro l’angolo». Le cose andarono assai diversamente. Analogie fra quello che è accaduto ora e quello che accadde allora ci sono e il ricordarle non deve destare paura. …. finire (pag 154-155)”,”ITAE-397″
“CARLI Guido, a cura di Eugenio SCALFARI”,”Intervista sul capitalismo italiano.”,”Guido Carli, nato a Brescia nel 1914 a ricoperto nel dopoguerra incarichi di primo piano in organismi economici e finanziari italiani e internazionali. Ministro per il Commercio Estero nel ministero Zoli (1957-58), è stato governatore della Banca d’Italia dal ’60 al ’75. Nel ’76 ha assunto la presidenza di Confindustria.”,”ITAE-431″
“CARLI Guido, in collaborazione con Paolo PELUFFO”,”Cinquant’anni di vita italiana.”,”Guido Carli (1914-1993) ha ricoperto tutte le cariche di alta responsabilità nell’economia italiana. Durante la sua lunga e prestigiosa carriera, ha avuto modo di conoscere personalmente le maggiori autorità politiche e finanziarie italiane e straniere e di occuparsi delle questioni più diverse, dalla moneta al Mezzogiorno, dall’Unione Europea al costo del lavoro. Paolo Peluffo (1963), allievo della Scuola Normale Superiore, è responsabile degli inserti di economia de Il Messaggero. É stato portavoce del Presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi dall’aprile 1993 al maggio 1994. Guido Rey, professore ordinario di Politica economica e finanziaria nell’Università La Sapienza di Roma. Presidente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione. Pierluigi Ciocca, vicepresidente generale della Banca d’Italia. Mario Monti, Commissario della UE. Presidente dell’Università Commerciale L. Bocconi, nella quale è professore ordinario di Economia politica.”,”ITAE-119-FL”
“CARLI-BALLOLA Renato”,”Storia della Resistenza.”,”””Parallelamente, sull’ esempio di quanto aveva fatto il generale De Gaulle in Francia, il Montezemolo aveva tentato di organizzare, attorno a ufficiali in funzione di capi-nucleo, dei gruppi di combattimento reclutati tra i sottoufficiali e i soldati della guarnigione di Roma, ancora assai numerosi nella capitale. Ma le difficoltà apparvero preso insormontabili. La più grave consisteva nella necessità di dare una disciplina cospirativa a un personale che ignorava le più elementari norme cautelative e spesso, anzi, ostentava pubblicamente le proprie attività. Gli ufficiali, abituati a vivere raggruppati e a essere continuamente confortati dalla presenza, se non dall’ esempio, del superiore, male si adattavano all’ atmosfera di segreto, di isolamento caratteristica della vita cospirativa…”” (pag 38)”,”ITAR-043″
“CARLI-BALLOLA Renato”,”La resistenza armata (1943-1945).”,”Renato Carli Ballola. Nato a Porto Garibaldi (Ravenna) il 30 aprile 1904, morto il 13 marzo 1963, giornalista e dirigente socialista. Dopo la Prima guerra mondiale, quando ancora faceva l’impiegato, divenne attivo militante della Federazione giovanile socialista e poi direttore del settimanale La Scintilla.In seguito alle leggi eccezionali fasciste del 1926, fu sottoposto a vigilanza speciale e durante tutto il ventennio subì continue vessazioni. Dopo l’8 settembre 1943 prese parte alla guerra di liberazione nelle file della Resistenza e fu responsabile per la Lombardia della stampa clandestina del Partito socialista. Dopo il 25 aprile 1945 fu direttore dell’Avanti!, segretario della Federazione giovanile socialista e poi membro della Direzione del Partito socialista italiano. È stato autore di numerosi saggi, tra cui una Storia della Resistenza italiana, pubblicata nel 1957. (f. Anpi.it) Volantini di protesta (Cnlai) contro le irregolarità annonarie: Vogliamo i grassi! Pane! Pane! Pane! Vogliamo legna e carbone! Esigiamo la distribuzione dei generi tesserati! (pag 241)”,”ITAR-315″
“CARLIER Claude PEDRONCINI Guy a cura, saggi di Claude CARLIER Gaëtan SCIACCO Jean-Luc SUSINI Antoine CHAMPEAUX Luc BERGER François ROUDIER Jean-Jacques FERRANDIS Hervé COUTAU-BEGARIE Philippe MEYER Guy PEDRONCINI Christian BENOIT Rémi HERMENT”,”L’émergence des armes nouvelles.”,”L’impiego dei carri armati, i problemi posti dall’azione in combattimento, le prime battaglie con i mezzi corazzati La Grande guerra è stata ‘due guerre mondiali’ in una: quella del 1914-15 e quella del 1917-18. “”A la fin de la guerre, il apparaissait que le char avait profondément modifié les conditions de la lutte. Sans doute son rôle serait-il apparu encore plus décisif si l’offensive de Lorraine pour laquelle des centaines de chars étaient prévus avait eu lieu. Il faut citer Fuller: “”Le char de combat révolutionna entre 1916 et 1918 l’arte de la guerre tel qu’on le comprenait depuis l’abandon de l’armure individuelle”” (1). Pour être complet, il faudrait naturellement examiner les réalisations des autres pays belligérants. Je dois me borner à quelques indications sommaires. En Angleterre, il faut souligner le rôle de Winston Churchill qui a permis à sir Albert Stern et aux colonels Swinton, Elle et Fuller de créer l’arme blindée anglaise. On constate une fois encore que le rôle de certains hommes est souvent décisif. Il faut redire que seul un homme ne peut pas tout faire, mais souvent sans lui les réalisations resteraient à l’état de voeux pieux. Le Comité crée le 24 février 1916 – le début de la bataille de Verdun est vraiment lié dans l’ombre aux chars – et dont le président fut Eustace Tennysson d’Eyncourt, était une émanation de la Royal Navy. Il aboutit à la creation des chars Mark I futur Mark V appelé ‘Mother’. Finalement pour des raisons de secret le nom de tank fut adopté: c’était le nom des réservoirs d’eau du Deccan, et on pensait que ce nom n’attirerait pas l’attention des espions ennemis. Au total, 150 furent construits en 1916, 1.110 en 1917 et 1.359 en 1918. Soit 2.619 contre plus de 4.000 en France (2)”” (pag 179) [(1) Major – général J.F.C. Fuller, ‘La guerre mécanique et ses applications’, Berger-Levrault, Paris, 1948, p. 30; (2) On peut faire une comparaison avec le nombre des avions construits: 200 en 1914, 1.900 en 1915, 6.100 en 1916, 14.700 en 1917 et 32.000 en 1918] “”Les chars d’assaut dans la phase offensive alliée allaient ainsi constituer un facteur essentiel de sa réussite. Aussi bien lors de la contre-offensive du 18 juillet que dans les opérations ultérieures. Comme l’écrira Fuller, “”Dans ses derniers mois, la guerre avait prouvé que des systèmes de retranchements formidables telles les lignes Siegfried et Hindenburg étaient traversées par les chars d’assaut”” (3). (…) Mais l’évolution de la Grande Guerre en 1917 et en 1918 dans le domaine des chars et de l’aviation préfigure déjà ce que sera la Deuxième Guerre mondiale. Comme l’a écrit Fuller: “”N’importe quelle armée de 1919 battrait une armée égale en nombre équipée comme l’étaient celles de 1914. Il n’y a qu’un laps de temps de 5 années entre ces deux dates et pourtant toute la puissance de la guerre a changé. Sous bien des aspects la guerre comme elle fut menée en 1918 est aussi différente de celle de 1914 que celle-ci l’était de 1814″” (4). Au colloque du mois de mai, à Vincennes, j’avais dit qu’à Verdun finissait la Grande Guerre de 1914-1915 et commençait la Grande Guerre de 1917-1918. Je ne pensais pas que ce rapide examen de la question des chars me permettrait d’illustrer mon point de vue. Une fois encore, dans les profondeurs, Verdun marque un sommet et un tournant dans la Grande Guerre. Il ne s’agit pas de diminuer l’importance des autres batailles: il s’agit de voir qu’à Verdun finit une guerre et qu’une nouvelle commence”” (pag 189-190) [(3) Fuller, op. cit., p. 92; (4) Ibid., p. 75]”,”QMIP-170″
“CARLIER Claude”,”L’aéronautique française, 1945-1975.”,”Come l’industria aeronautica francese ha potuto, partendo da zero nel 1945, diventare in trent’anni la terza industria aero-spaziale al mondo? Essa è capace di fornire materiali di ogni tipo all’aviazione militare francese e a molti clienti stranieri. ‘La seconda guerra mondiale ha dimostrato che l’aeronautica è appannaggio delle grandi nazioni. Questo settore è oggetto di una formidabile prova di forza tra gli stati. Ciascun belligerante ha ingaggiato tutti i suoi mezzi economici, tutta la sua volontà politica. Nel 1945 l’industria aeronautica e l’ ‘armée de l’Air’ si trovarono inevitabilmente al vertice delle concezioni strategiche mondiali con l’utilizzo dell’arma nucleare. Dopo il tandem carro armato d’assalto – aereo o nave – aereo, seguito dalla concezione dei bombardamenti massicci, la coppia bomba atomica – aereo costituisce l’avvenimento principale nell’evoluzione degli armamenti della seconda guerra mondiale. La formidabile potenza dell’arma nucleare trasportata da un solo vettore sconvolge tutte le concezioni militari e fa apparire la strategia nucleare come il simbolo più rappresentativo della grande potenza’ (pag 17-18) Charles Carlier, laureato in lettere, ex ‘auditeur’ dell’ Institut des Hautes Etudes de Défense Nationale, è aggiunto al Direttore dell’Istituto di Storia contemporanea. Ha insegnato difesa e storia dell’aeronautica e dello spazio all’IEP d ‘Aix en Provence e all’Università Paul Valery di Montpellier. Ha tenuto corsi anche all’ Ecole de l’Air e all’Ecole Supérieure de Guerre Aérienne.”,”FRQM-065″
“CARLINI Franco”,”Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete.”,”Franco Carlini, già ricercatore di biofisica del CNR, è stato giornalista e saggista.”,”EDIx-031-FV”
“CARLINI Giulio”,”Alle origini della sociologia in Germania. Lorenz Stein: proletariato e società.”,”L. Stein, ‘Proletariat und Gesellschaft’, a cura di Manfred Hahn, München, W. Fink Verlag, 1971 La controversa questione dei rapporti di Stein, nel corso della sua permanenza a Parigi, con il governo prussiano (pag 21) La produzione di Lorenz Stein si sviluppò per l’arco di mezzo secolo dal 1841 al 1890 Influenze steiniane su Marx. R. Horbürger crede di aver dimostrato l’influenza di Lorenz Stein su Karl Marx (pag 23-24) ‘Lorenz Stein alle origini della sociologia in Germania’ (pag 7-37), note, antologia di testi tratti da ‘Proletariato e società’ di Lorenz Stein (‘Proletariat und Gesellschaft’), introduzione, opere di Lorenz Stein, bibliografia, indice nomi; Collana Scienze politica e sociale – Storia e testi. [‘Il saggio di Horbürger, pubblicato nel 1973 dai “”Cahiers””, si pone proprio come oggetto la soluzione definitiva di questa diatriba, anche se, come si è visto, è ricca fonte di anche per altro. La conclusione alla quale giunge Horbürger dopo la ricerca documentata e, ci sembra, metodologicamente ben condotta, assume caratteri risolutivi: “”Noi crediamo dunque di aver dimostrato l’apporto sociologico di Stein nel 1842, e la sua influenza su Marx. Riteniamo di aver messo fine ad una controversia, e chiuso così un capitolo particolare della storia della sociologia”” (22). L’argomentazione del ricercatore dell”Ecole pratique des hautes études’, si fonda sulla ricostruzione dei rapporti tra Stein e la redazione della “”Gazzetta Renana””, sull’analisi comparata delle posizioni espresse in ‘Der Sozialismus’ e di quelle che appaiono negli articoli di Marx sul furto del legname (pubblicati a partire dal 25 ottobre 1842, mentre il libro di Stein esce il 14 settembre dello stesso anno) e sullo studio della corrispondenza fra Marx e Ruge dell’anno successivo. Dei fatti ai quali Horbürger fa riferimento riguardo alla prima serie di argomentazioni abbiamo già dato notizia, riguardo agli articoli sul furto di legna viene messo in evidenza che fino appunto all’accendersi sul foglio renano di questa polemica “”(…) Marx n’avait pas soufflé mot de la misère des paysans, misère depuis longtemps connue dans toute la Rhénanie”” (23). Lo stesso Marx dichiara, nella prefazione alla ‘Critica dell’economia politica’, di non avere, fino al 1842-43, curato la sua preparazione in economia e in diritto, discipline alle quali invece deve fare largo riferimento nella polemica citata (24). Il metodo usato da Horbürger in questa comparazione è quello di giustapporre alle affermazioni di Marx quelle di Stein in modo da mostrarne inequivocabilmente la parentela concettuale e lessicale. Curiosamente, lo stesso accorgimento è usato da Marx nell’ ‘Ideologia tedesca’ a proposito del saggio su Grün, al quale si è già fatto riferimento. Il lavoro di ricerca condotto poi sulla corrispondenza Ruge-Marx consente addirittura di individuare tre temi di fondo comuni tanto a Stein che a Marx, e cioè: l’annuncio di una rivoluzione sociale imminente, l’unione fra l’intellettualità e il popolo, in vista di un’azione politica comune, e la descrizione, quindi la critica, delle istituzioni politiche a partire dalla proprietà, proposta quest’ultima da Marx a Ruge come una delle linee da seguire nella prossima attività di edizione degli “”Annali Franco-Tedeschi”” (25). Se sono riconducibili alla sostanza delle argomentazioni di Horbürger le considerazioni di quelli che propendono per l’esistenza di questa influenza, le posizioni di chi nega ogni consistenza di questo possibile legame sembrano espresse in modo esemplare da Mc Lellan nel suo peraltro fondamentale lavoro sulla vita e sulle opere giovanili di Marx. L’argomentazione, che appare invero un po’ singolare, di Mc Lellan, si fonda sugli stessi “”dati”” finora richiamati, che servono a suffragare però una conclusione del tutto opposta (26)”” (pag 23-24) [(22) R. Horbürger, ‘Von Stein et Marx’, in ‘Cahiers Internationaux de Sociologie’, vol. LV, 1973, p. 244; Ibid. p. 242; (24) Marx, ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, Ed. Riuniti, 1957; (25) R. Horbürger, op. cit., p: 243; (26) Mc Lellan, ‘Marx prima del marxismo’, Torino, Einaudi, 1974, p. 178]”,”TEOS-337″
“CARLINI Alessandro”,”Nome in codice: Renata. Storia di Paola Del Din, combattente della ResIstenza e agente segreto.”,”Alessandro Carlini (1976) giornalista e scrittore, lavora per l’ Ansa. Ha pubblicato ‘Partigiano in camicia nera’ (Chiarelettere, 2017), biografia romanzata di Uber Pulga, e il noir di ambientazione storica ‘Gli sciacalli’, Newton Compton, 2021. Si tratta delle memorie di Palo Del Din fino all’8 settembre studentessa di lettere, cresciuta in una famiglia di militari, e del fratello Renato, che scelse la strada della resistenza con la Brigata Osoppo e resistette ai nazifascisti nelle terre insidiose del Friuli. Paola collaborò come staffatta. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 1944 un anno prima della Liberazione, Renato viene ucciso durante un assalto ad una caserma repubblichina. A quel punto Paola non ha scelta: deve raccogliere l’eredità di Renato e lo farà a modo suo. Accetta una missione ad alto rischio per la Osoppo e i servizi segreti brtiannici (SOE), attraversare l’Italia per consegnare un plico top secret ai comandanti alleati. In mezzo a mille difficoltà in un paese devastato e occupato dai nazifascisti. Paola si guadagnerà una medaglia d’oro al valor militare della Repubblica italiana, arrivando a paracadutarsi, dopo un addestramento di pochi giorni, nel Nordest sconvolto dalla guerra.”,”ITAR-030-FSD”
“CARLO Antonio”,”Lenin sul Partito.”,”In appendice: Louis ALTHUSSER tra HEGEL e la teoria delle elites; Messa a punto critica sul problema del partito nei confronti dei trotskisti; il Prof. MILLIBAND e le tesi del Che Fare? Alcune precisazioni.”,”LENS-098″
“CARLO Antonio”,”Politische und ökonomische Struktur der UdSSR (1917-75). Diktatur des Proletariats oder bürokratischer Kollektivismus? (Tit. orig.: La natura socio-economica dell’ URSS)”,”””Der deutsch-amerikanische Marxist (Renegat) K.A. Wittfogel hat behauptet, das sowjetische System sei nichts anderes als eine Neuauflage der alten asiastischen Produktionsweise, die er mit den Termini des “”asiatischen oder orientalischen Despotismus”” oder der “”hydraulischen Gesellschaft”” bezeichnet. (…) Es ist ebenfalls unmöglich, die wirtschaftlichen Eingriffe der Mandarinatsbürokratie des antiken China von ihren Dimensionen umnd Zielsetzungen her mit denen des sowjetischen Staates zu vergleichen. (…) Recht verschieden von Wittfogels Thesen ist die Analyse Hilferdings, in der immerhin einige Grundelemente der sowjetischen Ökonomie – wenn auch noch sehr unterentwickelt – erfaßt worden sind: (…)””. Wittfogel: l’ URSS e il modello della burocrazia mandarina dell’ antica Cina. “”Il marxista tedesco-americano (rinnegato) K.A. Wittfogel ha affermato che il sistema sovietico non era nient’altro che una riedizione del vecchio modo di produzione asiatico, che ha chiamato con il termine “”dispotismo orientale o asiatico”” o “”società idraulica””. Nettamente diversa dalle tesi di Wittfogel è l’analisi di Hilferding (…) (pag 19-20)”,”RUSU-171″
“CARLO Antonio”,”Lenin sul Partito.”,”””Una volta avvenuta la rottura i menscevichi ritennero opportuno far risalire le cause della rottura alle posizioni teoriche del ‘Che fare?’, in un primo tempo non attaccate perché coincidenti con il loro obbiettivo (del 1902) di sconfiggere gli economisti. Dopo la scissione la posizione di Lenin si fece sempre più difficile: la sua maggioranza era assai ristretta ed i principali dirigenti del partito (Martov, Potresov, V. Zasulich, Axelrod, il giovane Trotsky e poi anche Plechanov) erano contro di lui; Kautsky, da cui Lenin doveva attendersi aiuto (non si era richiamato nel Che fare? proprio alle tesi del tedesco?) si schiera contro di lui ed addirittura non pubblica l’ articolo di Lenin in risposta alla Luxemburg, la quale aveva condotto un attacco a fondo contro Lenin. Tutta la socialdemocrazia internazionale è in sostanza con i menscevichi, come ebbe a riconoscere amarametne Lenin in una lettera del 1905 (1).”” (pag 17) (1) Lettera di Lenin a Krasilov (1905) (op. XXXIV p. 243) (dove Lenin si lagna per l’ atteggiamento ‘infame’ di Kautksy”,”LENS-175″
“CARLO Antonio”,”La natura sociale dell’URSS.”,”CARLO Antonio Contiene in appendici: ‘Marx ed Engels sul capitalismo: una discrepanza tra i due fondatori del materialismo storico’ (pag 137-141), ‘Il collettivismo burocratico e le tesi di Schumpeter’ (pag 142-145), ‘Note supplementari su alcune opinioni di Bordiga’ (pag 146-149) “”Su questo punto, però, dobbiamo dire in piena lealtà che esiste una discrepanza non mediabile tra il Marx dei ‘Grundrisse’ e del ‘Capitale’, da una parte, e l’Engels dell”Antidühring, dall’altra. La nostra analisi si è in realtà fondata sugli schemi di Marx e non su quelli di Engels. Per Marx, infatti, “”il capitale non esiste e non può esistere se non nella forma di innumerovoli capitali (…)”” (e questa asserzione è poi provata da tutti l’analisi di Marx, come si è visto); per Engels, invece, si può parlare ancora di capitalismo (monopolistico di stato) quando l’apparato produttivo si centralizza nelle mani dello Stato””. (pag 137)”,”RUSU-219″
“CARLO Antonio”,”Lenin sul partito.”,”Merito di questo pamphlet è di offrire un contributo perspicuo ed immediato ad una lettura storicamente corretta delle posizioni di Lenin sul partito, dal dibattito contro l’economismo russo di fine secolo ai problemi aperti dalla dittatura del proletariato in Russia.”,”LENS-045-FL”
“CARLSON W. Bernard”,”Innovation as a Social Process. Elihu Thomson and the Rise of General Electric, 1870-1900.”,”Fondo Palumberi Elihu Thomson fu un grande inventore nel campo dell’illuminazione elettrica e dei sistemi di potenza. Contemporaneo di Thomas Edison fece ricerca nel campo ingegneristico e progettuale per fare della luce elettrica un prodotto comune. Dal 1880 al 1930 lavorò alla General Electrical Company.”,”ECOG-047″
“CARLSON W. Bernard”,”Innovation as a Social Process. Elihu Thomson and the Rise of General Electric, 1870-1900.”,”Elihu Thomson fu un grande inventore nel campo dell’illuminazione elettrica e dei sistemi di potenza. Contemporaneo di Thomas Edison fece ricerca nel campo ingegneristico e progettuale per fare della luce elettrica un prodotto comune. Dal 1880 al 1930 lavorò alla General Electrical Company.”,”SCIx-009-FV”
“CARLTON Grace”,”Friedrich Engels. The Shadow Prophet.”,”CARLTON Grace è Professore di storia alla Università di Victoria, British Columbia. Difesa di Marx contro le calunnie di Vogt. “”All’ inizio del 1860 Vogt pubblicò un pamphlet (La mia azione contro l’ Allgemeine Zeitung) in cui egli ricamava le sue accuse contro Marx come capo di una gang di estorsori e pericolosi criminali che vivevano nel lusso a Londra e controllavano una rete di gruppi attraverso l’ Europa con cui essi pianificavano il rovesciamento della società esistente. Egli accusava Marx e il suo gruppo di falsificare denaro per portare avanti il loro nefasto piano. Marx interrompendo il lavoro sulla sua “”magnus opus””, si prese un anno per preparare il suo colpo di grazia contro Vogt. Quando ‘Herr Vogt apparve nel novembre 1860 si trattava di un libro che si avvicinava alle duecento pagine di stampa. I suoi simpatizzanti lo riconobbero come una difesa completa non sono nei confronti dello stesso Marx, ma anche del suo partito. (…) Engels considerò Herr Vogt come il miglior lavoro di Marx di questo genere. Egli spinse per la sua pubblicazione, ritenendolo superiore perfino al Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte.”” (pag 136) Testamento. “”(Engels) aveva lasciato i suoi affari in ordine. Era impossibile destinare direttamente del denaro al Partito Socialista tedesco; allora conferì ad esso come lascito la sua biblioteca e indirettamente rese disponibili 20 mila marchi al partito affidandoli a Bebel e Paul Singer, un membro socialista del Reichstag. “”Bevete una buona bottiglia di vino su questo””, disse loro. “”Per me sarà un’ eccellente commemorazione””. Divise il resto dei suoi beni tra le figlie di Marx, Louise Freyberger e Mrs Rosher, la nipote di Lizzie Burns. Il 5 agosto 1895, due giorni dopo che Adler lo lasciò per tornare alla prigione, la sua lunga campagna finì. Aveva dato indicazioni che il suo corpo fosse cremato e le ceneri disperse in mare. L’ 11 agosto, si tenne il funerale a cui parteciparono un’ ottantina di persone che si spostarono da Londra al luogo della cremazione, Woking. Tra i presenti alla breve cerimonia di addio c’erano Liebknecht, Bebel, Kaustky, Bernstein, Lessner e Singer dalla Germania, Lafargue dalla Francia, Anseele dal Belgio, Van der Gres dall’ Olanda, Vera Zasulich e Wolchowski dalla Russia, e Will Thorne come rappresentante del British Labour. Il nipote di Engels, Karl Siebel, tenne il discorso di commiato. Un piccolo gruppo, Eleanor Marx, Edward Aveling, Lessner e Bernstein raggiunse Beachy Head per compiere le sue ultime volontà. Dispersero le sue ceneri in mare.”” (pag 226-227)”,”MAES-054″
“CARLUCCI Davide CASTALDO Antonio”,”Un paese di baroni.”,”CARLUCCI Davide scrive per Repubblica e si occupa di cronaca giudiziaria. CASTALDO redattore di ‘Corriere del Mezzogiorno’ e si occupa di cronaca giudiziaria. “”Con l’autonomia universitaria,oltretutto, i docenti hanno cominciato a gestire direttamente i fondi, presentando i Prin, i Progetti di rilevante interesse nazionale: nel 2005 ne sono stati finanziati 1173, per un ammontare di 130.7 milioni di euro. La parte del leone, di solito, la fanno i docenti dell’area Biochimica-Farmacologia-Fisiologia e dell’area di Medicina. Altri 57 milioni di euro sono andati al Firb, il fondo per gli investimenti sulla ricerca di base”” (pag 17)”,”GIOx-081″
“CARLYLE Tommaso”,”La rivoluzione francese. Vol 1 2 3.”,”Dal 1835 al 1860 -scrive CHERBULIEZ- non vi è stato in Inghilterra uomo di lettere più notevole di CARLYLE. Nessuno ha goduto di maggiore autorità e signoria più vasta sulle menti. Riuniva in se lo scrittore, lo storico, il pensatore (ma non fu né un grande scrittore, né un grande storico, né un grande pensatore). Scoprì la Germania e si fece prendere dall’entusiasmo. Detestava i ciarlatani, gli scaltri e le volpi. In compenso era incline a perdonare ogni colpa a chi avesse anima sincera. Riteneva il silenzio un elemento in cui si formano tutti i grandi disegni. Aveva il culto degli eroi.”,”FRAR-005″
“CARLYLE Thomas”,”Gli eroi e il culto degli eroi e l’eroico nella storia.”,”Thomas Carlyle naque il 4 dicembre 1795 nel piccolo villaggio di Ecclefecham, nel Dumfriesshire, da austera famiglia Scozzese, scrittore dell’Ottocento inglese. Certe contraddizioni notate nel Carlyle dal Mazzini furono successivamente poste in rilievo dal Taine, che dopo aver messo chiaramente in luce l’importanza che ebbero sulla formazione del Carlyle le opere del Fichte e dello Schelling, non rinunciò ad indicare le antitesi inspettate che si trovano nello scrittore dallo spirito antifrancese, e tanto accanito contro Voltaire e Rousseau; tuttavia anche il Taine finí col riconoscere la validità del pensiero del Carlyle. Dopo gli studi elementari, presso la chiesa parrocchiale del piccolo villaggio scozzese, e un intervallo trascorso in una scuola media, troviamo Carlyle iscritto all’Università di Edimburgo, studi di teologia, ed il seguito nominato Rettore.”,”VARx-078-FV”
“CARLYLE Robert W. CARLYLE Alexander J., a cura di Luigi FIRPO”,”Il pensiero politico medievale. Volume I.”,”””I canonisti ereditarono dagli ultimi filosofi del mondo antico, dal ‘Corpus iuris civilis’ e dai Padri, il principio secondo il quale tutti gli uomini sono per natura liberi e uguali, mentre la schiavitù è un’istituzione non di naturo o di diritto naturale, ma propria dello ‘ius gentium’ o dello ‘ius civile’. Abbiamo già visto come questo principio fosse sostenuto dai glossatori del Medioevo, non occorre citare molti passi per dimostrare come questa fosse parimenti la dottrina dei canonisti: l’uguaglianza della natura umana è invero la dottrina posta da tutti costoro come principio fondamentale della condizione umana, poiché gli uomini sono figli dello stesso Padre celeste”” (pag 429-430)”,”TEOP-015-FSD”
“CARLYLE Robert W. CARLYLE Alexander J., a cura di Luigi FIRPO”,”Il pensiero politico medievale. Volume II.”,”””I canonisti ereditarono dagli ultimi filosofi del mondo antico, dal ‘Corpus iuris civilis’ e dai Padri, il principio secondo il quale tutti gli uomini sono per natura liberi e uguali, mentre la schiavitù è un’istituzione non di naturo o di diritto naturale, ma propria dello ‘ius gentium’ o dello ‘ius civile’. Abbiamo già visto come questo principio fosse sostenuto dai glossatori del Medioevo, non occorre citare molti passi per dimostrare come questa fosse parimenti la dottrina dei canonisti: l’uguaglianza della natura umana è invero la dottrina posta da tutti costoro come principio fondamentale della condizione umana, poiché gli uomini sono figli dello stesso Padre celeste”” (pag 429-430)”,”TEOP-016-FSD”
“CARMAGNANI Marcello”,”La grande illusione delle oligarchie. Stato e società in America latina (1850-1930).”,” Marcello Carmagnani, nato nel 1940, è ordinario di Storia dell’America latina alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. È autore di ‘Sviluppo industriale e sottosviluppo economico. Il caso cileno (1860-1920) (Torino, 1972); ‘Les mécanismes de la vie économique dans une société coloniale: le Chili, 1680-1830’ (Parigi, 1973); ‘L’America latina dal ‘500 a oggi. Nascita, espansione e crisi di un sistema feudale’ (Milano, 1975) Le tre fasi della rivoluzione messicana. (pag 287-297)”,”AMLx-193″
“CARMAGNANI Marcello ZAMAGNI Vera BAGNASCO Arnaldo CELLA Gian Primo ALBERTI Giorgio SERAFINI Roberta TOTA Pierfrancesco BORGHESI Simone PESANTE Maria Luisa FRANCINI Giacomo GIRAUDO Laura GALIMI Valeria CASSARA’ Antonio TESSIORE Stella GENETT Timm PIETROMARCHI Luca”,”Interventi al convegno “”Sviluppo sociale e mutamenti produttivi nel mondo rurale europeo contemporaneo””. L’agricoltura moderna europea. Scelte e strategie degli attori rurali (Carmagnani); Gli attori sociali delle trasformazioni produttive dell’agricoltura italiana (Zamagni); Nascita e trasformazione dei distretti industriali. Un riesame della ricerca in Italia con osservazioni sul metodo per la teoria dello sviluppo (Bagnasco); Dal comportamento economico alla razionalità sociale. Alcuni cenni alle particolarità del mondo rurale (Cella); Sviluppo rurale, istituzioni e mutamento istituzionale (Alberti); Differenziazione del prodotto, crescita endogena e commercio internazionale (Serafini); Il credito bancario e lo sviluppo economico: un’analisi di alcune diversità regionali italiane (Tota); Sviluppo sostenibile, paternalismo e libertà di scelta delle generazioni future (Borghesi); Il sistema commerciale di Malthus tra storia e natura (Pesante); Le utopie dello chevalier de Cerfvol. L’immaginario di un pubblicista mascherato nella Francia del Settecento (Francini); Dal Re alla Costituzione e ritorno. Cerimonie pubbliche e conflitti politici in Nuova Spagna dal 1808 al 1814 (Giraudo); Xenofobia e antisemitismo negli anni Trenta: La società francese e l’arrivo degli esuli del III Reich (Galimi); I giornali e la libertà di stampa in Costituente (Cassarà); Latifondo e grandi affitti: un parere di Gian Francesco Galeani Napione del 1793 (Tessitore); Lettere di Ladislaus Gumplowicz a Roberto Michels (1902-1907); Pagine inedite dal ‘Diario’ (Luca Pietromarchi, a cura e con nota introduttiva di Paolo Soddu).”,”Contiene il saggio: – Maria Luisa Pesante, ‘Il sistema commerciale di Malthus tra storia e natura’ (pag 189-214)”,”ANNx-028-FP”
“CARMICHAEL Stokely HAMILTON Charles V., a cura di Roberto GIAMMANCO”,”Strategia del potere negro.”,”CARMICHAEL ha diretto movimenti studenteschi non violenti prima di diventare leader del Black Power. “”L’ essenza del problema (delle alleanze, ndr) fu indicata con estrema precisione da Machiavelli nel Principe: ‘E qui è da notare che uno principe deve avvertire di non fare mai compagnia con uno più potente di sé per offender gli altri, se non quando la necessità lo stringe, come di sopra si dice; perché vincendo lui, tu rimani a sua discrezione, e i principi debbono fuggire quando possono lo stare a discrezione d’ altri (cap XXI).”” (pag 125)”,”USAS-103″
“CARMICHAEL Joel”,”Trotzki. Die Revolution frißt ihre Väter.”,”Foto ritorno dall’esilio Trotsky (1879-1940) a Pietroburgo (4 maggio 1917) pag 288 Foto di Trotsky che detta le sue memorie alla dattilografa (pag 416) CARMICHAEL Joel è nata nel 1916 a New York, ha studiato letteratura e sociologia alla Sorbona e politica alla Oxford University. Altra opera apparsa in lingua tedesca: ‘Säuberung. Die Konsolidierung des Sowjet-regimes unter Stalin’.”,”TROS-204″
“CARMICHAEL Joel”,”A short history of the Russian Revolution.”,”CARMICHAEL Joel è specialista in storia russa e sovietica. Ha scritto sulla Rivoluzione nel periodo tra Febbraio e Ottobre.”,”RIRx-167″
“CARMICHAEL Joel”,”Trotsky. An Appreciation his Life.”,”Joel Carmichael was born in New York and educated at the Sorbonne and Oxford University. he is an acknowledged expert on modern Russia and has written extensively on Marxism and the USSR, for magazines such as Encounter. He is the author of histories of Russia and of a biography of Marx.”,”TROS-080-FL”
“CARNAP Rudolf, a cura di Martin GARDNER”,”I fondamenti filosofici della fisica.”,”R. Carnap (1891-1970) è uno dei maggiori filosofi del secolo XX, legato all’ empirismo logico. Nato in Germania e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1935 per la sua opposizione al regime nazista, ha insegnato nelle Università di Chicago e di California fino alla sua more avvenuta nel 1970. M. Gardner è noto per i suoi articoli pubblicati sullo ‘Scientific American’. Capitolo XXX: L’indeterminismo nella fisica quantistica (pag 350-360) “”Il carattere essenzialmente non deterministico della meccanica quantistica si fonda sul principio d’indeterminazione, talvolta detto principio d’incertezza o relazione d’incertezza, formulato per la prima volta nel 1927 da Werner Heisenberg. Grosso modo, esso dice che per certe coppie di grandezze dette grandezze «coniugate» è per principio impossibile misurarle entrambe nello stesso istante con grande precisione”” (pag 350)”,”SCIx-002-FRR”
“CARNEGIE Andrea”,”Il regno degli affari. Con uno studio sull’ autore e la sua opera di Piero Barbera.”,”””I magni amministratori dei nostri giorni non eseguiscono mai da sè un lavoro degno di rilievo: la loro preoccupazione è pensare, lasciando agli altri l’ esecuzione. Nel corso della vita me ne sono ricordato, e gli affari non mi hanno mai impensierito. All’ opposto dei miei giovani consoci io lavoravo sempre di buon umore perché, tenetelo a mente, chi non ride non riesce.”” (pag 220) “”Quello che Napoleone diceva de’ suoi soldati si può applicare all’ esercito industriale delle ferrovie americane: ognuno ha nella sua giberna il bastone di maresciallo””. (pag 224)”,”USAE-034″
“CARNEVALE Francesco BALDASSERONI Alberto”,”Mal da lavoro. Storia della salute dei lavoratori.”,”CARNEVALE e BALDASSERONI sono due medici del lavoro e hanno al loro attivo alcune opere sul tema.”,”MITT-053″
“CARNOT Lazare”,”Révolution et mathématique. Tome I.”,”ANTE1-16 Capitano dei Corpi Reali del Genio, membro del Comitato di Salute Pubblica, organizzatore della vittoria, convenzionale regicida morto in esilio: ecco Lazare Carnot. Appassionato dei Lumi, imprigionato alla vigilia della presa della Bastiglia, matematico eminente, calcolatore dell’energia e poeta erotico che approva la morte sotto il “”rasoio nazionale””, la ghigliottina, di Luigi XVI, dei girondini, di Hebert e Danton, Camille Desmoulins e Lucile, Robespiere e Saint-Just, Babeuf e il primo comunismo. Padre delle quattordici armate della Repubblica , re della guerra secondo Stendhal e Hugo, due volte ministro di Napoleone Bonaparte; due volte proscritto dalla Francia, morrà in Prussia.”,”FRAR-350″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia d’Italia dall’Unità ad oggi.”,”Giampiero CAROCCI (1919) è uno dei più autorevoli storici italiani. E’ stato allievo di Carlo MORANDI, fa parte della Commissione incaricata di pubblicare i documenti della politica estera italiana. Si è occupato prevalentemente di storia italiana dell’ultimo secolo. Bibliografia: -Agostino Depretis e la politica interna italiana. EINAUDI. 1956 -Giovanni Amendola e la crisi dello Stato italiano. FELTRINELLI. 1956 – Giolitti e l’età giolittiana. EINAUDI. 1961 -La politica estera dell’Italia fascista dal 1925 al 1928. LATERZA. 1969 -Storia del fascismo. GARZANTI. 1959 e 1972 Tesi: crisi egemonia liberale provocata anche da nascita partito cattolico”,”ITAA-019″
“CAROCCI Giampiero”,”La politica estera dell’ Italia fascista 1925-1928.”,”Nell’aprile del 1925 si concluse il negoziato economico con l’Albania e si pose la Q se passare o su sul terreno politico. Se cioè convenisse acuire o meno la tensione con Belgrado. LOJACONO e LESSONA erano favorevoli, CONTARINI contrario. MUSSOLINI incerto aderì dapprima alla tesi di CONTARINI ma poi se ne distaccò e in luglio decise di aprire il negoziato politico. Alla base di questa decisione c’era forse l’ irritazione di MUSSOLINI contro Belgrado che, proprio in nome del pericolo italiano, aveva allora riassorbito l’opposizione croata capeggiata da RADIC e rafforzato così la compagine jugoslava. Il negoziato si concluse con l’ accordo segreto del 23-26 agosto 1925 (protezione dell’ indipendenza albanese nel contesto di cattive relazione italo-jugoslave sotto il regime di ZOGU, al quale era riconosciuta una pericolosa libertà in materia di irredentismo nei confronti della Serbia meridionale).”,”ITAF-032″
“CAROCCI Giampiero”,”L’ età dell’ imperialismo.”,”CAROCCI Giampiero, storico, è autore di numerose opere tra le quali ‘Giolitti e l’ età giolittiana’, ‘Agostino Depretis e la politica interna dal 1876 eal 1889’, ‘Giovanni Amendola e la crisi dello Stato italiano’, ‘Storia del fascismo’, ‘Storia d’Italia dall’ unità ad oggi’. Per ‘età dell’ imperialismo’ si intende abitualmente indicare la storia del mondo compresa nel periodo fra la guerra franco-prussiana (1870) e la prima guerra mondiale (1914).”,”RAIx-111″
“CAROCCI Giampiero”,”Giolitti e l’ età giolittiana. Dall’ inizio del secolo alla prima guerra mondiale.”,”CAROCCI Giampiero allievo di Carlo MORANDI, è un apprezzato studioso della storia contemporanea italiana. Memorialista nei suoi ricordi di prigionia (Il campo degli ufficiali) è autore tra l’ altro di un volume su ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1889’, di uno studio su ‘Giovanni Amendola nella crisi dello Stato italiano 1911-1925’, e di una storia del fascismo.”,”ITAA-055″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia del fascismo.”,”CAROCCI Giampiero è libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici. Opere principali: ‘A. Depretis e la politica interna italiana 1876-1887’ ‘Giolitti e l’ età giolittiana’, ‘Storia d’ Italia dall’ Unità’, ‘L’ età dell’ imperialismo’.”,”ITAF-132″
“CAROCCI Giampiero”,”Destra e sinistra nella storia d’ Italia.”,”Giampiero CAROCCI (FIrenze, 1919) è libero docente di storia moderna presso l’ Università di Roma La Sapienza e membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici presso il ministero degli esteri. Fra le sue opere ‘Il campo degli ufficiali’ (1954), ‘A. Depretis e la politica interna italiana’ (1956), ‘Giolitti e l’ età giolittiana’ (1961), ‘La politica estera dell’ Italia fascista’ (1969). “”Come di norma tutte le rivoluzioni, anche la Resistenza è stata combattuta da una piccola minoranza del popolo: sembra intorno alle duecentomila persone, cui bisogna aggiungere gli operai delle città del Nord che diedero un carattere antifascista agli scioperi rivendicativi promossi nel 1944 contro la fame e il freddo”” (pag 128)”,”ITAP-061″
“CAROCCI Giampiero”,”Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887.”,”Deprètis o De Prètis (Agostino), uomo politico italiano (Mezzana Corti, Pavia, 1813 – Stradella 1887). Figlio di agiati fittavoli della famiglia Gazzaniga-Arnaboldi (delle cui vaste tenute intorno a Stradella divenne poi amministratore), si laureò in legge a Pavia nel 1834. Simpatizzante in gioventù per le idee mazziniane, fu eletto deputato al parlamento subalpino il 26 giugno 1848 e divenne, con Rattazzi e Valerio, uno dei capi della Sinistra parlamentare piemontese, del cui organo, Il Progresso, fu uno dei fondatori (1850). Ebbe qualche parte nei preparativi che all’inizio del 1853 si fecero in Lomellina per tentare un movimento rivoluzionario in Lombardia, d’accordo con Mazzini, ma dopo il fallimento dell’insurrezione milanese del 6 febbraio si staccò dai mazziniani, seguendo l’evoluzione della Sinistra subalpina che, non senza contrasti (il Depretis votò contro la spedizione in Crimea), sboccò nella collaborazione con Cavour. Governatore di Brescia nel 1859, l’anno successivo, dopo lo sbarco dei Mille, fu richiesto da Garibaldi a Cavour come pro-dittatore in Sicilia, ossia come rappresentante di re Vittorio Emanuele II, e benché Cavour non se ne fidasse troppo (lo chiamava “il gesuita della Sinistra”) acconsentì a mandarvelo. Assunta la carica il 22 luglio 1860, si dimise il 16 settembre 1860 dopo dissidi con Crispi. Divenuto ormai uomo di governo, pur conservando numerose simpatie del partito garibaldino fu nel 1862 ministro dei lavori pubblici nel gabinetto Rattazzi, dimettendosi dopo Aspromonte. Scoppiata la guerra del 1866, assunse il portafoglio della marina con Ricasoli, passando più tardi alle finanze. Come ministro della marina gli venne rimproverata l’approvazione del progetto di attacco ai forti di Lissa, che portò al grave insuccesso navale del 20 luglio. Ritiratosi nuovamente dal ministero nell’aprile 1867, restò all’opposizione per dieci anni, guidando contro la Destra storica la battaglia della Sinistra parlamentare, di cui era divenuto capo dopo la morte di Rattazzi. Caduta la Destra, formò, il 25 marzo 1876, il primo ministero della Sinistra, riservandosi anche le finanze, e restò al potere quasi ininterrottamente fino al 29 luglio 1887, capeggiando otto ministeri, nei quali tenne quasi sempre anche il portafoglio dell’interno (da ultimo, però, ceduto a Crispi), e spesso quello degli esteri (secondo, terzo, parte del settimo e ottavo ministero). Il 24 marzo 1878, al termine del secondo ministero, cedette il potere a Cairoli; quindi il 19 dicembre 1878 formò il terzo ministero durato fino al 14 luglio 1879; seguì un nuovo intervallo col Cairoli al governo e Depretis agli interni (dal luglio 1879). Il 29 maggio 1881 Depretis formò il suo quarto ministero che, attraverso successive modifiche (maggio 1883, marzo 1884, giugno 1885, aprile 1887), durò fino alla morte del vecchio uomo di Stato. In politica interna Depretis sviluppò dopo il 1882, appoggiato da Minghetti e da Ruggero Bonghi, la pratica del trasformismo facendosene strumento di potere; allargò il suffragio universale (esteso a 3 milioni di elettori), abolì il corso forzoso e l’imposta sul macinato, fece approvare le convenzioni ferroviarie; da ultimo si riaccostò alla Sinistra (Crispi-Zanardelli). In politica estera si legò agli Imperi centrali, con i quali concluse nel 1882 la Triplice alleanza, e iniziò l’espansione coloniale italiana in Africa orientale che culminò nello sfortunato scontro di Dogali (gennaio 1887). Il Depretis fu politicamente un’espressione del suo tempo e quale i tempi consentivano: non ebbe forse alti ideali, ma la sua abilità parlamentare ottenne che, in momenti non facili per l’Italia, fosse possibile realizzare un moderato ma sostanzioso programma di riforme. Non fu ben visto da una parte del paese che lo accusava, a torto, di scetticismo o addirittura di cinismo (alla scarsa stima di Cavour si aggiunse l’antipatia di Carducci, che lo bollò nelle Odi barbare con l’espressione “irto, spettral vinattier di Stradella”), ma fu tuttavia uomo di buon senso e ottimo amministratore, il cui spirito pratico e realistico contrastava tanto con i bei gesti sognati dal nazionalismo più acceso, quanto con le avventure demagogiche della Sinistra più spinta. (RIZ)”,”ITAA-072″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia degli ebrei in Italia. Dall’ emancipazione ad oggi.”,”CAROCCI Giampiero libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione di documenti diplomatici. Tra le sue opere: ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana 1876-1887’, ‘Giolitti e l’ età giolittiana’, ‘Storia della guerra civile americana’. “”Anche per Sereni l’ ebraicità era in definitiva un mistero; un mistero che trovava la sua spiegazione solo sul piano morale, in un approfondimento interiore alla coscienza, in un rigore etico da realizzare in primo luogo nel privato per diffondersi nella politica. Oscillazioni. Il bisogno, espresso da Rosselli, di riaffermare l’ intreccio fra assimilazione ed ebraicità e quello, espresso dai sionisti, di affermare più unilateralmente la propria ebraicità erano fatti che riguardavano principalmente esigue minoranze di intellettuali, anche se non è affatto escluso che le simpatie per il sionismo (sempre però platoniche, senza tradursi quasi mai in effetto pratico) si siano diffuse oltre la cerchia ristretta di una élite. La grande maggioranza degli ebrei e dei loro dirigenti si limitavano ad essere osservanti di fatto di religione e diffidenti verso l’ assimilazione totale ma, nello stesso tempo, buoni italiani e buoni fascisti nel campo civile e politico””. (pag 61)”,”EBRx-033″
“CAROCCI Giampiero a cura; testi di Antonio GRAMSCI Giorgio CANDELORO Benedetto CROCE Rosario ROMEO Mario VINCIGUERRA Raymond GREW Paolo FARNETI Giulio BOLLATI Giampiero CAROCCI Rodolfo DE-MATTEI Carlo Tullio ALTAN Roberto VIVARELLI Giovanni SABBATUCCI Gianfranco PASQUINO Giovanni SARTORI Angelo PANEBIANCO Sandro ROVENTI”,”Il trasformismo dall’Unità ad oggi.”,”Giampiero Carocci è nato a Firenze nel 1919. E’ stato allievo di C. Morandi. Libero docente di Storia moderna presso la Prima Università di Roma, ha fatto parte della Commissone incaricata di pubblicare i documenti della politica estera italiana. Tra le sue pubblicazioni: ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana’ (1956), ‘Giolitti e l’età giolittiana’ (1961), ‘La politica estera dell’Italia fascista dal 1925 al 1928’ (1969), ‘Storia d’Italia dall’Unità a oggi’ (1975), ‘L’età dell’imperialismo’ (1979). CAROCCI Giampiero a cura; testi di Antonio GRAMSCI Giorgio CANDELORO Benedetto CROCE Rosario ROMEO Mario VINCIGUERRA Raymond GREW Paolo FARNETI Giulio BOLLATI Giampiero CAROCCI Rodolfo DE-MATTEI Carlo Tullio ALTAN Roberto VIVARELLI Giovanni SABBATUCCI Gianfranco PASQUINO Giovanni SARTORI Angelo PANEBIANCO Sandro ROVENTI, Il trasformismo dall’Unità ad oggi. EDIZIONI UNICOPLI. MILANO. 2000 pag 164 8° introduzione testi note tabelle indice nomi; Collana Questioni di storia contemporanea, diretta da Paul CORNER Claudio PAVONE Giovanna PROCACCI; prima edizione 1992. Giampiero Carocci è nato a Firenze nel 1919. E’ stato allievo di C. Morandi. Libero docente di Storia moderna presso la Prima Università di Roma, ha fatto parte della Commissione incaricata di pubblicare i documenti della politica estera italiana. Tra le sue pubblicazioni: ‘Agostino Depretis e la politica interna italiana’ (1956), ‘Giolitti e l’età giolittiana’ (1961), ‘La politica estera dell’Italia fascista dal 1925 al 1928’ (1969), ‘Storia d’Italia dall’Unità a oggi’ (1975), ‘L’età dell’imperialismo’ (1979). [‘L’opposizione semplice di intelligenza e potere non compensava tuttavia la dissoluzione del vecchio patto politico-culturale durato fino al compimento dell’unità. La condanna del trasformismo come causa ed effetto di una decadenza provinciale, nella migliore delle ipotesi era pura declamazione; nella peggiore diventava il terreno di cultura di germi di eversione e di disgregazione che le circostanze avrebbero potuto un giorno rendere attivi. Sfuggiva ai letterati ribelli che dietro quella parola infelice, introdotta dall””evoluzionista”” Depretis, si nascondeva qualcosa di importante (una nuova scoperta italiana?), ed era un’arte di governo capace di controllare in modo “”dolce”” la violenza di un’età dominata da una schizofrenia crescente tra principi e interessi. Un’arte di governo destinata a un grande avvenire nazionale e internazionale, in ragione della sua stessa rozzezza, semplificazione e adattabilità (che sembrano quasi richiedere e anticipare l’avvento dei ‘mass media’). Dove il trasformismo (che è violenza mascherata) fallisce, subentra la violenza aperta: la nostra breve storia nazionale è come un laboratorio sperimentale del procedimento. Da questo punto di vista Benedetto Croce può essere considerato il filosofo che per primo – forse per aver letto Marx – ha capito l’importanza del trasformismo e lo ha innalzato, direbbe Musil, nella sfera dello spirito. Separando tutto ciò che è utile da tutto ciò che è valore, Croce ha messo a punto una precisa normativa in virtù della quale l’universo dell’utilità e quello del valore possono coesistere senza tuttavia né confondersi, né scontrarsi, né condizionarsi in modo meccanico. Per limitarci alla politica, il Machiavelli interpretato da Croce offre un buon esempio delle agevolazioni offerte da questa filosofia, in quanto risulta essere grande due volte: come fondatore di una scienza ‘autonoma’ della politica e come uomo-filosofo eticamente superiore, che sa guardare con virile saggezza le brutture necessarie della politica’ [Giulio Bollati, ‘Il Trasformismo: un elemento costitutivo della storia d’Italia’] (pag 74-75)] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”ITAP-228″
“CAROCCI Giampiero a cura; scritti di Camillo CAVOUR Giuseppe FERRARI Gaetano BRUNETTI Quintino SELLA Pasquale Stanislao MANCINI Emilio VISCONTI VENOSTA Marco MINGHETTI Francesco DE-SANCTIS Salvatore MAJORANA CALATABIANO Paolo BOSELLI Giuseppe ZANARDELLI Alessandro ROSSI Federico SEISMIT-DODA Luigi ZINI Sidney SONNINO Mario PANIZZA Diomede PANTALEONI Silvio SPAVENTA Paolo di CAMPOREALE Andrea COSTA Felice CAVALLOTTI Napoleone COLAJANNI Francesco CRISPI Camillo PRAMPOLINI Matteo Renato IMBRIANI Giovanni BOVIO Silvio ARRIVABENE Enrico FERRI Giovanni GIOLITTI Francesco Saverio NITTI Filippo TURATI Antonio SALANDRA Giorgio ARCOLEO Filippo MEDA Arturo LABRIOLA Luigi FEDERZONI Gaetano GROSSO-CAMPANA Leonida BISSOLATI Giuseppe SANARELLI Claudio TREVES Giovanni AMENDOLA Giacomo MATTEOTTI Gino SARROCCHI Guido MIGLIOLI Benito MUSSOLINI Giacomo ACERBO Benedetto CROCE BENCIVENGA Roberto MORANDI Rodolfo TOGLIATTI Palmiro PICCIONI Attilio LA-MALFA Ugo LOMBARDI Riccardo NENNI Pietro DE-GASPERI Alcide”,”Il Parlamento nella storia d’Italia. Antologia storica della classe politica.”,”Alcune riferimenti a Marx nei dibattiti parlamentari (‘Marx in soffitta’ ecc.) De Gasperi: “”Nenni mi ha detto: “”Il doppo giuoco è vecchio; dal 1850 Marx diceva che dopo una rivoluzione bisogna pungolare il partito vincitore – il partito democratico in Germania – non limitarsi ad aiutarlo, ma pungolarlo””. Non è piacevole questa sensazione di avere sempre in Nenni e amici dei pungolatori come se noi fossimo dei buoi. (Applausi al centro). Caro Nenni, quando Marx scriveva quello a cui ti riferisci come ad un Vangelo, erano altri tempi, e il socialismo era in marcia per conquistare, per vincere, per rovsciare lo Stato borghese; ma oggi nella repubblica di cui voi siete parte, non può essere tollerabile lo stesso metodo”” (Applausi al centro. Commenti a sinistra)”” (Assemblea Costituente, 21 giugno 1947) (pag 753-754)”,”ITAP-232″
“CAROCCI Giampiero”,”Un intellettuale fra Lenin e Croce.”,”””E’ noto infatti quanto fortemente Gramsci abbia subito l’influenza dell’ idealismo italiano, influenza che, però, derivava, nella sua quasi totalità, dal Croce, tanto da dire di sé stesso che ancora nel 1917 era «tendenzialmente piuttosto crociano» (‘Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce’, Torino, Einaudi, 1948, p. 199). E’ da supporre che proprio dalla critica crociana al marxismo egli abbia preso le mosse. Senonché questa critica, mentre per un verso faceva agli aspetti strettamente filosofici e culturali del positivismo marxista certe obbiezioni che Gramsci non poteva non fare sue, ne accettava poi le conseguenze politiche, cioè il confinare in soffitta l’aspetto dinamico e rivoluzionario dell’insegnamento di Marx accogliendone il solo aspetto gradualistico e riformistico (la conseguenza era il noto assorbimento della socialdemocrazia nel liberalismo). L’influenza di Lenin, che presumibilmente si fece preponderante proprio intorno a quello stesso anno 1917, significò per Gramsci questo: adeguare l’aspetto politico, il problema dell’azione pratica, alla critica filosofica fatta a Marx da Croce. Croce e Lenin venivano a darsi la mano, nella mente di Gramsci, in quell’unica opera, filosofica e politica, tendente a liberare il marxismo dagli impacci positivistici e deterministici nei quali lo aveva irretito l’ideologia della II Internazionale. Senonché si pone subito un problema: infatti, una volta accettato il punto di vista di Lenin nei confronti della socialdemocrazia, quale posto poteva rimanere alla critica crociana? quella esigenza rappresentata, sia pure da un punto di vista semplicemente culturale, dal Croce, di oltrepassare le angustie positivistiche di un certo marxismo, non era forse contenuta già ‘tutta’, non solo politicamente ma anche culturalmente, in Lenin? Perché il rivoluzionario russo ha questo di caratteristico: che non lo si spezza in due. In lui teoria e pratica coincidono. Accettarlo politicamente significa accettarlo, nella stessa misura, anche culturalmente”” (pag 435) Filosofia della prassi come strumento per l’azione (pag 443)”,”GRAS-142″
“CAROCCI Giampiero”,”Storia del fascismo.”,”Giampiero Carocci, libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici.”,”ITAF-029-FL”
“CAROCCI Giampiero”,”Storia dell’Italia moderna. Dal 1861 ai nostri giorni.”,”Giampiero Carocci, libero docente di storia moderna, è membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici.”,”ITAB-021-FL”
“CAROCCI Giampiero a cura, scritti di Antonio GRAMSCI Benedetto CROCE Carlo Tullio ALTAN Giovanni SABBATUCCI Gianfranco PASQUINO Giovanni SARTORI Angelo PANEBIANCO Sandro ROVENTI Roberto VIVARELLI Giulio BOLLATI Paolo FARNETI Raymond GREW”,”Il trasformismo dall’Unità ad oggi.”,”Giampiero Carocci, è nato a Firenze nel 1919. É stato allievo di C.Morandi. Libero docente di storia moderna presso la prima Università di Roma, membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici.”,”ITAP-050-FL”
“CAROCCI Giampiero a cura, Scritti di Mario FERRARA Vitaliano BRANCATI Giovanni Battista ANGIOLETTI Nicola CHIAROMONTE Ernesto ROSSI Carlo ANTONI Vittorio DE CAPRARIIS Guido CALOGERO Arturo Carlo JEMOLO Leopoldo PICCARDI Achille BATTAGLIA Michele NOVIELLI Leone CATTANI Carlo LAURENZI Gaetano SALVEMINI Massimo SALVADORI Ugo LA MALFA Giorgio GRANATA Giovanni RUSSO Leopoldo PICCARDI Nicolò CARANDINI Adolfo BATTAGLIA Bruno FONZI Arrigo BENEDETTI Antonio CEDERNA Dino GRECO Marco RAMAT Corrado ALVARO Luigi EINAUDI Ennio FLAIANO”,”«Il Mondo». Antologia di una rivista scomoda.”,”Giampiero Carocci, è nato a Firenze nel 1919. É stato allievo di C.Morandi. Libero docente di storia moderna presso la prima Università di Roma, membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici. Mario Pannunzio (1910-1966) era un intellettuale eclettico dagli interessi molteplici che trovò la vera vocazione come direttore di riviste e giornali. Dopo l’esperienza, fatta insieme ad Arrigo Benedetti, di Oggi (1939-42), ci furono Risorgimento liberale (1944-47) e finalmente, pià importante di tutti Il Mondo (1949-66).”,”EMEx-006-FL”
“CAROCCI Roberto”,”Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926).”,”Roberto Carocci (Roma, 1975) è dottorndo in ‘Società, politica e cultura dal tardo medioevo all’età contemporanea’ presso di Dipartimento di Storia, Culture e Religioni dell’Università “”Sapienza”” di Roma. Si occupa di storia del movimento operaio e del movimento anarchico. Ha pubblicato tra l’altro il recente saggio: ‘Il sindacalismo d’azione diretta: la Lega generale del lavoro, Roma 1907-1910′ (Giornale di Storia contemporanea’, n. 1 2011). Collabora con il Centro studi libertari – Archivio Giuseppe Pinelli. (2012) Tra i vari paragrafi: – Guerra alla guerra (gli anarchici di fronte allo scoppio della prima guerra mondiale): “”Gli anarchici, dal canto loro, condividevano un atteggiamento di netta ostilità nei confronti del conflitto, fino a quando un articolo di Mario Gioda, pubblicato in agosto sul “”Volontà””, ruppe l’armonia del clima, sollevando il dibatttito su una possibile scelta interventista. L’ipotesi comunque, rimase circoscritta alla sola possibilità di ricorrere alla difesa armata della nazione, nel caso in cui si fosse verificata un’invasione da parte austriaca”” (pag 92)) – Gli arditi del popolo (Argo Secondari) (“”Alla difficile situazione interna, gli Arditi del popolo dovettero fare i conti con l’ostracismo di gran parte dei partiti dell’estrema sinistra (…). Anche il neonato Pcd’I assunse un atteggiamento settario e; dopo un’iniziale intesa, “”in fraterna solidarietà”” – come annotò la prefettura _ se ne separò ufficialmete. Alle timide aperture di Antonio Gramsci, aveva fatto seguito l’adesione delle sezioni comuniste alla linea di Amadeo Bordiga, che vietava agli iscritti di militare tra gli Arditi del popolo e imponeva di obbedire a un’unica disciplina, quella del partito”” (pag 214)) – Anarchici e comunisti. (“”Come ha sottolineato Armando Borghi, “”i comunisti sembravano essere la ala estrema del sovversivismo, e nel campo anarchico non mancarono i simpatizzatni per il nuovo partito”””” (pag 230); “”Il rapporto con gli anarchici si incrinò quando la Frazione comunista (ancora interna al Psi) accettò i postulati del II Congresso del partito russo, ammettendo la possibilità di partecipare alle elezioni politiche (pag 230-231))”,”ANAx-456″
“CAROCCI Giampiero”,”Giovanni Amendola nella crisi dello Stato italiano, 1911-1925.”,”La politica centrista di Giovanni Amendola “”Quando poi, in seguito ai progressi del partito comunista ed all’incapsulamento dei socialisti nell’Aventino, il dilemma fascismo-socialismo fu sostituito da quello fascismo-comunismo Amendola ripeté lo stesso concetto, affermando che la funzione dell’Aventino nel settentrione era di impedire che l’unica alternativa al fascismo apparisse alla borghesia il comunismo; nel settentrione, dove, per questo, “”la battaglia per la libertà specialmente negli ultimi anni”” era stata più dura che nel mezzogiorno (57). “”Specialmente negli ultimi anni””, diceva Amendola. Il che significava che egli attribuiva implicitamente al mezzogiorno il ruolo principale nella lotta politica italiana non solo dall’avvento del fascismo, ma anche, sia pure in misura minore, da prima: da quando nel settentrione il movimento operaio si era affermato, cessata la guerra, col suo carattere decisamente rivoluzionario”” (pag 171)”,”BIOx-397″
“CAROCCI Giovanni a cura”,”Inchiesta alla Fiat. Indagine su taluni aspetti della lotta di classe nel complesso Fiat.”,”Paura e fatica due fenomeni che colpiscono Licenziamenti collettivi e licenziamenti di rappresaglia Discriminazioni Provvedimenti disciplinari Il corpo dei sorveglianti”,”CONx-003-FSD”
“CAROCCI Giampiero”,”Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887.”,”””Quanto al Depretis, non aveva, in linea di massima, simpatia alcuna per una politica di espansione coloniale: non solo per timore di complicazioni internazionali, soprattutto nelle relazioni con la Francia, ma anche, e in primo luogo, per ragioni di politica interna, alcune delle quali si legavano a quelle dei buoni rapporti con la Francia”” (pag 590)”,”BIOx-053-FSD”
“CAROCCI Giampiero”,”Lo Stato della Chiesa nella seconda metà del sec. XVI. Note e contributi.”,”Dedica manoscritta a F. Surdich da parte della famiglia (1969)”,”RELC-008-FFS”
“CAROLEO Anna”,”Le banche cattoliche dalla prima guerra mondiale al fascismo.”,”CAROLEO Anna è nata a Locri (Reggio Calabria) nel 1948. Si è laurata all’ Università di Messina dove è attualmente (1976) contrattista di storia moderna nella facoltà di Lettere e filosofia. “”Ma successivamente, quando il fascismo cominciava a riscuotere maggiori consensi, le forze dirigenti del movimento cooperativo cattolico assunsero un atteggiamento più attesista nei suoi confronti ed espressero giudizi più cauti sulle sue azioni e i suoi programmi (…). Anche in relazione alle azioni squadristiche nei riguardi delle cooperative il tono della rivista (Cooperazione popolare, ndr) cambiava e tendeva a rivedere le precedenti valutazioni (…). Anche più esplicito e incondizionato fu il conseno espresso dalla rivista all’ indomani dell’ insediamento del governo Mussolini. A determinare tale atteggiamento contribuì, in una certa misura, la presenza del popolare Cavazzoni al ministero del Lavoro e Previdenza Sociale, dal quale dipendevano le società cooperative””. (pag 88)”,”ITAE-118″
“CAROLEO Floro E. MARANI Ugo”,”Modelli di politica economica. Il caso inglese.”,”Gli autori, in occasione dei soggiorni a Cambridge resi possibili dal sostegno finanziario accordato dapprima dall’Istituto di Economia della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Napoli e poi dall’Istituto Economico-Finanziario della Facoltà di Scienze politiche della stessa Università, hanno beneficiato di proficue discussioni con Francis Cripps e Robert R. Neild.”,”UKIE-007-FL”
“CAROLI Rosa GATTI Francesco”,”Storia del Giappone.”,”Rosa CAROLI insegna storia del Giappone presso l’ Università Ca’ Foscari di Venezia. Si interessa di storia moderna e contemporanea del Giappone e ha svolto vari studi sulle minoranze, il nazionalismo e l’ evoluzione dello Stato nazionale. Tra le sue pubblicazioni: ‘Il mito dell’ omogeneità giapponese: storia di Okinawa’ (Milano, 1999). Francesco GATTI insegna storia dell’ Asia Orientale e Sud-Orientale presso la stessa università. Ha pubblicato vari saggi e volumi su aspetti e tematiche della storia del Giappone. Due secoli di espansionismo. “”Il 1937 rappresenta un anno cruciale nel processo storico giapponese. Sul versante interno, con la condanna a morte di Kita Ikki in conseguenza dell’ “”incidente del 26 febbraio”” 1936, fu definitivamente sconfitto il cosiddetto “”movimento fascista””. Sul piano internazionale, l’ imperialismo giapponese, con l’ aggressione alla Cina nel mese di luglio, avviò la cosiddetta Guerra dell’ Asia Orientale che, nelle intenzioni del blocco di potere dominante, avrebbe dovuto consentire al Giappone di fondare un “”Nuovo Ordine”” in Asia e nel Pacifico meridionale. L’ espansionismo giapponese, come si è visto, affonda le sue radici nel periodo Meiji.”” (pag 198) Blocco di potere politico economico militare. “”Con l’ espressione tennosei fashizumu (fascismo del sistema imperiale) la storiografia giapponese indica il regime che si costituì tra le due guerre mondiali con la saldatura di interessi del blocco di potere dominante formato da zaibatsu, alti comandi militari, funzionari civili superiori, uomini politici, Camera alta e Corte imperiale. Fu un blocco di potere che depotenziò il “”movimento”” fascista, espresso dalle istanze rappresentate dal coacervo di idee esposte da Kita Ikki, e che occupò lo Stato dall’ interno, con una progressiva azione di soffocamento dei diritti civili e della già limitate libertà politiche””. (pag 202)”,”JAPx-046″
“CAROLI Rosa GATTI Francesco”,”Storia del Giappone.”,”Rosa Caroli insegna Storia del Giappone presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si interessa di storia moderna e contemporanea del Giappone e ha svolto vari studi sulle minoranzse, il nazionalismo e l’evoluzione dello Stato nazionale. Tra le sue pubblicazioni: Il mito dell’omogeneità giapponese; storia di Okinawa. Francesco Gatti insegna Storia dell’Asia Orientale e Sud-Orientale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi su varie tematiche della storia del Giappone tra cui Il Giappone contemporaneo 1850-1970, Il fascismo giapponese, Storia del Giappone contemporaneo.”,”JAPx-003-FL”
“CAROLI Dorena”,”Ideali, ideologie e modelli formativi. Il movimento dei Pionieri in Urss (1922-1939).”,”Dorena Caroli (Faenza, 1966) insegna storia dell’educazione presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni culturali e del Turismo dell’Università di Macerata e fa parte del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia del medesimo ateneo. Tra le sue pubblicazioni: ‘L’enfance abandonnée et délinquante dans la Russie soviétique, 1917-1937’ (2004), ‘Un Welfare state senza benessere. Insegnanti, impiegati, operai e contadini nel sistema di previdenza sociale dell’Unione Sovietica (1917-1939)’, 2008, 2015. “”I principi dell’organizzazione e della disciplina, che potevano sconfiggere il caos, diventavano in questo modo due elementi fondamentali per il movimento dei pionieri, accanto ai quali figuravano anche quelli del “”collettivo forte””, “”dell’attivismo dialettico””, delle norme d’igiene, delle capacità razionali, dell’istruzione elementare e politica, del senso di responsabilità e della capacità di organizzazione. Questi principi facevano del movimento dei pionieri “”un sano ambiente infantile”” fondato sulle aspirazioni dei bambini e sulle esigenze della società rivoluzionaria (istinto di ricerca del collettivo infantile, senso di responsabilità e competizione). Di conseguenza, era necessario “”accendere nel bambino una grande passione sociale per legarlo in modo più stretto e profondo con lo studio della natura””. Grazie a questo nuovo ambiente, “”i bambini costituivano un materiale straordinariamente plastico, che si sottomette all’influenza educativa molto più agilmente che la popolazione adulta”””” (pag 58)”,”RUSU-272″
“CARON Jean-Claude”,”La France de 1815 à 1848.”,”J.C. Caron, dottore in storia, maître de conférences all’Università di Besançon. Brani antologici disposti in riquadri: tra cui: ‘””1830″”, révolution de la liberté’ (M. Agulhon) (pag 99) ‘L’enquête Villermé: les ouvriers de l’industrie cotonnière du Haut-Rhin’ (pag 137) ‘La “”parabole”” de Saint-Simon’ (pag 147) ‘La manifestation du 22 février (1848) (di Daniel Stern) (pag 177)”,”FRAD-116″
“CARON Jean-Claude presentazione, KAUFFMAN Grégoire responsabile editoriale; scritti di MARX ENGELS CABET BLANQUI PROUDHON HUGO CONSIDERANT BLANC ZOLA LAMARTINE FLAUBERT NIBOYER SAND GARRIGA LEDRU-ROLLIN BELGIOJOSO MAZZINI TALLANDIER LANGSDORFF THOMAS PALACKY MEDICI TOCQUEVILLE LEROUX MERIMEE FLAUBERT D’AGOULT STERN RAISON BLUM”,”1848, le printemps des peuples.”,”scritti di MARX ENGELS CABET BLANQUI PROUDHON HUGO CONSIDERANT BLANC ZOLA LAMARTINE FLAUBERT NIBOYER SAND GARRIGA LEDRU-ROLLIN BELGIOJOSO MAZZINI TALLANDIER LANGSDORFF THOMAS PALACKY MEDICI TOCQUEVILLE LEROUX MERIMEE FLAUBERT D’AGOULT STERN RAISON BLUM”,”QUAR-093″
“CARON Jean-Claude”,”Frères de sang. La guerre civile en France au XIXe siècle.”,”Jean-Claude Caron è professore di storia contemporanea all’Università Blaise Pascal di Clermont-Ferrand. Lavora sulle rivolte popolari e la storia della violenza nel XIX secolo. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’Été rouge. Chronique de la révolte populaire en France’ (Aubier) e ‘Les Feux de la discorde. Conflits et incendies dans la France du XIXe siècle’ (Hachette) Erede della rivoluzione francese del 1789, la Francia del XIX secolo si lacera a intervalli regolari, accreditando l’immagine di una nazione votata alla guerra civile. L’insurrezione del giugno 1848 e la Comune di Parigi del 1871 sono i due picchi di questo scontro rivelatore delle profonde divergenze ideologiche che conducono ad una ‘lotta fratricida’.”,”MFRC-169″
“CARON Jean-Claude”,”La nation, l’État et la démocratie en France de 1789 à 1914.”,”J.C. Caron, maitre de conférences, einsegne àll’Univ. de Franche-Comté.”,”FRAS-001-FMB”
“CARON Raymond, Père, a cura di Carlo FRUTTERO e Franco LUCENTINI”,”Il domenicano degli indios.”,”Père Caron è noto per la sua spedizione negli anni ’60 presso gli indios Chikri in Brasile. Sebbene non ci siano molte informazioni dettagliate disponibili, ha documentato la sua esperienza in un libro intitolato ‘Il domenicano degli Indios’, pubblicato da Mondadori. Questo testo offre un resoconto approfondito della sua missione e delle sue osservazioni culturali.”,”AMLx-007-FFS”
“CARONNA Mario”,”Le cause della guerra civile spagnola (1936-39).”,”””Un lungo discorso andrebbe svolto sull’atteggiamento delle potenze occidentali, soprattutto dell’Inghilterra, all’interno del “”Comitato di non intervento”” (1) di cui si è già accennato. Inghilterra, Francia e Stati Uniti rispettarono rigorosamente il non intervento in Spagna, ponendo sullo stesso piano i rappresentanti del potere costituito e il governo dei militari ribelli, e in sostanza agevolando i franchisti che invece potevano usufruire dell’aiuto diretto delle potenze fasciste, mentre la Repubblica riceveva aiuti solo dall’Unione Sovietica e dal Messico, aiuti resi difficoltosi dalla notevole distanza di quei paesi e dal fatto che il Mediterraneo e l’Atlantico erano già infestati da numerosi sommergibili italiani e tedeschi. Tale politica delle potenze occidentali, ispirata soprattutto dalla Gran Bretagna, si collocava nel quadro dell”appeasement’, la politica di “”alleggerimento”” riguardo alla passata rigidità verso la Germania stabilita dalla “”pace di Versailles”” alla fine della Prima guerra mondiale, con la speranza che il dare spazio alle rivendicazioni nazionalistiche, espansionistiche della Germania di Hitler avrebbe rivolto la ricostituita potenza militare tedesca contro l’oriente e l’Unione Sovietica risparmiando dallo scontro armato l’Europa occidentale. La Spagna fu quindi una merce di scambio di questa illusione delle potenze occidentali, così come lo furono in seguito l’Austria e la Cecoslovacchia”” (pag 82-83) [(1) dal glossario: ‘Su iniziale proposta inglese fu firmato nell’agosto del 1936 un “”Patto di non intervento”” attraverso il quale i governi firmatari si impegnavano a non intervenire nelle faccende interne spagnole, a non aiutare né con invio di truppe regolari o volontarie, né con invio di armi, nessuna delle due parti spagnola in causa. Firmarono il patto, successivamente, la Francia, la Germania, l’Italia, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica. (…) A parte l’assurdità giuridica di un patto internazionale che poneva sullo stesso piano un governo legale e un esercito ribelle, il Patto e il Comitato furono uno degli esempi più clamorosi di ipocrisia e mistificazione ai danni della Repubblica spagnola perché permise alle potenze occidentali di giustificare una mancanza totale di aiuti di ogni tipo al governo spagnolo legittimo mentre da parte tedesca e italiana si continuò a mandare ai franchisti armi e truppe in aumento cospicuo e determinante’ (pag 98-99)]”,”MSPG-001-FGB”
“CAROSI Mario PARPAGLIONI Edo PEZZO a cura; scritti di David SASSOLI Fabio ISMAN Innocenzo CRUCIANI Edo PARPAGLIONI Miriam MAFAI Pier Giorgio LIVERANI Franco DOMINICI Enzo ROGGI Francesco GOZZANO Carlo DANE’ Giuseppe SANGIORGI Valentino PARLATO Aldo DI-LELLO Alessandro CURZI Marco SASSANO Ahmad RAFAT Maurizio COSTANZO Gianluca BICCINI Francesco DE-VITO Giovanni RUSSO Giuseppe TEDESCHI Giancarlo TARTAGLIA Gabriele CESCUTTI Gino FALLERI Romano BARTOLONI Mario CAROSI”,”I giornali di Roma.”,”I capitoli dedicati a Paese Sera e al Popolo sono tratti rispettivamente da ‘C’era una volta Paese Sera’ di Edo Parpaglioni, e ‘Il romanzo del Popolo’ di Carlo Dané e Giuseppe Sangiorgi, Gangemi editore scritti di David SASSOLI Fabio ISMAN Innocenzo CRUCIANI Edo PARPAGLIONI Miriam MAFAI Pier Giorgio LIVERANI Franco DOMINICI Enzo ROGGI Francesco GOZZANO Carlo DANE’ Giuseppe SANGIORGI Valentino PARLATO Aldo DI-LELLO Alessandro CURZI Marco SASSANO Ahmad RAFAT Maurizio COSTANZO Gianluca BICCINI Francesco DE-VITO Giovanni RUSSO Giuseppe TEDESCHI Giancarlo TARTAGLIA Gabriele CESCUTTI Gino FALLERI Romano BARTOLONI Mario CAROSI”,”EDIx-242″
“CAROTENUTO Gennaro”,”Franco e Mussolini.”,”Gennaro Carotenuto, studioso di politica internazionale, dei regimi dittatoriali e di storia contemporanea dell’America Latina, è docente presso la facoltà di Scienze della comunicazione e presso la Scuola superiore di insegnamento secondario dell’Università di Macerata e professore invitato presso l’Università di Montevideo. “”Il patto di non aggressione tedesco-sovietico era stato per la Spagna fonte di preoccupazione, polemiche e ripulsa. La propaganda falangista aveva dovuto fare i salti mortali per negarne il rilievo. (…)Solo con l’operazione Barbarossa si riapre l’ideale crociata che nell’immaginario franchista è la guerra civile spagola. Si porta il conflitto in casa del nemico irriducibile, il sovversivismo rosso, per sconfiggerlo una volta e per sempre”” (pag 113-114)”,”ITAF-007-FSD”
“CARPANETTO Dino RICUPERATI Giuseppe”,”L’Italia del settecento. Crisi trasformazioni lumi.”,”Dino Carpanetto (1949) è ricercatore presso il dipartimento di Storia dell’Università di Torino. Giuseppe Ricuperati (1936) è professore ordinario di Storia moderna nell’Università di Torino dal 1976.”,”ITAG-117″
“CARPENTER Ted Galen BANDOW Doug”,”The Korean Conundrum. America’s Troubled Relations with North and South Korea.”,”CARPENTER Ted Galen è vice presidente per gli studi di politica estera e di difesa al Cato Institute, Washington, DC. E’ autore di ‘Bad Neighbor Policy’. BANDOW Doug è Senior Fellow al Cato Institute, ex assistente speciale di Ronald REAGAN e autore di ‘Tripwire: Korea and U.S. Foreign Policy in a Changed World’. “”Il momento per un divorzio amichevole”” “”Gli Stati Uniti hanno difesa la Corea del Sud per più di 50 anni. L’ alleanza con la Repubblica di Corea – di fatto una garanzia di sicurezza ad una parte sola – è stato l’ impegno più oneroso per gli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale. Ai circa 34 mila morti nella guerra di Corea si sono aggiunti più recenti occasionali atti di guerra da parte della Corea del Nord (…). I veterani della difesa della Corea stimano che ci sono stati 1500 morti americani nel corso degli anni.”” (pag 122)”,”ASIx-079″
“CARPENTER Rhys”,”Clima e storia. (Tit.orig.: Discontinuity in Greek Civilization)”,”CARPENTER Rhys è professore emerito di archeologia classica al Bryn Mawr College, Pennsylvania. Un’interpretazione nuova delle fratture storiche nella Grecia antica”,”STAx-203″
“CARPI Guido”,”Lenin, il rivoluzionario assoluto (1870-1924).”,”Guido Carpi insegna Letteratura russo all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Con Carocci ha pubblicato ‘Storia della letteratura russa’ (2 voll.), ‘Russia 1917. L’anno rivoluzionario’ “”Così come esistono musicisti con l’orecchio assoluto, si lasciò sfuggire Lenin nel 1903, «esistono persone di cui si può dire che possiedono un istinto rivoluzionario assoluto» (Valentinov, 1993, p. 499). Tale egli stimava Marx, tale era anche Nikolaj Cernysévskij, fondatore del populismo russo e modello da lui venerato sopra ogni altro. Ma l’oscuro esule politico a Ginevra non poteva non avere già un presentimento di quanto – sopra ogni altro – la definizione si confacesse a lui. «Aveva egli dunque la consapevolezza (la sensazione) di essere stato “”chiamato””, proprio lui?» – si appunterà molto tempo dopo nel diario il fedelissimo Grigorij Zinov’ev, – «Sì, l’aveva. Senza di essa non sarebbe diventato Lenin». Lenin non avrebbe mai detto di sé, come Martin Lutero, di essere ‘actus, non agens’, ovvero guidato, condotto, non attore, protagonista: sua era l’incrollabile certezza di essere «responsabile per l’intera umanità» e «la guida (nel senso migliore della parola) della classe operaia e del partito» (Zinoviev, 1989, p. 171)”” (pag 9, introduzione)”,”LENS-332″
“CARPINELLI Cristina”,”Donne e famiglia nella Russia sovietica. Caduta di un mito bolscevico.”,”CARPINELLI Cristina ha curato traduzioni di testi in particolare sulla società e sociologia sovietiche e ha, scritto vari saggi ed articoli sulla transizione della Russia verso un nuovo sistema politico ed economico. Nel 1991 ha pubblicato ‘La società sovietica negli anni della pereistroika’ (Nuovi Autori, Milano).”,”RUSU-189″
“CARPINELLI Cristina”,”La società sovietica negli anni della Perestroika.”,”CARPINELLI Cristina si è laureata con una tesi sul processo di invecchiamento della popolazione sovietica (in particolare la demografia,la previdenza, il lavoro e la salute). Ha collaborato con l’ Università statale di Mosca “”Lomonosov””. Come sociologa si occupa dei problemi economico-sociali dell’ URSS. Ha curato la traduzione di testi soovietici (in particolare di sociologia). Svolge attività pubblicistica. Vive e lavora a Milano. Una delle principali condizioni alla base della strategia di sviluppo seguita nell’ Unione Sovietica, è stata la possibilità di poter usufruire per molto tempo di grandi masse di lavoratori sul mercato del lavoro. Per decenni l’ illimitata offerta non aveva costituito un limite allo sviluppo dell’ economia del paese. Nel corso degli anni ’70, questa condizione vantaggiosa si è modificata quando, a cuasa del graduale esaurimento delle risorse del lavoro esistenti, si è venuta a creare sul mercato una situazione di “”eccesso”” di domanda””.”” (pag 21)”,”RUSU-190″
“CARPINELLI Cristina, collaborazione di Marina PIAZZA e Chiara de SANTI”,”Donne e povertà nella Russia di El’cin. L’ era della transizione liberale.”,”Marina PIAZZA è sociologa, consulente e formatrice. Chiara de SANTI è laureata in lingua e letteratura russa con una tesi su Il Zenotdel in Asia centrale (1923-1929). E’ ricercatrice presso il dipartimento di storia dell’ Istituto Universitario Europeo di Firenze. E’ studiosa dell’ Asia centrale. Contiene il saggio: ‘Breve storia del diritto famiglia (dalla nascita dell’ URSS sino ai giorni nostri)’ (pag 185-209) Cristina CARPINELLI ha scritto vari saggi e articoli sulla transizione in Russia. E’ membro direttivo dell’ Associazione Italia-Russia Lombardia e componente del Comitato Scientifico del Cespi di Milano. A. Kollontai. “”Nei suoi scritti, la Kollontaj definì in modo dettagliato i compiti principali da affrontare, in tema di morale sessuale e familiare, nella transizione al socialismo. L’ abolizione del lavoro domestico femminile aveva per lei un profondo significato economico ed era, nel nuovo sistema, improntato su nuovi modi di produzione e su nuovi rapporti delle forze produttive, inevitabile. Per le stesse ragioni, anche la prostituzione avrebbe cessato di esistere (…)””. (pag 60) “”In uno dei suoi scritti, apparso sulla Pravda nell’ ottobre del 1927 “”L’ opposizione e la base del partito””, si cimentò nell’ impari battaglia allora in corso fra Stalin e l’ opposizione di sinistra. Da allora, si ritirò dalla scena politica. La Kollontaj prese ancora in mano la penna, ma solo per scrivere occasionalmente di questioni femminili: nel 1937, scrisse per la rivista Robotnica sul tema: ‘Donne del 1917’; nel 1947 scrisse su ‘Lenin e le operaie nel 1917′ e nel 1948 – su “”30° Anniversario del congresso panrusso delle operaie e delle contadine””. (pag 64) La femminilizzazione della povertà. “”La natura e l’ entità delle difficoltà che le donne russe avevano dovuto affrontare nell’ epoca della transizione sono ancora poco note. (…) Molti ricercatori occidentali avevano già da tempo considerato la femminilizzazione della povertà come una delle tendenze più significative degli anni ottanta e novanta nel mondo sviluppato. Essa era stata interpretata come l’ effetto del numero crescente dei divorzi e delle conseguenti difficoltà economiche delle donne rimaste sole, con figli a carico, dopo la rottura del matrimonio. L’ aumento delle famiglie monogenitore era dato anche dalle sempre più frequenti nascite fuori del matrimonio. Tuttavia, il fenomeno della femminilizzazione della povertà si era dimostrato più incisivo in Russia in confronto a quello esistente nelle economie occidentali più solide e stabili (…)””. (pag 100-101)”,”RUSx-117″
“CARPINELLI Cristina”,”La Russia a pezzi.”,”CARPINELLI Cristina è membro del Comitato scientifico del Centro Studi Problemi Internazionali (CESPI) di Sesto San Giovanni (milano) e del Comitato di Direzione dell’ Associazione Italia-Russia Lombardia. Fa parte del Centro Studi sui problemi della transizione al socialismo di Napoli. Le violazioni a danno dei lavoratori. “”Queste violazioni sono maggiormente presenti nelle imprese private piuttosto che in quelle statali, e sono più frequenti in caso d’occupazione saltuaria. Al “”top”” di tutte queste violazioni, c’è il nuovo codice del lavoro recentemente introdotto in Russia (1 febbraio 2002), che ammette il lavoro minorile, autorizza le donne, anche quelle incinte, a svolgere i turni di lavoro notturni, aumenta “”su richiesta del lavoratore”” la durata della giornata lavorativa da 8 a 12 ore (i datori di lavoro possono imporre le 56 ore settimanali senza il compenso straordinario) e impedisce ai sindacati d’agire in difesa dei lavoratori su alcune materie (mentre in passato i lavoratori non potevano essere legalmente licenziati se il sindacato si opponeva, il nuovo codice permette ai datori di lavoro di licenziare a loro discrezione e di creare “”liste nere”” di attivisti sindacali; consente lorodi spostare a proprio piacimento le maestranze e d’imporre contratti che fanno saltare le regole della contrattazione collettiva; legittima le imprese a concludere i contratti di lavoro con le organizzazioin sindacali che preferiscono, e così via).”” (pag 54)”,”RUSx-127″
“CARPINELLI Giovanni”,”Il volto oscuro della modernità. Esperienze totalitarie e stermini.”,”Giovanni Carpinelli insegna Storia contemporanea all’Università di Torino (Facoltà Scienze politiche). Ha pubblicato saggi su varie riviste e opere collettive sull’estrema destra in Francia e in Belgio, su comunismo e socialdemocrazia. Si interessa alle guerre e al totalitarismo nel Novecento. Seconda guerra mondiale. Verso il genocidio “”Per la pratica dello sterminio, la campagna di Russia aprì nuove prospettive. Mutò allora la natura stessa della guerra, che diventava ideologica e razziale; rivolgendosi a 200-250 generali e ufficiali superiori, il 30 marzo 1941 Hitler aveva sviluppato temi come questi: «Lotta tra due opposte concezioni del mondo. Giudizio distruttivo sul bolscevismo. Equiparato a criminalità sociale. Comunismo, pericolo enorme per il futuro… Si tratta di una lotta di annientamento» (18). L’esercito tedesco fu così lanciato in una impresa che mirava a distruggere i contenuti ideologici della potenza nemica, gettando le basi per una dominazione di tipo coloniale. Di nuovo, lottare contro una idea (il comunismo) significava per i nazionalsocialisti annientare delle persone. Lo sterminio non era in questo caso un effetto secondario della guerra, ma un suo necessario complemento. Tra gli obiettivi che, secondo Andreas Hillgruber, caratterizzavano la concezione hitleriana di quella guerra, due meritano di essere qui richiamati: 1. lo sterminio della classe dirigente «giudaico-bolscevica» dell’Unione Sovietica, inclusa la sua presunta radice biologica, costituita dai milioni di ebrei nell’Europa centro-orientale; 2. la decimazione delle popolazioni slave e la loro sottomissione al dominio tedesco. L’attacco all’Unione Sovietica fu sferrato il 22 giugno 1941. In verità, per un breve momento sembrò prevalere il motivo della guerra ideologica; era stato l’impartito in tal senso l’ordine di uccidere i commissari politici dell’esercito sovietico; presto si passò all’individuazione di un bersaglio più vasto, costituito dai comunisti e dagli ebrei con funzioni dirigenti; tra luglio e agosto sopraggiunse infine l’obiettivo razziale di sterminare gli ebrei sovietici in blocco, donne, vecchi e bambini compresi. In questo caso la forma adottata era generalmente quella della fucilazione a cielo aperto (…). Furono impiegati di nuovo per questo le ‘Einsatzgruppen’ alle spalle dell’esercito che avanzava. Comprendevano circa 3.000 uomini in tutto; in tempi successivi, furono affiancati da altre forze: Waffen SS, battaglioni di polizia; così gli uomini impegnati nelle retrovie a eliminare presenze sgradite salirono di numero fino a diventare 300.000 nel gennaio 1943. Quanto al numero delle vittime, esistono valutazioni discordanti: un ordine di grandezza può servire a dare un’idea: in base ai dati raccolti da Hilberg, 900.000 rappresenta una cifra sicura (e minima)”” (pag 219-220) [Giovanni Carpinelli, ‘Il volto oscuro della modernità. Esperienze totalitarie e stermini’, Libreria Stampatori, Torino, 2001] [(18) A. Hillgruber, ‘Storia della II guerra mondiale’, Roma Bari, Laterza; 1995, p. 80]”,”EURx-006-FMB”
“CARPINETA Sandro, collaborazione di F. BONINO A. PULITA e A. BOLOGNANI”,”La comunicazione infermiere paziente.”,”CARPINETA Sandro è un medico specializzato in psichiatria e lavora presso il Servizio di salute mentale di Arco, in provincia di Trento.”,”ITAS-128″
“CARR Edward H.”,”L’ influenza sovietica sull’ Occidente.”,”Questo libro raccoglie le lezioni tenute ad Oxford all’inizio del 1946 per conto della Fondazione Estlin Carpenter. “”Le origini della pianificazione sono estremamente complesse. Se Marx è stato, come si afferma talvolta, il padre della pianificazione, la sua paternità è stata di natura indiretta e principalmente negativa. Mentre scrisse molto sull’anarchia della produzione sotto il capitalismo, egli non offrì alcun programma di quella produzione più disciplinata che ci si sarebbe potuti attendere dal socialismo. Egli previde che sarebbe scomparso il commercio nel senso capitalistico, ma non dette alcun suggerimento per la creazione di un sistema socialista di distribuzione, diverso dalla proposizione ingenua (mirante forse ad essere accettata più come simbolo che alla lettera) secondo la quale i lavoratori avrebbero “”ricevuto degli assegni di carta per mezzo dei quali avrebbero ritirato dallo spaccio sociale dei mezzi di consumo una razione corrispondente alla durata del loro lavoro”” (1). Si possono indicare tre ragioni per le quali Marx non riuscì a tracciare nulla che appaia come uno schema di ordinamento socialista pianificato. Marx fu anzitutto per temperamento e per convinzione il nemico giurato dell’utopia sotto qualsiasi forma. Nei suoi anni giovanili egli s’impegnò in vivaci polemiche contro i socialisti utopistici che si trastullavano con le visioni irreali della futura società socialista. In un suo opuscolo pubblicato per ultimo, ‘La guerra civile in Francia’, egli spiegò che gli operai non hanno “”utopie bell’e pronte”” e non hanno “”ideali da attuare”” e sanno che “”dovranno passare attraverso lunghe lotte, attraverso una serie di processi storici, trasformando le circostanze e gli uomini””. Questa fiducia “”scientifica””, quasi deterministica, nella trasformazione della società grazie a immanenti “”processi storici””, sembra essere implicitamente, benché forse inconsapevolmente, avversa ad un attivo conseguimento della pianificazione. D’altra parte, Marx applicò gli strumenti dell’analisi economica al sistema capitalistico, ma non appare che egli considerasse questi strumenti come strumenti adatti alla concezione di un potenziale ordinamento socialista. In un’opera giovanile egli definì Proudhon come un uomo che si “”dondolava costantemente fra il capitale e il lavoro, fra l’economia politica e il comunismo”” (2). L'””economia politica”” era a suo modo di vedere qualcosa che apparteneva essenzialmente al capitalismo e che sarebbe stata abbandonata assieme col capitalismo. Le categorie economiche tradizionali del valore, del prezzo e del profitto avrebbero cessato di applicarsi in una società collettiva; perfino la teoria del valore-lavoro avrebbe cambiato senso (3). Ma Marx non aveva nuove categorie da sostituire alle vecchie e non aveva strumenti di analisi economica da adoperare non appena il capitalismo fosse stato abbandonato. Le discussioni sulle funzioni del prezzo e del profitto in un’economia pianificata sarebbero avvenute molto tempo dopo. Terza e più importante considerazione: Marx non riuscì a concepire uno sviluppo serio della pianificazione per l’incapacità in cui si trovò di stabilire da chi avrebbe dovuto essere attuata la pianificazione in un ordinamento socialista. Dopo aver vivacemente condannato i sostenitori del liberismo, egli si sentì profondamente vincolato a diverse asserzioni implicite in questa dottrina e benché fondasse il suo sistema sul primato dell’economia rispetto alla politica, egli le considerava tuttavia come sfere distinte. Ad ogni modo lo Stato, come organismo politico, era destinato a svanire in un tempo non molto lontano e non poteva essere l’arbitro della pianificazione nell’ordinamento futuro. Marx trasse da questo presupposto la conseguenza che, essendo la produzione sottoposta, in un regime socialista, “”al controllo cosciente e preordinato della società”” (4), la stessa società avrebbe dovuto essere “”organizzata sotto forma di associazione cosciente e sistematica””, nella quale gli stessi produttori “”avrebbero regolato lo scambio comune invece di consentirgli di dominarli come forza cieca”” (5). Mentre qualche genere di pianificazione e di direzione della vita economica faceva evidentemente parte integrante del socialismo, Marx si accontentò di ammettere che queste funzioni sarebbero state svolte non già dallo Stato o da altri organismi politici, bensì dagli stessi produttori, e non andò oltre questo punto””. (pag 30-33) [E.H. Carr, L’ influenza sovietica sull’Occidente, 1950] [(1) Marx, Il Capitale, Vol. II, p. 412 della trad. ingl. del 1907; (2) Marx, La miseria della filosofia, p. 166 della trad. ingl.; (3) Marx ed Engels, Opere, Vol. XV, p. 273 dell’ed. russa; (4) Marx, Il Capitale, Vol. III, p. 221 della trad. ingl.; (5) Marx, Il Capitale, Vol. III, p. 773 della trad. ingl.]”,”RUSU-007″
“CARR Edward H.”,”Il socialismo in un solo paese. I. La politica interna, 1924-1926.”,”Nato nel 1892, Edward Hallett CARR, dopo gli studi a Cambridge, entrò nel 1916 al Foreign Office, e prese parte alla Conferenza della Pace del 1919, come membro della delegazione inglese. VD del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare all’Univ di Cambridge nel 1955. Attento studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di MARX e di BAKUNIN, e del volume ‘What Is History?’ (1961, Sei lezioni sulla storia, EINAUDI). La sua opera maggiore resta ‘A History of Soviet Russia, 1917-1940’ il cui primo volume è apparso nel 1950.”,”RIRO-089″
“CARR E.H.”,”La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin 1917-1929.”,”Nato nel 1892, Edward Haller CARR, dopo gli studi a Cambridge, entrò nel 1916 al Foreign Office e prese parte come membro della delegazione inglese alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato ad insegnare nel 1955 all’Univ di Cambridge. Attento studioso di storia diplomatica europea, alla quale ha dedicato importanti lavori, è anche autore di biografie di MARX e di BAKUNIN.”,”RIRO-147″
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia. La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin 1917 – 1919.”,”Nato nel 1892, CARR entrò dopo gli studi a Cambridge nel Foreign Office e prese parte, come membro della delegazione inglese, alla Conferenza della Pace del 1919. VIcedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato ad insegnare nel 1955 all’ Università di Cambridge. Attento studioso di storia diplomatica europea, alla quale ha dedicato importanti lavori, è anche autore delle biografie di MARX e BAKUNIN. La sua opera principale è la monumentale ‘Storia della Russia sovietica, 1917-1940’.”,”RIRO-163″
“CARR Raymond FUSI Juan Pablo”,”La Spagna da Franco a oggi.”,”Raymond CARR è nato a Bath (Inghilterra) nel 1919. E’ attualmente(1981) presidente del St. Antony’s College di Oxford. Ha scritti vari libri sulla Spagna (v. retrocopertina). FUSI è nato a San Sebastian (Spagna) nel 1945. E’ direttore dell’ Iberian Centre al St.- Antony’s College di Oxford. Tra le sue opere sul movimento operaio nelle Province Basche ricordiamo ‘Politica obrera en el Pais Vasco’ (1975).”,”SPAx-022″
“CARR Raymond a cura; saggi di Edward MALEFAKIS, Richard ROBINSON, Stanley PAYNE, Burnett BOLLOTEN, R. SALAS LARRAZABAL, R. DE-LA-CIERVA, Robert H. WHEALEY, Hugh THOMAS”,”Estudios sobre la Republica y la Guerra civil española.”,”Saggi di Edward MALEFAKIS, Richard ROBINSON, Stanley PAYNE, Burnett BOLLOTEN, R. SALAS LARRAZABAL, R. DE-LA-CIERVA, Robert H. WHEALEY, Hugh THOMAS”,”MSPG-078″
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia.”,”Come disse Lytton STRACHEY, “”l’ ignoranza è il primo requisito dello storico, l’ ignoranza che semplifica e chiarisce, che sceglie e tralascia””. Se lo storico ha il duplice compito di scoprire i pochi fatti veramente importanti e di trasformarli in fatti storici,e di trascurare i molti fatti privi di importanza come non storici, nell’ eresia ottocentesca, ci troviamo completamente all’ opposto: la storia come elencazione del maggior numero possibile di fatti oggettivi e inconfutabili. Lo storico ACTON scrisse del suo maestro DÖLLINGER: “”Egli non voleva scrivere basandosi su una documentazione imperfetta, e per lui la documentazione era sempre imperfetta””. L’A cita MARX: “”La storia non fa nulla, non possiede immense ricchezze, non combatte battaglie. E’ l’ uomo, invece, l’ uomo vivente, reale, che fa ogni cosa, che possiede e che combatte”” , e LENIN “”La politica comincia quando esistono le masse, composte non da migliaia ma da milioni di persone: allora comincia la politica seria””. (pag 57) Riguardo al problema del caso, MARX se ne occupò una volta sola e per di più in una lettera: “”La storia universale avrebbe un carattere davvero mistico se essa escludesse il caso. Naturalmente anche il caso diventa a sua volta parte del generale processo di sviluppo ed è compensato da altre forme di casualità. Ma l’ accelerazione e il ritardo dipendono da questi “”accidenti””, che includono il carattere “”casuale”” degli individui che sono alla testa dei un movimento nella sua fase iniziale””. (pag 110). Su questo problema è intervenuto anche TROTSKY: “”L’ intero processo storico consiste in una rifrazione delle leggi storiche attraverso un elemento accidentale. Per esprimermi come i biologi: le leggi della storia si realizzano mediante la selezione naturale degli accidenti””. (pag 111) PROUDHON, che parlava continuamente di principi morali astratti , finì per assolvere il colpo di Stato di Napoleone III; MARX, che rifiutava il criterio dei principi morali astratti, condannò Proudhon per averlo assolto. (pag 140)”,”STOx-069″
“CARR Edward Hallett”,”The Soviet Impact on the Western World.”,”L’A è professore di politica internazionale all’ University College of Wales.”,”RUST-079″
“CARR Edward Hallet”,”La revolution bolchevique (1917-1923). La formation de l’ URSS.”,”””La revolution a fait que la Russie a rattrapé en quelques mois, quant à son regime politique, les pays avancés. Mais cela ne suffit pas. La guerre est inexorable. Elle pose la question avec une âpreté implacable: ou bien perir, ou bien rattraper les pays avancés et les dépasser aussi du point de vue economique”” (Lenin) (pag 126)”,”RIRO-243″
“CARR Edward Hallett”,”Estudios sobre la Revolucion. (Tit.orig.: Studies in revolution)”,”CARR è l’ autore della monumentale ‘Storia della Russia sovietica’. Lassalle si incontra con Bismarck. “”Lettere e altri documenti ora disponibili collocano il primo incontro nel maggio 1863, nel momento in cui l’ Associazione Generale dei Lavoratori Tedeschi si stava costituendo, e scoprono che l’ invito venne direttamente, senza alcun contatto preliminare, proprio da Bismarck. Questa scoperta libera parzialmente Lassalle dall’ accusa lanciata dai suoi rivali di aver deliberatamente trattato di ingraziarsi il potere.”” (pag 83-84)”,”SOCx-120″
“CARR Edward Hallett”,”Le origini della pianificazione sovietica. VI. L’ Unione Sovietica e la rivoluzione in Asia 1926 – 1929.”,”CARR Edward Hallett (1892-1982) dopo gli studi a Cambridge, entrò nel 1916 al Foreign Office e prese parte come membro della delegazione inglese alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del Times dal 1941 al 1945, fu chiamato ad insegnare nel 1955 all’ Università di Cambridge. Attento studioso di storia diplomatica europea, alla quale ha dedicato importanti lavori, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. “”L’ anno seguente, parlando al II Congresso del Comintern, Lenin disse che i partiti comunisti dei paesi arretrati non avrebbero potuto portare avanti una linea realmente comunista “”senza stabilire determinati rapporti con il movimento contadino e senza fornirgli un appoggio effettivo””; e, nel dibattito con Roy, si dichiarò d’ accordo sulla necessità di parlare di appoggio ai movimenti “”nazionali rivoluzionari””, e non ai movimenti “”democratico-borghesi””, spiegando che i movimenti borghesi di liberazione nazionale avrebbero dovuto essere appoggiati solo se autenticamente rivoluzionari. Infine, verso la fine della sua vita, Lenin affermò che in India e in Cina “”si sta avvicinando invicibilmente e sempre più rapidamente l’ anno 1905, con la differenza importante ed enorme che nel 1905 la rivoluzione poteva ancor svolgersi in Russia (almeno all’ inizio) in modo isolato, vale a dire senza trascinare immediatamente altri paesi nella rivoluzione. Invece le rivoluzioni che stanno maturando in India e in Cina si inseriscono già adesso nella lotta rivoluzionaria, nel movimento rivoluzionario, nella rivoluzione internazionale””. (pag 57-58)”,”RIRO-280″
“CARR Edward Hallett”,”Guerra y revolución.”,”CARR Edward Hallett professore di politica internazionale nell’ University College of Wales. Si tratta del primo capitolo tradotto in spagnolo del libro pubblicato poco prima da CARR: ‘Conditions of Peace’. “”La pace conclusa nel 1919 fornisce un esempio classico di questa incapacità di comprendere il carattere rivoluzionario di una guerra mondiale o la natura della rivoluzione che ha ispirato. Il caso è complicato ed istruttivo.”” (pag 32) Pianificazione e welfare state. “”Per ultimo, la rivoluzione contemporanea è una ribellione contro l’ economia del laissez-faire. Su questo terreno, la rivoluzione aveva già cominciato, pur in forma modesta, con il movimento per il “”servizio sociale dello Stato””, movimento che per la prima volta acquistò notorietà in Germania, sotto Bismarck, estendendosi in Gran Bretagna dal 1906 e negli Stati Uniti nel 1933. E “”pianificare”” nel senso moderno della parola è stato senza dubbio un prodotto della guerra del 1914″”.”,”RAIx-181″
“CARR E.H.”,”La Revolución Bolchevique (1917 – 1923). 3. La Rusia soviética y el mundo.”,”La Nep nella politica estera. “”Un mese dopo aver firmato l’ accordo, Lenin usò la metafora dell’ anno precedente: ‘E’ importante per noi aprire finestra dopo finestra… Grazie a questo trattato abbiamo aperto una delle finestre’ (1). Si era compiuto il primo passo verso la necessaria politica dello “”spazio vitale”” per la ricostruzione economica per mezzo della cooperazione pacifica con i paesi capitalistici. Lo stesso si conseguì, e precisamente nello stesso momento, nella politica orientale del governo sovietico. In Oriente come in Occidente, l’ autunno del 1920 aveva segnalato il più alto livello della rivoluzione mondiale come forza dinamica della politica estera sovietica e del Comintern come suo principale strumento, a cui era seguita una certa reazione. Non si abbandonò l’ idea di Mosca come liberatore, attraverso il processo della rivoluzione nazionale e socialista, delle masse oppresse orientali; ma cominciò a diventare secondaria rispetto all’ idea di Mosca come centro di un governo che, (…), si vedeva obbligato ad occupare il suo posto tra le potenze del mondo capitalista.”” (pag 301)”,”RIRO-292″
“CARR E.H.”,”Historia de la Rusia Soviética. La Revolución Bolchevique (1917-1923). 1. La conquista y organización del poder.”,”””Trotsky qualificava i metodi di Lenin di “”lercia caricatura della tragica intransigenza del giacobinismo”” e prevedeva una possibile situazione in cui “”il partito è sostituito dall’ organizzazione del partito, l’ organizzazione del partito dal comitato centrale e, alla fine, il comitato centrale dal dittatore””. L’ ultimo capitolo (dell’opuscolo I nostri compiti politici, ndr) aveva il titolo “”La dittatura sul proletariato””. Poco tempo dopo Plechanov scriverà nel suo ‘Diario di un socialdemocratico’ che se le concezioni di bolsceviche arriveranno a trionfare “”tutto girerà in ultima istanza attorno ad un uomo che ‘ex providentia”” riunirà tutti i poteri nella sua persona””. (pag 48-49) Altri attacchi a Lenin (1904) di Martov, Vera Zasulich, Kautsky e Rosa Luxemburg)”,”RIRO-302″
“CARR Edward Hallett”,”German-Soviet Relations between the two World Wars, 1919-1939.”,”””Il concetto di una potenziale alleanza tra il nazionalismo tedesco e il bolscevismo russo deve certemente essersi sviluppato in questo momento nella mente ricettiva di Seeckt, progetto che poteva sembrargli comunque per l’ immediato futuro fantastico e irrealizzabile. (…) Per i prossimi quattro anni la politica tedesca verso la Russia doveva essere la politica di Seeckt. Sul lato russo il quadro in quel periodo è molto più semplice. Quanto semplice per la precisione espresso da Radek nelle sue conversazioni con i suoi visitatori tedeschi non si sa. Ma la sua conclusione è rimasta chiara e inequivocabile in un pamphlet scrito prima della sua partenza dalla Germania all’ inizio di dicembre 1919. “”Il problema della politica estera della Russia sovietica””, annunciò, “”… consiste nel raggiungimento di un ‘modus vivendi’ con gli stati capitalistici””.”” (pag 22-23)”,”RUST-123″
“CARR Edward H.”,”La morte di Lenin. L’interregno 1923 – 1924.”,”Copia di GB La riduzione delle forbici: aiuti all’agricoltura e pressioni sull’industria. “”La restrizione del credito all’industria, che fu il più importante atto di politica economica dopo il XII Congresso del partito, non poté essere considerata come un’infrazione ad alcune delle vaghe ed eclettiche risoluzioni del congresso. Anzi, si poté esprimere appoggio a questa misura ricordando le sorprendenti osservazioni di Lenin all’XI Congresso del partito circa le salutari proprietà di una crisi finanziaria (1). Essa ebbe anche la conseguenza di porre fine alla discriminazione nella politica creditizia in favore delle industrie di beni di consumo, ed in tal modo colmò il divario che era sorte nei primi anni della NEP fra gli interessi delle industrie di beni di consumo e quelli dell’industria pesante . Dopo l’autunno del 1923 non fu più possibile mantenere un sistema nel quale le industrie di beni di consumo che lavoravano per il mercato ottenevano crediti dalla banche, mentre le industrie di base da cui dipendeva in definitiva la ripresa di tutta l’economia, erano tenute estremamente a corto di crediti da parte del Narkomfin con argomenti di bilancio””. (pag 95-96)”,”LENS-214″
“CARR Edward Hallett”,”Studies in revolution.”,”E.H. CARR è l’autore della serie History fo Soviet Russia. Era nato nel 1892 e aveva studiato a Cambridge e insegnato al Trinity College. E’ stato membro del British Foreign Office, assistant editor del Times di Londra, Tutor in politics al Balliol College, Oxford. “”In 1877, before the Russian Marxists had raised their head, Engels had recognized the possibility in favourable conditions of the direct transformation of the communal system into a higher form, “”avoiding the intermediate stage of individualized bourgeois property””. In 1877, in reply to an attack in a Russia journal, Marx confined himself to a doubtful admission that Russia had “”the finest chance which history ever presented to a nation of avoiding the up-and-downs of the capitalist order””. In 1881 Marx gave a more positive response to a direct personal inquiry from Vera Zasulich; and in the following year the last and most authoritative pronouncement appeared in the preface to a Russian translation of the ‘Communist Manifesto, signed jointly by both its authors: ‘If the Russian revolution is the signal for a workers’ revolution in the west so that these complement each other, then the contemporary Russian system of communal ownership can serve as the starting-point for a Communist development'””. [E.H. Carr, Studies in Revolution, 1964] (pag 33-34)”,”SOCx-227″
“CARR Edward H.”,”La morte di Lenin. L’interregno 1923 – 1924.”,”Sapronov, Timoféj Vladimirovic Scambio di corrispondenza tra Trotsky e il Politburo. 1923. “”La forbice dei prezzi, che distruggeva il legame economico tra l’industria e i contadini, “”equivale alla liquidazione della Nuova Politica Economica””. Ma la politica della commissione delle forbici, che stava tentando di risolvere il problema mediante arbitrarie riduzioni dei prezzi, era inefficace. “”Il fatto stesso della creazione di una commissione per far diminuire i prezzi, -scriveva Trockij, – costituisce un’eloquente e desolante indicazione del modo in cui una politica, la quale ignora l’importanza di una regolamentazione pianificata e guidata, viene spinta dalla forza della sue stesse inevitabili conseguenze ‘a tentativi per controllare i prezzi secondo lo stile del comunismo di guerra’””. Il modo giusto per avvicinarsi ai contadini era quello di agire attraverso il proletariato; in termini economici ciò significava che la razionalizzazione dell’industria statale era la chiave per chiudere le forbici (1). Incoraggiati da questa iniziativa, 46 eminenti membri del partito, tra cui diversi componenti del Comitato Centrale, redassero allora un manifesto politico che fu pubblicato il 15 ottobre 1923, e che finì per essere conosciuto come “”la piattaforma dei 46″”; esso fu firmato, tra gli altri, da Pjatakov, Preobrazenskij, Antonov-Ovseenko, Osinskij, V. Smirnov, I.N. Smirnov, Kaganovic, Sapronov, Serebrjakov e Rozengol’c. Il manifesto dichiarava che il “”carattere casuale, sconsiderato e asistematico delle decisioni del Comitato Centrale”” aveva condotto il paese sull’orlo di “”una grave crisi economica”” i cui sintomi erano la crisi monetaria, la crisi del credito, la crisi delle vendite nell’industria, i bassi prezzi dei prodotti agricoli e le disparità salariali. Dopo aver deplorato la “”mancanza di direzione”” che era responsabile di questi insuccessi, il manifesto passava dalla diagnosi economica ad un attacco generale contro il comportamento dittatoriale dell’apparato di partito, e concludeva chiedendo un’immediata conferenza che esaminasse la situazione”” (pag 102-103) (1) Lunghi estratti della lettera furono pubblicati in ‘Socialisticeskij vestnik’, n. 11 (81), Berlin, 24 maggio 1924, pp. 9-10; il testo completo non è mai stato pubblicato. Circa gli aspetti politici della lettera di Trockij cfr. oltre, pp. 277-79 (2) Circa gli aspetti politici della piattaforma cfr. oltre, pp. 279-80, quanto al testo completo, cfr. oltre, pp. 343-48″,”RIRO-001-FR”
“CARR Edward Hallett”,”German – Soviet Relations Between the two World Wars, 1919-1939.”,”Edward Hallett Carr. Formerly Woodrow Wilson Professor of International Politics, University of Wales.”,”RUST-021-FL”
” CARR Edward Hallett”,”1917. Illusioni e realtà della rivoluzione russa.”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni.”,”RIRO-098-FL”
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia.”,”In appendice, allegati, 2 articoli originali ritagli di giornale ‘Inchiesta sugli storici e la storia’ di Rosellina Balbi Il caso e la necessità nella storia. “”A questo punto possiamo fermarci un momento per chiarire l’origine di questa insistenza; diffusasi di recente, sulla funzione del caso nella storia. A quanto pare, il primo storico ad affrontare sistematicamente questo problema fu Polibio, per un motivo prontamente individuato da Gibbon. «I greci – osservò Gibbon – dopo che la loro patria era stata ridotta al rango di provincia, attribuirono i trionfi di Roma non al merito, ma alla fortuna» (1). Un altro storico dell’antichità propensa a far diffuse riflessioni sul caso, fu Tacito, che scrisse anch’egli la storia della decadenza della propria patria. La rinnovata insistenza da parte degli storici inglesi sull’importanza del caso nella storia deriva dal diffondersi di uno stato d’animo d’incertezza e di apprensione iniziato con questo secolo, e accentuatosi dopo il 1914. A quanto pare, il primo storico inglese che dopo un lungo silenzio fece risuonare questa nota, fu Bury, che, in un saggio del 1909 sul ‘Darwinismo nella storia’, sottolineò l’«elemento di coincidenza casuale» che contribuisce in larga misura «a determinare gli eventi dello sviluppo della società», e nel 1916 dedicò a questo problema un intero saggio intitolato ‘Il naso di Cleopatra’ (2). H.A.L. Fisher, nel passo già ricordato, che riflette la sua disillusione per il fallimento dei sogni liberali seguito alla prima guerra mondiale, chiede ai lettori di rendersi conto dell’«azione del contingente e dell’imprevedibile» nella storia (3). Il diffondersi nel nostro paese di una concezione della storia come susseguirsi di accidenti, ha coinciso con l’ascesa in Francia di una scuola filosofica che sostiene che l’esistenza – cito dal celebre libro di Sartre ‘L’Etre et le néant’ – non ha «né causa né ragione né necessità». In Germania, come abbiamo già osservato, il venerando Meinecke scoprì sul finir della propria vita l’importanza del caso nella storia. Egli rivolse a Ranke il rimprovero di uno aver preso abbastanza in considerazione questo elemento, e, dopo la seconda guerra mondiale, attribuì i disastri subiti dalla Germania negli ultimi quarant’anni a una serie di eventi accidentali, come la vanità del Kaiser, l’elezione di Hindenburg alla presidenza della repubblica di Weimar, la personalità ossessiva di Hitler, e così via – col che esprimeva lo sfacelo intellettuale di un grande storico sotto il peso delle sciagure del proprio paese (4). In un gruppo o in un paese che si trovino nel cavo anziché sulla cresta dell’onda degli eventi storici, si vedranno prevalere le concezioni che sottolineano la funzione del caso o dell’accidentale nella storia. Gli studenti che ricevono dei brutti voti hanno sempre aderito alla teoria che gli esami sono un terno al lotto. Ma scoprire le origini di una convinzione non significa risolvere il problema. Dobbiamo ancora decidere che cosa ci stia a fare di preciso il naso di Cleopatra nelle pagine della storia. A quanto pare, il primo che tentò di difendere le leggi della storia da questa intrusione fu Montesquieu. «Se una causa particolare, come l’esito accidentale di una battaglia, ha condotto uno Stato alla rovina – egli scrisse nella sua opera sulla grandezza e decadenza dei romani – esisteva una causa di carattere generale che provocò la caduta di quello Stato per colpa di un’unica battaglia». Anche i marxisti si trovarono in difficoltà di fronte a questo problema. Marx se ne occupò una volta sola e per di più in una lettera: «La storia universale avrebbe un carattere davvero mistico se essa escludesse il caso. Naturalmente anche il caso diventa a sua volta parte del generale processo di sviluppo ed è compensato da altre forme di casualità. Ma l’accelerazione e il ritardo dipendono da questi “”accidenti””, che includono il carattere “”casuale”” degli individui che sono alla testa di un movimento nella sua fase iniziale» (5). In tal modo Marx difendeva l’importanza del caso nella storia da tre punti di vista. In primo luogo, esso non avrebbe molta importanza: potrebbe «accelerare» o «ritardare» ma, è sottinteso, non modificare radicalmente il corso degli eventi. In secondo luogo, un accidente sarebbe compensato da un altro, cosicché in ultima analisi l’accidentalità stessa si dissolverebbe. In terzo luogo, l’esempio tipico di casualità sarebbe rappresentato dal carattere degli individui (2). Trotsky rafforzò la teoria della compensazione e della reciproca neutralizzazione degli accidenti storici mediante un’ingegnosa analogia: «L’intero processo storico consiste in una rifrazione delle leggi storiche attraverso un elemento accidentale. Per esprimermi come i biologi: le leggi della storia si realizzano mediante la selezione naturale degli accidenti» (3). Confesso che questa teoria mi pare insoddisfacente e poco convincente. Oggi, la funzione del caso nella storia è notevolmente esagerata da coloro che sono interessati a sottolinearne l’importanza. Tuttavia essa esiste, e dire che si limita a provocare accelerazioni o ritardi, ma non apporta modificazioni reali, significa giocare con le parole. Per di più, non vedo il motivo per cui un evento casuale – per esempio, la morte prematura di Lenin all’età di cinquantaquattro anni – sia compensato automaticamente da qualche altro accidente, in modo da riequilibrare la bilancia del processo storico”” [Edward H. Carr, ‘Sei lezioni sulla storia’, Torino, 1966] [(1) ‘Decline and Fall of the Roman Empire’, cap. XXXVIII. E’ divertente osservare che anche i greci, dopo la conquista romana, si dilettarono al gioco della «storia fatta con i se», consolazione preferita degli sconfitti: e andavano ripetendosi che Alessandro Magno, se non fosse morto giovane «avrebbe conquistato l’Occidente, e Roma sarebbe diventata suddita dei re greci» (K. von Fritz, ‘The Theory of the Mixed Constitution in Antiquity’, New York, 1954, p. 395; (2) Entrambi gli articoli sono stati ripubblicati in J.H. Bury, ‘Selected Essays’, 1930; per le osservazioni di Collingwood in proposito, cfr. ‘The Idea of History’, pp. 148-50; (3) Cfr. sopra, p. 48. Toybee citò il passo di Fisher (‘A Study of History’, V, 414) fraintendendolo completamente. Toynbee attribuisce la frase alla «moderna credenza occidentale nell’onnipotenza del caso», che «diede origine» al ‘laissez-faire’. Ma i teorici del ‘laissez-faire non credevano nel caso, bensì in una «mano occulta» che armonizzava le discordanti azioni umane; quanto all’osservazione di Fisher, essa va attribuita non al liberalismo basato sul ‘laissez-faire’, ma al crollo di questa concezione tra il 1920 e il 1940; (4) I passi relativi sono citati da W. Stark nella sua introduzione a F. Meinecke, ‘Machiavellism’, pp. XXXV-XXXVI; (5) K. Marx e F. Engels, Opere (ed. russa), XXVI, 108; (6) Tolstoj nel primo epilogo di ‘Guerra e pace’ affermò che tanto il «caso» che il «genio» sono termini che esprimono l’incapacità degli uomini di attingere la cause ultime; (6) Trotsky, ‘La mia vita’, (trad. ingl., 1930, p. 422)] (pag 106-109)”,”STOx-006-FV”
” CARR Edward Hallett”,”The Russian Revolution. From Lenin to Stalin (1917-1929).”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni. R.W. Davies is Emeritus Professor in the Centre for Russian and East European Studies at the University of Birmingham. Introduction by R.W. DAVIES, Foreword, List of Abbreviations, Chronology, Further Reading on the Years 1917-1929, Index,”,”RIRO-145-FL”
“CARR Edward Hallett”,”L’influenza sovietica sull’Occidente.”,”Edward Hallett Carr. Formerly Woodrow Wilson Professor of International Politics, University of Wales. Marx, Lenin sulla pianificazione (socialista) “”Marx fu anzitutto per temperamento e per convinzione il nemico giurato dell’utopia sotto qualsiasi forma. Nei suoi anni giovanili egli s’impegnò in vivaci polemiche contro i socialisti utopistici che si trastullavano con le visioni irreali della futura società socialista. In un suo opuscolo pubblicato per ultimo, ‘La guerra civile in Francia’, egli spiegò che gli operai non hanno “”utopie bell’e pronte”” e non hanno “”ideali da attuare”” e sanno che “”dovranno passare attraverso lunghe lotte, attraverso una serie di processi storici, trasformando le circostanze e gli uomini””. Questa fiducia “”scientifica””, quasi deterministica, nella trasformazione della società grazie a immanenti “”processi storici””, sembra essere implicitamente, benché forse inconsapevolmente, avversa ad un attivo conseguimento della pianificazione. D’altra parte, Marx applicò gli strumenti dell’analisi economica al sistema capitalistico, ma non appare che egli considerasse questi strumento come strumenti adatti alla concezione di un potenziale ordinamento socialista. In un’opera giovanile egli definì Proudhon come un uomo che si “”dondolava costantemente fra il capitale e il lavoro, fra l’economia politica e il comunismo”” (1). L'””economia politica”” era a suo modo di vedere qualcosa che apparteneva essenzialmente al capitalismo. Le categorie economiche tradizionali del valore, del prezzo e del profitto avrebbero cessato di applicarsi in una società collettiva; perfino la teoria del valore-lavoro avrebbe cambiato senso (2). Ma Marx non aveva nuove categorie da sostituire alle vecchie e non aveva strumenti di analisi economica da adoperare non appena il capitalismo fosse stato abbandonato. Le discussioni sulle funzioni del prezzo e del profitto in un’economia pianificata sarebbero avvenute molto tempo dopo. Terza e più importante considerazione: Marx non riuscì a concepire uno sviluppo serio della pianificazione per l’incapacità in cui si trovò di stabilire da chi avrebbe dovuto essere attuata la pianificazione in un ordinamento socialista. Dopo aver vivacemente condannato i sostenitori del liberismo, egli si sentì profondamente vincolato a diverse asserzioni implicite in questa dottrina e benché fondasse il suo sistema sul primato dell’economia rispetto alla politica, egli le considerava tuttavia come sfere distinte. Ad ogni modo lo Stato, come organismo politico, era destinato a svanire in un tempo non molto lontano e non poteva essere l’arbitro della pianificazione dell’ordinamento futuro. Marx trasse da questo presupposto la conseguenza che, essendo la produzione sottoposta, in un regime socialista, “”al controllo cosciente e preordinato della società”” (3), la stessa società avrebbe dovuto essere “”organizzata sotto forma di associazione cosciente e sistematica””, nella quale gli stessi produttori “”avrebbero regolato lo scambio dei prodotti e sottoposto questo scambio al loro controllo comune invece di consentirgli di dominarli come forza cieca”” (4). Mentre qualche genere di pianificazione e di direzione della vita economica faceva evidentemente parte integrante del socialismo, Marx si accontentò di ammettere che queste funzioni sarebbero state svolte non già dallo Stato o da altri organismi politici, bensì dagli stessi produttori, e non andò oltre questo punto. I suoi discepoli non compiono nessun progresso degno di nota su questo punto fino al 1917. Nei cinquant’anni che seguirono la pubblicazione del ‘Capitale’ non fu recato nessun contributo di rilievo all’elaborazione teorica di un ordinamento economico socialista. “”Sapevamo, quando prendemmo in mano il potere – disse Lenin sei mesi dopo la rivoluzione d’ottobre – che non erano pronte delle forme di concreta riorganizzazione del sistema capitalistico in un sistema socialista… Non conosco nessun socialista che si sia occupato di questi problemi””. E parlando della produzione e dello scambio aggiunse: “”Non si era scritto nulla su questi argomenti nei libri di testo bolscevichi o in quelli menscevichi””. Non era stato aggiunto nulla di sostanziale alla vaga nozione marxista dell’auto-organizzazione degli operai in comuni o comunità di produttori”” [E.H. Carr, ‘L’influenza sovietica sull’Occidente’, La Nuova Italia, Firenze, 1950] [(1) Marx, ‘La miseria della filosofia’, p. 166 nella trad. ingl.; (2) Marx Engels, Opere, vol. XV, p. 273 dell’ed. russa; (3) Marx, ‘Il Capitale’, vol. III, p. 221 della trad. ingl.; (4) Marx, ‘Il Capitale’, vol. III, p. 773 della trad. ingl.] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] (pag 32-33) “”La pianificazione, nel senso di una direttiva centrale dell’economia nazionale rivolta ad una finalità o ad una serie di finalità determinate dal centro, fu il prodotto di una situazione nazionale di emergenza più che di un’esigenza di riforma sociale. Sul piano teorico, il titolo di padre della pianificazione appartiene piuttosto a Federico List che a Carlo Marx. L’opera del List, il ‘Sistema nazionale di economia politica’, non fu la sua sola opera che pose le basi di una pianificazione nazionale come mezzo di edificazione di una forza industriale tedesca, poiché tutte le sue altre opere contengono accenni al processo di pianificazione cosparsi qua e là (1). La guerra del 1914-18 fu l’avvenimento che insegnò che la più efficiente organizzazione della produzione per raggiungere uno scopo socialmente necessario non può essere creata nel quadro del libero sistema capitalistico, vale a dire attraverso lo stimolo del meccanismo dei prezzi, ma che occorrono invece un controllo diretto e un’organizzazione della produzione da parte dello Stato. La lezione non fu appresa quasi affatto in Russia e nella migliore delle ipotesi non fu appresa che parzialmente in Gran Bretagna. Fu appresa sul serio solo nella patria di List, dove fu inventato il termine di “”economia pianificata”” e dove ne fu sviluppata l’applicazione, da parte di Rathenau e dei suoi esperti, nell’Ente tedesco per le materie prime belliche. Così, se si prescinde dal caso eccezionale di una collettività coinvolta in una guerra la quale viene spinta più fortemente che in qualsiasi altro momento ad impedire lo sviluppo dei risentimenti provocati dalla diseguaglianza delle condizioni o dei sacrifici e accetta necessariamente in qualche misura il principio della distribuzione “”a ognuno secondo i suoi bisogni””, l’economia pianificata non dovette nulla agli ideali del socialismo o della giustizia sociale nella sua prima forma sviluppata. La prima impostazione della pianificazione in Russia Sovietica fu estremamente sperimentale ed esitante. Il processo di “”nazionalizzazione”” significò, nei primi giorni della rivoluzione, la conquista delle fabbriche da parte degli operai e delle terre da parte dei contadini. “”Ogni fabbrica ed ogni podere””, disse Lenin nel 1918, dovrebbero costituire “”un comune di produzione e di consumo”” e dovrebbero “”risolvere a modo loro il problema della valutazione della produzione e della distribuzione dei prodotti””. Non si hanno che scarse prove della consapevolezza dei capi bolscevichi delle conseguenze dell’economia pianificata in Germania durante la guerra; ma fu la guerra, e questa volta era guerra civile, che impose pure gli elementi della pianificazione alla Russia Sovietica. In Russia, come in Germania, la sopravvivenza nazionale dipendeva dall’organizzazione di risorse nazionali limitate come un tutto unico nel quale ogni parte fosse controllata o diretta verso l’attuazione di un fine nazionale. Questo fu il periodo del “”comunismo di guerra”” (…). Fu l’esperienza di quegli anni, unita all’intuizione di Lenin, che dette realmente inizio alla carriera che la “”pianificazione”” compì nel mondo. Lenin e i suoi collaboratori si resero chiaramente conto del fatto che la vittoria nella guerra civile avrebbe costituito l’inizio e non la fine delle difficoltà del regime. Non si poteva sperare di conseguire né la sicurezza nazionale in un mondo ostile, né la sopravvivenza della rivoluzione proletaria all’interno senza una politica di intensa industrializzazione. Poiché non si poteva ottenere del capitale straniero in quantità degne di nota, il capitale necessario non poteva essere fornito che dallo sfruttamento della massa contadina e questo sfruttamento sarebbe stato assolutamente intollerabile se non fosse stato mitigato da un incremento dell’efficienza e della produttività dell’agricoltura sovietica”” [E.H. Carr, ‘L’influenza sovietica sull’Occidente’, La Nuova Italia, Firenze, 1950] [(1) In un opuscolo che reca il caratteristico titolo di “”Circa un sistema ferroviario sassone come base di un sistema ferroviario generale tedesco””, List adoperò, scrivendo nel 1833, un argomento fondamentale per la pianificazione, che sarebbe caduto a proposito un secolo dopo: «Che cos’è una spesa di 4 milioni, sì, mi domando, che cos’è una spesa da 6 a 10 milioni, quando sono in giuoco interessi nazionali così grandi e quando nello stesso tempo il capitale investito rende un interesse tanto straordinariamente alto? Più capitale si piò investire in queste condizioni, meglio è. Il semplice investimento di somme così grandi di capitale procura cibo, lavoro, felicità e benessere fra le masse della popolazione che vivono lungo la linea ferroviaria, poiché nove decimi della spesa vanno a beneficio della classe operaia””] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] pag 33-36)”,”RUST-048-FL”
“CARR Edward Hallett”,”La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin (1917-1929).”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni. R.W. Davies is Emeritus Professor in the Centre for Russian and East European Studies at the University of Birmingham. 1925 anno decisivo della campagna del Triumvirato’ contro Trotsky ….. (pag 91-93) (finire)”,”RIRO-155-FL”
“CARR Edward H.”,”Bakunin.”,”””Michail Bakunin e Karl Marx furono i protagonisti e rivali intorno ai cui nomi e alla cui dottrine si polarizzò nel secolo scorso il movimento rivoluzionario. Erano cresciuti in gra parte sotto le stesse influenze. In ambedue i casi, le fondamenta erano state gettate da Hegel”” (pag 413)”,”ANAx-018-FV”
“CARR Edward H.”,”Sei lezioni sulla storia.”,”””A quanto pare il primo che tentò di difendere le leggi della storia da questa intrusione fu Montesquieu. «Se una causa particolare, come l’esito accidentale di una battaglia, ha condotto uno Stato alla rovina – egli scrisse nella sua opera sulla grandezza e la decadenza dei romani – esisteva una causa di carattere generale che provocò la caduta di quello Stato per colpa di un’unica battaglia». Anche i marxisti si trovarono in difficoltà di fronte a questo problema. Marx se ne occupò una volta sola, e per di più in una lettera: «La storia universale avrebbe un carattere davvero mistico se essa escludesse il caso. Naturalmente anche il caso diventa a sua volta parte del generale processo di sviluppo ed è compensato da altre forme di causalità. Ma l’accelerazione e il ritardo dipendono da questi “”accidenti””, che includono il carattere “”casuale”” degli individui che sono alla testa di un movimento nella sua fase inziale» (1). In tal modo Marx difendeva l’importanza del caso nella storia da tre punti di vista. In primo luogo, esso non avrebbe molta importanza: potrebbe «accelerare» o «ritardare» ma, è sottinteso, non modificare radicalmente il corso degli eventi. In secondo luogo, un accidente sarebbe compensato da un altro, cosicché in ultima analisi l’accidentalità stessa si dissolverebbe. In terzo luogo, l’esempio tipico di casualità sarebbe rappresentato dal carattere degli individui (2). Trockij rafforzò la teoria della compensazione e della reciproca neutralizzazione degli accidenti torici mediante un’ingegnosa analogia: «L’intero processo storico consiste in una rifrazione delle leggi storiche attraverso l’elemento accidentale. Per esprimersi come i biologi: le leggi della storia si realizzano mediante la selezione naturale degli accidenti» (3)”” (pag 110-111) [Edward H. Carr, ‘Sei lezioni sulla storia’, Einaudi, Torino, 1966] [(1) K. Marx F. Engels, Opere (ed. russa), XXVI, 108; (2) Tolstoj nel primo epilogo di ‘Guerra e pace’ affermò che tanto il «caso» che il «genio» sono termini che esprimono l’incapacità degli uomini di attingere le cause ultime; (3) L. Trockij, ‘La mia vita’ (trad. ingl., 1930, p. 422]”,”STOx-008-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Boshevik Revolution, 1917-1923. Volume One. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi.”,”RIRO-002-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Boshevik Revolution, 1917-1923. Volume Two. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Il secondo volume affronta il tema delle politiche economiche e delle disposizioni del regime sovietico Il tema della crisi delle forbici del 1923 Nota C. Marx, Engels e i contadini (pag 381-391)”,”RIRO-003-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Boshevik Revolution, 1917-1923. Volume Three. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Il terzo volume analizza le difficoltà sovietiche in politica estera Marx Engels: Nota E. Atteggiamento marxismo sulla guerra”,”RIRO-004-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”The Interregnum, 1923-1924. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Segue il volume ‘Interregno, 1923-1924)”,”RIRO-005-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Socialism in One Country. Volume One. 1924-1926. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, iniziano i tre volumi della fase ‘Socialismo in un solo paese’. Primo volume 1924-1926″,”RIRO-006-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Socialism in One Country. Volume Two. 1924-1926. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, iniziano i tre volumi della fase ‘Socialismo in un solo paese’. Secondo volume 1924-1926″,”RIRO-007-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Socialism in One Country. Volume Three. 1924-1926. A History of Soviet Russia.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, iniziano i tre volumi della fase ‘Socialismo in un solo paese’. Terzo volume 1924-1926″,”RIRO-008-FSD”
“CARR Edward Hallett DAVIES R.W.”,”Foundations of a Planned Economy. 1926-1939. Volume 1.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, e i tre volumi del ‘Socialismo in un paese solo’, iniziano i due volumi della ‘Fondazione dell’economia pianificata 1926-1929. Primo volume.”,”RIRO-009-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”Foundations of a Planned Economy. 1926-1939. Volume 2.”,”Gli 8 volumi della ‘Storia della Russia Sovietica’ sono già diventati un’opera di riferimento. La prima parte di questo progetto occupa i primi tre volumi. Dopo il volume di ‘Interregno’, e i tre volumi del ‘Socialismo in un paese solo’, iniziano i due volumi della ‘Fondazione dell’economia pianificata 1926-1929. Secondo volume.”,”RIRO-010-FSD”
“CARR Edward Hallett”,”1917. Illusioni e realtà della rivoluzione russa.”,”Nato nel 1892, Edward Hallett Carr compì gli studi a Cambridge, ed entrò al Foreign Office nel 1916. Come membro della delegazione inglese prese parte alla Conferenza di Pace del 1919. Vicedirettore del ‘Times’ dal 1941 al 1945, fu chiamato a insegnare a Cambridge nel 1955. Studioso di storia diplomatica europea, è anche autore di biografie di Marx e Bakunin. La sua History of Soviet Russia si è finora articolata in quattro volumi: La rivoluzione bolscevica, La morte di Lenin, Il socialismo in un solo paese (2 tomi), mentre sono in traduzione le due più recenti sezioni. E.H. Carr: ‘il posto ‘unico’ della rivoluzione russa nella storia’ “”Questo era il processo adombrato da Marx nella prefazione al ‘Capitale’: «Il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l’immagine del suo avvenire» (1). Il mondo in cui l’Urss intraprese l’industrializzazione era tuttavia molto diverso da quello di Marx. Non era solo la tecnica che aveva fatto progressi. L’atteggiamento dell’uomo verso la natura, e la concezione che aveva del ruolo da lui svolto nel processo economico, erano anch’essi radicalmente cambiati. Il mondo neomarxista era un mondo di autocoscienza (2). La rivoluzione russa fu la prima grande rivoluzione della storia ad essere pianificata e fatta deliberatamente. La rivoluzione inglese ricevette il suo nome ‘ex post facto’, non dai politici che l’avevano fatta, ma dagli intellettuali che teorizzarono su di essa. Gli uomini che fecero la rivoluzione francese non si proponevano di fare una rivoluzione; l’illuminismo, nelle sue intenzioni, non era un movimento rivoluzionario. Coloro che si proclamavano rivoluzionari apparvero soltanto dopo che la rivoluzione era cominciata. La rivoluzione del 1848 fu una consapevole imitazione della rivoluzione francese: questa è presumibilmente la ragione per cui Napoleone la definì una «rivoluzione degli intellettuali». Ma il suo unico effetto positivo fu quello di estendere ad alcune parti dell’Europa centrale (dove le masse contadine rappresentavano ancora una forza rivoluzionaria, cosa che avevano cessato di essere in Francia e non erano ancora diventate in Russia (3)) alcuni dei risultati della rivoluzione francese. La rivoluzione russa fu anch’essa una rivoluzione di intellettuali; ma di intellettuali che non si limitavano ad ispirarsi al passato ma programmavano il futuro, che si proponevano non soltanto di fare una rivoluzione, ma anche di analizzare e preparare le condizioni in cui essa avrebbe potuto esser fatta. È questo elemento di autocoscienza che dà alla rivoluzione russa il suo posto unico nella storia moderna. (…) (pag 20). Arriviamo così alla più caratteristica innovazione introdotta da Lenin nella teoria e nella pratica rivoluzionarie: la sostituzione del partito alla classe come forza motrice della rivoluzione. Ancora una volta Lenin si trovava formalmente d’accordo con Marx, quanto meno col giovane Marx. Il ‘Manifesto del partito comunista’ prevedeva «l’organizzazione dei proletari in una classe, e di conseguenza in un partito politico»: e Lenin, naturalmente, parlava costantemente della classe di cui il partito rappresentava la punta di lancia ovvero l’avanguardia. Ma il mutamento d’accento era marcato e corrispondeva allo spostamento dal mondo delle leggi economiche obiettive al mondo dell’azione politica intesa a plasmare e a modificare l’economia. Una classe era un gruppo economico non aggregato, senza una definizione, un’organizzazione o un programma chiari. Un partito era invece un’organizzazione politica rigidamente unita e definita da un consapevole scopo comune”” (pag 27-28) [Edward Hallett Carr, ‘1917. Illusioni e realtà della rivoluzione russa’, Einaudi, Torino, 1970] [(1) Karl Marx, ‘Il capitale, libro I, vol. 1, Rinascita, Roma, 1956, p. 26; (2) I termini «autocoscienza» e «coscienza», che sono distinti nella ‘Fenomenologia’ di Hegel, sono uniti in modo interscambiabile da Marx e da Engels. Marx sembra preferire il termine «autocoscienza» nei suoi scritti giovanili, più hegeliani, e «coscienza» nelle sue opere più mature, nelle quali si preoccupava di mettere in rilievo la subordinazione della «coscienza» all’«essere»; la distinzione non è rigida; (3) Su questo punto cfr. George Lichtheim, ‘Marxism: An Historical and Critical Study’, London, 1961, p. 363)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRO-001-FAP” “CARR William”,”Hitler. Studio sul rapporto tra personalità e politica.”,”Considerazioni su Hitler comandante militare. “”Tutti i comandanti e gli ufficiali di stato maggiore che vennero a contatto con Hitler, anche quelli più critici nei confronti del regime e del suo capo, rimasero impressionati dalla sua competenza militare. Malgrado l’intolleranza e l’ostinazione mostrata in più di un’occasione, Hitler di solito appariva molto ben informato, sempre al corrente della condizione delle truppe e sempre molto abile nell’inquadrare situazioni particolari nel contesto strategico generale. Se c’erano delle discussioni, i suoi argomenti erano di solito coerenti e pertinenti, almeno superficialmente, anche se le premesse erano sbagliate. Pur sfornito di una preparazione militare regolare, Hitler aveva un notevole bagaglio di conoscenze tecniche. Grazie alla sua straordinaria memoria, nel corso degli anni Hitler aveva acquistato un’eccezionale competenza in materia di armi convenzionali ed era in grado di mettere in difficoltà qualsiasi sottuffciale. Conosceva perfettamente il calibro e la gittata di ogni pezzo di artiglieria dell’esercito tedesco come degli altri eserciti, ed era in grado di citare dati sulle riserve e sulla produzione mensile di munizioni e di descrivere fin nei dettagli ogni tipo di arma da fuoco (i libri di argomento militare erano la sua lettura serale preferita). Naturalmente c’era molta teatralità in questa continua ostentazionedi dati e di informazioni. Dal punto di vista psicologico era importante per Hitler sentirsi superiore agli ufficiali di staot maggiore, la cui presenza lo metteva sempre un po’ a disagio. Probabilmente questa esibizione (tipica del dilettante, non del vero esperto) gli serviva per raggiungere obiettivi psicologicvi e politici allo stesso tempo. Riversare sugli in interlocutori un torrente di dati tecnici e di cifre (di solito esatte) ogni volta che voleva cambiare argomento era un trucco a cui Hitler ricorreva volentieri; era un trucco ben noto ai suoi frequentatori abituali, ma feceva sempre impressione a chi lo conosceva un po’ meno . Avendo una straordinaria capacità di scoprire le inesattezze di un rapporto poteva mettere in difficoltà il più incallito dei generali. Ma va anche detto che quando si trovava in presenza di veri tecnici, e non di semplici militari, Hitler non ricorreva a questo stratagemma. Albert Speer riferisce che quando si recava da Hitler, accompagnato da alcuni consiglieri militari, il Führer ascoltava attentamente, non esitava a prendere in considerazione le alternative propostegli e spesso rinunciava ai suoi pregiudizi, con grande sorpresa degli ufficiali presenti (1). È anche vero, però, che col tempo si stancò di questo comportamento. Nel 1943 solo due consiglieri di Speer erano ammessi regolarmente alla sua presenza ed era notevolmente diminuita la possibilità di discutere liberamente. La competenza tecnica di Hitler era tutt’altro che un bluff. Talvolta rivelava più intuito degli esperti militari, forse perché una mente fresca non educata riesce a vedere delle possibilità che una mente educata ma oppressa dal peso della materia o dalle convenzioni professionali non riesce a vedere. Valga come esempio la polemica sul ruolo delle truppe corazzate. Hitler credeva istintivamente che quest’arma avrebbe rivoluzionato la tecnica militare; era convinto che, se usati con decisione e coraggio, i carri armati avrebbero consentito d fare una guerra di movimento e di ottenere rapide vittorie con minimi spargimenti di sangue. Prima del 1933, malgrado Hitler insistesse continuamente per un aumento delle unità corazzzate, furono fatti ben pochi progressi in questa direzione e ciò dimostra di quanta indipendenza godesse ancora l’esercito. Una parte della responsabilità è attribuibile alle strozzature del sistema industriale, ma la causa principale del ritardo era lo scetticismo della maggior parte dei generali. Questi non avevano nessuna voglia di correre rischi puntando sulle divisioni corazzate come fattore decisivo di una guerra futura e preferivano, più tranquillamente, utilizzare i carri armati come semplici mezzi di appoggio alla fanteria. Solo quando diventò capi supremo della Wehrmacht, nel 1938, Hitler fu in grado di imporre la sua volontà. Per accelerare la realizzazione del suo programma affidò al generale Heinz Guderian, un convinto sostenitore dell’importanza dei carri armati, il comando delle nuove truppe mobili. Il generale Guderian fu autorizzato a rispondere direttamente al Führer. Ma la tanto celebrata competenza tecnica di Hitler non andava molto al di là delle armi convenzionali. È stato giustamente detto che Hitler era rimasto in fondo il soldato di fanteria della prima guerra mondiale, dominato per tutta la vita dalle idee e dalle esperienze di quel periodo (2). Sappiamo con certezza che fu piuttosto lento a capire l’importanza dei nuovi prodotti che il progresso scientifico mise rapidamente a disposizione delle forze armate durante la seconda guerra mondiale, in particolare del rada, del motore a reazione e dei missili”” (pag 120-122) [William Carr, ‘Hitler. Studio sul rapporto tra personalità e politica’, Liguori editore, Napoli, 1985] [(1) A. Speer, ‘Inside the Third Reich’, op. cit., p. 232. Lo stesso vale per gli architetti e gli artisti, il cui giudizio di Hitler teneva sempre in gran conto (p. 79); (2) E. Hanfstaengl, ‘Zwischen Weissem und Braunen Hans’, Münche, 1970, p. 46]”,”GERN-214″ “CARRASCO Angel”,”Seis dias en la China de Mao.”,”CARRASCO Angel ha studiato lettere e filosofia per poi fare il giornalista a Madrid. Sei giorni nella Cina di Mao è la cronaca di un viaggio realizzato nella Repubblica Popolare di Cina. “”Si può dire che la gioventù cinese è – specialmente quella che segue le norme del Partito – impregnata di una certa asetticità che si estende a tutti i suoi atti, relazioni, forme di vita e situazioni individuali e collettive; come se si trattasse di un sentimento consustanziale alla sua età e al suo criterio, a mettere a fuoco e risolvere i propri problemi. (…) Questi giovani costituiscono uno strano spettacolo diametralmente opposto a ciò che offrono i loro coetanei di Londra, Parigi, Amsterdam o San Francisco.”” (pag 120-121)”,”CINx-194″ “CARRE’ Olivier”,”Le nationalisme arabe.”,”Olivier CARRE’, ricercatore al Centre d’ etudes et de recherches internationales (CERI) della FNSP, sociologo e studioso del mondo arabo, è autore di numerose opere sull’ Oriente arabo.”,”VIOx-049″ “CARRE’ Henri Lt. Colonel”,”Le grand Carnot (1753-1823).”,” Guerra rivoluzionaria difensiva. “”Nelle Alpi, i Piemontesi entrati in Savoia per aiutare i lionesi in rivolta erano stati respinti sulle creste da Kellermann. Ma a Sud-Est, tutti i nostri sforzi contro la posizione di Saorgio erano stati vani, lasciando il nemico padrone del colle di Tenda. Lione soccombeva dopo aver opposto alle truppe rivoluzionarie una resistenza disperata e la Convenzione emanava contro la sfortunata città un decreto implabile che si riassumeva in queste parole: “”Lione non è più””. Sul Mediterraneo, Tolone, grazie a Bonaparte, era ricaduto in mani repubblicane. Ma prima di ritirarsi, gli inglesi avevano incendiato l’ arsenale e bruciato la flotta francese ancorata nel porto. Nell’ Ovest, i Vandeani erano stati battuti a Mans (…). Ma nei Pirenei orientali, gli spagnoli, comandati da Ricardos, erano in vantaggio conservando Collioures e Port-Vendres. In definitiva, se il territorio della Repubblica rimaneva parzialmente invaso a Nord e a Sud, la Francia, che aveva creduto quasi di perdersi, era salvata dal più grande pericolo alla fine dell’ anno 1793. Essa lo doveva all’ energia feroce del suo governo al lavoro e alla devozione di una decina d’uomini, all’ abilità e alla fermezza di un Carnot, animatore quanto organizzatore, ai talenti militari di due generali che aveva saputo scoprire, un Hoche e un Jourdan. Quanto alle truppe che si erano coperte di gloria per la loro bravura, l’ ardore e la tenacia, esse non erano che l’ avanguardia dell’ immensa massa di uomini che Carnot si preparava a lanciare contro il gruppo dei nostri nemici””. (pag 160-161)”,”FRAR-321″ “CARRE’ Olivier”,”L’islam laico.”,”CARRE’ Olivier è direttore di ricerca alla Fondation nationale des Sciences politiques di Parigi. Studioso dell’Islam è autore di numerosi volumi.”,”VIOx-216″ “CARRÉ Olivier”,”L’Islam laico.”,”Olivier Carré è direttore di ricerca alla Fondation nationale des Sciences politiques di Parigi. Studioso dell’Islam, è autore: L’Islam et l’Etat dans le monde aujourd’hui, Les Frères musulmans, Mystique et politique, Radicalismes islamiques.”,”VIOx-122-FL” “CARRELLA Alfredo”,”Lenin. Il laboratorio della strategia comunista.”,”In appendice: progetto di rielaborazione del programma. Il vecchio e il nuovo programma del POSDR, art. costituzione sovietica 1918, Tesi 2° Congresso IC 1920, Tesi 2° Congresso PCd’I 1922 (Tesi di Roma): tattica del Partito comunista.”,”LENS-096″ “CARRELLA Alfredo”,”Lenin. Il laboratorio della strategia comunista.”,”Mala tempora currunt. In pieno riflusso politico, in assenza totale di una Internazionale comunista, in assenza di un partito forte e organizzato, e per converso, in presenza di un cumulo di menzogne borghesi che intonano nenie sul marxismo piantando la croce sull’URSS del ‘socialismo reale’, con la pretesa di invalidare Marx e la progettualità comunista, diviene essenziale, ristabilire la dottrina rivoluzionaria, i principi teorici e la tattica rivoluzionaria per la mia e le più giovani generazioni comuniste. Fin dalla sua formulazione il marxismo ha dovuto, di volta in volta, scrollarsi la coltre di menzogne, travisamenti, ecc. sotto cui si è tentato di seppellirlo….. il comunismo non è un ideale, un progetto etico da realizzare, ecc., ma, ‘un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente’ (ideologia tedesca), una necessità intrinseca alle stesse leggi di sviluppo della società moderna. Nel 1917 in Stato e rivoluzione, Lenin dice: ‘Così stando le cose, e dato che le deformazioni del marxismo si sono diffuse in modo inaudito, compito nostro è, innanzitutto, ristabilire la vera dottrina di Marx sullo stato. Dovremo a tal fine fare lunghe citazioni dalle opere stesse di Marx e di Engels. Naturalmente queste lunghe citazioni renderanno più pesante l’esposizione e non contribuiranno affatto a renderla popolare. Ma è assolutamente impossibile farne a meno. Tutti i passi, o almeno i passi fondamentali di Marx e di Engels sullo Stato, debbono essere riportati in maniera quanto più possibile completa, perchè il lettore possa farsi un’idea personale dell’insieme delle concezioni dei fondatori del socialismo scientifico, dello sviluppo di queste concezioni e anche per dimostrare, con le prove alla mano, in modo evidente, che il -kautskismo – attualmente dominante le ha snaturate’.”,”LENS-052-FL” “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”L’Union sovietique de Lenine à Staline 1917 – 1953.”,”Ascesa bolscevismo, tre rivoluzioni russe, nascita stato e nazione, autodeterminazione, crisi 1921 – 1923 sollevamenti popolari, Lenin, ascesa apparato e disfatta Trotsky, disfatta sinistra e destra, Stalin, terrore purghe, grande guerra patriottica, ricostruzione econ e ideologia, verso il post-stalinismo.”,”RUSU-010″ “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”La Destalinisation commence.”,”Repressioni staliniste, Krusciov, morte di Stalin, rivoluzione nel partito PCUS, caduta di Krusciov.”,”RUSU-074″ “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”Lenine.”,”Storica della Russia, l’A, membro dell’ Academie francaise dal 1991 ha pubblicato moltissime opere da ‘La Gloire des nations’ a ‘Le Malheur russe’ e alla biografia di NICOLA II.”,”LENS-084″ “CARRERE D’ ENCAUSSE Helene”,”Lenin. L’ uomo che ha cambiato la storia del ‘900.”,”Professoressa universitaria e fino al 1999 parlamentare europea, H. CARRERE D’ ENCAUSSE è Accademica di Francia e Segretaria perpetua dell’ Accademia.”,”LENS-101″ “CARRERE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le pouvoir confisqué. Gouvernants et gouvernés en URSS.”,”””Sans doute Marx a-t-il longuement discuté de l’Etat, de son pouvoir aliénant et de la nécessité pour l’homme de s’attaquer à ce problème pour assurer son émancipation. Mais à ce point, la pensée de Marx débouche, sinon sur une contradiction claire, du moins sur une perpétuelle tension entre deux conceptions du pouvoir, tension que les bolcheviks ne résoudront pas. Tout d’abord, il est remarquable de constater l’insistance de Marx sur l’Etat comme cadre privilégié des relations sociales. Même si la pensée politique de Marx ne peut être confondue avec sa reflexion sur l’Etat, l’économie est à ses yeux le principal lieu historique des relations politiques des sociétés humaines – en liant Etat et intérêt de classe, Marx réintroduit à tout moment l’Etat dans sa conception du pouvoir. De plus, il a vu dans l’Etat à la fois “”une organisation de la classe possédants”” (Mew, Marx Engels Werke, Berlin, 1961, XXI p.167)) et la concentration, l’incarnation dans un corps spécialisé de dirigeants – politiciens, bureaucrates, militaires, policiers – des pouvoir de la société. L’Etat est ainsi, tout en même temps, un monstre que la société a fabriqué et qui s’est retourné contre elle pour la dominer, et un appareil de domination des possédants sur le reste de la société. De cette double vision de l’Etat découlent deux certitudes opposées: l’opposition est permanente entre Etat et société; ou bien, au contraire, l’Etat est toujours un instrument de la société, d’une classe particulière de la societé, classe économiquement dominante avant la révolution, prolétariat ensuite. La ‘dictature du prolétariat’ proposée par Marx comme forme d’organisation de la société au lendemain de la révolution ne résout pas la tension que l’on perçoit dans sa pensée. Cette dictature du prolétariat qu’il appelle de tous ses voeux, qu’il tient pour une étape décisive dans la voie de l’émancipation humaine, il ne dit pas pour autant qu’elle soit un ordre politique ‘juste’. A suivre de près la pensée de Marx, on trouve en définitive une double aspiration. L’anarchisme fondamental du penseur, du philosophe, qui place au sommet de son système de valeurs la liberté humaine et qui pense que ‘liberté’ et ‘Etat’ son antinomiques. C’est une convinction qui transparaît dans la ‘Critique du Programme de Gotha’, où il conteste l’ambition du Parti ouvrier allemand à créer un ‘Etat libre’. Engels fait d’ailleurs preuve du même scepticisme en ce qui concerne la compatibilité de l’Etat et de la liberté lorsqu’il suggère que le concept d’Etat doit être supprimé au profit de celui de ‘communauté’ (gemeinwesen) que les Français de 1870 ont appelé ‘Commune’ (N. Berdiaev, Les sources et les sens du communisme russe, Paris, 1970, p. 121). Anarchiste dans ses vues philosophiques, Marx sur le terrain politique devient un ennemi de l’anarchisme. Il tient que la stratégie révolutionnaire des anarchistes – destruction immédiate et définitive de l’Etat – est une grave erreur, car pour lui c’est à travers la conquête de l’Etat que le prolétariat peut s’imposer. Plus encore, il est en désaccord avec les anarchistes sur un problème de fond, celui de la cause de l’oppression que les hommes ont subie au fil des siècles. Pour les anarchistes, c’est l’Etat qui est cause de toute oppression; il est un mal absolu, il est ‘le mal’, c’est donc lui que la révolution doit viser. Sans justifier pour autant l’Etat, Marx et Engels le tiennent pour une conséquence de l’oppression tandis que les relations économiques en sont le fondement. S’il faut songer à supprimer l’Etat, c’est au terme d’une longue révolution où le prolétariat reprendra d’abord l’Etat en charge.”” (pag 13-15) [Hélène Carrere d’Encausse, Le pouvoir confisqué. Gouvernants et gouvernés en URSS, 1980]”,”RUSS-227″ “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Lenin. L’uomo che ha cambiato la storia del ‘900.”,”‘In Lenin abbiamo l’uomo creato per quest’epoca di sangue e di ferro’ Trockij; O Lenine, Mosca 1924. Hélène Carrère d’Encausse, professoressa universitaria e fino al 1999 parlamentare europeo, Accademico di Francia e Segretario perpetuo dell’Accademia. Alla storia russo-sovietica ha dedicato alcune fra le opere più importanti apparse negli ultimi trent’anni, in particolare ricordiamo L’Empire éclaté.”,”LENS-018-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Caterina la Grande.”,”La biografia della sovrana come osservatorio delle grandi trasformazioni del Settecento europeo, fra intrighi di corte e spedizioni militari, fermenti artistici e religiosi, riforme amministrative ed esperimenti sociali. Hélène Carrère D’Encausse è entrata nel 1991 a far parte dell’Académie Française, della quale è stata eletta segretaria perpetua. É autrice di numerosi saggi sulla storia della Russia.”,”RUSx-044-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le grand frère. L’Union Soviétique et L’Europe Soviétisée.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, conclusion, notes, bibliographie, index,”,”RUST-024-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R.”,”L’URSS, la Cina e le rivoluzioni nei paesi sottosviluppati.”,”Studiosi attenti del socialismo e dell’Asia, gli autori, Hélène Carrère d’Encausse, che sovrintende alle ricerche presso il Centro studi dei rapporti internazionali, e Stuart R. Schram, direttore del Contemporary China Institute di Londra, erano pienamente qualificati per condurre nel migliore dei modi questa nuova analisi delle divergenze progressive tra le due interpretazioni marxiste della rivoluzione. Più che teorie rivoluzionarie, la Cina e l’Unione Sovietica possono offrire al Terzo Mondo un esempio e un aiuto materiale.”,”PVSx-023-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”La gloire des nations ou la fin de l’Empire soviétique. Nouvelle édition augmentée.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Notes, Supplément (décembre 1991): L’organisation de la décomposition de l’URSS, Bibliographie, cartine, index,”,”RUSU-049-FL” “CARRERE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R. a cura; documenti di Karl MARX V.I. LENIN L. TROTSKY N. BUCHARIN Sultan GALIEV G. SAFAROV G. STALIN M.N. ROY Tan MALAKA CHEN DU-XIU LI DA-ZHAO CAI HE-SEN GAO JUN-YU LI LI-SAN M. THOREZ MAO TSE-TUNG LIU SHAO-QI E. ZUKOV G.V. ASTAFEV N. KRUSCIOV”,”Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi.”,”Dibattito tra Lenin e Roy al II Congresso Comintern, dell’Internazionale comunista sui problemi della rivoluzione in Oriente (pag 33-34-35) Sul piano tattico, il problema centrale era quello della collabvorazione con la borghesia nei Paesi non europei. Nella sua qualità di relatore sulla questione nazionale e coloniale, Lenin aveva redatto delle tesi che isnistevano sulla necessità, nei paesi coloniali e soggetti, di appoggiare il movimento “”democratico-borghese””. Certo, egli sottolineava nello stesso tempo il dovere per i comunisti di mantenere intatta la propria organizzazione e di non fondersi con i democratici borghesi. (pag 36)”,”INTT-313″ “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le malheur russe. Essai sur le meurtre politique.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Avertissement, Introduction, Conclusion, Annexes: Carte, Tableaux généalogiques, Chronologie sommarie, Bibliographie générale, Bibliographie par chapitres, Index,”,”RUSS-048-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Il potere in URSS.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. “”I popoli in rivolta lavorano solo per qualche tiranno e per la propria rovina, con un istinto cieco come quello dei bachi da seta che muoiono tessendo magnifici abiti per degli eletti di natura superiore alla loro”” (Jonathan Swift) (in apertura)”,”RUSU-073-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Esplosione di un impero? La rivolta delle nazionalità in U.R.S.S.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté.”,”RUSS-051-FL” “CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R.”,”L’URSS, la Cina e le rivoluzioni nei paesi sottosviluppati.”,”Studiosi attenti del socialismo e dell’Asia, gli autori, Hélène Carrère d’Encausse, che sovrintende alle ricerche presso il Centro studi dei rapporti internazionali, e Stuart R. Schram, direttore del Contemporary China Institute di Londra, erano pienamente qualificati per condurre nel migliore dei modi questa nuova analisi delle divergenze progressive tra le due interpretazioni marxiste della rivoluzione. Più che teorie rivoluzionarie, la Cina e l’Unione Sovietica possono offrire al Terzo Mondo un esempio e un aiuto materiale. “”Molto tempo prima di lanciarsi all’assalto del potere, Lenin aveva riflettuto sul problema della presa dl potere, esponendo le sue concezioni generali in parecchi articoli e soprattutto, nel 1902, nel ‘Che fare?’, dove si è lungamente chiesto come lottare contro un potere autocratico che non lascia ai suoi cittadini alcuna possibilità di opposizione legale, come organizzare e sollevare delle masse operaie contro questo potere. Lenin vedeva chiaramente che le masse operaie russe, proletariato di fresca data affluito nei centri urbani, in seguito a un’industrializzazione nascente ma in rapida espansione, erano straordinariamente combattive e pronte ad accogliere ogni appello rivoluzionario (1), ma sapeva anche che «la storia di tutti i paesi conferma che la classe operaia colle sue sole forze è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradeunionista… La coscienza politica di classe può essere apportata all’operaio solo dall’esterno» (2). «Il nostro compito» aggiungeva, «il compito della socialdemocrazia, consiste nel combattere la spontaneità, nell’allontanare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l’ala della borghesia; il nostro compito consiste nell’attirare il movimento operaio sotto l’ala della socialdemocrazia rivoluzionaria» (3). Chi poteva ispirare questa coscienza di classe al proletariato? Lenin puntò sulla gioventù rivoluzionaria che, armata della teoria socialdemocratica, nutriva il desiderio ardente di avvicinarsi agli operai (4). Questa gioventù, che in un primo tempo si era incarnata nella nobiltà, e poi nell’intellighenzia, dal 1825 in poi aveva lottato accanitamente a diverse riprese per rovesciare il potere. Disorganizzata, impegnata a discutere in circoli o comitati, essa era, diceva Lenin, inefficiente per «dilettantismo artigianale». Questo è il motivo per cui egli la invitava a rinunciare a tale dilettantismo, a unificarsi, a organizzarsi in un partito rivoluzionario; essa avrebbe allora potuto avere il ruolo che gli le assegnava a fianco della classe operaia. Tuttavia, per essere efficiente, un’organizzazione dev’essere ben centralizzata (5); e, nelle condizioni della lotta clandestina, essa dev’essere un’organizzazione di rivoluzionari di professione che costituisce «l’esercito permanente della rivoluzione». La formazione di quest’esercito era una condizione indispensabile per impegnarsi in un movimento rivoluzionario coerente, ma esso non poteva da solo fare la rivoluzione. Esso doveva guidare il proletariato, educarlo, ma nessuna rivoluzione era concepibile senza il sostegno e l’azione delle masse. Le masse alle quali Lenin si riferiva erano le masse urbane. Le esperienza fatte in precedenza da rivoluzionari come i populisti, che puntavano sull’immensa massa contadina russa, avevano dimostrato che la massa contadina non poteva essere sollevata contro il potere, perché all’occasione essa si sarebbe rivoltata contro coloro che rappresentavano obiettivamente i suoi interessi per consegnarli al potere ch’essi combattevano a suo nome. Tuttavia la rivoluzione del 1905 condusse Lenin a modificare le sue idee iniziali riguardo a due punti fondamentali: da una parte, essa aveva dimostrato che l’azione spontanea del proletariato urbano poteva essere interamente diretta verso la rivoluzione politica; dall’altra, il totale disinteresse delle masse contadine nei suoi confronti aveva dimostrato che nessuna rivoluzione era concepibile in Russia senza il minimo appoggio delle masse contadine, e che non ci si poteva per nulla basare sulle sole masse urbane, per quanto rivoluzionarie esse fossero. Per quasi vent’anni, Lenin lavorò instancabilmente a forgiare e organizzare uno strumento rivoluzionario che potesse un giorno guidare alla lotta la classe operaia russa (ch’egli in quel momento giudicava unica al mondo per le sue capacità di lotta e per il suo coraggio). Il suo partito era numericamente debole (6), radicato nelle città industriali e negli ambienti ferroviari, e là soltanto. Egli v’impose l’autorità, l’intransigenza, il settarismo di fronte agli altri gruppi politici, affinché esso non fosse contaminato da alcuna debolezza nell’ora decisiva della lotta per il potere. Ma lo strumento, e Lenin lo sapeva malgrado il suo volontarismo, non costituiva una condizione sufficiente per la rivoluzione; il problema fondamentale restava quello delle condizioni generali della Russia. Egli ne conosceva l’arretratezza economica, sapeva che «l’embrione del socialismo» che, secondo Marx, si sviluppa in seno alla società borghese, non vi sarebbe esistito per molto tempo; da internazionalista coerente, egli vedeva in una eventuale rivoluzione russa (forse favorita dall’arretratezza del paese, la quale non aveva permesso lo sviluppo dell’opportunismo operaio) solo la scintilla che avrebbe incendiato il mondo. Egli nel 1905 pensava che nella stessa Russia, la forma del potere avrebbe potuto essere «una dittatura rivoluzionaria e democratica degli operai e dei contadini», nell’ambito della quale in realtà egli accordava alla classe operaia un ruolo egemonico. Come intendesse i rapporti tra questa dittatura democratica e la rivoluzione socialista era meno chiaro, poiché egli pensava che, in quel momento, il peso della rivoluzione si sarebbe scaricato sulle società più avanzate che avrebbero aiutato la Russia a portare a termine il processo rivoluzionario. La rivoluzione del 1917 fu conforme a questa visione. Senza dubbio essa fu preparata nella sua fase finale – dall’aprile all’ottobre del 1917 – dal partito bolscevico, e nelle giornate decisive dell’ottobre, concepita e realizzata dal piccolo gruppo di rivoluzionari professionisti capeggiati da Lenin e da Trotzki. Essa partì dai due principali centri urbani del paese, Pietrogrado e Mosca, dove fu insediato in alcune giornate decisive il potere dei soviet. Tuttavia la realtà della rivoluzione russa è più complessa”” [Hélène Carrère d’Encausse Stuart R. Schram, ‘L’URSS, la Cina e le rivoluzioni nei paesi sottosviluppati’, Milano, 1972] [(1) Lenin, «Cito delat», Socinenija, t. 6, pp. 1-192 (noi ci siamo riferiti dovunque alla V edizione di Lenin, ‘Polnoe sobranie socinenij’, citata sotto il titolo di ‘Socinenija’). Si può fare anche riferimento all’ottima edizione francese realizzata da Jean-Jacques Marie, ‘Que faire?’, Paris, Le Seuil, 1967. Le citazioni che seguono sono tratte da questa edizione; (2) Ibid., p. 134; (3) Ibid., p. 95; (4) Ibid., p. 86; (5) Lenin non nascondeva la sua ammirazione per le organizzazioni centralizzate della ‘Narodnaia Volja’ ecc. (Ibid., pp. 192 sgg); (6) Nel gennaio 1917 il calcolo ufficiale dell’effettivo del partito, prima che le organizzazioni insurrezionali uscissero dalla clandestinità, è di 23.600 membri; nel maggio, al tempo della VII conferenza Panrussa, di 79.204 membri; al VI congresso del POSDR, nell’agosto 1917, Sverdlov calcola a 200.000 membri la consistenza complessiva del partito. Cfr. Schapiro (L.), ‘De Lénine a Staline, Histoire du Parti communiste de l’Union Soviétique’, Paris, Gallimard, 1967, pp. 201-202] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRx-187″
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”La destalinisation commence.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Notes, Chronologie, Documents, Organisation du PCUS, Reperes Bibliographiques, Glossaire, Index, La Mémoire du siècle, Collection dirigée par André Versaille, n. 34,”,”RUSS-058-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Catherine II. Un âge d’or pour la Russie.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, conclusion, notes, bibliographie, Annexes: Cartes, Généalogie, Fac-similés, Remerciements, Index,”,”RUSx-127-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Victorieuse Russie.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Notes, Conclusion, Bibliographie, Index, Table des cartes,”,”RUSx-128-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Nicolas II, la transition interrompue. Une biographie politique.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Annexes, Sources et bibliographie, bibliographie générale, bibliographie par chapitre, Institutions (glossarie), Chronologie, Tableaux généalogiques, Cartes, Index des noms, Remerciements,”,”RUSx-129-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”La Russie inachevée.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Conclusion, Bibliographie, Chronologie, Glossaire des institutions russes, Index des noms propres,”,”RUSx-131-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Le Grand Défi. Bolcheviks et nations, 1917-1930.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Notes, Bibliographie, Cartes, Index, Nouvelle Bibliothèque Scientifique Flammarion,”,”RIRO-164-FL”
“CARRERE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R. a cura; testi di Karl MARX V.I. LENIN L. TROTSKY N. BUCHARIN Sultan GALIEV G. SAFAROV G. STALIN M.N. ROY Tan MALAKA CHEN DU-XIU LI DA-ZHAO CAI HE-SEN GAO JUN-YU LI LI-SAN M. THOREZ MAO TSE-TUNG LIU SHAO-QI E. ZUKOV G.V. ASTAFEV N. KRUSCIOV”,”Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi.”,”Testi tradotti e presentati da Hélène Carrère d’Encausse e Stuart R. Schram Li Da Zhao: “”Il punto di vista di Marx sulla rivoluzione cinese”” (pag 214) Piroette di Stalin sulla questione cinese negli anni 1925-1927 (blocco rivoluzionario degli operai e della piccola borghesia, partito unico operaio e contadino sul genere del Kuomintang) (1925) (pag 216) Liu Shao-Qi sulla sinizzazione del marxismo ad opera di Mao Tse-Tung. (pag 247) “”3. La rivoluzione nella metropoli e la rivoluzione nelle colonie. Questo breve estratto di una lettera del 10 dicembre 1869 di Marx a Engels è stato spesso ricordato nelle polemiche in seno al movimento socialista, da mezzo secolo a questa parte, a proposito della possibilità, per i popoli coloniali, di rappresentare una parte attiva ed anche una parte di iniziatori nella rivoluzione mondiale (). «…Facendo astrazione da tutte le frasi «internazionali» e «umanitarie» a proposito della giustizia per l’Irlanda, che vanno da sé al Consiglio dell’Internazionale, è interesse diretto ed assoluto della classe operaia inglese sbarazzarsi dei suoi attuali legami con l’Irlanda. E’ questa la mia più profonda convinzione, per ragioni che in parte non posso dire agli stessi operai inglesi. Ho creduto a lungo che sarebbe stato possibile abbattere il regime irlandese per mezzo della dominazione della clase operaia inglese. Ho sempre difeso questo punto di vista nel ‘New York Tribune’. Uno studio più approfondito mi ha convinto ora del contrario. La classe operaia inglese non porterà mai a compimento nulla prima di essersi sbarazzata dell’Irlanda. E’ in Irlanda che si deve applicare la leva. E’ per questo che la questione irlandese è così importante per il movimento sociale in generale» [() Fonte: ‘Der Briefwechsel zwischen Friedrich Engels und Karl Marx, 1844 bis 1883’, Herasugegeben von A. Bebel und Ed. Bernstein, Stuttgart, Dietz, 1913, tomo IV, pp. 225-226]”” (documenti I-3) (pag 109) [Hélène Carrere d’Encausse Stuart R. Schram, a cura, ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, Roma, 1967]. “”In questi estratti dell’articolo dello stesso titolo scritto il 20 maggio 1853 per il New York Daily Tribune, Marx suggerisce già che gli sconvolgimenti rivoluzionari in Asia possono avere delle importanti ripercussioni in Europa (): «Uno spirito che speculava in modo profondo, quantunque fantastico, sui principi che reggono l’evoluzione dell’umanità (1), aveva l’abitudine di portare alle stelle ciò che egli chiamava la legge del contatto degli estremi, facendo di essa uno dei segreti padroni della natura… Che il «contatto degli estremi» sia o no un principio tanto universale, se ne può vedere comunque una sorprendente illustrazione nell’effetto che la rivoluzione cinese sembra dover esercitare sul mondo civilizzato. Può sembrare molto strano e paradossale affermare che la prossima sollevazione del popolo europeo, ed il suo prossimo movimento in favore della libertà repubblicana e dell’economia nel governo dipenderà forse più da quel che succede nel Celeste Impero – l’opposto esatto dell’Europa – che da qualsiasi altra causa politica esistente, più ancora che dalle minacce della Russia e dalla probabilità che ne deriva di una guerra europea generalizzata. Eppure non è affatto un paradosso; basta, per capirlo, esaminare con cura le circostanze. Quali che siano le cause sociali che hanno portato alle rivolte croniche che si manifestano in Cina da una decina d’anni a questa parte, e che si sono adesso unite in una sola ed immensa rivoluzione, e quali che siano le forme religiose, dinastiche o nazionali che esse possono assumere, non c’è dubbio che questi avvenimenti sono stati suscitati dal fatto che i cannoni inglesi hanno imposto alla Cina quello stupefacente che è l’oppio. Davanti alle armi britanniche, l’autorità della dinastia manciù se n’è andata a brandelli; la fede superstiziosa nell’eternità del Celeste Impero è crollata; l’isolamento ermetico e barbarico che separava la Cina dal mondo civile è stato scalfito; il commercio ha aperto una breccia, che in seguito si è sviluppata con estrema rapidità, sotto l’influenza della dorata seduzione della California e dell’Australia. Nello stesso tempo, la moneta d’argento dell’Impero che ne costituiva la linfa vitale, ha cominciato a scorrere verso le Indie britanniche. La prima condizione per la preservazione dell’antica Cina era un completo isolamento. E poiché questo isolamento ha visto la sua violenta fine in seguito all’azione dell’Inghilterra, ne seguirà la disgregazione con la stessa certezza di quella di una mummia accuratamente conservata in un sarcofago ermeticamente chiuso, quando viene messa a contatto con l’atmosfera. Ora che l’Inghilterra ha suscitato la rivoluzione in Cina, la questione è di sapere in che modo, alla fine, questa rivoluzione reagirà sull’Inghilterra, e attraverso l’Inghilterra sull’Europa. Ma questo non è un problema difficile da risolvere. Noi abbiamo spesso richiamato l’attenzione dei nostri lettori sullo sviluppo senza precedenti dell’industria inglese dal 1850 in poi. Ma in mezzo alla prosperità più stupefacente, non è stato difficile distinguere chiari segni dell’avvicinarsi di una crisi industriale. Nonostante la California e l’Australia, nonostante l’emigrazione immensa e senza precedenti, deve venire, anche senza particolari avvenimenti, un momento in cui l’allargamento dei mercati non potrà più seguire il ritmo dell’allargamento dell’industria inglese; e questa sproporzione deve portare, altrettanto sicuramente che per il passato, una nuova crisi. Ma se, oltre a questo, uno dei grandi mercati si restringe bruscamente, l’arrivo della crisi ne verrà necessariamente accelerato. E’ proprio questo l’effetto che la sollevazione cinese deve produrre in questo momento in Inghilterra. In queste condizioni, in cui il commercio inglese ha già percorso la maggior parte del ciclo economico normale, si può predire con fiducia che la rivoluzione cinese getterà la scintilla nella mina sovraccarica del sistema industriale attuale, e cagionerà così l’esplosione della crisi generale maturata a lungo – della crisi che, propagandosi all’estero, sarà rapidamente seguita da rivoluzioni politiche sul continente. Sarà un singolare spettacolo, quello della Cina che manda il disordine al mondo occidentale, mentre le Potenze occidentali, per mezzo delle navi da guerra inglesi, francesi e americane, si accingono a portare «l’ordine» a Shanghai, a Nanchino, ed alle bocche del Gran Canale…”” [“”La rivoluzione in Cina e in Europa’ (Documento I-2)] [() Fonte K. Marx F. Engels, ‘On Colonialism’, op. cit., pp. 15-23 passim]; (2) Hegel] (pag 107-109); “”Li Da zhao: “”Il punto di vista di Marx sulla rivoluzione cinese””. Estratti dai commenti di Li Da-zhao all’articolo di Marx che figura più sopra (documento I-2). Questo testo, scritto nel 1926, accompagnava una traduzione integrale dell’articolo di Marx; che era stato ripubblicato a quell’epoca sulla stampa comunista americana, francese, ecc. (fonte: Li Da zhao ‘Xhuaji’, pp. 553-555): «Avendo letto questo articolo di Marx, noi dobbiamo comprendere molto chiaramente che, in teoria e in pratica, la rivoluzione nazionale cinese è una parte della rivoluzione mondiale. Nel movimento rivoluzionario mondiale, le posizioni occupate dalla Cina e dell’Inghilterra sono le più importanti. Perchè l’Inghilterra rappresenta l’industria europea sul mercato mondiale, e la Cina è un mercato importante per lo smercio dei prodotti del capitalismo imperialista inglese. L’ampliarsi della rivoluzione cinese significa dunque il restringersi del mercato per il capitalismo imperialista inglese, e può rendere imminente la crisi generale ed accelerare lo scoppio della rivoluzione mondiale. Questa oppressione della Cina da parte dell’imperialismo inglese ha creato la rivoluzione cinese, ed allora la rivoluzione cinese risponde con la sua influenza sull’Inghilterra, e attraverso l’Inghilterra risponde all’Europa, stabilendo così dei rapporti con la rivoluzione inglese, con la rivoluzione europea, ed anche con la rivoluzione mondiale. All’epoca di Marx, cioè all’epoca della rivolta dei Taiping, era così, ed oggi, in un’epoca in cui il movimento antiimperialista è scoppiato in tutta la Cina, è ancora così; fino al giorno in cui la rivoluzione mondiale sarà stata compiuta, sarà sempre così. (…)”” (pag 214) [Hélène Carrere d’Encausse Stuart R. Schram, a cura, ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, Roma, 1967].”,”MCIx-002-FC”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Staline l’ordre par la terreur.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Introduction, Conclusion, Annexe: Composition des organes dirigeants du Parti (1917-1953), Bibliographie Générale, Bibliographie par Chapitres, Notes bibliographiques, L’Histoire dans la Collection Champs n. 73,”,”STAS-030-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”Réforme et Révolution. Chez les Musulmans de l’Empire Russe.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté. Preface par Maxime RODINSON, Translittération, Introduction, note, Annexes, Bibliographie, Index,”,”RUSx-182-FL”
“CARRÈRE D’ENCAUSSE Hélène”,”L’URSS de la Révolution à la mort de Staline 1917-1953.”,”Hélène Carrère d’Encausse est professeur à la Sorbonne et Directeur du cycle supérieur d’études soviétiques à l’Institut d’études politiques. Elle a obtenu le prix Aujourd’hui pour l’Empire éclaté.”,”RIRO-184-FL”
“CARRERE D’ENCAUSSE Hélène SCHRAM Stuart R. a cura; testi di Karl MARX V.I. LENIN L. TROTSKY N. BUCHARIN Sultan GALIEV G. SAFAROV G. STALIN M.N. ROY Tan MALAKA CHEN DU-XIU LI DA-ZHAO CAI HE-SEN GAO JUN-YU LI LI-SAN M. THOREZ MAO TSE-TUNG LIU SHAO-QI E. ZUKOV G.V. ASTAFEV N. KRUSCIOV”,”Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi.”,”””Questo incontro tra il marxismo ed il mondo non europeo esigeva una mediazione, che è stata opera di Lenin. Certo, il marxismo di Marx contiene già, più di quanto non voglia ammetterlo l’interpretazione cosiddetta «ortodossa», i germi di un adattamento alle condizioni dell’Oriente: ma non si tratta che di approcci. Per di più, se lo stesso Marx era pronto ad assegnare all’Asia una parte più importante nella rivoluzione mondiale di molti dei suoi discepoli, sul piano della cultura egli non vedeva che una sola via di salvezza per l’Oriente: «l’europeizzazione». È Lenin, cittadino d’un vasto impero a cavallo tra l’Europa e l’Asia, il primo che ha spalancato le porte all’introduzione del marxismo in Asia. Ma se ha aperto queste porte, non poteva però prevedere l’uso che sarebbe stato fatto della sua variante del marxismo dai rivoluzionari dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina, una volta che se ne fossero impadroniti. Questo non solo perché egli è morto alle soglie dell’èra che aveva inaugurato, ma perché, nonostante un’apertura ai problemi dell’Asia maggiore di qualsiasi altro eminente socialdemocratico della sua generazione, era lui stesso molto europeo come mentalità e come esperienza. In qual modo avrebbe potuto l’uomo, il cui pensiero si formò nel corso degli anni trascorsi a Parigi e a Zurigo, immaginare le trasmutazioni di questo pensiero, quando sarebbe stato trasformato ad opera di spiriti formatisi nelle società asiatiche tradizionali o nella boscaglia africana?”” (pag 13-14) [Presentazione] [(in) ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 a oggi’, a cura di Hélène Carrere D’Encausse e Stuart R. Schram, Ugo Bozzi editore, Roma, 1967] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”MCIx-001-FGB” “CARRERE D’ENCAUSSE Hélène”,”Alexandra Kollontaï. La Walkyrie de la Révolution.”,”Dedica dell’autrice alla memoria del suo collega e amico Richard Pipes (1923-2018), storico della rivoluzione russa L’opposizione operaia era riuscita a sedurre i buoni comunisti con cattivi argomenti “”Le conflit qui opposait Lénine à Chliapnikov n’était pas sans fondement. Lénine avait écrit que le Parti qu’il forgeait était le porteur de la conscience de classe, l’avant-garde du prolétairat; et qu’il était par là même chargé de conduire celui-ci vers la révolution. Et il en avait été ainsi. Mais Lénine n’avait jamais défendu ouvertement l’idée que la révolution étant accomplie, le pouvoir reviendrait au Parti et à lui seul. Or depuis octobre 1917, le Parti n’avait cessé d’étendre son pouvoir et les bolcheviks s’en accommodaient fort bien. Kollontaï observa d’abord le débat, restant silencieuse, puis elle déclara qu’elle soutenait l’Opposition ouvrière le 28 janvier 1921 dans un article publié ce jour-là dans la ‘Pravda’. Elle y accusait le Parti de trahir le prolétariat. Pour Chliapnikov et pour l’Opposition ouvrière, l’entrée en scène à leurs côtés de Kollontaï était une chance considérable. Ses dons oratoires exceptionnels – auxquels même Chliapnikov ne pouvait faire concurrence – allaient les servir dans les débats. À son article, elle avait ajouté ajouté une remarquable contribution écrite: ‘L’Opposition ouvrière’, un texte de cinquante pages imprimées qui fut diffusé à la veille du Congrès. Alexandra Kollontaï y décrivait l’opposition en ces termes: «Elle groupe la partie avancée des prolétaires organisés, des professionalistes, des ouvriers, la pointe d’avant-garde, la tête du prolétariat russe qui a supporté tout le fardeau de la lutte révolutionnaire et qui, au lieu de se disperser à travers les administrations d’État en perdant sa liaison avec les masses ouvrières, est restée liée avec ces masses (…) organisées en syndicats». Ayant ainsi posé le termes du conflit existant entre la majorité du Parti et l’Opposition ouvrière, Kollontaïn s’arrêta longuement sur le rôle des syndicats, attaquant sans ménagement les justifications de Lénine, les qualifiant d’«instrument pour l’éducation des masses alors que leur affaire est la direction de l’économie nationale»”” (pag 164-165); “”Lénine répondit à l’Opposition ouvrière et à ses critiques du Parti sans aucun ménagement. Il dénonça un «factionnalisme» d’autant plus inaccettable que «l’État revolutionnaire» se trouvait en grand danger. Et il mit sur le même plan «le péril anarchiste», représenté par la rébellion de Kronstadt, et les syndacalisme de l’Opposition ouvrière. L’Opposition ouvrière, continua Lénine, avait su séduire de bons communistes avec des mauvais arguments, mais le Parti était prêt à oublier leurs errements momentanés et à leur ouvrir ses rangs. Évoquant Chliapnikov et Kollontaï, il se montra méprisant, violent à l’égard des responsables de ces errements, ironisant sur la complicité qui les unissait. Cette allusion à leurs anciens liens amoureux, à la vie privée de Kollontaï tout particulièrement, la blessa profondément. Elle y vit une manifestation du sentiment traditionnel de supériorité masculine contre lequel elle s’était toujours battue, et dont son oeuvre témoignait. Mais en accusant Kollontaï et Chliapnikov d’anarchisme, Lénine rattachait leur position à la rébellion de Kronstadt, à un factionnalisme contre lequel le Congrès allait sévir. Les résolutions prises à la fin du Congrès montrèrent que Lénine voulait briser l’Opposition ouvrière sans lui faire la moindre concession. La résolution votée par le Congrès le 16 mars sur «le déviations syndicalistes dans pe Parti» défìnisssait le mouvement comme une manifestation de l’esprit petit-bourgeois porté par les mencheviks et les paysans dans le Parti”” (pag 168-169) [Hélène Carrere d’Encausse, Alexandra Kollontaï. La Walkyrie de la Révolution, Fayard, Paris, 2021] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”RIRB-174″
“CARRERE D’ENCAUSSE Hélène”,”Aleksandra Kollontaj. La valchiria della rivoluzione.”,”Dedica dell’autrice alla memoria del suo collega e amico Richard Pipes (1923-2018), storico della rivoluzione russa H. Carrère d’Encausse è una nota storica della Russia. Membro del 1991 dell’Académie française, ne è segretari perpetuo dal 1999. È autrie di molti libri sulla storia della Russia ‘Rivoluzionaria russa (Pietroburgo 1872 – Mosca 1952), figlia di un generale, studiò in Svizzera, dove (1890 circa) aderì al movimento socialista; si accostò ai menscevichi nel 1906, per passare ai bolscevichi nel 1915; emigrata (1908-17) in Europa e negli USA, tornò in Russia dopo la rivoluzione di febbraio. Nel 1921 militò nell'””opposizione operaia””, nel 1923 passò al servizio diplomatico, e rappresentò l’URSS a Oslo, in Messico e infine (1930-52) a Stoccolma.’ (trec) Guerra sovietica-finlandese. Seconda guerra mondiale. “”Dopo un autunno di discussioni sterili, il 1° dicembre 1939 Mosca dichiarò di riconoscere la legittimità di un governo finlandese guidato dal comunista Otto Kuusinen che se ne era autoproclamato capo, e lanciò un assalto militare contro la Finlandia. UIn assalto mal preparato in cui, con sorpresa di tutti, le truppe finlandesi tennero sotto scacco l’esercito sovietico per quattro mesi. La Finlanda, pur appoggiata da un piccolo distaccamento internazionale composto per lo più da svedesi, non venne tuttavia soccorsa da nessuna grande potenza, nonstante l’ostentata ammirazione per l’eroismo di quel piccolo Paese nei confronti del colosso sovietico. L’Sdn espulse l’Urss dalle sue file per sanzionare l’aggressione ma, essendo essa stessa prossima all’estinzione, la sua decisione fu priva di conseguenze e non impressionò nessuno. A fronte del conflitto, Aleksandra Kollontaj prese l’iniziativa di intervenire presso il governo svedese che, pur non contribuendo con l’invio di militari, forniva però armamenti alla Finlandia. Mise in guardia il ministro degli Esteri svedese contro qualsiasi allentamento della neutralità, sottolineando come la Svezia corresse il rischio, con il sostegno della Finlandia, di entrare in conflitto con Mosca. In un momento in cui le truppe sovietiche erano in difficoltà di fronte a quelle finlandesi, l’iniziativa di Kollontaj fu salutata con grande favore dal Cremlino, cosa che la incoraggiò a continuare i suoi sforzi. Due mesi dopo, tornate in vantaggio le truppe sovietiche, i finlandesi compresero che era giunto il momento di negoziare se volevano beneficiare della loro avanzata in territorio russo e consolidare alcune delle loro conquiiste. Ma negoziare con Mosca poneva un problema politico complesso, dal moento che l’uirss non riconosceva che il governo del comunista Kuusinen, mentre il governo finlandese in carica era pur sempre quello guidato dal primo ministro Ryt), con Vaino Tanner come ministro degli esteri. Chi poteva negoziare con Mosca? Kollontaj prese in pugno la situazione e facilità la trattativa facendo appello alla Svezia, la cui mediazione avrebbe permesso di aprire un dialogo tra Mosca e Helsinki. Propose il suo piano a Molotov, il nuovo ministro degli Esteri sovietico, che voleva – e Stalin prima ancora di lui – porre fine in un sol colpo alla guerra in Carelia e riprendere i territori russi occupati dai finladesi. Spinto all’azione dall’iniziativa della Kollontaj, il ministro degli Esteri svedese pose le condizioni per un intervento diplomatico del suo Paese. (…) Firmato il trattato, Kollontaj si diede a rafforzare i legami sovietico-svedesi che l’arroganza di Molotov aveva minato. Il suo ruolo di pacificatrice era tutt’altro che finito poiché la situazione nel mondo scandinavo stava cambiando in fretta. Hitler aveva rapidamente occupato la Norvegia – senza che l’Inghiterra potesse opporvisi – e la Danimarca; poi la «strana guerra» a ovest dell’Europa terminò e Belgio, Olanda e Francia furono invase dalle truppe tedesche. Hitler pretendeva che la Finlandia mantenesse aperto il suo territorio al passaggio delle truppe e degli armamenti tedeschi. Chi poteva opporvisi? Non certo l’alleato sovietico, e nemmeno la Svezia. Quando le relazioni sovietico-svedesi si inasprirono, Kollontaj si attivò per mantenere i legami tra i due Paesi. La rottura dell’alleanza tra Germania e Urss con l’avio dell’operazione Barbarossa, lanciata il 2 giugno 1941, darà nuovo slancio alla sua missione. Ancora una volta, Kollontaj venne incaricata di vigilare sul mantenimento della neutralità da parte della Svezia, perché Mosca temeva che il mondo scandinavo, sconcertato dall’impressionante avanzato della Wehrmacht in territorio sovietico nell’estate del 1941, propendesse per la Germania. Quel sospetto venne rafforzato dall’atteggiamento della Finlandia, che riaprì le ostilità contro l’urss contando, grazie all’espansione tedesca, di riconquistare i territori perduti nel trattato di pace. Il governo finlandese asserì che la guerra condotta dal suo esercito contro le truppe sovietiche era indipendente dal conflitto con la Germania e non aveva altro scopo se non riconquistare i territori perduti, cosa che avvenne in effetti nell’arco di sei mesi. Poi, a fronte della strenua resistenza dimostrata dall’esercito sovietico dopo le sconfitte iniziali, la Finlandia si mostrò meno desiderosa di continuare una guerra che non poteva riservarloe altri vantaggi. In quel periodo Aleksandra Kollontaj lavorò per mantenere i contatti in Finlandia”” (pag 141-143)”,”RUST-177″
“CARRETTO Giacomo E. CORM Georges CRESPI Gabriele FOREST Chantal FOREST Jean-Daniel RIES Julien”,”Iraq. Dalle antiche civiltà alla barbarie del mercato petrolifero.”,”Giacomo E. Carretto, studioso di storia della cultura islamica, particolarmente in area ottomana e nei suoi rapporti con il mondo cristiano, è autore di varie opere e di numerosi studi comparsi su pubblicazioni specializzate italiane ed estere. Georges Corm è nato ad Alessandria d’Egitto nel 1940, ma è di cittadinanza libanese e francese. Ha studiato economia e diritto costituzionale a Parigi. Nel 1963 ha iniziato la sua carriera all’interno della funzione pubblica libanese come economista presso il Ministero della Pianificazione, quindi come consigliere finanziario presso il Ninistero delle Finanze. Dal 1971 al 1980 è stato rappresentante generale per il Medio Oriente della Banca Nazionale d’Algeria e consigliere del ministro delle Finanze algerino, e dal 1980 al 1985 ha insegnato storia del pensiero politico arabo, sociologia dello sviluppo ed economia e finanza dei paesi del Medio Oriente presso le Università di Beirut. Dal 1985 si è stabilito a Parigi come consulente economico e finanziario indipendente per istituzioni arabe e internazionali tra cui la Banca Mondiale e l’Unione Europea. Dal dicembre 1998 all’ottobre del 2000 è stato ministro delle Finanze del Libano. Gabriele Crespi, nato a Busto Arsizio nel 1946, laureato in filologia medievale presso l’Università Cattolica di Milano in lingue e letterature orientali con specializzazione in arabistica e islamistica. Ricercatore a Londra, docente presso le Università di Beirut, di Algeri e di Mogadiscio, è da anni esperto islamista all’Università Cattolica di Milano. Collabora a quotidiani, periodici e case editrici del mondo musulmano. Autore di pubblicazioni storiche e letterarie sull’Islam, ha collaborato, presso la Jaca Book, al Crpus Arabicum. Jean-Daniel FOREST, dottore in archeologia, dopo periodi di studio e ricerca trascorsi all’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme, all’Institut Français d’Archéologie di Beirut e alla Délégation Archéologique Française in Iraq, dal 1980 è responsabile di ricerca al CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique). Ha reascorso molti anni a Damasco e Baghdad, in Iran, in Libano e, soprattutto in Iraq. Ha pubblicato, Mesopotamia, L’invenzione dello Stato (VII-II) millenio). Chantal Forest-Foucault è dottore in archeologia e insegna al Corso di civilizzazione francese per stranieri presso la Sorbona. Ha trascorso molti anni in Medio Oriente (Israele,Iran,Siria,Libano,Iraq) e qui ha preso parte a numerosi scavi archeologici. Julien Ries è nato a Fouches (Arlon, Belgio) nel 1920. Ha insegnato storia delle religioni e religioni comparate all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve dal 1968 al 1990. Nel 1970 vi ha creato il Centre d’Histoire des Religions, del quale è tuttora presidente. Ha fondato e dirige due collane scientifiche “”Homo Religiosus”” e “”Cerfaux-Lefort”” É stato presidente dell’Institut Orientaliste di Louvain-la-Neuve (1975-1980) ed è membro di numerosi comitati scientifici internazionali. É autore di decine di volumi e di oltre un centinaio di articoli su diversi temi di storia delle religioni.”,”VIOx-060-FL”
“CARRIAS Eugène”,”La pensée militaire française.”,”CARRIAS Eugène: dal frontespizio Dottore in Lettere certificato Stato maggiore generale. Colonnello dell’Esercito francese (Grenoble, 13/04/1895 – Forcalquier, 10/10/1961). <> (pg 7, 8, 9 dell’Introduzione. Traduz. d. r.)”,”FRQM-002-FSL”
“CARRIERE Pierre”,”L’ Asie sovietique aujourd’hui. Geographie regionale.”,”CARRIERE Pierre è Agregé di geografia e Maitre-Assistant all’ Università di Montpellier.”,”RUSU-113″
“CARRIERE Pierre”,”L’ Europe sovietique aujourd’hui. Geographie regionale.”,”CARRIERE Pierre è Agregé di geografia e Maitre-Assistant all’ Università di Montpellier.”,”RUSU-114″
“CARRIERI Mimmo PERULLI Paolo a cura; saggi di Marino REGINI Mario DAL-COL Stefano PATRIARCA Paolo PERULLI Mimmo CARRIERI Carlo DONOLO Wolfgang STREECK Michael PIORE Charles SABEL Jean-Louis MOYNOT”,”Il teorema sindacale. Flessibilità e competizione nelle relazioni industriali.”,”Aisri, Associazione italiana di studio delle relazioni industriali Mimmo Carrieri, ricercatore nel Centro per la Riforma dello Stato di Roma Paolo Perulli, ricercatore nel DAEST (Dipartimento di analisi economica e sociale del territorio) di Venezia”,”SIND-197″
“CARRILLO Santiago”,”Eurocomunismo y Estado. El “”eurocomunismo”” come el modelo revolucionario idóneo en los paises capitalistas desarrollados.”,”CARRILLO Santiago è stato segretario del Partito Comunista de España (PCE). L’ esperienza spagnola. Il caso di Trotsky. (pag 147) Engels sull’ utilizzo rivoluzionario della tribuna parlamentare. “”A questo tipo di rivoluzione corrispondeva la forma di lotta delle barricate, che Engels riteneva “”considerevolmente antiquata””. “”Non c’è da farsi illusioni – aggiungeva – : una vittoria vera dell’ insurrezione sull’ esercito nella lotta di strada, una vittoria come si combatte tra due eserciti, è una delle maggiori rarità storiche””. (…) Ma immediatamente Engels sottolinea il “”grande servizio”” fornito dagli operai tedeschi “”nel procurare ai loro compagni di tutti i paesi un’ arma nuova, una delle più affilate, facendogli vedere come si utilizza il suffragio universale””.”” (pag 119)”,”SPAx-071″
“CARRILLO Santiago RIBA Carlos IBARRURI Dolores GALLEGO Ignacio ALVAREZ Santiago”,”Manifiesto programa del partido comunista de España. Per la liberación de la mujer. IIa Conferencia nacional del Partido Comunista de España.”,”La convergenza democratica. “”Por otra parte no basta sólo con tener una política de principios; hace falta aplicar esa política con inteligencia y realismo. La Junta Democrática agrupa hoy a la clase obrera, a amplios sectores del campo, de los estudiantes y profesionales, intelectuales, creadores y artistas. Agrupa también a sectores empresariales y capitalistas. Tiene gran influencia en medios importantes de la Iglesia y comienza a tenerla en medios militares””. (pag 43)”,”MSPx-070″
“CARRILLO Santiago, con Regis DEBRAY e Max GALLO”,”La Spagna domani. Conversazioni con Régis Debray e Max Gallo.”,”Le conseguenze della morte di Franco e del franchismo in Spagna. Le svolte del PCE dagli anni 1960.”,”MSPx-001-FSD”
“CARRINGTON Richard”,”Biografia del mare.”,”CARRINGTON Richard è nato a Londra nel 1921 ed ha studiato a Cambridge. E’ autore di libri di divulgazione scientifica. E’ membro dei maggiori istituti antropologici e geografici inglesi. Zone del mare e profondità diverse. “”Ad onta della sua mobilità, il pesce tipico non gode di una illimitata libertà di spostamento. Abbiamo notato in uno dei precedenti capitoli che, per quanto gli oceani appartengano tutti ad un solo grande sistema, le loro popolazioni sono nondimeno divise da alcune barriere naturali, ma invisibili. La salinità, la temperatura, la viscosità, la luce ed altri fattori fisici, come pure la disponibilità di un’adatta riserva di alimenti confinano molti organismi in una ragione particolare. Parimenti la natura del fondo può causare in alcune specie specializzazioni estreme, che, una volta acquisite, le rendono inadatte a vivere in qualsiasi habitat. (…) Un problema di interesse generale che sorge dalla suddivisione orizzontale delle popolazioni dei pesci è il modo in cui questi mantengono nell’ acqua il livello prescelto””. (pag 134-135)”,”SCIx-270″
“CARRINO Agostino”,”Stato e filosofia nel marxismo occidentale. Saggio su Karl Korsch.”,”Scheda biografica di Korsch. Nel 1912, laureato in legge si iscrive al Partito socialdemocratico. Viene chiamato come assistente all’ Università di Londra, dove si iscrive alla Fabian Society. Tornato in Germania nel 1914, arruolato si rifiuterà di combattere. Nel 1918-19 partecipa alle assemblee operaie della rivoluzione tedesca. Scrive il saggio Cos’è la socializzazione? Nel 1920 insegna a Jena. Si iscrive all’ USPD. Con la sinistra dell’ USPD passa al Partito comunista unificato. Nel 1923 viene inviato al congresso di Lipsia. Pubblica il saggio ‘Marxismo e filosofia’. Nel 1924 è direttore della rivista ‘Die Internationale’. Rappresenta il partito al V° Congresso dell’ Internazionale Comunista. Fa parte della sinistra del KPD. Nel 1926 esce il primo numero della rivista da lui diretta ‘Kommunistische Politik’. A maggio viene espulso dal KPD. Nel 1927 prende contatti per un’ organizzazione di estrema sinistra a livello internazionale ma il progetto non decolla. Esce l’ ultimo numero di ‘KP’. Nel 1928 incontra Brecht. Nel 1929 esce la sua critica a Kautsky ‘Die materialistische Geschichtsauffassung’. Nel 1930-33 compie viaggi all’ estero. Nel 1936 si trasferisce a Boston e insegna in un College. Viene aiutato dalla fondazione Weil che sostiene anche l’ istituto di Horkheimer e Adorno. Nel 1937 collabora con Paul MATTICK e il suo gruppo di comunisti consiliari. Nel 1938 pubblica il suo ‘Karl Marx’. Nel 1939 partecipa con LEWIN al Congresso per l’ unità della scienza. Negli anni 1945-50 torna a studiare il pensiero socialista e anarchico non marxista, specialmente Bakunin. Nel 1950 scrive le tesi di Zurigo. Muore nel 1961. (pag 317) Renner. “”Per Korsch è, allora, su una “”falsa pista””, ad esempio, il Renner, quando questi vorrebbe integrare l’ economia politica del marxismo con una compiuta teoria del diritto.”” (pag 229) Sullo Stato. “”Stato e diritto sono, per Korsch come per Marx, l’ espressione immediata della rivoluzione borghese (rispettivamente politica ed economica) e il compimento perfettamente razionale di ogni dominio di classe pensabile. Lo Stato è l’ ultima e più potente parola del dominio borghese e capitalistico, “”la grande sintesi onnicomprensiva in cui tutte le contraddizioni sono o possono essere definitivamente superate””. (pag 230) Contro Kautsky. “”Questo non significa affatto che Korsch attenuasse il suo criticismo verso il marxismo dogmatico della II Internazionale; anzi proprio gli esiti burocratici e ossificati della Terza gli avrebbero permesso di accentuare – in maniera spesso unitalerale – la sua polemica contro Kautsky e il “”kautskismo””. (pag 231)”,”TEOC-303″
“CARRIQUIRY LECOUR Guzmán M.”,”Una scommessa per l’America Latina. Memoria e destino storico di un continente.”,”ANTE1-32″,”AMLx-092″
“CARROLL Peter N. NOBLE David W.”,”Storia sociale degli Stati Uniti.”,”CARROLL laureato al Queens College nel 1964 ha insegnato alle Univ dell’Illinois e del Minnesota, ed è ora docente all’Univ statale di San Francisco. NOBLE è nato a Princeton nel 1925. Ha ricevuto il dottorato all’Univ del Wisconsin nel 1949. Insegna dal 1952 all’Univ del Minnesota dove è Prof di storia americana.”,”USAG-004″
“CARROLL Peter N. NOBLE David W.”,”Storia sociale degli Stati Uniti.”,”Peter N. Carroll, laureato al Queens College nel 1964 ha insegnato alle Università dell’Illinois e del Minnesota, ed è ora (1981) docente all’Università statale di San Francisco. David W. Noble è nato a Princeton nel 1925. Ha ricevuto il dottorato all’Univ del Wisconsin nel 1949. Insegna dal 1952 all’Univ del Minnesota dove è Prof di storia americana.”,”USAG-005-FF”
“CARRUBBA Pippo”,”Lettere dalla fabbrica (1978-1999).”,”Giuseppe Carrubba, detto Pippo, ha pubblicato pure ‘Il posto fisso’, ‘Lettera al ministro’, ‘Il Gruppettaro'”,”LIGU-179″
“CARRUCCIO Ettore”,”Mondi della Logica.”,”Ettore Carruccio, libero docente di storia delle matematiche, è attualmente incaricato presso le Università di Bologna e di Torino. Discepolo di Federico Enriques, ha dedicato i suoi lavori specialmente alla storia e alla filosofia delle matematiche, alla logica simbolica e alla metamatematica.”,”SCIx-146-FL”
“CARSTEN Francis Ludwig a cura; saggi di CARSTEN D.C. COLEMAN A.R. HALL W. VON LEYDEN Stephan SKALWEIT Anne WHITEMAN R. WITTKOWER George CLARK G. ZELLER J. LOUGH David OGG E.H. KOSSMANN E.E. RICH Juan REGLA’ V.M. GODINHO J.B. HARRISON C.D. COWAN Giorgio SPINI R.R. BETTS A.N. KURAT Jerker ROSEN Horst JABLONOWSKI Werner PHILIPP”,”Storia del mondo moderno. Vol 5. La supremazia della Francia, 1648-1688.”,”saggi di CARSTEN D.C. COLEMAN A.R. HALL W. VON LEYDEN Stephan SKALWEIT Anne WHITEMAN R. WITTKOWER George CLARK G. ZELLER J. LOUGH David OGG E.H. KOSSMANN E.E. RICH Juan REGLA’ V.M. GODINHO J.B. HARRISON C.D. COWAN Giorgio SPINI R.R. BETTS A.N. KURAT Jerker ROSEN Horst JABLONOWSKI Werner PHILIPP”,”STOU-003″
“CARSTEN F.L.”,”The German Workers and the Nazis.”,”F.L. CARSTEN è autore pure di ‘The Rise of Fascism’ (1982) e di altri libri sulla recente storia tedesca.”,”MGEK-029″
“CARSTEN F.L.”,”La rivoluzione nell’ Europa centrale, 1918-1919.”,”Nato e educato a Berlino durante gli anni della Repubblica di Weimar, CARSTEN lasciò la Germania nel 1936, ed è stato docente di Storia centro-europea all’ Università di Londra. Ha pubblicato numerosi libri, fra i quali citiamo: ‘The Rise of Fascism’ e ‘The Reichswehr and Politics 1918-1933′. E’ direttore della ‘Slavonic and East European Review’.”,”MGER-035″
“CARSTEN Francis Ludwig”,”Eduard Bernstein, 1850-1932. Eine politische Biographie.”,”CARSTEN Francis Ludwig (1911) ha insegnato Storia del centro europa a Londra (fino al 1978). Poi è diventato professore emerito. “”An Kautsky schrieb er schon Ende 1893, die Taktik der Partei sei richtig, “”wenn wir unmittelbar vor dem großen Krach stehen und es im Interesse der Bewegung liegt, daß derselbe uns auf der einen und die ‘eine reaktionäre Masse’ auf der andere Seite vorfindet”” Er bezweifle letzteres und sei deshalb dafür, “”das Erstere nicht noch mit Gewalt zu beschleunigen””. Bebel mit seiner Erwartung vom “”großen Kladderadatsch”” lasse sich zu einer bedenklinchen Taktik verleiten; sie wäre nur richtig, wenn man unmittelbar vor dem Krach stünde. 1898 wiederholte Bernstein, seine ganze Polemik richte sich gegen die Ansicht, “”daß wir vor einem Zusammenbruch der bürgerlichen Gesellschaft stehen””, daß die Partei “”ihre Taktik von der Idee einer in der Nähe bevorstehenden Katastrophe dieser Art abhängig machen solle””.”” (pag 65) Teoria del crollo (pag 65 67 69 74 79 99)”,”TEOC-442″
“CARSTEN Francis L.”,”Le origini della Prussia.”,”Francis L. Carsten è tra i maggiori specialisti inglesi di storia tedesca moderna. E’ autore, fra l’altro di ‘Princes and Parliaments’ e di ‘Rise of Fascism’. Ha pubblicato in Italia ‘La rivoluzione nell’Europa centrale’, Feltrinelli, 1978 “”Il fattore più importante nella storia sociale del Brandeburgo e della Prussia, e di molti altri paesi dell’Europa orientale, fu la decadenza delle città e la conseguente ascesa della nobiltà: ciò separò definitivamente lo sviluppo dell’est da quello dell’ovest, e creò una linea di demarcazione fra due sistemi sociali differenti. Se le istituzioni occidentali fossero penetrate maggiormente nell’Europa orientale al tempo della colonizzazione, alcuni secoli più tardi nei distretti colonizzati si sarebbe consolidata una società est-europea dalle peculiari caratteristiche. Nonostante le grosse differenze di sviluppo storico fra Mecklemburgo, Pomerania, Brandeburgo, Prussia, Polonia, Boemia, Moravia, Ungheria, Russia e Paesi Baltici, è comune a tutti un fattore di base: la nobiltà restò la classe dominante, e una classe media urbana non si sviluppò fino alla fine del diciannovesimo secolo. La nobiltà mantenne in servitù la maggior parte della popolazione, monopolizzò i posti chiave nello Stato e nell’esercito, e impedì decisamente l’inizio di qualsiasi riforma che avrebbe potuto limitare il suo potere e la sua influenza. La popolazione restante doveva ubbidire e pagare, restando incapace di influire sul corso degli eventi. Il risultato fu una completa divisione fra dominanti e dominati, e fra le diverse classi sociali. I sovrani Hohenzollern dei secoli diciassettesimo e diciottesimo non solo accettarono la struttura sociale esistente, ma tramite una determinata politica di coinvolgimento della nobiltà nello Stato, essi rafforzarono e preservarono la posizione della stessa nobiltà. Le riforme divennero perciò impossibili: poterono essere introdotte solo quando la vecchia Prussia fu distrutta da Napoleone sul campo di battaglia, e anche allora contro la fiera resistenza dell’aristocrazia dominante. Sotto molti aspetti, la lotta fra Federico Guglielmo e i ceti fu molto simile a quella fra parlamento e corona in Inghilterra. I ceti usarono tutte le armi dei Commons, come le rimostranze alla richiesta di fondi, lo stanziamento dei fondi stessi, le assemblee periodiche, gli attacchi contro i funzionari impopolari; nel Kleve essi si incontravano anche senza la convocazione da parte del governo. In generale essi erano molto più forti degli stati generali e dei ceti provinciali in Francia, e non più deboli del parlamento inglese alla fine del sedicesimo secolo o all’inizio del diciassettesimo; ma poi quest’ultimo acquistò sempre più forza, mentre i ceti persero il loro potere. Ciò fu in parte dovuto a fattori oggettivi, soprattutto le guerre, ma anche alle loro divisioni e alla mancanza di una comune politica”” (pag 317-318)”,”GERx-135″
“CARTER ELWOOD Ralph”,”Resolutions and decisions of the Communist Party of the Soviet Union.The Russian Social Democratic Labour Party. 1898-October 1917. Volume I.”,”Ralph Carter Elwood is Associate Professor of Russian History at Carleton University, Ottawa. He is associate editor of Canadian Slavonic Papers and author of Russian Social Democracy in the Underground: a study of the RSDRP in the Ukraine, 1907-1914. General Editor’s Robert H. McNeal Introduction, Acknowledgments, Editor’s Preface, Introduction, Index,”,”RIRx-033-FL”
“CARTESIO (DESCARTES R.); a cura Italo CUBEDDU”,”Discorso sul metodo.”,”CARTESIO, ha scritto MARX, vede il mondo “”con gli occhi del periodo manifatturiero””.”,”FILx-011 SCIx-059″
“CARTIER Raymond”,”Le diciannove europe.”,”La Francia sonnolenta: l’ Ovest, la Francia abbandonata: il Sud-Ovest, la Francia rinnovata: il Sud-Est, la Francia luminosa: la Costa Azzurra, la Francia dinamica: l’ Est, la Francia scossa: il Nord, la Francia tentacolare: Parigi, la Francia enigmatica: De Gaulle. “”Donegani espiò in pochi mesi il suo peccato di orgoglio di tutta una vita. Come Agnelli, s’era servito del fascismo che lo aveva servito. Fu spodestato dai comitati operai che glielo notificarono il giorno stesso della liberazione di Milano. Il superbo autocrate non fu più, a un tratto, che un vecchio stanco, il quale riversava la sua acredine in lunghi monologhi e proponeva di diventare comunista se l’ avessero restituito alla sua autorità. Morì l’ anno dopo. La sua opera era in rovina. I bombardamenti alleati avevano distrutto il 70% della capacità produttiva della Montecatini.”” (pag 371)”,”EURx-211″
“CARTIER Raymond”,”Hitler et ses généraux. Les secrets de la guerre.”,”Mancato sbarco in Inghilterra (pag 149) Come Mussolini ha salvato Mosca (pag 161) CARTIER Raymond ha assistito al process di Norimberga come osservatore dello Stato maggiore delle Forze Francesi in Germania. Ha poi studiato i dossiers del processo. Hitler aveva la passione del comando e si credeva un genio militare. Questo gli fu fatale in Russia ove commise errori che un militare di professione avrebbe evitato. Ma in tutte le campagne precedenti mostrò fecondità di immaginazione, capacità di uscire dai sentieri battuti e intuizione dell’ avversario. “”Gli amanti dei confronti storici si sono immaginati che Hitler avesse atteso per passare il Niemen lo stesso giorno di Napoleone. Non era assolutamente vero. Hitler aveva, al contrario, calcolato, e molto ben calcolato, che una campagna in Russia deve cominciare al punto estremo della bella stagione, quando il terreno diventa praticabile. Egli aveva tenuto esattamente conto delle distanze e delle cattive strade. Ma la sua tempistica fu sconvolta dagli avvenimenti scatenati nei Balcani da Mussolini. Le conseguenze furono immense. Se la guerra in Russia fosse cominciata sei settimane prima, era assolutamente certo che le armate tedesche avrebbero raggiunto i loro obiettivi prima dell’ inverno. E’ fuori di dubbio che avrebbero preso Mosca. (…) La presa di Mosca non avrebbe messo fine alla resistenza sovietica, è vero. Essa non avrebbe modificato l’orientamento della guerra, è pure vero. Essa non avrebbe dato alla Germania una vittoria impossibile, è sempre vero. Ma avrebbe certamente modificato lo svolgimento degli avvenimenti. Avrebbe risparmiato alla Germania una disfatta, di cui mostrerò le conseguenze formidabili e la perdita di una armata. Mosca presa nel mese di ottobre 1941, la guerra poteva durare due anni di più. Lanciandosi contro la Grecia, senza aver avvertito il suo alleato, Mussolini ha salvato Mosca. L’ effetto scenico che ha ottenuto a Firenze (“”Führer, noi marciamo””) è costato di più all’ Asse che i più grandi dei suoi rovesci””. (pag 167-168)”,”GERQ-073″
“CARTIER Raymond”,”Nach dem Zweiten Weltkrieg. Mächte und Männer 1945-1965.”,”Mit 152 Abbildungen, 23 Karten, Zeittafel, Personen-und Sachregister.”,”RAIx-366″
“CARTIER Raymond”,”La seconda guerra mondiale. Volume primo.”,”Raymond Cartier giornalista e storico di fama internazionale. Tra i punti trattati: – Veglia d’armi. (…) Hitler o Manstein? La genesi del piano Sedan (in Cap. III); – Leningrado, Kiev o Mosca. (…) Hitler decide: Ucraina anzitutto (in Cap: XI) “”Ucraina innanzitutto””. “”Uno di questi diktat [di Hitler, ndr], die Weisung n. 35, è stato loro reso noto [ai capi dell’esercito Brauchtsch e Halder ndr] il 19 luglio. Ordina di smembrare il gruppo di Centro inviando una parte delle sue forze corazzate verso Leningrado e, in un secondo tempo, l’altra parte verso l’Ucraina, al fine di facilitare al gruppo Sud la costituzione di una base di partenza per l’offensiva verso il Caucaso. Hitler, fedele ai suoi preconcetti, fa passare la conquista di Mosca al terzo posto di ordine d’urgenza. Il mondo intero si aspetta la conquista imminente della cpaitale del bolscevismo, e i colpi terribili che cadono sulla direttrice napoleonica Vilna-Vitebsk-Smolensk sembrano comprovare che l’austriaco segue le orme del corso. Ma non è così. Il 23 luglio, Brauchitsch e Halder tentano di far tornare Hitler sulla sua decisione. Sostengono che Mosca è l’obiettivo principale, anche se ci si vuole attenere a considerazioni strettamente militari. Dimostrano che il nodo delle comunicazioni avversarie, unico legame tra la Russia del Nord e quella del Sud, tra la Russia asiatica e quella europea, è Mosca Citano Hitler contro Hitler: il Führer non ha mai cessato di affermare che lo scopo della camapgna è la distruzione delle forze nemiche; ora, è davanti a Mosca, è in difesa della loro capitale che i russi raccolgono tutti i mezzi che possono ancora racimolare. E’ là, di conseguenza, che bisogna tentare l’azione di annientamento. (…) La sera Halder schive nel suo diario: «Mosca al momento non interessa il Führer, ma soltanto Leningrado» (…). Ha poi luogo la conferenza generale. Hitler spiega che bisogna prima puntare su Leningrado, perché questa conquista eliminerà i russi dal Baltico, farà sparire ogni minaccia sulle importazioni di minerale svedese, e toglierà al nemico il suo arsenale più prezioso. Si porrà poi il problema «Mosca o Ucraina?». La mia decisione, dice Hitler, non è ancora presa, ma l’Ucraina mi sembra, in linea di massima, più indicata in ragione delle sue risorse agricole e industriali. È necessaria anche al conquista della Crimea, essendo questa una base pericolosa per il petrolio rumeno. Resterà poi il tempo di prendere Mosca prima dell’inverno. Fissati i termini della questione, la discussione entra nei particolari. I generali approfittano della rara occasione loro offerta di mettere il capo supremo al corrente delle difficoltà della campagna. Gli ottimi T-34 russi, 26 tonnellate, un cannone da 76 mm, una corazzatura invulnerabile al 37 tedesco, si moltiplicano. Compaiono mastodonti assolutamente imprevisti, T-35 da 46 tonnellate, i Klim Voroscilov da 55 tonnellate. I mortai di Stalin, chiamati dai russi Katjuscia, rappresentano una sorpresa ancora più spiacevole: i loro 320 razzi che si scatenano in 25 secondi hanno effetti sconvolgenti tali da far perdere la testa anche ai migliori combattenti. I generali sostengono che l’esercito tedesco ha bisogno di un carro e di un anticarro più potenti. Per il momento chiedono carri nuovi con cui ridar vigore alle loro divisioni corazzate. Hitler rifiuta. I carri armati che escono dalle officine sono necessari, dice, per costituire nuove divisioni corazzate. Tutt’al più acconsente solo a destinare all’intero fronte orientale 300 motori di ricambio, cifra insignificante. Si lascia sfuggire, con Guderian, questa confessione: «Se avessi saputo che davvero i russi avevano tanti carri armati quanti lei ha sostenuto ne avessero nel suo libro ‘Achtung Panzer’, credo che non avrei cominciato questa guerra». Guderian aveva parlato di 10.000 carri armati sovietici, ma la sua stima era probabilmente inferiore del 50 per cento alla realtà. Il pensiero hitleriano continua a oscillare”” (pag 393-394-395) Raymond Cartier giornalista e storico di fama internazionale”,”QMIS-287″
“CARTIER Raymond”,”La seconda guerra mondiale. Volume secondo.”,” Raymond Cartier giornalista e storico di fama internazionale Fallimento della guerra sottomarina – Kursk, nuova tappa della disfatta (da pag 155) (La caduta del Duce) Vinta una battaglia capitale sui mari. “”Mentre si svolge la conferenza «Trident», gli Alleati fanno un passo da gigante verso la vittoria. Scompare la più pesante ipoteca che grava sulla loro strategia. La guerra sottomarina sta per fallire. Fra tutti i voltafaccia della fortuna che la guerra ha provocato, soltanto le disfatte tedesche davanti a Mosca e a Stalingrado, possono essere comparate, per violenza al fallimento degli U-Boot. All’inizio di primavera stavano per esser vincitori. All’inizio dell’estate, vengono cacciati dai mari. La tattica dei lupi era al suo apice. Cento sommergibili operavano simultaneamente nell’Atlantico, a squadre di 12 o 20. In marzo, colarono a picco 85 navi mercantili, delle quali 21 sulle 35 dei convogli HX 229 e SL 122. In aprile, malgrado qualche traversata più felice, affondarono ancora 350.000 tonnellate. Le perdite di sommergibili, 5 al mese, costituivano appena un quinto delle nuove unità che entravano in servizio. Da parte alleata, il bilancio tra il tonnellaggio costruito e il tonnellaggio distrutto rimaneva deficitario. Da parte tedesca, la flotta sottomarina continuava a crescere. Di fronte a questi due dati, l’invasione dell’Euroa restava impossibile. Improvvisamente tutto cambia. I sommergibili scompaiono uno dopo l’altro soprattutto nel corso della traversata di ritorno, quando lo stato maggiore di boulevard Suchet li considera ormai fuori pericolo. I rapporti dei comandanti sopravvissuti alla nuova forma di attacco permettono di ricostruire la loro disavventura. L’U-Boot naviga in superficie, la notte, per ricaricare le batterie, rinnovare l’ossigeno, compensare la mortale lentezza della navigazione in immersione. Improvvisamente si accendono nel cielo fari e cadono bombe. Il moltiplicarsi delle portaerei di scorta, piroscafi trasformati e l’entrata in servizio di un radar di dieci centrimetri permettono agli Alleati questa caccia implacabile. La notte, un tempo amica e rifugio dei sommergibili, ora li tradisce! Maggio è catastrofico. 38 sommergibili, uno su tre, non rientrano alla base. Dönitz chiede al Führer un colloquio a due e sale all’Obersalzberg per commentargli il disastro. La perdita di 2000 ufficiali e marinai specializzati, ancor più insostituibili degli stessi sommergibili, è un prezzo troppo alto per la distruzione di 240.000 tonnellate di naviglio mercantile. Pur dichiarandosi pronti al sacrificio, i più sperimentati comandanti, i titolari della croce di ferra con fronde di quercia e spade, i Roskill, i Lehmann-Willerbock, gli Scholz, giudicano impossibile continuare la lotta con imbarcazioni che fanno nove nodi in immersione e devono risalire ogni ventiquattro ore per respirare. Per questo, e in attesi di trovare un rimedio, Dönitz ha preso la decisione di ritirare i sommergibili dall’Atlantico del Nord: Essi operano provvisoriamente solo nei mari lontani, se riescono a sopravvivere durante le traversate necesarie per raggiungerli. La replica di Hitler è di una veemenza straordinaria. Misura ruggendo a grandi passi il vasto salone. Non può accettare la conclusione del suo grand’ammiraglio. Non può credere che gli inglesi – non accenna nemmeno agli americani – abbiano abbastanza portaerei e aeroplani per sorvegliare tutto l’Atlantico Nord. Non può, assolutamente non può rinunciare alla guerra sottomarina. «L’Atlantico è il mio vallo difesivo. Se viene abbandonata la guerra sottomarina l’invasione dell’Europa diventa una certezza…». Immediatamente vengono dati ordini affinché tutte le priorità che Dönitz reclama gli siano accordate e poerché Göring stesso sia costretto a mettere la Luftwaffe a disposizione dell’ammiraglio che detesta. Dönitz correderà le sue unità di dispostivi antiradar e di apparecchi ottici antiaerei. Accelererà l’applicazione dello Schnorchel, che, pompando aria dalla superficie, permette di navigare in immersione coi diesel ed evita le frequenti emersioni. . Lo Schnorchel, d’altronde, è solo una soluzione provvisoria. Non vi è ormai più possibilità di costruire sommergibili a circuito chiuso come da molti anni propone il professor Walter. Ma si lavorerà con accanimento al tipo XXI, che potrà raggiungere 17,5 nodi di immersione. È ligittiom sperare in un rilancio della guerra sottomarina per l’inizio del 1944. A giugno, il tonnellaggio delle navi affondate in Atlantico scende a 27.000, e, nell’assieme dei mari, a 157.000. In luglio, in seguito a ordini di Hitler, le cifre di distruzione risalgono a 136.000 e 390.000 tonnellate, ma la perdita di 25 sommergibili dà ragione a Dönitz e costringe a rallentare le operazioni. In agosto, gli Alleati perdono nell’Atlantico soltanto 4 navi, per un totale di 27.941 tonnellate. Per la prima volta dall’inizio della guerra, il tonnellaggio costruito supera il tonnellaggio distrutto su tutti gli oceani, Pacifico compreso. Viene così vinta uan battaglia capitale. La strada che porta alle grandi imprese è sgombra””. (pag 159-160-161) Stalin lascia schiacciare gli insorti di Varsavia (da pag 354) (La guerra esce dalla Russia) Accerchiamento mancato in Normandia (da pag 402) (La liberazione della Francia)”,”QMIS-288″
“CARTIGLIA Carlo”,”Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia.”,”CARTIGLIA Carlo è nato a Biella nel 1938. Vive e lavora a Torino. E’ capo redattore della Casa editrice Loescher e insegna alla facoltà di Scineze politiche. Ha collaborato a ‘Resistenza’ e a ‘Nuova Sinistra’. Collabora a ‘Movimento Operaio e Socialista’, ‘Italia Contemporanea’ ‘Rivista di Storia Contemporanea’ e al ‘Dizionario Critico di Storia Contemporanea’. ‘I progetti di RIGOLA, fra il 1927 e il 1940, di fiancheggiamento critico al fascismo sono visti in parte come esiti conseguenti di una linea politica subalterna alle scelte delle classi dominanti’ L’ attività politica di RIGOLA finì con l’ ultimo numero della sua rivista, nel giugno del 1940. Tenne ancora contatti, dopo l’ aprile del 1945, con alcuni socialisti (D’ARAGONA, RONDANI, LUISETTI) e approvò la scissione di Palazzo Barberini. Ma, di fatto, il ricordo della sua attività negli anni del fascismo pesava, e contribuiva a renderlo isolato e screditato. Collaborò a qualche giornale, contribuì alla prefazione a una raccolta di scritti di TURATI, scrisse le presentazioni a un libro su MASSARENTI e a un volumetto della Biblioteca di cultura socialista. Pubblicò nel 1947 una ‘Storia del movimento operaio’, una storia del sindacalismo riformista, utile per la massa di documenti e di notizie, ma monca e reticente. Morì nel 1954. (pag 204)”,”MITT-099″
“CARTIGLIA Carlo”,”Il partito socialista italiano, 1892-1962.”,”Carlo CARTIGLIA è nato a Biella nel 1938. Capo redattore della casa editrice Loescher, ha insegnato storia dei movimenti sindacali presso la facoltà di scienze politiche di Torino. ha pubblicato ‘Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia’ (1976) e altro (v. retrocopertina).”,”MITS-193″
“CARTOCCI Roberto”,”Fra Lega e Chiesa. L’Italia in cerca di integrazione.”,”Roberto Cartocci insegna Metodologia delle scienze politiche nell’Università di Bologna. Con il Mulino ha già pubblicato Elettori in Italia.”,”ITAP-067-FL”
“CARTOSIO Bruno”,”Contadini e operai in rivolta. Le Gorras blancas in New Mexico.”,”Bruno CARTOSIO insegna storia dell’ America del Nord all’ Università di Bergamo e si occupa da anni di cultura e storia degli Stati Uniti. Ha pubblicato varie opere (v. retrocopertina) Successo Knight nel New Mexico. “”Nel mese di giugno, il “”Las Vegas Democrat”” dava notizia delle risoluzioni, “”che hanno suscitato l’ approvazione di tutti gli uomini onesti””, con cui i Knights dichiaravano la loro condanna delle “”recinzioni, laddove siano state erette illegalmente”” e annunciava con soddisfazione che i loro ranghi erano in espansione, avendo raggiunto i 1000 iscritti nella contea di San Miguel. Subito dopo, nella stessa Las Vegas, la cui popolazione era allora di 2385 persone, il 4 luglio i Knights chiamarono più di 1000 persone a partecipare a una grande parata e festa patriottica (che ebbe luogo significativamente sia nella piazza “”vecchia”” sia in quella “”nuova””) e a fine ottobre raccolsero 2000 partecipanti a un’ altra manifestazione preelettorale. Ma era la loro crescita nella contea di San Miguel nel suo insieme a giustificare i sospetti di molti che Knights e Gorras fossero due facce della stessa medaglia””. (pag 64-65) Sospetti di entrismo nei Cavalieri del Lavoro. “”Anche se la coincidenza temporale non era assoluta, alla fine del decennio, la effettiva compresenza sulla scena di Knights e Gorras turbava sia gli oppositori politici che i membri anglo dell’ Ordine. Tre di loro manifestarono direttamente a Terence Powderly, leader nazionale dell’ organizzazione, il timore che l’ incremento nel numero di mexicanos entrati nelle file dei Knights non indicasse solo il successo politico dell’ Ordine, ma implicasse anche il suo uso come copertura legale per le azioni illegali delle Gorras.”” (pag 67-68)”,”MUSx-162″
“CARTOSIO Bruno a cura; saggi di Ferdinando FASCE Bruno CARTOSIO Dean NOLAN e Fred THOMPSON Alessandro PORTELLI Linda NOCHLIN Alan DAWLEY”,”Wobbly! L’ Industrial Workers of the World e il suo tempo.”,”Saggi di Ferdinando FASCE Bruno CARTOSIO Dean NOLAN e Fred THOMPSON Alessandro PORTELLI Linda NOCHLIN Alan DAWLEY Foto pag 216, I dirigenti IWW dello sciopero di Paterson, 1913, Adolph LESSIG, Bill HAYWOOD e Carlo TRESCA CARTOSIO Bruno insegna storia dell’ America del Nord all’ Università di Bergamo. Si occupa di storia sociale e culturale degli Stati Uniti. Dirige con Alessandro PORTELLI e Giorgio MARIANI ‘Acoma, Rivista internazionale di studi nordamericani’. Ha pubblicato vari volumi (v. 4° cop). “”Nel periodo di prosperità che si apre col 1898, mentre la crisi della frontiera ha ormai definitivamente stabilizzato la condizione operaia, l’AFL sembra in grado di dare per la prima volta all’area composita e frazionata delle ‘trade unions’ un respiro e una dimensione nazionali. La cruda e disincantata logica del ‘business unionism’ (più soldi, meno lavoro, nessun fine ultimo, niente attività politica autonoma) raccoglie attorno all’organizzazione di Samuel Gompers un numero di iscritti che passa da 278.000 nel 1898 a 1.676.200 nel 1904 e che, pur declinando con la recessione che segue al 1904, riesce comunque a rimanere intorno al milione e mezzo di effettivi””. (pag 21)”,”MUSx-216″
“CARTOSIO Bruno”,”Lavoratori negli Stati Uniti. Storia e culture politiche dalla schiavitù all’ IWW.”,”CARTOSIO Bruno docente di letteratura inglese e americana presso l’ Istituto Universitarie di Lingue Moderne di Milano, è autore di numerosi saggi sulla cultura e la storia sociale degli Stati Uniti (‘Dentro l’ America in crisi’)( De Donato, 1980), ‘Tute e technicolor’ (1981). Le calunnie precedono la repressione. Intervista con Bill Haywood. “”L’ IWW si costituì nel giugno 1905; il suo sorgere fu accolto da una feroce campagna della stampa a base delle più stolte ed infami accuse e delle insinuazioni più nefande. L’ IWW veniva definita come una setta di assassini volgari, di delinquenti comuni, organizzata per il furto, la rapina, l’ attentato terroristico. Scopo di detta campagna era quello di giustificare pol la reazione governativa che si andava preordinando nel segreto degli uffici ministeriali e degli uffici di polizia. Difatti; pochi mesi dopo nel Febbraio del 1906 incominciò l’ offensiva padronale in grande stile. Il 17 dello stesso mese fummo arrestati io Moyer e Pettibone. Fummo arrestati a Denver nel Colorado e contro ogni norma di legge trasportati in treno speciale – ci si rendeva onori sovrani – a settanta miglia all’ ora, al plenipotenziario (leggi invece al penitenziario), nel quale normalmente non si è trasferiti che dopo una condanna, e rinchiusi nella cella detta ‘della morte’, poiché in essa si rinchiudono i condannati a morte che attendono di essere esecuzionati. In quel luogo spaventevole, tagliati fuori da ogni consorzio umano, rimanemmo parecchie settimane, cioè sino a quando il nostro avvocato, riuscito a rintracciarci, non ottenne che venissimo trasferiti nelle carceri giudiziarie di Ada. Ecco perché allora si dubitò che fossimo stati uccisi, e a dirti la verità la medesima cosa noi dubitavamo potesse avvenire da un momento all’ altro. Nota qui la strana coincidenza fummo trasportati nel carcere medesimo in cui i quattordici minatori arrestati in seguito al primo sciopero minerario di Coeur de Alenes Idaho, quattordici anni prima, idearono la costitituzione della Federazione Minatori! Fummo trattenuti in carcere quindici mesi; sino a quando non fui processato. Il mio dibattimento durò tre mesi: ero accusato di aver ucciso il governatore dell’ Idaho, la cui casa era stata fatta saltare in aria, mentre io mi trovavo ad oltre mille miglia di distanza dal luogo in cui avvenne il fatto. Fui assolto in virtù dell’ agitazione mondiale che i compagni di tutti i paesi fecero in mio favore.”” (pag 230-231)”,”MUSx-218″
“CARTOSIO Bruno”,”Anni inquieti. Società media ideologie negli Stati Uniti da Truman a Kennedy.”,”B. Cartosio (Tortona, 1943) insegna letteratura inglese presso l’Istituto Universitario di Lingue Moderne di Milano. Fabbrica automatica. “”In un articolo intitolato “”Machines Without Men””, macchine senza uomini, pubblicato su ‘Fortune’ nel novembre 1946, i due fisici canadesi E.W. Leaver e J.J. Brown esordivano delineando appunto come in un romanzo utopico, l’aspetto di una fabbrica del prossimo futuro, della fabbrica desiderata: “”Immaginate una fabbrica pulita, spaziosa e a ciclo continuo come una centrale idroelettrica. Il terreno di produzione è del tutto privo di uomini. Solo alcuni ingegneri, tecnici e operatori comminano su una balconata in alto, daanti a una grande parete di strumenti centrali di controllo…Tutto il resto è automatico.(…)”””” (pag 190)”,”USAS-187″
“CARTOSIO Bruno”,”La grande frattura. Concentrazione della ricchezza e disuguaglianze negli Stati Uniti.”,”Bruno Cartosio insegna storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Ha pubblicato recentemente: ‘I lunghi anni sessanta. Movimenti sociali e cultura politica negli Stati Uniti’, Feltrinelli, 2012. “”Negli anni recenti non sono state poche le occasioni che hanno portato a mettere in dubbio la neutralità dei media. Anzitutto per la presenza anche in questo caso di una vorticosa “”porta girevole”” grazie a cui avviene uno scambio continuo di personale tra giornalismo e politica, oltre che tra giornalismo ed economia-finanza, come ha documentato Fabrizio Tonello (2). In secondo luogo, perché anche in questo settore è avvenuta una deregolamentazione finalizzata a favorire i grandi gruppi esistenti a scapito delle aziende indipendenti. Il 13 settembre 2001 la maggioranza repubblicana nella Commissione federale per le comunicazioni rivedeva le norme che ancora ponevano qualche freno alla concentrazione oligopolistica dei media. In particolare aboliva la norma, in vigore dal 1975, secondo cui un singolo non poteva possedere un quotidiano a stampa e una stazione televisiva agenti “”nello stesso mercato”” e l’altra, che poneva un limite alla percentuale di case cheun singolo poteva raggiungere con le sue stazioni televisive (dopo che il Telecommunications Act del 1996 aveva già innalzato quel limite al 35 per cento) (3). Sono state modifiche come queste, coerenti con la ‘deregulation’ dei mercati finanziari, che avrebbero permesso alle grandi conglomerate di diventare ancora più grandi e di perfezionare le alleanze e fusioni tra i giganti della carta stampata, della comunicazione e dell’intrattenimento”” (pag 39-40) (2) Fabrizio Tonello, La nuova macchina dell’informazione, Feltrinelli, Milano, 1999, pp. 44-46; (3) Mark Crispin Miller, ‘What’s Wrong With This Picture?’, in ‘The Nation’, 7 gennaio 2002″,”USAE-103″
“CARTOSIO Bruno”,”New York e il moderno. Società, arte e architettura nella metropoli americana (1876-1917).”,”Bruno Cartosio (1943) insegna storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Si occupa da anni di storia sociale e culturale degli Stati Uniti, collabora con varie testate giornalistiche (tra cui Il Manifesto) ed è autore di numerose pubblicazioni. Dirige con Alessandro Portelli e Giorgio Mariani “”Ácoma. Rivista Internazionale negli Stati Uniti””. Tra i suoi volumi: Anni inquieti, Società media ideologie negli Stati Uniti da Truman a kennedy, L’autunno degli Stati Uniti, Da New York a Santa Fe. Terra, culture native, artisti, scrittori nel Sudovest, 1846-1930, Gli Stati Uniti contemporanei, 1865-2002, Più temuti che armati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo.”,”USAS-007-FL”
“CARTOSIO Bruno a cura; saggi di Paolo BERTELLA FARNETTI Lorenzino BOMBARDINI Danièle STEWART Roberta MAZZANTI Philip MATTERA Bruno CARTOSIO”,”Dentro l’America in crisi. Saggi sulle lotte sociali negli Stati Uniti degli anni Settanta.”,”Saggi di giovani ricercatori italiani e americani già noti per alcune ricerche di storia economica e sociale”,”MUSx-323″
“CARTOSIO Bruno”,”Più temuti che amati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo.”,”Bruno Cartosio (1943) insegna storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Si occupa da anni di storia sociale e culturale degli Stati Uniti, collabora con varie testate giornalistiche (tra cui Il Manifesto) ed è autore di numerose pubblicazioni. Dirige con Alessandro Portelli e Giorgio Mariani “”Ácoma. Rivista Internazionale negli Stati Uniti””. Tra i suoi volumi: Anni inquieti, Società media ideologie negli Stati Uniti da Truman a kennedy, L’autunno degli Stati Uniti, Da New York a Santa Fe. Terra, culture native, artisti, scrittori nel Sudovest, 1846-1930, Gli Stati Uniti contemporanei, 1865-2002, Più temuti che armati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo.”,”MUSx-072-FL”
“CARTOSIO Bruno”,”Gli Stati Uniti oggi. Democrazia fragile, lavoro instabile.”,”Bruno Cartosio si occupa da anni soprattutto di storia sociale e culturale degli Stati Uniti. Tra le sue molte pubblicazioni ‘Dollari e no. Gli Stati Uniti dopo la fine del secolo americano’, Derive Approdi 2020.”,”USAS-248″
“CARTRON Michel Bernard a cura”,”Juillet 1830. La deuxième révolution Française.”,”L’Autore Cartron si è specializzato nel periodo della Restaurazione (1814-1830). Ha scritto varie biografie su protagonisti di questo periodo.”,”FRAD-110″
“CARUGO Adriano CHABOD Federico e DE-CAPRARIIS Vittorio LUZZATTO Gino BORLANDI Franco BENDISCIOLI Mario PRODI Paolo BUSSI Emilio CIALDEA Basilio TAMBORRA Angelo BOMBACI Alessio GIGLIO Carlo saggi di”,”Nuove questioni di storia moderna. 1. La nuova scienza. Le origini della rivoluzione scientifica e dell’ età moderna. Il Rinascimento. Periodi e caratteri dell’ economia moderna. L’ età delle scoperte e la rivoluzione economica del secolo XVI. La Riforma protestante. Riforma cattolica e Controriforma. Tra Sacro Romano Impero e Stato assoluto. Le relazioni internazionali europee dal 1492 al 1700. L’ Europa centro-orientale nei secoli XVI – XVII. L’ Impero ottomano. Origine e sviluppo dei grandi imperi coloniali sino al 1789.”,”Saggi di CARUGO Adriano CHABOD Federico e DE-CAPRARIIS Vittorio LUZZATTO Gino BORLANDI Franco BENDISCIOLI Mario PRODI Paolo BUSSI Emilio CIALDEA Basilio TAMBORRA Angelo BOMBACI Alessio GIGLIO Carlo Tesi di John H. RANDALL jr: fu la scienza a costruire il nuovo mondo. (cit. in premessa) Limiti e contraddizioni del tentativo di Copernico. “”I seguaci del copernicanesimo, infatti, si resero conto delle importanti conseguenze fisiche della innovazione astronomica di Copernico, e per dare validità e plausibilità a quest’ ultima, dovettero rovesciare l’ intero sistema aristotelico.”” (pag 76) “”E’ questa la ragione profonda per la quale Copernico attribuiva tanta importanza al movimento circolare uniforme; fu per salvaguardare questo principio che procedette con decisione a riformare la teoria tolemaica: esso costituiva la base di tutta la sua meccanica celeste; esso rappresentava, per lui, l’unico mezzo per mettere in moto la macchina del mondo. Ma proprio quella attribuzione di funzioni cinematiche alla forma geometrica della sfera (che nelle intenzioni di Copernico voleva essere una semplice revisione parziale della teoria aristotelica della forma sostanziale) comportava conseguenze catastrofiche per l’ intera cosmologia aristotelica, giacché portava logicamente – anche se, incoerentemente, Copernico non trasse queste conseguenze logiche – a negare il principio aristotelico che la terra e i pianeti sono fatti di materie diverse, sono soggetti a leggi fisiche di genere diverso , e perciò si comportano in maniera differente; in altre parole, portava ad eliminare quella netta distinzione tra fisica terrestre e fisica celeste che costituiva la chiave di volta dell’ intero sistema fisico-cosmologico di Aristotele. Copernico perciò non si rese conto della portata rivoluzionaria della propria innovazione (…)””. (pag 77, Adriano Carugo, La nuova scienza)”,”STOU-072″
“CARUSO Bruno”,”Lenin a Capri. Intellettuali marxismo religione.”,”Bruno CARUSO (Palermo 1927) ha partecipato alle lotte politiche del movimento operaio. Ha curato ‘La rivoluzione messicana’ di José Guadalupe POSADA (1974). LENIN ha compiuto due viaggi a Capri per risolvere quella scissione che, dopo il fallimento della rivoluzione del 1905, si stava producendo tra i bolscevichi.”,”LENS-051″
“CARUSO Saverio”,”Burocrazia e capitale in Italia. Struttura e ideologia.”,”””A questo proposito, nella critica alla filosofia del diritto di Hegel, Marx esprime il proprio sarcasmo in questi termini: “”Questa possibilità di ogni cittadino, di diventare funzionario statale, è dunque il secondo rapporto affermativo fra società civile e Stato, la seconda identità. Essa è di natura molto superficiale e dualistica. Ogni cattolico ha la possibilità di diventare prete (cioè di separarsi dai laici e dal mondo) per questo il clero si oppone meno, come potenza esterna, al cattolico? Che ognuno abbia la possibilità di acquisire il diritto di un’ altra sfera prova soltanto che la sua propria sfera non è la realtà di questo diritto”” (K. Marx op. cit. pag 73) (pag 116).”,”ITAB-113″
“CARUSO Alfio”,”Italiani dovete morire. Il massacro della divisione ‘Acqui’ a Cefalonia.”,”Alfio Caruso (Catania, 1950) è autore di romanzi e saggi. Dall’uno al 28 settembre sono morti 9406 soldati italiani (1300 durante i combattimenti sull’isola, oltre 5000 fucilati, 3000 prigionieri, scomparsi successivamente in mare). ‘Pagina più nobile dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale’ (4° di copertina)”,”QMIS-203″
“CARUSO Alfio”,”Io che da morto vi parlo. Passioni, delusioni, suicidio del professor Adolfo Parmaliana.”,”Alfio Caruso nato a Catania nel 1950, è autore di sei romanzi, thriller politici e mafia.”,”ITAS-029-FV”
“CARUSO Alfio”,”Tutti i vivi all’assalto. L’epopea degli alpini dal Don a Nikolajevka.”,”””È la semisconosciuta anabasi italiana, è la più straordinaria avanzata all’indietro della storia militare, è l’indomita resistenza del Corpo alpino in Rusia. Buttate nella fornace della seconda guerra mondiale dall’aberrante menefreghismo di Mussolini, le penne nere scrivono una pagina di epico e silenzioso valore. Dal 17 al 31 gennaio 1943 la ‘Tridentina’, la ‘Cuneense’ e la ‘Julia’ affrontano centinaia e centinaia di chilometri nella neve pur di non arrendersi alle armate di Stalin. A guidare la marcia deli alpini è soprattutto il desiderio di ritornare a baita, più che l’amor di patria…”” (dalla 4ª di copertina) Alfio Caruso (Catana, 1950) narratore e saggista ha pubblicato varie opere tra cui ‘Noi dal 1943 a oggi’ (2002) e ‘Italiani dovete morire’ (2000). “”Scappano anche alcuni guastatori divisi in due gruppi. Uno con il capitano Astrella e il sottotenente Delleani raggiungerà la ‘Tridentina’, l’altro con il tenente Palazzolo, il sottotenente Sonzini e il sottotenente medico Truci raggiungerà la salvezza da solo. Dei 2000 che formavano la colonna armata, ne sopravvivono soltanto 150. Un gruppo di alpini si salva requisendo un dromedario e tre zebre al padrone di circo equestre, che si esibiva nella zona e si è trovato coinvolto negli scontri. Il capitano Morini e quattro bersalpini azzeccano un sentiero che li porta fuori dal massacro. Da lì a un giorno si uniranno alla ‘Cuneense’ e con la divisione finiranno nel tritacarne di Valujki, subiranno una lunga prigionia”” (pag 251)”,”QMIS-076-FSD”
“CASADEI Alberto SANTAGATA Marco”,”Manuale di letteratura italiana contemporanea.”,”Alberto Casadei insegna Letteratura italiana all’Università di Pisa. Marco Santagata insegna Letteratura italiana all’Università di Pisa ed è presidente del consorzio interuniversitario ICoN.”,”ITAG-033-FL”
“CASAGRANDE Orsola”,”Minatori. La storia di Tower Colliery e le lotte dei minatori britannici contro la chiusura dei pozzi.”,”Orsola CASAGRANDE (Venezia, 1968) giornalista militante è corrispondente del Manifesto da Londra.”,”MUKx-159″
“CASAGRANDE Carla VECCHIO Silvana a cura; saggi di Esther COHEN Carla CASAGRANDE Piroska NAGY Silvana VECCHIO Barbara FAES-DE-MOTTONI Letterio MAURO Gijs COUCKE Sonia GENTILI Alessandro ARCANGELI Cristina MOTTA”,”Piacere e dolore. Materiali per una storia delle passioni nel Medioevo.”,”Piacere e dolore delle anime nella ‘Commedia’ di Dante Alighieri (pag 149-169) (la virtù formativa, anima e corpo ecc.) “”Tosto che loco lì la circunscrive, la virtù formativa raggia intorno così e quanto ne le membra vive.”” (l’anima conferisce la forma al corpo individuandolo e delimitandolo. Concretamente l’anima irradia nell’aria la forma, e questa la riflette…) (pag 158) Paolo e Francesca. “”Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende”” Il ‘modo’ che continua ad offendere Francesca non è quello in cui il marito Gianciotto l’ha uccisa, come comunemente si interpreta, bensì quello della passione che prese Paolo in terra, e che ancora li ‘offende’, li fa patire (pag 169)”,”STMED-008-FSD”
“CASAGRANDE Carla CRISCIANI Chiara VECCHIO Silvana a cura; saggi di Carla CASAGRANDE Maria Luisa PICASCIA Silvana VECCHIO Barbara FAES-DE-MOTTONI Gabriella ZARRI Doris RUHE Marta CRISTIANI Steven J. WILLIAMS Agostino PARAVICINI-BAGLIANI Enrico ARTIFONI Claudio FIOCCHI Stefano SIMONETTA Mario ASCHERI Chiara CRISCIANI Vittoria PERRONE-COMPAGNI Silvia NIGEL”,”Consilium. Teorie e pratiche del consigliare nella cultura medievale.”,”Il Consilium nel Medioevo è nello stesso tempo una virtù, un’arte e una pratica. Espressione della potenza di Dio, viene trasmesso agli uomini sotto forma di dono dello Spirito Santo; virtù della scelta e del comando, individua quanti esercitano il potere legittimandone l’autorità; arte professionale, si istituzionalizza nei consigli e nei consulti dei medici, avvocati, amministratori, cortigiani, precettori, predicatori e confessori; pratica quotidiana di uomini e donne costituisce e consolida i legami familiari…”,”STMED-027-FSD”
“CASAGRANDE Carla VECCHIO Silvana, con un saggio di Jérôme BASCHET”,”I sette vizi capitali. Storia dei peccati nel Medioevo.”,”Carla Casagrande insegna Storia del pensiero politico medievale presso l’Università di Pavia. Silvana Vecchio è docento di Storia della filosofia medievale all’Università di Ferrara.”,”STMED-054-FSD”
“CASALE Giuseppe GIANELLI Giulio”,”Economia di mercato, interventismo ed economia pianificata: aspetti teorici a confronto. Volume I. Dall’interventismo mercantilista al liberalismo neoclassico.”,”La critica marxiana al pensiero economico classico (pag 141-142) “”Marx non prestò alcuna attenzione alle formulazioni della scuola neoclassica che a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento soppiantò anche nell’insegnamento accademico quella classica. (…) Invece l’intero pensiero economico marxiano può essere letto come critica della dottrina classica: la stessa sua opera fondamentale ha per sottotitolo ‘Critica dell’economia politica’ e anche le sue ‘Teorie del plusvalore’, note pure come ‘Storia delle teorie economiche o Libro quarto del Capitale’, costituiscono un esempio di metodo critico di singolare valore. Pertanto, riassumere in poche righe la critica marxiana delle teorie classiche, equivale a scrivere quel libro intitolato ‘Brevi note sull’universo’ spesso citato e mai pubblicato. Marx non risparmiò elogi a Smith e soprattutto a Ricardo la cui impronta appare nitidissima in tutti i suoi scritti più importanti. Disprezzò come meri ripetitori ed apologeti del sistema capitalistico la maggior parte degli altri classici definendoli “”economisti volgari””. «La storia dell’economia politica moderna si conclude con Ricardo e Sismondi… la letteratura economico-politica successiva si perde in compendi eclettici, sincretistici, come ad esempio l’opera di John Stuart Mill, oppure nell’elaborazione più approfondita di singole branche… oppure nella riproduzione di vecchie controversie economiche per un pubblico più vasto e nella soluzione pratica di questioni di attualità, come gli scritti sul libero scambio e il protezionismo… E’ indiscutibilmente una letteratura di epigoni: riproduzione, perfezionamento formale, più ampia assimilazione della materia, messa a fuoco, popolarizzazione, sintesi, elaborazione di dettagli, mancano fasi di sviluppo salienti e decisive: da un lato si fa l’inventario, dall’altro si moltiplicano i particolari» (50). La sua critica fondamentale coinvolse tuttavia l’intera scuola, al di là degli errori e delle insufficienze teoriche, alcune delle quali – come quelle insite nella teoria del valore ricardiana – mise opportunamente in luce. Questa critica di fondo investe il carattere storico, ossia transitorio, delle categorie economiche e delle leggi da essa evidenziate. «Gli economisti (classici) – sostenne – hanno un singolare modo di procedere. Non esistono per essi che due tipi di istituzioni, quelle dell’arte e quelle della natura. Le istituzioni del feudalesimo sono istituzioni artificiali, quelle della borghesia sono istituzioni naturali. E in questo gli economisti assomigliano ai teologi, i quali pure stabiliscono due sorti di religioni. Ogni religione che non sia la loro è un’invenzione degli uomini, mentre la loro è un’emanazione di Dio. Dicendo che i rapporti attuali – i rapporti della produzione borghese – sono naturali, gli economisti fanno intendere che si tratta di rapporti entro i quali si crea la ricchezza e si sviluppano le quote produttive conformemente alle leggi della natura. Per cui questi stessi rapporti sono leggi naturali indipendenti dall’influenza del tempo. Sono leggi eterne, sono quelle che debbono sempre reggere la società. Così c’è stata storia, ma ormai non ce n’è più» (51)”” [Giuseppe Casale, Giulio Gianelli, ‘Economia di mercato, interventismo ed economia pianificata: aspetti teorici a confronto. Volume I. Dall’interventismo mercantilista al liberalismo neoclassico’, Genova, 1991] [(50) Marx, ‘Lineamenti fondamentali’, pp. 1027-28; (51) Marx, ‘Per la critica’, p, 103]”,”ECOT-366″
“CASALEGNO Carlo PETACCO Arrigo CHIERICI Maurizio ZANELLI Dario MANTOVANI Vincenzo VINCENTI Lorenzo MAYDA Giuseppe BERTOLDI Silvio GEROSA Guido PANCERA Mario CAPUTO Livio GULLACE Gino, testi di”,”Gli attentatori. Rivoltelle contro il potere.”,”””Heydrich non visse tanto da sapere, pur negli spasmi di una spaventosa agonia; che i suoi attentatori erano stati uccisi e neppure che, per vendicarlo, il 9 giugno il villaggio di Lidice, vicino a Praga, era stato incendiato e raso al suolo e tutti i suoi abitanti maschi, 172 fra uomini e ragazzi oltre i 16 anni, erano stati fucilati, le 200 donne internate a Ravensbrück e i 90 bimbi chiusi nel “”lager”” di Gneisenau. Heydrich non seppe neppure che la Gestapo aveva assassinato 1131 cecoslovacchi; che a Praga erano stati condannati a morte il dottor Petrek, rettore della Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio, il vescovo Goradz, il curato Cikl e il presidente dei laici, Sonnevend, e che a Berlino, per “”rappresaglia””, Goebbels aveva fatto fucilare 152 ebrei””. (pag 83, Giuseppe Mayda) E’ il traditore Curda a mettere la Gestapo sulle tracce di Kubis e Gabchik gli attentatori di Heydrich (27 maggio 1942), rifugiatisi nella cripta sotterranea della Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio. (pag 82) Heydrich uno degli uomini più spietati della Germania nazista, generale delle SS, creatore della Gestapo, programmatore della “”soluzione finale del problema ebraico”” e infine “”Reichprotektor di Boemia e Moravia. Aggiungere RESISTENZA TEDESCA CECOSLOVACCHIA BOEMIA MORAVIA”,”TEMx-043″
“CASALEGNO Paolo”,”La filosofia del linguaggio. Un’introduzione.”,”Paolo Casalegno è ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano (1997). “”Tutti avranno sentito parlare del Circolo di Vienna, il gruppo di filosofi e scienziati che negli anni Venti diede vita al movimento filosofico noto oggi come “”positivismo logico”” o “”neopositivismo””. Una delle tesi più caratteristiche fra quelle sostenute e divulgate dai membri del Circolo è il cosiddetto “”principio di verificazione””, compendiato nello slogan: “”Il significato di una proposizione è il metodo della sua verificazione””. Qui il termine “”metodo”” va inteso in senso largo: un metodo di verificazione non deve essere per forza una procedura complessa e rigidamente codificata. Se l’enunciato con cui si ha a che fare è, poniamo, ‘C’è un bicchiere sul tavolo’, il metodo di verificazione può consistere semplicemente nel guardare dritto davanti a sé. L’idea che lo slogan citato vuole esprimere è che, per essere autorizzati a dire che si comprende un enunciato, bisogna essere capaci, almeno in linea di principio, di stabilirne il valore di verità, e che i modi in cui se ne può stabilire il valore di verità costituiscono nel loro insieme il significato dell’enunciato in questione. A formulare per primo il principio di verificazione sembra sia stato Wittgenstein, il quale, senza avere mai fatto parte a pieno titolo del gruppo dei neopositivisti, fu in stretto contatto con alcuni di essi tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, un periodo che include appunto la breve stagione verificazionistica della sua filosofia. La tesi wittgensteiniana fu subito accolta con entusiasmo da Moritz Schlick, che ne sarebbe poi stato fino all’ultimo il più convinto e tenace assertore”” (pag 303)”,”SCIx-545″
“CASALENA Maria Pia a cura”,”La rivoluzione francese.”,”Maria Pia Casalena è ricercatrice presso il dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna. Studiosa del “”lungo Ottocento””, in particolare delle culture e delle relazioni di genere, ha al suo attivo lavori sulla storiografia femminile e di genere biografico. Sieyes. “”Padre della ‘Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino’ del 1789 e della Costituzione del 1791 svolse un ruolo di primo piano nel processo di avvio della Rivoluzione francese, di cui gettò le fondamenta ideologiche. (…) Nel 1788-89 partecipò in prima linea al dibattito istituzionale che precedette la convocazione degli Stati Generali, schierandosi apertamente a favore del Terzo Stato. Si affacciò allora alla ribalta dell’opinione pubblica e acquisì enorme popolarità grazie a ‘pamphlet’ politici quali ‘Essai sur les privilèges’ (1788) e soprattutto ‘Che cos’è il Terzo Stato? (1789), che lo portarono ad affermarsi come uno dei più lucidi teorici delle idee progressiste. L’aspra condanna dei privilegi, le censure alla Costituzione inglese, da lui definita “”un monumento di superstizione gotica”” () e più di tutto la rivoluzionaria identificazione della nazione con il Terzo Stato valsero ai suoi scritti un successo esplosivo. Il suo più celebre libello, ‘Che cos’è il Terzo Stato? – di cui si vendettero 30.000 copie in appena due mesi – ebbe un ruolo fondamentale, poiché conferì sostanza ideologica alle ragioni del Terzo Stato, esprimendone con efficacia le aspirazioni. Sieyès argomentava: «Che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa ha rappresentato finora nell’ordinamento pubblico? Nulla. Che cosa chiede? Di diventare qualcosa» (). A suo giudizio, il Terzo Stato, sulle cui spalle gravavano agricoltura, industria, commercio e professioni liberali, così come l’onere delle tasse, si qualificava senza dubbio come il vero motore della Francia e i suoi rappresentanti avrebbero dovuto porre le basi per un nuovo regime. Ma l’intellettuale si spingeva oltre, proclamando a gran voce l’inutilità della nobiltà, una casta ormai priva di funzione: «Non basta però aver mostrato che i privilegiati, lungi dall’essere utili alla nazione, possono solo indebolirla e nuocerle; occorre anche provare che l’ordine dei nobili non trova posto nell’organizzazione sociale, che esso non solo è un peso per la nazionel ma non potrebbe nemmeno farne parte» ()”” (pag 32-33-34) [() E.J. Sieyès, in P.P. Portinaro, ‘Il labirinto delle istituzioni nella storia europea’, Il Mulino, Bologna, 2007; () Id., ‘Che cos’è il Terzo Stato?’, a cura di U. Cerroni, Roma, 1992; () Ibid.]”,”FRAR-413″
“CASALI Antonio”,”Storici italiani fra le due guerre. La ‘Nuova Rivista Storica’ 1917 – 1943.”,”La NRS fondata da Corrado BARBAGALLO vide passare ed avvicendarsi sulle sue pagine molte delle firme più prestigiose della storiografia italiana, da Antonio ANZILOTTI a Federico CHABOD, da Ettore CICCOTTI a Luigi DAL-PANE, da Gino LUZZATTO a Walter MATURI, da Carlo MORANDI a Nello ROSSELLI. Interventista e ‘germanofoba’, aperta alle suggestioni del nazionalismo politico e storiografico, negli anni della grande guerra e dell’immediato dopoguerra; negli anni Venti palestra eclettica, crogiuolo ribollente, confinata ai margini dalla riorganizzazione fascista degli studi storici, ma finalmente omogenea e unitaria sotto la nuova direzione Luzzatto negli anni Trenta: questo il cammino non lineare della rivista. Antonio CASALI è nato a Monteloro (Firenze) nel luglio 1955. Dopo essersi laureato in Lettere con Gabriele TURI ed Ernesto SESTAN, è stato borsista all’ Istituto Italiano per gli Studi Storici in Napoli. Collabora a ‘Movimento operaio e socialista’ e a ‘Studi storici’. Questo è il suo primo lavoro di taglio storiografico.”,”ITAB-023″
“CASALI Antonio”,”Socialismo e internazionalismo nella storia d’ Italia. Claudio Treves 1869 – 1933.”,”Considerato riduttivamente da alcuni il discepolo, il fedele collaboratore, il braccio destro di Filippo TURATI, liquidato da altri sotto l’ etichetta di positivista, lombrosiano, ‘letterato’, C. TREVES ha con questo libro una più serena valutazione storiografica. L’A delinea le tappe della sua biografia: dalla milizia giovanile nei movimenti internazionali per la pace, all’ adesione al socialismo nella Torino di GRAF e DE-AMICIS, dai contatti con la socialdemocrazia tedesca, alla lotta contro la reazione di fine secolo, dalla lunga stagione della direzione de ‘Il Tempo’ di Milano a quella successiva dell’ ‘Avanti’. Dall’ impegno neutralista ed internazionalista (1° GM) alle speranze di una palingenesi rivoluzionaria del dopoguerra, dall’ opposizione al fascismo, all’ esilio, alla riflessione sul nesso democrazia- socialismo. Antonio CASALI è nato a Monteloro (Firenze) nel luglio 1955. Dopo la laurea in Lettere ha perfezionato gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all’ Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli.”,”MITS-080 BIOx-023″
“CASALI Luciano”,”Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos.”,”CASALI Luciano insegna storia contemporanea all’Università di Bologna ed è autore di numerosi lavori sul fascismo italiano e spagnolo, sull’antifascismo e sulla Resistenza. Ha scritto ‘Fascismi. Partito, società e stato nei documenti del fascismo, del nazionalsocialismo e del franchismo’ (1995).”,”SPAx-114″
“CASALI Luciano”,”Franchismo. Sui caratteri del fascismo spagnolo.”,”CASALI Luciano insegna storia contemporanea e storia della Spagna all’Università di Bologna. E’ autore di molti libri sul fascismo italiano e spagnolo e sulla resistenza. “”Patti segreti con gli Stati Uniti. Forniture di guerra per la durata di vari anni al fine di migliorare la difesa aerea e il materiale delle forze terrestri e navali. (…) (1953)”” (pag 331)”,”SPAx-116″
“CASALI Antonio”,”Claudio Treves. Dalla giovinezza torinese alla guerra di Libia.”,”CASALI Antonio è nato a Monteloro (Firenze) nel 1955. Si è laureato in lettere. Nel 1987 ha conseguito ildottorato di ricerca in storia della società europea (Univ. di Firenze). Studioso di storia e storiografia italiana dell’Otto-Novecento. Ha scritto ‘Storici italiani fra le due guerre’ e ‘Socialismo e internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves’ (1985). “”In più occasioni il direttore dell’Avanti! ebbe ad affermare che ci si trovava di fronte ad un nazionalismo parassita e sfruttatore, ad una iniziativa in tutto e per tutto simile a quella conclusasi ad Adua. Come al tempo della prima guerra d’Africa la sua denucia si incentrò pertanto sui caratteri avventuristici e bassamente speculatori della spedizione, che sarebbe stata promossa e venduta dai settori più arretrati della borghesia militaristica ed affaristica coll’unico risultato di contribuire a dissipare le ricchezze interne. Ricorrente fu anche la distinzione fra un espansionismo “”migratorio”” o della “”porta aperta”” – cui veniva concessa legittimità e cittadinanza – e un espansionismo puramente militare, sopraffatore e di rapina””. (pag 311)”,”MITS-397″
“CASALI Antonio”,”Claudio Treves. Dalla giovinezza torinese alla guerra di Libia.”,”CASALI Antonio è nato a Monteloro (Firenze) nel 1955. Si è laureato in lettere. Nel 1987 ha conseguito ildottorato di ricerca in storia della società europea (Univ. di Firenze). Studioso di storia e storiografia italiana dell’Otto-Novecento. Ha scritto ‘Storici italiani fra le due guerre’ e ‘Socialismo e internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves’ (1985). “”L’analisi di Treves, che aveva il torto di liquidare il sindacalismo rivoluzionario sotto la sbrigativa etichetta di anarchismo ‘tout court’, senza neppure tentare un’analisi delle basi sociali del fenomeno, fu immediatamente contestata da Arturo Labiorla il quale accusò il direttore del ‘Tempo’ di subordinare la tattica elettorale alla frazione turatiana agli interessi del radicalismo sacchiano. Il socialista napoletano ripagava così il compagno-avversario con la stessa moneta, ritorcendo sui riformisti l’accusa di essere l’unica tendenza estranea al socialismo. Tra l’estata e l’autunno Treves dovette in effetti accorgersi che il fronte antiriformista non era affatto circoscritto al gruppo labrioliano, ma si era ormai allargato agli stessi seguaci di Ferri. Anche Guglielmo Ferrero, il grande amico degli anni torinesi, non si peritava di scendere in campo accusando il ‘Tempo’ di sostenere la campagna ‘fischiatoria’ contro lo czar in odio al direttore dell’Avanti!, allo scopo di suscitare dei disordini che distogliessero l’attenzione dell’opinione pubblica dall’inchiesta sulla marina e dalla campagna contro i grandi interessi plutocratici””. (pag 197)”,”BIOx-268″
“CASALI Antonio CATTARUZZA Marina”,”Sotto i mari del mondo. La Whitehead 1875-1990.”,”Ruolo delle torpedini di tipo Whitehead nella battaglia navale di Tsushima (pag 35)”,”ECOG-091″
“CASALI Antonio”,”Per una storia di Coop Italia: Mario Cesari (1926-1968).”,”Antonio Casali è studioso di storia dell’Italia contemporanea.”,”ECOS-001-FP”
“CASALI Antonio; PINTACUDA DE-MICHELIS Fiorella”,”Profilo di Luigi Dal Pane (Casali); Alle origini della «histoire totale»: Jules Michelet (Pintacuda).”,”Dal Pane tendenzialmente ‘volpiano’ (pag 887) (inflenza dello storico Volpe) L’avvicinamento di Dal Pane al fascismo (pag 888) Nel 1945 dopo la caduta del fascismo in una conferenza a Ravenna usa toni massimalistici con invocazione alla necessità dell'””autogoverno operaio”” (pag 895) Il decennio di lavoro negli anni 1950 sarebbe secondo Casali il più prolifico “”Ma a conferire lustro e vivacità alla presenza dello storico romagnolo nella storiografia italiana degli anni Cinquanta non furono soltanto la grande sintesi del ’44 e gli scritti del decennio 1930-1940: non si può – anzitutto – passar sotto silenzio il notevolissimo contributo, didattico e di ricerca, da lui dato nell’ambito del bolognese Istituto di storia economica e sociale. Da qui, da un osservatorio in certo senso privilegiato perché posto in una regione geografica teatro delle più importanti trasformazioni del’economia italiana del XVIII secolo, Dal Pane lanciava, fin dal dopoguerra, un ambio progetto di rilevazione, che tramite l’utilizzazione di estimi e catasti, giungesse a seuire l’andamento el’evoluzione della proprietà fondiaria fra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento”” (pag 899)”,”STOx-013-FGB”
“CASALI Antonio”,”Socialismo e Internazionalismo nella storia d’Italia. Claudio Treves 1869-1933.”,”Antonio Casali è nato a Monteloro (Firenze) nel luglio 1955. Dopo la laurea in Lettere ha perfezionato gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa ed all’Istituto Italiano per gli Studi Storici in Napoli.”,”BIOx-057-FL”
“CASALI Luciano”,”Franchismo. Sui caratteri del fascismo spagnolo.”,”Luciano Casali insegna storia contemporanea e storia della Spagna all’Università di Bologna. E’ autore di molti libri sul fascismo italiano e spagnolo e sulla resistenza. La legge sulle ‘Cortes definito come organo superiore di partecipazione del popolo spagnolo alla gestione dello Stato con il compito di preparare ed elaborare le leggi. Le Cortes sarebbero state composte da “”procuratori”” (era stato deliberatamente scartato il termine di “”deputati””) in parte tali “”di diritto”” e in parte eletti… (pag 155)”,”SPAx-005-FV”
“CASALI Luciano”,”Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos.”,”Luciano Casali insegna storia contemporanea all’Università di Bologna ed è autore di numerosi lavori sul fascismo italiano e spagnolo, sull’antifascismo e sulla Resistenza. Ha scritto ‘Fascismi. Partito, società e stato nei documenti del fascismo, del nazionalsocialismo e del franchismo’ (1995).”,”SPAx-003-FSD”
“CASALI Luciano”,”Franchismo. Sui caratteri del fascismo spagnolo.”,”Luciano Casali insegna storia contemporanea e storia della Spagna all’Università di Bologna. E’ autore di molti libri sul fascismo italiano e spagnolo e sulla resistenza. Vittime religiose nel corso della guerra civile spagnola. “”È noto che moltissime chiese vennero distrutte, incendiate e saccheggiate nei giorni immediatamente successivi al 18 luglio 1936; ma il dato più significativo e imponente è quello relativo alle vittime umane, al loro numero e alla modalità della loro morte. Antonio Montero Moreno, che elenca nominativamente tali vittime, fornisce le seguenti cifre: clero secolare 4184; religiosi 2365; religiose 283; per un totale di 6832 (1). Si tratta di un computo impressionante, ma nettamente inferiore alle cifre propagandate durante la guerra e subito dopo, quando si giunse ad affermare che i sacerdoti ammazzati erano stati 16.750 e si può pure supporre che nel computo di Montero sia entrato anche un certo numero di morti causato dagli eventi bellici e non dall’azione persecutoria. Nondimeno «queste cifre delineano in ogni caso un sacrificio umano di notevoli dimensioni» (2); in termini relativi persero la vita il 13 per cento dei sacerdoti secolari e il 23 per cento dei religiosi spagnoli e la maggioranza di loro fu assassinata per il solo fatto di essere cattolici (3)”” (pag 113-114) [Antonio Montero Moreno, ‘Historia de la persecución religiosa en España, 1936-1939, Madrid, Biblioteca de autores cristianos, 2000, pag 762-883; (2) Ranzato, ‘All’origine della base di massa’, cit., pp. 159, 165; (3) Julio De la Cueva Merino, ‘Si los curas y frailes supieran…. La violencia anticlericlal, in Juliá, Violencia politica, cit., pp. 222-226]”,”MSPG-002-FSD”
“CASALI Luciano TOCCI Giovanni Ivan, a cura, saggi di Ovidio CAPITANI Giuseppe GALASSO Alessandro BARBERO Aldino MONTI Giovanni Ivan TOCCI Luciano CASALI Maria MALATESTA Angela DE-BENEDICTIS Cesarina CASANOVA Fiorenzo LANDI Dante BOLOGNESI Paolo PRODI”,”Per Lino Marini, storico dell’età moderna.”,”Lino Marini (Cuneo 1924 – Bologna 2005) si formò con il magistero di Croce e con Federico Chabod. Tra i suoi lavori ‘Pietro Giannone e il giannonismo a Napoli nel Settecento’. Luciano Casali, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bologna. Ha studiato il movimento operaio, i partiti politici e il fascismo. Giovanni Ivan Tocci, ordinario di Storia moderna in pensione, ha insegnato nelle Università di Bologna, Chieti, Urbino, Modena. Ha pubblicato tra l’altro ‘Le comunità in età moderna. Problemi storiografici e prospettive di ricerca’ (Roma, 1999)”,”STOx-006-FSD”
“CASALINI Maria”,”La signora del socialismo italiano. Vita di Anna Kuliscioff.”,”Questa ricerca ha usufruito del fondo del programma CNR su “”Il Partito socialista italiano: struttura, organizzazione, ideologia dalle origini al fascismo””, diretto da Mario G. ROSSI. “”La Kuliscioff aveva certamente una preparazione teorica assai più organica di quella di Turati (e non avrebbe mancato di dimostralo in occasione del dibattito sul programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca)”” (pag 82) “”Attribuire alla Kuliscioff un ruolo di primo piano non significa tuttavia sostenere che essa rappresentasse l’ unico canale di penetrazione dell’ influenza della Spd”” (pag 85)”,”MITS-150″
“CASALINI-VALLETTA Maria”,”Per una biografia politica di Anna Kuliscioff.”,”‘Il manoscritto della Kuliscioff, probabilmente sensibile ad alcune suggestioni derivate dal pensiero di Tkacev si rivolgeva invece essenzialmente allo studio della «tecnica» rivoluzionaria’ (pag 637) L’assimilazione del marxismo. “”Un aggancio diretto da parte della Kuliscioff all’opera di Marx è del resto indubbiamente comprovato dalla conferenza che essa tenne, nel corso degli anni ’90, sul I Libro de ‘Il Capitale’, riferendosi in particolare al capitolo dedicato a ‘La giornata lavorativa’, in cui aveva modo di esemplificare il significato delle categorie marxiane di ‘plusvalore assoluto’, ‘plusvalore relativo’, nonché di introdurre il concetto di ‘esercito industriale di riserva’ (116). Essa si impegnava inoltre attivamente, al di là della divulgazione del pensiero di Plechanov, anche nella diffusione degli scritti di Engels: nel corso di una conferenza da lei tenuta nel 1885 presso la sede del «Fascio Operaio» di Milano sul tema ‘Il movimento politico e intellettuale in Russia’, veniva infatti posto in vendita per la prima volta in Italia il volume ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, tradotto da Martignetti e pubblicato nello stesso anno da De Gennaro (117). Se non appare lecito, da un lato, ricondurre esclusivamente all’azione della socialista russa la divulgazione del socialismo scientifico in Italia – come ribadisce Ragionieri ricostruendo la fitta rete di rapporti intercorsi direttamente tra SPD e circoli operai e socialisti italiani (118) -, è tuttavia necessario riconoscere che la funzione svolta dalla Kuliscioff, superando i generici confini di una conoscenza dei dibattiti politici d’oltralpe si esplicò attraverso un sistematico tentativo di mediazione tra l’ideologia marxista e il movimento socialista italiano. Un significativo riconoscimento dell’azione politica svolta dalla Kuliscioff veniva del resto nel 1893 dallo stesso Turati, il quale, in una lettera a Engels, faceva esplicito riferimento all’«origine russo-allemande» del socialismo milanese (119)”” (pag 651-652) [(116) Fondo Turati. Appunti per una conferenza su Il Capitale, sez A. Kuliscioff, Bologna; (117) V.F. Anzi, Il partito operaio italiano: episodi e appunti, Milano, 1933, p. 57; v. anche Marx-Engels, Scritti italiani, cit., p. 250; (118) V.E. Ragionieri, ‘Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani’, cit., p: 177 e sgg.; (119) Marx-Engels, ‘Corrispondenza con italiani’, cit., p. 466]”,”MITS-006-FGB”
“CASALIS Didier DUFOURCQ Pierre FRIGOUT Arlette KASPI André LABOUREUR Sylvain MANE Roland DE-NANTEUIL Hugues”,”Histoire des Etats-Unis.”,”André KASPI dell’ Università di Lille III. Tabella dei Presidenti degli Stati Uniti. (pag 170-171) La dinamica della produttività americana e la rivoluzione tecnologica. “”Les facteurs del al prospérité américaine sont multiples et complexes. Passons sur l’immensité du marché, sur la constante augmentation du niveau de vie – cause et conséquence de la prospérité -, sur les énormes ressources en matières premières- Ne retenons que ce qui est caractéristique des années 1945-1970. Ce qui étonne, en premier lieu, c’est la progression de la productivité. En prenant pour base 100 la moyenne des années 1957-1959, l’indice de production industrielle est passé de 75 en 1950 à 157 en 1967. De 1939 à 1960, la productivité agricole a fait un bond de 220 p. 100. Le règne de l’automatisme est définitivament établi. Mais la croissance de la productivité résulte elle-même d’une nouvelle revolution technologique.”” (pag 69)”,”USAG-064″
“CASAMASSIMA Pino”,”Bandite!”,”CASAMASSIMA Pino giornalista e autore di una ventina di libri. In apertura citazione dall’Eneide di Virgilio I numeri delle partigiane. Le donne che presero parte alla Resistenza erno in prevalenza giovani: il 67 per cento circa avva meno di trent’anni… (pag 121)”,”ITAR-237″
“CASANA-TESTORE Paola NADA Narciso”,”L’età della restaurazione. Reazione e rivoluzione in Europa, 1814-1830.”,”Paola Casana Testre è nata a Torino nel 1954 dove si è laureata nel 1977 in Lettere. Borsista presso la Fondazione Einaudi di Torino è autrice di varie opere tra cui ‘Un notabile della Terza Italia’. Narciso Nada, nato a Torino nel 1925, è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Ha pubblicato: ‘Metternich e le riforme nello Stato pontificio’ (1957), ‘Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale. Storia del regno di Carlo Alberto’ (1980).”,”ITAS-005-FMB”
“CASANA-TESTORE Paola”,”Giacomo Durando in esilio (1831-1847). Belgio Portogallo Spagna nelle sue avventure e nei suoi scritti.”,”‘Giacomo Durando (Mondovì, 4 febbraio 1807 – Roma, 21 agosto 1894) fu un generale, diplomatico e politico italiano, protagonista del Risorgimento e della vita istituzionale del Regno d’Italia. Primi anni e esilio Di orientamento liberale moderato, partecipò ai moti rivoluzionari piemontesi del 1831. Costretto all’esilio, combatté in Belgio, Portogallo e Spagna, dove raggiunse il grado di colonnello nel 1838 2. Tornato in Italia nel 1847, fondò il giornale L’Opinione e fu tra i promotori della richiesta di una costituzione a Carlo Alberto. Attività militare e politica Nel 1848 comandò i Corpi Volontari Lombardi nella prima guerra d’indipendenza. Fu deputato nel Parlamento subalpino e sostenitore di Cavour. Ministro della Guerra nel 1855 e Ministro degli Esteri nel 1862. Ambasciatore a Costantinopoli dal 1856 al 1861. Carriera istituzionale Nominato senatore nel 1855, ricoprì numerosi incarichi parlamentari. Fu Presidente del Senato dal 1884 al 1887. Promotore della “Riforma Durando” sull’Ordine Militare di Savoia. Onorificenze Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata (1887) Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia Decorato con onorificenze da Spagna, Portogallo, Francia, Impero Ottomano e Svezia3. Durando incarnò il pragmatismo del patriota esule e del politico istituzionale, cercando sempre un equilibrio tra libertà e ordine. Se vuoi, posso raccontarti qualche episodio curioso della sua vita o mostrarti le sue lettere più famose.”,”BIOx-034-FMB”
“CASANOVA Antoine HINCKER Francois e altri; collaborazione di BERQUE Jacques BOUVIER Jean BRUHAT Jean CASANOVA Antoine DUBY Georges FRANCASTEL Pierre GIRAULT Jacques GUIBERT-SLEDZIEWSKI Elisabeth HINCKER Francois KAHK Johan LE-GOFF Jacques LEROI-GOURHAN André LEVEQUE Pierre MANDROU Robert MAZAURIC Claude POULAT Emile ROBIN Régine SADOUL Georges SOBOUL Albert STAHL Henri H. VILAR Pierre WILLARD Claude”,”Aujourd’hui l’ histoire. (Enquête de la Nouvelle Critique)”,”Collaborazione di BERQUE Jacques BOUVIER Jean BRUHAT Jean CASANOVA Antoine DUBY Georges FRANCASTEL Pierre GIRAULT Jacques GUIBERT-SLEDZIEWSKI Elisabeth HINCKER Francois KAHK Johan LE-GOFF Jacques LEROI-GOURHAN André LEVEQUE Pierre MANDROU Robert MAZAURIC Claude POULAT Emile ROBIN Régine SADOUL Georges SOBOUL Albert STAHL Henri H. VILAR Pierre WILLARD Claude. “”Il capitale non ha inventato il pluslavoro. Ovunque laddove una parte della società possiede il monopolio dei mezzi di produzione, il lavoratore, libero o no, è forzato ad aggiungere al tempo di lavoro necessario al suo sostentamento, un surplus destinato a produrre la sussitenza del possessore dei mezzi di produzione.”” (pag 308, Marx, Il Capitale) “”Si attribuisce a Marx una definizione volgarizzata, esclusivamente economica delle classi sociali; non è così. Questa concezione riposa su una lettura hegeliana di Marx che ne modifica i dati e i concetti.”” (pag 309)”,”STOx-093″
“CASANOVA Antonio G.”,”Matteotti. Una vita per il socialismo.”,”CASANOVA Antonio G. è nato a Fano nel 1919. E’ stato insegnante di storia e direttore dell’Unione Italiana per il Progresso della Cultura. Ha pubblicato ‘Storia popolare dell’ Italia contemporanea (dal 1861 al 1922)’ e ‘Il ’22’. “”Collaborazionista”” a viso aperto. “”Il patto di pacificazione firmato nell’ agosto era stato un errore, e il suo Polesine esperimentò per prima fra le regioni dell’ Italia centrale e settentrionale la fallacia dell’ operazione. Lì la pacificazione non ci fu mai, perché non fu voluta dai fascisti locali, i quali con varie scuse rimandarono la loro risposta alle calende greche e beffarono l’ offerta di mediazione di Badaloni, che aveva convocato le parti salomonicamente “”dicendo di entrambi i meriti e i torti””. Il fiasco nel Polesine fece notizia sulla stampa nazionale oltre che in quella locale””. (pag 166) “”Quando Lazzari e alcuni suoi amici di tendenza lo invitarono a trattare il problema della collaborazione, egli non tacque nulla del suo pensiero già precedentemente espresso, precisando: “”Noi siamo per la collaborazione ogni volta che sia utile alla lotta di classe, siamo anche eventualmente per la partecipazione quando fosse utile alla lotta di classe””. Una voce lo interruppe: “”Tu solo!””. Era vero e lo ammise, dicendo che i concentrazionisti erano discordi su questo punto (…)””. Era assurdo, secondo lui, fare dell’ ideologia su di un problema essenzialmente di carattere prevalentemente pratico, tattico e contingente. Tanto meno egli era disposto a prendere lezioni di ortodossia socialista dai compagni rivoluzionari, quando fra questi c’era qualcuno come Maffi che aveva collaborato addirittura con il governo Orlando durante la guerra o, come Riboldi, un ‘libico’ nel 1911!””. (pag 171) . (pag 164)”,”MITS-294″
“CASANOVA Julián”,”De la calle al frente. En anarcosindicalismo en España.”,”J. Casanova è professore di Storia contemporanea nell’Università di Saragozza e Visiting Professor presso la Central European University di Budapest. Ha al suo attivo molte pubblicazioni tra cui: ‘Anarchism, the Republic and Civil War in Spain, 1931-1939’, Routledge, London, 2004″,”ANAx-460″
“CASANUEVA VALENCIA Fernando CANQUE Manuel Fernandez”,”El Partido Socialista y la lucha de clases en Chile.”,”In apertura: “”A la civilización capitalista no hay que veda en la metrópolis, donde va disfrazada, sino en las colonias donde se pasea desnuda””. Marx (“”Una civiltà capitalistica non va vista sul continente, dove va travestita, ma nelle colonie dove a piedi nudi””) “”Producto de la fusión de pequeños grupos obreros, surge en 1897 la Unión Socialista, que tiene una clara orientación marxista, pero que no alcanza a convertirse en un partido de masas. A él pertenecen, entre otros, Alejandro Escobar y Carvallo, Luis Olea, Germán Larrecheda, ecc.. Editan el periódico ‘El Proletario’. En uno de sus ejemplares se lee el 20 de septiembre de 1897: “”La lucha de clases, desconocida hasta ayer en Chile, se empeñará desde hoy, y frente a frente a proletarios y burgueses, artistas y profanos, reformadores y reaccionarios, víctimas y verdugos””.”” (pag 56)”,”MALx-019″
“CASARI Ettore”,”Lineamenti di logica matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann.”,”SCIx-279-FL”
“CASARI Ettore”,”Questioni di filosofia della matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann.”,”SCIx-280-FL”
“CASARI Ettore”,”Questioni di filosofia della matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann.”,”SCIx-352-FRR”
“CASAROLI Agostino, a cura di CASULA Carlo Felice VIAN Giovanni Maria”,”Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i paesi comunisti (1963-89).”,”Agostino Casaroli nasce a Castel San Giovanni (Piacenza) il 24/11/1914. Protagonista della politica della Santa Sede per quasi un trentennio e stretto collaboratore di Giovanni XXIII e Paolo VI, tra il 1979 e il 1990 è stato cardinale segretario di Stato di Giovanni Paolo II. Morto a Roma 9/6/1998. Achille Silvestrini (1923) ha collaborato con Casaroli fin dagli anni Sessanta ed è stato sottosegretario (1973-79) e segretario (1979-88) del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa; cardinale dal 1988, è prefetto dal 1991 della Congregazione per le chiese orientali.”,”RELC-043-FL”
“CASAS Juan Gomez”,”Storia dell’ anarco-sindacalismo spagnolo.”,”Il lavoro di Juan Gomez Casas è il primo, con la ‘Historia del movimento obrero espanol’ di Abad de Santillan, ancora incompleta, che svolga la storia del movimento operaio spagnolo e sia stato pubblicato in Spagna. L’opera parte dal 1836 per arrivare alla guerra civile spagnola del 1936 – 1939. Termina la sconfitta del movimento operaio e anarchico in particolare da parte del franchismo. L’autore, imbianchino e militante libertario da molti anni, à stato per 15 anni nelle prigioni del regime.”,”MSPx-001-FV”
“CASAZZA Andrea a cura; scritti di Leo MORABITO Stefano VERDINO Raffaella GRASSI Simonetta RONCO Renzo RAFFAELLI Renzo PARODI Luciano CAPRILE Giuseppe MARCENARO Antonio GIBELLI Andrea CASAZZA, intervista a Giuseppe GALASSO”,”Finestra sul Risorgimento.”,”scritti di Leo MORABITO Stefano VERDINO Raffaella GRASSI Simonetta RONCO Renzo RAFFAELLI Renzo PARODI Luciano CAPRILE Giuseppe MARCENARO Antonio GIBELLI Andrea CASAZZA Foto Pisacane pag 61 Francesco Bartolomei Savi, voce degli operai genovesi direttore di giornali mazziniani fonda la prima società di mutuo soccorso. Nel 1864 fonda e dirige il “”Giornale delle Associazioni Operaie italiane””. (pag 93) Nel 1859 Genova ha 125 mila abitanti circa”,”LIGU-064″
“CASCIOLA Paolo; GERVASINI Virginia”,”Virginia Gervasini (1915-1993). Suivi de: La cause de la debâcle d’ Espagne: absence du parti revolutionnaire dans la guerre civile.”,”””Largo Caballero, allora ministro della guerra, presidente del consiglio e segretario dell’ UGT riformista-staliniana, dichiara nel marzo ’37 (“”La Vanguardia””): “”la repubblica spagnola conserverà certamente la sua forma politica antecendente la rivoluzione””. I dirigenti della CNT l’ approvano pubblicando questa dichiarazione in prima pagina del loro giornale “”Solidaridad Obrera””, febbraio 1937) e aggiungendo pure: “”la nostra rivoluzione deve essere spagnola e deve avere un carattere nazionale””. Il POUM lancia delle parole d’ordine d’ allarme, “”rivoluzione in pericolo””, “”governo operaio e contadino della Generalità”” (“”L’ Hora”” del 5 marzo). Nin dichiara su “”La Batalla”” del 5 marzo: “”Davanti al pericolo della controrivoluzione, il momento di reagire è venuto””. (…) E il segnale d’ allarme del POUM decretando la “”rivoluzione in pericolo”” non ha superato i limiti delle chiacchiere sulla “”possibilità rivoluzionarie”” di un tale o tal’ altro governo, ma senza mai menzionare l’ unica prospettiva rivoluzionaria giusta: quella della presa del potere per mezzo di una seconda insurrezione armata proletaria””. (pag 16)”,”MSPG-116″
“CASCIOLA Paolo”,”Pietro Tresso militante trotskysta (1930-1944).”,”””A partire dalla seconda metà del 1929, l’ Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI) ebbe, come suo gruppo italiano, la Frazione di Sinistra del Partito Comunista d’ Italia (bordighista), raggruppata nell’ emigrazione attorno alla rivista “”Prometeo”” e diretta da Ottorino Perrone (Vercesi)””. (pag 7) “”Come abbiamo visto più sopra, in occasione della Conferenza Preliminare dell’ aprile 1930, i bordighisti mantennero le distanze dall’ OSI. Trotksy si inquietò enormemente per questo atteggiamento “”nazional-comunista”” e chiese loro di precisare le proprie posizioni, rinnovando l’ invito di adesione definitiva all’ OSI. La Frazione rispose dapprima con una lettera al neoeletto Segretariato Internazionale dell’ OSI, in cui essa cercò di giustificare la propria passività politica in rapporto all’ OSI ed alla sua attività internazionale, e successivamente con una lettera a Trotsky dello stesso tenore. In questa lettera i bordighisti manifestano la loro avversione per il nuovo raggruppamento fondato dai “”cinque””, l’ Opposizione Comunista Italiana, meglio nota come Nuova Opposizione Italiana (NOI), che essi considerano come una “”manovra””, una “”nuova esperienza di confusione”” alimentata dall’ OSI. Trotsky risponde mettendo in evidenza il conservatorismo settario di tale posizione, che dimostra ancora una volta la passività e la ristrettezza nazionale del gruppo bordighista””. (pag 19)”,”TROS-093″
“CASCIOLA Paolo”,”Trotsky and the struggles of colonial peoples.”,”””Questa generalizzazione della strategia della rivoluzione permanente a tutti i paesi coloniali e semicoloniali è graficamente esemplificata nella posizione adottata da Trotsky riguardo all’ India. Già nel maggio 1930, in un articolo dedicato all’ analisi dei compiti e dei pericoli della rivoluzione indiana, egli indicò il “”ruolo traditore”” della borghesia locale, che è stata “”spinta nell’ azione per controllare i movimento allo scopo di spuntare la sua ala rivoluzionaria””. (pag 13-14)”,”TROS-096″
“CASCIOLA Paolo SAGGIORO Sandro a cura; scritti di GRILLI Liliana, Diego GIACHETTI, Dino ERBA, Riccardo TACCHINARDI, Dario PACCINO, Giorgio AMICO”,”Omaggio ad Arturo Peregalli (1948-2001)”,”A pagina 6 a proposito di Azione comunista si citano CERVETTO e PARODI pag 6 si parla di BASILE e della casa editrice Graphos Contiene gli scritti: – In memoria di Arturo (Saggioro), L’ attività di Arturo Peregalli nella fondazione Amadeo Bordiga (Grilli); Arturo Peregalli, comunista internazionalista (Casciola), Arturo, il compagno e l’ amico (Giachetti), Arturo Peregalli, una grande passione vissuta con intelligenza (Erba), Per Arturo e per una futura società di eguali (Tacchinardi), Omaggio ad Arturo Peregalli (Paccino), Uno storico coerente e rigoroso (Amico), Arturo Peregalli, lo storico dell’ altra resistenza (PB),”,”MITC-052″
“CASCIOLA Paolo”,”Trotsky e le lotte dei popoli coloniali.”,”””Per capire l’ attuale guerra tra il Giappone e la Cina si deve prendere come punto di partenza la seconda rivoluzione cinese. In entrambi i casi ci troviamo di fronte non soltanto a forze sociali identiche, ma spesso anche alle stesse personalità. Basti dire che la figura di Chiang Kai-shek occupa il posto centrale in questo libro. Mentre scrivo queste righe è ancora difficile prevedere quando ed in che modo terminerà la guerra cino-giapponese. Ma l’ esito del presente conflitto in Estremo Oriente avrà in ogni caso un carattere provvisorio. La guerra mondiale che si avvicina con forza irresistibile rimetterà in discussione il problema cinese insieme a tutti gli altri problemi del dominio coloniale. In ciò consiste, infatti, il vero obiettivo della seconda guerra mondiale: dividere nuovamente il pianeta secondo i nuovi rapporti di forza degli imperialisti. Il terreno di lotta principale non sarà naturalmente quella vasca da bagno lillipuziana che è il Mediterraneo e neppure l’ Oceano Atlantico, bensì il bacino del Pacifico. L’ obiettivo più importante della lotta sarà la Cina, che abbraccia circa un quarto del genere umano. (…) Preparandosi a questo scontro di titani, Tokyo cerca oggi di assicurarsi il terreno di esercitazione più vasto possibile nel continente asiatico. Nemmeno la Gran Bretagna e gli Stati Uniti perdono tempo. (…)”” (Lev Trotsky, Rivoluzione e guerra in Cina, 5 febbraio 1938) (pag 16)”,”TROS-108″
“CASCIOLA Paolo”,”Il trotskysmo e la rivoluzione in Italia (1943-1944).”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Nel frattempo, verso la metà del 1944, Charles Van Gelderen, trotskista in divisa membro del Revolutionary Communist Party (RCP) britannico che in questo periodo collaborò assiduamente con i trotskisti italiani, venne a sapere da un militante del WP shachtmanista mobilitato nell’ aviazione statunitense che a Foggia era stato affisso un manifesto a favore di una Quarta Internazionale. Van Gelderen procurò dei falsi lasciapassare per sé e per Di Bartolomeo allo scopo di attraversare la zona di occupazione anglo-americana e, nel luglio 1944, dopo un viaggio piuttosto avventuroso (…) i due giunsero a Foggia, dove entrarono in contatto con Romeo Mangano, dirigente della federazione pugliese del PCdI che era rimasta, in linea di massima, sulle posizioni della vecchia sinistra bordighiana.”” (pag 7)”,”TROS-112″
“CASCIOLA Paolo”,”Appunti di storia del trotskysmo italiano (1930-1945).”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Sconfitti e colpiti da pesanti provvedimenti disciplinari, gli oppositori italiani entrarono in contatto con l’ Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI) diretta da Leon Trotsky e, nel maggio 1930, si costituirono in Nuova Opposizione Italiana (NOI). Il 9 giugno 1930 Pietro Tresso, Leonetti e Paolo Ravazzoli vennero burocraticamente espulsi dal PCdI, seguiti, di lì a poco, da Gaetana Teresa Recchia e da Mario Bavassano. Si chiudeva così il capitolo della “”svolta del 1930″”, che rappresentò il coronamento del processo di stalinizzazione del partito italiano””. (pag 8) “”Non appena la notizia dell’ ammissione di Leonetti nelle file del PCF giunse in Italia, Togliatti intervenne con tutta la sua autorità perché Leonetti ne venisse estromesso. L’ ex-oppositore – per quanto pentito – non poteva, agli occhi del “”piccolo Stalin”” italiano, cavarsela così a buon mercato, senza neppure ammettere pubblicamente i suoi “”crimini trotskysti”” e recitare il mea culpa di prammatica””. (pag 17-18)”,”TROS-113″
“CASCIOLA Paolo, a cura”,”La Verità. Organo della Sezione Italiana della Lega Comunista- Internazionalista (Bolscevichi-Leninisti) (n° 1, marzo 1934 – n° 2, aprile 1934).”,”Togliatti: “”In Germania, oggi, siamo ancora alla vigilia della guerra civile, i combattimenti decisivi stanno ancora davanti a noi, ed il movimento delle masse si sta sviluppando sopra una linea ascendente, nella direzione di questi combattimenti decisivi. “”Chi ha toccato il colmo delle sciocchezze è Trotsky, che si ostina a prospettare di settimana in settimana la ‘marcia su Roma’ del fascismo tedesco e la disfatta del proletariato e del suo Partito””. (Ercoli, Stato Operaio, sett. ’32). (pag 46)”,”TROS-118″
“CASCIOLA Paolo”,”Giovanna Costantini (Jeanne Apik) (1903-1995). Avec texte francais.”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Nel gennaio del 1921, dopo il XVII Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano che a Livorno sancì la nascita del PCdI, Giovanna (Costantini, ndr) aderì senza esitazioni al nuovo partito, per il quale lavorò come “”fenicottero”” – cioè come corriere clandestino – effettuando numerosi viaggi, soprattutto da Torino a Roma, negli anni 1922-26. Anche il suo compagno “”Luciano”” era un “”fenicottero””: arrestato a Pisa dalla polizia politica segreta fascista nell’ agosto del 1926, sarebbe poi stato coinvolto nel famoso “”processone”” contro la “”centrale comunista”” (1926-28) ed infine condannato ad oltre 15 anni di reclusione nel giugno del 1928″”. (pag 5)”,”TROS-127″
“CASCIOLA Paolo a cura”,”Clé. Bulletin mensuel de la FIARI (Federation Internationale de l’ Art Révolutionnaire Indépendant). (n° 1, 1° janvier 1939 – n2, février 1939). (Reprint)”,”Paolo CASCIOLA è direttore del Centro Studi Pietro Tresso di Foligno. “”Il primo numero di Clé appare alla fine nel gennaio 1939. Si trattava di una rivista culturale molto politicizzata che poteva contare tra i suoi aderenti e collaboratori, oltre ai membri del comitato francese, gente come Victor Serge, Benjamin Peret, René Lefeuvre, Maurice Nadeau, Magdaleine Paz, Marceau Pivert, Leo Malet, Sylvain Itkine, Ignazio Silone, ecc.””. (pag 4-5)”,”TROS-128″
“CASCIOLA Paolo a cura”,”Hommage a Louis Bonnel (1914-2002).”,”Composizione sociale dei trotskisti in Francia durante la seconda guerra mondiale: 15% di operai, 15% dipendenti servizi pubblici, 20 % impiegati, 10% di insegnanti, pochi piccoli industriali o artigiani, nessun commerciante, ambulanti. Qualche centinaio di trotskisti fecero la diffusione sul territorio francese del giornale La Verité, al prezzo di deportazioni e assassinii di compagni, e la diffusione di qualche testo in tedesco per i soldati dell’ occupazione. (pag 47)”,”TROS-130″
“CASCIOLA Paolo”,”Paris 1956: la naissance du comité pour la révision des procès staliniens. Avec deux textes inédites d’ André Breton.”,”Telegramma indirizzato al Maresciallo Bulganin: ‘Per la revisione dei processi staliniani’. Parigi 20 febbraio 1956. Firmato da: Gerard BLOCH André BRETON Jean CASSOU Robert CHERAMY Yves DECHEZELLES Jean DAVIGNAUD Clara MALRAUX Daniel MARTINET Edgar MORIN Maurice NADEAU Marceau PIVERT Paul RIVET Jean ROUS Paul RUFF Laurent SCHWARTZ Wilebaldo SOLANO Edith THOMAS (pag 13)”,”TROS-131″
“CASCIOLA Paulo LEONETTI Alfonso BROUÉ Pierre PEREGALLI Arturo”,”Revolutionary History. Through Fascism, War and Revolution: Trotskyism and Left Communism in Italy.”,”The predominance of the Italian Communist Party and its promotion of the ideas of Gramsci have resulted in much of the history of the revolutionary left in Italy being obscured if not totally hidden. This issue of Revolutionary History corrects this imbalance by presenting for the first time in the English language a series of essays which describe the rise and development of the Italian Trotskyist and Left Communist movements from the late 1920s through to the aftermath of the Second World War, as they fought in exceedingly difficult circumstances to maintain the revolutionary Marxist tradition against the Stalinist degeneration of the Communist International. Editor: Al Richardson, Editorial, Work in Progress, Obituaries, FA Ridley (1897-1994); An Appreciation, Reviews, Letters, Reader’s Notes, Provisional European Secretariat of the Fourth International, Manifesto to the Italian Workers, Peasants and Soldiers,”,”TROS-022-FL”
“CASCIOLA Paolo”,”Boris Souvarine (1895-1984).”,”Nota 1. ‘Pubblichiamo la traduzione in lingua italiana della nota biografica redatta in francese da Paolo Casciola e originariamente pubblicata sotto il titolo “”En guise d’introduction: Boris Souvarine (1895-1984)”” nel reprint dell’opuscolo dello stesso Souvarine, ‘Éloge des bolcheviks’ (1919), ‘Quaderno Pietro Tresso, n. 61, giugno 2007, pp. 3-5. Per la sua stesura l’autore si è basato principalmente sulla grande biografia di Souvarine scritta da Jean-Louis Panné, ‘Boris Souvarine. Le premier désenchanté du communisme’, Editions Robert Laffont, Paris, 1993 (n.d.t.)”,”FRAP-128″
“CASCIOLA Paolo”,”Le origini del pablismo (1945-1950).”,”‘Questo articolo, originariamente pubblicato in forma anonima sotto il titolo “”1945-1950: le origini del pablismo’, Il Comunista, a. V, n: 14-15, nuova serie, Foligno, novembre dicembre 1984, pp. 58-63, costituisce la prima parte del testo di una delle relazioni – intitolata 19451-1953: le origini storiche del pablismo e la crisi della Quarta Internazionale’- presentate al II Seminario Teorico Nazionale del Gruppo Operaio Rivoluzionario (per la rinascita della Quarta Internazionale), svoltosi a Roma dal 3 al 5 giugno 1983. Nella presente riedizione abbiamo aggiunto, oltre alle note a pie’ di pagina, qualche precisazione tra parentesi quadra, e apportato alcune correzioni per lo più secondario (ndr)’ (pag 1) ‘Nell’ottobre 1945 David Rousset, allora dirigente di spicco della sezione francese, aveva pubblicato sotto lo pseudonimo di Leblanc un documento che, per più di un verso, precorreva talune delle idee revisioniste fondamentali che sarebbero state in seguito elaborate da Michel Pablo (pseudonimo del dirigente trotskista greco Mikhalis Raptis)’ (pag 5)”,”TROS-376″
“CASCIOLA Paolo”,”Anche Gramsci sbagliava….”,”(Articolo da separare dal precedente di Casciola sul pablismo) E’ il testo dell’intervento critico preparato da Paolo Casciola i occasione della presentazione svoltasi presso la Sala Convegni di Villacidro (Cagliari) del n. 63 dei Quaderni Pietro Tresso (dic. 2007, pp.44), contenente due lavori di Giuseppe Andrea Manias: ‘Antonio Gramsci e gli anarchici nel periodo de L’Ordine Nuovo’, seguito da ‘Camillo Berneri tra Antonino Gramsci e Carlo Rosselli’. La bolscevizzazione del Pcd’I avviata da Gramsci che li attenne alla linea generale staliniana di Mosca Una volta in carcere, nel 1929-30 Gramsci si dissiciò dalla “”svolta”” stalinista e dai suoi risvolti organizzativi, ma lo fece da posizioni di destra contestando la sterzata ultrasinistra e avventurista del Comintern. La sua opposizione allo stalinismo fu temporanea fino alla contro-svolta del 1934-35 con l’adozione della politica collaborazionistica di classe dei Fronti Popolari appoggiati, secondo Casciola, da Gramsci. Tresso, uno dei fondatori del trotskismo italiano, in lotta contro la ‘mafia staliniana’ affermò che nonostante le sue qualità, Gramsci sbagliò su problemi importanti”,”GRAS-171″
“CASELLA Roberto”,”Battaglie e principi per una politica comunista.”,”””Alla fine del secolo scorso il generale risveglio del movimento operaio segue la cadenza dello sviluppo del Partito Socialdemocratico tedesco diretto da August Bebel e Wilhelm Liebknecht. Nel lavoro per impiantare il partito marxista in Russia, Lenin studia attentamente la lunga esperienza tedesca. Nel suo fondamentale saggio “”Che cosa sono gli “”Amici del popolo””?, scritto nel 1894, leggiamo: “”Il lavoro teorico e il lavoro pratico confluiscono in un unico lavoro che è stato giustamente caratterizzato da Liebknecht, veterano della socialdemocrazia tedesca, con queste parole “”studieren, propagandieren, organisieren”” (v. Lenin, Opere, vol I, p. 301). La formula di Liebknecht segna una tappa fondamentale nella storia del lavoro di diffusione della teoria nel movimento operaio. (…) Liebknecht lanciò il famoso motto al Congresso di San Gallo della socialdemocrazia tedesca nel 1887, durante i lavori dell’ ultima assise svolta nel periodo della legge contro i socialisti nella Germania di Bismarck””. (pag 83-84) [Le profezie scientifiche. ‘Contemporaneamente Lenin respinge il canto delle sirene riformistiche che si facevano forti delle oggettive difficoltà per attaccare “”l’utopia bolscevica””. Su questo secondo fronte Lenin porta avanti la lotta con una serie di articoli e di saggi. Su di uno, scritto appunto nel giugno del 1918, vogliamo soffermarci per la sua grande attualità in quanto spiega le ragioni oggettive degli “”orrori”” tipici della guerra nell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria. Orrori sui quali oggi, tramite la televisione e i giorni la classe dominante sta portando avanti una campagna ideologica. Questa riflette le odierne lotte tra i gruppi imperialistici internazionali per la suddivisione del mercato mondiale. Engels prevede, con quarant’anni di anticipo, la prima guerra mondiale. Lenin per denunciare la “”mancanza di principi”” e il passaggio “”nei fatti”” con la borghesia dei menscevichi, i riformisti di allora, si rifà all’autorità di uno dei fondatori della scienza rivoluzionaria del proletariato, ad Engels. L’articolo scritto da Lenin il 2 giugno 1918 porta il titolo di “”Parole profetiche””. Vi spiega come “”…le profezie miracolose sono favole. Ma le profezie scientifiche sono un fatto acquisito. E ai nostri giorni, quando dappertutto lo scoraggiamento; anche la disperazione, sono così frequenti, è utile ricordare una profezia scientifica che si è verificata””. Il riferimento è ad uno scritto di Engels del 1877 sulla futura guerra mondiale, sulla sua necessità prodotta dalla natura stessa del capitalismo, sulle atrocità oggettivamente legate a quegli eventi. Riportiamo una parte del passo di Engels citato da Lenin: “”E infine, non c’è per la Prussia-Germania, alcuna guerra possibile se non una guerra mondiale, e, per la verità, una guerra mondiale di una ampiezza e di una violenza ancora mai vista (…)””‘ (Roberto Casella, Battaglie e principi per una politica comunista, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2007)”,”ELCx-092″
“CASELLA Mario”,”Democrazia socialismo movimento operaio a Roma, 1892-1894.”,”CASELLA Mario è nato a Teggiano (Salerno) nel 1939. Si è laureato all’ Università di Roma in Lettere moderne. E’ allievo di Alberto M. Ghisalberti e di Fausto Fonzi. Nel 1970 è diventato assistente ordinario di Storia del risorgimento e dal 1975 è incaricato della stessa materia presso la facoltà di Magistero dell’ università di Perugia. Si è occupato di studi sulla classe dirigente ottocentesca locale in particolare ecclesiastica e sull’ Azione Cattolica. Antonio Labriola. “”Antonio Labriola – lo si è più volte sottolineato nelle pagine precedenti – non ebbe alcuna simpatia per i socialisti della “”Sezione”” romana. Li stimava assai poco, e come gruppo e come singoli. Più precisamente, egli vedeva nell’ associazione niente altro che un “”covo di anarchici””, un “”recapito di perditempo… dove su 250 soci non c’erano 20 operai””, un “”circolo di elementi eterogenei; ed aveva sul conto di alcuni dei suoi più importanti soci – si pensi, in particolare, ai pesanti giudizi pronunciati nei confronti di Ezio Marabini, di Giovanni Spadoni, di Romeo Soldi e di Oreste Boffino; o alle ironiche frecciate scagliate contro tipi come l’ “”immortale”” Vittorio Lollini; o, infine, al fastidio manifestato per gente come Angelo Bidolli – un’opinione decisamente negativa. Così stando le cose, si comprende benissimo perché tra le origini (febbraio 1893) e lo scioglimento (ottobre 1894) della “”Sezione””, Labriola mettesse piede nei locali di Via del Pantheon una sola volta, il 29 aprile 1894, e non certo per motivi di propaganda””. (pag 263) Fallimento iniziativa in piazza S. Croce in Gerusalemme di cui Labriola fu in parte responsabile (1° maggio 1891, Roma). (pag 266 e seguenti)”,”MITT-246″
“CASELLA Roberto”,”Illusioni alla berlina e certezza del marxismo.”,”””Il disorientamento, o confusione momentanea, si sta trasformando in una condizione permanente, un tratto del carattere della burocrazia sindacale. E’ nei decenni del lungo ciclo sindacale iniziato con la ‘ritirata disordinata’ della seconda metà degli anni Settanta che la burocrazia sindacale vede la logica delle sue parole smentita dalla dialettica dei fatti. Di qui nasce il disorientamento che assume il carattere di malattia endemica. La logica delle parole, vissuta e vivente nella liturgia romana, diviene sempre più un riflesso appannato delle lotte elettorali. Il sindacato via via si è ridotto a comparsa residuale. Periodicamente quasi scompare dal palcoscenico della lotta politica dove prendono forma gli scontri tra i grandi gruppi per influenzare le correnti politiche del parlamentarismo. Oggi siamo in una di quelle fasi in cui il sindacato è finito in malo modo nel sottoscala della politica ufficiale””. (giugno 2003)”” (pag 187-188)”,”ELCx-117″
“CASELLA Roberto”,”Il secolo dei giganti dell’Asia.”,”””Kaushik Basu, professore del dipartimento di economia della Cornell University, nato a Calcutta e laureato al St. Stephen’s College di Nuova Delhi, scrive su ‘Hindustan Times’ un articolo su Engels, il “”primo marxista””. Precisa: il marxismo ha fallito come “”sistema di governo””, ma oggi è nuovamente all’attenzione di molti “”perché viviamo in un mondo così travagliato, con il crollo delle banche, l’aumento della disoccupazione e l’oscura crescita globale””. Engels, dal 1848 al momento della sua morte nel 1895, è stato sempre sicuro che “”la rivoluzione era dietro l’angolo””. Prosegue Basu: “”Il marxismo come scienza ha fallito, ma sarebbe un peccato se l’idealismo e la ricerca di giustizia, forza motrice della vita di Engels e Marx, fossero abbandonati””. Il pensiero di Marx e Engels è “”fallito”” o occorre prenderlo “”a spicchi””? E’ una vecchia storia. Già Engels si ergeva contro chi voleva cancellare il Marx politico per lucrare sul Marx filosofo e il Marx economista. In una lettera del 24 giugno 1883 a Laura Lafargue scrive: “”La vita del Moro senza l’Internazionale sarebbe come un anello di brillanti da cui è stata tolta la pietra preziosa”””” [Roberto Casella, Il secolo dei giganti dell’Asia, Edizioni Lotta Comunista, 2012] (pag 253)”,”ELCx-175″
“CASELLA Roberto”,”Quaderno di appunti su G.W.F. Hegel ‘Scienza della logica’, vol. 1°. [2003]”,” Punti sottolineati: (*) I nodi della rete Aristotele ‘Metafisica’ Le cause motrici dell’idealismo Hegel, la storia Antitesi tra opinioni e verità Kant va oltre Zenone – Lenin vs Kautskismo su unità imperialismo Hegel, la filosofia di Eraclito – Il sensibile non ha verità – la sensazione non è immediatamente la verità Materialismo si emancipa da cause esterne alla natura”,”HEGx-007-B-FC”
“CASELLA Roberto”,”Illusioni alla berlina e certezza del marxismo.”,”””Il disorientamento, o confusione momentanea, si sta trasformando in una condizione permanente, un tratto del carattere della burocrazia sindacale. E’ nei decenni del lungo ciclo sindacale iniziato con la ‘ritirata disordinata’ della seconda metà degli anni Settanta che la burocrazia sindacale vede la logica delle sue parole smentita dalla dialettica dei fatti. Di qui nasce il disorientamento che assume il carattere di malattia endemica. La logica delle parole, vissuta e vivente nella liturgia romana, diviene sempre più un riflesso appannato delle lotte elettorali. Il sindacato via via si è ridotto a comparsa residuale. Periodicamente quasi scompare dal palcoscenico della lotta politica dove prendono forma gli scontri tra i grandi gruppi per influenzare le correnti politiche del parlamentarismo. Oggi siamo in una di quelle fasi in cui il sindacato è finito in malo modo nel sottoscala della politica ufficiale””. (giugno 2003)”” (pag 187-188)”,”ELCx-003-FC”
“CASELLATO Sante”,”Francesco Bacone.”,”in apertura: ‘Tempus, ad quae consilia non advocatur, nec rata habet’ Il metodo della scienza (pag 179) “”Nel saggio XL, Bacone, parlando della fortuna, dopo aver ricordato il detto di Plauto: “”Faber quisque fortunae suae””, fa una osservazione assai profonda: che, cioè, in generale, è la sciocchezza di uno che crea la fortuna di un altro, e che l’esperienza prova che il mezzo più sicuro è d’essere sempre pronti ad approfittare degli errori altrui”” (pag 169)”,”FILx-402″
“CASERTA Ernesto G.”,”Croce and Marxism. From the Years of Revisionism to the Last Postwar Period.”,”Foreword, notes, conclusion, Bibliography: Croce’s Writings on Marxism, Name index, Biblioteca di Criterio n.2,”,”CROx-003-FL”
“CASERTA Marco”,”Democrazia e costituzione in Hans Kelsen e Carl Schmitt.”,”””Protagonisti del pensiero giuridico-politico del Novecento, Hals Kelsen e Carl Schmitt si fronteggiano – sullo sfondo della crisi della Repubblica di Weimar e del suo rovinoso epilogo…”” (pag 9)”,”TEOP-492″
“CASERTANO Stefano”,”Sfida all’ultimo barile. Russia e Stati Uniti per il dominio dell’energia.”,”CASERTANO Stefano (Roma 1978) laureato in economia alla Luiss di Roma ha conseguito un master alla Columbia University di New York.”,”RAIx-252″
“CASERTANO Giovanni a cura; scritti di EINSTEIN INFELD DE-BROGLIE HEISENBERG PLANCK”,”Fisica e filosofia. Einstein, Infeld, De Broglie, Heisenberg, Planck.”,”””Non è che da principio gli dèi abbiano rivelato tutte le cose ai mortali, ma col tempo essi cercando ritrovano il meglio”” (Senofane di Colofone) “”Non il possesso della verità , ma la sua ricerca fortunata rende fecondo e felice il lavoro dello scienziato”” (Max Planck) [in apertura]”,”SCIx-327″
“CASES Cesare”,”Marxismo e neopositivismo.”,”‘Un ‘paleomarxista’ respinge con questo pamphlet l’ ultimatum di alcuni teorici di sinistra italiani e difende una concezione integrale del mondo alla luce del pensiero dei classici e di quello di Lukacs’. Critica ad Agazzi (pag 65-) “”(…) girare intorno alle ‘Tesu su Feuerbach’, come fa l’Agazzi, senza mai voltar pagina per paura di trovar scritto che «non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere» ecc.”” (pag 65)”,”TEOC-184-FF”
“CASES Cesare”,”Il boom di Roscellino. Satire e polemiche.”,”””La tesi dell’ultimo libro di Bernard-Henry Lévy, ‘L’ideologia francese’ (pubblicato in Italia da Spirali edizioni), è che la Francia è la vera patria del nazionalsocialismo, perché la destra nazionalista criticava il capitalismo, e i socialisti e i comunisti erano nazionalisti e spesso non rifuggivano dall’antisemitismo. Il regime di Vichy sarebbe stato l’incarnazione di questa reale coincidenza dei finti opposti. In questa tesi c’è del vero in quanto il consenso a quel regime è stato molto più vasto di quanto ci abbiano poi voluto far credere, ma l’esagerazione mostra che anche l’autore, a suo modo, è un nazionalista, poiché viole che il suo paese sia il primo della classe anche nel male. In realtà la prima della classe è pur sempre la Germania: è qui che l’anticapitalismo di destra; le cui origini risalgono al romanticismo, è servito a riconquistare le masse al capitale. In Francia questa destra non sarebbe mai andata al potere senza la sconfitta militare. Quel che c’era prima era comunque meglio. Lévy confondo tutto in una notte in cui tutte le vacche sono nere. Anche le vacche ideologiche: Sorel o Lafargue in lui sembrano più o meno uguali a Maurras o all’antisemita Drumont. Prova del nove del nazionalsocialismo francese: Céline. Nel suo articolo Lévy individua in Céline due fasi: prima egli descrive un orrore senza riscatto, poi ne individua le cause nell’ebreo. In tal modo l’orrore diventa da fatale transitorio e Céline diventa ottimista, anzi progressista. Il che va benissimo perché, come sostiene Lévy, razzismo e progressismo sono in fondo la stessa cosa, rappresentano la stessa «volontà di guarire»: chi vuole la guarigione invoca la cacciata o lo sterminio del microbo che ha provocato l’infezione. Perciò c’è una sola religione (nel senso etimologico di forza che lega) della società moderna, ed è quella fascista. Se Faust diceva che le parole servono quando mancano i concetti, la nuova ideologia francese se ne serve per distorcerli. Non è affatto vero che razzismo e socialismo siano inseparabili, anzi si escludono a vicenda. Il razzismo è un esito normale dell’anticapitalismo romantico, ai cui occhi il mondo borghese appare come qualcosa di irrazionale, di diabolico, che si può spiegare solo con l’intervento di un fattore esterno. Il socialismo non ha bisogno di simili spiegazioni, ha già una sua plausibile teoria sulle origini del capitalismo, di cui riconosce la necessità (ciò che lo spinge spesso al compromesso e alla capitolazione, e allora l’anticapitalismo romantico appare talora come il più intransigente. Naturalmente i confini non sono netti. Paul Massing ha dimostrato come Franz Mehring, una delle massime personalità della Seconda Internazionale, che proveniva dal campo conservatore, si fosse portato dietro una sottile vena antisemita che non riuscì mai a eliminare del tutto e che contribuì alla sottovalutazione dell’antisemitismo da parte della socialdemocrazia tedesca. Il socialismo piccolo-borghese alla Proudhon non rinuncia mai a personalizzare l’avversario nell’ebreo. E tutti conosciamo la reviviscenza dell’antisemitismo in Urss in epoca staliniana e post-staliniana. Ma altro è dire che i confini non sono netti, altro che non ci sono, che il socialismo e il razzismo sono due facce della stessa medaglia. Céline è un caso tipico di razzismo piccolo-borghese innestato su fondamenti anticapitalistici”” (pag 237-238) (Paul Massing, Rehearsal for destruction: a study of political anti-Semitism in imperial Germany, Harper 1949, pag 341)”,”STOx-052-FF”
“CASES Cesare”,”Su Lukács.Vicende di un’interpretazione.”,”Cesare Cases è nato a Milano nel 1920 e ha insegnato letteratura tedesca all’Università di Torino. Ha pubblicato ‘Marxismo e neopositivismo’ (Einaudi, 1958), ‘Saggi e note di letteratura tedesca (Einaudi, 1963), ‘Patrie letture’, (Liviana, 1973. È sua pure la ‘Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento ad oggi (Einaudi, 1956).”,”TEOC-007-FMB”
“CASETTA Giovanni a cura; saggi di Diego MESEGUER ILLAN José ARICO’ Alberto FLORES GALINDO Robert PARIS Anibal QUIJANO Cesar GERMANA’ Giovanni CASETTA Ignazio DELOGU Natalia GIANNONI Antonio MELIS Renato SANDRI”,”Mariátegui: il socialismo indoamericano. Il pensiero politico e gli apporti della cultura italiana.”,”Saggi di Diego MESEGUER ILLAN José ARICO’ Alberto FLORES GALINDO Robert PARIS Anibal QUIJANO Cesar GERMANA’ Giovanni CASETTA Ignazio DELOGU Natalia GIANNONI Antonio MELIS Renato SANDRI “”Per quanto riguarda l’ articolo del 1928, La influencia de Italia en la cultura hispanoamericana, in cui tratteggia il viaggio o, meglio ancora, l’ itinerario intellettuale, suo e di Falcon attraverso l’ Italia salvo un’ impennata contro Loria e una rapida allusione all’ influenza di Croce nei confronti della “”nuova sensibilità argentina””, non cessa di sorprendere lo scarso rilievo dato a Croce in questa elencazione di luoghi e di personaggi. (…) Così, non cessa di suscitare interesse vedere Mariátegui citare, quantunque solo episodicamente, il nome di Antonio Labriola, quando non si può negare che nel suo marxismo teorico persiste l’ impronta della lettura di “”Materialismo storico ed economia marxistica””. Poco dopo la prima guerra mondiale, precisamente nel periodo in cui Mariátegui era in Italia, Labriola comincia di nuovo ad essere riscoperto e “”tirato giù dalla soffitta””, dove i riformisti lo avevano relegato, esattamento come Marx.”” (pag 111-112)”,”MALx-021″
“CASETTA Giovanni”,”Colombia e Venezuela. Il progresso negato (1870-1990).”,”CASETTA Giovanni da molti anni si occupa di problemi di storia latinoamericana con particolare interesse per la storia delle idee, del pensiero politico, della cultura, pubblicando i suoi studi in Italia e all’ estero. Assieme a Marcello CARMAGNANI ha recentemente pubblicato ‘America latina: la grande trasformazione, 1945-1985′ (Einaudi, 1989). Questione agraria in Colombia. “”Con il governo di Pastrana viene ulteriormente accentuata la svolta autoritaria del Frente Nacional. La politica governativa continua a privilegiare lo sviluppo capitalistico nelle campagne. Il rallentamento della distribuzione della terra deriva precisamente dalla necessità della classe dirigente di favorire lo sviluppo produttivo delle grandi proprietà, nel momento in cui si stava definitivamente affermando l’ idea che la crescita del mondo rurale doveva essere stimolata da fattori esterni alla campagna. Gli effetti di questo orientamento si possono riscontrare nella progressiva disgregazione del settore agricolo. La popolazione attiva rurale si riduce di 860.000 individui tra il 1964 e il 1973. I contadini, che nel 1964 rappresentano il 30 per cento della popolazione economicamente attiva, si riducono al 17 per cento nel 1973, mentre i lavoratori salariati passano dal 45 per cento al 50 per cento della popolazione rurale attiva.”” (pag 92-93)”,”AMLx-076″
“CASETTA Giovanni”,”1910-1920, immagini fotografiche della Rivoluzione messicana.”,”Giovanni Casetta, nato a Torino nel 1948, ha studiato in questa città, dove si è laureato in lettere e scienze politiche. Da anni si occupa di problemi di storia latinoamericana, con la pubblicazione di articoli e studi su diverse riviste italiane, ‘Nova Americana’ ‘Movimento operaio e socialista’, gli annali del centro studi P. Gobetti ‘Mezzosecolo, Materiali di ricerca storica’.”,”FOTO-002-FL”
“CASETTA Giovanni, testi”,”1910-1920. Immagini fotografiche della rivoluzione messicana.”,”Giovanni Casetta, nato a Torino nel 1948, ha studiato in questa città, dove si è laureato in lettere e scienze politiche. Da anni si occupa di problemi di storia latinoamericana, con la pubblicazione su diverse riviste (Nova Americana, Movimento operaio e socialista, Annali del centro studi P. Gobetti, ‘Mezzosecolo’, Rivista storica italiana) e straniere. Ha scritto anche sulla figura di J.C. Mariategui e sulla rivoluzione messicana. Molte foto da A.V. Casasola La lotta di classe (capitolo 10) “”Mentre era ancora in corso la lotta del costituzionalismo contro l’usurpazione huertista, sorgevano i primi conflitti tra Carranza e Villa. Nel contempo si delineava l’insanabile frattura tra Carranza e l’intransigente Zapata che voleva la sottomissione del costituzionalismo ai principi di politica agraria espressi dal piano di Ayala. Il patto di Torreón (8 luglio 1914), siglato da Villa e Carranza, avrà breve durata. Esso comprendeva importanti riferimenti alla questione sociale, in quanto Carranza era ormai consapevole della necessità di avanzare proposte politiche e sociali che, ponendosi quali soluzioni alternative al radicalismo rivoluzionario, fossero in grado di garantire al costituzionalismo l’appoggio del proletariato urbano e rurale. A tal fine egli promosse il rafforzamento della Casa del Obrero Mundial – centrale sindacale operaia – e, mentre il fronte rivoluzionario si andava disgregando, all’inizio del 1915 emanò la leggi di avvio della riforma agraria. La Convenzione di Aguascalientes (ottobre 1914), primo embrione della Costituente, dimostrò l’inconciliabilità del fronte rivoluzionario; in essa prevalsero i principi del movimento zapatista, nonostante l’opposizione dei carranzisti. Quando le truppe di Villa dal nord e di Zapata dal sud si ricongiungevano a Città del Messico, Carranza emise da Veracruz il decreto che annunciava la riforma agraria (Piano di Veracruz, 12 dicembre 1914), seguito subito dalla legge che prevedeva la restituzione delle terre alle comunità indigene e organizzava l’apparato amministrativo che doveva realizzare la distribuzione (6 gennaio 1915). Certamente questa legge contribuirà al rafforzamento del movimento costituzionalista nei settori contadini, mentre nei settori operai il rafforzamento sarà conseguito mediante concessioni di tipo corporativistico. In questo modo il movimento operaio si ritroverà coinvolto nel disegno della borghesia: Carranza saprà pattuire il consenso della Casa del Obrero Mundial sino ad ottenere da questa la costituzione di sei «Battaglioni rossi» da inviare a combattere contro i contadini di Villa e Zapata. Questa dolorosa pagina di storia del movimento operaio messicano non costituisce un episodio fine a se stesso. E’ piuttosto la dimostrazione di quanto fu acuto lo scontro di classe, inevitabile, che opporrà i contadini rivoluzionari alla borghesia che si riunirà intorno alla bandiera costituzionalista. Ai rappresentanti di questa borghesia spetterà la successiva egemonia della rivoluzione, ed essi governeranno la stabilizzazione rivoluzionaria”” (pag 40-41)”,”MALx-065″
“CASEY Steven”,”Cautious crusade. Franklin D. Roosevelt, American Public Opinion, and the War against Nazi Germany.”,”CASEY Steven è Lecturer in International History alla London School of Economics and Political Science (LSE). “”In luglio, il Generale Marshall, fino ad ora un ardente partigiano di una strategia “”prima la Germania”” (“”Germany-first””, ndr), rapidamente rappresentò al Joint Chiefsla politica “”Asia first””, se l’ alternativa era sprecare le risorse americane in teatri come il Nord Africa””. Gli Stati Uniti, dichiarò MacArthur l’ 8 maggio, dovrebbero iniziare un’ offensiva contro il Giappone “”prima possibile”” (…). Ma FDR ignorava gli argomenti dei suoi consiglieri militari perché era persuaso che essi stavano usando l'””opinione pubblica”” strumentalmente, per rafforzare le loro tesi, e non stavano facendosi interpreti di una larga causa popolare””. (pag 84-85) “”Io vidi pochi neri nel corso della guerra, con l’ uniforme USA; ma vagando proprio fuori dalla linea dei picchetti una sera ne arrestai uno – egli pensò che sarebbe sicuramente stato ammazzato e cominciò a lamentarsi. Gli dissi di stare buono e di dirmi la verità, e l’ avrei lasciato andare. Gli chiesi varie questioni riguardo alla posizione del nemico e circa Rome e alcune di queste sapevo essere corrette; capivo che tutte le sue risposte derivavano da come comprendeva le domande. Disse di essere un servo e di aver ottenuto il permesso di andare a trovare della gente di colore nelle vicinanze e di non immaginare di trovare un Reb. Promise di non dire niente circa il nostro incontro e mi diede il suo coltello e del tabacco su mia richiesta. Lo consigliai in futuro di tenersi bene alla larga dalla linea. Si profuse in ringraziamenti””. (pag 137-138)”,”USAQ-049″
“CASEY James”,”La famiglia nella storia.”,”CASEY J. nato a Belfast nel 1944, insegna storia sociale europea a Norwich, University East Anglia. Si è occupato di storia della Spagna nella prima età moderna. Ha pubblicato ‘La Spagna di Filippo II’ e ‘Decadenza spagnola’ in ‘La storia’ a cura di N. TRANFAGLIA, 1986. “”Lo studio di Lockwood sul villaggio di montagna bosniaco di Planicia illustra con grande chiarezza il coesistere sino ai nostri giorni dell’economia di mercato accanto a un’organizzazione familiare autosufficiente. In questa regione, quanto più grande sarà la famiglia, tanto più tenderà ad essere autosufficiente relativamente al lavoro e alla capacità di procurarsi cibo e vestiario. Il denaro, tuttavia, ha un’importanza vitale per parecchi motivi. In primo luogo, vi sono le tasse da pagare al governo, un problema che i contadini di tutta Europa si erano trovati ad affrontare per lo meno sin dal tardo Medioevo, allorché i sovrani cominciarono ad assoldare eserciti mercenari per rimpiazzare l’antica coscrizione feudale. Il denaro per questo tipo di necessità spesso può essere ottenuto vendendo una pecora (il bestiame costituisce un investimento e un simbolo di ‘status’ per i ricchi). In secondo luogo, il denaro serve per acquistare generi di lusso come caffé e tabacco (di solito forniti dai contrabbandieri, secondo un’usanza vigente da tempo immemorabile). Questi beni sono necessari per quegli scambi rituali di doni e di ospitalità in occasione di matrimoni o funerali, che mantengono il prestigio di una famiglia ricca. Il surplus di denaro per acquistare questi beni può provenire dal commercio nel mercato. Ognuno di questi piccoli villaggi di montagna ha i suoi prodotti tipici – lana, cavoli, botti, spazzole – imposti dalla tradizione sociale non meno che da motivi strettamente economici.”” (pag 149)”,”STOS-138″
“CASEY David P. Major”,”Master of Military Studies. Tukhachevskii and Air Land Battle.”,” Significato di profondità “”The year 1920 marked a period of a military intellectual renaissance in the Soviet Union. A.A. Svechin a Soviet general and military theorist, in his book ‘Strategy’, defined the term “”Operational Art””, and begins to view war as a series of successive engagements rather than one decisive battle. The enemy’s strength was no longer seen purely as the tactical formations on the perimeter, but was viewed to include all of the units and agencies that support the front line like the reserves, artillery, logistical unity, and command and control. Viewing the battlefield in this perspective of depth, Svechin sought to use the expanse of Soviet territory to its best advantage.This was also the first attempt to define the linkage between the strategic and tactical levels of war. Svechin’s thoughts on the application of forces at the operational level of war were primarily defensive in nature.”” (pag 4-5)”,”QMIx-209″
“CASHMAN Richard I.”,”The Myth of the ‘Lokamanya’. Tilak and Mass Politics in Maharashtra.”,”CASHMAN Richard I. ‘Lokamanya (leader riverito) Tilak (1856-1920) fu uno dei primi leader del Congress Party ad adottare una strategia politica di massa. Fu il primo politico a creare un movimento nazionale di massa nella regione dell’India occidentale, Maharashtra. Contiene il capitolo: ‘Tilak and the Bombay Proletariat’ (pag 172-192) Bibliografia: I.M. Reisner, N.M. Goldberg a cura; ‘Tilak and the Struggle for Indian Freedom’ , New Delhi, 1966″,”INDx-118″
“CASICCIA Alessandro”,”Democrazia e vertigine finanziaria. Le avventure del cittadino in una società proprietaria.”,”CASICCIA Alessandro docente di sociologia presso l’ Università di Torino, ha svolto attività di insegnamento e ricerca in varie sedi universitarie italiane ed estere. Tra le sue opere: ‘Razionalità, passioni, strategie’ (1989), ‘Le classi e la mutazione del sociale’ (1998), ‘L’azione in un’ era di incertezza’ (2000), ‘Il trionfo dell’ élite manageriale’ (2004). CASICCIA Alessandro docente di sociologia presso l’ Università di Torino, ha svolto attività di insegnamento e ricerca in varie sedi universitarie italiane ed estere. Tra le sue opere: ‘Razionalità, passioni, strategie’ (1989), ‘Le classi e la mutazione del sociale’ (1998), ‘L’azione in un’ era di incertezza’ (2000), ‘Il trionfo dell’ élite manageriale’ (2004). “”Accogliere la tesi che sostiene un rinnovato primato della proprietà azionaria rispetto alla gestione vorrebbe dire liquidare definitivamente la storica teoria di Berle e Means sugli sviluppi delle società per azioni, sulla cessione del controllo e della responsabilità aziendale ai dirigenti e sulla trasformazione del dominio proprietario assoluto sull’impresa in una proprietà puramente passiva. Ma accettare troppo drasticamente e senza riserve il superamento di quella storica teoria significherebbe a sua volta ammettere che, nell’evoluzione del ruolo dell’élite manageriale, si sia a un certo punto capovolto il rapporto proprietà-gestione che aveva caratterizzato ogni ‘public company’ nel Novecento. E quindi dare anche per acquisita la critica che molti decenni fa Paul Sweezy aveva mosso a James Burnham. Sweezy era mosso dall’intento di preservare una versione “”marxista”” del capitalismo. In tal modo però finiva non solo con lo slittare verso il dogmatismo, ma anche col trascurare quanto proprio Marx più di un secolo prima aveva già colto (con indubbia lungimiranza). E’ stato dunque teorizzato, insieme alla fine della scissione trattata da Berle e Means, anche il venir meno della dittatura del ‘top manager’ sugli azionisti. E ciò non senza riferimenti alla parola d’ordine “”massimizzare il valore per l’azionista””, che una certa ideologia del mondo degli affari aveva più volte tentato d’imporre al dirigente come unico precetto da osservare e unica sua responsabilità””. (pag 109)”,”TEOS-157″
“CASINI Paolo”,”Rousseau.”,”CASINI è nato a Roma nel 1932 e ha studiato filosofia all’ università della capitale, dove si è laureato con una tesi su DIDEROT. E’ libero docente in storia della filosofia. Ha pubblicato uno studio su DIDEROT e si è occupato della cultura scientifica e filosofica del Settecento in Francia e in Inghilterra.”,”BIOx-066″
“CASINI Fabio”,”Lord Robert Vansittart: una voce contro l’appeasement.”,”Fabio Casini è ricercatore in Storia delle relazioni internazionali e docente di storia delle Diplomazia presso il Dip. di scienze politiche e internazionali dell’Università degli Studi di Siena. Ha svolto ricerche in archivi italiani e stranieri. Ha pubblicato: ‘L’opposizione tedesca al nazismo e la politica inglese dell’ absolute silence’ (Milano 2002), ‘L’espansionismo giapopnese e contromisure americane fra le due guerre’ (Siena 2007), ‘Churchill e la campagna d’Italia’ (Siena 2009), ‘Corea fra passato e presente’ (Storia e futuro, 27, novembre 2011)”,”UKIx-129″
“CASINI Paolo BENVENUTI Mario”,”Ragione e storia. L’attività filosofica nella cultura delle società occidentali. Volume primo. Antichità e medioevo.”,”Wycliff e Hus. “”Filosofo e teologo, Wycliff (1324-84) studiò ad Oxford dove poi insegnò fino al 1382. Tardo fu il suo esordio come riformatore religioso: aveva cinquantun anni quando prese posizione contro la pretesa del papa Gregorio IX di ripristinare il tributo – trascurato da decenni – imposta a Giovanni Senza Terra nel 1215 come omaggio feudale della corona inglese alla Santa Sede. Nel ‘De dominio divino’, Wycliff sostenne che potere e proprietà sono concessi da Dio agli uomini soltanto «in uso» e debbono essere revocati quando diano occasione di gravi abusi; pertanto, se la Chiesa fa uso dei propri beni per danneggiare l’organismo sociale, l’autorità civile ha il dovere di intervenire, ripristinare la legge divina con la confisca delle proprietà ecclesiastiche e ricondurre la Chiesa all’originaria povertà. Queste tesi avevano evidenti implicanze sociali che restarono nel momento inespresse, ma che vennero alla luce nel 1381 allorché Wycliff prese pubblicamente le difese di Wat Tyler, il capo della rivolta contadina, e delle richieste avanzate dal movimento. L’anno successivo, Wycliff chiedeva al Parlamento l’abolizione dei privilegi del clero, delle decime ecclesiastiche e dei voti monastici; e l’abrogazione della dottrina cattolica della transustanziazione eucaristica, che egli aveva confutata nel ‘De eucharistia’ (1379) in nome della realtà delle sostanze, per cui pane e vino restano tali finché conservano le qualità sensibili proprie dell’una e dell’altra sostanza. Nelle opere successive propose di riparare al tralignamento della Chiesa riconducendola ai suoi fondamenti evangelici: abolizione della gerarchia ecclesiastica ed identificazione della Chiesa con la comunità – invisibile – dei predestinati alla salvezza; abrogazione del culto dei santi e delle reliquie, del celibato ecclesiastico, dei sacramenti non espressamente menzionati nei Vangeli. Nel ‘De civili dominio’ affermò la subordinazione dell’organismo religioso alla giurisprudenza civile. La funzione sacerdotale veniva così ridotta alla predicazione della parola di Cristo e, a tale scopo, Wycliff istruì i suoi seguaci e li organizzò per la predicazione itinerante: i «predicatori poveri» presero il nome di «lollardi». Queste dottrine furono condannate dal sinodo che si tenne a Londra nel 1382; a cui però non fece seguito alcun intervento repressivo per non offrere esca a nuove rivolte, data la popolarità di cui Wycliff godeva. La persecuzione si scatenò invece contro il lollardi subito dopo la morte del maestro, ma non riuscì ad estingere il movimento, che si protrasse fino alla rivolta protestante. …. finire (pag 415-416)”,”STOU-015-FF”
“CASINI Paolo”,”L’antica sapienza italica. Cronistoria di un mito.”,”Paolo Casini insegna Storia della filosofia moderna nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma.”,”ITAG-045-FL”
“CASINI Paolo”,”Darwin e la disputa sulla creazione.”,”Paolo Casini insegna Storia della filosofia moderna nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma.”,”SCIx-304-FL”
“CASMIRRI Silvana a cura; saggi di Elena HERNANDEZ-SANDOICA Lucio D’ANGELO Fidel GOMEZ-OCHOA Ferdinando CORDOBA Edoardo DEL-VECCHIO Angeles BARRIO-ALONSO Alfonso BOTTI Manuel SUAREZ-CORTINA Andrés HOYO-APARICIO Anna BEDESCXHI Stefano TRINCHESE Luis TOLEDO-SANDE Maria-Serena ZAGOLIN”,”Intorno al 1898. Italia e Spagna nella crisi di fine secolo.”,”Silvana Casmirri è docente di Storia contemporanea nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Cassino. Saggi in italiano e spagnolo”,”STOS-042-FSD”
“CASPRINI Flavio”,”L’economia delle relazioni monetarie internazionali. Teoria, storia e istituzioni.”,”Flavio Casprini è professore ordinario di Economia internazionale presso la Facoltà di Scienze economiche e bancarie dell’Università di Siena. Il volume propone una rigorosa analisi teorica dei meccanismi di funzionamento dei diversi sistemi dei pagamenti internazionali succedutisi nell’età contemporanea, dal gold standard fino all’attuale “”non sistema””, affiancata a uno studio storico-istituzionale che, sfruttando gli strumenti analitici via via introdotti, fornisce una trattazione non meramente descrittiva dell’evolversi di tali sistemi.”,”ECOI-121-FL”
“CASSA Mario”,”A proposito di studi recenti sul rapporto Hegel-Marx.”,”Indirizzo di studi in Italia anti-hegeliano e quindi anti-lukacsiano (pag 488-489) Gli studi della scuola dellavolpiana in Italia sul nesso Hegel-Marx. “”Ma proprio in Italia ha assunto n particolare rilievo, in quest’ultimo decennio, un indirizzo di studi ed una vera e propria piccola scuola-corrente filosofica, che lavora sotto il segno – approssimativo ed esoterico – di un marxismo anti-hegeliano – e quindi anti-lukacsiano -; e che concentra perciò le sue energie collegiali appunto nell tentativo di scardinare la cerniera Hegel-Marx. Il punto focale, sul piano storiografico, è costituito appunto dallo sforzo di dimostrare che la “”visione del mondo”” di Hegel e la sua interpretazione della storia, non differiscono da quelle di Marx solo in funzione dei cinquant’anni circa che intercorrono tra i due Autori, e delle trasformazioni obbiettive che la storia degli uomini verifica in quel tempo; ma anche, e soprattutto in ragione di una erronea radice teoretica del pensiero hegeliano; radice che bisogna rintracciare fin dentro gli anni giovanili e gli scritti più antichi dello Hegel. Proprio come aveva fatto Lukacs con propositi e risultati divergenti, pressoché opposti. Cito quelli che mi paiono essere i testi di rilievo in questo indirizzo: ‘La logica come scienza positiva’ di Galvano Della Volpe, del 1950 (ed. D’Anna; 2° edizione del 1956); ‘Il marxismo e Hegel’ di Lucio Colletti, introduzione ai “”Quaderni filosofici”” di Lenin, del 1958 (ed. Feltrinelli); ‘Dialettica scientifica e teoria del valore’ dello stesso Colletti, prefazione di “”La dialettica dell’astratto e del concreto nel ‘Capitale’ di Marx”” di Evald Ilenkov, del 1961 (ed. Feltrinelli); ‘Marx e la dialettica hegeliana I.: Hegel e lo Stato’ di Mario Rossi, del 1960, (Editori Riuniti); e ‘Le origini della logica hegeliana’ di Nicolao Merker, del 1961 (ed. Feltrinelli) (2). E’ appunto dalla lettura di quest’ultimo volume che traggono occasionalmente origine questi appunti. A rovescio di Lukacs la scuola del Della Volpe riporta in piena evidenza la critica di Marx alla dialettica hegeliana, contenuta in quella ‘Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico’ che il Della Volpe tradusse e incluse nella sua edizione delle ‘Opere filosofiche giovanili’ di Marx del 1950. Ne fa anzi il punto prospettico fondamentale per l’interpretazione del pensiero di Marx e, indirettamente, di quello hegeliano. Marx accusa dunque Hegel di aver concepito le determinazioni, le figure della storia e della realtà come risultati di un processo di differenziazione operantesi all’interno di un significato più ampio e precostituito (classico l’esempio delle figure della ‘famiglia’ e della ‘società civile’ che si determinerebbero per differenziazione interna della figura intera, totale, dello ‘Stato’; onde la figura dello Stato risulterebbe preconcetta, aprioristica nei confronti dei suoi reali termini costitutivi). Così che le concrete determinazioni della storia, le cose ‘reali’ trarrebbero il loro significato solo e sempre dal frazionarsi, dalle differenziazioni di una ‘totalità’ senza la quale svanirebbe ogni significato – ch’è relazione, rapporto, mediazione – delle cose stesse. Questa totalità è innanzitutto il genere, e da ultimo l’orizzonte stesso della coscienza, l’Autocoscienza, l’Idea. Onde accadrebbe allo Hegel di passare per ‘reali’ l’Idea, la coscienza, il genere, e per ‘irreali’, le cose concrete, nate solo per negarsi e reimmergersi nell’unificante totalità donde sono venute. Totalità puramente astratta, immobile, mistica e mistificatrice. Sulla linea di questa critica del giovane Marx avanza la polemica anti-hegeliana della scuola dellavolpiana”” (pag 488-489) [Mario Cassa, A proposito di studi recenti sul rapporto Hegel-Marx’, (in) ‘Critica storica’, diretta da Armando Saitta, n° V anno I 30 settembre 1962] [(2) Citerei ancora – o perché rigorosamente condizionati dalla stessa prospettiva ideologica, o comunque utilizzabili nell’ordine di considerazioni che qui svolgiamo (anche se hanno ad oggetto argomenti o marginali o non direttamente pertinenti l’argomento nostro) – i lavori di Giulio Pietranera e di Alberto Gianquinto. Del primo: ‘La logica positiva nella scienza economica’ del 1952, poi accolto nel volume ‘Capitalismo ed economia’ del 1961 (ed. Einaudi), e ‘La struttura logica del Capitale’, in ‘Società’, 1956. Del secondo: ‘La filosofia analitica del 1961 (ed. Feltrinelli)]”,”HEGx-027″
“CASSANO Franco a cura; interventi di Cesare LUPORINI Lucio COLLETTI Michele FIGURELLI Elio MERCURI Claudio PETRUCCIOLI Nicola BADALONI Enzo PACI Luciano GRUPPI Mario ROSSI Galvano DELLA-VOLPE Alessandro NATTA Rossana ROSSANDA Umberto CERRONI Biagio DE-GIOVANNI Giuseppe VACCA Aldo ZANARDO”,”Marxismo e filosofia in Italia (1958-1971). I dibattiti e le inchieste su “”Rinascita”” e il “”Contemporaneo””.”,”CASSANO Franco è nato ad Ancona nel 1943. E’ assitente ordinario di Filosofia del diritto e professore incaricato di Metodologia delle scienze sociali all’ Università di Bari. Interventi di Cesare LUPORINI Lucio COLLETTI Michele FIGURELLI Elio MERCURI Claudio PETRUCCIOLI Nicola BADALONI Enzo PACI Luciano GRUPPI Mario ROSSI Galvano DELLA-VOLPE Alessandro NATTA Rossana ROSSANDA Umberto CERRONI Biagio DE-GIOVANNI Giuseppe VACCA Aldo ZANARDO “”Ora, invece, mentre per un verso tu ti dichiari d’accordo, e addirittura “”senza riserve””, con la mia ricostruzione della critica di Marx a Hegel e con la interpretazione di quella “”dialettica scientifica e razionale di cui, come ben dici, troviamo una così pregnante elucidazione nella Einleitung del 1857″”: senza mai peraltro – ripeto – entrare nel merito di essa; per un altro verso invece, “”assorbito”” apparentemente il lato positivo della mia indagine, tenti di “”svuotarne”” il lato critico o negativo, come se si potesse prendere il concavo senza il convesso. E in realtà, è tanto poco vero che il tuo dissenso dalle mie conclusioni sia la premessa, come dici, “”perché possa essere approfondita e sviluppata quella che tu consideri la parte valida della mia analisi””; è tanto poco vero che realmente tu condivida (o abbia in genere ben compreso) in che consiste quella dialettica scientifica o astrazione determinata di cui è parola specie nell’ Introduzione del ’57 e che Marx ha applicato in tutta la sua opera e massime nel Capitale: che il tuo sforzo di sviluppare “”la parte valida”” si riduce in effetti al tentativo di eluderla e svalutarla. Prima, il merito del mio discorso starebbe nel fatto che così “”risulta chiarito (come dici) il nesso che unisce quella critica giovanile di Marx al metodo del Capitale””: e qui la cerniera sarebbe, appunto l’ Einleitung; poi, mi riconduci “”sull’ ostacolo principale”” e cioè sulla lettera del 14 gennaio 1858 in cui Marx accenna alla rilettura della Logica di Hegel, per far capire che l’ Introd. del ’57 sarebbe così superata da questa rilettura e, quindi, sostanzialmente estranea al metodo del Capitale. Dove vorrei solo osservare come questa tua microfilologia che chiede criteri al calendario anziché all’ analisi interna dei problemi, ti faccia dimenticare: 1. un dato fisiologico macroscopico e cioè che l’ Einleintung (sebbene pubblicata a sé in italiano) è parte integrante di quel grandioso brouillon o prima stesura del Capitale che sono i Grundrisse der Kritik der politischen Oekonomie (un insieme di circa 1000 pagine), vergati di getto da Marx tra l’ ottobre del ’57 e il marzo del ’58; 2. che il metodo di Marx non è un metodo formalistico, preliminare ai contenuti, ma un metodo che si svolge implicando e articolando dei contenuti storici concreti (…)””. (pag 101-102, Colletti a Gerratana, 1958-1959)”,”TEOC-384″
“CASSANO Franco”,”La certezza infondata. Previsione ed eventi nelle scienze sociali.”,”Franco Cassano è professore straordinario di Sociologia della conoscenza nell’Università di Bari e membro del Comitato direttivo di Critica marxista. Premio Anghieri 1980.”,”TEOS-121-FL”
“CASSANO Franco”,”Paeninsula. L’Italia da ritrovare.”,”Franco Cassano (Ancona, 1943) insegna Sociologia e Sociologia della conoscenza nell’Università di Bari. Ha pubblicato tra l’altro: ”Il teorema democristiano’ (Bari, 1979) “”Il sud in questo quadro non è più la terra estrema, l’ultima Thule dello sviluppo, ma una postazione d’avanguardia, quella che deve giocare in prima persona la carta dell’incontro con gli altri popoli del Mediterraneo”” (pag 65) Franco Cassano (Ancona, 3 dicembre 1943) è un sociologo e politico italiano. Professore ordinario di Sociologia e Sociologia dei Processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, all’attività accademica affianca quella di saggista ed editorialista. Tra le sue opere più note “”Il pensiero meridiano”” (1996) e “”L’umiltà del male”” (2011). Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato della XVII legislatura della Repubblica Italiana nella circoscrizione XXI Puglia per il Partito Democratico. (wikip)”,”ITAS-232″
“CASSARD Jean-Pierre”,”Les Trotskystes en France pendant la deuxieme guerre mondiale (1939-1944).”,”Contiene foto di STALIN con LAVAL con la didascalia “”Il patto Laval-Stalin. Il PCF si pronuncia per la difesa nazionale””. Quando le armate naziste invadono l’ URSS, il giornale trotskista ‘La Verité’ si pronuncia per la difesa dell’ URSS e la lotta contro l’ occupante nazista.”,”TROS-064″
“CASSATA Francesco”,”Le due scienze. Il «caso Lysenko» in Italia.”,”Francesco Cassata, dottore di ricerca in Storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino, è attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Economia S. Cognetti de Martiis di Torino.”,”SCIx-219-FL”
“CASSATA Francesco”,”A destra del fascismo. Profilo politico di Julius Evola.”,”Francesco Cassata è dottorando in Storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino (2003). Conduce ricerche su demografia totalitaria, eugenetica, storia psichiatria. ‘Julius Evola, pseudonimo di Giulio Cesare Evola, nacque a Roma il 19 maggio 1898 e morì nella stessa città l’11 giugno 1974. Fu un filosofo, pittore, poeta, scrittore ed esoterista italiano, noto per le sue idee aristocratiche e tradizionaliste 1. Evola si interessò a diverse discipline, tra cui filosofia, storia, politica, esoterismo e religione, sviluppando una visione del mondo influenzata da dottrine orientali, dal tradizionalismo integrale e dalla Rivoluzione conservatrice 1. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di artiglieria e, dopo il conflitto, attraversò una crisi esistenziale che lo portò a riflettere profondamente sulla filosofia e la spiritualità. Negli anni ’20 e ’30, Evola pubblicò opere che esploravano il sacro, la gnosi e il sovrarazionale, oltre a collaborare con riviste e circoli esoterici 2. Fu critico nei confronti del cristianesimo e del fascismo italiano, pur mantenendo rapporti con alcuni esponenti del regime. Nel dopoguerra, Evola continuò a influenzare ambienti tradizionalisti e conservatori, sia in Italia che in Europa. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue e hanno avuto un impatto significativo su diversi movimenti culturali e politici 1.’ (f. copilot)”,”ITAF-010-FMB”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Scarsezza di sussidi bibliografici per lo studio della storia economica dell’Ottocento, e limiti della trattazione.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-R”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXI lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Il Catasto come fonte di studio della distribuzione della proprietà.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-S”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. La questione dei demani. I demani dello Stato: il Tavoliere di Puglia.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-T”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Mancanza di fonti dirette per la storia del mondo popolare subalterno. Relazioni sullo spirito pubblico. Processi penali. Deliberazioni dei Consigli di Intendenza.”,”Saggio in ECOT-237″,”ECOT-237-U”
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Finanze dello Stato.”,”Saggio in ECOT-237 “”La storia realmente svoltasi va (…) rintracciata nella catena dei fatti, nello sviluppo delle forme dell’essere degli uomini, nel grado di civiltà a cui sono giunti, nelle opere di cui sono stati artefici, nel rapporto delle forze operanti in un dato periodo. E’ una ricerca difficile, durante la quale, di pari passo al formarsi del giudizio storico, lo studioso può verificare l’esattezza del suo criterio di indagine. Solo allora ogni dualismo scompare, e la sua opera riuscirà tanto più compiuta, viva ed unitaria, quanto più ampia e coscienziosa sarà stata la raccolta dei disparati ed essenziali dati documentari, e quanto maggiore sarà stata la sua sensibilità critica nello scoprire nessi invisibili che collegano alla base tutte le varie espressioni della vita umana. In questa opera di comprensione ci è di grande aiuto la concezione marxistica della storia, la quale – come osserva efficacemente Engels – “”è prima di tutto una direttiva per lo studio, e non una leva per fare delle costruzioni alla maniera dello hegelianismo. Bisogna, ristudiare, ribadisce Engels, tutta la storia, bisogna indagare nei particolari le condizioni d’esistenza delle diverse formazioni sociali, prima di tentare di dedurre da esse le concezioni politiche, estetiche, filosofiche, religiose ecc. che ne derivano. A questo proposito si è fatto poco sinora, perchè solo pochi si sono accinti sul serio a questo lavoro. Abbiamo bisogno in questo campo d’un aiuto molto grande; il campo è sterminato e chi voglia lavorare seriamente può far molto e distinguersi”” (11). Questo monito lanciato da Engels nel 1890 è tuttora valido ed attuale”” [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Finanze dello Stato’, Roma, 1955] [(11) cfr. Lettera di Engels a Corrado Schmidt, del 5 agosto 1890, in K. Marx, F. Engels, ‘Sul materialismo storico’, Ed. Rinascita, Roma, 1949, p. 74]”,”ECOT-237-V”
“CASSESE Sabino”,”Il diritto globale. Giustizia e democrazia oltre lo Stato.”,”Nel volume manca una tabella delle sigle delle organizzazioni internazionali ampiamente citate nel testo. Sabino Cassese giurista e storico dello Stato e dell’amministrazione, è giudice della Corte costituzionale (2009).”,”DIRx-044″
“CASSESE Leopoldo”,”Storia economica. XIX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli.”,”Saggio in ECOT-237 Dal Pane. “”Luigi Dal Pane ha mostrato di avvertire, nella formazione più recente del suo pensiero, lo stimolo della moderna metodologia libera da preoccupazioni di origine idealistica. Egli, però, afferma decisamente la strumentalità delle storie speciali, le quali racchiuderebbero un’esperienza necessaria ma provvisoria. Da questo loro carattere proviene, secondo lui, “”la fluidità dei confini tra un campo e l’altro, perché infine pensare un aspetto della storia è pensarla tutta””. Il Dal Pane, sostenendo che la storia economica ha tratto dalle scienze economiche le ragioni e i termini della sua figura come disciplina autonoma, richiama l’attenzione sulla “”esigenza di una storiografia della civiltà trattata come storia del lavoro, inteso qui non soltanto come fattore della produzione, ma come unità della praxis”” (8). Alla base del pensiero del Dal Pane non pare dubbio che debba ravvisarsi l’implicito riferimento al Marx dei ‘Manoscritti economico-filosofici’ del 1844, dove si legge la nota affermazione che “”tutta la cosiddetta storia universale non è che la generazione dell’uomo dal lavoro umano”” (9). Il Luzzatto, a sua volta, nel chiudere un’acuta rassegna delle ‘Tendenze nuove negli studi di storia economica’, del 1951, ammoniva, specialmente i giovani, a non “”dimenticare che la storia economica è sempre e soprattutto storia dell’uomo”” (10). A codesta affermazione sembra faccia eco Armando Sapori. “”Tutte le volte – egli scrive – che al centro dell’indagine sta l’uomo, non possiamo prescindere da una complessità che costituisce unità; e soltanto arrivando a questa unità si fa opera di storia, ossia riproduzione di vita. E’ così che lo storico del diritto non può prescindere dal fenomeno economico e dallo stesso fenomeno letterario, e il letterato non può isolarne del tutto le manifestazioni dell’economia e quelle del giure. Lo storico dell’economia, però, ha, vorrei dire, oltre che l’interesse, il dovere più accentuato di inoltrarsi in altri campi, dacchè si è affermata l’esistenza dell”homo oeconomicus’, cogliendo nel soggetto della storia un aspetto che si è ritenuto essenziale più ancora che prevalente. E’ vero, continua il Sapori, che l’uomo economico, come l’uomo religioso, l’uomo filosofo, e via dicendo, si sono dimostrate figure fittizie. Ma ciò non toglie che sia ancora grande l’attrattiva di polarizzarci sulla molla dell’interesse per renderci conto del comportamento del singolo e di quello dei gruppi di uomini che costituiscono la società, almeno la nostra società. Con il che non nego il valore dell’indirizzo storiografico detto del materialismo storico, a cui si deve, merito senza dubbio grandissimo, di avere consentito alla storia di elevarsi alla dignità di scienza, tenendo conto di valori, ossia di stimoli, oggettivamente ponderabili, e non già ad altri (alludo evidentemente all’indirizzo chiamato idealismo storico), la determinazione del cui peso è affidata prevalentemente alla sensibilità, ossia alla personalità dello storico. In realtà, come il buon medico muove dal rilievo dei fenomeni che riscontra oggettivamente sul paziente, e poi risale a tutta la figura del paziente, ad essa ispirandosi per l’interpretazione sintetica che è appunto la diagnosi, così lo storico deve fissare il piede sul terreno più consistente per muovere con maggiore sicurezza verso posizioni che, in definitiva, vanno raggiunte: in quanto soltanto di là si stenderà dinanzi al suo sguardo il vero panorama storico”” (11)”” [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XIX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli’, Roma, 1955] [(8) L. Dal Pane, ‘Storia economica e storia sociale’, in ‘Giornale degli Economisti’ e Annali di Economia’, 1952, p. 131 e seg.; (9) K. Marx, Opere filosofiche giovanili’, Ed. Rinascita, 1950, p. 268; (10) L. Luzzatto, ‘Tendenze nuove negli studi di storia economica’, in ‘Nuova Rivista Storica, a. XXXV (1951); p. 317; (11) A. Sapori, ‘Lezioni di storia economica’, Milano, Ed. ‘La Goliardica’, s.a., p. 6] (pag 3-4) Marx. “”Si son passate in rapida rassegna codeste poche definizioni di storia economica all’unico scopo di dimostrare quanta incertezza regni tuttora fra i cultori di storiografia economica circa il campo di indagine, i suoi limiti, il metodo, i fini e la legittimità stessa della nostra disciplina. Chi ne vuole una ulteriore conferma può leggere la istruttiva polemica svoltasi nel 1941 sulla ‘Nuova rivista storica’ tra il Fanfani e il Barbagallo a proposito della ‘Introduzione allo studio della storia economica’ pubblicata dal Fanfani e della teoria neovolontaristica da lui avanzata. Orbene, codesta incertezza, che ha notevolmente influito non solamente sullo sviluppo della storia economica, determinandone alcuni fraintendimenti e deviazioni, quanto anche sui criteri di scelta dei suoi strumenti di ricerca, si dilegua sol che si corra con la mente alla concezione della storia nel pensiero di K. Marx. Basterà qualche richiamo utile alla nostra trattazione. E’ noto che nella prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’ Marx diede del suo pensiero la più sintetica formulazione: “”…nella produzione sociale della loro esistenza – egli scrisse – gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una soprastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita”” (15). “”Questa concezione della storia – afferma Marx nell”Ideologia tedesca’ – dipende dai seguenti punti: spiegare il reale processo della produzione e precisamente partendo dalla produzione materiale della vita immediata, comprendere la forma dello scambio connessa con questo modo di produzione e da esso generata, e quindi la società civile nei suoi vari gradi, come base di tutta la storia, e, sia rappresentarla nei suoi fatti come stato, che spiegare, partendo da essa, tutti i diversi prodotti teorici e tutte le forme della coscienza, religione, filosofia, morale ecc., e seguire il loro processo genetico; è così possibile allora, naturalmente, anche rappresentare la cosa nella sua totalità (e perciò anche l’azione reciproca di questi vari lati l’uno sull’altro)”” (16). Alla luce di questi principi il dualismo insanabile della storiografia idealistica, che fa distinzione fra storia generale (politica, sociale, religiosa ecc.) e storia economica, riducendo quest’ultima ad umile disciplina sussidiaria, scompare per far posto alla storia integrale, o storia ‘tout court’, nella quale si risolvono quelle economica, politica, sociale, religiosa, come altrettante manifestazioni dell’attività umana, che trovano significazione e forza in un rapporto scambievole e in un legame indissolubile rappresentato dall’economia, la quale affonda le sue radici nei bisogni fondamentali dell’uomo”” (pag 5-6) [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XIX lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli’, Roma, 1955] [(15) Marx-Engels, ‘Sul materialismo storico’, Ed. Rinascita, 1949, p. 43; (16) Marx-Engels, op. cit., p. 18]”,”ECOT-237-R”
“CASSESE Sabino”,”Come è nata la legge bancaria del 1936.”,”Volume un po’ danneggiato dall’alluvione”,”ITAE-099-FP”
“CASSETTI Mario FREY Luigi LIVRAGHI Renata”,”Le ricerche sul mercato del lavoro in Italia.”,”Luigi Frey è preside della facoltà di Economia e commercio di Parma e noto studioso di economia del lavoro. M. Cassetti è uno studioso che si è concentrato sulle problematiche riguardanti la disoccupazione in Italia. R. Livraghi studiosa dei problemi del lavoro.”,”ITAE-437″
“CASSI Aldo Andrea”,”Ultramar. L’invenzione europea del Nuovo Mondo.”,”””Un secondo esperimento, questa volta ordinato direttamente da Carlo V, seguì a distanza di alcuni anni. L’imperatore e i suoi consiglieri ritennero di non poter sciogliere la questione della schiavitù degli indios senza aver prima appurato se essi fossero o meno capaci di vivere come uomini, e come uomini liberi. Il sovrano incaricò dunque il giudice Rodrigo di Figueroa di intraprendere un nuovo esperimento sulla idoneità degli indiani a vivere «civilmente». A Figueroa fu attribuita la facoltà di concedere la libertà a tutti gli indios che risultassero ‘capazes’, e di raccogliere le opinioni di tutte le «persone disinteressate» sul problema della libertà degli indigeni e inviarle al sovrano. Al suo arrivo all’Española, nel 1519, il giudice trovò una situazione assai difficile, con gli indios, da una parte, colpiti da un tasso di mortalità crescente a causa delle condizioni di servaggio in cui versavano e, dall’altra, con ecclesiastici (francescani, domenicani e girolamini), funzionari municipali e coloni ‘encomenderos’ – con i quali egli iniziò subito accurate consultazioni in ossequio alle istruzioni sovrane — che in larga maggioranza esprimevano un’opinione apertamente contraria alla libertà degli indiani. Figueroa lasciò alcuni indigeni in libertà, suscitando immediatamente le proteste degli ufficiali reali incaricati di riscuotere per il re un quinto dell’oro estratto dalle miniere cui erano assegnati gli indios. Essi protestarono un calo dell’estrazione aurea rispetto a quella ottenuta l’anno precedente, ed espressero forti preoccupazioni sulla eventuale fondazione di villaggi di indios liberi, che avrebbero insidiato la sottomissione degli altri indigeni, in particolare quelli che cercavano l’oro per gli ‘encomenderos’. Ad ogni modo, nel 1520 il giudice ricevette l’esplicito ordine di concedere la libertà agli indiani, con l’avvertenza che egli avrebbe dovuto eseguirlo con prudente gradualità, onde evitare l’esplosione di ribellioni armate. Si doveva iniziare, dunque, con quegli indios che servivano spagnoli non residenti nell’Española e continuare con quelli i cui ‘encomenderos’ fossero morti”” (pag 114-115) [Aldo Andrea Cassi, ‘Ultramar. L’invenzione europea del Nuovo Mondo’, Editori Laterza, Roma Bari, 2007]”,”AMLx-018-FSD”
“CASSIN Elena BOTTERO Jean VERCOUTTER Jean a cura; collaborazione di Werner CASKEL Otto EISSFELDT M.I. FINLEY H.J. HOUWINK TEN CATE Friedrich Karl KIENITZ René LABAT Hermann DE MEULENAERE”,”Storia Universale Feltrinelli. Vol 4. Gli imperi dell’ Antico Oriente. III. La prima metà del I millennio a.C..”,”Collaborazione di Werner CASKEL Otto EISSFELDT M.I. FINLEY H.J. HOUWINK TEN CATE Friedrich Karl KIENITZ René LABAT Hermann DE MEULENAERE “”Gli scrittori antichi ammettono che l’ elemento determinante della politica estera degli Spartani fosse la presenza degli iloti (1). Per tenerli sotto controllo Sparta non solo doveva mantenere la pace nel Peloponneso, perché uno stato nemico avrebbe potuto far sollevare gli iloti, se non deliberatamente, col semplice fatto di tener impegnate una parte troppo grande delle sue energie militari e dei suoi uomini, ma doveva anche star molto attenta prima di mandare un esercito fuori dal Peloponneso.”” (pag 330) (1) iloti, servi della gleba di proprietà dello Stato spartano. Coltivavano i lotti degli spartiati e servivano come fanti leggeri o rematori.”,”STAx-099″
“CASSINA Cristina VENTURI Antonelli a cura; saggi di Cristina CASSINA Regina POZZI Claudio DE-BONI Ettore CINNELLA Antonino DE-FRANCESCO Mikhail VELIZHEV Guido CARPI Giovanna CIGLIANO Antonello VENTURI”,”Francia e Russia allo specchio. Cultura, politica e storiografia, 1789-1917.”,”CASSINA Cristina è ricercatrice di storia contemporanea (Univ. di Pisa). Si interessa alle culture politiche e agli assetti costituzionali del ‘Lungo ottocento’. Antonello VENTURI ricercatore di storia contemporanea (Univ. di Pisa) studia il socialismo russo e le sue rappresentazioni in Europa occidentale. Scontro Aulard – Mathiez. “”E’ noto infatti che i due avversari, ugualmente favorevoli nel 1914 al conflitto con la Germania, si sarebbero presto tornati a dividere sulle scelte politiche dell’immediato dopoguerra: Aulard mantenendosi nel quadro della tradizione radicale della Terza repubblica, Mathiez presto discostandosene per forgiare, con l’intervento del 1920 sul nesso tra giacobinismo e bolscevismo, un modo profondamente diverso di vivere politicamente lo studio della rivoluzione francese, dove l’accostamento all’opera di Jaures, unita al riconoscimento che l’Ottobre di Lenin fosse un nuovo 1793, definitivamente relegava nella soffitta dei vecchi arnesi l’opera storiografica dell’altro.”” (pag 102) In Francia dominava Mathiez, a ciò si deve il trasferimento negli Usa dopo la morte di Aulard del suo fondo composto da 2328 volumi e 1213 pamphlets depositati alla Widener Library. (pag 103)”,”STOx-183″
“CASSIRER Ernst”,”La filosofia dell’ illuminismo.”,”Genio, ingegno, ragione. “”La parola “”genio”” non fu creata dallo Shaftesbury; egli se ne serve come di un termine noto e introdotto da gran tempo nell’ estetica. Ed è il primo che non solo si serve di questo termine, ma lo redime anche da quella incertezza e ambiguità che aveva fino allora, e gli conferisce un significato preciso e specificatamente filosofico. L’ estetica classicistica sente nel concetto del genio soprattutto l’ affinità coll’ “”ingenium”” e considera quest’ ultimo pari alla “”ragione””, alla fondamentale facoltà dello spirito. Il genio è la sublimazione della ragione, la quintessenza di tutti i suoi poteri e di tutte le sue facoltà: “”le génie est la raison sublime””. (pag 434)”,”FILx-283″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. I. Dall’ Umanesimo alla scuola cartesiana. Tomo secondo. La scoperta del concetto di natura.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Il concetto di natura dell’ epoca moderna si riallaccia, come abbiamo potuto vedere in particolare, all’ opposizione aristotelica di materia e forma. Ma questa distinzione logica si dimostra in definitiva incapace di rappresentare e di dominare concettualmente il contenuto e il materiale offertole dalla nuova fisica. Il concetto di forza, che costituisce ora il centro dell’ indagine, contiene già fin dal suo inizio la critca al dualismo aristotelico. Esso è già fuori dello schema tradizionale dei due opposti: infatti; come da un lato, in quanto principio dell’ azione e della trasformazione, è affine alla “”forma””, dall’ altro, essendo inteso come un’energia insita nella materia stessa e che non deve venirle data dal di fuori, appare pertinente alla “”materia””. Il concetto di “”potenza”” non sta più a significare la mera “”possibilità”” indeterminata e indifferente, ma la tendenza, e, per così dire, l’interna tensione verso la trasformazione””. (pag 332)”,”FILx-378″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. I. Dall’ Umanesimo alla scuola cartesiana. Tomo terzo. La fondazione dell’ idealismo.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Se si considera Cartesio nei suoi rapporti personali con gli scienziati contemporanei lo si vede completamente isolato. In Pierre Fermat, il più geniale matematico dell’ epoca, egli vede soltanto il rivale; e l’ opera fondamentale di Galileo appare troppo tardi perché egli, già condotto dalla sua evoluzione scientifica su altre vie, possa valutarne tutta la portata. E tuttavia la sua dottrina, se la si considera da un punto di vista storico superiore, abbraccia tutte le tendenze e tutte le correnti della scienza moderna, ed ha espresso in generale, dandogli forma nel suo sviluppo, il conflitto di diverse teorie, che era giunto a una conclusione solo su problemi isolati. Così essa unifica in sé il contenuto filosofico del pensiero precedente e diviene il punto centrale da cui si dipartono, nelle varie direzioni, le vie che il problema della critica della conoscenza dovrà seguire.”” (pag 553-554)”,”FILx-379″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. II. Da Bacone a Kant. Tomo primo. Gli inizi dell’ empirismo. Continuazione e compimento del razionalismo.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. Leibniz. “”Per Descartes e per tutta la scuola cartesiana l’ indagine sui fondamenti ultimi della conoscenza si intreccia con il problema psicologico dell’ autocoscienza; per Spinoza la dottrina astratta del metodo è semplicemente il mezzo, per dare una risposta sicura alle questioni etiche e religiose, e per indicare all’ uomo il suo rapporto con Dio. Per Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), invece, il problema dei principi logici del sapere è diventato per la prima volta fine a se stesso. Il suo interesse per la filosofia viene suscitato per la prima volta da questo problema, che non lo abbandona più in seguito, incatenandolo con immutata energia attraverso tutte le trasformazioni e i suoi atteggiamenti speculativi. Qui stanno le vere radici della sua forza filosofica.”” (pag 153) “”Per Leibniz, invece, spazio e tempo non sono altro che ordinamenti ideali dei fenomeni, non sono quindi per nulla realtà assolute, ma si risolvono nella “”verità dei rapporti””. “”Spazio e tempo, estensione e movimento”” – non sono ‘cose’, ma ‘modi di considerare’ (“”modi considerandi””). Il ricondurre i fenomeni a modificazioni meccaniche è a tal punto un semplice strumento del metodo che Leibniz può concedersi questa espressione così nettamente soggettiva””. (pag 219)”,”FILx-380″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. II. Da Bacone a Kant. Tomo secondo. Il problema della conoscenza nel sistema dell’ empirismo. Da Newton a Kant.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. La critica del concetto di causa. La necessità della connessione. “”I problemi connessi al concetto di causa erano rimasti senza risposta, sino a che erano stati staccati dalla loro vera origine e si erano presentati allo spirito come qualcosa di estraneo; per poterli anche soltanto intendere nel loro vero valore, dobbiamo riportarli ora al loro proprio terreno, al campo cioè dell’ “”intelletto”” e delle sue attività. A questo punto risulta per la prima volta chiaro che non è affatto un procedimento logico deduttivo quello che ci porta dalla conoscenza della causa a quella dell’ effetto. Ogni deduzione sillogistica si fonda infatti del tutto sul principio d’ identità, e non fa che esprimere, in modo cosciente e distinto, unicamente ciò che era contenuto appieno nelle preposizioni precedenti. Nessuna analisi potrà mai scoprire e individuare il concetto di un singolo effetto concreto nel concetto della sua causa. Tutte le proposizione della scienza naturale consistono quindi nel collegare a un determinato complesso di condizioni un risultato ‘differente’ da queste, il quale non potrà quindi venir trovato attraverso una semplice considerazione del materiale rappresentativo e ad un esame stringente dei suoi singoli elementi.”” (pag 395) “”A questo proposito interviene l’ opera illuministica degli enciclopedisti francesi. Mentre Voltaire (1694-1778) cerca anzitutto di esporre il contenuto della dottrina newtoniana e di farla ampiamente comprendere, tocca a d’Alembert (1717-1783), che è il più importante matematico e logico di questa tendenza, di affrontare il problema metodologico.”” (pag 449 450}”,”FILx-381″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. II. Da Bacone a Kant. Tomo terzo. La filosofia critica.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Le ‘riflessioni’ di Kant offrono questa definizione: “”intellettuale e’ cio’ il cui concetto e’ un agire”” (Riflessioni, n.968). Attraverso le differenti direzioni dell’ agire spirituale sorgono in noi i diversi ordinamenti della realta’, nasce cioe’ in noi la sfera della natura, allo stesso mondo di quella dell’ arte oppure dell’ eticita’. La riduzione del “”dato”” alle funzioni pure della conoscenza costituisce il fine ultimo, il risultato e il frutto della dottrina critica””. (pag 824)”,”FILx-382″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. III. I sistemi postkantiani. Tomo primo. Da Jacobi a Maimon. Fichte. Schelling.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. “”Anche il linguaggio e la terminologia dell’ idealismo subiscono a partire da questo punto un significativo cambiamento, importante per tutto lo sviluppo successivo della speculazione. Mentre in Kant gli oggetti dell’ esperienza esterna e interna vengono designati come fenomeni, Fichte dà a quest’ ultimo concetto un senso totalmente diverso. Nessun oggetto, nessuna cosa come tale può esser chiamata “”fenomeno””, poiché il fenomeno deve essere sempre manifestazione e rivelazione della vita una e assoluta, di cui non si può parlare nella sfera degli oggetti particolari e dei soggetti particolari la quale contiene soltanto “”ombre di ombre””. Non già il prodotto del sapere – come tali sono ora risconosciute le cose: gli oggetti empirici e anche i soggetti empirici – ma solo il suo principio forma il vero fenomeno fondamentale. Così, è l’ intelletto, è il sapere stesso che viene ora indicato con questo nome””. (pag 250) Fichte. “”La soluzione vera consiste nel riconoscere che il regno della libertà non si trova in una regione particolare della natura, ma che la libertà è l’ assoluto ‘prius’ rispetto alla natura; cosicché mediante essa soltanto divena possibile l’ io teoretico e quindi indirettamente il fenomeno di una natura””. (pag 261)”,”FILx-383″
“CASSIRER Ernst”,”Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. IV. I sistemi posthegeliani. Tomo secondo. Forme e tendenze fondamentali della conoscenza storica.”,”Fondo RC CASSIRER Ernst nato a Breslavia nel 1874, fu dal 1919 professore all’ Università di Amburgo. Emigrato dalla Germania dopo l’ avvento del nazismo, morì a New York nel 1945. Autore di importanti opere teoriche (‘Idee und Gestalt’, 1921, ‘Philosophie der symbolischen Formen’) è noto anche come storico della filosofia e per i suoi lavori su Kant. Parole chiave da indice Tomo primo: SCIENZA ESATTA PROBLEMA SPAZIO SCOPERTA GEOMETRIA NON EUCLIDEA ESPERIENZA E PENSIERO COSTRUZIONE GEOMETRIA CONCETTO ORDINE MISURA NUMERO BASE LOGICA SCOME METODI FISICA TEORICA METODO IDEALE CONOSCENZA BIOLOGIA CLASSIFICAZIONE SISTEMATICA FORME NATURALI IDEA METAMORFOSI MORFOLOGIA IDEALISTICA STORIA EVOLUZIONE PROBLEMA E PRINCIPIO DARWINISMO DARWIN TEORIA CONOSCENZA MECCANICA EVOLUZIONE PROBLEMA CAUSALE BIOLOGIA CAUSALITA’ FILOSOFIA DISCUSSIONI VITALISMO AUTONOMIA ORGANISMI VIVENTI “”Tutto ciò che la storiografia del secolo XIX ha dato viene ricondotto al Romanticismo e considerato come una sua eredità spirituale. Quando la storia si è allontanata da queste intuizioni fondamentali ha sempre corso il rischio di prendere una via sbagliata. Non solo la concezione materialistica della storia, ma tutto il moderno indirizzo sociologico, come pure il pensiero positivista sorto in Francia sotto l’ influsso del Comte vengono combattuti dal Below come una deviazione di tal genere. “”Tornate al Romanticismo!”” deve, secondo lui, diventare di nuovo la parola d’ ordine della storiografia moderna. Il Below ha sostenuto questo punto di vista con grande chiarezza ed energia, ma anche in modo unilaterale. Un quadro completamente diverso ci si presenta nella ‘Geschichte der neueren Historiographie (Storia della storiografia moderna) del Fueter. Ivi viene negata al Romanticismo la capacità di una conoscenza storica obiettiva. Esso si sarebbe accostato al mondo della storia con certe idee preconcette e non sarebbe quindi mai pervenuto a una visione dei fatti sgombra di pregiudizi. Le sue teorie del ‘Volksgeist’ e dello sviluppo organico, il maggior valore da esso attribuito a ciò che è istintivo rispetto a ciò di cui si ha chiara consapevolezza lo avrebbero reso cieco fin da principio di fronte a importanti campi della vita storica””. (pag 351-352)”,”FILx-384″
“CASSIRER Ernst”,”Linguaggio e mito. Contributo al problema dei nomi degli dèi.”,”ANTE3-3 Cita Max Müller ‘Origine e sviluppo della religione’ (1878)”,”TEOS-166″
“CASSIRER Ernest”,”Il mito dello Stato.”,”CASSIRER Ernest, filosofo tedesco morto recentemente (1950) negli Stati Uniti. “”Nel ‘Fedone’, Platone ha dato una definizione del filosofo, secondo la quale sarebbe l’uomo che ha imparato l’arte più grande e più difficile: ossia, l’uomo che sa morire. Pensatori monderni hanno ripreso questo pensiero da Platone. Hanno dichiarato che la sola via aperta all’uomo, e che conduca alla libertà, consiste nel bandire dalla sua mente la paura della morte. “”Chi ha imparato a morire ha dimenticato che cosa significhi essere uno schiavo. Il saper morire ci libera da ogni soggezione e costrizione”” (Montaigne, Essays). Il mito non poteva dare una risposta razionale al problema della morte.”” (pag 85) “”””Chi sa mai””, domanda Euripide, “”se la vita qui non sia realmente morte, e la morte, a sua volta, non sia vita?””.”” (pag 86)”,”TEOP-254″
“CASSIRER Ernst DARNTON Robert STAROBINSKI Jean”,”Tre letture di Rousseau.”,”Ernst Cassirer (1874-1945) insegnò Filosofia ad Amburgo fino al 1933 quando per le persecuzioni antisemite dovette riparare in America, dove insegnò alle Università di Yale e Princeton. Robert Darnton (1939) ha lavorato alle università di Harvard, Oxford e al Wissenschaftskolleg di Berlino, attualmente insegna al dipartimento di storia della università di Princeton. Jean Starobinski (1920), medico e psichiatra, è ora professore di Letteratura francese negli Stati Uniti e a Ginevra.”,”FILx-028-FL”
“CASSIRER Ernst”,”Cartesio e Leibniz.”,”Ernst Cassirer (Breslavia, 1874 – New York, 1945) si formò alla scuola neokantiana di Marburgo. Dopo aver insegnato a Berlino (1903-1919) e Amburgo (1919-1933), all’avvento del nazismo si trasferì dapprima a Oxford, quindi a Göteborg e infine negli Stati Uniti, dove insegnò alla Yale e alla Columbia University. Tra le sue opere: Storia della filosofia moderna, Filosofia delle forme simboliche, e per i nostri tipi: Simbolo, mito e cultura, Da Talete a Platone.”,”FILx-039-FL”
“CASSIRER Ernst, a cura di Mario DAL-PRA”,”Vita e dottrina di Kant.”,”Libro intonso “”Per questo l’idea dell’ umanità (‘Humanität, humanitas) e della libertà per lui non rimase limitata a un idealo politico-sociale e pedagogico, ma divenne la leva con cui mosse e sconvolse l’intero cosmo spirituale. L’idea del «primato della ragion pratica» comportava una trasformazione nella concezione di fondo della stessa ragione teoretica: il nuovo sentimento, la nuova coscienza della ‘humanitas’, condussero a una generale «rivoluzione del modo-di-pensare» in cui soltanto trovavano la lori giustificazione ultima e decisiva. Kant morì la mattina del 12 febbraio 1804. Il suo funerale riscì una grande cerimonia pubblica a cui prese parte l’intera città, la gente di ogni cerchia sociale”” (pag 492)”,”FILx-284-FF”
“CASSIRER Ernst”,”Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna.”,”Nell’introduzione alla ‘Théorie analytique des probabilités’ Laplace ha delineato l’immagine di uno spirito onnicomprendente che avesse la conoscenza completa di un determinato stato del mondo in un dato momento e per il quale dunque il mondo come intero fosse al tempo stesso determinato completamente in ogni singolo tratto della sua esistenza e del suo decorso. A uno spirito siffatto che conoscesse tutte le forze agenti nella natura e le condizioni precise di tutte le singole cose costituenti il mondo, occorrerebbe solo sottoporre questi dati all’analisi matematica per giungere a una formula dell’universo comprendente ad un tempo il moto dei corpi celesti più grandi come quello dell’atomo più leggero. Per lui nulla sarebbe incerto; futuro e passato si stenderebbero dinanzi al suo sguardo con la stessa chiarezza. Nel compimento che ha saputo dare all’astronomia l’intelletto umano si può considerare la debole copia di uno spirito simile, una copia che certo non può mai raggiungere la perfezione dell’originale; in ogni sforzo di avvicinarglisi esso rimane sempre infinitamente più indietro”” (pag 11) [Lo “”spirito di Laplace””]”,”SCIx-131-FF”
“CASSIRER Ernst”,”Sostanza e funzione – Sulla teoria della relatività di Einstein.”,”La formazione dei concetti. A proposito del metodo di indagine della realtà si può vedere la ‘teoria dell’astrazione’ di Cassirer (pag 156-157) “”Il concetto è soltanto la copia del dato; esso denota soltanto certi tratti che sono presenti e indicabili nella percezione come tale”” ecc. ecc. (pag 157) Treccani.it/enciclopedia Cassirer Ernst. – Filosofo e storico della filosofia tedesco (Breslavia 1874 – New York 1945); dal 1919 fu prof. e poi rettore nell’univ. di Amburgo; esule per le persecuzioni razziali naziste, fu prof. a Oxford (1934), a Göteborg in Svezia (1935), infine nella Yale University (1941) e nella Columbia University (1944) negli USA. Formatosi alla scuola neokantiana di Marburgo, subì qui l’influsso di H. Cohen, la cui interpretazione del criticismo kantiano come idealismo logico fondante la legalità della scienza, vista come l’unica disciplina in grado di fornire un resoconto coerente dell’esperienza, è riconoscibile nel primo periodo della produzione di Cassirer. Dopo aver esaminato lo sviluppo storico della teoria della conoscenza nel pensiero filosofico e scientifico dal Rinascimento a Kant (Leibniz’ System in seinen wissenschaftlichen Grundlagen, 1902; Das Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit, 4 voll., 1906, 1907, 1920 e 1950; trad. it. 1952-58), nella sua prima opera teorica, Substanzbegriff und Funktionsbegriff (1910; trad. it. 1973), C. analizzò la struttura logica degli ambiti fondamentali della scienza contemporanea. In questa analisi, il concetto di una sostanza indipendente dall’attività conoscitiva umana e garanzia dell’oggettività della conoscenza (concetto metafisico cardine almeno a partire da Aristotele) viene sostituito dal concetto di funzione, in base al quale l’oggettività della conoscenza è costituita dalle relazioni funzionali che l’intelletto stabilisce a priori tra i dati forniti dall’osservazione. A tale fondamento kantiano C. ricondusse successivamente anche la teoria einsteiniana della relatività (Zur Kritik der Einsteinschen Relativitäts theorie, 1921; trad. it. 1973) e la meccanica quantistica (Determinismus und Indeterminismus in der modernen Physik, 1936; trad. it. 1970). Nel contempo estese la stessa interpretazione kantiana alle altre sfere della cultura, tutte intese come autonome manifestazioni dell’attività conoscitiva dello spirito. Nella Philosophie der symbolischen Formen (3 voll., 1923, 1925 e 1929; trad. it. 1961-66) C. concepisce anche il mito, il linguaggio, la religione, l’arte, ecc., come forme simboliche per mezzo delle quali lo spirito dà un senso al reale. Tali forme, tra loro differenti a seconda del principio spirituale operante in esse ma unite dal fatto di essere creatrici di simboli (intuitivi o concettuali), permettono di eliminare la tradizionale contrapposizione tra epoche storiche in favore di una continuità funzionale tra le prime fasi mitico-magiche e quelle razionali della scienza contemporanea. Nel delineare la struttura complessiva del sistema delle forme simboliche, interagenti entro l’unità dello spirito, Cassirer, pur mantenendo ferma l’impostazione kantiana, risentì fortemente l’influsso della fenomenologia di Hegel. Il concetto di forma simbolica rimase il principio fondamentale delle sue successive opere teoriche: Zur Logik der Kulturwissenschaften (1942); An essay on man (1944; trad. it. 1971); The myth of the state (1946; trad. it. 1950). All’elaborazione del concetto di forma simbolica corrispose un ampliamento dell’interesse storiografico di C., che trovò espressione in numerose opere: Freiheit und Form (1916); Kants Leben und Lehre (1918; trad. it. 1977); Idee und Gestalt (1921); Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance (1927; trad. it. 1935); Die Philosophie der Aufklärung (1932; trad. it. 1935).”,”SCIx-132-FF”
“CASSIRER Ernest”,”Il mito dello Stato.”,”Ernst Cassirer è nato a Breslau, in Boemia, nel 1874. Ha insegnato in Germania fino a quando le leggi razziali non l’hanno costretto a rifugiarsi in Svezia e successivamente negli Stati Uniti. Dal 1941 è stato docente a Yale e poi alla Columbia University. E’ morto a Princeton nel 1945. “”‘Il mito dello Stato’ scritto tra il 1943 e il 1944, è sì una geniale sintesi di storia delle ideologie, dai primi pensatori della Grecia fino ai teorici dei grandi «statalismi» contemporanei, ma anche il sofferto atto d’accusa di un «grande borghese» contro una cultura che non ha saputo (e non ha voluto) opporsi alla nascita del totalitarismo”” (dalla Quarta di copertina)”,”TEOP-122-FF”
“CASSIRER Ernest”,”Il mito dello Stato.”,”Contiene tra l’altro i capitoli: X. La nuova scienza della politica del Machiavelli XI. Il trionfo del machiavellismo e le sue conseguenze XVI. Dal culto dell’eroe al culto della razza (Il “”Saggio sull’ineguaglianze delle razze umane”” del Gobineau XVIII. La tecnica dei miti politici moderni”,”TEOP-127-FF”
“CASSIRER Ernst”,”Sostanza e funzione – Sulla teoria della relatività di Einstein.”,”””Ci si può render chiaro questo rapporto considerando l’esempio più note di questa conversione dell’oggettività in soggettività, cioè la scoperta della «soggettività delle qualità sensibili». Già in Democrito, il quale per primo compie questa scoperta, essa in fondo non significa altro che i colori, i suoni, gli odori e i gusti acquistano un particolare carattere gnoseologico per cui sono esclusi dalla costruzione scientifica della realtà”” (pag 363)”,”SCIx-005-FRR”
“CASSIRER Ernst, a cura di Mario DAL-PRA”,”Vita e dottrina di Kant.”,”Libro intonso “”Per questo l’idea dell’ umanità (‘Humanität, humanitas) e della libertà per lui non rimase limitata a un ideale politico-sociale e pedagogico, ma divenne la leva con cui mosse e sconvolse l’intero cosmo spirituale. L’idea del «primato della ragion pratica» comportava una trasformazione nella concezione di fondo della stessa ragione teoretica: il nuovo sentimento, la nuova coscienza della ‘humanitas’, condussero a una generale «rivoluzione del modo-di-pensare» in cui soltanto trovavano la lori giustificazione ultima e decisiva. Kant morì la mattina del 12 febbraio 1804. Il suo funerale riuscì una grande cerimonia pubblica a cui prese parte l’intera città, la gente di ogni cerchia sociale”” (pag 492)”,”BIOx-005-FRR”
“CASSIS Youssef”,”Capitals of Capital. A History of International Financial Centres, 1780-2005.”,”CASSIS Youssef è Professore di economia e storia sociale all’ Università di Ginevra. Ha studiato in particolare la storia bancaria e finanziaria, ed in generale la business history. Numerose sono le sue pubblicazioni, tra cui: ‘City Bankers, 1890-1914’ (1994) e ‘Big Business: The European Experience in the Twentieth Century’ (1997) La ricaduta finanziaria della sconfitta tedesca. Il peso della grandi banche tedesche. Il debito dovuto alle riparazioni. “”Più che mai, perciò, le grandi banche costituivano la pietra angolare di un centro finanziario di Berlino che fu chiamato una volta di più a giocare un ruolo non insignificante nel flusso di capitali internazionali durante la seconda metà degli anni Venti. Ma questo ruolo non fu più lo stesso come era stato prima del 1914, dato che la Germania era da allora un paese ad importazione di capitali. Dal 1938 gli assets esteri tedeschi assommavano a non più di 700 milioni di dollari comparati ai 5800 milioni nel 1913, che piazzavano il paese molto indietro rispetto alla Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Francia, senza menzionare le piccole economie come Olanda, Svizzera e Belgio – mentre le sue passività salivano a 4.2 miliardi per il solo periodo 1924-1930. Un’altra notevole differenza con il periodo anteguerra era che più della metà del debito estero tedesco erano obbligazioni a breve termine e la massa dei fondi importati erano di fatto usati per pagare le riparazioni””. (pag 175)”,”ECOI-203″
“CASSIS Youssef”,”Le capitali della finanza. Uomini e città protagonisti della storia economica.”,”CASSIS Y. è professore di storia economica e sociale presso l’Università di Ginevra. Studia la storia finanziaria internazionale e la storia d’impresa. Ha scritto ‘City Bankers’ e ‘Big Business’.”,”ECOI-271″
“CASSOLA Filippo”,”Storia di Roma dalle origini a Cesare.”,”CASSOLA Filippo è ordinario di Storia Romana nell’ Università di Napoli. Ha pubblicato varie opere tra cui ‘I gruppi politici romani nel III secolo a.C.’ (1962). “”Publio Cornelio Scipione Emiliano era legato ai Gracchi da vincoli di parentela, e inoltre aveva sposato la loro sorella Sempronia. Nel 140, il suo amico Lelio aveva proposto una riforma agraria. Per questi motivi è probabile che i graccani si aspettassero dil suo appoggio; invece, tornato da trionfatore a Roma nel 132 dopo la guerra numantina, egli si schirò decisamente contro di loro: forse, perché temeva che la strada imboccata da Tiberio potesse portare a un sovvertimento dello stato aristocratico. Il suo atteggiamento deluse il popolo, che in passato aveva grande ammirazione per lui. Nel 131, essendo in corso in Asia Minore una rivolta antiromana, occorreva inviare un esercito; la scelta del comandante, contro la consuetudine, fu affidata al concilio della plebe, e i votanti scelsero a maggioranza Crasso Muciano anziché Scipione, ad onta della fama che quest’ultimo si era procurato con le vittorie su Cartagine e Numanzia. ( Noncurante dell’ impopolarità, l’ Emiliano continuò a battersi contro i graccani, e l’ occasione di vibrare un duro colpo alla riforma gli fu offerta dalle proteste degli alleati (…)””. (pag 158-159) “”Si ebbero manifestazioni ostili contro Scipione, durante le quali suonò il grido “”morte al tiranno””; qualche tempo dopo egli morì improvvisamente, e si diffuse il sospetto che fosse stato ucciso nel sonno dai Graccani, o da sua moglie Sempronia””. (pag 159-160)”,”STAx-158″
“CASSUTI Antonio”,”Il socialismo in Cecoslovacchia (1963-1977).”,”Antonio Cassuti è ordinario di filosofia e storia nei licei. Si è laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano e successivamente in filosofia a Padova. Collabora alla Collana di Studi sull’Europa Orientale dell’Università di Padova. Ha pubblicato il saggio La primavera di Praga. teoria e prassi politica, Sapere, Milano, 1973.”,”EURC-058-FL”
“CASTAGNINO Paolo “”Saetta”””,”Immagini e avvenimenti della resistenza in Liguria.”,”Paolo Castagnino è nato a Chiavari nel 1920. Chiamato alle armi nel 1940. L’8 settembre 1943 ad Atene passa a combattere con la Resistenza greca. Nel maggio 1944 rientra in Italia. Entra nelle fila partigiane con il nome ‘Saetta’. Viene decorato con medaglia d’argento al valor militare e riceve la massima onorificenza partigiana sovietica. Consigliere regionale e nazionale dell’ Anpi, ha condotto studi e ricerche sulla Resistenza, il Risorgimento e le tradizioni popolari. E’ stato pure regista teatrale.”,”ITAR-333″
“CASTAGNO Gino”,”Bruno Buozzi.”,”””Sull’ Ordine Nuovo, Gramsci aveva posto il problema in termini molto vasti: “”Il Partito socialisto ed i Sindacati professionali non possono assorbire tutta la classe lavoratrice che attraverso un lavoro di anni, di decine di anni. Essi non si identificheranno immediatamento con lo Stato proletario: nelle Repubbliche comuniste infatti continuano a sussistere, indipendentemente dallo Stato, come istituti di propulsione (il Partito) o di controllo e di realizzazione parziale (i Sindacati). (…)””””. (pag 43)”,”SIND-069″
“CASTAGNOLA Alberto”,”La fine del liberismo. Guida alla Grande Crisi Finanziaria.”,”CASTAGNOLA Alberto è un economista specializzato sui temi internazionali: si occupa di economia solidale.”,”ECOI-255″
“CASTAGNOLI Adriana SCARPELLINI Emanuela”,”Storia degli imprenditori italiani.”,”CASTAGNOLI Adriana insegna storia contemporanea all’ Università di Torino. Si è occupata principalmente di storia politico-economica del Novecento. Ha scritto ‘Da Detroit a Lione. Trasformazione ecoomica e governo locale a Torino, 1970-1990’ (1998). Ha collaborato al volume ‘I cavalieri del lavoro. Cent’anni di imprenditoria’ (2001). SCARPELLINI Emanuela insegna storia contemporanea all’ Università degli Studi di Milano. Si è interessata di storia economica, politica e culturale delL’ Italia del Novecento. Ha scritto ‘Comprare all’ americana. Le origini della rivoluzione commerciale in Italia, 1945-1971′ (2001) e ha collaborato al volume ‘I cavalieri del lavoro’. Triveneto o Nord-Est. “”Con l’ entrata nel Mercato comune europeo e grazie agli incentivi per le zone depresse e alla disponibilità degli enti pubblici locali e nazionali (sotto forma di agevolazioni creditizie ed esenzioni fiscali e di contributi a fondo perduto che passavano attraverso la rete del clientilismo politico), nel Nord-Est molti colsero l’ occasione di mettersi in prorio. Da ciò nacque la proliferazione di microaziende concentrate nei settori tradizionali della manifattura (maglieria, calzature, piccola carpenteria metallica ecc.), e di laboratori terzisti al servizio delle medie e della grandi aziende””. (pag 305)”,”ITAE-152″
“CASTAGNOLI Adriana a cura; saggi di Eleonora BARBIERI MASINI Bruno LAMBORGHINI Mario SALOMONE Luciano GALLINO Franco MORGANTI, tavola rotonda: ‘L’attualità di Aurelio Peccei’ con interventi di Massimo ARVAT Luigi BISTAGNINO Gianfranco BOLOGNA Enrico CERASUOLO Luca MERCALLI Giuseppe ROVERA”,”Fra etica, economia e ambiente. Aurelio Peccei: un protagonista del Novecento.”,”Adriano Castagnoli insegna Storia economica e sociale dell’età contemporanea all’Università di Torino. E’ autrice di numerosi saggi e libri sull’industria e sull’economia italiana ed europea. Collabora con “”Il Sole 24 Ore””.”,”ITAE-387″
“CASTAÑEDA DELGADO Paulino, a cura di”,”Las guerras en el primer tercio del siglo XIX en España y América. XII Jornadas Nacionales de Historia Militar, Sevilla, 8-12 noviembre de 2004. Tomo I.”,”CASTAÑEDA DELGADO Paulino (curatore degli Atti e coordinatore del Convegno): [Becilla de Valderaduey, Spagna 22/04/1927 – Madrid 20/08/2007]. Laureato in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca (1951), nella stessa data ordinato sacerdote; Dottore in Teologia presso l’Università di Comillas (1965). Studiò Filosofia e Lettere presso l’Università Complutense. La sua ricerca di Dottorato fu pubblicata con il titolo “”Teocrazia Pontificia alla conquista dell’America”” (1965) ripubblicata in Messico (1996). Nominato Segretario del Vicario Militare (1970-1974). Storico. MENA AGUADO Josè, Generale delle Forze terrestri e Presidente della Cattedra “”General Castaños”” <> (pg 63. Traduz. d. r.) <<(…) seguiremo gli eventi bellici che portarono al “”grito de Dolores”” lanciato dal sacerdote HIDALGO (Miguel) il 16 settembre 1810, che diede l’avvio alla lunga lotta per l’Indipendenza del Messico. Nello specifico, queste due interessanti tavole [uno schizzo e una mappa] si riferiscono alla battaglia tra le forze realiste e gli insorti nei dintorni di quello che allora [1810] era conosciuto come “”Monte de las Cruces””, situato a sei leghe dalla capitale e così chiamato per la presenza, nei dintorni e sulla sommità, di numerose croci corrispondenti alle sepolture di viandanti assaliti dai briganti, incidente assai frequente in quell’epoca. Brevemente descriveremo la battaglia perchè le ricostruzioni degli eventi sono assai abbondanti, sia da fonti spagnole che messicane.>> (pg 483. Traduz. d. r.)”,”SPAx-022-FSL”
“CASTAÑEDA DELGADO Paulino, a cura di”,”Las guerras en el primer tercio del siglo XIX en España y América. XII Jornadas Nacionales de Historia Militar. Sevilla, 8-12 noviembre de 2004. Tomo II.”,”CASTAÑEDA DELGADO Paulino (curatore degli Atti e coordinatore del Convegno): [Becilla de Valderaduey, Spagna 22/04/1927 – Madrid 20/08/2007]. Laureato in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca (1951), nella stessa data ordinato sacerdote; Dottore in Teologia presso l’Università di Comillas (1965). Studiò Filosofia e Lettere presso l’Università Complutense. La sua ricerca di Dottorato fu pubblicata con il titolo “”Teocrazia Pontificia alla conquista dell’America”” (1965) ripubblicata in Messico (1996). Nominato Segretario del Vicario Militare (1970-1974). Storico. << (…) in uno studio sulla storia del primo soccorso in medicina militare riportiamo, in occasione del XII Convegno di Storia Militare, una visione parziale del problema. (…) in questa presentazione, uno studio ancora incompleto su una pratica utilizzata per rianimare persone annegate o asfissiate a causa di immersione, e utilizzata dai chirurghi della Regia Marina nel corso del XVIII secolo, rimasta in vigore fino agli anni successivi alla battaglia di Trafalgar. C’erano pochi mezzi per soccorrere il marinaio che, a seguito di una caduta in mare, aveva rischiato l’annegamento. I rimedi di rianimazione a cui farò riferimento possono sembrarci ridicoli, ma vanno interpretati e rapportati alle conoscenze mediche dell’epoca e, come vedremo, salvarono vite umane. Nello specifico farò riferimento, in particolare, alla cura descritta nell’opuscolo anonimo dal titolo: “”Metodo per il salvataggio degli annegati, predisposto ad uso dei Chirurghi della Regia Marina, destinato agli Arsenali di H. M. nell’anno 1786.”” Il grido dell’uomo in mare risveglia con forza la solidarietà del marinaio ed esige l’intervento più urgente e immediato per soccorrere il compagno che rischia di morire per annegamento. (…) I medici dell’epoca applicavano rimedi generali, sia di tipo meccanico, farmaceutico o chirurgico, in tutti i casi di perdita dei sensi o di morte apparente, tra cui, ovviamente, l’annegamento. Insistettero subito per il loro uso metodico o razionale, al punto che, (…) si raccomandava che nella barca di salvataggio adibita al soccorso del naufrago, ci fossero una coperta di lana, una spazzola a frizione, sonde elastiche da introdurre attraverso la laringe, un soffietto, un pacchetto di tabacco e pipe, una siringa e canule elastiche per l’irrigazione, una bottiglia di acquavite, una bottiglia di ammoniaca, due piume, bende, fili e impacchi. Da ciò deriva, da un lato, la necessità di un intervento immediato (…) e, dall’altro, che l’esistenza di materiale così eterogeneo nella cabina di emergenza si spiega con il fatto che esistevano diversi passaggi da seguire nella rianimazione.>> (pg 469, 470. Traduz. d. r.) <> (pg 487, 488. Traduz. d. r.)”,”SPAx-023-FSL”
“CASTAÑÓN Hermenegildo Franco”,”La razón de Trafalgar. La campaña naval de 1805. Un análisis crítico.”,”H.F. Castanon nato a Ferrol, è Capitano di nave del Corpo Generale dell’Armata. Ha una lunga esperienza di navigazione a bordo della flotta spagnola ed è collaboratore della rivista Revista General de Marina y de la Historia Naval.”,”QMIN-052-FSL”
“CASTELFRANCHI Cristiano PARISI Domenico”,”La psicologia: una scienza fuori dalla storia.”,”””Come osserva Engels nella ‘Dialettica della natura’ (1950), nella prima metà del Settecento le scienze naturali erano dominate dell’«idea dell’assoluta immutabilità della natura». Pubblicando nel 1755 la ‘Storia naturale generale e la teoria del ciclo’, Kant mette in questione questa concezione e avanza l’ipotesi che la Terra e l’intero sistema solare fossero «qualcosa che si è venuto formando nel corso del tempo». Ma le divisioni tra le discipline scientifiche, che si andava affermando di pari passo con la divisione del lavoro, impedì per molti anni agli scienziati di dar peso agli scritti di un filosofo. Solo circa mezzo secolo dopo, nel 1796, Laplace ripresentava l’ipotesi kantiana nel suo libro ‘Esposizione del sistema del mondo’, corredandola con argomentazioni più precise e aprendo la via alla sua verifica empirica. Ben presto l’idea del divenire della natura fu applicata allo studio della Terra, e il geologo Lyell poté interpretare l’assetto attuale della superficie terrestre come il risultato di una lenta e graduale trasformazione. Il riconoscimento che la Terra e in particolare la sua superficie avevano una storia e si erano trasformate nel tempo, contrastava con la concezione ancora corrente nella prima metà dell’Ottocento che le specie vegetali e animali fossero invece immutabili. Ma, osserva ancora Engels, la contraddizione non fu notata per parecchio tempo, ancora una volta a causa della separazione tra le discipline che impediva agli scienziati una visione d’insieme delle conoscenze che pure essi possedevano sulla natura. Tuttavia un po’ alla volta l’idea che i tipi attuali delle piante e degli animali non esistessero da sempre ma fossero piuttosto il risultato di una lunga evoluzione, si andò affermando. Pubblicando nel 1859 l”Origine delle specie’, Darwin avanzò una teoria che non solo assumeva come un fatto il mutare nel tempo di animali e piante, ma con l’ipotesi della selezione naturale dava una spiegazione di questo mutamento e del suo carattere adattivo, e quindi di quel finalismo che era stato visto, per esempio da Aristotele, nella natura organica. Nell”Origine delle specie’ le prove che Darwin adduce a favore della sua ipotesi sono tratte dalle specie animali, escludendo l’uomo, e riguardano soprattutto l’evoluzione delle caratteristiche morfologiche, cioè le caratteristiche della anatomia e fisiologia, e non quelle del comportamento. Nell”Origine dell’uomo’ e nell’altro libro ‘Espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali’ pubblicati rispettivamente nel 1871 e 1872, queste due limitazioni sono superate. La teoria evoluzionistica viene estesa all’uomo, considerato anch’esso come il risultato di una serie di trasformazioni adattative a partire da specie inferiori, e inoltre, investe ora a pieno titolo anche le caratteristiche comportamentali delle specie viventi e non solo le loro caratteristiche morfologiche”” (pag 150) Lo studio scientifico del comportamento animale venne impostato in Francia prima di Darwin (pag 152) Il tentativo di inserire lo studio del comportamento animale nella prospettiva dell’evoluzione venne non dagli psicologi ma da alcuni zoologi (pag 153) “”(…) Engels: «Gli scienziati credono di liberarsi dalla filosofia ignorandola o insultandola. Ma poiché senza pensiero non vanno avanti e per pensare hanno bisogno di determinazioni di pensiero e accolgono però queste categorie, senza accorgersene, dal senso comune delle così dette persone colte dominato dai residui di una filosofia da gran tempo tramontata o da quel po’ di filosofia che hanno ascoltato obbligatoriamente all’università (che è non solo frammentaria ma un miscuglio di concezioni appartenenti alla più diverse e spesso peggiori scuole), o dalla lettura acritica e asistematica di scritti filosofici di ogni specie, non sono affatto meno schiavi della filosofia, ma lo sono il più delle volte purtroppo della peggiore: e quelli che insultano di più la filosofia sono schiavi proprio dei peggiori residui volgarizzati della peggiore filosofia» (pag 167)”,”SCIx-007-FB”
“CASTELLACCI Claudio”,”Mani pulite. I comunisti e le amministrazioni degli enti locali.”,”CASTELLACCI Claudio è passato al giornalismo dopo un’esperienza come interprete parlamentare.”,”PCIx-272″
“CASTELLAN Georges”,”L’ Allemagne de Weimar, 1918-1933.”,”CASTELLAN Georges è professore all’ Università di Parigi VIII. La mancata rivoluzione del 1923. “”Quanto al putsch di Hitler, fortemente appoggiato dagli ufficiali della Baviera, esso permise a von Seeckt di realizzare per breve tempo i suoi sogni di dittatura: nella notte dell’ 8 – 9 novembre Ebert proclamò “”lo stato d’ emergenza”” e trasferì il potere esecutivo al capo dell’ esercito (articolo 48). Boccone avvelenato per von Seeckt, che diventando legalmente dittatore si vedeva costretto ad usare i suoi poteri contro tutti i tentativi di rivolta; abile manovra che faceva di un nemico della Costituzione un difensore obbligato di questa. La polizia di Monaco spezzò il gruppo di Hitler. In fin dei conti la Reichswehr non fu impegnata che contro i governi di sinistra di Sassonia e Turingia – comunque legali – e contro il sollevamento isolato di Thälmann ad Amburgo. Ora questi movimenti minacciavano molto meno l’ unità del Reich che i separatisti della Baviera. Contrariamente alle affermazioni di J. Benoist-Méchin, nel 1923 la Reichswehr non ha salvato l’ unità tedesca””. (pag 200)”,”GERG-055″
“CASTELLAN Georges”,”Histoire des Balkans, XIV-XX siècle.”,”””Sotto la pressione nazista, Antonescu introdusse in Romania una legislazione antisemita: esclusione dalle professioni di medico, avvocato, giornalista, interdizione di possedere una radio, un’ auto, di frequentare cinema, ecc; tuttavia gli ebrei non conobbero né i ghetto né le grandi deportazioni verso i campi di sterminio del Reich. Il paese fu inoltre sottoposto a uno sfruttamento sistematico: petrolio, grano, mano d’ opera furono assorbite dalla macchina da guerra tedesca. Il mercato nero regnò sovrano e i prezzi s’ involarono: nel 1944, essi si erano moltiplicati per 17 in rapporto al 1940. (…) La battaglia di Stalingrado (settembre 1942 – febbraio 1943) fu la svolta decisiva della guerra rumena. Antonescu aveva impegnato trenta divisioni nell’ offensiva dell’ estate 1942, durante le quali esse subirono gravi perdite.”” (pag 448)”,”EURE-048″
“CASTELLAN Georges”,”Histoire des Balkans, XIV-XX siècle.”,”CANCELLARE LA SCHEDA PRECEDENTE EURE-048 “”Sotto la pressione nazista, Antonescu introdusse in Romania una legislazione antisemita: esclusione dalle professioni di medico, avvocato, giornalista, interdizione di possedere una radio, un’ auto, di frequentare cinema, ecc; tuttavia gli ebrei non conobbero né i ghetto né le grandi deportazioni verso i campi di sterminio del Reich. Il paese fu inoltre sottoposto a uno sfruttamento sistematico: petrolio, grano, mano d’ opera furono assorbite dalla macchina da guerra tedesca. Il mercato nero regnò sovrano e i prezzi s’ involarono: nel 1944, essi si erano moltiplicati per 17 in rapporto al 1940. (…) La battaglia di Stalingrado (settembre 1942 – febbraio 1943) fu la svolta decisiva della guerra rumena. Antonescu aveva impegnato trenta divisioni nell’ offensiva dell’ estate 1942, durante le quali esse subirono gravi perdite.”” (pag 448)”,”EURC-118″
“CASTELLAN Georges”,”Storia dei Balcani, XIV-XX secolo.”,”L’autore è professore emerito all’Università Paris III e professore di Storia dei Balcani presso l’Institut des Langues et Civilizations Orientales.”,”EURC-035-FL”
“CASTELLANETA Carlo”,”Il dizionario di Milano. Tutta Milano dalla A all Z. Dalle origini al Duemila.”,”Scrittore, nato nel 1930, Carlo Castellaneta ha esordito nel 1958 con il romanzo ‘Viaggio col padre’ che ha aperto una ininterrotta stagione narrativa. ex libris di Tino Albertocchi”,”ITAG-238″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Ugo BIANCHI johannes MARINGER Vittorio MACONI Renato BOCCASSINO Montserrat PALAU MARTI Guglielmo GUARIGLIA Miguel LEON-PORTILLA Aristide CALDERINI”,”Storia delle religioni. Volume primo.”,”saggi di Ugo BIANCHI johannes MARINGER Vittorio MACONI Renato BOCCASSINO Montserrat PALAU MARTI Guglielmo GUARIGLIA Miguel LEON-PORTILLA Aristide CALDERINI”,”RELx-012″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Giorgio R. CASTELLINO Luigi CAGNI Giuseppe FURLANI Giovanni GARBINI Gherardo GNOLI Roberto GUSMANI Giacomo DEVOTO Vittore PISANI Carlo Alberto MASTRELLI Giulio Quirino GIGLIOLI Giovannangelo CAMPOREALE Aldo PROSDOCIMI”,”Storia delle religioni. Volume secondo.”,”saggi di Giorgio R. CASTELLINO Luigi CAGNI Giuseppe FURLANI Giovanni GARBINI Gherardo GNOLI Roberto GUSMANI Giacomo DEVOTO Vittore PISANI Carlo Alberto MASTRELLI Giulio Quirino GIGLIOLI Giovannangelo CAMPOREALE Aldo PROSDOCIMI”,”RELx-013″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Dario SABBATUCCI Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI GASPARRO Angelo PENNA Johann MAIER Franco MICHELINI TOCCI”,”Storia delle religioni. Volume terzo.”,”saggi di Dario SABBATUCCI Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI GASPARRO Angelo PENNA Johann MAIER Franco MICHELINI TOCCI”,”RELx-014″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Joachim JEREMIAS Angelo PENNA Robert M. GRANT Paolo BREZZI Raoul MANSELLI Alberto PINCHERLE Pietro PIRRI Giuseppe CASTELLANI Egidio PAPA Francesco Saverio PERICOLI RIDOLFINI Michele LACKO Martin E. MARTY Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI-GASPARRO Kurt RUDOLPH Giorgio Raimondo CARDONA”,”Storia delle religioni. Volume quarto.”,”saggi di Joachim JEREMIAS Angelo PENNA Robert M. GRANT Paolo BREZZI Raoul MANSELLI Alberto PINCHERLE Pietro PIRRI Giuseppe CASTELLANI Egidio PAPA Francesco Saverio PERICOLI RIDOLFINI Michele LACKO Martin E. MARTY Ugo BIANCHI Giulia SFAMENI-GASPARRO Kurt RUDOLPH Giorgio Raimondo CARDONA”,”RELx-015″
“CASTELLANI Giuseppe direzione; fondata da Pietro TACCHI VENTURI; saggi di Michelangelo GUIDI Alessandro BAUSANI J. GONDA Joseph SHIH Pasquale D’ELIA Corrado PENSA Armando RIZZA Joesph KITAGAWA”,”Storia delle religioni. Volume quinto.”,”saggi di Michelangelo GUIDI Alessandro BAUSANI J. GONDA Joseph SHIH Pasquale D’ELIA Corrado PENSA Armando RIZZA Joesph KITAGAWA”,”RELx-016″
“CASTELLANI G.A.”,”Vita e morte della Terza Repubblica.”,”””Avevo una presentazione per Sorel, il quale nel 1912 era forse più noto in Italia che in Francia perché, come sempre fece, seguiva moltissimo il movimento intellettuale italiano con particolare riguardo a quello sindacale, del quale erano a quel tempo studiosi Enrico Leone e Agostino Lanzillo, allora giornalista, che sul teorico della violenza aveva scritto un magnifico volume divulgatore.”” (pag 146) Parigi, il Caffé frequentato da Lenin. Incontro con Lenin al Café de la Rotonde. (pag 150-152) Europeismo universale. “”Da questi contorni indecisi, però, una tendenza si delineava più spiccatamente delle altre: la tendenza europeista, alla quale appartenevano tutte le riviste il cui titolo portava l’ indicazione ‘Europe’ o ‘Européenne’, come vi appartenevano le opere di Paul Morand, l’ autore cosmopolita esaltato dall’ intellettualità salottiera internazionale. Un’espressione di questa tendenza europeista fu la rassegna mensile “”Europe””, diretta erede del dreyfusismo di Lucian Herr. Il gruppo di scrittori che vi facevano capo era di Sinistra.”” (pag 186)”,”FRAV-120″
“CASTELLANO Giuseppe”,”La guerra continua.”,”CASTELLANO generale di divisione proviene dall’arma di artiglieria. Ha frequentato i corsi dell’Accademia militare e della Scuola di applicazione di artiglieria e genio. Ha compiuto la sua carriera all’interno dello Stato Maggiore- Decorato al valore nella 1° GM, promosso di grado nella 2° fino al comando supremo fu inviato a trattare l’armistizio con gli alleati. Dall’armistizio alla Liberazione fu capo della missione militare italiana presso il comando in capo alleato.”,”ITQM-010″
“CASTELLANO Aldo a cura”,”La macchina arrugginita. Materiali per un’ archeologia dell’ industria.”,”Saggi di Dianne NEWELL Antonello NEGRI Carlo BERTELLI Ornella SELVAFOLTA Aldo CASTELLANO Eugenio BATTISTI Simonetta LUX Massimo NEGRI Lucia BISI Piergiorgio DRAGONE CASTELLANO Aldo, architetto, ha condotto ricerca sulla storia dell’ archit£ettura dal XIV al XVI secolo (Politecnico di Milano). E’ vice presidente della Società italiana per l’ archeologia industriale. “”Una delle conquiste più significative è, a mio giudizio, la messa in crisi del tradizionale approccio metodologico basato su una rozza applicazione del principio della causalità (determinismo), per cui da certe cause giudicate ‘comuni’ debbono necessariamente derivare determinati effetti ‘comuni’. “”Bisognerebbe stabilire una multa – scrive Alexander Gerschenkron – per ogni volta che vengono usati termini come ‘necessario’ o ‘necessità’ negli scritti di storia””. La proposta, tuttavia, non sembra aver avuto molto successo, e ancora recentemente N.F.R. Crafts mostrava come gran parte della storiografia abbia fondato i propri tentativi di individuare le cause generali della rivoluzione industriale con argomentazioni del tipo ‘post hoc ergo propter hoc’, mentre, afferma l’autore, “”lo sviluppo economico in generale ed il progresso tecnologico in particolare del secolo XVIII dovrebbero essere considerati come processi stocastici””. E’ difficile prevedere se da questa visione ‘casuale’ dei fenomeni storici possa scaturire una nuova metodologia d’ indagine fondata sul calcolo delle probabilità che un fattore o una serie di fattori hanno per mettere in moto e mantenere in vita il processo di industrializzazione (…)””. (pag 113-114, Aldo Castellano) (Nota : Post hoc ergo propter hoc Sofismi. Stabilire che qualcosa è la causa di un evento solo perché è accaduto prima di quell’evento. Falsa causa, Causa opinabile, Confondere relazioni coincidentali con cause. Un Post Hoc è un errore con la seguente forma: A capita prima di B. Quindi A è la causa di B. Il nome “”Post hoc”” proviene dalla frase latina “”Post hoc, ergo propter hoc””. Si interpreta tradizionalmente come “”dopo di ciò, quindi a causa di ciò””. Questo errore viene commesso quando si conclude che un evento ne causa un altro semplicemente perché la causa proposta è capitata prima dell’effetto proposto. Più formalmente, l’errore consta nel concludere che A causa o ha causato B perché A capita prima di B e non ci sono abbastanza prove per garantire questo tipo di affermazione. Esempio di Post hoc: Joan viene graffiata da un gatto visitando una sua amica. Due giorni dopo le viene la febbre. Joan conclude che il graffio del gatto deve essere stato la causa della sua malattia.) (www.linux.it/fallacies)”,”ITAE-167″
“CASTELLI Clara”,”Il socialismo italiano di fronte alla rivoluzione russa. Apporti storiografici e prospettive di ricerca. Estratto da ‘Critica storica’, n°2 Anno XIII 1.6.1976″,”L’A cita il lavoro di H. KÖNIG, Lenin und der italienische Sozialismus, 1915-1921′ (Tubingen, 1967) che vede in una visione globale i rapporti tra il PSI e la 3° Internazionale anche se accentua forse troppo l’ottica terzinternazionalista.”,”MITS-071″
“CASTELLI Alberto a cura; scritti di CAFFI Andrea VENTURI Franco GRIFFITH G.O. CHIAROMONTE Nicola ROSSELLI Carlo VENTURI Francesco CALOSSO Umberto GOBETTI Piero GRAMSCI Antonio SALVEMINI Gaetano”,”L’ Unità d’ Italia. Pro e contro il Risorgimento.”,”Il dibattito è apparso nel 1935 sul periodico ‘Giustizia e libertà’. Nel 1930, Carlo Rosselli fonda a Parigi il movimento antifascista Giustizia e Libertà (GL). Al movimento adereriscono “”Dice Curzio: “”il sentimento nazionale esiste e non lo si cancella di colpo””. Ma forse che non esiste pure il sentimento religioso per cui tanti uomini del nostro tempo rimangono fedeli alla Santa Chiesa romana apostolica, o alle Chiese protestanti, al conformismo mosaico, ecc.? Eppure è poco probabile che Curzio consigli di fare del cristianesimo o del giudaismo “”una forza in senso europeo, un termine necessario di passaggio, di educazione, di costruzione””. Il che, affermato nei rispetti della nazione, ha due torti. L’uno è di lasciare sospettare quasi un “”machiavellico”” disegno: giacché valersi di un “”ideale””, nel quale non si crede in modo assoluto, solo per non disgustare la gente che si vuol attirare a sé e che si intende “”educare””, somiglia molto alla “”riserva mentale”” con cui gli hegeliani accettano di insegnare nelle scuole il catechismo cristiano, considerandolo “”termine necessario di passaggio”” verso le più eccelse verità della loro filosofia. Il secondo inconveniente è di attualità, perché abbiamo dinanzi agli occhi i bei risultati ottenuti dal “”neo-socialismo”” mercé il connubio dell’ “”idea nazionale”” con un tal quale programma di emancipazione proletaria””. (pag 66-67, A. Caffi)”,”ITAB-228″
“CASTELLI Alberto”,”Il socialismo fabiano di Barbara Wootton.”,”Alberto Castelli è ricercatore presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari. Le sue pubblicazioni più recenti (2005) sono ‘Pianificazione e libertà. Il dibattito tra Hayek e Barbara Wootton’, Il Politico, 2001, ‘Una pace da costruire. I socialisti briannici e il federalismo’, presentazione di Arturo Colombo, Milano, Franco Angeli, 2002, ‘Un modello di repubblica. Giuseppe Rensi, la politica, la Svizzera’, prefazione di Arturo Colombo, Milano, Bruno Mondadori, 2004.”,”MUKx-003-FGB”
“CASTELLINI Gualtiero”,”Crispi.”,”L’A non nasconde la sua simpatia nei confronti del protagonista della sua biografia. CRISPI, Francesco (Ribera, Agrigento 1818 – Napoli 1901), statista italiano, ministro degli Interni (1877-78 e nel 1887) e presidente del Consiglio (1887-1891 e 1893-1896). Partecipò al movimento per l’ unificazione italiana, figurando come personaggio di rilievo fra i democratici siciliani attivi nelle cospirazioni mazziniane. Fu segretario di stato di Garibaldi in Sicilia, durante l’impresa dei Mille (1860), da lui sollecitata. In seguito si convertì alla monarchia, diventando uno degli esponenti principali della sinistra moderata in Parlamento. Appartenente a una famiglia della borghesia commerciale e laureato in giurisprudenza, fu il primo uomo politico meridionale a occupare la presidenza del Consiglio. Il suo governo fu caratterizzato da una politica estera filo-tedesca (rinnovò la Triplice Alleanza con la Germania e l’ Austria), dall’inizio della guerra commerciale con la Francia riguardo alle tariffe doganali e dalla ripresa del colonialismo italiano in Etiopia, dopo la sconfitta di Dogali (1887). In politica interna, Crispi si ispirò al modello”,”ITAA-034″
“CASTELLINO Onorato”,”Il labirinto delle pensioni.”,”Onorato CASTELLINO è nato a Torino nel 1935. Si è laureato in economia e commercio in quella città. Si è perfezionato a Ginevra (Nazioni Unite) e all’Università di Oxford. E’ autore di opere in tema di previdenza sociale. Ha la cattedra di economia politica Facoltà di economia e Commercio, Università di Torino. “”Nella riforma di un sistema previdenziale, le norme transitorie sono più importanti dell’ assetto previsto come definitivo, per ché le prime incidono su tutti gli attuali assicurati e pensionati, mentre il secondo riguarda soltanto i nuovi entranti nella popolazione lavorativa… il cui trattamento di quiescenza sarà sicuramente interessato dalle nuove riforme nel frattempo intervenute e dalle relative norme transitorie.”” (pag 171)”,”ITAS-080″
“CASTELLITTO Luca”,”Intoccabile è il cuore.”,”Luca Castellitto ha viaggiato nei Paesi in via di sviluppo e ha studiato antropologia e storia delle religioni e delle culture. Ha scritto romanzi e sceneggiature.”,”INDx-011-FC”
“CASTELLO Francesco”,”Problemi criminologici dei fenomeni migratori. Ricerche sul disadattamento scolastico.”,”CASTELLO Francesco è uno specialista in Criminologia Clinica.”,”GIOx-012″
“CASTELLOTE LOPEZ Jesus PEREZ TURRADO Miguel”,”La comuna y el proletariado.”,”La reazione, in fuga seguendo la tattica di Thiers a Parigi, ha smantellato l’ amministrazione, per cui i comunardi (di Marsiglia, ndr) si trovano davanti lo stesso problema in tutti i siti: amministrare una città, cosa per la quale non erano preparati. (pag 65)”,”MFRC-083″
“CASTELLS Manuel”,”La nascita della società in rete. (Tit.orig.: The Information Age: Economy, Society and Culture. Volume I. The Rise of the Network Society)”,”Manuel CASTELLS (1942) è Professore di Sociologia e professore di pianificazione urbana e regionale all’Università di California Berkeley. E’ specialista di sociologia urbana e dell’ innovazione. “”Gli anni Settanta hanno rappresentato, come già si è detto, la probabile origine della rivoluzione della tecnologia dell’ informazione e, nel contempo, lo spartiacque nell’ evoluzione del capitalismo. Le imprese di tutti i paesi hanno reagito a un’ effettiv, o temuta, flessione della redditività con l’ adozione di nuove strategie. Alcune tattiche, quali l’ innovazione tecnologica o il decentramento organizzativo, anche se fondamentali per l’impatto potenziale, presentavano obiettivi relativamente a lungo termine””. (pag 101)”,”EDIx-050″
“CASTELLS Manuel”,”Il potere delle identità. (Tit.orig.: The Information Age: Economy, Society and Culture. Volume II. The Power of Identity)”,”CASTELLS ha insegnato negli anni 1960 e 1970 a Nanterre e alla EHESS. Ha un sodalizio intellettuale con Alain TOURAINE. “”In tutta Europa – in ogni singolo paese – si registra una presenza pervasiva del femminismo sia nelle istituzioni della società sia sotto forma di gruppi , organizzazioni e iniziative che si alimentano a vicenda (…)””. (pag 262) “”Nei paesi industrializzati dell’ Asia il patriarcato è ancora molto forte e incontra ben pochi ostacoli. Ciò è particolarmente sorprendente per il Giappone, dove la partecipazione femminile alla forza-lavoro è alta, così come il grado di istruzione delle donne, ed esiste un notevole patrimonio di esperienze ereditate dai movimenti sociali degli anni Sessanta.”” (pag 263) “”In ogni caso, lo sviluppo di un poderoso movimento femminista a Taiwan a partire dagli anni Ottanda smentisce l’ idea della necessaria sottomissione delle donne nel quadro della tradizione patriarcale del confucianesimo.”” (pag 264)”,”EDIx-051″
“CASTELLS Manuel”,”Volgere di millennio. (Tit.orig.: The Information Age: Economy, Society and Culture. Volume III. End of Millennium)”,”CASTELLS conosce da vicino Sud America, Russia, Asia e Africa. E’ consigliere di numerosi governi progressisti e di varie organizzazioni internazionali. Africa indipendente. “”Cresce il consenso degli africanisti intorno alla tesi secondo cui gli stati-nazione africani avrebbero avuto un ruolo distruttivo nei confronti delle rispettive economie e società”” (pag 105)”,”EDIx-052″
“CASTELNUOVO FRIGESSI Delia”,”Elvezia, il tuo governo. Operai italiani emigrati in Svizzera.”,”””La nostra emigrazione in Svizzera potrebbe in particolare appartenere al filone della “”nuova emigrazione europea”” che ha caratteristiche strutturali diverse dalla precedente emigrazione tradizionale: è più meridionale, più giovane, più mobile, soprattutto maschile e sostanzialmente urbana, cioè diretta verso l’ occupazione nei settori secondario e terziario””. (pag 70)”,”MITT-161″
” CASTELNUOVO Enrico SERGI Giuseppe a cura; saggi di Beat BRENK Carlo TOSCO Roberto GRECI Giuseppe SERGI Anna PRACHE Paola GUGLIELMOTTI Aldo A. SETTIA Chiara PICCININI Arturo Carlo QUINTAVALLE Alessio MONCIATTI Marco COLLARETA Claudio FRANZONI Joaquín YARZA LUACES Fabrizio CRIVELLO Nello FORTI GRAZZINI Mario SCALINI Michele TOMASI Giorgio POLLIO e Valentino PACE Giovanni DONATO Costanza SEGRE MONTEL Ermanno A. ARSLAN e Lucia TRAVAINI Alessio MONCIATTI Saskia DURIAN-RESS Armando PETRUCCI Saverio LOMARTIRE e Guido GENTILE Elisabetta CIONI Matthias EXNER Francesca DELL’ACQUA”,”Arte e storia nel Medioevo. Volume secondo. Del costruire: tecniche, artisti, artigiani, committenti.”,”‘Per quanto venga ammirata l’architettura della Francia settentrionale, il ‘Midi’ e gli altri paesi, che di essa non mantengono che alcuni tratti, appaiono alla fine del Medioevo come i creatori più dinamici’ (pag 148)”,”STMED-030-FSD”
“CASTELOT André LEMAIRE Jean-Francois MIQUEL Pierre PIGEARD Alain TULARD Jean; autori dei saggi Y. AMIOT B. BENNASSAR J. BENOIT A. BERNEDE A. CASTELOT A. DU CHATENET M. DU CHATENET J.P. CHAVENEMENT J. GARNIER R. GOMBERT L. HENNINGER J. LACAZE J.F. LEMAIRE H. LUXARDO P. MASSON P. MICHEL A. PIGEARD J. TULARD”,”Les grandes batailles de Napoleon 1796-1815.”,”Gli autori dei saggi sono: Y. AMIOT, B. BENNASSAR, J. BENOIT, A. BERNEDE, A. CASTELOT, A. DU CHATENET, M. DU CHATENET, J.P. CHAVENEMENT, J. GARNIER, R. GOMBERT, L. HENNINGER, J. LACAZE, J.F. LEMAIRE, H. LUXARDO, P. MASSON, P. MICHEL, A. PIGEARD, J. TULARD.”,”FRAN-016″
“CASTELOT André”,”La diplomazia del cinismo. La vita e l’ opera di Talleyrand l’ inventore della politica degli equilibri dalla Rivoluzione alla Restaurazione.”,”CASTELOT André scirttore e autore di una cinquantina di volumi prevalentemente a carattere storico-biografico, ha ottenuto per due volte il premio della Academie Francaise.”,”FRAN-039″
“CASTELOT André”,”La diplomazia del cinismo.”,”CASTELOT André è scrittore autore di una cinquantina di volumi a carattere storico biografico. I confini della Francia. “”L’ amicizia che ha scatenato gli applausi la sera della rappresentazione dell’ Oedipe, quella “”grandissima amicizia”” cui lo zar ha accennato, non fa al caso di M. de Talleyrand. L’ alleanza si concluderebbe a spese dell’ Austria, mentre Charles-Maurice ha una sola idea fissa: ricucire l’ alleanza dell’ Austria e della Russia contro Napoleone. Così, il vice Grande Elettore compie il primo passo sulla strada del tradimento: ne farà degli altri. Osa, infatti, dichiarare in disparte ad Alessandro, e come se si trattasse di una cosa del tutto naturale: “”Sire, che cosa venite a fare qui? Voi dovete salvare l’ Europa e vi riuscirete solo tenendo testa a Napoleone. Il popolo francese è un popolo civile. Il suo sovrano non lo è; spetta dunque al sovrano di Russia allearsi con il popolo francese. Il Reno, le Alpi, i Pirenei sono le conquiste della Francia. Il resto è conquista dell’ Imperatore. La Francia ne è estranea!””. Immaginabile lo sbalordimento dello zar a sentire quelle parole (…)””. (pag 223-224)”,”RAIx-245″
“CASTELOT André”,”Regina Margot.”,”CASTELOT André autore di saggi e biografie”,”FRAA-084″
“CASTERAN Christian”,”Guerre civile en Irlande.”,”CASTERAN Christian”,”IRLx-010″
“CASTIGLIONE Baldassar a cura di Giulio CARNAZZI”,”Il libro del cortegiano.”,”Castiglione (Baldassar), letterato italiano (Casatico, Mantova, 1478 – Toledo 1529). Di nobile famiglia, visse successivamente alle corti di Milano, Mantova, Urbino, quindi si trasferì a Roma e seguì nell’avversa sorte Francesco Maria Della Rovere quando fu spogliato del ducato d’ Urbino (1516), per divenire poi ambasciatore dei Gonzaga presso la Santa Sede. Nel 1525 fu inviato da Clemente VII in Spagna come nunzio, e non per errori suoi ma per le incertezze del papa non riuscì a smorzare quella tensione tra Carlo V e Clemente VII che portò al sacco di Roma (maggio 1527). Nel soggiorno urbinate il Castiglione compose l’egloga Tirsi(1506), la maggior parte dei suoi versi italiani e latini, il prologo della Calandria del Bibbiena e un primo abbozzo del Cortegiano, il suo capolavoro, che ebbe grande fortuna in Italia e all’estero per un secolo e più sino a Baltasar Gracián e ai moralisti francesi del Seicento. Il Castiglione ha lasciato anche un nutrito epistolario, interessante soprattutto dal punto di vista storico. (RIZ)”,”ITAG-021″
“CASTIGLIONE Baldassare DELLA-CASA Giovanni, a cura di Carlo CORDIE'”,”Opere di Baldassare Castiglione Giovanni Della Casa.”,”22 Dante (p. 413) “”E, come che Dante sommo poeta altresì poco a così fatti ammaestramenti ponesse mente, io non sento perciò che di lui si dica per questa cagione bene alcuno; e certo io non ti consiglierei che tu lo volessi fare tuo maestro in quest’arte dello esser grazioso, conciossiaché egli stesso non fu, anzi in alcuna cronica trovo così scritto di lui (2): “”Questo Dante per suo saper fu alquanto presuntuoso e schifo e sdegnoso e, quasi a guisa di filosofo mal graziato, non ben sapeva conversar co’ laici”” (3)”” (pag 413) (2) Giovanni Villani, ‘Cronica’ IX,136, (…) (3) Laici, il Villani chiama ‘Laici’ i ‘non Letterati’ (…)”,”TEOP-465″
“CASTIGLIONE Baldassar”,”Il libro del cortegiano.”,”Castiglione (Baldassar), letterato italiano (Casatico, Mantova, 1478 – Toledo 1529). Di nobile famiglia, visse successivamente alle corti di Milano, Mantova, Urbino, quindi si trasferì a Roma e seguì nell’avversa sorte Francesco Maria Della Rovere quando fu spogliato del ducato d’ Urbino (1516), per divenire poi ambasciatore dei Gonzaga presso la Santa Sede. Nel 1525 fu inviato da Clemente VII in Spagna come nunzio, e non per errori suoi ma per le incertezze del papa non riuscì a smorzare quella tensione tra Carlo V e Clemente VII che portò al sacco di Roma (maggio 1527). Nel soggiorno urbinate il Castiglione compose l’egloga Tirsi(1506), la maggior parte dei suoi versi italiani e latini, il prologo della Calandria del Bibbiena e un primo abbozzo del Cortegiano, il suo capolavoro, che ebbe grande fortuna in Italia e all’estero per un secolo e più sino a Baltasar Gracián e ai moralisti francesi del Seicento. Il Castiglione ha lasciato anche un nutrito epistolario, interessante soprattutto dal punto di vista storico. (RIZ) (il Conte): “”Ma oltre alla bontà, il vero e principal ornamento dell’animo in ciascuno penso io che siano le lettere (1), benché i Franzesi solamente conoscano la nobilità delle arme e tutto il resto nulla estimino; di modo che non solamente non apprezzano le lettre, ma le aborriscono e tutti e litterati tengon per vilissimi omini; e pare lor dire gran villania a chi si sia, quando lo chiamano ‘clero’ (2)”” (pag 90) (1) ‘le lettere’ sono le humanae litterae; (2) clero, clerc (equivale al moderno intellettuale)”,”ITAG-001-FGB”
“CASTIGLIONI Giulio”,”Taine.”,”CASTIGLIONI Giulio libero docente di psicologia sperimentale.”,”STOx-182″
“CASTIGLIONI Luigi, a cura di Marco SOLI”,”Viaggio negli Stati Uniti dell’America settentrionale (fatto negli anni 1785, 1786, 1787).”,”Questa edizione del ‘Viaggio negli Stati Uniti’ di Luigi Castiglioni è la prima dopo quella originale del 1790. Senza il fondamentale impegno del Prof. Luigi Saibene non sarebbe stato possibile realizzarla’. Redazione e stampa a cura della Selene Edizioni di Milano. Luigi Castiglioni, discepolo di Linneo, strinse i legami che congiungevano la letteratura di viaggio e la diffusione dei Lumi “”«La rivoluzione seguita negli anni scorsi nell’America Settentrionale, è uno de’ più, memorandi avvenimenti di questo secolo e può col tempo produrre importanti conseguenza riguardo all’Europa» (1). Così inizia l’opera del gentiluomo lombardo Luigi Castiglioni (Milano, 1757-1832) intitolata ‘Viaggio negli Stati Uniti dell’America settentrionale fatto negli anni 1785, 1786, 1787’ e pubblicata in due volumi a Milano nella stamperia di Giuseppe Marelli nel 1790 (…). Se analizzare e considerare l’esperienza politica americana sembra a prima vista l’obiettivo principale di Luigi Castiglioni, il quale vive un periodo storico travagliato che ambisce a trovare un modello istituzionale da imitare, è la storia naturale che prende il sopravvento nelle successive pagine del nostro autore, il quale giunge persino a dedicare l’intera parte finale del nostro autore alla minuziosa catalogazione e descrizione delle specie vegetali presenti sul territorio Nord americano (…). Con dovizia di particolari, Castiglioni ci descrive un paradiso in terra. Un paradiso politico dove si respirano “”le idee di una pura Democrazia””, un paradiso per le libertà religiose e per le sette che “”varie, vi si stabilirono, e che crebbero a dismisura dopo l’ultima rivoluzione””, ma soprattutto un paradiso naturale. La passione per la flora e la fauna del paesaggio americano diventa quasi un’ossessione per il viaggiatore lombardo. Non c’è spostamento, racconto o incontro in cui l’autore non si soffermi a descrivere minuziosamente le piante e gli animali che lo circondano e lo affascinano. (…) Castiglione dunque “proto-viaggiatore ecologista” e come tale presto messo da parte in un mondo che stava per avviarsi verso una crescente industrializzazione. Viaggiatore dimenticato in quanto nessuno più ha avuto la volontà di riproporre il suo lavoro. Dopo una prima traduzione in tedesco pubblicata nel 1793, solo Antonio Pace, professore emerito dell’Università di Washington, ha tradotto e curato la pubblicazione del ‘Viaggio’ nel 1983 per il pubblico americano e soprattutto ad uso degli studiosi (…). Ma il valore del libro di Castiglioni si colloca principalmente nella sua epoca nel contrastare l’ipotesi della degenerazione degli animali presenti nel Nuovo Mondo che uno dei più celebri scienziati dell’Illuminismo, George Leclerc conte di Buffon, ed altri naturalisti avevano avanzato nella Francia di fine Settecento. La polemica sulle presunta inferiorità della flora e della fauna, nonché degli abitanti del continente americano, aveva coinvolto i membri più autorevoli dell”Académie Française’ (5), “”L’ipotesi della degenerazione degli animali in America, adottata dal Conte di Buffon, ed esagerata dal Sig. Paw [De Pauw], e da altri scrittori, colla bell’opera del sig. Jefferson è stata abbastanza riconosciuta per falsa” afferma Luigi Castiglioni, contribuendo ad arricchire la casistica che contrastava la visione scientifica di Buffon e De Pauw sia per quanto riguarda il regno animale – “”le vacche, ed i cavalli sono assai piccoli nel Canada, questi stessi animali nel Massachusetts, e nella Pennsylvania eguagliano, se non sorpassano in grandezza quelli d’Europa” . sia per il “”regno vegetale”” che “”corrisponde a quello dell’Antico continente sotto le medesime latitudini”” (6). Come discepolo di Linneo – il botanico svedese che aveva ideato una suddivisione gerarchica del regno vegetale con una precisa nomenclatura – Castiglioni guarda, osserva, raccoglie, colleziona le varietà delle specie non umane, stringendo i legami che congiungevano la letteratura di viaggio e la diffusione dei Lumi e contribuendo a formulare l’ ‘esprit philosophique’ così distante da coloro che si professavano scienziati ma che disdegnavano i criteri scientifici (7)”” (pag 13-14-15) [Marco Sioli, ‘La natura di Luigi Castiglioni’ (in) Luigi Castiglioni, ‘Viaggio negli Stati Uniti dell’America settentrionale (fatto negli anni 1785, 1786, 1787)’, a cura di Selene edizioni, Milano, 2000] [(1) Luigi Castiglioni, Viaggio negli Stati Uniti (…), Milano, 1790, tomo 1, p. 3; (5) Per quanto riguarda questa polemica si veda Antonello Gerbi, ‘La disputa nel Nuovo Mondo’, Milano, 1955, edizione riveduta Milano 2000 (…); (6) Luigi Castiglioni, Viaggio negli Stati Uniti (…), Milano, 1790, tomo 2, pag 155-156; (7) ibid. Tomo I, pp. VI-VIII]]”,”ASGx-007-FSD”
“CASTIGNONE Silvana a cura; scritti di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK”,”Il realismo giuridico scandinavo e americano. Antologia di scritti giuridici.”,”Testi di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK. S. CASTIGNONE è professore ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Genova. Ha critto ‘Giustizia e bene comune in David Hume’ e altro.”,”TEOP-178″
“CASTIGNONE Silvana a cura; scritti di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK”,”Il realismo giuridico scandinavo e americano. Antologia di scritti giuridici.”,”Testi di Axel HÄGERSTRÖM Vilhelm LUNDSTEDT Alf ROSS Karl OLIVECRONE Herman OLIPHANT e Abram HEWITT Karl N. LLEWELLYN Jerome N. FRANK. S. CASTIGNONE è professore ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Genova. Ha critto ‘Giustizia e bene comune in David Hume’ e altro.”,”TEOP-178″
“CASTILLA-DEL-PINO Carlos”,”La culpa.”,”Carlos Castilla del Pino (San Roque, Cádiz, 1922 – Castro del Río, Córdoba, 2009) è stato un neurólogo, psichiatra e scrittore spagnolo. La sua carriera è stata notevole sia nel campo della medicina che in quello della letteratura. Ecco alcuni punti salienti della sua vita: Formazione: Studiò medicina all’Università di Madrid e si specializzò in psichiatria. Impegno clinico: Nel 1949 si trasferì a Córdoba, dove per trentotto anni fu responsabile del Dispensario di Psichiatria. Umanizzazione del trattamento: Durante il regime franchista, Castilla del Pino si batté per l’umanizzazione del trattamento dei pazienti mentali e l’introduzione di farmaci per alleviare la loro sofferenza1. Contributi scientifici: Si dedicò alla ricerca neuropatologica e pubblicò numerosi lavori sulla neurologia patologica sperimentale. Scrittura: Oltre alla medicina, scrisse saggi e opere letterarie, diventando un punto di riferimento nella psichiatria e nella psicologia contemporanee2. La sua influenza si estende sia nell’ambito accademico che in quello culturale, e la sua eredità continua a essere riconosciuta3. 1: Biografia di Carlos Castilla del Pino 2: Carlos Castilla del Pino su PlanetadeLibros 3: Carlos Castilla del Pino alla Real Academia Española (f. copil.) ‘La culpa’ di Carlos Castilla del Pino è un’opera che esplora il concetto di colpa da una prospettiva interdisciplinare. Vivendo la colpa come risultato delle relazioni umane con il mondo circostante, l’autore indaga le sue origini, caratteristiche ed effetti. Questo approccio totalizzante coinvolge le prospettive etica, psicologica, sociologica, giuridica e religiosa 1. Castilla del Pino, un psichiatra ‘marxista’, comprendeva l’importanza della comunicazione verbale per la guarigione umana, oltre alle terapie farmacologiche. Nel suo libro, affronta il problema della colpa in modo approfondito e riflessivo (f. copil.) ‘Je ne crois pas aux choses, mais aux relations entre les choses’ (Braque) (in apertura) C. Castilla, La culpa (non credo alle cose ma alle relazioni tra le cose)”,”SCIx-031-FSD”
“CASTIÑEIRAS MUÑOZ Jaime DOMINGUEZ MARTIN-SANCHEZ Javier”,”Un siglo de lucha obrera en España. Origenes del movimiento obrero y I Internacional (1823-1881). El movimiento Obrero Español entre el anarquismo y el socialismo de la II Internacional (1882-1907). La época de las huelgas generales revolucionarias (1908-1923). De la dictadura a la Guerra Civil (1923-1936).”,”La collana Ciencias Sociales ha pubblicato opere sulla storia Chiesa cattolica e la Populorium Progressio. “”Il Congresso Operaio si tenne a Barcellona nell’ agosto del 1882. Parteciparono 119 delegati che rappresentavano 88 organizzazioni. Partecipavano al Congresso uomini di tutte le tendenze, incluso gli anarchici che vennero con una corona di attacchi e propaganda. Il Congresso decise di fondare l’ “”Associazione Nazionale dei Lavoratori di Spagna”” di orientamento socialista, che sarà l’ embrione della Union General de Trabajadores (UGT)””. (fondata nel 1888, ndr). (pag 93)”,”MSPx-041″
“CASTLE Ian”,”Majuba 1881. La collina del destino.”,”Dopo la sconfitta GLADSTONE, il primo ministro britannico, fu favorevole ai negoziati ritenendo che spargere altro sangue per riguadanare il prestigio fosse sbagliato. Tutte le risolute guarnigioni in Transvaal avevano resistito eccetto Potchefstroom. L’ esercito era furioso. La pace si concluse con una semi-indipendenza per il Transvaal. Tre anni dopo ottenne la piena indipendenza. La potenza dell’ Impero Britannico era stata sconfitta da una piccola repubblica neonata priva di un esercito permanente…”,”QMIx-076″
“CASTLE Ian”,”Aspern e Wagram 1809. Lo scontro dei grandi imperi.”,”Dopo le due battaglie di Aspern e Wagram Napoleone fu felice di negoziare un armistizio. La pace di Schonbrunn fu a lui favorevole ma la campagna non fu decisiva come quelle degli anni precendenti. Napoleone fu consapevole di aver sottovalutato il nemico. A lui mancò questa volta la vittoria decisiva sull’ esercito avversario. Riconsiderò la sua opinione non elevata dell’ esercito austriaco. A chi avesse denigrato gli austriaci si sarebbe sentito rispondere: “”E’ chiaro che non eravate a Wagram””. Carlo il miglior comandante austriaco non ebbe mai più un comando pur essendosi guadagnato il rispetto di Napoleone. L’ Austria aveva rotto il mito di invincibilità di Napoleone.”,”FRAN-048″
“CASTLES Stephen MILLER Mark J.”,”The Age of Migration. International Population Movements in the Modern World.”,”CASTLES Stephen è Direttore del Refugee Studies Centre, Università di Oxford. MILLER Mark J. è professore di scienze politiche e di relazioni internazionali all’ Università di Delaware. “”Gli Stati nazionali, bene o male, sono destinati a durare. Ma l’ integrazione economica e culturale globale e la stipula di accordi regionali di cooperazione politica ed economica stanno minando l’ esclusività di lealtà nazionali. L’ eta’ delle migrazioni potrebbe essere segnata da una erosione del nazionalismo e dall’ indebolimento delle divisioni tra i popoli. Certamente ci sono controtendenze: come il razzismo, la mentalità da ‘fortezza Europa’, o la rinascita del nazionalismo””. (pag 298) (capitolo conclusivo ‘Migrazioni nel nuovo disordine mondiale’).”,”CONx-088″
“CASTLES Stephen KOSACK Godula”,”L’ immigrazione operaia nelle aree forti d’ Europa. Linee generali e situazione tedesca.”,”Gli scritti che compongono questo volume sono stati redatti n periodi diversi. Il primo è stato pubblicato su ‘New Left Review’ (1972), il secondo è apparso in opuscolo tedesco sempre nello stesso anno. Il terzo è apparso in una pubblicazione della sinistra tedesco-occidentale (1973). “”Il dominio capitalistico poggia su una varietà di meccanismi, alcuni dei quali sono prodotto oggettivo del processo economico, altri sono fenomeni soggettivi causati dalla manipolazione degli atteggiamenti. Due simili meccanismi, che ricevettero considerevole attenzione dai fondatori del socialismo scientifico, sono l’ esercito industriale di riserva, che è del primo tipo, e l’ aristocrazia operaia, che è del secondo. Questi meccanismi sono strettamente collegati, così come lo sono le componenti oggettive e soggettiva da cui traggono origine.”” (pag 1) “”Anche l’ aristocrazia operaia è descritta da Marx e Engels. (…)”” (pag 2-3) “”Dalle differenze tra il prodotto nazionale lordo (cioè tutte le entrate dell’ economia nazionale) dei singoli paesi si può rilevare il livello ineguale dello sviluppo. (pag 47)”,”CONx-109″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La società burocratica. I rapporti di produzione in Russia.”,”Nato nel 1922, C.C. ha studiato ad Atene diritto, economia e filosofia. All’inizio dell’occupazione del suo paese fonda, con altri comunisti dissidenti, un gruppo politico di resistenza che si oppone al Partito comunista greco ufficiale. Aderisce all’organizzazione trotskista di Spiros STINAS nella quale milita fino al 1945 quando si trasferisce in Francia. Nell’organizzazione trotskista francese fonda, nel 1946, insieme a Claude LEFORT, una tendenza da cui nasce, nel 1948, il gruppo autonomo che si raccoglie intorno alla rivista ‘Socialisme ou barbarie’. (rimane uno dei principali animatori fino allo scioglimento della rivista nel 1966). I testi teorici e politici scritti per la rivisti sono stati raccolti in quattro volumi.”,”RUSU-044″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La rivoluzione contro la burocrazia. La società burocratica. Volume II.”,”Nato nel 1922, Cornelius CASTORIADIS ha studiato ad Atene diritto, economia e filosofia. All’ inizio dell’ occupazione del suo paese fonda, con altri comunisti dissidenti, un gruppo politico di resistenza che si oppone al Partito comunista greco ufficiale. Aderisce all’ organizzazione trotskista di Spiros STINAS nella quale milita fino al 1945, quando si trasferisce in Francia. Nell’ organizzazione trotskista francese fonda, nel 1946, insieme a Claude LEFORT, una tendenza da cui nasce, nel 1948, il gruppo autonomo che si raccoglie intorno alla rivista ‘Socialisme ou Barbarie’. I testi teorici e politici scritti per questa rivista (di cui resta uno dei principali animatori fino allo scioglimento nel 1966) sono stati raccolti, finora, in quattro volumi. Ha inoltre pubblicato: ‘Mai 1968: La Breche’ (in collaborazione con Claude LEFORT e Edgar MORIN), ‘L’ institution imaginaire de la societé’ e ‘Les carrefours du labirynthe’. Dello stesso autore la Sugar ha già pubblicato: ‘La Società burocratica’ (Vol 1).”,”RUSU-105″
“CASTORIADIS Cornelius”,”Devant la guerre. I. Les réalités.”,”””Le guerre non si fanno tra uomini (non più di quanto non siano il confronto tra “”due volontà””). Le guerre si fanno tra società globali. Esse superano il semplice fatto militare anche quando si tratta di società viventi sotto lo stesso tipo di regime social-storico; infinitamente di più, quando esse mettono di fronte delle società e dei regimi diversi.”” (pag 78)”,”RUST-116″
“CASTORIADIS Cornelius”,”Le régime social de la Russie.”,”Imperialismo. “”Il regime russo fa parte integrante del sistema mondiale di dominio contemporaneo. Con gli Stati Uniti e la Cina costituisce uno dei tre pilastri; è, solidalmente con gli altri, il gestore e il garante del mantenimento dello statu quo sociale e politico su scala del pianeta. Questa solidarietà e complicità, che sono costantemente all’ opera dietro le quinte, si è manifestata in modo eclatante per esempio quando i Tre sono intervenuti di concerto per aiutare il Governo di Ceylon a schiacciare la rivolta del 1971; allo stesso modo è più che possibile che Stati Uniti e Russia interverranno di concerto per soffocare una rivoluzione in Europa o altrove quando convinti di non poterla controllare o utilizzare. (…)””. (pag 15) Critica del marxismo. Marx. “”La cecità di Marx davanti alle implicazioni della sua propria visione corretta della concentrazione del capitale non è acidentale (ed essa ha le stesse ragioni dell’ indigenza della maggior parte degli altri approcci teorici della burocrazia moderna. (…)””. (pag 21)”,”RUSU-180″
“CASTORIADIS Cornelius, edizione a cura di Enrique ESCOBAR, Myrto GONDICAS e Pascal VERNAY”,”La question du mouvement ouvrier. Tome 1. (Ecrits politiques, 1945-1997, I).”,”CASTORIADIS C.”,”FRAP-114″
“CASTORIADIS Cornelius, edizione a cura di Enrique ESCOBAR, Myrto GONDICAS e Pascal VERNAY”,”La question du mouvement ouvrier. Tome 2. (Ecrits politiques, 1945-1997, I).”,”CASTORIADIS C. Le anticipazioni sul futuro e Marx (pag 562) Sul ruolo delle aspettative sul futuro nella concezione di Marx e nella letteratura economica contemporanea “”Aucune décision concernant des investissements, par exemple, ne peut jamais être prise sans que soient adoptées ‘ipso facto’ des vues extrêmement fermes sur un avenir couvrant de nombreuses années. Une fois qu’une telle décision est prise, ces vues se trouvent incorporées dans des changements durables du «monde réel». L’économie politique classique (et celle de Marx) était basée sur le vieux postulat métaphysique selon lequel le présent n’est rien d’autre qu’une sédimentation du passé; par suite, ou bien elle écartait l’influence de ce facteur sur le processus économique, ou bien le traitait-elle implicitement comme une sorte d’écume entourant les «forces rèelles», ou comme si les diffèrentes dècisions et vues portant sur l’avenir , et les actions auxquelles celles-ci aboutissaient, pouvaient tout au plus prèsenter des ècarts alèatoires autour d’une certaine vue et ligne de conduite «normale» (et donc se compensaient en moyenne entre elles). Cette vue «normale» était la vue «rationnelle» poiur les èconomistes classiques et néo-classiques. Pour Marx, elle ètait en partie «rationelle», en partie «irrationelle» (cette «irrationalité» ètant pour lui l’expression d’une «rationalitè» cachèe et contradictoire à un niveau plus profond et non conscient). Maintentant, ce facteur – que l’on appelle «anticipations» dans la littérature économique contemporaine, mais qu’ils vaudrait mieux appeler «projections» – joue un rôle décisif dans une économie comme celle du capitalisme contemporain”” [C. Castoriadis, ‘Introduction à l’édition anglaise de 1974 (nota del 1979: scritta in inglese per la riedizione del 1974 di “”Mouvement révolutionnaire sous le capitalisme moderne”” par ‘Solidarity’)] [(in) Ibid., La question du mouvement ouvrier. Tome 2., Paris, 2012]”,”FRAP-115″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La experiencia del movimiento obrero. Vol. 1. Cómo luchar.”,”Con tutti i suoi articoli pubblicati sulla rivista ‘Socialismo o Barbarie’ C. Castoriadis nato nel 1922 ad Atene. Studia diritto economia politica e filosofia, psicoanalisi e linguistica. Ha per compagni di strada C. Lefort, D. Mothé e altri. Fonda con questi la rivista ‘Socialismo o barbarie’, sarà uno dei precursori dei ‘nuovi filosofi'”,”FRAP-116″
“CASTORIADIS Cornelius”,”La société française.”,”Cornelius Castoriadis (Istanbul 1922 – Parigi 1997) cofondatore del gruppo e della rivista dell’estrema sinistra francese S0cialisme ou Barbarie, economista all’OCSE, psicanalista e Directeur d’études all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Castoriadis può essere senza dubbio annoverato fra i più importanti pensatori.”,”FRAS-007-FL”
“CASTORIADIS Cornelius, a cura di Fabio CIARAMELLI”,”L’istituzione immaginaria della società (parte seconda).”,”Cornelius Castoriadis (Istanbul 1922 – Parigi 1997) cofondatore del gruppo e della rivista dell’estrema sinistra francese Socialisme ou Barbarie, economista all’OCSE, psicanalista e Directeur d’études all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Castoriadis può essere senza dubbio annoverato fra i più importanti pensatori.”,”TEOS-144-FL”
“CASTRO Americo”,”The Spanish People.”,”La Catalogna non riesce a guadagnarsi l’ indipendenza. La questione catalana. “”I catalani si tolsero dalla dipendenza francese solo per cadere in quella di Aragona e poi di Castiglia. Il ‘Poema del Cid’ (un’ opera epica in castigliano del dodicesimo secolo) chiamava il popolo della Contea di Barcellona, Franchi non Catalani. Così andiamo alla radice del problema: i Catalani avevano di loro una giustificata personalità originale, e nello stesso tempo non erano in grado di dare una dimensione politica al loro senso collettivo di valori culturali.”” (pag 8)”,”SPAx-074″
“CASTRO Americo”,”La realidad historica de España.”,”””De la casta bélica, férrea de ánimo y disciplinada en la acción, derivan las altas empresas que llevaron a los pueblos hispánicos a Grecia en el siglo XIV, a Nápoles y a la India en el XV, a América, imperialmente, en el XVI. Pero como se ha visto en el capítulo II, el sistema de las tres castas complicó muy singularmente la estructura de la morada vital española, y obligó a articular dentro de ella las tareas preferentes con otras complementarias e indispensables. Más tarde, cuando aquel sistema se vino abajo, los huecos y fracturas en la vida española señalan la huella de lo que había existido y seguía existiendo in ‘absentia’. Mi libro ‘De la edad conflictiva: El drama de la honra en España y en su literatura’, lo pone bien a la vista. El valor primario concedido a la creencia y al hidalguismo de la casta continuó siempre vivo y actuante, en enlace con los rumbos preferentes y constructivos de la morada de vida española. Insistamos en que la idea de la “”morada vital”” es distinta de la noción estática de “”carácter nacional””, un esquema abstracto e inmóvil que no tiene en cuenta cómo la persona vive las posibilidades y deficiencias de sus inclinaciones preferentes y de sus circunstancias””. (pag 114-115)”,”SPAx-089″
“CASTRO Américo”,”España en su historia. Cristianos, moros y judíos.”,”ANTE3-13″,”SPAx-095″
“CASTRO Américo”,”La Spagna nella sua realtà storica. Con un epilogo del 1969.”,”Hidalguismo (pag 556) La Hispanidad (in italiano Ispanità) è la comunità formata da tutti popoli e le nazioni che condividono una lingua e una cultura ispanica. Le 23 nazioni che ne fanno parte sono tutte ispanofone, con l’eccezione delle Filippine, e possono classificarsi in quattro aree geografiche: Spagna, America Latina ispanofona, Africa ispanofona e l’area ispano-pacifica. Ogni 12 ottobre viene celebrato il Día de la Hispanidad attraverso la celebrazione della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. In Spagna è festa nazionale e viene celebrato in molti altri paesi ispanofoni. (wikip)”,”SPAx-111″
“CASTRO Américo”,”La Spagna nella sua realtà storica.”,”Américo Castro (1885-1972) studiò lettere e diritto a Granada, si perfezionò qundi in Francia e Germania, divenne filologo, linguista e storico. É stato uno dei massimi intellettuali spagnoli di questo secolo. Ha curato numerose edizioni di classici del Siglo de Oro, tra cui El burlador de Sevilla di Tirso de Molina, El buscón di Quevedo e diversi testi di Lope de Vega; è autore di saggi di critica letteraria (Vida de Lope de Vega, Don Juan en la literatura española, El pensiamiento de Cervantes) e di diversi studi storici (Aspectos del vivir hispánico, Santiago de España, Origen, ser y existir de los españoles)”,”SPAx-008-FL”
“CASTRO Gianluca GARIBALDI Luciano LOVATI Carlotta BERTONE Ugo GIANI Stefano MILLO Yehuda PIATTELLI Alberto SHVILY Efrat MAIROV Enrico COLLA Paola SHER-GRECO Noga SHAMIR Joseph MORAV Raphael”,”Dalla diaspora all’olocausto allo stato di Israele.”,”Realizzazione a cura di FORTI Laura LUALDI Simona ZAVOLI Valentina MAINI Giuse Carlo FUSCO Alma”,”EBRx-075″
“CASTRONOVO Valerio a cura; collaborazione di Giuseppe BERTA Elisabetta BERTERO Elisabetta BERTOLA Francesco BOGLIARI Bruno BOTTIGLIERI Denis GIVA Guido ORTONA Chiara OTTAVIANO Pier Paolo PORTINARO Manuela VALENTI”,”Storia dell’ economia mondiale. Dalla grande crisi del 1929 ai giorni nostri.”,”Collaborazione di Giuseppe BERTA Elisabetta BERTERO Elisabetta BERTOLA Francesco BOGLIARI Bruno BOTTIGLIERI Denis GIVA Guido ORTONA Chiara OTTAVIANO Pier Paolo PORTINARO Manuela VALENTI”,”ECOI-011″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola RICUPERATI Giuseppe CAPRA Carlo CASTRONOVO Valerio”,”La stampa italiana dal ‘500 all’ ‘800.”,”Giuseppe RICUPERATI (Isernia, 1936) insegna storia moderna nell’ Univ di Torino. Collaboratore della ‘Rivista storia italiana’ ha scritto tra l’altro: -L’ esperienza civile e religiosa di Pietro Giannone (1970) -Il pensiero politico degli Illuministi, in ‘Storia delle dottrine politiche e sociali’, a cura di Luigi FIRPO (Torino, 1976) Carlo CAPRA (Quartu S. Elena, Cagliari, 1938) insegna storia moderna nell’ Univ di Milano. Ha pubblicato una monografia su ‘Giovanni Ristori da illuminista a funzionario, 1755-1830’ (Firenze, 1968).”,”EDIx-008″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola GALANTE GARRONE Alessandro DELLA PERUTA Franco”,”La stampa italiana del Risorgimento.”,”A. GALANTE-GARRONE (Vercelli 1909) insegna storia del Risorgimento presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università di Torino. Franco DELLA-PERUTA (Roma 1924) insegna storia del Risorgimento alla Facoltà di lettere e filosofia dell’ Università degli studi di Milano.”,”EDIx-009″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola GIACHERI FOSSATI Luciana TRANFAGLIA N. CASTRONOVO V.”,”La stampa italiana nell’ età liberale.”,”L. GIACHETTI-FOSSATI (Alessandria, 1946) è assegnista nell’ Istituto di storia dell’ Univ di Torino, Facoltà di lettere e filosofia. Sta lavorando ad una storia dell’ ‘Avanti!’ dalla fondazione al 1925.”,”EDIx-010″
“CASTRONOVO Valerio”,”La stampa italiana dall’ Unità al fascismo.”,”In appendice: documenti sulla ‘fascistizzazione di alcuni quotidiani e agenzie giornalistiche; leggi fasciste sulla stampa Valerio CASTRONOVO, nato a Vercelli nel 1935, è Prof di storia nell’Univ di Torino. Autore di vari studi sul mondo della cultura e dell’ amministrazione negli Stati italiani tra il ‘500 e il ‘600, sulla classe politica, sul ceto imprenditoriale e sull’ industria in Italia nell’ Ottocento, ha pubblicato tra l’altro: -La ‘Stampa’ di Torino e la politica interna italiana (1867-1903) (1962) -Economia e società in Piemonte dall’ Unità al 1914 (1969) -Giovanni Agnelli (1971)”,”EDIx-011″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola a cura MURIALDI Paolo LEGNANI Massimo TRANFAGLIA Nicola”,”La stampa italiana nell’ età fascista.”,”Nicola TRANFAGLIA (Napoli, 1938) insegna storia contemporanea nell’Univ di Torino. Tra le sue opere ricordiamo ‘Carlo Rosselli dall’ interventismo a ‘Giustizia e Libertà” (BARI, 1968), ‘Dallo Stato liberale al regime fascista’ (MILANO, 1972). Ha diretto l’opera collettiva ‘Il Mondo Contemporaneo’ (10 voll.) (NUOVA ITALIA). Paolo MURIALDI (Genova, 1919) dopo aver lavorato in diversi giornali, è stato redattore capo del ‘Giorno’ dal 1956 al 1973. Dal 1974 presidente della Federazione nazionale della stampa, ha fondato nel 1976 la rivista ‘Problemi dell’ informazione’. Massimo LEGNANI (Milano 1933) è D dell’ Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e docente di storia d’Italia del XX secolo nell’Univ di Bologna. Ha pubblicato vari libri (v. retrocopertina).”,”EDIx-012″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola, a cura DE-LUNA Giovanni TORCELLAN Nanda MURIALDI Paolo”,”La stampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta.”,”Giovanni DE-LUNA (Battipaglia 1943) insegna storia all’ Univ di Torino. Oltre a numerosi saggi sul Partito d’ Azione e sulla crisi italiana del 1943 – 1948 ha pubblicato ‘Badoglio, un militare al potere’ (1974) e ‘Mussolini, soggettività e pratica di una dittatura’ (1978). Nanda TORCELLAN (Roma 1934) lavora all’ Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia ed è redattrice della rivista ‘Italia contemporanea’. E’ autrice di saggi diversi sull’ antifascismo e la Resistenza.”,”EDIx-013″
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola a cura; saggi di MURIALDI P. TRANFAGLIA N. ISNENGHI M. ECO U. VIOLI M. AJELLO N. LILLI L. GHIRELLI A. GENOVESI G. DE-MAURO T. GRANDINETTI M.”,”La stampa italiana nel neocapitalismo.”,”Appendice: la proprietà dei giornali dal 1861 al 1975, di M. GRANDINETTI. “”Per quanto si riferisce ai contenuti, “”L’ Espresso”” soffre del complesso dell’ inedito, dell’ esclusivo, dello scoop con la stessa franchezza con cui “”Panorama”” lo dissimula. E infatti, quando è latore d’ una rivelazione, il settimanale di Sechi rinunzia deliberatamente a valorizzarla, in maniera da non risentirne la settimana successiva, quando non ce l’ avrà; invece quello di Zanetti brucia ogni sette giorni la sua cartucciera a costo di trovarsi psicologicamente sguarnito la volta dopo. Per il primo il pericolo emergente è l’ uniformità, per il secondo la precipitazione; il lessico cui si affida il primo è modellato su un terreno culturale standard e sembra echeggiare la prosa delle più accreditate enciclopedie per famigla esistenti in commercio, mentre il secondo parla quasi dando per scontata l’ esistenza di un intellettualismo di massa.”” (pag 239-240)”,”EDIx-014″
“CASTRONOVO Valerio a cura”,”Storia dell’ Ansaldo. 1. Le origini: 1853 – 1882.”,”Inizia, con questo volume sulle origini dell’ Ansaldo, la storia di una grande impresa che s’identifica con la città di Genova e, più in generale, con le tappe più significative dell’evoluzione economica del nostro Paese. Dalla costituzione della società nel 1853 ai suoi sviluppi nel successivo trentennio, la vicenda dell’ Ansaldo s’intreccia con le aspirazioni e i fermenti dell’età del Risorgimento, con il disegno di Cavour di fare del Regno sabaudo (avvalendosi anche delle rsorse e delle potenzialità del capoluogo ligure) lo stato-gida dell’indipendenza nazionale e dell’integrazione della Penisola nell’ Europa moderna: e riflette poi molti dei problemi e delle difficoltà che la classe dirigente dell’ Italia unita dovette affrontare per creare una prima salda struttura industriale. Due singolari figure, in un certo qual modo complementari, spiccano nell’itinerario dell’ Ansaldo di questo periodo: quella dell’ingegnere e docente universitario Giovanni Ansaldo, tra i fondatori dell’impresa, la cui formazione culturale era avvenuta all’insegna”,”E1-ANS-001″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia dell’ Ansaldo. 4. L’ Ansaldo e la Grande Guerra, 1915 – 1918.”,”L’ Ansaldo svolse un ruolo rilevante nella mobilitazione industriale durante la Grande Guerra . Affermatasi nella fabbricazione non solo di artiglierie e munizioni, ma anche di aerei, navi e mezzi blindati, sulla base di un complesso sistema che mirava a una organizazione verticale, l’impresa genovese giunse a fregiarsi del titolo di “”arsenale d’Italia”” nella campagna militare conclusasi vittoriosamente per il nostro paese. E i Perrone, sia per sorreggere che per rafforzare le posizioni preminenti così conquistate, tentarono la scalata della Banca Commerciale (Comit) e della Fiat. Attraverso vari saggi vengono ricostruite le diverse fasi e componenti di questa formidabile ascesa dell’ Ansaldo e, insieme, le cause latenti che avrebbero determinato di lì a poco il suo declino.”,”E1-ANS-004″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia dell’economia mondiale. 4. Tra espansione e recessione.”,”Fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima parte del nostro secolo, le trasformazioni susseguitesi in ogni settore d’attività (dall’industria all’agricoltura, ai servizi) concorsero a modificare profondamente le strutture sociali e i rapporti fra le classi, i costumi e la vita collettiva, nonché la mappa degli scambi e delle relazioni internazionali. Tramontata l’epoca del liberismo classico per il sopravvento di misure protezionistiche anticongiunturali, e in coincidenza con la formazione di una società di massa, si delineò un sempre maggiore intervento dello Stato nella sfera economica. Nel periodo fra le due guerre, segnato dalla “grande crisi” del 1929, vennero infine emergendo, in sintonia con i princìpi e la configurazione di regimi politico-ideologici tra loro contrapposti (da quello liberal-democratico, a quello comunista, a quello fascista e nazista), tre diversi modelli istituzionali: neo-capitalista, collettivista, e corporativo. Indice: L’età del carbone e dell’acciaio di”,”E2-MOCA-004″
“CASTRONOVO Valerio PARIS Roberto”,”Storia d’ Italia. Volume quarto. Dall’ Unità a oggi.”,”””Probabilmente – si è osservato, non senza ragione – “”l’ equilibrio politico dei governi giolittiani non sarebbe sopravvissuto all’ abolizione dei dazi che coprivano l’ industria tessile e quella metallurgica”” (Toniolo). In effetti, se il protezionismo era stato imposto nel 1887 da una coalizione di proprietari agricoli, di imprenditori e di uomini politici di sentimenti nazionalisti, non è men vero che, con la crescita dell’ apparato industriale e le conseguenti possibilità di allargare l’ occupazione operaia, furono i sindacati e le organizzazioni politiche della classe lavoratrice, più che i grandi possidenti del Sud, a costituire i migliori alleati per coloro che si opponevano a una revisione del regime doganale””. (pag 174)”,”ITAE-081″
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di P. ARVATI V. CASTRONOVO M.DORIA A.M. FALCHERO R. GIANNETTI A. GIUNTINI A. MAIELLO G. MALGERI P. ORTOLEVA C. PAVESE F. PESCHIERA G. PETRILLO L. SEGRETO V. TRAVERSO M. VASTA”,”Storia dell’ Ansaldo. 9. Un secolo e mezzo, 1853-2003.”,”Saggi di P. ARVATI V. CASTRONOVO M.DORIA A.M. FALCHERO R. GIANNETTI A. GIUNTINI A. MAIELLO G. MALGERI P. ORTOLEVA C. PAVESE F. PESCHIERA G. PETRILLO L. SEGRETO V. TRAVERSO M. VASTA In bibliografia cita M. NONES L’ industria militare in Liguria dal 1945 al 1975 (Storia contemporanea, XVII 1986 pag 821-850). Non cita L. PARODI. “”Fino al 1866 l’ ordinazione di navi da guerra prendeva la via dell’ estero; da quel momento in poi le realizzazioni cominciarono ad essere affidate agli arsenali statali, fatte salve le torpediniere, che si preferiva egualmente acquistare in Inghilterra. La sconfitta patita a Lissa, che mostrò in pieno quanto le navi in legno fossero inutili a fini bellici, pesò a lungo sugli ambienti della Marina militare e finì per condizionare anche i piani di potenziamento e dunque di costruzione di navi da guerra. Ci vollero annni, almeno fino a metà degli anni Settanta, perché lo shock venisse in qualche modo metabolizzato. Lo Stato inaugurò presto la politica di sovvenzioni alle linee di navigazione, che fin dal 1862 cominciarono a ricevere aiuti. Gli intervnti, sollecitati dalle maggiori compagnie di navigazione, ridussero notevolmente il numero dei piccoli armatori. Fra il 1862 e il 1871 venero portate a termine nei cantieri italiani 6.000 navi per un totale di 633.000 tonnellate, ma gran parte della produzione era ancora di legno (…)””. (pag 199)”,”ECOG-013″
“CASTRONOVO Valerio FRIEDMAN Milton GALBRAITH John Kenneth ROBINSON Joan SAMUELSON Paul interventi”,”Il grande crollo. 50 anni dopo.”,”””C’è sempre la tentazione di attribuire al grande dramma della data storica un’ importanza che appartiene invece ai momenti antecedenti. L’ attacco a Pearl Harbor non fu più importante della decisione giapponese di inviare le portaerei dalle quali sarebbe partito, o delle correnti politiche ed economiche, eventi fortuiti e disastri che porteranno al potere, in quelle isole così civili, uomini capaci di aberrazioni militari e politiche così macroscopiche. Il crack del 1929 fu reso inevitabile dalla pazzesca speculazione che lo precedette. Quella deviazione delle regole della ragione supera ovviamente in importanza gli eventi che si verificarono nel giorno famoso. E dietro il boom speculativo c’ erano le forze – economiche, culturali, psicologiche e politiche – che rendevano suscettibili gli americani. Non si può utilmente analizzare il crack se l’ analisi non si estende a quello che successe prima. Questa ricerca delle cause più profonde non esclude di per sé gli effetti sull’ economia del collasso del mercato azionario””. (pag 56, J.K. Galbraith) “”La storia non ha bisogno di essere difesa: la sua forza è la sua realtà””. (pag 57)”,”ECOI-167″
“CASTRONOVO Valerio”,”Economia e società in Piemonte dall’ Unità al 1914.”,”””Gli stessi segni distintivi, di organizzazione industriale differenziata, si ritrovano ad Alessandria e a Novara, con in più – e ciò spiega in ultima analisi il rapido sviluppo economico assunto dalle due città – la presenza, quali fattori di incentivazione industriale e urbana, di particolari legami imprenditoriali e di vivaci rapporti commerciali d’ affari con Genova e Milano. Poste sull’ asse centrale delle due principali direttrici di comunicazione della valle padana, Alessandria e Novara avevano dato luogo nell’ ultimo decennio a interessanti sviluppi produttivi, in connessione anche con l’ economia delle due altre regioni del “”triangolo industriale””.”” (pag 285)”,”ITAE-149″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro nell’economia italiana, 1913-2003.”,”CASTRONOVO Valerio è ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia “”Prometeo””.”,”ITAE-218″
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINA’ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI Giancarlo SUSINI Charles R. WHITTAKER”,”Storia della economia mondiale. 1. Dall’antichità al Medioevo. Dal neolitico agli albori del primo millennio.”,”1 Saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINA’ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI Giancarlo SUSINI Charles R. WHITTAKER”,”ECOI-259″
“CASTRONOVO Valerio”,”L’Italia del miracolo economico.”,”CASTRONOVO V. insegna all’Università di Torino e dirige la rivista scientifica ‘Prometeo’.”,”ITAS-137″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro e lo sviluppo economico italiano, 1913-1983.”,”CASTRONOVO Valerio è ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia “”Prometeo””.”,”ITAE-247″
“CASTRONOVO Valerio”,”‘Gli anni della guerra’. Estratto da ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’.”,”Capitolo III. Gli anni della guerra. Paragrafi: L’organizzazione della macchina bellica – Le fortune dell’industria pesante – Il ruolo dello Stato – La scalata alle banche e l’occupazione delle fabbriche – La difficile riconversione post-bellica “”Eppure il governo italiano e le autorità militari non avevano compreso, all’inizio delle ostilità, la reale natura della guerra che l’Italia si accingeva a combattere, le sue dimensioni di scontro fra colossi industriali, l’importanza decisiva che avrebbe avuto, per il successo delle operazioni belliche, il continuo e rapido rinnovamento degli armamenti. La decisione di intervenire nel conflitto aveva trovato l’Italia divisa sul piano politico e impreparata su quello economico. La guerra, avversata da Giolitti, dai socialisti e dai cattolici, da gran parte delle masse contadine e dal proletariato operaio, aveva riscosso l’adesione soltanto di alcuni gruppi della piccola borghesia ed era stata imposta dalla monarchia, dai nazionalisti, dai conservatori capeggiati da Salandra e Sonnino nei confronti della maggioranza del Parlamento contraria ad abbandonare il regime di neutralità, anche se l’atteggiamento assunto dall’Italia nell’agosto 1914 aveva già allentato i rapporti con la Germania e l’Austria-Ungheria e messo in crisi la Triplice Alleanza. Sotto l’aspetto economico, la dipendenza dell’Italia dai rifornimenti esteri per le materie prime e il combustibile, la scarsità di capitali d’investimento, e gli stessi contrasti d’interesse fra i principali gruppi legati ad alleanze di quartiere con gli ambienti finanziari e industriali tedeschi, francesi o inglesi, avevano determinato, subito dopo lo scoppio della guerra in Europa, una situazione di grande incertezza. Alla vigilia del conflitto gli scambi con i paesi dell’Europa occidentale e con gli Stati Uniti assorbivano la metà circa dei nostri manufatti e il 44 per cento delle derrate agricole italiane; mentre gli Imperi Centrali e le regioni limitrofe gravitanti nell’area di influenza tedesca acquistavano complessivametne dalla penisola quasi il 35 per cento dei prodotti industriali e il 27 per cento di quelli alimentari. Gli scambi di gran lunga prevalenti si erano svolti fino allora con la Germania e l’Austria-Ungheria, che coprivano nel 1913 il 24 per cento delle nostre importazioni e il 22 per cento delle esportazioni. Ma era il primo gruppo a fornire, con una quota del 58 per cento contro il 19 per cento del secondo gruppo, la maggior parte delle materie prime di cui l’industria italiana aveva bisogno; in altri termini, la Germania e l’Austria-Ungheria non sarebbero state in grado di assicurare all’Italia adeguate partite di ferro e di carbone, date le carenze che già denunciavano in questo campo, né tanto meno lana, cotone, gomma e altri beni di trasformazione. Nell’eventualità di un ingresso dell’Italia in guerra, la sua scelta di campo appariva quindi nettamente segnata, anche se “”la Germania e l’Austria – scriveva Ferdinando Martini nell’agosto 1914 – abbondano in cortesie con noi”” (1). Nonostante la disponibilità del governo tedesco a fornirci carbon fossile e altre materie prime, era difficile pensare che la Germania avrebbe potuto prendere il posto dell’Inghilterra, da cui proveniva quasi il 90 per cento del combustibile necessario al funzionamento del sistema produttivo nazionale. D’altra parte, a un intervento contro la Germania erano legate le aspettative di “”indipendenza economica””, o meglio di emancipazione finanziaria, di alcuni potenti gruppi industriali in settori di estrema importanza, da quello elettrico alla siderurgia, anche se nessuno di questi gruppi spingeva apertamente per la guerra”” (pag 135-136)”,”ITQM-181″
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia economica d’Italia. Dall’Ottocento ai giorni nostri.”,”Contiene il capitolo: III. Gli effetti della guerra. L’organizzazione della macchina bellica. Le fortune dell’industria pesante. Tra mire di potenza e frustrazioni. Le difficoltà della riconversione postbellica. La scalata alle banche. Le suggestioni del nazionalismo. Dall’occupazione delle terre a quella delle fabbriche. La crisi economica e quella politica. (pag 199-251) “”Per il resto si pensava allo stesso modo di quanti nell’ambiente politico erano fautori dell’intervento: ossia, che il conflitto avrebbe avuto una breve durata, che non si sarebbe protratto più in là di un altro inverno. In tal modo si esorcizzava il fatto che l’Italia, con una produzione di poco più di 900.000 tonnellate di acciaio (rispetto ai 17 milioni e mezzo della Germania e ai 2 milioni e 600.000 dell’Austria-Ungheria) e con una capacità produttiva di 427.000 tonnellate di ghisa (meno di un quinto del potenziale dell’Impero asburgico e un quarantesimo appana di quello tedesco), si sarebbe trovata ad affrontare una sfida di gran lunga superiore alle sue forze. Ma si confidava più che sulla potenza di fuoco sul numero degli uomini che si sarebbe potuto mandare sui campi di battaglia. D’altra parte, al punto in cui s’era giunti, occorreva scegliere giacché nessuno dei due schieramenti intendeva assicurarci le importazioni di cui avevamo bisogno, per permettere all’Italia di continuare a stare alla finestra. Uincamente la guerra avrebbe potuto svincolare l’economia italiana dalle ipoteche e dall’impasse in cui si trovava, dopo che alle nere nuvole addensatesi con le recessioni del 1907 e del 1913 si erano alternati solo brevi spazi di sereno. Questa era la conclusione a cui era arrivato il mondo degli affari ancor prima che, con il patto segreto di Londra dell’aprile 1915, il governo Salandra mettesse da parte le ultime esitazioni. In realtà ci volle un lungo periodo di tempo perché l’industria, chiamata improvvisamente a rifornire un esercito che disponeva di poca artiglieria pesante di poche scorte di munizioni, si ponesse in condizione di esaudire le necessità delle forze armate. Se ciò fu possibile, lo si dovette soprattutto all’opera di coordinamento della produzione bellica di cui si resero artefici gli organismi pubblici preposti alla mobilitazione industriale. Presieduti da un alto ufficiale, e composti di autorevoli esponenti del mondo industriale e finanziario, gli appositi comitati costituiti in ogni regione dal governo provvidero a ripartire combustibili e materie prime, a distribuire le ordinazioni fra le varie imprese, e a sorvegliare la loro attività affinché fossero rispettati rigorosamente gli impegni assunti e le scadenze di consegna delle forniture. Regista di questa complessa macchina bellica fu il generale Alfredo Dallolio, a capo del Sottosegretariato per le armi e munizioni (trasformato nel 1917 in ministero) dal quale dipendevano oltre cinquemila funzionari e a cui facevano capo più di un migliaio di stabilimenti dichiarati “”ausiliari”” (ossia necessari agli scopi di guerra). Attraverso questa imponente organizzazione lo Stato divenne non solo il massiom committente delle imprese di ogni settore ma anche il garante, per eccellenza, sia della disciplina nelle fabbriche (in quanto le maestranze furono sottoposte alla giurisdizione militare), sia dei crediti bancari, sia ancora degli approvvigionamenti di qualsiasi genere di bene e servizi.”” (pag 202-203)”,”ITAE-004-FR”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Louis BAECK Giorgio CHITTOLINI Piero CORRADINI J. DUPAQUIER Christopher DYER Steven A. EPSTEIN Robert FOSSIER Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Elio LO-CASCIO Massimo MONTANARI Aldo SCHIAVONE Gérard SIVERY Ugo TUCCI”,”Storia della economia mondiale. 2. Dall’antichità al Medioevo. L’Occidente dei signori feudali e i commerci con l’Oriente.”,”2 Saggi di Louis BAECK Giorgio CHITTOLINI Piero CORRADINI J. DUPAQUIER Christopher DYER Steven A. EPSTEIN Robert FOSSIER Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Elio LO-CASCIO Massimo MONTANARI Aldo SCHIAVONE Gérard SIVERY Ugo TUCCI “”La grande innovazione medievale dei contratti di lavoro salariato a remunerazione fissa tradiva tutta la sua complessità quando i maestri dovevano stabilire in che modo pagare i lavoranti e si tormentavano per calcolare se fosse più profiquo, dal proprio punto di vista, compensarli con un salario giornaliero o a cottimo. A Londra gli operai carpentieri guadagnavano di più, a giornata, durante il periodo estivo, nel quale l’attività edilizia era maggiore, e ottenevano compensi ridotti qualora il maestro provvedesse anche ai pasti. Nelle città portuali, a causa della richiesta di equipaggi durante la stagione di navigazione, si tendeva ad aumentare i salari degli artigiani, dal momento che alcuni di loro prendevano spesso in considerazione l’opportunità, negata alle donne, di imbarcarsi per sfuggire al controllo delle corporazioni. (…) Nel XIII secolo tre categorie di lavoratori rimanevano in parte al di fuori del sistema corporativo e del lavoro salariato allora in piena evoluzione: le donne, gli schiavi e gli ebrei”” (pag 464) (Steven A. Epstein, L’organizzazione del lavoro nel Medioevo)”,”ECOI-259-B”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad VAN-DER-WOUDE”,”Storia della economia mondiale. 3. L’Europa al centro del potere. Le conquiste coloniali e i ricchi traffici transoceanici.”,”3 Saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad VAN-DER-WOUDE Cause profonde della spinta europea alle esplorazioni. “”Dunque gli europei potevano trafficare con l’Oriente lontano solo tramite mediatori musulmani. Il peso che ne derivava era ancora gravoso per i caratteri degli scambi fra Europa occidentale e lontana Asia. Se guardiamo le cose con gli occhi dei cristiani d’Occidente – i futuri “”esploratori”” – tra i traffici che, sul finire del Medioevo, ruotano attorno al Mediterraneo due sono di particolare importanza: gli scambi di beni di lusso con l’Estremo Oriente e il commercio dell’oro, due flussi fra loro correlati. L’Europa occidentale infatti importava dal lontano Oriente merci di alto valore (e poco ingombro) quali le spezie e la seta ma non era in grado di esportarvi beni propri di eguale valore. Un passivo commerciale che era obbligata a sanare pagando in metallo prezioso le merci che acquistava. Complicava le cose il fatto che le miniere europee non erano in grado di fornire le quantità d’oro necessarie. L’Europa occidentale si trovava quindi nella necessità di rifornirsi d’oro al di fuori di sé”” (pag 56, dal saggio di Roberto Finzi, Portolani, vele e cannoni’)”,”ECOI-259-C”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDON Pierre DEYON Philippe MINARD Michel MOLLAT Herbert S. KLEIN”,”Storia della economia mondiale. 4. L’Europa al centro del potere. Principi e finanzieri, compagnie commerciali e mercanti-imprenditori.”,”4 Saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDON Pierre DEYON Philippe MINARD Michel MOLLAT Herbert S. KLEIN “”Grazie agli studi di S. Kuznets, sappiamo che il risparmio non era assente nell’Europa preindustriale. Eppure ciò è sembrato paradossale, tanto pareva evidente che tali società fossero caratterizzate innanzitutto dal loro livello di povertà. D’altro canto, il risparmio non è sempre così concentrato come Kuznets riteneva, e la sua base sociale risulta spesso abbastanza ampia nelle campagne dell’epoca. In questa situazione, nella misura in cui possiamo superare i difficili problemi connessi all’asimmetria dell’informazione, sappiamo che si crearono rilevanti flussi di credito capaci di stabilire una circolazione di capitali fra la città e la campagna, fra vecchi e giovani, fra i più ricchi e i meno poveri. Dal momento che questi circuiti dipendenti dall’informazione locale erano assai decentrati, la loro importanza variava a seconda dei luoghi; ma in genere erano quasi onnipresenti, per facilitare gli investimenti. In altri termini, la disponibilità di risorse non costituiva più un fattore di blocco”” (pag 310-311) [Gilles Postel-Vinay, Le trasformazioni dell’agricoltura in Europa]”,”ECOI-259-D”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE”,”Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore.”,”5 Saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE Babbage e Marx. “”E’ stata di recente data grande enfasi alla riscoperta di Charles Babbage (1792-1871), pioniere dell’informatica in quanto inventore del primo calcolatore perfettamente funzionante, nonché autore di un’opera, ‘On the Economy of Machinery and Manufactures’ (1833), che in realtà già Marx conosceva bene e che citò ripetutamente nel ‘Capitale’ a sostegno delle proprie tesi sull’evoluzione del capitalismo industriale. Più che un critico, Babbage dovrebbe essere definito un continuatore dell’analisi smithiana dei vantaggi della divisione del lavoro, analisi che egli sviluppò soprattutto per acquisire informazioni utili alla progettazione della sua “”macchina calcolatrice””. Potendosi collocare, cinquant’anni dopo Smith, nel pieno della trasformazione industriale dell’Inghilterra e da attento visitatore di complessi industriali quale egli fu, poté ovviamente beneficiare di un’esperienza che a Smith era mancata. Nel capitolo della sua opera intitolato ‘On the Division of Labour’, Babbage sostenne che Smith aveva trascurato un quarto vantaggio della specializzazione: con una divisione del lavoro limitata, infatti, ogni lavoratore esercita una serie di compiti diversi non solo per qualità, ma anche per grado di specializzazione e caratteristiche psicologiche (per esempio chi è assunto per montare orologi svolge di fatto anche funzioni di manovale e facchino). Il datore di lavoro cioè, ogni volta che assume un lavoratore per fargli svolgere diverse funzioni, compera “”pacchetti”” di lavoro di tipo diverso. Ma se tra questi ve ne è uno che richiede particolari specializzazioni, il lavoratore dovrà essere pagato in funzione di questo, anche se passa la maggior parte del suo tempo a fare lavori meno qualificati, che potrebbero essere remunerati molto meno. La piena divisione del lavoro, perciò, “”spacchetta”” le specializzazioni e permette al datore di lavoro di pagare ciascuna di esse al livello minimo di mercato, determinando una notevole riduzione dei costi. Inoltre, maggiore è la divisione del lavoro, minori sono i costi di addestramento delle singole mansioni e minore è dunque il tempo che passa tra il momento in cui il lavoratore viene assunto dall’impresa e quello in cui svolge funzioni direttamente produttive. Babbage, dunque, collega strettamente i vantaggi della divisione del lavoro a quelli della grande scala di produzione. Questo fu un punto che influenzò molto John Stuart Mill e Marx. Dal ragionamento di Babbage deriva infatti che, per ottimizzare i vantaggi della specializzazione, bisogna lavorare su una scala che occupi pienamente ognuna delle mansioni lavorative richieste da ciascun processo produttivo. Questa è la dimensione ottima minima. Per procedere al di là di essa, ovviamente, occorre scegliere un multiplo esatto, per esempio due o tre volte la dimensione minima. Tra gli ulteriori vantaggi della grande dimensione produttiva, vi è la ripartizione su un volume maggiore di prodotto dei costi cosiddetti indivisibili (impianti, terreni ecc.). Infine, le imprese a larga scala possono permettersi il lusso di sperimentare al loro interno nuove tecnologie, diventando, come più tardi ribadirà Schumpeter, le vere protagoniste dell’innovazione nella fase del capitalismo industriale avanzato. Un ultimo punto importante della riflessioe di Babbage – quello che più da vicino interesserà Marx – è la comprensione del ruolo del progresso tecnologico nel passaggio dalla fase manifatturiera alla grande industria meccanizzata. L’esasperazione della divisione del lavoro all’interno della manifattura porta ciascun operaio a compiere un gesto sempre più semplice, meccanico e ripetitivo (gesto che consiste nell’utilizzo di un utensile, per esempio di un cacciavite). L’analisi di questo semplice gesto permette di trasferirlo a una macchina, sostituendo così una serie di braccia animate con un unico meccanismo dotato di bracci meccanici. La macchina, insomma, nasce dalla scomposizione e dalla semplificazione del lavoro umano”” (148-149) [Marco E.L. Guidi, ‘Gli spilli di Adam Smith’, (in) Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]”,”ECOI-259-E”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS e Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgeniij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES”,”Storia della economia mondiale. 6. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisti.”,”6 Saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS e Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgeniij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES Socialisti utopisti, anticapitalisti, riformatori liberali “”La notorietà dei cosiddetti “”socialisti utopisti”” è in gran parte dovuta al giudizio su di essi espresso da Marx e soprattutto da Engels. Robert Owen (1771-1858), Claude-Henri de Saint-Simon (1760-1825) e Charles Fourier (1772-1837) sono stati definiti i precursori del “”socialismo scientifico””, uomini che espressero il loro rifiuto delle istituzioni economiche e sociali nate dal trionfante ordine borghese, senza però riuscire a fornire una spiegazione teorica dei suoi meccanismi. Inevitabilmente, agli occhi della storia il loro ruolo è apparso quello di apripista ai loro successori, i socialisti moderni, da cui la terminologia spesso impiegata: protosocialismo, ‘Frühsozialismus’, precursori del socialismo, socialisti premarxiani, ecc. Nell’accomunare questi tre pensatori sotto la stessa bandiera Marx ed Engels seguirono il solco di una ben radicata tradizione le cui origini sono individuabili nello studio di M.L. Reybaud, ‘Etude sur les réformateurs contemporains, ou socialistes modernes: Saint-Simon, Charles Fourier, Robert Owen’ (1840). (…) Uno degli elementi che accomunano questi tre personaggi ai loro più immediati seguaci è il presupposto di fondo che ciò che non andava nel processo di industrializzazione era che fosse privo di direzione o di regole, che avesse abbandonato il principio della produzione e relativa distribuzione di ricchezza a favore del ‘laissez faire’ e della competizione anarchica. I vecchi regimi erano stati fondati su un sistema a caste fisse. Rivoluzioni e riforme politiche le avevano abolite, ma ciò nonostante erano sorte nuove divisioni di natura non politica, ma economica. In tal modo, gli “”utopisti”” conducevano una doppia operazione: criticavano le riforme politiche in quanto fallivano sistematicamente nel loro compito di impedire il riprodursi dell’ineguaglianza, e criticavano lo sviluppo economico perché, se incontrollato, non poteva creare una società priva di barriere tra le classi. La maggioranza dei riformatori radical-liberali era convinta che le riforme politiche – quali ad esempio l’abolizione dei privilegi aristocratici – avrebbero dato vita alla società giusta, mentre i socialisti utopisti aspiravano a un mondo libero dalla politica, anticipando in tal modo Marx ed Engels, la cui concezione della società giusta (la vera ‘fine della storia’) prevedeva una società governata attraverso una forma più o meno spontanea di autoamministrazione. Bisogna resistere alla tentazione di descrivere le idee dei socialisti utopisti come del tutto diverse da quelle dei loro oppositori liberali. La loro idea che l’economia costituisse un livello relativamente autonomo distinto da quello politico coincideva col pensiero di molti economisti tardosettecenteschi. Solo negli anni ottanta dell’Ottocento vi fu un ritorno all’idea di uno stato interventista. I critici del ‘laissez faire’ comprendevano personaggi che potrebbero essere considerati socialisti ma di certo non utopisti, quali ad esempio lo svizzero Simonde de Sismondi (‘Nouveaux principes d’économie politique’, 1819). Né i socialisti utopisti furono particolarmente originali nella loro critica della divisione del lavoro. Adam Ferguson (nel suo ‘An Essay on the History of Civil Society’, 1767), John Millar e altri avevano già spiegato che una sempre più marcata divisione del lavoro avrebbe portato alla degradazione degli esseri umani. Lo stesso Adam Smith censurò la “”mutilazione mentale”” risultante dalla monotona ripetizione di un’attività. Per Smith e per gli altri economisti liberali, tuttavia, queste erano mere digressioni critiche; per i socialisti utopisti, viceversa, erano di importanza basilare”” (pag 537-538) [Donald Sassoon, Utopie industrialiste e utopie antindustrialiste] [(in) ‘Storia della economia mondiale. 6. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisti’, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]”,”ECOI-259-F”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LaFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE-CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA”,”Storia della economia mondiale. 7. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialismo.”,”7 Saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LaFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE-CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA Controllare e inserire in Lenin “”La svolta della grande guerra”” “”La prima guerra mondiale modificò radicalmente le coordinate entro le quali era stata condotta la politica imperialistica. Nel segno dello sforzo bellico, le risorse economiche e umane, in particolare nelle colonie inglesi e francesi, vennero convogliate in misura crescente verso obiettivi militari; tuttavia questa situazione, in particolare in Asia, riaccese le rivendicazioni autonomistiche. Nell’ottobre 1917 Lenin, nel suo celebre ‘Manifesto dei popoli’, non si limitò a proclamare i principi di una pace generale senza riparazioni e annessioni, fondata sull’autodeterminazione dei popoli, ma chiese inoltre che le popolazioni del mondo extra-europeo fossero liberate dal giogo del colonialismo. Anche in Occidente cominciò a farsi strada l’opinione che il dominio coloniale, in futuro, potesse essere esercitato solo ‘in trust’ per la popolazione indigena e che lo scopo ultimo di qualsiasi politica coloniale fosse la concessione dell’indipendenza. Il segretario di Stato per gli affari indiani Edwin S. Montagu, dopo che Lloyd George divenne primo ministro, definì nel 1917 “”the progressive realisation of responsible government”” nell’India britannica l’obiettivo della politica coloniale del suo paese (Lloyd). Anche Clemenceau, nell’ottobre 1918, prospettò una nuova politica della Francia nei confronti delle popolazioni indigene del suo impero coloniale, ovvero una “”politica di ampia associazione””, che avrebbe assegnato “”ai nativi il loro posto legittimo nell’ambito della strategia civilizzatrice (‘action civilisatrice’) (Thobie, Meynier, Cocquery-Vidrovith, Ageron). Con il sistema dei mandati della Società delle Nazioni venne faticosamente trovata una sorta di regolamentazione, che conciliava la sopravvivenza dei vecchi imperi coloniali, inclusa l’annessione delle colonie tedesche e la spartizione dell’impero ottomano, con i principi fondatori di un nuovo ordine di pace universale proclamati da Wilson. Ma in sostanza si inaugurava così una nuova era, quella della progressiva riduzione del dominio coloniale, con l’obiettivo finale – all’epoca differito in un futuro imprecisato – di concedere l’indipendenza ai popoli indigeni. Apparentemente, con il trionfo sugli imperi centrali, l’ordine in un primo tempo sembrò restaurato nel modo migliore. La restituzione degli imperi coloniali ancora esistenti, al prezzo di modeste concessioni, fu conclusa agevolmente: il solo elemento dissonante fu il definitivo ingresso dei giapponesi nell’arena imperialistica. Nondimeno, si inaugurava una nuova fase del dominio imperialistico (…)”” (pag 196-197) [Wolfgang J. Mommsen, Imperi e mercati coloniali] [(in) ‘Storia della economia mondiale. 7. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialismo’, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]”,”ECOI-259-G”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Carlo CAROZZI Emilio FRANZINA Giuseppe BERTA Maria MALATESTA Donald SASSOON Bernard P. ATTARD Marcello CARMAGNANI Kozo YAMAMURA Gerd HARDACH Daniel NELSON James R. MILLAR Michael A. BERNSTEIN Peter HERTNER Barry EICHENGREEN”,”Storia della economia mondiale. 8. Tra espansione e recessione. Le democrazie e le dittature prima e dopo la crisi del ’29.”,”8 Saggi di Carlo CAROZZI Emilio FRANZINA Giuseppe BERTA Maria MALATESTA Donald SASSOON Bernard P. ATTARD Marcello CARMAGNANI Kozo YAMAMURA Gerd HARDACH Daniel NELSON James R. MILLAR Michael A. BERNSTEIN Peter HERTNER Barry EICHENGREEN Contiene il capitolo: d Gerd HARDACH, La prima guerra mondiale e la ricostruzione (1914-24) (pag 437-460) il capitolo: ‘Il conflitti sindacali’ di Giuseppe BERTA (pag 327-342) e il capitolo: ‘Capitalisti e anti-capitalisti’ di Donald SASSOON (pag 357-377) “”Gli obiettivi economici della guerra””. “”Allo scoppio della prima guerra mondiale, furono coinvolti nel conflitto nove Stati europei: da un lato, uniti nel fronte alleato, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Montenegro, Russia e Serbia, dall’altro gli imperi centrali Germania e Austria-Ungheria. Con la Gran Bretagna era entrato in guerra anche l’impero britannico, cosicché, fin dall’inizio, il conflitto ebbe una dimensione extra-europea. Soldati provenienti da Australia, India, Canada, Nuova Zelanda e Sud Africa combattevano a fianco degli alleati. Entrambi gli schieramenti si diedero da fare per conquistare nuovi alleati tra i paesi neutrali, in particolare quando la guerra cominciò a protrarsi oltre misura. Mentre gli imperi centrali riuscirono a conquistare solo due alleati, la Turchia e la Bulgaria, rispettivamente nel novembre 1914 e nell’ottobre 1915, gli sforzi degli alleati furono coronati da maggiore successo: fin dalla fine dell’agosto 1914 il Giappone si schierò al loro fianco conquistando Qingdao, punto d’appoggio tedesco sulla costa cinese, e alcune colonie tedesche nel Pacifico. Tra gli Stati europei che si erano mantenuti neutrali fino a quel momento, entrarono in guerra, a fianco degli alleati, nel maggio 1915 l’Italia, nel 1916 il Portogallo e la Romania e nel 1917 la Grecia. La Russia concluse un armistizio con gli imperi centrali nel dicembre 1917, dopo che le sofferenze della guerra e i conflitti sociali che ne erano sorti avevano portato il paese alla rivoluzione. Tuttavia, dall’aprile 1917, gli alleati avevano trovato un potente associato negli Stati Uniti. Numerosi paesi extra-europei seguirono l’esempio americano, dichiarando guerra agli imperi centrali, anche se la loro partecipazione al conflitto era solo un gesto diplomatico; tra questi paesi si contano il Brasile, la Cina, il Costa Rica, Cuba, il Guatemala, Haiti, l’Honduras, la Liberia, il Nicaragua, Panama e il Regno del Siam. Inoltre, nell’intento di stringere nuove alleanze, le potenze alleate corteggiarono le minoranze nazionali che vivevano nell’impero austro-ungarico e le popolazioni arabe sottomesse all’impero ottomano. La guerra portò allo scontro di due sistemi di alleanza impari. Gli alleati erano decisamente superiori agli imperi centrali per numero, ma anche per potenza economica. Nell’ultimo anno di pace, il 1913, i principali membri della coalizione alleata, Francia, Gran Bretagna e Russia, vantavano complessivamente, il 28 per cento della produzione industriale mondiale, contro il 19 per cento di Germania e Austria-Ungheria. La superiorità economica degli alleati aumentò ulteriormente con l’entrata degli Stati Uniti in guerra: Francia e Gran Bretagna, senza la Russia, ma con gli Stati Uniti, vantavano complessivamente, il 52 per cento della produzione industriale mondiale del 1913″” (pag 439)”,”ECOI-259-H”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Brian TEW Ronald L. FILIPPELLI Jean-Paul THOMAS Cristiano ANTONELLI Franco AMATORI Edward J.T. COLLINS Youssef CASSIS Emilio REYNERI Giovanni SOMOGYI Antonio VARSORI Louis BAECK Ulrich WENGENROTH Derek H. ALDCROFT François BEDARIDA”,”Storia della economia mondiale. 9. Fra modernizzazione e arretratezza. La stagione aurea del neocapitalismo euro-atlantico.”,”9 Saggi di Brian TEW Ronald L. FILIPPELLI Jean-Paul THOMAS Cristiano ANTONELLI Franco AMATORI Edward J.T. COLLINS Youssef CASSIS Emilio REYNERI Giovanni SOMOGYI Antonio VARSORI Louis BAECK Ulrich WENGENROTH Derek H. ALDCROFT François BEDARIDA “”Il modello tedesco della grande chimica. Nella Germania di fine secolo matura nei fatti un modello di accumulazione di conoscenza scientifica e tecnologica di grande rilievo. Nel modello tedesco, fortemente influenzato dai paralleli successi nella chimica accademica e nella chimica industriale, si produce una pratica di cooperazione tacita basata sulla divisione del lavoro e la specializzazione tra università e imprese. Arrow, più tardi e ormai negli Stati Uniti, eleva questa esperienza a livello di modello analitico. La divisione del lavoro tra università e impresa svolge qui un ruolo centrale. Lo scambio di conoscenza nel mercato è impedito dalle caratteristiche di bene pubblico della conoscenza. La coordinazione di domanda e offerta di conoscenza nel mercato è di fatto messa a rischio dalla sua bassa appropriabilità ed escludibilità e dalla sua sostanziale indivisibilità: quando i venditori rivelano esplicitamente la conoscenza, i potenziali acquirentei non hanno alcun incentivo ad acquistare quello che è di fatto un bene pubblico, tuttavia gli acquirenti sono raramente pronti ad acquistare un’informazione senza dettagli. Gli effetti delle asimmetrie informative diventano devastanti. In assenza di adeguati incentivi le imprese sono recalcitranti a investire adeguati livelli di risorse nell’accumulazione di conoscenza scientifico-tecnologica. Il mercato, inteso come meccanismo istituzionale, rischia di funzionare bene solo come meccanismo di allocazione di risorse: non è un meccanismo adeguato per generare nuove risorse (Williamson, Stiglitz)”” (pag 58) (Cristiano Antonelli, L’innovazione tecnologica nella grande impresa)”,”ECOI-259-I”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Giorgio MORI Lars MJOSET Nick SALVATORE Kozo YAMAMURA Carlo BOFFITO Edoarda MASI Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Eswaran SRIDHARAN Matteo PIZZIGALLO Maurizio FERRERA Ian GOUGH e Nico SIEGEL Jacques VERON”,”Storia della economia mondiale. 10. Fra modernizzazione e arretratezza. I profondi divari fra Nord e Sud del mondo.”,”10 Saggi di Giorgio MORI Lars MJOSET Nick SALVATORE Kozo YAMAMURA Carlo BOFFITO Edoarda MASI Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Eswaran SRIDHARAN Matteo PIZZIGALLO Maurizio FERRERA Ian GOUGH e Nico SIEGEL Jacques VERON Dimensioni e caratteristiche del miracolo. “”Che nel Giappone del dopoguerra si sia verificato un miracolo economico, seguito da una ‘performance’ invidiabile negli anni Settanta, risulta già evidente dal tasso di crescita del prodotto interno lordo del paese. Questo in percentuale e in termini reali, è stato del 7.6 per cento nel periodo 1951-55; dell’8.7 per cento nel 1956-60; del 9.7 nel 1961-65; del 12,2 per cento nel 1966-70; del 5.1 per cento nel 1971-75 e del 5.9 per cento nel 1976-79. I tassi medi di crescita, fra il 1956 e il 1970 e fra il 1971 e il 1979, sono stati rispettivamente del 10.2 per cento e del 5.4 per cento; in ciascuno di questi due periodi sono stati i più alti di tutte le grandi economie industriali, compresa la Germania occidentale, che a sua volta è stata protagonista di un miracolo economico. Ma i fattori più importanti per il mantenimento di questo tasso di crescita sono stati la crescita degli investimenti fatti per espandere la capacità produttiva del paese e per accrescere l’efficienza della produzione con l’adozione di nuove tecnologie, unitamente alla crescita costante delle esportazioni di manufatti sempre più avanzati sul piano tecnologico”” (pag 341) [‘La “”performance”” economica del Giappone’ di Kozo Yamamura]”,”ECOI-259-L”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Charles P. KINDLEBERGER Umberto COLOMBO Luciano GALLINO Cristiano ANTONELLI Aris ACCORNERO Detlef K. MÜLLER Gérard LAFAY Sergio VACCA’ e Antonello ZANFEI Philip G. CERNY Pier Carlo PADOAN Federico ROMERO Peter RUTLAND Kozo YAMAMURA Andrew GAMBLE Michel ALBERT”,”Storia della economia mondiale. 11. Nuovi equilibri in un mercato globale. Un’economia transnazionale e l’implosione dell’Est comunista.”,”11 Saggi di Charles P. KINDLEBERGER Umberto COLOMBO Luciano GALLINO Cristiano ANTONELLI Aris ACCORNERO Detlef K. MÜLLER Gérard LAFAY Sergio VACCA’ e Antonello ZANFEI Philip G. CERNY Pier Carlo PADOAN Federico ROMERO Peter RUTLAND Kozo YAMAMURA Andrew GAMBLE Michel ALBERT Cause ipotetiche del ritardo cinese nello sviluppo capitalistico. “”L’insuccesso della Cina nell’eguagliare la vitalità e la crescita economica dell’Europa occidentale dopo la rivoluzione industriale, e forse anche prima, è stato spiegato da Pomeranz con la scarsa disponibilità di carbone e di nuovi prodotti provenienti dall’estero, ma sono state avanzate molte altre ipotesi, soprattutto da analisti occidentali. Jared Diamond pone l’accento sulla configurazione geografica: l’Europa è divisa da fiumi e montagne che separano un’area dall’altra, formando nazioni separate, con proprie culture, linguaggi e una implicita concorrenza economica e politica. La Cina, al contrario, fu presto unificata con una sola lingua e una sola cultura, e si ritirò dal mondo nel XV secolo quando scoppiò accidentalmente una controversia tra i mandarini e gli eunuchi al servizio degli imperatori, risoltasi con la vittoria dei mandarini, che abolirono il commercio dominato dagli eunuchi. Un’altra spiegazione geografica è individuata nelle connessioni esistenti in Cina (come in altri paesi) fra acqua e terra. La coltivazione del riso nella Cina meridionale richiede il controllo di piogge incostanti, il che rende necessaria una grande quantità di manodopoera per curare la manutenzione dei canali, costruire dighe, assicurare la manutenzione dei bordi dei fiumi in periodi di forti piogge. La stagionalità del lavoro e la difficoltà di radunare un gran numero di lavoratori nei periodi di maggior necessità, indusse il governo cinese a mantenere a propria disposizione una quantità costante di forza lavoro, impiegata nella stagione secca per la difesa, la costruzione della Grande Muraglia e gli immensi palazzi imperiali. Sulle differenze geografiche fra Cina ed Europa si sofferma anche David Landes, in un capitolo in cui difende le teorie espresse da Karl Wittfogel nel libro ‘Oriental Despotism’, secondo cui la Cina sarebbe stata una “”società idraulica””, un concetto dapprima criticato e poi trascurato. David Landes pone l’accento soprattutto sulla cultura nel distinguere le società dinamiche da quelle statiche. I cinesi all’estero avrebbero avuto più successo economico di quelli rimasti in patria, perché nel nuovo insediamento costituivano delle minoranze intelligenti. Questa ipotesi non si discosta molto da quella di Everett E. Hagen, che attribuisce un forte spirito di intrapresa a gruppi sociali quali i dissidenti inglesi che, esclusi dai posti di potere, cercarono soddisfazione nel campo degli affari, o da quella di Mancur Olson che spiega il miracolo economico della Germania occidentale e quello analogo del Giappone come conseguenza della sconfitta nella seconda guerra mondiale: questo evento spezzò quelle che egli definisce “”coalizioni distribuitive””, più generalmente conosciute come gruppi di interesse, dando spazio a nuovi individui competitivi in campo commerciale e a governi con nuove idee”” (pag 10-11)”,”ECOI-259-M”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Giorgio RUFFOLO Giuseppe ARE Keith GRIFFIN Carlo Maria GUERCI Amilcare MANTEGAZZA Luigi ORSENIGO Robin MANSELL Peppino ORTOLEVA Tony SAICH Eswaran SRIDHARAN Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Valerio CASTRONOVO”,”Storia della economia mondiale. 12. Nuovi equilibri in un mercato globale. Le sfide dell’Asia e le tempeste del turbocapitalismo finanziario.”,”12 Saggi di Giorgio RUFFOLO Giuseppe ARE Keith GRIFFIN Carlo Maria GUERCI Amilcare MANTEGAZZA Luigi ORSENIGO Robin MANSELL Peppino ORTOLEVA Tony SAICH Eswaran SRIDHARAN Marcello CARMAGNANI Catherine COQUERY-VIDROVITCH Valerio CASTRONOVO “”Il primo di questi attributi nuovi de capitale finanziario è l’enormità delle sue dimensioni, misurata appunto dalla somma degli scambi da mercato a mercato, in un dato arco di tempo. Ebbene, nell’arco delle 24 ore, questa somma è da seicento a ottocento volte maggiore di quella che sarebbe necessaria per saldare il conto della vendita di tutti i beni reali scambiati in una giornata. Chirac ebbe modo di rilevare a proposito di questo fenomeno, che esso erode la sovranità economica degli Stati nazionali, lasciando nei governi un senso di impotenza a fare qualcosa in difesa degli interessi dei loro paesi. Dagli anni Settanta in poi, più violentemente ben cinque volte nel corso degli anni Novanta (crisi messicana e dell’America Latina, crolli delle Tigri asiatiche), le crisi finanziarie si sono susseguite e riprodotte incessantemente. Kindleberger nel suo capolavoro sulle crisi finanziarie, ironicamente postilla da saggio vegliardo che questa convergenza ha ineccepibilmente confermato i sogni di chi crede nella razionalità dei mercati. Soros, a proposito dei governi sud-americani: “”volevamo la democrazia, ma siamo finiti al mercato dei titoli””. Quanto più aumenta la massa dei capitali non controllabili e imbrigliabili tanto più speculatori socialmente irresponsabili diventano arbitri della vita di popoli e paesi. Da quando è cominciata questa svolta intorno al 1980 lo stock totale dei titoli finanziari è cresciuto due volte e mezzo più del Pil delle grandi economie industriali. Considerata in un primo momento con favore in quanto impediva ai governi di perpetuare le loro bricconate dell’era meridiana dei vincolismi, comincia ora a preoccupare quando la si vede polverizzare nelle mani dei governi gli strumenti di un’efficace politica monetaria e fiscale. Si potrebbe dire che questa capacità di imperio e di condizionamento dei mercati finanziari non ha impedito che gli Usa ingigantissero di anno in anno le proprie condizioni debitorie verso tutto il resto del mondo. La pericolosa irrazionalità del fatto che quanto più il debito cresce tanto meno il resto del mondo sembra impaurito dall’incenerimento del dollaro nel cambio mette in evidenza un altro fatto che di rado o mai si affronta: il problema della cosiddetta non cittadinanza apolide del capitale trasmigrante. I capitali finanziari hanno in realtà origine per il 60 per cento negli Usa che li attirano, li attivano e ne elaborano le strategie; sono guidati da americani; e impongono a tutti gli altri le norme di comportamento usali in America”” (pag 319) [Giuseppe Are, I nodi critici della globalizzazione]”,”ECOI-259-N”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Jean GUILAINE Vittorio MARCHIS Mario LIVERANI Paolo DAFFINA’ Andrea GIARDINA Giuseppe SASSATELLI Eva CANTARELLA Domenico MUSTI Charles R. WHITTAKER Emanuela ERCOLANI COCCHI Gabriella BODEI GIGLIONI Keith HOPKINS Giancarlo SUSINI Elio LO-CASCIO Aldo SCHIAVONE Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Piero CORRADINI Robert FOSSIER Massimo MONTANARI Gérard SIVERY Giorgio CHITTOLINI Stevan A. EPSTEIN Jacques DUPAQUIER Christopher DYER Ugo TUCCI Louis BAECK”,”Storia dell’economia mondiale. 1. Permanenze e mutamenti dall’antichità al medioevo.”,”Saggi di Jean GUILAINE Vittorio MARCHIS Mario LIVERANI Paolo DAFFINA’ Andrea GIARDINA Giuseppe SASSATELLI Eva CANTARELLA Domenico MUSTI Charles R. WHITTAKER Emanuela ERCOLANI COCCHI Gabriella BODEI GIGLIONI Keith HOPKINS Giancarlo SUSINI Elio LO-CASCIO Aldo SCHIAVONE Stefano GASPARRI Alexander P. KAZHDAN Piero CORRADINI Robert FOSSIER Massimo MONTANARI Gérard SIVERY Giorgio CHITTOLINI Stevan A. EPSTEIN Jacques DUPAQUIER Christopher DYER Ugo TUCCI Louis BAECK “”(…) per citare Braudel, la pirateria era semplicemente “”una forma suppletiva della grande guerra”” (pag 175) [C.R. Whittaker, I popoli del mare] Marx e il primo macchinismo “”Gli storici hanno seguito con attenzione i progressi tecnici che hanno a poco a poco sganciato la produzione economica medievale dalla teoria degli antichi. I due principali settori in cui l’uomo ha così liberato, attraverso lo sforzo richiesto ormai ad altri più che a lui, un tempo e un’efficacia di cui ha saputo gestire l’impiego, riguardano il dominio della forza animale e quello della natura. Equipaggiare, alimentare, aggiogare, utilizzare in modo migliore cavalli, muli e buoi, ottenere, in mancanza di nuove specie addomesticate, un miglioramento delle razze attraverso incroci tra i branchi, affinare le tecniche di allevamento e quelle del trattamento del cuoio e della lana: attraverso tutto ciò si è aperta una via importante verso un’alimentazione migliore, maggiori volumi di scambi, maggiore rapidità nei lavori. Degli effetti sociali che ne derivarono a beneficio del possessori di animali da sella o da lana, i guerrieri o la Chiesa, non ci occuperemo qui; riguardo al dominio del fuoco, e agli eccezionali progressi conosciuti dalla siderurgia tra l’XI e il XIV secolo, basti considerarne le applicazioni nei campi delle armi e degli utensili. Ma è sempre l’uomo ad intervenire in questi settori: fabbro, boscaiolo, pastore, conciatore o tessitore, è lui che si affatica. Invece, il mulino ad acqua lavora per lui, e Marx aveva visto perfettamente come questo “”primo macchinismo”” costituisse una rottura cruciale con l’antichità; macinare il grano, spremere le olive o frantumare la corteccia degli alberi, battere il ferro, la lana o il guado non è compito dei muscoli degli schiavi. Che ancora una volta l’uso della macchina passi sotto il controllo del ricco e del padrone è un effetto sul quale non ci può essere discussione”” (pag 393) [Robert Fossier, Dal mondo mediterraneo dell’antichità all’Europa medievale’] [(in) Valerio Castronovo, a cura, ‘Storia dell’economia mondiale. 1. Permanenze e mutamenti dall’antichità al medioevo’, Roma Bari, 1996]”,”ECOI-345″
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di E. BAGNASCO M.E. BIANCHI TONIZZI C. BINEL V. CASTRONOVO A. CURAMI A.M. FALCHERO F. FASCE A. GUAGNINI G. MALGERI A. MANTEGAZZA A. MOLINARI A. RASTELLI L. SEGRETO L. TOMASSINI M. VASTA”,”Storia dell’ Ansaldo. 4. L’Ansaldo e la Grande Guerra, 1915 – 1918.”,”[Si segnalano in particolare tre capitoli che riguardano la Prima guerra mondiale: ‘L’economia di guerra’ (Castronovo), ‘L’Ansaldo e la mobilitazione industriale’ (Tomassini), ‘La produzione di armi e munizioni’ (Curami). [‘Se quindi da un lato la nascita della Banca Italiana di Sconto era la risultante di un coacervo di forze e di interessi cui il conflitto mondiale aveva offerto obiettivi comuni, in un clima di aperta contrapposizione al maggior istituto di credito ordinario del Paese e alle sue alleanze politiche, che avrebbe finito col condizionare, al pari dell’ingombrante alleanza con L’Ansaldo perroniana l’intera, breve, esistenza della “”banca italianissima””; essa segnava d’altra parte una tappa fondamentale nello sviluppo della grande azienda genovese, a cui nessun’altra banca italiana sembrava voler offrire gli enormi crediti che le erano necessari per portare avanti fino in fondo un programma di integrazione verticale che, secondo i progetti dei suoi dirigenti, avrebbe dovuto ottenerle il posto di comando della economia italiana’ [A.M. Falchero, ‘L’Ansaldo e la Banca Italiana di Sconto’] (pag 25-25); ‘Per alcuni aspetti essenziali, l’Ansaldo durante la guerra fu estremamente agevolata dalla Mobilitazione industriale, o per meglio dire da alcuni dei suoi caratteri costitutivi di fondo. La rigida gestione del mercato del lavoro, e la conseguente possibilità di fruire di manodopera abbondante e a basso costo, la scelta iniziale di incentivare la produzione a prezzi tanto elevati, probabilmente concepita allo scopo di permettere lo sfruttamento di un potenziale produttivo disperso e arretrato, ma che in realtà fu la base anche per i grandiosi piani di ampiamento produttivo dell’impresa ligure; infine, gli stessi limiti della Mobilitazione industriale, come la mancanza di un efficiente servizio amministrativo, di regolarità nei contratti, e sopratttutto la mancanza di una pianificazione complessiva e organizzata della produzione bellica, costituirono le premesse essenziali su cui l’Ansaldo poté trovare lo spazio per realizzare il proprio modello di sviluppo durante la guerra’ [L. Tomassini, ‘L’Ansaldo e la mobilitazione industriale’] (pag 51); ‘Come vincere la guerra e perdere la pace. Così potremmo sintetizzare la parabola dell’Ansaldo nel corso di quel tornante cruciale che anche per l’economia italiana fu il primo conflitto mondiale. Nessun’altra grande impresa, fra quelle operanti nella penisola, conobbe una crescita tanto rapida e imponente, e un crollo altrettanto repentino e di così vaste proporzioni. E’ vero che gli anni fra il 1915 e il 1918 videro un’ascesa eccezionale della Fiat, ma non al punto da proiettarla, come avvenne invece per l’Ansaldo, ai vertici del firmamento industriale. Ed è pur vero che l’Ilva seguì la stessa sorte dell’impresa genovese; ma il suo tonfo non produsse comunque, alla sommità e nel quadro complessivo dell’industria italiana, gli stessi mutamenti di scenario provocati dalla caduta dell’Ansaldo. Lungo l’intero arco della Grande Guerra la marcia del gruppo capitanato dai perrone era stata pressoché trionfale’ [Valerio Castronovo, ‘Un profilo d’insieme] (pag 261); ‘L’Ansaldo svolse un ruolo rilevante nella mobilitazione industriale durante la Grande Guerra . Affermatasi nella fabbricazione non solo di artiglierie e munizioni, ma anche di aerei, navi e mezzi blindati, sulla base di un complesso sistema che mirava a una organizazione verticale, l’impresa genovese giunse a fregiarsi del titolo di “”arsenale d’Italia”” nella campagna militare conclusasi vittoriosamente per il nostro paese. E i Perrone, sia per sorreggere che per rafforzare le posizioni preminenti così conquistate, tentarono la scalata della Banca Commerciale (Comit) e della Fiat. Attraverso vari saggi vengono ricostruite le diverse fasi e componenti di questa formidabile ascesa dell’ Ansaldo e, insieme, le cause latenti che avrebbero determinato di lì a poco il suo declino’ (4° cop) ]”,”QMIP-229″
“CASTRONOVO Valerio”,”L’avventura dell’unità europea. Una sfida con la storia e il futuro.”,”Valerio Castronovo è ordinario di Storia contemporanea nell’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia ‘Prometeo’. Fra le sue ultime pubblicazioni: L’eredità del Novecento, Che cosa ci attende in un mondo che cambia.”,”EURx-044-FL”
“CASTRONOVO Valerio”,”L’Italia del miracolo economico.”,”Valerio Castronovo insegna all’Università di Torino e dirige la rivista scientifica ‘Prometeo’ (2010). I ritmi di crescita tra il 1958 e il 1963: il Pil che nel precedente triennio era aumentato del 7.5 per cento, in media, continuò a crescere del 6,5 annuo, e giunse a sfiorare l’8 per cento nel 1961, quando si festeggiò il centenario dell’Unità d’Italia. (pag 29) Fra il 1951 e il 1961 l’industria aveva accresciuto i suoi addetti dal 32 al 40 per cento della popolazione attiva superando di 15 pnti quella occupata nell’agricoltura (pag 29) Crescita esportazioni (pag 38)”,”ITAE-001-FC”
“CASTRONOVO Valerio PALETTA Giuseppe GIANNETTI Renato BOTTIGLIERI Bruno”,”Dalla luce all’energia. Storia dell’ Italgas. Da Lione a Torino. All’origini dell’industria del gas (1837-1880) (Paletta) – Maturità e declino del gas illuminante (1880-1920) (Giannetti) – Dal periodo fra le due guerre agli sviluppi più recenti (Bottiglieri).”,”V. Castronovo (1935) insegna storia contemporanea all’Università di Torino. Ha al suo attivo molte opere. Giueppe Paletta (1952) si è laureato in Scienze politiche a Milano. Ha scritto saggi sulla Camera del Lavoro di Milano e sull’industria del gas a Milano. Renato Gianetti (1948) lavora presso l’università di Firenze. E’ autore di saggi sul ristagno del capitalismo, sull’economia italiana tra le due guerre e sulla storia della tecnologia. Bruno Bottiglieri, studioso di storia economica, svolge attività presso la Fondazione Giovanni Agnelli di Torino ed è curatore scientifico del progetto “”Archivio storico Fiat””.”,”ECOG-104″
“CASTRONOVO Valerio”,”Giovanni Agnelli.”,”Valerio Castronovo è ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino. Tra le sue opere: ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’ (1981) e ‘Grandi e piccoli borghesi’ (1988). I rapporti con la Germania nazista. La “”Deutsche Fiat””. “”La Fiat, in coincidenza con il notevole impulso dato dal regime nazista allo sviluppo della motorizzazione, aveva anzi voluto portarsi in Germania su un piano di «collaborazione costruttiva», passando dal semplice commercio d’esportazione alla fabbricazione sul posto, nel Württemberg, di propri modelli in serie con manodopera e tecnici tedeschi: nell’ambito dello stesso «piano quadriennale» elaborato dal governo tedesco per il riassorbimento della disoccupazione e il potenziamento dell’economia. Dalla NSU – ricostruita con l’appoggio della Dresdner Bank e alla cui sovrintendenza Agnelli aveva dislocato uno degli uomini più abili del suo ‘staff’, Piero Bonelli -, uscivano più di diecimila vetture l’anno. E nell’agosto 1938 Mussolini aveva voluto che proprio nella fabbrica di Heilbronn venisse sancita, anche a livello operaio, la rinnovata intimità di rapporti con la Germania nazista. Più di duecento lavoratori della Fiat erano stati così trasferiti in Germania, per una settimana, tra l’8 e il 13, ospiti del Fronte del lavoro, per una serie di cerimonie di «cameratismo e di solidarietà», che avevano visto, fra l’altro, la presenza ufficiale della delegazione italiana al grande raduno indetto da ‘gauleiter’ Julius Streicher per la demolizione della sinagoga di Norimberga. Ciò non toglie che, dietro l”entente’ politica e la stessa consistenza dei rapporti economici stabiliti con il governo di Berlino, continuassero ad agitarsi difficili problemi di convivenza tra la Fiat e l’industria tedesca, allorché il confronto si spostava sul mercato internazionale, in particolare nei paesi dell’Europa orientale”” (pag 570-571) La guerra imminente. La questione dei carri armati pesanti (1939) “”Di fatto i tecnici della Fiat, sulla base dell’esperienza in Etiopia, ma anche in Spagna, sul materiale inviato dai tedeschi e dai russi, si erano preoccupati nel settembre 1939 di stendere un inventario dell’armamento italiano nel campo dei mezzi corazzati e degli autotrasporti. Ne erano venute fuori valutazioni estremamente scoraggianti. Per cominciare, i carri d’esplorazione, presi in esame dal Ministero della Guerra nel lontano 1928 e modificati nel 1935, dovevano considerarsi superati sotto tutti gli aspetti, quanto ai carri di rottura e di accompagnamento per la fanteria, il materiale era meno decrepito (i capitolati d’appalto risalivano al 1937), ma era già stata una fatica far accettare allo stato maggiore una modifica di peso di otto tonnellate. Oltretutto, i reparti che li avevano avuti in dotazione non erano motorizzati che in minima parte e le commesse passate alla Fiat non erano andate più in là di un centinaio di unità, ripartite in dieci esemplari al mese. In sostituzione del carro leggero da tre tonnellate, armato di mitragliatrice e difeso da una corazza che arrestava solo il tiro della fucileria, la famosa «scatoletta di sardine», la Fiat-Ansaldo aveva proposto nel settembre 1938 un carro di cinque tonnellate, meglio munito e protetto; ma il progetto era stato respinto e, poiché le due aziende avevano continuato a proprie spese a costruirne dei campioni, il ministero della Guerra era intervenuto per autorizzarne la fabbricazione soltanto per la richiesta dei governi esteri! Quanto ai carri medi, l’andamento delle operazioni belliche in Spagna aveva dimostrato – secondo i dirigenti della Fiat – la necessità di aumentare tonnellaggio, velocità e protezione dei carri. Ragion per cui Agnelli aveva pensato di accantonare il carro M. 11 per proporne un altro, l’M. 13 da 14 tonnellate e mezzo. Ma come per il carro L. 6, così anche per quest’ultimo modello non era stata presa alcuna decisione da parte dell’autorità militare, che aveva preferito risparmiare soldi e scorte di benzina. Ma le note più dolenti cadevano a proposito dei mezzi pesanti, per via – così si legge nel documento della Fiat – dell’«ossessione del ponte militare in dotazione al Genio Pontieri, che ha contenuto il tonnellaggio dei carri armati»; né del resto erano mutate le vetuste concezioni di una guerra alpina, di semplice posizione. Ferma era rimasta anche la produzione di autoblindo-mitragliatrici, i cui campioni erano pur stati allestiti nel secondo semestre del 1937: alcuni esemplari erano finiti alla polizia coloniale, ma l’iniziativa non aveva avuto altri sviluppi. In conclusione, al settembre 1939 la Fiat aveva in corso di produzione per l’esercito italiano un solo tipo di carro armato, l’M 11, che sarebbe uscito dalle officine soltanto nella tarda primavera del 1940. Quanto all’autotrasporto militare, la situazione non era meno arretrata, dato che decine di milioni continuavano ad essere spesi a foraggiare e custodire un vastissimo parco di «trazione animale». Soltanto dopo ripetute pressioni di Balbo si era evitato di imbarcare per la «quarta sponda» vecchi automezzi, buoni tutt’al più per le strade alpine, con motori che si usuravano dopo 2.000 km. e con ruote che si insabbiavano appena fuori dalla litoranea”” (pag 582-583)”,”ECOG-105″
“CASTRONOVO Valerio”,”Giovanni Agnelli. La Fiat dal 1899 al 1945.”,”Valerio Castronovo è ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino. E’ autore di studi sulla cultura e l’amministrazione negli stati italiani fra Cinque e Seicento, sulla classe politica e sull’industria nell’Ottocento e nel periodo fascista. Tra le sue opere: ‘La stampa italiana dall’Unità al fascismo’ (1970), ‘La rivoluzione industriale’ (1973), ‘La storia economica dall’unità ad Oggi’ (1975), ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’ (1981), ‘Grandi e piccoli borghesi’ (1988), ecc. Le sovvenzioni ai partigiani. “”E Agnelli? Il suo nome non ricorreva nei carteggi di quei giorni. È un fatto che il vecchio senatore non seguiva più da vicino le vicende interne di fabbrica, limitandosi a lasciar fare a Valletta, o ai suoi collaboratori più intimi. Al di là delle coperture offerte da alcuni settori moderati della coalizione antifascista, la sua linea di condotta rimaneva comunque ferma all’ancoraggio con gli anglo-americani. Né si spiegherebbero gli ultimi avvenimenti alla Fiat del settembre-novembre 1944 se non si tenesse conto dei rapporti sotterranei e degli impegni assunti per il prossimo futuro con gli Alleati dagli emissari di Agnelli riconfermati da Valletta a Torino. Già il maggiore Temple, in un incontro durante la sua missione con il commissario regionale di GL Ronza, aveva fatto intendere chiaramente che la difesa degli impianti industriali era questione di sua stretta competenza, al di là delle azioni spontanee di boicottaggio degli operai e delle «impazienze» dei partigiani (90). E analogamente si sarebbe pronunciato il suo successore, Stevens. In sostanza gli Alleati ritenevano allora che i Tedeschi si sarebbero ritirati, per un’estrema difesa militare, al di là dell’Adige; e che, pertanto, l’industria piemontese e in particolare la Fiat dovesse mantenere ad ogni costo un minimo di efficienza tecnica. (…)”” (pag 501); “”Benedetto Rognetta, già addetto alla Fiat dal 1937 ai «rapporti con gli stati esteri» e rientrato a Torino con «decisa nomea di antifascista», si era assunto allora il compito di riprendere i contatti con il Clnrp. Si trattava di rapporti di natura eminentemente economica con la commissione finanziaria, presieduta dal democristiano Teresio Guglielmone, affiancato dal socialista Piero Passoni ma non per questo meno importanti. Osserverà quest’ultimo, allora rappresentante del partito socialista del Cln piemontese: “”Era difficile avvicinare i finanzieri e gli industriali, specialmente gli industriali che erano sottoposti ad un controllo assiduo da parte degli ufficiali sorveglianti tedeschi; tuttavia riuscimmo ad aggirare gli ostacoli e posso dire che questo ultimo periodo è stato superato grazie a questi finanziamenti che arrivavano settimanalmente a noi attraverso persone di fiducia quale il dott. Benedetto Rognetta, tuttora funzionario Fiat””. Di fatto, sarebbe passata per tramite dl Rognetta la parte più cospicua delle sovvenzioni concesse da Agnelli e da Valletta al movimento partigiano: 30 milioni prima, in un unico versamento; 25-26 milioni, successivamente. Su questo punto concordano sia la deposizione resa dopo la Liberazione dal Guglielmone, sia quella dello stesso Rognetta, convalidata più tardi dal Passoni: «quando il Longhi (Alfredo Pizzoni, presidente del Clnai) venne a Torino – dirà l’ex presidente della Commissione economica nel corso della prima riunione del Clnpr, il 28 agosto, dedicata all’audizione dei testi a carico e a difesa sul «caso Valletta» – per cercare un sovvenzionamento per il movimento di liberazione da parte del governo italiano (doveva ricevere 300 milioni), dato il ritardo di questo sovvenzionamento, chiese a Valletta 30 milioni a titolo di prestito; il Valletta li diede senz’altro facendo capire, anzi, come non fosse necessaria la restituzione»”” (pag 501, 503-04). Valerio Castronovo è autore di studi sulla cultura e l’amministrazione negli stati italiani fra Cinque e Seicento, sulla classe politica e sull’industria nell’Ottocento e nel periodo fascista. Tra le sue opere: ‘La stampa italiana dall’Unità al fascismo’ (1970), ‘La rivoluzione industriale’ (1973), ‘La storia economica dall’unità ad Oggi’ (1975), ‘L’industria italiana dall’Ottocento a oggi’ (1981), ‘Grandi e piccoli borghesi’ (1988), ecc.”,”ECOG-107″
“CASTRONOVO Valerio”,”Imprese ed economia in Piemonte. Dalla “”grande crisi”” a oggi.”,”Valerio Castronovo, nato a Vercelli il 15 febbraio 1935, è attualmente (1977) ordinario di storia moderna nell’Università di Torino. Perfezionati i suoi studi presso la Fondazione Luigi Einaudi, ha pubblicato varie ricerche sulla classe politica e sulla storia dell’industria nell’Ottocento e nel periodo fascista.”,”ITAE-008-FP”
“CASTRONOVO Valerio”,”Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro e lo sviluppo economico italiano, 1913-1983.”,”Valerio Castronovo è ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia “”Prometeo”” (1983). “”«L’abito – scriveva Osio a Mussolini il 15 marzo 1940 – è divenuto ormai stretto per il vigoroso organismo creato sotto le vostre direttive. Il Credito Italiano e la Commerciale hanno ciascuno una rete di filiali superiore di 3 o 4 volte a quella della Banca del Lavoro». Non era la prima volta, come abbiamo visto, che Osio cercava di aggirare gli sbarramenti dell’Ispettorato rivolgendosi direttamente al capo del governo, né sarà l’ultima”” (pag 165)”,”ITAE-013-FP”
“CASTRONOVO Valerio”,”Le rivoluzioni del capitalismo.”,”Valerio Castronovo (Vercelli, 1935) è stato ordinario di Storia contemporanea all’università di Torino.”,”BORx-003-FV”
“CASTRONOVO Valerio DI-NOLFO Ennio SCOPPOLA Pietro TRANFAGLIA Nicola BELLINO Enrico COLOMBO Emilio BUSETTI Fabio COPPO Alessandro CASSINA Cristina BONECHI Simone SENIGAGLIA Cristiana FAUCCI Riccardo DITTRICH-JOHANSEN Helga CECI Lucia GRASSI Davide MAINIERI Marta GENETT Timm HAYEK F.A. EINAUDI Luigi”,”La ricostruzione dell’economia (Castronovo); Problemi della politica estera italiana nel secondo dopoguerra (Di Nolfo); La storiografia sulla Resistenza (Scoppola); Sulla nascita del sistema politico repubblicano. Peculiarità e contraddizioni (Tranfaglia); La ripresa dell’analisi classica della concorrenza. Stabilità e instabilità nei modelli di gravitazione ‘cross-dual’ (Bellino); «Ristrutturazione difensiva» e segnalazione durante le prime fasi di transizione (Colombo); Una caratterizzazione del ciclo italiano secondo l’approccio strutturale alle serie temporali (Busetti); L’efficienza economica delle procedure fallimentari: un confronto internazionale (Coppo); Chateaubriand e il problema della storia (Cassina); L’alto clero toscano dal «Viva Maria» alla caduta di Napoleone (Bonechi); La sostanza etica: Charles Taylor e l’eredità hegeliana nel comunitarismo (Senigaglia); Giovanni Amendola e gli economisti del suo tempo (Faucci); «Al gineceo non si torna!». Le intellettuali italiane tra femminismo e femminilità durante il ventennio fascista (Dittrich-Johansen); L’editoria cattolica nel periodo postconciliare. Il caso della Queriniana (Ceci); Consolidamento della democrazia e riforme economiche in Argentina. Dagli albori del peronismo al neoliberismo (Grassi); L’emigrazione moranese in Saar quarant’anni dopo (Mainieri).”,”Contiene il saggio: – ‘La storiografia sulla Resistenza’ di Pietro SCOPPOLA (pag 71-88)”,”ANNx-026-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Gabriella BODEI GIGLIONI Eva CANTARELLA Paolo DAFFINA’ Emanuela ERCOLANI COCCHI Andrea GIARDINA Jean GUILAINE Keith HOPKINS Mario LIVERANI Vittorio MARCHIS Domenico MUSTI Giuseppe SASSATELLI Giancarlo SUSINI Charles R. WHITTAKER”,”Storia della economia mondiale. 1. Dall’antichità al Medioevo. Dal neolitico agli albori del primo millennio.”,”Lavori pubblici e occupazione nell’Impero Romano”,”ECOI-014-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Alberto TENENTI Marco CATTINI Roberto FINZI Franklin PEASE Marcello CARMAGNANI Robert MANTRAN Kirti N. CHAUDHURI Piero CORRADINI Ruggiero ROMANO Frédéric MAURO Alfred W. CROSBY Ad VAN-DER-WOUDE”,”Storia della economia mondiale. 3. L’Europa al centro del potere. Le conquiste coloniali e i ricchi traffici transoceanici.”,”L’avvio del grande commercio globale (L’Europa fuori dall’Europa)”,”ECOI-015-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Andrzej WYCZANSKI Marzio A. ROMANI Michel MORINEAU Pierre DEYON Gilles POSTEL-VINAY Jacek KOCHANOWICZ Paolo MALANIMA Margaret C. JACOB Robert M. KINGDON Pierre DEYON Philippe MINARD Michel MOLLAT Herbert S. KLEIN”,”Storia della economia mondiale. 4. L’Europa al centro del potere. Principi e finanzieri, compagnie commerciali e mercanti-imprenditori.”,”Privilegi e monopoli delle grandi compagnie commerciali”,”ECOI-016-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Peter MATHIAS Giuseppe RICUPERATI Guy CHAUSSINAND NOGARET François HINCKER Mark OVERTON Edward A. WRIGLEY Marco E.L. GUIDI René LEBOUTTE Sidney POLLARD Alain DEWERPE Pat HUDSON Michel VOVELLE”,”Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore.”,”‘Gli spilli di Adam Smith’, di Marco E.L. Guidi”,”ECOI-017-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Erik BUYST Louis BERGERON Herbert MATIS e Andreas RESCH Maurice AYMARD Evgeniij V. ANISIMOV Peter A. COCLANIS Francisco A. SCARANO Kirti N. CHAUDHURI Charles P. KINDLEBERGER Michèle MERGER Alain PEYREFITTE Orazio M. PETRACCA Donald SASSOON Eric L. JONES”,”Storia della economia mondiale. 6. L’età della rivoluzione industriale. La forza prorompente del capitalismo e i suoi antagonisti.”,”Germania: Politica economica: dal cameralismo alle “”riforme liberali”” del primo Ottocento”,”ECOI-018-FP”
“CASTRONOVO Valerio a cura; saggi di Ulrich WENGENROTH Andrea GIUNTINI Claudio PAVESE Mark OVERTON Pier Francesco ASSO Sidney POLLARD Walter LaFEBER Pierre DEYON Solomos SOLOMOU Wolfgang J. MOMMSEN Marcello DE-CECCO Joel MOKYR Richard H. TILLY Alessandro RONCAGLIA”,”Storia della economia mondiale. 7. Tra espansione e recessione. L’apogeo della borghesia e dell’imperialismo.”,”Le ferrovie nei grandi spazi: l’America e la Russia”,”ECOI-019-FP”
“CASTRONOVO Valerio TRANFAGLIA Nicola, a cura, saggi di ABRUZZESE A. BECHELLONI G. CHIESA A. COLOMBO F. DARDANO M. FIORI G. GAMBARO M. GRANDINETTI M. A. VOLLI U. MURIALDI P. ORMEZZANO G.P. ORTOLEVA P. PILATI ISNENGHI M. LILLI L. LIVOLSI M. MONTELEONE F.”,”Storia della stampa italiana. Volume VII. La stampa italiana nell’ età della Tv, 1975-1994.”,”””Umberto Eco nel corso del 1992 aveva già chiesto esplicitamente ai giornalisti: «Perché scrivete notizie finte?» e aveva detto: «Giornali, siete diventati schiavi della televisione»”” (pag 54-55)”,”EDIx-032-FV”
“CASTRONOVO Valerio”,”Le rivoluzioni del capitalismo.”,”Valerio Castronovo (Vercelli, 1935) è ordinario di Storia contemporanea nell’Università di Torino ed è direttore della rivista di scienze e storia ‘Prometeo’. Fra le sue ultime pubblicazioni: L’eredità del Novecento, Che cosa ci attende in un mondo che cambia.”,”ECOI-155-FL”
“CASTRONOVO Valerio”,”L’Italia del miracolo economico.”,”CASTRONOVO V. insegna all’Università di Torino e dirige la rivista scientifica ‘Prometeo’.”,”ITAS-003-FC”
“CASTRONOVO Valerio”,”Fiat. 1899-1999. Un secolo di storia italiana.”,” Gli interessi americani della Fiat (1940) (pag 587) Le reprimende del duce (1940) (pag 589) “”Da Mirafiori e da altri stabilimenti del Gruppo, si riteneva di poter sfornare nel giro di tre-quattro mesi 3.000 autocarri e camionette, 420 carri armati, 400 unità motorizzate, un centinaio di apparecchie e 400 grossi motori d’aviazione. …. finire (pag 595-596)”,”ECOG-006-FC”
“CASTRONOVO Valerio; ANTISERI Dario”,”Le origini del sindacalismo riformista (Castronovo); Popper e le basi teoriche del riformismo (Antiseri).”,”Relazione di Castronovo al convegno internazionale nel centenario della nascita di Bruno Buozzi, Torino, novembre 1981 L’organizzazione sindacale agiva non soltanto come correttivo pratico ai “”mali originati dal capitalismo”” (per dirla con Bernste